Thursday, February 21, 2013

PARSIFAL: Act II -- extended dialogues of Parsifal with Flower Maidens and KUNDRY

Speranza

PARSIFAL si spinge pih giù nel giardino: le fanciulle indietreggiano: egli si ferma pieno di
stupore.

PARSIFAL:  E che, mie belle? Non dovevo ferirli? Per giunger sino a voi volean vietarmi il cammino.
FANCIULLE: Per noi sei tu qui? Ci hai viste già?
PARSIFAL: Così vaghe beltà non vidi mai. Dirvi belle non giusto vi pare?
FANCIULLE (mutanil<, la sorpresa in letizia): Non vieni dunque a colpirci?
PARSIFAL: Non lo potrei.
FANCIULLE: E pur ci hai fatto molto male. Feristi i nostri compagni. Chi gioca or con noi?
PARSIFAL: Con voi son qui.
FANCIULLE (ridendo): Se ci vuoi bene, vien più vicino. Se tu ci sei gentile, saprem mostrarci grate. Noi non vogliamo l'or, non altro vogliamo clie amore. Se il piacer tu ci darai, noi siam pronte al tuo volere. Imenti-e Parsifal si avvicinava loro a poco a poco, alcune sono scomparse inavvertitainente
dietro i cespi di fiori per conipiere il loro costume floreale. Altre a lor volta, succederidosi fanno lo stesso). Lascialo : è mio! Io lo vo' per me. No! No! Mio! Mio! I - -. -- l - Ah, civette! Si vanno a fili- Iicl!e. - Vieni, vieni, mio bel daino, sarb il tuo fiore! - Io sarb l 1 del tuo piacere la schiava!
- Per piacerti noi sarei11 le tue dolci i ~ h i a v ed 'amore.
PARSIFAL (lietaniente tranqiiillo in rnerio alle fanciulle): Profumo che inebria! Siete voi fiori?
FANCIULLE: Siam del giardino gli sii:, iti aulenti; siaiil qui per chi ci coglie! Cresciamo qui
nel sol dell'estate, per te fiorendo d'incanti. Or sii per noi gentile. Non essere avaro coi fiori! E se tu amarci non puoi noi presto avvizzite morremo. Mi prendi sul tuo seno. Sono il tuo fiore. Toccar vo' la tua fronte. Ti vo' toccar le gote. Baciar vo' la tua bocca. No! Io! o son la più bella. Più bella son io.
Più dolce ho il profumo.
PARSIFAL (dolcemente respingendo la loro graziosa importunitk) O folla selvaggia e leggiadra
io con voi rimango, ma il passo mi date!

FANCIULLE: Ci sgridi tu?
PARSIFAL: Voi v'azzuifate.
FANCIULLE: Noi ci azzuffiam per te.
PARSIFAL" Or basta.
- Lo lascia star: è me che vuole!
- Me invece!
- No, no, non vuol che me.
- Lontan mi vuoi da te?
- Respinger mi vuoi ?
- Hai timor delle donne?
- Non sai dunque osare?
- Sei aspro, sei timido e fi-edclo!
- Sei gelo !
- Son forse i fior per le sole farfalle?
- Lasciamo lo stolto!
- Lasciam che se ne vada!
- E venga allor con noi!
- Con me!
- No, no, ei spetta a me!

PARSIFAL: Or via! Non vostro io sono.
fanciulle un po' stizzito, e sta per fuggire
la voce di Kundry. Le ianciulle tacciono.
quando dalla macchia
Egli si ferma sorpreso).

KUNDRY: Parsifal, resta!

PARSIFAL: Parsifal? Così nel sogno mi chiamò mia madre fiorita

KUNDRY: Qui resta, Parsifal.
Fortuna e gioia saran con te.
Voi, frivole amanti,
lungi di qua. Fiori presto appassiti,
ei non vien qui per il vostro piacere.
Orsù, fate ritorno
presso gli eroi ch'ei ferì.

FANCIULLE
- Ah! lasciarti!
- Evitarti!
- Oh qual pena!
- Ogni altro noi possiam lasciare,
purchè restia~n con te.
- Addio, addio!
- Addio, folle leggiadro crudele!
(si allontanano da Parsifal e si ritirano nel castello)

PARSIFAL
(Egli guarda timidainente verso la parte da cui è venuta la voce. Ora là, fra i
rami degli arbusti fioriti, una giovine di grande bellezza, Kuiidry, interaniente
mutata d'aspetto, su un giaciglio di fiori, soifusa di luce, fantasticamenle vestita, 1
in una specie di stile arabo, è divenuta visibile)
Un sogno tutto cib non è? ~
l
(ririianeudo ancora lontano)
Chiami me che non ho nonle?

KUNDRY
Te chiamo, Folle puro « Fa1 parsi D,
te puro Folle, « Parsifal ».
Così pur te chiamava,
qiiando spirb, tuo padre Gamuret,
te, figlio suo; te ancora
nel sen materno ascoso
con questo nome salutava.
Per dirti questo t'ho aspettato qui.
Non vieni forse
per brama -di sapere?

PARSIFAL (stando ancora lontano): Nè desto nè in sogno mai io vidi quel che or vedo, e mi sgomenta il cor. Fiorita sei , pur tra codesti fiori?
KUNDRY
No, Parsifal, no, Folle puro !
Ben lungi è la mia patria. Io qui t'attesi
perchè qui mi trovassi.
Da lungi vengo e ho molto visto.
Ho visto il figlio sul materno sen:
mi par d'udirlo ancora balbettar!
Col cor in pena
a lui sorrideva Herzeleide
e sotto un lieto aspetto celava il suo dolore.
Sull'erba steso il suo piccino
con vezzi e baci addormentava;
e, in cuor dolente, lo stava a vegliare
la dolce madre; e sul mattino
col pianto suo lo ridestava.
La vita sua non fu che pianto
dal dì che il padre tuo morì; perciò
s'iinpose questa legge :
sottrarre il figlio a egual destino.
Dall'arn~i lungi e da contese ed ire
presso di sè voleva custodirti.
Ed ella visse sol d'angoscia; ma
non dovevi saperne mai nulla.
I1 suo lamento non giunse a te
allor che n'eri lontano? Ah, come
di gioia il cor le balzava
se ti potea ritrovar!
E de' suoi baci sotto il furore
mai non sentisti il cuore tuo tremar?
Tu ignorasti il suo dolore,
le furie del suo male, allor clie più
non ritornasti e sparve 13 tua traccia.
La notte e il giorno attende,
fin che il lamento tace. Il suo dolore
si consuma: morir, non altro, vuole.
Le scoppia alfin il cuore
e Herzeleide muore.

PARSIFAL winDre "iù grave, e infine terribiliiienle scosso, sopraffatto dal dolore cade ai piedi
dl ~illdr,.) Ahimè! ahimè! Che feci? Dov'ero? Madre! Dolce, cara madre! I1 tuo figliuol, m- adre, t'uccise ! Aliirnì. ! ebbro folle crudel! Dov'eri mai tu che l'obliavi; tristo, che t'obliava, fida, tenera madre?

KUNDRY
)I
Non provb m:li dolore,
consolazion mai non provò il tuo core:
or questo tuo soffrire
si muterà nel piacere
che t'offre l'amor.

PARSIFAL Mia madre, mia madre, come scordarla? Ah, scordata ogni cosa non ho? Che ricordo dunque ancor? Sol la follia resta in me.
KUNDRY
(sempre a giacere, si piega verso il capo di Patsilal, gli tocca dolcemente la iroiite e
-W- - II rn oiie fatniliarniente il hraccio intorno al collo)
Pur la colpa cancella chi confessa,
e vince follia la coscienza.
Apprendi alfin l'amore
che Gamuret provò
allor che d' Herzeleide
l'ardore lo infiammb !
L'amor che un giorno ti die la vita
la tua follia potrà domare.
Ed or ti dà con l'estremo
addio di tua madre
il primo bacio Amor!
i
I 'i

-------

PARSIFAL'S MAIN ARIA IN THE WHOLE OPERA, after Kundry's Kiss.

PARSIFAL

Ella ha ora piegato interamente il capo su di lui e ne preme con le labbra la bocca
in un lungo bacio.

Parsifal balza in piedi con un gesto di profondo terrore.

Il suo aspetto mostra una terribile alterazione.

Si preme fortemente la rnano sul cuore, came per comprimervi un intollerabile dolore.

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PARSIFAL'S ARIA:


Amfortas

la piaga

la piaga

la sento in cuor bruciarmi

o strazio strazio aroce strazio

dal cuor profondo lo sento urlare

misero che martirio

la sanguinante piaga sanguina pure in me

qui qui no no

non è già la piaga

fiotti di sangue scorron di là

qui l'incendio ho nel core

la febbre terribile febbre che tutti i sensi sconvolge in me.
o mal d'amore mi sento tutto spasimare in brame di peccato

------- Mentre Kunidry, fra l'angoscia e lo stupore, osserva fissamente Parsifal, questi cade
in pieno rapimento. Terribilmente calmo egli prosegue ----

------

il santo gral or al mio sguardo appare e v'arde il sangue ancora e d'un desio di redenzion s'inebria
ogni anima rapita.

Sol qui nel cuore il mio male non cede.
dolersi sento il redentore dolersi, ah, dolersi del tempio profanato.
----

Redimi, salva me dalla man del peccato

così il divin lamento grida qui fiero nel cuore e io, il vil, il folle io non l'udii nel giuoco puerile

(si getta disperatamente in ginocchio)

o redentore padre d'ogni grazia

come espiar mai potro?

KUNDRY
(il suo stupore si b cangiato in dolorosa ammirazione. Ella tenta timidamente di ac.
costarsi a Earsifal)
Atteso eroe! Non delirar.. Mi guarda.
La grazia or viene a te.

PARSIFAL (senipre in ginocchio guarda fico Kundry, mentre questa si china verso di lui e fa
gesti d'amorose lusinghe ch'egli descrive)

Sì ... questa voce... già lo chiamb;

lo sguardo suo lo riconosco ancora,

lo sguardo che gli ridea

turbato, il labbro ch'ei vedea tremar

Così piegava il collo,

la testa ergea così ...

O riccioli scossi nel riso!

Le braccia così gli tendea

e tenera lo blandiva.

E, mal peggior d'ogni altro male,

fu l'empia bocca che

l'anima sua perdè!

Ah, quel suo bacio!

(Egli si b a poco a poco alzato e respinge Kundry da se)

O démone, lungi da me,
lungi sempre da me!


piofondo dolore)

Ah crudel!
 
Gli altrui dolori
nel cor tu senti;
senti anche quelli ch' io soffi-o!

Se puoi salvare, perchè, spietato,
unita con te non mi salvi?

Da quanto tempo, o Redentor, t'aspetto che un dì ardii vituperar.

Oh! La condanna sai che sempre, vegli e dorma, e viva e muoia,
pianga e rida,
mi rinnova il mio martire
senza tregua e senza fin.

Lo vidi ... Lui ... Lui ... e risi !
L'occhio suo mi fissb.

Lo cerco ancor pel mondo intero,
s' io posso ritrovarlo.
%e1 mio soffrire parnii il suo sguardo vedere

SU me posare ancor.

Ma torna pur quel rlso maledetto:
un empio vien fra le mie braccia. E rido,
rido; non so piangere;

infurio, fremo, grido, smanio,
nell'ombra cieca della mia follia
da cui pentita sorgo ancora!
 

Quei che bramai perdutamente,
che trovo alfine, l' umile deriso,
mi lasci pianger sul suo petto. Un'ora,
un'ora sola insieme unit.

Se mi respinge il mondo e Dio,
ch'io sia redenta e salva in te!
 

PARSIFAL:
 

Per sempre tu ti dannerai con me se un'ora sola, avvinto dal tuo amplesso, la mia mission io scordo.
 
Te pur con me poss'io salvare se vincer sai l'impuro ardore.
 
La pace che al tuo mal ti tolga da quell'ardore venir non puo.
 
La tua salvezza aspetti invano se vivo ancor fiammeggia in te.

Un altro ben, un altro, lo sguardo mio potè vedere: per esso, là, de' miei fratelli
la vita langue fra i tormenti.

Ma riconoscer chi mai pub la vera fonte di salvezza?
 
Misera!

Cecità fatale!

Oh tenebra d'errore:

Cercar la grazia che redime e non voler fuggir il Male.

KUNDRY (con selvaggia esaltazioiie)
Veggente ti fè il bacio che ,ti diedi!
Ed ora qui sul mio seno
esser tu puoi pari a un dio.
I1 mondo salva, è il tuo destin. Ti faccia
Dio quest'ora; per essa
dannata vo' restare :
al mio destin mi lascia.

PARSIFAL: Salvezza, misera, offro anche a te.
KUNDRY (incalzando): Ch'io t'aini simile a un Dio e salva anch'io mi sentirb.
PARSIFAL: Tu redenzion e amor avrai se or me ad Amfortas vuoi guidare.
KUNDRY (prorompendo irosaniente): No, no1 farb! Lui caduto
perir tu lascia, il turpe
tuo sire immondo,
del qual io risi, risi, risi! ...
Ah ah! La sua lancia lo ferì.

Chi mai
cori l'arma sacra lo potea ferire?
KUNDRY
Lui ... lui ...
che un dì il mio riso punì: or son io
di lui più forte!
Contro te pur la lancia avrò,
se di quel reo tu avrai pietà. Son folle!
(supyiliclievole)
Pietà, pietà di me!
Un'ora sol sii mio!
tJnlora sol sia tua!
E guidarti sulla tua via saprò.
(tenta di abbracciarlo).

PARSIFAL (la respinge con violenza) Va via, feminina vile.

KUNDRY (si alza e in preda a selvaggio ftiiore grida verso il fondo:): Presto ... presto ... a me!
Qui lo fermate!
A me! La via sbarrate,
sbarrate il passo!
Tu puoi di qua fuggire,
cercar del mondo tutti i sentieri,
la via clie tu cerchi
non devi mai trovarla. Ed ogni via
che lungi ti- porti
maledico per te ! Correr vano,
che ben io so,
a lui per guida ti dò!

KLINGSOR
(si 6 avanzato sulle mura del castello e braiidisce una lancia contro Parsifal. Anche
le fanciulle escono dal castello verso Icundry)

--
PARSIFAL Con questo segno l'incanto spezzo.
(Egli ha agitata la lancia lacendo con essa il segno della croce. Il castello spiofonda
come per un terremoto. Il giardino è siibito diveritato iin deserto: i fiori avvizziti
si sfogliano a terra. Kundry è caduta anch'essa gridando)
La ferita cli'hai fatto chiuderà
quest'arma, com'ora distrugge
I
1 il tuo mendace potere!
1
8: isiil punto di sparire, egli si volge un istante iri~lietro e dall'alto delle rovine dice a
Kundri le iiltirne parole. Kundry si è un po' sollevata e guarda verso di lui, che
Tu sai dove ini puoi vedere ancor!
 

(La tela si chiude).

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