Tutti gli uomini, o senatori, che deliberano intorno a fatti dubbi, debbono essere liberi da odio e da amicizia, da ira e da misericordia. 2. L’intelletto non può discernere facilmente il vero, se quei sentimenti 1’offuscano, e nessuno mai può obbedire contemporaneamente alla passione e al proprio interesse. 3. Se tendi l’arco dell’intelletto, questo ha forza; se sei preda della passione1 , questa domina e la mente non ha più vigore. 4. Potrei, o senatori, ricordare molti e molti esempi di re e di popoli che spinti dall’ira o dalla pietà presero funeste deliberazioni; ma io preferisco dire ciò che i nostri antenati, trattenendo l’impeto delle loro passioni, fecero con senso di rettitudine e di giustizia. 5. Nella guerra Macedonica2 , che noi combattemmo contro il re Perseo, la città di Rodi, grande e magnifi ca, che aveva accresciuto la sua potenza con l’aiuto del popolo romano, ci fu infedele e nemica; ma quando, terminata la guerra, si dovette deliberare intrno alla sorte dei Rodiesi, i nostri antenati li lasciarono impuniti3 , affi nché non si dicessse che si era intrapresa la guerra per impadronirsi delle loro ricchezze piuttosto che per l’offesa ricevuta. 6. Allo stesso modo in tutte le guerre puniche, benché i Cartaginesi, durante gli intervalli di pace e le tregue, avessero commesso molte azioni crudeli, i nostri non approfi ttarono mai dell’occasione per fare delle rappresaglie; cercavano di agire sempre secondo la loro dignità piuttosto che, infi erire contro di quelli, anche se a buon diritto. 7. Così pure voi, o senatori, dovete tener conto di voi stessi, affi nché presso di voi non possa di più la scelleratezza di Publio Lentulo e degli altri che la vostra dignità, e non pensiate maggiormente alla vostra ira che alla vostra buona reputazione. 8. Infatti se si può trovare una pena adeguata al male da loro compiuto, io approvo anche un provvedimento eccezionale; ma se la grandezza del misfatto supera ogni umana credenza, io penso che si debbano applicare quelle pene che siano stabilite dalle leggi. 9. La maggior parte di coloro che hanno espresso il loro parere prima di me, con un linguaggio forbito e brillante, hanno commiserato la sventura dello Stato4 . Hanno enumerato le crudeltà della guerra e i mali che toccano ai vinti, vergini e fanciulli rapiti, fi gli strappati dalle braccia dei genitori, madri di famiglia costrette a subire le voglie dei vincitori, case e templi spogliati, stragi, incendi, infi ne in ogni luogo armi, cadaveri sangue e lutto [...]. 20. Della pena posso dir questo, che è pura verità: nel lutto e nelle miserie la morte è il riposo dagli affanni; non è un tormento, anzi dissolve tutti i mali umani e non schiude né angosce né gioie. 21. Ma, per gli dèi immortali, perché non hai aggiunto alla tua proposta che i congiurati fossero sottoposti prima alla fustigazione? Forse perché lo vieta la legge Porcia5 ? 22. Ma ugualmente altre leggi dispongono che ai cittadini già condannati a morte non si tolga la vita, ma si conceda l’esilio. 23. O forse perché è più duro essere fustigato che ucciso? Quale pena è grave o troppo aspra per chi risulta colpevole di un tanto delitto? 24. Se poi è una pena troppo leggera fustigarli, come può darsi che si tema la legge per fatti poco importanti, quando è stata violata per più gravi? 25. Ma invero, chi potrà criticare una sentenza di morte contro traditori della patria? L’occasione, il tempo, la fortuna, che dominano a loro volontà tutte le genti. 26. Qualunque cosa accada, essi l’avranno ben meritata; però, voi, o senatori, rifl ettete bene6 che ciò che deliberate non ricada su altri. 27. Tutti gli esempi di illegalità nascono da casi in cui quell’illegalità fu giusta; ma quando il potere passa nelle mani di cittadini incapaci o meno onesti, quel nuovo esempio di illegalità, applicata contro chi l’aveva ben meritato, viene rivolto contro cittadini incolpevoli e innocenti. [...] 40. Quando la repubblica s’ingrandì e la moltitudine dei cittadini accrebbe la forza dei partiti, si cominciarono a opprimere gli innocenti e a commettere arbìtri di tal fatta; allora fu approvata la legge Porcia e con essa altre leggi con cui si concedeva l’esilio ai rei di pena capitale. 41. Io, o senatori, ritengo che questo motivo sia di grandissima importanza perché non si approvi l’innovazione che ora si propone. 42. Certamente ebbero più virtù e saggezza coloro che costruirono con forze modeste un così vasto impero che non noi, che a malapena sappiamo mantenere ciò che così bene essi hanno creato. 43. Allora si debbono mettere in libertà costoro e mandarli ad accrescere l’esercito di Catilina? Niente affatto. Ma ecco il mio parere: si confi schino i loro beni, si tengano i rei in prigione affi dandoli ai municipi che posseggono i migliori presìdi; per l’avvenire intorno a costoro non si facciano più proposte in Senato né discorsi al popolo; se qualcuno trasgredisse, il Senato deve dichiararlo nemico dello Stato e della salvezza pubblica.
No comments:
Post a Comment