IL BOEZIO SCRITTI STORICI E FILOSOFICI. c y Google y Google r IL BOEZIO ED ALTRI SCRITTI STORICI E FILOSOFICI FBAIVCESCO PITCCINOTTI. FIRENZE. FELICE LE MONNIER. 1864. Digitized by VjOOQIC y G oogle ALLA ACCADEMIA DELLA CRUSCA FRANCESCO PUCCINOTTI SOCIO CORRISPONDENTE 0. D. PuCClNOTTI. « Digitiz^d by VjOOQIC y Google AVVERTIMENTO. Ho acconsentito assai di buon animo al solerle editore Cav. Felice Le Monnier di riprodarre nella sna rinoniata Biblioteca Nazionale il mìo lavoro storico sopra Boezio, intorno al quale un esame critico di tutte le opere non era mai stato fatto in Italia completamente: ooa io* tese né la forma né V influenza della sua filosofia : am conosciuti i documenti contemporanei della sua cristia- nità, i quali varranno, io spero, a cessare le éisputasioai che di Germania sono in questi ultimi anni passate in Francia, dove è stato creato colle più fine arti dìatettidid un immaginario Boezio pagano. Chi eoa retto animo studia la sapienza cristiana e latina del medio evo, e o» voglia intendere il passaggio e l' innesto nelle prù&e scuole d'Europa in que' secoli, vede del pari il depto* rabile vuoto che lasciato avevano gli storici sópra il sap^e universale di Severino Boezio; non ess(»idosi per lo più occupati gli eruditi che*del poemetto. De Consolatione. Il primo e supremo maestro di quelle scuole fu Boezio : una storia della filosofia del medio eyo che da lui non cominci è senza capo. Alenino , il Beda, e Bucero Bacone in Inghilterra, Alberto Magno in Germania, Abelardo in Francia, Tommaso d'Aquino, Dante, Petrarca, Fibonacci in Italia, tutti si inspirarono y Google IV AVVERTIMENTO. ed attinsero in quella filosofia, in quella rinascente fìsica è matematica^ in quella purissima morale sapienza. Basti il dire che nel solo Poema di Dante, il commen- tatore Da Buti trovò settantasei allusioni ai libri di Boezio. Dopo, questo lavoro storico da cui prende titolo e princìpio il presente volume^ volle il suUodato editore accrescerne alquanto la mole, coli' aggiunta di alcuni altri ^scrìtti scientifici sparsamente collocati nelle edi- zioni delle mie opere complete di Medicina. Nella scelta delle quali io preferii quelle che meno sapessero di lazzi «orbi a chi non è medico, e fossero invece di ar« gomenti o filosofici, o igienici e civili, o puramente storici. Entro al primo genere ho preso cura di ripro per ricopiare questo inreziose manoscritto. » {Presso il De Renzi. Scoi. Salermtm. Voi. III. p. 207.) Ora se il nostro Hagiiabeclìiano fosse, come a me pare di aver (Mmostrato, d* un mezzo secdo superiore in antichiti e più purgato si nel Testo che ndie Glosse del Parigino, ed ancora degli altri pochissimi che se ne conoscono fin qui in Europa, giudicati inferiori al Mazzariniano dallo stesso Daremberg; non lìeye servigio avrei fatto alla Storia colla mia illustrazione; e nel nostro solo Codice si potrebbe frattanto chiaramente vedere qual fosse la Chirurgia del XII e XiH secolo in Italia, e la necessitàche sorge da esso di rettificare le incertezze e le falsità degli scrittori, non escluso Guido de Ghau- liac , che senza V ajuto di buoni Codici ne hanno voluto discorrere. Io debbo poi rendere pubbliche grazie al chiaris- simo Professor Lasinio che da me interpellato relati- vamente al Discorso sugli Animisti, intomo alle voci ebraiche della Genesi che signi ficano creazione , anima, vita, volle inviarmi gentilmente da Pisa la dotta nota filologica che leggesi in fondo avanti all'Indice. Rendo eguali grazie all'ottimo abate Anziani, già sotto-biblio- tecario alla Palatina, che nella sacra bibliografia versa- tissimo mi giovò di non poche notizie nelle mie ricer- che intorno al Boezio. E fervide altrettanto le debbo al celebre bibliotecario della Laurenziana il signor Griso- stomo Ferrucci, che volle perfino farmi dono di una pergamena contenente un carme del libro De Consola- tiene , con varianti importantissime. E quanto alia niu- y Google AVVERTIMENTO. ^ VII strazìone del codice Hagliabechiano, somma gratitudine professo al dottissimo letterato e scri ttore, biblioteca- rio della Palatina e Hagliabechiana, il Cavaliere Cane- strini, che mi concedette di estrarre dalla Biblioteca il codice del Ruggero, e la Glossa, e quello altresì del Vol- garizzamento, onde yalermene a mio bell'agio, e farvi sopra quegli studj e commenti che chiudono il presente volume. * F. PUCCINOTTI. -"^'Èftfc-r— y Google y Google IL BOEZIO. INTRODUZIONE.* Usciti non senza pena dalF episodio storico della medicina arabo-scolastica, e riprendendo la continua- zione della scienza dalla medicina salernitana sino agli anni in che questa discende nelle università latine e laicali, veggiamo dilatarsi il prospetto di tutte le sue connessità con la filosofìa e la civiltà del medio evo, e ingrandirsi neir iniziato connubio con quella forma le- gittima e nativa di scolastico-latina, la quale per essere ben conosciuta dalla sua origine e nel suo andamento, e ben differenziata dalla scolastica alessandrina ed ara- bica, deve retrocedere sino al sommo laico e filosofo del quinto secolo, a Severino Boezio. Il quale collegato tut- tora col cadente senato di Roma antica, moderatore della mente e delle opere di un goto re d'Italia, bene inteso * Ques to lavoro storico sopra Boezio è tolto dal III Volume della Storia della Medicina del prof. Poccioolli, dove comincia col Libro Quinto, Medicina sco/asfteo-/a/tna, il di cui Primo Capitolo e La storia della medicina scolastica, per riconoscere il suo periodo » laicale di scolastica latina, risale a Severino Boezio » è qui inti- tolato lNTR0DI]%I0ItE. PUCCINOTTI. 1 Digitized by VjOOQIC IL BOEZIO. coir imperatore a rimettere la sede deir impero da Co- stantinopoli a Roma, amico e compagno del fondatore delFordine de' Benedettini, e cooperante col romano pon dal non aver saputo trovare né a'pprezzare avanti gli Arabi quel laico sommo, in che si adunò tanta dottrina e filosofia da servire di corimagistro a tutti quei dotti occidentali, che aglistudii delle liberali discipline volessero Iq menti loro rivolgere ed educare. Due storiche verità fanno conoscere la realtà incoiitr.astabile di cotesti errori. L' una è che ap- pena la medicina si manifestò nelle pubbliche scuole, dopo le salernitane, rivestii^ di abito filosofico , siccome è provato dalle opere di Taddeo fiorentino e de' suoi in- segnamenti in Bologna nel secolo XIII; questa filosofia, come noi mostreremo, non è l' arabo-scolastica che i medici arabi imposero alla scienza, ma ha invece tutti i caratteri della scolastica latina, ossia cristiana, che da Boezio derivata, Taddeo e la sua scuola apposero alla medicina. Né gli storici hanno fatto mai conto della differenza che v'ha tra filosofia imposta alle naturali scienze , e filosofia semplicemente apposta. I nostri me- Digitized by VjOOQIC 6 IL BOEZIO. dici latini apponevano la filgsofia loro scolastica alle scienze che caratteri longobardi che ri- monta air XI secolo, è.chiarita meglio che altrove nel Prologo la Con- giura di Boezio. Cum vero Teoderiau Rex voluti tyrannidetn exercere in Urbe, ac bonos quosque in Senatu ned dare, Boethius eiut dulo'g effu- gere gestiens^ quippé qui boni» omnibus neeem par^bat^ videìicet elam litteri* ad OroBconmissif , nHebaUir Urbem,.et Senaium ex ejus tmptfa manibus eruere^ et tubdere defensioni. Il dottissimo mio amico Prof. Del FURIA sotto^bibliotecario , posemi sott* occhio nello stesso Codice altro prologo: Verba Joannis Scoti incipiunt del Commenta- tore della stessa opera di Boezio, nel quale egualinente si parla del tentativo di Boezio di liberare 1* Italia: Teoderictts rex Gotòrtim cum per iyrantiidem Rempublicam invasitset,^,,, is (Boetius) peritiisimus iapientia ac concilio , Rempublicam ad libertatem revocare volebat , qua de causa insimulaius apud Teoderieum, in exilio religatus (est) ubi hunc Hbrum edidit, in quo eonqueritur de insiabilitate et tnnta- biUtat€ fortunce. y Google ÌQ il BOEZIO. troppo compendioso. OfiTerendo la sua opera al patrizio Simmaco, dal quale sembra aver avuto il consiglio di ea qu(» e grodcarum cjmlentia literarum in-'romatue orationis ihcesaurum sumpta coniicere, gli fa osservare che essendo l'aritmetica la pWma delle matematiche scienze che comprese erano nel Quadrivio, cioè V arit- metica, la geometria, la musica, e T astronomia, tanto più gli sembrava il dono meritevole del primo fra i se- natori, quale era Simmaco: e lo sottoponeva alla sua critica con più coraggio stando lontano da lui, che es- sendo alla sua presenza, dinanzi alla quale la riverenza dovuta al personaggio, gli avrebbe accresciuta V idea deir imperfezione dell' offerta. Tu lantutn patema gratia nostrum, provehas manus, ita et laboris mei primitus doctissimo judicio consecrabis. Introducevasi Boezio al suo trattato d'aritmetica con alcune idee, sulla natura delle s cienze umane, che dimostrano la legge che già s' imponeva il pensiero la- tino nel percorrerle e nell' ordinarle, a Nella essenza » delle cose,^ ossia nella loro sostanza immutabile, vede » l'umano intelletto due lati: l' uno continuo, coqgiunto ]) nelle sue parti e non distribuito in distinti termini, » come albero, pietra, fe tutti i corpi della natura che » propriamente grandezze, estensioni (magtliludines) si x> chiamano: l' altro di parti disgiunte e determinate, che » aggruppansi insieme per costituire tante unità, come » gregge, popolo, coro, alle quali è proprio il nome di 0 moltitudine. Nella quale alcune stanno da sé come il » tre, il quattro, il tetragono, e ciascun numero che per 9 essere di niun' altra cosa abbisogna: altre non .sussi- 9 Stono per sé, ma in quanto si riferiscono a qualche » altra co:!>a,.come il duplo, il medio, il sesquilatero, il » sesquiterzio, e tutto che se non è in relazione con ai- fi tro non può esistere. Delle magnitudini poi altre sono y Google CAPITOLO SECONDO. 17 9 permanenti e senza moto, altre che per una sempre x> mobile rotazione si rigirano in sé con moto sempiterno. 9 Di queste adunque la moltitudine, che dicemmo esi- j» stere per sé, costituisce T oggetto che intero è com- » preso nella Aritmetica: quella che ad alcun* altra cosa » è mestieri che s'appoggi per esistere comprende la » Musica da concerti e melodie temperata. Sulla magni- 3> tudine poi. che dicemmo immobile discorre la Geome- » tria^ e di quella che è costituita nel moto trattano le » Astronomiche discipline. Che ^e di queste quattro j> parti è ignaro lo studioso, non può trovare là verità, » come senza la investigazione di cotesti veri a niuno » è dato di sapere rettamente. Inoperocchè la sapienza » è la cognizione e la comprensione di quelle cose che 0 sono vere. Ed a chi le ponesse in non cale, io denun- To cierei impossibile il filosofare; essendo la filosofia ma- » dre della sapienza, e se questa è nelle verità, non j> cercando .l' una si perde V altra. » Sembrami inoltre dover aggiungere, che siccome n tutta la forza della moltitudine, partendo da un ter- » mine fisso bì spinge ad una progressione infinita, e così X» la magnitudine traendo da finità quantità non ha 9 modo nelle sue divisioni dipartendosi in sezioni mfi- » niiissime; la filosofia spontaneamente rifugge da tale 9 infinità di natura, e indeterminazione di potenza. Im- » perocdìè uè la scienza, né la mente ponno raccogliere »' n% comprendere alcuna cosa che sia infinita. Ha è ap- » punto da ciò che la ragione per se stessa s' impone B l' assunto primo, di avvicinarsi per , quanto può con » solertissime indagini alla verità, deligendo nell' infinito a della moltitudine la pluralità, ossia i termini delle » quantità finite; nelle infinite sezioni della magnitudine, » proponendosi la cognizione degli spazii defìntii. Àdun- » que chicchessia che tali cose pretermetta perde ogni Dìgitized by CjOOQ le 18 IL BOEZIO. » dottrina di filosoGa. Avvegnaché sia in coleste rac- » cUuao il Quadrivio che è viatico alla parte piCi alta a dell' intendimonta, onde co* sensi insieme con esso » creati sia condotto alle cose più certe della intelli- » genza. Sonovi alcuni gradi e misurate progressioni » per le quali bisogna ascendere e progredire, affinchè » rocchio deir anima, come disse Platone, sia al di so- 9 pra in dignità di quelli del corpo costituito, e possa » esso solo vedere il fulgido lume delta verità. Óra le » sole nominate quattro discipline illuminano l'occhio » della intelligenza, immerso e ofiuscato ne' corporali sen- » timenti; e la prima di tali discipline matematiche è x> l' aritmetica. E nel vero fu il Numero l' esemplare sul » quale Dio stesso condusse la creazione: senza il Nu- 9 mero nfon esisterebbero né la geometrìa, né la musica, » né l'astronomia. » Fin qui Boezio: e veramente per avvicinarsi alle verità degli universalIi non vi sono altri mezzi né più naturali né più speciali né più sicuri. di quelli che som- ministrano le matematiche. Che se queste hanno potuto ne' moderni tempi lavorare eziandio sui calcoli infinite- simali, fu per r ascendere che fecero sui gradi platonici dal finito all' infinito.. Intanto opportuno é il ricordare, pome da Boezio riprendesse la scolastica, latina il suo primo fondamento matematico predicato già nella scuola italica da Pittagora^ ^ e come si incominci a travederne il carattere che in ^guito per altri filosofi venn^ spie- gato, e le dif ierenze dalla scolastica alessandrina e dalla arabica ;. in nessuna delle quali si rinviene quel e £>»cip/tnò. Le matematiche adunque sono il Jinguaggio col quale r intelletto comprende e disvela la scienza della natura, la quale nel quadrivio del medio evo era congiunta alla astronomia, cioè dalla meccanica celeste scendevasi alla formazione di una specie di cosmologia, di meteorologia, e di fisica. Quindi se cotesti furono i primi libri che la- vorati in Atene Boezio divulgò a Roma nella lingua del Lazio, furono essi seguiti dagli altri naturali studi, pria Digitized by VjOOQIC 24 IL BOEZIO. di passare alla filosofìa, secondo ciò che narra egli stesso nel libro, De ConsolaHonè. Ora tutti sanno che il Trivio che apriva il varco alle categorie aristoteliche , colla grammatica e la dialettica e Ja rettorica, e che unito al Quadrivio costituiva le sette Disciphhe, in che rac- chiudevasi la antica enciclopedia, altro non era che VOr- ganum. di Aristotele. Neìr esporre adunque il passaggio delle dottrine di Boeziodagli studi naturali alle sue Opere filosofìche , la prima di queste eh' egli ci porge e tra- dotta ecommentata, è risagc|[e di Por fìrio, eh' egli com- menta, prima grammaticalmente e dialetticamente sulla versione fattanedaVittorino, eppoi da sé traduce e com- menta filosoficamente per trovarvi il principio' di qufella filosofia , attorno alla quale le menti latine si adopera- rono sino al secolo XVI. Il Gousin che non ha distinti , secondo Je vere ragioni di Boezio, questi due insigni la- vori, né ha voluto fermarsi sopra essi quanto bastava, non solo per intendere Ja necessità della loro doppia na- tura, quanto per trovarvi l'altissimo fine che Boezio in essi si proponeva , li ha riguardati come un noioso rad- doppiamento, nel quale egli scorgendo due Boezii, l'uno platonico l'altro aristotelico , rimprovera e l'uno e l'altro di non aver inteso la significazione puramente gramma- ticale di Porfirio, né quella filosofica del genere e della specie dalla quale Porfirio volle allontanarsi. Il Gousin dice, che nel primo commento Boezio si dichiara in modo assoluto per la realtà platonica del genere, e che con istrana confusione considera la realtà di- tutte le cinque voci sulle quali verte l'introduzione di Porfirio; il ge- nere, la specie, la differenza, il proprio, e V accidentale. Gosì, egli conclude, o avrebbero realtà tutte le astra- zioni, realismo assurdo, o, assumendo il contrario, il genere e le specie, messi alla pari colle altre tre cosse perdarebbero la loro, realtà, e ne verrebbe fuori un no- y Google CAPITOLO SECONDO. 25 minalismo universale. La frettolosa ititerpetrazione delle due prime fìlosoficfae fatiche di Boezio, Io donduce alla seguente falsa storia di esse: a Aia^i dans son premier j» commentaire, Boèce, au moyen d'une confusioni-idi- » oule est plus platonicien que Platon lui-méme et que » tous.les Alexandrios; il est réaliste absurde, et il pré- » tend donner son opinion,pour celle d'Aristote et de Por- » phyre. Mainteoant dans le second commentaire nous » allons trouver un tput aut^jB Bo^e, avec une opi- i> nion diamètralemènt opposée à celle que nous venons » de rapportar. Et iciBoéce uomB[ie quelquefois. les gen- » rea et les espèces: Univèr sedia. it Resa lode a questo nome, che divenne poi la formula della scolastica, il* Cousin continua: « La nouvelle. opinion de Boèce sur la » nature des uoivérsaùx, des geures et des espèces, > est que Jes genrés et les. espèces ne peuvent ay oir » d'existence réelle. » Chi legge questi falsi giudizi so- pra Boezio ndjibro del Cousin, li trova anche. apparen- temente apjx)ggiati in nota dalle citlpizioni di due argo- menti delle^ parti opposte òhe Boezio mette innanzi alla sua nuova spiegazione del problema deH' antica filosofia greca sulla realtà e non realtà degli Universali. Yero« è che poco più oltre il Cousin stesso è costretto suo mal- grado ad esporla cotesta spiegazione', ossia cotesta gemma, da Boezio trovata per. corigiungere le dottrfne platòniche con le aristoteliche, nel culmine il più^siihlime della filo- sofia; ma siccome il conceUìjuxUsmo del suo Abelardo non fu che una corruzione del pensiero originale di Boe- zio, per dare migliore ^apparita al protagonista del suo volume , tentò di abbassare Boezip , rappresentandob ^lla peggio come un traduttore bendato, che avrebbe colto sol per caso nel segno* Ma- siccome la verità trova la via per colpire la mente di certi filosofi,. anche attraverso le menò nobili passioni loro, il. Cousin^ infine coltà degli Universali. Yero« è che poco più oltre il Cousin stesso è costretto suo mal- grado ad esporla cotesta spiegazione', ossia cotesta gemma, da Boezio trovata per. corigiungere le dottrfne platòniche con le aristoteliche, nel culmine il più^siihlime della filo- sofia; ma siccome il conceUìjuxUsmo del suo Abelardo non fu che una corruzione del pensiero originale di Boe- zio, per dare migliore ^apparita al protagonista del suo volume , tentò di abbassare Boezip , rappresentandob ^lla peggio come un traduttore bendato, che avrebbe colto sol per caso nel segno* Ma- siccome la verità trova la via per colpire la mente di certi filosofi,. anche attraverso le menò nobili passioni loro, il. Cousin^ infine confessa PUCCIKOTTI. 5 Digitized by VjOOQIC 2G IL BOEZIO. « Voilà done auVI siècte^ gràce à Bo6ce, la solution .pé- )) ripatéticienne (qui sbaglia: doveva dire la soluzione j> romana o latim) du problème de Porphyre , déposée » dÒDs te monde chrétien, comme le dernìer j^idtat de » la sagesse du monde antiqtie. Voyons ce que va de- » venir ce geroie, s^mé dans toutes les écoles. n £ qui soddisfatti della diichiarazione^ noi lasceremo A Gousin sopra le postille di Abelardo lìel suo codice della Biblio- teca di S. Germana^ e tornwerao sulli originali commenti di Boezio a Porfirio; -conosciuti m^lio i quali, verrà senz' altra nostra pena manifestata la ingiusta Ncritìca.del filosofo francese. * . E avanti è bene il. ripetere, che la traduzione latina- di. Porfirio sulla quale sòrisse prima Boezio i suoi Com- menti in dialogo, è d» quel Vittoripo Africano che ab- bracciata la religióne di Cristo, per i lumi che, al dire di Sant' Agostino, ne acquistò da Simpliciano, oltre alla Isagoge di Porfirio aveva latinizìsato anche i dialoghi di Platone. * Come dunque credere al Gousin^' che ne' sei secoli da Boezio fino al XI secolo, liop vi fu altra filosofia in Europa che V Organum. di Aristotele? Non esistevano , fotse neir ocpidente cristiano i commenti di Galcidio al Tiniep di Platone, non gli scritti di Temistiò, non molti di quelli de' platonici alessandrini, non i Padri deHa Chiesa . quasi tutti platomazanH^ non il sogno di Scipione di Tul- lio tutto platònico y appunto in que' tempi commentata da Macrobio? e lo stesso Boezio non promette nelle sue opere di dare ai Romani la traduzione delle opere di Pla- tone? Or come questa promessa se Platone fosse stato irreperibile? Ma riprend^aumo le trailuzioni di Boezio. Nel * V. Coìisìn.' Intfoduction à la Philosophìe d*Abélard. ^ S. Auguslln. Cpnfess, L. Vili. C. 2. D^lla conversione di Vit- torino Mtorico, Qui Agoslioo Tamment» ài a^er letto i Vani di Pia- tooe voltati in la^no da Yktpriiio. y Google CAPITOLO SECONDO. 27 primo commento adilnque, essendo quasi per intero gram- maticale, predomina il carattere nominale di pure voci^ cioè senza realtà, dato al genere, alla specie, ài proprio, air accidentale, al differente. Nondimeno v' ha un luogo , non avvertito dal Gousin, dove egli non può lasciar fug- gire r occasione. di apparecchiare con pensieri, suoi par- ticolari quella intera ed efficace spiegazione del proble- ma , che poi dette liel commento secondo. Ma a qual fine un secondo commento e una seconda traduzione dello stesso libro di Poriìrio? In molti luoghi del primd com- mento Boezio trova inesatta la traduzione di Vittorino. Noi per saggio ne riferiremo tino solo; Sequitur ìoem perdifjfioiliSf sed ircmsférentis, obscnritoUe Victorini mot- gis,quam Porphyrii proponenti^ etc.„. quod Victorinus ^cib'cet inteUexisse minus vidétur. Fu dunque prim^ la necessità di restituire^ alla sua vera lezione il testo di Porfirio: seconda causa del nuovo commento, V ansietà che tormentava Boezio, di ritornare con maggiore am- piézza sul fondamen tale argomentò della filosofia ch^^gli porgeva b1 suo secolo e agli avvenire^; cioè sul problema della realtà o non realtà dei generi,- che solamente in questo secondo con^mento^ vedònsi distinti col loro più acconcio sinonimo sdi Universali. Gli è pur mestieri di dichiarare innanzi quali furono le principali intenzioni che ebbe Boezio, nel presentare, dopo le matematiche , le filosofiche sue lucnbrazioni alle gènti latine. |o Sceverare dalla greca sapiènza, cioè dal trium- virato di Pittagora, Platone ed Arfetotete , quel miscuglio di pagano, d' orientale e di giudaico, ,, che vi aveano me- scolato gli Alessandrini, che ititrodottosÌNjn Roma in- gombrava ed. inquinava T istruzione latina, restituentjo a questa i greci originali latinizzati e commentati. • » Dial. 2. Edjt. BasH. p. 33. Digitized by VjOOQIC '" 28 IL BOEZIO. 2* Ricondurre il grande .problèma degli Universali delle greche scuole suir insterilito ginnasio di.Roma ca- dente, onde restituire alle menti latine queir* impulso al pensiero che parca essersi spento dopo Vairone, Tallio, Scipione e Seneca co' più bei giorni del romano impero. 3"* Trovare di tale problema tal modo di soluzione, che da un Iato assicurasse alla s^apienza avvenire la con- giunzione tra la met^Gsica e la scienza della natura col mezzo delle matematiche; al che non avean saputo giun- gere i Padri della Ghtesa che la sapienza greca avean conservato per appoggio razionale alla teologia e alla morale cattolica; e dair altro lato si mostrasse non so- lamente connessa, ma si discesa e identica •colla nuova religione, la cui Triade fondamentale, e i di cui dogmi , e lùisteri primi, che apparentemente si annettono e scon- nettono dal sensibile, constituisserb una catena sferica di; principii che dall'Ente air esistente, e da questo a quello sostanzialtnente e con perpetue vicende ritor- nassero.* Conferma adunque anticipsttamente Boezio nel suo primo commento , che i generi e le specie sono vere ap- prensioni^ della mente: che se non avessero esistenza al- cuna, né Ariàtotele avjebbe ragionato delle sue dieci categorie come significative dei generi, se questi invi- scerati, e in qualche modo adunati nelle cose non fos- sero; né Porfirio avrebbe potuto per essi passare alla questione, se sieno corporei. od incorporei. Ma sono le specie per le quali a grado a grado dai corpi si astrae la mente onde fissairsi nel genere, o è il genere che nella sua essenza metafisica contiene in sé potenzialmente la specie? Qui lungi dall' abbracciare o V una o r altra sen- tenza, dopo avere raccomandato àf suo F,abio la massima ' . MI secóndo commeiito l)a questo titolo ; Bùtlkii in Porphy- rium A SK TRANSLATUM. Commentari orum Libri V. y Google CAPITOLO SECONDO. 29 atteiizione, dice, essere necessario ridurre la gravissima tesi a questi ultimi ragionari. « Poiché alcune cose sono » incorporali, aifalto dai corpi disgiunte, come animale, » Dio: altre che senza i corpi non possono stare, come > la prima incorporalità che spunta dai termini: altre » che infuse nè'corpi possono sussistere senza essi, come » r anima ; si domanda a quale di cotesti generi appar- » terranno le cinque voci di Porfirio? 0 a quelli affatto » dai. corpi separati, o à quelli che dai corpi non pos- » sonò dividersi, o a quelli che sebbene immersi nei » corpi che loro si #ongiungono hanno tinà esistenza da » sé alcuna volta, ed altra se ne allontanano? Intanto è i> manifesto che i generi e disgiungonsi ed annettonsi » a' corpi. Imperocché quando si dividono i corpi per » generi nella specie, e se ne nominano le proprietà e » le differenze, queste come sensibili non é dubbio che » corporee non siano. Ma quando si tratta di cose in- » corporee, e per sé stesse dividonsi le óose che non » hanno corpo, il loro aggirarsi é sempre neir incorpo- » reo. Posto ciò, non è dubbio che le cinque voci sum- » mentovate non abbiano lo stésso genere, il quale e » fuori de' corpi possa sussistere , e sappia insieme pa- » tire coi corpi Ta- congiunzione, in modo ch^ a questi » congiunto ne resti poi inseparabile , e se agli incor- » porci congiunto non si separi da questi, ed ambedue » le potestà abbia da ultimo in sé medesimo. Ondechè » se si congiungono alle corporali cose dalle quali restino » inseparabili, àonó come quella prima incorporalità che » si (Bleva sopra i termini, senza staccarsi mai dalla sua » sorgente corporea: e se la unione succede colle incor- » pórali^ avviene allora come si è detto dell' anima, che » rimane spirito sebbene al corpo congiunta.... A questo 9 punto Fabio nii domandò, che io gli dichiarassi meglio » il loco dove dissi degli incorporali, tra cui alcuni*- ve 3* Digitized by VjOOQIC 30 IL BOEZIO. » n' ha che attorno a' corpi sempre si stanno , come 9 quelle prime iiicorporalità che escono dai termini. Egli » non intendeva bene che fossero questi termini, né 9 cotesta incorpcM^alità. Al che io: sarebbe troppo lungo 9* il qui trattarne, né di quella utilità che noi cerchiamo. i> Frattanto ti basti, che per me in cotesti dettati, i » termini significano le estremità delle figure geome- » triche. Che se della incorp
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