Powered By Blogger

Welcome to Villa Speranza.

Welcome to Villa Speranza.

Search This Blog

Translate

Wednesday, November 13, 2024

GRICE ITALO A/Z F

 

Grice e Flaviano: la ragione conversazionale in attacco d’un domma -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Figlio di un canosino, e questore, pretore, venne accolto nel collegio dei pontefici e nominato consolare della Sicilia. Forse perchè pagano, soltanto F. consegue il vicariato d'Africa.  F. cadde in disgrazia presso Graziano. La sua ampia erudizione, pero, arreca a F. il favore di Teodosio, che dopo avergli concesso importanti uffici a corte, lo nomina praefectus praetorio dell’Italia, dell’Ilirico e dell’Africa, poi, dopo un periodo di eclissi, ha di nuovo quella prefettura. Tale ufficio fu conferito a F. per la terza volta d'Eugenio, che lo nomina console. F. spera di potere abbattere i galilei con la vittoria d'Eugenio. F. si uccise quando Eugenio e sconfitto da Teodosio che, in considerazione della sua fama letteraria, ne deplora la morte di F. in Senato. F. gode autorità soprattutto nella scienza augurale e nell'arte mantica in generale. Macrobio nei "Saturnali" assegna a F. l’ufficio di interprete della escatologia nell'Eneide di VIRGILIO.  Studioso di filosofia e amico di Eustazio, F. pubblica un saggio, "De dogmatibus philosophorum." F. scrive una vita di Apollonio di Tiana. F. compose uno scritto grammaticale, "De consensu nominum et verborum." F. ottenne fama soprattutto con una grande opera storica, gl’Annales, dedicata a Teodosio. F. F. Console sine collega dell'Impero romano Base della statua eretta in onore di F. dal genero Quinto Fabio Memmio Simmaco. L'iscrizione riporta la carriera di F.. Questura Sicilia intra palatium Pretura Urbana in Sicilia Vicarius in Africa Consolato Prefetto dell'Italia, Illirico e Africa Oriente Pontificato max Sicilia. F. Filosofo romano. Collabora con Eugenio nel tentativo di ricordare la religione romana. Figlio di un certo Venusto (tradizionalmente identificato con Volusio Venusto), F. e discendente di una delle più prestigiose famiglie di Roma, e riceve una ottima educazione. E questore, pretore, pontefice massimo e consolare per la Sicilia, per poi ritirarsi a vita privata. Il principe Graziano lo nomina però vicario della diocesi d'Africa. Tene questa carica quando ricevette l'editto contro il donatismo, che era molto forte in Africa, ma il fatto che Agostino in una lettera lo scambi per un donatista è un indizio che Flaviano si schierò in effetti con coloro che avrebbe dovuto perseguitare. Probabilmente per questo motivo e rimosso dalla carica l'anno seguente. Divenne quaestor intra palatium (questore nel Palazzo, cioè della corte imperiale), più esattamente quaestor aulae divi Theodosii, avendo quindi il compito di formulare le leggi per l'imperatore Teodosio. La sua nomina a Prefetto del pretorio dell'Italia, Illirico e Africa lo rese uno dei più potenti funzionari dell'impero. Non è da escludere che la carriera di F., e in particolare il favore che gode presso Teodosio, e dovuta alla volontà di Teodosio di mantenere buoni rapporti con il partito romano, forte nei circoli aristocratici e senatoriali, che era ostile alla politica di tendenze galilee, e di cui Flaviano era uno dei massimi rappresentanti. Dopo la morte di Valentiniano, Teodosio divenne unico principe. Il potente magister militum di occidente, Arbogaste, sospettato di essere coinvolto nella morte di Valentiniano, coagula l'opposizione a Teodosio nella persona di Flavio Eugenio, eletto augustus col sostegno delle legioni e dell'aristocrazia senatoriale romana. Eugenio nomina F. proprio prefetto del pretorio, oltre che console sine college. La politica di Eugenio, in realtà formulata da Arbogaste e F. in quanto Eugenio e un tentativo di riportare in auge l'antica religione romana e il complesso di valori ad essa collegata, entrambi messi in pericolo dall'avanzare dei galilei. La restaurazione del culto degli antichi dèi, sostenuta da F., a avversata -- è noto un “Carmen adversus Flavianum” (meglio noto col titolo di Carmen contra paganos) compilato da un anonimo contro F., che accusa il filosofo di aver praticato i «ridicoli» Amburbalia, Isia, Megalesia e Floralia. F., infatti, pratica pubblicamente e ufficialmente una serie di cerimonie che non si celebravano da parecchio tempo. Inizia con il lustrum o sacrificum amburbale di Roma, che era stato celebrato l'ultima volta all'epoca di Aureliano, quando l'Urbe, sotto minaccia degli Alemanni, venne difesa dall'erezione delle Mura aureliane e ancor più dall'amburbium; l'Isaia prevede una processione funebre di F. e dei suoi sostenitori, che — con il capo rasato, vestiti lunghi di lana non tinta e con cinocefali in mano — lamentavano la morte di Osiride. I Megalesia sono celebrati in nome di Cibele, con il battesimo del sangue dei fedeli e una processione della statua della dea. Infine venneno i Floralia, che per le danze sfrenate che li caratterizzavano e ormai considerati indecenti. Anche le preparazioni militari per lo scontro con l'esercito di Teodosio vennero caratterizzate dall'antica religione. Il labarum di Costantino I venne sostituito con l'effigie di Ercole invitto, mentre statue di Giove sono poste sui passi alpini dai quali sarebbe dovuto passare l'esercito di Teodosio. Il sostegno degli ambienti eruditi alla filosofia di F. è sottolineato da due fatti. F. è uno degli interlocutori raffigurati nei “Saturnalia” di Macrobio. D'altro canto mantenne rapporti strettissimi col suo amico e parente Quinto Aurelio Simmaco, rapporti proseguiti dopo la fine di F., in quanto il figlio di F. sposa la figlia di Simmaco. Il tentativo di F. ed Eugenio fallì con la sconfitta e morte dell'usurpatore nella battaglia del Frigido che decreta il trionfo di Teodosio I. Dopo la battaglia, imitando un gesto nella tradizione della nobiltà romana, F. si suicida. Negl’anni seguenti la composizione del senato romano cambia, e la componente tradizionalista, che fino ad allora aveva formato un partito da non sottovalutare, divenne irrilevante. Tramonta così la speranza di portare avanti la politica per la quale F. ha speso la propria vita. I figli e successori di Teodosio, Onorio e Arcadio, promulgarono una legge con la quale perdonarono i sostenitori di Eugenio, ma, al contempo, condannarono F. a una forma ridotta di damnatio memoriae che prevedeva, tra le altre cose, la revoca del consolato per l'anno precedente. Il provvedimento richiede ai figli dei condannati di abiurare il culto romano in cambio di quella dei galilei. Questa abiura permise ai discendenti di F. di ricoprire importanti cariche nell'amministrazione imperial. Il figlio di F., anch'egli chiamato Nicomaco F., divenne prefetto del pretorio d'Italia, Africa e Illirico. Il nipote di F., l'influente senatore Appio Nicomaco Dexter, ricoprì ruoli pubblici. È proprio Dexter che si avvalse del sostegno degli influenti circoli senatoriali a cui apparteneva per far riabilitare pubblicamente il nonno. Fu innalzata una statua a F., la cui dedica spiega che F. È stato sempre stimato dall'imperatore Teodosio, e che il provvedimento di damnatio è da imputare a persone invidiose, e non agli imperatori.  Opere F. fa parte del circolo di Quinto Aurelio Simmaco, che raccoglieva esponenti di grande cultura dell'aristocrazia e senatoriale di Roma, a cui apparteneva anche Vettio Agorio Pretestato. A questo circolo vanno ricondotte la pubblicazione di una nuova edizione degli Ab Urbe condita libri di Tito Livio e dell'Eneide di VIRGILIO (si veda) . F. scrive un'opera di storia intitolata Annales, dedicata a Teodosio I. Anche l'autore anonimo della Epitome de Caesaribus potrebbe appartenere al circolo di F., essendosi resa necessaria per l'impossibilità di diffondere gli Annales a seguito della damnatio memoriae.  Avrebbe tradotto, poi, la Vita di Apollonio di Tiana di Filostrato. CIL. Codex Theodosianus. Agostino d'Ippona, Epistulae. CIL. Lanciani. Lanciani. Codex Theodosianus, Ambrogio da Milano, De obitu Theodosii, Codex Vaticanus lat.; Vergilius Vaticanusː Nicomachus Flavianus vir clarissimus III praefectus urbis emendavi, Emendavi Nicomachus F. vir clarissimus ter praefectus urbis apud Hennam. Sidonio Apollinare, Lettere, Honoré, Law in the Crisis of Empire, Oxford, Lanciani, Ancient Rome in the Light of Recent Discoveries, Houghton, Mifflin, Boston; Treccani -- Istituto dell'Enciclopedia Italiana. F., in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia. O'Donnel, "The career of F.", Phoenix; CIL Predecessore Console romano Successore Imperatore Cesare Flavio Teodosio Augusto III, Imperatore Cesare Eugenio Augusto, Flavio Abundanzio con Imperatore Cesare Flavio Arcadio Augusto III Imperatore Cesare Flavio Onorio Augusto II Flavio Anicio Ermogeniano Olibrio, Flavio Anicio Probino VDM Grammatici romani VDM Storici romani Portale Antica Roma   Portale Biografie Categorie: Grammatici romani Storici romani Funzionari romani Storici Romani Consoli imperiali romani Consulares Siciliae NicomachiPrefetti del pretorio d'ItaliaVicarii Africae. Keywords: DE DOGMATIBVS PHILOSOPHVM. Virio Nicomaco Flaviano. Flaviano.

 

Grice e Flavio: la ragione conversazionale e l’orto romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A sophist, the Garden, and friend of Plutarco. Tito Flavio Alessandro. Flavio.

 

Grice e Floridi: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dell’informare – scuola di Roma – filosofia romana – filosofia laziale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo romano. Filosofo lazio. Filosofo italiano. Roma, Lazio. Grice: “’To inform’ was first used by some Roman! It surely ain’t Grecian!” -- Eessential Italian philosopher. He has explored aspects of Grice’s use of the expression ‘inform,’ ‘mis-inform,’ in terms of ‘factivity.’  Insegna a 'Ferrara. Conosciuto per il suo lavoro in due aree di ricerca filosofica: la filosofia dell'informazione e l'etica informatica.   Si laurea a a Roma. Insegna a Bari e Ferrara. Conosciuto per i suoi studi sulla tradizione scettica (scetticismo), ma principalmente per il suo lavoro di fondazione della filosofia dell'informazione e dell'etica informatica, due campi che ha contribuito a costituire. Fondatore un gruppo di ricerca interdipartimentale sulla filosofia dell'informazione. Durante la laurea a Roma, studiato da classicista e da storico della filosofia. Si è interessato di filosofia della logica ed epistemologia. Si è quindi occupato di diversi argomenti filosofici tradizionali, alla ricerca di una nuova metodologia, con l'obiettivo di riuscire ad avvicinarsi ai problemi contemporanei in una prospettiva che fosse efficace dal punto di vista euristico e potesse allo stesso tempo anche costituire un arricchimento intellettuale nell'affrontare le questioni filosofiche dei nostri giorni. Molto presto, inizia a distanziarsi da quello che Grice chiama la filosofia analitica “classica”. Secondo Floridi, il movimento analitico ha perso la sua spinta iniziale ed era ormai un paradigma sempre più debole, scolasticizzato – “specialmente ad Oxford!” --. Per questo motivo, ha concentrato i suoi interessi su una nuova fondazione dell'epistemologia. Anda alla ricerca di un concetto di "conoscenza” “indipendente-dal-soggetto", vicino a ciò che oggi definisce informazione semantica. è necessario sviluppare una filosofia costruzionista, all'interno della quale il design, la creazione di modelli e le implementazioni sostituiscano analisi frivole e esami cavillosi (e.g. sull’uso di ‘informare,’ ‘disinformare,’ ecc.) In questo modo, la filosofia ha la speranza di non chiudersi in un angolo sempre più angusto, fatto di ricerche griceiane auto-sufficienti e che interessano solo a sé stesse, e di riacquistare un punto di vista più ampio sui problemi che sono realmente determinanti nella vita umana fuori di Oxford! Così, lentamente, è giunto a prendere in considerazione la filosofia dell'informazione, una nuova area di ricerca emersa dalla svolta computazionale, avvicinandola da due prospettive, quella puramente teorica della semantica, pragmatica, sintassi, semiotica, logica e dell'epistemologia, e quella più tecnica dell'informatica, in particolare dell'etica, della teoria dell'informazione di Shannon -- e della humanities computing.  Il filosofo ha bisogno di acquisire conoscenze di IT necessarie per fare uso del computer in maniera efficace. Anche il filosofo posse essere interessato ad acquisire le conoscenze di sfondo indispensabili per la comprensione critica dell’era digitale e dunque iniziare a lavorare sulla branca della filosofia che si va formando, proprio la Filosofia dell'informazione, che si augura un giorno possa diventare parte integrante della cosiddetta “philosophia prima,” o prote philosophia della sua fase romana!. Da allora, Philosophy of Computing and Information è diventata il suo maggiore interesse di ricerca.  In PI, sostiene che ci sia bisogno di un concetto più ampio di elaborazione e di “flusso” causale dell'informazione – alla Dretske -- che includa la computazione, ma non solo. Questa prospettiva fornisce una cornice teorica molto efficace all'interno della quale inserire e dare significato alle differenti linee di ricerca. Il secondo vantaggio è la prospettiva diacronica, che permette di inquadrare lo sviluppo della filosofia nel tempo. PI fornisce infatti un punto di vista molto più ampio e profondo su ciò che la filosofia avrebbe cercato di fatto di realizzare nel corso dei secoli. Altre opere: “Infosfera Filosofia e Etica dell'informazione” (Torino: Giappichelli Editore); “La quarta rivoluzione, Milano: Cortina); “Pensare l'infosfera” (Milano: Cortina); “Il verde e il blu” (Milano: Cortina, OII: digital ethics lab. oii.ox.ac.uk,// digital ethicslab. oIEG philosophy of information.net/ pdf/auto.pdf  the newatlantis.com/ publications/ why-information-matters  Onlife open MLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di F., Oxford Institute, su oii.ox.ac.uk. Home page e articoli online, su philosophy of information. net. Intervista e lezione durante l'IoE talks (Internet of Everything Roma ) La lecture su "Intelligenza artificiale, dobbiamo preoccuparci?" presso il Centro Nexa del Politecnico di Torino Biografia e intervista su Rai Media Mente, su media mente rai. Biografia e intervista per l'American Philosophical Association,  Cervelli in Fuga, Roma, Accenti. Ricerca Informazione ciò che porta conoscenza Nota disambigua. svg Disambiguazione. Se stai cercando il quotidiano, vedi Informazione (quotidiano). L'informazione è l'insieme di dati, correlati tra loro, con cui un'idea (o un fatto) prende forma ed è comunicata. I dati oggetto della stessa possono essere raccolti in un archivio o in un'infrastruttura dedicata alla sua gestione, come nel caso di un sistema informativo. Essa è oggetto di studio e applicazione in vari settori della conoscenza e dell'agire umano.    Lista delle vittorie di Rimush, Re di Akkad, sopra Abalgamash, re di Marhashi e sopra le città elamite. Tavoletta d'argilla, copia di un'iscrizione monumentale, circa 2270 a.C. (si veda Stele di Manishtushu) Ad esempio in campo tecnico è oggetto di studio dell'ingegneria dell'informazione, sul fronte delle scienze sociali è oggetto d'indagine delle scienze della comunicazione e in generale della sociologia, con particolare riguardo agli aspetti legati alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa nell'attuale società dell'informazione (o era dell'informazione).  Etimologia La parola deriva dal latino informare, nel significato di "dare forma alla mente", "disciplinare", "istruire", "insegnare". In latino la parola viene usata per indicare un concetto o un'idea, ma non è chiaro se questa parola possa avere influenzato lo sviluppo della parola informazione. Inoltre la parola greca corrispondente è μορφή (da cui il latino forma per metatesi, oppure εἶδος (da cui il latino idea), cioè idea, concetto" o forma, immagine. La seconda parola è notoriamente usata tecnicamente in ambito filosofico dall’ACCADEMIA e del LIZIO per indicare l'identità ideale o essenza di qualcosa (vedi Teoria delle forme). Eidos si può anche associare a pensiero, asserzione o concetto. Evoluzione concettual Col progredire delle conoscenze umane il concetto di informazione si è evoluto divenendo via via più vasto e differenziato: informazione è in generale qualunque notizia o racconto, inoltre qualunque comunicazionescritta o orale contiene informazione. I dati in un archivio sono informazioni, ma anche la configurazione degli atomi di un gas può venire considerata informazione. L'informazione può essere quindi misurata come le altre entità fisiche ed è sempre esistita, anche se la sua importanza è stata riconosciuta solo nel XX secolo.  Per esempio, la fondamentale scoperta della doppia elica del DNA da parte di Watson e Crick ha posto le basi biologiche per la comprensione della struttura degli esseri viventi da un punto di vista informativo. La doppia elica è costituita da due filamenti accoppiati e avvolti su se stessi, a formare una struttura elicoidale tridimensionale. Ciascun filamento può essere ricondotto a una sequenza di acidi nucleici (adenina, citosina, guanina, timina). Per rappresentarlo, si usa un alfabeto finito come nei calcolatori, quaternario invece che binario, dove le lettere sono scelte tra A, C, G e T, le iniziali delle quattro componenti fondamentali. Il DNArappresenta quindi il contenuto informativo delle funzionalità e della struttura degli esseri viventi.  Descrizione  In generale un'informazione ha valore in quanto potenzialmente utile al fruitore per i suoi molteplici scopi: nell'informazione, infatti, è spesso contenuta conoscenza o esperienza di fatti reali vissuti da altri soggetti e che possono risultare utili senza dover necessariamente attendere di sperimentare ognuno ogni determinata situazione. Sotto questo punto di vista il concetto utile di informazione e la parallela necessità di comunicare o scambiare informazione tra individui nasce, nella storia dell'umanità, con l'elaborazione del linguaggio da parte della menteumana e si sviluppa con la successiva invenzione della scrittura come mezzo per tramandare l'informazione ai posteri. Secondo quest'ottica la storia e l'evoluzione della società umana sono frutto dell'accumulazione di conoscenza sotto forma di informazione. Nell'informazione ad esempio è contenuto know howutile per eseguire una determinata attività o compito, cosa che la rende ad esempio una risorsa strategica in ambito economico dell'economia aziendale.  L'informazione e la sua elaborazione attraverso i computer hanno avuto certamente un impatto notevole nella nostra attuale vita quotidiana. L'importanza è testimoniata, ad esempio, dai sistemi di protezione escogitati mediante la crittografia e dal valore commerciale della borsa tecnologica. L'uso appropriato dell'informazione pone anche problemi etici di rilievo, come nel caso della riservatezzariguardo alle informazioni cliniche che potrebbero altrimenti avvantaggiare le compagnie di assicurazioni mediche e danneggiare i pazienti.  L'importanza e la diffusione dell'informazione nella società moderna è tale che a questa spesso ci si riferisce come la Società dell'Informazione.  Nei vari contesti Altre definizioni provengono dall'informatica e dalla telematica:  Nel modello di Shannon e Weaver, l'informazione è considerata parte integrante del processo comunicativo; La teoria dell'informazione ha come scopo quello di fornire metodi per comprimere al massimo l'informazione prodotta da una sorgente eliminando tutta la ridondanza; Nella teoria delle basi di dati (ad esempio nel modello relazionale, ma non solo), un'informazione è una relazione tra due dati. Fondamentale da questo punto di vista è la distinzione tra il dato (un numero, una data, una parola...) e il significato che si può dare a tale dato, mettendolo in relazione con uno o più dati o rappresentazioni di concetti. In un computer quindi, le informazioni sono numerabili, e a seconda del sistema di interpretazione e della rappresentazione possiamo distinguere tra informazioni esplicite, relativamente facili da quantificare (come la data di nascita del signor Rossi) e informazioni dedotte, il cui numero dipende dalle capacità di calcolo delle informazioni fornite al sistema (ad esempio l'età del signor Rossi, ottenibile mediante sottrazione della data odierna e la data di nascita). È questo un esempio di informazione dedotta esatta, ma ci sono anche metodi per dedurre delle informazioni che non sono certe: ad esempio un servizio di rete sociale può stabilire con una certa precisione che due persone che hanno frequentato la stessa scuola si conoscono o hanno conoscenze in comune, ma non può dare la certezza matematica di ciò. InformaticaModifica Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Tipo di dato. I computer, nati come semplici calcolatori, sono diventati col tempo dei potenti strumenti per memorizzare, elaborare, trovare e trasmettere informazioni. La diffusione di Internet come rete globale ha d'altro canto messo a disposizione una mole di informazioni mai prima d'ora a disposizione dell'umanità. Alla base di ogni informazione in un computer c'è il concetto di dato: sebbene all'interno del calcolatore elettronico tutti i dati siano digitali, cioè memorizzati come semplici numeri, dal punto di vista umano, invece, si può attribuire un significato anche ai numeri. Per questo motivo, nei linguaggi di programmazione, spesso esistono alcuni formati specifici per indicare in modo esplicito quale significato dare ai dati. Fermandosi ai tipi di base abbiamo essenzialmente numeri, caratteri e stringhe (successioni finite di caratteri). Tali dati devono essere messi in relazione tra di loro per avere un significato; se invece le relazioni valide possibili sono più di una, si può generare ambiguità.[non chiaro]  Matematica e logicaModifica Ad esempio, 1492 è un numero che da solo non significa niente: potrebbe essere una quantità di mele (se correlato mediante la relazione di quantità con l'oggetto mela), il costo di un anello o l'anno in cui Colombo si imbarca e scoprì l'America. La parola "calcio" può essere uno sport, un elemento chimico o un colpo dato col piede. In genere le basi di dati che contengono informazioni relative ad un determinato campo del sapere non risentono molto del problema dell'ambiguità: in una base dati di chimica la parola calcio indicherà certamente l'elemento chimico. Nelle basi di dati relazionali, sistemi di tabelle e relazioni permettono di organizzare i dati per poter ottenere delle informazioni senza ambiguità: se la tabella "elementi_chimici" contiene la parola calcio, questo sarà senza dubbio l'elemento chimico. La semplice immissione del dato nella tabella "elementi_chimici" ha implicitamente classificato la parola "calcio", conferendole un significato, dato dalla scelta della tabella in cui inserire un dato (la scelta della tabella rappresenta il trasferimento di conoscenza da una persona alla base dati). Inoltre, le basi di dati relazionali permettono la creazione di relazioni tra dati di diverse tabelle.  Oltre alle relazioni esplicite, ci possono essere delle relazioni dedotte. Supponiamo di avere la tabella "figlio_di": se abbiamo che Antonio è figlio di Luigi (informazione 1), e che Luigi è figlio di Nicola (informazione 2), allora possiamo dedurre che Nicola è il nonno di Antonio (informazione 3). È quindi possibile formalizzare la relazione e inserirla nella base di dati, ottenendo la tabella nonno_di senza dover immettere altri dati:  se A è figlio di B e B è figlio di C, allora C è nonno di A oppure, ogni volta che si ha bisogno di conoscere eventuali nipoti/nonni di qualcuno, analizzare la relazione figlio_di. E le informazioni possono essere maggiori: analizzando il sesso di B, si potrà sapere se C è nonno paterno o materno.  Le basi di conoscenza pensate per la deduzione sono più elastiche delle tradizionali basi di dati relazionali. Un esempio sono le ontologie.  Analisi particolarmente ricercate per il loro valore economico ai fini commerciali sono quelle che analizzano grandi flussi di informazioni per scoprire tendenze che permettono dedurre delle informazioni che hanno una buona probabilità di essere vere riguardo utenti singoli o categorie di utenti. Supponendo che Antonio abbia sempre acquistato in internet dei libri di fantascienza, allora la pubblicità che gli si mostrerà potrà mostrare dei libri di fantascienza o simili, che molto probabilmente lo interesseranno. Questi tipi di analisi possono fornire informazioni talvolta sorprendenti: una catena di supermercati in un paese anglosassone avrebbe scoperto, analizzando gli scontrini, qualcosa altrimenti difficilmente immaginabile: le persone che acquistavano pannolini spesso compravano più birra delle altre, per cui mettendo la birra più costosa non lontano dai pannolini, poteva incrementarne le vendite. Infatti le persone che avevano figli piccoli passavano più serate in casa a guardare la TV bevendo birra, non potendo andare nei locali con gli amici. L'esempio dell'associazione tra pannolini e birra è usato spesso nei corsi universitari di data mining; tuttavia c'è da precisare che non è chiaro quale sia la catena di supermercati in questione, e l'esempio, seppur valido a scopi didattici, potrebbe essere inventato.  Aspetti tecniciModifica L'informazione è generalmente associata a segnali, trasmissibili da un sistema di telecomunicazioni e memorizzabili su supporti di memorizzazione.  La misurazione Secondo la Teoria dell'Informazione in una comunicazione, che avviene attraverso un dato alfabeto di simboli, l'informazione viene associata a ciascun simbolo trasmesso e viene definita come la riduzione di incertezza che si poteva avere a priori sul simbolo trasmesso.  In particolare, la quantità di informazione collegata a un simbolo è definita come   {\displaystyle I=-\log _{2}P_{i}}  dove P_{i} è la probabilità di trasmissione di quel simbolo. La quantità di informazione associata a un simbolo è misurata in bit. La quantità di informazione così definita è una variabile aleatoria discreta, il cui valor medio, tipicamente riferito alla sorgente di simboli, è detto entropia della sorgente, misurata in bit/simbolo. La velocità di informazione di una sorgente, che non coincide con la frequenza di emissione dei simboli, dato che non è detto che ogni simbolo trasporti un bit di informazione "utile", è il prodotto dell'entropia dei simboli emessi dalla sorgente per la frequenza di emissione di tali simboli (velocità di segnalazione). Quanto sopra può essere generalizzato considerando che non è assolutamente obbligatorio che ogni simbolo sia codificato in maniera binaria (anche se questo è ciò che accade più spesso). Quindi l'informazione collegata a un simbolo codificato in base a è per definizione pari a   {\displaystyle I_{a}=-\log _{a}P_{i}}  con P_{i} pari alla probabilità di trasmissione associata a quel simbolo. L'entropia della sorgente è per definizione pari alla sommatoria, estesa a tutti i simboli della sorgente, dei prodotti tra la probabilità di ciascun simbolo e il suo contenuto informativo. Nei casi particolari in cui a sia 10 l'entropia della sorgente è misurata in hartley, se invece a è pari al Numero di Eulero e si misura in nat. Dalla formula si evince che se la probabilità Pi di trasmettere il simbolo è pari a uno, la quantità di informazione associata è nulla; viceversa se nel caso limite ideale di Pi=0 la quantità di informazione sarebbe infinita. Ciò vuol dire in sostanza che tanto più un simbolo è probabile tanto meno informazione esso trasporta e viceversa: un segnale costante o uguale a se stesso non porta con sé alcuna nuova informazione essendo sempre il medesimo: si dice allora che l'informazione viaggia sotto forma di Innovazione. I segnali che trasportano informazione non sono dunque segnali deterministici, ma processi stocastici. Nella teoria dei segnali e della trasmissione questa informazione affidata a processi aleatori è la modulante (in ampiezza, fase o frequenza) di portantifisiche tipicamente sinusoidali che traslano poi in banda il segnale informativo. La codifica dell'informazione consiste nel trasformare un'informazione generica in un'informazione comprensibile da un dispositivo o che sia adatta alla successiva elaborazione. Il primo problema da affrontare nei processi di elaborazione dell'informazione è la rappresentazione dell'informazione. L'informazione consiste nella ricezione di un messaggio tra un insieme di possibili messaggi. La definizione esatta è che l'informazione si rappresenta usando un numero finito di simboli affidabili e facilmente distinguibili.  All'interno delle apparecchiature digitali l'informazione è rappresentata mediante livelli di tensione o mediante magnetizzazione di dispositivi appropriati. Le esigenze di affidabilità impongono che tali simboli, per una maggiore efficienza, siano due o al massimo tre: nel primo caso si hanno solo 0 e 1, corrispondenti a 2 livelli di tensione (standard TTL: 0/5 V; standard RS-232: +12/-12 V) che vanno a formare la numerazione binaria; nel secondo caso si può avere un terzo stadio, indicato come HiZ (alta impedenza), che rappresenta un livello indeterminato, causato ad esempio dal filo scollegato.  La portata dei flussi Il concetto di informazione trasportato su un canale di comunicazione può essere messo in analogia con quello della portata in idrodinamica, mentre la velocità del flusso rappresenta la velocità di propagazione del segnale che trasporta l'informazione sulla linea. Al riguardo ogni linea di trasmissione o mezzo trasmissivo ha un suo quantitativo massimo di informazione trasportabile, espresso dalla velocità di trasmissione della linea stessa secondo il Teorema di Shannon.  Il rapporto con la privacy Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Privacy. Il settore dell'informazione è un settore interessato da una continua evoluzione e da una rilevante importanza sociale. Basta pensare alla quantità e qualità delle informazioni sotto forma di dati personali, abitudini e consumi dei clienti, che posseggono le aziende. La tutela dei dati personali risulta essere argomento di controversia, tra quelli che vorrebbero un libero scambio delle informazioni e quelli che vorrebbero delle limitazioni attraverso la tutela e il controllo. Oltre alla tutela dei dati personali e sensibili di clienti, fornitori e dipendenti, le aziende hanno la necessità di tutelare la proprietà intellettuale, i brevetti e il know-how interno, in generale le informazioni confidenziali (materia che non ha nulla a che vedere con la privacy). Vigini, Glossario di biblioteconomia e scienza dell'informazione, Bibliografica, Milano Il termine indica originariamente "ciò che appare alla vista", derivando dalla radice indoeuropea *weid-/wid-/woid-, "vedere" (confronta il latino video). Esso venne però ad assumere in seguito una grande molteplicità di significati (per esempio, in Isocrate esso indica il "modello teorico" di un'orazione). BibliografiaModifica Hans Christian von Baeyer, Informazione. Il nuovo linguaggio della scienza, Dedalo, Teti, Il potere delle informazioni. Comunicazione globale, Cyberspazio, Intelligence della conoscenza, Il Sole 24 Ore, Aspray, The Scientific Conceptualization of Information: A survey, Annals of History of Computing, Voci correlate Asimmetria informativa Archivio Conoscenza Dati Disinformazione Diritto all'informazione Informazione classificata Infodemiologia Memoria Mezzi di comunicazione Pluralismo Privacy Teoria dei segnali Testo espositivo Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni sull'informazione Collabora a Wikizionario Wikizionario contiene il lemma di dizionario «informazione» informazione, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Informazione, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata Stanford Encyclopedia of Philosophy - Information, su plato.stanford.edu. Informazione, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Information Helps Us Understand The Fabric Of Reality Order and Disorder, Al-Khalili, Spark. Portale Diritto   Portale Informatica   Portale Psicologia   Portale Scienza e tecnica Teoria dell'informazione Autoinformazione Primo teorema di Shannon Wikipedia Il contenuto. Keywords: informare, Dretske, knowing, causing, cervello in fuga; modal disimplicature, “I’m telling you”, “for your information” submodes of the indicative mode, ‘exhibitive’ and ‘protreptic’ -- influence, inform. Conversation as rational cooperation – ‘false’ “information” no information!” -- Refs.: Luigi Speranza, "Informazione ed implicatura: Grice e Floridi," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Luciano Floridi. Floridi.

 

Grice e Fonnesu: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dell’inter-soggetivo – scuola di Milano – filosofia milanese – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo milanese. Filosofo lombardo. Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I like Fonnesu; especially, on inter-subjectivity: “I cooperate with you; you cooperate with me” – or rather, “I co-operate with thee; thou cooperates with me! We cooperate!” -- Luca Fonnesu (Milano), filosofo.  Professore di filosofia a Pavia. Fonnesu si è laureato in Filosofia a Firenze con Cesa, dove ha poi conseguito il titolo di dottore di ricerca in Filosofia.  Prima di conseguire la laurea, borsista della Fondazione Robert E. Schmidt di Heidelberg. Borsista del Deutscher Akademischer Austauschdienst svolgendo la sua attività di ricerca presso il Leibniz Archiv di Hannover. Borsista ‘post-doc' a Firenze. Ricercatore a Pisa. Insegna a Pavia. È inoltre socio dell'Associazione di cultura e politica "il Mulino", membro della Leibniz-Gesellschaft, della Fichte-Gesellschaft, della Società italiana di studi kantiani, della Hegel-Vereinigung, della Società italiana di filosofia analitica e del Comitato editoriale di "Studi settecenteschi". Il professor Fonnesu è inoltre il coordinatore del Corso di dottorato di ricerca in Filosofia a Pavia, fa parte del Consiglio scientifico di Verifiche e del Comitato direttivo della "Rivista di filosofia".  Temi di ricerca I principali temi di ricerca dell'attività accademica del professor Fonnesu possono essere sostanzialmente ricondotti alla filosofia morale e alla filosofia classica tedesca. Per quanto concerne la filosofia classica tedesca tra Kant e Hegel si è concentrato sulle strutture concettuali, le fonti e la ricezione nella tradizione filosofica approfondendo inoltre la presenza dell'etica kantiana nel dibattito contemporaneo. Ha poi studiato il dibattito sulla teodicea nella tradizione filosofica, l'illuminismo europeo, la tradizione analitica e le altre tradizioni nell'etica contemporanea. In quest'ultimo ambito ha sviluppato in modo particolare la tematica del libero arbitrio e della responsabilità nella filosofia moderna e contemporanea. è un esperto di storia dell'etica.  Altre opere: “Antropologia e idealismo. La destinazione dell'uomo nell'etica di Fichte” (Roma-Bari, Laterza); “Dovere, Scandicci, La Nuova Italia); “Storia dell'etica: da Kant alla filosofia analitica” (Roma, Carocci); “Per una moralità concreta: studi sulla filosofia classica tedesca” (Bologna, Il Mulino); “Fichte, Fondamento del diritto naturale secondo i principi della dottrina della scienza” (Roma-Bari, Laterza); “Diritto naturale e filosofia classica tedesca” (Pisa, Pacini); “La verità. Scienza, filosofia, società” (Bologna, Il Mulino);  “Etica e mondo in Kant” (Bologna, il Mulino); “Le ragioni della filosofia” (Firenze, Le Monnier); “Diritto, lavoro e "Stände": il modello di società di Fichte, in "Materiali per una storia della cultura giuridica", Rousseau e la filosofia come "médecine du monde". A proposito di un saggio recente, in "Intersezioni", Ragione pratica e “ragione empirica” in Kant, in "Annali filosofia, Firenze", “Weber e l'etica” ("Iride"); Le edizioni kantiane e la riflessione "Sul senso interno", "Studi kantiani”; “Sullo stato degli studi fichtiani” (“Cultura e scuola"); “La società concreta: considerazioni su Fichte e Hegel” ("Daimon. Revista de filosofia", Murcia); “Sul pensiero di Luporini, in "Giornale critico della filosofia italiana"); “Kant, Leibniz e la "Aufklärung": ottimismo e teo-dicea, in Kant e la filosofia della religione (N. Pirillo, Brescia, Morcelliana); “L'ideale dell'estinzione dello Stato in Fichte” ("Rivista di storia della filosofia"); “Sul concetto di felicità in Hegel” in Fede e sapere. Hegel, Oliva e Cantillo (Milano, Guerini); “Metamorfosi della libertà nel ‘Sistema di Etica' di Fichte” (“Giornale critico della filosofia italiana”); “Sui doveri verso se stessi”; “A partire da Kant”; “La libertà e la sua realizzazione nella filosofia di Fichte, in G. Duso G. Rametta, La libertà nella filosofia classica tedesca. Politica e filosofia tra Kant, Fichte, Schelling e Hegel” (Milano, Angeli); “Sulla 'seconda natura' in Fichte”, in R. Bonito Oliva G. Cantillo Natura e cultura, Napoli, Guida); “Preti e le tradizioni etiche, in Parrini L. M. Scarantino, “Preti” (Milano, Guerini); “Errori dell'ontologia. Percorsi della meta-etica tra Russell e Mackie”; in Ceri e Magni, Le ragioni dell'etica, Pisa, ETS, Rousseau tra filosofia e botanica. Una nota, in M. Ferrari, I bambini di una volta. Problemi di metodo. Studi per Egle Becchi, Milano, Franco Angeli, Presentazione, in Hare, Scegliere un'etica, Bologna, il Mulino, Presentazione, in Foot, La natura del bene, Bologna, il Mulino, Sulla morale kantiana, in C. La Rocca, Leggere Kant. Dimensioni della filosofia critica” (Pisa, ETS); Presentazione, in Foot, Virtù e vizi, Bologna, il Mulino, Etica e concezione etica del mondo in Albert Schweitzer, Humanitas, Punto di vista morale e moralità, in “Il ponte”, Luporini, Moneti). Comandi e consigli nella filosofia pratica moderna, in Bacin, Etiche antiche, etiche moderne. Temi in discussione, Bologna, Il Mulino); “Frankfurt, in “Rivista di filosofia”, Etica, in L'universo kantiano, S. Besoli, Rocca e Martinelli (Macerata, Quodlibet); “Kant e l'etica analitica” in Continenti filosofici. La filosofia analitica e le altre tradizioni, Caro e Poggi (Roma, Carocci); Fichte critico di Kant: moralità e religione nel ‘Saggio di una critica di ogni rivelazione', in Critica della ragione e forme dell'esperienza, Amoroso, Ferrarin e Rocca (Pisa, ETS); “La felicità e il suo tramonto: dall'illuminismo all'idealismo, in “Filosofia politica”, Libertà e responsabilità: dall'utilitarismo classico al dibattito contemporaneo, in Caro, Mori, Spinelli, Il libero arbitrio, Roma, Carocci; “Genealogie della responsabilità, in Quando siamo responsabili? Neuroscienze, etica e diritto, Caro, Lavazza e Sartori, Torino, Codice. Intersoggettività è un concetto utilizzato in filosofia e in psicologia con cui si intende genericamente la condivisione di stati soggettivi da parte di due o più persone. La parola è utilizzata con tre significati:  l'accezione più debole si riferisce all'"accordo", ovvero c'è intersoggettività quando più persone concordano sui significati e sulla definizione di una situazione. viene altrimenti utilizzata per riferirsi al "senso comune", le concezioni condivise costruite dalle persone nelle loro interazioni reciproche ed utilizzate come risorsa quotidiana per interpretare i significati degli elementi della vita sociale e culturale. Se le persone condividono il "senso comune" significa che utilizzano una definizione ed interpretazione condivisa della situazione. infine, il termine viene utilizzato per riferirsi alle divergenze di significato condivise (o parzialmente condivise). Le auto-presentazioni, le menzogne, gli scherzi, e l’emozioni sociali" ad esempio richiedono un'incompleta definizione della situazione, con parziali divergenze nelle condivisioni dei significati. Chi sta mentendo è impegnato in un atto intersoggettivo perché lavora con due diverse definizioni della situazione. L'intersoggettività intesa come nuova modalità relazionale auspicabile tra uomo e donna ha mosso l'elaborazione non solo politica ma anche e soprattutto filosofica e persino teologica di alcuni esponenti di spicco del movimento femminista. Nella filosofia, l'intersoggettività è un argomento importante nelle tradizioni analitiche e continentali. L'intersoggettività è considerata cruciale non solo a livello relazionale ma anche a livello epistemologico e persino metafisico. Ad esempio, l'intersoggettività è postulata come avente un ruolo nello stabilire la verità delle proposizioni e nel costituire la cosiddetta obiettività degli oggetti.  Una preoccupazione centrale negli studi sulla coscienza è il cosiddetto problema delle altre menti, che si chiede come possiamo giustificare la nostra convinzione che le persone hanno menti molto simili alle nostre e prevedere gli stati mentali e il comportamento degli altri, come la nostra esperienza dimostra. Le teorie filosofiche contemporanee dell'intersoggettività devono perciò affrontare il problema delle altre menti. Nel dibattito tra individualismo cognitivo e universalismo cognitivo, alcuni aspetti del pensiero non sono né esclusivamente personali né pienamente universali. I sostenitori della sociologia cognitiva sostengono l'intersoggettività: una prospettiva intermedia della cognizione sociale che fornisce una visione equilibrata tra le visioni personali e universali della nostra cognizione sociale. Questo approccio suggerisce che, anziché essere pensatori individuali o universali, gli esseri umani si iscrivono a "comunità di pensiero", comunità di differenti credenze. Esempi di comunità di pensiero includono chiese, professioni, credenze scientifiche, generazioni, nazioni e movimenti politici. Questa prospettiva spiega perché ogni individuo la pensa diversamente dall'altro (individualismo): la persona A può scegliere di aderire alle date di scadenza degl’alimenti, ma la persona B può credere che le date di scadenza siano solo linee guida ed è comunque sicuro mangiare il cibo dopo la data di scadenza. Ma non tutti gl’esseri umani la pensano allo stesso modo (universalismo).  L'intersoggettività sostiene che ogni comunità di pensiero condivide esperienze sociali diverse dalle esperienze sociali di altre comunità di pensiero, creando credenze diverse tra le persone che si iscrivono a comunità di pensiero diverse. Queste esperienze trascendono la nostra soggettività, il che spiega perché possano essere condivise da tutta la comunità di pensiero. I fautori dell'intersoggettività sostengono l'opinione secondo cui le credenze individuali sono spesso il risultato di credenze della comunità di pensiero, non solo di esperienze personali o credenze umane universali e oggettive. Le credenze sono ripensate in termini di standard, che sono stabiliti dalle comunità di pensiero. Husserl, il fondatore della fenomenologia, riconobbe l'importanza dell'intersoggettività e scrisse ampiamente sull'argomento. Il suo testo più noto sull'intersoggettività sono le Meditazioni cartesiane. Sebbene la fenomenologia di Husserl sia spesso accusata di solipsismo metodologico, nella quinta meditazione cartesiana, Husserl tenta di affrontare il problema dell'intersoggettività e propone la sua teoria dell'intersoggettività trascendentale e monadologica. L'allieva di Husserl Stein estese le basi dell'intersoggettività nell'empatia nella sua tesi di dottorato, Zum Problem der Einfühlung. L'intersoggettività aiuta anche a costituire l'oggettività: nell'esperienza del mondo disponibile non solo per se stessi, ma anche per l'altro, c'è un ponte tra il personale e il condiviso, il sé e gli altri.  In psicologiaModifica Le discussioni e le teorie dell'intersoggettività sono preminenti nella psicologia contemporanea, nella teoria della mente e negli studi sulla coscienza. Tre principali teorie contemporanee sull'intersoggettività sono la teoria della teoria, la teoria della simulazione e la teoria dell'interazione. Spaulding, dell'Oklahoma, scrive; "I sostenitori della teoria della teoria sostengono che spieghiamo e prevediamo il comportamento impiegando teorie psicologiche istintive su come gli stati mentali influenzano il comportamento. Con le nostre teorie psicologiche intuitive, deduciamo dal comportamento di un soggetto quali sono probabilmente i suoi stati mentali. E da queste inferenze, più il principio psicologico che collega gli stati mentali al comportamento, prevediamo il comportamento altrui.  I sostenitori della teoria della simulazione, d'altra parte, affermano che spieghiamo e prevediamo il comportamento degli altri usando le nostre menti come modello e "mettendoci nei panni degli altri", cioè immaginando quali sarebbero i nostri stati mentali e come ci comporteremmo se fossimo nella situazione dell'altro. Più specificamente, simuliamo quali stati mentali dell'altro avrebbero potuto causare il comportamento osservato, quindi usiamo gli stati mentali simulati, fingiamo le credenze e fingiamo i desideri come input, eseguendoli attraverso il nostro meccanismo decisionale. Quindi prendiamo la conclusione risultante e la attribuiamo all'altra persona[6]. Recentemente, autori come Vittorio Gallese hanno proposto una teoria della simulazione incarnata che si basa sulla ricerca neuroscientifica sui neuroni specchio e sulla ricerca fenomenologica. Spaulding osserva che questo dibattito ha sofferto di stagnazione negli ultimi anni, con progressi limitati all'articolazione di varie teorie sulla "simulazione ibrida". Per risolvere questo vicolo cieco, autori come Shaun Gallagher hanno avanzato la teoria dell'interazione. Gallagher scrive che un "... importante cambiamento sta avvenendo nella ricerca sulla cognizione sociale, lontano da un focus sulla mente individuale e verso ... aspetti partecipativi della comprensione sociale. La teoria dell'interazione è proposta per porre l'accento su una svolta interattiva nelle spiegazioni dell'intersoggettività. Gallagher definisce un'interazione come due o più agenti autonomi impegnati in un comportamento co-regolato. Ad esempio, quando si porta a spasso un cane, il comportamento del proprietario è regolato dal cane che si ferma e che annusa, e il comportamento del cane è regolato dai comandi del proprietario. Quindi, portare a spasso il cane è un esempio di un processo interattivo. Per Gallagher, l'interazione e la percezione diretta costituiscono ciò che definisce l'intersoggettività "primaria (o di base).  Gli studi sul dialogo e sul dialogismo rivelano come il linguaggio sia profondamente intersoggettivo. Quando parliamo, ci rivolgiamo sempre ai nostri interlocutori, prendendo la loro prospettiva e orientandoci a ciò che pensiamo che pensino. All'interno di questa tradizione di ricerca, è stato sostenuto che la struttura dei singoli segni o simboli, la base del linguaggio, è intersoggettiva e che il processo psicologico di autoriflessione implica l'intersoggettività. Una ricerca sui neuroni specchio fornisce prove delle basi profondamente intersoggettive della psicologia umana e probabilmente gran parte della letteratura sull'empatia e la teoria della mente si riferisce direttamente al concetto di intersoggettività.  Intersoggettività e sviluppo infantile Trevarthen applica l'intersoggettività allo sviluppo culturale molto rapido dei neonati. La ricerca suggerisce che come bambini, gli esseri umani sono biologicamente collegati a "coordinare le loro azioni con gli altri. Questa capacità di coordinarsi e sincronizzarsi con gli altri facilita l'apprendimento cognitivo ed emotivo attraverso l'interazione sociale. Inoltre, la relazione più socialmente produttiva tra bambini e adulti è bidirezionale, in cui entrambe le parti definiscono attivamente una cultura condivisa. L'aspetto bidirezionale consente alle parti attive di organizzare la relazione nel modo che ritengono opportuno: ciò che considerano importante riceve più attenzione. L'accento è posto sull'idea che i bambini siano attivamente coinvolti nel modo in cui apprendono, usando l'intersoggettività.  Intersoggettività e psicoanalisiModifica Oltre che nelle scuole di psicoterapia dove trova applicazione la teoria delle interrelazioni tra terapeuta-paziente, anche in ambito psicoanalitico, con questo termine si intende il modello relazionale che fa da parametro nel procedere della relazione tra analista e analizzato.  Dalla teoria alla prassi intersoggettiva Quella psicoanalisi che si attiene più allo "spirito" del suo fondatore Freud piuttosto che alla sua "lettera", considera sé stessa come un metodo per la trasformazione della realtà piuttosto che come un sistema di interpretazione della realtà. In questo modo la psicoanalisi sembra inglobare nel suo manifesto programmatico, almeno nei fatti, e sia pur indicando un'altra metodologia di prassi, la famosa frase di Marx ed Engels ad Hegel innanzitutto e a tutto il pensiero filosofico: "I filosofi hanno interpretato il mondo in maniera diversa ma si tratta invece di trasformarlo. Valori morali e valori relazionali Conseguentemente la psicoanalisi si pone al di sopra di ogni moralismo, al di là del bene e del male convenzionali e considera invece il modello relazionale intersoggettivo come valore supremo poiché in esso coincidono e la terapia e la conoscenza.  Psicoterapia e psicoanalisi: guarigione o intersoggettività? Lo stesso Freud ammise che la psicoanalisi, pur essendo nata come medicina ovvero terapia per curare disturbi nervosi, psichici o mentali, ben presto si rivelò un metodo di conoscenza rispetto al quale la cosiddetta guarigione del paziente passava in secondo piano: il paziente aumenta principalmente la conoscenza di sé stesso, simultaneamente anche guarisce ma la guarigione dal punto di vista dell'analisi in sé è un epifenomeno. Da questo punto di vista c'è un parallelismo tra Freud e Colombo. Così come quest'ultimo, partito con l'intenzione di arrivare alle Indie divenne inaspettatamente lo scopritore dell'America, ugualmente Freud dopo aver iniziato il suo cammino con intenti semplicemente curativi divenne anch'egli scopritore di una nuova via di conoscenza.  Il male: motore della psicoanalisi verso l'intersoggettività Se la psicoanalisi è una via di conoscenza, il male del paziente può essere considerato una "vocazione" in quanto è proprio la chiamata dell'essere a sapere di sé. Se non ci fosse questo male, non ci sarebbe ciò che incalza alla conoscenza di sé. La psicoanalisi ha la pretesa di dissolvere il male trovandone il senso, che è ben altro e ben più radicale che esorcizzare il male come fanno la psicofarmacologia e altre tecniche psicoterapeutiche. La psicoanalisi non tratta il male in sé ma il senso del male, la sua direzione; e nel trovare tramite il suo metodo questo senso nascosto ne permette la realizzazione e, nel realizzarlo, elimina il male alla radice e non nella sua semplice sintomatologia che altrimenti potrebbe riapparire sotto altre vesti. Questo ottiene superando quel senso che chiedeva al soggetto, che lo pativa dolorosamente, di essere realizzato. Il male ritornerà ma non sarà più una ripetizione, la coazione a ripetere infatti quale memoria storica di ciò che è stato non si può chiamare vera vita e il dolore psichico che magari anche si somatizza denuncia proprio questo. In questo significato la psicoanalisi intesa come "autorealizzazione dell'inconscio" trova una sua definizione da parte dell'altro pioniere della psicoanalisi delle origini: Carl Gustav Jung, che trattava la sua intera esistenza nello stesso modo in cui considerava la psicoanalisi: un'autorealizzazione dell'inconscio. Infatti da quanto detto finora chiunque intuisce che quello dello psicoanalista non può essere semplicemente un mestiere nel senso tradizionale del termine che si dà alla parola mestiere ma semmai uno stile di vita, un vero e proprio atteggiamento esistenziale perennemente teso a scalzare la forte resistenza alla trasparenza dell'opacità interiore che quindi coincide con una sorta di atteggiamento alchemico coincidente con l'azione di disvelamento del misterium coniunctionis. Atteggiamento questo che coincide con l'intersoggettività la quale per dispiegarsi necessita per la sua realizzazione di una sorta di rivoluzione copernicana al livello del sistema psichico tendente a spodestare l'Ego come ha fatto Copernico con la Terra, ed in un certo senso con l'Antropos, da centro narcisistico del sistema psichico per sostituirlo con il Sé che è l'identità solo relazionale e che comprende l'uno e l'altro della relazione come un'unità processuale indivisibile, mentre l'Ego per sua natura non può che necessariamente essere vincolato a un'identità storica e per ciò continuamente minacciata nella sua coerenza da ciò ch'egli costituisce sostanzialmente come altro da sé, paventando la rottura del vissuto di continuità.  Psicoanalisi e relazione La psicoanalisi, operando al di là di ogni moralismo convenzionale al progressivo divenire conscio dell'inconscio, opera alla progressiva trasformazione del modello relazionale interdipendente, (dove i due sono calati con le loro reciproche dipendenze in un gioco delle parti per così dire inconsapevole) nel modello relazionale intersoggettivo dove la coppia analista-analizzato è in una relazione all'interno della quale non si danno altri bisogni che quelli propri del processo di soggettivazione: il bisogno della presenza dell'altro e quello di essere con l'altro in libertà.  L'esoterismo dell'intersoggetività Esistono discipline come la psicoanalisi che non si possono giudicare dall'esterno come per esempio la comunità scientifica richiede di fare nelle scienze esatte con i suoi metodi statistici. Da qui l'atteggiamento apparentemente altero di molti sostenitori della psicoanalisi, ritenuti da altri per questo saccenti, a partire da Freud che liquidava con una battuta gran parte delle critiche alla psicoanalisi dicendo semplicemente che chi non ha sperimentato una analisi in prima persona non può nemmeno sapere di cosa si sta parlando.  Questo vale anche e soprattutto per l'intersoggettività la cui teorizzazione scaturisce proprio dalla psicoanalisi, intersoggettività che oltre ad essere una nuova modalità di relazionarsi, è anche una nuova logica nella quale tutto viene trattato come un processo unitario senza alcuna separazione tra i momenti di tale processo e nella quale ogni momento del processo è anche tutto il processo pur essendo solo uno dei momenti che lo compongono, momento del processo che contiene in sé i movimenti già superati e quelli ancora non in essere.   Freud stesso, sin dagli esordi del metodo psicoanalitico metteva in atto questa logica rinunciando alle resistenze della sua ragione, frammentante il reale movimento quale dinamica dell'essere, si poneva in ascolto dell'inconscio che parlava attraverso i balbettii dei suoi pazienti, ovvero attraverso il loro transfert e quindi anche del suo proprio controtransfert anche se Freud possedeva qualche strumento in più del suo paziente, strumento che gli permetteva così di non agire il controtransfertper non riprodurre una relazione normale cioè interdipendente, ma realizzare un'esperienza relazionale nuova e quindi conoscitiva più ancora che terapeutica: in una parola, una relazione intersoggettiva.  Nella sua pratica clinica Freud usa già allora una logica intersoggettiva anche se, legato come era per la sua formazione accademica alla scienza ufficiale, non la teorizzava. Solo dopo molto tempo la psicoanalisi passò da una teoria pulsionale di impronta positivisticaa una teoria veramente relazionale.  In un certo senso quindi la psicoanalisi e la sua logica che la guida nel processo psicoanalitico, l'intersoggettività, le apparentano entrambe alle tradizioni dell'esoterismo anche se solo per un suo corretto intendimento che vada al di là delle vulgate da rotocalco. Questo è un dato di fatto anche se la psicoanalisi e la nuova logica intersoggettiva non si sono mai trincerate dietro sette o congreghe iniziatiche come altre vie di conoscenza hanno invece fatto anche se giustificate dal timore di essere fraintese. La psicoanalisi al contrario fin dall'inizio è stata un movimento di pensiero di chiara indole essoterica.  La fine dei ruoli e la fine del vecchio mondo All'interno del modello relazionale intersoggettivo che fa da parametro al procedere della relazione psicoanalitica, non vige alcuna divisione di ruoli quali quelli di: maschile-femminile, attivo-passivo, conoscente-conosciuto, tra chi interpreta e chi è interpretato, tra chi dà e chi riceve, in una parola tra soggetto e oggetto. Questo è possibile grazie al fatto che i due della relazione psicoanalitica facendo leva sulla loro capacità riflessiva prendono distanza via via sempre più da sé stessi e dalla situazione contingente nella quale sono entrambi calati e si progettano nel tempo nella libertà.  In questa maniera eros e logos cessano la loro contrapposizione secolare e anzi si fanno alleati uno dell'altro. Infatti gli "equivoci" che si danno all'interno della relazione costituita dalla coppia analista-analizzato e che nel gergo proprio di questa disciplina prendono il nome di transfert e di controtransfert, in ultima analisi vengono a coincidere con la stessa modalità relazionale interdipendente la cui critica radicale non è stata ancora condotta sino in fondo, prova ne sia che nel modello relazionale intersoggettivo non si danno più equivoci non avendo più i due partner della relazione intersoggettiva altra aspettativa che quella del dirsi dell'altro nella libertà.  E invece sono proprio questi equivoci ciò che costituiscono l'inconscio quali sintomi dell'interdipendenza stessa. Ciò si spiega abbastanza facilmente se si pone attenzione al fatto che mentre il modello intersoggettivo è quello di una relazione in cui l'unica aspettativa che l'uno ha verso l'altro è solo quella che l'altro ci sia ma in libertà. Non è così nell'interdipendenza, ed è proprio questa diversa aspettativa che fonda e struttura l'inconscio e tutti i sintomi dell'inconscio: transfert e controtransfert. Il principio di intersoggettività fa del metodo psicoanalitico, quale metodo di trasformazione delle realtà relazionali, quanto di più seriamente critico vi possa essere dell'ordine relazionale strutturato sulla divisione dei ruoli.  Intersoggettività e femminismoModifica Per quanto attiene ai rapporti tra la prospettiva aperta dall'intersoggettività e quelle del "movimento di liberazione della donna" ormai più brevemente chiamato femminismo, si possono trovare dei paralleli non tanto nelle posizioni sindacaliste o corporativequanto nelle posizioni più esplicitamente filosofiche come quelle espresse da Stephens, da Simone de Beauvoir o da altri ancor più recenti esponenti che invece presero le mosse proprio dalla psicoanalisi sia pure Lacaniana e filtrata da una donna Luce Irigarayespulsa immediatamente da Lacan stesso, dato il modo irriverente con cui tratta il maestro. Importate in Italia le idee eretiche della psicoanalista lacaniana, a Milano per opera dei filosofi Muraro e Cavarero si è costituita una vera e propria comunità filosofica intitolata alla maestra di Socrate, la filosofa Diotima tanto elogiata da Socrate stesso. Comunità filosofica femminile che è all'origine di una corrente filosofica abbastanza recente denominata filosofia della differenza e che ha ormai esponenti a livello internazionale.  Resta il fatto comunque che almeno al momento attuale la tematica dell'intersoggettività è stata trattata e approfondita in maniera veramente esplicita proprio dalla scienza psicoanalitica. brunel.ac.uk/~hsstcfs/ glossary.htm Hyslop Other Minds, The Stanford Encyclopedia of Philosophy, Zalta plato.stanford.e/archives / other-minds Zerubavel, Social Mindscapes: An Invitation to Cognitive Sociology, Harvard Husserl, Cartesian Meditations, Klumer. Tr. by Cairns. Spaulding, Introduction to debates on Social Cognition, in Phenomenology and the Cognitive Sciences, Spaulding, Introduction to debates on Social Cognition. Phenomenology and the Cognitive Sciences. Gallese & Sinigaglia, What is so special about embodied simulation. Trends in Cognitive Sciences. Jaeger, Paulo, & Gallagher, Can social interaction constitute social cognition? Trends in Cognitive Sciences. Linell, Rethinking language, mind and world dialogically. Charlotte, NC: Information Age Publishing Gillespie, The intersubjective nature of symbols. In Brady Wagoner, Symbolic transformations. London: Routledge Gillespie, The social basis of self-reflection. In Valsiner and Rosa, The Cambridge handbook of sociocultural psychology. Cambridge Rizzolatti & Arbib. Language within our grasp. Trends in neurosciences, su psych. uw; Stone, Underwood e Hotchkiss, The Relational Habitus: Intersubjective Processes in Learning Settings, su karger.com. Marx, Engels: Miseria della filosofia, Tale questione sui rapporti tra la tematica dell'intersoggettività e il movimento femminista sono stati trattati anche in L'ultimo tratto di percorso del pensiero Uno - Escursioni nella filosofia di Montefoschi dal titolo "Il risveglio del soggetto femminile Husserl, Sulla fenomenologia dell'intersoggettività; Zur Phänomenologie der Intersubjektivität. Texte aus dem Nachlass) Husserl, Per la fenomenologia dell'intersoggettività; (Zur Phänomenologie der Intersubjektivität. Texte aus dem Nachlass) E. Husserl, Per la fenomenologia dell'intersoggettività Zur Phänomenologie der Intersubjektivität. Texte aus dem Nachlass) Scheler, Essenza e forme della simpatia, Angeli, Milano; Buber, Il principio dialogico, Atwood e Storolow, I contesti dell'essere. Le basi intersoggettive della vita psichica, Benjamin, L'ombra dell'altro. Intersoggettività e genere in psicoanalisi; Montefoschi, L'uno e l'altro. Interdipendenza e intersoggettività nel rapporto psicoanalitico; Montefoschi, La glorificazione del vivente nell'intersoggettività tra l'uno e l'altro; Davidson, Soggettività, intersoggettività, oggettività Psicoanalisi intersoggettiva intersoggettività, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia. Intersoggettività, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica Portale Filosofia Portale Psicologia InternetArchiveBot  Psicoanalisi intersoggettiva Glossario di psicologia analitica lista di un progetto Psicoanalisi relazionale. Keywords: inter-soggetivo, free will, Kant, freedom, free, practical reason, the good, meta-ethics, Mackie, Hare, Fichte, Hegel, happiness in Aristotle, Kant, and Hegel, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Fonnesu” – The Swimming-Pool Library. Luca Fonnesu. Fonnesu.

 

Grice e Fornero: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale del confilosofare – scuola di Torino – filosofia torinese – filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Vigone). Filosofo vigoese. Filosofo torinese. Filosofo piemontese. Filosofo italiano.  Vigone, Torino, Piemonte. Grice: “I like Fornero; he surely understands the longitudinal unity of philosophy; ‘filosofare is con-filosofare,’ I love that: philosophy as philosophy of conversation – witness Socrates and Alcebiades.” Si è occupato di ambiti disciplinari diversi, che vanno dalla storia della filosofia alla bioetica, dalla laicità al diritto. Ha compiuto studi filosofici a Torino. Si laurea con una tesi sull'esistenzialismo italiano. Dopo aver insegnato per alcuni anni, in seguito ha svolto un'attività di libero scrittore, curando, su incarico di Abbagnano, una serie di aggiornamenti della sua celebre storia della di filosofia. In un secondo momento a conferma del fatto che egli non è soltanto uno storico della filosofia, bensì un filosofo dai molteplici interessi si è dedicato allo studio della bio-etica, della laicità e del diritto, con saggi che hanno suscitato ampi dibattiti e che costituiscono dei contributi importanti su queste tematiche. Abbagnano aveva pubblicato un Compendio di storia della filosofia per i licei che, dopo un periodo di notevole diffusione, alla fine degli anni settanta era quasi sparito dalla scuola. Da ciò la necessità di una profonda revisione dell'opera, che decise di affidare a F.. Nasce così l'Abbagnano-F., che, anche grazie ai continui aggiornamenti e ampliamenti, è tuttora il manuale di filosofia più diffuso. Fra le sue numerose edizioni e versioni ricordiamo: “Filosofi e filosofie nella storia”; “Protagonisti e testi della filosofia”; “Itinerari della filosofia”; “La filosofia”; “La ricerca del pensiero”; “Percorsi di filosofia”; “L'ideale e il reale”; “Con-Filosofare” e “I nodi del pensiero.” In questi lavori segue e sviluppa in modo creativo l'impostazione metodologica di Abbagnano, mirando a un modo di fare storia della filosofia che si qualifica per un'informazione accurata, una profonda empatia con le tematiche trattate e l'astensione da valutazioni ideologiche e di parte. Ha inoltre condiretto alcune collane di destinazione liceale e universitaria: “i Sentieri della filosofia” e i Sentieri della pedagogia di Paravia e, “I fili del pensiero” di Mondadori. Fra le grandi storie della filosofia quella pubblicata da Abbagnano presso la Pombail cosiddetto Abbagnano grande, uscito in prima edizione costituisce un'opera di riferimento fondamentale, che è stata universalmente apprezzata. Dopo la morte di Abbagnano, è uscito, sempre presso Pomba, un quarto volume di questa storia, dedicato al pensiero contemporaneo. Anche in questo caso, era stato lo stesso Abbagnano a incaricare F. di proseguire il suo lavoro, che si interrompeva con l'esistenzialismo e presentava solo un ultimo, sintetico capitolo su alcuni degli sviluppi più recenti.  In questo nuovo volume, F. punta a una ricostruzione chiara e scientifica al tempo stesso. Una ricostruzione che, basandosi su una conoscenza diretta (o "di prima mano") degli autori trattati, si caratterizza per obiettività e rispetto delle posizioni di cui dà conto, evitando valutazioni teoretiche che non spettano allo storico. Al pari del suo maestro, F. insiste sull'autonomia della filosofia, che non si può dissolvere nelle scienze umane, nella politica o in altre discipline. Ma gli impetuosi sviluppi della filosofia novecente non erano esauriti in quel volume. Di conseguenza, pubblica un secondo tomo del volume quarto della Storia della filosofia. Con questo contributo l'opera si configura finalmente come una trattazione esauriente dell'intera storia della filosofia dell’Europa occidentale. Abbagnano pubblica presso la Pomba la prima edizione del Dizionario di filosofia, un vastissimo elenco di lemmi tematici affrontati con grande attenzione allo sviluppo concettuale e con straordinaria capacità di sintesi. Ne curava una riedizione ampliata. Il Dizionario restaun punto fermo della storiografia filosofica, ma iniziava ormai a mostrare dei limiti cronologici.  Così, ha provveduto, co-adiuvato da un gruppo di specialisti da lui coordinato e diretto, a redigerne una nuova edizione.  L'impostazione di fondo voluta da Abbagnano è conservata, cosicché vengono escluse le voci biografiche a favore dei lemmi concettuali. Sono centinaia le voci aggiornate, mantenendo la separazione fra il contributo originale di Abbagnano e l'aggiornamento, e le nuove voci inserite. L'opera continua così a proporsi come uno dei più ampi strumenti di consultazione. Pubblica presso Mondadori Le filosofie del Novecento, una delle più ampie e sistematiche ricostruzioni storiche del pensiero contemporaneo.  L'opera muove dal pensiero nietzschiano inteso come crocevia della modernità e presenta una serie di capitoli che danno conto, seguendo un'organizzazione tematica, di tutti i principali autori e filoni della riflessione filosofica contemporanea: dalle grandi correnti del primo Novecento (neo-positivismo, positivism logico, neo-empirismo, filosofia analitica, filosofia analitica del linguaggio ordinario, neocriticismo, spiritualismo, neoidealismo, pragmatismo), al marxismo e all'esistenzialismo in tutte le loro declinazioni, per giungere alle più recenti formulazioni dello strutturalismo, del postmodernismo, dell'epistemologia, della teologia, dell'ermeneutica e delle teorie politiche ed etiche. Forte degli studi storiografici ormai accumulati e sempre in linea con i sopraccitati presupposti metodologici, pubblica, presso Mondadori, “Bioetica cattolica e bioetica laica”. Si concentra sulle posizioni della bioetica cattolica ufficiale e su quelle della bioetica laica. Attraverso uno studio analitico e puntiglioso dei testi e a un metodo improntato a una sostanziale imparzialità, giunge a definire alcuni punti nodali che a suo avviso oppongono strutturalmente la bio-etica cattolica e quella laica (sebbene non manchino posizioni intermedie e alternative). Punti che si sintetizzano nella tesi cattolica della indisponibilità della vita e nella tesi laica della disponibilità della vita.  Da un punto di vista contenutistico Fevita di prendere posizione a favore dell'uno o dell'altro modello. Tuttavia, il suo contributo produce una notevole chiarificazione delle posizioni in campo e ha il merito di porre empateticamente sotto gli occhi del lettore le strutture teoriche e concettuali che stanno alla base dei due "paradigmi"merito che gli è stato riconosciuto da Vattimo, che ha parlato di «rispettosa capacità di ascolto», e da Possenti, che parla di «giustizia intellettuale nel descrivere le varie posizioni in gioco.  Questo saggio ha originato un ampio dibattito, sia negli studi specialistici, sia nel mondo dell'informazione (come testimoniano le recensioni e i numerosi interventi apparsi sui quotidiani).  Dibattito continuato sia in “Laicità debole e laicità forte” sia in “Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confront”. Quest'ultimo saggio completa il trittico. In esso si dà conto della nuova fase del dibattito sui concetti di bio-etica cattolica e laica e si offre una serie di chiarificazioni e ampliamenti storico-concettuali, fra cui spicca l'approfondimento della nozione di "paradigma" che, partendo da Kuhn ma andando al di là di Kuhn, applica in modo originale alla bioetica.  Fra le novità del volume vi è l’ammissione, da parte di alcuni autorevoli studiosi cattolici, dell'esistenza di una diversità paradigmatica fra la bioetica di matrice cattolica e la bio-etica di matrice laica. Diversità di cui si auspica da molte parti il superamento con una serie di ipotesi ampiamente documentate nel saggio -, ma che di fatto esiste e condiziona, sia sul piano teorico sia sul piano pratico, la vita odierna. Gli studi sulla bioetica hanno trovato una continuazione e uno sviluppo nel lavoro di Luca Lo Sapio Bioetica cattolica e bioetica laica nell'era di papa Francesco. Che cosa è cambiato? (Pomba, Milano ) in cui l'autore affronta il tema delle ripercussioni bio-etiche del pontificato di Bergoglio, mettendone in luce i tratti di novità e continuità rispetto al passato. Il saggio è preceduto da un saggio di Fornero, in cui offre una sintesi aggiornata delle sue idee circa i paradigmi della bio-morale cattolica e laica. Alcune delle questioni poste in Bioetica cattolica e bioetica laica toccano il generale argomento della laicità. Tant'è che Laicità debole e laicità forte prosegue l'analisi in questa direzione, oltrepassando l'ambito limitato della bio-etica, pur continuando a usarlo come campo esemplare di indagine. Ragionando in termini teorici e non solo storici, elabora una prospettiva filosofica sulla laicità che muove dalla distinzione analitica fra due diverse accezioni del concetto di "laicità": una larga e una ristretta. Distinzione che ritiene indispensabile per fare ordine e chiarezza intorno al concetto in questione e per giustificare, senza i consueti riduzionismi, i diversi modi con cui ci si può definire "laico” (English: lay). In senso largo la laicità allude a una serie di atteggiamenti metodici (autonomia discorsiva, libero confronto delle idee, pluralismo, ecc.) che, in virtù del loro carattere procedurale, possono essere fatti propri da chiunque, a prescindere dal fatto di essere credenti o meno (tant'è che oggi, nell'ambito di questa accezione di “laico”, si parla comunemente di "laico credente" e di "laico non credenti"). In senso stretto, il ‘laico’ allude invece a quella determinata visione del mondo che è propria di coloro che non si limitano a seguire i sopraccitati criteri metodici, ma che pensano e vivono a prescindere da Dio e dall'adesione a un determinato credo religioso (tant'è, che oggi, nell'ambito di questa accezione del laico, si parla comunemente di credenti e laici o, in Italia, di cattolici e laici).  Per denominare l'accezione larga, usa l'espressione "laico debole", mentre per denominare l'accezione ristretta adopera l'espressione "laico forte", avvertendo che in questo contesto “debole” e “forte” non hanno il significato ordinario e valutativo di "meno consistente" o "più consistente", ma un significato tecnico e descrittivo, allusivo di un minore o maggiore grado di radicalità. In altri termini, il laico in senso largo è denominata "debole" poiché possiede una valenza essenzialmente formale o *metodologica*, mentre il laico in senso stretto è denominato "forte" poiché possiede una valenza di tipo materiale o *sostanziale* (in quanto allusiva della visione del mondo propria di un non credente).  L'originalità consiste quindi nel ritenere legittimi entrambi i significati (teorici e storici) del concetto di "laico" e nell'aver insistito più di ogni altro studioso in Italia sul fatto che non si deve "censurare" l'accezione ristretta o “forte” del concetto (cf. Grice on ‘weak’ and ‘strong’ – the ‘strong’ theorist, the weak theorist). Insistenza che non gli impedisce di evidenziare come il laico proprio dello Stato italiano pluralista e democratico coincida con il laico debole o largo, ossia con quella capace di ospitare in sé tutte le visioni del mondo, sia quelle di matrice religiosa sia quelle di matrice agnostica o atea. -- è vivamente persuaso del valore e della necessità della filosofia. Da ciò il suo costante impegno ad argomentare con chiarezza questa tesi, mediante una proposta la cui peculiarità consiste nel ritenere che, prima di chiedersi (come si fa solitamente) se la filosofia sia utile o meno, bisogna chiedersi se da essa si possa prescindere o meno, ossia se sia davvero possibile, per l'uomo, vivere senza filosofare. Su questo punto non ha dubbi: la filosofia è un'esigenza che sgorga dalla vita stessa e dalle sue ineludibili domande, al punto che l'uomo, come non può fare a meno di respirare e pensare, così non può fare a meno di fare filosofia. Queste considerazioni vengono più organicamente sviluppate in Utilità della filosofia. Tra filosofia e diritto: indisponibilità e disponibilità della vita. è uscito per i tipi di Pomba un nuovo volume, forse il più importante della sua produzione saggistica dal titolo Indisponibilità e disponibilità della vita: una difesa filosofico giuridica del suicidio assistito e dell'eutanasia volontaria. Si tratta di una vasta indagine filosofico giuridica che  approfondisce con chiarezza una delle dicotomie fondamentali della cultura contemporanea, quella tra indisponibilità e disponibilità della propria vita. E ciò non solo sul piano storico-descrittivo (nel cui ambito offre comunque una documentazione amplissima che va dalla filosofia alla bioetica, dal diritto alla giurisprudenza italiana) ma anche e soprattutto su quello teorico-propositivo. Esaminando a vario titolo questo binomio e mostrandone le rilevanti concretizzazioni giuridiche e penalistiche, l'opera approfondisce il tema del "diritto di morire", che viene definito come il diritto di congedarsi volontariamente dalla propria vita e studiato nelle sue tipologie più note (suicidio, rifiuto delle cure e morte assistita). Nella parte centrale del saggio si mette organicamente a fuoco il nesso fra il diritto di vivere e il diritto di morire, inteso, quest'ultimo, come il versante negativo del diritto di vivere.  Su questa base,perviene a prendere apertamente posizione a favore della morte medicalmente assistita, che viene originalmente configurata come un nuovo e peculiare diritto di libertà giuridicamente articolato.  Insiste sull’inaggirabilità della filosofia anche in ambito giuridico, soprattutto in rapporto alle complesse e cruciali questioni del fine vita.  La filosofia contemporanea, Pomba, Torino, Storia della filosofia, La filosofia contemporanea, Pomba, Torino, Dizionario di filosofia, Pomba, Torino, Le filosofie del Novecento, B. Mondadori, Milano, Opere su bioetica, laicità e diritto Bioetica cattolica e bioetica laica, B. Mondadori, Milano, Laicità debole e laicità forte, B. Mondadori, Milano, Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confronto (in collaborazione con M. Mori), Le Lettere, Firenze  Indisponibilità e disponibilità della vita: una difesa filosofico giuridica del suicidio assistito e dell'eutanasia volontaria, Pomba, Torino. Articoli e interventi su bioetica e laicità Un passo in avanti. Risposte a Mordacci e Corbellini, in Vale ancora la contrapposizione tra bioetica cattolica e bioetica laica?, «Politeia», Due significati irrinunciabili di laicità, in  La laicità vista dai laici, E. D'Orazio, EgeaUniversità Bocconi Editori, Milano, Etsi non daretur, laicità e bioetica da Scarpelli a Lecaldano, in Eugenio Lecaldano. L'etica, la storia della filosofia e l'impegno civileDonatelli e M. Mori, Le Lettere, Firenze, Bioetica, laicità e bioetica laica", in Diritto, Bioetica e Laicità. Commenti a Bioetica tra "morali" e diritto diBorsellino, «Politeia», Non esiste solo la bioetica cattolica. Nota sui rapporti fra i valdesi e la bioetica, Bioetica. Rivista interdisciplinare», Il maggior bio-eticista cattolico. Considerazioni sul paradigma bioetico di Sgreccia e sulle sue peculiarità e differenze rispetto ad altri modelli bioetici di matrice cattolica, in Vita, ragione, dialogo. Scritti in onore di Sgreccia, Cantagalli, Siena, Risposte ai critici, in Il dibattito su bioetica laica e bioetica cattolica. Commenti a Laici e cattolici in bioetica di F. e Mori, Politeia, Scarpelli e il tema della laicità, in L’eredità di Scarpelli BorsellinoS. Salardi M. Saporiti, Giappichelli, Torino, Voce Laicità, in Enciclopedia di bioetica e scienza giuridica, diretta da Sgreccia Tarantino, Scientifiche Italiane, Napoli, Bioetica cattolica e bioetica laica: tra passato e presente, in L. Lo Sapio, Bioetica cattolica e bioetica laica nell'era di papa Francesco. Che cosa è cambiato?, con un saggio di F., POMBA, Milano, Magistero bioetico cattolico e bioetica laico-secolare: tra passato e futuro, in  Bioetica tra passato e futuro. Da van Potter alla società; LargheroM. Lombardi Ricci, Effatà, Cantalupa (TO), Manuali Filosofi e filosofie nella storia, Paravia, Torino, Protagonisti e testi della filosofia, Paravia, Torino, Itinerari di filosofia, Paravia, Torino; La filosofia, Paravia, Torino, La ricerca del pensiero, Paravia, Torino  Percorsi della filosofia, Paravia, Torino  L'ideale e il reale, Paravia, Torino  Con-Filosofare, Paravia, Torino  I nodi del pensiero, Paravia, Torino. La Stampa, Avvenire, Filosofia, bioetica, laicità e diritto. Sito ufficiale, su giovannifornero.net. Giovanni Fornero. Sito web italiano per la filosofia, su swif.uniba. Con l'espressione filosofia analitica ci si riferisce ad una corrente filosofica sviluppatasi, per effetto soprattutto del lavoro di Frege, Russell, Moore, dei vari esponenti del circolo di Vienna e di Wittgenstein. Per estensione, ci si riferisce a tutta la successiva tradizione filosofica influenzata da questi autori, prevalente nel mondo anglofono (Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Australia), ma attiva anche in molti altri paesi.  Origini AFrege ed altri portarono ad un notevole avanzamento nel campo della logica. L'idea fondamentale del movimento del circolo di Vienna era di applicare questo nuovo metodo logico, detto positivismo logico, ai tradizionali problemi filosofici. I risultati di questo metodo sono controversi, tuttavia è innegabile che tale tentativo abbia portato importanti ripercussioni e sviluppi in una serie di campi, quali ad esempio l'informatica e lo studio del linguaggio nei suoi vari aspetti: sintassi, semantica, pragmatica.  Tra gli altri assunti del positivismo logico si possono ricordare la concezione della filosofia come uno strumento d'indagine che possa emendare il linguaggio dalle sue ambiguità, dalle sue intrinseche contraddizioni e perplessità, proponendosi come un metodo teso a disvelare l'origine di alcuni problemi "filosofici" da un utilizzo idiosincratico delle forme linguistiche.  La filosofia analitica dopo gli iniziModifica Se il positivismo logico aveva tratto ispirazione dalle tesi sostenute da Wittgenstein nel suo Tractatus, è possibile legare lo sviluppo della filosofia analitica alle revisioni e agli sviluppi cui Wittgenstein stesso sottopose la propria prima filosofia, suggestioni raccolte ed elaborate in seguito da altri pensatori. La filosofia del tardo Wittgenstein non adotta i medesimi strumenti dei neopositivisti – l'analisi logica ed il metodo scientifico – ma piuttosto si concentra sugli scopi e i diversi contesti reali di utilizzo del linguaggio.  La filosofia analitica delle origini e il positivismo logico condividevano un generale atteggiamento anti-metafisico, centrato per il secondo sul principio di verificazione. I filosofi Popper con il suo falsificazionismo, e Moore in un articolo, considerarono il principio verificazionista ideato dai neopositivisti come esso stesso una teoria metafisica, ovvero un assunto passibile delle medesime critiche che il circolo di Vienna rivolgeva alla quasi totalità delle filosofie classiche. Sul piano dell'analisi del linguaggio quindi, la filosofia analitica sposterà la propria ricerca principalmente sugli aspetti propri di ogni forma di asserzione linguistica – rinunciando quindi al progetto neopositivista di costruire un linguaggio formalizzato su basi puramente logiche – e concentrando l'attenzione sull'uso reale del linguaggio, così come viene suggerito dal Wittgenstein della teoria dei giochi linguistici.  Il metodo Ciò che contraddistingue la filosofia analitica non è un insieme di tesi ma piuttosto un metodo, o uno stile, filosofico. In particolare, possiamo individuare quattro elementi caratterizzanti. Il primo è il valore dell'argomentazione. Quando si presenta una tesi si deve sostenerla attraverso un argomento, si devono rendere esplicite le ragioni a favore (ed eventualmente contro) ciò che si afferma. Affinché tesi ed argomenti possano essere valutati è fondamentale usare la massima chiarezza possibile, ad esempio dando delle definizioni di tutti i termini non di uso comune. Il secondo è l'utilizzo di tecniche di logica formale nell'esposizione della teoria. Ad esempio, il linguaggio modale (della possibilità e della necessità) viene analizzato attraverso la semantica dei mondi possibili sviluppata, fra gli altri, da Barcan e Kripke. Il terzo elemento è il rispetto per i risultati delle scienze naturali.  Non tutti i filosofi analitici lavorano su problemi che sono vicini a quelli trattati dalle scienze naturali, benché molti lo facciano. Ma è generalmente accettato che non è lecito per un filosofo contraddire risultati ampiamente accettati nelle scienze naturali, a meno di non fornire in effetti un argomento di valore scientifico a sostegno del proprio rifiuto. Infine, viene spesso messo in rilievo il valore del senso comune. A parità di altre condizioni, una teoria filosofica che preserva le verità del senso comune (ad esempio che esistono oggetti materiali, esistono persone, etc) è migliore di una che le contraddice.[senza fonte]  Il rapporto con la filosofia continentale La filosofia analitica è talvolta contrapposta alla filosofia continentale, termine con cui ci si riferisce a movimenti come l'idealismo tedesco, il Marxismo, la psicoanalisi, l'esistenzialismo, la fenomenologia, l'ermeneutica ed il Post-strutturalismo. Ad ogni modo, non mancano i tentativi di sintesi tra le due impostazioni filosofiche (ad esempio quelli di Hilary Putnam e Richard Rorty).  Breve storia della filosofia analitica Moore e la Common-Sense Philosophy, filosofia del senso comune. Rifiuto dell'idealismo post-hegeliano britannico. Bertrand Russell: Analisi logica, atomismo logico. Primo Wittgenstein: Tractatus. logica formale. Filosofia del linguaggio ideale. Positivismo logico ed empirismo logico. circolo di Vienna. Carnap. Verificazionismo. Distinzione Analitico-Sintetico. Rifiuto della metafisica, etica ed estetica. Emotivismo. SCUOLA di Oxford. Ryle, AUSTIN. secondo Wittgenstein. Filosofia del linguaggio comune. Tarde pubblicazioni di Wittgenstein. filosofia linguistica Pragmatismo americano. Emigrazione di logici e scienziati dall'Europa verso gli Stati Uniti. Filosofia della scienza. Comportamentismo. Quine. Filosofia del linguaggio. Semantica del linguaggio naturale. Davidson. Oxford negl’anni settanta. Strawson, Dummett, McDowell, Evans. Revival della Filosofia politica: Rawls, Nozick, Dworkin, Williams. Filosofia della mente, scienze cognitive. Turing. Churchland. Neopragmatismo: Rorty, Putnam. Preston. Voci correlate Filosofia continentale Società Italiana di Filosofia Analitica Collegamenti esterni filosofia analitica, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Filosofia analitica / Filosofia analitica (altra versione), su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Preston, Analytic Philosophy, in The Internet Encyclopedia of Philosophy, Portale Filosofia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di FilosofiaPAGINE CORRELATE Rudolf Carnap filosofo tedesco  Positivismo logico movimento filosofico-scientifico  Note sulla logica testo del filosofo Ludwig Wittgenstein.  Keywords. confilosofare, “Che cosa e la filosofia analitica? Ryle, Wisdom, Strawson, Austin, Grice.” Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Fornero” – The Swimming-Pool Library. Giovanni Fornero. Fornero

 

Grice e Formaggio: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dell’arte come comunicazione – filosofia della tecnica artistica – scuola di Milano – filosofia milanese – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo milanese. Filosofo lombardo. Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I like Formaggio; for one, he philosophised on aesthetics – estetica filosofica, he calls it – along phenomenological lines – on the other, he took very seriously the idea of Latin ‘ars’ – and concludes that an ‘artificium’ is meant as ‘communicative’.” Inizia a lavorare in fabbrica quando trova impiego alla Brown Boveri di Milano. Ben presto però la sua indole portata allo studio, supportata da una vivace intelligenza, lo spronò a iscriversi alle scuole serali. Quest'esperienza, che accomuna lo studio al lavoro, dura ma anche formativa (nel frattempo aveva cambiato lavoro, passando all’orologerie Binda per avere più tempo libero da dedicare allo studio), acuì sempre più la sua sensibilità verso i problemi sociali, che costituiranno in seguito, anche quando diventerà professore a Milano e Pavia, il soggetto prevalente del suo percorso culturale, sia filosofico che umano.  Venne trasferito a Motta Visconti. Pur insegnando, proseguì gli studi a Milano, dove si laurea, relatore Banfi, con “L’arte come comunicazione. Fenomenologia dell'arte” o “rapporto tra arte e tecnica nelle estetiche europee contemporanee, avveniristica per quei tempi, incentrata com'era sul tema della “tecnica” artistica.  Nei primi anni del dopoguerra, dopo aver partecipato attivamente alla lotta partigiana, entra a far parte dell'Università Statale di Milano come assistente alla cattedra di Estetica. Collabora anche alla rivista Studi filosofici e pubblica alcuni saggi, come “Fenomenologia della tecnica artistica”, riprendendo e ampliando la sua tesi di laurea. In virtù di questo saggio, si aggiudica l'incarico alla cattedra di Estetica di Pavia. Si trasferì in Veneto, dopo aver vinto il concorso a cattedra a Padova, in un periodo molto difficile per tutto il mondo accademico italiano e in modo particolare per quello di Padova a causa delle forti tensioni causate dalla rivolta studentesca prima, e dal nascente terrorismo armato poi, assumendo dapprima l'incarico di preside della Facoltà di Magistero e poi quella di pro-rettore. Ricoprì la cattedra a Milano, della quale fu poi professore emerito. Gli allievi pubblicarono un libro in suo onore Il canto di Seikilos. Scritti per Dino Formaggio. Gli fu conferito il premio Lion d'Or International  nell'arena romana di Nîmes per le pubblicazioni di filosofia e il suo impegno civile. A Teolo, comune della provincia di Padova, gli è stato dedicato il Museo di arte contemporanea, la cui nascita è stata resa possibile da alcune donazioni all'ente effettuate grazie al suo interessamento, e la cui collezione comprende opere di autori del XIX e Professore quali Lanaro, Sassu, Rosso e Birolli.  Il fondo librario F. è stato donato dagli eredi alla biblioteca di filosofia di Milano ed è costituito dalla consistente biblioteca filosofica di studio oltre 2200 volumi. Il fondo è stato recentemente catalogato ed è ora disponibile alla consultazione e in parte, al prestito. Tutti i volumi sono stati associati al possessore, riportano lo stato della copia e segnalano la presenza di note, commenti, dediche, firme autografe. Sono in fase di catalogazione i periodici. Potete trovare le notizie bibliografiche di tutti i testi della ricca biblioteca nel Catalogo di Ateneo. Altre opere: “Fenomenologia della tecnica artistica” (tecnica tecnica arte artistico); Piero della Francesca; Il Barocco in Italia; L'idea di artisticità – arte artistico artisticita – tecnica tecnicista, tecnicisticita; Arte; La morte dell'arte e dell'estetica; Gogh in cammino; I giorni dell'arte; Problemi di estetica; “Separatezza e dominio; Filosofi dell'arte del Novecento; Il canto di Seikilos. Scritti per F., Guerini, Milano. Panza, Padre dell'Estetica Fenomenologica italiana, in Corriere della Sera, Museo di Arte Contemporanea "Dino Formaggio" di Teolo, Introduzione al Museo, su//comune.teolo.pd. Scuola di Milano Museo di arte contemporanea F.  "Arte ed Emozioni"Intervista a F., su emsf.rai. 3 Museo d'arte contemporanea F., su turismopadova. "Filosofo dell'arte e maestro di vita" di Vladimiro Elvieri, Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Franzini, Ricordo, Daturi, "Il perché e il come dell'arte: l'estetica di F.", sito della mostra bibliografico-documentaria Milano. Nazione comunità di individui che condividono alcune caratteristiche comuni quali la lingua, il luogo geografico, la storia ed un governo. Il termine nazione (dal latino natio, in italiano«nascita») si riferisce ad una comunità di individui che condividono alcune caratteristiche come il luogo geografico, la cultura (cioè la lingua, la religione, la storia e le tradizioni), l'etnia ed, eventualmente, un governo. Un'altra definizione considera la nazione come uno "stato sovrano" che può far riferimento a un popolo, a un'etnia, a una tribù con una discendenza, una lingua e magari una storia in comune.  Una differente corrente di pensiero, che fa riferimento all'idea di nazione in quanto realtà oggettiva e legata a pensatori riconducibili a diverse espressioni politico-culturali, include tra le caratteristiche necessarie di una nazione il concetto di sangue (Herder) o di consanguineità (Meinecke). Un'altra definizione vede la nazione come una «comunità di individui di una o più nazionalità con un suo proprio territorio e governo» o anche «una tribù o una federazione di tribù (come quella degli indiani nordamericani). È appoggiandosi a tali nozioni che si è sviluppato il concetto di micro-nazione.  Alcuni autori, come Habermas, considerando obsoleta la nozione tradizionale di nazione, si riferiscono a essa come a un libero contratto sociale tra popoli che si riconoscono in una costituzione comune. Tale concetto, in questo caso, si estende anche a quello di patria e il patriottismo nazionale verrebbe così rimpiazzato dal patriottismo costituzionale. o grazie al concetto di gruppo di appartenenza. La nazione è tale dal punto di vista politico. Ciò prevede un profondo senso del noi, pace e ordine al suo interno, una serie di simboli e miti comuni, la garanzia di protezione e la consapevolezza della durevolezza nel tempo della nazione rispetto ai singoli individui.  Caratteristiche Il senso del noi si sviluppa nella popolazione spesso grazie al confronto con il gruppo esterno, che alle volte assume la forma di un odiato nemico. Un esempio può trovarsi nella storica rivalità tra nazione francese e nazione tedesca: entrambe hanno caratterizzato la loro identità nell'ostilità rispetto al vicino. Una nazione può essere rappresentata da uno stato, che garantisce un ordinamento giuridico e ne afferma la sovranità. In tal caso si parla di stato-nazione. Oltre gli stati esistenti, alcuni partiti politici e associazioni rivendicano di appartenere a nazioni senza stato e, per quanto riguarda l'Europa occidentale, si riuniscono nella conferenza delle nazioni senza stato d'Europa occidentale (CONSEU). L'organizzazione che raccoglie nazioni e popoli non rappresentati di tutto il mondo è l'organizzazione delle nazioni e dei popoli non rappresentati (UNPO). Renan definisce nazione come l'anima e il principio spirituale di un popolo, che gode di una ricca eredità di ricordi e del consenso attuale. Ne consegue che la nazione esiste finché trova posto nella mente e nel cuore delle persone che la compongono.  L'idea di nazione matura nel tempo.  Giustificazione storica della nazione è fornita da opere letterarie, da poesie e da canti, composti anche in un passato molto lontano ma che vengono rapportati al presente; classica giustificazione della nazione tedesca è riscontrabile nella Germania di TACITO (si veda), in cui i popoli abitanti nel cuore dell'Europa vengono esaltati come valorosi, leali e incorrotti: è probabile che TACITO (si veda) abbia voluto in questo modo fare una critica della società romana, dando comunque materiale ai tedeschi per legittimare la propria superiorità. Nell'uso quotidiano erroneamente i termini come nazione, stato e paese vengono usati spesso come sinonimi per indicare un territorio controllato da un singolo governo, o gli abitanti di quel territorio o il governo stesso; in altre parole lo Stato.  In senso stretto tuttavia, nazione indica le persone, mentre paese indica il territorio e stato la legittima istituzione amministrativa. Per aumentare la confusione, i termini nazionale e internazionale si applicano agli Stati.  Nonostante al giorno d'oggi molte nazioni coincidano con uno Stato, le cose non sono sempre andate così in passato e ancora oggi esistono nazioni senza Stato e viceversa ci sono degli stati formati da più nazioni. Vi sono anche stati senza nazione. Occorre infine ricordare che con il termine nazioni in passato si intendeno anche associazioni di mercanti aventi la stessa nazionalità e residenti in uno Stato estero per motivi di commercio verso il cui governo erano rappresentati da propri consoli (diversi dalle rappresentanze statali presso altri stati).  Il concetto di nazione nella storia Antichità e testi sacriModifica L'archetipo della nazione d'IsraeleModifica La Bibbia descrive il concetto di nazione (nationes o gentes) come "una delle grandi divisioni naturali della specie umana uscita dalle mani di Dio creatore, espressione della diversità visibile della società umanasulla terra". Le nazioni sono il risultato della divisione dell'umanità in schiatte, stirpi e popoli, come il fruttodel superamento dell'unità originaria del genere umano.  La Genesi racconta del passaggio da un primitivo universalismo a una dispersione dei popoli, causata forse nel tempo attraverso la discendenza dei figli di Noè, sopravvissuti con lui al Diluvio universale, o repentinamente dall'edificazione della torre di Babele. L’Apocalisse di San Giovanni pronostica un ripristino dell'antico universalismo, secondo un piano di salvezza che riguarderà tutte le nazioni e non soltanto il popolo d'Israele.  Di preferenza, nelle Sacre scritture il termine nazione ricorre per indicare i nemici pagani del popolo eletto, quelle nazioni, cioè, che non riconoscono Dio e la sua potenza. Il popolo di Dio deve lottare e combattere le nazioni per difendersi dalla sottomissione e dall'errore. Tutto ciò riconduce a un sentimento di nazionalismo.  La nazione di Israele nasce come "lega sacra" tra le varie tribù ebraiche, su una base al tempo stesso etnica e religiosa. Sarà questa unione culturale (variabile culturale) a tenere unito il popolo di Dio, anche in assenza di una forma politica stabile.  Grecia Possiamo tradurre in greco il termine nazione con "ethnos", sebbene questa voce abbia assunto un elevato numero di connotazioni: popolo (greco o barbaro), forme politiche associative non riconducibili alle polis, ma anche un popolo o una comunità etnica con un proprio statuto politico-giuridico e un'autonoma struttura costituzionale. Il termine ethnos indica non tanto una popolazione dispersa su un territorio esteso, che vive in villaggi e unita da legami politici deboli e intermittenti, quanto un insieme, etnicamente omogeneo, di comunità politiche locali, con un'identità politica fondata essenzialmente sull'elemento territoriale. Il termine genos indica la comune discendenza, la provenienza da uno stesso ceppo, i vincoli di sangue, ma generalmente non esprime vincoli di appartenenza politica.  I differenti popoli che formano la nazione (ethnos) ellenica sono accomunati su vincoli di sangue (variabile naturale) più che da legami di tipo culturale o politico territoriale.  L'evento che più di ogni altro ha unito i greci in un sentimento unitario, sono state le guerre persiane. Socrate distingue la rivalità interna e la definisce discordia, dalla minaccia di altri popoli, che chiama guerra. La superiorità culturale e politica dei greci rispetto ai barbari favorisce un sentimento di unione non solo di sangue, ma anche politica e culturale, che si perpetuerà oltre la contingenza persiana, anche se non si raggiungerà mai la realizzazione di una nazione in senso proprio, libera da conflitti interni e rivolta a un espansionismo esterno.  RomaModifica È nel mondo romano che il termine nazione fa la sua comparsa per la prima volta e viene utilizzato con sfumature diverse. Nel suo significato immediato la natio richiama la nascita e l'origine, la comunità di diritto alla quale si appartiene per vincolo di sangue, secondo uno degli usi restrittivi che già si trova nella tradizione biblica. Nell'uso romano la natio è anche la terra nella quale si è nati, il luogo d'origine, di appartenenza o di provenienza. Generalmente natio viene utilizzato per indicare le popolazioni straniere, alleate o sottomesse a Roma. Altre volte indica popolazioni ostili alla res pubblica, o popolazioni barbare e arretrate.  A differenza di GENS, che indica una stirpe intera (ad esempio la gens germanica, GENS ITALA), natio indica le singole tribù. Il termine natio ha assunto dunque valenze e connotazioni diverse, che indicavano l'esistenza di vincoli di appartenenza politica basati sul sangue, sull'affiliazione tribale e sui legami territoriali, ma non la presenza di un ordine politico complesso e articolato, di un livello di civiltà lontanamente paragonabile a quello romano. Questo spiega perché, per indicare Roma, il sostantivo natio venga sostituito da civitas, patria, res pubblica, Urbs. Il Medioevo è un periodo di mezzo fra il mitodell'universalismo (realizzato antecedentemente sotto forma di impero) e il particolarismo nazionale che si realizzerà nei secoli a venire. È un periodo importante, che pone le basi per i successivi mutamenti storici e sociali. Tra l'età tardoromana e l'inizio dell'Alto medioevo vanno ricercati i fattori e gli elementi dalla cui combinazione scaturirà in seguito la maggior parte delle nazioni storiche che ancora oggi compongono la carta politica dell'Europa.  Il Medioevo è il periodo d'elezione per studiare la formazione di buona parte degli stati europei.  Le nationes universitarie Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Nationes, Peregrinatio academica, Clerici vagantes e Authentica Habita. Le nationes universitarie, sorte nelle Università medievali d'Europa, sono una delle espressioni storicamente più significative del compromesso tra universalismo e particolarismo. Gli scholares vagantes si muovono da tutta Europa per apprendere nelle diverse città europee gl’insegnamenti impartiti da magistri a loro volta provenienti da ogni paese. Particolarismo dettato dalla loro provenienza territoriale. Universalismo caratterizzato dal sapere (universale appunto). Al tempo stesso, le corporazioni e associazioni cui davano vita nelle città che li ospitavano per difendersi reciprocamente dalle pressioni dei poteri locali, tendono a strutturarsi in funzione della loro differente provenienza geografica, sulla base dunque della terra d'origine, della lingua materna e della diversità di costumi.  "L'università divenne il centro e il punto di partenza dell'organizzazione nazionale.  Le nationes mercantili e conciliari. Più rilevante è stata la funzione svolta dalle nationes mercantili. Si tratta di comunità forestiere composte da commercianti e operatori economici stabilmente insediate all'estero.  Similitudini con le nationes universitarie:  Nascita spontanea, volontaria e limitata nel tempo; Garantire assistenza e tutelare gli interessi professionali; L'aggregazione avviene in base a criteri linguistico-territoriali; In generale, le nationes mercantili hanno avuto un ruolo più spiccatamente politico-rappresentativo: non si sono limitate alla salvaguardia dei privilegi e delle concessioni ottenuti dal potere locale o al perseguimento di comuni obiettivi materiali, ma hanno anche perseguito lo sviluppo delle relazioni economiche e politico-diplomatiche tra paesi e la definizione di modelli socioculturali e d'identità politico-territoriali. Si può dunque dire che hanno storicamente contribuito alla costruzione della futura Europa delle nazioni. Agli interessi dei commercianti si affianca la solidarietà patriottica, l'affinità culturale e religiosa, una lingua comune e un comune sentimento riferiti a una città/regione/nazione.  Il principio qui stabilito, se da un lato dimostra come in questa fase storica l'appartenenza (o identità) nazionale sia ancora priva di rilevanti connotazioni politiche, dall'altro conferma come i valori etnolinguistici che sono alla base di quella che potremmo definire l'idea di nazione culturale fossero già pienamente attivi nella mente delle classi dirigenti e dei ceti intellettuali dell'epoca.  Dalla Riforma alla Rivoluzione A partire dal '500 fenomeni come l'accentramento del potere politico nelle mani dei sovrani, l'affinamento letterario delle lingue vernacolari, il radicamento su base territoriale delle chiese riformate producono, su gran parte del territorio europeo, il progressivo consolidarsi del sentimento collettivo e della coscienza unitaria di sempre più vaste comunità umane, che cominciano ad assumere una fisionomia e un'identità nazionale. MACHIAVELLI (si veda): Il termine nazione assume un significato generale ed estensivo poiché si riferisce a collettività straniere, a popolazioni e a paesi oppure può richiamare una o più comunità con la loro particolare fisionomia storica e culturale. Nazione indica dunque differenze linguistiche e territoriali, diversità culturali, ma anche la continuità storica che caratterizza la vita di un popolo rendendolo specifico e differente dagli altri. GUICCIARDINI (si veda): Oltre agli usi scontati (luogo di nascita, paese di appartenenza, popolazioni barbare straniere), nazione indica anche una comunità etnico-territoriale distinta dal punto di vista della cultura. Gli svizzeri si alleano col ducato di Milano per respingere i Francesi.  Nascita delle chiese nazionali (cuius regio, eius religio). Distacco teologico ma anche politico e linguistico rafforza il senso di appartenenza.  In questa fase è possibile individuare una profondità storica: il termine nazione non indica soltanto coloro che su un dato territorio condividono la stessa lingua, gli stessi costumi e la stessa religione, ma un insieme di caratteri e di legami che rimanda ad un passato percepito come unico e peculiare, con una sua forza vincolante.  Per il periodo storico compreso tra Rinascimento e Rivoluzione francese possiamo distinguere tre modelli o varianti del concetto di nazione:  Nazione statale: la nazione si forma sotto la spinta dello Stato. La crescita del sentimento nazionale è proporzionata alla crescita dello Stato (territoriale). Es. Inghilterra; Nazione culturale: sviluppata in quegli stati in cui il modello politico statuale si è sviluppato con maggiore ritardo (Germania, ITALIA). La nazione coincide in questo caso con una comunità popolare basata sulla cultura, sulla lingua e sulle tradizioni storiche. Nazione politica sovrana. La nazione costituisce un'unione volontaria di cittadini che si pone, al posto dell'antico sovrano, come fondamento esclusivo dello Stato. Da qui si sviluppa una sovranità politica. Es. Francia rivoluzionaria. La nazione culturale. Fonda la sua coesione sulla lingua, sulla cultura e sulla tradizione (Herder), non sull'astratta rigidità di un'obbligazione politica (Kulturnation). Secondo Herder nella vita di una nazione, l'unità di cultura e di lingua viene prima dell'unità politica, dello Stato e della costituzione. I vincoli culturali sono più stabili e duraturi di quelli istituzionali. Esempi di nazione culturale (Germania, Italia). Herder teorizza la nazione come un fattore di progresso civile e morale, nonché come un tramite fra l'individuo e l'umanità. Realizzando sé stesso all'interno di una realtà sociale culturalmente omogenea e spiritualmente coesa, l'uomo può più facilmente attingere alla dimensione dell'universalità e realizzare la sua natura sociale (visione universalistica).  La nazione politica - Visione romantica di Rousseau Pone al centro la volontà degli individui che vi fanno parte (volontà di costituire una nazione), piuttosto che la natura e la storia, come fattore fondante della nazione politicamente intesa. Richiamo al sentimento piuttosto che alla ragione (Rousseau). R. sottolinea l'importanza che le istituzioni, la volontà politica e un agire sociale collettivo sorretto dalla passione comune e dalla consapevolezza di sé e della propria identità rivestono nel salvaguardare e rafforzare il sentimento di appartenenza nazionale di qualunque identità politica. A proposito delle diversità dei popoli Rousseau afferma che sono le forme di governo, i sistemi di legislazione e le leggi che devono adattarsi allo spirito dei popoli e al loro carattere.  Per Sieyès il terzo Stato rappresenta la nazione intesa proprio come un organo assoluto senza il quale lo Stato non esisterebbe. Gli ordini privilegiati sono qualcosa di esterno alla nazione. Minoranza infima e inutile. Ciò che lega una nazione non è dunque la comune origine storica, la lingua, i costumi o il territorio, ma la volontà degli individui, tutti ugualmente liberi. Volontà non alimentata da retaggi storici ma da sé stessa.  Ottocento In seguito al periodo rivoluzionario, il campo semantico del termine nazione si allarga notevolmente: da semplice realtà collettiva caratterizzata da usi e costumi a soggetto originario dell'organizzazione della società, la comunità fondamentale che legittima le istituzioni che organizzano la vita collettiva.  Associazione con altri termini: popolo, patria, libertà, cittadinanza, Stato, volontà, sovranità.  Aspetto terminologico Nel XIX secolo il concetto di nazione diventa globale e inclusivo in corrispondenza della nascita degli stati-nazione. Indica quindi la totalità degli abitanti di un paese, si avvicina al concetto di cittadinanza e spesso si rivela indipendentemente da componenti culturali o etniche. Dunque nazione coincide sempre più con "insieme dei cittadini" o "popolo", il quale assume la valenza di un soggetto politico unitario composto da uguali. Al contempo la nazione si compenetra alla patria. Nasce il nazionalismo.  Aspetto relativo al contesto in cui si impone la nazione Mutamenti legati alla rivoluzione industriale (sviluppi trasporti, comunicazioni di massa, urbanizzazione). La nazione rimane un punto di riferimento per i cittadini innanzi ai mutamenti sociali.  Attivismo politico di nuovi ceti e gruppi sociali di matrice borghese. Dunque nazione come fattore di integrazione socioculturale innanzi alla disgregazione delle rivoluzione industriale. La nazione ha bisogno di basi storiche e culturali su cui radicarsi: costruzioni più o meno spontanee da parte di poeti, storici, scrittori, filosofi, linguisti e filologi (intellettuali). Nazionalizzazione (attribuire un significato nazionale) dei miti del passato. Dunque dare radici storiche a qualcosa di già esistente.  Alcuni approcci alla nazione elaborati Lo stesso argomento in dettaglio: Nazionalità. La nazione romantica Visione illuministica: nazione come realtà nella quale si riconoscono gli esseri illuminati e i popoli i cui costumi siano stati segnati dalla logica del progresso storico. Visione romantica: nazione come sfera di appartenenza particolaristica ma non esclusiva. La nazione non può fare a meno di entrare in rapporto con la cultura e lo spirito delle altre nazioni e degli altri popoli, insieme con i quali essa costituisce un più vasto organismo vivente. I popoli possono vivere in armonia mantenendo la propria individualità.  Passaggio dallo spirito cosmopolitico settecentesco al nazionalismo ottocentesco. Fichte: solo la nazione tedesca (grazie alla sua superiorità linguistica e culturale, ecc.) può fare da guida politico-spirituale a beneficio dell'intero genere umano. Realizzare il cosmopolitismo partendo dal nazionalismo. La Germania è superiore: dunque è l'unica in grado di generare quell'universalità.  La superiorità linguistica della nazione tedesca, secondo Fichte, è legata alla capacità dell'Urvolk ("popolo originario") di mantenere e salvaguardare la propria lingua originaria ("Ursprache") da influssi stranieri, restando stanziati sul territorio d'appartenenza, a differenza di altri ceppi germanici che, migrando, hanno favorito il modificarsi non solo delle proprie abitudini comportamentali, ma anche della propria lingua. Dunque, il popolo tedesco è l'unico popolo, il popolo non corrotto dal progresso e dalle regole.  Nazione, libertà, umanità Le differenze fra nazione culturale e politica non sono così individuabili da un punto di vista dell'analisi pratica (sangue e volontà si mescolano).  La nazione italiana: non è qualcosa da costruire ex novo, ma è una comunità naturale che deve essere risvegliata dandole uno Stato e un assetto politico unitario. Per gli autori italiani, il termine nazione è unito alla libertà, alla politica e allo Stato. Al contrario degli intellettuali tedeschi come Herder, quelli italiani pensano che le variabili culturali siano solo un punto di partenza per giungere a una nazione in senso politico, libera e sovrana, dotata di istituzioni e di un governo che ne rispecchi la specificità.  Mancini: le nazioni costituiscono una dimensione naturale e necessaria della storia umana, la cui vitalità storica dipende tuttavia dalla loro libertà e indipendenza, dal fatto cioè di essere non un mero aggregato di fattori naturali e storici (territorio, lingua, ecc.), bensì un corpo politico e di possedere un governo, una volontà giuridica e leggi proprie. Senza lo Stato la nazione rischia di restare un corpo inanimato.  MAZZINI (si veda) vede nella nazione la base politica della sovranità popolare e dello stato democratico: "Per nazione noi intendiamo l'universalità de' cittadini parlanti la stessa favella, associati, con eguaglianza di diritti politici, all'intento comune di sviluppare e perfezionare progressivamente le forze sociali e l'attività di quelle forze."  Differenza fra MAZZINI (si veda)  e Sieyès. Per Sieyès il soggetto storico che fa nascere la nazione attraverso la volontà sono i cittadini (liberi e uguali), per MAZZINI (si veda) è invece il POPOLO, inteso unitariamente come titolare di diritti e doveri che trascendono quelli dei singoli individui, popolo come espressione di una nuova epoca storica. Funzione pedagogica della nazione: essa educa l'uomo al sacrificio, al dovere e all'etica in funzione della comunità.  Marxismo e questione nazionale Marx vede la nazione come un progetto della classe borghese, la quale, proponendosi come classe dominante, conquista il controllo dello Stato, dei suoi apparati legali e produttivi, a scapito dei vecchi ceti feudali e aristocratici. La nazione non costituisce dunque una totalità omogenea. I proletari vi sono esclusi. In quanto prodotto borghese, la nazione è strettamente connessa alle dinamiche del sistema capitalistico e come tale questa verrà meno con il superamento del capitalismo. La nazione è dunque una realtà storico-politica contingente. Chabod, L'idea di Nazione Bari Il World Book Dictionary definisce la nazione come “la popolazione che occupa uno stesso luogo geografico, unita sotto lo stesso governo, e parlante usualmente la stessa lingua” ^ LA STORIA, Mondadori, Webster's New Encyclopedic Dictionary (trad en-WP). ^ Il termine patriottismo costituzionale, coniato dal politologo e giornalista conservatore tedesco Sternberger fu completamente reinterpretato dal filosofo tedesco Habermas. Intervista con Mayos, presidente Circolo di Barcellona di studi della nazione. Internet Archive. Rokkan, Territori, Nazioni, Partiti: verso un modello geopolitico dello sviluppo europeo, in "Rivista Italiana di Scienza Politica Chabod, L'idea di Nazione, Bari, Laterza;  Rokkan, Territori, nazioni, partiti, in "Rivista italiana di Scienza politica Stato, nazione e democrazia in Europa, a cura di Peter Flora, Il Mulino, Bologna 2002 Anthony D. Smith, Le origini etniche delle nazioni, Bologna, Il Mulino, La nazione. Storia di un'idea, Rubbettino, Soveria Mannelli Reinhard, Storia del potere politico in Europa, Il Mulino, Bologna Grilli di Cortona, Stati, nazioni e nazionalismi in Europa, Il Mulino, Bologna 2003 Alessandro Campi, Nazione, Bologna, Il Mulino, Muller, Constitutional Patriotism, Princeton Unità nazionale Patria Popolo Stato Esilio Patriottismo Nazionalismo Mito-motore Etnocentrismo Etnogenesi Comunità immaginate Comunitarismo Pulizia etnica Razza Discendenza Xenofobia Micronazione Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni sulla nazione Wikizionario contiene il lemma di dizionario nazione Smith, Nazione, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, nazione, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, nazione, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana; Nazione, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera Nazione, in Enciclopedia delle scienze sociali, Istituto dell'Enciclopedia; Portale Antropologia   Portale Geografia   Portale Politica Popolo insieme delle persone fisiche che sono in rapporto di cittadinanza con uno Stato  Nazionalità appartenenza di un individuo a una determinata nazione  Cosmopolitismo atteggiamento di chi si considera cittadino del mondo. Keywords: arte naturale, l’arte come comunicazione, fenomenologia della tecnica artistica, natura, arte, artistico, tecnica, l’arte come comunicazione, segno della natura, segno dell’arte, segno naturale, segno artificiale – artificiale – segno di natura, segno di arte, ‘phuseos’ ‘theseos’ – per natura, per positione --  la natura, la nazione -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Formaggio” – The Swimming-Pool Library. Dino Formaggio. Formaggio.

 

Grice e Fracastoro: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dell’anima – scuola di Verone – filosofia veronese – filosofia veneta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Verona). Filosofo veronese. Filosofo veneto. Filosofo italiano. Verona, Veneto. Grice: “I love Fracastoro; for one, I love a physician, since I came to know quite a few – at Richmond!” “Grice: “I love Fracastoro; he philosophised on mainly three topics: the ‘soul’ – in a philosophical dialogue entitled after him, Fracastoro; on poetics, in a dialogue which he named after his poet friend Navagero; and third, on ‘intellezione,’ in a dialogue which he named after another friend, one Torre, “Torrius,” – Grice: “The fact that Gerolamo, or Girolamo, is still at Verona, is fascinatingly charming!” Considerato uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi. Insegna logica a Padova. Fu archiatra di Paolo III, al quale dedica “Homocentrica”. A lui è dedicato il cratere F. presente sulla Luna. Fondatori della patologia (teoria del patire). È il primo ad ipotizzare e verificare che una infezione e dovuta a un germe portatore di una malattia, con la capacità di moltiplicarsi nel corpo dell’organismo e di contagiare altri attraverso la respirazione o altre forme di contatto. “Sifilide, ossia sul “mal francese,” sotto forma di poemetto in esametri e il trattato "Sul contagio e sulle malattie contagiose.” Il trattato è all'origine della patologia, o teoria del patire. Fu il primo a scoprire che le code cometarie si presentano sempre lungo la direzione del Sole, ma in verso opposto ad esso. Descrisse uno strumento in funzione astronomica, poi realizzato da Galilei: il cannocchiale. Scrive III dialoghi filosofici: Naugerius sive de Poetica (dialogo di estetica), Turrius sive de Intellectione e l'incompiuto Fracastorius sive de Anima.  F., con il nome di Giroldano, viene incontrato da Dago, personaggio di un fumetto argentino creato da Robin Wood e Alberto Salinas, in una delle sue avventure, per la precisione nel n. 10 anno XIV del mensile, proprio mentre Girolamo interroga una prostituta in cerca di informazioni per il suo poema sulla sifilide.  Una leggenda sul Fracastoro fa parte della storia popolare veronese. Una sua statua è posta su un arco alla fine di via Fogge, che da nord si innesta in Piazza dei Signori (comunemente detta anche Piazza Dante). La statua rappresenta la sua figura intera con in mano il mondo, che il popolo del tempo ha ribattezzato la bala de F., dove bala è il termine dialettale che indica palla. In quella strada vi era il passaggio per il vecchio tribunale da parte di giudici e avvocati ed era vicina a tutti i palazzi del potere di quel tempo. La bala è legata ad una profezia: cadrà sulla testa del primo galantuomo che passerà sotto. Finora non è mai successo. Il popolo di Verona usa questa storia per sbeffeggiare gli uomini del potere. Enrico Peruzzi, Dizionario Biografico degli Italiani, Ettore Bonora, Il "Naugerius" del F., Milano,Garzanti, Storia della Letteratura italiana, Dal Piaz Giorgio, Padova e la Scuola Veneta nello sviluppo e nel progresso delle Scienze geologiche. Mem. R. Ist. Geologia Univ. Padova, Dal Piaz Giorgio, Cenni sulla vita e le opere di carattere geologico di Valleri senior. In: “Il metodo sperimentale in Biologia da Valleri ad oggi”, Simposio nel III Centenario della nascita di Valleri, Univ. Studi Padova e Acc. Patavina Sci. Lett. Arti, Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, F., Patavii, excudebat Josephus Cominus, Opere, Venetiis, apud Iuntas, Homocentrica, Venetiis, Sifilide Tiziano, Ritratto di Girolamo Fracastoro. Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Enrico Peruzzi, F., Girolamo», in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  Vita condizione propria della materia vivente Lingua Segui Modifica Nota disambigua.svg Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Vita (disambigua). La vita è l'insieme delle caratteristiche degli esseri viventi che manifestano processi biologici come l'omeostasi, il metabolismo, la riproduzione e l'evoluzione. Alberi in una foresta (Muir Woods National Monument, California, USA). La biologia, ovvero la scienza che studia la vita, ha portato a riconoscerla come proprietà emergente di un sistema complesso che è l'organismo vivente. L'idea che essa sia supportata da una «forza vitale» è stato argomento di dibattito filosofico, che ha visto contrapporsi i sostenitori del meccanicismo da un lato e dell'olismo dall'altro, circa l'esistenza di un principio metafisico in grado di organizzare e strutturare la materia inanimata. La comunità scientifica non concorda ancora su una definizione di vita universalmente accettata, evitando ad esempio di qualificare come organismo vivente i sistemi come virus o viroidi.   Gli scienziati concordano comunque sul fatto che ogni essere vivente ha un proprio ciclo vitale durante il quale si riproduce, adattandosi all'ambiente mediante un processo di evoluzione, ma ciò non implica la vita perché qualunque caratteristica che hanno i viventi può essere ritrovata in altre situazioni non considerate viventi, ad esempio alcuni virus software che hanno un ciclo vitale e di riproduzione nel loro ambiente informatico ma non sono vivi, o alcuni cristalli che crescono e si riproducono, e molti altri esempi. Una più basica serie di caratteristiche della Vita sono state avanzate, come ad esempio un sistema composto da molecole omochirali che si mantiene in omeostasi e capace di reazioni autocatalitiche (Tour).  Le forme di vita che sono o sono state presenti sulla Terra vengono classificate in animali, cromisti, piante, funghi, protisti, archaea e batteri. Definizione Mayr Riguardo alla definizione di cosa sia la vita c'è ancora dibattito tra scienziati e tra filosofi. Secondo il biologo Mayr sarebbe sufficiente individuare le caratteristiche fondamentali della vita da un punto di vista materiale:   «Il definire la natura dell'entità chiamata vita è stato uno dei maggiori obiettivi della biologia. La questione è che vita suggerisce qualcosa come una sostanza o forza, e per secoli filosofi e biologi hanno provato ad identificare questa sostanza o forza vitale senza alcun risultato. In realtà, il termine vita, è puramente la reificazione del processo vitale. Non esiste come realtà indipendente»  (Mayr) Il biologo Driesch sosteneva invece che la vita non potesse essere compresa con gli strumenti delle scienze meccaniche, come la fisica, le quali si occupano esclusivamente dei fenomeni non biologici, ragion per cui la biologia andrebbe separata da queste discipline:[5]  «La vita non è [...] una connessione speciale di eventi inorganici; la biologia, pertanto, non è un'applicazione della chimica e della fisica. La vita è qualcosa di diverso, e la biologia è una scienza indipendente.»  (Hans Driesch, The science and philosophy of the organism, trad. ingl., Londra) Uno studio approfondito in merito è stato fatto dal fisico Erwin Schrödinger. Nella sua dissertazione Schrödinger nota per prima cosa la contrapposizione tra la tendenza dei sistemi microscopici a comportarsi in maniera "disordinata", e la capacità dei sistemi viventi di conservare e trasmettere grandi quantità di informazione utilizzando un piccolo numero di molecole, come dimostrato da Mendel, che richiede necessariamente una struttura ordinata. In natura una disposizione molecolare ordinata si trova nei cristalli, ma queste formazioni ripetono sempre la stessa struttura, e sono quindi inadatte a contenere grandi quantità di informazione. Schrödinger postulò quindi che l'unico modo in cui il gene può mantenere l'informazione è una molecola di un "cristallo aperiodico" cioè una molecola di grandi dimensioni con una struttura non ripetitiva, capace quindi di sufficiente stabilità strutturale e sufficiente capacità di contenere informazioni. In seguito questo darà l'avvio alla scoperta della struttura del DNA da parte di Franklin, Watson e Crick; oggi sappiamo che il DNA è proprio quel cristallo aperiodico teorizzato da Schrödinger.  Seguendo questo ragionamento Schrödinger arrivò ad un apparente paradosso: tutti i fenomeni fisici seguono il secondo principio della termodinamica, quindi tutti i sistemi vanno incontro ad una distribuzione omogenea dell'energia, verso lo stato energetico più basso, cioè subiscono un costante aumento di entropia. Questo apparentemente non corrisponde ai sistemi viventi, i quali si trovano sempre in uno stato ad alta energia (quindi un disequilibrio). Il disequilibrio è stazionario, perché i sistemi viventi mantengono il loro ordine interno fino alla morte. Questo, secondo Schrödinger, significa che i sistemi viventi contrastano l'aumento di entropia interno nutrendosi di entropia negativa, cioè aumentando a loro favore l'entropia dell'ambiente esterno. In altre parole gli organismi viventi devono essere in grado di prelevare energia dall'ambiente per ricompensare l'energia che perdono, e quindi mantenere il disequilibrio stazionario. Questo è ciò che in biologia è stato riconosciuto nei fenomeni di metabolismo e omeostasi.  Secondo Mayr, è un'entità viva, quindi con peculiarità che la distinguono dalle entità non viventi, l'organismo vivente, soggetto alle leggi naturali, le stesse che controllano il resto del mondo fisico. Ma ogni organismo vivente e le sue parti viene controllato anche da una seconda fonte di causalità, i programmi genetici. L'assenza o la presenza di programmi genetici indica il confine netto tra l'inanimato e il mondo vivente.  Unendo il concetto del disequilibrio con quello della riproduzione (cioè della trasmissione ordinata delle informazioni), come espressi da Schrödinger, si ottiene quello che può essere definito vivente:  un sistema termodinamico aperto, in grado di mantenersi autonomamente in uno stato energetico di disequilibrio stazionario e in grado di dirigere una serie di reazioni chimiche verso la sintesi di sé stesso. Questa definizione è largamente accettata nell'ambito della biologia, nonostante ci sia ancora dibattito in merito. Basandosi su questa definizione un virus non sarebbe un organismo vivente, perché può arrivare a riprodursi ma non può farlo autonomamente, in quanto si deve appoggiare al metabolismo di una cellula ospite, così come non sono esseri viventi le semplici molecole autoreplicanti, in quanto sottoposte all'entropia come tutti i sistemi non viventi.  La ricerca sui Grandi virus nucleo-citoplasmatici a DNA, ed in particolare la scoperte dei mimivirus, quindi l'eventualità che costituiscano anello di congiunzione tra i virus, definiti qui non viventi, e i più semplici viventi comunemente accettati, ha contribuito ad estendere il dibattito e a rendere più sfumata la linea di confine tra viventi e non, ed alcune ipotesi minoritarie, suggeriscono che i domini Archaea, Bacteria, ed Eukarya possano originare da tre differenti ceppi virali e i plasmidi possono essere visti come forme di transizione tra virus a DNA e cromosomi cellulari. Oltre la definizione di Schrödinger, vari studiosi hanno proposto diverse caratteristiche che nel loro insieme dovrebbero essere considerate sinonimo di vita: Omeostasi: regolazione dell'ambiente interno al fine di mantenerlo costante anche a fronte di cambiamenti dell'ambiente esterno. Metabolismo: conversione di materiali chimici in energia da sfruttare, trasformazione di diverse forme di energia e sfruttamento dell'energia per il funzionamento dell'organismo o per la produzione di suoi componenti. Crescita: mantenimento di un tasso di anabolismopiù alto del catabolismo, sfruttando energia e materiali per la biosintesi e non solo accumulando. Interazione con l'ambiente: risposta appropriata agli stimoli provenienti dall'esterno. Riproduzione: l'abilità di produrre nuovi esseri simili a sé stesso. Adattamento: applicato lungo le generazioni costituisce il fondamento dell'evoluzione. Queste caratteristiche sono, per la loro peculiarità, comunque passibili di critiche e di parzialità. Un ibrido non riproducentesi non può considerarsi come non vivo, così pure un organismo che ne abbia perduto la capacità nel corso del tempo. Parimenti un'ipotetica situazione che obblighi la dipendenza da strutture estranee per mantenere l'omeostasi, un organismo strutturalmente non in grado di adattarsi ulteriormente all'ambiente e altre singole deficienze, difficilmente, se prese singolarmente, possono far escludere di avere a che fare con un vivente.  Organismi viventi Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Organismo vivente. La vita è caratteristica degli organismi viventi. In generale la vita si considera una proprietà emergentedegli esseri viventi. Questo significa che si tratta di una caratteristica posseduta dal sistema, ma non posseduta dai suoi singoli componenti. Un organismo vivente, quindi, è vivo, mentre non sono vive le sue singole parti. Condizioni necessarie alla vitaModifica L'esistenza della vita, così come la conosciamo,necessita di particolari condizioni ambientali. I primi organismi comparsi sulla Terra si sono per necessità sviluppati in base alle condizioni preesistenti, ma in seguito a volte sono stati gli organismi stessi a modificare l'ambiente, a vantaggio proprio o di altri organismi. È il caso della produzione di ossigeno da parte dei cianobatteri, che ha modificato profondamente l'atmosfera terrestre causando un'estinzione di massa (detta catastrofe dell'ossigeno) e rendendo possibile la colonizzazione dell'ambiente terrestre. Inoltre col tempo si sono determinate sempre più interazioni complesse tra i diversi organismi, facendo sì che nella maggior parte degli ambienti la vita di determinate specie sia possibile grazie alla presenza di altri organismi che creano le condizioni necessarie (spesso si tratta di microorganismi, come nel caso dei batteri azotofissatori, che trasformano l'azoto molecolare presente nell'aria in molecole utilizzabili per le piante). Ogni essere vivente può sopravvivere all'interno di determinati limiti relativi ai fattori fisici dell'ambiente (temperatura, umidità, radiazione solare, ecc.). Al di fuori di questi limiti la vita è possibile solo per brevi periodi, se non impossibile del tutto. Queste condizioni, che sono diverse per ogni specie, sono definite range di tolleranza. Per esempio una cellula batterica ad una temperatura troppo alta subirà la denaturazione delle sue proteine, mentre ad una temperatura troppo bassa subirà il congelamentodell'acqua che contiene. In entrambi i casi morirà. Anche le caratteristiche chimiche costituiscono fattore limitante; pH, concentrazioni estreme di forti ossidanti, elementi chimici in concentrazione tossiche, eccetera, costituiscono spesso un muro quasi invalicabile allo sviluppo della vita. Lo studio di organismi estremofili, ha contribuito enormemente all'individuazione delle condizioni ritenute minime per lo sviluppo della vita, nonostante risulti chiaro che la definizione di ambiente "estremo" è comunque relativa e diversa per ogni organismo. Determinate esigenze sono comuni a tutti gli organismi viventi. Affinché ci sia vita è necessario che si disponga di energia, al fine di mantenere il disequilibrio energetico del sistema (vedi sopra). La maggior parte degli organismi autotrofi sfrutta l'energia solare, attraverso la quale compie la fotosintesi, ottenendo i nutrienti dalla materia inorganica. Questi organismi, che comprendono piante, alghe e cianobatteri, si dicono fotoautotrofi. Altri autotrofi più rari sfruttano invece l'energia derivante da processi chimici, e si definiscono chemioautotrofi. Le altre specie, dette eterotrofi, sfruttano l'energia chimica dai composti organici prodotti da altri organismi, nutrendosi dell'organismo stesso, di una sua parte o dei suoi scarti.  È necessario inoltre affinché ci sia vita che ci sia disponibilità dei principali costituenti biologici, cioè carbonio, idrogeno, azoto, ossigeno, fosforo, e zolfo, nell'insieme detti anche CHNOPS. Gli organismi autotrofi li ricavano principalmente in forma inorganica dall'ambiente, mentre quelli eterotrofi sfruttano principalmente i composti organici di cui si nutrono.  Tutte le forme di vita conosciute, infine, necessitano di abbondanza d'acqua, anche se alcuni organismi hanno sviluppato adattamenti che permettono loro di conservare le proprie riserve di liquidi a lungo, così da potersi allontanare notevolmente dalle fonti d'acqua.  Queste condizioni sono condivise dalla quasi totalità delle forme di vita conosciute, tuttavia non è possibile escludere l'esistenza, sulla terra o su altri pianeti, di organismi in grado di vivere in condizioni completamente diverse. Per esempio è stato trovato nel Mono Lake in California un batterio, Halomonas sp., ceppo GFAJ-1, in grado di sostituire il fosforo nelle proprie molecole con l'arsenico, che proprio per la sua similitudine col fosforo e per la sua tendenza a sostituirlo nelle molecole biologiche, è tossico per la maggior parte degli organismi conosciuti, escludendo quelli che lo utilizzano come ossidante nella respirazione, al pari di numerosi composti utilizzati a tale scopo da differenti organismi. In seguito questa scoperta è stata messa in dubbio, e sono in corso verifiche per accertare l'eventuale eccezionalità della scoperta. Gli esobiologi ipotizzano una vita basata sulla chimica del silicio anziché del carbonio. Origine della vita Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Origine della vita ed Evoluzione della vita. Secondo i modelli attualmente accettati la vita sulla terra è comparsa grazie alle condizioni presenti tra 4,4 e 2,7 miliardi di anni fa, che hanno permesso lo sviluppo di macromolecole come gli amminoacidi e gli acidi nucleici, come dimostrato dall'esperimento di Miller-Urey, dalle quali in seguito si sono originati polimeri come i peptidi e i ribozimi. Il passaggio dalle macromolecole alle protocellule è l'aspetto più controverso della questione, sul quale sono state avanzate diverse ipotesi, come quella del mondo ad RNA, quella del mondo a ferro-zolfo e la teoria delle bolle.  A partire dalle protocellule gli organismi hanno poi raggiunto lo stadio attuale in cui li conosciamo tramite processi, spiegati dalla teoria dell'evoluzione, lungo un ramificato processo di evoluzione della vita.  Vita extraterrestr glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Esobiologia ed Extraterrestre. Qualunque forma di vita non propria del pianeta Terra viene detta "extraterrestre". Questo termine può riferirsi, in maniera più ampia, a qualunque oggetto al di fuori della stessa realtà terrestre. Tutt'oggi l'uomo non conosce alcun esempio di essere vivente extraterrestre e il dibattito tra scettici e sostenitori della probabile esistenza di forme di vita aliene a quelle terrestri è molto acceso.  Nella cultura umanisticaModifica Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Vita (filosofia) e Filosofia della vita. Prima che la scienza fornisse spiegazioni scientifiche sulla vita, l'uomo tentò di fornire risposte riguardo ai fenomeni dei viventi tramite la mitologia, la religione e la filosofia. Nella cultura letteraria e filosofica, l'esistenza umana è stata associata alle emozioni, alle passioni e in generale alla storia di ciascuna persona. Poeti, letterati, filosofi e pensatori hanno associato alla vita significati diversi e presentando una personale concezione di vita umana. Alcune posizioni hanno dato vita a vere e proprie correnti di pensiero, come il vitalismo, il pessimismo, o il nichilismo.  Diritto e questioni etiche sulla vita umana Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Diritti umani e Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Nelle società organizzate, la vita umana rappresenta un valore che richiede attenzione in termini di diritto. Questioni di tipo etico determinano le scelte circa la difesa e la salvaguardia della vita, quando questa è messa in discussione da altri tipi di scelte, come la pena di morte, l'aborto o l'eutanasia. Secondo attente analisi e ricerche la maggior parte delle persone possiede una vita infelice per cause di tipo affettive, morali, sociali, personali e cause derivate dalle relazioni amorose, da ciò le persone possono evidenziare idee suicide o entrare in fasi depressive. A titolo esemplificativo può essere appropriato riportare le seguenti riflessioni che bene descrivono lo stato d'animo della Bovary, travolta dalle devastanti vicende passionali, che la indurranno infatti al suicidio: Da che dipendeva quella insufficienza della vita, quell'istantaneo imputridirsi delle cose alle quali essa si appoggiava? Ogni sorriso nascondeva uno sbadiglio di noia, ogni gioia una maledizione, ogni piacere il suo disgusto. Vita sintetica Dalla ricerca delle proprietà oggettive che definiscano il concetto di vita si è sviluppato un ramo della biologia chiamato biologia sintetica che utilizza conoscenze di biologia molecolare, biologia dei sistemi, biologia evoluzionistica e biotecnologie con l'idea di progettare sistemi biologici in maniera artificiale in laboratorio. NASA Life's Working Definition: Does It Work?, su nasa.gov.Biase, I saperi della vita: biologia, analogia e sapere storico, Giannini Five Kingdom Classification System, su ruf.rice Mayr, What is tha meaning of "life" The nature of life, Cleland, University of Colorado, Cambridge University press, Driesch, Philosophie des Organischen, Leipzig, Engelmann, Ed. originale: Philosophie des Organischen, Engelmann, Leipzig Schrödinger, What is Life? The Physical Aspect of the Living Cell, Cambridge. Che cos´è la vita?: la cellula vivente dal punto di vista fisico, su disf.org. Defining Life: Astrobiology Magazine - earth science - evolution distribution Origin of life universe - life beyond, su astrobio.net. Cos'è la vita?, su torinoscienza.it, Torino scienza Forterre, Three RNA cells for ribosomal lineages and three DNA viruses to replicate their genomes: A hypothesis for the origin of cellular domain, in Proceedings of the National Academy of Sciences, How to Define Life -points to ponder for comprehensive questions on final exam, su una.edu.  McKay Chris P., What Is Life—and How Do We Search for It in Other Worlds?, in PLoS Biology, Defining Life, Explaining Emergence, su nbi.dk, Center for the Philosophy of Nature and Science Studies, Niels Bohr Institute; Understand the evolutionary mechanisms and environmental limits of life, su astrobiology.arc.nasa.gov, NASA Argano et al., Zoologia generale e sistematica, Zanichelli, Townsend et al., L'essenziale di ecologia, Zanichelli, Chiras, Environmental Science – Creating a Sustainable Future, Jones & Bartlett Learning, 2Essential requirements for life, su cmapsnasacmex.ihmc.us, NASA. Wolfe-Simon, Blum, Kulp, Gordon, Hoeft, Pett-Ridge, Stolz, Webb, Weber, Davies, Anbar, Oremland RS, A Bacterium That Can Grow by Using Arsenic Instead of Phosphorus, in Science, Santini, Streimann Illo C. A., Hoven Rachel N. vanden, Bacillus macyae sp. nov., an arsenate-respiring bacterium isolated from an Australian gold mine, in Int J Syst Evol Microbiol, Vita all'arsenico? Probabilmente no, su Le Scienze, Reaves, Rabinowitz, Kruglyak, Redfield, Absence of arsenate in DNA from arsenate-grown GFAJ-1 cells, Flaubert, Madame Bovary, BUR, Voci correlate Biologia Evoluzione Biodiversità Morte AWikizionario contiene il lemma di dizionario «vita» vita, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. vita, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Vita, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata Origine della vita, su minerva.unito.it. La vita e l'evoluzione, su vita-morte-evoluzione.bravehost.com. Vita, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Portale Biologia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Biologia Biologia scienza che studia la vita  Organismo vivente entità dotata di vita  Che cos'è la vita? Wikipedia Il contenuto  Vita (filosofia). Il concetto di vita in senso biologico non coincide con quello filosofico. Genericamente possiamo riferirci alla biologia nel definire la vita come la condizione di esseri che, caratterizzati da una forma precisa e da una struttura chimica particolare, hanno la capacità di conservare, sviluppare e trasmettere forma e costituzione chimica ad altri organismi. In filosofia la definizione del concetto di vita è diversa e più complessa poiché risente della scarsità lessicale presente nella lingua italiana che usa un unico termine per una diversità di significati: in senso generale si adopera il lemma "vita" per indicare la vita animale, quella umana, quella oltreumana e, nei riguardi dell'uomo in particolare: la vita corporea, quella psichica, quella spirituale. Pensiero antico Nel pensiero greco antico vengono usati invece tre termini a seconda del loro specifico significato:  ζωή: il principio, l'essenza della vita che appartiene in comune, indistintamente, all'universalità di tutti gli esseri viventi e che ha come concetto contrario la non-vita e non, come si potrebbe pensare, la morte poiché questa riguarda il singolo essere che cessa, lui e soltanto lui, di vivere; βίος: indica le condizioni, i modi in cui si svolge la nostra vita. Zoé è dunque la vita che è in noi e per mezzo della quale viviamo (qua vivimus), bios allude al modo in cui viviamo (quam vivimus), cioè le modalità che caratterizzano ad esempio la vita contemplativa, la vita politica ecc. per le quali la lingua greca usa appunto il termine bios accompagnato da un aggettivo qualificante; ψυχή: nella lingua greca del Nuovo Testamento ricorre nel significato di anima-respiro, il soffio" vitale: ὁ φιλῶν τὴν ψυχὴν αὐτοῦ ἀπολλύει αὐτήν, καὶ ὁ μισῶν τὴν ψυχὴν αὐτοῦ ἐν τῷ κόσμῳ τούτῳ εἰς ζωὴν αἰώνιον φυλάξει αὐτήν. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna»  Nella filosofia greca antica tutto il reale è concepito come vivente secondo la teoria dell'ilozoismo che nella ricerca del principio introduce considerazioni di argomento biologico per cui: Diogene di Apolloniaconsidera l'aria come vita, Empedocle fa risultare la vita dalla armonica fusione dei quattro elementi primigeni, Anassagora intuisce l'origine di tutti gli esseri viventi nell'aggregazione dei σπέρματα. Tutti questi sono elementi materiali viventi che vengono connessi con il concetto di psyché, come nel Timeo di Platone dove l'intero mondo è un organismo vivente. Un concetto di anima del mondo, che risale probabilmente a tradizioni orientali, orfichee pitagoriche. Secondo Platone il mondo è infatti una sorta di grande animale, la cui vitalità generale è supportata da quest'anima, infusagli dal demiurgo, che lo plasma a partire dai quattro elementifondamentali: fuoco, terra, aria, acqua. Pertanto, secondo una tesi probabile, occorre dire che questo mondo nacque come un essere vivente davvero dotato di anima e intelligenza grazie alla Provvidenza divina. Anche per Aristotele la vita s'identifica con l'anima, ἐντελέχεια, sia essa vegetativa, sensitiva o intellettiva, che è nel sinolo causa e principio del corpo vivente. Con Aristotele il primato della forma sulla materia porta alla contrapposizione del βίος ϑεωρητικός al βίος πρακτικός, al primato della vita contemplativa sulla vita attiva, come diranno i filosofi medioevali, vale a dire la superiorità della conoscenza teoretica, che permette all'uomo di cogliere la verità di per se stessa mentre quella pratica cerca anch'essa la verità ma come mezzo in vista dell'azione, al fine di cambiare la realtà: è giusto anche chiamare la filosofia scienza della verità. Infatti della filosofia teoretica è fine la verità, di quella pratica l'opera, poiché i filosofi pratici, anche se indagano il modo in cui stanno le cose, non studiano la causa di per se stessa, ma in relazione a qualcosa ed ora. La visione aristotelica sarà fatta propria anche dal neoplatonismo, che nella sua dottrina emanatistica e nella concezione dell'anima come psiche cosmica, stabilirà la connessione tra il mondo ideale, della generazione delle diverse dimensioni della realtà appartenenti alla stessa sostanza divina, e quello materiale delle realtà empiriche.  Il pensiero cristiano e medioevaleModifica Nella concezione cristiana nel Vecchio Testamento la vita umana è strettamente collegata alla volontà benefica di Dio mentre la morte è rapportata al peccato. Nel Nuovo Testamento la connessione vita-divino si consolida nel messaggio di Gesù che assicura la resurrezione, una vita futura a chi crede in lui. Ego sum resurrectio et vita: qui credit in me, etiam si mortuus fuerit, vivet: et omnis qui vivit et credit in me, non morietur in aeternum. Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. La filosofia medioevale accoglie l'eredità neoplatonica dell'importanza del βίος ϑεωρητικός per una vita vissuta religiosamente e misticamente come strumento per giungere alla vita oltremondana e riprende la concezione aristotelica della vita biologica adattando la sua definizione dell'anima come l'atto puro di un corpo che ha la vita in potenza alla teoria dell'immortalità dell'anima:  Filosofia moderna La vita viene concepita come appartenente a un essere vivente che deve essere studiato come se fosse una macchina distinguendo nettamente ciò che riguarda gli elementi fisici da quelli psichici. Questa tesi, dove si cimentano in particolare Cartesio e Hobbes viene contrastata da Leibniz che definendo la monade la riferisce al principio aristotelico dell’ἐντελέχεια intesa come la tensione di un organismo che mira a realizzare se stesso secondo leggi proprie, passando dalla potenza all'atto. Queste concezioni vengono superate dal vitalismo che eredita dal 1600 i motivi neoplatonici e magici-alchemici dei filosofi rinascimentali FICINO (si veda) e PICO (si veda).  I pensatori dell'età romantica, Herder, Hölderlin, Schiller, Jacobi, nel filone segnato dalla Critica della ragion pratica e dalla Critica del giudizio kantiane, concepiscono la vita inserendola nella nuova visione della filosofia della natura sviluppata da Goethe, Schelling e Hegel il quale in particolare vuole contrastare sia la teoria intellettualistica che vede la vita come qualcosa di incomprensibile sia quella romantica che contrappone l'energia della vita al freddo sapere, riportando la vita nell'ambito dello sviluppo dialettico dell'Idea (tesi) che si oggettiva come natura (antitesi) per approdare alla sintesi dell'Idea che torna su se stessa colma di realtà.  Si costituisce la Lebensphilosophie, la filosofia della vita che rifacendosi all'opera di Lukács La distruzione della ragione, si esprime in una varietà di autori che elaborano una dottrina variegata e non unitaria tenuta assieme dall'antinomia vita-ragione. Così Dilthey, Rickert, Simmel, Scheler, Klages, e specialmente Unamuno, Gasset, Eugeni d'Ors e altri, si rifanno a elementi del romanticismo, di Arthur Schopenhauer, di Nietzsche oppure riconducono la razionalità a qualcosa di immanentealle stesse strutture materiali della vita. Una «vitalizzazione della ragione» che porta all'irrazionalismo, al misticismo, all'amoralismo:  La ragione tende a razionalizzare la vita, nemica della ragione; qualora essa conseguisse il suo intento, si avrebbe la morte e la negazione della vita. Nello stesso tempo la vita tende a vitalizzare la ragione.  Su queste basi speculative la filosofia francese con Deleuze ha sviluppato una filosofia della vita che in questo autore, attingendo agli studi storico-epistemologici di Canguilhem, porta alla fondazione di una visione immanentistica della vita che ha come fulcro il concetto di differenza-ripetizione  tutte le identità non sono che simulate, prodotte come un effetto ottico, attraverso un gioco più profondo che è quello della differenza e della ripetizione. Sulla scia del pensiero di Nietzsche, la differenza è concepita come affermazione pura, come atto creativo e l'identità come un che di selettivo, che torna solo per affermare la differenza. Attingendo alla filosofia della vita Foucault avanza la teoria del "biopotere" cioè le pratiche con le quali la rete di poteri gestisce  la gestione del corpo umano nella società dell'economia e finanza capitalista, la sua utilizzazione e il suo controllo la gestione del corpo umano come specie, base dei processi biologici da controllare per una biopoliticadelle popolazioni. Ove non indicato diversamente, le informazioni contenute nel testo della voce hanno come fonte: Dizionario di filosofia Treccani alla voce corrispondente Possenti, La questione della vita Internet Archive. Heidegger, Concetti fondamentali della filosofia aristotelica, Milano, Adelphi, Possenti, Internet Archive. ^ Richard Broxton Onians, The Origins of European Thought, Cambridge, N. T. Gv. Platone, Timeo,  Aristotele, De anima, Aristotele, II libro della Metafisica, Gv. Lunardi, Attualità di Unamuno, Padova : Liviana Deleuze, Differenza e ripetizione, Il Mulino; Foucault, La volontà di sapere, Feltrinelli, Voci correlate Modifica Esistenza Naturalismo (filosofia) Filosofia della natura Vitalismo   Portale Filosofia: Psiche termine della psicologia  Vitalismo corrente di pensiero che esalta la vita  Panpsichismo teoria Vitalismo corrente di pensiero che esalta la vita. Il vitalismo è una corrente di pensiero che esalta la vita intesa principalmente come forza vitaleenergetica e fenomeno spirituale, al di là del suo aspetto biologico materiale. Raffigurazione di Venere, principio della vita e della fertilità che nasce dall'acqua PrincipiModifica Il vitalismo ritiene che i fenomeni della vita, costituiti da una "forza" particolare, non siano riconducibili interamente a fenomeni chimici, ed in particolare che vi è una netta demarcazione tra l'organico e l'inorganico, che la vita sulla terra ha avuto un'origine divina e non solo da un'evoluzione risalente a circa 3800 milioni di anni fa, come sostengono i biologicontemporanei.  Il vitalismo può essere anche inteso, nell'ottica nietzschiana e dannunziana, come l'esaltazione della vita senza limiti né freni ideologici o morali, come la ricerca del godimento (dionisiaco), come la celebrazione dell'istinto e di quella volontà di potenzache apparterrebbe solo a pochi eletti, i quali sanno imporre il proprio comando sui più deboli. Questa forza può così rigenerare un mondo che Nietzsche e D'Annunzio ritengono esausto.  In una tale ottica l'evoluzionismo non sarebbe in contrasto col vitalismo, ma darebbe anzi la conferma che la natura si serve della selezione naturale al fine di perpetuare la propria volontà di vivere attraverso la sopravvivenza dei migliori. A differenza del vitalismo dannunziano, che nelle sue manifestazioni racchiude molti degli elementi tipici dell'estetismo decadente, il vitalismo nietzschiano va considerato anche nella sua accezione dionisiaca di accettazione tragica della vita, di un'accettazione tout court della vita, finanche nei suoi aspetti più truci e sofferenti.  StoriaModifica  Bambino nel grembo materno disegnato da Vinci. Pur con radici antiche, il vitalismo si è sviluppato come sistema teorico tra la metà del Settecento e la metà dell'Ottocento. Si tratta di una concezione ereditata in gran parte dal neoplatonismo e dalla filosofia rinascimentale, secondo cui le idee platoniche, oltre a trascendere il mondo, sono anche immanenti alla natura, diventando la ragione costitutiva dei singoli organismi e di tutto ciò che esiste. Il cosmo, in quest'ottica, risulta animato da un principio intelligente, veicolato in esso da una comune e universale Anima del mondo. Se Leibniz proseguì sulla stessa lunghezza d'onda, attribuendo vita e capacità di pensiero anche alla materia inerte, e schierandosi contro il meccanicismo di Cartesio e degli empiristi,[4] Schelling vedeva invece nel vitalismo una concezione irrazionale e perciò da scartare, in quanto affine al noumeno kantiano, preferendo piuttosto parlare di evoluzionismo finalistico: questo era da lui concepito agli antipodi sia del vitalismo, ma anche del determinismo meccanico, che è incapace di cogliere la profonda unità che pervade la natura, riducendola ad un assemblaggio di singole parti. Dopo aver trovato espressione anche nella poetica di Giacomo Leopardi,[6] il vitalismo riemerse nel Novecento con Bergson, il quale, in una rinnovata polemica contro il determinismo e il materialismo, torna ad affermare che la vita biologica, come del resto la coscienza, non è un semplice aggregato di elementi composti che si riproduce in maniera sempre uguale a se stessa. La vita invece è una continua e incessante creazione che nasce da un principio assolutamente semplice, non rieseguibile deliberatamente, né componibile a partire da nient'altro. Tentativi di spiegazione in laboratorio Wer will was Lebendiges erkennen und beschreiben, Sucht erst den Geist heraus zu treiben, Dann hat er die Teile in seiner Hand, Fehlt, leider! nur das geistige Band. Encheiresin naturaenennt's die Chemie, Spottet ihrer selbst und weiß nicht wie. Per capire e descrivere una realtà vivente, si cerca sempre innanzitutto di cavarne la vita; allora si ha la mano piena di frammenti inerti, a cui manca solo - purtroppo - il nesso della vita. La chimica le dà il nome di encheiresin naturae. Si burla di se stessa e nemmeno se ne avvede. Mefistofele rivolto a una giovane matricola universitaria, nel Faust di Goethe. Figure di omuncoli disegnate da Vallisnieri, ritenuti i semi in grado di operare la generazione dell'uomo Dal punto di vista biologico ci sono stati diversi tentativi di costruire la vita in laboratorio partendo da basi il più possibile scientifiche, per cercare di ridurre gli aspetti maggiormente irrazionali della concezione della vita, o per poterne dare delle spiegazioni quantomeno plausibili. I più importanti sviluppi della biochimica e dell'ingegneria genetica sono stati i seguenti:  il chimico tedesco Wöhler, in collaborazione con Liebig, effettua la prima sintesi organica, la sintesi dell'urea. Viene pubblicata la teoria dell'evoluzione di Darwin. Buchner dimostra che la fermentazione può avvenire anche senza cellule di lievito vive ma solo con loro estratti. Stanley cristallizza il primo virus, il virus del mosaico del tabacco. Urey prepara i primi composti organici deuterati. Miller ottiene per sintesi le prime molecole organiche. Si tratta però, allo stato, di procedimenti meramente meccanici, che nulla dicono sul perché un certo composto dovrebbe dare la vita a differenza di un altro. Tali esperimenti si limitano a rieseguire in laboratorio i procedimenti naturali di generazione della vita, senza che questi siano compresi a fondo; proprio perché ne sono un'imitazione, tali procedimenti sembrano non differire qualitativamente da quelli operanti in natura.  Secondo il paleontologo Teilhard de Chardin, che studiando la storia dell'evoluzione della Terra elaborò la cosiddetta legge di complessità e coscienza, esiste all'interno della materia una tendenza a diventare maggiormente complessa e al tempo stesso ad accrescere una propria coscienza, passando dallo stato inanimato a quello via via più evoluto. La coscienza sarebbe dunque il fine nascosto a cui tendono le leggi della natura, e che potrebbe essere in grado di spiegarle. Il biologo e filosofo Driesch ricorse al termine del LIZIO entelechia per designare questa forza vitale in grado di strutturare la materia organica secondo leggi immateriali. Il desiderio di costruire la vita totalmente al di fuori delle vie naturali ricorre invece soprattutto nella fantascienza; a questo filone appartiene ad esempio il romanzo Frankenstein di Wollstonecraft. L'esaltazione della vita nell'opera di Nietzsche ed Annunzio, cit. in bibliografia.  Dettaglio dal codice Windsor sugli studi sugli embrioni. ^ Concetto già espresso da Platone, il quale, richiamandosi alla tradizione dell'ilozoismoarcaico, sosteneva che il mondo è una sorta di grande animale, supportato da una «Grande Anima» infusagli dal Demiurgo, che impregna il cosmo e gli dà vitalità generale (Timeo). Leibniz, Monadologia, Schelling, BRUNO (si veda), ovvero il principio divino e naturale delle cose, dove egli recupera il concetto neoplatonico di Weltseele o «Anima del mondo».  Macchiaroli, Leopardi, Napoli, Biblioteca Nazionale, Bergson, L'Evolution créatrice. Espressione composta da un termine greco all'accusativo, encheiresin, ed uno latino, che significa letteralmente «manipolazione della natura», con cui in ambito accademico si indica l'assemblaggio di componenti biologiche nel tentativo di formare un organismo vivente (Hofmannsthal, The Whole Difference: Selected Writings,  a cur. McClatchy, Princeton). ^ Chardin, L'avvenire dell'uomo, Il Saggiatore, Milano; Dizionario di filosofia Treccani. BibliografiaModifica Luigino Zarmati, Il vitalismo. L'esaltazione della vita nell'opera di Nietzsche ed Annunzio, Vinci editore, Hvidberg-hansen, The Spirit of Vitalism, Intl Specialized Book Service Inc, Amico, Medicina e metafisica, Nuovi Autori, Marabini, La singolarità dei sistemi animati. Riflessioni e confutazioni sul problema del neovitalismo, Il Pavone, Canguilhem, La conoscenza della vita, prefazione di Antonio Santucci, Il Mulino; Scott Lash, Life (Vitalism), Theory, Culture and Society. Voci correlate Modifica Animismo Evoluzionismo (scienze etno-antropologiche) Bergson Collegamenti esterni vitalismo, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, vitalìsmo, su sapere.it, De Agostini. Portale Filosofia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di filosofia Ultima modifica 1 anno fa di Trottapiano Chardin gesuita, filosofo e paleontologo francese  Pensiero di Teilhard de Chardin Dannunzianes  l'anima. L' ultimo libretto del nostro filosofo, che dal  suo stesso nome ci pervenne intitolato Fracastorius sive de Anima, dovrebbe essere quasi la  sintesi de' precedenti ragionamenti da lui tenuti  intorno all'intellezione. Ed invero fu a suo  luogo notato come intendimento del nostro Autore era di risalire daile estrinsecazioni del  pensiero alla sua stessa sorgente, e dalle facoltà  dell'anima, prima fra le quali la intellettiva, e  dagli atti loro, alla stessa propria natura dell'anima razionale. Cammino inverso a quello  che si era tenuto e si tiene comunemente nelle  scuole, dove, da definizioni astratte dell'anima. come dall' entelecheia d'Aristotele, si fa discendere e si credeva di potere spiegare i singoli  fenomeni. Ma appunto perciò abbiamo annoverato  F. fra i primi filosofi del rinascimento,  avendo egli avuto chiara coscienza della necessità  di procedere a posteriori anche ne' più ardui  problemi della filosofia, della quale in tal guisa  preannunziò il rinnovamento . Nel suo libro  dell' Anima adunque si dovevano raccogliere i supremi sforzi dell'acume filosofico di F., e tuttavia per talune ragioni che or verremo esponendo, questo libretto rimane inferiore  all' aspettazione del lettore, e forse al concetto  stesso che aveva guidato l'autore nel comporlo. In primo luogo il dialogo è rimasto incompiuto perchè l’autore, che da tanti anni vi medita sopra, è prevenuto dalla morte. E per  quanto si possa credere che in confronto dell’ampio svolgimento dato al libro dell' Intellezione questo sull' Anima avrebbe dovuto avere  un corrispondente e proporzionato sviluppo, in  ragione della più alta gravità e difficoltà della  materia, è tuttavia un libretto di non molte  pagine quello clie ci è pervenuto, e che si trova  impresso nella raccolta delle opere Fracastoriane. In secondo luogo la dottrina dell'anima  è in questo dialogo trattata limitatamente, e  quasi esclusivamente rispetto alla controversia  dell' immortalità. E' ben vero che F. cerca sin dal principio di sollevarsi sino ad afferrare la quiddità dell' anima, però assai  brevemente, e di leggieri si scorge che non è  questo, almeno in tal luogo, il fine principale  a cui mira. Notissima è la contesa suscitata a  quel tempo dal POMPONAZZI intorno alla immortalità, da lui filosoficamente negata, cristianamente creduta, non diremmo tanto per la  consapevolezza del pericolo, quanto per quello  strano contrasto che accompagna le più ardite  ribellioni di uomini usciti allora dal dominio  della teologia. Il che tuttavia non tolse che al  Pomponazzi stesso da taluno si facesse intendere  eh' egli, ammessa per buona la sua credenza  come cristiano,, poteva essere arso soltanto come filosofo. La dottrina del maestro ebbe contradditori fra i suoi stessi discepoli. Primo fra questi  il Contarini, uomo di chiesa, la confutò, dicendola  sospetta di ateismo; nè alcuno si attenderebbe  che F., uomo religioso, e medico del  Concilio di Trento, avesse a difenderla. Ciò non ostcante è errata l'opinione di coloro i quali  credettero, come riferisce pure l'anonimo scrittore della vita di F., che questi componesse il suo dialogo adversus insana non  minufi quam impia Pomponatii praeceptoris placita. Queste parole ci fanno sentire  r acrimonia dell' animo nei contradditori del  Pomponazzi, ma tale non è verso di lui l'animo di F., il quale si sforza bensì di confermare l'immortalità, ma senza parola di ran-  core contro di alcuno, anzi senza mai nominare  il Pomponazzi, e senza quasi mostrar di cono-  scere le obiezioni da esso addotte. Il dialogo  poi fu pubblicato soltanto molti anni dopo la  morte del filosofo mantovano, onde anche per  questo rimane del tutto escluso che 1' opera  fracastoriana potesse avere un fine personale e  polemico. Con tutto ciò egli è certo che il fine  apologetico della difesa del dogma la vince ,  nel nostro autore, sulla discussione schiettamente  filosofica; e l'aver egli ristretto un argomento  sì vasto pressoché a questa sola questione, toglie oggi naturalmente al dialogo originalità  ed efficacia. In terzo luogo, ed è logica e necessaria conseguenza di quanto finora si è osservato , la  forma stessa del dialogo diviene piuttosto letterapia che filosofica e si abbandona a poetiche  concezioni, invece di conservarsi strettamente  raziocinativa e dialettica, quale appariva nel  dialogo dell’intellezione.Sente il nostro  autore che la quistione dell' immortalità sfugge  propriamente all'indagine della ragione, ond' egli vi sostituisce la poesia e il sentimento,  per quanto siano questi pure lati assai ragguar-  devoli dell' animo e del pensiero umano. Nondimeno quello che nel caso nostro più importa  notare, si è che ciò facendo F. non  pretende ancora assoggettare la ragione al dogma,  siccome era avvenuto per tutto il medio evo,  ma francamente riconosce che in quistioni di  tal natura non si può procedere col rigore del  ragionamento filosofico, in guisa che non s'abbia  ad accettare se non quello che sia stato rigoro-  samente dimostrato, come volevano le antiche  scuole degli stoici e dei peripatetici: Deinde et duritiem severitatemque illam vel stoicam vel  etiam peripateticam exuamus, ut nihil velimus  admittere nisi quod iis rationihus assertum comprohatumque fuerit quas comprobativas consuevimus appellare. In omnibus enim illas expetere iniustum profecto est. Queste  parole ci sembrano per vero molto notevoli. Se  le prendiamo alla lettera, in esse F. ci apparisce, come FILOSOFO, inferiore a sè stesso,  e verrà il Descartes a ristabilire come legge  essenziale del metodo quel medesimo rigore  dimostrativo che stoici e peripapetici avevano  voluto. Tuttavia conviene ben rilevare come  anche in cotesto il nostro Autore, pur soste-  nendo una tesi opposta a quella del Pomponazzi, sa ben distinguere, come questi aveva  insegnato a fare, ciò che può esser soggetto di  razionali dimostrazioni, e ciò che, non potendo  esserlo, va piuttosto confidato al sentimento ed  alla fede. Non v' è più qui la formula medioevale intellectus quaerens fidem; e nemmeno  Taltra « /ides quaerens intellectum, ed in cotesta distinzione che assegna un campo separato  alla filosofia e alla fede, pur entrambe necessarie a soddisfare un'imperiosa esigenza psicologica, tutti sanno che fu il principio di un  salutare rinnovamento oltreché scientifico, altresì  morale e civile. Del rimanente non è a dimenticare che  al tempo di F. quasi tutte le speculazioni e discussioni che si fanno intorno all' anima, aggiravansi principalmente intorno  all'immortalità. Ogni secolo discute quei problemi che più lo interessano, e non è a meravigliarsi che in un' epoca in cui ridestavansi  i nomi e i ricordi gloriosi di antiche scuole  filosofiche, in cui si rinnovellavano le forme  letterarie ed artistiche dell' antica civiltà greca  e romana , si cercasse con ansia profonda in  quei ricordi, presso quei letterati, nei libri di quei  filosofi, la conferma o la liberazione da quei  dogmi che per secoli avevano occupato le menti  di ognuno. Così avviene che di tutta la psicologia  di Aristotele, la sua dottrina intorno alla doppia  natura del Noo, da cui sembrava potersi conchiudere, rispetto all'anima, ora che ella è, ora  che non è mortale, era stata fra le altre parti  della sua dottrina la più dibattuta da commentatori e filosofi; è i nomi stessi di aristotelismo  e di platonismo si prendeno ormai come insegne di guerra, secondochè si mirava ad oppugnare o a difendere i dogmi del LIZIO. Indi le  guerre tra aristotelici ed antiaristotelici; e tra  gli aristotelici stessi gli uni si sforzavano ancora di tirare le dottrine del maestro, come  avea fatto la scolastica, a razionale dimostrazione di rispettate credenze, gli altri invece  francamente vi si ribellavano, ma tutti facevano segno de' loro studi più assidui quei luoghi  d'Aristotele che più da presso si riferivano  alle supreme quistioni del loro tempo. Ed ecco  perchè anche la psicologia del POMPONAZZI si  svolge principalissimamente intorno all'immortalità, come pure intorno alla stessa quistione  si agitano, pressoché esclusivamente, tutti i  suoi contraddittori o sostenitori, come NIFO (si veda),  CONTARINI (si veda), F., ACHILLINI, PORZIO, ZABARELLA, infìno a CREMONINI e a CESALPINO;  e in generale tutti coloro che più o meno partecipando al moto impresso da Pomponazzi,  svolsero o rifecero, sulle tracce d' Aristotele, la  psicologia del rinascimento. Premesse le quali cose, veniamo ora a più  particolareggiato esame di questo dialogo di F. Sono i medesimi personaggi che  avevano si dottamente ragionato dell'intellezione,  i quali ora prendono parte alia nuova discussione  intorno all' anima, ed incomincia a parlare F., protagonista del dialogo. Pel cui svolgimento, quasi dramma intellettivo, l'autore non   IS   manca in prima di tratteggiare la mirabile  scena naturale ove egli e i su oi compagni si trovano, al cospetto di tante bellezze naturali di  acque, di monti, di luoghi boscosi; e tutto ciò  risuscita in loro l' immagine degli antichi filosofi greci, che contemplando la viva natura  s'ispirano alle sublimi loro speculazioni. Talché pieno dei ricordi e delle idee greche, F. che sin dal principio cita Teofrasto per  la somiglianza del luogo ove egli ed i suol amici  erano radunati con altro luogo da quello de-  scritto nell'Arcadia, così soggiunge. De anima nostra cum sinais haUturi sermonem in qiiam  videtur musica latentem nescio quam vim et  consensum habere, apte quidem fiet si aliquantis per nunc ecccitetur in noUs. Ed alcuni carmi  cantati dal solito garzonetto, accompagnati dal  suono della cetra, danno l’ispirazione e l'intonazione del dialogo. Perocché in tali versi  si canta del felice giovine che rapito da Giove  e dato per compagno ad Ebe, cambia la terrena  dimora con l’eterna giovinezza dell' Olimpo. Questo congiungere insieme la poesia e la  filosofia (pur tenuto fermo quanto sopra abbiam  detto sulle diverse e talora opposte ragioni  della scienza e dell ' arte ) è uno dei fenomeni a mio giudizio più ragguardevoli che si manifestano in taluni dei più grandi inge-  gni dei Rinascimento, compreso BRUNO (si veda) stesso  che sì altamente e filosoficamente poetava. In vero r Italia era allora tutto un popolo di  artisti ; e dell' arte si facevano ben sovente  ispiratori e maestri i filosofi. Tal fenomeno merita un più lungo studio, che qui non è  il luogo nemmen di accennare, perchè troppo  ci allontanerebbe dal nostro fine principale;  però piacemi almeno di riferire un saggio della  poesia filosofica di F., osservando che  se allora ì' arte e l' ispirazione del sentimento  tenevano il luogo delle dimostrazioni filosofiche,  ben potremmo augurarci che oggi all'inverso,  di tanto mutati i tempi, la filosofia e la scienza  valessero a dar vita ad un' arte e ad una poesia  nuova, quando tutti oggi sono concordi a lamen-  tare la decadenza della poesia e dell'arte. Eceo  ora la poetica finzione di F. Ne timeas, Troiane fiier, quod in ardua tantum  Tolleris a terra: quod rostro atque unguihus uncis  Te complexa ferox volncris per inania portai. Audisti ne unquam sublimis nomen Olympi? Audisti ne Jovis, tonitru, qui fulmina torquet? nie ego sum, non haee te volucris, sed Juppiter est, qui  Haud praeda captus, diari sed amore nepotis  In summum amplexu innocuo te portai Oìympum. Astra ubi tot spedare soìes, uhi pulcher oUt Sol  Oitusque occasusque siios, ubi candida noctes  Currit Luna nitens, auroram Lucifer anteit. Hic ego te in numero superum domibusque Deorum,  Ver ubi perpetuum, felix ubi degitur aetas  Aeterna et semper viridis floreìisriiie iuventa,  Consistam, aequalemque annis pubcntibus ITeben  Officioque dabo comitem. Pone metum, dilecte Jovi, melioraque longe  Frospiciens, charam pucr obliviscere Troiani;  Neve Deim te iam et divorum regna petentem  lilla canum, aut Idae nemorosae cum sequatur.  Tale dunque è la poetica introduzione al  trattato dell' anima. Ma l' autore entra subito  in materia, e ricerca intorno all'anima due cose -- quale ella sia qualis nam sit, cioè s' ella  sia eterna ed immortale o no; e che cosa sia  « quid sit, » cioè la stessa sua natura. Con  rapida analisi egli raccoglie tutti gli elementi  che la riflessione filosofica scorge nel concetto  che tutti possiedono dell' anima, intesa come principio della vita , e che da Aristotele  erano stati cosi ampiamente dibattuti e ventilati. Percorre tutti i gradi della vita, e non  si ferma all' antica distinzione delle specie di  anime che corrispondono alle celebri facoltà aristoteliche di nutrizione, sensibilità, locomozione, intelligenza, pur fra loro concatenate in  modo che non sia possibile la funzione superiore  se non siano state prima attuate le funzioni inferiori; ma sviluppa inoltre il principio stesso  della vita, separandolo, più distintamente forse  che non avesse fatto lo stesso Aristotele, dalle  varie operazioni, procedenti da altre cause, che  concorrono a manifestarlo. In ciò la sua esperienza di medico e 1’erudizione eh' egli possede delle dottrine vitalistiche e animistiche emesse da fisici e medici insigni, come Andronico e Galeno, ch'egli ricorda, lo pongono in grado di meglio determinare il principio stesso  della vita, procedendo per eliminazione di tutto  quanto apparisca insufficiente a spiegare una  forza o potenza di tanto mirabile efficacia. Così  egli esclude che bastino a dar ragione della vita  la naturai complessione delle parti d'un corpo  organico, considerando quelle piuttosto come  strumenti indispensabili che come vera ed intima  causa; esclude quella temperatura o mescolanza  di umori e queir armonia o consenso delle membra su cui pur tanto si erano fermati gli  antichi, scorgendo in tutto ciò piuttosto un rapporto da cosa a cosa, che un principio unico  ed attivo delle operazioni esclude infine quegli  Spiriti che eia altri fiiron cliiamati vitali, o il  calor naturale, parendogli questi cosa ben differente da ciò che è propriamente forza vivente  e pensante. Ma allora che cosa è 1'anima, come  principio della vita, sia vegetativa, sia sensitiva  sia intellettiva? E qui F. torna esattamente ad Aristotele, la cui celebre definizione  dell' anima, fu ripetuta per tutto il medio evo,  ed in tutto il periodo del rinascimento, nè ancora, al dire di FIORENTINO (si veda), se n' è potuta escogitare una migliore  (Pomponazzi). A dir vero, quella stessa definizione aristotelica,  essere cioè l’anima l’entelechia prima di un  corpo fisico, organico, che ha la vita in potenza,  non era forse la più persuasiva, a cagione dell' oscurità di queir entelecheia che ha dato luogo  a tante discussioni e interpretazioni ; tuttavia il  Fracastoro si adopera per illustrarla, e la esplica  coi concetti di forma sostanziale e di atto motore, e poi di forza organizzatrice; dei quali  i primi due erano il risultato delle teorie aristoteliche, il terzo dovea essere il punto di  partenza delle nuove speculazioni che si vennero  svolgendo per tutta la filosofia moderna, dallo  spirito puro cartesiano sino alla monade leibniziana. Aristoteles quidem volens animae  naturam et rationem eocplicare entelechiam vocavit, quam alii agitationem continuam, alii  actum transtulere est ennn anima propria  forma corporis organici, naturalis, viventis sed  QUATENUS INFLUIT VIM ET AGITATIONEM IN TOTUM prìmuin enim tum esse dat, tum conservationem  continuam; per ipsam deinde fiunt attractiones similiiim, aggenerationes, et alimenta qualitates  in virtute illius alterant, miscent, collocante  formant, figttrant et tandem progressiones  animalium, generationes semìnum , et demum  similium organizationes : quae omnia fiunt in  virtute animae et formae per eam vim quam  a mundi anima ed a Beo certam et nunquam  errantem recepit. Non si poteva concepire in una forma più  elevata e universale questa forza effettrice della  vita, qualunque essa siasi (dacché la sua essenza  ci sfugge, come ci sfuggono tutte le ultime  ragioni delle cose); ne la dottrina di Aristotele  poteva avere un più chiaro e sincero interprete.  Ancora è da notare come F., da buon  naturalista eh' egli era, presente qui l' unità  della vita nell' universo, ma riferendo 1’anima   dell' uomo all' anima del mondo ed a Dio, non  conclude in favore di un assoluto panteismo, ideale o materiale, eh' era pure stato il retaggio  di alcune scuole antiche, ne partecipa a quelle  fantastiche animazioni che si riscontrano, come  altrove notammo, in alcuni filosofi del rinascimento; bensì la stessa sua sobrietà e temperanza che anche altrove abbiamo avuto occasione di  porre in rilievo lo trattiene dal trascendere ad  affermare quanto non fosse il semplice bisogno di  concepire la natura come un tutto organizzato e  vivente. Il quale bisogno fu pure altamente  sentito in tutto il rinascimento. Ma se si con-  fronti questa semplicità e diremmo quasi buon  senso di F., con le stravaganze che  intorno all'anima del mondo ebbe dichiarato Agrippa nei libri De Occulta Philosophia; con le cose astruse e sottili che sì leggono nella Pampsychia del Patrizzi, nel De SuUitilite; CARDANO (si veda, nel Messaggero di TASSO (si veda); e in fine con le idee trascendenti  enunciate nei libri De Causa  e nella Cena  delle Ceneri del BRUNO (si veda) e nel De sensu rerum et Magia di CAMPANELLA (si veda), si vedrà quanto l'azione moderatrice di F. fosse opportuna per volgere senza scosse la filosofia del suo  tempo dal formalismo d'Aristotele al naturalismo de'nuovi tempi. Però la definizione aristotelica dell'anima  abbracciata di F. non risolve una difficoltà, anzi una contraddizione sostanziale che qui  sorge improvvisa. L'anima, essendo per Aristotele  forma sostanziale del corpo è indisgiungibile da  questo, come egli ebbe risolutamente affermato  in più luoghi, e segnatamente in quello notissimo del De Anima. Ne  perciò Aristotele ebbe anco il pensiero di voler  indagare la possibilità di un' esistenza separata  dell' anima. In tutto il suo sistema materia  e forma costituiscono nella realtà una sola cosa,  entrambe sono egualmente necessarie ed inse-  parabili, essendo la materia la potenza della  forma, e la forma atto della materia, talché dove  è materia è forma, e dove è forma è altresì  materia. Tuttavia questa unione e compattezza  della materia e della forma, che costituisce uno  dei cardini del sistema aristotelico, vien rotta  allorché dalla realtà applicata al conoscimento,  deve la teorica d' Aristotele adattarsi a spiegare  il modo con cui si effettua in noi la cognizione,  mediante la stessa materia e la stessa forma.   Invero la materia, secondo la teoria ereditata dall’ACCADEMIA, e che non pertanto torna  meno sostenibile nel sistema aristotelico, è indefinita 0 indeterminatissima, perciò ella è  inconoscibile in sè stessa, come vlen dichiarato  nella metafisica. La cognizione invece è data  dalla forma; vi è però in questo una intrinseca difiìcoltà, perchè la forma educendosi dalla potenza della materia, parrebbe che la  inconoscibilità di questa dovesse rendere meno  accettevole la conoscibilità di questa. La difficoltà si aggrava quando la materia e la forma  si considerino in quei due termini estremi di  tutta la nostra conoscenza che sono l' individuo  e r universale. Questi due termini rimangono  inconciliabili nel sistema d' Aristotele, e dì qua  la prima sorgente di tutte le opposte direzioni  date alle varie parti della sua dottrina, alle  quali questo primo principio, per la stessa compattezza del sistema, generalmente si distende.  Invero l' individuo è sensibile, l’universale è  intelligibile, secondo la teorica fondamentale  d'Aristotele che pure altrove abbiamo richiamata ; intanto l'individuo che dovrebbe partecipare della inconoscibilità della materia, è  tuttavia per lui il sinolo di una materia e di  una forma, ma partecipa di più della inconoscibilità della materia a cui è più vicino; l'universale invece nella sua massima forma rimane  assoluta conoscenza, ossia pura forma, senza  mistione alcuna di materia, cioè Dio. Li tal guisa si viene a separare per la prima volta la  materia dalla forma, dappoiché è manifesto che  mentre tutte le altre forme^ eccetto la massima si compenetrano nella materia, rispetto alla nostra conoscenza si ammette una forma pura  che viene ad essere per così dire divorziata  dalla materia. E' questa veramente una contraddizione del  sistema del LIZIO, la quale chi ben consideri  non va attribuita a difetto del genio smisurato  di lui, ma accusa piuttosto una di quelle intime  ripugnanze che si ritrovano in fondo a tutte  le analisi più profonde del pensiero metafisico,  e che avrebbe dato luogo più tardi alla negazione del principio di causa per parte dell'Hume,  e al riconoscimento di quelle intrinseche antinomie le quali dovevano essere messe in evidenza dall' acutissima mente del Kant nella  critica della ragion pura. Ora questa stessa cotraddizione trasportata per necessaria conseguenza di sistema nella investigazione della  natura dell'anima, dà luogo alla strana ambiguità del LIZIO intorno alla immortalità ed  alle controversie infinite che ne derivarono. Perocché mentre dalla definizione sopra riferita  dell'anima dovea dedursi che questa non essendo  disgiungibile dal corpo non potesse avere una  esistenza separata, e perciò dovesse dileguarsi  e perire, clie dir si voglia, al morire o disfarsi  del corpo, ecco invece che vien dicliiarata ad  un tratto capace di separata esistenza, e perciò  immortale. Ciò è chiaramente detto dal LIZIO in altro luogo pur celeberrimo del IT. libro De Anima  ove è detto che /' intelletto e la  potenza pensante senibra essere un altro genere  di aniìna e questa sola potersi dare che sia separata, come l’eterno dal perituro.  Adunque, stando alla antecedente definizione  dell' anima (che pare dovea comprendere tutti  i generi di anime) anche l'intellettiva avrebbe  dovuto concludersi mortale; ma giunto a questo  il LIZIO si arresta, e ripigliando il cammino  dalla teorica della conoscenza e dalla forma  pura, come sovra V abbiamo esposta, che si può  concepire separata dalla materia, conclude che  si può dare, èvSéxexat, anche un'intelligenza separata, e perciò immortale. Questa conclusione sembra tanto più inaspettata inquantochè egli  aveva fatto scaturire 1' anima intellettiva dalle  potenze inferiori; allo stesso modo che tutte le  forme erano implicate nella materia; e tuttavia  non ostante l'antinomia delle parti, egli è in  fondo coerente all' insieme del suo sistema, perchè l'intelletto che si dice ora separato vien fuori in forza di quel medesimo ragionamento  che, nel processo conoscitivo dall' individuo all'universale, gli avea fatto concepire la possibilità  di una forma pura separata da ogni materia  che spiegasse 1' universale. Tale per sommi capi  è la teorica di Aristotele che qui ci siamo sforzati di ridurre alla suprema possibile chiarezza  traendola fuori dal viluppo delle ragioni opposte,  specialmente de' commentatori, e mostrandola  come un prodotto logico del suo sistema. Nè  bisogna dimenticare inoltre che in tutta cotesta controversia Aristotele stesso non è abbastanza esplicito, e ciò diede luogo ai commenti infiniti  degli espositori. IL LIZIO ha dunque un bel dibattersi fra queste due opposte conclusioni. Il  problema è insolubile. Invero tanto potevano  aver ragione coloro che avrebbero voluto sforzare Aristotele ad esser logico fino in fondo,  traendo dall' inseparabilità dell' anima dal corpo  la prova della mortalità della medesima, tanto  coloro che dalla forma e dall' intelletto separato  concludevano per l' immortalità. Ed è cosa nota  nella storia che mentre i Dottori delle scuole  stavano per questa sentenza, quasi tutti i commentatori non scolastici, e Alessandristi e Averroisti, conchiudevano per la prima opinione, anche  prescindendo dalla dottrina dell'intelletto separato come contraria alla definizione generale  dell' anima. Il vero si è che cotesti erano soltanto ragionamenti a priori nè la natura dell'argomento ammetteva la possibilità di quella  esperienza che ormai da tante parti, e da F. stesso, si contrapponeva alle astratte  speculazioni. Bisognava dunque contentarsi di  queste o abbandonare la controversia. Tuttavia  notammo già che il problema s' impone, alla  umana coscienza e non è di quelli che specialmente in un tempo in cui sì gran parte dell'edificio  morale e civile e religioso riposava su di esso,  avrebbero potuto evitarsi. Se il sistema del LIZIO è impotente a risolvere un siffatto problema  bisognava sciogliersi dal sistema, ed allora a che  affidarsi? La quistione, come altrove notammo,  era stata ben posta da POMPONAZZI, la cui  dottrina ci piace qui riassumere con le cospicue  parole del Ferri nella altre volte citata sua  Opera. Se volete, dice essa, una dimostrazione  dell' immortalità, la filosofia non ve la dà, nè  ve la può dare ; ammessa invece la verità rivelata, la religione ve la fornisce, domane! alela  ad essa. Ora, F. come  si comporta ? Egli è, a nostro avviso seguace  giudizioso del suo Maestro, perchè è ben vero  che egli difende l’immortalità la quale POMPONAZZI fllosoflcamente impugna, ma sentendo  r insufiScenza de' ragionamenti filosofici, francamente ricorre a quella religione stessa che pure POMPONAZZI (si veda) addita. Infatti, oltre a  quanto fu già rilevato in principio, ch'egli non  prometteva dimostrazioni filosoficamente rigorose; qui, dopo percorse e ripetute le ragi oni  d'Aristotele secondo la interpretazione scolastica,  assai modestamente e quasi dubitativamente  conchiude esser là tutto quella che sembravagli  potersi addurre in favore della sua tesi: atque  haec quidem sicnt quae de perìpateticorwn penu  ediici posse videntur.  Di più confessa ancora per bocca del suo interlocutore, che non  poche cose potrebbero tuttavia revocarsi in  dubbio. Non panca certe sunt quae si contentiosi esse velimus possint adirne in diihium  verti. Ond' egli da questo punto  abbandona addirittura il campo della filosofia  per entrare in quello della teologia, e quando  viene a parlare, pur tentando di risolvere quei dubbi, di Dio e dei fini della creazione, così  dell' uomo , come di questa meravigliosa macchina mondana; e di poi della beatitudine degli  angeli, della generazione del Cristo, della vita  e dello spirito dei santiegli  manifestamente non parla più come filosofo ma  soltanto secondo religione, e non fa nè può  far altro che ripetere le argomentazioni dei  teologanti; nelle quali, come è giusto, noi incompetenti non lo seguiremo.  Non di meno l' interpretazione che Fracastoro dà alle dottrine del LIZIO, ci porge  argomento di esaminare alcun' altra cosa che  non è senza importanza per rispetto alla storia  della filosofia e in particolare dell'Aristotelismo  nel rinascimento. L'ENTELECHEIA del LIZIO, oltre  alle altre discussioni, aveva dato luogo a dubbi  intorno all'unità dell'anima e del corpo umano ;  perocché, si diceva, se 1' anima è 1' atto e la  forma del corpo organico, naturale, vivente,  secondo le parole del LIZIO, essendo cotesto corpo organico non vera unità, riunione  di più membra tanto diverse quanto sono le ossa dai muscoli, dai nervi, dalle vene, e così  di seguito, come può l'anima essere una forma  unica applicandosi a forme tanto diverse? E qui  l'acume de'commentatori del LIZIO si era assai  ingegnato di trar fuori 1' unità dell' anima, incolume, e quale è attestata dalla coscienza, dalla  molteplice varietà delle forme corporee di cui  doveva essere l'atto e la vita. Gli uni avean  detto che l' unità dell' anima dee intendersi  soltanto w genere, pur differendo le membra  nelle specie; come più animali, ad esempio  r uomo, il cavallo, il bue, costituiscono un ge-  nere unico, differenti ssimi rimanendo nella specie : dove ognun vede che, se così fosse, l'unità  dell' anima sarebbe fondata soltanto sopra un  concetto mentale; ma realmente nient' altro  sarebbe che un' astrazione eduna chimera. Altri  poi dicevano che in ogni corpo organico vi è  sempre una parte che è principale rispetto alle  altre, anzi queste son fatte per quella e governate da quella, onde 1' anima non è necessario  che si intenda esser una rispetto a tutte le parti  del corpo, ma soltanto rispetto a quella che è  la principale, e così 1' anima è unico atto od  unica forma di un' unica organica potenza, la  quale ha virtù di dare la vita al tutto. Questa  risoluzione sembra a F. più vicina alla verità del nesso fisiologico che è fra le membrane Clelia loro subordinazione: tuttavia non lo  ai) paga compiutamente e ci sembra notevole ii  principio che egli ora introduce per definire la  controversia. Anche le parti principali, die' egli  con profonda dottrina e con acuto spirito di  osservazione, sono parecchie, onde 1' unità non  può risultare dal solo fatto che una di esse è  la principale. Ma da che cosa risulterà dunque?  Balla loro continuità, egli rlice, perchè ogni  xmità non sì può altrimenti intendere che come  continuità. Principale» siquidem partes, quamquam plures sint, fiuntper continuationem unum:   OMNE ENIM CONTINUUM EST UNUM. Questo principio ci pare notevole perchè  fa presentire V analisi profonda che del concetto  di unità fu fatto da filosofi posteriori sino allo  Spencer, il quale ne'primi principi sviluppando il concetto che è già cosi chiaro nel  F., dimostra che (.gni unità è continuità  di parti, perchè 1'assolutamente uno è impensabile. E se F. ha sostituito alla  continuità delle parti del corpo organico la continuità degli stati di coscienza (e ognun sente  il nesso . logico che dovea condurre da quella  a questa) avrebbe posto una delle pietre angolari della psicologia moderna. La quale, come ognun sa, si è costituito per proprio oggetto  appunto r esame della successione di quegli  stati, di cui il processo cerebrale e le parti organiche sono la causa occasionale, mentre la coscienza n'è il legame indispensabile; e dall'analisi  descrittiva di tali stati di coscienza, dal più  semplice al più complesso, fa scaturire quella  grande unità che è la nota più caratteristica  nella natura e nella vita dello spirito.  Altro punto importante della psicologia fra-  eastoriana ci sembra quello ove, pur mantenendo  assoluta la diversità dell'intelletto dalla materia,  riaccosta tuttavia l'uno all'altra, per dimostrare come l' incorruttibilità del primo non dee  intendersi altrimenti che quale conservazione  di una energia sostanziale, allo stesso titolo per  cmì si ammette indistruttibile ed eterna la materia. Nulla si crea e nulla si distrugge, è il prin-  cipio antico, cui ritorna F., dopo le  negazioni alle quali per il falso concetto dell'atto  creativo erano venute la scolastica e la teologia medioevale. Ma tale principio rimesso in  Qnore anche da altri filosofi e scienziati del rinascimento, manifestamente segna un grande  progresso, e già accenna a quella legge univer-  sale e feconda della conservazione e trasforma-  zione dell' energia, che tanta importanza ha  assunto nell'indirizzo e nelle scoperte della  scienza moderna. Non diremo che nelle dottrine  di F. si giunga sino a questo, e che  ciò possa avere virtù risolutiva rispetto alla  quistione dell' immortalità; nondimeno ci par  nuovo, bello e fllosoflco il pensiero da cui egli  è guidato, e ci piace rilevarlo. Procul dubio, die' egli, idem de intellectu dicendum erit quod  de materia, et utrumque incorruptibile et aeternum esse. E ripete poco stante. Quare et  incorruptibilem ponere intellectum debemus, et  parem habere cum materia conditionem. Ed infine ci pare manifesto che  rispetto alla tesi ultima che F. voleva  sostenere, vale a dire l’immortalità, egli abbia  inteso come non dall' astrazione o separazione  dell'intelletto dalla materia, (su cui si fondavano  quasi tutti gli altri aristotelici sostenitori dell'immortalità stessa) ma dal loro accomunamento era  lecito dedurre quanto di più filosofico si poteva  dire suir argomento. Onde anche in ciò F. da prova così di grande acume d'ingegno come di retto criterio filosofico; ed è forse questo il solo punto in cui egli, contrapponendosi alla dottrina del Pomponazzi, ben si appone,  perocché se non riesce a dare una dimostrazione  della immortalità, che egli stesso abbastanza  esplicitamente ha confessato la filosofia non pòter dare; toglie almeno quella rude contraddizione che non avea dubitato di accogliere Pomponazzi, ammettendo potersi credere cristianamente quello che filosoficamente avea negato.  Questa massima strana, è tanto inconcepibile,  che fra gli stessi storici della filosofia vi fu chi  stimò non sincero Pomponazzi come cristiano,  ad esempio il Brucker, il quale scriveva che  ha una fede eroica chi crede sincero l' osse-  quio onde fa mostra POMPONAZZI (si veda) verso la  religione cristiana; mentre altri invece, come  Bitter, stima Pomponazzi non sincero o almeno non coerente o non convinto come  filosofo. Tale incoerenza non sarebbe stata pos-  sibile a F., la cui temperanza e il  retto criterio filosofico aveano fatto scorgere  il giusto punto fin dove filosofia e religione  sarebbero andate d'accordo, e al di là del quale  alla religione, non alla filosofia, sarebbe stato  lecito procedere sola. Sola ma non avversa;  perchè quello che la filosofia avesse dimostrato  assurdo, ninna religione potrebbe mai dare a credere, e ciò che si stima verità religiosa  (leve non poter esser dimostrato falso in filosofia.  Ecco perchè BONAIUTI (si veda) Galilei, impigliato egli pure in  quistioni religiose, doveva affermare più tardi  che « due verità non possono mai contrariarsi ; intendendo per tali la verità filosofica e la religiosa ; e fii pure BONAIUTI (si veda) Galilei quegli che riuscì a  rivendicare totalmente alla filosofia ed alla scienza la sua autonomia contro le antiche invasioni  religiose e teologiche. F. adunque,  seguace del Pomponazzi nello sceverare il criterio filosofico dal religioso, è più logico e più  accorto di lui nel non mettere in contraddizione  F uno coir altro, ma piuttosto nel segnare il  confine d’ambedue. E poiché in filosofia come  in religione e in morale e in politica, tutte le  quistioni più gravi sono principalmente qui-  stioni dì confini, così ci pare notevole che F. Ha colto precisamente quei  punto, in cui trovandosi la religione non contraddetta dalla filosofia, e offrendo questa ben  largo campo ad altre ricerche, potevasi attendere ben altro sviluppo da un concetto alta-  mente filosofico , quale era quello dell' energia  sostanziale e della forza, il quale sviluppo si  ebbe di fatto in tutta la filosofia posteriore  fino a Spinoza e a Kant ed a Hegel. Senza caddentrarci più oltre in questo speciale  iirgomento, che eccederebbe i limiti del nostro  studio ed il nostro bisogno, stimiamo opportuno  confortare la nostra opinione con le belle parole  del Ferri, da lui poste come conclusione del suo  sapiente esame intorno alle dottrine psicologiche  del Pomponazzi , e che a noi pare convengano pienamente anche a quelle du F. Accomunati nella energia, manifestazione della  forza, r anima e il corpo, l' interno e 1' esterno  non sono più estranei 1' uno all' altro. Intesa  secondo questo rapporto la materia, può essere  sede e condizione perpetua della vita e dello  spirito senza contraddizione, e 1' anima umana  può aspirare all' immortalità senza che il fenomeno sensibile, falsamente trasformato in cosa  sostanziale ed esistente per sè, opponga a questa aspirazione un ostacolo insuperabile. La  Psicologia di Pomponazzi.  Molte altre cose avremmo ad aggiungere  intorno a questo Dialogo di F. se volessimo per disteso riferirne tutto il contenuto;  ma avvertimmo già che nell' esame degli autori ed in argonìento come quello che stiamo trat-  tando, è da cogliere la sostanza delle dottrine,  e in quella parte soltanto che, vivificata da studi  posteriori, poteva esser cagione di nuovi avvia-  menti, e render ragione dei progressi ulte-  riori della scienza. Tutto il resto può essere  abbandonato all' oblio. In F., se non  ci inganniamo, è manifesta ormai abbastanza,  per quanto si è detto fin qui, la somma delle sue dottrine sull’anima. L'intelletto umano, come complesso di tutta quella varietà di operazioni che sono state da lui dichiarate nel dialogo precedente, è qui raccolto e sintetizzato, per così dire, in un'entità separata, che ha  qualche cosa di divino, perchè fornita di quella  virtù di pensare che è la suprema manifestazione della vita e dell'ordine dell'universo. Talché in certo modo tutto è intelletto e tutto  si compendia neir intelletto: intellectus omnia quodammodo fieri potest Si igitur omnia fieri dehet intelledus, et in potentia esse ad  omnia susceptiUlia, separatimi et aUtractum  necesse est. Tale intelletto separato, che è come l' essenza stessa dell' anima  umana a cui è peculiare, a differenza delle  anime belluine o semplicemente vegetative che  ne sono sfornite, fa sì che la stessa anima umana sia dotata delle virtù che a quello som proprie,  onde L’ANIMA, come l'intelletto, può essere concepita qual forma separata dal corpo, ed essere  pertanto una, non ostante la moltiplicità delle  sue funzioni, ed immortale non ostante il suo  legame col corpo corruttibile. Belle sono inoltre le parole e le imagini che in F. qua e là ricorrono per armonizzare in un tutto questi  elementi discrepanti che convergono a spiegare  r intelletto e l’anima umana; e quando, ad  esempio, esamina, secondo un paragone allora  divulgato, se l’animo si congiunga col corpo come il nocchiero colla sua nave. Ovvero se sia  tal parte di noi che solo da esso dipenda tutto  r esser nostro: utrum ille assistat nohis, quemadmodum nauta, ut aiunt, navi; an magis  nostri sit ita pars, ut esse illud, quod quisque  hahet ab ilio detur. Quando discute in che modo possano stare insieme e formare un tutto solo, un atto o forma indi-  visibile quale è l'intelletto, e una materia divisibile quale è il corpo: quiomodo unum fieri  posse ex indivisibili actii et divisibili materia verso Quando ricerca con grande  sottigliezza il moto proprio dell'anima, e se  questo a lei sia sostanziale o accidentale secondo le distinzioni aristoteliche, collegando il moto di essa e di tutte le cose, coll’immagine della  catena omerica che tutto abiuracela e stringe  al primo motore. In tutto ciò, dico, il nostro autore dà prova di grande vigore speculativo, e se non tutte nuove sono le cose  ch'ei dice, tutte però rivelano in lui una mente  analizzatrice e ricostruttrice, tale da poter stare  al confronto cogl' ingegni più acuti e coi filosofi metafisici più profondi del rinascimento. Da ultimo singolarmente importante dovea essere quella parte del suo dialogo in cui dalle  altezze sin qui contemplate dell' anima e dell'intelletto umano , partecipazione dell’intelligenza divina , e attività originata dal primo  motore, egli intende discendere a dimostrare il naturai principio di tutte le cose, la loro  produzione, origine e perfezione. Ancorcliè involto nel preconcetto antropomorfico che pone  l'uomo quasi centro di tutte le cose cuius grafia,  egli dice, reliqua alia facta et ordinata fiiere non può disconoscersi che con  mirabile sintesi filosofica egli si prova a riannoda-  re in un solo ordine tutte le cause dei fenomeni  naturali, e descrive la formazione delle cose. Argomento bellissimo che tentò sempre l’intelligenza  e la fantasia de'più grandi naturalisti e filosofi. Certo, non abbracceremmo oggi le idee di F. su tutte le formazioni naturali; ma, quello  che è per noi più importante a notare, qui di  nuovo vediamo come accanto al filosofo risorge  in lui lo scienziato. Invero F. intraprende a descrivere la formazione del sistema celeste, il numero e la distribuzione delle sfere, il soffio divino che animò il tutto, e poi man  mano le generazioni e le varietà delle piante degli animali, e da ultimo degli uomini, per  mezzo degli elementi naturali, quali il caldo il  freddo, le attrazioni e ripulsioni delle cose. In tutto ciò F., per quanto pare a noi,  non ragiona come que’filosofi che avevano più  volte architettato a priori, e secondo certe loro  idee preconcette, il sistema della natura, ma  sebbene non alieno egli pure dalle tradizioni  bibliche, fa chiaramente sentire che l’ordine  dell’universo da lui intuito è semplicemente  il risultato delle cognizioni eh' egli mercè F esperienza e con lo studio e l’osservazione di tutta la sua vita, si era formato in astronomia,  in matematica, in fisica; ed egli in ciò procede  come filosofo. Dalle quali cose si ha ancora una volta confermato come nel rinascimento la parte vitale  delle speculazioni e dei sistemi filosofici fu quella  eh' ebbe a sostegno lo studio (lei fatti sperimentati nella natura, dai quali soltanto gl’ingegni più illuminati credevano oramai esser  possibile tentar di spiegare il passaggio dalla materia informe alle più alte manifestazioni della  vita e dello spirito. Problema immenso, tanto alto e tanto complesso clie nemmeno ai dì nostri si può dire di esser vicini al suo scioglimento;  non pertanto se fu almeno, fin dal Rinascimento,  dimostrato qual dovesse essere la via vera per incamminarvisi, questo è dovuto a coloro che vollero ritemprata la filosofìa nelle scienze. Ma questa parte del Dialogo del F., che promette essere la sintesi sublime delle sue cognizioni e delle sue idee filosofiche intorno alla natura, all'intelletto ed all’anima, non può se non accendere in noi un desiderio il quale non può essere soddisfatto, percliè a questo punto  il dialogo stesso è rimasto tronco e interrotto  per la morte dell' autore. Keywords: dialogo sull’anima, ovvero, il Fracastoro, di Fracastoro. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Fracastoro” – The Swimming-Pool Library. Girolamo Fracastoro. Fracastoro.

 

Grice e Francesco: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dei corpi – scuola di Diano Marina – filosofia ligure -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Diano Marina). Filosofo dianese. Filosofo ligure. Filosofo italiano. Diano Marina, Imperia, Liguria. Grice: “I like Francesco; for one, he philosoophised, like I do, on “I” and “We” – ‘first person’, ‘personal identity,’ and so on!” Insegna a Milano e Pavia. Collabora alla pagina culturale del Sole 24 Ore, è stato presidente della società italiana di filosofia analitica e presidente della European Society for Analytic Philosophy. Altre opere: “La mente” (Mondadori, Milano. Che fine ha fatto l'io?” (San Raffaele, Milano); “La mente” (Carocci, Roma); “La coscienza” (Laterza, Roma Bar); “L'io e i suoi sé: identità della persona e smente” (Cortina, Milano); “La mente” (Nuova Italia, Roma); “Il realismo analitico” (Guerini, Milano); “Russell” (Laterza, RomaBari); “Il soggeto communica al altro soggeto di un oggetto: senso e riferimento” (Edizioni Unicopli, Milano); “Sgnificato e riferimento” (Edizioni Unicopli, Milano). Rettore dello Iuss di Pavia. Corpo (filosofia) concetto filosofico. Il termine corpo in filosofia ripropone il significato del linguaggio comune intendendo per corpo ogni essere esteso nello spazio e percepibile attraverso i sensi. Le caratteristiche fisiche, biologiche, meccaniche del corpo di cui si è interessata la filosofia ai suoi inizi, sono state poi oggetto dello specifico pensiero scientifico, mentre la storia della filosofia nella sua totalità si è occupata in particolare del rapporto tra anima e corpo. Nella filosofia antica e medioevale possiamo rintracciare due concezioni di questa relazione anima-corpo: la prima risale alla interpretazione orfico-pitagorica secondo la quale il corpo è un'entità di natura completamente diversa e separata rispetto all'anima; teoria questa ripresa da Platone che afferma che il corpo è la "tomba" dell'anima. L'anima, infatti, decaduta dalla sua condizione iniziale di perfezione ideale ed eternità si trova prigioniera in un'entità corruttibile e mortale.  Al pensiero platonico si connettono sia la patristica sia la prima fase della scolastica. La seconda concezione del rapporto anima-corpo si ritrova in Aristotele che sostiene che le due entità non sono separate ma costituiscono elementi separabili di un'unica sostanza: il corpo è la materia intesa come potenzialità, quella che offre possibilità di sviluppo, l'anima è la forma, la realizzazione di quelle possibilità materiali tramutatesi in attuali. L'anima è la vita che possiede in potenza un corpo. Il corpo cioè è un puro e semplice strumento dell'anima: ma non uno strumento inerte ma tale che possiede «in se stesso il principio del movimento e della quiete. Filosofia medioevale Il corpo inteso come strumento dell'anima si ritrova nello stoicismo, nell'epicureismo e nella scolastica: per Aquino il corpo si dirige a realizzare l'anima e le sue attività razionali allo stesso modo che la materia aspira a realizzare la forma.[5], fino a tendere a diventare parte del Corpo Mistico[6].  Questa concezione del corpo come strumento rispetto all'anima non fu condivisa, nell'ambito della scolastica, dall'agostinismo che vede nel corpo la forma corporeitatis per cui in questo, indipendente dall'anima, vi è sia potenza che atto e l'anima è un'ulteriore sostanza che si aggiunge ad esso.  La filosofia modernaModifica La dipendenza strumentale del corpo rispetto all'anima finisce con Cartesio per il quale corpo e anima sono due sostanze, il primo res extensa, sostanza estesa e non pensante, la seconda, res cogitans, sostanza pensante e non estesa. Tra le due sostanze non vi è alcun nesso causale: il corpo è «come un orologio, o un altro automa (ossia una macchina che si muove da sé).» La separazione del corpo dall'anima diede origine a dottrine dualistiche e monistiche che cercavano di risolvere il problema del rapporto tra eventi incorporei e corporei.  Tra le concezioni dualistiche la prima è quella cartesiana dell'interazionismo che teorizza uno stretto scambio di azioni tra le due sostanze riducendo così la diversità tra fatti corporei e incorporei fin quasi ad annullarla.  In opposizione a questo dualismo per le dottrine dell'occasionalismo di Malebranche e di Arnold Geulincx l'anima e il corpo sono unite dalla esistenza di Dio.  Nell'ambito del monismo va inserita la soluzione di Leibniz che vide un parallelismo tra eventi corporei e incorporei connessi non da un rapporto causale ma da un regolare e continuo legame per cui ad ogni evento materiale ne corrisponde uno immateriale secondo un'"armonia prestabilita" tale per cui «i corpi agiscono come se, per impossibile, non esistessero anime; le anime agiscono come se non esistessero i corpi; ed entrambi agiscono come se le une influissero sugli altri. Tra monismo e pluralismo si colloca la filosofia di Spinoza che concepisce «la mente e il corpo come un solo identico individuo, che è concepito ora sotto l'attributo del pensiero, ora sotto quello dell'estensione. Nell'unica sostanza divina infatti coincidono corpo e anima ossia i due attributi dell'estensione e del pensiero che mantengono però la loro diversità in quanto coincidenti solo in Dio.  Un rigoroso monismo caratterizza invece la filosofia illuministica con le teorie materialiste dell'uomo-macchina di Julien Offray de La Mettrie e Paul Henri Thiry d'Holbach secondo le quali le attività mentali dell'uomo dipendono meccanicamente dal corpo.  Collegato al materialismo settecentesco è in parte la filosofia di Karl Marx secondo il quale i pensieri e i sentimenti dell'uomo scaturiscono dai suoi comportamenti corporei.  Intendendo il materialismo in senso diverso da quello marxiano, Friedrich Nietzsche imposta una dottrina esaltante la corporeità in contrapposizione alla metafisica idealistica La concezione monistica che intende il corpo in senso idealistico annovera: George Berkeley che vede il corpo e ogni realtà materiale come una produzione mentale poiché solo la mente e le sue percezioni sono reali; Schopenhauer, per cui il corpo è nella sua essenza "volontà di vivere" e gli oggetti materiali semplici oggettivazioni della volontà; Bergson che considera il corpo un semplice strumento dell'azione pratica di una coscienza spirituale.  Filosofia contemporanea Da Schopenhauer e Bergson derivano le concezioni del corpo della fenomenologia e dell'esistenzialismo: per Edmund Husserl attraverso una molteplicità di riduzioni fenomenologiche il corpo viene isolato come esperienza vivente. Concezione condivisa secondo diversi modi da Sartre e Merleau-Ponty. Platone, Fedone Origene, De principiis Scoto Eriugena, De divisione naturae, Aristotele LIZIO, L'anima, AQUINO, Summa Theologiae, Summa Theologiae, nei tre possibili gradi della fede, carita' sulla terra e beatitudine del Cielo. Cartesio, Meditazioni metafisiche, Cartesio, Le passioni dell'anima, Malebranche, Dialoghi sulla metafisica e sulla religione, Leibniz, Monadologia, Spinoza, Ethica, Marx, Ideologia tedesca Nietzsche, Così parlò Zarathustra, I, «Gli odiatori del corpo» Berkeley, Trattato sui principi della conoscenza umana, Schopenhauer, Mondo, Bergson, Materia e memoria, Husserl, Meditazioni cartesiane, Sartre, L'essere e il nulla, Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, Abbagnano Fornero, Protagonisti e testi della filosofia, Paravia, Torino  F. Cioffi et al., Diàlogos, Mondadori, Torino Dolci / L. Piana, Da Talete all'esistenzialismo, Trevisini, Milano (Gabbiadini Manzoni, La biblioteca dei filosofi,  Marietti Scuola, Milano, Moravia, Sommario di storia della filosofia, Le Monnier, Firenze Reale / D. Antiseri, Storia della filosofia, Brescia Sini, I filosofi e le opere, Principato, Milano Brezzi, Dizionario dei termini e dei concetti filosofici, Newton Compton, Roma Centro Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario dei filosofi, Sansoni, Firenze Centro Studi Filosofici di Gallarate, Dizionario delle idee, Sansoni, Firenze Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Garzanti, Milano Lamanna ADORNO (si veda), DIZIONARIO DEI TERMINI FILOSOFICI, Monnier, Firenze. Filippini, Plebani, Scattigno Corpi e storia. Donne e uomini dal mondo antico all'età contemporanea,Viella, Roma Pelizzari,  Il corpo e il suo doppio. Storia e cultura, Rubbettino, Soveria Mannelli Zaltieri, L'invenzione del corpo. Dalle membra disperse all'organismo, Negretto Editore, Mantova Il corpo offeso tra piaga e piega, in Figure dell'immaginario, rivista on line di filosofia, storia e letteratura, su figure dellimmaginario. altervista   Portale Filosofia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Filosofia Monismo (religione) Unità psicofisica Monismo; Alsmith, “Mental Activity & the Sense ofOwnership”, Review of Philosophy and Psychology; “Bodily Structure and Body Representation”, Synthese Anema, Zandvoort, Haan, Kappelle, Kort, Jansen, and Dijkerman, A Double Dissociation between Somatosensory Processing for Perception and Action”, Neuropsychologia, Anscombe, Intention, Oxford: Blackwell. On Sensations of Position”, Analysis; Armstrong, David Malet, Bodily Sensations, London: Routledge and Paul. Ataria, Yochai, 2018, Body Disownership in Complex Posttraumatic Stress Disorder, New York: Palgrave Macmillan Aydede, “Is Feeling Pain the Perception of Something?”, Journal of Philosophy; Baier, Kurt, “The Place of a Pain”, The Philosophical Quarterly; Baier, Bernhard and Hans-Otto Karnath, “Tight Link Between Our Sense of Limb Ownership and Self-Awareness of Actions”, Stroke; Bain, “What Makes Pains Unpleasant?”, Philosophical Studies Bennett and Hill Sensory Integration and the Unity of Consciousness, Cambridge, MA: MIT Press. Bermúdez, The Paradox of Self-Consciousness, Cambridge, MA: MIT Press “The Phenomenology of Bodily Awareness”, in Phenomenology and Philosophy of Mind, David Woodruff Smith and Amie Lynn Thomasson Oxford: Clarendon Bodily Awareness and Self-Consciousness”, in Oxford Handbook of the Self, Gallagher Oxford: “Bodily Ownership, Bodily Awareness and Knowledge without Observation”, Analysis, The Bodily Self: Selected Essays, Cambridge, MA: MIT Press. Bermúdez, José Luis, Naomi Eilan, and Anthony Marcel The Body and the Self, Cambridge, MA: MIT Press. Billon, Alexandre, 2015, “Why Are We Certain That We Exist?”, Philosophy and Phenomenological Research Making Sense of the Cotard Syndrome: Insights from the Study of Depersonalisation: Making Sense of the Cotard Syndrome”, Mind & Language; “Mineness First: Three Challenges to the Recent Theories of the Sense of Bodily Ownership”, in Vignemont and Alsmith BLOCK (cites H. P. GRICE) Mental Pictures and Cognitive Science”, The Philosophical Review; “Review Action in Perception by Noë”:, Journal of Philosophy; Bonnier, “L’Aschématie”, Revue Neurologique, Botvinick, Matthew and Jonathan Cohen, 1998, “Rubber Hands ‘Feel’ Touch That Eyes See”, Nature; Bradley, Adam, forthcoming, “The Feeling of Bodily Ownership”, Philosophy and Phenomenological Research Brewer, Bodily Awareness and the Self”, in Bermúdez, Marcel, and Eilan Briscoe, Robert, “Egocentric Spatial Representation in Action and Perception”, Philosophy and Phenomenological Research; “Spatial Content and Motoric Significance”, AVANT. The Journal of the Philosophical-Interdisciplinary Vanguard; “Bodily Awareness and Novel Multisensory Features”, Synthese; Brooks, Intelligence without Representation”, Artificial Intelligenc; Brugger, Peter, Bigna Lenggenhager, and Melita J. Giummarra, Xenomelia: A Social Neuroscience View of Altered Bodily Self-Consciousness”, Frontiers in Psychology, Burge, Origins of Objectivity, Oxford: Carman, Taylor, “The Body in Husserl and Merleau-Ponty”, Philosophical Topics Carruthers, “Types of Body Representation and the Sense of Embodiment”, Consciousness and Cognition Cassam, Quassim, “Introspection and Bodily Self-ascription”, in Bermúdez, Marcel, and Eilan 1Self and World, New York: Oxford University Press. Ceunen, Erik, Johan W. S. Vlaeyen, and Ilse Van Diest, On the Origin of Interoception”, Frontiers in Psychology Chadha, Monima, 2018, “No-Self and the Phenomenology of Ownership”, Australasian Journal of Philosophy; Chen, “Bodily Awareness and Immunity to Error through Misidentification: Bodily Awareness and Immunity to Error through Misidentification”, European Journal of Philosophy; Clark, Being There: Putting Brain, Body and World Together Again, Cambridge, MA: MIT Press Coburn, Pains and Space”, Journal of Philosophy Cole and Paillard,“Living without Touch and Peripheral Information about Body Position and Movement: Studies with Deafferented Subjects”, in Bermúdez, Marcel, and Eilan Coliva, Annalisa, “Which ‘Key to All Mythologies’ about the Self? A Note on Where the Illusions of Transcendence Come from and How to Resist Them”, in Prosser and Recanati; Condillac, Étienne Bonnot de, Traité des sensations, Paris: Durand. Reprinted in Traité des sensations, Traité des animaux, Paris: Fayard, Corns, “The Inadequacy of Unitary Characterizations of Pain”, Philosophical Studies; Coslett, “Evidence for a disturbance of body schema in neglect”, Brain and Cognition, Craig, “Interoception: The Sense of the Physiological Condition of the Body”, Current Opinion in Neurobiology; Crane, The Contents of Experience, Cambridge; Damasio, Antonio, 1999, The Feeling of What Happens: Body and Emotion in the Making of Consciousness, London: William Heinemann. De Preester, “The Deep Bodily Origins of the Subjective Perspective: Models and Their Problems”, Consciousness and Cognition; Descartes The Passions of the Soul, Indianapolis, IN: Hackett, 1989. Dijkerman, H. Chris and Edward H. F. de Haan, Somatosensory Processes Subserving Perception and Action”, Behavioral and Brain Sciences Dokic, “The Sense of Ownership: An Analogy Between Sensation and Action”, in Agency and Self-Awareness: Issues in Philosophy and Psychology, Johannes Roessler and Naomi Eilan (eds.), Oxford: Ehrsson, H. Henrik, Katja Wiech, Nikolaus Weiskopf, Raymond J. Dolan, and Richard E. Passingham, 2007, “Threatening a Rubber Hand That You Feel Is Yours Elicits a Cortical Anxiety Response”, Proceedings of the National Academy of Sciences Ernst, A Bayesian view on multimodal cue integration”, in Knoblich, Thornton, Grosjean, & Shiffrar Evans (cites Grice’s DOSSIER), The Varieties of Reference, Oxford: Oxford University Press. Fulkerson, The First Sense: A Philosophical Study of Human Touch, Cambridge, MA: MIT Press. Gadsby, “Distorted Body Representations in Anorexia Nervosa”, Consciousness and Cognition “How Are the Spatial Characteristics of the Body Represented? A Reply to Pitron & deVignemont”, Consciousness and Cognition, Gadsby,  and Williams, Action, Affordances, and Anorexia: Body Representation and Basic Cognition”, Synthese Gallagher “Body Image and Body Schema: Aconceptual Clarification”, Journal of Mind and Behavior, Body Schema and Intentionality”, in Bermúdez, Marcel, and Eilan Bodily Self-Awareness and Object Perception”, Theoria et Historia Scientiarum; How the Body Shapes the Mind, New York: Oxford; “Are Minimal Representations Still Representations?”, International Journal of Philosophical Studies; Gatzia, Dimitria Electra and Berit Broogard The Epistemology of Non-Visual Perception, Oxford; Gendler, Szabó, Alief in Action (and Reaction)”, Mind & Language; Gibson, The Ecological Approach to Perception, Boston: Houghton Mifflin Goldenberg, Georg, Goldsten and Gel’s case Schn.: A classic case in neuropsychology?” in Classic Cases in Neuropsychology, Chris Code, Claus-W. Wellesch, Loenette, Lecours, Hove, NY: Psychology Guillot, “I Me Mine: On a Confusion Concerning the Subjective Character of Experience”, Review of Philosophy and Psychology; Guillot, Marie and Manuel García-Carpintero (eds.), forthcoming, The Sense of Mineness, Oxford: Oxford University Press. Gurwitsch, Aron, 1985, Marginal Consciousness, Athens, OH: Ohio University Press. Haggard, Patrick, Tony Cheng, Beck, and Fardo, “Spatial Perception and the Sense of Touch”, in Vignemont and Alsmith, Hall, “If It Itches, Scratch!”,Australasian Journal of Philosophy; Harcourt, “Wittgenstein and Bodily Self-Knowledge”, Philosophy and Phenomenological Research; Head, Henry and Holmes, Sensory Disturbances from Cerebral Lesions”, Brain, Henri, Philosophie et Phénoménologie du corps, Paris: Presses Universitaire de France. Hilti and Brugger, Incarnation and Animation: Physical versus Representational Deficits of Body Integrity”, Experimental Brain Research; Holly “The Spatial Coordinates of Pain”, The Philosophical Quarterly, Hopkins,“Re-imagining, Re-Viewing and Re-Touching”, in Mcpherson, Hochstetter, Attention in Bodily Awareness”, Synthese; Hurley, Consciousness in Action, Cambridge, MA: Harvard. Husserl, Ideas Pertaining to a Pure Phenomenology and to a Phenomenological Philosophy (Second Book: Studies in the Phenomenology of Constitution), R. Rojcewicz and A. Schuwer Dordrecht: Kluwer, James, The Principles of Psychology, New York: Henry Holt. Kammers, M.P.M., Vignemont, Verhagen, and Dijkerman, “The Rubber Hand Illusion in Action”, Neuropsychologia Katz, The World of Touch, Hillsdale, NJ: Erlbaum. Kinsbourne, Marcel, 1995, “Awareness of One’s Own Body: An Attentionnal Theory of Its Nature, Development, and Brain Basis”, in Bermúdez, Marcel, and Eilan Kinsbourne, Marcel and Henrietta Lempert, Human Figure Representation by Blind Children”, The Journal of General Psychology; Klein, What the Body Commands: The Imperative Theory of Pain, Cambridge, MA: The MIT Press. Knoblich, Günther, Ian M. Thornton, Grosjean, and Shiffrar Human Body Perception from the Inside Out, New York: Oxford University Press. Leder, Drew, The Absent Body, Chicago: Chicago University Press. Legrand, The Bodily Self: The Sensori-Motor Roots of Pre-Reflective Self-Consciousness”, Phenomenology and the Cognitive Sciences; Lhermitte, De l’image corporelle”, Revue Neurologique, Longo, Body Representations and the Sense of Self”, in Vignemont and Alsmith, Longo, Matthew R., Friederike Schüür, Marjolein P.M. Kammers, Manos Tsakiris, and Patrick Haggard, 2008, “What Is Embodiment? A Psychometric Approach”, Cognition; Longo, Matthew R. and Patrick Haggard, “An Implicit Body Representation Underlying Human Position Sense”, Proceedings of the National Academy of Sciences; Lyons, Circularity, Reliability, and the Cognitive Penetrability of Perception”, Philosophical Issues; Mach, Ernst, The Analysis of Sensations, La Salle, Ill.: Open Court. Maine de Biran, F. P. G., Essai sur les fondements de la psychologie, Paris: Vrin. Mandrigin, Alisa, forthcoming, “The Where of Bodily Awareness”, Synthese Margolis, “Awareness of Sensations and of the Location of Sensations”, Analysis; Marchetti, Clelia and Sergio Della Sala, Disentangling the Alien and Anarchic Hand”, Cognitive Neuropsychiatry; Marr, Vision: A Computational Investigation into the Human Representation and Processing of Visual Information, San Francisco, CA: W.H. Freeman. Martin, Michael G.F., “Sight and Touch”, in Crane, Sense Modalities and Spatial Properties”, in Spatial Representations: Problems in Philosophy and Psychology, Eilan, McCarty and Brewer, Oxford, Bodily Awareness: A Sense of Ownership”, in Bermúdez and Martínez, Imperative Content and the Painfulness of Pain”, Phenomenology and the Cognitive Sciences; Matthen, The Oxford Handbook of Philosophy of Perception, Oxford; The Dual Structure ofc touch”, in Vignemont, Wong, Serino, and Farnè forthcoming. McDowell, Anscombe on bodily self-knowledge”, in Essays on Anscombe’s “Intention”, Anton Ford, Jennifer Hornsby, and Frederick Stoutland (eds.), Cambridge MA: MIT Press, McGinn [HE CITES ME – I NEVER LIKED HIM. GRICE] The Character of Mind: An Introduction to the Philosophy of Mind, Oxford, New York: Oxford University Press. McGlone, Wessberg, and Olausson, Discriminative and Affective Touch: Sensing and Feeling”, Neuron; Mcpherson, The Senses: Classic and Contemporary Philosophical Perspectives, Oxford. Medina and Coslett, “What Can Errors Tell Us about Body Representations?”, Cognitive Neuropsychology; Melzack and Wall, The Challenge of Pain, New York: Basic Books Merleau-Ponty (“AUSTIN HATED HIM” –Grice), Maurice, Phénoménologie de la perception, Paris: Gallimard. Milner and Goodale, The Visual Brain in Action, New York: Oxford University Press. Mishara, The Disconnection of External and Internal in the Conscious Experience of Schizophrenia: Phenomenological, Literary and Neuroanatomical Archaeologies of Self”, Philosophica, Mizumoto, Masaharu and Ishikawa, “Immunity to Error Through Misidentification and the Bodily Illusion Experiment”, Journal of Consciousness Studies Moro, Valentina, Zampini, and Aglioti, “Changes in Spatial Position of Hands Modify Tactile Extinction but Not Disownership of Contralesional Hand in Two Right Brain-Damaged Patients”, Neurocase; Moseley, Gallace, and Iannetti, “Spatially Defined Modulation of Skin Temperature and Hand Ownership of Both Hands in Patients with Unilateral Complex Regional Pain Syndrome”, Brain, Munro, Daniel, forthcoming, “Visual and Bodily Sensational Perception: An Epistemic Asymmetry”, Synthese; Lara, “Explaining the Felt Location of Bodily Sensations through Body Representations”, Consciousness and Cognition; Nielsen, “Gerstmann Syndrome: Finger Agnosia, Agraphia, Confusion of Right and Left and Acalculia: Comparison of This Syndrome with Disturbance of Body Scheme Resulting from Lesions of the Right Side of the Brain”, Archives of Neurology & Psychiatry; Noë, Alva, 2004, Action in Perception, Cambridge, MA: MIT Press. Noordhof, “In Pain”, Analysis; O’Callaghan, Casey, A Multisensory Theory of Perception, Oxford: O’Regan, Why Red Doesn’t Sound Like a Bell: Understanding the Feel of Consciousness, Oxford: Oxford University Press. O’Regan and Noë, “A Sensorimotor Account of Vision and Visual Consciousness”, Behavioral and Brain Sciences; O’Shaughnessy, Brian, The Will,  Cambridge, “The Sense of Touch”, Australasian Journal of Philosophy, “Proprioception and the Body Image”, in Bermúdez, Marcel, and Eilan Consciousness and the World, Oxford: Oxford University Press. Paillard, “Body schema and body image: A double dissociation in deafferented patients”, in Gantchev, S. Mori, and J. Massion (eds.), Motor Control, Today and Tomorrow, Sofia: Professor Marius Drinov Academic, Paillard and Stelmach, “Localization Without Content: A Tactile Analogue of ‘Blind Sight’”, Archives of Neurology; PEACOCKE, “Scenarios, Concepts, and Perception”, in Crane; “Explaining de se Phenomena”, in Prosser and Recanati; The Mirror of the World: Subjects, Consciousness, and Self-Consciousness, Oxford: Philosophical Reflections on the First Person, the Body, and Agency”, in Vignemont and Alsmith; The Primacy of Metaphysics, Oxford: Oxford University Press Penfield, Wilder and Theodore Rasmussen, The Cerebral Cortex of Man, New York: MacMillan. Pitron, Victor, Adrian Alsmith, and Frédérique de Vignemont, How Do the Body Schema and the Body Image Interact?”, Consciousness and Cognition, Prosser and Recanati, Immunity to Error through Misidentification: New Essays, Cambridge; Ratcliffe,Feelings of Being: Phenomenology, Psychiatry and the Sense of Reality, Oxford: Oxford University Press. REID (citato da H. P. Grice) An Inquiry into the Human Mind on the Principles of Common Sense, Edinburgh. Richardson “Bodily Sensation and Tactile Perception”, Philosophy and Phenomenological Research, Romano, Gandola, Bottini, and Maravita, “Arousal Responses to Noxious Stimuli in Somatoparaphrenia and Anosognosia: Clues to Body Awareness”, Brain, Romano, Daniele and Maravita, “The Dynamic Nature of the Sense of Ownership after Brain Injury. Clues from Asomatognosia and Somatoparaphrenia”, Neuropsychologia, Salje, Léa “Crossed Wires about Crossed Wires: Somatosensation and Immunity to Error through Misidentification: Crossed Wires about Crossed Wires”, Dialectica, Schilder, Ferdinand, The Image and Appearance of the Human Body, New York: International Universities Press. Schwenkler, John, “The Objects of Bodily Awareness”, Philosophical Studies, Vision, Self-Location, and the Phenomenology of the ‘Point of View, Noûs Schwitzgebel, “Do You Have Constant Tactile Experience of Your Feet in Your Shoes? Or Is Experience Limited to What’s in Attention?”, Journal of Consciousness Studies Schwoebel and Coslett, “Evidence for Multiple, Distinct Representations of the Human Body”, Journal of Cognitive Neuroscience, Serrahima,“The Bounded Body: On the Sense of Bodily Ownership and the Experience of Space”, in Guillot and Garcia-Carpintero. Seth,  “Interoceptive Inference, Emotion, and the Embodied Self”, Trends in Cognitive Sciences, Sherrington, Scott, The Integrative Action of the Nervous System, New Haven, Yale. Shoemaker, “Self-Reference and Self-Awareness”, The Journal of Philosophy,  “Self-Knowledge and ‘Inner Sense’” (Royce Lectures), Philosophy and Phenomenological Research, The Object Perception Model”, Sirigu, Grafman, Bressler, and Sunderland, “Multiple Representations Contribute to Body Knowledge Processing: Evidence from a Case of Autotopagnosia”, Brain, Smith, The Problem of Perception, Cambridge, Mass. Harvard. Smith, Adrian “Acting on (Bodily) Experience”, Psyche, Smith, Bodily Awareness, Imagination and the Self”, European Journal of Philosophy, Stein and Meredith, The Merging of the Senses, Cambridge, MA: MIT Press. Thelen, and Smith, A Dynamic Systems Approach to the Development of Cognition and Action, Cambridge, MA: MIT Press Thompson, Sensorimotor Subjectivity and the Enactive Approach to Experience”, Phenomenology and the Cognitive Sciences, Tsakiris, The Material Me: Unifying the Exteroceptive and Interoceptive Sides of the Bodily Self”, in Vignemont and Alsmith; Tsakiris, and Preester, The Interoceptive Mind: From Homeostasis to Awareness, Oxford, Turvey and Carello, Some Dynamical Themes in Perception and Action”, in Mind as Motion: Exploration in the Dynamics of Cognition, Port and Gelder, Cambridge, MA: MIT, Tye, “On the Location of a Pain”, Analysis,  Beers, Sittig, and Gon, “Integration of Proprioceptive and Visual Position-Information: An Experimentally Supported Model”, Journal of Neurophysiology, Gelder, “What Might Cognition Be, If Not Computation?”:, Journal of Philosophy, VESEY, “Bodily Sensations”, Australasian Journal of Philosophy, Vignemont, “Habeas Corpus: The Sense of Ownership of One‘s Own Body”, Mind & Language, A Mosquito Bite Against the Enactive Approach to Bodily Experiences”, Journal of Philosophy,–– “Bodily Immunity to Error”, in Prosser and Recanati, A Multimodal Conception of Bodily Awareness”, Mind, Mind the Body: An Exploration of Bodily Self-Awareness, Oxford. What Phenomenal Contrast for Bodily Ownership?”, Journal of the American Philosophical Association, de Vignemont and Massin, “Touch”, in Oxford Handbook of philosophy of perception, Matthen, Oxford. Vignemont, and Alsmith, The Subject’s Matter: Self-Consciousness and the Body, (Representation and Mind), Cambridge, MA: MIT Press. Vignemont, Serino, Hong Yu Wong, and Farnè, The World at Our Fingertips: a Multidisciplinary Investigation of Peripersonal Space, Oxford: Oxford. Welch and Warren “Immediate Perceptual Response to Intersensory Discrepancy”, Psychological Bulletin, Wittgenstein, Blue and Brown Books, Oxford: Blackwell. Philosophical Investigations, Anscombe, Oxford: Blackwell. Wong, “On the Significance of Bodily Awareness for Bodily Action: Figure 1”, The Philosophical Quarterly, “In and Out of Balance”, in Vignemont and Alsmith Wu, “Mineness and Introspective Data”, in Guillot and Carpintero  Zahavi and Parnas, “Phenomenal Consciousness and Self-awareness. A Phenomenological Critique of Representational Theory”, Journal of Consciousness Studies. Keywords: corpi, unicorno, unicornis, adj. later noun, nome sustantivo, nome aggetivo, nome proprio, nome commune – unicorn – Meinong, Grice, “Vacuous Names”, vacuous descriptions, Priest, Read, persona, an Etruscan concept, the grammar of ‘referring’ – the grammar of ‘senso’, the grammar of ‘significato’ -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Francesco” – The Swimming-Pool Library. Michele Di Francesco. Francesco.

 

No comments:

Post a Comment