Speranza
Il Torso del Belvedere, Museo Pio-Clementino, Vaticano, Roma
Il
Torso del Belvedere è una scultura mutila in marmo, firmata dallo scultore
ateniese Apollonio e conservata nella complesso del Museo Pio-Clementino,
all'interno dei Musei Vaticani.
Il torso si presenta
come un monumentale nudo maschile seduto, nell'atto dinamico di sollevarsi.
Più
studiosi hanno identificato nella figura mutila l'eroe Ercole in riposo al
termine delle sue dodici fatiche.
Teorie meno accreditate lo ritengono il
campione acheo Aiace Telamonio, il ciclope Polifemo o il satiro Marsia.
Il
marmo è firmato sul piedistallo come
"opera di Apollonio, figlio di Nestore,
ateniese"
ed è da datarsi intorno al I secolo a.C.
Al tempo ritenuto originale,
è oggi considerato una copia di un bronzo del II secolo a.C.
La figura è stata rinvenuta in queste condizioni a Roma, nella
zona di Campo de' Fiori, durante il pontificato di Papa Giulio II (1503-1513).
Intorno a questo periodo, la ritroviamo in possesso dello scultore Andrea
Bregno, dalla quale confluì nelle raccolte papali, all'interno del Cortile del
Belvedere, divenendo oggetto di studi ed ammirazione da parte dei più grandi
maestri, tra i quali Michelangelo Buonarroti e Raffaello.
La lunga permanenza nei giardini
gli valse così il nome di "Torso del Belvedere".
Una leggenda racconta che il
pontefice Giulio II, sotto il cui papato si sarebbe verificata la scoperta della
statua, aveva ordinato a Michelangelo Buonarroti, suo scultore di fiducia, il completamento
dell'opera con l'aggiunta degli arti e della testa.
L'artista avrebbe declinato
la proposta giudicando il Torso troppo bello per essere alterato.
Si servì
dell'opera, invece, quale fonte di ispirazione per il suo capolavoro nella
Cappella Sistina.
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