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Sunday, May 19, 2013

PAOLO Malatesta / LANCILLOTTO dal Lago -- cronologia

Speranza


1110. “Materia arturiana” nel duomo di Modena, Otranto, Bari. Constructed by aristocracy as related to the Crusades.

1130. Vi sono molti elementi della storia di Lancillotto, che ricordano schemi tipici della fiaba  e del folklore europeo (a) il rapimento del bambino Lancillotto da parte di una fata/maga ripete un tema ricorrente del folklore europeo, (b) cosa che vale anche, evidentemente,  per l'episodio del salvataggio dellaregina GINEVRA, prigioniera nel castello di Maleagant. (c) In molte fonti, Lancillotto si presenta alla corte di Artù distinguendosi per TRE giorni consecutivi ai tornei di corte, ogni volta con un diverso travestimento: un altro episodio che ricorda da vicino l'uso della ripetizione tipica delle fiabe (si pensi alle tre case de I tre porcellini a cui il lupo bussa, la sequenza di osservazioni che Cappuccetto rosso rivolge alla "nonna", e così via). 

1165. Cristiano di Troia, L’Ancillotto, commissionato da Maria, figlia di Luidi VII ed Elonora d’Aquitania, e sposa di Enrico, conte di Sciampagna. Marie era una sostenitrice di quella visione dei rapporti fra i sessi che in seguito prese la forma dell’amore cortese e che escludeva la possibilità di vero amore fra marito e moglie. “E la regina vede che il cavaliere non osa far più. Allora lo prende ella per le guance e sì lo bacia innanzi a Galeotto, assai lungamente, tanto che la dama di Maloalto s'accorse ch'ella lo baciava”.

 

1194. Lanzelet is a medieval romance written by Ulrich von Zatzikhoven. It contains the earliest known account of the hero's childhood with the Lady of the Lake in any language. The poem consists of about 9,400 lines arranged in 4-stressed couplets. It survives complete in two manuscripts and in fragmentary form in three others.

1210.  The Prose Lancillotto. The Lancelot–Grail, also known as the Prose Lancelot, the Vulgate Cycle, or the Pseudo-Map Cycle, is a major source of Arthurian legend written in French. It is a series of five prose volumes that tell the story of the quest for the Holy Grail and the romance of Lancelot and Guinevere. The major parts are early 13th century, but scholarship has few definitive answers as to the authorship. 1210. The Lancelot propre (Lancelot Proper), the longest section, making up half of the entire cycle. It concerns the adventures of Lancelot and the other Knights of the Round Table, and the affair between Lancelot and Guinevere Lancillotto in prosa, diseminato in Italia nelle circoli aristocratichi come “materia di Bretagna”. Cap. 66: “E la regina vede che il cavaliere non osa far più. Allora lo prende ella per le guance e sì lo bacia innanzi a Galeotto, assai lungamente, tanto che la dama di Maloalto s'accorse ch'ella lo baciava.” E la regina, vedendo che Lancillotto non osava fare alcunché, lo prese per il mento, e davanti a Galeotto lo baciò alquanto a lungo.

1262. La contea di Ghiaggiuolo e stata data in

enfitensi a Malatesta da Verucchio dall’ arcivescovo di Ravenna.

1269. Paolo Malatesta, figlio di Mastin Vieccho Malatesta sposa Orabile Beatrice dei conti di Ghiaggiuòlo.

1270. Mare amoroso. Lancillotto mentioned in verse 33.

1272. Tristano Ricciardiano.

1282. Marzo. Paolo Malatesta conte di Ghiaggiuòlo, nominato dal Papa Martino IV  Capitano del Popolo a Firenze. Conosce Dante Alighieri.

1283. Francesca Minore legge a Paolo Malatesta cap. 66 del romanzo in prosa di Lancillotto dal Lago.

1285. Paolo Malatesta ucciso dal suo fratello Gianciotto al Castel di Gradara.

1286.Bonn. Earliestmanuscript of the kiss – painting – illumination.

1286. Gianciotto Malatesta remarries.

1299. Fulgore da San Gimminiano. a la brigata nobele e cortese/en tutte quelle parte, dove sono/con allegrezza stando, sempre dono/cani, uccelli e danari per ispese/ronzin portanti, quaglie a volo prese/bracchi levar, correr veltri a bandono/in questo regno Niccolò corono/per ch'ell'è 'l fior de la città sanese/tengoccio e Min di Tengo ed Ancaiano/Bartolo con Mugàvero e Fainotto/che paiono figliuoi del re Priàno/prodi e cortesi più che Lancilotto/se bisognasse, con le lance in mano/fariano tarneamenti a Camelotto. Alla brigata nobile e cortese, dovunque se ne stia in allegria, donerò sempre cani, uccelli e denari per il mangiare, buoni cavalli, quaglie prese al volo, e il divertimento di liberare i bracchi e di far correre i veltri in libertà. Di questo regno do la corana a Niccolò di Nigi, perché egli è il fiore della città di Siena; e poi Tengoccio de' Tolomei, Mino di Tengo, Ancaiano, Bartolo, Mogavero del Balza e Fainotto Squarcialupi, che sembrano figli del re Priamo, prodi e cortesi più di Lancillotto, se fosse necessario andrebbero con le lance in mano a fare tornei a Camelot.”

1304. Alighieri, essilato a Romagna scrive il V Canto dell’Inferno (“Divina Commedia”). Canto quinto, nel quale mostra del secondo cerchio de l’inferno, e tratta de la pena del vizio de la lussuria ne la persona di più famosi gentili uomini. I versi musicato da Rossini e Donizetti: “Noi leggevamo un giorno per diletto/di Lancialotto come amor lo strinse/soli eravamo e sanza alcun sospetto/per più fiate li occhi ci sospinse/quella lettura e scolorocci 'l viso/ma solo un punto fu quel che ci vines/quando leggemmo il disiato riso/esser baciato da cotanto amante/questi che mai da me non fia diviso/la bocca mi baciò tutto tremante/Galeotto fu'l libro e chi lo scrisse/quel giorno più non vi leggemmo avante.”

1305. Guitone d’Arezzo. Ben aggia ormai la fede e l’amor meo/e tutto ciò che mai dissi ch’avesse/ché de ragion è certo, al parer meo/ch’al lor valor non mai par credo stesse/ché dolce e pietosa inver me veo/più ch’alcuna ch’eo giorno anco vedesse/ch’è fatta quella, in cui fierezza creo/che più d’onni altra assai sempre potesse/siccome a Lanzelotto omo simiglia/un prode cavaler, simil se face
a lei di fera donna a meraviglia/manti baron d’alto valor verace/l’hanno saggiata assai; ma sì lor piglia/che mai tornar ver ciò non hanno face.


1313. Innocenzo III proibe “Il romanzo di Lancillotto”.

1320. Brunetto Latini Tesoretto.  Latini compares the "valente signore," to whom he dedicates the Tesoretto, to Lancelot and Tristan as well as to the heroes of antiquity.

 

 

 

1325. Tavola ritonda.

1330. Novelino. Lancelot as faithful lover.

1332. Pietro Alighieri. “Ad que dicit etiam quod precipue inducti sunt propter lecturam cuiusdam libri de gestis illorum de tabula rotunda in parte illa ubi legitur quod Galeoctus amore Lancialocti fecit quod quedam dama de Maloaut,  proca dicti Galeocti, conduxit reginam Genevram ad quoddam viridarium, ubi breviter secrete dictus Lancialoctus, eius procus, osculatus est eam, unde dicit dicta umbra dicte domine Francisce hic ultimo quod, sicut Galeotus predictus fuit mediator ibi ad tale osculum, ita ille liber et qui eum scripsit, idest composuit, fuit seu fuerunt causa ad eorum osculum a quibus talibus libris legendis ostendit etiam hic auctor debere homines se abstinere predicta de causa.

 

1352. Marco de’ Battagli, Marcha.  Paolo was killed by his brother Gian Ciotto for the cause of luxury.

1373. Giovanni Boccaccio. E così vuol questa donna dire che quello libro, il quale leggevano Polo ed ella, quello officio adoperasse tra lor due che adoperò Galeotto tra Lancialotto

e la reina Ginevra. E quel medesimo dice essere stato colui che  lo scrisse, per ciò che, se scritto non l'avesse, non ne potrebbe esser seguito quello che ne seguì. Gianciotto fieramente turbato occultamente tornò a Rimini, e da questo cotale, avendo veduto Paolo entrare nella camera da madonna Francesca, fu in quel punto menato all’uscio della camera, nella quale non potendo entrare, ché serrata era dentro, chiamò di fuora la donna, e die’ di petto nell’uscio. Per che da madonna Francesca e da Paolo conosciuto, credendo Paolo per fuggire subitamente per una cateratta per la quale di quella camera si scendea in un’altra, o in tutto o in parte potere ricoprire il fallo suo; si gittò per quella cateratta, dicendo alla donna che gli andasse ad aprire. Ma non avvenne come avvisato avea, percioché gittandosi giù s’appiccò una falda d’un corsetto, il quale egli avea indosso, ad un ferro, il quale ad un legno di quella cateratta era; per che, avendo già la donna aperto a Gianciotto, credendosi ella, per lo non esservi trovato Paolo, scusare, ed entrato Gianciotto dentro, incontanente s’accorse Paolo esser ritenuto per la falda del corsetto, e con uno stocco in mano correndo là per ucciderlo, e la donna accorgendosene accioché quello non avvenisse, corse oltre presta, e misesi in mezzo tra Paolo e Gianciotto, il quale avea già alzato il braccio con lo stocco in mano, e tutto si gravava sopra il colpo: avvenne quello che egli non avrebbe voluto, cioè che prima passò lo stocco il petto della donna, che egli aggiugnesse a Paolo.

1399. Anon. Cronaca Malatestiana.  “Zanne” “Paulo” morto subito.

 

 

1400. Andrea da Barberino, Aspramonte.

1420 Li chantari di Lancellotto

1480. Malory, “Lancillotto e Ginevra”.

1820. B. Bellini, “Paolo e Francesca: tragedia”. “Di molto crebbe forza all' intelletto mio ed alla mia fantasia, oltre Dante , il maraviglioso quadro di Francesca e di Paolo i quali pietosamente si guardano , dappoi che lessero la storia di Ginevra e di Lancillotto , mentre fattone accorto Lanciotto ...

1823. F. Strepponi, “Francesca e Paolo”. Dramma per musica in due atti su libretto di Felice Romani, Padova. Personaggi: Guido da Polenta, Francesca, Lanciotto Malatesta, Paolo Malatesta Un Guelfo, Isaura. “Paolo legge” “Assisso di Ginevra al fianco e' Lancillotto pende dal suo bel viso il desiato riso vagheggiando sospira e il dolce assenso legge in quegli occhi della sua ventura”. Fortunato guerrier. FRANCESCA: Crudel lettura. Taci, basta, non più.  PAOLO: Seguir mi lascia.  Ch'io m'illuda, concedi. A te daccanto. Lancillotto sono io, tu sei Ginevra, o mia diletta, felice il cor che t’ama piu d’un dio beato se amat. Io son da te. Vedi la bella come risponde a lui. Leggi. Udirlo vogl’io da’ labbri tuoi.  

1825. P. Carlini, “Francesca e Paolo” (Romani),  Napoli.

1828. S. Mercadante, “Francesca e Paolo” (Romani). The theatre it was written for burned to the ground in 1831.

1828. P. Generali, “Francesca e Paolo” – su libretto di PAOLO POLA, La Fenice, Venezia, 27 dec.  –PAOLO: “Su queste impresse pagine (PAOLO mostra FRANCESCA un libricciuolo che si teneva al petto) serbo il tuo pianto ancora, tu lo versasti allora in piu felice eta, finche avro vita ognora presso al mio cor stara. FRANCESCA: Su quelle impresse pagine serbi il mio pianto ancora quello ch’io sparsi ancora in piu felice eta ah quel momento agnora fitto in pensier mi sta.

1829. G. Quilici, “Francesca e Paolo” (Romani) Lucca.

1830. Tennyson, “Lancillotto e Ginevra”.

1831. G. Staffa (1807-1877). “Francesca e Paolo” (Romani). Teatro del Fondo, Napoli.

1832. G. Gorre, “Francesca e Paolo” (Romani) L'Imperial Regio Teatro degli Avvalorati Livorno, 20 luglio.

1835. G. Tamburini, “Francesca e Paolo” (Romani), Rimini.

1835. E. Borgatta, “Francesca e Paolo” (Romani) Teatro Carlo Felice, Genova.

1836. F. Morlacchi, “Francesca e Paolo” (Romani) Il melodramma testimonia l’interesse per un tema tipicamente romantico di derivazione dantesca. Il dilemma al quale dove far fronte Morlacchi e quello di scegliere tra lo stile della vecchia scuola e il nuovo linguaggio romantico. Morlacchi tenta bensì di coniugare i due orientamenti. Il risultato e spesso incoerente o poco definito.

1840. G.  Maglioni, “Francesca e Paolo” (Romani). Genova.

1840. E. Nordal, “Francesca e Paolo” (Romani).  Stadtheater, Linz, 17 febbr. Personaggi: Francesca, Anna, Paolo (tenore), Malatestino, e Gianciotto.

1840. S. Pappalardo, “Francesca e Paolo” (Romani). Genova.

1843. F. Canneti, “Francesca e Paolo” (Romani).

1846. G. Frascheri exhibits “Paolo e Francesca nell’Inferno”.

1848. G.  Rossini, Aria: Francesca da Rimini. “O anime affannate venite a noi parlar” noi leggevamo un giorno per diletto di Lancilotto, come Amor lo strinse/soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fiate li occhi ci sospinse quella/lettura, e scolorocci ' l viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse/quando leggemmo il disiato riso esser baciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu il/libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante.”

1850. Gustavo Dore illustrates the Comedy.

1851 Giovanni Flaxman, Gianciotto sorprende Paolo e Francesca, disegno, Firenze. La Divina Commedia di Dante Alighieri, composto da Giovanni Flaxman, Scultore Inglese e inciso da Tomaso Piroli,

 

Roma 1793.

 

 

1857. G. Franchini, “Francesca e Paolo” (Romani).

1859. Painting: Francesco Scaramuzza, “La bocca mi baciò tutto tremante”, 1859

1872. Sullivan, “Guinevere!”, words by Lionel H. Lewin. At one point Sullivan and Lewis pursued writing an opera together on Lancelot and Guinevere. All that came of it, however, was a narrative poem, which Sullivan set to music. The song rises to its most melodic heights as Guinevere sadly recalls her love.

1867. J. Ingres exhibits “Paolo e Francesca”

1876. M. Bianchi exhibits “Paolo e Francesca” (in Inferno), painting.

1877. H. Goetz e E. Frank,“Francesca e Paolo”

1877. Watts exhibits “Paolo e Francesca”. Painting.

1878. Cagnoni, “Paolo e Francesca”, Teatro Regio, Torino. libretto Ghislanzoni.  

1882. A.  Thomas, “Francesca e Paolo: opera in quattro atti con prologo ed epilogo” Libretto di Giulio Barbier e Michele Carré. 14 apr. Palazzo dell’Opera, Garnier, Parigi. Versione ritmica di A. Zanardini, Milano: Edoardo Sonzogno. Personaggi: Ascanio Dante Alighieri, Francesca, Guido da Polenta, Gianciotto Malatesta, Paolo Malatesta (tenore), Virgilio.

1886. Hubert Parry, “Guenever: a melodrama” Libretto di Una Taylor. The most recorded bit is the duetto King Arthur/Guinevere.

1890. A. Cassioli exhibits Paolo & Francesca, 1890.

1895. Carr and Sir Arthur Sullivan, “Il re Arturo”, tratto da Tennyson. Londra, Teatro del Liceo. Robertson plays Lancelot to Ellen Terry’s “Ginevra”.  The third act opens on a vaulted chamber, opening onto the river. Guinevere and Lancelot discover that their love is known.

1896. P. Riccitelli, “Francesca e Paolo” tratto da Silvio Pellico (1815), Personaggi: Lanciotto, Guido Francesca, Paggio, Paolo. “Io questa fiamma alcun tempo celai ma un dì mi parve che tu nel cor letto m’avessi. Il piede dalle virginee tue stanze volgevi
al secreto giardino e presso al lago in mezzo ai fior prosteso, io sospirando le tue stanze guardava e al venir tuo tremando sorsi sopra un libro attenti non mi vedeano gli occhi tuoi sul libro ti cadeva una lagrima commosso mi t’accostai perplessi eran miei detti perplessi pure erano i tuoi quel libro mi porgesti e leggemm insiem leggemmo di Lancillotto come amor lo strinse soli eravamo e senza alcun sospetto gli sguardi nostri s’incontraro il viso gli sguardi nostri s’incontraro il viso mio scolorossi tu tremavi... e ratta ti dileguasti.  FRANCESCA: Oh giorno! A te quel libro restava. PAOLO: Ei posa sul mio cuor. Felice  nella mia lontananza egli mi fea. Ecco: vedi le carte che leggemmo. Ecco: vedi, la lagrima qui cadde dagli occhi tuoi quel dì.

1901. Gabriele d’Annunzio. “Francesca da Rimini”. Francesca: Eleonora Duse. Musica di Scena: Scontrino.

1906. Sergio Rachmaninoff. Francesca e Paolo Malatesta, Libretto di Modesto Tchaikovsky. Teatro del Bolshoi, Mosca, gennaio. 24. Personaggi: fantasma di Virgilio, baritone; Dante Alighieri (tenore); Lanciotto Malatesta, baritone – creato da Giorgio Baklanoff; Francesca Malatesta, Lanciotto's wife (soprano); Paolo Malatesta, younger brother of Lanciotto (tenore). Francesca and Paolo are together ain a room in the castle. Paolo tells the story of ser Lancillotto dal Lago and Regina Ginevra, which parallels his feelings. Paolo declares his love for Francesca. Francesca resists trying to remain faithful to her husband. However her own resistance erodes at Paolo's continued expressions of love. They sing of their secret love and embrace. S. Griffiths, Review, Musical Times 1825 148 (1995), A. Huth, Notes on Rachmaninoff's Francesca da Rimini  Il grande duetto d'amore tra

Paolo e Francesca, compost durante un soggiorno in Italia, disegna un clima fortemente passionale con qualche accenno di declamato  in tipico stile verista.

1907. Luigi Mancinelli, “Francesca e Paolo”, libretto di Arturo Colautti, Teatro Comunale, Bologna, 11 novembre. L’action se déroule dans la forteresse des Malatesta, à Rimini, en l’an 1285. La longue didascalie initiale plante décor et position des personnages. Nous découvrons un talus sous le donjon, dans l’angle des fortifications, dirigé vers la ville de Rimini. Soldats et gens des Malatesta regardent vers le ciel le vol des palombes ; un jeune bouffon appelé il Matto (le Fou) est étendu sur la dernière marche d’un escalier d’angle : “il dort ou rêve au soleil” , nous dit poétiquement Colautti. Du reste le librettiste met en valeur son personnage principal Paolo Malatesta, dit « il Bello » qu’il décrit ainsi: “un jeune homme de belle prestance, très blond et à la longue chevelure bouclée sous le béret vermillon, en justaucorps sans haubert ni cotte de maille, mais l’épée au côté”. Une brève introduction orchestrale Allegro con brio, tout occupée par un motif aux notes rebattues étranges, précède les exclamations des homme d’armes regardant les oiseaux. C’est la chasse au faucon et Paolo (tenore) s’apprête à lancer le premier rapace. Il Matto  (tenore)

remarque avec une distance philosophique quel est le plus féroce, de l’homme ou de l’oiseau rapace. Le faucon de Paolo se saisit d’un héron et tous s’extasient sur l’exploit mais le Matto chantonne sagement que l’homme ou le faucon ne jouissent pas de leur victoire et deviennent proies à leur tour. Les bois de l’orchestre commentent avec espièglerie les paroles du Matto. Entrée de Francesca. Arturo Colautti note soigneusement, depuis l’escalier

central paraît d’un trait lumineux la gracieuse et passionnelle figure de Francesca, pâle sous le noir casque de ses cheveux ondulés. Elle chante depuis l’extérieur un doux hymne au mois de mai, délicatement ponctué par les choeurs des chasseurs et des donzelle, ses suivantes. Moment de parlé et monologue Francesca. Sur un délicat tissu orchestral, Francesca ouvre un petit livre et déclame un extrait de roman de chevalerie où il est question de la manière dont naît l’amour ardent. L’orchestre attaque un chaleureux allegro sostenuto portant le monologue de Francesca qui commente l’enfermement de sa jeunesse dans “ces sombres murs solitaires” et ce “cruel jardin”. Son chant culmine dans l’interrogation: comment l’amour peut-il faire vivre les âmes ? Episode Il Matto. Tandis qu’elle passe près du Fou, celui-ci baise dévotement un pan de sa

traîne mais elle retire vivement le morceau de robe et détourne ses regards avec dégoût. Fortement blessé, à part, il la met en garde car si elle est superbe et distante avec tous, elle ne dédaigne pas le seul qui précisément déplaît à son épous. Récit de Paolo. Comme pour illustrer ces paroles, Paolo s’incline et lui dit, “Toujours vous êtes la rose, la plus rare de Romagne.” Dans un Allegro animato “Pellegrino tornante di Soria”, passionné mais élégant, il narre ses souffrances de prisonnier. Espérant toucher Francesca avec ce récit, il lui demande la faveur d’un ultime

rendez-vous. Scènes diverses. Le Fou tend l’oreille puis, prenant des familiers des Malatesta à témoins, il

met en métaphore la chasse au faucon jouant sur la confusion : la proie/Francesca. Les autres lui conseillent de tenir sa langue mais Paolo se met en colère et les bois espiègles accompagnant les paroles du Matto laissent bientôt la place à des accords menaçants de l’orchestre. Paolo le saisit à la gorge et menace de l’étouffer. On les sépare et Paolo s‘éloigne. C’est alors que paraît, en haut de l’escalier, Gianciotto Malatesta, “en habit de capitaine du people”, précise Colautti qui poursuit, “le frère aîné de Paolo a le visage olivâtre, grises sont la chevelure et la barbe, la personne est forte mais trapue et un peu

voûtée”.  Le Matto s’explique à nouveau par métaphore, “Rien : une grue qui devint heron”  (comprendre : Francesca devint proie !) heureusement pour lui que Paolo n’entend pas. Il faut croire que dans le fatras métaphorique du Fou, Gianciotto perçoit de quoi éveiller ses soupçons, car il congédie tout le monde et lui ordonne de parler. Le Matto n’est pas plus direct, mais son chant est suavement moqueur, avec un accompagnement orchestral d’une

musique largement insinuante: “Dites à la flambée : gêle! Dites au poison : pardonne! Dites au sanglier : bêle! Dites à l’avare: donne! Dites à l’amour : cache-toi!… » Monologue Gianciotto et Scena. Le frère de Paolo a saisi puisqu’il demande où et quand, puis pensant aux mesures qu’il doit prendre, il lance une bourse d’or au Fou. Il donne libre cours à son amertume dans un monologue accompagné par un orchestre évidemment tourmenté et culminant sur un brutal aigu. L’orchestre s’assouplit pour accompagner l’entrée de Paolo. Ce dernier demande à son frère de chasser l’insolent bouffon mais Gianciotto veut

au contraire éloigner Paolo sous prétexte que Bologne a besoin d’un valeureux conducteur mais la vérité se fait jour, le nom de Francesca est prononce. Paolo reproche à Gianciotto de la lui avoir ravie. L’orchestre adopte un motif tumultueux alors que leur chant demeure contenu, exprimant bien l’action du livret les montrant comme se mesurant du regard. Paolo finit par accepter de partir. Monologue Gianciotto. Resté seul, il s’écrie trois fois. “Ei l’ama”.  Puis se lance dans une sorte d’air, O gelosia, Molto lento, accompagné de tonalités amères à l’orchestre (violoncelles et bois), “O jalousie, reine des affres,

Glaciale brûlure et frisson de mort, Tandis que je descends l’échelle des années, Pourquoi m’enserres-tu de tes liens? Scena Gianciotto-Francesca. Francesca s’apprête à déposer à l’autel de la Vierge des offrandes mais Gianciotto lui demande de laisser les prières pour les coupable. Abandonnant le ton de la courtoisie il lui demande si elle ne va prier pour sa ruine à lui, pour la pardon de ses turpitudes? Elle ne comprend pas ces accusations, il poursuit et insiste, sur un curieux accompagnement “bouillonnant” des bois de l’orchestre. Elle s’éloigne, assez émue, et va s’agenouiller devant l’effigie de la Vierge. Gianciotto appelle ses gens et familiers à la chasse. La grande porte du château s‘ouvre et livre passage au cortège de la chasse, le Matto en tête. Scena Gianciotto-Il Matto-Coro. Une sorte de double chanson de chasse commence alors, où la voix légère du Fou s’élève comme en contrepoint à celle du baryton, amère et noire, le choeur ponctuant tout ceci. Scena de l’invocation à Sant’Uberto/Appel aux Vêpres. La chasse s’éloigne invoquant Sant’Uberto. L’Angelus sonne, Francesca a une brève prière puis s’assure, regardant entre les merlons, que la chasse s’éloigne bien. Si succombe finalement à cette recherche de la suggestivité musicale mais il se surveille, afin d’éviter les pièges d’un mélodisme avoué, aussi bien vocal que instrumental. Il nous faut bien le néologisme de “melodisma”, pour tenter de rendre

l’expression italienne de “uno scoperto melodismo”, c’est-à-dire d’une évidente façon de composer mélodique, qui s’apparenterait bien sûr à la manière ouverte, directe et vériste -- ne résistons pas à utiliser le terme -- de la Jeune Ecole. Cantilène Il Matto. Depuis l’intérieur, le Fou prélude et chantonne un air parlant d’un bateau abandonné sur les eaux endormies. Scena Francesca « O mia Ravenna ». Sur les lumineuses phrases des violons, elle invoque sa

terre natale de Ravenna qu’elle sent de ne plus revoir.

Scena Paolo-Francesca. L’orchestre frémit sous un Presto agitato accompagnant l’entrée de Paolo. Plusieurs fois son chant est tendu en ce qu’il sollicite une force d’émission bien de l’époque de la composition, afin de traduire le désespoir de celui qui va partir (le Matto les surveille depuis les remparts supérieurs). Elle lui rappelle qu’elle est sa belle-soeur mais Paolo répond que tandis qu’il lui a pardonné (d’en épouser un autre), elle, ne lui permet même pas

de l’appeler par son nom. Durant leur dialogue, les violons jouent délicatement de jolies phrases diaphanes. C’est alors que les jeunes gens, émus par leur sacrifice mutuel se rapprochent. Paolo, faisant écho aux adieux passionnés d’Edgardo dans

le célèbre Finale I de “Lucia di Lammermoor”, s’écrie que les airs porteront vers elle ses doux

soupirs. C’est le “duetto d’amore vero e proprio” qui commence. Voilà le seul moment où Mancinelli se permet un peu plus de ferveur, de passion, dans le chant comme à l’orchestre. Romanza il Matto. Le charme retombe lorsque, accompagné de la harpe figurant le luth, le Fou chante une mélancolique romance *paroles ?* de un sirvente ou chant satirique du

célèbre troubadour Jaufré Rudel sur laquelle Francesca et Paolo dialoguent, celui-ci tentant de

la rassurer : c’est un chant venu de la mer, tous sont à la chasse. Comme il ne doit plus la revoir, il lui recommande “le petit don” qu’il lui fit à Ravenna, ce roman de chevalerie qu’elle lisait en entrant. Paolo veut lui montrer les pages tachées des larmes qu’il versa sur le triste sort commun de Lancilotto et Ginevra et pour ce faire s’approche d’un banc. “Pour mieux voir à la lueur crépusculaire, elle le suit

involontairement”, précise bien Colautti, qui tient à son adverbe. Francesca, remarquant qu’elle aussi a pleuré au même passage, “s’est assise négligemment sur le banc. Paolo, lui indiquant la page, a, sans y préter attention, fléchi un genou. On notera un second adverbe de precaution: inavvertitamente, que l’on peut traduire par : sans faire attention. Depuis le rempart, le Fou fait signe à quelqu’un finissant de gravir des marches. Les violons légers dans leurs notes les plus aiguës sèment comme une aura de mystère. Voilà le fameux passage de Alighieri dans lequel ils vont lire ensemble. Le libretto  adapte même des vers de Alighieri. Francesca ouvre le livre sur ses genoux, Paolo commence sa lecture. C’est l’instant où la reine Ginevra constate la douleur de Lancillotto, qui l’aime éperdument, plus que lui-même. Chaque fois qu’il marque une pause, Francesca le presse de continuer, si bien que les

fronts des deux jeunesgens se touchent presque dans la lecture, et leurs haleines se confondent. Paolo et Francesca, oublieux de l’heure, continuent à lire alternativement, dans la lumière assombrie du coucher de soleil. La suite de la didascalie est moins élégiaque car elle nous confirme la présence, derrière une colonne, de deux indiscrets à l’écoute, Il Matto et Gianciotto. Sur les violons délicatement sensuels,

sans extase lyrique mais déclamant presque, les deux amoureux poursuivent ainsi: Paolo: “Et la reine, le voyant ainsi le visage défait et pâle et douloureux, pâlit de compassion… Francesca: Et, vacillant, elle tomba entre ses bras. Paolo: Et longuement sur la bouche le baisa.” Abandonnant d’un coup la lecture, Francesca fixe Paolo amoureusement dans les yeux. Le jeune homme lui presse convulsivement la main.

Francesca: Oh, comment donc? Paolo: Ainsi. Paolo, tout tremblant, attirant à lui Francesca, la baise avidement sur la bouche. Gianciotto, avec un hurlement féroce fait irruption entre les deux. Le Fou, un peu à l’écart, ricane). L’orchestre vrombit, assène des coups, tandis qu’un rapide échange de paroles a lieu. Paolo déclare Francesca pure et se présente à la dague de son frère. Francesca veut s’interposer,

lançant à Gianciotto. “Moi je l’aime” “Fratricide”. Il frappe Francesca qui tombe aux pieds de Paolo, ensuite il blesse mortellement son frère qui s’abandonne sur le corps de sa belle-soeur. Entre temps, la voix du Fou s’ajoute à ce paroxysme. “Grande recompense”. “Un beau coup, vraiment” “Un, deux font trois”. L’orchestre arrête ses coups violents et attaque un crescendo impressionnant, accompagnant les terribles paroles de jubilation de

Gianciotto qui contemple Francesca tout ensanglantée. “Rassasiez-vous, mes yeux”. “Rose des Malatesta, à présent tu es vermeille”. Au son du couvre-feu, le Fou entraîne Gianciotto. Scena finale. La cloche du couvre-feu sonne comme un glas mais porteur d’apaisement. Francesca appelle Paolo, elle confond les rougeurs du coucher de soleil avec la flamme de la « peine imminente » qu’elle sent venir… mais Paolo voit sereinement la fin du jour «

bénissant celui qui rend son esprit. Leur dialogue ultime se déroule sur fond d’un choeur venu « des profondeurs », nous dit Colautti, car ses paroles de réconfort suprême pour ceux qui aimèrent vraiment, ne peuvent être celles des autres personnages, non présents et qui auraient d’abord constaté l’horreur de la scène. La mélodie est sereine et lorsque les choeurs

la reprennent, l’orchestre se joint, caressant, chaleureux. Paolo, dans un ultime effort, approche sa tête du front de Francesca, elle l’entoure de ses bras :

Francesca: Paolo, ta main. Paolo: Donne-moi ton coeur. Francesca: Et la bouche. Paolo et Francesca (ensemble): “O pio bacio, o dolce morte”. En un baiser suprême les deux parents par alliance exhalent leurs esprits, la lumière du coucher de soleil atteint à une rougeur quasi infernale. Une clameur monte à l’orchestre, s’amplifie un peu sur une note tenue… que l’on peut croire finale, mais un accord bref, sec, plaqué, unique concession au style de la Jeune Ecole,

accompagne la chute rapide du rideau. "Un corteo di palombe" (coro maschile, Paolo), "Il mio falcon" (Paolo, coro maschile), “O dolcile mil falco” (Paolo, Il Matto), "Maggio, bel Maggio" (Francesca, coro), "Dite da luga stagione" (Francesca), "O superbezza (Il Matto), "Sempre, siete la rosa piu rara di Romagna" (Paolo, Francesca)/Signori miei (Il Matto, Paolo, coro maschile)/Cessa, matto, che fu? (Gianciotto, Il Matto). “Paolo, che recerchi” (Gianciotto, Paolo), “O gelosia” (Gianciotto), “Dove n'ite, madonna?” (Gianciotto, Francesca), "Ravennate, bada" (Gianciotto, Il Matto, coro maschile), “Sant' Uberto, Sant' Uberto” (coro maschile, Francesca), “Alla cuna dell’aurora” (I'll Matto, Francesca), “Perche fuggite, Francesca?” (Paolo, Francesca), “Ciel”  (Francesca, Il Matto, Paolo), “Poi che convien” (Paolo, Francesca), “Per l'inferno” (Gianciotto, Paolo, Francesca), “Paolo, dove sei?" (Francesca, Paolo, coro)

1912. E.  Abranyi, “Francesca e Paolo Malatesta: Libretto di E.  Ábrányi, Sr. Teatro regio, Budapest, 13 genn.

1914. F. Leoni, “Francesca e Paolo”. Libretto: F. Crawford (Marcel F. A. Schwab). 6 genn.. Sala Favart della Commedia-Italiana, Parigi. Paolo, tenore, (Fernand Francell).

1914. R. Zandonai, “Francesca e Paolo”. Libretto di Tito Ricordi, tratto da D’Annunzio. Paolo, tenore, Giulio Crimi. Teatro Regio, Torino.

1949. Raffaello Matarazzo, “Paolo e Francesca”, film.  Con: Andrea Checchi (Gianciotto Malatesta), Armando Francioli (Paolo),Odile Versois (Francesca). Roberto Murolo: Giullare di corte Aldo Silvani: Astrologo Sergio Fantoni Enzo Musumeci Greco: Capitano Manfredo Nino Marchesini: Conte Giulio Ilovello Angela Lavagna: Madre Badessa Giulio Tomasini: Capitano Verrucchio Dedi Ristori: Ornella Guido Morisi: Capitano Usodimare. Alcune scene del film sono state girate nel castello di Gradara(PU) nelle Marche La storia si svolge in Italia nel XIII secolo dove due famiglie hanno appena ristabilito la pace grazie al matrimonio di Gianciotto Malatesta con la bella Francesca. Prima del matrimonio, Malatesta spedisce dalla sposa il fratello Paolo che, inevitabilmente, s'innamora di Francesca. Il loro è un amore condannato perché verrà scoperto da Malatesta che in preda alla gelosia ucciderà i due amanti.

1953. “Lancelot and Guinevere”. Robert Taylor and Ava Gardner.

1955. “Lancelot and Guinevere” film.  Cornell Wilde and Jean Wallace.

1960. “Camelot”. Julie Andrews (Guinevere) and Robert Goulet (Lancelot).

1967. “Camelot”, with Vanessa Redgrave (Guinevere) and husband Franco Nero (Lancelot).

1971. Paolo e Francesca -- film diretto da regista Gianni Vernuccio, con Samy Pavel come Paolo. Il film narra la storia di Francesca da Rimini e del suo amante Paolo. Giovanni e Paolo Malatesta sono due giovani orfani che devono far andare avanti la casata. Il primo è scontroso e introverso, invece Paolo è allegro e spensierato. Quando Giovanni si sposa con Francesca Podesti, le impedisce di rivedere i suoi vecchi amici. Durante la loro permanenza nel castello, Paolo ha la possibilità di incontrare e parlare con Francesca, che se ne innamora a prima vista. In seguito Paolo decide di organizzare una festa tra vecchi amici e invita anche i coniugi Giovanni e Francesca. Quando Giovanni scopre l'amore segreto del fratello e della moglie, li ammazza in preda alla gelosia.

1990. “Lancelot”. Richard Gere (Lancelot), Sean Connery (Arthur), Julia Osmond (Guinevere).

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