Grice e Pascoli: l’implicatura conversazionale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Perugia).
Filosofo italiano. Fisio-logia. Grice: “An excellent philosopher. He
philosophised on the will, on the soul, and on a functionalist approach.” Filosofo.
Lingua. Fratello di Leone P. Insegna a Roma e Perugia. Tiene dimostrazioni
anatomiche mediante dissezione di cadaveri, come il suo collega e concorrente
Andrea Vesalio. Intrattenne una vasta corrispondenza con intellettuali di tutta
Europa. Le sue opere filosofiche e scientifiche seguono i metodi di Descartes
et Malebranche. I suoi trattati di metafisica, medicina e matematica esibiscono
una filosofia coerente e metodico che dimostra la vitalità filosofica della
cultura italiana del periodo. Saggi: “Del moto che nei mobili si rifonde
per impulso esteriore”; “Nuovo metodo per introdursi ad imitazion de' geometri
con ordine, chiarezza, e brevità nelle più sottili questioni di filosofia
metafisiche, logiche, morali e fisiche” (Poletti, Andrea); “Del moto che nei
mobili si rifonde per impulso esteriore, Salvioni, Giovanni Maria); “Del moto
che ne i mobili si rifonde in virtù di loro elastica possanza” (Bernabò, Rocco);
“Delle febbri teorica e pratica secondo il nuovo sistema ove tutto si spega per
quanto e possible ad imitazione de gemetri”; “Il corpo umano o breve istoria
dove con nuovo metodo si descrivono in comendio tuti gl’organi suoi ed I loro
principali offij”; “De fibra mortice et morbosa nec non de experimentis ac
morbis”; “Nuovo metodo per introdursi ad imitazione de geometri con ordine,
chiarezza e brevita nelle piu sottil qestioni di filosofia logica, morale, e
fisica. Osservazione teoretiche e pratiche inviate per lettere”; “Sofilo Molossio,
pastore arcade PERUGINO e custode delg’ARMENTI AUTOMATICI in Arcadi gli difende
dallo scrutinio ne che fa nella sua critica Papi” (Roma); “Anatome literarum
sive palladis pervestigatio” (Roma); “SOFILO SENZA MASCHERA” (Roma); “Del moto
che nei corpi si diffonde PER IMPUSLO ESTERIORE, trattato fisico matematico ad
insegnare la possanza degli elementi quatro” (Roma); “Della natura dei NOSTRI
PENSIERI e della natura con cui si ESPRIMONO. Riflessioni METAFISICHE” (Roma);
“Del moto che nei mobile si rifonde in virtu di loro elastica possanza” (Roma);
“De homine sive de corpore humano vitam habente ratione tam prospera tam
afflictae valetudinis” (Roma); “Delle risposte ad acluni consulti sulla natura
di varie infermita e la maniera di ben curarle con una notizia della epidemina
insorta nel GHETTO GIUDEO di roma, e del congatio de’ buoi ne” (Roma); “Con una
breve notizia del mal contagioso dei buoi”; “Opuscoli anonimi in difesa di
Alessandro Pasocolo” – si credeno suoi soi. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Lalande, Dulac, Billy. Elogio. Bartelli,
letto con Lic. de' Superiori decimo lustro il secondo a n no già corre, da
che le suoi ceneri, filosofo perugino, sotto un'umi le sasso mute riposano in Roma,
dalla Patria,ahi! pur troppo neglette. Qui nacque, quà si educa, quì sparse per
decennale tempo i lumi della filosofia più sublime, insegnò ed esercitò qui
Medicina. E celebratissimo perfino oltre Italia; e tanta gloria egli accrebbe
alla perugina Medica Scuola, che forse questa per opera d'altrui a tanta
rinoman za non 'mai pervenne : nulladimeno sulla di lui tomba alcuna corona di
patrio lauro non siposò, nè del suo nome videsi ancor fregiato un'Elogio. Penso
peraltro che Tu non debba di ciò do lerti , ora che siedi puro ed impassibile
sull' eter no seggio dei Buoni; dacchè se vivente fosti il più fido seguace
delle profonde dottrine del forte animo di Cartesio, forse oggi di averne auta
pur anco comune la sorte oltre la tomba tu ti com . piaci Al vivere suo aprì
Cartesio le luci nel bel suolo di Francia , e sulle scoscese balze di S v e zia
le chiuse e sebbene tornassero , dimandate le sue ceneri nelle Gallie, pure
cento anni pas opra il sesto decimo lustro Soprailsesto 0; sarono prima
che di lui si leggesse un encomio. Il nostro Alessandro in Perugia nacque e
Roma les ue ossar accolse, nè furono queste da'suoi concittadini manco
desiderate; e solamente dopo ottantadue anni, nella stessa sua
patria, oggi al cun poco di lui si ragiona. Piacciavi, accademici valorosi, che
io ne parli almeno ad onore di questa sua terra natale, ed'a gloria di quella
medica fronda di cui venne meritissimamente il suo crine ricinto', che quì
splendeva allora più ver de e più onorata. Nè voglio credere che siavi alcuno
il quale reputi vana cosa questo mio dire; imperocchè, Lui laudando, essendomi
dato di e sporre dottrine non'tutte convenevoli a' tempi ne quali si vive, ciò
non torrà certamente che Egli non debba essere reputato grande Filosofo e som
mo Medico: essendo che se lafilosofia e la medicina, o da meglio dire, se ogni umano
sapere soggia cé par troppo a cangiamento coll'andare dei se coli, è cosa
costante che la verità e l'errore só no di tutte le menti nostre retaggio ;
sicchè tut ti i secoli e tutti gli uomini da non pochi lati si avvicinano
sempre fra loro. Colprogrediredelsecolodecimo settimole scienze tutte di più
chiara luce folgoreggianti,per la via progredivano del possibile loro migliora
mento :Sciolto lo spirito umano dagli opprimen . Se questo Elogio di
Alessandro Pascoli potrà servire a qualche riparo del lungo silenzio in che
ilsuo nome si stétte ; se a sprone di studiosa gioventù possa per buona ventura
tornare, se del lo estinto encomiato e di Voi., dotti Colleghi, non
tantoindegno riesca, al fine da me proposto lietamente mi stimerò pervenuto. O ti
legami del Peripato, erasi finalmente avveduto della sua nobiltà; e la mente
erasi accorta pote re da se stessa pensare . Sembrava che la natura tutta fosse
giunta a tale momento di crisi, dalla quale aspettare si dovevano grandi cose e
grandi uomini; e grandi cose e grandi uomini difatti si ebbero. Fra
questimolti, fiorirono Dracke, Copernico, Ticone, Keplero, GALILEI, Bacone , e
finalmente Cartesio, destinato dal cielo a compiere il bramato rinnovamento
negli studii moltiplici della natura. Appena ilgrande Filosofo dell'Aja di
chiarò al mondo intero non doversi alcuna cosa ritenere per vera , quando che
non venga dimo, strata per tale; appena disse'che la umana mente deve
tutto in dubbiezza riporre, finchè alla cer tezza non sia pervenuta;'e di
queste le fonda menta non che i caratteri stabilì ; lo studio ed il filosofare
degliuomini dialtropiù nobilesplendo re si rivestirono. La geometria,la logica,
lameta fisica, la fisica, e la medicina medesima in più stabile e più onoratá
sede allora si collocarono . Il secolo diCartesio segnòmai sempre una delle e
poche più luminose e memorande nella storia del l'umano intendimento,
imperocchè ogni1 dotto partecipò del beneficio influssodi questo tempo; ed il
nostro P. divenne Filosofo col divenire Cartesiano. Se non che non solo di
Filosofia ma di medicina altresì ai nobilissimi studj sentissi da natura
invitato; e cono scendo la forza del proprio genio, nol poterono. Comincia
con Cartesio dal dubitare e quindi giunse a persuadere sè stesso , tro e
6 distrarre da quelli ne i solerti padri di gesú che accorti iniziandolo nelle
regole del loro Istituto cercarono farne conquista.; nè il volere del padre il
quale all'officio del foro il destinava. Vide egli bene assai per tempo come a
corre merita mente il medico lauro, doveva alle filosofiche discipline tutto sè
dedicare. Perchè la filosofia di ogni umano sapere è fondamento primiero.
Accostumato come Cartesio a meditare più che a leggere, a pensare più che a
parlare, medita sul le opera di quell sommo e le studia intensamente, facendosi
propri i di lui principj , e tutta la filosoficacartesianatelasvolsee conobbe. Il
discorso sul metodo, le metafisiche meditazioni, le regole per la ricerca del
vero, il trattato sull’uomo di Cartesio sono a lui splendentissima face onde
dirigersi nel difficile sentiero della filosofia. Cosi lo studio di questa
precedette e quindi 'accompagna quello della medicina, non mai volendo egli
l'uno dall'altro separare. Tra noi, ai giorni nostri tristissimi , sembra
essere riserbato vedere non poca turba di gioventù male accorta gire in traccia
di medica scienza senza lo inestinguibile lume del più retto filosofare, senza
la conoscenza della natura , di sė medesimo, e perfino del proprio idioma
nativo. Vergogna s o m ima di que'paesi e di que'tempi che vogliopsi dire
illuminati! E per attribute diverse.Quin di dalla cognizione dell'Io personale
passa a quella pe ressenza perfetta che è Dio. Traicanoni della filosofia
cartesiana erayi quello di ritenere e gate si trovano le verità : donde poi le
idee in nate,dondela concatenazione diesse, la quale incominciando da dio
scende all'anima umana, quindi ai corpi, quindi ai bruti, quindi alle cose, tutte
della natura.E quifa duopo ricordare che mentre Cartesio col suo dubbio
universale prese la via delle speculazioni intellettuali a sta bilire i gradi
della verità , Bacone da Verulamio, coldubbio stesso fondamentale, prese la via
del le sensazioni, ed al fine desiderato pervenne in cammino più regolare e
meno incerto. Piega alquanto piùla sua mente al Cancelliere d'Inghilterra che
al pensatore dell'Aja. Ora chi potrebbe mai credere che dopo ise coli di Bacone
e Condillac sorgessero nuovamente, nelle dottrine delle idee, i secoli di
Cartesio e di Malebranche? Eppure oggi è cosi. Umana mente! Varsi esistenze
fuori di noi, erisultarel'uomo da un corpo e da uno spirito, sostanze
interamente fra loro per essenza e’che i sensi sieno ingannevoli guide alla
umana ra gione ; e che perciò l'anima nostra ha in se stes . sa e per se stessa
principj stabili, cui tutte le Ora tornando al nostro laudando diciamo che
parlò egli primamente della esistenza e durata d e glienti modali; poscia
diquelle sostanze che nelle loro idee inchiudono essenzialmente un qual
che modo di essere';e fondo le principali massi me della umana certezza sulla
esistenza de'corpi. Dalle essenziali proprietà degli enti corporei stu diò pur
egli l uomo sotto il duplice rapporto di sua materiale e spirituale sostanza; e
ragionando dell'anima, ne fissò la essenza sulla immateriali tá di lei, donde
le sue potenze intelletto é vo lontà . La credette immortale; e mentre Cartesio
ne tacque la dimostrazione, scrivendo in una sua lettera non essere necessario
di mostrare la immortalità dell'anima tostochè siasi provata la sua
spiritualenatura, non volle tacerla col pubblicare il discorso sulla
immortalità dell anima umana. Da troppa vanitàdinome; ed al desiderio di
piacere agli amici, motteggiando alcun poco, egli fu 'mósso a scrivere contro
Papi filosofo sabinese sostenendo a tutta possa, ma non con persuasione di
aninio, le dottrine del suo prediletto Cartesio sulla vita antomatica delle
bestie; volendosi però nascondere bizzarramente coll'intitolare il suo saggio “Sofilo
Molossio Pastore Arcade Perugino Custode degli’armenti automatici in Arcadia.”
Apparve preziosissimo a tutti questo saggio e se ne m e nò'romore in tutte le societá
dotte di Roma. Tali erano i sali attici in esso 'raccolti, i vivaci sar casmi, ileggiadri
concetti. Avvenne però che dopo sei annila suprema inquisizione con decreto
solenne condanna l'opera del Pastore Arcadico Sofilo Molossio. Ale 8
e e le sue ferme opinioni sull’animalitá delle bestie. Protestandosi in
mille modi vero seguace di PITAGORA, e vero devoto a tutto ciò che la umana
credenza prescrivesi. Fu questa la sola nube che per poco offuscasse l'ottima
fama di Pascoli nel corso della lunga etá sua, é questa fu del suo animo la
dispiacenza più viva. песа. Applicatevi dasenno a filosofare, poi che per tale via
depurate la mente umana da gl’errori che la offuscano, e sollevata dalle
passioni che la opprimono, si eleva cosi libera e tranquilla a tale grado di
serenità, dove gode veramente di se medesima Stabilito avendo lora fu che P.
accortosi dell'errore cui con dotto lo aveva una sua male accorta vanità di
spirito , ritrattò subito pubblicamente le sue opinioni; e nelSofilosenza Maschera
scuoprì il suo vero nome Erano pure a suoi tempi, quali oggi vivono, alcuni
falsi sapienti, che superbamente umili, abusando del comune adagio, id tantum
scio quod nihil scio, il più irragionevole scetticismo nelle coșe tutte
proclamavano , e di ogni credenza e di ogni filosofia si facevano dispregiatori
e nemici. Contra tale specie di stupidi pensatori si scaglia il nostro P.; e fa
conoscere come filosofare non altro è se non se rettamente pensare, essendo che
chi mal pensa conviene che male discorra, Sulle traccie di Platone, di CICERONE,
d’AQUINO, di Cartesio, ripete a tutti con se l’apprensione, al giudizio, al
discorso, al metodo; e a diligente disamina tutte prendendole, forma il suo saggio
di logica, seguendo ugualmente la prediletta sua cartesiana maniera. Espnse
quindi i precetti del ben' apprendere, del ben giudicare, del ben parlare, del
ben disporre. Prefere il metodo analitico che il pensiero è all’anima
essenziale, come alla materia è la estensione, parla delle operazioni del
nostro intelletto, le quali riduce all' per I studiare le cose, elo chiamò
metodo di risoluzione o di disciplina. Si servi del metodo sintetico per
insegnare ad altri, e lo disse metodo di composizione o di dottrina. Dopo che
la scienza del calcolo per la invenzione de' caratteri algebrici si fa più
ordinata, e di più estese applicazioni capace, lo studio delle matematiche
divenne universale ad ogni sapiente: e di quanta utilitá si renda allo sviluppo
dell'umano intelletto ed alla ricerca del vero, ognuno di leggeri il conosce .
Studio si fatto non poteva es sere dal nostro Pascoli trascurato, e sulle opere
del Gottigues, dello Scohetten, di BARTOLINO; dell'Ozanam , di FARDELLA, di
Cartesio si forma matematico. Scrive il saggio di logistica od arimmetica, nel
quale prendendo a trattarele quat tro operazioni fondamentali, non in cifre
numeri che, ma in algebriche, intitol il suo lavoro col nome di “Arimmetica
nova o speciosa,” ed applicando le stesse operazioni alla dottrina de'polinomii, la
quale perviensi a studiare le leggi del moto. A lui però non piace solamente
seguire le dottrine di questi sommi, ma cerca direnderle più facili epiù
sicure. Lascia di ragionaré del moto in astratto; e col tatto, colla vista, coi
sensi, in concreto lo esamina. Parla della natura, condizioni, proprietà, e
leggi del moto per impulso esteriore ed in virtù di elastica forza. Quindi si
lancia col pensiero, in alcuni moti possibili rispetto al vortice massimo del sole.
Con tale chiarezza di principi, con tale ordine d'idee egli ne seppe parlare
che meritò l'approfazione sincera ditutti i dotti e capace. Archimede, GALILEI,
Gassendo, Rohault, Cartesio hanno già insegnata la strada per la quale
perviensi ed alle equazioni, dette compimento alle sue fatiche sulla indole dei
nostri pensieri. Pose poi mano alla fisica, od a quella scienza vastissima , la
quale avvicinando al nostro pensiero le cose materiali che ne circondano, fà
che lumana intelligenza al più alto grado di sublimi tà siconduca L'uomo di fatti penetra con la sua scorta i
più nascosi secreti della natura; e con leipasseggiandolaterra e con lei
traversando glioceani,e su cieli passeggiando con lei,fache sopra tutto il
creato sovranamente s'innalzi. La prima verità che ci insegna la fisica è che
il m o to costituisce il fondamentale fenomeno de'corpi tutti. Ond'è che tutto è
movimento in natura,o tutto a movimento èdisposto, o tutto di movimento è. Il grande
matematico e fisico cremonese BIANCHINI glie ne dette la più solenne e pubblica
testimonianza Mi si dia materia e moto, dice Cartesio, ed io imprendo tosto a
crea re un mondo, il P. con maggiore umilta così diceva “ Materia e moto sono i
due prin n.cipali strumenti, donde con sua possanza si » vale Dio, dimomento
inmomento, aprodur 9. rac racoli, e miracoli di stupor infinito. Si ode oggi nelle
nostre scuole far menzione di un etere comune, di un imponderabile unico ed
universale, motore di tutti I fenomeni iquali hannoluo go "nei movimenti
della materia e degli animali. Le scuole Alemanne apreferenzadialtre risuo nano
di questa materia unica-eterea, capace a prendere diverse forme ed aspetti,
tutto pene trando investendo agitando il creato: La vide pure questa materia
motrice universale: ciò che dicono oggi con tanto entusiasmo, e for se con
troppa persuasione dinovità, Mesmer, Wohlfart, Sprengel ed altri sulfluido
elettro-magnetico universale; ciò che con tanto calore pro e con eguale
robustezza di argomenti dimo strato dal nostro Alessandro 1 e in natura, senza
miracolo , continuati min & clamano Lennosseck, Prokaska, ed Ennemoser
sulfluido biotico universale de corpi viventi, era stato già conosciuto non
meno chiaramente dilo ro, Finalmente volle ardimentoso inalzare i suoi sguardi
ai movimenti del sole e nel vastissimo campo dell'astronomia tentando
alcun passo quale ché suo opinamento volle manifestare. Si dichiara del sistema
astronomico di Copernico e di GALILEI oppositore fermissimo. Ma qui potrebbe
dataluno dimandarsi, se il facesse egli forse per tenere dietro alle massime proclamate
dalla romana corte nella quale viveva? Nò. Chè la saggia condotta dei prudenti
interpreti delle sacre corte ha assai già moderata la forza di quegl’anatemi
scagliati un secolo innanzi sulla tomba del riformatore di Thori, e sul capo
del pensatore pisano. Potevasi allora dalle pubbliche scuole o ne communi
discorsi dei dotti liberamente difendere (come ipotesi) ilmovimento terrestre e
la stazione solare, senza tema di contraire brutte macz chie nell anima, o a
spiacevoli incontri soggiace, re Ond'èchese con tutta la forza del suo'sapere alla
copernicana sentenza si oppose, ciò fece'con intima persuasione di mente , e
non per condiscendenza di basso cortigianismo. Nei e il solo che dalla credenza
di Copernico lungine stasse. Imperocchè fra i moltiche ridi re potrebbonsi,
quel grande onore d'Italia, quel l’astronomo profondissimo della dotta Bologna,
MANFREDI, basta per valente compagno del nostro Alessandro rammemorare. Vero si
fu peròche a fronte degl'ingegnosi sforzi di tanti uomini insigni, prosegui
ilsuo cammino la terra, è fermo il sole si stette. Qui terminarono le fi
losofiche laboriose occupazioni di lui, e conqueste sole poteva rendersi della
Patria e della nazione assai benemerito : ma fu pure medico Alessandro P., è
inedico di altissima riputazione. Se sono grandi i nomi dei restauratori della
umana filosofia, non meno grandi furono quelli di Silvio, di Lancisi di
Baglivi, di Ramazzini, e di altri che le medie che scienze ad alto grado di
rinomanza condussero. Alessandro P. visse nel tempo in cui la medicina seguiva
tuttora le insegne de'Jatro-chimici, dell'Elmonzio, e del Silvio; insegne che
stavano già per cangiarsi dal Santorio e dal Borelli,onde quelle trionfassero degl’átro-matematici
ed e meccanici. Nè si per verrá mai a spiegareun costante ed unico vessillo
sotto il quale si raccolgano in ogni tempo i cultori della medicina le che sia
proprio di lei in tutte le età che trascor. rono? Grande e funesto destino, a
molte scienze comune , alla medica comunissimo! Conosce in quali giorni vive;
quale del secolo suo fosse dominante lo spirito; e pieno di alto ingegno, nella
medica scienza si fè valente: Cartesio aveva per dodici interi anni
studiato'l'Anatomia a fine di ben conoscere l' uomo ; e il nostro P. per non
minore tempo applicò la sua m e n te allo studio profondo della struttura del
corpo umano. Annuncia sulle prime ai dotti un trattato riguardante i
cangiamenti che provengono agli organi corporei per cagione delle passioni:
pensiero veramente sublime sul quale però le speranze di ognuno restarono pur
troppo delase . Ai tempi del nostro Alessandro l'Anatomia non aveva ancora stretto
con altre naturali scienze quel sutile nesso di che oggi si onora; né quel filo
sofico linguaggio, nè quelle sottili applicazioni si trovavano in essa, siccome
in quella d'oggidi noi ammiriamo. Alle fatiche ed allementi sublimidi Scarpa ,
di Soemmering, di Mechel, di Portal, e dell'immortale Bichat dobbiamo la
eccellenza cui oggi l'anatomico studio è pervenuto . Nè Vicq d’Azir, nè
Geoffroy di Saint Ilaire', nè Blecard, nè Gall vissero in quella età; pure potevasi
quel tempo chiamare il tempo delle scoperte anatomi miche. Erano già nati gli
scrutatori sommi"dell’uman corpo Arveo, Senae, Asellio, Willis, Nuck,
Malpighi, Ruischio, Lancisi ed altri. Vive e studia con Redi. Ciò basta.
Insieme per più tempo in Firenze si occuparono indefessamente di anatomiche
dissezioni e quel dotto scrittore toscano ha caro Alessandro quanti altri mai,
al grande Cosimo presentandolo quale soggetto degnissimo di tutta la
considerazione sovrana. La fabbrica del corpo umano dal nostro encomiato
descritta non presenta, è ver, peregrine cose. Ma l'ordine, la chiarezza, la concisione
rendettero il saggio suo utile al pubblico insegnament , pel quale oggetto egli
stesso si protesa averlo unicamente composto. Quando il gran Malebranche si
avvenne nel libro dell'uomo di Cartesio, ed ipcontrò in questo filosofo un
ge vio simile al suo, prese (dice l'elegantissimo Fontenelle) il grande partito
di rompere ogni commercio con le erudite facoltà, ed in seno del cartesianismo
tutto si abbandona. Legge il saggio medesimo di Cartesio, lo medita profondamente
e scrive egli pure sull'uomo. Mentre però l'uomo di Cartesio e di Malebranche
fu l'uomo del metafisico e del filosofo, l'uomo nelle mani del P. e l'uomo
dell'anatomico e del medico. Ha somma intelligenza nell'osservare i fenomeni
dellaumana vita, sicchè lemas sime del suo Cartesio con quelle modificate del
gran Cancelliere d'Inghilterra, formarono in lui quello spirito di filosofia
induttiva, il quale alla ricerca del vero nelle cose di fatto e perciò in
medicina, è l'unica sicura via. Scrivendo dell'Uomo prese Alessandro il giusto
partito di primamente designarne le parti , quindi ad esse dare vita ed azione,
poi de'mali a cui vanno soggette tenere ragionamento, e fi nalmente l'opportuno
metodo curativo de morbi con tutta la modestia del dire proporre. In tale modo
ilnostro encomiato presentò alpubblicoun tesoro di dottrina, che per molti e
molti annida ogni medica scuola Italiana fu allo insegnamento de
giovani:offertoe prescritto, riputatolo per il prezioso e completo deposito
della medica scienza. Le opinioni di Galeno e di Silvio erano quelle che fra i
cultori d'Igea in quel tempo tut tor dominavano, Stava per sorgere la setta del
più solidismo, ed Elmonzio, Cartesio, Silvio erano ancorai tre
grandi nomi proferiti dalla bocca di tutti; cosicchè fra i conciliatori e
moderatori di questi tre Principi delle mediche scuole si e mento etereo piú
sciolti gli umori , ed il moto fer mentativo di essi prodursi. Questo elemento
lá presiedere alla circolazione sanguigna, qua tutto il fonte del calore
animale sostenere perenne. Era quest etere per Alessandro la fondamentale sor
gente delle fermentazioni non naturali, donde le febri tutte nascevano che ove
accada condensa mento di esso, le maligne; ove soluzione, le benigne; ove
infine abbia luogo latente glandolare fermento, originarsi le intermittenti opinäva.
Poi te dottrine fisiche di questo etere universale espone, la sua azione sulla
vita degli organi, finalmente l'applicazione di esso alle dottrine di Scrodéro,
di Hoffmanno, di Etmullero, di Lemery , e degli altri molti di quella età . E
forse che non potremmo noi parlare lo stesso linguaggio, sostituendo al nome di
etere cartesiano quello di elettro-magnetico? Io i l dimando Abituato il nostro
P. fin dall'infanziaa piegare la sua mente al metodo geometrico e a disporre le
sue idee con quell'ordine e successio ne, utile al buon’acquisto di tutte le
cognizioni il nostro P.. Quindi è che nelle sue opere parlasi dello
spirito di Willis, del fuoco di GIRGENTI,del l'archeo di Wan -Helmonzio, del
primo elemento di Cartesio :e si dice farsi per virtù di questo ele pose + 17 +
4 Oltre al suo trattato dell'uomo, che abbraccia l'intero studio della
medicina , sono numerosissimi i suoi Consulti, le sue Lettere, i suoi
Votiemessi in oggetti di pubblica sanità.Incau se dificili di Foro canonico e
civile, in Canoniz zazioni di santi uomini diede Pareri e Giudizj, che
guidarono le Autorità competenti a retti es en sati decreti Avendo inoltre il P.,
saputo unire a somma dottrina, urbanità di modi nel conversare , ed umiltà di
espressioni nel parlare e nello scrivere, non é a stupirsi se ai dotti d'Italia
ed oltremonte rispettabile e caro addiyenisse L'amicizia che seco lui ebbero un
Redi, un Magliabecchi, un Montemelini, un’Ottaviani, un Lesprotti, un
Zannettini, un Lambertini, un Segur, un Baglivi; da quali o dedicazioni di
opere, o non interrotte scentifiche corrispondenze, o laudi sincere egli
ottenne, siccome fecero pure un Bianchini, un Loy, un Marini, uno Sprengel, un'Aller
; ci ayvisano dovere riporre Alessandro P. fra gli uomini grandi, che in
filosofia ed in mea umane, e preciso nel descrivere gli organi, chia ro nello
esporre i fatti, esatto nella diagnosi, cautissimo nella prognosi. E poi
semplice quanto mai possa dirsi nel metodo del medicare, e dichiarossi nemico
di ogni farragine farmaceutica, ripetendo sempre a se stesso e ad altri che a
buon medico pochi medicamenti bastano o 18 di pintore pochi colori. come a buon
; dicina fiorirono fra il terminare del secolo decimo settimo e del
decimo ottavo sul cominciare, Il nostro P. legge in Roma anatomia e ,edicina
dalla più fiorente alla più tarda etá sua, grandi opori godendo e distintissime
cariche sem pre occupando. I papi Clemente XI, Innocenzo XIII, Benedetto XIII,
Clemente XII. lo hanno a medico, Archiatro lo salutarono, Protomedico lo
proclamarono, lo scelsero Conclavista. Del supremo tribunale sanitario, della congregazione
dei sacri riti, fè parte onorata e principale, tanta era la dottrina che quella
romana corte in Lui venerava . Potrebbe forse da taluno di noi dimandarsi se il
Pascoliavesse meritatosigrandeecomune conside razione come Medico
pratico,quanta ne ebbe come teorico;imperocchè pur troppo è duopo riguardare la
medicina sotto ilduplice aspetto diScienza edi Arte. Difatti non rade volte
accade che amedico quanto ésser si voglia dottissimo, manchi quel tatto
pratico, quella squisitezza di medica vista, e, dicia molo pure ,
quell'inesplicabile nesso di favorevoli 19 Dopo che per due lustri dalla
patria Univer sità degli Studj, e dalle private Accademie le fisi che,e mediche
scienzeinsegnò,Padova eRoma il chiedettero a gara , generosamente patria
novella offerendogli. Il Pontefice Clemente undecimo a se chiamatolo, fece si
che a Padova, cui era già sul punto di recarsi, Roma preferisse. E così Perugia
lo perdette per sempre e E quièbenforzacrederecheAlessandroPa scoli
vivendo dodici lustri in Corte, in Roma,tra Grandi , tra Principi sempre; cui
furono affidati in téressantissimi negocj delle Principesche Famiglie Albani, Chigi,
Rospigliosi, Sora ed altre, fosse di grande ingegno, di profonda politica, di
somma costumatezza dotato; dacchè, una di queste do ti che manchi, a sorte sì
grande non si pergie ne , o per poco di questa si gode. Difatti sappia m o come
tra le tante virtù che lo adornarono, erano prime il decoroso contegno in che
egli si tenne, l'essere del suo buon nome forte difenditore, il incontri e
di buone venture, che tanto valgono al la propizia riuscita dell'esercizio
clinico, e su cui la opinione e la fidanza di ottimo e felice medico riposa.
Nel nostro Alessandro sembra che tutto si riunisse a renderlo valente nell'arte
come nella scienza rinomatissimo. Ed in vero pel lungo corso che visse all'aura
del Campidoglio, non fuvvi personaggio distintocui non prestasse medica mano o
medica consultazione. Oltre ai pontefi ci sopraenunciati, la regina di Polonia
ed i suoi figli, gli Elettori Bavaro, Sassone, e Coloniense, la Regina
d'Inghilterra, ed ogni altro Principe e Grande, (a quali sifortemente il vivere
più ca le ) lui ebbero a tutela de' propri giorni bene ed ilparlar pensar bene
di tutti, siche tutti rispettando ed amando, seppe da tutti rispetto riscuotere
ed amore. Cosi Roma e ammiratrice di un filosofo Perugino. Ed il suo nome
onorato più spesso colà che tra noi si pronuncia forse e si ripete.
Lontano dagl'incanti del bel sesso, ne fuggi perfino, in quanto il potè, la medica
cura. Che più? Con religiositá e fortezza di animo sostenne una completa
cecitá, senza che in se stesso foss'egli meno tranquillo, nè meno fosse da
altri dimandato e compianto. Che se al possedimento disua vasta dottrina, se al
buon successo dell'arte sua, se al corredo delle nobili doti dell'animo che in
P. fece ro si bella mostra di loro, si aggiunga la felicità de' tempi nei quali
visse, dovremo anche meno stupirci che potesse egli giungere al più alto grado
di celebrità e di onoranza . Io voglio dire la felicità dei tempi; ossia quell buon
tempo ai dotti propizio, in cui dessi sono veramente stimati, e nel quale i
Principi, ei Grandi concorrono agara (siccome oggi) informar li, tosto chè i principi
e i grandi bene conoscono che le scienze e le lettere sono veramente il
sostegno de’ troni, e delle nazioni delle cittá dei paesi il primo ed il più
luminoso decoro. Ed alla estimazione de' medici credo che non poco in ogni
tempo contribuisca la buona Fidanza de'popoli, colsaldo tenersi di quel velame
che agli occhi del volgo i misteri nasconde d'Igea; velame tanto utile che sia
serbato; imperocchè la remozione di esso chi ne abbisogna e cui serve
reciprocamente danneggia. Dopo si grandi fatiche, carico di meriti e di onori,
questa misera terra abbandona e perenne ricordanza dei posteriche cirima
ve dilui? Laviva fama delle suetante virtù, ladi lui valentia nell'arte del
medicare; e più ci restano i suoi numerosi volumi , depositarii immanchevoli
del vasto sapere nelle fisiche e nelle mediche facoltá. Saremmo noi co tanto
ingiusti per dimenticare i sudori dei dotti che ci precedettero, solamente
perchè il modo loro di filosofare non è più simi le a quello de'tempi nostri? E
vorremmo noi far ci riputare così creduli e così inorgogliti nel lusin garci
che alle dottrine ed alle massime nostre del la filosofia e della medicina,
tutti coloro che ci suc cederanno coi secoli pieghino riverenti la fronte e le
venture età inalterato rispettino ciò che ad esse faremo noi pervenire? Non
siavi chi lo cre da , o la storia dell'umano sapere ne disinganni, Ond' è che
degli esimj ingegni, dei benemeriti cittadini, degl'insigni scrittori,sebbene
lunga serie di anni da essi ci divida, serbare si debbe ricor
danzavivissima,afronte decangiamentiaquali può girein control'umano filosofare e
il medico opinamento. Si, dotti Accademici, apprezziamo mai sempre le fatiche utili
de' trapassati, se nei miti noi buoni esempli, se ne rispettino i nomi ; ed il
titolo a non meritarci d'ingrati, le loro tombe di verdicorone di lauro con più
frequenza e con più giustizia si onorino. Rivolgendosi al Busto marmoreo
dell'Encomiato, che innalzavasi nella Sala dell' Accademia. Tutto ciò che vien
detto di Alessandro Pascoli in questo Elogio, come filosofo e medico , è tolto
dalla let tara ed analisi fatta delle molte sue opere , in diversi tem pi
pubblicate; il catalogo delle quali trovasi registrato nella Biografia dei Scrittori
Perugini delchiarissimo Cavaliere Gio. Battista Prof. Vermiglioli all'Articolo
P. Alessandro. Noi credemmo di non trascrivere ibra ni medesimi dell'Encomiato,
a conferma de' suoi detti e delle sue opinioni , e ciò per non aumentare la
stampa inu tilmente; sapendo che agli eruditi medici sarebbe ridire le cose
stesse le quali nelle opere di P. già bene conoscono, o potranno rilevare
quando lo vogliano . Quello poi che riguarda la di lui vita privata e so ciale
lo rilevammo dalla storia di sua famiglia, dalla Biografia sopracitata; nonchè
da quella degli illustri italia ni compilata dal chiarissimo Sig. Emilio de
Tipaldo, Venezia. Finalmente da non poche pregevoli notizie ms. lasciate da
Francesco Aurelio Ginanneschi, giovane di Alessandro P., ed ultimo che stet te
venti e più anni con lui, e perciò informatissimo della sua vita. Questo
ms trovasi presso di noi. Nacque da
Domenico P., e da Ippolita Mariottini. La famiglia dei P. fu originaria di
Ravenna, siccome ne scris se Celso , fratello del nostro Alessandro , nella
storia del la sua Casa. La prima di esse fu stampata in Roma in 8°, presso lo
Zanobi, dedicata a Fabrizio Paolucci, Segretario di Stato di Clemente XI. La seconda
che contiene tutta la di lui ritrattazione e pubblicata egualmente in Roma in 8° per il Buagni, dedicata a Banchieri assessore
del S. Officio. Ambedue queste operette interessanti la vita letteraria ed i
sentimenti morali del P. le abbiamo nella Biblioteca pubblica Scaff. Quando la
Regina d'Inghilterra in Roma lo chiama a medicarla, nell'atto di presentare il
polso, gli disse. É vero, Sig. Dottore, che voi non avete piacere di medicare
le donne? Alla quale dimanda egli risponde. É verissimo, ma non le regine. Muore
in Roma. confortato da tutti gli ajuti della Religione, Gl’ultimi18 circa dei quali
in una completa cecità Fù sepolto nella Chiesa di S. Silvestro a Monte Cavallo
de' RR.PP, Teatini- La Iscrizione sepolcrale umile, compostasi da se medesimo,
e che trovasi tuttora sopra l'avello, è la seguente. Hic Posuit Exuvias In Die
Irae Resumendas Alexander Pascoli Perusinus Verissimo. Non mi piace medicar le
donne, ma non le regine”,eforsedeglialtri,chesap di Antonio Blado); Trattato
della mutazione dell' altra Lettera si apprende che avea aria,in4. Roma per Alessandro
Gar. Pure scritto un trattato di Rettorica danoec.Di questo opuscolopro- eprincipalmente
sulla Invenzione dusse il suo giudizio il Bonciarioia dicui ne offer copia allo
stessoBon una letterainedita. Perchèi Digesti si allegano morie di sua famiglia
originaria di Ra iniscrittoperdueifedil paragra- venoa, epoistanziataio Perugia;
eda fo per due ss congiunti. queste memorie medesime passate quin 2. Del parto dell'Orsa
. piano e non siano appassionati. Da V. Conclusione del Tribuno della
scoli, ed. Ippolita Mariottini. Termi plebe, in 4. Roma per gl’Eredi di natii giovanili
suoi studii presso ipp. suo articolo, e dal Vincioli nell'opuscolo sullo stesso
argomento. I ràstampata velan anderò. Leco- Dizionario medico,che egli di e che
io farò non saranno da sco- morando in Firenze , studiò assidua »lare, e latine
per qualche mese, ma mente all’ospedale per fare osserva volgari, e contro tutta
l'Accademia zioni anatomiche, e per potere così fiorentina, massime sopra Boccaccio,
migliorare un suo Trattato sul cangia Gennajo da Domenico Pa. egli tolse a
seguire la medicina VI.Versiin Lode delleacquedi incuineotlenne le magistrali insegne
S.Galgano. Ci vengono ricordati dal. quando contava soli anni 21. Grisaldiio quelle
lettere rammentate al Posciasirecò in Firenze a meglio apprendere la scienza
salutare alla scuo e ciario. della Poesia,in CelsoPa. IIF. Questione di Giovanni
Osma. Romapergli Eredi rino Gigliotto Magistrato. anguste ma lucrose vie del
fo. PAPA scoli fratello di Alessandro, e di Leg IV. Risoluzioni di quattrodubbj.
ne, dimorando in Roma scrisse le me di a suoi posteri, noi raccoglieremo le
3.4. Del Perseo, e del Pesco, e brevi notizie di Alessandro, e Leone. loro
natura. Roma per gli Eredidi Nacque Alessandro in Perugia nel Gio. Gigliotti, in
Giovanni Gigliotti. E'questo un' Gesuiti, che conoscendolo di bello in opuscolo
con cuisicoufutano leopi- gegno, desideravano a loro condurlo, e nionidi Plutarco,
del Manuzio edel terminate gli studii legali, perch è il Sigonio, I quali credettero
che il Tri- padre voleastrascinarlo miserameate buoo della plebe in Roma non
fosse per le ro taliana, esopra Boccaceio. Gioviin- buone speranze, nonostante che
si tenderne poche parole: Sostato tardo riducesse agli estremi. Ristabilitosi torn’a
rispondervi perchè m'ha ingomnò a prospera meale esercitare la sua brato tutto più
di un mese una com- professione, e colfavore del dotto Mae »posizioncella che ho
fatta per un stro, potè presentarsi al Gran Duca »mio patrone, la quale subito chesa-
Cosimo I. Aggiugne l'Eloy nel suo ladi Kedi, e mentre co Da una lettera inedita
di Lorenzo si sotto di lui attende alla clinica, al Bonciario sembra che egli sia
ccin- fuda mortale malattia sorpreso, ma gesse a scrivere anche sulla Lingua i-
il Redi medesimo ne concepì sempre e èverissimo, ma non le Regine. Fu
Rimpatriato nuovamente si posea anche medico straordinario dei Ponte studiare le
lingue greca e latina sot- fici Clemente XI. Innocenzio XIII. Be to il Canonico
Guidarelli, dicuiveg. Pedetto XIII. e Clemente XII. incom gasil'articolo, e le Matematiche
sot- pagnia di Leprotti, il qua to il Dottor Neri, mentre non lascia- le molto profitta
de'consigli del Pa vadi attendere anche alla Medicina scoli. Dove aessere medico
primario pratica, solto LodovicoViti; nè passò pontificio, ma per non imbarazzarsi
poi molto tempo, che ottennein pa gui la giubilazione. Veggasi la dedica premessa
alla sua opera de Hom inc . Marini Archiatri Pontificj Caraffa de Gymn. Rom.
Com, in stud. Med. Borhe. Valen. e nuovamente tra le disputazioni mediche raccolte
dall' Halleer, per le approvazioni da farsi ne'miracoli Ad altri onori fu innalzato
in Ro- operatia di ntercessione de’Servi del Si ma, imperciocchè ebbe luogo
frai gnorenella loro canonizzazione e, e si XII. Archiatri del Collegio de' Medici
dique’ prodigjdistese pure alcunedi e fra gli Arcadicon il nome di Sofiló
squisizioni. Professa la Medicina con Molossio.Varie istituzioni sanitarie lo
semplicità, e dioesiche il rinomatissi ebbero a medico in Roma, ove cura mo Cardinale
Alessandro Albani Camer la Regina di Polonia , ed il suo figliuo- lengo, lo
ebbe in tanta stima, che non sole conferire impiego a perugin , se non gli
veniva raccomandato lo , gl’eleltori di Baviera e di Colonia, llo fante
Elettorale di Sassonia e la Regina d'Inghilterra, la quale da P. che solea chiamare
il Ca nell'ultima malattia volle il P. merlengo perugino. Fu avuto in isti. e
narra Celso suo fratello , che nella ma anche dal celebre Haller che ne prima volta
in cui Alessandro le tocca parla nelle opera sue,edilSeguer ilpolzo, glidisse la
Regina, onève àlui dedica la sua Schedula
monito. ro P., che voi non avete pia- ria ec. PA mentodegli organi corpore i per
cacere dimedicar donne?»cuirispose: gione delle passioni . PA 171 triauna Cattedradi
FILOSOFIA, che ten- ri; non ostante però fu continuamente neperapni10., ragunando
poi sem- in grazia degli stessi Pontefici, ed i pre in casa sua una Accademia aperta
venne medico del Conclave dopo la di Letterati. Intanto e chiamato aleg- morte di
Benedetto XIII. ee quando fu gere in Padova, e mentre si dispone creato Clemente
XII. Va arecarsia quel dottissimo Studio, Inoltre aveaeserci Clemente XI. lo chiama
a leggere nell' tata in Roma anche la carica di Pro Archi-ginnasio romano. Coldreca.
to medico di quella Metropoli, e dello tosi incomio cid tosto ad insegnare, la
Stato Ecclesiastico e la Consul Notomia,
che per anni continui tasole a sempre ricercare i suoi voti vi professò;
ottenne poi alire catte- in qualunque bisogno di medica poli dre di teorica e pratica
con vistosi zia. Fu similmente varie volte occu stipendi, finchè neconse pato dalla
Congregazione de, Riti nellaCorte, rifiutò sempre questi ono PERVGINVS
VIXIT OB.V. tica il Sig. Pietro Angelo
Papi M e 1. Delle febbri Teorica e Pratica dico e filosofo sabinese. Roma. secondo
il nuovo sistema, ove tuttosi per il Zanobj 8. spiega per quanto è possibile ad
im Dopo il lungo spazio di anni, mitazione de’ Geometriec. Perugia fu proibita quest'opera,
el'Autore X. Della natura dei nostri pensie; Osservazioni Teoriche e Pratiri, e
della natura concuisiespri che di Medicina inviate fonde in virtù di loro
elastica possan. Sofilo Molossio Pastore Arcade zaec. Roma presso Rocco Barnabò
perugino, e custode degli armenti automatici in Arcadia. Gli difende dal De
homine sive de corpore PA PA l pel Costantini 4. Sieguonoal- tocco da scrupolo
pubblica ilN.VII. cuni suoi discorsi in materie mediche. Anatome Literarumsive Pal.
Muore santamente in Roma di vallo con questa iscrizione nel suotu. anni edopoanni
dicecità,e mulo cheerasi composta per lui stesso. Le dolle opere che lasciò a'
poste- ri sono: lo scrutinio che nefa nellasua cri • II. Il Corpo umano o breve
Istoria dove con nuovo metodo si descrivono ladis pervestigatio ec. Romae In
ultimo vannoaggiun- per lo Buagni .Vedi il N. V. .M. HIC 0.POSVIT , EXVVIAS IN
DIE IRAE RESVMENDAS ALEXANDER P. typis Cajetani Zanobii8. in compendio tutti gli
organi suoi, furi prodotta per lo Salvioni in4. con cd i loro principali officj
ec Perugia pel Costantini in 4.Ven. qualche diversità nel titolo. VII. Sofilo senza
maschera. Roma te due Pistole del Baglivi a P.: De fibra motrice et morbosa, nec
non zioni di alcuni Servi di Dio.Roma de experimentis ac morbis ec. per
Giornale de Letterati Ven. Fu sepolto in
S. Silvestro di Monte Car Voti scritti per le Canoniza. Del moto che nei mobili
siri. Nuovo metodo per introdursi IX. Dei moto che nei corpi sidif ad
imitazione de' Geometri con ordi- fonde per impulso esteriore ne, chiarezza e
brevità nelle più, Tratta sotto fisico matematico ad insegnare la tili quistioni
di Filosofia, Logica, Mo- possanza degli clementi 4. Roma per rale, e Fisica.Ven.
per Andrea Po- 'lo Salvioni letti. in 4. vediil N.X. fig. (1) o lettere mono. Riflessioni
metafisich ecc. Ro agli eruditissimi Signori disuapri- ma Serve disecondapar
vata Accademiaec.Ven. per teall'opera data al N. I. Andrea Poletti 4.,ed ivi nuovamente
humano vitam habente ratione tampro- insegne; e continuando inessigiunse spera
et amafficta e valetudinis. Li- a cuoprire l'onore vole posto di Segre bri
tres. Romae in4. ex per Andr. Poletti (sò poscia a Ravenna, d'onde alloscri.
onori, che non versavansi allora con soil Barnabòcon varj discorsi. L' tanta generosità,
perchè al solo meri opera stessa fu ri-stampata in Venezia to concedevansi. Scorsi
pochi mesi di pel Poletti in 4. cuisiag. sua dimora in Firenze, torna arive
giunse una memoria di Seguerdiret de re la patria, da cuisirecò nuova. ta a P.
. mente in Roma sede degli studii lega XIV. Alcuni opuscoli anonimi in li, verso
de'quali Leonecra inclina. Difesadi Alessandro P., Sicretissimo, la quella Metropoli
diporta. dono suoi, esonoin risposta adal-si con tanta saggezza, che divenne fa
tri opuscoli del bresciano Cri- miliare del Duca d'Weda Ambasciado. stoforo Zannettini
già stato scolare del re del Re di Spagna alla Corte romu. Medesimo P.; ed in quelle
dispu- na. Ma circostanze politiche, che oscu. tealtri molti opuscolisi videro.
Ma raro no la riputazione di quel poco assennato Ministro, anche ad egli fe
delle sue opere mediche si fe ce altra edizione in Venezia in due cero cambiare
partitie siavviò per volume. Oltregli una carriera diversa. Dopo di averevi
Scritti che a P. indirizzarono sitate alcune delle primarie città d'Ita, Baglivi,
e Seguer glilia, torno a rivedere la patria, e ad fu dedicata la seconda
edizione delle una vastissima suppellettile di cognizio Maschere sceniche del
Ficoroni. CONVERSANDO gl’uomini tra sè, ed avendo inconseguen ROMA ETCRIS
EMANUELE Donde è nico il za necessità di comunicare a vicenda i pensieri, e le
linguagio degl, a to Cà CO. Uomini partico idee, che passano intimamente loro nell'ANIMO;
nè potendo laze ciò conseguire in questo mondo sensibile, se non che in virtù
di qualche oggetto atto a muovere i sensi, CONVENNERO DI COMUN CONSENSO ad unire
in maniera I loro pensieri, e leloro idee, ancorche al tutto insensibili, a
certi SEGNI SENSIBILI, ed in particolarealle voci, che queste, stimolando per
entro agl’orecchi gl’organi dell'udito, destino conun a tale alte razione nell'ANIMO,
di chiode, quei pensieri, e quelle idee, che concordarono di ESPRIMERE per simili
SEGNI, o voci, chiamate comunemente termini. I termini dunque in logica non sono,
se non chele semplice voci inventate dagl’uomini a piacere per esprimere con
maniere sensibili le loro idee insensibili. Di qui è, che nato è tra i popoli
ogni linguaggi po articolare. Di cosi fatto linguaggio, e delle idee, che esso esprime,
rispetto alle operazioni dette dell'intelletto, cioè rispetto al raziocinio umano,
nel corso del saggio presente facciamo esatta menzione. Alessandro Pascoli. Keywords:
fisiologia, corpo, galileo, il fuco di Girgenti, Cicerone, Bianchini.
Verissimo, non mi piace medicar le donne, ma non le regine” spiegazione
dell’entimema in termini dell’intenzione dei communicatori – chi da il segno e
chi lo receve – il segno sensibili dell’idea della cosa. Equivoco se il termine
e dunque la proposizione rippresenta due idee. -- Luigi Speranza, “Grice e
Pascoli” – The Swimming-Pool Library.
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