Grice e Flaviano:
la ragione conversazionale in attacco d’un domma -- Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Roma). Figlio di un canosino, e
questore, pretore, venne accolto nel collegio dei pontefici e nominato
consolare della Sicilia. Forse perchè pagano, soltanto F. consegue il
vicariato d'Africa. F. cadde in disgrazia presso Graziano. La sua ampia
erudizione, pero, arreca a F. il favore di Teodosio, che dopo avergli concesso
importanti uffici a corte, lo nomina praefectus praetorio dell’Italia,
dell’Ilirico e dell’Africa, poi, dopo un periodo di eclissi, ha di nuovo quella
prefettura. Tale ufficio fu conferito a F. per la terza volta d'Eugenio, che lo
nomina console. F. spera di potere abbattere i galilei con la vittoria
d'Eugenio. F. si uccise quando Eugenio e sconfitto da Teodosio che, in
considerazione della sua fama letteraria, ne deplora la morte di F. in
Senato. F. gode autorità soprattutto nella scienza augurale e nell'arte
mantica in generale. Macrobio nei "Saturnali" assegna a F. l’ufficio
di interprete della escatologia nell'Eneide di VIRGILIO. Studioso di
filosofia e amico di Eustazio, F. pubblica un saggio, "De dogmatibus
philosophorum." F. scrive una vita di Apollonio di Tiana. F. compose uno
scritto grammaticale, "De consensu nominum et verborum." F. ottenne
fama soprattutto con una grande opera storica, gl’Annales, dedicata a Teodosio.
F. F. Console sine collega dell'Impero romano Base della statua eretta in onore
di F. dal genero Quinto Fabio Memmio Simmaco. L'iscrizione riporta la carriera
di F.. Questura Sicilia intra palatium Pretura Urbana in Sicilia Vicarius in
Africa Consolato Prefetto dell'Italia, Illirico e Africa Oriente Pontificato
max Sicilia. F. Filosofo romano. Collabora con Eugenio nel tentativo di ricordare
la religione romana. Figlio di un certo Venusto (tradizionalmente identificato
con Volusio Venusto), F. e discendente di una delle più prestigiose famiglie di
Roma, e riceve una ottima educazione. E questore, pretore, pontefice massimo e
consolare per la Sicilia, per poi ritirarsi a vita privata. Il principe Graziano
lo nomina però vicario della diocesi d'Africa. Tene questa carica quando
ricevette l'editto contro il donatismo, che era molto forte in Africa, ma il
fatto che Agostino in una lettera lo scambi per un donatista è un indizio che
Flaviano si schierò in effetti con coloro che avrebbe dovuto perseguitare.
Probabilmente per questo motivo e rimosso dalla carica l'anno seguente. Divenne
quaestor intra palatium (questore nel Palazzo, cioè della corte imperiale), più
esattamente quaestor aulae divi Theodosii, avendo quindi il compito di
formulare le leggi per l'imperatore Teodosio. La sua nomina a Prefetto del
pretorio dell'Italia, Illirico e Africa lo rese uno dei più potenti funzionari
dell'impero. Non è da escludere che la carriera di F., e in particolare il
favore che gode presso Teodosio, e dovuta alla volontà di Teodosio di mantenere
buoni rapporti con il partito romano, forte nei circoli aristocratici e
senatoriali, che era ostile alla politica di tendenze galilee, e di cui
Flaviano era uno dei massimi rappresentanti. Dopo la morte di Valentiniano,
Teodosio divenne unico principe. Il potente magister militum di occidente,
Arbogaste, sospettato di essere coinvolto nella morte di Valentiniano, coagula
l'opposizione a Teodosio nella persona di Flavio Eugenio, eletto augustus col
sostegno delle legioni e dell'aristocrazia senatoriale romana. Eugenio nomina F.
proprio prefetto del pretorio, oltre che console sine college. La politica di
Eugenio, in realtà formulata da Arbogaste e F. in quanto Eugenio e un tentativo
di riportare in auge l'antica religione romana e il complesso di valori ad essa
collegata, entrambi messi in pericolo dall'avanzare dei galilei. La
restaurazione del culto degli antichi dèi, sostenuta da F., a avversata -- è
noto un “Carmen adversus Flavianum” (meglio noto col titolo di Carmen contra
paganos) compilato da un anonimo contro F., che accusa il filosofo di aver
praticato i «ridicoli» Amburbalia, Isia, Megalesia e Floralia. F., infatti,
pratica pubblicamente e ufficialmente una serie di cerimonie che non si
celebravano da parecchio tempo. Inizia con il lustrum o sacrificum amburbale di
Roma, che era stato celebrato l'ultima volta all'epoca di Aureliano, quando
l'Urbe, sotto minaccia degli Alemanni, venne difesa dall'erezione delle Mura
aureliane e ancor più dall'amburbium; l'Isaia prevede una processione funebre
di F. e dei suoi sostenitori, che — con il capo rasato, vestiti lunghi di lana
non tinta e con cinocefali in mano — lamentavano la morte di Osiride. I Megalesia
sono celebrati in nome di Cibele, con il battesimo del sangue dei fedeli e una
processione della statua della dea. Infine venneno i Floralia, che per le danze
sfrenate che li caratterizzavano e ormai considerati indecenti. Anche le
preparazioni militari per lo scontro con l'esercito di Teodosio vennero
caratterizzate dall'antica religione. Il labarum di Costantino I venne
sostituito con l'effigie di Ercole invitto, mentre statue di Giove sono poste
sui passi alpini dai quali sarebbe dovuto passare l'esercito di Teodosio. Il
sostegno degli ambienti eruditi alla filosofia di F. è sottolineato da due
fatti. F. è uno degli interlocutori raffigurati nei “Saturnalia” di Macrobio. D'altro
canto mantenne rapporti strettissimi col suo amico e parente Quinto Aurelio
Simmaco, rapporti proseguiti dopo la fine di F., in quanto il figlio di F. sposa
la figlia di Simmaco. Il tentativo di F. ed Eugenio fallì con la sconfitta
e morte dell'usurpatore nella battaglia del Frigido che decreta il trionfo di
Teodosio I. Dopo la battaglia, imitando un gesto nella tradizione della nobiltà
romana, F. si suicida. Negl’anni seguenti la composizione del senato romano
cambia, e la componente tradizionalista, che fino ad allora aveva formato un
partito da non sottovalutare, divenne irrilevante. Tramonta così la speranza di
portare avanti la politica per la quale F. ha speso la propria vita. I
figli e successori di Teodosio, Onorio e Arcadio, promulgarono una legge con la
quale perdonarono i sostenitori di Eugenio, ma, al contempo, condannarono F. a
una forma ridotta di damnatio memoriae che prevedeva, tra le altre cose, la
revoca del consolato per l'anno precedente. Il provvedimento richiede ai figli
dei condannati di abiurare il culto romano in cambio di quella dei galilei. Questa
abiura permise ai discendenti di F. di ricoprire importanti cariche
nell'amministrazione imperial. Il figlio di F., anch'egli chiamato Nicomaco F.,
divenne prefetto del pretorio d'Italia, Africa e Illirico. Il nipote di F.,
l'influente senatore Appio Nicomaco Dexter, ricoprì ruoli pubblici. È
proprio Dexter che si avvalse del sostegno degli influenti circoli senatoriali
a cui apparteneva per far riabilitare pubblicamente il nonno. Fu innalzata una
statua a F., la cui dedica spiega che F. È stato sempre stimato dall'imperatore
Teodosio, e che il provvedimento di damnatio è da imputare a persone invidiose,
e non agli imperatori. Opere F. fa parte del circolo di Quinto Aurelio
Simmaco, che raccoglieva esponenti di grande cultura dell'aristocrazia e
senatoriale di Roma, a cui apparteneva anche Vettio Agorio Pretestato. A questo
circolo vanno ricondotte la pubblicazione di una nuova edizione degli Ab Urbe
condita libri di Tito Livio e dell'Eneide di VIRGILIO (si veda) . F. scrive
un'opera di storia intitolata Annales, dedicata a Teodosio I. Anche l'autore
anonimo della Epitome de Caesaribus potrebbe appartenere al circolo di F.,
essendosi resa necessaria per l'impossibilità di diffondere gli Annales a
seguito della damnatio memoriae. Avrebbe tradotto, poi, la Vita di
Apollonio di Tiana di Filostrato. CIL. Codex Theodosianus. Agostino d'Ippona,
Epistulae. CIL. Lanciani. Lanciani. Codex Theodosianus, Ambrogio da Milano, De
obitu Theodosii, Codex Vaticanus lat.; Vergilius Vaticanusː Nicomachus
Flavianus vir clarissimus III praefectus urbis emendavi, Emendavi Nicomachus F.
vir clarissimus ter praefectus urbis apud Hennam. Sidonio Apollinare, Lettere,
Honoré, Law in the Crisis of Empire, Oxford, Lanciani, Ancient Rome in the
Light of Recent Discoveries, Houghton, Mifflin, Boston; Treccani -- Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. F., in Dizionario di storia, Istituto
dell'Enciclopedia. O'Donnel, "The career of F.", Phoenix; CIL
Predecessore Console romano Successore Imperatore Cesare Flavio Teodosio
Augusto III, Imperatore Cesare Eugenio Augusto, Flavio Abundanzio con
Imperatore Cesare Flavio Arcadio Augusto III Imperatore Cesare Flavio Onorio
Augusto II Flavio Anicio Ermogeniano Olibrio, Flavio Anicio Probino VDM
Grammatici romani VDM Storici romani Portale Antica Roma Portale
Biografie Categorie: Grammatici romani Storici romani Funzionari romani Storici
Romani Consoli imperiali romani Consulares Siciliae NicomachiPrefetti del
pretorio d'ItaliaVicarii Africae. Keywords: DE DOGMATIBVS PHILOSOPHVM. Virio
Nicomaco Flaviano. Flaviano.
Grice e Flavio: la
ragione conversazionale e l’orto romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. A sophist, the Garden, and friend
of Plutarco. Tito Flavio Alessandro. Flavio.
Grice e Floridi: la ragione
conversazionale e l’implicatura conversazionale dell’informare – scuola di Roma
– filosofia romana – filosofia laziale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo
romano. Filosofo lazio. Filosofo italiano. Roma, Lazio. Grice: “’To inform’ was
first used by some Roman! It surely ain’t Grecian!” -- Eessential Italian
philosopher. He has explored aspects of Grice’s use of the expression ‘inform,’
‘mis-inform,’ in terms of ‘factivity.’ Insegna a 'Ferrara. Conosciuto per il suo lavoro in due
aree di ricerca filosofica: la filosofia dell'informazione e l'etica
informatica. Si laurea a a Roma. Insegna a Bari e Ferrara. Conosciuto
per i suoi studi sulla tradizione scettica (scetticismo), ma principalmente per
il suo lavoro di fondazione della filosofia dell'informazione e dell'etica
informatica, due campi che ha contribuito a costituire. Fondatore un gruppo di
ricerca interdipartimentale sulla filosofia dell'informazione. Durante la
laurea a Roma, studiato da classicista e da storico della filosofia. Si è
interessato di filosofia della logica ed epistemologia. Si è quindi occupato di
diversi argomenti filosofici tradizionali, alla ricerca di una nuova
metodologia, con l'obiettivo di riuscire ad avvicinarsi ai problemi
contemporanei in una prospettiva che fosse efficace dal punto di vista
euristico e potesse allo stesso tempo anche costituire un arricchimento
intellettuale nell'affrontare le questioni filosofiche dei nostri giorni. Molto
presto, inizia a distanziarsi da quello che Grice chiama la filosofia analitica
“classica”. Secondo Floridi, il movimento analitico ha perso la sua spinta
iniziale ed era ormai un paradigma sempre più debole, scolasticizzato –
“specialmente ad Oxford!” --. Per questo motivo, ha concentrato i suoi
interessi su una nuova fondazione dell'epistemologia. Anda alla ricerca di un
concetto di "conoscenza” “indipendente-dal-soggetto", vicino a ciò
che oggi definisce informazione semantica. è necessario sviluppare una
filosofia costruzionista, all'interno della quale il design, la creazione di
modelli e le implementazioni sostituiscano analisi frivole e esami cavillosi
(e.g. sull’uso di ‘informare,’ ‘disinformare,’ ecc.) In questo modo, la
filosofia ha la speranza di non chiudersi in un angolo sempre più angusto,
fatto di ricerche griceiane auto-sufficienti e che interessano solo a sé
stesse, e di riacquistare un punto di vista più ampio sui problemi che sono
realmente determinanti nella vita umana fuori di Oxford! Così, lentamente, è
giunto a prendere in considerazione la filosofia dell'informazione, una nuova
area di ricerca emersa dalla svolta computazionale, avvicinandola da due
prospettive, quella puramente teorica della semantica, pragmatica, sintassi,
semiotica, logica e dell'epistemologia, e quella più tecnica dell'informatica,
in particolare dell'etica, della teoria dell'informazione di Shannon -- e della
humanities computing. Il filosofo ha bisogno di acquisire conoscenze di
IT necessarie per fare uso del computer in maniera efficace. Anche il filosofo
posse essere interessato ad acquisire le conoscenze di sfondo indispensabili
per la comprensione critica dell’era digitale e dunque iniziare a lavorare
sulla branca della filosofia che si va formando, proprio la Filosofia
dell'informazione, che si augura un giorno possa diventare parte integrante
della cosiddetta “philosophia prima,” o prote philosophia della sua fase
romana!. Da allora, Philosophy of Computing and Information è diventata il suo
maggiore interesse di ricerca. In PI, sostiene che ci sia bisogno di un
concetto più ampio di elaborazione e di “flusso” causale dell'informazione –
alla Dretske -- che includa la computazione, ma non solo. Questa prospettiva
fornisce una cornice teorica molto efficace all'interno della quale inserire e
dare significato alle differenti linee di ricerca. Il secondo vantaggio è la
prospettiva diacronica, che permette di inquadrare lo sviluppo della filosofia
nel tempo. PI fornisce infatti un punto di vista molto più ampio e profondo su
ciò che la filosofia avrebbe cercato di fatto di realizzare nel corso dei
secoli. Altre opere: “Infosfera Filosofia e Etica dell'informazione” (Torino:
Giappichelli Editore); “La quarta rivoluzione, Milano: Cortina); “Pensare
l'infosfera” (Milano: Cortina); “Il verde e il blu” (Milano: Cortina, OII: digital
ethics lab. oii.ox.ac.uk,// digital ethicslab. oIEG philosophy of information.net/
pdf/auto.pdf the newatlantis.com/ publications/
why-information-matters Onlife open MLOL,
Horizons Unlimited srl. Opere di F., Oxford Institute, su oii.ox.ac.uk. Home
page e articoli online, su philosophy of information. net. Intervista e lezione
durante l'IoE talks (Internet of Everything Roma ) La lecture su
"Intelligenza artificiale, dobbiamo preoccuparci?" presso il Centro
Nexa del Politecnico di Torino Biografia e intervista su Rai Media Mente, su
media mente rai. Biografia e intervista per l'American Philosophical Association,
Cervelli in Fuga, Roma, Accenti. Ricerca
Informazione ciò che porta conoscenza Nota disambigua. svg Disambiguazione. Se
stai cercando il quotidiano, vedi Informazione (quotidiano). L'informazione è
l'insieme di dati, correlati tra loro, con cui un'idea (o un fatto) prende
forma ed è comunicata. I dati oggetto della stessa possono essere raccolti in
un archivio o in un'infrastruttura dedicata alla sua gestione, come nel caso di
un sistema informativo. Essa è oggetto di studio e applicazione in vari settori
della conoscenza e dell'agire umano. Lista delle vittorie di
Rimush, Re di Akkad, sopra Abalgamash, re di Marhashi e sopra le città elamite.
Tavoletta d'argilla, copia di un'iscrizione monumentale, circa 2270 a.C. (si
veda Stele di Manishtushu) Ad esempio in campo tecnico è oggetto di studio
dell'ingegneria dell'informazione, sul fronte delle scienze sociali è oggetto
d'indagine delle scienze della comunicazione e in generale della sociologia,
con particolare riguardo agli aspetti legati alla diffusione dei mezzi di
comunicazione di massa nell'attuale società dell'informazione (o era
dell'informazione). Etimologia La parola deriva dal latino informare, nel
significato di "dare forma alla mente", "disciplinare",
"istruire", "insegnare". In latino la parola viene usata
per indicare un concetto o un'idea, ma non è chiaro se questa parola possa
avere influenzato lo sviluppo della parola informazione. Inoltre la parola
greca corrispondente è μορφή (da cui il latino forma per metatesi, oppure εἶδος
(da cui il latino idea), cioè idea, concetto" o forma, immagine. La
seconda parola è notoriamente usata tecnicamente in ambito filosofico dall’ACCADEMIA
e del LIZIO per indicare l'identità ideale o essenza di qualcosa (vedi Teoria
delle forme). Eidos si può anche associare a pensiero, asserzione o concetto. Evoluzione
concettual Col progredire delle conoscenze umane il concetto di informazione si
è evoluto divenendo via via più vasto e differenziato: informazione è in
generale qualunque notizia o racconto, inoltre qualunque comunicazionescritta o
orale contiene informazione. I dati in un archivio sono informazioni, ma anche
la configurazione degli atomi di un gas può venire considerata informazione.
L'informazione può essere quindi misurata come le altre entità fisiche ed è
sempre esistita, anche se la sua importanza è stata riconosciuta solo nel XX
secolo. Per esempio, la fondamentale scoperta della doppia elica del DNA
da parte di Watson e Crick ha posto le basi biologiche per la comprensione
della struttura degli esseri viventi da un punto di vista informativo. La
doppia elica è costituita da due filamenti accoppiati e avvolti su se stessi, a
formare una struttura elicoidale tridimensionale. Ciascun filamento può essere
ricondotto a una sequenza di acidi nucleici (adenina, citosina, guanina,
timina). Per rappresentarlo, si usa un alfabeto finito come nei calcolatori,
quaternario invece che binario, dove le lettere sono scelte tra A, C, G e T, le
iniziali delle quattro componenti fondamentali. Il DNArappresenta quindi il
contenuto informativo delle funzionalità e della struttura degli esseri
viventi. Descrizione In generale
un'informazione ha valore in quanto potenzialmente utile al fruitore per i suoi
molteplici scopi: nell'informazione, infatti, è spesso contenuta conoscenza o
esperienza di fatti reali vissuti da altri soggetti e che possono risultare
utili senza dover necessariamente attendere di sperimentare ognuno ogni
determinata situazione. Sotto questo punto di vista il concetto utile di
informazione e la parallela necessità di comunicare o scambiare informazione
tra individui nasce, nella storia dell'umanità, con l'elaborazione del linguaggio
da parte della menteumana e si sviluppa con la successiva invenzione della
scrittura come mezzo per tramandare l'informazione ai posteri. Secondo
quest'ottica la storia e l'evoluzione della società umana sono frutto
dell'accumulazione di conoscenza sotto forma di informazione. Nell'informazione
ad esempio è contenuto know howutile per eseguire una determinata attività o
compito, cosa che la rende ad esempio una risorsa strategica in ambito
economico dell'economia aziendale. L'informazione e la sua elaborazione
attraverso i computer hanno avuto certamente un impatto notevole nella nostra
attuale vita quotidiana. L'importanza è testimoniata, ad esempio, dai sistemi
di protezione escogitati mediante la crittografia e dal valore commerciale
della borsa tecnologica. L'uso appropriato dell'informazione pone anche
problemi etici di rilievo, come nel caso della riservatezzariguardo alle
informazioni cliniche che potrebbero altrimenti avvantaggiare le compagnie di
assicurazioni mediche e danneggiare i pazienti. L'importanza e la
diffusione dell'informazione nella società moderna è tale che a questa spesso
ci si riferisce come la Società dell'Informazione. Nei vari contesti
Altre definizioni provengono dall'informatica e dalla telematica: Nel
modello di Shannon e Weaver, l'informazione è considerata parte integrante del
processo comunicativo; La teoria dell'informazione ha come scopo quello di
fornire metodi per comprimere al massimo l'informazione prodotta da una
sorgente eliminando tutta la ridondanza; Nella teoria delle basi di dati (ad
esempio nel modello relazionale, ma non solo), un'informazione è una relazione
tra due dati. Fondamentale da questo punto di vista è la distinzione tra il
dato (un numero, una data, una parola...) e il significato che si può dare a
tale dato, mettendolo in relazione con uno o più dati o rappresentazioni di
concetti. In un computer quindi, le informazioni sono numerabili, e a seconda
del sistema di interpretazione e della rappresentazione possiamo distinguere
tra informazioni esplicite, relativamente facili da quantificare (come la data
di nascita del signor Rossi) e informazioni dedotte, il cui numero dipende
dalle capacità di calcolo delle informazioni fornite al sistema (ad esempio
l'età del signor Rossi, ottenibile mediante sottrazione della data odierna e la
data di nascita). È questo un esempio di informazione dedotta esatta, ma ci
sono anche metodi per dedurre delle informazioni che non sono certe: ad esempio
un servizio di rete sociale può stabilire con una certa precisione che due
persone che hanno frequentato la stessa scuola si conoscono o hanno conoscenze
in comune, ma non può dare la certezza matematica di ciò. InformaticaModifica
Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Tipo di dato. I
computer, nati come semplici calcolatori, sono diventati col tempo dei potenti
strumenti per memorizzare, elaborare, trovare e trasmettere informazioni. La
diffusione di Internet come rete globale ha d'altro canto messo a disposizione
una mole di informazioni mai prima d'ora a disposizione dell'umanità. Alla base
di ogni informazione in un computer c'è il concetto di dato: sebbene
all'interno del calcolatore elettronico tutti i dati siano digitali, cioè
memorizzati come semplici numeri, dal punto di vista umano, invece, si può
attribuire un significato anche ai numeri. Per questo motivo, nei linguaggi di
programmazione, spesso esistono alcuni formati specifici per indicare in modo
esplicito quale significato dare ai dati. Fermandosi ai tipi di base abbiamo
essenzialmente numeri, caratteri e stringhe (successioni finite di caratteri).
Tali dati devono essere messi in relazione tra di loro per avere un
significato; se invece le relazioni valide possibili sono più di una, si può
generare ambiguità.[non chiaro] Matematica e logicaModifica Ad esempio,
1492 è un numero che da solo non significa niente: potrebbe essere una quantità
di mele (se correlato mediante la relazione di quantità con l'oggetto mela), il
costo di un anello o l'anno in cui Colombo si imbarca e scoprì l'America. La
parola "calcio" può essere uno sport, un elemento chimico o un colpo
dato col piede. In genere le basi di dati che contengono informazioni relative
ad un determinato campo del sapere non risentono molto del problema
dell'ambiguità: in una base dati di chimica la parola calcio indicherà
certamente l'elemento chimico. Nelle basi di dati relazionali, sistemi di
tabelle e relazioni permettono di organizzare i dati per poter ottenere delle
informazioni senza ambiguità: se la tabella "elementi_chimici"
contiene la parola calcio, questo sarà senza dubbio l'elemento chimico. La
semplice immissione del dato nella tabella "elementi_chimici" ha
implicitamente classificato la parola "calcio", conferendole un
significato, dato dalla scelta della tabella in cui inserire un dato (la scelta
della tabella rappresenta il trasferimento di conoscenza da una persona alla
base dati). Inoltre, le basi di dati relazionali permettono la creazione di
relazioni tra dati di diverse tabelle. Oltre alle relazioni esplicite, ci
possono essere delle relazioni dedotte. Supponiamo di avere la tabella
"figlio_di": se abbiamo che Antonio è figlio di Luigi (informazione
1), e che Luigi è figlio di Nicola (informazione 2), allora possiamo dedurre
che Nicola è il nonno di Antonio (informazione 3). È quindi possibile
formalizzare la relazione e inserirla nella base di dati, ottenendo la tabella
nonno_di senza dover immettere altri dati: se A è figlio di B e B è
figlio di C, allora C è nonno di A oppure, ogni volta che si ha bisogno di
conoscere eventuali nipoti/nonni di qualcuno, analizzare la relazione
figlio_di. E le informazioni possono essere maggiori: analizzando il sesso di
B, si potrà sapere se C è nonno paterno o materno. Le basi di conoscenza
pensate per la deduzione sono più elastiche delle tradizionali basi di dati
relazionali. Un esempio sono le ontologie. Analisi particolarmente
ricercate per il loro valore economico ai fini commerciali sono quelle che
analizzano grandi flussi di informazioni per scoprire tendenze che permettono
dedurre delle informazioni che hanno una buona probabilità di essere vere
riguardo utenti singoli o categorie di utenti. Supponendo che Antonio abbia
sempre acquistato in internet dei libri di fantascienza, allora la pubblicità
che gli si mostrerà potrà mostrare dei libri di fantascienza o simili, che
molto probabilmente lo interesseranno. Questi tipi di analisi possono fornire
informazioni talvolta sorprendenti: una catena di supermercati in un paese
anglosassone avrebbe scoperto, analizzando gli scontrini, qualcosa altrimenti
difficilmente immaginabile: le persone che acquistavano pannolini spesso
compravano più birra delle altre, per cui mettendo la birra più costosa non
lontano dai pannolini, poteva incrementarne le vendite. Infatti le persone che
avevano figli piccoli passavano più serate in casa a guardare la TV bevendo
birra, non potendo andare nei locali con gli amici. L'esempio dell'associazione
tra pannolini e birra è usato spesso nei corsi universitari di data mining;
tuttavia c'è da precisare che non è chiaro quale sia la catena di supermercati
in questione, e l'esempio, seppur valido a scopi didattici, potrebbe essere
inventato. Aspetti tecniciModifica L'informazione è generalmente
associata a segnali, trasmissibili da un sistema di telecomunicazioni e
memorizzabili su supporti di memorizzazione. La misurazione Secondo la
Teoria dell'Informazione in una comunicazione, che avviene attraverso un dato
alfabeto di simboli, l'informazione viene associata a ciascun simbolo trasmesso
e viene definita come la riduzione di incertezza che si poteva avere a priori
sul simbolo trasmesso. In particolare, la quantità di informazione
collegata a un simbolo è definita come {\displaystyle I=-\log
_{2}P_{i}} dove P_{i} è la probabilità di trasmissione di quel simbolo.
La quantità di informazione associata a un simbolo è misurata in bit. La
quantità di informazione così definita è una variabile aleatoria discreta, il
cui valor medio, tipicamente riferito alla sorgente di simboli, è detto
entropia della sorgente, misurata in bit/simbolo. La velocità di informazione
di una sorgente, che non coincide con la frequenza di emissione dei simboli,
dato che non è detto che ogni simbolo trasporti un bit di informazione
"utile", è il prodotto dell'entropia dei simboli emessi dalla
sorgente per la frequenza di emissione di tali simboli (velocità di
segnalazione). Quanto sopra può essere generalizzato considerando che non è
assolutamente obbligatorio che ogni simbolo sia codificato in maniera binaria
(anche se questo è ciò che accade più spesso). Quindi l'informazione collegata
a un simbolo codificato in base a è per definizione pari a
{\displaystyle I_{a}=-\log _{a}P_{i}} con P_{i} pari alla
probabilità di trasmissione associata a quel simbolo. L'entropia della sorgente
è per definizione pari alla sommatoria, estesa a tutti i simboli della
sorgente, dei prodotti tra la probabilità di ciascun simbolo e il suo contenuto
informativo. Nei casi particolari in cui a sia 10 l'entropia della sorgente è
misurata in hartley, se invece a è pari al Numero di Eulero e si misura in nat.
Dalla formula si evince che se la probabilità Pi di trasmettere il simbolo è
pari a uno, la quantità di informazione associata è nulla; viceversa se nel
caso limite ideale di Pi=0 la quantità di informazione sarebbe infinita. Ciò
vuol dire in sostanza che tanto più un simbolo è probabile tanto meno
informazione esso trasporta e viceversa: un segnale costante o uguale a se
stesso non porta con sé alcuna nuova informazione essendo sempre il medesimo: si
dice allora che l'informazione viaggia sotto forma di Innovazione. I segnali
che trasportano informazione non sono dunque segnali deterministici, ma
processi stocastici. Nella teoria dei segnali e della trasmissione questa
informazione affidata a processi aleatori è la modulante (in ampiezza, fase o
frequenza) di portantifisiche tipicamente sinusoidali che traslano poi in banda
il segnale informativo. La codifica dell'informazione consiste nel trasformare
un'informazione generica in un'informazione comprensibile da un dispositivo o
che sia adatta alla successiva elaborazione. Il primo problema da affrontare
nei processi di elaborazione dell'informazione è la rappresentazione
dell'informazione. L'informazione consiste nella ricezione di un messaggio tra
un insieme di possibili messaggi. La definizione esatta è che l'informazione si
rappresenta usando un numero finito di simboli affidabili e facilmente
distinguibili. All'interno delle apparecchiature digitali l'informazione
è rappresentata mediante livelli di tensione o mediante magnetizzazione di
dispositivi appropriati. Le esigenze di affidabilità impongono che tali
simboli, per una maggiore efficienza, siano due o al massimo tre: nel primo
caso si hanno solo 0 e 1, corrispondenti a 2 livelli di tensione (standard TTL:
0/5 V; standard RS-232: +12/-12 V) che vanno a formare la numerazione binaria;
nel secondo caso si può avere un terzo stadio, indicato come HiZ (alta
impedenza), che rappresenta un livello indeterminato, causato ad esempio dal
filo scollegato. La portata dei flussi Il concetto di informazione
trasportato su un canale di comunicazione può essere messo in analogia con
quello della portata in idrodinamica, mentre la velocità del flusso rappresenta
la velocità di propagazione del segnale che trasporta l'informazione sulla
linea. Al riguardo ogni linea di trasmissione o mezzo trasmissivo ha un suo
quantitativo massimo di informazione trasportabile, espresso dalla velocità di
trasmissione della linea stessa secondo il Teorema di Shannon. Il
rapporto con la privacy Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in
dettaglio: Privacy. Il settore dell'informazione è un settore interessato da
una continua evoluzione e da una rilevante importanza sociale. Basta pensare
alla quantità e qualità delle informazioni sotto forma di dati personali, abitudini
e consumi dei clienti, che posseggono le aziende. La tutela dei dati personali
risulta essere argomento di controversia, tra quelli che vorrebbero un libero
scambio delle informazioni e quelli che vorrebbero delle limitazioni attraverso
la tutela e il controllo. Oltre alla tutela dei dati personali e sensibili di
clienti, fornitori e dipendenti, le aziende hanno la necessità di tutelare la
proprietà intellettuale, i brevetti e il know-how interno, in generale le
informazioni confidenziali (materia che non ha nulla a che vedere con la
privacy). Vigini, Glossario di biblioteconomia e scienza
dell'informazione, Bibliografica, Milano Il termine indica originariamente
"ciò che appare alla vista", derivando dalla radice indoeuropea
*weid-/wid-/woid-, "vedere" (confronta il latino video). Esso venne
però ad assumere in seguito una grande molteplicità di significati (per
esempio, in Isocrate esso indica il "modello teorico" di
un'orazione). BibliografiaModifica Hans Christian von Baeyer, Informazione. Il
nuovo linguaggio della scienza, Dedalo, Teti, Il potere delle informazioni.
Comunicazione globale, Cyberspazio, Intelligence della conoscenza, Il Sole 24
Ore, Aspray, The Scientific Conceptualization of Information: A survey, Annals
of History of Computing, Voci correlate Asimmetria informativa Archivio
Conoscenza Dati Disinformazione Diritto all'informazione Informazione
classificata Infodemiologia Memoria Mezzi di comunicazione Pluralismo Privacy
Teoria dei segnali Testo espositivo Altri progetti Collabora a Wikiquote
Wikiquote contiene citazioni sull'informazione Collabora a Wikizionario
Wikizionario contiene il lemma di dizionario «informazione» informazione, su
Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Modifica su Wikidata Informazione, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia
Britannica, Inc. Modifica su Wikidata Stanford Encyclopedia of Philosophy -
Information, su plato.stanford.edu. Informazione, in Treccani.it – Enciclopedie
on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Information Helps Us Understand The Fabric Of Reality
Order and Disorder, Al-Khalili, Spark. Portale
Diritto Portale Informatica Portale Psicologia
Portale Scienza e tecnica Teoria dell'informazione Autoinformazione Primo
teorema di Shannon Wikipedia Il contenuto. Keywords: informare, Dretske, knowing, causing, cervello
in fuga; modal disimplicature, “I’m telling you”, “for your information”
submodes of the indicative mode, ‘exhibitive’ and ‘protreptic’ -- influence,
inform. Conversation as rational cooperation –
‘false’ “information” no information!” -- Refs.:
Luigi Speranza, "Informazione ed implicatura: Grice e Floridi," per
Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Luciano Floridi. Floridi.
Grice e Fonnesu: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale dell’inter-soggetivo – scuola di Milano – filosofia milanese –
filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo milanese. Filosofo lombardo. Filosofo
italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I like Fonnesu; especially, on
inter-subjectivity: “I cooperate with you; you cooperate with me” – or rather,
“I co-operate with thee; thou cooperates with me! We cooperate!” -- Luca Fonnesu (Milano),
filosofo. Professore di filosofia a Pavia.
Fonnesu si è laureato in Filosofia a Firenze con Cesa, dove ha poi conseguito
il titolo di dottore di ricerca in Filosofia. Prima di conseguire la laurea, borsista della
Fondazione Robert E. Schmidt di Heidelberg. Borsista del Deutscher Akademischer
Austauschdienst svolgendo la sua attività di ricerca presso il Leibniz Archiv
di Hannover. Borsista ‘post-doc' a Firenze. Ricercatore a Pisa. Insegna a
Pavia. È inoltre socio dell'Associazione di cultura e politica "il
Mulino", membro della Leibniz-Gesellschaft, della Fichte-Gesellschaft,
della Società italiana di studi kantiani, della Hegel-Vereinigung, della
Società italiana di filosofia analitica e del Comitato editoriale di
"Studi settecenteschi". Il professor Fonnesu è inoltre il
coordinatore del Corso di dottorato di ricerca in Filosofia a Pavia, fa parte
del Consiglio scientifico di Verifiche e del Comitato direttivo della
"Rivista di filosofia". Temi di ricerca I principali temi di
ricerca dell'attività accademica del professor Fonnesu possono essere
sostanzialmente ricondotti alla filosofia morale e alla filosofia classica
tedesca. Per quanto concerne la filosofia classica tedesca tra Kant e Hegel si
è concentrato sulle strutture concettuali, le fonti e la ricezione nella
tradizione filosofica approfondendo inoltre la presenza dell'etica kantiana nel
dibattito contemporaneo. Ha poi studiato il dibattito sulla teodicea nella
tradizione filosofica, l'illuminismo europeo, la tradizione analitica e le
altre tradizioni nell'etica contemporanea. In quest'ultimo ambito ha sviluppato
in modo particolare la tematica del libero arbitrio e della responsabilità
nella filosofia moderna e contemporanea. è un esperto di storia dell'etica.
Altre opere: “Antropologia e idealismo. La destinazione dell'uomo nell'etica di
Fichte” (Roma-Bari, Laterza); “Dovere, Scandicci, La Nuova Italia); “Storia
dell'etica: da Kant alla filosofia analitica” (Roma, Carocci); “Per una
moralità concreta: studi sulla filosofia classica tedesca” (Bologna, Il
Mulino); “Fichte, Fondamento del diritto naturale secondo i principi della dottrina
della scienza” (Roma-Bari, Laterza); “Diritto naturale e filosofia classica
tedesca” (Pisa, Pacini); “La verità. Scienza, filosofia, società” (Bologna, Il
Mulino); “Etica e mondo in Kant” (Bologna,
il Mulino); “Le ragioni della filosofia” (Firenze, Le Monnier); “Diritto,
lavoro e "Stände": il modello di società di Fichte, in
"Materiali per una storia della cultura giuridica", Rousseau e la
filosofia come "médecine du monde". A proposito di un saggio recente,
in "Intersezioni", Ragione pratica e “ragione empirica” in Kant, in
"Annali filosofia, Firenze", “Weber e l'etica” ("Iride"); Le
edizioni kantiane e la riflessione "Sul senso interno", "Studi
kantiani”; “Sullo stato degli studi fichtiani” (“Cultura e scuola"); “La
società concreta: considerazioni su Fichte e Hegel” ("Daimon. Revista de
filosofia", Murcia); “Sul pensiero di Luporini, in "Giornale critico
della filosofia italiana"); “Kant, Leibniz e la "Aufklärung":
ottimismo e teo-dicea, in Kant e la filosofia della religione (N. Pirillo,
Brescia, Morcelliana); “L'ideale dell'estinzione dello Stato in Fichte” ("Rivista
di storia della filosofia"); “Sul concetto di felicità in Hegel” in Fede e
sapere. Hegel, Oliva e Cantillo (Milano, Guerini); “Metamorfosi della libertà
nel ‘Sistema di Etica' di Fichte” (“Giornale critico della filosofia
italiana”); “Sui doveri verso se stessi”; “A partire da Kant”; “La libertà e la
sua realizzazione nella filosofia di Fichte, in G. Duso G. Rametta, La libertà
nella filosofia classica tedesca. Politica e filosofia tra Kant, Fichte,
Schelling e Hegel” (Milano, Angeli); “Sulla 'seconda natura' in Fichte”, in R.
Bonito Oliva G. Cantillo Natura e cultura, Napoli, Guida); “Preti e le
tradizioni etiche, in Parrini L. M. Scarantino, “Preti” (Milano, Guerini); “Errori
dell'ontologia. Percorsi della meta-etica tra Russell e Mackie”; in Ceri e Magni,
Le ragioni dell'etica, Pisa, ETS, Rousseau tra filosofia e botanica. Una nota,
in M. Ferrari, I bambini di una volta. Problemi di metodo. Studi per Egle
Becchi, Milano, Franco Angeli, Presentazione, in Hare, Scegliere un'etica,
Bologna, il Mulino, Presentazione, in Foot, La natura del bene, Bologna, il
Mulino, Sulla morale kantiana, in C. La Rocca, Leggere Kant. Dimensioni della filosofia
critica” (Pisa, ETS); Presentazione, in Foot, Virtù e vizi, Bologna, il Mulino,
Etica e concezione etica del mondo in Albert Schweitzer, Humanitas, Punto di
vista morale e moralità, in “Il ponte”, Luporini, Moneti). Comandi e consigli
nella filosofia pratica moderna, in Bacin, Etiche antiche, etiche moderne. Temi
in discussione, Bologna, Il Mulino); “Frankfurt, in “Rivista di filosofia”, Etica,
in L'universo kantiano, S. Besoli, Rocca e Martinelli (Macerata, Quodlibet);
“Kant e l'etica analitica” in Continenti filosofici. La filosofia analitica e
le altre tradizioni, Caro e Poggi (Roma, Carocci); Fichte critico di Kant: moralità
e religione nel ‘Saggio di una critica di ogni rivelazione', in Critica della
ragione e forme dell'esperienza, Amoroso, Ferrarin e Rocca (Pisa, ETS); “La
felicità e il suo tramonto: dall'illuminismo all'idealismo, in “Filosofia
politica”, Libertà e responsabilità: dall'utilitarismo classico al dibattito
contemporaneo, in Caro, Mori, Spinelli, Il libero arbitrio, Roma, Carocci; “Genealogie
della responsabilità, in Quando siamo responsabili? Neuroscienze, etica e
diritto, Caro, Lavazza e Sartori, Torino, Codice. Intersoggettività è un
concetto utilizzato in filosofia e in psicologia con cui si intende
genericamente la condivisione di stati soggettivi da parte di due o più
persone. La parola è utilizzata con tre significati: l'accezione più debole si riferisce
all'"accordo", ovvero c'è intersoggettività quando più persone
concordano sui significati e sulla definizione di una situazione. viene
altrimenti utilizzata per riferirsi al "senso comune", le concezioni
condivise costruite dalle persone nelle loro interazioni reciproche ed
utilizzate come risorsa quotidiana per interpretare i significati degli
elementi della vita sociale e culturale. Se le persone condividono il
"senso comune" significa che utilizzano una definizione ed
interpretazione condivisa della situazione. infine, il termine viene utilizzato
per riferirsi alle divergenze di significato condivise (o parzialmente
condivise). Le auto-presentazioni, le menzogne, gli scherzi, e l’emozioni
sociali" ad esempio richiedono un'incompleta definizione della situazione,
con parziali divergenze nelle condivisioni dei significati. Chi sta mentendo è
impegnato in un atto intersoggettivo perché lavora con due diverse definizioni
della situazione. L'intersoggettività intesa come nuova modalità relazionale
auspicabile tra uomo e donna ha mosso l'elaborazione non solo politica ma anche
e soprattutto filosofica e persino teologica di alcuni esponenti di spicco del
movimento femminista. Nella filosofia, l'intersoggettività è un argomento
importante nelle tradizioni analitiche e continentali. L'intersoggettività è
considerata cruciale non solo a livello relazionale ma anche a livello
epistemologico e persino metafisico. Ad esempio, l'intersoggettività è
postulata come avente un ruolo nello stabilire la verità delle proposizioni e
nel costituire la cosiddetta obiettività degli oggetti. Una preoccupazione centrale negli studi sulla
coscienza è il cosiddetto problema delle altre menti, che si chiede come
possiamo giustificare la nostra convinzione che le persone hanno menti molto
simili alle nostre e prevedere gli stati mentali e il comportamento degli
altri, come la nostra esperienza dimostra. Le teorie filosofiche contemporanee
dell'intersoggettività devono perciò affrontare il problema delle altre menti. Nel
dibattito tra individualismo cognitivo e universalismo cognitivo, alcuni
aspetti del pensiero non sono né esclusivamente personali né pienamente
universali. I sostenitori della sociologia cognitiva sostengono
l'intersoggettività: una prospettiva intermedia della cognizione sociale che
fornisce una visione equilibrata tra le visioni personali e universali della
nostra cognizione sociale. Questo approccio suggerisce che, anziché essere
pensatori individuali o universali, gli esseri umani si iscrivono a
"comunità di pensiero", comunità di differenti credenze. Esempi di
comunità di pensiero includono chiese, professioni, credenze scientifiche,
generazioni, nazioni e movimenti politici. Questa prospettiva spiega perché
ogni individuo la pensa diversamente dall'altro (individualismo): la persona A
può scegliere di aderire alle date di scadenza degl’alimenti, ma la persona B
può credere che le date di scadenza siano solo linee guida ed è comunque sicuro
mangiare il cibo dopo la data di scadenza. Ma non tutti gl’esseri umani la
pensano allo stesso modo (universalismo).
L'intersoggettività sostiene che ogni comunità di pensiero condivide
esperienze sociali diverse dalle esperienze sociali di altre comunità di
pensiero, creando credenze diverse tra le persone che si iscrivono a comunità
di pensiero diverse. Queste esperienze trascendono la nostra soggettività, il
che spiega perché possano essere condivise da tutta la comunità di pensiero. I
fautori dell'intersoggettività sostengono l'opinione secondo cui le credenze
individuali sono spesso il risultato di credenze della comunità di pensiero,
non solo di esperienze personali o credenze umane universali e oggettive. Le
credenze sono ripensate in termini di standard, che sono stabiliti dalle
comunità di pensiero. Husserl, il fondatore della fenomenologia, riconobbe
l'importanza dell'intersoggettività e scrisse ampiamente sull'argomento. Il suo
testo più noto sull'intersoggettività sono le Meditazioni cartesiane. Sebbene
la fenomenologia di Husserl sia spesso accusata di solipsismo metodologico,
nella quinta meditazione cartesiana, Husserl tenta di affrontare il problema
dell'intersoggettività e propone la sua teoria dell'intersoggettività
trascendentale e monadologica. L'allieva di Husserl Stein estese le basi
dell'intersoggettività nell'empatia nella sua tesi di dottorato, Zum Problem
der Einfühlung. L'intersoggettività aiuta anche a costituire l'oggettività:
nell'esperienza del mondo disponibile non solo per se stessi, ma anche per
l'altro, c'è un ponte tra il personale e il condiviso, il sé e gli altri. In psicologiaModifica Le discussioni e le
teorie dell'intersoggettività sono preminenti nella psicologia contemporanea,
nella teoria della mente e negli studi sulla coscienza. Tre principali teorie
contemporanee sull'intersoggettività sono la teoria della teoria, la teoria
della simulazione e la teoria dell'interazione. Spaulding, dell'Oklahoma,
scrive; "I sostenitori della teoria della teoria sostengono che spieghiamo
e prevediamo il comportamento impiegando teorie psicologiche istintive su come
gli stati mentali influenzano il comportamento. Con le nostre teorie
psicologiche intuitive, deduciamo dal comportamento di un soggetto quali sono
probabilmente i suoi stati mentali. E da queste inferenze, più il principio
psicologico che collega gli stati mentali al comportamento, prevediamo il
comportamento altrui. I sostenitori
della teoria della simulazione, d'altra parte, affermano che spieghiamo e
prevediamo il comportamento degli altri usando le nostre menti come modello e
"mettendoci nei panni degli altri", cioè immaginando quali sarebbero
i nostri stati mentali e come ci comporteremmo se fossimo nella situazione
dell'altro. Più specificamente, simuliamo quali stati mentali dell'altro
avrebbero potuto causare il comportamento osservato, quindi usiamo gli stati
mentali simulati, fingiamo le credenze e fingiamo i desideri come input,
eseguendoli attraverso il nostro meccanismo decisionale. Quindi prendiamo la
conclusione risultante e la attribuiamo all'altra persona[6]. Recentemente,
autori come Vittorio Gallese hanno proposto una teoria della simulazione
incarnata che si basa sulla ricerca neuroscientifica sui neuroni specchio e
sulla ricerca fenomenologica. Spaulding osserva che questo dibattito ha
sofferto di stagnazione negli ultimi anni, con progressi limitati
all'articolazione di varie teorie sulla "simulazione ibrida". Per
risolvere questo vicolo cieco, autori come Shaun Gallagher hanno avanzato la
teoria dell'interazione. Gallagher scrive che un "... importante
cambiamento sta avvenendo nella ricerca sulla cognizione sociale, lontano da un
focus sulla mente individuale e verso ... aspetti partecipativi della
comprensione sociale. La teoria dell'interazione è proposta per porre l'accento
su una svolta interattiva nelle spiegazioni dell'intersoggettività. Gallagher
definisce un'interazione come due o più agenti autonomi impegnati in un
comportamento co-regolato. Ad esempio, quando si porta a spasso un cane, il
comportamento del proprietario è regolato dal cane che si ferma e che annusa, e
il comportamento del cane è regolato dai comandi del proprietario. Quindi,
portare a spasso il cane è un esempio di un processo interattivo. Per
Gallagher, l'interazione e la percezione diretta costituiscono ciò che
definisce l'intersoggettività "primaria (o di base). Gli studi sul dialogo e sul dialogismo
rivelano come il linguaggio sia profondamente intersoggettivo. Quando parliamo,
ci rivolgiamo sempre ai nostri interlocutori, prendendo la loro prospettiva e
orientandoci a ciò che pensiamo che pensino. All'interno di questa tradizione
di ricerca, è stato sostenuto che la struttura dei singoli segni o simboli, la
base del linguaggio, è intersoggettiva e che il processo psicologico di
autoriflessione implica l'intersoggettività. Una ricerca sui neuroni specchio
fornisce prove delle basi profondamente intersoggettive della psicologia umana
e probabilmente gran parte della letteratura sull'empatia e la teoria della
mente si riferisce direttamente al concetto di intersoggettività. Intersoggettività e sviluppo infantile Trevarthen
applica l'intersoggettività allo sviluppo culturale molto rapido dei neonati.
La ricerca suggerisce che come bambini, gli esseri umani sono biologicamente
collegati a "coordinare le loro azioni con gli altri. Questa capacità di
coordinarsi e sincronizzarsi con gli altri facilita l'apprendimento cognitivo
ed emotivo attraverso l'interazione sociale. Inoltre, la relazione più
socialmente produttiva tra bambini e adulti è bidirezionale, in cui entrambe le
parti definiscono attivamente una cultura condivisa. L'aspetto bidirezionale
consente alle parti attive di organizzare la relazione nel modo che ritengono
opportuno: ciò che considerano importante riceve più attenzione. L'accento è
posto sull'idea che i bambini siano attivamente coinvolti nel modo in cui
apprendono, usando l'intersoggettività.
Intersoggettività e psicoanalisiModifica Oltre che nelle scuole di
psicoterapia dove trova applicazione la teoria delle interrelazioni tra
terapeuta-paziente, anche in ambito psicoanalitico, con questo termine si
intende il modello relazionale che fa da parametro nel procedere della
relazione tra analista e analizzato.
Dalla teoria alla prassi intersoggettiva Quella psicoanalisi che si
attiene più allo "spirito" del suo fondatore Freud piuttosto che alla
sua "lettera", considera sé stessa come un metodo per la
trasformazione della realtà piuttosto che come un sistema di interpretazione
della realtà. In questo modo la psicoanalisi sembra inglobare nel suo manifesto
programmatico, almeno nei fatti, e sia pur indicando un'altra metodologia di prassi,
la famosa frase di Marx ed Engels ad Hegel innanzitutto e a tutto il pensiero
filosofico: "I filosofi hanno interpretato il mondo in maniera diversa ma
si tratta invece di trasformarlo. Valori morali e valori relazionali Conseguentemente
la psicoanalisi si pone al di sopra di ogni moralismo, al di là del bene e del
male convenzionali e considera invece il modello relazionale intersoggettivo
come valore supremo poiché in esso coincidono e la terapia e la conoscenza. Psicoterapia e psicoanalisi: guarigione o
intersoggettività? Lo stesso Freud ammise che la psicoanalisi, pur essendo nata
come medicina ovvero terapia per curare disturbi nervosi, psichici o mentali,
ben presto si rivelò un metodo di conoscenza rispetto al quale la cosiddetta
guarigione del paziente passava in secondo piano: il paziente aumenta principalmente
la conoscenza di sé stesso, simultaneamente anche guarisce ma la guarigione dal
punto di vista dell'analisi in sé è un epifenomeno. Da questo punto di vista
c'è un parallelismo tra Freud e Colombo. Così come quest'ultimo, partito con
l'intenzione di arrivare alle Indie divenne inaspettatamente lo scopritore
dell'America, ugualmente Freud dopo aver iniziato il suo cammino con intenti
semplicemente curativi divenne anch'egli scopritore di una nuova via di
conoscenza. Il male: motore della
psicoanalisi verso l'intersoggettività Se la psicoanalisi è una via di
conoscenza, il male del paziente può essere considerato una
"vocazione" in quanto è proprio la chiamata dell'essere a sapere di
sé. Se non ci fosse questo male, non ci sarebbe ciò che incalza alla conoscenza
di sé. La psicoanalisi ha la pretesa di dissolvere il male trovandone il senso,
che è ben altro e ben più radicale che esorcizzare il male come fanno la
psicofarmacologia e altre tecniche psicoterapeutiche. La psicoanalisi non
tratta il male in sé ma il senso del male, la sua direzione; e nel trovare
tramite il suo metodo questo senso nascosto ne permette la realizzazione e, nel
realizzarlo, elimina il male alla radice e non nella sua semplice
sintomatologia che altrimenti potrebbe riapparire sotto altre vesti. Questo
ottiene superando quel senso che chiedeva al soggetto, che lo pativa
dolorosamente, di essere realizzato. Il male ritornerà ma non sarà più una
ripetizione, la coazione a ripetere infatti quale memoria storica di ciò che è
stato non si può chiamare vera vita e il dolore psichico che magari anche si
somatizza denuncia proprio questo. In questo significato la psicoanalisi intesa
come "autorealizzazione dell'inconscio" trova una sua definizione da
parte dell'altro pioniere della psicoanalisi delle origini: Carl Gustav Jung,
che trattava la sua intera esistenza nello stesso modo in cui considerava la
psicoanalisi: un'autorealizzazione dell'inconscio. Infatti da quanto detto
finora chiunque intuisce che quello dello psicoanalista non può essere
semplicemente un mestiere nel senso tradizionale del termine che si dà alla
parola mestiere ma semmai uno stile di vita, un vero e proprio atteggiamento
esistenziale perennemente teso a scalzare la forte resistenza alla trasparenza
dell'opacità interiore che quindi coincide con una sorta di atteggiamento
alchemico coincidente con l'azione di disvelamento del misterium coniunctionis.
Atteggiamento questo che coincide con l'intersoggettività la quale per
dispiegarsi necessita per la sua realizzazione di una sorta di rivoluzione
copernicana al livello del sistema psichico tendente a spodestare l'Ego come ha
fatto Copernico con la Terra, ed in un certo senso con l'Antropos, da centro
narcisistico del sistema psichico per sostituirlo con il Sé che è l'identità
solo relazionale e che comprende l'uno e l'altro della relazione come un'unità
processuale indivisibile, mentre l'Ego per sua natura non può che
necessariamente essere vincolato a un'identità storica e per ciò continuamente
minacciata nella sua coerenza da ciò ch'egli costituisce sostanzialmente come
altro da sé, paventando la rottura del vissuto di continuità. Psicoanalisi e relazione La psicoanalisi,
operando al di là di ogni moralismo convenzionale al progressivo divenire
conscio dell'inconscio, opera alla progressiva trasformazione del modello
relazionale interdipendente, (dove i due sono calati con le loro reciproche
dipendenze in un gioco delle parti per così dire inconsapevole) nel modello
relazionale intersoggettivo dove la coppia analista-analizzato è in una
relazione all'interno della quale non si danno altri bisogni che quelli propri
del processo di soggettivazione: il bisogno della presenza dell'altro e quello
di essere con l'altro in libertà. L'esoterismo
dell'intersoggetività Esistono discipline come la psicoanalisi che non si
possono giudicare dall'esterno come per esempio la comunità scientifica
richiede di fare nelle scienze esatte con i suoi metodi statistici. Da qui
l'atteggiamento apparentemente altero di molti sostenitori della psicoanalisi,
ritenuti da altri per questo saccenti, a partire da Freud che liquidava con una
battuta gran parte delle critiche alla psicoanalisi dicendo semplicemente che
chi non ha sperimentato una analisi in prima persona non può nemmeno sapere di
cosa si sta parlando. Questo vale anche
e soprattutto per l'intersoggettività la cui teorizzazione scaturisce proprio
dalla psicoanalisi, intersoggettività che oltre ad essere una nuova modalità di
relazionarsi, è anche una nuova logica nella quale tutto viene trattato come un
processo unitario senza alcuna separazione tra i momenti di tale processo e
nella quale ogni momento del processo è anche tutto il processo pur essendo
solo uno dei momenti che lo compongono, momento del processo che contiene in sé
i movimenti già superati e quelli ancora non in essere. Freud stesso, sin dagli esordi del metodo
psicoanalitico metteva in atto questa logica rinunciando alle resistenze della
sua ragione, frammentante il reale movimento quale dinamica dell'essere, si
poneva in ascolto dell'inconscio che parlava attraverso i balbettii dei suoi
pazienti, ovvero attraverso il loro transfert e quindi anche del suo proprio
controtransfert anche se Freud possedeva qualche strumento in più del suo
paziente, strumento che gli permetteva così di non agire il controtransfertper
non riprodurre una relazione normale cioè interdipendente, ma realizzare
un'esperienza relazionale nuova e quindi conoscitiva più ancora che
terapeutica: in una parola, una relazione intersoggettiva. Nella sua pratica clinica Freud usa già
allora una logica intersoggettiva anche se, legato come era per la sua
formazione accademica alla scienza ufficiale, non la teorizzava. Solo dopo
molto tempo la psicoanalisi passò da una teoria pulsionale di impronta
positivisticaa una teoria veramente relazionale. In un certo senso quindi la psicoanalisi e la
sua logica che la guida nel processo psicoanalitico, l'intersoggettività, le
apparentano entrambe alle tradizioni dell'esoterismo anche se solo per un suo
corretto intendimento che vada al di là delle vulgate da rotocalco. Questo è un
dato di fatto anche se la psicoanalisi e la nuova logica intersoggettiva non si
sono mai trincerate dietro sette o congreghe iniziatiche come altre vie di
conoscenza hanno invece fatto anche se giustificate dal timore di essere
fraintese. La psicoanalisi al contrario fin dall'inizio è stata un movimento di
pensiero di chiara indole essoterica. La
fine dei ruoli e la fine del vecchio mondo All'interno del modello relazionale
intersoggettivo che fa da parametro al procedere della relazione
psicoanalitica, non vige alcuna divisione di ruoli quali quelli di:
maschile-femminile, attivo-passivo, conoscente-conosciuto, tra chi interpreta e
chi è interpretato, tra chi dà e chi riceve, in una parola tra soggetto e
oggetto. Questo è possibile grazie al fatto che i due della relazione
psicoanalitica facendo leva sulla loro capacità riflessiva prendono distanza
via via sempre più da sé stessi e dalla situazione contingente nella quale sono
entrambi calati e si progettano nel tempo nella libertà. In questa maniera eros e logos cessano la
loro contrapposizione secolare e anzi si fanno alleati uno dell'altro. Infatti
gli "equivoci" che si danno all'interno della relazione costituita
dalla coppia analista-analizzato e che nel gergo proprio di questa disciplina
prendono il nome di transfert e di controtransfert, in ultima analisi vengono a
coincidere con la stessa modalità relazionale interdipendente la cui critica
radicale non è stata ancora condotta sino in fondo, prova ne sia che nel
modello relazionale intersoggettivo non si danno più equivoci non avendo più i
due partner della relazione intersoggettiva altra aspettativa che quella del
dirsi dell'altro nella libertà. E invece
sono proprio questi equivoci ciò che costituiscono l'inconscio quali sintomi
dell'interdipendenza stessa. Ciò si spiega abbastanza facilmente se si pone
attenzione al fatto che mentre il modello intersoggettivo è quello di una
relazione in cui l'unica aspettativa che l'uno ha verso l'altro è solo quella
che l'altro ci sia ma in libertà. Non è così nell'interdipendenza, ed è proprio
questa diversa aspettativa che fonda e struttura l'inconscio e tutti i sintomi
dell'inconscio: transfert e controtransfert. Il principio di intersoggettività
fa del metodo psicoanalitico, quale metodo di trasformazione delle realtà
relazionali, quanto di più seriamente critico vi possa essere dell'ordine
relazionale strutturato sulla divisione dei ruoli. Intersoggettività e femminismoModifica Per
quanto attiene ai rapporti tra la prospettiva aperta dall'intersoggettività e
quelle del "movimento di liberazione della donna" ormai più
brevemente chiamato femminismo, si possono trovare dei paralleli non tanto
nelle posizioni sindacaliste o corporativequanto nelle posizioni più
esplicitamente filosofiche come quelle espresse da Stephens, da Simone de
Beauvoir o da altri ancor più recenti esponenti che invece presero le mosse
proprio dalla psicoanalisi sia pure Lacaniana e filtrata da una donna Luce
Irigarayespulsa immediatamente da Lacan stesso, dato il modo irriverente con
cui tratta il maestro. Importate in Italia le idee eretiche della psicoanalista
lacaniana, a Milano per opera dei filosofi Muraro e Cavarero si è costituita
una vera e propria comunità filosofica intitolata alla maestra di Socrate, la
filosofa Diotima tanto elogiata da Socrate stesso. Comunità filosofica
femminile che è all'origine di una corrente filosofica abbastanza recente
denominata filosofia della differenza e che ha ormai esponenti a livello
internazionale. Resta il fatto comunque
che almeno al momento attuale la tematica dell'intersoggettività è stata
trattata e approfondita in maniera veramente esplicita proprio dalla scienza
psicoanalitica. brunel.ac.uk/~hsstcfs/ glossary.htm Hyslop Other Minds, The
Stanford Encyclopedia of Philosophy, Zalta plato.stanford.e/archives / other-minds
Zerubavel, Social Mindscapes: An Invitation to Cognitive Sociology, Harvard
Husserl, Cartesian Meditations, Klumer. Tr. by Cairns. Spaulding, Introduction to debates on
Social Cognition, in Phenomenology and the Cognitive Sciences, Spaulding,
Introduction to debates on Social Cognition. Phenomenology and the Cognitive
Sciences. Gallese & Sinigaglia, What is so special about embodied
simulation. Trends in Cognitive Sciences. Jaeger, Paulo, & Gallagher, Can
social interaction constitute social cognition? Trends in Cognitive Sciences.
Linell, Rethinking language, mind and world dialogically. Charlotte, NC:
Information Age Publishing Gillespie, The intersubjective nature of symbols. In
Brady Wagoner, Symbolic transformations. London: Routledge Gillespie, The
social basis of self-reflection. In Valsiner and Rosa, The Cambridge handbook
of sociocultural psychology. Cambridge
Rizzolatti & Arbib. Language within our grasp. Trends in neurosciences, su
psych. uw; Stone, Underwood e Hotchkiss, The Relational Habitus:
Intersubjective Processes in Learning Settings, su karger.com. Marx, Engels:
Miseria della filosofia, Tale questione sui rapporti tra la tematica
dell'intersoggettività e il movimento femminista sono stati trattati anche in
L'ultimo tratto di percorso del pensiero Uno - Escursioni nella filosofia di
Montefoschi dal titolo "Il risveglio del soggetto femminile Husserl, Sulla
fenomenologia dell'intersoggettività; Zur Phänomenologie der
Intersubjektivität. Texte aus dem Nachlass) Husserl, Per la fenomenologia
dell'intersoggettività; (Zur Phänomenologie der Intersubjektivität. Texte aus
dem Nachlass) E. Husserl, Per la fenomenologia dell'intersoggettività Zur
Phänomenologie der Intersubjektivität. Texte aus dem Nachlass) Scheler, Essenza
e forme della simpatia, Angeli, Milano; Buber, Il principio dialogico, Atwood e
Storolow, I contesti dell'essere. Le basi intersoggettive della vita psichica,
Benjamin, L'ombra dell'altro. Intersoggettività e genere in psicoanalisi; Montefoschi,
L'uno e l'altro. Interdipendenza e intersoggettività nel rapporto
psicoanalitico; Montefoschi, La glorificazione del vivente
nell'intersoggettività tra l'uno e l'altro; Davidson, Soggettività,
intersoggettività, oggettività Psicoanalisi intersoggettiva intersoggettività,
in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia. Intersoggettività, su
Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica Portale Filosofia Portale
Psicologia InternetArchiveBot
Psicoanalisi intersoggettiva Glossario di psicologia analitica lista di
un progetto Psicoanalisi relazionale. Keywords: inter-soggetivo, free will, Kant, freedom,
free, practical reason, the good, meta-ethics, Mackie, Hare, Fichte, Hegel,
happiness in Aristotle, Kant, and Hegel, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Fonnesu” – The Swimming-Pool Library. Luca
Fonnesu. Fonnesu.
Grice e Fornero: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale del confilosofare – scuola di Torino – filosofia torinese –
filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Vigone). Filosofo vigoese. Filosofo torinese.
Filosofo piemontese. Filosofo italiano. Vigone,
Torino, Piemonte. Grice: “I like
Fornero; he surely understands the longitudinal unity of philosophy;
‘filosofare is con-filosofare,’ I love that: philosophy as philosophy of
conversation – witness Socrates and Alcebiades.” Si è occupato di ambiti disciplinari diversi, che
vanno dalla storia della filosofia alla bioetica, dalla laicità al
diritto. Ha compiuto studi filosofici a Torino. Si laurea con una tesi
sull'esistenzialismo italiano. Dopo aver insegnato per alcuni anni, in seguito
ha svolto un'attività di libero scrittore, curando, su incarico di Abbagnano,
una serie di aggiornamenti della sua celebre storia della di filosofia. In un
secondo momento a conferma del fatto che egli non è soltanto uno storico della
filosofia, bensì un filosofo dai molteplici interessi si è dedicato allo studio
della bio-etica, della laicità e del diritto, con saggi che hanno suscitato
ampi dibattiti e che costituiscono dei contributi importanti su queste
tematiche. Abbagnano aveva pubblicato un Compendio di storia della filosofia
per i licei che, dopo un periodo di notevole diffusione, alla fine degli anni
settanta era quasi sparito dalla scuola. Da ciò la necessità di una profonda
revisione dell'opera, che decise di affidare a F.. Nasce così l'Abbagnano-F.,
che, anche grazie ai continui aggiornamenti e ampliamenti, è tuttora il manuale
di filosofia più diffuso. Fra le sue numerose edizioni e versioni ricordiamo: “Filosofi
e filosofie nella storia”; “Protagonisti e testi della filosofia”; “Itinerari
della filosofia”; “La filosofia”; “La ricerca del pensiero”; “Percorsi di
filosofia”; “L'ideale e il reale”; “Con-Filosofare” e “I nodi del pensiero.” In
questi lavori segue e sviluppa in modo creativo l'impostazione metodologica di
Abbagnano, mirando a un modo di fare storia della filosofia che si qualifica
per un'informazione accurata, una profonda empatia con le tematiche trattate e
l'astensione da valutazioni ideologiche e di parte. Ha inoltre condiretto
alcune collane di destinazione liceale e universitaria: “i Sentieri della
filosofia” e i Sentieri della pedagogia di Paravia e, “I fili del pensiero” di Mondadori.
Fra le grandi storie della filosofia quella pubblicata da Abbagnano presso la Pombail
cosiddetto Abbagnano grande, uscito in prima edizione costituisce un'opera di
riferimento fondamentale, che è stata universalmente apprezzata. Dopo la morte
di Abbagnano, è uscito, sempre presso Pomba, un quarto volume di questa storia,
dedicato al pensiero contemporaneo. Anche in questo caso, era stato lo stesso
Abbagnano a incaricare F. di proseguire il suo lavoro, che si interrompeva con
l'esistenzialismo e presentava solo un ultimo, sintetico capitolo su alcuni
degli sviluppi più recenti. In questo nuovo volume, F. punta a una
ricostruzione chiara e scientifica al tempo stesso. Una ricostruzione che,
basandosi su una conoscenza diretta (o "di prima mano") degli autori
trattati, si caratterizza per obiettività e rispetto delle posizioni di cui dà
conto, evitando valutazioni teoretiche che non spettano allo storico. Al pari
del suo maestro, F. insiste sull'autonomia della filosofia, che non si può
dissolvere nelle scienze umane, nella politica o in altre discipline. Ma gli impetuosi
sviluppi della filosofia novecente non erano esauriti in quel volume. Di
conseguenza, pubblica un secondo tomo del volume quarto della Storia della
filosofia. Con questo contributo l'opera si configura finalmente come una
trattazione esauriente dell'intera storia della filosofia dell’Europa
occidentale. Abbagnano pubblica presso la Pomba la prima edizione del
Dizionario di filosofia, un vastissimo elenco di lemmi tematici affrontati con
grande attenzione allo sviluppo concettuale e con straordinaria capacità di
sintesi. Ne curava una riedizione ampliata. Il Dizionario restaun punto fermo
della storiografia filosofica, ma iniziava ormai a mostrare dei limiti
cronologici. Così, ha provveduto, co-adiuvato da un gruppo di specialisti
da lui coordinato e diretto, a redigerne una nuova edizione.
L'impostazione di fondo voluta da Abbagnano è conservata, cosicché vengono
escluse le voci biografiche a favore dei lemmi concettuali. Sono centinaia le
voci aggiornate, mantenendo la separazione fra il contributo originale di
Abbagnano e l'aggiornamento, e le nuove voci inserite. L'opera continua così a
proporsi come uno dei più ampi strumenti di consultazione. Pubblica presso
Mondadori Le filosofie del Novecento, una delle più ampie e sistematiche
ricostruzioni storiche del pensiero contemporaneo. L'opera muove dal
pensiero nietzschiano inteso come crocevia della modernità e presenta una serie
di capitoli che danno conto, seguendo un'organizzazione tematica, di tutti i
principali autori e filoni della riflessione filosofica contemporanea: dalle
grandi correnti del primo Novecento (neo-positivismo, positivism logico,
neo-empirismo, filosofia analitica, filosofia analitica del linguaggio
ordinario, neocriticismo, spiritualismo, neoidealismo, pragmatismo), al
marxismo e all'esistenzialismo in tutte le loro declinazioni, per giungere alle
più recenti formulazioni dello strutturalismo, del postmodernismo, dell'epistemologia,
della teologia, dell'ermeneutica e delle teorie politiche ed etiche. Forte
degli studi storiografici ormai accumulati e sempre in linea con i sopraccitati
presupposti metodologici, pubblica, presso Mondadori, “Bioetica cattolica e
bioetica laica”. Si concentra sulle posizioni della bioetica cattolica
ufficiale e su quelle della bioetica laica. Attraverso uno studio analitico e
puntiglioso dei testi e a un metodo improntato a una sostanziale imparzialità, giunge
a definire alcuni punti nodali che a suo avviso oppongono strutturalmente la
bio-etica cattolica e quella laica (sebbene non manchino posizioni intermedie e
alternative). Punti che si sintetizzano nella tesi cattolica della
indisponibilità della vita e nella tesi laica della disponibilità della
vita. Da un punto di vista contenutistico Fevita di prendere posizione a
favore dell'uno o dell'altro modello. Tuttavia, il suo contributo produce una
notevole chiarificazione delle posizioni in campo e ha il merito di porre
empateticamente sotto gli occhi del lettore le strutture teoriche e concettuali
che stanno alla base dei due "paradigmi"merito che gli è stato
riconosciuto da Vattimo, che ha parlato di «rispettosa capacità di ascolto», e
da Possenti, che parla di «giustizia intellettuale nel descrivere le varie
posizioni in gioco. Questo saggio ha originato un ampio dibattito, sia
negli studi specialistici, sia nel mondo dell'informazione (come testimoniano
le recensioni e i numerosi interventi apparsi sui quotidiani). Dibattito
continuato sia in “Laicità debole e laicità forte” sia in “Laici e cattolici in
bioetica: storia e teoria di un confront”. Quest'ultimo saggio completa il
trittico. In esso si dà conto della nuova fase del dibattito sui concetti di
bio-etica cattolica e laica e si offre una serie di chiarificazioni e
ampliamenti storico-concettuali, fra cui spicca l'approfondimento della nozione
di "paradigma" che, partendo da Kuhn ma andando al di là di Kuhn,
applica in modo originale alla bioetica. Fra le novità del volume vi è l’ammissione,
da parte di alcuni autorevoli studiosi cattolici, dell'esistenza di una
diversità paradigmatica fra la bioetica di matrice cattolica e la bio-etica di
matrice laica. Diversità di cui si auspica da molte parti il superamento con
una serie di ipotesi ampiamente documentate nel saggio -, ma che di fatto
esiste e condiziona, sia sul piano teorico sia sul piano pratico, la vita
odierna. Gli studi sulla bioetica hanno trovato una continuazione e uno sviluppo
nel lavoro di Luca Lo Sapio Bioetica cattolica e bioetica laica nell'era
di papa Francesco. Che cosa è cambiato? (Pomba, Milano ) in cui l'autore
affronta il tema delle ripercussioni bio-etiche del pontificato di Bergoglio,
mettendone in luce i tratti di novità e continuità rispetto al passato. Il
saggio è preceduto da un saggio di Fornero, in cui offre una sintesi aggiornata
delle sue idee circa i paradigmi della bio-morale cattolica e laica. Alcune
delle questioni poste in Bioetica cattolica e bioetica laica toccano il
generale argomento della laicità. Tant'è che Laicità debole e laicità forte prosegue
l'analisi in questa direzione, oltrepassando l'ambito limitato della bio-etica,
pur continuando a usarlo come campo esemplare di indagine. Ragionando in
termini teorici e non solo storici, elabora una prospettiva filosofica sulla
laicità che muove dalla distinzione analitica fra due diverse accezioni del
concetto di "laicità": una larga e una ristretta. Distinzione che ritiene
indispensabile per fare ordine e chiarezza intorno al concetto in questione e
per giustificare, senza i consueti riduzionismi, i diversi modi con cui ci si
può definire "laico” (English: lay). In senso largo la laicità allude a
una serie di atteggiamenti metodici (autonomia discorsiva, libero confronto
delle idee, pluralismo, ecc.) che, in virtù del loro carattere procedurale,
possono essere fatti propri da chiunque, a prescindere dal fatto di essere
credenti o meno (tant'è che oggi, nell'ambito di questa accezione di “laico”, si
parla comunemente di "laico credente" e di "laico non credenti").
In senso stretto, il ‘laico’ allude invece a quella determinata visione del
mondo che è propria di coloro che non si limitano a seguire i sopraccitati
criteri metodici, ma che pensano e vivono a prescindere da Dio e dall'adesione
a un determinato credo religioso (tant'è, che oggi, nell'ambito di questa
accezione del laico, si parla comunemente di credenti e laici o, in Italia, di
cattolici e laici). Per denominare l'accezione larga, usa l'espressione
"laico debole", mentre per denominare l'accezione ristretta adopera
l'espressione "laico forte", avvertendo che in questo contesto “debole”
e “forte” non hanno il significato ordinario e valutativo di "meno
consistente" o "più consistente", ma un significato tecnico e
descrittivo, allusivo di un minore o maggiore grado di radicalità. In altri
termini, il laico in senso largo è denominata "debole" poiché
possiede una valenza essenzialmente formale o *metodologica*, mentre il laico
in senso stretto è denominato "forte" poiché possiede una valenza di
tipo materiale o *sostanziale* (in quanto allusiva della visione del mondo
propria di un non credente). L'originalità consiste quindi nel ritenere
legittimi entrambi i significati (teorici e storici) del concetto di
"laico" e nell'aver insistito più di ogni altro studioso in Italia sul
fatto che non si deve "censurare" l'accezione ristretta o “forte” del
concetto (cf. Grice on ‘weak’ and ‘strong’ – the ‘strong’ theorist, the weak
theorist). Insistenza che non gli impedisce di evidenziare come il laico
proprio dello Stato italiano pluralista e democratico coincida con il laico
debole o largo, ossia con quella capace di ospitare in sé tutte le visioni del
mondo, sia quelle di matrice religiosa sia quelle di matrice agnostica o
atea. -- è vivamente persuaso del valore e della necessità della
filosofia. Da ciò il suo costante impegno ad argomentare con chiarezza questa
tesi, mediante una proposta la cui peculiarità consiste nel ritenere che, prima
di chiedersi (come si fa solitamente) se la filosofia sia utile o meno, bisogna
chiedersi se da essa si possa prescindere o meno, ossia se sia davvero
possibile, per l'uomo, vivere senza filosofare. Su questo punto non ha dubbi:
la filosofia è un'esigenza che sgorga dalla vita stessa e dalle sue ineludibili
domande, al punto che l'uomo, come non può fare a meno di respirare e pensare,
così non può fare a meno di fare filosofia. Queste considerazioni vengono più
organicamente sviluppate in Utilità della filosofia. Tra filosofia e diritto:
indisponibilità e disponibilità della vita. è uscito per i tipi di Pomba un
nuovo volume, forse il più importante della sua produzione saggistica dal
titolo Indisponibilità e disponibilità della vita: una difesa filosofico giuridica
del suicidio assistito e dell'eutanasia volontaria. Si tratta di una vasta
indagine filosofico giuridica che approfondisce
con chiarezza una delle dicotomie fondamentali della cultura contemporanea,
quella tra indisponibilità e disponibilità della propria vita. E ciò non solo
sul piano storico-descrittivo (nel cui ambito offre comunque una documentazione
amplissima che va dalla filosofia alla bioetica, dal diritto alla giurisprudenza
italiana) ma anche e soprattutto su quello teorico-propositivo. Esaminando
a vario titolo questo binomio e mostrandone le rilevanti concretizzazioni
giuridiche e penalistiche, l'opera approfondisce il tema del "diritto di
morire", che viene definito come il diritto di congedarsi volontariamente
dalla propria vita e studiato nelle sue tipologie più note (suicidio, rifiuto
delle cure e morte assistita). Nella parte centrale del saggio si mette
organicamente a fuoco il nesso fra il diritto di vivere e il diritto di morire,
inteso, quest'ultimo, come il versante negativo del diritto di vivere. Su
questa base,perviene a prendere apertamente posizione a favore della morte
medicalmente assistita, che viene originalmente configurata come un nuovo e
peculiare diritto di libertà giuridicamente articolato. Insiste sull’inaggirabilità
della filosofia anche in ambito giuridico, soprattutto in rapporto alle
complesse e cruciali questioni del fine vita. La filosofia contemporanea,
Pomba, Torino, Storia della filosofia, La filosofia contemporanea, Pomba,
Torino, Dizionario di filosofia, Pomba, Torino, Le filosofie del Novecento, B.
Mondadori, Milano, Opere su bioetica, laicità e diritto Bioetica cattolica e
bioetica laica, B. Mondadori, Milano, Laicità debole e laicità forte, B.
Mondadori, Milano, Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un
confronto (in collaborazione con M. Mori), Le Lettere, Firenze Indisponibilità e disponibilità della vita:
una difesa filosofico giuridica del suicidio assistito e dell'eutanasia
volontaria, Pomba, Torino. Articoli e interventi su bioetica e laicità Un passo
in avanti. Risposte a Mordacci e Corbellini, in Vale ancora la contrapposizione
tra bioetica cattolica e bioetica laica?, «Politeia», Due significati
irrinunciabili di laicità, in La laicità
vista dai laici, E. D'Orazio, EgeaUniversità Bocconi Editori, Milano, Etsi non
daretur, laicità e bioetica da Scarpelli a Lecaldano, in Eugenio Lecaldano.
L'etica, la storia della filosofia e l'impegno civileDonatelli e M. Mori, Le
Lettere, Firenze, Bioetica, laicità e bioetica laica", in Diritto, Bioetica
e Laicità. Commenti a Bioetica tra "morali" e diritto diBorsellino,
«Politeia», Non esiste solo la bioetica cattolica. Nota sui rapporti fra i
valdesi e la bioetica, Bioetica. Rivista interdisciplinare», Il maggior bio-eticista
cattolico. Considerazioni sul paradigma bioetico di Sgreccia e sulle sue
peculiarità e differenze rispetto ad altri modelli bioetici di matrice
cattolica, in Vita, ragione, dialogo. Scritti in onore di Sgreccia, Cantagalli,
Siena, Risposte ai critici, in Il dibattito su bioetica laica e bioetica
cattolica. Commenti a Laici e cattolici in bioetica di F. e Mori, Politeia, Scarpelli
e il tema della laicità, in L’eredità di Scarpelli BorsellinoS. Salardi M.
Saporiti, Giappichelli, Torino, Voce Laicità, in Enciclopedia di bioetica e
scienza giuridica, diretta da Sgreccia Tarantino, Scientifiche Italiane,
Napoli, Bioetica cattolica e bioetica laica: tra passato e presente, in L. Lo
Sapio, Bioetica cattolica e bioetica laica nell'era di papa Francesco. Che cosa
è cambiato?, con un saggio di F., POMBA, Milano, Magistero bioetico cattolico e
bioetica laico-secolare: tra passato e futuro, in Bioetica tra passato e futuro. Da van Potter
alla società; LargheroM. Lombardi Ricci, Effatà, Cantalupa (TO), Manuali
Filosofi e filosofie nella storia, Paravia, Torino, Protagonisti e testi della
filosofia, Paravia, Torino, Itinerari di filosofia, Paravia, Torino; La filosofia,
Paravia, Torino, La ricerca del pensiero, Paravia, Torino Percorsi della filosofia, Paravia,
Torino L'ideale e il reale, Paravia,
Torino Con-Filosofare, Paravia,
Torino I nodi del pensiero, Paravia,
Torino. La Stampa, Avvenire, Filosofia, bioetica, laicità e diritto. Sito
ufficiale, su giovannifornero.net. Giovanni Fornero. Sito web italiano per la
filosofia, su swif.uniba. Con l'espressione filosofia analitica ci si riferisce
ad una corrente filosofica sviluppatasi, per effetto soprattutto del lavoro di
Frege, Russell, Moore, dei vari esponenti del circolo di Vienna e di
Wittgenstein. Per estensione, ci si riferisce a tutta la successiva tradizione
filosofica influenzata da questi autori, prevalente nel mondo anglofono (Regno
Unito, Stati Uniti, Canada, Australia), ma attiva anche in molti altri
paesi. Origini AFrege ed altri portarono ad un notevole avanzamento nel
campo della logica. L'idea fondamentale del movimento del circolo di Vienna era
di applicare questo nuovo metodo logico, detto positivismo logico, ai
tradizionali problemi filosofici. I risultati di questo metodo sono
controversi, tuttavia è innegabile che tale tentativo abbia portato importanti
ripercussioni e sviluppi in una serie di campi, quali ad esempio l'informatica
e lo studio del linguaggio nei suoi vari aspetti: sintassi, semantica,
pragmatica. Tra gli altri assunti del positivismo logico si possono
ricordare la concezione della filosofia come uno strumento d'indagine che possa
emendare il linguaggio dalle sue ambiguità, dalle sue intrinseche
contraddizioni e perplessità, proponendosi come un metodo teso a disvelare
l'origine di alcuni problemi "filosofici" da un utilizzo
idiosincratico delle forme linguistiche. La filosofia analitica dopo gli
iniziModifica Se il positivismo logico aveva tratto ispirazione dalle tesi
sostenute da Wittgenstein nel suo Tractatus, è possibile legare lo sviluppo
della filosofia analitica alle revisioni e agli sviluppi cui Wittgenstein
stesso sottopose la propria prima filosofia, suggestioni raccolte ed elaborate
in seguito da altri pensatori. La filosofia del tardo Wittgenstein non adotta i
medesimi strumenti dei neopositivisti – l'analisi logica ed il metodo
scientifico – ma piuttosto si concentra sugli scopi e i diversi contesti reali
di utilizzo del linguaggio. La filosofia analitica delle origini e il
positivismo logico condividevano un generale atteggiamento anti-metafisico,
centrato per il secondo sul principio di verificazione. I filosofi Popper con
il suo falsificazionismo, e Moore in un articolo, considerarono il principio
verificazionista ideato dai neopositivisti come esso stesso una teoria metafisica,
ovvero un assunto passibile delle medesime critiche che il circolo di Vienna
rivolgeva alla quasi totalità delle filosofie classiche. Sul piano dell'analisi
del linguaggio quindi, la filosofia analitica sposterà la propria ricerca
principalmente sugli aspetti propri di ogni forma di asserzione linguistica –
rinunciando quindi al progetto neopositivista di costruire un linguaggio
formalizzato su basi puramente logiche – e concentrando l'attenzione sull'uso
reale del linguaggio, così come viene suggerito dal Wittgenstein della teoria
dei giochi linguistici. Il metodo Ciò che contraddistingue la filosofia
analitica non è un insieme di tesi ma piuttosto un metodo, o uno stile,
filosofico. In particolare, possiamo individuare quattro elementi
caratterizzanti. Il primo è il valore dell'argomentazione. Quando si presenta
una tesi si deve sostenerla attraverso un argomento, si devono rendere
esplicite le ragioni a favore (ed eventualmente contro) ciò che si afferma.
Affinché tesi ed argomenti possano essere valutati è fondamentale usare la
massima chiarezza possibile, ad esempio dando delle definizioni di tutti i
termini non di uso comune. Il secondo è l'utilizzo di tecniche di logica
formale nell'esposizione della teoria. Ad esempio, il linguaggio modale (della
possibilità e della necessità) viene analizzato attraverso la semantica dei
mondi possibili sviluppata, fra gli altri, da Barcan e Kripke. Il terzo
elemento è il rispetto per i risultati delle scienze naturali. Non tutti
i filosofi analitici lavorano su problemi che sono vicini a quelli trattati
dalle scienze naturali, benché molti lo facciano. Ma è generalmente accettato
che non è lecito per un filosofo contraddire risultati ampiamente accettati
nelle scienze naturali, a meno di non fornire in effetti un argomento di valore
scientifico a sostegno del proprio rifiuto. Infine, viene spesso messo in
rilievo il valore del senso comune. A parità di altre condizioni, una teoria
filosofica che preserva le verità del senso comune (ad esempio che esistono
oggetti materiali, esistono persone, etc) è migliore di una che le
contraddice.[senza fonte] Il rapporto con la filosofia continentale La
filosofia analitica è talvolta contrapposta alla filosofia continentale,
termine con cui ci si riferisce a movimenti come l'idealismo tedesco, il
Marxismo, la psicoanalisi, l'esistenzialismo, la fenomenologia, l'ermeneutica
ed il Post-strutturalismo. Ad ogni modo, non mancano i tentativi di sintesi tra
le due impostazioni filosofiche (ad esempio quelli di Hilary Putnam e Richard Rorty).
Breve storia della filosofia analitica Moore e la Common-Sense Philosophy, filosofia
del senso comune. Rifiuto dell'idealismo post-hegeliano britannico. Bertrand
Russell: Analisi logica, atomismo logico. Primo Wittgenstein: Tractatus. logica
formale. Filosofia del linguaggio ideale. Positivismo logico ed empirismo
logico. circolo di Vienna. Carnap. Verificazionismo. Distinzione
Analitico-Sintetico. Rifiuto della metafisica, etica ed estetica. Emotivismo. SCUOLA
di Oxford. Ryle, AUSTIN. secondo Wittgenstein. Filosofia del linguaggio comune.
Tarde pubblicazioni di Wittgenstein. filosofia linguistica Pragmatismo
americano. Emigrazione di logici e scienziati dall'Europa verso gli Stati
Uniti. Filosofia della scienza. Comportamentismo. Quine. Filosofia del
linguaggio. Semantica del linguaggio naturale. Davidson. Oxford negl’anni
settanta. Strawson, Dummett, McDowell, Evans. Revival della Filosofia politica:
Rawls, Nozick, Dworkin, Williams. Filosofia della mente, scienze cognitive. Turing.
Churchland. Neopragmatismo: Rorty, Putnam. Preston. Voci correlate Filosofia
continentale Società Italiana di Filosofia Analitica Collegamenti esterni filosofia
analitica, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,
Filosofia analitica / Filosofia analitica (altra versione), su Enciclopedia
Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Preston, Analytic Philosophy, in The
Internet Encyclopedia of Philosophy, Portale Filosofia: accedi alle voci di
Wikipedia che trattano di FilosofiaPAGINE CORRELATE Rudolf Carnap filosofo
tedesco Positivismo logico movimento filosofico-scientifico Note
sulla logica testo del filosofo Ludwig Wittgenstein. Keywords. confilosofare,
“Che cosa e la filosofia analitica? Ryle, Wisdom, Strawson, Austin, Grice.” Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Fornero” – The Swimming-Pool Library. Giovanni
Fornero. Fornero
Grice e Formaggio: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale dell’arte come comunicazione – filosofia della tecnica
artistica – scuola di Milano – filosofia milanese – filosofia lombarda -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo
milanese. Filosofo lombardo. Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I
like Formaggio; for one, he philosophised on aesthetics – estetica filosofica,
he calls it – along phenomenological lines – on the other, he took very
seriously the idea of Latin ‘ars’ – and concludes that an ‘artificium’ is meant
as ‘communicative’.” Inizia a lavorare
in fabbrica quando trova impiego alla Brown Boveri di Milano. Ben presto però
la sua indole portata allo studio, supportata da una vivace intelligenza, lo
spronò a iscriversi alle scuole serali. Quest'esperienza, che accomuna lo
studio al lavoro, dura ma anche formativa (nel frattempo aveva cambiato lavoro,
passando all’orologerie Binda per avere più tempo libero da dedicare allo
studio), acuì sempre più la sua sensibilità verso i problemi sociali, che
costituiranno in seguito, anche quando diventerà professore a Milano e Pavia,
il soggetto prevalente del suo percorso culturale, sia filosofico che
umano. Venne trasferito a Motta Visconti. Pur insegnando, proseguì gli
studi a Milano, dove si laurea, relatore Banfi, con “L’arte come comunicazione.
Fenomenologia dell'arte” o “rapporto tra arte e tecnica nelle estetiche europee
contemporanee, avveniristica per quei tempi, incentrata com'era sul tema della “tecnica”
artistica. Nei primi anni del
dopoguerra, dopo aver partecipato attivamente alla lotta partigiana, entra a
far parte dell'Università Statale di Milano come assistente alla cattedra di
Estetica. Collabora anche alla rivista Studi filosofici e pubblica alcuni
saggi, come “Fenomenologia della tecnica artistica”, riprendendo e ampliando la
sua tesi di laurea. In virtù di questo saggio, si aggiudica l'incarico alla
cattedra di Estetica di Pavia. Si trasferì in Veneto, dopo aver vinto il
concorso a cattedra a Padova, in un periodo molto difficile per tutto il mondo
accademico italiano e in modo particolare per quello di Padova a causa delle
forti tensioni causate dalla rivolta studentesca prima, e dal nascente
terrorismo armato poi, assumendo dapprima l'incarico di preside della Facoltà
di Magistero e poi quella di pro-rettore. Ricoprì la cattedra a Milano, della
quale fu poi professore emerito. Gli allievi pubblicarono un libro in suo onore
Il canto di Seikilos. Scritti per Dino Formaggio. Gli fu conferito il premio
Lion d'Or International nell'arena
romana di Nîmes per le pubblicazioni di filosofia e il suo impegno civile. A
Teolo, comune della provincia di Padova, gli è stato dedicato il Museo di arte
contemporanea, la cui nascita è stata resa possibile da alcune donazioni all'ente
effettuate grazie al suo interessamento, e la cui collezione comprende opere di
autori del XIX e Professore quali Lanaro, Sassu, Rosso e Birolli. Il fondo
librario F. è stato donato dagli eredi alla biblioteca di filosofia di Milano
ed è costituito dalla consistente biblioteca filosofica di studio oltre 2200
volumi. Il fondo è stato recentemente catalogato ed è ora disponibile alla
consultazione e in parte, al prestito. Tutti i volumi sono stati associati al
possessore, riportano lo stato della copia e segnalano la presenza di note,
commenti, dediche, firme autografe. Sono in fase di catalogazione i periodici.
Potete trovare le notizie bibliografiche di tutti i testi della ricca
biblioteca nel Catalogo di Ateneo. Altre opere: “Fenomenologia della tecnica
artistica” (tecnica tecnica arte artistico); Piero della Francesca; Il Barocco
in Italia; L'idea di artisticità – arte artistico artisticita – tecnica
tecnicista, tecnicisticita; Arte; La morte dell'arte e dell'estetica; Gogh in
cammino; I giorni dell'arte; Problemi di estetica; “Separatezza e dominio; Filosofi
dell'arte del Novecento; Il canto di Seikilos. Scritti per F., Guerini, Milano.
Panza, Padre dell'Estetica Fenomenologica italiana, in Corriere della Sera, Museo
di Arte Contemporanea "Dino Formaggio" di Teolo, Introduzione al
Museo, su//comune.teolo.pd. Scuola di Milano Museo di arte contemporanea F. "Arte ed Emozioni"Intervista a F.,
su emsf.rai. 3 Museo d'arte contemporanea F., su turismopadova. "Filosofo
dell'arte e maestro di vita" di Vladimiro Elvieri, Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Franzini, Ricordo, Daturi, "Il
perché e il come dell'arte: l'estetica di F.", sito della mostra
bibliografico-documentaria Milano. Nazione comunità di individui che
condividono alcune caratteristiche comuni quali la lingua, il luogo geografico,
la storia ed un governo. Il termine nazione (dal latino natio, in
italiano«nascita») si riferisce ad una comunità di individui che condividono
alcune caratteristiche come il luogo geografico, la cultura (cioè la lingua, la
religione, la storia e le tradizioni), l'etnia ed, eventualmente, un governo.
Un'altra definizione considera la nazione come uno "stato sovrano"
che può far riferimento a un popolo, a un'etnia, a una tribù con una
discendenza, una lingua e magari una storia in comune. Una differente
corrente di pensiero, che fa riferimento all'idea di nazione in quanto realtà
oggettiva e legata a pensatori riconducibili a diverse espressioni politico-culturali,
include tra le caratteristiche necessarie di una nazione il concetto di sangue
(Herder) o di consanguineità (Meinecke). Un'altra definizione vede la nazione
come una «comunità di individui di una o più nazionalità con un suo proprio
territorio e governo» o anche «una tribù o una federazione di tribù (come
quella degli indiani nordamericani). È appoggiandosi a tali nozioni che si è
sviluppato il concetto di micro-nazione. Alcuni autori, come Habermas,
considerando obsoleta la nozione tradizionale di nazione, si riferiscono a essa
come a un libero contratto sociale tra popoli che si riconoscono in una costituzione
comune. Tale concetto, in questo caso, si estende anche a quello di patria e il
patriottismo nazionale verrebbe così rimpiazzato dal patriottismo
costituzionale. o grazie al concetto di gruppo di appartenenza. La nazione è
tale dal punto di vista politico. Ciò prevede un profondo senso del noi, pace e
ordine al suo interno, una serie di simboli e miti comuni, la garanzia di
protezione e la consapevolezza della durevolezza nel tempo della nazione
rispetto ai singoli individui. Caratteristiche Il senso del noi si
sviluppa nella popolazione spesso grazie al confronto con il gruppo esterno,
che alle volte assume la forma di un odiato nemico. Un esempio può trovarsi
nella storica rivalità tra nazione francese e nazione tedesca: entrambe hanno
caratterizzato la loro identità nell'ostilità rispetto al vicino. Una nazione
può essere rappresentata da uno stato, che garantisce un ordinamento giuridico
e ne afferma la sovranità. In tal caso si parla di stato-nazione. Oltre gli
stati esistenti, alcuni partiti politici e associazioni rivendicano di
appartenere a nazioni senza stato e, per quanto riguarda l'Europa occidentale,
si riuniscono nella conferenza delle nazioni senza stato d'Europa occidentale
(CONSEU). L'organizzazione che raccoglie nazioni e popoli non rappresentati di
tutto il mondo è l'organizzazione delle nazioni e dei popoli non rappresentati
(UNPO). Renan definisce nazione come l'anima e il principio spirituale di
un popolo, che gode di una ricca eredità di ricordi e del consenso attuale. Ne
consegue che la nazione esiste finché trova posto nella mente e nel cuore delle
persone che la compongono. L'idea di nazione matura nel tempo.
Giustificazione storica della nazione è fornita da opere letterarie, da poesie
e da canti, composti anche in un passato molto lontano ma che vengono
rapportati al presente; classica giustificazione della nazione tedesca è
riscontrabile nella Germania di TACITO (si veda), in cui i popoli abitanti nel
cuore dell'Europa vengono esaltati come valorosi, leali e incorrotti: è
probabile che TACITO (si veda) abbia voluto in questo modo fare una critica
della società romana, dando comunque materiale ai tedeschi per legittimare la
propria superiorità. Nell'uso quotidiano erroneamente i termini come
nazione, stato e paese vengono usati spesso come sinonimi per indicare un
territorio controllato da un singolo governo, o gli abitanti di quel territorio
o il governo stesso; in altre parole lo Stato. In senso stretto tuttavia,
nazione indica le persone, mentre paese indica il territorio e stato la
legittima istituzione amministrativa. Per aumentare la confusione, i termini
nazionale e internazionale si applicano agli Stati. Nonostante al giorno
d'oggi molte nazioni coincidano con uno Stato, le cose non sono sempre andate
così in passato e ancora oggi esistono nazioni senza Stato e viceversa ci sono
degli stati formati da più nazioni. Vi sono anche stati senza nazione. Occorre
infine ricordare che con il termine nazioni in passato si intendeno anche
associazioni di mercanti aventi la stessa nazionalità e residenti in uno Stato
estero per motivi di commercio verso il cui governo erano rappresentati da
propri consoli (diversi dalle rappresentanze statali presso altri stati).
Il concetto di nazione nella storia Antichità e testi sacriModifica L'archetipo
della nazione d'IsraeleModifica La Bibbia descrive il concetto di nazione
(nationes o gentes) come "una delle grandi divisioni naturali della specie
umana uscita dalle mani di Dio creatore, espressione della diversità visibile
della società umanasulla terra". Le nazioni sono il risultato della
divisione dell'umanità in schiatte, stirpi e popoli, come il fruttodel
superamento dell'unità originaria del genere umano. La Genesi racconta
del passaggio da un primitivo universalismo a una dispersione dei popoli,
causata forse nel tempo attraverso la discendenza dei figli di Noè,
sopravvissuti con lui al Diluvio universale, o repentinamente dall'edificazione
della torre di Babele. L’Apocalisse di San Giovanni pronostica un ripristino
dell'antico universalismo, secondo un piano di salvezza che riguarderà tutte le
nazioni e non soltanto il popolo d'Israele. Di preferenza, nelle Sacre
scritture il termine nazione ricorre per indicare i nemici pagani del popolo
eletto, quelle nazioni, cioè, che non riconoscono Dio e la sua potenza. Il
popolo di Dio deve lottare e combattere le nazioni per difendersi dalla
sottomissione e dall'errore. Tutto ciò riconduce a un sentimento di
nazionalismo. La nazione di Israele nasce come "lega sacra" tra
le varie tribù ebraiche, su una base al tempo stesso etnica e religiosa. Sarà
questa unione culturale (variabile culturale) a tenere unito il popolo di Dio,
anche in assenza di una forma politica stabile. Grecia Possiamo tradurre
in greco il termine nazione con "ethnos", sebbene questa voce abbia
assunto un elevato numero di connotazioni: popolo (greco o barbaro), forme
politiche associative non riconducibili alle polis, ma anche un popolo o una
comunità etnica con un proprio statuto politico-giuridico e un'autonoma
struttura costituzionale. Il termine ethnos indica non tanto una popolazione
dispersa su un territorio esteso, che vive in villaggi e unita da legami politici
deboli e intermittenti, quanto un insieme, etnicamente omogeneo, di comunità
politiche locali, con un'identità politica fondata essenzialmente sull'elemento
territoriale. Il termine genos indica la comune discendenza, la provenienza da
uno stesso ceppo, i vincoli di sangue, ma generalmente non esprime vincoli di
appartenenza politica. I differenti popoli che formano la nazione
(ethnos) ellenica sono accomunati su vincoli di sangue (variabile naturale) più
che da legami di tipo culturale o politico territoriale. L'evento che più
di ogni altro ha unito i greci in un sentimento unitario, sono state le guerre
persiane. Socrate distingue la rivalità interna e la definisce discordia, dalla
minaccia di altri popoli, che chiama guerra. La superiorità culturale e
politica dei greci rispetto ai barbari favorisce un sentimento di unione non
solo di sangue, ma anche politica e culturale, che si perpetuerà oltre la
contingenza persiana, anche se non si raggiungerà mai la realizzazione di una
nazione in senso proprio, libera da conflitti interni e rivolta a un
espansionismo esterno. RomaModifica È nel mondo romano che il termine
nazione fa la sua comparsa per la prima volta e viene utilizzato con sfumature
diverse. Nel suo significato immediato la natio richiama la nascita e
l'origine, la comunità di diritto alla quale si appartiene per vincolo di
sangue, secondo uno degli usi restrittivi che già si trova nella tradizione
biblica. Nell'uso romano la natio è anche la terra nella quale si è nati, il
luogo d'origine, di appartenenza o di provenienza. Generalmente natio viene
utilizzato per indicare le popolazioni straniere, alleate o sottomesse a Roma.
Altre volte indica popolazioni ostili alla res pubblica, o popolazioni barbare
e arretrate. A differenza di GENS, che indica una stirpe intera (ad
esempio la gens germanica, GENS ITALA), natio indica le singole tribù. Il
termine natio ha assunto dunque valenze e connotazioni diverse, che indicavano
l'esistenza di vincoli di appartenenza politica basati sul sangue,
sull'affiliazione tribale e sui legami territoriali, ma non la presenza di un
ordine politico complesso e articolato, di un livello di civiltà lontanamente
paragonabile a quello romano. Questo spiega perché, per indicare Roma, il
sostantivo natio venga sostituito da civitas, patria, res pubblica,
Urbs. Il Medioevo è un periodo di mezzo fra il mitodell'universalismo
(realizzato antecedentemente sotto forma di impero) e il particolarismo
nazionale che si realizzerà nei secoli a venire. È un periodo importante, che
pone le basi per i successivi mutamenti storici e sociali. Tra l'età
tardoromana e l'inizio dell'Alto medioevo vanno ricercati i fattori e gli
elementi dalla cui combinazione scaturirà in seguito la maggior parte delle
nazioni storiche che ancora oggi compongono la carta politica
dell'Europa. Il Medioevo è il periodo d'elezione per studiare la
formazione di buona parte degli stati europei. Le nationes universitarie Magnifying
glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Nationes, Peregrinatio
academica, Clerici vagantes e Authentica Habita. Le nationes universitarie,
sorte nelle Università medievali d'Europa, sono una delle espressioni
storicamente più significative del compromesso tra universalismo e
particolarismo. Gli scholares vagantes si muovono da tutta Europa per
apprendere nelle diverse città europee gl’insegnamenti impartiti da magistri a
loro volta provenienti da ogni paese. Particolarismo dettato dalla loro
provenienza territoriale. Universalismo caratterizzato dal sapere (universale
appunto). Al tempo stesso, le corporazioni e associazioni cui davano vita
nelle città che li ospitavano per difendersi reciprocamente dalle pressioni dei
poteri locali, tendono a strutturarsi in funzione della loro differente
provenienza geografica, sulla base dunque della terra d'origine, della lingua
materna e della diversità di costumi. "L'università divenne il
centro e il punto di partenza dell'organizzazione nazionale. Le nationes
mercantili e conciliari. Più rilevante è stata la funzione svolta dalle
nationes mercantili. Si tratta di comunità forestiere composte da commercianti
e operatori economici stabilmente insediate all'estero. Similitudini con
le nationes universitarie: Nascita spontanea, volontaria e limitata nel
tempo; Garantire assistenza e tutelare gli interessi professionali;
L'aggregazione avviene in base a criteri linguistico-territoriali; In generale,
le nationes mercantili hanno avuto un ruolo più spiccatamente
politico-rappresentativo: non si sono limitate alla salvaguardia dei privilegi
e delle concessioni ottenuti dal potere locale o al perseguimento di comuni
obiettivi materiali, ma hanno anche perseguito lo sviluppo delle relazioni
economiche e politico-diplomatiche tra paesi e la definizione di modelli
socioculturali e d'identità politico-territoriali. Si può dunque dire che hanno
storicamente contribuito alla costruzione della futura Europa delle
nazioni. Agli interessi dei commercianti si affianca la solidarietà
patriottica, l'affinità culturale e religiosa, una lingua comune e un comune
sentimento riferiti a una città/regione/nazione. Il principio qui
stabilito, se da un lato dimostra come in questa fase storica l'appartenenza (o
identità) nazionale sia ancora priva di rilevanti connotazioni politiche,
dall'altro conferma come i valori etnolinguistici che sono alla base di quella
che potremmo definire l'idea di nazione culturale fossero già pienamente attivi
nella mente delle classi dirigenti e dei ceti intellettuali dell'epoca.
Dalla Riforma alla Rivoluzione A partire dal '500 fenomeni come l'accentramento
del potere politico nelle mani dei sovrani, l'affinamento letterario delle
lingue vernacolari, il radicamento su base territoriale delle chiese riformate
producono, su gran parte del territorio europeo, il progressivo consolidarsi del
sentimento collettivo e della coscienza unitaria di sempre più vaste comunità
umane, che cominciano ad assumere una fisionomia e un'identità nazionale. MACHIAVELLI
(si veda): Il termine nazione assume un significato generale ed estensivo
poiché si riferisce a collettività straniere, a popolazioni e a paesi oppure
può richiamare una o più comunità con la loro particolare fisionomia storica e
culturale. Nazione indica dunque differenze linguistiche e territoriali,
diversità culturali, ma anche la continuità storica che caratterizza la vita di
un popolo rendendolo specifico e differente dagli altri. GUICCIARDINI (si
veda): Oltre agli usi scontati (luogo di nascita, paese di appartenenza,
popolazioni barbare straniere), nazione indica anche una comunità
etnico-territoriale distinta dal punto di vista della cultura. Gli svizzeri si
alleano col ducato di Milano per respingere i Francesi. Nascita delle
chiese nazionali (cuius regio, eius religio). Distacco teologico ma anche
politico e linguistico rafforza il senso di appartenenza. In questa fase
è possibile individuare una profondità storica: il termine nazione non indica
soltanto coloro che su un dato territorio condividono la stessa lingua, gli
stessi costumi e la stessa religione, ma un insieme di caratteri e di legami
che rimanda ad un passato percepito come unico e peculiare, con una sua forza
vincolante. Per il periodo storico compreso tra Rinascimento e
Rivoluzione francese possiamo distinguere tre modelli o varianti del concetto
di nazione: Nazione statale: la nazione si forma sotto la spinta dello
Stato. La crescita del sentimento nazionale è proporzionata alla crescita dello
Stato (territoriale). Es. Inghilterra; Nazione culturale: sviluppata in quegli
stati in cui il modello politico statuale si è sviluppato con maggiore ritardo
(Germania, ITALIA). La nazione coincide in questo caso con una comunità
popolare basata sulla cultura, sulla lingua e sulle tradizioni storiche.
Nazione politica sovrana. La nazione costituisce un'unione volontaria di
cittadini che si pone, al posto dell'antico sovrano, come fondamento esclusivo
dello Stato. Da qui si sviluppa una sovranità politica. Es. Francia
rivoluzionaria. La nazione culturale. Fonda la sua coesione sulla lingua, sulla
cultura e sulla tradizione (Herder), non sull'astratta rigidità di
un'obbligazione politica (Kulturnation). Secondo Herder nella vita di una
nazione, l'unità di cultura e di lingua viene prima dell'unità politica, dello
Stato e della costituzione. I vincoli culturali sono più stabili e duraturi di
quelli istituzionali. Esempi di nazione culturale (Germania, Italia). Herder
teorizza la nazione come un fattore di progresso civile e morale, nonché come
un tramite fra l'individuo e l'umanità. Realizzando sé stesso all'interno di
una realtà sociale culturalmente omogenea e spiritualmente coesa, l'uomo può
più facilmente attingere alla dimensione dell'universalità e realizzare la sua
natura sociale (visione universalistica). La nazione politica - Visione
romantica di Rousseau Pone al centro la volontà degli individui che vi fanno
parte (volontà di costituire una nazione), piuttosto che la natura e la storia,
come fattore fondante della nazione politicamente intesa. Richiamo al
sentimento piuttosto che alla ragione (Rousseau). R. sottolinea l'importanza
che le istituzioni, la volontà politica e un agire sociale collettivo sorretto
dalla passione comune e dalla consapevolezza di sé e della propria identità
rivestono nel salvaguardare e rafforzare il sentimento di appartenenza
nazionale di qualunque identità politica. A proposito delle diversità dei
popoli Rousseau afferma che sono le forme di governo, i sistemi di legislazione
e le leggi che devono adattarsi allo spirito dei popoli e al loro
carattere. Per Sieyès il terzo Stato rappresenta la nazione intesa
proprio come un organo assoluto senza il quale lo Stato non esisterebbe. Gli
ordini privilegiati sono qualcosa di esterno alla nazione. Minoranza infima e
inutile. Ciò che lega una nazione non è dunque la comune origine storica, la
lingua, i costumi o il territorio, ma la volontà degli individui, tutti
ugualmente liberi. Volontà non alimentata da retaggi storici ma da sé
stessa. Ottocento In seguito al periodo rivoluzionario, il campo
semantico del termine nazione si allarga notevolmente: da semplice realtà
collettiva caratterizzata da usi e costumi a soggetto originario
dell'organizzazione della società, la comunità fondamentale che legittima le
istituzioni che organizzano la vita collettiva. Associazione con altri
termini: popolo, patria, libertà, cittadinanza, Stato, volontà,
sovranità. Aspetto terminologico Nel XIX secolo il concetto di nazione
diventa globale e inclusivo in corrispondenza della nascita degli
stati-nazione. Indica quindi la totalità degli abitanti di un paese, si avvicina
al concetto di cittadinanza e spesso si rivela indipendentemente da componenti
culturali o etniche. Dunque nazione coincide sempre più con "insieme dei
cittadini" o "popolo", il quale assume la valenza di un soggetto
politico unitario composto da uguali. Al contempo la nazione si compenetra alla
patria. Nasce il nazionalismo. Aspetto relativo al contesto in cui si
impone la nazione Mutamenti legati alla rivoluzione industriale (sviluppi
trasporti, comunicazioni di massa, urbanizzazione). La nazione rimane un punto
di riferimento per i cittadini innanzi ai mutamenti sociali. Attivismo
politico di nuovi ceti e gruppi sociali di matrice borghese. Dunque nazione
come fattore di integrazione socioculturale innanzi alla disgregazione delle
rivoluzione industriale. La nazione ha bisogno di basi storiche e
culturali su cui radicarsi: costruzioni più o meno spontanee da parte di poeti,
storici, scrittori, filosofi, linguisti e filologi (intellettuali).
Nazionalizzazione (attribuire un significato nazionale) dei miti del passato.
Dunque dare radici storiche a qualcosa di già esistente. Alcuni approcci
alla nazione elaborati Lo stesso argomento in dettaglio: Nazionalità. La
nazione romantica Visione illuministica: nazione come realtà nella quale si
riconoscono gli esseri illuminati e i popoli i cui costumi siano stati segnati
dalla logica del progresso storico. Visione romantica: nazione come sfera di
appartenenza particolaristica ma non esclusiva. La nazione non può fare a meno
di entrare in rapporto con la cultura e lo spirito delle altre nazioni e degli
altri popoli, insieme con i quali essa costituisce un più vasto organismo
vivente. I popoli possono vivere in armonia mantenendo la propria
individualità. Passaggio dallo spirito cosmopolitico settecentesco al
nazionalismo ottocentesco. Fichte: solo la nazione tedesca (grazie alla sua
superiorità linguistica e culturale, ecc.) può fare da guida
politico-spirituale a beneficio dell'intero genere umano. Realizzare il
cosmopolitismo partendo dal nazionalismo. La Germania è superiore: dunque è
l'unica in grado di generare quell'universalità. La superiorità
linguistica della nazione tedesca, secondo Fichte, è legata alla capacità
dell'Urvolk ("popolo originario") di mantenere e salvaguardare la
propria lingua originaria ("Ursprache") da influssi stranieri,
restando stanziati sul territorio d'appartenenza, a differenza di altri ceppi
germanici che, migrando, hanno favorito il modificarsi non solo delle proprie
abitudini comportamentali, ma anche della propria lingua. Dunque, il popolo
tedesco è l'unico popolo, il popolo non corrotto dal progresso e dalle
regole. Nazione, libertà, umanità Le differenze fra nazione culturale e
politica non sono così individuabili da un punto di vista dell'analisi pratica
(sangue e volontà si mescolano). La nazione italiana: non è qualcosa da
costruire ex novo, ma è una comunità naturale che deve essere risvegliata
dandole uno Stato e un assetto politico unitario. Per gli autori italiani, il
termine nazione è unito alla libertà, alla politica e allo Stato. Al contrario
degli intellettuali tedeschi come Herder, quelli italiani pensano che le
variabili culturali siano solo un punto di partenza per giungere a una nazione
in senso politico, libera e sovrana, dotata di istituzioni e di un governo che
ne rispecchi la specificità. Mancini: le nazioni costituiscono una
dimensione naturale e necessaria della storia umana, la cui vitalità storica
dipende tuttavia dalla loro libertà e indipendenza, dal fatto cioè di essere
non un mero aggregato di fattori naturali e storici (territorio, lingua, ecc.),
bensì un corpo politico e di possedere un governo, una volontà giuridica e
leggi proprie. Senza lo Stato la nazione rischia di restare un corpo
inanimato. MAZZINI (si veda) vede nella nazione la base politica della
sovranità popolare e dello stato democratico: "Per nazione noi intendiamo
l'universalità de' cittadini parlanti la stessa favella, associati, con
eguaglianza di diritti politici, all'intento comune di sviluppare e
perfezionare progressivamente le forze sociali e l'attività di quelle
forze." Differenza fra MAZZINI (si veda) e Sieyès. Per Sieyès il soggetto storico che
fa nascere la nazione attraverso la volontà sono i cittadini (liberi e uguali),
per MAZZINI (si veda) è invece il POPOLO, inteso unitariamente come titolare di
diritti e doveri che trascendono quelli dei singoli individui, popolo come
espressione di una nuova epoca storica. Funzione pedagogica della nazione: essa
educa l'uomo al sacrificio, al dovere e all'etica in funzione della comunità.
Marxismo e questione nazionale Marx vede la nazione come un progetto della
classe borghese, la quale, proponendosi come classe dominante, conquista il
controllo dello Stato, dei suoi apparati legali e produttivi, a scapito dei
vecchi ceti feudali e aristocratici. La nazione non costituisce dunque una
totalità omogenea. I proletari vi sono esclusi. In quanto prodotto borghese, la
nazione è strettamente connessa alle dinamiche del sistema capitalistico e come
tale questa verrà meno con il superamento del capitalismo. La nazione è dunque
una realtà storico-politica contingente. Chabod, L'idea di Nazione Bari Il
World Book Dictionary definisce la nazione come “la popolazione che occupa uno
stesso luogo geografico, unita sotto lo stesso governo, e parlante usualmente
la stessa lingua” ^ LA STORIA, Mondadori, Webster's New Encyclopedic Dictionary
(trad en-WP). ^ Il termine patriottismo costituzionale, coniato dal politologo
e giornalista conservatore tedesco Sternberger fu completamente reinterpretato
dal filosofo tedesco Habermas. Intervista con Mayos, presidente Circolo di
Barcellona di studi della nazione. Internet Archive. Rokkan, Territori,
Nazioni, Partiti: verso un modello geopolitico dello sviluppo europeo, in
"Rivista Italiana di Scienza Politica Chabod, L'idea di Nazione, Bari,
Laterza; Rokkan, Territori, nazioni,
partiti, in "Rivista italiana di Scienza politica Stato, nazione e
democrazia in Europa, a cura di Peter Flora, Il Mulino, Bologna 2002 Anthony D.
Smith, Le origini etniche delle nazioni, Bologna, Il Mulino, La nazione. Storia
di un'idea, Rubbettino, Soveria Mannelli Reinhard, Storia del potere politico
in Europa, Il Mulino, Bologna Grilli di Cortona, Stati, nazioni e nazionalismi
in Europa, Il Mulino, Bologna 2003 Alessandro Campi, Nazione, Bologna, Il
Mulino, Muller, Constitutional Patriotism, Princeton Unità nazionale Patria
Popolo Stato Esilio Patriottismo Nazionalismo Mito-motore Etnocentrismo
Etnogenesi Comunità immaginate Comunitarismo Pulizia etnica Razza Discendenza
Xenofobia Micronazione Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene
citazioni sulla nazione Wikizionario contiene il lemma di dizionario nazione
Smith, Nazione, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, nazione, in Dizionario di storia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, nazione, in Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana; Nazione, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico
della Svizzera Nazione, in Enciclopedia delle scienze sociali, Istituto
dell'Enciclopedia; Portale Antropologia Portale Geografia
Portale Politica Popolo insieme delle persone fisiche che sono in
rapporto di cittadinanza con uno Stato Nazionalità appartenenza di un
individuo a una determinata nazione Cosmopolitismo atteggiamento di chi
si considera cittadino del mondo. Keywords: arte naturale, l’arte come
comunicazione, fenomenologia della tecnica artistica, natura, arte, artistico,
tecnica, l’arte come comunicazione, segno della natura, segno dell’arte, segno
naturale, segno artificiale – artificiale – segno di natura, segno di arte,
‘phuseos’ ‘theseos’ – per natura, per positione -- la natura, la nazione -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Formaggio” – The Swimming-Pool Library. Dino Formaggio. Formaggio.
Grice e Fracastoro: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale dell’anima – scuola di Verone – filosofia veronese – filosofia
veneta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Verona). Filosofo veronese. Filosofo veneto. Filosofo
italiano. Verona, Veneto. Grice: “I love Fracastoro; for one, I love a
physician, since I came to know quite a few – at Richmond!” “Grice: “I love Fracastoro;
he philosophised on mainly three topics: the ‘soul’ – in a philosophical
dialogue entitled after him, Fracastoro; on poetics, in a dialogue which he
named after his poet friend Navagero; and third, on ‘intellezione,’ in a dialogue
which he named after another friend, one Torre, “Torrius,” – Grice: “The fact
that Gerolamo, or Girolamo, is still at Verona, is fascinatingly charming!” Considerato uno dei più grandi filosofi di tutti i
tempi. Insegna logica a Padova. Fu archiatra di Paolo III, al quale dedica
“Homocentrica”. A lui è dedicato il cratere F. presente sulla Luna. Fondatori
della patologia (teoria del patire). È il primo ad ipotizzare e verificare che
una infezione e dovuta a un germe portatore di una malattia, con la capacità di
moltiplicarsi nel corpo dell’organismo e di contagiare altri attraverso la
respirazione o altre forme di contatto. “Sifilide, ossia sul “mal francese,” sotto
forma di poemetto in esametri e il trattato "Sul contagio e sulle malattie
contagiose.” Il trattato è all'origine della patologia, o teoria del patire. Fu
il primo a scoprire che le code cometarie si presentano sempre lungo la
direzione del Sole, ma in verso opposto ad esso. Descrisse uno strumento in
funzione astronomica, poi realizzato da Galilei: il cannocchiale. Scrive III
dialoghi filosofici: Naugerius sive de Poetica (dialogo di estetica), Turrius
sive de Intellectione e l'incompiuto Fracastorius sive de Anima. F., con il nome di Giroldano, viene
incontrato da Dago, personaggio di un fumetto argentino creato da Robin Wood e
Alberto Salinas, in una delle sue avventure, per la precisione nel n. 10 anno
XIV del mensile, proprio mentre Girolamo interroga una prostituta in cerca di
informazioni per il suo poema sulla sifilide.
Una leggenda sul Fracastoro fa parte della storia popolare veronese. Una
sua statua è posta su un arco alla fine di via Fogge, che da nord si innesta in
Piazza dei Signori (comunemente detta anche Piazza Dante). La statua
rappresenta la sua figura intera con in mano il mondo, che il popolo del tempo
ha ribattezzato la bala de F., dove bala è il termine dialettale che indica
palla. In quella strada vi era il passaggio per il vecchio tribunale da parte
di giudici e avvocati ed era vicina a tutti i palazzi del potere di quel tempo.
La bala è legata ad una profezia: cadrà sulla testa del primo galantuomo che
passerà sotto. Finora non è mai successo. Il popolo di Verona usa questa storia
per sbeffeggiare gli uomini del potere. Enrico Peruzzi, Dizionario Biografico
degli Italiani, Ettore Bonora, Il "Naugerius" del F.,
Milano,Garzanti, Storia della Letteratura italiana, Dal Piaz Giorgio, Padova e
la Scuola Veneta nello sviluppo e nel progresso delle Scienze geologiche. Mem.
R. Ist. Geologia Univ. Padova, Dal Piaz Giorgio, Cenni sulla vita e le opere di
carattere geologico di Valleri senior. In: “Il metodo sperimentale in Biologia
da Valleri ad oggi”, Simposio nel III Centenario della nascita di Valleri,
Univ. Studi Padova e Acc. Patavina Sci. Lett. Arti, Questo testo proviene in
parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera
del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, F., Patavii,
excudebat Josephus Cominus, Opere, Venetiis, apud Iuntas, Homocentrica,
Venetiis, Sifilide Tiziano, Ritratto di Girolamo Fracastoro. Enciclopedia
Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Enrico Peruzzi, F.,
Girolamo», in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Vita condizione propria della materia vivente Lingua Segui
Modifica Nota disambigua.svg Disambiguazione – Se stai cercando altri
significati, vedi Vita (disambigua). La vita è l'insieme delle caratteristiche
degli esseri viventi che manifestano processi biologici come l'omeostasi, il
metabolismo, la riproduzione e l'evoluzione. Alberi in una foresta (Muir Woods
National Monument, California, USA). La biologia, ovvero la scienza che studia
la vita, ha portato a riconoscerla come proprietà emergente di un sistema
complesso che è l'organismo vivente. L'idea che essa sia supportata da una
«forza vitale» è stato argomento di dibattito filosofico, che ha visto contrapporsi
i sostenitori del meccanicismo da un lato e dell'olismo dall'altro, circa
l'esistenza di un principio metafisico in grado di organizzare e strutturare la
materia inanimata. La comunità scientifica non concorda ancora su una
definizione di vita universalmente accettata, evitando ad esempio di
qualificare come organismo vivente i sistemi come virus o viroidi.
Gli scienziati concordano comunque sul fatto che ogni essere vivente ha
un proprio ciclo vitale durante il quale si riproduce, adattandosi all'ambiente
mediante un processo di evoluzione, ma ciò non implica la vita perché qualunque
caratteristica che hanno i viventi può essere ritrovata in altre situazioni non
considerate viventi, ad esempio alcuni virus software che hanno un ciclo vitale
e di riproduzione nel loro ambiente informatico ma non sono vivi, o alcuni
cristalli che crescono e si riproducono, e molti altri esempi. Una più basica
serie di caratteristiche della Vita sono state avanzate, come ad esempio un
sistema composto da molecole omochirali che si mantiene in omeostasi e capace
di reazioni autocatalitiche (Tour). Le forme di vita che sono o sono
state presenti sulla Terra vengono classificate in animali, cromisti, piante,
funghi, protisti, archaea e batteri. Definizione Mayr Riguardo alla definizione
di cosa sia la vita c'è ancora dibattito tra scienziati e tra filosofi. Secondo
il biologo Mayr sarebbe sufficiente individuare le caratteristiche fondamentali
della vita da un punto di vista materiale: «Il definire la natura
dell'entità chiamata vita è stato uno dei maggiori obiettivi della biologia. La
questione è che vita suggerisce qualcosa come una sostanza o forza, e per
secoli filosofi e biologi hanno provato ad identificare questa sostanza o forza
vitale senza alcun risultato. In realtà, il termine vita, è puramente la
reificazione del processo vitale. Non esiste come realtà indipendente»
(Mayr) Il biologo Driesch sosteneva invece che la vita non potesse essere
compresa con gli strumenti delle scienze meccaniche, come la fisica, le quali
si occupano esclusivamente dei fenomeni non biologici, ragion per cui la
biologia andrebbe separata da queste discipline:[5] «La vita non è [...]
una connessione speciale di eventi inorganici; la biologia, pertanto, non è
un'applicazione della chimica e della fisica. La vita è qualcosa di diverso, e
la biologia è una scienza indipendente.» (Hans Driesch, The science and
philosophy of the organism, trad. ingl., Londra) Uno studio approfondito in
merito è stato fatto dal fisico Erwin Schrödinger. Nella sua dissertazione
Schrödinger nota per prima cosa la contrapposizione tra la tendenza dei sistemi
microscopici a comportarsi in maniera "disordinata", e la capacità
dei sistemi viventi di conservare e trasmettere grandi quantità di informazione
utilizzando un piccolo numero di molecole, come dimostrato da Mendel, che
richiede necessariamente una struttura ordinata. In natura una disposizione
molecolare ordinata si trova nei cristalli, ma queste formazioni ripetono
sempre la stessa struttura, e sono quindi inadatte a contenere grandi quantità
di informazione. Schrödinger postulò quindi che l'unico modo in cui il gene può
mantenere l'informazione è una molecola di un "cristallo aperiodico"
cioè una molecola di grandi dimensioni con una struttura non ripetitiva, capace
quindi di sufficiente stabilità strutturale e sufficiente capacità di contenere
informazioni. In seguito questo darà l'avvio alla scoperta della struttura del
DNA da parte di Franklin, Watson e Crick; oggi sappiamo che il DNA è proprio
quel cristallo aperiodico teorizzato da Schrödinger. Seguendo questo
ragionamento Schrödinger arrivò ad un apparente paradosso: tutti i fenomeni
fisici seguono il secondo principio della termodinamica, quindi tutti i sistemi
vanno incontro ad una distribuzione omogenea dell'energia, verso lo stato
energetico più basso, cioè subiscono un costante aumento di entropia. Questo
apparentemente non corrisponde ai sistemi viventi, i quali si trovano sempre in
uno stato ad alta energia (quindi un disequilibrio). Il disequilibrio è
stazionario, perché i sistemi viventi mantengono il loro ordine interno fino
alla morte. Questo, secondo Schrödinger, significa che i sistemi viventi
contrastano l'aumento di entropia interno nutrendosi di entropia negativa, cioè
aumentando a loro favore l'entropia dell'ambiente esterno. In altre parole gli
organismi viventi devono essere in grado di prelevare energia dall'ambiente per
ricompensare l'energia che perdono, e quindi mantenere il disequilibrio
stazionario. Questo è ciò che in biologia è stato riconosciuto nei fenomeni di
metabolismo e omeostasi. Secondo Mayr, è un'entità viva, quindi con
peculiarità che la distinguono dalle entità non viventi, l'organismo vivente,
soggetto alle leggi naturali, le stesse che controllano il resto del mondo
fisico. Ma ogni organismo vivente e le sue parti viene controllato anche da una
seconda fonte di causalità, i programmi genetici. L'assenza o la presenza di
programmi genetici indica il confine netto tra l'inanimato e il mondo vivente.
Unendo il concetto del disequilibrio con quello della riproduzione (cioè della
trasmissione ordinata delle informazioni), come espressi da Schrödinger, si
ottiene quello che può essere definito vivente: un sistema termodinamico
aperto, in grado di mantenersi autonomamente in uno stato energetico di
disequilibrio stazionario e in grado di dirigere una serie di reazioni chimiche
verso la sintesi di sé stesso. Questa definizione è largamente accettata
nell'ambito della biologia, nonostante ci sia ancora dibattito in merito.
Basandosi su questa definizione un virus non sarebbe un organismo vivente,
perché può arrivare a riprodursi ma non può farlo autonomamente, in quanto si
deve appoggiare al metabolismo di una cellula ospite, così come non sono esseri
viventi le semplici molecole autoreplicanti, in quanto sottoposte all'entropia
come tutti i sistemi non viventi. La ricerca sui Grandi virus
nucleo-citoplasmatici a DNA, ed in particolare la scoperte dei mimivirus,
quindi l'eventualità che costituiscano anello di congiunzione tra i virus,
definiti qui non viventi, e i più semplici viventi comunemente accettati, ha
contribuito ad estendere il dibattito e a rendere più sfumata la linea di
confine tra viventi e non, ed alcune ipotesi minoritarie, suggeriscono che i
domini Archaea, Bacteria, ed Eukarya possano originare da tre differenti ceppi
virali e i plasmidi possono essere visti come forme di transizione tra virus a
DNA e cromosomi cellulari. Oltre la definizione di Schrödinger, vari studiosi
hanno proposto diverse caratteristiche che nel loro insieme dovrebbero essere
considerate sinonimo di vita: Omeostasi: regolazione dell'ambiente interno al
fine di mantenerlo costante anche a fronte di cambiamenti dell'ambiente
esterno. Metabolismo: conversione di materiali chimici in energia da sfruttare,
trasformazione di diverse forme di energia e sfruttamento dell'energia per il
funzionamento dell'organismo o per la produzione di suoi componenti. Crescita:
mantenimento di un tasso di anabolismopiù alto del catabolismo, sfruttando energia
e materiali per la biosintesi e non solo accumulando. Interazione con
l'ambiente: risposta appropriata agli stimoli provenienti dall'esterno.
Riproduzione: l'abilità di produrre nuovi esseri simili a sé stesso.
Adattamento: applicato lungo le generazioni costituisce il fondamento
dell'evoluzione. Queste caratteristiche sono, per la loro peculiarità, comunque
passibili di critiche e di parzialità. Un ibrido non riproducentesi non può
considerarsi come non vivo, così pure un organismo che ne abbia perduto la
capacità nel corso del tempo. Parimenti un'ipotetica situazione che obblighi la
dipendenza da strutture estranee per mantenere l'omeostasi, un organismo
strutturalmente non in grado di adattarsi ulteriormente all'ambiente e altre
singole deficienze, difficilmente, se prese singolarmente, possono far
escludere di avere a che fare con un vivente. Organismi viventi Magnifying
glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Organismo vivente. La
vita è caratteristica degli organismi viventi. In generale la vita si considera
una proprietà emergentedegli esseri viventi. Questo significa che si tratta di
una caratteristica posseduta dal sistema, ma non posseduta dai suoi singoli
componenti. Un organismo vivente, quindi, è vivo, mentre non sono vive le sue
singole parti. Condizioni necessarie alla vitaModifica L'esistenza della vita,
così come la conosciamo,necessita di particolari condizioni ambientali. I primi
organismi comparsi sulla Terra si sono per necessità sviluppati in base alle
condizioni preesistenti, ma in seguito a volte sono stati gli organismi stessi
a modificare l'ambiente, a vantaggio proprio o di altri organismi. È il caso
della produzione di ossigeno da parte dei cianobatteri, che ha modificato
profondamente l'atmosfera terrestre causando un'estinzione di massa (detta
catastrofe dell'ossigeno) e rendendo possibile la colonizzazione dell'ambiente
terrestre. Inoltre col tempo si sono determinate sempre più interazioni
complesse tra i diversi organismi, facendo sì che nella maggior parte degli
ambienti la vita di determinate specie sia possibile grazie alla presenza di
altri organismi che creano le condizioni necessarie (spesso si tratta di
microorganismi, come nel caso dei batteri azotofissatori, che trasformano
l'azoto molecolare presente nell'aria in molecole utilizzabili per le
piante). Ogni essere vivente può sopravvivere all'interno di determinati
limiti relativi ai fattori fisici dell'ambiente (temperatura, umidità,
radiazione solare, ecc.). Al di fuori di questi limiti la vita è possibile solo
per brevi periodi, se non impossibile del tutto. Queste condizioni, che sono
diverse per ogni specie, sono definite range di tolleranza. Per esempio una
cellula batterica ad una temperatura troppo alta subirà la denaturazione delle
sue proteine, mentre ad una temperatura troppo bassa subirà il
congelamentodell'acqua che contiene. In entrambi i casi morirà. Anche le
caratteristiche chimiche costituiscono fattore limitante; pH, concentrazioni
estreme di forti ossidanti, elementi chimici in concentrazione tossiche,
eccetera, costituiscono spesso un muro quasi invalicabile allo sviluppo della
vita. Lo studio di organismi estremofili, ha contribuito enormemente
all'individuazione delle condizioni ritenute minime per lo sviluppo della vita,
nonostante risulti chiaro che la definizione di ambiente "estremo" è
comunque relativa e diversa per ogni organismo. Determinate esigenze sono
comuni a tutti gli organismi viventi. Affinché ci sia vita è necessario che si
disponga di energia, al fine di mantenere il disequilibrio energetico del
sistema (vedi sopra). La maggior parte degli organismi autotrofi sfrutta
l'energia solare, attraverso la quale compie la fotosintesi, ottenendo i
nutrienti dalla materia inorganica. Questi organismi, che comprendono piante,
alghe e cianobatteri, si dicono fotoautotrofi. Altri autotrofi più rari
sfruttano invece l'energia derivante da processi chimici, e si definiscono
chemioautotrofi. Le altre specie, dette eterotrofi, sfruttano l'energia chimica
dai composti organici prodotti da altri organismi, nutrendosi dell'organismo
stesso, di una sua parte o dei suoi scarti. È necessario inoltre affinché
ci sia vita che ci sia disponibilità dei principali costituenti biologici, cioè
carbonio, idrogeno, azoto, ossigeno, fosforo, e zolfo, nell'insieme detti anche
CHNOPS. Gli organismi autotrofi li ricavano principalmente in forma inorganica
dall'ambiente, mentre quelli eterotrofi sfruttano principalmente i composti
organici di cui si nutrono. Tutte le forme di vita conosciute, infine,
necessitano di abbondanza d'acqua, anche se alcuni organismi hanno sviluppato
adattamenti che permettono loro di conservare le proprie riserve di liquidi a
lungo, così da potersi allontanare notevolmente dalle fonti d'acqua.
Queste condizioni sono condivise dalla quasi totalità delle forme di vita
conosciute, tuttavia non è possibile escludere l'esistenza, sulla terra o su
altri pianeti, di organismi in grado di vivere in condizioni completamente
diverse. Per esempio è stato trovato nel Mono Lake in California un batterio,
Halomonas sp., ceppo GFAJ-1, in grado di sostituire il fosforo nelle proprie
molecole con l'arsenico, che proprio per la sua similitudine col fosforo e per
la sua tendenza a sostituirlo nelle molecole biologiche, è tossico per la
maggior parte degli organismi conosciuti, escludendo quelli che lo utilizzano
come ossidante nella respirazione, al pari di numerosi composti utilizzati a
tale scopo da differenti organismi. In seguito questa scoperta è stata messa in
dubbio, e sono in corso verifiche per accertare l'eventuale eccezionalità della
scoperta. Gli esobiologi ipotizzano una vita basata sulla chimica del silicio
anziché del carbonio. Origine della vita Magnifying glass icon mgx2.svgLo
stesso argomento in dettaglio: Origine della vita ed Evoluzione della vita.
Secondo i modelli attualmente accettati la vita sulla terra è comparsa grazie
alle condizioni presenti tra 4,4 e 2,7 miliardi di anni fa, che hanno permesso
lo sviluppo di macromolecole come gli amminoacidi e gli acidi nucleici, come
dimostrato dall'esperimento di Miller-Urey, dalle quali in seguito si sono
originati polimeri come i peptidi e i ribozimi. Il passaggio dalle
macromolecole alle protocellule è l'aspetto più controverso della questione,
sul quale sono state avanzate diverse ipotesi, come quella del mondo ad RNA,
quella del mondo a ferro-zolfo e la teoria delle bolle. A partire dalle
protocellule gli organismi hanno poi raggiunto lo stadio attuale in cui li
conosciamo tramite processi, spiegati dalla teoria dell'evoluzione, lungo un
ramificato processo di evoluzione della vita. Vita extraterrestr glass
icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Esobiologia ed Extraterrestre.
Qualunque forma di vita non propria del pianeta Terra viene detta
"extraterrestre". Questo termine può riferirsi, in maniera più ampia,
a qualunque oggetto al di fuori della stessa realtà terrestre. Tutt'oggi l'uomo
non conosce alcun esempio di essere vivente extraterrestre e il dibattito tra
scettici e sostenitori della probabile esistenza di forme di vita aliene a
quelle terrestri è molto acceso. Nella cultura umanisticaModifica
Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Vita
(filosofia) e Filosofia della vita. Prima che la scienza fornisse spiegazioni
scientifiche sulla vita, l'uomo tentò di fornire risposte riguardo ai fenomeni
dei viventi tramite la mitologia, la religione e la filosofia. Nella
cultura letteraria e filosofica, l'esistenza umana è stata associata alle
emozioni, alle passioni e in generale alla storia di ciascuna persona. Poeti,
letterati, filosofi e pensatori hanno associato alla vita significati diversi e
presentando una personale concezione di vita umana. Alcune posizioni hanno dato
vita a vere e proprie correnti di pensiero, come il vitalismo, il pessimismo, o
il nichilismo. Diritto e questioni etiche sulla vita umana Magnifying
glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Diritti umani e
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Nelle società organizzate, la
vita umana rappresenta un valore che richiede attenzione in termini di diritto.
Questioni di tipo etico determinano le scelte circa la difesa e la salvaguardia
della vita, quando questa è messa in discussione da altri tipi di scelte, come
la pena di morte, l'aborto o l'eutanasia. Secondo attente analisi e ricerche la
maggior parte delle persone possiede una vita infelice per cause di tipo
affettive, morali, sociali, personali e cause derivate dalle relazioni amorose,
da ciò le persone possono evidenziare idee suicide o entrare in fasi depressive.
A titolo esemplificativo può essere appropriato riportare le seguenti
riflessioni che bene descrivono lo stato d'animo della Bovary, travolta dalle
devastanti vicende passionali, che la indurranno infatti al suicidio: Da che
dipendeva quella insufficienza della vita, quell'istantaneo imputridirsi delle
cose alle quali essa si appoggiava? Ogni sorriso nascondeva uno sbadiglio di
noia, ogni gioia una maledizione, ogni piacere il suo disgusto. Vita sintetica Dalla
ricerca delle proprietà oggettive che definiscano il concetto di vita si è
sviluppato un ramo della biologia chiamato biologia sintetica che utilizza
conoscenze di biologia molecolare, biologia dei sistemi, biologia
evoluzionistica e biotecnologie con l'idea di progettare sistemi biologici in
maniera artificiale in laboratorio. NASA Life's Working Definition: Does It Work?, su nasa.gov.Biase,
I saperi della vita: biologia, analogia e sapere storico, Giannini Five Kingdom
Classification System, su ruf.rice Mayr, What is tha meaning of
"life" The nature of life, Cleland, University of Colorado, Cambridge
University press, Driesch, Philosophie des Organischen, Leipzig, Engelmann, Ed.
originale: Philosophie des Organischen, Engelmann, Leipzig Schrödinger, What is
Life? The Physical Aspect of the Living Cell, Cambridge. Che cos´è la vita?: la
cellula vivente dal punto di vista fisico, su disf.org. Defining Life:
Astrobiology Magazine - earth science - evolution distribution Origin of life
universe - life beyond, su astrobio.net. Cos'è la vita?, su torinoscienza.it,
Torino scienza Forterre, Three RNA cells for ribosomal lineages and three DNA
viruses to replicate their genomes: A hypothesis for the origin of cellular
domain, in Proceedings of the National Academy of Sciences, How to Define Life
-points to ponder for comprehensive questions on final exam, su una.edu. McKay Chris P., What Is Life—and How Do We
Search for It in Other Worlds?, in PLoS Biology, Defining Life, Explaining
Emergence, su nbi.dk, Center for the Philosophy of Nature and Science Studies,
Niels Bohr Institute; Understand the evolutionary mechanisms and environmental
limits of life, su astrobiology.arc.nasa.gov, NASA Argano et al., Zoologia
generale e sistematica, Zanichelli, Townsend et al., L'essenziale di ecologia,
Zanichelli, Chiras, Environmental Science – Creating a Sustainable Future,
Jones & Bartlett Learning, 2Essential requirements for life, su
cmapsnasacmex.ihmc.us, NASA. Wolfe-Simon, Blum, Kulp, Gordon, Hoeft,
Pett-Ridge, Stolz, Webb, Weber, Davies, Anbar, Oremland RS, A Bacterium That
Can Grow by Using Arsenic Instead of Phosphorus, in Science, Santini, Streimann
Illo C. A., Hoven Rachel N. vanden, Bacillus macyae sp. nov., an
arsenate-respiring bacterium isolated from an Australian gold mine, in Int J
Syst Evol Microbiol, Vita all'arsenico? Probabilmente
no, su Le Scienze, Reaves, Rabinowitz, Kruglyak, Redfield, Absence of arsenate
in DNA from arsenate-grown GFAJ-1 cells, Flaubert, Madame Bovary, BUR, Voci
correlate Biologia Evoluzione Biodiversità Morte AWikizionario contiene il
lemma di dizionario «vita» vita, su Treccani.it – Enciclopedie on line,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. vita, in Dizionario di filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Vita, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia
Britannica, Inc. Modifica su Wikidata Origine della vita, su minerva.unito.it.
La vita e l'evoluzione, su vita-morte-evoluzione.bravehost.com. Vita, in
Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Portale Biologia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Biologia
Biologia scienza che studia la vita Organismo vivente entità dotata di
vita Che cos'è la vita? Wikipedia Il contenuto Vita (filosofia). Il
concetto di vita in senso biologico non coincide con quello filosofico.
Genericamente possiamo riferirci alla biologia nel definire la vita come la
condizione di esseri che, caratterizzati da una forma precisa e da una
struttura chimica particolare, hanno la capacità di conservare, sviluppare e
trasmettere forma e costituzione chimica ad altri organismi. In filosofia
la definizione del concetto di vita è diversa e più complessa poiché risente
della scarsità lessicale presente nella lingua italiana che usa un unico
termine per una diversità di significati: in senso generale si adopera il lemma
"vita" per indicare la vita animale, quella umana, quella oltreumana
e, nei riguardi dell'uomo in particolare: la vita corporea, quella psichica,
quella spirituale. Pensiero antico Nel pensiero greco antico vengono usati
invece tre termini a seconda del loro specifico significato: ζωή: il
principio, l'essenza della vita che appartiene in comune, indistintamente,
all'universalità di tutti gli esseri viventi e che ha come concetto contrario
la non-vita e non, come si potrebbe pensare, la morte poiché questa riguarda il
singolo essere che cessa, lui e soltanto lui, di vivere; βίος: indica le
condizioni, i modi in cui si svolge la nostra vita. Zoé è dunque la vita che è
in noi e per mezzo della quale viviamo (qua vivimus), bios allude al modo in
cui viviamo (quam vivimus), cioè le modalità che caratterizzano ad esempio la
vita contemplativa, la vita politica ecc. per le quali la lingua greca usa
appunto il termine bios accompagnato da un aggettivo qualificante; ψυχή: nella
lingua greca del Nuovo Testamento ricorre nel significato di anima-respiro, il
soffio" vitale: ὁ φιλῶν τὴν ψυχὴν αὐτοῦ ἀπολλύει αὐτήν, καὶ ὁ μισῶν τὴν
ψυχὴν αὐτοῦ ἐν τῷ κόσμῳ τούτῳ εἰς ζωὴν αἰώνιον φυλάξει αὐτήν. Chi ama la sua
vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita
eterna» Nella filosofia greca antica tutto il reale è concepito come
vivente secondo la teoria dell'ilozoismo che nella ricerca del principio
introduce considerazioni di argomento biologico per cui: Diogene di
Apolloniaconsidera l'aria come vita, Empedocle fa risultare la vita dalla
armonica fusione dei quattro elementi primigeni, Anassagora intuisce l'origine
di tutti gli esseri viventi nell'aggregazione dei σπέρματα. Tutti questi sono
elementi materiali viventi che vengono connessi con il concetto di psyché, come
nel Timeo di Platone dove l'intero mondo è un organismo vivente. Un concetto di
anima del mondo, che risale probabilmente a tradizioni orientali, orfichee
pitagoriche. Secondo Platone il mondo è infatti una sorta di grande animale, la
cui vitalità generale è supportata da quest'anima, infusagli dal demiurgo, che
lo plasma a partire dai quattro elementifondamentali: fuoco, terra, aria,
acqua. Pertanto, secondo una tesi probabile, occorre dire che questo mondo
nacque come un essere vivente davvero dotato di anima e intelligenza grazie
alla Provvidenza divina. Anche per Aristotele la vita s'identifica con l'anima,
ἐντελέχεια, sia essa vegetativa, sensitiva o intellettiva, che è nel sinolo
causa e principio del corpo vivente. Con Aristotele il primato della forma
sulla materia porta alla contrapposizione del βίος ϑεωρητικός al βίος
πρακτικός, al primato della vita contemplativa sulla vita attiva, come diranno
i filosofi medioevali, vale a dire la superiorità della conoscenza teoretica,
che permette all'uomo di cogliere la verità di per se stessa mentre quella
pratica cerca anch'essa la verità ma come mezzo in vista dell'azione, al fine
di cambiare la realtà: è giusto anche chiamare la filosofia scienza della
verità. Infatti della filosofia teoretica è fine la verità, di quella pratica
l'opera, poiché i filosofi pratici, anche se indagano il modo in cui stanno le
cose, non studiano la causa di per se stessa, ma in relazione a qualcosa ed
ora. La visione aristotelica sarà fatta propria anche dal neoplatonismo, che
nella sua dottrina emanatistica e nella concezione dell'anima come psiche
cosmica, stabilirà la connessione tra il mondo ideale, della generazione delle
diverse dimensioni della realtà appartenenti alla stessa sostanza divina, e
quello materiale delle realtà empiriche. Il pensiero cristiano e
medioevaleModifica Nella concezione cristiana nel Vecchio Testamento la vita
umana è strettamente collegata alla volontà benefica di Dio mentre la morte è
rapportata al peccato. Nel Nuovo Testamento la connessione vita-divino si
consolida nel messaggio di Gesù che assicura la resurrezione, una vita futura a
chi crede in lui. Ego sum resurrectio et vita: qui credit in me, etiam si
mortuus fuerit, vivet: et omnis qui vivit et credit in me, non morietur in
aeternum. Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore,
vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. La filosofia
medioevale accoglie l'eredità neoplatonica dell'importanza del βίος ϑεωρητικός
per una vita vissuta religiosamente e misticamente come strumento per giungere
alla vita oltremondana e riprende la concezione aristotelica della vita
biologica adattando la sua definizione dell'anima come l'atto puro di un corpo
che ha la vita in potenza alla teoria dell'immortalità dell'anima:
Filosofia moderna La vita viene concepita come appartenente a un essere vivente
che deve essere studiato come se fosse una macchina distinguendo nettamente ciò
che riguarda gli elementi fisici da quelli psichici. Questa tesi, dove si cimentano
in particolare Cartesio e Hobbes viene contrastata da Leibniz che definendo la
monade la riferisce al principio aristotelico dell’ἐντελέχεια intesa come la
tensione di un organismo che mira a realizzare se stesso secondo leggi proprie,
passando dalla potenza all'atto. Queste concezioni vengono superate dal
vitalismo che eredita dal 1600 i motivi neoplatonici e magici-alchemici dei
filosofi rinascimentali FICINO (si veda) e PICO (si veda). I pensatori
dell'età romantica, Herder, Hölderlin, Schiller, Jacobi, nel filone segnato
dalla Critica della ragion pratica e dalla Critica del giudizio kantiane,
concepiscono la vita inserendola nella nuova visione della filosofia della
natura sviluppata da Goethe, Schelling e Hegel il quale in particolare vuole
contrastare sia la teoria intellettualistica che vede la vita come qualcosa di
incomprensibile sia quella romantica che contrappone l'energia della vita al
freddo sapere, riportando la vita nell'ambito dello sviluppo dialettico
dell'Idea (tesi) che si oggettiva come natura (antitesi) per approdare alla
sintesi dell'Idea che torna su se stessa colma di realtà. Si costituisce
la Lebensphilosophie, la filosofia della vita che rifacendosi all'opera di
Lukács La distruzione della ragione, si esprime in una varietà di autori che
elaborano una dottrina variegata e non unitaria tenuta assieme dall'antinomia
vita-ragione. Così Dilthey, Rickert, Simmel, Scheler, Klages, e specialmente
Unamuno, Gasset, Eugeni d'Ors e altri, si rifanno a elementi del romanticismo,
di Arthur Schopenhauer, di Nietzsche oppure riconducono la razionalità a
qualcosa di immanentealle stesse strutture materiali della vita. Una
«vitalizzazione della ragione» che porta all'irrazionalismo, al misticismo,
all'amoralismo: La ragione tende a razionalizzare la vita, nemica della
ragione; qualora essa conseguisse il suo intento, si avrebbe la morte e la
negazione della vita. Nello stesso tempo la vita tende a vitalizzare la
ragione. Su queste basi speculative la filosofia francese con Deleuze ha
sviluppato una filosofia della vita che in questo autore, attingendo agli studi
storico-epistemologici di Canguilhem, porta alla fondazione di una visione
immanentistica della vita che ha come fulcro il concetto di
differenza-ripetizione tutte le identità non sono che simulate, prodotte
come un effetto ottico, attraverso un gioco più profondo che è quello della
differenza e della ripetizione. Sulla scia del pensiero di Nietzsche, la
differenza è concepita come affermazione pura, come atto creativo e l'identità
come un che di selettivo, che torna solo per affermare la
differenza. Attingendo alla filosofia della vita Foucault avanza la teoria
del "biopotere" cioè le pratiche con le quali la rete di poteri
gestisce la gestione del corpo umano nella società dell'economia e
finanza capitalista, la sua utilizzazione e il suo controllo la gestione del
corpo umano come specie, base dei processi biologici da controllare per una
biopoliticadelle popolazioni. Ove non indicato diversamente, le informazioni
contenute nel testo della voce hanno come fonte: Dizionario di filosofia
Treccani alla voce corrispondente Possenti, La questione della vita Internet
Archive. Heidegger, Concetti fondamentali della filosofia aristotelica, Milano,
Adelphi, Possenti, Internet Archive. ^ Richard Broxton Onians, The Origins of European
Thought, Cambridge, N. T. Gv. Platone,
Timeo, Aristotele, De anima, Aristotele,
II libro della Metafisica, Gv. Lunardi, Attualità di Unamuno, Padova : Liviana
Deleuze, Differenza e ripetizione, Il Mulino; Foucault, La volontà di sapere,
Feltrinelli, Voci correlate Modifica Esistenza Naturalismo (filosofia)
Filosofia della natura Vitalismo Portale Filosofia: Psiche termine
della psicologia Vitalismo corrente di pensiero che esalta la vita
Panpsichismo teoria Vitalismo corrente di pensiero che esalta la vita. Il
vitalismo è una corrente di pensiero che esalta la vita intesa principalmente
come forza vitaleenergetica e fenomeno spirituale, al di là del suo aspetto
biologico materiale. Raffigurazione di Venere, principio della vita e
della fertilità che nasce dall'acqua PrincipiModifica Il vitalismo ritiene che
i fenomeni della vita, costituiti da una "forza" particolare, non
siano riconducibili interamente a fenomeni chimici, ed in particolare che vi è
una netta demarcazione tra l'organico e l'inorganico, che la vita sulla terra
ha avuto un'origine divina e non solo da un'evoluzione risalente a circa 3800
milioni di anni fa, come sostengono i biologicontemporanei. Il vitalismo
può essere anche inteso, nell'ottica nietzschiana e dannunziana, come
l'esaltazione della vita senza limiti né freni ideologici o morali, come la
ricerca del godimento (dionisiaco), come la celebrazione dell'istinto e di
quella volontà di potenzache apparterrebbe solo a pochi eletti, i quali sanno
imporre il proprio comando sui più deboli. Questa forza può così rigenerare un
mondo che Nietzsche e D'Annunzio ritengono esausto. In una tale ottica
l'evoluzionismo non sarebbe in contrasto col vitalismo, ma darebbe anzi la
conferma che la natura si serve della selezione naturale al fine di perpetuare
la propria volontà di vivere attraverso la sopravvivenza dei migliori. A
differenza del vitalismo dannunziano, che nelle sue manifestazioni racchiude
molti degli elementi tipici dell'estetismo decadente, il vitalismo nietzschiano
va considerato anche nella sua accezione dionisiaca di accettazione tragica
della vita, di un'accettazione tout court della vita, finanche nei suoi aspetti
più truci e sofferenti. StoriaModifica Bambino nel grembo materno
disegnato da Vinci. Pur con radici antiche, il vitalismo si è sviluppato come
sistema teorico tra la metà del Settecento e la metà dell'Ottocento. Si tratta
di una concezione ereditata in gran parte dal neoplatonismo e dalla filosofia
rinascimentale, secondo cui le idee platoniche, oltre a trascendere il mondo,
sono anche immanenti alla natura, diventando la ragione costitutiva dei singoli
organismi e di tutto ciò che esiste. Il cosmo, in quest'ottica, risulta animato
da un principio intelligente, veicolato in esso da una comune e universale
Anima del mondo. Se Leibniz proseguì sulla stessa lunghezza d'onda, attribuendo
vita e capacità di pensiero anche alla materia inerte, e schierandosi contro il
meccanicismo di Cartesio e degli empiristi,[4] Schelling vedeva invece nel
vitalismo una concezione irrazionale e perciò da scartare, in quanto affine al
noumeno kantiano, preferendo piuttosto parlare di evoluzionismo finalistico:
questo era da lui concepito agli antipodi sia del vitalismo, ma anche del
determinismo meccanico, che è incapace di cogliere la profonda unità che
pervade la natura, riducendola ad un assemblaggio di singole parti. Dopo aver
trovato espressione anche nella poetica di Giacomo Leopardi,[6] il vitalismo
riemerse nel Novecento con Bergson, il quale, in una rinnovata polemica contro
il determinismo e il materialismo, torna ad affermare che la vita biologica,
come del resto la coscienza, non è un semplice aggregato di elementi composti
che si riproduce in maniera sempre uguale a se stessa. La vita invece è una
continua e incessante creazione che nasce da un principio assolutamente
semplice, non rieseguibile deliberatamente, né componibile a partire da
nient'altro. Tentativi di spiegazione in laboratorio Wer will was Lebendiges
erkennen und beschreiben, Sucht erst den Geist heraus zu treiben, Dann hat er
die Teile in seiner Hand, Fehlt, leider! nur das geistige Band. Encheiresin naturaenennt's
die Chemie, Spottet ihrer selbst und weiß nicht wie. Per capire e descrivere una realtà vivente, si cerca
sempre innanzitutto di cavarne la vita; allora si ha la mano piena di frammenti
inerti, a cui manca solo - purtroppo - il nesso della vita. La chimica le dà il
nome di encheiresin naturae. Si burla di se stessa e nemmeno se ne avvede. Mefistofele
rivolto a una giovane matricola universitaria, nel Faust di Goethe. Figure di
omuncoli disegnate da Vallisnieri, ritenuti i semi in grado di operare la
generazione dell'uomo Dal punto di vista biologico ci sono stati diversi
tentativi di costruire la vita in laboratorio partendo da basi il più possibile
scientifiche, per cercare di ridurre gli aspetti maggiormente irrazionali della
concezione della vita, o per poterne dare delle spiegazioni quantomeno
plausibili. I più importanti sviluppi della biochimica e dell'ingegneria
genetica sono stati i seguenti: il chimico tedesco Wöhler, in
collaborazione con Liebig, effettua la prima sintesi organica, la sintesi
dell'urea. Viene pubblicata la teoria dell'evoluzione di Darwin. Buchner
dimostra che la fermentazione può avvenire anche senza cellule di lievito vive
ma solo con loro estratti. Stanley cristallizza il primo virus, il virus del
mosaico del tabacco. Urey prepara i primi composti organici deuterati. Miller
ottiene per sintesi le prime molecole organiche. Si tratta però, allo stato, di
procedimenti meramente meccanici, che nulla dicono sul perché un certo composto
dovrebbe dare la vita a differenza di un altro. Tali esperimenti si limitano a
rieseguire in laboratorio i procedimenti naturali di generazione della vita,
senza che questi siano compresi a fondo; proprio perché ne sono un'imitazione,
tali procedimenti sembrano non differire qualitativamente da quelli operanti in
natura. Secondo il paleontologo Teilhard de Chardin, che studiando la
storia dell'evoluzione della Terra elaborò la cosiddetta legge di complessità e
coscienza, esiste all'interno della materia una tendenza a diventare
maggiormente complessa e al tempo stesso ad accrescere una propria coscienza,
passando dallo stato inanimato a quello via via più evoluto. La coscienza
sarebbe dunque il fine nascosto a cui tendono le leggi della natura, e che
potrebbe essere in grado di spiegarle. Il biologo e filosofo Driesch ricorse al
termine del LIZIO entelechia per designare questa forza vitale in grado di
strutturare la materia organica secondo leggi immateriali. Il desiderio di
costruire la vita totalmente al di fuori delle vie naturali ricorre invece
soprattutto nella fantascienza; a questo filone appartiene ad esempio il
romanzo Frankenstein di Wollstonecraft. L'esaltazione della vita
nell'opera di Nietzsche ed Annunzio, cit. in bibliografia. Dettaglio dal codice Windsor sugli studi
sugli embrioni. ^ Concetto già espresso da Platone, il quale, richiamandosi
alla tradizione dell'ilozoismoarcaico, sosteneva che il mondo è una sorta di
grande animale, supportato da una «Grande Anima» infusagli dal Demiurgo, che
impregna il cosmo e gli dà vitalità generale (Timeo). Leibniz, Monadologia, Schelling,
BRUNO (si veda), ovvero il principio divino e naturale delle cose, dove egli
recupera il concetto neoplatonico di Weltseele o «Anima del mondo». Macchiaroli, Leopardi, Napoli, Biblioteca
Nazionale, Bergson, L'Evolution créatrice. Espressione composta da un termine
greco all'accusativo, encheiresin, ed uno latino, che significa letteralmente
«manipolazione della natura», con cui in ambito accademico si indica
l'assemblaggio di componenti biologiche nel tentativo di formare un organismo
vivente (Hofmannsthal, The Whole Difference: Selected Writings, a cur. McClatchy, Princeton). ^ Chardin,
L'avvenire dell'uomo, Il Saggiatore, Milano; Dizionario di filosofia Treccani.
BibliografiaModifica Luigino Zarmati, Il vitalismo. L'esaltazione della vita
nell'opera di Nietzsche ed Annunzio, Vinci editore, Hvidberg-hansen, The Spirit
of Vitalism, Intl Specialized Book Service Inc, Amico, Medicina e metafisica,
Nuovi Autori, Marabini, La singolarità dei sistemi animati. Riflessioni e
confutazioni sul problema del neovitalismo, Il Pavone, Canguilhem, La
conoscenza della vita, prefazione di Antonio Santucci, Il Mulino; Scott Lash,
Life (Vitalism), Theory, Culture and Society. Voci correlate Modifica Animismo
Evoluzionismo (scienze etno-antropologiche) Bergson Collegamenti esterni vitalismo,
in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, vitalìsmo, su
sapere.it, De Agostini. Portale Filosofia: accedi alle voci di Wikipedia che
trattano di filosofia Ultima modifica 1 anno fa di Trottapiano Chardin gesuita,
filosofo e paleontologo francese Pensiero di Teilhard de Chardin Dannunzianes
l'anima. L' ultimo libretto del nostro filosofo, che dal suo
stesso nome ci pervenne intitolato Fracastorius sive de Anima, dovrebbe essere
quasi la sintesi de' precedenti ragionamenti da lui tenuti intorno
all'intellezione. Ed invero fu a suo luogo notato come intendimento del
nostro Autore era di risalire daile estrinsecazioni del pensiero alla sua
stessa sorgente, e dalle facoltà dell'anima, prima fra le quali la
intellettiva, e dagli atti loro, alla stessa propria natura dell'anima razionale.
Cammino inverso a quello che si era tenuto e si tiene comunemente
nelle scuole, dove, da definizioni astratte dell'anima. come dall'
entelecheia d'Aristotele, si fa discendere e si credeva di potere spiegare i
singoli fenomeni. Ma appunto perciò abbiamo annoverato F. fra i
primi filosofi del rinascimento, avendo egli avuto chiara coscienza della
necessità di procedere a posteriori anche ne' più ardui problemi
della filosofia, della quale in tal guisa preannunziò il rinnovamento .
Nel suo libro dell' Anima adunque si dovevano raccogliere i supremi
sforzi dell'acume filosofico di F., e tuttavia per talune ragioni che or
verremo esponendo, questo libretto rimane inferiore all' aspettazione del
lettore, e forse al concetto stesso che aveva guidato l'autore nel
comporlo. In primo luogo il dialogo è rimasto incompiuto perchè l’autore,
che da tanti anni vi medita sopra, è prevenuto dalla morte. E per quanto
si possa credere che in confronto dell’ampio svolgimento dato al libro dell'
Intellezione questo sull' Anima avrebbe dovuto avere un corrispondente e
proporzionato sviluppo, in ragione della più alta gravità e difficoltà
della materia, è tuttavia un libretto di non molte pagine quello
clie ci è pervenuto, e che si trova impresso nella raccolta delle opere
Fracastoriane. In secondo luogo la dottrina dell'anima è in questo
dialogo trattata limitatamente, e quasi esclusivamente rispetto alla
controversia dell' immortalità. E' ben vero che F. cerca sin dal
principio di sollevarsi sino ad afferrare la quiddità dell' anima, però
assai brevemente, e di leggieri si scorge che non è questo, almeno
in tal luogo, il fine principale a cui mira. Notissima è la contesa
suscitata a quel tempo dal POMPONAZZI intorno alla immortalità, da lui
filosoficamente negata, cristianamente creduta, non diremmo tanto per la
consapevolezza del pericolo, quanto per quello strano contrasto che
accompagna le più ardite ribellioni di uomini usciti allora dal dominio
della teologia. Il che tuttavia non tolse che al Pomponazzi stesso da
taluno si facesse intendere eh' egli, ammessa per buona la sua credenza
come cristiano,, poteva essere arso soltanto come filosofo. La dottrina
del maestro ebbe contradditori fra i suoi stessi discepoli. Primo fra
questi il Contarini, uomo di chiesa, la confutò, dicendola sospetta
di ateismo; nè alcuno si attenderebbe che F., uomo religioso, e medico
del Concilio di Trento, avesse a difenderla. Ciò non ostcante è
errata l'opinione di coloro i quali credettero, come riferisce pure
l'anonimo scrittore della vita di F., che questi componesse il suo dialogo adversus
insana non minufi quam impia Pomponatii praeceptoris placita. Queste
parole ci fanno sentire r acrimonia dell' animo nei contradditori
del Pomponazzi, ma tale non è verso di lui l'animo di F., il quale
si sforza bensì di confermare l'immortalità, ma senza parola di ran- core
contro di alcuno, anzi senza mai nominare il Pomponazzi, e senza quasi
mostrar di cono- scere le obiezioni da esso addotte. Il dialogo poi
fu pubblicato soltanto molti anni dopo la morte del filosofo mantovano,
onde anche per questo rimane del tutto escluso che 1' opera
fracastoriana potesse avere un fine personale e polemico. Con tutto ciò
egli è certo che il fine apologetico della difesa del dogma la vince
, nel nostro autore, sulla discussione schiettamente filosofica; e
l'aver egli ristretto un argomento sì vasto pressoché a questa sola
questione, toglie oggi naturalmente al dialogo originalità ed
efficacia. In terzo luogo, ed è logica e necessaria conseguenza di quanto
finora si è osservato , la forma stessa del dialogo diviene piuttosto
letterapia che filosofica e si abbandona a poetiche concezioni, invece di
conservarsi strettamente raziocinativa e dialettica, quale appariva
nel dialogo dell’intellezione.Sente il nostro autore che la
quistione dell' immortalità sfugge propriamente all'indagine della
ragione, ond' egli vi sostituisce la poesia e il sentimento, per quanto
siano questi pure lati assai ragguar- devoli dell' animo e del pensiero
umano. Nondimeno quello che nel caso nostro più importa notare, si è che
ciò facendo F. non pretende ancora assoggettare la ragione al
dogma, siccome era avvenuto per tutto il medio evo, ma francamente
riconosce che in quistioni di tal natura non si può procedere col rigore
del ragionamento filosofico, in guisa che non s'abbia ad accettare
se non quello che sia stato rigoro- samente dimostrato, come volevano le
antiche scuole degli stoici e dei peripatetici: Deinde et duritiem
severitatemque illam vel stoicam vel etiam peripateticam exuamus, ut
nihil velimus admittere nisi quod iis rationihus assertum comprohatumque
fuerit quas comprobativas consuevimus appellare. In omnibus enim illas expetere
iniustum profecto est. Queste parole ci sembrano per vero molto notevoli.
Se le prendiamo alla lettera, in esse F. ci apparisce, come FILOSOFO,
inferiore a sè stesso, e verrà il Descartes a ristabilire come
legge essenziale del metodo quel medesimo rigore dimostrativo che
stoici e peripapetici avevano voluto. Tuttavia conviene ben rilevare
come anche in cotesto il nostro Autore, pur soste- nendo una tesi
opposta a quella del Pomponazzi, sa ben distinguere, come questi aveva
insegnato a fare, ciò che può esser soggetto di razionali dimostrazioni,
e ciò che, non potendo esserlo, va piuttosto confidato al sentimento
ed alla fede. Non v' è più qui la formula medioevale intellectus quaerens
fidem; e nemmeno Taltra « /ides quaerens intellectum, ed in cotesta
distinzione che assegna un campo separato alla filosofia e alla fede, pur
entrambe necessarie a soddisfare un'imperiosa esigenza psicologica, tutti sanno
che fu il principio di un salutare rinnovamento oltreché scientifico,
altresì morale e civile. Del rimanente non è a dimenticare che
al tempo di F. quasi tutte le speculazioni e discussioni che si fanno
intorno all' anima, aggiravansi principalmente intorno
all'immortalità. Ogni secolo discute quei problemi che più lo interessano, e
non è a meravigliarsi che in un' epoca in cui ridestavansi i nomi e i
ricordi gloriosi di antiche scuole filosofiche, in cui si rinnovellavano
le forme letterarie ed artistiche dell' antica civiltà greca e
romana , si cercasse con ansia profonda in quei ricordi, presso quei
letterati, nei libri di quei filosofi, la conferma o la liberazione da
quei dogmi che per secoli avevano occupato le menti di ognuno. Così
avviene che di tutta la psicologia di Aristotele, la sua dottrina intorno
alla doppia natura del Noo, da cui sembrava potersi conchiudere, rispetto
all'anima, ora che ella è, ora che non è mortale, era stata fra le altre
parti della sua dottrina la più dibattuta da commentatori e filosofi; è i
nomi stessi di aristotelismo e di platonismo si prendeno ormai come
insegne di guerra, secondochè si mirava ad oppugnare o a difendere i dogmi del
LIZIO. Indi le guerre tra aristotelici ed antiaristotelici; e tra
gli aristotelici stessi gli uni si sforzavano ancora di tirare le dottrine del
maestro, come avea fatto la scolastica, a razionale dimostrazione di
rispettate credenze, gli altri invece francamente vi si ribellavano, ma
tutti facevano segno de' loro studi più assidui quei luoghi d'Aristotele
che più da presso si riferivano alle supreme quistioni del loro tempo. Ed
ecco perchè anche la psicologia del POMPONAZZI si svolge
principalissimamente intorno all'immortalità, come pure intorno alla stessa
quistione si agitano, pressoché esclusivamente, tutti i suoi
contraddittori o sostenitori, come NIFO (si veda), CONTARINI (si veda), F.,
ACHILLINI, PORZIO, ZABARELLA, infìno a CREMONINI e a CESALPINO; e in
generale tutti coloro che più o meno partecipando al moto impresso da
Pomponazzi, svolsero o rifecero, sulle tracce d' Aristotele, la
psicologia del rinascimento. Premesse le quali cose, veniamo ora a
più particolareggiato esame di questo dialogo di F. Sono i medesimi
personaggi che avevano si dottamente ragionato dell'intellezione, i
quali ora prendono parte alia nuova discussione intorno all' anima, ed
incomincia a parlare F., protagonista del dialogo. Pel cui svolgimento, quasi
dramma intellettivo, l'autore non IS manca in prima di tratteggiare la
mirabile scena naturale ove egli e i su oi compagni si trovano, al
cospetto di tante bellezze naturali di acque, di monti, di luoghi
boscosi; e tutto ciò risuscita in loro l' immagine degli antichi filosofi
greci, che contemplando la viva natura s'ispirano alle sublimi loro
speculazioni. Talché pieno dei ricordi e delle idee greche, F. che sin dal
principio cita Teofrasto per la somiglianza del luogo ove egli ed i suol
amici erano radunati con altro luogo da quello de- scritto
nell'Arcadia, così soggiunge. De anima nostra cum sinais haUturi sermonem in
qiiam videtur musica latentem nescio quam vim et consensum habere,
apte quidem fiet si aliquantis per nunc ecccitetur in noUs. Ed alcuni
carmi cantati dal solito garzonetto, accompagnati dal suono della
cetra, danno l’ispirazione e l'intonazione del dialogo. Perocché in tali
versi si canta del felice giovine che rapito da Giove e dato per
compagno ad Ebe, cambia la terrena dimora con l’eterna giovinezza dell'
Olimpo. Questo congiungere insieme la poesia e la filosofia (pur
tenuto fermo quanto sopra abbiam detto sulle diverse e talora opposte
ragioni della scienza e dell ' arte ) è uno dei fenomeni a mio giudizio più
ragguardevoli che si manifestano in taluni dei più grandi inge- gni
dei Rinascimento, compreso BRUNO (si veda) stesso che sì altamente e
filosoficamente poetava. In vero r Italia era allora tutto un popolo di
artisti ; e dell' arte si facevano ben sovente ispiratori e maestri i
filosofi. Tal fenomeno merita un più lungo studio, che qui non è il luogo
nemmen di accennare, perchè troppo ci allontanerebbe dal nostro fine
principale; però piacemi almeno di riferire un saggio della poesia
filosofica di F., osservando che se allora ì' arte e l' ispirazione del
sentimento tenevano il luogo delle dimostrazioni filosofiche, ben
potremmo augurarci che oggi all'inverso, di tanto mutati i tempi, la
filosofia e la scienza valessero a dar vita ad un' arte e ad una
poesia nuova, quando tutti oggi sono concordi a lamen- tare la
decadenza della poesia e dell'arte. Eceo ora la poetica finzione di F. Ne
timeas, Troiane fiier, quod in ardua tantum Tolleris a terra: quod rostro
atque unguihus uncis Te complexa ferox volncris per inania
portai. Audisti ne unquam sublimis nomen Olympi? Audisti ne Jovis,
tonitru, qui fulmina torquet? nie ego sum, non haee te volucris, sed Juppiter
est, qui Haud praeda captus, diari sed amore nepotis In summum
amplexu innocuo te portai Oìympum. Astra ubi tot spedare soìes, uhi
pulcher oUt Sol Oitusque occasusque siios, ubi candida noctes
Currit Luna nitens, auroram Lucifer anteit. Hic ego te in numero superum
domibusque Deorum, Ver ubi perpetuum, felix ubi degitur aetas
Aeterna et semper viridis floreìisriiie iuventa, Consistam, aequalemque
annis pubcntibus ITeben Officioque dabo comitem. Pone metum, dilecte
Jovi, melioraque longe Frospiciens, charam pucr obliviscere
Troiani; Neve Deim te iam et divorum regna petentem lilla canum,
aut Idae nemorosae cum sequatur. Tale dunque è la poetica introduzione
al trattato dell' anima. Ma l' autore entra subito in materia, e
ricerca intorno all'anima due cose -- quale ella sia qualis nam sit, cioè s'
ella sia eterna ed immortale o no; e che cosa sia « quid sit, »
cioè la stessa sua natura. Con rapida analisi egli raccoglie tutti gli
elementi che la riflessione filosofica scorge nel concetto che
tutti possiedono dell' anima, intesa come principio della vita , e che da
Aristotele erano stati cosi ampiamente dibattuti e ventilati. Percorre
tutti i gradi della vita, e non si ferma all' antica distinzione delle
specie di anime che corrispondono alle celebri facoltà aristoteliche di
nutrizione, sensibilità, locomozione, intelligenza, pur fra loro concatenate
in modo che non sia possibile la funzione superiore se non siano
state prima attuate le funzioni inferiori; ma sviluppa inoltre il principio
stesso della vita, separandolo, più distintamente forse che non
avesse fatto lo stesso Aristotele, dalle varie operazioni, procedenti da
altre cause, che concorrono a manifestarlo. In ciò la sua esperienza di
medico e 1’erudizione eh' egli possede delle dottrine vitalistiche e
animistiche emesse da fisici e medici insigni, come Andronico e Galeno,
ch'egli ricorda, lo pongono in grado di meglio determinare il principio
stesso della vita, procedendo per eliminazione di tutto quanto
apparisca insufficiente a spiegare una forza o potenza di tanto mirabile
efficacia. Così egli esclude che bastino a dar ragione della vita
la naturai complessione delle parti d'un corpo organico, considerando
quelle piuttosto come strumenti indispensabili che come vera ed intima
causa; esclude quella temperatura o mescolanza di umori e queir armonia o
consenso delle membra su cui pur tanto si erano fermati gli antichi,
scorgendo in tutto ciò piuttosto un rapporto da cosa a cosa, che un principio
unico ed attivo delle operazioni esclude infine quegli Spiriti che
eia altri fiiron cliiamati vitali, o il calor naturale, parendogli questi
cosa ben differente da ciò che è propriamente forza vivente e pensante.
Ma allora che cosa è 1'anima, come principio della vita, sia vegetativa,
sia sensitiva sia intellettiva? E qui F. torna esattamente ad Aristotele,
la cui celebre definizione dell' anima, fu ripetuta per tutto il medio
evo, ed in tutto il periodo del rinascimento, nè ancora, al dire di
FIORENTINO (si veda), se n' è potuta escogitare una migliore (Pomponazzi). A dir vero, quella stessa
definizione aristotelica, essere cioè l’anima l’entelechia prima di
un corpo fisico, organico, che ha la vita in potenza, non era forse
la più persuasiva, a cagione dell' oscurità di queir entelecheia che ha dato
luogo a tante discussioni e interpretazioni ; tuttavia il Fracastoro
si adopera per illustrarla, e la esplica coi concetti di forma
sostanziale e di atto motore, e poi di forza organizzatrice; dei quali i
primi due erano il risultato delle teorie aristoteliche, il terzo dovea essere
il punto di partenza delle nuove speculazioni che si vennero
svolgendo per tutta la filosofia moderna, dallo spirito puro cartesiano
sino alla monade leibniziana. Aristoteles quidem volens animae naturam et
rationem eocplicare entelechiam vocavit, quam alii agitationem continuam,
alii actum transtulere est ennn anima propria forma corporis
organici, naturalis, viventis sed QUATENUS INFLUIT VIM ET AGITATIONEM IN
TOTUM prìmuin enim tum esse dat, tum conservationem continuam; per
ipsam deinde fiunt attractiones similiiim, aggenerationes, et alimenta qualitates
in virtute illius alterant, miscent, collocante formant, figttrant et
tandem progressiones animalium, generationes semìnum , et demum
similium organizationes : quae omnia fiunt in virtute animae et formae
per eam vim quam a mundi anima ed a Beo certam et nunquam errantem
recepit. Non si poteva concepire in una forma più elevata e universale
questa forza effettrice della vita, qualunque essa siasi (dacché la sua
essenza ci sfugge, come ci sfuggono tutte le ultime ragioni delle
cose); ne la dottrina di Aristotele poteva avere un più chiaro e sincero
interprete. Ancora è da notare come F., da buon naturalista eh'
egli era, presente qui l' unità della vita nell' universo, ma riferendo 1’anima
dell' uomo all' anima del mondo ed a
Dio, non conclude in favore di un assoluto panteismo, ideale o materiale,
eh' era pure stato il retaggio di alcune scuole antiche, ne partecipa a
quelle fantastiche animazioni che si riscontrano, come altrove
notammo, in alcuni filosofi del rinascimento; bensì la stessa sua sobrietà e
temperanza che anche altrove abbiamo avuto occasione di porre in rilievo
lo trattiene dal trascendere ad affermare quanto non fosse il semplice
bisogno di concepire la natura come un tutto organizzato e vivente.
Il quale bisogno fu pure altamente sentito in tutto il rinascimento. Ma
se si con- fronti questa semplicità e diremmo quasi buon senso di
F., con le stravaganze che intorno all'anima del mondo ebbe
dichiarato Agrippa nei libri De Occulta Philosophia; con le cose astruse e
sottili che sì leggono nella Pampsychia del Patrizzi, nel De SuUitilite; CARDANO
(si veda, nel Messaggero di TASSO (si veda); e in fine con le idee
trascendenti enunciate nei libri De Causa
e nella Cena delle Ceneri del BRUNO (si veda) e nel De sensu rerum
et Magia di CAMPANELLA (si veda), si vedrà quanto l'azione moderatrice di
F. fosse opportuna per volgere senza scosse la filosofia del suo tempo
dal formalismo d'Aristotele al naturalismo de'nuovi tempi. Però la
definizione aristotelica dell'anima abbracciata di F. non risolve una difficoltà,
anzi una contraddizione sostanziale che qui sorge improvvisa. L'anima,
essendo per Aristotele forma sostanziale del corpo è indisgiungibile
da questo, come egli ebbe risolutamente affermato in più luoghi, e
segnatamente in quello notissimo del De Anima. Ne perciò Aristotele ebbe
anco il pensiero di voler indagare la possibilità di un' esistenza
separata dell' anima. In tutto il suo sistema materia e forma
costituiscono nella realtà una sola cosa, entrambe sono egualmente
necessarie ed inse- parabili, essendo la materia la potenza della
forma, e la forma atto della materia, talché dove è materia è forma, e
dove è forma è altresì materia. Tuttavia questa unione e
compattezza della materia e della forma, che costituisce uno dei
cardini del sistema aristotelico, vien rotta allorché dalla realtà
applicata al conoscimento, deve la teorica d' Aristotele adattarsi a
spiegare il modo con cui si effettua in noi la cognizione, mediante
la stessa materia e la stessa forma. Invero la materia, secondo la
teoria ereditata dall’ACCADEMIA, e che non pertanto torna meno
sostenibile nel sistema aristotelico, è indefinita 0 indeterminatissima, perciò
ella è inconoscibile in sè stessa, come vlen dichiarato nella
metafisica. La cognizione invece è data dalla forma; vi è però in questo
una intrinseca difiìcoltà, perchè la forma educendosi dalla potenza della
materia, parrebbe che la inconoscibilità di questa dovesse rendere
meno accettevole la conoscibilità di questa. La difficoltà si aggrava
quando la materia e la forma si considerino in quei due termini estremi
di tutta la nostra conoscenza che sono l' individuo e r universale.
Questi due termini rimangono inconciliabili nel sistema d' Aristotele, e
dì qua la prima sorgente di tutte le opposte direzioni date alle
varie parti della sua dottrina, alle quali questo primo principio, per la
stessa compattezza del sistema, generalmente si distende. Invero l'
individuo è sensibile, l’universale è intelligibile, secondo la teorica
fondamentale d'Aristotele che pure altrove abbiamo richiamata ; intanto
l'individuo che dovrebbe partecipare della inconoscibilità della materia,
è tuttavia per lui il sinolo di una materia e di una forma, ma partecipa
di più della inconoscibilità della materia a cui è più vicino; l'universale
invece nella sua massima forma rimane assoluta conoscenza, ossia pura
forma, senza mistione alcuna di materia, cioè Dio. Li tal guisa si
viene a separare per la prima volta la materia dalla forma, dappoiché è
manifesto che mentre tutte le altre forme^ eccetto la massima si
compenetrano nella materia, rispetto alla nostra conoscenza si ammette una
forma pura che viene ad essere per così dire divorziata dalla
materia. E' questa veramente una contraddizione del sistema del
LIZIO, la quale chi ben consideri non va attribuita a difetto del genio
smisurato di lui, ma accusa piuttosto una di quelle intime
ripugnanze che si ritrovano in fondo a tutte le analisi più profonde del
pensiero metafisico, e che avrebbe dato luogo più tardi alla negazione
del principio di causa per parte dell'Hume, e al riconoscimento di quelle
intrinseche antinomie le quali dovevano essere messe in evidenza dall'
acutissima mente del Kant nella critica della ragion pura. Ora questa
stessa cotraddizione trasportata per necessaria conseguenza di sistema nella
investigazione della natura dell'anima, dà luogo alla strana ambiguità del
LIZIO intorno alla immortalità ed alle controversie infinite che ne
derivarono. Perocché mentre dalla definizione sopra riferita dell'anima
dovea dedursi che questa non essendo disgiungibile dal corpo non potesse
avere una esistenza separata, e perciò dovesse dileguarsi e perire,
clie dir si voglia, al morire o disfarsi del corpo, ecco invece che vien
dicliiarata ad un tratto capace di separata esistenza, e perciò
immortale. Ciò è chiaramente detto dal LIZIO in altro luogo pur celeberrimo del
IT. libro De Anima ove è detto che
/' intelletto e la potenza pensante senibra essere un altro genere
di aniìna e questa sola potersi dare che sia separata, come l’eterno dal
perituro. Adunque, stando alla antecedente definizione dell' anima
(che pare dovea comprendere tutti i generi di anime) anche l'intellettiva
avrebbe dovuto concludersi mortale; ma giunto a questo il LIZIO si
arresta, e ripigliando il cammino dalla teorica della conoscenza e dalla
forma pura, come sovra V abbiamo esposta, che si può concepire
separata dalla materia, conclude che si può dare, èvSéxexat, anche
un'intelligenza separata, e perciò immortale. Questa conclusione sembra
tanto più inaspettata inquantochè egli aveva fatto scaturire 1' anima
intellettiva dalle potenze inferiori; allo stesso modo che tutte le
forme erano implicate nella materia; e tuttavia non ostante l'antinomia
delle parti, egli è in fondo coerente all' insieme del suo sistema,
perchè l'intelletto che si dice ora separato vien fuori in forza di quel
medesimo ragionamento che, nel processo conoscitivo dall' individuo
all'universale, gli avea fatto concepire la possibilità di una forma pura
separata da ogni materia che spiegasse 1' universale. Tale per sommi
capi è la teorica di Aristotele che qui ci siamo sforzati di ridurre alla
suprema possibile chiarezza traendola fuori dal viluppo delle ragioni
opposte, specialmente de' commentatori, e mostrandola come un
prodotto logico del suo sistema. Nè bisogna dimenticare inoltre che in
tutta cotesta controversia Aristotele stesso non è abbastanza esplicito,
e ciò diede luogo ai commenti infiniti degli espositori. IL LIZIO ha
dunque un bel dibattersi fra queste due opposte conclusioni. Il problema è
insolubile. Invero tanto potevano aver ragione coloro che avrebbero
voluto sforzare Aristotele ad esser logico fino in fondo, traendo dall'
inseparabilità dell' anima dal corpo la prova della mortalità della
medesima, tanto coloro che dalla forma e dall' intelletto separato
concludevano per l' immortalità. Ed è cosa nota nella storia che mentre i
Dottori delle scuole stavano per questa sentenza, quasi tutti i
commentatori non scolastici, e Alessandristi e Averroisti, conchiudevano per la
prima opinione, anche prescindendo dalla dottrina dell'intelletto separato
come contraria alla definizione generale dell' anima. Il vero si è che
cotesti erano soltanto ragionamenti a priori nè la natura dell'argomento
ammetteva la possibilità di quella esperienza che ormai da tante parti, e
da F. stesso, si contrapponeva alle astratte speculazioni. Bisognava
dunque contentarsi di queste o abbandonare la controversia.
Tuttavia notammo già che il problema s' impone, alla umana
coscienza e non è di quelli che specialmente in un tempo in cui sì gran parte
dell'edificio morale e civile e religioso riposava su di esso,
avrebbero potuto evitarsi. Se il sistema del LIZIO è impotente a risolvere un
siffatto problema bisognava sciogliersi dal sistema, ed allora a
che affidarsi? La quistione, come altrove notammo, era stata ben
posta da POMPONAZZI, la cui dottrina ci piace qui riassumere con le
cospicue parole del Ferri nella altre volte citata sua Opera. Se
volete, dice essa, una dimostrazione dell' immortalità, la filosofia non
ve la dà, nè ve la può dare ; ammessa invece la verità rivelata, la
religione ve la fornisce, domane! alela ad essa. Ora, F. come si
comporta ? Egli è, a nostro avviso seguace giudizioso del suo Maestro,
perchè è ben vero che egli difende l’immortalità la quale POMPONAZZI
fllosoflcamente impugna, ma sentendo r insufiScenza de' ragionamenti
filosofici, francamente ricorre a quella religione stessa che pure POMPONAZZI
(si veda) addita. Infatti, oltre a quanto fu già rilevato in principio,
ch'egli non prometteva dimostrazioni filosoficamente rigorose; qui, dopo
percorse e ripetute le ragi oni d'Aristotele secondo la interpretazione
scolastica, assai modestamente e quasi dubitativamente conchiude
esser là tutto quella che sembravagli potersi addurre in favore della sua
tesi: atque haec quidem sicnt quae de perìpateticorwn penu ediici
posse videntur. Di più confessa ancora
per bocca del suo interlocutore, che non poche cose potrebbero tuttavia
revocarsi in dubbio. Non panca certe sunt quae si contentiosi esse
velimus possint adirne in diihium verti. Ond' egli da questo punto
abbandona addirittura il campo della filosofia per entrare in quello
della teologia, e quando viene a parlare, pur tentando di risolvere
quei dubbi, di Dio e dei fini della creazione, così dell' uomo ,
come di questa meravigliosa macchina mondana; e di poi della beatitudine
degli angeli, della generazione del Cristo, della vita e dello
spirito dei santiegli manifestamente non parla più come filosofo ma
soltanto secondo religione, e non fa nè può far altro che ripetere le argomentazioni
dei teologanti; nelle quali, come è giusto, noi incompetenti non lo
seguiremo. Non di meno l' interpretazione che Fracastoro dà alle dottrine
del LIZIO, ci porge argomento di esaminare alcun' altra cosa che
non è senza importanza per rispetto alla storia della filosofia e in
particolare dell'Aristotelismo nel rinascimento. L'ENTELECHEIA del LIZIO,
oltre alle altre discussioni, aveva dato luogo a dubbi intorno
all'unità dell'anima e del corpo umano ; perocché, si diceva, se 1' anima
è 1' atto e la forma del corpo organico, naturale, vivente, secondo
le parole del LIZIO, essendo cotesto corpo organico non vera unità,
riunione di più membra tanto diverse quanto sono le ossa dai
muscoli, dai nervi, dalle vene, e così di seguito, come può l'anima
essere una forma unica applicandosi a forme tanto diverse? E qui
l'acume de'commentatori del LIZIO si era assai ingegnato di trar fuori 1'
unità dell' anima, incolume, e quale è attestata dalla coscienza, dalla
molteplice varietà delle forme corporee di cui doveva essere l'atto e la
vita. Gli uni avean detto che l' unità dell' anima dee intendersi
soltanto w genere, pur differendo le membra nelle specie; come più
animali, ad esempio r uomo, il cavallo, il bue, costituiscono un
ge- nere unico, differenti ssimi rimanendo nella specie : dove ognun vede
che, se così fosse, l'unità dell' anima sarebbe fondata soltanto sopra
un concetto mentale; ma realmente nient' altro sarebbe che un'
astrazione eduna chimera. Altri poi dicevano che in ogni corpo organico
vi è sempre una parte che è principale rispetto alle altre, anzi
queste son fatte per quella e governate da quella, onde 1' anima non è
necessario che si intenda esser una rispetto a tutte le parti del
corpo, ma soltanto rispetto a quella che è la principale, e così 1' anima
è unico atto od unica forma di un' unica organica potenza, la quale
ha virtù di dare la vita al tutto. Questa risoluzione sembra a F. più
vicina alla verità del nesso fisiologico che è fra le membrane Clelia loro
subordinazione: tuttavia non lo ai) paga compiutamente e ci sembra
notevole ii principio che egli ora introduce per definire la
controversia. Anche le parti principali, die' egli con profonda dottrina
e con acuto spirito di osservazione, sono parecchie, onde 1' unità
non può risultare dal solo fatto che una di esse è la principale.
Ma da che cosa risulterà dunque? Balla loro continuità, egli rlice,
perchè ogni xmità non sì può altrimenti intendere che come
continuità. Principale» siquidem
partes, quamquam plures sint, fiuntper continuationem unum: OMNE
ENIM CONTINUUM EST UNUM. Questo
principio ci pare notevole perchè fa presentire V analisi profonda che
del concetto di unità fu fatto da filosofi posteriori sino allo
Spencer, il quale ne'primi principi sviluppando il concetto che è già cosi
chiaro nel F., dimostra che (.gni unità è continuità di parti, perchè
1'assolutamente uno è impensabile. E se F. ha sostituito alla continuità
delle parti del corpo organico la continuità degli stati di coscienza (e ognun
sente il nesso . logico che dovea condurre da quella a questa)
avrebbe posto una delle pietre angolari della psicologia moderna. La quale, come ognun
sa, si è costituito per proprio oggetto appunto r esame della successione
di quegli stati, di cui il processo cerebrale e le parti organiche sono
la causa occasionale, mentre la coscienza n'è il legame indispensabile; e
dall'analisi descrittiva di tali stati di coscienza, dal più
semplice al più complesso, fa scaturire quella grande unità che è la nota
più caratteristica nella natura e nella vita dello spirito. Altro
punto importante della psicologia fra- eastoriana ci sembra quello ove,
pur mantenendo assoluta la diversità dell'intelletto dalla materia,
riaccosta tuttavia l'uno all'altra, per dimostrare come l' incorruttibilità del
primo non dee intendersi altrimenti che quale conservazione di una
energia sostanziale, allo stesso titolo per cmì si ammette
indistruttibile ed eterna la materia. Nulla si crea e nulla si distrugge, è il
prin- cipio antico, cui ritorna F., dopo le negazioni alle quali
per il falso concetto dell'atto creativo erano venute la scolastica e la
teologia medioevale. Ma tale principio rimesso in Qnore anche da altri
filosofi e scienziati del rinascimento, manifestamente segna un
grande progresso, e già accenna a quella legge univer- sale e
feconda della conservazione e trasforma- zione dell' energia, che tanta
importanza ha assunto nell'indirizzo e nelle scoperte della scienza
moderna. Non diremo che nelle dottrine di F. si giunga sino a questo, e
che ciò possa avere virtù risolutiva rispetto alla quistione dell'
immortalità; nondimeno ci par nuovo, bello e fllosoflco il pensiero da
cui egli è guidato, e ci piace rilevarlo. Procul dubio, die' egli,
idem de intellectu dicendum erit quod de materia, et utrumque
incorruptibile et aeternum esse. E
ripete poco stante. Quare et incorruptibilem ponere intellectum debemus,
et parem habere cum materia conditionem. Ed infine ci pare manifesto
che rispetto alla tesi ultima che F. voleva sostenere, vale a dire l’immortalità,
egli abbia inteso come non dall' astrazione o separazione
dell'intelletto dalla materia, (su cui si fondavano quasi tutti gli altri
aristotelici sostenitori dell'immortalità stessa) ma dal loro accomunamento
era lecito dedurre quanto di più filosofico si poteva dire suir
argomento. Onde anche in ciò F. da prova così di grande acume d'ingegno come di
retto criterio filosofico; ed è forse questo il solo punto in cui egli,
contrapponendosi alla dottrina del Pomponazzi, ben si appone,
perocché se non riesce a dare una dimostrazione della immortalità, che
egli stesso abbastanza esplicitamente ha confessato la filosofia non
pòter dare; toglie almeno quella rude contraddizione che non avea dubitato di
accogliere Pomponazzi, ammettendo potersi credere cristianamente quello che
filosoficamente avea negato. Questa massima strana, è tanto
inconcepibile, che fra gli stessi storici della filosofia vi fu chi
stimò non sincero Pomponazzi come cristiano, ad esempio il Brucker, il
quale scriveva che ha una fede eroica chi crede sincero l' osse-
quio onde fa mostra POMPONAZZI (si veda) verso la religione cristiana;
mentre altri invece, come Bitter, stima Pomponazzi non sincero o
almeno non coerente o non convinto come filosofo. Tale incoerenza non
sarebbe stata pos- sibile a F., la cui temperanza e il retto
criterio filosofico aveano fatto scorgere il giusto punto fin dove
filosofia e religione sarebbero andate d'accordo, e al di là del
quale alla religione, non alla filosofia, sarebbe stato lecito
procedere sola. Sola ma non avversa; perchè quello che la filosofia
avesse dimostrato assurdo, ninna religione potrebbe mai dare
a credere, e ciò che si stima verità religiosa (leve non poter esser
dimostrato falso in filosofia. Ecco perchè BONAIUTI (si veda) Galilei,
impigliato egli pure in quistioni religiose, doveva affermare più
tardi che « due verità non possono mai contrariarsi ; intendendo per tali
la verità filosofica e la religiosa ; e fii pure BONAIUTI (si veda) Galilei
quegli che riuscì a rivendicare totalmente alla filosofia ed alla scienza
la sua autonomia contro le antiche invasioni religiose e teologiche. F.
adunque, seguace del Pomponazzi nello sceverare il criterio filosofico
dal religioso, è più logico e più accorto di lui nel non mettere in
contraddizione F uno coir altro, ma piuttosto nel segnare il
confine d’ambedue. E poiché in filosofia come in religione e in morale e
in politica, tutte le quistioni più gravi sono principalmente qui-
stioni dì confini, così ci pare notevole che F. Ha colto precisamente
quei punto, in cui trovandosi la religione non contraddetta dalla filosofia,
e offrendo questa ben largo campo ad altre ricerche, potevasi attendere
ben altro sviluppo da un concetto alta- mente filosofico , quale era
quello dell' energia sostanziale e della forza, il quale sviluppo
si ebbe di fatto in tutta la filosofia posteriore fino a Spinoza e
a Kant ed a Hegel. Senza caddentrarci più oltre in questo speciale
iirgomento, che eccederebbe i limiti del nostro studio ed il nostro
bisogno, stimiamo opportuno confortare la nostra opinione con le belle
parole del Ferri, da lui poste come conclusione del suo sapiente
esame intorno alle dottrine psicologiche del Pomponazzi , e che a noi
pare convengano pienamente anche a quelle du F. Accomunati nella energia,
manifestazione della forza, r anima e il corpo, l' interno e 1'
esterno non sono più estranei 1' uno all' altro. Intesa secondo
questo rapporto la materia, può essere sede e condizione perpetua della
vita e dello spirito senza contraddizione, e 1' anima umana può
aspirare all' immortalità senza che il fenomeno sensibile, falsamente
trasformato in cosa sostanziale ed esistente per sè, opponga a questa
aspirazione un ostacolo insuperabile. La Psicologia di Pomponazzi.
Molte altre cose avremmo ad aggiungere intorno a questo Dialogo di F. se
volessimo per disteso riferirne tutto il contenuto; ma avvertimmo già che
nell' esame degli autori ed in argonìento come quello che stiamo
trat- tando, è da cogliere la sostanza delle dottrine, e in quella
parte soltanto che, vivificata da studi posteriori, poteva esser cagione
di nuovi avvia- menti, e render ragione dei progressi ulte- riori
della scienza. Tutto il resto può essere abbandonato all' oblio. In F.,
se non ci inganniamo, è manifesta ormai abbastanza, per quanto si è
detto fin qui, la somma delle sue dottrine sull’anima. L'intelletto
umano, come complesso di tutta quella varietà di operazioni che sono state
da lui dichiarate nel dialogo precedente, è qui raccolto e
sintetizzato, per così dire, in un'entità separata, che ha qualche
cosa di divino, perchè fornita di quella virtù di pensare che è la
suprema manifestazione della vita e dell'ordine dell'universo. Talché in
certo modo tutto è intelletto e tutto si compendia neir intelletto: intellectus
omnia quodammodo fieri potest Si igitur omnia fieri dehet intelledus,
et in potentia esse ad omnia susceptiUlia, separatimi et aUtractum
necesse est. Tale intelletto separato, che è come l' essenza stessa dell'
anima umana a cui è peculiare, a differenza delle anime belluine o
semplicemente vegetative che ne sono sfornite, fa sì che la stessa anima
umana sia dotata delle virtù che a quello som proprie, onde L’ANIMA, come
l'intelletto, può essere concepita qual forma separata dal corpo, ed
essere pertanto una, non ostante la moltiplicità delle sue
funzioni, ed immortale non ostante il suo legame col corpo corruttibile.
Belle sono inoltre le parole e le imagini che in F. qua e là
ricorrono per armonizzare in un tutto questi elementi discrepanti che
convergono a spiegare r intelletto e l’anima umana; e quando, ad
esempio, esamina, secondo un paragone allora divulgato, se l’animo si
congiunga col corpo come il nocchiero colla sua nave. Ovvero se sia
tal parte di noi che solo da esso dipenda tutto r esser nostro: utrum
ille assistat nohis, quemadmodum nauta, ut aiunt, navi; an magis nostri
sit ita pars, ut esse illud, quod quisque hahet ab ilio detur. Quando discute
in che modo possano stare insieme e formare un tutto solo, un atto o forma
indi- visibile quale è l'intelletto, e una materia divisibile quale è il
corpo: quiomodo unum fieri posse ex indivisibili actii et divisibili
materia verso Quando ricerca con grande sottigliezza il moto proprio
dell'anima, e se questo a lei sia sostanziale o accidentale
secondo le distinzioni aristoteliche, collegando il moto di essa e di
tutte le cose, coll’immagine della catena omerica che tutto abiuracela e
stringe al primo motore. In tutto ciò, dico, il nostro autore dà
prova di grande vigore speculativo, e se non tutte nuove sono le
cose ch'ei dice, tutte però rivelano in lui una mente analizzatrice
e ricostruttrice, tale da poter stare al confronto cogl' ingegni più
acuti e coi filosofi metafisici più profondi del rinascimento. Da ultimo
singolarmente importante dovea essere quella parte del suo dialogo in cui
dalle altezze sin qui contemplate dell' anima e dell'intelletto umano ,
partecipazione dell’intelligenza divina , e attività originata dal primo
motore, egli intende discendere a dimostrare il naturai principio di tutte
le cose, la loro produzione, origine e perfezione. Ancorcliè involto nel
preconcetto antropomorfico che pone l'uomo quasi centro di tutte le cose
cuius grafia, egli dice, reliqua alia facta et ordinata fiiere non può
disconoscersi che con mirabile sintesi filosofica egli si prova a
riannoda- re in un solo ordine tutte le cause dei fenomeni
naturali, e descrive la formazione delle cose. Argomento bellissimo che tentò
sempre l’intelligenza e la fantasia de'più grandi naturalisti e
filosofi. Certo, non abbracceremmo oggi le idee di F. su tutte le
formazioni naturali; ma, quello che è per noi più importante a notare,
qui di nuovo vediamo come accanto al filosofo risorge in lui lo
scienziato. Invero F. intraprende a descrivere la formazione del
sistema celeste, il numero e la distribuzione delle sfere, il soffio
divino che animò il tutto, e poi man mano le generazioni e le varietà
delle piante degli animali, e da ultimo degli uomini, per mezzo degli
elementi naturali, quali il caldo il freddo, le attrazioni e ripulsioni
delle cose. In tutto ciò F., per quanto pare a noi, non ragiona come
que’filosofi che avevano più volte architettato a priori, e secondo certe
loro idee preconcette, il sistema della natura, ma sebbene non
alieno egli pure dalle tradizioni bibliche, fa chiaramente sentire che l’ordine
dell’universo da lui intuito è semplicemente il risultato delle
cognizioni eh' egli mercè F esperienza e con lo studio e l’osservazione
di tutta la sua vita, si era formato in astronomia, in matematica,
in fisica; ed egli in ciò procede come filosofo. Dalle quali cose si ha
ancora una volta confermato come nel rinascimento la parte vitale
delle speculazioni e dei sistemi filosofici fu quella eh' ebbe a sostegno
lo studio (lei fatti sperimentati nella natura, dai quali soltanto gl’ingegni
più illuminati credevano oramai esser possibile tentar di spiegare il
passaggio dalla materia informe alle più alte manifestazioni della vita e
dello spirito. Problema immenso, tanto alto e tanto complesso clie nemmeno
ai dì nostri si può dire di esser vicini al suo scioglimento; non
pertanto se fu almeno, fin dal Rinascimento, dimostrato qual dovesse
essere la via vera per incamminarvisi, questo è dovuto a coloro
che vollero ritemprata la filosofìa nelle scienze. Ma questa parte del
Dialogo del F., che promette essere la sintesi sublime delle
sue cognizioni e delle sue idee filosofiche intorno alla natura,
all'intelletto ed all’anima, non può se non accendere in noi un desiderio
il quale non può essere soddisfatto, percliè a questo punto il dialogo
stesso è rimasto tronco e interrotto per la morte dell' autore. Keywords:
dialogo sull’anima, ovvero, il Fracastoro, di Fracastoro. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Fracastoro” – The Swimming-Pool Library. Girolamo
Fracastoro. Fracastoro.
Grice e Francesco: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale dei corpi – scuola di Diano Marina – filosofia ligure -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Diano
Marina). Filosofo dianese. Filosofo ligure. Filosofo italiano. Diano Marina,
Imperia, Liguria. Grice: “I like
Francesco; for one, he philosoophised, like I do, on “I” and “We” – ‘first
person’, ‘personal identity,’ and so on!” Insegna a Milano e Pavia. Collabora alla pagina
culturale del Sole 24 Ore, è stato presidente della società italiana di filosofia
analitica e presidente della European Society for Analytic Philosophy. Altre
opere: “La mente” (Mondadori, Milano. Che fine ha fatto l'io?” (San Raffaele,
Milano); “La mente” (Carocci, Roma); “La coscienza” (Laterza, Roma Bar); “L'io
e i suoi sé: identità della persona e smente” (Cortina, Milano); “La mente” (Nuova
Italia, Roma); “Il realismo analitico” (Guerini, Milano); “Russell” (Laterza,
RomaBari); “Il soggeto communica al altro soggeto di un oggetto: senso e
riferimento” (Edizioni Unicopli, Milano); “Sgnificato e riferimento” (Edizioni
Unicopli, Milano). Rettore dello Iuss di Pavia. Corpo (filosofia) concetto
filosofico. Il termine corpo in filosofia ripropone il significato del
linguaggio comune intendendo per corpo ogni essere esteso nello spazio e
percepibile attraverso i sensi. Le caratteristiche fisiche, biologiche,
meccaniche del corpo di cui si è interessata la filosofia ai suoi inizi, sono
state poi oggetto dello specifico pensiero scientifico, mentre la storia della
filosofia nella sua totalità si è occupata in particolare del rapporto tra
anima e corpo. Nella filosofia antica e medioevale possiamo rintracciare due
concezioni di questa relazione anima-corpo: la prima risale alla
interpretazione orfico-pitagorica secondo la quale il corpo è un'entità di
natura completamente diversa e separata rispetto all'anima; teoria questa
ripresa da Platone che afferma che il corpo è la "tomba" dell'anima. L'anima,
infatti, decaduta dalla sua condizione iniziale di perfezione ideale ed
eternità si trova prigioniera in un'entità corruttibile e mortale. Al
pensiero platonico si connettono sia la patristica sia la prima fase della
scolastica. La seconda concezione del rapporto anima-corpo si ritrova in
Aristotele che sostiene che le due entità non sono separate ma costituiscono
elementi separabili di un'unica sostanza: il corpo è la materia intesa come
potenzialità, quella che offre possibilità di sviluppo, l'anima è la forma, la
realizzazione di quelle possibilità materiali tramutatesi in attuali. L'anima è
la vita che possiede in potenza un corpo. Il corpo cioè è un puro e semplice
strumento dell'anima: ma non uno strumento inerte ma tale che possiede «in se
stesso il principio del movimento e della quiete. Filosofia medioevale Il corpo
inteso come strumento dell'anima si ritrova nello stoicismo, nell'epicureismo e
nella scolastica: per Aquino il corpo si dirige a realizzare l'anima e le sue
attività razionali allo stesso modo che la materia aspira a realizzare la
forma.[5], fino a tendere a diventare parte del Corpo Mistico[6]. Questa
concezione del corpo come strumento rispetto all'anima non fu condivisa,
nell'ambito della scolastica, dall'agostinismo che vede nel corpo la forma
corporeitatis per cui in questo, indipendente dall'anima, vi è sia potenza che
atto e l'anima è un'ulteriore sostanza che si aggiunge ad esso. La
filosofia modernaModifica La dipendenza strumentale del corpo rispetto
all'anima finisce con Cartesio per il quale corpo e anima sono due sostanze, il
primo res extensa, sostanza estesa e non pensante, la seconda, res cogitans,
sostanza pensante e non estesa. Tra le due sostanze non vi è alcun nesso
causale: il corpo è «come un orologio, o un altro automa (ossia una macchina
che si muove da sé).» La separazione del corpo dall'anima diede origine a
dottrine dualistiche e monistiche che cercavano di risolvere il problema del
rapporto tra eventi incorporei e corporei. Tra le concezioni dualistiche
la prima è quella cartesiana dell'interazionismo che teorizza uno stretto
scambio di azioni tra le due sostanze riducendo così la diversità tra fatti
corporei e incorporei fin quasi ad annullarla. In opposizione a questo
dualismo per le dottrine dell'occasionalismo di Malebranche e di Arnold
Geulincx l'anima e il corpo sono unite dalla esistenza di Dio.
Nell'ambito del monismo va inserita la soluzione di Leibniz che vide un
parallelismo tra eventi corporei e incorporei connessi non da un rapporto
causale ma da un regolare e continuo legame per cui ad ogni evento materiale ne
corrisponde uno immateriale secondo un'"armonia prestabilita" tale
per cui «i corpi agiscono come se, per impossibile, non esistessero anime; le
anime agiscono come se non esistessero i corpi; ed entrambi agiscono come se le
une influissero sugli altri. Tra monismo e pluralismo si colloca la filosofia
di Spinoza che concepisce «la mente e il corpo come un solo identico individuo,
che è concepito ora sotto l'attributo del pensiero, ora sotto quello
dell'estensione. Nell'unica sostanza divina infatti coincidono corpo e anima
ossia i due attributi dell'estensione e del pensiero che mantengono però la
loro diversità in quanto coincidenti solo in Dio. Un rigoroso monismo
caratterizza invece la filosofia illuministica con le teorie materialiste
dell'uomo-macchina di Julien Offray de La Mettrie e Paul Henri Thiry d'Holbach
secondo le quali le attività mentali dell'uomo dipendono meccanicamente dal
corpo. Collegato al materialismo settecentesco è in parte la filosofia di
Karl Marx secondo il quale i pensieri e i sentimenti dell'uomo scaturiscono dai
suoi comportamenti corporei. Intendendo il materialismo in senso diverso
da quello marxiano, Friedrich Nietzsche imposta una dottrina esaltante la
corporeità in contrapposizione alla metafisica idealistica La concezione
monistica che intende il corpo in senso idealistico annovera: George Berkeley
che vede il corpo e ogni realtà materiale come una produzione mentale poiché
solo la mente e le sue percezioni sono reali; Schopenhauer, per cui il corpo è
nella sua essenza "volontà di vivere" e gli oggetti materiali
semplici oggettivazioni della volontà; Bergson che considera il corpo un
semplice strumento dell'azione pratica di una coscienza spirituale.
Filosofia contemporanea Da Schopenhauer e Bergson derivano le concezioni del
corpo della fenomenologia e dell'esistenzialismo: per Edmund Husserl attraverso
una molteplicità di riduzioni fenomenologiche il corpo viene isolato come
esperienza vivente. Concezione condivisa secondo diversi modi da Sartre e
Merleau-Ponty. Platone, Fedone Origene, De principiis Scoto Eriugena, De
divisione naturae, Aristotele LIZIO, L'anima, AQUINO, Summa Theologiae, Summa
Theologiae, nei tre possibili gradi della fede, carita' sulla terra e
beatitudine del Cielo. Cartesio, Meditazioni metafisiche, Cartesio, Le passioni
dell'anima, Malebranche, Dialoghi sulla metafisica e sulla religione, Leibniz,
Monadologia, Spinoza, Ethica, Marx, Ideologia tedesca Nietzsche, Così parlò
Zarathustra, I, «Gli odiatori del corpo» Berkeley, Trattato sui principi della
conoscenza umana, Schopenhauer, Mondo, Bergson, Materia e memoria, Husserl,
Meditazioni cartesiane, Sartre, L'essere e il nulla, Merleau-Ponty, Fenomenologia
della percezione, Abbagnano Fornero, Protagonisti e testi della filosofia,
Paravia, Torino F. Cioffi et al.,
Diàlogos, Mondadori, Torino Dolci / L. Piana, Da Talete all'esistenzialismo,
Trevisini, Milano (Gabbiadini Manzoni, La biblioteca dei filosofi, Marietti Scuola, Milano, Moravia, Sommario di
storia della filosofia, Le Monnier, Firenze Reale / D. Antiseri, Storia della
filosofia, Brescia Sini, I filosofi e le opere, Principato, Milano Brezzi,
Dizionario dei termini e dei concetti filosofici, Newton Compton, Roma Centro
Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario dei filosofi, Sansoni, Firenze Centro
Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario delle idee, Sansoni, Firenze Enciclopedia
Garzanti di Filosofia, Garzanti, Milano Lamanna ADORNO (si veda), DIZIONARIO
DEI TERMINI FILOSOFICI, Monnier, Firenze. Filippini, Plebani, Scattigno Corpi e
storia. Donne e uomini dal mondo antico all'età contemporanea,Viella, Roma
Pelizzari, Il corpo e il suo doppio.
Storia e cultura, Rubbettino, Soveria Mannelli Zaltieri, L'invenzione del
corpo. Dalle membra disperse all'organismo, Negretto Editore, Mantova Il corpo
offeso tra piaga e piega, in Figure dell'immaginario, rivista on line di filosofia,
storia e letteratura, su figure dellimmaginario. altervista Portale
Filosofia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Filosofia Monismo
(religione) Unità psicofisica Monismo; Alsmith, “Mental Activity & the
Sense ofOwnership”, Review of Philosophy and Psychology; “Bodily Structure and
Body Representation”, Synthese Anema, Zandvoort, Haan, Kappelle, Kort, Jansen,
and Dijkerman, A Double Dissociation between Somatosensory Processing for
Perception and Action”, Neuropsychologia, Anscombe, Intention, Oxford:
Blackwell. On Sensations of
Position”, Analysis; Armstrong, David Malet, Bodily Sensations, London:
Routledge and Paul. Ataria, Yochai, 2018, Body Disownership in Complex
Posttraumatic Stress Disorder, New York: Palgrave Macmillan Aydede, “Is Feeling
Pain the Perception of Something?”, Journal of Philosophy; Baier, Kurt, “The
Place of a Pain”, The Philosophical Quarterly; Baier, Bernhard and Hans-Otto
Karnath, “Tight Link Between Our Sense of Limb Ownership and Self-Awareness of
Actions”, Stroke; Bain, “What Makes Pains Unpleasant?”, Philosophical Studies Bennett
and Hill Sensory Integration and the Unity of Consciousness, Cambridge, MA: MIT
Press. Bermúdez, The Paradox of Self-Consciousness, Cambridge, MA: MIT Press “The
Phenomenology of Bodily Awareness”, in Phenomenology and Philosophy of Mind,
David Woodruff Smith and Amie Lynn Thomasson Oxford: Clarendon Bodily Awareness
and Self-Consciousness”, in Oxford Handbook of the Self, Gallagher Oxford: “Bodily
Ownership, Bodily Awareness and Knowledge without Observation”, Analysis, The
Bodily Self: Selected Essays, Cambridge, MA: MIT Press. Bermúdez, José Luis,
Naomi Eilan, and Anthony Marcel The Body and the Self, Cambridge, MA: MIT
Press. Billon, Alexandre, 2015, “Why Are We Certain That We Exist?”, Philosophy
and Phenomenological Research Making Sense of the Cotard Syndrome: Insights
from the Study of Depersonalisation: Making Sense of the Cotard Syndrome”, Mind
& Language; “Mineness First: Three Challenges to the Recent Theories of the
Sense of Bodily Ownership”, in Vignemont and Alsmith BLOCK (cites H. P. GRICE) Mental
Pictures and Cognitive Science”, The Philosophical Review; “Review Action in
Perception by Noë”:, Journal of Philosophy; Bonnier, “L’Aschématie”, Revue
Neurologique, Botvinick, Matthew and Jonathan Cohen, 1998, “Rubber Hands ‘Feel’
Touch That Eyes See”, Nature; Bradley, Adam, forthcoming, “The Feeling of
Bodily Ownership”, Philosophy and Phenomenological Research Brewer, Bodily
Awareness and the Self”, in Bermúdez, Marcel, and Eilan Briscoe, Robert,
“Egocentric Spatial Representation in Action and Perception”, Philosophy and
Phenomenological Research; “Spatial Content and Motoric Significance”, AVANT.
The Journal of the Philosophical-Interdisciplinary Vanguard; “Bodily Awareness
and Novel Multisensory Features”, Synthese; Brooks, Intelligence without
Representation”, Artificial Intelligenc; Brugger, Peter, Bigna Lenggenhager,
and Melita J. Giummarra, Xenomelia: A Social Neuroscience View of Altered
Bodily Self-Consciousness”, Frontiers in Psychology, Burge, Origins of
Objectivity, Oxford: Carman, Taylor, “The Body in Husserl and Merleau-Ponty”,
Philosophical Topics Carruthers, “Types of Body Representation and the Sense of
Embodiment”, Consciousness and Cognition Cassam, Quassim, “Introspection and
Bodily Self-ascription”, in Bermúdez, Marcel, and Eilan 1Self and World, New
York: Oxford University Press. Ceunen, Erik, Johan W. S. Vlaeyen, and Ilse Van
Diest, On the Origin of Interoception”, Frontiers in Psychology Chadha, Monima,
2018, “No-Self and the Phenomenology of Ownership”, Australasian Journal of
Philosophy; Chen, “Bodily Awareness and Immunity to Error through
Misidentification: Bodily Awareness and Immunity to Error through
Misidentification”, European Journal of Philosophy; Clark, Being There: Putting
Brain, Body and World Together Again, Cambridge, MA: MIT Press Coburn, Pains
and Space”, Journal of Philosophy Cole and Paillard,“Living without Touch and
Peripheral Information about Body Position and Movement: Studies with
Deafferented Subjects”, in Bermúdez, Marcel, and Eilan Coliva, Annalisa, “Which
‘Key to All Mythologies’ about the Self? A Note on Where the Illusions of
Transcendence Come from and How to Resist Them”, in Prosser and Recanati; Condillac,
Étienne Bonnot de, Traité des sensations, Paris: Durand. Reprinted in Traité
des sensations, Traité des animaux, Paris: Fayard, Corns, “The Inadequacy of
Unitary Characterizations of Pain”, Philosophical Studies; Coslett, “Evidence
for a disturbance of body schema in neglect”, Brain and Cognition, Craig,
“Interoception: The Sense of the Physiological Condition of the Body”, Current
Opinion in Neurobiology; Crane, The Contents of Experience, Cambridge; Damasio,
Antonio, 1999, The Feeling of What Happens: Body and Emotion in the Making of
Consciousness, London: William Heinemann. De Preester, “The Deep Bodily Origins
of the Subjective Perspective: Models and Their Problems”, Consciousness and
Cognition; Descartes The Passions of the Soul, Indianapolis, IN: Hackett, 1989.
Dijkerman, H. Chris and Edward H. F. de Haan, Somatosensory Processes
Subserving Perception and Action”, Behavioral and Brain Sciences Dokic, “The
Sense of Ownership: An Analogy Between Sensation and Action”, in Agency and
Self-Awareness: Issues in Philosophy and Psychology, Johannes Roessler and
Naomi Eilan (eds.), Oxford: Ehrsson, H. Henrik, Katja Wiech, Nikolaus Weiskopf,
Raymond J. Dolan, and Richard E. Passingham, 2007, “Threatening a Rubber Hand
That You Feel Is Yours Elicits a Cortical Anxiety Response”, Proceedings of the
National Academy of Sciences Ernst, A Bayesian view on multimodal cue
integration”, in Knoblich, Thornton, Grosjean, & Shiffrar Evans (cites
Grice’s DOSSIER), The Varieties of Reference, Oxford: Oxford University Press.
Fulkerson, The First Sense: A Philosophical Study of Human Touch, Cambridge,
MA: MIT Press. Gadsby, “Distorted Body Representations in Anorexia Nervosa”,
Consciousness and Cognition “How Are the Spatial Characteristics of the Body
Represented? A Reply to Pitron & deVignemont”, Consciousness and Cognition,
Gadsby, and Williams, Action,
Affordances, and Anorexia: Body Representation and Basic Cognition”, Synthese Gallagher
“Body Image and Body Schema: Aconceptual Clarification”, Journal of Mind and
Behavior, Body Schema and Intentionality”, in Bermúdez, Marcel, and Eilan
Bodily Self-Awareness and Object Perception”, Theoria et Historia Scientiarum; How
the Body Shapes the Mind, New York: Oxford; “Are Minimal Representations Still
Representations?”, International Journal of Philosophical Studies; Gatzia,
Dimitria Electra and Berit Broogard The Epistemology of Non-Visual Perception,
Oxford; Gendler, Szabó, Alief in Action (and Reaction)”, Mind & Language; Gibson,
The Ecological Approach to Perception, Boston: Houghton Mifflin Goldenberg,
Georg, Goldsten and Gel’s case Schn.: A classic case in neuropsychology?” in
Classic Cases in Neuropsychology, Chris Code, Claus-W. Wellesch, Loenette,
Lecours, Hove, NY: Psychology Guillot, “I Me Mine: On a Confusion Concerning
the Subjective Character of Experience”, Review of Philosophy and Psychology; Guillot,
Marie and Manuel García-Carpintero (eds.), forthcoming, The Sense of Mineness,
Oxford: Oxford University Press. Gurwitsch, Aron, 1985, Marginal Consciousness,
Athens, OH: Ohio University Press. Haggard, Patrick, Tony Cheng, Beck, and
Fardo, “Spatial Perception and the Sense of Touch”, in Vignemont and Alsmith, Hall,
“If It Itches, Scratch!”,Australasian Journal of Philosophy; Harcourt,
“Wittgenstein and Bodily Self-Knowledge”, Philosophy and Phenomenological
Research; Head, Henry and Holmes, Sensory Disturbances from Cerebral Lesions”,
Brain, Henri, Philosophie et Phénoménologie du corps, Paris: Presses
Universitaire de France. Hilti and Brugger, Incarnation and Animation: Physical
versus Representational Deficits of Body Integrity”, Experimental Brain
Research; Holly “The Spatial Coordinates of Pain”, The Philosophical Quarterly,
Hopkins,“Re-imagining, Re-Viewing and Re-Touching”, in Mcpherson, Hochstetter,
Attention in Bodily Awareness”, Synthese; Hurley, Consciousness in Action,
Cambridge, MA: Harvard. Husserl, Ideas Pertaining to a Pure Phenomenology and
to a Phenomenological Philosophy (Second Book: Studies in the Phenomenology of
Constitution), R. Rojcewicz and A. Schuwer Dordrecht: Kluwer, James, The
Principles of Psychology, New York: Henry Holt. Kammers, M.P.M., Vignemont,
Verhagen, and Dijkerman, “The Rubber Hand Illusion in Action”, Neuropsychologia
Katz, The World of Touch, Hillsdale, NJ: Erlbaum. Kinsbourne, Marcel, 1995,
“Awareness of One’s Own Body: An Attentionnal Theory of Its Nature,
Development, and Brain Basis”, in Bermúdez, Marcel, and Eilan Kinsbourne,
Marcel and Henrietta Lempert, Human Figure Representation by Blind Children”,
The Journal of General Psychology; Klein, What the Body Commands: The
Imperative Theory of Pain, Cambridge, MA: The MIT Press. Knoblich, Günther, Ian
M. Thornton, Grosjean, and Shiffrar Human Body Perception from the Inside Out,
New York: Oxford University Press. Leder, Drew, The Absent Body, Chicago:
Chicago University Press. Legrand, The Bodily Self: The Sensori-Motor Roots of
Pre-Reflective Self-Consciousness”, Phenomenology and the Cognitive Sciences; Lhermitte,
De l’image corporelle”, Revue Neurologique, Longo, Body Representations and the
Sense of Self”, in Vignemont and Alsmith, Longo, Matthew R., Friederike Schüür,
Marjolein P.M. Kammers, Manos Tsakiris, and Patrick Haggard, 2008, “What Is
Embodiment? A Psychometric Approach”, Cognition; Longo, Matthew R. and Patrick
Haggard, “An Implicit Body Representation Underlying Human Position Sense”,
Proceedings of the National Academy of Sciences; Lyons, Circularity,
Reliability, and the Cognitive Penetrability of Perception”, Philosophical
Issues; Mach, Ernst, The Analysis of Sensations, La Salle, Ill.: Open Court. Maine de Biran, F. P. G., Essai
sur les fondements de la psychologie, Paris: Vrin. Mandrigin, Alisa,
forthcoming, “The Where of Bodily Awareness”, Synthese Margolis, “Awareness of
Sensations and of the Location of Sensations”, Analysis; Marchetti, Clelia and
Sergio Della Sala, Disentangling the Alien and Anarchic Hand”, Cognitive
Neuropsychiatry; Marr, Vision: A Computational Investigation into the Human
Representation and Processing of Visual Information, San Francisco, CA: W.H.
Freeman. Martin, Michael G.F., “Sight and Touch”, in Crane, Sense Modalities
and Spatial Properties”, in Spatial Representations: Problems in Philosophy and
Psychology, Eilan, McCarty and Brewer, Oxford, Bodily Awareness: A Sense of
Ownership”, in Bermúdez and Martínez, Imperative Content and the Painfulness of
Pain”, Phenomenology and the Cognitive Sciences; Matthen, The Oxford Handbook
of Philosophy of Perception, Oxford; The Dual Structure ofc touch”, in
Vignemont, Wong, Serino, and Farnè forthcoming. McDowell, Anscombe on bodily
self-knowledge”, in Essays on Anscombe’s “Intention”, Anton Ford, Jennifer
Hornsby, and Frederick Stoutland (eds.), Cambridge MA: MIT Press, McGinn [HE
CITES ME – I NEVER LIKED HIM. GRICE] The Character of Mind: An Introduction to
the Philosophy of Mind, Oxford, New York: Oxford University Press. McGlone,
Wessberg, and Olausson, Discriminative and Affective Touch: Sensing and
Feeling”, Neuron; Mcpherson, The Senses: Classic and Contemporary Philosophical
Perspectives, Oxford. Medina and Coslett, “What Can Errors Tell Us about Body
Representations?”, Cognitive Neuropsychology; Melzack and Wall, The Challenge
of Pain, New York: Basic Books Merleau-Ponty (“AUSTIN HATED HIM” –Grice),
Maurice, Phénoménologie de la perception, Paris: Gallimard. Milner and Goodale,
The Visual Brain in Action, New York: Oxford University Press. Mishara, The
Disconnection of External and Internal in the Conscious Experience of
Schizophrenia: Phenomenological, Literary and Neuroanatomical Archaeologies of
Self”, Philosophica, Mizumoto, Masaharu and Ishikawa, “Immunity to Error
Through Misidentification and the Bodily Illusion Experiment”, Journal of
Consciousness Studies Moro, Valentina, Zampini, and Aglioti, “Changes in
Spatial Position of Hands Modify Tactile Extinction but Not Disownership of
Contralesional Hand in Two Right Brain-Damaged Patients”, Neurocase; Moseley,
Gallace, and Iannetti, “Spatially Defined Modulation of Skin Temperature and
Hand Ownership of Both Hands in Patients with Unilateral Complex Regional Pain
Syndrome”, Brain, Munro, Daniel, forthcoming, “Visual and Bodily Sensational
Perception: An Epistemic Asymmetry”, Synthese; Lara, “Explaining the Felt
Location of Bodily Sensations through Body Representations”, Consciousness and
Cognition; Nielsen, “Gerstmann Syndrome: Finger Agnosia, Agraphia, Confusion of
Right and Left and Acalculia: Comparison of This Syndrome with Disturbance of
Body Scheme Resulting from Lesions of the Right Side of the Brain”, Archives of
Neurology & Psychiatry; Noë, Alva, 2004, Action in Perception, Cambridge,
MA: MIT Press. Noordhof, “In Pain”, Analysis; O’Callaghan, Casey, A
Multisensory Theory of Perception, Oxford: O’Regan, Why Red Doesn’t Sound Like
a Bell: Understanding the Feel of Consciousness, Oxford: Oxford University
Press. O’Regan and Noë, “A Sensorimotor Account of Vision and Visual
Consciousness”, Behavioral and Brain Sciences; O’Shaughnessy, Brian, The
Will, Cambridge, “The Sense of Touch”,
Australasian Journal of Philosophy, “Proprioception and the Body Image”, in
Bermúdez, Marcel, and Eilan Consciousness and the World, Oxford: Oxford
University Press. Paillard, “Body schema and body image: A double dissociation
in deafferented patients”, in Gantchev, S. Mori, and J. Massion (eds.), Motor
Control, Today and Tomorrow, Sofia: Professor Marius Drinov Academic, Paillard and
Stelmach, “Localization Without Content: A Tactile Analogue of ‘Blind Sight’”,
Archives of Neurology; PEACOCKE, “Scenarios, Concepts, and Perception”, in
Crane; “Explaining de se Phenomena”, in Prosser and Recanati; The Mirror of the
World: Subjects, Consciousness, and Self-Consciousness, Oxford: Philosophical
Reflections on the First Person, the Body, and Agency”, in Vignemont and
Alsmith; The Primacy of Metaphysics, Oxford: Oxford University Press Penfield,
Wilder and Theodore Rasmussen, The Cerebral Cortex of Man, New York: MacMillan.
Pitron, Victor, Adrian Alsmith, and Frédérique de Vignemont, How Do the Body
Schema and the Body Image Interact?”, Consciousness and Cognition, Prosser and
Recanati, Immunity to Error through Misidentification: New Essays, Cambridge; Ratcliffe,Feelings
of Being: Phenomenology, Psychiatry and the Sense of Reality, Oxford: Oxford
University Press. REID (citato da H. P. Grice) An Inquiry into the Human Mind
on the Principles of Common Sense, Edinburgh. Richardson “Bodily Sensation and
Tactile Perception”, Philosophy and Phenomenological Research, Romano, Gandola,
Bottini, and Maravita, “Arousal Responses to Noxious Stimuli in Somatoparaphrenia
and Anosognosia: Clues to Body Awareness”, Brain, Romano, Daniele and Maravita,
“The Dynamic Nature of the Sense of Ownership after Brain Injury. Clues from
Asomatognosia and Somatoparaphrenia”, Neuropsychologia, Salje, Léa “Crossed
Wires about Crossed Wires: Somatosensation and Immunity to Error through
Misidentification: Crossed Wires about Crossed Wires”, Dialectica, Schilder,
Ferdinand, The Image and Appearance of the Human Body, New York: International
Universities Press. Schwenkler, John, “The Objects of Bodily Awareness”,
Philosophical Studies, Vision, Self-Location, and the Phenomenology of the
‘Point of View, Noûs Schwitzgebel, “Do You Have Constant Tactile Experience of
Your Feet in Your Shoes? Or Is Experience Limited to What’s in Attention?”,
Journal of Consciousness Studies Schwoebel and Coslett, “Evidence for Multiple,
Distinct Representations of the Human Body”, Journal of Cognitive Neuroscience,
Serrahima,“The Bounded Body: On the Sense of Bodily Ownership and the
Experience of Space”, in Guillot and Garcia-Carpintero. Seth, “Interoceptive Inference, Emotion, and the
Embodied Self”, Trends in Cognitive Sciences, Sherrington, Scott, The
Integrative Action of the Nervous System, New Haven, Yale. Shoemaker,
“Self-Reference and Self-Awareness”, The Journal of Philosophy, “Self-Knowledge and ‘Inner Sense’” (Royce
Lectures), Philosophy and Phenomenological Research, The Object Perception
Model”, Sirigu, Grafman, Bressler, and Sunderland, “Multiple Representations
Contribute to Body Knowledge Processing: Evidence from a Case of
Autotopagnosia”, Brain, Smith, The Problem of Perception, Cambridge, Mass. Harvard.
Smith, Adrian “Acting on (Bodily) Experience”, Psyche, Smith, Bodily Awareness,
Imagination and the Self”, European Journal of Philosophy, Stein and Meredith,
The Merging of the Senses, Cambridge, MA: MIT Press. Thelen, and Smith, A
Dynamic Systems Approach to the Development of Cognition and Action, Cambridge,
MA: MIT Press Thompson, Sensorimotor Subjectivity and the Enactive Approach to
Experience”, Phenomenology and the Cognitive Sciences, Tsakiris, The Material
Me: Unifying the Exteroceptive and Interoceptive Sides of the Bodily Self”, in
Vignemont and Alsmith; Tsakiris, and Preester, The Interoceptive Mind: From
Homeostasis to Awareness, Oxford, Turvey and Carello, Some Dynamical Themes in
Perception and Action”, in Mind as Motion: Exploration in the Dynamics of
Cognition, Port and Gelder, Cambridge, MA: MIT, Tye, “On the Location of a
Pain”, Analysis, Beers, Sittig, and Gon,
“Integration of Proprioceptive and Visual Position-Information: An
Experimentally Supported Model”, Journal of Neurophysiology, Gelder, “What
Might Cognition Be, If Not Computation?”:, Journal of Philosophy, VESEY, “Bodily
Sensations”, Australasian Journal of Philosophy, Vignemont, “Habeas Corpus: The
Sense of Ownership of One‘s Own Body”, Mind & Language, A Mosquito Bite
Against the Enactive Approach to Bodily Experiences”, Journal of Philosophy,––
“Bodily Immunity to Error”, in Prosser and Recanati, A Multimodal Conception of
Bodily Awareness”, Mind, Mind the Body: An Exploration of Bodily
Self-Awareness, Oxford. What Phenomenal Contrast for Bodily Ownership?”,
Journal of the American Philosophical Association, de Vignemont and Massin,
“Touch”, in Oxford Handbook of philosophy of perception, Matthen, Oxford.
Vignemont, and Alsmith, The Subject’s Matter: Self-Consciousness and the Body,
(Representation and Mind), Cambridge, MA: MIT Press. Vignemont, Serino, Hong Yu
Wong, and Farnè, The World at Our Fingertips: a Multidisciplinary Investigation
of Peripersonal Space, Oxford: Oxford. Welch and Warren “Immediate Perceptual
Response to Intersensory Discrepancy”, Psychological Bulletin, Wittgenstein,
Blue and Brown Books, Oxford: Blackwell. Philosophical Investigations, Anscombe,
Oxford: Blackwell. Wong, “On the Significance of Bodily Awareness for Bodily
Action: Figure 1”, The Philosophical Quarterly, “In and Out of Balance”, in
Vignemont and Alsmith Wu, “Mineness and Introspective Data”, in Guillot and
Carpintero Zahavi and Parnas,
“Phenomenal Consciousness and Self-awareness. A Phenomenological Critique of
Representational Theory”, Journal of Consciousness Studies. Keywords: corpi, unicorno,
unicornis, adj. later noun, nome sustantivo, nome aggetivo, nome proprio, nome
commune – unicorn – Meinong, Grice, “Vacuous Names”, vacuous descriptions,
Priest, Read, persona, an Etruscan concept, the grammar of ‘referring’ – the
grammar of ‘senso’, the grammar of ‘significato’ -- Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Francesco” – The Swimming-Pool Library. Michele Di Francesco. Francesco.
No comments:
Post a Comment