Thursday, February 21, 2013

PARSIFAL -- the KING -- Act III -- "Dramma mistico in tre atti"

Speranza

(Parsifal appare, uscendo dal bosco. E tutto coperto h'iina nera ariiiatur~. Si avariza
lentaiiieiiie coli la visiera cliiusa e la laiicia abbassnt:i, a capo ciliiio, coli Xiia ti--L-
- rogiiata, e va a sedersi su un monticello erboso presso la font?). (Guriieiiianz, dopo aver fissato a luiigo Fai-silnl cori stupore gli si avvicirin)
Salve, fratel! smarrito qui,
vuoi cli'io ti sia guida?
Parsifal scuote dolcemente la testa. Giiriieiiizinz P sorpreso)
Pe!-cli& non mi saluti tu?
(Farsiial cliiiia la testa)
E che? Ce un voto è quello
che t'impon di tacere, il inio comarida
a me di dirti ciò che dir conrF'i eri(+.
In luogo sacro qui sei tu, n& alcunc
in armi entrar vi può
con elmq chiuso, scuclo
e lancia; e santo è il di !
O non sai tu che santo è questo giorno?
(Patsifal fa segno di no col capo)
Ma da che luogo
giungi? Fra che pagani fosti mai
per non saper che oggi
P il Venerdì della Santa Passione?
(Parsifal abbassa più piofondamente il capo)
Giù dunque l'armi!
Non rattristar quel Dio che inerme e solo
versava il sangue suo
pel inondo peccator.
(Parsifal si alza dopo un riuovo silenzio, pone la lancia per terra davanti a sè, deponr
lo scudo e la spada, apre I'elmo, se lo toglie dal capo e lo mette coli le altre armi,
poi s'irigitioccliia in tacita preghiera davanti alla lancia).
(Gurnemaiiz osserva Parsifal con stupot-e e comniozioi~e. Egli fa ceiino di accostarsi
a Kundry, che in quel rriometito è uscita dalla capanna).
(Parsifal leva divotamente lo sguardo alla punta della lancia)

GURNEMANZ
(piano a Kundry)
Lo riconosci? È quei
che il cigno uccise un dì.
(Icundry conferma con un lieve cenno del capo. Ella guarda fissan~erite, ma tranqnilln
Parsifal)
Ali ! sì, quel Folle egli P
che cacciai di qui lontan.
Ah! come e qui tornato?
La sacra lancia egli ha!
(con grande commozione)
O l i grazia
del Ciel, che questo giorno a me donb!
(i-:undry ha distolta la faccia)
PA RSIFAL
Ist alza lentamcntc dalla preghiera, si guarda calmo intorno, riconosce Gurnemanz r
gli steiid.- dolcemeiite la maiio)
È Dio che mi fa ritrovarti !
GURNEMANZ
Me pur ravvisi tu? colui ravvisi
che l'aspro duol così curvb? Ma c o m ~
e donde qui?
. -p-- -.

PARSIFAL: L'errore ed il dolor mi furon via; ed or da loro son qui forse salvo, perchè di questo bosco ancor sento il susurro e te buon veccliio aiicor saluto! ... (volge attorno lo sguaido) Salvo
o smarrito? Mutato a me par tutto.
GURNEMANZ
h1a di, -
per chi la via prendesti?
-
PARSIFAL: Per lui ... che un giorno io Folle udii straziato lamentarsi, ed alla cui salvezza
mandato forse son dal Cielo. Ahinlè! la buona via ini contese fi-a intriclii di errori un oscuro e reo poter.
 
Pene infinite, lotte, ed inganni da quel cammin in'han tolto che parea schiuso a me.
Allor non ebbi più speranza di trar meco la pia lancia e custodirla, conservarla.
 
Ogni arma nel cammin mi ferì poiche la lancia usar non nl'era concesso.
Coine pura al mio fianco io l'ebbi, al luogo - suo la rendo: ed ecco innanzi a te brillar del Gral la santa lancia.
GURNEMANZ
(con impetuoso rapinienlo)
O Grazia!
O salvezza! Prodigio !
O divino prodigio!
(dopo hieve raccogl in~et~toa, Parstf,il)
Signor, se un reo poter ti devib
dal tuo cammin, or più non va], sii certo


Nel regno qiii del Gral sei tu:
i Cavalier ti aspettal-io;
è necessaria a loro
la grazia che tu rechi. Da quel gioriio
che giungesti q ~ ~ i ,
il lutto, che tu ben ricordi,
l'angoscia, crebber sempre più. Anifortas,
stanco dello strazio che gli d:i
la sua ferita,
disperato non brama clie morir.
Nè duol n6 pece
potè muover lui più il santo ufiicio
a celebrare.
Nell'arca cliiuso sta da tempo il Gral ...
Così il custocle
peccatore che morte non pub aver
fin quando il Gral vedrà,
spera affrettar la morte, e con la vita
il suo dolor finire.
I-a sacra n-iensa noi più non abbiarno,
di cibo vile ci nutriamo;
percib l'eroica forza ci inancb.
Messaggio più non vien, non più da lungi
inviti di battaglie.
Vanno dolenti senza più vigore
e seriza guida i Cavalier. Ancli'io
romito qui nel bosco
sto ad aspettar la morte,
che già il mio veccliio Sire a me rapì ...
Chè Titurel, mio sacro eroe,
allor che il Gral non vide pih, si spense,
al par d'un uom comiine!
(torcendosi le iiiani per il gran dolore)
Ed io ... son io ... clie feci tanto inal l
.?21i! qual peccato, q1121 funesto erroisul
capo mio dovrà
gravar eternamente,
se pentimerito,
se cordoglio

11o:i ii-i'iiltercedon grazia! io per l'altrui
salvezza eletto,
smarrito nell'errore,
più via di salvazion non trovo J
vaciiln e sta per cadere. Curtieinanz lo soslieiie adagiandciio sol iiionlicello erboso.
Iiiiiidi-y va in fre:L; a riempire iiiia ciolola il'acqiin, la 1)otge a Guriieiiiaiiz percliè
spruzzi la {I-onte di Parsifal. Poi si alloiitaiia rlolcciiiciitc)
GURNEMANZ
No!
la sacra fonte sia
vita1 lavracro al pellegrin ... Io sento
ch'oggi egli coi-i-ipier deve un'alta impresa,
che a un santo ufficio è qui venuto!
Per ciò sia mondo e puro, e tersa sia
la polve :i lui del lungo suo cainniin!
(entwnit,i volgoiio dolcemenle Parsifa1 vei-so il iiiargiiie erboso della fonte. In sezuito
Kundi-y gli slaccia gli schinieri e Giii-neniaiiz gli sfibbia la corazza).

PARSIFAL (con voce dolce e fioca): hfa dì, ad Arnfortas tu mi condurrai?
Sì certo; nella Rocca attesi siamo.
 
Le auguste esequie del diletto Sire mi cliiainano lassù.
Del Gral inostrarci ancora il santo aspetto e il rito da gran tempo negletto rinnovar, per acquistare
la grazia al padre, clie del figliuol pagb l'error, Ainfortas, ch'espiarlo vuolc, proinise in questo dì.
PARSIFAL (Kundsy gli lava i piedi con uiriile fervore. Parsifal ia guarda con quieta niaraviglia)
Tu m' liai lavati i piedi.
 
Mi bagna, amico, il capo or tu!


(iniiiieige la niirio nel fonte e ne asperge il capo ili Parsifal)
Con l'onda pura sii tu, puro, benedetto!
I1 duolo ed il peccato
vaniscan dal tuo cor!
(.\leotre Giiri;eiiinnz asperge solennen~ente il capo
  • una fiala capilli che ha lestamente disciolti).
  • PARSIFAL
    'prende dolcemente la fiala da ICundiy e la porge a Gurnenianz)
    T piedi tu mi ungesti.
     
    Di Titurel l'amico or m'iinga il capo, clie Re dovrj tra poco salutarmi.

    GURNEMANZ -
    (versa il contenuto della fiala si11 capo di Parsifil, s l ropi c c i a~idol l~ie veinelite, indi
    imponeridogli ambo le mani:)
    Così ci fu proinesso;
    perciò ti benedico
    e Re qui ti saluto
    o Puro,
    clie puoi compiangei-e
    clie sai redimere!
    Tu che a salvarsi sai quanto si peni,
    l'estrema pena a lui togli dal cor!

    PARSIFAL (riltinge inos s e r~~a tdoe ll'acqua alla fonte, si china verso Kundry, sempre inginocchiata, e le asperge il capo)
    Inizio qui il regno mio.
     
    Sii battezzata e credi al Redentore.

    KUNDRY
    (si prostra col capo fitio a terra e piange dirottametiie). t

    PARSIFAL (5olge lo sgiiardo iiitorito e mira con dolce coinmozioiie la foresta e il prato, clie ora
    splendoiro tiella luce del niattirio)
    Oh come bello appar quest'oggi il prato.
     
    Leggiadri fiori ho visti già che m'avvolgevai~ tutto avidamente, ma non ho mai veduto ancor fiorire
    fiori sì vaghi, I nè mai sì fresco fu l'olezzo, n& il lor linguaggio sì genti1 ...

    GURNEMANZ: Quest'è del sacro dì l'incanto!
    PARSIFAL: Ahimè! del gran martirio! non deve dunque ciò cli'è in fior, respira, vive e palpita, or piangere e languire?
    GURNEMANZ
    iiIa pur non è così. Del peccatore
    contrito è il pianto
    che irrora campi e prati
    e fulgidi li fa
    qual mistica rugiada.
    Non v'ha mortale in questo
    giorno che non si volga al Redentore
    e innalzi a Lui sue preci;
    ma Lui non vede morto sulla croce;
    sol vede che il riscatto si compì,
    che salvo è lluon~ dal lutto e dal peccato
    purificato dal divino ainor.
    Ed oggi il piè dell'uoino non calpesta
    nei verdi prati più, nè stel, nè fiore;
    poichè se Iddio pietoso l'infinita
    sua bontà per l'uoin mostrb,
    con cauto piè risparmia
    l'uomo ancl-i'esso e steli e fior.
    E grato tutto al mondo
    appar ciò che fiorisce e cib che muor,
    poichè Natura in q'uesto
    giorno riconquistava il suo candor.
    KUNDRY
    (risolleva lentamente il capo e con uniido ciglio guarda seria e calma, Parsifal


    PARSIFAL
    Prostrato io vedo chi m'ha deriso.

    Agoglia forse al suo perdono?
    Rugiada il pianto tuo diventa ancli'essc),
    tu piangi: guarda sorride il prato!
    (la bacia co.i tciieie7~a in fiorite. S odono caiiipane lontdiie)
    GURNEMANZ
    Mezzodì, ... è questa l'ora.
    Consenti, o Sire, che il tuo servo ti guidi.
    (Ci~riieniatiz s'è tello il maiitello di cavaliere del Gral e Iiii e Ruiidry lo potigoiio
    siille spalle di Parsifal.
    l'arsifal iiiipiigtia soleriiienienle la lancia e segue con Kuiit:iiiieiite li coiiduce.
    La scena si cambia a poco a poco, allo stcsso modo clie nel 111 inio atto, ma da destra
    a sinistra. Dopo che i tre sono riniasti per iiri po' visibili, nieiitre la foresta seilipre pii1 si pei-de e per ccintro appaioiio vblte rocciose.
    Nei passaggi sotto le valle si odono i suoni sernprc cresceriti.
    Poi la niassa i-occiosa si apre e riar~pare la grande sala del Gral coine nel primo altci,
    nia senza la tavola. Liice iosca. Da un lato entrano cavalieri clie portaiio il corpo
    di Titiirel iiella bara; dall'altro altri clie portano Aiiifortas iiell.~ lettipn. Da\,anti
    a questa, l'arca cliiilsa col Gral)
    I ." CORTEO
    Nell'arca qui rinchiuso
    scortiam il Gral per il niistico rito. - -
    Clii in quella bara chiuso sta? clii scorta
    vostro dolor ?
    (Iiitaiito i diie corlei procedo110 I'iin verso l'altro).
    2.O CORTEO
    L'antico eroe qui chiuso sta;
    qui cliiuso ;ì il forte
    guerrier che Dio s'elesse a siio campione
    Titurel noi quì portianio.
    I .O CORTEO
    Chi spegner potè I'uonio caro a Dio,
    s: Dio gli era scuclo?
    2.O CORTEO
    Lo spense degli anni il peso inortale
    poichè il Gral ei più non vedeva.
    I .O ('OR7 E 0
    Ma clii mai del Gral la viita gli tolse?
    2 . O CORTEO
    Colui che scortate colpevol custode.
    I .O CORTEO
    Oggi qui lo scortiam percliì' egli ancora
    l'estrema volta
    coinpirà il sacro rito.
    (Anifortas è giu sul giaciglio dietro la tavola del Gi-al ; la bara invece è deposta davaiiti)
    2 . O CORTISO
    Alli! custode del Gral, l'estrema volta
    il rito compirai in questo di!
    AMFORTAS
    (sollevaiidosi iin poco, debolnierite)
    Si onta, onta, onta su di me!
    Io con voi grido così.
    Fatemi morir per vostra mano,
    sarà p~ir lieve la pena!
    (La bara viene scoperchiata. Alla vista del corpo (li Titurel tiitti rompono in un subitaneo
    grido di dolore).
    AMFORTAS
    (sollevandosi interaniente e volgeiirlnsi al corpo di Titurel)
    D padre, benedetto fra gli eroi,
    o Puro, cui salutarono iin giorno
    gli angeli; sol io
    volea morir ; la morte io dic-li a tc !
    Tu che nel Cielo or puoi
    conteinplare la g-loria del Signore,
    implora da Lui, pel suo sangue divino,
    (se ai fratelli la sua grazia ristoro
    porga ancora siccome nuova vita)
    che morte dianii alfin!
    Sì, morte: sola grazia!
    Orrencla ferita, veleno clie strazia,
    fiero velen che rode
    nel cuor! O padre, te. .. prego ...
    e così tu lo prega:
    C Signore, tu dà pace al mio figliuol >>.
    (I cavalieri si stringono più vicino ad Anifortas).


    1 . O CORTEO
    Or compi il rito.
    2 . O CORTEO
    Discoprasi il Gral! ...
    1 . O CORTEO
    Lo devi! lo devi!
    2 . O CORTEO
    1,o impone tuo padre'
    Lo devi, lo devi!
    AMFORTAS
    (balza in un impeto di furiosa disperazione, e si scaglia fra i cavalieri che indietreg.
    giano)
    No! ... Non piìi! Ah! già sento
    la morte venire. ed ancora
    dovrei nella vita tornar?
    Insania! Chi vuole impormi la vita?
    Morte sol darmi potete!
    (str:tppaiidosi le vesti)
    Guardate !
    L'aperta piaga è qui, e m'avvelena,
    e il sangue scorre...
    Prendete l'ariiii!
    Cacciate i ferri qui, qui, sino all'elca!
    Su, o eroi, il reo spegnete
    col suo dolor!
    (Tutti hanno timidamente ceduto dnvanti ad Amlortas, che sta solitario nella sua
    estasi terribile)
    Brillare da solo il Gral si vedrà!

    PARSIFAL (rimasto fino a tal inoiiieiilo inosservato, si avanza con la lancia in pugno):

    Soltanto un'arma va1
     
    La piaga cliiude sol la lancia che l'aprì.

    PARSIFAL tocca cori la punta della lancia la ferita di Ainfortas, il volto del quale si irradia di
    estatica bealitudine. Egli vacilla; Gurtiemanz lo sostiene.
     

    Sii salvo, assolto alfine.
     
    Or io m'assumo
    il tuo potere. I1 mal sia benedetto
    che forza di pietà,
    che luce di sapere
    al Folle dar potè l

    (si avanza veiso il centro del teinpio brandendo .iltn la lancia,
    I Io rendo qui la sacra lancia a Voi! ...
    rutti guardano estasiali la lancia brandita in alto, alla cui punta tenendo fico lo
    sguaido. Parsifal prosegue ispiralo)
    Qual prodigio si compì!
    Or sulla punta della lancia il sangue
    della piaga è fatto divino
    al par di quel che un giorno
    nel Gral versava il santo fianco ...
    Rinchiuso ormai non resti più! Discol~rasi
    I il Gral e s'apra l'arca!
    (sii!e siii gradini dell'allsre, e tolto dall'arca, già alierta dai fancinlli, il Gral si iriginocchia
    davnnti ad esso in una inuta preghiera.
    i l GI-al va a poco a poco ill~iiriiriaiidosi fino a diventar fiilgeiite. Da ogni parte si
    ie\rario voci di osai~iia).
    -
    1 . O CORO
    O divin prodigio!
    2.O CORO
    Redenzione al Redentor ! i
    (k-~iiidryc ade lentamente al suolo, con gli occhi fissi a Parsifal e rniiore. - Dall'alto
    una colomba scende e si p o ~ asu l capo di Parsilal, che gira benedicendo con esso
    i cavalieri adoranti.

    La tela si cliiude Ientaineiile.

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