L'Erismena di Cavalli
Speranza
L'ERISMENA: DRAMA PER MUSICA DI AURELIO AURELI,
Fauola Seconda .
Z>£D70 A T At
Airilluftriflìtna Signora
ANNA MARIA
BALBI DVRAZZA.
IN Genova;
Per Benedetto Celle , \666.
v/cino Piazza Cicala .
Con licenza de' Superiori.
LfBRARir
fZLVSTKlSSlMA
: SIGNORA.
Sce di nuouo alla luce
del mondo l'adolora-
ta Erifmcna, non già
-i u o.r per più cercare il fiio
Mràfpe, che pur troppo lo Ipe-
rìrtventò sleale,e fconofccnte,ma
perticourarfi dall' ingiurie della
Fortuna lotto la protezione di
qualche GcntiliflE reia Dama-jChe
pe¥Ó tjraiporcatafi in quefta No-
bìlifllsna Città di Gènoua, ( che
fenza taccia dVàduk?:ione può
diiarriarfi vero nido di gentilez-
za) fra il numero yi- t^nte va-
A z ghcz-
ghiflìme Dame s'hà elletta V. S.
Illu ftrifi.in Protettrice,rapita la
quelle prerogatiiie non men tii
Natalijche di coftumijle quali in
lei garrcgiaiao di precedenza .
S'aggionge in oltre à sì fare qua-
lilà, che niente lafciano di dcfì-
derabile in vna fua pari, l'ellerfi
V.S.IlIuft. vnita con nodomarl-
tale alMIL^^o Sig. Eugenio Dìi-
razzo,Caualiere d'ogni compita
VittùjNobilcà, e Prùdenza .En-
trando in tanto Erifinena anche
à parte nelle congratulazioni de
ftioi poc'anzi celebrati Imenei ;j
non ilimandofi à decoro comesi
Dama il venir fòla mi comanda
d'accompagnarla alla prefènza
di V.S Ill.ma per inchinarlele con
riuercn te dedicazione, confidar;
dofi '
lofi qiiefta abandonata Princi-
jeffa, ritrouare fortunato acco-
glimento fotto l'ale de' fuoi Pa-
rocinij non punto difuguale da
uello , che è auuezza à pruoua-
e nel fèno delle pietofe Ercìnic.
Lt io in tanto facendole con efTo
:i humilifs.'na riuerenza,mi di-
hIaro,che non bramo altra gio-
ia, che viuere
Diy.S.JJIuftria
flumil'tfs, » à" ohhligatift. Sera.
Pietro Manui .
A i ARj
A K G O M E N T oi
D4 gli amari fecreti d Eriman^^
Principe di M edh^ di Ariminda j
forella d Artàmne Rè dell' krmcmafk^^
g^m^mta Brip^f^^ ^ Correua l^ vltitmt
ìmfe àc hgrmidanz'^ d]hrmif7^a^qu^n^^^
do ÈrimanU per la morte ìm^rpu^/kl^
dei Rè fuo Padre chiamata dajudditi M
Trmorfùcohfiretta à partir fi ver fa t e pen fiero Fat-^
tp vecchio s innamorò di Stella non cono^
(biuta Principejfa dilberiaìcbeda hka*
(ìa vecchia fua nutrice era accortamente
nominata hldtmìra % ambe fatte fchiaue
d(t certi Cor/ari di Mediay ^ portate in
dono à È rimante .
i Morì in tanto E r cintai eh' educaua
iprifmen^ > lafciando lagìouane adulta^
finz4 alcuna notitia dé fuoi genitori
^ejìa vn giorno saccefe d'idrajpe Pren»
cipe d'IberOì che in quel tempo leauuen^
ture deWh rmenia andana cercando .
Acortofiil Premipede le fiameamo^
rofed' E ri/mena con promejfa d' e£hrli
fpofo ottenne da lei quanto dcftderaiia;
\Inai à poco limolato daWincoJìanza del
fuo f genio ì abbandonò d' improuifovna
notte l amante i e fi portò verfo la mediai
per vedere le decantate bellezze di Aldi-
mira fua non conofciuta Sorella^ Gold
giunto à penay e vedutala^ tratto dall in*^
cògnita fimpatia delfangueffà violenta»
io ad amarla > onde per celar fi à l'antica
pimifià^che tra la Meda} e la Corona^
Ibera pajauaper prefefe ragioni di Stato»
fi pofefottofinto nom e d'Erineoiper Re^
gio coppiere à ferulrein quella Corte Eri'^
mante. A4 In
8
In quel T emfo èrtamene refo ambi^
tiofo da molte vittorie ottenute nell'Afta^
fiabilì di voler figgettare alfuo Trono la
Media, Indià poco /correndo con Efer-^
cito nuffjerofo p per fin fiotto le Mura di
Tbauris 1 dou^ all' bora imperaua Eri"
man te cominciò ad injeflare le Mede cam^
pagne. *^
Accortafi in tanto Erìfimena della fu*
ga £ldrafi^e e debellate le fiquadre nemiche
ve c fio in guerra Art amene ^ vittoriofi
rimafif^.
Dalavittorìa ottenuta da Erimanti
contro l Efiercito Armeno principiano h
attponi del Drama i ^ I
9
INTEKLOCVTOKL
Venere i )
Vulcano ) Prologo*
Doi Ciclopia
Erifmena ignota figlia d^Eiimante in ha^
bico di Caualfero •
Idrafpe Prencipc Ibero finto Erineo cop-
pierdVErimante.
Clcrio Moro fao confidente •
Aldimira ignota forella d'idrafpc in ha*
bitodi fchiaua.
Alceftc Vecchia fua Nutrice l
Orimcno Prencipe di Coko •
Argippo fuo feruo •
Flerida Dama del Serraglio l
Erimante Rè de Medi *
Diarte fuo Capitana*
Oriftc Generale deli* Armi de'Medi .
Choro de foldati d* Erimante.
Choro de foldati d'Orimeno •
Choro de foldati di Orefte.
Choro de Eunuchi dVAldimifa.'
La Scena è in TbaurtsiStdia antica
de' Medi .
A 5 SCE^
S C E N E
Nel Prologo.
Bofcò con la fucina di p^ulcano
Nell'Atto Primo.
Campo de*Medi .
Cortile delitio fo del Serraglio*
Serraglio.
Nell'Atto Secondo \
Stan:Ze di Erimante .
Cortile dei Palagio Escale l
Neil* Atto Terzo, -
Qiardino I{ egio .
Cortile de le Prigioni l
■R^"/^/^ d' Erimante.
-~ ' PRO-
PRO L O G O.
Bofco con la FucìnadiVukano i
Venerei Vulcano I Doi Ciclopi .
yuL B^^!SÉ^ Ompagni accendete
^ L'ardente fucine
Qonjiere ruine
^Warmi atfendette ^
Si batta •
Dt Marte gl ardigli
Ciafimadiv9Ì
Con colpi ben j^eH
Aguzzi aJfottigU %
A forzit dejìati
Le bragi accendete
Coi^pagmbattet&^
Siba^te
f^en. Fern^aVulcano dbeferm^
Vincomindataimprefa
^,s§lt^rche del mio figlio
Il tempo hi rep^
,\. inutile al Jèrir faetta alata
Fa} cbe prenda ben pre fio
A (5 Da
pà la fua indufira mano
ìJ antica forma e più non voli in vanoi
Vuk Cbevuoiìchepretendh
Per il tuo figlio amore 1
Di lapiufaf e d'error f7umejallace i i
Non bajìa con ìa fua face ' ^ ' |
Arder per gioco il mondo *
Cbe teritando e^ni via
Per poter tormentar l'alme fatali
'Ballai fucina mia cerchigli firalil
Ven. Sappi che vuò ferire
Von queflo alato dardo
Valma d idrafpe, onde con fuo dolori
l>*Erifmen a ritorni al primo amore ^
Vul Dunque dall armi in VQce
V enere tùvuoi%
Cb'hor ritorni pungenti i dardi fuoì
Ven. Ufcà te piace . i
f^uh A me tù lo porgi %
Compagni s'accenda
Il Dardo damar e
S'aguzzi 9 e fijienda
Compagni s'accenda »
Fermate^ ò li fermate •
Beco del Dio de Gnido t
O betl.t Dea Ciprigna i dardi acutu
Vanne , che daW Inferno ancor fom
Vcn. Dal dardo d'amon, * (temuti
Hor figga chi puè
Non
NotJ gioua dijfefa!^
N on vakcGfìteft
Se in mezzo del core
S^uel Dio vipidgd
» i . Se l' alma V impiaga
Se ti feno v'aprì
Son dolce ferite
%on piaghe gradite
Se fana la piaga
La man che s aprì
Ciclopi •
Se aW hrcìer% che vago Ignudò
Jljoco diBronte
l dardi temprò
Per reggere aWonte
Vsbergo ne feudo f
Trouar non fi pud •
Fine del Prologoj
ATTO
ii
ATTO P R IiMÒ.
SCENA PRIMA.
(Jarripo de* Medi con veduta dell'Eferci^
- to Armeno disfatto .
nnu Erìmmte) Diarte* ^
. ^Jce dalfuo J^adìgUot^ fa^n andò con la fpadi0
alla mano \
Ermati traditore,
Gaualiero villano;
Con facrilega mano
Così cogli al mio crine
Le Corone acquiftate ?
Così date vfurpate
Sono leglprie mie ? per quefta deftra
. Hor i terra cadrai guerriero indegno
Vitima del mioferrore del mio fdegno
Di. Signor Signori che fai ?
Mira del Sol nafcencc
lUaminofi rai >
Apri gli occhi 5 la luce V
Doue ò Rè riconduce
A vaneggiar cieco fancafma errante ?
\. F^g^ i ^o%x\\ importuni»odi Erimante ^
^Àdefid Er. Doue fon*io?che fò?Cieli re-
Maledetti fantafmi, ( fpiro^
Vanitadi fognate
larue chimerù^tei e tante ponno
Per
i6 A T T O !
Per turbar il miocor l'ombre d*vn so-jj)
Di. EchefcgnaftiòSire? (^noìf
Er* luaue letargo :
Vinto colà doppo la pugna acerba
DellVccifo Artamenei e fue ruine
Sognando mi parca d'hauer fui crine
Il ferro Armeooi quando
Per deludermi furfevn'ombra vana
DV^noroCaualier m'apparuc ardita
E ùdi mio crin rapita ^
La Corona acquifìata il rapitore ;
Fuggir credea dell'ira mia il furore»-
Ma dal m o ferro,e cobattuto> e vinte
Pareami hauer il temerario éftinto .'
Di. Signor io giurarci
Che IVccifo Artamene anco tri I ob;
In uido fatto à le tue glorie inuitte
Perche viuo non puote
Tr àie fquadre atterrar tuo Regio fcr
Infoiente fantafma
Comparuc à te per atterirti aloìcai
Ma non temer Signore >
Che Medea in tuo fauorc
Fatta fi la Fortuna :
Sotto i vcsfili tuoi fol glorie aduna
Er. Che pcnfaua Artamene,
\
S
J
ì
I
A
h
3^
Con Armate falangi
D* Armeni fuoi gu crrieri ,
£oc!giogar rAfiaafC debellar grimptp
Djar
p R I M p. it
yu Credea lo ftolco audace
Con penfieri orgoliofi
D'alta fuperbia gonfi
Far la Media fogetta à fuoi trionfi ;
JMail fuo tropp'aIto>e temerario ardire
Con miferabil fine
Incontrò i precipizi» e le ruiné •
Er, Tépo fia già, che trionfante io vada
A confolarlarcggiat
E'I mio fulgido Sole vn di riaeggia i
O di nume bambin forza poITente $
Ne Tetà mia più algente
Sotto vn crine di neue
Amor dpocoii poco
M'accefe in pettó vn Mongibel di fòco 2
Ardo pef vn bel volto
Per diuina beiti
Perdè l'anima mia la libèrtà .
Andiam miei fidi in quefto lieto die
A feficggiar de le vittorie mie .
SCENA seconda;
Erifmena , Ar^ippo .
Fiera forte iniquo fato
Doue ohimè mi guidi tu
A penar dunque io qua giù
Sarò fcopo al Cielo irato .
Nò nò nò farò ben che la mia forte
AlVIdol mio mi rendalo mi dia morte.
Difpictato Dettino:
Mi
1& A T T O
Mi coglicfti à la morte
Per rifcrbarmi in vita i mici dolori
Miferabil trofteo de*tuoi rigori •
Ar. Fatti appoggio,© guerrieroic no te-
De giouani tuoi pari ( mere;
Sempre nutrij nel cor pictade arnica^
Benché odij la fatica
Sento, che in foftenerti
I/animo s'auualora >
£ in me più crefce ogn'hora
II defio, la pietà
Di farti cariti
^ C^ndo il brajxio fia (lanca
Hò sù le fpaHe mie forsa baft^nt? .
Per poter farffli i si bel Cièl Atlanfe
Sotto sì nobil pefo» e incarco egregio *
Curiiar il collo> e afFaticarfi è pegio .
Hr, Cortefe amico il tuo pietofo affetto
Di cui tanto mi honori
Medica in qualche parte i miei dolor?»
Se depof voi così noiofo incarco
G u Ida mi fu quel faflbj
Che fe^ben cardo paflb
Forma il piede traffitto
Le fciagure non teme il core inuittoi^ j
Ar, AI duol de le tue piaghe ^ j
Mitiga col ripofo il ffer martiro » 1
Ch'io fri tanto rcfpiro. i
Er« Come fperar pofs'io • I
Tre- r
P R I M O: 19
Tregua! ò pace al mtQda.olo i
Sepcr pià tormentarmi
Amor empio tiranno
Mi traifein gaerraie miguldd trà Tar-
Epur talorio fento ( mi
Predirmi il cor da fpeme IttSoghiera
Trouerai, chi tu brami atdHii e fpera
Sperapiir mio corichi si.
Nel colmo del languire iriì r^ln^ ìt-
Con dolciflìmo gioire \ S ' -
Non ritorni in libertà
Spera pur mio cor, chi sa#
Ir. Per fopportar ò coraggiofo amica
i Bicruda gnerrà i patimenti rei
: Troppo gicmana fefr
In altra la tua dcfìra v
Che in maneggiar ilbrartdo *.
Faticar fidouria i
^f^eftiiraa pazzia
: In così vaga, egiouànile e rade
A voler incontrar punte di fpa4é.
Io fe ben fcr uo vn Prence ,
Che mi conduce in guerra r p
Perche lapace ftimo , *^r^^" . r ;
A fuggir da i rumar so sépre i! primi
S C fi NATE R ZiA^>
■ 0 rimenar hrgippa% Erifmna^ 3 A
FAuille d* Amore • --^tm j o)eif^ìr V
Che ralmà accendete : - " ' :
Gli.ardori accrefcete , Scria -
20 A T T O
Struggetimi il core \
Senza pietà >
Son gioie, e contenti
Le penci i tormenti »
Che Amor goflar U
Catene gradite >
Ch'il cor m'annodate
Strìngete aggroppate I
Al fen le ferite
Senza pietà ?
E dolce il languire , loii-s
Soaueil patire
Per vaga beici. , . . (">
Ar. Sfgoor/Signor/ne le tue gicàe imraer.j
Sé pre d' A raor fauelli.e ama do ogn'ora
Tefli encomi i quel bel>che t'inamora
Mira coli* dhe mira
la fortunata prefa ^ ^
Che hoggi in guerra acquiftai seza co-j
Ne le tende nimiche . ( teU,
Dell'Efercito Ermeno
Debellato, e fconfitto
Quel guerrierotrouai nel pie tranitto
Or. Che rimiro ? piagato
E'ICaualier sì prode ^
Che tri l' Armene fquadre
Acquinoffi pugnando eterna lode?
Valorofo Campione ^ (^^
Nó temer di tuaforte»hò core in petj
P R I M O. 21
Che !a pietai de'cafi tuoi m'inuita:
I M*obIig4 il tuo valore i darti aita •
ir, Core che nobil nacque
Sempre fu di virtù degno ricetto
Il tuo pietofo affetto
Gii human! tuoi fauori
Scruiran di catene a l'alma miat .
Perche Tempre obligata ella ti iìa .
■)r. Serui Argippoahguerriero
D*amico appoggio > andiane
A la Citta vicina»
Colà dentro la iieggfa
Pietofa m an del rido] mio > che adoro
Porger à i le tue piaghe
Medicinale ri (loro,
^r. Lodato il Cielo^anch'io piagato vn dì
' Torno in Corte i mirar chi mi ferì •
e & N A Q V A R T A;
, Cortile delitiofo del Serraglio •
Aldimira^Flerìda.
D Care effigi» ò care»
Simolacri adorati
De miei Marni diletti
O* vo iiamorofciti.
Per voi folo refpiro >
In voi contemplò» e miro
le bellezze pili rtre •
O'carc effigie» ò care,
lesi dolci fon le pene
che dUpenfa Amor qua g\ùj Bac-
it ATT O I
Ba cciar vò quelle caaene >
Che m'han pofto in fcruitù ,•
Amando, ■'
Penando , ,
M'è dolce tormento <
l'ardore» ch'io fcnto»
Di gioia> ediletro» *
Soaue ricetto art^w'J
Ilfen mi diatene J
Se sì dolci fon le pene ^
Che difpenfa Amor qui giù i
Bacciar vò quelle catene
Che m'han pofto in feruitii .
Caro» e amato Erineo »
Sofpirato Orimeno
Amboil core m'ardete
Ea u atmente voi fete ' ^ _ ;
.X>a indafire man d'amor cari rerori ,
' Scolpiti nel mio con perch'io vadori .
F. Saggia Aldimira in veto
lolodoiltuo penfieto»
Se amar doueffi anch'io» . ^sK- \,
Per men penarineH'iamoraÉOtOiwlOi
Piùvaghihauef vojrei» ; 0'. O
Ne mai paga {awivW4QlPJ
Con logica d'Amofo » wr; -id - J
Ptr viuer i miei dì fefloia» cheta i
Vfar vorrei la quantità difcreta .
P K I M o: SI
SCENA Q V I N T A.
jérgippOi Aldimirar FJcrida.
Vittoria , vittoria »
reflcrcito hcftijc
EVintoi e diflrutto*
Rifuona per tutto
Con voce feftante
A honor d'Erimaote
Applaufo di gloria.
Vittoria, vittoria .
'1. Qiieftoil giorno fata bella Aldimira*
In cuilieto,efcftofo
Il Medo Rè di tue bellezze amante ^
Come giurò efleqair s'egli v incea &
Le catene t rara da le tue piante .
\\. Potri regio fauore
Tormi ì lacci del pie, ma non del core
Dimmi Argippo, dhe dimmi »
L'adorato mio Prence
Orimeno, che fi ?
Da le fpade nemiche
Viue illefof èpregfoni ? òin liberta ì
kr* Non osò brando oftile
Ferir in guerra il Prence tuo diletto »
Per non offender del tuo bel rimago »
Ch'il mio Signor porta fcolpita in petto %
Dhe quante volte, ò quante /
Ei sfogando Tardor del core an.ante
Comes*iofoffi flato
24 A T T O
L'amorofafHaDeaf
A me in vece di te così dicea ì
Begli occhi hotnicida
Sicari j d'Amorc^
Sono dardi
I voftri guardff
Che vibrate à quefto coréj
Pieri luci gradite.
Se al voftro bel prigion voi mi voIet<
Ceffate di ferin vinto m'haucte.
AL Come è fagace Amore ♦
Mèco finge coftui formar fuoi detti n
Ma a i'idol fuo vicino inuia gli affetti)
Vò fecondar così leggiadro fcherzo J
Per non feruir di pregiuditio al terzs
Dhe quante volte Argippo j
Sent' j giungermi al core
Gramorofi fofpir del tuo Signore t
Quando moffa à pietà deTuoi tormi
Con eguali fofpiri
L alma mia rifpondeua aTuoi marti).'
Flerida» che più volte vditi gli ha j
Flerida a telifcoprajeilagli si.
FI. Diròi ciò chetairhora
Animata d'Amore
Tua lingua cantar fuole
Figurandoti apprefTo il c
Bellezze crudeli.
Tiranni fplcndorii
Voi, I
r R I M o: 2$
Voi, voi, /ìcte >
Cheftrugette
} :oQuefto cor con fieri ardóri .
Pietà care vaghezze
Se voletC5ch*i arda à vn voftro lampo*
No m'accedete piu> eh io tutta auàpo.
SCENA SESTA.
Aicelìa% Aldimiréit Pkriday Argippo •
VN malanS che vi pigi i )
Temerari) sfacciati
Cortegiani impudenti, e mal creaci.
Aid. Ecco Alcefta fdegnata
Ghìt'ofFefe; Ale. Indifcreti.
FI. Chi t'oltraggiò? Ale. Importuni.
At* Bada i me,còn chi Thai ? lafcia i p«n-
Ale. Vnmalan\che vi pigli. (tigii.
Arg. Da lo fdegoo alterata
Non (i placa in tutc^hoggi
<Ìacfta vecchia adirata .
Ale. Che vecchia ? (c ne mente
Chi da vecchia mi tratta >
Vecchia dirmi no puoi,ma dona fatta.
Arg. Anzi perche dal tempo
Troppo fatta fei tu, troppo matura
Sii Tarbor de la vita vn frutto fei >
Che d'vn fol fiato ad ogni Iieue fcolfi'
%ii vicino i cader dentro la foffa -
Ale. Che fo(Ta?queftc fughe
Sonofcgnid'aftanni >
• ■" B Non
26 j Al Ti r;i cr
Non ingiurie de gli anni ,
A!d. O pazzo humore . Ak. Vditc
S*io vepchii fori :ntÈl trapalar perC?orti|
Doi paggi sfacciateli! ^
' Volgano in qw
òlalcitietti ad viltratto .
' Stender le rtiani arditamente al tattqii
FI A ragion t'^diraili • mAK jj
Arg. À qu^l ch'io fento. IA''\ I
Quelli vokatidal f ch*io- veccJiia fia ii ^ d3
ParJiper \xxmm.^r^^ì.AÀo hì 'j
FI. Raiitgrati AldijHnifftétWCO illutì cam
Aid* O fcnibian^c adotate: i n ' .:^!
Da voi bellezze i.idalatrarfÌ03parQf^ |
S C E N A: sI b T IV I M
\ Orimmà fi éWmirm ' \\
àXéìmmì Aid. Orimeno? >
'. Mift^^yArafiAld. Mio refoto ?
Ori, A pe^fta^tirf P&ggio > ' '^ l
fcterpartirmiÈoauieoer rr
jj^ggrofe mie pene ,
lafcio à jsj:*a rua qacflo feritori
jEr/Hiantèregi^iVjmedica m tanto \
Can^pioo sì jilalirie>e di valor feuran'
41 ^ Par» i
P R I M O. à7
i Partoi è t'adorerò benché 1 orano.
S C E N A O T T A V A-
^ Elifmeri^it hldimrat Flerìda^ hkejla.
HOr ) che voi m'accogliete
Perdarnnii conforto
^ ■ O bellezze d'amor lucide , e vaghe ,
' Più ti6 fcnco fi dolor delle mie piaghe.
Aid. lo fìral,che per ferirti
! Io guerra ylicj da temcrarfa mano»;
O fu cicco ÌD piagarti> òfù inhumano .
Ale. La ferita dou'è ?
Erif. Nel piè finitìró vn dardo
Lieue piaga mi fè •
Aid. Dhequalòccuìta forza»
QuSI pietà viòlente — ^ '-^
NowHa fi^mma ardente *
Nel cor m'accende^e'I prió^o focó àm-
Orimeno» Er.neo» (mmza?
Perdonatemi» ò voi
Del bel Cielo d' Amor vaghe facclle }
Per vn fol di beltà lafcio due Stelle •
£rif Bella n^edfcàmia^ '
Dal CierfcTéd% qui d'fcedeìW i Volo
Per Vifanaf de !e mie piaghe il duoio*
Aid. Venarperefìervinta
Da colpi de tuoi fgaardi »
Per refifter-ftì vand»
E ferirà refKir qiiand'ió tifano ,
Ajc> Aldimira t*intcndo -
^8 A T T O
Anco d me f e m pr e piacq u e
Nei la m ia gì ou entù >
SpenTo Amanti cangiar come fai tùV \
FI. Di femna prudente Ti
£*cófìg^'o mamro,e anch'io lo fcieglloii
Mutar péiicr per app^gliarfi al meglio,
SCENA N O N A.
hlcejìa •
MAledetto Sa del tempo
Quel momento >
Ched*argento
Imbiancar i 1 crin mi fé .
ETuanitagià per me
La fperauEa di godere »
Se non compro hoggi il piacere»
C he mi guardi alcun non v'è •
Maledetto I 6ì:c. '
Benedetti quei dilettu
Fortunati »
Ch'ho guftati
Saporiti in giouentù .
Gran tormento è il dir gii fu
Qucfto volto aflai gradito >
C h'hor dal tempo illanguidito
Ad alcun non piace più .
Benedetti! Jkc.
Donne mie fin che potete
Giouinette
Lafciuette
P R r M 2P
Dite ogn*hor fempré di sì .
I Piangerete ancora vn dì
Quel piacer» che troppo auarc
Ricufate di donare
Ad alcun, che vi ferui ,
Donne mie; &c.
SCENA decima;
Idrafpei Ckri9f
^ Aro albergo adorato (pornzy
Tempio deiridoi miOi ch*in te fog-
Ad inchinarti iipaflb t e'Icor ritornai
Non ti fulmini mai Gioue adirato >
Caro albergo adorato.
Care foglie felici (de
Nido del mio bel SoL ch'in voi rifplé-
C^ui fta la fiamaionde il mio cor s'accS;
N6 vi calchino mai piedi nemici ^de
Care foglie felici .
Amor Cemiguidaflii
Sott® fpogiie feruiliin quefta Corte
Profpera vn dì deTamor mio la forte.
m1. Sorte per me felice
Signor farebbei e fortunato giorno
Se in Ibcria faceflS vn dì ritorno •
[d. Spiantar da queftofuolo
Clerio non polTo il piede abbarbicato
A r Inferno d*amor fon qui danato .
CI. Per colei, che tradirti
Ne la Cictade Armena
U 3 Ca-
50: . A T T rO ? V
Caftigo del tuo error è la tua pena .
Se vn dì non abbandoni
Quefta Reggia nemica^
Se non fpegniquel foco» i
Che t'arde in fen per Aldimira> io te*
E me'l predice licore (mo*
Con tornientofo aftanno »,
Chein amar quefladonna>ami il tuo
Id. Anior Nume bendato» (danno*!p
Che di foco nouel nutre miafpemc
I perigli non vede , e non li teme •
Dc'pafiati lucceffi j
La treniorfa hò pcrdutajf.(^ppiamic;p>
Ch^ à ramorcle brame ; v^i
cibo Col non tra(Ib maf la fame . - r
S C E N A X L \
C/erèo . /o , t
P Oliere donne voi, > >
Che a giouani tali - lior fi? de predate >
Mifcrelle imparate
A non far mai pfr ZcrÌ2(ia^t|i amanfi
Amorolepazzie i^^ t ;» ^rrr^^ [
Son □ gl i affetti lor falfc htigV • • :
Fingere ifpafimati
SpcfsVfano coftoro a tut,terhore> k
Mille fiamme nel core
Giuran por tar,ma non credete>ò belle
A fofpiretti finti ,
Sono gli ardori lor tytfi dipinti . , ]
P R I M O. Ji
Er*ifmena .
^Omìnqh a rtfpirar
^ Più giocóda ò mio cor l'aurt vitali*
Sa tie di fulminar .
Spera veder vn dì l'ire fatali :
Viui liet;p:sù su I
Ridi ili mezzo df 1 duoliuó penfar più>
Ti gioua nel marcir
Lafciarci lufingar con dolci detti >
tafcia d'incrudelir
Più nel tuo mal con dhfperati affetti:
Viui lieto SII su ,
Ridi in mezzo del duoI,non pefar più.
S C E N A X I I !•
Orimeno ^Rrifmenat
Verrien come ti fcnti ?
2r^ vjr M!hi la tua cortefia tolti \ tor-
Dottai e medica mano ( menti.
Poco meno > che fano il pie m'ha refo,
Così de le mie fiamme
Rifanato m'hauefle il cor accefo •
Or. Dunque tu vini amante i
Er,Seguo vn core crudele ^
Or, Se non è d'adamante
Ammolirlo potrai con le querele .
Er. Ah che Tpargc i lamenti
Queft'anima infelice a Paure^à i venti.
Or, Nondifperar amicoi
B 4 Vo-
2j A T T 0 I
Volubile c la Sortele gli amanti ;
Ne'faoj moti incoftanti
Varia fouente de la rota i giri i"'^^^^
Del bel per cui fofpiri
Cangiar vedrai la crudeltà feuCra f
Ama coftante» efpera « i::.^» > ' -
Et. La fperanzaévn certo che
Doiie (ia neflTun Io si ,
Se tal volta corre i me f
Come vien poi fc ne vàf
Così mifera imparo, (tol
Che il viuer di fperàza è vu Cibo ama:^
Suol fallace comparir
A fcherzar con il dolor
Per cortame hi di nutrir
Con lufinghe falfe vn CQr>
Così mifera imparo, - ^ ' ; 0|>*v
Che il viuer di fpera2a''é Vn ciBoàmà-»''
SCENA X I I li. i
Serraglio/ ^
^rimately hlcefle l
PArtiti Alcefta , ad Aldimira vanne f
Qua la c6duci, acciò del Sole à fcor-."^
La mia bella fcn venga (no'
Adilluftrar de mie vittorie il giorno . ^
AI. signor vò, che tu miri (zo .
Da che in guerra n'andafti i quel auà^^
Sia crcfciuta in beltà la tua diletta >
Con vn vezzo inamora > ei cor faettaJ
primo: 55
Bri Non più» non più : coHei
Col fuo dire lafciuo _ . .
Muoue guerra importuna à i séti miei
Vatcne. Ale. T'vbbcdifco.
Er. Quali dentro il mio Regno
Strepittofi rimbonnibi
. Odo fonar d'alta letitia in legno ?
- SCENA XV.
ArgippOi^ftnMte .
Sire allegrezza . Er. Che ?
Buone noue Signor liete per te
Orifte il prode, e generofo Duce ^
Ne laRegia tuaCorte hor hora è giuto
E.Cbe tfì felice apporta? A.Eceolo aputq
SCENA X V I.
H K pur Cielo cortefe , .(^9
Fauorito i miei voti>io pur m'inchi-
Al gra Marte dell' Afia, e al Medo Re-
De lieti cafi apportator ne végo. (gno
Dhe rallegrati ò Sire,
Quell' Airnsenia fuperba»
Che qual idra nemica al tuo valor©
Mand^ f adi capi arditi
Ad infettar quefti liti f
< Vti di pur vinta.e debbellata al fine
Coftretta e à lagrimar lefue ruinc.
. DalèRegiecuefpade»
£ vinta) e foggiogata
5 Hot
F] A ^
Confacra humiì la regia fua corona .
Si fi tuaferua,e à tua pietà fi dona*
Er. Fortunato ti ringratio: p[
Mente chi c/eca in fauorir ti dice.
Ferma il chiodo i la rota* e fon felice l
Or. Signor quando nafceftt
Nele tue fafce iticatenaftiil Fato>
A tuoi mert! obligato
Si profefla il Deflin, gode in feruirtii^^ii^
Gloria de la fortuna è il ^uorirti .
M 11 di di tue vittorie r . , ^
. Trofeo de le tup glorie ^ ] A
<3lueft -n-l="" :="" _="" a="" c="" che="" dalemedetue="" dcftinvooa="" dotto="" ei="" eoafacrtf="" er.="" f="" ferito="" fi="" fier="" fpadc="" ftanze="" ggerier="" humilp="" i="" ienzonp="" ilprigion="" iotettdaj="" j="" jtj="" l="" la="" lo="" mortai="" ne="" neleregienwe="" ngua="" non="" nuak="" ogti="" partali="" pi="" prigiobr="" s="" sia="" signor.="" t="" tii="" tj="" tua="" vilti="" vno="">
Da me pietadc in don chieder yolea ;
S;>a qiufto Ré^so bilancinrAftrea.
Hor che ha le forze fue fiaccatele do-' -|
ATimmortal tuonome C me '
SCE-
PRIMO- 35
SCENA X V I I I,
Efimante.
OCchimiei» che mirade ?
Sonnachiofi voi già lumi non fiete;
E pur veduto haiietQ ^
1) guerriero fatale
Q^li ch*in fogno m'apprue
0f :Su gli albori del die
. A funcftar Talee vietarle mie ,
Cheriffoluo ? Che penfo?
' Difutili pefieri >
Tardanzeiajgmpeftiue
%fami^ Corte fenWiue
r ; Quefto ferpe fataUaague fi fiero*
4|Cpuq Tafjpide in fearniara il guenierOé
ERineo ? E,miQ Signore? Er. A tempo
Ne le regie jipie fìanze ( arriui
' iyaqpe)e la irot|^rai
^^..prigioniero va gaerrier5|^rias:h'oggi il
^^^^aàì,^^tim /Sole,
j V. fi che Mor^ il Prigjoti?d4!!iJl veleno.
JMfi* Q^ai coniinandi iane|ìi ;
Sit^- Er- Tù m'iateodcOi ,
S C E N A X X.
Alce/ia, hldimira YLrinianfe.
F inger coauieati ò figlia •
Pjt conpiaccrtiè amxa
^6 A t t Ò
Infegnerò con finte cortefie 1
A la mia lingua articolar bugie i
Mio Rè? Er Mio CieK<*mia cara?
Nel refpi'rar Tarri iio tuo predifli j
Mentre l'aure vitali»
Che da la bocca tua furo bacciate
Al mìocorc inuiate
M'annunciar palpitanti in fen l'arriuòi
Di te mio ben» per cui refpiro» e viuo.
Aid. Per sì eccelfi fauori
Nel Giel di mie fortune
Inuitto Sire il cor dcuoto adora
Lalto tenor di quell'amica Stellai
Che mi fè fchjauaje tua fedele ancellas
Er. Lafciaglioflequiiò beliate di già at-
Deiramor>ch*io tiporto (tend
Argomenti veraci ò mio conforto .
Tù che Regina fei de'miei voleri
Merti invece d'hauer catene à i piedi
Premer Corone» e calpeftrar Imperi :
Alcefta* Al. Eccomi» ò Sire, (degni
Er, Togli i quel pie quei ferrei làcci in
Son piùdouuti, e degni (m
Quei ficr legami à quefto cor per far
Doppiaméte tuo feruo;e incatenarmi
Ale. O'figlia fortunata,
Doppo lunghe tempefte
Pnr vn giorno feren per terifplende]
Chi fìngerenon sà»nulIahoggi intedf
SCE-
primo: 57
S C E N A X X !•
ErimantCy Mdimira^ Qrtjìe^ hlcefìa^
Choro di krnieni Prigionieri .
VEnga Orifte dou'é/©r. Pròto à cuoi
E quefti>che tu vedi / cerini;
Armeni prigionieri % .
In triofo à tue glorie fono i tuorpiedi
Er. Rallegrati Aldimirai
Bella mia idolatrata -
De r Armenia acquiftata
HoggiilCielti deftina
Fortunata Regina .
Quefto ferro real cinga> e coroni
Il tuo merto fublime ^hor ^ che tu fei
DcTArmeoia Regina, e me Signora i
Commanda à ehi t'adora •
Al. Sire così alti fregi
Da la regia tua delira humil riceuo i
E a te còme tue gratie
Mio benefico nume il tutto io deuo i
Ma fe ihipetrar mi lice
Da te gratie mio vege > vn fol fauorC
Ioti chiedo Signore .
Er. Commanda. Al. In dì sìTieta
Per tua regia pietà
Donami libertà
Quefti Armeni prigiomie il Cauallero»
Cli Orimenohoggifètuo prigio'iero.
Et. Quefti liberi dono à tuoi voki
' ' ' ' ^ Vii
^ ^ T T e >
quii pieti ti moue
Ad implorar mercede
Per r Armeno prigio>s'ei no la chiede?
AK-Stimol dì cartella , ; - r
C|ieJn Cauaiier sì degno \/
L'auuerfità de'cafi Tuoi difdegna
Ei^ elle pie to (a» e h umile
In Tuo fauorf i fupplicarti iovenga^^
Er. Suppliche interertate. . ■
Preci troppo cortefi>ah ben v'intendo»
Perfido amor gli in^^ainituoicóprédo*
Ma fe m^orte difcioglie .
Ogni vincolo hup^ah^r ^^^arli^Siiita
Il Qqalier pofs'io*:.ì oji^cn o "
Che libero i'haiierar ; si^sì f A
' À tue vcglk (oggetto m .j
Libero il prigio^ier io ti j^opcf jo w
AL O Vecchiiemplicetti
Seal par degiouenetti
Credere c^jTere amati v , >
Siete, ficteìa errore óforfenatf,;,/'^
- Amanche è tutto ardore .^ .^ l ^
Fu^ge^ fi^'gge la brine> am^^l csilQK
Di !^d4i,:^biy:acciamenti- ■
InfuffiV&impoteari , .
Feci Tempre rifiato > (nmo,
i degno fdegno per queHo vn Reca-
Vvogi-^ocoa fua pace ^ -piace
Sfegcr ;Rringermi al fen chi p à mi
PRIM O. J9
Voi, che fuor di catene
La libertà natia liete hor fruite >
Al mio gioir gioite,
E mentre io parto con feflofe danze
Applaudetc giocondi a miefperanzer
Ouiui i Prmonim trattefitè
cateAe da i pedi intrecciano
con le mede/ime 'vn ballo ^er
allegrcTl's^a della ricèntu li-
bertà^
Fine dell'Atto Primo »
ATTO
Arro SECONDO-
§ C E N A PRIMA;
Stanze d'Erimaftte -
Erìjìnena .
Fiere teinpeRe
Di doglia feuera
Flagello del fen>
Davoipiùnon fpera
^^^^ L'afflitto mio core
tSoder lo (pletidorg;;: y:T^^-^
D'vn giorno feren >
Se influÀb maligno
Di Stella inclemente
Ili sforza à patir, ^^..-x
Al mio cor dolerne ^ -^^^
piùcaro>emcngraue
Più dolce>efoaue
Sarcbbeil morir ^
M i folk» e che difpero ?
Chi sac che vn giorno Amoré
Fatto pfetofo à le (ucfttwe mie ^ j
Non mi tragga coli doue fengiacejl
ramate infido il rio fellon inedace>
Oltinato miocor
Ancor tu fperij ancor?
Speranze voi, che liete
Auuezze alufingar
Dal
S E C d N b 01 4r
l>alfeno mio parciteai
Non mi ftate i ingannar ;
Ah nò: fcrmatè il volo t
Voglio viuer fpérandoic mi cofolo^
Sento il cor, che mi dice
Soffri foffn in amor ,
I La forte vn dì mutabile
! ^^Tiianèri il dolor.
Ah sì : ftatcmi in feno f
Vi trattengo fperanzeie v^incaténoà
5 q I N A S E C O N D A.
Fltriia^ Erijìnena.
^ Verrier la mia Signora
iJi Aldimira la bella à ce m^uf^ ; i
Ella, che per te oblia
D'Erineo , & Orimcnd j
I geminaci ardèri.
Vinta da tuoi fpien dori
A te fol fi confacra > e perche fono
<§ià dal fuo core i primi amaci cflrattr,
A donarti m'inùia d'ambo i ritratti,
onQ i due ritratti vagheggiati da Aldi^
mira nell' Atta prima l
ir. Rendo gratrc alla bella
Che si m*honotà>e i te vézzofa ami^^r
Con catena d'affetto al mio cor lego
^Premio douutò al tuo cortefc impiego
?1. Il fcruirti m*è pregio amico io parto >
Ad Aldimira homai riuolgo i paflì :
^ Mi
42 A T :r ^2
Mi tentarebb? amor s ifluiffil^^T ]
SCENA T # ^ ZnA|> i 1
J Sitibonda d'arborei ^ fi;) ,w^ : òin^^ I
Tù ricorri ad vn fonteffù viuoìi lììod
Che'l bramato iiquor«h , i j ni j j i
Dar no ti può> nei tatpcriofa quiete !
Rampollo tienper fatolla^ tu^ff^e
Eifigrs fortunate . . >
Se davn gentoi'ncoftanté k 3 2
Voi forte abbandqniceAì ^ ■ -^l'^
Me incolpar nQ douetftièidekh93^|^^^
Com2 in queftoritraiipi ^r^iia |
Del traditoridrafpe : ;
Puf in braccio i la Parca Vin-
44 A r r o
Vinto cadeftfiC fuperato af fine;
^ Hor minaccia al nnio crin fé puoi ruiné»
idr. Sireil Guerrier. Er . T intendo :
Tronca gli indugg! homai »
Vattene ad Aldimira» e le dirai
Ch'io qui Tattendo • Idr. Sire
llPrigioier.Er.Lo miro;llsò fintedoi
Idr.Reftail Rege delufo^ non s'auuedet
Che fucnttto èil Prigiomiorto lo crede,
Signor. Er« Partiti dico»
Idr. Io vado» fe non vuoi
leaccufe vdk del non intefoigannò
Te fiefTo incolpale fia tuo folo il danoJ
Er. Infelice guerriero ?
Pietadc al fin non conofci uta d forza
Ne le vifcere mie commoae il fangue>
E quel afpetto efangue
Pai> che à pianger m'inuiti
Con dogliofe querele
L auucrfiti del fuo Deftin crudele;
Ma folie, che ragiono?
Pietade intempeiìiua i che mi aiTalej
Con vn colpo letale
^e vn prìuato mori,viue vn regnante!
Pili non teme Erimante
De riuali d fue glorie, e l'alma mia
Fatta è libera in fen da gelofia :
SCE^
S E C ON D O: 45
' 5 C E N A J E S T A.
Aìdimira. Erìmante. Eri/mena fucnutal
Ec come pronta d ceni tuoi iTiioRè»
Vedrcolà mia bella
'lì prlgiónier,che mi chiedeflitci dorme
Se deftarlotu puoi
Ubero Io concedo à i defir tuoi .
S C E N A S E T T I M M
I ; r Aldimira, > Erifmtna.
VAghe Stelle,
Luci belle
Non dormite .
Apriteli fc reno
I DeVoftri begli occhia
Lafciate> che fccochi
In qae(to miofeno .
Amor i fuoi dardi f
, . Bei lucidi fguardi
^ I lumi dhe aprite «
Vaghe ftdle
Luci belle
Non dormite \
Empio. Aid. Il mioben refpiraji
E fognando delira ,
Er« Così la tua Enfmena
Fiero Idrafpe tradifti ?
C hi rhonor fuo ti diede :
Così fcllon fchernifti
Così offerui la fede : ahi fon vdfta
.... ; " " Gli
46 A T T O
Gli e^Éeffi del mio duol mi fan palefe
Fingerò con cofteif ch^il tutto inccfc,.
Àld* Dettati mio diletto I | j
Qijal Idrafpe fognato i ì
^ Ne'taoi ripofi i perturbar ti viene ?
Qual Erifmena inuochi i e quai chimere
Sono le voci tue fognate^ ò vere f
Et.' Ah non fogna il penfìero
Dal furore agitato io fcopro il vero ;
Sappi, che in quefla Corte ^ 7
QueirErineoi che vn tèpo t'arfe il con
E'vn empio, vn traditore i i
Ei che Idrafpe s appella
Erifmena tradì, ch*è mia forella <
Vn Uiftro è che cercando
Vado lo fcelerato
In più ftraniere Corti
Per vendicar de la germana itorti? ,
Quando S ì ritrO'uaro
L'ho in qnclìa Refi[gfa> ou*iò |
Contro Tempio de(!o ■
Dagiuiì'jraafJalitd ' ■ i^-^^-
^ Gli oltràg gi vedic artìfVrbfiié tfàdtò
Aid. Q,aieta^H^lrGì«e» òtk^f «^-^'^^ !
Placa lo aie^nó^AM^(tV^ ^- Ì30 > . J
Se meco in (iofìe-'S^Wà'' ^'-^ |
Nò kirPlìi^'^4^ttìiftgÌ> ftf^^^
loti g;uro> e prHitf?rtt6r
' <^crErfacó>ellafcmohiyegni i
affetti del mb core :
; Tuo Conforxc faròi:d vnifca amoré,
Errfr Occhi bettri voi mi dpnp ^ I
Ald.d> Daa*ar(fb dVn ciglio >nr ' ?
Occhi belli i voi mi dwo . ? '-^-'Off
S C .E N A O T T Ar V^:
rsmi: n Qrimno %.Argipf^O i
A Hi cbe^^idi ? ahieb^ iotejf] ? 4
Mi tradifce^ldimira. - .
Per Armeno prigion airde * e fòfpira ì
Mi tradìfceAldimira?
rCai3taUer disleale
; : iu n OH ram^eD tiingrato
Qnella piet4> che à le tue piaghe vral ?
,/Abnon^hàudflì mài .
ConoCciuto, omirarp ^ ^
An Signor t*acqui^ta, e j'ira tua reprimi,
^Chc ad eflere tradito
|( Da femioa in amor non fei de i primr.
^ Non ti doler fe la tua vaga in feno
L'amico accoglte^ilCaualiero Armeno,
III
^ f -Saette - -'-t}:;-:,^.
f M'impiagate! ; ^
Ch'Io
Che
48 A T T O
Che de !c Donne è g^i cofinmtzntk
Voler oltra ramanre anco ramico^
Or. Amor ti giuro Amor j
Di non adorar pube Irsi mendace
Aldimtracilafcioi addio vi in pace;
Mi in vano àquefto cor i
la libertà IO tento I ^pentc!
Perdonami ó mia bella » hor eh' Ì04i
Spegner nòpoflb gli ardor miei veraj
ion le catene mie troppo tenaci, (f
SCENA NONA,
^rgippo. I
POueri innamoraci
Qiiante fciocchezze vfate > -
Se vi (prezzano vn di le voftreamai^
Parrete per dolori ipiritaci. i 4 |
Poueri innamorati >
Miferifemplicetti
Non vi ttiilate in piantf
Son le femine al fin tutte incoflanti j
fronte sépre a' mutar voglie i&affct
JMjferi fempl cetci é . - -
SCENA I> E C I M A«
VAghi Adoni f che de'con -^l
Ogni giorno à tacerà andate • I
E che noi ch'il mio non fate
Preda mai de voftriatfiori ,
Se di farmi innamorare - -
Mife-
S E C O N D O; 4J
Mifctelli voicr^decp -b'i - ^ .
Stolti ben, feinpUci fletè ii»im. is2 ( =
Goder vé fenzà penare t^m no4 (yt .\
dai non volfi l'alma mia - noi fcis'J O
Sottoporre i le catecù «ì 5-.?ob '
Con meati^e |>»r(?|e,ancoiDgaaiiarmi?
1/ E qùariiio t'ingaòriai ? ^
ir» Se tu per biif«ri%fi9gkP ai»we VI
Simulato il rajittiref b ibb^n; bas?^
Come chiamar mi pttor f ' ^ ,
Tao vago » e caro tuo lenza ixìentirc?
a. Ah t*inten^9:m*y,diftijiìcv rimw. ^ a
Io ti vidi,efcher2ai» t ^ è*r.ob à'viM
Idolo mio dileitoi» sfìc nsi^ ' -L^'* 4,
Per ptoua far del tao coftante aftcttd*
i- ♦O'feroine fcaltrite» . -
Ben che nota mi fia voCra natura ,
Più. ch'il mioxor s'indura ^
In volerai fuggir pia , che m aretro
Voi mi sforzate i correrui al fin dietro
Rcfifte^enonpoflo
Credo certo» che habbiate f ,1
Oyalche demoO^aferdlTflP * iHat JÌ«M
FI. ) Sei mio- p:t)*jl pH^^'rauì «rii.fi i^losH
Ar.) Son tuo S)i;^!?.firr!>ì èv isboD
O cara rorte> lè fèftitìnàtò É'-^ - '^^-^
Con dolce gidif^é^*'^ f> 'jruy-onoi
Scacciam qu^f miairtire ■ ^ oiosi
Che l'alma ci rode^' ■ - ^ ■ ^i'' A '
ri. M ami , o caro')fifS^'- ^ '
Af T'amo, d càrd}"-*^'» Oil.i
O dolce fòrte, ò forturiàb^V
Senti crudeli dhiè lerafci'J c.u[^l^w^
■D vn coreinamorato^ iund;} siao3
* DVn'amantefprexzatÒ ^ • '^y^v ati'V
iVltmie vowVf doIoró(iàcèétìÌp;f-/i .Ir
■t>ou'e> dou'c la fédc>^^^^ neìA^lit ci
Che migiurafli ettffn«»' 'J> oi.-rj cìvhì
'fi^ii^ifarina'mià / ' '"^^^ ìnmq tì<ì ■
.Cosi l'antiche iJariìine il iò^'Oblii^ ,il
'c yifbitéoévert'àihaiV'' '^ion Sfbfi J.i :
Forti il mio caroi il bello - -
Hor m'incatena il corei ^ ^ •<>^'^ ^ luV/
Che far pofs'io , fé còsiWmt Aàméì
r. r. Ei ratbitriò noh t%lie^ r r .b^ :.>
_ , "^^-^^^ ■ Aid.
S E C O N d o: 51
Aid. Tiraiwieggia le voglie . i /ccde
Id. Vuol ìatagimr e'habbi il feruiriimer -
Aldv: Ainpr è ciecoi e la ragion aó.vede.
Ict f^c;miQ5Ì ind?^^ mio penar n'aci
quiftji? a ^
Al.Parla ad altre Erineoich'ioso prouiffa
Idi Morirò già, che neghi :( vuoi
AI mio duolo pie ra\ Aid. Fi ciàdhe
Io penfo a cafi miei » tu penfa a'cuoi
Idr. Morirò difpietaca »
£ fatto fpettro errante
^^^A 1^ tuciuciixiante . - ^ -
Turbato ja tua pa^f 4)mbta;dt^fa :
i rjMoriròdifpietata^i'-:, m oh^ll> .'-^
iScenderò nerinferno ( t^^?!:>^Dv W l
B da le furie ardenti ;-,t0nl<>
Inuolerò i tormeuti ??>nb:j>:^¥
Per flagellarti il cor anima ingrata
Morirò difpietata .
Al. Vanne mifcro va con i tooi gual>^*
^Sq|?e^iQb^x|i,n|OKÌF ti pentirai, ? *I
?i ^p^ntf ^i^itiido
Quando lento dir^ cheaa:derccèii
E che aljFofp jdfi^^upido ^ b .^ v
L'alma, e'J cor^^ di toggete
Che y Vccid^ ijdolor io non vi credo*
Dite morir , ne mai fpirar vi vedo .
l^*nfi^mniar/ì i lo fplc n dor/e
Di due lumi e dolce forco 4
Le elle fa ampre ! ^ ■
A'
5» . A T T O
Dan la vita» e non la morte »' *k
Che vVccida il dolor io non vi cr^dol
Dite morir ; ne ifiai fpìràr viVedò
C £ N A D V O D ECIM AÌ
C/eno, hkefik i
Mica qui d'intorno
k Ti ritrotio foùènte andar Vàgado,
Se pouera d' Amanrii vai^refcandù
Daqueftopopolpié*; -
Che ti faccia d'amor la cariti ; ■
Indarno Alcefta i tua neceflìti
Medichi affetti, e coninipiego'inrano;|
\pxmtdi l*opra»e!a fatica in vanó; ' I
Al CJerio no mi /prezzar, che (e no lai |
Di vecchia amante i pregii > '
Odimi, e Ji fapraf. rrij'i^laf. ci
yecchiarel!a,che
Porta in feno il cor piagato, - -
Con minarti, che hi impararo ,
Sodisfarsi l'amatore* . ,aV u\
£ per. meglio cóprar l'aflfefto httìfj^^nor
Ha l'argento fu'J crin.e l'oro io mano.
Siete ftolti idi/prezzare
Vecchia età per impotente»
Se anco lucido nel Mare '*^mib J
Splende il fol quand'é cadente '
D:ogni mole affai vai l'antica cima,
E più antica, ch'eli c, vie più fi flima . I
i^Ic. Ne la feda d'amor faggia Maeftra
l5otre ragioni d difpregiar t'afcolto ;
ivi a quando i!ìcr< foai! volto , Ad
S E C ONDO; n
Ad altro jche ad amape
; z^Dce la don na applicare *
^pdi certa 9anzon> cfae gii folca
Cantar la^vccchia màdrc mia Dirceaì^
]y tempo pm non è f
Che de rantichiti (i faccia (iima>
Chi giouanc godè ^
N5 torna puifrufV qua! crainprima:
Donna fa^ta canuta
Nò godè piùinia agoder l-altre aiu ta»
Alamenfa d'Amor . ^
Senile età viuanda mai non tocca»
Viuc digiuna, e oga'or
Xanguedo ftà con Tappetito in bocca .
Donna fatta canuta
No gode più>mi i goder Taltre aiata.'
AL Per mia fè s'io ci giugo co qaèft'aruti
Vò infcgnatti importuno à teflfeggfar-
S Q E N A XII I. {tm.
BrimantCy Diarie $ Orimene t ìdréfpe.
la quello ildìprefìflb >
i3 A le fefte de' Medi inuitti Heroi ;1
Chi li alti pregi (uoi ; ^
Spiegar delia de armi al chiaro lapi
Ardito (cendaiaeampa 1 -
Ad honorar di mie vittorie il giorno J
Del vinto Armeno i (corno O t
Vòiche pópa sì illuftre annua re Ai Iti 3
E che in tal giornoil McdoRcgno efuR. ?
Diar. Già d'Ogni intorno òSiiC: (tifi
<1 -="" 14="" 3="" a="" ahi="" al="" aldimira="" applaude="" armrtut="" c="" ca="" cfl="" che="" chi="" citcd="" coroaata="" cortt="" d="" de="" di="" ditrte:ldrafpe="" do="" e="" erif="" erimanu="" f7qy="" f="" fd.amca="" fottrafte="" fpofa="" fumadit="" g="" gaerfic="" giflia="" glorie="" gratic="" h="" haggfpubl="" hldifm="" hto="" i="" ibrma="" id.="" ie="" ieft="" il="" ilov="" imi="" inalear="" intendo="" ittri-="" ix="" l3hoe="" l="" la="" le="" liiifo="" lli="" m="" mh="" mia="" mio="" n="" nerja.="" nm.="" o="" or.="" pai="" per="" perla="" perpi="" pompe="" qnm="" r="" re="" rendo="" reriderfeitofe="" ri="" rigore="" rimbombar="" rime="" s="" sire="" sspd="" stnowle="" t="" ti="" tiitoa.="" tl3="" torment="" traii="" tue="" up="" v.="" v="" vccidimi="" voce="" voglt="" x="" yc=""> -^'^ ^Li
Erineo Traditore ;m ^^^iq i:^- \\ IrìD
Idra ^DMeU^ Ewm;;TT|te$^ftóllt
Così infido cflfeqaiAri ì^j) c? b h
\, fccoijìriiandircaJ^e-n th 1^-10:1011 bA
Idr. Odi*:) * .c - 1 h oniì^mh oirif^ -
E& T acqueta sqòq otbtò'/
Id. Le m^icdifcolpé r ^ ■ ^ ^ ' ^
Eciin. Taci : aprir non soglio
Le orecchie i tue bugie»
Proucrvljre naie^ H ^ :
Erifm* Slìgn^i^ O
^Aprimi audace % u^,,.
:'J;Xl^O|:aqttiip%ici -h r\?
')^ropia cosìfchcrnifci (rat
" Vii Rè che t*ama,e Teflcr tuo decora >
Togliti dal mio afpetco»e ouunque vai
T'accQpagninoócmdai aliei tormenV
Sifi for^fiiic reali io t'inalzai
* ^^grò Ktid^t ftifiefti t tuoi contenti •
*^èqriducctC|G^ Soldati u h t - ^
Oiiertlndcgna, il ^(ptìfoé fit^Eritieoi
In vece d'Himeneo- ;
Vq €h*^
Non vedctei che.laifiae c chi'lrcO
,:jQgnf yofli;Of piacer termina in pianti :
C>r. Ardilcii^ardifcio €orc
Sp^9£}i ^f^^(^<>^^^ parto Amore «
S C E^N-'A^ -.X'Vpnoi'I
CHe veggo ; oh tfcì, fcrn^atl
^ Sin che dal Ciì<ìl iìcMgkf if/iUri
Timaginc IpreaztcìiJ "-^^^-'-^rditó' 'ea-
DVn amante fedele ^ dtitBÌyiterÌ^
Aldjmira crudèli: '
T'intendo si*t'incè«tón ^tlèÉkfiin
Per moflrar,che mi !àfd,é lìi^abMdhi
Pet nouella araàtor,per altfo Vagdo
Con la memoria mìa pérdiriiiialè ?
Vfcfferhi dai cor lacr/me amare y! ' ■
E eptmecfe in torrenfi ' - ■ -'jj' • »
Del mio lungò penare- ^ 's&qòvos: r
Eftingiktémifn fon refiàtilrtie^|t%èiìti.
, UmQcmioppotmàèìftohò fiìMe
Marciatemi dal daot cìdSirtì^tH''^^
Griiae;:4lelle'^f^? fi ,.?i;;shffi 'ì3r.P
Da la parca croncafà''- ì"»^ 3-^ '
, to fl^e fia dc^giprni4fjféft>?t^ff^^^
Cosi Più nò^ìktBMk\m!^'mpM ^
^ •I;afóiitefer dkl duolrcàdér^l^^H^d"? '
Che per (ttnar?i»i pj|«é f elibldélo^f *^
Con ridolo> ehéìid(jf{ ^ -.vìrir iv ?ìr?va ,
vl«|figgÌ0riecÓmna«:hDgg;9M Hiii^i. '
f-ir. Potranno iu mia^rtìorté -'- - «^O
§f»l?»^Qf jjetj faci 4d ajìoqfeteà^^^
I s E c o if i>o; if
S^tiolon di fuggirti
^ Non mi ftM in fcguiici
!Arg/ Oh che g ntil humorej ^
^ Che ricerchici me ?
' Ale. ^qlo li tuo core •
' Arg. Nonfó quefte pazzie
Di trarmi il cor dal pecco»
D*ancicaglic per hor non irti diletta l
Ale» Sò perche mi difprczzi
J^y>t^agc^tradn:or> ; .v uic a
FIcridati|i4rAibba50t ^sk "t^A
Con gli accoi^^fìi^i 1
^i^^^a Hbeft«ì^4j(?I'lHorf^jNii^H;!..^^^^
t^^jin^k^i Che vor€^ dkftì %
Ài. A/^è»che tìjp^ntit him^-i'-^é j^ ^^tà.
In breue deltii^amorrrftiltii^iifni^
LaCctuectat ^ (
Che Amacorcercaoitetr^n - ^'^^
Mai dVn foloff contata » , v
€hef3disfi a {uabelci , ' l Àh
Mi con ingegno fcaliw^f^^ ^ > .
A p^na abbr4icaa iVo|die^eff ^
Finge accorta^ ' ' ^ ( M A
Cader nuMrta' • • • • I: . ; ^ • > t A
Spcflain braccio del {uoJfe$n*r ' ^
Con ^urarlirche egli foUx i
Ucatc|3a^^det C fi N A X V T i .
S. Flenda , Argippo ,. A/ee/ht , l »'
tguice pur fegutte ■ ' nf
Noavi turbate nò» *
Se volete ch'io parta io pàiftird ^ ^
Ah perfida maliarda ' ' . j A
HòletueYocivdite.
- Bella Matrona in Verd
Da inuaghir giouinctti \
Eccoui vna Gabrina» d Zerbinetti
Ale. AmosìaJ tuefcdifpettd '
E fc vn fbcftè i'«flfe#t^ > > ^
Arder CQuien,fi«cótì Éliaf>ìKe^SrfiÌc»
PiiiamerfAis^técdméiiiaièriaahti»^
Arg' Aci)etacteui ,vdite^^ sna .aV^
. .' x'fira^te l'amor 'fni(»' -?•■ - * ?i io' 0 r
FK. " .tjj-sfltijoiO
Al, } f irj;aiij'ì!;.J
Arg, ChipiàiafSiunj|j a ìojsmA -•''^
FI.. - ■ 'Citvi on. i>oinì/iv'h ìeM
AI. ) *' f }. '.d sul i. [jc j -.n ">
Arg
> Ama
AI. )
^rg> FaccÌamixheteF(Wtàft§3i i?:.:
^jcfte care dccida> Emi:
s EC O s mo.
E mi doni acolci,,che piànti tì^idair^
GliocchivibcnderòfcZf '^^^ ^'
Chi pili fcateaiascerarìtìi:^;^ ' ^
Qaand' in totttocfara p»ma a tttìnar
•«^ S^ci »oàt*adjfat i" detti niieir^
Voglia ìtìwben^ch'lierafck^ cof-
AIc, Benda»)»*: • ; . ,
Fi. Soa con tenta;;: syirg.: V^mt ; ;
Più erate- ? ìusa'' ^ ,
Sarete al mio coré» ' " : ' * ->
Che anco hefidAt^fttOrritìdaf AMorc.^
Queftaila.nfriti»»-^"'^"^' '
^:N5 d partir a^rf^'tó^tHli^^^
Vì i mp9^^' J^-
FI.}, ti KOUl l ,,>r^.oìu3feqtlin.^
AlcJ- . ^t'nW
jyV.. Gii «n» »' . . ~ . T ■ .
fortunata beo farèr^K^^ '^^ ^t^
ArgJMi troni y^^f^^im&BtJ
f^; (Titroui. ooiohisaoi'
Ale. C^olffif» ehe
CI. O mia i-cntura, ni a! é -:f:
AI. Prendi. ,
Compagni oue'fietc ^ i ^V!
■ Vfcite vedete , . ou^rt-im IIO .,4
J-iii m fcn nutre anco^n oji !i oiV
^efiodamat^rt^-l «sd f,iMi/j,o7
Chi porrà nel core , ' .
ta fiam.Ti^:aa^ori V"^ 5
A volto sì adorno ^ '"«fi il ^
D»i^tp *iBjtori|p H 3 à
Che fpofajtHa è gii , n
Del tcmpq, ii)ueC|C^'^t9^. r r v
In-dptc li hà dat^r, .^^ ^
l'antica Aia cti.-.. ^rdo's'T .olA
A.l;c,;.>'ogi o di qui partife - ;.
S Efle ONDO. ^
Vet no £oiftiv da' v^ftH fcHemf affanr J
Prouaretc ancor voi del tempo i danf»
fegue il ballo de Mori* ù di Atorc^
Fine dcll*'Att6 Secondo ♦
S C £ P RUSf ^^
iv n :>iicl!3^ar0ino Reale t^;^ry^
Ignèc jcomc itìaponcfli ^
Dentro ofctrra prigijtt Coduftj
Mi le gii ofleqtóìDÌei ((iireu*
ic£etKi da ferinità ttiiàf^arjéì»de ^ >
Vba;gratia ti ehièiio^ Jteabbf fiiettdé
D' Aldimirà hil3eUar|é dbl f^o^ crròre^^
SòBO j€!G0lpsifil)è cdpe ilfJ&niQrev
Er.P cti no ho pet,cJii/ìi9Ìifiiggejìe %rcz«'
Dia. Chi s4 isb^idi^apeotsca . li^z^
D 11 crror fuo,non volga étci*^ffrtl^^
Er. Affetti vioJc(itfìo'hw««:€tti>%|
Vendicar jfeiiirfoJito i tvioi4H|reg| ?
Er. Nonfimat^oIBLegi^vC, ^
Piar* beaci > a:;-*' ;-'ns:m;Hi:^^: JB**^
ih .cA cmi Ti S>3 2
Disr. Partirò^, ^ f, v.. ^^5^^ •
Et. Parla ilvcrojDIaiw^^^l^^,^
D'oac mi ti:afportò. 1. 1 .Jll^..!.^^
Cicco fdc^no a oltraggiar chi tanta
|T?^cratìnaÌc alci fai \ ^ ' ' jfarnii?
É vn fol capric^cio vn Rè mutar potri?
Torna indféf^itpcnfier vai l
t>iar. Sonjgui Signori ?
Diar. Hó^^ìi^ièbianMftrf
aiBiaeÌ)Bawii^ì>^Bo i'giAfcM
Erim. Bf^ati^óiàify^
Coj fèttfi^aifc^jil mV^
r0i «P* orlon ij
Fe ébst in t|tc
ótrdia dogl/aalJèg^ilr cól caè
^toot dc'OOftrf ÉÒfìr ' '
• ] In peftaogifiSi^àVf».
Erefcala tfelti s^v'^^-*' '';':'r;^
I Chi hii perdalo il fào cor nò n iam
Che le pefched' Ajiiòr fòng ((ì^rìlientiV
Sà L'alme più fagaèii ^
j Tei reti ìnaptigiòfiàr,,
Ncramorofomat * E
. './A -TiiT ^ar
E laccio vn vezza riPc h»«i fon* i baci.
Chi ha pcrdoto il fùocor tvó R lamcti
jph(^ le pcfche d'amor fonOrì toritìeitti.
Mi aflTai tardj à venir I* I dolo mio .
Argippo , Ckfh, Flertda . .
S C £ N 4:. TìE. K Z.A/-|
Eccomi qui mia belli»! ; o "
E s'egli à te no bafla, eccomiiatt-
i! 1. Piano: va Cólo ne branio . Cch'io,
Arg. Prendi ipe»ehfrpfùVam<>t. v[
CI. In ^uefto IO non ti cedo ► : ;!rt o If T
FI. Troppo nero cu^fei , ' 7
CI. Tal mi fe il fumade'gli «4Óri»ici;
FI. Dunque tu ardi ? ^ „ -.i
CI. Vedilo i J'afpetto. > .^i
mio^SbU non mi Jafciar, tu fe^^,
Ar. E td trpppo ti irsuti ,
Mctre puoi dir,cl^^etti 4 brunwiiKvpI I
J^l'-^^*'"T'^»^Sj4s9inprm cecie
TtU Kider mi fate in,^r<^ f,\ i ."i^'i
Col féftz*lBngtit^»'' -
Ch'io mai vògFià impàzzTrii
SCENA A R T A^
CHe non fà h^t non può
Il bendato A^ciep Cupido t
Che tiranno mi piagò? ; ,
/^ÌStempra il-giWi'' ;
Sin nel Ciclo -/fSf:
11 Tonante ' " ■ " ' ' ■ " ' " '
Kefe amante >
Ti H - E del
JE del fulmine fpo^j^,:, 3
Che non fa > che npi, pué^j
p»AftjgaiwitoIlè. ErXMtrhi ferito!
meno» ,6»?i:.~3c'hjoono£
L error pi»N^5 te^ijewrio
Con amuoimi>ro^fii|,a:vo:'H||g<|^4e^aoiguemc.
Liberi 1 prigionieri ■« ,j
¥ri 'C catene ha refi} ' " '
^rapita Aldirnir^. ; ^^^^ ,
Con SI nobilQpr^4?^lt(?i^;CÌp9jf^,-^
Sano indegno d|1$qct5^ ,
Di re gia benda. al cripici {\ .j,.-, . u ^
Di coijMiandg ?^al^^ oii-bnxl'rr
Se vendetta mortale m c - t ,^1 S
Nan fò del^jif4irt|^os^i^é^r«|j|jitót
Prcncipe temeMria.c jJifepritjfeoQ
O Re fprcxzaco,© mie ©-ftttei^gcosflEe.
Mi pigro, e che pitj Mx^.,m. iSc,
Seguite voi,feguitc i^f ni2
torme de'fuggiciuu „:imoTiI
Reftnntatta Aldim»;?!,^,,,,,
1'^.; »d E il
TERZO. 6j
ÌE iì rei sù^cndete ò mortif ò vM l
SCENA >S E S T A . '
gif il t^Cbcrite déié {>r%ionr,
! Bri/mn:t .
fpeotzatc le catene
f Rè tiraa) barbaro infido V
i Che ligaron it mia pfé V
Mi da i lacci di Caf^ido
li mio cor fciolto non è •
Strauagante aouiti
' Non so dir s*ìo prigioniera
' Ancor viua > ò in liberti *
i>n fparite Thorridez zc >
Che goder la luce amata
Mi negauano: del di ^
Mi da l'alma tormentata
Non apcor il daol partì t
Strapagante > &c.
S C E N A SE T TI MA.
Idr^ifpe^y Epi/mcna .
He più tardi 6 Guerriero f
M : :Q[^al malo'atò coafiglio
De precipiziiiiieri qui ti tratiene ?
Hor che liberi fiaiìio^
Da cepp?> eda carene
Fuggianrt d) qui fiigfgkmo^^-
Di qucfto Cielo irato • -
Riuolto a noftriiróali
L'auuerfitàiatali i
•rif.O fortuna gradita:
Come
ATTO
Come hora il crin mi porgit
Così i meta felice
Con il crudele i paflì mici dhe fcorgi
Non ti fcoprir mio core
5*egai r infido, e in fito più opportuntì
Le vendete farai del traditore •
) A lafugasìsì )
!dr. ) Nonfi fpwi )
UviL) Mela forte, /
; DelaCortc, ; /
) Mai ftabilc ; ^v i,!
) mutabile ; -
Mille giri forma al di\
A la fugarsi.
S C E N A O T T A V AJ ]
Aldimira % Qrimtno 5 * j
LAfciami rapitore 5 -
Setùfeiralmamia^
11 mio cor» lamia vita, il mio defirci
Non ti pofTo lafciar fenza morire ^
Aid. Tornami fri catene f - \
Tu che rapir mi ofafti» 1
Tu che mifeparafti - ^
Da Tamaro mio fpòfob fi dal mia ben(
Attioni federate -ii d-^^ oJb^ p ^ ^
DVn Prencipe fellone ^ >
Sotto prete fio di pietofo affetto .1
Rapir le mogii altruipcr Tua diletto
^ ì SCE^
T È R z o: ^
S C E N A N O N À.
Argippo Orìmeno Aìdimita*
Signor ? ahimè : Orim^che hai ?
Se non fuggiamo 9
Tutti in brcue prigioni
ÌQuì rcflerem,pàrtiam di qui partiarno
Stuolo di gente armata
I Hor h or dentro la Reggia
Hàfatto prigioniero
Erineo 1 che fuggiua
Con l'Armeno guerriero /
Fuggi Signor dhe fuggi
II {briglia vicino > ai Déftin cedi ♦
Ch'io la faluezza rnia cófegnoi i pie-
d. L'idol mio prigiooiero ? ( dil
Il miobenperiri >
Et io doiirò qui in tanto
Formar TJefequie al mio bel Sol col
Ah non fia ver già mai , ("pianto
Che qucfte luci afflitte
Mirino il tramontar dcTuoi bei rai,
Orimcnp?
rtm. Mia vita? Aid. M'ami ?
rim. T'adoro. Aid. AropteJ
La fedeltà dell* Amator fi fcopre .
Odi, Orim; Comanda. Aid. Amore
Mi sforza ad implorar dal tuo valore
La liberta deiridol mio diletto .
rim, Ahnonpuònòpénre > .
Chi da nume sì bel viene protetto .
70 A T T O
£rpairò cora^iofo,
•A le fpadc nemiche ,
Per feruiti ò mia , cara il péttoi é'Icoill
Mi . Aid, Che vorcO^^ ^ ^ i.
Prim. In premio al mio ferttirfij»i . r ,
Chiedo, e nonpiù.; vju^Ì ÌÌ; oìòm^
Aid. pachi >^, jr .r:v..j,,oaioH
Orim. Da tuapfeti . or.iùhH
Dimmi almen s'io l'h^utèil osni v i
Ai. Serui, chi ia^r«u.) nfìim A 'i -mD
. ::-K ■ ^rm»OK.i^%\ E{o!'d^
/^Hi sa ? VOCI v'jnt?ndo».,t ivA c-.v r
^ Comc d' Amanti è yfanza '
Mi volete rviìtrir fol di fpcrani^.i ■
J>peranze volate ,. . i , ). ^ •
lontane da me, ' bi^l '
Ch^Q vano ten.tate . > li o r •
Deluder mia fé, * 4 - /ft)aii sQ
Chi s'aiipifp^iUot; del, ,vo0>'<> vetOf
Si pafce,fi'ari|,eìÌ!^orfliJu^ 4i^eri^,
Vo\ fie^efosòt. , .
JlTtn v'^prJFp >
Chi s'alimenta il cor del roflVo vercJc .
Si p^fcc d'ariane igiornifuoi djfperdei'
....... $C£.
CENA Y^^'^^^É^é'^rWA,
infette ^Ót*Ìs «ij;j;;;>.Uibup Ci^^
A qualche dec&'ti^dt^^i ' ^'^^^^ ^Sàto
1»*-Ghe 'ir^lfM^aséiàtcJ ' - ■•' -' '^ '"^ .
L'e (Ter tu» *egid;«-^ ctgfòh^ fatale ^
Del tuo morirrper la tuafepoltiìra ;'
Qin d'ratórriot^^#^^# 2^^f^
^©c lè promeffèd'01'Hn^itf afpett^
Di qui toNn pàrtì» é Tiefft&^eBturo
Alerone attehdiiàCfòpfà'Ikurb'^^^^^
Id.Ch'ioparta?ifón^flSr^
In^timaconuiétìe
IlRodofpezzar -
Déqóeilétiwènè*,
Invano àl'andiPi^ssitt t>ì'^ s ^ i;^*'
^ T T O
Il pfcde;vì(fn 111000 •
Ch*io parta non po0b.
CL Baderà qucftifeafi-AJ.E cbìé^toflid
Q.DI1C per pietade%Qj>e|^ : A ffti
Per queIl*amor>p|^39l tx^9$^ig^
Se in quefta Reggia ci m^ortt z iuM
Pard|Q^^ioft^
Concedimi io foaore ^ .ì ^ihlrap h
Aid. E qual fauor ? Cl^Sopra la (t? póltilri
Del mifero Erinep fd che fcolpico i
Retti quefto Epic?fHo>ac:<:iopalcfe7l -="" .-r="" a="" al.c="" al="" alc-="" ald="" b="" cagioniche="" celato="" chi="" ci.="" eilinto="" f="" i="" ialchffpaiziafperoyvd="" j-afeialoill="" la="" leggi.="" lo="" ref="" tsia="" viucndogod="" viucr="" wafi=""> |
* Giace acl fen di quefta tomba afcofb ^
Idrafpciijpro Principe famofo
Fito in Media Brineo d'Ainpr pragàtcrì
Al. C^Mie ? c^me? CJ. Che hai . C
A.Erifi^epduqji Idrate /tPrécipe tbQtof
CU S^rifliil vcroie noqmcnw^ 1:,^, a 1
Ale. OflwrttHWi^hefjEjnt^
Pm tacer non pofs'io vjif <^ o 'd ) J •
Prencipeila infelice» ah ben nafcetti r l
Soggetta i r/nfluir d'aftro rubeJio ; j |
ì Odi , e ftupifcfi Idrafpe è tuo fr*te/ia|
Aid. Che vaneggi? Ck.'ì^qSHimiri^-dO
Ca(ì vcrif C s'iomcntp c^^^t nl
> ' Gio-
T E R Z O- 7J
Gioue irato mi tenghi
' 1 refpiri dell' auro e'I firmamento
I Principe (Ta tù fei>
I Sorella à Idrafpe,e tua nutrice io fono
Sopra del lido Ibero
I Da Pirata feuero
I Teco rapita fuiich'cri bambina ,
' Indi portata ad Erimante in dono p
Qui re0ertuocclai>
Sol per alta cagion di fdegno antico»
' Ch'ètrii l'Iberoie'l Mcdo Ré nemico.
Qui t'alleuafti> e in quefta Reggia poi
Nota la ferie t'è de'cafi tuoi .
Aid. Stupirmi fai ,
CI, Strani accidenti afcolto.
|Al.Mà s'io nacqui à gli fcettri>i le corone
Saprò fiaprò ben'io
! Il germano fbttrar da Ideatene,
' E à prò dell^ldol mio
D* E riman te domar T ira proter ua :
j Opererò da Regina,^ non da ferua,.,
f, . Aweudetiemi in Corte .
Al. Vto(jp^xivcaRno&ria^
Aid. Rallegrati Ò cor —
Ria fortuna
, /Nonaduna^ ^
i e rniti^
Viurem foggetti ad vna ifteffa forte
Lentani da i perigli de la Corte ^ ,,
FI. Mistotifeguo p^)ii _ I
Chefidir^ dimé?
Arg. Che ptr fuggire Amor Tali ti dièj
JFI. E s*akntt mi riprende
Di sfacciata in fuggii diÉròppò vanaij
Arg. Ti fciìierai col dir fon Còrtegiàna,|
FJ, Qualche lingua mordace j
Mi potrebbe accufar di poco honefla
>- E dir coftci l'honore fuo non (litoa .
Arg. Tu li rifpOnderai non fon la prima.
PI; Sori i^ifoltìta . Arg. A càe** ^^ ^
F!. Afuggirtecot m* '^n '^l^^^ A
Arg. Che temi? Fi. Che lari ^
Dì te> e di me, poiché farem fporati* ]
E vfcitì dal confin diquefto Regno ?
Arg. Eh non mancano modi a i naantati
Di viuerbenjfe la cofbrte hi^ingegné,
f !. Nei Giardino m>ttendi^
T E il 2 O. 75
I Q^efta notte vicina,. e teco ynita
I La via farò , c'hà te fia più gradita ,
lirg. Al fia la ritrofctta
I Ne la rete è caduta
Benché fingea d'aftuta
Farli pregar, ma ben m'auidia fe»
I .Che di fuggir n'hauea
Più voglia affai di me •
In fomma ò donne beile
» Fate tutte così :
II voflro dir di nò > termina in sì
Fate ben femine care
A fami pregare
. Per poterai fcufar
Quando eh errate,
DifFendendoui indire
Siamo ftatc pregate .
, Yengan pur gli Idoli amanti
À voi fupplicantii
Che diftringerlial fen godete òfcaltré
Diflendendoui in dire
Facci^mquel>;che fan Taltrc .
SCENA XII L
, r , Reggia d'Erimante. .r
, - ; Idrafpey Eri/mena .
DMfe forti infelici ? ; ;
Sol per c/igion de'tradfmenti mici
Si fieri cafi ò Dei
Caft/ghi fon de le voftr'ire vitrici .
O une forti infelici .
P 2 Eriu
jS ATTO
Erifm. O traditore amato ?
Se del tu error con lacrimar ti penti,
Mi fon dolci i tormenti >
E adorar vò di mie fuenture il Fato l
O traditore amato.
(petto»
Ch'arder doueauo intorno i quefto
Per infiàmarmi'dcl tuo dolce affetto»
O di bugiardo, c di fallace Nume
Traditrici promefTe empio coftucnc
Idr. Non ti doler guerriero «
Non oirragiar quel fiero
Querelati àzì Fato
Contro di noi hoOilità ripieno»
Ei turbato ilfereno
Hà del noftro fuggir con empia forte,
Egli crudel qui ci guidò a la morte .
Non ti doler guerriero.
Non oltraggiar quel fiero
Erim* Satio fon di più vdirc
Sì importune querele» homai vicina
Giunge de'voltri di J'vltima fera»
Non
terzo; 77
.f.Noh fi parli d'amon douc ira impera,
fd. Mómiturbailtuofdegtio,eno mzc^
' Di mia parca fatal lVltimo colpo, (cova.
Mà s'io so reojfolme fteflbiqcolpo? fra.
8eritTocect2:èilgaerri^rno^arch*ei^^m :
BirC Sce J^ lbpra di aie itutto il tuo fcle-
,,Barbaro llege ogni pi^tàrìcufoi f g^o
No hà errato Ermeo , me folo accufo»:
I ITrco (bti io>che dc la morte é degiio^
E vim , . A rnho offe fo m*haue ce
E confupplicioeguale
Ne la morte con^pagni ambo farete.
Decidete colferro ;
Tri di voi chi primiar deue perire 5
Vi conuieoc^morire r i
Diarte. Diln Sire # Erim. Porgi
A i rei la fpada. acciò tra ior.piignada
iXia ile lórgarc vi timo fine il brado.
Diar. E partito il crudele»
Prendi il ferro Eriiieorche per pfetàde
pecafi tuoi partir di qui vogrio>
A la voftra innoceja^a à^fidi -amici
Alfifla ti €tcl^ che eoa Igiufliy è pio!
S C E H - M X V ci. . ;
VO* coEibittcr dèi p^arf
L'obligo di guerriero a c o rn^inuita
AcGoftatij e m'aita
A diraraiarmi il petto ;
. . Non mi caaofc-i^ rinfcdcle ancora ■
"'^ : \ L> — -
7? ATTO
La memoria perde d'ogni mio affettò.
Idr, Sì cortefe t j fe» campion ardito >
Che mi d?iole a douerti
OfFendcre con l'armi •
Enf Nò cardaft> fin bora ad impiagarmi.
Idr. Q lando t'dffefi ? e doue?
Ben parnii hauerti conofciuto altrouc,
Erif. Hotì che ho il fen difarmato >
. Se ha? cor quel ferro impugna
Prencipe traditore ; e federato •
Conofci ancor conofci
La tua fida Erifmena ?
La tua amante fch€**njra^
Da te iniquo tradira ? —
Idr. Cieli ? che miro? ò cara >
£r;f. Io tua cara ? ah infedelè
Ancor perfido tenti
Lufingarmi d'amor con falfi acècnti»
Hor è tempo inhumarto >
. Xha quella deftra vltricc^^i li U;.
vendichi le mie ofKifeè ; oin rk:)^vl
E laui nel tuo (angue ^ì^u ^ì a
Lemacch^e facte a^ mio tradito ùo^oréf
Puoicdvn traditore ,
Che con frode ingannò core fnnocérct
Trafligerò . Id.Chi t'ama? Er. Ah ait-
Id. Dhe perdonam:>ò bella, (fcredéte,
£r;f ^.'IVioti perdoni ingrato ?
Lafcia pr.a,ch*io tWccida
Fraiid:>Iente amator; anmii infida ^
^^.w. iHr
T E R Z 0 . 7P
Jr* Ecco Erifmena i piedi tucM dinoto
Vn reo pentito» vn cbe di gii ritonu
Ad adorar la tua beiti traditi >
Se queft'altna pentita
Non impetra da te perdonò àncora
Sùtraffigimi ilcorfe vuoi ch'io mora .
irif. Ch'io tVccidà amor mio?
Con qual colpa inhumano
Qnelta barbara mano >
Senza vccider me ftefla
Te cara vita efan imar potria
S'in te vino» inte fpiro anima mia ,
Imiei finti rigori > -
(Sfà coafegurro iWor fiiiè* bramato,!
Io ti voglio pentitdi c tton fuenato ;
Ergiti caro* ìd. Ò mia gioia infinita
P lì monr non pófs'io
Hor,ch*in braccio fon io de la mia vitafj
SCENA XVIII.
E rimar? te. Eri/mena, Idrafpe ,
EQ^-(ìo, e queito è il modo
Di vcciderui trà voi ì
r Perfidi» che penface?
Di fottraui i la morteMh v'ingannate.
Erif. Se da fòmina imbelle
EflTer off^fo muitto Ré prerendi»
Eccoti il fenb Ignudo
La delira irata a la vendetta efìendi.
Erim.Mt-t^morfofi ftràne? e che vegg'ÌQ#
Donna : donna è li guerriero ?
?o A T O
A pena ciò che vede 0t^:1 "
Stupido rocchio crede » - v nV
Che miro ? p Cicli? ed eila ? f i A
E qual aurea catena aJ fen ci pènde
Eric SeMti^ dei^o t'accende
Di poiìcderjajnarttril: miio morire n2 |
Te ne fó v^i^ono ò Sire i o 'n J ì
£rim. E* pur-qaefta;il ritratttxf p i o:ì
Che ad Arm:adalabdUdiKd fciì'r^P
la gioaentu donai -l *m •
Araorofo idolatra a' fuoi bei rai ? > .7
O del mio Sole eftintO '.sO'^rv ^i m v::.
Bellezze vn tempo am^te i ? ? la: !
Q de'-miei; priihioie] giouetiili amon-
'Ilig colori àiìm^^^: W c; ; < fi t <
C^re vaghezze;! òjbf^ ar dojtiiìì
Narrami tà> cheignotaon ^icai j: *1
^ Sotto rtpoglfe guerriere • r' : "ri
Di generofoardire il cor ci veftft
Chi ti diè queiìa effige) onde J'haUeftiS
Erih In Af menia ) 0tceni^i : j, 3
Patria de* mjeinacaji . Eh :0 Dei chi
Di Urano auucpiménta (kntOi
.,Se/ico prìefago il eo^^^^^ àtcAo diede
Erif. L acica n)i.a nutrice firciaia detti
llii^Ati à l'efirétno dìi pria cheTOoriiTt
<^^I ritratto ime d ede,indi a me di
Tu* §!>odVgfi<^(>^genit0r ki nata l 0
, Qaefb. efìi^rie conferiia f
terzo: 8i
I II tempo Teffer tuo fcoprir potrà ,
irim. Ercinia à te la diede ?
Tu in Armenia nafcefti ;
Tu i natali trahefti
Da genitor ignoto» ò Sommi Dei%
O arcani miei fognati
Hot fi v'intcndo^hor fletè à me faelatft
Tu il gaerrier fei i che in fogno
Sugli albori del di m'apparueardita
Del fertoArmeno i dirpogliarmi fì cri-
Ecoragiós'è tua rArmenraalfine.(ne
Q^iefta effige è d* Armiada
D Artamenc forella»
Ch'io gii tempo godeif
Tù delf Armenia heredc
Prole d'Arminda, e figlia mia tii fsi
dr* Strauaganti fuccelB .
•riC O me felice ,
irif J Padre ) t'abbrac)e di mia^Sorte io
ri. ) Figlia ) ciò )e di tuagodo.
O cari ampleffif ò fortunato nodo .
SCENA X V I I I •
Udimiraì fi/ceJiar EnmanUf Erùfmena J
Idrajpe .
i /^Ome vi? non l'intendo /gnofo»
: V-i In vece di tooftrarfi il Rè fdc*
1 Egli abbraccia il tuo fpofo f
^]d. Vedi idrafpe il germano.
Jc.Alui ti volgi;
Leflcr tuo fcopriie tuo fratello accogli
ild* Caro>c amato Erineo No
22 ATTO
Noti ricnfar gli abbracciamenti miei»
Erim. Come giiìge lafciua hor qui coftei?'
Erif. Piano Aldfmira, piano
Non auicinar tanto il foco à Tefca
Con li niariti d' altre non fi trefca
A!d. Che miro ? il Caualiero
£*donna. Ale. Obeneife
Se altro fpofo non hai
A digiuno ftarai .
Aid. Cupido traditore
Da te ferita vna bellezza adoro,
Che non può a la mia piaga
Medicina appreftar > ne dar riftoro .
iJr. Stre fcufa il mio ardir Precipcfonoi
Eri/hiena tua figlia vn tempo aa^ai
l/*ciFefi; e dermici falli hora pentito
Torno idolatria ali amor fuo tradito •
Il nome d'Erinco, finto abbandono
; A l'eifer mio primier luelacoioriedo^
iofonoIdrafpe»einHim?neo là chiedo
Ec. Tù Idrafpe il Prence Ibero .
Aid. E a me fratello. '
Idr. Che fauclii f Er. Che natri./ .
EnC Accidente nouellO-
Ale. Tutto é ver ciò, che vdite • ^ !
Aldimira non più, ma Sceila é queftà:
Mirami Idrafpe» e non conorci Alce fta
L'anticabalia di tua Regia Corte ? ;
Id. O felice mia forre: ' ■■ ■■{
Hor ti rauifo^ò Stellavo Stella amatai
Qucjlafci che predata ;::r':; a-- Fu
T E R Z Oi 8j
Fu fui I/co bàb na. Ale. A pi:nto quella,
ij !dr. Quanto lieto t'accolga
Sofpirataforella»
Enm. Prencipe a' quefti cafì
Stupido reaojei falli rnoi eond0nor
Se ritorni a colei,che vn tempo amaGi,
^ Mal'effer tuo perch e fin hor celàfti ?
Idr^ Per loidegno feiièro
' Che nutrì in len córro délRegnolberJ
Erim. Ai decreti del Fato ^
I Contraftàr non S può, porti la pace
^ ^oggi in Iberia i verdi vliui il Cielo
E - Vuólj che sVniamo Idrafpei e chlio^.
5, .TuaReale Confbrte ^ ( gi (ìa
EnTmena m fa figlia ; accogli i n fetio '
^5:l/alta heredc fatai del Regno A rmeno
, rdr- Queftofolofiuor Sire é badante
n Ad obh'gar riberia al Medo Trono ,
Viurò (nemorc òqn'or di sì gra dono ,
l5 S C E N A V 1 T I M; A«
Orimenovonìifuddetti,
STupicto qui in dilparte ,
Cosi ftranì fuceffl à pieno iute (i
Sonoi vofiri accidenti a me pàlèff/
5ire ie teco hò ^rato
j. (ali errori cbhai cùnd^na "
5^ Al cieco ardir <é!ifn core innamorato*
Er.I tuoi falli amorofi
Degni di fcufa foBo
Prencipe generofb io trpei-doftov
84 ATTO TERZO.
Ale. In dì così feftofo j
Enmante prouedi
Alditnira di fpofo .
Or. Teniòiche m'abàdoni il mio belSofc )
Er Di generofa prole |
A baflanza arrichito il Ciel m'hi rcfo» \
Sento del cor gii accefo {mt(
Smorzar le fi^me entrò il mio gelei-
Cedo Aldimira, e gli Himenei rifiutoi
Idr. Già che ò Sire la cedi
Valorofo Orimenoiovò che vedi*
Che Tobligo di Amico
Tecoldrafpe adempire hoggi dcfia
Se in conforte la brami ella tua fia ,
Or. O fauor fofpirato ?
Aid. yitjròteco felice Or. Et io beate i
Er. Splendati le forti in Cielo
Per voiPrécipi amici ogni or più liete
Ambo figli in Ampr voi mi farete.
Or. ) Lungi ò tormenti
A IdJ Dal core andate
Nel fen tornate
Gfoiet econteotiV
Er. ) Pacete confotto
Idr. )Godiammiot core i
Nel mar d*amore ;
Siam'gionti in porto
^ .) Al oianto il giubila
; Segue più beli
Succede al nubilo j
Sereno il OH il Firn ^
'ki0\ 'ìf^^^Oi Pìi'^'^^ • 1 „
Al. A-XVefta,ò rpofiitouelli (cSdua
«ViiCiO'Erimante è la reggra. lO vi
^ : Qaì ni Corte i la '::ini
Acciò apprender pofsiatc _ ^
k ^Q: a Iche.tr aito gentil dr eiuilta . .
^ ' À fè. che in bre ue !0 fpero _
' Con si bel capital di leggiadria
Acer efcer te faceti de à l'arte mia .
In O quanto delle fehie
Sò p il nobili affai qneft'alte n^ur^
Mi dlwrh mia fpófa è qui ficurà?
Al. Dubbio non v'è, s'ella farà a nvio
modo .
Se afcolta i miei cófigli* e atteda al
Fil. La modeftia mi piace> ( lodo.
Mi qucfti Cortigiani,
c Mentc'iO'paffo per Corte ^
Joglió (opti ài mcmeflc matrf,
, E dopo haticrmimoleftata vn po-
Mi dicono ridendo fco
Sca fatemi bé mio fac.-a per gioco J
^r. (rhU vedo imfcrogliaca '
' Sta à vèdeh che quf fn Corte
Qualchedun me Patacca , (ca
E v&vvi fztcÓ ìi nMa fpofa à vac-
Al. Ti Vorrebbe parlar vnCau a liero.
til Non (1 parli di qucflo (nefto.
Só honorata,e ogni mio fine cho-
Ir. Che mormori eoo lei ?
Al- Taci ; griofegno / \ '
( Non mi mancano imbrigli;
La modcftia ; che vfar deuon le_i
magli.
Ir. Sij.benedetta óamica.iomi pro^
fefio
Più . che obligato i tuoi cortcrfi
affetti :
Vbbedifei Filinda à (uoi precetti.
Fil. Sei tu contento ?
Ir. Io tei commando.
Al, Senti?
Fil. Mcntr'egli così vuole
Al Caualier dirai,
. Che só prora ad ydir le fue parole.
Al.Corro volado à ritrouarlo.intato
Prèdi dell'amor fuo piccolo fegno
Aflai
j Aflaibuonoi il panico f habbitù
^ ingegna..'^ '^^^'^
Ir- Che hai di bel nèMè màni ?
Fil. Poifera femplicetto • Faitàdel
Cìueftoè vndonoi fbarbàiani
Ir. Di chi?' -
Del CiuaUefo. (deiu
^^.Xb€ commandalliiche afcoltar io
Ir. Ch| Cau^iltf r ? cb^ dùùó ?/
Fil.'MÓglle vbbi^ìen^^ io fono
: .Tali i pr^c^cti della vecchia fiiro*
Ir.b'ertcr ftato burlato horson ficu-
Fli, Che deg^io far ? (co.
Ir. Lafcia vedere : vdirlo
Ma cocener nella modeftia i gu^^^-
^ Che le parole al^fiae
per vcctécrrrhonof p6 fofto dardi.
Fil. Gratiofo marito^ io ben iapèuo»
Che lo fdegne acquctaiia t
• E che i I vfo correte ci s'apiglkuaf
.ir. E bello à fé :
Oii faciaracosì . ^
Qaefto à tè» l'altro a mè ,
Diuidiarao il talento
vi' Giudi vadano i^conri, e mi cótecol
Filo Se àlcu lo faprifarem fchecaitì.
JLr, ) Eh farem compatiti .
; Friqueftofplendore
2 Sdì
De noftri Peccati^ :
Da qtìeft oilluftrati -'^!^
hh Noipiù, che ne habbìansiOioM ;
Ji^i^ Ogn'oj ne caaiaimQ v ioA:j/,p
Gioueuol coltrutto : :d: " ■
? L'Oro accoiTimod* ii, tutro • ,
ATTO TmXQ;^.]
-.1
■'i
•s e E N A S B^c o N DA.
* 7 Gtàtdinò,* L iw-, ,4
,0,1 ^ ■: :gt»b arU al^
Emine miferelle ?r. [ ^nlJ
n 5 am troppo tene rdlex' i jq
?E facilfad amar r;« o): m^^D
M à al fin^ che fi può far ? ' f c e
: Softrir cóuicn inoAri errori in pa-
E vn dokeainQr>chC|troppa allec-
1 Donne belle v (Mt$tà piace-
Se volette . ^ .r a i.o£Ì <^
Vmcr lietc^ ài t cftoi p
Non fdtrgnite U ornsjbujiG
r Erter annate .? rr?:hsv ìf^^(!Kèllò
G ran contenta e fui fior del hoft ro
Il poter dir io piaccio iiqoeftoie-^
2 Fatte Vecchie ; r (a quclìo.
Se
D'eflTer grate
In Amoì-c
Fate errore (bello
Gran còtento è fui fior deJ ooftro
Il poter dir io piaccio J queftojo
à quello .
Aria^ cantata da Aldimira in vece-j
di Rallegrati ò cor •
ì hldimira .
i Soaui mie petve
. Foitunatfefofpirfr^ . ■
^ i I)oppo lan:^i martìri ; . ; i
Pur godwMe miei dì rhoreféreae
O fbaui mic^pene w ! ^
2: O mie forti beate
^ F.eliciiitìii ardori^
Hkippo erudii rigori \^ (
Purle OeUfe, ver aìe,$nln0 placate
: G^mie forti beateci :
ATTO TEaZp
la loco della Scena Decrmaterza^
oli fatta tri Flcn'da> c Argippb .
Ir» '^TOn la voglio cosi moglie mia
1^ Troppo della i^^^^
Trapaffaftì i confini; io ben tidiflì,
Che a! Canati er parlaffi v
Màf che tener d:ouefti
crocchi modeftii^e baffi .
Fi. E vn guardo fpl cotatoi terllou^?
Ir. Altro,che guardi ci teeò firirble-
Fil- LVdirlo: mi gi©ua^ hj- oq ; c bella
Se fò di te fenza ragion ftrapazzo
Se ti getto più via tienmi p pazzo*
FiJt Tra cotante ruine a! fit> fapeuo>
i.- Che la borza io perdcuo^
Ir#9^"^o ^d^^cc ftar in Corte»
'^tnauer la moglie bella >
Sempre s'han con lieta forte
Soldi alTaì ne la fcarzella .
Se qui dentro ? ò pur di fuori
Alcun v'c»che ardifca ofFendermii
Trouo cento protettori •
Pronti fubbito i difendermi •
Ciarcheduno a mangiar fcco
Ogni giorno mi vorria ,
Bada fol> ch'io guidi meco
La mia cara compagnia «
Fortunato miconfeffo
Trà contenti refocflaticoi
A chi hi moglie bella apprcflb
■ Mai non manca il companatico
lamia vitaé àflTaifcftoIaj ^
Ne eflcr poaero m'imi^rta ♦
Che la moglie, ch'è ve ziiofa
LVAbbondanzaitt taft|>orra;
Fil. Si si va pnf cancando r *
Le tue glorie ò maricòti pregi tuoi
E fcufàbile io fon f è coèì vuoi
Donne belle fcufate
L error* ch'in me vedete » '
E non hii riprendete
C^ante i lo ftato mio fimilrfonot
^' Chettctitarv perdono ? ^téti^
Ma,che colpa nhabbii fé il Diaaol
SeSortéfe è il marito, e fi cptéu *
Ivli(cre!!efb^qctte • ■ >
Al conforte, \^bbidife
Conuinecife al fin fofFrire.
Quante à lo flato mio fimilifono, -
Che mcrican perdono ? ^téta
MijChe colpa n'habbià fe il Diauol
Se corcefc è il nlarito, e fi cótenta.
L L- F I N E.;
1 . . ?5n?oi;;^t vvjjn^
i
1>3lueft>
No comments:
Post a Comment