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Thursday, August 30, 2012

Monumenti di ROMA

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Colosseo
L'Anfiteatro Flavio, comumemente noto come Colosseo (nome che risale al Medioevo, da "colosseus", "colossale", in riferimento ad una statua di Nerone, ivi presente), è il più importante e grande monumento dell'antica Roma. Fu iniziato da Vespasiano nel 72 e terminato dal figlio Tito nell’80. E' posto nella valle tra Palatino, Esquilino e Celio, in un area che aveva fatto parte della Domus Aurea neroniana. Lo scopo dell'anfiteatro era quello di ospitare spettacoli violenti come i combattimenti dei gladiatori e nel tardo Impero esso venne adibito a "venationes", cacce di belve feroci; solo nell'anno 404 per decreto di Onorio furono aboliti i scontri tra gladiatori e nel VI secolo d. C. gli spettacoli con animali. L'Anfiteatro ha la forma di un ellisse avente un asse maggiore di 188 m, asse minore di 156 m, circonferenza di 527 m., altezza di 50 m.; poteva ospitare fino a 70.000 spettatori. I terremoti del 442, del 508 e soprattutto nell'851 causarono distruzioni e la caduta di due ordini di arcate. Nel Medioevo fu trasformato in fortezza dai Frangipane e poiché era interamente rivestito di marmi, venne sfruttato per poterne utilizzare i materiali per la costruzione di nuovi monumenti. Venne più volte restaurato dai Papi Pio VII, Leone XII, Gregorio XVI e Benedetto XIV, papa dal 1675 al 1758, sancì il divieto di effettuare ulteriori spoliazioni al monumento.
Molte leggende sono sorte intorno al Colosseo ed è celebre quella del Venerabile Beda (VII-VIII secolo) che disse: "finché starà il Colosseo starà Roma. Quando cadrà il Colosseo finirà anche Roma. Ma quando finirà Roma finirà anche il mondo".
Castel Sant'Angelo
Costruito dall'imperatore Adriano come suo mausoleo, venne iniziato nel 123 d. C. ed accolse le spoglie dei membri della dinastia imperiale fino a Caracalla. L'opera originale era molto diversa da quella che si può vedere oggi: era costituito da un grande basamento quadrato di 89 metri di lato ed alto 15 su cui si elevava un corpo cilindrico di 64 metri di diametro e di 21 di altezza, di travertino e peperino, tra una corona di statue, e al centro una statua dell'Imperatore raffigurante il Sole che guida una quadriga in bronzo. Nel 350 l'imperatore Onorio lo incorpora nelle Mura Aureliane, sulla riva sinistra del Tevere, recingendolo con mura turrite facendone una testa di ponte fortificata di là dal fiume, in grado di sostenere gli assalti durante le invasioni barbariche. Nell'anno mille, Teodorico, re dei Visigoti, lo fortifica e ne fa una prigione e successivamente i Papi ne fanno il loro caposaldo usandolo come abitazione d'emergenza e come prigione. Il nome Castel Sant'Angelo trae origine da una antica leggenda secondo la quale durante l’epidemia di peste a Roma nel 590, il contagio terminò grazie all'apparizione di un angelo che si posò sopra il mausoleo e fece il gesto di riporre la spada nel fodero a simbolo della grazia concessa. Da quel giorno la mole fu chiamata Castel Sant'Angelo e sulla sua cima fu posto un angelo dapprima di legno, successivamente e più volte di marmo, fino all’attuale in bronzo scolpito dal fiammingo Werschaffelt nel 1753. Divenuto nel X secolo castello, si chiamò poi torre dei Crescenzi fino al 1277 quando, dopo i restauri fatti eseguire da Nicolò III divenne proprietà del Papato, che lo unì alle mura vaticane attraverso il “Passetto”, un lungo corridoio fortificato che consentiva il passaggio dei pontefici dai Palazzi Vaticani al castello. L'edificio fu nel tempo utilizzato, sia come fortezza, che come prigione fino a rappresentare il caposaldo del potere papale in Roma, della difesa della città contro gli assedi; nel 1527 vi si rinchiuse Clemente VII per scampare alle soldatesche di Carlo V durante il “sacco di Roma”. Dopo l'occupazione francese della fine del XVIII secolo, non fu più dimora papale, ma caserma e prigione, ruolo che svolse anche durante il Risorgimento. Con l'avvento del governo italiano fu mantenuta la destinazione a prigione e caserma fino al 1901, quando se ne iniziò lo sgombero e fu trasformato in museo; ancora oggi è sede del Museo Nazionale di Castel S. Angelo.
Piramide Cestia
La Piramide Cestia è l’unico monumento superstite di una serie presente a Roma nel I secolo a.C., quando l’edilizia funeraria fu interessata dalla moda sorta a Roma dopo la conquista dell’Egitto nel 31 a.C. Caio Cestio, uomo politico romano, membro del collegio sacerdotale degli epuloni, dispose nel testamento che la costruzione del proprio sepolcro, in forma di piramide, avvenisse in 330 giorni. La tomba fu innalzata lungo la Via Ostiense, nel periodo tra il 18 e il 12 a.C., cioè tra l’anno di promulgazione della legge contro l’ostentazione del lusso che impedì di porre all’interno della cella alcuni pregiati arazzi, e quello della morte di Agrippa, genero di Augusto, menzionato tra i beneficiari del testamento. La piramide fu successivamente inglobata nella cinta muraria costruita tra il 272 e il 279 su iniziativa dell’imperatore Aureliano. La struttura, alta 36,40 metri con una base quadrata di 29,50 m di lato, è composta da un nucleo di opera cementizia con cortina di mattoni; il rivestimento esterno è costituito da lastre in marmo lunense. La camera sepolcrale, di circa 23 mq, con volta a botte, fu murata al momento della sepoltura, secondo l’usanza egiziana. Al medioevo risale probabilmente la prima violazione della tomba, attraverso un cunicolo scavato sul lato settentrionale, che ha determinato la perdita dell’urna cineraria e di porzioni notevoli della decorazione. Le pareti sono decorate a fresco secondo uno schema decorativo a pannelli, all’interno dei quali si distinguono, su fondo chiaro, figure di ninfe alternate a vasi lustrali. In alto, agli angoli della volta, quattro Vittorie alate recano nelle mani una corona e un nastro; al centro in origine doveva essere una scena di apoteosi raffigurante il titolare del sepolcro.
Terme di Diocleziano
Le Terme di Diocleziano sono il più grandioso impianto termale mai costruito a Roma. Erette tra il 298 e il 306 d.C., avevano un'estensione di oltre 13 ettari e potevano accogliere fino a 3000 persone contemporaneamente, in un percorso che si snodava tra palestre, biblioteche, una piscina di oltre 3500 metri quadrati e gli ambienti che costituivano il cuore di ogni impianto termale: il frigidarium, il tepidarium e il calidarium. Proprio queste ampie sale furono trasformate da Michelangelo per la realizzazione della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri Cristiani: negli altri ambienti delle Terme sorse, ideato dallo stesso artista, il Convento dei Certosini.
Sede originaria del Museo Nazionale Romano fin dalla sua istituzione nel 1889, le Terme e la Certosa sono oggetto di un processo di restauro che ha finora permesso la riapertura di una parte del complesso monumentale e di due sezioni espositive di un articolato museo, la Sezione di Protostoria dei Popoli Latini e quella Epigrafica sulla Comunicazione Scritta nel Mondo Romano.
Il visitatore può dunque, oltre al percorso museale di visita, godere anche della sontuosa e imponente Aula Decima, all'interno della quale sono esposte la grande tomba dei Platorini e due tombe a camera provenienti dalla Necropoli della via Portuense con affreschi e stucchi; è poi possibile passeggiare nel grande Chiostro Michelangiolesco della Certosa, oggi inattesa oasi di pace e silenzio a pochi passi dall'affollatissima stazione Termini, dove sono esposte più di 400 opere tra statue, rilievi, altari, sarcofagi provenienti dal territorio romano.
Mausoleo di Augusto
L’imperatore Augusto, dopo aver visitato la tomba di Alessandro Magno ad Alessandria, decise di costruire una grandiosa tomba per sé e la sua famiglia in Campo Marzio. I lavori del mausoleo cominciarono nel 30 a.C. al suo ritorno a Roma dopo la guerra contro Antonio e Cleopatra che portò alla conquista dell’Egitto. Il Mausoleo di Augusto è il più grande sepolcro a pianta circolare conosciuto, con un diametro di circa 87 metri. Era costituito da un basamento esterno, ora del tutto scomparso, e da un corpo cilindrico interno, al centro del quale vi era una un’altra costruzione cilindrica sulla cui sommità era collocata la statua di bronzo di Augusto. All’entrata del mausoleo erano posti due obelischi che oggi si trovano rispettivamente in Piazza del Quirinale ed in Piazza dell’Esquilino. L’ingresso al mausoleo avviene attraverso una breve scalinata fiancheggiata da due pilastri su cui erano fissate delle tavole di bronzo sulle quali era incisa l’autobiografia di Augusto. Al termine di un lungo corridoio si giunge ad una cella di forma circolare con tre nicchie rettangolari, dove si trovavano le tombe della famiglia imperiale, ed al centro un grande pilastro cilindrico contenente una stanzetta quadrata: probabilmente la tomba di Augusto. Dopo essere stato abbandonato e saccheggiato in epoca medievale, il mausoleo subì numerose trasformazioni. Fu usato come fortezza dalla famiglia Colonna (XII secolo), come giardino, come anfiteatro nel XVIII secolo ed, infine, come teatro e sala da concerto agli inizi del 900.
Negli anni 1936-1938, con la demolizione del quartiere circostante e la realizzazione di Piazza Augusto Imperatore, il mausoleo fu restaurato e riportato all’aspetto originario.
colonna Traiana
colonna di
Marco Aurelio
Colonna Traiana
Campeggia isolata sulla piazza, è uno dei rarissimi monumenti antichi sopravvissuti pressoché intatti fino a noi, alta, compreso il basamento, m 39.87 (il fusto, con la base e il capitello, m 29.76) e composta da 25 blocchi di marmo del diametro di m 3.5. La superficie esterna della colonna è interamente ricoperta da un fregio a bassorilievo, alto c. 1 m e originariamente arricchito dalla policromia, che racconta episodi delle guerre daciche (101-103 e 107-108): la rappresentazione delle varie scene, non solo minuta e accurata (le figure sono c. 2500) ma anche di altissima qualità artistica, è dovuta al cosiddetto Maestro delle Imprese di Traiano. Dal basamento, decorato con trofei di armi barbariche e da un'iscrizione sopra la porta d'ingresso ricordante che la colonna fu eretta anche a testimoniare l'altezza del monte prima degli sbancamenti per l'apertura del foro di Traiano e dei vicini omonimi mercati, una scala a chiocciola, ricavata all'interno del fusto, sale alla piattaforma dove dal 1587, in sostituzione di quella dell'imperatore, è la statua di S. Pietro (Tommaso Della Porta e Leonardo Sormani).
Colonna Marco Aurelio
Venne eretta nel 180-193 per celebrare le vittorie dell'imperatore nelle guerre contro Marcomanni, Quadi e Sarmati le scene del rilievo continuo (campagna germanica del 172-173 in basso campagna sarmatica del 174-175 in alto), separate da una Vittoria, presentano uno stile meno raffinato di quello della Colonna Traiana cui si ispirano, ma più espressivo.Tutta in marmo lunense e con un fusto alto m 29.6 (con la base e il capitello m 42) e dal diametro di m 3.7, spiccava in origine da un basamento (altezza m 10.5) i cui quattro lati erano decorati con fregi e festoni sorretti da Vittorie e da una scena di sottomissione di Barbari all'interno del fusto, composto di 28 rocchi, una scala a chiocciola illuminata da feritoie sale alla sommità, dove era la statua dell'imperatore, andata persa nel Medioevo. All'intervento di Domenico Fontana sotto Sisto V (1588-89) risalgono la base attuale e la collocazione della statua bronzea di S. Paolo (Leonardo Sormani e Tommaso Della Porta), e nella stessa occasione Giacomo Longhi Silla e Matteo da Città di Castello rifecero molte delle figure andate perdute nella parte centrale e alta.
Foro Romano e Fori Imperiali
Quello che per secoli fu il centro della vita pubblica di Roma antica era in origine una valle paludosa, compresa tra i colli Capitolino, Palatino, Viminale e Quirinale, e occupata da una delle più antiche necropoli dell'abitato. L'apertura della Cloaca Massima, (canale di drenaggio diretto al Tevere) ne permise il prosciugamento; lo sviluppo dei commerci nel vicino Foro Boario ne potenziò la funzione di punto di incontro e scambio, dando il via, verso la fine del secolo VII a.C., alla sua trasformazione in cuore commerciale, giuridico, religioso e politico della città. Oltre a essere luogo d'incontro e di mercato fu anche sede di importanti santuari (di Saturno, dei Dioscuri, di Giuturna) quindi, col progressivo allontanamento degli impianti commerciali e la costruzione delle «basiliche» ( secolo II a.C.) per gli atti giudiziari e la trattazione degli affari assunse un carattere prevalentemente amministrativo, mentre si definiva, regolarizzandosi, dal punto di vista urbanistico. La sistemazione definitiva del Foro si ebbe con gli interventi di Cesare e di Augusto nello stesso tempo, con l'edificazione del nuovo foro di Cesare, seguito subito dopo da quello di Augusto e poi dagli altri imperiali, esso s'avviò a trasformarsi in un monumentale luogo di rappresentanza e di memorie storiche, mantenendo ormai immutata la sua struttura. Durante l'età imperiale, a parte i rifacimenti e i restauri, ci fu soltanto qualche 'intrusione', in particolare di monumenti onorari il più importante dei quali fu l'arco di Settimio Severo. Quando, nel 608, fu elevata la colonna (di spoglio) in onore dell'imperatore di Bisanzio Foca, la storia antica del Foro Romano era già da tempo terminata. Trasformati in luoghi di culto cristiani alcuni dei monumenti (a cominciare dalla Curia) e abbandonati gli altri, gran parte della zona, rimasta ai margini della città, andò progressivamente interrandosi, trasformandosi in terreno da pascolo (Campo Vaccino). Poi, con la 'riscoperta' del Rinascimento, mentre cominciavano gli studi dei dotti e degli artisti, diventò una gigantesca cava di materiali, molti dei quali ridotti in calce sul posto. Così fino al secolo XVII, quando tornò l'abbandono, nuovamente interrotto sul finire del successivo dalle prime esplorazioni archeologiche. L'inizio degli scavi sistematici si ebbe però solo al principio dell'800 e da allora, con momenti di particolare intensità (periodo napoleonico e dopo il 1870), essi sono continuati fino ai giorni nostri, affiancati da interventi di consolidamento e restauro delle strutture riportate alla luce.
Il Foro è attraversato dalla Via Sacra, lungo la quale si svolgevano i trionfi dei generali romani vittoriosi in battaglia. Oltre alla Via Sacra, gli edifici principali del Foro sono: la Curia, sede del Senato di Roma principale organo della Repubblica; la Basilica Emilia, eretta nel 170 a.C., luogo di incontri e di commerci; l'arco di Settimio Severo, eretto nel 203 d.C. per ricordare la vittoria sui Parti; il Tempio di Vespasiano e Tito del I secolo, di cui restano tre colonne corinzie; il Tempio di Saturno, venerato al tempo della Repubblica, del IV secolo a.C. e di cui restano otto colonne; la Basilica Giulia, costruita da Giulio Cesare e portata a termine da Ottaviano Augusto; il Tempio del Divo Giulio, di cui restano oggi pochi ruderi, costruito da Augusto nel 29 a.C. in memoria di Cesare; il tempio di Castore e Polluce, dedicato ai gemelli Dioscuri; il Tempio di Vesta, con annessa Casa delle Vestali, che custodiva il fuoco sacro tenuto perennemente acceso dalle sacerdotesse vergini.
Area Sacra dell'Argentina
Il più esteso complesso di età repubblicana attualmente visibile (le strutture datano fra gli inizi del secolo III e la fine del II a.C.), posto nella parte centrale del Campo Marzio, è stato rimessa in luce nel 1926-29 durante le demolizioni dell'intero isolato già dei Cesarini e sistemata da Antonio Muñoz nel 1933. I quattro templi che vi si allineano sono di incerta attribuzione: risalgono a epoche diverse e mostrano varie fasi al pari dell'area circostante, come è testimoniato dalla presenza di ben cinque lastricati sovrapposti. Il più antico, privo del colonnato sul lato di fondo, è attribuito alla divinità italica Feronia e databile al principio del secolo III a.C.: a tale fase risale il podio in tufo, mentre le murature laterizie della cella e il pavimento a mosaico sono riferibili al restauro domizianeo. Il tempio secondo in ordine di tempo è databile a metà secolo III a.C. ma in seguito assai rimaneggiato: rimangono, oltre al podio, varie colonne di tufo con capitelli di travertino e quelle risalenti al restauro domizianeo. Sugli avanzi della cella e del peristilio fu adattata nel secolo VIII la chiesetta di S. Nicola de Calcarariis o de' Cesarini, di cui restano le due absidi con tracce di affreschi, il cippo-altare del secolo XII e la cripta semianulare. Il terzo tempio risale probabilmente a inizi secolo II a.C.: le strutture in travertino ora visibili (il complesso è stato liberato fino a oggi solo in parte) appartengono a un rifacimento tardo-repubblicano. Ultimo per datazione è il tempio a pianta circolare, forse da identificarsi con l'«Aedes Fortunae Huisce Diei» fondata da Quinto Lutazio Catulo console nel 101 a.C. e vincitore, insieme a Mario, dei Cimbri presso Vercelli a un momento successivo risalgono l'ampliamento del podio, la decorazione a mosaico del pavimento e la base per una statua colossale in marmo bianco (resti nel museo del Palazzo dei Conservatori).La zona a lato e retrostante ai templi fu in seguito occupata da alcuni edifici in opus reticulatum e da bagni pubblici, mentre un ambiente a blocchi di tufo è forse da identificarsi con la Curia Pompeia, dove nel 44 a.C. venne assassinato Giulio Cesare. Fronteggiano i templi, sotto la cancellata moderna, resti notevoli del portico frontale della «Porticus Minucia», grande piazza del principio dell'età imperiale.
Terme di Caracalla
Sono uno dei più grandiosi e suggestivi complessi monumentali dell'antica Roma (potevano ospitare 1600 persone), di cui impressiona ancora oggi l'audacia delle possenti strutture murarie, spesso conservate fino a notevole altezza. Iniziate nel 212 da Caracalla e inaugurate nel 217, furono terminate da Elagabalo e Severo Alessandro dopo il restauro di Aureliano furono in funzione sino al 537, quando i Goti di Vitige tagliarono l'acquedotto Antoniniano, che alimentava le cisterne capaci di 80000 litri.La planimetria segue i canoni stabiliti nel secolo II, con un grande corpo di fabbrica centrale (m 220x114) circondato da spazi verdi chiusi da un recinto (m 330x330), che sulla «via Nova», parallela all'Appia, dove si apriva l'ingresso presentava un portico preceduto da ambienti con funzione sostruttiva: sui lati ortogonali erano due ampie esedre che includevano vari ambienti, mentre sul fondo era lo stadio, fiancheggiato dalle Biblioteche Greca e Latina, con le gradinate addossate alle cisterne. Al corpo centrale si accedeva da quattro porte: lungo l'asse d'ingresso si incontrava il frigidarium, la basilica (7 m 58x24) coperta da tre volte a crociera, il tepidarium e infine il calidarium, circolare (diametro m 34) e con cupola ai lati di questi erano simmetricamente disposti palestre, vestiboli, spogliatoi eccetera. Notevole interesse presentano i vastissimi ambienti sotterranei, destinati ai servizi: in uno di essi, presso l'esedra nord-ovest, fu adattato un mitreo, il più grande fra quelli noti a Roma della ricchissima decorazione architettonica non rimane che qualche frammento e alcuni mosaici pavimentali, anche se gli scavi, eseguiti soprattutto nel '500, hanno restituito opere famosissime, come il Toro e l'Ercole Farnese (ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli), le due vasche di granito di piazza Farnese e il mosaico con atleti (ora ai Musei Vaticani).
Villa dei Quintili
Area archeologica tra le più grandi nei dintorni di Roma (talmente estesa che il luogo fu chiamato Roma vecchia) che ha restituito negli scavi eseguiti fin dal '500 innumerevoli opere d'arte. Consta di vari nuclei edilizi eretti dall'età adrianea e prende nome da due ricchissimi fratelli, accusati di congiura e giustiziati dall’imperatore Commodo che confiscò la villa, rimasta in seguito al demanio imperiale lo Stato ha acquistato nel 1985 dagli eredi Torlonia gran parte dell'area. Il sito era noto nella cartografia antica come 'Statuario' per la ricchezza delle opere d'arte, o come 'Roma Vecchia' perché le imponenti rovine evocavano un'antica città. Il luogo aveva in età romana un significato sacro e leggendario: qui, al tempo del re Tullo Ostilio, si affrontarono Orazi e Curiazi nel combattimento che valse a Roma la supremazia su Alba Longa e sul Lazio. Un vasto giardino di forma simile a un ippodromo, non ancora scavato, introduceva al settore residenziale della villa, nel quale gli scavi recenti hanno riportato alla luce una grande piazza lastricata e stanze riscaldate e decorate con preziosi marmi, dove si svolgevano banchetti e festini. Gli ambienti più strettamente privati, sia padronali sia della servitù, si stendevano verso l'attuale Appia Nuova, affacciandosi sulla campagna e sul fosso dello Statuario con criptoportici, servizi, piccole sale termali, disposti a terrazze, creando una quinta scenografica di grande effetto, oggi in parte riportata alla luce. Le strutture più imponenti appartengono al settore termale, con vasche destinate ai rituali del bagno romano, di cui l'imperatore Commodo faceva un uso esagerato. La preziosa pavimentazione in marmi policromi del frigidario, ancora in buona parte conservata, aiuta a immaginare la decorazione di questo spazio, in origine molto articolato. Di estremo interesse sono il sistema di approvvigionamento idrico, che dall'acquedotto principale forniva l'acqua ai vari ambienti della villa, e gli impianti di riscaldamento sia del settore termale sia di quello residenziale. Gli scavi di fine XX secolo hanno riportato alla luce anche numerosi materiali, che documentano il lusso e la varietà degli apparati decorativi. Nella ex stalla del casale moderno è allestito l’Antiquarium, che custodisce le preziose sculture provenienti da scavi eseguiti nei primi decenni del '900. Tra queste si impone la statua colossale di Zeus seduto su una roccia, divinità cara ai fratelli Quintili e all'imperatore Marco Aurelio, loro protettore.
Teatro di Marcello
Su via del Teatro di Marcello si ha una visione completa delle arcate superstiti dell'impianto pubblico, secondo solo a quello di Pompeo per cronologia e capienza (c. 15000 spettatori), che fu iniziato da Giulio Cesare e dedicato da Augusto nel 13 o 11 a.C. alla memoria del nipote e genero Marcello. La cavea, del diametro di c. 130 m, aveva la facciata in travertino a tre ordini (quelli dorico e ionico ad arcate si conservano, mentre il terzo, probabilmente un attico chiuso con paraste corinzie, fu sostituito dal prospetto di palazzo Orsini) le arcate, 41 per ogni ordine (ne restano 12), avevano le chiavi decorate da maschere teatrali in marmo. Nella sottocavea sono grandi setti radiali in opus quadratum di tufo e, per la parte più interna, in opus caementicium con paramento in opus reticulatum rampe e ambulacri consentivano il rapido smistamento degli spettatori.Abbandonato nel secolo V e interrato per metà del primo ordine, fu utilizzato dapprima come cava di materiale, poi come fortezza e infine come palazzo patrizio, costituendo uno dei più singolari esempi di continuità storica dell'abitato nel 1926-32 fu scavato e restaurato da Alberto Calza Bini (furono allora ricostruite in tufo, con funzione di contrafforte, le arcate sul lato nord, riproducendo fedelmente l'architettura antica), che gli sacrificò però il fitto tessuto urbano circostante.Nell'area archeologica adiacente, tre colonne in marmo e con capitelli corinzi sorreggenti un frammento di trabeazione con fregio di bucrani e rami di olivo erano parte del tempio di Apollo Sosiano, dedicato nel 431 a.C., restaurato nel 179 a.C. e ricostruito nel 34 a.C.
Palatino
E' tra i sette colli quello che conserva le memorie più antiche di Roma e si eleva per 40 metri a sud del piano Foro, e per 51 sul livello del mare: dominava l'ansa del Tevere e la stessa valle del Foro. I resti del Colle Palatino conservano le memorie più antiche della città e raccontano le più antiche tradizioni di Roma. Qui era la casa di Romolo, presso la quale Augusto costruì la propria, accanto ai templi e agli edifici pubblici, poi cominciarono le costruzioni private di illustri cittadini ed il Palatino diviene sinonimo di dimora. Sorsero poi i cosiddetti Palazzi Imperiali: il palazzo di Tiberio, di Nerone (la Domus Aurea arriva fin qui), dei Flavi e di Settimio Severo. Divenne così la residenza degli imperatori, via via ampliata fino a ridurre al minimo lo spazio coperto da abitazioni private. Il nome Palatium passò pertanto ad indicare la dimora imperiale e poi divenne un nome comune in tutte le lingue europee. Con le sempre più frequenti assenze degli imperatori da Roma e la decadenza della città, anche il Palatino decade, pur rimanendo residenza ufficiale dei re goti e degli esarchi bizantini. Vi abitarono anche Papi ed imperatori del nuovo Impero d'Occidente. Dopo il Mille, in mezzo ed al di sopra delle rovine antiche, sorsero conventi, chiese, giardini, fortezze nobiliari. Specialmente i Frangipane vi dominarono in un castello costruito su ruderi antichi. Nel 1535 il Vignola realizzò per Alessandro Farnese una Villa con splendidi giardini, e gran parte del Colle fu trasformata nella Villa dei Farnese e gli Orti Farnesiani furono il primo orto botanico del mondo. Nella prima metà del XVIII secolo si iniziarono gli scavi, ma l'esplorazione archeologica regolare ebbe inizio solo quando nel 1860 Napoleone III acquistò gli Orti Farnesiani; riunita Roma all'Italia, il Governo italiano riacquisì l'area e spinse innanzi gli scavi che misero in luce le antiche memorie della parte centrale del Palatino, e il restauro di tutto il gruppo di rovine che si protende sulla valle del Circo Massimo. Più recentemente gli scavi hanno portato alla luce i resti delle primitive capanne e di altri edifici.
Campidoglio
E' il più basso dei sette colli di Roma, ma anche il più augusto, perché fu l'acropoli ed il centro religioso della città antica, rimanendo sempre il cuore e la sede del governo cittadino. Consta di due sommità ancora distinguibili (Arx e Capitolium) separate dalla depressione (Asylum) corrispondente all'attuale Piazza del Campidoglio. L'Arx, sulla parte settentrionale, era la vera rocca, e vi sorgevano il Tempio di Giunone, fondato nel 343 a.C., e il Tempio della Virtus, ora occupata dalla chiesa di Santa Maria in Ara Coeli. Il Capitolium propriamente detto, la parte meridionale, ove si innalzava il Tempio di Giove Ottimo Massimo Capitolino, di cui rimangono pochi resti, è ora occupata dal braccio nuovo del Palazzo dei Conservatori. Fra le due sommità fu costruito (78 a.C.) il Tabularium, sul quale fu eretto il Palazzo Senatorio, che ebbe aspetto di fortezza e fu più volte ricostruito, fino alla definitiva sistemazione michelangiolesca. A partire dal secolo VI d.C. si ebbe la progressiva decadenza e spogliazione del Campidoglio: pur rimanendo per tutto il Medioevo la sede del senato romano. ormai tra i ruderi pascolavano le capre e venne chiamato Monte Caprino, Dopo l'anno mille vi vengono incoronati i poeti e gli imperatori vi salgono per legittimare il loro potere. Risalgono le pendici la scalinata di Santa Maria in Aracoeli e la monumentale cordonata, ideata da Michelangelo e modificata da Giacomo della Porta, che portano sulla Piazza del Campidoglio. E' la prima piazza di Roma moderna creata su progetto di Michelangelo cui Paolo III affidò la realizzazione di una piazza monumentale che resuscitasse gli antichi fasti con una veste moderna. La scenografica soluzione dell'artista fu una terrazza trapezoidale, non di grandi dimensioni (metri 53x63), ma grandiosa e armoniosa per l'impianto architettonico, la giustezza delle proporzioni e la coerenza stilistica, da cui si domina il passato (il Foro Romano) e il presente (la città moderna), gravitante sulla statua equestre di Marco Aurelio, con il Palazzo Senatorio sullo sfondo e i Palazzi Conservatori e Nuovo ai lati. La statua equestre di Marco Aurelio nel 1981 è stata rimossa e affidata all'Istituto Centrale per il Restauro. Oggi, ritrovato l’originale splendore, può essere ammirata all’interno dei Musei Capitolini; sul piedistallo, nella piazza, è stata posta una copia.
Appia Antica
E' la "regina delle vie" dell'antica Roma, una delle strade più vecchie e famose del mondo; sicuramente la più bella per chi vuol cogliere, tra la natura, il sapore del tempo antico. Fu costruita dal censore Appio Claudio nel 312 a.C. per collegare Roma con Capua. Successivamente il tracciato stradale fu prolungato contestualmente alle nuove conquiste romane nel territorio dell'Italia meridionale. La strada raggiunse dapprima Benevento, Venosa, Taranto per aver termine a Brindisi, ideale testa di ponte per le comunicazioni militari e commerciali con la Grecia, l'Oriente e l'Egitto. L'inizio della Via Appia Antica era a poca distanza dalla curva del Circo Massimo, a Porta Capena, i cui resti scoperti nel 1867-68 oggi non sono più in luce. Da qua si cominciavano a contare le miglia con la prima pietra miliare o "Miliario", il cui originale è sulla cordonata del Campidoglio. La parte meglio conservata della via è quella subito fuori delle mura, dove subito si cominciò a costruire le prime tombe: inizialmente a camera, vedi quella degli Scipioni, dei Servilii e dei Metalli. Poi dalla fine del II secolo a.C. con la diffusione del monumento funerario isolato, la via assunse l'aspetto che ancora in parte conserva, due linee quasi ininterrotte di sepolcri di tutte le epoche e di tutte le forme; poi anche i cristiani seguirono questa tradizione e qui aprirono le più importanti catacombe. Nel '500 con l'apertura della Via Appia Nuova, venne abbandonata, fino al XVII secolo quando venne "riscoperta". Nel 1988 è stato istituito il Parco Archeologico di Via Appia Antica.
Circo Massimo
Il Circo Massimo è il primo circo costruito a Roma, fu fondato secondo la tradizione da Tarquinio Prisco. Inizialmente in legno, gradualmente venne corredato con la realizzazione della spina; nel 174 a. C. vengono costruiti i carceres in muratura dotati di cancellate e alle estremità della spina le mete. In seguito il circo, danneggiato a causa di un incendio nel 31 a.C. venne ricostruito dall'imperatore Augusto che fa collocare sulla spina del circo un obelisco dedicato al Sole nel tempio della città di Heliopolis in Egitto di 24,62 metri di altezza che oggi si può ammirare in piazza del Popolo a Roma. L’incendio del 64 distrusse anche il Circo Massimo: Nerone fece subito iniziare i lavori che terminarono solo durante il regno di Traiano, poi ulteriori modifiche furono effettuate da Antonino Pio, Caracolla, Diocleziano e infine da Costantino che lo arricchì di colonne dorate e ampliandolo fino alla capienza di circa 250.000 spettatori. Costantino fece posizionare anche l’obelisco di Tutmosi III per il tempio di Ammon-Ra a Karnak, sulla spina del circo vicino a quello di Augusto. Oggi l'obelisco si trova sulla piazza antistante il Laterano. Nel medioevo divenne luogo di fortificazioni: sul lato sud si trova attualmente una torretta medioevale detta "della Moletta", appartenuta ai Frangipane ed in cui abitò Iacopa dei Settesoli, la prima seguace romana di San Francesco di Assisi che qui fu ospitato nel suo soggiorno romano. Poi a causa anche del decentramento urbano subito da questa zona, il Circo Massimo cadde in disuso e iniziò un lento e progressivo disfacimento, dovuto alle predazioni di marmi e pietre ed a un progressivo interramento, che tutt’oggi ricopre gran parte del complesso, per questo interessato ancora da campagne di scavi archeologici.
Pantheon
È senza dubbio uno tra i monumenti più belli dell'antichità romana: fatto costruire da Marco Vipsanio Agrippa in onore di tutti gli dei, fu fatto restaurare da Domiziano dopo l'incendio dell'80 e ricostruito da Adriano nel 110, giungendo ai tempi nostri quasi integro. Di particolare interesse la sua cupola, capolavoro della tecnica e dell'architettura romana per essere anche la più grande mai costruita all'epoca: è alta 43 metri e dal diametro di base uguale a quella di San Pietro, 42,56 metri. Nel 609 Bonifacio IV lo consacrò alla Madonna e a tutti i Martiri. Nel medioevo divenne una fortezza e nel 1625 per volere di Urbano VIII fu asportato il rivestimento bronzeo delle travi del portico con il quale il Bernini realizzò i cannoni di Castel Sant'Angelo ed il baldacchino di San Pietro. Il gesto del pontefice ispirò la pungente pasquinata: "quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini". All'esterno l'edificio presenta un pronao largo 33 metri e profondo 16, con 16 colonne in granito grigio e rosa. Dal portale con battenti in bronzo si accede all'interno a pianta circolare con sette grandi nicchie che si alternano a otto edicole con colonnine. Si conservano le tombe dei reali d’Italia oltre a quella di Raffaello. Tra le opere d’arte che vi sono custodite di rilievo l'affresco dell’Annunciazione attribuito a Melozzo da Forlì, epigrafi funebri dei virtuosi Flaminio Vacca, Taddeo Zuccari, Perin Del Vaga, e, sull’altare maggiore, Madonna col Bambino romano-bizantina del VII secolo.
Monumento a Vittorio Emanuele II°
Il Vittoriano di Piazza Venezia è sicuramente uno dei monumenti più noti di Roma, e la sua storia è ricca di piccole ma interessanti curiosità. Il suo nome deriva dal nome di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo Re d’Italia, cui il monumento è dedicato. L’altro nome con cui è conosciuto il Vittoriano è l’Altare della Patria, che in realtà costituisce solo un elemento dell’intero complesso. A causa del suo aspetto architettonico molto criticato da giornalisti e esperti d’arte, al Vittoriano sono poi stati affibbiati diversi soprannomi. I romani, proverbialmente diretti nell’esprimere le proprie opinioni, non sono mai stati molto affezionati a questa ingombrante costruzione, a cui hanno attribuito l’appellativo di “macchina da scrivere” in riferimento ai voluminosi aggeggi meccanici di una volta.
Spicca nel panorama della città con il colore bianco del marmo botticino impiegato per la sua costruzione, che fu iniziata nel 1885 da Giuseppe Sacconi e ultimata, a esclusione degli elementi decorativi, nel 1911 nel 1925 venne inaugurato l'altare della Patria, nel 1927 furono collocate le enormi quadrighe in bronzo e nel 1935 terminata la decorazione degli ambienti interni. Una scalea, fiancheggiata da gruppi allegorici, sale all'altare della Patria: al centro, in un'edicola, è la statua di Roma, opera di Angelo Zanelli e sotto di essa si trova la tomba del Milite Ignoto. Due scalee laterali salgono alla statua equestre di Vittorio Emanuele II, in bronzo, di Enrico Chiaradia ed Emilio Gallori, che svetta sopra una base ove sono rappresentate le principali città d'Italia. Più in alto si leva il sommoportico, coronato dalle statue delle Regioni d'Italia e, ai lati, da due quadrighe bronzee.
Ara Pacis
L'Ara Pacis, l'Altare della Pace, rappresenta uno dei massimi capolavori dell'antica Roma giunti fino ai giorni nostri e una delle più significative testimonianze dell'arte augustea. Voluta dal senato ed inaugurata il 9 a.C. per celebrare la pace raggiunta nel Mediterraneo e a Roma per merito di Augusto che, dopo le vittorie in Gallia ed in Spagna, pose fine alla la guerra civile che durava da circa venti anni. Il monumento è costituito da un altare posto all'interno di un recinto rettangolare in marmo, le cui superfici sono decorate con preziosi fregi e rilievi in marmo di Carrara, probabilmente eseguiti da artisti greci. Eppure dopo la caduta dell’impero, per più di un millennio il silenzio calò sull'Ara Pacis, facendo perdere persino la memoria del monumento. Il recupero dell'Ara Pacis, iniziò nel XVI secolo attraverso sia ritrovamenti fortuiti che scavi mirati, ma solo nel 1879 fu identificato come l’altare augusteo della pace e la completa ricomposizione si attuò solo nel 1938, quando il monumento fu protetto da un involucro di cemento e vetro e collocato nell’attuale sito. Nel 2006 è stata inaugurata la nuova struttura progettata dall’architetto Richard Meyer la cui costruzione ha suscitato tante polemiche.
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