Speranza
L'inizio della
prefazione delle "Notte" di Gellio è perduto.
Le "Notte" si apre con una dedica ai figli, secondo un uso
risalente a Catone.
Gellio spiega come "Le notte" sia costituita dagli appunti che
aveva l'abitudine di raccogliere durante i suoi studi per costituire una
"provvista letteraria", alla raccolta Gellio ha voluto lasciare l'ordine
casuale con il quale gli appunti sono stati redatti.
Gellio afferma che il
suo intento è quello di proporre argomenti culturali senza sviscerarli, per
sollecitare il lettore agli approfondimenti che più riterrà utili ed
interessanti.
Il pubblico a cui si rivolge è un pubblico colto pregando
coloro che non sono soliti a questo tipo di "veglie" di rivolgere altrove la
propria attenzione.
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LIBRO PRIMO
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1
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ERCOLE E L'UOMO VITRUVIANO.
Secondo
Plutarco (opera non pervenuta) Pitagora stimò l'altezza di Ercole.
Si diceva che
Ercole avesse misurato con i propri piedi lo stadio Olimpico di Pisa, trovandolo
lungo seicento piedi.
Poiché gli altri stadi greci erano più piccoli di quello
di Pisa ma venivano considerati tutti lunghi seicento piedi, Pitagora stabilì
che Ercole dovesse essere più alto della media in proporzione a quanto lo stadio
di Pisa è più lungo degli altri.
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2
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Il filosofo Erode Attico
cita Epitteto per confutare la presunzione di un giovane
studente.
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3
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A che punto è lecito violare la legge per proteggere un amico?
Disquisizione su una questione filosofica
tradizionalmente sollevata da uno dei sette Savi, Chilone, e ripresa da molti
autori fra cui Teofrasto e Cicerone: fino a che punto sia lecito violare la
legge o la tradizione per proteggere o favorire un
amico.
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4
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debitio/habitio.
Discussione del retore Antonio Giuliano su una frase
di Cicerone, fondata su un gioco di parole fra "DEBITIO", dovere qualcosa, e "HABITIO", avere qualcosa.
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5
Cicerone, Dionisia.
Demostene veniva criticato dai
suoi rivali per l'effeminatezza e l'eccessiva cura della sua persona.
Anche
Quinto Ortensio Ortalo, avvocato famoso quasi quanto Cicerone aveva le stesse
caratteristiche, si racconta che un rivale lo paragonò in tribunale alla
danzatrice Dionisia.
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6
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MATRIMONIO ROMANO.
In un discorso al popolo quand'era
censore (102 a.C.) Quinto Metello Numidico esortava i romani a prendere moglie
riconoscendo che il matrimonio comporta anche fastidi e difficoltà.
Il discorso
venne deprecato da alcuni per l'eccessiva sincerità ed elogiato da altri per lo
stesso motivo.
Alcuni critici moderni ritengono che Gellio abbia confuso
Quinto Metello Numidico con Cecilio Metello
Macedonico.
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7
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Dissertazione sulla correttezza di un passo del
testo tramandato dell'orazione "Contro Verre" di Cicerone.
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8
Aneddoto su Demostene e la meretrice Laide narrato da Sozione
nel "Corno di Ameltea".
Alla richiesta della meretrice Laide di diecimila dracme per i
suoi favori Demostene rispose
"Non pago tanto un pentimento"
(per le diecimila
dracme spese) e se ne andò.
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9
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Sul metodo d'insegnamento di Pitagora.
Gli aspiranti studenti di Pitagora erano sottoposti all'esame della
fisionomia, se accettati dovevano rispettare un periodo di silenzio di almeno
due anni.
Superato il periodo del silenzio, gli aspirant student potevano partecipare alle discussioni
e cominciavano lo studio delle scienze matematiche.
Successivamente si
dedicavano allo studio della fisica e delle scienze naturali.
La comunità dei
discepoli di Pitagora praticava inoltre la completa comunione dei beni.
Pare
tuttavia che questa notizia sia esatta solo se riferita agli ultimi periodi
della scuola di Pitagora.
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10
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Il filosofo Favorino rimproverava
un giovane che aveva l'abitudine di usare parole arcaiche.
Tali espressioni,
secondo Favorino, servivano solo a
RENDER OSCURI I DISCORSI
ed erano segno in
sostanza, di puro ed inutile esibizionismo.
---- cfr. Grice, "be perspicuous". "Avoid obscurity of expression".
So there is an implicature when the maxim is flouted.
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11
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Secondo
Tucidide, i lacedemoni usavano in battaglia suonare flauti invece delle trombe.
Questa usanza sarebbe servita ad evitare che i soldati venissero colti da
eccessiva eccitazione e a farli combattere in modo più freddo e disciplinato.
Analogo costume Erodoto attribuiva ad Aliatte, re della Lidia.
Caio Gracco
affidava ad un suonatore di flauto il compito di avvertirlo con note più o meno
alte se il suo eloquio diveniva troppo caloroso o troppo
monotono.
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12
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Sulle vestali.
Le vestali dovevano
-- essere scelte tra i sei e
i dieci anni
-- avere entrambi i genitori viventi
-- essere di condizione libera
-- essere
esenti da difetti fisici.
Le vestali erano esentate le bambine nella cui famiglia si
contassero altri membri con cariche sacerdotali.
Appena "prese" le vestali
erano affrancate dalla patria podestà ed acquisivano il diritto di fare
testamento.
Secondo Antistio Labeone, la vestale non poteva ereditare senza
testamento ed i suoi bene non potevano essere ereditati senza
testamento.
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13
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Una questione filosofica.
Ricevuto un incarico
è più giusto adempierlo esattamente o - se questo comporti il vantaggio del
mandante - modificarlo in parte?
Diverse le opinioni di quanti discutevano il
problema.
Dopo averle vagliate Gellio conviene che non convenga MAI (e lo
dimostra con qualche esempio) disobbedire agli ordini ricevuti da personaggi
autoritari e potenti.
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14
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Integrità di Caio Fabrizio (terzo
secolo) che, dopo aver concluso la pace con i sanniti rifiutò un'offerta in
denaro che questi volevano fargli per compensarlo della sua benevolenza ed in
considerazione della sua povertà.
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15
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Sulla loquacità futile:
giudizi dei vari autori.
Cicerone preferiva un uomo privo di eloquenza ed uno
stupidamente loquace. ("De Oratore" I, 51).
Anche Catone, in una sua orazione,
aveva attaccato lo stesso vizio.
Nell'"Iliade", Omero mette in ridicolo le
chiacchiere del grottesco Tersite.
Analoghi giudizi erano stati espressi da
Eupoli, Sallustio, Esiodo, Epicarmo e Favorino.
Infine vengono citati alcuni
versi di Aristofane ("Le Rane").
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16
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Sull'uso della parola "mille"
al singolare, attestato in Quadrigario, Cicerone ed altri. Gellio sostiene
corretto tale uso in quanto "mille" (inteso come "un migliaio") è parola
singolare.
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17
Sulla pazienza di Socrate nei confronti della
moglie Santippe.
Socrate avrebbe detto ad Alcibiade che sopportare la moglie
bisbetica lo aiutava ad affrontare più preparato la cattiveria umana.
Varrone
espresse lo stesso concetto in una delle sue numerose satire
menipee.
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18
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Varrone nel XIV libro delle "Antiquitates rerum
humanorum et divinorum" correggeva il dotto Lucio Elio nella ricerca dell'etimo
della parola "lepus" (lepre).
Tuttavia nello stesso libro commetteva lo stesso
errore rispetto alla parola "fur" (ladro).
In entrambi i casi si ritenevano
derivate dal greco parole latine mentre si trattava di termini derivati in
entrambe le lingue della comune matrice
indo-europea.
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19
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Storia di Tarquinio il Superbo e dei Libri
Sibillini.
Una vecchia straniera si presentò da Tarquinio il Superbo offrendogli in
vendita nove libri per un prezzo smisurato.
Vedendosi derisa da Tarquinio il Superbo che la
credeva pazza bruciò tre libri e chiese lo stesso prezzo per i sei
rimanenti.
Davanti a Tarquinio il Superbo che rideva ancora bruciò altri tre libri e chiese di
nuovo lo stesso prezzo.
Questa volta Tarquinio, impressionato dalla risolutezza
della strana visitatrice, comprò gli ultimi TRE libri, pagando il prezzo che era
stato richiesto per l'intera raccolta.
Della vecchia non si seppe più nulla ed i tre
libri vennero racchiusi in un santuario dove venivano consultati come un oracolo
nei momenti difficili per lo stato romano.
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20
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Nozioni di geometria
tratte da Euclide e da Pitagora tramite Varrone.
Le figure geometriche sono
di due tipi: piane e solide (epipedon kai stereon).
Piane sono le figure con
due sole dimensioni, le forme solide si estendono anche in altezza.
La linea
è lunghezza senza larghezza né
altezza.
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21
Sull'interpretazione di un passo delle "Georgiche"
da parte di Igino.
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22
figurative vs. literal meaning.
Sull'uso improprio del verbo
"superesse", spesso impiegato nel gergo giuridico come "difendere" ma che in
realtà significava "essere di troppo".
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23
Storia di Papirio
Pretestato: figlio del senatore Papirio, secondo l'uso dei suoi tempi,
accompagnava il padre nella curia quando era ancora adolescente (vestiva perciò
la toga pretesta).
Dopo una delicata riunione sulla quale i senatori avevano
concordato di mantenere il massimo riserbo, Papirio fu insistentemente interrogato dalla
madre curiosa di conoscere gli argomenti di attualità.
Per sviare la curiosità
della madre Papirio le aveva raccontato che si discuteva se fosse meglio dare
due mariti ad ogni donna o due mogli ad ogni uomo.
Sconvolta la madre di Papirio corse
ad avvisare amiche e vicine, la voce si sparse rapidamente e l'indomani, i
senatori trovarono la curia invasa dalle matrone che pregavano di non dover
dividere con altri i propri mariti.
Papirio raccontò della curiosità della
madre e spiegò quanto aveva detto alla donna ottenendo molte lodi per la sua
astuzia e per la sua riservatezza e fu premiato con il soprannome di "pre-testato"
per ricordare quell'episodio avvenuto quando ancora indossava la toga
pretesta.
Anche Macrobio ("I Saturnali", I, 6) riporta lo stesso episodio
attingendo da Gellio o dalla fonte di questi Catone.
Nei Saturnali racconta la
vicenda l'ospite della prima giornata, Vettio Agorio Pretestato, discendente del
Papirio Pretestato di cui si parla qui.
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24
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Si riportano tre
epigrafi composte dai poeti Nevio, Plauto e Pacuvio per le rispettive sepolture.
Le prime due, di Nevio e Plauto, sono pompose e piene di vanità.
La terza, di Pacuvio, è chiaro esempio di
modestia.
In ogni caso, si dubita fortemente sull'autenticità delle
epigrafi.
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25
Sulla parola "indutia" (tregua): cenni
etimologici di Varrone e ricerca più approfondita di
Gellio.
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26
Gellio interroga il filosofo Tauro su l'ira e su
quanto questa si addica ad un saggio.
Alla fine della sua risposta, Tauro
racconta un episodio di cui è protagonista Plutarco, che fu autore di un
trattato, "Sull'ira" appunto.
Una volta, Plutarco fece fece fustigare un suo
schiavo reo di qualche colpa, mentre subiva la pena lo schiavo lo accusò di
essere incoerente verso i suoi stessi precetti.
Plutarco rispose di non essere
assolutamente adirato.
Il senso è che per Plutarco il risentimento verso
un'offesa che non trascenda nel furore è reazione lecita.
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LIBRO
SECONDO
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1
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Esercizi di resistenza e temperanza di
Socrate.
Si dice che Socrate usasse meditare in piedi, assolutamente
immobile, dall'alba all'alba del giorno successivo.
La sua temperanza gli
permise di mantenersi sempre in ottima salute e lo salvaguardò perfino da una
terribile pestilenza.
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2
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Sentenza del filosofo Tauro sul
rapporto tra un privato cittadino e suo figlio magistrato.
In sintesi, i diritti
del primo dovranno prevalere nelle occasioni private, quelli del secondo in
pubblico.
Anche Quadrigario, ricorrendo all'esempio dei Gracchi, sostiene la
stessa tesi.
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3
Sulla lettera "H", che alcuni romani
consideravano un segno fonetico per indicare l'aspirazione più che una lettera
vera e propria.
Secondo Gellio, i romani adottarono l'"H" per emulazione del
dialetto attico.
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4
Sul termine "divinatio", che indicava il
giudizio con il quale veniva nominato l'accusatore in un processo.
In sintesi il
discorso di Gellio vuole attribuire l'origine del termine alla "divinazione"
necessaria per scegliere l'accusatore in quanto questi sarà in rapporto con
l'accusato ma, mentre l'accusato è già noto, la persona che lo dovrà accusare è
ancora sconosciuta.
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5
Una battuta di Favorino sull'oratore
Lisia.
Se del discorso di Platone togli o cambi una parola, altererai
l'eleganza dello stile, se lo farai con Lisia, altererai il
pensiero."
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6
Dissertazione sulla proprietà di alcuni vocaboli
usati da Virgilio e da alcuni ritenuti inadatti al
contesto.
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7
Sull'obbedienza che si deve al padre, filosofi
greci e latini hanno espresso pareri discordi.
Alcuni hanno sostenuto che si
debba comunque obbedire, altri che si debba obbedire solo se gli ordini sono
giusti ed onesti, altri che nessuna obbedienza sia dovuta al padre.
Questi
ultimi argomentavano:
Se l'ordine è giusto va eseguito perché giusto, non
perché ordine.
Se l'ordine è ingiusto non dev'essere eseguito, quindi in nessun
caso si agisce per mera obbedienza.
Gellio, tra le tre sentenze, sposa la
seconda.
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8
Plutarco criticava una sentenza di Epicuro:
"La
morte non è nulla per noi."
Infatti ciò che si dissolve è insensibile e ciò che è
insensibile non ci riguarda.
Secondo Plutarco al sillogismo (enthymeme) di Epicuro mancava la
preposizione
"La morte è la dissoluzione dell'anima e del corpo".
Gellio
difende Epicuro sostenendo che Epicuro non aveva intenzione di formulare un
sillogismo secondo le regole scolastiche.
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9
Ancora Plutarco
criticava le parole con cui Epicuro aveva espresso il concetto
"Il grado più
alto di felicità è la liberazione da ogni sofferenza".
L'opinione di Gellio
è che la critica sia basata su superficiali ricercatezze
linguistiche.
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10
In una lettera di Varrone si parla delle
"Favisae Capitolinae", erano delle celle o depositi sotto il tempio del
Campidoglio nelle quali venivano custodite le vecchie statue del tempio,
sostituite per vetustà, e le offerte votive.
11
LUCIO SICINIO DENTATO, L'ACHILLE ROMANO.
Lucio Sicinio
Dentato, tribuno della plebe nel 454 a. C., era diventato leggendario per le sue
gesta guerresche, avendo combattuto in centoventi battaglie.
Lucio Sicinio Dentato aveva partecipato a
nove trionfi e ricevuto centinaia di premi e decorazioni.
Era detto "l'Achille
romano".
12
Una delle leggi di Solone perseguiva i cittadini
che in caso di grave discordia sociale rimanessero neutrali e non sposassero una
delle due fazioni.
Il senso è che il cittadino meritevole solo prendendo parte
alla contesa può contribuire alla sua soluzione.
13
Sull'uso,
da parte di autori antichi del PLURALE "liberi", "figli", per indicare anche UN SOLO
figlio.
14
Su un passo controverso di
Catone.
Questioni grammaticali.
15
Anticamente si tributava
grande rispetto agli anziani.
Con la legge Giulia (di Augusto, 18 a.C.) si
riconobbero vari privilegi a chi aveva più figli, in qualche caso dando a questo
criterio precedenza sull'anzianità.
16
Su un passo dell'"Eneide"
in cui l'ombra di Anchise mostra ad Enea l'anima di Silvio in attesa di nascere.
Si discute se Silvio, figlio di Enea e di Lavinia, sia nato prima o dopo la
morte di Enea.
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17
Disquisizioni fonetiche e grammaticali,
partendo da Cicerone che sosteneva un principio di eufonia.
Il piacere
dell'orecchio è la prima legge del linguaggio.
18
Il filosofo
Fedone fu schiavo e costretto dal padrone a
prostituirsi.
Fu liberato per interessamento di Socrate.
Anche altri filosofi
conobbero la schiavitù in un periodo della loro vita: Menippo, Teofrasto
ecc.
19
Sulle particolarità del verbo "rescire" che in latino
significa "apprendere" e viene riferito solo all'apprendimento di cose segrete e
tenute nascoste.
Il prefisso "re-" non ha qui il consueto valore di
iterazione.
20
Sull'uso di termini agricoli negli scrittori
antichi.
21
Sulla costellazione del Carro, chiamata dai greci
"Amaxa" e dai latini "Septentriones".
Il termine latino deriva dal numero "sette".
Sono sette le stelle visibili della costellazione.
Con dubbi di
interpretazione sulla desinenza "-triones", forse derivante da un antico termine
contadino che significava "buoi".
Sette buoi, quindi, concetto che si sposa a ben
guardare con il nome greco (Amaxa=carro).
La spiegazione è dubbia ma non
rifiutata.
L'alternativa proposta da Varrone per cui "-triones" alluderebbe a
figure triangolari è oggi esclusa.
22
Citando Favorino si
parla del vento Iapigio e dei venti in generale.
Favorino illustra un sistema
ad otto venti:
1) l'Euro
-- spira da Oriente in primavera
2) l'Aquilone spira
da Oriente in estate
3) il Volturno o Euronoto spira da Oriente in
inverno
4) il Cauro spira da Occidente in estate
5) il Favonio o Zefiro da
Occidente in primavera
6) l'Africo da Occidente in inverno
7) l'Austro o
Noto spira da Sud e porta umidità
8) il Settentrionale spira da nord
Vi
sono poi altri nomi dati a venti locali, tra questi il vento Iapigio (Iapix) che
spira in Apulia.
23
Come è noto molti autori teatrali latini
imitavano e riscrivevano commedie greche.
Gellio compara la commedia greca "Plocione"
di Menandro con la perifrasi in latino proposta da Cecilio Stazio e ne confronta
alcuni passi corrispondenti per dimostrare la superiorità dell'originale
greco.
24
Sulle leggi contro il lusso.
I romani legiferarono
più volte per contenere gli eccessi nei banchetti.
La legge Famia, di cui parla
anche Macrobio, imponeva limiti di spesa per ogni pasto.
La legge Licinia (104
a.C.) contingentava il consumo della carne.
Anche Silla emanò una legge che
limitava a determinati giorni festivi la possibilità di offrire costosi
banchetti. (legge Cornelia, 81 a.C.).
La legge Anzia, proposta da Anzio
Restone nel 68 a.C., limita la possibilità per i magistrati in carica di
accettare inviti a cena.
Anche Augusto, nel 19 a.C., promulgò leggi in
materia, poi imitato da Tiberio.
25
Sul problema linguistico
dell'analogia e dell'anomalia.
Dopo aver ricordato i grammatici greci Aristarco
e Cratete, sostenitori l'uno dell'analogia, l'altro dell'anomalia, Gellio cita
il "De Lingua Latina" e ricorda come Varrone abbia tentato una conciliazione per
le due tesi.
Analogia è la derivazione di forme verbali in modo regolare.
Anomalia è il complesso di irregolarità introdotte
dell'uso.
26
Favorino e Frontone discutono sui vocaboli
disponibili in latino ed in greco per indicare le varie tonalità di rosso e di
verde.
Inizialmente Favorino sostiene la superiorità del greco ma Frontone gli
dimostra che anche il latino è molto ricco in questo senso.
Diatribe di
questo genere erano molto diffuse a Roma da Catone in
poi.
27
Confronto fra un passo di Demostene su Filippo ed uno
di Sallustio su Sertorio.
Entrambi avevano subito gravi mutilazioni in battaglia
e ne andavano orgogliosi.
28
Non conoscendo con esattezza le
causee dei terremoti i romani erano in dubbio anche su quale fosse la divinità
alla quale offrire sacrifici per evitarli.
Per questo motivo in caso di
terremoto si offrivano sacrifici "a un dio o a una dea" il cui rituale non
comprendeva il nome di alcuna divinità.
Fra le ipotesi più accreditate si faceva
quella greca che attribuiva i movimenti sismici alle acque sotterranee (Posidone
"scuotitore della terra").
29
Una favola di Esopo, ripresa da
Ennio, narrava della "lodoletta" che aveva nidificato in un campo di grano
precoce.
Il padrone del campo decise che era tempo di mietere ma l'uccellino non
si preoccupò finchè il contadino cercò da amici e parenti aiuti che non
arrivavano.
Solo quando il contadino e suo figlio decisero di mietere da soli la
lodoletta comprese che era giunto il momento di trasferire la
nidiata.
30
Sugli effetti dei vari venti sulla formazione
delle onde del mare.
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LIBRO TERZO
1
Si
discute su un passo di Sallustio che afferma che la cupidigia e l'avarizia
danneggiano non solo lo spirito ma anche il corpo, nel senso che l'avaro è
troppo preso dai suoi affari per occuparsi della propria
salute.
2
Una questione molto frequente.
In che giorno debba
considerarsi nato chi nasce di notte.
Gellio cita qui Varrone che considerava
limite la mezzanotte.
Gli ateniesi consideravano il giorno dal tramonto al
tramonto successivo, i Babilonesi da alba ad alba, gli Umbri da mezzogiorno a
mezzogiorno.
Il criterio romano indicato da Varrone si applicava anche alle
cerimonie notturne ed al calcolo del tempo in occasioni ufficiali o
giuridiche.
3
Una ricerca, basata su Varrone, sull'autenticità
delle commedie di Plauto.
Su centotrenta commedie a lui attribuite ai tempi
di Gellio, solo venticinque erano certamente opera sua.
In alcuni casi poteva
trattarsi di confusione con un altro autore (per noi ignoto) di nome Plauzio, in
altri di opere più antiche che Plauto aveva solo
rimaneggiato.
4
Ai tempi di Scipione l'Africano si diffuse
l'abitudine di radersi, che i Romani non avevano rispettato in
precedenza.
5
Si narra del filosofo Arcesilao che aveva
argutamente rimproverato i modi effeminati di un
benestante.
6
Plutarco ed Aristotele avevano notato
l'elasticità del legno di palma che era diventato, nelle gare, simbolo di
vittoria perché rappresentava la resistenza contro ogni
oppressione.
7
Un episodio di eroismo tratto dalle "Origini" di
Catone.
Il tribuno militare Quinto Cecidio, durante le operazioni in Sicilia
della prima guerra punica, propose di distogliere l'attenzione del nemico con un
manipolo di quattrocento uomini votati alla morte e si offri volontario per il
comando del manipolo.
L'azione diversiva permise al console di portare in salvo
l'esercito che si trovava in posizione sfavorevole e Cecidio, stando a Catone,
si salvò miracolosamente nonostante le molte ferite.
8
Durante
la campagna italiana di Pirro, un suo medico offrì ai romani di tradire ed
avvelenare il re.
I romani rifiutarono l'offerta e mandarono a Pirro una lettera
per avvertirlo del pericolo.
Colpito dalla loro lealtà Pirro rispose
ringraziando e liberando dei prigionieri.
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9
IL CAVALLO SEIANO.
Si narrava la
storia proverbiale del cavallo Seiano che si diceva discendente dei mitici
cavalli del re di Tracia Diomede conquistati da Ercole.
Secondo la favola, questo
splendido cavallo arrecava disgrazia a chi lo possedeva.
Il suo primo
proprietario fu infatti Gneo Seio, che fu condannato a morte da Marcantonio,
poi Cornelio Dolabella che cadde durante la guerra civile, quindi il cavallo
passò a Caio Cassio che notoriamente fu sconfitto da Antonio ed infine a Marcantonio la cui fine fu certamente tragica.
10
Citando
l'introduzione degli "Hebdomades" di Varrone, opera per noi perduta, Gellio elenca
una serie di valori simbolici astrologici e magici che gli antichi attribuivano
al numero "sette".
11
Sulla cronologia della vita di Omero ed
Esiodo avevano scritto e discusso molti autori.
Un'iscrizione votiva
sull'Elicona che si attribuiva ad Esiodo parlava di una gara poetica fra i due
che sarebbero quindi stati contemporanei.
Di quella gara si parla anche nelle "Opere e i Giorni".
12
Il grammatico Publio Nigidio ammetteva
l'uso del termine "bibosus" (avido di bere) che altri consideravano inusitato o
sconveniente.
13
Demostene era stato un seguace
dell'accademia di Platone ma l'aveva abbandonata perché affascinato
dall'oratoria dopo aver ascoltato un discorso di
Callistrate.
14
Questioni grammaticali varie riprese da
Varrone.
15
Alcuni episodi tradizionali di casi di persone
morte per non aver sopportato l'emozione di un'improvvisa
felicità.
16
Sulla gestazione umana.
Può durare sette mesi,
mai otto, più frequentemente nove e compiersi nel decimo.
Sull'impossibilità
della nascita all'ottavo mese dissentiva Varrone.
L'imperatore Adriano aveva
giudicato un processo contro una donna che aveva partorito all'undicesimo mese,
essendo il marito morto all'inizio della sua gestazione.
Si sospettava che la
donna fosse rimasta incinta dopo la morte del marito, ma Adriano, consultati gli
antichi filosofi e sentito il parere dei medici aveva stabilito che il parto
all'undicesimo mese era possibile.
17
Si diceva che Platone ed
Aristotele avessero comprato libri di scuola pitagorica a prezzi
esorbitanti.
18
Alcuni senatori erano detti "pedari".
Due le
possibili spiegazioni.
Quando si votava "per divinazione" i senatori esprimevano
la propria opinione spostandosi nel lato dell'aula stabilito da chi proponeva la
votazione.
Nell'altra ipotesi i pedari si chiamavano così in opposizione ai
magistrati "curuli" che avevano diritto ad essere portati in Senato su una
lettiga.
19
Varie elucubrazioni di Gavio Basso e di Favorino
sul termine "parcus", parco, che in realtà deriva da "parceo",
risparmiare.
********************************************
LIBRO
QUARTO
1
Dissertazione socratica fra il filosofo
Favorino ed un pedante grammatico sull'etimologia del termine "penus",
provviste.
2
Gli editti degli edili stabilivano che gli
schiavi posti in vendita fossero muniti di un cartello (titulus) che ne
dichiarasse malattie e difetti.
Giudizi di vari giuristi su casi particolari
di "malattia" o di "vizio" che potevano invalidare la compravendita: eunuchi,
donne sterili, miopi, ecc.
3
Si parla di leggi romane che
garantivano alle mogli ripudiate il recupero della
dote.
4
Costumi matrimoniali romani.
Chi desiderava prendere
moglie chiedeva a chi aveva la tutela della donna una formale promessa ed a sua
volta prometteva.
Questa contrattazione si chiamava "sponsalia" (fidanzamento).
Se le promesse venivano rotte senza giusta causa un giudice condannava la parte
inadempiente ad una pena pecuniaria.
Questi ordinamenti rimasero in vigore fino
alla legge Giulia del 90 a.C.
5
Gli aruspici etruschi, secondo
Verrio Flacco, erano perfidi ed ingannatori.
Una volta convinsero il popolo a
nascondere una statua di Orazio Coclite colpita da un fulmine, che era l'esatto
contrario di quanto si sarebbe dovuto fare.
Infatti solo quando gli aruspici
furono scoperti e giustiziati e le statue sistemate in un luogo aperto ed
elevato, il popolo romano tornò a godere di eventi
fortunati.
6
Nelle residenza del pontefice massimo si
conservavano le "sacre aste" e gli scudi (ancilia) di Marte.
Si riteneva che
queste armi si scuotessero da sole per annunciare gravissimi eventi.
Un antico
senatoconsulto decretava che in questi casi si dovessero compiere sacrifici con
vittime adulte.
7
Sulla pronuncia dei vocaboli "punici".
8
Publio Cornelio Rufino fu eletto console (nel 290 a.
C) con l'aiuto di Fabrizio Luscino.
Rufino era avido ed intrigante ma esperto di
cose militari.
Luscino, uomo noto per la sua rettitudine, lo aiutò nonostante
fosse suo avversario e spiegò la sua scelta dicendo
"Preferisco essere derubato
da un cittadino che venduto da un nemico".
9
Riprendendo
Nigidio Figulo, Gellio indaga sull'etimologia del termine "religioso" che, per
alcuni, aveva avuto in origine un senso negativo, stava cioè per superstizioso,
bigotto.
Molti facevano dipendere il termine da "relinquo" (separare) per
indicare come le cose della fede siano separate da quelle della vita
quotidiana.
10
Durante il suo consolato del 59 a. C, Giulio Cesare
commise alcune irregolarità nel rituale del Senato.
Inoltre una volta fece
arrestare Catone perché questi stava proseguendo un discorso troppo lungo.
cfr. Grice, 'be brief'.
Il
gesto provocò l'indignazione dei senatori tanto che Cesare dovette subito far
rilasciare Catone.
11
Aristosseno sconfessava la credenza
secondo la quale Pitagora avrebbe vietato di mangiare carne e fave.
Anche
Plutarco, citando Aristotele, si dimostrava della stessa
opinione.
12
In tempi antichi, i censori multavano e punivano
in vari modi chi era colpevole di incuria verso il proprio fondo o il proprio
cavallo.
13
Il suono del flauto era ritenuto curativo della
sciatica ed efficace anche contro gli effetti del veleno della
vipera.
14
Una curiosa causa fra l'edile Ostilio Mancino e la
cortigiana Manilia.
Mancino era stato colpito dalla donna che si era rifiutata
di riceverlo ubriaco.
Il tribunale dette ragione a
Manilia.
15
Gellio difende un passo di Sallustio da critiche
stilistiche che ritiene ingiuste.
16
Su particolari
declinazioni di parole latine seguite da Varrone e da
Nigidio.
17
Considerazioni grammaticali e fonetiche sull'uso
di alcune particelle.
18
Dopo la sua vittoria su Cartagine,
Scipione l'Africano fu più volte attaccato dai suoi avversari politici che lo
accusavano fra l'altro di corruzione.
Gellio parla di un suo scontro con Marco
Nevio, ma in altri autori lo stesso episodio è narrato con personaggi
diversi.
19
Si riteneva che l'alimentazione eccessiva fosse
dannosa per i bambini.
Questa questione era espressa anche da Varrone ("Catone" o
dell'educazione dei figli).
20
La severità dei censori era
proverbiale.
Gellio racconta di persone punite per aver scherzato o sbadigliato
in loro presenza.
**************************************
LIBRO QUINTO
1
Con il
filosofo Musonio, Gellio depreca quanti rispondono ai saggi insegnamenti dei
filosofi con smodato entusiasmo.
Il maggior entusiasmo non si manifesta con le
parole, ma col silenzio.
2
Il cavallo di Alessandro Magno si
chiamava "Bucefalo", testa di bue.
Con leggendaria fedeltà Bucefalo divenne
carissimo al cuore d'Alessandro e quando, pur colpito a morte in battaglia riuscì a
portare in salvo il suo padrone, Alessandro gli dedicò una nuova
città.
3
Si racconta che il famoso filosofo Protagora da
giovane facesse il facchino.
Fu notato da Democrito che, vedendolo trasportare
della legna si stupì per l'abilità e la logica con cui Protagora aveva legato ed
equilibrato il carico e lo fece suo allievo, introducendolo alla
filosofia.
4
Sull'uso arcaico di "duovicesimo" per "duo et
vicesimo"(ventiduesimo), attestato anche in
Varrone.
5
Annibale derise il re Antioco che aveva preparato
contro i Romani un esercito riccamente vestito ed adornato:
- Basterà per i
Romani?
chiedeva il re alludendo alla dimensione dell'esercito.
- Basterà,
nonostante la loro avidità -
rispose sarcasticamente
Annibale.
6
Le corone militari concesse come titoli
onorifici:
- la trionfale, d'oro, in occasione del trionfo.
- ossidionale
- offerta dagli assediati al loro liberatore, fatta di erbe.
- civica, di
fronde di quercia, veniva offerta da un cittadino ad un altro che gli avesse
salvato la vita in battaglia.
- murale, la corona offerta dal generale a chi
per primo è riuscito a scalare le mura di una città assediata. (oro).
-
castrense è il premio del primo che riesce a penetrare nel campo nemico
(oro).
- navale è il premio di chi per primo, in una battaglia navale ha
effettuato l'arrembaggio (oro)
- ovale, di mirto, veniva concessa a quanti
l'onore dell'ovazione.
7
Gavio Basso faceva risalire l'origine
della parola "persona" (maschera teatrale) al verbo "personare" (risuonare) con
riferimento al rimbombo della voce degli attori nelle
maschere.
8
Su una forma particolare nei versi di Virgilio, l'ablativo di qualità, che taluno interpretava come
errata.
9
Il figlio di Creso, come narra Erodoto, era muto.
Riacquistò la parola quando, durante l'invasione persiana della Lidia, riuscì a
gridare per avvertire il padre di un pericolo.
Analogamente un famoso atleta
romano muto riacquistò la parola nello sforzo di gridare contro giudici di gara
disonesti ed evitare un sorteggio truccato.
**************************
10
Sugli argomenti
"convertibili" che i greci chiamano "antistrephon" ed i latini "reciprocum".
Si
narrava che il filosofo Protagora vantasse un credito verso il discepolo Evatlo,
e che fosse pattuito il pagamento il giorno in cui, grazie agli insegnamenti di
Protagora, Evatlo avesse vinto la sua prima causa.
Non verificandosi alcun
processo Protagora intentò causa al discepolo sostenendo che questi avrebbe
dovuto pagare in ogni caso: perdendo in base alla sentenza, vincendo in base ai
patti.
Viceversa Evatlo sostenne che in caso di vittoria i giudici avrebbero
negato l'esistenza del credito, in caso di sconfitta egli avrebbe fatto valere
il vecchio accordo.
Nel dubbio i giudici rifiutarono di discutere la
causa.
11
Un sillogismo di Biante di Priene criticato da
Favorino:
Se sposerei una donna bella sarà di tutti (Koine'), se ne sposerei
una brutta sarà un castigo (Poine').
Favorino osserva che il sillogismo si
basa su due estremi mentre il caso più comune è quello
intermedio.
12
Sui nomi dei romani chiamati "Diovid" e
"Vediovis".
Il primo deriva da Iuvare (giovare) come Iovis, Iovispater,
Iuppiter.
Dunque un dio che ha il potere di giovare, di venire incontro.
Di qui
Gellio deduce che Vediovis sia composto con la particella privativa "ve-" ed
indichi una divinità ostile alla quale si deve chiedere non di aiutare ma di non
nuocere.
In effetti Vediovis o Veduis era una divinità schiva cui venivano
offerti sacrifici umani, poi animali, tuttavia l'interpretazione di Gellio
rimane molto incerta.
13
L'importanza dei doveri nell'uso dei
romani.
Venivano per primi i doveri verso i pupilli a loro affidati, seguivano
quelli verso i clienti, quindi verso gli ospiti, infine quelli verso parenti ed
amici.
Gellio cita varie testimonianze antiche a sostegno di questa scala o
di sue modeste variazioni.
14
La famosa vicenda di Androclo e
del leone, che Gellio attinge da Apione e che è citata anche da Seneca (De
benef. II, 19).
Schiavo di un console romano, Androclo era fuggito durante una
missione del padrone in Africa e si era rifugiato in una caverna.
Qui aveva
incontrato un leone ferito da una grossa spina conficcatasi in una zampa e lo
aveva curato.
Androclo era rimasto tre anni nascosto nella foresta con il leone
ed infine era stato catturato e ricondotto a Roma dove, condannato a morte, era
stato esposto nel circo alle fiere ma, per sua fortuna, anche il leone era stato
catturato e portato al circo.
Riconosciuto l'amico la belva si fece subito
mansueta fra lo stupore del pubblico ed Androclo venne
graziato.
15
Si discuteva, anticamente, se la voce fosse
corporea o incorporea.
Gellio si distacca dalla questione giudicando
inconsistenti tutte le teorie diffuse in merito.
16
Sulla
funzione degli occhi e sul processo della vista.
Gellio accenna a varie
spiegazioni degli stoici, di Epicuro e di Platone, ma come nel paragrafo
precedente avverte del pericolo di perdersi in disquisizioni
oziose.
Cfr. "Some remarks about the senses". Warnock/Grice, on 'visum'.
17
Verrio Flacco, grammatico, sosteneva che i giorni
successivi alle calende, alle idi ed alle none, normalmente chiamati nefasti,
dovevano essere considerati "funesti".
Seguono esempi a sostegno della tesi, che
dimostravano come i sacrifici propiziatori offerti in tali date avessero sempre
portato a conseguenze negative, a cominciare dalla disastrosa battaglia
dell'Allia nel 390 a. C
18
Sulla differenza fra "storie" ed
"annali".
Gli annali erano sempre in ordine cronologico e narrano puntualmente
la successione dei magistrati ed i principali eventi bellici.
Sono dunque un
particolare tipo di "storie".
19
I Romani distinguevano fra
"adozione" (adoptatio) ed "arrogazione" (arrogatio).
Nel primo caso, le
formalità si svolgevano davanti al pretore, era necessario che il vero padre
emancipasse il figlio dalla propria patria potestà "vendendolo tre volte" (si
trattava di un rituale: il padre toccava tre volte con una moneta una bilancia).
L'arrogazione avveniva nei confronti di una persona già emancipata e si
celebrava davanti al popolo riunito nei Comizi Curiati.
Chi voleva adottare in
questo caso doveva essere nell'impossibilità di avere altri figli e doveva
pronunciare un apposito giuramento.
In precedenza si era indagato per evitare
atti fraudolenti ai danni dell'adottato.
Era possibile adottare schiavi e
liberti ma non per arrogazione.
Il figlio adottivo doveva votare nella tribu del
padre.
20
Sulla scorta del grammatico Sinnio Capitone, si
discute se il termine "solecismo", errore di grammatica o di sintassi, sia o non
sia corretto.
21
Dissertazione sulla correttezza della parola
latina "pluria" invece di "plura" con citazioni in merito da Plauto e da
Catone.
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LIBRO SESTO
1
Si diceva che la
madre di Scipione l'Africano, poco prima di rimanere incinta, avesse trovato un
enorme serpente nel proprio letto.
Si diceva anche che egli usasse recarsi a
meditare nel tempio di Giove Ottimo Massimo (si credeva consultasse direttamente
il dio) senza che i cani di guardia, di solito molto aggressivi lo
importunassero.
Si diceva, infine, che durante l'assedio di Badia, nella
Spagna Tarraconense, predisse con esattezza il giorno in cui la città sarebbe
capitolata.
2
In una "raccolta di letture antiche", Cesellio
Vindice aveva commesso un errore di interpretazione che l'aveva portato a
ritenere che Ennio usasse la parola "cor" al maschile.
Gellio ne è
indignato.
3
Quando i Romani sconfissero il re macedone Perseo
si discusse in Senato l'atteggiamento da tenere nei confronti degli abitanti
dell'isola di Rodi.
Questi, pur essendo da tempo alleati dei Romani, avevano
minacciato, durante la guerra di aiutare Perseo.
A guerra finira i Rodii avevano
mandato ambasciatori a Roma per chiarire la loro posizione e per chiarire che
solo alcuni isolati dissenzienti avevano proposto di cambiare allenze.
In
Senato alcuni proponevano una guerra punitiva contro Rodi, contro questa
posizione si espresse Catone che pronunciò l'orazione "Pro Rodiensibus", orazione
ancora reperibile ai tempi di Gellio.
In una sua lettera Tirone, liberto di
Cicerone e poi chiosatore dei suoi testi, aveva criticato l'orazione di Catone
definendola non corretta dal punto di vista retorico.
Gellio riprende i punti
di Tirone e li confuta dettagliatamente, infine invita il lettore a reperire sia
l'orazione catoniana, sia la lettera di Tirone per formarsi una propria opinione
sull'argomento.
4
Sulla vendita degli schiavi.
Era usanza
esporre gli schiavi in vendita con un berretto detto "pilleo" quando il
venditore non forniva garanzie.
Portavano invece una corona in testa i
prigionieri di guerra che venivano venduti come schiavi.
5
Un
aneddoto riferito ad un attore greco di nome Polos il quale, avendo perso un
figlio, recitando Sofocle diede libero sfogo al proprio dolore, con effetto
drammatico molto commovente.
6
Aristotele riteneva che nessun
animale fosse privo del gusto o del tatto.
7
Prendendo spunto
da alcuni versi del poeta Anniano, Gellio disquisice sull'accento delle parole
latine composte.
8
Rifacendosi al poeta Apione, Gellio
racconta la storia di un delfino innamorato di un ragazzo che trascorreva molto
tempo a nuotare e giocare con lui.
Quando il ragazzo morì, anche il delfino si
lasciò morire ed il suo corpo, trovato sulla spiaggia, venne sepolto con quello
del giovane.
La stessa storia è narrata anche da Plinio il
Giovane.
9
Discussione su forme arcaiche di parole latine
utilizzate da poeti e scrittori antichi.
10
La parola
"pignoriscapio" (costituzione di un pegno) usata da Varrone riguardava gli
arretrati sul soldo delle truppe.
11
Una discussione sull'uso
delle parole "levitas" (leggerezza) e "nequitia" (nequizia) è l'occasione per
citare un'orazione di Cicerone contro Antonio.
Cicerone stigmatizzava duramente
il libertinaggio di Antonio e dununciava le sue sconvenienti abitudini private
(bische, postriboli, ecc.).
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12
Ai tempi di Scipione l'Africano
era considerato indecoroso per gli uomini indossare le tuniche dette
"chiridotae" che avevano maniche lunghe e nascondevano braccia e
gambe.
***************************************************************
13
I cittadini romani erano divisi in cinque classi
definite in base al censo.
Gli appartenenti alla "prima classe" erano detti
"classici", gli altri "infra classem".
********************************************
14
I greci
distinguevano tre diversi stili letterari:
-- il grandioso (adros)
-- il piano
(ischnos) e
-- l'intermedio (mesos), in funzione della ricchezza o della chiarezza
del concetto.
Fra i Latini Gellio, seguendo Varrone, indica Pacuvio come
esempio di stile grandioso, sceglie Lucilio per il piano e Terenzio per
l'intermedio.
In Omero avevano stile grandioso i discorsi di Ulisse, piano
quelli di Menelao ed intermedio quelli di Nestore.
Anche i tre filosofi greci
che nel 155 a.C. perorarono davanti al Senato la causa di Atene che era stata
condannata al pagamento di una forte multa si rifacevano a questi tre stili
nella loro oratoria: Carneade, Diogene e Critolao.
15
Secondo
le antiche Leggi delle Dodici Tavole anche chi faceva uso improprio di un bene
ricevuto in custodia doveva essere punito come ladro.
16
In
una sua satira intitolata "Sugli alimenti", Varrone descriveva con ironia
l'abitudine dei romani abbienti di ricercare cibi esotici e particolari, come la
"gallina selvatica di Frigia", "la gru della Media" o la "murena di
Tartesso".
Dei versi di Euripide (da un'opera per noi perduta) deprecavano
l'abitudine di nutrirsi con cibi strani.
17
Gellio discute con
un grammatico ignorante e presuntuoso dei molti significati della parola
"obnoxius" (colpevole).
18
Per i Romani il giuramento era
sacro.
Quando Annibale inviò a Roma dieci prigionieri per proporre uno scambio,
li fece giurare che sarebbero tornati se il Senato non avesse accolto la sua
proposta.
I senatori non accettarono e otto dei dieci prigionieri tornarono da
Annibale, gli altri due furono talmente odiati e disprezzati dai concittadini
che finirono col suicidarsi.
19
Molto nobilmente Tiberio
Sempronio Gracco (il padre dei due famosi tribuni) intervenne in favore di Lucio
Cornelio Scipione Asiatico, evitandogli la prigionia, nonostante i forti
contrasti che egli aveva con la famiglia degli Scipioni.
L'Asiatico, fratello
di Scipione l'Africano, era stato accusato di peculato dal tribuno della plebe
Caio Minucio Augurino e, non avendo prestato garanzie, doveva essere
imprigionato.
Sempronio Gracco, anche egli tribuno, usò il proprio diritto di
veto per salvaguardare la libertà di un generale ed ex
console.
20
Virgilio avesse chiesto agli
abitanti di NOLA il permesso di costruire una derivazione idrica per irrigare il
suo podere.
Poiché quelli avevano rifiutato, Virgilio, offeso, aveva modificato un
verso delle "Georgiche" per escludere il nome della loro cittadina.
Perplesso su
questa diceria, Gellio propone che la modifica avesse motivazioni metriche ed
estetiche.
******************************
21
Le espressioni "quoad vivet" (finché vivrà) e
"quoad morietur" (fintanto che muoia) pur esprimendo concetti opposti indicano
lo stesso periodo di tempo.
22
I cavalieri obesi venivano
esonerati dai censori.
Non si trattava di una punizione ma alcuni la
consideravano un'ingnominia.
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LIBRO
SETTIMO
1
Il filosofo Crisippo, in un trattato "Sulla
provvidenza", affermava che non potrebbe esserci il bene senza il male e che
quindi non ha fondamento l'opinione di coloro che negano la provvidenza divina
sostenendo "se esistesse la provvidenza divina non vi sarebbero i
mali".
2
Ancora Crisippo sosteneva, e cercava di dimostrare,
che nonostante il fato sia inevitabile, l'uomo rimane arbitro della propria
ragione e delle proprie azioni.
La spiegazione non convinceva tutti i pensatori,
si dimostrava scettico in proposito anche Cicerone.
3
Tuberone
riportava la notizia di un enorme serpente catturato dal console Atilio Regolo
durante le prima guerra punica.
L'episodio, noto anche a Valerio Massimo e a
Tito Livio, avvenne nel 256 a.C.
4
Molti autori scrissero su
Atilio Regolo e la sua famosa vicenda.
Catturato dai Cartaginesi venne rimandato
a Roma per trattare lo scambio di prigionieri, ma fu egli stesso a convincere i
senatori a non accettare la proposta, quindi tornò a Cartagine per tener fede
alla parola data.
Secondo Tuditano, prima di lasciarlo partire per Roma, i
Cartaginesi gli avevano somministrato un veleno a lento effetto.
Tuberone
fornisce una versione della tortura a cui fu sottoposto Atilio Regolo diversa da
quella più diffusa della botte con i chiodi.
Lo avrebbero accecato
costringendolo a fissare il sole con le palpebre cucite perché gli occhi
rimanessere aperti.
Secondo Tuditano, invece, gli impedirono di dormire finché
non morì.
I figli di Regolo, a Roma, si rivalsero rinchidendo dei prigionieri
Cartaginesi in un armadio irto di punte accuminate.
5
Il
giurista Alfeno riteneva che l'espressione "argenti puri puti" riferita ad un
tributo significasse "argento molto puro", cioè considerava "puti" rafforzativo
di "puri".
Gellio invece è dell'opinione che "puti" derivi da "putari", cioè
pulire, mondare, quindi significasse "esente da corpi
estranei".
6
Virgilio aveva riferito alle ali di Dedalo il
termine "praepetes", termine che gli auguri usavano per gli uccelli portatori di
buoni messaggi.
Igino, al quale era sfuggita la metafora, lo considerava un
errore, con grande indignazione di Gellio.
7
Si ricordavano
due donne che furono molto onorate dai Romani: la vestale Gaia Taracia ed Acca
Larenzia.
Gaia Taracia ebbe, fra l'altro, il diritto di testimoniare che non era mai
stato accordato alle donne.
Acca Larenzia era una prostituta.
Secondo alcuni
autori fu Acca Larenzia ad allevare Romolo e Remo.
Entrambre furono onorate e ricordate
per la loro grande generosità verso il popolo.
8
Di Alessandro
Magno e di Scipione l'Africano si diceva fossero molto continenti, entrambi
evitarono di approfittare di bellissime prigioniere.
Su Scipione, tuttavia,
esistevano anche opinioni opposte, come quella di Valerio
Anziate.
9
Gneo Flavio, figlio di un liberto, esercitava la
professione di scrivano quando venne nominato edile curule, per poter accettare
la carica fu costretto a rinunciare alla
professione.
10
Euclide il Socratico, rischiando la vita
perché un editto condannava a morte i Megaresi che avessero messo piede in
Atene, entrava in città di notte travestito da donna per ascoltare Socrate.
Il
filosofo Tauro lo citava come esempio di dedizione allo
studio.
11
In una sua orazione, Quinto Metello Numidico
esortava a non altercare con le persone disprezzabili e a non lasciarsi andare a
scambi di ingiurie con gli avversari.
12
Gellio disapprova
l'affermazione del giurista Servio Sulpicio secondo il quale le parole
"testamentum" e "sacellum" sarebbero composte.
13
Gellio
ricorda i conviti a casa del filosofo Tauro, alla fine della cena ciascuno
proponeva un quesito o un tema di discussione.
Si trattava, racconta l'autore,
di argomenti leggeri ed arguti.
Ad esempio:
"Quando si può dire che un morente
sia morto, quando era già in preda alla morte o quando era ancora in vita?".
Tauro comunque non sottovalutava queste dissertazioni delle quali si erano
occupati anche i maggiori filosofi.
Platone, infatti, aveva risposto nel
"Parmenide" a quella domanda individuando un periodo di tempo ("il momento
dell'improvvisa separazione") intermedio fra la vita e la
morte.
14
I Greci distinguevano tre diversi motivi per punire
una colpa:
-- l'avvertimento o repressione (perché il colpevole capisca e non
ripeta in futuro lo stesso crimine)
-- il castigo che tende a ripristinare la
dignità della persona offesa, e
-- l'esempio che serve di monito a quanti
potrebbero compiere un crimine.
Platone, che discute l'argomento nel "Gorgia", non
tiene conto della seconda ragione.
15
Dove si discute se la
parola "quiesco", essere tranquillo, debba essere pronunciata con la "e" lunga o
meno.
16
La parola "deprecor" aveva diveri significati:
-- deplorare
-- implorare
-- respringere, ecc.
Qui di discute dell'uso che ne fecero
Catullo, Ennio, Cicerone ed altri autori.
17
La prima
biblioteca pubblica in Grecia sarebbe stata istituita dal tiranno Pisistrato e
via via arricchita finché Serse, occupata Atene, non portò in Persia tutti i
libri che vi si trovavano.
Dopo molto tempo il re Seleuco Nicatore restituì i
libri agli Ateniesi.
In epoca successiva i Tolomei in Egitto crearono la
grande biblioteca di Alessandria che più tardi fu devastata ed
incendiata.
*****************************
LIBRO OTTAVO
Il libro ottavo di Gellio è
per noi perduto, ci è arrivato soltanto un indice dei capitoli dal quale si
desumono gli argomenti trattati.
Oltre alle consuete dissertazioni
linguistiche e grammaticali, Gellio parlava di un libro di Aristotele "Sulla
memoria", e delle mordaci battute di Cesare nei confronti del poeta Laberio (ne
parla anche Macrobio).
***********************************
LIBRO
NONO
1
Quadrigario affermava in una sua pagina che è
più facile colpire un bersaglio scagliando un proiettile verso l'alto che verso
il basso.
Gellio, che nulla sapeva della forza di gravità, spiega il fenomeno
dicendo che il corpo scagliato verso il basso è disturbato "dall'atto del
cadere".
2
Erode Attico smaschera facilmente un mendicante che
vuole spacciarsi per filosofo, gli da un'elemosina ma si indigna per l'uso
indegno del nome di filosofo.
3
Filippo, il padre d'Alessandro Magno, oltre che esperto comandante, era uomo di cultura.
Decise di
affidare l'educazione del figlio ad Aristotele.
Gellio riporta qui un brano
della lettera con la quale il re macedone invitava il filosofo ad accettare
l'incarico.
4
Gellio racconta di aver incontrato, transitando
per il porto di Brindisi, un venditore dei libri con il quale ha fatto ottimi
affari.
Fra i testi da lui acquistati molti parlavano di prodigi, sortilegi e
popoli stranissimi.
E' evidente l'analogia con il settimo libro della Storia
Naturale di Plinio il Vecchio, ma non si può stabilire se Gellio attinga
direttamente da Plinio o da una fonte comune.
Fra le varie meraviglie citate
si parla di antropofagi, degli Arimaspi, dotati di un solo occhio, dei Sauromati
che si nutrono ogni due giorni.
Si parla di personaggi capaci di uccidere con
la forza dello sguardo, di pigmei e di uomini con la testa di cane.
Infine, e
qui il riferimento a Plinio è esplicito, si parla di coloro che, nel corso della
vita, hanno cambiato sesso.
5
Concezioni filosofiche del
piacere.
Epicuro lo considerava il massimo bene e lo intendeva come uno stato
di quiete e di riposo.
Antistene di Atene lo definiva "sommo
male".
Speusippo lo considerava opposto al dolore, il bene sta nel
mezzo.
Zenone lo considerava indifferente.
Per Critolao era un male e
causa di molti mali.
Quanto a Platone, che affronta l'argomento in molti
luoghi della sua opera, presenta valutazioni diverse del piacere a seconda del
significato che di volta in volta gli si attribuisce.
Infine il filosofo
Tauro, discutendone direttamente con Gellio, aveva deprecato più volte la
posizione di Epicuro.
6
Precisazioni sulla corretta pronuncia
in latino di alcuni verbi composti.
7
Si pensava che nei
giorni del solstizio di inverno e del solstizio d'estate le foglie dell'ulivo si
girassero per esporre al sole il lato generalmente in ombra e che, se si suonava
la cetra, anche le corde non pizzicate emettessero dei
suoni.
8
Citando Favorino, Gellio afferma che sono le persone
più abbienti quelle che desiderano avere sempre di
più.
9
Comparazione critica fra alcuni brani originali e gli
stessi ripresi o tradotti da Virgilio.
10
Anneo Cornuto in un
suo trattato aveva criticato un passo in cui Virgilio accenna per metafora
all'amplesso coniugale di Vulcano con Venere, passo generalmente ritenuto molto
elegante.
Ovviamente Gellio si dissocia dalla critica di
Cornuto.
11
Dagli annali di Quadrigario, Gellio riporta la
storia di Valerio Corvino e del suo cognomen.
Nel 394 a.C. Valerio era tribuno
militare, raccolse la sfida di un gigantesco capo dei Galli che avevano invaso
il Lazio, il quale proponeva un duello con il più coraggioso dei romani.
Quando il duello stava per iniziare un grande corvo aggredì il gallo
colpendolo con il becco e con le unghie e disorientandolo, quindi si posò
sull'elmo di Valerio.
Questi, incoraggiato dal fatto prodigioso ed a lui
favorevole, attaccò il rivale e lo uccise.
Di qui il cognome, "Corvino".
12
Considerazioni su alcune parole latine che
potevano avere due significati fra loro opposti.
Ad esempio
"formidolosus"
poteva significare "pauroso" nel senso di chi prova paura, ma anche nel senso di
ciò che provoca spavento.
Come di consueto Gellio cita esempi da Virgilio,
Catone ed altri autori.
13
La vicenda di Tito Manlio che ebbe
il soprannome di "Torquato" dalla collana (torques) presa ad un enorme avversario
gallo vinto in duello.
Gellio la racconta citando gli annali di
Quadrigario.
14
Considerazioni filologiche sul brano di
Quadrigario citato nel paragrafo precedente.
15
I Greci
chiamavano "aporos" ed i Romani "inexplicabilis" i problemi senza soluzione.
Nell'esempio riferito da Gellio si tratta di stabilire quale sia la maggioranza
in una sentenza nella quale, fra sette giudici, due votarono per l'esilio
dell'imputato, due per una multa e tre per una condanna a morte.
Gellio
espone la questione raccontando, non senza ironia, l'esibizione arrogante e
patetica di un giovane studente di eloquenza che, per dimostrare le sue doti
oratorie, si era avventurato in una questione del genere.
16
I
Greci chiamavano "antistréphon" la situazione del "reciproco", argomento molto
insidioso.
Da Plinio il Giovane: si fa una legge che concede ad un cittadino
coraggioso il premio che chiede.
Un cittadino coraggioso chiede la moglie di un
altro e la ottiene.
Ma anche l'altro si dimostra coraggioso e quindi vuole
riavere la moglie.
Egli dice:
Se quella legge è valida rendimela, se non è
valida devi rendermela ugualmente.
Gellio obietta però che il primo
contentende potrebbe rispondere:
Se la legge è valida non la rendo, se non è
valida non la rendo ugualmente.
****************************
LIBRO
DECIMO
1
Se si debba dire "tertium o tertio
consul".
Sulla questione Gellio consulta Varrone che esponeva una regola.
"Quarto consul" significa che ci sono stati tre consoli preceedenti, "quartum"
che si è consoli per la quarta volta.
Nel dubbio Pompeo, consigliato da
Cicerone, aveva omesso le ultime lettere in un'epigrafe dedicatoria del suo
teatro.
2
Aristotele sosteneva che da un unico parto possono
nascere al massimo cinque figli.
Anche questo è comunque un caso rarissimo.
Augusto aveva fatto erigere un monumento sulla via laurentina ad una donna che
aveva avuto un parto pentagemellare.
I bambini erano morti pochi giorni dopo
e la madre non era sopravvissuta per molto tempo.
3
Gellio
compara tre brani da orazioni di Caio Gracco, Cicerone e Catone il Censore di
analogo argomento.
I tre oratori parlavano di episodi in cui cittadini romani
erano stati ingiustamente fustigati.
L'intenzione di Gellio è quella di
dimostrare la superiorità dell'eloquenza di Cicerone.
Interessanti comunque i
frammenti riportati.
4
Intervenendo su un argomento spesso
discusso dai filosofi, Publio Nigidio sosteneva che la formazione delle parole
non sia fortuita o convenzionale ma che dipenda da un processo naturale, in
particolare legato all'atteggiamento delle labbra e del viso che si assume per
pronunciarle.
5
Publio Nigidio sosteneva che la parola
"avarus" derivasse dalla contrazione di "avidus aedis", avido di denaro.
Gellio
è scettico in proposito.
6
La figlia di Appio Claudio Cieco fu
multata per essersi espressa con arroganza in pubblico.
Trovandosi fra la folla
che usciva dal circo ed avendo ricevuto dei colpi aveva imprecato augurandosi
che il fratello Publio Claudio, perito in una battaglia navale (249 a.C.)
potesse rivivere per sterminare la moltitudine che l'aveva
colpita.
7
Secondo Varrone, il più grande fiume dello stato
romano era il Nilo.
In Europa il Danubio per Sallustio, il Rodano per
Varrone.
8
Fra le punizioni che poteva subire un soldato c'era
quella, considerata molto infamante, di doversi aprire una vena e perdere
sangue.
Non trovando l'origine di questa pratica, Gellio suppone che si
trattasse più che altro di un rimedio per i militari che dimostravano condizioni
mentali sconvolte ma più probabilmente si trattava di perdere in modo infamante
il sangue che si era voluto risparmiare in battaglia, una punizione per i vili,
dunque.
9
Dagli scrittori di arte militare, Gellio ricava ed
elenca alcuni termini che indicavano i possibili schieramenti dell'esercito:
"fronte, riserva, cuneo, circolo, globo, forbici, sega, ali,
torre".
10
Si usava portare gli anelli all'anulare sinistro.
Gli egiziani avevano scoperto un nervo finissimo che collega questo dito al
cuore.
L'argomento è trattato anche da Macrobio.
11
L'avverbio
"mature" veniva utilizzato con il significato di "presto" o "subito", ma Publio
Nigidio affermava che significasse "al momento opportuno".
Il concetto era
anche nel detto di Augusto "spéude bradéos" (affrettati
lentamente).
12
Storie fantastiche di camaleonti e di uccelli
magici ricavate da Plinio che le attribuiva a
Democrito.
13
Sull'uso dell'avverbio "partium", qualcuno,
alcuni. Cfr. Warnock, "Metaphysics in Logic".
Parola evidentemente ricercata, Gellio cita esempi da Catone e
Quadrigario.
14
Un esempio da Catone della rara espressione
"iniuriam factum itur" (un'ingiuria gli sarà fatta).
15
Ai
Flamini Diali era proibito cavalcare, vedere l'esercito, prestare giuramento,
portare anelli, avere nodi negli indumenti.
Dalle loro case poteva essere
attinto il fuoco solo per i riti.
Se un condannato alla fustigazione si
prostrava davanti a un diale la pena veniva rimandata.
Non potevano uscire a
capo scoperto, nè spogliarsi all'aperto.
A tavola avevano un posto
riservato.
Se il diale rimaneva vedovo decadeva automaticamente dalla carica.
In nessun caso poteva divorziare.
Gli era proibito assistere ai funerali e
toccare i cadaveri.
Era contraddistinto da un berretto bianco.
Le
sacerdotesse diali seguivano analoghe regole e indossavano vesti
colorate.
16
Igino individuava alcuni errori nell'"Eneide" che
senza dubbio Virgilio avrebbe corretto se avesse potuto completare la revisione
dell'opera.
Palinuro parla della città di Velia, fondata molti anni dopo
l'epoca di Enea.
Si dice che Teseo siederà per sempre negli Inferi ed in un
altro passo si dice che ne è ritornato.
Si confonde Pirro figlio di Achille
con il re dell'Epiro che combattè contro i Romani.
17
Il
filosofo Democrito si sarebbe accecato per non permettere che le "sensazioni
della vista" lo distraessero dalle sue
meditazioni.
18
Artemisia, moglie del re di Caria Mausolo, era
profondamente innamorata del marito.
Si diceva che alla morte di lui ne avesse
ingerite le ceneri mescolate con essenze.
Fu Artemisia a far costruire il famoso
monumento funebre detto Mausoleo.
Indisse inoltre un agone poetico per
celebrare le lodi di Mausolo; la gara fu vinta da Teopompo, allievo di Isocrate.
19
Il
fatto che altri abbiano commesso la nostra stessa colpa non ci assolve.
In
merito viene citata un'orazione di Demostene.
20
Sul
significato di alcuni termini legali.
Per Ateio Capitone, "lex" è un decreto
della generalità del popolo o della plebe a seguito di una richiesta (rogatio)
fatta loro da un magistrate.
I decreti emessi dai singoli cittadini, quindi,
non sono leggi ma privilegia.
Populus comprende tutti i cittadini mentre
plebe non comprende i patrizi.
21
Cicerone evitava l'uso dei
superlativi come novissimus giudicandoli neologismi non corretti.
Varrone si
dimostrava della stessa opinione.
22
Gellio cita un brano del "Gorgia" di Platone nel quale si condannano gli abusi della falsa filosofia, cioè
l'atteggiamento di quanti in età matura si occupano di questioni oziose e di
poco conto.
Personaggi, questi, da non confondere con i filosofi ai quali la
filosofia insegna tutte le virtù.
23
Nei tempi più antichi era
proibito alle donne bere vino, l'uso delle donne di baciare i congiunti nacque
proprio dal voler dimostrare, tramite l'alito, di non aver bevuto.
Si puniva con
una multa la donne che beveva mentre per l'adulterio erano previste pene più
severe.
Il marito aveva facoltà di uccidere la moglie adultera mentre le
infedeltà maschili non erano punite.
24
Ai tempi di Gellio si
usava dire "die quarto", "die quinto", ecc. mentre gli antichi preferivano "die
quarti", "die quinti", come l'autore dimostra con numerose
citazioni.
25
La lingua latina prevedeva molti vocaboli per
indicare le armi e le navi.
Gellio ne fornisce un
elenco.
26
Asinio Pollione criticava Sallustio per aver usato
il termine transgressus (passaggio) riferito alla navigazione invece di
transfretatio (traversata), in quanto riteneva il primo termine applicato
correttamente solo quando il passaggio avviene a piedi.
Gellio difende Sallustio
utilizzando citazioni da Catone e Lucrezio.
27
I romani
mandarono a Cartagine una lancia (simbolo di guerra) ed un caduceo (simbolo di
pace) chiedendo ai Cartaginesi di scegliere quale volessero, i Cartaginesi
risposero che i latori dei due simboli potevano scegliere di lasciare quello che
volevano.
L'aneddoto vuole dimostrare che in origine Roma e Cartagine erano in
parità di potenza.
28
Tuberone ricordava che Servio Tullio
considerava:
-- "pueri" i minori di diciassette anni
-- "juniores" gli uomini fra i
diciassette e i quarantase
-- "seniores" quelli che avevano superato i
quarantasei.
29
La particella "atque" non ha soltanto valore
congiuntivo ma può essere usata con valore di avverbio.
Aliter ego feci atque tu
(altro ho fatto io che tu) e con altri significati.
************************************
LIBRO
UNDICESIMO
1
Timeo e Varrone sostenevano che il
termine "Italia" derivasse dal vocabolo "italoi" che in greco arcaico
significava "buoi", animali molto numerosi nella penisola.
Di questa abbondanza di
bovini sarebbe testimonianza anche il fatto che la massima multa che si poteva
infliggere era di due pecore e trenta buoi al giorno.
2
In
tempi antichi, la parola "elegantia" non si riferiva a costumi raffinati ma
veniva usata per indicare il comportamento di chi vestiva in modo eccessivamente
ricercato ed aveva quindi significato negativo.
***************************
3
La
particella "pro" aveva vari usi:
-- in favore di
-- in nome di
-- davanti a, ecc.
come
si dimostra con numerosi esempi.
4
Ennio aveva tradotto con
grande bravura l'"Ecuba" di Euripide mantenendo un'ottima qualità dell'espressione
anche se la forza di certi termini latini non raggiunge quella degli equivalenti
greci.
5
I filosofi pirroniani, o scettici, affermavano che
nulla possa essere conosciuto e, quindi, sospendevano ogni giudizio.
Analoga
teoria seguivano gli accademici i quali, tuttavia, ammettevano "il probabile" e
comprendendo che non si può comprendere nulla ammettevano in sostanza di poter
comprendere qualcosa.
6
Le donne romane non giuravano mai su
Eracle e non gli offrivano sacrifici, mentre gli uomini non giuravano mai in
nome di Castore.
Sia uomini che donne, invece, usavano l'espressione "Edepol",
cioè giuravano in nome di Polluce.
Si ritiene che queste usanze derivassero
dagli antichi riti eleusini.
7
Alcuni vocaboli nel tempo
cadono in disuso.
Chi ne fa uso per ostentare la propria erudizione si mostra
spesso ridicolo.
Accade in genere a quelle persone di istruzione approssimativa
di dire in ogni occasione, quando infine lo si è compreso, ciò che non si era
mai compreso e a lungo ignorato.
8
Catone critic, con ironia,
Aulo Albino (console nel 151 a.C.) il quale, pur essendo romano, aveva scritto
in greco un'opera storica e nell'introduzione si era scusato per la sua scarsa
padronanza delle lingua.
9
Critolao narrava che Demostene,
avido di denaro, si lasciò corrompere da alcuni ambasciatori e si fece pagare
per non pronunciarsi contro le loro richieste.
Sembra che l'episodio, presente
anche in altri autori, sia falso, divulgato a suo tempo dagli avversari politici
dell'oratore.
10
In un suo discorso Caio Gracco aveva
attribuito all'oratore greco Demades una battuta sul compenso che egli aveva
ricevuto per tacere in una disputa politica, battuta simile ad una pronunciata
da Demostene in merito all'episodio ricordato nel paragrafo
precedente.
11
Publio Nigidio notava che
-- "mentire" e
-- "dire
cosa falsa"
sono espressioni differenti perché chi mente cerca di ingannare gli
altri mentre chi dice cosa falsa potrebbe non esserne
consapevole.
12
Secondo Crisippo, tutte le parole hanno
significato ambiguo.
Per Diodoro Crono, il SIGNIFICATO delle parole dipende
dal pensiero di chi parla, quindi può essere OSCURO, ma non "
ambiguo".
13
Il retore Tito Castricio, esaminando un'espressione
di Caio Gracco che era molto piaciuta a Gellio trova che contenga un'inutile
ripetizione a scapito dell'incisività.
La frase
Se voi respingete oggi per
capriccio quelle cose che avete negli ultimi anni desiderate e volute, non
potete evitare che si dica o che le avete desiderate con precipitazione o che le
avete ripudiate sconsideratamente.
Secondo Castricio "con precipitazione" e
"sconsideratamente" sono ridondanti e non correttamente posizionati nella
frase.
14
Lucio Pisone Frugi raccontava che Romolo era molto
sobrio nel consumo del vino.
15
Terenzio Scauro, grammatico
dei tempi di Adriano, sosteneva che il suffisso "-bundus" (es. ludibundus,
errabundus) indicasse una simulazione o un'imitazione.
Gellio dissente, a
ragione.
16
La lingua greca comprendeva vocaboli compositi
privi di equivalente in latino, ad esempio polypragmosyne viene tradotto da
Gellio con l'azione di intraprendere e di trattare molti affari in mancanza di
una parola latina che esprima il concetto.
17
Sull'antica
espressione flumina retanda (ripulire i fiumi): l'ipotesi è che derivi da retae
che erano arbusti che ostruivano la navigazione.
18
Degli
antichi legislatori.
L'ateniese Dracone per primo emanò leggi per la sua città.
Stabilì che il furto fosse sempre punito con la morte ed altre norme molto
severe.
Le sue leggi decaddero per eccessiva severità.
Seguirono le leggi di
Solone, uno dei Sette Savi, che prevedevano pene meno gravi.
A Roma, le Leggi
delle Dodici Tavole prevedeva la condanna a morte per i ladri solo in caso di
resistenza all'arresto, negli altri casi in genere il ladro veniva fustigato.
Successivamente fu introdotta la pena della restituzione di un valore multiplo
di quello dei beni trafugati.
Catone si scagliava soprattutto verso il
peculato ed i reati contro la cosa pubblica.
****************************************
LIBRO
DODICESIMO
1
Il filosofo Favorino, in visita con i
suoi discepoli presso una puerpera di nobile famiglia pronunciò un discorso in
favore dell'allattamento al seno materno, deprecando quelle donne che per
evitare la fatica o per salvaguardare la bellezza del loro seno affidano i figli
alle nutrici rischiando che queste li contaminino.
Le nutrici erano spesso di
condizione servile e, in effetti, avrebbero potuto essere malate, infette o
alcolizzate, ma nella tirata di Favorino non c'è solo uno scrupolo igienico ma
anche il pesante moralismo di un conservatore e l'arcaica superstizione di chi
ritiene che tramite il latte possano essere trasmessi al neonato i caratteri ed
i vizi della nutrice e del suo uomo.
2
Riferendosi a giudizi
negativi che Seneca aveva espresso su passi di Ennio e di Cicerone, Gellio
dimostra di avere una pessima considerazione del filosofo.
In effetti pare che
le fortune letterarie di Seneca presso gli intellettuali romani furono molto
limitate, forse a causa del linguaggio troppo innovativo e privo di
arcaicismi.
3
Si discute se la parola "lictor", littore,
derivasse da ligando poiché il littore aveva l'incarico di legare i condannati
alla fustigazione, o da licium, nome di una fascia indossata dal littore.
Gellio
propende per la prima ipotesi.
4
Un frammento di Ennio sulla
lealtà e la cortesia alle quali è tenuto chi sia amico di una persona di rango
superiore al suo.
5
Dopo la visita ad un amico malato che ha
dimostrato di saper sopportare il dolore, il filosofo Tauro spiega ai suoi
discepoli il punto di vista degli storici sulla sopportazione della sofferenza.
Piacere e dolore fanno parte, rispettivamente, delle cose desiderabili o
indesiderabili, cioè non corrispondono agli estremi del bene e del male.
La
natura inculca nell'uomo il piacere ed il dolore ma la ragione può essere in
grado di governarli.
I gemiti che l'amico emetteva non dimostravano il suo
abbandono al dolore ma la sua lotta interiore fra ragione e sofferenza.
Questo
tipo di gemiti, come altre reazioni naturali, ad esempio il sobbalzare quando si
ode un tuono, non son o governati dalla ragione ma da natura e
necessità.
6
Gellio propone un enigma tratto da Varrone.
Se
una o due volte sia minore o entrambe non so, eppure mi si è detto che neppure a
Giove volle far posto.
La soluzione è il dio Termine e si riferisce ad un
episodio narrato anche da Livio.
Non si riuscì a rimuovere un cippo dedicato a
Termine durante la costruzione del tempio di Giove sul
Campidoglio.
7
Gneo Dolabella, governatore d'Asia, rinviò
all'Aeropago di Atene una donna, rea confessa di aver ucciso il marito ed il
figlio i quali a loro volta avevano ucciso un altro suo figlio, nato da un
precedente matrimonio.
L'Aeropago giudicò fondati i motivi della donna ma non
potendola assolvere per legge, rinviò la causa a cento anni
dopo.
8
Dopo annosa inimicizia, Publio Scipione Africano e
Tiberio Gracco si riconciliarono spontaneamente trovandosi a partecipare ad un
banchetto pubblico in onore di Giove Ottimo Massimo ed il primo fidanzò la
figlia al secondo.
Anche Emilio Lepido e Fulvio Flacco, dopo essere stati a
lungo avversari, si riconciliaro quando entrambi furono eletti
censori.
*********************
9
Nel latino più antico, alcuni vocaboli avevano
significato ambiguo, fra questi "honos" (onore) poteva significare sia onore, sia
disonore.
*********************************
10
Gellio sostiene la correttezza dell'antico
vocabolo "aeditumus", custode del tempio, contro la forma a lui contemporanea
aedituus.
11
Il filosofo Peregrino sosteneva che l'uomo saggio si
astiene dal peccato per sua volontà e non per timore della punizione.
D'altro
canto non c'è modo di nascondere eternamente una
colpa.
12
Cicerone fu criticato per aver accettato in prestito
da Silla che era sotto processo il denaro per comperare una casa.
In un primo
momento negò ma quando la cosa fu dimostrata si tolse d'impaccio scherzando: un
padre di famiglia prudente - disse - nega di voler comperare qualcosa per tema
di aver concorrenti nell'acquisto..
13
Gellio, nominato
giudice straordinario con l'incarico di giudicare intra kalendas chiede a
Sulpicio Apollinare cosa si debba intendere con quell'espressione.
Il senso
comune era "entro il giorno delle calende", ma Apollinare precisa che a rigor di
logica significherebbe proprio "nel giorno delle calende" altrimenti si dovrebbe
dire citra kalendas o ante kalendas.
14
Sull'origine
dell'avverbio "saltem", almeno.
Due le ipotesi:
-- che derivi dall'espressione si
aliter non potest (se non si può altrimenti), o dalla parola salutem.
E' vera
la seconda.
15
Sull'uso frequente di alcune forme avverbiali
nelle Storie di Sisenna.
******************
LIBRO
TREDICESIMO
1
Prendendo spunto da un passo di
Cicerone, si discute se "fato" e "legge di natura" siano o non siano la stessa
cosa.
2
Il poeta Lucio Accio fece visita a Taranto a Pacuvio,
molto più anziano di lui, e gli lesse la sua tragedia "Atreo".
Pacuvio lodò i
versi di Accio ma notò che erano un poco "duri e aspri".
Accio confermò ma notò
che i talenti sono come i frutti, quelli che nascono già teneri e succulenti
presto marciscono.
3
Alcuni ritenevano che fra le parole "necessitudo" e "necessitas" ci fosse una lieve differenza.
Gellio non è d'accordo e
sostiene la sua opinione citando come al solito alcuni passi di autori più
antichi.
*****************************
4
Alessandro Magno si compiaceva di farsi chiamare
"figlio di Giove".
Quando usò l'appellativo per firmare una lettera alla madre
Olimpiade questa, con garbo ed ironia, rispose pregandolo di non far credere a
Giunone che lei fosse una rivale.
****************************
5
Ad Aristotele, ormai
anziano e malato, i discepoli chiesero di designare un successore nella
conduzione della scuola.
I candidati erano Teofrasto di Lesbo ed Eudemo di Rodi.
Aristotele, qualche giorno dopo, chiese di assaggiare un vino di Lesbo ed un
vino di Rodi ed affermò che, pur essendo entrambi ottimi vini, quello di Lesbo
gli sembrava migliore.
Così Teofrasto fu designato come suo
successore.
6
Gli antichi non usavano il termine barbarismus
per indicare i difetti del discorso.
Definivano rusticus un discorso
rozzo.
7
Erodoto sosteneva che la leonessa partorisce una sola
volta nella vita mettendo al mondo un solo cucciolo mentre Omero in alcuni passi
dimostra opinione contraria.
Gellio consulta Aristotele per dirimere la
questione ma, nel testo pervenutoci, mancano le sue
conclusioni.
8
Il poeta Afranio definiva la Sapienza figlia
dell'Esperienza e della Memoria.
Pacuvio condannava gli uomini ignavi e vili che
si atteggiavano a filosofi.
9
Sui nomi di alcune costellazioni
e su quanto ne scrisse Tullio Tirone, allievo e liberto di
Cicerone.
10
Labeone Antistio, insigne studioso di diritto,
era anche molto colto nelle arti liberali.
Nelle sue opere si trovavano numerose
informazioni sull'origine delle parole latine.
11
Note sul
buon gusto nei banchetti tratte da Varrone.
I convitati dovranno essere in
numero fra tre e nove.
Quattro le condizioni necessarie per una buona
riuscita del banchetto:
-- ospiti amabili
-- luogo ben scelto
-- momento opportuno
--
servizio adeguato.
Si deve inoltre ricordare che dolciumi e digestione "non
si fanno buona compagnia".
12
Riferendosi a scritti di Ateio
Capitone, Labeone Antistio e Varrone, Gellio sostiene che i tribuni della plebe
avevano il diritto di arrestare ma non quello di citare in giudizio.
Ciò
dipendeva dal fatto che in antico i tribuni furono istituiti non per giudicare o
svolgere inchieste ma per intervenire immediatamente nelle situazioni che lo
richiedessero.
13
Ancora Varrone precisava che un magistrato
che non aveva il potere di citare davanti al pretore, poteva essere citato da un
privato cittadino senza lesione della dignità della sua
magistratura.
14
Il pomerio era una striscia di terreno dietro
le mura che circondavano la città.
Era considerato sacro.
Il primo pomerio fu
tracciato da Romolo intorno al Palatino e successivamente fu più volte esteso ma
solo ai tempi di Claudio arrivò a comprendere l'Aventino che ne era stato
lasciato fuori (secondo Gellio) a causa dei presagi infausti ivi osservati da
Remo.
15 - 16
Citando l'augure Marco Messalla, Gellio espone
alcune norme relative agli auspici tratti dai magistrati ed alla convocazione
dei comizi.
17
Il significato preciso di "humanitas" era
"educazione ed iniziazione alle arti liberali" e non benevolenza verso gli
uomini come molti ritenevano.
18
Note sulla frase proverbiale
attribuita a Catone,
Fra bocca e focaccia vi è una distanza.
con la quale si
intendeva che fra intenzione ed azione sussiste una
differenza.
19
Su alcuni famosi versi di Eschilo e di Sofocle
ripresi da Euripide.
20
Sulla genealogia della famiglia
Porcia.
Marco Porcio Catone il Censore ebbe due figli: Marco Porcio Catone
Liciniano e Marco Porcio Catone Saloniano.
Il primo fu padre del Marco Porcio
Catone console nel 118 a.C., a sua volta padre di un altro Marco Porcio Catone.
Il secondo fu padre di Lucio Porcio Catone console nell'89 a.C. e del Marco
Porcio Catone tribuno della plebe nel 99 a.C.
Quest'ultimo fu padre di Marco
Porcio Catone Uticense suicida nel 46 a.C., il cui figlio Marco Porcio Catone
morì a Filippi nel 42 a.C.
21
Gli scrittori più raffinati
sceglievano le forme di alcune parole basandosi sulla musicalità del verso o
della frase (eufonia) più che sulle regole grammaticali.
Gellio lo dimostra con
numerose citazioni da Virgilio, Ennio e Cicerone.
22
Il retore
Tito Castricio, insegnante di Gellio, deprecava le usanze di quanti indossavano
la lacerna (un corto mantello con cappuccio) e dei sandali detti "scarpe
galliche" trovando questi indumenti
indecorosi.
23
Sull'etimologia di alcuni vocaboli usati nelle
preghiere romane.
In particolare è interessante il termine "nero", che nell'antica
lignua sabina stava per ardito, coraggioso e divenne nome personale nella
famiglia Claudia che era, appunto, di origine
sabina.
24
Citazioni da Catone a proposito della parsimonia e
della frugalità.
25
Il termine "praeda" indicava le prede di
guerra prese al nemico mentre manubiae indicava il denaro ricavato dalla vendita
delle prede stesse.
Il quesito se i due termini siano e non siano sinonimi è
occasione per una lunga dissertazione sull'uso della ripetizione nel linguaggio
retorico.
26
Osservazioni del grammatico Publio Nigidio
sull'uso degli accenti e su altre norme per scrivere
correttamente.
27
Analogie fra versi di Omero, Partennio e
Virgilio.
28
Secondo il filosofo Panezio, gli uomini saggi
devono sempre essere attenti e pronti ad affrontare disgrazie ed offese, come un
lottatore deve stare sempre in guardia contro gli attacchi
dell'avversario.
29
Quadrigario usò l'espressione cum multis
mortalibus per indicare l'indistinta moltitudine della folla.
L'espressione pare
a Gellio più efficace di cum multis hominibus.
30
Sui vari
significati della parola facies (volto, aspetto, corpo,
statura).
31
Citando le Satire di Varrone, si ricorda il detto
prandium caninum che indicava un pasto senza il vino (i cani non ne
bevono).
LIBRO QUATTORDICESIMO
1
La lunga e
dotta dissertazione del filosofo Favorino contro gli astrologi, ricca di
argomentazioni logiche, si conclude con l'esortazione a non ricorrere mai agli
oroscopi.
2
Da giovane, Gellio fu chiamato a svolgere il ruolo
di giudice nelle cause private.
Si trovò ad affrontare il caso di un uomo
notoriamente onesto che reclamava un suo credito verso una persona dalla pessima
fama ma non disponeva di documenti o di testimoni per dimostrare le proprie
ragioni.
Chiese consiglio a Favorino che gli espose un'affermazione di Catone.
Nel caso in cui due persone moralmente pari contendano fra loro, in mancanza di
prove si darà ragione a chi pretende, ma se la morale dell'uno sarà decisamente
più certa questa considerazione prevarrà nel giudizio.
3
Sulla
presunta rivalità fra Platone e Senofonte.
Gellio cita alcune dicerie in merito
ma conclude che in realtà si trattava di contese fra i sostenitori dei due
filosofi: la rivalità, infatti, non si addiceva ad uomini della loro
levatura.
4
La raffigurazione artistica della giustizia nelle
parole di Crisippo.
5
Disputa fra due grammatici sul vocativo
di Egregius.
6
Gellio racconta di una raccolta di notizie
presentatagli da un amico che conteneva grande quantità di informazioni bizzarre
e sostanzialmente inutili.
7
Quando fu eletto per la prima
volta console, Pompeo consultò Varrone sul protocollo relativo alla convocazione
del Senato.
Varrone preparò un commentario sull'argomento che andò perduto e
Gellio ne recupera alcuni brani dalla corrispondenza di
Varrone.
8
Anche il prefetto per le feste latine aveva il
diritto di convocare il Senato, pur non essendo senatore.
Tuttavia alcuni autori
non concordavano su questa norma.
LIBRO
QUINDICESIMO
1
Secondo gli "Annali" di Quinto Quadrigario,
il legno imbevuto di allume non brucia.
Quando Silla attaccò il Pireo non riuscì
ad incendiare una torre di legno che Archelao, prefetto del re Mitridate, aveva
protetto proprio con questo accorgimento.
2
Nella sua opera "Le
Leggi", Platone afferma che un moderato consumo di vino durante i banchetti sia
utile per rinfrancare lo spirito, far emergere eventuali intenzioni malevole dei
commensali ed anche perché non può dirsi morigerato chi non ha mai avuto
esperienza del bere.
La passione per il vino e la vergognosa ubrichezza che
può derivarne vanno quindi combattute con cognizione di
causa.
3
Note da Cicerone e da Nigidio sull'origine di alcuni
verbi composti.
4
Si narrava che Ventidio Basso, generale di
Marcantonio e trionfatore sui Parti, era di origini umilissime.
Nato in un
oscuro villaggio del Piceno venne fatto prigioniero insieme a sua madre quando
era ancora bambino da Pompeo Strabone, padre di Pompeo Magno.
Da adolescente
fu addetto alla cura dei muli in dotazione ai magistrati finché non venne notato
da Giulio Cesare che lo arruolò nel suo esercito in partenza per la Gallia.
Durante quella guerra e la successiva guerra civile ottenne il crescente favore
di Cesare che lo portò ad un'insperata carriera.
Dopo aver ricoperto numerose
cariche fu a capo delle Province Orientali sotto Marcantonio e quando i Parti
invasero la Siria li sconfisse in tre battaglie ottenendo il
trionfo.
5
Sul corretto uso del verbo profligo (condurre a
termine).
6
Un errore di Cicerone nel libro Sulla Gloria.
Citando l'Iliade attribuiva ad Aiace parole pronunciate da
Ettore.
7
Si riteneva che il sessantatreesimo anno di vita
(detto anche climaterico) fosse spesso caratterizzato da malattie, disgrazie o
dalla morte.
Gellio cita una lettera nella quale l'imperatore Augusto si
compiace di averlo superato.
8
Citazioni da un'orazione di
Favorino contro i banchetti esageratamente lussuosi e contro lo
sperpero.
9
Il poeta Cecilio Stazio considerava la parola
frons (fronte) di genere maschile e per analogia con tutte le parole terminanti
con le stesse ultime tre lettere.
10
Racconta Plutarco
(Dell'Anima) che un tempo tutte le giovani donne di Mileto furono prese da
inspiegabile mania suicida.
Per arginare il fenomeno si decretò che le suicide
venissero sepolte nude, facendo così leva sul pudore delle
ragazze.
11
Consoli Caio Fannio Strabone e Marco Valerio
Messalla (161 a.C.), fu emanato un decreto di espulsione dei filosofi da Roma,
pochi anni dopo un decreto limitava l'insegnamento della
retorica.
12
Caio Gracco ricordava in una sua orazione la
pudicizia e la parsimonia osservate durante i due anni (127-126 a.C.) in cui era
stato questore in Sardegna.
13
Si dicevano "verbi comuni" quei
verbi che potevano essere usati in forma attiva e passiva (es. Vereor te = ti
rispetto, Vereor abs te = sono rispettato da te).
14 - 15
Di
particolari costruzioni sintattiche con relative
citazioni.
16
Il famoso atleta Milone di Crotone (VI secolo
a.C.) morì in modo molto singolare.
Già avanti negli anni ed abbandonata
l'attività agonistica, volle provare a spaccare con le mani una quercia che
presentava una fenditura nel tronco.
Le sue mani rimasero imprigionate e
l'atleta venne sbranato dalle belve della
foresta.
17
L'ateniese Alcibiade rifiutò di studiare il flauto
per la deformazione del viso nell'atto di soffiare.
Da allora, in Atene, venne
abbandonato l'insegnamento del flauto.
18
La battaglia della
piana di Farsaglia, nella quale Cesare sconfisse Pompeo, fu predetta il giorno
precedente da un sacerdote di Padova.
19
Una massima di
Varrone incitava a dedicarsi alla filosofia.
20
Si diceva che
Euripide fosse di modestissime origini, poichè alla sua nasciata l'oracolo aveva
predetto che sarebbe stato "vincitore nelle gare" il padre volle dargli una
preparazione atletica ma egli abbandonò presto l'agonismo per dedicarsi agli
studi di filosofia, fu allievo di Anassagora, di Prodico e di Socrate.
A
diciotto anni iniziò a scrivere per il teatro.
Si diceva fosse misogino, a causa
di matrimoni infelici, su questa caratteristica ironizzava Aristofane.
Morì in
Macedonia, aggredito dai cani di un rivale.
I Macedoni onorarono grandemente la
sua memoria e non vollero mai riconsegnare le sue spoglie agli
Ateniesi.
21
Nella tradizione poetica i figli di Giove erano
saggi e forti (Eaco, Minosse, Sarpedonte) mentre quelli di Nettuno erano spesso
crudeli, come i Ciclopi, Cercione, Scirone e i
Lestrigoni.
22
Sertorio era molto abile nel mantenere la
disciplina delle truppe usando ogni genere di astuzia.
Ad esempio fece credere
ai soldati che una bellissima cerva di sua proprietà fosse dono degli dei e che,
per il tramite dell'animale, egli ricevesse consigli dalla dea
Artemide.
23
Tre dei più famosi storici, Ellanico, Erodoto e
Tucidide, furono contemporanei e quasi coetanei.
24
Nel
giudizio critico di Volcacio Sedigito, il miglior poeta comico fu Cecilio Stazio,
seguito da Plauto, da Nevio ed altri.
25
Sui neologismi
presenti nei Mimiambi di Gneo Mazio.
26
Definizione
aristotelica di sillogismo tradotta da Gellio.
Il sillogismo è un ragionamento
nel quale, certune cose essendo ammesse ed accettate, una cosa diversa da quelle
che sono state ammesse deriva naturalmente dalle
ammesse.
27
Si dicevano Comitia Calate (assemblee convocate)
le riunioni tenute in presenza dei pontefici per instaurare il "re dei
sacrifici" o i flamini.
28
Secondo Cornelio Nepote, Cicerone
difese Sesto Roscio quando aveva ventitre anni ma secondo Gellio ne aveva
ventisette.
La correzione di Gellio è generalmente accettata dai
moderni.
29
Neologismi negli annali di Lucio
Pisone.
30
La parola Petorritum (carrozza) era di origine
gallica e non greca come alcuni sostenevano.
31
Mentre
assediava Rodi, Demetrio I Poliorcete, generale macedone, si riprometteva di
distruggere un edificio ove si custodiva un dipinto di Protogene.
Ambasciatori
rodiensi gliene chiesero la ragione.
Se vincerai potrai avere il quadro, se
sarai sconfitto ti sarà vergogna esserti accanito contro Protogene già morto.
Udito ciò, Demetrio tolse l'assedio risparmiando il quadro e la
città.
LIBRO SEDICESIMO
1
Un pensiero del
filosofo Musonio ed un passo di Catone esprimevano lo stesso concetto.
Quando si
fa qualcosa di buono con fatica la fatica se ne va e il bene fatto rimane, così
come quando si compie qualcosa di vergognoso con piacere il piacere finisce
rapidamente e rimane la vergogna.
2
Un tranello della
dialettica, le domande capziose.
Ad esempio:
"Hai o non hai ciò che non hai
perduto?"
A chi risponde "si" si potrà dire che ha le corna (perché non le ha
perdute) a chi risponde "no" si potrà dire che non ha gli occhi (per lo stesso
motivo).
cfr. Grice, "Have you stopped beating your wife?" -- an elucidation of Strawson's idea of 'presupposition'.
3
Si riteneva che comprimere lo stomaco fasciandolo
molto strettamente aiutasse a sopportare il digiuno.
Citazioni in merito dal
filosofo Erasistrato.
4
La formula di dichiarazione di guerra
dei Feziali e di giuramento delle reclute.
Norme sul reclutamento e sugli
esoneri.
5
La parola vestibolo, comunemente usata per
atrio, indicava in effetti uno spazio esterno, antistante la porta, dove
sostavano i visitatori prima di essere ammessi in
casa.
6
Disputa sul significato della parola bidentes detta
delle vittime sacrificali.
Per alcuni la parola derivava da biennes ed indicava
vittime di due anni di età, per altri significava che gli animali dovevano avere
due denti sporgenti.
7
Sui neologismi di
Laberio.
8
I greci definivano l'assioma un'assoluta e per se
evidente proposizione.
Varrone (che lo chiamava proloquium) lo definiva un
pernsiero "al quale nulla manca", cioè espressione completa e
perfetta.
9
L'espressione susque deque ferre significava
essere indifferenti.
Citazioni in merito da alcuni autori
antichi.
10
Nelle Leggi delle Dodici Tavole venivano definiti
"proletari" i membri della plebe con i redditi più bassi che non potevano essere
chiamati alle armi se non in situazioni di estremo pericolo.
La prima
coscrizione di proletari fu operata da Caio Mario che li fece armare a spese
dello stato.
11
I Marsi, nel mito discendenti da Circe, erano
abili nel domare i serpenti e nel preparare pozioni miracolose.
Un antico popolo
africano, gli Psylli, curava le stesse arti.
Erodoto racconta che si ribellarono
al vento Austro, responsabile della siccità del loro paese e che furono dal
vento distrutti o dispersi.
12
Su alcuni vocaboli che Cloazio
Vero riteneva derviare dal greco e sulla correttezza di questa
opinione.
13
I diritti degli abitanti dei Municipia erano
superiori a quelli degli abitanti delle colonie.
I primi erano cittadini romani
ma potevano avere leggi proprie mentre le colonie non godevano di tanta
autonomia.
14
Sottili distinzioni di Varrone e di Verrio
Flacco sul significato di alcuni vocaboli.
15
Secondo
Teofrasto le pernici della Paflagonia hanno due cuori, per Teopompo in Biseltia
le lepri hanno due fegati.
16
Il nome Agrippa veniva dato in
genere ai nati da parti difficili e pericolosi, in particolare quando il feto
presentava i piedi rivolti verso il basso.
17
Il nome del
Vaticano derivava dai "vaticini" che venivano espressi per ispirazione divina in
quel luogo.
Qui, si diceva, un plebeo aveva udito una voce che avvertiva
dell'imminente invasione dei Galli.
18
L'ottica era
considerata la parte della geometria riguardante gli occhi e la vista, in grado
di spiegare le illusioni ottiche.
L'armonia (kanonikè) misurava l'ampiezza e
l'elevazione dei suoni.
Parte dell'armonia era la metrica che si occupava
della combinazione delle sillabe e della misura dei
versi.
19
La storia di Arione di Metimna come la raccontava
Erodoto.
Musico famoso visse a lungo a Corinto dove fu amico ed ospite del re
Periandro.
Quando decise di lasciare Corinto era diventato molto ricco.
I
marinai della nave con la quale viaggiava decisero di ucciderlo per impadronirsi
del suo denaro.
Il musico chiese di poter cantare un'ultima volta.
Quando si
gettò in mare, Arione venne salvato da un delfino richiamato dal suo canto che lo
riportò indenne a terra.
Arione tornò da Periandro il quale, accertata la
veridicità del suo racconto, smascherò e punì i marinai.
LIBRO
DICIASSETTESIMO
1
Asinio Gallo e Largio Licinio, autore
del trattato "Ciceromastix", avevano criticato lo stile di Cicerone.
Gellio
confuta duramente le loro affermazioni.
2
Leggendo gli "Annali"
di Quinto Quadrigario, Gellio annota vocaboli ed espressioni che considera
particolarmente eleganti.
3
I greci antichi non usavano lo
"sparto" per fabbricare cordami, l'uso fu importato dalla Spagna (ginestra
spagnola) molto più tardi della guerra di Troia.
4
I risultati
dei concorsi teatrali in Grecia dipendevano spesso da intrighi e favori.
Così
Menandro vinse con le sue commedie solo otto volte ed Euripide, nella tragedia,
ottenne soltanto cinque vittorie.
5
Nel dialogo "Dell'amicizia",
Cicerone sosteneva che l'amicizia non deve essere coltivata nella speranza di
trarne profitto ma deve essere ricercata per la virtù e l'onestà che
rappresenta.
6
Una legge ricordata in un'opera di Catone
prevedeva che una moglie ricca al momento del matrimonio riservasse per se una
parte dei suoi averi "prestandoli" al marito ma senza perderne la proprietà.
In
caso di discordia la moglie poteva chiedere al marito la restituzione di questa
parte della sua dote.
7
Dissertazione sull'interpretazione
dell'antica legge che prevedeva:
Quod subruptum erit, eius rei aeterna
auctoritas esto.
Una cosa sia stata rubata, la possibilità di rivendicarne il
possesso sarà eterna.
8
Durante una cena a casa del filosofo
Tauro si discute della ragione per cui alcuni liquidi possano congelare più
rapidamente di altri.
9
Metodi di scrittura segreta per
evitare che messaggi riservati finissere sotto occhi indiscreti.
Giulio Cesare
usava un cifrario di sua invenzione, i Lacedemoni usavano scrivere su una
striscia lunga e sottile arrotolata lunggo una bacchetta.
Per decifrare il
messaggio occorreva arrotolare la striscia su una bacchetta identica a quella
usata dal mittente.
Un persiano ai tempi di Dario aveva escogitato l'espediente
di tatuare il messaggio sul capo rasato di uno schiavo ed attendere che i
capelli ricrescessero prima di mandare lo schiavo dal
destinatario.
10
Il filosofo Favorino confronta due poetiche
descrizioni delle eruzioni dell'Etna, la prima di Pindaro e la seconda di
Virgilio.
Dichiara di preferire i versi di Pindaro ma avverte che quelli di
Virgilio erano solo abbozzati e che il poeta non ebbe modo di perfezionarli come
era solito fare.
11
Secondo Platone, che dipendeva da
Ippocrate, le bevande confluiscono nei polmoni per inumidirli.
Il medico greco
Erasistrato confutò questa opinione e spiegò la funzione
dell'epiglottide.
12
Favorino si divertiva a scrivere sei
"soggetti ignobili" con osservazioni divertenti.
Ad esempio notava con Platone
che chi guarisce dalla febbre quartana gode poi di salute sicura e
costante.
13
La particella "quin" poteva avere diversi
significati.
Gellio ne parla fornendo numerosi
esempi.
14
Aforismi tratti dai Mimi di
Publilio.
15
Si usava l'elleboro bianco per purificare lo
stomaco (tramite il vomito) e l'elleboro nero per purificare l'intestino.
Essendo molto potente il farmaco poteva essere
pericoloso.
16
Mitridate, re del Ponto, era esperto nell'arte di
preparare antidoti contro ogni veleno per preservarsi da eventuali attentati.
Quando decise di uccidersi, essendo ormai immune al veleno, si trafisse con la
propria spada.
17
Quinto Ennio diceva di avere tre cuori
perché parlava correttamente il greco, l'osco e il latino.
Si diceva inoltre che
il re del Ponto Mitridate conoscesse alla perfezione le ventidue lingue parlate
dai suoi sudditi.
18
Varrone riferisce che Sallustio, colto in
flagrante adulterio, venne staffilato e condannato al pagamento di una forte
multa.
19
Il filosofo Epitteto condannava quanti si dedicavano
allo studio della filosofia pur essendo corrotti e dediti a comportamenti
deprecabili.
Indicava inoltre nell'intolleranza e nell'incontinenza i vizi
più gravi e disgustosi.
20
Gellio traduce in latino un brano
del "Simposio" di Platone ove è detto:
Ogni fatto in se stesso non è bello né
brutto.
Non ogni amore è degno di celebrazione e di lode.
Soltanto
quell'amore che ci da impulso a ben amare.
21
Attingendo a varie
fonti, Gellio annota le epoche in cui vissero i più illustri personaggi greci e
romani.
Omero ed Esiodo furono contemporanei, per alcuni Omero visse in epoca
precedente, comunque prima della fondazione di Roma, quando ad Alba regnavano i
Silvi.
Solone fu contemporaneo di Tarquinio Prisco e quando a Roma Servio
Tullio salì al trono, Solone aveva già lasciato Atene.
Pitagora di Samo
venne in Italia durante il regno di Tarquinio il Superbo, in quel periodo ad
Atene fu ucciso Ipparco.
Il poeta Archiloco visse ai tempi di Tullo Ostilio.
Duecentosessanta anni dopo la fondazione di Roma Milziade sconfisse i Persiani a
Maratona.
In quel tempo Eschilo fioriva ad Atene e Coriolano, passato ai Volsci,
combatteva contro il popolo romano.
Pochi anni dopo Serse fu sconfitto da
Temistocle a Salamina.
Quattro anni più tardi i Fabi furono trucidati presso il
fiume Cremera.
Seguì di poco a Roma l'istituzione dei decemviri per la redazione
delle leggi mentre ad Agrigento fioriva Empedocle.
Trecentoventitre anni dopo
la fondazione di Roma iniziò la guerra del Peloponneso.
I Romani combattevano
contro Equi e Fidenati.
In Grecia divenivano famosi Sofocle, Euripide,
Ippocrate, Democrito e Socrate.
Quando a Socrate fu imposto di bere la cicuta
a Roma era dittatore Furio Camillo che conquistò Veio e più tardi liberò Roma
dai Galli.
I Lacedemoni furono sconfitti presso Corinto dagli Ateniesi di
Formione, a Roma Marco Manlio fu condannato a morte perché sospettato di
aspirare alla tirannia.
Sette anni dopo l'invasione dei Galli a Roma, in Grecia
nasceva Aristotele.
La battaglia di Leuttra nella quale i Tebani sconfissero
i Lacedemoni, si svolse poco prima che a Roma la legge di Licinio Stolone
aprisse ai plebei l'accesso al consolato.
A quattrocento anni dalla
fondazione di Roma divenne re di Macedonia Filippo e nacque Alessandro.
Successivamente Filippo fu ucciso in una congiura ed Alessandro, preso il
potere, si dedicò alla conquista dell'Oriente.
Alessandro morì dopo undici
anni di regno. In quel periodo scoppiò la guerra fra Romani e Sanniti.
Verso
il quattrocentosettantesimo anno dalla fondazione di Roma iniziò la guerra di
Pirro, vent'anni più tardi quella contro i Cartaginesi.
Ancora vent'anni più
tardi si tennero a Roma le prime rappresentazioni teatrali con Livio Andronico.
Nacque Quinto Ennio che completò i suoi Annali all'età di sessantasette
anni.
Nell'anno 519 dalla fondazione di Roma (235 a.C.) si verificò a il
primo divorzio, quello di Spurio Carvilio e nello stesso anno Gneo Nevio
presentò un lavoro teatrale (questo passo di Gellio suscita molti problemi
cronologici ed ampio dibattito fra gli studiosi moderni).
Circa quindici anni
dopo iniziò la prima guerra punica. Catone divenne famoso come oratore e Plauto
come commediografo.
I filosofi greci Carneade, Diogene e Critolao vennero a
Roma per trattare affari pubblici. Non molto tempo dopo vissero e lavorarono
Quinto Ennio, Cecilio Stazio, Terenzio, Lucilio.
LIBRO
DICIOTTESIMO
1
La discussione fra due filosofi, uno stoico
ed uno peripatetico, sulla questione se la virtù possa bastare a garantire la
felicità (sostenuta dallo stoico e negata dal peripatetico), arbitro
Favorino.
2
Gellio ricorda piacevolmente le riunioni dei
Romani residenti in Grecia per motivi di studio in occasione dei Saturnali.
Durante una cena tradizionalmente frugale, venivano proposti ai convitati enigmi
e sottili sofismi, in palio dei semplici premi simbolici.
3
Da
un'orazione di Eschine è tratto il racconto di un episodio avvenuto a Sparta.
Si
doveva deliberara sulla proposta di un uomo di grande eloquenza ma di pessimi
comportamenti.
Un anziano volle che la proposta fosse ripetuta da un altro
cittadino, mediocre oratore ma di specchiata onestà, prima che l'assemblea la
approvasse.
4
Si discute sul diverso significato delle parole
"stolido" e "vano" usate in un brano di Sallustio.
Stolido, oltre che stolto,
significa fastidioso ed inopportuno mentre vano, oltre che insensato, significa
mendace ed infido.
5
Dissertazione su un passo di Ennio e sul
corretto uso di "eques" per "cavaliere" e per "cavallo".
6
Secondo
il grammatico Elio Melisso, il termine "matrona" indicava la donna che avesse
avuto un solo figlio, mentre "mater familias" indicava la madre di più figli.
Gellio confuta questa opinione definendola priva di
fondamento.
7
Sull'ambiguità di alcune parole.
Contio indicava
sia la tribuna dell'oratore, sia la sua orazione, sia il pubblico riunito ad
ascoltare.
8
Lucilio, nelle sue Satire, derideva chi usava
preziosismi stilistici nello scrivere o
nell'eloquenza.
9
Sulla corretta lettura di alcune antiche
espressioni latine.
10
Una febbre improvvisa interrompe un
viaggio di Gellio ma gli fornisce l'occasione per approfondire nozioni di
medicina, in particolare la differenza fra vene ed
arterie.
11
Gellio difende dalla critica le parole coniate
dall'antico poeta Furio Anziate.
12
Sull'usanza di antichi
scrittori di usare forme passive di verbi mutandole in
attive.
13
Sui sofismi.
Gellio racconta come ad Atene durante
i Saturnali ci si divertisse con gare dialettiche basate sui
sofismi.
14
I Greci chiamavano Hemiolios il numero che ne
racchiude un altro una volta e mezzo (es. 15 e 10, 30 e 20) e Epitritos quello
che ne comprende un altro più un terzo (es. 4 e 3, 12 e
9).
15
Regole metriche per i versi esametri enunciate da
Varrone.
LIBRO DICIANNOVESIMO
1
Durante un
viaggio in mare Gellio incontra una spaventosa tempesta.
L'episodio è occasione
per esaminare che cosa sia lo spavento e, citando vari filosofi, affermare che
il pallore e gli altri sintomi evidenti della paura sono reazioni naturali ma il
saggio, pur vivendole come tutti, non darà loro alcuna
importanza.
2
Aristotele notava che fra i cinque sensi solo il
gusto ed il tatto procurano piacere agli animali quanto agli uomini.
Di
conseguenza gli incontinenti, che abusano dei piaceri della gola e del sesso,
sono paragonabili alle bestie.
3
Secondo il filosofo Favorino
una lode pronunciata freddamente e senza convinzione è più disonorevole di
un'accusa veemente.
4
Secondo Aristotele, un grande spavento
può indurre la diarrea perché il terrore raffredda il
sangue.
5
Secondo Aristotele, bere acqua ottenuta sciogliendo
la neve è nocivo per la salute.
6
Ancora Aristotele spiegava
che la vergogna fa arrossire perché fa affluire in superficie una maggiore
quantità di sangue mentre il timore provoca pallore perché il sangue si
concentra nel cuore.
7
Sui vocaboli composti creati dal poeta
arcaico Levio.
8
Cornelio Frontone discute sulla regola per
cui la parola harena (sabbia) non ammetterebbe plurale in quanto, anche al
singolare, rappresenta la moltitudine di innumerevoli
granelli.
9
Il retore Antonio Giuliano partecipando ad un
banchetto nel quale si leggevano poesie in greco, difende la purezza e la
dolcezza dei versi latini sostenendo la sua posizione con numerose
citazioni.
10
Frontone discute con un grammatico se
l'espressione Praeter Propter sia corretta ed elegante.
Interessante il
pretesto.
L'espressione viene pronunciata mentre Frontone sta discutendo con
degli architetti il preventivo per la costruzione di un nuovo bagno nella sua
casa.
11
Su alcuni versi licenziosi di anonimo autore greco,
da alcuni attribuiti a Platone.
12
Erode Attico
confutava gli stoici che ricercavano l'"apatia".
Li paragonava ad un uomo
ignorante di agricoltura che nell'intento di "tenere pulito il campo" aveva
potato le sue piante fino a distruggerle.
Così chi cerca di eliminare le
emozioni, il piacere ed il dolore rischia di "amputare tutti i più vigorosi moti
dell'animo invecchiando nel torpore di una vita inerte e
snervata."
13
La parola nanus (nano) era di origine greca.
Dissertazione in merito.
14
Sofisticate annotazioni tratte
dalle opere di grammatica di Publio Nigidio.
LIBRO
VENTESIMO
1
Il giurista Sesto Cecilio ed il filosofo
Favorino discutono sulla Legge delle Dodici Tavole.
Per Favorino alcune pene
previste da quella legge erano troppo blande, altre eccessive.
In particolare il
filosofo trova atroce la pena di morte per squartamento prevista per i debitori
insolventi.
Il giurista, dopo aver premesso che nel valutare quelle leggi si
deve tener conto dei cambiamenti sociali e culturali (le Dodici Tavole erano
state redatte seicento anni prima) risponde punto per punto alle obiezioni di
Favorino.
Quanto allo squartamento dei debitori precisa che la pena, in
realtà, non fu mai eseguita e che la sua durezza serviva non na punire il
crimine ma a prevenirlo.
Mancare alla parola data era infatti considerato atto
gravissimo nella mentalità romana.
2
Sticines era un termine
raro con il quale si indicavano coloro che suonavano una specie di flauto ai
funerali.
3
Sicinnium era un antico genere di canto
accompagnato dalla danza.
4
La compagnia degli attori era
considerata vergognosa.
Anche ad Aristotele si attribuiva un giudizio molto
negativo nei confronti degli attori.
5
Aristotele distingueva
le sue opere e le sue lezioni fra argomenti esoterici ed argomenti acrotaici.
Lo
studio esoterico comprendeva la retorica e la politica.
Le discipline acrotaiche
comprendevano l'osservazione della natura e le discussioni dialettiche.
Quando
Aristotele decise di pubblicare le sue opere acrotaiche Alessandro Magno, che
era stato suo allievo, lo rimproverò per aver divulgato un sapere del quale egli
avrebbe voluto serbare esclusiva conoscenza.
Aristotele rispose che i libri
erano stati pubblicati e non lo erano stati perché solo coloro che avevano
seguito le sue lezioni avrebbero potuto comprenderli.
6
Si
discute sul corretto uso delle forme Vestri e
Vestrum.
7
Gellio ha notato come il numero dei figli di Niobe
vari da autore in autore.
8
Si credeva che le fasi della luna
influenzassero la crescita delle ostriche, dei ricci di mare ed anche di molte
piante.
9
Citazioni dai Mimiambi di Gneo
Mazio.
10
L'esprezzione ex iure manum consertum si usava in
caso di rivendicazioni avanzate al cospetto del pretore e faceva parte del
rituale giuridico già dalle Dodici Tavole.
Con il crescere di Roma e del suo
dominio l'uso di imporre la mano dei contendenti sui campi o sui beni contesi
decadde e fu sostituito da quello di toccare con una bacchetta un frammento del
bene (p.es. una zolla di terra) portato in tribunale.
Questo rituale
semplificato era detto vindicatio.
11
Publio Lavinio era
autore di un libro intitolato "Sulle parole volgari".
Gellio ne trae alcune
citazioni quindi la sua opera si interrompe per una lacuna.
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