Camus: che questo poema, "Berato", sia stato composto da Ossian poco prima della sua morte , e perciò nella tradizione è chiamato "l’ ultimo inno d’ Ossian".
INNO
PAROLA CHIAVE: INNO.
Il traduttore inglese prese la libertà di denominarlo "Berato", dal fatto di cui si narra la storia, e che accadde in un’ isola di questo nome.
Il poema "BERATO" si apre con un’elegia sopra l’immatura e inaspettata morte di Malvina, sole conforto del vecchio Ossian.
Avendo il poeta OSSIAN nel suo lamento fatto menzione di "Toscar:, prende a raccontare la sua prima impresa giovanile in cui Toscar suddetto ebbe parte.
Larthmor, signor di Berrathon,
isola della Scandinavia, essendo
divenuto vecchio, fu cacciato
dal regno da Uthal suo figlio,
e confinato in una grotta.
FINGAL, che nella sua gioventù era
stato ospitamente accolto da Larthmor,
mentre navigava a Loclin, nel tempo de’ suoi amori
con AGANADECA, inteso il fatto,
ape ì Ossian e Toscar a liberare il vecchio re LARTHMOR.
Siccome UTHAL era tanto bello quanto feroce e superbo,
NINATHOMA, figlia di THORTOMA, uno de’ regoli confinanti,
se ne invagh‘r e fuggi con lui.
Ma. egli dopo qualche tempo divenuto incostante,
confinò NINATHOMA in un’isola deserta pressci la costa di BERATO (Berrathon).
Ossian passando liberò NINATHOMA e condusse seco, indi
approdando a BERATO (Berrathon) assieme con Toscar; mise in rotta le truppe di
UTHAL, e uccise questo in duello.
NINATHOMA, il di cui amore. malgrado l’ingratitudine
di UTHAL, non s’era punto diminuito,
udendolo morto, ne mori anch’essa di doglia.
Ossian e Toscar, dopo avere ristabilito sul
trono il vecchio Lartlnuor
tornano trionfanti a Morven.
Il poema si chiude con un canto patetico relativo alla prossima morte di Ossian.
Questo componimento è quasi tutto in metro lirico.
vomx , ceruleo rio
le garrule onde
cola di Luta vèr la piaggia erbosa
verd’ ombra il bosco intorno
cola di Luta vèr la piaggia erbosa
verd’ ombra il bosco intorno
vi diffonde
e in sul meriggio il sol sopra vi posa
scuote il folto scopeto ispide fronde
dechina il fior la testa yrugiadosa
alzalo il venticello e lo vezzeggia
quei mestamente languidetto ondeggia
o venticello tremulo
i par che il fioretto chiedagli ,
per ché mi svegli tu?
per ché mi svegli tu?
il nembo
il nembo appressasi
che già 111’ atterra e sfiorami
domani io non son più
verrà doman chi mi mirò pur oggi
ga'o di mia beltà,
che già 111’ atterra e sfiorami
domani io non son più
verrà doman chi mi mirò pur oggi
ga'o di mia beltà,
l:.i scorrerà col guardo e campi e' poggi,
ma non mi troverà.
ma non mi troverà.
così d’Ossian ben tosto andranno in traccia
di Cena i figli
di Cena i figli
allor che fia tra i spenti
usciran baldi i giovinetti a caccia
usciran baldi i giovinetti a caccia
nè udran la voce mia sonar su i venti.
ov’ è, diran dolenti ,
il figlio di Fingal chiaro nel canto
e’l volto bagnerà stilla di pianto.
ov’ è, diran dolenti ,
il figlio di Fingal chiaro nel canto
e’l volto bagnerà stilla di pianto.
Nel testo il modo è imperativo; ma sil‘f‘atte cose non possono comandarsi. Perciò si è creduto bene di sostituire l’ indicativo.
Questi sentimenti non sono qui} posti a caso: si vedrà bentosto ove tendano.
Vieni dunque, o Malvina (a), e sin che puoi,
L’ alma cadente del cantor conforta:
Indi sotterra, al fin de’ giorni suoi, -
Nel campo amato (b) la sua spoglia smorta.
Malvina , ove se” tu co’ canti tuoi? ‘
Ché non t’appressi , 0 mia fidata scorta?
Figlio d’Alpin , sei qui? ché non rispondi?
Dolce Malvina mia, dove t’ ascondi?
L’ alma cadente del cantor conforta:
Indi sotterra, al fin de’ giorni suoi, -
Nel campo amato (b) la sua spoglia smorta.
Malvina , ove se” tu co’ canti tuoi? ‘
Ché non t’appressi , 0 mia fidata scorta?
Figlio d’Alpin , sei qui? ché non rispondi?
Dolce Malvina mia, dove t’ ascondi?
IL memo n’u.rmo
Cantor di Coma , pocanzi passai
Presso le torri antiche di Tarluta (e) ,
Nè fumo vidi (d) , nè voce ascoltai;
Era ogni cosa di lutto vestuta.
Le vergini dell’ arco (e) addomandai,
Ciascuna abbassò gli occhi, e stette muta.
Avean d’ oscuritade un sottil velo (
Pareano stelle in nebuloso cielo.
Presso le torri antiche di Tarluta (e) ,
Nè fumo vidi (d) , nè voce ascoltai;
Era ogni cosa di lutto vestuta.
Le vergini dell’ arco (e) addomandai,
Ciascuna abbassò gli occhi, e stette muta.
Avean d’ oscuritade un sottil velo (
Pareano stelle in nebuloso cielo.
ossmn
Oh noi dolenti e lassi!
Così presto sparisti, amata luce (g),
Lasciando tenebroso il piano e ’l monte?
Di tua partenza ai passi
Così presto sparisti, amata luce (g),
Lasciando tenebroso il piano e ’l monte?
Di tua partenza ai passi
Ossian non sapeva ancora che Malvina fosse morta.
Nel campo di Lutha.
Ov’ era 1 abitazion di Malvina. Questo nome, che dal traduttore inglese non è spiegato, dovrebbe signi< ficar la torre o il palagio di Lutha.
(d) Segno che non c’ era Poco, nè chi lo accendesse.
(e) Nel testo: le figlie dell’ arco, le cacciatrici.‘
(f) L’originale: sottile oscurità copriva la lor: bellenza.
4g) L’ autore continua questa metafora per tutto il paragrafo. T. I ‘
Fu grazia e maestà compagna e duce,
Come a luna che scende entro il gran fonte (a).
Ma noi con mesta fronte
Starem piagnendo a richiamarti invano:
Addio ; dolòe riposo
Godi, raggio amoroso,
Ma guarda almeno alla mia notte amara:
Lume non la rischiara ,
Che di tetre ,meteore in ciel turbato:
Cosi presto , sparisti, o raggio amato?
Ma che veggol’ che veggol
Ah tu poggi ori-lucente ,
Come Sole in oriente ,
A mirar l7 ombre felici
Già dei nembi abitatrici,
E guidar festosa danze
Là del tuono entro le stanze,
Fuor di cura egra morta].
Pende' nube alto sul Cona (b)
Che pel ciel passeggia e tuona (c) ;
Di tempeste ha grave il grembo ,
Ha di lampi acceso il lembo;
Dell’incarco alteri e lenti
Sotto lei rotano i venti
Di grand’ ale armati il tergo:
Questo, si, questo è l’albergo
Dell’ altissimo F ingal.
Come a luna che scende entro il gran fonte (a).
Ma noi con mesta fronte
Starem piagnendo a richiamarti invano:
Addio ; dolòe riposo
Godi, raggio amoroso,
Ma guarda almeno alla mia notte amara:
Lume non la rischiara ,
Che di tetre ,meteore in ciel turbato:
Cosi presto , sparisti, o raggio amato?
Ma che veggol’ che veggol
Ah tu poggi ori-lucente ,
Come Sole in oriente ,
A mirar l7 ombre felici
Già dei nembi abitatrici,
E guidar festosa danze
Là del tuono entro le stanze,
Fuor di cura egra morta].
Pende' nube alto sul Cona (b)
Che pel ciel passeggia e tuona (c) ;
Di tempeste ha grave il grembo ,
Ha di lampi acceso il lembo;
Dell’incarco alteri e lenti
Sotto lei rotano i venti
Di grand’ ale armati il tergo:
Questo, si, questo è l’albergo
Dell’ altissimo F ingal.
. . . \ . (a) Espressrone del Poliziano per sigmficar il mare.
((11) La traduzione diede a questa nuvola un aspetto di maestà più terribile , onde fosse più degno albergo d’un tal eroe. Ma le tinte che hanno rinforzato il colorito del quadro sono tutte della tavolozza di Ossian. .l(_c) L’ originale: ituoi azzurri increspatifianchi sono a n.
In maestosa oscuritade ei siede ,
Su i nembi ha ’l piede:
Il capo sovrasta ,
Palleggia l’ asta,
Il nero-brocchiero
Mezzo si tuffa entro i nebbiosi gorghi ;
Luna par che giù nell’onde
Di sua faccia ancor nasconde
L’una metà, con l’altra
D’ un fioco raggio pinge
L’ azzurra faccia di che il ciel si cinge.
F anno cerchio al gran Re gli eroi possenti
Ad ascoltare intenti
Benché fioco
D’ Ullino il canto ,
Che al suon roco .
D’ aerea arpa si mesce, e stuolo hitanto
D’ eroi minor‘ la sala '
Fa di lugubre maestade adorna,
E di mille meteore il buio aggiorna.
Sulla nebbia mattutina
Vien Malvina,
Alle porte ella s’ affaccia,
Ed ha sparso in su la faccia
Un amabile rossor. ‘
L’ ombre avite , in cui s’aiiisa .
Mal ravvisa (a);
Su i nembi ha ’l piede:
Il capo sovrasta ,
Palleggia l’ asta,
Il nero-brocchiero
Mezzo si tuffa entro i nebbiosi gorghi ;
Luna par che giù nell’onde
Di sua faccia ancor nasconde
L’una metà, con l’altra
D’ un fioco raggio pinge
L’ azzurra faccia di che il ciel si cinge.
F anno cerchio al gran Re gli eroi possenti
Ad ascoltare intenti
Benché fioco
D’ Ullino il canto ,
Che al suon roco .
D’ aerea arpa si mesce, e stuolo hitanto
D’ eroi minor‘ la sala '
Fa di lugubre maestade adorna,
E di mille meteore il buio aggiorna.
Sulla nebbia mattutina
Vien Malvina,
Alle porte ella s’ affaccia,
Ed ha sparso in su la faccia
Un amabile rossor. ‘
L’ ombre avite , in cui s’aiiisa .
Mal ravvisa (a);
(a) Nell’ originaler vede le incognite faccir: de’ padri suoi. Per la voce padri par che debbano intendersi gli antenati di Malvina da lei non prima veduti:, altrimenti non avrebbe detto che le loro faccia erano incognite. Ad ogni modo, il termine incognito non sembra il più
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