Speranza
DISSERTAZIÒNE SULL’ EPISODIÒ DEGLÌ' AMORl D’ ENEA E DIDÒNE' INTRODOTTO DA VIRGILIO NELL’ENEIDE DETTA IN MANTOVA DALL' ÀBATE _ D. GIOVANNI AN'DRE'S
Nell’ Accademia di Écienze, e Belle Lettere» IN CESENA MDCCLXXXVIII. ö PER GLI
EREDI BIASINI ALL’INSEGNA DI PALLADE C0” Licenza de’ Superiori. ‘211987—8 ` ÎÎ
av / *— .a "X … -` ‘NUM' I) E D ETTORE W ACHILEGGE. ` d ſi O
La presente
dissertazione ſu recitata dal ed. autore nella R. Accademia di Mantova,ì o'ue
ri ſcoſſ‘e quell’applauſb, che merita-va. Io la ebbi tradotta in ſpagnualo e
flampata in IVIadrid nell’ anno ſcorſo
Deſiderai toſto 'vederne I’ originale
,e l’ autore Per effetto d' amicizia ſi degne‘: di comu nicarmelo. H0 creduto ,
che poſſa ‘eſere aggredita dai filologbi un’ operetta, che ha tutti i caratteri
proprj di ſimili lavori, e che difende il migliore - fra i poeti d’ una
invecchiata accuſa , la quale nulla toglie al pregio immortale del poema, ma
nell: anima di chi non ſa diſtinguere il Poeta dall` autore del poema potrebbe
far ricadere ſopra l’E neide il bia/imc, che unicamente in caſo d’ ana crantſma
dovrebbe ricadere ſoPra Virgilio. Le Pa cbe ſſewazioni aggiunte in fine non ſono
che am _ Pliazioni di qualche paffiſio dell’operetta,cbe l’ au tore o abbozzà
ſenza colorire, o *ui paſt?) di leg; gieri per non annojare gli uditori :ma che
un legñ_ A 2 girare "PW 4 W@ gitore brama d’ intendere Perfettamente. La *vene
razione Per il maffimo fra i Poeti latini e l’a_ micizia Per il riſpettabile
autore della dſſertazio_ ”e ruanno in me del Pari : e l’ Italia cbe ama il Primo
come uno dei maggiori ſuoi ornamenti, e conta il ſecondo fra i letterati più
illuſtri cbe ora Poffiedaymi ſaprà buon_ grado di farle conoſcere gm; difeſa di
_If'irgilio lavorata dal Cb. Andres. Q ñ x, *MHP*
DISSERTAZIONE Sopra l’epiſodio
di Virgilio degli amori d’Enea e di Didone. LM.)
E facil coſa è , come dicevano
i gre-` ci , il lodaſſre “Ate e in Atene , per ciocchè qualunque l'lode fi dia
aſcoltaſi. volentieri, e ſenza molto eſame riceve ſi , non dovrà eſſere più
difficile il di fendere preffo i mantovani il mantovano Virgi lio , potendo a
ragione ſperar l’Oratore, che qua~ lunque ſua difeſa venga aggradita dagli
aſcoltami, che per patriotiſmo non meno che per equità e er buon cruſto s`1
giuſtamente ſon prevenuti a ſa.—Ì b vore dell’ amato e venerato loro poeta .v
Pro. poſe negli anni ſcorſi queſta R.Accademía per ar gomento di premio il
difendere Virgilio dall’ ac cuſe ſattegli in materia di geografia : ed io pen.
ſo in ueſt’ oggi difenderlo d’ altre accuſe , che ſe gli muovono parimente in
materia di cronolo g‘ia . Ma il voler ſeguire diſtintamente tuttii paſl ſi , che
ſi condannano da’ critici come tanti ana. croniſmi , troppo tempo
addimanderebbe-z Mi atterrò pertanto in queſta difeſa a ribattere ſola. - mente
quel punto d’ accuſa , che più ſpeſſo ſen. ſcſi nelle bocche di tutti , e che
ſembra più dit; A 3 ficile S ſ5 etc-zwe ficile a- poterſi difendere pienamente .
Gli amori d’ `Enea con Didone , ,che vuolſi poſteriore a lui a di tre ſecoli
incirca, ſ1 ſpaccianp univerſalmente per una liberta di Virgilio da perdonarſì
appena al poeta in grazia de’ divini verſi , che gli fecer produrre : nè sò che
fin’ ora abbia” neſſuno ardi to difenderlo eſpreſſamente; ciò ch’io ſpinto dall’
amore Verſo quell’ amabile poeta e’ affidato allo zelo , che 'voi giuſtamente
portate per l’ onore del voſtro concittadino , non temo ora di fare . Chi vuole
ſalvar Virgilio di queſta comune accu ſa ſi contenta ſolo col dire, che non
deono porſi a un poeta queſtiff piccioli inciampi : che la poe ſia più amica
della favola che della verita non dee eſſere ſerva o pediſſequa della ſifloria:
che da' Platone, da Plutarco , da Tullio , e da tutti gli antichi e moderni è
riguardata la finzione ”carne l’anima della poeſia: e che a’ppittori , ed aÎ
poeti, è ſempremai fiato lecito l’ ardire ogni coſa . Ma io non credo che queſta
ſia una dife ſa‘ conveniente a Virgilio , e ſpero poterne ad dn-rre altra, più
giuſta e più vera . Se foſſero {lati pienamente appagati i voti di queſt’ accade
mia nel proporre che fece il queſito ſulla fede , che dee preſtarſi a’ poeti
nella ſtoria ; or conſez guennemente ſapremmo fino a qual ſegno poſſano o
ſogliano i poeti diſcoſtarſx dalla verità , e co me; e quando deggiano ſiare
fedelmente alla ſlo ria.- Or dirò nondimeno non eſſer poi ‘lieto, c1e 'x L k *M
7 Mi* che poſſano s`1 liberamente i poeti abbandonare la ſtoria , e che fieno
padroni di cambiare luoghi e tempi, alterare i fatti, ed opporſi ad incontra
ſtabili verita. E infatti quanta fede non accorda no i critici comunemente a’
poeti ne’ſatti ſtorici da loro riferiti? Che autori abbiamo di maggior peſo per
la ſtoria de’ tempi rimoti , che i poeti Omero , ed Eſiodo? Ghi ha mai negato
creden za ad Omero nelle genealogiche ſtorie , nelle cro nologíche aſſerzioni ,
e in tutti i punti di ſtori ca verità, ch’ egli vuol riportare ad abbellimenw
del ſuo poema? E per non abbandonare Medea. tante volte vezzeggiata in queſt’
accademia, (A) da chi più ſ1 potra. ritrarre la verita della ſua ſtoria ; e da
chi infatti più l’ han ritratta il Banier , i due Carli , e tant’ altri , che l’
hannozvoluto cerca re , che dal; poeta »Apollonio Rodio P La liber ta d’ opporſi
alla ſtoria era bensì uſata talvolta da’ poeti tragici ; ma non cos`1 dagli`
epici a- So. crate nel Minoſſe di Platone ſentendo dall’ *inter: locutore , che
Minoſſe era ſtato duro ed ingiu ſto , riſponde lungamente eſſere queſta una
favo. -la de’ tragici atenieſi , ma che Omero ed E ſiodo ne parlano molto
diverſamente , e che que fii ſono aſſai più degni di fede che tutti i tra ~gici
. V0i avete ſentito *in queſto luogo quanto. uſo E faceſſe il dotto Carli del
teſtimonio dell’ epico Apollonio ,riſpetto alla ſua Medea, mentre.
frequentemente rigetztava come incerta e‘ fallace ' A 4. l’au i **Z—M( 8 Wei*
l’autorità del tragico Euripide . L’ erudito Fre-_ ret nella ſua diſſertazione
ſul tempo , in cui viſ ſe Bellerofonte ( Ac. des inſc. T. X. ) trovando i
tragici differenti da Omero intorno al tempo di Preto e in altre circoſtanze di
quel fatto, non dubita di dare la preferenza al poeta epico ſopra tutte le
teſtimonianze de’ tragici. E generalmen te Omero ne’ fatti. ſtorici
ſingolarmente in punti di cronologia ha ſempre goduto preſſo gli anti chi e
preſſo i moderni incontrallabile autori täſſÎCome dunque vorremo noi dire che
Virgilio poeta epico e fedele ſeguace d’ Omero ſi pren deſſe la liberta di
fabbricaiſi a' capriccio un’ in venzione affatto contraria alla cronologia e ad
ogni ſtorica tradizione P Anzi ſe v’ è ſtato poeta caſtigato e ſevero ,
rigoroſamente attaccato all’ {eſattezza e verit‘a , queſti indubitatamente è -
-Virgilio . Non v’ ha s`1 minuto fatto nè s`1 ic colañcircoſtanza in tutta l’
Eneide , che Virgilio .non 'l’ abbia ricevuta da qualche ſtorica tradizio .ne.
Sembra un penſiero meramente poetico il far ,mangiare a’ trojani le vivande
ſopra le focaccie, emangiando poi le focaccie ſteſſe dire Giulio A ſcanio : chs
l etiam menſa; conſumimus ( Lib. Vlló) , e prendere Enea queſto avvenimento co
me felice augurio della fine de’ lor travagli. E - pur queſto fieſſo fatto colle
,ſteſſe parole d’Î-;Aſca nio e con più altre circoſtanze viene narrato da
Dionigi d" Alicarnaſſo come antichiſſima tradizio - , ne’ ÉYÌJr( *9 `fle ne, ed
è anteriormente riportato da Conone ‘preſ ſo Fozio ( 234. ) in una delle
cinquanta narra zioni, chegqu'ell’ autor già antichiſſimo raccolſe da altri più
antichi. Era perdonabile ad un poe ta il nominare arbitrariamente le famiglie
ſacer dotali Pinaria e Potizia come aſſiſtenti all’ anti chiſſime feſte
iſtituite in onore d’ Ercole ; ma Virgilio nè anche in queſto ſi slontana punto
dal la ſtorica tradizione , e anzi ne dice aſſai meno che gli ſtorici che i
gramatici che tutti gli altri ſcrittori . Macrobio loda la ſcrupoloſa dot trina
di Virgilio, lo chiama Virum mmie doEZum e dice , che ſu poeta ut ſcrupuloſe C9"
anxie , ita .diffimulanter ‘CJ‘ clanculo doélus, e che tra ſportò al ſuo poema
molte notizie ſenza che poſ ſa conoſcerſi donde ſìen tratte ; nè sò. ammirare
abbaſtanza la diligenza del noſtro poeta , benchè ſpeſſo da altri non riflettuta
, nell’ attaccarſi in tutte le parti ſtoriche a qualche ,ben appoggiata
tradizione; in qua quidem re mirari eſt poeta: bu jur occultiſſimam diligentiam
( Satur.V.c.XV[[1.) (B) Se egli da agli ernici il coſtume non italiano ’di
guerreggiare con un piede ſcalzo e l’ altro cal zato, ciò fa, dice Macrobio ,
per ſapere che gli Ernici diſcendevano dagli Etoli , a’ quali Euriñ pide aveva
attribuito un tal uſo . Egli parla del. Dio Palico non conoſciuto da’ romani :
ma dal le recondite lettere de’ greci ne ricava le noti zie: de gra-comm
penitiſſimis litteris banc biſioriam :rutt Part( Io We eruit . S’ egli racconta
avere Enea trovata una ſcroſa che aveva partoriti trentaìfigliuoli (ciò che
creduto dal bizzarro Harduino falſo ed inñ. ſuſſiſtente 'nè giunto alla notizia
dell’ eruditiſſi mo Plinio gli da nuovo argomento di credere l’ Eneide ſuppoſta
poſteriormente a Virgilio ) ſe gue in queſto il noſtro poeta una tradizione,che
era comune a molte nazioni, ,e in qualche ,m0 do religioſa e ſacroſanta. Non
ſolo infiniti ſcrit tori greci e latini riportano il medeſimo fatto: ma Varrone
( de re ruſt. lib. 111. cap. 1V.) :ſog giunſe ñ‘, che ne reſtavano ancor al` ſuo
tempo le tracce, che ſe ne vedevano in pubblico i monu menti di bronzo , e che i
ſacerdoti ne moſtra vano una reliquia : e il citato Dionigi dice al tresì , che
conſerVavaſi anche a ſuo tempo nel ſito , dov’ Enea ucciſe la troja, un
tempietto ri ſpettato come ſacro , ed a cui pochi ardivano d’ arrivare ; ed
eziandìo in queſti d‘i ſi ritrova ’ perfino nella Spagna ſulle antiche lapidi
memoria di ſimile avvenimento . Ambrogio de Morales ( Antiguedades de ) ci da
una lapida della citta d’ Obulco , or-detta Porcuna , che dice così*: C.
Cornelius. C. F. C. N. Gal. Caeſo . Ed. Flamen. II.Vir.Municipii. Pontif. C. C.
Cor nelius Carſo F. Sacerdos . Gent. Municipii . Scrofam. Cum. Porcis.Triginta.
Impenſa. Ipſorum-D. D. z (C) Queſta medeſima lapida con piccioliſſrma diverſi.
tà ſ1 legge anche nel Florez ( medall. de Espalî'a v .4" J\ e t. 11. W( II HK*
t.-II. pag. 505.); e parlandoci queſta d’un offerta di due ſacerdoti d’una
ſcroſa con trenta porcelli ci accenna ben chiaramente la tradizione , a cui ſ1
appoggia Virgilio, e la moſtra eziand`io religioſa e ſacra. Così l’incendio
delle navi prodotto dalle ‘ donne trojane, e così tutti gli altri fatti riferiti
nell’Eneide tutti hanno l’ appoggio della ſtoria o della tradizione. Ma che dico
dei fatti? Non v’è in Virgilio un’ eſpreſſione un’epiteto una pa rola, che ſia
proferita da lui capriccioſamente. L’ eſattezza nell’ eſprimere i riti
de’ſacrifizj , la proprieta delle parole, per cos`1 dire , liturgiche , la
convenienza delle vittime, tutto è in Virgilio regolato da una ſcelta e
recondita erudizione. Se dunque Virgilio era s`1 ſcrupoloſo nella verita de’
racconti, che anche nelle finzioni più piccole e perſino nell’uſo delle parole
volle ſempre ſeguire la ſcorta della tradizione, potremo noi credere, _che in
un’ epiſodio s`1 grande ed intereſſante,co m’ è quello degli amori d’ Enea e di
Didone, l’ab bandonaſſe s`1 apertamente, e voleſſe introdurre una s`1 mal
fondata finzione, che doveva toſto i eſſere ſmentita dalla voce comune? Se Omero
ſe Eſiodo ſe Apollonio ſe generalmente i poeti e pici ſono aſſai valevoli
teſtimonj della ſtorica ve rita, crederemo noi che il religioſo Virgilio ſi
contenti di paſſare per un poetico mentitore, che non ſa inventare un piacevole
epiſodio ſenza di ſcoſtarſi enormemente da ogni ſtorica tradizione ?~ ' Fiffn
@Mſn WL? Fic‘Za -volupÎatíx cauſa ſim‘ Proxima -veris,coman~ da Orazio a' poeti;
e diremo noi, che l’ eſatto Virgilio per procurarci il diletto d’ una patetica.
e tenera ſcena abbia ardito ſenzſ‘veruna apparen za di verità fingere fatti
impoſſibili a verificarſi , unire tempi fra lor diſtanti di molti ſecoli ,ecal
peſtare ogni ombra di tradizione e di ſtoriaPDo ve i0 oſſervo , che gli antichi
gramatici,ſchifilto fi com’ effi ſono e vogliofi di criticare, muovo no bens`1
mille accuſe a Virgilio ſulle più piccole coſe; ma non mai lo riprendono per la
finzione di queſto fatto . Perchè -egli ſcriſſe , che Enea pre ſentava per
vittima a Giove un toro: Calicolum regi mafia-bum in liſta” ta’m‘um,
l’incolpavano come ignorante nel diritto pontifi cio , che non/ſapeva eſſere
proibito l’ offrire a Giove tai ſacrifizj , come vediamo in Macrobio, che lo
difende opportunamente. (San/l. Cap. X.) Servio ſcrive (Lib-IX. ) che le
metamorfoſi del le navi d’ Enea in ninfe del mare era tacciata da’ critici per
non a‘ver fondamento. Igino riprende— va in Virgilio l’epiteto applicato alle
penne nel verſo~óPmpetibm penm's auſm ſe credere c‘e/o ñ ( A. Gell.Lib.V[.Cap.
P1. ), e il dire altrove: Ipſe/ quirinali lituo ſenza aggiunga-Vi nome o verbo,
che lo reggeſſe. ( [[7. Lib. V. c. VIII. ) Ancheſulla-parola bidentes ſembra che
gli ſi moveſ ſe qualche difficolta. ( Mzzcrob.` Sat. VI. ce 1X. ) Anneo Cornuto
criticava Virgilio per l’uſo delle “…1 ‘ Pa* 4.., *W Izñ Mo parole vexari ,
illaudati ed altre A. Gel]. Lile. c. VI. ) Ceſellio Vindice moſtra va qualche
ſcru polo per combinare, che d’ un figlio poſtumo p0 teſſe dire il poeta -- .dem
tibi longer-vo ſerum La -vinia conjux Edu”; filrvis. ( [bid. XVIII.) Altri
gramatici lo riprendono d’altri difetti; ma neſſu no penſa a rimproverarlo pel
preteſo anacroniſmo. Segno è dunque, che non ,lo riconoſcevano per tale, nè
trovavano il noſtro poeta riprenſibile in queſta parte. Servio ſteſſo che
racconta la ſtoria della morte di Didone ſenza gli amori d’ Enea unicamente per
la fedeltà al defonto Siched (Com. 1’” [ib. 1V. ) ,non gli appone a difetto
l’inl/enzio ne di tali amori. Sulla ſteſſa morte di Didone movevano i critici
difficoltà nella parte ſtorica d’ alcune circoſtanze , come ſul doverſele
tagliare il crine dalride la moveva Cornuto( Markus”. V. c. XIX. ) . Ma neſſuno
gli faceva un delitto‘ della finzione degli amori e della ſteſſa morte ; prova ,
che non era queſta contraria alla pubbli ca fama e alla popolare tradizione, nè
priva di qualche appoggio . Anzi il dire Cornuto che non ſapevaſi, onde aveſſe
ricavato il poeta quella ſto ria: Unde bce:: biſtoria (3‘ crim’s ”uſer-end”: fit
ma riemibus ignoratur: può provare,che ſ1 ſapeva dunque ’donde veniſſero l’
altre ſtorie non ſol de’ fatti , ma. delle circoſtanze di eſſi, che riporta
Virgilio, Così vediamo generalmente gli` antichi gramatici , che cercavano bensì
di criticare_ e mordere il_ no: W( 14 )+~”Îΰ noſtro poeta , ma non mai lo
toccano nel pre teſo anacroniſmo : e queſto ſilenzio degli antichi critici dee
avere a ſuo favore aſſai maggior peſo, che non poflano averlo contro di lui le
replicate accuſe de’ moderni . Diciamo dunque che non è una‘vana imaginazione di
Virgilio la finzione de gli amori d’ Enea e di Didone , e che qualche fondamento
aveva il poeta , a cui appoggiare ta le invenzione. E infatti perchè ci ha da
ſembra— re tanto ripugnante alla verita il far Virgilio con correre Enea con
Didone? Vero è che molti cro nologi diſcoſtano di due o più ſecoli Enea dal la
preteſa amante Didone ; `ma quant’çaltri non ſ1 oppongono a queſta lontananza ,
e li rendono ’più vicini? Sono tante le opinioni ſulla vera epo ca della
fondazione di Cartagine , e del regno di Didone detta da tutti -i buoni ſtorici
l’unica fondatrice di eſſa , che troppo in lungo ci con durrebbe l’ accennare
ſoltanto le principali; e troppo è. difficile anche a più eruditi cronologi non
che ad un poeta lo ſcegliere _la_ più fondata e più vera . Se molti la dicono
poſteriore ’d’ al cuni ſecoli alla rovina di Troja ; altri all’ oppo ſto la
vogliono anche anteriore . Appiano la ſa precedere non meno di cinquant’anni ;
Filiſto ri ſtringe ad anni 31. queſt’ anteriorit‘a; e Sincello citando Filiſto
riporta a un tempo medeſimo l’u-v na e l’ altra , Che ſe queſta anticipazione
della fandazione di Cartagine avvicina aſſai i-due a u.- , man *s`~*‘-/+( 15
fit@ manti ; non è meno favorevole a’ loro amori la poſticipazione che fanno
altri cronologi della ro vina di Troja, laſciando Cartagine nella ſua mo derna
eta. Non citerò nomi oſcuri e ſconoſciuti ſoſtenitori di queſt’ opinione ,
mentre poſſo chia mare a ſua difeſa non meno che il gran NeWton. ( cronol.-C9’c.
) Queſti ſtabilendo il ritorno degli Eraclidi nel Peloponneſo 340. anni incirca
avanti la battaglia delle Termopile , e ſupponendo con Tucidide la guerra di
Troja anteriore d’anni 80. al detto ritorno , aſſegna l’ anno 904. avanti Cri
ſto per la rovina di Troja , e per la fondazione \di Cartagine l’ 883. Or ſe un
calcolatore del ri gore del Newton venendo a’ calcoli cronologici avvicina tanto
la rovina di Troja alla fondazio ne di Cartagine;(D) qual maraviglia che un poe—
ta come Virgiliofaccia concorrere il trojano E nea colla fondatrice di Cartagine
Didone? Anche ,in queſti d`1 quando-la critica ſembra portata all’ eſtrema
ſeverità , uno de’ pochiſſimi pezzi dr’ an tica cronologia, che a mia notizia
fieno da qual— . che tempo venuti alla luce , avvicina aſſai quel le due
epoche,e ’grandemente favoriſce la Virgi liana invenzione . Nel giornale de’
dotti,di Pa rigi nel gennajo del 1782. viene inſerita una let tera di M C. a’
ñgìornaliſti ſulla cronologia di diverſi popoli antichi in uno ſpazio che ha per
termini il ſecolo di Davide ,- e il paſſaggio di Serſe ‘nella Grecia. Queſto
moderno cronologo , com aaa( 16 Duk-a- , combinando varj paſſi di Menandro d’
Eſeſo, di, Ditte Creteſe , di Taziano, e d’altri antichi conchiude, che
Cartagine è poſteriore alla rovina di Troia ſoltanto d’anni 38.eche Virgilio fa
par lare giuſtiſfimamente. Didone , quando ſpiega ad Enea per quale guiſa l’
erano, note le vicende di Troja; anzi vuole che Virgilio c’ inſegni un fatto,
quale èla conquiſta dell’ Iſola di Cipro fatta dal pa dre di Didone, non
raccontato dagli ſtorici, ed accennato da Neante di Cizico e da Aſclepiade
citati da Porfirio. Non pretendo approvare tutte le cronologiche combinazioni di
queſt’autore,_nè aſſicurare la verita del fatto, che’ egli vuole che ci ſia
inſegnato dal poeta e paſſato in ſilenzio dagli ſtorici: ma dirò bensì che non
dovrà eſſere s`1 francamente condannata da’ critici com’ enorme ana croniſmo
_un’ invenzione che viene confermata da tanti cronologi. Se un cronologo nel
.lume della critica de’ noſtri di, ſe un NeWton ſeveriſſi mo ed eſattiſſimo
calcolatore ſi credono obbligati dalla forza della ragione e dall’ autorit‘a
degli an tichi a fare coetanei Enea eDidone, perchè vor ra apporſi queſto a
delitto al poeta Virgilio? Queſto paſſo di Virgilio ci rammenta una ſtoria, 1a
quale da argomento di credere , che la combiñ_ nazione de’ tempi d’ Enea e di
Didone non foſ-` ſe deſtituta di ſtoriche tradizioni. Servio a queſto luogo
racconta, incominciando dal dolore d’ Er~ cole per la perdita del ſuo_ diletto
Hila, e percor~` .:4.1 J, rendo _ GM( I7 WH* rendo la varie vicende della
deſolata Troia, tnt to ciò che portava l’accennata ſtoria;ma venen vdo al noſtro
propoſito, dice, che Teucro eſſen do dopo la rovina di quella citt‘a ritornato a
ca ſa ſenza il fratello AjaCe, il quale pel furore d’ a ver perdute l’armi d’
Achille s’ aveva data la mor te, ſcacciato da Salamina dal proprio, padre {icon
duíſe a Sidone , e che allo'r Belo gli cedè la da lui ſoggiogata iſola di Cipro,
perchè quivi collo caſſe il ſuo impero. Certo è che Belo comandò’ in Cipro ,e vi
fondò eziand‘ro due citta Cizio , e ‘Lapeto, come ci narra Stefano col
teſtimonio d’ Aleſſandro efeſio. Infatti che alcuni cipriotti foſſer fenici lo
dice Erodoto (lib. VII.), e di Cizio particolarmente non ſolo i greci Laerzio
,(122 Zenone), e Suida(V. Zeno.) ma eziandio il latino Tullio (D3 fin‘: [ib. [V.
) fanno fondatori - i fenici. Il Bochart(Geogr. ſnc. [ib. III. c. III.) non
vuole men-ar buona a Servio queſta ſtoria, perchè appunto fa coetanei Teucro e
Belo, ch’ e— gli crede di tempi molto diverſi, e perchè il ſo pracitato Neante
di Cizio dice , che do, o Belo oc cupò` il regno di Cipro ſuo figliuolo
Pigmalíone. A dire il vero io non trovo gran difficolta di. conciliare la
ceſſione' di Belo a Teucro colla ſuc ceſſione di Pigmalione. .Belo padrone e rè
di Ti ro, ſoggiogata l’ iſola di Cipro, potè volere ſol tanto ritenerne una
parte , dov’ egli fondò Cizio e-Lapeto, che per circoſtanze locali del ſuo re-z
B _gno ,A W(18)Î~²‘eîv gno di Tiro gli ſarà ſtata più facile di poter con
ſervare ubbidiente e ſoggetta ( e in queſta gli ſuc cedè Pigmalione) e cederne
altra parte all’ afflitto Teucro acciocchè vi ſtabiliſſe il ſuo impero, ed egli
infatti fondò colà Salamina in memoria del la città greca di tale nome. Nè la
diverſità de" tempi di Belo e di Teucro è tanto certa, che poſſa fare un’
argomento contrario alla ſtoria ad dotta da Servio. Ma or qui non cercaſi di
accer tare la verità della ſtoria: ame baſta che un tale fatto foſſe appoggiato
ad una ſtorica tradizio ne. Se Teucro fratello d’ Ajace fu coetaneo di Belo,
anch’ Enea lo deve eſſere di Didone; e ſe gli ſtorici riſerivano ad un‘rhedeſimo
tempo Belo e Teucro, potè giuſtamente un poeta,ſenza affa ticarfi in verificare
le ſtorie .,. unire i tem i d’ E nea e'. di Didone ſenza contravenire alla
veroſi miglianza poetica. Queſta vicinanza di tempi vie ne anche conſermata
dalle mitologiche genealogie. Apollodoro (Bibi. [ib. 111.) ed altri mitologi di
cono d’Agenore, che ſu padre della celebre Eu ropa rapita da Giove in forma di
toro, e di trè figliuoli Cadmo, Cilice, e Fenice ,i quali furono dal padre
mandati in traccia della perduta figliuo la. Cadmo andò allora nella Tracia‘,
Cilice nelle vicine provincie, cui diede il nome, e Fenice ſi conduſſe nella
Fenicia. Da Fenice nacquero Fli ſtene , e Belo. FlisteneSacerdote d’ Ercole ebbe
per figlio Sicarba o Sicheo , al quale laſciòl con “tuo te ` - ffl(19)+4{* molte
ricch’ezzeſtl’uffizio ſacerdotale,e montato in_ nave paſsò le colonne d’ Ercole,
e ſi ſtabil`1 in quelle ſpiaggie. Belo ſu padre di Pigmalione d’Anna e di
Didone, evdiede queſta in matri monio al ricco Sicarba. Sò che altri vorranno
tro—` vare altri antenati ed altri parentadi a Didone . E quale genealogia ſi
potrà aſſegnare non ſolo a ' q’ueſt’ eroina, ma a qualunque altro eroe dell’an
tichità, che non poſſa eſſere con molti. teſtimoni contrari gravemente
infirmata? A me baſta che i‘l' noſtro poeta poteſſe avere una qualche genealo
gica tradizione, a cui appoggiarſi per unire a un tempo medeſimo Enea e
Didone.Non è dunque nno “ſpaccato anaeroniſmo fuor 'd’ ogni ,ſoſtegno di ſtorici
monumenti e fuori d’ ogni'apparenza di verità il far coetanei Enea , e Didone.
Vediamo altresì, s’ ebbe Virgilio qualche fondamento di pre ſentarli anche
amanti. Il finger da ſe ſenza ſon. damento e ſenza biſogno amanti due perſone,
che la maggior parte dei leggitori poteva crede re di tempi troppo fra loro
diſtanti, ed i cui a.. mori dovevano a tutti riuſcir nuovi, Potrà forſe
Perdonarſi ad un poeta volgare; ma non ſi può ſenza torto attribuire a Virgilio
religioſamente attaccato alla ſtoria e alla tradizione nelle ſteſſe ſue
finzioni. Ma ſe prima di lui-eſiſteva una\traa dizione vera o falsa. che foſſe
ſu queſti amori, :oteva con ragione Virgilio ,adoperarla ſenza ri guardo alla
critica,~e far uſo della tradizione poz ' B 2 polaz M *HH-f zo WP polare per
ornamento 'del ſuo poema ſenza far conto delle cronologiche diſcuſſioni.`
Plutarco,au torevole ſtorico , volendo nellavita di Solone rac contare il
congreſſo di qUeſto con Creſo rè della. Lidia, ſi oppone le ragioni de’
cronologi, i quali con varj calcoli, come nel caſo preſente , dimoñ ſtravano
l’impoſſibilità di tale congreſſo per la lon tananza di tempio dall’uno
all’altro. Ma egli non ſi ſgomenta, nè vuole per queſto abbandonare un racconto
s`i illuſtre , confermato con tanti teſtimo nj, e s`1 conforme al carattere di
Solone. Ri— porterò le ſteſſe ſue parole, perchè ſono affatto applicabili al
caſo di Virgilio. Sed, dice, a mc. flumquam imperi-are porui, ur narrflrionem mm
il. 'Ita/Zrcm , tor rcſtimoniis confirmaram , e! ( quod ma jus eſt) ram pulcre
cum Sol-mis maribus conſt-n.. Èt—icnrem, (9’ mm dignam cjur magnanimitate, (I‘
ſapienti”, rcjicercm ob aliquot cbronologìc‘os, quod dimm', camnes, qua: liceir
aliquo! ”nc-‘forum ce”— Ηena ammdarinr, ad id perducere nemo potuit, ut aliquid
certitudìnis babe-rent, et fibimer :iP/i ‘com flarmt. Non verrò qui a diſputare
ſe ſia o nò giuſta e vera queſta ragione di Plutarco , e ſe poſ ſa uno ſtorico
per fare un bel racconto traſcurare la cronologia;ñma”dirò bensì, che ciò che
volle permetterſi uno ſtorico come Plutarco , poteva ſen` za veruno ſcrupolo
abbracciarlo un poeta. Aut famam faq-nere, aut ſibi convenienti” finge, nonſſ è
detto per gli ſtorici, ma bensì pe’ poeti. Non, . p , e *‘ffi( ²1 WH' è
‘obbligato il poeta a ſeguire la ſtorica verità: baſta, che ſcriva dietro alla
ſama, e` può laſciare liberamente operare l’ immaginazione , purchè le ſue
invenzioni convengano colle pubbliche voci, nè s’ oppongano intieramente alle
popolari opinioni. Onde ſe noi potremo provare , che Virgilio in queñ ſto untox
ha ſeguita la fama o qualche tradizio— ne; credo che reſterà pienamente difeſo
il noſtro poeta, e che potremo a piena bocca diviniZzare ſenza rimorſo quel
ſovrano epiſodio, e tributar piene lodi alla deſcrizione degli amori d’Eneaedi
Didone ſenza timore del decantato ſpauracchio dell’ anacroniſmo. Vediamo adunque
ſe potremo trovare nell’antichità qualche traccia di ſimile tradizione Veramente
nè nelle medaglie nè in altri monuu menti antichi non ho mai potuto ſcuoprire
verun veſtigio di ueſti amori . Nel tomo ſecondo dell’. antichità greche del
Gronovio in un trattato ſi! ſguardante ſoltanto Didone ſi riportano molte me
daglie: ma tutte la preſentano nell’ atto di dare leggi, di regolare le
fabbriche, di fuggire ſulle tia-‘r vi, o in altri ſimili: neſſuna cel’ accenna
.come amante d’ Enea. Nelle pitture dell’ Ercolano ſol tanto(T0m. I.) Vedeſi una
real donna con ſpada in mano in malinconiche ſembianze , che i dotti. accademici
ercolaneſi credono per molte ragioni, che ſia Didone. Queſt’ è l’unico monumento
anti CO, che io ſappia, che poſſa alludere agli amori di Didone, e moſtrarci una
, popolare tradizione B 3 di f **ZH-(ì 22 ”44.55 , di tali'amori. Ma queſta
ſteſſa pittura terno che non deggia eſſere abbaſtanza convincente al n0 ſtro
propoſito . Noi non ſappiamo il tempo di quel le pitture; ma poſſiamo
ragionevolmente penſare, che ſiano poſteriori a Virgilio, eſſendo riedifica— ta
la maggior parte di quella città dopo il ter remoto accaduto ſotto l’impero di
Nerone. Ma crobio dice (Sat. V. è. X1711.) che Virgilio de ſcriſſe s`1 ſinamente
la favola di quegli amori, che quantunque conoſciuta da tutti per falſa otten ne
per molti ſecoli apparenza di verità, e corſe Per le bocche di tutti di che
pareva che i pittori e gli ſcultori altro non, ſapeſſero pre ſentare nelle loro
fatture che l’immagine di ta l-i amori. Onde pare poterſi credere, che il pit
tore ercolaneſe foſſe anch’ egli indotto dalla de ſcrizione di Virgilio a,
preſentarci Didone cer cante la morte per la paſſione dell’abbandono d’E` nea .
Pur riflettendo , che la Didone ercolaneſe non ha rogo non letto non altre di
quelle circoſtanze_ , in cui la fece morire Virgilio, ſi potrà con qualche
ragionevolezza avanzare, che il pittore non dal virgiliano racconto,,ma da qual
ch’ altra tradizione su quegli amori abbia dipinta Didone . Ma ſiccome lo ſteſſo
Macrobio ci dice, che tutti ſapevano, la caſtità della fenicia Eliſa , nè
ignotavano che ſi era data la morte per non iſporre Ka pericolo il—ſuo pudore ;
così potrebbe nidirſi , .che non la .tradizione favoloſa ,~ ‘ma, la ſi ’ ’ ſto
.~_-—.._ _ *iP-Ft( 23 )*H«’.®* ſtorica verità foſſe ſtata' preſa di mira dal
pinore , e che quell’ antica pittura non poſſa prova re abbaſtanza la tradizione
di tali amori . Sebbe- ` ſi ne la morte raccontataci nella ſtoria , lla quale,`
ſembra alluder Macrobio‘ , (F) aveva inch’ eſſa“ la pira ( V. ſu/l. lil]. XVIII.
) , onde non ‘può adattarſi alla pittura erculaneſe : ma dovrà que ſta riferirſi
a qualche altra tradizione . Siami leó' cito nondimeno riflettere , che Macrobio
in tut to quel paſſo non accenna in verun modo che ta le favola ſia inventata
dallo ſteſſo Virgilio . Solamen te dice, che Virgilio applicò aDidone ed Enea il
contegno amatorio di Medea Eerſo di Giaſone : ſolamente chiama favola tenuta da
tutti per falſa la favola di Didone laſciva : ſolamente vuole ', che Vir gilio
la dipingeſſe con tanta grazia , che la‘ faceſſe paſ ſar per vera ; il che tutto
poteva ben convenire ad un’ antichiſſima favola o tradizione adopera ta poi da
Virgilio .` (She ſe non trovanſi ,monu menti che provino una ſimile tradizione ,
un ta le ſilenzio degli antichi avvanzi non dee aver for-` za alcuna contra la
ſua verità. Ci dice pure Ma crobio , che infinite erano le pitture , che die tro
al racconto di Virgilio rappreſentavano que ſta favola ; e( ſe ora non ſi vedono
tali pitture poſteridri all’ età di Virgilio , qual maraviglia , che ninna ſe ne
ritrovi anteriore al ſuo tempo P Laſciamo dunque gli antichi monumenti, che ſo
no s`1 ſcarſi , e vediamo ſe troveremo ne’ libri -, p B pilí H ` o per l’
oppoſto traditore della patria ? Tutto e W( 24 Pt'? iù eſpreſſe memorie di tal
tradizione. Veramen te gli antichi ſcrittori parlano così poco aggiuſta— tamente
d’ Enea e di Didone , che non dovrà recare ſtupore , ſe non s’ incontra eſpreſſa
men zione di quegli amori . Dionigi d’ Alicarnaſſo di ce apertamente, che ſ1
prende a parlare della ve nuta d’ Enea in Italia , perchè gli altri ſcrittori
parte l’ignorarono , e parte altresì per invidiavla paſſarono in ſilenzio .
Vaghe memorie d’ Enea ſi poſſono ripeſcare quà e là negli antichi autori, ſenza
però trovarne una tale , che ci levi ogni dubbio ſulle ſue vicende . Siamo noi
certi che Enea ſia venuto in Italia? Molti lo negavano al tempo del citato
Dionigi; ed anche modernamen te il Bochart ( Num fina-”r in Ita!. vm. ) pe ſati
i teſtimonj degli antichi ſcrittori conchiude che tale venuta è priva di
vfondamento di verità: Iter Enea* nullum haben:- fimdamcmum in rei 'vc ritatc .
Siamo noi certi che egli ſia giunto nella Sicilia? che ſia almeno paſſato nella
Tracia? che ſia uſcito di Troja ? che ſia egli’ ſtato difenſore, \ s`1 incerto
ed oſcuro , che niente può dirſi con ſicura aſſerzione di verità . L’ incendio
,ſteſſo e la diſtruzione di Troja e l'a vittoria de’ greci venne dagli antichi
critici meſſa in conteſa ( V. Dior:. Cbriſ. Troia ) . Segno , che molti erano e
diverſi i racconti ſulle coſe d’ Enea,e che neſ ſuno era s`i autentico e
deciſivo , che levaſſe via ogni \ "M 25 Ms** ogni dubbio , e ſtabiliſſe
incontraſtabilmente la verità . Baſta leggere il grammatica Feſto ( v. Roma ) e
il -prefato Dionigi d’ Alicarnaſſo ( ubi ſupra per vedere quante coſe diverſe ,
quan te e quanto varie tradizioni correſſero a que’ tempi fra’ romani intorno ad
Enea ad a’ ſuoi viaggi . Qual maraviglia adunque , che` fra queſte ne foſſe
alcuna , che raccontaſſe lo’psbarco d’ Enea in Cartagine , e gli amori con
Didone, benchè non ſia pervenuta alla noſtra notizia? In fatti memoria di
burraſca accaduta ad Enea ed a’ ſuoi compagni in que’ mari e non compreſa nelle
memorie da’ prefati ſcrittori accennare ſi ha in Pauſania, (Pbocim lib- X. )
greco ſcrit tore in un ſoggetto ben alieno di ricevere favole poetiche. Noi
ſappiamo da Pomponio Mela (lil). II. c. VII. ) da Plinio ( lil]. III. cap. VII.
) e da altri , che v’ erano nella Sardegna celebri a ' bitatori ilieſi o
troiani: ma Pauſania più diſtin tamente racconta in qual guiſa queſti trojani
era ñno colà approdati per poter popolare quell’ iſola. Dopo la diſtruzione di
Troja , dice egli , alcuni trojani fuggirono , e que’ che ſi ſalvarono con Enea
furono da burraſche fieramente agitati : on de parte d’ eſſi condotti da’ venti_
approdarono 'nella Sardegna , e ſi unirono a’ greci , che già prima vi ſi erano
ſtabiliti . Queſti popoli trojani conſervavanſi ancora al ſuo tempo , e
ritenevano il nome d’ ilieſi , ed erano ſomiglianti agli afriz cant_ K K *3M 26
W. cani nelle ſembianze nell’ armatura e in tutta lafflvlor condotta. Così parla
Pauſania autore de gno di fede , il quale non poteva quì avere in Yiſta l'
autorit‘a di Virgilio . Or ſe per una bur raſca furono alcuni compagni d_’ Enea
condotti da’ venti nella Sardegna , qual’ altra burraſca ‘potè condurli cola ,
ſe, non alcuna di quelle che ci deſcrive Virgilio P Per 'eſſere alcune navi
ſpinte nelle ſpiaggie‘ della .Sardegna doveva la flotta' trovarſi in que’ mari ,
e potevano l’ altre navi in quella agitazione di yenti tempeſtoſi venire
cacciate nella vicina Africa preſſo la naſcente Car" tagine . Diſperſi pel mare
i troiani , dice anche Silio Italico (lib.XII.) e malgrado loro giun-ì ſero
nella Sardegna: ' etiam, O' ſede: Poſuere 0011845‘ ì Diſzverfi ?daga portante;
Pergama Temi-i. ÎEcco dunque Enea e la ſua flotta ne’ mari d’A. frica e di
Sardegna , benchè gli ſcrittori che noi abbiamo delle coſe trojane ezromane non
fac ciano motto di tale viaggio . Ma a me pare'di vedere aſſai chiaramente in un
autore benchè mo d,_erno antica tradizione non ſol di burraſca ſoffer ta injque’
mari da Enea, ma del ſuo arrivo nell’ Africa e della ſua dimora preſſo Didone .
Ce cireno comp. ) parlando non già dell’ Afri ca nè di Didone, ma dell’ Italia e
del re La tino .* E0 ( Latino }\ regnam‘e, dice, Eno-as An `~chi-[if ffilitfî
Pbtyfl; ab :acid-if Trojae' fugiem‘ 1'714 fricam *e ñ ea( ²7 Dwe fricam
per-venir ad Didonem Pbaem'ſſſiam mulierem , qua CJ‘ Eliſa dicitur ,ſi ibique
cum aliquandiu eſ ſe; ”mmm-amg” _ſai-ba rage Africa ſibi metuem' -clam relióîa
Didone confugit. Queſto racconto di Cedreno prova chiaramente un’ antica
tradizione diverſa dalla narrazione del poeta Virgilio . Ce dreno , è vero , è
poſteriore aſſai a Virgilio; ma. Cedreno è ſcrittore greco: elſappiamo, che i la
tini ſtudiavano bensì i greci libri , ma i greci ’ poco o niente curavano i
latini; ſingolarmente a’ tempi di Cedreno, quando appena cercavano` la greca
erudizione più familiare e comune , non che la latina più per loro recondita e
difficile d’ acquiſtarli : nè temerò perciò d’ aſſerire ſenza' eſitanza, che
Cedreno ricavò’vtale norizia , vera o falſa che ſia, da qualche greco ſcrittore,
non da un poeta latino . Oltre di che il racconto `ſteſ ſ0 di Cedreno moſtra
aſſai chiaramente d’ averlo egli attinto da altri fonti, non dal virgiliano
epiſodio. Egli narra bensì l’arrivo d’ Enea nell’ Africa e la ſua dimora preſſo
Didone, ma nien-.ñ te dice de’ loro amori ; racconta la clandeſtina partenza ,
ma la riferiſce al timore d’ Enea delvv re jarba v, non al timore d’ offendere
l’ inamora ta Didone. Anzi è da oſſervare -che il greco te ſto , quale ritrovaſi
nella Byzantina ( Tam.V1]. j vnon dice ſerba, ma ſorda : e ſebbene l’ editore 10
creda .errore del copiſta , e voglia correggere [arba, potrebbe pur dirfi che
ſordi-'in realtäbdebz › I \ *ÉZH-ſ 28 )-;«-{o ba leggerſi , e che così abbia
laſciato ſcritto Ce dreno , perchè così portava la ſtoria‘, 0nd' egli‘ aveva
ricevuta quella notizia; ciò che ſempre più la diſcoſta dalla narrazione del
poeta Virgilio. E poi chi non sa quanto gli ſtorici greci ſingolar mente ne’
baſſi tempi , quando appunto ſcriveva Cedreno, foſſero amanti del maraviglioſo,
e quanó to cercaſſero d’ ornare le loro ſtorie con dilette— voli e ſorprendenti
racconti? E’ egli dunque credibile , che il greco Cedreno, ſe tratte aveſſe tale
notizie dal poema di Virgilio , aveſſe ſcritto s`1 ſeccamente , ch’ Enea per
timor del re jar— ba, ſecretamente laſciata Didone, ſe ne fuggÌPNon avrebbe egli
luſſureggiato alla foggia de’ greci , e non ci avrebbe ſtudiatamente deſcritto
gli amo ri ,e i pianti di Didone , e i ſogni, la fortez— za, la partenza d’
Enea? Avrebbe egli avuto il coraggio di privare la ſua ſtoria d’ un s`iì pateti
co e toccante ornamento , quale ſarebbe ſtato la morte dell’ abbandonata Didone?
Egli al con trario parla bensì aſſai lungamente di Didone,del ſuo amore xpel
deſonto Sicheo , della ſua fuga da Tiro , della fondazione di Cartagine , ma
niente dice degli amori d’ Enea , e finiſCe freddamen te dicendo , che regnò
Didone in quella citta e che dopo d’ eſſere ſaviamente vivuta morì EBOLD’lÀEUſEv
t‘r aio-r” 19’ ‘TEÀEl-TOÎ a'wqppmws {na-ame . V Si potra egli dire che ſi
ravvíſi in tutto queſto la menoma traccia della narrazione di Virgilio Z Non ÒH(
29 Wii** Non è quindi evidente che Cedreno bevè ad al' tri fonti , e ricavò da
altri autori le norizie del ſuo racconto ? Erano dunque altri libri o altre
memorie , che parlavano dello sbarco d’ Enea nell’ Africa , e della ſua dimora
preſſo Didone , e potè Virgilio avere preſenti pel ſuo poema, co— me Cedreno per
la ſua ſtoria : nè potra giuſta— 'mente conſiderarſi come una mera finzione
della immaginazione del poeta ſenza verun fondamento della pubblica fama o di
qualche anterior tra dizione. Qualche apparenza di ragione m’ induce anche a
congetturare , che il poeta Nevio aſſai prima di Virgilio abbia parlato de’
contraſtati amori d_’ Enea e di Didone. Noi più non abbiamo il poema, ch’ egli
compoſe ſulla punica guerra: ma Macrobio dice eſpreſſamente che tutto il paſſo
del primo libro dell’ Eneide , dove ‘deſcriveſi la ñ tempeſta , è preſo da Nevio
, il quale parimente fa naſcere tale burraſca a’ troiani , fa che Ve nere parli
a Giove , e fa anche che Giove con. ſoli Venere colla ſperanza della futura(
grandezza de’ ſuoi Nipoti. Sat. V1. c. 11. ) Or come Ne-Î vio introduce i(
troiani in un poema della guer— ra cartagineſe P Non ſarà egli aſſai
ragionevole‘ il penſare che ciò abbia fatto , perchè dovè raC~ contare anch’
egli lan diſceſav d’ Eneaiin Cartagine, gli amori di Didone, e il principio
dell’ odio de’` cartagineſi co’ romani per l’ infelice morte dell’ abbandonata
regina? Io non _fo che accennare., una l daa( 30 Me `’una congettura , alla
quale la ſaviezza e la rego larità di Virgilio e la mancanza de’ libri anti' chi
mi danno qualche diritto . Prenderebbe que ſta congettura maggiore forza , ſe
foſſe vero il ſoſpetto dell’ Heyne, che Virgilio aveſſe ricavati dal poema di
Nevio alcuni paſſi del quarto libro; ’etiam ex Nevii bello panico eum ”annulla
reti nuiſſe ſuſffieor . Ma i Paffi di Macrobio (VI-5.) e di Servio ( 1V. 9. ),
a’ quali egli ci ſim/erre ,- niente contengono che appartenga a queſto pro
poſito.Vediamo dunque di ritrovare in altri ſcrit tori qualche più eſpreſſa
memoria di ſimile tra- dizione . L’ autore che la moſtra più apertamenó te è
Igino , il quale nella favola CCXLIII. in titolata: La: ſe ipſe interferemm ,
fra le mol te celebri denne", che riporta come ſuicide , dice ,che tale ‘ſu
anche Didone per amore d’ E nea : Diá'o Belifilia Proprer Ema amaremſe oca fidi;
. Sò *che ‘Igino amico d’ Ovidio e prefet to ’della biblioteca -palatina d’
Auguſto , benchè abbia‘ ’toccato i tempi di Virgilio , ‘è alquanto a
'Ìùi'PÙſtc’rÌOt‘B' ed ha fatto commentarj a’ ſuoi poe ‘mi , ‘che
'v‘engonofflìcitati da A. Ge'llio ( lib. I. e. XXI. ) e “daMacrc-bio lib. VI. c.
X. Ma_ è 'egli' vcredibile, :che Igino benchè ſcriveſſe dopo fiſirgilio
`ai’ſeriſſe s`i ‘francamente un tal fatto,ſe non aveſſe avuto ‘qualche altra
tradizione, ſu cui fondarſi; e che fra l’" Ecube , l’Alceſti, le Laoi ”Jamie
,-*le Tech?, imam-e altre »donne illuſtri 5 **e ì _ce , **à-H( 31 Wë' ,
celebrate da tutti per l’ antiche favole , o per id ſtoria voleſſe introdurre
Didone amante d’ Enea conoſciuta ſoltanto per la finzione _ d’ un poeta
contemporaneo? Tanto più che Igino non' ſ1 mo ſtra troppo parziale di Virgilio ,
anzi , come di ſopra abbiamo veduto, va 'ſpeſſo cercando con ri dicola
affettazione le più,piccole occaſioni , onde poterlo accuſare. Un autore che ſi
moſtrava con Virgilio s`i poco indulgente , e che perfino nelle parole gli
moveva difficolta, crederemo poi, che gli preſtaſſe tanta fede su’ fatti, che
pel ’ſolo ſuo teſtimonio ne abbracciaſſe uno s`i grande ſenza 3-_ verne altronde
un’ appoggio ì? Altra “memoria più deciſiva abbiamo noi in Ovidio , che prova
’col la maggiore evidenza la tradizione da noi 'cerca ta . Queſta è nel paſſo
de’ faſti ( ”a [If.*) ‘(G) dove lungamente deſcrive la vfeſta d’ Anna Peren na ,
e narra le varie tradizioni dell’ origine die` tal nome e di tale feſta . Una
di' queſte e la prima da lui narrata ſuppone tutta la ‘ſtoria di Didone , ed è
forſe tanto anteriore a Virgilio , quanto lo era la ſteſſa feſta . Portava
dunque la tradizione , che ucciſa da ſeDidone 'per l’ amore d’ Enea,-ç_d entrati
nel ſuo regno i numidi*,An~ na amata ſorella di .Didone cacciata di caſa ` .
ritirò aMalta,doVe fu ben“a'ccolta da Batto ; ma Per timore del* fratello
Pigmalione »dovè quin di fuggire; e di nnovo imbarcataſi, eìper'un naut ,fragio
traſportata alle’ ſpiaggie del' lazio fu veda"-~ i. " x ta .-à '\ PH( 32 ta' è
riconoſciuta da Enea, e ricolmata di tanti doni, ch’eccitò la gelos‘ra di
Lavinia, la quale le preparava nimiche inſidie e le macc‘hinava la morte .- In
queſte anguſtie apparve una notte ad Anna ſua ſorella Didone col crine ſquallido
e tinto di ſangue, e con tetra voce l’ impoſe di fuggire toſto di quella caſa.
Un opportuno ven to ſcoſſe lo. ſtridolo uſcio, ed Anna agitata da un timor
panico fi gettò precipìtoſamente nel campo da una fineſtra, ,e corſe fuori di se
ſenza ſaper dove, finchè giunſe al fiume Numicio. Conoſciu ta appena la fuga d’
Anna, ſi fanno per tutti i campi diligenti ricerche, e ſeguendo gli eſplora tori
le tracce de’ ſuoi paſſi, giungono al fiume, e _colà fermati ſentono la ſua
Voce, che loro di ce Placid; ſum Nimpba Nùmìei Amm’ perenne late”: Amm Peremm
voeor: Allora incominciarono a celebrare con banchetti con danze e canti queſta
metamorfoſi d’ Anna , e ſi ſtabil`1 la feſta d’ Anna Perenna , che ſi cele brò
poi coſtantemente in Roma negl’idi di mar zo. Queſto ſteſſo racconto con qualche
picciola varietà nelle circoflanze ci viene anche preſentañ to da Silio Italico
`( lib. V111. ) Io non dirò, nè lo dice lo ſteſſo Ovidio, che queſta .ſia ſtata
in dubitabilmente l’origine di tale feſta, ed egli in fatti riporta 'molt’ altre
tradizioni, che la faceva-` no derivare da altre origini molto diverſe; ma baſta
al noſtro propoſito , che una Popolaredtra . I_ v g _#H( 33 WH* dizione ſorſe la
più antica e più univerſale, ſic-v come quella, che avanti tutte l’ altre viene
ad. dotta da Ovidio, e l’ unica che è ſtata abbi-ac. ciata e narrata da Silio
Italico, l’attribuiſce ad Anna accolta e regalata da Enea perchè ſorel- - la
della ſua amata Didone. Se correva popolar. mente tal tradizione, dunque
crederſi doveva , che Didone aveſſe amato Enea, e ſi foſſe data la morte pel
crudele abbandono del ſuo‘ amante,co me tutta quella tradizione ſuppone; dunque
`gli ,amori d’ Enea e di Didone non ſono parto della capriccioſa fantas`ia di
Virgilio, ma hanno l’ ap poggio d’ una antichiſſima tradizione,che il poeti
ſeppe accortamente adoperare ad abbellimento del ſuo poema. Ne, potra da veruno
dirſi, che eſſen do Ovidio poſteriore a Virgilio potè tal raccon to prenderſi
dalla favola dell’ Eneide; nò ; una fe ſtaantichiffima non può attribuirſi ad
un’inven zione moderna e ſconoſciuta a tutta l’ antichità e ſolo da que'
diximmaginata da un poeta. E poi come mai ricavare dall’ Eneide l’ invaſione de’
numidi, la fuga d’Anna e da Cartagine e da Mal. ta,`il ſuo arrivo nel Lazio, l”
accoglienza d’ Enea, e tutto il reſto che da l” origine a quella. feſta, e
che_non ritrovaſi per niente- in tutta l’En’eide? Queſto ſolo paſſo d’ Ovidio
dovrà., ballare per con vincëre ad evidenza, che Virgilio nel famoſo epi ſodio
di‘Didone non. s’inventò' arditamente una-` favola inveriſimile per
l’anacroniſmo e contraria C all’ *3M 34 M all’ univerſale credenza; ma ſeguì
fedelmente la fa". ma, e adoperò una finzione che ‘non ſi opponeva ~ alle
pubbliche voci ed alla popolar tradizione. Ma io penſo che un’ altro paſſo del
grammatica Soſipatro Cariſio ſia ancora più incontraſiabile eſi convincente.
Soſipatro ,innocentemente ſenza mira alcuna di queſtione di gſtoria parla nella
ſua gram matica ( lie. 1. ) dell’accuſativo da darſi a Dido; e riportatine altri
dicendo che può darſeli anche Didum, cita aſuo favore un’ antica opera d’ Atte
jo filologo, la quale aveva per titolo: Uri-um Di glum _zi-inca; amari!. Or
Attejo filologo ſara ſta-` to bensì di qualch’ anno contemporaneo di Virgi lio,
ma era certamente molto anteriore alui: poi chè racconta Suetonio (de eLgram.)
che ſuſurra vaſi in Roma che Attejo aveſſe molto' ajutato Salluſtio nella
compoſizione delle ſue ſtorie;ecer to chi era in iſtato di preſtare letterario
ajuto a Salluſtio, doveva eſſere aſſai più antico di Virgi lio,e ſolo potè al
più concorrere con lui ne’ gio vanili _ſuoi anni. E ſe Attejo agitava la
queſtione degli amori d’ Enea, non potè certo prenderne incitamento dalla favola
dell’ Eneide“ che fu in dubitabilmente a lui poſteriore, ma dovè muoverſi per
altre tradizioni molto più antiche. Noi altro non ſappiamo di queſt’ opera che
il ſolo titolo ri portato ſoltanto da un grammatico per una que ſtione
grammaticale: onde non poſſiamo rilevare quale foſſe realmente il ſoggetto della
queſtione. J e Forſe W(33>*®› V Forſe la diſputa avra generalmente verſato
ſulla verita degli amori di Didone e d’ Enea: ed eſſen doſi moſſi alcuni dubbi
ſu quella tradizione cre duta comunemente da tutti, Attejo colla ſua fi lologica
erudizione e colla ſuperbia grammaticale avr‘a voluto ſcrivere un libro che
ſcioglieſſe inó tieramente ogni queſtione . Forſe la diſputa a* vrä avuto per
oggetto ſoltanto l’ eſaminare l’ a more d’Enea: mentre convenendo tutti nell’
amor di Didone, la quale ne diede sì chiare prove, a vranno forſe meſſo in
dubbio quellod’ Enea,che ſi moſtrò troppo indifferente nella partenza . Qua lun
ue ſia ſtato l’ argomento della queſtione; a noi baſta che prima di Virgilio
ſiafi diſputato di tali amori per conchiudere evidentemente,che non dee eſſere
accuſato il noſtro poeta d’un’ in,v venzione incredibile e ripugnante alla
comune o. pinione per aver parlato di quegli amori. Maio propendo ,a credere,
che ſolo l’ amore d’ Enea foſſe preſo di mira in queſt’opera,la quale infat ti
aveva per titolo:,Utrum Didum Enea: amari:. M’ induce a così penſare il vedere
quale ſorta di queſtioni ſoleſſero agitare i grammatici.Senec-a ſa viamente
deride l’impegno de’grammatici nel ri cercare che facevano molte frivole norizie
dell’ antichità, quali ſono, qual numero di rematori aveſſe Uliſſe:
quant’annicontaſſe Patroclo e quan ti Achille: ſe più vecchia foſſe Elena ovvero
E cuba, ed altre non più intereſſanti: e dice, che ’ C 2 Di. ' 3“6 he Didimo
ſcriſſe non meno di quattromila libri ver ſanti tutti ſulla patria d’ Omero,
ſulla vera ma dre d’ Enea, e sù altre ſimili queſtioni. ( Ep. LXXXVIII. )
Suetonio racconta, che ſoleVa Ti beriofaticare con premuroſe e continue queſtio
ne gli eruditi ſuoi grammatici ſul nome che pre ſe Achille mentre vivea fra le
donzelle di Sciro, ſui verſi che erano ſolite a cantare le ſirene ,~ ſulla
'madre d’ ECuba, e sù altre ſimili inezie. Or eſ ſendo queſta la .natura delle
queſtioni‘de’gramma-ñ tici , pare più probabile, che l’opera del gram matico
Attejo non verſaſſe ſu un punto ſtorico e ſodo, qual poteva eſſere laſi realta
degli amori d’ E nea e di Didone,e il cercare ſe la morte di que- . ſta foſſe
ſtata per coſtante fedeltà al defunto ma. rito Sicheo, come volevano gli ſtorici
, ovvero per diſperazione per l’ abbandono del ſuo ama ſio , com’ altri
dicevano; ma che riguardaſſe’ ſol. tanto un’ oggetto più frivolo e puerile, e ſi
fer maſſe in eſaminare, ſe Enea corriſpoſe o nò nell’ amore all’ appaſſionata
Didone. Se queſto foſſe ſtato realmente il ſoggetto della queſtione, po-` trebbe
eſſere un nuovo argomento da difendere Vir gilio,- il quale viene ripreſo da
alcuni per avere \ dato ad Enea un’indifſerenza non troppo conve niente al
carattere d’un amante; allora queſto che ſembra un difetto dell’ immaginazione
del poeta ſarebbe forſe ſtato un’ effetto di ſoverchia eſattez— za e
ſcrupoloſita , e ſ1 ſarebbe moſtrato Virgi lio eta( 37 Me lio non tanto freddo
poeta quale non era certa mente, quanto Poeta ſcrupuloſe et: anxie doäus quale
lo chiama Macrobio. Ad ogni modo però il vedere nominati gli amori fra Enea e
Didone avanti il poema di Virgilio dee baſtarci per di. fendere queſto dalla
decantata accuſa, d’ anacroniſ mo . Diciamo adunque che l’ indole di Virgi lio,
la ſua riſervatezza e ſaviezza, l’ autorità~ di molti cronologi, il ſilenzio
degli antichi gramma tici, la conformita e coerenza coll’ altre ſtoriche '
tradizioni, ed i teſtimonj d’ Igino d’ Ovidio e d’ At tejo filologo, tutto
conc‘orre a render Virgilio im mune d’ ogni ſoſpetto di poetico libertinaggio e
di riprenſibile ineſattezza; e che vana è la pre tenſione de’ moderni critici,
che colla taccia d’ un »enormiſtimo anacroniſmo cercano d’ oſcurare il con
traſtato epiſodio. Onde noi potremo con quieta coſcienza e con animo tranquillo
guſtare e lodare il più fino e delicato , il più ~patetico e tenero , il più
eccellente e perfetto pezzo che conoſcaſi nellaîpoesìa , e proclamare ſenza
ſcrupolo il noſtro Virgilio pel più finito ed eſatto e ardiròſſ dire per un
incolpevole e divino poeta. ' 9 I GN( 38 MR (A) .`-®' ANNOTAZIONI IL dono M ed
crudi” filologo Ab. Carli Se g retario dell’ Accademia di Mantova-teſi) ‘
defonto ſtampò due diflertazioni , ultimo frut to delle ſue ſcientific/Je
ricerche , nelle quali eol "la florra dell’ antica tradizione dei poeti e d‘un
baffo rilievo ſviluppa ingegnuſammte il *ve ro‘ florieo, che Pm) eſſer-vi nella
ſpedizione de gli argonauri e nei poſteriori fatti- di Giaſone e di Medea.
'Qieſti due opuſcoli 'poſſ'ono chia marſi un’ comenrario d’ Apollonio Rbadio e
del. 'p lo Medea’ di Euripide. Colle -Medefima ſcorta * ave-và prima maneggiare
qneſto argomento il‘ Ne’. floredei letterati lombaſifdi il Conte Carli ed il
dotto ”neurali/lu Fortis. E ben merita-va un ' finta" cori-fingolare dei tempi
mitici , che fiſſe ‘nel ſecolo della ragione dilucidato…RimanePer ciò“ -anebe
Lcon 'qucfii ‘eſempj ”ru-vere” , che il fondo dei racconti poetici ſu ſempremai
uno/Zimb ` lo per :ſviluppare lo verità dei fatti ſtoriei.ſ * (B)’Due libri
intieri V. e V1. impiega Macrobio nella ſvolgefe tutto ciò che nell’ Eneide può
ri trovarſi d’ immitafo , di Preſo delle *ve-ruſſe tra-\ dizioni, di
occultamento' involato ”gli antichi: \ grralcbè porrebbe-fi ſoſpettare cóe quel
filologo -a—í’--N' ~ `\ 4/ em e *Mſ 3b i** \ meſſe iuoluto levare’ di capo _al
romano poeta l’allora, che tutta l’anticbihí gli ”Maffi-.Egli è però da
oſſErvarfi ,che que/lo critica diſappro. *vendo come favola l’ amore di Didone,
poi chè omnes ſunt Phceniſſa: caſtitatis conſcii :(di ce egli nel cap. XVI!. del
lil!. V. ) continrociò\ non anno-vera fra le favole `la Contemporanea e jìſtenza
del duce trojano e della fondatrice di * ' Cartagine , ne‘ accuſa d’ anaeroniſmo
il Doeta mon Îo-vano . Dirt-bbc qualcuno che i critici dei tempi di Macrobio
erano flrupolofi all’ eccoſſivſulle pa role e ſulle favole, ed ingojavono
volentieri o* pin'madornali errori cronologici . Di — qualunque_ altro
grammatica porrebbe cio dirſi con ragione; ,e di Macrobio pure, quando i ſuoi
due libriiſul ſogno di Scipione di Tullio ‘non ne faeeſſ`er0 fede, che non era
meno perito e diligente nel le coſe aſtronomicbe e cronologicbe il dotto M45
crobio , che nelle filologicne e grammaticali .. Due ſono le lezioni di qucſta
iſcrizione, che ` rirro-vanſi negli autori ſpagnuoli elle la ripor ' tano. -
nella dell’ autore è tratta dal diligente Ambrogio de Morales verſariſſimo in
que/lo geq r nere di ſtudj. L’ erudiro agoſtiniano Florez l” legge nella
ſeguente maniera ca: poca differiſce dalla prima.“ i . t . l* *2M 40 M* ~ - C.
CORNELIVS. C. F " C. N. GAL. CAESO. AED FLAMEN. IIer. Mv… CIPr. PONTiFic C.
CORNELIVS. Coaso .- u F.~ SACERDOS i . GENT. MVNICIPII tñ - › SCROFAM. CVM x
PORCIS. TRIGIN TA. ’IMPENSA.~ IPSO RVM. D. D. PONTIFEX »\. ./ A Ad onra però di
que/Ze varianti, che poſſonopro _ venire ( come, accade di ſovvente agli antiqua
..ÎWj ) dalla ſcrivere ſenza l’ oculare iſpezione del -. marmo., queſta
iſcrizione viene univerſalmente - ſtimard autentica e genuina. .i _ `
(D)»Aſſppunt0 Perchè A’ewton ”città :neidentemen …fe que/ì’ argomento, come una
conſeguenZa del i nuovo e contra/Zara fiſtcma cronologico , cbepro poſe dietro
alle ſue ricerc/je aſtronomicne, il -‘ mſtro autore dice ſul Principio della
differen ziOne,cÉe niuno finora ba eſpreſſamente difeſo Virgilio da que/Z0
preteſo anacroniſmo. Così pu ’ñ *re incidenremente trarrollo l’ autore della
lette ’ra inſerta nel giornale dei dotti , ove‘propone i le antiche epoc/Je. . ,
i i E’ cos} chiara e parlante l’ autorità d Ero .y doro efl‘o ancora una nuova
cronologica riduzzone ’del- . o *ZH-1*( 41 yffi* dato nel lil]. I. rapporto a
qmſto congrcſſo di Salone con Creſo nella corte di Sardi, che mol ti non
-ueggono’ nella diſputa di Plutarco ſn que ſto articolo, che quella troppa
affettata ricerca zezza ed anfietà propria degli ſcrupolofi filo logi greci. L’
unico dubbio che Può cadere in qneſto fatto è ſul tempo preciſo del viaggio di
Salone in Lidia , ſe nel prima ſuo pellegrinaggio a-vanti a'i ſtabilirfi in
Patria e regolare il‘ gover , no d’ Atene, o dopo che î'ÌPdTIÌ annoiato della
tirannìa di Pifiſtrato . - - (F) Il pittore a" Ercolano più preſto che la rela
zione *‘virgiliana e la tragica morte di Didone, come comunemente deſcrivefi,
ſembra che alz bia a-vuto in mente la grafica deſcrizione di ſe ſteſſa , che
Ovidio pone in bocca della dolente regina nella ſettima delle .Eroidi : Aſpícias
utinam quiz ſit ſcribcntís image: -Ò Scribimus, 8c gremio Troicus enſis adeſt*:
Porque genas lacrima ſtriéìum labuntur in enſem, Qui jam pro lacrimis ſanguíne
tinflué‘ erit Ed appunto queſta medeſima diverſità nel raccon tare e dipingere
la morte di Didone fra poeti . e pittori ruiſſuti entro alvberiudo di .due
ſecoli` ſembra dimo/Zr‘are( quanta per altro è lecito in ' - fatti controverſi
dei tempi oſcuri della ſtoria ) ` che qucſta "UETÌÎÈ o favola non ſu invenzione
di Firgiz \ è *ëd-’r( 42 Wi? Virgilio ; ma antico racconto, che nelle bocche7
nelle penne, e nei pennelli aveva ſPerimentate le ſolite variazioni. Ove ſiami
lecito d’aggiun gere un altro rifleflo ai molti giudizioſi e ſen ſati ‘del
noſtro autore ſulle Parole accennare di Macrobio nel lib. V. cap. XVII. .Lucſtó
critico dice : ut ſabula laſcivientis Didonis, quam falſam novic univerſitas,
per tot tamen ſoecula ſpe ciem veritatis obtineat,et pro vera per ora o mnium’
volitet. Le Parole per tot ſoecula ſem brano indicare , ely’ egli medeſimo
credeva quelv racconto , comecebè favoloſo , piu antico di Vir gilio .* ‘daccbè
una _ſcrittore del 4.00. non poteva chiamare tot ſcrcula in atto di meraviglia
p0 cbi ſecoli ſcorſi da Virgilio fino ai ſuoi giorni. G) Quze tamen haec Dea ſit
quoniam rumoribus errat; dice Ovidio nell’incominciare adeſcrivere le opinioni
ſull’antica origine della d’An na Perenna .' e toſto pone Per prima quella ac
cennata nella differtazione, pre-mettendo gli amo ri e l’ infelice morte di
Didone. Ovidio ſuñ quaſicoetaneo di Virgilio ; almeno viſſe entro al. medeſimo
ſecolo . Se quelìa favola o floria foſſſſe ſtata una invenzione dell’ autore
dell’ E neide , non avrebbe azzardato giammai a dar Per origine d’ antichiſſima
Popolar feſta un rac bonto , che potrebbe eſſſſere da tutti ſmentito ; egli clve
nel ricercare le antiche tradizioni di Roma ſu inſtancabile , come rilevafi dai
Faſti; . , egli W( 43 MZ* 'egli , cbe cori minutamente ſtudiò l’ antica mi*
”logia egiziana , fenicia, e greca, come ive diamo nel libro delle
trasformazioni: egli infi ne cbe vſſe* in un tempo , in cui cominciavafi a
ſo/Zituire al buon guſto ed al ſapore del bel lo le grammaticali ſuper/tizioſe
ricercbe ed i dubbj problematici Per eſercizio delle declamazio ni . .Quſta
rifleſſione ſembra dimq/ìrativa. J vVT.; P" \ i?” a "`. ' r` 1 k ' Vidi: pro
Illustrifl'. ac Rev. D.` Vie., Gen.Cae.renae Bruno Cano” icux- Danieli .
‘IMPRIMATxUR J. B. Bartolucci Vic. Gen. - ñ DielI..-{ugufl., 1‘788. Î ſſ
IMPRIMATUR F. V. Lanzavecchia Vic-v S. O. Cacsenae.
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