Grice e Filangieri: la ragione conversazionale e
l’implicatura dello stato di ragione – scuola di San Sebastiano – filosofia
napoletana – filosofia campanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (San Sebastiano). Filosofo napoletano. Filosofo
campanese. Filosofo italiano. San Sebastiao al Vesuvio, Napoli, Campania. Grice: “The importance of
Filangieri is in the concept of ‘ragione retorica;’ indeed, on the footsteps of
Vico, Filangeri ‘posseduto della ragione,’ shows that illuminism is incompatible
with the ancien regime!” Dei
principi di Arianello, figlio di Cesare, principe di Arianiello, e di Marianna
Montalto, figlia del duca di Fragnito, nacque in Villa F., nel Casale di San
Sebastiano di Napoli. Nella medesima villa F. muore Giovan Gaetano F.: il nonno
dell'illuminista. Da una delle famiglie più antiche della nobiltà partenopea. Lo
zio arcivescovo è Serafino F.. Riceve un'educazione severa che si svolge
privatamente nel Palazzo Filangieri di Largo Arianello. Se ne occuparono lo zio
Serafino, e soprattutto Luca. Si dedica alla filosofia. Si laurea. A seguito
della carica di gentiluomo di camera presso Ferdinando IV, si dedica al
progetto della riforma di giustizia e divenne ufficiale di marina. Il suo
illuminismo è considerato napoletano in quanto non assimilato dall'esterno. Si
tratta di un illuminismo prodotto nella Napoli. La città partenopea si era
dimostrata sì come uno dei maggiori laboratori di idee d'Italia, ma in essa
allo stesso tempo esistevano sempre i privilegi feudali e il lusso sfrenato di
nobiltà, mentre la massa plebea continua a vivere nell'ignoranza. Si
parla a questo proposito di "questione meridionale" in quanto vi si
impediva non solo il progresso, ma si metteva in discussione anche l'esistenza
di una civiltà, dato che il tessuto sociale era ridotto a brandelli. In tale
contesto rappresenta la voce riformatrice, la cui efficacia e tuttavia limitata
dalla precoce morte, prima delle vicende rivoluzionarie. Scrisse un saggio, “Morale
de' legislatori”, nel quale dichiara di essere favorevole alla pena di morte,
mettendo in discussione le tesi di Beccaria. Afferma infatti che nello “stato
di natura” – non lo stato civile -- ciascuno ha il diritto di togliere la vita
a tutti per proteggere la propria ingiustamente minacciata". Tali temi
vengono poi ripresi e trattati ne “La scienza della legislazione”. Stampa a
Napoli le riflessioni politiche su l'ultima legge del sovrano. Le riflessioni
riguardano la riforma dell'amministrazione della giustizia. In particolare
afferma la necessità, per il magistrato, di motivare la propria sentenza in
base alla legislazione scritta nel regno, permettendo in questo modo di eliminare
gli abusi e i privilegi per il giudice. L'Illuminismo napoletano di F. emerge in
particolar modo in “La Scienza della Legislazione”. Analizza le linee sistematiche di una scienza
pratica destinata a essere guida delle riforme legislative e basata sulla *felicità
individuale* del cittadino come premessa *utilitaristica* allo stato buono. Filosofi
come d'Alembert e Montesquieu, con il loro spirito di classici
dell'Illuminismo, contribuirono a influenzare F. Ottenuta la dispensa dal
servizio di corte, si trasferì a La Cava, poco lontano da Napoli. Qui si dedica
interamente alla filosofia. Arrivano le prime condanne da parte
dell'Inquisizione, anche se la Chiesa romana non contesta la legittimità dei
provvedimenti assunti dal governo borbonico sulla scorta delle proposte
contenute in “La scienza della legislazione”. Divene capitano di fanteria. Consigliere
del Supremo Consiglio delle Finanze e, preso dagli impegni politici, non riusce
“La Scienza”. Si ritira a Vico Equense. Essendo
stato iniziato in massoneria in una loggia napoletana, ha solenni funerali
massonici, ai quali parteciparono delegazioni di tutte le logge napoletane. A F.
e intitolato il carcere minorile di Napoli. A Milano è intitolata la piazza
antistante il carcere di San Vittore. Composta da otto libri, “La Scienza
della legislazione” è un'opera di alto e innovativo valore in materia di filosofia.
E così apprezzata per la sobrietà della critica e per la concreta esposizione
sul piano giuridico. Espose una FILOSOFIA frutto della grande cultura
napoletana antecedente all'Unità d'Italia, rappresentata in particolare da VICO
(si veda) e GIANNONE (si veda), che
interpola con Montesquieu e Rousseau. Porta alla luce le ingiustizie sociali
che affliggevano Napoli, pervasa dal lusso sfrenato dei privilegi feudali di
aristocrazia, sfruttatori del popolo. Al tempo stesso essa chiede alla corona
di farsi portatrice di una rivoluzione pacifica, una sorta di modello di
monarchia illuminata, secondo i canoni illuministici, da conseguire attraverso
una seria azione riformatrice d’attuarsi sugli strumenti giuridici.
Importanti l'affermazione dell'esigenza di attuare una codificazione delle
leggi e di una riforma progressiva dalla procedura penale, la necessità di
operare un'equa ripartizione delle proprietà terriere e anche un miglioramento
qualitativo dell'educazione pubblica oltre ad un suo rafforzamento su quella
privata. Per ciò che attiene al diritto criminale dà un'innovativa
definizione di delitto. Una azione A puo essere contraria alla legge L ma non
un ‘delitto’. Un agente che commette A (non delitto) non e un ‘delinquente’. Un’azione
A disgiunta dalla volontà V non è imputabile dallo stato civile. La volontà V disgiunta
dall'azione A non è punibile dallo stato civile. Un delitto consiste dunque in
una azione che viola la legge L, accompagnata dalla *volontà* dell’agente
‘delinquente’ di violar la legge L. Tratta le principali proposte di riforma,
nel campo politico-economico -- abolizione del privilegio feudale, ecc. -- ,
penale, dei rapporti tra religione e legislazione, e, in modo particolare, nel
campo educativo. Essa comprende “Le regole generali” della
scienza legislativa, “Leggi politiche ed economiche”; “Leggi criminali (procedura; delitto e pena), “Leggi che riguardano l'educazione, i
costumi – Kant ‘zitte’ Varrone, mos, ethos --
e l'opinione pubblica), “Leggi
che riguardano la religione”; “Leggi
relative alla proprietà, rimase abbozzato (ne fu steso soltanto il sommario), e
Leggi sulla famiglia. Tra le varie tesi esposte in questo libro emerge la
considerazione che ha dell'agricoltura. Sotto l'influenza di GENOVESI, di VERRI
e dei fisiocratici, la considera un settore importante del sistema economico e
propose la rimozione di ogni ostacolo giuridico, fiscale ed economico al suo
sviluppo e alla libertà del commercio dei suoi prodotti, sostenendo altresì
l'imposta unica sul prodotto della terra. Il trattato è messa all'Indice
dalla Chiesa romana per le sue idee giacobine. Infatti critica l'atteggiamento
di Roma, ritenendo appunto che questa pesasse sulla società e si avvalesse di
privilegi. Ha messo in campo proposte -- giustizia sociale e giuridica,
uguaglianza, pubblica istruzione, espropriazione dei beni ecclesiastici donati
dai fedeli, ecc. -- miranti al progresso in senso rivoluzionario attraverso
un'azione legislativa fondata sulla ragione (non la fede) e rivolta ad un
altrettanto presunto sviluppo della realtà di Napoli, ma con i metodi
tipicamente giacobini basato su coercizione e sentimento massonico e
anti-romano. Stampa altri due saggi, i quali ebbero grande successo, con
elogi entusiastici rivolti all'autore, come quello di Franklin, il quale avviò
una corrispondenza con F. e lo tenne presente per la stesura della Costituzione.
Suscita interesse e discussioni anche grazie all'attenzione dedicatagli da Constant.
Altre opere: “Riflessioni politiche su l'ultima legge del sovrano, che riguarda
la riforma dell'amministrazione della giustizia” (Napoli); “La scienza della legislazione”
(Napoli); “Il mondo nuovo e le virtù civili: l'epistolario” (Napoli. Ricca); “Discorso
genealogico dei Filangieri estratto dall'istoria del feudo di Lapio” (Napoli, Cozzolino);
“Sebastiano: un itinerario storico artistico e un ricordo” (Poseidon Editore,
Napoli); “Signore di Lapio, Rogliano e Arianello, Patrizio Napoletano aggregato
al Seggio di Capuana, è decorato con diploma imperiale di Carlo VI d'Asburgo,
col titolo di principe di Arianello. Vittorio Gnocchini, “L'Italia dei liberi
muratori. Brevi biografie di massoni famosi” (Roma-Milano, Erasmo
Editore-Mimesis); Buonomo, Quei lumi accesi nel Mezzogiorno, in Avanti!, BECCHI,
PAOLO. De Luca, S. Il Pensiero Politico di F. Un'Analisi Critica. Il Pensiero
Politico; Firenze, Seelmann, Kurt. La proporzionalità fra reato e pena.
Imputazione e prevenzione nella filosofia penale dell'Illuminismo” (Mulino); Trampus,
Antonio, Diritti e costituzione” (Mulino, D. Valente,"Poliorama
Pittoresco", Conferenza tenuta dal comm. Masucci al Circolo giuridico di
Napoli, n.p.: Napoli, Tip. gazz. Diritto e giurisprudenza, Ruggiero, Un uomo,
una famiglia, un amore nella Napoli del Settecento, Alfredo Guida Editore
Pecora Gaetano, Il pensiero politico. Una analisi critica, Rubbettino Editore, Ferrone
Vincenzo, La società giusta ed equa. Repubblicanesimo e diritti dell'uomo, Roma-Bari,
Laterza, Cozzolino Bernardo, San Sebastiano: Un itinerario storico artistico e
un ricordo” (Edizioni Poseidon, Napoli Giancarlo Piccolo, “Cappella Filangieri.
Indagini sulla Parrocchia Immacolata e Sant'Antonio, Cercola (NA), IeS
Edizioni, Cercola F.S. Salfi, Franco
Crispini, Elogio, Cosenza, Pellegrini, "Frontiera d'Europa" (Rivista
storica semestrale, Esi editore Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), intitolato
“Studi f.” Berti, F., Il repubblicanesimo, Pensiero politico Mongardini, C., Politica
e sociologia, Giuffrè, Trampus, A. e Scola, M., Diritti e costituzione. Pensiero
politico. Ascione Gina Carla e Cozzolino Bernardo, Cappella di San Vito Martire
a San Domenico: Il restauro del dipinto della Madonna del Carmelo di Amato,
Pref. S.E. Card. Crescenzio Sepe, San Sebastiano. F. Illuminismo in Italia. Dizionario
biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Open MLOL,
Horizons Unlimited srl. Il pensiero politico di.Una analisi critica, su
politica magazine. È detto, e giustamente, che Herbart è stato il creatore
della pedagogia scientifica, perchè alla
costruzione empirica delle teorie educative sostituisce « un sistema
organi- co di proposizioni derivanti le une dalle altre, co- me
conseguenze da verità fondamentali e come verità fondamentali da principi,
laddove prima era piut- tosto una raccolta di ammaestramenti per le
di- verse contingenze che si presentavano nella pra- tica
educativa, (juasi una raccolta di ricette pe- li) X. ¥()RXK\ JA - La
Peda^^oo^ìa secondo Herharth r la sua scuola - liologna, dagogiche; (i) e
perchè pone a fondamento del- la nuova scienza educativa la conoscenza
dell'e- ducando e delle leggi del suo sviluppo psichico, oftrendo,
come bene scrive il Romano, i germi preziosissimi e fecondi di ogni ulteriore
svi- luppo della psicologia pedagogica. Ma non si deve
dimenticare che, prima di Herbarth, il nostro F., pur non essendo un
pedagogista sistematico, né preoccupandosi, come il primo, di organizzare
un sistema scientifico di Pedagogia, abbia studiato il fatto del-
l'educazione umana come acquisto lento e graduato della psiche, svolgentesi e
sviluppantesi per gradi, sino alla consapevolezza e libertà del
volere. Tanto Herbarth quanto F. partono dal principio lockiano della
tabula rasa, che con le masse apperccpicnti del primo, e la pci'-
ce^ione e la inenioria del secondo si svolge in intelligenza operante; e
dall'amoralità del neonato, per via dell'istruzione educativa e delle
casuali contingenze della vita, all'acquisto del carattere morale e
della felicità. Ottimisti entrambi, come tutti i filosofi e
pedagogisti del secolo XVIII, . all'istruzione asse- [CREUARO - A<7
Pedagogia di (r. F. Ilcrbarth -Torino; ROMAXO - Psicologia Pedagogica -
T(^rino.] Limano un pou^rr illimitato, essendo a l'uno e a l'al- tro
ii^note le \e\:^\J!;'i dell'eredità psicologica Più d'un principio
fondamentale della pedagogia Herbartiana troveremo, in germe, in i|uella
di F.; e ciò varrà anche a convincerci che le leggi del vero non
sono il prod(ìtto geniale di un solo intelletto, ma per via di lenta
elaborazione e di successi- ve integrazioni, si vanno svolgendo e
rivelando; se pure non ci farà sospettare che l'Herbarth abbia letta
anche lui, come i pedagogisti della Rivoluzione, la Scienza della
Legislazione. F. non è psicologo nel senso che i problemi della
psiche lo abbiano spinto a ricerche, a critiche, alla formulazione di teorie
projjrie; egli segue le idee sensistiche dominanti al- lora, e diffuse in
Napoli, specialmente per opera di GENOVESI (si veda), che ha una forte
schiera di seguaci, tanto e maggiormente nel campo degli studi economici,
quanto in quello dei filosofici. Così F. si ricongiunge al Locke,
da cui GENOVESI trasse il suo criticismo, che con- fina spesso
coU'agnosticismo; e al Rousseau che, come tutti i pubblicisti francesi
del secolo, si rifa dal filosofo inglese. [COLOZZA -
L'immaginazione nella Scien- za -'Yoùno, Spcc. pag. 65 e
S^&g"- (2) /'. (t. GENTILE (si veda) Z>a/ Genovesi a GALLUPPI y,-^.- poli.]
L'uomo non ha idee innate, nasce nell'igno- ranza di tutto, non é
né buono né cattivo: le circostanze fortuite, o deliberate mercè
l'educazione intenzionale e metodica, lo piegheranno al bene o al male,
lo renderanno colto o incapace di guidarsi nelle vicende della vita.
L'errore è acquisito; e poiché l'infanzia é l'età della curiosità e della
imperfezione della ragione, é ordinariamente l'epoca di questo fatale acquisto.
11 F. segue la teoria delle facoltà, efificacemente combattuta da Herbart,
e dalla psicologia contemporanea, che vede in essa il massimo grado
d'imperfezione della scienza e il sepolcro della ricerca. Ma, pur affermando
che le facoltà di scn'irc, di pensare, di z'olcrc, sono nell'uomo appena
nato, non le considera; entità reali, personificazioni di tante e diverse forze
a sé e trascendenti, ma semplicemente
attitudini, potenze della mente, che trovano fuori dell'uomo le cause del
loro sviluppo. Queste cause sono le circostanze nelle quali viene a trovarsi
l'uomo; e l'oggetto dell'educazione é appunto di somministrare un
concorso di circostanze il più atto a sviluppare queste facoltà, secondo
la destinazio- DANDOLO - Appunti di filosofia - Messina, COLOZZA ne
dell'individuo e gl'interessi della società della (juale è membro. Poiché
l'anima è una talutla rasa, senza pen- sieri e senza desiderii, come
acquisterà essa le conoscenze e perverrà agli atti volontari? La
prima operazione dell'intelletto è la percezione, ossia l'impressione che
si fa nell'animo all'occasione di un oggetto che agisce sui
sensi. Come e perchè si produce questa impressione, l'autore non
dice, forse perche accoglie le idee critiche di GENOVESI (si veda), il
(juale, come fa vedere GENTILE (si veda), confessa d'ignorare la natura
e l'origine della percezione e delle idee e la natura dell'anima:
conoscenze inaccessibili alla capacità degli uomini. Anche Locke aveva
affermato che noi non possiamo niente sapere di certo né sul corpo né
sullo spirito; e, riducendo alla sensazione (da cui derivano le idee semplici)
e alla riflessione (idee composte) l'origine di tutte le operazioni
intellettuali, non indaga, neanche lui, il come e il perchè. Per lo
stesso Rousseau, benché egli abbia. LOCkE - Saggio siiirintendimcìito
nmano, Citato da Ferrari in Locke – Roma FERRARI - LocA-c -] come il nostro F,
intuizione d'una nuova psicologia da porre a fondamento dell'educazione, le
funzioni psicologiche, come scrive lo Stoppoloni, sono sempre quelle immaginate
dagli aristotelici medioevali, tutte belle e formate, incastonate l'una
dopo l'altra, l'una sopra l'altra. F. però riconosce che le facoltà
intellettMali, quattro, secondo lui, si annunziano sollecitamente e
contemporaneamente, e si svilup- pano gradatamente. V Non confondiamo
l'annunzio delle facoltà intellettuali, col loro sviluppo. Il primo é
sollecito e quasi contemporaneo, ma l'ultimo è lento e progressivo.
Ripudiate le idee innate, ammesse le facol- tà che si svolgono
gradatamente, secondo l'età del bambino e le speciali circostanze in cui
questi sarà posto, deriva che l'opera educativa non potrà che seguire il
processo naturale, offrendo a queste potenze intellettuali i mezzi per
isvolger- si e svilupparsi. Ed ecco la Psicologia in servigio della
Pedagogia. F. ammette dunque quattro facoltà, che si annunziano
quasi contemporaneamente, ma progressivamente si sviluppano:
percezione, memoria, immagimizione, raziocinio. \jò. percezione è
«l'impressione che si fa nel- [STOPPOLONI- Rousseau -Roma] l'animo
all'occasione di un oggetto che agisce sui sensi. Senza di essa gli
oggetti agirebbero inutilmente sui nostri sensi, e l'anima non ne
acquisterebbe cognizione alcuna. Per mezzo della mciuoria, le
cognizioni accjuistate per via delle percezioni, si conservano, si
riproducono, si riconoscono. Adoperata appena è annunziata sarebbe l'istesso
che impedirne lo sviluppo. Bisogna aspettare che sia nel suo
vigore per profittarne, e nel suo vigore non é prima che il bambino
abbia nove anni, dopo che la sua intelligenza, per via dell'istruzione
fornita con le percezioni, abbia acquistato vigore. Si potrebbe
domandare a F. come potrà essere nel suo vigore una facoltà che non
sia stata esercitata; ma ai suoi tempi erano igno- te le leggi dello
sviluppo sincrono delle attività psichiche, che in Herbart, con la teoria
della imiltilarità dell'interesse e della concentrazione delristrìLzione,
trovarono il genio precursore. Avute le immagini e le rappresentazioni
de- gli oggetti reali per mezzo deWa. />ercezione e del- ia
memoria, l'uomo le compone e le combina per mezzo deW immaginazione
(terza facoltà), la quale, per isvilupparsi richiede un lungo
lavoro intellettuale percettivo e memorativo. L'ultima a
svilupparsi é la facoltà di ragio- nare, che combina e compone, non già
le idee degli esseri reali, opera questa dell'immaginazione, ma le idee
di già generalizzate, cioè quelle delle qualità, delle proprietà, dei
rapporti di esseri che non hanno cosa alcuna di reale, e non sono
altro che nostri modi di vedere e di pensare, e pure
astrazioni. La divisione lockiana in idee semplici, prodotte dalle
sensazioni, e in complesse, prodotte dalla riflessione, è in F. ancora
più complessa. Tutte le idee semplici sono anche astrat- te; ma alcune si
acquistano immediatamente, per mezzo dei sensi (colore, freddo, caldo) e
sono quindi idee astratte e semplici ma dirette; altre non
riconoscono nei sensi la loro remota origi- ne, e si formano per
successive e combinate operazioni dell'intelletto (idea dell'esistenza,
del- l'essere) e sono astratte e semplici ma indirette. Altre idee,
in line, hanno, come le seconde, la loro remota origine dai sensi, si
formano per combinate e successive operazioni dell'intelletto, ma
si rendono quindi di nuovo sensibili coi mezzi immaginati dall'uomo. Tali, per
esempio, in geometria le idee di linea retta, di superhcie piana,
che costituiscono una terza specie di idee: le astratte e semplici ma
indirette e figurate. Queste tre specie di idee semplici si
acquistano: le prime, coU'associare la parola che esprime l'idea
(es. rosso) con la sensazione del colore; le seconde, con operazioni
successive dell'intelletto di astrazioni e di sintesi; le terze, col
primo procedimento e col secondo. Altre idee sono composte,
(costituite da idee semplici) (juali: corpo, sostanza, albero,
animale, ecc., che hanno subita una considerevole progressione di
operazioni intellettuali. F. offre un saggio del procedimento
mentale per l'actiuisto dell'idea astratta di ciuercia, albero, vegetale,
corpo, sostanza, che è una bellissima pagina di psicologia, giudicata dal
NISIO (si veda) il più bel tratto che abbiamo nella letteratura filosofica. Stabilito
che le facoltà intellettuali si svilup- pano progressivamente, consegue
che il savio educatore debba saper con quali esercizi comin- ciare e dove
pervenire; e il periodo educativo sappia dividere in tanti gradi, quanti
sono quel- li dello sviluppo intellettuale. Così, nella prima
età, quando padroneggiano le sensazioni che ci ventrono dal mondo esterno,
devesi secondare tale disposizione naturale, offrendo per pascolo
all'intelligenza materie di studio che trovino nella percezione
sensibile il loro fondamento. Tali sono, oltre della lettura, della
scrittura, dall'aritmetica, l'osservazione sul- le produzioni e sui
fenomeni della natura, il disegno e l'esercizio diretto dei sensi. L'uso
della seconda facoltà, la nienioria, é as- [Kisio] segnato al
quinto anno d'istruzioni. Di questa facoltà non bisogna abusare, perchè é
un pregiudizio considerare la memoria una macchina le ruote della quale
diventano altrettanto più facili, quanto più sono state usate e le
di cui molle acquistano maggior vigore, a misura che vengono con
maggior forza e con minore intermissione compresse; ed é assurdo il metodo <v che imprime
nella memoria vocaboli e nomi invece d'idee, che riduce il sapere dei
fan- ciulli ad efimeri sforzi, che produce l'abito di apprendere e
d'obliare colla stessa celerità, e che favorisce tanto la vanità dei
fanciulli. Per conservare ed aumentare il vigore di questa facoltà é
necessario non impegnare la memoria in sforzi inutili; facilitare il lerame fra
le idee, in maniera che la riproduzione d'una, ri- svegli
immediatamente l'altra (3); rinfrescare sovente le tracce delle idee. In questo
secondo periodo di sviluppo in- [Cfr. Credaro; HERBART, che per via AqXY
appercezione, vuole che ogni nuova serie di cognizioni trovi
nell'in- terno del fanciullo una serie vecchia appercepiente, ossia
che il nuovo s'innesti organicamente sul vecchio, e che Y appercezione
segua con facilità e piacere e sod- disfi un bisogno interiore fortemente
sentito (credaro- Op. cit. - BOMINICIS - Lince di Pedagogia,
tellettuale, che dura tre anni, vanno continuati; li esercizi di
osservazione dei prodotti e dei fenomeni naturali; il disegno, esteso
allo studio della i^eoo^ratìa, cominciato lo studio della storia e della LINGUA
LATINA. All'ottavo anno d'istruzione e tredicesimo d'età, il bambino ha
acquistato quel grado di sviluppo e quella quantità necessaria di
cognizioni atte a fornirgli l'elemento per l'esercizio della terza
facoltà, r immaginazione, che si educherà senza precetti e regole, e solo che
il vero, il bello, il grande, il sublime sia nello spirito del
fanciullo, nei suoi occhi, nelle sue orecchie e nella sua memoria, Dopo
un anno, F. avvia l'alunno x\q\V ai'ic di ragionare, coltivando la
corrispondente quarta facoltà, ed avviandolo allo studio della geometria,
dell'aritmetica e dell'algebra, della grammatica e della legislazione,
che apprestano ampio materiale per l'esercizio e lo sviluppo del
raziocinio. Questi principii di psicologia pedagogica il nostro
Autore applica quindi nell'educazione speciale di avviamento alle varie
professioni, con la certezza che, con tale sistema, gli allievi «
non [ l'. il bel lavoro di COLOZZA.- L'Immaginazione nella Scienza
- cit; concordante in parecchi punti con le idee del nostro
Autore. si lasceranno imporre dagli immensi volumi che si sono
scritti sopra ciascheduna scienza, riconosceranno il vero stato dei progressi
che in essa si son fatti, e invece di cominciare da dove han
cominciato i loro predecessori, essi comin- ceranno da dove quelli han
fmito, seguendo nell'ordine progressivo delle istituzioni il disegno
indicato dalla natura nel progressivo sviluppo delle facoltà
intellettuali. Il sistema proposto non regge certo alla
critica della psicologia contemporanea, né ai po- stulati più accettati
della pedagogia scientifica, specialmente quando, oltre allo stabilire
delle>- coltà preesistenti all'attività psichica, artihziosamente,
seguendo l'indirizzo allora comune e diffuso, conseguenza necessaria, come bene
afferma il De Dominicis, della teoria delle facoltà, asse- o-na
date età, con nette demarcazioni, per il loro sviluppo e la loro educazione.
Nell'istesso errore è caduto Rousseau. Oggi si farebbe compiangere il
pedagogista che vofesse scindere così l'unità della psiche, e che
credesse incapaci i bambini di ragionamenti e di astrazioni, prima che
fossero passati attraverso all'educazione speciale della percezione e
della memoria; poiché, come scrive l' Angiulli, una del- [ (lUl
F. vuole pervenire 2\X autonomia men- tale, che dev'essere il fine ultimo
di ogni educazione intellettuale. le conquiste più importanti dei
moderni studi psicologici consiste nella scoperta dell'unità di
composizione della mente. Le operazioni più al- te dell'analisi e della
sintesi, della astrazione, del raziocinio, ci chiariscon modi difìerenti
e più complessi di ([uel processo della discriminazione e
dell'assimilazione che si rivela anche nella forma più bassa dell'esperienza e
della sensazione: Anche tra gli Herbartiani, il Lindner distingue tre gradi o
periodi di sviluppo intellettivo, che sono: i quello à^VC accoglimento
(pcì'cc- zione)- periodo dell'infanzia, periodo dell'imparare; 2 (juello
del raccogliere ed ordinare - periodo dell'adoloscenza- periodo dell'imparare;
3 quello déW elaborazione (apercctio)i) - periodo della gioventù - periodo
della formazione dei pensieri. Anche la Pedagogia scientifica ammette
dif- ferenze relative alle diverse età del discente; ep- però vuole
che i gradi dello sviluppo psichico si corrispondano con quelli dello
sviluppo fisiologi- co, e distingue l'infanzia dall'adolescenza; e
queste, dalla gioventù e dalla maturità: periodo in AXGIULLI - La
Filosofia e la Scuola - Nap>oli, ORESTANO - An^irùilli – Roma; COLOZZA
- Ani^iiiìli- Diz. di Pedag. cit; DE DOMlNiCIS, che in - IJnce di
Pedagogia. I, formula la legge della simultaneità della cultura
psichica. FORNELLI- La Pedagogia secondo Herbart, ecc. cui
sensazioni e percezioni sono prevalenti, l'impulsività vince il potere
d'inibizione; e periodo dell'attività memorativa e immaginativa, dei
sentimenti sociali ed estetici, e via; e appresta va- ria coltura,
tendente a rispettare la legge del tempo educativo, così formulata da
Dominicis. Però, mentre il sistema di F. e della vecchia Pedagogia empirica
delle facoltà si e- saurisce in una serie di educazioni parziali, quello
dei pedagogisti contemporanei, pur riconoscendo delle prevalen^-e nei gradi
dello sviluppo, non circoscrive l'azione educativa, ora alla sola
percezione, o alla sola memoria, o alla sola immagi- nazione; ma,
accettando il principio Herbartiano della tmUtilarità deir interesse,
anche nella più ele- mentare lezione cerca di sviluppare, tanto
l'attività percettiva, quanto l'appercettiva, e pervenire, dalle
più semplici impressioni , al sentimento estetico e morale. Come si è più
volte accennato, F., tanto nell'esplicazione del suo si- DOMINICIS -
IJ)iee di Pedagogia Per gli stadi dello sviluppo intellettuale del
bambino, V. CESCA - Principii di Pedagogia Generale; DOMINICIS - Zz;ì(?(? di
Pedagogia - - Antropologia Pedagogica - cit; VY.^y:l -\.2l
Psycologie de t'en/a?ii -Paris, SULLY Etudes sur Venfance -Vtxx'x's,,
igoo; T\\\£X - Psicologia deir infanzia - Messina] stema sociologico
e giuridico, (juanto in quello educativo, è ottimista; e assegna
all'educazione un potere illimitato, sia perchè parte dal princi-
pio della bontà originaria della natura umana, come dalla convinzione che
la buona educazione e i buoni costumi tutto possano. È ottimista,
co- me lo erano stati Leibniz e Locke, Rousseau e Pestalozzi, e
quasi tutti i grandi filosofi antichi e moderni. Per far vedere i prodigi
dell'educazione, F RICORDA I ROMANI, che egli però non intende imitare
quando non rispettano le leggi di natura. Se il fiero Licurgo, col
soccorso dell'educazione, potè formare un popolo di guerrieri fanatici,
insuperabili nella destrezza, nella forza e nel coraggio, per qual motivo
un legislatore più umano e più saggio, non potrebbe egli formare un
popolo di cittadini guerrieri, virtuosi e ragionevoli? L'istruzione
diminuisce i tristi effetti della corruzione e si oppone ai progressi del
dispoti- smo e della tirannide: ecco il principio direttivo di F.;
ed ecco l'aiuto che l'educazione porge alle altre parti della
legislazione, perchè si [DE DOSnKlClS - Soc/o/ogi a Pedagogica / C¥.^CK -
Aniinowic psicologiche e sociali dell’Educazione -W.Q^s\wai, igoò.] raggiunga
il fine supremo di essa: la felicità, col benessere di tutti e la
libertà. E come la mano dell'uomo ha soggiogato la natura,
creando anche nuove specie di vegetali e di animali, cosi può
trasformare, mercè l'educazione, anche il mondo morale; e, dirigendo il
corso dello spirito umano, distraendolo dalle vane speculazioni,
richiamandolo agli oggetti che interessano la prosperità dei popoli,
perpetuare il benessere e la virtiì. Dalla suprema importanza
del problema educativo, deriva la necessità che lo Stato, come nel campo
degli interessi economici e giuridici esercita il proprio potere, dirigendo
ed integrando l'azione dei singoli, così in quello educativo, che offre
maggiori difficoltà, si sostituisca senz'altro all'opera della famiglia,
per più rispetti disadatta ad apprestare le occasioni utili e necessarie
per la formazione del cittadino operoso e morale. La teoria socialista del
F. si oppone recisamente alla individualista di Rousseau, e in
parte, di Herbart, il quale però, come bene fanno notare Credaro, Fornelli e
l'istesso Orano, tende al fine etico-sociale, apprestando una somma di
cognizioni che diventano attività [CREDARO- FORNELLI Op. ORANO -
Herbarl -l^oxn-A., IQ06,] operanti e concorrenti al benessere della col-
lettività. Il socialismo del Filangieri e l'individualismo
dell' Herbart, (che è tutt'altra cosa di quello di Locke e di Rousseau,
tendenti a formare, il primo il gcntilnovio; l'altro, riiovid)
divergenti nei mezzi, si congiungono nel fine, che è di for- mare
l'uomo socievole morale, (Partendo Rousseau dal principio: tutto ciò che
è in natura é buono e diventa cattivo nel le mani dell'uomo, perviene
alla negazione di qualsiasi azione positiva dell'educatore sull'educando,
cosi che il suo é piuttosto nichilismo pedagogico, che individualismo: né
famiglia, né società debbono intervenire nell'educazione umana; se mai
l'educatore, anzi il pedagogo, nel significato greco, non deve che SEGUIRE,
vigilare attivamente, mai sostituirsi all'opera educatrice,
progressiva della natura, al lavoro spontaneo dei germi intellettuali e
morali latenti nella personalità dell'educando. Herbart ammette l'opera
dell'uomo sull'uomo; e della scuola, per assoluta necessità, essendo
impossibile assegnare un maestro per ogni educando; ma, potendosi per la prima
educazione farne a meno, la famiglia lo sostituisce; Sulle questioni
dell'indirizzo individualista e socialista in Educazione V. CESCA
-Antinomie, STRATICÒ - Pedagogia socia/e e crede nulla l'ingerenza dello vStato
nella pubblica educazione, perchè esso non si prende cura della massa dei
cittadini, che svolgono la loro esistenza senza compiere alcuna
importante e pubblica funzione. Esso bisogna di soldati, agricoltori,
operai, impiegati, professionisti, ecclesiastici. Allo stato importa ciò che
fanno tutti costoro, ma non ciò che sono, Esso non ha modo di
conoscere né di migliorare l'intimo dell'animo. Cosi Herbert sconosce, ne
prevede quale alta funzione educativa lo Stato potrà e dovrà,
direttamente e indirettamente esercitare; e stabilendo un'opposizione tra
l'opera dello Stato e quella della famiglia, che mal risponde alla
realtà delle cose, sconfessa quasi, come scrive il Credaro, l'alto
concetto che informa tutta la sua pedagogia. Il Filangieri
copre le lacune, completa le deticienze del Rousseau e di Herbart, con
una visione precisa delle esigenze della personalità dell'alunno,
dei diritti e dei doveri della famio-Ha e dello Stato, dell'efìficacia e
della necessità del- [É facile l'obiezione: Se allo Stato importa
ciò che fanno i cittadini, deve parimenti, anzi primie- ramente
importargli ciò che sono, poiché l'uomo agi- sce, opera secondo che
è. CREDARO; STRATICÙ Pedagogia sociale. OV. l'educazione
sociale. Per formare un uomo io preferisco la domestica educazione; per
formare un popolo io preferisco la pubblica. L'allievo del
magistrato e della legge non sarà mai un lunilio; ma senza l'educazione
del magistrato e della legge, vi sarà forse un Emilio, ma non vi saranno
cittadini. [E poiché il nostro Autore si propone di formare individui
sociidi, cittadini operanti per il proprio benessere e per quello della
collettività, educazione famigliare e sociale s'integrano e si
armonizzano ed operano di conserva per la. conformazione psichica e
morale del bambino, sino alla piena consapevolezza degli atti ed
all'autonomia. Vero è che allo Stato F. assegna un'azione di gran
lunga superiore a quella delia- famiglia; ma bisogna esaminare la
questione senza preconcetti sentimentali o politici per convincersi che, dove
le famiglie, come purtroppo ai nostri giorni, e più ai tempi dell'Autore,
sono in gran parte, anzi nella (juasi totalità, incapaci ad
apprestare ai piccoli una conveniente educazione, è necessario che la scuola,
organo dello stato, si sostituisca a quelle, per la conservazio- ne
del patrimonio di coltura tramandatoci dalle generazioni passate, per la diffusione
della moralità e per la difesa contro i nemici interni ed
esterni. L'Autore enumera i motivi che lo determinano per l'educazione
pubblica, fra cui l'ignoranza e la miseria del popolo, la perdita dei parenti e
l'abbandono dei genitori negli orfani e negli esposti, la mancanza di
tempo, le dissipazioni e i piaceri negl'industriali e nei ricchi, i
pregiudi- zi e gli errori diffusi; l'effetto dell'amor male inteso e
della debolezza così frequente nei genitori; la cura eccessiva della
conservazione fisica, che produce pusillanimità e debolezza d'animo
e che distrugge la confidenza nelle proprie forze; e sopra tutto la corruzione
dei costumi in tutte le classi sociali. Anche Herbart, pur essendo
fautore dell'educazione famigliare, riconosce che in pratica le condizioni
della massima parte delle fa- miglie sono tutt'altro che propizie per
l'esecuzione del programma educativo e riconosce pure che la spinta
dell'emulazione si trova nelle scuole pubbliche; ma crede che le nature
gagliarde non abbiano bisogno dell'impulso dell'emulazione; e per esse, in
difetto dell'educazione famigliare, consiglia gl'istituti privati, dove
l'istruzione può svolgersi rapidamente e meglio adattarsi all'individualità
dell'alunno, ([CREDARO] Si potrebbe domandare all'I lerbart quali e
(juante sono le nature gagliarde, che non abbiano bisogno della spinta
dell'emulazione; e se non sia in vece nel vero F., il quale é con-
vinto che l'educazione sia quasi interamente fondata sull'imitazione. Tra
i vantaggi dell'educazione pubblica, F. dà grandissima importanza al fatto
che, solo per mezzo di essa può formarsi il carattere nazionale,
appunto per effetto dell'imitazione. I fattori dell'educazione sono la natura,
Varie, le circostanze . Così il nostro pedagogista mostra di avere una visione
precisa della natura del fatto educativo, che involge tre
fondamentali (questioni: eredità psico-fìsica, azione dell'ambiente
sociale, azione deliberata del docente sul discente. Lo stesso triplice fattore
nel processo educativo rileva Dominicis: (i) <; E indu- [Cfr.
THOMAS -(9/. «V. - Pag. 33 « Nella ma- niera di parlare, di camminare, di
ragionare, proprio di ognuno di noi, facilmente si ritroverebbe tracce
delle influenze che abbiamo subite, perchè insensibilmen- te ci
modelliamo su quelli che ci circondano, come insensibilmente essi si modellano
su noi. In tal modo si spiega in parte quel che si é giustamente chiamato
carattere ìiazioìiate, le somiglianze generali cioè che esistono fra i
cittadini di uno stesso stato, come le rassomiglianze che esistono fra gli
uomini di una stessa epoca e d'una medesima civiltà » V. anche: LEVY. Per
V educazione nazionate: FORNELLI - Educazione Moderna – Napoli. DOMINICIS
- Sociotogia Ped.] bitato quindi nel processo educativo umano un triplice
fattore: il fattore fisiologico o dell'eredità dello sviluppo organico e
dell'azione estrinseca della natura fisica; il fattore sociologico e storico, o
dell'azione dell'ambiente sociale e delle sue varie forme; il fattore
dell'azione diretta, deliberata, voluta della generazione adulta sulla
generazione adolescente F. non ci lascia una sua definizione dell'educazione,
considerata in senso largo; ma da quello che s'è detto si comprende
com'egli, prima d'ogni altro pedagogista anteriore a lui e dei posteriori, fino
a DOMINICIS (si veda) e a CESCA (si veda), che presentano definizioni
eccellen- [DE DOMINICIS. L'educazione é fatto universale di necessiiria e
naturale solidarietà tra esseri formati ed esseri in formazione, per cui
l'uomo sul fondamento della sua spontaneità e dei suoi bisogni, nel
periodo di suo sviluppo, perfeziona se stesso secondo l'azione dell'ambiente
fisico sociale e l'azione diretta e deliberata degli adulti, in
ordine al fine individuale e collettivo della lotta per l'esistenza, alle
idealità d'un popolo e della specie umana e alla propria personalità e
vocazione. CESCA - Principii di Pedagogia Generale. L'educazione è
l'insieme delle azioni che si esercitano su un individuo ancora immaturo
per affrettare e miglio- rare il suo sviluppo organico e psichico e per
renderlo meglio atto a vivere nell'ambiente fisico in cui si trova e
della società di cui fa parte. » Chi abbia vaghezza di conoscer le varie
definizioni A>è\V Educazione , date dai più noti filosofi e
pedagogisti antichi e moderni, veda: G. TAURO - Introduzione alla Pédagogia
Generale, Roma] ti, si sia di più avvicinato al più completo con-
cetto del fatto dell'educazione; e più chiaramen- te manifesta il suo
acume quando determina che l'oggetto dell'educazione morale è di
sommi- nistrare un concorso di circostanze il più atto a sviluppare
le facoltà di sentire, di pensare, di volere, a seconda della destinazione
dell'individuo e degl'interessi della società. Confrontando questa
definizione con quelle di DOMINICIS e di CESCA, si osservano delle
somiglianze, specialmente per ciò che si riferisce alla coordinazione dei mezzi
tendenti a integrare le esigenze individuali con le sociali. Bisogna
anche considerare che la definizione di F. si riferisce alla sola educazione morale,
e perciò trascura gli elementi tendenti a porre in luce altri fattori, che
l'Autore va rivelando quando si occupa particolarmente di
istruzione, educazione fisica, ecc. E importante notare che F.,
anche per l'educazione morale, vuole lo sviluppo della facoltà di
sentire, di pensare, cioè Xistritzione, propriamente detta, che per ciò è
istruzione educativa; cosa che, per altro, egli fa vedere in tut- ta
l'opera, e specialmente dove si occupa dell'istruzione pubblica. Egli é il
primo a porre in rilievo l’educazione delle circostanze; e afferma
giustamente che un sol uomo malvagio e stupido, a contatto col
fanciullo, può distruggere il lavoro di più anni; e vuole che egli viva in un
ambiente di at- tività e di moralità, qual'è la casa à^\ custode. F.
divide l'educazione in fisica, morale, scientifica (intellettuale):
tripartizione respinta dagl’Herbartiani, i quali escludono dal campo educativo
le leggi dello sviluppo fisico, che assegnano alla medicina e all'igiene.
Ma generalmente adottata, se non per significare tre ordini di fatti
irriducibili, che l'unità psicofisica è ormai dimostrata ed accettata
dalla Pedagogia positiva, per comodità di trattazione, e per porre
in rilievo i tre aspetti o momenti del fatto educativo, inteso nella sua
più larga significazione. L'una di queste tre educazioni deve prevalere
sull'altra, secondo la destinazione sociale del bambino; perchè, mentre
per la classe degli ar- tigiani dev'esser prevalente l'educazione
fisica, come quella che pone l'operaio in condizione di affrontare
le fatiche e i disagi del lavoro mate- riale, per la classe dei cittadini
che saranno av- [CESCA; CREDARO; CESCA- Op. Ht. - Gap. I - II; BAIN,
La Scienza de//' Educazione, Torino; MARTIXAZZOLI – Educazione, Dizionario
di Pedagogia Martinazzo/i e Credaro- Cit.] -viati alle professioni, sarà
mai^o-iormente curata l'educazione scientilica; e parimenti sarà
appre- stata una speciale educazione morale, giustificata
dall'ambiente sociale in cui gli educandi verranno a trovarsi. E, a mio
avviso, se è vero che l'uomo è e fa, in massima parte, ciò che le persone
con cui si trova più spesso a contatto, le proprie occupazioni, le
impressioni della fanciullezza relative all'ambiente famigliare, lo fanno
essere e gli fanno fare, l'educazione uniforme, date le attuali
differenze sociali, intellettuali, morali, non è soltanto un'utopia, ma
anche un principio non rispondente alle leggi di evoluzione. Per
pervenire all'uguaglianza ideale degli uomini, dato che ciò possa
costituire un bene, é necessario partire dalle disuguaglianze attuali, e
adattare istituzioni legislative, economiche, educative ai vari gruppi o
classi che costituiscono gli strati sociali. Considerare il figlio del
contadino, dell'operaio, del minatore, suscettibile della stessa educazione da
apprestare al bambino ricco e, in generale, più sviluppato fisicamente,
intellettualmente, moralmente, è un'illusione, retaggio d'un falso
concetto di democrazia. La pedagogia scientifica, come rispetta
l'in- [y. A. 'ìilCEFO'RO - Antropologia delle classi povere, Milano; MONTESSORI
- Antropologia Pedagogica - Milano.] dividualità del bambino, tende alla
divisione del- le scolaresche in gruppi, che presentano varia-
zioni fisiopsichiche e morali, in armonia coi principii della psicologia
collettiva. Come bene scrive FERRI (si veda). Ogni maestro che ha qualche
attitudine all' osservazione psicologica, distingue sempre in tre
categorie la sua scolaresca. Quella dei discepoli volenterosi e diligenti, che
lavorano per propria iniziativa e senza bisogno di rigori disciplinari;
quella dei discoli ignoranti e svogliati, nevrastenici o degenerati, dai quali
né la dolcezza né i castighi possono ottenere qualche cosa di buono;
quella infine dì coloro, che non sono né troppo volenterosi, né del
tutto discoli, e pei quali può riuscire veramente efficace una disciplina
fondata sulle leggi psicologiche. Così avviene delle soldatesche, così dei
prigionieri, così di ogni associazione d'uomini e così anche dell'intera
società. I gruppi d'individui, stretti da relazioni costanti, che ne fanno
altrettanti organismi parziali nell'organismo collettivo della società,
riproducono in questo la società stessa, come un frammento di cristallo
riproduce i caratteri mineralogici del cristallo intero. Ed in Nota: Vi é
tuttavia qualche differenza nelle manifestazioni dell'attività di un
gruppo di uomini e di tutta una società. Per questo io [VSyìslK^O -
Psicologìa Podagogica – MONTESSORI, Antropologia Pedagogica credo che tra la
psicologia, che studia l'indivi- duo, e la sociologia, che studia una
società intera, vi debba essere un anello di congiunzione in ciò che si
potrebbe chìamdLve psi'co/oo-m collettiva. I fenomeni propri di certi
aggruppamenti d'individui, sono regolati da leggi analoghe, ma non
identiche a quelle della sociologia, e varia- no a seconda che i gruppi
stessi sono una riu- nione accidentale o permanente d'individui. Così la
psicologia collettiva ha il suo campo d'os- servazione in tutte le
riunioni di uomini, più o meno avventizie: le vie pubbliche, i mercati,
le borse, gli opifici, i teatri, i comizi, le assemblee, i collegi,
le scuole, le caserme, le prigioni, ecc. La tesi di F. si riassume dunque
in questo concetto: educazione universale, ma non uniforme; pubblica, ma
non comune. Egli fonda questo principio sulla divisione dei cittadini in
due grandi classi: in quella di coloro che servono o potrebbero servire
la società colle loro braccia, ed in ([uella di coloro che la servono o
potrebbero ser- virla con l'intelletto; a ciascuna di esse intende
for- nire una speciale educazione. Il nostro Autore [Ferri espresse
questo concetto geniale nella prima edizione della sua forte opera. Soa'o/o£-ia
Cri»! ifia/e - Quindi seguirono gli studi speciali pregevolissimi
di:SlGHELE- Lm. folla delinquente -boxino: LE BON - Z,a Psycologie des
foules, Paris; ROSSI, L'animo della folla; Cosenza; 'àTlWTlCÒ - Psicologia
Collettiva, Palermo] non propone la ferrea distinzione delle classi indiane; ma
una pratica, utile, necessaria distinzione educativa, che avvii, senza
perturbamenti e spostamenti, allo sviluppo graduale ed armonico,
fisico, intellettuale e morale, delle varie classi di cittadini che
speciali circostanze e attitudini determinano a seguire una via piuttosto che
un'altra. Il F. parte poi dal concetto, forse non errato, che il figlio
del contadino, il quale abbandona la zappa per correre all’università
o all’accademie, priva la classe produttiva d'un individuo, per
aggiungerlo alla classe sterile, la quale è utile sia meno numerosa che
sia possibile. Lo stato perde un colono per acquistare per lo più un infelice
architetto, un pessimo pittore o un semidotto, La preparazione del cittadino,
sia che debba attendere a un mestiere o a professione liberale, è opera
dello stato, per le ragioni già esposte. A tal fine in ogni provincia è un
magistrato [Su l'ingerenza dello Stato in materia di pubblica istruzione,
vedi l'importante volume di G. M. de FRANCESCO - Rapporti tra to Stato,
Comune ed altri enti locali in materia di Pubblica Istruzione- Athenæum.
Roma. Posto, tra i fini dello stato, quello dell'istruzione, si presenta
logicamente il problema se, per il raggiungimento di tale fine, sia
necessaria l'azione della pubblica amministrazione, intesa come una forma di
attività statuale, e precisamen- supremo, rappresentante del
governo, incaricato della pubblica educazione, e in ogni comune
7ìia- j^i^i>-atì iìifcìiori e custodi. Poiché sarebbe
impossibile fondare tanti colles^i quanti fossero necessari per
contenere tutti i fanciulli della prima classe, dai cinque ai
diciotto anni, l'Autore vuole solo per i fanciulli della seconda classe,
gli agiati (plebei o nobili non importa, anzi tanto meglio per
l'educazione sociale) la fondazione di collegi; e aftìda i bam-
bini poveri, a gruppi di quindici o meno, ai ai- stodi, scelti dal
magistrato comunale fra gli ar- tigiani più probi e virtuosi del Comune,
i qua- li vengono istruiti e vigilati dal magistrato comunale. Ciascun
custode veglia sui fanciulli a lui affidati, li dirige, li nutrisce, li
veste, secondo le istruzioni del magistrato comunale; li accompagna alla
scuola, che dura due ore e mez- zo, e li tiene quindi con se per avviarli
nell'ap- j)rendimento del suo mestiere. Il piano di educazione
generale, riguardante come quell'attività concreta e pratica, con cui lo stato,
nei limiti del diritto obbiettivo, persegue i pro- pri scopi: problema
che lo Stato moderno ha risoluto nel senso affermativo non solo, ma anche
in modo cosi ampio, così comprensivo ed efficace, e, sopratut- to
così uniforme « da fiir arguire l'esistenza di una legge storica, che
ottiene nel secolo nostro il suo esplicamento Lo Stato i)uò dirsi oggi,
presso tutte le nazioni civili, il più grande e poderoso organo per
lo sviluppo della vita intellettuale del popolo. te lo sviluppo fisico,
il morale, l'intellettuale è stabilito dalla legge. Il padre, appena il
figliuolo ha compiuto V anni lo affida al magistrato comunale d'educazione
pubblica. F. discute due gravi questioni, che risolve con fine
accorgimento: l'istruzione è obbligatoria? come rispettare la vocazione individuale
e il diritto del padre nella scelta del mestiere? L'autore, come poi
i pedagogisti della Rivoluzione, non vuole l'obbligo dell'istruzione; perchè è
inutile obbligare le famiglie quando i vantaggi sono tali che nessun padre é
possibile possa volontariamente rinunziarvi. E' anche mia convinzione che
quando noi sapessimo attuare, con le necessarie difierenze volute dal
tempo, un'organizzazione scolastica rispondente all'ideale del
Filangieri, apprestando ai piccoli il pane e la cultura dello spirito ed
avviandoli ai mestieri, e le famiglie cosi vedessero i vantaggi, anzi
la necessità della scuola, sarebbe superfluo ogni costringimento,
Nelle nostre istituzioni scolastiche si va ora afìermando il principio
dell'operosità, con la pre- parazione manuale alle arti ed ai mestieri,
prin- cipio fattivo genialmente intuito da Pestalozzi [SERGI - Come
la scuola può educare - Nuova Antologia i marzo igio] perchè l'istruzione sia
educativa. Il movimento, partito dalla Svezia, si è propagato rapidamente negli
Stati civili; ma, in Italia specialmente, la tendenza conservatrice si é
opposta fortemente alla innovatrice, e l'idea del- la scuola operativa e
fattiva incontra ostacoli in coloro che ne credono assolto il compito con
l'insegnamento e l'educazione morale. Di pedagogisti anteriori a F., nessuno
aveva proposto, come il Nostro, un ordinamento scolastico che fosse suftìciente
a se stesso, dando modo di provvedersi all'avvenire dei fanciulli. Che se
Rabelais vuole che Gargantua spacchi le legna nei giorni piovosi e sappia
costrui- re strumenti e figure geometriche; se il geyitiluoiuo del Montaigne dev'essere
esperto nel ca- valcare, nel danzare, correre, maneggiare le ar-
mi, e deve aver muscoli di acciaio; se quel- PESTALOZZI Come Geltriide
istruisce i suoi figli, Milano; SERGI- Ar/ico/o citato in N. Antologia:
ElAh. e DI ROSA - Coordinazione della scuola Popolare alla Me- dia
- Roma, STOPPOLONr - Rabelais; MONTAIGNE - Essais-Tovi\Q premier- Paris. E' nota la frase del Montaigne. Ce
n'est pas une ame, ce n'est pas un corps qu'on dresse, c'est un
hommc, il n'en faut pas faire à deux. Et
comme dit Platon, il ne faut pas les exercer l'un sans l'au- tre,
mais les conduire ègallement, comme un couple de chevaux attelez à un
mesme timon ] lo del Locke è addestrato al lavoro; (i) se Emi- lio
apprende un mestiere; se Pestalozzi vuole l' attività e la fattività; sono
tutti ben lon- tani dalla concezione di F.; perché i pedagogisti
citati, ed altri, che attingono nei primi, quali Basedow, Salzmann, Froebel,
Herbart avevano vagheggiato il lavoro, come scrive Dominicis, come mezzo
adatto per temperare il lavoro della mente; come utile esercizio per temperare
l'irrequietezza dell'età giovanile; come atto a rendere utili alle moltitudini
le scuole e a dar loro sembianze democratiche; come mezzo per offrire a
tutti, in certe evenien- ze, modo di vivere esercitando un mestiere;
e anche per rendere sotto alcuni aspetti, attivo e [FERRARI -
Zc^/(-<? ROUSSEAU – Èmile. Rousseau
proclama che l'uomo veramente libero è l'artigiano: «Or, de toutes les
occupations qui peuvent fornir la substance à Thomme, celle qui le
rapproche le plus de l'ètat de nature est le travail des mains; de
toutes les conditions la plus indèpendente de la fortune et des hommes
est celle de l'artisan. PESTALOZZI.
F. anche: RACCUGLIA - Il lavoro manuale secondo Rabelais, Montaigne,
Locke - e II lavoro mammle nel sistema educativo di Rousseau- ^2i\Q.rvao. \n-
Risveglio Magistrale - Nello studio del Raccuglia, come da altri
per altre questioni, il nostro F. non vien ricordato. DOMINICIS, La Vita
Interna della Scuola in Scienza Comparata delV Educazione] concreto
l'esercizio del pensiero, Quello che nei citati pedagogisti è, o può
essere, espediente educativo, o anche necessità individuale, come in Rousseau;
in F. è necessità, istituzione sociale, diritto e dovere di o- jjni
cittadino e dello stato. Anche oggi i nostri pedagogisti, accettando
il lavoro manuale nelle scuole, lo fanno più, anzi quasi esclusixamente,
per esigenze didattiche, che per utilità pratiche. Lo stesso Dominicis lo
crede sussidiario di altri insegnamenti, che miri a rendere sensibili idee ed
applicazioni scientifiche e sia mezzo d'intuizione e di fattività; {Vi'/a
/n/ema.) e pensa che il lavoro industriale nelle scuole non debba
esse- re la preparazione a questo o a quel mestiere; le scuo- le
altrimenti creerebbero delle vocazioni forzate; sì che, prendendo la scuola
aspetto di un picco- lo laboratorio, d'una piccola officina, dovrebbe
anche variare da luogo a luogo, Sergi invece, in un lucidissimo e
importante articolo (A'^. Antologia, i marzo 1910, cit.) vuole una
scuola di cultura mentale per coloro che sono desti- nati a professioni
liberali, e una scuola « per la ini- ziale cultura mentale e per alcune
cognizioni utili ele- mentari pratiche per la vita e nel tempo stesso
scuola di lavoro, di lavoro elementare che avvii al lavoro completo delle
arti e dei mestieri. Chiama giustamente il lavoro manuale, com'è introdotto
nelle scuole un simbolo o giuoco rappresentativo. Invece di un simbolo di
lavoro bisogna introdurre il lavoro reale; verrebbero così assicurate le sorti
della scuola e dell'educazio- ne, poiché, fra l'altro, il lavoro educa
incosciamente, sviluppa e affina il sentimento dell'ordine. A mio avviso
— scrive — la scuola di questo tipo, che io denomino attivo, dovrebbe aver
circa una metà di ore, siano due o tre, consacrate all'insegnamento della
lingua e o delle cognizioni utili elementari; le altre dovrebbero F.
discute e risolve così la seconda questione, cioè — se la scelta del
mestiere debba essere fatta dal padre. Limitare l'arbitrio del
magistrato e del padre, dare all'uno e all'al- tro una parte nella
scelta. Il padre aver dovrebbe il solo diritto di pretendere che il tìglio
fosse iniziato nella stessa sua professione. Il magistrato dovrebbe aver quello
d'indicare il custode o della stessa professione del padre, quando questi
volesse far uso del suo diritto, o di quella professione che vuole,
quando il padre rinunziar volesse a questo diritto. Come rispettare la
vocazione dei fanciulli? Una delle cure del magistrato particola- re di
ciascheduna comunità esser dovrebbe di osservare nel corso
dell'educazione, se tra' fanciulli per le classi secondarie ripartiti, ve ne
siano alcuni che sembrano negati a quell'arte alla essere consacrate al
lavoro, chiamiamolo pure manuale, di mestiere e secondo la tendenza di
ciascun fanciullo. Proclama la scuola col lavoro scuola dclV avvenire e
afferma che i nostri ordinamenti scolastici sono invecchiati e in essi facciamo
invecchiare i nostri figliuoli, mentre si attenta alla loro salute e si
dà loro un'abitudine di pigrizia e di passività che nuoce a loro e a
tutta la vita della nazione. Ecco l'ideale di F. rivivere in uno dei più
illustri scienziati contemporanei. V. in proposito un interessante studio
del COLOZZA - Errori e pericoli degli studi elettivi - in Questioni di Pedagogia,
R.orm. «jualc sono stati destinati, e ve ne siano degli altri,
che manifestino le più sicure disposizioni o per riuscire in
un'altr'arte, o per risplendere nella classe di coloro che si destinano
per servir la società coi loro talenti. Ma come può lo stato sopperire alle
spese ingenti pel mantenimento di tutti i fanciulli, meno degl’agiati? Bisogna
destinare alla pubblica educazione gl'immensi tesori che lo stato spende
pel mantenimento delle truppe perpetue. Quando il proposto provvedimento non
fosse sufficiente, si dovrebbero impiegare i capitali ottenuti dalla vendita
dei demani, destinarvi le rendite del sacerdozio, sopprimere le casse di
misericordia e destinare le maggiori entrate del pubblico erario, secondo
il sistema tributario proposto. Per la seconda classe, le spese dell'educazione
e del mantenimento sono sostenute dalle famiglie. Che se si oppone: son
poche le famiglie che possono andare incontro a tali spese, F. risponde
che anche ciò è un bene, perchè « se uno mi domandasse qual'è il
pae- se che più abbonda in errori, io gli risponderei che è quello
ove costa meno l'avviarsi nella carriera delle lettere. L'uomo che ha minori
errori è il vero dotto. Ma la i^ran sede detrli errori non è in
colui che non sa, ma in colui che sa male Il paese più culto, a creder
mio, sareb- be quello ove vi fossero meno errori e più ve- rità
diffuse nel volgo e meno semidotti tra gli scienziati. Col sistema
proposto si libera il pubblico da un peso che dev'essere portato da
quelli che profittano ; e s'ottiene, senza escludere nessuna
condizione dal diritto di poter partecipare alla educazione superiore,
che il numero sia giusto e moderato. Bisogna notare che gli studi
generali, tanto dei futuri magistrati, come dei futuri artisti, guerrieri,
o letterati, ecc, sono gli stessi, meno opportune e necessarie istruzioni
speciali. Il nostro autore vagheggia un tipo di scuola unica, che è
tuttavia problema insoluto, e toglie alle Università il carattere
professionale, per darlo agli istituti d'istruzione media. La vita
in collegio e la relativa istruzione dura 14 anni, dai 5 ai 19. Al 19° anno il
giovane, con le solennità stabilite anche per gl’artigiani, è emancipato, e
può, a suo agio, frequentare l'università o darsi all'esercizio della
professione. L’università sono di coltura generale e speciale
superiore, di ricerca scientifica e filosofica, destinate per i pochi che hanno
doti speciali per eccellere nei più alti rami del sapere. Così costituite
esse non possono essere che libere. Quello che in Rabelais, Locke,
Kant, costituiva un insieme di consigli sul nutrimento, sul sonno, sulle
vesti, ecc, nella Scienza della Legislazione, diventa Educazione fisica, cioè
parte ed importantissima dell'Educazione Generale. Dopo F., le questioni dello
sviluppo fisico dell'educando, o più propriamente, dell'educazione
fisiologica, andarono abbracciando molti altri problemi, sì da costituire una
scienza a parte, derivata dalla Medicina e dalla Pedagogia: l'Igiene Pedagogica
o Scolastica. Le vecchie leggi empiriche sullo sviluppo fisico, sono
andate, man mano, trasformandosi quando non sono state del tutto
abbandonate, in principii scientifici, che partono dallo studio
anatomico e fisiologico del bambino, involgendo anche questioni speciali
relative al periodo ute- rino e dei primi giorni della nascita [ Si
é venuto anche affermando un diritto sa- li) V. STOPrOLONI - Rabelais - cit.;
FERRARI - Locke - cit.;VALDARNlNI, La Pedagogia di Kant, Torino. LUSTIG, Igiene
della Scuola, Milano; DEA, La Guida della madre, Milano] nitario
scolastico, che abbraccia le c[uestioni re- lative all'editicio
scolastico, alle malattie della scuola, all'orario e ai programmi, al
materiale didattico, agl’esami, alle vacanze, ecc. (In F. l'EDUCAZIONE FISICA, come poi in Spencer, è
questione capitale per la felicità degli uomini. Partendo dal
principio generale: come l'uomo ha perfezionato tutto e si è reso padrone
della natura, così può migliorare e perfezionare la propria specie — l'autore
presenta un piano di EDUCAZIONE FISICA che, se naturalmente è stato
sorpassato dalle regole mediche ed igieniche moderne, pure rivela la maturità
dei suoi studi e della sua intelligenza. ì^éX Educazione
fisica F. comprende gl’oggetti principali: nutrimento, sonno, vestimenta
e nettezza, esercizi, vaccinazio7ie. Egli si rifa da Montaigne, da Locke,
da Rousseau; ma correggendo e migliorando dove crede sia più
consono ai dettami della scienza e alla pratica della vita. Propone certe
differenze di educazione fisica tra I FANCIULLI DELLA PRIMA E QUELLI DELLA
SECONDA CLASSE. Segue la dottrina greco- ro- [DOMINICIS - Linee di
Pedagogia; e- Sociologia Pedagogica; SPENCER - Dell'educazione int. mor. e
fisica] mana, fatta propria da Locke, ^q\X indurimento Dà grande importanza agl’esercizi,
(ginnastica) attribuendo ad essi, non la sola azione tendente a
fortificare ed abbellire il corpo, con la conseguente vigoria intellettuale, ma
anche un'utilità pratica, specialmente col NUOTO e con le passeggiate notturne;
ed un'utilità nazionale, con gl’esercizi militari. È compreso ormai da
tutti, come bene scrive COLOZZA (si veda), che LA GINNASTICA, se non ò la
disciplina migliore per promuovere il funzionamento organico, è senza dubbio
utilissima pel perfezionamento morale specialmente per i giuochi,
con cui si educa il non volere, che è gran parte della disciplina morale.
Ormai la ginnastica, nel piano delle discipline scolastiche é assurta a materia
importantissima, specialmente in Francia, dove é anche preparazione pel
futuro soldato, e dove, svolgendosi e perfezionandosi, potrà avviare,
secondo l'ideale di F., la nazione alla diminuzione rilevante, se non
alla scomparsa dell’esercito- permanente. F., in relazione alle
proposte sull'abolizione delle truppe perpetue, ha interesse che i
giovani si rendano [COl^OZZK - Del potere d' inibizione - Q\\.. COLOZZA, Il
giuoco nella Psicologia e nella Pedagogia - forti per sopportare le fatiche
degli esercizi militari proposti negl’ultimi anni d'istruzione, e quelli
della guerra, qualora la patria richiedesse l'aiuto dei cittadini per la
propria difesa. F. segue l'indirizzo di cjuella che ora va sotto il
nome di ginnastica inglese, Come Locke e Rousseau, consiglia IL NUOTO, oltre
che per utilità pratica, per la nettezza e la vigoria del corpo. Suggerisce le
escursioni notturne, attingendo l'idea rxeWEinilio. L’abituare i fanciulli
all'oscurità, egli dice, significa frenare la loro immaginazione, estirpare molti
errori ed abituarli ad essere coraggiosi. Io credo gl’esercizi notturni
utilissimi anche per l'educazione del potere inibitorio, e per lo
sviluppo della riflessione e dello spirito critico; poiché i fanciulli,
alle eccitazioni del mondo esterno, che l'abitudine dell'osservazione dimostra
loro non sempre prodotte dalle apparenti cause, ma effetto d'illusioni,
specialmente ottiche ed acustiche, non reagiranno prima che tra
percezione e deliberazione non sia intervenuta una sosta, un periodo
di concentrazione, per quanto fugacissimo. L'attenzione, da involontaria si trasforma
in volontaria ad ogni nuova immagine, mettendo in moto l'osservazione attenta e
la riflessione. Li credo altresì utili pell’educazione dei [DOMINICIS, La
Vita Interna della Scuola- sentimenti sociali, perché l'uomo, e
specialmente il bambino, mai È TANTO PROCLIVE ALLA SIMPATIA, quanto allorché
teme. Allora si sentono PIÙ FORTI I VINCOLI DI SOLIDARIETÀ fra l'uomo e la
specie. F. propone che a siffatti esercizi sieno dedicate tutte le sere
delle vigilie delle feste; io credo più opportune, per ovvie ragioni
igieniche ed educative, le ultime ore della notte, prima dell'alba. F.
fa rientrare r\é\l’educazione fisica l'innesto del vaiuolo; ed è merito suo
averne proposto l'obbligo per tutti i fanciulli, quando esso è contrastato da
diffidenze molte e da pregiudizi popolari, — Come abbiamo avuto agio di
vedere il sistema educativo di F. differisce essenzialmente da quello dei
pedagogisti anteriori a lui, co' (juali abbiamo spesso stabilito dei
confronti, e da cui egli deriva qualche principio ge- [ Rousseau,
dominato dall'idea di lasciar fare la natura in tutto (si notino i versi
di SENECA, posti in principio dell'Emilio Sanabilibus aegrotavius malis ipsaqnc
nos in rectum Goiitos natura, si cmeìidari veliìuus, Jiival (De Ira) è
contrario all'innesto; o meglio. Il sera inoculò, ou il ne le sera pas, sclon les temps,
les lieux, les circonstances: cela est presque indifFérent pour lui. Si
on lui donne la petite vérole, on aura l'avantage de prévoir et connoìtre
son mal d'avance: c'est quelque chose: mais s'il la prend naturellement,
nous l'auron preservò du mé- docili.] nerale: Locke e Rousseau. La morale del
gentihwmo e quella di Emilio non può certamente esser quella del cittadino del
F.. PER ROUSSEAU LA MORALE È UN ACQUISTO FATALE NEL FANCIULLO. Solo la società
degl’uomini puo renderlo tristo, pervertirlo. Niente azione deliberata,
metodica, per promuoverla. Il bambino fa da sé, e sa comportarsi nella vita
perchè sa giudicare, e discernere il vero dal falso, il bene dal male.
Locke mette avanti la disciplina dell'esempio e la molla potente del sentimento
di dignità personale. Ma quali i mezzi? La sola azione della famiglia e del
precettore. La morale di F. nasce dalla fusione delle disposizioni e degl’acquisti
individuali con l'azione sociale. Il sistema di Locke si esaurisce
in un insieme di precetti e di esempi, e nella convinzione che il sentimento
dell'onore tutto può; quello di Rousseau, nel sentimento egoistico dell'utile
personale: ad bono?- ', il sistema di F. è la coordinazione del bene
individuale e del collettivo, nasce dai rapporti tra individuo e società, e si
sviluppa con e per la società, in mezzo a cui e per cui si vive. La morale
diventa cosi sociale, non è più individuale; e i mezzi per lo svolgimento
di essa non possono essere forniti che dalla società, tenuta presente la
natura dell'educando, la sua destinazione, il line cui si tende. Come
la psicologia metafisica, individualista, si evolve in psicologia
collettiva e sociale, sbandite le facoltà e i sentimenti innati, così la morale
singola, individuale, effetto spontaneo della moralità innata, si
trasforma in morale sociale, derivante dalle contingenze e dai rapporti
sociali. Giustamente F. afferma che dicesi coscienza vioi'ii/c, ma
dovrebbe più esattamente chiamarsi coscienza sociale L'intervento dello
Stato diventa necessario perchè la famiglia non può, per le sue
condizioni morali, intellettuali, economiche, apprestare quel concorso di
circostanze atte allo sviluppo della moralità; e perchè, per se stesso,
l'ambiente famigliare é insufficiente, mancando in esso gli stimoli:
l'azione cioè dell'imitazione e dell'esempio, che sono condizioni
essenziali. Rousseau, come nega l'azione della società e il non intervento
di essa in educazione, nega conseguentemente che lo stato puo o deve
intervenire nell'educazione morale del cittadino, nella sua conformazione ad un
dato ideale etico. Questo principio è accettato dal Tolstòi, il (luale,
come abbiamo accennato, é seguace del- la dottrina del Ginevrino ; e
l'intervento in edu- cazione morale contesta anche alla scuola,
per- [FERRI; VIDARI - Ele- menti di Etica -ÌA\\,\x\o] che: «
i" Essa non deve intervenire nella formazione del carattere e delle
credenze di colui che viene istruito, al quale si deve lasciare
assoluta libertà di ricevere, secondo meglio gli aggrada,
l'insegnamento che pare meglio corrisponda ai suoi principii. Non si può
teoricamente provare la possibilità del non intervento della scuola in
educazione. La sola cosa che lo conferma è l'os- servazione che dimostra
come le persone che non hanno ricevuto educazione alcuna, cioè che
sono state esposte alle sole influenze istruttive libere, le persone del
popolo, sono più fresche, più potenti, più indipendenti, più giudiziose, più
umane, più necessarie delle altre. La scuola deve avere un solo scopo: la
trasmissione del sapere, dell'istruzione, senza cercare però dì penetrare nel
dominio morale delle con- vinzioni, della fede, del carattere. Io credo
che la ragione dei principii negativi di Tolstòi sull'ingerenza dello Stato e
della -scuola in educazione morale, va trovata nel sen- timento di
ribellione ch'egli intende trasfondere contro il governo del suo paese,
che esercita sul popolo una doppia oppressione, politico -religio-
sa, anche per mezzo della scuola. La scuola di Jasnaia Poliana non vuol
essere dunque conside- [Qui la parola educazione Tolstòi adopera
nel senso ristretto di ammaestramento. POLITO - Il pensiero
pedagogico di Tolstòi – CU] rata che quale aperta ribellione a ogni domma
politico, religioso e anche pedagogico, ma sopratutto religioso, La Key,
altra illustre seguace della dottrina del Rousseau, proclama il principio della
pie- na libertà in educazione morale, perchè lesinterventions de
l'éducateur d 'aujourd'hui, qu'elles soient tendres ou rudes, détournent ces effets
(gli efìetti dell'evoluzione naturale e dell'adattamento) au lieu de les
laisser agir avec toute leur rigueur; per modo che le plus grand
crime que commette contre l'enfant l'éducation actuelle, c'est de ne pas
le laisser en paix. Le but de l'èducation future sera, au contraire, de creer un
monde de beaut^, au sens propre et au sens figure, dans lequel laisserait
l'enfant se dévellopper et se mouvoir librement jusqu'au moment ou
il se heurterait à la frontière inébranlable du droit des autres. Cosi
che Laisser la nature elle méme agir tranquillement et lentement,
et veiller soulement à ce que les conditions envirronnantes soutiennent
le travail de la nature; Voila réducation. Che lo stato e la scuola debbano interve- [CESCA
- Religiosità e Pedagogia moderna - CU; e -Religione morale deW umanità –
Bologna; KEY - Op. cit. Trad. frane.] nire nell'educazione morale, meno le
esagerazio- ni individualistiche di pochi, ora non è chi con-
trasti. Giustamente osserva DOMINICIS (si veda) che, sopprimere
nell'educazione l'ambiente é quanto sopprimerlo in biologia, Stabilita la
natura dell'educazione morale, la sua necessità, quale il fine? La
destinazione degl’individui della prima classe è di servire la società colle
loro braccia. Gl'interessi della società sono di trovare in essi tanti
cittadini laboriosi ed industfiosi in tempo di pace, e tanti difensori
intrepidi in tempo di guerra; buoni coniugi e migliori padri, istruiti
dei loro doveri, come dei loro diritti; dominati da quelle passioni che
alla virtù conducono, penetrati dal rispetto per le leggi e dall'idea della
propria dignità. Per i fanciulli della seconda classe, alcuni fini speciali
debbono adattarsi alla diversa loro destinazione sociale, e quindi
variare i mezzi educativi. Nel piano di F. l'educazione morale,
specialmente PER I FANCIULLI DELLA PRIMA CLASSI, ha il primo
posto. Essendo riservata al custode la cura di avviare i fanciulli al
mestiere; dlV istruttore quella di fornire le cognizioni elementari
indispensabi- DOMINICIS (si veda) Antropologia Pedagogica – F.] li anche
all'esercizio dell'arte, l'ufticio più impor- tante nelTeducazione
pubblica non poteva esser che quello deW /sù'ué/orc viorale, che F., con
ra<^ionc, vuole affidato a chi possa e- sercitare un'azione grande
nell'animo dei fanciulli, sia per la sua posizione sociale, come per le
doti intellettuali e morali: cioè al viagistrato che presiede
all'educazione del comune. F. distingue le istruzioìii dai discorsi
morali. Le istruzioni durano un anno; i discorsi vanno continuati per
tutto il tempo del- l'educazione. Le prime hanno un ordine stabilito dal
legislatore e si ripetono ogni anno, le seconde sono ad arbitrio del
magistrato. Le istruzioni costituiscono un corso di mo- rale
umana e civile che si svolge in un anno; però F. propone che sia ripetuto
un secondo anno, in maniera che, ogni giorno, terminata la lezione, il
magistrato proponga dei dubbi da risolvere (problemi morali e
sociali) specialmente agli alunni del secondo anno. Terminato il
corso delle istruzioni morali, i fanciulli sono ammessi ai discorsi morali,
tenuti dallo stesso magistrato. Vi assistono tutti i fanciulli lino al
termine della loro educazione. La legge, mentre stabilisce gli oggetti
generali dell’istruzioni, che sono le due massime le fjuali contengono
tutti i principii di giustizia -e di virtù umana: non fare agli altri ciò
che non vuoi si faccia a te; procura di fare agli altri tutto
quel bene che puoi, lascia a discrezione del magistrato la forma, lo
svolgimento, la materia dei discorsi. Stabilisce però alcuni oggetti da
svolgersi, riguardanti: la virtù, la patria, la verità opposta agli
errori della pubblica opinione, la dignità umana, il lavoro, il matrimonio, Ma
le istnizioni e i discorsi debbono essere vivificati dall'esempio,
fornito specialmente dal magistrato e dal custode. Il nostro autore
propone la lettura di romansi per i fanciulli che possono assistere ai
discorsi morali; cioè specie di biografie di uomini eccellenti nei rami
dell'attività umana e del sapere: dalla storia del fabbro, del marinaio,
del contadino, che si sono distinti, a ciucila del magistrato, del
filosofo, ecc. Il desiderio del F., in tanto fiorire di letteratura
scolastica, ò rimasto inascoltato. Meno qualche lavoro eccellente, di
azione poten- temente educativa, nei nostri libri per i fanciulli
facilmente si scorgono contrasti vivi e stridenti tra il mondo vissuto
dai piccoli, e che vedono vivere, e quello che loro si presenta; tra i
loro bisogni, e la pesante, contorta mole di morale e di scienza
che s'intende loro apprestare, senz'ordine e senza misura. Diventano maggiori i
contrasti, più sciocche le pretese nei libri di lettura, \ (inali, perchè
siano, come si vuole, il punto di concentrazione dell'insegnamento etico
ed ar- tistico, dovrebbero guadagnar subito l'interesse e la
benevolenza dei piccoli. L'arte di scrivere codesti libri è divenuta
facile occupazione, sì che la lettura, noiosa ed arida per il
maestro, è per il discente, vuota, tediosa, nociva. La nostra
coltura ed educazione scientifica non si rispecchia affatto
nell'educazione scolasti- ca pel tramite del libro di lettura, come se
la scienza si svolgesse per esigenze dialettiche e vivesse lontana
dalla vita, nelle aule delle Uni- versità e nelle riviste. Mentre,
specialmente negli Stati Uniti e in Francia, la scienza pedagogica ha una
profonda ripercussione nei sistemi l)ratici educativi, e i libri
scolastici tendono a rispecchiare le nuove tendenze, da noi trionfa
ancora il catechismo rimodernato e la filosofia del buon Candido di Voltaire. E
allora? Bisogna creare una nuova lettera- tura scolastica infantile, il
contenuto della quale trovi fondamento nella scienza contemporanea
e si espanda nei contrasti, nelle lotte, nei dolori, nelle gioie
vere della vita che i piccoli vivono e che vivranno adulti, e nell'etica
nuova attinga ispirazione e materia, Sui libri di lettura è un volumetto
di L. \^5• C\TTlKl- / t/óri sco/as/ùi - San Remo; il quale Oltre i
ro7na7iz{, F. consiglia la compilazione di un notiziario di avvenimenti
che possano esercitare azione educativa. In questi ultimi tempi, s'è
venuta afferman- do l'idea, credo manifestata primieramente dal
Ciralli, (ispettore scolastico, perito nel disastro di Messina)
d'introdurre nelle scuole la lettura del giornale, che DOMINICIS (si
veda) reputa efficace, specialmente per l'educazione del sentimento di
nazionalità e per i progressi della cultura [ Si debbono premiare le buone
azioni, la buona condotta, la diligenza, lo studio, le buo- ne
maniere? Gli antichi, legislatori e scrittori, ammettevano, senza
restrizioni e limitazioni, tanto i premi, quanto i castighi; e i gesuiti
specialmente, ne fecero poi mezzo esclusivo per il governo della scuola:
sistema al quale s'informò in gran parte la pedagogia
moderna. Lo stesso Locke, il quale ammette i pubblici premi, e, in
certi casi, cioè per ostiìia- zione o ribellione, anche la fnista, a
somiglianza svolge una critica ricca di richiami psicologici e materiata
di fatti, sulla forma, sul contenuto, sul fine dei nostri libri
scolastici, pervenendo alla stessa mia conclusione, cioè che manca ancora da
noi il libro adatto alla psiche del bambino e alle esigenze della
morale sociale. DE DOMINICIS, La Vita Interna della Scuola, CU.
FERRARI - A(?c/r - OV. di (juanto praticavano i gesuiti, consiglia
che il frustatore (corrector mormn dei Gesuiti) sia un servo. Locke
vuole così perchè il figlio non sen- ta avversione verso il
padre. Locke sconsiglia le ricompense materiali. I fanciulli
mostrano viva compiacenza per una parola d'incitamento, per un semplice sguardo
di approvazione, e si rattristano e soffrono all'indifferenza della
madre, ad uno sguardo severo del padre.
I fanciulli debbono essere trattati da uomini: ecco il principio
direttivo della pedagogia morale di Locke. Mentre così la dottrina del
governo del fanciullo è fondata per Locke sull'esercizio e sull'abitudine; per
Rousseau, il quale vuole che la seule habitude qu'on doit laisser prendre
à l'enfant est de n'en contracter aucune, tanto che consiglia qu'on ne la porte
pas plus sur un « bras que sur l'autre. il governo, cioè l'azione
deliberata del docente sul discente per avviare questi secondo un fine, è
assolutamente nulla. Bisogna lasciar completamente libero il
fanciullo, perché il solo che sia padrone della sua volontà é colui che
non ha bisogno di stendere le sue braccia verso quelle di un altro:
niente [COMPAYRÉ -FERRARI FERRARI ROUSSEAU – Émile] premi, niente
castighi: le ingiunzioni e i constringimenti sono contrari alla formazione del
carattere. Questi sono i capisaldi della dottrina delle conseguenze
naturali, che lo Spencer dovrà quin- di maggiormente illustrare e
diffondere. PESTALOZZI trascura di dare speciali sug- gerimenti
sull'educazione morale, cui crede di poter pervenire con l'amore alla
madre e Vistmzione religiosa, Sono F. prima, Herbart poi che ne fanno speciale
ed importante oggetto, indipendentemente dall'azione dell'insegna- mento
religioso. E la pedagogia del governo dell'Herbart ha molti punti di
somiglianza con la disciplina morale di F., specialmente per ciò
che riguarda i castighi. Herbart, seguendo PESTALOZZI (si veda) e
Kant nella teoria del bene per il bene, non ammette premi; e segue
anche, facendola propria, la dot- trina delle punizioni di Kant. Cosa
curiosa, scrive Dominicis, molti vorrebbero nelle scuole castighi e non
premi. Ma perchè si dovrebbe prescindere nell'educare l'uomo in formazione,
l'uomo piccolo, da quello da cui non sanno fare a meno gli uo- mini
formati, gli uomini adulti? Scopo supremo PESTALOZZI, Come Gdtìude
istruisce i suoi figli; KANT-ZdT Pedagogia -TxzA. it. Torino, DE DOMINICIS, La
vita Interna] dell'educazione ó di certo, il condurre gli alunni ad amare il
bene per sé. Ma se nessuna società ha saputo finora prescindere da distinzioni,
da ricompense e da lodi, se uno sterminato numero di uomini adulti
vi è stato e vi é tanto sensibi- le, perchè si dovrebbe rinunciare alle
distinzio- ni, alle lodi e ai premi nella società scolastica? Non è
anche il premio un mezzo adatto, non solo per punir meno, ma per guidare,
colle lu- singhe di soddisfazioni immediate, gli alunni deboli a potersi
compiacere in seguito del bene e della virtù per se? >> E F.:
Due passioni, l'una piccola, l'altra grande; l'una perniciosa, l'altra
utile; l'una incompatibile colla grandezza dell'animo e l'altra a questa
costantemente associata, procedono entrambe dall'istessa origine. La vanità e
l'amor della gloì'ia sono queste due passioni, e il desiderio di
distinguersi ne è la madre comune. Questo desiderio di di-
stinguersi, indizio ed effetto della sociabilità; que- sto desiderio che
si manifesta nel barbaro e nel civile, nello stolto e nel saggio,
nell'empio e nell'eroe, questo desiderio che si annuncia fin
dall'adoloscenza, e che accompagna l'uomo fino alla tomba; questo
desiderio, io dico, produce l'una e l'altra passione, a seconda che é
male o bene maneggiato e diretto. Egli diviene vanità negli uni,
amor della (gloria neofli altri. F. Ammessi i premi, fondati sulla pubblica
o- pinione, vuole siano assegnati con solennità, e che il giudizio
sia dato dagli stessi fanciulli, F. proscrive l'uso del bastone. Non
bisogna mai battere i fanciulli, per nessun motivo, perchè non si deve
permettere che i mezzi destinati a risvegliare l'idea della dignità,
vengano combinati con quelli che avviliscono e che degradano. I fanciulli
abituati alle pene corporali, perdono la sensibilità e diventano vili,
ipocriti, vendicativi, crudeli. Tanto il magistrato, quanto il custode,
così nel correggere, come nel punire, dovrebbero serbare quella freddezza
che dipende dalla ragione, e mai abbandonarsi a quel ca- [Per tutto
quanto ha rapporto con la discipli- na scolastica e la formazione del
carattere, benché af- fidi alla religiosità, come la più parte dei pedagogisti
tedeschi, un'azione preponderante, vedi: FORSTER- Se leo/a € Carattere -
Tvdid. it. Torino, dove riferisce il sistema americano e svizzero del
self- governeìiimeìit e dello school - city - system, che affida
ap- punto d\\di public - opinion l'assegnazione dei premi e delle
ricompense. F. anche: BAIN- C^/>. f/V, il quale scrive. Il principio di
Bentham del giurì della scolaresca, benché non riconosciuto
formalmente nei metodi moderni, vige sempre tacitamente. L'opinione della
scuola, nel massimo suo d'efficienza, é il giudizio riunito del capo e
dei membri, del maestro e della massa; ogni qualunque altro stato di cose
è guerra, benché anche questa non si possa evitare. F. lore e a (luei
trasporti che indicano passione, Nel
piano di educazione morale tracciato da F., entra poco l'insegnamento
reli- gioso, ed entra in quanto costituisce un omaggio al creatore, al di
fuori di qualsiasi credo religioso, perché i princii)ii di morale non
deri- [Da Locke, a Kant, a Herbart, a F., tutti in ciò sono
d'accordo, ma in pratica non riesce molto facile. Sul sistema
punitivo scolastico, come sul sociale, non può certo essere detta ancora
l'ultima parola; è necessario prima determinare con certa precisione gl’impulsi,
i moventi psicologici e sociali dell'azione, de- finire le basi della
responsabilità, sfrondare la mente di legislatori e di maestri da molti
pregiudizi psicologici, religiosi, sociali. La questione del libero
arbìtrio é d'importanza primaria; e F. giustamente scrive. La negazione
del libero arbitrio può soltanto e deve avere influenza nel sentimento
che accompagna questa reazione difensiva; poiché così nelle
punizioni famigliari, come in quelle scolastiche, come in quelle
sociali, chi crede al libero arbitrio reprime gli autori di un atto
sconveniente o dannoso con sentimenti di rancore, o per lo meno con ciò
che dicesi risentimento in quanto attribuisce il fatto alla malvagia volontà
(anche nei bambini!). Il determinista invece si difende o reprime per quanto è
necessario, ma senza rancore e colla persuasione, togliendo le occasioni
al mal fare o distraendo per vie meno dannose le tendenze individuali.
Piuttosto che abbandonare i bambi- ni o gli scolari alla propria
espansività fisio-psicologica per reprimere gl'inevitabili eccessi,
limitandosi tutt'al più all'inutile tentativo di prevenirli con le misure
o le imposizioni, vai meglio incanalare la loro attività per vie utili,
distraendola con occupazioni adatte e sopratutto togliendole gl'incentivi degli
urti e quindi delle .sopraffazioni vano dalle pratiche del culto. F.
affida la cura dell'istruzione religiosa allo stesso magistrato. Se mi si
opporrà che questa cura dovrebbe essere affidata ai ministri dell'altare,
piuttosto che al magistrato educatore, io risponderò che, siccome niuna
re- ligione proibisce ai padri d'istruire nei loro dommi i figli,
molto meno potrà proibirlo al magistrato che dalla pubblica autorità
viene scelto per farne le veci; dirò che non si deve mai inutilmen- te
moltiplicare il numero degli istruttori, dirò che il magistrato si dee
supporre più istruito nell'arte d'istruire i fanciulli, di quello che
lo può essere un uomo, che a tutt'altro oggetto ha rivolte le sue
cure, dirò finalmente che, finché non si combinino perfettamente
gl'interessi del sacerdozio con quelli della società e dell'impero,
è sempre pericoloso il metterlo a parte della pubblica educazione. Egli
assegna alla religione l'ultimo posto nel suo piano di educazione morale,
e vi spende po- che parole, sperando che il lettore non lo accu- si
per ciò di riconoscervi poca importanza. Gli è che, si giustifica
l'Autore, se non scrivesse per tutti i paesi, per tutti i popoli, per
tutti i tempi; se l'universale e il perenne non fossero l'og- getto della
scienza; o pure se uno fosse il tempio, una l'ara ed uno il nume; se comune
fosse il culto, uniformi i dogmi e la fede uniforme presso tutti i
popoli ed in tutti i tempi, potrebbe entrare in dettagli che allo stato delle
cose è conveniente evitare. La ragione dell'esclusione dell'elemento
religioso in educazione morale va anche ricercata nell'intima convinzione
dell'Autore che la morale é al di sopra di (jualunque religione. Però,
nel- la preoccupazione costante di rendere accetto a tutti il suo
piano educativo, egli tempera con certa forma il suo pensiero ardito, e, questa
volta eretico. Ecco perchè non accoglie l'idea del Rousseau, che non vuol
si parli di religione ad Emilio, se non quando sarà in grado di comprendere la
divinità, senza farne oggetto d'idolatria. Il nostro autore dichiara che non
ammette né contrasta tale teoria; però, pur suggerendo che
l'insegnamento religioso cominci quando i bambini sono ammessi ai discorsi
morali, (9-10 anni) scrive che se non si vogliono fare dei fanciulli tanti
idolatri, o almeno tanti antroponiorfiti, il magistrato non risparmierà
alcuno dei mezzi atti a comunicar loro la più semplice e la più augusta idea
del divino, allontanando dalle sue [F. ROUSSEAU Èmile. espressioni
tutto ciò che potrebbe associarla alle materiali immagini, alle quali
l'uomo è purtroppo inclinato a rappresentarla, Mira del magistrato,
nell'educazione del sentimento religioso, dev'esser di prevenire il fanatismo e
le false massime di morale; perniciose, specialmente nel popolo. Poche
preghiere, semplici e brevi, ma piene di luminosi principii di
morale universale. Epperò nessuna differenza tra le istruzioni morali dei
fanciulli della prima e della seconda classe. Qualche difierenza
solo nei discorsi morali. Poiché i fanciulli della prima classe sono
più esposti alla viltà, e quelli della seconda all'orgoglio, per la loro
diversa condizione sociale, bisogna fare in modo che tali due opposti
sentimenti scompaiano negli uni e negli altri, espo- [Sulla tendenza
antropomorfa del bambino e su quello che Cesca chiama secondo momento del
compito negativo deW istruzione , cioè lo sradicamento della tendenza
antropomorfa, vedi lo stesso - Coltura e Istruzione Anche: SPENCER Principii di
Sociologia il curioso brano di poesia in francese arcaico, narrante
come Domeneddio sia andato in Arras, ad imparare le canzoni del paese,
come vi cadde malato e come fa curato da un trovatore, che lo fece
ridere. Si ricordi che tutta la poesia provenzale e la provenzaleggiante
italiana, fino alla scuola del dolce stil novo, soggiace alla tendenza
animistica, con la personificazione del sentimento dell'amore. F.. Art.
nendo loro i principii deirumana
eguaglianza, del rispetto che si deve all'uomo; dell'ingiustizia di quello
che si cerca nella sola condizione; dell'insania, dell'orgoglio e della
piccolezza della vanità. Nei bambini della seconda classe bisogna specialmente
sviluppare il sentimento dell'umanità e della compassione. Per divenir
compassionevole un fanciullo, bisogna ch'egli sappia che ci son degli
esseri simili a lui, che soffrono ciò che egli ha sofferto, che sentono i
dolori ch'egli ha intesi e ch'egli sa di poter sentire. Bisogna finalmente
che la sua immaginazione sia attiva a segno da potergli presentare e
comporre queste dolorose immagini, allorché vede soffrire, e da trasportarlo,
per così dire, fuori di se medesimo per identificarlo coU'essere che
soffre. E sopratutto bisogna rinvigorire, stringere i vincoli sociali, che
l'inevitabile disuguaglianza delle condizioni tende purtroppo a
indebolire; e promuovere la civiltà delle maniere, con l'esempio fornito
da tutti coloro che circondano il bambino. Per i fanciulli della seconda classe
il Fi- langieri consiglia la lettura de Le Vite di Plutarco, seguendo il
consiglio di Montaigne, accolto da Rousseau. F.. MONTAIGNE - i^^^a/V ;
ROUSSEAU Evi il e - Cit. In conclusione, il sistema morale di F. i
partendo dal principio dell'utilità sociale, principio tanto combattuto
dal Rousseau, tende a coordinare gl'interessi dell'individuo con
quelli della collettività, per raggiungere il fine della diffusione
della morale sociale: é l'azione armonica di tutti i cittadini onde
raggiungersi il trionfo della giustizia, con la libertà, l'uguaglianza, la
fratellanza. Credo inutile aggiungere che l'educazione morale di F.,
educazione della scuola e della vita, è essenzialmente laica, umana,
tanto nel contenuto, quanto nella forma. E' questo uno dei
meriti grandissimi del filosofo napoletano, che ha potentemente
contribuito a indirizzare le istituzioni scolastiche verso il tipo ancor tanto
contrastato dai fautori della vecchia filosofia della vita, in
opposizione recisa coi fautori della filosofia della scienza, l'aureo
libro del CESCA La filosofia della i///a – Messina. L'Autore, sul
contrasto da noi accennato scrive. La perduranza della lotta si deve
a parecchie ragioni, non soltanto intellettuali, ma anche morali e più
specialmente sociali. La concezione teologica é sempre viva, non solo perchè è
il prodotto dell'eredità di una lunga serie di secoli e perché soddisfa
il bisogno di quiete e la tendenza misoneistica cotanto diffusa in tutte
le classi, ma anche perchè è legata tenacemente lA principio di autoritcà,
e quindi è sì il riflesso che la base dello spirito di conservazione del
passato nell'ordine economico e nell'ordine politico. Tutti coloro che temono
di perdere qualche cos Ci è differenza tra una nazione che nasce, ed una
nazione adulta. ROMOLO e NUMA seppero trovar la moneta onde comprar
l’opinione dal popolo nascente, e i loro successori seppero mutarla,
allorché si doveva comprare da un popolo adidto. Ed in fatti ne’ tempi
più illuminati fu stabilito tra i Romani che j consoli, i tribuni del
EJiano Far. Histor. lift., Plut. nella vita di Licurgo. Delle regole
generali della scienza della legislazione. Oggetto unico ed universale
della Legislazione dedotto dall’origine della società civile. Di ciò che si
comprende sotto il principio generale della tranquillità e della
conservazione e dei risultati che ne derivano. La legislazione, non altramente
che tutte ie altre facoltà j deve avere le sue regole, e i suol errori sono
sempre i più gravi flagelli delle nazioni. Della bontà assoluta
delle Leggi. Della bontà relativa delle; Leggi. Della decadenza dei
Codici. Degl’ostacoli che s’incontrano nel cambiamento della Legislazione
d’un popolo, e dei mezzi per superarli. Della necessita d’ un censore
delle Leggi, e dei doveri di questa nuova magistratura . Della bontà relativa
delle Leggi considerata riguardo agli oggetti che costituiscono
questo rapporto. jfij I oggetto di questo rapporto: la natura del
Governo. Proseguimento dell istesso oggetto, su d’una specie di governo
che chiamatisi misto. II oggetto del rapporto delle leggi: il
principio che fa agire il cittadino nei diversi Governi. Oggetto
del rapporto delle Leggi -- il genio, e l'indole dei popoli. Oggetto del
rapporto delle Leggi : il clima. Oggetto del rapporto delle Leggi: la fertilità
o la sterilita del terreno, gfo Sesto
oggetto del rapporto delle Leggi: la situazione e l’estensione del paese. Oggetto
del rapporto delle Leggi: la religione
del paese. Ultimo oggetto del rapporto delle Leggi: la maturità del popolo. DELLE
LEGGE CRIMINALE. Della Procedura. Prima parte della criminale procedura.
Dell’accusa giudiziaria presso gli antichi. Dell’accusa giudiziari pressoi
moderni. Nuovo sistema da tenersi riguardo all’accusa giudizio ria. informa da
farsi nel sistema della procedura inquisitorial.Seconda parte della procedura
criminale. L’intimazione all'accusalo, eia sicurézza della suapersona. informa
da farsi in questa parte della criminale procedura. Delle condanne per
contumacia. Terza parte della criminale procedura. Delle pruove c degli indizj
del delitti. Sulla confessione libera ed estorta. Parallelo tra giudizi del
divino de’tempi barbari, e la tortura.
Principj fondamentali, dal quali dee dipendere la teorìa delle pruo've
giudiziarie. Della certezza morale. Risultati de principj che si sono premessi.
Canoni di giudicatura che determinar
dovrebbero il criterio legale. parte della criminale procedura.
Della ripartizione delle
Mudi, zie ne funzioni, e
della shltadd giudict
del fatto. Della viziosa ripartizione della giudiziaria autorità in una
gran parte delle nazìoniàì Eurol’a • m <up. Appendice all’antecedente capo
sulla feudalità. Piano della nuova ripartizione da farsi delle giudiziarie j
funzioni per gl’affavi criminalii. Divisione dello Stato, ggs Articolo % Scelta
dei presidi. Funzioni di questamagistratura. Durata di questa Magistraiurae suo
salario. Articolofj. Be’ giudici del fatto. «?oa Requisiti legali che ricercar
si dovrebbero in questi giudici. Funzìoni di questi giu- Numerò di questi
giudici in ciascheduna provincial? ed in ciaschedun giudizio. Delie ripulse di
questi giudici. De’ giudici del dritio. Numero di questi giudici in ciascheduna
provincia. Funzioni di questi giùdici, Delle sessioni ordinarie di giustizia.
Delle sessioni straordinarie. Magistratura per ogni comunità. Della criminale
procedura. La difesa. Criminale procedura. La sentenza. Appendici della
sentenza che assolve, 05tr cle/7a- riparazione del danno, e del giudizio di
calunnia. Altra appendice della sentenza che assolve, e della senzensa che
sospende il giudizio. Appendice detta sentcnza che condanna, e corichili- 5Ìone
del piano geiiera Ze diri/ornia c'fre si
è proposta. La scienza distoglierlo dal provvedersi de Legislazione, del destino.Per Della colorchecker I«x-rite. Grice: “There are many
references, but unsystematic, to the Romans, or to Roman Law, -- but not a
systematic chronological thing. Romolo is cited twice, and there are passing
comments on the Twelve Tables and its corrections, how the Romans were
disallowed to sell their own children. There’s a critique to the dislike for
the frugality that the Roman law enjoined. Also a praise for the ‘dittaura’ –
there are references to Cicerone – but he just as well comments on the Greek
law, and modern law from France and other European countries. His illuminism is
based after all on Montesquieu! But the references to the Roman and the Roman
law have been systematically studied. He refers to an ‘emering nation’ as Rome
was under Romolo – and he makes passing comments on aristocracy, monarchy,
mixed government, republic, and the question of citizenship – how the Romans
bestowed Roman citizenship on habitants of cities other than Rome! Etc. Gaetano Filangieri. Filangieri. Keywords: lo stato
secondo ragione, ‘stato naturale’ ‘stato
civile’ – costume – il romano – le costume dei romani – devere e volonta –
implicatura deontica – passione e ragione – illuminismo – anti-clericalism –
anti-Roman – Grice: “Catholicism gives a bad name to ‘Roman’!” -- Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Filangieri” – The Swimming-Pool Library. Filangieri.
Grice e Filippis: la ragione conversazioanle e l’implicatura
conversazionale metafisica – scuola di Tiriolo—filosofia catanzarese –
filosofia calabrese. filosofia italiana – Luigi Speranza (Tiriolo). Filosofo tiriolese. Filosofo catanzarese. Filosofo
calabrese. Filosofo italiano. Tiriolo, Catanzaro, Calabria. Grice: “Fillippis
is an interesting one, for one there is a Palazzo De Fillippis; for another he
was into the philosophy of mathematics; he was executed, but not for
this.” Martire della Repubblica Napoletana. Nato in una
famiglia di piccoli proprietari terrieri, studia al Real Collegio di Catanzaro.
Si reca a Napoli dove e allievo di Genovesi. Ha modo di frequentare gli
ambienti illuministici entrando in contatto fra gli altri Pagano. Proseguì in
seguito gli studi in filosofia a Bologna sotto CANTERZANI. Insegna a Catanzaro.
E fra i principali artefici della repubblica napoletana. Entra nel governo come
ministro degli Interni. Con la caduta della Repubblica, venne messo a morte per
impiccagione in Piazza Mercato. Scrisse importanti opere di filosofia, quali
“Etica”; “Metafisica”, Vite degl'Italiani benemeriti della libertà e della
patria, Torino, Bocca); Albo illustrativo della Rivoluzione Napoletana; Croce,
Ceci, Ayala, Giacomo, Napoli, Morano; La Repubblica napoletana” Roma, Newton), Dizionario
biografico degli italiani, Roma,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. L. Carini. Mmatematico, filosofo e
patriota italiano, considerato un martire della Repubblica Napoletana Nato in Calabria in una famiglia di piccoli
proprietari terrieri, fu allievo del Real Collegio gesuita di Catanzaro dove
ricevette una buona istruzione nelle scienze matematiche. Nel 1769 si recò a
Napoli dove fu allievo del grande economista Antonio Genovesi. Nella città
partenopea ebbe modo di frequentare gli ambienti illuministici entrando in
contatto fra gli altri con la poetessa Eleonora Pimentel Fonseca e il giurista
Mario Pagano[senza fonte]. Proseguì in seguito gli studi in matematica e
filosofia presso il collegio Ancarano dell'Università di Bologna, dove fu
discepolo del matematico Sebastiano Canterzani. Ottenne la cattedra di
matematica al Real Collegio di Catanzaro ed ha, fra i suoi discepoli, Poerioː
tuttavia, le cattive condizioni di salute lo spinsero ad abbandonare
l'insegnamento. E fra i principali artefici della Repubblica Napoletanaː
infatti, con la nomina di Ignazio Ciaia alla guida della Repubblica napoletana
in sostituzione di Carlo Lauberg, Vincenzo De Filippis entrò nel governo come
ministro degli Interni, succedendo a Conforti Con la caduta della
Repubblica, venne messo a morte per impiccagione in Piazza Mercato assieme ad
altri sette patrioti. Altri saggi: Conseguito il dottorato, F. ritorna al paese
natale, dove rimase in relazione epistolare con gli studiosi di Napoli e di
Bologna, e scrisse importanti opere di filosofia e matematica, quali il Corso
di etica, gli Scritti FILOSOFICI e METAFISICI,
Statica e dinamica, Scritti di fisica e di meccanica. Appartengono anche a
questo periodo gli scritti Appunti di matematica e meccanica, Meccanica,
Problemi di matematica, meccanica, dinamica Gli scritti di F. sono andati,
tuttavia, dispersi, tranne una relazione sui terremoti inviata al Canterzani.
Ayala, Vite degl'Italiani benemeriti della libertà e della patria, Torino,
Bocca, Albo illustrativo della Rivoluzione Napoletana a cura di Croce, Ceci, Ayala, Giacomo,
Napoli, Morano, Rao, La Repubblica napoletana, Roma, Newton, F. De' terremoti
della Calabria Ultra. Baldini, F. in
Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Ayala, Vite degl'italiani benemeriti della libertà e della patria,
Torino, Roma, Firenze, Fratelli Bocca, Voci correlate Repubblica Napoletana
(Repubblicani napoletani giustiziati, F. su Open Library, Internet Archive.
Biografia di Vincenzo De Filippis, su web.tiscalinet.it. F., De' Terremoti
della Calabria Ultra, testo elettronico, su web.tiscalinet.it. Illuministi
italiani Portale Biografie Portale Matematica Categorie:
Matematici italiani Filosofi italiani Patrioti italiani Morti a Napoli Illuministi
Persone giustiziate per impiccagionePersonalità della Repubblica Napoletana. Commutators with power
central values on a Lie ideal, Pacific Journal of Mathematics, F., Left
annihilators of commutators with derivation on right ideals, Communica- tions
in Algebra, F., O.M. Di Vincenzo, Posner’s second theorem, multilinear
polynomials and vanishing derivations, Journal of Australian Mathematical
Society, F. , An Engel condition with generalized derivations on multilinear
polynomials, Israel Journal of Mathematics, Albas, N. Argac, V. De Filippis,
Generalized derivations with Engel conditions on one-sided ideals,
Communications in Algebra, F., Vincenzo, C.Y. Pan, Quadratic central
differential identities on a multilinear polynomial, Communications in Algebra,
F., Generalized derivations with Engel condition on multilinear polynomials,
Israel Journal of Mathematics, F., Annihilators of power values of generalized
derivations on multilinear polynomials, Bulletin Australian Math. Soc., F.,
Generalized Derivations as Jordan Homomorphisms on Lie Ideals and Right Ideals,
Acta Mathematica Sinica, F., Product of generalized derivations on polynomials
in prime rings, Collectanea Mathematica Dhara, F., R.K. Sharma, Generalized
derivations and left multipliers on Lie ideals, Aequationes Mathematicae, A.
Ali, S. Ali, F., Nilpotent and invertible values in semiprime rings with
Generalized Derivations, Aequationes Mathematicae, F., Vincenzo, Vanishing
derivations and centralizers of generalized deriva- tions on multilinear
polynomials, Communications in Algebra F.
Wei, Posner’s theorem for skew derivations on multilinear polynomials on left
ideals, Houston Journal of Mathematics Albas, F., Demir, Generalized skew
derivations with invertible values on multilinear polynomials, Communications
in Algebra, F., Scudo, Strong commutativity and Engel condition preserving maps
in prime and semiprime rings, Linear and Multilinear Algebra, F., Fosner, Wei,
Identities with Generalized Skew Derivations on Lie Ideals, Algebras and
Representations Theory, Ali, F., Shujat, On One Sided Ideals of a Semiprime
Ring with Generalized Derivations, Aequationes Mathematicae, F., Scudo,
Hypercommuting values in associative rings with unity, Journal of the
Australian Math. Society, Ali, Ali, F., Generalized skew derivations with
nilpotent values in prime rings, Communications in Algebra, F., Vincenzo,
Hypercentralizing generalized skew derivations on left ideals in prime rings,
Monatshefte fur Mathematik, A. Ali, F.,
Shujat, Commuting Values of Generalized Derivations on Multilinear
Polynomials, Communications in Algebra, F. Generalized skew derivations as
Jordan homomorphisms on multilinear poly- nomials, Journal of Korean Math. Soc.,
F., Vincenzo, Generalized Skew Derivations on Semiprime Rings, Linear
Multilinear Algebra, F., Huang, Power-commuting skew derivations on Lie ideals,
Monatshefte fur Mathematik F., L. Oukhtite, Generalized Jordan semiderivations
in prime rings, Canadian Math. Bulletin, F., Annihilators and power values of
generalized skew derivations on Lie ideals, Canadian Math. Bulletin, Ali, F.
and Khan, Power Values of Generalized derivations with annihilator conditions
in prime rings, Communications in Algebra, Carini, F., G. Scudo, Identities
with product of generalized skew derivations on multilinear polynomials,
Communications Algebra F., Engel-type conditions involving two generalized skew
derivations in prime rings, Communications in Algebra F., Scudo, Subsets with generalized derivations
having nilpotent values on Lie ideals, Communications in Algebra, F., Rather
large subsets and vanishing generalized derivations on multilinear poly-
nomials, Communications in Algebra Carini, F., F. Wei, Annihilating
Co-commutators with Generalized Skew Derivations on Multilinear Polynomials,
Communications Algebra, Yarbil, F., A quadratic differential identity with skew
derivations, Communications Algebra, Carini, F., G. Scudo, Vanishing and
cocentralizing generalized derivations on Lie ideals, Communications Algebra
Albas, F. and Demir, An Engel condition with generalized skew derivations on
multilinear polynomials, Linear Multilinear Algebra F., F. Wei, An Engel
condition with X-Generalized Skew Derivations on Lie ideals, Communications
Algebra Sharma, Dhara, F., Garg, A
result concerning nilpotent values with generalized skew derivations on Lie
ideals, Communications Algebra Filippis, F. Wei, b-generalized skew derivations
on Lie ideals, Mediterr. Journal of Math. Ashraf, F., Pary, Tiwari, Derivations
vanishing on commutator identity involving generalized derivation on
multilinear polynomials in prime rings, Commu- nications Algebra F., Dhara,
Generalized Skew-Derivations and Generalization of Homomorphism Maps in Prime
Rings, Comm. Algebra F., Shujat, Khan, Generalized derivations with nilpotent,
power-central and invertible values in prime and semiprime rings,
Communications in Algebra Dhara, F., Engel conditions of generalized
derivations on left ideals and Lie ideals in prime rings, Comm. Algebra Demir,
Argac, F. A quadratic generalized differential identity on Lie ideals in prime
rings, Linear Multilinear Algebra F., Power-central values and Engel conditions
in prime rings with gen- eralized skew derivations, Mediterranean Journal of
Math. F., Scudo, Wei, b-Generalized Skew Derivations on multilinear polynomials
in prime rings, Proceedings of INdAM Workshop ”Polynomial Identities in
Algebras” Roma, Springer Indam Series. Keywords:
implicatura metafisica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Filippis” – The
Swimming-Pool Library. Vincenzo De Filippis. De Filippis. Filippis.
Grice e Filippo: la
ragione conversazionale e Roma antica -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Medma). Filosofo italiano. Medma was the Italian colony of
Opus. Filippo was a pupil of Platone, and achieved fame mainly as an
astronomer. He is widely thought to have edited Plato’s Laws and written the
appendix to it knon as the Epinomis. He is sometimes known as Filippo di Mende.
His birthplace was Medma, an Italian colony of Opo. The Epinomis is notable for
his treatment of the subject of daemons. See: Dillon, “The Heirs of Plato: a
study of the Old Accademy, Oxford, Clarendon. Filippo.
Grice e Filisco: la
ragione conversazionale e l’orto romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Filosofo italiano. Filisco follows the doctrines of
the Garden. Along with his lover, Alcio, he is expelled from Rome – “or perhaps
he just wanted to leave.” – Cicerone. Filisco.
Grice e Filodamo:
la ragione conversazionale e la setta di Locri – Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Locri). Filosofo italiano. A
Pythagorean cited by Giamblico. Filodamo.
Grice e Filolao: la ragione conversazionale e Roma --
l’arciere di Taranto – filosofia italiana – Luigi Speranza – (Crotone) Filosofo italiano. Italian philosopher from
Crotone in southern Italy, the first Pythagorean to write an essay. The
surviving fragments of it are the earliest primary texts for Pythagoreanism,
but numerous spurious fragments have also been preserved. F.’s essay begins
with a cosmogony and includes astronomical, medical, and psychological
doctrines. F.’s major innovation is to argue that the cosmos and everything in
it is a combination, not just of unlimiteds what is structured and ordered,
e.g. material elements but also of limiters structural and ordering elements,
e.g. shapes. These elements are held together in a harmonia fitting together,
which comes to be in accord with perspicuous mathematical relationships, such
as the whole number ratios that correspond to the harmonic intervals e.g.
octave % phenotext F. 1: 2. F. argues that secure knowledge is possible insofar
as we grasp the number in accordance with which things are put together. F.’s
astronomical system is famous as the first to make the earth a planet. Along
with the sun, moon, fixed stars, five planets, and counter-earth thus making
the perfect number ten, the earth circles the central fire a combination of the
limiter “center” and the unlimited “fire”. P.’s influence is seen in Plato’s
Philebus; he is the primary source for Aristotle’s account of
Pythagoreanism. DELLA DIALETTICA CONSIDERATA NELLE DUE SETTE,
DI CROTONE E DI VELIA. Cousin avverte che la dialettica è lo strumento
della filosofia dell’Accademia, ed ancora che la dialettica dell’accademia
sta tutta nella definizione. Imperocché definire vuol dire ricondurre una
cosa particolare qualunque sotto un ge- nere più o meno esteso. Ma egli
non risaliva alle vere scaturigini della dialettica , le quali si trovano
soltanto nelle due sette d'Italia – di Crotone, con Filolao, e di Velia,
con Parmenide --, secondochè aveva osservato il Reid, attribuendo a
questa scuola la dottrina della definizione, nella quale la Dialettica si
riduce e si assomma. E valga il vero: definire vuol dire porre limiti , e
non si può limitare nessuna cosa senza il concetto del diastema o
dell’ intervallo, eh’ è peculiare della scuola pitagorica. Il limite
suppone qualche cosa di comune, e qualche altra di differente; onde l’una e l’altra
ricerca costituiscono il vero ufficio di LA DIALETTICA, la quale è detta così
da due parole greche ( Ai *— Uyu > ), che significano raccogliere
attraverso, come se si dicesse trovare l’uno per dentro il moltiplice. Da qui
venne che due concetti fondamentali costituissero il perno delle
scuole italiche di Crotone e Velia, il conflitto dei contrari cioè, ed il loro
ac- [La dialectique est l’instrument de la pliilosophie de Platon , et
la dialectique de Platon est loul entière dans la délìnition.Or, definir,
c’est généraliser, c’est à dire ramener à un genre quelconque, plus ou
moins olendo, Ielle ou Ielle cliose parliculière. Cousin Frag. Pini., Platon, I
angue ile la théorie tlesiiléex. Telle est.., la doctrine d’ Aristote sur
la définition , et probablemcnt l’invention de cette doctrine appartieni à l’ècole
pythagoricienne de Crotone (Reid, Analgxe de la log. d’ Ami. coi do. Aristotile ci tramandò nella tavola delle X categorie
gli opposti riluttanti, che sono: il limile e l’ illimitato, l’ impari e il
pari, il destro e il sinistro, il mastino e la femmina, lo stabile e il mobile,
il retto ed il curvo, la luce e le tenebre, il bene ed il male, il
quadrato e il rettangolo. Ei ci avvertì inoltre che da un lato stessero
gli elementi positivi, dall’ altro i negativi. Il numero poi che non era
nè pensiero puro , nè cosa sensibile, ma qualche cosa di mediano tra 1’uno e l’altra,
serviva a stringere il moltiplice con l’uno, ed in questo accordo appunto
consisteva l’armonia. Nella bella architettura del sistema pitagorico si
pos- sono però notare due gravi inconvenienti , che viziano ed
infermano la solidità della base. L’ infinito allogalo tra i concetti
negativi è il primo. In questo modo dibatti al vero e saldo concetto
dell’infinito se ne sostituisce un altro tutto diverso, che n’è appena 1’
ombra, vale a dire quello d’indefinito. Con ciò l’iiifmito si pareggia a
tutti gli altri opposti, che si debbono accordare, e però sup-
pongono un concetto superiore. La compiutezza dell’infinito scompare
totalmente. L’altro vizio, nè meno pregiudizievole del primo è, che
il numero risultando dalla molliplicità delle Monadi, le quali erano distinte
dal diastema o dall’ intervallo, intanto avea consistenza c realtà , in
quanto esso intervallo avea capacità bastevole di discernerlo. Una volta,
però che l’ intervallo era il vuoto ; la realtà del molti- plice tornava
un bel nulla. L’ apeiron ed il renon, l’infinito ed il vuoto adunque guastavano
e magagnavano l’interna orditura del sistema pitagorico; apparecchiavano
nuovi errori da scopi ire e da aggiungeie ai pensatori susseguenti. Ma
vuoisi rendere una giustizia al filosofo di Samo, Armonia viene da ap^os,
che propriamente prima significava un tegame materiale, commessura, compagine,
articolo , e che poi si volse a significare un accordo
qualunque. la quale consiste nel notare , eh’ egli non aveva confuso
la Monade con questo infinito, che attribuì esclusivamente alla Diade.
Plutarco esponendo il sistema di lui, dice (lj: Dei principi disse la
Unità Dio, ed anco il bene , eh’ è di natura un solo, e lo stesso
intelletto : il due infinito, e genio tristo , d’ intorno al qual due si
sta la quantità della materia ». Ora la Diade in mentre ch’era f
inde- finito, veniva detta eziandìo la ripetizione della Unità, onde
forse posteriormente la sua natura si confuse con quella della Monade.
Sesto Empirico difatti espone cosi: Dalla prima unità nasce 1’ uno: dall'
unità, e dallo inter- minato binario, il due; perchè due volte uno fa
due: Ma il binario è veramente la ripetizione della Monade? No;
perchè 1' uno ripetendo sè medesimo dà sempre uno; egli viene ad
inlinitarsi , non a moltiplicarsi. Nella duplicazione ci è un altro elemento, che
non era nell’Uno; ci è la finitezza , e la successione. Venghiamo all’
intervallo. Aristotile assevera, ch’esso non fosse altro nel sistema pitagorico
che il vuoto , e però una semplice negazione. Codesta sua chiosa viene
impugnala da altri, i quali tengono che la parola vacuo fosse stata
pigliata dai Pitagorici in senso metaforico , dimodoché non significa un
semplice concetto negativo; ma una distinzione reale. Accenno qui delle
osservazioni , che mi sono sforzato di rincalzare in un lavoro apposito
su la storia della nostra filosofia, la quale mi pare che sia stata
più pura nelle sorgive, e che nel corso siasi di poi rimescolata, e falla
torbida. La scuola di VELIA trasse i corollari dei principi o viziosi o
viziati della scuola pitagorica. L'infinito è stato Delle cose naturali,
Adv. Matlicra. Lib A prima quidem unitale , unum : ab uni- tate autem, et
interminato binario, duo. Bis enim unum, duo. Mauro commentando la Fisica
d’Aristotile, osserva così. Aliqui cum Phiiopono pulant Pjtbagoricos
locutos metaphorice, ac nomine vacui inlellcxisse distinctionem, qua rcs
inviccm separantur, ac distinguuntur ». allogato fra i (ermini oppositi
della serie alla quale sovrastava l’Unità, però ragionevolmente Senofane
inferì, die 1' Essere non fosse nè finito nè infinito, il qual concetto
vedremo rinnovato ed ampliato in Plotino. Il diastema era stato chiamato
il vacuo, però, ripigliò VELIA (si veda), la moltiplicità delle cose non è
reale; è una vana apparenza, è un nulla. II vero essere è l’Uno.
Imperocché leva dal moltiplice l’intervallo, che discerne l’uria cosa
dall’altra, quel che ti rimarrà, è soltanto l’Uno. Così la scuola elealica
è intimamente e logicamente connessa con la italica ; se non che ella ne
continua la parte negativa , ed in ultimo costrutto riesce nella
sofistica, che rampollò da lei, e che chiuse il periodo della
nostra filosofia sì bene avviata da principio. La filosofia nostra
incominciò con la vera Dialettica, con 1’ armonia , e degenerò nella
medesimezza, che non era più accordo, ma annullamento di un termine in
grazia dell’ altro. Se odi l’Hcgel, cotesto fu vero progresso, egli
Eleati toccarono il colmo della speculazione. Ognuno ha il suo modo
di vedere, o meglio di foggiarsi la storia. Gli Ionici, ei ti dice,
concepirono l’Assoluto sotto una forma naturale; i Pitagorici come numero , che
non è nè pensiero puro nè cosa sensibile, e tramezza tra l’uno e l’altra,
studiandosi di accordarli insieme. I VELINI sceverarono la filosofia
non che dalla forma sensibile degli Ionici, ma eziandio dal numero dei
Pitagorici, e lo considerarono nella sua purezza, affermando che tuttoè
Uno. Per quanto slrana paia colesta medesimezza del pensiero e dell’
Essere, ella è deduzione cavata a martello di logica da Parmenidc. Ei difatti
dice recisamente: Se 1’Essere è uno, il pensiero e la cosa pensata sono
la medesima cosa , o bisognerebbe dire che il pensiero non è. Ma per qual
rati) Il (Xenophane) enseignait que Dicu n’est ni infini ni fini, puisque
l'infini n'est que la uon-existence, ear rimìni est ce qui n’a ni commencement,
ni milieu, ni fin, et que le fini est l’un par rapport à l’autre;
caractère de la nmltiplicité des clioses. Ritter, Hist. de la phil.
ancien. gione l’Essere è uno, ed il nòn-enle è impossibile? Fingiamo
Parmenide che mediti sui principi della scuola pitagorica, e seguitiamone
il processo. Tutte cose si fanno dall’Uno; ma ciò che si fa dall'Uno
è Uno; adunque tutte le cose sono uno. Ma perchè si fanno dall’ Uno ?
Perchè la Monade è 1’ Essere; e dal non-ente non si fa nulla. Se il
non-ente non è , e l’ intervallo dei Pitagorici di CROTONE (si veda) è il
non-ente; esso adunque non è. Ma il tempo e lo spazio si fondano su l’
intervallo; adunque essi nem- meno esistono. Ma il moto è la sintesi del
discreto spaziale e temporaneo ; adunque il movimento non esiste. Ma i
cangiamenti della natura sensibile si fanno per moto, adunque le mutazioni non
esistono, e sono illusorie. Qui si vede una logica intrepida e franca. 11
mondo sen- sibile se n’ è ito, ed il pensiero solo rimane , immedesimato
con 1’ Essere. Il pieno è il pensiero, conchiude infine il rigoroso pensatore
di VELIA (si veda). ( Tò yAf «uà» «ari vowx.) Pitagora avea chiamato il
mondo ordine, Cosmo, facendo trovar luogo a tutto; Parmenide per contra
lo stremò ad una metà. Ma eglino si ponno dire di aver tracciata fin da
tempi remotissimi ogni via di fi- losofare; nè di altre mi pare che se ne
siano aperte, nè che forse se ne possano aprire. Noi con tutta la
nostra ostinata insistenza non siamo usciti di CROTONE CROTONA e di VELIA;
e le lotte che stanno agitando ora l’Italia e la Germania, la filosofia
della creazione e quella della identità , sono rinnovazioni più o meno
profonde di quegli antichi si- stemi. Mi si dirà forse che la Germania
abbia aggiunto dippiù il movimento medesimo del pensiero , e che ne
abbia disegnato 1’ordine ed il processo ; e questo pure voglio vedere se
sia schiettamente originale, o non anzi accattalo d’ altronde. Nel
provarmi a cercare coteste relazioni, io non voglio detrarre nulla alla
profondità dei pensatori odierni, ma lo faccio con l'intendimento di
ren- Pitagora primo di tutti nominò il mondo 1’ Unione di tutte le
cose, rispetto all’ordine che si trova in lui. Plut. Delle cose nat. —
dere a me stesso ragione del cammino che ha percorso il pensiero umano, e
delle orme che passando ha lasciato. Agli uomini mi giova anteporre la
verità. Se la filosofia eleatica aveva nelle sue sottili e speciose
investigazioni raggiunto il concetto della medesimezza, o l’Uno convertito in
Tutto, ella avea trovato il bandolo della scienza, ma non ne avea
dipanato la matassa. « Ritrovare il punto di riunione non è il più gran-
de secreto ; ma sviluppare fuori dello stesso anche il suo contrario,
questo è proprio del più profondo secreto dell’arte. Come il Tutto rampolla
dall’Uno, ecco quello che si sforzò di spiegare la scuola di Alessandria,
che toccò il colmo di sua perfezione in Plotino. L’Infinito negativo
dei CROTONE (si veda), consideralo immobile da VELIA (si veda), piglia
movimento in Plotino. Ed io credo far cosa grata al lettore ponendogliene
sott’ occhio la descrizione che ne fa il famoso Ncoplatonico, allegando
le sue mede- sime parole. E la infinità medesima , ei dice , in che
modo si può trovare colà (nell’ Uno;? Imperocché se ella ha 1’ essere,
già esiste in un ordine determinato di enti: o certo se non sarà
determinata, non vuoisi allogare nel genere degli enti, ma forse parrà da
noverare nell’ordine di quelle cose, che diventano , siccome interviene
altresì nel tempo. Forse ancora se ella si definisce , per cotesto
medesimo ella è infinita ; perocché non il termi- ne , ma l' infinito è
che si determina. Nè v’ è locata nessun’altra cosa mediana tra l'
infinito ed il termine , la quale subisca la natura di termine.
Certamente cotesto infinito sfugge all’idea di termine, ma viene compreso
ed attorniato esteriormente. Sì che nel fuggire non va da un luogo in un
altro , chè luogo alcuno non ha ; ma allorché ei v iene compreso, eccoti
allora la prima volta aver esistenza il luogo. Il perchè non si ha da
stimare che il movimento, che nel parlare si attribuisce Platone nel
Piloto cit. nel Dialogo dello Schelling intitolato il BRUNO (si veda).
Trad. della Florenzi all’ infinità, sia locale, nè che gliene avvenga alcun
altro di quelli che soglionsi nominare. Sicché non mai si muove, nè mai
permane. E dove volete che stia, se cotesto medesimo che si chiama dove, nasce
dopo? Pare però che all’infinità si attribuisca il moto, perchè
ella non sta ferma. Forse che adunque ella sta così come se fosse
nel medesimo luogo sospesa in alto, e che si aggirasse? Od anzi, che là stia
levata, e qua pure si agiti ? no, che in nessun modo è così. Imperocché
ambedue queste cose sono giudicate al medesimo luogo , sì perchè
s’innalza senza declinare dove appartiene allo stesso luogo, sì ancora
perché declina. Adunque altri andrà pensando che cosa sia l’infinità?
Egli allora per fermo la penserà, quando avrà separato la specie dalla
intelligenza. Adunque che intenderà allora? Forse intenderà insieme i
contrari, e i non contrari: perocché là intenderà il grande ed il parvo; perché
diviene l’ uno e 1’altro; il permanente ed il mosso , perché queste cose
ivi diventano. Ma prima di diventare, è chiaro eh’ ella non sia
determinatamente nessuna delle due, chè altrimenti tu l'avresti già
determinata. Se adunque quella natura è infinita, e queste cose, come io
dico, infinitamente ed indeterminatamente sono ivi, così certamente vi
appariranno. Che se yi ti accosterai più da vicino, ed adoprerai alcun
termine, onde volessi irretirla, tosto ti sfuggirà, nè vi troverai nulla,
chè altrimenti già l’avresti definita. Ed anzi se t’imbatterai in alcuna,
siccome una, incontanente ti si porge come moltiplice. Se tu dirai: sei
moltiplico, mentirai di nuovo; chè dove ciascuna cosa non è una ,
nemmanco molte sono tutte. E questa medesima è la natura dell’infinità,
che secondo una immaginazione è movimento; e sin dove si aggiunge la fantasia è
stato. Inoltre cotesto medesimo , perchè tu non puoi vederla per sé
stessa, è un colai movimento, e caso dalla mente. In quanto poi non può
sfuggire , ma viene costretta attorno esteriormente, tanto che non può
preterire i limiti, dee giudicarsi un certo stato. Di che si pare, che non
pure di Jei si possa affermare il movimento, ma eziandio lo stato. La
dottrina di Plotino si riduce adunque in questi capi: L’ infinito non è un
essere in atto. Se fosse tale, sarebbe in un dato ordine, sarebbe perciò
medesimo finito. L’ infìniludine si occulta nel .termine che finisce qualche
cosa. Togli di mezzo tutte le forme, tutt’i termini, tutl’ i fini, ed
avrai l’infinitudine. Quando l'apprendi, ella svanisce, perchè già l'hai
terminata. Ella non appartiene a nessun genere di opposite. Se avesse un
contrario , sarebbe da questo limitata. Ma ella è o uno, o l’altro degli
oppo- sili, in quanto uno di essi nega 1’ altro. Dalle quali
cose conseguita che l'Infinito dei Neoplatonici non è nemmeno l’essere, inteso
come qualche cosa di sussistente e di definito, ma è l’uno considerato
come principio dell’ Ente medesimo. Plotino assegna la ragio- ne di
ciò dicendo, che se l’Ente non fosse nell’Uno, incontanente si dissiperebbe.
Per contra l’Uno non si fonda nell'ente, perchè altrimenti l’uno sarebbe prima
di essere uno. Or questo uno diventa Primo nel produrre il Secondo , o la
Ragione , la quale è inferiore al suo principio , perchè nella serie
delle emanazioni pen- savano gl’alessandrini, che il prodotto di tanto
scemasse, di quanto dal principio si discostasse come lume vaniente per l'aere,
che ai più lontani giunge più pallido. In ciò sta forse uno dei principali
divari che corrono tra la triade alessandrina, e la tricotomia
hegelliana, perchè dove in quella la perfezione si va scemando, e
l’essere si va dissipando, in questa al contrario la smilza e magra
natura dell’ Idea si va rimpolpando e rinsanguinando per via, finché
tocca in fine quel colmo di perfezione, in cui la forma adegua
perfettamente il contenuto. Il che mi pare assai più logico del processo
alessandrino, dove Testi) Plotino, Enneade. Plotino, Enneade sere nè ti si
porge molto dovizioso da principio, nè se ne rifa più che tanto in
ultimo. Comunque però dal seno del Primo erompa la Ragione, egli rimane
nondimeno immutato. Ciò perchè la necessità di cotesta manifestazione non gli è
estrinseca. S’egli non può rimanere solo, è perchè tale è la sua natura, la
quale rimane pur sempre libera. Il Secondo per essere rampollato dal
Primo abbiamo visto che gli deve sottostare; sicché 1’ unità e la
semplicità del primo non si travasa intera nella ragione. Questa però
partecipa alla moltiplicità. Ma v’ha dippiù. In che modo la Ragione
rassomiglia al Primo, postochè questo non sia Ragione? Plotino risponde alla
difficoltà osservando, esser proprio della natura del secondo di
rivolgersi verso il primo; però di vederlo, però di diventar ragione,
ancoraché il Primo non sia tale. La Ragione non vede quindi sè medesima ;
e la cosa non dee parere strana , quando si consideri , come fa FICINO
(si veda, eh’ ella opera nel movimento, ed ogni moto tende verso un altro posto
fuori di sè. La ragione rassomiglia al primo nell’inchiudere il
duplice concetto di essere permanente e di moto; sicché in essa si può
distinguere l’energia e la facoltà, o, che torna il medesimo, la possibilità e l’atto,
la materia e la forma. In quanto ella può diventare, contiene la
materia del mondo sovra-sensibile; ed in quanto è, ne contiene la
specie o la forma. Yi ha dunque nel sistema di Plotino una materia nel
mondo sovrasensibile , come nel sensibile , e noi vedremo che BRUNO (si veda)
ha spiritualizzalo ancora la materia sino a questo segno. La ragione è una
perchè guarda al Principio, al Bene ; è moltiplice perchè è forma delle
cose. Nel modo medesimo che 1’ Uno produce la Ragione, FICINO
(si veda) sopra il 3." lib. della V. Enneade di Plotino dice: Cum rationis
proprium sii in molu agere, et motus tendat in aliud, merito
ratio communiter circa alia potius, quam circa seipsam se volutat, ideo
non est eius proprium se cognoscere #. questa alla sua volta liglia
e partorisce l’Anima, la quale operosa com'ò, e resa feconda dalla ragione
estrinseca il mondo sensibile. E qui nota che la ragione da sè non opera
nulla, ma contiene soltanto il germe del1’operazione, il quale diventa pratico
nell’ Anima del mondo. Plotino adunque concepisce cotesti tre
termini in un modo che si potrebbe rendere più chiaro, e quasi
sensato, rappresentandocelo così. Nel centro sta l’Uno, attorno a cui la
Ragione descrive quasi un cerchio immobile, ed attorno a questo cerchio
immobile l’Anima del mondo circoscrive un nuovo cerchio, i! quale
movendosi produce i! mondo sensibile. Quest’ultimo mondo, fattura dell’anima
mondiale, è l’opposto dell'Uno; perocché esiste nello stato di
dissipamento, di disterminazione, di esteriorità. Onde la sua esistenza è
apparente , non vera, consistendo la verità in quello che nelle cose vi
ha di più intimo; e la triade delle emanazioni, che si possono chiamare
sovra-sensibili, ha compimento con l’Anima. In questa avviene la cognizione di
sè medesima, perchè il suo movimento è circolare, e però dee tornare al
punto medesimo onde si mosse. Perchèil cielo si muove rincirculando? domanda
Plotino. Perchè imita la mente. Onde si può dire eh’ egli consideri
prima il pensiero in sè stesso, poi lo stesso pensiero come obbietto ;
finalmente l’ identità dell’uno e dell’altro, o la compenetrazione nella
quale sta il pensiero propriamente detto, o il pensiero riflesso. La nomenclatura medesima, non
che la tripartizione Ennead.
L’ itléc fondamentale de ce qu’on appelle philosophie néoplatonicienne
ou philosophie d’Alexandrie, était celle du vo’j? ayant pour objet lui-méme.
C’est d’abord la pensée comme Ielle , puis la pensée cornine objet (vonrov),
et enfin 1’idcntité de l'une et de l’autre: c’cst, selon Hegel, la trinité
chrétienne, et cette idée est Tètre en soi et pour soi. Dieu, T esprit
absolu et pur et son action en soi, le Dieu vivant, actif cn soi , tei
est T objet de cette philosophie. WiUm.
Hist. de la phil. Alleni. Phil. de Hegel] dello sviluppamento posto dai
Neoplatonici nell' Infinito, ci dà subito a divedere eh’ eglino abbiano
voluto immischiare alle speculazioni greche ed orientali le tradizioni
cristiane intorno al dogma della Trinità. Hegel medesimo l’ha avvertito, ma il
profondo pensatore di Germania non ha osservalo che la Scuola Neoplatonica
aveva non copiato, ma sformato e travisato il sublime concetto
cristiano. Imperocché nella nostra Trinità ci è gerarchia ed uguaglianza
ad un tempo, dove quel continuo digradare delle emanazioni aggiunto dagli
Alessandrini appaia cose dell’ intutto contrarie. Plotino medesimo non
sapea come cavarsi d' impaccio nello spiegare in qual modo la
Ragione potesse rampollare da ciò che non era ragione. Nella trinità
l’Infinito compenetra sé medesi- mo , ma sempre infinitamente , dove
negli Alessandrini tal compenetrazione diventa possibile soltanto a
costo di smettere la propria natura, e di diventare finito e
moltiplice. Nella trinità il principio, o l’no non ha notizia di sé medesimo ,
in mentre che secondo i pronunziati cristiani il Padre , conoscendo
sé medesimo, genera il verbo. K molte altre differenze si
potrebbero trovare, per le quali le due Trinità si riscontrano soltanto nel
nome, che gl’Alessandrini accattarono dai Padri della Chiesa; ma nel
fondo rimangono sempre cose onninamente disparate. Di qualche cosa però
la filosofia si era avvantaggiata , riconoscendo un processo nella
Dialettica, per lo quale le esistenze non erano cose morte, ma viventi.
Imperocché nelle relazioni intime dell’Infinito con sé medesimo si trova
il concetto primi- tivo e perfettissimo della Dialettica. L’ altra della
creazione non è , se non una copia finita di quella prima ed interna.
Onde se nella prima l’ Infinito si trova in relazione con sé stesso ,
considerato sempre come attuale ; nella seconda egli si trova in
relazione , ma considerato una volta come attuale , ed un’ altra volta
come potenziale. Nella prima però ha luogo un processo estemporaneo.
nella seconda vi ha progresso effettivo, ed acquisto verace. Le due dialettiche
confuse ed immischiate l’una con l’altra dagli Alessandrini, passarono in
retaggio a tutt'i panteisti. Se noi adunque ci siamo fermati a
tratteggiare per sommi capi il loro sistema , come venne fornito da
Plotino, non è stato senza motivo; che da Pitagora a PIOTINO la scienza fece
passi giganteschi, comunque spesso sviandosi dal diritto sentiero. MAMIANI
ROVERE medesimo notò nella leggiadra prefazione al dialogo citato dello
Schelling, che le massime e le tradizioni dei filosofi della Magna Grecia –
VELIA, GIRGENTI, CROTONE, TARANTO, e i libri dei Neoplatonici sono al BRUNO il
semenzajo usuale e continuo onde trasse i germi delle idee di maggior
momento. Nella esposizio- ne che faremo delle dottrine del Nolano cotesto
riscontro si parrà più chiaro. Filolao. Keywords: Crotona, Crotone,
Metaponto, Aristoxenus of Tarentum. H. P. Grice, “Pythagoras: the written and
the unwritten doctrines,” Luigi Speranza, “Grice e Filolao” -- “Grice a
Crotone, ovvero, Filolao,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Filolao.
Grice e Filone:
la ragione conversazionale e il tutore di Cicerone -- Roma – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Filone
happened to be in Athens – as the head of the Accademy – when Athens was caught
up in the war between Mithridate and the Romans. Filone decides to move to
Rome. At Rome he taught CICERONE. Filone.
Filonide: la
ragione conversazionale e la diaspora di Crotone – Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. Pythagorean
– cited by Giamblico. Platone mentions him in his Epistola IX. Filonide.
Grice e Fineschi: la ragione conversaszionale e l’implicatura
conversazionale -- eroticologico, filologico – l’amore – scuola di Siena –
filosofia sienese – filosofia toscana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo sienese. Filosofo toscano. Filosofo italiano.
Siena, Toscana. Grice: “Fineschi shows how COMPLEX Marx’s theory of cooperation
is!” -- Grice: “I like Fineschi; when at
Harvard I played with ‘cooperation’ I didn’t really know what I was talking
about! Fineschi does! He calls me a Marxist – and that’s why I dubbed my
ontological occam’s razor as ‘ontological marxism’!” Studia a Siena sotto Mazzone con “Marx rivisitato”. Per
il suo dottorato, svoltosi sotto Domanico a Palermo, si occupa del rapporto
Marx-Hegel. Ha vinto la prima edizione del premio David-Rjazanov-Preises. Altre
opere: “Ripartire da Marx. Processo storico ed economia politica nella teoria
del “capitale”, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici La Città del Sole,
Napoli); “Marx: rivisitazioni e prospettive, Mimesis, Milano (Itinerari
filosofici) “Marx e Hegel. Contributi a una relectura” (Carocci, Roma); “Un
nuovo Marx. Filologia e interpretazione dopo la nuova edizione storico critica”
Carocci editore, Roma). Wikipedia Ricerca Al di là del principio di
piacere saggio di Freud. Al di là del principio di piacere Titolo
originaleJenseits des Lustprinzips Freud Jenseits des Lustprinzips. djvu Freud
1ª ed. Originale GenereSaggio Sottogenere Psicoanalisi Lingua originale tedesco
Al di là del principio di piacere (tedesco: Jenseits des Lustprinzips) è un
saggio di Sigmund Freud pubblicato nel 1920, incentrato sui temi dell'Eros e
del Thanatos, ovvero rispettivamente la "pulsione di vita" e la
"pulsione di morte" (Todestrieb[e]). Giuditta II di
Gustav Klimt, Venezia, Galleria internazionale d'arte moderna.[1] Achille
sorregge Pentesilea dopo averla colpita a morte, una delle leggende fiorite
sull'episodio vuole che l'eroe se ne innamori proprio in questo momento.
Bassorilievo dal tempio di Afrodite a Afrodisia Il dualismo di
EmpedocleModifica Freud formula il conflitto psicologico in termini dualistici
fin dai suoi primi scritti, ma è solo in questo testo che egli presenta un
simile conflitto mediante concetti desunti dal pensiero di Empedocle, il quale
parla d'un dissidio cosmico fra i princìpi o forze di Amore (o Amicizia) e Odio
(o Discordia). GIRGENTI (si veda) si presenta come una figura fra le più
eminenti e singolari della storia della civiltà siciliana. Il nostro interesse
si accentra su quella dottrina di GIRGENTI (si veda) che si avvicina talmente
alla dottrina psicoanalitica delle pulsioni, da indurci nella tentazione di
affermare che le due dottrine sarebbero identiche se non fosse per un'unica
differenza: quella del filosofo greco è una fantasia cosmica, la nostra aspira
più modestamente a una validità biologica. I due principi fondamentali di GIRGENTI
(si veda) – philìa (amore, amicizia) e neikos(discordia, odio) – sia per il
nome che per la funzione che assolvono, sono la stessa cosa delle nostre due
pulsioni originarie Eros e Distruzione.» Il nome di Eros deriva da quello della
divinità greca dell'amore, e tende a creare organizzazioni della realtà sempre
più complesse o armonizzate, [mentre] Thanatos tende a far tornare il vivente a
una forma d'esistenza inorganica. Queste sono pulsioni. Eros rappresenta per
Freud la pulsione alla vita, mentre Thanatos quella della distruzione. Qualora
l'autodistruzione diventasse oggetto di malattia però Thanatos diviene il nome
del conflitto che si crea tra energia negativa (autodistruzione) e positiva (la
rabbia del Thanatos viene utilizzata per distruggere la malattia stessa). Freud
riscontra anche in un altro filosofo, questa volta contemporaneo,
un'anticipazione della sua scoperta: "E ora le pulsioni nelle quali
crediamo si dividono in due gruppi: quelle erotiche, che vogliono convogliare
la sostanza vivente in unità sempre più grandi, e le pulsioni di morte, che si
oppongono a questa tendenza e riconducono ciò che è vivente allo stato
inorganico. Dall'azione congiunta e opposta di entrambe scaturiscono i fenomeni
della vita, ai quali mette fine la morte. Forse scrollerete le spalle: 'Questa
non è scienza della natura, è filosofia, la filosofia di Schopenhauer'. E
perché mai, Signore e Signori, un audace pensatore non dovrebbe aver intuito
ciò che una spassionata, faticosa e dettagliata ricerca è in grado di
convalidare?" Thanatos non compare negli scritti di Freud, ma egli, a
quanto riferisce Jones, l'avrebbe talvolta usato nella conversazione. L'uso nel
linguaggio psicoanalitico è probabilmente dovuto a Federn. Spielrein e Low Su
esplicita influenza di Sabina Nikolaevna Špil'rejn, citata in nota nel libro
del 1920,per Freud Thanatos segnala il desiderio di concludere la sofferenza
della vita e tornare al riposo, alla tomba. Concetto che non deve essere
confuso con quello di destrudo, vale a dire con l'energia della distruzione
(che si oppone alla libido). Thanatos è il principio di costanza,[9]
accennato fin dal capitolo sette de L'interpretazione dei sogni e che adesso,
sotto l'influsso del pensiero di Schopenhauer,[10] diventa identico al
principio del Nirvana proposto da Low: le eccitazioni della mente, del
cervello, dell'"apparato psichico" non vengono più solo sgomberate,
tenute costanti al più basso livello possibile, bensì estinte, eliminate sino
al grado zero della realtà inanimata. Freud sostiene che nella vita psichica
esiste davvero una coazione a ripetere la quale si afferma anche a prescindere
dal principio di piacere. Sulla falsariga del motto errare humanum est,
perseverare autem diabolicum, essa viene definita per quattro volte demoniaca. Vi
sono individui che nella loro vita ripetono sempre, senza correggersi, le
medesime reazioni a loro danno, o che sembrano addirittura perseguitati da un
destino inesorabile, mentre un più attento esame rivela che essi stessi si
creano inconsapevolmente con le loro mani questo destino. In tal caso
attribuiamo alla coazione a ripetere un carattere demoniaco" La coazione a
ripetere è riscontrabile anche nella nevrosi traumatica dei reduci della prima
guerra mondialeoppure di chi tende a rivivere o reinterpretare gli eventi più
violenti. Freud collocò la coazione a ripetere fra i sintomi della
nevrosi: si ripete il sintomo nevrotico invece di ricordare, si ripete per non
ricordare, con quello che Freud chiama «l'eterno ritorno dell'uguale. Per la
relazione tra pulsione e coazione a ripetere, Freud notò che le coazioni
tendono come la pulsione a una ripetizione assoluta e atemporale, mai
definitivamente appagata, e che tendono a sparire quando un fatto viene
riportato a conoscenza del paziente. Dalla rimozione di una pulsione (a
muoversi ovvero a ricordare un fatto doloroso o traumatico), la coazione a
ripetere trae l'energia per imporsi sulla volontà cosciente dell'Io. La
coazione a ripetere diventa il punto di partenza della terapia psicoanalitica.
Occorre ricordare per non ripetere gli errori del passato, gli stessi dubbi e
conflitti per tutta la vita, in amore, in amicizia, nel lavoro. Freud
rileva questa coazione anche nelle circostanze più ordinarie e naturali,
persino nel gioco dei bambini come quello con il rocchetto usato dal suo
piccolo nipote di diciotto mesi. Il bimbo, lanciando il rocchetto lontano da
sé, simboleggia la perdita della madre e, ritraendo il rocchetto a sé, rappresenta
il ritorno della madre. Imparerebbe così a padroneggiare l'assenza materna
attraverso un duplice movimento, che è sempre seguito dalla vocalizzazione di
un "oooo..." (ted. fort, «via!»), quando il rocchetto è lontano, e da
un "da" (ted. da, «Eccolo!»), quando il rocchetto è di nuovo vicino.
Dopo l'esposizione d'una serie di ipotesi (in particolare l'idea che ogni
individuo ripete le esperienze traumatiche per riprendere il controllo e
limitarne l'effetto dopo il fatto), Freud considera l'esistenza di un
essenziale desiderio o pulsione di morte, riferendosi al bisogno intrinseco di
morire che ha ogni essere vivente. Gl’organismi, secondo quest'idea, tendono a
tornare a uno stato preorganico, inanimato – ma vogliono farlo in un modo
personale, intimo. In definitiva, «sembrerebbe proprio che il principio di
piacere si ponga al servizio delle pulsioni di morte. A questo punto sorgono
innumerevoli altri quesiti cui non siamo in grado attualmente di dare una
risposta. Dobbiamo aver pazienza e attendere che si presentino nuovi strumenti
e nuove occasioni di ricerca. E dobbiamo esser disposti altresì ad abbandonare
una strada che abbiamo seguito per un certo periodo se essa, a quanto pare, non
porta a nulla di buono. Solo quei credenti che pretendono che la scienza
sostituisca il catechismo a cui hanno rinunciato se la prenderanno con il
ricercatore che sviluppa o addirittura muta le proprie opinioni. Uno
psicoanalista con competenze pure di antropologia filosofica come Sciacchitano
sostiene che «a vera psicoanalisi fu il frutto tardivo dell'attività teoretica
di Freud. Bisogna aspettare la svolta degli anni Venti, con l'invenzione della
pulsione di morte, per parlare di vera e propria psicoanalisi. Essa comincia
con la rinuncia alle pretese e alle finalità mediche della psicoterapia. Il
nuovo modello freudiano individuava nello psichico un nucleo patogeno fisso,
qualcosa che non si scarica mai, ma continua a ripetersi identicamente a se
stesso e insensatamente, cioè fuori da ogni intenzionalità soggettivistica e contro
ogni teleologia vitalistica. Ce n'era abbastanza per far crollare ogni
illusione terapeutica. Parecchi allievi a questo punto abbandonarono il maestro
che toglieva avvenire, come si dice terreno sotto i piedi, alle loro illusioni
umanitarie. Freud non cambia più idea. Ciò significa che il fondatore della
psicoanalisi asserirà la sostanziale inguaribilità' del disagio psichico per lo
stesso arco di tempo, un ventennio, in cui egli precedentemente aveva affermato
l'esatto contrario. Reich, in La funzione dell'orgasmo e Analisi del
carattere, propose una propria ipotesi di confutazione alla teoria della
pulsione di morte. La madre morta, Egon Schiele, Vienna, Leopold Museum.
Nell'arte: Schiele Schiele sa che tutto ciò che vive è anche morto, porta in sé
il suo esistenziale compimento, fin dall'istante del concepimento, come attesta
il funesto dipinto: La madre morta, in cui il grembo appare come un lugubre
mantello, un involucro mortuario che racchiude il Sein zum Tode Essere-per-la-morte
del nascituro, ne circoscrive la parabola esistenziale. (Vozza) Agonia,
Schiele, Monaco di Baviera, Neue Pinakothek. Madre con i due bambini,
Vienna, Österreichische Galerie Belvedere. «Schiele introduce un evento di
grande rilievo nell'iconografia della malinconia e della vanitas, operandone
una trasfigurazione tragica: l'uomo non medita più sulla morte raffigurata in
un teschio posto nel suo studiolo come altro da sé, ma assume sul proprio volto
l'icona funebre, diventa morte incarnata, esibita nel gesto d'esistere, nel godimento
del sesso e nella prostrazione della sofferenza. Nessuna iconoclastìa
sopravvive nel gesto pittorico di Schiele: si pensi all'Agonia [...], sacra
rappresentazione di stupefacente intensità cromatica, allegoria del dolore
immedicabile, emblema di una eterna e impietosa Passione, sublime omaggio a
quell'incomparabile maestro di sofferenza che è stato Grünewald.(Vozza). La
Madre con i due bambini esibisce un volto già visibilmente cadaverico, mentre
un infante osserva sgomento il deliquio orizzontale del fratellino. Nessuno
meglio di Schiele ha saputo render visibile quella che l'analitica esistenziale
ha chiamato Geworfenheit, l'indifeso essere gettati in un mondo ostile. Insieme
a lui soltanto Kokoschka, in seguito Dubuffet e Bacon. Vozza. Quadro che Sabina
Nikolaevna Špil'rejn sceglie come modello rappresentativo del connubio
Eros-Thanatos nel film biografico Prendimi l'anima (Roberto Faenza): Perché
Giuditta uccide Oloferne, estratto dal film su YouTube(vedi screenshot). ^
Sigmund Freud, Al di là del principio di piacere, in Opere di Sigmund Freud, L'Io
e l'Es e altri scritti, Torino, Bollati Boringhieri, Freud, Analisi terminabile
e interminabile, in OSF vol. 11. L'uomo Mosè e la religione monoteistica e
altri scritti Torino, Bollati Boringhieri,
Galimberti, Enciclopedia di psicologia, Garzanti, Torino, Freud
Introduzione alla psicoanalisi, Boringhieri, Jones, Vita e opere di Freud:
L'ultima fase, Milano, Garzanti, Laplanche, Jean-Bertrand Pontalis, a cura di
Luciano Mecacci e Cyhthia Puca, Enciclopedia della psicoanalisi, vol. 2,
Bari-Roma, Laterza, voce Thanatos, The language of psycho-analysis, Karnac, su
books.google. Freud, Al di là del principio del piacere,Mugnani, Analisi del
testo di Freud: Il problema economico del masochismo. Pasqua, Al di là del
principio di piacere: sul principio di Piacere e la Coscienza Laplanche, Jean
Bertrand Pontalis, op. cit., voce Principio di piacere. books.google.it. Freud,
Laplanche, Pontalis, op. cit., voce Coazione a ripetere. Google Libri. Freud,
Cf. anche Il perturbante, OSF Freud Introduzione alla psicoanalisi, Boringhieri;
Freud, Al di là del principio di piacere, Torino, Bollati Boringhieri, Sigmund
Freud, Al di là del principio di piacere, Freud, Sciacchitano, Il demone del
godimento, in AA.VV., Godimento e desiderio, aut aut; Vozza, Il senso della
fine nell'arte contemporanea, in L'Apocalisse nella storia, Humanitas Vozza,
Vozza, ibidem. Psicoanalisi Empedocle Eros (filosofia) Eros Il disagio della
civiltà Libido Destrudo Morte Sabina Nikolaevna Špil'rejn Tanato Edizioni e
traduzioni di Al di là del principio di piacere, su Open Library, Internet
Archive. Edizioni e traduzioni di Al di là del principio di piacere, su
Progetto Gutenberg.Laplanche, Pontalis, The language of psycho-analysis,
Karnac, Thanatos, Nirvana Principle, e Compulsion to Repeat, Thesaurus Portale
Letteratura Portale Psicologia Psicoanalisi teoria dell'inconscio e
relativa prassi psicoterapeutica che hanno preso l'avvio dal lavoro di Sigmund
Freud Differimento Resistenza (psicologia) ciò che negli atti e nel
discorso, si oppone all'accesso dei contenuti inconsci alla coscienza Grice: “The problem with erotico-logy is that
eros allows for myth as much as it does for logos!” – Grice: “Philology can
mean love for word as much as word for love, as philosophy can go from love of
wisdom and wisdom of love. If we have eros instead we have erotosophia and erotologia, erotology,
erotosophy – so there!” Grice: “It always irritated me that at Oxford a
philologist was supposed to be a sort of scientist whereas the logist is what
he loves (philein) – it’s a passion – unretrained even – for words!” –
unfettered – loose --. Keywords: eroticologico,
filologico, amore, Grice’s ontological Marxism, implicatura filologica –
Kantotle, Plathegel, eros e Thanatos. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Fineschi”
– The Swimming-Pool Library. Roberto Fineschi. Fineschi.
Grice e Fintia: la
ragione conversazionale e filosofia dell’isola -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo italiano.A Pythagorean. It is said that
Dionisio I of Siracusa, at the instigation of others, condemns F. to death on
trumped-up charges, in order to test his moral strength. Fintia clamly asked
for some time to arrange his affairs, and asked his friend Damon to stand for
him while he was gone. Dionisio was amazed when Damon agreed to the
arrangement, and even more amazed when F. duly returned at the end of the day
to accept his punishment. Dionisio asked to join the sect, but he was turned
down. Fintia.
Grice e Fioramonti: la ragione conversazionale e l’implicature
conversazionale economica – scuola di Roma – filosofia romana – filosofia lazia
--filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo romano. Filosofo lazio. Filosofo italiano. Roma,
Lazio, Italia. Grice: “Fioramonti, like Hart, and myself, has philosophised on
human right, legal right, moral right.” Frequenta
il liceo a Roma, situato nel quartiere di Tor Bella Monaca. Si laurea a Roma con
una tesi in Storia della economia filosofica, incentrata sul ruolo dei diritti
di proprietà ed individuali. Studia Politica comparata a Siena. Insegna a
Pretoria, ed è direttore del Centro per lo studio dell'innovazione Governance
(GovInn) dello stesso ateneo. È inoltre membro del Center for Social Investment
dell'Heidelberg, della Hertie School of Governance e dell'Università delle
Nazioni Unite. Si occupa di economia e integrazione economica europea. Per
il Financial Times, sostiene che il PIL è "non solo uno specchio distorto
in cui vedere le nostre economie sempre più complesse, ma anche un impedimento
a costruire società migliori". I suoi articoli sono inoltre apparsi
su The New York Times, The Guardian, Harvard Business Review, Die Presse, Das
Parlament, Der Freitag, Mail & Guardian, Foreign Policy e open democracy.net.
Ha una rubrica mensile nel Business Day. È stato co-direttore della rivista
scientifica The Journal of Common Market Studies. è inoltre coautore e
co-editore di diversi libri. Oltre ai best seller Gross Domestic Problem: “La politica
dietro il numero più potente del mondo e Il modo in cui i numeri governano il
mondo: l'uso e l'abuso delle statistiche nella politica globale, pubblica “Economia
del benessere: successo in un mondo senza crescita, Presi per il PIL. Tutta la
verità sul numero più potente del mondo e Il mondo dopo il PIL: economia,
politica e relazioni internazionali nell'era post-crescita. Ha avuto
un'esperienza come assistente parlamentare, collaborando a titolo gratuito con
Antonio Di Pietro (IdV) a sviluppare politiche per i giovani nelle
periferie. Viene resa nota la sua candidatura col Movimento 5 Stelle alle
imminenti elezioni politiche di marzo, risultando eletto alla Camera dei
deputati nel collegio uninominale di Roma-Torre Angela con il 36,65% dei
voti. è stato nominato sottosegretario presso il Ministero
dell’istruzione, dell'università e della ricerca nel Governo Conte I. Nominato Dino
Giarrusso suo segretario particolare, affidandogli l'incarico di coordinare la
comunicazione del suo ufficio e curare le relazioni istituzionali. L'onorevole
ha inoltre aggiunto di aver chiesto a Giarrusso di aiutarlo anche ad evadere le
segnalazioni inviate al Ministero sulle presunte irregolarità che si verificano
all'interno dei concorsi universitari. Il Consiglio dei ministri, su proposta
di Bussetti, lo ha nominato vice ministro all'istruzione, università e ricerca.
Proposto come ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca nel
Governo Conte II, viene nominato ufficialmente. All'inizio del suo mandato ha
istituito un comitato scientifico di consulenza, composto tra gli altri da Shiva.
Nel mese di ottobre intervenendo ai
microfoni della trasmissione radiofonica Un giorno da pecora ha affermato di
"credere in una scuola laica" e di essere favorevole alla rimozione
del crocifisso nelle scuole, per sostituirlo piuttosto con una mappa del mondo.
In seguito, e criticato dalla Conferenza Episcopale Italiana. Annuncia l'introduzione
in Italia, primo Paese al mondo, dello studio del cambiamento climatico e dello
sviluppo sostenibile come materia scolastica. Dichiara di essere pronto a
rassegnare le proprie dimissioni qualora nella Legge di bilancio non fossero stati trovati fondi per 3
miliardi di euro da destinare all'istruzione. Invia al Presidente del Consiglio
Conte una lettera in cui annuncia le proprie dimissioni e dichiara che, a
proprio avviso, sarebbe opportuno rivedere l'IVA al fine di incassare i fondi
che chiedeva per il proprio ministero. Comunica la propria uscita dal
Movimento 5 Stelle e la propria adesione al Gruppo Misto alla Camera. Annunciato
la fondazione del nuovo partito politico Eco. Eco rappresenta un'ipotesi,
un'idea guidata dalla volontà di costituire una entità in collaborazione tra
società civile e parlamentari, ma la cui concretizzazione in una nuova realtà
non è ancora certa. Entra a far parte di Green Italia, insieme
all'onorevole Muroni e Schlein,
vicepresidente dell'Emilia Romagna. Dopo che il quotidiano il Giornale ha
pubblicato alcune dichiarazioni fatte nel passato su Twitter da Fioramonti,
ritenute inappropriate per la carica da ministro, diversi partiti (tra cui
Lega, FI e FdI) chiedono le sue dimissioni dal dicastero, annunciando il
deposito in Parlamento di una mozione di sfiducia È stata effettivamente
depositata? Che ne è stato? Il ministro ha quindi dichiarato sui social che
tali opinioni erano state scritte di getto e si è quindi scusato. Nello
stesso periodo suscita polemica il fatto che, secondo quanto riportato dalle
chat di alcuni genitori, il ministro avrebbe scelto di iscrivere il figlio alla
scuola inglese e di non fargli fare l'esame di italiano. A seguito di tale
notizia, scrive un post sui social in cui si definisce turbato come padre e
cittadino ed annuncia di voler presentare un esposto al garante della
privacy. Altre opere: Diritti umani 50 anni dopo. Aracne); “Fuori.
Fermento,. Poteri emergenti nell'economia politica e internazionale. Il caso di
India, Brasile e Sudafrica. ETS,. Presi per il PIL. Tutta la verità sul numero
più potente del mondo. L’Asino d’oro edizioni,. Il mondo dopo il Pil. Economia
e politica nell'era della post-crescita. Edizioni Ambiente,. Un'economia per
stare bene. Dalla pandemia del Coronavirus alla salute delle persone e
dell'ambiente. Chiarelettere. Vincenzo Bisbiglia, chi è il candidato M5S: dalla
laurea in Filosofia alla critica al pil. Con tappa alla Rockefeller
foundationIl Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano. F., su up. ac. Has GDP become
an impediment to a better society?, su Financial Times. 1World needs a new
Bretton Woods with Africa in the lead, su bdlive.co.za, Business Day. Eligendo: Camera [Scrutini] Collegio uninominale 05 ROMA
ZONA TORRE ANGELA (Italia) Camera dei Deputati Ministero dell'Interno, su
Eligendo. F.Q., Governo, nominati 45 tra viceministri e sottosegretari: Castelli
e Garavaglia al Mef. Crimi all'Editoria. Dentro anche SiriIl Fatto Quotidiano,
in Il Fatto Quotidiano, Università, dietrofront su Giarrusso. F.: "è solo
il mio segretario, non un controllore", in Repubblica, Governo: Galli,
Rixi e Fioramonti nominati viceministriTgcom24, in Tgcom 24, Crocifisso a
scuola, la Chiesa contro il ministro F. che vorrebbe toglierlo dalle classi, su
Repubblica, F.: da settembre il clima sarà materia di studio a scuola F.: 3 miliardi per l'istruzione o confermo le
mie dimissioni -, su Orizzonte Scuola, Il ministro dell’Istruzione F. ha dato
le dimissioni, Corriere della sera, F. lascia il gruppo M5S: «C'è diffuso
sentimento di delusione», Il Messaggero, 30 L’ex ministro Fioramonti: «Un altro
governo non è un tabù. Ora un’area civica progressista», su Il Manifesto. Bufera
su F. per alcuni tweet. Meloni chiede le dimissioni, per Lega e Pd deve
chiarire, su L'HuffPost, Bufera su F. per offese web, ministro si scusa Politica,
su Agenzia ANSA, Chi è Lorenzo Fioramonti, nuovo ministro del MIUR, su
theitaliantimes, Governo Conte II Ministri dell'istruzione, dell'università e
della ricerca della Repubblica Italiana. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Openpolis, Associazione Openpolis. Radio
Radicale. PredecessoreMinistro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca della Repubblica Italiana Successore
Ministero Istruzione. png Marco Bussett, Giuseppe Conte (ad interim) PredecessoreViceministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca della Repubblica Italiana Successore
Ministero Istruzione. Anna Ascani. Quarterly
gross domestic product Petty came up with a basic concept of GDP to attack
landlords against unfair taxation during warfare between the Dutch and the
English. Davenant developed the method further. The modern concept of GDP was
first developed by Kuznets for a 1934 US Congress report, where he warned
against its use as a measure of welfare (see below under limitations and
criticisms).[12] After the Bretton Woods conference in 1944, GDP became the main
tool for measuring a country's economy.[13] At that time gross national product
(GNP) was the preferred estimate, which differed from GDP in that it measured
production by a country's citizens at home and abroad rather than its 'resident
institutional units' (see OECD definition above). The switch from GNP to GDP in
the US was in 1991, trailing behind most other nations. The role that
measurements of GDP played in World War II was crucial to the subsequent
political acceptance of GDP values as indicators of national development and
progress. A crucial role was played here by the US Department of Commerce under
Milton Gilbert where ideas from Kuznets were embedded into institutions. Wikipedia Ricerca Economico (Aristotele) opera
attribuita ad Aristotele Lingua Segui Modifica Economico Οἰκονομικά Oikonomiká
Aristotelesarp.jpg Autore Pseudo-Aristotele 1ª ed. originaleGenere trattato
Sottogenere economia Lingua originalegreco antico L'Economico (in greco antico:
Οἰκονομικά, Oikonomiká; in latino: Oeconomica) è un'opera attribuita ad
Aristotele. La maggior parte degli studiosi moderni lo attribuisce a un allievo
di Aristotele o del suo successore Teofrasto. Struttura Modifica Il libro
I è suddiviso in sei capitoli che iniziano a definire l'economia. Esso,
quindi, è un'introduzione che mostra la formazione di base di un'economia,
ossia la famiglia. Il testo inizia affermando che l'economia e la politica
differiscono in due modi principali, ossia nei soggetti con cui trattano e nel
numero di governanti coinvolti. Come un proprietario di una casa, c'è solo una
sentenza in un'economia, mentre la politica coinvolge molti sovrani. I
praticanti di entrambe le scienze cercano di sfruttare al meglio ciò che hanno
per prosperare. Una famiglia è composta da un uomo e dalle sue proprietà
e l'agricoltura è la forma più naturale di buon uso per questa proprietà.
L'uomo dovrebbe quindi trovare una moglie, mentre i bambini dovrebbero venire
dopo, perché saranno in grado di prendersi cura della casa man mano che l'uomo
invecchia. Questi sono i capisaldi dell'argomento economico. Il secondo
libro si sviluppa con l'idea che ci sono quattro diversi tipi di economieː
l'economia reale, l'economia satrapica, l'economia politica e l'economia
personale. Chiunque intenda partecipare con successo e solidarietà a
un'economia deve conoscere ogni caratteristica della parte dell'economia in cui
è coinvolto. Tutte le economie hanno un principio in comuneː indipendentemente
da ciò che viene fatto, le spese non possono superare le entrate. Questa è una
questione importante, fondamentale per la nozione di "economia". Il
resto del secondo libro riguarda eventi storici che hanno creato importanti
modi in cui le economie hanno iniziato a funzionare in modo più efficiente e
danno le origini di alcuni termini ancora in uso all'epoca e l'argomento
principale è il flusso di denaro attraverso qualsiasi economia ed eventi
particolari. Il terzo libro è noto solo dalle versioni latine
dell'originale greco e tratta del rapporto tra marito e moglie. Il classicista
Rose, nella sua classica edizione dei frammenti aristotelici, ha ipotizzato che
questo libro non fosse altro che il Περὶ συμϐιώσεως ανδρὸς καὶ γυναικός e i
Νόμοι ανδρὸς καὶ γαμετῆς indicati nel catalogo di opere di Aristotele che
compaiono nella biografia attribuita a Esichio di Mileto, tradizionalmente
chiamata Vita Menagiana. Aristote, Économique. Testo greco a cura di B. A.
van Groningen e André Wartelle, traduzione e note di Wartelle, Paris, Les
Belles Lettres (edizione critica) Aristotele, Opere, vol. 8, Politica. Trattato
sull'Economia, Laurenti, Bari, Laterza. Aristotele Pseudo-Aristotele. Portale
Antica Grecia Portale Filosofia di Valepert Pseudo-Aristotele
autori sconosciuti di diverse opere antiche Parva naturalia Topici opera
di Aristotele L'espressione filosofia dell'economia può riferirsi alla
branca della filosofia che studia le questioni relative all'economia o, in
alternativa, il settore dell'economia che si occupa delle proprie fondamenta e
del proprio status di scienza umana.Hands, philosophy and economics, in The New
Palgrave Dictionary of Economics.Portale Filosofia: filosofia di Nima Tayebian Boulding economista,
pacifista e poeta inglese Bradley (filosofo). PARTITO NAZIONALE FASCISTA.
TESTI PER I CORSI Dl PREPARAZIONE POLÍTICA L’ECONOMIA FASCISTA.
LA LIBRERIA DELLO STATO.Política economica e monetaria. L’agricoltura italiana
e la política rurale dei Regime. Industria e artigianato. La
política dei lavori pubblici. CONCETTI FONDAMENTALI. Il profondo,
sostanziale contrasto che separa il FASCISMO dal liberalismo si riflette
in forma vigorosa e tipica nel campo economico. In economia
difatti lo Stato fascista si oppone nettamente alio Stato liberale,
perchè mentre questo non interviene nella vita economica e si limita
generalmente alia funzione di difesa e di istruzione (Stato carabiniere e
pedagogo), quello considera suo compito preciso il regolare e determinare
lo sviluppo materiale e spirituale delia collettività, negando che dal
libero e incomposto cozzo delle forze individuali possa prendere origine
la forma piú perfetta e piú alta di vita civile. Lo Stato fascista non
crede alie armonie economiche realiz- zantisi con il totale assenteismo
di uno Stato abúlico che si limita a prendere atto dei risultati
raggiunti dai singoli indi- vidui; lo Stato fascista è Stato etico
appunto perchè ha una sua consapevolezza e una sua volontà da realizzare.
È Stato che non si estrania dai problemi deH’economia, ma li studia, li
incita, li guida, li frena, perchè non concepisce il divorzio fra
politica ed economia ma considera che questa discenda da quella.
Gli economisti e i politici che affermarono in maniera recisa e
perentória che lo Stato è specialmente utile quando si astiene da
qualsiasi intervento nel campo economico, — e sono numerosissimi nel
secolo scorso — oggi vanno scomparendo. In tutti i paesi lo stato
giganteggia. Soltanto esso può risolvere le drammatiche contraddizioni
dei capitalismo; soltanto esso può awiare verso una soluzione quel
complesso di fenomeni materiali e spirituali che si chiamano crisi e che
possono essere superati e vinti entro lo Stato. Questo
particolarissimo stato d'animo di fronte al liberalismo disfatto fu definito
dal Duce con la seguente domanda: Che cosa direbbe dinanzi ai continui,
sollecitati, inevitabili interventi dello Stato nelle vicende economiche,
Bentham, secondo il quale l’industria avrebbe dovuto chiedere allo stato
soltanto di essere lasciata in pace, o Humboldt, secondo il quale lo stato
ocioso dove essere considerato il migliore? Ma se anche la seconda ondata
degli economisti liberali è meno estremista delia prima, perchè apriva
già la porta agli interventi dello Stato neireconomia, rimane pur sempre
un incolmabile abisso tra Stato liberale, anche, diremo cosí,
corretto, meno intransigente di quello concepito un tempo, e lo Stato
fascista. Bisogna ricordare che chi dice liberalismo dice pur sempre
indivíduo. CHI DICE FASCISMO DICE STATO. Con questo però LO STATO FASCISTA non
intende di solito ingerirsi direttamente nel fatto economico, ma
sopraintendervi, affinchè esso si svolga secondo gli interessi delia
collettività* È da questa concecione política dello Stato che deriva
la concezione economica delia corporacione. Lo Stato fascista che in
política non è reacionário ma rivolucionario, in quanto anticipa le solucioni
di problemi comuni a tutti i popoli, in economia dimostra in maniera
inequivocabile il suo carattere morale e storico perchè è proprio nella
disciplina dei fatti economici che si rivela la maturità di una
collettività organiccata e si dimostra la capacità creativa di una nuova
dottrina, che, come quella dei Fascismo, è pensiero ed azione. II duce
innanci a migliaia di gerarchi convenuti a Roma per la celebracione dei decennale
si domanda. Questa crisi che ci attenaglia da quattro anni è una crisi
dei sistema o nel sistema? All’inizio delia fase risolutiva delia politxca
corporativa del fascismo, il capo risponde a quella grave domanda con un
fondamentale discorso al consiglio nazionale delle corporazioni, nel quale
sono precisati i caratteri particolari dell’economia
corporativa. Egli in quella storica assemblea affermò in maniera
recisa che la crisi è penetrata cosi profondamente nel sistema da
diventare una crisi dei sistema . Non è piú un trauma, e una malattia
costituzionale, Egli disse. Se meditiamo intorno all’affermazione del capo
per com- prendere i motivi storici che 1'hanno determinata, riconosciamo
súbito che una profonda rivoluzione si è operata tanto nel sistema di
produzione quanto nelle organizzazioni politi- che che hanno retto sino a
pochi anni or sono i diversi paesi civili. Egli ha definito il
capitalismo e ne ha tracciato la storia che ha vissuto nel secolo scorso:
la nascita, il culmine, il declino. L’analisi che il duce ne fa in
quello storico discorso è cosi perfetta che se ne trascrivono qui di
seguito concetti e parole, sostanza e forma. Giunto alia sua piü
perfetta espressione — dice il duce — il capitalismo è un modo di
produzione di massa per un consumo di massa, finanziato in massa
attraverso l’emissione dei capitale anonimo nazionale e internazionale.
II capitalismo è quindi industriale e non ha avuto nel campo agricolo
manife- stazioni di grande portata. Nella storia dei capitalismo tre
periodi si distinguono: il periodo dell’ascesa; il periodo delia massima
potenza; il per iodo delia decadenza. II primo periodo coincide
con la introduzione dei telaio meccanico e con 1'apparire delia
locomotiva. Sorge la fabbrica. La fabbrica è la tipica manife- stazione
dei capitalismo industriale. È 1'epoca dei grandi margini e quindi la legge
delia libera concorrenza e la lotta di tutti ir contro tutti può
giuocare in pieno. È il período in cui un grande fervore di attività
pratica awince i popoli e in cui la scienza che aveva saputo carpire alia
natura i suoi gelosi segreti offre aU'uomo mezzi formidabili di conquista
e di dominio. In Inghilterra, in Francia, in America, si disfrenano
concorrenze acerbe e si tentano imprese ardite. In questi 40
anni vi sono dei caduti e dei morti, ma in questo periodo le crisi sono
crisi cicliche che si ripetono ad intervalli di tempo, non sono nè lunghe
nè universali. II capitalismo è nel periodo migliore delia sua vita.
Ha ancora tale vitalità e tale forza di recupero che può superare
brillantemente e rapidamente le awersità delia congiuntura
economica. L'attività imprenditrice trova facilmente le condizioni
favorevoli per il suo sviluppo, poichè grandi sono le possibilità dei
mercati di consumo mentre limitate sono ancora le capacità delia
produzione. È 1'epoca in cui l’urbanesimo si sviluppa e si inizia
1'esodo rurale. Le città che divengono centro delia produzione
capitalistica si accrescono vertiginosamente. In questo primo
periodo dei capitalismo — averte il duce — la selezione è veramente
operante. Ci sono anche delle guerre, ma sono guerre brevi che non
possono essere paragonate alia guerra mondiale. Esse eccitano anzi, in un
certo senso, 1’economia delia Nazione. In America comincia la
faticosa e dura conquista delle sterminate campagne dell'ovest, che ha
avuto i suoi rischi ed i suoi caduti come ogni grande conquista. Mentre
si vengono organizzando le formidabili aziende agricole degli Stati dei
sud, le città deli’Atlantico raggiungono un enorme sviluppo. II ricordato
periodo dei capitalismo che dura 40 anni e potrebbe essere compreso tra
1'apparire delia macchina a xa vapore e il taglio deiristmo di Suez, è
certamente tra i piü dinamici che la storia ricordi. Esso è
caratterizzato dall’assenza dello Stato nella vita economica. II duce dice
che durante questi XL anni lo Stato si limita ad osservare Esso è
assente, e i teorici dei liberalismo dicono: ((voi, stato, avete un solo
dovere, di far si che la vostra esistenza non sia nemmeno awertita nel settore
dell’economia Meglio governerete, quanto meno vi occuperete dei
problemi di ordine economico. II duce dimostrat che da certo momento si
awertono i primi sintomi delia stanchez^a e delia deviazione dei mondo
capitalistico. La fervida e sana lotta per la vita, la libera concorrenza, la
selezione dei piú forte, non si esplicano piü col primitivo vigore,
con quella energia e anche con queirentusiasmo che si è riscontrato
nel período precedente Lo documentano i numerosi cartelli, sindacati,
consorzh Si inizia Tèra dei trust. Si può dire che ormai non
ci sia settore delia vita economica dei paesi di Europa e di America dove
queste forze che carat- terizsano il capitalismo non si siano formate La
conseguenza di questo stato di cose, che gli economisti liberali,
ossequienti ai dogmi fondamentali dei classici, non awertirono, fu di una
importanza grandíssima: la fine delia libera concorrenza. Essa rimase una
parola morta. La capacità di assorbimento dei mercato non corre paralle-
lamente alia crescente capacità produttiva; il saggio desinte¬ resse e
dei profitto, cioè il rapporto tra il guadagno ricavato e la quantità di
capitale impiegato neirimpresa, si riduce fortemente. Essendosi ristretti i
margini, l’impresa capitalistica trova che anzichè lottare è piú
conveniente accordarsi, fon- dersi, dividersi i mercati ripartendo i
profitti. La stessa legge delia domanda e deirofferta sulla quale è stata
costruita la teoria economica dalla quale dipende il sistema scientifico
elaborato dai classici deireconomia, non può piü agire con libertà nella
nuova realtà economica che si è venuta formando* Attraverso i cartelli e
i trusts si può agire sulla domanda di merci e specialmente suirofferta
che di queste può essere fatta in un determinato mercato*
Questa economia capitalistica coalizzata, trustizzata, sempre meno
idônea a vivere di vita própria, cerca di agire sullo Stato onde ottenere
favori leciti o illeciti* Essa chiede anzitutto la protezione
doganale* II liberalismo viene colpito a morte, ma gli economisti
non se ne accorgono: continuano imperterriti la loro costruzione
astratta, avulsa dalla realtà economica, come se il mondo eco- nomico da
cui avevano pur tratto gli elementi delia loro costru¬ zione scientifica
non li riguardasse piü* La dottrina economica che aveva esaltata la
libertà in ogni forma di attività e l’assenteismo dello Stato, viene ad essere
colpita proprio da quelle forze che erano cresciute nel periodo dei
trionfo. Gli Stati Uniti d'America, fra i primi, elevarono delle barriere
doganali quasi insormontabili; essi si giustificarono con 1'affermazione che le
loro industrie sono giovani e hanno bisogno di protezione e di difesa per poter
crescere e prosperare. Come l’America, altri paesi hanno via via elevato
barriere sempre piü estese e piü alte: oggi la stessa Inghilterra, che
per tanto tempo aveva predicato e sostenuto il liberalismo economico,
perchè torna tanto utile alia sua organizzazione economica, e agl’interessi
dell’impero britannico, abbandona il liberalismo, rinnegando tutto ciò
che ormai sembra tradizionale nella sua vita política, economica, sociale,
rinnegando una dottrina scientifica della quale si è fatta banditrice e
tutrice. Ad Ottava è varata la costituzione di un'economia chiusa fra la madre patria
e i dominions. Il período che il duce define periodo statico finisce con la
guerra. Dopo la guerra, e in conseguenza delia guerra, l’impresa
capitalistica si inflaziona. Incomincia la decadenza. L’ordine di
grandezza dell’impresa — dice il duce — passa dal milione al miliardo. Le
cosidette costruzioni verticali, a vederle da lontano, danno l’idea dei
mostruoso e dei babelico. Le stesse dimensioni dell’impresa superano la
possibilità dell’uomo. Prima è lo spirito che domina la materia, ora è
la matéria che piega e soggioga lo spirito. Quello che è fisiologia
diventa patologia, tutto diventa abnorme. II capitalismo giunto al parossismo,
non sapendo piú come giustificare la sua esistenza e trovare i mezzi di
vita indispensabili all’azione, non volendo riconoscere la nuova realtà
delle cose, crea una utopia: l’utopia dei consumi illimitati. Il capo
ci dice che l’ideale dei supercapitalismo sarebbe la standardizzazione dei
genere umano dalla culla alia bara. Questa esigenza è la lógica conseguenza
delle cose, perchè soltanto con la standardizzazione dei gusti il
supercapitalismo pensa di poter fare i suoi piani. L f impresa
capitalistica cessa di essere un fatto meramente economico per divenire un
fatto sociale. È questo il momento preciso nel quale l’impresa
capitalistica, quando si trova in difficoltà, si getta nelle braccia
dello Stato. È questo il momento storico in cui nasce e si rende sempre
piú necessário l’intervento dello Stato. Lo Stato ha il dovere di intervenire
appunto perchè l’impresa capitalistica di cui si discorre non è soltanto un #
impresa economica: essa interessa direttamente la collettività. Lo
Stato ha il diritto di intervenire per evitare che le sane energie
delia Nazione si disperdano e che la sacra forza dei lavoro dei
popolo si prodighi in forme che possono essere nocive alia stessa
vita e potenza delia Nazione Ormai il maggior numero di imprese economiche si
vale degli aiuti dello Stato; coloro che ignoravano il suo
intervento lo cercano affannosamente. II duce dice che oggi siamo
al punto in cui se in tutte le Nazioni di Europa lo Stato si addormenta
per 24 ore, basterebbe tale parentesi per determinar e un
disastro. Questa è la crisi dei sistema capitalistico preso nel suo
significato universale. Quanto alla Nazione italiana, che fonda la própria
economia prevalentemente sull’agricoltura e sull’artigianato, sulla
piccola e media industria, la vicenda capitalistica non ha avuto
che aspetti e conseguenze limitatu II supercapitalismo
degenerato e pernicioso da noi non esiste e laddove esso è nato, già è
moribondo: esiste invece una numerosíssima schiera di piccoli e medi produttori
che vivono dei quotidiano lavoro, che ignorano le awenture dei
sedicenti industriali e dei pseudo banchieri; i quali, sorti in
numero impressionante durante e dopo la conflagra^ione europea,
avrebbero preteso di continuare a pescare nel torbido che essi avevano
provocato e che poi tendevano a mantenere. Questi awenturieri, che ebbero
assicurati dall’inflazione e dall’aumento dei pressi elevati profitti, non
furono, almeno nel nostro Paese, che una sparuta minoranza, la quale è
stata duramente punita dalle stesse vicende delFeconomia. L’Italia
non è una nazione capitalistica nel senso or ora ricordato. L’essenza dell’economia
italiana è precisamente definita dal duce nei termini seguent. L’ltalia
deve rimanere una Nazione ad economia mista, con una forte
agricoltura che è la base di tutto, una piccola o media industria sana,
una banca che non faceia delle speculasioni, un commercio che
adempia al suo insostituibile compito che è quello di portare rapidamente
e razionalmente le merci al consumatore. Esaminato lo svolgimento attraverso il
quale si è compiuto il ciclo di vita dei liberalismo economico e dei
supercapitalismo, sepolto ufficialmente con lo storico discorso dei Duce
per lo Stato corporativo; dimostrata fallace la credenza neiruniversalità
dei liberalismo a torto giudicato e ritenuto método storico ed
universale, è opportuno soffermarsi sulle profonde antitesi che differenziano FASCISMO
e socialismo. La dottrina fascista nega quel materialismo storico sul
quale si imperniano la concezione política e quella economica dei
socialismo. Secondo la dottrina marxiana le vicende delia società umana
si spiegano soltanto con la lotta d'interessi fra i diversi gruppi
sociali* Sono soltanto i fatti economici che hanno importan^a nella vita
delbuorno; soltanto essi sono capaci di promuovere nuove forme di vita
civile, di determinare aspetti e configurazioni diversi nella società* Nessun
peso hanno invece i motivi ideali, nessuna importanza la tradizione, il
culto delia Patria e degli Eroi, il desiderio di portare sempre piú in
alto i destini della nazione. In questo senso liberalismo e socialismo
tradiscono una comune origine dottrinale. Tanto che non è per mero
caso — come rileva il duce — che il tramonto delFuno coincida col
tramonto dell’altro. Non è certo il fascismo, che ha instaurato nella vita
política e sociale un senso virile delia realtà, che possa negare l’importanza
dell’economia, come fattore delia vita dei popoli* Ma il Fascismo crede
ancora e sempre nella santità e nelheroismo, cioè in atti nei quali
nessun motivo economico lontano o vicino agisce. La lotta degli interessi
è stata ed è un agente principale delle trasformazioni sociali, ma non
può essere concepita come movente esclusivo delbevoluzione delia società.
La fallacia dei materialismo storico e dei determinismo economico sta
appunto in questa concezione, per cui gli uomini non sarebbero che
comparse nella storia, incapaci di dirigerla o crearla, quasi fantocci in
balia dei flutti, mentre nel profondo si agitano e lavorano le vere forze
direttrici, che sarebbero le forze dell’economia. Accettare una simile
concezione delia vita significa annullare qualsiasi forza morale e
riconoscere 1'incapacità dell’uomo a creare la sua storia. II
socialismo che si basa sul materialismo storico e sul con- cetto delia
lotta di classe e che mira attraverso questa a creare forme di convivenza
sociale nelle quali siano alleviate le sofferenze degl’umili, dimostra una
singolare ingenuità dottrinale e una paurosa sterilità politica. Esso vuole
raggiungere un ideale, materialistico, massimo benessere per tutti i
componenti la collettività, credendo che in siffatta maniera si sarebbe
ottenuta la felicità. E la mèta era da conquistare attraverso la
socializzazione di tutti i mezzi di produzione, l'annullamento dei
diritto di proprietà, la spersonalizzazione di ogni attività economica,
il sacrifício delia iniziativa individuale, la negazione di una funzione
produttiva al capitale. II difficile compito delia produzione dei beni
eco- nomici sarebbe stato lasciato ad un mastodontico Stato
materialistico, le cui delicate funzioni sarebbero esercitate da un
esercito di burocrati. A questo stato socialista, accentratore e déspota,
padrone di ogni bene economico, si sarebbe dovuti giungere, secondo la
profezia di Marx profezia mancata — attraverso un processo di graduale e
continuo accentramento delia produzione industriale e dei capitale
in mano di pochi, a cui sarebbe stato assai facile il toglierlo per
trasferirlo in seno alio Stato e creare cosi, con 1’usurpazione, la nuova
realtà economica dei socialismo. Le previsioni di Marx non si sono
verificate: fra tutte la caduta dei saggio di interesse e dei
profitto, rappresenta il punto cruciale delia dottrina socialista II
saggio d'interesse, che costituisce la retribuzione che si deve al
capi- tale, cioè il prezzo che si paga per l’uso dei medesimo, è un
dato di fatto che non si può smentire; le recenti esperienze di economia
socialista dimostrano che laddove ufficialmente il saggio d'interesse si
nega, si uccide anzitutto ogni stimolo al risparmio e poi nella realtà
delia vita economica esso risorge per infinite vie diverse, e con estrema
frequenza assume la vecchia forma dell’usura II socialismo
come sistema economico e anche come sistema politico-sociale ha quindi
peccato di ingenuità per non dire di viltà: esso non ha saputo guardare
con occhio sereno e penetrante nella realtà dei fatti economici per distinguere
ciò che era contingente e relativo a determinate situazioni di tempo
e d'ambiente, da ciò che è eterno e connaturato con lo spirito deiruomo Al
contrario il fascismo, che ignora le snervanti logomachie e gl’oziosi e
raffinati ragionamenti intessuti su premesse metafisiche, e che invece
ama l’osservazione delia realtà per costruire su solide basi non solo la
dottrina ma le opere e gli istituti, ha da tempo affermata la sua fede
nella iniziativa privata, come fattore insopprimibile delia produzione
economica. Ma questa iniziativa privata non è libera di svolgersi nelle
maniere piú diverse per dominare il campo economico; si tratta di una
iniziativa privata la quale deve essere regolata, controllata,
disciplinata dallo Stato che la ospita e la difende, la tutela e l’incoraggia,
non perchè essa formi solo la fortuna personale di colui che la esercita,
ma in quanto lo scopo raggiunto coincida con le necessità e le finalità
dello Stato. La dottrina economica dei Fascismo riconosce inoltre una
funzione al capitale, il quale costituisce il frutto dei lavoro deiruomo,
risparmiato e impiegato nei nuovi processi produttivi. In tal modo essa esalta
la virtú dei risparmio, come mezzo per aumentare la potenza economica della
nazione e quindi per dare vigore e sostanza all’azione
política. Riconosce la fondamentale funzione delia proprietà
privata, la quale non è piú intesa nel senso liberale, di diritto di
godere e disporre delle cose nella maniera piú assoluta, ma e
intesa come dovere sociale. II suo esercizio e quindi limitato da
leggi le quali subordinano 1'interesse deli’indivíduo a quello
dello stato. In ogni caso però lo Stato fascista, pur giungendo
anche alia espropriazione, fa si che non si creino sperequa£ÍonÍ a
danno dí particolarí individui, poiche in esso IL SENSO ROMANO DEL DIRITTO E
DELL’EQUITÀ è sempre vigile e operante. Dovere sociale è anche l’esercizio dell’impresa,
cioè 1 esplicazione dell’iniziativa privata, II fascismo, pero, se pur
rifugge dal concetto esclusivo di impresa statale, proprio dei
socialismo, non ripudia, come fa il liberalismo, la possibilita, anzi
ammette la necessita, che certe imprese che eserciscono pubblici servizi
o che rivestono generalissimi interessi, sieno esercitate dallo stato,
Nel campo dei lavoro, poi, il fascismo è stato rivoluzionario in maniera
veramente superba, Esso, che ha sempre intesa la storia, cioè il passato,
come base dei presente dal quale si diparte l’avenire, non ha mai
sacrificato con leggetezzz e superficialità, per amore di novità, quello
che era il frutto delia tradizione e la conquista delle passate generazioni,
IL FASCISMO ha inserito sul tronco della storia italiana le sue audaci
innovazioni rivoluzionarie. Tra queste, principalissime quelle nel campo
dei lavoro. Durante tutto Í 1 secolo XIX la posizione dei lavoratore
rispetto all’impresa, è in condizioni di soggezione, II lavoratore è alla mercê
dell’imprenditore, il quale, avendo una netta superiorità economica, puo
imporre le condizioni e governare il cosidetto mercato dei lavoro. IL FASCISMO,
superando il concetto della lotta di classe, dimostrando fallaci le
dottrine che ad essa si ispirano, anche pone in evidenza che il connubio tra il
liberalismo e il socialismo, proprio dei periodo storico in cui vi è il
libero sindacato degl’operai che coca contro il libero sindacato dei
datori di lavoro, puo causare perdite gravissime pella nazione, la quale non
ottene da questa forma di libera concorrenza tra sindacati quel massimo di
utilità che le dottrine dei classici dell’economia pronosticavano.
INSERENDO IL SINDACATO NELLO STATO, non ha attuato una forma di
socialismo di stato, come è preconizzato dagli osservatori superficiali e
dai nemici irriducibili della nuova idea, ma realizza in maniera giuridica le
vere e giuste aspirazioni dei popolo senza sacrificare l’impresa, superando
la lotta di classe, sostituendo al diritto di sciopero e di serrata, il
dovere nazionale dei lavoratori e degl’imprenditori. Raggiunge un nuovo
sistema di equilibrio senza cadere in grossolane contraddizioni e senza
fare una dolorosa esperienza piena di inenarrabili sacrifici per le classi
operaie, quale fanno coloro che vuoleno applicati gli schemi
marxisti. II lavoro non è piú considerato una merce che si vende sul
mercato e il salario non è piú un prezzo che si forma nel contrasto fra merce
offerta e merce domandata. IL LAVORO È UN DIRITTO e non una concessione. II
duce, infatti, ci dice che in tutte le società nazionali c'è la miséria
inevitabile; però quella che deve angustiare il nostro spirito è la
miséria degli uomini sani e validi che cercano affannosamente e invano il
lavoro. Per questo il Fascismo considera il lavoro come un diritto. E il
Regime ha creato a questo scopo, come vedremo, Istituti nuovi, non per
dare forma ai suoi schemi dottrinali ma per dare risultati positivi,
concreti, tangibili alia sua azione: per far si che il diritto al lavoro
dei popolo italiano non rimanga una mera affermazione dogmatica, ma possa
estrinsecarsi nella nuova realtà economica dei nostro
Paese. política economica e monetaria. LA POLÍTICA DEL LAVORO ha le sue
tavole fondamentali nella Carta dei Lavoro. Questa costituisce una
dichiarasione política di basilare importanza; insorge contro la
concezione liberale che considera il lavoro come merce, e afferma che «il
lavoro sotto tutte le sue forme, organizzative ed esecutive,
intellettuali, tecniche, manuali, è un dovere sociale. Lo strumento
creato dal fascismo per regolare le condidoni di lavoro è il contratto
collettivo, nel quale trova la sua espressione concreta la solidarietà dei vari
fattori delia produ zione, mediante la conciliasáone degli opposti
interessi dei datori di lavoro e dei lavoratori e la loro subordinazione
agli interessi superiori delia produzione. La solidarietà fra tutti i
fattori delia produzione, e non soltanto tra imprenditori e lavoratori
delia stessa categoria, è proclamata nella dichiarasione 4 a, la quale
assegna al contratto collettivo di lavoro la delicata e difficile
funzione di concretarla La Carta dei Lavoro (dichiarazione 3 a ) afferma
che la organizzazione professionale e sindacale è unica. II solo sindacato
legalmente riconosciuto e sottoposto al controllo dello stato ha il
diritto di rappresentare legalmente tutta la categoria di datori di
lavoro e di lavoratori per cui è costituito, di tutelarne di fronte alio
Stato o alie altre associazioni professionali gl’interessi, di stipulare
contratti collettivi di lavoro obbligatori per tutti gli appartenenti
alia categoria, di imporre loro contributi ed esercitare rispetto ad essi
funsioni delegate d'interesse pubblico. II sindacato ha il compito di
tutelare gli interessi delle categorie, ma nello stesso tempo ha l’obbligo
di promuovere in tutti i modi l’aumento e il perfezionamento delia
produzione e la riduzione dei costi; esso deve anche adoperarsi per il
conseguimento dei íini morali dell’ordinamento corporativo. Nella Carta dei
Lavoro come si reagisce alia concesione dei lavoro come merce, si
introduce il concetto di salario giusto ed equo, che sarebbe il salario
corporativo, in quanto esso deve uniformarsi alie esigenze normali di
vita, alie possibilità delia produzione e al rendimento dei lavoro. Aggettivi
e condizioni, quelli e queste, che equivalgono ad eresie per gli
economisti classici, pei quali non esiste altra giustizia in economia se
non quella stabilita dal ptezzo di equilíbrio, determinato dail’incontro dell’offerta
e della domanda di lavoro. Poichè — essi hanno sentenziato — il fatto
economico è un fatto naturale, meccanico e perciò non può essere nè
giusto nè ingiusto, come una reazione chimica o la caduta di un grave. La
Carta dei Lavoro risolve felicemente il problema delia determinazione dei
salario giusto, cioè di un salario che garan- tisca al lavoratore un
minimo di tenore di vita sen2;a che esso incida sul giusto profitto
delhimprenditore. E siccome questa determinazione non è suscettibile di
una solucione di carat- tere generale, essa lascia un grado sufficiente
di elasticità, che permette al salario di essere il risultato di un
accordo contrat- tuale convenuto fra sindacati. Le ragioni economiche
sono perciò mirabilmente armoni^ate con quelle sociali e politiche;
il senso di alta umanità, cui si ispira il fondamentale documento politico in
matéria di lavoro, viene confermato nella dichiara^ione 18 a , la quale
assicura al lavoratore la continuità dei salario anche in seguito al
verificarsi di determinate evenien2;e Nell’impresa a lavoro
continuo, il trapasso dell’azienda non risolve il contratto di lavoro e
il personale ad essa addetto conserva i suoi diritti nei confronti dei
nuovo titolare. Egual- mente la malattia dei lavoratore, che non ecceda
una deter- minata durata, non risolve il contratto di lavoro. II
richiamo alie armi o il servizio delia M. V. S. N. non è causa di
licenciamento. Ispirata alia stessa preoccupazione di tutelare il
lavoratore è la dichiaracione 14 a , la quale stabilisce che la
retribucione deve essere corrisposta nella forma piú consentânea alie
esigence dei lavoratore e dell'impresa. Quando la retribucione sia
stabilita a cottimo, e la liquidazione di cottimo sia fatta a periodi superiori
alia quindicina, sono dovuti adeguati acconti quindicinali o settimanali.
II lavoro notturno, non compreso in regolari turni periodici, viene
retribuito con una percentuale in piü rispetto al lavoro diurno.
Ma la parte fondamentale relativa alia determinacione dei salario,
merita qualche consideracione. Ancitutto va osservato che le condicioni di
vita, a cui deve uniformarsi il salario, non sono qualche cosa di
astratto e di costante, ma, essendo in stretta relacione con le
condicioni dell’economia nacionale, subiscono continue variacioni
col progresso generale di questa. Per esse non bisogna intendere il
minimo necessário per la vita fisica dell'individuo, ma un livello
sufficiente a consentire 1'elevacione dei lavoratore. Questa concecione
morale delia vita persegue anche finalità di carattere economico. Le
cattive condizioni dei lavoratori non solo riducono la capacità di
consumo dei mercato interno, per il quale gran parte degli imprenditori
producono, ma ne menomano anche il rendimento, ostacolando il
progresso economico e civile. II secondo elemento che bisogna tener
presente nella deter- minacione dei salario è dato dalle possibilità
delia producione. Si è detto che la Carta dei Lavoro ha sempre presente il
raggiungimento di una finalità di carattere superiore e cioè quella di
aumentare la potenza política ed economica delia Nazione. Si comprende,
quindi, come sia stata sua preoccupazione costante quella di far si che
il salario venga stabilito in maniera tale da non causare 1'annullamento
dei giusto profitto che deve percepire 1'imprenditore, perchè in tal caso
si annullerebbe lo spirito d'intrapresa, lo stimolo al risparmio e quindi
si inaridi- rebbero le fonti delia ricchezza, che sono le fonti dei
lavoro. Tale disposizíone non deve essere perciò interpretata
soltanto come difesa delPimpresa, perchè con 1’aumento delia
potenza economica si creano nuove fonti di lavoro. È anche per
questo motivo che la carta dei lavoro affida la concreta determinazione
dei salario ai liberi accordi contrattuali; essa ha perfettamente inteso
che questa matéria deve essere disciplinata seguendo con grande
accortezza le contingenze economiche. Qualora non fosse consentita la
indispensabile elasticità, le ricordate disposizioni si risolverebbero in
un danno altrettanto grave per i lavoratori quanto per gli
imprenditori. I ricordati criteri non devono essere mai dimenticati
nè dalle associazioni sindacali nè dalla magistratura del lavoro. L’ultimo
elemento fissato dalla carta dei lavoro per procedere alia determinazione dei
salario è il rendimento dei lavoro. Con questa disposizione la carta del lavoro
ha voluto riconoscere in maniera esplicita che anche tra i lavoratori il
concetto di differenziamento, in relazione alie singole capacità,
deve essere tenuto presente onde evitare di agguagliare i singoli
ed eliminare le naturali diversità nelle attitudini e nella
capacità di lavoro. Ciò costituisce anche un vantaggio sociale che
non poteva essere trascurato dal fascismo il quale cerca sopratutto
di ottenere che i singoli elevino loro stessi servendo la causa dei paese. II
salario non deve quindi essere necessariamente eguale per tutti gli
operai, nè per tutti i generi di lavoro. Esso varia inoltre in relacione
al luogo e al tempo. II comune, piü generale e forse piü antico sistema di
retribuzione è quello dei salario a tempo, corrisposto in base al numero
di ore o di giorni di lavoro prestato: forma che prescinde dal rendimento
perchè fa astrazione dalla quantità di lavoro compiuto. Accanto a questo
vecchio sistema, che alio svantaggio di richiedere una assidua
sorveglianza unisce quello di mancare di sufficiente stimolo, si sono
venute affermando forme di retribuzione che vanno sotto il nome di
salario a incentivo. Questo va esente dai ricordati inconvenienti, ma
anzi stimola Tattività delboperaio e quindi la produttività dei lavoro. Questi
indiscutibili vantaggi possono però essere accompa- gnati da svantaggi
considerevoli, specie se considerati dal punto di vista nazionale E
consistono appunto nella qualità piú corrente o ordinaria delia
produzione e specialmente nel periodo di uno sforzo eccessivo dei
lavoratore che, se lunga- mente protratto, può essere nocivo per la
salute deiroperaio. I vantaggi che con questo sistema si conseguono sono
però tanto importanti da renderlo preferibile ogni qual volta sia
opportunamente regolato* Come fa la carta dei lavoro quando si preoccupa
delle conseguenze dei sistema a cottimo nei riguardi dei lavoratori meno
capaci, che non arrivano ad otte- nere un reddito corrispondente alia
paga base. Per la loro tutela la carta dei lavoro dichiara che quando il
lavoro sia retribuito a cottimo le tariffe di cottimo devono essere
deter- minate in modo che all’operaio laborioso, di normale
capacità produttiva, sia consentito di conseguire un guadagno
minimo oltre la paga base. Lo scopo dei legislatore fascista, regolando
questa matéria dei salario a cottimo nel modo indicato, è stato quello di
stimolare attraverso di esso, nel lavoratore, la convenienza ad
incrementare la produzione, legandolo alia rnedesima, assicurando altresi un
trattamento che non determini grandi disparità di retribuzione tra i
singoli lavoratori e nello stesso tempo non sia motivo di logorio fisico
dell’operaio. Obbligando il lavoratore a una fatica superiore alie sue
medie possibilità, si crea un sistema di lavoro privo dei requisiti
fondamentali dei lavoro fascista, che deve essere gioia creatrice e non
grigia fatica che stanca e non piace. Per questo il fascismo non è mai stato
molto entusiasta dei sistemi di paga che hanno avuto tanto furore e cosi
estesa applicazione nei Paesi dei supercapitalismo e specialmente negli
Stati Uniti d’America. I sistemi basati sulla cosidetta
organizzazione scientifica dei lavoro e che fanno capo al taylorismo,
spesso fiaccano la fibra dell’operaio costringendolo ad un lavoro
meccanico monotono e sempre eguale senza varietà e diversioni capaci di
sollevare lo spirito dei lavoratore. I vari sistemi — Rowan, Halsey e
Bedeaux — si ispirano tutti in sostanza al concetto di fissare la paga in
relazione al rendimento dei singolo e indipendentemente o quasi da certi
minimi, che diremmo di carattere umanitario. Lo Stato corporativo, pur
stimolando la nobile e generosa gara dei lavoratore non vuole che questo
si trasformi in una parte di macchina; questi razionalissimi sistemi,
frutto esclusivo delia ragione e dei calcolo, che fanno astrazione
da qualsiasi caratteristica individuale, trasformano invece il lavoratore
in una parte delia macchina di cui egli. diventa il servo. II
problema non va quindi impostato da un punto di vista meramente e
prettamente economico e materiale, ma va considerato anche da un punto di vista
etico, sociale e político, come lo ha considerato LO STATO CORPORATIVO che
non opera guardando solo il presente, ma con gli occhi e 1’anima
tesi sopratutto verso 1'awenire. La determinazione dei salario
rappresenta la parte piú importante e delicata dei contratti di lavoro e
va affrontata con animo mondo da qualsiasi preoccupazione partigiana
e demagógica; va affrontata, cioè, con spirito fascista, con
spirito che armonizza in una perfetta unità i due maggiori fattori
delia produzione: il lavoro e il capitale. L'idea centrale e
fondamentale che caratterizza nel terreno economico e sociale la
Rivoluzione delle Camicie Nere, è la Corporazione. IL CORPORATIVISMO È
ESPRESSIONE ESSENZIALE DEL FASCISMO. Che cosa siano le Corporazioni lo ha
definito il Duce nello storico discorso dei novembre XII, al Consiglio
Nazionale delle Corporazioni. Le corporazioni, secondo la
definizione datane dal duce, sono lo strumento che, sotto 1 'egida dello
Stato, attua la disciplina integrale, organica e unitaria delle forze
produttive, in vista dello sviluppo delia ricchezza, delia potenza
política e dei benessere dei popolo italiano». IL CORPORATIVISMO — ancora
afferma il duce — è l’economia disciplinata, e quindi anche controllata,
perchè non si può pensare ad una disciplina che non abbia un controllo:
il corporativismo supera il socialismo e supera il liberalismo, crea una
nuova sintesi. È cioè la sintesi dei contrastanti interessi di categoria e
di gruppo nel supremo interesse delia società nazionale. IL
CORPORATIVISMO implica quindi anzitutto una perfetta e completa
conoscenza dei vari settori deireconomia nazionale; delia loro portata
economica assoluta e relativa. Implica un indirizzo di política economica
conforme a certe finalità sociali che lo Stato ritiene piú vantaggiose
per la collettività nazionale. Diciamo portata assoluta e relativa
delle diverse attività economiche delia Nazione, perchè non tutte hanno
la stessa importanza per gli interessi che rappresentano o per i fini
che lo Stato fascista persegue. Non mancano, nel campo agricolo
come in quello industriale, modeste attività in confronto di larghi
generali interessi economici. II liberalismo può attendere dal cozzo la
soluzione che pel solo suo trionfo ritiene socialmente piú vantaggiosa;
il corporativismo no. Deve approfondire 1'importanza relativa di ogni branca
dell'attività economica e con una visione nazionale, organica quindi e
integrale, evítare che limitati interessi, anche se potenti, deprimano
interessi ben piú larghi anche se meno agguerriti o protetti.
Discende da ciò che lo Stato corporativo non può difendere
egualmente ogni settore economico, grande e piccolo. Vi sono settori,
attività, branche che ai fini nazionali vanno tutelati e difesi, in
confronto di altri che non meritano eguale tutela. Una política economica
corporativa non può non fare questa cernita di interessi in armonia ai fini
sociali che intende raggiungere. Questa è Tessenza
dell'economia corporativa. Vediamoun po'il suo sviluppo storico.
II Duce sin dall’anno I, parlando il 2 giugno ai lavoratori dei
Polesine, affermò il concetto fondamentale delia collabora- zione: « La
lotta di classe — Egli dice — può essere un episódio nella vita di un popolo;
non può essere sistema quotidiano, perchè significherebbe la distruzione delia
ricchezza e quindi la miséria universale». « Collaborazione,
fra chi lavora e chi dà lavoro, fra chi dà le braccia e chi dà il cervello
— tutti gli elementi delia produzione hanno le loro gerarchie inevitabili
e necessarie attraverso a questo prpgramma voi arriverete al benessere,
la Nazione arriva alla prosperità e alla grandeza. Al Consiglio
Nazionale dei sindacati fascisti, il duce rivolge all’assemblea il
seguente richiamo. La collaborazione di classe deve essere
praticata m due; 1 datori di lavoro non denono approfittare dello
stato attuale restaurato dal fascismo, che ha dato un senso di
disciplina alla nazione, per soddisfare i loro egoismi. Essi devono
considerare gl’operai come elementi essenziali delia produzione. Devono
fare il loro interesse in quanto coincida con quello della Nazione e non invece
il contrario. Solo in questo modo si puo avere una massa
realmente disciplinata, laboriosa, fiera di contribuire alie fortune
delia Patria, Nello stesso anno, mviando un messaggio al Congresso
delle Corporazioni Sindacali Fasciste, rileva che in molte zone la
mtelligente collaborazione di classe era stata realizzata e la pace era
mantenuta. Ciò dimostrava che quando le due parti sanno mettersi sul
concreto terreno delia produzione, la colla- bora2;ione di classe è
possibile. Il duce, pubblicando in Gerarchia un articolo su «FASCISMO E
SINDACALISMO» ricorda che il programma dei Partito afferma clie le
Corporazioni vanno promosse secondo due obiettivi rondamentali: e cioè
come espressione delia solidarietà nazionale e come mezzo di sviluppo delia
produzione. Le Corporazioni non debbono tendere ad annegare l'individuo
nella collettività, e a livellare arbitrariamente la capacità e le torze
dei singoli, ma debbono anzi valorizzarle e svilupparle. In questa
schematica dichiarazione vi sono i fondamenti delia nuova dottrina
corporativa. Il fascismo, conquistato il potere, si dedica con rara
energia a consolidare le istituzioni, a risolvere gli impellenti
problemi posti dalla vita economica dei Paese, senza però
dimenticàre lo sviluppo orgânico delia legislazione corporativa che
doveva portare alia legge fondamentale dei 5 febbraio 1934. Da un
punto di vista dottrinale, e se si vuole anche storico, lo sviluppo delia
Corporazione è contrassegnato da tre fasi o momenti di importanza
fondamentale: la legge sulla disciplina giuridica dei rapporti collettivi di
lavoro; la leggesul Consiglio Nazionale delle Corporazioni; la legge sulla
costituzione e sulle funzioni delle Corporazioni. II legislatore
fascista già nella legge forni i primi elementi giuridici dei nuovo
istituto delia Corporazione, e si può anzi affermare che tutte le
disposizioni di quel documento fossero ispirate a questo concetto
fondamentale. È 1’idea nuova che animava e giustificava Tordinamento
instaurato dalla legge. Secondo la legge ricordata, 1’Istituto delia
Corporazione aveva anzitutto lo scopo di attuare la completa
collaborazione tra le categorie, collegando le rappresentanze sindacali
dei lavoratori e dei datori di lavoro dei ramo di produzioni per
cui la corporazione è costituita; di rappresentare in maniera unitaria
gli interessi economici dei proprio settore produttivo di fronte alie
altre categorie. La delicatissima funzione dei collegamento è esercitata
dallo STATO. La legge prevede, accanto alia organizzazione sindacale
a carattere verticale, una organizzazione corporativa a carattere
orizzontale: la prima serviva per tutelare gli interessi dei singoli
elementi delia produzione, la seconda per la difesa degli interessi
comuni a ogni singolo ramo delia produzione. Già in questa legge agli
organi corporativi fu attribuita la facoltà di emanare norme generali
sulle condizioni di lavor o, di conciliare le controversie collettive tra
le associazioni colle- gate,di promuovere, incoraggiare e sussidiare
tutte le iniziative intese a coordinare e meglio organizzare la produzione,
di istituire uffici di collocamento, di regolare il tirocínio e Í1
garzonato con norme obbligatorie. II secondo passo di carattere
fondamentale sulla via che doveva condurre alia Corporazione fu fatto con
la legge sul Consigho Nazionale délle Corporazioni, la quale non
solo forniva un nuovo strumento giuridico per disciplmare i rapporti economici
collettivi, ma attribuiva nuovi compiti e funzioni alie associazioni
sindacali. Queste estesero il loro campo di attività dalla disciplina dei
rapporti di lavoro, al regolamento collettivo dei rapporti economici tra
le diverse categorie delia produzione. Ma è con la legge dei 5
febbraio 1934 che si dovevano realiz- sare in maniera definitiva le
Corporazioni. Il capo dice: il sindacalismo non può essere fine a se
stesso: o si esaurisce nel socialismo político, o nella CORPORAZIONE
FASCISTA. È solo nella corporazione che si realizza 1 idea economica nei
suoi diversi elementi: capitale, lavoro, técnica; è solo attraverso la
corporazione, cioe attraverso la collaborazione di tutte le forze convergenti
ad un solo fine, che la vitalità dei sindacalismo è assicurata. È solo, cioe,
con un aumento delia produzione e quindi delia ricchezza, che il
contratto collettivo può garantire condizioni sempre migliori alie categorie
lavorative. In altri termini, sindacalismo e corporazione sono
indipendenti e si condizionano a vicenda; senza sindacalismo non è pensabile la
corporazione; ma senza corporazione il sindacalismo stesso viene, dopo le
prime fasi, a esaurirsi in un’azione di dettaglio, estranea al processo
produttivo; spettatrice non attrice; statica e non dinamica. Parlando al
popolo di Bari il duce dice come 1'obiettivo dei Regime nel campo
economico è la realizzazione di una piú alta GIUSTIZIA SOCIALE per tutto
il popolo italiano. La quale cosa significa lavoro garantito, salario
equo, casa decorosa. Significa la possibilità di evolversi e di migliorarsi
incessantemente. Significa CHE (Grice, MEANS THAT) gli operai, i lavoratori
debbono entrare sempre piú intimamente a conoscere il processo
produttivo e a partecipare alia sua necessária disciplina. La
fusione di tutte le energie economiche e spirituali della Patria doveva
awenire in maniera definitiva con la promulgazione delia legge che crea
su di un piano orgânico le Corporazioni. Insediando i Consigli delle
Corporazioni, il Capo ne pone in rilievo il carattere rivoluzionano,
perchè il suo compito è quello di determinare negli istituti, nelle leggi
e nei costumi, le trasformazioni politiche e sociali che sono necessarie
alia vita di un popolo. In quell’occasione il Capo si
domandava: « occorre ripetere ancora una volta che le Corporazioni non
sono fine a se stesse ma strumenti di determinati scopi? Ormai questo è
un dato comune. Quali sono gli scopi? Airinterno una
organizzazione che raccorci con gradua- lità ed inflessibilità le
distanze tra le possibilità massime e quelle minime o nulle delia vita. È
ciò che io chiamo una piú alta giustizia sociale. In questo secolo non si
può ammettere la inevitabilità delia miséria materiale, si può accettare
sol- tanto la triste fatalità di quella fisiológica. Non può durare
l’assurdo delle carestie artificiosamente provocate. Esse denunciano la
clamorosa deficienza dei sistema. II secolo scorso proclamo l’uguaglian^a
dei cittadini davanti alia legge — ed è conquista di portata formidabile
— il secolo fascista mantiene, an2;i consolida, questo principio, ma ve
ne aggiunge un altro, non meno fondamentale: Teguaglianza degli uomini
dinan^i al lavoro, inteso come dovere e come diritto, come gioia
crea- trice che deve dilatare e nobilitare Tesisten^a, non
mortificaria o deprimerla. Di fronte alhesterno la corpora^ione ha
lo scopo di aumentare senza sosta la poten^a globale delia na^ione per i
fini delia sua espansione nel mondo »Col io novembre delbanno XII la
grande macchina creata dal genio dei Duce doveva mettersi in moto. II
Capo ammoniva che non bisogna attendersi immediati miracolL Anzi i
miracoli non bisogna attenderli affatto, perchè il miracolo non
appartiene all’economia. La legge attribuisce alie Corporadoni funzioni
normative in matéria economica. Inoltre esse sono chiamate a dar
pareri (compito consultivo) su tutte le questioni che interessano
il ramo di attività per cui sono costituite, tutte le volte sia
richie- sto da organi competenti, nonchè a esercitare la
concilia^ione delle controversie collettive di lavoro. L'attività
delle Corporazioni è incominciata neiranno XIII e molte di esse hanno già
lavorato con successo. Le ventidue corporazioni istituite dal Capo dei
Governo sono elencate qui di seguito e per ciascuna riportiamo la
composizione numérica delle categorie economiche. Si ricorda che
nelle Corporazioni vi è sempre rappresentato il Partito, il quale porta in seno
a questo nuovo organismo la continuità dello spirito rivolu^ionario e la
voce delia massa dei consumatori. PRIMO GRUPPO Dl
CORPORAZIONI (Istituite con decreto dei Capo dei
Governo) CORPORAZIONE DEI CEREALI i> Produzione dei cereali
7 datori di lavoro e 7 lavoratori Industria delia trebbiatura
Industria molitoria, risiera, dolciaria e delle paste Panificazione
Commercio dei cereali e degli altri prodotti sopra indica ti
Cooperative di consumo 1 rappresentante Tecnici agricoli Artigianato
CORPORAZIONE DELLA ORTO-FLORO-FRUTTICOLTURA
Orto-floro-frutticoltura 6 datori di lavoro e 6 lavoratori
Industria delle conserve aümentari vegetali 2 2 Industria dei
derivati agrumari e delle essenze . Commercio dei prodotti orto-floro-frutticoli
e loro derivati Tecnici agricoli 1 rappresentante Chimici
Cooperative di esportatori orto-floro-frutticoli CORPORAZIONE
VITIVINICOLA Viticoltura 6 datori di lavoro e 6 lavoratori
Industrie enologiche (vini, aceto, liquori) Ogni Corporazione ha
tre rappresentanti dei Partito. Industrie delia birra ed affrni 3 datori
di lavoro e 3 lavoratori Produzione delPalcool di seconda
categoria Commercio dei prodotti sopra eiencati Tecniciagricoli 1 rappresentante
Chimici ....i» Cantine sociali CORPORAZIONE OLEARIA
Coltura dell’olivo e di altre piante da olio 5 datori di lavoro e 5
lavoratori Industria delia spremitura e delia rafíinazione
delPolio di oliva Industria delia spremitura e delia raffinasione
delPolio di semi Industria delPolio al solfuro Commercio dei prodotti oleari
Tecnici agricoli 1 rappresentante Chimici CORPORAZIONE DELLE
BIETOLE E DELLO ZUCCHERO Bieticoltura 2 datori di lavoro e 2
lavoratori Industria dello zucchero Industria delPalcool di prima
categoria Commercio dei prodotti sopra indicati
i » Tecnici agricoli 1 rappresentante Chimici
CORPORAZIONE DELLA ZOOTECNIA E DELLA PESCA Praticoltura e
allevamento dei bestiame e delia selvaggina Industria delia pesca marittima e
di acque interne e delia lavorazione dei pesce Industria dei latte
per consumo diretto Industria dei derivati dei latte Industria delle
carni insaccate e delle conserve aümentari animali Commercio dei bestiame
Commercio dei latte e dei derivati Tecnici agricoli Mediei veterinari Latterie
sociali.Cooperative di pescatori 8 datori di lavoro e 8 lavoratori i
rappresentante CORPORAZIONE DEL LEGNO Produzione dei legno, industria
fore- stale e prima lavorazione dei legno Fabbricazione dei
mobiíio e di oggetti vari di arredamento domestico Produzione degli
infissi e dei pavimenti Produzione dei sughero Lavorazioni varie Commercio dei
prodotti sopraelencati Tecnici agricoli e forestali Artisti Artigianato 2
datori di lavoro agricolo e 2 lavoratori agricoli 2 datori di
lavoro industriale e 2 lavoratori industriali 2 datori di
lavoro e 2 lavoratori i rappresentante CORPORAZIONE DEI PRODOTTI
TESSILI Industria dei cotone 3 datori di lavoro e 3
lavoratori Produzione delia lana Industria delia lana Industria dei
seme-bachi Gelsi-bachicoltura Industria delia trattura e delia torci-
tura delia seta 1 datore di lavoro e 1
lavoratore Industria dei rayon Industria delia tessitura delia seta
e dei rayon Coltivazione dei lino e delia canapa Industria dei lino e
delia canapa Industria delia juta Industria delia tintoria e delia
stampa dei tessuti. Industrie tessili varie Commercio dei cotone,
delia lana, delia seta, dei rayon e degli altri prodotti tessili;
commercio al dettaglio dei prodotti stessi Tecnici agricoli 1
rappresentante Chimici Periti industriali Artisti Artigiani
Essiccatoi cooperativi SECONDO GRUPPO Dl CORPORAZIONI (Istituite con
Decreto dei Capo dei Governo CORPORAZIONE DELLA METALLURGIA E DELLA
MECCANICA Industria siderúrgica 3 datori di lavoro e 3 lavoratori Altre
industrie metallurgiche Industria delia costruzione di mezzi di trasporto
(automobili, moto- cicli, aeroplani, materiale ferro-tranviario,
costruzioni navali) Industria delia costruzione delle macchine ed
apparecchi per la radio e per la generazione, trasformazione e
utilizzazione dell’energia elettrica Industria delia costruzione di macchine ed
apparecchi per uso industriale e agricolo Industria delle costruzioni e
lavorazioni metalliche, fonderie e impianti Industria delia
costruzione di strumenti ottici e di misura e delia meccanica di
precisione e di armi 2 2 Industria dei prodotti di gomma per
uso industriale Industria dei cavi e cordoni isolanti Oraíi e argentieri
Commercio dei prodotti sopra indicati Ingegneri 1
rappresentante Artigianato Consorzi agrari cooperativi CORPORAZIONE DELLA
CHIMICA Industrie degli acidi inorganici, degli alcali, dei cloro,
dei gas compressi e degli altri prodotti chimici inorganici 3
datori di lavoro e 3 lavoratori Industria dei prodotti chimici pell’agricoltura
Industria degli acidi organici e dei prodotti chimici organici Industria
degli esplosivi Industria dei fosforo e dei fiammiferi Industria dei
materiali plastici Industria dei coloranti sintetici e dei prodotti
sensibili per fotografie Industrie dei colori mineraH, delle vernici,
delle creme e dei lucidi per calzature e pellami Industria saponiera e dei
detersivi in genere, industria stearica e delia glicerina
Industria degli estratti concianti Industria conciaria Industria degli olii
essenziali e sintetici e delle profumerie Industria degl’olii minerali
Industria delia distillazione dei carbone e dei catrame; industria delle
emulsioni bituminose Industrie farmaceutiche Commercio dei prodotti delle
industrie sopra indicate Chimici i rappresentante Farmacisti Consorzi
agrari cooperativi CORPORAZIONE DELL'ABBIGLIAMENTO Industria dell’abbigliamento
(confezioni d’abiti, biancheria, ecc.)
Industria delia pellicceria Industria dei cappello Industria delle
calzature e di altri oggetti di pelle per uso personale Industria dei
guanti Produzione di oggetti vari di gomma per uso di abbigliamento
Magliíici e calzifici Produzione di pizzi, ricami, nastri, tessuti
elastici e passamanerie Industria dei bottoni Produsioni varie per l’abbigliamento
Ombrellifici Commercio dei prodotti delle industrie sopra indicate Artigianato
Artisti 3 datori di lavoro e 3 lavoratori 1rappresentante
i CORPORAZIONE DELLA CARTA E DELLA STAMPA Industria delia carta Cartotecnica
Industrie poligrafiche ed affini Industrie editoriali. Industrie editoriali
giornalistiche. Commercio dei prodotti delle indu¬ strie sopra
elencate Artisti (autori e scrittori, musicisti, belle arti, giornalisti)
Artigianato 2 datori di lavoro e 2 lavoratori 1 di cui uno
giornalista 4 rappresentanti i CORPORAZIONE DELLE COSTRUZIONI
EDILI Industrie delle costruzioni (costruzioni edilizie e opere
pubbliche) Industria dei laterizi Industria dei manufatti di cemento*
Industria dei cementi, delia calce e dei gesso Industria dei materiali
refrattari Commercio dei materiali da costru- zione Proprietà edilizia
Ingegneri Architetti Geometri Periti industriali edili Artigianato Cooperative
edili 4 datori di lavoro e 4 lavoratori 1 rappresentante CORPORAZIONE
DELL'ACQUA, DEL GAS E DELLA ELETTRICITÀ Industria degli
acquedotti 3 datori di lavoro, dei quali un rappresentante delle
aziende municipali e 3 lavoratori, dei quali un rappresentante dei
dipendenti delle aziende municipalú Industria dei gas 3
datori di lavoro, dei quali un rappresentante delle aziende
mu- nicipali, e 3 lavoratori dei quali un rappresentante dei
dipendenti delle aziende municipalú Industrie elettriche.4
datori di lavoro, dei quali un rap¬ presentante delle aziende
municipalizzate e 4 lavoratori dei quali un rappresentante dei
dipendenti delle aziende municipalizzate» Ingegneri 1
rappresentante Consorzi e cooperative CORPORAZIONE DELLE INDUSTRIE
ESTRATTIVE Industria dei mínerali metaílici. 2 datori di lavoro e 2
lavoratori Industria dello zolfo e delle piriti Industria dei
combustibili fossili Industria delle cave (marmo, granito, pietre ed
affini) Lavora^ione dei marmo e delia pietra Commercio dei prodotti delle
indu¬ strie sopraelencate Ingegneri minerari 1 rappresentante Periti
industriali minerari Artigianato CORPORAZIONE DEL VETRO E DELLA CERAMICA
Industrie delle ceramiche artistiche, porcellane, terraglie forti,
semi- forti, e dolci, grès, abrasivi 4 datori di lavoro e 4
lavoratori Industrie delle bottiglie Industria dei vetro bianco
Industria delle lastre Industria degli specchi e cristalli Industria dei
vetro scientifico (com- preso quello di ottica) Industria dei vetro artistico
e conterie Industria delle lampade elettriche Commercio dei prodotti delle
industrie elencate Artigianato 2 rappresentanti Cooperative Artisti
TERZO GRUPPO Dl CORPORAZIONI (Istituite con Decreto dei Capo dei
Governo CORPORAZIONE DELLE PROFESSIONI E DELLE ARTI Sezione dei
Professionisti legali: Awocati e Procuratori 3 rappresentanti (due
per gli awocati e uno per i procuratori) Dottori in
economia 1 rappresentante
Notai Patrocinatori legali Periti commerciali Ragionieri Sezione delle
professioni sanitarie: Mediei 3 rappresentanti Farmacisti
Veterinari Xnfermiere diplomate Levatrici Sezione delle professioni
tecniche: Ingegneri 2 rappresentanti Architetti Tecnici
agricoli 3 (uno per i dottori in agraria
e uno per i periti agrari) Geometri 1 rappresentante
Periti industriali Chimici Sezione delle arti: Autori e
scrittori 2 rappresentanti
Belle arti Architetti Giornalisti Musicisti.. Istituti
privati di educazione e istruZione Insegnanti privati Attività industriali ed
artigiane di arte applicata Commercio delParte antica e moderna i
rappresentante i datore di lavoro e 1 lavoratore delPindustria; 2
artigiani i datore di lavoro e 1 lavoratore i8
CORPORAZIONE DELLA PREVIDENZA E DEL CREDITO Sezione delle
Banche: Il Governatore delia Banca dTtalia* Il Presidente
delPAssociazione tra le Società Italiane per azioni. II Presidente dellTstituto
di ricostruzione industriale. II Presidente dell’istituto mobiüare italiano Istituti
di credito ordinário 2 rappresentanti Banche di provincia
Istituti finanziari Banchieri privati Agenti di cambio Ditte
commissionarie di borsa e cambiavalute Dirigenti di aziende
bancarie Dipendenti delle aziende bancarie Dipendenti da agenti di cambio
Sezione degli Istituti di diritto pubblico: I membri di diritto delia
Sezione delle Banche Casse di Risparmio ordinarie» 4 rappresentanti
Istituti di credito di diritto pubblico soggetti alia vigilanza dei
Ministero delle Finanze Istituti speciali di credito agrario i
rappresentante Monti di Pietà 2 rappresentanti dei quali uno
per i Monti di Pietà di I a cat ed uno per quelli di 2 a cat*
Istituti di credito di diritto pubblico 3 rappresentanti Banche
popolari cooperative 1 rappresentante Casse rurali 1 »
Dipendenti da Banche popolari e da Casse rurali 2
rappresentanti Sezione deile assicurazioni: II
Presidente deiristituto Nazionale delle Assicurazioni, II
Presidente dellTstituto Nazionale Fascista delle Assicurazioni contro gli
Infortuni* II Presidente deiristituto Nazionale Fascista delia
Previdenza Sociale, Imprese private autorizzate all’esercizio delle
assicurazioni 2 rappresentanti Dirigenti delle imprese di
assicura- Dipendenti delle imprese di assicurazione Agenzie di
assicurazione Dipendenti da agenzie di assicurazione Dipendenti da istituti di assicurazione
di diritto pubblico Mutue di assicurazione CORPORAZIONE DELLE
COMUNICAZIONI INTERNE Sezione delle ferrovie, delle tramvie e delia
navigazione interna: Ferrovie e tramvie extra-urbane 3 datori di lavoro e
3 lavoratori Tramvie urbane Funivie, funicolari, ascensori e
íilovie Navigazione interna Sezione dei trasporti automobilistici;
Autoservizi di linea 2 datori di lavoro e 2 lavoratori
Servizi di noleggio .Servizio taxistico Servizio camionistico Sezione
degli ausiliari dei traffico: Spedizionieri 2 datori di lavoro e 2
lavoratori Attività portuali Trasporti ippici Attività
complementari dei traffico su rotaia e su strada Sezione delle
comunicazioni telefoniche, radiotelefoniche e cablografiche: Comunicazioni
telefoniche, radiotelavoratori tefoniche e cablografiche 2 datori di
lavoro e CORPORAZIONE DEL MARE E DELL’ARIA Marina da passeggeri 4
datori di lavoro e 4 lavoratori Marina da carico Marina
velica Trasporti aerei Cooperative i rappresentante
CORPORAZIONE DELLO SPETTACOLO Imprese di gestione dei teatri e
dei cinematografi 2 datori di lavoro e 2 lavoratori
Teatri gestiti da enti pubblici, imprese liriche (artisti di canto,
artisti di prosa, concertisti, orchestrali, registi e scenotecnici)
e di operette, enti di concerti, capocomici, radio-trasmissioni Industrie
affini (scenografia, case di costumi e di attr ezzi teatrali, edi-
zioni fotomeccaniche).i datore di lavoro e i lavoratore Imprese
di produzione cinemato¬ gráfica Case di noleggio, di films Imprese di
spettacoli sportivi Editori 2 rappresentanti Musicisti Autori dei
teatro drammatico e dei cinematógrafo 2 rappresentanti II
Presidente delia Società Italiana Autori ed Editori Il Presidente delPIstituto
Nasionale L* U, C. E. II Presidente delPO* N. D CORPORAZIONE
Alberghi e pensioni Uffici ed agensie di viaggi. Esercizi
pubblici in genere (ristoranti, caffè, bar) Attività artigiane connesse con 1
'ospitalità Stabilimenti idroclimatici e termali Case private di cura
Mediei DELL/OSPITAUTÀ 2 datori di lavoro e 2 lavoratori 1 rappresentante
II vigente ordinamento strutturale delle ORGANIZZAZIONI SINDACALI è il frutto
di una graduale evoluzione. Recentemente è stato
rivedutoispirandosiacriteri dimaggiore semplicità. Anche le denominazioni sono
State cambiate con una piü precisa indicaZione degli esercenti 1'attività che
l’organizzazione rappresenta. La struttura organizzativa delle associazioni di
vario grado si presenta nel seguente modo:
Associazioni nazionali giuridicamente riconosciute
Confed. Federaz. Sindac. Totale Confederazione Fascista
agricoltori Confederazione Fascista industriali Confederazione
Fascista commer- cianti Confederazione Fascista delle aziende dei
credito e deirassicurazione Confederazione Fascista dei lavoratori
deiragricoltura Confederazione Fascista dei lavoratori dell’industria
Confederazione Fascista dei lavoratori del commercio Confederazione Fascista
dei lavoratori dei credito e deirassicurazione Confederazione Fascista
deiprofessionisti e artisti política
finanziaria e monetaria l’Italia, uscita stremata da una guerra
costosissima, entrò in una grave crisi economica e sociale, che ne esauri
ancor piü le sue capacità economiche e quindi ridusse enormemente
le entrate di bilancio, mentre le spese subivano un continuo
aumento Ma in pochissimi anni il Governo fascista riedificava su nuove
salde basi la finança, eliminando ogni disavanzo. II piano delia restaurazione
concepito e voluto fermamente dal Duce si basa sopra queste colonne
fondamentali che costituiscono il saldo edifício delia finanza fascista:
X o Pareggio dei bilancio; 2 o Risanamento delia circolazione
monetaria; 3 o Regola^ione dei debiti di guerra; 4 o
Sistema^ione dei debito interno; 5 o Sistemasione delFasienda ferroviária;
6 o Abolidone dei corso formoso e ritorno alhoro. L'esercizio finanziario
ultimo dell’antico regime, segnava un disavanso di circa 16 miliardi di
lire; il successivo 10 riduceva a soli 3 miliardi e Feserci^io
finansiario seguente, il primo interamente gestito dal Fascismo,
vede scendere il disavamjo a solo 418 milioni di lire* Praticamente
era il pareggio. Con l’anno finanziario 1924-25 comincia la magnifica
serie degli anni con bilanci attivi che termina soltanto nel 3:930-31 a
causa delia contrazione delle entrate, dovuta alia crisi e alia nuova
situa^ione che si Veniva creando nella economia mondiale A dare, in breve
sintesi, un quadro abbastansja completo dei bilancio dei nostro Paese
dopo il 1913-14, possono giovare i dati raccolti nella tabella
sottoriportata: ENTRATE E SPESE EFFETTIVE RISULTANTI DAI RENDICONTI
CONSUNTIVI (in milioni di lire correnti) Esercizio finanziario
Entrate effettive Spcse effettive Avanzi 0
disavanzi. Ciò che colpisce è il fatto che appena il Regime fascista ha
preso le redini dello Stato le cose sono mutate profondamente. L’ordine
neiramministraçione, la giustizia degli accertamenti, il rígido controllo delle
spese, la lotta sistemática contro il triste costume dell'evasione
tributaria, hanno compiuto il prodígio. II primo atino di avanço si ha
nel 1924-25, di 417 milioni. Soltanto successivamente, quando la
crisi mondiale sconVolse definitivamente 1'organismo economico di tutti i
paesi civili, apparve il disavanço, che il Governo fascista ha afffontato
con severe misure di economia. Ma per meglio comprendere la
struttura finançiaria dei nostro bilancio, e per dare una nozione intorno
all'ammontare delle principali voei di entrata, è bene riportare per
1'undicennio 1922-33, i dati relativi alie imposte dirette, alie
imposte sullo scambio delia riccheçça e sui consumi, ai monopoli di
Stato e al lotto: tali dati consentono di cogliere le varia- çioni subite
da queste singole Voei di entrata, nel periodo delia ricostruçione e
delia depressione economica mondiale. LE IMPOSTE (in milioni di
lire) Anni Imposte dirette
Imposte sullo scambio delia ricchezza
Imposte indiretfe sui consumi Monopoli di Stato Lotto.
Sempre nell’ordine delia política financiaria il Regime ha proweduto ad
unificare gli istituti di emissione. In omaggio al fondamentale principio
delia unità storica e política dei Paese, contrario ad ogni residuo
regionale, il Governo concentra la facoltà di emissione nella sola BANCA
D’ITALIA, togliendola al Banco di Napoli e al Banco di Sicilia, che
insieme alia prima ancora godevano di questo particolare
privilegio. A questa disposicione legislativa segui 1 'altra che
attribuiva alia Banca d’Italia le funcioni di vigilanca su tutte le
aciende bancarie che raccolgono depositi, In tal modo anche
l’esercicio dei credito veniva direttamente sorvegliato. È poi noto
che le banche di deposito si sono dedicate anche al financiamento di
imprese industriali, compromettendo la loro liquidità e legando
strettamente le loro vicende economiche a quelle delle aciende
financiarie. La crisi economica e il cataclisma financiario, con la
caduta delia sterlina, avevano aggravata la delicata situacione di quegli
Istituti. II Governo fascista diede loro l’antica liquidità
acquistando in blocco il portafoglio titoli: cioè tutte le acioni delle
aciende dagli stessi financiate. Queste banche, che si diedero a
volte anche ad una ingiusti- ficabile speculacione, furono salvate dallo
Stato, il quale prov- vide ad istituire due grandi istituti financiari,
prowisti di adeguati mecci e specialiccati nelle operacioni a medio e
a lungo termine: 1'Istituto Mobiliare Italiano e 1'Istituto per la
Ricostrucione IndustrialeQuesti due enti di diritto pubblico hanno facoltà di
emettere obbligacioni, ammesse di diritto alie quotacioni di borsa. In
matéria fiscale i due istituti godono di trattamento di favore. La
portata di questi prowedimenti, emanati alio scopo di stimolare e
sorreggere Tattività economica, può però essere valutata nella sua vera
ampiecca soltanto quando essa venga considerata in armonia a tutte le
altre prowidence che il Governo fascista ha adottato nel campo delia
política crediticia, in relacione specialmente al poderoso programma di
financiamento e di credito per le opere di pubblica utilità e per quelle
specifiche di miglioramento fondiario e agrario* Un settore nel
quale Tacione dello Stato si esplica in pieno è quello monetário
Ovunque la moneta è emessa direttamente dallo Stato oppure da
istituti bancari ai quali lo Stato ha concesso tale facoltà. Quindi lo
Stato in sostanca è arbitro quasi assoluto nel campo monetário; da esso
dipende Femissione, che deve esser contenuta entro i limiti
implicitamente stabiliti dalle necessità economiche e financiarie di
ciascun paese Strettamente congiunta con la política monetaria è,
per owie ragioni, quella dei credito. Basta pensare al fatto che lo Stato
in maniera diretta o indiretta determina le variacioni dei saggio dello
sconto, per comprendere quale enorme importanca abbia il suo
intervento sia nello stimolare gli affári, sia nel frenarli. Estremamente
delicata è Tacione dello Stato in questa diffi- cile matéria; essa non
influisce soltanto sulla attività produt- tiva, ma può provocare
sperequacioni nel campo distributivo e quindi favorire alcune categorie
sociali col sacrifício di altre. IL GOVERNO FASCISTA anche in questo settore
dell’economia, come nel piü complesso quadro delia vita economica
nacio- nale, ha armoniccato e coordinato i particolari interessi
con una política ispirata ai generali interessi dei Paese. Per
questo la sua política monetaria ha mirato a resistere in ogni
istante alie pressioni delia speculazione per proteggere, difendere,
tutelare il grande esercito dei risparmiatori, che costituisce il
presidio sicuro delia potensa economica delia Nasione. La recente storia
monetaria dei Fascismo sta a documentare la tenacia dei propositi e delle
direttive seguite. Quando il Fascismo conquisto il potere la situasione
monetaria dei nostro Paese era assai difficile. La nostra lira negli anni
delia guerra e deirimmediato dopoguerra aveva súbito una forte
svalutasione come dimostra il corso delPoro espresso in lire
correnti: Valore delia lira carta in lire (oro) attuali = gr. 0,07919113
di oro fino Rapporto tra lira prebellica e lira attuale 3,6661135 Anni Corso
dell’oro Anni Corso dell’oro Negli anni 1921 e 1922 la
lira italiana era in balia delia speculazione, che la faceva oscillare nella
maniera piü disordinata; Tinstabilità dei cambio si manifestava anche sul
potere di acquisto delia moneta; i prezai delle merci subivano
continue variazioni e il costo delia vita ne risentiva le conseguense Dopo
rawento dei Governo fascista le forti oscillasioni monetarie dei período
precedente erano quasi scomparse anche per effetto delia immediata
distensione psicológica e delia mano possente che reggeva il timone dello
Stato, come dimo- strano i dati seguenti: Andamento dei corso dei
dollaro: 4° trimestre II Governo inizia un'energica política di
risanamento finansàario: pareggio dei bilancio e riforma tributaria che elimina
il caleidoscopio dei dopoguerra per riportare le fonti principali delia
finança ai tributi fondamentali. Ciononostante nel primo semestre dei 1925 la
speculazione internazionale prese di mira la lira italiana e iniziò
durante Testate quella grande offensiva — a sfondo antifascista — che
durò fino alia estate delPanno successivo: fu nelPestate dei 1926 che la
quo- ta^ione dei dollaro sali a 31,60 e quella delia sterlina a
153,68. II Duce, compresa la grande importanza política ed economica che
pote va avere l’ulteriore svaluta^ione, pronuncio a Pesaro il 18 agosto
delPanno IV un memorabile discorso nel quale affermò in maniera solenne e
decisiva la strenua volontà del GOVERNO FASCISTA di difendere la lira: fu
il discorso dei Duce che stroncò in maniera definitiva la speculazione al
ribasso che era stata organissata dal capitalismo interna^ionale. L’effetto
psicologico è immenso. Quello político ed economico è ancora maggiore: alia
fine dello stesso anno, deiranno 1936, il dollaro scese a 22 lire e la
sterlina a 108: un anno dopo il discorso di Pesaro il dollaro era quotato
poco piú di 18 lire e la sterlina 88. IL GOVERNO FASCISTA aveva vinto. Anche
in questo campo, nel quale le forse internazionali si erano scatenate
nella maniera piú insidiosa, l’azione decisiva e ferma dei Duce
aveva avuto il soprawento. II Capo aveva detto: « Non infliggerò mai a
questo popolo meraviglioso d'Italia, che da quattro anni lavora come un
eroe e soffre come un santo, Ponta morale e la catástrofe economica
dei fallimento delia lira* II Regime fascista resisterà con tutte le sue
for^e ai tentativi di jugulazione delle forse finan^iarie awerse, deciso
a stroncarle quando siano individuate alPin- terno* II Regime fascista è
disposto dal suo Capo alPultimo suo gregário, ad imporsi tutti i
sacrifici necessari; ma la nostra lira che rappresenta il simbolo delia
Na^ione, il segno delia nostra ricche^a, il frutto delle nostre fatiche,
dei nostri sfor^i, dei nostri sacrifici, dei nostro sangue, va difesa e
sarà difesa »* E cosi come aveva promesso fu. Nel secondo semestre dell’anno
1927 la situazione monetaria risulta completamente cambiata e il Governo
fascista si prepara a compiere la profonda riforma monetaria, effettuata
alia fine dei 1927, con la stabiliz^a^ione delia lira al valore di
cambio che essa aveva raggiunto dopo la strenua lotta combattuta. La
lira venne cosi stabilh;2;ata alia cosidetta quota novanta. Fedele al suo
programma il Governo affronta i rischi e i sacrifici che imponeVa la
stabiliz^a^ione a quota 90, pur di recare vantaggio ai risparmiatori, ai
portatori di titoli di Stato e alia grande massa dei lavoratori che
almeno in un primo tempo si sarebbe certamente aWantaggiata dal minor
costo delia vita. Rifiuta la stabilizzazione a quota 120; questa si
presen- tava piü facile e comoda, sia per il tesoro, sia per
radattamento al nuovo metro monetário deireconomia dei Paese, ma
avrebbe colpito duramente i risparmiatori e i laVoratori: cioè la
Nazione. La stabilizzazione fu quindi decisa sulla base di 19 lire
per dollaro che equivalevano a circa 90 per la sterlina, con una
rivalutazione, rispetto alia media dei 1924, che raggiungeva quasi il 20
% dei valore. Ed èmantenuta con tenacia impensata ed impensabile. Tanto è
vero che cadde la sterlina — awenimento di portata economica enorme —
trascinando in breve volgere di tempo la moneta di tutti i Paesi
finanziariamente vassalli dell’Inghilterra; cadde il dollaro: non cadde la lira
italiana nonostante i furiosi attacchi delia speculazione d’oltre Alpe e
d'oltre oceano. È Veramente unico nella storia monetaria dei Paesi
civili questo fatto: mentre in tutto il mondo aweniva il tracollo
monetário, lTtalia fascista, in grazia delia sua economia solida e
armonica e delia sua meravigliosa unità politica, sapeva resistere contro
ogni assalto. Subito dopo la caduta delia sterlina, IL GRAN CONSIGLIO DEL
FASCISMO fa una solenne dichiarazione nella quale, mentre prendeva atto
delia continuità della politica monetaria dei Governo e delle direttive date
per mantenerla immutata anche nella eccezionale situazione
internazionale, riaffermava che la stabilità delia valuta era necessária
e conforme ai reali interessi economici delia Nazione. II Gran
Consiglio ricorda che la stabilità delia valuta, basata sulhequilibrio
delia bilancia dei pagamenti e garantita dalla awenuta deflazione delia
circolazione, dalle precostituite riserve e dalhadeguamento dei prezzi delle
merci e dei servizi al livello delia nostra moneta, evitava nuovi
dannosi perturbamenti nei rapporti di distribuzione che avrebbero
gravato sul popolo italiano laVoratore e risparmiatore. Al nuovo valore
monetário furono adeguati salari e prezzi, attraverso un f a^ione
oculata, decisa e precisa che ha costituito — in periodo di cosi awersa
congiuntura economica — il superbo vaglio delia for^a unitaria dei Regime
e delia salde^a ed efficacia delle organi^a^ioni sindacali e corporative.
In questo campo l’opera svolta dal PARTITO FASCISTA è stata meravigliosa,
ineguagliabile: il popolo italiano si è comportato in maniera magnifica,
sacrificando — secondo le norme dei vivere fascista — particolari
interessi di categoria per raggiun- gere i piú alti fini na^ionalh La
política economica dei Regime è riuscita a contemperare vantaggi e danni
con un cosi alto senso di giusti^ia, che soltanto un periodo di alta
tensione ideale con una massa permeata dalla cosciensa corporativa
poteva consentire di raggiungere. POLÍTICA commerciale. Gl’economisti liberali
hanno esaltato la funcione dei commercio internazionale come una delle maggiori
conquiste civilh. Nessuno può disconoscere che le grandi correnti di
traffico hanno distribuito su tutta la superfície dei globo i prodotti
dei Paesi piú diversi contribuendo ad elevare il tenore di vita dei
popoli e portando a quelli quasi primitivi il frutto delia civiltà, Ma
nell’esaltasione non è mancata la solita costruzione astratta e dogmatica
che il tempo va inesorabilmente dissolvendo con le dure lezioni delia
realtà. Per dare una precisa idea dell’importanza dei commercio
internasionale e delia funcione che- esso esercita nell’economia del
nostro paese è opportuno esaminare il complessivo valore delle importazioni
e delle esportasioni, formanti la cosidetta bilancia dei commercio
internazionale (bilancia commerciale) Valore (in migliaia di
lire) Importazione Esportazione Differenza I dati sopra
ricordati dimostrano che il volume delle importazioni e delle esportasioni si è
anda to notevolmente contraendo dopo il 1926. La differenza tra il valore
delle merci importate e quello delle merci esportate supera i 7 miliardi
di lire, tanto nelhanno 1926 quanto nel 1928. Dopo il 1930 e precisamente
nel triennio 1931-33 esso si stabilizza intorno a un miliardo e 400 milioni di
lire. La passività delia bilancia commerciale non avrebbe una grande
importanza qualora la cosidetta bilancia dei pagamenti, chiamata anche
bilancia dei dare e delPavere internazionale, potesse ancora contare
sulle cospicue rimesse degli emigranti, sul foro dei forestieri e sui
noli marittimi. Purtroppo però, date le continue restrizioni che si sono
avute nei rapporti internazionali, e dato che quelle partite non hanno
carattere di stabilità, il debito commerciale va attentamente
osservato, poichè altrimenti per colmarlo, in difetto di quelle
partite compensative alie quali accennavamo (rimesse degli
emigranti, noli, ecc»), non esiste che il trasferimento di oro. Per dare
un quadro preciso dei nostro commercio con Pestero, riportiamo una serie
di dati riguardanti L’importazione e 1'esportazione per le principali categorie
di beni oggetto di scambio internazionale STATISTICA DEL COMMERCIO Dl
IMPORTAZIONE ED ESPORTAZIONE Esporiazione Valore (Lire) Catcgorie Milioni Animali
vivi - carni, brodi, mi- nestre e uova - latte e prodotti dei caseificio
- prodotti delia pesca Coloniali e loro succedanei, zuccheri e prodotti
zuccherati Cereali, legumi, tuberi e
loro de- rivati alimentari Ortaggi e frutta Bevande Sali e
tabacchi. Semi e frutti oleosi e loro residui - olii e grassi
animali e vegetali e cereolii mineral i, di resina e di catrame, gomme e
resine - saponi e candele Canapa, lino, juta e altri vegetali
íilamentosi, compreso il cotone - lana, crino e peli - seta e fibre
artificiali - vesti¬ menta, biancheria e altri og- getti
cuciti Minerali metallici, ceneri e scorie - ghisa, ferro e acciaio
- rame e sue leghe - altri me- talli comuni e loro leghe -
lavori diversi di metalli comuni Valore
(Lire) Categorie Milioni Macchine e apparecchi - uten-
sili e strumenti per arti e me- stieri e per 1'agricoltura - strumenti
scientifici e orologi - strumenti musicali Armi e munizioni Veicoli Pietre,
terre e minerali non metallici - laterizi e materiale cementizio - prodotti
delle industrie ceramiche- vetri e cristalli Amianto, grafite e mica
Legni e sughero ~ carta, cartoni e prodotti delle arti grafiche Paglia ed
altre materie da intrec- cio - materie da intaglio e da
intarsio Pelli e pellicce Prodotti chimici inorganici, orga-
nici e concimi - generi medici- nali e prodotti farmaceutici -
generi per tinta e per concia - gomma elas* e guttaperca Pietre
preziose, argento, platino e lavori di metalli preziosi - oro e
monete d'oro e d'argento Oggetti di moda, calzature ed effetti
d'uso personale non compresi in altre categorie - mercerie,
balocchi e spazsole Materie vegetali non comprese in altre
categorie Materie animali non comprese in altre
categorie. Prodotti diversi Importazione Valore
(Lire) Categorie Milioni Animali vivi - carni, brodi,
mi- nestre e uova - latte e prodotti dei caseificio - prodotti
delia pesca Coloniali e loro succedanei, zuc- j cheri e prodotti
zuccherati Cereali, legumi, tuberi e loro de- rivati alimentari Ortaggi e
frutta Bevande Sali e tabacchi Semi e frutti oleosi e loro residui - olíi
e grassi animali e vege- tali e cere - olii minerali, di resina e
di catrame, gomme e resine - saponi e candele Canapa, lino, juta e altri
yege- tali filamentosi, compreso il cotone - lana, crino e peli -
seta e fibre artificiali, vestimenta, biancheria e altri oggetti
cu- citi Minerali metallici,
ceneri e scorie - ghisa, ferro e acciaio - rame e sue leghe - altri
me- talii comuni e loro leghe - lavori diversi di metalli co-
muni Macchine e apparecchi - utensili e strumenti per arti e
mestieri e per ragricoltura - strumenti scientifici e orologi -
strumenti musicaliValore (Lire) Categorie Milioni
Armi e munisioni.Veicoli Pietre, terre e minerali non me- tallici -
laterisi e materiale cementizio - prodotti delle industrie ceramiche - vetri e
cristalli Amianto, grafite e mica * * Legni e sughero - carta,
cartoni e prodotti delle arti grafiche Pagíia ed altre materie da
intrec- cio - materie da intaglio e da intarsio Pelli e pellicce. Prodotti
chimici inorganici, organici e concimi - generi medici- nali e prodotti
farmaceutici - generi per tinta e per concia - gomma elast* e
guttaperca Pietre preziose, argento, platino e lavori di metalli
preziosi - oro e monete d'oro e d # argento Oggetti di moda,
calzature ed ef- fetti d'uso personale non com- presi in altre
categorie - mercerie, balocchi e spazsole Materie vegetali non comprese
in altre categorie Materie animali non comprese in altre categorie
Prodotti diversi È opportuno esaminare con attenzione le voei piü
impor- tanti deir importazione e delFesportazione di merci. Un primo
rilievo di fondamentale importanza riguarda il frumento. Mentre nel
decennio prebellico 1 importazione era di 13 mi- lioni di quintali circa,
dal 1919 al 1927 ha oscillato dai 21 ai 27 milioni di quintali. II
prodigioso risultato delia battaglia dei grano si è manifestato in pieno
nel 1934, quando l'impor- tazione netta di grano raggiunge un milione e
mezzo circa di quintali* Pressochè costante si è mantenuta
invece la importazione dei granturco, la quale nelPultimo sessennio, se
si fa astra- 2;ione dal 1 1933, ha oscillato da 6 a 8 milioni di quintali
annui.Le importazioni di carbon fossile, di ferro e di legno, hanno
segnato specialmente nel periodo 1925-30 un grande incremento, nei confronti
dei periodo prebellico. Nell’ultimo biennio sono diminuite notevolmente. II
migliorato tenore di vita delia popolazione italiana e il conseguente
aumento dei consumo delle carni, ha determinato un incremento nella
importazione dei bestiame vivo e delia carne, rispetto al periodo
prebellico. L’importazione di cotone è ferma sulle posizioni prebelliche. II
grande sviluppo che ha avuto 1’industria automobilistica e l’impiego
sempre crescente dei motore a scoppio nell industria e nei trasporti è
stata la causa dei decuplicarsi deli importazione di benzina* Anche
la importazione di lana ha segnato fortissimi aumenti. Cosi pure quella dei
semi oleosi. Questi sono i caratteri fondamentali che presenta il com-
mercio di importazione nel nostro Paese. La nostra esportazione si può
caratterizzare distinguendo i prodotti secondo la forma di attività che
li produce Forti 68 contrazioni segnano le nostre
esportazioni di latticini e di canapa. Alte si mantengono le nostre
esportazioni ortofrutticole L'esportazione dei tessuti di cotone si
può considerare stazionaria* Forte incremento segna invece Tesportazione
di tessuti e filati di lana e dei manufatti di seta e di rayon IL
FASCISMO, per sottrarre il Paese dalla dipendenza estera, specie per
certi consumi fondamentali, per tener viva ed efficiente la corrente
esportatrice e anche per conquistare nuovi mercati onde poter trovare
sbocchi adeguati alia crescente produzione agricola e industriale, ha
svolto una complessa attività economica e politica, ha durato uno sforzo
tenace nonostante i mille ostacoli non sempre giustificati che si
ponevano sul suo cammino. E ciò è veramente meraviglioso quando si pensi
che tali posizioni sono State mantenute, malgrado Fimperversare di
una crisi che ha sconvolto la economia di tutti i Paesi civiln Per
avere una nozione precisa intorno alia natura ed alia direzione delle
nostre correnti commerciali con Festero biso- gna esaminare la
provenienza delle nostre importazioni e la destinazione delle
esportazioni, Sopratutto — nella crescente anemia dei traffici, causata
dalle misure di autarchia economica che hanno instaurato tutti i Paesi,
dai contingenti ai divieti ed alie limitazioni valutarie — è necessário
guardare ai singoli saldi delia bilancia commerciale, per agire
adeguatamente nel sistema delle compensazioni o degli scambi bilanciati,
che il Governo fascista ha effettuato, La nostra bilancia
commerciale è notevolmente passiva con la Jugoslávia e la Romania nel
Bacino Danubiano, con la Ger- mania nelF Europa Centrale, con gli Stati
Uniti nelle Americhe, con Tlndia Britannica in Asia. Ma anche la Rússia,
il Brasile, il Canadá, la Tunisia, il Belgio, il Lussemburgo e F
África Meridionale britannica hanno una bilancia commerciale per noi
sfavorevole. Le nostre esportazioni hanno superato le importazioni nel
commercio con l'Egitto, con la Grécia, la Turchia, la Polonia e la
Cecoslovacchia; a noi molto favorevole è stata la bilancia commerciale
con la Svizzera, con la Francia e conll’Argentina. L' Italia importa bovini
dalla Jugoslávia, dairUngheria e dalla Romania; carni fresche e congelate
dali'África Meridio¬ nale britannica, dall’Argentina, dal Brasile e dall’Uruguay.
Pollame specialmente dalla Jugoslávia, uova dalla Jugoslávia, Polonia e
Turchia* II frumento viene specialmente dagli Stati Uniti,
dall'Au- stralia, dalla Rússia, dall'Argentina e dal Canadá; il
granturco dalla Romania e dall’Argentina. II cotone è acquistato
specialmente dagli Stati Uniti e in secondo luogo dali'índia Britannica e
dall'Egitto. II ferro proviene dalla Francia e dall’Unione
Belga-Lussemburghese; il carbone dalla Gran Bretagna e dalla Germania,
dalla Polonia e dalla Rússia; la benzina dalla Rússia, dalla
Pérsia, dalla Romania e dagli Stati Uniti. La lana dall'Australia,
dall'Argentina e dalPAfrica Meridionale Britannica. II legno dalla
Jugoslávia, dall'Australia, dalla Rússia e dagli Stati Uniti. L'osservazione
dei fatti dimostra che coll’impero britannico nel suo complesso abbiamo
una bilancia nettamente sfavorevole. D'altro lato la politica doganale iniziata
dal detto impero — dopo la conferenza di Ottava — tende a contenere
1 'importazione straniera ad un limite minimo Cosi pure awiene per molti
altri Paesi con i quali abbiamo relazioni commerciali. Cosi dicasi per
gli Stati Uniti che hanno chiuso le porte alia nostra emigrazione ed hanno
innalzato barriere doganali elevatissime. La stessa osservazione
delia realtà pone spontaneamente le seguenti domande: è proprio
indispensabile acquistare le merci di cui noi abbiamo bisogno dai Paesi
che si chiudono ermeticamente airesportazione dei nostri prodotti? Per migliorare
la nostra bilancia commerciale non è possibile agire sopra queste
correnti dei traffico onde renderle a noi piú favorevoli? Anche in
questo campo, e specialmente in questo campo, il tramonto dei liberismo
economico si è già manifestato sotto forme e aspetti inequivocabili. Le
lezioni che ci ha dato la storia economica di questi ultimi anni, sono al
riguardo sug- gestive e definitive. La fine dei liberismo economico
interno è seguita inesorabilmente da quello estero. Pochi
Paesi, forse nessun Paese, può rinchiudersi in un piú o meno beato
isolamento e svolgere tutte le sue attività nello âmbito dei propri
confini. L' Italia poi che non è stata certamente favorita dalla natura come lo
sono stati altri Paesi, può forse meno di quelli chiudersi in
un’autarchia economica. Necessita quindi esportare prodotti agricoli e
industriali propri per potere prowedere specialmente le materie
indispensabili di cui il nostro suolo manca. Da ciò la política
delle compensazioni, la quale si armonizza perfettamente coi postulati
dello Stato corporativo. Uno Stato nel quale la produzione è disciplinata
e controllata, nel quale 1’iniziativa privata non è libera di svolgersi
come vuole e dove vuole, deve anche regolare le correnti dei traffico,
disciplinando anche il commercio internazionale. II Capo, infatti, ha piú
volte affermato che LA POLITICA ECONOMICA estera non può ancora svolgersi sulla
falsariga di sistemi piú o meno liberistici, eredttati da un mondo
superato. Un'economia corporativa in fatto di scambi internazionali
non può rimanere schiava delia clausola delia Nazione piú favorita,
ultimo feticcio liberale, riaffermata in teoria in ogni consesso
economico internazionale, per essere súbito dopo negata in pratica, attraverso
una serie di limitazioni che la svuotano di ogni contenuto reale o l’annullano
addirittura. Questa figlia legittima dei liberismo non tutti i Paesi l’hanno
applicata nella sua forma piú liberale (illimitata, incondizionata, reciproca).
Ha avuto i colpi maggiori non tanto dall’innalzarsi delle barriere doganali,
quanto dai divieti di importazione e dai contingentamenti. Le intese
preferenziali, come quella di Ottava, le limitazioni al commercio delle
divise, gli accordi di compensazione, le hanno recato durissimi colpi. I
Paesi che Vennero meno per primi al libero scambio sono stati proprio
quelli che ne avevano meno la ragione, perche favoriti dalla natura,
ricchi di materie prime e di capitali: quelli stessi che Pavevano
allevato e l’avevano teorizzato, anche perchè si adattava egregiamente ai
loro particolari interessi. D'altra parte, a proposito delia concezione
liberistica nella organiz^azione degli scambi internazionali, deve essere
ben tenuto presente che lo sviluppo industriale va profondamente
mutando le tradizionali correnti di traffico. La distinzione tra Paesi agricoli
e industriali va perdendo gran parte dei motivi sostanziali che la
giustificano. Ogni Paese tende a rendersi piú indipendente anche per
ragioni di sicurezza La scoperta scientifica ed il progresso técnico
spostano continuamente i termini dei complesso problema: materie
prime ritenute un tempo insostituibili, oggi si sostituiscono; monopoli
naturali per certi prodotti, cadono di fronte ad impensate produzioni
sintetiche. La scienza, col suo incessante progresso, ha contribuito a rendere
economicamente possibili processi produttivi in Paesi in cui pochi anni
or sono era follia sperarlh Si assiste veramente ad una profonda
rivoluzione técnica, economica e sociale. Dato il tradizionale
attaccamento alia clausola delia Nazione piú favorita, il sistema degli
scambi bilanciati o scambi contrattati o scambi compensati, come si dice oggi,
non ha trovato in principio favore. È stato osservato che questo sistema
non si poteva attuare, perchè il commercio con 1'estero non può
chiudersi con un pareggio aritmético, in quanto nei traffici
internazionali non si possono sopprimere le compensazioni indirette; è
stato ripetuto che esso avrebbe complicato 1 organizzazione dei traffici e resa
necessária una mastodontica burocrazia; che in certi casi sarebbe stato
inapplicabile. Tali critiche erano specialmente il frutto di una
profonda incomprensione degli scopi e delle finalità cui mirava il
sistema degli scambi bilanciati; nessuno aveva mai pensato che
questo potesse essere un sistema eterno; nè che mirasse al pareggio
aritmético: si trattava soltanto di un accorgimento di politica economica
di carattere contingente, che però poteva recare notevoli benefici al
nostro Paese, data la situazione economica specifica in cui si
trova. È evidente che il sistema delle compensazioni non supera il
problema dei prezzi: questo rimane, cosi come il Duce ha posto e nei
limiti dei negoziati fra Paesi che abbiano il reciproco bisogno di
esportare. Si può quindi concludere che, specialmente nelbattuale
momento economico, la cui durata è di difficile previsione, acquistano
grande importanza le compensazioni degli scambi, le quali, basandosi sulla
nostra posizione di acquirenti di materie prime, consentano il maggior
possibile collocamento ai nostri prodotti. Nel passato esistevano
soltanto dei commercianti: oggi esiste il commercio italiano, perchè il
Regime, attraverso la organi£2;a2;ione, ha dato una personalità unitaria
ed organica anche a questa forma insostituibile di attività economica. II
Duce dice che la funcione dei commercio è quella di portare rapidamente e
rasionalmente le merci al consumatore: questo è il suo compito essensiale.
II commercio al minuto costituisce gran parte delia vita dei centri
urbani. II commercio alhingrosso, che comprende anche il commercio di
esportasione, dà lavoro a migliaia di persone e costituisce una delle
espressioni piú alte delia vita civile. È stato osservato che nel commercio la
técnica diventa vita. In tal senso il commercio è lotta: lotta che
comincia nella piccola bottega familiare e si estende al grande
magassino, che si esplica nella borsa, nella banca e può dare le armi
per formidabili conquiste. Se Tagricoltura e T industria si
risolvono nella produzione di nuovi beni economici e cioè nella
trasformazione delia matéria, il commercio opera trasformazioni che
awengono nello spazio, perchè le merci sono recate dai centri di
produ^ione ai centri di consumo. L’ITALIA FASCISTA che non ignora nessun
settore deirattività economica, che fa tesoro delle grandi tradizioni
patrie, che ha il culto dei titoli di nobiltà conquistati dal nostro
popolo nelle guerre e nelle ar ti, neir industria e nel commercio, che
non dimentica la gloria di Venezia e quella di Gênova, come di Pisa e di
Amalíi, non poteva non dedicare anche a questa forma di attività tutte le
cure, contemperandole con le prowidenze portate alie altre branche di attività
economica dei regime* L/Italia ha bisogno di espandersi, e quindi deve
conqui- stare anche attraverso i pacifici commerci le grandi vie
dei continenti e degli oceani; cosi i commercianti possono espliça^
o 1 una magnifica opera di penetracione che porti con le mèrçc^'
scambiate il nome e la potenza d'Italia nei piú lontani Paesap^ oÇ Vy Le
force commerciali d' Italia si sono già addimostrate alPal- ^ tec£a dei
compito, anche perchè IL GOVERNO FASCISTA sa liberare il commercio da
quei preconcetti ostili che tanto lo hanno demoraliczato e awilito. Risanare,
dare nuova vita alie correnti mercantili, ridare nuova consideracione alla
funzione dei commerciante che non è egoistica ed esosa ma è, come quella
degli altri produttori, elemento indispensabile delia organiczacione
economica* Di solito quando si discorre di commercio alhingrosso ci
si riferisce alie correnti internacionali* Lo dimostra il fatto che
le statistiche ufficiali di quasi tutti i Paesi comprendono sotto il
titolo ricordato le cifre relative alhesportacione e alhim- portacione*
Quei dati dimenticano completamente le importan- tissime correnti che si
muovono alh interno dei singoli Paesi per alimentarne i mercati II Duce,
parlando ai commercianti il 26 ottobre delhanno X, a Milano, affermò che
la funcione dei commercio è insosti- tuibile, rappresentando essa un
fattore storico. Questa affermazione vale tanto per il commercio alhingrosso
come per quello al minuto* II grossista è infatti un efficace
collaboratore e un precioso consigliere dei produttore* Esso è in grado
di valutare la capacità di consumo dei singoli mercati rispetto
alie diverse merci; esso meglio di ogni altro può stabilire le
attrecsature che occorrono per distribuire le merci al piccolo consumo. In
questo senso la sana attività economica svolta dal grande commerciante è
quanto mai benefica, sia perchè esso possiede una competenca specifica ed
integrale dei mercato di quella data merce in un dato luogo, sia perchè
esso adempie alia insopprimibile funcione di intermediário ed
è quindi elemento fondamentale delbeconomia nacionale. Nei riguardi dell’ECONOMIA
CORPORATIVA il commercio alio ingrosso può facilitare il raggiungimento
rápido ed economico di particolari forme di disciplina delia producione.
II funzionamento dei magaccini ai fini delia conservacione dei prodotti,
specie di quelli di facile deperibilità, l'organiccacione dei proce-
dimenti tecnici per il rápido riassorbimento delle giacence invendute o
invendibili e per il racionale rinnovamento delle partite di scorta,
possono essere affrontati con successo dai commercianti all' ingrosso
organiccati corporativamente. In tal modo il grande commercio adempie
perfettamente ad UN’ALTA FUNZIONE CORPORATIVA. Ma il sistema attraverso
il quale si effettua la distribucione delle merci comprende centinaia di
migliaia di piccole aciende. È per opera dei bottegai che i prodotti
deiragricoltura e delia industria giungono sino alie piu remote valli
montane, ai piü discosti casolari. L' importanza e l’influenza che
il commercio al minuto può esercitare sulla vita sociale giustifica la
vigilanca a cui esso è soggetto, i controlli che su di esso si esercitano e la
disciplina che ad esso si impone; appunto per questa sua funcione di
vivificare ogni piu remota contrada, di consentire che ogni prodotto
sia accessibile in ogni luogo al piú modesto consumatore, il commercio al
minuto appare meritevole di particolare consideracione. Le aciende di
commercio al minuto ammontano a circa 550.000 con 1.500.000 persone
addette, delle quali il 60 % è formato da proprietari, dirigenti e dai
loro famigliari, e il 40 % da veri e propri dipendenti. La
maggioranca quindi è formata da imprese a carattere famigliare,
neiresercicio delle quali le donne partecipano in proporcioni noteVolissime. Una
nozione piú precisa intorno alia natura degli esercúi commerciali e alia
loro importanza si può avere dalla tabella sotto riportata: ESERCIZI
COMMERCIALI SECONDO IL NUMERO DEGLI ADDETTI (cifre per ioo
esercizi di ogni categoria) Cat ego fie i
addetto Da 3 a 5 addetti Da 6 a 10
addetti Okre ii addetti Commercio in grosso: Animali
vivi Generi alimentari Filati, tessuti, ecc. Commercio al
minuto: Metalli, macchine, ecc Generi alimentari . Filati, tessuti,
ecc. 59.4 38,2 1,8 0, 6
Mobili, vetreríe, ecc Oggetti d f arte Prodotti chimici Misto Nel nostro
Paese il numero dei negozi al minuto non sembra proporzionato ai bisogni
delia distribuzione dei prodottn II rapporto fra la popolazione servita e
il numero dei negozi è leggermente inferiore a quello che si riscontra in
altri Paesi* Mentre in Italia il numero dei negozi è di uno ogni 75
abitanti, nella Svizzera 11 rapporto sale ad 80, nell* Inghilterra
risulta di 77, negli Stati Uniti d'America di 79, nella Germania di
78* Attraverso questa rete di distribuzione al consumatore, nella
quale troVano la loro fonte di attività e quindi i loro mezzi di vita
quasi 4 milioni di abitanti, passa il consumo nazionale e grandissima
parte dei denaro necessário alia produzione. Se è incontestabile la utilíssima
funcione esercitata da questi piccoli commercianti è da ritenere che il
loro numero sia supenore a quello che tecnicamente sarebbe necessário ed
economicamente utile per la distribuzione dei prodotti. In molti medi e
piccoli centri urbani si sono andati moltiplicando in maniera eccessiva
questi piccoli esercizi; l’imprenditore pretende di trarre i mtzzi di
vita per Tintera famiglia con un modestíssimo capitale e servendo uno
sparuto numero di clienti Questo orientamento che si è accentuato in maniera
particolare nel periodo postbellico e durante V inflasione, favorito
anche dall'esodo rurale che allora awenne in maniera intensa, è stato
stigmatisZito dal GOVERNO FASCISTA il quale intende ridurre al necessário
il costo di ogni servisio e sopprimere gli organismi superflui* Con lo
scopo di ridurre il costo delia distribusione dei beni dalla produ^ione
al consumo e di adattare il piú sollecitamente possibile i prezzi al
dettaglio al livello di quelli alhingrosso — evitando le conseguenze delia
cosidetta vischiosità, cara agli adoratori del laissez faire, laissez
passer — l’ordinamento cor¬
porativo dello Stato fascista ha agito e agisce incessantemente* Come
pure compito importantíssimo dell'a£ione corpora¬ tiva in fatto di
moralizsa^ione dei commercio e di tutela dei consumatore è la difesa
dalle adulterazioni e dalle frodi. L'economialiberale può anche attendere che
il consumatore o il tempo facciano da loro giusti^ia dei prodotti non
genuini: 1’ECONOMIA CORPORATIVA no* Non solo, ma nella lotta economica fra
pro¬ dotti genuini e surrogati, fra produ^ioni genuine e
sofistica^ioni, fedele al suo principio deve ispirare Ta^ione all*
interesse prevalente col quale coincide quello delia collettività nasjionale. Nel
discorso pronunciato dal Duce in Campidoglio, alhAssemblea delle Corpora^ioni,
sono stati tracciati gli sviluppi delFeconomia fascista. L/assedio
economico — Egli ha detto — ha sollevato una serie numerosa di problemi,
che tutti si riassumono in questa proposi^ione: r autonomia política,
cioè la possibilità di una política estera indipendente, non si può piü
concepire sen^a una correlativa capacità di autonomia economica. Ecco
la lecione che nessuno di noi dimenticherà! Coloro i quali pensano che
finito Fassedio si ritornerà alia situasione dei 17 novembre, shngannano.
II 18 novembre 1935 è ormai una data che segna V inicio di una nuova fase
delia storia italiana* II 18 novembre reca in sè qualche cosa di
defi¬ nitivo, vorrei dire di irreparabile* La nuova fase delia
storia italiana sarà dominata da questo postulato: realÍ2£are nel
piú breve termine possibile il massimo possibile di autonomia nella vita
economica delia Na^ione. E passando all’analisi il Capo ha dato il panorama
futuro dell’ECONOMIA ITALIANA, che poggerà sopra questi caposaldi*
Nessuna innova^ione sostansiale nelFeconomia agrícola, che rimane a base
privata, disciplinata e aiutata dallo Stato e armoni%2:ata, attraverso le
Corpora^ioni, colle altre attività economiche nacionali. Nei riguardi dei
commercio estero ha ribadito la sua fisionomia di funcione diretta o indiretta
dello Stato con carattere duraturo e non contingente; mentre il commercio
interno rimane affidato alliniziativa individuale o di associa^ioni,
come pure la media e la piccola industria. II credito è già porta to, con
recenti prowedimenti, sotto il controllo dello Stato* E cosi pure, senza
precipitazioni ma con decisione fascista, lo sarà la grande industria, la
quale assume un carattere speciale, nell’orbita dello Stato, con gestione
diretta, o indiretta, ovvero con un efficiente controllo. ÍIL
VAGRICOLTura italianà E LA POLÍTICA RURALE DEL REGIME
6-4 CARATTERI DELL'AGRICOLTURA ITALIANA. L ITALIA ha una superfície
territoriale di 310.107 kmq., costituita per 4 / 3 da montagna e collina
e sol tanto per 1 j s da pianura, Su questa limitata
superfície, in data 21 aprile 1931-XI, viveva una popolazione di oltre 41
milioni di abitanti, con una densità media di 133 persone per ktnq.; oggi
siamo oltre 43 milioni (140 per kmq,). La popolazione dedita
all'agricoltura si aggira sui 20 mi¬ lioni di individui raccolti in 4
milioni di famiglie rurali circa, aventi una media di 5 componenti.
È noto che le condizioni di fertilità dei suolo italiano non sono
le piú felici. Si è ricordato come esso sia prevalentemente montuoso e
collinoso: la pianura si estende soltanto a 6.446.238 ettari. Ma parte di
questa pianura è formata da terreni che si trovano in difficili
condizioni per la produzione agrícola, data la péssima distribuzione
delle piogge che li rende eccessiva- mente aridi per potervi esercitare
una ricca agricoltura: ricor- diamo in particolare il Tavoliere di Puglia
e i Campidani di Cagliari e di Oristano in Sardegna.
Spessissimo poi la pianura era malarica per il disordine idraulico
conseguente al regime torrentizio dei fiumi e al disboscamento
montano. Nonostante queste infelici condizioni naturali il popolo
ita¬ liano è stato costretto ad adibire alie coltivazioni quasi tutta
la superfície, per la forte densità delia popolazione su un terri¬
tório naturalmente povero, a limitato e localizzato sviluppo industriale,
in assenza di colonie redditizie. Tanto che solo 1’8 % delia superfície
territoriale è improduttiva: il resto è a coltura e la massima
percentuale di utilizzazione si ha nei terreni di collina. Anche
laddove ammiriamo un'agricoltura particolarmente intensiva, come nella
pianura padana, questa è il risultato di ingenti opere di miglioramento
compiute attraverso i secoli, che con 1’acqua o contro Tacqua, mediante
1’irrigazione, il prosciugamento o la colmata, hanno formato una
nuova natura. Altrettanto dicasi delia meravigliosa
sistemazione colunai e deiritalia centrale, meridionale e insulare, che
costituisce una costruzione dei lavoro dei contadino italiano, che spesso
ha portato a spalle la terra che doveva accogliere nel suo grembo e
alimentare la pianta. Ma per meglio comprendere la natura e la
portata dei problemi di politica agraria affrontati dal Governo fascista
è opportuno approfondire ulteriormente le condizioni di ambiente nelle
quali essa si esplica. RIPARTIZIONE AGRARIA DEL TERRITORIO Ripartizioni
geografiche Seminativi Coliure I e g no s
e specializzate Terreni saldi I)
Superfície improduttiva Superfície
territoriale Italia settentrionale Italia centrale
Italia meridionale Italia insulare Regno Prati e pascoli permanenti, boschi e
castagneti, incolti produttivi. La superfície agraria forestale misura
28*519*000 ettari dei quali oltre 15 milioni sono costituiti dai terreni
agrari propriamente detti. Di questi, 12*835*000 sono rappresentati
da seminativi semplici e arborati e 2*232*000 da culture legnose
specializzate* I prati e i pascoli permanenti figurano soltanto con
circa 6 milioni di ettari* I boschi compresi i castagneti, si
estendono per 5*561*000 ettari* Gli incolti produttivi, frequenti
special- mente nella dorsale appenninica, raggiungono 1*700*000 ettari. Nel
complesso quindi i seminativi dominano le altre qualità di coltura con il
45 % delia superfície agraria e forestale* Ad essi seguono i prati
e i pascoli permanenti con il 21/7 %, i boschi con il 7,8 % In questo
ambiente si allevano 7 milioni di bovini, 10 milioni di ovini, 3*300*000
suini, 1*900*000 caprini* I cavalli raggiun¬ gono quasi il milione, gli
asini, i muli e i bardotti raggiungono circa 1*400*000* Si allevano anche
circa 15*000 bufali* II popolo italiano è un popolo in mareia* Un
secolo fa entro gli stessi confini dei Regno vivevano circa 21
milioni di abitanti; oggi abbiamo superato i 43. Nelhultimo de-
cennio la popolarione ha avuto un incremento di circa tre milioni e me^o*
Lo Stato fascista, consapevole dei problemi che una cosi alta densità
delia popolarione viene a determi- nare, si è decisamente orientato verso
una política rurale* E ciò perchè la popolarione rurale possiede nel piú
alto grado la virtü dei risparmio e la tenacia nei propositi, la
probità di vita e il senso delia continuità, Tamore per la terra e per
il lavoro: qualità che invece si attenuano sempre piú nelle popo-
larioni delle grandi città, dove si cerca di vivere la vita « co- moda »,
dove si disfrenano gli egoismi piú acerbi, dove il senso delia
solidarietà umana sostanriale e non solo apparente, ha súbito i colpi piú
duri. Bisogna ruralizzare 1 'Italia anche se occorrono railiardi e mezzo
secolo, ha affermato il Capo. Poichè la ruralità non solo assicura lo
sviluppo demográfico, che costituisce una delle maggiori espressioni
delia potenza di un popolo (i rurali sono i piú prolifici), ma assicura
anche la sanità fisica e morale delia razza, custodisce i grandi ideali
delia vita, si compendia nella famiglia, sente tutta la bellezza dei
lavoro creativo, stimola la virtú dei risparmio. Perchè la mèta agognata
da ogni lavoratore è quella di raggiungere il possesso terriero,
trasformandosi da bracciante in colono, da colono in piccolo affittuario
o in piccolo proprietário/per attaccarsi alia sua terra che ama e che ha
desiderata come aspirazione massima. Perciò il Regime nella sua política
di ruralizzazione tende a fissare il contadino alia terra, combattendo il
bracciantato anonimo e quasi nômade e stimolando la diffusione
delle forme di colonia e di compartecipazione, nonchè incitando,
come vedremo, 1'estendersi delia piccola proprietà. «L/anima delia
nostra razza, che ha storicamente vissuto il passaggio dalla vita agreste
a quella dell'urbe e che ha tratto mirabili espressioni di arte, di vita
sociale e religiosa, ben sa come sull'agricoltura sia costruito 1'intero
edifício delia prosperità sociale. Cosi il Duce si esprimeva in un
discorso pronunciato alia 7 a assemblea dell’Istituto internazionale di
agricoltura il 2 maggio 1924. II Capo awertiva che altre attività
produttive possono essere piú impressionanti nella grandiosità
localiz- zata delle loro manifestazioni, piú facili apportatrici di
guadagno, ma nessuna altrettanto augusta ed essenziale. Poichè, infine,
tutto potrebbe immaginarsi ritolto albumanità delle sue superbe
espressioni di forza e di conquista, ma non mai, finchè la razza umana
esista, non mai 1’arte di trarre dalla terra madre quanto è necessário a
sostenere la vita. È pensando alie virtü rurali dei popolo italiano
che il Duce, al primo congresso di agricoltura coloniale di Tripoli,
afferma che in Italia sta sorgendo una nuova generazione, LA GENERAZIONE
MODELLATA DAL FASCISMO: poche parole e molti fatti. La tenacia, la
perseveranza, il metodo, tutte le virtü alie quali l’italiano sembra
negato dovranno diventare domani, e sono già in parte, virtü fondamentali
dei carattere italiano. Per questi motivi fondamentali il Fascismo ha
dedicato le sue piú solerti cure alio sviluppo delPagricoltura. II
Capo in moltissime occasioni ebbe ad esprimere in maniera inequivocabile
la sua fede negli sviluppi dell'agricoltura italiana, base delia economia,
baluardo contro l’urbanesimo. Paralleíamente alia politica agrícola, il
Fascismo sviluppa la politica forestale e montana, di quelle montagne «
che salvaguardano la nostra piú grande pianura e costituiscono la
spina dorsale delia Penisola: la politica dei Regime è diretta a
sostenere la popolaçione delia montagna ai fini pacifici e a quelli
militari. Tra il mare e le montagne, si stendono valli e piani: la terra
nostra, bellissima, ma angusta, trenta milioni di ettari per 42 milioni
di uomini* Un imperativo assoluto si pone: bisogna dare la massima
fecondità ad ogni çolla di terreno* II Fascismo rivendica in pieno il suo
carattere contadino* Di qui la politica rurale dei Regime nei suoi
diversi aspetti: il credito agrario, la bonifica integrale, la elevaçione
politica e morale delle genti dei campi e dei villaggi* Solo con il
Fascismo i contadini sono entrati di pieno diritto nella storia della
Patria. Volgete gli occhi sull’Agro Romano e avrete la testimoniança
delia profonda trasformaçione agraria in via di esecuzione. Con questo
inimitabile stile il duce define airAssemblea Quinquennale dei Regime, il
io marzo deiranno VII, i motivi fondamentali che spiegano perchè il Regime
attui una polí¬ tica rurale* La nuova política agraria inizia
in pieno la sua attività neiranno 1925. II Duce, negli anni
precedenti diede la sua prodigiosa atti¬ vità a un lavoro di ordinamento,
di revisione e di sistema- zione, perchè Egli, anzichè precipitarsi sulla
macchina statale per frantumarla come ha fatto la rivolmâone russa, ha
voluto armoniszare il vecchio col nuovo; cio che di sacro e di forte
sta nel passato, cio che di sacro e di forte ci reca, nel suo
inesauribile grembo, 1'awenire. In tutta l’azione política del Regime, ma in
particolare in quella rurale, giganteggia il nome di MUSSOLINI (A),
grande anima e grande mente, strappata alla mazione da una tragédia che
solo possono comprendere appieno coloro — come ha scritto il duce — che
sono « continuati. La ricostruzione forestale d'Italia fu un suo preciso
fine; fondò e presiedette il Comitato forestale italiano, organo
propulsore delia rinascita silvana* Due grandi cimenti
contraddistinguono la parte centrale delia política rurale dei Regime:
la battaglia dei grano, la bonifica integrale Entrambe
pensate, volute, guidate dal Duce. Cominciamo dalla prima. LA BATTAGLIA DEL
GRANO latino, non è soltanto Capo e con II Duce, puríssimo
genio dottiero, ma anche Poeta. Amate il pane cuore delia
casa profumo delia mensa gioia dei focolari Rispettate il
pane sudore delia fronte orgoglio dei lavoro poema di
sacrifício Onorate il pane gloria dei campi fragranza delia
terra festa delia vita Non sciupate il pane ricchezza
delia Patria il piú soave dono di Dio il piú santo prêmio
alia fatica umana. Rileggendo queste parole di saggez^a e di amore, nelle
quali si trasfonde con un religioso senso delia vita il rispetto per
le cose eterne donateci da Dio, non si può non provare una profonda
commozione, Esse esprimono l’anima con la quale è dichiarata la battaglia
dei grano; non si tratta di raggiungere finalità soltanto economiche, ma
di appagare un bisogno pátrio che supera il fatto economico per divenire
integrale fatto político, II Capo a Palato Chigi, il 4 luglio delPanno
III, inse- diando il Comitato permanente dei grano, affermava che
Pannuncio delia battaglia dei grano aveva avuto una ripercus- sione
profonda in tutto il Paese, Segno certo che rispondeva ad una necessità
universalmente sentita, Egli ricordava le conseguenze finanziarie dello
scarso raccolto dell’anno 1924, le quali ammonivano severamente a fare
tutto il possibile per conquistare Pindipendenza per il fondamentale
alimento dei popolo italiano. II Capo stesso fissava le direttive
delfasione: I o non è strettamente necessário aumentare la
superfície coltivata a grano in Italia. Non bisogna togliere il terreno
alie altre colture che possono essere piú redditizie e che comunque sono
necessarie al complesso deireconomia nazionale. È da evitare quindi ogni
aumento delia superfície coltivata a grano. A parere unanime la cifra di
ettari raggiunta con le semine dei 1924 può bastare; 2 o è
necessário invece aumentare il rendimento annuo di grano per ettaro.
L/aumento medio anche modesto dà risultati globali notevolissimi
Posti questi capisaldi, il Comitato permanente doveva
affrontare: il problema selettivo dei semi; il problema dei
concimi e in genere dei perfezionamenti tecnici; il problema dei
prezai. Per reali2£are tutte le possibilita di miglioramento delle nostre
colture granarie bisognava arrivare alie grandi masse rurali, veramente
silen^iose e operanti, al grosso cioè delfeser- cito disseminato nelle
campagne italiane. II popolo italiano è perfettamente convinto delia santità di
questa battaglia e delia possibilità di vincerla; Egli sentiva che si
lottava per la vera libertà cioè per la liberazione delia Nazione dalla
maggiore servitü economica straniera. Ventisei giorni dopo il duce
parlando ai capi delle organiç2;a2;ioni agricole, pronuncia parole fatidiche
che oggi sono scolpite nel cuore di ogni agricoltore d'Italia. Battaglia
dei grano significa liberare il popolo italiano dalla schiavitü dei pane
straniero. La battaglia delia palude significa liberare la salute di milioni d’taliani
dalle insidie letali delia malaria e delia miséria. II Governo fascista ha
ridato al popolo italiano le essenziali libertà che erano
compromesse o perdute: quella di lavorare, quella di possedere, quella
di circolare, quella di onorare pubblicamente Dio, quella di
esaltare la vittoria e i sacrifici che ha imposto, quella di aver la
coscien^a di se stessi e dei proprio destino, quella di sentirsi un
popolo forte non già un semplice satellite delia cupidigia e delia
demagogia altrui. Voi, agricoltori d'Italia, che sapete per la dura espe-
riensa dei vostro lavoro come le leggí delbuniverso siano inflessibili,
voi siete i piú indicati ad intendere questo mio discorso. Recate a tutti
i piú lontani casolari, a tutti i vostri camerati disseminati per i campi
delia nostra terra adorabile, il mio saluto e dite loro che, se la mia
tenace volontà sarà sorretta dalla loro collaborazione, Tagricoltura
italiana verrà incontro ad un'epoca di grande splendore. E cosi,
infatti, è stato. La battaglia dei grano è stata Tindice piú eloquente
delbin- dirÍ2;2;o delia politica agraria dei Regime. Con la battaglia dei
grano si è voluto poten^iare tutta 1 'agri- coltura italiana, sospingerla
a reali^are il massimo delia produ- zione ottenibile in tutti i settori*
Sia nel campo viticolo come in quello ortofrutticolo, nelbolivicoltura
come nel campo delle colture industriali, sono State prese una serie di
prowidenze intese ad ottenere il miglioramento delle coltivazioni ed
il collocamento dei prodotti. Attraverso l’opera vigile e continua
delblstituto Nazionale per l’Esportazione nuovi sbocchi sono stati aperti
al commercio estero delia frutta, degli agrumi, degli ortaggi; sono
stati attentamente studiati i centri esteri di consumo; è stato
disciplinato Tafflusso dei prodotti ortofrutticoli; sono State imposte agli
esportatori norme rigide per garantire la qualità dei pro- dotti
venduti. Nè Topera di difesa deiragricoltura poteva estraniarsi
dalla tutela dei rurale di fronte airinsidia delia
speculazione. Uorgãnizzazione degli ammassi granari, intesi a
sottrarre Tagricoltore alia vendita formata dei frumento nel
periodo dei raccolto, ha disciplinato il mercato, costituito una
riserva, evitato che ai contadini, come frutto deíla loro fatica,
fosse riservato il piú basso prezzo raggiunto súbito dopo la trebbiatura.
II favore sempre crescente che tale istitusione ha incon- trato presso
gli agricoltori sta a dimostrare la sua efficacia e la radicata fiducia
che essi hanno in questa come in tutte le altre prowidensje dei
Regime. Se nel vasto quadro delia politica economica fascista
la battaglia dei grano costituisce un episodio, esso è però tal¬
mente grandioso e suggestivo, acquista tanta importanza spiri- tuale ed
economica, da prestarsi magnificamente per dare unhdea dei clima nel
quale il popolo italiano ha lavorato in questi ultimi anni. Nel
quadriennio 1931-1924, prima cioè che il duce chiama gli agricoltori a raccolta
per ini^iare la battaglia, la produzione granaria oscillava intorno ai 50
milioni di quintali con un rendimento per ettaro di qL 10,9, cioè poco
superiore alia media di qh 10,5 segnata nel quinquennio prebellico
1909-13. II raccolto na^ionale era assolutamente inadeguato al
consumo. Questo era fortemente aumentato per la migliorata alimentasàone
dei popolo italiano, il quale aveva sostituito il frumento al granturco,
alie castagne ed agli altri alimenti che, specie nelle zone di montagna,
erano usati largamente. Si doveva quindi ricorrere in misura crescente ai
grani stranieri: Timportazione media che nel decennio 1905-1914 era di 13
milioni, era salita alia cifra di 26 milioni di quintali nel quadriennio
1921-1924. Considerazioni meramente economiche si univano a quelle di
carattere spirituale. E i risultati non si fecero attendere* Mentre
la media produzione dei quadriennio bellico fu di qL 9,99 per ettaro,
eguale a quella dei quadriennio prebellico, la media produ^ione dei primo
quinquennio delia battaglia dei grano fu di qL 12,5 cioè di 2 quintali
superiore a quella bellica e di 2,5 superiore a quella dei primo
quadriennio postbellico* Sono oltre 10 inilioni di quintali
di aumento assicurati alia produ^ione frumentaria nasionale, pur con
anni, come il 1927 e il 1930, le cui condizioni climatiche furono
assai sfavorevolL La media produzione dei secondo quinquennio
delia bat¬ taglia fu di qL 14,65 per ettàro. II progresso si è verificato
in ogni parte dei Paese: nelLItalia settentrionale come in quella
meridionale e insulare; nelle zone di collina come in quelle di pianura. Se
dalle cifre medie passiamo a considerare le punte piú elevate, colpiscono
le produ^ioni altissime che si sono rag- giunte, non in ristrette
particelle di pochi metri quadrati, ma su ettari di terreno in pieno
campo; produzioni che una volta sembrava follia sperare, e che sono State
ottenute per virtú di una técnica moderna che solo la battaglia dei
grano poteva stimolare* Le punte di qL 40 che un tempo
sembravano insupera- bili sono salite a qL 74 nel 1932, a 82 per ettaro
nel 1933* I metodi tecnici di coltivazione si diffondono: la schiera
dei concorrenti alia vittoria dei grano è passata da poche centi-
naia a migliaia. Le produ^ioni medie hanno segnato un continuo aumento
come dimostrano i dati seguenti in quintali per ettaro di super¬ fície
coltivata a grano: Anno Quintali Anno
Quintali Le medie di ql* 15,3 nel 1932, di ql* 16,0 nel 1933 e di
15,3 nel 1935, sono di un'eloquen£a suggestiva* Si hanno
fondatissimi motivi per ritenere che Tattuale media nazionale di 14-15
quintali per ettaro possa essere supe- rata nel prossimo awenire, anche
se i capricci dei clima potranno provocare qualche regresso
occasionale* Oggi Tltalia è in grado di poter produrre tutto il
pane che occorre per i suoi figli: nel 1933 il raccolto è stato di 8r
milioni di quintali, nel 1934, annata particolarmente awersa per
fat- tori climatici eccedonali, la produzione è riuscita a mante-
nersi al livello di 63 milioni di quintali con una media di 12,8 ad
ettaro II raccolto dei 1935, di 77 milioni di quintali, dimostra che la
produ^ione si è ormai stabili^ata intorno a cifre le quali possono
oscillare solo nel campo di varia^ione segnato dalle influente
insopprimibili delle vicende stágionalú r Ann o
Produzione totale in milíoni di quintali La battaglia dei
grano, prima che un insieme di prowedimenti economici e tecnici per Tincremento
delia produzione granaria, è stata un grido di fede e un segno di
volontà* Quando il Duce con il suo intuito infallibile, la
proclamò, compi anche in questa contingenza un grande atto rivoluzio-
nario, técnico ed economico Técnico, perchè reagi contro un #
opinione diffusissima, che cioè lTtalia non avrebbe mai potuto produrre
tutto il grano occorrente alia sua popolazione* Economico, perchè
reagi contro la passiva rassegnazione di una nostra immodificabile
insufficienza granaria e distrusse quel mito liberista per cui si
riteneva preferibile che lTtalia tendesse alia produzione di frutta ed
ortaggi da scambiare col frumento, anzichè si perde dietro allTllusione
deli'indipendenza granaria. 11 successo si deve anzitutto a quella grande forza
che si chiama volontà umana, che ha armato la técnica e che il Duce
ha trasfuso nello spirito di tutti gli italiani e nelFazione alacre dei
popolo rurale. LA BONIFICA INTEGRALE. II Capo, il 28 ottobre delhanno VI,
inviando un messaggio alie Camicie Nere di tutta Italia, ricordava: «in
quest'ora di esultanza e di propositi, tre fondamentali avvemmenti:
la riforma monetaria, la legge sul Gran Consiglio, la bonifica
integrale. Sono tre date fondamentali nella storia dei Regime che rendono
particolarmente significativo 1 ’anno VI. La riforma monetaria ha
coronato la strenua difesa delia lira, la quale presidiata dalForo non
teme manovre o sorprese. La legge dei Gran Consiglio stabilisce la
stabilità e la durata dello Stato fascista. La bonifica integrale darà
terra e pane ai milioni di italiani che verranno. II Capo ha voluto
che Tagricoltura andasse al primo piano deireconomia italiana perchè i
popoli che abbandonano a terra sono condannati alia decadenza; ed è
mutile, Egli ammoniva, quando la terra è stata abbandonata, dire che
bisogna ritornarvi. La terra è una madre che respinge
inesorabilmente i figli che 1'hanno abbandonata. Bonifica integrale
significa graduale trasformazione de a terra a forme di vita agricola piü
intense e civili; significa processo di adattamento delia terra, che si
attua attraverso 1'immobilizzazione di grandi capitali e con 1'esecuzione
1 grandi lavori. In un primo tempo per bonifica si intese
semplicemente il prosciugamento di paludi, per difendere le popolaziom
dalla malaria. L’esiguità dei risultati ottenuti con la semphce
eliminazione delle acque sovrabbondanti, non seguita od mtegrata dalla
trasformazione delhordinamento delia produzione agricola, convinse gli
organi responsabih circa l’insufficienza delia sola sistemazione
idraulica delle terre. S impose qum 11’integrazione delle opere idrauliche con
altre opere volte a dotare di viabilità, di fabbricati e di piantagioni
legnose, le Zone redente, affinchè la popola^ione che ivi già risiedeva
o che vi sarebbe immigrata potesse trovare adeguate condi^ioni di
vita. Tale indirh&o fu anche dovuto al fatto che Tespe- rien^a
insegnava come la malaria fosse non soltanto dovuta alia palude ma anche
alia mancan^a di coltiva^ione. È messa cosi in chiara eviden^a l’importanza
enorme che ha la intensificadone delle colture, per higiene dei
territori prosciugati. Troppo spesso prima dei Fascismo era accaduto che
le costose opere di prosciugamento e di canal꣣a2;ione compiute
dallo Stato non fossero seguite dal necessário completamento e dalla
valori^^a^ione delle terre da parte dei privati* L/iniCativa di questi rimaneva
torpida e si estraniava quasi da quella statale mancando il necessário
collegamento; il quale, se deve essere provocato da una saggia
legislasione, deve essere pure frutto di una cosciente volontà capace di
imporre, occorrendo, la trasformasione agraria. Questa conce2;ione però
non potè affermarsi in maniera decisa e sicura se non dopo Favvento dei
Fascismo che pose il problema delia bonifica integrale tra quelli
fondamentali dello Stato, riconoscendone l’importanza política e sociale.
II continuo incremento delia popola^ione che impone il piü alto grado di
intensità produttiva e le differenze di densità demográfica che si notano
fra regione e regione, richiede- vano una política rurale che potenziasse
la produzione ed attenuasse i piu stridenti squilibri demografici. II
concetto di bonifica integrale non si esaurisce quindi in un solo fatto
técnico ed economico, ma ha anche un valore demográfico altissimo; la
bonifica va congiunta con una política mirante a portare la vita nella terra
redenta e a radicarvi huomo rendendolo partecipe alia produsione. Solo
cosí si compie una grande rivoluzione terriera e si attua una grande
conquista sociale. II Fascismo quindi non considera la bonifica una
semplice opera di prosciugamento di terre palustri, o anche
un’opera atta a trasformare terre mal coltivate o incolte, ma considera
la bonifica una iniziativa assai piú complessa e lungi- mirante, intesa a
creare nuove fonti di lavoro e di ricchezza, nuovi aggregati civili, a
restituire alia vita rurale il suo fascino e la sua sanità, a porre un
argine al dilegante urbanesimo. Nel quadro delia bonifica integrale
rientra, perciò, il problema importantíssimo delia casa rurale, che il Duce per
primo ha visto e súbito impostato. II Capo in occasione delia
premiazione dei concorso nazio- nale dei grano, il 14 ottobre dell’anno
VI, affermava che la bonifica integrale dei território nazionale è
un'iniziativa il cui compimento basterà da solo a rendere gloriosa, nei
secoli, la Rivoluzione delle Camicie Nere. Questa iniziativa
è 1’indice di un orientamento dei Regime fascista che il Duce ha espresso
in questa forma: il tempo delia política prevalentemente urbana è
passato: ora è il tempo di dedicare i miliardi alie campagne, se si
vogliono evitare quei fenomeni di crisi economica e di decadenza
demográfica che già angosciano paurosamente altri popoli. Per
raggiungere queste finalità il Governo fascista ha prov- veduto a
riordinare, perfezionare, completare, la legislazione sulla
bonifica. Sono stati distinti i terreni compresi nei comprensori
di bonifica propriamente detti, nei quali bisogna procedere ad una
radicale trasformazione delbordinamento delia produzione agraria, dai terreni
che richiedono soltanto migliora- menti fondiari, onde perfezionare 1
'attuale ordinamento. Mentre per l’esecuzione dei miglioramenti fondiari
da compiersi sui terreni che non sono compresi nei comprensori di
bonifica, lo Stato concede contributi per stimolare 1 'iniziativa; nei
comprensori di bonifica lo Stato esercita pienamente la sua attività
pubblica. È esso che fissa i caratteri fondamentali dei nuovo ordinamento
produttivo da instaurare nei terreni bonificati: è esso che sostiene
interamente o in gran parte la spesa per Tesecuzione di quelle opere di
carattere pubblico, che sono indispensabili per creare le condizioni
ambientali adatte ad accogliere le nuove forme di agricoltura che si vogliono
introdurre. In questi terreni di bonifica i proprietari sono
tenuti, per espressa norma di legge, ad eseguire tutte quelle opere
di carattere privato atte a far si che la bonifica compiuta si
svolga nel senso che lo Stato ha stabilito. I privati possono giovarsi
dell’aiuto finanziario statale, sia richiedendo contributi per 1'esecuzione
delle opere o concorsi governativi per il pagamento degli interessi sui
mutui contratti per compierle. La legge fondamentale delia bonifica è LA
LEGGE MUSSOLINI. L'applicazione di essa ha esteso i territori di bonifica
ad oltre 4 milioni di ettari, cosi distribuiti per
compartimento: SUPERFÍCIE DEI COMPRENSORI DI BONIFICA Piemonte Lazio Liguria
Abruszo e Molise Lombardia Campania Tre
Venezie Puglia Emilia Lucania Toscana Calabria Marche Sicilia Umbria
Sardegna Regno ha. 4.736.983 Anche V irrigazione è entrata nel domínio
delia bonifica. Essa costituisce un formidabile tntzzo per aumentare la
capa- cità produttiva dei terreni che, specie nel nostro Paese, soffrono
per Peccessiva siccità. Le piü grandi reali^azioni dei Regime nel campo
delia bonifica sono segnate dalla redensione delPAgro Pontino* Dove
una volta regnava lo spettro delia perniciosa oggi sorridono al sole
laziale tre gemme: Littoria, Sabaudia e Pontinia. Altre seguiranno ad attestare
la mareia trionfale delPEra fascista in cui «si rinnovano gli Istituti,
si redime la terra, si fondano le città. A fianco delle prowiden^e per la
battaglia dei grano e per la bonifica integrale, numerosissime sono le
altre prese per tutte le svariate branche agricole in tredici anni di
Regime. Particolari provvedimenti negli anni di awersa congiun- tura e
per stimolare Popera miglioratrice, furono presi in matéria di credito
agrario e per sowensioni agli agricoltori dissestati* INDUSTRIA E
ARTIGIANATO. L'INDUSTRIA. L’TALIA è stata un paese quasi esclusivamente rurale. Anche
nella Valle Padana, nella prima metà dei secolo scorso, le industrie
raramente presero largo sviluppo e mai riuscirono a superare per
importanza l’agricoltura che assunse invece, specie nella zona irrigua,
un carattere spiccatamente industriale. Soltanto alia fine dei secolo scorso,
specie nell’Alta Lombardia, le industrie acquistarono notevole importanza;
tale sviluppo si intensifico nel primo decennio di questo secolo. L’industria
tessile si affermò per prima battendo progressivamente Tartigianato e i
numerosi telai domestici. Tra il 1880 e il 1890, sorsero i primi grandi
stabilimenti di filatura; quindi le prime installazioni di alti forni a
cok e di forni Martin per V industria siderúrgica, cui seguirono le
industrie meccaniche. Nell’ultimo decennio dei secolo scorso si svilupparono
anche numerose medie industrie che costituiscono la parte piú
solida delia industria italiana: fabbriche di vetri, di ceramiche,
con- cerie, fabbriche per la carta e per produzioni alimentari*
Nello stesso tempo hanno vita le prime industrie delia gomma, si
diffondono nuove fabbriche per la tessitura dei lino, delia seta e delia
canapa. All’alba dei secolo XX comincia lo sviluppo delh industria
idroelettrica, che doveva raggiungere un alto grado di potenza nel
periodo fascista, e cominciano ad affermarsi cospicue industrie chimiche.
II decennio che precede la conflagrazione europea vede sorgere i primi
grandi zuccherifici e vede molti- plicarsi le fabbriche di cemento per
adeguarsi al crescente bisogno delhedilizia. Nello stesso periodo la
industria che si era localiz^ata nelle provinde settentrionali, comincia
ad estendersi anche nelh Italia centrale e meridionale* Nel
trentennio anteriore alia guerra, perciò, l’Italia SI TRASFORMA DA PAESE QUASI
ESCLUSIVAMENTE AGRICOLO in paese nel quale, pur restando l’agricoltura la
base economica, esiste già un complesso di attività industriali che
soddisfano in gran parte ai bisogni interni e si accingono
alhesportazione. Durante il periodo bellico Tattività industriale si è
molti- plicata, per sostenere lo sforzo immane a cui era soggetto
il Paese; però Y industria crebbe in maniera disordinata, accen-
tuando i vizi di disarmonia che già esistevano. L' immediato dopoguerra
che va dal 1919 al 1922, caratterizzato da un periodo di crescente
disintegradone delia com- pagine economica dei Paese, non poteva
certamente migliorare la situazione. Anche P industria italiana — come
ogni altra attività — ha largamente beneficiato dei nuovo clima político,
nonchè dei nuovi ordinamenti creati dal FASCISMO In questa nuova
atmosfera psicológica, política ed economica, Tindustria italiana si lanciò
con fede ed audacia verso nuove conquiste. L’autorità dello Stato non solo da
le garantie indispensabili, ma prowedeva a creare quel complesso di
condi^ioni favorevoli per la ripresa economica, che da tempo mancavano e
che sono necessarie per aiutare, coordinare e completare Fattività
privata* Neir industria, importan^a capitale ha avuto il nuovo
ordine sindacale corporativo, con la creazione di organi adatti a
risol- Vere in sede di collabora^ione i contrasti inevitabili tra
capi¬ tale e lavoro* Numerosi sono i prowedimenti presi dal
Governo fascista per difendere ed aiutare lo sviluppo industriale
I prowedimenti investono tanti settori delPattività industriale italiana.
Citiamo ad esempio le prowiden^e per Y industria ^olfifera duramente
colpita dalla concorrenza americana; quelle per l’industria marmifera, che
ha pure larghi riflessi sociali. Con particolare riguardo airagricoltura e alie
necessità belliche, di speciali prowidenze hanno goduto le industrie dei
prodotti atotati, fondate sulle superbe inventioni dei nostri tecnici,
che hanno consentito di produrre in Paese, utilizzando Patoto dell’aria, i
nitrati necessari airagricoltura e alie industrie di guerra, liberandoci
dalla servitü straniera. IP industria delia seta naturale un giorno
fiorentissima, nonostante la crescente concorrenza delia fibra
artificiale, è stata ripetutamente sorretta, direttamente e
indirettamente attraverso i premi alia bachicoltura. Di speciali
previdente del GOVERNO FASCISTA ha anche goduto la giovane industria
cinematográfica. II tracollo dei prezei che continuo con un crescendo
pauroso e che mise moltissime industrie in condizioni di estrema
diffi- coltà, consigliò il Governo ad applicare una disciplina
siste¬ mática nella produzione, capace di ridurre la disordinata
concorrenza che recava anche pregiudizio al complesso delia economia
nazionale* Con disposizioni legislative dei dicembre 1931 il Ministro
delle Corporazioni è autorizcato a costituire consorzi obbligatori fra
gli esercenti V industria siderúrgica* Successivamente con legge dei
giugno 1932, furono stabilite le norme generali per la costituzione ed il
funcionamento dei consorzi tra esercenti uno stesso ramo di attività, e
con la legge dei gennaio 1933 si diede al Governo il potere eccezionale
di sottoporre ad autoriz^azione i nuovi impianti industriali e gli
ampliamenti di impianti preesistenti* In tal modo la nuova realtà
corporativa cominciava ad esplicare in pieno la sua delicata funcione
anche nel campo deir industria* Cosicchè non soltanto fu evitato il
pericolo di lasciare costituire nelP interno dei Paese formidabili
monopoli di carattere supercapitalistico, ma venne indiriz^ata la
produ- tione industriale verso queirarmonica costituzione a carattere nazicnale
che sollanto lo Stato può veramente effettuare. II concetto privato di
azierda industriale, viene permeato da un concetto nuovo, il corporativo,
nel quale Pelemento pubblidsta, se non acquista prevalenza assoluta,
costituisce certamente la finalità. Larga applicazione ha
avuto la ancidetta legge dei 1933: il Ministero delle Corporacioni
esamina periodicamente le domande presentate e prowede o meno alia loro
approvazione compiendo un lavoro salutare per l’equilibrio delP
industria nadonale. Nel campo delia navigadone Topera dei
Governo, in armonia alio spirito legislativo or ora ricordato, è stata
intesa a promuo- vere e ad agevolare concentracioni e fusioni, evitando
cosi l’aggravarsi di alcune situadoni di disagio che si erano
venute determinando con la crisi dei noli. Le società Citra e
Florio sono State fuse nella Tirrenia; La S* Marco, P Anônima Industrie
Marittime, la Puglia, la Costiera, la Zaratina e Nautica, si sono fuse
nell’Adriatica. Questa, con il suo blocco di 48.000 tonnellate, esercita
il traffico nelhAdriatico e nelPEgeo, mentre la Tirrenia, con le
sue 128.000 tonnellate, effettua i suoi servici nel Tirreno e per le
Colonie. La Marittima e la Sitmar si sono fuse nel Lloyd
Triestino costituendo un blocco di 210.000 tonnellate destinato ai
servici dei Mediterrâneo Orientale, dei Mar Nero, delP índia e
dello Estremo Oriente. II Lloyd Sabaudo e la Navigadone
Generale Italiana si sono fuse nelPItalia, che è la piú potente adenda
marittima italiana, formata da un blocco di 360.000 tonnellate adibita ai
servici delle Americhe, delP África e delPAustralia. Già discorrendo
delia politica financiaria avemmo occasione di ricordare l’stituto per la
Ricostruzione Industriale creato dal
Governo fascista, dopo avere dato vita all’istituto Mobiliare Italiano. Entrambi
questi Istituti hanno avuto una influenza notevolissima suir industria
italiana» L* I* M* I* ha lo scopo di accordare prestiti ad imprese
private italiane e di assumere eventualmente partecipazioni azio- nali*
Gli impegni non possono in ogni caso estendersi ad un período superiore
ai 10 anni* L* L R* L comprende una sezione che si occupa delle
sov- venzioni e dei crediti alP industria, e una seconda che ha il
compito di liquidare alcune imprese in passato gestite dalPIsti- tuto di
liquidazione. Il governo fascista con la sua política industriale ha
dato ancora una volta la dimostrazione dei suo equilíbrio, delia
sua saggezza e di una grande tempestività ed energia» Esso non solo
non è caduto nel consueto errore di paralizzare Tinizia- tiva privata, ma
ne ha potenziato invece e favorito lo sviluppo in armonia con quella
disciplina e con quello spirito di mutua comprensione e di collaborazione
che sanciscono i basilari principii delia carta del lavoro. Una visione
sintética e nello stesso tempo precisa delia struttura industriale di cui
è dotato il nostro Paese si può avere dal censimento industriale e
commerciale compiuto il 15 ottobre 1927. Da esso appare chiaramente che
in Italia predominano le piccole aziende con un modesto numero di
addetti; su 732*109 aziende ben 692*313 hanno meno di n addetti* In
queste piccole aziende trovano occupazione 1*510*304 persone, cioè
piü di un terzo di tutti gli addetti alie industrie censite, che
ammontano a 4*005*790* L/esame analítico fatto in base alie classi di
industrie, dimostra che il numero maggiore di addetti è impiegato nelle
industrie tessili le quali, nel nostro Paese, si sono sviluppate in
maniera imponente e sono raggruppate in un numero relativamente piccolo
di stabilimenti. In ordine d' importansa, secondo il numero delle persone
impiegate, segue l’industria dei trasporti e delle comunica- sioni, cui
attendono poco piü di mezzo milione di persone. Le industrie
meccaniche e quelle dei vestiário raggruppano un numero di addetti
pressochè uguale: rispettivamente 478.896 e 491.793. Esse differiscono
per il numero degli esercizi che risulta di 80.705 per le industrie
meccaniche e di 108.470 per quelle dei vestiário. Le industrie
alimentari ed affini assorbono il lavoro di circa 340,000 addetti; un
numero di poco minore ne occupa Tindu- stria delle costru^ioni; 286.115
persone, distribuite in 103.015 adende, si dedicano alh industria dei
legno. È opportuno rilevare che le a^iende con un numero di addetti
superiore al migliaio sono frequenti specialmente nel gruppo delle
industrie tessili e meccaniche, seguono quelle siderurgiche e
metallurgiche e, infine, quelle dei trasporti e delle comunica^ioni, In
complesso Sino a 10 addetti Esercizi
Addetti Esercizi Addetti. Industrie
connesse coll’agricoltura Pesca Miniere e cave Industria dei legno
ed affinL Industrie alimentari ed afíini Industria
delle pelli, cuoi, ecc. .Industria delia carta Industrie polígrafiche Industrie
siderurgiche e metallurgiche Industrie meccaniche Lavorazione dei
minerali, esclusi i metalli Industria delle costrusioni.
Industrie tessili Industria dei vestiário, ecc Servizi igienici,
sanitari,ecc Industrie chimiche Distribusione di forza mo- trice, luce,
ecc Trasporti e comunicazioni Combinadoni di industrie di diverse classi
Totale L'industria mineraria, esplicantesi specialmente nel settore
dei ferro, dei piombo e dello zinco, delia pirite e dei combusti- bili
fossili, ha segnato un forte incremento nel periodo che corre dal 1925
airinisio delia crisi economica mondiale Mentre nel 1921 e anche nel
biennio 1923-24 la produ- sione di minerali di ferro oscillò intorno a
300*000 tonnellate, negli anni seguenti ebbe forti incrementi tanto che
nel 1930 supero nettamente le 700*000* Anche i minerali di piombo e
zinco, che nel 1922 erano prodotti in una quantità di poco superiore a
120*000 tonnellate, nel sessennio 1925-30 raggiunsero una produzione media di
oltre 250.000 I combustibili fossili, nel rigoglioso periodo dell’ECONOMIA
FASCISTA, superano la produzione di un milione di tonnellate e nel 1929
raggiunsero la cospicua cifra di 1*400*000* La produzione di piriti
di ferro, che nel periodo pre-bellico raggiunse faticosamente le 300*000
tonnellate annue, nel sessennio 1925-30 raggiunse una produzione media di
oltre 600*000 e nel 1930 supero le 700*000 I prodotti
delhindustria metallurgica hanno segnato graduali aumenti nel periodo fascista.
I dati sottoriportati, riferentisi alia ghisa di alto forno, al
ferro e alhacciaio, lo dimostrano chiaramente; Anni Ghisa
cTalto forno Ferro e acciaio 1 Anni Ghisa
d'a!to forno Ferro e acciaio in migliaia di tonnellate
jn migliaia di tonnellate 489 1721 È rilevante il fatto
che nel biennio 1938-29 si sia superata la produzione di oltre due
milioni di tonnellate di ferro e di acciaio e che la ghisa d'alto forno
neiranno 1929 abbia raggiunto la produzione di 670*000 tonnellate* La
produzione di piombo è salita, da circa 12*000 tonnellate prodotte nel
1921, a una produzione media di 20*000 e nel 1932 ha raggiunto la
cospicua cifra di 31*470 tonnellate. Anche la produzione di mercúrio, che
nel 1921 superava appena le 1000 tonnellate, nel triennio 1927-29 è quasi
raddoppiata* Forte incremento ha pure avuto la produzione di
zolfo grezzo, la quale mentre nel triennio precedente Tawento dei
Fascismo si era mantenuta assai inferiore alie 300*000 tonnel¬ late, nel
triennio 1931-33, nonostante le difficoltà create dalla crisi, supero la
media produzione di 350*000 tonnellate, come dimostrano i dati
seguenti: Anni Z 0 1 f 0 in migliaia di
tonnellate Speciale importanza
hanno i prodotti chimici, i quali, specie nel campo dei concimi, hanno
ricevuto, per Timpulso dato dal Fascismo airagricoltura, un insperato
incremento. Tra questi va ricordato il perfosfato che, mentre nel período
prebellico era prodotto in una misura poco superiore alie 900*000
tonnellate, nel 1925 ha superato il milione e mezzo, di tonnellate.
Importantissima è stata pure la produzione di concimi azotati, segnatamente
delia calciocianamide e dei nitrato di soda, ottenuti con processo
sintético valendosi delbazoto del1'aria. In virtú di ciò 1 'agricoltura
italiana si può dire oggi completamente emancipata dalhimportazione straniera
di azotati. La produzione di solfato di rame ha pure segnato un
note- vole aumento. Nel triennio 1926-28 essa ha superato sensibilmente
le 100.000 tonnellate, mentre nel periodo prebellico raggiunse
faticosamente le 50.000. II Governo fascista non mancò di stimolare e
aiutare 1 ’attività di quelle industrie che potevano dare matéria prima
per attivare il commercio di esportazione. A tale scopo, come già
abbiamo ricordato, esso aiutò in varie maniere 1’industria serica, la
quale riusci a raggiungere e a superare, durante i primi otto anni dei
Governo fascista, la produzione media di oltre 5000 tonnellate di seta
greggia. Mentre nel biennio 1921-1922 essa risultò di sole 3700, nell’anno 1924
e nel 1928 la seta greggia venne prodotta nella misura di quasi 5600,
cifra appena raggiunta nel 1909 e superata nel 1906-1907, quando
1’industria delia seta attingeva i vertici dei suo splendore. In
molti altri campi 1 'attività industriale italiana si è espli- cata con
raro vigore; cosi è avvenuto nel campo elettrico e dei gas; ma essa ha
raggiunto speciale importanza specialmente nel campo dello zucchero e
anche nella produzione delhalcool. Anni Zucchero J
Álcool in migliaia di quintali 2 milioni di quintali di
zucchero prodotti nel 1921 sono stati superati negli anni seguenti; la
produzione di questa importantíssima derrata ha segnato, attraverso
inevitabili oscillazioni, una netta tendenza all’aumento. La
produzione dei gas-luce è andata crescendo con ritmo costante: dai 291
milioni di metri cubi prodotti nel 1922 si sono quasi toccati i 2000
milioni nel 1932. Particolare attenzione merita 1'impulso dato dal GOVERNO
FASCISTA alla produzione dell’energia elettrica, di cui già si tenne
discorso. Perfezionando ed ampliando i vecchi impianti, costruendone di
nuovi e creando bacini artificiali di grande capacità, il consumo è
passato da meno di 5.000 milioni di kwh. dei 1922, a 8.450 milioni di
kwh. nel 1932 e a circa 10 miliardi di kilowatt-ora nel 1933. Ovunque si
cerca di sostituire il carbone di importazione con energia elettrica
prodotta in Paese: un esempio luminoso è offerto dal GOVERNO FASCISTA con
Tintensa elettrificazione delle ferrovie. Fra le industrie tessili
ha specialmente importanza quella dei rayon, che si è sviluppata in modo
veramente rigoglioso specialmente negli anni delhera fascista, come
attestano i dati che seguono: Anni Rayon in
milioni di kg. I cantieri navali hanno pure svolto un’ attività che è
caratterizzata da un continuo aumento sino al 1926, anno in cui sono
State varate navi per 250.000 tonnellate di stazza lorda. In seguito, a
motivo delia crisi, si è avuta nella produzione navale una sensibile
riduzione che va anche vista come effetto delia forte contrazione dei
commercio interna- zionale. Nonostante gli awenimenti di
carattere eccezionale ai quali abbiamo assistito in questi ultimi anni e
che hanno sconvolta 1’economia dei mondo, 1' industria italiana non
soltanto ha resistito validamente sulle posizioni conquistate, ma è
riuscita, specie in alcuni settori, a conseguire notevoli
progressi. L'indice delia produzione industriale italiana, posto
uguale a xoo 1’anno 1922, preso come anno di base, in tutti gli anni
successivi non ha mai segnato le depressioni registrate per altri Paesi,
bensi un incremento sensibilíssimo anche negli anni di crisi. INDICI
DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE. L'ARTIGIANATO L/incateante fenomeno
deirurbanesimo e la decrescente natalità si sono manifestati in maniera
piü acuta laddove piú intensa è Torgani^azione di tipo industriale, cioè
laddove le donne sono impiegate nelle fabbriche e nelle
manifatture, dove il mondo capitalistico domina con le sue tragiche
contrad- di^ioni, che soltanto la conce^ione fascista ha saputo
affron- tare con un piano concreto ed umano. L’artigianato, invece, ha un
carattere squisitamente rurale. L/elogio deiritalia agrícola è implicitamente
Telogio delle folie artigiane. Per tutto ciò il Fascismo, se riconosce
nelhaítività industriale un mezzo formidabile di conquista e di poten^a,
se riconosce nella fabbrica e nelPofficina unhndispensabile elemento di
vita per una nazione civile, spiritualmente esalta la funcione del-
Tartigianato, il quale ha risolto, nello stretto âmbito delia sua
bottega, i conflitti dei capitalismo* L’artigiano, come il piccolo
proprietário coltivatore diretto, lavora con gioia; il suo lavoro non è
mosso soltanto da egoistiche esigenze economiche, ma anche dal desiderio di
compiere un'opera delia quale nel suo intimo sente tutta la bellezsa*
Come il piccolo proprietário agogna al possesso terriero e una volta
raggiuntolo cerca ognora di consolidarlo, prodigandosi in opere di
miglioramento, investendo nella terra tutti i suoi risparmi, cosi l’artigiano,
dopo che si è proweduto dei mezzi indispensabili per il suo lavoro,
impiega tutte le for ze produttive delia sua famiglia per potenziare
sempre piú la sua piccola asienda e faria assurgere magari a piccola
industria. II carattere particolare delPartigianato, che si ripercuote
nelle caratteristiche psicologiche di coloro che lo esercitano, ha fatto
si che esso fosse guardato dal FASCISMO con particolare simpatia e comprensione.
II nostro paese poi, che vanta gloriose tradizioni nel campo
dell'artigianato e possiede un núcleo formidabile di piccole e medie
botteghe artigiane, sente in maniera particolare Íl bisogno di poteriare
e sviluppare questa forma di attività economica, solidíssima fonte di
sta- bilità sociale. Per queste ragioni il problema artigiano non è e non
puo essere un problema esclusivamente economico. Gli obbiettivi dei
Regime in matéria di política artigiana sono volti a migliorare
tecnicamente e artisticamente i prodotti di questa benemerita categoria,
per poter superare la concorrera straniera e conquistare i mercati. Dal punto
di vista economico il Governo fascista, attraverso le cooperative di
mestiere e bancarie, ha anticipato denaro e assistito nei piü diversi
modi questi piccoli imprenditori Ha cercato inoltre di applicare una
rigorosa selecione dei prodotti, indíviduando i centri di produzione
caratteristici, coltivando attraverso le mostre la conoscera di queste
attività e il tradizionale buon gusto dei nostro popolo, per stimolare i
singoli e compiere una efficace opera di selesione. Le categorie
professionali rappresentate dalla Federazione fascista autonoma degl’artigiani
d’Italia, la quale sí e prodigata per valorirare sempre piü questa folia
di piccoli produttori sapienti e tenaci, sono numerosissime
L'arte dei legno comprende sensa limitazione di numero
intagliatori, laccatori, scultori in legno, lucidatori, doratori e
stipettai. Qualora le imprese non impieghino piü di cinque dipendenti
anche gli ebanisti e corniciai, mobilieri e tornitori sono raccolti nella
Federazione artigiana, la quale comprende anche carpentieri e falegnami,
imballatori e sediai, quando essi siano impiegati in attività che non
occupano piü di tre dipendenti. La ricordata Federasione rappresenta anche i
fornitori di oggetti d'arte, i battiferro, i ramai e calderai, gli
sbalzatori di metalli, gl’arrotini e i modellatorh. Le attività
artigiane, varie e multiformi, diverse per le materie lavorate e per i
prodotti ottenuti, dominano completamente l’arte dei tessuto e dei
ricamo, l’arte delTorafo, dell’argentiere e dell’orologiaio* Speciale
importanza hanno anche nel campo delia ceramica artistica, la quale ha
raggiunto, specialmente in alcune zo ne dei nostro Paese, un
incontestabile splendore e vanta antichissime tradizionh. Ricordiamo le
industrie cera- miche umbre, faentine e quelle pesaresi, per citare
soltanto le principaln L'arte dei cuoio e delia cak^tura
raccoglie un grande numero di doratori e di sellai, di pirografi e
bulinatori, di sbalzatori e stampatori, calzolai ed astucciai, che nel
complesso raggiungono un numero considerevole di addetti, i quali portano
il tributo precioso di un lavoro paciente alia produzione nazionale
Anche i valigiai e i cinghiai, guantai e pellettieri, pur trovando di
solito il loro impiego in aziende cospicue, vengono però ad accrescere il
numero di questa benemerita categoria di modesti e solidi
produttori L'arte delia tessitura e dei ricamo, alia quale si
dedicano con grande perimia le mogli e le figlie dei nostri salariati,
sia nel campo dei merletto e delia trina, sia in quello delia
filatura e tessitura a mano di stoffe e tappeti, raggiunge
mTimportanza che, specialmente in alcuni centri dell’Italia
settentrionale e delle isole, non può essere trascurata. Tra gli
artigiani vanno contati anche gli acquafortisti, xilografi e xenografi,
nonchè i litografi e i rilegatori di librh Nei modesti centri il
carattere artigiano si può riscontrare anche nelle piccole tipografie
come nei fabbricanti di timbri in legno e metallo e di oggetti e modelli
di carta e cartone. Affine a questa attività è quella delia fotografia che nel
grandíssimo numero dei casi e per la quasi totalità delia produzione è in
mano di valenti artigiani. La lavorazione dei marmo e delia pietra è
specialmente opera di artigiani. Mosaicisti, alabastrai e sbozzatori di
pietre, luci- datori di marmi e sagomatori, costituiscono un gruppo
notevole di lavoratori che, insieme agli addetti all’arte dei
restauro, formano un gruppo importante delia Federazione
artigiana. A questa categoria appartengono anche i parrucchieri, gli
addetti all’arte deil’arredamento e dei giardino, quelli impiegati
nelFarte dei giocattolo e delia pirotécnica, i vulcanizzatori e gli
ombrellai. Particolare posizione acquista poi quel gruppo di
artigiani che si dedicano alie attività miste proprie delia vita
rurale, i quali, diffusinei piú remoti angoli delle nostre
campagne, portano con la loro genialità di costruttori e con la loro
pazienza di fini esperti riparatori, un contributo che non può essere
trascurato, Ricordiamo tra questi i falegnami, gli ebanisti, i mec-
canici, i fabbri, ecc. Ma sarebbe troppo lungo dare una com¬ pleta
nozione delle svariate funzioni esercitate dagli artigiani, i quali
costituiscono una massa imponente, che fornisce un lavoro sapiente e
prezioso ed esercita una funzione insostitui- bile nella nostra
economia. LA POLÍTICA dei lavori pubblici GENERALITÀ A FIANÇO dei
poderoso programma di bonifica sta un piü esteso programma di lavori
pubblici, inteso a dar lavoro al- Tesuberante mano d'opera e creare un
complesso di opere civili, di cui ritalia meridionale e insulare
specialmente difettavano. Con questo intendimento furono creati i
Proweditorati alie opere per il Mezsogiorno e le Isole e TA^ienda
Autonoma Statale delia Strada. L'opera svolta dal GOVERNO FASCISTA in
questi ultimi dodici anni è stata veramente imponente. Nel primo decennio
fascista le amministrazioni sopra ricordate hanno presi impegni di spesa
per circa 37 miliardi di lire, dei quali ben 17 miliardi e mezzo sono
stati effettivamente pagati. II programma di lavori pubblici compiuti ha
già avuto, e avrà ancor piü neirawenire, una notevolissima influen^a
sul benessere dei Paese; non solo ha intensificato gli scambi, ha
favorito i traffici e ha arrecato immensi vantaggi airagricol- tura e
albindustria, ma ha anche elevato il tenore di vita e ha contribuito a
stabilissare le correnti migratorie. Si tratta di un'enorme
quantità di capitale investito nel suolo pátrio, di immense quantità di
lavoro, che an^ichè andare disperse sono State utilmente impiegate in
opere di alto Valore civile ed economico. Per questo la política dei
lavori pubblici è stata anche un mtzzo efficacissimo per arginare e
combat- tere la dilagante disoccupasione. Nei lavori compiuti dagli
ufiici tecnici dipendenti dal Ministero dei Lavori Pubblici, dalPAzienda
Autonoma Statale delia Strada e dal Sottosegre- tariato per la Bonifica,
neiranno 1926 si sono impiegati 21,8 milioni di giornate-operaio, 26,7
milioni nel 1927, 27,3 milioni nel 1928 L'anno 1929 porta un sensibile
aumento di lavori e di giornate operaie impiegate, le quali toccano i
33,5 milioni: queste raggiungono 41 milioni nel 1930, 39,3 milioni nel
1931, per superare i 42 milioni. Queste cifre però non danno una
completa idea delia massa di lavoro posto in atto dal Governo fascista,
perchè se nei cantieri delle imprese appaltatrici di pubbliche
costrutioni si ebbe un formidabile aumento nel numero delle maestrante
impiegate, un incremento sensibile si ebbe altresinelle cave, nelle
officine, nelle fornaci, nelle fabbriche che forniscono alie prime
materiale da costrutione e mezzi d'opera* Anche nelle imprese di
trasporti Tindice di attività segnò un fortíssimo aumento. Da un punto di vista
político va poi posto in particolare rilievo lo sforto compiuto dal
Regime per dotare le città e le campagne dei Meridionale e delle Isole di
tutti quei serviti pubblici di cui mancavano e che, consentendo forme di vita
migliore, sono di stimolo per l’elevazione morale e materiale delle
popolazioni. La messa in valore di estesi territori agricoli dei
Mettogiorno, cioè di un território con particolarissime caratteristiche
demografiche, richiese la regolatione delle correnti dei lavoratori onde
incitare, aiutare, assistere quel proletariato agricolo che desiderava
radicarsi alia terra e formare colonie stabili. Per questo il Duce creò presso
il Ministero dei Lavori Pubblici il comitato permanente per le
migrationi interne, che poi volle alia sua diretta dipendenta presso
la Presidenta dei Consiglio LA VIABILITÀ ORDINARIA. Con legge è
stata affidata alFAtienda Autônoma Statale delia Strada la rete delle strade di
grande comuni- catione, chiamata anche rete delle strade statali. II duce
ha voluto creare un organo autonomo, agile, preparato a compiere rimmensa mole
di lavoro che era richiesta per una adeguata sistemazione dei nostro
patrimônio stradale. Egli, che ha sempre avuto un concetto romano delia
strada, ha dedicato ad essa le piú sollecite cure e ha fornito
capitali ingenti per il duraturo assetto ed il miglioramento delia
rete stradale. Le 136 arterie che formano la rete, il cui sviluppo
comples- sivo è di 20.622 chilometri, nelhestate dei 1928 si
trovavano in condizioni non certo felici: soltanto 463 chilometri di
strada erano pavimentati in maniera tale da non richiedere alcun
ulteriore lavoro per la loro sistemazione* Rimaneva cioè la quasi
totalità da rivedere e da sistemare. Alia fine di ottobre delhanno X erano
stati sistemati 8562 chilometri, dei quali 7910 con trattamenti
superficiali e 652 con pavimentazioni permanenti e semi permanenti. Erano
inoltre in corso altre pavimentazioni su oltre 1000 chilometri. II resto delia
rete è stato però oggetto di opere straordinarie e di manutenzioni
talmente accurate che attualmente tutte le strade si trovano in ottime
condizioni. IL GOVERNO FASCISTA nel campo delia viabilità ordinaria non
si è limitato a mantenere o pavimentare le strade esistenti* Intensa è
stata pure Tattività svolta per completare la rete di grande
comunicazione e per arricchire quella delle strade pro- vinciali e
specialmente delle strade comunali, che, in alcuni compartimenti dei
nostro Paese, era inadeguata ai bisogni dei traffico e specialmente ai
crescenti bisogni dell’agricoltura* Particolare menzione va fatta delle
autostrade, di cui nel decennio che va dal 1922 al 1932 furono costruite
436 chilometri, segnando in questo modernissimo campo delle comunicazioni un
primato, che ancor oggi ci è invidiato dai maggiori Stati d'Europa. La
rete delle strade di grande comunicazione è stata aumen- tata di ben 525
chilometri di nuova costruzione: ricordiamo il completamento delia grande
artéria litoranea tirrenica; la costruzione dei tronchi delia litoranea
ionica situati nelle provinde di Taranto e Matera; il completamento delia
litoranea adriatica con i tre tronchi situati tra S. Salvo in província
di Chieti e Serracapriola in província di Foggia; i nuovi tronchi costruiti
nelle provincie di Salerno, Potenza e Cosenza, per tacere di altri
importanti tronchi costruiti specialmente nel Meridionale. Se le
nuove strade statali si sono rivelate di notevole portata, di grandíssima
utilità si sono dimostrate le strade costruite dalle Provincie e
specialmente quelle volute dai Comuni. Bisogna ricordare che nel decennio
fascista sono stati costruiti 1143 chilometri di strade provinciali e
3844 chilometri di strade comunali. Nelle Calabrie, nella Lucania, negli
Abruzzi e in Sicilia, si è dato grande impulso alia viabilità rurale e a
quella che ha servito ad allacciare i comuni isolati alia strade di
grande comunicazione. Anche neiristria sono State compiute opere
cospicue: circa 20 milioni sono stati dedicati alie costruzioni stradali.
Non va poi dimenticata la costruzione di strade turistiche che servono
anche per la comunicazione fra importanti compartimenti (citiamo ad esempio la
Gardesana occidentale e orientale) e quella di importantissime autostrade
quali la Roma-Ostia, la Napoli-Pompei, la Firenze-Viareggio, la
Padova-Venezia e quelle irradiantesi da Milano per Torino, i laghi e
Brescia. Non si può terminare questa breve e incompleta
rassegna delle opere stradali compiute dal Fascismo, senza
ricordare il ponte che congiunge Venezia con la terraferma, largo
20 metri, lungo 4 chilometri, costruito in meno di due anni con la
spesa di 80 milioni. LE FERROVIE La rete ferroviária
ereditata dai passati regimi, se per molti aspetti si presentava in
felici condizioni, richiedeva però una opera attiva di integrazione e di
completamento onde rendere ancor piú effi- cace il servizio che essa
poteva prestare aireconomia dei Paese* Negli ultimi 12 anni la rete
ferroviária italiana è stata miglio- rata e potenziata: rettiíiche e raddoppi
di binário; ricambi e rinforzi di armamento; ampliamento e ricostruzione delle
stazioni, dei magazzini e dei servizi; rinnovamento dei materiale
rotabile. L'esercizio delle ferrovie è stato poi riordinato in maniera
rapida ed energica; è stato ristabilito un alto senso di disciplina nel
perso- nale ferroviário, dei quale ne è stato aumentato anche il
rendimento. Particolare importanza ha assunto poi la elettrificazione,
estesa ad importantissimi tronchi ferroviari e che si estenderá
ulteriormente per liberare sempre piú la Nazione dal grave onere delia
importazione dei carbon fossile. Nel campo delle nuove costruzioni ferroviarie
bisogna ricordare la direttissima Roma-Napoli, a doppio binário,
che ha rawicinato notevolmente questa città alia capitale; la
Cuneo-Ventimiglia, la Sacile-Pinzano, e specialmente la direttissima
Bologna-Firenze, a doppio binário, con una galle- ria scavata, per oltre
18 chilometri, nelle infide argille appenni- niche, superando difficoltà
tecniche giudicate insormontabili e nella cui costruzione perdettero la
vita decine d’operai. Nel complesso sono State aperte airesercizio nuove linee
ferro¬ viarie dello Stato e deirindustriaprivata per circa 3000
chilometri. Si può affermare che con Topera di completamento dei tronchi
compiuta dal Regime, e con la elettrificazione delle principali linee — di cui
recentissima è la Bologna-Roma-Napoli — la rete ferroviária di cui oggi
dispone Tltalia è perfettamente adeguata ai bisogni delia sua economia. LE
OPERE MARITTIME. II mare era negletto. II Regime vi ha risospinto gli italiani.
La marina mercantile decadeva: il Regime 1 -ha risollevata. Durante questi anni
sono scesi nel mare colossi potenti. I porti si erano impoveriti: il
Regime li ha attre^ati e vi ha creato le zone franche. II lavoro vi era
discontinuo per via degli scioperi: oggi la disciplina delle maestran^e è
perfeita. Al mare, fonte di salute e di vita, il Regime manda ogni
anno centinaia di migliaia di figli dei popolo. La passione degli
Italiani per il mare rifiorisce. Vi riconosce un elemento delia potenza
nazionale. Cosi il Duce parlava alhassemblea quinquennale dei
Regime. Le opere compiute documentano con quale tenacia il Governo
abbia realiz^ato le basi per un’intensa politica marinara. Le condizioni
degli scali marittimi italiani sono insufficienti. Il Regime ha voluto
prowedere rapidamente ad ampliare e sistemare quelli piü importanti, onde
favorire e richiamare il traffico internasionale, sen^a altresi
trascurare i porti minori. Sono stati costruiti XXVIII
chilometri di opere di difesa, ripartite in 82 porti; la superfície dei
bacini è stata aumentata di 680 ettari. La calate si sono
accresciute di 36 chilometri e la superfície dei terrapieni di 295
ettari. Dalle corrosioni dei mare sono stati difesi circa 17 chilometri di
coste. II Consorcio per il porto di Gênova ha completato il bacino
Vittorio Emanuele III, ha ultimato il i° lotto dei bacino Mus- solini, ha
costruito un nuovo bacino di carenaggio largo m. 32, lungo m. 260.
II porto di Napoli è stato arricchito di un nuovo bacino; mentre è stato
sistemato il porto vecchio A Livorno è stato costruito un nuovo porto
interno; a Cagliari un mo lo lungo m* 1655; a Catania le nuove opere
eseguite hanno aumentate le calate di m* 550; a Bari, in seguito alia
importan^a che hanno assunto i traffici con TOriente europeo, fu
proweduto ad un grandíssimo lavoro di ampliamento. Grandiosi lavori sono
stati dedicati al porto di Marghera e alio scalo delia stazione
marit- tima di Venezia Sono State rinnovate molte opere d'arte nel
porto di Trieste II lavoro compiuto è immenso Oggi il nostro Paese
gode di scali marittimi perfettamente adeguati alie necessità dei
traffici ed è anche pronto ad accogliere ogni futuro incremento nel
commercio interna^ionale. LE ACQUE PUBBLICHE La regolari^a^ione dei
corsi d’acqua è Topera pubblica per eccellensa che, in Italia, acquista
unhmportan^a di primissimo ordine, data la sua particolare configurasione
oro-idrografica* Durante il decennio, per i lavori di sistema^ione delia
Valle dei Po sono stati impiegati oltre 400 milioni di lire, che
hanno permesso di migliorare notevolmente la difesa idraulica di i
milione e 250 mila ettari di uno dei territori piú densamente popolati e
ricchi dei nostro Paese II Magistrato alie acque di Venezia si è pure prodigato
in un complesso di attività tra le quali prendono particolare
evidem;a i lavori di sistemazione dei bacino delbAdige* Negli
altri bacini dei Regno sono stati costruiti circa 4000 chilometri di
argini completati da 775 chilometri di pennelli e difese frontali. Nel
settore delia navigazione interna, per quanto il nostro Paese non
presenti condizioni favorevoli per la costituzione di una vera e própria
rete di vie navigabili, il Governo ha voluto rendere piú efficace quella
esistente nella valle padana e nei grandi laghi. La via d'acqua
Milano-Venezia, le ferraresi, la litoranea veneta sono State oggetto
d’importanti lavori. Anche il canale da Pisa a Livomo e il tronco
inferiore dei Tevere sono stati notevolmente migliorati. Nel
campo delia utilizzazione delle acque pubbliche, il governo ha promosso
energicamente la costruzione di grandi bacini idroelettrici, da servire
eventualmente anche all' irrigazione. In tal modo 1 'Italia ha cercato di
rimediare alia naturale povertà di carbon fossile, sovvenendo ai bisogni
dei trasporti e delle industrie. Nel primo decennio fascista
la potenza degli impianti idroelettrici è stata portata da 1,5 milioni di kw.
ad oltre 4 milioni; la produzione di energia è salita da 4 a 10 miliardi
di kw-ora. L'Italia settentrionale concorre alia produzione
idroelettrica con oltre 3 milioni di kw. di potenza installata negli
impianti; esigua è la produzione dell’Italia centrale e
Meridionale; quasi trascurabile quella delle isole. L'ultimo
decennio ha visto moltiplicarsi nel nostro sistema alpino e appenninico i
serbatoi idraulici che oggi raggiungono il numero di 168, con una
capacità di invaso complessiva di quasi 1300 milioni di metri cubi.
Alcuni di questi servono anche per 1 'irrigazione. Tra il
centinaio di serbatoi costruiti durante gli ultimi dodici anmi ricordiamo
quello deljMoncenisio, dei Lago di Avio- grande (Varese), di Ceresole
Reale (Aosta), di Montesluga (Sondrio), di Suviano (Bologna), di Trepido
(Cosenza), di Santa Chiara d'Ula (Cagliari), dell’Alto Belice
(Palermo). ACQUEDOTTI Da XV secoli Ravenna attende l’acqua Si sono
ricordati in questi giorni i nomi venerati, ma lontani, degli imperatori
romanL Passavano i secoli, si susseguivano le gene- razioni, cambiavano i
governi, le signorie, le dominazioni, la realtà era sempre lontana dal
sogno Solo il FASCISMO puo fare questo, poichè il FASCISMO è, sopratutto
al presente, il verbo volere Cosi il duce si pronuncia inaugurando l’acquedotto
di Ravenna, consacrato alla memoria dei caduti, Anche in questo campo di
civiltà, di difesa della razza e del popolo, di assistensa agl’umili, il
Regime si è prodigato, aiutando gl’enti locali con mutui di favore e concorrendo
all’esecuzione delle opere stesse con contributi diretti. Oltre all’acquedotto
di Ravenna, or ora ricordato, van menzionati: il grande acquedotto dei
Monferrato che dà acqua a 81 comuni; l’acquedotto Schievenin che serve XX
comuni dell’alto agro trevigiano; l’acquedotto Istriano che approvigiona
tutta la província; l’acquedotto Franciosetti per la città di Torino;
quello per la Vai d'Orcia e la Vai di Chiana, di cui beneficiano 11
comuni; quello di Grosseto; gl’acquedotti della Lucania, ecc. Sviluppo
notevolissimo ha avuto 1'acquedotto pugliese II FASCISMO afffonta
decisamente il proseguimento di quel colossale acquedotto con la
costruzione dei grande sifone leccese, delle diramazioni dei foggiano e di
altri 1000 chilometri di condotte esterne e interne agli abitati: è cosi
fornita l’acqua ad una popolazione complessiva di circa un milione
di abitanti. La metà delia spesa totale sostenuta dallo STATO ITALIANO per
compiere questa opera, che documenta il grado di civiltà di un popolo, è
stata erogata dal GOVERNO FASCISTA. Al complesso di opere ricordate, miranti a
dare acqua pura alie popolazioni delle città italiane e dei comuni
rurali, va aggiunta anche la costruzione di numerose fognature in
oltre 300 centri urbani del paese La breve rassegna che abbiamo fatto
sarebbe assai incompleta se non venissero ricordate altre numerose opere civili
ed igieniche compiute dal regime: ospedali, tubercolosari,
cimiteri, lavatoi, costruiti a centinaia, specialmente nell Italia Meri-
dionale e nelle Isole, dove maggiormente difettavano La Sardegna, che è
stata particolarmente trascurata dai governi precedenti, è stata oggetto
di un f intensa attività in questo campo di opere che riguardano il
soddisfacimento dei bisogni fondamentali delia vita U EDILIZIA
IL GOVERNO FASCISTA, accanto alie nuove opere pubbliche miranti a
dare nuovo impulso alia vita economica del paese, ha promosso una serie di
opere per risanare, ampliare, abbellire, le grandi città seguendo i
dettami delia moderna urbanistica In
moltissime città italiane sono stati sVentrati vecchi quartieri, creati nuovi
rioni, migliorato il rifornimento idrico e lo smaltimento dei rifiuti I
macelli sono stati moderni^ti, centinaia di mercati pubblici sono stati
rinnovati o costruiti di nuovo I servizi di illuminazione sono stati
migliorati. Lo sviluppo dei servizio telefônico costituisce un'altra
fondamentale conquista Parchi e giardini, viali alberati e ville, sono
stati aperti al popolo che lavora Anche in questo campo per motivi di
giustizia distributiva L'Italia meridionale ha avuto le maggiori providenze. Ma
è stato specialmente nella capitale che la sistemazione urbanística ha
assunto uno sviluppo dawero imponente. La costruzione delle vie deli'
Impero e dei Trionfi, la sistemazione delle adiacenze dei Campidoglio e
dei Fori Imperiali, ed il compimento delle numerose opere per dare nuovo
assetto alia viabilità cittadina e per fornire al popolo stadi e
giardini, sono opere veramente degne delia Roma Imperiale. A
queste Va aggiunta la costruzione dei nuovi palazzi dei MINISTERO DEI
LAVORI PUBBLICI, della giustizia, dell’educazione nazionale, della marina
e delle corporazioni, delia città universitária e di numerosi altri edifici
pubblici necessari per la vita delia capitale, centro propulsore di tutte
le attività delia Nazione. Anche nelle varie provincie 1'edilizia dello
Stato ha singolare sviluppo. Ricordiamo i 69 nuovi edifici costruiti per
i corpi armati delia Polizia e delia R. Guardia di Finanza, i 24 nuovi
palazzi delle Poste e Telegrafi, i 15 edifici carcerari, i7 grandiosi
gruppi di costruzioni universitarie e altri ancora. Nel complesso si
tratta di costruzioni per un volume di oltre 7 milioni di mc. Un
particolare posto spetta alia edilizia scolastica. Il nostro paese aveva
un numero di scuole insufficiente. Inoltre parte di queste si trovavano in
condizioni statiche e di manutenzione dei tutto inadeguate alle esigenze
piú elementari delia popolazione scolastica. È quindi naturale che il
Re gime, che ha sempre avuto a cuore 1’avenire delia razza e la
preparazione spirituale e fisica degl’italiani, abbia cercato con tutti i mezzi
a sua disposizione di dare il piú grande impulso a questo genere di
edilizia. Il ministero dei lavori pubblici, la cui competenza oggi
si estende a tutti gl’edifici scolastici d’Italia, ha costruito oltre
ii*ooo aule* I Comuni si sono pure prodigati in questa opera che soddisfa
ad uno dei primordiali bisogni delia vita civile, sistemando vecchi
edifici e prowedendo al risanamento ed alia ricostruzione di quelli che sono
igienicamente inabitabiln L’Italia Meridionale anche in questo
campo ha goduto di particolari benefici. Nel settore delle
case popolari il Regime ha stanziato 100 milioni a favore di quei comuni e di
quegli istituti autonomi che prendono Tiniziativa per la loro costruzione.
II Regime ha pure proweduto a creare l’lstituto Nazionale per le case
degli Impiegati dello Stato, a emanare particolari providenze per
la costruzione di alloggi da destinare ai muti- lati e agli invalidi di
guerra* Col concorso finanziario dello Stato sono stati edificati, a cura
dei comuni, di istituti speciali e di cooperative, oltre seimila edifici
con cinquantamila appar- tamenti, dei quali 28*000 di tipo economico e
22*000 di tipo popolare. II governo dando grande impulso alie nuove
costruzioni non ha dimenticato la ricostruzione dei paesi devastati
dalla guerra e dai terremoti Oggi si può dire che ogni traccia delle
devastazioni compiute durante la conflagrazione europea sia scomparsa. Il
regime ha assolto in tal modo il debito di riconoscenza e di affetto
contratto verso quei compartimenti che furono teatro dei tremendo
conflitto, al quale segui la vittoria che il Fascismo solo ha saputo
valorizzare La Calabria e la Sicilia, che purtroppo sono annoverate fra i
paesi piú colpiti dal terremoto, si sono giovate in modo par- ticolare
delle sollecite cure dei governo, il quale autorizzò la spesa di oltre
500 milioni per la costruzione di case di abita- zione nei paesi
distrutti dal terremoto Nella sola città di Messina vennero edificati
circa 1000 alloggi di tipo popola- rissimo e numerose case economiche
popolari con circa 4600 appartamenti
Nella città di Reggio Calabria circa iooo alloggi; nella província oltre
5000* Gradatamente sorsero interi rioni di nuove case
economiche e popolari: furono preparati rationali piani regolatori; si
edifi- carono chiese, si initiò Fedilitia pubblica. Dopo il trionfale
viaggio che il capo del governo compi in Sicilia, l’opera di ricostrutione e
notevolmente intensificata. Oggi Messina e Reggio si possono considerare tra le
piü moderne città dei nostro paese. Anche i territori delia Marsica, che si
distendono nei dintorni d’Avettano, colpiti duramente dal terremoto, sono
oggetto di sforzi tecnici e finantiari cospicui da parte del governo
fascista. Infatti quando il fascismo raggiunse il potere, la
situatione della Marsica era quanto mai desolante. Oggi Avetzano è
completamente ricostruita e i centri colpiti hanno ormai rimarginate le
loro dolorose ferrite. La fermetta dei governo fascista e la rationalità dei
suoi sistemi di ricostruzione dei paesi terremotati si dimostra in
occasione dei disastro dei Vulture ed anche in quello delle Marche. Nelle
tristi contingente che colpirono queste belle provincie d'Italia, il governo
forni un’assistenza pronta, adeguata, ispirata ad alto senso di umanità. Esso,
però, antichè cedere agl’invocationi chiedenti il rapido apprestamento
di baracche, che avrebbe portato a ripetere gl’errori tecnici e finanziari
in cui si cadde in tempi passati, provide con rara energia a dirigere l’opera
di assistenza ai disastrati, mentre squadre di operai cominciavano ad
innaltare le case in muratura per i sentatetto, Anche in questo settore delia
vita nazionale l’opera dei Regime è stata intensissima e tra le piu proficue.
Il duce ha dato anche a questo aspetto della vita italiana un nuovo volto
alla patria. Keywords: l’economia di Aristotele, economia fascista, Sciacca,
Evola, diritto economico, stato fascista, economia fascista, corporativismo,
ugo spirito. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Fioramonti: l’implicatura” – The Swimming-Pool Library. Lorenzo
Fioramonte. Fioramonte.
No comments:
Post a Comment