Cosidetto Diadumeno Farnese, di Fidia.
Atleta che si cinge il capo con la benda della vittoria. Copia romana da un originale greco. Il soggetto è simile a quello di Policleto, ma differisce leggermente nella posa.
440 | circa a.C. (original); I sec. d.C. (copy)|
Tecnica/materiale | marmo bianco |
Dimensioni | Altezza: 145 cm. |
Ubicazione attuale | |
Main floor, room 23, Greek & Rome | |
Numero d'inventario | GR 1864.10-21.4 (Cat. Sculptures 501) |
Attribuzione | Collezione Farnese 1864 : acquistato presso Ferdinand II of the Two Sicilies |
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Autore | Policleto |
Data | copia romana da un originale greco del 430 a.C. circa |
Materiale | Marmo |
Dimensioni | 186 cm |
Ubicazione | Museo Archeologico Nazionale di Atene, Atene |
Il Diadumeno (in greco Diadúmenos, cioè "che si cinge la fronte [con la benda della vittoria]") è una statua realizzata da Policleto verso il 430 a.C. e oggi nota solo da copie romane marmoree, tra cui la migliore è considerata il Diadumeno di Delo nel Museo archeologico nazionale di Atene (h. 186 cm).
Probabilmente l'opera venne scolpita ad Atene, dove l'artista era venuta a conoscenza del collega Fidia, come si evince da una certa influenza nella forma e nell'atteggiamento della testa.
Si conoscono più di trenta copie di questa scultura.
Le più celebri sono: il Diadumeno di Delo, conservato al Museo Archeologico Nazionale di Atene ed il Diadumeno di Vaison-la-Romaine, conservato al British Museum di Londra.
Un'altra copia detta "il Dadueno Farnese", nel Museo Britannico a Londra, presenta leggere varianti (ad esempio nella testa) e si è ipotizzato che possa derivare da una copia eseguita da Fidia.
Un grosso frammento di epoca flavia, restaurato e reintegrato successivamente, si trova nel Metropolitan Museum di New York.
Una testa di Diadumeno è al Louvre (che possiede anche un torso) e una al Museo nazionale di Venosa.
Un giovane atleta nudo solleva le braccia per allacciarsi in testa la benda della vittoria (la tenia).
Esemplare è l'applicazione del chiasmo, ovvero del ritmo incrociato capace di dare estrema naturalezza alla rappresentazione. La gamba destra infatti è tesa e corrisponde alla spalla sinistra in maggiore tensione; l'arto inferiore sinistro invece è flesso e si collega alla spalla destra abbassata: ogni tensione trova quindi la sua adeguata contrapposizione, smorzandosi sul lato opposto in un rilassamento. L'arco del bacino inoltre si trova ad essere inclinato verso la gamba flessa, ed è opposto allo spostamento delle spalle. Ne consegue un dinamismo trattenuto, che annulla ogni impressione di staticità, a differenza dei precedenti della statuaria arcaica e severa.
A differenza del Doriforo, nel Diadumeno il baricentro della figura non è su una gamba, bensì al centro fra le due.
L'insieme è potente e muscoloso, ricco di sfumature, con una testa dalla struttura robusta e dotata di un'espressione medativamente sospesa. Appare esaltata la mimesis, cioè il naturalismo basato sull'imitazione del vero, equilibrato però dalla componente ideale.
Bibliografia [modifica]
- Gisela M. A. Richter, L'arte greca, Torino, Einaudi, 1969.
- Ranuccio Bianchi Bandinelli; Enrico Paribeni, L'arte dell'antichità classica. Grecia, Torino, UTET Libreria, 1986. ISBN 88-7750-183-9.
- Giuliano A., Storia dell'arte greca, Carocci, Roma 1998 ISBN 88-430-1096-4
- Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7107-8
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