Grice e Rabirio: l’orto romano -- Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. Orto. Criticised by Cicerone for oversimplifying the
school’s doctrines in order to reach a wider audience – “which reminds me of
me.” – Grice.
Grice e Raimondi: l’implicatura del gatto
persiano – filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano.
Insegna a Roma. Contribusce alla rinascita dell’idealismo contro il Lizio che
domina la filosofia. Pubblica la Data di Euclide. Le coniche di Apollonio di
Perga. Autore di molti commentari, specialmente su alcuni libri della Synagoge,
nota anche come Collectiones mathematicae, di Pappo d’Alessandria e sui
trattati di Archimede. Membro dell'accademia fondata da Aldobrandini, nipote di
Clemente VIII. -- è celebre soprattutto per essere stato il primo direttore
scientifico della Stamperia orientale medicea, o Typographia Medicea linguarum
externarum, fondata a Roma da Ferdinando de' Medici. L'attività principale
svolta dalla stamperia e, con l'appoggio di Gregorio XIII, la pubblicazione di
saggi nelle per favorire la diffusione delle missioni cattoliche in Oriente.
Forma un gruppo di ricerca costituito da Vecchietti, inviato pontificio ad Alessandria d'Egitto e
in Persia, dal fratello Gerolamo, da Orsino di Costantinopoli, neo-fita ebreo
convertito, e di Terracina. In un periodo in cui Roma intrattene buone
relazioni diplomatiche con la dinastia Safavide, al potere in Persia essi riuscirono a recuperare diversi
manoscritti della bibbia in lingue orientali – “which were fun” – Grice. Sono portati
a Roma più di una ventina di testi biblici ebraici e giudeo-persiani, tra cui i
libri del Pentateuco, tra i pochi sopravvissuti ai giorni nostri. La
tipografia si trasfere a Firenze, in conseguenza dell'elezione di Ferdinando a duca
di Toscana. E avviata la stampa delle opere. Sono pubblicate dapprima una grammatica
filosofica ebraica e una grammatica filosofica caldea. Seguirono: una edizione
arabo dei vangeli, di cui furono tirate MMM copie; un compendio del Libro di
Ruggero di al-Idrisi; Il canone della medicina
di Avicenna. Il duca gli vende la stamperia, chi a sua volta la cedette al figlio di
Ferdinando, Cosimo II, salito al trono. La stamperia chiuse poiché la
realizzazione di volumi nelle lingue orientali non si è rivelata economicamente
conveniente (“The same happened with Austin’s attempt at Blackwell’s.” Grice).
Pubblica una grammatica araba intitolata “Liber Tasriphi”. Il suo grande
progetto e quello di pubblicare una bibbia poliglotta comprendente le VI lingue
principali del cristianesimo orientale: I siriaco, II armeno, III copto, IV ge'ez,
V arabo e VI persiano. I manoscritti appartenuti alla stamperia orientale
medicea sono disseminati in diverse istituzioni: la biblioteca medicea laurenziana
di Firenze, la biblioteca nazionale di Firenze, la biblioteca apostolica
vaticana, la biblioteca nazionale di Napoli, la biblioteca marciana di Venezia.
Giovanni Battista Vecchietti, su iliesi cnr. L'editoria del principe, ovvero la stampa
ufficiale delle istituzioni laiche e religiose. Per la dedicazione al re
Ruggero II di Sicilia. Tipografia
Medicea Orientale, su thesaurus. cerl. Piemontese, La Grammatica persiana; Bibas,
La Stamperia medicea orientale, in, Un Maestro insolito (Firenze, Vallecchi); Dizionario
biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Liber Tasriphi compositio est Senis Alemami:
Traditur in eo compendiosa notitia coniugationum verbi Arabici, Roma, Medicae, Biblioteca
Nazionale Centrale di Firenze, manoscritti persiana. Giovan Battista Raimondi. Giambattista
Raimondi. Raimondi. Raimondi. Keywords: il gatto persiano. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Raimondi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Raio: l’ermeneutica dell’io e del tu –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Insegna
a Napoli. Si occupa in particolare dell'ermeneutica. Saggi: “Antinomia e
allegoria”; “Il carattere di chiave”, “Ermeneutica del simbolo” (Napoli,
Liguori); “Il simbolismo tedesco. Kant Cassirer Szondi” (Napoli, Bibliopolis); “Conoscenza,
concetto, cultura” (Firenze, La Nuova Italia); “Meta-fisica delle forme
simboliche” (Milano, Sansoni); L'io, il tu e l'es: saggio sulla "Meta-fisica
delle forme simboliche" (Macerata, Quodlibet); Rivista "Studi
filosofici". Giulio Raio. Raio.
Keywords: ermeneutica dell’io e del tu, Szondi -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Raio” – The
Swimming-Pool Library
Grice e Raulica: l’implicatura del
barone -- l’origine dell’idee – il
fondamento della certezza – filosofia siciliana – filosofia sicula – dello
spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare -- corso di filosofia:
ossia, re-staurazione della filosofia --
filosofia italiana -- Luigi Speranza (Palermo). Filosofo Italiano Essential Italian philosopher.
Grice: “Italian philosophers can be fun: there’s ventura, and there’s
Bonaventura, who was actually fidanza, i.e. fidence, as in confidence.” Noto per il suo
sostegno alla causa della rivoluzione siciliana. Studia a Palermo. Insegna a
Roma. Si distinse come apologeta, scrittore e predicatore, sopra-ttutto grazie
alla sua "Orazione funebre di Pio VII.” La sua carriera da filosofo inizia
come esponente della corrente contro-rivoluzionaria. Teatino. Intraprese
l'attività di predicatore. La sua eloquenza, sebbene a volte esagerata e
prolissa, e veemente e diretta ed ottenne grande fama. Con l'elezione di Pio IX
al soglio pontificio, acquisì un ruolo politicamente prominente. Sostenne la
legittimità storica e giuridica della rivoluzione siciliana. Auspica la ri-fondazione
del regno della Sicilia indipendente all'interno di una con-federazione
italiana di stati sovrani. Ministro pleni-potenziario e rappresentante del
governo siciliano a Roma. La sua
posizione a Roma divenne delicata per via della proclamazione della repubblica romana
e dell'esilio di Pio IX. Rifiuta
l'offerta di un seggio all'assemblea costituente, maoltre ad invocare la
separazione tra potere temporale e spirituale riconosce la repubblica romana a
nome del governo rivoluzionario di Palermo. Saggi: “La scuola de' miracoli:
ovvero, Omilie sopra le principali opere della potenza e della grazia di Gesù
Cristo, figliuolo del dividno e salvatore del mondo”; “Il tesoro nascosto:
ovvero, omilie sopra la passione del nostro signor Gesù cristo”; La madre del divino, madre degl’uomini:
ovvero, spiegazione del mistero della SS. vergine a piè della croce”; “Le
bellezze della fede ne' misteri dell’epifania: ovvero, La felicità di credere
in Cristo e di appartenere alla vera chiesa”; “I disegni della divina
misericordia sopra le Americhe: panegirico in onore di Martino de Porres,
terziario professo dell'ordine de’ predicatori”; “Il potere politico”; “Saggio
sul potere pubblico, o esposizione della legge naturali dell'ordine sociale”; “Dello
spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare”; “La ragione
filosofica”; “La tradizione e i semi-pelagiani della filosofia: ossia, Il
semi-razionalismo svelato”; “Saggio sull'origine delle idee e sul fondamento
della certezza”; “Della falsa filosofia”; “Nuove omelie sulle donne del vangelo”;
“Corso di filosofia: ossia, re-staurazione
della filosofia”; “Sopra una camera di pari nello STATO pontificio”; “La
questione sicula sciolta nel vero interesse della Sicilia, Napoli e dell’Italia”;
“Memoria pel riconoscimento della Sicilia come stato sovrano ed indipendente”;
“Menzogne diplomatiche, ovvero esame dei pretesi diritti che s'invocano del
gabinetto di Napoli nella questione sicula”; “Discorso funebre pei morti di
Vienna la religione e la libertà”; “Raccolta di elogi funebri e lettere
necrologiche; Il pensiero politico d'ispirazione cristiana. Atti del seminario
Erice, Guccione, Firenze. Andreu R.: saggio biografico, "Regnum Dei",
Bergamaschi, R.: fra tradizionalismo e neo-tomismo [AQUINO], Milano, Cremona
Casoli, Un illustre siciliano”; "Rassegna Storica del Risorgimento",
Cultrera, Generale dell'ordine dei Teatini, Palermo; Giurintano C., Aspetti del
pensiero politico nel "De jure publico ecclesiastico"; Istituto per
la Storia del Risorgimento, Palermo, Guccione, Democrazia. Murri, Sturzo e le
critiche di Giobetti, Palermo, Ila-Palma, Guccione, Alle radici della
democrazia” Palermo; Guccione, Un omaggio clandestine; in "Nuova Antologia", Pastori, “La
rivoluzione napoletana in "Rassegna siciliana di Storia e Cultura", Romano,
La vita e il pensiero politico, Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Regione Siciliana. Martinucci, Istituto Storico dell’Insorgenza e per
l’Identità Nazionale. Gioacchino Ventura dei baroni di Raulica, Gioacchino
Ventura Da Raulica. Gioacchino Ventura di Raulica. Raulica. Keywords: l’origine
dell’idee – il fondamento della certezza, la legge naturale dell’ordine
sociale, la sicilia come stato sovrano ed independente. Refs.: The H. P. Grice
Papers, Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Raulica” – The Swimming-Pool
Library, Villa Speranza, Liguria.
Grice e Reale: il capretto di Kant -- erote demone mediatore, o del gioco delle
maschere nel convito – filosofia italiana – Luigi Speranza (Candia Lomellina). Filosofo italiano. Ho la ferma
convinzione che l’ACCADEMIA e la più grande associazione o gruppo di gioco filosofico
in assoluto comparso sulla terra, e che il compito di chi lo vuole comprendere
e fare comprendere agl’altri, pur avvicinandosi sempre di più alla verità, non
può mai avere fine. Studia a Casale Monferrato e Milano sotto OLGIATI. Insegna
a Parma e Milano. Fonda il centro di ricerche di meta-fisica. La sua tesi
di fondo è che la filosofia antica dei romani crea quelle categorie e quel
peculiare modo di pensare che hanno consentito la nascita e lo sviluppo della
scienza e della tecnica dell'occidente. I suoi interessi spaziano lungo
tutto l'arco della filosofia romana antica e i suoi contributi di maggior
rilievo hanno toccato via via APPIO, CICERONE, ANTONINO, Aristotele, Platone,
Plotino, Socrate e Agostino. Studia ognuno di questi filosofi andando, in un
certo senso, contro corrente e inaugurandone una lettura nuova. La
ri-lettura che da di Aristotele e del LIZIO in generale – tanto influente a Roma
-- contesta l'interpretazione di Jaeger, secondo il quale i saggi del LIZIO
seguirebbero positivisticamente un andamento storico-genetico che partirebbe
dalla teo-logia, passerebbe per la meta-fisica, per approdare infine alla
scienza. Reale sostenne invece la fondamentale unità del pensiero metafisico
del LIZIO. Ne “La filosofia antica”, mette in evidenza come la filosofia
di Teofrasto nel LIZIO si diffuse per l'aspetto scientifico con un'ampiezza del
tutto paragonabile a quella del maestro Aristotele, rivelando però uno scarso
spessore nella speculazione filosofica. Da Stratone in poi, ciò provoca un
ripiegamento della scuola del LIZIO verso l'ambito della fisica e delle scienze
empiriche. Per quel che riguarda L’ACCADEMIA, importando in Italia gli
studi della scuola accademica di Tubinga, mette in crisi l'interpretazione
romantica di Platone stesso, che risale a Schleiermacher, e rivalua il senso e
la portata delle dottrine non scritte, vale a dire gli insegnamenti che gl’accademici
hanno tenuto solo oralmente all'interno della villa al ginnasio dell’Accademia
e che conosciamo dalle testimonianze dei discepoli. In questo senso, l’accademia
risulterebbe essere il testimone e l'interprete più geniale di quel peculiare
momento della civiltà che passa dalla cultura dell'oralità a quella della
scrittura. Negli studi su Plotino, contesta la tesi di fondo di Zeller che
vede nel grande accademico il principale teorico del pan-teismo e dell'immanentismo.
Al contrario, R. ri-legge Plotino come il campione della trascendenza
metafisica dell'uno. L'interpretazione che ha dato di Socrate,
analogamente, si propone di risolvere le aporie della cosiddetta questione
socratica, entrata in un vicolo cieco dopo gli studi di Gigon, secondo cui di
Socrate non possiamo sapere nulla con certezza. R. inaugura, invece, un nuovo
modo di interpretare Socrate, non solo cercando di risolvere dall'interno le
testimonianze contraddittorie degl’allievi, ma soprattutto guardando al
contesto della filosofia italica prima di Socrate e dopo Socrate. In questo
modo, balzerebbe agl’occhi la scoperta socratica del concetto di ‘animo’ (greco
– animos) o anima come essenza e nucleo pensante dell'uomo. Socrate dice
che il compito dell'uomo è la cura dell'anima o dell’animo: la psico-terapia,
potremmo dire. Che poi oggi l'animo e interpretato in un altro ‘senso’, questo
è relativamente importante. Socrate per esempio non si pronuncial sull'immortalità
dell'animo, perché non ha ancora gl’elementi per farlo, elementi che solo con
emergeno coll’Accademia. Ma, nonostante ancora oggi si pensa che l'essenza
dell'uomo sia l’animo. Molti, sbagliando, ritengono che l’animo e una creazione
semitica: è sbagliatissimo. Per certi aspetti il concetto di ‘animo’ e di
immortalità dell'animo è contrario alla dottrina semitica che parla invece di
risurrezione dei corpi degl’uomini. Che poi i primi filosofi della patristica
utilizzano categorie della filosofia antica, e che quindi il suo apparato
concettuale sia in parte basato sulla filosofia antica non deve far dimenticare
che il concetto dell’animo è una concezione aria. L'Occidente viene da qui. Infine,
per quanto riguarda all’africano Agostino,
tende a ricollocarlo nel contesto
dell’Accademia dell’antichità e quindi nel momento dell'impatto del dell’ebraismo
con filosofia aria italica cercando di scrostarlo di tutte le successive
interpretazioni dell'agostinismo medioevale. Ritiene, poi, che la cifra
spirituale che caratterizza la filosofia d’Occidente sia costituita dalla
filosofia italica. È stato infatti il logos a caratterizzare le due
componenti essenziali della filosofia d’Occidentre e precisamente a fornire gli
strumenti concettuali per elaborare l’ebraismo, dando luogo, così, a quella peculiare
mentalità da cui sono scaturite la scienza e la tecnica. Ma se la cultura d’non
si capisce senza la filosofia aria degl’italici, questa a sua volta non si
capisce senza la meta-fisica come studio dei veliani dell’unità dell'essere. Il
lavoro che svolge, studiando i filosofi italici – CROTONE, VELIA, GIRGENTI,
ecc. -- vuole anche servire a un confronto fra la meta-fisica antica e quella
moderna. La preferenza che accorda all’accademia dipende dal fatto che la
scuola di Atene è, con la seconda navigazione di cui parla nel Fedone, la creatora
di questa problematica. Si fa così porta-voce di un meditato ritorno alle
radici della nostra cultura attraverso la riproposta dei classici filosofi
italici. E in sintonia con la Scuola di Tubinga rinnova l'interpretazione,
mettendo in luce la primaria importanza delle dottrine non scritte di cui riferiscono
gli allievi del fondatore stesso dell’Accademia -- Aristotele del Lizio in primis. In “Per una interpretazione
dell’Accademia” fa affiorare l'immagine di una accademia diversa, una accademia
orale e in certo senso dogmatica. Del resto, non è forse l’accademia stessa (ad
esempio, nella Lettera VII) a garantirci che la sua filosofia dev'essere
ricercata altrove rispetto agli scritti? Lo stesso corpus degli scritti dell’accademia,
giuntoci nella sua interezza (circostanza, questa, unica nella storiografia della
filosofia antica), non presenta, invero, quell'unità sistematica che ci si
dovrebbe attendere, il che, ancora una volta, depone a favore della tesi
secondo cui l’accademia cerca altrove, e precisamente nelle dottrine non
scritte. Studia anche la metafisica del Lizio, smaschererebbe la tesi fatta
valere da Jaeger, secondo cui l'opera non presenta un'unitarietà ma sarebbe
piuttosto una sorta di zibaldone filosofico -- e, in particolare, il libro XII
risalir ebbein forza del suo spiccato interesse teologico alla didattica del
Lizio. Lungi dal risolversi in un coacervo di scritti risalenti a differenti
epoche e contesti, la Meta-fisica del Lizio rileva R. è profondamente unitaria.
Al centro c'è la definizione della meta-fisica come scienza della causa e del
principio, dell'essere in quanto tale, della sostanza, dei dei e della verità. In
“La saggezza antica”, R. sostiene che tutti i mali di cui soffre l'uomo d'oggi
hanno proprio nel nichilismo la loro radice e che un'energico questi mali implicano
il loro sradicamento, ossia la vittoria sul nichilismo, mediante il recupero di
un ideale e di un valore supremo, e il superamento dell'a-teismo. Ma quello che
egli propone non è affatto un ritorno a-critico a certe idee della antica
filosofia italica, ma l'assimilazione e la fruizione di alcuni messaggi della
saggezza antica, che, se ben recepiti e meditati, possono, se non guarire,
almeno lenire i mali degl’uomini, corrodendo le radici da cui derivano. In una
siffatta prospettiva, può acquistare un valore eminentemente filosofico anche la
filosofia in lingua latina in Seneca, a suo parere ingiustamente trascurato da
una lunga tradizione che non gl’ha riconosciuto alcuna cittadinanza filosofica,
per il fatto di non avere nato romano. In “La terapia dell'anima” (Bompiani,
Milano) riprende, ancora una volta, l'idea che la filosofia degl’antichi in
questo caso, quella di Seneca puo costituire un farmaco per l'animo dilaniato
degl’uomini. Oltre al campo specifico della filosofia antica, si occupa a vario
titolo anche della storia della filosofia posteriore. Per esempio, nella
stesura del noto “Manuale di filosofia” per i licei edito dalla scuola oltre
alla direzione delle collane filosofiche classici della filosofia, Testi a
fronte della Bompiani e I filosofi per Laterza. Oltre a questo, i suoi
principali scritti sono: “ Il concetto di filosofia prima e l'unità della Meta-fisica
del LIZIO” (Vita e Pensiero, Milano); “Il Lizio” (Laterza, Bari); Storia della
filosofia antica (Vita e Pensiero, Milano); “Il pensiero occidentale dalle
origini (Scuola, Brescia); Per una nuova interpretazione dell’Accademia” (CUSL,
Milano); “Proclo” Laterza, Bari); “Filosofia antica” (Jaca, Milano); “Saggezza
antica” (Cortina, Milano); “Eros demone mediatore. Il gioco delle maschere nel "Simposio"
dell’Accademia” (Rizzoli, Milano); “L’accademia: alla ricerca della sapienza segreta”
(Rizzoli, Milano, Bompiani, Milano, La nave di Teseo, Milano); “La Meta-fisica
del Lizio” (Laterza, Bari); Raffaello: La "Disputa", Rusconi, Milano);
“Corpo, anima e salute: il concetto di uomo" (Collana Scienza e Idee, Cortina,
Milano) – cf. Grice, ‘urina sana, corpo sano, medicina sana – scremento sano --
“Socrate. Alla scoperta della sapienza umana” (Rizzoli, Milano); “La filosofia
antica” (Vita e Pensiero, Milano); ““Radici culturali e spirituali dell'Europa”
(Cortina, Milano); “Storia della filosofia romana” (Bompiani, Milano, Collana
Il pensiero occidentale, Bompiani); “Valori dimenticati dell'Occidente” (Bompiani,
Milano); “ L'arte di Muti e la Musa accademica” (Bompiani, Milano); “Agostino”
(Bompiani, Milano); “Wojtyla: un pellegrino dell'assoluto” (Bompiani, Milano);
“Auto-testimonianze e rimandi dei Dialoghi dell’Accademia alle dottrine non
scritte" (Bompiani, Milano); “Storia della filosofia” (Scuola, Brescia); “Salvare
la scuola nell'era digitale” (Brescia, Scuola); “Responsabilità della vita: un
confronto fra un credente e un non credente” (Milano, Bompiani); “Mi sono
innamorato della filosofia” (Milano, Bompiani); “Romanino e la «Sistina dei
poveri» a Pisogne” (Milano, Bompiani); “Filosofia” (Scuola, Brescia); Introduzione,
traduzione e commentario della Meta-fisica del Lizio, su archive. Bompiani, Traduzioni
e commenti R. ha tradotto e commentato molte opere dell’Accademia, del Lizio e
dell’Accademia romana -- la sua nuova edizione delle Enneadi è stata
pubblicata nella collana "I
Meridiani" della Mondadori. Pubblica per Bompiani il poderoso volume I
presocratici, da lui presentato come la prima traduzione integrale. Nonostante
in Italia ne è già uscita una traduzione da Giannantoni edita da Laterza. Sostene
la presenza di lacune e manomissioni nel Giannantoni, lacune e manomissioni che
sarebbero dovute, a parere di R., all'ossequio all'ideologia e all'egemonia
culturale marxista, secondo cui in quel periodo gl’intellettuali di area
comunista dominano la scena in campo editoriale. CANFORA, in risposta alle
accuse di R., sostene la natura pubblicitaria e l'inconsistenza del
ragionamento. Si sostene che, se influenza c'è stata nel Giannantoni, essa è
stata di matrice idealistica, hegeliana e crociana – CROCE (si veda). Qualsiasi
omissione è da evitare, specie se non è segnalata nel testo. Con riguardo alla
presunta irrilevanza di taluni tagli operati da Giannantoni sottolinea come i
capretti a volte segnano la storia della filosofia più di alcuni filosofi e
togliere questi animali dai frammenti, così come far sparire dei cavolfiori, si
tasformarsi in una censura. Di Seneca, cura le opere in "Seneca. Tutti gli
scritti". Interprete dell’Accademia, La Stampa, Ripensando l’Accademia e l’accademicismo”
(Milano, Vita e Pensiero). Dimostra la profonda unità concettuale di questi saggi
di filosofia prima, mettendo in luce come Jaeger e condizionato dal positivismo
e dalla teoria dell'evoluzione della cultura secondo le tre tappe di
teologia-metafisica-scienza. Il concetto di filosofia prima e l'unità della
"Meta-fisica" di Aristotele” (Milano, Bompiani); Storia della
filosofia antica. La fondazione della botanica e il suo guadagno essenziale. Verso
una nuova immagine dell’accademia, Milano, Vita e Pensiero, Cfr., in
particolare, Il paradigma romantico nell'interpretazione dell’accademia, di Krämer,
Napoli, La filosofia antica, Milano, Jaca. Ha ragione, bisogna imparare ad
accettare la morte, Corriere della Sera.
Il concetto di filosofia prima (cf. Grice) e l'unità della meta-fisica
di Aristotele, Milano, Vita e Pensiero, La filosofia di Seneca come terapia dei
mali dell'anima, Milano, Bompiani, In memoriam. Pur riconoscendo a Giannantoni
una statura di studioso di prim'ordine, sostiene che molti marxisti non
presentano talune cose nella loro effettiva realtà. Pur non potendosi parlare
di complotto, nel testo di Laterza curato da Giannantoni mancano in un'edizione
chiamata l'unica integrale italiana decine e decine di passi che elenco in 4
pagine all'inizio della mia traduzione dei veliani e crotonensi. Ci sono
inoltre indebite aggiunte assenti nell'originale. Una raccolta di tal fatta,
nata assemblando anche vecchie versioni e tagliando pure molte note di queste
ultime, ha l'effetto di svuotare le idee forti di codesti filosofi. Svuotare,
ironizzare, occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare un vero confronto.
Ecco la vecchia tattica che rimane ancora molto viva. Naturalmente, sul piano
pubblicitario, si comprende la auto-esaltazione. La mia traduzione è più
completa della tua, come il mio bucato è più bianco del tuo. Ma anche la
pubblicità bisogna saperla fare. Ci sono lauree brevi da poco istituite in
proposito. Particolarmente inconsistente appare il ragionamento. Eccolo nella sintesi
fornita dal suo intervistator. Giannantoni e molto bravo, e questo lo
sapevamo anche senza il supporto di R., Laterza è innocente del sopra
menzionato reato ideologico. La colpa è della penetrazione comunista. Sembra
quasi di sognare. Ma questa è la caricatura dell'antica cantilena sui comunisti
padroni dell'editoria italiana. Per confutare questa sciocchezza BOBBIO si
limita a trascrivere i titoli del catalogo Einaudi. E infatti come negare
l'affiliazione bolscevica di BOBBIO? Che pena. Si fa riferimento
all'osservazione secondo la quale le omissioni di Giannantoni riguardano
aspetti poco rilevanti per un marxista come il frammento 23 di Orfeo -- un mal-ridotto
frustulo papiraceo in cui si fa cenno ad un rituale misterico. Queste, e
consimili, sono le omissioni rimproverate dal neo-presocratico R. Sembra del
tutto irrilevante sapere se Kant, quando scrive la Critica della ragion
pratica, mangia capretto o una particolare minestra. Alla storia della
filosofia questo poco interessi. Ma sapere se un *orfico* o un crotonese mangia
capretto è MOLTO significativo dal punto di vista filosofico. Se l’orfico
crotonese s’astene, allora e vegetariano e, come tale, non ha condiviso la
ritualistica italica in cui si consumeno le carni offerte ai dei e si lasciano
ai dei gl’aromi per segnare la distanza tra gl’uomini e i dei. In sostanza,
l’orfico crotonese crede, evitando il capretto, in una filosofia in cui gl’uomini
e i dei sono legati. Non è un capretto né una vacca quello che manca in Giannantoni.
Mancano in un'edizione chiamata l'unica integrale decine e decine di passi che elenco
in 4 pagine all'inizio della mia traduzione dei Presocratici. Ci sono inoltre
indebite aggiunte assenti nell'originale. Una raccolta di tal fatta, nata
assemblando anche vecchie versioni e tagliando pure molte note di queste
ultime, ha l'effetto di svuotare le idee forti di codesti autori. Svuotare,
ironizzare, occupare uno spazio e toglierlo ad altri, evitare un vero confronto.
Ecco la vecchia tattica che rimane ancora molto viva. Laudatio. Radice, Tiengo,
Seconda navigazione. Omaggio (Vita e Pensiero, Milano); Grampa, "Ritornare
a Crotone: intervista a sulla sua «Storia della filosofia antica»", Vita e
Pensiero. Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, La mia
accademia bocciata. Il cattolico amico dell’accademia. Critico l’accademia di R.
il marxismo non c'entra. La dittatura culturale del marxismo, in Corriere della
Sera, Treccani Storia della filosofia antica. Dalle origini a Socrate. Ospitato
su gianfranco bertagni. R. Storia della filosofia antica. Platone e Aristotele.
Storia della filosofia antica. I sistemi dell'Età ellenistica. Giovanni Reale.
Reale. Keywords: Crotone, Velia, Crotonensi, la scuola di Crotone, la scuola di
Velia, I veliani, Parmenide, Girgentu – filosofia siciliana – magna Grecia non
e Sicilia --. I confine della magna Grecia – filosofia italica, filosofia
italiana – la filosofia nella peninsula italiana in eta anticha – filosofia
Latina, filosofia romana. Catalogo di Nome di Filosofi Italici, il poema di
Parmenide, il poema di Girgentu, il poema di Velia, la porta rossa di Velia,
Zenone di Velia, Filolao di Taranto, Gorgia di Lentini, Archita di Taranto,
studi degl’antichi italici da I romani, Etruria e Magna Grecia, le radice etrusche
della filosofia romana, fisiologia, teoria dela natura, uomo, la moralia, la
colloquenza o dialettica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Reale” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Reghini: numero tri-angolare, numero
qua-drato, numero pi-ramidale -- l’implicatura del numero sacro crotonese, e il
simbolismo duo-decimale del fascio littorio etrusco -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Firenze).
Filosofo italiano. Grice: “It’s difficult to call Reghini a philosopher; yes,
he was interested in Pythagoras – but to what extent can, in spite of Russell,
number GROUND a whole philosophy?” Studia a Pisa.
Insegna a Roma. Promotore della setta di Crotone, è affiliato a vari gruppi
dell'esoterismo italiano. Entra nella società teo-sofica e ne fonda la sezione
romana. Fonda a Palermo la biblioteca di teo-sofia filo-sofica. È iniziato a Memphis
di Palermo, rito massonico di supposta origine egizia. Entra a Firenze nella
loggia Lucifero, dipendente dal Grande Oriente. Adere al martinismo papusiano, diretto
da SACCHI, verso le carenze della cui maestranza e pubblicistica apporta una
demolizione magistrale. È chiamato d’ARMENTANO, che lo avvia allo studio della
scuola di Crotone. Entra nel supremo consiglio universale del rito filosofico
italiano, dal quale però si dimise, non havendo infatti un'alta opinione dello
stato della massoneria in Italia. Insignito del XXXIII massimo grado del rito scozzese
antico e accettato, entra a far parte come membro effettivo del supremo consiglio,
di cui è cancelliere e segretario. Gl’anni della grande guerra vedeno
discepoli e maestri della schola italica pitagorica partire volontari per il
fronte. Non rimase inerte innanzi al sorgere dell’istanze interventiste. Partecipa
attivamente alla manifestazione romana del maggio, culminata in Campidoglio,
tesa ad ottenere la dichiarazione di guerra. Accolto nell'accademia militare di
Torino come allievo ufficiale di Genio, parte volontario per il fronte,
ottenendo sul campo il grado di capitano di Genio. Lui ed il suo maestro ARMENTANO
creano a Roma l'associazione pitagorica, che riprende le fila di precedenti
esperienze e si richiama operativamente al sodalizio pitagorico. Fonda e anima
varie riviste, con interventi sagaci e ricchi di dottrina. Scrive sul papiniano
“Leonardo”, dando vita ad “Atanór, Ignis, e UR, con COLAZZA, EVOLA (si veda) come direttore, PARISE, ed ONOFRI.
Contrasti d'idee e caratteriali prevalser nel rapporto di collaborazione fra lui
ed EVOLA, provoca la scelta evoliana di allontanamento di questi, assieme a PARISE,
dalla rivista “UR” -- rivista sórta a esprimere al pubblico della cultura l'intento
dell'occulto Gruppo di Ur -- dove il maestro fiorentino pubblica con
l'eteronimo di ‘Pietro Negri’. E se ne ha anche strascichi giudiziari. Infatti
EVOLA tenta di farlo incriminare per affiliazione massonica -- affiliazione che
costituiva reato dopo l'imposizione di scioglimento dell’associazioni segrete decretata
dal regime fascista. Ma il potere giudiziario opta infine per un accordo tra i
due onde evitare uno scandalo. Per via del condizionamento repressivo fascista
volto all'emarginazione di tanti esponenti dell'esoterismo italiano – ARMENTANO
parte per il Brasile --, ormai isolato si ritira dalle attività pubbliche e a
Budrio si dedica all'insegnamento nel circolo quirico filopanti, alla
meditazione in chiave pitagorica delle scienze matematiche. Ottenne riconoscimenti dei lincei e dall'accademia per la sua opera
sulla restituzione della geo-metria pitagorica. Il Crepuscolo dei Filosofi regalato
dal suo autore, Papini all’amico Arturo al suo ingresso nella loggia fiorentina
‘Lucifero.” Nel fronte-spizio una dedica ad inchiostro, scolorito dal tempo, ‘Al
fratello R. il suo PAPINI’ in R., pitagorico, su il manifesto Rito filosofico italiano, Massa, “Pagine
esoteriche” (Finestra, Trento). In questa qualità firma il decreto del suo
scioglimento (riprodotto in Sessa, I sovrani grandi commendatori e storia del supremo
consiglio d'Italia del rito scozzese antico ed accettato, Palazzo Giustiniani
(Bastogi, Foggia), in seguito all'approvazione alla camera dei deputati del
progetto di legge sulla disciplina delle associazioni, presentato da MUSSOLINI,
mirante allo scioglimento della
massoneria. Iacovella, "Il barone e il pitagorico”, Vie della Tradizione, Cfr.
la recensione fatta ne da Guénon. Altri saggi: ““Parola sacra e parola di passo
dei gradi”; “Il mistero massonico” (Atanor, Roma); “Geo-metria pitagorica” (Basilisco,
Genova); “Il numero sacro nella tradizione pitagorica”; “Il numero sacro e la
geo-metria pitagorica”; Il fascio
littorio, ovvero il simbolismo duo-decimale”; “Il fascio etrusco” (Basilisco,
Genova); “Il numero sacro nella tradizione crotonese” (Ignis, Roma); “Del numero”;
Prologo Associazione culturale Ignis, Dell'equazione indeterminata di secondo
grado con due incognite” (Archè/pizeta); “Della soluzione dell'equazione di
tipo Pell x2-Dy2=B e del loro numero” (Archè/pizeta); “Il numero tri-angolare, il
numero qua-drato, il numero pi-ramidale a base tri-angolare, il numero pi-ramidale a
base qua-drata” (Archè/pizeta); “Dizionario filologico” (Associazione culturale
Ignis"), Cagliostro, ("Associazione culturale Ignis"), “Considerazioni
sul rituale dell'apprendista libero muratore” (Phoenix, Genova); “Paganesimo, scuola
di Crotone, Massoneria” (Mantinea, Furnari, Messina); “Per la restituzione
della massoneria crotonese italica (Raffaelli, Rimini); “La tradizione crotonese
massonica” (Melita, Genova); “Trascendenza
di spazio e tempo”, Mondo Occulto (Napoli, ASEQ). Cura “De occulta philosophia”
di AGRIPPA (Fidi, Milano); I Dioscuri,
Genova; La Sapienza pagana e crotonese (La Cittadella. I Libri del Graal. Geminello Alvi, R., il
massone pitagorico che ama la guerra, Corriere della Sera; Paradisi, Il pitagorico
che sogna l’impero, L’Indipendente, Luca, "Un intellettuale neo-pitagorico
tra massoneria e fascismo" (Atanòr, Roma); Parise, "Nota su R.",
in calce a “Considerazioni sul rituale dell'apprendista libero muratore” (Phoenix,
Genova); Sestito, “Il figlio del sole” (Ancona, Associazione Culturale Ignis); Via
romana agli Dei Amedeo Rocco ARMENTANO, Evola
Parise, Schiavone, a metà strada tra fascismo e massoneria, su archivio storico.
Centro Giorgi Scuola Normale Superiore di Pisa, Breve biografia su mathematica.
Boni, Omaggio su rito simbolico; Un pitagorico dei nostri tempi; Bizzi, La
Tradizione occidentale. Grandi massoni. Illustre matematico e anti-fascista --
grande oriente. Pitagorico, su ilmanifesto. Arturo Reghini. Reghini. Keywords: implicature,
il fascio etrusco, scuola di Crotone, il fascio littorio, simbolismo
duodecimale, Cuoco, il fascio etrusco – Pitagora dell’Etruria, Evola, numero
tri-angolare, numero qua-drato, numero pi-ramidale, la logica del numero – il concetto
di numero in Frege – Austin, Grice. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Reghini” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Regina: esse ed inter-esse, o degl’uomini
complementari, la potenza e il valore – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sabbioneta). Filosofo italiano. Grice: “When Urmson said that for Prichard,
duty cashed out in interest, he was right! But we must wait for Regina to
emphasise Kierkegaard’s punning on interest – which literally means, ‘being in
between’! The interesting (sic) thing is that Kierkegaard exploits the old
Roman aequi-vocation between the alethic (being in between) and the practical
(Prichard, ‘duty as interest’). Studia a Milano sotto SEVERINO, laureandosi con
una tesi su Lavelle e Heidegger. Insegna a Macerata, Verona, e Cagliari. Progetto
«Tempus», relativo all'organizzazione presso Sarajevo e Mostar di un master
sulla tolleranza religiosa. Saggi: “Ripresa, pentimento, perdono” (Verona); “L'essere
umano come rapporto: l’antropologia filosofica e teologica di Kierkegaard.” Forum,
Conferenza Episcopale Italiana, Progetto culturale della Chiesa. Insegna a
Verona. Si basa su Kierkegaard, Nietzsche e Heidegger (“the greatest living
philosopher” – Grice). In Heidegger evidenzia l'importanza del ruolo
sapienziale assegnato alla finitezza dell'uomo. In Kierkegaard vede invece da
cui partire per costruire una ontologia e una antropo-logia basate su una
concezione dell'essere: l'esse come “inter-esse.” L'essere come inter-esse -- nella
doppia valenza ontologica ed etica -- pone il pensante in rapporto con
un'ulteriorità che, nel trascenderlo, ne accentua e personalizza il differire.
La metafisica fondata sull’ “inter-esse” cessa di essere onto-teologia, ossia
nient'altro che proiezione idola-trica della logica umana. Sarajevo; “Dal nichilismo alla dignità
dell'uomo” (Vita e Pensiero, Milano); “Esistenza e sacro” (Morcelliana,
Brescia); “L'arte dell'esistere” (Morcelliana, Brescia); Romera, “Acta Philosophica”,
recensione a Noi eredi dei cristiani e dei Greci (Poligrafo, Padova). Il
termine è stato acquisito da Heidegger. “Gesù
e la filosofia” (Morcelliana, Brescia); “L'uomo complementare: potenza e valore”
(Morcelliana, Brescia); “Servire l'essere” (Morcelliana, Brescia); “La
differenza viva: per una nuova concettualità” (Sentiero, Verona); “Noi eredi
dei Greci” (Il Poligrafo, Padova); “La soglia della fede: la domanda su Dio” (Studium,
Roma); “L'arte dell'esistere” (Morcelliana, Brescia). Umberto Regina. Regina.
Keywords: uomini complementari – potenza e valore, essere ed interesse, esse ed
interesse, Heidegger (? – il termino, acquisito da Heidegger), Prichard, duty
and interest, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Regina” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Renier: l’implicatura – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Treviso).
Filosofo italiano. Essential Italian philosopher. Studia in Camerino, Urbino, ed
Ancona, a Bologna, sotto CARDUCCI, Torino, e Firenze, sotto BARTOLI. Insegna a Torino.
Fonda il “Giornale storico della litteratura e la filosofia italiana”, «profonden
dovi, negli studi particolari, nelle rassegne, negli annunci analitici e in un
ricchissimo notiziario, un vero inesauribile tesoro di cultura, di notizie, di
rilievi. Cura importanti edizioni critiche e monografie. I suoi saggi critici
spaziano attraverso tutta la letteratura e la filosofia italiana. “Il tipo
estetico della donna nel medio evo” (Ancona, Morelli); Isabella d'Este Gonzaga”
(Roma, Vercellini); “Mantova e Urbino” (Torino, Roux); “La cultura e le
relazioni letterarie d'Isabella d'Este Gonzaga (Torino, Loescher); “Svaghi
critici” (Bari, Laterza); Luzio, La coltura e le relazioni letterarie di
Isabella d'Este Gonzaga, Sylvestre Bonnard. Vendittis, Letteratura italiana. I
critici, Milano, Marzorati, Renda, Operti,
Dizionario storico della letteratura italiana (Torino, Paravia); Letteratura
italiana. Gli Autori, Torino, Einaudi. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Rodolfo Renier. Renier. Keywords. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Renier” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rensi: TRASEA – l’implicatura –
filosofia italiana -- Luigi Speranza (Villafranca di Verona). Filosofo Italiano . Grice: “Only in Italy does
a philosopher get his obituary when still alive!” Studia a Verona, Padova, e Roma. Insegna a Genova. Iscrittosi al partito
socialista, si reca a Milano per
assumere la direzione del giornale “La lotta delle classi sociali”,
collaborando assiduamente anche alla turatiana Critica Sociale e alla Rivista
popolare. A seguito delle misure repressive adottate dal governo, e per
sfuggire alla condanna del tribunale militare per aver preso parte ai mossi operai
milanesi, stroncati dall'esercito con la strage del generale sabaudo Beccaris, è
costretto a cercare rifugio in Svizzera. Frutto dell'esperienza ticinese e
la pubblicazione de “Gl’anciens régimes e la democrazia diretta” (Colombi,
Roma) in cui difende il principio della democrazia diretta del sistema
istituzionale federalista. Collabora con numerosi articoli ai fogli radicali Il
Dovere di Bellinzona, la Gazzetta Ticinese e L'Azione di Lugano, nonché alla
rivista socialista e pacifista Coenobium. Ri-entra in Italia per stabilirsi a
Verona dedicandosi alla filosofia del linguaggio – “o semantica.” A seguito
della campagna libica, vi è la rottura col partito socialista, poiché si è schierato con l'interventismo di Bissolati.
Pubblica “Il fondamento filosofico del diritto” (Petremolese, Piacenza). Altri
due volume seguono: “Formalismo e a-moralismo giuridico” (Cabianca, Verona) e “La
trascendenza: studio sul problema morale” (Bocca, Torino), ove sviluppa un
idealismo trascendente. Insegna a Bologna, Ferrara, Firenze, e Messina. L'esperienza
della grande guerra manda in crisi (“alla merda”) la sue convinzione idealistica,
conducendolo verso lo scetticismo – della ‘scessi’, come la chiama --, la cui
prima formulazione sono i “Lineamenti di filosofia della scessi” (Zanichelli,
Bologna). Sostene che la guerra distrue la fede ottimistica nell'universalità
della ragione, sostituendola con lo spettacolo tragico della sua pluri-versalità,
vale a dire dell'irriducibile conflittualità dei diversi punti di vista. Espose
nella “Filosofia dell'autorità” (Sandron, Palermo) la traduzione politica di
questa concezione. Poiché tutti i punti di vista politici sono sullo stesso
piano, quello che anda al potere lo fa con un atto di forza, tacitando tutti gl’altri
punti di vista. In questo saggio si è scorta una prima GIUSTIFICAZIONE dell'autoritarismo
fascista. Tuttavia, dopo una prima simpatia per il fascismo, ne divenne un
fiero avversario quando MUSSOLINI con metodi un po ‘anti-democratici’ comincia
a perseguire un disegno dittatoriale ispirandosi a GIULIO CESARE – o duca/duce.
R., non Mussolini, sottoscrisse il Manifesto degl’intellettuali o filosofi anti-fascisti
di CROCE, pagando questa scelta con la sospensione, dalla cattedra di filosofia a Genova. Arrestato
e rinchiuso in carcere. Solo un abile stratagemma escogitato dall'amico e
collega SELLA, che pubblica sul “Corriere della Sera” il necrologio del
filosofo, diffondendo così la falsa notizia della sua morte, induce il duce a
rimetterlo prontamente in libertà. Il dittatore teme l'ondata di sdegno
sollevatasi per i metodi oppressivi del regime. Per la sua coerenza agl’ideali
di libertà, sube il definitivo allontanamento dalla cattedra, è, comandato, da
vigilato speciale, presso il centro bibliografico dell'ateneo genovese, per la
compilazione della biografia ligure. Nonostante il doloroso distacco dalla
scuola dove insegna, continua la sua attività filosofica e collabora al
quotidiano socialista genovese Il Lavoro, l'unico foglio che accoglie testi di
personalità che non hanno fatto atto di sotto-missione al fascismo. Ricoverato
al ospedale Galliera mentre infuria il
bombardamento della flotta inglese su Genova, per essere operato d'urgenza.
Tuttavia l'azione militare danneggia alcune sale dell'edificio e i medici doveno
rinviare l'intervento, una fatalità che non lascia scampo a R. Ai funerali
pochi amici ed ex allievi poterono seguire per breve tratto il carro funebre.
La polizia, che vieta questo devoto omaggio, dispersa il funerale, schedando
alcuni discepoli. R., anche morto, tura il potere. Sulla tomba nel cimitero di
Staglieno un'epigrafe riassume uno stile di vita ed esprime il suo dissenso, la
sua resistenza e indipendenza filosofica. ETSI OMNES NON EGO. La sua filosofia si
è sviluppata dopo l'approdo alla scessi in
direzione del realismo e del materialismo critico. Un realismo materialistico
quindi, che considera derivato, con una certa libertà interpretative, dal
criticismo. Arrriva ad ipotizzare che Kant puo pensare alla cosa in sé come a
una più nascosta essenza materiale della cosa stessa. La sua filosofia non
e esente da paradossi concettuali e da mutamenti continui che lo hanno portato
a cadere in alcune contraddizioni e incoerenze. Ma va anche considerato che al
di sopra d’esse a dominare è comunque un forte pessimismo, che non è solo
esistenziale, ma anche gnoseologico. Sia il mondo, sia la mente umana sono
irrazionali. Ma supponiamo che un tale fatto esteriore ai nostri orologi,
destinato al controllo di questi, non esiste, e che i nostri orologi
continuassero a discordare. Come potremmo allora, in mancanza di quel fatto
esteriore obbiettivo e nel discordare dei singoli nostri orologi, conoscere
l’ora che è? Ora questo è appunto il caso delle nostre ragioni. Non c’è
l’oggetto esterno ad esse, l’esterno modulo-ragione, su cui controllarle e che
le giudichi, ed esse discordano tra di loro. Come conoscere l’ora che è della
ragione? Per esempio egli ha sostenuto che, siccome la filosofia ha una storia
che si snoda nel tempo, ciò significa che un pensiero vero e unico non può
esistere e che perciò nel suo procedere ed evolvere essa nega continuamente sé
stessa. Contro l'idealismo di GENTILE, allora imperante, che considera la
storia una realizzazione progressiva dello spirito e della ragione, ha una
visione negativa della storia, come assurdo caso e vana ripetizione. C'è
storia dunque perché ogni presente, ossia la realtà, è sempre falsa, assurda e
cattiva, e perciò si vuol venirne fuori, passare ad altro, quel passare ad
altro in cui, unicamente, la storia consiste. C'è storia, insomma, l'umanità
corre nella storia, per la medesima ragione per cui corre un uomo che posa i
piedi su di un sentiero cosparso di spine o di carboni ardenti. La sua critica
della religione si sviluppa poi in un'aperta apologia dell'a-teismo. Sembra
quasi di poter cogliere uno dei tratti dell'a-teismo in un saggio “Sopra lo
amore di FICINO (si veda). FICINO
propone una visione dell'amore come amore eterno che ritorna come
desiderio di ogni grado ontologico di ritornare al bene e al tutto. Propone una
nuova interpretazione di questa tipica teologia dell’ACCADEMIA, vedendo
nell'amore ipotizzato da Ficino in realtà un preludio a quelle che diventeranno
due tra le più influenti correnti filosofiche: l'idealismo e il volontarismo.
L'amore come totalità dei diversi, o come volontà nelle vesti di matrice
essenziale del tutto, mette da parte il bisogno dell’amore trascendente e
sussurra l'ipotesi di un a-teismo, forse professato tra le righe dai più
celebri filosofi. Filosofo profondamente problematico e inquieto, fine però
per approdare a un forte pessimismo ontologico ed esistenziale, che lo spinse
verso derive spiritualistiche, forse latenti nelle sue riflessioni fin dalle
origini nelle “Lettere spirituali”. In quest'opera, come anche nell “La morale
come pazzia” (Guanda, Modena), delinea una sorta di mistica dei valori e
un'etica concepita come l'azzardo dell'uomo che scommette sul bene in un
universo cieco e indifferente. Nella sua “Autobiografia intellettuale” suddivide
in tre periodi la sua evoluzione. Un primo misticismo idealistico. Un secondo
relativismo scettico materialistico e ateo. Un terzo misticismo spiritualistico
come ultimo approdo della sua filosofia. Il primo è un misticismo di tipo
platonico dell’ACCADEMIA, in cui sono presenti anche elementi di San Paolo e di
Malebranche. Scrive “L’antinomie dello spirito” (Petremolese, Piacenza); “Sic
et non: meta-fisica e poesia” (Romaa, Roma); “La trascendenza: studio sul
pensiero morale”. Il secondo periodo nasce dal suo sconcerto di fronte alle
violenze della grande guerra e lo porta alla negazione di qualsiasi razionalità
della realtà. Pensa infatti che se gl’uomini ricorrono sistematicamente alla
violenza per risolvere i loro conflitti, questo significa che la ragione in sé
non esiste, e che si tratta dell'illusione dell'uomo di pensare che si puo dare
ordine al caos. L'irrazionalità della realtà si trova espressa in “Lineamenti
di filosofia della scessi”; “La filosofia dell'autorità”; “La scessi estetica”
(Zanichelli, Bologna); “Polemiche anti-dogmatiche” (Zanichelli, Bologna); “Interiora
rerum – la filosofia dell’assurdo” (Milano, Unitas); “Realismo” (Milano,
Unitas); “Apologia dell'a-teismo” (Formiggini, Roma); e “L’aporie della
religione”. Il secondo periodo è altresì caratterizzato da un avvicinamento al
positivismo materialistico e dal rifiuto dell'idealismo di CROCE e di GENTILE.
In esso va registrata anche una rivisitazione del panteismo di Spinoza, che
interpreta alla maniera dei teologi, quindi come a-teistico perché nega il divino personalizzato del mono-teismo.
Pensa anche di realizzareuna sintesi di scessi e realismo perché se solo la scessi
è il modo reale e utile di porsi di fronte al mondo, essa è anche l'unica
verità possibile. Si tratta anche del momento di punta del nichilismo, perché
si afferma che siccome l'unica cosa certa e stabile è la morte, ed essa è il
nulla, solo il nulla possede una verità. Prevale una forma di misticismo
che non sorge, però, improvvisamente, essendo già chiaramente presente nelle
opere maggiormente influenzate dalla scessi. Quest'ultima è, infatti, sempre
sollecitata da un'innata, profonda religiosità, sicché non stupisce che il
filosofo si apra alla voce del divino, poiché cerca nella negazione assoluta un
criterio positivo che consenta la negazione stessa. A questo periodo appartengono:
“Critica della morale”; "Critica dell'amore e del lavoro”; “Paradossi di
estetica e dialoghi dei morti” (Corbaccio, Milano); “Frammenti di una filosofia
del dolore e dell’errore, del male e della morte” (Guanda, Modena); “La
filosofia dell'assurdo” e “GORGIA (si veda) -- Autobiografia intellettuale – la
mia filosofia – testamento filosofico” (Corbaccio, Milano). Isolato in vita nel
mondo filosofico italiano, nel quale domina l'idealismo crociano-gentiliano, trova
la comprensione di pochi intellettuali a lui affini. È stato quest'ultimo a
creare la formula della scessi credente, che in forme diverse ha dominato i
pochi studi sulla sua filosofia. Oggi trova la collocazione nell'ambito del
nichilismo. Per alcuni, tale collocazione resta comunque riduttiva rispetto
alla vastità della sua filosofia, che andrebbe ancora approfondito. La
trascuratezza nei suoi confronti sta nel fatto che la cultura italiana è stata dominata
dall'idealismo e dall'esistenzialismo. Legato alla cultura socialista, si
caratterizza per una certa dose di eclettismo e per una forte componente
umanitaria, distante dal materialismo storico marxiano e riconducibile, più
agilmente, nel novero dei filosofi vicini al socialismo utopista. Se durante
l'attività politica in Italia aderisce all'idea della lotta delle classi
sociali, l'esperienza svizzera lo porta a ri-considerare tale concezione dei
rapporti di forza nella storia, ri-dimensionandone la portata. Infatti, l'ant-agonismo
tra proletariato e borghesia è circo-scrivibile ad alcune realtà contingenti e
non costituirebbe un'invariante delle relazioni socio-politiche. E se, da un
lato, il suo realismo politico lo porta ad apprezzare le teorie elitistiche del
conservatore MOSCA (si veda), dall'altro, la matrice umanitaria e socialista
emerge nell'esaltazione degli istituti della democrazia diretta,
caratterizzanti il sistema costituzionale svizzero, considerati come l’unico in
grado di far emergere la volontà popolare e di permettere l'emancipazione delle
classi lavoratrici. L'elogio ai regimi federalisti appena citati, e il
contingente recupero di CATTANEO sono sintomatici di un altro aspetto del suo orizzonte
culturale: la feroce critica dell'istituto monarchico -- tanto nell'accezione
assolutista, quanto in quella temperata del costituzionalismo borghese
ottocentesco -- appannaggio di una vicinanza con il programma del partito repubblicano.
Mostra un pessimismo storico verso il risorgimento, la disapprovazione
intransingente del ruolo, ritenuto ambiguo e ostile al riscatto sociale del
proletariato, della casa regnante dei Savoia e l'appartenenza alla massoneria.
Influenze "Atomi e vuoto e il divino in me", queste parole di Rensi
hanno ispirato Lobaccaro nella composizione della canzone Rosa di Turi dei
Radiodervish. Altri saggi: “Una Repubblica italiana: il Canton Ticino, "Critica
sociale", Milano), “L'immoralismo di Nietzsche” (Carlini, Genova); “Il
genio etico ed altri saggi” (Laterza, Bari); “Sulla risarcibilità del danno morale”
(Cooperativa,Verona); “L’istinto morale” (Riuniti, Bologna); “L'orma di Protagora”
(Treves, Milano); “Principi di politica im-popolare” (Zanichelli, Bologna); “Introduzione
alla scessi etica” (Perrella, Napoli); “Teoria e pratica della re-azione
politica” (Stampa, Milano); “L'amore e il lavoro nella concezione della scessi”
(Unitas, Milano); “Dove va il mondo?, «Inchiesta fra gli scrittori italiani» (Libreria
Politica Moderna, Roma); “L'irrazionale, il lavoro, l'amore” (Unitas, Milano); "Terapia
dell'a-teismo" (Castelvecchi, Roma); “Apologia della scessi” (Formiggini, Roma); “Autorità
e libertà: le colpe della filosofia” (Politica, Roma); “Il materialismo critico”
(Sociale, Milano); “Spinoza” (Formiggini, Roma); “Scheggie: pagine di un diario
intimo” (Bibl. Ed., Rieti); “Cicute: dal diario di un filosofo” (Atanòr, Todi);
“Impronte: pagine di un diario” (Italia, Genova); “Raffigurazioni: schizzi di
filosofi e di dottrine” (Guanda, Modena); “L’a-porie della religione” (Etna,
Catania); “Sguardi: pagine di un diario” (Laziale, Roma); “Passato, presente, future”
(Cogliati, Milano); “Motivi spirituali dell’ACCADEMIA” (Gilardi, Milano); “Scolii:
pagine di un diario” (Montes, Torino); “Vite parallele di filosofi: l’accademia
e CICERONE” (Guida, Napoli); “Critica della morale” (Etna, Catania); “Figure di
filosofi: ARDIGÒ e GORGIA” (Guida, Napoli); “Poemetti in prosa e in verso” (Ist.,
Milano); "La morale come stato d'eccezione?" (Castelvecchi, Roma); “TRASEA
(si veda) contro la tirannia” (Oglio, Milano) – FASCISMO E STORIA ROMANA – la critica
-- ; “Lettere spirituali” (Bocca, Milano); “Sale della vita -- saggi filosofici”
(Oglio, Milano); “La religione -- spirito religioso, misticismo e a-teismo” (Sentieri
Meridiani, Foggia); “Contro il lavoro -- saggio su L’ATTIVITA PIU ODIATA DALL’UOMO”
(Gwynplaine, Camerano); “Le ragioni
dell'irrazionalismo” (Orthotes, Napoli); “Su LEOPARDI” (Bruni, Torino). – “Il
filosofo dissidente, Pastorino, Uomini e idee della Massoneria. La Massoneria
nella storia d'Italia, Roma, Atanor sub voce (in ordine cronologico), R. Istituto
di Studi filosofici, Roma); Untersteiner, Interprete del pensiero antico (Bocca,
Milano); La scessi estetica (Zanichelli, Bologna); Cuneo, Conti e C., Cuneo); Un
moralista, Italia, Resta (SIAG, Genova); Poggi (Azzoguidi, Bologna); “Il
problema generale della giustizia e della giustizia penale” (Vallardi, Milano);
Rossi, “L’deale di Giustizia” (Bocca, Milano); Buonaiuti, “La scessi credente”
(Partenia, Roma); Mignone, “Leopardi e Pascal” (Corbaccio, Milano); Nonis, La
scessi etica, Studium, Roma, Morra; R., Scessi e mistica in R. (Ciranna,
Siracusa); Tecchiati, Alla mostra del libro filosofico", La Voce di
Calabria, Palmi, Bassanesi, La coscienza tragica” (Filosofia, Torino); Alpino,
La collaborazione di Rensi alla rivista "Pietre" (Marzorati, Milano);
Liguori, “La scessi giuridica” (Giuffrè, Milano); Noce, "Tra Leopardi e
Pascal, ovvero l'auto-critica dell'a-teismo negativo", in Una giornata
rensiana, Marzorati, Milano, Sciacca, “Una giornata rensiana” (Marzorati,
Milano); Perano, Il problema della verità nella scessi di Rensi” (Lateranense,
Roma); Mas, Tra democrazia e anti-democrazia” (Bulzoni, Roma); Santucci, Un irregolare:
Tendenze della filosofia italiana nell'età del fascismo, Pompeo, Faracovi, Belforte,
Livorno; Rognini, “Dal positivismo al realismo” (Benucci, Perugia); L'inquieto
esistere” (EffeEmmeEnne, Genova); Boriani, La questione morale nel positivismo”
(Melusina, Roma); Silva, “La ribellione filosofica” (Genova, Liguori); Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo.
La coerenza critica, Il sentiero dei perplessi. Scetticismo, nichilismo e
critica della religione in Italia da Nietzsche a PIRANDELLO (si veda), La Città
del Sole, Napoli, Gianinazzi, Intellettuali in bilico, Milano, Ed. Unicopli, Emery,
Lo sguardo di Sisifo: R. e la via italiana alla filosofia della crisi: con una
nuova rensiana, Marzorati, Settimo
Milanese, Mancuso, Tra democrazia e
fascismo, Aracne, Roma, Serra, Tra dissoluzione del socialismo e formazione
dell'alternativa nazionalista” (Angeli, Milano); Meroi (Olschki, Firenze); “L’eloquenza
del nichilismo, SEAM, Formello); Pezzino, Scacco alla ragione” (C.U.E.M.C.,
Catania); Castelli, Un modello di
Repubblica; la politica e la Svizzera (Mondadori, Milano); Greco, politica,
autorità, storia, Viaggi di carta, Palermo); P. Serra, “La rivolta contro il
reale, Città Aperta, Enna); A. Montano, “Ethica ed etiche” (Napoli); G. Barbuto,
Nichilismo e stato totalitario: libertà e autorità” (Guida, Napoli); Greco, la
filosofia morale, Viaggidicarta, Palermo, Mancuso; Montano, Irrazionalismo e
impoliticità Rubbettino, Mannelli, Meroi, filosofia e religione (Storia e
letteratura, Roma). Lobagueira, Documenti,
Trento; Mascolo, Il corso infernale della storia. L'influenza di Schopenhauer
nella filosofa, in Ciracì, Fazio, Schopenhauer in Italia, Lecce, Pensa Multi Media,
Bruni, “Il leopardismo filosofico” (Firenze, Le Lettere); “Filosofo della storia,
Firenze, Le Lettere, Bignami E. Buonaiuti, Croce, Ghisleri, Manifesto degli intellettuali
antifascisti Ad. Tilgher, Treccani Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Il contributo italiano alla storia del
Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. R. il filosofo
dimenticato. scomodo nichilista di Volpi l'"irregolare" di
Martinetti. Di qui, con evidenza, un elemento evolutivo nel “Trasea, contro la
tirannia” (Corbaccio dall’oglio, Milano) -- dove R. introduce elementi di
giudizio nei confronti dei regimi statali che pregiano maggiormente le «questioni
materiali e spirituali rispetto all'effcienza dell'amministrazione -- quasi a
dire che non è possibile accettare l'affermazione tirannica del potere, anche
se questo risulta poi operativo ed efficiente, perché essa coarta
eccessivamente lo spazio della personalità individuale. Di qui il limite della
stessa filosofia dell'autorità, la cui estensione trova nel rispetto della
moralità e interiorità un limite; e che tale limite sia valicato si intuisce
dalla crescita dell'im-moralità pubblica -- delazione, adulazione etc. ne sono
i fenomeni rivelatori --. Questa vicenda è descritta con riferimento all'impero
d’OTTAVIANO a Nerone inclusi, e, alla data di stesura, intuitivamente e
obliquamente allusiva al fascismo. Cf.
Il CICERONE di Rensi. Spero enim homines mtellecturos quanto sit omnibus
odio crudelitas et quanto amori probitas et clementia. C.
Cassio in Cic., Ad farri. Cicerone era vicino ai sessantanni, quando lo
Stato legale romano, che già precedentemente a- veva subito terribili
scosse, ma che mediante una saggia riforma avrebbe potuto rinvigorirsi
sul suo stesso tronco senza frattura o soluzione di conti¬ nuità,
riceveva da Cesare il colpo di grazia... Non è più necessario rivendicare
la grandezza di Cicerone contro le denigrazioni del Mommsen e di
altri due o tre storici tedeschi (I). Egli non era una ràbula e un
politico superficiale. Bensì un uomo di Stato dallo sguardo ampio e
sicuro, nel cui animo si radicava e viveva di vita vigo¬ rosissima
tutta la grande tradizione politica romana, ( I ) Una bella e
vivace confutazione del Mommsen si può leggere nel saggio di A.
Horncffer, Cicero und die Gegenwarl, contenuto nel volume Das Klassische
Ideal (Lipsia, Klinkhardt, 1909). L' Horneffer però rivendica solo
il valore di Cicerone come epistolografo e oratore, non come
filosofo. 52 e pur senza che l’animo
servilmente vi soggiacesse, ma, anzi, insieme, con la chiara coscienza
della nuova direzione che quella tradizione doveva pren¬ dere, e
della misura e forma in cui doveva pren¬ derla, per svilupparsi
fecondamente e superarsi vi¬ vificandosi. Accanto a ciò, mente che s’era
im¬ padronita di tutta la più alta cultura dell'epoca : Demostene e
Platone insieme pel suo paese, come riconosce Wilamowitz - Moellendorf (
1 ). Accanto a ciò, una squisitissima sensibilità artistica e una
passione vivacissima per le cose d’arte ; basta ve¬ dere quanto “
vehementer „, com’egli stesso dice, attendeva che Attico gli mandasse
sculture ed og¬ getti artistici greci: “genus hoc est voluptatis
rneae,, (Ad Att. I, IX, 2 ; 1, VI, 5 ; 1, IV, 3 ecc) ; e
basta aver letto attentamente le sue orazioni e aver scorto il
perfetto senso d’arte con cui sono costruite e che vi circola. Accanto a
ciò, infine, una sensibilità in generale per le cose, le persone,
gli eventi, gli affetti, così moderna, che in lui, nella sua pronta e
multiforme impressionabilità, ritroviamo interamente noi stessi : e il
suo dolore erompente e pieno di accenti passionali per la morte
della figlia Tullia, è il palpito d’un cuore dei nostri tempi.—
Uomo, in una parola; assolutamente com¬ pleto (2). (1)
Platon, ed. cit., voi. I, p. 745. (2) Un pensatore di così sottile
e sicuro buon gusto e di cosi grande penetrazione storica (e
particolarmente 53 Il rimprovero che
gli si fa di debolezze e in¬ certezze è uno dei soliti rimproveri che gli
eroi di poltrona hanno quasi sempre occasione di ri¬ volgere al
grande che si è trovato a dover dav¬ vero vivere avvolto da un gigantesco
turbine di avvenimenti, e che nemmeno se fosse stato mille volte
più grande poteva abbracciarne tutte le fila, come è invece agevole a
quelli che non fanno se non pacificamente rileggerli nel loro tranquillo
gabinetto venti secoli dopo. Egli non fu debole ed incerto nè nella
repressione della congiura di Catilina, nè nella lotta per la salvezza
della costituzione con¬ tro il cesarismo rinvelenito da Antonio, lotta
che chiuse cosi gloriosamente la sua carriera mortale. Le sue
incertezze di altri momenti sono unicamente frutto della sua profonda
moralità. Perché l’uomo fondamentalmente morale e intelligente, in
mezzo a cataclismi enormi che travolgono gli individui come fuscelli,
quali quelli in cui Cicerone si trovò, mentre non può operare contro
coscienza, e per questa, che pure sarebbe l’unica via possibile,
sal¬ varsi o tornare a grandeggiare, però avverte anche i pencoli
micidiali a cui espone sè ed 1 suoi o- perando secondo coscienza : e la
condotta risul¬ tante è necessariamente quella che tracciano le
fluttuazioni di tale angoscioso conflitto interno. circa la storia
romana) come Montesquieu ne dà questo giudizio : “ Ciceron, selon moi,
est un des plus grands espnts qui aient jamais été „ (Pensées
diVerses), 54 “ Ab illis est periculum
si peccare, ab hoc si recte fecero, nec ullum in his malis consilium
periculo vacuimi inveniri potest „ {Ad Att, X, 8). Quando i
frangenti in cui un uomo si trova realmente a vivere sono davvero quelli
così delineati, si può domandarsi se sia umanamente possibile la
retti¬ lineità che esigono da lui coloro che poi spulciano
comodamente gli eventi della sua vita. Sicuro e diritto, in tali
circostanze, è l'uomo amorale che non sente scrupoli : il cinico ed
elegante arrivista Celio Rufo, che a Cicerone dava questo consiglio
{Ad. Di'». Vili, 14): “ Suppongo che non ti sfugga come nelle discordie
politiche interne gli uomini debbano seguire, finché si lotta
senz’armi, la parie più onesta, ma la più forte quando ven¬ gono in
gioco guerre ed eserciti, e stabilire che è migliore ciò che è più sicuro
„ (Celio Rufo, del resto ottimo scrittore, tanto che per molti uma¬
nisti ed altri dotti è ancor oggi il miglior modello di stile). Ma
Cicerone era un uomo di coscienza. Questa soltanto, non la sua incapacità
mentale, la causa della sua rovina. Egli era andato con
Pompeo, non già sedotto dalla speranza della vittoria, ma quando la causa
di costui era ormai pressoché perduta e con la piena nozione di tale
condizione di cose, e mentre Cesare, Antonio, Celio, per cercar di
trattenerlo almeno neutrale, gli facevano offerte larghissime :
secuti non spem, sed officium „ {Ad Div. X 5). Vi era andato
essendo consapevole, non solo del- 55
l’inettitudine e impreparazione di Pompeo e di quelli che erano con lui,
ma altresi del fatto che poco o nulla c era da sperare da essi circa
la restaurazione della legalità, animati come costoro erano da
propositi di persecuzione sillana (Ad Att. IX, 10, 1 I; XI, 6 ; Ad
D/v. VII, 3; IX, 6), e chiaro ormai essendo che dai pompeiani non
meno che dai cesariani non si pensava che a far man bassa dello
Stato: “ regnandi contendo est » (Ad Att. X, 7), “ dominatio quaesita ab
utroque est, non id actum beata et honesta civitas ut esset „ (ih.
Vili, 11). Vi era andato straziato dall’ idea d una guerra civile e
unicamente in obbedienza a considerazioni d ordine morale. E’ la
coscienza che ci costringe, scrive ad Attico (X ,8), a stac¬ carci
da Cesare più ancora se vincitore che se vinto, per non essere solidali
con ciò che seguirà alla sua vittoria, stragi, estorsioni, violenze “
et turpissimorum honores, et regnum non modo Ro¬ mano homini, sed
ne Persae quidem cuiquam to- lerabile Era andato da Pompeo, senza
illusioni e speranze, unicamente per senso del dovere. Sed
valuit (scrive più tardi a Cecina) apud me plus pudor meus quam timor ;
veritus sum deesse Pompeii saluti, cum ille aliquando non defuisset
meae. ltaque vel officio, vel fama bonorum, vel pudore victus, ut in
fabulis Amphiaraus, sic ego prudens ac sciens, ad pestem ante oculos
positam sum profectus „ (Ad Div. VI, 6). Egli sapeva cioè di andare
alla rovina e vi andò in obbedienza 56 a
yu principio d'onore ( pudor ) e di gratitudine, per quel poco che Pompeo
aveva fatto onde ri¬ chiamarlo dall’esilio. “ Pudori tamen malui
famae¬ que cedere quam salutis meae rationem ducere riconferma a M.
Mario (ib. VII, 3). E ritornando più tardi in una lettera a Torquato, che
aveva anch’egli seguito la parte pompeiana, su quell’e¬ pisodio a
entrambi comune, sente di poter ricor¬ dare in cospetto al
correligionario politico “ nec nos victoriae praemiis ductos patriam olim
et li- beros et fortunas reliquisse, sed quoddam nobis officium
iustum et pium et debitum reipublicae nostraeque dìgnitati videbamur
sequi, nec cum id faciebamur tam eramus amentes ut explorata nobis
esset victoria „ (ib, VI, 1). Ne è questa un’op¬ portunistica
configurazione postuma della sua con¬ dotta di quel tempo. Basta
percorrere la sua cor¬ rispondenza con Attico (suo amico intimo e
suo editore, uomo consumato nell’ impresa di tener il piede in più
staffe e nella difficile arte di con¬ servarsi amici i vincitori senza
inimicarsi i vinti) per constatare che tale veramente, cioè il senso
del dovere, era il nobile sentimento da cui fu mos¬ so. “ Officu me
deliberalo cruciat, cruciavitque adhuc ; cautior certe est mansio ;
honestior existi- matur traiectio „ (Ad Alt. Vili, 15). E quando
Pompeo è pressoché spacciato e stretto da tutte le parti, e Cicerone è
ritornato in Italia, egli si cruccia proprio di questo suo atto da cui
gli sa¬ rebbe derivato vantaggio e che poteva quindi
57 essere reputato abile, e si rammarica di non
essere stato con Pompeo sino alla fine ; “ numquam enim illus
victoriae socius esse volui ; calamitatis mallem fuisse „ (Ad Att. IX,
12). Il principio, insomma, che in un’altra posteriore circostanza,
piena di pericoli mortali, nella sua lotta contro Antonio, egli enuncia a
Planco così : “ mihi ma- ximae curae est, non de mea quidem vita, cui
sa¬ tisfeci vel aetate vel factis vel gloria, sed me pa¬ tria
sollicitat ,, ( Jld Dio. X, 1 ), questo è il prin¬ cipio che domina costantemente
nelPanimo di Ci¬ cerone, insieme con l’insormontabile ripugnanza, o
meglio con 1’ impossibilità, di venir meno al rispetto verso se stesso.
Allorché, essendo Cesare incontrastato padrone, l’accomodante Attico gli
dà il consiglio di obbedire ai vincitori, “ non mihi quidem (egli
risponde) cui sunt multa po- tiora „ (Ad Att. XV, 3). Certo,
un uomo mosso prevalentemente da sen¬ timenti di tale natura, nelle
tragiche vicende pub¬ bliche da cui si trovò avvolto Cicerone, va
al fondo. Resta a vedere se ciò sia un indice di inferiorità o se
non lo sia piuttosto quel successo che è raggiunto (e la cosa è facile)
in grazia del¬ l’assenza di tali sentimenti, della mancanza d’ogni
freno etico, dell insensibilità ad ogni scrupolo di coscienza, della
nessuna riluttanza a violare cini¬ camente ogni principio di diritto e di
morale. 58 * *
* Nè r uomo che aveva cominciato la sua carriera attaccando
coraggiosamente nell’orazione prò Roselo un favorito potentissimo di
Siila, era un pavido. Dimostrò ancora di non esserlo e nel suo
conso¬ lato e nell’ultima fase della sua vita. L’apparenza di
timidità da lui talvolta offerta, deriva da ciò che egli, come disse di
sè, si preoccupava gran¬ demente dei pericoli nella rappresentazione e
raf¬ figurazione mentale anticipata di essi, non già che titubasse
poi ad affrontarli nella realtà. Quintiliano narra : “ Parum fortis
videtur quisbusdam : quibus optime respondit ipse, non se timidum in
susci- piendis, sed in providendis periculis „ (XII, 1). E’ press’a
poco ciò che egli scrive a Toranio : mi accusavano di essere timido, “
eram piane, timebam enim, ne evenirent, quae acciderunt „ ; mi
dicevano timido, “ quia dicebamus ea futura, quae facta sunt „ (Ad Dio.
VI, 21). Nè è giusto accusarlo di non aver saputo intuire con
chiarezza le situazioni e di essersi per questa deficienza di
sguardo gettato a corpo perduto a combattere per soluzioni che la realtà
escludeva. È questa la so¬ lita iniqua condanna che ì posteri, aggiungendosi
ai contemporanei nell’incensare i vincitori e nel dare il calcio
dell’asino ai vinti, pronunciano contro colui che difese la causa rimasta
storicamente soc¬ combente. Quasiché il fatto che una causa sia ri-
59 masta storicamente sconfitta dimostri anche che
era giusto e logico che essa lo fosse ; quasiché il mero fatto, il
fatto del successo, sia anche verdetto di giustizia e logicità ; quasiché
assai spesso la causa storicamente prostrata non sia quella che
avrebbe dovuto vincere. Che la cosa stia così nel caso di Cicerone,
lo dimostra il fatto che la causa da lui combattuta e che vinse costituì
la rovina della vita di Roma : basta per accertarsene constatare
che nella stessa nostra memoria di posteri la vita di Roma resta
chiaramente presente e attira la nostra appassionata attenzione appunto
sino ad Augusto; ci rimangono ancora come appendice già torbida i
primi imperatori ; poi tutto ci si confonde di¬ nanzi in un lungo stato
comatoso chiazzato di continui sussulti sanguigni, in cui (se non siamo
sto¬ rici di professione) non distinguiamo piu ne nomi, nè persone,
nè eventi, di cui non ricordiamo, nè c’importa ricordare, più nulla ( 1
). (I) Si rammenti come, per es., scorgeva Roma Mas¬ simo d’
Azeglio. “ Fra tutti gli Stati dell’antichità è Roma quello che ho in
maggior stima, fino all’epoca dei Gracchi, intendiamoci ! lo ammiro que’
tempi durante i quali dominò la legge ; durante i quali le più bollenti
passioni agitate dai più vitali interessi, non cercavano altr armi nè
altre vittorie che un voto ne’ Comizi „. E poco prima : Se è giusto
e vero il principio fondamentale delle Società moderne, essere la
legalità di un governo dipendente dalla volontà del popolo che vi è
governato, vorrei sapere se 1* umanità consultata avrebbe ne’ tempi dei
Romani votato Nemmeno i mezzi che egli aveva messo in
opera per sostenere la causa che soccombette, erano ina- deguati.
Tutto, invece, egli aveva provvisto ; tutto quanto era necessario perchè
essa vincesse: aveva cercato di assicurare ad essa l’appoggio e la
fedeltà dei maggiori personaggi militari e poli¬ tici ; aveva costituito
e messo in campo eserciti poderosi ; con la sua parola teneva altissimo
il tono morale del popolo all’ interno. Se la causa non vinse, lo
si deve, non a un fato storico, a condizioni incoercibili insite nella
realtà e sfuggite allo sguardo di Cicerone, o al logos immanente
nella storia ; ma unicamente a due o tre puri casi, che potevano accadere
diversamente e in tal modo rovesciare la situazione. Dice in qualche
luogo Rosmini che “ uno de’ mezzi, co’ quali 1’ uomo può sciogliere
la propria mente da molti pregiu¬ dizi e da’ legami delle consuetudini
sensibili, si è l’esercitarsi a considerare le cose non solo come
sono, ma come potrebbero essere « ( 1 ). Se vo¬ gliamo applicare questo
precetto al periodo di storia in discorso (come Renouvier in
Uchwnie l’ha applicato in modo grandemente interessante a tutta la
storia occidentale dagli Antonini in poi), scorgeremo agevolmente che due
o tre futili casi, per l'impero „ (/ Miei Ricordi, cap. XX.
Barbera, 1893 p. 261). (I) Antologia Pedagogica a cura
di G. Pusinieri (Rovereto, Tip. S. Mario, 1928) p. 187.
61 i quali fossero avvenuti diversamente,
sarebbero bastati a cambiare del tutto la faccia delle cose; se, p.
e., Lepido non avesse tradito, o se un gia¬ vellotto l’avesse ucciso
quando egli si mosse per portar soccorso ad Antonio ormai disfatto, se
Planco non avesse fatto il doppio giuoco, ciò sarebbe ba¬ stato per
far di Cicerone il capo dello Stato ro¬ mano, e perchè egli occupasse
nella politica di Roma d’allora, e nella storia, il posto
d’Augusto. E quanto lo Stato romano e la posterità sareb¬ bero
stati più fortunati se il potere fosse venuto in mano ad un uomo di
rettitudine profonda e di vivo senso del diritto e del dovere, come
Ci¬ cerone, anziché ad un uomo la cui bassezza d a- nimo è provata
luminosamente dal fatto che, avendo cominciato ancora puer o adolescens,
come sempre Cicerone lo chiama, (* sed est piane puer n \Ad Att.
XVI, 11), ad essere qualcosa solo per 1 ap- poggio datogli appunto da
Cicerone e con lo stri¬ sciarsi umilmente ai suoi piedi (“a me
postulat primum ut clam conloquatur mecum Capuae vel non longe a
Capua... ducem se profitetur nec nos sibi putat deesse oportere „ ; binae
uno die mihi litterae ab Octaviano „ ; “ deinde ab Octaviano
cotidie litterae, ut negotium susciperem, Capuani venirem, iterum rem
publicam servarem » ; mihi totus deditus „ ; “ nobiscum hinc
perhonorifice et amice Octavius „ — Ad Jltt. XVI, 8, 9, 11,
XIV, 11, 12), non si trattenne dal sacrificare ad una propria maggiore
ascesa la vita di colui che 62 l’aveva sorretto
nei suoi primi passi. Uomo egli, si, veramente, pusillanime, che vinse le
guerre solo per mezzo dei suoi generali e specialmente di A- grippa
(1), e non aveva il coraggio di presentarsi nel campo se non dopo che
Agrippa gli annun¬ ziava la vittoria (Svet. Aug. 16). Fondamental¬
mente istrione e poseur come risulta dal fatto, narrato da Svetonio (Aug.
84), che non comu¬ nicava mai nemmeno con sua moglie senza scri¬
vere prima e leggere ciò che voleva dire, nonché dall’altro, sempre
narrato da Svetonio (79), che egli amava stilizzare a particolare
espressività e lu¬ minosità i suoi occhi, “ quibus etiam existimari
volebat inesse quiddam divini vigoris, gaudebatque ( 1 ) “ Octave
lui [a Sesto Pompeo) fit deux guerres laborieuses ; et après bien de mauvais
succès il le vain- quit por i’habilité d’Agrippa... Je crois qu’ Octave
est le seul de tous les capitaines romains qui ait gagné 1
affection des soldals en leuv donnant sans cesse des marques d’une
làcheté naturelle „ (Montesquieu, Grandeur et Dócadence des Romains, eh.
Xlll). — Tanto Cesare quanto Augusto avevano l’abitudine di citare dei
versi delle Fenicie di Euripide. E la citazione che l’uno e l’altro aveva
scelto è rivelatrice del loro rispettivo carattere. Cesare amava
citare i versi 524-525 : “se c' è un caso in cui sia bello violare il
diritto, è quando lo si viola per conseguire la tirannide citazione
signifìcatiice dello spirito violento e illegale. Augusto amava citare il
verso 559: è meglio per un generale procedere al sicuro (àacpaÀr/c) che
es¬ sere ardito (ihf aouc) „ ; citazione significatrice della vi¬
gliaccheria (cfr. Cicer. De Off. Ili, 21, 82 e Svetonio Aug. XXXV).
63 si qui sibi acrius contuenti quasi
ad fulgorem solis vultum summiteret e infine in modo palmare dalle
parole (“ ecquid iis videretur mimum vitae com¬ mode transigisse „) e
dalla citazione greca richie¬ dente 1 applauso per la commedia ben
riuscita, con cu; egli chiuse la sua esistenza (ib. 99). Uomo che
desta particolare antipatia precisamente in grazia del suo proposito di
moralizzare la vita romana ; perchè niente è più ripugnante del
dis¬ soluto che si da il compito di costringere gli altri alla
virtù e posa a restauratore della morale pub¬ blica ; e Augusto aveva
cambiato tre mogli pren¬ dendo 1 ultima al manto sotto ì suoi stessi occhi,
conducendola con sé in un altra stanza donde era ritornata spettinata e
con gli orecchi rossi, e poi introducendola in casa propria incinta d’un
altro (ib 62, 69) ; aveva commesso le oscenità che narra Svetonio
(68, 69), irripetibili, tranne forse una : “ adultena quidem exercuisse
ne amici quidem negant „ ; e dopo ciò faceva udire le parole am¬
monitrici di vita austera e imprendeva a ricondurre i costumi alla prisca
severità (I). La scandalosa con¬ dotta di sua figlia e di sua nipote, che
condusse ( 1 ) “A cool head, an unfeeling hcart, and a
cowardly disposition, promtcd finn al thè age of nmeieen, to assume
thè maske of hypocrisy, which he never afterwards laid aside. With thè
saine hand, and proba’bly with thè same temper, he signed thè
proscription of Cicero and thè pardon of Cinna. His virtues, and even his
vices, were artifìcial „ (Gibbon, Decime and Fall, c. 111).
64 all’esilio di entrambe, e di Ovidio
complice o pro¬ nubo, dimostra che nella sua famiglia stessa si
aveva il senso netto del come si poteva prendere sul serio una riforma
morale che pretendeva at¬ tuare un individuo di siffatta ìndole e di
siffatti precedenti ( 1 ). * * % Non
ostante che all’epoca del trionfo di Cesare si avvicinasse alla
sessantina, Cicerone non. era uomo che non sapesse comprendere i tempi.
Li comprendeva benissimo, più profondamente e sa¬ pientemente di
Cesare e di Ottavio. La sua mente era in pieno vigore. Subito dopo quell
epoca egli poteva scrivere quei suoi libri di filosofia che su¬
scitarono l’ammirazione dei contemporanei e furono e saranno letti con
entusiasmo o rispetto da tutte ( I ) Coglie veramente nel segno
Aurelio Vittore : Cum esset luxuriae serviens erat eiusdem vitii severissimus
ultor, more hominum, qui in ulciscendis vitiis, quibus ipsi velie-
menter indulgent, acres sunt . (cap. 1). E s. può dire d. lui quel che il
Boissier dice di Domiziano : 1 ar malheur, ce prince si sevère pour
les defauts des autres, etait lui- mème très vicieux. 11 avait fait des
lois rigoureuses contre l’adultere et il vivait publiquement avec sa
mèce, la bile de Titus, qu’ il avait enlevée à son mari et dont il
causa la mort en essayant de la taire avorter. Ce contraste etait
choquant, et il n’ ignorait pas qu’on en etait indigne „ (Tacite, p.
45). 65 le generazioni
successive (I). Poco più oltre egli svolgeva anzi la sua azione politica
più abile, più decisa, piu energica e più importante, e, insieme,
con le filippiche raggiungeva un’altezza da lui ancora non tocca nella
forma d’arte che gli era propria : “ divina „ chiama giustamente un
giudice certo non facile, Giovenale (X, 125), la seconda di esse.
La sua idea di portare alla luce del mondo politico, sotto la sua
direzione, il proni¬ pote e figlio adottivo di Cesare, ancora
ragazzo (aveva appena diciannove anni), accordandogli an¬ che onori
che a molti parevano eccessivi, e di riuscire così giovandosi del nome di
Ottavio a far rientrare il ribollente partito cesariano nell’ordine
costituzionale e a dominare in tal modo una si- Inazione difficilissima,
era una idea geniale, abi¬ lissima, da politico grandemente avveduto,
l’unica (I) Sull immensa influenza esercitata da Cicerone
sui a t“ di tutti ' tempi ' veg § asi ‘'furiente r “, Z r fe
,v C f er , 0 o ™ Wandel dcr Jahrhunderte I d-' P r a ' ed ;. lj^ 9 )
Strachan-Davidson nella sua Vita di Cicerone ( Heroes of thè Nations
Series „) dice giustamente che se si dovesse decidere quale degli
scrittori antichi maggiormente influì sul mondo moderno, la decisione
sarebbe ,n favore di Plutarco e Cicerone — hrasmo, scrivendo ad un amico,
diceva che, se da giovane aonr enVa rf matUra era andato sempre
più apprezzando Cicerone. Ld è proprio giusto il noto giu-
d. Z .o di Quintiliano : “ Ille se profecisse sciat, (e s. può
aggiungere: tanto gusto letterario, quanto in retti Jne etico-politica)
cui Cicero valde placebit „ (X, 112). G. Sensi . y ita paratiti «
di due fila.ofi 66 idea che in quel
terribile cataclisma poteva dar buoni frutti. Non è sua colpa se 1 idea
non riuscì, e proprio sopratulto per la perfidia senza scrupoli del
futuro Augusto. Per quanto avveduto e gran¬ demente intelligente, un uomo
di Stato fondamen¬ talmente onesto come Cicerone, non fa entrare
nel suo giuoco la supposizione di una perfidia enorme, di gran lunga
travalicante la media ne¬ quizia umana, come fu quella di Augusto; nè
si può accusarlo di incapacità se non ve la fa entrare, e se essa
gli si rizza impensatamente dinanzi man¬ dando a picco i suoi piani più
accortamente e sapientemente elaborati (1). Fra il 4 1 e il 40 a.
C., cioè all’età di circa sessantaqualtro anni, Cicerone assume
risolutamente, nel momento più pieno di vicissitudini e pericoli, la
parte di leader del Se¬ nato e del popolo romano, come egli stesso
scrive a Cornificio, “ me principem Senatui populoque romano
professus sum (Ad Dio. Xll, 24 2) ; spiega un’attività prodigiosa, tanto
verso gli eserciti quanto rispetto alla situazione interna, per dirigere
(I) Giustamente Platone osserva (Rep. 409 A-D) che le persone
oneste sono facili ad essere ingannate dai malvagi perchè non hanno in sé
il modulo dei sentimenti di costoro (fire oòv. s'/ovre? èv éaotoT; ^ 7
iapaos'y|J.axa óp. 0 i 07 ia{H) tot; nove^oi?) ; mentre però il malvagio,
a- bilissimo nel suo comportamento coi malvagi, resta ingan¬ nato
quando tratta coi buoni, perchè, giudicando da se, e ignorando le indoli
onesti, vede dappertutto inganni (àruaT&v Tiapà xaipòv xaì àYVOtòv
uytè; fjU'o;). 67 la lotta contro Antonio ; getta di
nuovo, attesta scrivendo ancora a Cornificio, 1 fondamenti dello
Stato con la prima Filippica: “ fundamenta ieci reipublicae „ (Ad D/v.
XII, XXV, 1); e al gio¬ condo Peto conferma quanto abbia fatto,
quanto faccia e come ritenga che se dovesse in tale sua azione
perdere la vita l’avrebbe spesa bene ; “ sic tibi, mi Peto, persuade, me
dies et noctes mini aliud agere, nihil curare, nisi ut mei cives
salvi liberique sint : nullum locum praetermitto mo- nendi, agendi,
providendi : hoc demque animo sum, ut si in hac cura atque admistratione
vita mihi ponenda sit, praeclare actum mecum putem „ (Ad T)iv. IX,
XXIV, 3). “ In questi primi mesi del 43, Cicerone fu veramente il
princeps, ch’egli aveva idealizzato nel De republica : consigliere,
esortatore, ispiratore del Senato, dei consoli, dei governatori delle
provincie „ (1). Non è questa la condotta d un uomo le cui facoltà
spirituali siano illanguidite. Ma, sopratutto, a prova della
sua esatta com¬ prensione dei tempi, basta ricordare come la ri¬
forma che occorreva allo Stato romano, pessima¬ mente attuata, secondo
attestò la susseguente vita (1) F, Amateli, Cicerone, (Bari,
Laterza I929‘ p. 187). Jamais Ciceron n a joue. un plus grande róle
politique qu à ce moment ; jamais il n’a mieux mérité ce nom d’hom-
me d Etat que ces ennemis lui refusent „ (Boissier, Cr- céron et ses
amis, p. 79 68 dell’Impero, da
Cesare e da Augusto, fosse stata prospettata per primo da Cicerone nel De
Re¬ pubblica. L’introduzione, cioè, d’un nuovo e più fermo
principio d’autorità sotto forma di un rector rerumpublicarum d’un “
moderator reipublicae d’un “ princeps civitatis » (De Ti,ep. V, 3, 4,
6). Senonchè Cicerone, con molto maggior senso della necessaria
continuità di sviluppo dello Stato romano e con molta maggior
disinteressata cura di esso, non intendeva che questa riforma dovesse
rivol¬ gersi a distruzione della costituzione esistente, bensì che
dovesse ingranarsi in essa e formarne un na¬ turale complemento e uno
svolgimento spontaneo e logico ; “ homines non tarai commutandarum
quam evertandarum rerum cupidos „ , egli giudica i cesariani .(De Off. 11
c. 1), mentre per lui la costituzione romana, come esattamente nota
lo Zielinski, era “ capace di ogni progresso in quanto questo
conducesse all’accettazione e allo sviluppo di idee feconde (fordeTnder),
non di idee distrut¬ tive» (1). La differenza tra il modo con cui egli
concepiva la riforma e il modo con cui la attua¬ rono Cesare ed Augusto è
si può dire scolpito dalle seguenti sue due proposizioni : “ me
nun- quam voluisse plus quemquam posse quam uni- versam rempublicam
„ (jdd Div • VII, 3); “ ego sum, qui nullius vim plus valere volui, quam
ho- nestum otium „ (ib. V, 21). Ovvero: la diffe- (1) O. c..
P . 4 69 renza tra la concezione
ciceroniana del princeps e la pratica applicazione fattane da Cesare è
resa nel bell’ emistichio con cui Lucano (1, 150) de¬ scrive il
modo di operare di quest’ultimo : « gau- dens viam fecisse ruina „ ( 1
). Basta riflettere a tutto ciò per scorgere tosto che non
solo la mente di Cicerone era nel suo pieno vigore, ma altresì la sua
comprensione dei tempi (se per questa s’intende, non già furbesca
valutazione personalmente opportunistica delle cir¬ costanze, ma
avvertimento delle necessità profonde che ad un dato momento si
presentano nella vita sociale e politica d’un paese) era perfetta.
(1) Il * ‘ sovversivismo „ di Cesare è provato dal dolore che per
la sua morte manifestarono sopratutto gli Ebrei (“ qui etiam noctibus
continuis bustum frequentabant„ — Svet, Caes. 84), cioè precisamente
coloro che nel seno nello Stato romano, da essi violentemente odiato,
costitui¬ vano la catapulta diretta a farlo saltare, e che, sotto
la veste del Cristianesimo, a farlo saltare effettivamente riusci¬
rono. Si può anzi con sicurezza dire che l’impero romano si deve agli
ebrei, perchè furono i loro lunghi tetri lamenti intorno al cadavere di
Cesare che suscitarono nella ple¬ baglia quella sommossa per e attorno al
rogo del ditta¬ tore, la quale fece prender nuova forza al cesarismo. “
É noto come per la commozione popolare che lo straziante rito ebreo
provocò colle sue lugubri lamentazioni orientali, se ne ingenerò quel
tumulto che doveva mutare la faccia de! mondo, mandando in fumo i
diplomatici accordi con Bruto e Cassio, che dovettero fuggire in Illirio
: sicché ne vennero le lunghe guerre civili e l’Imperio di Augusto
„ (Ottolenghi, Voci JOriente, Lugano, 1913. voi. I, p. 21 I ).
70 * * *
Mente possente, senso politico sicuro, compren¬ sione dei tempi
piena. Non si può dunque attri¬ buire a deficienze intellettuali il modo
con cui Cicerone valutò Cesare e il movimento da costui capeggiato.
Egli non vide certamente Cesare come la sua figura si è plasmata nella
storia, che corona con eternità d’ apoteosi tutto ciò che ha
trovato in ogni presente la consacrazione del bruto suc¬ cesso di
(atto. Lo vide come glielo presentava la realtà immediata. Lo vide come
lo vide Catullo (LV11) : Pulcre convenit improbis
cinaedis, Mainurrae pathicoque Caesarique ;... E questo
Caesar era proprio Caio Giulio Cesare e quel Mamurra (da Catullo soprannominato
Men- tula) il suo generale del genio. A permettere al quale di “
mangiare „ (il verbo si usava anche in latino con questo preciso
significato) milioni su milioni, il commovimento politico aveva
principal¬ mente servito. Doveva essere una cosa nota a tutti, se
Catullo la mette correntemente in versi (XXIX) :
Cinaede Romule, haec videbis et feres ? Es inipudicus et
vorax et aleo. Eone nomine, imperator unice, Fuisti in
ultima occidentis insula. Ut ista vostra diffutata Mentula
Ducenties comesset aut trecenties ? 71
“ Cinaede Romule Romolo debosciato, impu¬ dico, vorace e giuocatore :
cosi Catullo vede Ce¬ sare. E press’a poco così lo vede Cicerone. Egli
non scorge Cesare, quale il fanatismo in¬ teressato dei seguaci e poi gli
storici l’hanno co¬ struito: gli storici, i quali (in generale) non
fanno mai altro se non aggiungere, per supino servilismo postumo,
la loro adulatrice consacrazione al suc¬ cesso di fatto e di solito non
osano mai, per la paura di passar per “singolari,,, sviscerare il
clamoroso successo di fatto ottenuto da un “ grande „ nella età in cui
visse, mettendone coraggiosamente in luce le vere molle, spessissimo
casuali, o basse, o vili, ma sempre invece per essi è “ grande „
colui che nella sua epoca le circostanze, o la perfidia, o i misfatti
hanno portato in alto (I). (1) “Si vous avez une vue nouvelle, une
idée origi¬ nale, si vous présentez !es hommes et les choses sous
un aspect inattendu, vous surprenez le lecteur. Et le le- cteur n’aime
pas à ótre surpris. Il ne cherche jamais dans une histoire que les
sottises qu’ il sait dejà. Si vous essayez de l’instruire, vous ne ferez
que l’humilier et le fàcher. Ne tentez pas de l’éclairer, il criera
que vous insultez à ses croyances... Un historien originai est 1
objet de la défiance, du mépris et du dégoùt universels». Questo è
l’abituale comportarsi degli storici, secondo la satira, aggiustatissima,
che ne schizza A. France (L’ ile des Pingouins, préf., p. IV-V). Ci
sarebbe solo da ag¬ giungere che spesso il servilismo degli storici verso
i per¬ sonaggi della storia che scrivono serve al loro servilismo
verso i personaggi della storia che vivono.
72 Cicerone vede Cesare muoversi davanti ai suoi occhi,
nella vita vera, non nella luce abbagliante del mito ( 1 ). Esso gli
appare screditato, corrotto, senza senso di morale nè privata nè
pubblica, uomo la cui vita, i cui costumi danno la certezza che si
condurrà male : e sopratutto la danno la gente che lo circonda. “ O Dii,
qui comitatus ! in qua erat area scelerum! scrive ad Attico (IX, 18),
dopo uno dei suoi abboccamenti con lui. Egli sa che Cesare aveva
cominciato a costruirsi la sua potenza accaparrandosi e tenendo alle
proprie dipendenze i manigoldi audaci e bisognosi (2). Egli scorge
( I ) Nell' interessantissima antologia di pagine storiche di
Chateaubriand, testé pubblicata dall’editore Tallandier sotto il titolo
Scénes et portrails historiques, si legge (p. 269 ) : “ Tout personnage
qui doit vivre ne va point aux générations futures tei qu’ il était en
réalité : a quelque distance de lui, son epopèe commence : on idéalise
ce personnage, on le transfigure ; on lui attribue une puissance,
des vices et des vertus qu’ il n’eut jamais ; on arrange les hasards de
sa vie, on les violente, on les coordonne à un système, Les biographes
répètent ces mensonges ; les peintres fixent sur la toile ces inventions
et la posterité adopte le fantóme. Bien fou qui croit à l’histoire.
L’histoire est une pure tromperie „. E Montesquieu, dal canto suo aveva
già osservato : “ Les places que la posterité donne sont sujettes,
corame les autres, aux caprices de la fortune „ ( Grandeur et décadence
des Romains, Ch. 1 ! (2) “ Habebat hoc omnino Caesar : quem piane
per- ditum aere alieno egentemque, si eumdem nequam homi¬ nem
audacemque cognorat, hunc in familiaritatem liben- tissime recipiebat „
(Fi/. Il, C. XXXII § 78). 73 radunata
attorno a Cesare tutta la gente equivoca e sospetta, violenta e disperata,
tutte le anime dan¬ nate, vexu (<x (Ad Att. IX. 18), “ omnes
damnatos, omnes ignominia affectos, omnes damnatione igno- miniaque
dignos, omnem fere inventutem, omnem illam urbanam et perditam plebem „
(Ad Att. VII, 3,), tutti i giovani circa i quali pensava che “ma¬
ximas republicas ab adolescentibus labefactas,, (De Seti. VI), tutti
coloro ch’egli chiamava « perdita iuventus » (Ad Att. VII, 7) e poc’anzi
« barba¬ tuli iuvenes, grex Catilinae » (ib. I, 14), «feccia di
Romolo » (ib. II, I), i precursori di quella che poi Giovenale denominerà
«turba Remi» (X, I, 3); cosicché, egli scrive ad Attico, intorno a
Cesare è raggruppato tutto il canagliume della penisola, « cave
autem putes quemquam hominem in Italia turpem esse, qui hinc absit » (IX,
19); osserva¬ zione identica a quella che è costretto a fare il
cesariano Sallustio: “ occupandae reipublicae in spem adducti homines,
quibus omnia probo ac luxu- ria polluta erant, concorrere in castra tua,,
(De Rep. Ord. II, 2). Come Catullo, Cicerone vede con disgusto i
cesariani ormai dominatori darsi al lusso ed al fasto, giuochi, cene,
delizie, mentre Balbo (altro comandante del genio di Cesare e sua
longa manus in Roma) si costruisce dei palazzi, “quae coenae? quae
deliciae?... at Balbus aedificat „ “(Ad Att XII, 2) (1), e Antonio scorrazza
l’Italia con¬ fi) Val la pena di riportare tutto il passo perchè
esso 74 ducendosi dietro in una
lettiga aperta la sua amante in un’altra sua moglie, “ septem praeterea
coniun- ctae lecticae amicarum sunt an amicorum ? „ l^/JJ Att. X,
IO) (I). Tutto ciò desta in Cicerone una nausea invincibile: “ nosti enim
non modo sto¬ machi mei, sed etiam oculorum, in hominum inso-
contiene un’osservazione di indole psicologica e morale
eternamente vera e colta da Cicerone dalla vita stessa che lo circondava
: “ At Balbus aedificat ; tl yàp «ÒTfij péÀst ; Verum si quaeris, homini
non recta sed vulupta- ria quaerenti nonne [kfifwTai ? „ Cioè: “ Balbo
pensa a costruirsi palazzi. Che importa a lui di tutto ciò ? E in
verità, se a un uomo non sta a cuore la dignità e la co¬ scienza, ma solo
il suo interesse, fa bene a far così : può dire ho vissuto
(1) La ributtante figura d’Antonio risalta scolpita non solo nelle
lettere di Cicerone, ma, più ancora nelle Filip¬ piche (v. specialmente
FU. He. 18 e s.). Pagine che stanno a dimostrare una volta di più come,
in una situa¬ zione politica tirannica ed eslege, anche persone
notoriamente turpi possano salire ai più alti gradi, perchè il
controllo dell opinione pubblica e la possibilità di censure sono
sop¬ presse dalla forza e la gente costretta al silenzio. — Non
ostante, in un primo tempo Cicerone, usando l’avveduta prudenza dell’uomo
politico, aveva cercato di persuadere quasi amichevolmente Antonio a
rimanere nell'orbita della legge. Ciò con la Fil. I, di cui è il caso di
citare le se¬ guenti righe : “ Sin consuetudinem meam, quam in
repu- blicam semper habui, tenuero, id est, si libere, quae sen-
tiam, de republica dixero; primum deprecor ne irascatur, deinde, si haec
non impetro, peto ut sic irascatur, ut civi „ (c. XI).
75 lentium indignitate, fastidium™ (Ad T)iv. II, 16)
( 1 ). Quanto a Cesare, egli è per Cicerone “ hominem amentem et
miserum che non ha mai conosciuta neppur l’ombra dell'onestà, che
considera la tiran¬ nide come il maggior dono degli Dei, (Ad Alt.
VII, 1 1 ), capace di ogni scelleraggine, “ omnia taeter- rime
facturum „ ( ib . VII. 12), uomo del quale “ vita, mores, ante facta,
ratio suscepti negotii, so¬ di „ fanno ritenere che non potrà comportarsi
se non “perdite,, (ib. IX 2 A, alias 2, § 2 e s.) La sua condotta
sarà anche resa peggiore di quel che per l’indole di lui sarebbe, dal
fatto che il vincitore nella guerra civile deve pur contro sua volontà
operare ad arbitrio di coloro che l’hanno aiutato a vincere. “
Omnia (scrive a Marcello) sunt misera in bellis civilibus ; sed miserius
nihil, quam ipsa victoria : quae etiamsi ad meliores venit, tamen eos
fero- (1) La stessa ripulsione, e per la stessa ragione,
Filip¬ po destava in Demostene. È circondato (egli dice) da ladri,
da adulatori, da gente che si abbandona a immo¬ ralità che non oso
neanche ripetere (01. 11, 19). E De¬ mostene si illudeva che anche perciò
Filippo sarebbe ca¬ duto. Geloso e ambizioso com' è (egli dice) allontana
gli uomini di valore, che gli danno ombra ; gli uomini assen¬ nati
e morigerati, che sono rivoltati dalle sue immoralità (àxpaafav xoO pioti
-/.al xal xopSaxia|jioOs) sono da lui cacciati e ridotti a nulla,
TrapEwaHa'. xal sv Ò'jSevò; s!va'. |ispei (ib. 18). Ma pur troppo i
fatti hanno sempre provato che è vana speranza contare che que¬ ste
ragioni facciano cadere un uomo dal potere. L’esigenza morale non trova
sanzione nella storia e nella politica.
76 ciores impotentioresque (più sfrenati) reddit ; ut
etiamsi natura tales non sint, necessitate esse co- gantur ; multa enim
victori eorum arbitrio per quos vicit, etiam invito, facienda sunt„ (Ad
Div. IV, 9). E su questo stesso pensiero insiste anche con Cor-
nificio (Ad ©iv. Xil, 18) : “ Bellorum enim ci- vilium hi semper exitus
sunt, ut non ea soium fiant, quae velit victor, sed etiam, ut iis mos
gerendus sit, quibus adiutoribus sit parta victoria „ ( 1 ).
* * * La situazione scaturita dalla vittoria di
Cesare appare a Cicerone un mostruoso sfacelo dell’eticità
pubblica. “ Tutto allora in Roma precipitava a rovina, religione,
costumi, esercito, cittadinanza, po¬ polo, senato, magistrati, privati ;
e in quel rovescio d’ogni cosa umana e divina, poneva i fondamenti
sanguinari la tirannia degli imperatori „ (2). Cice¬ rone vede come non
appena Cesare, annientati i suoi avversari, e rimasto solo sulla scena
politica, ha messo violentemente le mani sullo Stato, e in (
I ) Il modo genuinamente italiano di considerare Cesare è quello che un
veramente grande italiano, il Carducci, ci presenta nei due sonetti II
Cesarismo , che cominciano con le parole, estremamente significanti e
pregnanti, Giove ha Cesare in cura. Ei dal delitto Svolge il
diritto, e dal misfatto il fatto. Entrambi i sonetti mentano di
essere attentemente letti, con la nota al v. 14 del secondo, che li
accompagna. (2) Barzellotti, Delle Dottrine Filosofiche nei
libri di Cicerone. 77
seguito a ciò “ omnia delata ad unum sunt „ (jdd Div. IV, 9) al punto che
Cesare redige in casa sua, a suo libito, quelli che devono apparire
come senatusconsulta (Ad Div. IX, 1 5), si formi un’at¬ mosfera di
falsità, di servilismo, di adulazione uni¬ versale, tanto da parte di
privati quanto di enti pubblici, cosicché non si distingue più il
sentimento sincero dalla simulazione, “ signa perturbantur, quibus
voluntas a simulatione distingui posset « (Ad Att. Vili, 9); (1)
quell’adulazione e quel servilismo, che, diventati poi a poco a poco
ora¬ mai di rito, Lucano, più tardi sotto Nerone, sti¬ gmatizza con
magnifici versi, facendone risalire 1' inizio appunto al dominio di
Cesare : - V (1) “ Cette abjection de la patrie releva
I’ àme de Cicéron par l’indignation et par la honte. La victoire de
Cesar, au lieu de l’en rapprocher, l’en éloigna. Le succès, qui est la
raison du vulgaire, est le scandale des grandes àmes (Lamartine, Cicéron,
Calmati - Levy, 1874, pag. 167). E’ un libro, poco conosciuto, in cui
Lamartine, in forma simpaticamente piana e scevra da ogni
erudizione, presenta, nella sua nobile luce, e con accenti assai
elevati, la figura di Cicerone. Ne vogliamo, a conferma di prece¬
denti osservazioni, estrarre ancora due passi. “ Les ambi- tieux, les
factieux, les séditieux, les corrupteurs et les cor- rompus, la jeunesse,
la populace et la soldatesque, les barbares mèmes enrólés dans les
Gaules, étaient avec Cesar „ (p. 186). “ Coriolan... n’avait rien fait de
plus monstrueux... et cependant l’histoire a flétri Coriolan et a
déifié Cesar. Voilà la justice des hommes irréfléchis, qui prennent le
succès pour juge de la moralité des événe- ments „ (154).
78 Namque omnes voces, per quas iam tempore tanto
Mentimur dominis, haec primum repperit aetas. Qua, sibi ne ferri
ius ullum, Caesar, abesset, Ausonias voluit gladiis miscere
secures, Addidit et fasces aquilis et nomen inane Imperii
rapiens signavit tempore digna Maestà nota (I). Cicerone vede
come, appena risultò che Cesare era saldamente stabilito al potere, non
solo i “sovver¬ sivi ma anche gli “ ottimati le vecchie figure
(1) V. 386, —Si avverte che la parola “ imperium „ qui non
significa il nostro “ impero „ ma “ officio pub¬ blico legale Lucano vuol
dire che Cesare copri l’usur¬ pazione, assumendo falsamente il semplice
nome d’un officio pubblico legale. Come è noto, è sopratutto col nome
di potestà tribunicia che ( usurpazione si effettuò. Nel libro,
ricco di dottrina e di acume, di G. Niccolint, Il Tribu¬ nato della Plebe
(Hoepli, 1932) si mostra che 1’ impero si costitui deformando e nell’
istesso tempo assorbendo la potestà tribunicia. « L'impero non era, in
ultima analisi, che il trionfo della democrazia [più esatto sarebbe dire
: demagogia], e se chi aveva fondato il suo potere sul partito
democratico, non poteva abolire la pericolosa magistratura, non gli
restava che appropiarsela nella sua sostanza, se non nella forma
esteriore... Cosi la temuta magistratura, nata per difendere la libertà
del popolo, che conteneva perciò elementi di sovranità atti a svilupparsi
in tirannide... costituiva ora l’essenza del potere civile del monarca
» (pag. 1 59). — 11 contegno adulatorio e vilmente opportu¬ nistico
comincia con gli uomini il cui prototipo è Attico. “ C’est assurément ce
qui nous répugne le plus dans sa vie ; il a mis un empressement fàcheux à
s’accomoder au regime nouveau „ (Boissier, Cicéron et ses amis, pag.
165). politiche, abili a restar sempre a galla, “
huic se dent, se daturi sint „, sia pure perchè terrorizzati,
sebbene essi ora dicano che lo erano quando os¬ sequiavano Pompeo (Ad Alt
IX. 5); come essi se^ venditant „ a lui, mentre i'municipi fanno di
lm vero Deum „ (ib. Vili, 16), e il grosso del pubblico sta inerte,
passivo, indifferente, non pensa che alla propria tranquillità (“ otium
„), non rifiuta, come non ha mai rifiutato, nemmeno la tirannide
dummodo otiosi essent „ (ib. VII, 7), non si occupa che dei campi, delle
ville, dei quattrini, nihil prorsus aliud curant nisi agros, nisi
villulas, msi nummolos suos „ (ib. Vili, 13) ; atonia che si
aggravo ancora più tardi quando diventava po^ tenie Antonio : “ mihi
stomachi et molestiae est populum romanum manus suas non in
defendenda YA/I own , " plaudendo consumere (Ad Att. AV|
. lU- Ma questa prosternazione e adula- (I) Anche qui si riscontra
un parallelo nella potente e \ ibrante invettiva di Demostene per
l’inerzia dei Greci del suo tempo. Non e senza ragione (egli dice) che
i Greci una volta avevano a cuore la libertà e ora invece hanno a
cuore la servitù. Gli è che allora (prosegue) vi iTera^ C ° Sa 'vi
^ ^ Persian ° e fece la Grecia def rarH mVlnC |! bl 6 “ T* ® “ mare
: ed era la fermezza (Filla 36 C 37ìT 81 asciavano corrompere e comprare
uiterr di bene ** Gr “ j .' , , 1 era un tempo non
avere fil ventre el’ ^ “7 qUa 'Ì la misura della felicità e
il ventre e 1 inguine (xig yaatpl jisxpoOvtsc xaì iole V ' l0X ° tS
Tr ' v £tJ °aqtovtav) l a libertà fu bevuta alla
80 zione universale, questo continuo panegirismo or¬ mai
diventato di prammatica, non è, per Cicerone, se non un’universale
falsificazione di coscienza, quella stessa per cui più tardi egli
osservava che i cittadini gementi sotto l’oppressione avevano dato a
Cesare colpevole dell’ orrendo parricidio della patria il titolo di
parens patriae : “ potest cuiquam esse utile faedissimum et taeterrimum
parricidium patriae, quamvis ìs, qui se eo abstnnxerit, ab op¬
pressi civibus parens nominaretur ? ,, {De Ojf. Ili, 83) (1). Questa situazione
che fa fremere d’or¬ rore Cicerone (2), nella quale egli trova che non c
e salute di Filippo e di Alessandro. E, data questa vostra
viltà e servilità, (dice altrove) è mutile che speriate nella malattia o
nella morte di Filippo : anche se muore, vi creerete tosto voi stessi un
altro Filippo, "ay^Éu; upet; gxepov OIXiotvov Tìsir/ae-re (Fil. IV,
11). (1) In questo stesso luogo, volendo Cicerone dimostrare
che l'utile e il giusto non possono distinguersi, scrive fra l'altro : «
Hanc cupiditatem [quella di Cesare di voler dominare tirannicamente la
patria] si honestam quis esse dicit, amens est ; probat enim legum et
libertatem mteritum, earumque oppressionem taetram et detestabilem
glonosam putat ». Come, aggiunge, può essere ciò utile all
usurpatore? Anche i re legittimi hanno avversari ; « quanto plures
ei regi putas, qui exercitu popuh romani populum ipsum romanum
oppressisset ? ». (2) Ricco com’era d’un pathos etico affine a
quello di Kant, si intuisce chiaramente dalle sue lettere e dai
suoi scritti che egli sentiva profondamente, come il filosofo
tedesco, che il “ dovere relativo alla dignità dell umanità in noi, e che
è per conseguenza un dovere verso noi piu
posto“ non modo pudori, probitati, virtuti, rec- tis studiis, bonis
artibus, sed omnino Iibertati ac Dh - V. 16), gli appare
sopraia!,„ basata sulla menzogna e sul falso, perchè sotto 1
adesione, 1 adulazione, l’apoteosi che l’atmosfera ufficiale orma,
impone, circola larghissimamente quel malcontento e quell’esecrazione
generale verso ì distruttori dello Stato legale, che egli
constatava già precedentemente quando essi avevano iniziata tale
loro opera di demolizione (“ sumiTITJm odium omnium hominum in eos qui
tenent omnia ; mu- tationis tamen spes nulla Ad Alt. Il, 22). Que¬
sta esecrazione generale, sotto le parvenze dell’os¬ sequio più profondo,
s’è ora concentrata in Cesare, il quale, dopo poco tempo di dominio,
ormai in realta persino “ egenti ac perditae multiludini in odium
acerbissimum venerit „ ( ib . X, 8). Invero, Cesare stesso sapeva
d’essere odiato e di dover esserlo, sopratutto per la posizione di
superiorità e distanza, così urtante al senso cittadinesco ro¬
mano, che egli aveva finito per prendere : dopo la sua uccisione, Mazio
racconta a Cicerone che stess., può esprimersi in modo più o meno
chiaro nei seguent, precetti: non siate schiavi degli uomini: non
permettete che , vostri diritti siano impunemente calpe¬ stati „ (Dottr.
della Virtù § 12). Che è, del resto, il precetto evangelico : \ii) r
£veafre SotW.c- àv&pdmwv (1, SU V1 ’ 2 ' 3 1 t V Xeu ^ e P t( É
Xptaxòs UylCWXw!]) ^ ” 4Xlv tu r» G. Reati . Vita
parallele di due filosofi 6 82
avendo dovuto una volta Cesare far fare antica¬ mera a quest ultimo,
aveva detto : se un uomo come Cicerone deve attendere per essere
introdotto da me e non può a piacer suo parlarmi, “ ego dubitem
quin summo in odio sim „ ? (Ad Att. XIV, 1 e 2) (I). (1) A
proposito dell’uccisione di Cesare. Vi sono molti i quali pensano che
perchè Bruto era stato « perdonato » da Cesare e poi anzi « beneficato »,
egli dirigendo « il tradimento e l’uccisione del suo benefattore », abbia
dato « perfido esempio di cuore ingrato e irreverente » (A.
Corradi). Questa opinione è la tipica prova della completa mancanza
d’ogni senso di ciò che è diritto. Proprio il fatto che Cesare gli aveva
* perdonato », doveva essere per Bruto una giusta ed onesta ragione di
più per abbonirlo. Bruto aveva preso le armi contro Cesare in difesa
dello Stato legale : dunque conforme al diritto. Decidere sul suo
caso, condannarlo od assolverlo, spettava alle autorità legali (Senato),
non a un individuo. Il solo fatto che non già le leggi o le autorità
legalmente costituite, ma l’individuo Cesare, potesse a suo beneplacito
interrompere o far proseguire i processi, ordinare condanne o
assoluzione, assolvere Bruto, « perdonare » a Bruto (quasiché
condannare od assolvere, e, peggio, « perdonare », supposto si trattasse
di delitto, fosse di competenza d’un individuo, e quasiché questo stesso
fatto non comprovasse lo sfasciamento dello stato legale compiuto da
Cesare) era una ragione di più per avversare e condannare legittimamente
l’uomo e il sistema, e per ricorrere ad ogni mezzo onde
liberarsene. — Che, per citare un altro fatto, onde far ritornane
Marcello dall esilio ì senatori abbiano dovuto pregare un
individuo, gettarsi ai piedi d un individuo, dell' individuo Cesare,
è un fatto che doveva legittimamente suonar condanna per
83 Era, insomma, la situazione che un filologo
ita¬ liano contemporaneo descriveva di recente crn tutta esattezza
così : “ La crescente potenza di Cesare, il quale, dopo la funesta
giornata di Far- salo, erigendosi a signore assoluto, e sopprimendo
la libertà della vita politica di Roma, aveva, per primo, inaugurato la
lunga e mostruosa serie degli questo individuo, che si
sovrapponeva in tal guisa alle leggi : condanna, anche quando « perdonava
», perchè precisamente così dimostrava che dipendeva, non più dalle
leggi assolvere o condannare, ma da lui perdonare o no. — Piena ragione
ha Seneca quando in un capitoletto pieno di considerazioni interessanti
circa l’atto di Bruto, dice che egli non aveva ragione di gratitudine
verso Cesare, perchè questi non aveva acquistato il diritto di fare il
bene se non violando il diritto e perchè chi non uccide non arreca
un beneficio, ma si astiene da un maleficio : « in ius dandi beneficii
iniuria venerai; non enim servavit is, qui non interficit, nec, beneficiun
dedit, sed missionem » (De Benef. Il, 20). Del pari piena ragione ha
Cicerone, il quale, ad Antonio, che gli rinfacciava come un benefizio
usatogli di non averlo ucciso al suo sbarco a Brindisi, rispondeva
: questo è lo stesso beneficio di cui potrebbe vantarsi un
assassino per non aver ucciso taluno : « quod est aliud beneficium
latronum, nisi ut commemorare possint iis se dedisse vitam, quibus non
ademerint ? » (Fil. II, C. 111). E si noti ancora che Seneca e Lucano,
vivendo entrambi alla corte di Nerone, il quale, pure, era della casa
Giulia, poterono il primo dare a Bruto la massima delle lodi
facendo dire da Marcello a sè stesso : “ tu vive Bruto miratore contentus
„ (Ad Helviam IX, 8), il secondo dipingere nel suo poema con smaglianti
colori di gran¬ dezza morale “ magnanimi pectora Bruti „ (11, 234 e
s.). 84 imperatori romani ; la
viltà degli adulatori, che disertavano il partito dei vinti per quello più
van- taggioso dei vincitori ; le mene degli ambiziosi, che, r er
trar partito dalle circostanze ad accu¬ mular potenza e ricchezze,
pullulavano su su dal fondo di quella corrotta società, come
marcida fungaia dal fondo d’un’ acqua stagnante ; le cru¬ deltà dei
prepotenti, che volevano, anche a mezzo di violenze e di sangue, aprirsi
un varco nella folla dei concorrenti a quella specie d’albero della
cuccagna ch’erano le usurpazioni dei poteri dello Stato con le loro mille
seduzioni e promesse di dominio e di saccheggio dei beni pubblici e
pri¬ vati ; il vivo cordoglio e l’abbandono sconsolato in cui
vivevano, nell’esilio volontario o non volon¬ tario, le anime dei
virtuosi e degli onesti, fautori del partito repubblicano ; tutto insomma
contribuiva a mostrare l’immagine dell’irreparabile catastrofe...
Anziché assopirsi, cresce a dismisura nelle classi non mai dome nel loro
caratteristico orgoglio, il malcontento per il nuovo regime... La miseria
in¬ tanto cresce spaventosamente in Roma e nella provincia ; lo
spettro della fame s’aggira nelle campagne desolate e incolte dell’
Italia ; le classi medie e il popolino sono ridotti alla miseria ed
alla disperazione... Torme di miserabili si vedono per ogni dove languire
d’ozio e di fame „ (I) (1) U. Moricca, Introd. a Cicer. De Finibus,
Torino, Chiantore, 1932. p. XXVIII, XXXI.
85 Ora, tanto appare a Cicerone falsa e menzognera la
situazione che egli è certo che non può durare. La maschera di clemenza
di Cesare e le sue bugie circa la restaurazione finanziaria (“ divitiarum
in aerario „) sono cadute; è impossibile che egli e i suoi, non
d’altro capaci che di scialacquare, rie¬ scano ad amministrare
soddisfacentemente le pro- vincie e lo Stato ; cadranno da sè, per gli
errori propri, “ per se, etiam languentibus nobis ,,, “ aut per
adversarios aut ipse per se, qui quidem sibi est adversarius unus
acerrimus „ ; questa tirannide non può reggere sei mesi, “ iam intelliges
id re¬ gnimi vix semenstre esse posse „ (ib. X, 8) ( I ). ( 1
) Probabilmente, ciò di cui Cicerone avrebbe sopra¬ tutto incolpati i
cesariani è che essi cadevano in quel¬ l’errore che il Romagnosi descrive
così : “ La temerità e l’intolleranza sono i vizi che sogliono guastare
questo pro¬ cedimento [inventivo dell’ incivilimento). Si pecca di teme¬
rità allorché si tentano innovazioni o rifiutate dalla natura o non
preparate sia nei fondamenti, sia dal tempo. Si pecca d’intolleranza
allorché si vuole seminare e racco¬ gliere ad un sol tratto, e però si
passa ad infierire con¬ tro attriti che da se stessi vanno cessando in
forza della riforma fondamentale già praticata. Siate severi nel
man¬ tenere la giustizia, e nel rimanente lasciate operare il tempo
sul fondo ben disposto. 1 vostri stimoli artificiali, le vostre
correzioni minute, invece di giovare nuociono, invece di affrettare
ritardano; e se per caso avrete un frutto precoce, ne avrete mille
falliti » {Dell’ Indole e dei Fattori dell’ Incivilimento, Avvertimento
finale). Auree pa¬ role d’uno dei nostri massimi pensatori politici, che
an¬ drebbero anche oggi meditate e tenute presenti. Alle
86 Tale previsione di Cicerone andò incontro
ad nna smentita colossale. Quella “ divinatio „ del¬ l’andamento
degli eventi che egli, ricavatala dallo studio e dalla pratica, aveva la
coscienza di pos¬ sedere ( 1 ), qui gli fallì del tutto. E' vero che
Cesare quali vanno accostate, sempre ad illustrazione del
senti¬ mento politico, che, in quelle perturbate circostanze, si
sprigionava vivo in Cicerone, le seguenti: “ guai a quel popolo, nel
quale, spento il punto d’onore, non preval¬ gono che poteri individuali!
„ (/„,/. di Ciò. FU Giurispr. T e ° r \. P \ 1,1 C - 1V ): nonché
la sua affermazione dei diritti dell uomo, da lui chiamati “ originaria
padro¬ nanza naturale di ogni individuo “ Quelli che vennero
appellati diritti dell'uomo formano appunto il complesso di questa
originaria padronanza. L’indipendenza, la libertà 1 eguale inviolabilità
e il diritto di difesa e di farsi render ragione, sono tutte condizioni
di questa originaria padro¬ nanza „ (Lett. a G. Valeri , IV).
(I) « Cu, quidem divinationi hoc plus confidimus, quod ea nos mhil
in his tam obscuris rebus tamque perturbatis umquam omnmo fefellit.
Dicerem, quae ante futura dixissem, ni vererer ne ex eventis fìngere
viderer » (Ad Dio. VI, o). « Exitus, quem ego tam video animo, quam ea
quae ocuiis cemimus » (Ad Dio. VI, 3). « Tamquam ex aliqua specula
prospexi tempestatem futuram „ (Ib. IV, 3). Questa sicura previsione degli
eventi, questo sicuro presentimento, Cicerone lo possedeva in effetto.
Anche nella circostanza suaccennata egli prevedeva giusto, preveveva cioè
quello che tutto faceva ritenere dover accadere. Se i fatti si
svolsero in senso del tutto opposto alla sua previsione, si può, in
un certo senso, dire che ebbero torto i fatti, non Cicerone ; cioè che la
realtà è irrazionale e casuale, e che mai vi tu un periodo di storia che
sia stato come quello irrazionale e casuale. 87
fu ucciso poco dopo e probabilmente lo fu quando e perchè divenne chiara
a tutti I’ impossibilità in cui egli era di dominare la situazione, di
riordi¬ nare cioè seriamente lo Stato e di soddisfare in¬ sieme le
brame dei suoi seguaci (1), cosicché Mazio — uno dei pochi cesariani
onesti, che, come risulta da una sua nobilissima lettera (Ad T)iv.
XI, 28), non aveva sfruttato Cesare vivo, e che gli rimase fedele anche
morto, e anche durante quel momento in cui, subito dopo l’uccisione
del dittatore, il cesarismo sembrava crollato e i cesa¬ riani in
pericolo — diceva, deplorandone la morte: che catastrofe ! non c’è
più rimedio ; se lui, con 1’ ingegno che aveva, non trovava la via
d’u¬ scita, (exitum non reperiebat), chi la troverà ora ? ,, (Ad
Att. XIV, I ). Ma dopo la morte di Cesare, come appunto prevedeva Mazio
le cose finirono per peggiorare rapidamente. Anche Cice¬ rone è
costretto a constatarlo. Il tiranno perì (egli dice) ma vive la tirannia
(Ad Att. XIV, 9 e 14); (I) Va però tenuta presente anche la
profondissima osservazione di Montesquieu : « Il étoit bien difficile
que Cesar pùt défendre sa vie ; la plupart des conjurés étoient de
son parti ou avaient été par lui comblés de bienfaits : et la raison en
est bien naturelle. Ils avoient trouvé de grands avantages dans sa
victoire : mais plus leur fortune devenoit meilleure, plus ils commen 9
oient à avoir part au malheur commun : car, à un homme qui n’ a rien,
il importe peu à certains égards en quel gouvernement il vive »
(Grandeur et décadence cfr. XI). 88 d
siamo liberali dal re „„„ dai regno (yìj Di,. ■’ /aj' fi marzo non consolano più come pnma (Ad AH. XIV, 12, 22): "
stolta L iZZ
Martmrum consolano, animis usi sumus virilibus cooubs puenbbus ; excisa est
arbor, non avulsa ^ i, fi ; e st . a ‘° Iasc,al ° vi vo in Antonio 1 erede del regno (ih. XIV, 21);
si poteva con piu libertà parlare contra illas nefarias
partes xiv r vivo che non ucci - tó ' X V ’ 1 : lnfine crebbe meglio che
Cesare vivesse ancora “ nonnumquam Caesar desideran-
dus , (,b. XI V, 13). Infatti, la situazione era di¬ ventata quale la
descrive ad Attico così • “ S ed vides magistrati ; si quidem illi
magistratus'; vides tyranni satellites m impems ; vides eiusdem
exer- cniis ; vides in latere veteranos „ (ib. XIV 5) In
conseguenza il sistema di governo che Cicerone prevedeva non poter durare
un semestre, durò invece, continuamente aggravandosi o peggiorando
per quattordici secoli, cioè per quanto visse l’im¬ pero bizantino.
Ma la fallacia di questa previste la torio all. mente di
Cicerone. E' la fallacia propria delle menti profondamente razionali,
che hanno una fede inconcussa nella ragione ; e la mente di
Cicerone era appunto secondo la felice dennizione che ne dà Io Zielinski,
un “ Aufkà- rungsvers tand» (I). A codeste menti è impossibile
(I) O. c. P . 147. ammettere che la mostruosità,
l’irrazionalità, l’as¬ surdo vengano a tradursi permanentemente nel
fatto, si facciano solida e stabile realtà. "Ciò è assurdo,
quindi è impossibile „ ; questo è per siffatte menti un canone
assolutamente insopprimibile, sradicando il quale essa sentirebbero di
strappar le proprie medesime radici. A cagione della stessa forza
della loro compagine razionale, è ad esse impossibile riconoscere
che il fatto che una cosa sia assurda non impedisce menomamente che essa
divenga realtà e che anzi quasi sempre nella storia umana avviene
che ciò che all’ inizio la mente scorgeva come cosa “ assurda », “
pazzesca „, implacabil¬ mente ciò non ostante si realizza. Come
buon platonico Cicerone non poteva a meno di essere fermamente
convinto che oòx eattv Sit àv xij |a£r;ov xoótotj xaxòv TTaìfoi y) Xóyou?
(juar^aag (Fed. 89 d.). Nel logos egli aveva indefettibile fede. Egli
scorgeva dietro a sè, fin dove 1 occhio della memoria poteva
giungere, soltanto governo di popolo. Questo era per lui una conquista
permanente» della civiltà, la ci¬ viltà stessa, la civiltà che non può
perire. Con tale forma di governo il suo spirito si era immedesi¬
mato ; essa faceva parte essenziale della sua co¬ scienza d uomo, formava
il cardine su cui poggiava tutta la sua vita spirituale ( 1 ). Pensare
che tale ( i ) Che tale stato d'animo fosse non solo “
cicero¬ niano „ ma “romano,,, emerge anche da ciò che l’in¬
dignazione per la caduta di quella forma di governo si
90 formi potesse crollare e permanentemente scom-
parire, era come pensare che potesse precipitare tutto ciò che si è
sempre visto stabile, la terra, il sistema solare, ciò che è
l’incarnazione di un’e¬ terna legge della natura. Sempre gli uomini
quan- o si sono trovati in una fase di cangiamento analoga a
quella in cui si trovò Cicerone_e tanto più quanto più la loro
mente era fortemente razionale hanno emesso la medesima errata pre¬
visione di lui ; ciò è assurdo, quindi impossibile, quindi non può
durare. ( 1 ) prolunga sino in S. Ambrogio, in cui, da signore
romano d antica razza quale era, la romanità viveva ancora, “ Hic
erat pulchemmus rerum status, nec insolescebat quisquam perpetua
potestate, nec diuturno servitio frangebatur. Nemo audebat alium servitio
premere, cuius sibi successuri in honorem mutua forent subeunda fastidia;
nemini labor gravis quem dignitas «ecutura relevaret. Sed postquam
do- mmandi libido vindicare coepit indebitas et ineptas nolle
deponere potestates... continua et diuturna potentia gignit msolentiam.
Quem invenias Hominem qui sponte deponat impenum et ducatus sui cedat
insigne, fiatqe volens nu- mero postremus ex primo ? „ {Hexameron,
XV). ... ^ osa & nota : lo stesso errore, la stessa
illusione— nobilissimo errore ! — troviamo, come già si e rilevato,
in Demostene, il dramma della cui vita fa esattamente riscontro a quello
di Cicerone. Anche Demo- j. en „ e . p - e - ne,,a seconda Olintiaca
prevedeva che la potenza di rilippo era alla fine ; npÒQ a ùvfjv tfy.ec
~riv teXsut^v t« «payiiax aòttji (§ 5). E questa previsione era per
lui principalmente fondata appunto sul fatto che una potenza costrutta
sulla malvagità non può durare. Oò yàp gcmv, _ ___
__ 9 1 Il dramma, terribile dramma, della vita di Ci¬ cerone,
è appunto questo. II dramma dell’uomo oìjy. laxiv, u> àvopEg
’Avrjvatoi, àSixoùvta -/.al èruop- xoOvxa xa: ^£'joÓ|ìsvov Sóvajuv
j3ej3aiav XTiqaaad’at... xwv jrpà^ewv xàg àp%à<; xxl xàg ÒTtofliaeig
àX^S-sT; xa’. òtxaiag Etvai /tpcaTjxei (§ 10). E nemmeno dieci anni
dopo Filippo trionfava definitivamente a Cheronea. Ad ogni momento
troviamo questi pensieri nelle orazioni di Demostene, che perciò sono
cosi istruttive circa le illusioni in cui il « razionalismo » induce gli
uomini. Ma neppure la battaglia di Cheronea guarì Demostene dal- 1
illusione. Plutarco narra che quando Filippo fu assassinato, Demostene
comparve nell’assemblea, raggiante, tpatSpòg, splendidamente vestito,
incoronato : con la morte dell’uomo, secondo lui, la costruzione
improvvisata ed effimera doveva certo crollare. E quando Alessandro si
fece avanti a sor¬ reggerla Demostene rideva di quel ragazzo imbecille,
ndsioa xai |ia T txT)V (Plot., Dem. § 23). Ma la costruzione
fondata sulla perfidia, e che perciò, secondo Demostene, non poteva
reggersi, sboccò invece nel trionfo addirittura fantastico ottenuto
appunto da Alessandro. Gli uomini non possono rassegnarsi a credere che
una politica malvag-a possa ottenere un successo duraturo, che il male
trionfi permanentemente. Pur troppo, invece, è questa una pia
illusione; e le cose vanno precisamente cosi. E gli astrattisti, 1
« razionalisti », gli spiritualisti, non sanno ricavare dal male che
sotto ì loro occhi permanente trionfa, neppure quell unico bene che vi si
potrebbe ricavare : quello cioè di essere definitivamente istrutti dell
andamento assoluta- mente arazionale, alogo, ateo, del mondo e della
vita. Chiusi nel loro mondo dei meri concetti, è a quelli e alle
deduzioni da quelli che continuano a credere, anziché aprire gli occhi ai
fatti. < Sapiunt alieno ex ore petuntque res ex auditis potius quam
sensibus ipsis » (Lucr. V. I 1 30). 92 che con
disperazione vede rovinare intorno a sè senza possibilità di salvezza il
mondo civile di cui la sua più intima vita stessa era intessuta, il
mondo “ razionale „, e trionfare ineluttabilmente, “ in causa impia,
victoria etiam foedior „ ( T)e Off. 11, c. Vili), l’ingiustizia ed il
male, una forma di mondo umano “ impensabile „, “assurda,,. 11
dramma della coscienza eticamente desta che vede con orrore ciò che essa
giudica aberrazione morale e iniquità acquistare ufficialmente il
carat¬ tere di nobiltà, grandezza, elevazione, e avviarsi a restare
definitivamente sotto questo aspetto nella storia. Quando si fa a poco a
poco chiaro nella mente di Cicerone 1 ineluttabilità dell’evento,
quando egli è ormai costretto a vedere che non c’è più speranza, a
domandarsi : “ quae potest spes esse in ea republica, in qua hominis
impotentissimi (violento) atque intemperantissimi armis oppressa
sunt omnia ? „ (Ad Div. XI); quando deve con¬ statare che “ tot tantìsque
rebus urgemur, nullam ut allevationem quisquam non stultissimus
sperare debeat „ (Ad Div. IX, I), il suo strazio non ha confini-
Ciò che già precedentemente, quando tale condizione di cose si delineava,
egli cominciava a sentire, civem mehercule non puto esse qui
temporibus his ridere possit „ (Ad. Div. II, 4), diventa ora il suo stato
d’animo permanente. La vita non ha più sorriso : “ hilaritas illa
nostra erepla mihi omnis est „ (ib. IX, II). Il suo grido
93 è quello del coro degli Spiriti nel Fausi (v. 1
608 e seg.). Du hast zerstòrt Die schòne
Welt Mit màchtiger Faust ; Sie stiirzt, sie zerfàllt
! Ein Halbgott hat sie zerschlagen ! Wir tragen
Die Triimmern ins Nichts hinuber Und kiagen Uber
die verlorne Schòne. Questo dramma strappa a Cicerone
espressioni di dolore profondamente dilacerante. E la sua
corrispondenza è forse la lettura più viva che l’an¬ tichità e
probabilmente la letteratura d’ogni tempo ci offra, appunto perchè, come
in nessun altro scrit¬ to, vi si scorge con l’immediata evidenza della
vita vissuta e quasi vedessimo la cosa svolgersi giorno per giorno
sotto i nostri occhi, come sotto quel dramma sanguini il cuore d’un uomo.
Certo anche la terribilità della sua rovina personale affligge gra¬
vemente Cicerone : “ natus enim ad agendum semper aliquid dignum
viro, nunc non modo a- gendi rationem nullam habeo, sed ne
cogitandi quidem „ (Ad Div. IV, 1 3) ; ed egli ha ragione
di deplorare di essere stato travolto proprio nel momento in cui
avrebbe potuto e dovuto, cogliendo il frutto dell’opera della sua vita,
toccare l’apice della sua carriera. “ Omnis me et industriae meae
fructus et fortunae perdidisse „ (ib. XI, V). “ Casu
nescio quo in ea tempora aetas nostra incidit, ut cum maxime
florere nos oporteret, tum vivere edam puderet „ (ib. V. I 5). Certo
anche la ro¬ vina che incombe sulla sua famiglia e specialmente
sulla sua figlia lo tortura. “ Quibus in miseriis una est prò omnibus
quod istam miseram patre, patrimonio, fortuna omni spoliatam
relinquam (Ad Att. XI, 9). Ma ciò che forma il crepacuore di
Cicerone non è la sua situazione personale, bensì il baratro in cui è
precipitato lo Stato.' “ Sed tamen ipsa republica nihil mihi est
carius (Ad Dio. II 15, XV, li). “ Ego enim is sum, qui nihil umquam
mea potius, quam meorum ci- vium causa fecerim „ (ib. V. 21 ). Ma ora ? “
Ego vero, qui, si loquor de re publica, quod oportet, insanus, si,
quod opus est, servus existimor, si taceo, oppressus et captus, quo
dolore esse de¬ beo ? „ (Ad Att. IV, 6). Due sono sopratutto
le note in cui erompe 1 espressione di questo suo strazio. In primo
luogo, andarsene, andarsene dovunque, pur di non veder più simili
cose: “ evolare cupio et aliquo pervenire ubi nec ‘Pelopidarum nomea nec
facta audiam „ egli ripete con un tragico antico (ib. VII, 28, 30,
Ad Att. XVI, 13, XV, 11); “ ac mihi quidem iam pridem venit in mentem
bellum esso aliquo exire, ut ea quae agebantur hic, quaeque dice-
bantur, nec viderem nec audirem „ (Ad ‘Dio. IX, 2); “ longius etiam
cogitabam ab urbe discedere, cuius iam etiam nomen invitus audio „ (ib.
IV, I). 95 Tu mi sembravi pazzo (scrive
a Curio) quando abbandonasti Roma per la Grecia, ora veggo che sei
“ non solum sapiens, qui hinc absis, sed etiam beatus : quamquam quis,
qui aliquid sapiat, nunc esse beatus potest ? „ (Ad Db. VII, 28). E’
il desiderio che si fa strada persino nei suoi trat¬ tati, p. e.
nelle Tusculane, dove parlando di Da- marato. Io giustifica cosi : “ num
stulte anteposuit exilii libertatem domesticae servituti ? (V, § 1
09). O, se andarsene non si può, almeno ritirarsi in solitudine : “
nunc fugientes conspectum scelerato- rum, quibus omnia redundant, abdimus
nos, quam- tum licet, et saepe soli sumus „ (De Off. Ili, 3).
In secondo luogo, morire. “ Perire satius est, quam hos videre „
(Jd Db. Vili, 1 7) < Mortem] quam etiam beati contemnere debebamus,
prop- terea quod nullum sensum esset habitura (I), nunc (1)
Che cosa pensi intimamente Cicerone della vita futura, risulta, non già
dal quadro, avente scopi puramente estrinseci, che traccia nel Somnium
Scipionis. ma dalla sua corrispondenza Oltre il passo sopra ricordato, e
due altri, (Ad Dw. VI, 3 e 21) ricordati più innanzi, basterà
citare: « Fraesertim cum impendeat, in quo non modo ^ or ,*. v erum finis
etiam doloris futurus sit » (ib. Vi, 4). E anche in altre opere di
Cicerone questo suo vero pensiero si manifesta. Cosi nelle Tusculane (V.
I 1 7) : Mors. aeternum nihil sentienti receptaculum ». Cosi in Pro
Marcello (IX) c Q uo d (la fine) cum venit, omnis voluptas preterita prò
mhilo est, quia postea nulla est futura» Cosi in Pro Cluentio (cap. LXI §
171): «quid ei tamdem almd mors eripuit, praeter sensum doloris ?
». 96 sic affecti, non modo contemnere
debeamus, sed etiam optare » ( ib. V. 21); la filosofia sembra <
exprobrare quod in ea vita maneam, in qua nihil insit, nisi propagatio
miserrimi temporis > (ib. V. 15) ; non si sa < si aut hoc lucrum
est aut haec vita, superstitem reipublicae vivere > (ib. IX. 1
7) ; « nam mori millies praestitit quam haec pati > (Ad. AH. XIV, 9) ;
« eis conficior curis, ut ipsum quod maneam in vita, peccare me
exi- stimem > (Ad Div. IV. 13); « mortem cur con- sciscerem
causa non visa est, cur optarem, multae causae > (ib. VII, 3). In uno
spirito, così pro¬ fondamente romano, cioè volto all’attività
pratica e civica, la desolazione dello Stato faceva spun¬ tare
questo pensiero : « Ipsi enim quid sumus ? aut cum diu haec curaturi
sumus ? » (jdd Att. XII, li); * quid vanitatis in vita non dubito
quin cogites > (Ad Div. II. 7). Cosi, pur nell'atto che prevede
la prossima caduta del cesarismo, dice : Allo stesso modo la
pensava Cesare, il quale nel discorso, riferito da Sallustio, da lui tenuto
in Senato circa la pena da darsi ai complici di Catilina, si oppose alla
pena di morte appunto perchè con questa cessa la coscienza e quindi
ogni male : « Eam cuncta mortalia dissolvere ; ultra neque curae neque
gaudio locum esse» (Cat. LI). Va però notato che Cicerone dà un’altra
interpretazione a questo punto del discorso di Cesare. Cesare cioè
era contrario alla pena di morte. Egli « intelligit, mortem a diis
immortalibus non esse supplici causa constitutam, sed aut necessitatem
naturae, aut laborum ac miseriarum quietem esse » (In S. Catilinam, IV,
cap. IV. § 7.). 97 * id spero vivis
nobis fore ; quamquam tempus est nos de illa perpetua iam, non de hac
exigua vita cogitare » (Ad. Att. X, 8). E il pensiero della morte
come unico scampo e rifugio viene a gran¬ deggiargli dinanzi in modo, che
bene spesso lo vediamo insinuarsi anche nei suoi scritti teorici :
così, p. e., nel proemio del terzo libro del De Oratore : « sed 11 tamen
rei publicae casus secuti sunt, ut mihi non erepta L. Crasso a dis
immor- talibus vita, sed donata mors esse videatur > (IH, 2); e
così nelle Tusculane : « multa mihi ipsi ad mortem tempestiva fuerunt,
quam utinam potuis- sem obire ! nihil enim iam acquirebatur, cumu¬
lata erant officia vitae, cum fortuna bella restabant (I, 109). Morte per
sè, morte per coloro che amiamo ; questo soltanto è ciò che lo «
status ipse nostrae civitatis » ci costringe a desiderare : « cum
beatissimi sint qui liberi non susceperunt, minus autem miseri qui his
temporibus amiserunt, quam si eosdem, bona, aut denique ahqua
republica, perdidissent... non, mehercule, quemquam audivi hoc
gravissimo, pestilentissimo anno adolescentulum aut puerum mortuum, qui
mihi non a Diis immorta- libus ereptus ex his miseriis atque ex
iniquissima conditione vitae videretur > (Ad Div.V. 16).
Ne solo nell animo di Cicerone il trovarsi « in tantis tenebris et
quasi parietinis rei publicae > (ib. IV, 3) induceva il desiderio di
sfuggire a questo sfacelo con la morte ; ma tale sentimento era
certo diffuso. Nella bellissima lettera con cui G. Renai • Vita
parallele di due filosofi 7
98 Servio Sulpicio cerca di consolare Cicerone per la morte
della figlia, 1 argomento principale che egli fa valere e, nelle
circostanze presenti, “ non pessime cum iis esse actum, quibus sine
dolore licitum est mortem cum vita commutare „ e che Tullia visse
finché visse lo Stato, “una cum repu- blica fuisse „ (Ad Dio. IV, 5) ; al
che Cicerone dolorosamente risponde che l’attività pubblica lo
consolava dei dolori domestici, l’affettuosa intimità con la famiglia
delle traversie pubbliche, ma ora “ nec eum dolorem quem a re publica
capio do- mus iam consolari potest, nec domesticum res pu¬ blica „
(ib. IV, 6). Ed anche in Catullo, il di¬ sgusto invincibile suscitatogli
dai “ turpissimorum honores „, disgusto che faceva gemere dal suo
canto Cicerone, cosi ; “ o tempora ! fore cum du- bitet Curtius
consulatum petere ? „ (Ad Att. XII, 49, e circa Vatinio II, 9) suscita 1’
aspirazione alla morte (LII) : Quid est, Catulle ? quid
moraris emori ? Sella in curulei struma Nomus sedet,
Per consulatum peierat Vatinius ; Quid est, Catulle ? Quid
moraris emori ? * * * Donde attinge
Cicerone qualche conforto in questa immensa iattura ? Non dal foro che
egli (interessante confessione) dichiara di non aver mai amato e
nel quale del resto oggi non c’è più nulla 99
da tare : “ quod me in forum vocas, eo vocas, unde, etiam bonis meis
rebus, fugiebam : quid enim mihi cum foro, sine iudiciis, sine curia ? „
(Jld Jltt. XII, 21). Era il momento in cui i vincitori della
violenta lotta politica, giravano per Roma baldanzosi ed allegri, e i
sostenitori dello Stato legale, battuti, erano melanconici : “ Mane
saluta¬ rne domi et bonos viros multos sed tristes (1), et hos
laetos victores, qui me quidem perofficiose et peramenter observant „ {Ad
Div. IX, 20). Due di essi, anzi, Irzio e Dolabella, si erano messi
a prender lezioni d’eloquenza da lui, o forse, con questo pretesto,
lo sorvegliavano per conto di Ce¬ sare. Anche queste lezioni recano a
Cicerone qual¬ che sollievo {yld Di\>. IX, 18). In maggior mi¬
sura, egli ne ricava dal far udire, quando e come era possibile, qualche
parola di ammonimento. Così, pur avendo risoluto di non più parlare in
Senato, allorché sulla universale istanza di questo, Cesare
amnistia Marcello (che non aveva fatto nessun passo per essere richiamato
e sembrava non de¬ siderarlo — e che fu, del resto, assassinato da
un suo impiegato nel momento in cui stava per par¬ tire alla volta
di Roma), Cicerone prende la pa- (0 La voce dei gaudenti
sfruttatori di situazioni im¬ morali rinfaccia sempre a coloro che le
condannano, come un torto, di essere afflitti o melanconici. Cosi quella
voce si fa udire, secondo Seneca : c Istos tristes et superciliosos
alienae vitae censores, suae hostes, publicos paedagogos assis ne feceris
» (Ep. 123, § 11). 100
rola per ringraziare il dittatore ; ma sa anche at¬ traverso i
ringraziamenti esporgli il parere più libero e ^coraggioso che forse mai
Cesare abbia sentito. “ Quodsi rerum tuarum immortalium (egli ha 1
ardue di significargli) hic exitus futurus fuit, ut devictis adversariis
rem publicam in eo statù relinqueres, in quo nane est, vide quaeso, ne
tua divina virtus admirationis plus sit habitura quam glonae „.
(Pro Marc. Vili). Tu devi, egli incalza, preoccuparti della vera gloria,
del giudizio che da¬ ranno i posteri sulle tue azioni, saper
considerare ciò che tu fai, non cogli occhi abbacinati dei con¬
temporanei, ma con quelli di coloro che giudiche¬ ranno le cose a
distanza, nell’avvenire. Se tu non avrai ristabilito la vera legalità
nello Stato, tu sa¬ rai certo sempre ricordato, ma non con giudizio
concorde : “ erit inter eos etiam, qui nascentur, sicut mter nos fuit,
magna dissensio, cum alii lau- dibus ad caelum res tuas gestas efferent,
alii for- tasse ahquid requirent, idque vel maximum, nisi belli
cmlis incendium salute patriae restinxeris, ut illud fati fuisse
videatur, hoc consilii „ (ib. IX). E questo un nobilissimo
linguaggio da cittadino onesto e d’animo forte ; linguaggio che,
bisogna riconoscerlo, Cesare sa ascoltare, come altri e ben più
vivaci attacchi contro di lui, con tolleranza ed equanimità, “civili
animo,, (Svet,, Caes., 75) (1). (1) Anche Cicerone nella sua
corrispondenza talvolta constata che Cesare andava orientandosi a
mitezza. P. e.: 101 L intolleranza, 1
oppressione, 1 uso del potere per far tacere censure al detentore di
esso, e persino per impedire di rispondere agli attacchi, comincia
con Augusto ; ed è ciò che fa uscire Asinio Pol- lione (lo stesso, alla
nascita del cui figlio il servile Virgilio, pronto a vendersi a tutti i
potenti e a prostituire poi il suo genio a colui che tra questi
occupa nella storia per bassezza e nequizia uno degli “ nam et
ipse, qui plurimum potest, quotidie mihi delabi ad acquitatem et ad rerum
naturam videtur „ Ad Dio. VI, 10!, Che cosi fosse (ed è la stessa cosa
che accadde con Augusto) è naturale, perchè, se un uomo non è
straor¬ dinariamente perverso, il suo grande successo e trionfo
personale lo rende incline alla benevolenza verso gli altri, a diffondere
anche intorno il sentimento di felicità che il successo gli dà. Solo un
uomo dal cuore fondamental¬ mente malvagio nel suo più pieno e grandioso
trionfo, quando ogni cosa gli va a seconda, diventa sempre più duro
e crudele, e non è pago se non condisce quel trionfo col darsi la
sensazione di poter a suo beneplacito tor¬ mentare, perseguitare, far
soffrire altri uomini. Tale era Siila, secondo le parole che Sallustio
mette in bocca ad Emilio Lepido : “ Cuncta saevus iste Romulus, quasi
ab externis rapta, tenet, non tot exercituum clade neque con- suhs
et aliorum principum, quos fortuna belli consumpse- rat, satiatus : sed
tum crudelior, curri plerosque secundae res in miserationem ex ira
vertunt „ (Hist. Fragni.). Ra¬ ramente, si, ma però talvolta avviene che
un uomo, fa¬ vorito dalia più straordinaria fortuna, diventi sempre
più bramoso di far del male agli altri. “ Felicitas in tali in¬
genio avaritiam, superbiam ceteraque occulta mala pate- fecit „ (Tac.,
Hist „ III, 49). 102
“Itimi posti, Ottavio, (I) dedicò la sconciamente cortigiana e
piagg.atr.ee Egloga IV) nell’elegante epigramma, riportato da Macrobio
(Satura II 4) che non si può più scrivere dove in risposti si può
proscrivere : temporibus triumviralibus PoIIio cuna fescenmnos ,n eum
Augustus scripsisset, ait: g taceo ; non est emm facile in eum
scribere qui potest proscribere (2) Più ampio conforto ricavò
Cicerone dagli studi, bbene una volta fuggevolmente accenni che
forse senza la sua cultura sarebbe più atto a resistale! exculto
emm animo nihil agreste, nihil inhuma- (I) Si vegga nel libro diV.
Alfieri D»/ p • , » ■ I ■ J1 '> e la dimostrazione che
questa viltà ha in Virg.ho guastato l’arte. “Quella parte
divTna e ha per base il vero robusto pensare e sentire tm-,1 niente
manca in Virgilio „ (L. II C VI) “ V -esse avuto nell’animo quella
P napesco, assai maggiore sarebbe stato egli stesso e quindi assai
maggiore il suo libro „ (L. II C VI • vegga anche il C. Vili) E il Canti
1 . Ci ■ j ;• , C S ‘ uh. ed. I. 582 n 94.«V- r ÌU '. Sorla de S^ Italiani, V l D < ’ . .■: Vlr g‘lio si lascia traricchire • anche Boissier, Lopposition sous
tes Césars p.
I3Ì” RnU 1 j- qUe f°, . t epigramma ’ senza citare la fonte il Les e Rom P - r0ba . b,,mente a
memor ia, la seguente versione: Les Komains disaient avec raison qu’ il est rare mi’ ™ 103 num est „. (Ad Alt. XII, 46) ; e sopratutto
dallo
studio della filosofìa, la passione per la eguale '’quo- tidie ita ingravescit, credo et
aetatis maturitate ad prudentiam et his temporum vitiis, ut nulla res alia levare animum molestiis possit. „
(Ad Dio. IV, 4). Le sue lettere di questo periodo sono piene delle
sue attestazioni che non vive se non negli studi filosofici e non trae
conforto che da essi (ib IV 3 ; VI, 12 ; IX, 26 ; XIII, 28). Ad
aumentare questo conforto, ad aiutarlo a stornare il pensiero dalle
calamita dello Stato, s aggiunge la sua atti¬ vità di scrittore. Sono
questi gli anni della sua intensa e feconda produzione filosofica. “ Nisi
mihi hoc venisset in mente, scribere ita nescio quae, quo verterem
me non haberem „ (Jld Alt. XIII, 9) Equidem credibile non est, quantum
scribam die, quin etiam noctibus, nihil enim sommi „ (ib. XIII,
26). “ Nullo enim alio modo a miseria quasi aberrare possum „ (ib. XIII,
45). Vero è che le afflizioni e le ìnquietitudmi, I incertezza
dell’avve¬ nire, derivanti dal pessimo andamento degli affari
pubblici, non permettono piena pace nemmeno nello studio : Utinam quietis
temporibus, atque aliquo, si non bono, at saltem certo statu civitatis,
haec inter nos studia exercere possemus ! „ Però, ap¬ punto in tali
circostanze, “ sine his cur vivere ve- limus ? „ (Ad Dio. IX, 8). Così
nascono i trat¬ tati di filosofia di Cicerone, circa i quali si
cita sempre per aiutare a deprezzarli la fuggevole frase “ sono
copie „ cascatagli dalla penna scrivendo al 104
suo amico e certo come convenzionale espressioni t Xlì Vf fr
° nte j 1Iammiraz ' on e di lui (Ad X ’ I 52 ’ ma 51 dimentica di
affrontare tale fra e con le sue numerose e consuete esternaziom
dalle quali risulta che ben altra era la stima ch’egli off" 3
de ‘ pr0pr ;. scrltti ' “ Res difficiles „ (ib. XII 38) egli dice di star
scrivendo ; quanto alle Jìc- G Q rto -5 C ° nVInt ,° “ U ‘, Ìn f3lÌ
8 enere ne aVud , cos quidem simile quidquam „ (ib. XIII 1 3)-
le chiama “ argutolos libros „ ^ XIli.Y 8 ,00^ XIII 19? ac n
ra ? posset supra ” r/4. XIII, 9); 1 libri del De Oratore gli sono
“ ve - hementer probati (ib.) e così il De Finibus ib
?AJ ÀI XvT i , soddisfa Attico bl v ’ im7 e M) e l0ra,OT
L'P'a (M AA- ( ■’ 8 ^ eSpnme anehe ,a sua Propria soddisfazione per queste due opere
; » mihi
vakle pbcent, maHem tibi dice dei libri,
perduti d!
Giona (Ad Ali XVI, 2). In particolare, i| e sua opere filosofiche le
Tusculane, che facilmente si prendono per un mero esercizio
letterario, sono
invece un libro profondamente vissuto, rampollato da a tragica realtà di vita i„ cui Cicerone" si di¬ batteva e che come tale, come
idoneo cioè a for¬ nir conforto e forza in quelle
circostanze doveva essere generalmente sentito, e certo da Attico
se Cicerone gl, scrive : “ quod prima disputatio Tu- scu ana te
confirmat, sane gaudeo : neque enim ndhim est perfugium aut melius aut
paratius ,, (XV, 2 e v. anche XV, 4). Bel libro, che in
105 ogni epoca, nelle medesime circostanze da
cui esso è nato, è servito allo scopo per cui era stato scritto :
“die Eroica der romischen Philosophie „ come con calzante espressione lo
definisce lo Zie- linski ( I ).— Ma il supremo conforto di Cicerone
è un altro. # * * Esso consiste non
tanto nell’ immergersi nella filosofia come un’occupazione mentale
opportuna a distornare il pensiero da quello che poi Lucano, il
grande poeta anticesariano, definirà “ ius sceleri datum „ (II, 1),
quanto nel rivivere in sè i con¬ cetti della filosofia come atti a
fornire forza d'a¬ nimo per affrontare e sopportare le sciagure de¬
rivanti da una situazione politica e sociale particolar¬ mente triste :
filosofia cioè non come “ ostenta- tionem scientiae, sed legem vitae „ (
Tusc. II, 1 1). Anche in lui, per usare l’espressione di cui poi si
servì Marco Aurelio (VII, 2) zi 5 óypaia (2). (1) O. c., p. 87. —
Giustissimamente il Moricca: “Sa¬ remmo forse anche noi tentati di
ritenere l’operetta tul¬ liana un’amplificazione rettorica, se non
pensassimo che quelle parole... furono scritte per una generazione
d’uo¬ mini... nelle cui orecchie esse... andavano diritte al cuore
„. “ Un libro di morale dell’epoca di Cicerone è da con¬
siderarsi non come una fredda e vuota argomentazione rettorica bensi come
un’eco squillante delle voci del pas¬ sato, che sale dalle tombe e vince
i secoli „ (O. c. p. XXIX). (2) Secondo il testo di Trannoy (* Les
Belles Lettres »). 106 bisogno
di vivere tali precetti A' i ,• . ventar succo e sangue e il f T l d ‘
faHl dl gere a ciò, Cicerone Lnl f" 0 S ° rZ ° per 8 iun '
maniera singola,«sima, scnVoSo^v"' 0 i'I “ na consolazione a se
stesso “ D • Un ^ ro dl profecto anfe me TeZ. ^Z 'T *** consolarer
; que m librum jf . me per i‘ tera s serint librari; affirmo tibi^nuLm” 3
" 1 S ‘,^'P' esso talem ; totos die® U c °nsolationem
quid, sed t n^sper 1 C ; ,b ° 5 T“ qU ° proflci ™ XII 14) p t,sper
im P e dior, relaxor „ (Ad 4tt « 'a ll'Tlzr ™ di r'*
d«„e meditazioni morali!^ e8mam0 le Mslre '4«fr-r v lLStó
et,r°d servire 4 stoicismo, di cui poi in ,CaZI ° ne Pra ' ÌCa de,,
° e d oppressivi, uomm Lme° Tm "p" ^ tehi vid.o
Prisco fornirono ° Peto ed EI ’ e che successivamente si anc ° Ta p
‘ù insigni, .1 hiosofo :z :L: r , ai ^ cristiano, il
sacerdnie • ’ p ° SCIa> n el mondo c„i i,Tat'„ e ' „x:; a ” d f
« molti tenevano costantemente in d m ° nre ’ anZI rettoredi
coscienza e confortatore, iHoro ZofoOX .(I) Plauto, fatto morire
da Neron» • mi istanti assistito e confortato dai “ / V ‘ ene " ei
3U0 ' u,tl Cerano e Musonio (Tac., Ann. XwTv)), Trlse^’’
107 O Socrates et socratici viri ! (esclama
Cice¬ rone, qui, veramente riguardo a traversie di ca¬ rattere
privato). Numquam vobis gratiam referam Un immortales quam m ihi ista prò
nihilo,, (Ad Alt. XIV, 9). Attico (egli scrive al suo liberto e se¬
gretario Tirone) mi vide agitato, crede che sia sem¬ pre lo stesso, “nec
videt quibus presidii philosophiae septus sim „ (Ad Div. XVI, 23). La
disperata e rovinosa condizione dello Stato “ quidem ego non ferrem
nisi me in philosophiae portum con- tulissem „ (ib. VII, 30). “ Equidem et
haec et omnia quae homini accidere possunt sic fero ut philosophiae
magnam habeam gratiam, quae me non modo ab sollecitudine abducit, sed
etiam con- tra omnes fortunae impetus armat, tibique idem censeo
faciendum, nec, a quo culpa absit, quid- quam m malis numerandum „ (Ad
Di\>. XII, 23) E noi vediamo veramente questo pensiero
centrale dello stoicismo, cioè lo sforzo di distornare il proprio
interesse da ogni cosa esteriore per con¬ centrarlo unicamente nel nostro
comportamento, e m ciò trovare appagamento e pace (questo, come si
può chiamare, ottimismo della disperazione, che e il solo che resta nei
momenti di maggiormente infelici condizioni esterne, perchè vuole
appunto, riconoscendo tale inguaribile infelicità, trovare an-
Demetrio (ib. XVI, 35): e Seneca dice di Cano. dato al supplizio
da Caligola, “ prosequebatur illuni Losophus suus „ (De Tranq. An. XIV,
9). man- phi- i
108 cora una tavola di salvezza), vediamo questo
pen¬ siero centrale dello stoicismo svelarsi sempre più chiaro agli
occhi di Cicerone e proprio come po¬ stogli innanzi delle circostanze di
fatto. “ Sic enim sentio, id demum, aut potius id solum esse mi-
serum quod turpe est „ (Ad Att. Vili, 8 e v. anche X, 4). “ Video
philosophis placuisse iis qui mihi soli videntur vim virtutis tenere,
nihil esse sapientis praestare nisi culpam „ (Jld Dio. IX, 19).
Cogliamo il procedere di questa appassionante tra¬ gedia, per cui un uomo
di indole ilare e disposto a gioire delle cose, degli spettacoli
naturali, del- I arte, della letteratura, delle relazioni sociali,
del- I attività pubblica e anche della ricchezza, è, a poco a poco,
dal rovinio politico, risospinto entro se stesso e costretto a vedere e
cercare la feli¬ cita soltanto nel proprio retto comportarsi. Le
meditazioni filosofiche (scrive a Varrone) ci re¬ cano ora maggior frutto
“ sive quia nulla nunc in re alia acquiescimus, sive quod gravitas
morbi tacit, ut medicmae egeamus eaque nunc appareat, cuius vim non
sentiebamus cum valebamus (Ad r i0 ’ IX> 3 \ Naturalmente con questo
alto sen¬ timento a cui Cicerone è ora pervenuto, il pen¬ siero
della morte, qui fonte anchesso di consola¬ zione e forza, viene a
intrecciarsi. “ Nunc vero, eversis omnibus rebus, una ratio videtur,
quicquid e veni t ferre moderate praeserlim cum omnium rerum mors
sit extremum... magna enim consolatio est cum recordere etiamsi secus
acciderit te tamen recta 109 vereque sensisse
„ (Ad Div. VI, 21). “ Nec enim dum ero angar alia re, cum omni vacem
culpa ; et si non ero, sensu omnino carebo „ (ib. VI, 3) Il crollo
dello Stato è cosa gravissima, “ tamen ita viximus et id aetatis iam
sumus, ut omnia quae non nostra culpa nobis accident, fortiter ferre
de- beamus „ (Jld Div. VI, 20). E tali pensieri, tali alti ed
austeri conforti ed incoraggiamenti, i grandi spiriti di quel periodo
si scambiavano tra di loro, prova, sia di quanto il dolore per la
catastrofe dello Stato era largamente sentito, sia della estensione che a
lenimento di questo dolore siffatto ordine di pensieri allora aveva
preso. Era la genuina visuale stoica a cui i nefasti avvenimenti politici
aveva tutti guidati: “ non aliun- do pendere, nec extrinsecus aut bene
aut male vi- vendi suspensas habere rationes „ (Ad Div. V.
13). Se Cicerone ad ogni momento ripete di sè quidquid acciderit, a
quo mea culpa absit, a- nimo forti feram „ (Ad Div. XII, 1 1 ), nec
esse ullum magnum malum praeter culpam „ (ib. VI, 4) ; “ sed tamen vacare
culpa magnum est solatium „ (ib. VII, 3) ; se per sè pensa “ for¬
tunato, quam existimo levem et imbecillam, animo firmo et gravi, tamquam
fluctum a saxo frangi oportere „ (ib. IX. 16) ; se l’esperienza di
quella dolorosissima fase lo fa approdare alla definitiva con¬
clusione che “ in omni vita sua quemque a recta conscientia transversum
unguem non oportet di¬ scedere „ (Ad Att. XIII, 20) — queste sono
110 amici, « a Lucccio7“'“ 8 “ 1
«* f'umanas contemnentem et opule C on^t r 7 "* c„ g „„
vi „ {Ad0 7 casu, et deiicto h Z ,n non aP r l “ 1U,piludi ”'
non veri „ (ih V |7) ’ M a i ° rum ln,una commo- Pme.;/
cu,pl'ai picca,tT'° ; ■" “ÌJ—* digni et Ss TstrrdublteTo; ^ ea maxime conducant ! P ° SSimus ’ V. 19 ) : e a Torquato ‘ ‘ f T Tectl8s '™" (A. praesertim quae absit a ancora a Torauato • “ ■ P , V1 ’ 2 )> e delio Stato)
vereor ne I ^ n 3 ' (,a rovina teperiri, praete, i|| am q “ a
TtaMa"e“ “ P °7 “r: e®, atque noTZIt,» questi
sentimenti ogni IralToìtTd' !“l “ 7 ° a anch’egli aveva bisogno ’’No|!\e
oh ■ - ' 7 ? scrive Sulpicio in morte di Tullia)
Cicerón ^ 1 ^
' et
eum aui a Ine ' '-' ,cer °nem esse 9 ' 3l,,S COnsuer,s Praecpere et
dare con- Ili silium... quae alns praecipere
soles, ea tute tibi subirne, atque apud animum propone; vidimus ali- quotiens secundam pulcherrime te
ferre fortunam fac ahquando intelligamus adversam quoque té aeque
ferre posse (ib. IV, 3). Dalle lettere di Cicerone si potrebbe così
ri¬ cavare un antologia di massime di vita stoica da servire
efficacemente in ogni tempo al ripresen- arsi di analoghe circostanze (e
tale è forse sopra¬ tutto la ragione per cui queste lettere
suscitarono in ogni tempo I ammirazione, anzi il culto di no¬ bili
animi), pm efficacemente ancora che non i suoi trattati, come le Tusculane
e il De Officiis, ove egli dava sistemazione teorica alle medesime
idee 1 qual, però appunto perchè non contengono se' non quelle .dee
morali che, suscitate in Cicerone dalle vicende di ogni giorno, riempiono
la sua cor¬ rispondenza, ci si ridimostrano, non mere eserci¬
tazioni letterarie, ma anzi libri cresciuti su dalla vita vera e scritti
col sangue che le ferite inferte da questa facevano stillare dal suo
cuore. « Her- zenphilosophen > chiama giustamente Cicerone lo
* * * Plutarco racconta (Oc 49) che un giorno
Au¬ gusto essendosi accorto che un suo nipote scor¬ gendolo
nascondeva impaurito un libro sotto la (1)0. dt., p. 299.
112 oga, glielo prese, e visto che era di Cicerone
ne lesse un tratto, poi lo reshtui al ragazzo, dicendo • uomo dotto
e amante della patria, Xó r ,o : *vl' ?. «rat, io T ,o £ *«l Tardo (come
al so’ hto) riconoscimento del meriti di colui che egli ave¬
va raggirato, tradito, abbandonato al carnefice Ma Cicerone e qualcosa di
più. Spirito altissimo e st'anzetn m n “'T'? 1 "”'’ da »! le
circo- ero \ „ j " 6 r 1 ' **' vivere, espres. sero, m
ragione di tale sua sensibilità, una soma d dolore enorme, egli
seppe da questa esperienza d, dolore trarre un-espenenza morale di
elevazione e di purificazione del dolore stesso nel fuoco
della filosofia intesa come via, di cui „„„ molti ,„ e b
dTrendl' ' aPaC '' QUeS '° * P a,ll “ la "”ente ciò che rende
appassionatamente attraente la sua grande figura alla quale
veramenle-secondo un penTero che trova eco sino m Giovenale (Vili,
243)-e Roma' ltf !a " “ u la 8erva arl “lazione lo dava
Sr p a,t a , a, ' ebl> ' a,hibl,Ì, ° N di ' P ad - Sed
Roma parentem, Roma patrem patriae Ciceronem libera dixit.
- 1 INDICE Platone
Cicerone 9 49 Ultime
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^ Pagine di Diario : Scheggio [Rieti, Biblioteca
Editr.J, Cicute [Todi, Atanórj. Impronte [Genova, Libt. Ed.
Italia] Sguardi [Roma. La Laziale], Scolli [Torino, Montes,
1934], Imminenti : Critica deir Amore e del
Lavoro [Catania. Critica della Morale [Catania, “ Etna ..
" Etna J, < Giuseppe Rensi. Rensi. Keywords:
filosofia dell’autorita, autorita e liberta, Gorgia, Gorgia ed Ardigo,
Santucci, Tendenze della filosofia italiana nell’eta del fascismo, Gentile,
necrologio, Ardigo, Platone, Cicerone, Ficino, Bradley, Bosanquet, diritto e
forza, filosofia della storia, Gogia, Elea, Velia, Elea ed Efeso, Gorgia. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Rensi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Ressibio: la diaspora di Crotone – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. A Pythagorean cited by Gamblico.
Grice e Resta: le masserizie della mutua fiducia
conversazionale – filosofia italiana – Luigi Speranza (Bari). Filosofo Italiano. Grice: “I like Resta; I was
reading a book on golf that the Italians define, as I would cricket, as the
game of ‘fiducia,’ so it is nice to see that Resta has tried to formulate some
‘rules,’ as we would call them, for trust. The cover of the essay is especially
fascinating, as it depicts two acrobats on a circus ring. Where ‘fiducia’
becomes a matter of life and death – or a vital evolutionary tract, if often
‘ciecco,’ as Resta puts it. His research reminds me of Warnock on ‘trust’ in
“The object of morality.” Essential
Italian philosopher. Filosofo. Nominato Alfiere del Lavoro. Studia a Bari.
Insegna a Bari e Roma. Dirige un seminario sulla cultura giuridica alla fondazione
Basso-Issoco. Colabora a "Sociologia del Diritto" e "Politica
del Diritto". Spazia dai temi classici della filosofia dfino a temi
di particolare attualità quali quelli riguardanti l'infanzia, i diritti dei
minori e il bio-diritto. Particolarmente interessanti sono i saggi nei quali
indaga sul significato e sui risvolti giuridici del concetto di
"farmaco" come anti-doto necessario alla violenza. Saggi: “Conflitto
e giustizia” (Bari, De Donato); “Diritto e sistema politico” (Torino, Loescher);
“L' ambiguo diritto” (Milano, Angeli); “Poteri e diritti, Torino, Giappichelli);
“La certezza e la speranza: diritto e violenza” (Roma, Laterza). Le stelle e le
masserizie: paradigmi dell'osservatore” (Roma, Laterza); “L'infanzia ferita” (Bari,
Laterza); “Il diritto fraterno” (Bari, Laterza); “Diritto vivente” (Bari, Laterza);
“Le regole della fiducia” (Bari, Laterza); bio-diritto. Eligio Resta. Resta.
Keywords: della fiducia, le stelle e le masserizie. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Resta” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Restaino: Antonino e compagnia –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Alghero). Filosofo Italiano. Grice: “Only in Italy, a philosopher philosophises
about cartoons!” Filosofo. Studia e insegna a Cagliari e Roma. Studia la storia
della filosofia e dell'estetica. Il suo
saggio forse più noto è una “Storia del fumetto: da Yellow Kid ai manga” (POMBA,
Torino) che non ha mancato anche di suscitare alcune polemiche, fino al punto
che un gruppo di appassionati di fumetti lancia una petizione chiedendo alla
casa editrice il ritiro del saggio, accusato di contenere gravi lacune ed
errori. Gabrielli, Petizione contro l’POMBA per la Storia del Fumetto, Lo
Spazio Bianco, Plazzi, Il fantasma del fumetto, in il Mulino, Bologna, Mulino. La
fortuna di Comte, Comte sansimoniano, in Rivista critica di storia della
filosofia, Comte scienziato, Comte filosofo, Mill e la cultura filosofica, La
Nuova Italia, Firenze, Mill: Scritti scelti, Principato, Milano, “Scetticismo e
senso comune” (Laterza, Bari); Hume, Riuniti, Roma, Filosofia e post-filosofia”
(Angeli, Milano); Storia dell'estetica” (Pomba, Torino); “Storia della
filosofia, fondata d’Abbagnano, in collaborazione con Fornero e Antiseri, La
filosofia contemporanea (Pomba, Torino); La filosofia inglese, in La Filosofia;
Paganini, Piccin-Vallardi, Padova, Storia della filosofia, Pomba Libreria,
Torino, La Rivoluzione Moderna. Vicende della cultura (Salerno, Roma); Giovanni
Franco Restaino. Restaino. Keywords: Antonino e compagnia. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Restaino” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Ricordi: il Nerone di Manfridi, Seneca
o dell’essere per amore, e gl’inganni dell’infinito di Leopardi sulle ceneri di
Pasolini nell’inferno d’Aligheri – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Se è vero che
Shakespeare inventa l'umanità, è altrettanto vero che egli l'ha poi divisa, il
più delle volte, tra due grandi generi di rappresentanti: e questi passano
davvero per le categorie dell’accademia degli platonici e il lizio degl’aristotelici.
Merk Ricordi, in arte Teddy Reno e la produttrice e distributrice cinematografica
Vania Protti. Studia a Roma e Napoli. Studia l’ermeneutica con Ronconi. Attore
con Stoppa, Lavia, e Filippo. Inizia la carriera registica che lo ha visto
spesso anche interprete nei propri allestimenti. Questi sono stati salutati
sempre da un forte e caloroso successo di critica e pubblico. Si dedicato a
Shakespeare, alla drammaturgia antica, al teatro tedesco dell'età romantica, ma
anche e costantemente ai contemporanei introducendo autori come Rohmer, Amann, Norén. Si ricordano “Medea” e “Fedra” di Seneca, Trio
in mi bemolle di Rohmer e Dopo la festa di Amann, Anfitrione di Kleist e Don
Giovanni e Faust di Grabbe, “Canti nel deserto” e Gl’inganni dell'infinito di LEOPARDI
(si veda), “Le ceneri di Roma” e Orgia di PASOLINI, Creditori di Strindberg e
Demoni di Norén, Romeo e Giulietta, Macbeth e Amleto di Shakespeare, Lame e NERONE
di Manfridi. Pubblicat su LEOPARDI (si veda), Shakespeare, Schiller e il
concetto di teatralità: “Lo spettacolo del nulla” (Bulzoni) e Essere e libertà
(Bulzoni). Pubblica "Le mani sulla cultura" (Gremese), una denuncia
assai netta dell'egemonia storica della sinistra sull’arti, che si ravvisa in
modo particolare nel "Teatro politico". Direttore del Teatro Stabile
d'Abruzzo a L'Aquila. Inaugura il corso di questo teatro, dirigge e interpreta
Edipo Re di Sofocle e Anfitrione di Kleist, e insieme dedicato vari incontri al
teatro di poesia. Consigliere di
amministrazione del Teatro di Roma. Collabora a Liberal, per le cui edizioni
pubblicato il saggio "Ideologia di Amleto” (Liberal). Pubblica
"Shakespeare filosofo dell'essere" (Milano, Mimesis), saggio che si
riassume nella tematica di una nuova “Filosofia del dramma”. Questo saggio
rappresenta il sui progetto dedicato alla drammaturgia esistenzialista. Pubblica
"Filosofia del bacio" (Mimesi), e "PASOLINI e le ceneri di Roma,
o un filosofo della libertà" (Mimesis). Pubblica il suo saggio teoretico
più rilevante, "L'essere per l'amore" (Mimesis). ALIGHIERI (si veda) per Roma e nel mondo. Inizia
un Progetto filosofico su Alighieri -- saggistico ma anche teatrale e
comunicativo. "ALIGHERI per Roma", con la lettura in luoghi
significativi della "Città Eterna" -- Mausoleo di Cecilia Metella,
Arco di Giano, Terme di Caracalla e Terme di Diocleziano -- di VII Canti
dell'Inferno. Realizza un primo documentario per Rai 5 -- ricevendo il plauso
della critica e grande riscontro dal pubblico. Pubblica “Filosofia della
Commedia di Aligheri,” dedicato alla cantica dell'Inferno. “Il grande teatro
shakespeariano” (Mimesis); “Filosofia della Commedia di ALIGHIERI -- L’Inferno
– Il Purgatorio ” (Mimesis) “ALIGHERI -- per Roma: Inferno” Rai; La grande
magia di ALIGHERI può essere capita soltanto ascoltandola a viva voce", in
Spettacoli, La Repubblica. Intervista di Grattarola. Franco Ricordi. Ricordi.
Keywords: essere per amore, il Nerone di Manfridi, Seneca, Pasolini, le ceneri
di Roma, gl’inganni dell’infinito, Leopardi, Alighieri. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Ricordi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Righetti: la critica della ragione
ecologica, o l’etica dello spazio -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Si concentra
soprattutto sui temi dell’estetica. Fonda “La Stanza Rossa” sull rapporto
arte-comunicazione. Affianca alle ricerche precedenti altri filoni di indagine,
volti prevalentemente all’ambito della riflessione meta-etica.. Studia l’ecologia.
Pubblica «Iride», «Dianoia» e «Millepiani».
Ecoinciviltà. La ragione ecologica spiegata all’umanità civile” (Mucchi,
Modena); “La ragione ecologica: intorno all’etica dello spazio” (Mucchi, Modena);
“Etica dello spazio: per una critica ecologica al principio della temporalità”
(Mimesis, Milano); “Dall’assenza d’opera all’estetica dell’esistenza” (Mucchi,
Modena); “Forme della “verità”: follia, linguaggio, potere, cura di sé”
(Liguori, Napoli); “La fantasia e il potere” (Mucchi, Modena); “La Stanza
Rossa. Tras-versalità artistica” (Costa, Milano); “Soggetto e identità: il
rapporto anima-corpo” (Mucchi, Modena). Cf. Grice, “From the banal to the
bizarre: method in philosophical psychology.” Stefano Righetti. Righetti.
Keywords: la ragione ecologica, o l’etica dello spazio, linguaggio, la pietra
di bismantova. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Righetti” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Rignano: la teleo-nomia -- filosofia
fascista – filosofia italo-giudea – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Livorno). FIlosofo italiano. Grice: “I love Rignano, but I would not
consider him a philosopher, in that he never attended a course on philosophy!” Studia
a Pisa e Torino. Laureato, si interessa subito ai problemi filosofici collegati
alla ricerca scientifica. Fondatore della Rivista di Scienza. Fonda a Bologna
“Rivista di Scienza” per Zanichelli. La rivista assunse il nuovo titolo di
“Rivista di sintesi scientifica” -- cf. Grice on einheit der wissenschaft. La
rivista nasce con il proposito di opporsi alla eccessiva specializzazione a cui
era giunta la ricerca scientifica danneggiata per questo da criteri troppo
specifici e restrittivi. Gli fondatori,
e in particolare R., si proponeno di superare il particolarismo delle scienze
per una visione più estesa gettando un ponte fra cultura umanistica e quella
scientifica ed elaborando una "sintesi" -- o unità o continuita -- tra
le scienze della natura e le scienze dell'uomo.
In questo modo la filosofia, libera da legami nei confronti dei sistemi
prefissati, poteva dedicarsi a promuovere la coordinazione del lavoro, la
critica dei metodi e delle teorie, e ad impostare in modo più ampio i problemi
delle teorie. Nei saggi che pubblica su “La rivista de sintesi scientifica” ha
modo di mettere in rilievo le sue capacità di divulgatore e di condurre i suoi
studi in completa autonomia dal mondo accademico ufficiale elaborando la sua
concezione filosofica ispirata soprattutto dalla corrente positivistica. Chiede
a Freud un'esposizione della psicoanalisi con le indicazioni di quali rami del
sapere potessero essere interessati alle teorie e all'esperienze
psicoanalitiche. Freud scrive “Das Interesse an der Psycho-analyse”, pubblicato
sulla rivista. Si interessa di psicologia e biologia ed è noto soprattutto per
la sua ipotesi della proprietà mnemonica, secondo la quale la sostanza vivente
sarebbe in grado di ricordare le condizioni fisiologiche dell’iniziali
situazioni fisiche determinate dall'ambiente esterno e quindi di riprodurle nel
prosieguo della vita biologica. Questa
sua teoria consente a lui di operare nella biologia un compromesso tra una
visione meccanicistica della realtà naturale e una finalistica, vitalistica.
Per il meccanicismo infatti non è possibile pensare che nell'ambito degli
organismi viventi vi sia il proposito immanente di conseguire una finalità ma
d'altra parte è innegabile he nel mondo organico sia presente una sorta di TELEO-NOMIA
particolare per ogni essere vivente tale da giustificare l'idea che, durante il
periodo di adattamento all'ambiente, questi conservi una specie di traccia
fisica mnemonica persistente e trasferibile ereditariamente. Si interessa anche
di filosofia della psicologia – o psicologia filosofica -- ma quando intese indicare lo statuto
epistemologico della teoria psicologica, il tipo di scientificità che ad essa
compete, in modo da definire i rapporti con la scienza naturale da una parte e
con quella umana dall'altra, si orienta verso soluzioni intermedie, che spesso
complicavano più che risolvere i problemi. Coerentemente al suo programma di
sintetizzare opposti sistemi, elabora anche una concezione economica di tipo
socialista marxista che è in accordo con il liberismo. Altre saggi: “Per una
riforma socialista del diritto successorio” (Bologna, Zanichelli); “Di un socialismo in accordo colla dottrina
economica liberale” (Torino, Bocca); “Sulla trasmissibilità dei caratteri
acquisiti: ipo-tesi d'una centro-epigenesi” (Bologna, Zanichelli); “L'adattamento
funzionale e la teleologia psico-fisica” (Bologna: Zanichelli); “Che cos'è la
co-scienza?” (Bologna, Zanichelli); “Il fenomeno religioso” (Bologna,
Zanichelli); “Il socialismo” (Bologna, Zanichelli); “Dell'attenzione: contrasto
affettivo e unità di co-scienza” (Bologna, Zanichelli); “Dell'origine e natura
mnemonica delle tendenze affettive” (Bologna, Zanichelli); “Per accrescere
diffusione ed efficacia all’università popolari” (Milano, Compositrice); “La
vera funzione delle università popolari” (Roma, Antologia); “Vividità e
connessione” (Bologna, Zanichelli); “L'evoluzione del ragionamento” (Bologna,
Zanichelli); Il nuovo programma dell'Un. pop. milanese: primo anno
d'esperimento, Como, Cooperativa comense; Bari; Le forme superiori del
ragionamento” (Bologna, Zanichelli); “Democrazia e fascismo” (Milano, Alpes). “Dizionario
di filosofia, Treccani Dizionario biografico degl’italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Eugenio Rignano. Rignano. Keywords: diritto
successorio, vitalismo, democrazia e fascismo, liberismo, liberalismo,
socialismo, “Scientia”, filosofia italo-giudea, teleo-nomia. -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rignano” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rigobello: o dell’allargamento interpersonale
del razionale – l’intenzionalità rovesciata – filosofia italiana -- Luigi
Speranza (Badia Polesine).
Filosofo italiano. Il nostro rapporto con gl’altri
deve sempre farci essere un interrogativo per loro. Fra i principali
rappresentanti italiani del personalismo. Dopo gli studi liceali a Padova consegue
la laurea in filosofia, quale allievo di STEFANINI e PADOVANI. Insegna a Padova,
Perugia e Roma. Spazia dalla meta-fisica, all'etica e la filosofia politica,
alla storio-grafia. Collaboratore a Studium. Ripensa il personalismo
partendo dal presupposto per cui esso, potendo anche costituire un possibile
complemento integrativo ed estensivo alla meta-fisica non puo comunque
considerarsi una dottrina filosofica definita bensì una posizione che mette in
primo piano il concetto di "persona" (cf. Strawson, “Il concetto di
persona”). Il personalismo non è in contraddizione con la meta-fisica bensì ne puo costituire un proficuo
ampliamento psico-logico, etico, antropo-logico. Uno dei suoi contributi più
originali consiste nel personificare -- proprio per il tramite del personalismo
-- la ragione meta-fisica attraverso quel processo di integrazione fra l’esistenzialismo
e la filosofia classica. Ri-esamina nel suo evolversi, nonché compara
criticamente e storicamente, questo concetto di “persona” alla luce della
storia della filosofia fino ad arrivare alla filosofia romana – il schiavo non è
persona -- chiamando in causa anche l'ermeneutica, la filosofia morale e la sua
storia. Ne risulta, quindi, che il concetto di persona – nel diritto romano
repubblicano -- deve anzitutto essere inteso in un senso giuridico. Non deve
essere confuso con quello derivante dal concetto d’esistenza della filosofia
esistenzialistica, che nega la possibilità che le persone possono governare la
loro vita, in quanto ritenute prive di auto-dominio. Infine, le persone, pur
nella sua reale concretezza, non sono sostanze. Tutto ciò ha costituito una
delle tematiche principali in cui s'è venuta a delinearsi la sua filosofia, la persona
e l’interpretazione. Una seconda tematica della sua attività di ricerca
scaturisce dagl’insegnamenti, per certi versi anti-tetici fra loro, dei due
suoi maestri, ovvero quelli di STEFANINI, grazie ai quali egli individua un
primo polo di convergenza delle sue riflessioni filosofiche attorno alla
nozione fenomenologica di un mondo della vita, e quelli di PADOVANI, incentrati
sulla meta-fisica tradizionale e ruotanti attorno alla nozione di trascendenza
con i suoi limiti. Ogni altra questione filosofica sembra snodarsi o essere
compresa fra questi due poli di convergenza che egli sintetizza nella
trascendenza, la legge morale, e il mondo della vita. Altro ambito
tematico apre la prospettiva personalistica al dialogo col mondo moderno e
contemporaneo, con l'etica, la politica, la religione, puntualizzando in
particolare la sua valenza etica e politica nell'analisi della realtà sociale
in cui le persone viveno ed agisce, nonché esprime il suo dissenso non su basi
ideologiche ma come critica del sistema dominante. Questo tematica puo quindi
chiamarsi in dialogo con il mondo contemporaneo. Come esponente di punta del
personalismo italiano, storicamente rappresentato da STEFANINI, CARLINI,
SCIACCA, e PAREYSON, rivolvela sua attenzione ad una ri-visitazione originale
del personalismo comparato con l'etica e la politica, grazie a cui è emersa,
oltre alla limitatezza della dimensione trascendentale, sia quella rilevanza
civica assunta dalla persona umana come testimone della sua epoca che la sua
responsabilità di cittadini. Mette in evidenza come il personalismo si
distingua nella critica mossa al sistema idealista, che non ha attecchito nella
filosofia d'oltralpe. Riprende le e tematiche più tipiche della struttura
delle persone umane e le relative implicazioni metafisiche in “Prossimità e
ulteriorità” (Rubbettino). Inoltre, da sempre interessato anche all'ermeneutica
pubblica “L'apriori ermeneutico” (Rubbettino). Altre saggi: “Oltre lo
storicismo” (Studium); “Ricchezza e povertà della metafisica classica”
(Humanitas); “Il problematicismo di SPIRITO (si veda) come empirismo
coscienziale assoluto: note sul significato del nostro tempo, in Rassegna di
Umanesimo e antropo-centrismo; La disponibilità come abito etico del rapporto
autorità-libertà, Istituto editoriale del Mezzogiorno, Napoli, Kant e
l'indirizzo idealistico, Il problema del linguaggio storio-grafico, Perugia, “Condizionamenti
socio-logici e linguaggio morale” in Sociologia e filosofia; Socrate e la
formazione dell'uomo politico, in Civitas, Esperienza di fede e struttura del sapere, Studium,
CROCE (si veda), perché possiamo e non possiamo dirci ‘crociani’, Coscienza.
Mensile del movimento ecclesiale di impegno culturale, La riflessione
sull'etica, Etica oggi: comportamenti collettivi e modelli culturali, Re e Poppi,
Fondazione Lanza e Gregoriana, Roma, Il
tempo nello spiritualismo, Il concetto di tempo. Società filosofica italiana,
Caserta, Casertano, Loffredo, Napoli, “Persona, trascendentale, ermeneutica” in
Filosofi italiani, Riconda e Ciancio (Mursia, Milano); La storia nella
coscienza (AVE, Roma); L'intellettualismo in Platone (Liviana, Padova); Platone,
Senofonte, Aristotele: il messaggio di Socrate” (Scuola, Brescia); “Introduzione
di una logica del personalismo, Quaderni dell'Istituto di Pedagogia di Padova (Liviana,
Padova); L'itinerario speculativo dell'umanesimo contemporaneo, Quaderni
dell'Istituto di Pedagogia di Padova (Liviana, Padova); L'educazione umanistica
e la persona. Saggio di una filosofia dell'insegnamento umanistico” (Scuola,
Brescia); “Determinazione ed ulteriorità nel Kant pre-critico” (Silva,
Milano-Genova); “I limiti del trascendentale in Kant” (Silva, Milano); “La
certezza morale, filosofia morale relazioni tenute a Perugia nell'A.A. (CLEUP,
Perugia); “Legge morale e mondo della vita” (Abete, Roma); La morale radicale”
(Perugia, Perugia); “Struttura e significato” (Garangola, Padova); “Antropologia”
(Antenore, Padova); “Modelli storio-grafici di morale” (Frama Sud, Chiaravalle
Centrale); “Ricerche sul trascendentale kantiano” (Antenore, Padova); “Dal
romanticismo al positivismo” (Marzorati, Milano); “Il regno dei fini” (Bulzoni,
Roma); “Il personalismo” (Città Nuova, Roma); “L'impegno ontologico” (Armando,
Roma); “Il futuro della libertà” (Studium, Roma); “Politica e pro-mozione
umana” (Scuola, Brescia); “Perché la filosofia” (Scuola, Brescia); “Studi di
ermeneutica” (Città Nuova, Roma); “Verso una nuova didattica della storia” (Sei,
Torino); “Persona e norma nell'esperienza morale” (Japadre, L’Aquila); “Certezza
morale ed esperienza religiosa” (Vaticana, Vaticano); “Kant: che cosa posso
sperare” (Studium, Roma); “Lessico della persona umana” (Studium, Roma);
“L'immortalità dell'anima” (Scuola, Brescia); “Soggetto e persona: ricerche
sull'autenticità dell'esperienza morale” (Anicia, Roma); “Autenticità nella
differenza” (Studium, Roma); “Attualità della lettera ai Romani” (AVE, Roma); “Il
divino oltre i saperi: tra teologia e filosofia” (San Paolo, Milano); “Interiorità
e comunità. Esperienze di ricerca in filosofia (Studium, Roma); Oltre il
trascendentale, Pubblicazioni della Fondazione Spirito, Roma, L'altro,
l'estraneo, la persona, Città Nuova Editrice, Roma, La persona e le sue
immagini, Città Nuova Editrice, Roma, L'estraneità interiore (Studium, Roma); Le
avventure del trascendentale. Contributi al Convegno del Centro studi filosofici
di Gallarate (Rosenberg, Torino); “Umanità e moralità” (Studium, Roma); “Immanenza
metodica e trascendenza regolativa” (Studium, Roma); “L'apriori ermeneutico:
domanda di senso e condizione umana” (Rubbettino, Mannelli); “Prossimità e
ulteriorità: una ricerca ontologica per una filosofia prima” (Rubbettino, Mannelli);
“L'insuperabile singolarità dell'avventura umana: dalla determinazione completa
alla rottura metodologica” (Ramo, Rapallo); “Vita e ricerca. Il senso dell'impegno
filosofico, intervista Alici” (Scuola, Brescia); “L'intenzionalità rovesciata:
dalle forme della cultura all'originari” (Rubbettino, Mannelli); “Struttura ed
evento: tempo di vivere, tempo di dare testimonianza alla vita, la vita come
testimonianza” (Rubbettino, Mannelli); “Dalla pluralità delle ermeneutiche all'allargamento
della razionalità” (Rubbettino, Soveria Mannelli); “Ciascuno di noi
nell'incontro con l'altro deve essere tale da suscitare curiosità e interesse
di conoscenza reciproca (Presentazione a Alici, Grassi, Salmeri, Vinti
(Studium); “La filosofia come testimonianza, Rivista bimestrale, Studium, Roma.
Berti ha R. come docente supplente di filosofia quando è ancora studente
liceale. Cfr. Berti, "Origini del pensiero di R.", in: Alici, Grassi,
Salmeri e Vinti, “La filosofia come testimonianza” (Studium. Cfr. Berti, "Origini
del pensiero", in Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, La filosofia come testimonianza,
Studium, Roma, Cfr. pure il contributo di Borghesi, "La dialettica tra
struttura e significato", nella stessa collectanea. Oltre quelli delle Parti II e III, si vedano
soprattutto i vari contributi presenti nella Parte I della collectanea in suo
onore: Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, la filosofia come testimonianza, Studium, Roma, Cfr. Alici, Grassi, Salmeri, Vinti,
cit. Cfr. i vari contributi presenti
nella miscellanea: Estraneità interiore
e testimonianza. Studi in onore, Pieretti, ESI-Edizioni Scientifiche Italiane,
Perugia); Cfr. pure "Biografia, pensiero e opere", Bollettino della
Società Filosofica Italiana nella
rubrica Filosofi allo Specchio, Cfr.
Alici, Grassi, Salmeri, Vinti, cit. Per
questi aspetti centrali del pensiero, si vedano soprattutto i contributi
presenti nella prima parte della collectanea in suo onore: Alici, Grassi, Salmeri
e Vinti, La filosofia come testimonianza, Studium, Cfr. Alici, Grassi, Salmeri
e Vinti, Ricordo, Umanità e moralità, in Dialegesthai. Rivista telematica di
filosofia, In memoriam: In ricordo straneità interiore e testimonianza. Studi
in onore, Pieretti, Scientifiche Italiane, Napoli-Perugia, Alici, Grassi, Salmeri
e Vinti, R., la filosofia come
testimonianza, studio in suo onore, evento organizzato a Perugia in
collaborazione con Roma Tor Vergata e la LUMSA, Perugia/Roma, i cui atti sono
stati pubblicati, Alici, Grassi, Salmeri e Vinti, Studium, Dotto, Enciclopedia filosofica,
Bompiani, Milano, Baccarini, Passione
dell'originario: fenomenologia ed ermeneutica dell'esperienza religiosa, studi
in onore” (Studium, Roma). Vita e ricerca. Il senso dell'impegno filosofico
(Interviste), Alici recensione di Din, Padova. Video di un'intervista a cura di
Valentini, fatta a Roma. Armando Rigobello. Rigobello. Keywords: l’allargamento
del razionale, ‘struttura e significato’, il regno dei fini, comunita, Grice on
human vs. person, Strawson, the concept of the person, Ayer, the concept of a
person. In personam, persona sui iure, persona populum (Cicero). Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rigobello” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Rimini: o del significato totale, la
percezione del pane e Socrate è seduto – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Rimini). Filosofo italiano. Il primo a conciliare
gli sviluppi delle idee d’Occam ed Aureolo. Questa sua sintesi ha un impatto
duraturo. Insegna a Bologna, Padova, Perugia, e Rimini. Da lezioni sulle sentenze
di Lombardo. Oltre alla sua opera principale, il commento alle sentenze di
Lombard, scrive diversi saggi, tra cui: “De usura,” “De IV virtutibus
cardinalibus” – cf. Grice, philosophy, like virtue, is entire -- e un estratto del commento alle sentenze, il “De
intentione et remissione formarum,” un’appendice sulla IV distinctio del I
libro del commento alle sentenze, una tabula super epistolis. Augustin. Manifesta
una certa attitudine sincretistica tra gli sviluppi d’Occam ed Aureolo. Mostra
analoga tendenza anche nella ri-costruzione e dell'analisi del processo della
percezione animale e umana e il conoscere umano, nelle quali si fondono in
maniera originale elementi etero-genei desunti da Aristotele del Lizio,
Agostino e Ockham. Causa un grave fraintendimento della sua filosofia, è
qualificato come tortor infantium, per la supposizione di aver condannato alle
pene eterne i bambini che muoiono senza il battesimo. In realtà espone tale
dottrina senza pronunciarsi. Talvolta è indicato quale antesignano dei
nominalisti. Altre saggi: “Gregorii lettura super I et II Sententiarum”; “De
imprestantiis venetorum”. Mazzali, Gori, Manuale di Filosofia Medievale, Dizionario
biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Dizionario di
filosofia, Gregorius Ariminensis. Gregorio da Rimini. Rimini. Keywords:
complesso significabile, semplice, complesso, animale, pane, l’animale
percezione del pane, Socrate is seated, truth-functionality, scuola italiana,
scuola di Bologna, studi generali in Italia, studio di Rimini. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rimini” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rinaldini: del cimento del Lizio -- filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Ancona).
Filosofo italiano. Studia a Bologna. A servizio di Urbano VIII, ottenne da Barberini, nipote del papa,
la supervisione delle fortezze di Ferrara, Bondeno e Comacchio. Insegna a Pisa.
Amico di GALILEI e BORELLI, il quale lo soprannomina Simplicio per la
sostanziale fedeltà al LIZIO. È in corrispondenza. Uno dei soci fondatori del
Cimento. Tuttavia ha numerose controversie con i suoi amici e con Redi e
Ruberti. Nonostante il conformismo, si oppone alla teoria della virtù zoo-genetica
delle piante, sostenuta dagl’altri accademici del cimento, precedendo Malpighi
con l'ipotesi che anche gl’insetti delle galle nascessero d’uova deposte da
individui della stessa specie. Insegna a
Padova. Saggi: “Philosophia rationalis, atque entità naturalis.” Un'altra delle
sue glorie è la sua proposta di scala termo-metrica utilizzando come riferimento
fisso il congelamento e l’ebollizione dell'acqua all'ordinaria pressione
atmosferica. Ppropone di dividere l'intervallo in XII gradi. Altre saggi: “Opus
algebricum” (Ancona, Salvioni); “Opus mathematicum” (Bologna, Dozza); “Mathematica
italiana”; “Geometra pro-motus” (Padova, Frambotti); “Ars analytica mathematum”
(Firenze, Cocchini); “Ars analytica mathematum” (Padova, Frambotti); “De
resolutione atque compositione mathematica” (Padova, Frambotti); “Philosophia
rationalis, naturalis, atque moralis opus in quo praesertim physica universa ex
accuratis naturalium effectuum observationibus deducta et ubi rei natura
patitur geometrice demonstrata exhibetur” (Padova, Frambotti); “Ad artem quam
ipse conscripsit mathematum analyticam para-lipomena” (Padova, Frambotti); “Commercium
epistolicum” (Padova, Frambotti). Redi scienziato e poeta alla corte dei Medici,
Lo sviluppo delle ricerche sulle galle, Redi
scienziato e poeta alla corte dei Medici
Pighetti, Il vuoto e la quiete: scienza e mistica: Cornaro e Rinaldini (Milano:
Angeli); Dizionario biografico degli italiani, Roma, Treccani Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Museo
Galileo di Firenze. Carlo Renaldini. Carlo Rinaldini. Rinaldini. Keywords:
cimento, cimentare, provando e riprovando, del Cimento, filosofia naturale,
filosofia razionale, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rinaldini” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Rindaco: o,
la setta di Lucania – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucania). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited
by Giamblico. Giamblico sometimes spells his name “Bindaco” (non si veda).
Grice e Riondato: o del metodo dell’etologia
filosofica – filosofia italiana. Luigi Speranza (Padova). Filosofo italiano. Studia a Padova sotto STEFANINI,
FERRABINO, PADOVANI, e DIANO. Studia l’Aristotele neo-latino. Uno dei galileiani.
Ezio Riodato. Riondato. Keywords: il metodo dell’etologia, morale, morale
classica, Aristotele neo-latino, Epitteto, l’enuniciazione,
dell’interpretazione in Aristotele, crisi, metafisica e scienza in Aristotele. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Riondato” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Riverso: o, della la forma del segno romano
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo italiano. Studia a Napoli. Insegna a
Salerno e Napoli. Ha spaziato dalla filosofia critica ed analitica, alla logica
formale, ed è stato esperto in problemi di linguistica, di filosofia delle
scienze e delle culture. Saggi: “Colpa e giustificazione nella re-azione anti-immanentistica
del "Roemerbrief" barthiano”; “Teo-logia esistenzialistica”; “La
costruzione interpretativa del mondo”; “L’epistemo-logia genetica”, “Meta-Fisica
e Scientismo”; “Filosofia e analisi del linguaggio”; “Dalla magia alla scienza”,
“Conoscenza e metodo nel sensismo degl'ideologi”; “L’esperienza estetica”; “La
filosofia d’Occidente, Corso di storia della filosofia, Natura e logo, La
razionalizzazione dell'esperienza, La
filosofia analitica, La filosofia, Individuo, società e cultura. La psicologia del
processo culturale, L’immagine dell'universo. Astronomia e ideologia, Il
pragmatismo, La spiritualità, Il linguaggio nella filosofia romana antica, Democrazia,
iso-nomia e stato, Una corrente
filosofica; riferimento e struttura; Il problema logico-analitico in Strawson, Democrazia
e gioco maggioritario, Filosofia del tempo, La civilta e lo stato romano; Alle origini del
pensiero politico, La carica dell'elettrone, Esperienza e riflessione, Forma culturale
e paradigma umano; Le tappe del pensiero filosofico nella cultura d’Occidente, Paradigmi
umano e educazione, Filosofia del linguaggio, Dalla forma al significato, Cose
e parole, Come BRUNO (si veda) inizia a parlare: Diario di una maestra di sostegno,
“La rimozione dell'eros nel giansenismo”, Civiltà, libertà e mercato nella
città italica antica (Roma). Un viaggio al centro dell'immaginario religioso e
mistico che ha influenzato l'umanità, morale
e dottrina, Cogitata et scripta, Filosofo
del linguaggio, La Tribuna. Semiosi iconica e comprensione della terra.
Emanuele Riverso. Riverso. Keywords: la forma del segno, la tappa, le tappe,
riferimento, ri-ferire, vico, animale raggionavole, magia e scienza, Giordano
Bruno. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Riverso” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Roccoto: l’implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). To be identified.
Grice e Rodano: immunità e comunità, o l’implicatura
dei comunisti – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano . Fondatore del “catto-comunismo.” E tra i fondatori del movimento dei cattolici comunisti,
poi sinistra cristiana. Studia a Roma. Frequenta la Scaletta. Milita nell'azione
cattolica e nella FUCI presieduta da Moro. Entra in contatto e collabora
con anti-fascisti d'ispirazione cattolica -- Ossicini, Pecoraro, Tatò e altri
-- comunista -- Bufalini, Amendola, Ingrao, Radice e altri --, del partito d'azione
e liberali -- Malfa, Solari, Fiorentino fra gl’altri. Partecipa al movimento
dei cattolici anti-fascisti. Con Ossicini e Pecoraro tra i promotori e
dirigenti del partito co-operativista sin-archico -- poi partito comunista cristiano
-- e ne redige i principali documenti. Fa parte, con Alicata e Ingrao, del
trium-virato dirigente le II distinte organizzazioni clandestine, comunista e
comunista cristiana. Scrive saggi sull’Osservatore Romano. Arrestato dalla
polizia fascista in una generale retata dei militanti del partito comunista
cristiano, e deferito al tribunale speciale con altri suoi dirigenti. Il
processo non ha luogo per la caduta del fascismo. Nel periodo badogliano ha
intensi scambi d'idee con i compagni di partito e altre personalità anti-fasciste
sulla linea da seguire. Stringe amicizia con Luca e Pintor. Collabora al
“Lavoro”, diretto da Alicata, comunista, Vernocchi, socialista, e Gaudenti, cattolico.
Sotto l'occupazione nazista di Roma fonda il movimento dei cattolici comunisti,
e ne redige i documenti teorico-politici. Scrive saggi sui 14 numeri usciti
alla macchia di “Voce operaia”, organo dello stesso movimento dei cattolici
comunisti. Liberata Roma, il movimento di cattolici comunisti prende il nome di
partito della sinistra cristiana. Vi confluiscono i cristiano-sociali di Bruni.
Vi partecipano anche Balbo, Sacconi, Barca, Amico, Chiesa, Valente, Mira, Tatò,
Tedesco, Parrelli, Tranquilli, e Rinaldini. Stringe un rapporto di
amicizia e collaborazione -- che non sarà privo di momenti di dissenso critico
--con Togliatti. Su Voce Operaia, pubblicata adesso legalmente, scrive numerosi
saggi. In IV di essi sostiene la prosecuzione dell'IRI e ciò segna l'inizio
della sua amicizia con Mattioli. S'incontrano, a casa di R. e con la sua
mediazione, Togliatti e Luca, primo, cauto sondaggio reciproco tra mondo
cattolico e movimento comunista italiano. A conclusione di un congresso
straordinario, il partito della sinistra cristiana si scioglie. Sostiene, con
argomentato vigore, che non è più utile una formazione cattolica di sinistra,
poiché incombe alla classe operaia nel suo insieme e perciò al partito
comunista il compito di affrontare la questione cattolica, superando le pre-giudiziali
a-teistiche e del dogmatismo marxista. Si adopera perciò per ottenere modifiche
nello statuto del partito comuista, che consentano l'iscrizione e la militanza
in esso indipendentemente dalle convinzioni ideo-logiche e religiose, modifiche
che saranno adottate dal partito comunista nel suo congresso. Entrato nel partito
comunista, scrive su
periodici ufficiali di tale partito o ad esso vicini. Particolarmente
numerosi i suoi saggi su Rinascita. Vi ha largo spazio l'invito ai cattolici a
lavorare in politica e nelle altre dimensione della storia comune degl’uomini
in spirito di laicità, evitando quindi improprie commistioni con la fede
religiosa. Questa posizione approfondita nel corso di tutta la sua opera ed
essenziale per comprenderla contrasta con la linea della chiesa di Pio XII, che
coglie l'occasione di due suoi saggi sulla condizione economica del clero
(Rinascita) per comminargli l'interdetto dai sacramenti, accusandolo di
fomentare la lotta di classe all'interno delle gerarchie (L'interdetto e tolto
sotto Giovanni XXIII). Cura i saggi politici di “Lo Spettatore”. Scrive sul
Dibattito Politico, diretto da Melloni e Bartesaghi, teso a una difficile
mediazione tra le posizioni politiche del mondo cattolico e di quello comunista
e socialista, nel distinto riconoscimento dei rispettivi valori e motivi
ideali. Vi collaborano tra gli altri Chiarante, Magri, Baduel, Salzano. Durante
il pontificato di Giovanni XXIII opera, tramite Togliatti, per la trasmissione
ai dirigenti della proposta, primo, cauto sondaggio reciproco tra mondo
cattolico e movimento comunista italiano. A conclusione di un congresso
straordinario, il PSC si scioglie. R.sostiene, con argomentato vigore, che non
è più utile una formazione cattolica di sinistra, poiché incombe alla classe
operaia nel suo insieme e perciò al PCI il compito di affrontare accolta, di
uno scambio di messaggi in occasione del compleanno di papa Roncalli.
L'iniziativa sarà il primo segno di disgelo tra URSS e s. sede. Si svolge un
serrato dialogo tra R. e NOCE (si veda), che mette in chiaro la diversità delle
rispettive posizioni. Fonda con Napoleoni La Rivista trimestrale, affrontando
nodi teorici e politici di fondo. Ancora con Napoleoni, e Ranchetti, dirige la scuola
di scienze politiche ed economiche, rivolta a militanti del movimento. Collabora
alla rivista “Settegiorni”, diretta d’Orfei e Pratesi, in cui fra l'altro
scrive una serie di interventi d'intensa riflessione teologica, le Lettere
dalla Valnerina. Chiusasi l'esperienza della Rivista Trimestrale, R. scrive sui
Quaderni della Rivista Trimestrale, diretti da Reale, cui collaborano, insieme
a Sacconi, Salzano, Tranquilli, Gasparotti, Rinaldini, Reale, Agata, Vincenti, Montebugnoli,
Padoan, Sacconi, Zevi, R. e R., ed altri.
Lo si considera l'esponente più autorevole del “catto-comunismo”: "i
rapporti di R. con il mondo cattolico sono stati indagati a fondo. Quelli con
Togliatti -- che furono rapporti personali assai intensi -- assai poco, come
quelli con Berlinguer -- all'Istituto Gramsci si conservano tre vaste memorie
che scrive per Berlinguer -- anche se il rapporto stretto di questi con Tatò è
sufficiente a delinearne l'influenza". Nella stagione del compromesso
storico proposto da Berlinguer e oggetto prima di attenzione, poi di cauta
convergenza da parte di Moro, R. elabora i fondamenti teorici di una politica
diretta a non ridurre l'incontro tra le grandi forze storiche del comunismo,
del socialismo e del cattolicesimo democratico a una mera operazione di
governo, ma a farne una strategia di lungo periodo di trasformazione della
società. Quella stagione e quelle prospettive vengono improvvisamente troncate
dall'ASSASSINIO DI MORO. S'intensificano, all'epoca, i suoi contatti personali
con esponenti del PCI, del PSI, della DC e di altri partiti -- Malfa, Malagodi,
Visentini -- su problemi politici a breve e lungo termine. Pubblica saggi su
vari periodici e sul quotidiano Paese Sera, quasi settimanalmente. Altre saggi:
“Sulla politica dei comunisti” (Boringhieri, Torino); “Questione demo-cristiana
e compromesso storico” (Riuniti, Roma), “Lenin da ideologia a lezione”
(Stampatori, Torino); “Lettere dalla Valnerina” (Pratesi, La Locusta, Vicenza);
“Lezioni di storia possibile” -- Tranquilli e Tassani (Marietti, Genova); “Lezioni
su servo e signore” – Tranquilli (Riuniti, Roma); “Cattolici e laicità della
politica” Tranquilli (Riuniti, Roma); “Cristianesimo e società opulenta” – Mustè
(Storia e letteratura, Roma). Saggi sono spubblicati in numerosi periodici e
quotidiani, tra i quali l'Osservatore Romano, Primato, Voce Operaia Rinascita Il Politecnico, Unità, Vie nuove,
Società, Cultura e realtà, Lo Spettatore Italiano, Il Contemporaneo, Il
Dibattito Politico, Argomenti, La Rivista Trimestrale, Settegiorni, Quaderni
della Rivista Trimestrale, Paese Sera, Città Futura, Nuova Società, e Il Regno.
I saggi più importanti, pubblicati sulla Rivista Trimestrale e sui successivi
Quaderni, sono “Risorgimento e democrazia, Il processo di formazione della
società opulenta”; “Il pensiero cattolico di fronte alla società opulenta”; “Egemonia
riformista ed egemonia rivoluzionaria”; “Nota sul concetto di rivoluzione”; “Significato
e prospettive di una tregua salariale; “Il centro-sinistra e la situazione del
paese”; “Marx, A proposito del convegno delle ACLI a Vallombrosa”; “Su alcune
questioni sollevate dal movimento studentesco; “Con Dopo Praga: considerazioni
politiche sulla storia del movimento operaio, A proposito dell'autunno caldo”;
“Considerazioni sulla dialettica sociale dell'opulenza”; “La peculiarità del partito
comunista”; “Dopo il congresso del partito comunista: il nodo al pettine”, “I germi
di comunismo”; “La questione demo-cristiana”; “La proposta del compromesso
storico”; “Dopo la morte di Mao Tse-tung: la lezione di una grande esperienza, con
Tranquilli; “Considerazioni sulla strategia dei comunisti italiani”; “Egemonia
e libertà delle opinioni”; “Considerazioni sui fenomeni di eversione”; “La
politica come assoluto”; “Note sulla questione”; “La specificità umana e
condizione storica: dopo la lettera di Berlinguer al vescovo di Ivrea: laicità
e ideologie”; “Alla radice della crisi”; “L'incompatibilità tra capitalismo e
democrazia”; “È possibile una soluzione reazionaria?” “Idee e strumenti della
manovra reazionaria”; “Roluzione” “Rivoluzione”; “Filosofia della storia”; Rivoluzione
in Occidente e rapporto con l'URSS, Il
senso di una grande lezione: per una lettura critica di Lenin”; “Per un
bilancio del compromesso storico”; “Innovazione e continuità”; “Contratti e
costo del lavoro: imprese e sindacati, partiti e istituzioni”; “La chiesa di
fronte al problema della pace”. Craveri, Una critica pregnante, in Mondoperaio,
Teorico del compromesso storico Archivio la stampa. Noce: Lettera a R. -- Regno-attualità
--; Cinciari: Cattolici comunisti, n
Enciclopedia dell'anti-fascismo e della resistenza, Milano; Bedeschi: Cattolici
e comunisti (Feltrinelli, Milano); Cocchi, Montesi: Per una storia della
Sinistra cristiana (Coines, Roma), Casula: Cattolici-comunisti e Sinistra cristiana
(Mulino, Bologna); Tassani: Alle origini del compromesso storico (EDB, Bologna);
Ruggieri, Albani: Cattolici comunisti? (Queriniana, Brescia); Repetto: Il movimento
dei cattolici comunisti: problemi storici e politici -- Quaderni della Rivista
Trimestrale; Ricordo, Broglio, "Un cristiano nella sinistra", in
"Nuova Antologia", Giannantoni, Alema, Ingrao: Dibattito in Rivista
Trimestrale, Nuovo Spettatore Italiano, Bella: “Lo Spettatore Italiano”
(Morcelliana, Brescia); Papini: Tra storia e profezia: la lezione dei cattolici
comunisti (Univ., Roma); Landolfi, R.: la rivoluzione in Occidente, Palermo,
Ila Palma, Raimondo: solitudine e realismo del comunista cattolico (Galzerano,
Salerno); Tronti: Una riflessione -- in Rivista Trimestralen; Manacorda: lettore
di Marx in Critica marxista; Napoleoni, Cercate ancora (Riuniti, Valle); Napoleoni,
Teoria politica; Noce: Il comunista (Rusconi, Milano); Tranquilli: Fede
cattolica e laicità della politica -- in Teoria Politica; Tranquilli: Realtà
storica e problemi teorici della democrazia
-- in Bailamme, Reale: Sulla laicità: considerazioni intorno alle
relazioni fra atei e credenti -- in Novecento, Bellofiore: Pensare il proprio
tempo. Il dilemma della laicità in Napoleoni, in Per un nuovo dizionario della
politica (Riuniti, Roma); Capuccelli, Lucente:
La riflessione teorica di R. dalla Sinistra Cristiana alla “Rivista
Trimestrale” -- tesi di laurea in scienze politiche, Milano -- Istituto
Gramsci: Convegno commemorativo di R., Roma --; Mustè, “Critica delle ideologie
e ricerca della laicità” (Mulino); lbani: La storia comune degli uomini. Ri-leggendo
R. -- in Testimonianze, Papini: La formazione di un cattolico -- Tra la
Congregazione mariana La Scaletta e il liceo Visconti, in Cristianesimo e
storia, Possenti: Cattolicesimo e modernità. Balbo, Noce, R. (Milano); Mustè:
Fra NOCE e R.: il dibattito sulla società opulenta, La Cultura; Mustè: R.:
laicità, democrazia, società del superfluo (Studium, Roma). "Cristianesimo
e società opulenta", a cura e con introduzione di Mustè (Edizioni di Storia
e Letteratura, Roma, Parlato: L'utopia in Manifesto, Melchionda: R. (in Aprile,
Rosa, "R.; il cristianesimo e la società opulenta", in
"Ricerche di storia sociale e religiosa", Chiarante: Tra Gasperi e
Togliatti. Memorie (Carocci, Roma; Pandolfelli: Marxismo, Scienze politiche,
Roma; Tassani:"Il Belpaese dei Cattolici", Cantagalli, "La
traccia e la prospettiva teorica di R." MORO, R. e la storia del 'partito
cattolico' in Italia", in Botti, Storia ed esperienza religiosa. Urbino,
Quattro Venti, Hanno detto di lui: la sua vita testimonia, in modo esemplare,
quanto possa essere forte, nell’uomo, la dedizione all’impegno intellettuale e
ai grandi ideali, tra i quali la politica intesa nel senso più nobile e più
alto dell’accezione. Portatore d’una fede religiosa profondamente sentita e
sofferta, ha avuto costantemente con sé il dantesco “angelo della solitudine”:
durante l’intera sua vita, infatti, mai si è sottratto al rovello e al dubbio;
mai ha preferito la comoda via dei pigri, degli opportunisti e dei neutrali. La
sua prima scelta di campo nell’Italia divisa in due, fu doppiamente coraggiosa: la resistenza al
nazi-fascismo ed il tentativo di conciliare nel Movimento dei cattolici
comunisti i valori della tradizione cristiana e cattolica con quelli della
rivoluzione d’ottobre. E così continuò senza paura e con sacrificio personale
in tutti questi anni promuovendo con le sue tesi, tra consensi e dissensi, un
continuo dibattito. La sua “inquietudine” è, dunque, sincera e feconda,
sorretta da uno spirito virile, ma al fondo sensibile ed umanissimo. Certamente
sarà ricordato dallo storico del futuro con queste sue peculiarità di
intellettuale originale, pugnace e coraggioso. In questo modo l’ho visto e conosciuto,
e così rimarrà per sempre nella mia memoria. Pertini, Quaderni della Rivista
Trimestrale. Ritengo che la sua vita e la sua opera abbiano fornito una prova
concreta e significativa della validità di due principi che egli ha serenamente
professato e praticato e che, anche con il suo personale contributo, sono
acquisiti al patrimonio teorico e ideale del partito comunista. Il primo è la
distinzione e l’autonomia reciproca della politica e della fede religiosa -- o
della convinzione filosofica o del “credo” ideologico. Il secondo è
l’affermazionefatta da Togliatti, formulata in una tesi approvata dal X
congresso del partito e sviluppata poi nelle tesi del XV congresso secondo la
quale un cristianesimo genuinamente vissuto non soltanto non si oppone, ma è
anche in grado di sollecitare un’azione che può contribuire alla battaglia per
la costruzione di una società più umana, più libera e più giusta di quella
capitalista. Berlinguer, Quaderni della Rivista Trimestrale. C’era nella sua
avversione al misticismo, all’indistinto, all’anarchismo, una grande lezione di
umanesimo storico e costruttivo. La drammaticità con cui sentiva i rischi di un
capovolgimento della democraziavissuta nei suoi angusti limiti
democraticisticiin corporativismo e in anarchia, e, quindi, la possibilità di
una replica autoritaria, è tuttora inscritta nella nostra vita quotidiana,
nella fase che stiamo attraversando. Bene: distinguere per collegare; stabilire
i confini del campo di ciascuno, da cui discende l’autonomia della politica
dalla religione e dalle ideologie. Per questo ritengo che occorra respingere le
sollecitazioni di quanti pensano di poter rimuovere la questione di fondo posta
da R.. Quella questione oggi riguarda, a mio avviso, il confine mobile tra progresso
e conservazione” Occhetto, Quaderni della Rivista Trimestrale, Per chi ha
seguito, anche talvolta dissentendo, la filosofia di R. e lo ha spesso messo a
confronto con la visione di MORO, appare chiaro che gli insegnamento di R. come
quelli di MORO non hanno solo valore per la ricostruzione storica di una fase
politica conclusa, ma hanno invece valore e significato come guida per la
costruzione di un processo di allargamento della democrazia, di sviluppo e di
confronto e di un dialogo che sono ancora più che mai attuali, perché attuali e
non risolti sono i grandi problemi nazionali che richiedono sì maggioranze
e governi più efficaci e risoluti, ma anche un più largo consenso popolare da
realizzarsi col confronto, col dialogo, con la partecipazione, sia pure a vario
titolo, ad un unico disegno di tutte le forze politiche rappresentative
dell’intera realtà popolare. Galloni, Quaderni della Rivista Trimestrale, “benché
creda che la storia sia opera di molti, e non di singole personalità pur
spiccatissime, ho sempre ritenuto che il ruolo esercitato da R. nella vicenda
italiana di questi decenni sia stato assolutamente fuori del comune, e
portatore di cambiamento come a pochissimi altri è stato dato. Ciò dico
soprattutto in riferimento alla storia e alle trasformazioni del partito
comunista italiano, nei cui confronti Rodano ha esercitato una funzione
liberatrice e maieutica che, se non temessi di far torto alla complessità del
processo di un grande movimento di massa e agli innumerevoli apporti di cui
esso è sostanziato, non esiterei a definire demiurgica.» Valle, Quaderni
della Rivista Trimestrale. Lasciamo ad altri le banalità sul consigliere del principe
o sul consulente per i rapporti con il mondo cattolico o con il Vaticano.
Togliatti ne fu attratto e interessato certo, anche perché l’esperienza di R.,
le sue riflessioni, le sue frequentazioni arricchivano il Partito di qualcosa
che altrimenti non sarebbe venuto. Forse qualcosa di analogo era stato per
Gramsci e per Togliatti l’incontro con Godetti. Che conoscesse e stimasse Ottavini,
che fosse intimo di Luca, non era importante perché ciò rappresentava un
“canale”. E iuttosto decisivo che un giovane così ascoltasse e parlasse, che si
trovasse a casa sua tra i comunisti, che per farlo soffrisse fino alla
persecuzione vaticana, riuscendo sempre ad essere fedele nel senso più pieno
del termine. Paietta, Quaderni della Rivista Trimestrale. Rrimane uno dei pochi
uomini la cuia filosofia rende possibile l’appellativo di femminista anche per
un appartenente al sesso maschile. La sua continua attenzione dalla questione
femminile derivava, certo, da una molteplicità di circostanze. Vi influiva la
ricerca su quello che egli stesso define il processo di umanizzazione
dell’uomo, nel cui quadro la liberazione della donna costitusce ben più di una
semplice componente o misura, ma piuttosto una delle condizioni decisive per
una reale, generale fuoruscita dall’alienazione e dallo sfruttamento umano. Oggi
più d’uno ambirebbe, revanchisticamente, a considerare conclusa la stagione
femminista. E invece il vero problema per le donne, per la democrazia, per il mutamento,
è la perpetuazione e il saldo attestarsi a un livello superiore del femminismo.
Per questo il messaggio che può ben a ragione essere definito femminista
nell’accezione più onnicomprensiva ed elevata, risulta tuttora rivolto alla
speranza e soprattutto all’impegno: quell’impegno per cui egli ha consumato
generosamente, e certo positivamente anche per la causa femminile, tutta
intiera la sua vita. Tedesco, Quaderni della Rivista Trimestrale. Il mio primo
interrogativo riguarda le scelte politiche che egli ha fatto, ponendosi come
cattolico in contrasto con alcune direttive ecclesiastiche. Dove ha trovato
forza e serenità, pur con sofferenza, per queste opzioni non rinunciando alla
sua fede e alla sua appartenenza ecclesiale, sempre professata? Non ho trovato
altra risposta che la sua fede teologale. La fede di Franco non era credenza
dottrinale, magari utilizzata ideologicamente, o sottomissione alla gerarchia
che poi si muta in ribellione; era adesione cosciente e ferma a Dio che si è
rivelato in Gesù Cristo, ancora vivente nella Chiesa. Questa fede comporta quel
“sensus fidei” (ne ha parlato il Vaticano II nella Lumen Gentium) che diventa
giudizio pratico nelle concrete situazioni per scelte che siano conformi alla
volontà di Dio. È il discernimento di cui parla san Paolo nella Lettera ai
Romani (12, 2) e che tanta parte ha nella dottrina spirituale cristiana. D. Torre,
Quaderni della Rivista Trimestrale, Il rapporto con la chiesa, sia come
comunità di fede che come istituzione, senza mediazioni di un partito cattolico
rappresentava per R. un’occasione e una garanzia per depurare il movimento
comunista non solo dall’ateismo scientista, ma anche di una visione
totalizzante della rivoluzione politica e sociale. Il mito del regno dei cieli
sulla terra e di una storia senza alienazioni. Corrispettivamente il movimento
comunista e il portatore necessario di una trasformazione della società che non
si presentasse come inveramento e compimento della razionalità illuministica,
della rivoluzione borghese, ma anche e soprattutto come loro rovesciamento
dialettico, e perciò offre un fondamento storico e materiale ad un mondo
in cui le persone diventano centro e misura, liberate dalla rei-ficazione
capitalistica, e perciò stesso base reale di un pieno sviluppo di un
cristianesimo, non integralista, ma consapevole, diffuso, praticabile. Magri. Melchionda,
in "Aprile", Dall'utopia alla secolarizzazione, Vassallo, Il
consigliere di Berlinguer che ama la Contro-Riforma. Giornalista politico, Franchi,
Corriere della Sera, Archivio storico. Treccani L'Enciclopedia italiana". Franco
Rodano. Rodano. Keywords: immunità e comunità – filosofia italiana – i
comunisti, il laico, democrazia, revoluzione, lotta di classe, societa
opulenta, peculiarita dei comunisti italiani, anti-fascismo, arrestato dai
fascisti. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rodano” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Rodippo: ante la diaspora – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Crotone). Filosofo italiano. A Pythagorean, cited by Giamblico.
Rogatiano: filosofia della gotta – Roma – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Roma).
Filosofo italiano. A senator whose tutor is Plotino. He credits Plotino for
helping him realise the importance of leading a frugal existence. He himself
fasts every other day – to which he attributes his recovery from gout. Rogatiano.
Rogo: l’allievo di Filone – Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. A pupil of Philone at Rome. Tertilio Rogo.
Grice e Romagnosi: Roma antica, e l’implicatura
dei IV periodi: o, dal segno alla logìa -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Salsomaggiore Terme). Filosofo
Italiano. Important Italian philosopher. L'etica, la politica ed
il diritto si possono bensì dis-tinguere, ma non dis-giungere. Non esiste
un'etica pratica, se non mediante la buona legge e la buona amministrazione. Studia
a Piacenza e Parma. Insegna a Parma e Pavia. Membro della società letteraria di
Piacenza, dove legge i suoi saggi: “Discorso sull'amore considerato come motore
precipuo della legislazione”; “Discorso sullo stato politico della nazione romana
e italiana”; “L’opinione pubblica. Uno degl’Ortolani. Pubblica la “Genesi
del diritto penale”; Cosa è eguaglianza e, Cosa è libertà; Primo avviso al
popolo romano, che mostrano simpatie rivoluzionarie. Il suo incarico gli
procura contrasti con il principe di Trento, Thun. Questi gli concede comunque
il titolo di consigliere aulico d'onore. Schiere contro i principi della
rivoluzione francese. Accusato di giacobinismo, è incarcerato a Innsbruck.
Scrive “Delle leggi dell'umana perfettibilità per servire ai progressi delle
scienze e delle arti”. Scopre gl’effetti magnetici dell'elettricità. R.
anticipato la scoperta dell'elettro-magnetismo. Pubblica “Quale e il governo
più adatto a perfezionare la legislazione civili”. Fonda il “Giornale di
giurisprudenza universale”. Pubblica l’Istituzioni di Diritto amministrativo e Della
costituzione di una monarchia costituzionale rappresentativa. Rerduna intorno a
Milano una scuola o gruppo di giocco alla quale si formarono alcuni dei nomi
più illustri del risorgimento: Ferrari (si veda), Cattaneo (si veda), Cantù (si
veda), Defendente S. (si veda) e G. Sacchi (si veda). Collabora alla biblioteca
italiana. Pubblica L’Assunto primo della scienza del diritto naturale. È arrestato
e incarcerato a Venezia con l'accusa di partecipazione alla congiura ordita da Pellico,
Maroncelli e Confalonieri. Pubblica “Dell'insegnamento primitivo delle
matematiche” e “Della condotta delle acque”. Pubblica l’Istituzioni di civile filosofia
ossia di giurisprudenza teorica. Dirige gl’Annali Universali di Statistica Tra i maggiori filosofi italiani, nel
rinnovamento del pensiero giuridico italiano richiesto dalla necessità di
codificare i nuovi interessi delle classi borghesi emersi con la rivoluzione
francese e consolidati nel successivo codice napoleonico, è legata alla
fondazione di una nuova scienza del diritto pubblico, penale e amministrativo,
con uno spirito scientifico illuministicamente volto all'unificazione delle
scienze giuridiche, naturali e morali. Studia pertanto la vita sociale nelle
sue componenti storiche, giuridiche, politiche, economiche e morali. Considera
l'uomo nelle forme della sua esistenza storica, nei modi in cui concretamente
pensa e agisce in un contesto sociale determinato. In questo modo lo studio
della storia rivela lo sviluppo dell'incivilimento umano. Nella “Genesi
del diritto penale”, opera che gli dette notevole fama e non solo in Italia,
riprendendo tesi di BECCARIA, pone i problemi dell'utilità della punizione,
della natura della colpa e del diritto. Dà una GIUSTIFICAZIONE RAZIONALE della
società che gl’appare un'unione necessaria tra gl’uomini, dialetticamente
rapportati nel rispetto di una disciplina condivisa. L'uomo è lo stesso sia
nello stato di natura che in quello di società, malgrado le diversità delle
forme sociali. Pertanto gl’uomini hanno un diritto di socialità importante e
sacro, quanto quello della conservazione di se stesso. La società è per R.
l'unico stato naturale dell'uomo, respingendo così la dottrina di uno stato di
natura *anteriore* allo stato sociale. Il cosiddetto stato di natura è solo un
diverso stato sociale nella storia dell'umanità. Nell'introduzione allo
studio del diritto pubblico universale, premesso che ogni complesso giuridico di
basarsi sul bisogno della comunità, sostiene che lo scopo del diritto e il
rafforzamento delle strutture civili e politiche della società. Nell'Assunto
primo della scienza del diritto naturale, riprende temi sviluppati nella genesi
del diritto. Sostiene che nella natura è tanto il principio di individualità
quanto quello di socialità, e, pertanto, lo sviluppo umano avviene naturalmente
verso uno stato di società, l'unico in cui si sviluppa l'incivilimento -
termine ricorrente nei suoi scritti - un continuo processo verso stadi più
avanzati di perfezionamento morale, civile, economico e politico. E
ancora nel Dell'indole e dei fattori dell'incivilimento, con esempio del suo
risorgimento in Italia si pone il problema di quale sia il motore del progresso
umano nella storia. La tesi è che la società umana è l'organismo fattore di
progresso, essendo in sé dotata di forze agenti in particolari condizioni
storiche e ambientali. Lo sviluppo civile, suddiviso da R. in IV periodi -- I l'epoca
del senso e dell'istinto, II l'epoca della fantasia e delle passioni, III l'epoca
della ragione e dell'interesse personale e IV l'epoca della previdenza e della
socialità -- vede un costante trasferimento, agl’organismi pubblici
rappresentativi, delle funzioni sociali come se la natura si trasferisse
progressivamente nella funzione rappresentativa. Il punto d'arrivo della
civiltà è una forma sociale in cui prevalgono la proprietà e il sapere. Tale
processo non è lineare. Il diritto ROMANO si afferma in condizioni civili
arretrate. Ma, come una macchina i cui meccanismi migliorano nel tempo, la sua
azione progressivamente perfezionata fa sorgere dal fondo delle potenze attive
un sempre nuovo modo di ri-azioni e quindi d’effetti variati. L'incivilimento appare
così una cosa complessa risultante di molti elementi e da molti rapporti
formanti una vera finale unità simile a quella di una macchina, la quale
scindere non si può senza annientarla. Il motore di siffatta macchina è il COMMERCIO,
sviluppato a sua volta dal progresso dello stato sociale. Guardando allo
sviluppo storico nazionale, vede nel medio-evo l'epoca in cui la città diviene
luogo di aggregazione di possidenti, artisti, commercianti e dotti, favorendo
le condizioni per la nascita dello stato italiano dallo stato romano anche se
ai comuni medievali manca uno spirito politico nazionale perché presero la
strada dal ramo industriale e commerciale per giungere al territoriale. Essi
dunque ripigliarono l'incivilimento in ordine inverso. In quest'ordine
trovarono i più gravi ostacoli avendo dovuto separare la professione dell’armi
da quella del’arti e della mercatura. Per questo, bisogna sempre porsi il
problema di un corretto modo di sviluppo e ora, nella società industriale,
l'incivilimento è una continua disposizione delle cose e delle forze della
natura pre-ordinata dalla mente ed eseguita dall'energia dell'uomo in quanto
tale disposizione produce una colta e soddisfacente convivenza. Nella collezione
degl’articoli di economia politica e statistica civile si trova espressa la
fiducia nella sviluppo capitalistico e nella libera concorrenza economica,
difesa contro le tesi di SISMONDI che vede nello sviluppo industriale una
spaventosa sofferenza in parecchie classi della popolazione. I poteri pubblici
fano rispettare le corrette regole della libertà di con-correnza, cosa che non
avviene in Inghilterra dove ora si favorisce il popolo contro i mercanti, ora i
possidenti e i mercanti contro il popolo e intanto si applica ancora il
protezionismo. E inoltre un paese in cui non si applica IL DIRITTO ROMANO,
fonte di equità civile. La mentalità empirica degl’inglesi non consente loro di
pre-vedere ma solo di constatare i fatti. Polemizza col Saint-Simon,
dottrinario che ostacola la libera con-correnza, assegna ogni ramo d'industria
a guisa di privilegio personale, favorisce il popolo miserabile contro i
produttori e abolire il diritto di eredità. I saintsimoniani vogliono far
lavorare e poi lavorare senza dirmi il perché. Progresso non è che lavoro.
Questo è l'ultimo termine, questo è il premio. L'uomo, secondo Saint–Simon,
dovrebbe sempre progredire lavorando con una indefinita vista e senza stimolo.
Ma voler far progredire l'industria e il commercio col togliere la possidenza è
come voler far crescere i rami col distruggere il tronco. La proprietà ha un
carattere naturale e, come la natura è la base di ogni società, negare la
proprietà significa distruggere ogni possibilità di convivenza civile. Partendo
dalla sua vasta esperienza giurisprudenziale e politica, auspica una nuova
forma di filosofia civile, che studia le forme e condizioni dell'incivilimento
storico della nazione romana e la nazione italiana, scoprendo la legge massima
e unica delle vicende politiche, sociali e culturali dei popoli. Riguardo
al problema gnoseologico, per R. la conoscenza proviene dai sensi ma la sensazione
non è di per sé ancora conoscenza, la quale si ottiene solo quando l'intelletto
ordina e interpreta le sensazioni secondo proprie categorie, definite logiche –
logìe --, con cui diamo segnature razionali alle segnature positive. Chiama
compotenza questa mutua concorrenza di sensazioni provenienti dall'esterno e di
elaborazione della nostra mente. Una logìa non è una idee formata nel
momento della nostra nascita, ma a sua volta è il risultato della riflessione
operata sull'esperienza empirica. La logìa è dunque a posteriori rispetto alla
sensazione passata e a priori rispetto alla sensazione attuale. Pertanto, la
conoscenza è in definitiva un a posteriori con un contenuto base
empirico. Ma cosa conosciamo in realtà? I sensi non danno conoscenza delle
cose in sé, ma di ciò che percepiamo delle cose. Conosciamo la rappresentazione
che ci formiamo della cosa. Se il fenomeno non e copie esatta del reale,
tuttavia è UN SEGNO a cui corrisponde in natura un’essere reale. Pertanto, una
cosa esiste fuori di noi, non è una creazione dell’io trascendentale. Non
essendoci evidentemente posto per una meta-fisica nella sua costruzione
filosofica, R. è attaccato dagl’spiritualisti e in particolare dal puritano
SERBATI (si veda). Può a buon diritto essere considerato il precursore del
positivismo italiano. Considera la contrapposizione di classico e
romantico – nata nell'immediatezza della restaurazione e trascinatasi per oltre
un ventennio con implicazioni letterarie, linguistiche e anche politiche - come
impropria. Cerca di dare una soluzione alla controversia attraverso la sua
concezione ilichiastica -- cioè relativa al tempo – cf. Grice, La costruzione
ilichiastica dell’io -- della letteratura, secondo la quale la filosofia e
consone all'età e al gusto del popolo romano e del popolo italiano, e suggere
che le opere contemporanee dovessero corrispondere sempre al pensiero moderno
di un popolo. L'ilichiastismo si rifà in sostanza alle sue concezioni sulla
formazione della civiltà. Così espose la sua dottrina in Della Poesia,
considerata rispetto alle diverse età della nazione romana e della nazione italiana.
Sei tu romantico? Signor no. Sei tu classico? Signor no. Che cosa dunque sei?
Sono “ilichiastico”, se vuoi che te lo dica in greco, cioè adattato alle età. Misericordia!
che strana parola! Spiegatemela ancor meglio, e ditemi perché ne facciate uso,
e quale sia la vostra pretensione. La parola “ilichiastico” che vi
ferisce l'orecchio è tratta dal greco, e corrisponde al latino “aevum”, “aevitas”
-- e per sincope, “aetas”, “età,” la quale indica un certo periodo di tempo –
nell’unita longitudinale della filosofia --, e in un più largo senso, il corso
del tempo. Col denominarmi pertanto “ilichiastico,” io intendo tanto di
riconoscere in fatto una filosofia relativa all’età, nelle quali si sono ri-trovato
e si trova il popolo romano e il popolo italiano,
quanto di professare principj, i quali sieno indipendenti da fittizie
istituzioni, per non rispettare altra legge che quelle del gusto, della ragione
e della morale. Ma la divisione di romantico e classico, voi mi direte, non è
dessa forse più speciale? Eccovi le mie risposte. O voi volete far uso di
queste due parole, ‘classico’ e ‘romantico,’ per indicare nudamente il tempo, o
volete usarne per contrassegnare il *carattere* della filosofia nelle diverse
età. Se il primo, io vi dico essere strano il denominare ‘classica’ la
filosofia romana antica, e filosofia romantica la media e moderna. L’eta antica
(palio-evo), l’eta media (medio-evo), e l’eta moderna (neo-evo), sono fra loro
distinti non da una divisione artificiale e di convenzione, ma da una effettiva
rivoluzione. Se poi volete adoperare le parole di ‘classico’ e di ‘romantico’
per contrassegnare il carattere della filosofia romana e della filosofia italiana
nelle diverse età, a me pare che usiate di una denominazione impropria. Quando
piacesse di contrassegnare la filosofia coi caratteri delle tre diverse età –
I: paleo-evo, II: medio-evo, III: neo-evo), parmi che dividere si potrebbe in I
filosofia eroica (filosofia romana antica), II filosofia teocratica (filosofia
del medio-evo), e III filosofia civile (neo-evo, moderna eta). Questi caratteri
hanno successivamente dominato tanto nella prima coltura, che è sommersa dalle
nordiche invasion dei barbari longobardi – dimenticami i goti – e d’arii -- ,
quanto nella seconda coltura, che è ravvivata e proseguita fin qui. Questi
caratteri non esistettero mai puri, ma sempre mescolati. Dall'essere l'uno o
l'altro predominante si determina il genere, al quale appartiene l'una o
l'altra produzione filosofica. Vengo ora alla domanda che mi faceste, se io
classico o romantic. E ponendo mente soltanto allo spirito di essa, torno a
rispondervi che io non sono (né voglio essere) né romantico, né classico, ma
adattato alla mia eta, ed al bisogno
della ragione, del gusto e della morale. Ditemi in primo luogo. Se io fossi
nobile ricco, mi condannereste voi perché io non voglia professarmi o popolano
grasso, o nobile pitocco? Alla peggio, potreste tacciarmi di orgoglio, ma non
di stravaganza. Ecco il caso di un buon italiano in fatto di filosofia. Volere
che un filosofo italiano sia tutto classico, egli è lo stesso che volere taluno
occupato esclusivamente a copiare diplomi, a tessere alberi genealogici, a
vestire all'antica, a descrivere o ad imitare gl’avanzi di medaglie, di vasi,
d'intagli e di armature, e di altre anticaglie, trascurando la coltura attuale
delle sue terre, l'abbellimento moderno della sua casa, l'educazione odierna
della sua figliuolanza. Volere poi che il filosofo italiano sia affatto
romantico, è volere ch'egli abiuri la propria origine, ripudj l'eredità de'
suoi maggiori per attenersi soltanto a nuove rimembranze -- specialmente
germaniche: i longobardi. Voi mi domanderete se possa esistere questo terzo
genere, il quale non sia né classico né romantico? Domandarmi se possa esistere
è domandarmi se possa esistere una maniera di vestire, di fabbricare, di “con-versare”,
di scrivere, che non sia né antica, né media, né moderna. La risposta è fatta
dalla semplice posizione della quistione. Ma questo III genere e desso
preferibile ai conosciuti fra noi. Per soddisfarvi anche su tale domanda osservo
primamente che qui non si tratta più di qualità, bensì di bellezza o di
convenienza. In secondo luogo, che questa quistione non può essere decisa che
coll'opera della filosofia del gusto, e soprattutto colla cognizione tanto
dell'influenza dell'incivilimento sulla filosofia, quanto degl’uffizj della filosofia
a pro dell'INCIVILIMENTO. Non è mia intenzione di tentare questo pelago. Osservo
soltanto che questo III genere non può essere indefinito. E necessariamente il
frutto naturale dell'età nella quale noi ci troviamo, e si troveranno pure i
nostri posteri. Noi dunque non dobbiamo sull'ali della meta-fisica errare senza
posa nel caos dell'idealismo, per cogliere qua e là l’ idea archetipo di questo
genere. Dobbiamo invece seguire la catena degli avvenimenti, dai quali nella
nostra età, essendo stata introdotta una data maniera di sentire, di produrre,
e quindi di gustare e di propagare il bello, ne nacque un dato genere, il quale
si poté dire perciò un frutto di stagione di nostra età. Per quanto vogliamo
sottrarci dalla corrente, per quanto tentiamo di sollevarci al di sopra dell’ignoranza
e del mal gusto comune, noi saremo eternamente figli del tempo e del luogo in
cui viviamo. Il secolo posteriore riceve per una necessaria figliazione la sua
impronta dal secolo anteriore. E tutto ciò derivando primariamente dall'impero
della natura che opera nel tempo e nel luogo, ne verrà che il carattere filosofico,
comunque indipendente dalle vecchie regole dell'arte, perché flessibile,
progressivo, innovato dalla forza stessa della natura, e necessariamente
determinato, come è determinato il carattere degl’animali e delle piante, che
dallo stato selvaggio vengono trasportate allo stato domestico. Posto
tutto ciò, l'arbitrario nel carattere della filosofia cessa di per sé. Si puo allora
disputare bensì se il bello ideale coincide o no col bello volgare. Se il gusto
corrente possa essere più elevato, più puro, più esteso; ma non si potrà più
disputare se le sorgenti di questo bello debbano essere la mitologia pagana degl’antichi
romani – o dei longobardi -- piuttosto che i fantasmi cristiani, i costumi
cavallereschi piuttosto che gl’eroici, le querce, i monti o i castelli gotici,
piuttosto che gl’archi trionfali, le are e i templi ROMANI. Il carattere
attuale sarà determinato dall'età attuale e dalla località. Vale a dire dal
genio nazionale romano e dal genio nazionale italiano eccitato e modificato
dalle attuali circostanze, il complesso delle quali forma parte di quella
suprema economia, colla quale la natura governa le nazioni della terra. Finisco
questo discorso col pregare i miei concittadini a non voler imitare le
femminette di provincia in fatto di mode, e ad informarsi ben bene degli usi
della capitale. Leggano gli scritti teoretici, e soprattutto le produzioni di
LA FILOSOFIA SETTENTRIONALE, e di leggieri si accorgeranno che se havvi in essa
qualche pizzo di romantica poesia, niuno si è mai avvisato né per teoria né per
pratica di essere né esclusivamente romantico né esclusivamente classico nel
senso che si dà ora abusivamente a queste denominazioni. Troveranno anzi
essersi trattati argomenti, e fatto uso di similitudini e di allusioni
mitologiche anche in un modo, che niun LATINO O ROMANO antico MERIDIONALE si
sarebbe permesso. Il solo libro dell'Alemagna della signora di Staël ne offre
parecchi esempi. Il pretendere poi presso di noi il dominio esclusivo
classico, egli è lo stesso che volere una poesia italiana morta, come una
lingua italiana morta. Quando il tribunale del tempo decreta questa
pretensione, io parlo con coloro che la promossero. Durante il periodo del regno
italico, è iniziato massone nella loggia r. giuseppina di Milano, di cui è in
seguito oratore e maestro venerabile. È grande esperto all'atto della
fondazione del grande oriente esponente di primo piano della massoneria di palazzo
Giustiniani, grande oratore aggiunto del grande oriente e in questa funzione
autore di vari discorsi massonici. Altri saggi: “Genesi del diritto penale”; “Che
cos'è uguaglianza”; “Che cos'è libertà”, “Introduzione allo studio del diritto
pubblico universale”; “Principi fondamentali di diritto amministrativo”, “Della
costituzione di una monarchia nazionale rappresentativa”; “Dell'insegnamento
primitivo delle matematiche”; “Della condotta delle acque”; “Che cos'è la mente
sana?”; “Della suprema economia dell'umano sapere in relazione alla mente sana”;
“Suprema economia dell'umano sapere”; “Della ragion civile delle acque nella
rurale economia”; “Vedute fondamentali sull'arte logica”; “Dell'indole e dei
fattori dell'incivilimento con esempio del suo risorgimento”; in Collezione
degli articoli di economia politica e statistica e civile, con annotazioni di Giorgi
(Milano, Perelli e Mariani); Opere, Milano, Perelli e Mariani, La scienza delle
costituzioni, I Discorsi Libero-Muratori,
L'acacia Massonica, Scritti filosofici, Milano, Ceschina, Scritti filosofici (Firenze,
Monnier); Stringari, R. fisico; Lanchester, R. costituzionalista, Giornale di
storia costituzionale, Macerata: EUM-Edizioni Università di Macerata, Gnocchini,
L'Italia dei Liberi Muratori (Mimesis-Erasmo, Milano-Roma); Studi in onore,
Milano, Giuffrè, Per conoscere R., Milano, Unicopli, Albertoni, “La vita degli stati
e l'incivilimento dei popoli nella filosofia politica di R.” (Milano, Giuffrè);
Mereu, “L'antropologia dell'incivilimento in R. e CATTANEO (si veda)” (Piacenza,
La Banca); E. Palombi, “Introduzione alla Genesi del Diritto penale” (Milano,
Ipsoa); Tarantino, Natura delle cose e società civile. SERBATI e R.” (Roma, Studium);
Treccani Dizionario di storia, Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, L'Unificazione, Dizionario biografico degl’italiani,
Il contributo italiano alla storia del Pensiero. Gian Domenico Romagnosi.
Romagnosi. Keywords: scienza simbolica, scienza simbolica degl’antichi romani,
il vico di Romagnosi, la terza Roma, la prima Roma, la prima eta, la terza eta,
la logica di Genovese, la matematica, Sacchi, Cattaneo, incivilamento,
gl’italiani, la nazione italiana. Refs.: Luigi
Speranza, "Grice e Romagnosi," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Ì
Grice
e Romanoto: l’implicatura -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). To be identified.
Grice e Roncaglia: alla palestra – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma).
Filosofo Italiano. Studia a Roma e Firenze sotto GREGORY (si veda) e MAIERÙ (si
veda). Insegna a Tuscia e Roma. Si dedica alla storia logica fra il medio-evo e
Leibniz. Saggi: “Intero e frammentazione” (Roma, Laterza,) -- Rivista di
filosofia dell'intelligenza artificiale e scienze cognitive --; “Palaestra rationis:
una discussione sulla copula e la modalità” (Firenze: Olschki); Università Roma
Tre. Dimissioni organi consultivi Mi BACT. Note a margine del concorso per CCCCC
funzionari del Ministero Beni Culturali: mezzo bibliotecario per ogni
biblioteca? E la tutela di libri e manoscritti chi la fa? Tuscia. Gino
Roncaglia. Roncaglia. Keywords: palestra. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Roncaglia”
– The Swimming-Pool Library.
Grice e Ronchi: il conversativo, o, filosofia
della comunicazione – filosofia italiana – Luigi Speranza (Forlì). Filosofo Italiano. Si
laurea a Bologna e consegue il dottorato a Milano sotto SINI. Insegna all’Aquila.
Dirige “Filosofia al presente” per Textus, di L’Aquila e “Canone minore” per
Mimesis di Milano. Dirige la scuola di filosofia Praxis. Si dedica alla
passione -- “Sapere passionale” (Spirali, Milano) e alla questione della
comunicazione intesa filosoficamente come partecipazione alla verità e
fondamento ontologico della stessa pratica filosofica (“Teoria critica della
comunicazione: dal modello vei-colare al modello conversazionale” (Mondatori,
Milano) -- Grice: “I like ‘conversativo,’ Almost a Spoonerism for
‘conservative’!” --; “Filosofia della comunicazione. Il mondo come resto e come
teo-gonia” (Boringheri, Torino). Propone una revisione del modello vei-colare o
standard della comunicazione e una critica al paradigma linguistico del
vivente. Al problema della raffigurazione e al suo rapporto col dicibile nella
filosofia è invece dedicato “Il bastardo: figurazione dell’invisibile e comunicazione
indiretta” (Marinotti, Milano). Grice: “This shows a distinction between
‘ingelese italianato.’ To call indirect communication bastard would be a bit
too much at Oxford!” --. Grazie ai suoi studi su Bergson si è segnalato come
una voce significativa della cosiddetta “Bergson renaissance”. – cf. Grice,
“Speranza e la cosidddetta “Grice renaissance””. In “L’interpretazione” (Marietti,
Genova) e “Una sintesi” (Marinotti,
Milano) guarda a Bergson come a un filosofo in grado di dare risposta a
questioni tuttora aperte del dibattito filosofico. Bergson non è un filosofo
irrazionalista, spiritualista, ostile alla scienza e ai suoi metodi. Per lui la
filosofia è un metodo rigorosamente empirista, che consente la massima
precisione possibile nella descrizione dei fenomeni. Bergson è anzi il filosofo
che cerca di emancipare la scienza da quanto di meta-fisico è ancora
inconsapevolmente presente nelle sue pratiche. Con le sue celebri nozioni di
“durata” e di “memoria” (cfr. Grice, “Personal identity: my debt to Bergson”) ha
costruito un nuovo modello di intelligibilità del divenire, alternativo a
quello del Lizio, in grado finalmente di spiegare, senza riduzionismi, il
“vivente” quale e descritto dalla biologia evoluzionista. Il pensiero bergsoniano
è presentato come uno snodo essenziale della filosofia. La sua dirompente
attualità è mostrata attraverso un confronto sistematico con la fenomenologia,
l’esistenzialismo, l’ermeneutica, il pensiero della differenza e
l'epistemologia della complessità. Al tempo stesso però, Bergson è ricollocato dall’interno della
tradizione filosofica come un capitolo, tra i più alti, dell’indagine
filosofica sulla natura: un capitolo che continua l’opera di quei filosofi e di
quei teologi che, dai accademici a Cusano fino a Grice e GENTILE, hanno provato
a pensare la natura come vita vivente e come divinità immanente. Impegnato
in una definizione e ri-abilitazione del filosofico contro il pericolo della
sua dismissione (“Come fare: per una resistenza filosofica”, Feltrinelli,
Milano), proprio grazie al confronto con Bergson e ai filosofi amici di
quest’ultimo -- Grice, and Grice’s immediate sources: Gallie and Broad -- define
la sua posizione filosofica inscrivendola in una costellazione ben precisa,
ancorché minoritaria -- “Canone minore: verso una filosofia della natura” (Feltrinelli,
Milano). Empirismo radicale, realismo speculativo e “pragmatica”
“trascendentale” sono le definizioni che, più di altre, esprimono il senso e la
direzione della sua ricerca, improntata com'è a criticare quella che chiama “la
linea maggiore della filosofia” e che definisce dualistica, soggettivistica e
antropo-centrica. In una parola: moderna. Da Kant sino a Derrida, la
filosofia è stata infatti caratterizzata dal primato accordato alla finitudine,
alla contingenza, all'intenzionalità griceiana, alla negazione e al linguaggio
e la semiotica. La filosofia di questa linea maggiore è, in fondo, un’antropo-logia
cui oppone una filosofia del processo radicalmente monista e immanentista che
contesta la tesi dell'eccezione umana e che non pone come apriori il principio
della correlazione soggetto-mondo -- anche nella versione offertane
dall'ermeneutica e dalla fenomenologia. Alla svolta trascendentale kantiana è
opposta quella cosmologica whiteheadiana e, al dispositivo aristotelico del
Lizio potenza/atto, dispositivo insufficiente a cogliere la natura naturans, la
nozione di gentiliana di “actus purus”. La linea minore della filosofia è,
infatti, anche e soprattutto una linea megarica che, alla potenza
logico-linguistica e umana troppo umana dei contrari, sostituisce una potenza
che non può non esercitarsi -- sia essa quella dell’uno di Plotino, della
sostanza di Spinoza o della durata di Bergson. La filosofia della linea minore è
una filosofia del processo -- categoria che oppone all’aristotelica Kinesis del
Lizio -- che, pur confutando il nulla e il possibile come pseudo-problemi, non
sacrifica il carattere creativo e dinamico del reale. Il problema filosofico
del rapporto uno-molti da sempre al centro della riflessione cioè risolto nei
termini di una co-generazione reciproca fra i differenti per natura, in cui
questa differenza non di grado tra il principio e il principiato funziona come
causa dell’immediato essere uno dei molti ed esser molti dell’uno, ossia
come la causa di quella unità cangiante di tutte le cose che chiama immanenza assoluta. Altri saggi: “Luogo
comune: verso un'etica della scrittura” (Bocconi); “La scrittura della verità:
per una genealogia della teoria” (Jaca, Milano); – modello conversativo. Grice: “As I say, I
like ‘conversativo;’ perhaps I should adopt it! ‘conversative,’ rather than the
pompous ‘conversational’! -- Liberopensiero. Lessico filosofico della
contemporaneità (Fandango, Roma); Brecht. Introduzione alla filosofia (et al.,
Correggio ) Zombie outbreak: la filosofia e i morti-viventi (Textus, L'Aquila );
Credere nel reale (Feltrinelli, Milano); Dispositivi (Orthotes, Napoli) -- realismo
speculativo, Sini, Gentile. Ronchi. Keywords: filosofia della comunicazione,
immanenza, in defense of the minor league, natura naturans, Gentile, atto puro,
implicatura conversativa. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ronchi” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Rosandro: amici filosofi – Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo
italiano. A philosopher who became an acquaintance of Elio Aristide.
Grice e Rosatti: l’implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano Marcello Vitali
Rossati.
Grice e Rosselli: la filosofia italiana
nel ventennio fascista – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo. Important Italian philosopher. There
is a R. Circle in Rome. Teorico del socialismo liberale, un
socialismo riformista non marxista direttamente ispirato dal laburismo inglese
e dalla tradizione storico-politica del radicalismo liberale e libertario. Fonda
a Firenze il foglio clandestino “Non mollare e insieme a Nenni, la rivista
milanese “Il quarto stato”. Fonda il movimento anti-fascista “giustizia e libertà”,
che combatté per la repubblica nella guerra civile spagnola, all'interno della colonna
italiana R., costituita assieme agl’anarchici. Ucciso in Francia insieme con il
fratello R. da assassini legati al regime fascista. Nato da una famiglia politicamente
attiva, avendo partecipato alle vicende del Risorgimento italiano: Pellegrino R.,
tra l'altro zio della futura moglie di Nathan, sindaco di Roma, è un seguace e
stretto collaboratore di MAZZINI (si veda) ed un Pincherle è nominato ministro nella
Repubblica di S. Marco, instauratasi nel Triveneto a seguito d'una massiccia
insurrezione anti-asburgica guidata da Manin e Tommaseo. I R. abitato per
un considerevole periodo a Vienna. Si trasferirono a Roma. Qui, dopo la propria
nascita, venne alla luce il fratello R. La madre, separata, si trasferì
con i suoi figli a Firenze, dove frequentarono la scuola. R. mostra in quel
periodo poco interesse per gli studi e la madre lo ritira dal ginnasio,
facendogli frequentare la scuola tecnica. L'entrata in guerra dell'Italia è
accolta con entusiasmo dai R., decisamente interventisti. Il fratello maggiore è
arruolato come ufficiale di fanteria e muore in combattimento. R. collabora al
foglio di propaganda «Noi», fondato dal fratello, anche se l'editoriale Il
nostro programma, è redatto con buone probabilità da lui. Il manifesto, che
l'ingenuità di due ragazzi indirizza verso una fiduciosa speranza in un mondo
migliore, propone sin da allora alcuni tratti fondamentali della sua personalità,
ossia un amore incondizionato per l'umanità e la spinta all'azione nel solco
dello spirito mazziniano, che lo inserisce nel filone dell'interventismo
democratico. Per «Noi», licenza saggi, uno sulla rivoluzione russa, altro sull'entrata
in guerra degli Stati Uniti. “Libera Russia” esalta il risveglio del paese
di Gorkij, Tolstoj e Dostoevskij, supremi interpreti di un rinnovamento in atto
già dal secolo precedente, per cui la rivoluzione non e che il punto culminante
di una lunga preparazione all'avvento di una società più giusta. Vi è tutta una
massa che sale lentamente, inesorabilmente. La marcia si puo ritardare ma non
impedire. Dei recentissimi eventi, inoltre, viene esaltata la componente
pacifica, la loro attuazione relativamente non violenta. Il saggio “Wilson”
mostra tutta la fiducia nutrita per l'uomo che define il conflitto come “una
guerra per porre fine alle guerre”, uno slogan che rappresenta bene le sue speranze
di e di tutta la famiglia R.. È chiamato alle armi. Frequenta a Caserta
il corso allievi ufficiali e venne assegnato a un battaglione di alpini in
Valtellina. La guerra finisce senza che egli avesse dovuto sottomettersi al
battesimo del fuoco. Il contatto con militari e molto importante per lui. Apprezza
la massa furon posti in grado di comprendere tante cose che sarebbero loro
certamente sfuggite nel loro isolamento di classe o di professione. Diplomatosi
all'istituto tecnico, si iscrive a Firenze al corso di scienze sociali,
laureandosi a pieni voti con una tesi, Sindacalismo italiano,” e si prepara a
sostenere anche gl’esami di maturità classica per ottenere il diritto di
frequentare altri corsi universitari. Tramite il fratello, conosce Salvemini,
professore a Firenze, che e da allora un costante punto di riferimento per
entrambi i fratelli. Gli fa rivedere il suo saggio sul sindacalismo
rivoluzionario, che giudica non un saggio critico, equilibrato, sostanzioso, ma
in essa e incapsulata un'idea fondamentale: la ricerca di un socialismo che fa
sua la dottrina liberale e non la ripudiasse. S’avvicina al partito socialista,
simpatizzando, in contrapposizione all'allora maggioritaria corrente
massimalista di Serrati, per quella riformista di Turati, che egli ha poi modo
di conoscere a Livorno durante lo svolgimento del congresso del partito, che
sance la definitiva scissione dell'ala di sinistra interna filo-bolscevica che
prende il nome di partito comunista, e scrive svariati saggi per “Critica
Sociale”. MUSSOLINI sale al potere. I riformisti di TURATI sono espulsi dal partito
socialista. Si trasfere a Torino, dove frequenta il gruppo della “rivoluzione
liberale», in quel momento fortemente impegnata in senso anti-fascista, e con
la quale incomincia a collaborare. Conosce Matteotti, del partito socialista unitario,
nel quale erano confluiti GOBETTI (si veda) e la componente riformista espulsa
dal partito socialista, come Rossi. A Firenze, il gruppo dei socialisti
liberali che si raccoglie intorno alla figura carismatica di Salvemini inaugura
un circolo di cultura. Oltre ai R. vi sono Calamandrei, Finzi, Frontali, Jahier,
Limentani, Niccoli e Rossi. Gli ex-combattenti del circolo adereno all'associazione
anti-fascista “Italia libera”. Si laurea a Siena, con “Prime linee di una teoria
economica dei sindacati operai” e parte per Londra, stimolato dal desiderio di
conoscere la capitale del laburismo, di seguire i seminari dei fabiani e di
assistere al congresso delle unioni operaie. Vi è anche Salvemini, che tene un seminario
sulla storia della politica estera italiana al King's. Tornato in Italia
grazie anche ai buoni uffici di Salvemini, si impiega come assistente
volontario a Milano. Prosegue la sua collaborazione a “Critica Sociale” di
Turati. Vi pubblica un articolo, invitando il partito socialista a rompere con
il marxismo, che giudicava espressione di cieco e tortuoso dogmatismo, per
mettersi piuttosto sulla linea di un sano empirismo all'inglese. Collabora con
la rivista del partito socialista unitario, «Libertà», scrivendo proprio un saggio
sul movimento laburista inglese. Dopo il delitto Matteotti s'iscrive al partito
socialista unitario. Spera invano che in Italia si costituisse una seria
opposizione anti-fascista moderata in grado di offrire un'alternativa politica
alla borghesia che guarda con simpatia al fascismo. Una di queste avrebbe
potuto essere l'unione democratica nazionale d’Amendola, alla quale adere il
fratello. D’Inghilterra invia al giornale del partito socialista unitario la
«Giustizia», le corrispondenze sull'evolversi della situazione politica
inglese, successiva alla vittoria elettorale dei conservatori e alla rottura
dell'alleanza tra laburisti e liberali. E pessimista sulle condizioni
politiche dell'Italia. La secessione aventiniana non produce effetti, con i
suoi sterili tentativi di accordo con il re, con i generali e i fascisti
dissidenti. Del resto, i fascisti stano re-agendo. Lo dimostrano anche
devastando il circolo di cultura, che, come non basta, venne chiuso dal
prefetto con una singolare motivazione. La sua attività provoca il giusto
risentimento del partito dominante. Lasciato l'incarico a Milano, insegna a Genova.
Scrive a Salvemini. Forse non ha apparentemente alcuna positiva efficacia, ma
io sento che abbiamo da assolvere una grande funzione, dando esempi di
carattere e di forza morale alla generazione che viene dopo di noi. Appare così
con la collaborazione di Rossi, Salvemini, Calamandrei, Traquandi, Vannucci e il
fratello, che ne ha proposto il nome, il foglio clandestino “Non mollare”. Alcuni
redattori della rivista sono Traquandi, Ramorino, Rossi, Emery, e i due R. La
denuncia di un tipografo provoca la repressione e la dispersione d’alcuni tra i
redattori del foglio. Rossi riusce a fuggire a Parigi, Vannucci in Brasile,
Salvemini è arrestato a Roma è denunciato per vilipendio del governo fascista. In
attesa del processo, messo in libertà provvisoria, a causa delle minacce dei
fascisti, passa la notte a Firenze, in casa dei R., che non sono ancora fra i
sospettati. Gli squadristi però, venuti a conoscenza del fatto, devastano
l'abitazione il giorno dopo. Scrive R. ad Ansaldo. Io sono di ottimo umore e
l'altra sera ho financo bevuto alla distruzione compiuta! Se i signori fascisti
non hanno altri moccoli, possono andare a dormire. Aspetteranno a lungo la mia
rinuncia alla lotta. Ormai preso di mira dai fascisti, è aggredito a Genova
mentre si reca all'università e poi disturbato durante la sua lezione, con la
richiesta del suo allontanamento. Si attiva infine lo stesso ministro
dell'economia, Belluzzo, che chiede il suo licenziamento. A questo punto,
prefere dimettersi. Pochi giorni dopo, a Firenze, sposò con rito civile una
laburista venuta a Firenze a insegnare nel British Institute, conosciuta da R. al
circolo della cultur. Lapide commemorativa: «In via Ancona vive il martire
anti-fascista e qui ha sede la redazione del ‘Quarto stato,’ rivista socialista
a difesa della libertà e della democrazia. R. vive a Milano, dove fonda con Nenni
la rivista «Il quarto stato’. La rivista ha vita breve, venendo chiusa con
l'entrata in vigore della legge sui provvedimenti per la difesa dello stato
fascista italiano. Scopo della pubblicazione è il tentativo di rappresentare un
punto d'incontro di tutte le forze socialiste e di sviluppare temi di politica
culturale al cui centro e il perfezionamento degl’uomini e l'elevamento della
vita dei cittadini. Con Treves e Saragat costitue un trium-virato che,
costitue clandestinamente il partito socialista dei lavoratori, che prende il
posto del partito socialista unitario, sciolto d'imperio dal regime fascista a
causa del FALLITO ATTENTATO A MUSSOLINI da parte del suo iscritto ZANIBONI. Bova,
Turati, R., Pertini e Parri a Calvi in Corsica dopo la fuga in motoscafo da
Savona. Oganizza con Oxilia, Pertini e Parri l'es-patrio di Turati a
Calvi in Corsica, con un moto-scafo partito da Savona. Mentre Turati, Pertini e
Oxilia proseguirono per Nizza, Parri e Rosselli, ritornati con il moto-scafo a
Marina di Carrara, SONO ARRESTATI, nonostante tentassero di sostenere d’essere
reduci d’una gita di piacere. È accusato anche di aver favorito la fuga d’Ansaldo,
di Silvestri, di Treves e di Saragat. Venne detenuto nelle carceri di
Como, poi inviato al confino di Lipari in attesa del processo. Quando e ricondotto
da Lipari a Savona per essere processato, nell'isola siciliana giunge il
fratello, condannato a V anni di confino. Al processo si difende
attaccando il regime fascista. Il responsabile primo e unico, che la coscienza
degl’uomini liberi incrimina è il fascismo che con LA LEGGE DEL BASTONE,
strumento della sua potenza e della sua nemesi, inchioda in servitù milioni di
cittadini, gettandoli nella tragica alternativa della supina acquiescenza o
della fame o dell'esilio. La sentenza, rispetto alle previsioni, e mite: X mesi
di reclusione e, avendone già scontati VIII, avrebbe potuto essere presto
libero. Ma una nuova legge speciale permisero alla polizia di infliggergli *altri*
III anni di confino da scontare a Lipari. La vita al confino trascorre con
le letture filosofiche di Croce, Mondolfo, l’epistolario di Marx ed Engels, e Kant. Intanto,
si prepara la fuga, che venne organizzata dall'amico di Salvemini Tarchiani. Evase
da Lipari con Nitti e Lussu, con un moto-scafo guidato dall'amico Oxilia
diretto in Tunisia, da cui poi i fuggiaschi raggiunsero la Francia. Nitti
narra l'avventurosa evasione in “Le
nostre prigioni -- e la nostra evasione”, mentre R. racconta le vicende del
confino e dell'evasione in “Fuga in IV tempi”. A Parigi, con Lussu, Nitti, e un
gruppo di fuoriusciti organizzati da Salvemini, e fra i fondatori del movimento
anti-fascista "Giustizia e libertà". “Giustizia e Liberta” pubblica
diversi numeri della rivista e dei quaderni omonimi ed e attiva nell'organizzazione di diverse azioni
dimostrative, tra cui il volo sopra Milano di Bassanesi. Critica appassionatamente
il marxismo ortodosso, colonna portante della stragrande maggioranza dei vari
schieramenti politici socialisti. Il socialismo liberale propugnato da R. si
caratterizza quale una creativa sintesi della tradizione del marxismo
revisionista, democratico e riformista -- quello, tra gli altri, di Bernstein, Sombart,
Turati e Treves -- ed il socialismo non marxista, libertario e de-centralista --
come quello di Merlino, Salvemini, Cole, Tawney e Jászi. Attacca dirompente contro lo stalinismo della terza
internazionale che, con la formula del “social-fascismo” accomuna social-democrazia, liberalismo borghese e
fascismo. Non stupisce perciò che uno fra i più importanti stalinisti, Togliatti,
define il socialismo liberale un magro
libello anti-socialista e R. un ideologo REAZIONARIO che nessuna cosa lega alla
classe operaia. “Giustizia e libertà” adere alla concentrazione anti-fascista, unione di
tutte le forze anti-fasciste non comuniste – REPUBBLICANI, socialisti, CGL -- che
intende promuovere e coordinare ogni possibile azione di lotta al fascismo. Pubblica
i "Quaderni di giustizia e libertà". Dopo l'avvento del nazismo
in Germania, “Giustizia e liberta” sostenne la necessità di una rivoluzione
preventiva per rovesciare i regimi fascista e nazista prima che questi
portassero a una nuova tragica guerra, che a “Giustizia e Liberta” sembra l'inevitabile
destino dei due regimi. Bandiera della colonna italiana, nota anche come centuria
giustizia e libertà, che sostenne i repubblicani nella guerra civile spagnola. Scoppie
in Spagna la guerra civile tra i rivoltosi dell'esercito filo-monarchico, che
effettuarono un colpo di stato, e il LEGITTIMO GOVERNO REPUBBLICANO del fronte popolare
di ispirazione marxista. È subito attivo nel sostegno alle forze repubblicane,
criticando l'immobilismo di Francia e Inghilterra. I fascisti aiutano FRANCO
con uomini e armi agl’insorti. Combatte la sua prima battaglia. Cerca poi
di costituire un vero e proprio battaglione -- intitolato a Matteotti. La
prima formazione italiana, che prende poi, dopo l'uccisione dei due fratelli,
il nome di colonna italiana R., annovera tra i 50 e i 150 uomini, reclutati fra
gl’esuli italiani in Francia dal movimento “Giustizia e libertà” e dal comitato
anarchico. Tra questi c'erano anche gl’anarchici Marzocchi e Berneri. Marzocchi
scrive sulla comune esperienza anti-fascista di anarchici e di militanti di “Giustizia
e Libertà”, "R. e gl’anarchici". In un discorso, pronuncia la
frase che poi diverrà il motto degli anti-fascisti italiani: "Oggi in
Francia, domani in Italia". È con questa speranza segreta che siamo
accorsi in Ispagna. Oggi qui, domani in Italia. Fratelli, compagni italiani,
ascoltate. È un volontario italiano che vi parla dalla radio. Non prestate fede
alle notizie bugiarde della stampa fascista, che dipinge i rivoluzionari come
orde di pazzi sanguinari alla vigilia della sconfitta. A contrasti con gl’anarchici
si dimette da comandante della colonna e fonda il battaglione Matteotti. Soggiorna
a Bagnoles-de-l'Orne per delle cure termali, dove è raggiunto dal fratello.
Sono uccisi da una squadra di miliziani della Cagoule, formazione eversiva di
destra francese, su mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e di Ciano. Con
un pretesto sono fatti scendere dall'automobile, poi colpiti da raffiche di
pistola. R. muore sul colpo; il suo fratello, colpito per primo, venne finito
con un'arma da taglio. I corpi vennero trovati due giorni dopo. I colpevoli,
dopo numerosi processi, riusciranno quasi tutti a essere prosciolti. I R.
sono sepolti nel cimitero monumentale parigino del Père Lachaise. I familiari
ne traslarono le salme in Italia, a Trespiano. Salvemini tenne il discorso
commemorativo alla presenza del presidente della Repubblica. La tomba riporta
il simbolo della spada di fiamma, emblema di “Giustizia e Liberta”, e l'epitaffio
scritto da Calamandrei. Giustizia e liberta. Per questo morirono per questo
vivono. L'unico saggio pubblicato da R. mentre è in vita è
"Socialismo liberale", scritto durante il confino a Lipari, in una
situazione di semi-prigionia. “Socialismo liberale” si pone in una posizione
eretica rispetto ai partiti della sinistra italiana del suo tempo -- per i
quali “Il capitale” di Marx, variamente interpretato, è ancora considerato come
la bibbia. Indubbiamente è presente l'influsso del laburismo inglese, da lui
ben conosciuto. In seguito ai successi elettorali del partito laburista, R. è
infatti convinto che l'insieme delle regole della democrazia liberale sono
essenziali non solo per raggiungere il socialismo, ma anche per la sua concreta
realizzazione -- mentre nella tattica leninista queste regole, una volta preso
il potere, debbono essere accantonate. Pertanto, la sintesi del pensiero
rosselliano è: "il liberalismo come metodo o mezzo, il socialismo come
fine". Pisacane, L'idea di rivoluzione propria della dottrina
marxista è fondata sulla concezione della dittatura del proletariato -- che, in
realtà, già ai tempi di R. si sta traducendo, in unione sovietica, nella
dittatura del vertice di un solo partito. Essa viene respinta da R., a favore
di una rivoluzione che, come si nota nel programma di “Giustizia e liberta”, è
un sistema coerente di riforme strutturali mirate alla costruzione di un
sistema socialista che non rinnega, ma anzi esalta, la libertà individuale e
associativa. Alla luce dell'esperienza spagnola -- difesa dell'organizzazione
sociale di Barcellona compiuta dagli anarchici durante la guerra civile -- e
dell'avanzata del nazismo, R. radicalizza la sua posizione libertaria. Influenzato
dalle idee di Mazzini e di Pisacane, R. propugna il socialismo liberale: il
fine è il socialismo, il metodo o mezzo il liberalismo, un metodo o mezzo che
garantisce la democrazia e l'autogoverno dei cittadini. Il liberalismo deve
svolgere una funzione democratica, il "metodo o mezzo liberale" è il
complesso di regole del gioco che tutte le parti in lotta si impegnano a
rispettare, regole dirette ad assicurare la pacifica convivenza dei cittadini,
delle classi, degli stati, a contenere le lotte -- peraltro desiderabili se
limitate. La violenza è giustificabile come risposta ad altra violenza -- per
questo è giusta la lotta contro il franchismo e sarebbe stata auspicabile in
Italia una rivoluzione violenta in risposta al fascismo. Il socialismo è una
logica conclusione del liberalismo. Socialismo significa libertà per tutti. R.
ha fiducia che la classe del futuro è la classe proletaria, la borghesia deve
fare da guida al proletariato. Il fine è la libertà per tutte le classi. Archivio
R. Bio. Tranfaglia, Dall'interventismo a “Giustizia e Libertà” (Bari, Laterza).
Il circolo di cultura a Firenze, chiuso da Mussolini, e rifondato a liberazione di Firenze appena
avvenuta, per iniziativa del Partito d'Azione e dei soci superstiti e
intitolato ai R.. Assunse così il nome di circolo di cultura politica R. La sua
prima manifestazione è presieduta da Calamandrei. Con decreto del presidente
della repubblica è stata costituita ed eretta in ente morale la Fondazione
Circolo R. per sostenerne l'attività. Martino:
Fuorusciti e confinati dopo l'espatrio clandestino di Turati nelle carte della
R. Questura di Savona in Atti e Memorie della Società Savonese di Storia
Patria, Savona, e Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R. Questura,
Gruppo editoriale L'espresso, Roma. Commissione di Milano, ordinanza contro lui
(“Intensa attività antifascista; tra gli ideatori del giornale clandestino “Non
mollare” uscito a Firenze. Favoreggiamento nell'espatrio di Turati e Pertini”),
Pont, Carolini, L'Italia al confine, Le ordinanze di assegnazione al confino
emesse dalle Commissioni provinciali, Milano, ANPPIA, La Pietra, Cfr. Commissione di Firenze, ordinanza contro
N. R. (“Attività antifascista”), Pont, Carolini,
L'Italia al confino Le ordinanze di
assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali, Milano, ANPPIA, La Pietra, Cfr. La storia
sotto inchiesta: Fuga da Lipari, un esilio per la liberta trasmesso da Rai
Storia. Il discorso di R. su Roma civica.net in. Fiori,
Casa R., Einaudi); Franzinelli, “Il delitto R.: anatomia di un omicidio politico”
(Mondadori, Milano). Altre saggi: “Oggi in Spagna, domani in Italia” (Einaudi,
Torino); “Scritti politici e auto-biografici (Polis, Napoli); Ciuffoletti e Caciulli
(Lacaita, Manduria); Lettere Salvemini, Tranfaglia, «Annali della Fondazione Einaudi,
(Torino); “Socialismo liberale” (Einaudi); Il Quarto Stato» di Nenni e
Rosselli, Zucàro, Sugar Co, Milano, Epistolario familiar (SugarCo, Milano); Socialismo
liberale, J. Rosselli (Einaudi, Torino); Socialismo liberale, J. Rosselli, introduzione
e commento di Bobbio, «Attualità del socialismo liberale» e «Tradizione ed
eredità del liberal-socialismo», Einaudi Tascabili. Saggi, Scritti dell'esilio.
«Giustizia e libertà» e la concentrazione anti-fascista Costanzo Casucci,
Collana Opere scelte” (Einaudi, Torino); “Scritti politici, Ciuffoletti e Bagnoli,
Guida, Napoli, -- una grossa anteprima del libri. Scritti dell'esilio. Lo scioglimento
della concentrazione anti-fascista, Casucci (Einaudi, Torino); Liberalismo
socialista e socialismo liberale, Terraciano (Galzerano, Casalvelino Scalo), Giustizia
e libertà, Limiti e Napoli, prefazione di Larizza, Roma, con la tesi sul
sindacalismo (Firenze). Scritti scelti, Furiozzi, “Quaderni del Circolo R.” (Alinea
Editrice, Firenze); Salvemini, “Scritti Vari”, Agosti e Garrone, Feltrinelli,
Milano, Opere scelte, Cultura e società nella formazione, buona anteprima del
pensiero di Salvemini con i rapporti e la grangia politica correlata Gremmo
"Alla Cagoule" Silenzi e segreti d'un oscuro delitto politico. Storia
Ribelle, Biella. Garosci, "Vita", U, Roma, Giustizia e Libertà, Levi,
"Ricordi” La Nuova Italia, Firenze («Quaderni del Ponte»). Merli, "Il
dibattito socialista sotto il fascismo. Lettere di Morandi, Rivista storica del
socialismo», ricompreso in Id., "Fronte anti-fascista e politica di
classe. Socialisti e comunisti in Italia,
Donato, Bari, Movimento operaio; Tranfaglia, "Dall'interventismo
all'antifascismo", «Dialoghi del XX», Cfr. il informazioni su volume "R. e l'Aventino:
l'eredità di Matteotti", «Il movimento di liberazione in Italia», Cfr.
stralcio di "L’Aventino. L'opposizione diventava per la prima volta
opposizione, minoranza; come minoranza, avrebbe potuto darsi una psicologia
virile, d'attacco. Ma aveva troppi ex nelle sue file, era troppo appesantita da
uomini che avevano gustato le gioie del potere e della popolarità.» «Fu
questo il miracolismo dell'Aventino. Credere di poter vincere con le armi
legali l'avversario che ha già vinto sul terreno della forza. Pregustare le
gioie del trionfo mentre si riceve la botta più dura. Evitare tutti i problemi.
Gobetti dice. L’Aventino ha un mito, il mito della cautela" -- sperando
che la borghesia dimentichi Quanto alle masse popolari, che si mostravano nei
primi giorni in stato di effervescenza, guai a chi avesse tentato metterle in
movimento! Solo i comunisti e le minoranze giovani chiesero lo sciopero
generale. Ma le opposizioni non vollero, per non spaventare la borghesia e il
sovrano. R. dall'interventismo a «Giustizia e Libertà»" (Laterza, Bari, Biblioteca
di cultura moderna); in appendice: scritti di R. e Lettera di R. a Nenni; "Dal
processo di Savona alla fondazione di Gustizia e Liberta, Le fonti di
«Socialismo liberale»", «Il movimento di liberazione in Italia», Lolli,
"Alcuni appunti per una lettura del «Socialismo liberale» di R.", «Il pensiero politico», Fedele,
"Lo «Schema di programma» di «Giustizia e Libertà», Belfagor, Bagnoli,
"L'esperienza liberale di R.,, Italia Contemporanea, L'antifascismo
rivoluzionario dei «Quaderni di Giustizia e Libertà»", «Ricerche Storiche»,
Santi Fedele, "Storia della concentrazione anti-fascista prefazione di Tranfaglia
(Feltrinelli, Milano); Garbari, "I «vinti» della Resistenza. Nel
quarantesimo del sacrificio di R. e R.", «Studi Trentini di Scienze
Storiche», a"«Quarto Stato» di Nenni e R.", Tavola rotonda fra Bauer,
Grimaldi, Spadolini, Zucàro, «Critica Sociale», Valiani, "Il pensiero e
l'azione”, Nuova Antologia, Tranfaglia, "L'anti-fascismo", «Mondo
Operaio», Vivarelli, "Salvemini", «Il pensiero politico», Poi
compreso Spadolini, "R. nella lotta per la libertà", con lettere tra Reale
e R., «Nuova Antologia», Colombo, "R. e il «Quarto Stato»", «Nord e
Sud», "Giustizia e Libertà nella lotta antifascista e nella storia
d'Italia", Atti del convegno internazionale organizzato a Firenze dall'Istituto
storico della Resistenza in Toscana, dalla Giunta regionale toscana, dal Comune
di Firenze, dalla Provincia di Firenze (Nuova Italia, Firenze); Bauer, "R.
e la nascita di Giustizia e Liberta in Italia". Petersen, “Giustizia e
Libertà in Germania”; Guillen, "La risonanza in Francia dell'azione di Giustizia
e Liberta e dell'assassinio dei R.”; Rosengarten, "R. e Trentin, teorici
della rivoluzione italiana”; Salvadori, "Giellisti e loro amici degli
Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale". Fedele, "Giellisti e
socialisti dalla fondazione di GL alla politica dei fronti popolari”; Zunino,
"Giustizia e Libertà e i cattolici”; Garosci, "Le diverse fasi dell'intervento
di Giustizia e Libertà”; Marzocchi, “Gli’anarchici"; citazione sottostante
da un articolo di Finetti. Infatti considera una barbarie le stragi di
anarchici in Catalogna, tra cui l'uccisione di Berneri, l'anarchico che lo affiancava nella
guida della prima colonna italiana formata da MMM anti-fascisti, i primi
accorsi -- e si ricorda, nel prosieguo, anche la ferma presa di posizione delle
brigate partigiane di Giustizia e Libertà quando Canzi e rimosso da comandante
unico della XIII zona operante nel piacentino e grazie a questa presa di
posizione e reintegrato dopo un breve arresto. Le brigate partigiane di
Giustizia e Libertà sono in gran parte
influenzate dal pensiero di R.. Tommasini, "Testimonianza -- L'eredità di Giustizia e Libertà". Piane,
"Rapporti tra socialismo liberale e liberalsocialismo". Codignola, “Giustizia
e Liberta e Partito d'azione". Tranfaglia, "R.", in "Il
movimento operaio italiano; “Dizionario biografico", Andreucci e Detti,
Editori, Roma, Colombo, "R. e il socialismo liberale", «Il Politico»,
Bagnoli, "Di un dissidio in «Giustizia e Libertà». Lettere di Levi, Giua, Chiaromonte,
Garosci «Mezzosecolo», Centro studi Gobetti,
Istituto Storico della Resistenza in Piemonte, Archivio Nazionale
Cinematografico della Resistenza, Annali Cirillo, "Il socialismo",
Fasano, Cosenza); Lussu, "Lettere e
altri scritti di «Giustizia e Libertà»", Brigaglia, Libreria Dessì,
Sassari. informazioni su Storia della Sardegna di Brigaglia, son presenti
correlazioni fra i succitati personaggi. "Le componenti mazziniana e
cattaneanea in Salvemini e nei R.. Belloni", Convegno, Domus Mazziniana, Pisa. Arti
Grafiche Pacini & Mariotti, Pisa, Comprende: Colombo, "Il «Quarto
Stato»" Varni, "Derivazioni mazziniane nella concezione sindacalista
di R.", Ceva, "Aspetti politici dell'azione di R. in
Spagna", Tramarollo, "R. e il regime",
Bagnoli, "Il revisionismo di R.",
in "Guida alla storia del partito socialista. La ripresa del pensiero
socialista tra eresia e tradizione", Talluri, «Quaderni del Circolo R.», Galasso,
"La democrazia da CATTANEO (si veda) a R.", (Monnier, Firenze); «Quaderni
di storia», R. , Una tragedia italiana" (Bompiani, Milano); Kostner,
"R. e il suo socialismo liberale", Lalli, Poggibonsi, Linee politiche;
Bagnoli, "Tra pensiero politico e azione", Passigli, Firenze, Colombo,
"R. e il socialismo liberale", in "Padri della patria.
Protagonisti e testimoni di un'altra Italia", Angeli, Milano, («Ricerche
storiche» ). Invernici, "L'alternativa di «Giustizia e Libertà». Economia
e politica nei progetti del gruppo di R.", Angeli, Milano («Studi e
ricerche storiche»). Valiani, "Da Mazzini alla lotta di liberazione",
«Nuova Antologia», Scacchi, Colombo, presentazione di Spadolini, Casagrande,
Lugano, («Quaderni europei»). Vivarelli,
"Le ragioni di un comune impegno. Ricordando Salvemini, R. e R., i, Rossi",
«Rivista Storica Italiana», Spadolini, "R. e R.: le radici mazziniane del
loro pensiero", Passigli, Firenze («Letture R.»). Malandrino,
"Socialismo e libertà. Autonomie, federalismo, Europa da R. a Silone"
(Angeli, Milano); Bandini, "Il cono
d'ombra: chi armò la mano degl’assassini dei fratelli R.?", SugarCo,
Milano, Colombo, "I R., due guardiani per l'albero della libertà", "Voci
e volti della democrazia. Cultura e impegno civile da Gobetti a Bauer", Monnier,
Firenze («Quaderni di storia»), Nel nome dei R.. Quaderni del Circolo R.»,
Angeli, Milano, Muzzi. "A più voci,
Arfé, Casucci, Garosci, Malgeri, Rapone, “Scritti dell'esilio", Il Ponte, Il
carteggio dei R. con Silvestri", Gabrielli, «Storia Contemporanea», Fedele,
"E verrà un'altra Italia. Politica e cultura nei «Quaderni di Giustizia e
Libertà»" (Angeli, Milano, Collana di Fondazione di studi storici Turati);
Ciuffoletti, Il mito della rivoluzione russa e il comunismo", in
"Socialismo e Comunismo, Il Ponte, Bagnoli,
"La lezione di R., La nuova storia. Politica e cultura alla ricerca del
socialismo liberale, Festina Lente, FNicola Tranfaglia, "Sul socialismo
liberale"; "Dilemmi del liberalsocialismo", Bovero, Mura, Sbarberi
(Nuova Italia, Roma, «Studi Superiori, Scienze Sociali»). Atti del convegno
"Liberal-socialismo: OSSIMORO o sintesi?", organizzato ad Alghero Dipartimento
di Economia istituzioni e società dell'Università Sassari. -- fu pubblicato il
primo numero di “Libertà”, periodico legato all'ala socialista del movimento
antifascista, il sottotitolo fu la frase di Marx ed Engels: Alla società
borghese, con le sue classi e con i suoi antagonismi di classe, subentrerà
un'associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno sarà la condizione
del libero sviluppo di tutti e, su invito Treves, Mondolfo e Levi, Rosselli
scrive un articolo “Il partito del lavoro in Inghilterra” in cui R. riafferma una
parte del suo pensiero del periodo. Il partito laburista in base agl’elementi
che lo compongono può definirsi come una federazione di gruppi economici e di
gruppi politici. In realtà è l'organizzazione politica federativa ed
associativa del movimento operaio più vecchio e potente del mondo. Suppa,
"Note su R.: temi per due tradizioni", in I volume "dilemmi del
liberal-socialismo, Puppo, Il Quarto Stato, L'attualità di R. e del socialismo
liberale. Dialoghi tra: Bosetti, Foa, Maffettone, Marzo, Tranfaglia, Supplemento
a di Croce Via, Edizioni Italiane, Napoli, Atti del dibattito svoltosi a Napoli
in occasione della presentazione
italiana del volume "Liberal socialism", lavoro di Urbinati, tradotto
da William McCuaig, Princeton, Princeton, Urbinati, "La democrazia come
fede comune", «il Vieusseux», Bagnoli,
Rosselli, "Gobetti e la rivoluzione democratica. Uomini e idee tra
liberalismo e socialismo", La Nuova Italia, Firenze («Biblioteca di
Storia»). Casucci, "La caratteristica ", con un vademecum,
«Belfagor», Visciola, Limone, "I Rosselli. Eresia creativa, eredità originale",
Napoli, Guida, Graglia, "Unità europea e federalismo. Da Giustizia e
Libertà a Spinelli", il Mulino, Bologna) "Il dibattito europeista e
federalista in «Giustizia e Libertà»", «Storia Contemporanea», Lisetto, Le
élites. Una teoria tra l'elitismo democratico e la democrazia partecipativa",
«Scienza & Politica», Pagine scelte di economia, Visciola e Ruggiero,
Firenze, Le Monnier, Mastellone,
"Il partito politico nel socialismo liberale «Il pensiero politico», Furlozzi,
"R. e Sorel", «Il pensiero politico», L'eredità democratica da
Bignami a R.", Angeli, Milano, Mastellone, La rivoluzione liberale del
socialismo»". Con scritti e documenti inediti. Olschki, Son riportati
testi pubblicati da R. non inseriti nel
I delle «Opere scelte». R., “Dizionario delle idee", Bucchi, Riuniti,
Martino, Pertini e altri socialisti savonesi nelle carte della R. Questura,
Roma, Gruppo editoriale L'espresso, Franzinelli, "Il delitto R.: anatomia
di un omicidio politico" (Mondadori, Milano); Dilettoso, "La Parigi e
La Francia di R.: sulle orme di un umanista in esilio", Biblion, Milano. Bagnoli.
Il socialismo delle libertà. Polistampa, Milano, Bagnoli. Socialismo, giustizia
e libertà. Biblion, Milano, Treccani Dizionario biografico degl’italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana; Iacchini, Socialismo liberale ma... vero!,
Movimento Radical Socialista brigata Garibaldi. Archivio dei R.. I fratelli R.,
genesi di un delitto impunito. Berneri. Vite parallele d’Ortalli (da
"Umanità Nova" Fondazione R., Centro di ricerca, Circolo R. Firenze, "Pecora" Socialista e liberale. Bilancio
critico di un grande italiano, su politica magazine. Spini, "Perché i R.
parlano ancora a questa Italia", sul sito repubblica. Carlo Alberto
Rosselli. Keywords: sindacalismo, sindacalismo revoluzionario, laburismo,
partito laburista, I fabiani, Mill, Bonini, liberalismo, sindacato, sindicato
nella storia italiana, sindacato in Roma antica, socialismo liberale – l’ossimoro
di R.. Refs.: Luigi Speranza, “Rosselli e
Grice,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice,
Liguria, Italia. Rosselli.
Grice e Rosselli: la filosofia italiana nel ventennio
fascista – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Diresse il
mensile “Noi”. Discusse con SALVEMINI la
tesi di laurea su “MAZZINI (si veda) e il movimento operaio”. Pubblica saggi su
riviste storiche italiane, tra’altri, “MAZZINI e Bakunin: XII anni di movimento
operaio in Italia” (Torino, Einaudi), e “PISCANE
nel Risorgimento italiano” (Torino, Einaudi) -- raccolti in “Saggi sul
Risorgimento italiano” (Torino, Einaudi). Inizia a far politica ed è col
fratello R. (si veda) tra i fondatori del giornale "Noi". Col fratello
e con Calamandrei, e col patrocinio di Salvemini, fonda un circolo di cultura
-- chiuso dai fascisti. Fa parte dei fondatori del gruppo fiorentino di “Italia
libera”, fra cui, oltr’al fratello, Bocci, Rochat, Vannucci, Traquandi. Adere alla
fondazione dell'unione nazionale delle forze liberali e democratiche promossa d’Amendola,
e partecipa alla fondazione del giornale anti-fascista clandestine, “Non
Mollare”. Arrestato e condannato a V anni di confino a Ustica. Rilasciato, venne
nuovamente arrestato e condannato a V anni di confino a Ustica e Ponza, dopo la
fuga da Lipari del fratello. Ottenne, su intercessione di Volpe il passaporto,
con una sollecitudine che ad alcuni amici, tra cui Calamandrei, parve sospetta
e motivata dal fine di arrivare attraverso lui al rifugio del suo fratello. A
Bagnoles-de-l'Orne è assassinato d’una squadra di miliziani della Cagoule,
formazione eversiva di destra su mandato, forse, dei servizi segreti fascisti e
di Ciano. Con un pretesto vengono fatti scendere dall'automobile, poi colpiti
da raffiche di pistola. R. muore sul colpo, R., colpito per primo, viene finito
con un'arma da taglio. I corpi vengono trovati due giorni dopo. I colpevoli,
dopo numerosi processi, riusciranno quasi tutti ad essere prosciolti.
Commissione di Firenze, ordinanza contro R. (“Attività antifascista”). Pont, L'Italia al
confine: l’ordinanze d’assegnazione al confino emesse dalle commissioni
provinciali, Milano (ANPPIA/La Pietra), Ustica
celebra la libertà dei R., profilo di Volpe, profile nel sistema informatico
dell'archivio di stato di Firenze. Fiori, Casa R., Einaudi, Franzinelli, Il delitto
R.: anatomia d’un omicidio politico” (Mondadori, Milano). Altri saggi: “ “Inghilterra
e regno di Sardegna” (Torino, Einaudi); Ciuffoletti, “Un filosofo sotto il
fascismo: lettere e scritti vari” (Firenze, Nuova Italia); Colombo, I colori
della libertà fra storia, arte e politica” (Milano, Angeli);Belardelli (Catanzaro,
Rubettino); Visciola, “La scuola di storia moderna e contemporanea. La prima
fase della ricerca di storia diplomatica, in Politica, valori e idealità, Maestri
dell'Italia civile, Rossi, Roma, Carocci, Visciola, “Soi "maestri".
Il rinnovamento della storiografia italiana fra le due guerre, in i R.: eresia
creativa eredità originale, Visciola e Limone, Guida, Napoli, Visciola, Uno
filosofo salla ricerca della libertà in tempi difficili: appunti sparsi per una
biografia complessiva ancora da scrivere, in I fratelli R.. L'antifascismo e
l'esilio, Giacone e Vial, Roma, Carocci, Tramarollo, “Tra mazzinianesimo e socialismo”, Belardelli, Un filosofo anti-fascista” (Passigli,
Firenze); «Il filo rosso». Il carteggio di i R. con Silvestri, Gabrielli,
Storia, Franzinelli, “Il delitto R.: anatomia d’un omicidio politico” (Mondadori,
Milano). Treccani Dizionario di storia, Dizionario biografico degl’italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Sabatino, R.. Nello Rosselli. Rosselli. Keywords: risorgimento, Mazzini,
operaismo, movimento operaio, risorgimento italiano, Piscane. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rosselli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rosselli: apologeticus, o implicature
cucullate -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Gimiliano). Filosofo italiano. Far dobbiamo onorevole
menzione di lui, letterato insigne del suo tempo e filosofo di grido,
Cattedratico in Napoli ed in Salerno; il quale, a dir del Barrio, partitosi pel
genio di visitare l'Africa, e ucciso dal proprio schiavo. Della famiglia di cui
è stata la madre del celeberrimo Scorza, matematico distintissimo, istruttore,
autore di merito, ed illustratore della scienza per metodi ed invenzioni, morto
non ha guari in Napoli. Conchiudendo adunque, pare non dubbio essere stato il
Nifo calabrese di origine, ed avere avuto tra noi i primi rudimenti di
letteratura, tali da avergli dato a vivere. Dal contesto di scrittori calabresi,
contemporanei alcuni, e vivuti altri dopo breve tempo della morte di lui, a cui
noto veniva per recente tradizione, chiaramente se ne rivela il vero. Discepolo
del celebre NIFO (si veda), per la sua dottrina e prescelto a leggere filosofia
per più anni a Salerno. Saggi: “Apologeticus adversus cucullatos philosophiae
declamatio ad Leonem X Oratio habita Patavi in principio suarum disputationum;
“De propositione de inesse secundum Aristotelis mentem libellu” --- LIZIO -- ;
“Universalia Porphiriana”. Calabria, Le biografie degl’uomini illustri delle
Calabrie, Accattatis, Di questo filosofo si occupano nei loro studi, tra gli
altri, Zambelli e Franco. "Rosselli di Gimigliano. Dalle origini a
noi" (O/esse) che ricostruisce la sua vita e le sue opera. Dizionario
biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tiberio
Russiliano-Sesto. Tiberio Rosselli. Rosselli. Keywords: apologeticus, adversus
cucullatos philosophiae; de propositione de inesse, universalia porphiriana,
Lizio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rosselli” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rossetti: il fratello perduto –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Vasto). Filosofia italiana. Grice: “A philosopher can also discover an
‘antro di pipistrelle.”” Filosofo, illuminista poli-edrico, poeta estemporaneo,
tragedio-grafo, archeologo e speleo-logo, da Martuscelli. Studia a Napoli e
Roma. Si trasfere a Elba. Ceelbra la liberazione del gran ducato di Toscana con
il canto estemporaneo“La superbia dei galli punita” (Firenze, Gio). Si sposta
in Sardegna, sotto la protezione del vice-ré Carlo. A Sassari compose e
rappresenta la tragedia “Morte di S. Gavino” (Oristano, Arborense). Si sposta
in Provenza, a Nizza, dove scopre la piramide di Falicon, che gl’ispira un poema,
“La grotta di Monte-Calvo” (Parma). In seguito, si trasfere a Torino, dove conosce
Caluso, e si stabilisce a Parma. Inizia a dirigere “Il Taro”. Altri saggi: “Cantata
in occasione d'essere l'augusto imperator de’francesi Napoleone I coronato re
d'Italia” (Parma, Luigi); La note” (Parma, Paganino); “Alla tomba di
Hoffsteder” (Parma, Luigi); “Ode saffica” (Parma, Giuseppe Paganino); “Le nozze
d’Esculapio De Cinque” (Lanciano, Carabba); “Annibale in Capua (Napoli,
Flautina); A. Lombardi, Storia della letteratura italiana” (Venezia); Andreola, Biografia degl’uomini illustri del
regno di Napoli’ Gervasi, La famiglia
Pietrocola di Vasto; Spadaccini, “R. e le sue battaglie per la libertà”; R. e
quei versi ispirati dalla cacciata dei francesi, Catania, R. e la grotta del monte
Calvo, Mugoni, “Il fratello perduto: R. e R.”, in Studi medievali e moderni. Nei
panni dello speleo-logo ante litteram, si avventura in una cavità del monte
Calvo, scoprendo nelle viscere della terra un antro, che ama definire fascinoso
ed insieme orribile. Ne celebra la scoperta con la pubblicazione di “La grotta
del monte Calvo”; dato alle stampe a Torino, per i tipi di Domenico Pane,
Parma. A Pezzana sub-entra nella direzione. Si mostra più attento alle notizie
scientifiche e contribue ad introdurre nel periodico notizie leggere, come
favole e indovinelli che il più delle volte incensano il nome di Napoleone. Con
la sua direzionei supplementi al periodico, da semplici elenchi riguardanti le
vendite per espropriazioni forzate, si trasformamo in pagine che arricchiscono
i contenuti culturali e di svago della testata. Marchesani, Storia di Vasto,
Apruzzo Citeriore, Napoli, Torchi dell'Osservatore Medico, retro copertina di Spadaccini,
“R. e la Grotta di Monte Calvo: tra mistero e leggenda” (Lanciano, Torcoliere);
Martuscelli. Saggi: “Opere” (Parma, Paganino); “Ai liberatori dell'Italia: ode
di Tavanti; Chiari nella Condotta, Anelli, Ricordi di storia vastese, Arte
della stampa, Oliva, “Abum di famiglia: documenti, testimonianze, immagini” (Lanciano,
Carabba); Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Domenico Rossetti. Rossetti. Keywords: il fratello perduto, la Dora,
L’Emonia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rossetti” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Rossi: la volontà e la temperanza -- filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Appignano
del Tronto). Filosofo italiano. Grice: “Rossi touches many Griciean points:
universalia, strength of will, and etc. – he also commented, like I did, on
Aristotle’s metaphysics.” Attivo filosofo fra Aureolo
e Rimini, dalla parte di Occam e Cesena, e oppositore di Giovanni XXII, nelle
dispute dei fraticelli, che portarono alla sua espulsione dall'ordine. Ha idee
innovative e spesso influenti in teologia filosofica, filosofia naturale,
metafisica e teoria politica. Soprannominato come "doctor
succinctus" e "doctor praefulgidus", come osservabile dalle
iscrizioni su uno degli affreschi del convento di Bolzano, e studiato e
commentato soprattutto per alcune tesi risalenti del suo commento alle sentenze,
i Libri IV Sententiarum dichiarazioni autorevoli sui passi biblici che l'opera
riune di LOMBARDO. Le sue vedute contribuiscono all'evoluzione della filosofia
basso-medievale. Appignano del Tronto fa parte all'epoca della Marca di
Anconada. Nacque da una famiglia con il nome di Rossi (Rubeus). Studia sotto Scoto.
Insegna a Perugia. Sottoscrive la risoluzione con la quale viene dichiarata
lecita la tesi secondo la quale Cristo e gl’apostoli non mai possedeno beni. Prende
parte attiva alle lotte interne riguardanti la povertà che divide l'ordine.
Insieme a Michele da CESENA, Occam e BONAGRAZIA di Bergamo, sostenne una regola
di assoluta povertà per i successori di Cristo e per la chiesa. Si ribella a
Giovanni XXII, sostenendo il suo avversario, l'imperatore Ludovico. I
francescani che rifiutano la condanna della critica dei frati minori della
bolla Cum inter nonnullos di Giovanni XXII sono accusati d’eresia. Questo
avvicina l'ordine allo schieramento anti-papale rappresentato da Ludovico. Questi
era divenuto ostile a Roma dopo che Roma
rifiuta la conferma e l'incoronazione come imperatore dopo l'elezione a re di
Germania, preferendogli Federico I. Ludovico scomunicato, rispose con un Appello.
Con esso Roma fra l'altro, viene accusato d’eresia, quindi delegittimato per la
sua presa di posizione nella disputa sulla povertà. Lo scontro divenne acceso,
la conciliazione di CESENA al capitolo
di Lione falle. Cesena venne convocato e trattenuto ad Avignone insieme a BONAGRAZIA
da Bergamo ed Occam. R. come lector nello studio generale dell'ordine,
sottoscrive una protesta redatta da CESENA contro l'operato di Giovanni XXII. Ludovico i
giunge in Italia, prende la corona imperial. Dichiarato deposto Giovanni XXII.
Nomina Pietro da Corbara, con il nome di Niccolò V. Scomunicato da
Giovanni XXII, R. decide di raggiungere, fuggendo, Ludovico a Pisa con i suoi
con-fratelli prigionieri. Ancora una volta si ribella per protestare contro la
sua scomunica. A Pisa i quattro pubblicano un documento, l'”Appellatio maior”,
nel quale Giovanni XXII e dichiarato eretico per la sua posizione nella
questione della povertà. Lui e i suoi compagni andano però perdendo le simpatie
all'interno dell'ordine. Il tentativo di CESENA di impedire lo svolgimento
del capitolo generale convocato a Parigi falle, mentre la riunione dell'ordine
conferma la scomunica di CESENA ed elesse, quale nuovo ministro generale Guiral
Ot, ovvero Geraldo di ODDONE, favorevole alla curia. Lui e i suoi compagni
sono condannati ed e formalmente confermata la loro scomunica. R. ispira la
protesta espressa nelle “Allegationes religiosorum virorum”, che dichiara
invalida la deposizione di Cesena e l'elezione di Oddone, per l'esclusione di
metà degl’aventi diritto alla partecipazione al capitolo. I quattro
francescani, con Marsilio da Padova, entrano a far parte della curia di
Ludovico. Con lui, raggiunsero Monaco di iera, ove si stabilirono nel convento.
Perseguitato dalle autorità ecclesiastiche in Italia, fa una ritrattazione
formale -- che dove servire da esempio per tutti i dissidenti successivi -- e
si riconcilia con la chiesa e con l'ordine. Nel Improbatio, si concentra sulla
determinazione di quando e dove i diritti di proprietà hanno origine per
sostenere la convinzione che Cristo vive in povertà assoluta. Distingue tra due
tipi di proprietà: la proprietà prima della caduta di Adamo, e la proprietà
dopo. La proprietà prima della caduta di Adamo, nota anche come la proprietà
dello stato pre-lapsario, momento in cui tutte le creature del divisno si
rallegrarono nella felicità, sono profondamente collegati tra loro, e condivisa
nella creazione del divino. La proprietà dopo la caduta d’Adamo è stata causata
dal primo peccato d’Adamo, rendendo la questione del diritto di proprietà distintamente
umana. Giovanni XII nega che l'origine della proprietà è legato agl’esseri
umani, sostenendo che e il peccato d’Adamo in sé ad esserne la causa. R. convene
che, senza peccato non c’è il diritto di proprietà. Tuttavia, il peccato non
porta immediatamente al concetto di diritto di proprietà. Sostenne che la legge
umana è responsabile della formazione del concetto di diritto di proprietà, non
la legge divina. Usa la storia di Caino e Abele, citando volontà corrotta di
Caino per sostenere la sua convinzione. Fiorirono una serie di studi nel
contesto della filosofia naturale in relazione alla dottrina del Lizio del
movimento applicata al moto del proiettile. Per Aristotele un corpo inanimato si
muove spontaneamente verso il loro luogo naturale. Un corpo in movimento deve
alla presenza continua, e per contatto, di un motore che dirige il corpo verso
un’altra direzione. Già Filopono mosso logiche obiezioni a questa
dottrina. Con la definizione di un “impeto”,
la discussione prosegue, ripresa d’AQUINO. Solo con R. si giunse a
conclusione. La sua teoria sul moto del proiettile o moto para-bolico, indicato
come virtus de-relicta (forza rimanente), è descritta nelle sezioni di suoi
commenti sulle Sentenze che spiegano la consacrazione dell'Eucarestia, in una
quaestio sull’efficacia dei sacramenti. Il moto di un corpo è causato da una
forza lasciata dal corpo che agiva su di essa forza, quella forza residua
impressa al proiettile durante il lancio. A differenza della teoria
dell'inerzia che ha lo scopo di spiegare solo il fenomeno naturale, la sua teoria
della virtu de-re-licta è una spiegazione che include i fenomeni naturali e
sopra-naturali. Questa virtu derelicta spiega diversi tipi di moto perpetuo e finite
ed è destinato a tener conto delle variazioni innaturali. Gli elementi chiave
della de-re-licta virtu includono: Un corpo viene messo in moto da un
altro corpo, che lascia la forza rimanente in corpo in movimento. All'inizio di
un dato movimento, la ‘de-re-licta’ virtu puo lavorare con o contro la naturale
disposizione del corpo in movimento. Se funziona *contro* il corpo in
movimento, la virtus derelicta si dissipa ed eventualmente lascia il corpo,
cessando il moto. Se funziona *con* il corpo in movimento, la virtus derelicta
rimane nel corpo, provocando il potenziale moto perpetuo. Ci sono stati diversi
filosofi prima del suo tempo, come ad esempio Richard Rufus di Cornovaglia che sembrano
disporre già di versioni della “virtus derelicta”. Quindi non è chiaro se
questa teoria sia veramente originta autonomamente da lui. Tuttavia, filosofi
come Buridano e Odonis utilizzano la teoria di R. per affinare i propri
concetti di virtus derelicta, confermando che gioca un ruolo chiave
nell'evoluzione della filosofia sulla fisica. Nel secondo libro dei Commentari
sulle Sentenze, si focalizza su come la volontà potrebbe agire contro la
ragione con conseguente colpevolezza morale. Se la volontà potrebbe o agire
prima, o contro giudizio razionale. La volontà è la causa dell'azione. Dopo che
l’agente elabora un giudizio, la sua volontà decide di agire sia in conformità
con tale giudizio o *contro* di esso. La volontà e il termine medio tra
giudizio e azione. Senza di volonta, il giudizio richiederebbe un'azione,
negando il concetto di libero arbitrio e colpevolezza morale. Inoltre, la
volontà dell’agente è sotto una legge che *obbliga* a compiere un atto buono.
Senza questo impegno non ci sarebbe peccato, o colpevolezza morale. Per
rispondere a come la volontà dell’agente puo andare contro tale obbligo,
distingue tra l’atto apprensivo e l’atto gidicativio. L’atto apprensivo è
necessario per far funzionare la volontà. L’atto apprensivo è frutto della cognizione
intellettuali e del giudizio. L’atto giudicativo è formato dalla *conoscenza* più
complessa in cui il ragionamento si applica giudiziosamente. La volontà non
richiede un atto giudicativo da eseguire. Ciò spiega come gl’esseri umani sono
in grado di peccare. La volontà non dipende da un giudizio *razionale*. Per
evitare l'obiezione che il giudizio è necessario per il ragionamento e non può
essere ignorato nel processo deliberativo, offre un'ulteriore distinzione tra *conoscenza*
apprensiva e *conoscenza* giudicativa, e due tipi di giudizi riflettenti
razionali. Queste distinzioni consentono un giudizio da selezionare su un'altra
causa della forza che riceve da essere *selezionato* dalla volontà. Altri
saggi: “Improbatio contra libellum Domini Johannis qui incipit Quia vir
reprobus, una confutazione alla bolla papale di Giovanni XII. Quodlibet cum
quaestionibus selectis ex commentario in librum Sententiarum. Affronta i
principali temi: le relazioni delle persone divine all'interno della trinità e
il rapporto tra il creatore e il mondo, la libertà di dio nel creare, la pre-scienza
divina e la pre-destinazione alla salvezza. “Sententia et compilatio super
libros Physicorum Aristotelis Quaestiones praeambulae et Prologus” -- Riflette
sullo statuto scientifico della teologia e della metafisica. Distingue primi
libri prima ad decimam Questes super metaphysicam. Repertorium biblicum Medii
Aevi, IMatriti Visita triennale di O. Civelli, Picenum seraphicum, Ratisbona,
Chronica de ducibus ariae, Leidinger, in Mon. Germ. Hist., M. Firenze,
Compendium chronicarum fratrum minorum, in Arch. franc. hist., Emmen, in Lex.
fA. Heysse, Descriptio codicis Bibliothecae Laurentianae Florentinae S. Crucis,
Plut. A. Heysse, Duo documenta de polemica inter Gerardum Oddonem et Michaelem
de Caesena, Perpiniani, Monachii, in
Arch. franc. hist., A. Pompei, Enciclopedia filosofica, Venezia, cfr. anche impeto,
Possevino, Apparatus sacer, Venezia; A. Tabarroni, Paupertas Christi et
apostolorum. L'ideale francescano in discussione Roma A. Teetaert, Deus et homo
ad mentem I. Duns Scoti. Acta Congressus scotistici Vindobonae, Roma; C.
Dolcini, “Crisi di poteri e politologia in crisi” (Bologna); “C. Dolcini, Il
pensiero politico di Michele da Cesena, Faenza, Roma, Schabel, Il determinismo,
Picenum Seraphicum. C. Schabel, “La virtus derelicta e il contesto del suo sviluppo”
in C. Schabel, “La dottrina sulla predestinazione di Rossi,” Picenum Seraphicum,
F. Giambonini, Giovanni dalle Celle, L. Marsili, Lettere, Firenze, Repertorium
Commentariorumin Sententias Petri Lombardi, F. Tinivella, Enciclopedia cattolica,
Vaticano, Gonzaga, De origine seraphicae Religionis franciscanae, G.
Cantalamessa Carboni, Memorie intorno i letterati e gli artisti della città di
Ascoli nel Piceno, Ascoli, G. Mazzuchelli, Gli scrittori d'Italia, Brescia,
G. Sbaraglia, Scrittori francescani piceni; G. Sbaraglia, Supplementum et
castigatio ad Scriptores trium Ordinum S. Francisci, Roma; I.A. Fabricius,
Bibliotheca Latina mediae et infimae aetatis, Firenze; L. Wadding, Annales minorum,
Quaracchi, L. Wadding, Scriptores Ordinis Minorum quibus accessit syllabus
illorum qui ex eodem Ordine pro fide Christi fortiter occubuerunt, priores
atramento, posteriores sanguin. christianam religionem asseruerunt, recensuit
Fr. Lucas Waddingus ejusdem Instituti Theologus, ex Typographia Francisci
Alberti Tani, Roma, Ludger Meier, De
schola franciscana Erfordiensi. N. Glassberger, Chronica, in Analecta
franciscana, II, Ad Claras Aquas; Schneider, Mariani, “Francisci de Marchia
sive de Esculo, Quodlibet cum quaestionibus selectis ex commentario in librum
Sententiarum, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata; N. Mariani, Francisci
de Marchia sive de Esculo, Sententia et compilatio super libros Physicorum
Aristotelis, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata; N. Mariani, Due
Sermoni, Archivum Franciscanum Historicum Nazareno Mariani, Francesco di
Appignano OFM, Contestazione, Appignano del Tronto, Nazareno Mariani, Francisci
de Esculo, OFM, Improbatio contra libellum Domini Johannis qui incipit Quia vir
reprobus, ed. (= Spicilegium Bonaventurianum) Grottaferrata; N. Mariani,
Francisci de Marchia, “Quaestiones super Metaphysicam”; Spicilegium
Bonaventurianum), Grottaferrata; N. Mariani, Francisci de Marchia sive de
Esculo, “Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi”; “Distinctiones
primi libri a prima ad decimam”; Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata; N.
Mariani, Francisci de Marchia sive de
Esculo, “Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi; “Distinctiones
primi libri a undecima ad vigesimam octavam, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata,
N. Mariani, Francisci de Marchia sive de Esculo, Commentarius in IV libros
Sententiarum Petri Lombardi. Distinctiones primi libri a vigesima noa ad
quadragesimam octavam, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata); N. Mariani,
Francisci de Marchia sive de Esculo, “Commentarius in IV libros Sententiarum
Petri Lombardi”; “Quaestiones praeambulae et Prologus, Spicilegium Bonaventurianum,
Grottaferrata); N. Mariani, Franciscus de Esculo, “Improbatio”, Grottaferrata);
Mariani, “Questioni sulla metafisica”, Spicilegium Bonaventurianum, Grottaferrata;
N. Minorita, Chronica. Cividali, Il beato G. dalle Celle, in Mem. dell'Accad. dei
Lincei, Gauchat, Cardinal Bertrand de Turre, Ord. min.
conc. "Quaestiones in
Metaphysicam", Serino. Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, R.
Lambertini, “La proprietà di Adamo”; “Stato d'innocenza ed origine del dominium
nel Commento alle Sentenze e nell'”Improbatio” di F. d'Ascoli, in Bull.
dell'Ist. stor. ital. per il Medio Evo, Bennett, Offler, Guillelmi de Ockham
Opera politica, Mancunii S. Baluze Mansi, Miscellanea novo ordine digesta,
Lucae, Cipriani, Dizionario ecclesiastico (Torino); Collectanea franciscana, Nani,
Duba, Carron, Etzkorn, “Francisci de Marchia, “Quaestiones in secundum librum
Sententiarum”, Reportatio, Quaestiones, Leuven; Eckermann, Hugolini de Urbe Veteri
Commentarius in quattuor libros Sententiarum. Francesco d'Ascoli, Francesco della Marchia,
Francesco d'Appignano, Francisco de Esculo, Franciscus Pignano, Franciscus
Rubeus, Francesco Rossi, Schneider, A proposito della teoria dell'mpetus nella
filosofia della natura. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores
trium ordinum S. Francisci a Waddingo aliisve descriptos; cum adnotationibus ad
Syllabum matyrum eorundem ordinum, S. Michaelis ad ripam apud Linum Contedini,
Roma, Wadding, Scriptores Ordinis minorum, Roma, Napoli, Biblioteca Nazionale. Explicit
fratris Francisci de Marchia super primum Sententiarum secundum reportationem
factam sub eo tempore, quo legit Sententias Parisius anno Domini; Commento ai
primi sette libri della “Metaphysica” di Aristotele, N. Minorita, Cronaca, G. Pamiers,
Quodlibet “Acta, gesta et facta fuerunt
praedicta coram religiosis et honestis viris, fratribus Ordinis Minorum”, Francisco
de Esculo, in sacra theologia doctore et lectore tunc in conventu Fratrum Minorum
de Avenione. Lambert, Povertà francescana; La dottrina dell'assoluta povertà di Cristo e
degli apostoli nell'Ordine francescano, Biblioteca Francescana, Cf. MS Firenze,
Biblioteca Laurenziana, Santa Croce, pluteo, sinistra, Appellatio maior, N. Minorita, Chronica. Cui
appellationi et provocationi incontinenti adhaeserunt et eam approerunt
religiosi viri frater Franciscus de Esculo, doctor in sacra pagina. F.
d'Ascoli, Occam, Enrico di Talheim e Bonagrazia da Bergamo, Allegationes
religiosorum virorum, Baluze-Mansi in Miscellanea, Lucca e dallo Eubel in
Bullarium Franciscanum, Roma, Lambertini,
“Rossi e Occam: alcuni aspetti di un rapporto non facile, Convegno su Francesco
d'Appignano; Jesi, Terra dei Fioretti; Lambertini,
F. d'Appignano ed Occam: alcuni aspetti di un rapporto non facile in AConvegno
su F. d'Appignano; Jesi, Edizione Terra dei Fioretti; G. Filipono, Commentari alle opere di
Aristotele, “Sulla generazione e corruzione”; “Sull'anima”; “Analitici primi”;
“Analitici secondi”; “Le Categorie, Fisica, Meteorologia Fabio Zanin, Francis of Marchia, Virtus
Derelicta. -- "How is Strength of the Will Possible? (cfr.
H. P. Grice, “I’ll show Davidson how continentia and temperantia are
POSSIBLE!”). Dopo la grande edizione critica di Mariani, Grottaferrata, Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Centro Studi
Francesco d'Appignano. Francesco Rossi della Marca. Rossi. Keywords:
continentia, temperanza, giudizio, giudicazione, volonta, volere, atto
apprensivo, appresione, atto giudicativo, conoscenza apprensiva, conoscenza
giudicativa, decisione, libero arbitrio, colpavolezza morale, agire l’atto
buono, possibilita della colpavolezza morale, la legge, la volonta sotto la
legge, giudizio razionale, agire razionale, ragionamento, conclusione,
sillogismo pratico, elezione, la caduta d’Adamo, la teoria dell’elezione e la
deliberazione, i peripatetici, virtus de-re-licta, teoria del moto, moto
perpetuo, virtus contro il corpo, virtus con il corpo, volonta con il giudizio,
volonta contro il giudizio. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rossi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rossi: l’implicatura di Lucrezio – filosofia
italiana -- Luigi Speranza (San
Giorgio la Montagna). Filosofo italiano. "Il più grande e puro
metafisico" nelle parole di Vico. Vive a Montefusco. Studia a Napoli. Scrive
diverse saggi tra cui il più importante rimane “Della mente sovrana del mondo”. Altri aggi: Considerazioni di alcuni misteri
divini, raccolti in tre dialoghi, Dell'animo dell'uomo, Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Tommaso Rossi. Rossi. Keywords:
implicature moderna, argumenti contro Lucrezio, Lucrezio, De rerum natura,
animi degl’uomini, anime degl’uomini, animo/anima, corpi degl’uomini, corpi
degl’animali, degl’affetti degl’uomini, il senso, il moto, i corpuscoli.
Ossessione con Lucrezio come filosofo romano. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rossi” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Rossi: Romolo; o lo storicismo –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Filosofo italiano. Studia a Torino sotto ABBAGNANO, Napoli, e Milano.
Insegna a Cagliari e Torino. Studia lo storicismo, l’illuminismo, e il
positivismo. Saggi: “Lo storicismo” (Einaudi, Torino); “Storia e storicismo” (Lerici,
Milano); “La storiografia Saggiatore, Milano); “Oltre lo storicismo (Saggiatore,
Milano); “Storia della filosofia”, Treccani Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Cf. Grice, “Speranza e l’opera di Grice in Italia.”
Rossi. Keywords: lo storicismo, la critica della ragione storica, la storia
della filosofia – l’antichita – filosofia romana, filosofia antica, gl’antichi,
la filosofia romana, filosofia italica – indice al volume ‘L’antichita’ nella
‘Storia della filosofia” – “L’antichita” – storiografia filosofica – l’origine
della filosofia italica, l’origine della filosofia romana. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rossi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e
Rossi: l’implicatura di Vico – filosofia italiana – Luigi Speranza (Urbino).
Filosofo italiano. Studia ad Ancona,
Bologna, e Firenze sotto GARIN. Insegna a Città di Castello e Milano. Lavora
all'Enciclopedia dei ragazzi presso la casa editrice Mondadori. Insegna a
Cagliari, Bologna, e Firenze. Si occupa di storia della filosofia. Cura
edizioni di diversi autori, tra i quali CATTANEO (Mondadori) e VICO (Rizzoli). Le
collaborazioni con giornali vanno dalla rubrica "Filosofia" sul
settimanale Panorama alla rubrica "Storia delle idee" per il
supplemento culturale La Domenica del quotidiano Il Sole 24 ore. Della "rivoluzione
di Galilei" sostiene che la scienza vive un vero e proprio mutamento di
paradigma. Il carattere rivoluzionario dei mutamenti nel modo di fare scienza
avvenuti all'epoca di GALILEI grazie a una serie di fattori: la visione della
natura, non più divisa tra corpi naturali e artificiali, la dimensione
continentale (e, in prospettiva, mondiale) della cultura, l'autonomia da Roma,
la pubblicità dei risultati. Un'altra importante novità e costituita dal
formarsi di un'autonoma comunità scientifica, "una sorta di autonoma
Repubblica della Scienza dove non esiste l'ipse dixit". Si dedica al
tema della memoria, in chiave filosofica e storica, in “Il passato, la memoria,
l'oblio”. Analizza e denuncia l'esistenza di diverse forme di "ostilità
alla scienza" (il "primitivismo" e l'"anti-scienza")
che, come forma di reazione allo sviluppo tecnologico e industriale, propugnano
come soluzione di tutti i mali il ritorno a un mondo pre-moderno idealizzato e
il rifiuto della razionalità. Socio corrispondente dell'Accademia
Pontaniana di Napoli. Dei lincei. Saggi: “Acocio” (Milano, Bocca); “Favole
antiche” (Milano, Bocca); “Dalla magia alla scienza” (Bari, Laterza); “Clavis
Universalis: arti della memoria e logica combinatoria” (Milano, Napoli, R.
Ricciardi); “I filosofi e le machine” (Milano, Feltrinelli); “Galilei” (Roma-Milano,
CEI-Compagnia Edizioni Internazionali, “Il pensiero di Galilei: una antologia
dagli scritti, Torino, Loescher); “Le sterminate antichità: studi vichiani” (Pisa,
Nistri-Lischi); “Storia e filosofia: saggi sulla storiografia filosofica,
Torino, Einaudi); “Aspetti della rivoluzione scientifica, Napoli, Morano); “La
rivoluzione scientifica” (Torino, Loescher, Pisa, Edizioni ETS, “Immagini della scienza,” Roma, Editori
Riuniti); “I segni del tempo: Storia della nazione italiana in Vico” Milano,
Feltrinelli); “I ragni e le formiche: un'apologia della storia della scienza,”
Bologna, Il Mulino); “Storia della scienza,” Torino, Pomba, “La scienza e la
filosofia dei moderni: aspetti della rivoluzione scientifica,” Torino,
Boringhieri, “Paragone degli ingegni moderni e post-moderni,”Bologna, Il
Mulino, “Il passato, la memoria, l'oblio: sei saggi di storia delle idee” (Bologna,
Mulino); “La filosofia,” Torino, Pomba, “Naufragi senza spettatore: l'idea di
progresso,” Bologna, Il Mulino, “La nascita della scienza” Roma, Laterza, “Le
sterminate antichità e nuovi saggi vichiani,” Scandicci, La Nuova Italia, “Un
altro presente: saggi sulla storia della filosofia,” Bologna, Il Mulino); “Bambini,
sogni, furori: tre lezioni di storia delle idee, Milano, Feltrinelli); “Il
tempo dei maghi: Rinascimento e modernità, Milano, Cortina, Speranze, Bologna,
Il Mulino, Mangiare, Bologna, Il Mulino,
Un breve viaggio e altre storie: le guerre, gli uomini, la memoria
(Milano, Cortina); saggi in onore di R., Vergata e Pagnini, Nuova Italia,
Firenze, Segni e percorsi della modernità: saggi in onore, Abbri e Segala,
Dipartimento di Studi Filosofici dell'Siena, Rainone, «Rossi Monti, Paolo»
in Enciclopedia Italiana, Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Abbri, Nuncius, Dizionario di filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Un maestro, Pisa, Edizioni della Normale, Tra BANFI e Garin: la
formazione, in Rivista di filosofia, Treccani Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Enciclopedia
multimediale RAI delle scienze filosofiche -- Per una scienza libera,
intervista. Storia Moderna, : memoria e reminiscenza, sul RAI Filosofia, su filosofia rai. Il Fondo
Rossi nella biblioteca del Museo Galileo. Paolo Rossi. Paolo Rossi Monti.
Monti. Keywords: Cattaneo, Aconzio, Vico, Galilei, nato Paolo Rossi, adottato
dalla zia materna, Monti, Vico, Vinci, Garin, Banfi, la storia della nazione
italiana, Vico e la storia della nazione italiana, favola antica, dalla magia
alla scienza, bruno. – Refs. Luigi
Speranza, “Grice e Rossi: l’implicatura di Vico” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rosso: a Sicilia – filosofia siciliana
– filosofia italiana – Luigi Speranza (Corleone). Flosofo italiano. Scrive tre saggi. Il primo e “Varie cose
notabili occorse in Palermo ed in Sicilia”. Il secondo e “Descrizione di tutti
i luoghi sacri della felice città di Palermo”. Descrive le chiese di Palermo.
Questo saggio è ricordato in vari altri saggi. Il terzo saggio e “Diario Palermitano”.
Il comune di Palermo gli dedica una via.
Biblioteca storica e letteraria di Sicilia: Mira/bibl Siciliana. Ciccarelli
e Valenza, La Sicilia e l'Immacolata. Atti del convegno, Pugliatti, Pittura del Cinquecento in Sicilia,
Electa, Roma. Istituto di studi bizantini e neo-ellenici, Rivista di studi
bizantini e neo-ellenici. Marzo, Biblioteca storica e letteraria di Sicilia:
Opere storiche inedite. Valerio Rosso. Rosso. Keywords: filosofia siciliana,
filosofia italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rosso” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Rota: la lavagna del grupo
di giocco – filosofia italiana – Luigi Speranza (Vigevano). Filosofo italiano. Italian philosopher. Grice:
“Many Italian philosophers would not consider Rota an Italian philosopher
seeing that he earned his maximal degree without (not within) Italy! And right
they would, too!” Saggi: “Pensieri discreti” (Garzanti). Dizionario biografico
degl’italini. Palombi, “La stella e l’intero – la ricercar di Rota tra
matematica e fenomenologia” (Boringhieri); Senato, “Matematico e filosofo”
(Springer). Gian-Carlo Rota. Rota. Aune: “I left the play group when I
realised that Grice could care less about blackboards!” -- Keywords: il primate
dell’identita, Whitehead, fenomenologia, Husserl, Heidegger, tra fenomenologia
e matematica, la stella e l’intero, discrezione, indiscrezioni, combinatoria e
filosofia, la lavagna del gruppo di giocco. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e Rota," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Grice e Rotondi: Roma antica –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Vicovaro). Filosofo italiano. I primi anni di attività
della sua “libreria delle occasione” sono piuttosto travagliati in quanto le
autorità fasciste, infastidite dalla tipologia eterodossa dei testi in vendita,
operano diversi sequestri e infliggono sanzioni. Costretto a chiudere la
libreria per evitare il richiamo alle armi della repubblica sociale.
Considerato disertore, si rifugia con la famiglia a Vicovaro. Individuato in
seguito ad una delazione, riesce fortunosamente a sfuggire alla cattura e si
allontana verso le montagne che circondano il paese, inseguito dappresso da tedeschi.
Disperando di potersi salvare, si nasconde nei pressi di una casa abbandonata,
popolarmente ritenuta abitata dagli spiriti e qui avviene l'evento fondamentale
sopra descritto che cambia la sua vita e le sue convinzioni, aprendolo alla
conoscenza del mondo spirituale. Improvvisamente ha una visione folgorante nel nielo.
Sedetti a contemplare la scena. Una catena di globi luminosi dall'alto
scendevano fin giù, penetravano nella terra, poi altri che risalivano e poi
ridiscendevano come per riunirsi in un misterioso convegno. Si senteno delle
voci indistinte. Si trattiene ad osservare tale spettacolo misterioso
salvandosi, in questo modo, dal rastrellamento in corso nel vicino paese di
Roccagiovine. Questo primo decisivo contatto con il para-normale raccontato in "Il protettore
invisibile". Tale evento rappresenta l'inizio del suo studio e del suo
interesse nei confronti dell'esoterismo e della spiritualità. Pubblica massime,
proverbi e aforismi di Roma antica. Dà alle stampe “L’arte del silenzio e l’uso
della parola”, un originale e lungimirante saggio il cui intento si manifesta
già dalla dedica, firmato con lo pseudonimo di Vico di Varo, derivato
chiaramente dal suo paese natale. Viene incaricato di redigere un opuscolo
commemorativo in occasione dell'inaugurazione in Vicovaro del Monumento in
onore delle vittime della strage nazista delle Pratarelle. Svolge una funzione
di aggregazione e catalizzazione culturale in anni difficili in cui certi
ambiti di studio venivano guardati con sospetto, quando non con manifesta
ostilità. Partecipa e svolge un ruolo tutt'altro che secondario nel
Cerchio Firenze, una delle più importanti esperienze para-psicologiche collettive
italiane. Lui la sua libreria, sono
ormai un punto di riferimento di tutto un mondo culturale in espansione e finalmente
libero da ogni censura. Pubblica titoli
presso diverse case editrici -- Mediterranee, Astrolabio, Sugarco, S.A.S. --, firmandoli
oltre che con il suo vero nome con il pseudonimo ‘Amadeus Voldben’, acronimo di
“Volontario del Bene”. Tale nome d’arte sta ad indicare la missione che si e
prefisso e che delinea nel libriccino “I volontari del bene”, vera e propria
bibbia per tutti coloro che si riconoscono nel progetto di diffusione del bene.
Oltre al valore intrinseco degli
scritti, sono le riunioni e la sua stessa presenza in libreria a suscitare
curiosità e interesse presso un pubblico molto ampio che vede in lui una guida
spirituale in grado di fornire suggerimenti mai banali e, da educatore, sempre
comprensibili. Dietro la sua apparente severità, che è semplicemente rifiuto
della superficialità, traspare la disponibilità e l'umanità, accessibili a
chiunque si sforzi di varcare un civico di via Merulana. Si caratterizza
da una produzione culturale ed una serena consapevolezza. Regala gemme di
saggezza e consigli. Oltre ai testi pubblicati lascia altri scritti, alcuni
pronti per la stampa altri bisognosi di revisione, che vengono pubblicati da i
quali si sono impegnati a proseguire l'attività in libreria, mantenendosi
fedeli all'impostazione originaria da lui delineata. La libreria riceve il
riconoscimento di "negozio storico" da parte del Comune di
Roma. Opere: Saggezza ” (I della collana Le Perle, ristampato da
Astrolabio. L'arte del silenzio e l'uso della parola, ristampato dalla Libreria
Rotondi; Saggezza di Roma antica, collana Le Perle). Saggezza dell'antica
Grecia, collana Le Perle). Amore e saggezza nel pensiero, collana Le Perle). Il
giardino della saggezza, collana Le Perle). “Dopo Nostradamus: le grandi
profezie sul futuro dell'umanità” (Mediterranee); “Un'arte di vivere: via
segreta alla serenità” (Mediterranee); “La coppa d'oro: insegnamenti dei
maestri, fonte di luce e di energia, SAS; Le influenze negative: come
neutralizzarle, SugarCo,, Il protettore
invisibile: la guida che ci aiuta nei momenti difficili della vita,
Mediterranee, La voce misteriosa, Astrolabio; Lo scopo e il significato della
vita: perché si nasce, perché si vive, perché si muore, Mediterranee, I prodigi
del pensiero positivo: il suo potere e la sua azione a distanza, Mediterranee, Il
destino nella vita dell'uomo, Mediterranee, La re-incarnazione: verità antica e
moderna, Mediterranee, La potenza del creder e la gioia d'amare: i prodigi
della fede e dell'amore, Mediterranee, Una luce nel tuo dolore, Mediterranee); “Guida
alla padronanza di sé, Mediterranee, La magica potenza della preghiera,
Mediterranee); La chiave della vita, Mediterranee, La presenza divina in noi, Mediterranee, Le
leggi del pensiero: l'energia mentale e l'azione della volontà, Mediterranee);
Le grandi profezie sul futuro dell'umanità, Mediterranee. La potenza creatrice
del pensiero, Mediterranee, Pensieri per una vita serena, Mediterranee); “Ricordo
dei nostri martiri. Commemorazione in occasione dell'inaugurazione del
monumento ai martiri delle PratarelleVicovaro, Tipografia Seti, Roma); “I
Volontari del Bene” (Libreria Rotondi Editrice, Roma); “Reincarnazione e
fanciulli prodigio, Mediterranee, Roma, La reincarnazione: verità antica e moderna,
Mediterranee); “La voce misteriosa”; “Le perle”. L’arte del silenzio e l’uso
della parola. La Libreria Rotondi è segnalata in molte pubblicazioni, tra cui
la Guida ragionata alle librerie antiquarie e d'occasione d'Italia, C. Messina,
Roma); A. Voldben, Il protettore invisibile, Edizioni Mediterranee, Roma, La sua partecipazione agli incontri del
Cerchio Firenze è ricordata in “Oltre l'illusione, Roma, Mediterranee, e “Oltre
il silenzio” L. Campani Setti, Roma, Mediterranee). Dopo Nostradamus, I prodigi
del pensiero positivo, Le influenze negative, Il protettore invisibile: Molte persone
si rivolgevano a Rotondi per ricevere consigli. Una testimonianza letteraria di
questa consuetudine si trova nel romanzo di Giovetti Weimar per sempre (Mediterranee, Roma)
in cui il personaggio si reca presso la Libreria delle Occasioni per ricevere
suggerimenti su questioni spirituali e libri. Libreria Rotondi, Libreria delle
Occasioni (La libreria fondata da Rotondi) La piccola miniera (da Il Corriere
della Sera) Il libraio di via Merulana e i globi luminosi (da La Repubblica)
Cerchio Firenze (Esperienza
parapsicologica collettiva) Andiamo alla scoperta (da La Piazza di Castel
Madama. ‘Vico di Varo’. Amedeo Rotondi.
Rotondi. Keywords: Roma antica, antica Roma, le perle, Vicovaro, filosofia
fascista, il veintennio fascista. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rotondi” –
The Swimming-Pool Library.
Grice e Rovatti: i giocchi e
gl’uomini – filosofia italiana – Luigi Speranza (Modena). Filosofo italiano. Grice: “I do not know
any other philosopher other than me or Austin who, like Rovatti, is obsessed
wiith the concept of a ‘game’!” Studia fenomenologia a Milano con PACI. Insegna
a Trieste. Si occupa dei rapporti tra fenomenologia e marxismo pubblicando “Critica
e scientificità in Marx” e poi focalizzando in vari saggi il tema dei bisogni
con riferimento anche alla psico-analisi. Le questioni concernenti il “pensiero
debole” diventano il punto di partenza di “La posta in gioco: il soggetto”
(Bompiani, Milano); “Abitare la distanza”, “Il paiolo bucato: la nostra
condizione paradossale” (Cortina, Milano); “La follia in poche parole”
(Bompiani, Milano); “L'esercizio del silenzio”; “Possiamo addomesticare
l'altro? La condizione globale” (Forum, Udine); “Inattualità del pensiero
debole” (Forum, Udine). Queste questioni riguardano soprattutto la possibilità
di una «logica paradossale» e si articolano intorno ai temi del gioco,
dell'ascolto e dell'alterità, tutti collegati alla questione della soggetto. Saggio
su PACI. Dalla filosofia del gioco nascono anche “Per gioco: piccolo
manuale dell’esperienza ludica” (Cortina, Milano); “La scuola dei giochi”
(Bompiani, Milano); “Il gioco di Wittgenstein” (EUT, Trieste). Si interessa alla
consulenza filosofica, con “La filosofia può curare? La consulenza filosofica
in questione” (Cortina, Milano). Altre saggi: “Il coraggio della filosofia” in «aut
aut». Tiene una rubrica sul quotidiano "Il Piccolo" di Trieste,
“Etica minima”. Racoglie "scritti corsari" (cfr. Pasolini) in vari saggi:
“Etica minima – saggi quasi corsair sull’anomalia italiana” (Cortina, Milano); “Noi,
i barbari – la sotto-cultura dominante” (Cortina, Milano); “Un velo di sobrietà”
(Saggiatore, Milano); “Accanto a una sensibile sintonia”. Si manifesta nella
sua filosofia una particolare attenzione sul rapporto tra potere e sapere; “Gli
ego-sauri” (Elèuthera, Milano); “Le nostre oscillazioni” (Collana Edizioni
alpha beta Verlag, Merano); “L’intellettuale riluttante” (Elèuthera, Milano); “Restituire
la soggettività. Lezioni sul pensiero di Basaglia” (alphabeta, Merano); “Consulente
e filosofo. Osservatorio critico sulle pratiche filosofiche” (Mimesis, Milano);
“Abitare la distanza. Per una pratica della filosofia” (Feltrinelli, Milano); “Scenari
dell'alterità, Bompiani, Milano); “Il decline della luce” (Marietti, Genova); L'università
senza condizione” (Cortina, Milano); “Fare la differenza” (Triennale di Milano,
Milano); “Introduzione alla filosofia contemporanea, Bompiani, Milano); “Lettere
dall'università, Filema, Napoli); “Trasformazioni del soggetto: un itinerario
filosofico” (Poligrafo, Padova); “Dizionario dei filosofi” (Bompiani, Milano);
“Elogio del pudore: per un pensiero debole” (Feltrinelli, Milano Intorno); “Il
pensiero debole” (Feltrinelli, Milano); “Bisogni e teoria marxista” (Mazzotta,
Milano); “Critica e scientificità in Marx: per una lettura fenomenologica di
Marx e una critica del marxismo di Althusser (Feltrinelli, Milano); “La dialettica del processo” (il Saggiatore,
Milano). aut aut. R.: il pensiero debole, sul
RAI Filosofia. Pier Aldo Rovatti. Rovatti. Keywords: i giocchi e
gl’uomini --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rovatti” – The Swimming-Pool
Library.
Grice e Rovella: querce,
o della filosofia siciliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza. (Palazzolo Acreide). Filosofo
italiano. Studia a Ispica e Catania sotto CARBONARA, laureandosi con un saggio
di estetica, sul rapporto fra contenuto -- o materia -- e forma. Insegna a Noto
e Palazzolo. Pubblica “L'uomo” (Giannini, Napol). In una serrata discussion affronta
la meta-fisica ed espone il suo convincimento che la ricerca senza condizioni,
attraverso l'intelligenza attiva e creatrice può aprire all'uomo orizzonti
creativi, seppur rischiosi. La meta-fisica imprigiona in schemi rigidi e
vincolanti. Pervenire all'auto-coscienza è il compito più degno degl’uomini,
che pur problematico in sé non rimaneno imprigionati nel problematicismo. Altre
opera: “Deneb” (Caltanissetta, Roma), romanzo filosofico che narra la pulsione
verso l'oltre, attenuando, così, la precedente critica verso la meta-fisica e
aprendo verso il mistero che comporta il confronto con tre donne che
rappresentano tre volti diversi della verità. La stella “Deneb” è metafora
della pulsione verso l'alto. Abbondano i riferimenti autobiografici da cui
emerge l'attaccamento alla casa natia, che non abbandona, alla famiglia e
soprattutto ad un modello di vita contadina morigerata e sobria. Lo stile è
affabulante. L'auto-coscienza e il trionfo della morte in GENTILE in Il pensiero di Gentile (Enciclopedia
Italiana, Roma). Qui si esamina il momento finale della vicenda umana e
filosofica di GENTILE alla cuia filosofia è legato. “L'errore del cerchio”
(Siracusa). Predomina il colloquio interiore, lo scavo nella coscienza e nella
memoria. Procede come un giallo. Un tema attraversa gl’avvenimenti, la libertà
e la necessità di un suo contenimento. “La fattoria delle querce” (Caruso,
Siracusa). L’epopea della famiglia siciliana Capobianco, governata da una donna
e sviluppata attraverso un intrigo di personaggi e di vicende. I discendenti
Capobianco sono identici agl’ante-nati, e la ricerca della genealogia è il
problema più assillante per i personaggi. Il mito dell'eterno ritorno
dell'identico li e caro. Rimane sempre legato ai miti. Fisiognomica,
astrologia, venti, odori e turbamenti fanno di questa opera un esempio di
scrittura immaginifica e personale. Filosofia di non di facile consume traccia
una “Imago siciliae”. Nella stessa aura de La fattoria sono scritti i
racconti. Cambia di nuovo argomento, inizia quella che lui chiama “la fase
cristica”, in cui la figura di Cristo e il rapporto fra le religioni sono il
tema dominante. “L'ora del destino, dramma in due atti” (Accademia
Casentinese di Lettere, Arti, Scienze ed economia, Castello di Borgo alla
Collina, Arezzo, L'Ora in persona di una
donna consola il crocifisso che muore quando una congiuntura astrale perviene
al suo compimento. In “Vita di Gesù” (Prospettive d'Arte, Milano) Gesù è
visto nella sua umanità. La narrazione segue lo sviluppo dei vangeli sinottici,
con qualche incursione negl’apocrifi. L'autore, che pur ne ha le competenze, si
tiene lontano dalle problematiche gesuologiche e cristologiche. Vuole narrare
un Gesù “così come parla al cuore”. L'Angelo e il Re, con prefazione di Pazzi
per i tipi di Palomar Bari. I nove mesi di gravidanza di Maria vergine sono
narrati con un andamento che si mescola di esoterismo e sapienza umana. Maria
spesso, nel mistero del suo concepimento, nella sua realtà quotidiana, vive le
vicende del suo quartiere, con le sue amiche, con qualche momento di gioia
esaltata e prorompente, con un tratto zingaresco. Attratto da zingari e
vagabondi di passaggio, come incarnazione di una libertà che abbiamo
smarrita. “Le Madri” (Utopia, Chiaramonte Gulfi). Vi si sente l'eco di Bachofen.
Breve raro capolavoro, pieno di mistero e poesia, di un potere magico. “Asvamedha”
(Utopia, Chiaramonte Gulfi) raccoglie racconti; “Inizio d'amore” (Studi Acrensi,
Palazzolo Acreide) raccoglie altri racconti che l'autore pubblica in varie
riviste letterarie nazionali, a cura dell'Istituto Studi Acrensi Palazzolo
Acreide. I racconti, dice l'autore, vivono nell'aura dei romanzi di questo
periodo. “La vigna di Nabot, dramma in IV quadri” (Associazione Amici di Rovella,
Palazzolo Acreide) narra le vicende del ersonaggio che incontriamo nel primo
libro dei Re Cap. 21. La prepotenza dei potenti e la sacralità della terra dei
padri sono il filo conduttore del dramma. Nabot muore per una questione di
coerenza. Scuderi, La fattoria delle Querce, in Le Ragioni critiche, Menichelli
in Esperienze letterarie, Jacobbi, Il
miracolo Deneb, in Arenaria, Palermo, Vettori, Il miracolo di Deneb e le
profezie di Ruggero, Arenaria, Monachino Ester, Considerazioni su un romanzo di
Rovella, in Le Ragioni critiche, Catania, E. Messina, Dal bagolaro alla sequoia”
(Romeo, Siracusa); Messina, Alle radici del pensiero. La presenza dei suoi
maestri” (Romeo, Siracusa). Giuseppe Rovella. Rovella. Keywords: romanzo
filosofico, querce. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rovella” – The
Swimming-Pool Library.
Grice e Rovere: o le confessioni di un meta-fisico
romano -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pesaro). Filosofo italiano. Essential Italian
philosopher. The family originates in Albisola, Savona, Liguria. Filosofo. Il
giure civile del popolo italiano ha nel testo della legge positiva e speciale
autorità sufficiente da soddisfare la giustizia ordinaria e da risolvere i
dubii e acquetare le controversie intorno agl’interessi e agl’ufficii d'ogni
privato cittadino. Di quindi nasce che possono alcuni curiali riuscire
segnalati e famosi al mondo con la sola abilità del pronto ricordare, dell’acuto
distinguere e dell'interpretare acconcio e discreto. Al giure delle genti
occorre, invece, assai di frequente la discussione delle verità astratte.
Perocché esso è indipendente e superiore all'autorità della sopra-citata legge.
Si connette immediatamente al giure naturale che è al tutto razionale e speculativo.
Spesso gli è forza di riandar colla filosofia sulle fondamenta medesime dell’ordine
sociale umano, e spesso altresì non rinviene modo migliore per risolvere i
dubii e acquetare le discrepanze fuor che indagare i grandi pronunziati della
ragione perpetua del diritto, chiariti, dedotti e applicati mercé della
scienza. Poco importa se i meta-fisici si bisticciano. Ma non va senza
danno del genere umano il discordare e il traviare de' pubblicisti. E già si dice
che il fine criterio degl’uomini illuminati coglie il certo e il sodo della
scienza, ma non la crea e non l'ordina. La demenza degl’uonini fa talvolta
scandalosa la verità. Laonde ella ha a pronunziare di se medesima. Non venni a
recare la pace in mezzo di voi, sibbene la spada. Lo stato romano essere certa
congregazione di famiglie la qual provvede con leggi e con tribunali al bene
proprio e alla propria tutela -- tanto che sono competentemente adempiuti i
fini generali della socialità e i particolari di essa congregazione. Lo stato romano
non esiste per la contiguità sola delle terre e delle abitazioni, ma per certo
congiungimento e unità delle menti e degl’animi dei romani. Il che riconosciuto
e fermato, se ne ritrae ciò che pel diritto è primo principio ed assioma, non
potersi da niuno e sotto niuna ragione arrogare la facoltà di offendere e
menomare l'autonomia interna ed esterna dello stato romano insino a tanto che
questo non provoca gl’altri ad assalirlo con giusta guerra. Ed eziandio in tal
caso è lecito di occupare temporalmente il suo territorio e dominare il suo
popolo nei limiti della difesa e dell'equo rifacimento dei danni. L'uomo
individuo può nel servaggio e nelle catene serbare con isforzo la libertà dello
spirito e compiere in altro modo e sotto altre condizioni certa eroica
purgazione e certo mirabile perfezionamento della sua parte interiore e
immortale. Ma ciò è impossibile all’intero popolo romano, il quale nel
servaggio di necessità si corrompe ed abbietta, e quindi GRAVINA chiama assai
giustamente la libertà della nazione romana sacro-santa cosa e di giure divino.
L'anima non è vendibile e non è nostra, dicevano i teologanti per dimostrare da
più parti la iniquità del CONTRATTO. E neppure la libertà è vendibile. E se
l'usarla e abusarla è nostro, non è tale la facoltà e il principio infuso dal
divino con l'alito suo divino e che al dire d’Omero vale una mezza anima. Lo stato
romano possiede onninamente se stesso. Niuno fuori di lui può attribuirsene la
padronanza. Quindi il popolo romano o vivono in se od in altri. Cioè a dire, o
provedono al proprio fine con la legge e ordini propri e componendo un
individuo vero e perfetto della universa famiglia umana. Ovvero entrano a parte
d'altra maggior comunanza con ugualità di diritto e d’ufficio, come quelle
riviere che ne' più larghi e reali fiumi confondono le acque e perdono il nome.
Questa è la generale e astratta dottrina che danno la ragione e la scienza. La
patria romana, impertanto, significa quella contrada e quella congregazione d’uomini
a cui ciascuno degli abitanti e ciascuno dei congregati sentesi legato per
tutti i doveri, gl’istinti, i diritti, le speranze e gl’affetti del vivere
comune. La patria romana, considerata nella sua morale e profonda
significazione, è il compiuto sodamento di ciascuno verso di tutti e di tutti
verso ciascuno. Se la patria romana non ha debito né possibilità di nudrire del
suo ogni giorno tutti i suoi indigenti, spietata cosa sarebbe inibire a questi
di procacciarsi altrove la sussistenza. Prediletta opera delle mani del divino e
la nazione romana. La nazione romana è pura, domandano essi, e tutta omogenea.
Questo e il puro principio della nazionalità romana. Lo stato romano, dipendente
come si sia da un altro non è, a propriamente parlare, autonomo. E e perciò, a
rigore di definizione, neppure la denominazione di stato romano gli si compete.
I prìncipi non sono, del certo, scelti dal divino immediatamente, ma sono dal
divino immediatamente investiti della sovranità romana. Il popolo romano indica
l'uomo a cui vuole obbedire e in quell'uomo è subito la pienezza della
sovranità romana che dal divino gli proviene. Perocché come dal divino è
istituito IL FINE della socievole comunanza, così è istituito IL MEZZO nella
autorità del comando. È sicuro che nella lunghezza dei secoli le volontà e i
giudizi umani si accostano all'assoluto del bene sociale, quanto che la via che
viene trascorsa non procede diritta e spedita ma declina e torce continuo fra
molti errori e molte misere concussioni. La libertà della nazione romana, essendo
naturale ed essenziale agl’uomini e necessaria concomitanza d'ogni bontà, è
doveroso per tutti il serbarla integra nella sostanza. E perciò, né il privato
individuo si può vendere ad altro privato, né tutto il corpo de' cittadini
assoggettarsi pienamente e perpetuamente al dominio d’altro stato. Poco o
nessun valore ha il dissentimento dei piccioli e deboli, quando anche piglino
ardire di esprimerlo; e CHI INVESTIGA LA STORIA DELL’ANTICA ROMA RI-TROVA che DELLE
PROTESTE loro giacciono GRANDI FASCI dimenticati negl’archivi delle
Cancellerie. Dacché siete i più forti, correte poco rischio di vivere ex lege
alla maniera dei ciclopi. Ma confessare il diritto e contro il diritto
procedere, non è conceduto a nessuno. E parlavano meglio quegl’ateniesi che
alle querele dei milesi rispondevano senza sturbarsi. Il diritto è cosa pei
deboli e non già pei forti e pei valorosi. Il popolo romano è autonomo. Con
altri vocaboli, lo stato romano, vero è libero ed inviolabile. E la patria romana,
nel significato morale e politico, è *sinonimo* di STATO romano -- in quanto
questo compone uno stretto e nativo consorzio in cui ciascun cittadino ha
debito e desiderio insieme di effettuare il grado massimo di unimento sociale e
civile. S’incominci dall'avvisare chi
sono costoro che si querelano della libertà dello stato romano e ne temono
danni così spaventevoli. Costoro sono i medesimi da cui si alzano lagni e
rimproveri cotidiani per qualunque libertà, eccetto la propria loro. Vogliono
limitare la stampa, limitare la libera concorrenza, limitare IL PARLAMENTO e in
fine ogni cosa col pretesto volgare ed ovvio che il parlamento, il commercio,
la stampa abusano di loro facoltà e trasvanno più d'una volta e in più cose. La
volontà umana, dite, è corrotta e inchinevole al male. Può darsi. Ma privata di
libertà so che depravasi molto di più e i padroni non meno che i servi. Non è
lecito agl’uomini di esercitare nessun diritto qualora difettino pienamente
delle facoltà e dei mezzi correlativi. Perciò il fanciullo, il mentecatto,
l'idiota cade naturalmente sotto l'altrui tutela, e per ciò medesimo la parte
meno educata del volgo ed offesa di troppa ignoranza, o posta in condizione
troppo servile, non ha nel generale facoltà e mezzi proporziod esercitare
diritti politici. Esaminato il fine del viver comune, fatta rassegna d'alcuni
principii direttivi, più bisognevoli al nostro intento e poco o nulla NOTI AGL’NTICHI
ROMANI, segue senza più che noi trapassiamo a contemplare l'ottimo ordinamento
civile. Cosi noi delineeremo qnalche fattezza dell'incivilimento umano,
contemplandolo nella natura primitiva ed universale del popolo romano, ed
avvisandoci di non iscambiare l'alterato e il mutabile col permanente ed
inalterato; e per converso, di non dar nome d'errore emendabile e di accidente
transitorio a ciò che appartiene alle condizioni salde e durevoli della
comunanza civile. Chè nel primo difetto cadono i troppo retrivi ed i
pusillanimi; nel secondo, i novatori audaci e leggeri. GL’ANTICHI ROMANI con
molto senno incominciano dall'insegnar quello che spetta al buono stato della
famiglia, perché della comunanza umana l'individuo compiuto non è lo scapolo,
ma l'ammogliato con prole o vogliam dire la famiglia, rimossa la quale non
rimane intermezzo alcuno che tempri l'amor proprio e la fiera e violenta natura
nostra. L'organizzazione tanto è più
eccellente quanto meno cede alle esterne azioni ed impressioni ed anzi modifica
con maggior efficacia ed appropria a sé quelle azioni. È da confessare che un
gran trovato fece lo spirito umano e giovevole soprammodo alla prosperità del
viver sociale, quando mise in atto quello che fu domandato GOVERNO RAPPRESENTATIVO
o parlamentare. Se dirai: carattere della nazione romana è la continuità e
circoscrizione del suolo d’Italia. E la nazione e nella lingua romana, la
letteratura e le arti. Se le origini e la schiatta; le colonie sono tal membro
e così vivace del corpo della patria onde uscirono, da non potersene mai
dispiccare, e la guerra americana è dalla banda dei sollevati iniqua e
parricida. Gran questione poi insorge sulle genti di confine, le quali
compongonsi il più delle volte di schiatte anfibie, a cosi chiamarle. Quindi
noi vogliamo, per via d'esempio, i nizzardi essere italiani – ROMANI -- e i francesi
li fanno dei loro. La compagnia civile comincia là solamente dove gl’animi si
accostano, e sorge desiderio di regolato e comune operare. La giustizia apre e
chiude i congressi degli dei, non quelli degl’uomini. La voce “nazione romana”
nel suo peculiare e pieno significato vuol dire unimento e società d'uomini che
la natura stessa con le sue mani à fatta e costituita mediante il sangue e la
singolarità delle condizioni interiori ed estrinseche. Per talché quella
società distinguesi da tutte l’altre per tutti gl’essenziali caratteri che
possono diversificare le genti in fra loro, come la schiatta, la lingua,
l'indole, il territorio, le tradizioni, le arti, i costumi. “Nazione romana”
vuol significare certo novero di genti per COMUNANZA DI SANGUE, conformità di
genio, medesimezza di linguaggio atte e pre-ordinate alla massima unione
sociale. Lo stipite umano è ordinato esso pure a spandere discosto da sé le
propagini e i semi. E ogni germe nuovo dee nudrirsi del terreno ove cade, non
del tronco da cui si origina. Sieno rese grazie publicamente da tutta l'Italia
a voi, o Valdesi, che l'antica madre mai non avete voluto e potuto odiare e
sconoscere insino al giorno glorioso che è dal divino coronata la vostra
costanza, e un patto comune di libertà vi riconciliava con gl’emendati
persecutori. S'io credessi quelle armi
che assiepano IL FORO, DICE CICERONE, starsene qui a minacciare e non a
proteggere, cederei al tempo e mi terrei silenzioso. Ma il fatto è che quelle
armi NEL FORO induceno per se sole una fiera minaccia, tanto che CICERONE parla
poco e male, e la paura ammazza l'eloquenza. Dal riscontro, per tanto, di tutte
le storie, senza timore mai d'eccezione, e più ancora dalla ripugnanza intima
di certi termini, quali sono felicità a servitù, spontaneità e costrizione,
ricavasi questa assoluta sentenza che in una nazione civile come ROMA, nessun
governo straniero – come Cartagine -- non può vantarsi mai né della legittimità
interiore, né della esteriore che emana dall'assentimento espresso o tacito della
popolazione romana. Non può aver luogo prescrizione, dove i diritti innati o
fondamentali dell'uomo ricevono sostanziale ingiuria ed offesa; e di si fatti è
per appunto la indipendenza o dimezzata o distrutta. Ogni cosa nell'uomo è
principiata dalla natura e poi dalla ragione e dall'arte è compiuta.Voi stesso
l'avete udito? Poerio: E come nò, se rinchiuso è con lui in una prigione
medesima? Pignatelli: E è la vigilia della sua morte? Poerio: Appunto è la vigilia. Sapete che valica la mezzanotte,
una voce improvvisa e sepolcrale veramente rompevane il sonno chiamando forte
per nome alcuno di noi; e quella chiamata voleva dire: vieni, ti aspetta il
carnefice. La notte pertanto che seguitò quel mirabil discorso di Pagano gli
sgherri gridarono il nome suo, e fu menato al patibolo. Pignatelli: Sta per
mezzo a voi quell'omerica figura del conte di Ruvo? Poerio: Nò, ma in Castello
dell'Uovo insieme con altri uffiziali e con l'intrepido Mantone. Nel Castel
Nuovo e in quella carcere proprio dove è Pagano, sta il fratel vostro maggiore,
principe di Strangoli, sto io, il Conforti, Cirillo, Granali, Palmieri, Russo e
due giovinetti amorevoli e cari, cioè l'ultimo figliuolo dello Spanò ed un
marchese di Genzano, bello come l'appollino e di cui sente Pagano particolare
compassione. V'à una cagione suprema di tutte le cose, cagione assoluta e
però insofferente di limiti e incapace d'aumento e di defficienza. Ma se niun
difetto può stare in lei, ella è il bene infinito e comprende infinitamente
ogni specie di bene. Ciò posto, la cagione suprema è altresì infinita bontà che
raggia il bene fuor di sé stessa e ne riempie la creazione ed ogni ente se ne
satura, a dir così, per quanto è fatto capace. Tale contenenza di bene è poi
sempre difettiva perché sempre è finita. Di quindi si origina il male. Non si
chieda dunque perché il divino è permettitore del male, ma chiedasi in quella
vece perché piacque al divino, oltre all'infinito, che sussistesse pure il
finito. Se il vivere nostro presente è condito di molto diletto e noi incapaci
di conoscere e desiderare con ismania istintiva l'eternità, forse potrebbesi
giudicare senza paradosso aver noi sortito quella porzioncella sola e frammento
di beatitudine, brevissima ma sincera e inconsapevole della propria caducità. Col
presupposto della immortalità, bene avverte BRUNO, alcun desiderio naturale non
è indarno e alcuna lacrima non cade senza conforto. Con la immortalità non è
affetto generoso perduto, non ferita dell'animo a cui non si apparecchi altrove
copioso balsamo. Per entro il corso interminato e magnifico de'nostri destini,
ogni male vien riparato, ogni speranza risorge, ogni bellezza rifiorisce, ogni
felicità si rinnova e giganteggia ne'secoli. Poerio: Quando è possibile
strappare dal cuor dell'uomo il concetto e la speranza della immortalità, il
consorzio civile medesimo pericolerebbe di sciogliersi e i piaceri e le utilità
stesse della vita presente verrebbero gran parte impedite o affatto levate di
mezzo. I dotti e i legisti barbareggiavano sempre peggio, e pareva in loro una
sorta di necessità tramutata in diritto, e niun discepolo mai se ne querela; e
le lettere cadevano in tale grettezza, che nelle prose di Giordani si
appuntavano parecchie mende di stile, ma nessuno accusava la tenuità dei
concetti e la critica angusta e slombata. Colletta è stimato dai più uno
storico sovrano e poco meno che un Tacito redivivo, ed altri istituivano
paragone tra il Guicciardini e il Botta, tra Goldoni e Nota. Tale il gusto e il
criterio comune. Pochi grandi filosofi non mancavano neppure a quei giorni.
Basti ricordare Bartolini nella scultura; Leopardi e Niccolini nella poetica;
Rossini, Bellini, Donizetti nella musica. In Italia scemando il sapere e la
potenza meditativa, crebbe l'amore spasimato ed irragionevole della bellezza
dell'abito esterno, lasciando a digiuno la mente e poco nudriti e mal governati
gli affetti. Letteratura e filosofia vasta, soda e ben definita, e parimente
larghe scuole e ben tratteggiate e scolpite mancano alla patria nostra da quasi
tre secoli e piuttosto ne abbiamo avuto cenni e frammenti, e ogni cosa a pezzi,
a sbalzi e a modo d'assaggio. Miei degni signori, il cibo che v'apparecchio è
scarso, scondito e di povera mensa, ma è letteratura e non meta-fisica. Non
appena l'esilio mi astrinse a lasciare l'Italia e fui spettatore d'altro ordine
di civiltà e uditore d'altri maestri, subito mi si aprì dentro l'animo l'occhio
doloroso della coscienza, ed ebbi della mia ignoranza una paura ed una vergogna
da non credere. Per giudicare alla prima prima che tutto è vecchio e trito in
un libro convien sapere dell'autore se nel generale à l'abito di pensar di suo
capo. Ed egli evoca nuovi spiriti di più sublime natura, i quali entrano a uno
a uno dentro la torre. Spirito del mare. Che vuoi? Barone. Sapere l'essenza del
bene e la fonte della felicità. Spirito del mare. Perché lo chiedi al mare?
Barone. Perché tu sai o puoi sapere ogni cosa; tu nei silenzj della notte tieni
misteriosi colloquj con la luna e con le stelle che in te si riflettono; e tu
pur ricevi nell ' ampio tuo seno i fiumi tutti del mondo, i quali ti raccontano
le geste antiche dei popoli e le più antiche vicende dei continenti per mezzo a
cui essi fluiscono senza posa. Spirito del mare. lo non so nulla (sparisce).
Barone. Che tu venga malmenato in eterno dallo spirito delle procelle, e che i
tuoi membri immortali sieno rotti e squarciati mai sempre dalle taglienti
creste degli ardui scogli. La coda del cavallo bianco dell' Apocalisse.
Che vuoi? Barone. Sapere in che consiste il bene, e dove è la fonte della
felicità. La coda. Perché lo chiedi a me? Barone. Tu sai la fine ultima delle
cose, e tu comparirai poco innanzi della consumazione del secolo. La coda.
Quando io comparirò, io ondeggerò nelle sfere, simile alla caduta del Niagara e
più tremenda della coda delle comete. Ogni mio crine rinserra un destino; e
ogni mio moto è un cenno di oracolo; ò trascorsi tutti i cieli di Tolomeo e i
cieli di Galilei e i cieli di Herschel; ò lambita con la mia criniera la faccia
delle stelle, e l'ò distesa sulle penne de' turbini; molte cose ò conosciute,
ma non quel che tu cerchi: io non so nulla (sparisce). Dagli Arabi si travasò
il mal gusto ne' Catalani e ne' Provenzali, e una vena non troppo scarsa ne fu
derivata ne' primi nostri verseggiatori. ALIGHIERI egli pure non se ne astenne
affatto; e noi peniamo a credere che a quel genio sovrano venisse scritta la
canzone lambiccatissima della Pietra. Sa ognuno che nel seicento, con lo
scadere dell' arte, ricomparvero quelle freddure e mattie, e ogni cosa fu piena
di acrostici, d'anagrammi, d'allitterazioni e altrettali sciempiezze. Ma per
buona ventura cotesta sorta vanissima di pedanteria non sembra ai moderni
pericolosa; e dico ai romani, perché appresso gli stranieri non ne mancano esempj;
e molti anno letto in un vivente poeta francese di gran nomea certi capricci di
metri e di rime i quali dimostrano come in lui siensi venuti rinnovando tutti
gli umori e le vertigini dei seicentisti. E nemmanco ci pare immune dalle
stranezze di cui parliamo quel concepimento del Goethe di ordire la tragedia
del Fausto con questa singolar legge che ogni scena fosse dettata in metro
diverso ed una altresì in nuda prosa, onde potesse affermarsi che niuna maniera
del verseggiare ed anzi dello scrivere umano (per quanto ne è capace il tedesco
idioma) mancasse a quel dramma; nuova maniera e poco assai naturale e graziosa
di porgere idea e figura del panteismo. Non può né deve il poeta scompagnarsi
mai troppo dalle opinioni e dai sentimenti comuni dell'età sua; chè da questi
principalmente è suscitato l'estro di lui, con questi accende e innamora le
moltitudini. D'ogni altro pensiero ed affetto, ove li possieda e li senta egli
solo, avrà pochi intenditori, pochissimi lodatori; e la favella delle Muse
langue e muor sulle labbra se non suona ad orecchie benevole e a cuori
profondamente commossi. In Inghilterra il Milton fierissimo repubblicano e
segretario eloquente del gran Cromvello, à quasi sempre poetato di cose
mistiche e teologiche e nulla v'à di politico, nulla d'inglese e di patrio, né
nel Paradiso perduto, né in altri suoi canti. Riuscirà sempre a gloria grande e
invidiata d'Italia che la Gerusalemme del Tasso compaja tanto più bella e
mirabile quanto più in lei si contempla e considera intentivamente la perfezione
del tutto. Certo, il Valvasone è meno forbito ed armonioso del Tansillo, meno
fluido del Tasso seniore, meno corretto, proprio e limato de' più corretti e
limati rimatori toscani; ma non per ciò si capisce come questa minor perfezione
di forma, abbia potuto oscurare nel giudicio de' raccoglitori e de' critici il
gran merito dell'invenzione. Che il Milton siasi giovato dell' Angeleide non
so, quantunque fra i due poemi si vengan trovando molti e singolari riscontri
che non è facile a credere casuali; ma questo io so bene che a rispetto della
guerra degli angeli episodicamente introdotta nel Paradiso perduto, il
Valvasone non perde nulla ad esser letto dopo l'Inglese e con quello essere
paragonato; il che non avviene del sicuro né per l' Adamo dell'Andreini né per
la Strage degl'Innocenti del cavaliere Marino, due componimenti che dicesi aver
suggerito a Milton parecchi pensieri e l'ideal grandezza del suo Lucifero. L'ingegno
poetico, in versificare ciascuno di quei subbietti, tende a spiegare una novità,
un' altezza e una leggiadria suprema di concetto, di sentimento, di fantasia e
di stile. Dove mancasse l'una di tali eccellenze, l'arte sarebbe difettosa e
quindi increscevole. Ci venne osservato (cosa che per addietro non ben
sapevamo) la critica letteraria incominciata in Italia con ALIGHIERI essere
morta col Tasso e gli amici suoi; e come cadde con quel mirabile intelletto la
nostra primazia nel ministero delle Muse, così venne meno la filosofia
estetica; e il nuovo dell' arte non fu capito, l'antico fu dalla pedanteria
svisato e agghiadato. L'arte critica antica ebbe ultimi promulgatori due grandi
ingegni, il Muratori e il Gravina. Della critica nata dipoi con le nuove
speculazioni e con le nuove forme di poesia, non conosciamo in Italia alcun
degno scrittore e rappresentatore. Dopo Omero nessun poeta, per mio giudicio,
può alzarsi a competere con l'Alighieri, salvo Guglielmo Shakspeare, gloria
massima dell'Inghilterra. E per fermo, ne' drammi di lui l'animo e la vita
umana vengon ritratti così al vero e scandagliati e disaminati così nel
profondo, che mai nol saranno di più. Ma le condizioni peculiari della
drammatica e l'indole propria degl' ingegni settentrionali impedirono a
Shakspeare di raggiungere quella perfetta unione sì delle diverse materie poetiche
e sì di tutte l'eccellenze e prerogative onde facciamo discorso. E veramente
nelle composizioni sue la religione si mostra sol di lontano e molto di rado; e
tra le specie differenti e delicatissime d'amore ivi entro significate, manca
quella eccelsa e spiritualissima di cui si scaldò l'amante di Beatrice. Il
poeta è dall'ispirazione allacciato e padroneggiato sì forte, da non saper bene
sottomettersi all'arte ed alla meditazione. Il troppo incivilirsi dei popoli
aumentando di soverchio l'osservazione e la critica e affinandovisi l'arte ogni
giorno di più per effetto medesimo dell' esercizio e dell' esperienza e per
desiderio di novità, mena il poeta a scordar forse troppo l'aurea semplicità
degli antichi, il sincero aspetto della natura e i veri e spontanei moti
dell'animo. Il compiuto e l'ottimo della poesia consiste in racchiudere dentro
ai poemi con vaga e proporzionata unità di composizione tutto quanto il
visibile ed il pensabile umano per ciò che in ambedue è più bello e più
commovente. Consiste inoltre nel figurare e ritrarre cotesto subbietto
amplissimo e universale con la maggior novità e la maggiore sublimità e
leggiadria di concepimento, di fantasia, d'affetto e d'elocuzione che sia
fattibile di conseguire. Laonde poi il concepimento, così nel complesso come
nelle sentenze particolari, dee riuscir succoso, vario ed inaspettato e pieno
di recondita dottrina e saggezza; l'affetto dee correre, quanto è possibile,
per tutti i gradi e le differenze, e toccare il sommo della tenerezza e
commiserazione e il sommo della terribilità. Tasso, anima pia e generosa, ma in
cui (non so dir come) nulla v'era di popolare. Quindi egli s'infervorò della
maestà teocratica dei pontefici e aderì alla nuova cavalleria cortigiana e
feudale; quindi pure accettò con zelo e con osservanza scrupolosa l' ortodossia
cattolica, e nella vita intellettuale quanto nella civile, fu dall' autorità
dei metodi e degli esempj signoreggiato. Da ciò prese nudrimento e moto il
divino estro suo e uscirono le maraviglie della Gerusalemme. Nel Tasso poi sono
tutti i pregi e tutta quanta la luce e magnificenza della poesia classica, e
spiccano altresì in lui alcuni attributi speciali del genio italiano in ordine
al bello. In perpetuo si ammirerà nella Liberata ciò che l'arte, i precetti,
l'erudizione e la scienza possono fare, ajutati e avvivati da una stupenda
natura poetica. L'ARIOSTO significa la commedia umana quale la veggiamo
rappresentarsi nel mondo, laddove ALIGHIERI fece primo subbietto suo il
soprammondano, e in esso figurò e simboleggiò le cose terrene. E come il gran
Fiorentino nelle fogge variatissime de' tormenti e delle espiazioni dipinse i
variatissimi aspetti delle indoli e delle passioni, il simile adempiva
l'Ariosto sotto il velo dei portenti magici e delle strane avventure. Ma certo
qual narrazione di fatti umani riuscirà più vasta, più immaginosa e più
moltiforme di quella dell' Orlando furioso? Quivi sono guerre tra più nazioni,
nascimenti e ruine di molti regni, conflitto sanguinoso di religione e di
culto, infinita diversità e singolarità di costumi, e tutto il Ponente e il
Levante offrono larga scena e strepitoso teatro a cotali imprese e catastrofi.
Quivi sono dipinte la vita privata e la pubblica, le corti e le capanne, i
castelli ed i romitaggi; quivi s'intrecciano gradevolmente la cronica, la
novella e la storia, e ciò che il dramma à di patetico, l'epopeia di maestoso, il
romanzo di fantastico. Non credo che in veruna straniera letteratura possa come
nella nostra volgare annoverarsi una sequela così sterminata di poemi eroici e
di romanzeschi, parecchj de' quali brillerebbero di gran luce, ove fossero soli
e non li soverchiasse la troppa chiarezza di Dante, dell'Ariosto e del Tasso.
Né reputo presontuoso il dire che, per esempio, la Croce racquistata del
Bracciolini o il Conquisto di Granata di Girolamo Graziane sostengono bene
assai il paragone o con l'Araucana dell' Ercilla o coi medesimi Lusiadi di Luís
Vaz de Camões ai quali ànno accresciuta non poca fama le sventure e le virtù
del poeta; e per simile, io giudico che l' Amadigi del Tasso il vecchio o
l'Orlando innamorato del Berni, non temono di gareggiare con la Regina Fata di
Spenser e con quanto di meglio in tal genere ànno prodotto l'altre nazioni. Ma
non è da tacere che in quasi tutti questi nostri poemi riconoscesi agevolmente
l'uno o l'altro dei tipi che nel Furioso e nella Gerusalemme ricevettero
perfezione, ed a cui poca giunta di novità e poche profonde mutazioni si fecero
dagl'ingegni posteriori; e ne' poemi eroici singolarmente a niuno è riuscito di
ben cantare i difetti del Tasso, molti in quel cambio li esagerarono. Scusabile
mi si fa Marino e scusabili gl'Italiani, quand'io considero lo stato di lor
nazione sotto il crudele dominio degli Spagnuoli, e fieramente mi sdegno con
questi medesimi che nella patria loro ancor sì potente e sì fortunata,
plaudivano a que' delirj e incensavano il Gongora, meno ingegnoso assai del
Marino e di lui più strano e affettato. In fine, gioverà il ricordare che
all'Italia serva, scaduta e dilapidata, rimaneva pur tanto ancora di prevalenza
intellettuale appresso l'altre nazioni che de' trionfi più insigni e delle lodi
più sperticate del cavalier Marino furono autori i Francesi; e per lungo tempo
assai nessuno de' lor poeti seppe al tutto purgarsi della letteraria corruzione
venuta d'oltre Alpe; testimonio lo stesso Cornelio, alto e robustissimo
ingegno, ma nel cui stile nondimeno avria dovuto il Boileau ritrovare assai
spesso di quel medesimo talco del quale parevangli luccicare i versi del Tasso.
Dal Marino incominciò a propagarsi nel mondo una poesia fantastica e meramente
coloritrice, la quale cerca l'arte solo per l'arte, fassi specchio indifferente
al falso ed al vero, alle cose buone ed alle malvage, alle vane e giocose come
alle grandi e instruttive; sente tutti gli affetti e nessuno con profondità, e
nell'essere suo naturale od abituale, canta di Adone, come di Erode e così
delle favole greche come delle bibliche narrazioni] Fiorirono in tale intervallo
tre ingegni eminenti che forse mantennero alla lirica nostra una spiccata
maggioranza su quella d'altre nazioni. Ognuno, io penso, à nominato ad una con
me il Chiabrera, il Filicaja ed il Guidi. Dal solo Chiabrera fu l'Italia
regalata di tre nuove corone poetiche; mercechè veramente nelle sue mani nacque
e grandeggiò prima la canzone pindarica, poi la canzone anacreontica e infine
il sermone oraziano; né mal s' apporrebbe colui che attribuisse al Chiabrera
eziandio la rinnovazione del Ditirambo. Il Filicaja venne a tempi ancora più
disavventurati, e quando più non era possibile discoprire ne' suoi Fiorentini
un segno e un vestigio pure dell'antica fierezza repubblicana. Ma il senso del
bene morale e la pietà religiosa fervevano così profondi nell'animo suo che
bastarono a farlo poeta. Mai né in questa nostra patria, né fuori sonosi udite
canzoni così ben temperate di splendore pindarico e di maestà scritturale come
quelle del Filicaja. Nel Guidi allato a concetti ed a sentimenti spesso comuni
e rettorici, splende una forma non superabile di novità, di bellezza e
magnificenza. Certo, se a Guidi fosse toccato di vivere in seno di una nazione
forte e gloriosa, non ostante la poca fecondità e vastità di pensieri, io non
so bene a qual grado di eccellenza non sarebbe salita la lirica sua; perché
costui propriamente sortì da natura Yos magna sonaturum, e ce ne porge sicura
caparra la sua canzone alla Fortuna. A me sonerà sempre caro ed insigne il nome
di Varano, perché da lui segnatamente, a quello che io giudico, s'iniziò il
corso della poesia moderna italiana; e forse la patria non gli si mostra
ricordevole e grata quanto dovrebbe. Chi trovasse non poca similitudine tra la
mente del Varano e quella del Young, credo che male non si apporrebbe. Anime
pie e stoiche ambidue, e dischiuse non pertanto agli affetti gentili,
diffondono ne' lor versi un religioso terrore e un' ascetica melanconia che
nell'Inglese riescono cupi, inconsolati e monotoni, e nell'Italiano s'allegrano
spesso alla vista del nostro bel sole, e dai pensieri del sepolcro volano con
gran fede alla pace e serenità della gloria immortale. Varano poi insieme col
Gozzi restituì alla Divina Commedia il debito culto; Gozzi con li scritti
polemici, egli con la virtù dell' esempio; ed ebbe arbitrio di dire a Dante ciò
che questi a VIRGILIO: Tu séi lo mio maestro e il mio autore. Se non che il
cantore delle Visioni chiuse e conchiuse l'intero universo nel sentimento della
pietà e nei misteri del dogma, e non ben seppe imitare del suo modello la
nervosa brevità e parsimonia, la varietà inesauribile e la peregrina eleganza. Se
taluno dei suoi piuttosto scarsi scolari volle talora celebrare in R.. l'ultimo
anello della catena che da GALLUPPI si continua in SERBATI e GIOBERTI, unanime e
il consenso dei suoi maggiori contemporanei e dei posteri nell'affermare il
valore pressoché nullo della sua vasta produzione filosofica. SERBATI e più
scolastico, R. più civile. Quello quasi sterile in politica, questo R. molto
feconda, risolvendo i problemi più ardui e interessanti della vita sociale.
Quello è timido, questo R. Coraggiosa. Quello arriva a rifiutare sul terreno
pratico le conseguenze de' suoi principii per un pregiudizioso rispetto di
casta non evitando il disonore di una ritirata e la deformità del sofisma; R., per
lo contrario tutta intrepido si sostenne colla gloria di una vittoria, colla
dignità di una rigorosa coerenza, e colla bellezza di una vera argomentazione. SERBATI
in un bel momento di sua ragione scrive stupende pagine sulla riforma del
clero; poi ha la debolezza di ritirarle, impaurito dalle minaccia dell'indice.
R. è oggi quel che era ne' primi giorni della sua vita pubblica, e non sa
temere altro autorevole indice che quello del buon senso. Nel suo saggio,
intitolalo “Del diritto” (Scolastica, Torino) i ammira il coraggio della
coscienza di un filosofo, e la prudenza d'un uomo di stato. Riguardo poi ai
pregi della forma, SERBATI è semplicemente filosofo, R. è un filosofo-oratore.
Nel primo spicca la pura meditazione, nel R. si unisce il genio che feconda il
deserto delle speculazioni metafisiche, delle avanzate astrazioni. In SERBATI vi
ha una ricchezza povera, cioè una stiracchiatura di poche idee in molte parole,
quasi diffidi della memoria, e dell'abilità del lettore. In R. vi ha una
povertà ricca, cioè molte idee in poche parole; il che appaga l'amor proprio
del lettore, e ne fa liete tutte le potenze della ritentiva e della ragione. Altri
saggi: ““Dell'ottima congregazione umana e del principio di nazionalità romana
e italiana” (Subalpina, Torino); “Pagano, ovvero, della immortalità”; “Dai
Torchi della Signora De Lacombe”; “Prose letterarie” (Barbera, Firenze).
Terenzio Mamiani della Rovere. Rovere. Keywords: confessioni di un metafisico,
il rinnovamento della filosofia antica italiana, vico, cuoco, Cicerone, Roma
antica, gl’antichi romani, il foro, il caso di Nizza, la communita di sangue. Refs.:
Luigi Speranza, "Grice e della
Rovere," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa
Grice, Liguria, Italia.
Grice
e Rubellio: la filosofia sotto il principato di Nerone – Roma – filosofia
italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Portico. Related by marriage to
Tiberio. Perceived as a threat by Nerone, he was sent to Asia where he was
killed. He was a friend of Coerano and Musonio Rufo. Rubellio Plauto.
Grice e Ruberti: la natura abhorre
il vuoto, o la tromba di Gabriele -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pideura). Filosofo italiano. Studia
a Faenza e Roma sotto CASTELLI. Srive a GALILEI una lettera di risposta a sue
richieste a CASTELLI, che assente in quei giorni lascia allo studente il
compito di segretario. In tale lettera colge l'occasione per presentarsigli,
che egli ammira grandemente. Il vivere da vicino le vicende del processo a
Galilei gl’indusse a dedicarsi più strettamente alla matematica nonostante
padroneggiasse gli strumenti teorici e fosse un abile costruttore di
cannocchiali. Divenne segretario di Ciampoli, un filosofo devoto a Galilei, che
segue nei suoi incarichi governativi nelle Marche e nell'Umbria. Castelli
presenta a Galilei il saggio di R., “De motu gravium” suggerendogli di
impiegarlo come discepolo e assistente. Così e e divenne assistente di Galilei e
su domanda e insistenza di Galilei si trasfere nella sua abitazione. Alla
morte di Galilei, Ferdinando II gli nomina matematico del gran ducato di Toscana.
Studia geometria, dove anticipa il calcolo in-finitesimale. Si dedica alla
fisica, studiando il mosso dei gravi e dei fluidi e approfonde l'ottica.
Possede un laboratorio nel quale realizza egli stesso lenti e telescopi. Si
dedica anche allo studio dei fluidi, giungendo ad inventare il baro-metro a
mercurio chiamato, "tubo di Torricelli" o "tubo da vuoto”. Tale
invenzione si basa nella misurazione della pressione atmosferica attraverso
l'uso di questo tubo che, proprio sotto la spinta di tale pressione, viene
riempito dal mercurio fino all'altezza costante di 760 mm -- esperimento
effettuato sul livello del mare. Proprio da questa invenzione nasce l'unità di
misura della pressione "millimetri di mercurio" – mmHg -- e
l'uguaglianza: 1 Atm = 760 mmHg -- la pressione di un'atmosfera corrisponde a
760 millimetri di mercurio. Pubblica “Opera Geo-Metrica”, della quale “De motu
gravium” costituisce la II parte. Si dice faentino e tale è considerato
dalle persone che lo conosceno, ma le ricerche compiute già subito dopo la sua
morte nei registri battesimali di Faenza non hanno esito. Ciò da adito ad un
secolare dibattito, durante il quale varie altre località romagnole
rivendicarono l'onore di avergli dato i natali. Rossini ricostrusce l'albero
genealogico della famiglia, originaria di Pideura, nel contado faentino,
risalendo di due secoli oltre la nascita di R.. Bertoni, del liceo che da R.
prende nome, trova nel registro dei battezzati della Basilica di S. Pietro in
Vaticano il suo atto di battesimo. Ciò che trae in inganno i filosofi è il
fatto che R. assume il cognomen Torricelli della madre. Si sa che il nome del
padre e Gaspare. Pertanto, si cercano notizie di un inesistente Gaspare
Torricelli. Viceversa, si hanno notizie di una Giacoma Torricelli e si ritenenne
che è la zia paterna. È invece la madre. La lettera a Galilei, conservata alla
Biblioteca Nazionale di Firenze fra i manoscritti galileiani, è il primo
documento nel suo carteggio. Rappresenta un documento fondamentale per studiare
la vita e l'opera del filosofo faentino. Descrive la propria formazione filosofica.
Si dichiara a conoscenza dei fatti che portano a breve alla condanna di Galilei
e dichiara la propria fede galileiana. Molto Ill. re et Ecc. mo Sig. r mio Col.
mo Nella absenza del Rev. mo padre matematico di N. Sig. re, sono restato
io; humilissimo suo discepolo e servitore, con l'honor di suo secretario. Fra
le lettere del quale havendo io letta quella di V. S. molto Ill. re et Ecc. ma,
a lei ne accuso, conforme l'ordine datomi, la ricevuta, e a lui Rev. mo ne do
parte in compendio. potrei nondimeno io medesimo assicurar V. S. che il padre abbate
in ogni occasione, e con il maestro di Sacro Palazzo e con i compagni di quello
e con altri prelati ancora, ha sempre procurato di sostenere in piedi li dialoghi
di lei Ecc. ma, e credo che sia stato causa che non si è fatta precipitosa
resolutione. Io sono pienissimamente informato d'ogni cosa. Sono di
professione matematico, scolaro del Padre R. mo di anni, e duoi altri havevo
prima studiato da me solo sotto la disciplina dei gesuiti. Son stato il primo
che in casa del padre Abbate, et anco in Roma, ho studiato minutissimamente e
continuamente sino al presente giorno il libro di V. S., con quel gusto che
ella si puol imaginare che habbia havuto uno che, già AVENDO ASSAI BENE
PRTICATA TUTTA LA GEOMETRIA, Apollonio, Archimede, Teodosio, et che havendo
studiato Tolomeo et visto quasi ogni cosa del Ticone, del Keplero e del
Longomontano, finalmente adhere, sforzato dalle molte congruenze, al Copernico,
ed è DI PROFESSIONE E DI SETTA GALILEISTA. Il Padre Grienbergiero, che è molto
mio, confessa che il libro di V. S. gli da gusto grandissimo e che ci sono
molte belle cose, ma che l'opinione non la loda, e se ben pare che sia, non la
tien per vera. Il Padre Scheiner, quando gliene ho parlato, l’ha lodato,
crollando la testa. Dice anco che si stracca nel leggerlo per LE MOLTE
DISGRESSIONI. Io gli ricordo le medesme scuse e diffese che V. S. in più lochi
va intessendo. Finalmente dice che V. S. si porta male con lui, e non ne vol
parlare. Del resto io mi stimo fortunatissimo in questo, d'esser nato in
un secolo nel quale ho potuto conoscere et riverir con lettere un Galileo, cioè
un oracolo della natura, et honorarmi della padronanza et disciplina d'un
Ciampoli, mio amorevolissimo signore, eccesso di meraviglia, o se adopri la
penna o la lingua o l'ingegno. Haverà quanto prima il Padre R. mo la carissima
di V. S., e le risponderà. Intanto V. S. Ecc. ma mi fa degno, ben che inetto,
d'esser nel numero de' servi suoi e DE’ SEGUACI DEL VERO; che già so che il
Padre R. mo, o a bocca o per lettere me gli haverà altre volte offerito per
tale. E per fine a V. S. faccio con ogni maggior affetto riverenza. Roma,
Di V. S. molto Ill. re et Ecc. ma Sig. r Gall. Gal. La lettura approfondita
delle “Due nuove scienze” di Galilei dei cui ultimi capitoli segue direttamente
la stesura ad Arcetri, gli ha suggerito molti sviluppi dei principi della
meccanica ivi stabiliti. Tali sviluppi sono esposti nel trattato dal titolo “De
motu gravium”. Nell’ “Opera Geometrica” conceve il principio del baro-metro, costruendo quello
che ora è chiamato tubo di Torricelli e individuando il "vuoto
torricelliano". Con VIVIANI dimostra che IL VUOTO ESISTE IN NATURA e che
l'aria ha un peso PONENDO QUINDI FINE ALLE MILLENARIE DISCUSSIONI FILOSOFICHE
SULL’HORROR VACUI. Un'unità di misura della pressione è stata chiamata “Torr” in
onore alla madre di R. e corrisponde a millimetri di mercurio. L'unità di
misura del sistema Internazionale è invece il “pascal”, in onore di un altro
illustre fisico Blaise Pascal, che fa fiorire numerose ricerche sperimentali
dalla estesa e definitiva teoria della pressione atmosferica descritta da
Torricelli. La parola “baro-metro” coniata da Boyle è quasi sempre
associata al nome di R. che risulta quindi fra i più celebri filosofi italiani
nella storia. Essendo in diretto contatto con Cavalieri inizia a lavorare con
la geometria degl’indivisibili e ben presto supera, secondo lo stesso
Cavalieri, il suo maestro. E abilissimo nell'utilizzarne le tecniche, cioè
il metodo degl’indivisibili, come anche il metodo d'esaustione, che e in uso
presso gl’antichi, fra tutti il grande Archimede, di cui è entusiasta
ammiratore. A R. dobbiamo la riscoperta del matematico siracusano. Per il
gusto di imitare i classici, dimostra in XXI modi diversi un teorema di
Archimede: XI con il metodo d'esaustione, X con il metodo degl’indivisibili.
Spesso i risultati ottenuti con la geometria degl’indivisibili venneno poi
confermati con altre dimostrazioni, a causa della controversia sulla loro
fondatezza. Il fatto interessante è che lo stesso Archimede elabora una
sorta di geometria degl’indivisibili, ma non la ritiene rigorosa, e perciò
dimostra sempre i suoi risultati con il metodo d'esaustione. Tutto ciò si è
scoperto quando si scopre un palinsesto con un'opera sconosciuta d’Archimede,
il Metodo meccanico, nel quale espone questi procedimenti. -- è famoso per
la scoperta del solido di rotazione infinitamente lungo detto “la tromba di
Gabriele”, da lui chiamato “solido iper-bolico acutissimo”, avente l'area della
superficie infinita, ma il volume finito. La tromba di Gabriele è considerato
per molto tempo un paradosso "incredibile" per molti, incluso R. stesso,
che cerca diverse spiegazioni alternative, anche perché l'idea di un secchio
che è possibile riempire di vernice, ma impossibile da pitturare è senz'altro
singolare. Il solido in questione scatena un'aspra controversia sulla natura
dell'infinito, che ha coinvolto anche Hobbes. In questa disputa alcuni sostenneno
che il solido conduce all'idea di un infinito completo. -- è stato pioniere nel
settore delle serie infinite. In “De dimensione parabolae" R. considera
una successione decrescente di termini positivi “{{0},{1},{2}}” e mostra che la
corrispondente serie tele-scopica “{{0}{1})+{1}{2})+}” converge necessariamente
a “{{0}-L{0}-L},” dove “L” denota il “limite” della successione. In questo modo
riusce a dare una dimostrazione dell’espressione per la somma della serie
geometrica. A Faenza è presente una statua di fronte alla chiesa di S. Francesco
che lo raffigura con in mano un baro-metro a mercurio -- nella statua, l’altezza
del barometro è proporzionalmente inferiore a quella reale, che deve essere di
almeno 76 cm. -- Per la storia della scoperta della sua vera origine vedi anche
Registrazione del convegno per lui, Fidio, C. Gandolfi, Idraulici italiani, Biblioteca
Europea di Informazione Cultura. In questa sperimentazione venne preceduto da Berti,
che conduce un esperimento baro-metrico utilizzando acqua anziché mercurio.
Cfr. L'esperimento di Berti, realizzato a Roma Moon: Torricelli G. Rossini, Convegno di studi torricelliani in
occasione dell’anniversario della nascita, Faenza, Lega, Bertoni, La sua
faentinità e il suo vero luogo di nascita, in Studi e ricerche del liceo
Torricelli, Faenza, Ragazzini, Toscano, L'erede di Galilei. Vita breve e
mirabile, Milano, Sironi. Alexander, Infinitamente piccoli. La teoria
matematica alla base del mondo moderno, Torino, Codice edizioni, Baro-metro di Torricelli, Equazione di
Torricelli, Legge di Torricelli Torr, Tromba di Torricelli, Treccan Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Crusca. E. Torricelli,
Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Scienze, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Museo della Storia della Scienza, Firenze. Evangelista
Torricelli Ruberti. Keywords: il vuoto, geometria. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ruberti” – The
Swimming-Pool Library
Grice e Rucellai: gl’amori di Linceo,
o della filosofia imperfetta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Filosofo. Crusca. Discepolo
di GALILEI e in certa guisa il depositario e spositore delle opinioni meta-fìsiche
professate dal suo maestro. Di più: in cui la scuola di Galilei ha uno dei
maggiori lumi. Afferma di essere amico e confidente di Galilei, ma ciò non
corrisponde al vero. In verità si incontrano solo una volta quando e suo ospite
nella villa di Arcetri. Men che meno e suo studente. Quanto poi alla meta-fisica
di Galilei, i dialoghi filosofici parlano da soli. Quando comincia a comporre i dialoghi presero
persino a chiamarlo "il nostro sapientissimo Socrate". Ma anche
questa è una bufala. Il fatto è ogni volta che compone un dialogo, ama recitarlo
al suo palazzo davanti a un pubblico scelto di personaggi del bel mondo
fiorentino. Che al suo palazzo, uno dei più ricche di Firenze, si mangia e beve
gratis. Quindi più dialoghi recita, più si gozzoviglia. Per questo lo incitano
a continuare. La verità è che in filosofia non vuole, non segue la ragione. Chiudendo
gl’occhi alla scienza, in qualunque punto, non dice nero né bianco. Altro che
discepolo di Galilei anche se a Firenze, a questa panzana, ci credeno in molti.
Non è un caso dunque se i dialoghi sono pubblicati non per meriti filosofici, ma
linguistici. I dialoghi sono citati dal vocabolario della Crusca, ed ottimo
avviso è il farne spoglio abbondante perché la loro favella è veramente d'oro
e, se lo stile procede talvolta prolisso, è sempre chiarissimo ed elegante e à gran
ricchezza di voci e frasi, convenienti agli studj speculativi. Forse è proprio
per la sua grande abilità nel farsi credere che, nel gran ducato, la sua stella
sembra non tramontare mai. Ambasciatore toscano prima presso Ladislao IV e poi Ferdinando
III. Intendente della biblioteca laurenziana. Tutore di Francesco Maria. Acclamato
priore dell'accademia della Crusca con l’alias di “imperfetto” Strano perché
lui, invece, è un perfetto: un perfetto bugiardo. Altre saggi: “Descrizione
della presa d'Argo e de gl’amori di Linceo con Hipermestra”; Opuscoli inediti di
celebri autori toscani, Prose e rime inedite di Rucellai, Tommaso Buonaventura,
Degl’officii per la società umana”; “Della provvidenza”; “Della morale”, Crusca.
Orazio Ricasoli-Rucellai. Ruscellai. Keywords: gl’amori di Linceo, imperfetto? perfetto
– perfetto bugiardo. --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Rucellai”
Grice e Ruffolo: dal guazzabuglio al
possibilismo come terapia eutimistica -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Cosenza).
Filosofo Italiano.Torna a Roma dal fronte della campagna greco-albanese della
seconda guerra decorato con IV medaglie al valore per diverse intrepide azioni
contro il nemico, in cui e ferito con arma da fuoco trapassante il petto. Organizza
in seno al ministero dell'interno una cellula di resistenza partigiana, che gli
vale l'attestazione di partigiano combattente e una medaglia di bronzo al
valore partigiano. Per via della delazione di un componente del gruppo di
resistenza è arrestato dalla banda Pollastrini-Koch e incarcerato alla pensione
Jaccarino in via Romagna. Trasferito in Regina Coeli, condivide la cella con
PINTOR e SALINARI, discutendo del dopo liberazione. Trasferito a via Tasso
e interrogato da Kappler. L'iniziale sentenza di morte e commutata in deportazione. Qualche
ora prima dell'ingresso degl’alleati in Roma, all'abbandono di Roma da parte
dei tedeschi, usce dal carcere insieme per essere avviato su uno dei III
torpedoni in attesa a Piazza S. Giovanni per essere deportato in Germania. Un IV
torpedone e invece quello destinato all'eccidio di La Storta dove e ucciso
BUOZZI. Lee SS gli impedeno il suo proposito di salire proprio sul IV
torpedone, scostato dagl’altri, avvalorando la tesi che l'eccidio e pre-meditato
e non una reazione impulsiva del comandante. Costretto a salire su uno dei
restanti III torpedoni, si getta mentre il convoglio e in marcia. Riusce a far
perdere le tracce e a liberarsi nonostante le S. S. hanno fermato il convoglio
e lo insegueno nella campagna nei pressi di Ficulle. Dell’arresto e
prigionia da conto in "Roma -- storia della mia cattura e fuga dalle S. S.
dai nazisti” (Roma). Al termine della guerra, ha la carriera di notaio a Grosseto.
Uomo colto, conversatore brillante con battute spesso umoristiche. In occasione
della trasmissione "Testimoni oculari" di S. Zavoli, circa la
detenzione a Via Tasso, venne intervistato il fratello Sergio. La sua
condizione di laringectomizzato per il tumore alle corde vocali, e probabile
causa della mancata intervista. Tuttavia non è citato nella trasmissione,
in quanto il fratello omite di nominarlo nell'intervista, causando uno
spiacevole dissapore familiare, tenuto conto delle drammatiche e
indimenticabili circostanze di quei momenti vissuti insieme. Amico e
intrattenne corrispondenza tra gl’altri, con ORLANDO, LEVI, RAGGHIANTI,
BALDINI, TROMBADORI, VALERI, MORANTE, CASSOLA, MELLONE (‘Fortebraccio’),
GUERCIO, RIPELLINO, GABRIELLI, E STERN. Notevole la mole dei suoi saggi filosofici
e il cui interesse di pensiero, investe gli argomenti più disparati. Altri
saggi: “La cosmologica” (Roma, Signorelli), opera poetico-filosofica. Fonda la
“metafisica possibilista” basata sulla teoria della relatività generale e della
fisica dei quanti; "America come pre-testo" (Roma, Ventaglio);
"Il possibilismo: suggerimento filosofico eutimistico-terapeutico” (Roma,
Mancosu); "Guazzabuglio"; “Quadri di una esposizione” (Roma, Barone);
“Guazzabuglio” (Roma, Croce); “Oltre gl’ali di Icaro” (Roma, Mancosu). Nicola
Ruffolo. Ruffolo. Keywords: Icaro, Cosmologica, possibilismo, guazzagublio, lo
specchio del diavolo, implicatura eutimistica-terapeutica. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Ruffolo” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rufino: il commentario filosofico
– Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Aquileia).
Filosofo italiano. He comments some ‘saggi’ by Origen. Tirannio Rufino.
Grice e Rufo: NAM CVM ESSET ILLE VIR
EXEMPLVM VT SCITIS INNOCENTIÆ CVM ILLO NEMO NEQVE INTEGRIOR ESSET IN CIVITATE
NEQVE SANCTIOR NON MODO SVPPLEX IVDICIBVS ESSE NOLVIT SED NE ORNATIVS QVIDEM
AVT LIBERIVS CAVSAM DICI SVAM QVAM SIMPLEX RATIO VERITATIS FEREBAT – Roma –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
Italiano. Scolaro di Panezio di Rodi. Combatte sotto Numanzia agl’ordini d’Emiliano
SCIPIONE (si veda) come tribunus militum ed e pretore urbano. Al pari di MARIO
(si veda – e SCEVOLA augure), R. segue come legato Quinto Metello nella guerra
contro Giugurta. Quando Mario, quale console, assunse il comando dell’esercito,
R. ritorna a Roma. Console. R. segue l’amico Marco Scevola l’augure nel
suo pro-consolato d’Asia. Condannato ingiustamente per accuse di nemici che si è
procurato con la sua rigida onestà, R. vive da prima a Mitilene e poi a Smirne,
e rifiuta l'invito di SILLA (si veda) di accompagnarlo a Roma. CICERONE conosce
Rufo a Smirne. A Smirne, Rufo scrive un "De vita sua" e una storia di
Roma. È oratore. I suoi discorsi hanno per la loro aridità impronta del
Portico. Coltiva gli studi giuridici. Militari romani e politici romani.
Console della Repubblica romana. Muore a Smirne. Gens: Rutilia. Console. Militare,
politico e storico romano. Comincia la sua carriera militare al seguito d’Emiliano
Scipione Africano minore, nella guerra in Spagna. R. èlegato di Quinto Cecilio
Metello Numidico, proprio nel corso della guerra contro Giugurta, durante la
quale, fra i sotto-posti di Metello, vi è anche Gaio Mario. Si distinse nella
battaglia del Muthul, nel corso della quale fronteggia un attacco di Bomilcare
e organizza la cattura o il ferimento della maggior parte degl’elefanti da
guerra numidici. Eletto console, ha come collega Gneo Mallio Massimo, il quale
arriva secondo all'elezione. Le sue iniziative principali riguardarono la
disciplina militare e l'introduzione di un migliore sistema di addestramento
delle truppe. Legato di Quinto Mucio Scevola (si veda) l’augure,
governatore della provincia d'Asia. Aiutando il suo superiore nei suoi sforzi
di proteggere i provinciali dalle malversazioni dei pubblicani, R. si guadagna
l'inimicizia dell'ordine equestre, al quale i pubblicani appunto apparteneno.
Venne citato in giudizio con la grave accusa di estorsione ai danni di quegli
stessi provinciali che lui ha fatto tutto il possibile per proteggere. L'accusa
è sfacciatamente falsa. Ma, poiché le giurie della quaestio de repetundis -- il
tribunale preposto al giudizio dei governatori e amministratori provinciali
accusati di ruberie -- sono scelte fra i cavalieri, la sua condanna è cosa
certa, a causa del risentimento che essi provano per lui. R. e difeso da suo
nipote Gaio Aurelio COTTA (si veda), e accetta il verdetto con la rassegnazione
che si addice a uno seguace del Portico e allievo di Panezio quale era
lui. R. si ritira a vita privata dapprima a Mitilene e poi a Smirne -- forse
un atto di sfida nei confronti dei suoi persecutori. È infatti accolto con
tutti gl’onori nella medesima città nella quale, secondo i suoi accusatori, si è
comportato da funzionario corrotto -- e dove Cicerone lo incontra non più tardi.
Sebbene invitato da Lucio Cornelio SILLA (si veda) a fare ritorno a Roma, R.
declina l'invito. Durante il suo soggiorno a Smirne, R. scrive la propria
autobiografia e una storia di Roma. R. ha infatti una profonda conoscenza della
filosofia, della letteratura ma anche del diritto, e scrive dei saggi
giuridici, dei quali alcuni frammenti sono citati nel “Digesto.” R. su Treccani
– Enciclopedie, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Momigliano, R. in
Enciclopedia Italiana. R., in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. R., su sapere; Agostini, R., Enciclopedia Britannica; R., su PHI
Latin Texts, Packard Humanities Institute. Predecessore Console romano Successore
Quinto Servilio Cepione e Gaio Atilio Serrano con Gneo Mallio Massimo Gaio
Flavio Fimbria e Gaio Mario II V · D · M Storici romani . Portale Antica
Roma Portale Biografie Categorie: Militari romani Politici romani
Storici romani Militari Storici Nati a Roma Morti a Smirne Consoli repubblicani
romani Rutilii Stoici. R., who came after BRUTO, is the first tribune of the
people, then Consul, and subsequently proconsul of Asia. His ancestors had been
both censors and consuls. All that is related of him is, that he is in high
esteem with OTTAVIANO, who supports all his own plans by the reasonings of this
great lawyer. Wise Romans. To the list of wise men recognised by the Greeks, the
Romans are proud to add other names from their own history, thereby associating
their philosophic principles with patriotic pride. From their mythology ENEA is
selected, the man who crushes his desires that he may loyally co-operate with
the destiny of his people. From the times of the republic SCIPIONE africano minore
and his gentle companion LELIO; whilst in R. a Roman is found who, like
Socrates, would not, when on his trial, consent to any other defence than a
plain statement of the facts, in which he neither exaggerates his own merits
nor makes any plea for mercy. Nam cum esset ille vir [R.] exemplum, ut scitis,
innocentiae, cumque illo nemo neque integrior esset in civitate neque sanctior,
non modo supplex iudicibus esse noluit, sed ne ornatius quidem aut liberius
causam dici suam, quam simplex ratio veritatis ferebat. Cic. de Or. -- cf. Sen.
Dial. Publio Rutilio Rufo.
Grice e Ruggiero: Remo e Romolo –
filosofia meridionale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Napoli). Filosofo Italiano. Scrive “Critica del concetto di
cultura” (Catania, Battia), cui CROCE rimprovera la mancata distinzione tra “cultura”
e “falsa cultura”. Idealista, senza aderire all'attualismo di GENTILE. Liberale,
pur non risparmiando critiche alla classe politica espressa dal partito
liberale. Insegna a Messina e Roma. Avendo aderito all'idealismo con GENTILE,
la sua ri-vendicazione dei valori del liberalismo lo rende un esponente di
spicco dell'opposizione al fascismo. Per non perdere la cattedra presta il
giuramento di fedeltà al fascismo. Autore, tra le altre saggi, di una imponente
Storia della filosofia e di una Storia
del liberalismo. Socio degl’esploratori italiani. Indaga nella storia della
filosofia ROMANA la potenza di libertà costruttrice del mondo degl’uomini, e,
auspicando in tempi oscuri il ritorno alla ragione, e ad Italia maestro ed
apostolo di fede nell'umanità. Saggi: Storia
della filosofia,” “La filosofia greca” (Bari, Laterza); “Cristianesimo” (Bari,
Laterza); “Rinascimento, riforma e contro-riforma” (Bari, Laterza); “La
filosofia moderna: cartesianismo” (Bari, Laterza); “L’illuminismo” (Bari, Laterza);
“Da Vico a Kant” (Bari, Laterza); “L'età del romanticismo” (Bari, Laterza); Hegel;
(Bari, Laterza); La filosofia contemporanea (Bari, Laterza); “La filosofia politica
italiana meridionale (Bari, Laterza); “L'impero britannico dopo la guerra”,
Firenze, Vallecchi, “Storia del liberalismo” (Bari, Laterza); “Filosofi” (Bari,
Laterza); “L'esistenzialismo” (Bari, Laterza); “Scritti politici”, Felice,
Bologna, Cappelli, La libertà, Mancuso,
Napoli, Guida); Lettere a Croce (Bologna, Mulino); Croce, La Critica, I filosofi
che dissero "NO" al duce, in La Repubblica, Un ritratto filosofico (Napoli,
Società Editrice); L'impegno di un liberale” “Tra filosofia e politica (Firenze,
Monnier); Treccani, Dizionario biografico degl’italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Griffo, La
coscienza critica del liberalismo; Sgambati, Tra ethos e pathos. Guido De
Ruggiero. De Ruggiero. Ruggiero. Keywords: storia della filosofia romana, Vico.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ruggiero” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rusca: apollo lizeo – lizio – lizeo – I viali
dei giardini dell’apollo lizio – lizeo – Apollo in riposo – filosofia italiana
-- Luigi Speranza (Venezia). Filosofo
Italiano. Studia filosofia. Vicario generale di Padova della congregazione del
S. Uffizio. Ricopre quindi il ruolo d’inquisitore. Scrive “Syllogistica
methodus”; “De caelesti substantia”; “De fabulis palaestini stagni ad aures
Aristotelis peripateticorum principis” e l’ “Epitome theologica”. Vescovo di
Caorle. Uno dei presuli che più si spese per le necessità della sua diocesi. È
infatti ricordato per gl’mponenti restauri della cattedrale che volle fossero
eseguiti per salvare l'edificio dall'imminente rovina. Durante questi restauri
ricopre il soffitto della cattedrale con stucchi e da all'edificio una
struttura barocca. La ri-consacrarla, apponendo alle pareti XII croci in cotto.
Inoltre, fa completare la realizzazione dei nuovi reliquiari per le insigne reliquie
dei santi patroni (Stefano proto-martire, Margherita di Antiochia, e Gilberto
di Sempringham) e provvide al rinforzo della struttura del campanile. Al
completamento di tutti i lavori, vuole che alle solenni celebrazioni
presenziassero musici provenienti da Venezia. A memoria di tutto ciò, resta la
lapide, affisse alla parete sinistra del duomo. D[EO] O[PTIMO]. M[AXIMO]
LÆVITÆ STEPHANO PROTO-MARTYRI FR·PETRVS MARTYR RVSCA EPVS CONSECRAVIT MARINO
VIZZAMANO PRÆTORE. Ricordato per la sua premura nel risollevare le sorti
economiche. Ri-pristina la mensa
episcopale e provvide al sostentamento dei sacerdoti istituendone la
confraternità. Si adopera per correggere i comportamenti dei fedeli e dei
sacerdoti stessi. Fa erigere nella cattedrale un altare dedicato a S. Antonio
di Padova. In Duomo a Caorle resta la pala d'altare di S. Antonio con la
lapide, affissa alla parete destra dove sorgeva l'altare, che recita: ILL.[VSSTRISSI]MI
ET R[EVERENDISSI]MI EPI CAPRVLEN. VNAM MISSAM LECTAM QVOTIDIE ET DVAS CANTATAS
QVOLIBET MENSE AD HOC ALTARE S. ANTONII CELEBRARI CVRANTO TENENTVR VT IN ACTIS
D[OMINI] OCTAVII RODVLPHI NOT[ARII]. VEN[ETII]. DIEI FR. PETRVS MARTYR RVSCA
EPVS CAPRVLEN. EREXIT VNIVIT DISPOSVIT. Consacra la chiesa di S. Maria
Elisabetta al Lido di Venezia. R. Rusca, Il Rusco, overo dell'historia
della famiglia Rusca, Marta, Venezia, Perissuti, Notizie divote ed erudite
intorno alla Vita ed all' insigne basilica di S. Antonio di Padova, Padova, Corner, Notizie storiche delle chiese e
monasteri di Venezia, e di Torcello, Manfrè, Padova, Sbaraglia, Supplementum et
castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci, S. Michaelis ad ripam apud
Linum Contedini, Roma. Bottani, Saggio di Storia della Città di Caorle, Bernardi,
Venezia, Musolino, Storia di Caorle (La Tipografica, Venezia); Gusso e Gandolfo,
Caorle Sacra (Marcianum, Venezia); Ughelli, Italia sacra sive de episcopis
Italiæ, et insularum adjacentium. Pietro Martire Rusca. Rusca. Keywords:
“Syllogistica methodus”, “Aures Aristotelis peripateticorum principis”; “Defensionem
Vestigationum Peripateticum”, il liceo fuori dal liceo. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Rusca” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rusconi: attacco e contro-attacco – la
romanitas di Tertulliano -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Meda). Filosofo italiano. Insegna a Trento e Torino.
“La teoria critica della società” -- Istituto storico italo-germanico. Altre saggi:
“Crisi di sistema e sconfitta operaia” (Einaudi); “Scambio, minaccia, decisione”;
“Sociologia politica (Mulino); “Se cessiamo di essere una nazione” (Mulino), in
cui ripercorre il dibattito sul concetto di nazione – “la nazione italiana”; “Resistenza
e post-fascismo” (Il Mulino); “Come se Dio non ci fosse” (Einaudi), “Italia –
lo stato di potenza, la potenza civile” (Einaudi); “Cefalonia: quando gl’italiani
si battono” (Gli struzzi Einaudi); “L'azzardo”
(Mulino); “Cavour: fra liberalismo e cesarismo” (Il Mulino); “Cosa resta”
(Laterza); “Seduzione” (Feltrinelli ); “Attacco” (Mulino). Gian Enrico Rusconi.
Rusconi. Keywords: romanità, italianità, il concetto di nazione in Hegel, “God
save the queen” – the national anthem – l’inno nazionale -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Rusconi” – The Swimming-Pool Library.
Grice e Rustico: la
tutela di Roma -- il portico romano. Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza
(Roma). Filosofo italiano. Portico. A
friend of Antonino. According to Antonino, Rustico teaches him, amongst other things,
the importance of both character development and careful study. He also
introduces him to the writings of a former slave by the name of Epitteto.
Rustico, on the other hand, teaches law. He presided over the trial of Giustino
detto il Martire – condemning him to death (“He didn’t believe in Rome’s tutelary
diety, viz. Giove.”) Quinto Giunio Rustico.
Grice e Ruta: corpi sani – l’intersoggetivo è la
psiche sociale – filosofia fascista – filosofia meridionale -- filosofia
italiana – Luigi Speranza
(Belmonte Castello). Filosofo italiano. Insegna a Napoli. Conosce e frequenta CROCE.
Sviluppa una filosofia in armonia con l'ideologia del regime fascista. Saggi:
“Il gusto d'amare” (Millennium); “Insaniapoli” (Campus); “Il segreto di
Partenope” (Napoli, Millennium); “L’inter-soggetivo e la psiche sociale” (Milano,
Sandron); “Il ritorno del genio di VICO” (Bari); “Politica e ideologia” (Milano,
Corbaccio); “La necessità storica dell'Italia nuova” (Napoli); “Diario e
lettere” (Bari); “La nascita della tragedia ovvero Ellenismo e pessimismo”
(Bari). Enrico Ruta. Ruta. Keywords: l’intersoggetivo e la psiche sociale,
corpori sani, il concetto di necessita storica in hegel – il concetto del
sociale – il carattere del popolo italiano, lo stato italiano – la missione del
popolo italiano – la patria italiana, Vico. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Ruta” – The Swimming-Pool Library.
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