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Wednesday, November 13, 2024

GRICE ITALO A/Z F FI

 

Grice e Filangieri: la ragione conversazionale e l’implicatura dello stato di ragione – scuola di San Sebastiano – filosofia napoletana – filosofia campanese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (San Sebastiano). Filosofo napoletano. Filosofo campanese. Filosofo italiano. San Sebastiao al Vesuvio, Napoli, Campania. Grice: “The importance of Filangieri is in the concept of ‘ragione retorica;’ indeed, on the footsteps of Vico, Filangeri ‘posseduto della ragione,’ shows that illuminism is incompatible with the ancien regime!” Dei principi di Arianello, figlio di Cesare, principe di Arianiello, e di Marianna Montalto, figlia del duca di Fragnito, nacque in Villa F., nel Casale di San Sebastiano di Napoli. Nella medesima villa F. muore Giovan Gaetano F.: il nonno dell'illuminista. Da una delle famiglie più antiche della nobiltà partenopea. Lo zio arcivescovo è Serafino F..  Riceve un'educazione severa che si svolge privatamente nel Palazzo Filangieri di Largo Arianello. Se ne occuparono lo zio Serafino, e soprattutto Luca. Si dedica alla filosofia. Si laurea. A seguito della carica di gentiluomo di camera presso Ferdinando IV, si dedica al progetto della riforma di giustizia e divenne ufficiale di marina.  Il suo illuminismo è considerato napoletano in quanto non assimilato dall'esterno. Si tratta di un illuminismo prodotto nella Napoli. La città partenopea si era dimostrata sì come uno dei maggiori laboratori di idee d'Italia, ma in essa allo stesso tempo esistevano sempre i privilegi feudali e il lusso sfrenato di nobiltà, mentre la massa plebea continua a vivere nell'ignoranza.  Si parla a questo proposito di "questione meridionale" in quanto vi si impediva non solo il progresso, ma si metteva in discussione anche l'esistenza di una civiltà, dato che il tessuto sociale era ridotto a brandelli. In tale contesto rappresenta la voce riformatrice, la cui efficacia e tuttavia limitata dalla precoce morte, prima delle vicende rivoluzionarie. Scrisse un saggio, “Morale de' legislatori”, nel quale dichiara di essere favorevole alla pena di morte, mettendo in discussione le tesi di Beccaria. Afferma infatti che nello “stato di natura” – non lo stato civile -- ciascuno ha il diritto di togliere la vita a tutti per proteggere la propria ingiustamente minacciata". Tali temi vengono poi ripresi e trattati ne “La scienza della legislazione”. Stampa a Napoli le riflessioni politiche su l'ultima legge del sovrano. Le riflessioni riguardano la riforma dell'amministrazione della giustizia. In particolare afferma la necessità, per il magistrato, di motivare la propria sentenza in base alla legislazione scritta nel regno, permettendo in questo modo di eliminare gli abusi e i privilegi per il  giudice.  L'Illuminismo napoletano di F. emerge in particolar modo in “La Scienza della Legislazione”.  Analizza le linee sistematiche di una scienza pratica destinata a essere guida delle riforme legislative e basata sulla *felicità individuale* del cittadino come premessa *utilitaristica* allo stato buono. Filosofi come d'Alembert e Montesquieu, con il loro spirito di classici dell'Illuminismo, contribuirono a influenzare F. Ottenuta la dispensa dal servizio di corte, si trasferì a La Cava, poco lontano da Napoli. Qui si dedica interamente alla filosofia. Arrivano le prime condanne da parte dell'Inquisizione, anche se la Chiesa romana non contesta la legittimità dei provvedimenti assunti dal governo borbonico sulla scorta delle proposte contenute in “La scienza della legislazione”. Divene capitano di fanteria. Consigliere del Supremo Consiglio delle Finanze e, preso dagli impegni politici, non riusce “La Scienza”.  Si ritira a Vico Equense. Essendo stato iniziato in massoneria in una loggia napoletana, ha solenni funerali massonici, ai quali parteciparono delegazioni di tutte le logge napoletane. A F. e intitolato il carcere minorile di Napoli. A Milano è intitolata la piazza antistante il carcere di San Vittore. Composta da otto libri, “La Scienza della legislazione” è un'opera di alto e innovativo valore in materia di filosofia. E così apprezzata per la sobrietà della critica e per la concreta esposizione sul piano giuridico. Espose una FILOSOFIA frutto della grande cultura napoletana antecedente all'Unità d'Italia, rappresentata in particolare da VICO (si veda) e  GIANNONE (si veda), che interpola con Montesquieu e Rousseau.  Porta alla luce le ingiustizie sociali che affliggevano Napoli, pervasa dal lusso sfrenato dei privilegi feudali di aristocrazia, sfruttatori del popolo. Al tempo stesso essa chiede alla corona di farsi portatrice di una rivoluzione pacifica, una sorta di modello di monarchia illuminata, secondo i canoni illuministici, da conseguire attraverso una seria azione riformatrice d’attuarsi sugli strumenti giuridici.  Importanti l'affermazione dell'esigenza di attuare una codificazione delle leggi e di una riforma progressiva dalla procedura penale, la necessità di operare un'equa ripartizione delle proprietà terriere e anche un miglioramento qualitativo dell'educazione pubblica oltre ad un suo rafforzamento su quella privata. Per ciò che attiene al diritto criminale dà un'innovativa definizione di delitto. Una azione A puo essere contraria alla legge L ma non un ‘delitto’. Un agente che commette A (non delitto) non e un ‘delinquente’. Un’azione A disgiunta dalla volontà V non è imputabile dallo stato civile. La volontà V disgiunta dall'azione A non è punibile dallo stato civile. Un delitto consiste dunque in una azione che viola la legge L, accompagnata dalla *volontà* dell’agente ‘delinquente’ di violar la legge L. Tratta le principali proposte di riforma, nel campo politico-economico -- abolizione del privilegio feudale, ecc. -- , penale, dei rapporti tra religione e legislazione, e, in modo particolare, nel campo educativo. Essa comprende “Le regole generali” della scienza legislativa, “Leggi politiche ed economiche”;  “Leggi criminali (procedura; delitto e  pena), “Leggi che riguardano l'educazione, i costumi – Kant ‘zitte’ Varrone, mos, ethos --  e l'opinione pubblica),  “Leggi che riguardano la religione”;  “Leggi relative alla proprietà, rimase abbozzato (ne fu steso soltanto il sommario), e Leggi sulla famiglia. Tra le varie tesi esposte in questo libro emerge la considerazione che ha dell'agricoltura. Sotto l'influenza di GENOVESI, di VERRI e dei fisiocratici, la considera un settore importante del sistema economico e propose la rimozione di ogni ostacolo giuridico, fiscale ed economico al suo sviluppo e alla libertà del commercio dei suoi prodotti, sostenendo altresì l'imposta unica sul prodotto della terra.  Il trattato è messa all'Indice dalla Chiesa romana per le sue idee giacobine. Infatti critica l'atteggiamento di Roma, ritenendo appunto che questa pesasse sulla società e si avvalesse di privilegi. Ha messo in campo proposte -- giustizia sociale e giuridica, uguaglianza, pubblica istruzione, espropriazione dei beni ecclesiastici donati dai fedeli, ecc. -- miranti al progresso in senso rivoluzionario attraverso un'azione legislativa fondata sulla ragione (non la fede) e rivolta ad un altrettanto presunto sviluppo della realtà di Napoli, ma con i metodi tipicamente giacobini basato su coercizione e sentimento massonico e anti-romano.  Stampa altri due saggi, i quali ebbero grande successo, con elogi entusiastici rivolti all'autore, come quello di Franklin, il quale avviò una corrispondenza con F. e lo tenne presente per la stesura della Costituzione.  Suscita interesse e discussioni anche grazie all'attenzione dedicatagli da Constant. Altre opere: “Riflessioni politiche su l'ultima legge del sovrano, che riguarda la riforma dell'amministrazione della giustizia” (Napoli); “La scienza della legislazione” (Napoli); “Il mondo nuovo e le virtù civili: l'epistolario” (Napoli. Ricca); “Discorso genealogico dei Filangieri estratto dall'istoria del feudo di Lapio” (Napoli, Cozzolino); “Sebastiano: un itinerario storico artistico e un ricordo” (Poseidon Editore, Napoli); “Signore di Lapio, Rogliano e Arianello, Patrizio Napoletano aggregato al Seggio di Capuana, è decorato con diploma imperiale di Carlo VI d'Asburgo, col titolo di principe di Arianello. Vittorio Gnocchini, “L'Italia dei liberi muratori. Brevi biografie di massoni famosi” (Roma-Milano, Erasmo Editore-Mimesis); Buonomo, Quei lumi accesi nel Mezzogiorno, in Avanti!, BECCHI, PAOLO. De Luca, S. Il Pensiero Politico di F. Un'Analisi Critica. Il Pensiero Politico; Firenze, Seelmann, Kurt. La proporzionalità fra reato e pena. Imputazione e prevenzione nella filosofia penale dell'Illuminismo” (Mulino); Trampus, Antonio, Diritti e costituzione” (Mulino, D. Valente,"Poliorama Pittoresco", Conferenza tenuta dal comm. Masucci al Circolo giuridico di Napoli, n.p.: Napoli, Tip. gazz. Diritto e giurisprudenza, Ruggiero, Un uomo, una famiglia, un amore nella Napoli del Settecento, Alfredo Guida Editore Pecora Gaetano, Il pensiero politico. Una analisi critica, Rubbettino Editore, Ferrone Vincenzo, La società giusta ed equa. Repubblicanesimo e diritti dell'uomo, Roma-Bari, Laterza, Cozzolino Bernardo, San Sebastiano: Un itinerario storico artistico e un ricordo” (Edizioni Poseidon, Napoli Giancarlo Piccolo, “Cappella Filangieri. Indagini sulla Parrocchia Immacolata e Sant'Antonio, Cercola (NA), IeS Edizioni, Cercola  F.S. Salfi, Franco Crispini, Elogio, Cosenza, Pellegrini, "Frontiera d'Europa" (Rivista storica semestrale, Esi editore Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), intitolato “Studi f.” Berti, F., Il repubblicanesimo, Pensiero politico Mongardini, C., Politica e sociologia, Giuffrè, Trampus, A. e Scola, M., Diritti e costituzione. Pensiero politico. Ascione Gina Carla e Cozzolino Bernardo, Cappella di San Vito Martire a San Domenico: Il restauro del dipinto della Madonna del Carmelo di Amato, Pref. S.E. Card. Crescenzio Sepe, San Sebastiano. F. Illuminismo in Italia. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Open MLOL, Horizons Unlimited srl. Il pensiero politico di.Una analisi critica, su politica magazine. È detto, e giustamente, che Herbart è stato il creatore della pedagogia scientifica,  perchè alla costruzione empirica delle  teorie educative sostituisce « un sistema organi-  co di proposizioni derivanti le une dalle altre, co-  me conseguenze da verità fondamentali e come verità fondamentali da principi, laddove prima era piut-  tosto una raccolta di ammaestramenti per le di-  verse contingenze che si presentavano nella pra-  tica educativa, (juasi una raccolta di ricette pe-  li) X. ¥()RXK\ JA - La Peda^^oo^ìa secondo Herharth  r la sua scuola - liologna, dagogiche; (i) e perchè pone a fondamento del-  la nuova scienza educativa la conoscenza dell'e-  ducando e delle leggi del suo sviluppo psichico,  oftrendo, come bene scrive il Romano, i germi preziosissimi e fecondi di ogni ulteriore svi-  luppo della psicologia pedagogica.   Ma non si deve dimenticare che, prima di Herbarth, il nostro F., pur non essendo  un pedagogista sistematico, né preoccupandosi,  come il primo, di organizzare un sistema scientifico di Pedagogia, abbia studiato il fatto del-  l'educazione umana come acquisto lento e graduato della psiche, svolgentesi e sviluppantesi  per gradi, sino alla consapevolezza e libertà del  volere. Tanto Herbarth quanto F. partono dal principio lockiano della tabula rasa, che  con le masse apperccpicnti del primo, e la pci'-  ce^ione e la inenioria del secondo si svolge in intelligenza operante; e dall'amoralità del neonato,  per via dell'istruzione educativa e delle casuali  contingenze della vita, all'acquisto del carattere  morale e della felicità.   Ottimisti entrambi, come tutti i filosofi e  pedagogisti del secolo XVIII, . all'istruzione asse-  [CREUARO - A<7 Pedagogia di (r. F. Ilcrbarth  -Torino; ROMAXO - Psicologia Pedagogica - T(^rino.] Limano un pou^rr illimitato, essendo a l'uno e a l'al-  tro ii^note le \e\:^\J!;'i dell'eredità psicologica Più d'un principio fondamentale della pedagogia Herbartiana  troveremo, in germe, in i|uella di F.; e ciò  varrà anche a convincerci che le leggi del vero non  sono il prod(ìtto geniale di un solo intelletto,  ma per via di lenta elaborazione e di successi-  ve integrazioni, si vanno svolgendo e rivelando; se pure non ci farà sospettare che l'Herbarth abbia  letta anche lui, come i pedagogisti della Rivoluzione, la Scienza della Legislazione. F. non è psicologo nel senso che i problemi della psiche lo abbiano spinto a ricerche, a critiche, alla formulazione di teorie projjrie; egli segue le idee sensistiche dominanti al-  lora, e diffuse in Napoli, specialmente per opera  di GENOVESI (si veda), che ha una forte schiera di seguaci, tanto e maggiormente nel campo degli  studi economici, quanto in quello dei filosofici.  Così F. si ricongiunge al Locke, da  cui GENOVESI trasse il suo criticismo, che con-  fina spesso coU'agnosticismo; e al Rousseau che,  come tutti i pubblicisti francesi del secolo, si rifa  dal filosofo inglese.  [COLOZZA - L'immaginazione nella Scien-  za -'Yoùno, Spcc. pag. 65 e S^&g"-   (2) /'. (t. GENTILE (si veda)  Z>a/ Genovesi a GALLUPPI y,-^.-  poli.]  L'uomo non ha idee innate, nasce nell'igno-  ranza di tutto, non é né buono né cattivo: le  circostanze fortuite, o deliberate mercè l'educazione intenzionale e metodica, lo piegheranno al  bene o al male, lo renderanno colto o incapace  di guidarsi nelle vicende della vita. L'errore è  acquisito; e poiché l'infanzia é l'età della curiosità e della imperfezione della ragione, é ordinariamente l'epoca di questo fatale acquisto. 11  F. segue la teoria delle facoltà, efificacemente combattuta da Herbart, e dalla psicologia contemporanea, che vede in essa il massimo grado d'imperfezione della scienza e il sepolcro della ricerca. Ma, pur affermando che le facoltà di scn'irc,  di pensare, di z'olcrc, sono nell'uomo appena nato, non le considera; entità reali, personificazioni di tante e diverse forze a sé e trascendenti,  ma semplicemente attitudini, potenze  della mente, che trovano fuori dell'uomo le cause del loro sviluppo. Queste cause sono le circostanze nelle quali viene a trovarsi l'uomo; e  l'oggetto dell'educazione é appunto di somministrare un concorso di circostanze il più atto a  sviluppare queste facoltà, secondo la destinazio- DANDOLO - Appunti di filosofia - Messina,  COLOZZA ne dell'individuo e gl'interessi della società della (juale è membro. Poiché l'anima è una talutla rasa, senza pen-  sieri e senza desiderii, come acquisterà essa le conoscenze e perverrà agli atti volontari? La prima operazione dell'intelletto è la percezione, ossia l'impressione che si fa nell'animo  all'occasione di un oggetto che agisce sui sensi. Come e perchè si produce questa impressione,  l'autore non dice, forse perche accoglie le idee  critiche di GENOVESI (si veda), il (juale, come fa vedere  GENTILE (si veda), confessa d'ignorare la natura e  l'origine della percezione e delle idee e la natura dell'anima: conoscenze inaccessibili alla capacità degli uomini. Anche Locke aveva affermato che noi  non possiamo niente sapere di certo né sul corpo né sullo spirito; e, riducendo alla sensazione (da cui derivano le idee semplici) e alla  riflessione (idee composte) l'origine di tutte le operazioni intellettuali, non indaga, neanche lui,  il come e il perchè. Per lo stesso Rousseau, benché egli abbia. LOCkE - Saggio siiirintendimcìito nmano, Citato da Ferrari in Locke – Roma FERRARI - LocA-c -] come il nostro F, intuizione d'una nuova psicologia da porre a fondamento dell'educazione, le funzioni psicologiche, come scrive lo Stoppoloni, sono sempre quelle immaginate dagli  aristotelici medioevali, tutte belle e formate, incastonate l'una dopo l'altra, l'una sopra l'altra. F. però riconosce che le facoltà  intellettMali, quattro, secondo lui, si annunziano  sollecitamente e contemporaneamente, e si svilup-  pano gradatamente. V Non confondiamo l'annunzio  delle facoltà intellettuali, col loro sviluppo. Il primo é sollecito e quasi contemporaneo, ma l'ultimo è lento e progressivo.  Ripudiate le idee innate, ammesse le facol-  tà che si svolgono gradatamente, secondo l'età  del bambino e le speciali circostanze in cui questi sarà posto, deriva che l'opera educativa non  potrà che seguire il processo naturale, offrendo  a queste potenze intellettuali i mezzi per isvolger-  si e svilupparsi. Ed ecco la Psicologia in servigio della Pedagogia. F. ammette dunque quattro facoltà,  che si annunziano quasi contemporaneamente,  ma progressivamente si sviluppano: percezione,  memoria, immagimizione, raziocinio. \jò. percezione è «l'impressione che si fa nel-  [STOPPOLONI- Rousseau -Roma] l'animo all'occasione di un oggetto che agisce  sui sensi. Senza di essa gli oggetti agirebbero  inutilmente sui nostri sensi, e l'anima non ne  acquisterebbe cognizione alcuna.   Per mezzo della mciuoria, le cognizioni  accjuistate per via delle percezioni, si conservano,  si riproducono, si riconoscono. Adoperata appena è annunziata sarebbe l'istesso che impedirne  lo sviluppo. Bisogna aspettare che sia nel suo vigore  per profittarne, e nel suo vigore non é prima  che il bambino abbia nove anni, dopo che la sua  intelligenza, per via dell'istruzione fornita con le  percezioni, abbia acquistato vigore. Si potrebbe domandare a F. come  potrà essere nel suo vigore una facoltà che non  sia stata esercitata; ma ai suoi tempi erano igno-  te le leggi dello sviluppo sincrono delle attività  psichiche, che in Herbart, con la teoria della  imiltilarità dell'interesse e della concentrazione delristrìLzione, trovarono il genio precursore. Avute le immagini e le rappresentazioni de-  gli oggetti reali per mezzo deWa. />ercezione e del-  ia memoria, l'uomo le compone e le combina  per mezzo deW immaginazione (terza facoltà), la  quale, per isvilupparsi richiede un lungo lavoro  intellettuale percettivo e memorativo.   L'ultima a svilupparsi é la facoltà di ragio-  nare, che combina e compone, non già le idee  degli esseri reali, opera questa dell'immaginazione, ma le idee di già generalizzate, cioè quelle  delle qualità, delle proprietà, dei rapporti di esseri  che non hanno cosa alcuna di reale, e non sono  altro che nostri modi di vedere e di pensare, e  pure astrazioni.  La divisione lockiana in idee semplici, prodotte dalle sensazioni, e in complesse, prodotte  dalla riflessione, è in F. ancora più complessa. Tutte le idee semplici sono anche astrat-  te; ma alcune si acquistano immediatamente, per  mezzo dei sensi (colore, freddo, caldo) e sono  quindi idee astratte e semplici ma dirette; altre  non riconoscono nei sensi la loro remota origi-  ne, e si formano per successive e combinate operazioni dell'intelletto (idea dell'esistenza, del-  l'essere) e sono astratte e semplici ma indirette.  Altre idee, in line, hanno, come le seconde, la  loro remota origine dai sensi, si formano per  combinate e successive operazioni dell'intelletto,  ma si rendono quindi di nuovo sensibili coi mezzi immaginati dall'uomo. Tali, per esempio, in  geometria le idee di linea retta, di superhcie  piana, che costituiscono una terza specie di idee:  le astratte e semplici ma indirette e figurate.  Queste tre specie di idee semplici si acquistano:  le prime, coU'associare la parola che esprime  l'idea (es. rosso) con la sensazione del colore; le  seconde, con operazioni successive dell'intelletto  di astrazioni e di sintesi; le terze, col primo  procedimento e col secondo.  Altre idee sono composte, (costituite da idee  semplici) (juali: corpo, sostanza, albero, animale,  ecc., che hanno subita una considerevole progressione di operazioni intellettuali. F. offre un saggio del procedimento  mentale per l'actiuisto dell'idea astratta di ciuercia, albero, vegetale, corpo, sostanza, che è una  bellissima pagina di psicologia, giudicata dal NISIO (si veda) il più bel tratto che abbiamo nella letteratura filosofica. Stabilito che le facoltà intellettuali si svilup-  pano progressivamente, consegue che il savio educatore debba saper con quali esercizi comin-  ciare e dove pervenire; e il periodo educativo  sappia dividere in tanti gradi, quanti sono quel-  li dello sviluppo intellettuale.   Così, nella prima età, quando padroneggiano le sensazioni che ci ventrono dal mondo esterno, devesi secondare tale disposizione naturale, offrendo per pascolo all'intelligenza materie  di studio che trovino nella percezione sensibile  il loro fondamento. Tali sono, oltre della lettura,  della scrittura, dall'aritmetica, l'osservazione sul-  le produzioni e sui fenomeni della natura, il disegno e l'esercizio diretto dei sensi. L'uso della seconda facoltà, la nienioria, é as-   [Kisio] segnato al quinto anno d'istruzioni. Di questa  facoltà non bisogna abusare, perchè é un  pregiudizio considerare la memoria una macchina le ruote della quale diventano altrettanto  più facili, quanto più sono state usate e le di  cui molle acquistano maggior vigore, a misura  che vengono con maggior forza e con minore  intermissione compresse;  ed é assurdo il  metodo <v che imprime nella memoria vocaboli  e nomi invece d'idee, che riduce il sapere dei fan-  ciulli ad efimeri sforzi, che produce l'abito di  apprendere e d'obliare colla stessa celerità, e che  favorisce tanto la vanità dei fanciulli. Per conservare ed aumentare il vigore di  questa facoltà é necessario non impegnare la memoria in sforzi inutili; facilitare il lerame fra le  idee, in maniera che la riproduzione d'una, ri-  svegli immediatamente l'altra (3); rinfrescare sovente le tracce delle idee. In questo secondo periodo di sviluppo in- [Cfr. Credaro; HERBART, che per via AqXY appercezione,  vuole che ogni nuova serie di cognizioni trovi nell'in-  terno del fanciullo una serie vecchia appercepiente,  ossia che il nuovo s'innesti organicamente sul vecchio,  e che Y appercezione segua con facilità e piacere e sod-  disfi un bisogno interiore fortemente sentito (credaro-  Op. cit. - BOMINICIS - Lince di Pedagogia,  tellettuale, che dura tre anni, vanno continuati; li esercizi di osservazione dei prodotti e dei  fenomeni naturali; il disegno, esteso allo studio  della i^eoo^ratìa, cominciato lo studio della storia e della LINGUA LATINA. All'ottavo anno d'istruzione e tredicesimo  d'età, il bambino ha acquistato quel grado di  sviluppo e quella quantità necessaria di cognizioni atte a fornirgli l'elemento per l'esercizio  della terza facoltà, r immaginazione, che si educherà senza precetti e regole, e solo che il vero,  il bello, il grande, il sublime sia nello spirito  del fanciullo, nei suoi occhi, nelle sue orecchie  e nella sua memoria, Dopo un anno, F. avvia l'alunno  x\q\V ai'ic di ragionare, coltivando la corrispondente quarta facoltà, ed avviandolo allo studio della  geometria, dell'aritmetica e dell'algebra, della  grammatica e della legislazione, che apprestano ampio materiale per l'esercizio e lo sviluppo del  raziocinio. Questi principii di psicologia pedagogica il  nostro Autore applica quindi nell'educazione speciale di avviamento alle varie professioni, con la  certezza che, con tale sistema, gli allievi « non [ l'. il bel  lavoro di COLOZZA.- L'Immaginazione nella Scienza -  cit; concordante in parecchi punti con le idee del  nostro Autore.  si lasceranno imporre dagli immensi volumi che  si sono scritti sopra ciascheduna scienza, riconosceranno il vero stato dei progressi che in essa  si son fatti, e invece di cominciare da dove  han cominciato i loro predecessori, essi comin-  ceranno da dove quelli han fmito, seguendo nell'ordine progressivo delle istituzioni il disegno  indicato dalla natura nel progressivo sviluppo  delle facoltà intellettuali.   Il sistema proposto non regge certo alla  critica della psicologia contemporanea, né ai po-  stulati più accettati della pedagogia scientifica,  specialmente quando, oltre allo stabilire delle>-  coltà preesistenti all'attività psichica, artihziosamente, seguendo l'indirizzo allora comune e diffuso, conseguenza necessaria, come bene afferma  il De Dominicis, della teoria delle facoltà, asse-  o-na date età, con nette demarcazioni, per il loro sviluppo e la loro educazione. Nell'istesso errore è caduto Rousseau. Oggi si farebbe compiangere il pedagogista  che vofesse scindere così l'unità della psiche, e che  credesse incapaci i bambini di ragionamenti e di  astrazioni, prima che fossero passati attraverso  all'educazione speciale della percezione e della  memoria; poiché, come scrive l' Angiulli, una del-  [ (lUl F. vuole pervenire 2\X autonomia men-  tale, che dev'essere il fine ultimo di ogni educazione intellettuale. le conquiste più importanti dei moderni studi  psicologici consiste nella scoperta dell'unità di  composizione della mente. Le operazioni più al-  te dell'analisi e della sintesi, della astrazione,  del raziocinio, ci chiariscon modi difìerenti e più  complessi di ([uel processo della discriminazione e dell'assimilazione che si rivela anche nella forma più bassa dell'esperienza e della sensazione: Anche tra gli Herbartiani, il Lindner distingue tre gradi o periodi di sviluppo intellettivo, che sono: i quello à^VC accoglimento (pcì'cc-  zione)- periodo dell'infanzia, periodo dell'imparare; 2 (juello del raccogliere ed ordinare - periodo dell'adoloscenza- periodo dell'imparare; 3 quello déW elaborazione (apercctio)i) - periodo della gioventù - periodo della formazione dei pensieri. Anche la Pedagogia scientifica ammette dif-  ferenze relative alle diverse età del discente; ep-  però vuole che i gradi dello sviluppo psichico si  corrispondano con quelli dello sviluppo fisiologi-  co, e distingue l'infanzia dall'adolescenza; e queste, dalla gioventù e dalla maturità: periodo in   AXGIULLI - La Filosofia e la Scuola - Nap>oli,  ORESTANO - An^irùilli – Roma; COLOZZA - Ani^iiiìli- Diz. di Pedag. cit; DE DOMlNiCIS, che in - IJnce di Pedagogia. I, formula la legge della simultaneità  della cultura psichica.  FORNELLI- La Pedagogia secondo Herbart, ecc.  cui sensazioni e percezioni sono prevalenti, l'impulsività vince il potere d'inibizione; e periodo  dell'attività memorativa e immaginativa, dei sentimenti sociali ed estetici, e via; e appresta va-  ria coltura, tendente a rispettare la legge del  tempo educativo, così formulata da Dominicis. Però, mentre il sistema di F. e della vecchia Pedagogia empirica delle facoltà si e-  saurisce in una serie di educazioni parziali, quello dei pedagogisti contemporanei, pur riconoscendo delle prevalen^-e nei gradi dello sviluppo, non  circoscrive l'azione educativa, ora alla sola percezione, o alla sola memoria, o alla sola immagi-  nazione; ma, accettando il principio Herbartiano  della tmUtilarità deir interesse, anche nella più ele-  mentare lezione cerca di sviluppare, tanto l'attività  percettiva, quanto l'appercettiva, e pervenire,  dalle più semplici impressioni , al sentimento  estetico e morale. Come si è più volte accennato, F., tanto nell'esplicazione del suo si- DOMINICIS - IJ)iee di Pedagogia Per gli stadi dello sviluppo intellettuale del  bambino, V. CESCA - Principii di Pedagogia Generale; DOMINICIS - Zz;ì(?(? di Pedagogia - - Antropologia Pedagogica - cit;  VY.^y:l -\.2l Psycologie de t'en/a?ii -Paris, SULLY  Etudes sur Venfance -Vtxx'x's,, igoo; T\\\£X - Psicologia  deir infanzia - Messina] stema sociologico e giuridico, (juanto in quello  educativo, è ottimista; e assegna all'educazione  un potere illimitato, sia perchè parte dal princi-  pio della bontà originaria della natura umana,  come dalla convinzione che la buona educazione  e i buoni costumi tutto possano. È ottimista, co-  me lo erano stati Leibniz e Locke, Rousseau e  Pestalozzi, e quasi tutti i grandi filosofi antichi e  moderni. Per far vedere i prodigi dell'educazione, F RICORDA I ROMANI, che egli però  non intende imitare quando non rispettano le  leggi di natura. Se il fiero Licurgo, col soccorso dell'educazione, potè formare un popolo di guerrieri  fanatici, insuperabili nella destrezza, nella forza  e nel coraggio, per qual motivo un legislatore  più umano e più saggio, non potrebbe egli formare un popolo di cittadini guerrieri, virtuosi e ragionevoli?  L'istruzione diminuisce i tristi effetti della  corruzione e si oppone ai progressi del dispoti-  smo e della tirannide: ecco il principio direttivo  di F.; ed ecco l'aiuto che l'educazione  porge alle altre parti della legislazione, perchè si  [DE DOSnKlClS - Soc/o/ogi a Pedagogica / C¥.^CK - Aniinowic psicologiche e sociali dell’Educazione -W.Q^s\wai, igoò.]  raggiunga il fine supremo di essa: la felicità, col  benessere di tutti e la libertà.   E come la mano dell'uomo ha soggiogato la  natura, creando anche nuove specie di vegetali e  di animali, cosi può trasformare, mercè l'educazione, anche il mondo morale; e, dirigendo il  corso dello spirito umano, distraendolo dalle  vane speculazioni, richiamandolo agli oggetti che interessano la prosperità dei popoli, perpetuare  il benessere e la virtiì.   Dalla suprema importanza del problema  educativo, deriva la necessità che lo Stato, come nel campo degli interessi economici e giuridici esercita il proprio potere, dirigendo ed  integrando l'azione dei singoli, così in quello educativo, che offre maggiori difficoltà, si sostituisca  senz'altro all'opera della famiglia, per più rispetti disadatta ad apprestare le occasioni utili e  necessarie per la formazione del cittadino operoso e morale. La teoria socialista del F. si oppone  recisamente alla individualista di Rousseau, e in  parte, di Herbart, il quale però, come bene fanno notare Credaro, Fornelli e l'istesso Orano, tende al fine etico-sociale, apprestando  una somma di cognizioni che diventano attività  [CREDARO- FORNELLI Op.  ORANO - Herbarl -l^oxn-A., IQ06,] operanti e concorrenti al benessere della col-  lettività.   Il socialismo del Filangieri e l'individualismo  dell' Herbart, (che è tutt'altra cosa di quello di Locke e di Rousseau, tendenti a formare, il  primo il gcntilnovio; l'altro, riiovid) divergenti  nei mezzi, si congiungono nel fine, che è di for-  mare l'uomo socievole morale, (Partendo Rousseau dal principio: tutto  ciò che è in natura é buono e diventa cattivo nel  le mani dell'uomo, perviene alla negazione di  qualsiasi azione positiva dell'educatore sull'educando, cosi che il suo é piuttosto nichilismo pedagogico, che individualismo: né famiglia, né società debbono intervenire nell'educazione umana; se  mai l'educatore, anzi il pedagogo, nel significato greco, non deve che SEGUIRE, vigilare attivamente,  mai sostituirsi all'opera educatrice, progressiva della natura, al lavoro spontaneo dei germi intellettuali e morali latenti nella personalità dell'educando. Herbart ammette l'opera dell'uomo sull'uomo; e della scuola, per assoluta necessità, essendo  impossibile assegnare un maestro per ogni educando; ma, potendosi per la prima educazione farne a meno, la famiglia lo sostituisce; Sulle questioni dell'indirizzo individualista e  socialista in Educazione V. CESCA -Antinomie, STRATICÒ - Pedagogia socia/e e crede nulla l'ingerenza dello vStato nella pubblica educazione, perchè esso non si prende  cura della massa dei cittadini, che svolgono la  loro esistenza senza compiere alcuna importante e pubblica funzione. Esso bisogna di soldati, agricoltori, operai, impiegati, professionisti, ecclesiastici. Allo stato importa ciò che fanno tutti  costoro, ma non ciò che sono, Esso non ha  modo di conoscere né di migliorare l'intimo dell'animo. Cosi Herbert sconosce, ne prevede quale  alta funzione educativa lo Stato potrà e dovrà,  direttamente e indirettamente esercitare; e  stabilendo un'opposizione tra l'opera dello Stato  e quella della famiglia, che mal risponde alla  realtà delle cose, sconfessa quasi, come scrive il  Credaro, l'alto concetto che informa tutta la sua  pedagogia.   Il Filangieri copre le lacune, completa le  deticienze del Rousseau e di Herbart, con una  visione precisa delle esigenze della personalità  dell'alunno, dei diritti e dei doveri della famio-Ha  e dello Stato, dell'efìficacia e della necessità del-  [É facile l'obiezione: Se allo Stato importa  ciò che fanno i cittadini, deve parimenti, anzi primie-  ramente importargli ciò che sono, poiché l'uomo agi-  sce, opera secondo che è.  CREDARO; STRATICÙ Pedagogia sociale. OV. l'educazione sociale. Per formare un uomo io preferisco la domestica educazione; per formare un popolo io  preferisco la pubblica. L'allievo del magistrato  e della legge non sarà mai un lunilio; ma senza l'educazione del magistrato e della legge, vi  sarà forse un Emilio, ma non vi saranno cittadini. [E poiché il nostro Autore si propone di  formare individui sociidi, cittadini operanti per  il proprio benessere e per quello della collettività, educazione famigliare e sociale s'integrano e  si armonizzano ed operano di conserva per la.  conformazione psichica e morale del bambino, sino alla piena consapevolezza degli atti ed all'autonomia. Vero è che allo Stato F. assegna  un'azione di gran lunga superiore a quella delia-  famiglia; ma bisogna esaminare la questione senza preconcetti sentimentali o politici per convincersi che, dove le famiglie, come purtroppo ai  nostri giorni, e più ai tempi dell'Autore, sono  in gran parte, anzi nella (juasi totalità, incapaci  ad apprestare ai piccoli una conveniente educazione, è necessario che la scuola, organo dello stato, si sostituisca a quelle, per la conservazio-  ne del patrimonio di coltura tramandatoci dalle generazioni passate, per la diffusione della moralità e per la difesa contro i nemici interni ed  esterni. L'Autore enumera i motivi che lo determinano per l'educazione pubblica, fra cui l'ignoranza e la miseria del popolo, la perdita dei parenti e l'abbandono dei genitori negli orfani e negli  esposti, la mancanza di tempo, le dissipazioni e  i piaceri negl'industriali e nei ricchi, i pregiudi-  zi e gli errori diffusi; l'effetto dell'amor male inteso e della debolezza così frequente nei genitori; la cura eccessiva della conservazione fisica,  che produce pusillanimità e debolezza d'animo  e che distrugge la confidenza nelle proprie forze; e sopra tutto la corruzione dei costumi in  tutte le classi sociali. Anche Herbart, pur essendo fautore dell'educazione famigliare, riconosce che in pratica le condizioni della massima parte delle fa-  miglie sono tutt'altro che propizie per l'esecuzione del programma educativo e riconosce  pure che la spinta dell'emulazione si trova nelle  scuole pubbliche; ma crede che le nature gagliarde non abbiano bisogno dell'impulso dell'emulazione; e per esse, in difetto dell'educazione famigliare, consiglia gl'istituti privati, dove l'istruzione può svolgersi rapidamente e meglio adattarsi all'individualità dell'alunno, ([CREDARO]  Si potrebbe domandare all'I lerbart quali e  (juante sono le nature gagliarde, che non abbiano bisogno della spinta dell'emulazione; e se non  sia in vece nel vero F., il quale é con-  vinto che l'educazione sia quasi interamente fondata sull'imitazione. Tra i vantaggi dell'educazione pubblica, F. dà grandissima importanza al fatto che,  solo per mezzo di essa può formarsi il carattere  nazionale, appunto per effetto dell'imitazione. I fattori dell'educazione sono la natura, Varie, le circostanze . Così il nostro pedagogista mostra di avere una visione precisa della natura del  fatto educativo, che involge tre fondamentali  (questioni: eredità psico-fìsica, azione dell'ambiente sociale, azione deliberata del docente sul discente. Lo stesso triplice fattore nel processo educativo rileva Dominicis: (i) <; E indu-    [Cfr. THOMAS -(9/. «V. - Pag. 33 « Nella ma-  niera di parlare, di camminare, di ragionare, proprio  di ognuno di noi, facilmente si ritroverebbe tracce delle  influenze che abbiamo subite, perchè insensibilmen-  te ci modelliamo su quelli che ci circondano, come insensibilmente essi si modellano su noi. In tal modo si  spiega in parte quel che si é giustamente chiamato carattere ìiazioìiate, le somiglianze generali cioè che esistono  fra i cittadini di uno stesso stato, come le rassomiglianze che esistono fra gli uomini di una stessa epoca e  d'una medesima civiltà » V. anche: LEVY. Per V educazione nazionate: FORNELLI - Educazione Moderna – Napoli.  DOMINICIS - Sociotogia Ped.] bitato quindi nel processo educativo umano un  triplice fattore: il fattore fisiologico o dell'eredità dello sviluppo organico e dell'azione estrinseca della natura fisica; il fattore sociologico e storico, o dell'azione dell'ambiente sociale e delle  sue varie forme; il fattore dell'azione diretta, deliberata, voluta della generazione adulta sulla  generazione adolescente F. non ci lascia una sua definizione dell'educazione, considerata in senso  largo; ma da quello che s'è detto si comprende  com'egli, prima d'ogni altro pedagogista anteriore a lui e dei posteriori, fino a DOMINICIS (si veda) e a CESCA (si veda), che presentano definizioni eccellen-  [DE DOMINICIS. L'educazione é fatto universale di necessiiria e naturale solidarietà tra esseri formati ed esseri in formazione, per  cui l'uomo sul fondamento della sua spontaneità e  dei suoi bisogni, nel periodo di suo sviluppo, perfeziona se stesso secondo l'azione dell'ambiente fisico sociale e l'azione diretta e deliberata degli adulti, in  ordine al fine individuale e collettivo della lotta per  l'esistenza, alle idealità d'un popolo e della specie  umana e alla propria personalità e vocazione. CESCA  - Principii di Pedagogia Generale. L'educazione è l'insieme delle azioni che si esercitano su  un individuo ancora immaturo per affrettare e miglio-  rare il suo sviluppo organico e psichico e per renderlo meglio atto a vivere nell'ambiente fisico in cui si  trova e della società di cui fa parte. » Chi abbia vaghezza di conoscer le varie definizioni A>è\V Educazione ,  date dai più noti filosofi e pedagogisti antichi e moderni, veda: G. TAURO - Introduzione alla Pédagogia Generale, Roma]  ti, si sia di più avvicinato al più completo con-  cetto del fatto dell'educazione; e più chiaramen-  te manifesta il suo acume quando determina che l'oggetto dell'educazione morale è di sommi-  nistrare un concorso di circostanze il più atto a  sviluppare le facoltà di sentire, di pensare, di volere, a seconda della destinazione dell'individuo  e degl'interessi della società. Confrontando questa definizione con quelle  di DOMINICIS e di CESCA, si osservano delle  somiglianze, specialmente per ciò che si riferisce alla coordinazione dei mezzi tendenti a  integrare le esigenze individuali con le sociali. Bisogna anche considerare che la definizione di F. si riferisce alla sola educazione morale, e perciò trascura gli elementi tendenti a porre in luce altri fattori, che l'Autore va  rivelando quando si occupa particolarmente di  istruzione, educazione fisica, ecc. E importante notare che F., anche  per l'educazione morale, vuole lo sviluppo della  facoltà di sentire, di pensare, cioè Xistritzione,  propriamente detta, che per ciò è istruzione educativa; cosa che, per altro, egli fa vedere in tut-  ta l'opera, e specialmente dove si occupa dell'istruzione pubblica. Egli é il primo a porre in rilievo l’educazione delle circostanze; e afferma giustamente  che un sol uomo malvagio e stupido, a contatto  col fanciullo, può distruggere il lavoro di più anni; e vuole che egli viva in un ambiente di at-  tività e di moralità, qual'è la casa à^\ custode.  F. divide l'educazione in fisica,  morale, scientifica (intellettuale): tripartizione respinta dagl’Herbartiani, i quali escludono dal campo educativo le leggi dello sviluppo fisico, che  assegnano alla medicina e all'igiene. Ma generalmente adottata, se non per significare tre  ordini di fatti irriducibili, che l'unità psicofisica  è ormai dimostrata ed accettata dalla Pedagogia  positiva, per comodità di trattazione, e per  porre in rilievo i tre aspetti o momenti del fatto  educativo, inteso nella sua più larga significazione. L'una di queste tre educazioni deve prevalere sull'altra, secondo la destinazione sociale del  bambino; perchè, mentre per la classe degli ar-  tigiani dev'esser prevalente l'educazione fisica,  come quella che pone l'operaio in condizione di  affrontare le fatiche e i disagi del lavoro mate-  riale, per la classe dei cittadini che saranno av-  [CESCA; CREDARO; CESCA- Op.  Ht. - Gap. I - II; BAIN, La Scienza de//' Educazione, Torino; MARTIXAZZOLI – Educazione, Dizionario  di Pedagogia Martinazzo/i e Credaro- Cit.] -viati alle professioni, sarà mai^o-iormente curata  l'educazione scientilica; e parimenti sarà appre-  stata una speciale educazione morale, giustificata  dall'ambiente sociale in cui gli educandi verranno a trovarsi. E, a mio avviso, se è vero che l'uomo è  e fa, in massima parte, ciò che le persone con  cui si trova più spesso a contatto, le proprie occupazioni, le impressioni della fanciullezza relative all'ambiente famigliare, lo fanno essere e  gli fanno fare, l'educazione uniforme, date le attuali differenze sociali, intellettuali, morali, non  è soltanto un'utopia, ma anche un principio non  rispondente alle leggi di evoluzione. Per pervenire all'uguaglianza ideale degli uomini, dato che  ciò possa costituire un bene, é necessario partire dalle disuguaglianze attuali, e adattare istituzioni legislative, economiche, educative ai vari  gruppi o classi che costituiscono gli strati sociali. Considerare il figlio del contadino, dell'operaio, del minatore, suscettibile della stessa educazione da apprestare al bambino ricco e, in generale, più sviluppato fisicamente, intellettualmente, moralmente, è un'illusione, retaggio d'un  falso concetto di democrazia.   La pedagogia scientifica, come rispetta l'in-  [y. A. 'ìilCEFO'RO - Antropologia delle classi povere, Milano; MONTESSORI - Antropologia Pedagogica - Milano.] dividualità del bambino, tende alla divisione del-  le scolaresche in gruppi, che presentano varia-  zioni fisiopsichiche e morali, in armonia coi  principii della psicologia collettiva. Come bene  scrive FERRI (si veda). Ogni maestro che ha qualche attitudine all' osservazione psicologica, distingue sempre in tre categorie la sua scolaresca. Quella dei discepoli volenterosi e diligenti, che lavorano per propria iniziativa e senza  bisogno di rigori disciplinari; quella dei discoli ignoranti e svogliati, nevrastenici o degenerati, dai quali né la dolcezza né i castighi possono  ottenere qualche cosa di buono; quella infine dì  coloro, che non sono né troppo volenterosi, né del  tutto discoli, e pei quali può riuscire veramente efficace una disciplina fondata sulle leggi psicologiche. Così avviene delle soldatesche, così dei prigionieri, così di ogni associazione d'uomini e così anche dell'intera società. I gruppi d'individui, stretti da relazioni costanti, che ne fanno altrettanti organismi parziali nell'organismo collettivo  della società, riproducono in questo la società  stessa, come un frammento di cristallo riproduce i caratteri mineralogici del cristallo intero. Ed in Nota: Vi é tuttavia qualche differenza nelle manifestazioni dell'attività di un gruppo  di uomini e di tutta una società. Per questo io  [VSyìslK^O - Psicologìa Podagogica – MONTESSORI, Antropologia Pedagogica credo che tra la psicologia, che studia l'indivi-  duo, e la sociologia, che studia una società intera, vi debba essere un anello di congiunzione  in ciò che si potrebbe chìamdLve psi'co/oo-m collettiva. I fenomeni propri di certi aggruppamenti  d'individui, sono regolati da leggi analoghe, ma  non identiche a quelle della sociologia, e varia-  no a seconda che i gruppi stessi sono una riu-  nione accidentale o permanente d'individui. Così la psicologia collettiva ha il suo campo d'os-  servazione in tutte le riunioni di uomini, più o  meno avventizie: le vie pubbliche, i mercati, le  borse, gli opifici, i teatri, i comizi, le assemblee,  i collegi, le scuole, le caserme, le prigioni, ecc. La tesi di F. si riassume dunque  in questo concetto: educazione universale, ma  non uniforme; pubblica, ma non comune. Egli fonda questo principio sulla divisione dei cittadini in  due grandi classi: in quella di coloro che servono o  potrebbero servire la società colle loro braccia, ed  in ([uella di coloro che la servono o potrebbero ser-  virla con l'intelletto; a ciascuna di esse intende for-  nire una speciale educazione. Il nostro Autore  [Ferri espresse  questo concetto geniale nella prima edizione della sua forte opera. Soa'o/o£-ia Cri»! ifia/e - Quindi seguirono gli studi speciali pregevolissimi di:SlGHELE-  Lm. folla delinquente -boxino: LE BON - Z,a Psycologie des foules, Paris; ROSSI, L'animo della folla; Cosenza; 'àTlWTlCÒ - Psicologia Collettiva, Palermo] non propone la ferrea distinzione delle classi indiane; ma una pratica, utile, necessaria distinzione educativa, che avvii, senza perturbamenti e  spostamenti, allo sviluppo graduale ed armonico,  fisico, intellettuale e morale, delle varie classi di  cittadini che speciali circostanze e attitudini determinano a seguire una via piuttosto che un'altra. Il F. parte poi dal concetto, forse  non errato, che il figlio del contadino, il quale  abbandona la zappa per correre all’università  o all’accademie, priva la classe produttiva d'un  individuo, per aggiungerlo alla classe sterile, la  quale è utile sia meno numerosa che sia possibile. Lo stato perde un colono per acquistare  per lo più un infelice architetto, un pessimo pittore o un semidotto, La preparazione del cittadino, sia che  debba attendere a un mestiere o a professione liberale, è opera dello stato, per le ragioni già esposte. A tal fine in ogni provincia è un magistrato  [Su l'ingerenza dello Stato in materia di pubblica istruzione, vedi l'importante volume di G. M. de  FRANCESCO - Rapporti tra to Stato, Comune ed altri enti  locali in materia di Pubblica Istruzione- Athenæum. Roma. Posto, tra i fini dello stato, quello dell'istruzione, si presenta logicamente  il problema se, per il raggiungimento di tale fine, sia  necessaria l'azione della pubblica amministrazione, intesa come una forma di attività statuale, e precisamen-   supremo, rappresentante del governo, incaricato  della pubblica educazione, e in ogni comune 7ìia-  j^i^i>-atì iìifcìiori e custodi.   Poiché sarebbe impossibile fondare tanti  colles^i quanti fossero necessari per contenere  tutti i fanciulli della prima classe, dai cinque ai  diciotto anni, l'Autore vuole solo per i fanciulli  della seconda classe, gli agiati (plebei o nobili  non importa, anzi tanto meglio per l'educazione  sociale) la fondazione di collegi; e aftìda i bam-  bini poveri, a gruppi di quindici o meno, ai ai-  stodi, scelti dal magistrato comunale fra gli ar-  tigiani più probi e virtuosi del Comune, i qua-  li vengono istruiti e vigilati dal magistrato comunale. Ciascun custode veglia sui fanciulli a  lui affidati, li dirige, li nutrisce, li veste, secondo le istruzioni del magistrato comunale; li accompagna alla scuola, che dura due ore e mez-  zo, e li tiene quindi con se per avviarli nell'ap-  j)rendimento del suo mestiere. Il piano di educazione generale, riguardante come quell'attività concreta e pratica, con cui lo stato, nei limiti del diritto obbiettivo, persegue i pro-  pri scopi: problema che lo Stato moderno ha risoluto  nel senso affermativo non solo, ma anche in modo  cosi ampio, così comprensivo ed efficace, e, sopratut-  to così uniforme « da fiir arguire l'esistenza di una  legge storica, che ottiene nel secolo nostro il suo  esplicamento Lo Stato i)uò dirsi oggi, presso tutte  le nazioni civili, il più grande e poderoso organo per  lo sviluppo della vita intellettuale del popolo.  te lo sviluppo fisico, il morale, l'intellettuale è  stabilito dalla legge. Il padre, appena il figliuolo ha compiuto V anni lo affida al magistrato comunale d'educazione pubblica.  F. discute due gravi questioni, che  risolve con fine accorgimento: l'istruzione è obbligatoria? come rispettare la vocazione individuale e il diritto del padre nella scelta del mestiere?  L'autore, come poi i pedagogisti della Rivoluzione, non vuole l'obbligo dell'istruzione; perchè è inutile obbligare le famiglie quando i vantaggi sono tali che nessun padre é possibile possa volontariamente rinunziarvi. E' anche mia convinzione che quando noi sapessimo attuare, con  le necessarie difierenze volute dal tempo, un'organizzazione scolastica rispondente all'ideale del  Filangieri, apprestando ai piccoli il pane e la  cultura dello spirito ed avviandoli ai mestieri,  e le famiglie cosi vedessero i vantaggi, anzi la  necessità della scuola, sarebbe superfluo ogni  costringimento, Nelle nostre istituzioni scolastiche si va ora  afìermando il principio dell'operosità, con la pre-  parazione manuale alle arti ed ai mestieri, prin-  cipio fattivo genialmente intuito da Pestalozzi  [SERGI - Come la scuola può educare - Nuova Antologia i marzo igio] perchè l'istruzione sia educativa. Il movimento, partito dalla Svezia, si è propagato rapidamente negli Stati civili; ma, in Italia specialmente, la tendenza conservatrice si é  opposta fortemente alla innovatrice, e l'idea del-  la scuola operativa e fattiva incontra ostacoli in  coloro che ne credono assolto il compito con l'insegnamento e l'educazione morale. Di pedagogisti anteriori a F., nessuno aveva proposto, come il Nostro, un ordinamento scolastico che fosse suftìciente a se stesso,  dando modo di provvedersi all'avvenire dei fanciulli. Che se Rabelais vuole che Gargantua spacchi le legna nei giorni piovosi e sappia costrui-  re strumenti e figure geometriche;  se il geyitiluoiuo del Montaigne dev'essere esperto nel ca-  valcare, nel danzare, correre, maneggiare le ar-  mi, e deve aver muscoli di acciaio; se quel- PESTALOZZI Come Geltriide istruisce i suoi figli, Milano; SERGI- Ar/ico/o citato in N. Antologia: ElAh.  e DI ROSA - Coordinazione della scuola Popolare alla Me-  dia - Roma, STOPPOLONr - Rabelais; MONTAIGNE - Essais-Tovi\Q premier- Paris. E' nota la frase del Montaigne. Ce n'est pas  une ame, ce n'est pas un corps qu'on dresse, c'est  un hommc, il n'en faut pas faire à deux. Et comme  dit Platon, il ne faut pas les exercer l'un sans l'au-  tre, mais les conduire ègallement, comme un couple  de chevaux attelez à un mesme timon ] lo del Locke è addestrato al lavoro; (i) se Emi-  lio apprende un mestiere; se Pestalozzi vuole l' attività e la fattività; sono tutti ben lon-  tani dalla concezione di F.; perché i  pedagogisti citati, ed altri, che attingono nei primi, quali Basedow, Salzmann, Froebel, Herbart avevano vagheggiato il lavoro, come scrive Dominicis, come mezzo adatto per temperare il lavoro della mente; come utile esercizio per temperare l'irrequietezza dell'età giovanile; come atto a rendere utili alle moltitudini  le scuole e a dar loro sembianze democratiche;  come mezzo per offrire a tutti, in certe evenien-  ze, modo di vivere esercitando un mestiere; e  anche per rendere sotto alcuni aspetti, attivo e   [FERRARI - Zc^/(-<? ROUSSEAU – Èmile. Rousseau proclama che l'uomo veramente libero è  l'artigiano: «Or, de toutes les occupations qui peuvent  fornir la substance à Thomme, celle qui le rapproche  le plus de l'ètat de nature est le travail des mains;  de toutes les conditions la plus indèpendente de la  fortune et des hommes est celle de l'artisan. PESTALOZZI. F. anche: RACCUGLIA - Il lavoro manuale secondo Rabelais,  Montaigne, Locke - e II lavoro mammle nel sistema educativo di Rousseau- ^2i\Q.rvao. \n- Risveglio  Magistrale - Nello studio del Raccuglia, come da altri  per altre questioni, il nostro F. non vien ricordato.  DOMINICIS, La Vita Interna della Scuola in  Scienza Comparata delV Educazione] concreto l'esercizio del pensiero, Quello che nei citati pedagogisti è, o può  essere, espediente educativo, o anche necessità individuale, come in Rousseau; in F. è necessità, istituzione sociale, diritto e dovere di o-  jjni cittadino e dello stato. Anche oggi i nostri pedagogisti, accettando  il lavoro manuale nelle scuole, lo fanno più, anzi  quasi esclusixamente, per esigenze didattiche, che per  utilità pratiche. Lo stesso Dominicis lo crede sussidiario di altri insegnamenti, che miri a rendere sensibili idee ed applicazioni scientifiche e sia mezzo d'intuizione e di fattività; {Vi'/a /n/ema.) e pensa  che il lavoro industriale nelle scuole non debba esse-  re la preparazione a questo o a quel mestiere; le scuo-  le altrimenti creerebbero delle vocazioni forzate; sì che, prendendo la scuola aspetto di un picco-  lo laboratorio, d'una piccola officina, dovrebbe anche  variare da luogo a luogo, Sergi invece, in un lucidissimo e importante  articolo (A'^. Antologia, i marzo 1910, cit.) vuole una  scuola di cultura mentale per coloro che sono desti-  nati a professioni liberali, e una scuola « per la ini-  ziale cultura mentale e per alcune cognizioni utili ele-  mentari pratiche per la vita e nel tempo stesso scuola di lavoro, di lavoro elementare che avvii al lavoro  completo delle arti e dei mestieri. Chiama giustamente il lavoro manuale, com'è introdotto nelle scuole un simbolo o giuoco rappresentativo. Invece di un  simbolo di lavoro bisogna introdurre il lavoro reale; verrebbero così assicurate le sorti della scuola e dell'educazio-  ne, poiché, fra l'altro, il lavoro educa incosciamente,  sviluppa e affina il sentimento dell'ordine. A mio avviso — scrive — la scuola di questo tipo, che io denomino attivo, dovrebbe aver circa una metà di ore, siano due o tre, consacrate all'insegnamento della lingua e  o delle cognizioni utili elementari; le altre dovrebbero F. discute e risolve così la seconda  questione, cioè — se la scelta del mestiere debba  essere fatta dal padre. Limitare l'arbitrio  del magistrato e del padre, dare all'uno e all'al-  tro una parte nella scelta. Il padre aver dovrebbe il solo diritto di pretendere che il tìglio fosse iniziato nella stessa sua professione. Il magistrato dovrebbe aver quello d'indicare il custode o della stessa professione del padre, quando  questi volesse far uso del suo diritto, o di quella  professione che vuole, quando il padre rinunziar  volesse a questo diritto. Come rispettare la vocazione dei fanciulli? Una delle cure del magistrato particola-  re di ciascheduna comunità esser dovrebbe di  osservare nel corso dell'educazione, se tra' fanciulli per le classi secondarie ripartiti, ve ne siano alcuni che sembrano negati a quell'arte alla essere consacrate al lavoro, chiamiamolo pure manuale,  di mestiere e secondo la tendenza di ciascun fanciullo. Proclama la scuola col lavoro scuola dclV avvenire e  afferma che i nostri ordinamenti scolastici sono invecchiati e in essi facciamo invecchiare i nostri figliuoli,  mentre si attenta alla loro salute e si dà loro un'abitudine di pigrizia e di passività che nuoce a loro e  a tutta la vita della nazione. Ecco l'ideale di F. rivivere in uno dei più illustri scienziati contemporanei.  V. in proposito un interessante studio del COLOZZA - Errori e pericoli degli studi elettivi - in Questioni di Pedagogia, R.orm.  «jualc sono stati destinati, e ve ne siano degli  altri, che manifestino le più sicure disposizioni  o per riuscire in un'altr'arte, o per risplendere  nella classe di coloro che si destinano per servir la società coi loro talenti. Ma come può lo stato sopperire alle spese  ingenti pel mantenimento di tutti i fanciulli, meno degl’agiati? Bisogna destinare alla pubblica educazione  gl'immensi tesori che lo stato spende pel mantenimento delle truppe perpetue. Quando il proposto provvedimento non fosse sufficiente, si dovrebbero impiegare i capitali ottenuti dalla vendita dei demani, destinarvi le rendite del sacerdozio, sopprimere le casse di misericordia e destinare le maggiori entrate del pubblico erario,  secondo il sistema tributario proposto. Per la seconda classe, le spese dell'educazione e del mantenimento sono sostenute dalle  famiglie. Che se si oppone: son poche le famiglie che possono andare incontro a tali spese, F. risponde che anche ciò è un bene,  perchè « se uno mi domandasse qual'è il pae-  se che più abbonda in errori, io gli risponderei  che è quello ove costa meno l'avviarsi nella carriera delle lettere. L'uomo che ha minori errori è il vero dotto. Ma la i^ran sede detrli errori  non è in colui che non sa, ma in colui che sa  male Il paese più culto, a creder mio, sareb-  be quello ove vi fossero meno errori e più ve-  rità diffuse nel volgo e meno semidotti tra gli  scienziati. Col sistema proposto si libera il pubblico  da un peso che dev'essere portato da quelli che  profittano ; e s'ottiene, senza escludere nessuna  condizione dal diritto di poter partecipare alla  educazione superiore, che il numero sia giusto  e moderato. Bisogna notare che gli studi generali, tanto dei futuri magistrati, come dei futuri artisti, guerrieri, o letterati, ecc, sono gli stessi, meno  opportune e necessarie istruzioni speciali.  Il nostro autore vagheggia un tipo di scuola unica, che è tuttavia problema insoluto, e toglie alle Università il carattere professionale,  per darlo agli istituti d'istruzione media. La vita in collegio e la relativa istruzione dura 14 anni, dai 5 ai 19. Al 19° anno il giovane, con le solennità stabilite anche per gl’artigiani, è emancipato, e può, a suo agio, frequentare l'università o darsi all'esercizio della professione. L’università sono di coltura generale e  speciale superiore, di ricerca scientifica e filosofica, destinate per i pochi che hanno doti speciali per eccellere nei più alti rami del sapere. Così costituite esse non possono essere che libere.  Quello che in Rabelais, Locke, Kant, costituiva un insieme di consigli sul nutrimento, sul sonno, sulle vesti, ecc, nella Scienza della Legislazione, diventa Educazione fisica, cioè parte ed importantissima dell'Educazione Generale. Dopo F., le questioni dello sviluppo fisico dell'educando, o più propriamente,  dell'educazione fisiologica, andarono abbracciando molti altri problemi, sì da costituire una scienza a parte, derivata dalla Medicina e dalla Pedagogia: l'Igiene Pedagogica o Scolastica. Le vecchie leggi empiriche sullo sviluppo fisico, sono andate, man mano, trasformandosi  quando non sono state del tutto abbandonate,  in principii scientifici, che partono dallo studio  anatomico e fisiologico del bambino, involgendo  anche questioni speciali relative al periodo ute-  rino e dei primi giorni della nascita [ Si é venuto anche affermando un diritto sa- li) V. STOPrOLONI - Rabelais - cit.; FERRARI - Locke - cit.;VALDARNlNI, La Pedagogia di Kant, Torino. LUSTIG, Igiene della Scuola, Milano; DEA, La Guida della madre, Milano]  nitario scolastico, che abbraccia le c[uestioni re-  lative all'editicio scolastico, alle malattie della  scuola, all'orario e ai programmi, al materiale didattico, agl’esami, alle vacanze, ecc. (In F.  l'EDUCAZIONE FISICA, come poi in Spencer, è questione capitale  per la felicità degli uomini. Partendo dal principio generale: come  l'uomo ha perfezionato tutto e si è reso padrone della natura, così può migliorare e perfezionare la propria specie — l'autore presenta un  piano di EDUCAZIONE FISICA che, se naturalmente  è stato sorpassato dalle regole mediche ed igieniche moderne, pure rivela la maturità dei suoi  studi e della sua intelligenza.   ì^éX Educazione fisica F. comprende gl’oggetti principali: nutrimento, sonno,  vestimenta e nettezza, esercizi, vaccinazio7ie. Egli  si rifa da Montaigne, da Locke, da Rousseau;  ma correggendo e migliorando dove crede sia  più consono ai dettami della scienza e alla pratica della vita. Propone certe differenze di educazione fisica tra I FANCIULLI DELLA PRIMA E QUELLI DELLA SECONDA CLASSE. Segue la dottrina greco- ro-  [DOMINICIS - Linee di Pedagogia; e- Sociologia Pedagogica; SPENCER - Dell'educazione int. mor. e fisica] mana, fatta propria da Locke, ^q\X indurimento Dà grande importanza agl’esercizi, (ginnastica)  attribuendo ad essi, non la sola azione tendente  a fortificare ed abbellire il corpo, con la conseguente vigoria intellettuale, ma anche un'utilità pratica, specialmente col NUOTO e con le passeggiate notturne; ed un'utilità nazionale, con gl’esercizi militari. È compreso ormai da tutti, come bene scrive COLOZZA (si veda), che LA GINNASTICA, se non ò  la disciplina migliore per promuovere il funzionamento organico, è senza dubbio utilissima pel perfezionamento morale specialmente per i  giuochi, con cui si educa il non volere, che è  gran parte della disciplina morale. Ormai la ginnastica, nel piano delle discipline scolastiche é assurta a materia importantissima, specialmente in Francia, dove é anche  preparazione pel futuro soldato, e dove, svolgendosi e perfezionandosi, potrà avviare, secondo  l'ideale di F., la nazione alla diminuzione rilevante, se non alla scomparsa dell’esercito-  permanente. F., in relazione alle proposte sull'abolizione delle truppe  perpetue, ha interesse che i giovani si rendano  [COl^OZZK - Del potere d' inibizione - Q\\.. COLOZZA, Il giuoco nella Psicologia e nella Pedagogia - forti per sopportare le fatiche degli esercizi militari proposti negl’ultimi anni d'istruzione, e  quelli della guerra, qualora la patria richiedesse  l'aiuto dei cittadini per la propria difesa. F. segue l'indirizzo di cjuella che  ora va sotto il nome di ginnastica inglese,  Come Locke e Rousseau, consiglia IL NUOTO, oltre che per utilità pratica, per la nettezza e la vigoria del corpo. Suggerisce le escursioni notturne, attingendo l'idea rxeWEinilio. L’abituare i fanciulli all'oscurità, egli dice, significa frenare la loro immaginazione, estirpare molti errori ed abituarli ad essere coraggiosi. Io credo gl’esercizi notturni utilissimi anche  per l'educazione del potere inibitorio, e per lo  sviluppo della riflessione e dello spirito critico;  poiché i fanciulli, alle eccitazioni del mondo esterno, che l'abitudine dell'osservazione dimostra loro non sempre prodotte dalle apparenti cause, ma effetto d'illusioni, specialmente ottiche ed acustiche, non reagiranno prima che tra percezione e deliberazione non sia intervenuta una sosta,  un periodo di concentrazione, per quanto fugacissimo. L'attenzione, da involontaria si trasforma in volontaria ad ogni nuova immagine, mettendo in moto l'osservazione attenta e la riflessione. Li credo altresì utili pell’educazione dei  [DOMINICIS, La Vita Interna della Scuola-  sentimenti sociali, perché l'uomo, e specialmente il bambino, mai È TANTO PROCLIVE ALLA SIMPATIA, quanto allorché teme. Allora si sentono PIÙ FORTI I VINCOLI DI SOLIDARIETÀ fra l'uomo e la specie. F. propone che a siffatti esercizi  sieno dedicate tutte le sere delle vigilie delle feste; io credo più opportune, per ovvie ragioni igieniche ed educative, le ultime ore della  notte, prima dell'alba. F. fa rientrare r\é\l’educazione fisica l'innesto del vaiuolo; ed è merito suo averne proposto l'obbligo per tutti i fanciulli, quando esso è contrastato da diffidenze molte e da  pregiudizi popolari, — Come abbiamo avuto agio di vedere  il sistema educativo di F. differisce essenzialmente da quello dei pedagogisti anteriori a  lui, co' (juali abbiamo spesso stabilito dei confronti, e da cui egli deriva qualche principio ge-  [ Rousseau, dominato dall'idea di lasciar fare la  natura in tutto (si notino i versi di SENECA, posti in  principio dell'Emilio Sanabilibus aegrotavius malis ipsaqnc nos in rectum Goiitos natura, si cmeìidari veliìuus, Jiival (De Ira) è contrario  all'innesto; o meglio. Il sera inoculò, ou il ne le sera pas, sclon les temps, les lieux, les circonstances:  cela est presque indifFérent pour lui. Si on lui donne  la petite vérole, on aura l'avantage de prévoir et connoìtre son mal d'avance: c'est quelque chose: mais s'il  la prend naturellement, nous l'auron preservò du mé- docili.]  nerale: Locke e Rousseau. La morale del gentihwmo e quella di Emilio non può certamente esser quella del cittadino del F.. PER ROUSSEAU LA MORALE È UN ACQUISTO FATALE NEL FANCIULLO. Solo la società degl’uomini puo renderlo tristo, pervertirlo. Niente azione deliberata, metodica, per promuoverla. Il bambino fa da sé, e sa comportarsi nella vita perchè sa giudicare, e discernere il vero dal falso, il bene dal male.  Locke mette avanti la disciplina dell'esempio e la molla potente del sentimento di dignità personale. Ma quali i mezzi? La sola azione della famiglia e del precettore. La morale di F. nasce dalla fusione delle disposizioni e degl’acquisti individuali con l'azione sociale.  Il sistema di Locke si esaurisce in un insieme di precetti e di esempi, e nella convinzione che il sentimento dell'onore tutto può;  quello di Rousseau, nel sentimento egoistico dell'utile personale: ad bono?- ', il sistema di F. è la coordinazione del bene individuale e del collettivo, nasce dai rapporti tra individuo e società, e si sviluppa con e per la società, in mezzo a cui e per cui si vive. La morale diventa cosi sociale, non è più  individuale; e i mezzi per lo svolgimento di essa non possono essere forniti che dalla società,  tenuta presente la natura dell'educando, la sua destinazione, il line cui si tende. Come la psicologia metafisica, individualista,  si evolve in psicologia collettiva e sociale, sbandite le facoltà e i sentimenti innati, così la morale singola, individuale, effetto spontaneo della  moralità innata, si trasforma in morale sociale,  derivante dalle contingenze e dai rapporti sociali. Giustamente F. afferma che dicesi coscienza vioi'ii/c, ma dovrebbe più esattamente chiamarsi coscienza sociale  L'intervento dello Stato diventa necessario  perchè la famiglia non può, per le sue condizioni morali, intellettuali, economiche, apprestare  quel concorso di circostanze atte allo sviluppo  della moralità; e perchè, per se stesso, l'ambiente famigliare é insufficiente, mancando in esso  gli stimoli: l'azione cioè dell'imitazione e dell'esempio, che sono condizioni essenziali. Rousseau, come nega l'azione della società e il non intervento di essa in educazione, nega conseguentemente che lo stato puo o deve intervenire nell'educazione morale del cittadino, nella sua conformazione ad un dato ideale etico. Questo principio è accettato dal Tolstòi, il  (luale, come abbiamo accennato, é seguace del-  la dottrina del Ginevrino ; e l'intervento in edu-  cazione morale contesta anche alla scuola, per- [FERRI; VIDARI - Ele-  menti di Etica -ÌA\\,\x\o]  che: « i" Essa non deve intervenire nella formazione del carattere e delle credenze di colui che viene istruito, al quale si deve lasciare assoluta  libertà di ricevere, secondo meglio gli aggrada,  l'insegnamento che pare meglio corrisponda ai  suoi principii. Non si può teoricamente provare la possibilità del non intervento della scuola in  educazione. La sola cosa che lo conferma è l'os-  servazione che dimostra come le persone che  non hanno ricevuto educazione alcuna, cioè  che sono state esposte alle sole influenze istruttive libere, le persone del popolo, sono più fresche, più potenti, più indipendenti, più giudiziose, più umane, più necessarie delle altre. La  scuola deve avere un solo scopo: la trasmissione del sapere, dell'istruzione, senza cercare però dì penetrare nel dominio morale delle con-  vinzioni, della fede, del carattere. Io credo che la ragione dei principii negativi di Tolstòi sull'ingerenza dello Stato e della  -scuola in educazione morale, va trovata nel sen-  timento di ribellione ch'egli intende trasfondere  contro il governo del suo paese, che esercita sul  popolo una doppia oppressione, politico -religio-  sa, anche per mezzo della scuola. La scuola di  Jasnaia Poliana non vuol essere dunque conside-  [Qui la parola educazione Tolstòi adopera nel  senso ristretto di ammaestramento. POLITO - Il pensiero pedagogico di Tolstòi – CU] rata che quale aperta ribellione a ogni domma  politico, religioso e anche pedagogico, ma sopratutto religioso,  La Key, altra illustre seguace della dottrina del Rousseau, proclama il principio della pie-  na libertà in educazione morale, perchè lesinterventions de l'éducateur d 'aujourd'hui, qu'elles soient tendres ou rudes, détournent ces effets  (gli efìetti dell'evoluzione naturale e dell'adattamento) au lieu de les laisser agir avec toute  leur rigueur; per modo che le plus grand  crime que commette contre l'enfant l'éducation  actuelle, c'est de ne pas le laisser en paix. Le  but de l'èducation future sera, au contraire, de  creer un monde de beaut^, au sens propre et  au sens figure, dans lequel laisserait l'enfant se  dévellopper et se mouvoir librement jusqu'au  moment ou il se heurterait à la frontière inébranlable du droit des autres. Cosi che  Laisser la nature elle méme agir tranquillement  et lentement, et veiller soulement à ce que les  conditions envirronnantes soutiennent le travail  de la nature; Voila réducation. Che lo stato e la scuola debbano interve- [CESCA - Religiosità e Pedagogia moderna - CU; e -Religione morale deW umanità – Bologna; KEY - Op. cit. Trad. frane.] nire nell'educazione morale, meno le esagerazio-  ni individualistiche di pochi, ora non è chi con-  trasti. Giustamente osserva DOMINICIS (si veda) che,  sopprimere nell'educazione l'ambiente é quanto  sopprimerlo in biologia, Stabilita la natura dell'educazione morale,  la sua necessità, quale il fine? La destinazione degl’individui della prima classe è di servire la società colle loro braccia. Gl'interessi della  società sono di trovare in essi tanti cittadini laboriosi ed industfiosi in tempo di pace, e tanti  difensori intrepidi in tempo di guerra; buoni  coniugi e migliori padri, istruiti dei loro doveri,  come dei loro diritti; dominati da quelle passioni che alla virtù conducono, penetrati dal rispetto per le leggi e dall'idea della propria dignità. Per i fanciulli della seconda classe, alcuni fini speciali debbono adattarsi alla diversa  loro destinazione sociale, e quindi variare i mezzi educativi. Nel piano di F. l'educazione morale, specialmente PER I FANCIULLI DELLA PRIMA CLASSI, ha il primo posto. Essendo riservata al custode la cura di avviare i fanciulli al mestiere; dlV istruttore quella  di fornire le cognizioni elementari indispensabi- DOMINICIS (si veda) Antropologia Pedagogica – F.] li anche all'esercizio dell'arte, l'ufticio più impor-  tante nelTeducazione pubblica non poteva esser  che quello deW /sù'ué/orc viorale, che F., con ra<^ionc, vuole affidato a chi possa e-  sercitare un'azione grande nell'animo dei fanciulli, sia per la sua posizione sociale, come per le doti intellettuali e morali: cioè al viagistrato che  presiede all'educazione del comune. F. distingue le istruzioìii dai discorsi morali. Le istruzioni durano un anno; i  discorsi vanno continuati per tutto il tempo del-  l'educazione. Le prime hanno un ordine stabilito dal legislatore e si ripetono ogni anno, le seconde sono ad arbitrio del magistrato.   Le istruzioni costituiscono un corso di mo-  rale umana e civile che si svolge in un anno;  però F. propone che sia ripetuto un  secondo anno, in maniera che, ogni giorno, terminata la lezione, il magistrato proponga dei  dubbi da risolvere (problemi morali e sociali)  specialmente agli alunni del secondo anno. Terminato il corso delle istruzioni  morali, i fanciulli sono ammessi ai discorsi morali, tenuti dallo stesso magistrato. Vi assistono  tutti i fanciulli lino al termine della loro educazione. La legge, mentre stabilisce gli oggetti generali dell’istruzioni, che sono le due massime  le fjuali contengono tutti i principii di giustizia  -e di virtù umana: non fare agli altri ciò che  non vuoi si faccia a te; procura di fare  agli altri tutto quel bene che puoi, lascia a  discrezione del magistrato la forma, lo svolgimento, la materia dei discorsi. Stabilisce però alcuni oggetti da svolgersi, riguardanti: la virtù, la  patria, la verità opposta agli errori della pubblica opinione, la dignità umana, il lavoro, il matrimonio, Ma le istnizioni e i discorsi debbono essere  vivificati dall'esempio, fornito specialmente dal  magistrato e dal custode. Il nostro autore propone la lettura di romansi per i fanciulli che possono assistere ai  discorsi morali; cioè specie di biografie di uomini eccellenti nei rami dell'attività umana e del  sapere: dalla storia del fabbro, del marinaio, del  contadino, che si sono distinti, a ciucila del magistrato, del filosofo, ecc. Il desiderio del F., in tanto fiorire  di letteratura scolastica, ò rimasto inascoltato.  Meno qualche lavoro eccellente, di azione poten-  temente educativa, nei nostri libri per i fanciulli  facilmente si scorgono contrasti vivi e stridenti  tra il mondo vissuto dai piccoli, e che vedono  vivere, e quello che loro si presenta; tra i loro  bisogni, e la pesante, contorta mole di morale  e di scienza che s'intende loro apprestare, senz'ordine e senza misura. Diventano maggiori i contrasti, più sciocche le pretese nei libri di lettura,  \ (inali, perchè siano, come si vuole, il punto  di concentrazione dell'insegnamento etico ed ar-  tistico, dovrebbero guadagnar subito l'interesse  e la benevolenza dei piccoli. L'arte di scrivere  codesti libri è divenuta facile occupazione, sì  che la lettura, noiosa ed arida per il maestro,  è per il discente, vuota, tediosa, nociva.   La nostra coltura ed educazione scientifica  non si rispecchia affatto nell'educazione scolasti-  ca pel tramite del libro di lettura, come se la  scienza si svolgesse per esigenze dialettiche e  vivesse lontana dalla vita, nelle aule delle Uni-  versità e nelle riviste. Mentre, specialmente negli Stati Uniti e in Francia, la scienza pedagogica ha una profonda ripercussione nei sistemi  l)ratici educativi, e i libri scolastici tendono a  rispecchiare le nuove tendenze, da noi trionfa  ancora il catechismo rimodernato e la filosofia  del buon Candido di Voltaire. E allora? Bisogna creare una nuova lettera-  tura scolastica infantile, il contenuto della quale  trovi fondamento nella scienza contemporanea e  si espanda nei contrasti, nelle lotte, nei dolori,  nelle gioie vere della vita che i piccoli vivono  e che vivranno adulti, e nell'etica nuova attinga  ispirazione e materia, Sui libri di lettura è un volumetto di L. \^5•  C\TTlKl- / t/óri sco/as/ùi - San Remo; il quale Oltre i ro7na7iz{, F. consiglia la  compilazione di un notiziario di avvenimenti che possano esercitare azione educativa. In questi ultimi tempi, s'è venuta afferman-  do l'idea, credo manifestata primieramente dal  Ciralli, (ispettore scolastico, perito nel disastro  di Messina) d'introdurre nelle scuole la lettura  del giornale, che DOMINICIS (si veda) reputa efficace, specialmente per l'educazione del sentimento di nazionalità e per i progressi della cultura [ Si debbono premiare le buone azioni, la  buona condotta, la diligenza, lo studio, le buo-  ne maniere? Gli antichi, legislatori e scrittori,  ammettevano, senza restrizioni e limitazioni, tanto i premi, quanto i castighi; e i gesuiti specialmente, ne fecero poi mezzo esclusivo per il  governo della scuola: sistema al quale s'informò  in gran parte la pedagogia moderna.  Lo stesso Locke, il quale ammette i pubblici premi, e, in certi casi, cioè per ostiìia-  zione o ribellione, anche la fnista, a somiglianza svolge una critica ricca di richiami psicologici e materiata di fatti, sulla forma, sul contenuto, sul fine dei  nostri libri scolastici, pervenendo alla stessa mia conclusione, cioè che manca ancora da noi il libro adatto  alla psiche del bambino e alle esigenze della morale  sociale. DE DOMINICIS, La Vita Interna della Scuola, CU. FERRARI - A(?c/r - OV.  di (juanto praticavano i gesuiti, consiglia che  il frustatore (corrector mormn dei Gesuiti) sia un  servo. Locke vuole così perchè il figlio non sen-  ta avversione verso il padre. Locke sconsiglia le ricompense materiali. I  fanciulli mostrano viva compiacenza per una parola d'incitamento, per un semplice sguardo di  approvazione, e si rattristano e soffrono all'indifferenza della madre, ad uno sguardo severo del  padre.  I fanciulli debbono essere trattati da  uomini: ecco il principio direttivo della pedagogia morale di Locke. Mentre così la dottrina del governo del fanciullo è fondata per Locke sull'esercizio e sull'abitudine; per Rousseau, il quale vuole che  la seule habitude qu'on doit laisser prendre  à l'enfant est de n'en contracter aucune, tanto che consiglia qu'on ne la porte pas plus  sur un « bras que sur l'autre. il governo, cioè  l'azione deliberata del docente sul discente per  avviare questi secondo un fine, è assolutamente  nulla. Bisogna lasciar completamente libero il  fanciullo, perché il solo che sia padrone della sua  volontà é colui che non ha bisogno di stendere  le sue braccia verso quelle di un altro: niente  [COMPAYRÉ -FERRARI FERRARI ROUSSEAU – Émile] premi, niente castighi: le ingiunzioni e i constringimenti sono contrari alla formazione del carattere. Questi sono i capisaldi della dottrina delle  conseguenze naturali, che lo Spencer dovrà quin-  di maggiormente illustrare e diffondere. PESTALOZZI trascura di dare speciali sug-  gerimenti sull'educazione morale, cui crede di  poter pervenire con l'amore alla madre e Vistmzione religiosa, Sono F. prima, Herbart poi che ne fanno speciale ed importante oggetto, indipendentemente dall'azione dell'insegna-  mento religioso. E la pedagogia del governo dell'Herbart ha molti punti di somiglianza con la  disciplina morale di F., specialmente per  ciò che riguarda i castighi. Herbart, seguendo PESTALOZZI (si veda) e Kant  nella teoria del bene per il bene, non ammette  premi; e segue anche, facendola propria, la dot-  trina delle punizioni di Kant. Cosa curiosa, scrive Dominicis, molti vorrebbero nelle scuole castighi e non  premi. Ma perchè si dovrebbe prescindere nell'educare l'uomo in formazione, l'uomo piccolo,  da quello da cui non sanno fare a meno gli uo-  mini formati, gli uomini adulti? Scopo supremo PESTALOZZI, Come Gdtìude istruisce i suoi figli; KANT-ZdT Pedagogia -TxzA. it. Torino, DE DOMINICIS, La vita Interna] dell'educazione ó di certo, il condurre gli alunni ad amare il bene per sé. Ma se nessuna società ha saputo finora prescindere da distinzioni, da  ricompense e da lodi, se uno sterminato numero  di uomini adulti vi è stato e vi é tanto sensibi-  le, perchè si dovrebbe rinunciare alle distinzio-  ni, alle lodi e ai premi nella società scolastica?  Non è anche il premio un mezzo adatto, non  solo per punir meno, ma per guidare, colle lu-  singhe di soddisfazioni immediate, gli alunni deboli a potersi compiacere in seguito del bene e  della virtù per se? >> E F.: Due  passioni, l'una piccola, l'altra grande; l'una perniciosa, l'altra utile; l'una incompatibile colla grandezza dell'animo e l'altra a questa costantemente associata, procedono entrambe dall'istessa origine. La vanità e l'amor della gloì'ia sono  queste due passioni, e il desiderio di distinguersi  ne è la madre comune. Questo desiderio di di-  stinguersi, indizio ed effetto della sociabilità; que-  sto desiderio che si manifesta nel barbaro e nel  civile, nello stolto e nel saggio, nell'empio e  nell'eroe, questo desiderio che si annuncia fin  dall'adoloscenza, e che accompagna l'uomo fino  alla tomba; questo desiderio, io dico, produce  l'una e l'altra passione, a seconda che é male o  bene maneggiato e diretto. Egli diviene vanità  negli uni, amor della (gloria neofli altri. F. Ammessi i premi, fondati sulla pubblica o-  pinione, vuole siano assegnati con solennità, e  che il giudizio sia dato dagli stessi fanciulli, F. proscrive l'uso del bastone. Non  bisogna mai battere i fanciulli, per nessun motivo, perchè non si deve permettere che i mezzi destinati a risvegliare l'idea della dignità, vengano combinati con quelli che avviliscono e che  degradano. I fanciulli abituati alle pene corporali, perdono la sensibilità e diventano vili, ipocriti, vendicativi, crudeli. Tanto il magistrato, quanto il  custode, così nel correggere, come nel punire,  dovrebbero serbare quella freddezza che dipende dalla ragione, e mai abbandonarsi a quel ca-  [Per tutto quanto ha rapporto con la discipli-  na scolastica e la formazione del carattere, benché af-  fidi alla religiosità, come la più parte dei pedagogisti  tedeschi, un'azione preponderante, vedi: FORSTER- Se leo/a  € Carattere - Tvdid. it. Torino,  dove riferisce il sistema americano e svizzero del self-  governeìiimeìit e dello school - city - system, che affida ap-  punto d\\di public - opinion l'assegnazione dei premi e  delle ricompense. F. anche: BAIN- C^/>. f/V, il quale scrive. Il principio di Bentham del giurì  della scolaresca, benché non riconosciuto formalmente  nei metodi moderni, vige sempre tacitamente. L'opinione della scuola, nel massimo suo d'efficienza, é il  giudizio riunito del capo e dei membri, del maestro  e della massa; ogni qualunque altro stato di cose è  guerra, benché anche questa non si possa evitare. F. lore e a (luei trasporti che indicano passione,  Nel piano di educazione morale tracciato  da F., entra poco l'insegnamento reli-  gioso, ed entra in quanto costituisce un omaggio al creatore, al di fuori di qualsiasi credo  religioso, perché i princii)ii di morale non deri- [Da Locke, a Kant, a Herbart, a F.,  tutti in ciò sono d'accordo, ma in pratica non riesce  molto facile. Sul sistema punitivo scolastico, come sul sociale,  non può certo essere detta ancora l'ultima parola; è  necessario prima determinare con certa precisione gl’impulsi, i moventi psicologici e sociali dell'azione, de-  finire le basi della responsabilità, sfrondare la mente  di legislatori e di maestri da molti pregiudizi psicologici, religiosi, sociali. La questione del libero arbìtrio  é d'importanza primaria; e F. giustamente scrive. La negazione del libero arbitrio può soltanto e  deve avere influenza nel sentimento che accompagna  questa reazione difensiva; poiché così nelle punizioni  famigliari, come in quelle scolastiche, come in quelle  sociali, chi crede al libero arbitrio reprime gli autori  di un atto sconveniente o dannoso con sentimenti di  rancore, o per lo meno con ciò che dicesi risentimento in quanto attribuisce il fatto alla malvagia volontà (anche nei bambini!). Il determinista invece si difende o reprime per quanto è necessario, ma senza  rancore e colla persuasione, togliendo le occasioni al  mal fare o distraendo per vie meno dannose le tendenze individuali. Piuttosto che abbandonare i bambi-  ni o gli scolari alla propria espansività fisio-psicologica per reprimere gl'inevitabili eccessi, limitandosi  tutt'al più all'inutile tentativo di prevenirli con le misure o le imposizioni, vai meglio incanalare la loro  attività per vie utili, distraendola con occupazioni adatte e sopratutto togliendole gl'incentivi degli urti  e quindi delle .sopraffazioni vano dalle pratiche del culto. F. affida la cura dell'istruzione religiosa allo stesso magistrato. Se mi si opporrà che questa cura dovrebbe essere affidata ai  ministri dell'altare, piuttosto che al magistrato  educatore, io risponderò che, siccome niuna re-  ligione proibisce ai padri d'istruire nei loro dommi  i figli, molto meno potrà proibirlo al magistrato  che dalla pubblica autorità viene scelto per farne le veci; dirò che non si deve mai inutilmen-  te moltiplicare il numero degli istruttori, dirò  che il magistrato si dee supporre più istruito  nell'arte d'istruire i fanciulli, di quello che lo  può essere un uomo, che a tutt'altro oggetto ha  rivolte le sue cure, dirò finalmente che, finché  non si combinino perfettamente gl'interessi del  sacerdozio con quelli della società e dell'impero,  è sempre pericoloso il metterlo a parte della  pubblica educazione. Egli assegna alla religione l'ultimo posto nel  suo piano di educazione morale, e vi spende po-  che parole, sperando che il lettore non lo accu-  si per ciò di riconoscervi poca importanza. Gli  è che, si giustifica l'Autore, se non scrivesse per  tutti i paesi, per tutti i popoli, per tutti i tempi; se l'universale e il perenne non fossero l'og-  getto della scienza; o pure se uno fosse il tempio, una l'ara ed uno il nume; se comune fosse  il culto, uniformi i dogmi e la fede uniforme  presso tutti i popoli ed in tutti i tempi, potrebbe entrare in dettagli che allo stato delle cose è conveniente evitare. La ragione dell'esclusione dell'elemento religioso in educazione morale va anche ricercata  nell'intima convinzione dell'Autore che la morale é al di sopra di (jualunque religione. Però, nel-  la preoccupazione costante di rendere accetto a  tutti il suo piano educativo, egli tempera con  certa forma il suo pensiero ardito, e, questa volta eretico. Ecco perchè non accoglie l'idea del Rousseau, che non vuol si parli di religione ad Emilio, se non quando sarà in grado di comprendere la divinità, senza farne oggetto d'idolatria. Il nostro autore dichiara che non ammette né  contrasta tale teoria; però, pur suggerendo che  l'insegnamento religioso cominci quando i bambini sono ammessi ai discorsi morali, (9-10 anni) scrive che se non si vogliono fare dei fanciulli tanti idolatri, o almeno tanti antroponiorfiti, il  magistrato non risparmierà alcuno dei mezzi atti a comunicar loro la più semplice e la più augusta idea del divino, allontanando dalle sue [F. ROUSSEAU Èmile. espressioni tutto ciò che potrebbe associarla alle materiali immagini, alle quali l'uomo è purtroppo  inclinato a rappresentarla, Mira del magistrato, nell'educazione del sentimento religioso, dev'esser di prevenire il fanatismo e le false massime di morale; perniciose, specialmente nel popolo. Poche preghiere,  semplici e brevi, ma piene di luminosi principii  di morale universale. Epperò nessuna differenza tra le istruzioni morali dei fanciulli della  prima e della seconda classe. Qualche difierenza  solo nei discorsi morali. Poiché i fanciulli della prima classe sono  più esposti alla viltà, e quelli della seconda all'orgoglio, per la loro diversa condizione sociale,  bisogna fare in modo che tali due opposti sentimenti scompaiano negli uni e negli altri, espo-  [Sulla tendenza antropomorfa del bambino e su  quello che Cesca chiama secondo momento del compito negativo deW istruzione , cioè lo sradicamento della  tendenza antropomorfa, vedi lo stesso - Coltura e Istruzione Anche: SPENCER Principii di Sociologia il  curioso brano di poesia in francese arcaico, narrante  come Domeneddio sia andato in Arras, ad imparare  le canzoni del paese, come vi cadde malato e come  fa curato da un trovatore, che lo fece ridere. Si ricordi che tutta la poesia provenzale e la provenzaleggiante italiana, fino alla scuola del dolce stil novo, soggiace alla tendenza animistica, con la personificazione del sentimento dell'amore. F.. Art. nendo loro i principii  deirumana eguaglianza, del rispetto che si deve all'uomo; dell'ingiustizia di quello che si cerca nella sola condizione;  dell'insania, dell'orgoglio e della piccolezza della  vanità. Nei bambini della seconda classe bisogna specialmente sviluppare il sentimento dell'umanità e della compassione. Per divenir compassionevole un fanciullo, bisogna ch'egli sappia  che ci son degli esseri simili a lui, che soffrono  ciò che egli ha sofferto, che sentono i dolori ch'egli ha intesi e ch'egli sa di poter sentire. Bisogna finalmente che la sua immaginazione sia  attiva a segno da potergli presentare e comporre queste dolorose immagini, allorché vede soffrire, e da trasportarlo, per così dire, fuori di se  medesimo per identificarlo coU'essere che soffre. E sopratutto bisogna rinvigorire, stringere i vincoli sociali, che l'inevitabile disuguaglianza  delle condizioni tende purtroppo a indebolire; e  promuovere la civiltà delle maniere, con l'esempio fornito da tutti coloro che circondano il bambino. Per i fanciulli della seconda classe il Fi-  langieri consiglia la lettura de Le Vite di Plutarco, seguendo il consiglio di Montaigne, accolto da Rousseau. F.. MONTAIGNE - i^^^a/V ; ROUSSEAU Evi il e - Cit. In conclusione, il sistema morale di F. i partendo dal principio dell'utilità sociale, principio tanto combattuto dal Rousseau, tende  a coordinare gl'interessi dell'individuo con quelli  della collettività, per raggiungere il fine della  diffusione della morale sociale: é l'azione armonica di tutti i cittadini onde raggiungersi il trionfo della giustizia, con la libertà, l'uguaglianza, la fratellanza. Credo inutile aggiungere che l'educazione  morale di F., educazione della scuola e  della vita, è essenzialmente laica, umana, tanto  nel contenuto, quanto nella forma.   E' questo uno dei meriti grandissimi del  filosofo napoletano, che ha potentemente contribuito a indirizzare le istituzioni scolastiche verso il tipo ancor tanto contrastato dai fautori della  vecchia filosofia della vita, in opposizione recisa  coi fautori della filosofia della scienza, l'aureo libro del CESCA La filosofia della  i///a – Messina. L'Autore, sul contrasto da noi accennato scrive. La perduranza della lotta si deve a parecchie ragioni, non soltanto intellettuali, ma anche morali e più specialmente sociali. La concezione teologica é sempre viva, non solo perchè è il prodotto  dell'eredità di una lunga serie di secoli e perché soddisfa il bisogno di quiete e la tendenza misoneistica  cotanto diffusa in tutte le classi, ma anche perchè è  legata tenacemente lA principio di autoritcà, e quindi  è sì il riflesso che la base dello spirito di conservazione del passato nell'ordine economico e nell'ordine politico. Tutti coloro che temono di perdere qualche cos Ci è differenza tra una nazione  che nasce, ed una nazione adulta. ROMOLO e NUMA seppero trovar la  moneta onde comprar l’opinione  dal popolo nascente, e i loro successori seppero mutarla, allorché si  doveva comprare da un popolo adidto. Ed in fatti ne’ tempi più  illuminati fu stabilito tra i Romani che j consoli, i tribuni del  EJiano Far. Histor. lift., Plut. nella vita di Licurgo. Delle regole generali della scienza  della legislazione. Oggetto unico ed universale della Legislazione dedotto dall’origine della società civile. Di ciò che si comprende sotto il principio generale della  tranquillità e della conservazione e dei risultati che ne derivano. La legislazione, non altramente che tutte ie altre facoltà j deve avere le sue regole, e i suol errori sono sempre i più gravi flagelli delle nazioni. Della bontà assoluta delle Leggi. Della bontà relativa delle; Leggi. Della decadenza dei Codici. Degl’ostacoli che s’incontrano nel cambiamento della Legislazione d’un popolo, e dei mezzi per superarli. Della necessita d’ un censore delle Leggi, e dei doveri di questa nuova magistratura . Della bontà relativa delle Leggi considerata riguardo  agli oggetti che costituiscono  questo rapporto. jfij I oggetto di questo  rapporto: la natura del Governo. Proseguimento dell istesso oggetto, su d’una specie di governo che chiamatisi misto. II oggetto del rapporto delle leggi: il principio  che fa agire il cittadino nei  diversi Governi. Oggetto del rapporto delle Leggi -- il genio, e  l'indole dei popoli. Oggetto del rapporto delle Leggi : il clima. Oggetto del rapporto delle Leggi: la fertilità  o la sterilita del terreno, gfo  Sesto oggetto del rapporto delle Leggi: la situazione e l’estensione del paese. Oggetto del  rapporto delle Leggi: la religione del paese. Ultimo oggetto del rapporto delle Leggi: la maturità del popolo. DELLE LEGGE CRIMINALE. Della Procedura. Prima parte della criminale procedura. Dell’accusa giudiziaria presso gli antichi. Dell’accusa giudiziari pressoi moderni. Nuovo sistema da tenersi riguardo all’accusa giudizio ria. informa da farsi nel sistema della procedura inquisitorial.Seconda parte della procedura criminale. L’intimazione all'accusalo, eia sicurézza della suapersona. informa da farsi in questa parte della criminale procedura. Delle condanne per contumacia. Terza parte della criminale procedura. Delle pruove c degli indizj del delitti. Sulla confessione libera ed estorta. Parallelo tra giudizi del divino de’tempi  barbari, e la tortura. Principj fondamentali, dal quali dee dipendere la teorìa delle pruo've giudiziarie. Della certezza morale. Risultati de principj che si sono premessi. Canoni di giudicatura che determinar  dovrebbero il criterio legale. parte della criminale procedura. Della  ripartizione  delle  Mudi,  zie ne funzioni, e della  shltadd  giudict  del fatto. Della viziosa ripartizione della giudiziaria autorità in una gran parte delle nazìoniàì Eurol’a • m <up. Appendice all’antecedente capo sulla feudalità. Piano della nuova ripartizione da farsi delle giudiziarie j funzioni per gl’affavi criminalii. Divisione dello Stato, ggs Articolo % Scelta dei presidi. Funzioni di questamagistratura. Durata di questa Magistraiurae suo salario. Articolofj. Be’ giudici del fatto. «?oa Requisiti legali che ricercar si dovrebbero in questi giudici. Funzìoni di questi giu- Numerò di questi giudici in ciascheduna provincial? ed in ciaschedun giudizio. Delie ripulse di questi giudici. De’ giudici del dritio. Numero di questi giudici in ciascheduna provincia. Funzioni di questi giùdici, Delle sessioni ordinarie di giustizia. Delle sessioni straordinarie. Magistratura per ogni comunità. Della criminale procedura. La difesa. Criminale procedura. La sentenza. Appendici della sentenza che assolve, 05tr cle/7a- riparazione del danno, e del giudizio di calunnia. Altra appendice della sentenza che assolve, e della senzensa che sospende il giudizio. Appendice detta sentcnza che condanna, e corichili- 5Ìone del piano geiiera Ze  diri/ornia c'fre si è proposta. La scienza distoglierlo dal provvedersi de Legislazione, del  destino.Per Della  colorchecker I«x-rite. Grice: “There are many references, but unsystematic, to the Romans, or to Roman Law, -- but not a systematic chronological thing. Romolo is cited twice, and there are passing comments on the Twelve Tables and its corrections, how the Romans were disallowed to sell their own children. There’s a critique to the dislike for the frugality that the Roman law enjoined. Also a praise for the ‘dittaura’ – there are references to Cicerone – but he just as well comments on the Greek law, and modern law from France and other European countries. His illuminism is based after all on Montesquieu! But the references to the Roman and the Roman law have been systematically studied. He refers to an ‘emering nation’ as Rome was under Romolo – and he makes passing comments on aristocracy, monarchy, mixed government, republic, and the question of citizenship – how the Romans bestowed Roman citizenship on habitants of cities other than Rome! Etc. Gaetano Filangieri. Filangieri. Keywords: lo stato secondo ragione,  ‘stato naturale’ ‘stato civile’ – costume – il romano – le costume dei romani – devere e volonta – implicatura deontica – passione e ragione – illuminismo – anti-clericalism – anti-Roman – Grice: “Catholicism gives a bad name to ‘Roman’!” -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Filangieri” – The Swimming-Pool Library. Filangieri.

 

Grice e Filippis: la ragione conversazioanle e l’implicatura conversazionale metafisica – scuola di Tiriolo—filosofia catanzarese – filosofia calabrese. filosofia italiana – Luigi Speranza (Tiriolo). Filosofo tiriolese. Filosofo catanzarese. Filosofo calabrese. Filosofo italiano. Tiriolo, Catanzaro, Calabria. Grice: “Fillippis is an interesting one, for one there is a Palazzo De Fillippis; for another he was into the philosophy of mathematics; he was executed, but not for this.”  Martire della Repubblica Napoletana. Nato in una famiglia di piccoli proprietari terrieri, studia al Real Collegio di Catanzaro. Si reca a Napoli dove e allievo di Genovesi. Ha modo di frequentare gli ambienti illuministici entrando in contatto fra gli altri Pagano. Proseguì in seguito gli studi in filosofia a Bologna sotto CANTERZANI. Insegna a Catanzaro. E fra i principali artefici della repubblica napoletana. Entra nel governo come ministro degli Interni. Con la caduta della Repubblica, venne messo a morte per impiccagione in Piazza Mercato. Scrisse importanti opere di filosofia, quali “Etica”; “Metafisica”, Vite degl'Italiani benemeriti della libertà e della patria, Torino, Bocca); Albo illustrativo della Rivoluzione Napoletana; Croce, Ceci, Ayala, Giacomo, Napoli, Morano; La Repubblica napoletana” Roma, Newton), Dizionario biografico degli italiani,  Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.  L. Carini. Mmatematico, filosofo e patriota italiano, considerato un martire della Repubblica Napoletana  Nato in Calabria in una famiglia di piccoli proprietari terrieri, fu allievo del Real Collegio gesuita di Catanzaro dove ricevette una buona istruzione nelle scienze matematiche. Nel 1769 si recò a Napoli dove fu allievo del grande economista Antonio Genovesi. Nella città partenopea ebbe modo di frequentare gli ambienti illuministici entrando in contatto fra gli altri con la poetessa Eleonora Pimentel Fonseca e il giurista Mario Pagano[senza fonte].  Proseguì in seguito gli studi in matematica e filosofia presso il collegio Ancarano dell'Università di Bologna, dove fu discepolo del matematico Sebastiano Canterzani. Ottenne la cattedra di matematica al Real Collegio di Catanzaro ed ha, fra i suoi discepoli, Poerioː tuttavia, le cattive condizioni di salute lo spinsero ad abbandonare l'insegnamento. E fra i principali artefici della Repubblica Napoletanaː infatti, con la nomina di Ignazio Ciaia alla guida della Repubblica napoletana in sostituzione di Carlo Lauberg, Vincenzo De Filippis entrò nel governo come ministro degli Interni, succedendo a Conforti  Con la caduta della Repubblica, venne messo a morte per impiccagione in Piazza Mercato assieme ad altri sette patrioti. Altri saggi: Conseguito il dottorato, F. ritorna al paese natale, dove rimase in relazione epistolare con gli studiosi di Napoli e di Bologna, e scrisse importanti opere di filosofia e matematica, quali il Corso di etica, gli Scritti FILOSOFICI  e METAFISICI, Statica e dinamica, Scritti di fisica e di meccanica. Appartengono anche a questo periodo gli scritti Appunti di matematica e meccanica, Meccanica, Problemi di matematica, meccanica, dinamica Gli scritti di F. sono andati, tuttavia, dispersi, tranne una relazione sui terremoti inviata al Canterzani. Ayala, Vite degl'Italiani benemeriti della libertà e della patria, Torino, Bocca, Albo illustrativo della Rivoluzione Napoletana  a cura di Croce, Ceci, Ayala, Giacomo, Napoli, Morano, Rao, La Repubblica napoletana, Roma, Newton, F. De' terremoti della Calabria Ultra.  Baldini, F. in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Ayala, Vite degl'italiani benemeriti della libertà e della patria, Torino, Roma, Firenze, Fratelli Bocca, Voci correlate Repubblica Napoletana (Repubblicani napoletani giustiziati, F. su Open Library, Internet Archive. Biografia di Vincenzo De Filippis, su web.tiscalinet.it. F., De' Terremoti della Calabria Ultra, testo elettronico, su web.tiscalinet.it. Illuministi italiani  Portale Biografie   Portale Matematica Categorie: Matematici italiani Filosofi italiani Patrioti italiani Morti a Napoli Illuministi Persone giustiziate per impiccagionePersonalità della Repubblica Napoletana. Commutators with power central values on a Lie ideal, Pacific Journal of Mathematics, F., Left annihilators of commutators with derivation on right ideals, Communica- tions in Algebra, F., O.M. Di Vincenzo, Posner’s second theorem, multilinear polynomials and vanishing derivations, Journal of Australian Mathematical Society, F. , An Engel condition with generalized derivations on multilinear polynomials, Israel Journal of Mathematics, Albas, N. Argac, V. De Filippis, Generalized derivations with Engel conditions on one-sided ideals, Communications in Algebra, F., Vincenzo, C.Y. Pan, Quadratic central differential identities on a multilinear polynomial, Communications in Algebra, F., Generalized derivations with Engel condition on multilinear polynomials, Israel Journal of Mathematics, F., Annihilators of power values of generalized derivations on multilinear polynomials, Bulletin Australian Math. Soc., F., Generalized Derivations as Jordan Homomorphisms on Lie Ideals and Right Ideals, Acta Mathematica Sinica, F., Product of generalized derivations on polynomials in prime rings, Collectanea Mathematica Dhara, F., R.K. Sharma, Generalized derivations and left multipliers on Lie ideals, Aequationes Mathematicae, A. Ali, S. Ali, F., Nilpotent and invertible values in semiprime rings with Generalized Derivations, Aequationes Mathematicae, F., Vincenzo, Vanishing derivations and centralizers of generalized deriva- tions on multilinear polynomials, Communications in Algebra  F. Wei, Posner’s theorem for skew derivations on multilinear polynomials on left ideals, Houston Journal of Mathematics Albas, F., Demir, Generalized skew derivations with invertible values on multilinear polynomials, Communications in Algebra, F., Scudo, Strong commutativity and Engel condition preserving maps in prime and semiprime rings, Linear and Multilinear Algebra, F., Fosner, Wei, Identities with Generalized Skew Derivations on Lie Ideals, Algebras and Representations Theory, Ali, F., Shujat, On One Sided Ideals of a Semiprime Ring with Generalized Derivations, Aequationes Mathematicae, F., Scudo, Hypercommuting values in associative rings with unity, Journal of the Australian Math. Society, Ali, Ali, F., Generalized skew derivations with nilpotent values in prime rings, Communications in Algebra, F., Vincenzo, Hypercentralizing generalized skew derivations on left ideals in prime rings, Monatshefte fur Mathematik, A. Ali, F.,  Shujat, Commuting Values of Generalized Derivations on Multilinear Polynomials, Communications in Algebra, F. Generalized skew derivations as Jordan homomorphisms on multilinear poly- nomials, Journal of Korean Math. Soc., F., Vincenzo, Generalized Skew Derivations on Semiprime Rings, Linear Multilinear Algebra, F., Huang, Power-commuting skew derivations on Lie ideals, Monatshefte fur Mathematik F., L. Oukhtite, Generalized Jordan semiderivations in prime rings, Canadian Math. Bulletin, F., Annihilators and power values of generalized skew derivations on Lie ideals, Canadian Math. Bulletin, Ali, F. and Khan, Power Values of Generalized derivations with annihilator conditions in prime rings, Communications in Algebra, Carini, F., G. Scudo, Identities with product of generalized skew derivations on multilinear polynomials, Communications Algebra F., Engel-type conditions involving two generalized skew derivations in prime rings, Communications in Algebra F.,  Scudo, Subsets with generalized derivations having nilpotent values on Lie ideals, Communications in Algebra, F., Rather large subsets and vanishing generalized derivations on multilinear poly- nomials, Communications in Algebra Carini, F., F. Wei, Annihilating Co-commutators with Generalized Skew Derivations on Multilinear Polynomials, Communications Algebra, Yarbil, F., A quadratic differential identity with skew derivations, Communications Algebra, Carini, F., G. Scudo, Vanishing and cocentralizing generalized derivations on Lie ideals, Communications Algebra Albas, F. and Demir, An Engel condition with generalized skew derivations on multilinear polynomials, Linear Multilinear Algebra F., F. Wei, An Engel condition with X-Generalized Skew Derivations on Lie ideals, Communications Algebra  Sharma, Dhara, F., Garg, A result concerning nilpotent values with generalized skew derivations on Lie ideals, Communications Algebra Filippis, F. Wei, b-generalized skew derivations on Lie ideals, Mediterr. Journal of Math. Ashraf, F., Pary, Tiwari, Derivations vanishing on commutator identity involving generalized derivation on multilinear polynomials in prime rings, Commu- nications Algebra F., Dhara, Generalized Skew-Derivations and Generalization of Homomorphism Maps in Prime Rings, Comm. Algebra F., Shujat, Khan, Generalized derivations with nilpotent, power-central and invertible values in prime and semiprime rings, Communications in Algebra Dhara, F., Engel conditions of generalized derivations on left ideals and Lie ideals in prime rings, Comm. Algebra Demir, Argac, F. A quadratic generalized differential identity on Lie ideals in prime rings, Linear Multilinear Algebra F., Power-central values and Engel conditions in prime rings with gen- eralized skew derivations, Mediterranean Journal of Math. F., Scudo, Wei, b-Generalized Skew Derivations on multilinear polynomials in prime rings, Proceedings of INdAM Workshop ”Polynomial Identities in Algebras” Roma, Springer Indam Series. Keywords: implicatura metafisica. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Filippis” – The Swimming-Pool Library. Vincenzo De Filippis. De Filippis. Filippis.

 

Grice e Filippo: la ragione conversazionale e Roma antica -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Medma). Filosofo italiano. Medma was the Italian colony of Opus. Filippo was a pupil of Platone, and achieved fame mainly as an astronomer. He is widely thought to have edited Plato’s Laws and written the appendix to it knon as the Epinomis. He is sometimes known as Filippo di Mende. His birthplace was Medma, an Italian colony of Opo. The Epinomis is notable for his treatment of the subject of daemons. See: Dillon, “The Heirs of Plato: a study of the Old Accademy, Oxford, Clarendon. Filippo.

 

Grice e Filisco: la ragione conversazionale e l’orto romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Filisco follows the doctrines of the Garden. Along with his lover, Alcio, he is expelled from Rome – “or perhaps he just wanted to leave.” – Cicerone. Filisco.

 

Grice e Filodamo: la ragione conversazionale e la setta di Locri – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Locri). Filosofo italiano. A Pythagorean cited by Giamblico. Filodamo.

 

Grice e Filolao: la ragione conversazionale e Roma -- l’arciere di Taranto – filosofia italiana – Luigi Speranza – (Crotone) Filosofo italiano. Italian philosopher from Crotone in southern Italy, the first Pythagorean to write an essay. The surviving fragments of it are the earliest primary texts for Pythagoreanism, but numerous spurious fragments have also been preserved. F.’s essay begins with a cosmogony and includes astronomical, medical, and psychological doctrines. F.’s major innovation is to argue that the cosmos and everything in it is a combination, not just of unlimiteds what is structured and ordered, e.g. material elements but also of limiters structural and ordering elements, e.g. shapes. These elements are held together in a harmonia fitting together, which comes to be in accord with perspicuous mathematical relationships, such as the whole number ratios that correspond to the harmonic intervals e.g. octave % phenotext F. 1: 2. F. argues that secure knowledge is possible insofar as we grasp the number in accordance with which things are put together. F.’s astronomical system is famous as the first to make the earth a planet. Along with the sun, moon, fixed stars, five planets, and counter-earth thus making the perfect number ten, the earth circles the central fire a combination of the limiter “center” and the unlimited “fire”. P.’s influence is seen in Plato’s Philebus; he is the primary source for Aristotle’s account of Pythagoreanism.  DELLA DIALETTICA CONSIDERATA NELLE DUE SETTE,  DI CROTONE E DI VELIA. Cousin avverte che la dialettica è lo strumento della  filosofia dell’Accademia, ed ancora che la dialettica dell’accademia  sta tutta nella definizione. Imperocché definire vuol dire  ricondurre una cosa particolare qualunque sotto un ge-  nere più o meno esteso. Ma egli non risaliva alle vere scaturigini della dialettica , le quali si trovano soltanto  nelle due sette d'Italia – di Crotone, con Filolao, e di Velia, con Parmenide --, secondochè aveva osservato il Reid,  attribuendo a questa scuola la dottrina della definizione, nella quale la Dialettica si riduce e si assomma. E valga il vero: definire vuol dire porre limiti , e non si  può limitare nessuna cosa senza il concetto del diastema  o dell’ intervallo, eh’ è peculiare della scuola pitagorica. Il limite suppone qualche cosa di comune, e qualche altra di differente; onde l’una e l’altra ricerca costituiscono il vero ufficio di LA DIALETTICA, la quale è detta così da due parole greche ( Ai *— Uyu > ), che significano raccogliere attraverso, come se si dicesse trovare l’uno per dentro il moltiplice. Da qui venne che  due concetti fondamentali costituissero il perno delle  scuole italiche di Crotone e Velia, il conflitto dei contrari cioè, ed il loro ac- [La dialectique est l’instrument de la pliilosophie de Platon , et la  dialectique de Platon est loul entière dans la délìnition.Or, definir, c’est généraliser, c’est à dire ramener à un genre quelconque, plus ou moins  olendo, Ielle ou Ielle cliose parliculière. Cousin Frag. Pini., Platon, I angue ile la théorie tlesiiléex. Telle est.., la doctrine d’ Aristote sur la définition , et probablemcnt l’invention de cette doctrine appartieni à l’ècole pythagoricienne de Crotone  (Reid, Analgxe de la log. d’ Ami. coi do. Aristotile ci tramandò nella tavola delle X categorie gli opposti riluttanti, che sono: il limile e l’ illimitato, l’ impari e il pari, il destro e il sinistro, il mastino e la femmina, lo stabile e il mobile, il retto ed il  curvo, la luce e le tenebre, il bene ed il male, il quadrato e il rettangolo. Ei ci avvertì inoltre che da un lato  stessero gli elementi positivi, dall’ altro i negativi. Il  numero poi che non era nè pensiero puro , nè cosa sensibile, ma qualche cosa di mediano tra 1’uno e l’altra,  serviva a stringere il moltiplice con l’uno, ed in questo  accordo appunto consisteva l’armonia. Nella bella architettura del sistema pitagorico si pos-  sono però notare due gravi inconvenienti , che viziano  ed infermano la solidità della base. L’ infinito allogalo  tra i concetti negativi è il primo. In questo modo dibatti  al vero e saldo concetto dell’infinito se ne sostituisce un  altro tutto diverso, che n’è appena 1’ ombra, vale a dire  quello d’indefinito. Con ciò l’iiifmito si pareggia a tutti  gli altri opposti, che si debbono accordare, e però sup-  pongono un concetto superiore. La compiutezza dell’infinito scompare totalmente. L’altro vizio, nè meno pregiudizievole del primo è,  che il numero risultando dalla molliplicità delle Monadi,  le quali erano distinte dal diastema o dall’ intervallo,  intanto avea consistenza c realtà , in quanto esso intervallo avea capacità bastevole di discernerlo. Una volta,  però che l’ intervallo era il vuoto ; la realtà del molti-  plice tornava un bel nulla. L’ apeiron ed il renon, l’infinito ed il vuoto adunque guastavano e magagnavano  l’interna orditura del sistema pitagorico; apparecchiavano nuovi errori da scopi ire e da aggiungeie ai pensatori susseguenti. Ma vuoisi rendere una giustizia al filosofo di Samo,  Armonia viene da ap^os, che propriamente prima significava un tegame materiale, commessura, compagine, articolo , e che poi si volse a  significare un accordo qualunque. la quale consiste nel notare , eh’ egli non aveva confuso  la Monade con questo infinito, che attribuì esclusivamente  alla Diade. Plutarco esponendo il sistema di lui, dice (lj: Dei principi disse la Unità Dio, ed anco il bene , eh’ è  di natura un solo, e lo stesso intelletto : il due infinito,  e genio tristo , d’ intorno al qual due si sta la quantità  della materia ». Ora la Diade in mentre ch’era f inde-  finito, veniva detta eziandìo la ripetizione della Unità, onde forse posteriormente la sua natura si confuse con  quella della Monade. Sesto Empirico difatti espone cosi: Dalla prima unità nasce 1’ uno: dall' unità, e dallo inter-  minato binario, il due; perchè due volte uno fa due:  Ma il binario è veramente la ripetizione della Monade?  No; perchè 1' uno ripetendo sè medesimo dà sempre uno;  egli viene ad inlinitarsi , non a moltiplicarsi. Nella duplicazione ci è un altro elemento, che non era nell’Uno;  ci è la finitezza , e la successione. Venghiamo all’ intervallo. Aristotile assevera, ch’esso non fosse altro nel sistema pitagorico che il vuoto , e però una semplice negazione. Codesta sua chiosa viene impugnala da altri, i  quali tengono che la parola vacuo fosse stata pigliata dai  Pitagorici in senso metaforico , dimodoché non significa un semplice concetto negativo; ma una distinzione  reale. Accenno qui delle osservazioni , che mi sono  sforzato di rincalzare in un lavoro apposito su la storia  della nostra filosofia, la quale mi pare che sia stata più  pura nelle sorgive, e che nel corso siasi di poi rimescolata, e falla torbida. La scuola di VELIA trasse i corollari dei principi o viziosi o viziati della scuola pitagorica. L'infinito è stato Delle cose naturali, Adv. Matlicra. Lib A prima quidem unitale , unum : ab uni-  tate autem, et interminato binario, duo. Bis enim unum, duo. Mauro commentando la Fisica  d’Aristotile, osserva così. Aliqui cum Phiiopono pulant Pjtbagoricos  locutos metaphorice, ac nomine vacui inlellcxisse distinctionem, qua rcs  inviccm separantur, ac distinguuntur ». allogato fra i (ermini oppositi della serie alla quale sovrastava l’Unità, però ragionevolmente Senofane inferì,  die 1' Essere non fosse nè finito nè infinito, il qual concetto vedremo rinnovato ed ampliato in Plotino. Il  diastema era stato chiamato il vacuo, però, ripigliò VELIA (si veda), la moltiplicità delle cose non è reale; è una vana  apparenza, è un nulla. II vero essere è l’Uno. Imperocché leva dal moltiplice l’intervallo, che discerne l’uria cosa dall’altra, quel che ti rimarrà, è soltanto l’Uno. Così la scuola elealica è intimamente e logicamente connessa con la italica ; se non che ella ne continua la parte  negativa , ed in ultimo costrutto riesce nella sofistica,  che rampollò da lei, e che chiuse il periodo della nostra  filosofia sì bene avviata da principio. La filosofia nostra  incominciò con la vera Dialettica, con 1’ armonia , e degenerò nella medesimezza, che non era più accordo, ma  annullamento di un termine in grazia dell’ altro. Se odi  l’Hcgel, cotesto fu vero progresso, egli Eleati toccarono  il colmo della speculazione. Ognuno ha il suo modo di  vedere, o meglio di foggiarsi la storia. Gli Ionici, ei ti dice, concepirono l’Assoluto sotto una forma naturale; i Pitagorici come numero , che non è nè pensiero puro nè  cosa sensibile, e tramezza tra l’uno e l’altra, studiandosi  di accordarli insieme. I VELINI sceverarono la filosofia non che dalla forma sensibile degli Ionici, ma  eziandio dal numero dei Pitagorici, e lo considerarono  nella sua purezza, affermando che tuttoè Uno. Per quanto  slrana paia colesta medesimezza del pensiero e dell’ Essere, ella è deduzione cavata a martello di logica da Parmenidc. Ei difatti dice recisamente: Se 1’Essere è uno,  il pensiero e la cosa pensata sono la medesima cosa , o  bisognerebbe dire che il pensiero non è. Ma per qual rati) Il (Xenophane) enseignait que Dicu n’est ni infini ni fini, puisque  l'infini n'est que la uon-existence, ear rimìni est ce qui n’a ni commencement, ni milieu, ni fin, et que le fini est l’un par rapport à l’autre;  caractère de la nmltiplicité des clioses. Ritter, Hist. de la phil. ancien.  gione l’Essere è uno, ed il nòn-enle è impossibile? Fingiamo Parmenide che mediti sui principi della scuola  pitagorica, e seguitiamone il processo. Tutte cose si fanno dall’Uno; ma ciò che si fa dall'Uno  è Uno; adunque tutte le cose sono uno. Ma perchè si fanno  dall’ Uno ? Perchè la Monade è 1’ Essere; e dal non-ente  non si fa nulla. Se il non-ente non è , e l’ intervallo dei  Pitagorici di CROTONE (si veda) è il non-ente; esso adunque non è. Ma il tempo  e lo spazio si fondano su l’ intervallo; adunque essi nem-  meno esistono. Ma il moto è la sintesi del discreto spaziale e temporaneo ; adunque il movimento non esiste.  Ma i cangiamenti della natura sensibile si fanno per moto, adunque le mutazioni non esistono, e sono illusorie.  Qui si vede una logica intrepida e franca. 11 mondo sen-  sibile se n’ è ito, ed il pensiero solo rimane , immedesimato con 1’ Essere. Il pieno è il pensiero, conchiude infine il rigoroso pensatore di VELIA (si veda). ( Tò yAf «uà» «ari  vowx.) Pitagora avea chiamato il mondo ordine, Cosmo, facendo trovar luogo a tutto; Parmenide per  contra lo stremò ad una metà. Ma eglino si ponno dire  di aver tracciata fin da tempi remotissimi ogni via di fi-  losofare; nè di altre mi pare che se ne siano aperte, nè  che forse se ne possano aprire. Noi con tutta la nostra  ostinata insistenza non siamo usciti di CROTONE CROTONA e di VELIA;  e le lotte che stanno agitando ora l’Italia e la Germania,  la filosofia della creazione e quella della identità , sono  rinnovazioni più o meno profonde di quegli antichi si-  stemi. Mi si dirà forse che la Germania abbia aggiunto  dippiù il movimento medesimo del pensiero , e che ne  abbia disegnato 1’ordine ed il processo ; e questo pure  voglio vedere se sia schiettamente originale, o non anzi  accattalo d’ altronde. Nel provarmi a cercare coteste relazioni, io non voglio detrarre nulla alla profondità dei  pensatori odierni, ma lo faccio con l'intendimento di ren-  Pitagora primo di tutti nominò il mondo 1’ Unione di tutte le cose,  rispetto all’ordine che si trova in lui. Plut. Delle cose nat. — dere a me stesso ragione del cammino che ha percorso il  pensiero umano, e delle orme che passando ha lasciato. Agli uomini mi giova anteporre la verità. Se la filosofia eleatica aveva nelle sue sottili e speciose investigazioni raggiunto il concetto della medesimezza, o l’Uno convertito in Tutto, ella avea trovato il  bandolo della scienza, ma non ne avea dipanato la matassa. « Ritrovare il punto di riunione non è il più gran-  de secreto ; ma sviluppare fuori dello stesso anche il suo  contrario, questo è proprio del più profondo secreto dell’arte. Come il Tutto rampolla dall’Uno, ecco quello che si sforzò di spiegare la scuola di Alessandria, che  toccò il colmo di sua perfezione in Plotino. L’Infinito negativo dei CROTONE (si veda), consideralo immobile da VELIA (si veda), piglia movimento in Plotino. Ed io credo far cosa  grata al lettore ponendogliene sott’ occhio la descrizione  che ne fa il famoso Ncoplatonico, allegando le sue mede-  sime parole. E la infinità medesima , ei dice , in che  modo si può trovare colà (nell’ Uno;? Imperocché se ella  ha 1’ essere, già esiste in un ordine determinato di enti:  o certo se non sarà determinata, non vuoisi allogare nel  genere degli enti, ma forse parrà da noverare nell’ordine  di quelle cose, che diventano , siccome interviene altresì  nel tempo. Forse ancora se ella si definisce , per cotesto medesimo ella è infinita ; perocché non il termi-  ne , ma l' infinito è che si determina. Nè v’ è locata  nessun’altra cosa mediana tra l' infinito ed il termine , la quale subisca la natura di termine. Certamente  cotesto infinito sfugge all’idea di termine, ma viene compreso ed attorniato esteriormente. Sì che nel fuggire  non va da un luogo in un altro , chè luogo alcuno non  ha ; ma allorché ei v iene compreso, eccoti allora la prima volta aver esistenza il luogo. Il perchè non si ha da  stimare che il movimento, che nel parlare si attribuisce Platone nel Piloto cit. nel Dialogo dello Schelling intitolato il  BRUNO (si veda). Trad. della Florenzi all’ infinità, sia locale, nè che gliene avvenga alcun altro di quelli che soglionsi nominare. Sicché non mai si  muove, nè mai permane. E dove volete che stia, se cotesto medesimo che si chiama dove, nasce dopo? Pare  però che all’infinità si attribuisca il moto, perchè ella  non sta ferma. Forse che adunque ella sta così come se  fosse nel medesimo luogo sospesa in alto, e che si aggirasse? Od anzi, che là stia levata, e qua pure si agiti ?  no, che in nessun modo è così. Imperocché ambedue  queste cose sono giudicate al medesimo luogo , sì perchè s’innalza senza declinare dove appartiene allo stesso  luogo, sì ancora perché declina. Adunque altri andrà  pensando che cosa sia l’infinità? Egli allora per fermo la penserà, quando avrà separato la specie dalla intelligenza. Adunque che intenderà allora? Forse intenderà  insieme i contrari, e i non contrari: perocché là intenderà il grande ed il parvo; perché diviene l’ uno e 1’altro; il permanente ed il mosso , perché queste cose  ivi diventano. Ma prima di diventare, è chiaro eh’ ella non sia determinatamente nessuna delle due, chè altrimenti tu l'avresti già determinata. Se adunque quella natura è infinita, e queste cose, come io dico, infinitamente ed indeterminatamente sono ivi, così certamente  vi appariranno. Che se yi ti accosterai più da vicino, ed  adoprerai alcun termine, onde volessi irretirla, tosto ti  sfuggirà, nè vi troverai nulla, chè altrimenti già l’avresti definita. Ed anzi se t’imbatterai in alcuna, siccome  una, incontanente ti si porge come moltiplice. Se tu dirai: sei moltiplico, mentirai di nuovo; chè dove ciascuna  cosa non è una , nemmanco molte sono tutte. E questa  medesima è la natura dell’infinità, che secondo una immaginazione è movimento; e sin dove si aggiunge la fantasia è stato. Inoltre cotesto medesimo , perchè tu non  puoi vederla per sé stessa, è un colai movimento, e caso  dalla mente. In quanto poi non può sfuggire , ma viene  costretta attorno esteriormente, tanto che non può preterire i limiti, dee giudicarsi un certo stato. Di che si pare, che non pure di Jei si possa affermare il movimento,  ma eziandio lo stato. La dottrina di Plotino si riduce adunque in questi capi: L’ infinito non è un essere in atto. Se fosse tale, sarebbe in un dato ordine, sarebbe perciò medesimo finito. L’ infìniludine si occulta nel .termine che finisce qualche cosa. Togli di  mezzo tutte le forme, tutt’i termini, tutl’ i fini, ed avrai l’infinitudine. Quando l'apprendi, ella svanisce, perchè già l'hai terminata. Ella non appartiene a nessun genere di opposite. Se avesse un contrario , sarebbe da  questo limitata. Ma ella è o uno, o l’altro degli oppo-  sili, in quanto uno di essi nega 1’ altro.   Dalle quali cose conseguita che l'Infinito dei Neoplatonici non è nemmeno l’essere, inteso come qualche cosa di sussistente e di definito, ma è l’uno considerato come  principio dell’ Ente medesimo. Plotino assegna la ragio-  ne di ciò dicendo, che se l’Ente non fosse nell’Uno, incontanente si dissiperebbe. Per contra l’Uno non si fonda nell'ente, perchè altrimenti l’uno sarebbe prima di  essere uno. Or questo uno diventa Primo nel produrre il Secondo , o la Ragione , la quale è inferiore al  suo principio , perchè nella serie delle emanazioni pen-  savano gl’alessandrini, che il prodotto di tanto scemasse, di quanto dal principio si discostasse come lume vaniente per l'aere, che ai più lontani giunge più pallido. In ciò sta forse uno dei principali divari che corrono tra  la triade alessandrina, e la tricotomia hegelliana, perchè  dove in quella la perfezione si va scemando, e l’essere si  va dissipando, in questa al contrario la smilza e magra  natura dell’ Idea si va rimpolpando e rinsanguinando per  via, finché tocca in fine quel colmo di perfezione, in cui  la forma adegua perfettamente il contenuto. Il che mi  pare assai più logico del processo alessandrino, dove Testi) Plotino, Enneade. Plotino, Enneade sere nè ti si porge molto dovizioso da principio, nè se ne  rifa più che tanto in ultimo. Comunque però dal seno del Primo erompa la Ragione, egli rimane nondimeno immutato. Ciò perchè la necessità di cotesta manifestazione non gli è estrinseca. S’egli non può rimanere solo, è perchè tale è la sua natura, la quale rimane pur sempre libera. Il Secondo per  essere rampollato dal Primo abbiamo visto che gli deve  sottostare; sicché 1’ unità e la semplicità del primo non si travasa intera nella ragione. Questa però partecipa  alla moltiplicità. Ma v’ha dippiù. In che modo la Ragione rassomiglia al Primo, postochè questo non sia Ragione? Plotino risponde alla difficoltà osservando, esser  proprio della natura del secondo di rivolgersi verso il primo; però di vederlo, però di diventar ragione, ancoraché il Primo non sia tale. La Ragione non vede quindi  sè medesima ; e la cosa non dee parere strana , quando  si consideri , come fa FICINO (si veda, eh’ ella opera nel movimento, ed ogni moto tende verso un altro posto fuori di sè. La ragione rassomiglia al primo nell’inchiudere il duplice concetto di essere permanente e di moto; sicché in  essa si può distinguere l’energia e la facoltà, o, che torna il medesimo, la possibilità e l’atto, la materia e la forma. In quanto ella può diventare, contiene la materia  del mondo sovra-sensibile; ed in quanto è, ne contiene la  specie o la forma. Yi ha dunque nel sistema di Plotino  una materia nel mondo sovrasensibile , come nel sensibile , e noi vedremo che BRUNO (si veda) ha spiritualizzalo ancora la materia sino a questo segno. La ragione è una perchè guarda al Principio, al Bene ; è moltiplice  perchè è forma delle cose.   Nel modo medesimo che 1’ Uno produce la Ragione, FICINO (si veda) sopra il 3." lib. della V. Enneade di Plotino dice: Cum rationis proprium sii in molu agere, et motus tendat in aliud, merito ratio communiter circa alia potius, quam circa seipsam se volutat, ideo non est  eius proprium se cognoscere #.  questa alla sua volta liglia e partorisce l’Anima, la  quale operosa com'ò, e resa feconda dalla ragione estrinseca il mondo sensibile. E qui nota che la ragione da  sè non opera nulla, ma contiene soltanto il germe del1’operazione, il quale diventa pratico nell’ Anima del  mondo. Plotino adunque concepisce cotesti tre termini  in un modo che si potrebbe rendere più chiaro, e quasi  sensato, rappresentandocelo così. Nel centro sta l’Uno,  attorno a cui la Ragione descrive quasi un cerchio immobile, ed attorno a questo cerchio immobile l’Anima del mondo circoscrive un nuovo cerchio, i! quale movendosi  produce i! mondo sensibile. Quest’ultimo mondo, fattura dell’anima mondiale, è l’opposto dell'Uno; perocché  esiste nello stato di dissipamento, di disterminazione,  di esteriorità. Onde la sua esistenza è apparente , non  vera, consistendo la verità in quello che nelle cose vi ha  di più intimo; e la triade delle emanazioni, che si possono chiamare sovra-sensibili, ha compimento con l’Anima. In questa avviene la cognizione di sè medesima, perchè il suo movimento è circolare, e però dee tornare al  punto medesimo onde si mosse. Perchèil cielo si muove  rincirculando? domanda Plotino. Perchè imita la  mente. Onde si può dire eh’ egli consideri prima  il pensiero in sè stesso, poi lo stesso pensiero come obbietto ; finalmente l’ identità dell’uno e dell’altro, o la  compenetrazione nella quale sta il pensiero propriamente  detto, o il pensiero riflesso. La nomenclatura medesima, non che la tripartizione   Ennead.  L’ itléc fondamentale de ce qu’on appelle philosophie néoplatonicienne ou philosophie d’Alexandrie, était celle du vo’j? ayant pour objet  lui-méme. C’est d’abord la pensée comme Ielle , puis la pensée cornine  objet (vonrov), et enfin 1’idcntité de l'une et de l’autre: c’cst, selon Hegel, la trinité chrétienne, et cette idée est Tètre en soi et pour soi. Dieu,  T esprit absolu et pur et son action en soi, le Dieu vivant, actif cn soi ,  tei est T objet de cette philosophie. WiUm. Hist. de la phil. Alleni. Phil. de Hegel] dello sviluppamento posto dai Neoplatonici nell' Infinito,  ci dà subito a divedere eh’ eglino abbiano voluto immischiare alle speculazioni greche ed orientali le tradizioni  cristiane intorno al dogma della Trinità. Hegel medesimo l’ha avvertito, ma il profondo pensatore di Germania non ha osservalo che la Scuola Neoplatonica aveva  non copiato, ma sformato e travisato il sublime concetto  cristiano. Imperocché nella nostra Trinità ci è gerarchia ed uguaglianza ad un tempo, dove quel continuo digradare delle emanazioni aggiunto dagli Alessandrini appaia  cose dell’ intutto contrarie. Plotino medesimo non sapea  come cavarsi d' impaccio nello spiegare in qual modo la  Ragione potesse rampollare da ciò che non era ragione. Nella trinità l’Infinito compenetra sé medesi-  mo , ma sempre infinitamente , dove negli Alessandrini  tal compenetrazione diventa possibile soltanto a costo  di smettere la propria natura, e di diventare finito e  moltiplice. Nella trinità il principio, o l’no non ha notizia di sé medesimo , in mentre che  secondo i pronunziati cristiani il Padre , conoscendo sé  medesimo, genera il verbo. K molte altre differenze si  potrebbero trovare, per le quali le due Trinità si riscontrano soltanto nel nome, che gl’Alessandrini accattarono  dai Padri della Chiesa; ma nel fondo rimangono sempre  cose onninamente disparate. Di qualche cosa però la filosofia si era avvantaggiata , riconoscendo un processo  nella Dialettica, per lo quale le esistenze non erano cose  morte, ma viventi. Imperocché nelle relazioni intime  dell’Infinito con sé medesimo si trova il concetto primi-  tivo e perfettissimo della Dialettica. L’ altra della creazione non è , se non una copia finita di quella prima ed  interna. Onde se nella prima l’ Infinito si trova in relazione con sé stesso , considerato sempre come attuale ;  nella seconda egli si trova in relazione , ma considerato  una volta come attuale , ed un’ altra volta come potenziale. Nella prima però ha luogo un processo estemporaneo.  nella seconda vi ha progresso effettivo, ed acquisto verace. Le due dialettiche confuse ed immischiate l’una con l’altra dagli Alessandrini, passarono in retaggio a tutt'i  panteisti. Se noi adunque ci siamo fermati a tratteggiare  per sommi capi il loro sistema , come venne fornito da  Plotino, non è stato senza motivo; che da Pitagora a PIOTINO la scienza fece passi giganteschi, comunque spesso  sviandosi dal diritto sentiero. MAMIANI ROVERE medesimo notò nella leggiadra prefazione al dialogo citato  dello Schelling, che le massime e le tradizioni dei filosofi della Magna Grecia – VELIA, GIRGENTI, CROTONE, TARANTO, e i libri dei Neoplatonici sono al BRUNO il semenzajo usuale e continuo onde trasse  i germi delle idee di maggior momento. Nella esposizio-  ne che faremo delle dottrine del Nolano cotesto riscontro  si parrà più chiaro. Filolao. Keywords: Crotona, Crotone, Metaponto, Aristoxenus of Tarentum. H. P. Grice, “Pythagoras: the written and the unwritten doctrines,” Luigi Speranza, “Grice e Filolao” -- “Grice a Crotone, ovvero, Filolao,” per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Filolao.

 

Grice e Filone: la ragione conversazionale e il tutore di Cicerone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Filone happened to be in Athens – as the head of the Accademy – when Athens was caught up in the war between Mithridate and the Romans. Filone decides to move to Rome. At Rome he taught CICERONE. Filone.

 

Filonide: la ragione conversazionale e la diaspora di Crotone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. Pythagorean – cited by Giamblico. Platone mentions him in his Epistola IX. Filonide.

 

Grice e Fineschi: la ragione conversaszionale e l’implicatura conversazionale -- eroticologico, filologico – l’amore – scuola di Siena – filosofia sienese – filosofia toscana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Siena). Filosofo sienese. Filosofo toscano. Filosofo italiano. Siena, Toscana. Grice: “Fineschi shows how COMPLEX Marx’s theory of cooperation is!” --  Grice: “I like Fineschi; when at Harvard I played with ‘cooperation’ I didn’t really know what I was talking about! Fineschi does! He calls me a Marxist – and that’s why I dubbed my ontological occam’s razor as ‘ontological marxism’!” Studia a Siena sotto Mazzone con “Marx rivisitato”. Per il suo dottorato, svoltosi sotto Domanico a Palermo, si occupa del rapporto Marx-Hegel. Ha vinto la prima edizione del premio David-Rjazanov-Preises. Altre opere: “Ripartire da Marx. Processo storico ed economia politica nella teoria del “capitale”, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici La Città del Sole, Napoli); “Marx: rivisitazioni e prospettive, Mimesis, Milano (Itinerari filosofici) “Marx e Hegel. Contributi a una relectura” (Carocci, Roma); “Un nuovo Marx. Filologia e interpretazione dopo la nuova edizione storico critica” Carocci editore, Roma).  Wikipedia Ricerca Al di là del principio di piacere saggio di Freud. Al di là del principio di piacere Titolo originaleJenseits des Lustprinzips Freud Jenseits des Lustprinzips. djvu Freud 1ª ed. Originale GenereSaggio Sottogenere Psicoanalisi Lingua originale tedesco Al di là del principio di piacere (tedesco: Jenseits des Lustprinzips) è un saggio di Sigmund Freud pubblicato nel 1920, incentrato sui temi dell'Eros e del Thanatos, ovvero rispettivamente la "pulsione di vita" e la "pulsione di morte" (Todestrieb[e]).   Giuditta II di Gustav Klimt, Venezia, Galleria internazionale d'arte moderna.[1]  Achille sorregge Pentesilea dopo averla colpita a morte, una delle leggende fiorite sull'episodio vuole che l'eroe se ne innamori proprio in questo momento. Bassorilievo dal tempio di Afrodite a Afrodisia Il dualismo di EmpedocleModifica Freud formula il conflitto psicologico in termini dualistici fin dai suoi primi scritti, ma è solo in questo testo che egli presenta un simile conflitto mediante concetti desunti dal pensiero di Empedocle, il quale parla d'un dissidio cosmico fra i princìpi o forze di Amore (o Amicizia) e Odio (o Discordia).  GIRGENTI (si veda) si presenta come una figura fra le più eminenti e singolari della storia della civiltà siciliana. Il nostro interesse si accentra su quella dottrina di GIRGENTI (si veda) che si avvicina talmente alla dottrina psicoanalitica delle pulsioni, da indurci nella tentazione di affermare che le due dottrine sarebbero identiche se non fosse per un'unica differenza: quella del filosofo greco è una fantasia cosmica, la nostra aspira più modestamente a una validità biologica. I due principi fondamentali di GIRGENTI (si veda) – philìa (amore, amicizia) e neikos(discordia, odio) – sia per il nome che per la funzione che assolvono, sono la stessa cosa delle nostre due pulsioni originarie Eros e Distruzione.» Il nome di Eros deriva da quello della divinità greca dell'amore, e tende a creare organizzazioni della realtà sempre più complesse o armonizzate, [mentre] Thanatos tende a far tornare il vivente a una forma d'esistenza inorganica. Queste sono pulsioni. Eros rappresenta per Freud la pulsione alla vita, mentre Thanatos quella della distruzione. Qualora l'autodistruzione diventasse oggetto di malattia però Thanatos diviene il nome del conflitto che si crea tra energia negativa (autodistruzione) e positiva (la rabbia del Thanatos viene utilizzata per distruggere la malattia stessa). Freud riscontra anche in un altro filosofo, questa volta contemporaneo, un'anticipazione della sua scoperta: "E ora le pulsioni nelle quali crediamo si dividono in due gruppi: quelle erotiche, che vogliono convogliare la sostanza vivente in unità sempre più grandi, e le pulsioni di morte, che si oppongono a questa tendenza e riconducono ciò che è vivente allo stato inorganico. Dall'azione congiunta e opposta di entrambe scaturiscono i fenomeni della vita, ai quali mette fine la morte. Forse scrollerete le spalle: 'Questa non è scienza della natura, è filosofia, la filosofia di Schopenhauer'. E perché mai, Signore e Signori, un audace pensatore non dovrebbe aver intuito ciò che una spassionata, faticosa e dettagliata ricerca è in grado di convalidare?" Thanatos non compare negli scritti di Freud, ma egli, a quanto riferisce Jones, l'avrebbe talvolta usato nella conversazione. L'uso nel linguaggio psicoanalitico è probabilmente dovuto a Federn. Spielrein e Low Su esplicita influenza di Sabina Nikolaevna Špil'rejn, citata in nota nel libro del 1920,per Freud Thanatos segnala il desiderio di concludere la sofferenza della vita e tornare al riposo, alla tomba. Concetto che non deve essere confuso con quello di destrudo, vale a dire con l'energia della distruzione (che si oppone alla libido).  Thanatos è il principio di costanza,[9] accennato fin dal capitolo sette de L'interpretazione dei sogni e che adesso, sotto l'influsso del pensiero di Schopenhauer,[10] diventa identico al principio del Nirvana proposto da Low: le eccitazioni della mente, del cervello, dell'"apparato psichico" non vengono più solo sgomberate, tenute costanti al più basso livello possibile, bensì estinte, eliminate sino al grado zero della realtà inanimata. Freud sostiene che nella vita psichica esiste davvero una coazione a ripetere la quale si afferma anche a prescindere dal principio di piacere. Sulla falsariga del motto errare humanum est, perseverare autem diabolicum, essa viene definita per quattro volte demoniaca. Vi sono individui che nella loro vita ripetono sempre, senza correggersi, le medesime reazioni a loro danno, o che sembrano addirittura perseguitati da un destino inesorabile, mentre un più attento esame rivela che essi stessi si creano inconsapevolmente con le loro mani questo destino. In tal caso attribuiamo alla coazione a ripetere un carattere demoniaco" La coazione a ripetere è riscontrabile anche nella nevrosi traumatica dei reduci della prima guerra mondialeoppure di chi tende a rivivere o reinterpretare gli eventi più violenti.  Freud collocò la coazione a ripetere fra i sintomi della nevrosi: si ripete il sintomo nevrotico invece di ricordare, si ripete per non ricordare, con quello che Freud chiama «l'eterno ritorno dell'uguale. Per la relazione tra pulsione e coazione a ripetere, Freud notò che le coazioni tendono come la pulsione a una ripetizione assoluta e atemporale, mai definitivamente appagata, e che tendono a sparire quando un fatto viene riportato a conoscenza del paziente. Dalla rimozione di una pulsione (a muoversi ovvero a ricordare un fatto doloroso o traumatico), la coazione a ripetere trae l'energia per imporsi sulla volontà cosciente dell'Io. La coazione a ripetere diventa il punto di partenza della terapia psicoanalitica. Occorre ricordare per non ripetere gli errori del passato, gli stessi dubbi e conflitti per tutta la vita, in amore, in amicizia, nel lavoro.  Freud rileva questa coazione anche nelle circostanze più ordinarie e naturali, persino nel gioco dei bambini come quello con il rocchetto usato dal suo piccolo nipote di diciotto mesi. Il bimbo, lanciando il rocchetto lontano da sé, simboleggia la perdita della madre e, ritraendo il rocchetto a sé, rappresenta il ritorno della madre. Imparerebbe così a padroneggiare l'assenza materna attraverso un duplice movimento, che è sempre seguito dalla vocalizzazione di un "oooo..." (ted. fort, «via!»), quando il rocchetto è lontano, e da un "da" (ted. da, «Eccolo!»), quando il rocchetto è di nuovo vicino. Dopo l'esposizione d'una serie di ipotesi (in particolare l'idea che ogni individuo ripete le esperienze traumatiche per riprendere il controllo e limitarne l'effetto dopo il fatto), Freud considera l'esistenza di un essenziale desiderio o pulsione di morte, riferendosi al bisogno intrinseco di morire che ha ogni essere vivente. Gl’organismi, secondo quest'idea, tendono a tornare a uno stato preorganico, inanimato – ma vogliono farlo in un modo personale, intimo. In definitiva, «sembrerebbe proprio che il principio di piacere si ponga al servizio delle pulsioni di morte. A questo punto sorgono innumerevoli altri quesiti cui non siamo in grado attualmente di dare una risposta. Dobbiamo aver pazienza e attendere che si presentino nuovi strumenti e nuove occasioni di ricerca. E dobbiamo esser disposti altresì ad abbandonare una strada che abbiamo seguito per un certo periodo se essa, a quanto pare, non porta a nulla di buono. Solo quei credenti che pretendono che la scienza sostituisca il catechismo a cui hanno rinunciato se la prenderanno con il ricercatore che sviluppa o addirittura muta le proprie opinioni. Uno psicoanalista con competenze pure di antropologia filosofica come Sciacchitano sostiene che «a vera psicoanalisi fu il frutto tardivo dell'attività teoretica di Freud. Bisogna aspettare la svolta degli anni Venti, con l'invenzione della pulsione di morte, per parlare di vera e propria psicoanalisi. Essa comincia con la rinuncia alle pretese e alle finalità mediche della psicoterapia. Il nuovo modello freudiano individuava nello psichico un nucleo patogeno fisso, qualcosa che non si scarica mai, ma continua a ripetersi identicamente a se stesso e insensatamente, cioè fuori da ogni intenzionalità soggettivistica e contro ogni teleologia vitalistica. Ce n'era abbastanza per far crollare ogni illusione terapeutica. Parecchi allievi a questo punto abbandonarono il maestro che toglieva avvenire, come si dice terreno sotto i piedi, alle loro illusioni umanitarie. Freud non cambia più idea. Ciò significa che il fondatore della psicoanalisi asserirà la sostanziale inguaribilità' del disagio psichico per lo stesso arco di tempo, un ventennio, in cui egli precedentemente aveva affermato l'esatto contrario. Reich, in La funzione dell'orgasmo e Analisi del carattere, propose una propria ipotesi di confutazione alla teoria della pulsione di morte. La madre morta, Egon Schiele, Vienna, Leopold Museum. Nell'arte: Schiele Schiele sa che tutto ciò che vive è anche morto, porta in sé il suo esistenziale compimento, fin dall'istante del concepimento, come attesta il funesto dipinto: La madre morta, in cui il grembo appare come un lugubre mantello, un involucro mortuario che racchiude il Sein zum Tode Essere-per-la-morte del nascituro, ne circoscrive la parabola esistenziale. (Vozza)  Agonia, Schiele, Monaco di Baviera, Neue Pinakothek.  Madre con i due bambini, Vienna, Österreichische Galerie Belvedere. «Schiele introduce un evento di grande rilievo nell'iconografia della malinconia e della vanitas, operandone una trasfigurazione tragica: l'uomo non medita più sulla morte raffigurata in un teschio posto nel suo studiolo come altro da sé, ma assume sul proprio volto l'icona funebre, diventa morte incarnata, esibita nel gesto d'esistere, nel godimento del sesso e nella prostrazione della sofferenza. Nessuna iconoclastìa sopravvive nel gesto pittorico di Schiele: si pensi all'Agonia [...], sacra rappresentazione di stupefacente intensità cromatica, allegoria del dolore immedicabile, emblema di una eterna e impietosa Passione, sublime omaggio a quell'incomparabile maestro di sofferenza che è stato Grünewald.(Vozza). La Madre con i due bambini esibisce un volto già visibilmente cadaverico, mentre un infante osserva sgomento il deliquio orizzontale del fratellino. Nessuno meglio di Schiele ha saputo render visibile quella che l'analitica esistenziale ha chiamato Geworfenheit, l'indifeso essere gettati in un mondo ostile. Insieme a lui soltanto Kokoschka, in seguito Dubuffet e Bacon. Vozza. Quadro che Sabina Nikolaevna Špil'rejn sceglie come modello rappresentativo del connubio Eros-Thanatos nel film biografico Prendimi l'anima (Roberto Faenza): Perché Giuditta uccide Oloferne, estratto dal film su YouTube(vedi screenshot). ^ Sigmund Freud, Al di là del principio di piacere, in Opere di Sigmund Freud, L'Io e l'Es e altri scritti, Torino, Bollati Boringhieri, Freud, Analisi terminabile e interminabile, in OSF vol. 11. L'uomo Mosè e la religione monoteistica e altri scritti Torino, Bollati Boringhieri,  Galimberti, Enciclopedia di psicologia, Garzanti, Torino, Freud Introduzione alla psicoanalisi, Boringhieri, Jones, Vita e opere di Freud: L'ultima fase, Milano, Garzanti, Laplanche, Jean-Bertrand Pontalis, a cura di Luciano Mecacci e Cyhthia Puca, Enciclopedia della psicoanalisi, vol. 2, Bari-Roma, Laterza, voce Thanatos, The language of psycho-analysis, Karnac, su books.google. Freud, Al di là del principio del piacere,Mugnani, Analisi del testo di Freud: Il problema economico del masochismo. Pasqua, Al di là del principio di piacere: sul principio di Piacere e la Coscienza Laplanche, Jean Bertrand Pontalis, op. cit., voce Principio di piacere. books.google.it. Freud, Laplanche, Pontalis, op. cit., voce Coazione a ripetere. Google Libri. Freud, Cf. anche Il perturbante, OSF Freud Introduzione alla psicoanalisi, Boringhieri; Freud, Al di là del principio di piacere, Torino, Bollati Boringhieri, Sigmund Freud, Al di là del principio di piacere, Freud, Sciacchitano, Il demone del godimento, in AA.VV., Godimento e desiderio, aut aut; Vozza, Il senso della fine nell'arte contemporanea, in L'Apocalisse nella storia, Humanitas Vozza, Vozza, ibidem. Psicoanalisi Empedocle Eros (filosofia) Eros Il disagio della civiltà Libido Destrudo Morte Sabina Nikolaevna Špil'rejn Tanato Edizioni e traduzioni di Al di là del principio di piacere, su Open Library, Internet Archive. Edizioni e traduzioni di Al di là del principio di piacere, su Progetto Gutenberg.Laplanche, Pontalis, The language of psycho-analysis, Karnac, Thanatos, Nirvana Principle, e Compulsion to Repeat, Thesaurus Portale Letteratura Portale Psicologia Psicoanalisi teoria dell'inconscio e relativa prassi psicoterapeutica che hanno preso l'avvio dal lavoro di Sigmund Freud  Differimento Resistenza (psicologia) ciò che negli atti e nel discorso, si oppone all'accesso dei contenuti inconsci alla coscienza   Grice: “The problem with erotico-logy is that eros allows for myth as much as it does for logos!” – Grice: “Philology can mean love for word as much as word for love, as philosophy can go from love of wisdom and wisdom of love. If we have eros instead we have erotosophia and erotologia, erotology, erotosophy – so there!” Grice: “It always irritated me that at Oxford a philologist was supposed to be a sort of scientist whereas the logist is what he loves (philein) – it’s a passion – unretrained even – for words!” – unfettered – loose --. Keywords: eroticologico, filologico, amore, Grice’s ontological Marxism, implicatura filologica – Kantotle, Plathegel, eros e Thanatos. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Fineschi” – The Swimming-Pool Library. Roberto Fineschi. Fineschi.

 

Grice e Fintia: la ragione conversazionale e filosofia dell’isola --  Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo italiano.A Pythagorean. It is said that Dionisio I of Siracusa, at the instigation of others, condemns F. to death on trumped-up charges, in order to test his moral strength. Fintia clamly asked for some time to arrange his affairs, and asked his friend Damon to stand for him while he was gone. Dionisio was amazed when Damon agreed to the arrangement, and even more amazed when F. duly returned at the end of the day to accept his punishment. Dionisio asked to join the sect, but he was turned down. Fintia.

 

Grice e Fioramonti: la ragione conversazionale e l’implicature conversazionale economica – scuola di Roma – filosofia romana – filosofia lazia --filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo romano. Filosofo lazio. Filosofo italiano. Roma, Lazio, Italia. Grice: “Fioramonti, like Hart, and myself, has philosophised on human right, legal right, moral right.” Frequenta il liceo a Roma, situato nel quartiere di Tor Bella Monaca. Si laurea a Roma con una tesi in Storia della economia filosofica, incentrata sul ruolo dei diritti di proprietà ed individuali. Studia Politica comparata a Siena.  Insegna a Pretoria, ed è direttore del Centro per lo studio dell'innovazione Governance (GovInn) dello stesso ateneo. È inoltre membro del Center for Social Investment dell'Heidelberg, della Hertie School of Governance e dell'Università delle Nazioni Unite. Si occupa di economia e integrazione economica europea. Per il Financial Times, sostiene che il PIL è "non solo uno specchio distorto in cui vedere le nostre economie sempre più complesse, ma anche un impedimento a costruire società migliori".  I suoi articoli sono inoltre apparsi su The New York Times, The Guardian, Harvard Business Review, Die Presse, Das Parlament, Der Freitag, Mail & Guardian, Foreign Policy e open democracy.net. Ha una rubrica mensile nel Business Day. È stato co-direttore della rivista scientifica The Journal of Common Market Studies. è inoltre coautore e co-editore di diversi libri. Oltre ai best seller Gross Domestic Problem: “La politica dietro il numero più potente del mondo e Il modo in cui i numeri governano il mondo: l'uso e l'abuso delle statistiche nella politica globale, pubblica “Economia del benessere: successo in un mondo senza crescita, Presi per il PIL. Tutta la verità sul numero più potente del mondo e Il mondo dopo il PIL: economia, politica e relazioni internazionali nell'era post-crescita.  Ha avuto un'esperienza come assistente parlamentare, collaborando a titolo gratuito con Antonio Di Pietro (IdV) a sviluppare politiche per i giovani nelle periferie.  Viene resa nota la sua candidatura col Movimento 5 Stelle alle imminenti elezioni politiche di marzo, risultando eletto alla Camera dei deputati nel collegio uninominale di Roma-Torre Angela con il 36,65% dei voti.  è stato nominato sottosegretario presso il Ministero dell’istruzione, dell'università e della ricerca nel Governo Conte I. Nominato Dino Giarrusso suo segretario particolare, affidandogli l'incarico di coordinare la comunicazione del suo ufficio e curare le relazioni istituzionali. L'onorevole ha inoltre aggiunto di aver chiesto a Giarrusso di aiutarlo anche ad evadere le segnalazioni inviate al Ministero sulle presunte irregolarità che si verificano all'interno dei concorsi universitari. Il Consiglio dei ministri, su proposta di Bussetti, lo ha nominato vice ministro all'istruzione, università e ricerca.  Proposto come ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca nel Governo Conte II, viene nominato ufficialmente. All'inizio del suo mandato ha istituito un comitato scientifico di consulenza, composto tra gli altri da Shiva.  Nel mese di ottobre  intervenendo ai microfoni della trasmissione radiofonica Un giorno da pecora ha affermato di "credere in una scuola laica" e di essere favorevole alla rimozione del crocifisso nelle scuole, per sostituirlo piuttosto con una mappa del mondo. In seguito, e criticato dalla Conferenza Episcopale Italiana. Annuncia l'introduzione in Italia, primo Paese al mondo, dello studio del cambiamento climatico e dello sviluppo sostenibile come materia scolastica.  Dichiara di essere pronto a rassegnare le proprie dimissioni qualora nella Legge di bilancio  non fossero stati trovati fondi per 3 miliardi di euro da destinare all'istruzione. Invia al Presidente del Consiglio Conte una lettera in cui annuncia le proprie dimissioni e dichiara che, a proprio avviso, sarebbe opportuno rivedere l'IVA al fine di incassare i fondi che chiedeva per il proprio ministero.  Comunica la propria uscita dal Movimento 5 Stelle e la propria adesione al Gruppo Misto alla Camera. Annunciato la fondazione del nuovo partito politico Eco. Eco rappresenta un'ipotesi, un'idea guidata dalla volontà di costituire una entità in collaborazione tra società civile e parlamentari, ma la cui concretizzazione in una nuova realtà non è ancora certa.  Entra a far parte di Green Italia, insieme all'onorevole Muroni e  Schlein, vicepresidente dell'Emilia Romagna.  Dopo che il quotidiano il Giornale ha pubblicato alcune dichiarazioni fatte nel passato su Twitter da Fioramonti, ritenute inappropriate per la carica da ministro, diversi partiti (tra cui Lega, FI e FdI) chiedono le sue dimissioni dal dicastero, annunciando il deposito in Parlamento di una mozione di sfiducia È stata effettivamente depositata? Che ne è stato? Il ministro ha quindi dichiarato sui social che tali opinioni erano state scritte di getto e si è quindi scusato.  Nello stesso periodo suscita polemica il fatto che, secondo quanto riportato dalle chat di alcuni genitori, il ministro avrebbe scelto di iscrivere il figlio alla scuola inglese e di non fargli fare l'esame di italiano. A seguito di tale notizia, scrive un post sui social in cui si definisce turbato come padre e cittadino ed annuncia di voler presentare un esposto al garante della privacy.  Altre opere: Diritti umani 50 anni dopo. Aracne); “Fuori. Fermento,. Poteri emergenti nell'economia politica e internazionale. Il caso di India, Brasile e Sudafrica. ETS,. Presi per il PIL. Tutta la verità sul numero più potente del mondo. L’Asino d’oro edizioni,. Il mondo dopo il Pil. Economia e politica nell'era della post-crescita. Edizioni Ambiente,. Un'economia per stare bene. Dalla pandemia del Coronavirus alla salute delle persone e dell'ambiente. Chiarelettere. Vincenzo Bisbiglia, chi è il candidato M5S: dalla laurea in Filosofia alla critica al pil. Con tappa alla Rockefeller foundationIl Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano. F., su up. ac. Has GDP become an impediment to a better society?, su Financial Times. 1World needs a new Bretton Woods with Africa in the lead, su bdlive.co.za, Business Day. Eligendo: Camera [Scrutini] Collegio uninominale 05 ROMA ZONA TORRE ANGELA (Italia) Camera dei Deputati Ministero dell'Interno, su Eligendo. F.Q., Governo, nominati 45 tra viceministri e sottosegretari: Castelli e Garavaglia al Mef. Crimi all'Editoria. Dentro anche SiriIl Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano, Università, dietrofront su Giarrusso. F.: "è solo il mio segretario, non un controllore", in Repubblica, Governo: Galli, Rixi e Fioramonti nominati viceministriTgcom24, in Tgcom 24, Crocifisso a scuola, la Chiesa contro il ministro F. che vorrebbe toglierlo dalle classi, su Repubblica, F.: da settembre il clima sarà materia di studio a scuola  F.: 3 miliardi per l'istruzione o confermo le mie dimissioni -, su Orizzonte Scuola, Il ministro dell’Istruzione F. ha dato le dimissioni, Corriere della sera, F. lascia il gruppo M5S: «C'è diffuso sentimento di delusione», Il Messaggero, 30 L’ex ministro Fioramonti: «Un altro governo non è un tabù. Ora un’area civica progressista», su Il Manifesto. Bufera su F. per alcuni tweet. Meloni chiede le dimissioni, per Lega e Pd deve chiarire, su L'HuffPost, Bufera su F. per offese web, ministro si scusa Politica, su Agenzia ANSA, Chi è Lorenzo Fioramonti, nuovo ministro del MIUR, su theitaliantimes, Governo Conte II Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca della Repubblica Italiana. Treccani Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Openpolis, Associazione Openpolis.  Radio Radicale.  PredecessoreMinistro dell'istruzione, dell'università e della ricerca della Repubblica Italiana Successore Ministero Istruzione. png Marco Bussett, Giuseppe Conte (ad interim) PredecessoreViceministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca della Repubblica Italiana Successore Ministero Istruzione. Anna Ascani.  Quarterly gross domestic product Petty came up with a basic concept of GDP to attack landlords against unfair taxation during warfare between the Dutch and the English. Davenant developed the method further. The modern concept of GDP was first developed by Kuznets for a 1934 US Congress report, where he warned against its use as a measure of welfare (see below under limitations and criticisms).[12] After the Bretton Woods conference in 1944, GDP became the main tool for measuring a country's economy.[13] At that time gross national product (GNP) was the preferred estimate, which differed from GDP in that it measured production by a country's citizens at home and abroad rather than its 'resident institutional units' (see OECD definition above). The switch from GNP to GDP in the US was in 1991, trailing behind most other nations. The role that measurements of GDP played in World War II was crucial to the subsequent political acceptance of GDP values as indicators of national development and progress. A crucial role was played here by the US Department of Commerce under Milton Gilbert where ideas from Kuznets were embedded into institutions.  Wikipedia Ricerca Economico (Aristotele) opera attribuita ad Aristotele Lingua Segui Modifica Economico Οἰκονομικά Oikonomiká Aristotelesarp.jpg Autore Pseudo-Aristotele 1ª ed. originaleGenere trattato Sottogenere economia Lingua originalegreco antico L'Economico (in greco antico: Οἰκονομικά, Oikonomiká; in latino: Oeconomica) è un'opera attribuita ad Aristotele. La maggior parte degli studiosi moderni lo attribuisce a un allievo di Aristotele o del suo successore Teofrasto.  Struttura Modifica Il libro I è suddiviso in sei capitoli che iniziano a definire l'economia.   Esso, quindi, è un'introduzione che mostra la formazione di base di un'economia, ossia la famiglia. Il testo inizia affermando che l'economia e la politica differiscono in due modi principali, ossia nei soggetti con cui trattano e nel numero di governanti coinvolti. Come un proprietario di una casa, c'è solo una sentenza in un'economia, mentre la politica coinvolge molti sovrani. I praticanti di entrambe le scienze cercano di sfruttare al meglio ciò che hanno per prosperare.  Una famiglia è composta da un uomo e dalle sue proprietà e l'agricoltura è la forma più naturale di buon uso per questa proprietà. L'uomo dovrebbe quindi trovare una moglie, mentre i bambini dovrebbero venire dopo, perché saranno in grado di prendersi cura della casa man mano che l'uomo invecchia. Questi sono i capisaldi dell'argomento economico.  Il secondo libro si sviluppa con l'idea che ci sono quattro diversi tipi di economieː l'economia reale, l'economia satrapica, l'economia politica e l'economia personale. Chiunque intenda partecipare con successo e solidarietà a un'economia deve conoscere ogni caratteristica della parte dell'economia in cui è coinvolto. Tutte le economie hanno un principio in comuneː indipendentemente da ciò che viene fatto, le spese non possono superare le entrate. Questa è una questione importante, fondamentale per la nozione di "economia". Il resto del secondo libro riguarda eventi storici che hanno creato importanti modi in cui le economie hanno iniziato a funzionare in modo più efficiente e danno le origini di alcuni termini ancora in uso all'epoca e l'argomento principale è il flusso di denaro attraverso qualsiasi economia ed eventi particolari.  Il terzo libro è noto solo dalle versioni latine dell'originale greco e tratta del rapporto tra marito e moglie. Il classicista Rose, nella sua classica edizione dei frammenti aristotelici, ha ipotizzato che questo libro non fosse altro che il Περὶ συμϐιώσεως ανδρὸς καὶ γυναικός e i Νόμοι ανδρὸς καὶ γαμετῆς indicati nel catalogo di opere di Aristotele che compaiono nella biografia attribuita a Esichio di Mileto, tradizionalmente chiamata Vita Menagiana. Aristote, Économique. Testo greco a cura di B. A. van Groningen e André Wartelle, traduzione e note di Wartelle, Paris, Les Belles Lettres (edizione critica) Aristotele, Opere, vol. 8, Politica. Trattato sull'Economia, Laurenti, Bari, Laterza. Aristotele Pseudo-Aristotele. Portale Antica Grecia   Portale Filosofia di Valepert Pseudo-Aristotele autori sconosciuti di diverse opere antiche Parva naturalia Topici opera di Aristotele  L'espressione filosofia dell'economia può riferirsi alla branca della filosofia che studia le questioni relative all'economia o, in alternativa, il settore dell'economia che si occupa delle proprie fondamenta e del proprio status di scienza umana.Hands, philosophy and economics, in The New Palgrave Dictionary of Economics.Portale Filosofia: filosofia  di Nima Tayebian Boulding economista, pacifista e poeta inglese  Bradley (filosofo). PARTITO NAZIONALE FASCISTA. TESTI PER I CORSI Dl  PREPARAZIONE POLÍTICA L’ECONOMIA FASCISTA. LA LIBRERIA DELLO STATO.Política economica e monetaria. L’agricoltura italiana e la política   rurale dei Regime. Industria e artigianato. La política dei lavori pubblici. CONCETTI FONDAMENTALI. Il profondo, sostanziale contrasto che separa il FASCISMO  dal liberalismo si riflette in forma vigorosa e tipica nel  campo economico.   In economia difatti lo Stato fascista si oppone nettamente  alio Stato liberale, perchè mentre questo non interviene nella  vita economica e si limita generalmente alia funzione di difesa  e di istruzione (Stato carabiniere e pedagogo), quello  considera suo compito preciso il regolare e determinare lo  sviluppo materiale e spirituale delia collettività, negando che  dal libero e incomposto cozzo delle forze individuali possa  prendere origine la forma piú perfetta e piú alta di vita civile.  Lo Stato fascista non crede alie armonie economiche realiz-  zantisi con il totale assenteismo di uno Stato abúlico che si  limita a prendere atto dei risultati raggiunti dai singoli indi-  vidui; lo Stato fascista è Stato etico appunto perchè ha una sua  consapevolezza e una sua volontà da realizzare. È Stato che non  si estrania dai problemi deH’economia, ma li studia, li incita,  li guida, li frena, perchè non concepisce il divorzio fra politica  ed economia ma considera che questa discenda da quella.   Gli economisti e i politici che affermarono in maniera recisa  e perentória che lo Stato è specialmente utile quando si astiene  da qualsiasi intervento nel campo economico, — e sono  numerosissimi nel secolo scorso — oggi vanno scomparendo.  In tutti i paesi lo stato giganteggia. Soltanto esso può risolvere  le drammatiche contraddizioni dei capitalismo; soltanto esso  può awiare verso una soluzione quel complesso di fenomeni  materiali e spirituali che si chiamano crisi e che possono essere  superati e vinti entro lo Stato. Questo particolarissimo stato d'animo di fronte al liberalismo disfatto fu definito dal Duce con la seguente domanda: Che cosa direbbe dinanzi ai continui, sollecitati, inevitabili  interventi dello Stato nelle vicende economiche, Bentham, secondo il quale l’industria avrebbe dovuto chiedere  allo stato soltanto di essere lasciata in pace, o Humboldt, secondo il quale lo stato ocioso dove essere  considerato il migliore? Ma se anche la seconda ondata degli economisti liberali  è meno estremista delia prima, perchè apriva già la porta agli  interventi dello Stato neireconomia, rimane pur sempre un  incolmabile abisso tra Stato liberale, anche, diremo cosí,  corretto, meno intransigente di quello concepito un tempo,  e lo Stato fascista. Bisogna ricordare che chi dice liberalismo dice pur sempre  indivíduo. CHI DICE FASCISMO DICE STATO. Con questo però LO STATO FASCISTA non intende di solito  ingerirsi direttamente nel fatto economico, ma sopraintendervi,  affinchè esso si svolga secondo gli interessi delia collettività*  È da questa concecione política dello Stato che deriva la  concezione economica delia corporacione. Lo Stato fascista che in política non è reacionário ma rivolucionario, in quanto anticipa le solucioni di problemi comuni  a tutti i popoli, in economia dimostra in maniera inequivocabile il suo carattere morale e storico perchè è proprio nella  disciplina dei fatti economici che si rivela la maturità di una  collettività organiccata e si dimostra la capacità creativa di  una nuova dottrina, che, come quella dei Fascismo, è pensiero  ed azione. II duce innanci a migliaia di  gerarchi convenuti a Roma per la celebracione dei decennale  si domanda. Questa crisi che ci attenaglia da quattro anni  è una crisi dei sistema o nel sistema? All’inizio delia fase risolutiva delia politxca corporativa del fascismo, il capo risponde a quella grave domanda  con un fondamentale discorso al consiglio nazionale delle corporazioni, nel quale sono precisati i caratteri particolari  dell’economia corporativa. Egli in quella storica assemblea affermò in maniera recisa  che la crisi è penetrata cosi profondamente nel sistema da  diventare una crisi dei sistema . Non è piú un trauma, e una  malattia costituzionale, Egli disse. Se meditiamo intorno all’affermazione del capo per com-  prendere i motivi storici che 1'hanno determinata, riconosciamo  súbito che una profonda rivoluzione si è operata tanto nel  sistema di produzione quanto nelle organizzazioni politi-  che che hanno retto sino a pochi anni or sono i diversi  paesi civili. Egli ha definito il capitalismo e ne ha tracciato la storia che  ha vissuto nel secolo scorso: la nascita, il culmine, il declino.   L’analisi che il duce ne fa in quello storico discorso è cosi  perfetta che se ne trascrivono qui di seguito concetti e parole,  sostanza e forma.  Giunto alia sua piü perfetta espressione — dice il duce — il capitalismo è un modo di produzione di massa per un  consumo di massa, finanziato in massa attraverso l’emissione  dei capitale anonimo nazionale e internazionale. II capitalismo  è quindi industriale e non ha avuto nel campo agricolo manife-  stazioni di grande portata. Nella storia dei capitalismo tre periodi si distinguono: il  periodo dell’ascesa; il periodo delia massima potenza; il per iodo  delia decadenza. II primo periodo coincide  con la introduzione dei telaio meccanico e con 1'apparire delia  locomotiva. Sorge la fabbrica. La fabbrica è la tipica manife-  stazione dei capitalismo industriale. È 1'epoca dei grandi margini e quindi la legge delia libera concorrenza e la lotta di tutti ir contro tutti può giuocare in pieno. È il período in cui un grande  fervore di attività pratica awince i popoli e in cui la scienza  che aveva saputo carpire alia natura i suoi gelosi segreti offre  aU'uomo mezzi formidabili di conquista e di dominio. In  Inghilterra, in Francia, in America, si disfrenano concorrenze  acerbe e si tentano imprese ardite.   In questi 40 anni vi sono dei caduti e dei morti, ma in  questo periodo le crisi sono crisi cicliche che si ripetono ad  intervalli di tempo, non sono nè lunghe nè universali. II capitalismo è nel periodo migliore delia sua vita.   Ha ancora tale vitalità e tale forza di recupero che può  superare brillantemente e rapidamente le awersità delia congiuntura economica. L'attività imprenditrice trova facilmente le condizioni favorevoli per il suo sviluppo, poichè grandi sono le possibilità dei  mercati di consumo mentre limitate sono ancora le capacità  delia produzione. È 1'epoca in cui l’urbanesimo si sviluppa e si inizia 1'esodo  rurale. Le città che divengono centro delia produzione capitalistica si accrescono vertiginosamente.   In questo primo periodo dei capitalismo — averte il  duce — la selezione è veramente operante. Ci sono anche  delle guerre, ma sono guerre brevi che non possono essere  paragonate alia guerra mondiale. Esse eccitano anzi, in un certo  senso, 1’economia delia Nazione. In America comincia la faticosa e dura conquista delle  sterminate campagne dell'ovest, che ha avuto i suoi rischi ed i  suoi caduti come ogni grande conquista. Mentre si vengono  organizzando le formidabili aziende agricole degli Stati dei  sud, le città deli’Atlantico raggiungono un enorme sviluppo. II ricordato periodo dei capitalismo che dura 40 anni e  potrebbe essere compreso tra 1'apparire delia macchina a xa vapore e il taglio deiristmo di Suez, è certamente tra i piü  dinamici che la storia ricordi. Esso è caratterizzato dall’assenza  dello Stato nella vita economica. II duce dice che durante questi XL anni lo Stato si limita  ad osservare Esso è assente, e i teorici dei liberalismo dicono:  ((voi, stato, avete un solo dovere, di far si che la vostra esistenza non sia nemmeno awertita nel settore dell’economia  Meglio governerete, quanto meno vi occuperete dei problemi  di ordine economico. II duce dimostrat che da certo momento si awertono i primi sintomi delia  stanchez^a e delia deviazione dei mondo capitalistico. La fervida e sana lotta per la vita, la libera concorrenza, la selezione  dei piú forte, non si esplicano piü col primitivo vigore, con  quella energia e anche con queirentusiasmo che si è riscontrato  nel período precedente Lo documentano i numerosi cartelli, sindacati, consorzh  Si inizia Tèra dei trust.   Si può dire che ormai non ci sia settore delia vita economica  dei paesi di Europa e di America dove queste forze che carat-  terizsano il capitalismo non si siano formate La conseguenza di questo stato di cose, che gli economisti  liberali, ossequienti ai dogmi fondamentali dei classici, non  awertirono, fu di una importanza grandíssima: la fine delia  libera concorrenza. Essa rimase una parola morta. La capacità di assorbimento dei mercato non corre paralle-  lamente alia crescente capacità produttiva; il saggio desinte¬  resse e dei profitto, cioè il rapporto tra il guadagno ricavato e  la quantità di capitale impiegato neirimpresa, si riduce fortemente. Essendosi ristretti i margini, l’impresa capitalistica  trova che anzichè lottare è piú conveniente accordarsi, fon-  dersi, dividersi i mercati ripartendo i profitti. La stessa legge delia domanda e deirofferta sulla quale è  stata costruita la teoria economica dalla quale dipende il  sistema scientifico elaborato dai classici deireconomia, non può  piü agire con libertà nella nuova realtà economica che si è  venuta formando* Attraverso i cartelli e i trusts si può agire  sulla domanda di merci e specialmente suirofferta che di  queste può essere fatta in un determinato mercato*   Questa economia capitalistica coalizzata, trustizzata, sempre  meno idônea a vivere di vita própria, cerca di agire sullo Stato  onde ottenere favori leciti o illeciti* Essa chiede anzitutto la  protezione doganale*   II liberalismo viene colpito a morte, ma gli economisti non  se ne accorgono: continuano imperterriti la loro costruzione  astratta, avulsa dalla realtà economica, come se il mondo eco-  nomico da cui avevano pur tratto gli elementi delia loro costru¬  zione scientifica non li riguardasse piü* La dottrina economica  che aveva esaltata la libertà in ogni forma di attività e l’assenteismo dello Stato, viene ad essere colpita proprio da quelle  forze che erano cresciute nel periodo dei trionfo. Gli Stati Uniti d'America, fra i primi, elevarono delle barriere  doganali quasi insormontabili; essi si giustificarono con 1'affermazione che le loro industrie sono giovani e hanno bisogno di protezione e di difesa per poter crescere e prosperare. Come l’America, altri paesi hanno via via elevato barriere sempre piü estese  e piü alte: oggi la stessa Inghilterra, che per tanto tempo aveva  predicato e sostenuto il liberalismo economico, perchè torna  tanto utile alia sua organizzazione economica, e agl’interessi dell’impero britannico, abbandona il liberalismo, rinnegando  tutto ciò che ormai sembra tradizionale nella sua vita política, economica, sociale, rinnegando una dottrina scientifica della  quale si è fatta banditrice e tutrice. Ad Ottava è varata la costituzione di un'economia chiusa fra la madre patria e i dominions. Il período che il duce define periodo statico finisce con la guerra. Dopo la guerra, e in conseguenza delia guerra, l’impresa  capitalistica si inflaziona. Incomincia la decadenza. L’ordine  di grandezza dell’impresa — dice il duce — passa dal  milione al miliardo. Le cosidette costruzioni verticali, a vederle  da lontano, danno l’idea dei mostruoso e dei babelico. Le stesse  dimensioni dell’impresa superano la possibilità dell’uomo. Prima è lo spirito che domina la materia, ora è la  matéria che piega e soggioga lo spirito. Quello che è fisiologia diventa patologia, tutto diventa abnorme. II capitalismo giunto al parossismo, non sapendo piú come  giustificare la sua esistenza e trovare i mezzi di vita indispensabili all’azione, non volendo riconoscere la nuova realtà delle  cose, crea una utopia: l’utopia dei consumi illimitati. Il capo  ci dice che l’ideale dei supercapitalismo sarebbe la standardizzazione dei genere umano dalla culla alia bara. Questa esigenza è la lógica conseguenza delle cose, perchè soltanto con la standardizzazione dei gusti il supercapitalismo pensa  di poter fare i suoi piani. L f impresa capitalistica cessa di essere un fatto meramente economico per divenire un fatto sociale. È questo il momento preciso nel quale l’impresa capitalistica,  quando si trova in difficoltà, si getta nelle braccia dello Stato. È questo il momento storico in cui nasce e si rende sempre  piú necessário l’intervento dello Stato. Lo Stato ha il dovere di intervenire appunto perchè l’impresa capitalistica di cui si discorre non è soltanto un # impresa  economica: essa interessa direttamente la collettività. Lo Stato  ha il diritto di intervenire per evitare che le sane energie delia  Nazione si disperdano e che la sacra forza dei lavoro dei popolo  si prodighi in forme che possono essere nocive alia stessa  vita e potenza delia Nazione Ormai il maggior numero di imprese economiche si vale  degli aiuti dello Stato; coloro che ignoravano il suo intervento  lo cercano affannosamente. II duce dice che oggi siamo al  punto in cui se in tutte le Nazioni di Europa lo Stato si addormenta per 24 ore, basterebbe tale parentesi per determinar e  un disastro. Questa è la crisi dei sistema capitalistico preso nel suo  significato universale. Quanto alla Nazione italiana, che fonda la própria economia  prevalentemente sull’agricoltura e sull’artigianato, sulla piccola  e media industria, la vicenda capitalistica non ha avuto che  aspetti e conseguenze limitatu   II supercapitalismo degenerato e pernicioso da noi non esiste  e laddove esso è nato, già è moribondo: esiste invece una numerosíssima schiera di piccoli e medi produttori che vivono dei  quotidiano lavoro, che ignorano le awenture dei sedicenti  industriali e dei pseudo banchieri; i quali, sorti in numero  impressionante durante e dopo la conflagra^ione europea,  avrebbero preteso di continuare a pescare nel torbido che essi  avevano provocato e che poi tendevano a mantenere. Questi  awenturieri, che ebbero assicurati dall’inflazione e dall’aumento dei pressi elevati profitti, non furono, almeno nel nostro  Paese, che una sparuta minoranza, la quale è stata duramente  punita dalle stesse vicende delFeconomia. L’Italia non è una nazione capitalistica nel senso or ora  ricordato. L’essenza dell’economia italiana è precisamente definita dal duce nei termini seguent. L’ltalia deve rimanere  una Nazione ad economia mista, con una forte agricoltura che è la base di tutto, una piccola o media industria sana, una  banca che non faceia delle speculasioni, un commercio che  adempia al suo insostituibile compito che è quello di portare  rapidamente e razionalmente le merci al consumatore. Esaminato lo svolgimento attraverso il quale si è compiuto  il ciclo di vita dei liberalismo economico e dei supercapitalismo, sepolto ufficialmente con lo storico  discorso dei Duce per lo Stato corporativo; dimostrata fallace  la credenza neiruniversalità dei liberalismo a torto giudicato  e ritenuto método storico ed universale, è opportuno soffermarsi sulle profonde antitesi che differenziano FASCISMO e  socialismo. La dottrina fascista nega quel materialismo storico sul quale  si imperniano la concezione política e quella economica dei  socialismo. Secondo la dottrina marxiana le vicende delia società umana  si spiegano soltanto con la lotta d'interessi fra i diversi gruppi  sociali* Sono soltanto i fatti economici che hanno importan^a  nella vita delbuorno; soltanto essi sono capaci di promuovere  nuove forme di vita civile, di determinare aspetti e configurazioni diversi nella società* Nessun peso hanno invece i motivi  ideali, nessuna importanza la tradizione, il culto delia Patria  e degli Eroi, il desiderio di portare sempre piú in alto i destini  della nazione. In questo senso liberalismo e socialismo tradiscono una  comune origine dottrinale. Tanto che non è per mero caso  — come rileva il duce — che il tramonto delFuno  coincida col tramonto dell’altro. Non è certo il fascismo, che ha instaurato nella vita política  e sociale un senso virile delia realtà, che possa negare l’importanza dell’economia, come fattore delia vita dei popoli* Ma  il Fascismo crede ancora e sempre nella santità e nelheroismo,  cioè in atti nei quali nessun motivo economico lontano o vicino  agisce. La lotta degli interessi è stata ed è un agente principale delle  trasformazioni sociali, ma non può essere concepita come movente esclusivo delbevoluzione delia società. La fallacia dei  materialismo storico e dei determinismo economico sta appunto  in questa concezione, per cui gli uomini non sarebbero che comparse nella storia, incapaci di dirigerla o crearla, quasi fantocci in balia dei flutti, mentre nel profondo si agitano e lavorano  le vere forze direttrici, che sarebbero le forze dell’economia. Accettare una simile concezione delia vita significa annullare  qualsiasi forza morale e riconoscere 1'incapacità dell’uomo a  creare la sua storia. II socialismo che si basa sul materialismo storico e sul con-  cetto delia lotta di classe e che mira attraverso questa a creare  forme di convivenza sociale nelle quali siano alleviate le sofferenze degl’umili, dimostra una singolare ingenuità dottrinale e una paurosa sterilità politica. Esso vuole raggiungere un ideale, materialistico, massimo  benessere per tutti i componenti la collettività, credendo che  in siffatta maniera si sarebbe ottenuta la felicità. E la mèta  era da conquistare attraverso la socializzazione di tutti i mezzi  di produzione, l'annullamento dei diritto di proprietà, la  spersonalizzazione di ogni attività economica, il sacrifício delia  iniziativa individuale, la negazione di una funzione produttiva  al capitale. II difficile compito delia produzione dei beni eco-  nomici sarebbe stato lasciato ad un mastodontico Stato materialistico, le cui delicate funzioni sarebbero esercitate da un  esercito di burocrati. A questo stato socialista, accentratore e  déspota, padrone di ogni bene economico, si sarebbe dovuti  giungere, secondo la profezia di Marx profezia  mancata — attraverso un processo di graduale e continuo  accentramento delia produzione industriale e dei capitale in  mano di pochi, a cui sarebbe stato assai facile il toglierlo per  trasferirlo in seno alio Stato e creare cosi, con 1’usurpazione,  la nuova realtà economica dei socialismo. Le previsioni di Marx non si sono verificate:  fra tutte la caduta dei saggio di interesse e dei profitto,  rappresenta il punto cruciale delia dottrina socialista II saggio  d'interesse, che costituisce la retribuzione che si deve al capi-  tale, cioè il prezzo che si paga per l’uso dei medesimo, è un  dato di fatto che non si può smentire; le recenti esperienze  di economia socialista dimostrano che laddove ufficialmente il  saggio d'interesse si nega, si uccide anzitutto ogni stimolo  al risparmio e poi nella realtà delia vita economica esso risorge  per infinite vie diverse, e con estrema frequenza assume la  vecchia forma dell’usura   II socialismo come sistema economico e anche come sistema  politico-sociale ha quindi peccato di ingenuità per non dire  di viltà: esso non ha saputo guardare con occhio sereno e penetrante nella realtà dei fatti economici per distinguere ciò che  era contingente e relativo a determinate situazioni di tempo  e d'ambiente, da ciò che è eterno e connaturato con lo spirito  deiruomo Al contrario il fascismo, che ignora le snervanti logomachie  e gl’oziosi e raffinati ragionamenti intessuti su premesse  metafisiche, e che invece ama l’osservazione delia realtà per  costruire su solide basi non solo la dottrina ma le opere  e gli istituti, ha da tempo affermata la sua fede nella iniziativa privata, come fattore insopprimibile delia produzione  economica. Ma questa iniziativa privata non è libera di svolgersi nelle  maniere piú diverse per dominare il campo economico; si  tratta di una iniziativa privata la quale deve essere regolata,  controllata, disciplinata dallo Stato che la ospita e la difende,  la tutela e l’incoraggia, non perchè essa formi solo la fortuna  personale di colui che la esercita, ma in quanto lo scopo  raggiunto coincida con le necessità e le finalità dello Stato. La dottrina economica dei Fascismo riconosce inoltre una  funzione al capitale, il quale costituisce il frutto dei lavoro  deiruomo, risparmiato e impiegato nei nuovi processi produttivi. In tal modo essa esalta la virtú dei risparmio, come mezzo  per aumentare la potenza economica della nazione e quindi  per dare vigore e sostanza all’azione política. Riconosce la fondamentale funzione delia proprietà privata,  la quale non è piú intesa nel senso liberale, di diritto di godere  e disporre delle cose nella maniera piú assoluta, ma e intesa  come dovere sociale. II suo esercizio e quindi limitato da leggi  le quali subordinano 1'interesse deli’indivíduo a quello dello stato. In ogni caso però lo Stato fascista, pur giungendo anche  alia espropriazione, fa si che non si creino sperequa£ÍonÍ a  danno dí particolarí individui, poiche in esso IL SENSO ROMANO DEL DIRITTO E DELL’EQUITÀ è sempre vigile e operante. Dovere sociale è anche l’esercizio dell’impresa, cioè 1 esplicazione dell’iniziativa privata, II fascismo, pero, se pur rifugge  dal concetto esclusivo di impresa statale, proprio dei socialismo,  non ripudia, come fa il liberalismo, la possibilita, anzi ammette  la necessita, che certe imprese che eserciscono pubblici servizi o  che rivestono generalissimi interessi, sieno esercitate dallo stato,  Nel campo dei lavoro, poi, il fascismo è stato rivoluzionario  in maniera veramente superba, Esso, che ha sempre intesa  la storia, cioè il passato, come base dei presente dal quale si  diparte l’avenire, non ha mai sacrificato con leggetezzz e  superficialità, per amore di novità, quello che era il frutto delia  tradizione e la conquista delle passate generazioni, IL FASCISMO  ha inserito sul tronco della storia italiana le sue audaci innovazioni rivoluzionarie. Tra queste, principalissime quelle nel  campo dei lavoro. Durante tutto Í 1 secolo XIX la posizione dei lavoratore  rispetto all’impresa, è in condizioni di soggezione, II lavoratore è alla mercê dell’imprenditore, il quale, avendo una netta  superiorità economica, puo imporre le condizioni e governare il cosidetto mercato dei lavoro. IL FASCISMO, superando il concetto della lotta di classe,  dimostrando fallaci le dottrine che ad essa si ispirano, anche pone in evidenza che il connubio tra il liberalismo e il  socialismo, proprio dei periodo storico in cui vi è il libero  sindacato degl’operai che coca contro il libero sindacato dei datori di lavoro, puo causare perdite gravissime pella nazione, la quale non ottene da questa forma di libera concorrenza tra sindacati quel massimo di utilità che le dottrine  dei classici dell’economia pronosticavano. INSERENDO IL SINDACATO NELLO STATO, non ha attuato una forma  di socialismo di stato, come è preconizzato dagli osservatori  superficiali e dai nemici irriducibili della nuova idea, ma realizza in maniera giuridica le vere e giuste aspirazioni dei  popolo senza sacrificare l’impresa, superando la lotta di classe,  sostituendo al diritto di sciopero e di serrata, il dovere nazionale  dei lavoratori e degl’imprenditori. Raggiunge un nuovo sistema di equilibrio senza cadere  in grossolane contraddizioni e senza fare una dolorosa esperienza piena di inenarrabili sacrifici per le classi operaie,  quale fanno coloro che vuoleno applicati gli schemi  marxisti. II lavoro non è piú considerato una merce che si vende sul  mercato e il salario non è piú un prezzo che si forma nel contrasto fra merce offerta e merce domandata. IL LAVORO È UN DIRITTO e non una concessione. II duce, infatti, ci dice che in tutte le società nazionali  c'è la miséria inevitabile; però quella che deve angustiare il  nostro spirito è la miséria degli uomini sani e validi che cercano affannosamente e invano il lavoro. Per questo il Fascismo considera il lavoro come un diritto.  E il Regime ha creato a questo scopo, come vedremo, Istituti  nuovi, non per dare forma ai suoi schemi dottrinali ma per  dare risultati positivi, concreti, tangibili alia sua azione: per  far si che il diritto al lavoro dei popolo italiano non rimanga  una mera affermazione dogmatica, ma possa estrinsecarsi nella  nuova realtà economica dei nostro Paese. política economica e monetaria. LA POLÍTICA DEL LAVORO ha le sue tavole fondamentali nella  Carta dei Lavoro. Questa costituisce una dichiarasione política di basilare  importanza; insorge contro la concezione liberale che considera  il lavoro come merce, e afferma che «il lavoro sotto tutte le  sue forme, organizzative ed esecutive, intellettuali, tecniche,  manuali, è un dovere sociale. Lo strumento creato dal fascismo per regolare le condidoni  di lavoro è il contratto collettivo, nel quale trova la sua espressione concreta la solidarietà dei vari fattori delia produ zione,  mediante la conciliasáone degli opposti interessi dei datori  di lavoro e dei lavoratori e la loro subordinazione agli interessi  superiori delia produzione. La solidarietà fra tutti i fattori delia produzione, e non  soltanto tra imprenditori e lavoratori delia stessa categoria, è  proclamata nella dichiarasione 4 a, la quale assegna al contratto  collettivo di lavoro la delicata e difficile funzione di concretarla  La Carta dei Lavoro (dichiarazione 3 a ) afferma che la organizzazione professionale e sindacale è unica. II solo sindacato  legalmente riconosciuto e sottoposto al controllo dello stato  ha il diritto di rappresentare legalmente tutta la categoria di  datori di lavoro e di lavoratori per cui è costituito, di tutelarne  di fronte alio Stato o alie altre associazioni professionali gl’interessi, di stipulare contratti collettivi di lavoro obbligatori  per tutti gli appartenenti alia categoria, di imporre loro contributi ed esercitare rispetto ad essi funsioni delegate d'interesse  pubblico. II sindacato ha il compito di tutelare gli interessi delle  categorie, ma nello stesso tempo ha l’obbligo di promuovere in tutti i modi l’aumento e il perfezionamento delia produzione e la riduzione dei costi; esso deve anche adoperarsi per  il conseguimento dei íini morali dell’ordinamento corporativo. Nella Carta dei Lavoro come si reagisce alia concesione dei  lavoro come merce, si introduce il concetto di salario giusto ed  equo, che sarebbe il salario corporativo, in quanto esso deve  uniformarsi alie esigenze normali di vita, alie possibilità delia  produzione e al rendimento dei lavoro. Aggettivi e condizioni, quelli e queste, che equivalgono ad  eresie per gli economisti classici, pei quali non esiste altra  giustizia in economia se non quella stabilita dal ptezzo di equilíbrio, determinato dail’incontro dell’offerta e della domanda  di lavoro. Poichè — essi hanno sentenziato — il fatto economico è un fatto naturale, meccanico e perciò non può essere  nè giusto nè ingiusto, come una reazione chimica o la caduta  di un grave. La Carta dei Lavoro risolve felicemente il problema delia  determinazione dei salario giusto, cioè di un salario che garan-  tisca al lavoratore un minimo di tenore di vita sen2;a che esso  incida sul giusto profitto delhimprenditore. E siccome questa  determinazione non è suscettibile di una solucione di carat-  tere generale, essa lascia un grado sufficiente di elasticità, che  permette al salario di essere il risultato di un accordo contrat-  tuale convenuto fra sindacati. Le ragioni economiche sono  perciò mirabilmente armoni^ate con quelle sociali e politiche;  il senso di alta umanità, cui si ispira il fondamentale documento politico in matéria di lavoro, viene confermato nella  dichiara^ione 18 a , la quale assicura al lavoratore la continuità  dei salario anche in seguito al verificarsi di determinate  evenien2;e Nell’impresa a lavoro continuo, il trapasso dell’azienda  non risolve il contratto di lavoro e il personale ad essa addetto conserva i suoi diritti nei confronti dei nuovo titolare. Egual-  mente la malattia dei lavoratore, che non ecceda una deter-  minata durata, non risolve il contratto di lavoro. II richiamo  alie armi o il servizio delia M. V. S. N. non è causa di licenciamento. Ispirata alia stessa preoccupazione di tutelare il lavoratore è  la dichiaracione 14 a , la quale stabilisce che la retribucione deve  essere corrisposta nella forma piú consentânea alie esigence  dei lavoratore e dell'impresa. Quando la retribucione sia stabilita a cottimo, e la liquidazione di cottimo sia fatta a periodi superiori alia quindicina,  sono dovuti adeguati acconti quindicinali o settimanali. II lavoro notturno, non compreso in regolari turni periodici,  viene retribuito con una percentuale in piü rispetto al lavoro  diurno.   Ma la parte fondamentale relativa alia determinacione dei  salario, merita qualche consideracione. Ancitutto va osservato che le condicioni di vita, a cui deve  uniformarsi il salario, non sono qualche cosa di astratto e di  costante, ma, essendo in stretta relacione con le condicioni  dell’economia nacionale, subiscono continue variacioni col  progresso generale di questa. Per esse non bisogna intendere  il minimo necessário per la vita fisica dell'individuo, ma un  livello sufficiente a consentire 1'elevacione dei lavoratore. Questa concecione morale delia vita persegue anche finalità  di carattere economico. Le cattive condizioni dei lavoratori  non solo riducono la capacità di consumo dei mercato interno,  per il quale gran parte degli imprenditori producono, ma  ne menomano anche il rendimento, ostacolando il progresso  economico e civile. II secondo elemento che bisogna tener presente nella deter-  minacione dei salario è dato dalle possibilità delia producione. Si è detto che la Carta dei Lavoro ha sempre presente il raggiungimento di una finalità di carattere superiore e cioè quella  di aumentare la potenza política ed economica delia Nazione. Si comprende, quindi, come sia stata sua preoccupazione  costante quella di far si che il salario venga stabilito in maniera  tale da non causare 1'annullamento dei giusto profitto che deve  percepire 1'imprenditore, perchè in tal caso si annullerebbe lo  spirito d'intrapresa, lo stimolo al risparmio e quindi si inaridi-  rebbero le fonti delia ricchezza, che sono le fonti dei lavoro.  Tale disposizíone non deve essere perciò interpretata soltanto  come difesa delPimpresa, perchè con 1’aumento delia potenza  economica si creano nuove fonti di lavoro. È anche per questo motivo che la carta dei lavoro affida la  concreta determinazione dei salario ai liberi accordi contrattuali;  essa ha perfettamente inteso che questa matéria deve essere  disciplinata seguendo con grande accortezza le contingenze  economiche. Qualora non fosse consentita la indispensabile  elasticità, le ricordate disposizioni si risolverebbero in un danno  altrettanto grave per i lavoratori quanto per gli imprenditori.   I ricordati criteri non devono essere mai dimenticati nè dalle  associazioni sindacali nè dalla magistratura del lavoro. L’ultimo elemento fissato dalla carta dei lavoro per procedere alia determinazione dei salario è il rendimento dei lavoro. Con questa disposizione la carta del lavoro ha voluto riconoscere in maniera esplicita che anche tra i lavoratori il concetto  di differenziamento, in relazione alie singole capacità, deve  essere tenuto presente onde evitare di agguagliare i singoli ed  eliminare le naturali diversità nelle attitudini e nella capacità  di lavoro. Ciò costituisce anche un vantaggio sociale che non  poteva essere trascurato dal fascismo il quale cerca sopratutto  di ottenere che i singoli elevino loro stessi servendo la causa  dei paese. II salario non deve quindi essere necessariamente eguale per  tutti gli operai, nè per tutti i generi di lavoro. Esso varia inoltre  in relacione al luogo e al tempo. II comune, piü generale e forse piü antico sistema di retribuzione è quello dei salario a tempo, corrisposto in base al  numero di ore o di giorni di lavoro prestato: forma che prescinde dal rendimento perchè fa astrazione dalla quantità di  lavoro compiuto. Accanto a questo vecchio sistema, che alio  svantaggio di richiedere una assidua sorveglianza unisce quello  di mancare di sufficiente stimolo, si sono venute affermando  forme di retribuzione che vanno sotto il nome di salario a  incentivo. Questo va esente dai ricordati inconvenienti, ma anzi  stimola Tattività delboperaio e quindi la produttività dei lavoro. Questi indiscutibili vantaggi possono però essere accompa-  gnati da svantaggi considerevoli, specie se considerati dal  punto di vista nazionale E consistono appunto nella qualità  piú corrente o ordinaria delia produzione e specialmente nel  periodo di uno sforzo eccessivo dei lavoratore che, se lunga-  mente protratto, può essere nocivo per la salute deiroperaio. I vantaggi che con questo sistema si conseguono sono però  tanto importanti da renderlo preferibile ogni qual volta sia  opportunamente regolato* Come fa la carta dei lavoro quando  si preoccupa delle conseguenze dei sistema a cottimo nei  riguardi dei lavoratori meno capaci, che non arrivano ad otte-  nere un reddito corrispondente alia paga base. Per la loro  tutela la carta dei lavoro dichiara che quando il lavoro sia  retribuito a cottimo le tariffe di cottimo devono essere deter-  minate in modo che all’operaio laborioso, di normale capacità  produttiva, sia consentito di conseguire un guadagno minimo  oltre la paga base. Lo scopo dei legislatore fascista, regolando questa matéria  dei salario a cottimo nel modo indicato, è stato quello di stimolare attraverso di esso, nel lavoratore, la convenienza ad  incrementare la produzione, legandolo alia rnedesima, assicurando altresi un trattamento che non determini grandi  disparità di retribuzione tra i singoli lavoratori e nello stesso  tempo non sia motivo di logorio fisico dell’operaio. Obbligando il lavoratore a una fatica superiore alie sue medie  possibilità, si crea un sistema di lavoro privo dei requisiti fondamentali dei lavoro fascista, che deve essere gioia creatrice  e non grigia fatica che stanca e non piace. Per questo il fascismo non è mai stato molto entusiasta dei sistemi di paga  che hanno avuto tanto furore e cosi estesa applicazione nei  Paesi dei supercapitalismo e specialmente negli Stati Uniti  d’America. I sistemi basati sulla cosidetta organizzazione  scientifica dei lavoro e che fanno capo al taylorismo, spesso  fiaccano la fibra dell’operaio costringendolo ad un lavoro meccanico monotono e sempre eguale senza varietà e diversioni  capaci di sollevare lo spirito dei lavoratore. I vari sistemi — Rowan, Halsey e Bedeaux — si ispirano tutti in sostanza al concetto di fissare la paga in  relazione al rendimento dei singolo e indipendentemente o  quasi da certi minimi, che diremmo di carattere umanitario.  Lo Stato corporativo, pur stimolando la nobile e generosa  gara dei lavoratore non vuole che questo si trasformi in  una parte di macchina; questi razionalissimi sistemi, frutto esclusivo delia ragione e dei calcolo, che fanno astrazione  da qualsiasi caratteristica individuale, trasformano invece il  lavoratore in una parte delia macchina di cui egli. diventa  il servo. II problema non va quindi impostato da un punto di vista  meramente e prettamente economico e materiale, ma va considerato anche da un punto di vista etico, sociale e político,  come lo ha considerato LO STATO CORPORATIVO che non opera guardando solo il presente, ma con gli occhi e 1’anima tesi  sopratutto verso 1'awenire. La determinazione dei salario rappresenta la parte piú  importante e delicata dei contratti di lavoro e va affrontata  con animo mondo da qualsiasi preoccupazione partigiana e  demagógica; va affrontata, cioè, con spirito fascista, con spirito  che armonizza in una perfetta unità i due maggiori fattori delia  produzione: il lavoro e il capitale.  L'idea centrale e fondamentale che caratterizza nel terreno  economico e sociale la Rivoluzione delle Camicie Nere, è la  Corporazione. IL CORPORATIVISMO È ESPRESSIONE ESSENZIALE DEL FASCISMO. Che cosa siano le Corporazioni lo ha definito il Duce nello  storico discorso dei novembre XII, al Consiglio Nazionale  delle Corporazioni. Le corporazioni, secondo la definizione datane dal duce,  sono lo strumento che, sotto 1 'egida dello Stato, attua la  disciplina integrale, organica e unitaria delle forze produttive,  in vista dello sviluppo delia ricchezza, delia potenza política  e dei benessere dei popolo italiano». IL CORPORATIVISMO — ancora afferma il duce — è l’economia disciplinata, e  quindi anche controllata, perchè non si può pensare ad una  disciplina che non abbia un controllo: il corporativismo supera  il socialismo e supera il liberalismo, crea una nuova sintesi. È cioè la sintesi dei contrastanti interessi di categoria e di gruppo  nel supremo interesse delia società nazionale.  IL CORPORATIVISMO implica quindi anzitutto una perfetta e  completa conoscenza dei vari settori deireconomia nazionale;  delia loro portata economica assoluta e relativa. Implica un  indirizzo di política economica conforme a certe finalità sociali  che lo Stato ritiene piú vantaggiose per la collettività nazionale.   Diciamo portata assoluta e relativa delle diverse attività  economiche delia Nazione, perchè non tutte hanno la stessa  importanza per gli interessi che rappresentano o per i fini che  lo Stato fascista persegue. Non mancano, nel campo agricolo  come in quello industriale, modeste attività in confronto di  larghi generali interessi economici. II liberalismo può attendere dal cozzo la soluzione che pel solo suo trionfo ritiene  socialmente piú vantaggiosa; il corporativismo no. Deve approfondire 1'importanza relativa di ogni branca dell'attività  economica e con una visione nazionale, organica quindi e integrale, evítare che limitati interessi, anche se potenti, deprimano  interessi ben piú larghi anche se meno agguerriti o protetti.   Discende da ciò che lo Stato corporativo non può difendere  egualmente ogni settore economico, grande e piccolo. Vi sono  settori, attività, branche che ai fini nazionali vanno tutelati  e difesi, in confronto di altri che non meritano eguale tutela.  Una política economica corporativa non può non fare questa  cernita di interessi in armonia ai fini sociali che intende  raggiungere.   Questa è Tessenza dell'economia corporativa. Vediamoun po'il suo sviluppo storico.   II Duce sin dall’anno I, parlando il 2 giugno ai lavoratori  dei Polesine, affermò il concetto fondamentale delia collabora-  zione: « La lotta di classe — Egli dice — può essere un episódio nella vita di un popolo; non può essere sistema quotidiano, perchè significherebbe la distruzione delia ricchezza  e quindi la miséria universale».   « Collaborazione, fra chi lavora e chi dà lavoro, fra chi dà  le braccia e chi dà il cervello — tutti gli elementi delia produzione hanno le loro gerarchie inevitabili e necessarie attraverso a questo prpgramma voi arriverete al benessere, la  Nazione arriva alla prosperità e alla grandeza. Al Consiglio Nazionale dei sindacati fascisti, il duce rivolge all’assemblea il seguente  richiamo. La collaborazione di classe deve essere praticata  m due; 1 datori di lavoro non denono approfittare dello stato  attuale restaurato dal fascismo, che ha dato un senso di  disciplina alla nazione, per soddisfare i loro egoismi. Essi  devono considerare gl’operai come elementi essenziali delia  produzione. Devono fare il loro interesse in quanto coincida con quello della Nazione e non invece il contrario. Solo in questo modo si puo avere una massa realmente disciplinata, laboriosa, fiera di contribuire alie fortune delia Patria, Nello stesso anno, mviando un messaggio al Congresso delle  Corporazioni Sindacali Fasciste, rileva che in molte zone la  mtelligente collaborazione di classe era stata realizzata e la  pace era mantenuta. Ciò dimostrava che quando le due parti  sanno mettersi sul concreto terreno delia produzione, la colla-  bora2;ione di classe è possibile. Il duce, pubblicando in Gerarchia  un articolo su «FASCISMO E SINDACALISMO» ricorda che il programma dei Partito afferma  clie le Corporazioni vanno promosse secondo due obiettivi  rondamentali: e cioè come espressione delia solidarietà nazionale e come mezzo di sviluppo delia produzione. Le Corporazioni non debbono tendere ad annegare l'individuo nella collettività, e a livellare arbitrariamente la capacità e  le torze dei singoli, ma debbono anzi valorizzarle e svilupparle. In questa schematica dichiarazione vi sono i fondamenti  delia nuova dottrina corporativa. Il fascismo, conquistato il potere, si dedica con rara energia  a consolidare le istituzioni, a risolvere gli impellenti problemi  posti dalla vita economica dei Paese, senza però dimenticàre  lo sviluppo orgânico delia legislazione corporativa che doveva  portare alia legge fondamentale dei 5 febbraio 1934. Da un punto di vista dottrinale, e se si vuole anche storico,  lo sviluppo delia Corporazione è contrassegnato da tre fasi o  momenti di importanza fondamentale: la legge sulla disciplina giuridica dei rapporti collettivi di lavoro; la leggesul Consiglio Nazionale delle  Corporazioni; la legge sulla costituzione e sulle  funzioni delle Corporazioni. II legislatore fascista già nella legge forni i primi  elementi giuridici dei nuovo istituto delia Corporazione, e si  può anzi affermare che tutte le disposizioni di quel documento  fossero ispirate a questo concetto fondamentale. È 1’idea nuova che animava e giustificava Tordinamento  instaurato dalla legge. Secondo la legge ricordata, 1’Istituto delia Corporazione  aveva anzitutto lo scopo di attuare la completa collaborazione  tra le categorie, collegando le rappresentanze sindacali dei  lavoratori e dei datori di lavoro dei ramo di produzioni per  cui la corporazione è costituita; di rappresentare in maniera  unitaria gli interessi economici dei proprio settore produttivo  di fronte alie altre categorie. La delicatissima funzione dei collegamento è esercitata  dallo STATO. La legge prevede, accanto alia organizzazione  sindacale a carattere verticale, una organizzazione corporativa  a carattere orizzontale: la prima serviva per tutelare gli interessi  dei singoli elementi delia produzione, la seconda per la difesa  degli interessi comuni a ogni singolo ramo delia produzione. Già in questa legge agli organi corporativi fu attribuita la  facoltà di emanare norme generali sulle condizioni di lavor o,  di conciliare le controversie collettive tra le associazioni colle-  gate,di promuovere, incoraggiare e sussidiare tutte le iniziative intese a coordinare e meglio organizzare la produzione,  di istituire uffici di collocamento, di regolare il tirocínio e Í1  garzonato con norme obbligatorie.   II secondo passo di carattere fondamentale sulla via che  doveva condurre alia Corporazione fu fatto con la legge  sul Consigho Nazionale délle Corporazioni, la  quale non solo forniva un nuovo strumento giuridico per disciplmare i rapporti economici collettivi, ma attribuiva nuovi  compiti e funzioni alie associazioni sindacali. Queste estesero  il loro campo di attività dalla disciplina dei rapporti di lavoro,  al regolamento collettivo dei rapporti economici tra le diverse  categorie delia produzione. Ma è con la legge dei 5 febbraio 1934 che si dovevano realiz-  sare in maniera definitiva le Corporazioni. Il capo dice: il  sindacalismo non può essere fine a se stesso: o si esaurisce nel  socialismo político, o nella CORPORAZIONE FASCISTA. È solo nella  corporazione che si realizza 1 idea economica nei suoi diversi  elementi: capitale, lavoro, técnica; è solo attraverso la corporazione, cioe attraverso la collaborazione di tutte le forze convergenti ad un solo fine, che la vitalità dei sindacalismo è assicurata. È solo, cioe, con un aumento delia produzione e quindi  delia ricchezza, che il contratto collettivo può garantire condizioni sempre migliori alie categorie lavorative. In altri termini,  sindacalismo e corporazione sono indipendenti e si condizionano a vicenda; senza sindacalismo non è pensabile la corporazione; ma senza corporazione il sindacalismo stesso viene, dopo  le prime fasi, a esaurirsi in un’azione di dettaglio, estranea al processo produttivo; spettatrice non attrice; statica e non  dinamica. Parlando al popolo di Bari il duce dice come 1'obiettivo dei  Regime nel campo economico è la realizzazione di una piú  alta GIUSTIZIA SOCIALE per tutto il popolo italiano. La quale  cosa significa lavoro garantito, salario equo, casa decorosa. Significa la possibilità di evolversi e di migliorarsi incessantemente. Significa CHE (Grice, MEANS THAT) gli operai, i lavoratori debbono entrare  sempre piú intimamente a conoscere il processo produttivo  e a partecipare alia sua necessária disciplina. La fusione di tutte le energie economiche e spirituali  della Patria doveva awenire in maniera definitiva con la  promulgazione delia legge che crea su di  un piano orgânico le Corporazioni. Insediando i Consigli delle Corporazioni, il Capo ne pone  in rilievo il carattere rivoluzionano, perchè il suo compito  è quello di determinare negli istituti, nelle leggi e nei costumi,  le trasformazioni politiche e sociali che sono necessarie alia  vita di un popolo.   In quell’occasione il Capo si domandava: « occorre ripetere  ancora una volta che le Corporazioni non sono fine a se stesse  ma strumenti di determinati scopi? Ormai questo è un dato  comune. Quali sono gli scopi? Airinterno una organizzazione che raccorci con gradua-  lità ed inflessibilità le distanze tra le possibilità massime e  quelle minime o nulle delia vita. È ciò che io chiamo una piú  alta giustizia sociale. In questo secolo non si può ammettere  la inevitabilità delia miséria materiale, si può accettare sol-  tanto la triste fatalità di quella fisiológica. Non può durare  l’assurdo delle carestie artificiosamente provocate. Esse denunciano la clamorosa deficienza dei sistema. II secolo scorso  proclamo l’uguaglian^a dei cittadini davanti alia legge — ed è  conquista di portata formidabile — il secolo fascista mantiene,  an2;i consolida, questo principio, ma ve ne aggiunge un altro,  non meno fondamentale: Teguaglianza degli uomini dinan^i  al lavoro, inteso come dovere e come diritto, come gioia crea-  trice che deve dilatare e nobilitare Tesisten^a, non mortificaria  o deprimerla. Di fronte alhesterno la corpora^ione ha lo scopo di aumentare senza sosta la poten^a globale delia na^ione per i fini  delia sua espansione nel mondo »Col io novembre delbanno XII la grande macchina creata  dal genio dei Duce doveva mettersi in moto. II Capo ammoniva  che non bisogna attendersi immediati miracolL Anzi i miracoli  non bisogna attenderli affatto, perchè il miracolo non appartiene all’economia. La legge attribuisce alie Corporadoni funzioni normative  in matéria economica. Inoltre esse sono chiamate a dar pareri  (compito consultivo) su tutte le questioni che interessano il  ramo di attività per cui sono costituite, tutte le volte sia richie-  sto da organi competenti, nonchè a esercitare la concilia^ione  delle controversie collettive di lavoro. L'attività delle Corporazioni è incominciata neiranno XIII e molte di esse hanno già lavorato con successo. Le ventidue corporazioni istituite dal Capo dei Governo  sono elencate qui di seguito e per ciascuna riportiamo la composizione numérica delle categorie economiche.   Si ricorda che nelle Corporazioni vi è sempre rappresentato il Partito, il quale porta in seno a questo nuovo organismo  la continuità dello spirito rivolu^ionario e la voce delia massa  dei consumatori. PRIMO GRUPPO Dl CORPORAZIONI (Istituite con decreto dei Capo dei Governo) CORPORAZIONE DEI CEREALI i>   Produzione dei cereali 7 datori di lavoro e 7 lavoratori   Industria delia trebbiatura Industria molitoria, risiera, dolciaria  e delle paste Panificazione Commercio dei cereali e degli altri  prodotti sopra indica ti  Cooperative di consumo 1 rappresentante Tecnici agricoli Artigianato CORPORAZIONE  DELLA ORTO-FLORO-FRUTTICOLTURA   Orto-floro-frutticoltura 6 datori di lavoro e 6 lavoratori   Industria delle conserve aümentari  vegetali 2 2 Industria dei derivati agrumari e  delle essenze . Commercio dei prodotti orto-floro-frutticoli e loro derivati Tecnici agricoli 1 rappresentante   Chimici Cooperative di esportatori orto-floro-frutticoli CORPORAZIONE VITIVINICOLA   Viticoltura 6 datori di lavoro e 6 lavoratori   Industrie enologiche (vini, aceto,  liquori) Ogni Corporazione ha tre rappresentanti dei Partito. Industrie delia birra ed affrni 3 datori di lavoro e 3 lavoratori   Produzione delPalcool di seconda   categoria Commercio dei prodotti sopra eiencati Tecniciagricoli 1 rappresentante   Chimici ....i» Cantine sociali CORPORAZIONE OLEARIA   Coltura dell’olivo e di altre piante da  olio 5 datori di lavoro e 5 lavoratori   Industria delia spremitura e delia  rafíinazione delPolio di oliva Industria delia spremitura e delia  raffinasione delPolio di semi Industria delPolio al solfuro Commercio dei prodotti oleari Tecnici agricoli 1 rappresentante   Chimici CORPORAZIONE DELLE BIETOLE  E DELLO ZUCCHERO   Bieticoltura 2 datori di lavoro e 2 lavoratori   Industria dello zucchero Industria delPalcool di prima categoria Commercio dei prodotti sopra indicati  i »   Tecnici agricoli 1 rappresentante   Chimici CORPORAZIONE DELLA ZOOTECNIA  E DELLA PESCA Praticoltura e allevamento dei bestiame e delia selvaggina Industria delia pesca marittima e di  acque interne e delia lavorazione  dei pesce Industria dei latte per consumo  diretto Industria dei derivati dei latte Industria delle carni insaccate e delle  conserve aümentari animali Commercio dei bestiame Commercio dei latte e dei derivati Tecnici agricoli Mediei veterinari Latterie sociali.Cooperative di pescatori 8 datori di lavoro e 8 lavoratori  i rappresentante CORPORAZIONE DEL LEGNO Produzione dei legno, industria fore-  stale e prima lavorazione dei legno    Fabbricazione dei mobiíio e di oggetti  vari di arredamento domestico Produzione degli infissi e dei pavimenti Produzione dei sughero Lavorazioni varie Commercio dei prodotti sopraelencati Tecnici agricoli e forestali Artisti Artigianato 2 datori di lavoro agricolo e 2  lavoratori agricoli  2 datori di lavoro industriale e  2 lavoratori industriali   2 datori di lavoro e 2 lavoratori i rappresentante  CORPORAZIONE DEI PRODOTTI TESSILI    Industria dei cotone 3 datori di lavoro e 3 lavoratori   Produzione delia lana Industria delia lana Industria dei seme-bachi Gelsi-bachicoltura Industria delia trattura e delia torci-  tura delia seta  1 datore di lavoro e 1 lavoratore   Industria dei rayon Industria delia tessitura delia seta e  dei rayon Coltivazione dei lino e delia canapa Industria dei lino e delia canapa Industria delia juta  Industria delia tintoria e delia stampa   dei tessuti. Industrie tessili varie Commercio dei cotone, delia lana,  delia seta, dei rayon e degli altri  prodotti tessili; commercio al dettaglio dei prodotti stessi Tecnici agricoli 1 rappresentante   Chimici Periti industriali Artisti Artigiani  Essiccatoi cooperativi SECONDO GRUPPO Dl CORPORAZIONI (Istituite con Decreto dei Capo dei Governo CORPORAZIONE DELLA METALLURGIA  E DELLA MECCANICA   Industria siderúrgica 3 datori di lavoro e 3 lavoratori Altre industrie metallurgiche Industria delia costruzione di mezzi  di trasporto (automobili, moto-  cicli, aeroplani, materiale ferro-tranviario, costruzioni navali) Industria delia costruzione delle  macchine ed apparecchi per la  radio e per la generazione, trasformazione e utilizzazione dell’energia elettrica Industria delia costruzione di macchine ed apparecchi per uso industriale e agricolo Industria delle costruzioni e lavorazioni metalliche, fonderie e   impianti Industria delia costruzione di strumenti ottici e di misura e delia   meccanica di precisione e di armi 2 2  Industria dei prodotti di gomma per   uso industriale Industria dei cavi e cordoni isolanti Oraíi e argentieri Commercio dei prodotti sopra indicati Ingegneri 1 rappresentante Artigianato Consorzi agrari cooperativi CORPORAZIONE DELLA CHIMICA Industrie degli acidi inorganici,  degli alcali, dei cloro, dei gas  compressi e degli altri prodotti   chimici inorganici 3 datori di lavoro e 3 lavoratori   Industria dei prodotti chimici pell’agricoltura Industria degli acidi organici e dei  prodotti chimici organici Industria degli esplosivi  Industria dei fosforo e dei fiammiferi Industria dei materiali plastici Industria dei coloranti sintetici e dei  prodotti sensibili per fotografie Industrie dei colori mineraH, delle  vernici, delle creme e dei lucidi per calzature e pellami Industria saponiera e dei detersivi  in genere, industria stearica e delia   glicerina Industria degli estratti concianti Industria conciaria Industria degli olii essenziali e sintetici e delle profumerie Industria degl’olii minerali Industria delia distillazione dei carbone e dei catrame; industria delle   emulsioni bituminose Industrie farmaceutiche Commercio dei prodotti delle industrie sopra indicate Chimici i rappresentante  Farmacisti Consorzi agrari cooperativi CORPORAZIONE DELL'ABBIGLIAMENTO Industria dell’abbigliamento (confezioni d’abiti, biancheria, ecc.)  Industria delia pellicceria Industria dei cappello Industria delle calzature e di altri  oggetti di pelle per uso personale Industria dei guanti Produzione di oggetti vari di gomma  per uso di abbigliamento Magliíici e calzifici Produzione di pizzi, ricami, nastri,  tessuti elastici e passamanerie Industria dei bottoni Produsioni varie per l’abbigliamento  Ombrellifici Commercio dei prodotti delle industrie sopra indicate Artigianato Artisti 3 datori di lavoro e 3 lavoratori   1rappresentante   i CORPORAZIONE DELLA CARTA E DELLA STAMPA Industria delia carta Cartotecnica Industrie poligrafiche ed affini Industrie editoriali. Industrie editoriali giornalistiche. Commercio dei prodotti delle indu¬  strie sopra elencate Artisti (autori e scrittori, musicisti,  belle arti, giornalisti) Artigianato 2 datori di lavoro e 2 lavoratori 1 di cui uno giornalista 4 rappresentanti   i CORPORAZIONE DELLE COSTRUZIONI EDILI    Industrie delle costruzioni (costruzioni edilizie e opere pubbliche) Industria dei laterizi Industria dei manufatti di cemento*  Industria dei cementi, delia calce e  dei gesso Industria dei materiali refrattari Commercio dei materiali da costru-  zione Proprietà edilizia Ingegneri Architetti Geometri Periti industriali edili Artigianato Cooperative edili 4 datori di lavoro   e 4   lavoratori 1 rappresentante CORPORAZIONE DELL'ACQUA, DEL GAS  E DELLA ELETTRICITÀ    Industria degli acquedotti 3 datori di lavoro, dei quali un   rappresentante delle aziende municipali e 3 lavoratori, dei quali  un rappresentante dei dipendenti  delle aziende municipalú   Industria dei gas 3 datori di lavoro, dei quali un   rappresentante delle aziende mu-  nicipali, e 3 lavoratori dei quali  un rappresentante dei dipendenti  delle aziende municipalú   Industrie elettriche.4 datori di lavoro, dei quali un rap¬   presentante delle aziende municipalizzate e 4 lavoratori dei quali  un rappresentante dei dipendenti  delle aziende municipalizzate»  Ingegneri 1 rappresentante   Consorzi e cooperative CORPORAZIONE DELLE INDUSTRIE ESTRATTIVE Industria dei mínerali metaílici. 2 datori di lavoro e 2 lavoratori   Industria dello zolfo e delle piriti Industria dei combustibili fossili Industria delle cave (marmo, granito,  pietre ed affini) Lavora^ione dei marmo e delia pietra Commercio dei prodotti delle indu¬  strie sopraelencate Ingegneri minerari 1 rappresentante Periti industriali minerari Artigianato CORPORAZIONE DEL VETRO E DELLA CERAMICA   Industrie delle ceramiche artistiche,  porcellane, terraglie forti, semi-   forti, e dolci, grès, abrasivi 4 datori di lavoro e 4 lavoratori   Industrie delle bottiglie Industria dei vetro bianco Industria delle lastre Industria degli specchi e cristalli  Industria dei vetro scientifico (com-  preso quello di ottica) Industria dei vetro artistico e conterie Industria delle lampade elettriche Commercio dei prodotti delle industrie elencate Artigianato 2 rappresentanti   Cooperative Artisti TERZO GRUPPO Dl CORPORAZIONI   (Istituite con Decreto dei Capo dei Governo CORPORAZIONE DELLE PROFESSIONI E DELLE ARTI Sezione dei Professionisti legali:   Awocati e Procuratori 3 rappresentanti (due per gli   awocati e uno per i procuratori)  Dottori in economia  1 rappresentante   Notai Patrocinatori legali Periti commerciali Ragionieri Sezione delle professioni sanitarie: Mediei 3 rappresentanti   Farmacisti Veterinari Xnfermiere diplomate  Levatrici  Sezione delle professioni tecniche:   Ingegneri 2 rappresentanti   Architetti Tecnici agricoli  3 (uno per i dottori in agraria e uno per i periti  agrari)   Geometri 1 rappresentante   Periti industriali Chimici Sezione delle arti:    Autori e scrittori  2 rappresentanti   Belle arti Architetti Giornalisti Musicisti..   Istituti privati di educazione e istruZione Insegnanti privati Attività industriali ed artigiane di  arte applicata Commercio delParte antica e moderna i rappresentante  i datore di lavoro e 1 lavoratore  delPindustria; 2 artigiani   i datore di lavoro e 1 lavoratore i8 CORPORAZIONE  DELLA PREVIDENZA E DEL CREDITO Sezione delle Banche:   Il Governatore delia Banca dTtalia*   Il Presidente delPAssociazione tra le Società Italiane per azioni. II Presidente dellTstituto di ricostruzione industriale. II Presidente dell’istituto mobiüare italiano Istituti di credito ordinário 2 rappresentanti   Banche di provincia  Istituti finanziari Banchieri privati Agenti di cambio Ditte commissionarie di borsa e   cambiavalute Dirigenti di aziende bancarie Dipendenti delle aziende bancarie Dipendenti da agenti di cambio Sezione degli Istituti di diritto pubblico: I membri di diritto delia Sezione delle Banche  Casse di Risparmio ordinarie» 4 rappresentanti   Istituti di credito di diritto pubblico  soggetti alia vigilanza dei Ministero  delle Finanze Istituti speciali di credito agrario i rappresentante   Monti di Pietà 2 rappresentanti dei quali uno   per i Monti di Pietà di I a cat ed  uno per quelli di 2 a cat*   Istituti di credito di diritto pubblico 3 rappresentanti  Banche popolari cooperative 1 rappresentante   Casse rurali 1 »   Dipendenti da Banche popolari e da   Casse rurali 2 rappresentanti   Sezione deile assicurazioni:   II Presidente deiristituto Nazionale delle Assicurazioni,   II Presidente dellTstituto Nazionale Fascista delle Assicurazioni contro  gli Infortuni*   II Presidente deiristituto Nazionale Fascista delia Previdenza Sociale,  Imprese private autorizzate all’esercizio delle assicurazioni 2 rappresentanti Dirigenti delle imprese di assicura- Dipendenti delle imprese di assicurazione Agenzie di assicurazione Dipendenti da agenzie di assicurazione Dipendenti da istituti di assicurazione di diritto pubblico Mutue di assicurazione CORPORAZIONE  DELLE COMUNICAZIONI INTERNE   Sezione delle ferrovie, delle tramvie e delia navigazione interna: Ferrovie e tramvie extra-urbane 3 datori di lavoro e 3 lavoratori   Tramvie urbane Funivie, funicolari, ascensori e íilovie Navigazione interna Sezione dei trasporti automobilistici;    Autoservizi di linea  2 datori di lavoro e 2   lavoratori   Servizi di noleggio .Servizio taxistico Servizio camionistico Sezione degli ausiliari dei traffico: Spedizionieri 2 datori di lavoro e 2   lavoratori   Attività portuali Trasporti ippici Attività complementari dei traffico  su rotaia e su strada Sezione delle comunicazioni telefoniche, radiotelefoniche e cablografiche: Comunicazioni telefoniche, radiotelavoratori tefoniche e cablografiche 2 datori di lavoro e CORPORAZIONE DEL MARE E DELL’ARIA   Marina da passeggeri 4 datori di lavoro e 4   lavoratori   Marina da carico Marina velica Trasporti aerei Cooperative i rappresentante    CORPORAZIONE DELLO SPETTACOLO   Imprese di gestione dei teatri e dei   cinematografi 2 datori di lavoro e 2 lavoratori   Teatri gestiti da enti pubblici, imprese liriche (artisti di canto, artisti  di prosa, concertisti, orchestrali,  registi e scenotecnici) e di operette,  enti di concerti, capocomici, radio-trasmissioni Industrie affini (scenografia, case di  costumi e di attr ezzi teatrali, edi-   zioni fotomeccaniche).i datore di lavoro e i lavoratore   Imprese di produzione cinemato¬  gráfica Case di noleggio, di films Imprese di spettacoli sportivi Editori 2 rappresentanti   Musicisti Autori dei teatro drammatico e dei  cinematógrafo 2 rappresentanti   II Presidente delia Società Italiana Autori ed Editori Il Presidente delPIstituto Nasionale L* U, C. E.   II Presidente delPO* N. D CORPORAZIONE   Alberghi e pensioni Uffici ed agensie di viaggi.   Esercizi pubblici in genere (ristoranti, caffè, bar) Attività artigiane connesse con 1 'ospitalità Stabilimenti idroclimatici e termali  Case private di cura Mediei DELL/OSPITAUTÀ  2 datori di lavoro e 2 lavoratori 1 rappresentante  II vigente ordinamento strutturale delle ORGANIZZAZIONI SINDACALI è il frutto di una graduale evoluzione. Recentemente è stato  rivedutoispirandosiacriteri dimaggiore semplicità. Anche le denominazioni sono State cambiate con una piü precisa indicaZione degli esercenti 1'attività che l’organizzazione rappresenta. La struttura organizzativa delle associazioni di vario grado si  presenta nel seguente modo:     Associazioni nazionali giuridicamente riconosciute  Confed. Federaz. Sindac. Totale Confederazione Fascista agricoltori  Confederazione Fascista industriali  Confederazione Fascista commer-  cianti Confederazione Fascista delle aziende  dei credito e deirassicurazione Confederazione Fascista dei lavoratori  deiragricoltura Confederazione Fascista dei lavoratori  dell’industria Confederazione Fascista dei lavoratori  del commercio Confederazione Fascista dei lavoratori  dei credito e deirassicurazione Confederazione Fascista deiprofessionisti  e artisti  política finanziaria e monetaria    l’Italia, uscita stremata da una guerra costosissima, entrò  in una grave crisi economica e sociale, che ne esauri ancor piü  le sue capacità economiche e quindi ridusse enormemente le  entrate di bilancio, mentre le spese subivano un continuo  aumento Ma in pochissimi anni il Governo fascista riedificava su  nuove salde basi la finança, eliminando ogni disavanzo. II piano delia restaurazione concepito e voluto fermamente  dal Duce si basa sopra queste colonne fondamentali che costituiscono il saldo edifício delia finanza fascista:   X o Pareggio dei bilancio;   2 o Risanamento delia circolazione monetaria;   3 o Regola^ione dei debiti di guerra;   4 o Sistema^ione dei debito interno; 5 o Sistemasione delFasienda ferroviária;   6 o Abolidone dei corso formoso e ritorno alhoro. L'esercizio finanziario ultimo dell’antico regime,  segnava un disavanso di circa 16 miliardi di lire; il successivo   10 riduceva a soli 3 miliardi e Feserci^io finansiario seguente, il primo interamente gestito dal Fascismo, vede  scendere il disavamjo a solo 418 milioni di lire* Praticamente  era il pareggio. Con l’anno finanziario 1924-25 comincia la magnifica  serie degli anni con bilanci attivi che termina soltanto nel  3:930-31 a causa delia contrazione delle entrate, dovuta alia  crisi e alia nuova situa^ione che si Veniva creando nella economia mondiale  A dare, in breve sintesi, un quadro abbastansja completo dei  bilancio dei nostro Paese dopo il 1913-14, possono giovare i  dati raccolti nella tabella sottoriportata: ENTRATE E SPESE EFFETTIVE RISULTANTI  DAI RENDICONTI CONSUNTIVI  (in milioni di lire correnti) Esercizio finanziario   Entrate effettive   Spcse effettive   Avanzi 0 disavanzi. Ciò che colpisce è il fatto che appena il Regime fascista ha  preso le redini dello Stato le cose sono mutate profondamente.  L’ordine neiramministraçione, la giustizia degli accertamenti, il rígido controllo delle spese, la lotta sistemática contro  il triste costume dell'evasione tributaria, hanno compiuto il  prodígio. II primo atino di avanço si ha nel 1924-25, di  417 milioni. Soltanto successivamente, quando la crisi mondiale sconVolse  definitivamente 1'organismo economico di tutti i paesi civili,  apparve il disavanço, che il Governo fascista ha afffontato con  severe misure di economia.   Ma per meglio comprendere la struttura finançiaria dei nostro  bilancio, e per dare una nozione intorno all'ammontare delle  principali voei di entrata, è bene riportare per 1'undicennio  1922-33, i dati relativi alie imposte dirette, alie imposte  sullo scambio delia riccheçça e sui consumi, ai monopoli  di Stato e al lotto: tali dati consentono di cogliere le varia-  çioni subite da queste singole Voei di entrata, nel periodo delia  ricostruçione e delia depressione economica mondiale.  LE IMPOSTE  (in milioni di lire)    Anni   Imposte   dirette   Imposte  sullo scambio  delia ricchezza   Imposte  indiretfe  sui consumi Monopoli di Stato Lotto. Sempre nell’ordine delia política financiaria il Regime ha  proweduto ad unificare gli istituti di emissione. In omaggio al fondamentale principio delia unità storica e  política dei Paese, contrario ad ogni residuo regionale, il  Governo concentra la facoltà di emissione nella sola BANCA D’ITALIA, togliendola al Banco di Napoli e al Banco di Sicilia,  che insieme alia prima ancora godevano di questo particolare  privilegio. A questa disposicione legislativa segui 1 'altra che attribuiva  alia Banca d’Italia le funcioni di vigilanca su tutte le aciende  bancarie che raccolgono depositi, In tal modo anche l’esercicio  dei credito veniva direttamente sorvegliato. È poi noto che le banche di deposito si sono dedicate anche  al financiamento di imprese industriali, compromettendo la  loro liquidità e legando strettamente le loro vicende economiche  a quelle delle aciende financiarie. La crisi economica e il cataclisma financiario, con  la caduta delia sterlina, avevano aggravata la delicata situacione  di quegli Istituti.   II Governo fascista diede loro l’antica liquidità acquistando  in blocco il portafoglio titoli: cioè tutte le acioni delle aciende  dagli stessi financiate. Queste banche, che si diedero a volte anche ad una ingiusti-  ficabile speculacione, furono salvate dallo Stato, il quale prov-  vide ad istituire due grandi istituti financiari, prowisti di  adeguati mecci e specialiccati nelle operacioni a medio e a  lungo termine: 1'Istituto Mobiliare Italiano e 1'Istituto per la Ricostrucione IndustrialeQuesti due enti di diritto pubblico hanno facoltà di  emettere obbligacioni, ammesse di diritto alie quotacioni di  borsa. In matéria fiscale i due istituti godono di trattamento  di favore.  La portata di questi prowedimenti, emanati alio scopo di  stimolare e sorreggere Tattività economica, può però essere  valutata nella sua vera ampiecca soltanto quando essa venga  considerata in armonia a tutte le altre prowidence che il  Governo fascista ha adottato nel campo delia política crediticia,  in relacione specialmente al poderoso programma di financiamento e di credito per le opere di pubblica utilità e per quelle  specifiche di miglioramento fondiario e agrario*   Un settore nel quale Tacione dello Stato si esplica in pieno è  quello monetário  Ovunque la moneta è emessa direttamente dallo Stato  oppure da istituti bancari ai quali lo Stato ha concesso tale  facoltà. Quindi lo Stato in sostanca è arbitro quasi assoluto nel  campo monetário; da esso dipende Femissione, che deve esser  contenuta entro i limiti implicitamente stabiliti dalle necessità  economiche e financiarie di ciascun paese   Strettamente congiunta con la política monetaria è, per owie  ragioni, quella dei credito. Basta pensare al fatto che lo Stato in maniera diretta o  indiretta determina le variacioni dei saggio dello sconto, per  comprendere quale enorme importanca abbia il suo intervento  sia nello stimolare gli affári, sia nel frenarli. Estremamente delicata è Tacione dello Stato in questa diffi-  cile matéria; essa non influisce soltanto sulla attività produt-  tiva, ma può provocare sperequacioni nel campo distributivo  e quindi favorire alcune categorie sociali col sacrifício di altre. IL GOVERNO FASCISTA anche in questo settore dell’economia,  come nel piü complesso quadro delia vita economica nacio-  nale, ha armoniccato e coordinato i particolari interessi con  una política ispirata ai generali interessi dei Paese. Per questo  la sua política monetaria ha mirato a resistere in ogni istante alie pressioni delia speculazione per proteggere, difendere,  tutelare il grande esercito dei risparmiatori, che costituisce  il presidio sicuro delia potensa economica delia Nasione. La recente storia monetaria dei Fascismo sta a documentare  la tenacia dei propositi e delle direttive seguite. Quando il Fascismo conquisto il potere la situasione monetaria dei nostro Paese era assai difficile. La nostra lira negli  anni delia guerra e deirimmediato dopoguerra aveva súbito  una forte svalutasione come dimostra il corso delPoro espresso  in lire correnti: Valore delia lira carta in lire (oro) attuali = gr. 0,07919113 di oro fino   Rapporto tra lira prebellica e lira attuale 3,6661135 Anni Corso dell’oro Anni   Corso dell’oro  Negli anni 1921 e 1922 la lira italiana era in balia delia speculazione, che la faceva oscillare nella maniera piü disordinata;  Tinstabilità dei cambio si manifestava anche sul potere di  acquisto delia moneta; i prezai delle merci subivano continue  variazioni e il costo delia vita ne risentiva le conseguense  Dopo rawento dei Governo fascista le forti oscillasioni  monetarie dei período precedente erano quasi scomparse anche  per effetto delia immediata distensione psicológica e delia  mano possente che reggeva il timone dello Stato, come dimo-  strano i dati seguenti:  Andamento dei corso dei dollaro: 4° trimestre II Governo inizia un'energica  política di risanamento finansàario: pareggio dei bilancio e riforma tributaria che elimina il caleidoscopio dei dopoguerra per  riportare le fonti principali delia finança ai tributi fondamentali. Ciononostante nel primo semestre dei 1925 la speculazione  internazionale prese di mira la lira italiana e iniziò durante Testate  quella grande offensiva — a sfondo antifascista — che durò fino  alia estate delPanno successivo: fu nelPestate dei 1926 che la quo-  ta^ione dei dollaro sali a 31,60 e quella delia sterlina a 153,68. II Duce, compresa la grande importanza política ed economica che pote va avere l’ulteriore svaluta^ione, pronuncio a  Pesaro il 18 agosto delPanno IV un memorabile discorso nel  quale affermò in maniera solenne e decisiva la strenua volontà  del GOVERNO FASCISTA di difendere la lira: fu il discorso dei Duce  che stroncò in maniera definitiva la speculazione al ribasso che  era stata organissata dal capitalismo interna^ionale. L’effetto psicologico è immenso. Quello político ed economico è ancora maggiore: alia fine dello stesso anno, deiranno  1936, il dollaro scese a 22 lire e la sterlina a 108: un anno  dopo il discorso di Pesaro il dollaro era quotato poco piú di  18 lire e la sterlina 88. IL GOVERNO FASCISTA aveva vinto. Anche in questo campo,  nel quale le forse internazionali si erano scatenate nella  maniera piú insidiosa, l’azione decisiva e ferma dei Duce aveva  avuto il soprawento. II Capo aveva detto: « Non infliggerò mai a questo popolo  meraviglioso d'Italia, che da quattro anni lavora come un eroe  e soffre come un santo, Ponta morale e la catástrofe economica  dei fallimento delia lira* II Regime fascista resisterà con tutte  le sue for^e ai tentativi di jugulazione delle forse finan^iarie  awerse, deciso a stroncarle quando siano individuate alPin-  terno* II Regime fascista è disposto dal suo Capo alPultimo  suo gregário, ad imporsi tutti i sacrifici necessari; ma la nostra  lira che rappresenta il simbolo delia Na^ione, il segno delia  nostra ricche^a, il frutto delle nostre fatiche, dei nostri sfor^i,  dei nostri sacrifici, dei nostro sangue, va difesa e sarà difesa »*  E cosi come aveva promesso fu. Nel secondo semestre dell’anno 1927 la situazione monetaria  risulta completamente cambiata e il Governo fascista si prepara  a compiere la profonda riforma monetaria, effettuata alia fine  dei 1927, con la stabiliz^a^ione delia lira al valore di cambio  che essa aveva raggiunto dopo la strenua lotta combattuta. La  lira venne cosi stabilh;2;ata alia cosidetta quota novanta. Fedele al suo programma il Governo affronta i rischi e i  sacrifici che imponeVa la stabiliz^a^ione a quota 90, pur di  recare vantaggio ai risparmiatori, ai portatori di titoli di Stato  e alia grande massa dei lavoratori che almeno in un primo  tempo si sarebbe certamente aWantaggiata dal minor costo delia vita. Rifiuta la stabilizzazione a quota 120; questa si presen-  tava piü facile e comoda, sia per il tesoro, sia per radattamento  al nuovo metro monetário deireconomia dei Paese, ma avrebbe  colpito duramente i risparmiatori e i laVoratori: cioè la Nazione. La stabilizzazione fu quindi decisa sulla base di 19 lire per  dollaro che equivalevano a circa 90 per la sterlina, con una  rivalutazione, rispetto alia media dei 1924, che raggiungeva  quasi il 20 % dei valore. Ed èmantenuta con tenacia impensata ed  impensabile. Tanto è vero che cadde la sterlina — awenimento  di portata economica enorme — trascinando in breve volgere di  tempo la moneta di tutti i Paesi finanziariamente vassalli dell’Inghilterra; cadde il dollaro: non cadde la lira italiana nonostante i  furiosi attacchi delia speculazione d’oltre Alpe e d'oltre oceano. È Veramente unico nella storia monetaria dei Paesi civili  questo fatto: mentre in tutto il mondo aweniva il tracollo  monetário, lTtalia fascista, in grazia delia sua economia solida  e armonica e delia sua meravigliosa unità politica, sapeva  resistere contro ogni assalto. Subito dopo la caduta delia sterlina, IL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO fa una solenne dichiarazione  nella quale, mentre prendeva atto delia continuità della politica monetaria dei Governo e delle direttive date per mantenerla  immutata anche nella eccezionale situazione internazionale,  riaffermava che la stabilità delia valuta era necessária e conforme  ai reali interessi economici delia Nazione. II Gran Consiglio ricorda che la stabilità delia valuta,  basata sulhequilibrio delia bilancia dei pagamenti e garantita  dalla awenuta deflazione delia circolazione, dalle precostituite riserve e dalhadeguamento dei prezzi delle merci e dei  servizi al livello delia nostra moneta, evitava nuovi dannosi  perturbamenti nei rapporti di distribuzione che avrebbero  gravato sul popolo italiano laVoratore e risparmiatore. Al nuovo valore monetário furono adeguati salari e prezzi,  attraverso un f a^ione oculata, decisa e precisa che ha costituito  — in periodo di cosi awersa congiuntura economica — il  superbo vaglio delia for^a unitaria dei Regime e delia salde^a  ed efficacia delle organi^a^ioni sindacali e corporative. In questo campo l’opera svolta dal PARTITO FASCISTA è stata  meravigliosa, ineguagliabile: il popolo italiano si è comportato  in maniera magnifica, sacrificando — secondo le norme dei  vivere fascista — particolari interessi di categoria per raggiun-  gere i piú alti fini na^ionalh La política economica dei Regime  è riuscita a contemperare vantaggi e danni con un cosi alto  senso di giusti^ia, che soltanto un periodo di alta tensione  ideale con una massa permeata dalla cosciensa corporativa  poteva consentire di raggiungere. POLÍTICA commerciale. Gl’economisti liberali hanno esaltato la funcione dei commercio internazionale come una delle maggiori conquiste civilh. Nessuno può disconoscere che le grandi correnti di traffico  hanno distribuito su tutta la superfície dei globo i prodotti dei  Paesi piú diversi contribuendo ad elevare il tenore di vita dei  popoli e portando a quelli quasi primitivi il frutto delia civiltà,  Ma nell’esaltasione non è mancata la solita costruzione  astratta e dogmatica che il tempo va inesorabilmente dissolvendo con le dure lezioni delia realtà.  Per dare una precisa idea dell’importanza dei commercio  internasionale e delia funcione che- esso esercita nell’economia del nostro paese è opportuno esaminare il complessivo valore delle importazioni e delle esportasioni, formanti la cosidetta  bilancia dei commercio internazionale (bilancia commerciale) Valore (in migliaia di lire) Importazione Esportazione Differenza I dati sopra ricordati dimostrano che il volume delle importazioni e delle esportasioni si è anda to notevolmente contraendo  dopo il 1926. La differenza tra il valore delle merci importate e quello delle  merci esportate supera i 7 miliardi di lire, tanto nelhanno 1926  quanto nel 1928. Dopo il 1930 e precisamente nel triennio 1931-33 esso si stabilizza intorno a un miliardo e 400 milioni di lire. La passività delia bilancia commerciale non avrebbe una  grande importanza qualora la cosidetta bilancia dei pagamenti,  chiamata anche bilancia dei dare e delPavere internazionale,  potesse ancora contare sulle cospicue rimesse degli emigranti,  sul foro dei forestieri e sui noli marittimi. Purtroppo però,  date le continue restrizioni che si sono avute nei rapporti  internazionali, e dato che quelle partite non hanno carattere di stabilità, il debito commerciale va attentamente osservato,  poichè altrimenti per colmarlo, in difetto di quelle partite  compensative alie quali accennavamo (rimesse degli emigranti,  noli, ecc»), non esiste che il trasferimento di oro. Per dare un quadro preciso dei nostro commercio con Pestero, riportiamo una serie di dati riguardanti L’importazione e 1'esportazione per le principali categorie di beni oggetto di scambio internazionale STATISTICA DEL COMMERCIO Dl IMPORTAZIONE ED ESPORTAZIONE Esporiazione Valore (Lire) Catcgorie Milioni Animali vivi - carni, brodi, mi-  nestre e uova - latte e prodotti dei caseificio - prodotti delia pesca Coloniali e loro succedanei, zuccheri e prodotti zuccherati  Cereali, legumi, tuberi e loro de-  rivati alimentari Ortaggi e frutta Bevande Sali e tabacchi.  Semi e frutti oleosi e loro residui  - olii e grassi animali e vegetali e cereolii mineral i, di  resina e di catrame, gomme e  resine - saponi e candele Canapa, lino, juta e altri vegetali  íilamentosi, compreso il cotone - lana, crino e peli -  seta e fibre artificiali - vesti¬  menta, biancheria e altri og-  getti cuciti Minerali metallici, ceneri e scorie - ghisa, ferro e acciaio -  rame e sue leghe - altri me-  talli comuni e loro leghe -  lavori diversi di metalli comuni  Valore (Lire) Categorie Milioni Macchine e apparecchi - uten-  sili e strumenti per arti e me-  stieri e per 1'agricoltura -  strumenti scientifici e orologi  - strumenti musicali Armi e munizioni Veicoli Pietre, terre e minerali non metallici - laterizi e materiale cementizio - prodotti delle industrie ceramiche- vetri e cristalli  Amianto, grafite e mica Legni e sughero ~ carta, cartoni  e prodotti delle arti grafiche Paglia ed altre materie da intrec-  cio - materie da intaglio e da   intarsio  Pelli e pellicce Prodotti chimici inorganici, orga-  nici e concimi - generi medici-  nali e prodotti farmaceutici -  generi per tinta e per concia -  gomma elas* e guttaperca  Pietre preziose, argento, platino  e lavori di metalli preziosi -  oro e monete d'oro e d'argento  Oggetti di moda, calzature ed  effetti d'uso personale non  compresi in altre categorie -  mercerie, balocchi e spazsole  Materie vegetali non comprese in   altre categorie Materie animali non comprese in   altre categorie. Prodotti diversi Importazione Valore (Lire) Categorie  Milioni   Animali vivi - carni, brodi, mi-  nestre e uova - latte e prodotti  dei caseificio - prodotti delia  pesca Coloniali e loro succedanei, zuc- j  cheri e prodotti zuccherati Cereali, legumi, tuberi e loro de-  rivati alimentari Ortaggi e frutta Bevande Sali e tabacchi Semi e frutti oleosi e loro residui  - olíi e grassi animali e vege-  tali e cere - olii minerali, di  resina e di catrame, gomme e  resine - saponi e candele Canapa, lino, juta e altri yege-  tali filamentosi, compreso il cotone - lana, crino e peli - seta  e fibre artificiali, vestimenta,  biancheria e altri oggetti cu-  citi  Minerali metallici, ceneri e scorie - ghisa, ferro e acciaio -  rame e sue leghe - altri me-  talii comuni e loro leghe -  lavori diversi di metalli co-  muni Macchine e apparecchi - utensili  e strumenti per arti e mestieri  e per ragricoltura - strumenti  scientifici e orologi - strumenti musicaliValore (Lire)   Categorie   Milioni  Armi e munisioni.Veicoli Pietre, terre e minerali non me-  tallici - laterisi e materiale cementizio - prodotti delle industrie ceramiche - vetri e cristalli   Amianto, grafite e mica * * Legni e sughero - carta, cartoni  e prodotti delle arti grafiche Pagíia ed altre materie da intrec-  cio - materie da intaglio e da  intarsio Pelli e pellicce. Prodotti chimici inorganici, organici e concimi - generi medici-  nali e prodotti farmaceutici -  generi per tinta e per concia -  gomma elast* e guttaperca  Pietre preziose, argento, platino  e lavori di metalli preziosi -  oro e monete d'oro e d # argento  Oggetti di moda, calzature ed ef-  fetti d'uso personale non com-  presi in altre categorie - mercerie, balocchi e spazsole Materie vegetali non comprese  in altre categorie Materie animali non comprese in  altre categorie  Prodotti diversi È opportuno esaminare con attenzione le voei piü impor-  tanti deir importazione e delFesportazione di merci. Un primo rilievo di fondamentale importanza riguarda il   frumento. Mentre nel decennio prebellico 1 importazione era di 13 mi-  lioni di quintali circa, dal 1919 al 1927 ha oscillato dai 21  ai 27 milioni di quintali. II prodigioso risultato delia battaglia  dei grano si è manifestato in pieno nel 1934, quando l'impor-  tazione netta di grano raggiunge un milione e mezzo circa  di quintali*   Pressochè costante si è mantenuta invece la importazione  dei granturco, la quale nelPultimo sessennio, se si fa astra-  2;ione dal 1 1933, ha oscillato da 6 a 8 milioni di quintali annui.Le importazioni di carbon fossile, di ferro e di legno, hanno  segnato specialmente nel periodo 1925-30 un grande incremento, nei confronti dei periodo prebellico. Nell’ultimo biennio sono diminuite notevolmente. II migliorato tenore di vita delia popolazione italiana e il  conseguente aumento dei consumo delle carni, ha determinato  un incremento nella importazione dei bestiame vivo e delia  carne, rispetto al periodo prebellico. L’importazione di cotone è ferma sulle posizioni prebelliche. II grande sviluppo che ha avuto 1’industria automobilistica e l’impiego sempre crescente dei motore a scoppio nell industria  e nei trasporti è stata la causa dei decuplicarsi deli importazione di benzina*   Anche la importazione di lana ha segnato fortissimi aumenti. Cosi pure quella dei semi oleosi. Questi sono i caratteri fondamentali che presenta il com-  mercio di importazione nel nostro Paese. La nostra esportazione si può caratterizzare distinguendo i  prodotti secondo la forma di attività che li produce Forti    68    contrazioni segnano le nostre esportazioni di latticini e di  canapa. Alte si mantengono le nostre esportazioni ortofrutticole   L'esportazione dei tessuti di cotone si può considerare  stazionaria* Forte incremento segna invece Tesportazione di  tessuti e filati di lana e dei manufatti di seta e di rayon  IL FASCISMO, per sottrarre il Paese dalla dipendenza estera,  specie per certi consumi fondamentali, per tener viva ed efficiente la corrente esportatrice e anche per conquistare nuovi  mercati onde poter trovare sbocchi adeguati alia crescente  produzione agricola e industriale, ha svolto una complessa  attività economica e politica, ha durato uno sforzo tenace nonostante i mille ostacoli non sempre giustificati che si ponevano  sul suo cammino. E ciò è veramente meraviglioso quando si pensi che tali  posizioni sono State mantenute, malgrado Fimperversare di una  crisi che ha sconvolto la economia di tutti i Paesi civiln  Per avere una nozione precisa intorno alia natura ed alia  direzione delle nostre correnti commerciali con Festero biso-  gna esaminare la provenienza delle nostre importazioni e la  destinazione delle esportazioni, Sopratutto — nella crescente  anemia dei traffici, causata dalle misure di autarchia economica  che hanno instaurato tutti i Paesi, dai contingenti ai divieti ed  alie limitazioni valutarie — è necessário guardare ai singoli  saldi delia bilancia commerciale, per agire adeguatamente  nel sistema delle compensazioni o degli scambi bilanciati, che  il Governo fascista ha effettuato,   La nostra bilancia commerciale è notevolmente passiva con  la Jugoslávia e la Romania nel Bacino Danubiano, con la Ger-  mania nelF Europa Centrale, con gli Stati Uniti nelle Americhe,  con Tlndia Britannica in Asia. Ma anche la Rússia, il Brasile,  il Canadá, la Tunisia, il Belgio, il Lussemburgo e F África Meridionale britannica hanno una bilancia commerciale per  noi sfavorevole. Le nostre esportazioni hanno superato le importazioni nel  commercio con l'Egitto, con la Grécia, la Turchia, la Polonia  e la Cecoslovacchia; a noi molto favorevole è stata la bilancia  commerciale con la Svizzera, con la Francia e conll’Argentina. L' Italia importa bovini dalla Jugoslávia, dairUngheria e  dalla Romania; carni fresche e congelate dali'África Meridio¬  nale britannica, dall’Argentina, dal Brasile e dall’Uruguay. Pollame specialmente dalla Jugoslávia, uova dalla Jugoslávia,  Polonia e Turchia*   II frumento viene specialmente dagli Stati Uniti, dall'Au-  stralia, dalla Rússia, dall'Argentina e dal Canadá; il granturco  dalla Romania e dall’Argentina. II cotone è acquistato specialmente dagli Stati Uniti e in  secondo luogo dali'índia Britannica e dall'Egitto. II ferro  proviene dalla Francia e dall’Unione Belga-Lussemburghese;  il carbone dalla Gran Bretagna e dalla Germania, dalla  Polonia e dalla Rússia; la benzina dalla Rússia, dalla Pérsia,  dalla Romania e dagli Stati Uniti. La lana dall'Australia, dall'Argentina e dalPAfrica Meridionale Britannica. II legno dalla Jugoslávia, dall'Australia, dalla Rússia e dagli  Stati Uniti. L'osservazione dei fatti dimostra che coll’impero britannico  nel suo complesso abbiamo una bilancia nettamente sfavorevole. D'altro lato la politica doganale iniziata dal detto  impero — dopo la conferenza di Ottava — tende a contenere  1 'importazione straniera ad un limite minimo Cosi pure  awiene per molti altri Paesi con i quali abbiamo relazioni  commerciali. Cosi dicasi per gli Stati Uniti che hanno chiuso le porte alia nostra emigrazione ed hanno innalzato barriere  doganali elevatissime. La stessa osservazione delia realtà pone spontaneamente le  seguenti domande: è proprio indispensabile acquistare le  merci di cui noi abbiamo bisogno dai Paesi che si chiudono  ermeticamente airesportazione dei nostri prodotti? Per migliorare la nostra bilancia commerciale non è possibile agire sopra  queste correnti dei traffico onde renderle a noi piú favorevoli?   Anche in questo campo, e specialmente in questo campo,  il tramonto dei liberismo economico si è già manifestato sotto  forme e aspetti inequivocabili. Le lezioni che ci ha dato la  storia economica di questi ultimi anni, sono al riguardo sug-  gestive e definitive. La fine dei liberismo economico interno  è seguita inesorabilmente da quello estero.   Pochi Paesi, forse nessun Paese, può rinchiudersi in un piú  o meno beato isolamento e svolgere tutte le sue attività nello  âmbito dei propri confini. L' Italia poi che non è stata certamente favorita dalla natura come lo sono stati altri Paesi,  può forse meno di quelli chiudersi in un’autarchia economica.  Necessita quindi esportare prodotti agricoli e industriali propri  per potere prowedere specialmente le materie indispensabili  di cui il nostro suolo manca. Da ciò la política delle compensazioni, la quale si armonizza  perfettamente coi postulati dello Stato corporativo. Uno Stato  nel quale la produzione è disciplinata e controllata, nel quale  1’iniziativa privata non è libera di svolgersi come vuole e dove  vuole, deve anche regolare le correnti dei traffico, disciplinando anche il commercio internazionale. II Capo, infatti, ha piú volte affermato che LA POLITICA ECONOMICA estera non può ancora svolgersi sulla falsariga di  sistemi piú o meno liberistici, eredttati da un mondo superato.  Un'economia corporativa in fatto di scambi internazionali non può rimanere schiava delia clausola delia Nazione piú favorita,  ultimo feticcio liberale, riaffermata in teoria in ogni consesso  economico internazionale, per essere súbito dopo negata in  pratica, attraverso una serie di limitazioni che la svuotano  di ogni contenuto reale o l’annullano addirittura. Questa figlia legittima dei liberismo non tutti i Paesi l’hanno  applicata nella sua forma piú liberale (illimitata, incondizionata, reciproca). Ha avuto i colpi maggiori non tanto dall’innalzarsi delle barriere doganali, quanto dai divieti di importazione e dai contingentamenti. Le intese preferenziali, come  quella di Ottava, le limitazioni al commercio delle divise,  gli accordi di compensazione, le hanno recato durissimi colpi. I Paesi che Vennero meno per primi al libero scambio sono  stati proprio quelli che ne avevano meno la ragione, perche  favoriti dalla natura, ricchi di materie prime e di capitali:  quelli stessi che Pavevano allevato e l’avevano teorizzato, anche  perchè si adattava egregiamente ai loro particolari interessi. D'altra parte, a proposito delia concezione liberistica nella  organiz^azione degli scambi internazionali, deve essere ben  tenuto presente che lo sviluppo industriale va profondamente  mutando le tradizionali correnti di traffico. La distinzione tra Paesi agricoli e industriali va perdendo  gran parte dei motivi sostanziali che la giustificano. Ogni Paese  tende a rendersi piú indipendente anche per ragioni di sicurezza La scoperta scientifica ed il progresso técnico spostano  continuamente i termini dei complesso problema: materie  prime ritenute un tempo insostituibili, oggi si sostituiscono;  monopoli naturali per certi prodotti, cadono di fronte ad  impensate produzioni sintetiche. La scienza, col suo incessante progresso, ha contribuito a rendere economicamente  possibili processi produttivi in Paesi in cui pochi anni or sono  era follia sperarlh  Si assiste veramente ad una profonda rivoluzione técnica,  economica e sociale.   Dato il tradizionale attaccamento alia clausola delia Nazione  piú favorita, il sistema degli scambi bilanciati o scambi contrattati o scambi compensati, come si dice oggi, non ha trovato  in principio favore. È stato osservato che questo sistema non  si poteva attuare, perchè il commercio con 1'estero non può  chiudersi con un pareggio aritmético, in quanto nei traffici  internazionali non si possono sopprimere le compensazioni  indirette; è stato ripetuto che esso avrebbe complicato 1 organizzazione dei traffici e resa necessária una mastodontica burocrazia;  che in certi casi sarebbe stato inapplicabile. Tali critiche erano specialmente il frutto di una profonda  incomprensione degli scopi e delle finalità cui mirava il sistema  degli scambi bilanciati; nessuno aveva mai pensato che questo  potesse essere un sistema eterno; nè che mirasse al pareggio  aritmético: si trattava soltanto di un accorgimento di politica  economica di carattere contingente, che però poteva recare  notevoli benefici al nostro Paese, data la situazione economica  specifica in cui si trova. È evidente che il sistema delle compensazioni non supera  il problema dei prezzi: questo rimane, cosi come il Duce ha posto e nei limiti dei negoziati fra Paesi che abbiano il reciproco bisogno di esportare. Si può quindi concludere che, specialmente nelbattuale  momento economico, la cui durata è di difficile previsione,  acquistano grande importanza le compensazioni degli scambi,  le quali, basandosi sulla nostra posizione di acquirenti di  materie prime, consentano il maggior possibile collocamento  ai nostri prodotti. Nel passato esistevano soltanto dei commercianti: oggi  esiste il commercio italiano, perchè il Regime, attraverso la  organi£2;a2;ione, ha dato una personalità unitaria ed organica  anche a questa forma insostituibile di attività economica. II Duce dice che la funcione dei commercio è quella di  portare rapidamente e rasionalmente le merci al consumatore:  questo è il suo compito essensiale. II commercio al minuto costituisce gran parte delia vita  dei centri urbani. II commercio alhingrosso, che comprende  anche il commercio di esportasione, dà lavoro a migliaia di persone e costituisce una delle espressioni piú alte delia vita civile. È stato osservato che nel commercio la técnica diventa  vita. In tal senso il commercio è lotta: lotta che comincia nella  piccola bottega familiare e si estende al grande magassino,  che si esplica nella borsa, nella banca e può dare le armi per  formidabili conquiste. Se Tagricoltura e T industria si risolvono  nella produzione di nuovi beni economici e cioè nella trasformazione delia matéria, il commercio opera trasformazioni che  awengono nello spazio, perchè le merci sono recate dai centri  di produ^ione ai centri di consumo. L’ITALIA FASCISTA che non ignora nessun settore deirattività  economica, che fa tesoro delle grandi tradizioni patrie, che ha  il culto dei titoli di nobiltà conquistati dal nostro popolo  nelle guerre e nelle ar ti, neir industria e nel commercio, che  non dimentica la gloria di Venezia e quella di Gênova, come  di Pisa e di Amalíi, non poteva non dedicare anche a questa  forma di attività tutte le cure, contemperandole con le prowidenze portate alie altre branche di attività economica dei regime*  L/Italia ha bisogno di espandersi, e quindi deve conqui-  stare anche attraverso i pacifici commerci le grandi vie dei  continenti e degli oceani; cosi i commercianti possono espliça^ o 1   una magnifica opera di penetracione che porti con le mèrçc^' scambiate il nome e la potenza d'Italia nei piú lontani Paesap^ oÇ Vy  Le force commerciali d' Italia si sono già addimostrate alPal- ^  tec£a dei compito, anche perchè IL GOVERNO FASCISTA sa  liberare il commercio da quei preconcetti ostili che tanto lo  hanno demoraliczato e awilito. Risanare, dare nuova vita  alie correnti mercantili, ridare nuova consideracione alla funzione dei commerciante che non è egoistica ed esosa ma è,  come quella degli altri produttori, elemento indispensabile  delia organiczacione economica*   Di solito quando si discorre di commercio alhingrosso ci si  riferisce alie correnti internacionali* Lo dimostra il fatto che  le statistiche ufficiali di quasi tutti i Paesi comprendono sotto  il titolo ricordato le cifre relative alhesportacione e alhim-  portacione* Quei dati dimenticano completamente le importan-  tissime correnti che si muovono alh interno dei singoli Paesi  per alimentarne i mercati II Duce, parlando ai commercianti il 26 ottobre delhanno X,  a Milano, affermò che la funcione dei commercio è insosti-  tuibile, rappresentando essa un fattore storico. Questa affermazione vale tanto per il commercio alhingrosso come per  quello al minuto* II grossista è infatti un efficace collaboratore  e un precioso consigliere dei produttore* Esso è in grado di  valutare la capacità di consumo dei singoli mercati rispetto  alie diverse merci; esso meglio di ogni altro può stabilire le  attrecsature che occorrono per distribuire le merci al piccolo  consumo. In questo senso la sana attività economica svolta  dal grande commerciante è quanto mai benefica, sia perchè  esso possiede una competenca specifica ed integrale dei mercato di quella data merce in un dato luogo, sia perchè esso  adempie alia insopprimibile funcione di intermediário ed è  quindi elemento fondamentale delbeconomia nacionale. Nei riguardi dell’ECONOMIA CORPORATIVA il commercio alio  ingrosso può facilitare il raggiungimento rápido ed economico  di particolari forme di disciplina delia producione. II funzionamento dei magaccini ai fini delia conservacione dei prodotti,  specie di quelli di facile deperibilità, l'organiccacione dei proce-  dimenti tecnici per il rápido riassorbimento delle giacence  invendute o invendibili e per il racionale rinnovamento delle  partite di scorta, possono essere affrontati con successo dai  commercianti all' ingrosso organiccati corporativamente.  In tal modo il grande commercio adempie perfettamente ad  UN’ALTA FUNZIONE CORPORATIVA. Ma il sistema attraverso il quale si effettua la distribucione  delle merci comprende centinaia di migliaia di piccole aciende.  È per opera dei bottegai che i prodotti deiragricoltura e delia  industria giungono sino alie piu remote valli montane, ai piü  discosti casolari. L' importanza e l’influenza che il commercio al minuto può  esercitare sulla vita sociale giustifica la vigilanca a cui esso è soggetto, i controlli che su di esso si esercitano e la disciplina che ad  esso si impone; appunto per questa sua funcione di vivificare  ogni piu remota contrada, di consentire che ogni prodotto sia  accessibile in ogni luogo al piú modesto consumatore, il commercio al minuto appare meritevole di particolare consideracione. Le aciende di commercio al minuto ammontano a circa  550.000 con 1.500.000 persone addette, delle quali il 60 %  è formato da proprietari, dirigenti e dai loro famigliari, e il  40 % da veri e propri dipendenti.   La maggioranca quindi è formata da imprese a carattere  famigliare, neiresercicio delle quali le donne partecipano in  proporcioni noteVolissime. Una nozione piú precisa intorno alia natura degli esercúi  commerciali e alia loro importanza si può avere dalla tabella  sotto riportata: ESERCIZI COMMERCIALI SECONDO IL NUMERO  DEGLI ADDETTI    (cifre per ioo esercizi di ogni categoria)  Cat ego fie   i   addetto   Da 3 a 5  addetti   Da 6 a 10  addetti Okre  ii addetti   Commercio in grosso:  Animali vivi Generi alimentari Filati, tessuti, ecc.   Commercio al minuto:  Metalli, macchine, ecc Generi alimentari . Filati, tessuti, ecc.   59.4   38,2   1,8   0, 6   Mobili, vetreríe, ecc Oggetti d f arte Prodotti chimici Misto Nel nostro Paese il numero dei negozi al minuto non sembra  proporzionato ai bisogni delia distribuzione dei prodottn II  rapporto fra la popolazione servita e il numero dei negozi  è leggermente inferiore a quello che si riscontra in altri Paesi*  Mentre in Italia il numero dei negozi è di uno ogni 75 abitanti,  nella Svizzera 11 rapporto sale ad 80, nell* Inghilterra risulta  di 77, negli Stati Uniti d'America di 79, nella Germania di 78*  Attraverso questa rete di distribuzione al consumatore,  nella quale troVano la loro fonte di attività e quindi i loro mezzi  di vita quasi 4 milioni di abitanti, passa il consumo nazionale  e grandissima parte dei denaro necessário alia produzione. Se è incontestabile la utilíssima funcione esercitata da questi  piccoli commercianti è da ritenere che il loro numero sia supenore a quello che tecnicamente sarebbe necessário ed economicamente utile per la distribuzione dei prodotti. In molti medi  e piccoli centri urbani si sono andati moltiplicando in maniera  eccessiva questi piccoli esercizi; l’imprenditore pretende di  trarre i mtzzi di vita per Tintera famiglia con un modestíssimo  capitale e servendo uno sparuto numero di clienti Questo orientamento che si è accentuato in maniera particolare nel periodo  postbellico e durante V inflasione, favorito anche dall'esodo  rurale che allora awenne in maniera intensa, è stato stigmatisZito dal GOVERNO FASCISTA il quale intende ridurre al necessário  il costo di ogni servisio e sopprimere gli organismi superflui*  Con lo scopo di ridurre il costo delia distribusione dei beni  dalla produ^ione al consumo e di adattare il piú sollecitamente  possibile i prezzi al dettaglio al livello di quelli alhingrosso — evitando le conseguenze delia cosidetta vischiosità, cara agli adoratori del laissez faire, laissez passer  — l’ordinamento cor¬  porativo dello Stato fascista ha agito e agisce incessantemente*  Come pure compito importantíssimo dell'a£ione corpora¬  tiva in fatto di moralizsa^ione dei commercio e di tutela dei  consumatore è la difesa dalle adulterazioni e dalle frodi. L'economialiberale può anche attendere che il consumatore o il  tempo facciano da loro giusti^ia dei prodotti non genuini: 1’ECONOMIA CORPORATIVA no* Non solo, ma nella lotta economica fra pro¬  dotti genuini e surrogati, fra produ^ioni genuine e sofistica^ioni,  fedele al suo principio deve ispirare Ta^ione all* interesse prevalente col quale coincide quello delia collettività nasjionale. Nel discorso pronunciato dal Duce in Campidoglio, alhAssemblea delle Corpora^ioni, sono stati  tracciati gli sviluppi delFeconomia fascista. L/assedio economico — Egli ha detto — ha sollevato  una serie numerosa di problemi, che tutti si riassumono in  questa proposi^ione: r autonomia política, cioè la possibilità  di una política estera indipendente, non si può piü concepire  sen^a una correlativa capacità di autonomia economica. Ecco  la lecione che nessuno di noi dimenticherà! Coloro i quali pensano che finito Fassedio si ritornerà alia  situasione dei 17 novembre, shngannano. II 18 novembre 1935  è ormai una data che segna V inicio di una nuova fase delia  storia italiana* II 18 novembre reca in sè qualche cosa di defi¬  nitivo, vorrei dire di irreparabile* La nuova fase delia storia  italiana sarà dominata da questo postulato: realÍ2£are nel  piú breve termine possibile il massimo possibile di autonomia  nella vita economica delia Na^ione. E passando all’analisi il Capo ha dato il panorama futuro  dell’ECONOMIA ITALIANA, che poggerà sopra questi caposaldi*  Nessuna innova^ione sostansiale nelFeconomia agrícola,  che rimane a base privata, disciplinata e aiutata dallo Stato  e armoni%2:ata, attraverso le Corpora^ioni, colle altre attività  economiche nacionali. Nei riguardi dei commercio estero ha ribadito la sua fisionomia di funcione diretta o indiretta dello Stato con carattere  duraturo e non contingente; mentre il commercio interno  rimane affidato alliniziativa individuale o di associa^ioni, come  pure la media e la piccola industria. II credito è già porta to, con recenti prowedimenti, sotto il  controllo dello Stato* E cosi pure, senza precipitazioni ma con  decisione fascista, lo sarà la grande industria, la quale assume un carattere speciale, nell’orbita dello Stato, con gestione  diretta, o indiretta, ovvero con un efficiente controllo. ÍIL   VAGRICOLTura italianà  E LA POLÍTICA RURALE DEL REGIME    6-4 CARATTERI DELL'AGRICOLTURA ITALIANA. L ITALIA ha una superfície territoriale di 310.107 kmq.,  costituita per 4 / 3 da montagna e collina e sol tanto per 1 j s  da pianura,   Su questa limitata superfície, in data 21 aprile 1931-XI,  viveva una popolazione di oltre 41 milioni di abitanti, con una  densità media di 133 persone per ktnq.; oggi siamo oltre 43  milioni (140 per kmq,). La popolazione dedita all'agricoltura si aggira sui 20 mi¬  lioni di individui raccolti in 4 milioni di famiglie rurali circa,  aventi una media di 5 componenti.   È noto che le condizioni di fertilità dei suolo italiano non  sono le piú felici. Si è ricordato come esso sia prevalentemente  montuoso e collinoso: la pianura si estende soltanto a 6.446.238  ettari. Ma parte di questa pianura è formata da terreni che si  trovano in difficili condizioni per la produzione agrícola, data  la péssima distribuzione delle piogge che li rende eccessiva-  mente aridi per potervi esercitare una ricca agricoltura: ricor-  diamo in particolare il Tavoliere di Puglia e i Campidani di  Cagliari e di Oristano in Sardegna.   Spessissimo poi la pianura era malarica per il disordine  idraulico conseguente al regime torrentizio dei fiumi e al  disboscamento montano.   Nonostante queste infelici condizioni naturali il popolo ita¬  liano è stato costretto ad adibire alie coltivazioni quasi tutta la  superfície, per la forte densità delia popolazione su un terri¬  tório naturalmente povero, a limitato e localizzato sviluppo  industriale, in assenza di colonie redditizie. Tanto che solo  1’8 % delia superfície territoriale è improduttiva: il resto è  a coltura e la massima percentuale di utilizzazione si ha nei  terreni di collina.  Anche laddove ammiriamo un'agricoltura particolarmente  intensiva, come nella pianura padana, questa è il risultato di  ingenti opere di miglioramento compiute attraverso i secoli,  che con 1’acqua o contro Tacqua, mediante 1’irrigazione, il  prosciugamento o la colmata, hanno formato una nuova  natura.   Altrettanto dicasi delia meravigliosa sistemazione colunai e  deiritalia centrale, meridionale e insulare, che costituisce una  costruzione dei lavoro dei contadino italiano, che spesso ha  portato a spalle la terra che doveva accogliere nel suo grembo  e alimentare la pianta.   Ma per meglio comprendere la natura e la portata dei problemi di politica agraria affrontati dal Governo fascista è  opportuno approfondire ulteriormente le condizioni di ambiente nelle quali essa si esplica. RIPARTIZIONE AGRARIA DEL TERRITORIO Ripartizioni geografiche   Seminativi   Coliure   I e g no s e  specializzate   Terreni  saldi I)   Superfície   improduttiva   Superfície   territoriale   Italia settentrionale Italia centrale Italia meridionale Italia insulare Regno Prati e pascoli permanenti, boschi e castagneti, incolti produttivi. La superfície agraria forestale misura 28*519*000 ettari  dei quali oltre 15 milioni sono costituiti dai terreni agrari  propriamente detti. Di questi, 12*835*000 sono rappresentati  da seminativi semplici e arborati e 2*232*000 da culture  legnose specializzate*   I prati e i pascoli permanenti figurano soltanto con circa 6  milioni di ettari* I boschi compresi i castagneti, si estendono  per 5*561*000 ettari* Gli incolti produttivi, frequenti special-  mente nella dorsale appenninica, raggiungono 1*700*000 ettari. Nel complesso quindi i seminativi dominano le altre qualità  di coltura con il 45 % delia superfície agraria e forestale*   Ad essi seguono i prati e i pascoli permanenti con il 21/7 %,  i boschi con il 7,8 % In questo ambiente si allevano 7 milioni di bovini, 10 milioni  di ovini, 3*300*000 suini, 1*900*000 caprini* I cavalli raggiun¬  gono quasi il milione, gli asini, i muli e i bardotti raggiungono  circa 1*400*000* Si allevano anche circa 15*000 bufali*   II popolo italiano è un popolo in mareia* Un secolo fa  entro gli stessi confini dei Regno vivevano circa 21 milioni  di abitanti; oggi abbiamo superato i 43. Nelhultimo de-  cennio la popolarione ha avuto un incremento di circa tre  milioni e me^o* Lo Stato fascista, consapevole dei problemi  che una cosi alta densità delia popolarione viene a determi-  nare, si è decisamente orientato verso una política rurale*  E ciò perchè la popolarione rurale possiede nel piú alto grado  la virtü dei risparmio e la tenacia nei propositi, la probità  di vita e il senso delia continuità, Tamore per la terra e per il  lavoro: qualità che invece si attenuano sempre piú nelle popo-  larioni delle grandi città, dove si cerca di vivere la vita « co-  moda », dove si disfrenano gli egoismi piú acerbi, dove il  senso delia solidarietà umana sostanriale e non solo apparente,  ha súbito i colpi piú duri. Bisogna ruralizzare 1 'Italia anche se occorrono railiardi e  mezzo secolo, ha affermato il Capo. Poichè la ruralità non  solo assicura lo sviluppo demográfico, che costituisce una  delle maggiori espressioni delia potenza di un popolo (i rurali  sono i piú prolifici), ma assicura anche la sanità fisica e  morale delia razza, custodisce i grandi ideali delia vita, si  compendia nella famiglia, sente tutta la bellezza dei lavoro  creativo, stimola la virtú dei risparmio. Perchè la mèta agognata  da ogni lavoratore è quella di raggiungere il possesso terriero,  trasformandosi da bracciante in colono, da colono in piccolo  affittuario o in piccolo proprietário/per attaccarsi alia sua terra  che ama e che ha desiderata come aspirazione massima. Perciò il Regime nella sua política di ruralizzazione tende  a fissare il contadino alia terra, combattendo il bracciantato  anonimo e quasi nômade e stimolando la diffusione delle  forme di colonia e di compartecipazione, nonchè incitando,  come vedremo, 1'estendersi delia piccola proprietà.   «L/anima delia nostra razza, che ha storicamente vissuto  il passaggio dalla vita agreste a quella dell'urbe e che ha tratto  mirabili espressioni di arte, di vita sociale e religiosa, ben sa  come sull'agricoltura sia costruito 1'intero edifício delia prosperità sociale.   Cosi il Duce si esprimeva in un discorso pronunciato alia  7 a assemblea dell’Istituto internazionale di agricoltura il  2 maggio 1924. II Capo awertiva che altre attività produttive  possono essere piú impressionanti nella grandiosità localiz-  zata delle loro manifestazioni, piú facili apportatrici di guadagno, ma nessuna altrettanto augusta ed essenziale. Poichè,  infine, tutto potrebbe immaginarsi ritolto albumanità delle  sue superbe espressioni di forza e di conquista, ma non mai,  finchè la razza umana esista, non mai 1’arte di trarre dalla  terra madre quanto è necessário a sostenere la vita.  È pensando alie virtü rurali dei popolo italiano che il Duce,  al primo congresso di agricoltura coloniale di Tripoli, afferma che in Italia sta sorgendo una nuova generazione, LA GENERAZIONE MODELLATA DAL FASCISMO: poche parole e molti  fatti. La tenacia, la perseveranza, il metodo, tutte le virtü  alie quali l’italiano sembra negato dovranno diventare  domani, e sono già in parte, virtü fondamentali dei carattere  italiano. Per questi motivi fondamentali il Fascismo ha dedicato le  sue piú solerti cure alio sviluppo delPagricoltura. II Capo in moltissime occasioni ebbe ad esprimere in  maniera inequivocabile la sua fede negli sviluppi dell'agricoltura italiana, base delia economia, baluardo contro l’urbanesimo. Paralleíamente alia politica agrícola, il Fascismo sviluppa la politica forestale e montana, di quelle montagne « che  salvaguardano la nostra piú grande pianura e costituiscono  la spina dorsale delia Penisola: la politica dei Regime è diretta  a sostenere la popolaçione delia montagna ai fini pacifici e a  quelli militari. Tra il mare e le montagne, si stendono valli e piani:  la terra nostra, bellissima, ma angusta, trenta milioni di ettari  per 42 milioni di uomini* Un imperativo assoluto si pone:  bisogna dare la massima fecondità ad ogni çolla di terreno*  II Fascismo rivendica in pieno il suo carattere contadino* Di  qui la politica rurale dei Regime nei suoi diversi aspetti:  il credito agrario, la bonifica integrale, la elevaçione politica  e morale delle genti dei campi e dei villaggi* Solo con il  Fascismo i contadini sono entrati di pieno diritto nella storia  della Patria. Volgete gli occhi sull’Agro Romano e avrete la  testimoniança delia profonda trasformaçione agraria in via di  esecuzione. Con questo inimitabile stile il duce define airAssemblea  Quinquennale dei Regime, il io marzo deiranno VII, i motivi  fondamentali che spiegano perchè il Regime attui una polí¬  tica rurale*   La nuova política agraria inizia in pieno la sua attività  neiranno 1925.   II Duce, negli anni precedenti diede la sua prodigiosa atti¬  vità a un lavoro di ordinamento, di revisione e di sistema-  zione, perchè Egli, anzichè precipitarsi sulla macchina statale  per frantumarla come ha fatto la rivolmâone russa, ha voluto armoniszare il vecchio col nuovo; cio che di sacro e di forte  sta nel passato, cio che di sacro e di forte ci reca, nel suo  inesauribile grembo, 1'awenire. In tutta l’azione política del Regime, ma in particolare in  quella rurale, giganteggia il nome di MUSSOLINI (A),  grande anima e grande mente, strappata alla mazione da una  tragédia che solo possono comprendere appieno coloro — come  ha scritto il duce — che sono « continuati. La ricostruzione forestale d'Italia fu un suo preciso fine;  fondò e presiedette il Comitato forestale italiano, organo propulsore delia rinascita silvana*   Due grandi cimenti contraddistinguono la parte centrale  delia política rurale dei Regime:  la battaglia dei grano,  la bonifica integrale   Entrambe pensate, volute, guidate dal Duce. Cominciamo dalla prima. LA BATTAGLIA DEL GRANO latino, non è soltanto Capo e con II Duce, puríssimo genio  dottiero, ma anche Poeta. Amate il pane  cuore delia casa  profumo delia mensa  gioia dei focolari Rispettate il pane  sudore delia fronte  orgoglio dei lavoro  poema di sacrifício Onorate il pane  gloria dei campi  fragranza delia terra  festa delia vita   Non sciupate il pane  ricchezza delia Patria  il piú soave dono di Dio  il piú santo prêmio  alia fatica umana. Rileggendo queste parole di saggez^a e di amore, nelle quali  si trasfonde con un religioso senso delia vita il rispetto per le  cose eterne donateci da Dio, non si può non provare una  profonda commozione,  Esse esprimono l’anima con la quale è dichiarata la battaglia dei grano; non si tratta di raggiungere finalità soltanto  economiche, ma di appagare un bisogno pátrio che supera  il fatto economico per divenire integrale fatto político,  II Capo a Palato Chigi, il 4 luglio delPanno III, inse-  diando il Comitato permanente dei grano, affermava che  Pannuncio delia battaglia dei grano aveva avuto una ripercus-  sione profonda in tutto il Paese, Segno certo che rispondeva  ad una necessità universalmente sentita, Egli ricordava le  conseguenze finanziarie dello scarso raccolto dell’anno 1924,  le quali ammonivano severamente a fare tutto il possibile  per conquistare Pindipendenza per il fondamentale alimento  dei popolo italiano. II Capo stesso fissava le direttive delfasione:   I o non è strettamente necessário aumentare la superfície coltivata a grano in Italia. Non bisogna togliere il terreno  alie altre colture che possono essere piú redditizie e che comunque sono necessarie al complesso deireconomia nazionale. È da evitare quindi ogni aumento delia superfície coltivata a  grano. A parere unanime la cifra di ettari raggiunta con le  semine dei 1924 può bastare;   2 o è necessário invece aumentare il rendimento annuo  di grano per ettaro. L/aumento medio anche modesto dà  risultati globali notevolissimi   Posti questi capisaldi, il Comitato permanente doveva  affrontare:  il problema selettivo dei semi;   il problema dei concimi e in genere dei perfezionamenti  tecnici;  il problema dei prezai. Per reali2£are tutte le possibilita di miglioramento delle  nostre colture granarie bisognava arrivare alie grandi masse  rurali, veramente silen^iose e operanti, al grosso cioè delfeser-  cito disseminato nelle campagne italiane. II popolo italiano è perfettamente convinto delia santità di questa battaglia e delia possibilità di vincerla; Egli  sentiva che si lottava per la vera libertà cioè per la liberazione delia Nazione dalla maggiore servitü economica  straniera. Ventisei giorni dopo il duce parlando ai capi delle organiç2;a2;ioni agricole, pronuncia parole fatidiche che oggi  sono scolpite nel cuore di ogni agricoltore d'Italia. Battaglia  dei grano significa liberare il popolo italiano dalla schiavitü  dei pane straniero. La battaglia delia palude significa liberare la salute di milioni d’taliani dalle insidie letali delia malaria e delia miséria. II Governo fascista ha ridato al  popolo italiano le essenziali libertà che erano compromesse  o perdute: quella di lavorare, quella di possedere, quella di  circolare, quella di onorare pubblicamente Dio, quella di  esaltare la vittoria e i sacrifici che ha imposto, quella di aver  la coscien^a di se stessi e dei proprio destino, quella di sentirsi  un popolo forte non già un semplice satellite delia cupidigia  e delia demagogia altrui. Voi, agricoltori d'Italia, che sapete per la dura espe-  riensa dei vostro lavoro come le leggí delbuniverso siano  inflessibili, voi siete i piú indicati ad intendere questo mio  discorso. Recate a tutti i piú lontani casolari, a tutti i vostri camerati  disseminati per i campi delia nostra terra adorabile, il mio  saluto e dite loro che, se la mia tenace volontà sarà sorretta  dalla loro collaborazione, Tagricoltura italiana verrà incontro  ad un'epoca di grande splendore.  E cosi, infatti, è stato. La battaglia dei grano è stata Tindice piú eloquente delbin-  dirÍ2;2;o delia politica agraria dei Regime. Con la battaglia dei grano si è voluto poten^iare tutta 1 'agri-  coltura italiana, sospingerla a reali^are il massimo delia produ-  zione ottenibile in tutti i settori* Sia nel campo viticolo come  in quello ortofrutticolo, nelbolivicoltura come nel campo delle  colture industriali, sono State prese una serie di prowidenze  intese ad ottenere il miglioramento delle coltivazioni ed il  collocamento dei prodotti. Attraverso l’opera vigile e continua delblstituto Nazionale  per l’Esportazione nuovi sbocchi sono stati aperti al commercio  estero delia frutta, degli agrumi, degli ortaggi; sono stati  attentamente studiati i centri esteri di consumo; è stato disciplinato Tafflusso dei prodotti ortofrutticoli; sono State imposte agli esportatori norme rigide per garantire la qualità dei pro-  dotti venduti. Nè Topera di difesa deiragricoltura poteva estraniarsi dalla  tutela dei rurale di fronte airinsidia delia speculazione. Uorgãnizzazione degli ammassi granari, intesi a sottrarre  Tagricoltore alia vendita formata dei frumento nel periodo  dei raccolto, ha disciplinato il mercato, costituito una riserva,  evitato che ai contadini, come frutto deíla loro fatica, fosse  riservato il piú basso prezzo raggiunto súbito dopo la trebbiatura. II favore sempre crescente che tale istitusione ha incon-  trato presso gli agricoltori sta a dimostrare la sua efficacia  e la radicata fiducia che essi hanno in questa come in tutte le  altre prowidensje dei Regime.   Se nel vasto quadro delia politica economica fascista la  battaglia dei grano costituisce un episodio, esso è però tal¬  mente grandioso e suggestivo, acquista tanta importanza spiri-  tuale ed economica, da prestarsi magnificamente per dare  unhdea dei clima nel quale il popolo italiano ha lavorato in  questi ultimi anni. Nel quadriennio 1931-1924, prima cioè che il duce chiama gli agricoltori a raccolta per ini^iare la battaglia, la  produzione granaria oscillava intorno ai 50 milioni di quintali  con un rendimento per ettaro di qL 10,9, cioè poco superiore  alia media di qh 10,5 segnata nel quinquennio prebellico  1909-13.   II raccolto na^ionale era assolutamente inadeguato al consumo. Questo era fortemente aumentato per la migliorata  alimentasàone dei popolo italiano, il quale aveva sostituito  il frumento al granturco, alie castagne ed agli altri alimenti  che, specie nelle zone di montagna, erano usati largamente.  Si doveva quindi ricorrere in misura crescente ai grani stranieri: Timportazione media che nel decennio 1905-1914 era di 13 milioni, era salita alia cifra di 26 milioni di quintali nel  quadriennio 1921-1924. Considerazioni meramente economiche si univano a quelle  di carattere spirituale. E i risultati non si fecero attendere*   Mentre la media produzione dei quadriennio bellico fu di  qL 9,99 per ettaro, eguale a quella dei quadriennio prebellico,  la media produ^ione dei primo quinquennio delia battaglia  dei grano fu di qL 12,5 cioè di 2 quintali superiore a quella  bellica e di 2,5 superiore a quella dei primo quadriennio  postbellico*   Sono oltre 10 inilioni di quintali di aumento assicurati alia  produ^ione frumentaria nasionale, pur con anni, come il  1927 e il 1930, le cui condizioni climatiche furono assai  sfavorevolL   La media produzione dei secondo quinquennio delia bat¬  taglia fu di qL 14,65 per ettàro. II progresso si è verificato in ogni parte dei Paese: nelLItalia  settentrionale come in quella meridionale e insulare; nelle  zone di collina come in quelle di pianura. Se dalle cifre medie passiamo a considerare le punte piú  elevate, colpiscono le produ^ioni altissime che si sono rag-  giunte, non in ristrette particelle di pochi metri quadrati,  ma su ettari di terreno in pieno campo; produzioni che una  volta sembrava follia sperare, e che sono State ottenute per  virtú di una técnica moderna che solo la battaglia dei grano  poteva stimolare*   Le punte di qL 40 che un tempo sembravano insupera-  bili sono salite a qL 74 nel 1932, a 82 per ettaro nel 1933*  I metodi tecnici di coltivazione si diffondono: la schiera dei  concorrenti alia vittoria dei grano è passata da poche centi-  naia a migliaia. Le produ^ioni medie hanno segnato un continuo aumento  come dimostrano i dati seguenti in quintali per ettaro di super¬  fície coltivata a grano: Anno   Quintali   Anno   Quintali  Le medie di ql* 15,3 nel 1932, di ql* 16,0 nel 1933 e di 15,3  nel 1935, sono di un'eloquen£a suggestiva*   Si hanno fondatissimi motivi per ritenere che Tattuale  media nazionale di 14-15 quintali per ettaro possa essere supe-  rata nel prossimo awenire, anche se i capricci dei clima  potranno provocare qualche regresso occasionale*   Oggi Tltalia è in grado di poter produrre tutto il pane che  occorre per i suoi figli: nel 1933 il raccolto è stato di 8r milioni  di quintali, nel 1934, annata particolarmente awersa per fat-  tori climatici eccedonali, la produzione è riuscita a mante-  nersi al livello di 63 milioni di quintali con una media di 12,8  ad ettaro II raccolto dei 1935, di 77 milioni di quintali,  dimostra che la produ^ione si è ormai stabili^ata intorno a  cifre le quali possono oscillare solo nel campo di varia^ione  segnato dalle influente insopprimibili delle vicende stágionalú  r Ann o   Produzione totale  in milíoni di quintali  La battaglia dei grano, prima che un insieme di prowedimenti economici e tecnici per Tincremento delia produzione  granaria, è stata un grido di fede e un segno di volontà*  Quando il Duce con il suo intuito infallibile, la proclamò,  compi anche in questa contingenza un grande atto rivoluzio-  nario, técnico ed economico   Técnico, perchè reagi contro un # opinione diffusissima, che  cioè lTtalia non avrebbe mai potuto produrre tutto il grano  occorrente alia sua popolazione* Economico, perchè reagi  contro la passiva rassegnazione di una nostra immodificabile  insufficienza granaria e distrusse quel mito liberista per cui  si riteneva preferibile che lTtalia tendesse alia produzione di  frutta ed ortaggi da scambiare col frumento, anzichè si perde dietro allTllusione deli'indipendenza granaria. 11 successo si deve anzitutto a quella grande forza che si  chiama volontà umana, che ha armato la técnica e che il Duce  ha trasfuso nello spirito di tutti gli italiani e nelFazione alacre  dei popolo rurale. LA BONIFICA INTEGRALE. II Capo, il 28 ottobre delhanno VI, inviando un messaggio  alie Camicie Nere di tutta Italia, ricordava: «in quest'ora di  esultanza e di propositi, tre fondamentali avvemmenti: la  riforma monetaria, la legge sul Gran Consiglio, la bonifica  integrale. Sono tre date fondamentali nella storia dei Regime  che rendono particolarmente significativo 1 ’anno VI.  La riforma monetaria ha coronato la strenua difesa delia  lira, la quale presidiata dalForo non teme manovre o sorprese. La legge dei Gran Consiglio stabilisce la stabilità e la durata  dello Stato fascista. La bonifica integrale darà terra e pane   ai milioni di italiani che verranno. II Capo ha voluto che Tagricoltura andasse al primo piano  deireconomia italiana perchè i popoli che abbandonano a  terra sono condannati alia decadenza; ed è mutile, Egli ammoniva, quando la terra è stata abbandonata, dire che bisogna  ritornarvi. La terra è una madre che respinge inesorabilmente  i figli che 1'hanno abbandonata. Bonifica integrale significa graduale trasformazione de a  terra a forme di vita agricola piü intense e civili; significa  processo di adattamento delia terra, che si attua attraverso  1'immobilizzazione di grandi capitali e con 1'esecuzione 1  grandi lavori. In un primo tempo per bonifica si intese semplicemente  il prosciugamento di paludi, per difendere le popolaziom  dalla malaria. L’esiguità dei risultati ottenuti con la semphce  eliminazione delle acque sovrabbondanti, non seguita od mtegrata dalla trasformazione delhordinamento delia produzione  agricola, convinse gli organi responsabih circa l’insufficienza  delia sola sistemazione idraulica delle terre. S impose qum 11’integrazione delle opere idrauliche con altre opere volte a dotare di viabilità, di fabbricati e di piantagioni legnose, le  Zone redente, affinchè la popola^ione che ivi già risiedeva o  che vi sarebbe immigrata potesse trovare adeguate condi^ioni  di vita. Tale indirh&o fu anche dovuto al fatto che Tespe-  rien^a insegnava come la malaria fosse non soltanto dovuta  alia palude ma anche alia mancan^a di coltiva^ione. È  messa cosi in chiara eviden^a l’importanza enorme che ha  la intensificadone delle colture, per higiene dei territori  prosciugati. Troppo spesso prima dei Fascismo era accaduto che le  costose opere di prosciugamento e di canalÍ££a2;ione compiute  dallo Stato non fossero seguite dal necessário completamento  e dalla valori^^a^ione delle terre da parte dei privati* L/iniCativa di questi rimaneva torpida e si estraniava quasi da  quella statale mancando il necessário collegamento; il quale,  se deve essere provocato da una saggia legislasione, deve  essere pure frutto di una cosciente volontà capace di imporre,  occorrendo, la trasformasione agraria. Questa conce2;ione però non potè affermarsi in maniera  decisa e sicura se non dopo Favvento dei Fascismo che pose  il problema delia bonifica integrale tra quelli fondamentali  dello Stato, riconoscendone l’importanza política e sociale. II continuo incremento delia popola^ione che impone il  piü alto grado di intensità produttiva e le differenze di densità  demográfica che si notano fra regione e regione, richiede-  vano una política rurale che potenziasse la produzione ed  attenuasse i piu stridenti squilibri demografici. II concetto di bonifica integrale non si esaurisce quindi in  un solo fatto técnico ed economico, ma ha anche un valore  demográfico altissimo; la bonifica va congiunta con una política mirante a portare la vita nella terra redenta e a radicarvi  huomo rendendolo partecipe alia produsione. Solo cosí si compie una grande rivoluzione terriera e si  attua una grande conquista sociale. II Fascismo quindi non considera la bonifica una semplice  opera di prosciugamento di terre palustri, o anche un’opera  atta a trasformare terre mal coltivate o incolte, ma considera la bonifica una iniziativa assai piú complessa e lungi-  mirante, intesa a creare nuove fonti di lavoro e di ricchezza,  nuovi aggregati civili, a restituire alia vita rurale il suo fascino  e la sua sanità, a porre un argine al dilegante urbanesimo. Nel quadro delia bonifica integrale rientra, perciò, il problema importantíssimo delia casa rurale, che il Duce per primo  ha visto e súbito impostato. II Capo in occasione delia premiazione dei concorso nazio-  nale dei grano, il 14 ottobre dell’anno VI, affermava che la  bonifica integrale dei território nazionale è un'iniziativa il  cui compimento basterà da solo a rendere gloriosa, nei secoli,  la Rivoluzione delle Camicie Nere.   Questa iniziativa è 1’indice di un orientamento dei Regime  fascista che il Duce ha espresso in questa forma: il tempo  delia política prevalentemente urbana è passato: ora è il tempo  di dedicare i miliardi alie campagne, se si vogliono evitare  quei fenomeni di crisi economica e di decadenza demográfica  che già angosciano paurosamente altri popoli.   Per raggiungere queste finalità il Governo fascista ha prov-  veduto a riordinare, perfezionare, completare, la legislazione  sulla bonifica.   Sono stati distinti i terreni compresi nei comprensori di  bonifica propriamente detti, nei quali bisogna procedere ad  una radicale trasformazione delbordinamento delia produzione agraria, dai terreni che richiedono soltanto migliora-  menti fondiari, onde perfezionare 1 'attuale ordinamento. Mentre  per l’esecuzione dei miglioramenti fondiari da compiersi sui terreni che non sono compresi nei comprensori di bonifica, lo  Stato concede contributi per stimolare 1 'iniziativa; nei comprensori di bonifica lo Stato esercita pienamente la sua attività  pubblica. È esso che fissa i caratteri fondamentali dei nuovo ordinamento produttivo da instaurare nei terreni bonificati: è esso che  sostiene interamente o in gran parte la spesa per Tesecuzione  di quelle opere di carattere pubblico, che sono indispensabili  per creare le condizioni ambientali adatte ad accogliere le  nuove forme di agricoltura che si vogliono introdurre.   In questi terreni di bonifica i proprietari sono tenuti, per  espressa norma di legge, ad eseguire tutte quelle opere di  carattere privato atte a far si che la bonifica compiuta si  svolga nel senso che lo Stato ha stabilito. I privati possono  giovarsi dell’aiuto finanziario statale, sia richiedendo contributi per 1'esecuzione delle opere o concorsi governativi per  il pagamento degli interessi sui mutui contratti per compierle. La legge fondamentale delia bonifica è LA LEGGE MUSSOLINI. L'applicazione di essa ha esteso i territori di  bonifica ad oltre 4 milioni di ettari, cosi distribuiti per  compartimento: SUPERFÍCIE DEI COMPRENSORI DI BONIFICA Piemonte Lazio Liguria Abruszo e Molise   Lombardia  Campania  Tre Venezie Puglia Emilia Lucania Toscana Calabria Marche Sicilia Umbria Sardegna Regno ha. 4.736.983 Anche V irrigazione è entrata nel domínio delia bonifica. Essa costituisce un formidabile tntzzo per aumentare la capa-  cità produttiva dei terreni che, specie nel nostro Paese, soffrono  per Peccessiva siccità. Le piü grandi reali^azioni dei Regime nel campo delia  bonifica sono segnate dalla redensione delPAgro Pontino* Dove  una volta regnava lo spettro delia perniciosa oggi sorridono  al sole laziale tre gemme: Littoria, Sabaudia e Pontinia. Altre seguiranno ad attestare la mareia trionfale delPEra  fascista in cui «si rinnovano gli Istituti, si redime la terra,  si fondano le città. A fianco delle prowiden^e per la battaglia dei grano e per  la bonifica integrale, numerosissime sono le altre prese per  tutte le svariate branche agricole in tredici anni di Regime. Particolari provvedimenti negli anni di awersa congiun-  tura e per stimolare Popera miglioratrice, furono presi in  matéria di credito agrario e per sowensioni agli agricoltori  dissestati* INDUSTRIA E ARTIGIANATO. L'INDUSTRIA. L’TALIA è stata un paese quasi esclusivamente rurale. Anche nella Valle Padana, nella prima metà dei secolo scorso, le industrie raramente presero largo sviluppo e mai riuscirono  a superare per importanza l’agricoltura che assunse invece,  specie nella zona irrigua, un carattere spiccatamente industriale. Soltanto alia fine dei secolo scorso, specie nell’Alta Lombardia, le industrie acquistarono notevole importanza; tale  sviluppo si intensifico nel primo decennio di questo secolo. L’industria tessile si affermò per prima battendo progressivamente Tartigianato e i numerosi telai domestici. Tra il  1880 e il 1890, sorsero i primi grandi stabilimenti di filatura;  quindi le prime installazioni di alti forni a cok e di forni Martin  per V industria siderúrgica, cui seguirono le industrie meccaniche. Nell’ultimo decennio dei secolo scorso si svilupparono anche  numerose medie industrie che costituiscono la parte piú solida  delia industria italiana: fabbriche di vetri, di ceramiche, con-  cerie, fabbriche per la carta e per produzioni alimentari*  Nello stesso tempo hanno vita le prime industrie delia gomma,  si diffondono nuove fabbriche per la tessitura dei lino, delia  seta e delia canapa. All’alba dei secolo XX comincia lo sviluppo delh industria  idroelettrica, che doveva raggiungere un alto grado di potenza  nel periodo fascista, e cominciano ad affermarsi cospicue  industrie chimiche. II decennio che precede la conflagrazione  europea vede sorgere i primi grandi zuccherifici e vede molti-  plicarsi le fabbriche di cemento per adeguarsi al crescente  bisogno delhedilizia. Nello stesso periodo la industria che si  era localiz^ata nelle provinde settentrionali, comincia ad  estendersi anche nelh Italia centrale e meridionale* Nel trentennio anteriore alia guerra, perciò, l’Italia SI TRASFORMA DA PAESE QUASI ESCLUSIVAMENTE AGRICOLO in paese nel  quale, pur restando l’agricoltura la base economica, esiste già  un complesso di attività industriali che soddisfano in gran parte  ai bisogni interni e si accingono alhesportazione. Durante il periodo bellico Tattività industriale si è molti-  plicata, per sostenere lo sforzo immane a cui era soggetto il  Paese; però Y industria crebbe in maniera disordinata, accen-  tuando i vizi di disarmonia che già esistevano.  L' immediato dopoguerra che va dal 1919 al 1922, caratterizzato da un periodo di crescente disintegradone delia com-  pagine economica dei Paese, non poteva certamente migliorare  la situazione. Anche P industria italiana — come ogni altra attività  — ha largamente beneficiato dei nuovo clima político, nonchè  dei nuovi ordinamenti creati dal FASCISMO In questa nuova  atmosfera psicológica, política ed economica, Tindustria italiana  si lanciò con fede ed audacia verso nuove conquiste. L’autorità dello Stato non solo da le garantie indispensabili,  ma prowedeva a creare quel complesso di condi^ioni favorevoli  per la ripresa economica, che da tempo mancavano e che sono  necessarie per aiutare, coordinare e completare Fattività privata*  Neir industria, importan^a capitale ha avuto il nuovo ordine  sindacale corporativo, con la creazione di organi adatti a risol-  Vere in sede di collabora^ione i contrasti inevitabili tra capi¬  tale e lavoro*   Numerosi sono i prowedimenti presi dal Governo fascista  per difendere ed aiutare lo sviluppo industriale   I prowedimenti investono tanti settori delPattività industriale italiana. Citiamo ad esempio le prowiden^e per Y industria ^olfifera  duramente colpita dalla concorrenza americana; quelle per l’industria marmifera, che ha pure larghi riflessi sociali. Con particolare riguardo airagricoltura e alie necessità belliche, di speciali prowidenze hanno goduto le industrie dei  prodotti atotati, fondate sulle superbe inventioni dei nostri  tecnici, che hanno consentito di produrre in Paese, utilizzando Patoto dell’aria, i nitrati necessari airagricoltura e alie  industrie di guerra, liberandoci dalla servitü straniera. IP industria delia seta naturale un giorno fiorentissima,  nonostante la crescente concorrenza delia fibra artificiale, è  stata ripetutamente sorretta, direttamente e indirettamente  attraverso i premi alia bachicoltura. Di speciali previdente del GOVERNO FASCISTA ha anche goduto  la giovane industria cinematográfica. II tracollo dei prezei che continuo con un crescendo pauroso  e che mise moltissime industrie in condizioni di estrema diffi-  coltà, consigliò il Governo ad applicare una disciplina siste¬  mática nella produzione, capace di ridurre la disordinata concorrenza che recava anche pregiudizio al complesso delia  economia nazionale* Con disposizioni legislative dei dicembre  1931 il Ministro delle Corporazioni è autorizcato a costituire  consorzi obbligatori fra gli esercenti V industria siderúrgica*  Successivamente con legge dei giugno 1932, furono stabilite  le norme generali per la costituzione ed il funcionamento dei  consorzi tra esercenti uno stesso ramo di attività, e con la legge  dei gennaio 1933 si diede al Governo il potere eccezionale di  sottoporre ad autoriz^azione i nuovi impianti industriali e gli  ampliamenti di impianti preesistenti*   In tal modo la nuova realtà corporativa cominciava ad  esplicare in pieno la sua delicata funcione anche nel campo  deir industria* Cosicchè non soltanto fu evitato il pericolo di  lasciare costituire nelP interno dei Paese formidabili monopoli  di carattere supercapitalistico, ma venne indiriz^ata la produ-  tione industriale verso queirarmonica costituzione a carattere nazicnale che sollanto lo Stato può veramente effettuare. II  concetto privato di azierda industriale, viene permeato da un  concetto nuovo, il corporativo, nel quale Pelemento pubblidsta,  se non acquista prevalenza assoluta, costituisce certamente la  finalità.   Larga applicazione ha avuto la ancidetta legge dei 1933:  il Ministero delle Corporacioni esamina periodicamente le  domande presentate e prowede o meno alia loro approvazione  compiendo un lavoro salutare per l’equilibrio delP industria  nadonale.   Nel campo delia navigadone Topera dei Governo, in armonia  alio spirito legislativo or ora ricordato, è stata intesa a promuo-  vere e ad agevolare concentracioni e fusioni, evitando cosi  l’aggravarsi di alcune situadoni di disagio che si erano venute  determinando con la crisi dei noli.   Le società Citra e Florio sono State fuse nella Tirrenia;  La S* Marco, P Anônima Industrie Marittime, la Puglia, la  Costiera, la Zaratina e Nautica, si sono fuse nell’Adriatica. Questa, con il suo blocco di 48.000 tonnellate, esercita il  traffico nelhAdriatico e nelPEgeo, mentre la Tirrenia, con le  sue 128.000 tonnellate, effettua i suoi servici nel Tirreno e  per le Colonie.   La Marittima e la Sitmar si sono fuse nel Lloyd Triestino  costituendo un blocco di 210.000 tonnellate destinato ai servici  dei Mediterrâneo Orientale, dei Mar Nero, delP índia e dello  Estremo Oriente.   II Lloyd Sabaudo e la Navigadone Generale Italiana si sono  fuse nelPItalia, che è la piú potente adenda marittima italiana,  formata da un blocco di 360.000 tonnellate adibita ai servici  delle Americhe, delP África e delPAustralia. Già discorrendo delia politica financiaria avemmo occasione  di ricordare l’stituto per la Ricostruzione Industriale  creato dal Governo fascista, dopo avere  dato vita all’istituto Mobiliare Italiano. Entrambi questi Istituti hanno avuto una influenza  notevolissima suir industria italiana»   L* I* M* I* ha lo scopo di accordare prestiti ad imprese private italiane e di assumere eventualmente partecipazioni azio-  nali* Gli impegni non possono in ogni caso estendersi ad un  período superiore ai 10 anni*   L* L R* L comprende una sezione che si occupa delle sov-  venzioni e dei crediti alP industria, e una seconda che ha il  compito di liquidare alcune imprese in passato gestite dalPIsti-  tuto di liquidazione. Il governo fascista con la sua política industriale ha dato  ancora una volta la dimostrazione dei suo equilíbrio, delia sua  saggezza e di una grande tempestività ed energia» Esso non  solo non è caduto nel consueto errore di paralizzare Tinizia-  tiva privata, ma ne ha potenziato invece e favorito lo sviluppo  in armonia con quella disciplina e con quello spirito di mutua  comprensione e di collaborazione che sanciscono i basilari  principii delia carta del lavoro. Una visione sintética e nello stesso tempo precisa delia  struttura industriale di cui è dotato il nostro Paese si può  avere dal censimento industriale e commerciale compiuto il  15 ottobre 1927. Da esso appare chiaramente che in Italia predominano le  piccole aziende con un modesto numero di addetti; su 732*109  aziende ben 692*313 hanno meno di n addetti* In queste  piccole aziende trovano occupazione 1*510*304 persone, cioè  piü di un terzo di tutti gli addetti alie industrie censite, che  ammontano a 4*005*790* L/esame analítico fatto in base alie  classi di industrie, dimostra che il numero maggiore di addetti è impiegato nelle industrie tessili le quali, nel nostro Paese,  si sono sviluppate in maniera imponente e sono raggruppate  in un numero relativamente piccolo di stabilimenti. In ordine d' importansa, secondo il numero delle persone  impiegate, segue l’industria dei trasporti e delle comunica-  sioni, cui attendono poco piü di mezzo milione di persone.   Le industrie meccaniche e quelle dei vestiário raggruppano  un numero di addetti pressochè uguale: rispettivamente 478.896  e 491.793. Esse differiscono per il numero degli esercizi che  risulta di 80.705 per le industrie meccaniche e di 108.470 per  quelle dei vestiário. Le industrie alimentari ed affini assorbono il lavoro di circa  340,000 addetti; un numero di poco minore ne occupa Tindu-  stria delle costru^ioni; 286.115 persone, distribuite in 103.015  adende, si dedicano alh industria dei legno. È opportuno rilevare che le a^iende con un numero di addetti  superiore al migliaio sono frequenti specialmente nel gruppo  delle industrie tessili e meccaniche, seguono quelle  siderurgiche e metallurgiche e, infine, quelle dei trasporti  e delle comunica^ioni, In complesso   Sino a   10 addetti Esercizi   Addetti   Esercizi   Addetti.  Industrie connesse coll’agricoltura Pesca   Miniere e cave Industria dei legno ed affinL   Industrie alimentari ed afíini   Industria delle pelli, cuoi,  ecc. .Industria delia carta Industrie polígrafiche Industrie siderurgiche e metallurgiche   Industrie meccaniche Lavorazione dei minerali,  esclusi i metalli Industria delle costrusioni.   Industrie tessili Industria dei vestiário, ecc Servizi igienici, sanitari,ecc Industrie chimiche Distribusione di forza mo-  trice, luce, ecc Trasporti e comunicazioni Combinadoni di industrie  di diverse classi Totale  L'industria mineraria, esplicantesi specialmente nel settore  dei ferro, dei piombo e dello zinco, delia pirite e dei combusti-  bili fossili, ha segnato un forte incremento nel periodo che  corre dal 1925 airinisio delia crisi economica mondiale  Mentre nel 1921 e anche nel biennio 1923-24 la produ-  sione di minerali di ferro oscillò intorno a 300*000 tonnellate,  negli anni seguenti ebbe forti incrementi tanto che nel 1930  supero nettamente le 700*000* Anche i minerali di piombo  e zinco, che nel 1922 erano prodotti in una quantità di poco  superiore a 120*000 tonnellate, nel sessennio 1925-30 raggiunsero una produzione media di oltre 250.000 I combustibili  fossili, nel rigoglioso periodo dell’ECONOMIA FASCISTA, superano la produzione di un milione di tonnellate e nel 1929  raggiunsero la cospicua cifra di 1*400*000*   La produzione di piriti di ferro, che nel periodo pre-bellico  raggiunse faticosamente le 300*000 tonnellate annue, nel  sessennio 1925-30 raggiunse una produzione media di oltre  600*000 e nel 1930 supero le 700*000   I prodotti delhindustria metallurgica hanno segnato graduali  aumenti nel periodo fascista.   I dati sottoriportati, riferentisi alia ghisa di alto forno, al  ferro e alhacciaio, lo dimostrano chiaramente; Anni   Ghisa cTalto forno   Ferro e acciaio 1   Anni   Ghisa d'a!to forno Ferro e acciaio    in migliaia di tonnellate   jn migliaia di tonnellate    489 1721 È rilevante il fatto che nel biennio 1938-29 si sia superata  la produzione di oltre due milioni di tonnellate di ferro e di  acciaio e che la ghisa d'alto forno neiranno 1929 abbia raggiunto  la produzione di 670*000 tonnellate*   La produzione di piombo è salita, da circa 12*000 tonnellate  prodotte nel 1921, a una produzione media di 20*000 e nel 1932  ha raggiunto la cospicua cifra di 31*470 tonnellate. Anche la  produzione di mercúrio, che nel 1921 superava appena le 1000  tonnellate, nel triennio 1927-29 è quasi raddoppiata*   Forte incremento ha pure avuto la produzione di zolfo  grezzo, la quale mentre nel triennio precedente Tawento dei  Fascismo si era mantenuta assai inferiore alie 300*000 tonnel¬  late, nel triennio 1931-33, nonostante le difficoltà create dalla  crisi, supero la media produzione di 350*000 tonnellate, come  dimostrano i dati seguenti:  Anni   Z 0 1 f 0 in migliaia di tonnellate   Speciale importanza hanno i prodotti chimici, i quali,  specie nel campo dei concimi, hanno ricevuto, per Timpulso  dato dal Fascismo airagricoltura, un insperato incremento. Tra questi va ricordato il perfosfato che, mentre nel período  prebellico era prodotto in una misura poco superiore alie  900*000 tonnellate, nel 1925 ha superato il milione e mezzo,  di tonnellate. Importantissima è stata pure la produzione di concimi azotati, segnatamente delia calciocianamide e dei nitrato  di soda, ottenuti con processo sintético valendosi delbazoto del1'aria. In virtú di ciò 1 'agricoltura italiana si può dire oggi completamente emancipata dalhimportazione straniera di azotati.   La produzione di solfato di rame ha pure segnato un note-  vole aumento. Nel triennio 1926-28 essa ha superato sensibilmente le 100.000 tonnellate, mentre nel periodo prebellico  raggiunse faticosamente le 50.000. II Governo fascista non mancò di stimolare e aiutare 1 ’attività di quelle industrie che potevano dare matéria prima per  attivare il commercio di esportazione. A tale scopo, come già  abbiamo ricordato, esso aiutò in varie maniere 1’industria  serica, la quale riusci a raggiungere e a superare, durante i  primi otto anni dei Governo fascista, la produzione media di  oltre 5000 tonnellate di seta greggia. Mentre nel biennio 1921-1922 essa risultò di sole 3700, nell’anno 1924 e nel 1928 la  seta greggia venne prodotta nella misura di quasi 5600, cifra  appena raggiunta nel 1909 e superata nel 1906-1907, quando  1’industria delia seta attingeva i vertici dei suo splendore.   In molti altri campi 1 'attività industriale italiana si è espli-  cata con raro vigore; cosi è avvenuto nel campo elettrico e dei  gas; ma essa ha raggiunto speciale importanza specialmente  nel campo dello zucchero e anche nella produzione delhalcool. Anni   Zucchero J   Álcool   in migliaia di quintali  2 milioni di quintali di zucchero prodotti nel 1921 sono  stati superati negli anni seguenti; la produzione di questa importantíssima derrata ha segnato, attraverso inevitabili  oscillazioni, una netta tendenza all’aumento. La produzione dei gas-luce è andata crescendo con ritmo  costante: dai 291 milioni di metri cubi prodotti nel 1922 si  sono quasi toccati i 2000 milioni nel 1932. Particolare attenzione merita 1'impulso dato dal GOVERNO FASCISTA alla produzione dell’energia elettrica, di cui già si  tenne discorso. Perfezionando ed ampliando i vecchi impianti,  costruendone di nuovi e creando bacini artificiali di grande  capacità, il consumo è passato da meno di 5.000 milioni di  kwh. dei 1922, a 8.450 milioni di kwh. nel 1932 e a circa  10 miliardi di kilowatt-ora nel 1933. Ovunque si cerca di sostituire il carbone di importazione con energia elettrica prodotta  in Paese: un esempio luminoso è offerto dal GOVERNO FASCISTA con Tintensa elettrificazione delle ferrovie.   Fra le industrie tessili ha specialmente importanza quella dei  rayon, che si è sviluppata in modo veramente rigoglioso  specialmente negli anni delhera fascista, come attestano i  dati che seguono:  Anni   Rayon   in milioni di kg.  I cantieri navali hanno pure svolto un’ attività che è caratterizzata da un continuo aumento sino al 1926, anno in  cui sono State varate navi per 250.000 tonnellate di stazza  lorda. In seguito, a motivo delia crisi, si è avuta nella  produzione navale una sensibile riduzione che va anche vista  come effetto delia forte contrazione dei commercio interna-  zionale.   Nonostante gli awenimenti di carattere eccezionale ai  quali abbiamo assistito in questi ultimi anni e che hanno  sconvolta 1’economia dei mondo, 1' industria italiana non  soltanto ha resistito validamente sulle posizioni conquistate,  ma è riuscita, specie in alcuni settori, a conseguire notevoli  progressi.   L'indice delia produzione industriale italiana, posto uguale  a xoo 1’anno 1922, preso come anno di base, in tutti gli anni  successivi non ha mai segnato le depressioni registrate per altri  Paesi, bensi un incremento sensibilíssimo anche negli anni di  crisi. INDICI DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE. L'ARTIGIANATO L/incateante fenomeno deirurbanesimo e la decrescente  natalità si sono manifestati in maniera piü acuta laddove piú  intensa è Torgani^azione di tipo industriale, cioè laddove le  donne sono impiegate nelle fabbriche e nelle manifatture,  dove il mondo capitalistico domina con le sue tragiche contrad-  di^ioni, che soltanto la conce^ione fascista ha saputo affron-  tare con un piano concreto ed umano. L’artigianato, invece, ha un carattere squisitamente rurale. L/elogio deiritalia agrícola è implicitamente Telogio delle  folie artigiane. Per tutto ciò il Fascismo, se riconosce nelhaítività industriale  un mezzo formidabile di conquista e di poten^a, se riconosce  nella fabbrica e nelPofficina unhndispensabile elemento di vita  per una nazione civile, spiritualmente esalta la funcione del-  Tartigianato, il quale ha risolto, nello stretto âmbito delia  sua bottega, i conflitti dei capitalismo* L’artigiano, come il  piccolo proprietário coltivatore diretto, lavora con gioia;  il suo lavoro non è mosso soltanto da egoistiche esigenze economiche, ma anche dal desiderio di compiere un'opera delia  quale nel suo intimo sente tutta la bellezsa* Come il piccolo  proprietário agogna al possesso terriero e una volta raggiuntolo  cerca ognora di consolidarlo, prodigandosi in opere di miglioramento, investendo nella terra tutti i suoi risparmi, cosi l’artigiano, dopo che si è proweduto dei mezzi indispensabili  per il suo lavoro, impiega tutte le for ze produttive delia sua  famiglia per potenziare sempre piú la sua piccola asienda e  faria assurgere magari a piccola industria. II carattere particolare delPartigianato, che si ripercuote  nelle caratteristiche psicologiche di coloro che lo esercitano,  ha fatto si che esso fosse guardato dal FASCISMO con particolare simpatia e comprensione. II nostro paese poi, che vanta gloriose  tradizioni nel campo dell'artigianato e possiede un núcleo  formidabile di piccole e medie botteghe artigiane, sente in  maniera particolare Íl bisogno di poteriare e sviluppare  questa forma di attività economica, solidíssima fonte di sta-  bilità sociale. Per queste ragioni il problema artigiano non è e non puo  essere un problema esclusivamente economico. Gli obbiettivi dei Regime in matéria di política artigiana  sono volti a migliorare tecnicamente e artisticamente i prodotti  di questa benemerita categoria, per poter superare la concorrera straniera e conquistare i mercati. Dal punto di vista economico il Governo fascista, attraverso  le cooperative di mestiere e bancarie, ha anticipato denaro e  assistito nei piü diversi modi questi piccoli imprenditori Ha  cercato inoltre di applicare una rigorosa selecione dei prodotti,  indíviduando i centri di produzione caratteristici, coltivando  attraverso le mostre la conoscera di queste attività e il tradizionale buon gusto dei nostro popolo, per stimolare i singoli e  compiere una efficace opera di selesione. Le categorie professionali rappresentate dalla Federazione  fascista autonoma degl’artigiani d’Italia, la quale sí e prodigata  per valorirare sempre piü questa folia di piccoli produttori  sapienti e tenaci, sono numerosissime   L'arte dei legno comprende sensa limitazione di numero  intagliatori, laccatori, scultori in legno, lucidatori, doratori e  stipettai. Qualora le imprese non impieghino piü di cinque  dipendenti anche gli ebanisti e corniciai, mobilieri e tornitori  sono raccolti nella Federazione artigiana, la quale comprende  anche carpentieri e falegnami, imballatori e sediai, quando essi  siano impiegati in attività che non occupano piü di tre dipendenti. La ricordata Federasione rappresenta anche i fornitori di  oggetti d'arte, i battiferro, i ramai e calderai, gli sbalzatori di  metalli, gl’arrotini e i modellatorh. Le attività artigiane, varie e multiformi, diverse per le materie  lavorate e per i prodotti ottenuti, dominano completamente  l’arte dei tessuto e dei ricamo, l’arte delTorafo, dell’argentiere  e dell’orologiaio* Speciale importanza hanno anche nel campo  delia ceramica artistica, la quale ha raggiunto, specialmente  in alcune zo ne dei nostro Paese, un incontestabile splendore  e vanta antichissime tradizionh. Ricordiamo le industrie cera-  miche umbre, faentine e quelle pesaresi, per citare soltanto le  principaln   L'arte dei cuoio e delia cak^tura raccoglie un grande numero  di doratori e di sellai, di pirografi e bulinatori, di sbalzatori e  stampatori, calzolai ed astucciai, che nel complesso raggiungono  un numero considerevole di addetti, i quali portano il tributo  precioso di un lavoro paciente alia produzione nazionale  Anche i valigiai e i cinghiai, guantai e pellettieri, pur trovando  di solito il loro impiego in aziende cospicue, vengono però ad  accrescere il numero di questa benemerita categoria di modesti  e solidi produttori   L'arte delia tessitura e dei ricamo, alia quale si dedicano con  grande perimia le mogli e le figlie dei nostri salariati, sia nel  campo dei merletto e delia trina, sia in quello delia filatura  e tessitura a mano di stoffe e tappeti, raggiunge mTimportanza che, specialmente in alcuni centri dell’Italia settentrionale  e delle isole, non può essere trascurata. Tra gli artigiani vanno contati anche gli acquafortisti,  xilografi e xenografi, nonchè i litografi e i rilegatori di librh  Nei modesti centri il carattere artigiano si può riscontrare  anche nelle piccole tipografie come nei fabbricanti di timbri  in legno e metallo e di oggetti e modelli di carta e cartone. Affine a questa attività è quella delia fotografia che nel grandíssimo numero dei casi e per la quasi totalità delia produzione  è in mano di valenti artigiani. La lavorazione dei marmo e delia pietra è specialmente opera  di artigiani. Mosaicisti, alabastrai e sbozzatori di pietre, luci-  datori di marmi e sagomatori, costituiscono un gruppo notevole  di lavoratori che, insieme agli addetti all’arte dei restauro,  formano un gruppo importante delia Federazione artigiana. A questa categoria appartengono anche i parrucchieri, gli  addetti all’arte deil’arredamento e dei giardino, quelli impiegati  nelFarte dei giocattolo e delia pirotécnica, i vulcanizzatori e  gli ombrellai.   Particolare posizione acquista poi quel gruppo di artigiani  che si dedicano alie attività miste proprie delia vita rurale,  i quali, diffusinei piú remoti angoli delle nostre campagne,  portano con la loro genialità di costruttori e con la loro pazienza  di fini esperti riparatori, un contributo che non può essere trascurato, Ricordiamo tra questi i falegnami, gli ebanisti, i mec-  canici, i fabbri, ecc. Ma sarebbe troppo lungo dare una com¬  pleta nozione delle svariate funzioni esercitate dagli artigiani,  i quali costituiscono una massa imponente, che fornisce un  lavoro sapiente e prezioso ed esercita una funzione insostitui-  bile nella nostra economia.  LA POLÍTICA dei lavori pubblici GENERALITÀ A FIANÇO dei poderoso programma di bonifica sta un piü  esteso programma di lavori pubblici, inteso a dar lavoro al-  Tesuberante mano d'opera e creare un complesso di opere civili,  di cui ritalia meridionale e insulare specialmente difettavano. Con questo intendimento furono creati i Proweditorati  alie opere per il Mezsogiorno e le Isole e TA^ienda Autonoma  Statale delia Strada. L'opera svolta dal GOVERNO FASCISTA in questi ultimi dodici  anni è stata veramente imponente. Nel primo decennio fascista le amministrazioni sopra ricordate hanno presi impegni di spesa per circa 37 miliardi di lire, dei quali ben 17  miliardi e mezzo sono stati effettivamente pagati. II programma di lavori pubblici compiuti ha già avuto, e  avrà ancor piü neirawenire, una notevolissima influen^a sul  benessere dei Paese; non solo ha intensificato gli scambi, ha  favorito i traffici e ha arrecato immensi vantaggi airagricol-  tura e albindustria, ma ha anche elevato il tenore di vita e ha  contribuito a stabilissare le correnti migratorie.   Si tratta di un'enorme quantità di capitale investito nel suolo  pátrio, di immense quantità di lavoro, che an^ichè andare  disperse sono State utilmente impiegate in opere di alto Valore  civile ed economico. Per questo la política dei lavori pubblici  è stata anche un mtzzo efficacissimo per arginare e combat-  tere la dilagante disoccupasione. Nei lavori compiuti dagli  ufiici tecnici dipendenti dal Ministero dei Lavori Pubblici,  dalPAzienda Autonoma Statale delia Strada e dal Sottosegre-  tariato per la Bonifica, neiranno 1926 si sono impiegati 21,8  milioni di giornate-operaio, 26,7 milioni nel 1927, 27,3 milioni  nel 1928 L'anno 1929 porta un sensibile aumento di lavori e di  giornate operaie impiegate, le quali toccano i 33,5 milioni: queste raggiungono 41 milioni nel 1930, 39,3 milioni nel 1931,  per superare i 42 milioni. Queste cifre però non danno una completa idea delia massa  di lavoro posto in atto dal Governo fascista, perchè se nei  cantieri delle imprese appaltatrici di pubbliche costrutioni  si ebbe un formidabile aumento nel numero delle maestrante  impiegate, un incremento sensibile si ebbe altresinelle cave, nelle  officine, nelle fornaci, nelle fabbriche che forniscono alie prime  materiale da costrutione e mezzi d'opera* Anche nelle imprese  di trasporti Tindice di attività segnò un fortíssimo aumento. Da un punto di vista político va poi posto in particolare  rilievo lo sforto compiuto dal Regime per dotare le città e le  campagne dei Meridionale e delle Isole di tutti quei serviti  pubblici di cui mancavano e che, consentendo forme di vita  migliore, sono di stimolo per l’elevazione morale e materiale  delle popolazioni. La messa in valore di estesi territori agricoli dei Mettogiorno,  cioè di un território con particolarissime caratteristiche demografiche, richiese la regolatione delle correnti dei lavoratori  onde incitare, aiutare, assistere quel proletariato agricolo che  desiderava radicarsi alia terra e formare colonie stabili. Per questo il Duce creò presso il Ministero dei  Lavori Pubblici il comitato permanente per le migrationi  interne, che poi volle alia sua diretta dipendenta presso la  Presidenta dei Consiglio  LA VIABILITÀ ORDINARIA. Con legge è stata affidata alFAtienda Autônoma Statale delia Strada la rete delle strade di grande comuni-  catione, chiamata anche rete delle strade statali. II duce ha voluto creare un organo autonomo, agile, preparato a compiere rimmensa mole di lavoro che era richiesta  per una adeguata sistemazione dei nostro patrimônio stradale. Egli, che ha sempre avuto un concetto romano delia strada,  ha dedicato ad essa le piú sollecite cure e ha fornito capitali  ingenti per il duraturo assetto ed il miglioramento delia rete  stradale. Le 136 arterie che formano la rete, il cui sviluppo comples-  sivo è di 20.622 chilometri, nelhestate dei 1928 si trovavano  in condizioni non certo felici: soltanto 463 chilometri di strada  erano pavimentati in maniera tale da non richiedere alcun  ulteriore lavoro per la loro sistemazione* Rimaneva cioè la  quasi totalità da rivedere e da sistemare. Alia fine di ottobre delhanno X erano stati sistemati 8562  chilometri, dei quali 7910 con trattamenti superficiali e 652  con pavimentazioni permanenti e semi permanenti. Erano  inoltre in corso altre pavimentazioni su oltre 1000 chilometri. II resto delia rete è stato però oggetto di opere straordinarie  e di manutenzioni talmente accurate che attualmente tutte le  strade si trovano in ottime condizioni. IL GOVERNO FASCISTA nel campo delia viabilità ordinaria non  si è limitato a mantenere o pavimentare le strade esistenti*  Intensa è stata pure Tattività svolta per completare la rete di  grande comunicazione e per arricchire quella delle strade pro-  vinciali e specialmente delle strade comunali, che, in alcuni  compartimenti dei nostro Paese, era inadeguata ai bisogni dei  traffico e specialmente ai crescenti bisogni dell’agricoltura*  Particolare menzione va fatta delle autostrade, di cui nel  decennio che va dal 1922 al 1932 furono costruite 436 chilometri, segnando in questo modernissimo campo delle comunicazioni un primato, che ancor oggi ci è invidiato dai maggiori  Stati d'Europa. La rete delle strade di grande comunicazione è stata aumen-  tata di ben 525 chilometri di nuova costruzione: ricordiamo  il completamento delia grande artéria litoranea tirrenica;  la costruzione dei tronchi delia litoranea ionica situati nelle  provinde di Taranto e Matera; il completamento delia litoranea adriatica con i tre tronchi situati tra S. Salvo in província  di Chieti e Serracapriola in província di Foggia; i nuovi tronchi  costruiti nelle provincie di Salerno, Potenza e Cosenza, per  tacere di altri importanti tronchi costruiti specialmente nel  Meridionale. Se le nuove strade statali si sono rivelate di notevole portata,  di grandíssima utilità si sono dimostrate le strade costruite  dalle Provincie e specialmente quelle volute dai Comuni. Bisogna ricordare che nel decennio fascista sono stati  costruiti 1143 chilometri di strade provinciali e 3844 chilometri di strade comunali. Nelle Calabrie, nella Lucania, negli  Abruzzi e in Sicilia, si è dato grande impulso alia viabilità  rurale e a quella che ha servito ad allacciare i comuni isolati  alia strade di grande comunicazione. Anche neiristria sono State compiute opere cospicue:  circa 20 milioni sono stati dedicati alie costruzioni stradali. Non va poi dimenticata la costruzione di strade turistiche  che servono anche per la comunicazione fra importanti compartimenti (citiamo ad esempio la Gardesana occidentale e orientale)  e quella di importantissime autostrade quali la Roma-Ostia,  la Napoli-Pompei, la Firenze-Viareggio, la Padova-Venezia  e quelle irradiantesi da Milano per Torino, i laghi e Brescia.   Non si può terminare questa breve e incompleta rassegna  delle opere stradali compiute dal Fascismo, senza ricordare  il ponte che congiunge Venezia con la terraferma, largo 20  metri, lungo 4 chilometri, costruito in meno di due anni con  la spesa di 80 milioni. LE FERROVIE    La rete ferroviária ereditata dai passati regimi, se per molti aspetti  si presentava in felici condizioni, richiedeva però una opera attiva  di integrazione e di completamento onde rendere ancor piú effi-  cace il servizio che essa poteva prestare aireconomia dei Paese*  Negli ultimi 12 anni la rete ferroviária italiana è stata miglio-  rata e potenziata: rettiíiche e raddoppi di binário; ricambi e rinforzi di armamento; ampliamento e ricostruzione delle stazioni,  dei magazzini e dei servizi; rinnovamento dei materiale rotabile. L'esercizio delle ferrovie è stato poi riordinato in maniera rapida  ed energica; è stato ristabilito un alto senso di disciplina nel perso-  nale ferroviário, dei quale ne è stato aumentato anche il rendimento. Particolare importanza ha assunto poi la elettrificazione,  estesa ad importantissimi tronchi ferroviari e che si estenderá  ulteriormente per liberare sempre piú la Nazione dal grave  onere delia importazione dei carbon fossile. Nel campo delle nuove costruzioni ferroviarie bisogna  ricordare la direttissima Roma-Napoli, a doppio binário,  che ha rawicinato notevolmente questa città alia capitale;  la Cuneo-Ventimiglia, la Sacile-Pinzano, e specialmente la  direttissima Bologna-Firenze, a doppio binário, con una galle-  ria scavata, per oltre 18 chilometri, nelle infide argille appenni-  niche, superando difficoltà tecniche giudicate insormontabili  e nella cui costruzione perdettero la vita decine d’operai. Nel complesso sono State aperte airesercizio nuove linee ferro¬  viarie dello Stato e deirindustriaprivata per circa 3000 chilometri. Si può affermare che con Topera di completamento dei tronchi compiuta dal Regime, e con la elettrificazione delle principali linee — di cui recentissima è la Bologna-Roma-Napoli — la rete ferroviária di cui oggi dispone Tltalia è perfettamente  adeguata ai bisogni delia sua economia. LE OPERE MARITTIME. II mare era negletto. II Regime vi ha risospinto gli italiani. La marina mercantile decadeva: il Regime 1 -ha risollevata. Durante questi anni sono scesi nel mare colossi potenti.  I porti si erano impoveriti: il Regime li ha attre^ati e vi ha  creato le zone franche. II lavoro vi era discontinuo per via  degli scioperi: oggi la disciplina delle maestran^e è perfeita.  Al mare, fonte di salute e di vita, il Regime manda ogni anno  centinaia di migliaia di figli dei popolo. La passione degli  Italiani per il mare rifiorisce. Vi riconosce un elemento delia  potenza nazionale.  Cosi il Duce parlava alhassemblea quinquennale dei  Regime. Le opere compiute documentano con quale tenacia il  Governo abbia realiz^ato le basi per un’intensa politica marinara. Le condizioni degli scali marittimi italiani sono  insufficienti. Il Regime ha voluto prowedere rapidamente  ad ampliare e sistemare quelli piü importanti, onde favorire  e richiamare il traffico internasionale, sen^a altresi trascurare  i porti minori. Sono stati costruiti XXVIII chilometri  di opere di difesa, ripartite in 82 porti; la superfície dei bacini  è stata aumentata di 680 ettari. La calate si sono accresciute  di 36 chilometri e la superfície dei terrapieni di 295 ettari. Dalle corrosioni dei mare sono stati difesi circa 17 chilometri di coste. II Consorcio per il porto di Gênova ha completato il bacino  Vittorio Emanuele III, ha ultimato il i° lotto dei bacino Mus-  solini, ha costruito un nuovo bacino di carenaggio largo m. 32,  lungo m. 260.  II porto di Napoli è stato arricchito di un nuovo bacino;  mentre è stato sistemato il porto vecchio A Livorno è stato  costruito un nuovo porto interno; a Cagliari un mo lo lungo  m* 1655; a Catania le nuove opere eseguite hanno aumentate  le calate di m* 550; a Bari, in seguito alia importan^a che hanno  assunto i traffici con TOriente europeo, fu proweduto ad un  grandíssimo lavoro di ampliamento. Grandiosi lavori sono stati  dedicati al porto di Marghera e alio scalo delia stazione marit-  tima di Venezia Sono State rinnovate molte opere d'arte nel  porto di Trieste   II lavoro compiuto è immenso Oggi il nostro Paese gode di  scali marittimi perfettamente adeguati alie necessità dei traffici  ed è anche pronto ad accogliere ogni futuro incremento nel  commercio interna^ionale. LE ACQUE PUBBLICHE   La regolari^a^ione dei corsi d’acqua è Topera pubblica per  eccellensa che, in Italia, acquista unhmportan^a di primissimo  ordine, data la sua particolare configurasione oro-idrografica*  Durante il decennio, per i lavori di sistema^ione delia Valle  dei Po sono stati impiegati oltre 400 milioni di lire, che hanno  permesso di migliorare notevolmente la difesa idraulica di  i milione e 250 mila ettari di uno dei territori piú densamente  popolati e ricchi dei nostro Paese II Magistrato alie acque di Venezia si è pure prodigato in un  complesso di attività tra le quali prendono particolare evidem;a  i lavori di sistemazione dei bacino delbAdige*   Negli altri bacini dei Regno sono stati costruiti circa 4000  chilometri di argini completati da 775 chilometri di pennelli  e difese frontali. Nel settore delia navigazione interna, per quanto il nostro  Paese non presenti condizioni favorevoli per la costituzione  di una vera e própria rete di vie navigabili, il Governo ha voluto  rendere piú efficace quella esistente nella valle padana e nei  grandi laghi. La via d'acqua Milano-Venezia, le ferraresi,  la litoranea veneta sono State oggetto d’importanti lavori.  Anche il canale da Pisa a Livomo e il tronco inferiore dei  Tevere sono stati notevolmente migliorati.   Nel campo delia utilizzazione delle acque pubbliche, il governo ha promosso energicamente la costruzione di grandi  bacini idroelettrici, da servire eventualmente anche all' irrigazione. In tal modo 1 'Italia ha cercato di rimediare alia  naturale povertà di carbon fossile, sovvenendo ai bisogni dei  trasporti e delle industrie.   Nel primo decennio fascista la potenza degli impianti idroelettrici è stata portata da 1,5 milioni di kw. ad oltre 4 milioni; la  produzione di energia è salita da 4 a 10 miliardi di kw-ora.   L'Italia settentrionale concorre alia produzione idroelettrica  con oltre 3 milioni di kw. di potenza installata negli impianti;  esigua è la produzione dell’Italia centrale e  Meridionale; quasi trascurabile quella delle  isole.   L'ultimo decennio ha visto moltiplicarsi nel nostro sistema  alpino e appenninico i serbatoi idraulici che oggi raggiungono  il numero di 168, con una capacità di invaso complessiva di  quasi 1300 milioni di metri cubi.   Alcuni di questi servono anche per 1 'irrigazione.   Tra il centinaio di serbatoi costruiti durante gli ultimi dodici  anmi ricordiamo quello deljMoncenisio, dei Lago di Avio-  grande (Varese), di Ceresole Reale (Aosta), di Montesluga  (Sondrio), di Suviano (Bologna), di Trepido (Cosenza), di  Santa Chiara d'Ula (Cagliari), dell’Alto Belice (Palermo). ACQUEDOTTI  Da XV  secoli Ravenna attende l’acqua Si sono  ricordati in questi giorni i nomi venerati, ma lontani, degli  imperatori romanL Passavano i secoli, si susseguivano le gene-  razioni, cambiavano i governi, le signorie, le dominazioni,  la realtà era sempre lontana dal sogno Solo il FASCISMO puo  fare questo, poichè il FASCISMO è, sopratutto al presente, il  verbo volere  Cosi il duce si pronuncia inaugurando l’acquedotto di Ravenna, consacrato alla memoria  dei caduti, Anche in questo campo di civiltà, di difesa della razza e del  popolo, di assistensa agl’umili, il Regime si è prodigato,  aiutando gl’enti locali con mutui di favore e concorrendo  all’esecuzione delle opere stesse con contributi diretti. Oltre all’acquedotto di Ravenna, or ora ricordato, van menzionati: il grande acquedotto dei Monferrato che dà acqua  a 81 comuni; l’acquedotto Schievenin che serve XX comuni  dell’alto agro trevigiano; l’acquedotto Istriano che approvigiona tutta la província; l’acquedotto Franciosetti per la città  di Torino; quello per la Vai d'Orcia e la Vai di Chiana, di cui  beneficiano 11 comuni; quello di Grosseto; gl’acquedotti  della Lucania, ecc. Sviluppo notevolissimo ha avuto 1'acquedotto pugliese II FASCISMO afffonta decisamente il proseguimento di quel  colossale acquedotto con la costruzione dei grande sifone leccese, delle diramazioni dei foggiano e di altri 1000 chilometri  di condotte esterne e interne agli abitati: è cosi fornita l’acqua ad una popolazione complessiva di circa un milione  di abitanti. La metà delia spesa totale sostenuta dallo STATO ITALIANO per  compiere questa opera, che documenta il grado di civiltà di  un popolo, è stata erogata dal GOVERNO FASCISTA. Al complesso di opere ricordate, miranti a dare acqua pura  alie popolazioni delle città italiane e dei comuni rurali, va  aggiunta anche la costruzione di numerose fognature in oltre  300 centri urbani del paese La breve rassegna che abbiamo fatto sarebbe assai incompleta se non venissero ricordate altre numerose opere civili ed  igieniche compiute dal regime: ospedali, tubercolosari, cimiteri,  lavatoi, costruiti a centinaia, specialmente nell Italia Meri-  dionale e nelle Isole, dove maggiormente difettavano La  Sardegna, che è stata particolarmente trascurata dai governi  precedenti, è stata oggetto di un f intensa attività in questo  campo di opere che riguardano il soddisfacimento dei bisogni  fondamentali delia vita U EDILIZIA   IL GOVERNO FASCISTA, accanto alie nuove opere pubbliche  miranti a dare nuovo impulso alia vita economica del paese, ha promosso una serie di opere per risanare, ampliare, abbellire,  le grandi città seguendo i dettami delia moderna urbanistica  In moltissime città italiane sono stati sVentrati vecchi quartieri, creati nuovi rioni, migliorato il rifornimento idrico e lo  smaltimento dei rifiuti I macelli sono stati moderni^ti, centinaia di mercati pubblici sono stati rinnovati o costruiti di  nuovo I servizi di illuminazione sono stati migliorati. Lo sviluppo dei servizio telefônico costituisce un'altra fondamentale  conquista Parchi e giardini, viali alberati e ville, sono stati  aperti al popolo che lavora Anche in questo campo per motivi di giustizia distributiva L'Italia meridionale ha avuto le maggiori providenze. Ma è stato specialmente nella capitale che la sistemazione  urbanística ha assunto uno sviluppo dawero imponente. La  costruzione delle vie deli' Impero e dei Trionfi, la sistemazione  delle adiacenze dei Campidoglio e dei Fori Imperiali, ed il compimento delle numerose opere per dare nuovo assetto  alia viabilità cittadina e per fornire al popolo stadi e giardini,  sono opere veramente degne delia Roma Imperiale.   A queste Va aggiunta la costruzione dei nuovi palazzi dei  MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI, della giustizia, dell’educazione nazionale, della marina e delle corporazioni, delia città universitária e di numerosi altri edifici pubblici necessari per la vita delia capitale, centro propulsore di tutte le attività delia Nazione. Anche nelle varie provincie 1'edilizia dello Stato ha singolare sviluppo. Ricordiamo i 69 nuovi edifici costruiti per  i corpi armati delia Polizia e delia R. Guardia di Finanza, i  24 nuovi palazzi delle Poste e Telegrafi, i 15 edifici carcerari,  i7 grandiosi gruppi di costruzioni universitarie e altri ancora. Nel complesso si tratta di costruzioni per un volume di oltre 7 milioni di mc. Un particolare posto spetta alia edilizia scolastica. Il nostro paese aveva un numero di scuole insufficiente. Inoltre parte di queste si trovavano in condizioni statiche e di manutenzione dei tutto inadeguate alle esigenze piú elementari delia popolazione scolastica. È quindi naturale che il Re gime, che ha sempre avuto a cuore 1’avenire delia razza  e la preparazione spirituale e fisica degl’italiani, abbia cercato con tutti i mezzi a sua disposizione di dare il piú grande  impulso a questo genere di edilizia. Il ministero dei lavori pubblici, la cui competenza oggi  si estende a tutti gl’edifici scolastici d’Italia, ha costruito oltre  ii*ooo aule* I Comuni si sono pure prodigati in questa opera  che soddisfa ad uno dei primordiali bisogni delia vita civile, sistemando vecchi edifici e prowedendo al risanamento ed  alia ricostruzione di quelli che sono igienicamente inabitabiln   L’Italia Meridionale anche in questo campo ha goduto di  particolari benefici.   Nel settore delle case popolari il Regime ha stanziato 100 milioni a favore di quei comuni e di quegli istituti autonomi  che prendono Tiniziativa per la loro costruzione. II Regime ha  pure proweduto a creare l’lstituto Nazionale per le case degli  Impiegati dello Stato, a emanare particolari  providenze per la costruzione di alloggi da destinare ai muti-  lati e agli invalidi di guerra* Col concorso finanziario dello  Stato sono stati edificati, a cura dei comuni, di istituti speciali  e di cooperative, oltre seimila edifici con cinquantamila appar-  tamenti, dei quali 28*000 di tipo economico e 22*000 di tipo  popolare. II governo dando grande impulso alie nuove costruzioni  non ha dimenticato la ricostruzione dei paesi devastati dalla  guerra e dai terremoti Oggi si può dire che ogni traccia delle devastazioni compiute  durante la conflagrazione europea sia scomparsa. Il regime ha  assolto in tal modo il debito di riconoscenza e di affetto contratto  verso quei compartimenti che furono teatro dei tremendo conflitto,  al quale segui la vittoria che il Fascismo solo ha saputo valorizzare La Calabria e la Sicilia, che purtroppo sono annoverate fra  i paesi piú colpiti dal terremoto, si sono giovate in modo par-  ticolare delle sollecite cure dei governo, il quale autorizzò la  spesa di oltre 500 milioni per la costruzione di case di abita-  zione nei paesi distrutti dal terremoto Nella sola città di Messina vennero edificati circa 1000 alloggi di tipo popola-  rissimo e numerose case economiche popolari con circa 4600   appartamenti Nella città di Reggio Calabria circa iooo alloggi;  nella província oltre 5000*   Gradatamente sorsero interi rioni di nuove case economiche  e popolari: furono preparati rationali piani regolatori; si edifi-  carono chiese, si initiò Fedilitia pubblica. Dopo il trionfale viaggio che il capo del governo compi in Sicilia, l’opera di ricostrutione e notevolmente intensificata. Oggi Messina e Reggio si possono considerare tra le piü moderne città dei nostro paese. Anche i territori delia Marsica, che si distendono nei dintorni d’Avettano, colpiti duramente dal terremoto, sono oggetto di sforzi tecnici e finantiari cospicui da parte del governo fascista. Infatti quando il fascismo raggiunse il potere, la situatione della Marsica era quanto mai desolante. Oggi Avetzano è completamente ricostruita e i centri colpiti hanno ormai rimarginate  le loro dolorose ferrite. La fermetta dei governo fascista e la rationalità dei suoi  sistemi di ricostruzione dei paesi terremotati si dimostra in  occasione dei disastro dei Vulture ed anche in quello delle  Marche. Nelle tristi contingente che colpirono queste belle provincie d'Italia, il governo forni un’assistenza pronta, adeguata, ispirata ad alto senso di umanità. Esso, però, antichè cedere agl’invocationi chiedenti il rapido apprestamento di baracche, che avrebbe portato a ripetere gl’errori tecnici e finanziari in cui si cadde in tempi passati, provide con rara  energia a dirigere l’opera di assistenza ai disastrati, mentre  squadre di operai cominciavano ad innaltare le case in muratura per i sentatetto, Anche in questo settore delia vita nazionale l’opera dei Regime  è stata intensissima e tra le piu proficue. Il duce ha dato anche  a questo aspetto della vita italiana un nuovo volto alla patria. Keywords: l’economia di Aristotele, economia fascista, Sciacca, Evola, diritto economico, stato fascista, economia fascista, corporativismo, ugo spirito.  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Fioramonti: l’implicatura” – The Swimming-Pool Library. Lorenzo Fioramonte. Fioramonte.

 

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