Il ragionamento in rapporto al finalismo della vita. Brevi parole ci basteranno per trarre la conclusione del nostro lavoro. L'analisi di questa facoltà suprema della mente, quale è il ragionamento, ci ha condotto a constatare come esso sia tutto costituito, in definitiva, dal giuoco reciproco delle due ‘attività fondamentali e primordiali della nostra psiche : le intellettive e le aftettive; le prime consistenti nella semplice evocazione mnemonica di percezioni od imagini del passato ; le seconde manifestantisi come tendenze o aspirazioni dell'animo nostro verso un dato fine, al cui raggiungimento è rivolto il ragionamento stesso. Abbiamo visto l’attività affettiva entrare in giuoco nel ragionamento, non solo direttamente colla sua opera evocatrice e selettrice ed escluditrice delle imagini sensoriali, bensì anche sotto forma di altre facoltà dello spirito che da essa derivano. Così la facoltà di fare attenzione a quanto si pensa, e quindi di mantenere la coerenza del pensiero -e. di esercitare lo spi- rito critico, quella di imaginare combinazioni nuove a mezzo di elementi mnemonici vecchi, la facoltà di classificare e di porre un po’ d’ordine nell’infinita e caotica congerie di fatti che cadono sotto i nostri sensi, quella di creare concetti sempre più generali ed astratti, e così via: tutte queste facoltà di attenzione, di’ coerenza, di critica, d’ imaginazione, di classi- ficazione e d’astrazione, che elevano a mano a mano il ragio- namento dalle sne forme intuitive primordiali alle più alte deduzioni della scienza, si sono palesate alla nostra analisi 396 E. RIGNANO avere tutte un sostrato di natura affettiva. Abbiamo visto, parimente, avere origine affettiva anche la deformazione che subisce il ragionamento, quando dalla sua forma costruttrice e creatrice passa all’altra intenzionale, puramente classifica- toria, per lo più sterile, di cui le manifestazioni più tipiche sono il ragionamento dialettico e il ragionamento metafisico. Abbiamo visto, in seguito, l’ influenza che le tendenze affettive hanno nel determinare le varie forme di mentalità logica. Abbiamo visto, infine, le forme patologiche stesse del ragio- namento essere dovute, esse pure, a cause di pretta natura affettiva. L'attività affettiva ci appare, lina come impregnante per così dire di sè tutte le manifestazioni del nostro pensiero. Si può dire, anzi, essere essa l’unica ed effettiva costruttrice che, servendosi del materiale intellettivo di puri ricordi ima- ginativi, immagazzinati nelle nostre accumulazioni mnemoniche sensoriali, erige ogni e qualsiasi edificio del nostro raziocinio, dal più umile dell’animale più infimo al più sublime dell’uomo di genio. Ma questa facoltà affettiva, che così ci appare il grande artefice, incitatore e moderatore ad un tempo, della nostra mente, vedemmo essere alla sua volta dovuta alla proprietà mnemonica fondamentale; anzi, di questa proprietà mnemo- nica della sostanza vivente essere essa la manifestazione più genuina e più diretta. Di guisa che questa facoltà mnemonica, che già vedemmo in altre nostre opere spiegarci i fenomeni biologici più fon: damentali, — dal preordinato adattamento morfologico degli organismi e dall’inconsciamente preveggente comportamento- istinto degli animali alla trasmissibilità dei caratteri acquisiti, della quale tanto 1° evoluzione filogenetica che lo sviluppo ontogenetico sono la diretta conseguenza, — questa facoltà mnemonica ci si appalesa ora come capace di fornirci, da sola, anche tutte le manifestazioni più svariate della psiche. Se ad Archimede bastava un sol punto d'appoggio per sol- levare il mondo, alla energia vitale basta questa sua proprietà mnemonica per dar luogo a tutte le manifestazioni finalistiche più caratteristiche della vita e per creare tutto il meccanismo pensante e ragionante della mente. Già vedemmo questa facoltà mnemonica potersi definire come la capacità di riprodurre, per cause interne, quegli stessi CAPITOLO XVII. 397 stati fisiologici specifici, a produrre i quali la prima volta fu necessaria l’azione delle energie del mondo esterno. Tentammo anche «di precisarne il meccanismo coll’ ammettere a base di ogni fenomeno vitale l’energia nervosa e col dotare quest’ul- tima della proprietà dell’accumulazione specifica, cioè a dire col supporre che ciascuna accumulazione nervosa sia atta a dare come « scarica » unicamente quella medesima specificità della corrente nervosa di « carica », dalla quale l’ accumula- zione stessa sia stata deposta. Ma mettiamo pur da banda tale ipotesi ; 1’ importante sta in ciò, che per avere le mani- festazioni biologiche e psicologiche più fondamentali della vita basta supporre nell’ energia nervosa, in più delle proprietà comuni a tutte le energie del mondo inorganico, néent’ alt70 che la proprietà mnemonica. Non è, infatti, come molti sostengono, la proprietà di adattamento all'ambiente ciò che distingue energia vitale dalle energie del mondo inorganico. Tale proprietà di adatta- mento è comune a queste come a quella. È ciò che dimostra qualsiasi sistema fisico-chimico, il quale, ove venga ad avere disturbato il suo equilibrio dinamico da qualche mutamento sopraggiunto nelle condizioni esterne, si dispone con esse in un equilibrio dinamico nuovo, cioè a dire « reagisce » e < si adatta » a queste condizioni ambientali mutate. Così, p. es., se fermiamo a metà colle dita la corda di un pendolo che oscilla, questo si adatta alle nuove condizioni mettendosi ad oscillare più rapidamente. Se le pile d’un ponte vengono a restringere la sezione d’un fiume, l’acqua rigurgita a monte fino a che l’aumentata sua velocità fra le pile la fincecia de- tluire nella stessa quantità di prima. Il raggio di luce al mo- mento di entrare in un mezzo trasparente più denso si rifrange. E l’intensità della corrente elettrica, ferma restando la diffe- renza di potenziale ai poli, si commisura alla resistenza del circuito. Tutte queste sono altrettante forme di adattamento a mutate circostanze esterne da parte delle energie del mondo inorganico, le quali, prima di trasformarsi in altre forme ener- getiche, assumono piuttosto, finchè è possibile, le più diverse modalità, che permettano loro di proseguire nella forma stessa in cui già si trovano attive. Ciò che manca loro, in confronto all'energia vitale e nervosa, è unicamente la facoltà mnemo- nica, cioè la facoltà, ripetiamo, di riprodurre queste modalità energetiche di adattamento per sole cause interne, senza bisogno 398 î E. RIGNANO che si ripresentino nella loro integrità quelle circostanze am- bientali che la prima volta costrinsero la rispettiva forma di energia ad assumere queste modalità di adattamento. Ora abbiamo visto questa proprietà mnemonica essere appunto ciò che dà alla vita il suo aspetto finalistico, cioè quello di essere mossa da forze « a fronte » anzichè dalle sole forze « a tergo ». Il fine verso cui gravita l’uomo colle sue tendenze affettive, le circostanze esterne ad affrontare le quali si avvia inconscio l’animale col suo comportamento complesso dettatogli dall’istinto, il rapporto ambientale ‘al quale sarà adatto l’organo che l'embrione plasma nell’ utero materno fungono ora da « vis a fronte » in quanto furono « vis a tergo » nel passato e in quanto le attività fisiologiche, allora deter- minate nell’organismo da queste circostanze esterne e da questi rapporti ambientali, hanno lasciato un’accumulazione mnemonica di sè, la quale costituisce ora, essa stessa, la vera ed effettiva « vis a tergo » che dirige e muove lo sviluppo e l'istinto e la condotta cosciente dell’ essere vivente. E il ragionamento, messo in moto dall’una o dall’ altra affettività primaria, controllato di continuo dall’affettività se- condaria del relativo stato d’attenzione, e poi dalla primaria stessa e da altre affettività ad essa strettamente connesse sospinto verso le forme più elevate e più astratte, è di questo aspetto finalistico della vita la manifestazione più alta e più complessa. Da ciò il tragico eterno contrasto fra la nostra vita inte- riore, tutta impegnata di finalismo, che sente questo finalismo essere carne della propria carne e sangue del proprio sangue, e l’inanimato mondo esterno, che, per quanto ansiosamente scrutato per secoli e secoli, da nessuna finalità sembra in- vece essere mosso. Tragico ed eterno contrasto, questo, fra il microcosmo essenzialmente finalistico e il macrocosmo pu- ramente meccanico, che costituisce il sostrato profondo della lotta più che millenaria fra la scienza e la religione, la prima costretta dalla ragione basata sui fatti a negare una finalità all’universo, la seconda invece irresistibilmente sospinta dalle più intime fibre del sentimento ad affermarla. Questo contrasto fra la ragione e il sentimento non avrà forse mai fine, a meno che l’uomo si rassegni a cercare, non più nell’universo tutto, bensì entro l’ambito più ristretto del solo mondo della vita, col quale ha comunanza di origine e CAPITOLO XVII. 399 di natura, la ragione ultima della propria condotta, la finalità suprema della propria esistenza. E questa comunanza di ori- gine e di natura, se profondamente intesa, non mancherà al- lora di infondergli un sentimento di simpatia e di solidarietà verso tutti gli esseri, in genere, capaci di godere e di sof- frire, e di amore e di altruismo verso la famiglia umana, in ispecie, in cui più forte e ‘più conscio, perchè all’apice del- l'evoluzione organica, batte il ritmo della vita. Sarà tratto pertanto dal più profondo senso stesso del dovere a combat- tere ovunque, con opere di bene e di equità, ogni causa di dolore e a favorire ogni occasione di letizia, — diminuzione l’uno e aumento l’altra di attività vitale, — e a promuovere nel tempo stesso ogni forma di progresso sociale, ogni mani- festazione di bellezza, ogni slancio verso l’ideale, aftinchè sempre più completa e più serena e più elevata si svolga l’esistenza umana e sempre più radiosa e più pura risplenda nell'universo la face della vita.
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