Monday, April 4, 2016

DIDONE ABBANDONATA D'ENEA -- L'episodio degli amori d'Enea e Didone introdotto da Virgilio nell'Eneide

Speranza


DISSERTAZIÒNE SULL’ EPISODIÒ DEGLÌ' AMORl D’ ENEA E DIDÒNE' INTRODOTTO DA VIRGILIO NELL’ENEIDE DETTA IN MANTOVA DALL' ÀBATE _ D. GIOVANNI AN'DRE'S Nell’ Accademia di Écienze, e Belle Lettere» IN CESENA MDCCLXXXVIII. ö PER GLI EREDI BIASINI ALL’INSEGNA DI PALLADE C0” Licenza de’ Superiori. ‘211987—8 ` ÎÎ av / *— .a "X … -` ‘NUM' I) E D ETTORE W ACHILEGGE. ` d ſi O

La presente dissertazione ſu recitata dal ed. autore nella R. Accademia di Mantova,ì o'ue ri ſcoſſ‘e quell’applauſb, che merita-va. Io la ebbi tradotta in ſpagnualo e flampata in IVIadrid nell’ anno ſcorſo
Deſiderai toſto 'vederne I’ originale ,e l’ autore Per effetto d' amicizia ſi degne‘: di comu nicarmelo. H0 creduto , che poſſa ‘eſere aggredita dai filologbi un’ operetta, che ha tutti i caratteri proprj di ſimili lavori, e che difende il migliore - fra i poeti d’ una invecchiata accuſa , la quale nulla toglie al pregio immortale del poema, ma nell: anima di chi non ſa diſtinguere il Poeta dall` autore del poema potrebbe far ricadere ſopra l’E neide il bia/imc, che unicamente in caſo d’ ana crantſma dovrebbe ricadere ſoPra Virgilio. Le Pa cbe ſſewazioni aggiunte in fine non ſono che am _ Pliazioni di qualche paffiſio dell’operetta,cbe l’ au tore o abbozzà ſenza colorire, o *ui paſt?) di leg; gieri per non annojare gli uditori :ma che un legñ_ A 2 girare "PW 4 W@ gitore brama d’ intendere Perfettamente. La *vene razione Per il maffimo fra i Poeti latini e l’a_ micizia Per il riſpettabile autore della dſſertazio_ ”e ruanno in me del Pari : e l’ Italia cbe ama il Primo come uno dei maggiori ſuoi ornamenti, e conta il ſecondo fra i letterati più illuſtri cbe ora Poffiedaymi ſaprà buon_ grado di farle conoſcere gm; difeſa di _If'irgilio lavorata dal Cb. Andres. Q ñ x, *MHP*

DISSERTAZIONE Sopra l’epiſodio di Virgilio degli amori d’Enea e di Didone. LM.)

E facil coſa è , come dicevano i gre-` ci , il lodaſſre “Ate e in Atene , per ciocchè qualunque l'lode fi dia aſcoltaſi. volentieri, e ſenza molto eſame riceve ſi , non dovrà eſſere più difficile il di fendere preffo i mantovani il mantovano Virgi lio , potendo a ragione ſperar l’Oratore, che qua~ lunque ſua difeſa venga aggradita dagli aſcoltami, che per patriotiſmo non meno che per equità e er buon cruſto s`1 giuſtamente ſon prevenuti a ſa.—Ì b vore dell’ amato e venerato loro poeta .v Pro. poſe negli anni ſcorſi queſta R.Accademía per ar gomento di premio il difendere Virgilio dall’ ac cuſe ſattegli in materia di geografia : ed io pen. ſo in ueſt’ oggi difenderlo d’ altre accuſe , che ſe gli muovono parimente in materia di cronolo g‘ia . Ma il voler ſeguire diſtintamente tuttii paſl ſi , che ſi condannano da’ critici come tanti ana. croniſmi , troppo tempo addimanderebbe-z Mi atterrò pertanto in queſta difeſa a ribattere ſola. - mente quel punto d’ accuſa , che più ſpeſſo ſen. ſcſi nelle bocche di tutti , e che ſembra più dit; A 3 ficile S ſ5 etc-zwe ficile a- poterſi difendere pienamente . Gli amori d’ `Enea con Didone , ,che vuolſi poſteriore a lui a di tre ſecoli incirca, ſ1 ſpaccianp univerſalmente per una liberta di Virgilio da perdonarſì appena al poeta in grazia de’ divini verſi , che gli fecer produrre : nè sò che fin’ ora abbia” neſſuno ardi to difenderlo eſpreſſamente; ciò ch’io ſpinto dall’ amore Verſo quell’ amabile poeta e’ affidato allo zelo , che 'voi giuſtamente portate per l’ onore del voſtro concittadino , non temo ora di fare . Chi vuole ſalvar Virgilio di queſta comune accu ſa ſi contenta ſolo col dire, che non deono porſi a un poeta queſtiff piccioli inciampi : che la poe ſia più amica della favola che della verita non dee eſſere ſerva o pediſſequa della ſifloria: che da' Platone, da Plutarco , da Tullio , e da tutti gli antichi e moderni è riguardata la finzione ”carne l’anima della poeſia: e che a’ppittori , ed aÎ poeti, è ſempremai fiato lecito l’ ardire ogni coſa . Ma io non credo che queſta ſia una dife ſa‘ conveniente a Virgilio , e ſpero poterne ad dn-rre altra, più giuſta e più vera . Se foſſero {lati pienamente appagati i voti di queſt’ accade mia nel proporre che fece il queſito ſulla fede , che dee preſtarſi a’ poeti nella ſtoria ; or conſez guennemente ſapremmo fino a qual ſegno poſſano o ſogliano i poeti diſcoſtarſx dalla verità , e co me; e quando deggiano ſiare fedelmente alla ſlo ria.- Or dirò nondimeno non eſſer poi ‘lieto, c1e 'x L k *M 7 Mi* che poſſano s`1 liberamente i poeti abbandonare la ſtoria , e che fieno padroni di cambiare luoghi e tempi, alterare i fatti, ed opporſi ad incontra ſtabili verita. E infatti quanta fede non accorda no i critici comunemente a’ poeti ne’ſatti ſtorici da loro riferiti? Che autori abbiamo di maggior peſo per la ſtoria de’ tempi rimoti , che i poeti Omero , ed Eſiodo? Ghi ha mai negato creden za ad Omero nelle genealogiche ſtorie , nelle cro nologíche aſſerzioni , e in tutti i punti di ſtori ca verità, ch’ egli vuol riportare ad abbellimenw del ſuo poema? E per non abbandonare Medea. tante volte vezzeggiata in queſt’ accademia, (A) da chi più ſ1 potra. ritrarre la verita della ſua ſtoria ; e da chi infatti più l’ han ritratta il Banier , i due Carli , e tant’ altri , che l’ hannozvoluto cerca re , che dal; poeta »Apollonio Rodio P La liber ta d’ opporſi alla ſtoria era bensì uſata talvolta da’ poeti tragici ; ma non cos`1 dagli` epici a- So. crate nel Minoſſe di Platone ſentendo dall’ *inter: locutore , che Minoſſe era ſtato duro ed ingiu ſto , riſponde lungamente eſſere queſta una favo. -la de’ tragici atenieſi , ma che Omero ed E ſiodo ne parlano molto diverſamente , e che que fii ſono aſſai più degni di fede che tutti i tra ~gici . V0i avete ſentito *in queſto luogo quanto. uſo E faceſſe il dotto Carli del teſtimonio dell’ epico Apollonio ,riſpetto alla ſua Medea, mentre. frequentemente rigetztava come incerta e‘ fallace ' A 4. l’au i **Z—M( 8 Wei* l’autorità del tragico Euripide . L’ erudito Fre-_ ret nella ſua diſſertazione ſul tempo , in cui viſ ſe Bellerofonte ( Ac. des inſc. T. X. ) trovando i tragici differenti da Omero intorno al tempo di Preto e in altre circoſtanze di quel fatto, non dubita di dare la preferenza al poeta epico ſopra tutte le teſtimonianze de’ tragici. E generalmen te Omero ne’ fatti. ſtorici ſingolarmente in punti di cronologia ha ſempre goduto preſſo gli anti chi e preſſo i moderni incontrallabile autori täſſÎCome dunque vorremo noi dire che Virgilio poeta epico e fedele ſeguace d’ Omero ſi pren deſſe la liberta di fabbricaiſi a' capriccio un’ in venzione affatto contraria alla cronologia e ad ogni ſtorica tradizione P Anzi ſe v’ è ſtato poeta caſtigato e ſevero , rigoroſamente attaccato all’ {eſattezza e verit‘a , queſti indubitatamente è - -Virgilio . Non v’ ha s`1 minuto fatto nè s`1 ic colañcircoſtanza in tutta l’ Eneide , che Virgilio .non 'l’ abbia ricevuta da qualche ſtorica tradizio .ne. Sembra un penſiero meramente poetico il far ,mangiare a’ trojani le vivande ſopra le focaccie, emangiando poi le focaccie ſteſſe dire Giulio A ſcanio : chs l etiam menſa; conſumimus ( Lib. Vlló) , e prendere Enea queſto avvenimento co me felice augurio della fine de’ lor travagli. E - pur queſto fieſſo fatto colle ,ſteſſe parole d’Î-;Aſca nio e con più altre circoſtanze viene narrato da Dionigi d" Alicarnaſſo come antichiſſima tradizio - , ne’ ÉYÌJr( *9 `fle ne, ed è anteriormente riportato da Conone ‘preſ ſo Fozio ( 234. ) in una delle cinquanta narra zioni, chegqu'ell’ autor già antichiſſimo raccolſe da altri più antichi. Era perdonabile ad un poe ta il nominare arbitrariamente le famiglie ſacer dotali Pinaria e Potizia come aſſiſtenti all’ anti chiſſime feſte iſtituite in onore d’ Ercole ; ma Virgilio nè anche in queſto ſi slontana punto dal la ſtorica tradizione , e anzi ne dice aſſai meno che gli ſtorici che i gramatici che tutti gli altri ſcrittori . Macrobio loda la ſcrupoloſa dot trina di Virgilio, lo chiama Virum mmie doEZum e dice , che ſu poeta ut ſcrupuloſe C9" anxie , ita .diffimulanter ‘CJ‘ clanculo doélus, e che tra ſportò al ſuo poema molte notizie ſenza che poſ ſa conoſcerſi donde ſìen tratte ; nè sò. ammirare abbaſtanza la diligenza del noſtro poeta , benchè ſpeſſo da altri non riflettuta , nell’ attaccarſi in tutte le parti ſtoriche a qualche ,ben appoggiata tradizione; in qua quidem re mirari eſt poeta: bu jur occultiſſimam diligentiam ( Satur.V.c.XV[[1.) (B) Se egli da agli ernici il coſtume non italiano ’di guerreggiare con un piede ſcalzo e l’ altro cal zato, ciò fa, dice Macrobio , per ſapere che gli Ernici diſcendevano dagli Etoli , a’ quali Euriñ pide aveva attribuito un tal uſo . Egli parla del. Dio Palico non conoſciuto da’ romani : ma dal le recondite lettere de’ greci ne ricava le noti zie: de gra-comm penitiſſimis litteris banc biſioriam :rutt Part( Io We eruit . S’ egli racconta avere Enea trovata una ſcroſa che aveva partoriti trentaìfigliuoli (ciò che creduto dal bizzarro Harduino falſo ed inñ. ſuſſiſtente 'nè giunto alla notizia dell’ eruditiſſi mo Plinio gli da nuovo argomento di credere l’ Eneide ſuppoſta poſteriormente a Virgilio ) ſe gue in queſto il noſtro poeta una tradizione,che era comune a molte nazioni, ,e in qualche ,m0 do religioſa e ſacroſanta. Non ſolo infiniti ſcrit tori greci e latini riportano il medeſimo fatto: ma Varrone ( de re ruſt. lib. 111. cap. 1V.) :ſog giunſe ñ‘, che ne reſtavano ancor al` ſuo tempo le tracce, che ſe ne vedevano in pubblico i monu menti di bronzo , e che i ſacerdoti ne moſtra vano una reliquia : e il citato Dionigi dice al tresì , che conſerVavaſi anche a ſuo tempo nel ſito , dov’ Enea ucciſe la troja, un tempietto ri ſpettato come ſacro , ed a cui pochi ardivano d’ arrivare ; ed eziandìo in queſti d‘i ſi ritrova ’ perfino nella Spagna ſulle antiche lapidi memoria di ſimile avvenimento . Ambrogio de Morales ( Antiguedades de ) ci da una lapida della citta d’ Obulco , or-detta Porcuna , che dice così*: C. Cornelius. C. F. C. N. Gal. Caeſo . Ed. Flamen. II.Vir.Municipii. Pontif. C. C. Cor nelius Carſo F. Sacerdos . Gent. Municipii . Scrofam. Cum. Porcis.Triginta. Impenſa. Ipſorum-D. D. z (C) Queſta medeſima lapida con piccioliſſrma diverſi. tà ſ1 legge anche nel Florez ( medall. de Espalî'a v .4" J\ e t. 11. W( II HK* t.-II. pag. 505.); e parlandoci queſta d’un offerta di due ſacerdoti d’una ſcroſa con trenta porcelli ci accenna ben chiaramente la tradizione , a cui ſ1 appoggia Virgilio, e la moſtra eziand`io religioſa e ſacra. Così l’incendio delle navi prodotto dalle ‘ donne trojane, e così tutti gli altri fatti riferiti nell’Eneide tutti hanno l’ appoggio della ſtoria o della tradizione. Ma che dico dei fatti? Non v’è in Virgilio un’ eſpreſſione un’epiteto una pa rola, che ſia proferita da lui capriccioſamente. L’ eſattezza nell’ eſprimere i riti de’ſacrifizj , la proprieta delle parole, per cos`1 dire , liturgiche , la convenienza delle vittime, tutto è in Virgilio regolato da una ſcelta e recondita erudizione. Se dunque Virgilio era s`1 ſcrupoloſo nella verita de’ racconti, che anche nelle finzioni più piccole e perſino nell’uſo delle parole volle ſempre ſeguire la ſcorta della tradizione, potremo noi credere, _che in un’ epiſodio s`1 grande ed intereſſante,co m’ è quello degli amori d’ Enea e di Didone, l’ab bandonaſſe s`1 apertamente, e voleſſe introdurre una s`1 mal fondata finzione, che doveva toſto i eſſere ſmentita dalla voce comune? Se Omero ſe Eſiodo ſe Apollonio ſe generalmente i poeti e pici ſono aſſai valevoli teſtimonj della ſtorica ve rita, crederemo noi che il religioſo Virgilio ſi contenti di paſſare per un poetico mentitore, che non ſa inventare un piacevole epiſodio ſenza di ſcoſtarſi enormemente da ogni ſtorica tradizione ?~ ' Fiffn @Mſn WL? Fic‘Za -volupÎatíx cauſa ſim‘ Proxima -veris,coman~ da Orazio a' poeti; e diremo noi, che l’ eſatto Virgilio per procurarci il diletto d’ una patetica. e tenera ſcena abbia ardito ſenzſ‘veruna apparen za di verità fingere fatti impoſſibili a verificarſi , unire tempi fra lor diſtanti di molti ſecoli ,ecal peſtare ogni ombra di tradizione e di ſtoriaPDo ve i0 oſſervo , che gli antichi gramatici,ſchifilto fi com’ effi ſono e vogliofi di criticare, muovo no bens`1 mille accuſe a Virgilio ſulle più piccole coſe; ma non mai lo riprendono per la finzione di queſto fatto . Perchè -egli ſcriſſe , che Enea pre ſentava per vittima a Giove un toro: Calicolum regi mafia-bum in liſta” ta’m‘um, l’incolpavano come ignorante nel diritto pontifi cio , che non/ſapeva eſſere proibito l’ offrire a Giove tai ſacrifizj , come vediamo in Macrobio, che lo difende opportunamente. (San/l. Cap. X.) Servio ſcrive (Lib-IX. ) che le metamorfoſi del le navi d’ Enea in ninfe del mare era tacciata da’ critici per non a‘ver fondamento. Igino riprende— va in Virgilio l’epiteto applicato alle penne nel verſo~óPmpetibm penm's auſm ſe credere c‘e/o ñ ( A. Gell.Lib.V[.Cap. P1. ), e il dire altrove: Ipſe/ quirinali lituo ſenza aggiunga-Vi nome o verbo, che lo reggeſſe. ( [[7. Lib. V. c. VIII. ) Ancheſulla-parola bidentes ſembra che gli ſi moveſ ſe qualche difficolta. ( Mzzcrob.` Sat. VI. ce 1X. ) Anneo Cornuto criticava Virgilio per l’uſo delle “…1 ‘ Pa* 4.., *W Izñ Mo parole vexari , illaudati ed altre A. Gel]. Lile. c. VI. ) Ceſellio Vindice moſtra va qualche ſcru polo per combinare, che d’ un figlio poſtumo p0 teſſe dire il poeta -- .dem tibi longer-vo ſerum La -vinia conjux Edu”; filrvis. ( [bid. XVIII.) Altri gramatici lo riprendono d’altri difetti; ma neſſu no penſa a rimproverarlo pel preteſo anacroniſmo. Segno è dunque, che non ,lo riconoſcevano per tale, nè trovavano il noſtro poeta riprenſibile in queſta parte. Servio ſteſſo che racconta la ſtoria della morte di Didone ſenza gli amori d’ Enea unicamente per la fedeltà al defonto Siched (Com. 1’” [ib. 1V. ) ,non gli appone a difetto l’inl/enzio ne di tali amori. Sulla ſteſſa morte di Didone movevano i critici difficoltà nella parte ſtorica d’ alcune circoſtanze , come ſul doverſele tagliare il crine dalride la moveva Cornuto( Markus”. V. c. XIX. ) . Ma neſſuno gli faceva un delitto‘ della finzione degli amori e della ſteſſa morte ; prova , che non era queſta contraria alla pubbli ca fama e alla popolare tradizione, nè priva di qualche appoggio . Anzi il dire Cornuto che non ſapevaſi, onde aveſſe ricavato il poeta quella ſto ria: Unde bce:: biſtoria (3‘ crim’s ”uſer-end”: fit ma riemibus ignoratur: può provare,che ſ1 ſapeva dunque ’donde veniſſero l’ altre ſtorie non ſol de’ fatti , ma. delle circoſtanze di eſſi, che riporta Virgilio, Così vediamo generalmente gli` antichi gramatici , che cercavano bensì di criticare_ e mordere il_ no: W( 14 )+~”Îΰ noſtro poeta , ma non mai lo toccano nel pre teſo anacroniſmo : e queſto ſilenzio degli antichi critici dee avere a ſuo favore aſſai maggior peſo, che non poflano averlo contro di lui le replicate accuſe de’ moderni . Diciamo dunque che non è una‘vana imaginazione di Virgilio la finzione de gli amori d’ Enea e di Didone , e che qualche fondamento aveva il poeta , a cui appoggiare ta le invenzione. E infatti perchè ci ha da ſembra— re tanto ripugnante alla verita il far Virgilio con correre Enea con Didone? Vero è che molti cro nologi diſcoſtano di due o più ſecoli Enea dal la preteſa amante Didone ; `ma quant’çaltri non ſ1 oppongono a queſta lontananza , e li rendono ’più vicini? Sono tante le opinioni ſulla vera epo ca della fondazione di Cartagine , e del regno di Didone detta da tutti -i buoni ſtorici l’unica fondatrice di eſſa , che troppo in lungo ci con durrebbe l’ accennare ſoltanto le principali; e troppo è. difficile anche a più eruditi cronologi non che ad un poeta lo ſcegliere _la_ più fondata e più vera . Se molti la dicono poſteriore ’d’ al cuni ſecoli alla rovina di Troja ; altri all’ oppo ſto la vogliono anche anteriore . Appiano la ſa precedere non meno di cinquant’anni ; Filiſto ri ſtringe ad anni 31. queſt’ anteriorit‘a; e Sincello citando Filiſto riporta a un tempo medeſimo l’u-v na e l’ altra , Che ſe queſta anticipazione della fandazione di Cartagine avvicina aſſai i-due a u.- , man *s`~*‘-/+( 15 fit@ manti ; non è meno favorevole a’ loro amori la poſticipazione che fanno altri cronologi della ro vina di Troja, laſciando Cartagine nella ſua mo derna eta. Non citerò nomi oſcuri e ſconoſciuti ſoſtenitori di queſt’ opinione , mentre poſſo chia mare a ſua difeſa non meno che il gran NeWton. ( cronol.-C9’c. ) Queſti ſtabilendo il ritorno degli Eraclidi nel Peloponneſo 340. anni incirca avanti la battaglia delle Termopile , e ſupponendo con Tucidide la guerra di Troja anteriore d’anni 80. al detto ritorno , aſſegna l’ anno 904. avanti Cri ſto per la rovina di Troja , e per la fondazione \di Cartagine l’ 883. Or ſe un calcolatore del ri gore del Newton venendo a’ calcoli cronologici avvicina tanto la rovina di Troja alla fondazio ne di Cartagine;(D) qual maraviglia che un poe— ta come Virgiliofaccia concorrere il trojano E nea colla fondatrice di Cartagine Didone? Anche ,in queſti d`1 quando-la critica ſembra portata all’ eſtrema ſeverità , uno de’ pochiſſimi pezzi dr’ an tica cronologia, che a mia notizia fieno da qual— . che tempo venuti alla luce , avvicina aſſai quel le due epoche,e ’grandemente favoriſce la Virgi liana invenzione . Nel giornale de’ dotti,di Pa rigi nel gennajo del 1782. viene inſerita una let tera di M C. a’ ñgìornaliſti ſulla cronologia di diverſi popoli antichi in uno ſpazio che ha per termini il ſecolo di Davide ,- e il paſſaggio di Serſe ‘nella Grecia. Queſto moderno cronologo , com aaa( 16 Duk-a- , combinando varj paſſi di Menandro d’ Eſeſo, di, Ditte Creteſe , di Taziano, e d’altri antichi conchiude, che Cartagine è poſteriore alla rovina di Troia ſoltanto d’anni 38.eche Virgilio fa par lare giuſtiſfimamente. Didone , quando ſpiega ad Enea per quale guiſa l’ erano, note le vicende di Troja; anzi vuole che Virgilio c’ inſegni un fatto, quale èla conquiſta dell’ Iſola di Cipro fatta dal pa dre di Didone, non raccontato dagli ſtorici, ed accennato da Neante di Cizico e da Aſclepiade citati da Porfirio. Non pretendo approvare tutte le cronologiche combinazioni di queſt’autore,_nè aſſicurare la verita del fatto, che’ egli vuole che ci ſia inſegnato dal poeta e paſſato in ſilenzio dagli ſtorici: ma dirò bensì che non dovrà eſſere s`1 francamente condannata da’ critici com’ enorme ana croniſmo _un’ invenzione che viene confermata da tanti cronologi. Se un cronologo nel .lume della critica de’ noſtri di, ſe un NeWton ſeveriſſi mo ed eſattiſſimo calcolatore ſi credono obbligati dalla forza della ragione e dall’ autorit‘a degli an tichi a fare coetanei Enea eDidone, perchè vor ra apporſi queſto a delitto al poeta Virgilio? Queſto paſſo di Virgilio ci rammenta una ſtoria, 1a quale da argomento di credere , che la combiñ_ nazione de’ tempi d’ Enea e di Didone non foſ-` ſe deſtituta di ſtoriche tradizioni. Servio a queſto luogo racconta, incominciando dal dolore d’ Er~ cole per la perdita del ſuo_ diletto Hila, e percor~` .:4.1 J, rendo _ GM( I7 WH* rendo la varie vicende della deſolata Troia, tnt to ciò che portava l’accennata ſtoria;ma venen vdo al noſtro propoſito, dice, che Teucro eſſen do dopo la rovina di quella citt‘a ritornato a ca ſa ſenza il fratello AjaCe, il quale pel furore d’ a ver perdute l’armi d’ Achille s’ aveva data la mor te, ſcacciato da Salamina dal proprio, padre {icon duíſe a Sidone , e che allo'r Belo gli cedè la da lui ſoggiogata iſola di Cipro, perchè quivi collo caſſe il ſuo impero. Certo è che Belo comandò’ in Cipro ,e vi fondò eziand‘ro due citta Cizio , e ‘Lapeto, come ci narra Stefano col teſtimonio d’ Aleſſandro efeſio. Infatti che alcuni cipriotti foſſer fenici lo dice Erodoto (lib. VII.), e di Cizio particolarmente non ſolo i greci Laerzio ,(122 Zenone), e Suida(V. Zeno.) ma eziandio il latino Tullio (D3 fin‘: [ib. [V. ) fanno fondatori - i fenici. Il Bochart(Geogr. ſnc. [ib. III. c. III.) non vuole men-ar buona a Servio queſta ſtoria, perchè appunto fa coetanei Teucro e Belo, ch’ e— gli crede di tempi molto diverſi, e perchè il ſo pracitato Neante di Cizio dice , che do, o Belo oc cupò` il regno di Cipro ſuo figliuolo Pigmalíone. A dire il vero io non trovo gran difficolta di. conciliare la ceſſione' di Belo a Teucro colla ſuc ceſſione di Pigmalione. .Belo padrone e rè di Ti ro, ſoggiogata l’ iſola di Cipro, potè volere ſol tanto ritenerne una parte , dov’ egli fondò Cizio e-Lapeto, che per circoſtanze locali del ſuo re-z B _gno ,A W(18)Î~²‘eîv gno di Tiro gli ſarà ſtata più facile di poter con ſervare ubbidiente e ſoggetta ( e in queſta gli ſuc cedè Pigmalione) e cederne altra parte all’ afflitto Teucro acciocchè vi ſtabiliſſe il ſuo impero, ed egli infatti fondò colà Salamina in memoria del la città greca di tale nome. Nè la diverſità de" tempi di Belo e di Teucro è tanto certa, che poſſa fare un’ argomento contrario alla ſtoria ad dotta da Servio. Ma or qui non cercaſi di accer tare la verità della ſtoria: ame baſta che un tale fatto foſſe appoggiato ad una ſtorica tradizio ne. Se Teucro fratello d’ Ajace fu coetaneo di Belo, anch’ Enea lo deve eſſere di Didone; e ſe gli ſtorici riſerivano ad un‘rhedeſimo tempo Belo e Teucro, potè giuſtamente un poeta,ſenza affa ticarfi in verificare le ſtorie .,. unire i tem i d’ E nea e'. di Didone ſenza contravenire alla veroſi miglianza poetica. Queſta vicinanza di tempi vie ne anche conſermata dalle mitologiche genealogie. Apollodoro (Bibi. [ib. 111.) ed altri mitologi di cono d’Agenore, che ſu padre della celebre Eu ropa rapita da Giove in forma di toro, e di trè figliuoli Cadmo, Cilice, e Fenice ,i quali furono dal padre mandati in traccia della perduta figliuo la. Cadmo andò allora nella Tracia‘, Cilice nelle vicine provincie, cui diede il nome, e Fenice ſi conduſſe nella Fenicia. Da Fenice nacquero Fli ſtene , e Belo. FlisteneSacerdote d’ Ercole ebbe per figlio Sicarba o Sicheo , al quale laſciòl con “tuo te ` - ffl(19)+4{* molte ricch’ezzeſtl’uffizio ſacerdotale,e montato in_ nave paſsò le colonne d’ Ercole, e ſi ſtabil`1 in quelle ſpiaggie. Belo ſu padre di Pigmalione d’Anna e di Didone, evdiede queſta in matri monio al ricco Sicarba. Sò che altri vorranno tro—` vare altri antenati ed altri parentadi a Didone . E quale genealogia ſi potrà aſſegnare non ſolo a ' q’ueſt’ eroina, ma a qualunque altro eroe dell’an tichità, che non poſſa eſſere con molti. teſtimoni contrari gravemente infirmata? A me baſta che i‘l' noſtro poeta poteſſe avere una qualche genealo gica tradizione, a cui appoggiarſi per unire a un tempo medeſimo Enea e Didone.Non è dunque nno “ſpaccato anaeroniſmo fuor 'd’ ogni ,ſoſtegno di ſtorici monumenti e fuori d’ ogni'apparenza di verità il far coetanei Enea , e Didone. Vediamo altresì, s’ ebbe Virgilio qualche fondamento di pre ſentarli anche amanti. Il finger da ſe ſenza ſon. damento e ſenza biſogno amanti due perſone, che la maggior parte dei leggitori poteva crede re di tempi troppo fra loro diſtanti, ed i cui a.. mori dovevano a tutti riuſcir nuovi, Potrà forſe Perdonarſi ad un poeta volgare; ma non ſi può ſenza torto attribuire a Virgilio religioſamente attaccato alla ſtoria e alla tradizione nelle ſteſſe ſue finzioni. Ma ſe prima di lui-eſiſteva una\traa dizione vera o falsa. che foſſe ſu queſti amori, :oteva con ragione Virgilio ,adoperarla ſenza ri guardo alla critica,~e far uſo della tradizione poz ' B 2 polaz M *HH-f zo WP polare per ornamento 'del ſuo poema ſenza far conto delle cronologiche diſcuſſioni.` Plutarco,au torevole ſtorico , volendo nellavita di Solone rac contare il congreſſo di qUeſto con Creſo rè della. Lidia, ſi oppone le ragioni de’ cronologi, i quali con varj calcoli, come nel caſo preſente , dimoñ ſtravano l’impoſſibilità di tale congreſſo per la lon tananza di tempio dall’uno all’altro. Ma egli non ſi ſgomenta, nè vuole per queſto abbandonare un racconto s`i illuſtre , confermato con tanti teſtimo nj, e s`1 conforme al carattere di Solone. Ri— porterò le ſteſſe ſue parole, perchè ſono affatto applicabili al caſo di Virgilio. Sed, dice, a mc. flumquam imperi-are porui, ur narrflrionem mm il. 'Ita/Zrcm , tor rcſtimoniis confirmaram , e! ( quod ma jus eſt) ram pulcre cum Sol-mis maribus conſt-n.. Èt—icnrem, (9’ mm dignam cjur magnanimitate, (I‘ ſapienti”, rcjicercm ob aliquot cbronologìc‘os, quod dimm', camnes, qua: liceir aliquo! ”nc-‘forum ce”— Ηena ammdarinr, ad id perducere nemo potuit, ut aliquid certitudìnis babe-rent, et fibimer :iP/i ‘com flarmt. Non verrò qui a diſputare ſe ſia o nò giuſta e vera queſta ragione di Plutarco , e ſe poſ ſa uno ſtorico per fare un bel racconto traſcurare la cronologia;ñma”dirò bensì, che ciò che volle permetterſi uno ſtorico come Plutarco , poteva ſen` za veruno ſcrupolo abbracciarlo un poeta. Aut famam faq-nere, aut ſibi convenienti” finge, nonſſ è detto per gli ſtorici, ma bensì pe’ poeti. Non, . p , e *‘ffi( ²1 WH' è ‘obbligato il poeta a ſeguire la ſtorica verità: baſta, che ſcriva dietro alla ſama, e` può laſciare liberamente operare l’ immaginazione , purchè le ſue invenzioni convengano colle pubbliche voci, nè s’ oppongano intieramente alle popolari opinioni. Onde ſe noi potremo provare , che Virgilio in queñ ſto untox ha ſeguita la fama o qualche tradizio— ne; credo che reſterà pienamente difeſo il noſtro poeta, e che potremo a piena bocca diviniZzare ſenza rimorſo quel ſovrano epiſodio, e tributar piene lodi alla deſcrizione degli amori d’Eneaedi Didone ſenza timore del decantato ſpauracchio dell’ anacroniſmo. Vediamo adunque ſe potremo trovare nell’antichità qualche traccia di ſimile tradizione Veramente nè nelle medaglie nè in altri monuu menti antichi non ho mai potuto ſcuoprire verun veſtigio di ueſti amori . Nel tomo ſecondo dell’. antichità greche del Gronovio in un trattato ſi! ſguardante ſoltanto Didone ſi riportano molte me daglie: ma tutte la preſentano nell’ atto di dare leggi, di regolare le fabbriche, di fuggire ſulle tia-‘r vi, o in altri ſimili: neſſuna cel’ accenna .come amante d’ Enea. Nelle pitture dell’ Ercolano ſol tanto(T0m. I.) Vedeſi una real donna con ſpada in mano in malinconiche ſembianze , che i dotti. accademici ercolaneſi credono per molte ragioni, che ſia Didone. Queſt’ è l’unico monumento anti CO, che io ſappia, che poſſa alludere agli amori di Didone, e moſtrarci una , popolare tradizione B 3 di f **ZH-(ì 22 ”44.55 , di tali'amori. Ma queſta ſteſſa pittura terno che non deggia eſſere abbaſtanza convincente al n0 ſtro propoſito . Noi non ſappiamo il tempo di quel le pitture; ma poſſiamo ragionevolmente penſare, che ſiano poſteriori a Virgilio, eſſendo riedifica— ta la maggior parte di quella città dopo il ter remoto accaduto ſotto l’impero di Nerone. Ma crobio dice (Sat. V. è. X1711.) che Virgilio de ſcriſſe s`1 ſinamente la favola di quegli amori, che quantunque conoſciuta da tutti per falſa otten ne per molti ſecoli apparenza di verità, e corſe Per le bocche di tutti di che pareva che i pittori e gli ſcultori altro non, ſapeſſero pre ſentare nelle loro fatture che l’immagine di ta l-i amori. Onde pare poterſi credere, che il pit tore ercolaneſe foſſe anch’ egli indotto dalla de ſcrizione di Virgilio a, preſentarci Didone cer cante la morte per la paſſione dell’abbandono d’E` nea . Pur riflettendo , che la Didone ercolaneſe non ha rogo non letto non altre di quelle circoſtanze_ , in cui la fece morire Virgilio, ſi potrà con qualche ragionevolezza avanzare, che il pittore non dal virgiliano racconto,,ma da qual ch’ altra tradizione su quegli amori abbia dipinta Didone . Ma ſiccome lo ſteſſo Macrobio ci dice, che tutti ſapevano, la caſtità della fenicia Eliſa , nè ignotavano che ſi era data la morte per non iſporre Ka pericolo il—ſuo pudore ; così potrebbe nidirſi , .che non la .tradizione favoloſa ,~ ‘ma, la ſi ’ ’ ſto .~_-—.._ _ *iP-Ft( 23 )*H«’.®* ſtorica verità foſſe ſtata' preſa di mira dal pinore , e che quell’ antica pittura non poſſa prova re abbaſtanza la tradizione di tali amori . Sebbe- ` ſi ne la morte raccontataci nella ſtoria , lla quale,` ſembra alluder Macrobio‘ , (F) aveva inch’ eſſa“ la pira ( V. ſu/l. lil]. XVIII. ) , onde non ‘può adattarſi alla pittura erculaneſe : ma dovrà que ſta riferirſi a qualche altra tradizione . Siami leó' cito nondimeno riflettere , che Macrobio in tut to quel paſſo non accenna in verun modo che ta le favola ſia inventata dallo ſteſſo Virgilio . Solamen te dice, che Virgilio applicò aDidone ed Enea il contegno amatorio di Medea Eerſo di Giaſone : ſolamente chiama favola tenuta da tutti per falſa la favola di Didone laſciva : ſolamente vuole ', che Vir gilio la dipingeſſe con tanta grazia , che la‘ faceſſe paſ ſar per vera ; il che tutto poteva ben convenire ad un’ antichiſſima favola o tradizione adopera ta poi da Virgilio .` (She ſe non trovanſi ,monu menti che provino una ſimile tradizione , un ta le ſilenzio degli antichi avvanzi non dee aver for-` za alcuna contra la ſua verità. Ci dice pure Ma crobio , che infinite erano le pitture , che die tro al racconto di Virgilio rappreſentavano que ſta favola ; e( ſe ora non ſi vedono tali pitture poſteridri all’ età di Virgilio , qual maraviglia , che ninna ſe ne ritrovi anteriore al ſuo tempo P Laſciamo dunque gli antichi monumenti, che ſo no s`1 ſcarſi , e vediamo ſe troveremo ne’ libri -, p B pilí H ` o per l’ oppoſto traditore della patria ? Tutto e W( 24 Pt'? iù eſpreſſe memorie di tal tradizione. Veramen te gli antichi ſcrittori parlano così poco aggiuſta— tamente d’ Enea e di Didone , che non dovrà recare ſtupore , ſe non s’ incontra eſpreſſa men zione di quegli amori . Dionigi d’ Alicarnaſſo di ce apertamente, che ſ1 prende a parlare della ve nuta d’ Enea in Italia , perchè gli altri ſcrittori parte l’ignorarono , e parte altresì per invidiavla paſſarono in ſilenzio . Vaghe memorie d’ Enea ſi poſſono ripeſcare quà e là negli antichi autori, ſenza però trovarne una tale , che ci levi ogni dubbio ſulle ſue vicende . Siamo noi certi che Enea ſia venuto in Italia? Molti lo negavano al tempo del citato Dionigi; ed anche modernamen te il Bochart ( Num fina-”r in Ita!. vm. ) pe ſati i teſtimonj degli antichi ſcrittori conchiude che tale venuta è priva di vfondamento di verità: Iter Enea* nullum haben:- fimdamcmum in rei 'vc ritatc . Siamo noi certi che egli ſia giunto nella Sicilia? che ſia almeno paſſato nella Tracia? che ſia uſcito di Troja ? che ſia egli’ ſtato difenſore, \ s`1 incerto ed oſcuro , che niente può dirſi con ſicura aſſerzione di verità . L’ incendio ,ſteſſo e la diſtruzione di Troja e l'a vittoria de’ greci venne dagli antichi critici meſſa in conteſa ( V. Dior:. Cbriſ. Troia ) . Segno , che molti erano e diverſi i racconti ſulle coſe d’ Enea,e che neſ ſuno era s`i autentico e deciſivo , che levaſſe via ogni \ "M 25 Ms** ogni dubbio , e ſtabiliſſe incontraſtabilmente la verità . Baſta leggere il grammatica Feſto ( v. Roma ) e il -prefato Dionigi d’ Alicarnaſſo ( ubi ſupra per vedere quante coſe diverſe , quan te e quanto varie tradizioni correſſero a que’ tempi fra’ romani intorno ad Enea ad a’ ſuoi viaggi . Qual maraviglia adunque , che` fra queſte ne foſſe alcuna , che raccontaſſe lo’psbarco d’ Enea in Cartagine , e gli amori con Didone, benchè non ſia pervenuta alla noſtra notizia? In fatti memoria di burraſca accaduta ad Enea ed a’ ſuoi compagni in que’ mari e non compreſa nelle memorie da’ prefati ſcrittori accennare ſi ha in Pauſania, (Pbocim lib- X. ) greco ſcrit tore in un ſoggetto ben alieno di ricevere favole poetiche. Noi ſappiamo da Pomponio Mela (lil). II. c. VII. ) da Plinio ( lil]. III. cap. VII. ) e da altri , che v’ erano nella Sardegna celebri a ' bitatori ilieſi o troiani: ma Pauſania più diſtin tamente racconta in qual guiſa queſti trojani era ñno colà approdati per poter popolare quell’ iſola. Dopo la diſtruzione di Troja , dice egli , alcuni trojani fuggirono , e que’ che ſi ſalvarono con Enea furono da burraſche fieramente agitati : on de parte d’ eſſi condotti da’ venti_ approdarono 'nella Sardegna , e ſi unirono a’ greci , che già prima vi ſi erano ſtabiliti . Queſti popoli trojani conſervavanſi ancora al ſuo tempo , e ritenevano il nome d’ ilieſi , ed erano ſomiglianti agli afriz cant_ K K *3M 26 W. cani nelle ſembianze nell’ armatura e in tutta lafflvlor condotta. Così parla Pauſania autore de gno di fede , il quale non poteva quì avere in Yiſta l' autorit‘a di Virgilio . Or ſe per una bur raſca furono alcuni compagni d_’ Enea condotti da’ venti nella Sardegna , qual’ altra burraſca ‘potè condurli cola , ſe, non alcuna di quelle che ci deſcrive Virgilio P Per 'eſſere alcune navi ſpinte nelle ſpiaggie‘ della .Sardegna doveva la flotta' trovarſi in que’ mari , e potevano l’ altre navi in quella agitazione di yenti tempeſtoſi venire cacciate nella vicina Africa preſſo la naſcente Car" tagine . Diſperſi pel mare i troiani , dice anche Silio Italico (lib.XII.) e malgrado loro giun-ì ſero nella Sardegna: ' etiam, O' ſede: Poſuere 0011845‘ ì Diſzverfi ?daga portante; Pergama Temi-i. ÎEcco dunque Enea e la ſua flotta ne’ mari d’A. frica e di Sardegna , benchè gli ſcrittori che noi abbiamo delle coſe trojane ezromane non fac ciano motto di tale viaggio . Ma a me pare'di vedere aſſai chiaramente in un autore benchè mo d,_erno antica tradizione non ſol di burraſca ſoffer ta injque’ mari da Enea, ma del ſuo arrivo nell’ Africa e della ſua dimora preſſo Didone . Ce cireno comp. ) parlando non già dell’ Afri ca nè di Didone, ma dell’ Italia e del re La tino .* E0 ( Latino }\ regnam‘e, dice, Eno-as An `~chi-[if ffilitfî Pbtyfl; ab :acid-if Trojae' fugiem‘ 1'714 fricam *e ñ ea( ²7 Dwe fricam per-venir ad Didonem Pbaem'ſſſiam mulierem , qua CJ‘ Eliſa dicitur ,ſi ibique cum aliquandiu eſ ſe; ”mmm-amg” _ſai-ba rage Africa ſibi metuem' -clam relióîa Didone confugit. Queſto racconto di Cedreno prova chiaramente un’ antica tradizione diverſa dalla narrazione del poeta Virgilio . Ce dreno , è vero , è poſteriore aſſai a Virgilio; ma. Cedreno è ſcrittore greco: elſappiamo, che i la tini ſtudiavano bensì i greci libri , ma i greci ’ poco o niente curavano i latini; ſingolarmente a’ tempi di Cedreno, quando appena cercavano` la greca erudizione più familiare e comune , non che la latina più per loro recondita e difficile d’ acquiſtarli : nè temerò perciò d’ aſſerire ſenza' eſitanza, che Cedreno ricavò’vtale norizia , vera o falſa che ſia, da qualche greco ſcrittore, non da un poeta latino . Oltre di che il racconto `ſteſ ſ0 di Cedreno moſtra aſſai chiaramente d’ averlo egli attinto da altri fonti, non dal virgiliano epiſodio. Egli narra bensì l’arrivo d’ Enea nell’ Africa e la ſua dimora preſſo Didone, ma nien-.ñ te dice de’ loro amori ; racconta la clandeſtina partenza , ma la riferiſce al timore d’ Enea delvv re jarba v, non al timore d’ offendere l’ inamora ta Didone. Anzi è da oſſervare -che il greco te ſto , quale ritrovaſi nella Byzantina ( Tam.V1]. j vnon dice ſerba, ma ſorda : e ſebbene l’ editore 10 creda .errore del copiſta , e voglia correggere [arba, potrebbe pur dirfi che ſordi-'in realtäbdebz › I \ *ÉZH-ſ 28 )-;«-{o ba leggerſi , e che così abbia laſciato ſcritto Ce dreno , perchè così portava la ſtoria‘, 0nd' egli‘ aveva ricevuta quella notizia; ciò che ſempre più la diſcoſta dalla narrazione del poeta Virgilio. E poi chi non sa quanto gli ſtorici greci ſingolar mente ne’ baſſi tempi , quando appunto ſcriveva Cedreno, foſſero amanti del maraviglioſo, e quanó to cercaſſero d’ ornare le loro ſtorie con dilette— voli e ſorprendenti racconti? E’ egli dunque credibile , che il greco Cedreno, ſe tratte aveſſe tale notizie dal poema di Virgilio , aveſſe ſcritto s`1 ſeccamente , ch’ Enea per timor del re jar— ba, ſecretamente laſciata Didone, ſe ne fuggÌPNon avrebbe egli luſſureggiato alla foggia de’ greci , e non ci avrebbe ſtudiatamente deſcritto gli amo ri ,e i pianti di Didone , e i ſogni, la fortez— za, la partenza d’ Enea? Avrebbe egli avuto il coraggio di privare la ſua ſtoria d’ un s`iì pateti co e toccante ornamento , quale ſarebbe ſtato la morte dell’ abbandonata Didone? Egli al con trario parla bensì aſſai lungamente di Didone,del ſuo amore xpel deſonto Sicheo , della ſua fuga da Tiro , della fondazione di Cartagine , ma niente dice degli amori d’ Enea , e finiſCe freddamen te dicendo , che regnò Didone in quella citta e che dopo d’ eſſere ſaviamente vivuta morì EBOLD’lÀEUſEv t‘r aio-r” 19’ ‘TEÀEl-TOÎ a'wqppmws {na-ame . V Si potra egli dire che ſi ravvíſi in tutto queſto la menoma traccia della narrazione di Virgilio Z Non ÒH( 29 Wii** Non è quindi evidente che Cedreno bevè ad al' tri fonti , e ricavò da altri autori le norizie del ſuo racconto ? Erano dunque altri libri o altre memorie , che parlavano dello sbarco d’ Enea nell’ Africa , e della ſua dimora preſſo Didone , e potè Virgilio avere preſenti pel ſuo poema, co— me Cedreno per la ſua ſtoria : nè potra giuſta— 'mente conſiderarſi come una mera finzione della immaginazione del poeta ſenza verun fondamento della pubblica fama o di qualche anterior tra dizione. Qualche apparenza di ragione m’ induce anche a congetturare , che il poeta Nevio aſſai prima di Virgilio abbia parlato de’ contraſtati amori d_’ Enea e di Didone. Noi più non abbiamo il poema, ch’ egli compoſe ſulla punica guerra: ma Macrobio dice eſpreſſamente che tutto il paſſo del primo libro dell’ Eneide , dove ‘deſcriveſi la ñ tempeſta , è preſo da Nevio , il quale parimente fa naſcere tale burraſca a’ troiani , fa che Ve nere parli a Giove , e fa anche che Giove con. ſoli Venere colla ſperanza della futura( grandezza de’ ſuoi Nipoti. Sat. V1. c. 11. ) Or come Ne-Î vio introduce i( troiani in un poema della guer— ra cartagineſe P Non ſarà egli aſſai ragionevole‘ il penſare che ciò abbia fatto , perchè dovè raC~ contare anch’ egli lan diſceſav d’ Eneaiin Cartagine, gli amori di Didone, e il principio dell’ odio de’` cartagineſi co’ romani per l’ infelice morte dell’ abbandonata regina? Io non _fo che accennare., una l daa( 30 Me `’una congettura , alla quale la ſaviezza e la rego larità di Virgilio e la mancanza de’ libri anti' chi mi danno qualche diritto . Prenderebbe que ſta congettura maggiore forza , ſe foſſe vero il ſoſpetto dell’ Heyne, che Virgilio aveſſe ricavati dal poema di Nevio alcuni paſſi del quarto libro; ’etiam ex Nevii bello panico eum ”annulla reti nuiſſe ſuſffieor . Ma i Paffi di Macrobio (VI-5.) e di Servio ( 1V. 9. ), a’ quali egli ci ſim/erre ,- niente contengono che appartenga a queſto pro poſito.Vediamo dunque di ritrovare in altri ſcrit tori qualche più eſpreſſa memoria di ſimile tra- dizione . L’ autore che la moſtra più apertamenó te è Igino , il quale nella favola CCXLIII. in titolata: La: ſe ipſe interferemm , fra le mol te celebri denne", che riporta come ſuicide , dice ,che tale ‘ſu anche Didone per amore d’ E nea : Diá'o Belifilia Proprer Ema amaremſe oca fidi; . Sò *che ‘Igino amico d’ Ovidio e prefet to ’della biblioteca -palatina d’ Auguſto , benchè abbia‘ ’toccato i tempi di Virgilio , ‘è alquanto a 'Ìùi'PÙſtc’rÌOt‘B' ed ha fatto commentarj a’ ſuoi poe ‘mi , ‘che 'v‘engonofflìcitati da A. Ge'llio ( lib. I. e. XXI. ) e “daMacrc-bio lib. VI. c. X. Ma_ è 'egli' vcredibile, :che Igino benchè ſcriveſſe dopo fiſirgilio `ai’ſeriſſe s`i ‘francamente un tal fatto,ſe non aveſſe avuto ‘qualche altra tradizione, ſu cui fondarſi; e che fra l’" Ecube , l’Alceſti, le Laoi ”Jamie ,-*le Tech?, imam-e altre »donne illuſtri 5 **e ì _ce , **à-H( 31 Wë' , celebrate da tutti per l’ antiche favole , o per id ſtoria voleſſe introdurre Didone amante d’ Enea conoſciuta ſoltanto per la finzione _ d’ un poeta contemporaneo? Tanto più che Igino non' ſ1 mo ſtra troppo parziale di Virgilio , anzi , come di ſopra abbiamo veduto, va 'ſpeſſo cercando con ri dicola affettazione le più,piccole occaſioni , onde poterlo accuſare. Un autore che ſi moſtrava con Virgilio s`i poco indulgente , e che perfino nelle parole gli moveva difficolta, crederemo poi, che gli preſtaſſe tanta fede su’ fatti, che pel ’ſolo ſuo teſtimonio ne abbracciaſſe uno s`i grande ſenza 3-_ verne altronde un’ appoggio ì? Altra “memoria più deciſiva abbiamo noi in Ovidio , che prova ’col la maggiore evidenza la tradizione da noi 'cerca ta . Queſta è nel paſſo de’ faſti ( ”a [If.*) ‘(G) dove lungamente deſcrive la vfeſta d’ Anna Peren na , e narra le varie tradizioni dell’ origine die` tal nome e di tale feſta . Una di' queſte e la prima da lui narrata ſuppone tutta la ‘ſtoria di Didone , ed è forſe tanto anteriore a Virgilio , quanto lo era la ſteſſa feſta . Portava dunque la tradizione , che ucciſa da ſeDidone 'per l’ amore d’ Enea,-ç_d entrati nel ſuo regno i numidi*,An~ na amata ſorella di .Didone cacciata di caſa ` . ritirò aMalta,doVe fu ben“a'ccolta da Batto ; ma Per timore del* fratello Pigmalione »dovè quin di fuggire; e di nnovo imbarcataſi, eìper'un naut ,fragio traſportata alle’ ſpiaggie del' lazio fu veda"-~ i. " x ta .-à '\ PH( 32 ta' è riconoſciuta da Enea, e ricolmata di tanti doni, ch’eccitò la gelos‘ra di Lavinia, la quale le preparava nimiche inſidie e le macc‘hinava la morte .- In queſte anguſtie apparve una notte ad Anna ſua ſorella Didone col crine ſquallido e tinto di ſangue, e con tetra voce l’ impoſe di fuggire toſto di quella caſa. Un opportuno ven to ſcoſſe lo. ſtridolo uſcio, ed Anna agitata da un timor panico fi gettò precipìtoſamente nel campo da una fineſtra, ,e corſe fuori di se ſenza ſaper dove, finchè giunſe al fiume Numicio. Conoſciu ta appena la fuga d’ Anna, ſi fanno per tutti i campi diligenti ricerche, e ſeguendo gli eſplora tori le tracce de’ ſuoi paſſi, giungono al fiume, e _colà fermati ſentono la ſua Voce, che loro di ce Placid; ſum Nimpba Nùmìei Amm’ perenne late”: Amm Peremm voeor: Allora incominciarono a celebrare con banchetti con danze e canti queſta metamorfoſi d’ Anna , e ſi ſtabil`1 la feſta d’ Anna Perenna , che ſi cele brò poi coſtantemente in Roma negl’idi di mar zo. Queſto ſteſſo racconto con qualche picciola varietà nelle circoflanze ci viene anche preſentañ to da Silio Italico `( lib. V111. ) Io non dirò, nè lo dice lo ſteſſo Ovidio, che queſta .ſia ſtata in dubitabilmente l’origine di tale feſta, ed egli in fatti riporta 'molt’ altre tradizioni, che la faceva-` no derivare da altre origini molto diverſe; ma baſta al noſtro propoſito , che una Popolaredtra . I_ v g _#H( 33 WH* dizione ſorſe la più antica e più univerſale, ſic-v come quella, che avanti tutte l’ altre viene ad. dotta da Ovidio, e l’ unica che è ſtata abbi-ac. ciata e narrata da Silio Italico, l’attribuiſce ad Anna accolta e regalata da Enea perchè ſorel- - la della ſua amata Didone. Se correva popolar. mente tal tradizione, dunque crederſi doveva , che Didone aveſſe amato Enea, e ſi foſſe data la morte pel crudele abbandono del ſuo‘ amante,co me tutta quella tradizione ſuppone; dunque `gli ,amori d’ Enea e di Didone non ſono parto della capriccioſa fantas`ia di Virgilio, ma hanno l’ ap poggio d’ una antichiſſima tradizione,che il poeti ſeppe accortamente adoperare ad abbellimento del ſuo poema. Ne, potra da veruno dirſi, che eſſen do Ovidio poſteriore a Virgilio potè tal raccon to prenderſi dalla favola dell’ Eneide; nò ; una fe ſtaantichiffima non può attribuirſi ad un’inven zione moderna e ſconoſciuta a tutta l’ antichità e ſolo da que' diximmaginata da un poeta. E poi come mai ricavare dall’ Eneide l’ invaſione de’ numidi, la fuga d’Anna e da Cartagine e da Mal. ta,`il ſuo arrivo nel Lazio, l” accoglienza d’ Enea, e tutto il reſto che da l” origine a quella. feſta, e che_non ritrovaſi per niente- in tutta l’En’eide? Queſto ſolo paſſo d’ Ovidio dovrà., ballare per con vincëre ad evidenza, che Virgilio nel famoſo epi ſodio di‘Didone non. s’inventò' arditamente una-` favola inveriſimile per l’anacroniſmo e contraria C all’ *3M 34 M all’ univerſale credenza; ma ſeguì fedelmente la fa". ma, e adoperò una finzione che ‘non ſi opponeva ~ alle pubbliche voci ed alla popolar tradizione. Ma io penſo che un’ altro paſſo del grammatica Soſipatro Cariſio ſia ancora più incontraſiabile eſi convincente. Soſipatro ,innocentemente ſenza mira alcuna di queſtione di gſtoria parla nella ſua gram matica ( lie. 1. ) dell’accuſativo da darſi a Dido; e riportatine altri dicendo che può darſeli anche Didum, cita aſuo favore un’ antica opera d’ Atte jo filologo, la quale aveva per titolo: Uri-um Di glum _zi-inca; amari!. Or Attejo filologo ſara ſta-` to bensì di qualch’ anno contemporaneo di Virgi lio, ma era certamente molto anteriore alui: poi chè racconta Suetonio (de eLgram.) che ſuſurra vaſi in Roma che Attejo aveſſe molto' ajutato Salluſtio nella compoſizione delle ſue ſtorie;ecer to chi era in iſtato di preſtare letterario ajuto a Salluſtio, doveva eſſere aſſai più antico di Virgi lio,e ſolo potè al più concorrere con lui ne’ gio vanili _ſuoi anni. E ſe Attejo agitava la queſtione degli amori d’ Enea, non potè certo prenderne incitamento dalla favola dell’ Eneide“ che fu in dubitabilmente a lui poſteriore, ma dovè muoverſi per altre tradizioni molto più antiche. Noi altro non ſappiamo di queſt’ opera che il ſolo titolo ri portato ſoltanto da un grammatico per una que ſtione grammaticale: onde non poſſiamo rilevare quale foſſe realmente il ſoggetto della queſtione. J e Forſe W(33>*®› V Forſe la diſputa avra generalmente verſato ſulla verita degli amori di Didone e d’ Enea: ed eſſen doſi moſſi alcuni dubbi ſu quella tradizione cre duta comunemente da tutti, Attejo colla ſua fi lologica erudizione e colla ſuperbia grammaticale avr‘a voluto ſcrivere un libro che ſcioglieſſe inó tieramente ogni queſtione . Forſe la diſputa a* vrä avuto per oggetto ſoltanto l’ eſaminare l’ a more d’Enea: mentre convenendo tutti nell’ amor di Didone, la quale ne diede sì chiare prove, a vranno forſe meſſo in dubbio quellod’ Enea,che ſi moſtrò troppo indifferente nella partenza . Qua lun ue ſia ſtato l’ argomento della queſtione; a noi baſta che prima di Virgilio ſiafi diſputato di tali amori per conchiudere evidentemente,che non dee eſſere accuſato il noſtro poeta d’un’ in,v venzione incredibile e ripugnante alla comune o. pinione per aver parlato di quegli amori. Maio propendo ,a credere, che ſolo l’ amore d’ Enea foſſe preſo di mira in queſt’opera,la quale infat ti aveva per titolo:,Utrum Didum Enea: amari:. M’ induce a così penſare il vedere quale ſorta di queſtioni ſoleſſero agitare i grammatici.Senec-a ſa viamente deride l’impegno de’grammatici nel ri cercare che facevano molte frivole norizie dell’ antichità, quali ſono, qual numero di rematori aveſſe Uliſſe: quant’annicontaſſe Patroclo e quan ti Achille: ſe più vecchia foſſe Elena ovvero E cuba, ed altre non più intereſſanti: e dice, che ’ C 2 Di. ' 3“6 he Didimo ſcriſſe non meno di quattromila libri ver ſanti tutti ſulla patria d’ Omero, ſulla vera ma dre d’ Enea, e sù altre ſimili queſtioni. ( Ep. LXXXVIII. ) Suetonio racconta, che ſoleVa Ti beriofaticare con premuroſe e continue queſtio ne gli eruditi ſuoi grammatici ſul nome che pre ſe Achille mentre vivea fra le donzelle di Sciro, ſui verſi che erano ſolite a cantare le ſirene ,~ ſulla 'madre d’ ECuba, e sù altre ſimili inezie. Or eſ ſendo queſta la .natura delle queſtioni‘de’gramma-ñ tici , pare più probabile, che l’opera del gram matico Attejo non verſaſſe ſu un punto ſtorico e ſodo, qual poteva eſſere laſi realta degli amori d’ E nea e di Didone,e il cercare ſe la morte di que- . ſta foſſe ſtata per coſtante fedeltà al defunto ma. rito Sicheo, come volevano gli ſtorici , ovvero per diſperazione per l’ abbandono del ſuo ama ſio , com’ altri dicevano; ma che riguardaſſe’ ſol. tanto un’ oggetto più frivolo e puerile, e ſi fer maſſe in eſaminare, ſe Enea corriſpoſe o nò nell’ amore all’ appaſſionata Didone. Se queſto foſſe ſtato realmente il ſoggetto della queſtione, po-` trebbe eſſere un nuovo argomento da difendere Vir gilio,- il quale viene ripreſo da alcuni per avere \ dato ad Enea un’indifſerenza non troppo conve niente al carattere d’un amante; allora queſto che ſembra un difetto dell’ immaginazione del poeta ſarebbe forſe ſtato un’ effetto di ſoverchia eſattez— za e ſcrupoloſita , e ſ1 ſarebbe moſtrato Virgi lio eta( 37 Me lio non tanto freddo poeta quale non era certa mente, quanto Poeta ſcrupuloſe et: anxie doäus quale lo chiama Macrobio. Ad ogni modo però il vedere nominati gli amori fra Enea e Didone avanti il poema di Virgilio dee baſtarci per di. fendere queſto dalla decantata accuſa, d’ anacroniſ mo . Diciamo adunque che l’ indole di Virgi lio, la ſua riſervatezza e ſaviezza, l’ autorità~ di molti cronologi, il ſilenzio degli antichi gramma tici, la conformita e coerenza coll’ altre ſtoriche ' tradizioni, ed i teſtimonj d’ Igino d’ Ovidio e d’ At tejo filologo, tutto conc‘orre a render Virgilio im mune d’ ogni ſoſpetto di poetico libertinaggio e di riprenſibile ineſattezza; e che vana è la pre tenſione de’ moderni critici, che colla taccia d’ un »enormiſtimo anacroniſmo cercano d’ oſcurare il con traſtato epiſodio. Onde noi potremo con quieta coſcienza e con animo tranquillo guſtare e lodare il più fino e delicato , il più ~patetico e tenero , il più eccellente e perfetto pezzo che conoſcaſi nellaîpoesìa , e proclamare ſenza ſcrupolo il noſtro Virgilio pel più finito ed eſatto e ardiròſſ dire per un incolpevole e divino poeta. ' 9 I GN( 38 MR (A) .`-®' ANNOTAZIONI IL dono M ed crudi” filologo Ab. Carli Se g retario dell’ Accademia di Mantova-teſi) ‘ defonto ſtampò due diflertazioni , ultimo frut to delle ſue ſcientific/Je ricerche , nelle quali eol "la florra dell’ antica tradizione dei poeti e d‘un baffo rilievo ſviluppa ingegnuſammte il *ve ro‘ florieo, che Pm) eſſer-vi nella ſpedizione de gli argonauri e nei poſteriori fatti- di Giaſone e di Medea. 'Qieſti due opuſcoli 'poſſ'ono chia marſi un’ comenrario d’ Apollonio Rbadio e del. 'p lo Medea’ di Euripide. Colle -Medefima ſcorta * ave-và prima maneggiare qneſto argomento il‘ Ne’. floredei letterati lombaſifdi il Conte Carli ed il dotto ”neurali/lu Fortis. E ben merita-va un ' finta" cori-fingolare dei tempi mitici , che fiſſe ‘nel ſecolo della ragione dilucidato…RimanePer ciò“ -anebe Lcon 'qucfii ‘eſempj ”ru-vere” , che il fondo dei racconti poetici ſu ſempremai uno/Zimb ` lo per :ſviluppare lo verità dei fatti ſtoriei.ſ * (B)’Due libri intieri V. e V1. impiega Macrobio nella ſvolgefe tutto ciò che nell’ Eneide può ri trovarſi d’ immitafo , di Preſo delle *ve-ruſſe tra-\ dizioni, di occultamento' involato ”gli antichi: \ grralcbè porrebbe-fi ſoſpettare cóe quel filologo -a—í’--N' ~ `\ 4/ em e *Mſ 3b i** \ meſſe iuoluto levare’ di capo _al romano poeta l’allora, che tutta l’anticbihí gli ”Maffi-.Egli è però da oſſErvarfi ,che que/lo critica diſappro. *vendo come favola l’ amore di Didone, poi chè omnes ſunt Phceniſſa: caſtitatis conſcii :(di ce egli nel cap. XVI!. del lil!. V. ) continrociò\ non anno-vera fra le favole `la Contemporanea e jìſtenza del duce trojano e della fondatrice di * ' Cartagine , ne‘ accuſa d’ anaeroniſmo il Doeta mon Îo-vano . Dirt-bbc qualcuno che i critici dei tempi di Macrobio erano flrupolofi all’ eccoſſivſulle pa role e ſulle favole, ed ingojavono volentieri o* pin'madornali errori cronologici . Di — qualunque_ altro grammatica porrebbe cio dirſi con ragione; ,e di Macrobio pure, quando i ſuoi due libriiſul ſogno di Scipione di Tullio ‘non ne faeeſſ`er0 fede, che non era meno perito e diligente nel le coſe aſtronomicbe e cronologicbe il dotto M45 crobio , che nelle filologicne e grammaticali .. Due ſono le lezioni di qucſta iſcrizione, che ` rirro-vanſi negli autori ſpagnuoli elle la ripor ' tano. - nella dell’ autore è tratta dal diligente Ambrogio de Morales verſariſſimo in que/lo geq r nere di ſtudj. L’ erudiro agoſtiniano Florez l” legge nella ſeguente maniera ca: poca differiſce dalla prima.“ i . t . l* *2M 40 M* ~ - C. CORNELIVS. C. F " C. N. GAL. CAESO. AED FLAMEN. IIer. Mv… CIPr. PONTiFic C. CORNELIVS. Coaso .- u F.~ SACERDOS i . GENT. MVNICIPII tñ - › SCROFAM. CVM x PORCIS. TRIGIN TA. ’IMPENSA.~ IPSO RVM. D. D. PONTIFEX »\. ./ A Ad onra però di que/Ze varianti, che poſſonopro _ venire ( come, accade di ſovvente agli antiqua ..ÎWj ) dalla ſcrivere ſenza l’ oculare iſpezione del -. marmo., queſta iſcrizione viene univerſalmente - ſtimard autentica e genuina. .i _ ` (D)»Aſſppunt0 Perchè A’ewton ”città :neidentemen …fe que/ì’ argomento, come una conſeguenZa del i nuovo e contra/Zara fiſtcma cronologico , cbepro poſe dietro alle ſue ricerc/je aſtronomicne, il -‘ mſtro autore dice ſul Principio della differen ziOne,cÉe niuno finora ba eſpreſſamente difeſo Virgilio da que/Z0 preteſo anacroniſmo. Così pu ’ñ *re incidenremente trarrollo l’ autore della lette ’ra inſerta nel giornale dei dotti , ove‘propone i le antiche epoc/Je. . , i i E’ cos} chiara e parlante l’ autorità d Ero .y doro efl‘o ancora una nuova cronologica riduzzone ’del- . o *ZH-1*( 41 yffi* dato nel lil]. I. rapporto a qmſto congrcſſo di Salone con Creſo nella corte di Sardi, che mol ti non -ueggono’ nella diſputa di Plutarco ſn que ſto articolo, che quella troppa affettata ricerca zezza ed anfietà propria degli ſcrupolofi filo logi greci. L’ unico dubbio che Può cadere in qneſto fatto è ſul tempo preciſo del viaggio di Salone in Lidia , ſe nel prima ſuo pellegrinaggio a-vanti a'i ſtabilirfi in Patria e regolare il‘ gover , no d’ Atene, o dopo che î'ÌPdTIÌ annoiato della tirannìa di Pifiſtrato . - - (F) Il pittore a" Ercolano più preſto che la rela zione *‘virgiliana e la tragica morte di Didone, come comunemente deſcrivefi, ſembra che alz bia a-vuto in mente la grafica deſcrizione di ſe ſteſſa , che Ovidio pone in bocca della dolente regina nella ſettima delle .Eroidi : Aſpícias utinam quiz ſit ſcribcntís image: -Ò Scribimus, 8c gremio Troicus enſis adeſt*: Porque genas lacrima ſtriéìum labuntur in enſem, Qui jam pro lacrimis ſanguíne tinflué‘ erit Ed appunto queſta medeſima diverſità nel raccon tare e dipingere la morte di Didone fra poeti . e pittori ruiſſuti entro alvberiudo di .due ſecoli` ſembra dimo/Zr‘are( quanta per altro è lecito in ' - fatti controverſi dei tempi oſcuri della ſtoria ) ` che qucſta "UETÌÎÈ o favola non ſu invenzione di Firgiz \ è *ëd-’r( 42 Wi? Virgilio ; ma antico racconto, che nelle bocche7 nelle penne, e nei pennelli aveva ſPerimentate le ſolite variazioni. Ove ſiami lecito d’aggiun gere un altro rifleflo ai molti giudizioſi e ſen ſati ‘del noſtro autore ſulle Parole accennare di Macrobio nel lib. V. cap. XVII. .Lucſtó critico dice : ut ſabula laſcivientis Didonis, quam falſam novic univerſitas, per tot tamen ſoecula ſpe ciem veritatis obtineat,et pro vera per ora o mnium’ volitet. Le Parole per tot ſoecula ſem brano indicare , ely’ egli medeſimo credeva quelv racconto , comecebè favoloſo , piu antico di Vir gilio .* ‘daccbè una _ſcrittore del 4.00. non poteva chiamare tot ſcrcula in atto di meraviglia p0 cbi ſecoli ſcorſi da Virgilio fino ai ſuoi giorni. G) Quze tamen haec Dea ſit quoniam rumoribus errat; dice Ovidio nell’incominciare adeſcrivere le opinioni ſull’antica origine della d’An na Perenna .' e toſto pone Per prima quella ac cennata nella differtazione, pre-mettendo gli amo ri e l’ infelice morte di Didone. Ovidio ſuñ quaſicoetaneo di Virgilio ; almeno viſſe entro al. medeſimo ſecolo . Se quelìa favola o floria foſſſſe ſtata una invenzione dell’ autore dell’ E neide , non avrebbe azzardato giammai a dar Per origine d’ antichiſſima Popolar feſta un rac bonto , che potrebbe eſſſſere da tutti ſmentito ; egli clve nel ricercare le antiche tradizioni di Roma ſu inſtancabile , come rilevafi dai Faſti; . , egli W( 43 MZ* 'egli , cbe cori minutamente ſtudiò l’ antica mi* ”logia egiziana , fenicia, e greca, come ive diamo nel libro delle trasformazioni: egli infi ne cbe vſſe* in un tempo , in cui cominciavafi a ſo/Zituire al buon guſto ed al ſapore del bel lo le grammaticali ſuper/tizioſe ricercbe ed i dubbj problematici Per eſercizio delle declamazio ni . .Quſta rifleſſione ſembra dimq/ìrativa. J vVT.; P" \ i?” a "`. ' r` 1 k ' Vidi: pro Illustrifl'. ac Rev. D.` Vie., Gen.Cae.renae Bruno Cano” icux- Danieli . ‘IMPRIMATxUR J. B. Bartolucci Vic. Gen. - ñ DielI..-{ugufl., 1‘788. Î ſſ IMPRIMATUR F. V. Lanzavecchia Vic-v S. O. Cacsenae.

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