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Thursday, June 6, 2024

Grice e Paolino

 



DE’ PRINCIPI 

% 

DEL DRITTO 

NATURALE 

TRATTENIMENTI IV; ** 


D I 


G I A NG I USEPPE 

ORIGLIA , PAULINO 
Filofofo,e Giureconfùlto Napoletano* 



IN NAPOLI MDCCXLVL 
Predò Giovanni di Simone 
CON HCSNZJ P*’ SVfS RIQKl. 


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Digitized 



AL SIGNOR 

D. NICCOLO’ MARTINO 

" % 

Pubblico Profeffore di Matematica 
ne’Reggj Studj di Napoli, &c. 

v. 

LETTERA 

Dell ’ Autore , che ferve anche cP introdu- 
zione all * Opera. 




• * 

Uefta picciòla operet- 

ta , che ora ho rifo- 


luto di efporre al 
pubblico , Stimatif- 
fimo Signor mio , fìt 
da me comporta, fono già quattro 
anni , per foddisfare al defiderio di 
\ina Dama , che per fu a propria 

a a i itru- 


f 


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irruzione con premuro!! , ed au- 
torevoli impubi mi avea coftretto 
a darle in ileritto una chiara , e 
generale -contezza di tutte le parti , 

della Filofofia , di cui ella fu. 
preifo che la conchiufìone . La ra- 
gione più forte , per cui mi fono 
mcflb a farla comparir fola , lèn- 
za , che vi liano unite Y altre ope- 
re fi lo fo fi che , delle quali fu par- 
te , ella è la lpéranza di poter col 
fùo mezzo , più , che colle altre 
contribuire in qualche parte , e 
per quanto fia poffibile al profitto 
de* giovani , eh' è fiato fèmpre 
mai, e farà’ il termine unico de' 
miei ardentifiìmi defiderj: poicchè 
conofeendo quanto abbondevoL 
mente da tanti valentuomini fiali 

• «k 4 * *, 

travagliato a prò de’giovani, faci-* 
litando con tante lodevoli manie-; 


* 


4 


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re tutte le più intricate q milioni 
della fcienza fìlofofica , pareami , 
che quella fu blimc , enobiliflìma 
Tua parte della ragion Naturale , 
che pur contiene non men’ una 
buona parte della Morale , e della 
Politica, che la vera origine di 
tutte l’umane obbligagioni, man- 
cale di un’ ordine facile, e propor- 
zionato alla capacità de’ Scolari $ 
lo che pareami non eil’erfi fatto fin 
ad ora in tante Opere di eccellenti 
Giureconfulti , e fapientiffimi Fi- 
lofoii , che tanto bene han tratta- 
ta quella materia , eflèndo gli di 
loro libri certamente e foltanto 
adatti , e proprj per gli uomini 
provetti , e molto avanzati nelle 
buone cognizioni . Onde rifletten- 
do meco fleffo a queir occulta im- 
percettibile forza, che difpone per 

a 3 mez- 


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tnczzo di tanti improvifi avveni- 
menti di -noi, e di noftre forti, e che 
firn dal momento in cui giunfi in 
gualche modo a comprendere per ' 
quelche a coloro, che fon racchiufi 
Nel tenebrofo carcere , e 
nell * ombra 
Del mortai velo ; 
vien permelfo , qualche cola dell* 
ordine, e del decreto delfeterna , e 
di vina prò videnza, determina varai 
alf elercizio della lettura, che dopo 4 

tante variazioni di mia fortuna, 
ho profeflhto per otto anni} a ni un’ 
altra cola mi ftimai obbligalo di 
porre maggior Studio , che in prò-» 
vedermi d’idee le più chiare, e 
nette , come quelle che fono le più 
neceifarie per ben comunicar a’ 
giovani gli precetti di quelle 
fcienze , che vogliono apprendere, 

e lo- 


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e lor tutto dì s’infegnano . E per- 
chè a ben* illuminar la mente di 
coloro, che s’applicano allo Studio 
> delle leggi tanto nella Città noStra 
coltivato, e giustamente tenuto in * 
pregio, utiliffima, e quafi necefla- 
ria pareami la notizia di tutte le 
rnaffime generali del Dritto Na- 
turale , come quelle , che fcuopro- 
no la. vera Sorgiva delle Società, de’ 
commercj , de’ contratti , de* pat- 
( ti , ed’ una infinità dì altre cole 
di tal fatta , profittevoliffime all’ 
intelligenza delle leggi medefime, 
ed aj buon regolamento della vita 
umana, -credetti, che non efiendo- 
vi ni un’ opera per quel , che io mi 
fappia , che ne tratti , e tratti in 
modo , che ficuràmente dar fi pof- 
fa in man de’ giovani , il profi tro 
de’ quali fopratutto ho avuto 

a 4 lem- 

t 

w ’ 

\ 


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'lèmpre a cuore , non farebbe data 
fuor eli propofito la mia fatiga . 
Quindi proccurai di metter ciò , 
che avea penfato , e fcritto per 
la divifata occafione nell’ ordine 
il più naturale , e facile, 'eh* è 
quello de* Dialoghi , come dalla 
tavola de' trattenimenti , e de’ lo- 
ro fommarj giunta qui da predo 
lì vede , Icrivendo colla maggior 
polli bil chiarezza 5 febbene per 
tju cl , che riguarda lo Itile delìde- 
rato 1* avrei più puro e femplice , 
di che farò compatito da Voi , c 
da tutti coloro, che fanno in qua- 
li didurbi , e rancori io me ne vif- 
lì per più tempo nè men dinanzi 
di badar a tale opera , che dopo , 
cd in quedo ideilo tempo , che hò 
imprefo di darla alla luce 5 e con 
tal mia proteda gentilmente farò 

altresì 


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■i 


altresì fcufato preffo coloro , che 
non fanno il tenor di mia vita. 

Ma comunque ciò fi a 5 e fe nel 
defideriò di giovare a tutti io l’ab- 
bia fallita, pur non farà dannevo- 
le quella mia volontà di procura- 
re f altrui profitto , poiché colui, 
che fi affàttica per il pubblico be- 
ne , ancorché non vi riefca , pus 
non deve privarli del premio di 
effer creduto uòmo di buona vo- 
lontà . Eccovi in poche parole fve- 
lato il mio pen fiero , e quella mia 
fatica quafella fiali, sì per impul-» 
fo d* oflèquio al fuo merito , sì per 
ragion di debito per tanti buoni 
infegnamenti datimi , sì per infi- 
niti altri motivi ad altri non do- 
vea prelèn tarla , che a Voi Stima- 
tilfimo Signor mio , perchè fem- 
pre con una fomma , ed ineffabile 

gca». 


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gentilezza avete riguardato me , e 
favorite le mie cofe . Tanto più , 
ch’eflèndo Voi dotato d’una men- 
te fubiimc, che T avete arricchita * 
di tante cognizioni coll’ indefejflò 
Studio , per cui liete giuftamente 
reputato per uomo di profondo 
lupere, e.di politiflìma letteratu- 
ra , di che fanno chiara teftimo- 
rianza gli dottiffimi Libri delle 
• Icienze Matematiche dati alla lu- 
ce, potrete ben garantire queft’ope- j 
retta dalle punture inevitabili del- 
f invidia , eh’ elfendo la più abo- 
minevole tra tutti gli vizj,pur 
Tempre inforge a mordere chiun- 
que li arrifehia di fottoporre alla 
pubblica cenfura le fue fatiche. 
Contentatevi di ricevere in buon 
grado quelT attefhto del mio rif- , 
petto , c di quella profonda vene- 

raz o- 


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razione , con cui ammiro Ja vo- 
ffra virtù, perche accurato della 
voffra protezione mi lulingo di 
non incontrar difagio , e fac end o- 
le riverenza mi raffermo . 

i 

Napoli i8.Novembre 1745* 

✓ 

« 

Di V.S. 


! 


^ Dhotifi. Obbligati y?. Servidore 
Giangiufèppe Origlia Paulino, 

1 


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TAVOLA 

i t ' ' . - 

^ De* Trattenimenti, e de’lor fomrnarj; 

trattenimento I. 

I 

De’ principi del Dritto Naturale 
in .Generale . 

SOMMARIO. 

I. Definizione del Dritto Narrale. 

II. Sua immutabilità , o cojianza . 

III. GiuJHzia , o ingiufiizia de IP azioni dell* 

uomo . 

IV. Divario , che v* ha tra quefio , # r7 drit- 
to umano . 

v. della fua pojfibilità , e fua oh- 

v libagione , avvegnacchè non vi avejje un 
ente necejfario , e increato . 

VI. Obbligatone definita , e dìfiinta in va- 
rie , e diverfe fpecie . 

VII. Modo, con cui un si fitto Dritto fu 
da Dio a noi trafmejjo . 

Vili. Norma Naturale dell ’ azioni degli uo- 
mini <? principio del dritto della 'Natu- 
ra definito . 

IX. Co- 


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« 

IX. Come debba effer si fatta norma , e qual 
ella f fa . 

X. Qualità differenti d* un vero principio, 

XI. Oppinioni di molti intorno ciò rifiutate , 

e quelche realmente fi debba aver per tale 
ifìabilito . /• 

Xiì. Onefà , e bontà delle nofre azioni . / 

XIII. Doveri diverjì de vii nomini , e vera 
pietra da paragone delti lor andamenti. 

XIV. Pruove delle ccfe di /opra offerire tolte 

dal libri /agri . - 

XV. Sentimento delF Eineccio intorno al 
principio del dritto .Naturale riprovato > 
e alcune opprfzioni dileguate . 

TRATTENIMENTO II. 

De* doveri deir uomo lòlo nello dato della 

Natura . 

SOMMARIO. 

I. & uomo confi derato in diverf , e ben dif- 
ferenti fati . 

II. Qt/anto comprenda , e f fenda mai que- 
Jìa fetenza del drittO'Naturale . 

III. Del modo con cui V uomo fa tenuto di 
conofcer Dio , e di amarlo 9 e venerarlo 

in 


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in ogni fu a azione i e degli altri obbli- 
ghi , e doveri dell * uomo inverfo qucjìo 
ejjèr fovrano . 

IV. Obblighi , e doveri dell ’ uomo verfo se 
medejìmo di/iinti in varie fpezie, 

V. Necejjìtà di tonófcer se medejìmo . 

VI. Uffìzj , obblighi , e doveri deir uomo 
Verfo del fuo fpirito . 

VII. Modi , e vie da perfezionar V intel- 
letto , e dalle virtù intellettuali in par- 
ticolare . 

Vili. Della perfezione della'nojìra volontà 
e delle virtù morali , di cui P uomo era 
tenuto guernirf in quefto flato della Na- 
tura , non che della cura del proprio corpo . 

IX. In che al fin fi riducono , e fl reflrin- 
gono tutti quefli obblighi , e doveri dell' 
uomo , e le fue virtù . 

TRATTENIMENTO III, 

Degli uffìzj dell’uomo confìderato di bri- 
gata con gli altri uomini nello flato 
Naturale . 

SOMMARIO. 

I. HeceJJltà et un Filofofo et attender ere allo 

fin- 


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Jì ndio di quello dritto ; e obbligazione di 
ci afe uno d' ijiruir ferie . 

II. Fondamento degli uffizi umani ifeambie- 
voli degli uni verfo gli altri , e quali 
quefti Jì Jìa no . 

III. " Seguito delle virtù Morali . 

IV. Patti , e lor Natura , e origine. 

V. Contratti come rinvenuti ; in che con - 
. fìjìono , e naf cimento de ’ dominj . 

VI. Della compra , e vendita in particola* 
re , e d' alcuni altri contratti . 

TRATTENIMENTO IV. 

De’ Principj dell’ Economia, e delia Poli- 
tica , ovvero degli obblighi , uftìzj , 
e doveri dell’ uomo nelle fòcietà 
particolari . 1 

SO M M A R IO. 

I. Dejìnizìone generale della focietà ; ori- 
gine di ben differenti fccietà ; e lor f- 
ne. 

II. Obblighi , e doveri de' f oc j . 

HI. Della focietà coniugale . 

IV. Della fccietà paterna. 

V. Origine , e doveri de' Tutori. 

VI. Della focietà infra padroni , e /irvi . 

VII. Dei- 


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VÌI. Della famìglia , 

Vili. Definizione , e origine della focietà ci- 
bile . 

IX. Doveri de' Regnanti , e lor potenza , e 
maefià . 

X. Delle Varie , e diverfe forti di gover- 
ni , de ' regolamenti , che lor appartengo- 
no , focietà mifìe , c fijicmatiche ^ e 
della forma dell' Impero di Germania. 

XI. Necefiìtà , che v' abbia in ogni Rep- 
pubblica de' magiflrati ; ed obblighi , <? «0- 
swi di quefii . 

XII. Di quanto utile fa il commercio per 
un fiato i e quelche fi debba far per ifia - 
bilirlo . 

XIII. /?*//* guerra , e della pace . . 

XIV. Diverfi modi d' acquifiar l' Impero: 

XV. Il governo della Religione cui di ra~ 
gione appartenga , ed oppinione commuve 
‘degli jcrittori del dritto pubblico intorno 
tal particolare riprovata . 


DE* 


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•D E P R I N C I PJ 

DEL DRITTO 

naturale 

IN GENERALE, 

9 > 


,* * / 


TRATTENIMENTO I. ' : 

' < 

S 0 M MA RIO . 

s • / •* 

I. Definizione dei Dritto Naturale * ■ 
lf. Sua immutabilità , o cojìanìa . 

HI. . Giujiizìa , o Ingiujììzìa dell ’ azioni dell * 

uomo . ' 

IV. Divario , ftj? è* /Vtf quello , <? il 

Dritto Urna nò i? 

V. Pruove della fila poflìbilità , * /** obbli- 

gavi o ne , avvegnaché non vi avefjè un 
vecefjarìo , ? increato . ' 

VI. Obbligagione definita j e difiintd in fa- 

i'je i e dtferfit fipecie i * r'Hi ■;< j . 

A VII.Afo- 


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> ,DP PRÌNGIPJ; 

VII. cui un sì fatto Dritto fu da 

Dio a noi trafmeffo . ’ ' 

Vili. Norma naturale de ir azioni degji Uo- 
mini , e principio del Dritto della Na- 
tura definito . 

IX. Come debba effer sì fatta norma , e qual 

ella fi fa. i .;*• 

X. Qualità differenti (P un vero principio. 

XI* Oppinioni dì molti intorno ciò rifiutate, e , 

» . quelche realmente fi debba aver per tale, 

i ytqbiHto:. « 

xu. Oneftà , e dofid delle nofire azioni 

XIII. Doveri diverfi figli Uomini , e svra 
pietra da paragone delli lor andamenti , . 

XIV. Pruove delle cqfe di /opra- offerite 
tolte da' libri j agri . 

XV. Sentimento e dfe7/’ Ei neccio intorno al 
pr\ncipio del Dritto Naturale ripro- 
vato , e alcune oppofizioni dileguate . 

24. Èrche il Perfonaggio, chea 

fé 30 Voi conviene rapprefèntar nel 
fl Mondò , egli altro al fin non 

fa r$(fe non m’inganno) che di 
un Giureconfalto, o Avvocato, guitta che la 
voftra natura, o inclinazione, che dir voglia- 
mo, e l’ educaziojrede* propri Genitori, non 

<■ che li var j , e diverbi umani avvenimenti è’ , 
par che lo vi pervadano $ dopo avervi data 
un intera, e fuificiante contezza di tutte. 

À V**- 


— .1- 


J 



DEL DRITTO NATURALE. 3 
quelle colè , di cui polliate mai valervi per 
fregio, e per adornamento , non che per de- - 
coro della vodra profedione , e dell’ ideili 
perioda volìra , altro in conclulione non 
/credo , ch’e’ vi rimartga far dal canto mio, . 
che guidarvi allo ftudio delle leggi , cui 
dobbiate del tutto aver la mira , dove pur 
vogliate felicemente .giugnere al compi- 
mento de’ voftri defiderj , e a far bène, e 
con elàtezza quella figura , che v’abbiate 
nel volfro animo prefiflo di fare . Per la 
qual colà facendomi ,la Iperienza conolcere 
.tutta via, e comprendere, che in ciò il 
tempo indarno , e vanamente filogora da 
per upmp , che al dinanzi non fia ben fer»* 
nito, e iftrutto del Dritto della Natura,, 
mi fono ora meco medefimo propofto dar- 
vene un qualche faggio ; ma che però 
fiatale, che quando voi ben xitìetterete , 
e porrete v tutto vodrointendimento a quel- 
lo , eh* io diróvvi , per al férmo viver po- 
trete ben ficuro , e certo di poter da per 
voi intendere , e capire non raen lo Ipirito, 

, .e la forza delle lèggi Romane , che quello 
delle noftre proprie, e municipali; anzi 
tutto ciò , che potrebbe mai alla facoltà 
' legale eflèr appartenènte^ o in alcuna gui-^ 
•fà ri (guardarle . ,v , ■ * 

D. Colà dunque Voi intendete per Dritto Na- 
turale ? À i 






* • • 


* 


4 DE’ PRINCfPJ 

M. Quelle regole tutte, giulia cui, egli fa 
| f melliei i , che ciafcuna delle noftre azioni 
fia regolata, e retta (a) ; e che a Dio , autor 
della natura ? piacque mai (colpire , e inci- 
• dere al fondo del noftro cuore, e mediante 
la ragion pubblicarci (A). 

• ^ - ;• ^.se 

• - " • Vi ?. * • . . 1 ' ■ . 

( a ) Vu//. PhU f. Univerf. pnrt. i , in princ'p. lìeinec* 

Jur. Nat. iib. l. cap. i.§. ì% 




— r 


— 


(A) La retta ragione ( fcrive ( i ) molto 
a pròpqfito T Ebreo Filone ) ella è ana legge, 
thè di vero non conofce , nè sa cof a fi fofiì il 
mentire , e il gim nere altrui , come quella, 
che non conobbe mìga , nè ebbe quefio , o quel- 
f altro ucm mortale per fuo autore , o inven- 
tore , nè da quefio , o quell' altro Uom in al- 
cun luogo fi legge mai in carte corrottibili , e 
frali , o in colonne altresì a mille , e mille 
mortali avvenimenti figge tle , fa fiata un- 
qua inrifa ; ma dalla natura medefima immor- 
tale , ed eterna , ( eh' è quanto dire dall * au- 
tore ifiefib della natura ) nel nofiro immortale 
intelletto /colpita non pub in duìfia altu- 
ra effer magagnata , o viziata . No'/to; le 
eùj .euiris c ófrós AoyQs , dyg Jttg rs òwvrtlL., 

r . firif- 

( i ) la lifc. omoecn vitum bominn effe literum . 


DEL DRITTO NATURALE, jr 
V. Se pur tutto ciò adunque egli è vero , co- 
me di già fi lappone , io mi credo , che ne 
potrei con tutta ragion inferirne, e con-. 
IL chiuderne ; Che quello fia un Dritto del 
tutto impermutabile , e femprejUai il me- 
f defttto , non men^ che colui da cui traile 
t r . v' - r la 


n tv QQctpròs , H% ìv %a prtìì of’s 

«r>fAoas^4 tyòxots M Òr' aJ$j <y a - 
V» 0oVf4) S A%on Qd-ocprei ev x6xvù*ù S/*voix ■ 
tvz v&etz.E di una si fatta oppi mone quajì che 
tutti li Filofofi fe gli antichi Giureconfultiji 
moJiraronO' (a) . Ad ogni modo non tralafciaot 
noi awertìrqm li nojiri leggitori , che per ra- 
gione altro non s intenda ,• come di già fi mira , 
che quella facoltà * o potenza , di chi dalla na- 
tura fi rinviene ogni llom fot nitore thè in nul- 
la altro in effetto , che in difcorr ere , e ragio- 
nar confile j e le Verità feguitamente r°une 
dall* altre ritrarre fecondo queir attacco , e 
legamento .per appunto i che pojfòn mai tra di 
effe avere ; co fa che in tiafcun di noi non off an- 
te il continuo variar.de* fecoli fu fempre mai , 
e farà la medefi^ , J ff 

C * ) Cic. Bb.r. flr i. de LL. <£pro Milone cap.4. Senec; - * * 
l«b. ep. 1 6. apud jq: tudovicuih TTvei in comment. ad di- ■ 
vum Aug. de Ci vit. i.ij.cap. *i. o . *, •' - 


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f- D E* PRTNCIP T* 

i m ^ P Tn ° n > ine ’ e che non è la 
‘ qt !i aIe <1Ue ^ ,i forn . ito j^che 

n ebbe ciafcun di noi ,• fi fervi come di ot! 
' 1 tmo mezzo , e fi valfe per divulgarcelo * 

■' cunl e p e ii vi ^ mai P^ fona al- 

cuna ( efiendo I Uom a fronte a ‘Dio un 

Tirano ^ ChC Ca , mblar J<? P^a in «lodo veru. 

■ no, o vagli* a tramutarlo (B); equin. 

w* ' di» 

— — — * ■ * ■■ ; : * • 

s i 1 — é • ’S . , ■* 

f 4* **• , v 

(B) Huiclegifiecobrogari.feseft nenJ 

rorari no«ft a - W " Cet • "^ ue WtHb! 

' %rJn?) r ? foìVe u Romano Ora toro 

freffi Lattando ) ;eperi, erM por annui 

« rV«ZrZ e y*:tz sskS # 

' he ^refà% 

Jìci un autorità rna^iore » /n +>**’ * ^ »* 

In/Ta*™ J l j mh fi nza ampiezza afille ,’ 

M“ i« alcun dì mi mortali d temi „,/ J 

9 » e»trant Jìa-,t oppojla alle fu* 

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«**£•«* J/ r:> ikf'fr .ym^ A T * ^ .. 4 

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DEL DRITTO NATURALE. 7 

di più oltre pafiando fi potrebbe altresì qon 
ogni naturalezza arguire , che la giustizia, 
o ingiuftizia dell’ umane operazioni , in 

A4 fin 


fanti tà , 0 bontà , non pub a patto alcu- 
no , dalle ojfervanze di si fatta legete in 
modo veruno difobbligarci ( f ) . Il per- 
che agevolmente quindi pojfon tutti appren- 
der quanto diffidi cofa fa , e malagevole 
il giugner per Uomo alla cognizione non men 
delle leggi de 9 Romani , che più di tutte V al- 
tre barbare Nazioni al Mondo travagliarono 
nello Jiadio del Dritto della Natura , che de- 
gli fiatati , e delle confuetudini , 0 leggi del- 
la propria patria , fenza effer fuperfdalmen - 
te almanco di ciò frutto , eh' è la fola , e la 
vera guida , che aÌP interpr et amento di quello 
può mai condurlo , e con divilupparne il lor 
Vero Jfenfo fargli conofcere , e capire quante 
elle giujìef ano , 0 ingiujìe . Quindi Ulpiano . 
quel che fopr atutto Jìimò nelle fue injìituta 
tieccjTario da faperf per un Gìureconfulto , 

•* b° ni » & «qui notitiam ( 6 ) , lodan- 
do Celf > 9 che defnito avea al dinanzi lui il 

Gius : 

C r ) Idem de indulg. c. a. & Uh. 1. c. I. de jur. Bell. 

& pac. Pufendorf. c. ;.T. 2. §. 4. J. N. 

C 6 ) L. i.de jud. Se jur. 


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8 DE’ PRINCIPJ-' 
fin altro non fia , che quella conformità , 
e convenienza , che pofiòn mai quelle ave- 
re , o non avere con sì fatte regole naturali 
a tale, che confiderate lenza un tal ri/guar- 
do, e di per se lòie , puramente come dall* 
Uomo fatte ( come che ciò fi fofiè una me- 
ra ipotefi,ed un puro liippofto ) totalmente 
meritino d’ averfi per indifferenti (C) . 

M. Co- 


Gius : ars boni , & aequi : Cosi fecondo attefa 
Seneca ( 7 ) appellarono gli antichi Giare con- 
flitti il Gius della Natura , il perche Cicero- 
ne imputava a fomtno pregio , e gloria di 
Sulpizio che : ad aequitatem , facilitatemque 
omnia referebat , & tollere controverfias ma- 
lebat , quam conftituere , per valermi delle 
parole del dottijfmo Vive s ( 8 ) . 

(C) Egli ha ciafcuna delP Umane azioni 
una tal qualità , e condizione , che per fua 
natura , giujìa il fenlimento di Platone nel 
fuo convito , non fa in guifa alcuna nè turpe, 
nè cnefa ; cosi , egli dice , è quanto adejjb 
noi facciamo : il bere , per ef empio , il canta- 
re , il difputare ; nulla di si fatte azioni 
racchiude in se fconcezza alcuna , 0 onefà , 
I . . , ma 

( 7 ) Apud todovic. Vives coranaent, sd lib» xtx. 
c. ai. Ani?;, de Civit. 

( 3 ) DvLoco . !.. xix. 


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DEL DRITTO NATURALE. 9 

ria dal modo filo con cui vien fatta , appren- 
de ella il cognome , che ha , 0 di buona , 0 di 
cattiva ; imperocché quanto noi facciamo fag- 
giamente , e con rettitudine egli non è fi non 
buono , e onejìo ; come quanto da per noi vi- 
zìof amente fi opera non è , che turpe , e ifcon- 
cio : T*<rot npafii (fon li prQprj fuoi motti) Ih* 
f%H «.'imi sauri* tipetto trìvio xrs *aA»',tf 7 * 

oà%p£ hvo li , ovùv ffo/dyUfv, ffrVnj» n a 5 f-w , £ 

h/oLXèye&ou , ite IV/ rsTtoV Xcirò #a0’ oÌOto#*- 
Aòv t/5 ?V. A A A evrn * puffi cos av 7rpx%Qri ro la- 
ro* oLzeGì). *«A3 »/*éV ya’p tcpattò/asvov x) op- 
tivi , xotAov yìyverou . /uri op&Ss 5/ , oucrvpov . 
ikfa *«0 tal dottrina di cui il Pujfendorfio , 0 
0//W ( 9 ) , che 0 furono la bontà interna , <? 
malignità dell * azioni Umane negare , per 
pruova del lor afiunto fi vaifero , eg/i } /?<?/* 
meri f alfa , che efecr abile ; imperocché la- 
[dando da parte fare il dar tir uova in quefio 
luogo della conformità , f/A? con quel 
principio di Carpocrate ( autore della fetta de\ 
Gnofiici fitto il Ponteficato del Greco Pontefi- 
ce Evarifio nel fecondo fi colo della C hit fa \ 
cioè , che ninno di quegli atti , che diconfi pec- 
cami nifi fia malo di fu a natura , ma indiffe- 
rente , e perciò lecito : e fi? allor peccaminofi 
e’ divenghi , malo y e illecito , quando tale fi ab «1 

bia 

[ 9 ) Pufendor. J. N. UH. 2. £.£. Selden. de J.N. Iib.r 
«.4. Heinecc. J. N. lìb. 1. §• 70. 


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Io DE’ PRINCIPJ 

Ha dall' oppinione degli Uomini ; princìpio da 
crii ritrajje quello tutte le laidezze della fua 
fetta , e quanto bafiava ( io) per dij amar: ar- 
ci , e farci rinunziare al dettame della ragio- 
ne , alla naturalezza della vergogna , e a ‘tut- 
to ciò , per cui Jì am cojìituiti razionali nelle 
maffmg , c civili né* cojiumì ; formar? dnjt del- 
1* Uomo uri* idea la piti brutale del Mondo ; 
egli fi può con arditezza affermare , che tut- 
to . ciò s* opponga non meno , e contraddica ma- 
nifefiamente alle tnaffme Cattoliche , chea 
quel , chc> in diverf l-oghi delle fue opere cer- 
cò Jiabilire , e mojhare il medefmo Platone , 
come è molto ben noto a chi che non fa in quel- 
le del tutto forajìiere . Il perche /ebbene a- 
zioni veramente indifferenti fano il dìfpu- 
tare , il ragionare , il camiuare , e altre si 
fatte , non fi deve però il medefmo dell* altre 
umane azioni afferire ; imperocché di tutte 
quelle dalla cui nozione , o idea fi poffa con 
ogni ragione per Uom ritrarre , e dimojìr are, 
che faccino , o no mai a nqfìra perfezione , e 
vantaggio , o utile , eh* è quell* appunto, per 
cui a ciafcuna di effe V intrinfeca bontà, o 
malignità s* attribuire , e imputa , non f può 
per niun ver fi mai da chiunque penfi, siffatta 
bontà , o malignità recar in dubbiezza ; comec- 
ché 

' ( T ? A D 1 omen]co Bernino Iflor. dell’ Ercfie . Tom. i. 
c. a. del leccio 2. 


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del DRITTO NATURÀLÉ. Il 

che da uri* altro canto pur troppo vero e' Jìa , 
che ifuejie ifieffe azioni puramente da noi . còme 
dall'Uomo fatte guardate fenza riguardo alcu- 
no all' attenenza , o ripùgnanrib , ch'abbino el- 
leno mai al nofro vantaggio , o difvant aggio * 
al Dritto Naturale , e alla buona , e retta ra- 
gione yfojjino averjì del tutto per indifferenti , 
°vommcnò , che il difputare , il paffeggiare , e 
altre àzioni di tal fatta ; e per avventura 
forfè che in quejìo fenfo favellò V Apofiolo 
(il ) frinendo a ' Romani : peccatum non co- 
gnovi , nifi per legem , -nam concupilcentiam , 
nelciebanj , nifi lex diceret , non concupilces; 
e San Giovanni allorché appello il peccato 
legis tranfgreflìo ( 12) ; onde quella maffma 
difefa , <? provata dal Se Ideno (13), dal Puf 
fendorfio (14 ) , le da molti altri ( 1 y ) cioè , 
che non • p debba ammettere giujìizia , 0 ingiù - 
Jhzia dinanzi la legge , [ebbene fi rinvenga 
vera dall ' un verfo , rifu ardo a un Uomo , 
che come detto abbiamo -d' ogni ^ragion fornito 
e fendo e privo -del tutto dello fpirito della 
legge , quanto fa-^ d operà , non è perciò , che 
indifferente come eh' egli in effetto fa un 
animai dtfcorfvo ; imperocché la potenza del 
1 • di - 

• v j • v. 

( u J Ad Rom. 7. v. 7. 4 
C n ) fc Epift. Jo. Ilf. 4. r 
v: ( 1 ? ' ) . D. luQgp fof r«. ± r •> ■ v - 

• C Wt } D * luogo fopra. 

( ^ Heinec. v. nel luogo di fopra . 


• * f\ - v».* »•* -■* 1 


* ‘ ^ DE’ PRINCI P J 

dijcorfiy e del ragionare insìangujii termi k 
m rijtretta ad altro per lui frvir non var- 
rebbe $ che a fomminifìrargli una certa Spedi- 
tezza per cosi dire , e dejìrezza vie maggiori 
di quella i che fi ojjerva , e nell' operar 

de' bruti ,eper aggrandir in ejjò in parte , « 
accrefcer le fue forze naturali , «w non miga 
?.. ;> per indurre nelle fite assoni , è recarvi la 
vera moralità , come cofa del tutto imponìbile, 
fenza lo ftirito della leg<rf nella Jìejfa gnifa 
appunto , eh' egli è impojjìbi/e ad un , che . 
,, nafte cieco il dijìinguere , e ifpecificare la di* 

. -»• verftà de' colori * come che pur vi fano Siati 
di quegli , eh' a ciò gianfero per una gran de- 

• ìicatezza di tatto ; pur. tutta volta quando 

quefìa bontà , o malignità j giuflizia , o ingiù - 
fi zia in tali azioni under em noi confderando 
non già come umane , e nella di già proprfa 
foggia , ma tutto al r over feto , riguar- 

do alcuno Alla legge , <? fecondo * eh' elleno 
convengono . 0 *70» 00» la fan t ita , giujii - 

zia , 0 bontà di Dio; perche in quejli , cofa 
non v' ha* che. non fa fanta * giu fa , e buona* 
e und tal- fantità , giuflizia 4 e bontà è in lui 
eterna non men di lui medejìmo , e quell ’ 0^- 
punto giujì a cui promulgò egli in tempo quejia 
lecrcr e , e confeguentemente dinanzi o^nì tem- 
^>0 , 0 un' infinità dii: vite dinanzi , che non 
incìfe in noi quella ; egli e meJHeri dall * altro 


DEL DRITTO NATURALE. U 

• lerfo , che da fernoi Jì affermi , <?• eonfijf 9 
che si fatta proporzione degli poco al dinanzi 
di pia mentovati autori fa , in qualunque mo - 
. do prefa fai fa non men , che erronea ; poiché 
CcteJia si fatta bontà , o malignità ,giujlizia 9 
o ingirjliziq , che racchiudono in se tali a* 
rioni , intrinficamente buone , o cattive 
ginfe, o ingiujìe deve dtffi, che favi fata 
fcmpre , afiài della legge ; e per ragion 
ne ab eterno , e da che vi fu Dio Jì deve concia 
pire effervi fata in qu&jte azioni la bontà , o 
( a malignità , la gir jtizia , o ingìufizia ; im- 
perocché f ebbene , dove non v' erano creature 
- al Mondo , o per meglio dir dinanzi ìp crea - 
zìon medèfma del Mondo , e avanti ogni tem- 
po , efendovi V Onnipotente foto , quell' Ente 
increato dico , buono infinitamente , giufo , e 
perfino , e incapace di qualunque cofit 
a ffuejia fina fantità , bontà , giufiizio , e per - 
fiezione oùpofla , e contraria , S'i fife fa* 

to per all' ora chi malignità alcuna , o fTgi#- 
fiìzia ufajfe ; #e>/z Ani , che per di- 
fetto di que/fo firgget to , che ingiufo , o ma- 
lignò avjfe potuto e fervi mai , o che quefa 
.gi ufi zia , o malignità aveffe pur potuto ri- 
durre in atto , non f pofi'a quefia al meri in 
afratto concepir , da queìi'ijiejfo mentre ejfer * 
rifiata , in cui la fantità vi fu , e la bontà f 
come ccfa a quefa diametralmente, oppofìa % 

e con - 



14 DÉ* P R INC I P J 

$ contraria ; e ciò tanto più , che non ci Jì per- 
mette in guifa alcuna dubbitare , che l idee 
di tutte quejì'e cape thè qua giù noi leggiamo 
4 . fiate non vi fojjero nel divino Intelletto fin 
* ab eterno ; é che per . ragione in quefio mede- 
V fimo fi ebbe altresì accoppiata 9 e unita all 
- idea deir Uomo , ch\in tempo a crtàr fi aveq 9 • 
come un Sacerdote proprio della natura 9 
!. r idea parimente del male , xhe quefii , cerne 
creatura affai imperfetta» e finita potè a , g 
dove a fare . Al dinanzi però dar fine a quefio 
,• avvertimento , avvegnaché fii alquanto più 
lungo del convenevole. y non tyalafciamo qui 
avvertir di vantaggi 0 » che fèbbene , que ’ mot- 
ti deir*Apofiolo,da noi al di fi òpra recati', pec- 
catimi non cognovi , nifi per lesero &st. alcu- 
ni I interpretino per la legge Mofaica , vo- 
lendo , che in noi per lo peccato la legge della 
natura ottenebrata alquanto , pria della leg- 
ge di Mose JìaveJJ e ciafcun portato a peccare 
fienza certa , e ferma feienza , e che di quello 
fiato dell Uomo favellaffe in vqrj luoghi 
rApoflolo dicendo : che (\£ ) iìnejege pecca- 
ta t , fine lego erat , fine lege puniebatur : non 
già per al fermo perche molte delle fu e azio- 
ni dinanzi ìa legge non erano in, guifa alcu- 
na peccaminofiè., mafoltantq perche : non im- 

. V V ,./* V ’ f. ’g'ri .,A.i A V"V P9 T '-«fr 

r ( ré ) .Ad Ronwa.vv r. ad GopqtN.P*?.; v. ai. 


4 


•r«rr-r- « ygn» ■ y yr - 1 .. .*“ 

' ■ • * -& ’ - 4 » . ^ :< •'•'■ . ' • -•• ' : 

- , . . ” .’ ^ . *$••• 

DEL DRITTO NATURALE, ir 

putabantur ad poenam manjfeftam , 

' gitdjìa il fentimento di Augufino (17), nota 
il Hat ale ( 1 8 ) * e altri contendano (19), 
che con ciò P Apofolo nella, fua perfino voglia 
pingercì tutta la natura umana al dinanzi 
' lìbera , ifciolta , e nello fiato della natura , 
ed appreffò fitto la legge Mofaica , poiché 
P uomo per la fila contezza della legge natu- 
t ale potendo diverfi cofi ignorare ejfer pecca - 
minofe y che gli fino divenute dopo tali , per - 
che gli fino fiate efprcjfamcntf per la legge 
vietate fia con ciò fenza t orfida doJJb la con - 
cupìfcenza , e renderf vie più forte a fuoi 
maltaggi affetti, mediante lì maggiori lumi « 
che avuto egli ha dalla legge àivenuto vie più - 
colpevole ; e cosi giudicando egli delle cefi del 
tutto dive rfam ente da quel dì prima . , la leg- 
ge per luijìa Jlnta non già peccato , ma una 
Vera e gran occafione al peccare ; poiché per 
un ceffi ..amore , che naturalmente portiamo 
noi alla libertà , e alP indipendenza ; nitimur 
invetitum. Pur tutta volta non pochi fono 
, j fati di quegli ( 20 ) 3 che fi anno portato a 

.. ,.-'Vv * .* r f_. n \ ere- 

C,* 0 ’ Ep. S> a f| HPani-itn 1 o por meglio dire : 177. 
dell’ultima edìzion' r. iG. e io. 

( 1 3 ) Hiftor. verer.teftàm. diili • \ 

1 9 ) ChrifolU hic. Aug. !ib. u contra duas epift, Pe. 

P ecu,n Artibrofiaft. Eli. Giop «c. recati cìaCalmet. 
tield. luogo. ‘ ‘ • 1 

C *0 ) .Hierorj. ep.ad Hedibaro.q.S. Paraeus gMa Cai- 
meu d. l.> " ’ ’ ■' ' v '"' f *' 





•v. 


a 




DE 9 


I» " < t J «* • v * V v^*5 r *t^ , ^Sv ■*# 

. ' ' £ l ' 1 ' ,\ . 7 " -» V 

•' •>• ■'. . «» ';■. .’ - 


PRINCrPJ 


•}-*} M. Così egli è appunto j anzi da quello nd- 
* IV. l’ ifteflà guila parimente Ilom vede mol- 
to manifedamente , che H dritto Civile , 
e il dritto pubblico, non che, quello delle 
Genti , o qualunque altro, vai io , e diver- 
tì) dritto j eh 9 è tra noi , altro in effetto e 
non Ira , o comprenda , che quelle ideile 
regole della Natura diverfamente alle bi- 
fògne , e necefiità degli Uomini applicate , 
e alle lor vàrie , e diverle operazioni adat- 
tate , cpnfiderati or come membri di una 
lòcietà univerfalc , or come membri di una 
V - . : '*v lo- 


f ^ \ . * • • , 

credere il S. Apofioln avèffi' in quejh luogo 
voluto figurarci uri tlomo'at dinanzi degli an- 
ni , in cui comincia ad ttfiar della ragioni , 
dìfiinguerla j e che perciò non opera tutto , (he 
indifferentemente queir ifieffo , che in appreft 
fio , e per la ragione gli fiàrd imputato a pec- 
cato y e a vizio y dicendo egli di lui meàejimo 
non guari dopo : ego autetn fine lege vivebamt 
aliquando ( il ) * Onde fifa chiaro , che Pilo- 
mo figurato da noi dopo il Grosdo , e il Puff 
fendorfio fienza alcun In**? della ^oo,” r n - on 
fi debba aver miga in effetto , e tener per 
V , mcraipotefi . ' / , 

. '* ( zi )• V.9. è. ep.id Rotti, «bf v. Ang. Ics contri Ju- 

liamum c. 1 1. Hicron. &t. apud Corndium'a I «pwt o. 

» Vi •* . .• 


ù’ a 


DEL DRITTO NATURALE. j 7 
focietà particolare , or altamente in altro 
diverfo flato , e fortuna. 

D. Si bene : ma come provarefte voi mai la 

V. poflìbilità , e l’cflflenza di sì fatte rei 
gole ? 

M Egli è, vaglia il vero, colà certiflìma, e 

• che non li può miga per niun verlò da Uo- 
mo , che facci di fu a ragione un buon ul& 
recar mai in dubbio ; * 

I. Ch’ ogni un di noi nell* operare egli fia Ifw 
bero totalmente , e padrone della propria 
volontà: e che per una sì fatta libertà 
nulla mai di vero , o di fermo unqua nell! 
giudizi delle cofe, che naturalmente noi 
avertiamo , o appetiamo dal canto noltro 
richiedendofi ( effondo pur il noflro intel- 
letto affai dappoco , è fievole ) egli fi polla 
per buono , e pier utile , o per onerto , e per 
retto, che dir vogliamo , agevolmente 
eleggere da cialcuno, e avere non meu 
quel che in effetto e’ fia in fe tale; m 9 altre- 
sì tutto altro, purché fi prezzi da noi , e 
fi reputi come tale ( D ; . 

B IL Ch 9 


( D ) Due adunque fon le verità , che 
qui da noi fi propongono, e me t tonfi al dinanzi 
de nojtri leggitori come ben certe, e Mimo - 

fra - 


18 DE’ PRINCIPJ 

Jìrabili;come che ne ’ nofiri trattenimenti fulla 
Metaffica fio no pur fiate elleno dffuf amente 
mojìrate appieno # provateci quejìe fi è la pri- 
ma la libertà , eh' ha ciaf c un di noi da poter 
fare#d eleggere quanto mai gli sa buono # gli 
và a grado , eh' è quello per V appunto , che da' 
Scolajiìci dicefi d'ordinario indifferenza cPefer* 
tizio; la feconda ella è, che non da altro y fal- 
vo dalla fodere hi a , e molto gran limitazione 
del noftro proprio intelletto n avvenghi il fe- 
guir noi ben furente, ed eliggere un bene falfo 
del tutto , ed apparente per un ben vero# rea- 
le . Ad ogni modo per quel che può mai ri- 
guardare alla libertà della nofira volontà , 
non tralafciamo qui pur di notare , ch' egli 
non v' abbia a noftro credere tra le majfme 
pejiilenziofe , e nocivi: allo fato , e al gover- 
no di una Monarchia , o Keppubblica y ch' ella 
ipeggior di quella , con cui fi vie n quejìa 
a dinegare , o metterla in guifa alcuno in for- 
fè j II perche per niun verfo mai ciò permet- 
ter fi deve da Principi , e da Regnanti , giufia 
rinveniamo , che dinanzi ogni altro fi fu l' av- 
vi fo di Platone ( 22 ) ; devendofi di neceffttà , 
ciò pofio per vero , riconofcer Dio altresì 
per Autore , e per propagatore de' peccati , e 
de ' mali degli Uomini , non che annullar to- 
tal* 


C ** ) De Republ. lib. ili 


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V 


► 


DEL DRITTO NATURALE. j 9 

talmente , e derogar ogni legge , ed umano fa-, 
tuto ; Qgindi noi queir Ere/te piu di tutte 
E altre offerii amo , che fatto e'aveffero mag- 
gior guerra alla Chiefa di Dio> e recato mag- 
gior /pavento alla Reppubblica di Chrijìo ^ 
in cui una sì empia affirzione Jì //enne mai , 
c difefe ; imperocché non v' ha al Mondo , va- 
glia il vero , chi non /oppia , per tralafciar 
di far motto degli altri di tal fatta \ quanto/ 
fu mai quel fuoco , che v' accefe nel primo fe- 
cole r empio Mago Simone , da cui la fetta 
de' Simoniaci ebbe il fuo principio ; e quan- 
to/ fu quello , recatovi da Carpocrate , nel 
fecondo fecole , autore dell' abbominevol fet- 
ta de' Gno/i ci , non che gli agitamenti gran- 
di , che ella fffetfe in quell ' ijìefo fecola 
per un Cerdone , e per un Alarcene; e per un 
Curbico , o Manes in appre/b nel terzo , Capo 
de' Manichei (21 ); del rcjto per quelche ri- 
guarda all ’ intelletto , egli fi ha altresì altro- 
ve moftro molto alla dijlefa>e nella nojira Me- 
ta/fica ; I.Ch' in ogni , e qualunque azione 
nojtra libera non men quejìo vi abbia la fua 
parte , che la volontà • non potendo/ per la 
volontà inguija alcuna defiar altro mai , 0 ap-\ 
petere , /alvo ciò che dall' Intelletto pria gli 

• B * 2 . . /re- 

( »? ) V. Il Semino nell» Ilìor. dell ’erefie ci. Se;, ^ 

c. 6 . Sec. II. c. 1 ». Sec. HI. . , . - 


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io DE’ PRINCIPI 

II. Ch’ a tutte le colè qua giu create , le 
quali dal vero , giufto , e dritto fentiero fi 
*- partano , faccia medieri che fi reggano in 
ogni tempo , e continuamente fi regolino 
giuda qualche norma ( E ) . 

Il 


Jt recò , e mofirò per bene e per utile ; ne da el- 
la evitare , o ifchifare altro mai Jappiendofì 
che quello , che per quejìo le gli vene r appre- 
stato come malo e cattivo . 11. Che non Jt 
pojfa Uom mai dar in colpa, ne accagionar di 
altro, che delle azioni Tue libere , come quelle , 
che fono le Jole che pojfono per leggi regol arf , 
giujia da quello , che qui al di fopra fi diffe , 
ciafcuno imprende ; Il perche in quefo tutto , 
fenza più ci rimettiamo noi a ciò , che n ab- 
biamo ivi favellato . 

* ( E ) Chi che porrà mente mai , e vorrà 
attentamente confderar le cofe del Mondo , 
conofcerà , fenza dubbio , agevolmente la veri- 
tà di quanto qui noi diciamo , niuna ejjendo - 
vene in realtà per cui Dio non abbia preferit- 
to y e formato certe , e proprie leggi , e 
una qualche norma proporzionata totalmente 
alla fua natura , e c^njìituzione ifiabilito ; co- 
fa che fopr atutto miriamo in quelle di cui qui 
Jt tratta , inguìfa , che non fembra fopra ciò 

pun- 


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DEL DRITTO NATURALE, ’ir 
Il perche fe pur quello egli è fi vero , e certo 
come noi lo abbiamo , egli fa meftieri al- 
tresì aver come tale , che tutte 1* azioni 
dell’ Uomo libere, e dipendenti da lui, 
debbano qualche norma avere , e giu- 
da quella per l’appunto efier mai fèmpre 
difpofte , e ordinate ( F ) : lènza che l’ Uo- 
mo fomigliantiflìmo a colui eflèndo , che 

B 3 creo!- 


punto fia mefieri il pili dffufamente difen- 
derci , e di vantaggio . 

( F ) Per quel che ben faggiamente egli 
vien notato per un autore ( 24 ) abbiam noi 
due ben diverfe , é- differenti fpezìe d' lnfìtu- 
zioni ; r una delle quali eli * è del tutta. 
arbitraria , e dipendente da noi medefimi ; 
r altra come nella natura della cofa ijiejfa 
conffente del tutto , e fondata., altro non è } 
che una fegvela ben molto neceffaria di quan- 
to f ebbe al dinanzi penfato , dove pur coll* . 
operar al r over fcio totalmente di ciò , che pria 
fi abbia avuto in mente d'operare, non fi vo- 
glia fe medefimo metter in /memoratine X 
e obblianza ; un Architetto per efemploavve-'- 


•*•«•■ .•••'*! gna •> 4 

( 24 ) Pufendorf. fpecim cofltrov. Cf. Joan. &rW.ùÌ 
fw* 1. J. N. c# ij, *v* ‘ 5 * • » V' > --‘A ... 


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1 


aa DE’ PRINCIPJ 

l creollo dapprincipio , c a colè infinitamen* 
te , c da troppo più al di fopra di quelle, 
che qua giù guardiamo di detonarlo fi 
compiacque , e contotuirlo , egli è per al 
fermo una fconvenevolezza grande oltre 
mifiira figurartelo , che polla mai da te, 
lènza qualche norma , o legge operare , la 
cui ofièrvanza , o rifpetto dagli altri ani- 
mali divitendolo, gli vaglia non men per 
indurre nelle lue azioni , oltre l’ ordine , e 
decoro , molto altresì di bellezza, e di 


leggiadria , che per un gran argine , e ri- 
tegno alle file sfrenate pa filoni , e alli fiioi 
licenziofi affètti ; cote che vie più per cer- 


ta, e ferma deve egli averfi, che te non 

■» • * D v. x 

v * ho 


gnache in fio arbitrio , e potefià egli abbia dì 
f ridare , o non fondar e , giufia , eh' a lui vie 
più aggrada un Edificio , o P alaggio , cF egli 
fia> affai magnifico , ed eccellente , dopo aver 
«li iifpjb , e ordinato da vero fabbricarlo 
fa mejiieri metta in affetto y e in punto degli 
materiali tutto altrimente , che s* egli ne vo* 
leffe mai un mero , e puro difegno ordinare , e 
difporre ; poiché fetiza fallo apparirebbe un 
matto univerfalmente a tutti , e un melerfo y 
fe fatto , e formato et? egli ri* avejfe qufi”,vo% 


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DEL DRITTO NATURALE. 2* 
hò delle traveggole in sù gli occhi della 
mente, la libertà, che all* uomo compete 
come a creatura molto è diver/à , e diffe, 
rente da quella afioluta, e indipendente 
propria di quell’ efier fùpremo , e increato 
che qui quanto noi veggiamo confòmma 
providenza eterna regge pel continuo , e 
governa ( b ) . 

B 4 . D. Ma 

( b ) Puf end; c. i . /. J. N. & Cic. de LL. 


lejje egli mai tenerlo per quello ; comeche tut- 
t avolta ciò non impedifchi punto , che la di - 
fpofizione , e P ordine de* materiali JteJJi non 
fi riguardi come un vero effetto del difegno , 
e del libero volere de IP Architetto ; or dell ' 
ijtejfo modo appunto dir pojfiamo di Dio , e 
prejjò poco per una fintile ragione lìberamente 
offerire , eh 1 egli febbene aveffe avuto la li- 
bertà tutta di crear , 0 non crear P Uomo , e 
formarlo animale razionale , e fociabile ; per 
tutto ciò dove egli fi dì fpofe pur di venir a IP 
opera , e di metterlo al Mondo , non potea non 
imporgli , ne addoffargli tutti quegli obblighi 
e doveri , che dì necejfità convenivano alla co - 
fctuzione, e alla natura di una si fatta crea- 
tara ; il perche dicendofi , che la legge della 
natura dalla divina Inflazione ne dipenda^ 

: : ■ do ’ -• 


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t 


. I 

14 DP-PRINCfPJ • 1 

D» Ma le di quello mai avvenifle , che ne il 
- dovefie render perfuafò un Ateo , qual 
modo tener fi potrebbe ? 

M. Egli farebbe quefio di certo per Uomo 
una cofa a fare molto agevole , e facile ; 
imperocché non bramandoli da noi per na- 
tura , fe non ciò , che utile ci fembra , o 
buono , e tutto altro , che malo , o per noi 
di poco vantaggio Io fi crede , eh* e* fìa, 
nulla prezzando , anzi ilcanlàndolo via to- \ 
talmente , ed evitandolo , non polliamo 
naturalmente, e per una propria nofira 
inclinazione non operar quelche riputia- 
mo mai per noi fruttuofò , e utile , e gio- 
. vevole: e isfiiggir all’ incontro , e ifchifare 
che che tale non fèmbri , efièndo non che 
del nofiro appetito fènfitivo , del razionale 
parimente proprio , ed eflenziale rivolgerfi 
. vie Tempre, verfo l’utile, edaciò, che 
alla natura umana pofià alquanto di con- 

fòr- 


thnon è da intenderli miga di una incitazione 
avviti aria , come f fu quella , da cui ne prove* 

** ia n j » a , ma * ìnfiituzione fondata , 

epojta del tutto nella natura medefma dell * 
uomo , e nella fapie n za di Dio increata , 
.quale vi modo alcuno mai non pub un fine prò •' 
porfi, o volere 9 fenza li mezzi altresì jg* 
giungervi neceJJarj . v 




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DEL DRITTO NATURALE, ap 
forto recare , ed alleviamento , come della 
iioftra averfione al rincontro egli è l’appar- 
tarfi da tutto ciò, che mai può a diftrugger- 
la valere , o a nuocerle in modo alcuno ; li 
perche nella natura ideila dell* Uomo , e 
delle colè create fi veggono mille , e mille 
ben differenti ragioni", e motivi per cui a 
quello egli anzi vadi appreflo* e lègua, che 
a quello, o a quello vie più, che a querto;ciò 
che per verità, è (ufficiente , e baftevole 
per obbligarci , e per trarci a quello , che 
mai potrebbe , o varrebbe in modo alcuno 
a ripolirci , e a darci una perfezione mag- 
giore aflài di quella, ch’or abbiamo , e 
tutto altro , che contrario abbiamo mai co- 
nolciuto effèrci , e che nacevole , e di lini- 
ero abbiamo unque potuto elperimentare, 
lalciar via in abbandono , ch*è quello ap- 
punto in cui confide il dritto della Natura 
(c); Verità, che conolcere , e compren- 
der fi deve da chi , che nello Audio della 
Filolòfia altresì mezzanamente venghi 
verlàto, giufta pur liberamente Icriffe il 
Maeftro della Romana eloquenza Cicero- 
ne ; fa fi: etiim nobis , (egli dice nell* au- 
reo fuo libro de’ Tuoi Uffici ) (d) f modo 

m 

(e) Gr»t. Prolef. I. B. P. $. xi. VPolf, Pbilof, Zittiva/, 
f. t. Hrìnre.c. i. 7. JV. $. XI 1 1. XIV, 

( d) %Àb, j. (< j. 


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V 


26 D E* P R I N C I P J 

in Philofophia a lì quid profecimus, perfua* 
fum effe debet ,// omnes Deos , hominejque 
celare poffumus , nihil tamen avare , nihìl 
irijujlè , nihil libidinose , nihil incontincn* 
ter effe faciendum . Comeche abbifògna- 
rebbe pur confettare , che B in quella sì fat- 
ta ipotefi di coftui , che negarebbe efièrvì 
al Mondo un Ente necefsario , infinito , e 
increato , 1* obbligo e ’l dovere , che ma» 
n’ avvenirebbe dà'quefto Dritto , dal can- 
to noftro , non farebbe di vero , che mon- 
co d’aflài , ed imperfètto ( e ). 

D. Perche dite voi in quefia Ipotefi di colui* 
che negarebbe unque un’ente sì necettàrio? 
Forfè non credete voi che rinvenir fi pofc 
fa al Mondo perfòna sì temeraria? 

Ai. Egli è fiato Tempre mai tale il mio pare- 

• je, per quel che voi ben rammentarvi 
polliate avervi di ciò in mille altri rincon- 
tri detto (ff) . Imperocché io non pollò 
credermi giammai , che uno conofcendo fe 
fiefiò , e tutte colè create di per fè non et 
fere, che pofiìbili , contingenti, e capaci 
di efiftere , e che niuna di quelle abbia 
l’effere nella fua propria ett'cnza , e indi- 

• pendente , ma tutte 1* une dall* altre deri- 

vino, 

(e ) WW/. é Htinecc. d.I. 

( f > V. l<\ nojira Mtttffcd tmt.full ’ ejìjlenu di Dì?* 


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DEL DRITTO NATURALE. 27 
vino , o fiiccefiìvamente fùccedino , e fi al- 
terino , non voglia dove pur abbia piaci- 
mento far della fila ragione un buon ufi) , 
fupporre , e aver per fermo dover eflervi 
fuor della mafia , o dell* adunanza di que- 
lli corpi creati un ente necefiario , da cui 
ogni fpezie , che di efiì mai abbiamo, n’ab- 
bia Pefièr iuo attuale tratto, di perle, 
lèmpre mai il medefimo , ed Eterno. E per 
a! certo lalciando da parte ftare gli altri 
argomenti , e le altre pruove, che per una 
sì fatta verità mofirare, ordinariamente da 
uom fi fògliono in mezzo recare, come 
per efèmplo fi è quello : cioè , . eh’ il moto 
della materia non provenendo punto da 
quella , e in confèguenza fiipponendo ella 
un mobile , e quello il primo Motore , fia 
mefiieri altresì perciò concederfi , efiervi 
fiato altri in movimento molto al dinanzi di 
efla , e molto vie più pofiènte , ch’enfia non 
fia , come colui , lènza cui ella totalmente 
fi direbbe pur conlèrvata , e mantenuta 
in un perpetuo, e ben continuo ripolò; : 
egli è colà certifiìma ( g ) che 1 * ifiefia 
(cuoia , che più di altri venne incolpata 
d’ Ateifmo , quella di Leucippo , intendo 
di Democrito , e d’ Epicuro , abbia più di 

tutto * 

( g )' Vojl l,i,t.\alt orl£.& prof, fdolatr, * - 


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1 


28 DE* PRINCIPI 

tutto moftro la Religione ; e che fi ebbe in 
cortame di parecchie Nazioni , accagionar 
d empietà , e di Ateifmo , chi che tra erti 
non credea agli Dei della propria Patria: 
avendofi di Anazagora Clazomeno , che 
per aver detto il Sole, che gii Ateniefi 
aveano per Dio :\ jxùhov S/oixopov , cioè 
(giuda la meglior verfion e)firrum tan- 
dem , atque ignitnm , forte rtato mai da 
Cleone tratto come empio , e come tale 
accagionato • Quindi nella Scrittura fi leg. 
ge: che lo rtolto abbia detto fol nel fuo 
cuore, o per meglior dire, a fe dettato, 
che non vi fia Dio , cofa che forfè egli la 
defiderava , ma non già , che rabbia di 
certo , o la creda per tale , o fe ne rinven- 
ghi pur pienamente perfiia/ò. 

V, *J* TO" s ' un 8 Q a ca P’ r c , Che cofa 

VI. fia 1 obbhgagion imperfetta di quefto 

dritto fe pria di più oltre palare , non mi 

difpiegate voi didimamente il termine 
aobbligagione. 

M Per appieno quello intendere j egli fem- 
.bra facci mertieri fovvenirvi di quelche te- 
rtè , anzi una infinità di volte in altre edi- 
verie occafioni detto abbiamo , e ben fò** 
vente ridetto ; cioè, che noi non appetia- 
mo , ne averfìamo altro giammai ( per va- 
lermi de proprj termini j.falvo quello che 

uti- 


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DFX DRITTO NATURALE. 29 
utile , e buono , o thè malo , e nocivo per 
noi eflèr conolciamo ; e che lerapprefènta- 
zioni , che facciamo a noi medefimi tutt* 
ora di ciò , eh* hà di bene , e di utile , o di 
malo , e di nocumento 1’ oggetto , che per 
avventura a feguire , o defedar ci portia- 
mo , eflèndo quell’ ideile , che per ordina- 
rio vengono per averli , come motivi delle 
nolìre azioni , o inazioni , conforme real- 
mente da tutti vengono elleno altresì chia- 
mate , a niuna colà fare , o non fare ci con- 
duciamo mai lènza non aver quelli al di- 
nanzi , che ci traggono , e rilòfpingono , 
per così dire a farla , o non farla ; co- 
meche in effetto non ci mettano in veruna 
necefiìtà d’ operare , o nò , o in dilcapito 
alcuno della libertà della propria volontà; 
(b ) imperocché ciò aliai ben intelò , con 
tutta agevolezza lì può mai capire, che co! 
termine d’ obbligagione in fin altro inten- 
der non li voglia , che quella connelfione 
o quel vincolo , che dir vogliamo , che un- 
que concepir fi polla mai infra quelli mo- 
tivi , da cui fono le nollre azioni , o inazio- 
ni in ogni tempo lèguite , ed elleno lìefiè ; 
ma ad ogni modo ilpiegarem pur noi il tut- 
to 

* 

( h ) V. tratt* dell Aria firn Metafjìca « 


V 


V 




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I 


30 D E* P R I N C I P J 
to più alla diffida , e chiaramente , per 
quelch’egli farà mai poflìbile, con unefem- 
plo.Se un Principe per avventura, o un Ma- 
giftrato, che dir vogliamo, ordinale mai a* 
ìuoi (ùdditi,o Vaflalli, che egli abbia, di non 
commettere degli adulteri , o degli latro- 
necci, odi fimili altri misfatti con pena 
della vita , o dell* ultimo , ed eftremo fup- 
plicio ; perche tutto ciò , eh’ è fenza fallo 
una feguela ben certa , e ferma di tali mis- 
fatti , e triftezze , ciafcun fi porta di fiia 
natura a rapprelèntarfelo come un gran 
male , e come quello , che al ficuro e* tor- 
na fempre a fùo di (capito , e difvantaggio, 
egli farebbe per verità un forte motivo , 
che da quefto Principe , o Magiftrato fi 
unirebbe mai con*ì fatte inazioni per ren- 
derle detefiabi li a’ fùoi totalmente, eodio- 
fè.; e il medefimo egli è altresì riguardo 
all* azioni ; imperocché fe addivenire mai , 
che quefio Principe , o Magiftrato , che 
noi or infinfimo , per dimoiare li ftioi a 
qualche colà fare d’ utile , e di vantaggio 
alla fòcietà , di cui eglino per avventura 
fàran tanti membri , prometteflè loro ri- 
ftorarli in modo alcuno del Ior travaglio e 
fatiga , o guiderdonarli ; perche ciò natu- 
ralmente eglino Io fi figurano (òtto forma 
di un bene , varrebbe fenza dubbio a ren- 
der 


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DEL DRITTO NATURALE. 51 
der quell* azione, in cui fi ha mai penfiero 
di ritrarli , dilettevole oltre milùra , e gu- 
flolà ( i ) . 

i V. Adunque , fé in tutto ciò ben io giunfi a 
comprendervi , la rapprelèntazione , che 
uom fa a fé medefimo*di quel che di male, 
o di liniflro ne poti ebbe mai egli ritrarre 
da quelli , o quelli misft tti , o dal bene , o 
utile , che egli unqua ricoglierebbe dal 
portarli a quella , o quell’ altra lodevol 
imprelà, o azione , è il motivo, per cui tut- 
to tempo e’ sfugge , ed evita a tutto poter 
or quella , or quell* altra inazione , e a 
quella, e quell’ altra imprelà buona , e di 
loda degna, o azione affai acconciamente , 

) ed a grado fi porti ; e la conneflìone , e il 
vincolo , che può mai tra quelle rappre- 
fèntazioni di beni , e di mali fatta dall* im- 
maginazione di ciafcuno , e limili lue azio- 
ni , o inazioni , eh’ e’ liano f concepirfi , è 
quello , che d’ ordinario fi dice obbliga- 
gione . , 

2 A, Senza dubbio ; e quindi egli viene , che 
favellandoli da noi di uom , che cota- 
li , e sì fatte rapprelèntazioni di bene, o di 
male , o motivi , che dir ci piace » accop- 

pia- 

( » ) Wolf. P'pil. prati, univsrf, e» ti ; 


I 


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3* DE’PRINCIPJ 

piato abbia , e unito con tali , o altre nofire 
azioni , o inazioni , diciamo , eh’ egli trat- 
to c* abbia , e obbligato a quello , o a quel- 
P altro fare ; cofa che di legieri altresì ci 
fà comprendere prima, che niun vaglia , ne 
polla mai obbligarcfin modo alcuno, fuor- 
ché colui , che abbia in noi qualche fòvra- 
nìtà , o dominio , in guifà che con tutta 
ragione par che dal Cumberlando (k) 
fi foflè affèrito : che 1* obbligagione , non 
era , eh* un atto proprio d* un Legislatore, 
mediante cui veniva egli a reggere , e dif 
porre fazioni de’ fuoi giufta le proprie 
leggi, eftatuti; e in appreflb, ch’ogni 
obbligagione non potendofi in altra forma 
confiderarfi , che quafi che come un freno 
della noftra libera volontà ; e che imperò 
non riguardando ella fàlvo , che 1* interno 
di quella , da non altro , che dall’ aver noi 
una tal volontà sì libera del tutto, e aflòlu- 
ta , egli n’ addivenghi , che ne lìam capa- 
ci ; onde lènza fallo il lòlo difetto , e la 
mancanza di quella ne rende gli animali 
bruti , e le beflie , di natura affatto immu- 
ni , ed dènti . 

Z>. Quante , e quali dunque fono le diverfe 

fpe- 

( k ) De LL. natur. c, f. §. 17. 


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DEL DRITTO NATURALE, 33 
fpezie d’ obligagioni , che noi abbiamo f 
M. Molte moltifiime ; ma due però fono le 
principali : le naturali , e le divine; poiché 
a quelle due lòie /pezie , come a proprj 
fonti e 5 par, che fi pqliòno mai dedurre 
1 * altre tutte infieme. 

J>. Quali: fono l’obbligagionì naturali ? 

M. Quel le, ch’anno pera vventura l’origire, 
e la dependen^a dalla ftefia natura del i’uo- 
mo , e delle cofe create , o per meglio dire 
da’ motivi nell* ifìeffà bontà , o malignità 
' delle azioni confidenti . 

D. E quali abbiate voi per Divine ? 

M. Quelle al rincontro , che ne provengono 
da* motivi diverfi del tutto , e differenti 
da quegli , che il più gir fogliono al 
di dietro delle naturali ; come fono per 
efomplo li favori , e le contrarietà tutte , 
che diconfi , ( ma non molto piamen- 
te , anzi con gran improprietà del linguag- 
gio Cattolico ) della fortuna ; imperocché 
io mi credo, che chiunque mai fia ben per- 
fàafo, e certo , come pur dalla ragione, non 
che dalla noftra veneranda Religione , eh’ 
efpreflamente lo c* infogna , imprendiamo, 
v neppur le foglia , e le chiome degli alberi, 
e delle piante fi fouotano in modo alcuno , 
ofi muovano fonza il voler divino , dine- 
» gar egli non potrà per verità , che quanto 
1 C di 


34 DE’ PRINCIPJ 
di fecondo mai , e di defilo ci avven- 
tili al Mondo, o di traverfò e di fènidro 
* fi rincontra , non che giuda la bontà, o ma- 
lignità ifleflà delle nodre azioni da noi il 
piu delle fiate fi fperimenta , come tutto 
dì la fperienza altresì ( G ) lo ci dimodra, 
da quell’ idedò immenfò , ed eterna fonte 
di tutte cofè non derivi ,* e confèguente- 
' mente tutti li nodri profperi , ocattivi av- 
venimenti guardar fi debbano come tanti 
diverfi motivi , di cui accoppiati , e uniti 
alle nodre azioni , o inazioni , che dir vo- 
gliamo , quell* efier fòvrano e eterno fi va- 
glia ben fovente , e ferva per obbligarci di 
ben in meglio operare , e per trarci a que- 
do anzi , che a quel genere di vivere di 
■ gran lunga vie più limile , e conforme al 
fuo fànto volere ( l). 

T). Ma la natura delle cofe , come altresì 
quella dell’ uomo provenendo da Dio, non 

• po- 

( 1 ) W' o!f. FhUtf. Prati, Univerf. c. 3 * 


4 G ) Nel notar qui noi , che il piu delle 
fiate gli uomini al Cren in quefio Mondo ven- 
gano da Dio trattati bene , o male giufia la 
malignità , o bontà delle proprie azionici fi am 
rattenuti alla /rafie di ÀuguJìino^ì^xumcpic % 

{egli 


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DEL DRITTO NATURALE. 
potrefcbomo noi parimente con ragione 
i’obbligagione naturale dir divina? 

M. Senza alcun fallo nondimeno i motivi 
dell’ una efTendo molto differenti da quel- 
li , e varj , che in conflituir l’ altra concor- 
rono , come ben voi con far alquanto di ri- 
flefiione ne’ cafi fpeciali alli buoni , o ti idi 
avvenimenti , che entrano in luogo de* 
motivi delle azioni noftre libere compren- 
der potete, non dà bene ad uomo il confon- 
derle ; il perche molti vi fono, che sì fatte 
obbligagioni naturali per difiinguerle an- 
che totalmente dall’ eflerne , eh’ eglino 

C a me- 


( egli dice ) ( 2f ) & malis mala eveniunt ; & 
bonis bona proveniunt; ma non ( femper ) tut- 
to il giorno ; perche ben fruente Reggiani noì % 
per un occulta difpofizion divina, co* avven- 
ghi tutto al contrario , e diverfamente , come 
notollo anche Seneca ( 26 ) .non che il mede fi- 
mo ( 27 ) ; /ebbene molti /furono d' avvifio , 
che nella dijìt ibuzione, che fi 'fa mai tutt ’ ora 
dalla divina provvidenza de'benì , e de' mali 
tra gli Uomini ad ojfervar fi venghi fempre e 
mantenere un ben perfetto , e vero equità 

. brio; 

(ir ) De Civìt. 1 » 10. c. t. 

( i6 ) Senec. eie provid. 

t 17 ) Auguft. d. 1 . 


3 6 DE* PRINCIPJ 

medefimi ammettono, le dicono altresì ob- 
bligagioni interne ( m ) , 

D. Ma fpìegatemi didimamente quali fiano 
quelle alti e . 

'M' Quelle che ne pofiòno mai provenire 
da motivi , che non fi arredano , che 
nella volontà di un ente , che avendo 
sù di noi tutta la podefià , e la mano, può 
egli , e vale a qualche cofa buona in fe \ e 

one- 

( m) Tbo'n.if.fund.jur.Tkit.fy §.LxV'&fe£U» 


brio ; nondimeno convien confijjare , che quel- 
lo , che malo apparifce agli occhi ncjìri , egli 
non fa veramente tale , e che quanto noi mi- 
riamo come un difordine , e un /componimen- 
to della natura , egli Jìa in fe un ordine mol- 
to ben injìgne , ed eccellente , non potendo mai 
colui , che quejìo Univerfo regge , e governa 
com * Ente fommamente perfetto , cE egli è , e 
la fefd fapienza , eJJ'er V orìgine , e la caufa 
di male alcuno ; come altresì par che fi fife 
fiato di fentìmento Epiteto : S><nrsp ( dicendo 
' egli in un luogo ( a 8 ) del fuo EyxjAptàjov) 
(ry.onói vpò s rà <xp’o%H/x a rìderà/ , araj 
bSfx-xxa $ vt/ì e'v xò<rfj.^' yi’vsrou j ciù è: 
Quanto gli uomini profili fi rinvengono ad 
errare dardo la natura fe ne rinviene lontano* 

C 13 ) Cap. 34. 


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DEL DRITTO NATURALE 37 
Snella , oche utile Ila a noi medefimi , e 
vantagiofa di buona voglia obbligarci ; 
o peravventura coll’ imporre alla nolìra 
volontà qualche freno , o vincolo , o per 
meglio dire, col proporci mai qualche pre- 
mio , o galtigo a qualche azione , o inazio- 
ne di fare , o non fare difporci . Qnjndi 
1* obbligagioni , eh’ a noi rifiatano in que- 
ll’ ultimo calò , in cui per la fperanza del 
guiderdone, o per il timor della pena a 
operar , o non operar ci conduciamo , aliai 
diverlè elTendo da quelle , che n’ avven- 
gono del primo, in cui niuna di tali colè ha 
luogo , fi vengono due altre differenti fpe- 
cie d’ obbligagioni a coftituire , che per- 
fette , e imperfètte domandiamo; imper- 
fette diciam noi , e reputiamo propriamen- 
te quelle della prima Ipezie , o calò , eh* 
egli lìa ; perfette al rincontro quelle del 
lècondo ; imperocché 1* uomo eligger po- 
tendo di leggieri un ben fallò , e apparen- 
te in cambio di un ben vero , e regale , 
]’ ultime vaglia il vero, rifguardo a lui 
fon di un vigore , e d’ una forza di gran 
lunga maggior di quella , che le prime 
non anno ; onde fi potrebbero tra quelle 
altresì avere* quafi che per la medefimi 
ragione , e connumerar le naturali. 

X). Adunque per quel che polfo maidaqus- 


5 S DE’.p R I N C T P J 

Iti voftri principi comprendere , 1’ obbliga- 
gione del Dritto Naturale non peraltro, 
dove peravventura non vi fofTè una prima 
cauta , o un eflèr increato , farebbe ella fe- 
condo che voi detta f abbiate , imperfet- 
ta ,e non vera , che in quefta imponibile 
ipotefi neppur vi farebbe alcuno, cui di 
ragione sù di noi competer gli potefiè mai, 
o convenire del dritto , o della podeftà ; 
comeche vaglia il vero , dove pur fi affer- 
mi , che la natura per efler tale , qual’ ella, 
fia , ebbe di bi fogno del fuo autore , e que- 
fio da uom mai a dinegar fi ghigne , di ra- 
gione denegar fi deve altresì quella mede- 
fima , e con quella infieme ogni dritto , c 
ogni obbligagione da quella dipendente, 
o naturale , o divina , o perfetta , o non 
perfetta, overa, o non vera, eh’ ella fi 
fofie ; efiendo egli fenza dubbio non men 
impoflibile , e fuor di ragione, il poter noi 
concepir dritto , o obbligagione alcuna in 
qucfto Cafò , ch’egli non fia il comprender 
mai degli effetti non dipendenti dalle cau- 
fè . Oltre che io pur fono del voftro fenti- 
mento , e crederei per verità ben mille 
volte piu torto tutte le fàvole dell’ Alco- 
rano , e de* Romanzi , che quefta Machi- 
na Univerfale con queft’ ordine , e bellez- 
za , qual noi vi veggiamo , fia fiata mai 

prò- 


DEL DRITTO NATURALE. 39 
dotta da le , lènza un Architetto , o un or- 
dinator divino . Il perche , conforme da 
quelli medefimi voltri principi fi deduce , 
1* obbligazione di quello dritto, luppollo 
d’ effervi un Dio , come regalmente làp- 
piam noi , che v’ abbia, ella è un obbliga- 
gione divina , edema , anzi che interna, 
non effóndo quella per 1* uomo , per quel 
che da voi apprefì, in niun modo fofficien- 
te ; onde manifeftamente altresì appare 
non men per quelto , che per effer Dio 
lleflò 1 * Autore della natura venghi egli 
ben lòvente meritevolmente da noi detto 

VII. anche dritto divino : Ma come fi sà egli 
mai , che quell’ effèr lòvrano , non 1* ab- 
bia per altra ftrada in noi trafmeffò , e in- 
foiò che per la ragione ? 

#/. Per verità per quanto l’uom mai fi flu- 
dierà a ciò riflettere , egli non gli fi offeri- 
ranno dalla fua immaginazione altri, che 
due foli modi , di cui egli potrà darfi a cre- 
dere , Dio avelie unqua potuto fervi rfi , e 
valere in quello ; e regalmente quelli non 
faranno , che la rivelazione , e la ragione ; 
il perche effóndo noi piu che perfùafi , e 
certi, eh* egli in modo veruno adoperato 
non avelie in quello il primo , niun motto 
(per quei che noi lappiamo) per meno- 
mi III mo , ch’egli fia rinvenendotene nelle 

C 4 florie 


DE* PRINCIPI 

ltorie de’ precedenti fècoli , di necefiìtà fa 
rnefxieri confettare , che fi valle egli del fe- 
condo , dove pur non vogliamo , come in 
effetto egli conviene, in guifà alcuna darne 
in dubbio ; come che quefto noi 1* impren- 
diamo altresì dall* Apottolo , dicendo egli 
(pretta mente (n ) favellando peravventu- 
ra di un tal dritto , ch’ e* fia , ypxvdòv t'i> 
roÒis xapàt'ods, cioè r.eVuori, e ne’petti degli 
uomini, fcritto , e incifo ; peroche non dob- 
biamo sù ciò dar a audienza del Grozio 
( o ) e del Clerico (p ) , li quali detorcer 
trattarono cotali motti , e prenderli, per 
quanto e' potettero in altro , e diverfò 
fenfò, giuda, che pria d’ogni altro rin- 
veniamo alla difHifà, che provato avefle il 
Budeo ( q ). Per la qual colà fi vede e com- 
prende chiaramente la milenfaggine di 
quegli antichi Giurifti, non che di coloro, 
che negli ultimi tempi mifero ogni lor ttu- 
dio , e cura in difènderli , o alla cieca fè- 
guirli , lì quali divifàndo il dritto Natura- 
le in primario , e fecondano ( r ) , e’ volea- 
noche peravventura del primo cosipar- 

te- 

( n Row. 11 . 14» 

Po') Ibid. 

C }> ) ArK crìtit. p. 2. feci. i. c. ir. r. 

( q ) in flit. Thenlog. Murai, p. 1. c. z, $ <7. 

C r ) FhJRRN.c. j.l. ì.Grut.c. ì.J. B. P. 3. 


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DEL DRITTO NATURALE. 4 r 

tefici ne erano li bruti , e gli uomini , co- 
me del fecondo quelli foli confiderati preg- 
iò poco in una fòla , e univerlàl focietà ; 
imperocché lalciando Ilare , che tutto ciò, 
che da elfi mai racchiudeva!! lòtto la fpe- 
zie del dritto fecondano , facci parte di 
quello, che noi per naturale abbiamo, 
ovver delle confuetudini proprie di qual- 
che Popolo, oPaefe; qnal iltravaganza, 
Dio buono , maggiore può egli darli ma* 
di quella, del voler gli animali capaci di 
ragione fòl perche ò per la combinazione 
del Iònio , e del Meccanefimo , o per la vi- 
vacità delle fènfàzioni , e la docilitade de- 
gli organi , faccino parecchie fiate , o imi- 
tino , e contrafaccino in qualche cofèllinjv 
la ragione , o per meglio dir, ciò che la 
ragione fa far trà gli uomini ( H ) ? 

D. Ma 


( H ) Egli è probabile ad avvi fi del Puf 
fendorfo ( 29 ) Jenza fallo , che tutto ciò Ji 
fojje un avanzo del celebre Dogma di Pitaga- 
ra rifu ardo la trafmigr azione , e V anima 
delP Univerfo ( 3 6); Ad ogni modo egli fi 

mo - . 

( 29 ) D. luogo fopra. 

( ) V. Virg. /Eueid. vr. v. 724. Ovid.Metam.15-. 

V* 79* 


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- J 


42 DE* PRINCIPJ 
D. Ma qual colà intendete voi per norma 
Vili, naturale? 

M Sommo egli è il divario , vaglia il vero , 
che v’ hà tra quello , e 9 1 principio del 
dritto della Natura ; imperocché appellia- 
mo noi principio quelche nelle Scuole de* 

Fi- 

*•— ■ — -- 


ìnojìrò dì gran lunga vie piu ifìravagante'di 
qu ’ejìi rObbeJìo (31) anzi manijejìamente per 
empio in afferire , che le leggi' Umani f erano 
altreiè naturali , dove 0 non erano fcritte , 
ower per Via di qualche ejìrinfeco fegno prò - 
mulgate ; imperocché fejt niega mafia diffe- 
renza , e il divario , che V* abbia natural- 
mente tra quejte due differenti fpezie di lev gì, 
naturali , e umane , 0 civili , 0 tra quelle^ e 
le cojtumanze , 0 confuet udini , che dir vo- 
gliamo proprie di ci afe un luogo, egli fi vengo- 
no fenza fallo tutte le leggìi , - tutto il dritto 
della Natura totalmente a dhiruv^^re e di- 
Toccare ; avvegnaché ciò non debba miga re- 
car maraviglia alcuna a chi che fa di buon 
fenno , 0 dalla ragion imprende , che quejii 
dalle fue definizioni , 0 propnfzioni cP e' fono 
puerili , ed erronee , anzi ben fovente fagrile- 


(Jì) De ci vit* c. z<f. 


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e 


DEL DRITTO NATUR ALE. 43 

Filofòfi ferialmente egli dicefi : principi um 
cognofiendi ; o per meglio dire : quella 
propofizion principale , mediante a cui fi 
viene per uomo in contezza del Dritto 
della Natura ,* e norma allo incontro do- 
mandiamo quelche da’ medelìini dir altre- 
sì molto trivialmente fi fuole : principiai» 
effendi : e che dallo Eineccio vien defenito 
(/) per : evidcm boni , malique criterium : 
così per efèmplo: in qualunque Città , o 
Reppubblica che dir vogliamo, il voler del 
Principe, o quello de* Magiftrati obbliga 
indifferentemente tutti , e lènza alcun di- 
vario que* che vi fono d’ abitanti, o di Cit- 
tadini , e in un dettò mentre è la norma di 
tutte le loro azioni ; ma di vero quefli non 
pofiòno in guifa alcuna una cotal norma 
capire , o conofcere , fe non mediante le 
leggi , che quegli di tempo in tempo, giu- 
da che Poccafione lo richiede, idabilifco- 
no : il perche or con sì fatti lumi io mi cre- 
do, - 

( f y DeJ, N.lìb. i.cnp, ì . §.v. 


ghe , ed empie , che come principj ben certi , e 
indimojtr abile ha affajìellato , e propojìo nelle 
fue opere , non potè a egli mai altro dedurne , 
che tali , e altri fenili folleggiamenti , 0 em- 
piette, ( I ) -Egli J 




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44 DE* PRINCIPJ 

do, che voi per poco da voi medefimo 
giunger polliate , fenz’ altro di vantaggio 
ad intender quelche veramente merita 
d’ averli per norma naturale delle azioni 
dell* uomo . 

V, Perche di vero da quel che tettò detto 

IX. abbiate egli fi conolce alTai bene , e com- 
prende la pofiibilità , anzi la neceliità eh* 
abbiamo confettar quella norma , e di non 
poterla mai in guilà alcuna recar in dub- 
bio ; egli è meftieri , che per elfer daddo- 
vero tale quale là fi richiede, eh’ ella fi 
fòlle non che retta , e ben certa , molto 
perfètta altresì , e cortame , anzi median- 
te li lumi della natura a tutti refa pa- 
le fe , polla di per le , e vaglia a obbligar- 
ci ( I ) i Per la qual cola quella altra non 

può 


( I ) Egli vijì richieggono in ciò , a mio 
aVvifo , fenza fallo-idi necejfita sì fatte quali - 
(a ; poiché altrimente , dove una cotal norma 
non Jìf effe , nè certame ferma , neppur ceri a y 
e ferma in fe farebbe mai la noflra fìimaiiva , 
o il criterio , che dir vogliamo , eh' è in noi 
del bene , e del male ; e fe non fojfe ella retta y 
e buona , neppur rett o , e buono Jt farebbe in 
fe quelche con ella f regge , e opera* E ulti- 


DEL DRITTO NATURALE. 4 r 
puòefier mai, ritrite al mio parere , che fa 
lòia volontà divina ; imperoche ò ella è al 
dì dentro , o al dì fuor di noi ; s* eli* è al 

den- 


inamente dove non f off e ella tale , che c' obbli - 
gaffe a farne uff , e non ci fpingeffe a ciò per - 
avventura mediante un qualche motivo , per- 
che noi naturalmente abbiamo in uggia , e ci 
rechiamo a noja , che che vanghiamo per altri 
rifofpìnti a fare , affai poco , o nulla ce ne ca- 
ler ebbomo . Quindi Lucrezio ebbe gran ragio- 
ne offerire ( 32 ) : Che : 

SI prava eji regala prima , 

Kormaque Jì fall ax reti il regionibus 
' exit , 

Mt libella aliquafex parie claudi- 
cai hilum ; 

Omnia mendosè feri , atque obfipa J 
neceffum ef ; 

Prava , cubanti a sprona ,/upina, at- 
que abfona tefta\ 

Jam ruere , ut quidam vìdeantur 
velie , ruantque , 

Prodita judiciitfallacibui omnia pri- 
mis « 

< * ) Di 

( ) J)e Rtr, Nat, lib, iv.c.fif. 


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46 DE* PRINCIPJ 

dentro, o è 1’ intelletto creato, o la co- 
fcienza , o la volontà nofìra ìfteflà ; s’ eli' è 
al dì fuora , o fon le create cofe , o colui , 
che ne fu l’ autore , e fattore , cioè, la co- 
flui divina , ed eterna volontà ; Or a patto 
alcuno non può concederti mai , ne afièri r- 
fi per uomo , eh* ella fìa al di dentro di noi, 
e imperò efièndo pur necefiìtà di dir, eh’ e’ 
fia al dì fuora ; poiché non v’ ha ragione 
da indurci a credere e pervadere , eh’ 
ella confida nelle create cofe , abbi fogna 
adunque ( altro al fin tra noi non efièndo- 
vi ) che Iddio , quell’ efler increato, eterno 
e fommamente perfetto , e eh’ hà tutto il 
dritto, e la ragione d’ obbligarci ,euna 
taf obbligagione può egli mediante la ra- 
gione , e vale affai bene a divulgarci , 
con fedì amo noi fèmpre , e tenghiamo per 
norma di tutte le noftre umane azioni (K); 

.. impe- 


( K ) Vi quejlo fentimento appunto , e 
emiro altrui fi furono tra gli Antichi Xeno - 
fonte , Sofocle , Cicerone , e altri molti pro- 
dotti, ed allegati dall' eruditismo Samuello a 
Corceis nella fua celebre , e dotta difier fa- 
zione de principio juris naturalis unico , ve- 
ro, & adacquato, data fuora alla luce nel 

MDCCXCIX. 


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; 

DEL DRITTO NATURALE. 47 
imperocché egli era, vaglia pur il vero, 
co/a alla faa divina /àpienza oppofta to- 
talmente , e contraria, anzi indegna di lui, 
rinunziare , e rifiutare del tutto lo impe- 
ro , eh’ e’avea al di /òpra di noi , e dell’ al- 
tre co/è create ; e dove appieno cono/cea 
egli , e vedeva quanto mai e di/àvventu- 
rati , e mi feri , e i/graziati tutti farebbo- 
mo fiati al Mondo noi mortali lè la/ciato 
egli c’ avelie perawentura in pieno arbi- 
trio delle nofire pafiìoni , e alla propria 
condotta abbandonati, con una libertà lèn- 
za mi/ùra , di/àrmata d’ ogni lume , e 
d’ ogni direzione, non era per al fermo, co- 
là conforme alla lua lantità immen/à,, e 
pei fezzione , donato , eh’ egli crebbe l’efc 
lère , e creati , piantarci in apprefio in un 
molto gran Abifso, anzi immen/ò, e sfor- 
mato di mi/èrie tutto , e di rancori ; il per- 
che lè pur in tutto quello conveniamo, lè- 


'MDCCXClX. in Francfort , in cui con mol- 
te ben forti e falde ragióni , trattò egli per 
quel) che valfe dì fojienerlo novellamente , ed 
ijiabilirlo ; e per verità , che altro mai v* ha 
di pii* giujìo , di più fanto , 0 di più retto nel 
fuo ejjere della volontà iflejja divina , che per, 

nor , 


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- = 

I * 


4« DE’ PRINCIPJ 

guite or voi a disvilupparmi il vero prin- 
cipio del dritto naturale. 

M. Un principio per efler realmente tale , 

X. ha egli mefìieri di molte , e molte 
qualità ; imperocché ogni ragion richiede, 
I. Ch’ egli fia evidentemente e chiaro , e 
alla capacità di cialcuno lènza dillinzione, 
0 eccezzion di perlòna ugualmente ben del 
tutto atto , e acconcio . II. Ch’ egli fia ve- 
ro e ben certo , acciò fi venghi a torre di 
mezzo , e chiuder via la ftrada a tutto dò, 
che mai di fallò , e di male le ne potrebbe 
peravventura da uom dedurne , e III. Ch* 
egli fia finalmente adequato , e tale , che 
da elio fi tragga tutto , e quanto fi deve, 
e come da una propria lòrgente ricolga ; 
Per la qual cofa , le quello egli è pur si 

ve- 


norma dell ' umane azioni debba da noi unqua 
lenerjtì cui su di noi maggior dritto , opode - 
jìà può mai competere d' obbligarci tutta ora> 
e cojìringerci di quelche al fammele all'eterno 
Monarca compete , in cui in ogni tempo , e del 
continuo ,giujìa che ben dijje V Apojìolo agli 
Ateniejì (33) : vfaimm , & movemur , $ 
fumus ? 

( 3 ì ) A&. 1 7-1 v. i 5 . 


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( 


? 

DEL DRITTO NATURALE. 49 
vero come è in effètto ; bramando or noi, 
ed andando in traccia fapere qua! fia il vero 
principio de! Dritto Naturale , o per mè- 
glio dire , una verità-, o proporzióne prin- 
cipale , da cui trar li debba , come da tónte 
pór via di giufle conlèguenze , e difcorfi 
tutto quello, eh 4 è giuflo , e al’a norma 
della Natura conforme , che giuda teffe 
noi detto abbiamo , è la volontà ideila di- 
JXI. vina , non fi può, miga con molto buon 
raziocinio un cotal principio dedurre né 
dalla convenienza , che può mai effèrvi fra 
le noffre operazioni , e la làntità di Dio ; o 
dall* imrinfèca bontà , e malignità , giufti- 
zia , ed ingiultizia dell* azioni dell* uomo; 
ne dal ben dubbio , e incerto coniente) delle 
Nazioni , o delle Genti ; o dagli precetti, 
di cui ne fanno , ma con una grande inve- 
ntimi laudine , l’autore Noè, giuda gli 
Ebrei ; o dalle diverfe , e varie convenziCH 
ni degli uomini , o per meglio dir , dal 
Dritto , che può mai a cialcqno in guilà al- 
cuna Ipettarc in tutte colè , come veggia- 
monoi, che fatto egli abbia TObbelìo, 

( t ) o dalle leggi dell* umana locietà, giu- > 
fla al Grozio , ed altri ; ne dallo flato deli 4 
innocenza , fecondo 1 * Alberti Teologo , e 

D -fi- 

[ t > L:b . de Ove & in Leviatb* 


v 


jo • D E’ P R I N C I P J 

Filofofo di Lipfia ; o finalmente da quell 
ordine naturale , che il fòmmo fattor del 
tutto nel creare , e formar il Mondo lì può 
credere , che fi àVefiè mai propofio , fecon- 
do che dopo lo Sforza Pallavicini fece il 
Codino ( u ) . Poiché quelli , e altri fcmi- 
f Pianti , e belli , e dotti trovati tutti par. 
che difettino in ciò ( L ),che in qualunque 
di efTi aggraderà mai > o piacerà ad alcuno 
contendere , che quello principio del Drit- 
• - . • . : • j . • to 


( u') Dìflert. de Jur. Mundi. 



( le) Egli r- uopo con tutta /incerila e 
nettezza confejfamo , che vifi rinvengano non 
pòchi nella focietà degli uomini , citi non deb- 
ba premer troppo lo /ìndio delle Jcienze fpec il- 
lative , e che pojjdno in buona fede kj ciarlo ; 
ma non pojfamo con ragion alcuna offerirli 
me deiimo della Triorale ? della Colitica j e di 
oucjìafeienza del Dritto della Nat in a, ef- 
fendo ogni uom tenuto fornir fene almanco Jtn 
a un certo fegne^dove egli pur voglia far buon 
ufo di fua ragione. Il perche conforme in quel 
cenere di Jcienze alcune fottigliezze molte fia- 
°tc fon tolerabìli , e laudevoli , purché non na- 
no di Soverchio fantajìiche , e fuor del cornuti 
ufo : così in que/ìe ultime , non fio ncn meri- 
tano 


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•r 


v ** 


DEL DRITTO NATURALE, fi 
tordella Natura confida , non mai egli po- 
trà tutti li doveri dell* uomo , come fi con- 
verrebbe veramente per far E uffizio di 
vero principio, ritrarne; lènza che fon egli- 
no ofcuri del tutto , ed incerti, ed in nulla 
evidenti ; il perche lafciando in non cale 
(lare quanto ad uom mai intorno quello ar- 
gomento piacque dirne , o lcriverne,fenza 
metterci così alla cieca l’altrui orme a le- 
gume , egli non mi pàr , che vi fii meglior 
mezzo per conofcerlo e dilcoprirlo che 
considerar alquanto attentamente, e a fpi- 
luzzo la natura dell’ uomo , e tutte le lue' 
'inclinazióni; perche perni fermo ciò fa- 
cendonoi , lo rinvenimmo, lènza fallo, fin 
dalla culla per così dire , e da’ lùoi primi 
anni, in cui egli è cofa alfai lieve conofcere, 
e vedere quejche gli fia naturale ( x ), e da 
Da - qual« 

(. x ) Cic.dt fin.bonor.& malor.lli-.z. ( 


tanó da veruno ejftr approvate , e lodate , ma 
Jì devono altresì oliremo do fempre mai come 
ben fofpette , vituperare ; poiché avendo sì gran 
bìfogno e necefjìta d'ijtruircene , come tejie noi 
diffmo ) debbono elleno con tutta naturalezza 
trattarti, e /empiitila ; cofa che bajìa (fui no- 
tare per far cono f cere ad ogni uno il mot ivo', 


Digitized b 


yi DE’ PRINCIf J 

qualche abito, o cofiumanza in lui non 
provenghi, fi porti mai fèmpre verlò ruti- 
le (y), ne altro unqua vi fii , che quello , 
che meriti con ragione , e da fènno per 
vero principio del Dritto della Natura 
d’ ayerfì ; lènza che le vi piace paflar più 
oltre , e dar parimente una qualche oc- 
chiata aerò, che n’imprendiamo dalle 
Sagre Carti nel mentre , eh’ e’ fi rinveniva 
nello fiato dell’innocenza, il limile noi 
-rinveniremo , e non altrimente ; avvegna- 
ché allora, giufia che comunalmente fi 
vuole , avuto egli non avefiè , come per 
al prefente il cuore di mille, e mille paffio- 
ni , e di varj , e diverfi movimenti, e affet- 
ti ingombro , e ilmoflò . Quindi lo fiefiò 
Dio alla prima fiata , che favellò all’uo- 
> mo nel Paradifò terrefire , per obbligarlo 
all’ ofiervanza de* luci divini comanda- 
menti, altro non lappiamo noi avergli pro- 
pòfio , che l’ utile , che da ciò potea egli 
’ ‘ , mai 

( y ) EpMetus ErXEIPlAlON c. ;S.. 

r t , . 


e la ragione , che Jì ebbe in quejìa Operetta , di 
non feguir ninna deir altrui oppinioni circa 
al princìpio del Dritta della Natura , fenza 
darci la briga di piu a dijiefo rifiutarle , c con 

pili 

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DEL DRITTO MATURALE, h 
mai trarne , e ’l danno , e difvantaggio* 
(2) che dal contrario operare gii farebbe 
unqua avvenuto favella ufàta da lui con 
l’uomo altresì in ogni , e qualunque altro 
‘tempo dopo il peccato , non men per mez- 
zo de* faoi Profeti , che per Io fuo fig Muo- 
io, Giesù Chriflo , com’ è ben noto a chi- 
Chc abbia letto pur una fol fiata li làgri li- 
bri; nè fappiamo noi, per al certo, altroché 
quello lòlo mezzo da Dio praticato a de- 
terminar l’uoraògiufta alla fua divina vo- 
- lontà ; anzi io non mi credo , che tra noi fi 
rinvenghi perlòna alcuna, che dovendo al- 
tri pervadere , e* naturai mente non penfi, 
che perciò altro meglior modo non v’abbi, 
o fi rinvenghi al Mondo , che di propor- 
; ,V ; > D 3 f ; \. > gli 

( 2 y Gene/, c* z. 1 6. 17. èc . 

— ■■ , " 1 1 * \ * 

pih motti impugnarle ; rinvenendojì di già , 

ch'abbiano in ciò foditfatto appieno^ed appaga- 
to ciafcuno fujjicientemente molti al dinanzi -, 
noi(ia)con una fomrha e rara loda veramente^ 

td‘ g 

( ) Puffèndof. fpecim. controver. iv. 4. iz. Henri. 

Coccei. drfE de jqr. omn. in omn.Thom.fondam.f. N» 

I. 6. 1 8. Jurpr. Divin. IV. 40. feq.& de fundam. defmiend. 
canfs. Matr. haet. recept. infufK XVllf.S.M.de Cocceis de 
princ. I.N. di/T.I.q. U.$.IX. feq. & q. III. § . VlII.Petr. Dan. 
Huet.q. Alnetan. II. p. 173. &c. < - - . . 


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1 • 

' «• • ' 

*•* ' / / 

SA E’ :P R I N C I P J 
’ gii al dinanzi P uple , o il vantaggio , che 
può mai egli avere , facendo giuda al Tuo 
intendimento , e •il danno che ne gli pro- 
potrebbe mai coll* operar al rovescio ; e 
dove pur vogliamo noi darci a credere , 
quefto modo di favellare di leggieri aver* 
ló anche non volendo potuto apprender 
peravventura nelle convenzioni , e nelle 
^ limole , in cui fiamo tutto dì ufi vivere , e 
cofiumare; li rozzi parto ri , io dico, li bi- 
folchi , e gli altri di tal fatta , li quali con 
ciò forte colà che fèn vivano nelle iòlitudi- 
- ni per lo continuo v e nelle forefie , e in 
. quelle fi fodero allevati : ad ogni modo 
pur quando e’ conviene, il medefimo lin- 
guaggio , adoperar veggi amo, e la mede- 
fima favella , come , ed in che guifà mai 
imprender lo fèppero ? o donde eglino un- 
qua 1* appararono , e in quale altra fcuola, 
. " fe non in quella della natura ? 

C • ; 'A--. ' •• ; X). Voi " 



Pàtina jìngular crìi dizione , cui di leggieri 
ricorrer Jì pu'o da chi che vorrà rif petto a 
quejìa materia , altro di vantaggio fapere; co - 
meche il vocabolo d' utiltà , od' utile , feb- 
bcnji prenda qui in un Significatolo in unfcnfo 
nuovo del tutto e diverfo da quello , giujla 

cui 


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. ■ - ** 

DEL DRITTO NATURALE, rf 
D. Voi dunque conofete qualche divario 
XII. tra 1* onedà , o la bontà dell’ azioni , e 


l’ utile di cui per al prelènte favelliate ? o 
credete , che qùefto da quella in nulla di- 
' varjV, t 7 .y 

M. Per dirvi la colà , come la lènto , giuda 
il fèntimento volgare , e il puramente fa- 
vellar da uomo -, fra V utile , e f onedo , o 
la bontà delje azioni nulla divertita , e 


- ifvarianza riconofcer fi deve j ma dove pur 
vogliate voi aver quell’ idee delle virtù, 
quali per l’ appunto li converrebbero ave- 
re , e vorrei , chp voi aveflivo, egli è me. 
Rieri affermar il contrario ,* imperocché 
febbene T oppinion di coloro , che voglio- 
no eflerviin noi alcuni temi di quelle^ e 
dell’onedo, comeche in parte eglino fi rin- 
venghino per al prelènte , dopo il peccato * 
del noftro primo Progenitore, per poco 
annientati , e fèpolti , dove quedi fi abbia- 
s D 4 no 



cui leggiamolo pre/o per Cameade , e negli 
aitimi tempi per Tomafio , e Leibnizio y nati 
pero Dogli am noi che Jt creda , che qtiejìa fta 
la prima volta , che venghi sì fatta Jìgnifica- 
zione ad ottener e > e eh * imperò prenda alcun il 
motivo di accagionarci , avvegnaché Jì trat- 
ti: 


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f 6 D E» P R INC I P J / 
no pur per il dritto iltefiò delia Natura, 
non fia miga da metterli in dubbio ; Ad 
ogni modoconvien confeflarc, 1* uomo lia 
totalmente quafi incapace dell* acquilo 
delle vere vir;ù , le quali di vero non 
fon da reputarti d’ altri proprie , che di 
Dio ; imperocché le l’uomo opera cola 
che onefta , e giufta , o di decoro ella 
fia , lo fa lòlo , perche vien egli tratto a 
farlo , e portato dal guadagno , e dall’ uti- 
le, eh’ egli mai riconolce poter ritrarne, 
e non già per la bontà lòia e l’ oneflà dell’ 
Azione,* colà che per i’ appunto è quello, 
che rende Tazion dell’uomo imperfetta 
alquanto, e difettofa , perche della vera 
onefià , e della vera bontà non par eh’ ella 
nè porti in effetto , eh’ affai picciol fegno , 
a tale , che più non fembri d’efia • Al con- 
trario Iddio operando con motivi infinita- 

. * rnen- 


tìdicofa mera arbitraria , dì jlr alagli nza\ 
■poiché lafciando pur da parte Jìare , che da 
malti degli antichi (3 f ) tifato JiJoffe altresì 
in qucjìo modo , che noi f t/Jìamo , non che 

' da* 

/ * 

C Jt ) Cic. lib. rie offic. ;• . * j 


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DEL DRITTO NATURALE. S 7 
mete d’ affai piu alti dell* uomo , non fi 
lafcia così portare , ne trar mai le non dal 
giufio , e dall’^onefto proprio dell’azio- 
ne , eflèndo quello giufio medelìmo , e 
quello anello, lo fteflò Dio . E così con- 
fórme l’operar dell’Onnipotente, egli è 
come un acqua , che chiara , lucida , e 
crifiallina ifcorrendo tutt’ ora da un ben 
terlò , e limpido , e polito micelio , total- 
mente d’ ogni lòzzura , e laidezza, monda 
fi mira e netta , così quello dell* nomò al 
rovelcio è come un acqua torbida , e pia- 
cevole , che da una diverlà fingente deri- 
va 

S 

' A ’ 1 

* _ ^ . t _ j . , . 

* 

da' Padri della Chiefa (36)5 rinviene 
comunalmente in quefio Jfènfo adoperato nelli 
fagri libri , come per alcuni pajfi, che apprefio 
ne riferiremo agevole fa il riconof cereali per - 
che per dir tutto in un motto , non deve recar 
maraviglia ad alcuno , che da noi non fi ammet- 
ta mai dell' utile dij cip agnato è dif unito dalla 
pietóso fa nonefiendovi ne pii* certame pili ve- 
ra di quefia gran majfima dell' Epitteto ( 37 ) 

0718 to' cvpyófop , **« to’ ìw'tfft* cioè l ubi Ut!» " 

litas, ibi pietas. 

(3 6 ) DeGivit. Iib. 19. c. ai. Si &c. 

( 37 ) EFXEIPIAION C.3S. 


58 D E’ PRENCI PJ 

va , Cozza, in fé tutta € fporca, non potendo 
egli mai , per quanto fappia , e vaglia, non 
commanicarle delle lue imperfèzzioni , e 
laidezze j verità , che la conobbero , e 
comprefèro altresì li Gentili , fcrivendo 
Cicerone in parecchi luoghi delle lue 
opere, e confed'ando., che nell’ uomo non 
s’ ileopriva altro <, ne (ì vedea , che un im- 
magine della vera virtù , e della vera giu- 
fìizia ,o per meglio dire, una fòl ombra (a). 
Or. quanto, p.ùfiam tenuti noi conofcerfa , 
econtèfl'arla , dopo che li lumi della Ve- 
neranda noftra Religione la c’ infegnano , 
e appalelàno ? Batta una fòl fiata , che uom 
abbia feorfò li fagri libri perfaper, che 
non una , ma mille;, emille volte in que- 
gli venghi egli chiamato immagine di Dio 
( b ) ; e perche ciò ? fè non per darci a in- 
tendere il divario infinitamente grande , 
che- v’abbia tra l’uno , e l’altro? Qual 
. immagine , di grazia , per perfetta , ch’el- 
la fia , rapprefenta, fè non imperfettamen- 
te la cóla immaginata ? Senza che effondo 
noi pur lènza comparagione finiti , e limi- 
tati , non sò , come mai abbiamo ardire , 
ed oliamo imputarci una certa perfezione 

. A P f CK - 

( a ) Lìb. i. di Offìc. & de LL> 

(b ) Gerttf.c.i, v. z6. ire, . /•; t 


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DEL DRITTO NATilR ALE . T9 
propria , e fòia d’ un Ente lùpremo , e infi- 
nito ; poiché al certo doverebbomo noi te- 
• ncrci pur troppo beati , e avventuro!! al 
Mondo , quando ciò ottener da noi fi po- 
tette ( M ) ; Non confittendo veramente in 
altro la lèmma felicità , che per T uomo fi 
può in quella vita avere che in un gran 
agio , e deftro , da poter del continuo in 
tutto il corfo del viver luo vie meglio 
Tempre perfezzionarfi, e giu&here con ogni 
aggevolezza , e lènza intoppo a far tutto 
dì progreflì maggiori in ogni genere di 
virtù . Quindi il non mai abbattanza loda- 
to 


( M ) Per quanto mai tratti V uomo dì - < 

rozzarjì , e ■ perfezionar fe medefmo , V effèr 
fuo troppo limitato , e finito , rendelo incapci - 
cequajì da poter giagnere in quejia vita mor v 
tale ad ejjef tale , che non abbi f empite mai 
vie più hi fogno di una perfezione maggiore y 
e mconfeguenza , cF ? non operi ben fov ente 
alla cieca , e travegga^ Quindi il Reai Trofia 
ta al Signore rivolto diceva ( ^8 ) : Exaudi me 
in tua juftitia y & non intres in judicium cura 
fervo tuo , quia non jufvificabitur in coniacelo 


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60 DE* PRINCIPJ 
to Crifiiano Volfio ( c ) racconta di Confu- 
cio, che fino dall’ età fila di quindic’anni 
avendo tutto tempo attefò a dirigere , e 
regolar fè medefirno , e in ciò ogni indu- 
gia , e cura impiegato » per poco egli toc- 
cò nel dodicefimo lufiro di quella , che fi 
avide , e conobbe con fummo duo rofiòre , 
e vergogna , quanto egli dallo fiato, della 
perfèzzione era lungi. v 
I). Qua! colà dunque ne conchiudete voi da 
XIII. tutto quefio? 

M. Egli fe ne deduce naturalmente : 

I. Ch* eflendo Ciafcun di noi obbligato dire- 
• gere 

. C c ) L In not. adMoral. Chine/, 


tuo omnis vivens : E il Signor rtojiro Gieiu 
Crijio nell* orazioni nojìra cotidìana volle, 
che fiorente da noi replicalo fi fiojfie al fitto eter- 
no , e divino padre ; Dimitte nobis &c. giufla 
che lo c* infiegna Augujìino ; (39) Per hanc 
enim ( dice eoli ) nobis voluit Salvator often» 
derè , quantumlibet juftèinhujuà vitae cali- 
gine , atque infirmiate vivamus , non nobis 
deeffè peccata , prò quibus dimittendis de- 
beamus orare , & eis qui nos peccant , ut & 

nobis 

( ìf ) De Civit. 1 . JI.C. 17. 


\r- 


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DEL DRITTO NATURALE. 6 1 
gere , e regolar tutt* ora le proprie azioni 
a Tuo vantaggio , e utile , e’ venghi tenuto 
a. molti obblighi , o doveri e uflizj verfo fé 
medefimo , e la Tua periòna. 

II. Pèrche ogni volta , che fi opera in tal 
fatta guifà a determinar fi vengono ed a di- 
Iporre le noltre azioni libere , quafiche 
nello fiefio modo , e con lo fiefiò fine , con 
cui Dio hà regolato, e ordinato razioni 
nofire non libere , e naturai/ , cioè , a fua 
gloria , e onore , acciò che per quefia Ara- 
eia , e per quefio mezzo fòfiimo noi giunti 
alla cognizione di effe lui, e l’aveffimo 
con tutta attenzione giufia la nofira pro- 
pria capacità contemplato ( d ) : Quindi 

ne V' 

- * v • 

( d ) Jf, zl.A/att. j. ló.Prov. 16. 4. 


nobis ignoicatur igno/cere ; e altrove ifcri - 
Vendo il medejìmo foggi unge ( 40 ); Nunquid 
non tentantio eft vita fiumana fiiper terram? 
quis ita vivere praefamat , ut «licere Deo di* 
mitte nobis debita nofira non necefie habeat, 
nifi homo elatus ? &c. Del rejìo dove mai po- 
tejjìmo noi al colmo d' ogni perfezione in ogni 
virtù giu gn era , e tale nettezza , 0 purità di 

cofeien - 

( 40 ) Ibid. lib. xix. c. 17. 


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éa D E’, P R I N CIP J'* 

> ne fiegue lènza dubbio , che dove purvo- 
• - gliamo noi le nolìre azioni regolare a 
» nolìro utile, e vantaggio, damo obbligati 
altresì quell’ iftelfe determinarle a gloria 
di Dio , acciò chiaramente da quello ap- 
parila di conolcerlo , e quanto mai a noi 
è pennellò in quella mortai vita com- 
prenderlo , e adorarlo ; onde I* uomo è te- 
nuto non folo a molti obblighi e doveri 
verfo di le (ledo , ma altresì verlò Dio, luo 
fattore , e Creatore. 

III. E per al fine elTèndo ogni uomo natural- 
mente tocco da un gran piacere , e diletto 
- per T altrui perfezione , dove egli pur 
non vengfii da ben contrari affetti impedi- 
to ; e T azioni libere dovendo Tempre cor- 
rifpondere , e convenir totalmente con le 

na- 


cofcienza godere , che maggiore nè decelerare, 
nè bramar Jì potè [fé unque da uomo al Mon- 
do , chi negar mai potrebbe da fenno non effer 
‘noi li piu felici , e benawenturati del Mon- 
do , ne a morte , ne a ccrruzzione alcuna fog . 
a etti ? poiché giufta il faggio (41 ) , Cuftodi- 
tio legum , confumatio incorruptionis eli, 

in- 

C 41 ) Sij). c.\n, 


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DEL DRITTO NATURALE. 6f 
naturali , abBifògna conchiudere * eh’ ogni 
uno debba operar non meno per lo proprio 
Tuo vantaggio, ed utile, che per l’altrui ; e 
ch’imperò abbia a conofcerlì V uomo obbli- 
gato a molti doveri e uffizi altresì verfò gli 
altri. Il perche effendo egli colà ben certa, 
ed infallibile , chedovepur ci aggraderà 
con tutta la diligenza , e 1* accuratezza 
del Mondo gli enti tutti, che ci danno 
dappreffo , o allo ihtorno confiderà re , non 
iè ne rinvengano , che quefìi e tre fòli ca- 
paci d’ uffizi ; ciò è : Iddio , noi medefimi, 
e gli altri uomini , a noi per natura total- 
mente uguali , e fimili ; fi può con ogni ra- 

*• g io * 


incorruptio autem facit efie proximum Deo ; 

cofa che fa vedere , e concfcere quanto faggio 
Jifrffe il di /correre , e il raggiera?' di coloro 
tra gli antichi , che voleano , la vita beata 
fri nella virtù fi conìengki , gjujìa Grifone, 
Senocrate , Speu/ìppo , e Polentone ; come quel- 
la ydf era la fola , che un bene ben Jì abile , e 
fjfo , e durevole comprende a ; come eh e Epicu- 
ro altr etì , che fcritto avea la voluttà e/fer 
il fine de ’ beni , negava , che per alcuno f 
avejje potuto mai giocondamente vivere fe 
onejìa , e /ozia mente } c con gitjìizia vivuto 

non 


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gione da per noi diftinguer T utile , e divi- 
dere in tre generi diverfi , o fpezie , eh’ el- 
leno fi liano molti differenti alle quali 
tutte e’fà meftieri,che per uomo fi raguar- 
> - di , dove egli brami d’ operar veramente 

bene , e giufia il Dritto della Natura, im- 
perocché fècondo.il numero degli enti , te- 
ttò noverati, capaci di Aever da noi uffizi, 
altro è l’utile, e ’1 vantaggio, che noi 
tragghiamo da Dio, altro quello, che abbia- 
mo dagli uomini , e altro finalmente quel- 
lo , che provenir ne può mai dalla noftra 
fletta per fona . 

D. Oliali dunque di quelli meritano il primo 
lu^o. 

M. Ettendo ciafcun di noi , per quel chedif- 

fimo 



non Jì avejfe ; fentenza veramente grave , e 
degna dì un vero Filofofante , s' egli viuji a 
feirive Cicerone (42 ), riferito non avejfe alla 
voluttà quejio medejìmo c neramente , favi a - 
mente , e con giujiizia; Ma che che però di cil> y 
ne fi conchiudiamo con queir aureo detto di S, 
Augufino ( 43 ): Pax noftra propria, &hic 

eft 

( 41 ) Tufcul. qu. 1 . 4”, 

( 4? ) Ds Civic. 1 . xix. c. 17. 


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DEL DRITTO NATUR ALE. 
fimo al dinanzi , tenuto far tutto ciò , eh" e* 
conolce ellèrgl i di vantaggio. , e d’ utile , e 
- non eflendovi Ente alcuno , Che maggior 
giovamento recar gli poffà giamai , o va- 
glia di Dio , da cui dipende ogni noflro be- 
ne , ed avere , e come Ente perfettiflìmo 
mira fino all’ interiora del noflro cuore ; ip 
ogni nofira opòrazione che che /òpratutto 
fiam in obbligo guardare , egli fi è qdefto 
Ente fupremo , ed eterno., cui con tutte 
le potenze del noflro fpirito fiam obbligati 
nonché nell’ efierno, nell’interno ancora 
tutt’ ora oflequiare , e in ogni momento 
compiacere , e venerare . In apprefiò per- 
che egli è affai più l’utile , che da noi me- 
defimi poflìam ricogliere,di qualche da al- 
tro uom mai ricogfiamo , egli è meftieri , 
che apprefso Dio nel noflro operare da 
ciaf un di noi fi miri molto piu al proprio, 
che all’altrui commodo, o per meglio dire, 
• alli diverfi doveri, che dobbiamo verfo noi 

E ' ' ftef- 

• • *■ i .* 


eft cum Deo per fidem , & in asternum erit 
c um ilio per fpeciem; fed hìc ftve illa com- 
munisjfive noftra propria talis eft pax , ut fò- 
latium mi/èriae fit potiùs , quam beatitudi-^ 
nisgaudium, . \ 

(N) Niu- 


T 


v 


r 


-A 


D E* P R INCIPJ 

fieflì vie molto più, ch’a quel li, che dobbia- 
mo alla perfora altrui(N).Il perche per dir 
< tutto in un motto , degli utfìcj , cui per 
natura fiam noi obbligati , meritano fem- 
premai il primo luogo quegli, che fi devo- 
no a Dio, il fecondo quegli , che fi devono 
a noi medefimi , e il terzo , ed ultimo luo- 
go egli fi deve a quegli, che apparten- 
■ .gono ad altri in particolare. Quindi egli è 
d’ averfi , come un afiioma , ed una prò- 


(N) Ninna cofa il Signor nojìro Giesu 
Crijìo dopo P amore , e ia carità , che dobbia- 
mo a lui , e al divino , ed eterno fuo Padre 
p accomandi» maggiormente , quanto P amo- 
re , e la carità vcr/o gli altri ; in gui - • 
fa , che da quejìi due foli precetti : Univer- 
fa lex pendet , & prophetse : per valermi 
delP efprejfione di lui medefmo (44 ) ,' poiché 
in ejfi vien r acchiu fa , e comprefa appieno 
tutta la divina legge ; ed ha P uno dalP 
altro si fatta dipendenza , che malagevolmen- 
te , anzi egli del tutto è imponibile , che per 
uomo fi poffa aduno fodisfarc fenza ebe e ’ non 
fi fodisfi allo fiefiò tempo alP altro : Quindi il 

Cri- 

C 44 )v Matt. 11 . 


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DEL DRITTO NATURALE. èf 
porzione fondamentale di quekhe fin qui 
ìi è detto , non che come una pietra da pa- 
ragone, ed il regolo , per dir così , di tutte 
razioni , che dagli uomini fi pofiòno dir 
» mai al Mondo giufte , ed onefte ( intenda 
della giuflizia , e dell* oneftàdi cui quelli 
ifteffi fon capaci ) quefta propofizione , cfy’ 
or io vi dirò: ciò è : Che nulla fiem noi ob- 
bligati , e tenuti lafoiarc di ciò , che alla 
propria n olirà perfezione , e alla n olir a re- 
fi 2 li- 


Crifojìomo ( 4f ), qui hominem diligitf egli 
dice ) Deum videtur diligere , &, è converfo ; 
perche come dice il l r iVei nelle dotte fue anno- 
tazioni al poco al dinanzi da noi mentovato 
luogo di AugtjiinoiDum nihil fit,quod magia 
optet homo , quam ipeadtudinem , fi taotutn 
diligit fratrem , quantum fc , eam nihilomi- 
minus & ili! debet optare . Comeche vaglia il 
vero egli è ciò all* uomo cotanto connaturale , 
che lo conobbero parimente y e compre fero altre- 
sì li Gentili : Il torre , e f involare alcuna 
cofa altrui, dice Cicerone ( 46 ) y e V accre- 
scere il [uo commodo conio incommodo dell ’ 
* • - al" 

( ) v * Lori. Viveà ad lib.io. c.iV. Aug.de Civit. 

( 46 ) De offìc. 1 . 3. c* »• 


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f- 


f 


•1 


68 DE’ l'RINCIPJ 
licita può mai riguardare, dove pur fi 
vaglia a ridarlo in effetto fenza'offefà al- 
cuna di Dio , e danno, o difCapito del rio* 
Aro proffìmo. 

XIV. Ecco dunque quanto mi fù rmi per- 
meflo penfàre all’ intorno quefia materia , 
" e che io Io vi cotnmunico veramente , co- 
me cofa propria ì Or quefio principio 
quanto egli fia evidente * e chiaro , quan- 
to alla capacità di tutti proporzionato, non 
è da domandarne ; e quello, per cui mi di-. 
Ietta a maggior fegno egli è , che fia del 
tutto conforme , e confacente a’ precetti 
della noftra veneranda , e (anta Religione, 

s co- 


altro uomo è più contro natura^ che la morte , 
che- la povertà , che il dolore , e che non fono 
altre cèfi sì fatte , thè pojfono mài avvenirci ; 
vencndoji con ciò a dijir ungere , e a diroccare 
la focietà , la compagnia , e la congiunzione 
degli uomini , alla quale fimhr a , che le leg- 
gi naturali 9 nón che quelle di ciafc un Popo- 
lo trattino riguardare , e piu che altro man - 
tenere ; imperocché come fi mai per avventu- 
ra avenìf 'e , che ciafcun membro avejfe tal 
finimento , eh ’ egli penfife poter jlar fino > 
s 9 egli a fi la finità del prrjjìmò membro 

traef- 


\ 


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DEL DRITTO NATURALE. 6? 

, come da ciò , che fin qui hò detto , e diro- 


vi in appreflo-potrete voi da voi medqfimo 
comprendere; poiché quanto da quefto 
mai fè n’ inferire , ad altro infin non fi ri- 
duce , che aquefto fòlo: ciò è : Che la per- 
fezione dell* uomo in nuli* altro mai porta 
confifier , ne fondarli , che nel temer 
Iddio , ed ofièrvar a /piluzzo , e con ogni 
efàttezza del Mondo ( giufia Pinfègnamen* 
to ( e ) del Savio ) li ìuoi divini comanda- 
menti . Il perche non fà miga contro noi 
quel che difputano il Grozio , il Purtèn- 

- dorfio , ed altri contro Cameade , e fuoi 
lèguaci , da cui fi veniva il proprio utile ad 
ammettere per principio del Dritto della 
Natura; pigliandoli da noi quefio vocabolo 
in altro, ediverfo lignificato d’afiai più 
(ubi ime , ed eccellante ; anzi le non vado 

E 3 . . er- 

*. C « ) Eccl. C, XII. I3, 


’ . < • . 

, / ' . 

traeffe , farebbe necejjario , che tutto il corpo, 
Jì dsbelitajfe , e morifie ; cosi fe ciafcun dvrioi 
per caufa del fuo emolumento rapirà <i ccm . 
modi degli altri , e trarrci da chiunque Jì fa 
tutto quello , eh * egli potrà mai , farà necef- 
Jario , che lafocietà , e /' unione degli uòmi- 
ni , fi corrompa , e finifta . 

CO) Oru- 


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V. 


*o DE’ PRINCIPI 

errato, giufta lo prete i* Apoftolo ifteflo 
nella pillola a Corimbi, la dove egli fcrive, 
che febbene molte cote ci venghino per- 
uieflè fare , parche tornino totalmente a 
noftro prò , e vantaggio ; non però fi deb- 
bano tutte sì indi (tintamente mettere in 
opera , perche non tutte riguardano la no- 
dra edificazione ( O ) . ' 

D. Per verità mi piacciono a maggior fiegno, 
XV ed efireniiamente mi aggradano li volil i 
" fèntimenti, cotanto gutìo , e diletto opgi 
• dal voftro favellar ricolto avendo , che 
* - nul- 


* ( O > Omnia mihi licent ,* at non omnia 
protent, (fcrive F Apcftolo ) omnia mihi li- 
cent $ at non omnia aedificànt. Or appunto 
gìujìa queflo infegnamento abbiam noi ere -- 
fiuto , che nel mifurare F utile di ciafcuna 
delle nojìre azioni guardar fi debba , e aver 
la mirali, alti nojìri doveri verfo Dio , eh ' è il 
nojìro Vero Padre , e la ver a origine d'' ogni 
n offro bene , poiché fecondo faggi amen te feri * 
ve Auguflino (47) , fi diligenter attendas nec 
ntilitas fit ulla viventium , qui vivunt im- 
piè , ficut vivit omnis , qui non tervic Deo ; 

**l 

( 47 ) De Ciyit. 1 * i?.c. xù - 


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DEL DRITTO NATURALE, 7* 
nulla più ,* imperocché pochi giorni fono, 
ch’intefi peravventura un giovine far gran 
pompa, e moftra delfoppihione delì* Ei- 
neccio all’intorno quello particolare, e 
' per dir il vero , come eh’ egli dille molte 
colè delle buone ; in nulla però valle egli 
a rendermi ben perlualò , e convinto. 

M. Il coftui parere non è miga men vero , 

• edifettófodiquel che lo fono, quelli de- 
gli altri , da noi poco al dinanzi cennati ; 
non efiendo il Itio principio di tutte quelle 
qualità e condizioni ben fornito, eh’ in Un 

E 4 vero 

* 

r 

nel qual luogo Jl 'Vede il vocabolo d' utilità 
prefò nel medejìmo f e nzo , e fgnijkato , che gli 
dbbiam noi imputato } e gì ufi a che altrove con 
ben falde pruove altresì dimojira il Santo , 
niuna delle nojìre azzi ó ni per giujia e buona 
aver .fi pojfa mai , o debba , dove ella fatta 
non Jìa a lode , e gloria di colui , eh* è il no - 
jìro bene , e che perciò le virtù de* Gentili Jt 
furono realmente anzi vizj , che vere virtìt 
(48); lhGh J egli fra meflieri conjxderar in 
apprejfo , e ben dif aminare fe /’ azione , eh * 
imprendiamo a fare pojfa mai recar qualche 

, ' incorna 

( 4S ) De Givit. L ip. c. xi. & 


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N» 


7 z D E’ F R I N C I P J 
vero principio , per qudch 9 egli medefimo 
c ^ confefia , fi richièggono; anzi è egli meftie- 
ri di necefiHà ammetterne un 9 altro , da 
quello del tutto divello, da cui e’ ne di- 
penda ; imperocché efièndo egli quefio 

• _ l’amo- 


ìncommodo , e dannaggio ad altri , giujta li 
■precetti Vangelici , non men che naturali , e 
perciò fin d Gentili per quel , che Jì notò al 
dinanzi affai ben noti ( 49 ) e pale fi : e III. 
Che al dafezzo Jì debba guardare fe quejie 
ifteffe conformi e' favo, 0 no alli doveri , che 
debbiamo a noi medejìmi ; Il perche dove an- 
che un Jì rinvenghi per dir così povero in can- 
na , edagrandiffma fame cojìretto , non de- 
Ve per niun utile , cheritorne mai potrebbe , 
rapir il cibo all 1 altro uomo , anche che fìfof- 
fe qnejti un Falere , per cosi dire , un fc etera- 
co , un tirando , 0 un uóm dappoco ; e tnelenfo> 
giujiaf fujìn il fent mento di Cicerone ( fo ); 
perche in niun modo più grata , e cara a me 
deve effer la vita mia , che tale dìfpjìzìone 
dd animo yCÌf io non nuoccia ad altri per pro- 
prio mio agio , 0 commodo 

•• ‘ * $) Egli 

C 49 } V. Not. . . 

( r° ) De ofl; 1. j. c.j. • • . . 


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DEL DRITTO NATURALE. , 79 , 
l’ amore (f) ; chi di api-mai- ad amar una 
colà. , o appeterla può da lènno afferire 
d* elferfi unqua portato , lenza un qualche 
motivo ,.o ragione quale per l’appunto fi 
farebbe la bontà ifteflà della colà , o l’one- 
fià , o 1’ utile ? Chi è colui , eh* operando 
da uomo, ama , e delia , o quella , o quell’ 
altra colà, lènza che prima non la jicono- 
(ca in qualche foggia del fuo amore , e 
delle lue brame ben degna ? E lè ciò egli è 
vero , come lo è in effetto, 1* amore non fi 
può miga in modo alcuno tener per princi- 
pio del noftro operare, ma fi benetutt’ 
altro da cui la noftra volontà fi vegga, ven- 
ghi mai a quello determinata tèmpre , eri- 
fòfpinta ( P) . 

D. Or 

< Ueinec. bj. N. ... 


( O) Egli ci Ji propofe per vero , e certo 
principio del Dritto della Natura altresì dal 
ce lei r e - M. Domat Famore nel dotto fuo, trat- 
tato delle leggi difpojìe „ e ordinate giujìe alF 
ordine naturale smalto al dinanzi dell * Einec- 
cio , ma in un modoajfai più pio , e totalmente 
diverfo , da quelche 'Dìen propqfio per. cojìui j 
imperocché fellene egli dalla focietà , andan- 
do dietro al Gr oziose d al FuJJèndorfio tratto e* 

ù*jef- * \ 


* 


74 DE’ PRINCIP J 
D. Or tutto và bene ,• ad ógni modo P argo- 
mento , chi; voi tede ufàfte a prò del vo- 
fìro lènti mento prefo dal linguaggio , o 
modo di favellar che dir vogliamo di Dio 
coti gli uomini in propor loro dinanzi l’uti- 
le , o il danno per indurgli alle fue voglie , 
egli mi fèmbra molto inefficace, e quafi- 
che di niun valore ; poiché dir fi potrebbe 
forfè , che il fòttometterfi a gli altri , e 
1 * obbedire non eflèndo cofa all’ uomo na- 

- tu- 


t jveffe per poco tutti V umani doveri ; tutta 
volta 'fu di parere , che (juejtajtejfa in niun 
altra guifa avejjè mai potuto mantencrfi , ne 
Jtar falda in piè , che fulfundamento e la ha- 
fe di due leggi , le quali altreiìgiujia, eh * egli 
crede fi devono aver perfofegno , non che per 
principi di tutte le leggi naturali ; imperoc- 
ché avendoci egli propofìo al dinanzi : I. Che 
le leggi deir uomo , altre in effetto nonfiano, 
che le regole della fina condotta ; e II. Che 
per quefia condotta e’ non intenda altro , che 
V andar dell ’ nomo , e V inviarli che fa egli 
Ver fio del fino fine ; perche il conoscer il fine di 
una cofa , egli nori e, che materialmente ginn- 
gerea Japere per cui ellafia fatta ; e a ciò non 
fi può per alcuno mai arrivare finza in pria 
v‘ a che 


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DEL DRITTO NATURALE. 7 f 
turale , egli' foflè flato di fòmmomeftieri 
per muoverlo, ediftimularlo ali’ ubbedien- 
za de’divini comandamenti, metter in ope- 
ra degli mezzi eziandio del tutto non na- 
’i turali , ed a ciò proporzionati y quali per 
1* appunto eglino fi furono quegli di cui ^ 
Dio'fi valfè , e fervi. 

M. Quel che voi dite , vaglia il vero , ave- 
rebbe luogo peravventura , dove pur fi 
favellafie di altri , che noftro pari, o ugua- 
le per natura eflendo, non abbia ragion 
alcuna chieder da noi ubidienza, ed omag- 
gio, falvo che per qualche patto , o cón- 
vénzione , che pafsò mai tra noi , e lui ; 
ma dove fi tratta di Dio , ctj’è un ente per- 
fettiffimo , e la vera forgente d* ogni no- 
ftro 


a che fu a cojlr ottura rapportar fi debba’, e 
riferire , non fi difcopra ,e vede , ejfendo pur 
troppo certo , e vero , che Iddio abbia la na- 
tura di eia fc una co fa proporzionata al fne , 
cui Jì compiacque dejiinarla ; poiché tutta la 
fua efienza non conffie , che nella fola anima , 
eh* è di due fole potenze fornita , ciò è , d' un 
intendimento proprio per conofcere , e di una 
volontà per amare ; Égli da qui ri* inferifee , 
che per conofcere > e amare venne filo da Pia 
• Può- 


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4 


DE* PRINCIPJ 
- ftro bene ,• io non sò mai comprendere i nò 
* capire , come f obbedirlo , non che il pre- 
dargli tutt’ ora omaggio a noi non fi fof- 
fè connaturale j imperocché lalciando da 
parte dare , il dritto , che a Dio compete 
, sudi noi, e tutto altro, che intorno ciò 
fi potrebbe mai dire, confèrvandoqi egli 
per lo continuo , ed in ogni momento quali 
che novellamente creandoci , nè moftran- 
dotì giamai refiio , e fchifo di beneficar- 
ci così abbondevolrnente , che per quello 
conferò un Pagano medelìmo : (g ) non 
che provvede egli a tutte nofire bifogne,da 
Jui noi , ufque in deliriti amamur ; tot ar - 
bufi a mon uno 'modo frugifera { foggiungc 
egli ) tot herbce fai ut ar et , tot varictatet ci- 
borum, per totum annum digejia: ...... 

ut omnti rerum naturce part tributum ali- 
quod nobii confert ; ancorché non avefiè 


( g ) Seneca de Bene f. lib.iic.ydt I. 


r uomo formato , ed creato ; e in con f egri erosa 
per unirlo , è ajjoeiarlo con qualche oggetto , 
la cui con f cerna, e 7 cui amore vai effe a prò - 
dargli qualche felicita , e ripofo ; echéverfo 
quejìo egli tuttora portar f debba ed incarni - 
narfi \ Il perche la prima, legge dell' uomo y per 
. . ’ quel 


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— ■«! 


DEL DRITTO NATURALE . 77 
domandato mai da noi olTequio , o ubi- 
dienza alcuna, pur dove conofcelfimo e£ 
lèrgli cotanto tenuti , e obbligati , per • , 
gratitudine almanco , doverebbono in tut- 
te le noftre azzioni fa r in modo , che non 
vi apparile nulla , eh* aver fi potefiè per 
legno di non temerlo , o non adorarlo , nè 
compiacerlo incoia del Mondo. 

D. Ma di vantaggio : febbene dubbitar noti 
polliamo , Dio niuna cola c’ im pónghi , 
re’ comandi, s* ella nello ftelTò mentre per » v 
noi non fii a noftro prò , e utile ; non però 
egli lèmbra ,* che come tale da lui ella ci 
venghi comandata , o importa , mia lòlo 
perchè e’ fia alla lùa làntità, e volontà con- 

fbr- 

’ ' • w . . 

enei eh' egli crede Jl è la pia derivazione al • 
la ricerca , ed all' amor di quejt * ometto , che 
altro unqua non pub ejfer , eh' Iddio ,, eh' è il 
fola , che può , e naie fidi far lo , e renderlo 
di tutto ben f atollo ; legge la quale , confor- 
me egli ferine , effendo di tutte l' umane ob- 
bligagioni P unica regola , e lo fpirito,e il fon- 
damento di tutti li precetti del Vangelo , è al- 
tresì di tutte P umane leggi bafe , fojiegnc , e 
principio ; anzi pere F ella obbliga tutt' uomi- 
ni fenza eccezzione alcuna di perfona a unirfi 

tra 


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•4 


*8 D E* PRINCIPJ 
. forme i e ip confèquenza parcheconven- 
ghi dire che il giufto Ila affai al dinanzi 
dell’ utile j- 

M. Quello non è men falfp e vero j imperoc- 
ché niuna cofa fi può mai fingere al Mpn- 
do , o imagi nar da noi, nè contra,nè oppofta 
alla fantità divina , o al divin volere , che 
parimente ella non fia d’utile, e di van- 
taggio per noi; e quefto in niun conto fi 
può mai dalla giuftizia fèparare,e dividere, 
o quella da quefto ; perchè Dio cpme en- 
. te perfettififinao , e fàpientiffìmo , eh’ egli 

è, non 


tra ejfi, e ad amarfi vicendevolmente , ne rac- 
chiude in f e fiefià un ’ altra , eh * è la feconda; 
imperocché t fìtti noi pef natura al pojfefiò di 
un unico , e foderano bene defiinati , e per li - 
, game si fretto e fido uniti ejfendo , che giu- 
fta fi legge in S. Giovanni non comporremo , 
ne fot'maromo altro mai , che una fila per- 
fona (s i ) non pojfiatno giugner giamai a far- 
ci degni di unità tale nel peffedimento del com- 
mun nofiro , ed unico fine fi non col comincia- 
te dianzi , e in quefia firada appunto , che per 
colà giugner e fiam tutti tenuti battere , ad 
• • < • unir- 

* j 

{ fi ) 9. Joan. 17.» i. 



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* t 


DEL DRITTO NATURALE . 7* 
è , non operando mai , nè facendo colà al- 
cuna contraria a quel fine , eh’ in Crearci fi 
propofie, e per ragione non potendo egli 
voler colà alcuna , che torni a noflro dan- 
no , o dilcapito , che chè c* impone , ed or- 
dina nello ftefiò mentre non è men utile , 
che giufio , in guifà che non fi può 1* uno 
in modo alcuno concepir lènza 1* altro . 

D. Or abbifògna per verità finalmente di- 
chiararmi per ben perlùalò, e convinto ; le 
vofire ragioni fono lènza fallo di gran for- 
za e molto efficaci . 

M. Ba- 




ufiìrei , e ligure tra noi con vicendevole . , e 
reciproco canore ; ne altra diverfa legge per 
quanto e ' dice Ji rinviene , eh ' obblighi ciascu- 
no e lo cojlringhi all'amore di fe medejtmo , v .< 
non potendojì quejìo far meglio , che mediante . 

V ojjervanza della prima ; fentimento , che * 
ben conviene con ciù f eh ’ in altro luogo abbia - - 
mo recato noi^abbia fcritto il Vives ( fi ind- 
i' annotazioni alli celebri libri di Aùgujiìm^ ,* H 
de. Civita te. IL avvegnaché lofpirito di que- * * 
Jie due leggi ( quejti foggiugne ) dopo il pecca- < . 
to del nojìro primo Padre non fa purpiu quel 

dejjbi 

( ) V. Annoi, -, > .. 


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> 



*o DE* »P RING! P J 
fri. Balli dunque quello pef oggi ; imperoc- 
ché eflendolì illòle da gran pezza ritirato: 
domattino per tempifiìmo , dove vi piac- 
cia , altresì in quello ilìeflò luogo , tratta- 
- remo più agiatamente quélche vi rimanga 
intorno quello particolare^ Addio . 







, : de* 

. 1 * ; , ■ • • 

■— 

. • . 1 

*/ ■ • ’deffo ; non lafciano perb elleno di fujfifiere , ed 
ejjer immobili ; t come tali far che tutte le 
leggi per tui la focietà degli uomini Ji regola 
nel prefente fiato non fiano ^ che una ben fe- 
guela di effe ; onde non guari egli, in quejlé> 
Jlabìlìfce un piano di tutta T umana focietd . 
f- ; 


V- . - _ 

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f • 


Sr 



DE’ PRINCIPI 

DEL DRITTO 

r * ' 


NATURALE , 

TRATTENIMENTO II. 

•jk 

De* doveri deir Uomo folo nello flato delle) 

Natura 

SOMMARI O. 

t 

I. V Uomo conjìderato in diverf , ebendiffe <% 
renti fati . 

II. Quanto comprenda , e f fenda mai quef 
foie n za del Dritto Naturale . 

III. Del 'modo con cui P Uomo fa tenuto di co * 
nofcer Dio , &> di amarlo, e venerarlo in 
ogni fua azione , e degli altri obblighi , 
e doveri delP Uomo inverfo quefo ejfer 
fovrano , 

IV. Obblighi, e doveri delP Uomo verfo se me- 

le de* 


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Si D E’ P R I N C I P J 

defimo dijiintìin varie fpezie . . 

V . Neccjfità di conofcer se ntedefimo . 

VI. Uffizj , obblighi , e doveri dell ’ uomo ver - 
fo delfuo fpirito . 

VII. Modi , ? da perfiezzìonar P intellet- 
to , ? delle virtù intellettuali in partico- 
lare . 

Vili. Dilla perfezzione della nojìra volontà , 
e delle virtù morali , dì cui P uomo era te- 
nuto guernirfi in quefio fiato della Natu- 
ra , che della cura del proprio corpo . . 

IX. In Che al fin fi riducano , e fi refiringa- 
no tutti ctuefii obblighi , e doveri delP uo- 
mo , e le fue virtù . 

Dunque avete voi con 
maturezza, e diligen- 
za le cofe , di cui jer 
qui ebbomo ragiona- 
mento , tra voi me. 
defimo ben di lamina- 
to ? 

V. Senza dubbio , e vi dico con ifchiettezza, 
eh* elleno mi ferr.brano regalmente , ab- 
bino una grande aria dolce , e maefiofà di 
femplieità , e di naturalezza . 

M. Or via alle corte,* oggi tratterò a tutto 
mio potere di farvene conolcere e com- 
prendere 1* applicazione , e Tufo, non 

che 



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4 


DEL DRITTO NATURALE. 83 
, che T agevolezza , e la f cilità , con cui li 
doveri , gli obblighi , e gli ufrzj un, ani 
tutti polloni] da chi che lia mai da quelle 
dedurre. A . «■ 1 

D. Ma con qual metodo, od ordine in ciò voi 
procederete ? 

M. Elfendo pur convenevole certamente 
ch’io m’ingegni favellarvi di tutto sì aper- 
to , e chiaramente , che niun dubbio ri- 
fletto a quello particolare d’aver mai vi 
rimanghi , vi rapprelènterò 1* uomo in va- 
ri , e divel li rincontri di lùa vita , e in ben 
mille , e mille differenti fùoi flati ; impe- 
rocché figurandomi io mirarlo da pria nel- 
lo fiatò naturale , or tutto fòlo , e lènza 
altri in compagnia , or di brigata con tutti 
pii uomini , ed in una lòcietà univerfa- 
le, or con la tua moglie, e con li fùoi 
figliuoli, ovver con li lùoi fervi * e con 
le Tue fanti , ed or al fine con quelli tutn 
ti uniti infieme ; in apprellò dilcende- 
rò , e verrò paflò , palio a confiderarlo 
tra *1 riftretto , e tra li termini di una Cit- 
tà , o Repubblica Ha come capo , o rettor, 
di quella , fia come un membro , o infe- 
riore ; colà che fàcendofì , le non vado er- 
rato, verrò a rìifpiegarvi molto diffùlàmen- 
te, e trattarvi alla dillefà tutto ciò , a cui 
Vien ferialmente per altri quello Dritto ' 

F 2 del- 


« 


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«4 D E» P K I N C I P J 
II. Della Natura diftefo, cioè * l’Etica , P E- 
conomia , e la Politica per non lafciar co- 
là alcuna da farvi su quello argomento of- 
fèrvare ( A ) . 

V. Che intendete voi per Etica ? 

Una Icienza , che non (i arreda *in altro , 
che in quelle fole regole , che pofTon mai 
- riguardar l’uomo confidcrato o folo, o di 
brigata con gli altri Uomini nello dato 
./ della Natura. . 

V* Co- 

» - — 1 ■ 1 ■ ■ ■ 

• • # * . . 

( A ) Non v’ ha piu laudevol co fa , nè 
piùfruttuofa , o piu utile in una faenza, che 
uom mai imprende a trattare , d? if covrir - 
ne da pria , e fvelarne li fuoi principi , ed in 
apprejfo pajfar al particolare , che di là ne ri- 
finita . Il perchè avendo nei nel nojiro primo 
trattenimento favellato de'veri principj delle 
leggi naturali , difendiamo ora alle regole , 
che da quegli Jfe ne pofono unqua per alcuno 
inferir eycof a che varrà altresì, fenzafallo,per 
facilitar li ncjìri leggitori , ed in un tempo 
medefmo per un ben molto acconcio modo age- 
volarli a render di quelli un affai fermo , e 
perfetto giudizio non effendovi per quel che 
noi fappiamo , per metterli in quejio fato, al- 
tro metodo , o Jìrada miglior di quejìa . 


DEL DRITTO NATURALE. 8f 

D. Colà è Economia ? 

M. Ella fi è un altra fcienza molto diver- 
• fa dall’antecedente , in cui'fì compren- 
dono ’foltanto quelle regole, che apparten* 
gono alla condotta dell’ Uomo nelle focie- 
tà fèmplici , non che in quelle che fi an- 
no per men compofie. Chiamiamo noi 
iòcietà fèmplici quelle , che non fi forma- 
no, che di fole, e (empiici perfone , co- 
me la paterna , ch’è tra genitori , e figli 
la coniugale tra marito , e moglie , e T e- 
rile tra padrone , e forvi ; diciamo men 
compofie al contrario quelle fòcietà , che 
non formanfi, che delle fole fèmplici , qual 
appunto fi è tra quefte la famiglia , che 
non vien compofìa , che di quefie fole , di 
cui qui or noi favellammo , rinvenendole- 
. ne dell’al tre molte afiài eia quefie diverte, 
e differenti, e molte vieppiù compofie, 
perchè non formanfi elleno , nè fi coflituifo 
cono , che delle fole compofie , come per 
efemplo fi fono le contrade , o li borghi , 
che compongonfi di più famiglie unite in- 
fieme in una fol fòcietà pe *1 comun lor 
mantenimento , o per la confèrvazione de* 
lor dritti Gentilizi , fo per avventura e’di- 
foefcroda un folo , ed unico fiipide , come 
pur fi crede , che avvenuto mai fofiè nella 
prima ifiituzione di tali fòcietà; o le Cit* 
F 3 tà a 


s 


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86 DE’ PRINCI P J- 
tà , e le Repubbliche , o i Regai , Pane de’ 
quali fòrmanfi di più. borghi , o contra le; 
e Paltre di più Città , rette e governate da 
un folo • 

D. Difpiegatemi il termine Politica ? 

M- Egli appunto quello è il nome proprio di 
quella facoltà , o fcienza, che infogna Pob- 
, bligo , e li doveri dell* Uomo in queff ul- 
ti me locietà . 

JX Dividete voi adunque , fe non vado er- 
rato , tutto il Dritto Naturale in Etico , 
Economico , e Politico ; ma rinvengono 
pur per'altri parimente quelli e tre voca- 
. boli adoperati alla fletta guifà? 

M* Mai sì , come che quelli fiano molti po- 
chi ; poiché afsai più d’ordinario s’ ufano 
eglino a fpecificare , ed a diftinguere tre , 
e diverle parti di Filofolìa , in una di cui li 
tratta delle virtù Morali, nell’altra del 
buon governo delle colè domeniche , e fa- 
migliati , e nella terza, ed ultima di quel- 
le di uno Stato , o Repubblica, giuda fi 
leggono , che adoperati furono da’ Greci, 
da cui travalicarono a noi ; come che con 
ciò, vaglia il vero, lì venghi per poco a far 
il medefimo , e lì noti lo ftefso . 

JD. Or via prendendo il filo di quel che dir 
dobbiamo-, figurandovi al dinanzi d’ogni 
altro mirar Puorno lolo nello Stato di Na- 




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DEL DRITTO NATURALE. 87 
tura, (piegatemi quali erano mai gli ob- 
blighi , e li doveri di coftui in quello Sta- 
to (B). j . 

Egli fi riducono quefti e tutti, lènza fallo, 
Iil.come U può di leggier comprender da chi 
che penlà , a due (òli capi ; il.primo di cui 
lo riguarda come a creatura , e opera di 
• Dio ; e il fecondo come a creatura, ma ra- 
gionevole , che opera per la confervazion 
di se medefimo , e delle (ùe parti . 

D. Spiegatemi didimamente gli obblighi, 

F 4 v e li . ^ 


(B) Lo fiato d' una per fona non confjte in 
altro , falvo che in alcune qualità , che rif- 
guardandofi,ed avendo]! come proprie fue,ven - 
gon acofiituire la differenza , e il divario, 
che v' abbia infrajei , e un altra ; tali per 
efemplo fi fono ì’efier di majchio , 0 di donna, 
di giovine ,0 di vecchio , di libero , 0 dì fer- 
vo , di figlio di famiglia , 0 dì padre , di ric- 
co , 0 di povero , ed una infinità d'altre di 
cotal fatta . Il perchè altre di quejfe ejfendo 
naturali, ed in nulla da noi dipendenti, ed al - 
tre al rincontro avventizie , e del tutto in no - 
jìra propria balìa, ed arbitrio , altro è lo 
fiato naturale ,fifico, e morale di ciafcuno , al- 
tro quello, eh' è puramente civile, od avventizio . 


V 


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V 

* 

^8 DK' PRINCIPJ 

e li doveri del primo capo , che tra tutti 
' gli altri , cui per natura 1* uom è tenuto , 
giuda , che da voi jer apprefi, fon li primi . 
M. Qual fia la baie, ed il fondamento di que- 
lli , e come noi li conolciamo , le voi ben 
vene rinvenite , alla diffhlà vi moflrai al- 
tresì io nel ragionamento pafiàto ,* il per- 
chè dipendendo eglino totalmente da que- 
gli principi , che in quello per quanto 
valli di ftabilir m’ ingegnai , non (limo colà 
molto fuor di propofito , ed infruttuosi , 
^ per voi, che pria di più oltre paflàre* 
quanto ri fpetto a quella materia sì dille 
fe pur così vi piaccia , mi ripetiate . 

D. Ecco tutto in pochi motti ; fùppofto,che 
fi ebbe da voi per ben certo , e fermo 
I. Che l’uomo, ogni qualunque volta , 
che d’ operar delia, lènza fallo , giuda la 
propria natura, venghi obbligato, e tento 
to di regere, e regolar se medefimo in gui- 
fà , che tutt’ora col far per quanto fappia , 
e vaglia , qualunque cola per menomilfi- 
ma , eh’ è ila a fuo utile , e vantaggio vie 
più fempre mai ottenghi , ed acquilìi del- 
la perfezzione . II. Che le da lènno quelli 
■ portar fi voglia , e trattar in sì'fatto mo- 
do , e con aver un cotal fine al dinanzi di 
se ftefio , metter e’ debba tutta la cura e 
la diligenza di ragione in ordinar del con* 
i tinuo 


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t » 


DEL DRITTO NATURALE. 89 
tinuo le proprie azioni , e regolarle sì fat- 
tamente ,^che mai fèmpre e* giungano 
quello Hello fine ad avere , od ottenere 4 
di cui Dio , eh* è 1 * autor della Natura , 
per quanto noi comprender polliamo , 
fi valle mai nel regolamento delle lue 
azioni puramente naturali , e non dipeni 
denti dal lui ( -C ) . 

III. Che v 



( C ) La Concozicne , per ef empio , e lo 
fmaldimento de' cibi , eh' in noi Jì vede far 
del continuo mediante il ventricolo , e f fendo '• 
uri * operazione , 0 azione , che dir vogliamo f 
del tutto naturale , ed imperò il farla , 0 non 
farla non dipendendo da noi , altro fine giu* 
fa , che dalla ragion ? imprende , non fi ere - 
de , Dio avejfe avuto mai al dinanzi in or di’- 
vi aria , e infìituirla in ciafcun di noi , che di 
far per quefia firada , e con quefio mezzo , al 
nofiro corpo ricoverare , e riacquifiare quel 
che gli era mefiieri per poterfi ben fofienere , e 
mantenere al Mondo , non che per la continua 
tranfpir azione , e per l' inf enfiti le trapela - 
mento delle fue parti da momento in momen- 
to egli veniva mai a perdere , e logora- 
re . Al rincontro /’ ufo de ' cibi , e della 
vivande y come cofa eh' è totalmente in nofira 

ha- 


Digita 


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* 


9 o DE* PRINCIPJ 
III. Che quell’ efier fovrano l’ ultimo , e il 
principale fine , che fi propofe , ed ebbe 
mai al dinanzi nell’ ordinanza delle noftre 
azioni non naturali egli fi fofie fiata la 

pro- 


balia , ed arbitrio , elP è ut? azione in tutto 
libera , e dipendente da noi ; Or dove pur ci 
Venghi in grado , ed abbiam vaghezza , o vo- 
glia alcuna d* operar a nojìra confervazione , 
■’* e di reyveref e regolar una colai ncjira azio- 
ne in “ Tal fatta foggia , egli è meftieri ab - 
• biamin ejfa quelVìfiejJb rifguardo , e quel me - 
defimo fine che fu quello ( giujìa la nojìra 
credenza ) di Dio nel creare , e nel formar 
del nojiro ventricolo , cioè , la JteJJa nojìra 
confervazione ; coJa> che produrrà f enza fal- 
lo ^ infra queJV azione , e quella del nojiro 
ventricolo un certo concerto , ed una certa ar- 
monia tale , cui non f vide mai da uomo altra 
pari ; imperocché arr.endue qnejie verranno 
elleno a riguardare un medejimo fegno f ed un 
JiefJb fine ad ottenere ; Il perchè non fi deve in 
niun modo qui pafar fitto filenzio , che pro- 
priamente azioni diconfi da noi non men que- 
gli movimenti , che in noi provengono da noi 
< tnedejimi , che quegli , che originano da una 
certa difpofzione metanica , e propria del 


x 


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DEL DRITTO NATURALE: 9 r 
propria gloria, e l’efàltamento di se (tellò . 

* Quindi beo torto, fènon vado errato, qua- 
li tne come un linimento ne ritraelìe ben 
molto naturalmente, che 1* uomo nel di- 
sporre, ed ordinar l’azioni lue libere, e 
che da se dipendino , debba Sèmpre mai 
- aver. 

rwfìro corpo ; come che per ben difinguere 
l' une dall ’ altre ; le prime che fon le fole , 
che pofònf con qualche norma reggere , e con - 
feguéntemente difporre giufa alle leggi della 
Natura , chiamati fi d* ordinario umane -, mo- 
rali , 0 libere , eie feconde fifch e , 0 natura- 
li, Diciam noi l' azioni della prima fpezie fol- 
tanto foggette , e fottopofìe alle regole , e alle 
leggi della Naturajmperocchè lanciando far 
pur quelle della feconda , che come non dipen- 
denti da noi medejìmi non pofòno ejfer regola- 
te in veruna guifà , nè rette ; le pajfioni , che 
fono tutti quegli altri divetjì movimenti , che 
provengono in noi da qualche caufa ejìrinfe- 
ca , e fuor di noi , non pofòno ne anche da 
quelle regolarf , 0 reggerf fe non per quello , 
che difendono da noifefi , 0 per quelche può 
mai riguardar al modo , ed alla maniera da 
faper far ben faldi e forti contro alla lor for- 
zale violenza , fenza * la f dar ci in modo al- 
cuno fuperare , ne abbattere . 



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i 


9 a DE’ PRINC’IPJ 

aver al dinanzi gli occhi , e proporli que- 
fio tnedefimo fine ; cioè , la gloria del Tuo 
Dio , e del fao Creatore . 

M. Or vedete dunque, come da tali verità fè 
ne ritraggano dell’ altre non men certe , e 
ferme ,"di effe ; anzi predò poco* fecondo 
che io vi difiì, tutti gli uffizioli obblighi, 
e, i doveri ( D ) dell’ uomo di tal genere; 
imperocché naturalmente quindi ne fie- 


( D ) Per quejìe voci : obbligo , dovere ; 
uffizio , che ufanjì qui da noi ben f avente in - 
dijìint amente , altro non intendiamo , che un 
azione conforme alle leggi , o che quejìa pro- 
ve nghi fenza dubbio , e derivi da un obbli- 
gagion vera , e perfetta , 0 da un obbligagion 
fottanto imperfetta . Il primo , che rinvenia- 
mo infra Latini , che aveffe mai fatto ufo del 
vocabolo uffizio egjif fu Cicerone nell * aureo 
fuo libro degli uffìzi ; imperocché quegli , che 
trattarono al dinanzi lui 1 e fcrijfero di si 
fatte cofe , come Zenone , Cleante , Criftppo 
Panezio , ed altri , ed altri infra li Stoici 
tifarono mai fempre la voce Greca » 

come che li Greci adoperato ave fero ( per 
quel che noi fappiamo) propriamente quel* 
la di « to ' tav ajìgnificar il medefmo . 


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f 


DEL DRITTO NATURALE. 93 

I. Che l’uomo debba far dal canto luo quan- 
tunque più può , e sa , od a intelletto 
creato può efier peimelso per conofce- 
re , e comprendere quello Sovrano Mo- 
narca, non potendo egli in altra guilà, lènza 
l’appoggio rì’una sì fatta cognizione, non ap« 
panarli da un tal fine,- TH( TtQÌ rn/f IVlTi/ldeCS 
(dice Epittcto (a)l I Sionvò [wQnù'm'ioy èx«w ìnv , 

òpòàf wroXj/4«f ctùrùy ìx Hf ■>*** ovruv , /gì ìioixiy- 
‘itov rù oKot Koiktùf /gì S ' inaio f , v, gì (Teano v eie rivo xeimnvK- 
X^au , '7Ò irtifaStcu ocùvo'ts , /gì «xay ir ieri vaie ytvof/ivoie, ygi 
et'xi\hòéiy ix,óvmuàf imo rijs etp Irne yyeùfjuif '/y'reXvtiìvoii . 

\ ale a dire. Il lòmmo , e il principale capo 
deila Religione egli fi è il far opera, e proc, 
curare ad ogni Ilio collo di riempier se me. 
defimo di buoni opinioni intorno gli Del 
immortali, (parla egli da Gentile) per poter 
giugnere a vivere ben perliialò,e certo, eh’ 
eglino di vero efiflano; che con ogni retti- 
tudine^ giufìizia tenghino la fignorìa dell* 
Univerlò : Che fi debba loro preftar alla 
cieca ubbedienza in tutto , e contentarli di 
quanto eglino ci comandano , come pro- 
veniente da quegli, che lono di lunghi!! 
fimo Ipaz io vieppiù fàggi e vieppiù intelli- 
genti. di noi ; perchè così non oferai nel 
corlò del viver tuo giamai accaggio- 

nar- 

(a) ErXEIPIAION cap.tf. 


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94 D E’ P R I N C I P J 
narli di nulla , o . rr.tr mancarti in mo- 
do alcuno , che venghi da efio loro meflo 
in abbandono , e negletto ( E ) . 

II. Ch’ 


( E ) La necejftà , ha V uomo di fod - 
disfare a queji' obbligo , o dovere , mani- 
fefiamente fi ccnofice da ciò , che com e egli f 
vedrà , Je ne ritraggono per poco , fi filo , 
quafi che come una confeguenza tutti gli altri 
doveri , od obblighi di qnefio genere , che lo 
riguardano come a creatura Quindi ab- 
biavi gran ragione da poter con franchezza 
ajjerire , che dalla negligenza , e trafcura - 
t agì ne grande tifata da noi in quefio , egli 
venghi , che fi mettano quafi , che del tutto in 
non cale , e fi trofie urino tutti gli altri , come 
imprendiamo altresì dair Apofiolo in uno non 
molto diverfo propofito ( i ) . Il perche come a 
Santi Uomini la contezza grande , ch'eglino 
ebbero , per quanto mai venne lor permefiò , 
e pojjederono de' divini attributi , valje di 
lunghijfimo fpazio nel Mondo per portarli ad 
un grado di perfezzione , in cui affai dirado 
uom giugne ; così la mancanza eh' è in noi di 
quefia , egli è cagion fovente del noftro o- 
perar al rovefeio , e del contrario procedere , 

la 

( i ) Ad Rom. c. i. n.zo. Sex 3, 


\ 


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• V fi 

DEL, DRITTO NATURALE. 9 f 

IL Che gli convenghi per ogni verfò,e fia in 
obbligo d’ operare , e trattar gii fia al di- 
vin volere, non che fervirfi di qutfio prefc 
fo che per motivo delle lue proprie azioni 
efiendo cola pur troppo certa , e fuor di 
dubbio , eh’ Iddio chiegga da Jui , eh’ e’ fi 
regga , e governi fecondo le leggi della 
Natura : Quando mai pur da te fi com- 
prende , che sì abbiano difpofio li Dei ( di- 
ce un Gentile (b) ) sì fi facci « to'* 
Stois <pihOP , TCC UT il yivio . E fè pure avvenifiè, 

che 

( b ) "Epiteto ErXEIPIAION c. 79. 


lanciandoci da giorno in giorno fempre pie più 
foprajar dal vizio ; e come un uomo , che non 
cura conojcer il buon Medico dal non otte- 
nerne egli imperò da quello il guarimento , 
vien di fua negligenza fujjìcientemente puni- 
to ; cosi nulla Jìimando il conofeimento delle 
divine perfezzroni ne diamo di ciò noi , a noi 
JiejJi il gajìigo , vivendo totalmente privi di 
quegli appoggi grandi e Jovenimentì , che da 
quello ne potrebbono mai attendere ( 2 ) . 

( z ) Leibnizio «elle note ad un picciolo libro Inglefe 
di Mr. de Shaftsbury tradotto in Francefe con quello tito- 
lo: Lettere fur rEnthoufiafme $. 30. che fi leggono nel voi. 
II. de Recveil de diverfes Pieces fur la Philofophie , la 
Religion&c. ' 


•V» 


9 6 DE’PRINCIPJ 

che alcuno dedderade la tua vita , come 
farebbe, un Anito, o un Melito dagliela pur 
fìcuramente , e non gliela negare, che fèn» 
za fallo non varra egli a danneggiarti , ne 
a offenderti in co fa del Mondo . tptt £ì emi- 
ro? ngl /itKm? etpxrqvaji (iti S'twctntt , (l<ri-\.ax, S'i « - 

, E non guari al dinanzi*)™ (egli fcrive (e) ) 

y cu/iy*.» Gvyx.tXtopw-i , tropo? irotp vpùfjt . , /gl ni 

iorbumi cioè, fàppi , che niuno fi modri, 
più fàggio, nè più intendente mai , e peri- 
to delle colè divine di colui, che ghigne 
ad adattarfi al tempo . 

Ili, Ch’ e’ debba del continuo viver in Dio, 
giuda altresì quello , che lo c’ intègna l’A- 
podo ; Nemo nojìrumjìbi vvyit (fcrivendo 
egli nella pillola a’ Romani ( d) , & nemo 
Jìbi moriiur , filo e enim vivimus , domi- 
no vivimi/i , five morimur domino fu- 
mili . E vaglia il vero con ciò egli al- 
tro non intende, che la neceflìtà , e il 
dover, che ha ciatèuno d’operar giuda 
la volontà di Dio , e li Tuoi divini attributi 
con aver tèmpre mai gli occhi a quel me- 
defimo fine , che* giuda la nodra credenza, 
ebbe colui nella creazione delle colè di 
qua giù ,* In qualunche imprefà , eh’ e* fia 
( dice Epiteto altresì parlando con li fòli 

lu- 

( c ) jVid. e, 7S. 

( d ) C. 14. ». i. 


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I 


k 


DEL DRITTO NATUR ALE. 97 
lumi' della natura ( e )) rivoltatevi pure 
al gran Giove , e al vottro dettino ,, oran- 
do « lor , che’-fi degnino , e compiaccino 
* guidarvi 3 colà, dov’ e* mai vi di puti- 
rono. Eir< irepTÒs vp^yupu , ìuutìov nù tc £<yt- S'i'i [it 

: fingi aù » nrwrpuiiipi) fOtroi toS' npù* &pci 

l*ìyos r & t^opteu ji grnmtf . > ■ .» - 

IV. Che fia tenuto di neceffità amarlo^impe- 
rocche dalla cognizione delledivinè per- 
r , fèzioni provenendone lènza dubbio nei 
cuor dell* uomo f -e derivandone un cotal 
‘ guftq, o diletto , che dir vogliamo e pia* 
cimento , che non abbia chi. lo pareggi 
. quindi nafee in lui certamente della bene- 
volenza, e dell 4 amore in. verfò quefìo etfèr 
. . Supremo . ■ \ * 

,V.Che quett’amore,e quefta benevolenza, che 
Lanino è in obbligo , ed m doVer’ di porta- 
: rea Dio,convenghi,che Tuperi di ìunghiffi- 
molpazio , ogni , e qualunque altroché a 
.cofa mortale fi può da lui . portare i (F) 
‘ r /c ■ G im- 

( ,C ) ZX l.fupr. , • . 


,( F ) Quefto appunto è quetV amore , che 
in ptu luoghi di J agri libri (%) ci fi accoman- 
dai 

(3 ) Matt.ii.D^iter.c.^.é.exo3.io.icvìt.a().&c. 


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f 


D £’ P R -I N C I V J 
imperocché ;1* amore, in noi provenendo 
. dal pi acere , e d^l diletto, eh’ abbiamo deb 

. Fai- • 

• .... •. : • -.. '• ••• v •’> * 

r ■■■■ — » r f 

f .. ■ , •. V •• ... • ; . •• ' • \ 

da, e con tuie motti del Decalogo : Dillges do- 
minum Deum tuum &c. Quindi il Vive: (4): 
erutti* dicendo: ut paucis verbi s magnus il le 
Magifter quemadmodum unicùique viven- 
dum fit docet , ama quem potes tnaxime , 
qui (òpra te eft , & non ajiter , qui prope te 
eft , quam te, quod fi Feceris , tu fòlus leges 
omnes , juraque feies , & fèrvabis ,* quae alii 
magnté Ihdoribus vix difeunt . . . , * Di- 

liges, inquit , quid potefb effe dulcius dile- 
zione , non metuere , non fugete , non hor- 
rere praeceperis , ( Domirium ) ut fcias illuni 
effe reverentlum*, nam dominus eft ; , 

( tuum ) etfi multorum eft,tamen uniufcujuf- 
que *fit per cultum proprius . . , Ex toto 
còrde diligere praeceperjs , utomnes cogi- 
tationeS tuas , ex tota anima , ut omnem vi- 
tami tuamyex tota mente tua, utomnepi 
, intelle&um tuum in jllum confèras , a quo 
babes ea , quae confers . Il celebre Lcibnizio 
in un fu 0 trattai elio (f)( intitolato . Trito- 

■ ti- - 

f 4 ) Tri not.ad lih.io.de CivIt.Dci c. 4. 

( r ) C,i fecft. Ep.li fi ha rei voi. 1. de Recveil de 
dlverfcs P5ec;sfur la philpfophie , !a Jteligion d*c. 


DEL DRITTO NATURALE. < 99 
r altrui perfezioni ; e quelle in Dio tali- 
appunto effondo, e così grandi , che un- 
r : que mai metter fi varrebbero in guifa al- 
cuna al confronta , ed al paragone di quel- 
v •' *.*i ■ - Gì ’• le 

A . • . . •< 


cipes de la vature , & de & gr ace fondes en 
raifon ) dimojirato , cf? egli ha , quejio amore 
* doverci recare il maggior piacere , e diletto 
• dèi Mondo : foggi ugne : Et il eft aisè de 
V aimer edmme il faut , fi nous le connoifòns 
comme je viens de dire.Car quoique Dieu ne > 
(bit peint fenfibile à nos fens exteroes , il ne* 
laifie pas d- étre très-aimabile , & de donner 
un tres-grand plaifir . NoUs voyons combien 
les honneurs font plaifir aux Hotnmes, quoi- 
qu’ils ne confiftent pokit dànsles qualitez des 
fens extèrieurs . . . . E non guari apprejfo i 
Gn peut méme dire , que dès à prèfent T A* 
mour de Dieu nous fuit jov’ir d’un avant-goiìt 
de. la felicitò future .i„ CaV il nous donne lune ’ 
perfaite confiance dans la bontè de notre Au- 
teur & Maitre, laquelle pro&uit ime vèr*- 
table tranquilitè dè P efpric i . . Et 
outre le plaifir prèfent , rien ne fauroit étre 
plus utile pour T avefiir , car 1* amour di 
Dieu remplit encore nos ef^èrances , & nous 
méne dans lechemin dù fopreme Bonheur 
&c. ' i 






IOO DE’ PRINCl P ]■ 
le di tutte le create cofe, qualunque pur el- 
leno .fi fiy.o , coltri , che fi bene giugne a 
conolcerle, ed a comprenderle , come ad 
nom conviene ; rincontrandovi egli un 
piacimento ed un diletto difmilurato , e 
. grande oltre mifura , e fenza comparagiò- 
ne alcuna vie più di quello , che nel cono- 
Icimento delle perfezioni delle creature 
'• può egli peravventura rincontrare , e a 
■ quel co l’amore proporzionatamente- Tem- 
pre mai guagliar dovendolgegli fà mefiieri, 
che altresì fia tale , e non men grande ; e 
; confcguentememe , che non abbi altro 
“ mai al Mondo,che in modo alcuna lo lupe- 
7 ri , o adequi . ’ * • . . • . 

VI. Ch’ogni fua follicitudirie, ed attenzione 
impiegar e’ debba , e collocar tuttora in 
* non far colà., che polla io gui là alcuna a 
quello lòmmo, ed unico Bene dilpiàcere, o 
• /gradire, l’ amor in altro veramente non 
confìftendo , che in godere , e gioir , 
’ per l’altrui felicità. , non che in paven- 
tar del continuo , e oltre modo di conv 
- metter colà, che dilàggradi , p pefi all* 
aggetto amato ; còli che per l’ appunto^ 
ciò che^iù ferialmente appellafi timor fi- 
liale ( timbr filiali: ) oppofio diametral- 
mente a*quello , che dicefi lervile ( metti: 
fervili:) che da gafiigo provenir luole , 

o da 


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DEL DRITTONI ATURALE, jot 
*o da fùpplicio ; irqperocche* Iddio, febbenc 
altresì di quefto pei: iftimular E uòmo ad 
operar rettamente , e lòllecitarlo .al' ben 
fare fovente fi vagii , e che dalla cofìui 
gravezza (pèdo (pedo quegli atterrito , . 
ed ifgomentàto ; venghi da mille , e mille 
laidure e tèonvenevolezze a ritraerfi; 

" tutta volta quello non hà vertm luogo , do- 

* ve aiutila pur dall’uomo quel amor por- 
tato vero e reale , che naturalmente a* 

* Genitori gli proprj figli logliono portare, 
e eh’ egli dev.e ,e convien che gli fi porti* 

y jl. Che 1* abbia altresì a riverir , e vene- 

'* rar lòpra tutto ; - imperocché in grado 

- emjnentiffimo in le contenendo , tutte le 

- perfezioni.,- che nelle loda nze , che da lui 
derivano , come effetti provenienti dalle 

- caule, fi contengono» e imperò ellèndo egli * . 

‘ un Ente infinitartiente perfètto, onnipo- 
tente , giufto , e buono eftremamente , ed 
amabile; di ragione deve egli preferirli 

- tèmpre mai * ed anteporli a che che lia nel 

"novero delle colè create , nonché aili ftek : 
fa noftra perlòna . ; • 

VIIE Ch’ in lui lòltanto mettere e’ debba 

' tutta la iùa fiducia , e confidenza , e col 
darli pace in tutte le cote del Mondo , che 
o delire , o finiftre peravventura l’av- 
veftgono , moflrarfi tèmpre mai làido in 

G 3 lui 


DE’ PR'INCIPJ 
lui , e tutto tempo reguiarvi ; imperocché 
da efiò lui gli averi , e le fortune notf re 
tutte provenendo -e’ può e vale , come pur 
l’efperienza loc’ infegna,che tutto dì egli 
facci , dove di farlo pur gli viene aggra- 
do , rivolgere , ^ contorcere a noftro prò, 
ed utile quanto mai di malo i e di 
qattivo c’ avvenne , o può unqua av- 
venirci . Per verità egli hà troppo di bel- 
lezza,^ di gravità, per non eflèr paflàto in 
filenzio quel che fcrive Epitteto a quello 
propofito . C.egli dice ) ( f ) ’ 

wroxac'W^ « <*# Sìxri o £$iaxt&J>s.aì 

• &P*X ' as <*»t ueK P° v ♦ pMxp * • V irra>xòv ìmrx&nSaì ire 
6ÌM , * vx usti wìnov tù<pui{ mnc^vifat xaXÓly , a$ *PX 0V ~ 
<nt\ a» ìfriurL/j .<ròv yctp <wV èri ^ to' boba) uvoxe/m^dt 
ftpóaarrrov xothùs , ixxì^oc^au i' 1 tta’Jo , tìtAtt , Cioè • 

Rammentati pur , che j come T obbli- 
go , e il dover dell’ attore in altro non 
-confitte , che in fa per ben rapprefentar 
quel perfonaggio , che il comico l’ impone, 
in modo, chefequefio mai da lui vuole 
eh’ egli Ha lungo nel favellare , egli con- 
vien , eh’ e fa lungo , e fé breve , altresì 
breve deve egli ettere ; o le quello da lui 
, richiede , eh’ e’ rapprefenti un. povero , o 
un ricco , o un plebejo , o un nobile y o un 
V -! / * -• - Vfcian- 


( f > '• ErXEIPlAION. c. xj. 



-, 



* ’* 


‘ <-■ 


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• , * • 

. . . I 

del dritto Maturale, io? 

fciancatq , o un tòno , egli deve a tutto po- 
tere impegnarli di ben rapprelèntarlo chi 
che quefti egli fia; così il tuo obbligo , e il 
tuo dovere in quello Mondo non confitte in 
eleggere quello, che vie più t’aggrada, 
mà fot tanto t in rapprefentar bene quel 
t perlonaggio , che Dio vuol , che rap- 
pacienti « * 

In ultimo da un fnedelimo principio., e quali, 
che allo hello modo di - la deduce!] il do- 

• Vere , e 1* obligo dell* uomo d 4 invocar 
. un eftèr sì. lupremo non meno nell’ inter- 
no, che nell’ efterno , e rendergli grafia 

- tutt* ora degli benefiej, , che n’hà egli 
mai ricevuto, (g ) ; imperocché avendo 
noi per colà ben ferma , e certa , che 
tutto e quanto di bene abbiamo fia lùo do- 
no , non dobbiamo inniun momento mai 
arredarci di non pregarlo , e lupplicarlo 
non che nell’ interno del noltrq cuore, nell’ 
efterno ancora con la bocca , per efemplo, 
ed altri sì fatti atti efterni, di degnarfi con- 
fèrvarci e quftpdire non meno li beni prè- 
fenti , che darci » e conferirci degli altri in- 
apprettò e dilongar da noi del continuo,' 
qualunque cafa che ria $ a malvaggia può 

• eflèrvi rivolgerla feropre a un fine 

• * • , • G 4 ; mol- 

( g ) Màtt. 6. nurn, $. Lue, u. 1.& ire» • 

Jl , . ‘ . ' t * 


\ 


104 of PR*I NCIPJ * 

1 molto buono eretto^ colà irrjcui confitte 
■ per 1* appunto l* invocazione interna , ed 
efterna di cui favelliamo' ; e perche da co- 
tal contemplazione , ed agguardamento , 

, che de’ divini benefici , o grazie ricevute, 
per lo continno dal uomo far *fi deve in 
; giiò del fiio riconoicentè , e grato animo r 
in verlò un sì gran benefattore , egli viene 
a nafcere in lui , ed a dettarti del piacere^ 1 
e della compiacenza ; e quindi dell’amore, 
o dell’affetto , che dir vogliamo , inVerfo 
colui, che cotanto lo benefica, eh* è quello, ? 
per appunto, che diciamo noi altresì grati- 
tudine, od animo grato; ogni ragion volen- 
* do che di quefto ne facci egli mottfa al di 
fuora,’ e ne dea fègno agli altri , acciò 
l’azzioni efterne tèmpre mai confentino , e 
vadino in concerto con l’ interne ; deve 
egli confèguentemente quello invocar non 
meno nell’ interno , e nell’ efterno , che 
ringraziarlo lènza mifura, e continuamen- 
te; Il perche per quello rendimento di 
grazie,altro d’ intendar noi , non abbiamo 
t in animo , che un’orazione) per cui fi vén- 
ghi a Dio ad ifeoverir un animo ricono- 
- ftente , e grato, per li benefici, e le grazie , 
Che n’ abbiamo ricevuto ; Quindi egli 
- conviene , per far quello , conforme fi de- 
ve,. che li divini benefici, eie grazie fi 

■ me- 

: • * ♦ 


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DEL DRITTO NATURALE. m 
~ meditino in tal fatto modo, e fi ponderino, 
che la lor grandezza prefio poco fi vegga, , 

< eifcopra a’ nofiri occhi , e totalmente ci 
venghi al dinanzi . 

! - D. Ma ditemi pure , effendo Dio la fletta là- 
fpienza, perche non credete voi , che ba- 
tti invocarlo nell’ intèrno ? ( 

M. Egli non v* ha dubbio, che quello im- 
però e’.fia baftevole , e fufficientifiìmo ; 
per tutto ciò molte ragioni , ed infiniti' ri- 
fletti vi fono', che l’ invocazione efìerna , o 
per parlar con più proprietà , T orazione, 

• e, V orare rendano altresì per non men Re- 
cedano , e per di bifogno ; imperocché la-* 
Iciando noi pur ttare.da l 5 un canto, che la 
lèrietade e la gravità ifiefia dell’ invoca- 
zione richiegga di perle tèmpre mài , che 
la fi accoppi » e congiunghi cori etto il fa- 
vellare , e còl difeorrere, e che in modo 
alcuno capir non fi pofià al Mondo , ne va- 
glia , il perche da noi , portandoci a que- 
llo con far a noi medefimi una alfa i- gran- 
de refi ttenza , e forza , incojar fi debbano, . • 
e profondar àlPinterno quelle parole, e 
que J motti , che concepiti , e ben dinega- 
ti in noi fi procacciano a tutto lor potere,*: 
e violentemente s’ affàtigano per 1* utèita; 
qualunque volta che noi facciamo quella 
azione alPefterno , o per meglio dire oria- 

mo, 


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IO 6 DE’ PR.INCIPJ. 

- mo, oltre l’utile, e ’i giovamento che quin- 
di noi per noi ftefiì ne ricociamo , venia- 
mo a gli altri nello fteflo.mentroa recarne 
un altro ^quello in/ nulla inferi qre,* 
poiché cort cid' fi viene in noi , non che 
a tifvegliare , e dettare un gran attendi- 
• mento , egli s’ incitano parimente gli altri 
.e s’ incorano a nottro efèmplo a far il me- 
defimo ; Il perche egli è cotti indubbitata , 
e certa , che T invocazione etterna di Dio, 
i od orazione, che dir fi vuole, fate* nel 
modo , che conviene, od ad uomo Ita bene, 
che fi làcci , ( come che a ciò veramente fi 
richiegga la divina grazia giutta lacomun 
de’ Padri ) ^Congiunta , con P amore, e 
col timore , che altresì , giutta al dinanzi 
didimo , da noi a 'quello fi deve , ella pofià 
- fenza dubbio valerci , quafi che per un Ica- 
* lino a condurci , ed a farci montare al più 
alto , ed eminente grado di tutte le virtù, 
pon che giocarci ad ottenere , ed aver 
■ V impero de’ noftri fènft , e de’ noftri affet- 
ti 5 colà che doverebbe efièrci in realtà un 
gran motivo per indurci a ben Ipeflb farla, 
edarnioltoben lovente ripeterla; 

V. Ma oltre 1* amore , e il timore inverlò 
Dio , con cui volete , che l’ invocazione 
ètterna , q l’ orazione per efièr ben perfet- 
ta fi accoppi , non credete voi , che coqfi- 

fien- 

« 


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DEL DRITTO NATURALE . 107 
Rendo ella deh tutto in una profonda e 
gran meditazione , della divina Onnipofc 
farizaj e. bontà , richiegga altresì , che 
s’ abbi una gran fidanza , e confidenza in 
r lui ? ' . '■> ••••,.•' y. / 1 

M, Senza fallo ; anzi egli e quello una con- 
feguenz'a ben cej^ta , e ferma di quanto al 
dinanzi noi didimo ; comeche non fia fuor 
di propofito , che voi dHà altresì ne rico- 
giiate , che le formole , eh’ in ciò ufiamp, 
debbano efler da noi ben intefe , e capite , ' 
e che elleno dovendo dettar in noi degli 
affetti , e dellarnemoria de’ benefici diri* 

•-ni non fi debbano comporre, ne fòrmarda 
altri , che da coloro, di’ anno un intera , e ■ , .1 
ben rara cognizione delle colè divine. 

D. Non vi fono altri doveri, e altri obbli- 
. ghi., che quelli dell 5 uomo comp crea- 
? tura ? • ' 

M* Altri , che quefli Hfcn riconolciamo noi ; 
con li lumi foltanto dèlia Natura ; per il di 
più, come altresì per quel che fi richiede 
per determinar i modi di bpn fodisfar ■- 
a quelli iftefii , troppo più fi ricerca di lu- 
me , e di cognizione ( D {toiefi* per in?- 
>• • ■; ; -./tera- 

S ' s 

(P ) Leibnizio in una 

• re 



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io 3 ... D E* P IU N C I p J 
teramente fidar qu-dloculto di ficonolcen- 

* Z a dovuta peb f uomo al vero , e fhpre- 
mo edere, abbifogna pur., che confeflìa- 
itk) con ingenuità; cheli lumi della natu- 
ra, lenza 1* ajuto della rivelazione , nonfia- 
tio in niun modo di per fé baftevoli , e lùf- 
^cienti ; ónde fa egli intieri dériggerci, 

' in ciò , e regolarci , giufta quel che. im- 
prendiamo da quella . : 

D. Degnatevi adunque d’udirmi, al dinanzi, 

• che non fi venghi ad'altro,lè pur tutto fep- 
pi ben comprendere ; Pobblighi, e li doveri 
HelP uomo , come creatura , o per meglio 
dt-e , il' culto di riconolcenza , che P uom 
deve a Dio * egli non confille , che nel Po- 
lo efercteio , e nelPufo di quelle aziqni , 
eh’ anno pur per mira , e per motivo K di - 

- vini attributi . Or fe quelle azioni fono el- 
leno 


.* v 


ré( 6 ) fcrUta alla PrincipeJJif^di Gali?* nel 
me/} diNo~)embre 1,7 if . mfirò fehza dubbio 
arem dolore , ed un vivo fentimento di rama - 
fico , chela Religìon Naturale fi vede a da dì 
in dì in Inghilterra indebolire , e corrompere; 

• ~ ‘ . - 

( 6 ) Si legge nti voi. i. de recueil de divttfos l’ie- 
ces far la l%flofophie;> <Scc. ‘ 

♦ i 


Jk • 


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-rfrur.. .. 


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f - 

‘ £ 

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* 4 




DEL DRITTO NATURALA. 109 
Jènò totalmente interne , e confìflono nel 
penfàre, il culto fi appella interno ; £ lòn 
eterne,' e confiftono nefli moti del corpo, 
11 culto fi dice eterno Quindi egli è , che 
la contezza di Dio , la riverenza dovutagli, 
H rifpetto , la fiducia , 1* acquie/cenza in 
lui , il rimetterli al fu o .divin e lànto vo- 
ìere,l’invocazione interna, il rendimento di 
grazie, e in tln motto , tutte ! azioniinter- 
ne , che pollono mai, convenire con tali ob- 
blighi , e uffizi , appartengono al culto di 
Dio interno , 0 fi po 0 òno , e debbono tut* 
te guardare , come tante parti di quello. 

- " - ‘ • .. ; 


L 


■ 


* • • . • . ' ; .1 ¥ 

poiché altri voleano' y che fi anime Jì JbJleìo 
corporali , ed altri . fin Dio medejtmo . Mr . 
ClarCke nella rifpojìè ( f ) % che gli fece per 
comando di qvefla Principeffà a prò ài Mr, 
Newton , che in q/telia ave a egli accagiona- 
to , ma con caluntiia , d' attribuir a. Dio irn 
organo per cui egli percìpijfe le cofèj confejf'd 
'ingenuamente ejjér < 7 // e fio quanto vero e certo + 
altrettanto ..deploràbile. ; ma Joggiuvge egli 
' che di tal forta df uomini non meno fe ne riri*' 
veniva in Inghilterra , eh' in altri Paejt - e 


.va- 


(7) La fi ha ne] medefmo Volume. 


y 




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s 


Ilo DE’ FRINCIPJ 
Per al contrario l’Orazione, ifrendimento di 
grazie, li.di(corfi,o ragionamenti , che non 
fono che interpreti del culto di Dio interno, 

■ ‘ ctutteraltreoperazioniefterne,chepoflb- 
• no unque derivare , o naicere da quello, 
come per efèmplo fi farebbe la lettura de’ 
libri spirituali « le prediche * le cerimonie, 
è li Riti della nofira Santa, e veneranda Re'- 
-‘ligiotie, e miltf altre si fatte cofe, v come 
attenenti alculto di Dio eflemo, fL devono 
1 V • »*. . -a que-, 

:' r .• 

1 — r* — 

vàglia il vero, per qitelcbe mi vieti r aggua- 
gli atoord' amici di qualche paglia, neppur 
noi totalmente ne Jìam (forniti e privi.: come 
che niuno debba dqrfir a credere • (giu- 
Jia , che in altro luogo db bi am di già mojiro 
appieno ( 6 ) e mojharh vie pih alla diftefa in 
un trattatello particolare, non guari dopo redi- 
zione di quefii trattenimenti ) ; che quefii vi- 
rano per f uà/ di quel che dicono ; /ebbene V 
fncojianza , la poca fodezza , Vqppo/zioni , le 
» contrarietà flejfe de * lor ragionamenti Jìanó 
tante pruove, che dovrebbero ejjer ben fuffi - 


*» * i 

( 6 W V.tratt.i%fc nella no!tra lAetafifica il tratt;faH’eG- 

• fte;ua di Dio. ..... 




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v 


< k • 


I 

DEL DRITTO NATURALE. Jm 
a quello del tqtto refèrire pan 2 i l^obbìU 
go , e 1 dover 7 -di un uom prò , effendo , 
per.cjuel ,da, pèr voi fi difle ; determinare , 
e regolare-,- (è ‘medefimo in- tutto e quanto 
egli fa ,v od opera giufta li divini at- 
tributi ' ^confeguememente, dovendo egli 
viver tubarli e coutinuamente in Dio, egli 

• ve 


denti per non metter in dubbio un si fatto 
nbjbro Sentimento , che che altri? ne dicano in 
contrario T Oltre che, fenza fallo, vanno pur 
altresì errati coloro , li quali f danno a cre- 
dere , che dove mai con ben falde ragioni giu- 
gner potfimo a per f loderei ,al Mondo dicevo 
non e fervi ninna Divinità , potrebbomo dì 
leggieri acquijìar la quiete edilripofo dello 
Spirito , dicendo , che ni un pensamento mai co 
tanto di Spavento , o di terrore- valfe a defìar 
in uomo , quanto- quello di effervi un Dìo, che 
gìuftà le proprie azioni lo rimuneri y Oi goffi* 1 
ghi imperocché tufciaddo Jìar tutto altro-, 
che contro ciò dir Jt potrebbe , egli èf nord} ' % 
dubbio , come benfaggiamente notò Leibnì*\ 
zio nell annotazioni al Paragrafo 5cxxi in, ?'• r 
della lettera del My lord Sbafi sbetry su P e n- - r * 
tufi a fmoy che del terrore , è dello Spavento f 
ri f egli , ed ecciti in noi non meno quando * • 

peti* 


*«* 

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e**v 


n* D E*’ P R I N G I P J. ? 

V’ è ogni ragione di dire J; che tutto, e quan- 
to mai per coftuifi facci, e operi apparten- 
gh-i al culto di Dio èfiemo ; e la iua vita 
, altro in effètto non venghi ad efiere,che un 
ben continuo , e perpetuo orare ,• vaglia il 
vero non ^redo , che dubitar fi pofia ai ra- 
gione , che non abbi fogni , dall’ uomo fi 

ado- 


penfìamo agli malori * thè fono per avvenirci, 
che quando riguardiamo al bene ch$ -fiamo 
per perdere y Jenza che gli AteiJieJJi , giujta , 
ciò che detto abbiamo al dìfopr a 'fon tenu- 
ti i ed obbligati virtuofamente operare , , ’e con 
rettitudine r \ 'jfendovi una, certa .morale che 
in rutila dalla Deità dipenda,,, avvegnaché 
imperfetta y e non miga coiì intera nelle fue 
parti ,,e betona , come quella , che vien Riabi- 
lita ,e fondata totalmente nella JìeJfa provi- 
~ denza divisa y e nell'immortalità dell' anima, 
Ì>el re fio io non dubbilo eh* alcuni aver ebbero 
fior f e qui dejìderatò , che w favellando feMct 
♦ ' ddeligies naturale mi avejjè alquanto . vie pile 
* difiefo, e tratto dimojirare l'armonia maràvi- 
' \ gfiofayChe il abbia tra quejìa , e la revelata t 
/ Ora il Regno della Nat ur fi , e quello della 
" . ì@ré&a,f£0fcjqr por mente paratamente , e 
: ^fervane gcowe la natura ci vaglia per guida 

' ‘ - v; ‘ “ alla 


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V 


DEL DRITTO NATU R ALE. i r $ 
adoperi non meno 1’ uno , che P altro di 
quello culto , e che facendone ufo del con- 
tinuo , cosi coni’ e* conviene, non gli polfa 
di lunghifiìmo fpazio fèryire a renderlo 
tranquillo , e lieto in tutto il corto del vi- 
ver Tuo , ed ad accrefcerlo da momento in 
momento, e vie più tèmpre aggrandirla 

H nelle 


alla Grazia , e come quefia venghì quella a 
ripolire , e perfezionare valendo f ne { agge- 
voli cofe Veramente tutte , e facili a mofirarfi 
volendo ) poiché f ebbene dalla ragione impren- 
der non fi pojjd il di piu , che dalla rivelazion 
s* imprende , vai ella d? affai per renderci ben . 
certi e ficuri , che le cofe fan fatte in modo, 
che non giungano ad ejfer comprefe da umano 
intendimento . Ma mio principal difegno egli 
è di dilungarmi il men , che fa pojfbile fuor * 

de ’ termini , che m ’ hu io in quefi operetta 
prefijffó ; e regalmente affai ben faggio reputo 
r avvifo di coloro , lì quali le cofe della 
nofira veneranda , e fanta fede, come mirabi- 
le , e feci al fattura della mano di Dio guar- 
dando , mentre che quefio venghi da noi cre- 
duto Onnipotente , vogliono , che fenza met- 
terle in ragionamento alcuno facilifimamen '*■ 
te ,e a chittfi occhi creder fi pojfano , e fi debba- 
no 


i 


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ir 4 D E* P R I N C I P J 
nelle virtù , e nell’ abborrimento de’ vizj ; 
Ma or su fìendiamoci, fè così vi piace , più 
oltre col difcorfo , e palliamo agli altri do- 
veri , obblighi, o utfizj de 11* uomo lòlo 
in quello Rato Naturale . 

M- Quelli altri non lòno , a mio avvilo per 

IV. quelche aldi'fòpra altresì fi dille, che 
quegli , eh’ egli dovea , ed anche per al 
prefente egli deve verlb se medefiino ; ob- 
blighi , o doveri tutti, che diftinguere fi 


tio ; or.de quel gentìlijflmo Italiano Poeta ebbe 
motivo dì cantare , 

1 fecreti del del fol colui vede ì 
Che ferragli occhi , e crede. 

Non eflendovi flato vie più al Mondo flcuro , 
e men in periglio di colui , che Jen vive 
confrme le leggi della Vera pietà , e della 
vera virtù , imperocché , giufla al dire di tre 
gran uomini , come che difofpetta fede ; cioè , 
dell' / reivefeovo T illot fon , di Mr. Pafcal , 

. e di Mr. Arnaud ( 9 ) , in queflo flato nulla 
vi riman da temere di quelle tempefle , e dì 
quelli malori , te muti , ed af gettati per coloro 
che ne fon fuor a . 

C 9 ) V. l.eìJjnìz.nelIe note alla lettera sOi l’ Entu Ha fT. 
mo del vi ylord Shaftsbury. voi. z. de Recusil de diverfeS 

jiìeces&c. . • 


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DEL DRITTO NATURALE. 1 1 r 
poflono, e divifare in tre divede , e dif- 
ferenti Ipezie ; cioè in quegli , che riguar- 
dano il filo Ipirito ; in quegli, ch’anno 
attinenza alcuna al fuo corpo , e in quegli, 
che riferilconfi ^finalmente ad alcune quali- 
tà accidentali del tutto, e ftiperficiali, come . 
per elèmplo fi fon quelle , di ricco, di po- 
vero, di nobile ,.di plebejo, ed altre sì fat- 
te in cui il Ilio fiato efierno confifie . Per 
tutto ciò efièndo pur egli obbligato^ e te- 
nuto , come voi ben Oppiate, diriggere in 
sì fatto modo le file azioni , e regolarle , 
che colpivano tututte ad un medefimo le- 
gno , ed ottenghino un medefimo Ico- 
po ; cioè , tendino al proprio vantaggio , 
ed utile, e alla propria perfezione; per 
giugnere a ciò far di leggieri egli fa me- 
fiieri fi tratti al dinanzi a tutto poter ac- 
quiftar un elàtta , e perfetta contezza 
di ciò, che può mai giovar a se mede- 
fimo , o no in qualunque fiato , eh’ egli 
fi guardi ; cofa che imponìbile efièndo da 
i .poter in guilà alcuna ottenere Lenza una 
V. piena cognizione di se flefiò (H) , il 

H % fon- 


( H ) In quejto grufa gli antichi Filofqfi 
Jì riduce quaji che tutta la Filofofta ; e fecon- 
do 


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u6 DE’ PRINCIPJ' 

• fondamento , e la baie di quefti doveri , o 
ulBzj che 1* uom deve in verfò se mede- 
fimo, e il primole il più principale tra 
tutti egli è, fenza fallo, al meglio ,^che fia 
pofiibile , d’ imprender un sì fatto conofcin 
mento con mettere ogni Audio , ed ogni 
cura in conofcer , e perfettamente fàpere 
il fuo fpirito , il filo corpo , e lo flato , in 
cui mai peravventura fi rinviene . 

V. E bene ! quali fono li modi , e le vie da 
giugnervi ? ‘ M. Que- 

do S. Bernardo , ed altri Padri della Chiefa 
anche la Morale Cattolica , ritingendola 
eglino foltanto a due foli capi ; V un di cui ri - 
guarda la .piena contezza di se medefmo , e 
V altro quella di Dio ; ad ogni modo noi pur 
confejjìamo chejìa ciò cofa per uomo molto ma- 
lagevole , e difficile a metterlo in pratica j e 
che quindi meffo in Greco Efìodo avejjè canta- 
to , avvegnaché fol rifpetto al primo di quejti 
capi , in verji cor ri fpon denti a quefìi : 

£fi nofee te ipfìrni non quidem ampia 
diétio , 

Sed tanta res fòJus , quam novit jup- 
piter; 

Ed infierì) non deve recar maraviglia ad al- 
cuno f e un obbligo , o dover di tal fatta molti 
pochi fan quegli, chef veggano che lo JodisfiriOy 


DEL DRITTO NATURALE. 117 
M. Quefte diftinguer.le poftìam noi inge- 
nerali , e particolari ; le vie , e li modi 
della prima fpezie eglino fi riducono a 
quefti duo ; 1* un di cui egli è d’ entrar in 
noi medefirni , e con la maggior accura- 
• tezza , e diligenza del Mondo confiderar 
la noftra propria perfona , e V altro di(a- 
minar bene dell* iftefiò modo quella degli 
altri , con cui peravventura ufiamo ri- 
flettendo a tutto attentamente , e bilan- 
ciando a fpiluzzio non men la diverfità del- 
le lor getta , e la varietà delle lor azioni , 
che li cambiamenti diverfi de’ lor volti , 
e il divario, del lor tratto , e linguaggio, 
e di tutto altro , che può mai appartenerci 
con trattar di comprender chiaramente Ié 
colè, e far della lor bontà , emalizigquer 
giudizio, che fi deve. Ma vaglia il vero 
di quefio ultimo mezzo 1* nomo foto , ta- 
le quale lo ci figuriamo nello fiato della 
Natura, non potea farne ufo alcuno; Per 
tutto ciò noi , eh’ abbiam or agio da po- 
ter valercene, come vogliamo , ne polim- 
mo , lènza follo , ritrarre una infinità di 
vantaggi . . . 

D. E quali fon quefti ? 

]M. Egli batta, che generalmente voi lap- 
piate , che in cotal guitti da noi con una 
agevolezza grande , e fuor di mifora 

H 3 giu- 


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r 1 8 DE’ PRINCIPJ 

giugner fi polla a conolcere quanto mai vi 
ila di bene, e di male in noi ftefii, e le virtù 
tutte di cui abbiam fommo bifògno fornir- 
cgChe fi venghi a rifvegliare in noi, e defta- 
re l’emulazione al bene , e rettamente ope, 
rareiChe 3 dilcernere fi vaglia aliai palelè- 
mente, e in aperto la lèmma bruttezza, e la 
laidezza de’ vizj ,* Che venghiamo am- 
maefìrati, lènza nofira pena , ed alle altrui 
-a Ipelè , imperocché giufta Menandro : 

’2>hé7T(<>t T17T disivi/,' Ut <7K <lùv U A®/ iUOci j CÌOC \f'(ìlÌ m 

citer fapit , qui alieno periculo fapit ; 
r onde canto Tibullo (h) 

... . Felix quicumque dolore 
Alterila difcit prjje carere fuo . 
Che verremo a fapere , come vietar fi 
polla , od ottenere , che che fia mai in no- 
stro intendimento . E che rimarremo in 
ultimo d’ aliai meglio ben perlìiafi , e cer- 
ti , che in qualunque altro modo del Mon- 
do , eflendo le notizie , che per quella via 
otteneremo di lungo tratto vie più làide , 
ed evidenti di tutte 1 * altre . Li fecondi , 
cioè , li modi particolari che noi abbiamo 
per giugner al conolcimento di noi medefi- 
mi, vaglia il vero, fon d’aflài più ,• ad ogni 

mo- 

» • 

( h ) Eleg.l.i.G.idem Terent.Ucautont‘irn,/A.i*Sc.lIm 


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4 ' 



V* 


DEL DRITTO NATURALE. 1 1 9 

modo per quel che può mai riguardar lo 
ipii ito, egli è mefiieri , che con ogni ferietà 
, fi volga 1* attenzione a confiderà.*: le Tue 
operazioni , o facoltà , che dirfi voglia- 
no ; avvegnacchè per la contezza dell’ in- 
telletto vagliano fcpra tutte le feienze , e 
1* arti in generale , come per ottener quel, 
la della volontà fipecialmente giova con- 
troppefar li vizi , e le virtù , non che im- 
prender la fioria de* trapalati fècoli , in 
cui deferitti fi rinvengono alia d i ff li fa li 
cofiumi , e l’ Usanze mi di ve rfi Popoli, e 
di varie Nazioni dev Mondo , oltre un nu- 
mero ben infinito, e grande d’efempli di 
buoni , e virtuofi non meno , che di ma- 
labbiati , e cattivi ; E per quel che ap- 
partiene alla notizia del corpo , ella fi può 
di leggieri , ed agevolmente acquifiar da 
noi mediante un buon fiudio di Notomia, 
e di Filologia ; imperocché come dal pri- 
mo imprenderem noi appieno la firuttura, 
la fabbrica , il meccanelmo, e 1* ufo di 
quello , colà da cui fi può altresì inferir 
la ragione di quanto può unqua fòprag- 
giungerci , o avvenirci di male ,* così dal 
■ fecondo giungeremo regalmente a laper 
quanto mai può rilguardar la nofira vi. 
ta , e la confèrvazion di noi fiefiì • co- 
mechè.a quefii fiudj fi potrebbe altresì ac- 

H 4 cop- 


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tao DE’ PRINCIPJ 
coppiar e congiungere con una ben gran- 
de, e rara utiltà di crafcuno il conolci- 
mento d* alcuni rimedi li più importanti , 
e proprj , e di maggior ufo per la vita * 

V. Ma ditemi pur qualche colà dello (lato 
eftèrno di una perfona . * 

fyf. Di quello , che lècondotellè fi dide, non 
confifte che in alcune qualità accidentali , 
e. fuor dsir uomo a quante mutazioni egli 
da' fùggetto , ed a quante varietà di for- 
tuna , e metamorfofi fottopodo rapendoli 
dacialcun di noi non poffiam nulla di fer- 
mo , e di certo aderirne ; ad ogni modo 
pur abbiam alquante regole ; rifguardo 
ad elfo da feguire , che le regarem più 
agiatamente in altra occafione . 

V. Veniate dunque or agli altri obblighi , e 
doveri dell’uomo di quello genere . 

JM. Quella contezza ottenuta ch’egli avcrà 

VI. di se medefimo com’e’ conviene, di vero 
'iiiun altra difficultà rincontrerà poi , o 

malagevolezza in conofcer , e fodisfar gli 
altri; poicchè per favellar in primo luo- 
go di quegli , che riguardano il nodro 
animo , e il nodro fpirito in cui confi- 
de 1’ edenza dell* uomo , tutti gli uf- 
ifizj , li obblighi , e li doveri di quella Ipe- 
zie , egli fi riducono a quefio ; cio,è , eh* 
egli debba metter tutto lo Audio , *e la cu-? 

ra 


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DEL DRITTO NATURALE. lai 
ra in perfezionar oltre modo, e meglio- 
rar 1* intelletto non meno , che la volontà 
come due parti principali di quello, che 
dipendendo da se medefimo fi pollone len- 
za dubbio per legge regolare . 

D. Spiegatemi quelle colè più alla difFulà ; 
VII. e ditemi in prima , le vie^ e li modi , eh* 
abbiamo per perfezionar 1* intelletto 
M. Quello in noi efiendo una fàcultà , che 
confitte in rapprelèntar diflintamente più 
colè polTibili, polliamo coir elèrcrzio proc- 
currare , ed. ingegnarci, eh’ egli giunga 
.a rapprelèntarfene un numero grande ve- 
ramente, ed infinito, e far chV n’ abbia di 
tutte, e sì fatte colè idee quanto più fi può 
dilìinte , nette, ed adequate j imperoc- > 
chè un intelletto tanto più fi deve per 
perfetto, e finato reputare quanto più 
è 9 1 novero delle cofe , che da lui fi com- 
prendono , e quanto più chiare , dilìinte , 
ed adequate fon 1* idee , eh* egli ha di tali 
colè . Il perchè fi deve quantunque più fi 
può, e fi sa riempierlo d’ ogni cognizio- 
ne , e trattar che quella Ila in noi efire- 
mamente chiara , e diUinta ; comechè ef- 
fendo rilìretti di foverchio , e di natura 
limitati , ed imponibile imperò riunen- 
doci aver di tutte colè contezza appieno , 

Io Audio di quelle meriti lèmpre avere il 

prU 


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122 DE’ PRINCIPJ 
primo luogo , ed è ragionevole , e giudo , 
che fi preferilchi a qualun’ altro , di cui 
abbiamo nel corlò del noftro vivere un bi- 
sógno , ed una necefiità maggiore , non 
che vagliono di lunghiffimo tratto per 
lo dilcernimento del bene, e del male; 
imperocché obbligati effóndo noi , e tenuti 
vietare e sfuggir l’ ignoranza , e la grof- 
fezza, dobbiamo (òpra tutto quella i (chi fa- 
re , che rifguarda quefio particolare ; 
non eflendovi ragione da poterci in ciò nò 
con Dio , nè col Mondo difpolpare ; quel- 
1 ’ ignoranza (òlo , e groflèzza nell’ uomo 
efièndo di (cufa degna , e meritevole , che 
non è miga in fùa polla di poterla Ican- 
zare . Quindi uom vede , che il vantag- 
gio, che fi abbia, da chi che s’invigila 
su quefio dovere fia di tanto sì gran mo- 
mento , che la di lui olìervanza giamai fi 
potrebbe ad alcuno a luttìcienza accom- 
mandare , non potendoli in niun modo di- 
Icerner lènza ciò ediftinguer il buono dal 
malo , colà che veramente , dove anche 
non vi fuflè altra ragione , per cui ciò fi 
richiederebbe da noi , dovrebbe ballare 
per portarci a fornir il noftro intelletto , 
e riempierlo di tutte quelle virtù , che 
gli competono , e che come proprie Tue 
dir fi fògliono intellettuali . 

, D. Qua- 


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DEL DRITTO NATURALE, uj 

V. Quali fono quelle virtù ? 

M. Quegli abiti di cui 1* intelletto è atto e 
Capace di far acquifio , e gli giovano dire- 
ttamente fenza dubbio per giugnere al 
conolcimento del vero , e làperlo dillin- 
guere da ciò , che punto non Ila tale . 

D. Dinumeratemi didimamente cotali abiti. 

M. Grande , ed incomparabile attenzio- 
ne alle colè , acutezza , profondità , in- 
telligenza , Icienza , laidezza , invenzio- 
ne , ingegno , lapienza , prudenza , e arte. 

Z>. Che cftfa intendete per attenzione ? 

M \ Quella facoltà o potenza della noftra 
anima , mediante cui far polliamo , che 
alcune idee , o alcune parti di effe fiano 
in noi vie più chiare , e diffinte dell’altre . 

Per efemplo ; fe io miro un uomo egli è - 
in mia libertà , ed in propria balia trattar 
eh’ abbia un idea molto più chiàra , e, di- 
ftinta del fùo vifò , o degli luoi occhi , che 
dell’altre parti del fuo corpo ; e fimilmen- 
te fe per avventura molti oggetti a difeo- 
prir fi giungono, ovver più perlòne fi odo- 
no che favellano, egli regalmente poffò 
oflervar più gl* uni , che gli altri di que- 
gli , o udir di quelli , chi più m’ aggra- 
da, e piace udire ; /ebbene non fi pofià da 
uom altrimente a quello giugnere, fe nor* 
con 1* efèrcizio , c con 1* ufo . 

‘ D. Qual 


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124 DE* PRINCI.PJ 
D. Qual cola voi chiamate acutezza d’ intel- 
letto ?' 

M. Quella polfibiltà , o potenza ch’ egli può 
acquiltare di poter diltinguere nello fteflò 
mentre più colè in un medefimo oggetto ; 
poicchè non potendoli miga metter in dub- 
. bio, o temere, ch’ella con lungo efèrci- 
zio non polla ridurli in noi, e travolgerli 
. in abito, deve lenza fallo metterli alno* 
vero delle virtù intellettuali ; come che 
per quelche mi làppia niun fi rinvenghi , 
che fatto 1* abbia al dinanzi del WolfRo . 
D. Ma qual diligenza deve mai ufarfi per 
acquetarla ? 

M Primo egli proccurar fi deve a tutto co- 
ito .fin dalla puerizia, per così dire, di 
- non avere lè non idee affai ben nette , e 
a difiinte delle colè , e mettendo ogni Itudio 
in attentamente ponderarle, làperle sì fat- 
tamente comparare, che comprender fi 
polfa la conneflìone , e la dependenza , di 
efiè . In apprefio lo Audio della Geome- 
tria, e quello dell* Aritmetica vie più di 
qualunque altra cola del Mondo può per 
verità agevolarci in quello , ed elìerci d’un 
eftremo giovamento; Vero è però quel 
che Ipezialmente fi deve su quello parti- 
colare commendare , e lodar oltre milura 

a 9 

egli fia, il far acquifto d’ idee chiare , e dii 

. ~ *' firn- 



‘ H 


DEL DRITTO NATURALE. i*r 
{finte del bene e del male ; imperocché 
ciò eflendo per 1* uomo una delle più ne- 
cèdane cognizioni , e delle più utili, e im- 
portanti , giuda , che non una fiata fi è 
detto, può fèrvirgli altresì a formar un 
buon giudizio delle proprie azioni ,. e con- 
fequentemente valergli non meno per la 
quiete, e per la tranquillità della fùa co- 
fcienza, che di quella degli altri ; non ef- 
fèndovi altra cofà inquedavita, che va* 
glia maggiormente un uomo a rendere 
graziato , e infelice delle riprenfioni , e 
rimprocci che lui medefimo fa a lui fìefib 
( i ). . Quindi molto a nofiro propofito 
fcrifle Seneca , che : Prima , & maxima 
peccantium ejì peena peccojje , nec ulìum 
fcelin , licet illud fortuna exornet , mu- 
neribtn fuis , licet tueatur , ac 'yindicet , 
impunilum ejt , quoniam fcelerii in fede- 
re fupplicium ejì . 

£>. Difpiegatemi il vocabolo intelligenza 7 

JW. Quefta , che giuda 1* oppinion commune 
de’Filofòfi, e la prima delle virtù intel- 
lettuali , la fi rienvien definita per un abi* 
to confidente del tutto in conofcere , affai 
bene , è didinguer le cole per via de* lor 
principi, e col darei agio da poter fin all’in- 
terno di effe penetrare , difvelarne , e ifeo- 

* - * >' • • 


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CO E P- 


ii6 DE’ PRINCIP] 
piHrne altresì il modo con cui 1* une per 
V altre vengano comprefè . Ad ogni modo 
le definizioni , e K giudizi intuitivi elfèn- 
do il fondamento , e la baie delle noftre 
cognizioni , colui fòltanto merita veramen- 
te da riputarli fornito di una tal facoltà , 
che giunto fi vede già a tal legno che fap- 
pia tutto ciò molto ben fare , e con pron- 
tezza,* Il perchè perriufcir in quello egli 
è necefiario , che s’ acquifti al dinanzi T a- 
cutezza d’intelletto; perchè le definizio- 
ni altro non eflendo in, effètto , che nozio- 
ni difiinte complete , per ben formarle ab- 
bifogna che fi difiingua nelle cofè, e fi veg- 
ga quanto di diverfò , e di vario vi fia ( I ) . 
V. Che colà è fcienza ? ' 

M* Un abito da fàper ben dimofirare , e pro- 
" vare quanto mai da noi fi afferma , o fi nie- 


( I) Quindi egli Ji mira , che F idee , 
chiare delle cofe agguardarf debbano come 
tanti princip] di quejta facoltà ; poiché fonere- 
te quefìe fbben confufe alquanto , e inordi- 
nate y potendo effer /efficienti , e bafevoli a 
difinguer una cofa da un ’ altra , e denomi- 
narla nel modo , che conviene , e col proprio 
vocabolo jonver tir f veggono in noi in idee di- 
finte , edefèrci di gran giovamento agli giu- 
di/ intuitivi , che di quelle formiamo . 


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V, ■ - • ( ■ •. • 

DEL DRITTO NATURALE. 127 
ga ; onde di niun altro! alferir fi può meri- 
- tevofmente , che abbi la le ienza di qual- 
che cofa , lè non.di colui , eh* in molli aria 
sa , e può far ufo di pruove , e di fillogifl 
mi, od argomenti concatenati , ? ed uniti 
infieme gli uni con gli altri in guilà , che 
venghino tutti a terminare , ed iftiorfi in 
fempli ci prem effe non fondate , che inde-, 
finizioni , ed in efperienze certe totalmen- 
te , cd evidenti , od in afliomi , e propo- 
rzioni identiche . Quindi ne viene : I. Che 
per l’acquifio di cotal facoltà fia mefìieri 
al dinanzi fornirli d* intelligenza per ot- 
tener la notizia delle definizioni , e degli 
altri principi d’ aliai manifefii , ed indu- 
bitati , che lòno il fondamento , e la baie 
delle dimollrazioni . II. Ch’ ella fia ne- 
cefiària , ed appartenente a tutti lènza ri- 
lèrva , od eccezzion di perfona , rinvenen- 
dofiogni un in obbligo, ed in dovere di aver 
un diftinto, e perfètto conolcimento del 
bene , e del male * che non fi può in altro 
diverlò modo da quello conièqui re. III.C he 
polla di lunghillimo Ipazio giovarci per 
f appagamento interno di noi medefimi , 
e per la quiete della cofcienza ; imperoc- 
ché l’uom privo peravventura totalmente, 
e sfornito di feienza, per non poter in guilà 
alcuna quel eh’ afferma , 0 niega dimolìra- 
, re .• 


« • 


iaS .DE* F1MN CtvP f 
re, andando al didietro delle maffimeì, 
e degli lèntimenti altrui , , il più delle 
fiate è in illato di poter travedere , od 
errare; è perchè nulla opera (è non còti 
> una cofcienza molto dubbia , ed erronea , 
quella che nelle lue azioni rampognalo di 
neghitto/o , ed imprudente , vai per po- 
' co in tutto ilcorfò delibo vivere, come 
V efperienz.a lo c* infegna,a renderlo difgra- 
ziato , e infelice ; IV. Che finalmente 
quella facoltà per elìer un abito egli fi ac- 
quifii v alla guila di tutti gli altri , median- 
te feièrcizio; febbene , vaglia il vero, 
quello agevolar fi polla oltremodo , e faci- 
litare con la lettura de’ libri Icritti con un 
e buono , ed ottimo metodo dimofirativo ; 
.trattando di Iciorre tutte le dimofirazioni 
in (empiici fillogifmi per conolcerne la di- 
pendenza , ed appieno la lor unione , ed il 
lor concatenamento comprenderne , non 
che per attentamente (guardare , e badar 
lòttilmente alla conformità, ed adórni- 
glianza che v’ abbia infra cotali dimolìra- 
\ zioni , e il metodo, od ordine, che dir 
vogliamo , il quale naturalmente dalla no- 
ftra mente, fi vede lèguito nel peniate ; fèn- 
.za , che può efsercj altresì in ciò giovevo- 
le , e di gran frutto il proccurare di ren- 
derci per quanto fia pofiìbile , famigliari , * 
* e pron- 


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tr 

DEL DRITTO NATURALE, ijj ^ 

» e pronti li precetti di una Loica , quanto 
t meno fi può , didìmili , e diverfi dalla Na- 
turale 

A Ma fe pur egli è così , come voi dite , che 
la fcienza fi fofiè un abito , come fi può 
ella tra le virtù dell* intelletto , di cui ab- 
bifogna , eh’ uom venghi decorato anno- 
verare ? credete voi forfè, che fi polfa dagli 
Uomini idioti > e groflòlani , così come 
dagli altri altresì molto di Ieggier confe- 
guire? 

M I» fatti quello abito agguasdar fi luole 
comunalmente come proprio de* Mate- 
matici , e della gente da lettere , e di fpi- 
ritoj ma pur un tal fornimento è lènza 
fallo d ? afiai lungi dal verone falfifiìmo^ 
imperocché , lalciando noi dare di quanto 
gran ufo egli fia nella Morale, e quanto 
. neceflàrio in quella , e quanta importante 
da più dotti tra Filofoli venghi reputato ; 
(k ) la Icienza, di cui, come voi ben làpete, 
tutti debbano cercarne un intera contezza , 
e ftudiar per quanto; vaglionod* iltruirfone; 
non deve a niuno recar maraviglia , o am- 
mirazione alcuna , giuda , che lo c’ info- 
gna la fperienza , fo fia mai fin da Uomi- 
ni , per altro volgari , e groflì acquiftato; 
imperocché il metodo di ben dimodrare 

| ' ^on- 

t Hy V- Corife. Pufendorf. Locb. Vytlf. èc? 


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\ i}o DE’ PRINCfPJ 
convenendo del tutto , e uniformandoli col 
penfar noftro naturale;può di vero avveni- 
nire , che da quelli in ciò fi veggano avan- 
zar di gran lunga,’ e lùperare gli eruditi 
medefimj ; avvegnaché dicendo io, che 
di quello abito fornir fi debba ad ogni co- 
llo , ed adornar ciafcuno , intenda ciò fol- 
tanto ’ per quel che rilguarda la cognizione 
del bene , e del male ; e non già delle 
Icienze indifiintamente ; come colà , che 
è fenza dubbio , difficile , e per poco im- 
ponìbile da ottenerli per uomo; lènza, che 
come in tutte le virtù fi concepì (cono da 
noi alcuni gradi , alli quali non vien per- 
meilo a tutti ugualmente, e dejlo Hello 
modo il poter giugnere ; così d’ ordina* 
rio parimente fi ofierva , eh* avvenghi 
ed accada nelle Icienze; comechè fi deb- 
ba pur con feda re , che vi fiano ; reali 
mente alcuni obblighi, fiano ufficj, o doveri 
umani dalla cui obbligagione molti» non 
avendo dalla natura que’ pregi , o quella 
doti, ottenuto , che gli altri ottennero, e 
che per ben fòdi§farli fi richieggono , te-; 

* nerlè ne debbano totalmente immuni, q 
lontani, non oliarne, che generalmente par« 
landò e’ lèmbrano tutti obbligar, lènza ec-» 
cezzione alcuna V 

V., Spiegatemi qual cofa dite voi folidIS 

tà, 


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DEL DRITTO NATURALE. 13 x 

tà, o laidezza dell’ intelletto . 

/V/. Un abito da discorrere , e ragionar con 
diflinzione delle cotte , ed jn mòdo che fi 
vegga per ogni vertto , e fi disopra jl con- 
catenamento, e r unione, che v’ abbia 
ne npttri dittcorfi , o ragionamenti,- quin- 
di e che per quefio fi venghi un certo 
grado di virtù a cofiituire alto , ttubli- 
me, eccel/ò o perfetto vieppiù di quello, 

, f P er 3 ^ ,enza non fi cottjtuifce come- 
chevi fi giungaperpoco alla fletta guitta, 
e per la medefima ftrada j colui folo aver 
dovendoli veramente per più adorno, e 
maggiormente fornito di un tal abito , che 
apprettar fi vegga nelle pruove delle tee 
premette a gli primi principi , e alle pri- / 

me nozioni fi avvicini • il perchè vero 
e pur troppo , che non picciol contrai' 
legno egli fia, anzi una gran moflra di 
lolidità , o laidezza d’intelletto d’ un’uo- 

m .° ’ c " e P ro ppfizioni ammette dagli al- 
tri lenza pruove e’ vaglia a confermare , e 
mediante li primi principi moflrare ; o fé 
checché altri con efperimenti, edocula- , . 
tamente afferma , e’ con ragioni, dimóflra 
c per via de primi principi , febben fi deb - 
a di maggior pregio lèmpre reputar co- 
lui, ed efiremamente lodare, ch’abbia 
fonquiflato un abito di ben accoppiar , ed 

J 3 unir 


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1*2 D E v PRINCIPI/, 
unir tra se molte verità , awegnàcchè 
diverfè, e diffìmili , o di poterle da’ prìn-. 
cipj molto lontani, e remoti con un non 
interrotto fri di raziocini, o fillogifmi , 
dedurre ; efiendo pur queflo , veramente 
un grado di perfezione del nofìro intellet- 
to s in cui affai di rado uom giugne ,* co- 
la che forfè fi fu il motivo per cui nè per 
Arifiotele , nè per coloro, che gli andarono 
dietro, o al dinanzi del "W’olfio ne fcrifièro, 
confuto avendolo con la fcienza non ne fè- 
tono verun motto, ne’l diflinfèro da quella, 
Z>. Qual cola chiamate voi invenzione . 

'Un arte , o abito , eh’ e’ fia da poter in- 
ferir dalle verità di già divvolgate , epale-i 
fi dell* altre punto non note, nè conofciute , 
t>. Ma quali vantaggi fi pofiòn ritrar mai da 
. queflo ? 

JM. Queflo abito non fèto all’ intelletto ag- 
giugne perfezion maggiore degli altri , 
di cui fin ad ora abbiam noi favellato, 
tn’ altresì può lènza dubbio nella vita e£ 
lèrci di un gran ufò ,* fòvente volte avenen- 
do fpezialmente nelli maneggi della Re- 
pubblica , che facci mefliere nello fleflo 
mentre non meno formar buon giudizio 
delle colè , che rinvenir li mezzi più co* 
modi, ed opportuni per aflèguirle , e man- 
darle ad effetto $ oltreché tutte le fcierfzq 

le 


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DEL DRITTO NATURALE* i n 
le più utili , e profittevoli , o vantaggiolè 
del Mondo, che fi trattano comunalmen- 
te, e s’ infognano , non eflendo che un 
fàggio, o rifiretto, che dir vogliamo di 
quello, per quel che mottrò un valente uo- 
mo (/ ), egli fi può di fermo aderire , di 
colui , eh 5 abbia peravventura cotal per. 
fèzione acquittato, che contenga in se con 
quefta ìnfieme , ed unitamente le miglio- 
ri feienze , o facoltà , eh’ abbiamo , o che 
. di leggieri lènza foccorfo e fenza ajuto 
. d altri e' polla volendo conleguirie; come- 
chè di quell’ abito , vaglia il vero , affer- 
mar noi polliamo ilmedefimo, che tettò 
fi ditte pur favellando della fèienza , cioè,’ 
che. febbene tutti , generalmente parlan- 
do , fiano in obbligo, ed ih dovere di farne 
l’ acquifio , fi debban lèmpre tenerne dèn- 
ti ed eccettuar coloro , che norv ebbero 
dalla natura forze baftevoli * e fiifHcienti 
da farlo , 

X), Bene; ma avendo noi due dì ver lì modi * 
e vie da poter rinvenire, e difeoprir il 
vero , non fi potrebbe forfè quelVabito per 
quello motivo divìdere ih due differenti 
fpecie , l’una di cui non confitta, che in 

, far degli buoni dperìmenti > e delle buo- 

I 3 ne' 

(. 1 ) T* Scbirnb4t^Jen% ^£<dks Mòit% ' <• 


I 

134 D E’ P R I N C I P J 
ne ofiervagioni , e l’altra in (aperti. ben 
fèrvire delle prime nozioni , e delle pro- 
pofizioni di già mofirate per altri molto 
bene, epalefi? ' : . 

M. Così egli è appunto ' ed in fatti li me2- 
1 zi , e li modi che fi richieggono tentare 
per 1* acquilo di quello della prima fpe- 
zie, fono infinitamente diverfi , evarj da 
quegli , che tener dobbiamo per giugner 
- ad ottener quello della feconda * 

D. Difcopritèmi dunque , come fi pofla ac- 
quifiar il primo „ 

M. Prima di tutto meditar fi debbono 1* oti 
fervagioni fatte dagli altri , ed attenta- 
mente badar a Ili mezzi , ed alii modi * 
che per quegli fi tennero , e come mai 
fèppero eglino appropiare, ed applicar le 
regole, che li Maeftri di Loica infognano 
per afiai ben formare delle nozioni di- 
pinte , e chiare , e delli giudizj intui- 
tivi : colà , che parimente può oltre mo- 
do' fervir a comprendere , fe da noi , do- 
‘ve mai ufàto avetfìmo il medefimo at- 
tendimento , rinvenute fi fodero peravven- 
tura le fiélfe colè . In apprefio egli' là me- 
fiiere metter in pratica , e far ufo delle re- 
gole degli Afironomi , che più di chi che 
fia al Mondo fèppero tutto tempo coltivar 
queft’arte,e con miglior fùcceflò degli altri 

efer- 


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DEL DRITTO NATURALE* 

etèrei tarla ; o pur tè ciò e’ parrà malage- 
vole , e diffieultolò a farli , fi può trattar 
d* aver a mano , e molto Ipedìte le regole 
da (covrir il vero mediante gli efperimenti, 
con ventilar giuda quelle', e dilàminare 
le verità dagli, altri publicate, per poter al- 
la delia guilà egli medefimo per se opera- 
re * e farne l’ applicazioni; aVvegnacchè 
volendo noi edrernamente bene riutèira 
far degli efperimenti , convenghi più che * 
àltro P aderenze tutte , e le circodanze , 
anzi fin le minuzie di quegli marcare , non 
che gli artifìci, e gli mezzi, di cui altri • 
fi vallerò , o fi vagllono tuttavia alla gior-. a 
nata . 

J). Ditèoveritemi gli altri modi , e gli altri 
mezzi * che vi fono per giugner al tècondo 
acqu i do . j 

M. Egli imprender fi devono , ed apparar 

V al dinanzi tutte le regole generali , che gli 
pofiòno in guilà alcuna riguardare; e do- 
po giuda quede P altrui tèoverte, o tra- 
vati di laminare; a ogni modo recar ci po- 
trebbero a ciò un utile , di vero impa- 
reggiabile altresì le tèienze Matemati- 
che, come farebbero: P Aritmetica , la 
Trigonometria , P Alcebra , e li libri dell’ 

Anaìefi ; imperocché quedi tèbben fi fìano 
tanti metodi fpeciali da ditèoprir il vero, 

I 4 (è 


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i ? £: * DT E’ P R I<-N C I P J . 
fè ne poflonó però dedurre, e ricoglier del* 
le regole , che fi arredino foltanto nella ge- 
.r neralità, o univerfalità , che dir vogliamo . 
Ma perchè le verità , che a noi fon ancor 
nafcode, non vengono in altro modo a ma- 
niftdarfi , nè dinanzi gli occhi della noftra 
mente, le non per via di quelle, di cui 
viviam perliiafi appieno ,* egli è uopo , che 
• colui, cui veramente vada a grato qued’ al- 
tro abito , proccuri al dinanzi d* ogni altro 
renderfi totalmente famigliare finvenzioni 
degli altri , e fi etèrciti del continuo nella 
lettura della floria degli aggrandimenti , e 
progredì delle foienze . 

D. Che colà è ingegno ! 

M. Una facoltà, o Ha agilità dafaperbett 
oflèrvare , e difoerner accuratamente le 
fomiglianze , e le conformità delle cofè ; 
imperocché queda difpofizion Naturale, 
- che.rifpetto a qtiedo fi difcopre incoi, 
per via dell’ efercizio., e della lunga pra- 
tica potendo edremamente perfezionar- 
. fi , e pafiare in tal modo , e travolgerfi 
in abito, merita , lènza fallo, d’ averli nel 
novero delle virtù dell’ intelletto ,* e come- 
chè quedo doverebbe badarci per farci in. 
Vigilare a farne 1* acquido , eglino però vi 
fono molti altri motivi per cui non dob- 
biam punto tralafciarlo,* imperocché la- 
• * Ician- 


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' * v •* 

DEI DRITTO NATURALE. 

(ciandd da parte pur tutto altro Ilare, gli 
Uomini avendo vaghezza operar quaficchè 
tèmpre da Empirici , inguifà che quello, 
che una tèi fiata ferono, trattano in appref- 
tè di novellamente a lor poter di rifarlo , 
tuttavolta , che nclji medefimi rincontri , 
o avvenimenti deliavita per avventura fi 
abbattono ,• per giudicar di quelli , e co- 
nofcer di vero fè tali e* fieno in effètto, 
quali fi credono, egli v’ ha meftierieflre- * 
inamente di folidità , e d* ingegno : lènza 
che queft’abitoèdi lunghiffìmo fpazio gio- 
vevole altresì , ed utile non meno per ben 
formar idee di differenti fpezie , odi ge- 
neri diverfi di colè , che per appieno riu- * 
tèir nell’ invenzione ♦ 
ì). Come dunque vi fi giugne ? 

M. Egli abbitègna , che pria fi facci provi- 
•- ^ìp ne di un acume » o di Un acutezza , che 
dir vogliamo realmente impareggiabile , 
per conofcere , e comprender con ogni 
accuratezza , /e diligenza , la diverfità , e 
la varietà degli oggetti , che gli fi pretèn- 
tano ,* e che fi facci un continuo etèrcizio 
nella lettura de’ Poeti, e degli Oratori, non 
» cIle d» quelli libri > in cui fi trattano d’ in- 
venzioni , e di novelli trovati , li quali al- 
manco fi devono tratèorrere . 

D. Colà intèndete Voi per fàpienza ? 

M. Un 



k 


138 DE’PRI NCIP J 

M. Un abito confidente del tuttò'in benac- 
conciamente prefcrivere , ed afiegnar .alle 
fìie azioni del li giudi,, e convenevoli fini , 
non che in far una buona, ed un ottima 
fcelta dell! mezzi , che vi lì richieggono 
per mandarle addetto , ed efèguirle, con 
coftituire li fini particolari , e fubordi- 
narli in tal fatta guifà gli uni dagli altri 
vicendevolmente dipendenti , che median- 
te li più profiìmi , e vicini giugner fi va- 
glia all! più remoti , e lontani j II perchè 
efièndo.ella di un utile cotanto grande, 
ed impareggiabile per la direzione , e per 
lo regolamento delle noftre azioni , giuda 
le leggi della natura, che al dir di Leibnizio 
(w) è la vera fcienza della felicità Umana , 
non fi può per niun verfò recar in quedio- 
ne, che tutti non debbano proccurarne il 
filo acquifto * Ma bilògna però ofièrvare , 
come altresì quindi mani fefia mente s’im- 
prende, efier dimedteri; I. Che non fò- 
lo il fine dell* azione d’ un uom faggio fia 
giudo, e buono, ma eh* altresì li mezzi 
fiano tali. Il.Che quedo fine fia tèmpre mar 
fiibordinato , e codituito dipendente dal 
principale , eh’ è la propria perfezzione . 

E III» 

m ) V. La futi prefazione al Codice diplomatico del 
Dr^to delle Genti . 


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DEL DRITTO NATURALE, r 39 * 

E III. Che li mezzi, li quali colà condur ci 
debbano e portare ; vi ci conduchino , e 
portino per la piùbrieve * e corta ftrada 
del Mondo * 

D. Ma come pòfliam far noi quello acquifio ? 

M» Conviene per giugnervi provederci di 
molte , moltiflìme colè $ poicchè primie- 
ramente noi fornir ci dobbiamo di fcienza, 
non potendoli in altro modo format buon 
giudizio delle azioni noftre particolari , e ' ' 
della vicendevole fobordinazione ^ e di- * 
pendenza de* fini infra di loro * e delti 
mezzi , che vi ci conducono ; In fecondo 
luogo fi richiede* che fi abbia un* erètta 
contezza* e Un intero conofcimento non 
meno della malizia.* e della bontà dell* 
umane azioni , che del li negozj li più ne- 
cefiarj, e ùtili, od importanti alla vita ; 
con trattar di aver un’abito darèperben 
provar tali colè * imperocché quel che 
peravventura otteniamo dalla Matemati- 
ca , o dalle altre fetenze egli è d* un afiai 
picciol ufo , e prefiò poco di niun momen- 
- to pel corfo del noftro vivere tutta volta , 

• che fiam totalmente sforniti, e poveri di 
quelle materie imcui poggiar fi dovrebbe- 
ro * e fermare li nofiri aifcorfi ; In terzo 
luogo v* ha mefiiéri , che fi fii profittato 
nell’invenzionejcome Che giovi fòprà tutto, 

che 


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i 4 o DE’ PRINCIPJ 

ghe fi fàppj quelche in quella materia può 
• mai riguardare al buono , e fàvio modo da 
vivere . In ultimo abbilognà perciò aver 
anche dell’ ingegno e dell* acume per giti- 
gner sì fattamente ad ifpecular 1* altrui 
azioni, e meditarle, die fi comprenda il fi- 
ne , che fi ebbe in eflè , e li mezzi , che per 
.mandarle ad effettto fi prelèro, non che gl* 
impedimenti , che intanto vi fi framefchìa* 
rono , anzi tutto ciò , che vi fi operò mai di 
foverchio , e lènza che la bifogna 1* avelie 
richiedo ; comechè , vaglia il vero , non fi 
pofià giammai formar un buon giudizio 
della Capienza d’ alcuno dal lolo evenimen- 
to delle colè; poiché. lòvente avviene, che 
per gl* impedimenti , e per gl* intoppi * 
che non lèmpre fi poflòno al dinanzi molto 
ben antivedere , nò pronofìicare , avve- 
gnaché fi fia operato con ogni ma tur ez- 
. za , non abbiano avuto quel buon /uccello 
che fi affettava . 

D. Qual colà intendete voi per prudenza ? 
2\d, Quell’abito, o fia difpofizione , del no- 
. ftro intelletto , per cui fi mette in opera » 
e fi elègtiifce quanto al dinanzi da fenno , 
e faviamente fi fu fiabilito . 

D, Vaglia il vero, lènza quello, la lapien- 
- za è di un molto poco ulò per i’ uomo , e 
quali che di ni un pregio . 

M. £ 


DEL DR ITTO NATURALE. 141 
E quello è il motivo per cui da lui fi de-* 
ve a tutto cofio trattarne 1* acquifio . 

D. Ma perchè in noi la prudenza , e diverfà, 
e differente dalla fàviezza . 

M» Egli è ciò un effetto della limitaziorìe del 
noftro intelletto; Quindi, fenza fallo avvie- 
ne, che deliberando noi delli mezzi, che ci 
/ conducono ad un fine , fòltanto badiamo 
a ciò, che rifguarda per all 1 . ora 1’ affare, 
talché per la gran moltitudine , e per la 
gran varietà de’ contingenti * che del con- 
tinuo avvengono , abbattendoci per avvefh 
tura ad alcune cofe, e ad alcune partico- 
lari circoftanze , cui non così di leggieri fi 
potea al dinanzi da noi guardare, e quelle 
rendendoci fòmmamente perpleflì , e dub- 
biofì , fe mai sforniti totalmente fiam di 
prudenza, non lappiamo a qual partito ren- 
derci ; Il perchè la umana pfuderza in 
altro non confitte, che in fàper da se di- 
lungare , ed allontanar gl* impedimenti x 
e gl’ intoppi tutti , che fi offerifcono al di- 
nanzi delle noftre imprefè , e ne fiurbano 
l’effetto (K) J e per quella ragion da’ 
> Pee- 


(K ) Quindi è; che r’ if copra fidente 
Una cofa bene , e vìujlafrentefatta , ma non 
riga con prudenza $ e che in Dio non oblia 

mun 

*• 


* 

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i • T, V» " ) . 

DE’ PRINCIPJ 

Poeti , i quali per inoltrarci , eh’ ella de- 
rivi in noi dalla mente, eh’ è quali che 
divina , mediante cui confiderando , e ba- 
dando a tutto, abbiam gli occhi rivolti 
per' tutto favoleggiarono eh’ ella nata!] 
ìbflè dal capo di Giove, ch’eglino chia- 
marono Minerva , (1 ebbe per (ignora , e 
donna della fortuna , e come la lòia , che 
contrariar poteflè , ed opporli a’ fuoi disé- 
gni ; e di Bione dir li lùole , che avea in 
eofìume di lòyente ridire , che quella in 
tanto maggior preggio era d’ averfì , e flit 
marfi (òpra tutte l’ altre virtù , quanto 
più cari devono tenerli gli occhi , e re- 
/putarfi più degli altri lenii , comecché tra’ 
Greci furono pur di quelli , che la confu- 
sero del tutto con la Sapienza ; ed imperò 
Afranio dèlcjivendola con luoi ver fi non 
ebbe dubbio di metterle in bocca . 

La memoria mi t fe % ma generata 
> DalP ufo ; i Greci vegli on , che fofia , 
Afa fapie n za noi , eh' io Jìa chiamata » 
V. Ma perchè quefia virtù la sì crede pro- 
pria degli attempati , e de’ vecchi ? 

M Per 

< — 1 

ni un luogo quejìa virtù ma la fola fapienza , 
non potendo cofa alcuna accadere , che rifpet - 
to a fui dir Jì poffa fortuita , e prodotta dal 
cafo . 


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<u. 


DEL DR ITTO NATURALE. *4* 

M, Per l’efprienza, che colloco anno raag- 
gior degli altri delle cote, quella efièndo 
il vero lòfiegno , e la baie di quella virtù , 
e quella a cui fa mefiieri , che fi ricorra 
qualunque volta imprender vogliamo che* 
Che a rilchio , e ventura potendo mai inco- 
glierci , molto poco fi conofce dalle (rfrco- 
ìtanze di quel che fi tratta determinato ; 
comecché ellremamente altresi polla a 
quello fervirci la lettura della Storia, da 
cui rrtrar fi pofiono delle regole per ogni 
noflra bifogna f 

J)» Qual colà intendete voi per arte ? 

M Un altro abito parimente del noflro in- 
telletto molto diverlò, di cui noi ci va- 
gliamo alle volte per determinar, e de* 
Icriver 1* efienza d’ un Ente . 

D f Dunque ammetter fi pofiono , e concepir 
cotante arti diverte , e varie , quanto 
varj , e diverfi fon gli Enti che v* abbiano 
al Mondo } le cui elfenze fi pofiono per- 
avventura per mezzo umano delcrivere 
diverfamente , e determinare ? 

M. Così è ; ma egli é pur d’avverterfi , che 
riunendo , non dico malaggevole, ma- 
quali imponibile all’ pomo l’ aver di tutte 
T arti una piena contezza ; a quelle lòpra 
tutto fifa mefiieri , che s* applichi , che re- 
car gli pofiono maggior utile , e vantaggio 
* ~ nel ' * 


I 


ite DE’ PRINGIPJ 

uel cerio della (ùa vita ; comecché la Sto- 
ria , che or fìiamo per ordirne , in cui non 
meno per quanto ha pofTìbile fi riveniran- 
no elleno elettamente delcritte , m* altresì 
ridotte appropri principi, e alle comuni no- 
- zioni , potrà di lunghifilmo fpazio valer 
pef coloro , che darfi vogliono a coltivar 
altresì quella fcienza , ovver con una lèm- 
plice lettura defiderano acquietarne almeno 
una fuperficiàl cognizione . 

JD. Che cola credete , che dea far l^uomo 
rifguardo alla Tua volontà . 

M. Egli fa vuopo,che di buon ora 1* accolta* 
mi a non appetire , ne difiderar altro falvo 
quello eh* è buono , evirtuofò, e eh* im- 
prenda a ben reggere, e regolar li fùoi 
affetti ; in un motto abbi fogna , che la 
fornifehi , e 1* addobbi per così dire dì 
; tutte quelle virtù dì cui ella fia capace , e 
che noi per eccellenza diciam virtù, o vir- 
tù morali , 

JJ. Cofa è virtù l 

M. Un abito da diriggere j’ ed ordinar 1* a-» 
zioni libere giufta alle leggi della Natura , 
D . Dunque niun altro di ragione noi reputar 
pofikmo virtuofò al Mondo , fe non quel- 
lo , che abbia fatto acquifìo di un tal abito? 
fil. Senza dubbio ; Ma elfendo , fecondo , 
che vi diflì, colà propria dell’ intelletto il 
: i reti* 


H 


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J 


PEL DRITTO NATURALE. i 4 y 

render giudizio , e vedere to un azione fia 
virtuofà, onò, e fé ridondi ellaanoftro 
'Utile , e vantaggio , o non ridondi , emen- 
dar non poflkmo , ne correggere la noftra 
volontà , pria che quello a tutto potere non 
trattiamo perfèzzionare , e riempiendolo 
d’ una cognizione ben certa , e viva del be- 
ne , e del male renderlo migliore ,* badan- 
do mai Tempre , che non fi contraghino, 
ne fi faccino degli abiti cattivi , e viziofì, 
con metter ogni Audio in vitare le ree e 
malvaggie occafioni , non che in operar fi 
fattamente bene , che giamai appaja ven- 
» ghi a quello portato dagli premj , o dalle 
v pene ; poiché quefto egli è , lènza fallo 
un contratogno di una volontà corrotta an- 
zi, e depravata, eh e ben emendata ( L ); po- 
tendo di legieri avvenire , eh’ in mancanza 
di quegli , fiano premj , o pene, 1* appetito 
fi pieghi in azioni del tutto contrarie, e di- 
verto , cioè difiònefte , e tozze di per fé , e 
laide, in cui naturalmente e* fi vede , eh* 

K in* 


(L) Quefio fa che fi comprenda appieno la ra- 
gione per cui noi abbìam favellato del T in* 
t elleno al dinanzi dì favellar della volontà* 


0 


r. 


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I 


j 4 6 DE’ PRINCIPJ 

inclini .come ben difle quel vecchio Te- 
renziano : Male coa&us qui fuum ojficium 
facit y dum id refcitum iri credit , tantii - 
per cave t % fin fperat fore cium , rurfui ad 
ingenium redit ( n ) ; Quindi egli è eh’ il 
vero premio , e la vera mercè , che pro- 
por fi deve all* uomo , che bene e vir- 
tuolàmente opera fin da ragazzo , e da 
fuoi primi anni , altro egli non deve efier, 
ne conviene in verità fi fofle che la Iqla 
Virtù , come quella , che lòltanto valendo 
, a coftituire e formare la lìia felicità , e in 
quello , e nell’altro Mondo , deve lènza 
fallo efièr fufficiente e baftevole per irti- 
mularlo tutt’ ora , e portarlo alle eroiche, 
e virtuolè imprefe. 

Virtui premium e/i optimum èV. 

' (o) (per chiunque V ha per guida nell* 
'Operare). • 

Virtù s omnia in fe hdbet , omnia adfunt 
bona , quem pene s eji virtù r. 

- come per al contrario il maggiore ^ e 
più gran gafiigo per un uomo sfrenato , e 
difiòluto egli non è che Io fteflò lùo vizio, 
in modo , che valendo quello lòlo a ren- 
derlo il più dilgraziato , e dolente del 
l Mondo in quella , e nell* altra vita ba«i 

Ila, 

• ( n ) / Adelpb^àtt. \. fc. I. ' 

( ° ) Piaut. Arnfb. at. x.fia. 


V 


' 1 




DEL DRITTO NATURALE. 147 
darebbe a punirlo , anche le non vi fode- 
ro infra noi dell’ altre pene , e degli al- 
tri galtighi ordinati e ftabiliti dalle leggi . 

, Per verità dice &. Bafilio non v* hà colà , 
che cotanto vitar fi deve da un uomo dab- 
bene, quanto il non lalciarfi tralportar 
dalla piena , e l’ accommodare il modo del 
luo vivere all* opinion corrente , che il più 
delle vòlte s’ incontra che pieghi in falla 
parte ; La vera guida della lùa vita meri- 
ta fernpre mai d’ elfer la ragione , e quella 
egli fi collantemente è tenuto lèguire, che 
dove anche contradiar e’ convenifle , ed 
opporfì a tutti gli Uomini del Mondo , e a 
prò dell’ onefià , e della verità metter in 
cimento la dima , non che la vita ItelTà , 
non deve per niun verfo appartarne ; co- 
me che fìa uopo di eltremamente vegghia- 
re , che riempiuti di falle mafiìme , e non 
bene la natura di cialcuna cofa dilàminato, 
per inoltrarci collanti , e fermi non diven- 
tiamo brufchi , e ollinati iti modo, che agli 
altri non men, che a noi mrdefimi increfce- 
voli fiamo, e molelli. «'xbwwS /«**«*, (e* Icrive) 

f&ìt'Téov «x qj5 cu $pov3Ùv<n , <mù Trpor S'ó^cw , J to' ©K 

tto^òìs S’motw'nnriQ/La-j.mtiv , tgi fiòi còv òfiov \óyov t)yt{J.ò- 
y* irotà&eu idv (3 ini 5<re aìy Tròta ut ajySpÙTraif aòcixéyetv , 


i yg/ m/S" iw&etv ùrtp toj na\où $ itj ì finS’ty aipà&eu c rijV 

optót t j&xKtyày 

K a Ve- 


v 


14 * DE’ P R I N C I P J . 

Vera colà egli è pur troppo , che non il man- 
giare , non il bere , ed altre azioni sì fatte, 
ma fòltanto^l virtuofàmente vivere, e con 
ragione fia quello, che diftingua gli uomi- 
ni da’ bruti ; eh* è quanto dire , quelle 
azioni proprie dell’ animo ordinate giuda 
le leggi della natura . Cur in numero vi- 
ventium me pofitum ejffe gattderem ( (clama 
acconciamente a ciò , che noi diciamo 
un Gentile ) (p ) an ut cibos , & potiones 
percolarem ? Ut hoc corpus caujjàrium , ac 
fiuidum , periturumque , nifi Jubinde im - 
pleatur , farcirem , Ó 1 viver e m agri mini - 
fieri ut mortem timerem , cui omne f nafei - 
mur ? detrahe hoc inejìimahile honum , non 

. ejì vita tanti , ut fudem , ut ejluem , o quam 
contenta rei efi homo , nifi fupra umana 
furrexerit ; Anzi un’ altro vuole , che fi 
abbi per un gran contrafègno d’ un inge- 
gno (òrdo , e lolcho il menarfi troppo per 
la lunga nelle colè appartenenti al fu o cor- 
po , come farebbe nell* efercitarfi d’ affai, 
nel rattenerfi troppo , o nella menza a 
mangiar^ , o a bere , ovver al deporre il 
fòverchio pelò del ventre , e nell’ altre co- 
lè di cotal fatta, le quali far fi devono, ma 
iranfitoriamente ,• dovendoli tutta la dili- 
genza e lo Audio impiegare alla cultura 

. dell! “ 

( p ) Sffffc.nat.g, lìb.it fra/f 





DEL DRITTO NATURALE. 149 

deir animo . Apular cttpuiovTÒ ìvSferplPetvvoìs 
<rà>n*. rfon le proprie parole di cottili ) (q)^ 

ÒSI iroKo yvfivu^iStax , ÒSI tto\Ù ÌSj'ihv , J Si to\Ò irivay , CSi 
tto\ù iffira.TÒiv-p'x&jav-, mùcu. f/sy zm Tjmpyp 'iroix.'riw , 

<■ 9Tg0c q rlw yyupJw » Tricot, tra òQtrpopn' . Verità tutte, 

di cui è mettieri imbeverne appieno il no- 
ttro intelletto fin dall 5 infànzia , e renderci 
totalmente perfùafi , e convinti , che Dio 
da noi non vogli altro , ne brami , 
che quello, che può renderci mai felici, 
e forturìati, e che per quefto fòltanto e 5 ac- 
comandi egli eftremamente i’oflervanza 
di quefte leggi , eh’ egli hà ne’ noftri cuo, 
riinfufb, e poi mediante la rivelazione 
dichiarato , piu tofto come un Padre beni- 
• gno oltremodo ed amorevole , che come 
un leverò legislatore . Senzache è necefià- 
rio altresì , che fi comprenda il vero diva** 
rio , che v’ abbia infra il bene apparente , 
ed immaginario , e* quello che regalmente 
fia tale , non che donde mai provenga , 
che quello preferendo a quetto , il piace- 
re , e la gioja che ne tentiamo , ecceda ol-. 
tre mifura quella , che ritrar doverebbo- 
rno fòltanto da quetto , acciò la volontà 
corretta , come e’ conviene , ed ammen- 
data prefèrilchi , e anteponga tempre mai 
il primo al fecondo , e fi tratti a tutto po- 
K 3 tere, 

( q ) Spiriti. EYXF.IPJA10R. e. 6 }. 


jso DE’ P Ri N C IP J 

terc , che tempre venghiamo tocchi mag- 
giormente dal piacere d 7 urrben reale che 
da quello , che non che imaginario , po- 
tendoli di leggieri por mente e mediante 
1’ altrui efemplo conofcere , eh’ il tedio , 
e il rincreteimentò , che quello fi «porta 
al dì dietro, fia di lunghiffimo Ipazio fu- 
periore al piacer e al gu(ìo,che per al pre- 
dente n* abbiamo , in guifà , che te in quel 
mentre ci fi permettere per avventura la 
(celta, ben volentieri lo lateiarebbomo anzi 
da parte dare , che per filo riguardo avec 
quelle angoteie , e que* tormenti , che Io 
teguono j e perfuaderci , che quello ne de- 
rivi, e provenghi dalla bontà iftelfa , o 
bruttezza delle azzioni ; imperocché im- 
putandolo noi tutto pur una lòl fiata a no- 
ftra gran negligenza , e (convenevolezza, 
in appreflb lo vitaremo con ogni cura , cd 
attenzione. 

D. Ma pafiìam ora a trattar degli affetti , e 
difpiegntemi quelche fi debba fare per il 
buon governo , e per lo perfetto regola- 
mento di efiì. 

M» Nateendo quelli in noi, e derivando dalla 
confate, cd inordinata cognizione, che noi 
abbiamo del bene , e del male , e potendo 
eglino elìerci di un gran motivo, e fiimolo 
ad operar con poca faviezza e prudenza, o 

far 

r. . 

" » 

— * mr 


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I • 

del dritto naturale, in 

* far colà di cui dopo abbiamo a ripentirci : 

e al rincontro non potendoci totalmente 
, Sfornircene , fenza pria non lafciar quelle 
fpoglie mortai ij abbi fogna proccurare col 
portarci ad una cognizione ben chiara , e 
dipinta del bene , e del male , frenarli in 
in guifà , che 1* appetito , verbigrazia, non 
ofi giamai ufcir al di fiiora del dovere , ed 
ifcoppj in azioni rie a ir ellerno, e malvag- 
ie ; e fare tempremai che convenghi , e 
vada di concerto con la ragione ; tebbene 
cofa malagevole eflèndo molto, vaglia il 
vero , e difficile, che di due contrari affet- 
ti non ne fègua uno , per frenar alquanto 
, e rattener il primo , non v* abbia 
via , ne mezzo migliore , che induftriar- 
ci mediante la rappretentazione di qual- 
che bene , o male che le fìa conveniente 
dettar in noi il fùo contrario . Vale a dire, 
la noftra malinconia , noi rinfrenar pollia- 
mo , per etemplo con la letizia , e con il 
giubilo , e quello al rincontro domar con 
quella ; l’ amore con 1* odio , 1 ? odio con 
E amore ; e generalmente parlando , tutti 
li noftri affetti , dove ben sì confiderano , 
non eflèndo realmente , che varie , e di- 
verte modificazioni del piacere e del te- 
dio , di leggieri come il primo fi può mai 
torre col risvegliar del fecondo , così que- 
K 4 . fto 


f r * ‘f 

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ira D ÉV PRINCIPJ 
flo con quello : Ma I* applicazione e 1* ute 
di tali regole, per verità, quanto è facile 
nella propria pertena , altrettanto è diffi- 
cile, edubiofo nelle altrui , cioè dove fi 
tratti , che frenar fi debbano con ragioni 
e domare gli affetti non noftri , ma di un’ 
altro homo ; imperocché non potendoli 
ciò fare , fè coltili chi che egli fi fia , alle 
buone dinanzi nonvenghi convinto dell* 
errore, e dell* inganno della fìia rappre- 
Tentati va , ó per meglio dire , della fàlfità 
delle fue idee , non fi può miga metter in 
quifiione, chequefto non rietehi per la 
pratica molto duro , e laboriofò ; e per ve^ 
nirne a capo veramente egli fi richiede dal 
di lui canto una rara attenzione , ed una 
(ingoiar difpofizione in tentir quel che gli 
diciamo , e dal canto noftro fa meflieri , 
che non ci vagliamo te non di quell’ ifiefiè 
ragioni , eh’ egli come ben certe e vere 
approva ; avvegnaché effendo afiài di- 
verte , e varie le idee , per cui fi veggono 
gli uomini portati a formar diverte , e va- 
rio giudizio del bene , e del male , non fia 
fuor di ragione , che per dargli meglio a 
comprendere la falfità delle fue maffime, 
fi latei pur da parte per qualche tempo 
dar la verità delle cote , e gli fi dea a cono- 
teere il proprio errore mediante le tee me-. 


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DEL DRITTO NATUR ALE. i n 
' defime idee , fecondo , che in Matematica 
noi dovente facciamo ; Inconclufione tut- 
ta la pratica di fàper ben immettere alla 
ragione e domare gli a flètti di un’altro 
diverfoda noi, egli non fi riduce, che in 
ributtar quefto giudizio comune , o ra- 
ziocinio , che vogliam dire fatto da coftui; 
cioè ; quel eh’ è tale egli è , o buono, o 
malo; ma quefto è tale ; dunque egli è o 
buono o malo . Il perche o con impugnar 
la maggiore, e contrariare , fi verrà a di- 
moftrar la falfità dell’ idea del bene , e del 
i ji ^ ^ ributtar la minore, e ripro- 
varla/! proverà per erroneo, e falzo il giu- 
dizio di già fatto dell’ oggetto; poiché 
non fi fà da ciafcun di noi colà alcuna , co- 
me pur tante volte fi è detto , fe non per- 
di* ella fèmbraanoftro intendimento efi 
fer buona , e utile. 

Z>. Dinegatemi tutto qliefio più chiara- 
mente con gli efempli . 

.Af. Volete voi Spegnere in un uomo una 
gran gioja , o allegrezza? Quefto affetto 
provenendo in noi dall* oppinione d* un 
ben pre lènte ; bafta pur per aver il voftro 
intendimento ; che a coftui gli facciate 
comprendere , che quello , eh’ egli crede 
bene nell’ oggetto , che cotanto lo fcuote , 
non fia in effetto tale , ovver c’ abbia fol* 

tan- 


t * 1 , ** X 

if4 D E* PRINCIPJ 
tanto un ben lùperficiale , ed apparente , e 
quell* idea , eh* e’ crede convenirgli aliai 
poco , o nulla gli convenga . AI rincontro 
volete torlo da qualche trittezza , o dolo- 
re ? batta che pur voi vi portiate diverlà- 
mente ; poiché ciò provenendo dall’ oppi- 
nione di un mal prelènte , altro non è me- 
ftieri che fi facci , che dargli a conoscere , 
quello , eh’ egli crede malo non Io fia , 
ovvero’ abbia fol 1* apparenza , e non le 
ne debba miga far quell’ idea , eh’ e’ ne 
forma . Allo tteflò modo 1’ amor verlò gli 
altri nafeendo in un uomo dal dilcoprirvi 
egli in quegli peravventura , e rinvenirvi 
qualche colà di lùo gufto , e piacimento, 
per convincerlo ed ammorzar in lui que- 
ito affetto non gli fi deve provar altro, 
che quello da cui e’ riabbia quel piacere, 
e diletto, non fi rinvenghi nell’ oggetto 
amato ; ower eh’ egli Ila tale , che dopo 
quello picciol piacere e diletto apporti 
. del tedio , e del rincrelcimento in eftremo; 
comeche potendo fovente avvenire, che 
non fi conolchi punto l? ragione del filo 
amore , in quello calò per togliernelo al di 
fiiora fi potrebbe altresì trattar di dettar 
in lui dell’ odio , non già verlò la perfono, 
ower l’oggetto amato , ma si bene in ver- 
fo le laidezze , o li vizj di quella . L’odio 

ali* 


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DEL DRITTO NATURALE. lsf 
all* incontro verfò qualche oggetto deri- 
vando in noi totalmente dall* increlcenza, 
è dalla moleftia , che n’abbiamo, braman- 
do vói torlo d’ akuno, non conviene , che 
adoperarvi di renderlo perfùafò e convin- 
to , che ciò che quefto produce non ila 
realmente nella perfòna odiata , e fpiace- 
vole , ower eh’ e’ fia in fè ingiufto , e irra- 
gionevole ; (ebbene per efler quefto un af- 
fetto, vaglia il vero, di natura pravo, e 
cattivo; e imperò potendo fèrvir di grande 
incitamento a molte azioni prave pari- 
mente , e cattive, fi pofla di vantaggio far- 
gli badare a tutto quello , che fi abbia per 
virtuofò , e buona in altri, ed in effètto 
non lo fia , o che fi reputa malo , e non fia 
tale ; Or quefto fteffò modo e quefto me- 
defimo metodo dobbiate tenere,* e ofier- 
Vare rifguardo tutti gli altri affetti ; per- 
che fèdi tutti favellar ne doveffì partita- 
ménte, non ne verrei giammai a capo , e 
diverrei forfè a voi fteffò non che a me 
nojolo , e rincrefcevole ; tutta volta non 
deve lafciarfi in filenzio, che fè pur av- 
venghi, come può di leggieri avvenire; 
uno per confùetudine , o per coftume, ov- 
ver per natura fi vegga più verfò un affèt- 
to , che verfò un’ altro pieghevole , dove 
fi voglia quefto ritrarre alle noftre voglie 

fia 


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ir re DE‘ principi 

fia meftieri deftar in lui anzi quell’ affetto 
in cui fi fcopre proclive , che un’ altro 
molto diverto , e vario da quello ; Verbi- 
grazia infingali pur , che Titio fia molto 
timido, e vile, e che ci venghi a grado 
di ritrarlo dal male , ovver ad un’ azione 
buona, e virtuofà ifiimularlo,* egli non 
v' ha fenza dubbio , altro miglior mezzo 
per riulcirvi , che fporgli al dinanzi tutti 
quei mali , e quei perigli in cui peravven- 
tura potrebbe egli incorrere operando a 
filo capriccio , e contro il noftro confèglio; 
anzi come colà degna di fomma ofiervag- 
gione è altresì da notarfi, degli affetti gene- 
ralmente parlando, ch’eglino tra li lor giu- 
di, e lecitimi termini riftretti fiano per noi 
d’ un utile impareggiabile e raro in modo, 
che fè pur non f'ofTè così difficultofo , co- 
me egli è , di sfornircene nel Mondo, ver- 
rebbemo con efiì a perdere parimente un 
infinità di agi e di co m modi , che n’ab- 
biamo . 

D. Annoveratemi le virtù proprie della vo- 
lontà. 

.M. Quelle fono: Temperanza , cifra di fè 
medefimo, ovver della propria perfona, 
cafiità , liberalità , modefiia, diligenza, 
pazienza , fortezza , amor inverto gli al- 
tri , manfuetudine , amicizia , verità , e 
gùiftizia. D. Co- 



.1 

DEL DRITTO NATURALE, ir? 

V. Cominciando dalla temperanza , ditemi 
che colà fia ? 

M. Ella fi è un abito , o per meglio dir una 
virtù morale , che confìtte in ben determi- 
nar il noflro appetito rifguardo al man- 
giare , e al bere giuda le leggi della natu- 
ra ; imperocché dovendo noi ne’ cibi , e 
nelle bevande, così come nell* altre cole 
aver la mira tèmpre all* utile , e alla notìra 
falute, ed imperò vedendoci tenuti badar 
romeno alla lor qualità, che alla quantità, 
l’ obbligo , il dovere, 1* uificio d* un’uomo 
temperante rifpetto a quefì’ ultimo, egli è 
di non appeterne tè non quanto quello fine 
domanda ; vai a dire, tèi quella quantità , 
che per la falute , e per la contèrvazione 
di fe medefimo la fi richiede ,* e riguardo 
al primo , cioè , alla qualità , egli è me- 
(fieri , che fi porti da medico con lui defi- 
lò , e ponga mente per lo continuo a tutto 
ciò che li può mai giovare , o nuocere ; 
quel cibo tèltanto generalmente parlando, 
tener dovendoli per molto buono , e làno, 
che fi lente di leggier ilmaldito nel noflro 
ventricolo , e che vaglia a promuovere il 
trapelamento delle parti ; imperocché non 
abbiamo sù ciò delle regole filtè , e flabili 
ad oflervare, ne poflìam troppo trattener- 
ci , e di tèverchio a contègli de* Medici, 

non % 


% 


i 


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ifS DE’ PRINCIPI 
non men per non eiTèr tutte le colè co- 
munalmente a tutti utili , e profittevoli , 
che per la poca evidenza , e certezza di 
quelli precetti , eh’ eglino n’ imprendono 
dalli libri della lor arte , come sforniti to- 
talmente^ privi di quelle ofièrvaggioni da 
cui fi ritolfero . 

D. Non credete voi $ che polla egli llabilirli 
.qual quantità di cibi fi richiegga per un 
uom temperato , e ben ordinato ? 

M. No ,* poicchè per la diverfità del corpo 
fè nc richiede in uno più che in un* altro , 
come che per alcuni legni fi polTa lènza 
dubbio daciafcun conofcer , e compren- 
dere quando giufla ella fi fòlfe per lui , e 
convenevole, e quando fi abbia ufcitodi 
cotali termini , " 

D. Ditemi quali lon quelli incominciando 
da quelli della lòbrietà . 

M. Li principali di quella fono la legge- 
rezza , e l’agilità delle membra dopo il no- 
(Iro pranzo , o la cena , ed il dormir con 
tranquillità , e lènza, alcun interrompU 
mento . 

D. E quali dimortrano il troppo riempìmen- 
to? * 

M . Gli opporti a quelli , cioè, la lafle2za 
delle membra dopo tavola , e la gravezza, 
o fiacchezza del capo , per là mutua , ed 

ilcam* 


« 


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DEL DRITTO NATURALE; jf 9 
itèambievole corri fpondenza , che v’ è tra 
quello , e T noflro ventricolo ,* (ebbene il 
ioverchio cibo ha tèmpre di meno fàrtidio 
per verità , e pregiudizio per la teda di 
quel che lo fono gli eccelli del bere . 

Z>. Ma come mai per uom fi conotèe (è il mal 
provenghi dalla qualità , ovver dalla quan- 
tità de* cibi ? 

In più modi ; porto però che fiam ben (à- 
ni , p liberi di quelle pafiìoni , che fòvente 
fi veggono difordinarci, ed efièr di un grart 
impedimento alle funzioni , o azioni noflrc 
animali ; imperocché per ciò (àpere , non 
tèlo paragonar noi polliamo , e far com- 
paragione.della quantità de’ cibi dell’ulti- 
ma cena con quella dell’ antecedente , e 
dello flato del noftro corpo in altri tempi, 
in cui peravventura ci rimembriamo aver 
fatto utè> delli medefimi con il pretènte, m’ 
altresì dall’ incommodità , che (èntir fi fo- 
gliono tanto in tempo della digeftione , eo- 
me i rutti , gli ardori interni del ventri- 
colo , i dolori di tetta , ed altre di tal fat- 
ta , quanto dopo , e (pezialmente nell’òre 
mattutine, come le languidezze, o Iaflazio- 
ni, che dir vogliamo delle membra, dsendo 
tutte , e tali colè, ed altre fimill tègni cer- 
ti ed evidenti della mala qualità de’ cibi ; 
fcnza nulla dir delle feerie, e dell’ orine, 

- che 


ito DE’ PRINCIP) 
che fògliono non che di una buona digeflio- 
ne , di ciò parimente renderci ficuri (M) , 

D. Sup» 


(M) Ecco qui un faggio .di quelle regole 
portate per regolamento della propria fallite , 
in quella parte della Medicina , che comunal- 
mente la lì dinomina Igieine , o Dieta mag- 
gior chiarezza de ’ nojìri leggitori ridotte olii 
feguenti capi , 


Dell' elezzione del P ària • 

Un aria dolce , ed amena , e temperata la il 
erede la miglior del Mondo , e la più falubre 
perdei vita ; comecché Ji loda pure , e Jì abbia 
in qualche pregio quella de ’ luoghi campejìri , 
o alti , e fventolatì in modo , che agevolmente 
if gravar Jì pojfa , e fcaricarjì de’ fu oi effuvj ; 
V altre tutte differenti da quejlejtan calde , 
o- fredde , fan umide , o fecche , ofan denfe 
di foverebio f anno come molto nocive agli 
ammali e dannofe ; imperocché primieramen- 
te il troppo calore dell'aria ifeiogliendo altre - 
sì troppo il nofro f àngue , e con rilafciar li 
pori della nojìra pelle più del convenevole fa- 

cen- 


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DEL DRITTO NATURALE ; 161 
D. Supporti quelli principi dunque 1 * intem- 
peranza che fi reputa comunalmente, e fi 
hà, come un vizio contrario interamente 
ed opporto alla temperanza, non confìfte, 
eh’ in dirigere , e determinar l’appetito 
quanto alii cibi , ed alle bevande in un mo- 

L ' do 


cendone ifeorger al di fuor a J, udori eccejfivi 
non vai chea debilitarci oltre mifura;e al rin- 
contro il fuo freddo eforbitante refringendo a 
maggior Jegno quejìi bocherattoli , ofian pori 9 
e con ciò fervendo a ojì acolo , e di impedimento 
alla rejpir azione e ’ può si fattamente ifpejfir 
gli vomori , e tonde n far li , eh' e' vengano a 
recarci addoffo infiniti morbi^ciòè tutti quelli , 
di cui la fp effe zza fuol ejfer cagione ; avve- 
gnaché F eccejfo del freddo veramente fa di 
molto minor dannaggio per il nojiro corpo , 
che non è F eccejfo del calore . In oltre la fio- 
ver chi a umidità rila fida ,■ e fieude in eccejfo 
le fibre del corpo , e con ifpigner gli umori a 
gran violenza , e forza inverfo le parti effe- 
riori fa che di legjgri vi f accolghino , e fifa - 
gnino , e con ciò venendo del tutto a cor rom* 
perfi , e viziare , fono F origine in noi e la 
caufa dì varj , e diverfi affetti catarrali ; e 
ffl rovefeio laficcifapiu del tfi&ert cpl dijfec* 

‘ care , 


\6% DE’ PRIKCIPJ 
do tutto al roverlcio di quel che fi richiede 
per la noftra fàlute ; e poiché la volontà in 
noi vien tèmpre niofTà da qualche motivo, 

4 c per contèquente imperò deve eflervene 
alcuno per cui uom brami un cibo , o una 
bevanda di qualità, o di quantità anzi con- 
traria , che confacevole a lui medefimo ; 
altro per (corta, o guida non avendo colui, 

che 

• ! \ 


w 

care , e rafcìugar incomparabilmente il cor* 
po facendogli perdere V agilità , e la dejìezzQ 
delle parti lo rende inabile , per poco e netto 
al moto ; (ebbene l' aria calda , e umida fa 
affai più peggiore , e pregiudiziale alla fola- 
te di quefle , come quella , che piu d' ogni al- 
tra vaglia a frodar negli animali degli fi ruc- 
cheVoli , e cont 'aggicf vomori ; e finalmente 
dove abbia Joverchia ifpijjezza , e denfìtà , e 
con quefia una fopr abbondanza d* ejfiuvj come 
quella de* luoghi fotter radei , e fenza ufcita y 
ifpeJfendofiH umori ,e cond enfiandoli li di [pone 
ad una infinità- dj rifiagn(fowtti,e di differenti 
malori con effer ben foverite''altresì la cagione 
de Ili Affogamenti degli animali ; quindi è, che 
le càfe>e l* abitazioni nonfi figliono lungamen- 
te tener iibanvCe , è Quelle fatte di ritenta 
v • * * • non 


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DEL DRITTO NATUR ALE. Ì6? 
che dalle leggi della natura lì diparte , che 
li proprj lenii ; egli deve crederli , giuda 
eh* io m’ avvilo , non per altro 1* intempe- 
rante ufi li cibi , e le bevande in qualità , 
o in quantità più del convenevole , e del 
giudo fé non per il gufto , e per il piacere, 
che vi rincontra. 

M- Quello è ve ri (Timo ; e vaglia il vero per 
muoverci ad evitar quello vizio , ed aver- 
lo in.abbominazione e in odio , ballar dov- 
rebbe T aver a cuore la nodra vita , e la 
propria falute , rendendoci certi appieno , 
e peiTuafi del nocumento , e pregiudizio 
grande , che ne pofiìam mai ritogliere; im- 

L a . pe- 

,, -, — . — i — 

non fi abbitano fe pria non Jiano ben diffeccate , 
e riafeiufte , o per via de fuoghi , e de' f uff u- 
migj purgate, - . . 

II. 

• m 2 . * % 

Pelli Cibi e delle bevande , 

Egli fi hh quafi che per una regola genera* 
fe ffavellandfi de ’ Cibi fodi , e non flùidi , 
che li migliori , e lo piu f ani Jian quelli , che 
fi veggono meno fogge t ti a corromperji , e a 
futrefarjì ; e -che quanti più f obietti vengano^ 

' e Jem - 


?.. 


i*4 D V PRINCIPJ 

perocché dall’ amore , e dall* affetto , eh* 
abbiamo alla noftra confèrvazione non mi- 
ga disjunger potendoli e fèparare il gufto il 
piacere, quanto è vie più quello e maggior 
di quello, che dalli cibi, e dalle bevande rac- 
cogliefi, tanto più e, prevaler faprà in noi, 
C dominare portandoci ad abbonir , come 
conviene , e renderci alieni da ogni, e qua-, 
lunque fòrta d’ intemperanza , e ifregola- 
tezza ; e comeche a ciò niuno giunger va- 
glia che pria non (àppia quello cibo, o que- 
lla bevanda per la fca cattiva qualità , o 
troppe quantità li rechi danno, aliai pochi 
non però fi veggono di quegli che badano 

que- 


e femplicemente al gufto preparati , cotanto 

piu giovino . _ 

Quindi ne Jiegue ; 1. Che V erbe f ano mi- 
gliori eftremamente pii* delle carni , comeche 
quelle che rin ferrano in fe maggior copia , e 
abbondanza d' acqua deir altre , fi tengono in 
minor pregio , e per meno falubri ^ li. Che 
delle carni quelle che fon d' una tejfttura non 
guari ne dura , ne fr agile jorne quelle di va<s 
c a Ji abbino le più eccellenti ; onde le carni di 
vitelle , o d’ agnelli per la troppo fragilità , 
quelle d* animali fehaggi per la troppo dura, 

‘ ' teffu , 


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* 

f* * ' '-H- t 

■••t • • • : • • „ 

* -, , 

DEL DRITTO NATURALE, fé* 
queftofapere; onde vorrei che tutti, per 
un cotal riguardo capiffero , ed ìnten- 
deflèro appieno quanti difàggi e quanti 
incommodi traggano feco P indifpofizioni f . 
e le malattie , non che quanti dolori , e 
pentimenti , e quanti rimorfi interni di co» 
fcienza Cogliono gir dietro a fi lievi piace» 
fi,* e oltre una vita affai brieve, un mo- 
rir alla non penfata , la confumazione , ed 
il diflìpamento degli propri avveri , una 

vecchiaia e una famiglia piena di miferie, 

1 infamia, e altre mille, e mille co Ce di 
tal fatta j ma vaglia il vero quella virtù 9 
o abito che uom porta ad un giudo , c 
convenevof ufo delle bevande , volga** . 
mente dicefi più propriamente fobrietà, 

^ * ed 


tejjìtura , e quelle di porco per la lor troppo 
mollezza , e graffe zza le fi credono totalmente 
noe evo li , e dannose III. Che tra li diverjì 
mejjì di carne diverf amente preparati ilpri » 
matojt deajempre agli arrofìi ;febben le bro - 
dajìano le piu falutari , ed eccellenti di fot* 
ti, fpe zialme nt efe fan tra gra[Ji e magri , che 
fon. li migliori . IV , Che qualunque forta dì 
Civaie , o legumi , che dir fì vogliono debbano 
lafciatf s fopr atutto perche vogliono pili , eh’ 

altro 


\ 


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166 DE’ PRINCIPJ 

ed ebrietà 1 * intemperanza in quelle ufatoi 
vizio il quale ben fovente le funzioni me- 
defime del corpo difìurba , e interrom- 
pe ; imperocché veggiamo in quella, eb- 
brezza rilafciate pria le reni , e in ap- 
preso altresì difciolti , e bracchi gli altri 
(enfi , , anzi una con quelli tutte le funzio- 
ni , od operazioni animali , che dir voglia- 
mo , le quali anno da efiòloro qualche di- 
pendenza y e origine . E perche dove non 
. hà luogo la ragione* neppur lì veggono, 
che l’abbiano l’ altre azioni , da quelle 
infuori , che o dal fenfo * o dall* immagi- 
nazion ne derivano , cerne fi sà per chi un- 
que fia ben perfùafb , e.pratico dell’ opera* 
n zio- 


altro , e fervono alla generazion de' flati, 
jr Che li pefi, eli fonghi , e altre cofle di tal 
fatta , di una materia vìfcofa,e mugilarìnofa y 
atta a produr in noi copia di mucchi ,e di’ e fere* 
crementi Jìano altresì notevoli , e poco foni* 

Il pane per effer di un buon notrimentó vo- 
gliono , che debba ejfer ben levitato , e fermen- 
tato fla di grano fa d'orzo,o d'altra cofa di tal 
fatta y ma ne troppo frefeo , o recente , ne 
troppo vecchio . 

L' ufo degli acidi per moderare , e tempe- 
rar 


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DEL DRITTO NATURALE. 167 

zioni dello fpirito , rifovenendoci noi, e ri- 
membrandoci peravventura di quelle per- 
cezioni paliate, ed avute in altri tempi , le 
cui traccie ancora in parte ne’ lenii , ed in 
parte nell’ immaginativa conlèrvanfi , 
quanto fi pensò al dinanzi di qualche og- 
getto, alla villa di quello torto offerendoli 
agli occhi della niente, e non rinvenendoci 
vigorofì d* alsai , e valevoli a frenar con la 
ragione , e domar 1* appetito nortro fenfi- 

L 4 tivo 


rar in noi il troppo calor degli vmorì , lo fi 
crede altreiì utitijfimo 9 e à' un infinito gio* 
V amento . 

Il latte prefo in abbondanza , e copia vo-, 
glio no che fia commendabile oltre mifura , e 
“lodevole, purché venghi ufato da corpi molto 
ben netti , e purgati . 

P affando alle bevande , tra tutte l'acqua ì 
la piu pregievole , purché ella non fia de luo- 
ghi paludpfì , ma un acqua feorgata da Monti , 
cbiara , limpida , leggiera , infipida , e che 
non di leggieri fi rivolga in ghiaccio . Il pino 
per ejfer /aiutare abbifogna , eh' e' fia diore - 
tico , ben genero fo , e gagliardo , ma che veri- 
ghi parcamente ufato e con tutta moderatezza. 

Li Spinti dopo menfa pojfon per quel che 

di- 


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i 63 DE* PRINCIPJ 

tivo,ciò che dipende da lui fi manda ad efi. 
fetto , e fi efegue . Quindi viene , che 
l’ ubbriachi alla guifa de 5 " ragazzi fiucche- 
volmente ciarlando difcuoprono quelch’ 
* ^ra necefiario del tutto , e convenevole ta- 
cere , e fanno dell* azzioni , che come con- 
trarie all' oneftà , e al decoro, fi fògliono ti- 
rar dietro , e portar Tempre mai del penti- 
mento ; cofàche per verità dovrebbe fèr- 
vir a tutti di gran (limolo ad evitar » e 

Sftlgr 


dicono , facilitar in noi , fenza dubbio, la dive» 
Jìione e lo fmaltimento de* cibi , mafà meJUe - 
ri , che Jt adoprino in poca quantità , e come 
conviene , altrim ente vagliano a produrre 
tifi* infinità di malori^ come che Tufo delle be- 
vande caldera altresì perciò iti luoco di quefii 
lodevole e commendabile , fopr atutto per con - 
fervore e mantener il moto del fangu e jad ogni 
modo lo richiede parimente parco e moderato ; 
imperocché il caffè per efemplo , eh 9 e ottimo 
per coloro fpezialmente , che fon flemmatici » 
e fanguignì , come il Thè per li biltfft , e co- 
lerici ufato in e cc ef[ò,f avente Jì è f per iment a- 
to , c* abbia in cojìoro , portato de* tremori * 
In un motto tutte le bevande di qualunque 
genere elle fieno , come ben adòperate fon mol- 


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DEL DRITTO NATURALE. jg 9 
sfuggire quefto vizio ; In conclùfione con-» 
venendo , che 1* azioni libere tra fe gia- 
mai non difcordino in tutto il tempo della 
mente fia nel mangiare , Ila nel bere , tut- 
te le nottre azioni , il volto , le getta , le 
parole , nòn devono per niun conto d’ al- 
tro mai far moftra, ne dar fegno, che 
d’ onettà , di decoro , e di fòbrietà , poten- 
doti da quel che detto abbiamo fin ora , 
abbaftantemente conofcere, e comprendere 
quelche in fe realmente fia decorofò , one-» 
fto , e fòbrio , e quelche non lo fia. 

D. Qual 


i . •• 

to Giovevoli , e falubri per mantenere il mota 
del fangue , o moderarne il foverchio ardore j 
non che per agevolar lo fmaltimento de 9 cibi , 
coli al rincontro foverchio [moderatamente 
ufate non vaglino , che a inpebolirci } edef 
ferci di gran of acolo alla buona digeftione 
Ma fopr atutto però egli è cofa notabile , che 
[ebbene alcuni lodino il prender cibo al dì una 
fiata fota , V oppen.ione di coloro che vogliono 
il contrario purché non ? abbia acquijlato 
un abito in contrario fia la miglior fondata , 
e la piu ragionevole , come che egli è necejfa - • 
rio , che ? abbia fempre un tempo fijfo , e de-i 
Urmìnatofia per il pranzo fia per la cena . 


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1 


i7o DE* PRINCIPJ 
V . Qual colà intendete voi per cura del 
corpo ? 

M. Un abito confìftente del tutto in lòddis- 
fare a tutti gli obblighi , uffizj, o doveri , 
che mai fi devono inverlò il proprio cor- 
po , cui non miga fi eftende la temperanza. 
Quindi è che quefto Ha oppofto diametral- 
. mente , e contrario al fòverchio difpreg- 
~ gio , e alla troppo negligenza di fè mede- 
lìmo , e del dio corpo , eh’ è un vizio di 
- nulla badare a cotali doveri, ed alla lover- 
. chia delicatezza , o troppa effeminatezza, 
che dir vogliate , eh’ egli è badarvi affai 
più del dovere , e in modo, che poco lì 
venghino a lòdisfar gli altri ; vero pur 
troppo effendo quql detto, che : 

, ÉJi modus in rebus , funt certi den ique 
fines 7 

Quod ultra , citraq . ne qui t conjìjiere 
reftum. Per 

* * r *. ■■■ ■■ - ■ ■■■■■ ■ — — ii 

t. > • 

III. 

‘ .% * • ; - . 

Del Moto, 

• Oltre tabu O'sa elezzione dell* aria , e de* 
cibi per la J alate , egli Jì richiede altresì un 
moto moderato della per fona , e fatto a tem*. 

fOy 


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I 



DEL DRITTO NATUR ALE. 1 7 r 
Per la qual cola infra gli uffizj , che l’ uom 
deve al fuo corpo , eflendo la contervazion 
della propria vita , la fanità del corpo, il 
fàperli ben guardare, e munire centra riti- 
giurie delle ltagioni , 1* integrità delle 
membra * e ’1 trattar d’ acquiftar tutti gli 
abiti Convenevoli al fuo (lato , e acquifta- 
tegli, efercitarli , e mette rliin opera ; da 
'chi che brama aver di fé quella cura che 
aver deve fà meflieri,che ogni fio Audio, e 
tutto l’ intendimento rivolghi a cotali co- 
* fe ; poiché in ordine alla (ita vita * uopo è , 
che fi rifletta quanto mai reputar fi debba 
la (ua perdita con ragioni prete dal fuo 
proprio flato , come a dire col por mente 
a Ipiluzzo a tutti li beni , eh’ egli da quel- 
la 


po , cioè , non miga dopo pranzo ; eh è potreb- 
be ejfer dP un gran impedimento alla concozion 
de' cibi , e in luoghi debiti , come fon per efem - 
pio gli aperti * 0 li campejìri , che fono li mi- 
gliori . Vaglia il vero venghìamo da tutti af- 
fé urati e ref certi , che come quejìo ufato in 
quella guifa , che voi abbiam detto , giovi a 
confervar in moto il fangue , e mantenerli il 
calore , non che per . la robujìezza , per la ga- 
gliardi , e per V agilità delle parti , e per al-. 

tri 


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I 


DE’ PRINCIPJ 

la può mai ritogliere , e alla fùa famiglia* 
e agli altri recare; niuno nafcendo per fe 
me~defimo,ma foltanto per Dio, e per gli al- 
tronde è che ad uomo competer non pof. 
fa giamai dritto alcuno , ne poteftà (òpra 
la propria vita ; e per nitina ragione al 
Mondo debba affrettar la fua morte, effen- 
do ciò lo (letfò che rubellarfi , e fòllevarfi 
contea Dio , giuda fi moftraron di fènti- 
mento li migliori infra gli antichi Filofòfi; 
( r) come che gli Stoici foli avellerò tutto 
diverfàmente fentito , in guifà che i Ro- 
mani avendo la maggior parte da Giure- 
confulti avuti da cotal fetta, non filo niuna 
pena iftabilirono contro coloro, che volon- 
tari a- 

(r) Cic.inCit.è de Rep. I. Vi. p. io?. Ateneo i. 4* 
p. itj. Caujabm.p. 1S4. PUt.in Pbadon. Piotivi. \X.En~ 
nead. 1. Senec.ep . 70. p. 


tri si fatti commodi , ed agì : potendo fedirci 
di vantaggio fpszialmente per un gran preferì 
vativo e argomento a poterci da morbi Cro «■ 
nici liberare , non che dall ’ Ippocondria ; e 
dall' etica f opra tutto con quello del cavalca - 
re : cosi al rincontro la f 'ua mancanza , e la 
foverchia q f àe*e venendo il nofìro corpo pref. 
fa poco ad ifnervare , ed qffiebolire lo renda 

ina - 


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DEL DRITTO NATURALE. 175 
tariamone trattato avefièro ufcir di vita , 
ma altresì come Validi li tefiamenti ne fo- 
fiennero,e l’ultime volontà ( s ). Anzi alcuni 
non foto infognarono, ma ne diedero fin nella 
propria perfòna della lor dottrina l’efèmplo; 
come di Caronda, di Cleanto, di Crifippo, 
di Zenone , di Empedocle , di Democrito, 
e di pochi altri dicefi ( / ) ,• che nell 1 ultimi 
lecoli altresì ebber di quelli , che ne prefè- 
ro le parti, e contra ogni ragion li fèguiro- 
no ( u );ed il medefimo fi può dire riguar- 
do alla propria fàlute , efiendo ogn’un 
tenuto por mente alli commodi , e agli 
agi , che da eflà fi poflòn mai avere , e agli 
jncommcdi , e difàgi , che portan (èco i 
, mor- 

( f ) i {Ip'utn. D, /. ^8. Paul. I. 39. 

( c ) frodar. 1 . 1 a. p.Si .Lattant . de /alfa fapientìa . /. 

8.C.1S. 

( u ) V. Alla erudlt.nd ann.iyoi. menf Maj.p. 230, 


inabile del tutto al travaglio , e alla fatica , 
e con fargli vmori foverchìo grojfolani dive- 
nire , e che le digejìioni az/venghino fuor di 
tempo , infermiccio , anche e mal fano ; ma 
egli è uopo avvertirebbe dopo un moto violen- 
to , e forzato non f debba tutto di rimbalzo 
come egli dicono, darjì alla quiete , e al ripo- 
so , ma pajfo pajfo * acciò mediante V infenfì- 

bile 


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174 DE* PRINCIPJ 

morbi , di cui, vaglia il vero, farebbe lènza 
fallo , di gran nofro giovamento , che a 
quefto effetto fè ne cercaffero,e fe ne ilifco- 
prillerò le caule . In ordine poi all* integri- 
tà delle membra in tutto il corfo del no- 
fro vivere , e in ogni moto , e fito del no- 
fro corpo, uopo è badare attentamente alli 
danni , che comunalmente fi veggono alli 
incauti avvenire ; e veggendofi per efpe- 
rienza , che li fènfi in noi per l’ eccefiìvo , 
e fìrabocchevole ufo, che ne facciamo, ven- 
; ghino la lor virtù a perdere , ed a (minuir 
di forza , cioè, che P applicar gli occhi per 
efemplo alle cofe minime , e piccioliflìme, 
o troppo difcofie , e lontane , o vicine , d’afc 
fa i fracchi la vifta , e la difminuifca; 

J’-oree- 


bile trapelamento delle parti agiatamente 
fatto, fi dileguino le particelle faline e fulfu • 
ree del j angue . 


IV, 


* 

Pel fonno , e della vegghia. 


Ma ninna cofa vogliono, che vagli vieppiù 
il nojiro corpo a fcemar di forze e debilitarlo 
quanto il troppo Jìar defio , e la lunga vegghia. 
' eh' 




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DEL DRITTO NATURALE. i?f 
* T orecchie a rumori troppo violenti , e 
grandi , ovvero a filoni foverchi vehemen- 
ti efpofii perdano l’ udito ; e ’1 medefìmo 
egli lìa trattandoli degli altri /enfi ; non 
abbifogna miga ufarvi negligenza , e tra£ 
curagine , In ultimo rifpetto all’ abito , e 
al domicilio , di cui fiam in dovere forbirci 
per poterci munire , e difendere dalle fia- 
gionijè mefiierj , che fi oflervi non meno il 
decoro s e far che I* azioni libere fian 
Tempre mai in concerto , che aver fa 
mira agli averi , allo fiato , ed alla 
propria dignità , eperfonaj come che di- 
cendo io di. efièr in obbligo provvederci 

d’ ab- 


K * "2 

eh' impero il fonno Ji abbia per la nojlra con- 
fermazione a reputar £ ima ejirema necejfitày 
e bifogna ; come che fi richiegga ufato pur con 
moderazione , e regola % y effendovi meramente 
alcuni , che ne fiano piu degli altri bifogno - 
Jì, come quegli che fono in una continua me- 
ditazione , cioè di un temperamento molto 
umidofopra tutto però Jì avverta a far buona 
elezzione de' luoghi per dormire , ejjcndovi al- 
cuni come i foverchi caldi per efetnplo , che 
fono meno comendabili e f aiutati de' freddi, 
stemperati, 

V. Dal, 


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V 


iq6 DE’ PRINCIPJ- 
4’ abitazioni , e di vedimenti per liberar- 
ci , e (campar dall’ ingiure delle ftaggioni, 
non intendo miga aderire non efièrvi altro 
motivo per cui alPuom convenghi ciò fa- 
re ; imperocché in ordine agli abiti, li no- 
ftri (enfi venendo modi (avente , e rifve- 
gliati dagli oggetti , e per mezzo di effi 
ponendofi (pedo in moto l’appetito, egli 
ogni ragion vorrebbe , che facedìmo nel 
noftro corpo ufo di quegli per coprirne , 

• e nalconderne quelle parti, di cui pur trop- 
po i( tacer è bello, altresì dove non vi avek 


V, 

Della fup effluiti , e degli efcrementù 

Molte fon le regole altresì che ci vengono 
preferite a queflo riguardo ; ma noi non ne 
riferiremo , che le principali , le quali ridar 
fpojfono a quejie , cioè . Che le f ape fluiti e 
gli efcrement\ tutti generalmente parlando , 
lungamente rattenuti fano di un gran difea* 
pito alla falute . . ... . . 

Che quelli che fono fcarrichi di foverchio , 
q fciolti di ventre debbano di gran lunga evi « 
tar il freddo del corpo , e fpezialmente quella 

àe' 


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DEL DRITTO NATURALE. 1.77 
, fe alcun timore degli incommocji de’ Tem- 
pi j è rifpetto alle calè, e abitazioni , con- 
verrebbe parimente averle per cuftodir il 
noflrO 1 , e per attener pio agiatamente 
àlle noflrebifoghe; e preparar il necelfa- 
no al noflro foftemamento , non che le 
ftanche membra rìftorar col tonno . Quindi 
uom vede quanto profittevole , e giove- 
vole e’fia per ciafcuno trattar di 1 far un 
abito da poter riflettere, e badar anche 
alle cote piccioliflìme , e di niun rilievo 
per non la/ciar nulla a dietro nelle colè 
. grandi , e di maggior momento. ' ‘ 

D. Che colà è diligenza? ‘ ; 

fri. E una virtù confìflente in ben deter- 
minar la fatiga, e’1 travaglio, non che 
tutti li noftri efercizj giufia ìe leggi della 
natura ; imperocché efiendo colà pur cer- 
• M • >, tiiTì, 

. ' . • * • . S v f 

■■ ^ , - 

de piedi . Che lìfudorì volontari gfovwo fuor 
di mi fura a quelli che fon cT un temperamene 
to umorofo . Che la fa Uva ef'endo d* un gran 
u » e ffZ\ a . dwjjìove j e per la def rezza , e 
l agiltta delle fbr e non Jì déhba Jempre cac- 
ciar via ^ e rigettar al di fuor a ; ed in ulti- 
mo eh iUoifo Venghi adoperato molto di ra- 
do ) e moderatamente , ejfendoyi alcuni tempi 

come * ' 


• * 7 1 . 

• . 

17 ? DE’ PRINCIPJ 
tilTìma che 1* uomo ingegnai* fi debba in 
tutti modi di aver tutto ciò , che può mai 
abbifognargli nella vjta per fodisfar , Com’ 
e* conviene al li lùoi obblighi , o ulfitj, non 
puòdalènno dubbitarli , che non debba 
efTer afiiduo nella fatiga , e nel travaglio, 
e non lalciar occafione alcuna àddietro eh* 
efier gli polla di frutto , o di guadagno all* 
accrelcimento de’lùoi averi ,* ogni volta 
eh* egli polla farlo a gloria , e loda dell’ 
Onnipotente , e lènza 1* altrui danno , o 
difeapito ; potendo egli avvenire , come il 
più .avviene d* ordinario , che per vec- 
chiezza , o per indilpofizione , o per altra 
contrarietà della fortuna , in apprellò non 
polla s ne abbia cotàl agio , e commodo ; 

co- 

■■■!.■ Il-l I ■< ■ I ■ - - . 

i , » ‘ 

tome T Autunno verbi grazia* FEJìatejn cui 
Ve righi ad efier notevole in qualunche modo 
tifato . / ' > 

v ' ’ ‘ VI. 

Vegli effetti 3 e delle paffonì. 

' > ■ ' ’ r ’ ■ r • • 

I ^ ' 

Ter quel che riguarda quejìo particolare 
fionji ha nìunacofa di rilievo dalla medicina j 
onde tra per quejìo , e perche fe ne favella 

/#- 

. Cìicji ed by Googk 


del DRITTO NATURALE. 1 79 
cofa che fa cono (cere , e comprendere ì 
quanto giutfo , e’ fia , e convenevole badar 
per 1* avvenire * e non confumare , di bot- 
. to 1* acquieto ; Li vantaggi , che mai lì 
ritraggono dall’ elèrcizio Coverebbero ba- 
care a non renderci neghittofi, e pigri, 
m’ amanti , e vaghi dell’ abito , o Ila virtù 
di cui di prefente favelliamo ,• come che il 
noftro travaglio , e la noftra fatiga deve 
regolarfi lèmpre in modo , che nulla mai 

M a di 

" ! ■ .. 1 !» 1 . ! .. ' ■ ■■ 

* ■» x 

fufficientemente /opra, non /limiamo ne ce far io 
difenderci di vantaggio • 

. * « , ' « • 

VII. 

Velie regole proprie per la falute di 
ciafcunoy o per V età , o per lo fijfo , 
o per lo mejìiere o per lo tem - 
per amerito* ' \ 

Oltre quefie regole generali vi fono di 
quelle che non rif guardano , che lo /pedale ; 
ed alcune perfine particolari , o per f Jtà,o 
per lo fife, o per lo temperamento o per lo pro~ 
prio mejìiere . Incominciando a trattar delle 
prime , e di quelle riguardano tonfati feto al 

dinan - 


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l«o D E' PRINCIPI 

di fatata giuda teftè detto abbiamo , veru 
ga a perderli , o il decoro , e la giocondità 
della Vita a /cerna re ; poiché non v’ è colà 
lènza fallo , che fia cotanto commendabi- 
le , e lodevole , quanto d* un uomo eh’ in 
tutto d’ offervar proccuri y e tenere una 
via di mezzo , eflèndo per poco tutti gli 
eftremi vizioff. 

V. Che cofa è Pazienza? 

M, E una virtù , che ferve a diriggere , ed 
< • or- 


dinanzi di nafeere guanto li loro madri ; egli 
è mejìieri , chele donne per menar una Zìi fa 
oziojfd , e sfaccendata maggior degli uomini , 
tjjendo vie più dijpofte di quelli , e Joggette al- 
V ifpeflezze delP /angue , ojfervino una tem + 
peranza , e moderatezza maggiore/a nelli ci- 
bi 3 fa nelle bevande ; e ciò fpezìalmente av- 
ventino far ne * tempi de ' loro tnejìrui , e dì 
gravidanza trattando a tutto poter evitare 
pih eh' altro quelli , che pojfon, produrre in 
\tjje de' flati , e dell * ìndifpofìzioni , quali fono 
gli acidi , li vini foverchio 'Jpiritojt , il pan 
' recente , o caldo , le pajfloni dell * animo , il 
' moto troppo violento , le bevande fredde , e li 
raffredaamenti del corpo ; non laf dando in el- 
itre notare che per le fahguigne 3 e abbondanti 
- diurno* 


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' « t 


: DEL DR ITTO NATURALE. 1 8 1 
ordinare 1* azioni dell* uomo conforme al- 
le leggi della Natura nelle co/è a lui con- 
trarie , e a v ver/è ; In fatti quanto a Mor- 
tali avviene efièndo di Dio di/pofizione , e 
provvedimento , e perciò niuno creder po- 
tendoli fabbro della propria fortuna , che 
che altri ne dicano in contrario, fecondo 
• che v’ hò più fiate moftro ma dipenden- 
do ella totalmente da quello , che con ra- 
' gion perpetua , e lènza alcun errore difpo- 
ne , e governa noi , e le noftre co/e, fa me-, 
- ■ . ; M 3 . “*■ ■■ « Rieri 


umori fi loda a maraviglia* nelli princi- 
pi , che divengono incìnte , il portarfi a cavar 
f angue ; ed a* tutte , parlando in generale , 
per F agevolamento del parto , non che per li- 
berarle da dolori bajìardi , e /puri F ufo de 
rii/ieri lenificativi y ed ammollitivi . 

In apprejfo venuto, il tempo del parto egli fa- 
rebbe (F fin utile impareggiabile x che li notrifi 
fero col proprio latte per ejfer intieramente 
madri -, e non ter metà , come dicea Favorino 
•ajtprefj) Gellio x { io )e perche il primo alimen- 
to ha 'molto influenza nel F inclinaÙQnU e nel- 
iitofittmi ; Ma /opra tutto fi guardino nel 
■■ •• - . ' /• . > ' • v fri- •: 

(i io ) Libo la* c. io ; . ; 


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DE’ PRIKC IP J 

ftieri fòffrir pazientemente , e patire quel- 
f che non fi può in guife alcuna fra fto mare* 
e rimetterci in tutto ài fuo divino * e fanto 
volere ; e ciò tanto più , che fecondo dàl- 
ia fperienzà s’ imprende l’ impazienza ad 
altro mai non ferve , che a fard 1* avverfi- 
•; tà , e 1* infortuni vie più maggiori diveni- 
re , e intolerabili ; Avvegnaché (òpra mo- 
do giovar ci polTà per quanto fia poffibile 
■' il prevenirli anticipatamente , e nelle 
cofe feconde, e profpere avervi mai fem- 
pre la mira , o con applicarci a più , e più 
cofe trattar in effe di diftraerci nel miglior 

modo 


primo anno da far far loro akufo de ’ cibi * e 
delle bevande per non renderli infermicci in 
mille modi , t cagionevoli 5 anzi è bene anche 
/appiano il f onere hio cullare , che fi ha in co* 
fiume comunalmente di far per tirar lì ragaz- 
zi al fonnó , fovénte rechi loro un dif capilo , e 
un danno notabile ; vero è però che il fonno 
nelli primi mefi, quanto egli è pih grande Jane 
to vie pitt avér fi deVe , per meglior fegno *> e 
per marca di fialute , come al rincontro la veg- 
ghia oltre P ufato è fempre fegno y e indizio 
di qualche morbo . Rifguardo all'aere il tem- 
perato è il più comendabile e lodevole per ejji t 

e un 


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DEL DRITTO NATURALE. 185 

. modo del Mondo ; di vero la vita dell’ uo- 
mo ( dice un attore Terenziano ( x ) egli è 
come il giocar a dadi , in cui tè quel putito 
- non ayviene, che tu appetti, abbilògna 
che l’ arte corriga la fortuna ; onde, giuda 
’ Epitteto, ( j ) perciò non v’ ha meglio, che 
. guardarfi di non applicare la propria av- 
verdone , e il proprio appetito in colè, eh* 
. in nuila da noi dipendono, e rifpettòa 
quelle ( z ) che fon il (oggetto del nodro 
- amore , o del nodro piacere , o che pur va- 
gliono per qualche noftra bifàgna è medie- 
ri che fi difàmini attentamente la lor natu- 
ra, incominciando da quello che meno va- 
glia ; imperocché fe mai un Vetro, oun 

pen- 

( X ) Adtlph. atf. IV. fc. VI ri 

( y ) irXEIFIAIOR f.7. 

(;z ) li il. c. s. è 9. 10. 11. n. 15.14. i?. #ei 


I, 


e an refpir, amento al meglio che fa pojfibile 
libero ; quindi li bagni lor Jt credono altresì 
pojTono ejiremùmente giovare ; comeche tutta 
la diligenza e cura deve ejfer mejja in man- 
tenerli di ventre liberi quanto f può , e fciol-i 
tip giunti jbe fi Veggono a tempo in cui toglier 
Jt debbano dal latte,abbifojjia , che lungamen* 
. te (ì facci no ajìener non men dalle carni , cb* 
eglino miga vagliono ancora allor a diggeri* 

M 4 re 


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.184 DE' PRINCIPJ- 
pentolino, per efempló , avvien , che ci 
piaccia', e diletta , perfiiafò vivendo noi 
quanto e’ fia di natura corrottibile , e fra- - 
gilè, dove per avventura mai e* venghi 
; a frangerfi , o fiaccarli non verremo per- 
' ciò miga in difturbo , e perturbagione , 

Ei p' ìxcés-is 4- v X ee y a> y* l ' !my i fi ir pittai viw , 5 

yO(iiva>v , (lìfiJHro unKtyuv , ómìór tri v , cip 9 " O’fMKpi'itt'Wr 
upX'óptivos . ai xvrpav ripypi-, ont xórpcat rtpyas.Kctntttyti* 
c»s yàp mùnti , « . a» * iraxhor axjrts Kcentttpr 

X>ji , H yuttcùx-oc , om ausSabnrov] ’x.x.nu'piKàs «p5uuóvno< ymp 

-•* . V. ‘ v - 

«ùnti y v nttpm^òùnrl . 

D. Cofa fi è fortezza ? ;> 

M. Un abito , o virtù che ferve a difporre , 

• e diriggere 1* azioni dell’ uomo nell» peri- 
coli 

<■■-* — • 

re, e poffbyo p.rodur in eJJì degli vermini, e 
degli bachi , che del vino , il quale col Juo 
foyer chio calore diseccandoli , e rafciugando- 
li piu del dovere , potrebbe fervir di vero di 
gran impedimento alla hr crefcenza ; e proc* 
curando dal principio quajì del terzo anno a 
parlarli di Dio , e maturamente ,ma adagio, 
adagio il rifpetto a si gran nume injwuandoli, 
contenerli lungi da tutti li racconti , e con - 
' Taf abole. delle vecchie, per cui li loro /piriti 
-*una mala direzione prendendo , eglino Jì ver* 

i, " reb - 


« 

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' \ 


DEI DRITTO NATURALE. 18 r 
coli eminenti , e lòprafiantino giiifta le 
leggi della Natura,* Egli è il vero, che 
quella abbia luogo /òpra tutto nelle batta- 
glie , e nelle guerre ; a ogni modo confi- 
(tendo ella del tutto in làper moderare , e 
' mitigarli timore proveniente da mali ap- 
pettati di prelènte , potea eflèr lènza fallo 
di qualche ufo parimente nello fiato Nat^i- 

- rale ,dove l’ uomo fi fòfiè fiato così fòla , 
come or vien da noi confiderato , (ècondo 
aggevole fia il comprenderli ,* ma per dirla 
eflèndo noi obbligati , e tenuti a tutto po- 
ter metterci in làlvo, e sfuggir tutti li 

. rifohi , e li pericoli della vita , giammai 
dobbiamo elporvici fenza una tragran ne- 
• v ' '• •. * 5 ceffi- 

— — ■ ■ U 

rebbero a rendere in tutta la vita meticólofi \ 
e timidi, trattar in modo > che fi ave zzinole 
éójUtmino far tutto Ordinatamente , e con de- 
coro , non che li lor travagli , e li lorfiudj , 
cui per avventura in un età giujìa , e conve- 
nevole fi danno , avvertendo dì vantaggio , 
che quefii vengano ammifurati in gnifa , che . 
il lor ingegno efiremamente non fi infievolii 
chi , e debiliti , ' \ \ 

r In oltre pafiando ad altro ; egli fi ac cornane 
da a vecchi figuir tuttoccib,che fono cofiuma - 


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ite DE» PRINCIPI 
1 ceflìtà , eflèndo ciò contrario del tutto 
. j reai mente , ed oppofto alle leggi della Na- 
tura , e quell’ eccedo appunto, o vizio, 
* a cui comunalmente diam nome di audacia, 
o tracotanza rOr finalmente quefti erano 
gli uffici , gli obblighi , e li doveri dell* 
uomo fòlo nello fiato Naturale e non altri. 
D. Ma perche voi favellando peravventura 
di quelli , che non riguardano che lo fpi- 
rito , abbiate altresì tratto di quelli , che 
aveano attenenza al corpo , e allo fiato 
-efierno ? 

M, Per 

. — ■-<- — ■ — — 

‘ r: .* '• * ; 

ti e affuefattifare , guardandofi bene da tutto 
quello , che potrebbe mai produrre in ejjt 
delle crudità , e in dige {abilità ; non che dall * 
immoderatezza del vino , che vai per poco a 
difporli a mille e mi ih Hujfi , catarri , cal- 
coli , artetiche , vertigini , gocciole , ed ap~ 
poplejìe . 

* Di più per li Letterati , e per tutti coloro , 
che fono in continVe meditazioni egli fi rin- 
viene ordinato ejfer necef fario ,* Che if 'tgghU 
no a tutto potere , ed evitino /’ eccejfivo 
riempimento de* cibi , e delle bevande , per cui 
Jì Viene a render il fangue pnza fallo troppo 
infiammato , e caldo . Che rejpirino un aera 

fua- 


é 

DEL DRITTO NATURALE. 1 8 7 ' ■ 

M. Per parlacene di tutti fecondo l 4 unione; 
e concatenamento , eh* eglino annoili uni 
dipendendo dagli altri ,• fènzache non fi 
potea far altrimente , e non 'render il no-. 

Aro difeorfò , anzi vie più intralciato * e 
e fuor d 4 ordine , che in un miglior meto- 
do , o fórma ; imperocché qual difòrdrne ; 
e confondimento farebbe fiato, mai il fùo ; 
fé trattando della diligenza per efemplo, 
o della temperanza ci fòflìmo contentati 
fol definirla » fenza difpiegar a difiefò gli 
obblighi , o uffìzi d* un uomo temperan- 
te r o diligente ? Ad ogni modo egli è cofà 

agge- 


fuave , e temperato , e non ifiudìno giamai in 
troppo angufii luoghi , Copra tutto a lume dì 
candela , potendo V efalazioni portate con Va, 
ria , che fi refpira ne * condotti del polmone ; 
caufar del? (frazioni , e delle difficultà da 
re/piro . Che fi eligghino un vino molto gene - 
rofo e forte , ma V ufno a miccino , e parca*, 
mente , e che finalmente la lor dictafia medio * 
ire , il fanno f ufficiente , e bajìeyole , e il mo- 
to che donano al corpo leggiero ,-e alle volle 
anche continuato per Vie meglio aggeVolare , 
e facilitar la dìgefììone , e impedir, la ifpefi'ez- 
za t e la d enfiti del /angue , che il piu Juole 


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183 £> É\ PRINCIPJ 

aggevole d’afiai e facile, dove pur cosi . 
v* aggradi, ridurli sù quelli tre capi di cui 
vi feci motto fin dapprincipio; imperoc- 
* che qual malagevolezza-, o difficultà mai 
r. potrete voi rincontrare in conofcere ; Che 
quanto da noi fi diflè della volontà , e del- 
< 1* intelletto non rifguardi , che lo fpirito? 

, Che tutto dò , che fi favellò della nofira 
« Calvezza , e della confèrvàzione del decoro 
- delle noftre azioni cfterne non apparten- 
ghi ,che al nottro corpo ? Che finalmente, 
quello che fi favellò ri fpetto agli averi, alle 
.'v-i. *y. >. » rie- 

’*« i 

x — — ■ ■ — ~ 

effer una feguela dell' applicazione e del ripo- 
fo ; .come eh e V ufo del cioccolati o di tempo in 
tèmpo poffa firvir molto per fortificar loro la 
JìomaCo , e rimetter lì f piriti nell'applicazione 
efauJtiyWn che per corrigere gli acidi del fan* 

gite * «* " • '- * •' * . ■ 

- Al rincontro , a quelli , che fon peravveng 
tura Deputati , e desinati a travagli ^ e fatt- 
olo e pili dure i e gravo fe y fi concede feur amen* 
te U bere y e il mangiare in più gran copia , ed 
abbondanza di quejii ultimi , ma fono avver- 
titi d' effer cauti , ed avveduti di evitar del , 
tutto ribaldati , eh' e' pano le bevande fredda 
ingenerale , potendo lor ìquefle apportar feco 


/> 


DEL DRITTO NATURALI;. *8 9 
ricchezze , agli abiti , ed altre così di tal 
fatta non abbi attenenza, che al noftro 
• flato efterno ? Onde ecco pur tutto con un 
motto rimeflo in quello afiertOjeordinanza 
che voi lo defiderate,*ed egli è cofa t in realtà 
di gran rimarco oflervare,come tutto inte- 
ramente quali che da fonte, o forgente trat* 
to s abbia da non altro , che da quella, no- 
flra maflima generale: cioè, che l’uomo 
debba far quantunque più può , e sà a foo 
vantaggio e utile, fempre. mai che far lo 

polfa - ‘ 


'delle diarree ,foccorrenze , cacajuole ed altri 
malorifmili . 

In ultimo venendo a quel che rifguarda la 
diverjtia de' temperamenti , primieramente 
per quegli , che di f over chiofopr abbondano 
di fangue ì egli vien fommamente lodato un a e* • 
re molto, temperato , un vitto affai naturale , 
e fempliciffmo , un cibo di groffa corffjìenza , 
e una gran moderatezza nel vino , e nel fon- 
120 , non che negli affetti interni de ir animo • 
Secondo per li colerici , e li biloffji approva , 
oltre un * aere altreiì temperato^un cibo liqui- 
do ^ un vino acquofo , e il ripofo , e il forino „ , 

anzi , <? la quiete , ch' il moto ; imperocché co- 
me per quejìo mezzo Jì può fermar in effial- 


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! 9 o DE’ PRINCIPI 
polla, o vaglia lenza offefa di Dio 9 e danno 
altrui . 

fi. In conclufione le virtù, umane altro non 

IX. fono, che alcune dilpofiziani naturali del- 
lo (pirite dell* uomo ordinate giuda le leg- 
gi della Natura , e mediante un efercizio 
conforme a quelle ftefle leggi ridotte in 
abito ; Il perche quelli abiti non avendo il 
nome di virtù per altro , fe non per quella 
conformità, ch’eglino anno con sì fatte 1 eg- 
gi, e niun eflèndovi al Mondo , che non Ila 
giuda quelle tenuto in tutto diriggerfi del 


quanto , e temperare V eccejjìvo , e fuperfluo 
moto delle parti, e degli cruori, cosi al rin- 
contro col foverefiio movimento Jt verrebbero 
oltre mifura quefii a rifvegliare , e muoverji; 
e rimefcolandojì tumultuof amente , e conjon- 
dandoli difborji a diverjì rendimenti, ed in* 
fiammamoni. Terzo vien commendato ete- 
rnamente per quegli* che anno un temperamento 
litui tojo , e flemmatico V ufo de cibi magri, e 
oltre una itJTa moderatezza dt aria , gh qr* 
folli le canti /alfe , e di ar ornati ben condì te, 
il vino, e il Ir avaglio i imperocché in colloro 
per l’abbondanza e copia grande del pero, 
che Vi lì rinviene, le /evezioni, el ejcrezio- 
> ' ■ m 


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DEL DRITTO NATURALE. 191 

continuo e regolar fi, • poiché quell’ azioni, 
che fi riftringono per efèmplo fòtto la, tem- 
peranza vengono da quelle ifteflè leggi , 
dirette, e regolate, da cui fon rette, e 
ordinate quelle , che fi comprendono Cotto 
la giuftizia , o la fortezza , egli v’hà ogni 
ragione d’ affèrire , eh* in effetto per par- 
lar con maggior proprietà, non fia eh’ una 
fòla la virtù umana , e quefta altro non fia, 
che il viver conforme le leggi della natura, 
comeche gli uomini comunalmente o per 
non rinvenirti niuno infra efii,che ne fia iru 
teramete ben fornito, veggendofì altri eflèr 

fòi- 

* ♦ * » • l ^ r 


ni avvenendo dinanzi il convenevole tempo, li ;* 
cibi aromatici , e difeccativi Vagliano ad emen- 
dare , e corriere fe non del tutto ; almanco 1 * 
in parte quefio difetto ; e come colripofifi 
Verrebbe ad acc re fiere , ed aumentare in efft ' 
il torpor delle fibre' r coi ì al r ove [ciò, median - 4 
te il travaglio fi vengono quefie a render vie >' 
piu ferme , e fide ;e il [angue , che a produrr 
re delli mocci in abbondanza è ben acconcio, 
con quefio fciogliendqfi conferva tutt ’ ora il 
moto . Quindi per ejfi [ervir pofiòno e valer 
parimente d* un ottimo , e buon rimedio li ne - 
gozj , e P occupazioni le piti ferie , e fafiidiofi 

del 




ì 9 i DE’ PRINCIPJ 
Ibi tanto faggio , altri lòl tanto prudente , e 
niuno aver in fe congiunte, e unite tutte que- 
lle virtù particolari , over per formarlène 
un adequata idea fecondo la diVerfà , e va- 
ria applicazione , eh’ eglino a Ior divelli e 
varj doveri ne fanno , le diedero vari , e 
diverfinomi, o vocaboli, di giufìizia, di 
temperanza , e di altri sì fatti , nella guifà 
appunto , eh* a quelle medefime leggi , 
per quella ilìelTà diverlìtà d* applicazione, 
or Civili , or delle Genti , or Pubbliche , 

‘ r or in altro , e diverfo modo le appellino. 

• ì M. Si 


del Mondo . Quarto f crede commendabile 
fopra modo , # lodevole per li Malinconici fpe - 
zialmente un aerfrefeo , che vaglia , e pojja 
molto frvire per accufcere il trapelamelo , 
t V refpiro della lor pelle , non che Per agran* 
dire le particelle del J angue , li cibi / alzi , e 
d* Una fece a conjjjtenza , una gran moderateti 
ta , e temperanza nel vitto , e negli affetti , • 
in cui eglino fogliano per natura difettare ; 
e tutte le ccfe ifcioglienti > che vogliono 
piai epojfcn in ejf promuover delli e fremen- 
ti ,<? cacciarli vi a fuor a , non che qualunque 
forte d ì occupazione , o travaglio , òtto a 
mantenerli in moto , - Ultimamente quanto a' 
v . ’ Sem * 


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DEL DRITTO NATURALE. 195 

M. Si bene ; ma oggi egli mi fembra che fìa 
di già al giudo e convenevol termine il 
noftro ragionar giunto; il perche gli ob- 
> blighi 1 e li doveri dell’ uomo confederato 
di brigata con gli altri rìfèrbarolli per ma- 
teria d’ un’altro ragionamento. 



temperamenti mijìi ci fi ammonifce , che frati 
tandofi di ejfi ,fi abbia fempre mai rif guarda 
a quel eh ’ in noi predomina , e fignoreggia , Or. \ 
quejio è quafi il principale di quel che da Me» 
dici vien preferito per coloro , eh' efiendo in 
una buona fai ut e y o difpofizione amano mante - * 
fiervifi ; il di pii * , volendo , fi pub come cofa 
poco appartenente al [oggetto di cui fi tratta* 
4 a ejfi ftejfi imprender di leggieri . 


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194 



DE P R I N C I P J 


DEL DRITTO 

NATURALE 

trattenimento III. 

Degli llffizj deir uomo conf derato dì 
brigata con gli altri Uomini nello 
Jìato Naturale . 

SOMMARIO. 

I. NeceJJìtà d' un Filofofo d' attendere al- 

lo fudìodi quejio Dritto ; e obbligagione di 
ciafcuno d' ijtruirfene. . 

II. Fondamento degli ujfz) umani ijcam - 
limoli degli uni cerfogli altri , e quali que« 

fì'i tifano. ■ . 

> III. Seguito delle virtù Morali , 

IV. Patti , e lor natura , e origine . 

V. Contratti come rinvenuti ; in che co fa 

■ fJ to ' 


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f 


DEL DRITTO NATURALE. i 9S 
JìJhno j e nafci mento de' dominj . 

VI. Della compra , e Vendita in panico 3 
/are e d' alcuni altri contratti . 

U alunque volta per ve- 
rità da me fi pon men« 
te , e fi bada al diletto 
il quale hò io quelli dì 
fèntito in udirvi difcor- 
rere delle leggi natura- 
li, e confiderò quanto 
egli fia profittevole , e vantaggiofo all’uo- 
mo 1* averne contezza ; vera pur troppo ^ 
e certa mi credo , che fia l’ oppinion degli 
Antichi (a ) circa all* aver per indegni , e 
immeritevoli del tutto dell’onore, e dei 
nome di Filofofi coloro , che non n’ aveano 
nel li lor ammaefiramenti divilàto a lcuna 
colà, e mediante le proprie meditazioni 
cerco ilchiarirle , e renderne ammaeftra- - 
ti gli altri ; niuna parte realmente della 
nofira vita rinvenendoli , giuda che per 
E appunto quegli confefiavano nè nelle co- 
lè pubbliche , ne delle private , nè nelle fo* 
renfi, nè nelle domeniche , nè le con noi 
ftefli alcuna cola facciamo , nè lè con altri, 

• chiunque egli fi fofiè contraghiamo , in 
.cui elleno non debbano aver luogo , come 

N 2 - quel* 

C * ) Cie. de OJfi f>r, 1. 1 . 



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196 DE* PRINCIPJ 
quelle nella cui ottervanza ogni ornamen- 
to , e fregio e porto della vita, e ogni uma- 
na virtù confifte , e nel cui difpreggio , per 
quanto jer pur da voi imprefi, ogni vizio, 
ogni laidezza , e ogni noftra bruttezza fi 
arrefta; Per la qual co là in apprertò in 
me cederà ogni , e qualunche maraviglia, 
cd ammirazione in veder buona parte degli 
miei uguali , per non dir tutti , o per pro- 
pria negligenza , o defii loro genitori 3 o di 
altri alla cui cura vengono peravventura 
commetti , o per un comunal pregiudizio, 
ed afiai popolare reputando uno cotal fiudio 
per etti poco vantaggio^) , e utile , e nulla 
imperò applicandovi , sì difordinatamente 
Vengono l’ altre fcienze ad imprendere , e 
direggere li lor efèrcizj , che dove credo- 
no poter col tempo giovar , come devono, 
a (è, ed alla propria famiglia, ed alla Patria, 
fi rinvengono all* ingrorto aver errato , e 
totalmente ingannati . Ma cotali cofè , eh’ 
a noi nulla , o molto poco appartengono , 
falciando per al prelènte per lèg uir il di- 
feorfo di quello , ch^jer fi rimale a tratta- 
re , dopo aver confederato P uomo lòlo nel- 
lo fiato naturale, infingendo ora mirarlo di 
brigata con gli altri , e in una focietà uni- 
verfàle, vorrei lènza interrumpimento udir- 
vi favellare degli uffizj , e doveri , ch’egli 


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f 


DEL DRITTO NATURALE. 197 

dovea in quefto Rato fòdisfare. 

M. Quefti tutti inferir lì poflòno, fènza alcun 
li. dubbio , da quefta propofizion generale : 
cioè , che 1’ uomo naturalmente in fe fèn- 
tendo un infinito piacimento , e diletto 
dell’ altrui perfezione , 0 utile , o vantag- 
gio, che dir vogliamo, nulla inferiore a 
quello, eh* egli hà dalla perfèzzion di fè 
Redo , dove dalle padroni non venghi tra- ■ 
volto in contrario, dirigger e’ debba , e re- 
golar le fue azioni in guifà , che tendano 
non meno a utile , e vantaggio proprio, eh* 
a quello degli altri ,* imperocché da ciò 
che reputar fi deve , e mirare per lo pri- 
mo , e per lo principale di tutti gli obbli- 
ghi , o uffizi umani fcambievoli , o per 
meglio dir di quefto genere di cui or trat- 
tiamo , come tanti corollari , Porifmati , e 
vantaggi , che dir vogliate , ne fegue ,* I. 
che non abbi fogni far ad altrui quel che 
non fi vorrebbe per fe medefimo . II. Che 
fia meftieri corrifponderci tempre mai con 
un ifeambievoie , e reciproco amore , im- 
perocché dovendo noi goder dell’ altrui 
iene, e i'elicità, come della propria, e 
averne del piacere , e della gioja, quefta 
non può in modo alcuno disjungerfi , o 
feompagnarfì dall* amore. III. Cile dob- 
biamo in ogni- tempo operar in modo , che 

N 3 niu- 


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I?s DE’ PRINCIPJ 
niuno t abbia a grado la noftra infelicità , o 
miferia , e giudo motivo di appeterla , o 
bramarla , purché far lo polliamo lènza 
muoverci un jota contro alle leggi della 
Natura , la cui obbligagione è fempre 
mai la ftefla , ed immutabile , eh* è quanto 
dire , renderci per quanto fia pofiìbile a 
tutti cari , e amabili . IV. Che non v* ab- 
bia ragion alcuna da renderci fùmofi, e al- 
tieri, o al di fopra degli altri, ma che tutti 
fènza rifèrva , o eccezzion alcuna di perfo- 
ra dobbiamo infra noi tenerci per pari , ed 
uguali con darne con parole , e con fatti 
della venerazione , e del contp in cui l’uno 
fia predò dell’altro fpreflò legno al di fuora. 

V. Che non dobbiamo in niun modo met- 
ter in palefè , ed alla (coperta 1’ altrui ma- 
gagne , o difetti ; ma prender tutto quan- 
to da altri fi fa mai, o fi dice in buona 
parte, difendendo in tutto tempo , e avvo- 
cando 1* altrui dima , e onore ; colà che fi 
dee far fopra tutto trattandoli de* calun- 
niati , e gravati a torto , non efiendovi al- 

* tro meglior modo , o mezzo di quello per 
renderci al Mondo ingraziati , ed amabili . 

VI. Che non fi debba niuno mai offende- 
re, nè dannificare per niun verfo , altro 
non effondo in fatti , quello tutto , che 
operar ad altrui dilvantaggio , e difeapito; 

il per- 


DigitizBd 


DEL DRITTO NATURALE. 199 
il perche l’ off è fa , e ’I danno, che perav- 
ventura ad altri facciamo fiam in obbligo 
in ogni tempo , ed in dovere rifàrcire a 
ogni nofiro colto , e quello che da altri mai 
a noi li reca,fcanfàr a tutto poter , ed evi- 
. tare ; eflendo per una cotal ragione , e per 
quella pio pofizion altresì principale , ch’ai 
di lòpracennammo , cioè , che L’ uomo far 
polla Tempre quantunque più làppia , e 
vaglia a fuo prò , giuda e lecita in quello 
calò di cui fi tratta la difefa . Vili. Che 
<. finalmente, per dir tutto in un motto, 
convengha efier noi ben calli, manlùeti, mo- 
delli, liberali, veridici , e giudi in verlò gli 
altri , come quegli vorrebbomo , che lo 
fofièro inverlò noi . Ecco in brieve tutti gli 
obblighi , e li doveri , che l’ uomo efièndo 
di brigata con gli altri uomini nello fiato 
Naturale , era , ed anche per al prelènte è 
cialcundi noi tenuto lòdisfare. 

V. Difpiegatemi pria di pafiar più oltre al- 
ili. cuni vocaboli non ben intefije con quello 
raggiungetemi , lè così vi piaccia quel che 
vi rimane adir delle virtù Morali , inco- 
minciando a definirmi quel che intendiate 
per onore . , 

i 3 f. Così domandiamo noi il giudizio, eh’ 
altri forma della noflra perfezione ,* Ma 
come che 1’ uomo efièndo obbligato far 

N 4 quan- , 


« 


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aoo • DE’ PRINCIPJ 
quanto vie più poda , e fàppia per Io pro^ 
prio , e per 1* altrui vantaggio , ed a gloria 
del Signore Iddio , debba perciò trattar di 
renderli in tutti i modi degno, e meritevo- 
le d* onore ; a ogni modo non intendo con 
ciò miga , eh’ egli lo debba bramare , o 
appeterloj imperocché fè il giudizio al- 
trui non hà da noi dipendenza alcu- 
na , tanto meno làppiam fare , che le pa- 
role c l’ azioni efterne d’ un’ altro conven- 
ghino , o concordino mai con il di lui giu- 
dizio, eh’ è un’atto totalmente interno 
deliamente ( b ), avvegnaché in effetto 
così doverebbe edere, lènza che dalla defi- 
nizione Iteffa dell’ onore uom chiaramen- 
te conofce , e comprende., che coloro fòlo 
pofiàn noi tener in conto , e onorare , che 
vagliono molto bene a render giudizio del- 
le noftre azioni , e eh’ egli da un operar 
veramente da matto il chiederlo da colo- 
ro , che a tanto non giungono . 

V. Ma perche connumerafte voi tra le virtù 
Morali altresì 1* amore con cui ci dobbia- 
biamo corrifponder a vicenda ? L’avete 
voi quedo di vero per virtù? 

M Senza fallo ; ogni volta però eh’ egli ve- 
ramente da tale quale conviene eh’ è fi 
lòde, edèndo quedo uno degli principali 

uffizi, 

( b ) Ffil Ut, EYXEIFIAION. c. 64. 


S 


r L 


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DEL DRITTO NATURALE. ' zoi 
uffizj, e doveri dell’ uomo; imperocché 
per virtù altro noi intender non vogliamo, 
giuda l 9 umana favella , eh’ un operar con- 
forme alle leggi della Natura. 

D . Cofa dunque" dobbiam far noi per fodis- 
far a quello dovere, o uffizio appieno? 

M. Egli è (òttimamente neceflario avvezzar- 
ci fin da ragazzi^, e afiùefarci a por mente*- 
a tutto ciò , che in altri fi rinvenghi mai 
meritevole di lode , e di vanto , ed a rivol- 
ger in buona parte quanto vi fi miri degno 
di riprensione , e di biafimo ; non nafeen- 
do f amor in noi , (ècondoche parecchie 
. fiate fi è detto , fe non dal ifcoverirvMn 
altri qualche colà , che ci rechi del diletto, 
e del piacere ; comeche polla parimente in 
ciò giovarci fuor di mifiira non meno l’ef- 
fer manfueti , per cui non così di leggieri 
per qualche onta , o affronto da altri ri- 
cevuto , ci Jafciam portar inverfo quello 
dallo (degno , o dall* ira , eh’ il non efler 
fòverchio ambiziofi, potendo ben fovente 
avvenire, che per non dar ad altri il. luogo, 
e l’ onore, che gli fi deve, e che quello bra- 
ma , E affètto , e l 1 amor che portar gli 
dobbiamo in noi fi (òffòchi , e fi eftingua, 
ma (òpra ttotto egli è di fòmmo vantaggio, 
ed utile badar alli commodi , e agli aggi, 
che fi poflòn mai ritrarre dall* amicizia.' 

A Co- 




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sto* DE’ PRINCIPI ' 

D. Cofa è manfiietudine ? 

M. Quella virtù della volontà , o quel abito 
per meglio dire * di ben dirigere , e rego- 
lare l’azioni dell* uomo in quel che ri£ 
guarda il proprio (degno , e l’ ira . Il per- 
che Olendo noi a ciò portarci per qualche 
torto , o ingiuria , che da altri abbiamo, 
egli è proprio d* un uom agevole , e man- 
fiieto perdonar di leggieri il (ùo nemico , 
e non odiarlo in modo alcuno , ne offènde- 
re , o recar danno ani uno (è non dove egli 
non fàppia in altra guifà entrar nelie^ dife- 
(è di (è medefimo . Quindi è che fiano op- 
porti , e contrari a una cotal virtù due vizi, 
l*odio eh’ è un defio d* aflài grande, e 
ftrabbocchevole di dar il contracambio ad 
. altri del mal ricevutone , e l’ implacabili- 
tà , eh* è un continuamento dello (degno , 
o per meglio dire una gran difficultà , e 
malagevolezza di dimettere gli affronti , 
e l’ingiurie , proveniente da una continua- 
zione dell* iracondia , e dello (degno ; co- 
meche propriamente fiero, e crudele da 
noi fi chiama colui, che non fi mortra gia- 
mai ben (atollo , e fazio di vendetta , e pu- 
pigione ; come uom generofo , e (ignorile 
al rincontro diciam chi che veggiamo bra- 
mar di promuovere, e tirar innanzi la prof- 
perità , e la felicità del fuo nemico , e ge- 

nero- 


/ 


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DEL DRITTO NATURALE. ào* 
nerofità , e nobiltà un cotal defio , che di 
ragione nominar altresì fi potrebbe ma- 
gnanimità, fèasì fatto vocabolo comu- 
nalmente non venifiè imputato un fignifi? 
cato affai più largo , e didelfo ; ma giova 
fopra tutto per riufcir fàcili a perdonare , 
ed agevoli, badare, ed aver 1* occhio a due * 
cofe , cioè al defio , che alle volte noi ab- 
biamo , eh" altri facci ufo con noi di quella 
Virtù , dove o per imprudenza , o per 
odio , o per altro diverfò affetto egli av- 
viene , che gli facciamo qualche offefà , 
od onta , e agli rancori , e gramezze 
grandi , che da noi fi fontano per 1* odio , 
e per la ruggine, che ad altri portiamo. 

D. Che intendete per cadità ? 

M. Quella virtù confidente in ben detenni*, 
nare, e diriggere il nofiro appetito riguar- 
do alla cadi-tà , e alle cofe veneree giuda 
al dritto della Natura. 

D. Come vuole quedo dritto , che un cotal 
appetito fi regoli ? - 

M. In modo , che non fe ne facci altro ufo, 
ne per altro mai venghi adoperato , fo non \ 
per la generazione, o per la produzion di 
nuova prole , e per la propagazione del 
genere umano . 

D. Come quedo fi pruova ? > 

Egli è certo , ed indubbitabile , che tutti 
. - - noi 


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*04 DE* P R I N C I P J r 

noi fiam obbligati , e tenuti operar in gui- 
fa , che P azioni naturali corrifpondino in 
tutto , e concordino fèmpre con le libere 
con aver un medelìmo fine ; II perche Pap- 
petito al coito efièndoci fiato dato dalla 
natura , e concedo per la propagazione , e 
confèrvazione delia fiefià fpezie , ed impe- 
rò efièndo un azione del tutto naturale, 
egli è mefiieri , che per quanto dipende da 
noi, non lì adoperi giamai , ne s* impieghi 
d i ve rfa mente, o per altro fine. 

D. Egli conviene adunque , che colui vera- 
mente , che fia vago d’ effer netto , e ca- 
tto sfugga , e vita a tutto potere ogni forte 
di congiungimento illecito , e contro le 
leggi , che non abbi altro per fcopo , o per 
fine j che il mero piacere e la voluttà , co- 
me li ftupri , le fornicazioni , gli adulteri, 
ed altre sì fatte fòzzure , e bruttezze , con 
trattar parimente di dilungarli da tutto 
ciò , che vaglia mai ad iftimolarlo , e por- 
tarlo a quello , e vietar tutte le parole , le 
gefia , e P azioni lafcive , per cui ne pofia 
rifultare quel gufio, e quella compiacenza, 
che il piu delle volte porta (èco al di die- 
tro.quegli movimenti critici , li quali con 
dedar in noi di fovverchio r e rifvegliar li 
fenfi , fanno, che la ragione totalmente fi, 
addormenti • 

M Li 


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DEL DRITTO NATURALE, aof 
AI. Li motivi per cui fpigner ci dobbiamo 
edilporci alfacquilìo di una cotal virtù 
fono quegli fteflì per cui devono eflerci in 
abborrirhento , ed in odio li piaceri ; onde 
di quelli avendone parlato (òpra alla diflfu- 
fa i non fa meflieri qui ripeterli al di nuo- 
va; Comeche convenghi oltre a. quelli, 
che fi badi altresì alle pene, ed agli gaflighi 
che in ogni ottima , e ben regolata Rep- 
pubblica vengono dalle leggi inabiliti per 
- li fìupri , adulteri , e altri si fatti delitti ; 

' ed avvezzarli di buon ora a sfuggire, e vie- 
tar Ogni occalìone , che pofTà fervi rei di 
motivo per portarci a qualche azione libi- 
dinosi , e cattiva. 

D. Come definite voi la modeflia ? 

M. Per un abito della noflra volontà , o per 
meglio dire , per una virtù di ben deter- 
minare, edifporre fazioni appartenenti 
' all’ onore, fecondo le leggi della natura; 
Quindi il modello , fèbbene operi in modo, v 
che Ila degno d 9 onore , e di flima , non pe- 
rò egli la brama , o 1* appetifeé; ed in ciò 
differilce dalf ambiziolò , il quale al rin- 
' contro brama gli onori e gli appetilce , ed 
andandovi al dì dietro più del convenevo- 
le pecca nell 9 ecceffò ; e fi diftingue altresì 
da colui ch’éfièndo d’ un animo vile fòver- 
chioj ed abbietto pecca nel difetto ; impc- 
- - roc- 

•. ,• * * 

v • , •• 

A. 

♦ ’ * C. 

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ao6 DE’ PRINCIPJ 
i rocche avendo noi della compiacenza, e 
del piacere del conto , o (lima in cui fiamo 
prefio altri, ed imperò venendo tratti dalla 
gloria delle noflre iflefie perfezioni, può 
quefla,fenza fallo,fervircidi un gran (limo- 
lo a condurci Tempre mai e portarci per lo 
dritto fenderò a grandi , ed eroiche im- 
prefè ; II perche fi viene a conofcere in un 
ifleflo mentre l* error di coloro , che con- 
fondono non meno 1* amor proprio , che 

• nafce dalla virtù di fè ftefiò , con quello , 
che non nafce che dal vizio , efiendo 1* uno 
molto vario , e diverfò dall* altro , e il pri- 

. mo non così come il fecondo da riprender- 
ci , e biafimare ; che la modeflia con que- 
lla battezza e yiltà d' animo , in guifà , che 

• ; per torre alcuno d* ambizione fi fludiano a 
tutto potere d’ ifpignerlo jn quella , eh’ è 

{ un vizio per verità miga inferiore a quella, 
facendo che la perfòna molto poco fi caglia 
delle virtù morali , e delle morali non ne 
fègua altro , che 1* ombra . 

Di Come adunque fi può mai far un ambi- 
ziofò ufeir di fua ambizione ? 

M. E di fbmmo meflieri ; I. Che capifea 
qual fia il vero onore , e come quello non 
dipenda miga dalla perfòna onorata, ma 
fòltanto da colui , che onora , il quale ab- 
bi fogna anche che fàppia formar buon giu- 
dizio 


* 


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r-: : = —7; , . , 1 

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DEL DR ITTO NATUR ALE . *07 
dizio del bene , e del male ; IL Che badi 
attentamente agli affanni , e alle pened’uti 
ambiziofo , o per la ruggine , e per 1* odio, 
che porta a coloro che glifimodrano re- 
nitenti a predargli quel luogo, od onore eh* 
egli brama , e defia , o per il pentimento, 
eh’ e’ abbia per aver operato , e fatto in 
modo , che s’ abbia acquidato , e tratto 
dietro l’odio, e 1* abborrimento univerià- 
ie , e di tutti , o per 1* invidia della carri, 
ca , o del podo da altri ottenuto ; o per Io 
timor di non poter avere quel che (pera , o 
di perdere quel che di già hà avuto , o per 
altra colà sì fatta. III. Che comprenda 
come gli onori , e gli podi non meritati al- 
le volte fi furono per coloro , che l’ ebbero 
di gran vergogna , e vituperio , o perche 
avendoli perdrade illecite , e non ben giu- 
de ottenute n* anno Tempre mai confèrvata 
intera, e viva infra gli uomini una cotal 
memoria , o perche le perfone intelligenti 
concependo gran fiducia , e fperanza dell* 
onorato per le lodi , e per gli elogi, che gli 
fon dati , dove fi veggono ingannati , e de- 
lufi , e fon giunti a conofoerlo appieno , la- 
biato pur da parte dare quel che ritorne- 
rebbe a dia riputazione , trattino a tutto 
potere far che gli altri venghino perfuafi,' 
che sì fatte lodi , o eloggi in niun modo 


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208 DE* PRINCIPJ 

lor poffino competere ; o finalmente per- 
che le dignità , e le cariche , come tutti li 
beni di fortuna non fono all* uomo d’ ono- 
re, e di (lima fè non quando fi vede che ne 
faccia egli buon ufo, e l’abbia làputo acqui- 
fere ; che che in contrario ne Tenta il vol- 
go , e la minuta gente , l' error comune 
non dovendoli giamai aver per norma del- 
le noftre azzioni . IV. Che rifguardo gli 
onori Civili , come fono gli elogj , li titoli, 
ed altre colè sì fatte, fiano per colui cui pe- 
rawentura fi danno un lùono folle, e vano, 
e lènza fignificato , dove non fi rinvengano 
in quello que’meriti inverlò la Reppubbli- 
ca,di cui quefii fon tanti fegni . Ma vaglia 
il vero non v* ha colà al Mondo cotanto 
contraria , e oppofia all’onore , e alla fti- 
ma di ciafouno quanto la vergogna , e il 
vituperio , eh’ è un giudizio , che da altri 
yien formato della noftra imperfezione , di 
cui noi ftefiì ne fummo 1* autori ; imperoc- 
ché come colui ,.che tratta megliorare , e 
perfezionar lè fteflòfideve tener tempre 
mai, ed aver per meritevole e degno d’ono- 
re , e di pregio , così al rincontro chi che 
tutto infancato e buttato nel vizio opera 
a foa imperfezione , e dilcapito, non è che 
di vituperio , e di biafimo , e di vergogna 
degno . Quindi ne fiegue ; che l’awerfità 


DEL DRITTO NATURALE. 209 
di cui non fummo miga noi itefiì fabbrili- 
leno non pofiòno eflerci in niun modo im- 
putate, ed attribuite a villania, ed a vitupe- 
ro ; e imperò coloro , che ciò fanno noi 
comunalmente diciamo , ed abbiamo per 
calunniatori . Che all* uom modello fia al- 
tresì meftieri ben guardarli dall’ignomi- 
nia , e dal biafimo con mettere ogni Audio, 
ed ogni cura nelle virtù morali, ed intellet- 
tuali , efTèndo perquelche detto abbiamo 
tenuto altresì egli, come qualunque altro 
al Mondo, ed obbligato operar tempre a lùo 
vantaggio , e renderli di Aima , ed onpre 
meritevole , e degno, con ingegnarli di far 
in modo , che niuno far polfa linifiro pen- 
derò delle lite azioni ; onde è , che non 
avendo altro miglior mezzo per difcolpar- 
fi , e difcagionarfi di quanto falfamente 
gli vien imputato, poffa egli farlo e debba 
fino con mettere in pubblico , ed al dinanzi 
degli occhi di tutti li vizi , e le debbolezze 
di colui da cui viene a torto calunniato j e 
che finalmente confifiendo il vitupero , ed 
il biafimo del tutto nel giudizio da altri 
fatto delle noftre azioni , od operazioni , e 
quello in nulla dipendendo da noi , come 
al dinanzi fi dille favellando dell’onore, ab- 
bi fogni tolerare , e lòffi ire quantunque 
più fi polla , e vaglia quella razza d’ uomi- 
* . ' O pi 


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aio DE’ PRINCIPJ 

ni calunniatori , e maligni ; come che ren- 
der fi debba chiara tèmpre e paletè al 
Mondo la noftra innocenza , e la calunnia, 
o impofiura de’ noftri av verter j , dove non 
appaia tale; imperocché tè tutti l’anno per 
quelch’ in effetto fia, egli è fupertìuo farne 
altra dimoffrazione di vantaggio, potendo- 
li parecchie fiate per uno con l’operar al » 
rovefcio , ed in contrario di quel che di lui 
dicali baffantemente difender le ffeffò,e dite 
colparfi; Ma egli v’ha in oltre un’altro 
vizio altresì contrario, ed oppoffo alla rao- 
deltia, ed una virtù, che l’è quali che firoc- 
chia ; il primo egli fi è 1* arroganza , e il 
fallo , che confitte in averfi al di fòpra de- 
gli altri , e in maggior conto per li beni , o 
dell’anima, o del corpo, o della fortunale la 
feconda, eh’ è l’umiltà confiffe in far quel- 
la fiima di fe medefimo di cui forfè può effèr 
meritevole , e degno ; imperocché effèndo 
ogni uno in dovere , come voi ben Tappia- 
te, ed in obbligo aver contezza di tè, non fi 
può miga rìubbitare , o mettere in queffio- 
ne , che quella non debba averfi nel nove* 
ro delle virtù ; Il perche all’ umile fla be- 
ne , e conviene operar in tutto alla liete 
fa guite, eh’ è permeffò operare ad un uom 
modello ; e rifguardo un arrogante , o un 
fumolò per torli la lùa pazzia del capo , ij 

mez- 


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DEL DRITTO NATURALE. *ir 
' mezzo più certo, eficuro, ch’abbiamo, 

. egli è conofcerne dinanzi la cau(a,ed il mo- 
tivo , ed in apprettò moftrargli quanto e* 
fia ingiufto , e vano , e quanti vi fiano , 
eh’ abbiano maggiori beni di lui ; come- 
che (è mai s’ifcopra ch’ella provenghi 
dall’ambizione , come fòvente avviene, 
abbi fogna che quella gli fi tratti torre afc 
fai pria di quella ; vaglia il vero gli Anti- 
chi onoravano propriamente col titolo di 
, Magnanimo colui, che làpea ben regolare, 
e diriggere il fuo appetito in quelche ri- 
guardava gli onori di molto momento, e 
grandi giufta le leggi della Natura ; ma il 
più , e il meno niun divario valendo ad in- 
durre nelle fpezie delle colè , rtimiamo fu - 
perfluo in ciò metter una virtù particolare. 
Z>. Ch’ intendete per amicizia? 

M. Un amor vicendevole infra due o più 
perlòne , palelàto , e dato a conolcere al- 
tresì con uffizj vicendevoli, giufta le leggi 
della Natura ; non ettèndo ad un amico , 
inverfo l’altro lecito giamai , ne permetto 
far co fa per menoma, eh’ e’lia contro que- 
lle. Quindi acciò tta ferma realmente , e 
Itabile , e collante un amicizia , e non ft 
(ciolghi cosi di leggieri egli impiegar fi de- 
ve tutta la diligenza , e la cura del Mondo 
nella (celta degli amici ; comechs ettèndo 

O 2 , »n 


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aia DE 1 PKINCIPJ 

in vero co fa molto malagevole , e difficile 
che fi rinvenghi un amico del tutto intero, 
e buono , come fi vorrebbe , e potendo di 
leggieri avvenire che fi fia errato nella 
lecita , e che 1* amicizia contratta fi 
fciolghi , o perche l’amico voglia da noi 
qualche cofa non ben giufta , e buona , o 
per altra cofa sì fatta ; il più ficuro modo, 
che fi può tenere nel praticare , e conver- 
far con 1* amico , egli è quello , che dir Ib- 
lea Biante , celebre tra* Greci Filofòfanti , 
cioè, di enervi si fattamente circofpetto e 
avveduto, come con colui , che col tempo 
può per avventura divenirci contrario, 
e nemico ,* del retto quefta è una virtù, ed 
un abito , che fi acquitta e ottiene , come 
tutte P altre noftre virtù , e gli altri noftri 
abiti , per via di molti atti ; come a dire : 
con P amare da vero l’amico per le Tue vir- 
tuofe , ed eroiche qualità ; col praticarlo , 
e fìar con etto lui, e col godere in ogni mo- 
mento del bene di lui , come del proprio; 
A ogni modo non mi fèmbra neceflàrio ar- 
redarmi qui in farvi vedere la neceflìtà , 
che abbiamo di far un cotal acquiftojbafìa 
dire , che doppo la virtù, l’amicizia pofla 
e vaglia a formare la nottra felicità , e che 
abbracci tutti gli flati , tutte le condizioni,' 
e tutte le differenti noflre età ; ella giova 

a rie- 


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DEL DRITTO NATURALE, il 1 3 
a ricchi, e a potenti per far ufo della lor 
fortuna ; a poveri , e fventurati per aver 
qualche folìegno, e lòllìevo; a giovani, 
per aver chi lor confogli, e dirigga ; a vec- 
chi perche può forvir loro d’ appoggio ; e 
a quegli che fono nell’ età virile,* per for- 
nirli di favori , e di affluenze ; e lafoiando 
ilare , che la natura ftefia ci porti a quella 
virtù , avendo altresì ne’ bruti , e negli 
animali inferito certe inclinazioni , per cui 
quelli della medefima Ipezie fi portano tra 
elfi ad accoppiàrfi,ed a unire ; nelle Città 
e nelle Repubbliche la concordia , e l’ami- 
cizia de’ Cittadini fi riguarda come una 
parte principale, ed effènziaìe del{a felicità 
pubblica . 

D. Ma ditemi un poco; egli dubbitar non 
potendofi , che il vocabolo amicizia fia 
detto , e dirivi dall’ amore, e non amando- 
fi da noi ugualmente ogni colà , quali fono 
quelle cole , che fono veramente ama- 
bili? 

M. Di quelle n* abbiamo tre Ipezie ; altre 
■ colè effondo amabili , perche fono buone , 
o per fe llefiè , come le virtù , o relativa- 
mente , e per qualche circoftanza , come li 
cibi per rilguardo della noftra làlute , o le 
medicine per le malattie ; altre , per arre- 
carci del piacere , e della giocondità , per 

O 3 cui 


ai4 DE’ PRINCIPJ 
cui altresì diconfi buone ; ed altre per efièr 
utili (blamente , e di qualche emolumento, 
che le fa parimente aver per buone; Quin- 
di ne rifùltano tre fòrti d* amicizie $ 1* una 

- di cui, come fondata sù il vero bene, ed 
utile ( dico utile , prendendo , quefto vo- 
cabolo giuda al noftrofignificato ) è vera, 
e perfetta ; e l’altre, non riguardando , che 
o il bene apparente , o la giocondità , o 
T utiltà volgare ; non fono che imperfet- 
te , e fecondane , ed improprie ; come che 
altri v* aggiungano pur una terza , che la 
defini fcono per una reciproca inclinazione 
e propenzione d’ animo tra uomo , e don- 
na , fènza alcun moto fènfibile , e la chia- 
mano comunemente Platonica ; ma tra 
perche quella dalle più delle Genti , fi hà 
per una amicizia attratta , e miracolo^ , 
negardo elleno quegli principi Platonici, 
mediante a cui fi (oppongono nelle mentì 
create , fènza alcun opera de’ (enfi, e ifcol- 
pite , e imprette le forme del bello , e del 
buono , ed avendo per certo , che quetto 

•: impeto , o inclinazione come proveniente 
da (enfi , in etti purtt mantenghi con tutto 
rigore , e forza , giuda alle naturali leggi, 
a mifura , che ne fian capaci ; e perche ne 

* defideriamo favellarne con p'ù agio a più 

- convenevof tempo , non ne facciamo nep- 

; ■- pur 


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DEL DR ITTO NATURALE. a \ f 

pur motto per al prelènte . 

D . Perche avete voi per imperfette quelle 
amicizie , che riluttano dalla giocondità, 
e dall’utile volgare ? . - 

M. Sì perche una con quella fperanza cefc 
fando l* amore , cotali amicizie non fono 
di lunga e gran durata , sì perche la vera, 
e perfètta amicizia , non condite in altro , 
le non in voler bene all’ amico , per Pam ir 
co. ■ / 

D. Quella pratica , che fecondo voi , fìa di 
meltieri in tutte 1* amicizie , hà ella luogo 
nelle amicizie tra fuperiore , ed inferiore ? 
il/. Senza fallo; a ogni modo deve efler aliai 
rara ; li fiiperiori di leggieri annoiandoli 
degli inferiori , in modo , che farebbe me- 
Rieri alle volte , che fi dim enticalfero del 
lor Rato , fe folle potàbile . 

D. Ma con quali modi lì può mai conolcer 
bene e comprendere una perlòna , che li 
confiderà per amica ? 

M. Con praticarla qualche tempo con in- 
differenza , ed ofiervar elèttamente quanto 
ella facci , e quanto operi; come penlà, per 
elèmplo , come parla , come ama , come 
odia , e come fi duole ; quindi giovarebbe 
molto a far tali olièrvagioni particolari 
dove blfognarebbe , conolcer universi- 
mente li coftumi degli uomini , e le diver- 

O 4 tè 

* w. 


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ai 6 DE’ PRINCIPJ 

feloro inclinazioni nelle loro diverte età, 
e nelli lor Itati differenti , con fàper 
per efèmplo I. Riguardo all* età ; che li* 
Giovani eflèndo di gran lunga dominati 
dalle paffioni , e principalmente da quelle 
del fenfò , venghino da quefte di leggieri 
trafportati , e vinti , come che fèmpre va- 
riano per fazietà , e leggerezza , e Ciano in 
oltre di fdegnofi , ambiziofi nelle gare, in 
nulla attaccati al danajo , liberali , /empii- 
ci , aperti per la poca fperienza , anzi im- 
però anche creduli ; lieti, fperanzofi per 
lo gran favore del lor (àngue, vergogno!] 
per non creder altro lecito , fuor di quello, 
che apprefero dalle leggi, e dall’ educa- 
zione ; magnanimi , vaghi più dell’onefto 
e della lode , che dell’utile ; e perciò ami- 
ci di compagnie , e di convenzioni , e di 
tutte le fòrti di amicizie gioconde ; nemi- 
ciflimi della mediocrità nelli lor affetti , 
peccando mai fempre nell’ eccedo, e nel 
difètto , o che amino , oche odino , o fac- 
cino altro ; e come facendo ingiuria ad 
alcuno , non la faccino miga per malizia , 
o per recar a colui danno nella perfòna e 
nella roba , ma fòltanto nella dignità , e 
nell’ onore ; e ultimamente compafhone- 
voli , e pietofi , avendo ogni uno per me- 
gliore di quelch* egli fìa in effetto ; che li 

■ vec- 


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I 

DEL DRITTO NATURALE. *17 

vecchi tutto al Popputo , non eflèndo nel 
fervore , e nell’ aumento de* /piriti , non 
fìanò d* ordinario /oggetti, ne* /ottopodi a 
trafporti , ed operino mai /èmpre con len- 
tezza ; e geneiaimente /ìano malizio/!, dif- 
fidenti' per la lunga /perienza , dubbj, timi- 
di , queruli , fàfìidiofi per T anguftia , e po- 
vertà del lor /pinco ; avari per non riguar- 
dare , che il commodo , e 1 * utile proprio; 
di gran memoria, ed imperò garruli , faci- 
li a /degnar/! , comeche non duri il lor 
{degno per il freddo dell’ età, morti nella 
concupi/cenza , e volti del tutto al guada- 
gno ; e dove avvien che faccino mai dell’ 
ingiurie , e delle /convenevolezze , le fac- 
cino veramente per malizia; Infine e’ fiano 
mi/èricordiofi come li giovani , febben 
quefii per umanità , e quegli per imbecilli- 
tà ; malinconici , proverbiofi , e di un ani- 
mo molto badò , e rifiretto ; e che quegli, 
che (ono in un età virile , e di mezzo fiano 
di cofiumi temperati , come a dire eglino 
non fiano ne troppo audaci , ne troppo ti- 
midi , non credano , ne difcredano ; e il 
mede/imo fia dell* altre pa/Tìoni ; li. con 
cono/cer rifpetto allo fiato, che li Nobili 
per e/emplo fiano ambiziofi , fumo/! , mor- 
bidi , tenaci de’ proprj tituli , e che vadi- 
. no apprettò più ali' apparenza , che alla lò- 
tta n- 




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a i8 DE* PRINCIPJ’ 
iìanza ; che li ricchi , per 1* abbondanza 
fiano ingiurio!] , fuperbi , vaghi di Juflò , 
e di delicatezza , arroganti , ed alle volte 
anco incontinenti , fe mai divenirono ric- 
chi di frelco ; e che li potenti abbiano co- 
ltomi pretto , che limili a quelli , come 
che lor moderi in parte la gloria , e li ten- 
ghi al dovere; e così degli altri, che fi 
giungono di leggieri da quelli fieflì a com- 
prendere . 

V. Ch’ è quello , che ci rende amica una 
perlòna? • - 

M. Il farle bene , V ettèr amico de’ lùoi , il 
corri pattlonar la , 1* ettèr verlò lei liberale , 
modello , temperante-, gentile , trattabile, 
faceto ; e in una parola la virtù , ci può 
rendere cari a tutti , ed amabili, giufta che 
potette apprendere , dà quel , che al di- 
nanzi notato abbiamo , parlando delle co- 
lè amabili . 

D. Come dunque fi confèrva 1’ amicizia? 

M. Col mezzo della benevolenza , o del vo- 
lerli bene Icambievolmente , non che con 
la concordia , o con la fede vicendevole 
nelle co fe agibili ; e con la beneficenza , o 
liberalità. 

Cont. L’ amicizia perfetta ammette ella mol- 
titudine ? 

Fil. Mai nò , tra perche in ella fi ricerca un 

amor 


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del dritto naturale. 2 i<? 

amor fommo , che divifo , divien tanti ruf- 
celli , e perche quali egli è imponìbile , e 
malagevole , eh’ uno compiaccia a molti; e 
dove ciò avvenifiè , abbifognarebbe lènza 
fallo occupar tutta la vita in officiolìtà ; 
lènza che richiedendoli aver fperienzadi 
colui , che fi vuol far amico , quefta non fi 
può miga far con molti . 

D, Si può oneflamente Iciorre un* amicizia ? 

M. Senza dubbio ; cosi quelle , che non con- 
fittone , che nell’ utiltà , e nella giocondi-" 
tà, come tutte le focietà , 11 fciogliono lèn- 
za verun bialìmo o riprenzione,dove Quella 
-venghi peravventura a mancare ; e la per- 
fetta , che fi fonda nella virtù , dove l’ami- 
co fi Ipoglia di quella ,• che lo ci avea relò 
amabile , e caro. 

D. Ma dinegatemi vi priego , dove , e 
quando a uomo Ila permeilo difender lè 
medefimo con ulàr la violenza contro la 
violenza ? 

M. Egli abbifogna diftinguere lo flato della 
■ natura , in cui gli uomini erano peravven- 
tura totalmente uguali , e non aveano fò- 
periore alcuno , dallo flato Civile , in cui 
per al prefente fìamo ; falvo le Repubbli- 
che , e li Principi , li quali altresì ora, giu- 
fla ogni ragion vuole, confideranfi per poco, 
come fé foflèro in quello flato primiero ; 

im- 


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aio DE* PR1NCIPJ 
imperocché nello flato naturale era beri 
permeilo all* uomo ulàr la forza , e la vio- 
lenza inverlò 1* altro , ogni volta che quefìi 
inverfo lui l’ ulàva , e difenderli da tutte 
1* ingiurie , e gli oltraggi fattigli , lìa nel- 
la ftima , lìa nell’onore , fia negli averi, lìa 
in altra cofa sì latta , in cui può mai la lùa 
perfezzionee il lùo vantaggio confiftere, 
con torre a coloro , da cui tali ingiurie de- 
rivavano fin la vita, quando altro modo, o 
altro mezzo megliore , e’ non avea da di- 
fenderli , e riparare, efifèndo a cialcuno, co- 
me abbiamo ben lòvente detto, permeilo , 
far a lùo prò quantunque più sà , e vaglia; 
ma nello flato Civile, in cui noi lìamo, po- 
tendo colui, che tende lacciuoli ed infidia la 
vita di un Cittadino , o gli fà qualche in- 
giuria, e lùperchiaria eflèr gafligato, e 
punito pubicamente da Magiftrati e dalle 
leggi , non è permeilo giamai a niuno far- 
fi la giuftizia da le medefimo , ne tor di vi- 
ta alcuno , ovver ulàr in verlò un* altro 
della violenza, lè non in efiremo ed ultimo 
bilògno , e neceffità , e quando peravven- 
turaaflàlito nella vita, egli non fi può in 
altro modo difendere , nè guardare, lè non 
col torli dinanfi 1* allàlitore ; quindi lèbbe- 
ne all* uomo libero nello flato naturale e 
fuor di ogni lòcietà Civile confiderato , gli 

corn- 


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DÈL DRITTO NATURALE ; zìi 
competa quella obbligazione , e quello 
dritto di difènderli dal momento , che il 
fuo nemico gli fi e mollro per tale ; e d». 
ri ella finche non Ila ben ficuro , e certo , 
che quelli deporto non abbia , e lalciato 
1* odio , e la ruggine contro dì lui ; nello 
flato Civile quello dritto della difèlà ef- 
jfèndo molto limitato , e rirtretto, per elièr 
ogfìi uno lufficientemente ben difelo e dal- 
le leggi , e dalli pubblici Magirtrati , non 
può in modo alcuno competergli, le non 
nell 5 atto rteflo del pericolo • e lècondo il 
faggio favellar di Volpiano ( c ) confijHm 
non ex intervallo ,* promettendoci ciò fol- 
tanto per la fàlvezza , e per la difèlà della 
propria vita , e non già perche venghi lo- 
data in modo alcuno, o approvata la ven- 
detta , come colà lèmpre mai in le vitupe- 
revole , e degna di gaftigo; ( d ) del rerto 
tutti gli antichi riguardarono eglino Pomi- 
cidio, e 1* ebbero come il più gran misfatto 
o delitto del mondo ,* imperocché lafcian- 
do quel che dicefi di Pitagora , che fù d’ 
avvilo , che fi forte lòrtèrto al dinanzi qua- 
lunque ingiuria , ed affronto (e) ; e quelche 
dicefi degli altri antichi Filolòfi,* apprefio 
molti Popoli gf umicidi ancorché giufti, e 

ra- 

( c ) h. 3. $ . 9; ff. de vi » & vi arma. 

( d ) Paul. I. $. 4* JF- ad l. AquiU 

( * ) J ambi, de vii. Pitto, c. sS, pum. 


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2ii DE’ PR1NCIPJ 

ragionevoli furono sì fattamente avuti in 
abbominio ed in odio, che non fi ammetta- 
no ne’ (àcrificj , nè nella focietà , che dopo 
alcune efpiazioni particolari (fi), che fin 
Platone le richiefe in ufo nella Tua Repub- 
blica (g ),e fi rinvengono a maraviglia de- 
fcritte nella ftoria dell’Accademia Reale 
dell* Ilcr i zio ni , e delle belle lettere ( h ) , 
Il perche ecco come all’ u(cir di Troja 
Enea parla al (uo vecchio padre Anchi/è 
predo Virgilio ( i ) . 

E tu con le tue mani 

Sojlerrai Padre mio de' fanti Arredi , 

E de' patrj Penati il facro incarco , 

Ch ’ a me si lordo , e sì recente ufeito 
Va tanta occifion, toccar non lice , 

, Pria che di -vivo fiume onda mi lave. 
Comeche li Tartari al rincontro , e quelli 
di Malabar , cd alcuni altri ebbero molto 
divello cofiume , dicendoli (òpra tutto de’ 
Sciti , eh’ avuto avefièro predò poco per 
un atto di carità e di affetto tor di vita fin 
li medefimi lor genitori , dove mai s’ av- 
vedeano , che folle fiata loro di alcuna bri- 
• ' ‘ gV 

( £ ■) H/tlicarnar l. j. 11. Berodat. U !« p> 14. 

C g ) Dei ih 9. 1 . 1. 

( h ) Tom. 1. p. 41. /. 1 6. f. de pani s Grot. in fior, 
fpitrf. PbUoJìr. de vii. Apoll. nurn. 5?. Dsuter. 1 9. P/trullp. 
29. v. J. 

^ I J ?2C <d . I. X. 


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DEL DRITTO NATURALE, aà* 

jga, cd incommodo la vecchiezza ( k ) t e la 
lunga età; lènza che apprettò de’ Romani 
altresì li padroni ebbero larga poteftà fino 
agli tempi degli Imperadori d* uccider li 
loro fervi , li mariti le lor mogli , e li pa- 
dri li figty ; ed infra li Dottori della Chie- 
fà non vi è mancato parimente di quegli 
che fono fiati di fornimento poterfi uccide- 
re le mogli rinvenute in adulterio ( /). 

D. Qual colà intendete per liberalità? 

M . Un abito da ben dirigerli , e regolare 
per quei che riguarda 1* acquifto , e 1* ufo 
deLle ricchezze, e degli averi giufta le leg- 
gi della Natura ; (ebbene comunalmente 
quefto vocabolo di liberalità fi impieghi 
foltanto a notar la virtù, che riguarda il 
regolamento delle nofire azioni , rifpetto 
all! donativi , che ad altri facciamo per 
mero amore , ed affetto; e perche nell’ ac- 
quifto degli averi , e delle ricchezze fi 
poftòno per V uomo commettere due di- 
verti difetti , o col portar vifi in guifà , ed 
effervi attaccato, che non abbi la mira agli 
uffizi , che per natura è in dover (òdi fare, 
o che !’ abbia , ma non così com’ e ? convie- 
ne , e molto poco , il primo difetto noi no- 
miniamo avarizia , ed al fecondo diam va- 

( K ) V. Jìifioyre della Pbilofopbia Pii tene t. a. c. 31. 

( 1 ) VA' autor del dialogo attribuito ad Origene conti 0 li 

Mar doniti » 


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*24 DE* PRINCIPI 

rj , e divertì nomi, giuda quello da cui e’ 
. Viene . E nella deffa guifa parimente per- 
, che nell* ufo , che ne facciamo fi pecca al- 
tresì o nell’ eccedo , o nel difetto , il pri- 
mo vizio diciam noi prodigalità, e*i fe- 
condo fordidezza , anzi la prodigalità fò- 
verchia fòvente appelliam noi or iuiiò , or 
funtuofità; al rincontro appelliam conti- 
, nenza 1’ acquifto,che ne vien fatto fecondo 
Je leggi della Natura , e parfìmonia l’ am- 
miniftrazione conforme alle medefime . 
Vaglia il vero , molti fon li motivi per cui 
ci dobbiamo rattenere tra li giudi limiti di 
quefte virtù, ed aver tèmpre in orrore, 
ed in abbonimento li vizj di cui abbiamo 
favellato,* così il penderò delle neccffità 
future, e di ciò eh* in apprefTò può mai 
giungerci doverebbe badarea dirci vieta- 
re ogni prodigalità , ed ambizione , e fer- 
vimi deU’occafion preferite; e per quel 
che può mai riguardar gli avari egli è 
medieri far lor capire 1* ufo delle ricchez- 
ze ; e dove quefto vizio in uom provenire 
dall’ eflèr egli molto malamente perfuafo 
della divina providenza abbifognarebbe , 
eh’ e’ conofoefle , quanto queda fi fòfTe 
grande , quanto immenfà , e al di fopra di 
ogni umano intendiménto , e dove la vera 
felicità confida , acciò non fi ammettane! 

da- 


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t 


DEL DRITTO NATURALE, %%$j 
danajo; non che quanto fìa lodevole, e 
commendabile la quiete di coloro , che 
contenti della propria forte, godendo nel lor 
interno un mero ripolò , rimettonfi total- 
mente nelle mani di colui, che il tutto può : 
e al rincontro quanto torbido, ed inquieto 
in se fìa lo flato d* un avaro, o per quel ch\ , - 
• e’ vorrebbe, e non giugne a ottenere , o per 
l’ invidia eh* è porta a chi poflìede affai 
più di lui , o per l’acquifto , che potea e* 
fare , e non ha fatto , o per le Ipefè inutil- - 
mente fatte , e lènza frutto , o per lo ti- 
more, ch’egli ha della buona riufeita di 
qualche faccenda, o per altra colà sì fot- 
ta ; comecché dove avvenghi mai , che al- 
cun fìa divenuto avaro , per aver fperimen- 
tato li lùoi averi non ben fùfficienti , c ba-\ 
fievoli a foflener la lùa ambizione , o prò-' 
digalità , o luflo eh* e* fìa , abbifogna , ebe 
pria fi tratti in lui /opprimere quello vizio, 
che n* è l’origine , giufta le regole , c* ab- 
biam noi ridette in altra occafione ,* final- 
mente riguardo alla liberalità nel donare, e 
nel far delle limofine raraor,che dobbiamo 
portarci a vicenda , e la neceflìtà che vi ha. 
di render la pariglia a coloro, che ci benefi- 
cano^ di far aequifto di quegli che vaglio- 
no a promor la noftra lèlicità , non che il 
penfare di poter altresì noi incorrere in 

P • gran 


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f 


• > 

*16 d e* p'R in c i p j -r 

' grandi Grettézze, e bifogne, {botanti motivi, 
che mover ci doverebbero ad effei ne vera- 
mente amanti , e farne un continuo ufo , 
oltre lepromefie, che a veri li moli ni eri 
nelli Sagri libri della noftra Santa , e Ve- 
neranda Religion rivelata fatte fi rinven- 
gono . . 

ZX Che intendete per verità ?. 

JM. Un Abito di ben diriggere lenoflre azio- 
ni conforme le leggi della Natura nel com- 

- municàre, e ridir ad altri li noftri fonti- 

- menti: imperocché colui , eh’ è veramen- 
te amante , e vago del vero , non men fog- 
ge , ed ha in abbon imento il falfo , che la 

\ fìmolazione , e la bugia. 

D. Difpiegatemi quelli ultimi vocaboli: fi- 
mulazione , e bugia . 

M. Col primo intendo quel difeorfo , che 
vien fatto tutto al rovefeio di quello , che 
in noi fentiamo , ma fenza alcun danno al- 
trui , o noflro proprio ; e col fecondo 
quello medefimo, ma accoppiato , ed unito 
col pregiudizio proprio , o degli al- 
• tri . Qujndi è , che il dir il falfo , e la fi- 
molazioné fia fogno propriamente d’ uom 
fonza cofcienza , come colui , che proferi- 
> foe delle parole contra quello, che in se 
'fonte; comecché la bugia fia una còfa affai 
; più deteftabile , e biafìmevQle della fimo- 
. . la- 


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DEL DRITTO NATURALE. 227 
.. lazione , aniuno ettendo permetto offènder 
se medefimo , e gli altri ; anzi quella ogni 
volta che fi vegga effèr 1* unico mezzo per 
giovar a noi , ed a gli altri, può fenza fallo 
divenir lecita , e permetterli , non ottante 
che per legge Naturale rechidendofi , che 
vadino fèmpre mai in accordo le azioni in- 
. terne con 1* etterne , fèmbra fèmpre per se 
mala, eù illecita . II perchè fi vede altresì , 
che non fi debba giamai far ufo del noflro 
difeorfò , e della nottra favella, fè non 
cattando per mezzo di elio nulla fi venghi a 
notti i uffìzj, o doveri a mancare, eh’ è 
quello in cui confitte il filenzio : virtù che, 
fi potrebbe a gran ragion ditti ni re , per un 
abito di non proferir cos’ alcuna contraria 
a nottri doveri . E vaglia il vero , ella non 
-è men comendabile di tutte P altre virtù, 
potendo fervi rei di gran lunga a vietare 
mille , e mille inimicizie , che potrebbono 
forfè dal contrario operare, provenire, e per 
molte earriche nella Repubblica , che con- 
ferir non fi fògliono a chi ne fia sfornito , e 
privo ; oltre una infinita d’ altri vantaggi . 
Ma diam propriamente noi nome di 
conteftazionì alle parole , che fi prò fe- 
ri feono in fegno, ed in tettimonio della fin* 
cerità, e fchiettezza del nottro animo : av- 
vegnaché fu mettieri notarli, che non .do- 

P 2 ven- 


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aaS DE* PRINCIPJ . 

vendofi nulla fare , fènza la ragion /uffi- 
ciente, dove non fi dubbiti di noi, nè fi met- 
ta in forfè quei che noi diciamo , ma fol 
quando per efler creduti, abbifogna , e 
conviene . Per tutto ciò quelle , che infra 
quefte meritano più dell’ altre la nofira 
' attenzione , e rifl^flìone fono li giuramen- 
ti ; imperocché quefti effendo un* invoca- 
zione , che per noi vien fatta di Dio in 
vendetta del falfo , che diciamo, creden- 
dolo autore d* ogni noflro bene, e vendi- 
cator del male , che commettiamo pe'r Io 
rifpetto , che dobbiamo alla Maeftà divi- 
na , non fi devono per niun verfb proferire 
fe non in colè di gran momento , effèndo i 
cofà fòmmamente fàg rilega, ed ingiufia in- 
vocarlo in cofè leggieri , e di affai picciol 
preggio. Q/iid ejijurare (dice S. Augu- 
rino ( m ) nifi j us reddere Deo , quando per 
Deum j i/ras ; jut filili tui: reddere , quan- 
do per filios tuo: jura : . Quod autem ju: 
debentù : falliti nofira , filiis nofiris , Deo 
riofìro ; nifi charitatis , feritati : , è" non 
falfitati: ? eum dicit quifque per meam 
falutem , falutem fuam Deo obigat : 
quando dicit per fillio: fuo: , oppignorar 
t)eo fillio: fuo : , ut hoc vcniat in caput ipfo - 

rum i ' 

(m) /pud Groi.'m fparfjioribi 


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1 * • 


DEL DRITTO NATURALE. ** 9 

rum , quod erit de ore ipfiui ; fiverum , 

, Z'trum , fi falfum , falfum ,* cum ergo fi - 
/iosjuoty Vd caput Juum , S'f/ falutem 
fuam quifque in Muramento nominata 
quicquid nominat obligat Deo . Oltrecchò 
Epiteto ancora ( n ) con ii foli lumi della 
Natura, vieta (dice) a tutto tuo potere, to- 
talmente 1 è mai può eder il giuramento , 
o fe ciò non puoi avvenire , tratta ufar- 
lo quantunque piq di rado fia poUTbile . 

Ipxov vtpiÙTnat , « {iti tuorrt , ài St < tr . à 5 oc ? hmn 

cofà che fi rinviene ben lòvente ripeti- 
la altresì ne 7 precetti di Pitagora, e 
in quegli del Giovine liberate a Demo- 
crito , anzi ne’ migliori tra gli antichi * 
Vaglia ii vero quello atto per le ragioni al 
dinanzi recate,deveefieFsì làcrolànto repu- 
tato, e veneiabile,cheper niun verlò in elfo 
ammetter fi debbono de’ fofifmi , e delle 
cavillazioni , come quella di quel furbo 
prefio Terenzio nell’ Andria ( o ), il quale ' 
volendo mettere al dinanzi dell* ufeio 
del fuo vecchio padrone un fanciullo del 
Giovine, credei! di poter vietareìolpergiu- 
ro con lalciarlo metter da altri , ed altre fi- 
enili, di cui fenza fallo infiniti fon gli efèm- 

P ? ... P 1 * 

<W ErXEIPIAION. r. 7. 

(o) /Ut. 4 ,Je, 4. 

i 

i : 


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*.rr 


230 D E* P R T N C I P J ? 

* plj che n’ abbiamo nelle dorie ( p ) . 

J). Che cofa è giultjzia ? 
jV/. Egli è una virtù del’a nodra volontà , o 
per meglio dit e , un abito confidente in rif- 
riggere E amor , che debbiamo a noi fìeflì, 
ed agli altri giuda la fapienza ; eh’ è quan- 
to dire è una virtù che vale a determinar 
*' le nodre azioni, ed ordinarle in guifà , che 
non fi venga a commetter ingiuria nè a 
.noi , nè agli altri . Il perchè edèndo uffi- 
zio del favio deriderli in modo, che quan- 
to egli fa, od opera, ridondi tutto a (ha per- 
fezione, e degli altri: e fèrvidi di ciò 
per giugnere all’ ultimo fine. 11 giudo con- 
vien , che moderi j! foo amore , e quello 
’ u degli altri in modo , che nulla operi con- 
tro il Dritto della Natura; cofà che nello 
dello mentre dà a conolcere , e vedere la 
necedità, ed il bifogno, c’ abbiamo della 
fapienza , acciò nè il nodro amore , ne 
quello degli altri vaglia a portarci con- 
tro il nodro dovere ; e perchè ciò avvie- 
ne fòpratutto ne’ contratti , e ne’ pat- 
ti , Aridotele ( q ) , e coloro , che gli fo- 
no andati dietro anno divifa queda vir- 

’ ; * . . • tù 

\ t 
0 . * 

( p) V. Appiani, de Me te 11. Numi dio /. T. de hello Civìl. 
- fiutar eh. in Mario . /Elia», de Letame, aneior Nepotifmi de 
A lexandro Vili. (q) Ad Nicorn.l.f .c.i» 


. * Digitized by Google 


DEL DRITTO NATURALE. 231 
tù in Univerfàle , e particolare , facendo 
confifìerla prima in quell’ iftefìò , in cui 
abbiam noi la'defmizione , che n’ abbiam 
dato , fondata : e la feconda ne’ contratti, e 
- ne’ patti ; ma effondo quefta una ifìefla 
colà di quella , egli mi fembra del tutto 
foperflua una sì fatta divifìone ; e dove pur ' 
ammetter fi doveffe qualche difìirziorr, 
egli fi doverebbe di lungifiimo fpazio viep-. 
più commendare quella del Grózio ( r ): ' 

in exphtricem , & attribntricem , reflrin- 
gendo nell’ una quegli uffizi , che fi devo- 
no agli altri di neceffità , e per obbligagfcN 
ne : e nell’ altra quegli , che fono meri 
volontari, ed in noltrà balia,- comechè que- 
fìa neppur la mi credo necdfaria, e di gran 
momento ( A J . 

P 4 : D.Che 

• 

(A) Egli Jì trala feto qui di far metto dif- 
fusamente degli uffizi imperfetti , imperoc- 
ché tutti , 0 buona parte di quegli , che dim 
altri fi anno per tali , gì ufi a la n offra ìpotefr \ 
debbono averjì al novero degli affilatile per- 
fetti ; trattando in tutto attaccarci allo più 
femplice , e naturale , lì per ejjer a ufo affai 
più conforme d 9 ogni altro alla ragione , ed a 9 
precetti della nojtra Veneranda Religione , Jì 

per 

(r) De jur.E.à 

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* < 


1 


àja DE’ PRINCIP J, 

D. Che intendete per patti ? 

M. Quelle promette , che perawentura fi 
IV. fanno da due , o più per ione ifeambie vil- 
mente di far , o non fare la cotal cola ; im- 
perocché fi dà da noi comunalmente nome 
di prometta a quel dilcorlò per mezzo di 
cui dichiariamo ed un altro di voler fàre,o 
nò qualche cofa . 

D. La natura adunque de’ patti , e delle pro- 
mette del tutto non confitte che in quello : 
I. Che gli uni non fileno , che l’ altre con- 
fermar fi debbano mai tèmpre col Dritto 
• Naturale, non ettendo colà convenevole 
dipartirci in nulla da quello ,• e come li 
patti , e le promette , che con quello con-' 
. Vengono, oflervar fi debbono , e mandar in 
effetto , così tutti i patti , e le promette a 
quello contrarie , ed oppofte devono averli 
per nulle , e di nitin momento ( B ) . II. 

. * Che 


per venir a capo del nojìro intendimento cb* è 
di far quejìa feienza intelligibile , e commune 
a tutti . 


( B ) Tali fono per efemplo li patti , e le 
promejje fatte contro ogni onefU , e decoro , o 
in co fe ptperiori alle nojlre forze , ed altri di 
tot al fatta. 



DEL DRITTO NATURALE, 

, Che dove peravventura un faccia un pat- 
to con un’ altro, prometta tempre qualche 
cofà , porto che quell’ altro ne faccia mai 
un* alt/a ; e per contequente venga 
ciateun de* promittenti riguardata l’altrui 
promefla , come un’ azione , o per meglio 
dire , come una condizione in cui fonda 
la fua ; quindi è che in tutti li patti 
di necertìtà richiedendofi il confenfo di 
amendue te parti , non fi poflono in guifà 
alcuna foiorre fenza quello ftefio , e quelli 
tutti fatti per timore , per inganno , o per 
forza fono totalmente invalidi (C), purché 

non 


(C) Quindi anche Jt vede perchè li patti 
de* matti y de* furiojl , e di tutti coloro , che 
non anno l' ufo libero della ragione fi ano nul- 
li , ed invalidi \ imperocché l* efiènza d’ ogni 
patto , non confifiendo in altro , che nel con- 
fenfo delle partì , o per meglio dire , in una 
unione , e concordia di due , o più volontà fio* 
pra una ijieffa cofa , giamai la volonta.no/ira 
fi vede piegar a qualche cofa , o dipartirfene, 
fenza che non vi Venghi rejpinta dall 9 intel- 
letto : cofa che nello JieJfo mentre dà a cono» 
fiere , che il confenfo^ non e fèndo , che un atto 
interno , abbi fogni di necejfità >che Venga ■ con 

A Jd ua h 



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234 DE 5 , PRINC1P J 
nói) fummo noi medefimi gli autori del no* 
Uro inganno: o non fi fian tali , che fcior- 
re non fi pofiono inguifà alcuna lènza il 
» dannose il pregiudizio dell’ altro • III. Che 


qualche ejlerno fegno dichiarato , o che queflo 
conffla in parole, o in fatti ; avvegnacchè n n 
fa fuor di propofto far qui avvertire, che per 
Dritto Naturale non f conofca quel divario 
o quella diverftà , che le leggi Romane am- 
mettano infra Jìipulq , e patto femplice , e in- 
fra V obbligatimi , che fciolgonf per Inr di- » 
fpofzione ( ipfò jure ) fòlutione , in fòlutum , 
datione , acceptilatione , o con altri sì fatti 
modi : e quelle , che terminane per Infoia • 
equità , o eccezzione . Li mezzi più femtilici , 
e piti acconci a torci d* impaccio dogni obbli • 
gagione , giujìa il Dritto Naturale, o che pro- 
venga da què' patti, che la producon pfltanto 
da un lato detti , o di anelli , che 

la producono da ambo de * lati , detti «T iirwpx , o 
f tratta di quegli in cui fe ne viene a / tabi lire 
una nuova, fa da una Parte fola , fa da tutte 
le parti , che li Dottori nominano, pacìa ob- 
bligatoria , o d'vquelli in cui quella , che di- 
nanzi ffl abili f toglie via, e diconf pacta li- 
beratoria , o nafca ella da altri patti sì fatti 


,=r 


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r • . 


DEL DR ITTO NATURALE. 2jr 
clafcun promettendo con condizione , che 
^li fia dall’altra parte ofièrvata la promefi- 
fa , fe vi, fia mai qualche motivo da dubi- 
tarne, di ragione coftringer la polfa , ed ob- 

bli- 


egli non fono , che quefiì ; cioè ; la fola zio ne , 

10 sborfo , il pagamento di quello , chi è do • 
vitto al creditore , il rilafcì amento volontario 
gratuitamente fatto al debitore dal medejìmo 
creditore , il mutuo con f enfi de ’ contraenti , 
che concorre, e fi unifce a fciorre un obhligagio - 
ne che fia dell 9 uno , e deir altro lato , il ri - 
compenfamento , che mai fi pub far di debbilo , 
con debbi to , /’ inejìfienza della condizione , 
con cui fi è fatta rébbi igagicne;La morte di al- 
cuno de ’ contraenti , dove /’ obbligagione fi fu 
contratta colla fola mira a lui , ed alle fue 
qualità per fonali , /* efiinguimento della cofa 
per cui fu fatto il contratto , la novazione, eh’ è 
quando fi rilafcia a uno , e gli fi rimette quel 
che egli dee , ed in luogo di quello fi riceve 
nuova obbligagione , e fifa nuovo contratto \ 

• ed infine altresì la delegazione, eh ' ' è quando 

11 debitore conviene col creditore e fi concor- 
da di cojiituir in fua Vece chi , ebe a cofiui più* 
aggrada , e piace ; egli fembra ragionevole 
r attener ci in quefie femplicit à, finza affollar. 


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216 DE* P R I N C I P J 

• binarla a ciò fare al dinanzi , che non fi 
complica da lui , o almanco indurla a dar 
ficurtà , e cautela di (òdisfarla . IV. Che 
li patti fatti non potendofi in apprefio da 
uom fciorre lènza il conièniò dell’ altro , 
eflendo ogni un* in obbligo, ed in dovere 
allontanar da se il danno , che gli può di 
altri intra venire, ed incogliere, egli fia me- 
fiieri , che pria ben fi confideri , e fi ponte- 
ri quel che uòm promette, o faccia. V. Che 
adempiutefi da ciafcuji delle parti le pro- 
mefle, s’intenda altresì adempiuto il patto, 
e ceffi l* uno d* efler all’altro obbligato , e 
tenuto ; anzi fe mai avvenghi 1* uno li 
mofiri contento , che l’ altro non adem- 
pia la fila prometta, merita d’ averfi altresi 
per fòdisfatta, e la fiia obbligagione per 
fpirata, ed efiinta. VI. Che nell’inter- 
pretazione de* patti le parole , e li voca- 
boli pigliar fi debbono giuda , che fono co- 
munalmente in ulò , non efièndovi ragion 
alcuna in contrario ; e dove le parole fiano 

d’un 

• • \ 

— ■■ 1 

di faverchio le nojìr e oj/ervazioni , che pojjbno 
♦ contro delnojiro intendimento feivir anzi d* 
imparaccio y e di confusone per li principianti 9 
thè per /chiarirli CQme conviene . 


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DEL DRITTO NATURALE. 
d’ un lignificato ambiguo , ó dubbio, inter* 
pretar fi debbano in guilà*, che non ven- 
gano in se niuna ripugnanza , o contradi- 
zione ad avere , e concordino mai tèmpre 
col fine , che giuda ogni credenza , ebbero 
i loro autori , non potendoli già mai uom 
cotanto tèiocco , o tèimonito rinvenire , c* 
abbia voglia contradire , e ripugnar a se 
fiefiò con azioni con tra rie, ed oppofte al foo 
fine ; Comechè per difiinguer cotali obbli- 
gagli , che non ne provengono , che dà 
quelle di cui fin ad ora abbiam fatto paro- 
la, par che cpn ogni ragione dir fi potrebbe- 
ro quelle condizionali , e ippotetiche , e 
quelle a dolute. 

Af. Checché fiane di ciò , vaglia il vero egli 
è un grolfo errore , ed un abbaccinamento 
di coloro , che andando alla cieca dietro 
alGrozio, e al Puffendorfio , e patti, e 
contratti , e dominj confondendo , cd aflfa- 
fiellando infieme in uno, trattano a lor po- 
tere renderci perfoafi , e cèrti , che tali co- 
tè punto non diflferilcano , ne variano, e 
tutti ebbero una medefimaiorigine, cioè, de- 
rivarono dall’efièr ellinto infra gli uomini 
quel fervore di carità , e di amore, con cui 
fi amarono fin dapprincipio ; ed avendo li 
Romani Giureconfulti il nome di contratti 
propriamente a quelle convenzioni dato * 

che 


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a*8 DE’ PRI NCIPJ 

che far, fi fogliono circa quelle colò , che 
fono in commercio , e paflàr pofiòno ? o 
debbono nell’altrui dominio ; e patti' a 1 
, rincontro chiamate quelle , che fi fanno in 
colè di una natura totalmente differente 
dalle prime, e che fon fuori d’ ogni com- 
mercio ; fi credettero cotal differenza efièr 
propria del Dritto Romano , e ignota al 
Dritto. Naturale; penfàndo , che fè gli vo- 
mini fi avefièro mai corri fpofto con quel 
• reciproco affetto , ed amore giuffa che fon 
in dovere corrifponderfi , li patti farebbe- 
ro fiati infra effì di niun.ufo;imperocchè,gli 
uomini in quefìo fiato , avvegnaché por- 
' tati fi folfero , come eglino dicono , ^volon- 
tariamente a far quell’ iftefiò , che op 
Icambievolmente fi obbligano fòdisfàr con 
quelli , da quefto però non v’ha miga ra- 
gion di conchiudere , che fiati fi fòffèro 
all’ ora invalidi , ed inutili ; fenza che giu- 
. ffa ben fovente detto abbiamo , eflendovi 
. molti uffizi >* che naturalmente fiam tenu- 
'/ ti fodisfàre inverfo tutti' gli uomini , e nort 
. verfò quefti ,«o quell’ altro in fpezialtà r ri- 
fguardato in quefto , o quello fiato, egli 
fi potea altresì nello flato naturale dpve 
gli uomini .fi fodero amati con un Santo ., e 
.. caffo amore ritrarre dalli patti , e dalle 
t xpromeflè quefto vantaggiosi determinare , 

e ye- 


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• w 


DEL DRITTO NATURALE. 239 
e relìfingere quelli generi d* uffizj genera-* ^ 
li inveriti quella , o quell* altra perlòna in 
particolare . , : > - 
D. Che intendete voi per contratti ? 

M. Quelli patti, che vengon peravventura 
V. a» tarli per lo trasferimento de* dominj 
delle cole . 

V. Come s’ introduttero mai quelli dominj , * 
nel Mondo? 

M. Ellinto tra gli uomini quello Ipirito , e 
quel fervore di carità , e di amore con cui . • 
dapprincipio corrifpondeanfi,e lì mantenea- 
no lungi da ognidittènzione e difcordia, 
la communione delle colè , che era tra ellì, 
divenuta un occalìon continua di ride , e 
• . di piati , e da dì in dì rendendofi vieppiù 
Tempre moietta, e difficile, fi pensò aliatine 
venire ad una divisone in modo, che ciafcuv 
no contentato fi fotte del Ilio , e n’ avelie 
potuto dilporre a lùo arbitrio , non difco- 
prendo altro miglior mezzo per provedere 
alla commun làìute , ed al commodo gen- 
neral di tutti , e far , che a niuno mancato 
a vette il bilògnevole per fòdisfare a’ propri 
doveri (Ù); Imperocché per lo dominio 
•- - - - di 


( D ) Egli è fuor di dubbio , che dap • 

prifj- 


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240 DE 5 PRINCIPI 

di una colà altro d’ intender non bramia- 
mo , che un dritto , ed un potere da poterli 
di quella lèrvire in guilà , che ad altri non 
fìapermeflò farne quel medefimo ufo, che 
noi ne facciamo . 

D. Aduti- 


principio giujìa che comunalmente , da tutti 
Jì confeffa , o dalla maggior parte de ' dotti egli 
è almanco offerito , le coffe tutte del Mondo Jt 
furono in una communione negativa , cioè del 
tutto communi a ciaffcuno , e fuor di qualunr 
quejìgnor aggio , e dominio ; imperocché effen- 
do al ffommo , Onnipotente , Eterno Monar- 
ca piaciuto trear gli uomini , egli non miga 
potea loro negar F affò di quello , ffenza cui il 
dono della vita ad effìconceffa sfarebbe fiata 
drittamente piu toffo di gran imbar azzo jh e di 
qualche preggio , e valore , e che dopo F amo- 
re , e la carità infra efft, eh' era il ffojìegno 
di una \ì fatta communione , intiepidita al- 
quanto , e diminuita ,refela dà affai malage- 
J vole , e difficile , e di mille , e mille incom - 
modi , e diffagi abbondante y Jì foffe paffuto ad 
una certa tale quale imperfetta dìgijìonc ; 9 
per meglio dire nella communion pofftiva , fa- 
cendo , che qualunque delle create cof e fata 
Jì J offe foltanto commune a piti perfine , e noi ? 

già 


- Digitóed by“GOogIH 


a • 


DEL DRITTO NATURALE. 241- 
X?.Adunqu®-fi può con tutta ragione da queflo 
conchiudere, I. Che tutte quelle cofèda 
cui provvenir non ne pofTòno quegli incon- 
venienti , e difòrdini per riparamento de’ 
quali, a voftro avvifò , s’introduflero al • 
Mondo i dominj , come fon per pfempi :> 

• 1’ acquaci! aria , ed altrd$òfe si fatte , non 

. . CL' fia- 


gìà di tutte * fecondo ch 'era al dinanzi , e ih 
co tal guija il Gènere Umano con fa vatofi fcf ■ 
fe , e mantenuto ,Jlnc9e\ finalmente fpettta to- 
talmente la carità tra ejìó , e non apparendo- 
ci più alcuna J cincillà dì qftelV' amor primie- 
ro , ma piatì , riffe , odj , e nemijià continue , 
fu meJUeri per provvedere al beri, commune , ed 
alla fai ut s lìniverfale venir alla totale , e 
perfetta divisione delle cnfe , e fiabìlìrne i do- 
minj ; imperocché con forme al colpo delle vir- 
tù giammai uomjì porta di ordinario tutto di 
ttnfubbìto , ma paffo paffo ,/? da grado , in 
grado ) cosi parimente egli procede ne ’ vizj ' , e 
nel male fecondo V ejperierrza lo d infogna ; co- 
mechè quelle cofe quali erano b ajì ovoli , e fo- ‘ # 
vrabondanti a tutti , e per cui rtafcer non ne 
poteano delle controverfe , o<che erano diaffai 
poco ufo per la vita fi rimafero pur nella com- 
munìon negativa . Quindi nello Jtatodn cui 

fan , 


e • 


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f 


/ • 




) 


W D E 5 P R I N C I P J ; ‘ 

(i anò fosgene tniga , nè fqttopetf e ad alcu- 
no in particolare . IL Che non potendo 
niuno operar a Tuo vantaggio col difprezzo 
altrui , quando s’ introduire.ro li dominj 
delle cofe, non fi potè da alcuno occupar 
più di quello , che potea mai eflèrli di bi- 
^ fogno , e fer per quel fine per cui fi ve- 

» ni- 


Jìam diprefcnte tutti li mezzi , che unquafi 
pojfono metter in ufo 9 e pratticar per far un 
nuovo acquijio , eglitfo nonjt riducono 9 che a 
♦ due foli capi , o veneri differenti ; neir uno di 
eui e\ Ji compre nlfb no tutti quelli y che mai 
girono per V- acquijio delle cofe , che fono nell * 
“altrui pétcfd , e dominio * e nell' altro quelli 
'thè poffino fervire per V acquijio di quelk y che 
non è affatto d? alcuno , o perchè fu dal fuo 
poffeffore meffo in abbandono , e*derelitto ; o 
perchè non fu giammai di niuno » o per altra 
diverfità di ragione. Ma rifpetto a quejii ulti - 
■mi 9 che il Gr ozio nomina originari 0 diffe- 
renza dS primi 9 « che da effe lui diconfi derr- 
nativi, egli è aggevole il concepir e y che di tut- 
te quell? effe f che fono al di fiora del patri- 
monio d y alcune , /* acquijio , che fe ne. può 
mai fare ,fa. rif guardo alle lorfojianze y Jìa 
, rif guardo agli /or augmenti , non pub effer in 
... \ ‘ * T ' ol- 

• * J 


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DEL DRITTO NATURALE. a 43 . 

niva alla divifione . III. Ch’efièndp folaa 
colui, cui toccò il dominio di una cofa p^r- 
rneflò il poter tèrvirlène al meglio , che gii 
pare, e piace , ed a niun altro 9 - non gli fi 
pofia da altri a fuo dilpetto , e contra lira 
voglia torre , e vietare che ne faccia quei- 
che più gli vada grado , comeche àmiche- 

vol- 


oltre modo fatto * che per occupazione , 0 per 
accezione „* e come che tali rinvenendo]! appiè-, 
no trattate da' Giureconfulti non fano degne 
di molta ofervagione , non fi dee da noi paf. 
far fitto Jilenzìo . h Che Jìbbene gli averi de ' 
ìiimici fan di coloro , che prima corfero ad 
occupargli , do però non avvenga perchè que? 
Jto f creda effer dì ninno , 0 perchè giufa al m 
parere del Puf'endorfo ( 1 ) quejtì fi abbiano f 
in ordine ad alium hoftem,veluti dominio va- 
cua ,-ma per un' altro diverfo motivo - cioè ; 

Ex ipfo jure belli ; per cui Pun nemico ha fem - • 
pre mai podfà da poter all* altro torre , ele- 
vare il dominio del proprio, E 11 , Che quel* , 
la regola delle Rodane leggi , acceflòrium fi?* 
qui filli m principale, non meno fa inziifq ** * - 
e iniqua in trattandoci di pitture 3 fecondo che 

■ ' . . v ... . par - 

(1) Dejur. N.&G. IV k 6. 14, . 


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*44 DE* PRINCIPI ; • 

voi in ente , e per corrifpondenza, che v ab- 
bia non fia cola fuor di propofito ammonir- 
lo, dove convenga . IV. Che febbene ogn’ 
; U no , dopo una cotal divifione, ha in dove- 
. re di accrefcere, ed augmentare i fuoi averi 
nel miglior modo, eh’ egli polla , ciò pe- 
rò noh fi convenga fare col danno altrui . 

V. Che 


larve all* Imperator Giùfiiwano , e dinanzi ^ 
a lui al Giureconfuléo Cajo ( a ) ma altrui 
in tutte V altre cofe per Dritto Naturale , il 
cui prezzo potendo di gran lunga fuper are-, ed 
eccedere quello della pittura , o in qualche mo\ 
do tanagliarlo ji accoppiano con altre di nin- 
na valuta ; imperocché fe per e f empio egli 
Cembro irragionevole , ed ingtujio , che una 
tavolai anteponga ad una pittura, tanto Viep. 
piit e (Ili deve tenerli per tale il pof por re un 
ferivo di a n uom dotto ad una carta ma paf 
• Ramo pure ad altro : Li modi d' acquijtar il 
dominio derivativi . altri fervono e vogliono 
perdi! fare in vita, dello JieJfo padrone delle co- 
f e • che deaeriamo renderci pojfcjjori , conj or - 
' me egli è per e f empio , la divisone , la cejjio- 

v 4 • • - •' • r ge * 

M '•’‘«.? 4 .to(».dc rcr.divJf.t.9.§.x. ffde ad qu.rer.dom.& 
• v.Jo.Bai‘beyrac ad Puftendorf.de olfic.hom.& Civ.l. 1 *•'/• 


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DEL DRITTO NATURALE. a 4f 
V. Che cialcuno polla occupare checché 
non fia d’altri, e fuor d’ ogni dominio , 
purché la bifògna lo richieda, e fé ne vegga 
ininecefiìtà , non eflèndo altrimente di ra- 
gione , che ri tolga a coloro , che fi rin- 
vengono in vere Grettezze* VI* Che^ìe 
colè , di-cui di vero non fi làppiano i padro- 

QiJ ni - 


ne , la tradizione , e gli altri contratti tutti y 
ed altri allo incontro dopo. la di lui morte , co- 
aie fono tatti i patti fuccefforj , ed al? ultime 
difpofzioni attinenti ; e di tutto ciò oltre quel- 
lo , che abbiamo qui fopra recato , ed apprejfy 
gli Scrittori di tali cofe communalmentejì può 
leggendo rinvenire , egli fa m fieri notare iti 
pochi motti , /. Che o fi divida , e /parte con 
un terzo una co fa commune con quello y e glifi 
cede tutto il Dritto che vi Jì ha fopra , o parte 
di quejhy non venendo/ con ciò a far altro , che 
a render cojìui , o in parte , o in tutto padrone 
di quella , e darnegli tutto il dominio , e po- 
tejìà di ef eluderne ogni altro , / debba met- 
ter tutto il noftro Jiudio , e tutto lo forzo in 
fare , che la cofa veramente fa di lui ; e che 
perciò pamo obbligati , e tenuti dargline Ve - 
vìzzinne , e rifarcirlo di tutto il d'anno , che 
può e/ - 


'rgli mai appartato da altri per que - 

jto 


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DE’ PRINC IP J 

ni aver fi debbano al novero di quelle, che 
non fismo di alcuno , e tali pafiàr nel do- 
minio di colui, che fia il primo ad occupar- , 
le VII. Che i guadagni , e i vantaggi 
tutti , che fi ritraggono dalla cola , che li 
abbia in dominio , debbano efier di quell* 
iftefiò di cui è la colà.' Vili. Ch* efièndo 
; fia- 


fio riguardo ; .co fa che in un ifieff) tempo dà a 
vedere e conofcere la vera origine dell ’ eviz- 
ione y e ut quali principi ella fi, 'fonda . IL 
Che nella tradizione per lo Dritto della Na- 
tura non fi richiega miga , ne fi dimanda che 
fi traferifca la pof'ejfione della cefi , o la co- 
fa ijìeffa ,giujia le fottigliezze prople delle 
faggi de * Romani , ma hajìì folo , che vi fa la 
giuda caufa , e che fi abbia V animo , e la vo- 
lontà di alienare , in qualunche modo che que - 
fia li tnofiri da noi , o con parole , o cOn* altro . 
IIL Che potendofi per natura cedere ad un alr 
tTO y o del tutto , il dominio di una cofia , o in 
parie , egli fia molto ragionevole la difiinzio- 
ne de? Giureconfulti introdotta nelli dominj 
delle cofe , di plenum , & minus plenum , 
. voi end fi , che colui veramente , abbia il do- 
minium , plenum di una qualche cofa , che non 
fia del tutto padrone di quella * e pojfeditove , 

erche 


- Digitizea by GSó^Ie” 


. • 


DEL DRITTO NATURALE. ì A f 

flati li dominj delle cole introdotti, acciò a 
niuno mancato folle il necefiario a lòdisfàre 
a’ Tuoi obblighi , doveri , o uffizi , 1* tifò 
che noi ne facciamo debba uniformarfi del 
tutto con quelli , altrimente meriti d’averli* 
per un mero abbuiò . IX. Che te uncotal 
abbuiò venga mai ad unirli, e congiungerli 


con 



e che queir al rincontro , che ri* abbia fol tan- 
to parte del dominio , e ne Jia una con uri* al - 
tro padrone , non ri abbia , che folta rito il 
dominium minus plenum ; Il perchè /* effetto 
del dominio varia , .<? diverf amente confederar 
potendoji , e fpecificare , è fiato (Toc cafone ri 
Dottori d* introdurre nelncfìro Dritto Va* 
rie , e diverge fpezie di quejìo , dominium fhi- 
rus plenum , e di difìnguerle con differenti 
vocaboli , quali fono i feguenti , cioè , feudo , 
Enfiteuf , o Dritto livellarlo , Dritto di fu - 
perfide , Pegno , Ipoteca, Dritto Antichis- 
ti™, legge commifforia,e mille , e mille altri sé 
fatti , di cui fon pieni i loro libri ; e che 
di leggieri ; e agevolmente fi poffono da acme 
tono fiere , i* eglino fieno , à ria gir fi , col 
mettergli al confronto , ed al pdr agone di etief 
che natu talmente fia tenuto ciaf uno di fare , 

< de* principi ^Naturali , c* abbiamo qui * 

• ; > 


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i ' M 


24$ D E’ P R I N C I P J 

* con ì’ altrui danno , quefti abbia poterti 
.’•* <P adoperar, que’ mezzi tutti , che portò- 

* no unqua impedirlo . X. Che non avendo- 
li potuto fare una tal divifioqe de’beni, có- 

. me conveniva, ed in guifa., che non fi avefc 
' le uom rinvenuto bilògnofo per 1* evenire 
de’ beni, e degli averi dell* altro , gfufta , 

dall’ 


fopra recato ; così per • e (empio ; /ebbene PEi - 
neccio ( 3 ) , ed altri abbiano creduto , che la 
’ /«gg* commifforia fa molto gin jìa , ed equa , 
perche come eglino aferifeono , ogni uno ha 
podejìà far del fao , ciò , che gli aggrada , e 
piace , nulla dimanco avendo noi provato > e 
dimoftro , che quejìa podefà , e quefio dominio , 
c* ha ciaf uno del fuo , non f dfebba impiegar 
mai in danno d* altri , e che ciò , che non f 
defdera , che f faccia a noi , non f debba nep- 
pure ad altri fare ■, non jfembra , che pojìì 
per veri tali principi * e c oncejf debba averjt 
, ragione di approvarla ; ejfendo ella del tutto 
come ogni un sa malefa^e noe cedole a'debbitori ; 
* « il perchè poco giova il foggfugnere in con- 
trario , che ne* primi tempi della Repubbli- 

: . .. \ * * r ‘ ca 

\ * 

. • - (\) Dcjur.nat.&gent.lib.i.cap.i3.f.j73.Hert.a4Ptt- 

^ fcntfor.V.io. 14 ^ ( 1 \ „ 


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• i 

DEL DRITTO NATURALE. 249 
: dall’efperienza s ? im prende, ben rovente tac- 
cia meftieri il dominio di’ una cotà da uno 
paflar in un’ altro. XI. Che non potendo 
niuno da altri richieder mai, nè dimandare 
quel.che ridonda al coftui utile , e vantag- 
gio , niuno fia in obbligo , e in dovere di 
sfornirti , o itpogliurfi del dominio di ama 

co. 


■ ■ ■ ' — H" 11. ^ . — ; ' ■ ■ ■' 

ca Romana fi ne fojfi fatto in quella del con - _ 
finito ufi , non potendojì per niuno unqua a fi 
ferire , che i cofiumi de * Romani , 0 d' alcu- 
na altra Nazione del Móndo , 0 viujli , 0 
ingiuJH , che fi furono , fi debbano aver per 
norma delle nojire azionile mirar come tale\eà 
imperò noi vediamo , che gli ultimi Impera dori 
del tuttofa riprovarono , e tra le antiche leg- 
gi Romane , per cui Veniva permefid ì non f ero- 
no , che di ella vi fojje rimafio neppur un or- 
ma ( 4 ) 0 vejiigio > : e dello fiejjò modo fi mai 
fi corifìdera il Dritto Antitetico , egli fi rin- 
venir à , che dove fia fatto a tempo , fia egli 
ben giuflo , ed equo , ma non già fi egli fia in 
perpetuo , e continuo . IV. Che non fi richieg- 
go molto per comprendere , <? conofeere come 

„ : . in* 

(4J l.unic. C.Theod. de commillbr.refcind. L.ult. C. d« 

' pa&.pignor.v. MGlin.de ufuris . 


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* 5 * 


a f o DE PHINCIPJ 

colà, che gli bilògna per trasferirla in un’ 
altro , lènza che quelli -non gli ceda un’ 
altra colà equivalente con titolo di permu- 
tazione * E XII. Che perciò fare nel mo- 
do , che convenga , fia meftieri fidar il 
prezzo delle colè , o per meglio dire , rin- 
venire alcuna quantità , giuftacui lì deter- 

mi- 


intr adotti i dominj delle co fi , e divi figli uo- 
mini , e fiparati gli uni dagli altri in vari 
e diverjì luoghi gli uni avendo bifogno degli ' 
altri y e non ogni Regione , o Paefi producen- 
do lo JicJJò , perche quejìa ,giujìa il Poeta ( f ) 
Di biade , quella più feconda d’uva , 

Di frutti un’ altra . 

Si fojfero convenuti fra effi y e concordati di 
vicendevolmente communi c arji il necejfario , ed 
imperò avefiero injiituiti i commerci , e con 
quejii i contratti , ed il prezzo delle cofe Jìa- 
bilito ; imperocché non Jì potea in niun modo 
in quegli , e ne * contratti ojfervar /’ equità I, 
e la giujìizia mantenere , fi non col compara- 
le co fi i e le fatiche de IP uno paragonan- 
dole a quelle dell* altro , o per meglio dire con 
offe gnor e alle coffe tutte a ed alle fatiche una 

ter-' 

(S) Georg.I.v.fV * , “ ' 



-• DigitizeO by GÓtìgle 


#■ • 


* 




DEL DRITTO NATURALE. ìfi . ^ . 
mina 1* ifcambievol ragione, c’abbia mai 
1* una con 1’ altra ; il che può oltremodo 
feryir parimente per far che ciafcuno tra- 
vagliando dal Tuo canto quantunque più 
polla, o vaglia, guadagni tutto ciò, che gli 
(la bisognevole , e necefiario al decoro , e ' 
al commodo della Tua vita : quell’ ifte£ 

(à ragione per cui fi deve il prezzo delle 

co- 


certa , determinata , e fi abile quantità , ch y ì 
quello appunto , che da noi fi dice prezzo , o 
valore , cornee he fa fuor di dubbiò , che dap- 
principio non fife fato in ufo tra gli uomini 
nè praticato , fe non quelche comunalmen- 
te fi chiama , bulgare , cioè il compara- 
re cofa con cofa , travaglio con trava- 
glio , e che in apprefjò vedendo , che la per- 
mutazione , o il cambio f avente non f rinve- 
niva a fare , o perchè la perfona , da cui f 
defderava avere qualche cofa ,fpr abendava 
di quello , che in luogo di quefia glìf vclea 
cedere , o per V impojfbilità dì tra ferir e le 
cofe in ogni luogo , o per altro , fi avefiè infi - 
tuito il prezzo , che die ef Eminens, ed una 
certa mifura commune, con cui f avejfe potuta 
comparare , e paragonare qualunque cofa , e 
qualunque opera , o durata fatica ; quale fi 

fi 


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* 

. 2f i DFPRINCIPJ 

.'cofe iftabilire, vuol che fi fiffi , altresì 
quello dell’altrui travaglio , ch’è quel che 
domàndiam noi mercede ; imperocché 
niun richieder potendo dall* altro , quel- 
che quefti àbbia in dia balia , e podefta , 
chi che peravventura è dell’ altrui averi 

bi* » 

I 

% * 

fa il danajo ( 6 ) ; cofa che in unofeffo men- 
tre dà conofcere , e vedere a ciafcuno » che 
nello imporre il prezzo etile cofe y Jì debba, aver 
riguardo , e mira anche a coloro a cui f vo- 
gliono dare , ed ifmaltfre , e firn arie tanto ^ 
‘ quanto f crede , che quegli le pagano ; con por 
mente e badare a mille , e mille cofe alle 
volte , per efemplo alle nccejjìtà , e olii bi fo- 
gni di quegli , con cui ft defilerà il commercio , 
ed alle volte alla fcarfezza , e rarità delle co- 
fe , o al loro artefzio , o alle fpefe , ed alle fa - 
fiche per quelle /offerte ,00* pericoli a cui 
uomo in acqvifiarlejì efpofe . Che li contrat- 
ti fi poffono affai ben dijìinguere , e fpecificare 
in quegli , Ji rinvennero al dinanzi Pjn* 
venztone del danajo , in quegli , che f trova- 
rono in Qppreffo , ed in quegli , che furono in 

v . . ufi 

(6) Ariti. Nicom. IX. I. & t’aul. J.C. L.i.pr.G.de contr. 
«nn^- v • - 


Digi'izedby (j.QPgL 1 -* 



DEL DRITTO NATURALE, ir? 

bilògnolò , egli ègiufto , eh' impieghi la 
fìia opera a .prò di quello per procacciarli 
con quello olezzo , ed acquifere quanto , 
. e’ abbia di meftieri, e che quello gli paghi, 
lènza veruna dilazione , la mercede , che 
- gli fpetta . \ ■ . , . 

M . Per verità fortuna è il mio piacere in ve- 
VI. der 


ufo pria , e doppo cotal rittov amento ; impe- 
rocché al novero de* primi reputar f devono 
fenza fallo tutti i contratti gratuiti , di com- 
modatOydì depofitofii mandato 9 ed altri si fatti , 
oltre la permutazione^ da cui ^ebbero l'origi- 
ne quegli quattro contratti ; che non hanno un 
nome fpeziale apprefib li Giìtriconfulti , dò 
ut des, do ut fàcias y facio ut des , facio 
ut facias , come la vendita , la compra, V allo- 
gatone , e r affitto ì contratti in cui fi richie- 
de fempremai il danajo contante , fi anno del 
fecondo , e del terzo ■ genere il mutuo , il per 
gno , r Ipotega , il pattò anticretico , la mal- 
levar ia, e la donazione. E che finalmente per 
quelche riguarda V aequifio delle ccfe in mor- 
te del padrone , ed il regolamento delle fuccef ■ 
foni , natarMlmente non abbiamo altro , chp 
i patti , . me di an ti i quali y o dì fatto fi può 
traferire F eredità , o la fucccjfione, che vo- 
cìi am 

* Ct> 


^Digitized by Google 


a ?4 DE’ PRINCIP J 

der I’aggevolezza , e la facilità con cui voi 
favellate di tali colè ,• ad.ogni modo egli è 
colà di formilo rimarco notare, che Eb- 
bene dove la lòcietà degli uomini folle Ha- 
ta tra pochi, la permutazioné farebbe Hata 
baftevole , e fufficiente per Io trasferi- 
mento det dominio , avendoli potuto di 
leggier con ella non men ragguagliar il 
prezzo delle colè , che fcanzar ogni ingan- 

' no- 

■ . 

— ~ r » ^ 1 * 

gliam dire , o il Dritto di poterla dopo morto , 
adir e, non potendofi negare , e recar in quifiio- 
ne , che ciafcano non pojjà il dominio delle co - 
fe fue dt prefente , o in futuro, tra ferirlo in 
uf? altro , ofide he viene , 1. Che le fuccejfio - 
ni per Dritto Naturate regolandrfi mediante^ i 
pattile din quejti richiedendoli il confenfo dell' 
una, e dell* altra parte, non riconofcain modo 
alcuno un colai Dritto gli Eredi necejjar j , di 
sui favellano te leggi Romane IL Che non. 
offa miga ne repugna difporre in parte a. 
tutto , dell * eredità ? giufiq il fentimento de* 
Romani Qìureconfultì . III. Che V ere- 
de , dato 'eh* egli abili a il confenfo , non 
pojfq in modo alcuno ripudiare* , e rifiutar 
1* eredità . E 11C Che fe il teflatore fi ha ri- 
feriate il dritte di rivocare , ed annullare , 


T 


1 


DEL DRITTO NATURALE, afr 
no , ed ogni frode , che vi poteatqai in- 
correre ,* poiché r uno avendo deir altro 
bifògno , molto aggevolmente rinveniva 
a permutar quelch’e* voleii ; non però nej 
progrefTò del tempo aumentato che fu di 
. gran lunga 1’ Uman Genera , e crefciuto 
cotanto, qual, voi di prefènte lo vedete , s 
avendo la fperienza fatto conofcere a’ mor- 
’ » tali 

• r • . 


— — '—- 11 ; " — * ■ 1 1 ' ' 

la fua di fp opzione , pojja e vaglia molto ben 
a farlo (7 ) ; Il perde uom vede manifepa - 
mente , thè da quejio dritto non pano inniun 
modo lodati , o approvati i tejiamenti , fen- 
do per verità fomma ripugnanza , e contradiz- 
ziòne , che un uomo voglia in tempo che non 
può nulla volere , e che traferìfca il domi- 
nio di una cofa , quando non ne fa piu padro- 
ne , e f gnor £ ; e poco gli giova fe V abbia , o 
quejìi , o quelV altrp ; fenza che il pii* delle 
volte in quel punto ejìremo della vita , rinve- 
nendoli ciafcuno in un Oceano di p afoni , e 
turbamenti interni \p fanno delle difpojìzioni, 
che dove veniJJ'e mai permejjò peravvetotura 
r arretrarf , ed ejfere in buon JennOyf ave - 
rebbe del pentimento , ejt vorrebbefertza fai - 

io.. 

• < • • 

(7) Gencf.XXV.d.HQmer.OctyIT.P.V.77, 


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. •* • . t, 

2;* . D E’ PRINCIPJ : ■ 

. tali , che quefto miga non baftava loro , ed 
era certamente infiirfkiente , fi proccurò 
« rinvenire una commune , ed univprfàl mi- 
fiira de’ prezzi di tutte le colè ; e qufefto 
lì fu il danajo , il quale altresì acciò folle 
di molta lunga durata , e di leggieri con- 
, fervar fi potefle, con tafiar una picciola 
quantità un gran prezzo, vien fatto d’ ordì- 
* ; nàrio 


lo , che non fi foffero mai fatte ( 8 ) . Quindi 
i Romani per torre e levar di mezzo si fatte 
conti adizioni , e ajfurdi infin fero , che Ver edi- 
ta aveffe rapprefentato il dfonto ,fin che non 
fi fife ella adita ( 9 ) ; come che dall' altro 
canto le JucceJJtoni abintefiato fi pojjbno in 
qualche modo fenza fallo confederare c* ab- 
biano qualche fondamento su la ragione ; impe- 
rocché ogni uomo acquijiando ,e per se , e per 
tutti coloro, che urqua V appartengono , egli è 
bengiufio , che nella fua morte , l'acquìfio paffi 
a coloro , cui fi crede queJU ebbe riguardo nel. 
farlo , e che dove cojiui tien molti , e gli uni 
J • 7 ■ ’ : -• pii* 

il) Heineode jur. nat.&‘Gcnt.lib.i.c.XI.iSS.& d iCJe 
teftam.fatt/ur.Germ. ■ - t 

( jT L.s' S. €. de S àc.Eccl.L.r 4»fr* de adq.vel arrift. hered. 
L.ip?.ft:de Vej?.jur.$.a.-Inft.de hered.inflit.Alteferra de fi&» 
*■ jor.tratt.lV.ua. ; . 


DÌgitized by GOOJ 


r 


DEL DRITTO NATURALE.. af 7 
nario di qualche metallo , cioè 1* argento ’i 
od oro , od altra colà fimile , e per non far 
eh* e’ venilTè falficato, e corrotto col di- 
Icapito altrui gli è allignato un certo prez- 
zo dal pubblico, ed un certo legno impref- 
fb, inguilà che viene con ciò a renderli 
facile a ciafcuno ed agevole 1* acquilo di 

R : . tut- 


> , ■ • 

più affai degli altri projjìmi , /’ eredità pajft 

di mano in mano dagli uni agli altri , cioè , 
pria in quegli in cui V affetto del morto fi ere - 
de che fiato foJJ'e affai grande , e maggiore , e 
dopo in mancanza di quefii negli altri , ver fio 
cui quello fi crede chefia fiato minore , e cosi 
di grado in grado , efiempre verifimile il cre- 
dere , che in tal guifia gli uomini ri/petto a 
ciò fi convennero, ed accordarono dal momento , 
in cui introdufi'ero i dominj , vedendofi utt 
tal modo di fiuccedere in ufio apprefib le più 
antiche Nazioni del Mondo , quali fiotto gli 
Ebrei ed altri di tal fiatta (io). Comecché 
rii petto afigli egU vifia un'altro motivo, oltre 
ìl di già qui recato , per cuìfiano da anteporfi ' 

. ; . 1 ; ‘ ‘ . . nel- 

. ' • 

' (16) Num.i 7 . 5 . feq. Genéf.if.j.j.tf. & 4S.; i.Deut.ij; 

1 6. 1 7. 1 .Reg. 1 .jf ,Xenoph.Gycrop, 8.7.Taci t.de mor-Germ. 
cap.zo ' v 1 ' . * » 


s 


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I 


af 8 DE’ PRING l P J 
tutto ciò , che gli può mai efièr di meftieri 
per le neceflità , e bifògne della Tua vita 
Ma per ritornar col dilcorlo cola J donde ci 
dirpartimmo , e favellarvi di nuòvo de’ 
contratti , eglino non efiendo , che meri 
patti , in elfi vien richièdo Hconfenló del- 
le parti dell* iftcfl'o modo , che li domanda 
in quelli, e fono invalidi , e di niun vigo- ' 
re per le medelìme ragioni, come pere- 
lem pio' , fe vengon mai fatti per timore , 
per inganno , o fistio in altra forma contra- 
rj al Dritto della Natura . Quello però, 
che tra quelli reputali per Io continuo ulò , 
‘che gli uomini ne fanno il più celebre egli 
è ilcontratto di vendita , e di compra,, 
con cui per una determinata quantità di 
danajo fi trasferire in altri il dominio di 
cma qualche colà ; Quindi è fi. Chetraf* : 
ferendoli il dominio del noftro in un altro 
• . v t • ■ con 



nelle fuccefftOni de* loro padri a ogni , e qua- 
lanche altro , cioè V ordine divino \ e h legx * 
ere del Signore Iddio , per cui venne Jìabih- 
lo, ed % ordinato , che quegli ottengano > e abbia- 
no per mezzo di quejìi la vita , e in confequen- 
zu altreù li beni , fenza cui quella non po- 
trebbe ejjèr a lor riguardo d alcun ujo » 


Digitized by £»oc 


DEL DRITTO NATURALE. a/ 9 
con patto , e condizione , che quelli ci pa- 
ghi una certa fomma , non li debba mai 
conlègnar la cofa per cui fi è fatto il con- 
tratto al dinanzi , che quella non lì abbia . 

II. Che doveper lo dilatamento del paga- 
mento provenghi danno al venditore , que-?. ‘ 
fto aver polla il contratto per invalido , e ' 
nullo, e farlo con chi più gli fia a gra- 
do . III. Che dove il compratore lòdisfa , ' 
e paga il prezzo della cofa , giufta la con- 
venzione al dinanzi fatta , il venditore fia 
in obbligo , c in dovere confegnargliela , 
perdendo con ciò il dominio , che pria vi 
avea ; IV. Che le fi abbia mai convenuto 
di pagare dopo un certo tempo , richieder 
non fi polla il prezzo , o domandare , pria 
che quello non giunga V. Che venuto il 
tempo in cui fi convenne pagare j ilcom- 
peratore fia tenuto, ed obbligato farlo , al- 
tamente debba per la dilazione, il danno , 
che peravventura ne proviene al vendito- 
• re , rifarcire . VI. Che tutte le condizioni 
unite , ed accoppiate a quello contratto di- 
compra ,*e di .vendita fia di mefiieri lòdis- 
farle ogni volta , che fian giufie , eque , e * 
conformi al Dritto Naturale . VII. Che 
rilàrcir lì debba aduom^tutto il danno, 
che per quello contratto gli fi reca . Vili. 

Che fe la colà venduta venga calvalmente 

R a dan- 


( . 


\ 


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stè D E’ P R I N C I P J* 
danneggiata molto ^emp° prima, che fia 
. confegnata al comperatore, come che fi 
fia il contratto di già ben fermato, fi debba 
il Hanno rifornire , e rifar da colai , da cui 
fimanc£; e fè la di (azione^ nacque da am- 
be le parti , ambe altresrfon in obbligo di 
rifornirlo.; anzi quindi fè n’ inferire, che 
]’ uomo efiendo tenuto di far ad altri qyell* 
ifiefiò , eh’ è obbligato far a se medefimo, 
debba l’ ufo del lùo , purché non abbia bi- 
fognb e necellità ad altri, che ne fia mai 
bifògnofo, concedere ;avvegnacchè in que- 
llo cafo dandoli ad un altro il Co Io ufo della, 
< colà con condizione , che non fè n’ abbufi, 
e la danneggi , quelli , cui elìa-fia data : 
- I. Debba averne ogni cura per non recar 
danno alcuno, c* difeapito al padrone, e 
dóve ciò avvenghi fia in obbligo di rifar- 
cirlo .11. l^on polla concedere , o dar 
ad altri pernìun verfo quello ftefiò ufo 
lènza il confenfò efprefio o tacito del me- 
defimo j. padrone . III. Sia in dovere di 
redimirla confórme appunto Pebbe , e fe 
per qualche accidente non puf pera vven- 
tura ritornar al Padrone la medefima co- 
là , o il medefimo individuo , gli fi debba 
dare una , o un’altro fimile, o nella fua 
Ipezie , o nel fùo genere , ovver il prezzo, 
giuda che a quello vie più piacerà;fèbbene 

aeciò 


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DEL DRITTO NATURALE. 261 
acciò con quello contratto , che comunal- 
mente nominar fi Gioie mutuo tèmpre mai 
l’ equità fi congiunga , facci mefiieri , che 
fi difiinguano li tètri tècondo le circo- 
fianze ; imperocché figuriamoci pur, che 
Tizio chiegga da me peravventura lina 
qualche colà a mutuo in tempo , ch ? ho in 
pen fiero di venderla , e confervaimi il da- 
naio nel forziero , e non giàd’impiegarlo ; 
egli è in dovere, lenza fallo, di riceverla 
con condizione \ che nella refiituzione non 
fi abbia ri (guardo akuho/alla colà, ma fòl- 
tantó al prezzo di efla , e redimirla in ima 
•quantità aliai maggiore, tè il prezzo in 
tanto fi viene a diminuire , e in minore tè 
mai fi accretèe , o fi aumenta . Ma confor- 
me ragion vuole, che diamo il nofiro ad un 
altro , lènza alcun guadagno , dove que- 
fii , e non noi n* abbia di bi fógno , così al 
rincontro egli è giufio , *ed equo , che do- 
ve converter lo pofiìamo in nofiro tifò , e 
per compiacere a cofìui non Io facciamo , il 
quale perciò ne diviene più ricco , egli ne 
facci a noi partefici del guadagno, che vie- 
ne a fare*, e ne refìituitèhi ildanajouna 
con il di più, eh 5 è quello, che noi chia- 
miamo tifar a ; onde fi mira , T ufiire di 
quefio genere , non ditèonvenghino punto 
con leggi della Natura; comechè dove- 


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"I 


*6i PE’ PRINCIPI 

il debitore ricolto abbia appepa dal noftro 
danajo cotanto frutto, quanto fìa neccftàrio 
al fùo foftentamento , o meno , e noi non 
ne fiamo miga sì fattamente bifognofi, egli 
fia cofa realmente molto contro ogni ra- 
gione, ed equità il rifcuoterla , Il perchè 
egli fi può conchiudere ; I. Che effondo 
giufte Tufo re fatte in quel modo , ed in 
quella forma , che noi abbiam detto , non 
fiam miga tenuti, ed in obbligo dar il nofiro 
danajo a colui, che ne dilata il pagamento, 
con gran noftro danno , ed intereffo , e che 
conforme fia in noftro dovere efiggere,e ri- 
fcuotere cotali ufure con coftringere il de- 
bitore a pagarle, così al rincontro , a cofiui 
appartenga fònìmiftrarle nel tempo inabi- 
lito , e debito, acciò non le fiano nojofe 
fòverchio , e di pelò . IL Che tutte 1* ufu- 
re ecceffive,, e che non vengono regolate 
giuda al detto modo fi debbano aver mai 
' fempre per illecite, e ingiufte; e quèfte 
propriamente erano quelle , che da’ Lati- 
ni venivano chiamate foenus ,che molti a- 
vendole con quelle del primo genere con- 
fu fe, lecite , e giufte , anno contro ogni ra- 
gione , tutte 1’ ufure , lènza diflinzione al- 
cuna condannate . Quando però avviene , 
che l’ufo del noftro , o il proprio travaglio 
• fia concedo , . e dato ad altri con una certa, 
. . • e de- 


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f 


DFX DRITTO NATURALE. 263 
e determinata mercede , contratto , cui 
comunalmente vien dato il nome da tutti 
di allegagione , ed affitto , non s’ intende 
in quegli trasferito punto il dominio della 
colà, fè non per quello , che gli permettia- 
-, mo noi medefimi. Il perché colui non pò- 
trà lènza il nollro permeflò , e la nodra li- 
cenza venderla, o deteriorarla per niun 1- 
verlò, vieppiù di quello , che verrà mai ri - {■ 

, chiedo dall’ufo fletta necefiàrio, che- s di 1 
quella ne verrà fatto . 

V. In quello contratto adunque il prezzo 
convien , che venga proporzionato tèmpre 
mai all’ ufo di quelche vien dato , ed il pa- 
drone deve tutta la cura , e la diligenza 
pofiìbile impiegare in far * che di quello 
fe ne facci quell 5 ufo appunto per cui è da- 
to , c finito il contratto gli fi deve tofio il 
prezzo pattuito per un tal ufo, e la cofia 
. punto vieppiù non deteriorata di quel che 
quello domanda, in guilà , che fè pur ella 
fia più di queflo, gli fi deve altresì il danno 
rifare, che perciò gli fi è recato. Senza, che 
efièndo noi peravventura tenuti contèrvare 
quelche acquiftiamo ,* e penfàr , come voi 
ben detto abbiate non meno per lo pretèn* 
te , che per 1* avvenire, io mi credo , che 
fia mefliere , volendo il noflro dar a un* 
altro badare alla nofira ficurezza , e per 

R 4 que- 


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*6 4 DE* PRlNCI'Pj 
quella tor fi porta , o. qualche cola mobile, 
che per quel che più volte iqtefi , li Giu- 
réconfulti* dicono pestio , o qualche colà 
immobile , eh’ è quel che mi lèmbra , che 
li medefimi nominano Ipoteca : Quindi (1 
comprende di leggieri . I. Che ciò , che 
peravventura vien dato con titolo di pe- 
gno , o Ipotega non lòlo erter debba ugua- 
le alla lèmma dovuta al creditore , e alle 
ufare , ma di lunghiflimo Ipazio tutto dò 
fùperarc', acciò venendo il tempo del pa- , 
gamerito, e non fia fatto ben torto il pegno, 
non fi abbia fabito ad alienare . II. Ch’ il 
pegno dandort per la fola ficurezza della 
cofa,non le ne porta giamai farne ufo lè non 
col confenfo del medefimo padrone , avve- 
gnaché quando ciò ayvengha non fia pivi 
realmente pegno, ma un mero commodatò, 
e venendoli a deteriorare, il danno fi debba 
•al padrone rifare. III. Che non men per no- 
llro riguardo , che del padrone fi debba 
ben curtodire , acciò quelli non vengha 
perciò niun difeapito a patire. IV/ Che 
dove non ortante ogni nortra cufiodia , e 
diligenza fi renderà deteriore , noh fìam 
miga obbligati a nulla , non efièndovi ra- 
gione per cui' il pegno efier debba di pelo,' 
e pregiudizio al debitore; E V. Che le 
nel determinato tempo non fi verrà- a pa- 
ga- 


DEt DRITTO NATURALE. z6f 

'gare quelche fi deve, o il debitore non 
fia infilato far quello pagamento , c l’u- 
fìire fiano avanzate d’ affai , il pegno ven- 
der fi poflà , ed ifmaltire anche dallo fìefiò 
.creditore, dove non venghà fatto dal pa- 
drone ; anzi quefta medelima ragione per 
cui viene ad efier giufto il pegno , e 1* ipo- 
tega, rende altresì tale la mallevarla , cioè, 

V eh* un terzo fi obblighi in mia vece fodis- 
far al creditore , dove io peravventura gli 
. • venghi a mancare . 

M. Irt ultimo infra il novero de’ contrat- 
ti , che meritano qualche ofièrvagione; 
egli fi è altresì il depojìfo ; un cotal no- * 
me d’ ordinario fi dà propriamente alla co- 
là , che fi dà in nofìra culìodia , la qua- 
le venendoci per verità data a quello 
fol fine , non la polliamo adoperar in co- 
là del Mondo ; e per efièr noi tenuti per * 
altri così, come per noi'fieffi, fìamo in 
obbligo , dove di ciò fiam richiedi d’alcuno 
d* averne ogni cura , e diligenza , in mo- 
do, che Ce pur ella vengha per noftFa man- 
canza a peggiorare Ce ne deve,fenza ritegno 
alcuno , il danno al padrone , (ebbene efc 
.fendo una cotal cufiodia di nofìra Ipefa , • o 
fafiidio, non v’abbia ragione per cui ne 
dobbiam tome la briga , lènza qualche no- 
fìra mercede, o guadagno; Ma egli mi 

fèin* 


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a 66 DE’ PRINCIP J 

fèmbra di già tempo di finirla per oggi-Nel 
primo giorno , fènza meno porremo , Ja 
Dio merce, 1* ultimo termine alli difcorfl 
di quella materia con confiderar J* uomo , 
nelle focietà particolari ; a rivederci . 







DE’ P R IN C'IP J 

DEL DRITTO 

NATURALE 

. r-- • . \ \ 

TRATTENIMENTO IV. 

De Principj del T Economia » e della Poli- 
tica , ovvero degli obblighi , tffffzj , # 
doveri dell * Uomo nelle focietà 

particolari . • • 

SOMMARI 0. ' ‘ 

I. Definizione generale della focietà; origine 
di ben differenti focietà e Idr fine \ 

II. Obblighi , e doveri de' focj . 

III. Della focietà Coniugate . 

IV. Della focietà Paterna ^ 

V. Origine , e doveri de' tutori t 

VI. focietà infra padroni , e fervi : 

V II. Del- 


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*68 D E’ P R I N C I P J 

VII. Della famiglia . ; 

Vili. Difinizione , e origine della focietà ci- 
bile • 

IX. Doveri de Regnanti , e lor potenza, e 

1 • Maejià ' r f ■ ' * « - • ; 

X. Delle varie, e diverfe forti di governi, de 

' regolamenti che lor appartengono , delle .fi- 
città mi/te, e tematiche, e della forma 
dell* Impero di Germania* 

XI. Kecejftà , che v’ abbia in ogni- Repub- 
. blu a de 1 Magijìrati ; ed obblighi , e doveri 

dì quejtì . 

XII. Di quanto utile fa il commercio per un 
j iato e quelche f debba far per ijiabilir lo. 

XIII. Della guerra , e della pace . 

XIV. Diverf modi d* acquijìar T Impero . . 

XV. Il Governo della Religione cui dir agio- 
’ ne- appartenga , ed opinione ■ commune degl i 

fcrittori del Dritto pubblico intorno que- 
fio spartì colar riprovata . • > 

Gli non è fuor di propo- 
fito il credere, che gii 
uomini tutti per natura 
Obbligati di vicendevol- 
mente gli uni promuo- 
vere, ed accrelcere il ben 
degli altri * ed in ogni , 
c qualijnque cofa badar non meno al pi o- 




DEL DRITTO NATURALE. . 
prio, che al. pubblico »commodo, e TéiW 
za difparità di Volere , o diverfità di con- 
fcnfo,o co^ volger vieppiù ad uno che ad un 
altro lo (guardo , amarli {a ) , fé a quello 
obbligagione mai, come lor conveniva, (lu- 
' disto avedèro (odisfare, ed imperò, man- 
tenuti fi fodero (èmpi e in una una (òcietà 
universe, ed in quella , che dicono com» 
rnunion negativa delle colè (.b\ > non fi 
/farebbero Vidi miga bifògnofì portagli a 
coftituir delle (òcietà particolari, d ’ alcune 
poche in fìiora, npn volendo noi con quello 
vocabolo di (òcietà altro intendere , eh’ un 
•patto da due, o più perlone fatto per qukl- 
’/ che fine, o per meglio dire, per poter 
con le forze dell’ uno , unite ^ e congiunte 
a quelle dell* altro , procacciarli qualche 
commune utile , ò vantaggio ; irpperócchò 
dal momento, ch’ulàrono eglino, ed ar- 
dirono di mancar a quedo , quella primfe- 
ra communion delle cole tra edì , e’quella 
(òcietà dilciolta , per non poter nell’ edèr 
Uro più aver (ùdìftenza alcuna , fi (labili 
in (ho luogo la communion pofitiva^ e non 
guari dopo queda altresì , per aver la fpe- 
liienza datala parimente a conolcere abbon- . 
dante di mille , e mille incommodi , e di- 

‘ ' . fa- 

(a) V. tratt. u i i . (b) V, tratt. 3 f. 


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' .y 


.* ? o DE* PRINCtPJ . 
fagi difmefia , e lateia da parte dare, s’in- 
trodufiero, come voi ben fàpete i domi- 
ci ( c ) . E in apprefiò per riparare fé non 
in tutto in parte almanco alle brfogne v e 
alle necefiìtà, in cui ciafcuno, per quel 
primiero difòrdine , e per quella poca ca- 
rità , che l’uno all* altro portava , quali 
in profondo , e tempeftofò mare nuotar fi 
vidde , non 'che immerfo, conforme lì or- 
dinarono de' commerci, e de’ contratti , co- 
sì parimente mille , e mille fòcietà diverte, 
e varie giuda I* umane bifògne metter in 
piè fi viddero , ed apparire ; Il perchè do- 
po aver noi rifguardato p uomo belli parta- 
ti jioftri trattenimenti, pria telo nello dato 
Naturale, e dopo di brigata con gli altri 
in una fòcietà univerfaJe, veniamo or final- 
mente a veder i fòoi obblighi , e doveri 
In quelle ultime, con confiderar al dinanzi 
la natura della fòcietà in generale, ed in ap- 

• prertò difcendendo al particolare trattar a 
fpiluzzo di quelle, che tra tutte tengono 

* il primato , come infra le templici la con-* 
jugafce, la paterna, e quella eh' è di pa- 
drone e tervo comporta ; ed infra le meno 
comporte le famiglie, come ‘infra le più 
cómpoftede Città fono e le Reppubbliche . 

(c) V- tratt.i.n.f. ■ . 


ì 


DEL DRITTO NATURALE. *?f 
D, Di tutte adunque le' fodera del Mondo 
non lu eh’ una lìdia l’origine , perchè tut- 
te, giuda il voftro avvilo, non sìmifero 
. in piè , nè fi formarono , (è non fecondo le 
diverfe neceffità , e bifogne degltuomini ; 
anzi in tutte altresì fi ebbe uniitefiò fine , 
perchè non fi rifgtiardò ad altro , fe non al 
commodo, ed utile commune de’ feci. Ma 
quali feno le fecietà particolari , che fareb- 
bero fiate mai nel Mondo in ufo , fe mante- 
nuta fi fofiè ben falda , e fiabile la fòdetà 
Univerfale ( A ) ? 


.. - n * 


( A ) • Egli è fuor di dubbio , che gli uo^ 
mini, ejjendo tutti in obbligo, ed in dovere 
d ì amorfi a vicenda ; e /’ urto come noti nato 
per se medefmo , dovendo non che approprio , 
anche all ’ altrui commodo badare ,. quando 
cib tutto efat tornente ojfervavano , non veni- 
vano a comporre che una focietà univerfale jj 



fa f dica V Eineccio , il quale tutto /caglian- 
do}! contro il Puffendorfo , che tratti avea , e 
d* affai malamente inferiti tutti gli obblighi , 
egli umani dover ide Ila focieta/f oggi tigne to- 
fo ch\ era ucm tenuto foddisfar a tutti quegli^ 

che 


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a 7* DE’ P R I N C I P J 

Là coniugale , e la paterna , fe pur efièr 
non Vogliate del fèntimento de’ ftoici , che, 
come racconta Lattanzio, che fi credevano,^ 
gli uomini vitti fi foderò dapprincipio 
. fpuntar fuor della terra , 4 come or veggia- 
ino nafcere li funghi ; onde per aver un 
v idea ben chiara , e netta delle focieta, di- 
ftinguer fi debbono alla ftefià guifa , che 
fatto abbiamo de* patti , in quelle che pro- 
vennero dalla mancanza di fcambievole af- 
fetto, ed amor infra gli uomini, ed in quel- 
le, che furono in ulò per al dinanzi , come 
da ciò , che apprefiò ne diremo aggevole 
fia il comprendere . ; 

D . . Or 


che riguardavano la giufiizia , V umanità 
e la benevoglienza anche fe Jtato foffe pior di 
cotal focieta ; imperocché fecondo la definizio- 
ne della focieta , che qui fopra abbiam noi re- 
cato , e eh ’ egli non mette in dubbio , fi gli 
uomini ciò fatto avefièro,come conveniva , fen- 
za difeordar punto tra efii lorojhe altro egli- 
no venivano a comporre , fe non una focieta ? 
anzi da quel che noijquì fopra dello fiato Na- 
turale abbiamo mojiro , fi viene parimente a 
conofeere la mel'enf aggine di colobo, chef cre- 
dettero gli uomini in quello fiato vivuto avef- 

f>'° 


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DEL DRITTO NATURALE. * 7 * 

£>. Or per verità ne’voftri principi rinvengo, .jj 
li. lènza alcuna pena, la natura della focietà in 
generale ; imperocché ogni focietà non efi 
- fendo , eh’ un patto fatto da più fedone 
unite infieme perpcocacciarfi tutti cori un 
concorde volere qualche ben commune, o - 4 

utile , fi può cop tutta ragion conchiùde- 
re . I. Che la felicità della focietà in al- 
tro non confitta , che in non rinvenire otta- 
colo alcuno , o intoppo in far quell* acqui- 

S tto,* 

- • 


» 

fero • allo 9 uifa delle fiere , e degli animali 
Jelvagai ; e che • 

Nec commune bonum poterant (pela- 
re, necullis • ^ 

Moribus inter fe feiebant , nec legibus 
uti ( 1 ) . 

Comecché quanto ne feriva il Puffepdorfio y 
( a ) ed Obbes ( 3 ) , non fa dì minor fojle - 
gno : perche molti malori , come la povertà , 
la fame , ed altri sì fatti , di cui eglino dico - 
no , che fopr abbondati fojjero quegli , che vif 
fero in quella età primiera f veggeno altresì 
Jòvente nelle focietà civili , in cuborS è divi- 

fi 

1 

(0 Lucret. I. 4 . v.jr?. , 

(*) De oft‘. hom. & civis II. 1. 9. 

(Ó DeCiv. dt in Leyiath. Js ‘ 


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*74 DE’ PRI NCI P J , 
ito, per cui fu Inabilita . II. Che fi deb- 
ba da’ fòcj metter ogni cura , e ftudio in 
far tutto ciò ; che può mai efiér per la lor 
fociem di qualche utile , o vantaggio con 
anteporre mai Tempre il bene proprio al 
ben commune . III. Che non, fi polla (cior 
i ih niun modo d’ alcuny di quegli ,• che vi 
; « tòno al di dentro^fenza il contento degli al- 
tri , purch’ egli non vi fia fiato introdotto 
o per forza , o per inganno, o per timore, o 
non fia élla contro ildritto, e l’equità Natu- 
rale , ovver da'ciò a’ compagni non avven- 
ga alcun danno . IV. Ch 9 ogni focietà fi 
finifcha, ottenuto che fi ebbe il fine,per.cui 
fu fatta", come .ogni patto eh 9 è fia, vien 

< ■ : k . r-t 


fi il Mondo . A ogni modo non fi devono qui 
tralafciarfi fiotto Jìlenzio due coffe ; /’ una di 
cui Jì è: Che per formarjì una ffocietà fia ha-- 
Jievole altr.etì il tacito con f enfi , come negli 
■patti ì e r altra , che cqnjìderandojì ciafiu- 
n a ffocietà , come una per fona ,Ji pofi'a di ra- 
gione di eila offerir e checche di qualunque 
perffona'mai Jì affé ri fi e , cioè ; che vivere , 
ed infermare , e che morir fe ne poffa , ed 
ejìinguerjì ( 14 ) . 

\ V . • • ‘ * • I 

(4) Koehler. fpcdm.jur.QJ. $.xx.f«q.V . 


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DEL DRITTO NATURALE. 277 
- fciolto , adempiuto che fu dalle parti . V. 

Ch’ in ogni fòcietà effendo ciafcuno tenuto 
di promuovere il ben dell’altro, dove fi 
vegga eh’ alcuno , o per trafeuraggine , o 
per malizia a ciò poco bada , e viene a* fòcj 
a recar qualche danno, quelli non debbano 
in niun modo fòffrilIo,ma trattare per ogni 
.verfò , che quello , fia come conviene alla t 
lor focietà d’ utile e di vantaggio e cercar 
divietare qualunque danno , che lor può 
rr\ai portare (d ) . VI. Che non dovendofi a . 
niun far male , Ha ogni un de’ fòcj obbliga- 
to rifàrcir all* altro , ed à tutta la fòcietà 
il danno*, o nocumento, ch’egli gli appor- 
ta ( e ) . VII. Ch’ in ogni fòcietà effendo 
il corffbnfq di tutti coloro , che la compon- 
gono uno ftefTò , ed imperò venendo ella a 
rapprefèntare una fola perfò«a , perchè non 
fi può da uomo alcuno obbligare un’ altro ? 
e coflringere a fòmm ini Arargli quelche 
torna a fòo vantaggio , e gli è di fòm- • 
momeAiere, niun preAar debba a. chi ne 
fia al di fuora quel foccorfò , o a juto, ch’e’ 
può dare a chi v’ ha dentro con preferir 
tèmpre quelli a quel Io, ed anteporrei Vili. 
Finalmente eh’ ogni fòcietà per queAa me- 
defima ragione, che vien confiderata come 
una perforala tenuta in verfò l’altra di 
V . • Sa * fòd- 

(d) Trjtten.Ul.n.i. (e) Tratf.Ul, 

* ^ 


► 


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,-6 t» E* PRINCIPI f 

fòddisfar a quegli ifteffì uffizi > che un 
uomo è obbligato inverfo !’ altro uomo; 
e che conforme due , o piu perfone afloc- 
ciar fi pofiòno, ed unir tra dì. loro per com- 
porre una focietà , così due, o pm focietà 
unite per un medeCmo fine ne poflon far 

■ un’altra. Ma pollo per vero tutto ciò, eh 

a ogni focietà appartiene , venendo a quel- 
la di cui voi vi fietc propofio tenerne me- 
co un particolar fermane , come detemte 
di grazia la focietà coniugale ? - 

per una lòcietà molto femphee , 

ni. ta da un mafchjó , ed una donna a fin eli 
poter procreare , e generar della prole , ea 

affai ben edurcarla . . , 

V. Vaglia il vero per favellare fecondo li 
vroftri principi fazioni noftre Naturali fa- 
cendo meflitr, che convengano fempre , e 
concordino , con quelle che fono in noftra 
balia, e arbitrio (/)■ e il coito degli am- 
mali , o fia la congiunzione tra rnafemo , 
e femina , efTendo fiata dalla Natura in- 
di tuita, ed ordinata per la propagazione, e 
■ confèrvazione della fpezie (g ) , e per ciò 
adoperar dovendoli dall’uomo, per quel 
che da lui dipende, per quefta ifiefià ragio- 
ne , quella lòcietà , dove non f»a formata 
che per quello riguardo , non v’ha dubbio 


( t) Tt’AttfX.n^ 


(g) Traf 


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DEL DRITTO NATUR ALE. 37 / 
chV fia lina delle fòcietà conforme del tut- 
to a* principi della Natura; ma effondo cia- 
fcun in dovere , ed in obbligo d* amar 1* al- 
tro non meno di lui medefimo ( h ) , ed im- 
però convenendo , che di quelli, che fi 
veggono di recente u/cir ( alla luce del 
Mondo , e che non fanno se medefimi edu- 
care fi abbia tutta la cura , e la diligenza 
pofiibile ; cui quella fpetta di ragione ? . 

M. AUi medefimi loro genitori , poicchè ef- 
fondo quelli in vita, non v* ha ragione alcu- 
na perchè una cotal briga addolfar fi debba 
ad altri;onde la procreazione di nuova prò. • * 
le, non potendo in modo alcuno , fopararfi 
dalla di lei educazione, in quefta fòcietà 
coniugale aver fi deve nonmen 1* una che 
T altra ( B ) per fine ; avvegnacchè come 
da quello ifiefiò, che detto abbiamo altresì 
ben fi comprende , quegli foli fiano tenuti 
li padri educare , clje nafcono da congiun- / 
zioni befl certe, e leggitime, e di cui vivon 

S $ fi»- 

(h) Tratt.i.Hsi. 


(B) Quindi •viene , che fiano inabili , a 
formar una tal focietà tutti , coloro , che non 
fono atti non meri per la propagazione de? fi - 
gli che per la lo* educazione . 

•V r , 

/ 


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278 DE* p R I*r C I*P J ' 
ficuri eh’ eglino fteftj fi furono, gli autori . 
V. Credete voi , che per un uotno pofla ba- 
” fiar una donna c per una donna un uomo? 
M. • Efiendo il fine di un? tal fòcietà la pro- 
creazione , quello egli non è miga da met- 

• terfi in dubbio, pqtendofi in cotal guilà 

• lènza alcuna malaggevolezza ottener un 

cotal fine . - ' . 

D. Ma vi è modo da /ciotte sì fatta lòcietà ? 
M. Nò ; imperocché ogni fòcietà difeiorfi 
• non potendo pria , che fi abbia ottenuto il 
fine per cui fu inabilita', comeabbiam noi- 
detto al dinanzi , ed in quella efiendo me- 
1 {lieti non folo 'procrear della prole j m* al- 
' tresì adoperarli di ben educarla-, e perciò 
fare , e ridurla in un fiato , che non abbia 
neceflìtà alcuna de’ genitori , abbifognan- 
doviilcorfò di più, e più anni continuo, 
e’ convien che fi mantenga da’ lòcj lunga- 
-• mente , anzi fi conferva fin- alla Ior morte, 

> e lalcino quella erede de’ proprj averi, Co- 
me Una lèquela della vita , che per mezzo 
di efiì ottenne . 

D. Dunque quefia lòcietà naturalmente è in- 
(òlubile ? • 

M. Infòlubilifiìma • non efièndovi altro, che 
- l’ adulterio commefiò da un de’ coniugati , 
che render pofià giufto in qualche modo, 
e ragionevole il luo fcioglknento ; cioè , le 

la 

t- 


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DEL DRITTO NATURALE. *79 
la donna , o l’ uomo , venga mai a conce- 
k ' dcr ad altri , che ne fia al di fuora Tufo del 
filo coi^o , e della fiia carne ; imperocché 
in quello calò lòlo da un di quelli venen- 
doli .contro' il patto fatto nella foci età ad 
operare, e .ogni patto intendendofi fatto 
• con condizione di adempierlo , dove F al- 
• tro, con cui vien fatto non manca dal filo 
■ canto altresì far il medefimo , quello (la la 
donna , lià 1* uomo , cui non fi oflerva la 
fede non è in dovere neppur dalla fua par- 
- te di olfervàrJa ( C ) ; in guilà che fe ciò 
non avviene, egli s’intende la lòcietà di nuo- 
vo contratta, ed inabilita . 

D. Of il di più , che mai appartiene alla na- 
tura di quella focietà io ritrovo , lènza du- 
rar fatiga', negli flelfi volìri principi impe- 
rocché da quegli vengo naturalmente a 
comprendere . I. Ogni focietà altro in 
realtà non effendo , eh’ un patto,* e nelli 
... S 4 pat*» 

• 

« • 


• (C) Qui favelliamo foltanto fecondo li 
lumi della Natura ; imperocché la nojìra J^e~ 
ne randa , e Santa Religione neppur in quejìa 
cafo permette un vero e perfetto fcioglimento l 
ma foltanto una femplite fepar azione di ma- 
rito , e moglie , quo ad thorum . 


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*8o ' DE’ PRINCIP J* 

patti richiedendofi di neceffìtà il confènlò 
di coloro , da cui fon fatti, non fi pofià que- 
lla lòcietà coniugale cofiituire in modo al- 
cuno fenza il conlènfò di coloro , che la 
contragono; o che qualunque volta que- 
llo fi fu dato Iciorre non fi debba in anprefi- 
. fo da una delle parti, fenza il conlènio dell’ 
altra; ed al rincontro dove quello manca 
o vien dato forfè per inganno , o per timo- 
re , o per altra sì fatta guilà,’fia invalida , 

• e di niun valore , come ogni patto fatto in 
. quello forma ( i ) . IL Ch’ efiendo ogni 
uno , eh’ è nella focietà obbligato promuo- . 
Vere il vantaggio e l’utile di quella infic- 
ine con l’ altro , ed impiegarvifi dal canto 
Ilio , quanto più vaglia , debbano il mari- 
to , e la moglie operar dheoneerto fèmpre 
a lor prò commune , e de’ lor proprj figli 
con trattar del continuo, lènza mai celiare 
di augumentare , ed accrefcere quelche 
può efier mai necellàrio per li bifogni,e per 
• gli aggi non meno proprj , che di quegli, 
pur che far lo pollano lènza mancar in nul- 
la agli obblighi ,e doveri, cui naturalmen* 
te e’ fon tenuti lòcjisfare . III. Che per 
quella médefima ragion per cui conviene 
ch’ i focj operino concordemente tutt* ora 

. ♦per 

(0 Tratt.i liutai 


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DEL DRITTO NATURALE. i8r 
per il bene della lòcietà, 1* uno rimetter do- 
vendoli al confèglio , ed al parer dell’ altro, 
ogni volta che quefto fi conofcd più vanta g- 
gielo , e profittevole del luo per quella , 
faccia mefticri che la donna nella lòcietà 
coniugale per torre , e levar di mezzo ogni 
materiali rifie , e di piati lègua il coni- 
glio dell* uomo , e l’ ubbedilca in tutto , 
efièndo quefto il* più delle volte di lunghi^ 
fimo Ipazio vie più di lei di buoni conigli 
abbondante , e d' ottimi efpedienti fecón- 
do , come che non fia cola miga fuor di 
propofito, quando bilògna , eh’ ella altre- 
sì ammoniltha il marito, purché far lo.làp- 
pia a luo tempa, e luogo, lènza moftra 
alcuna d’ autorità , o d’ impero IV. Che 
non potendofi aver per perfètta , e com- 
piuta l’educazione, lè non dopo, che i. 
figli aver poflòno un’ intera cura di se me* 
defimi , fiano tutti li Genitori obbligati di 
locare , e maritar lé figlie con una dote 
congrua , e proporzionata al proprio flato . 
V. Ch’ ogni lòdo efièndo mai lèmpre il' 
padrone di quelche del luo abbia nella lò- 
cietà portato , e non perdendone egli quel 
dominio , eh’ al dinanzi n* avea , nè di que- 
llo all* altro lòdo competer potendo mai 
nell* altro, làlvo che 1* ulq frutto, non pofià 
il marito nella, lòcietà coniugale de’ beni 


t 


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*Sz'' DE’ P1UNCI P J < * 

... .della moglie , altro attribuirli, fè non que- 
llo, Ve morto lui quelli di nuovo ritor- 
- nar debbano a quella ; e (è per avventura 
, fi rinvengono confufi , ed uniti comi faoi 
averi, lòdisfàr fi debba con quelli , e prefe- 
rirli per quello dritto ,v che conlèrvò ella 
lèmpre intero nel luo a ogni al|ro credito- 
re ; avvegnaché le nel li debbiti contratti 
; dal marito vi fu pariménte il Ilio conlènlò, 
* fia anche come mallevadrice in obbligo 
‘lènza fallo di lòddisfarli . V.Che dovendo- 
li in quella lòcietà , come abbiam detto , 
1* impero al marito per elTèr di gran lunga 
vjeppiù della donna il più delle fiate avve- 
duto, e fàggio, convenga a coflui portarli in 
modo!, che non venga a quella in nulla ad 
offender. , o farle ingiuria , con trattarla 
fn tutto melatamente , e fènza durezza al- 
cuna , anzi con la maggior piacevolezza , 
e dolcezza del Mondo comandar quel- 
che richiede 1* utile , ed.il vantaggio del- 
la lor focietà ; ne dove quella peravven- 
tura gli lì mofiraffe rellia , o poco ub- 
bediente e* ulàr polla, giamai altri mez- 
zi , che quelli che fon permeffi ad un lò- 
do per riprendere , e rampognar 1* al- 
tro focio . E VI. Ch’ ogni lòdo In qua- 
lunque forietà -.ajutar dovendo , e lòc- 
.correr 1* altro con preferirlo a chi che 

-- ne 


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DEL DRITTO NATURALE. a 8* 

- ne fia al di fuóra ( k ) , chiunque del- 
la ' focietà con juga le venga a mòrte deb- 
ba .in fegno del (ilo affetto, ed amòre lafciar 
•/ all’ altro un fùflidio , o una porzion de’ 
fboi averi proporzionata al refiante , che a 
coftui ,* fi può mai credere , rimanca di vi- 
ta dopo la fua morte ( D ) . Ma or Ila bc- 

• ne 

(k/ v.tt.fHpr. ir. 


(Et Da quejii noftri principi . mani feda- 
mente Jì vede f origine della poaejìà de 9 mari - 
ti falle loro moglie , ed infra quanti fretti 
termini vengbà ella co mp refa; Comecchè'mol - 
te Kazionife ne f ano oltre modo abufate con 
dar al marito fn V autorità d' accederle , ven- 
derle , e darle ad altri in prejìito , come la - 
f dando da parte le leggi Romane di già ben 
note a tutti(j)ebbero tra gli altri in cojlume i 
MaJJìlienf , i Mìlef ( 6 ), i Galli ( 7 ) , e di 
Longobardi ( 8 ); Quindi è, che quanto de- r 
gli obblighi y e delti doveri del marito , e del- 

• la 

... • 

(?) Plutar.lnCat.Tacif. r AnnaI.l.v.i.Dion.Cair,hìft.I.48. 

(6) Dionyf.I.».Plin.I.i4.c.i jtCic.de natur. Deor.. I.?. 
deflepub.I.j.plutarch.m problcro. Rorn. cap. 6 . Tenui. in 
/\polog. 1. 6 . 

( 7 ) Cxfar. 1. ét B. Gali. 

’(8) Leg.Longob. c.*»& peti. & «It. tie, qtijlicer niuliec 
tnulier libcr. pcrtnilH .. •' 


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a$ 4 D E’ PRINCI P J 
' ne che voi mi fuggeriate la definizione 
della (ocietà paterna . 

M. Quefta è altresì una fòcietà femplice, che 
IV. fi torma di genitore , e figli , affichè que- 
lli abbiano una buona , e ottima educa-. 
: zione. 

.. .. -P*Qua- 


la moglie ne ferivo S. Paulo nella pijìola a 
Timoteo (9), e in quella a quegli di. Corin- 
to ( io ) non è appoggiato , che su Ia ttura 
JìeJJa della focietà coniugale ; , Onde non pub 
da uom dubitarjx , che la donna non ppjfa 
nelli patti matrimoniali riferbatji per e]Jà lei 
quejìo impero nella famiglia , e torre via 
ogni podejìà al marito , come di leggieri j* im- 
prende dalli JieJJt nojìri principe , e P ijìorie 
innarrano aver fatto del continuo le donne 
Egizziane , ( 1 1 ) non che la fperienza tutto 
dì lo ci dimojtra ; del rejìo V ubbidienza , e la 
fommejfjone al marito in tutto ciò , che ridon- 
da in utile , e vantaggio della lor fccietà , e 
una gran dote di una moglie ; 

Non ego ilfòm mihi dotem duco eflc 
quse dos dicitjC ia ) 

di- « 

(9) 1. ». 17» & feq. 

ftol 7.4. (11) Diodor. Sicul. Biblioth. I» *7» ** 

vide Jo. Philipp. Palthenium diflèrt. fingul. edita 1701.’ 
Cryphifet. (l») Amphit.atta.f.1. 


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' i , r r • -v - — w* 

• ’ " 

■ - , < i ' 1 

' t 

, • DEL DRITTO NATURALE. a&f . 

D. Quali adunque fon gli obblighi , e li do- 
veri di quelli , che fono in quella lòcietà ? 

M* I. Dovendo tutti i genitori , che amano 
di ben allevare , ed educare i proprj figli , 
lòmmiltràr loro tutto ciò , che può mai ri- 
chiederli a poter^lòddisfare a’ proprj obbli- 
ghi » e doveri , e che quelli da se medefi- 
mi non vagljóno a procacciarli, non eflèndo^ 

• mi- 



dice una donna prejjò a Flauto . 

Sed pudicitiam^ & puderem, & lèdatum 
cupidinem , 

Deum metum , parentum amorem ,& 
cognatum concordiam , 

Tibi morigera , atque ut munifica firn 
bonis , profim probis . v ' f 

CV ottima Morale ? che fub limita de penjìe- 
ri ? Per tutto ciò egli coja de^na d* offerta* 
gione . /. Ch’ ejfendo il fine del matrimonio 
la generazione de * figli , e il ben - educarli , 
ninna ragione dar fi pojfa per cui permetter 
Jì debba la poligamia , imperocché laf dando - 
pur fi are , che una donna , come quìfoprd 
abbiam noi notato , bafta a un uomo , e qtteflo 
a una donna , dove ciò awenijje , V educa- 
zione non fi potrebbe miga cosi ben fare , come • 
fi convie nej da un uomo , ed ogni donna aman- 
do 


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) . • 

4 ‘ 

D E* : ,P R I tf.-Cfl P J : * 
miga in iftato da poter badare a quello, che 
fia meftieri per lo vitto, é per i’ abito, e 
per altre cofe sì fatte , non che per (àper 
diriggere le- lor azzioni , fi deve da eftì 
mettere ogni diligenza ,* e cura in quefio , 

„ con (occorrere interamente jq tutto li prò- 

• ; . * • • • • 


• v 

. * . 1 

do di gran lutila piu lì proprj figli , eh e que- 
gli dell* altra , noì/jì cederebbero mila focie- 
tà , che continue riffe , e piati . . IL Che que »■ 
Jta focieta coniugale dwegnacchje ottener p of- 
fa il fi* fine eziandio dalle congiunzioni , che ' * 
mai fi fanno con quelle , che fono del medef - 
mo nojlrofangjie , e nojìre appartenenti , ed 
imperò appaja a primo af petto, che quefie non 
rifugiano al Dritto Naturale ; nulla di- 
manco non approvando egli co fa alcuna ch'im- 
plica contraddizione , e P obbligagione per 
efemplo Jì una moglie da quella di una ma- 
dre , o jorellajn le e [fendo molto diverfa , e 
non potendof in un yìejfo mentre da una mede - r 
fma per fona faddiifare x egli Jì dece allo in- 
contro fenza falla offerire , che le riprova 
anziché nò imperò, fono con gran ragione 

le nozze fa' difendenti , ed afe adenti, in in- 
finito , e fra collaterali fino a un certo gradii 
dalle nqf re-leggi vietate * , * gf f , - 


* Digitized by 


DEL DRITTO NATURALE; aS? 
prjiìgli,ed imporre loro , ed ordinare che- 
che convenga che faccino o nò ; ed al rin- 
: contro il coftor dovere egli è di efattamen- 
. te^ubbediiii , , per non render vuoto , e va- 
no , e lènza effètto alcuno quelche per uti- 
le della focietà vien loro peravventura or- 
? dinato , purché giufto egli fifia, ed al- 
le leggi Naturali conforme . II. Il no- 
• trimento de* fàngiulli altro effèr non do- 
' vendo , eh* il latte , e di ciò la Natura me- 
- defima dal momento , eh’ abbi fogna a 
iuffìcienza provedendone le matri , efc 
fè anzi , che altre con quello notricar 
li debbono , purché non 5 già da delica-’ 
tezza , ma da infermità , o accidente al- 
cuno i non fi veggano cóftrette di far il 
contrario ( E ) . III. Avendo i padri tutti) 

...» * ; rob- 

' : - ■ . ■ * 

■ ' ’j.à 

■ (E) Quanto per verità contribuisca il, 
lette a buoni coftutyi ^ fd alla falute di-ny- 
fan vi ulto lo c* ìnfegna non che la e/perienza i 
la ragione ijtejfa : Per verità dice Favori no, 
Filofofo , appo Gellio ( 15 ) : In moribu& 
inolelcendis , magna fere partem ingeniym. 
altiicis , & natura la&is t tenet , quae jam a 
' - * prin- > 

(13) Noft.Att.lib.xn.cap,i* , , 


zed by Googh 


Digiti; 


V 


*88 T> E* P R I N C I P j :. 
obbligo di far in modo , che P azioni de* 
proprj figli fiano regolate, e rette giufta 
al dritto della Natura , egli è meftieri da 
buon ora P avezzino e P accoftumino in 
guifa che non manchino mai di foddisfare 
. a tutti gli uffizi, obblighi, e doveri che 
devono inverfo.Dio, inverfò se ftefiì , ed in 
vetfò gli altri, ed acquietino in.ciò col tem- 
po P abito ; apzi per far che non abbiano 
tuttora bifogno di loro , e badar pofi- 
fano eoi tempo a tutte le bifogne , e le ne- 
► ... cef- 


. principio imbuta paternis fèminis concretio- 
tie, ex matris etiam corpore, & animo re- 

centem indolem configurat ; Neque 

in hominibus id fòlum , fèd in pecudibus 
quoque animndverfum , nam fi ovium laéte 
haedi , aut caprarum agni alerentur , conftat 
fcrme«in his lanam duriorem , inillis capil- 
ium gigni tèneriorem . In arboribus etiam , 

& frugibus major plerumque vis , & poteftas 
eft,ad eorum indolem, vel detreèfandam , 
vel augendam , aquarum , atque terfarum 
quae alunt , quam ipfius , quod jacitur fèmi- 
nis . Che empietà £ qi/efìa egli figgi ugne ì 
che modo dì madre imperfetta ? peperifie , ac 
flatim ab fefè abjeciffe ? aluifie in utero fàn- 

gui- 

* r- 

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v •# i» < . 

' ■ . •* . * . 

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DEL DRITTO NATURALE. aS* 
ceflìtà della lor vita,deftinar fi devono a uri 
certo genere di vivere , «e con ogni Audio 
fin dagli primi lor anni prepararli a que- 
fio ( F ) . IV. Il drjtto di regolare , e di- 
rigere T azzioni de’ figli a feconda del lor 

T . pro- 


guine filo nefcio quid, quod non videret, non 
alere nunc fuo ladte quod viderat jamvi- 
ventem , jam hominem , jam madris officia 

implorantem ? Non nè hac quoque in 

re fijlertia naturae evidens efl , quod poftea 
quam (àngius ille opife’x in penetralibus fiiis, 
omne corpus hominis finxit , adventante jam 
partus tempore in fupernas fè parteis pro- 
fert , & ad fovenda vitae , atque lucis rudi- 
menta praefio eft , & recens natis notum , & 
fami li a rem vicÌLim affèrt ? Ma troppo lungo 
farei fe qui 'volejfe mai trafcrizier tutta la 
dijjert azione di quejìo Filofqfo , riferita da 
Gellio ; bajìa quejto per farne conofcere al 
Lettore la fua bellezza , e 'Denujìa , e per 
ifiimuldrlo a leggerla per intera . 

(F) Guardi Dio , che alcuno fi creda , 
che ciò far fi debba a capriccio , ed a cafo , co- 
me il piu delle fiate , • contro ogni ragione uom 
vede, che faccino li padri ; come che fi debba 
confidare con ingenuità , che non fa per 

, > tut- 

•* » • * 

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, • Digitized by Google 


390 D E* P 8 I N C.I P Jw 

\ proprio arbitrio efièndo fiato dato a* padri 
per non faper quefii da se fiefli ben regge- 
re 

i ■* 

J ■ • ‘ ..* • • ' ‘ 


tutti , e come cofa che richiede molto dipen- 
denza , molto malagevole afarf. Egli vie n 1 
riferito da Xenofonte , fecondo che fcrive Ci- 
cerone (14), Hercole tantofo , che princi- 
piò a fare la prima barba , tempo , che fu a 
cìafcuno dalla natura dato proprio per, eleg- 
ger f qual fato di vii a f debba tenere , efer 
gito in un certo luogo f alitar io., ed ivi.pff 
*a federe , aver molto tra te, e lungamente , 
dnbbitato in qual delle due frade , che egli 
avea dinanzi , dove a muovere il piede , e fe 
per quella del piacere , 0 della virtù j <Ma 
non tutti fon Ercoli ; quejìi eglino ff rinven- 
gono molto ben di rado : imperocché il piùjì 
% à dietro alle ufanze , e coftumi ; Che che 
perù di ciò ne fa , tutto il confeglio riguardo 
a quefa parte egli deve efer e accommodato 
alla propria natura di ciafcuno* , acciò fa 
certo , e Jrcuro di poterperfeverarefno alla 
fne, nè mai in alcuno uffizio zoppeggiate ; 
come che non fa fuor di prcpfto ben J' avente 
rifguardar altreiì al proprio fato , e fortuna, 

( 1 4) CIc. de cfK lib* I . c. 3 . 


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DEL DR ITTO NATUR ALE. 2 9 r 
re , f regolare, ed in queflo per l* appunto 
confiftendo quelche noi nominiamo pode- 
(tà patema, quella dura in elfi, finche i 
lor figli non (appiano ciò molto ben fare, e 
giunti , che fono a faperlò nello flato Natu- • 
rale,non può competer lor niuna podeflà in* 
quegli; e daquefta ragion medefuna per 
cui i figli , che non lànno regger se mede- 
fimi fonno (oggetti , e (ottopodi alli proprj 
genitori , egli ne fiegue , che per tutto 
quel tempo , T in cui dura quella lor fom- 
miflione a lor padri , ed in cui li diciamo 
minori , non potendo eglino far miga cofa 
alcuna fenza ilconfonfo, e la volontà di 
quelli ; tutti li contratti , eh’ eglino fanno, 
fiano invalidi totalmente , e nulli , purché 
un tal diflenzo de’ padri non fia ingiufto 
tutto , e contro^ ragione V. Median- 
te una buona educazione da 5 Genitori 
conferendoli a’ figli più, e più benefizi , ed 
ogni uom eflendo in dovere di eflèr ricòno- 
(cente inverfo i fuoi benefattori , devono 
# quefti a quegli ufar ogni atto di gratitudi- 
ne , e buon animo , e per conlèquenza 
amarli , e temerli , e fin anche venerarli , 
dovendo parimente còme fuperiori ubbi- 
dirli, e non tralafoiar occafione alcuna di 
non promuovere, e portar al dinanzi la lor 
felicità ; comecché di tutti quelli uffizj , e 

T 2 do- ' 


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2 9 i DE 5 PRINCIPJ 

• doveri , che i .figli devono a lor genitori , 
1’ amore , e la gratitudine , come quegli 
che fi devono inverfo tutti gli altri uomi- 
ni , toddisfiar fi debbano in ogni tempo , e 
per tutto il corto della lor vivere ^ ma non 
• Y ubbidienza , perchè quefta come una fe- 
quela della patria podefià , dal momento 
che quella peravventura fi perde, o fi eftin- 
gue,più ella neppur tofiìfie,nè fideve^E VI. 
Finalmente s’egli avviene che i genitori 
vengono a morte pria , che li lor figli fila- 
no abbili a regger se medefimi abbifogna ,• 
che gli latoino una porzione degli lor ave- 
ri , tale quale fi può mai richiedere per 
giugnere , ed arrivar a quefio fiato , con 
commettere intanto la cura della lor edu- 
, cazione ad altri ; Onde, perchè eglino non 
tonno miga il lor ultimo giorno, devono di- 
nanzi tempo molto ben badare , e riguar- 
dar a provederfii di quanto può lor mai ab- 
bitognare per toddisfar , come conviene , a 
, quefio obbligo , o dovere , e contorvar con 
diligenza quel tanto, cheaqno(G). * 

• JD.Oc 



(G) Quindi Ji vede dunque . /. Che que * 
Jia fiderà non fijljflafi non per il tacito con - 
fenfi che fi j oppone fra tifigli) e genitori 


cn~ 


Vi» 


( 


DEL DRITTO NATURALE. 291 
D. Or udite da me, vi priego , il di più; 
V.eflendo , mediante i voftri lumi di già 
iniftato da poter fpiegarmi a (utficienza 
, per quelche appartiene gli obblighi, e li 
, doveri di quel li, cui ri man la cura dell’edu- 
cazione dopo la morte de’ padri ; imperoc- 

T 3 che 


credendojì che ciafcuno maifempre conferita 
i?p quel tanto che ridonda , e fi converte a fuo 
utile , e vantaggio : IL Che il fine dell'edu- 
cazione , come abbiam di già al di fopra nota- 
to andar debba congiunto fempre nel matri- 
monio, ed unito con quello della procreazione ; 
cofa che dìmofira altresì il defidero grande , 
che ha non dico ogni uomo •, ma ogni ani- 
male di educare la fua prole , ed allevarla 
fino a un certo tempo ; cioè , fin eh' ella non 
poffa ben prove dere a se medefima ; E III. 
Ch ' a' padri non potendo mai altra podefià 
competere ne' figli, che quella, che fia me- 
Jìieri , che abbiano per dar loro una buona 
educazione , c per ottenere Un tento di quejìa 
focietà , che vengano con quegji a comporre , 
grande fi fiu F error de' Romani ri/petto a 
quejlo particolare, avendo permejfo loro ef ujar 
fopra di quegli ogni forta di crudeltà ; e cre-> 
dato , eh' una tal podefià tratto avejjì /* ori- 


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3t 9 4 D E r PR'TNCIPJ 
chè quelli , che per quanto intefi comunal- 
mente , fi nominano tutori , Succedendo 
realmente in luogo di quelli , è meftieri , 
eh’ abbiano di necefiìtà quell* ifiefiò penfie- 
ro , e quella fiefla cura delle perfòne , le 
quali vengono lor commeflè > o per me- 
glio dir de’ pupilli , che n’aveano quegli vi- 
vendo , e ne amminiftrino gli avveri lafcia- 
* ti loro; ed al rincontro egli è colà d’ affai 
convenevole , che i pupilli inverfò i tutori 

fi 


gì ne dal dritto delle Gentile ''me che non fia mi- 
riore quello del Obbejio^e del Vuff'endor fio grat- 
tala quejìì dalla focietà , e quegli dalla oc c li- 
bagione ; vagliti il vero è di gran lunga viep- 
più -ragionevole V oppinion di coloro , chevo- 
* gliono ^ cF ella provenga totalmente da Dio ; 
^perchè quefìi volendo che i figliuoli fi conser- 
vino in vita , e ciò non effendo co fa che poffa 
in alcun- m r do avvenire fenza V educazione 
de * loro padri , egli fi crede , che Dio voglia , 
■ alt r eiì che li padri badino attentamente a 
quefìo , ed in conjeggienza abbino tutta quella 
pode/tà che naturalmente a ciò Jì richiede , non 
effe n dovi alcuno , che voglia un fine , fenza 
thè 9. elio Jìeffo mentre non voglia parimente 
i mezzi, che a giu gner vi , e\ reputa nedffarj . 

• 


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DEL DRITTO NATURALE. 2 9r 
•* fi portino in quello ifiefià guifà , eh* e* fi 
portavano inverfò i proprj padri ; quindi 
conforme i contratti de’ figli di famiglia 
fènza il confènfo paterno fon nulli, ed inva- 
lidi , così altresì quelli de’ pupilli , fènza 
1’ efprefiò , e tacito voler de’ tutori ; e 
come per li benefizi , che i figli dalla buo- 
na , e ottima educazion de’ padri ritrag- 
gono , devono efièr in verfò quegli fèmpre. 
mai riconofcenti , e grati , così li pupilli 
per la medefima ragione ogni fòrte di gra- 
titudine devono inverfo i tutori ufare , ed 
‘ amarli , e temerli , edubbedirli , come a • 
quegli appunto faceano; (ebbene non com- 
petendo a’ tutori de’ beni de* lor pupilli al-, 

* tro , che 1* amminiftragione , e la podefià 
v di confumar de’ frutti , quanto può efièr 
mai necefiàrio, ed utile alla lor buona edu- 
cazione , alienar non pofibno degl’ immo- 
bili nuli’ altro, (alvo quello, che perciò 
fi richiede , e che non alienato , 0. (mal? 
dito, farebbe fènza fallo per quelli di un 
gran nocumento, e difeapito; colà che , 
‘mi crederei , nello fiato della Natura pria 
non fi facefiè , che refi non fè ne fofièro 
fidenti , e confàpevoli gli agnati , e gli pa- 
renti ; ed in difetto di coftoro quegli della 
medefima contrada , o vicinato,. o gli ami- 
ci del trapalato per dilungar da se , e tor- 

T 4 re 

' ’ • 


4 #• 


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*9* DE' PRINCIP] 

re ogni qualunque cattivo „ e finiftrotò- 
/petto , che altri mai formar nè potefiè; 
poiché in realtà al Mondo non bada miga 
che fi operano da noi, e fi facciano delle colè 
ben giufie,ed eque,* m’abbifògna altresì, che 
tutti 1* abbiano per tali ; H perchè non è del 
tutto fuor di propofito per 1* iftefia ragione 
creder parimente, che in quello ifiefiò fiato 
i tutori portati fi folfero a render un ben 
efatto conto , e ragione della lor ammini- 
ftragione in un tempo fiabile, e certo,* come 
a dire, compita, che fi avea la tutela a 
quefti ifieffi , che al dinanzi cennammo ; 
c che non fiando bene danneggiar veruno , 
ed imperò dove avveniva, che li tutori ren- 
deano qualche danno a’pupilli, effondo te- 
nuti di ri fa rio, quando di ciò fi avea qualche 
fofpetto , niuno lènza il contentò di quegli 
conveniva prefo avelie una sì fatta ammi- 
niftragione.Tuttavolta non elfondovi alcuno 
in obbligo gratuitamente, e lènza mercè al- 
cuna d’impiegarfi per un’altro, dove perav- 
ventura avviene , che li pupilli , per una 
buona , e foggia condotta de’ tutori ven- 
gono^ farli vieppiù ricchi,ed abbienti , egli 
fembra , che debbano in ogni modo , ab- 
bordando delli flutti dj quelli beni, che 
quegli amminifirano , compenforli in qual- 
J che parte al manco, te non in tutto della I05 


DEL DRITTO NATURALE, àft 

efatta diligenza ; avvegnaché in fatti do 
• ve quefti frutti*, o beni che fiano, non ba- 
ftano per la buona educazione , egli è di 
vero una colà molto ingiufta, ed iniqua , il 
j ciò pretendere . Finalmente comunque ciò 
fia,da quefti medefimi voftri principi fi ri- 
trae, giunti , che quefti fi veggono a fàper 
ben diriggere, e regolar se medefimi , Fin» 
compenza de’ tutori termina , e viene a 
fine , come nello fletto mentre a terminar 
verrebbe , e finire la podeftà de’ padri , il 
luogo di cui eglino , come noi abbiam te- 
fiè detto , occuparono . Ma (è per avven- 
tura al figlio nello flato Naturale il padre 
lafciato non avette tutore alcuno , chi cre- 
dete voi che ne dovea imprender la cura ? 
M, Gli agnati, e li più profiìmi , ed in man- 
canza di coftoro gli amici del morto , o gli 
più vicini , cui fecondo che voi fàggia- 
mente detto abbiate , da* tutori dar fi do- 
vea conto della lor amminiftragione , fèn- 
do ogni uno in obbligo , ed in dovere per 
quelche v* hò più fiate moftro, far per gli 
altri , quelch* e’ vorrebbe , che quefti fà- 
ceflèro per lui ,* anzi quindi ne fieguepa-' 
rimente , che dopo il total dipartimento 
delle colè, coftoro altresì fiano in obbligo 
ed in dovere di fomminifttar a* pupilli 
il Accettano per la lor educazione , e 

» •> 


t r 

•i 


298 D E’ P R I N C I P J 

iòfientamemp fé gli averi de’ Ior genito- 
ri , non fian perciò rhrga' (ufficienti , e ba- 
fievoli , o di quelli affatto nulla fe ne rin- 
veniffe . * • . - .* 

D. Spiegatemi 1* origine della lèrvitù , ed in 
Vl.che confida la lòcietà , che fi forma di pa- 
drone, e fervo. v 

M. Molte moltilfime fiate abbiam di già noi 
detto , che introdotte le fignorie , e li do- 
mini delle colè , gli uomini per meglio po- 
ter (occorrere , e (ovenir alle lo r gravi ne- 
ceflìtà, e bifogne, portati fi fodero ad infti- 
tuire , e rinvenire una infinità di ben dif- 
ferentrcommercj per permutar a vicenda 
tra di lóro non Che quelle cofe, con quelle, 
una fpezie altresì/) un genere di travaglio 
con un’altra (pezie,o genere molto divel la; 
Or tuttociò foppofto per vero, egli e veri- 
fimile, che facendo quello, rinvenuti fi for- 
ièro pur infra di elfi di quegli, che fi con- 
vennero in modo, gli uni agli altri fonami-. 
niftrato aveffero , e dato il vitto , 1* abito,' 
ed ogni altra colà dsl Mondo necedaria al 
proprio foftentamento , ovver qualche giu» 
Ha mercede, e quefti per quegli intanto 
impiegati fi fodero con tutta l’ induftria e 
la diligenza podìbile in colè lecite total- 
mente , ed onefte ,* e che così paffj padò 
- introdotta fi foffe tra il Genere Umane) 

que- 


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DEL DRITTO NATURALE. 29* 

/ quella sì fatta -focietà , che fi forma di 
padrone , e fervo ; poiché con ciò in fin noi 
altro intender non vogliamo *, che un pat- 
to in tal guilà , e con quello fine , da due, 
o più perfòne fatto y fervi propriamente 
giuda la commune favella coloro nominan- 
dofi , o ferve , che per altri impiegano il 
Ior travaglio, e padroni, e (ignori al rincon- 
tro quegli in utile , ed in vantaggio di cui 
lo s’ impiega, e che fon in obbligo ed in do- 
vere di fomminifirare a quegli quanto allor 
foftentamento fi richiede; comecché oltre 
quello genere de’ forvi refi tali dalla natu- 
ra (leda , che foggetta mai Tempre il peg- 
giore al migliore , egli ve n’ abbia un’al- 
tro diverfo , eh’ è di quelli , che divennero 
- tali per legge , come per 1* appunto fon 
tutti li (chiavi di guerra , che fervono lèn- 
za aver fatto al dinanzi col padrone patto 
alcuno. * v' . 

D* Li doveri dunque , ‘e gli obblighi de’ for- 
vi , e de’ padroni , riduconfi tutti a quello* 
cioè , che formando eglino una focietà , 
la quale non confitte in altro in fin , che in 
un patto, e li patti tutti conforme al dritto 
della natura dovendofi ottèrvare , debba- 
no i forvi efoguire tutto ciò,ch’ è lor impo- 
1 Ilo , ed ordinato da’ padróni; e non è nè al- 
le leggi , nè al patto fatto con etti opp; fio 

o con- 


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3oo DE’ P R IN C IP J 
«contrario; ed quelli fiano in obbligo al 
rincontro , e in dovere di fomminiftrar lo- 
ro tuttociò , che può lèrvire in qualche 
modo per le lor perlòne , giuda la lor pro- 
metta ; in un motto il bene di un lòcio in 
ogni lòcietà preferir dovendoli, ed antepor- 
fi a quello d’un* altro , che n’ è al di fuo. 
ra , devono i fervi per li padroni , e quelli 
per quelli far tutt’ ora quantunque più 
poflòno , e vagliono con preferirli e ante- 
porli a qualunque altro del Mondo ; e per 
che non v' è patto che fcior li pofia d’alcu- 
no lènza il confenfò dell’altro tra cui inter- 
venne, non può in niun modo nè F uno 
lalciar 1* altro al dinanzi del tempo (labi* 
lito , e fidò , nè l* altro I* uno ; Ma come 

• volete voi che i fervi impieghino in tal 

• guifa la lor induftria peri padroni, che 
del tutto non badino al proprio ? 

M. Senza difbbio quando fono in ozio , e 
lenza occupazione alcuna di rimarco de* 
lor padroni, pottòno far quelehe vogliono- 
. non potendo ciò per quelli ettèr d’ alcun 
nocumento ; ma ettendo occupati , ed in 
negozj gravi diltraer non lì pottòno in nul- 
la, fenza aver il lor conlènlò. 

D. Perquelche rilguarda gli Schiavi, fon 
eglino al tri/ come li fervi tenuti di dar elo- 
cuzione agli ordini, ed alti comandi de’ p*. 

; • “ ' dro- 


4 - 


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DEL DRITTO NATURALE. 301 
droni ; purché quegli fian giufti, ed onefti , 
ed abbiano eglino forzg bafievoii , e luffi- 
1 denti -per efeguirli ; differilcono però mol- 
to quelti da fervi in ciò , ch$ a* padroni in 
elfi competendo quell’ ifteflo dominio, che 
anno nell’ altre colè loro , eglino vagliano 
ad alienarli e venderli altresì , come que- 
lle; comecché un cotal dominio efiendo 
molto limitato e riflretto dal dritto Natu- 
rale , e non convendo in modo alcuno ap- 
partarli da quello, non venga mi ga lor 
permeilo , come di tutte l’altre colè , Rab- 
buiartene; quindi è che proveder li devono 
di tutto quello, che al lor follencamento 
fi richiede , e rattenerfi da impor foro del- 
le cole luperiori , e al di lòpra delle lor 
forze , o che ridondino in qualche modo 
in dilcapito della lor fallite ; Il perche al- 
tresì dove quelli peravventura fi molìrafiè- 
ro redi , e ripugnanti a’ commandamenti 
de’ padroni, lèbbene ufàr fi pofiono contro, 
loro tutti li mezzi poffibili del Mondo pgr 
ritraerli all* ubbedienza , ed all* ofièquio a 
quelli dovuto, non però mi credo, che met- 
ter fi debba in obblio,ch’eglino fiano uomi- 
ni come a noi , e per conlèquenza mancar 
all’ amore , eh’ agli altri fi deve . 

2 / 1 . Ma vaglia il vero promuover dovendo 
ogni uno la felicità , ed il commodo altrui 

non 


« 


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3oi DE’ PRINCIPJ 
non meno eh’ il proprio ; perche lo flato 
d’ una fefvitù perpetua , ed illimitata por- 
ta feco molti, moftillìmi jncommodi , poi- 
. che è di leggieri converter fi può e palìàr 
in abbuiò, non fi deve permetter molto vo- 
lentieri, 0 sì indifiintamente, che vi fi lafci- 
>no marcir coloro , che liberi potrebbero di 
lunghiflìmo fpazio giovar a le ed agli altri. 
D. Reputate voi del tutto inutili li /chiavi 
rer una Reppublica , o per una Nazione? 
M. Nìa;( H ) anzi ne potrebbe ella dedurre 
molto utile e vantaggio , con ritraerne una 
infinità d’abbitati per le colonie,e farne al- 
tri buoni ufi; ma farebbe egli meftieri, che 
da legislatori fi raddolcifiè in qualche mo- 
do lalor {chiaviti! , e fi trattali renderne 
la idea, alquanto più dilettevole ; con pro- 

# veder perefcmplo alla durezza de’ lor pa- 

* droni , con afficurarli del notrimento in 

• tempo di vecchiezza , o infermità , con fa- 
. vorir'li lor matrimoni , e con altri sì fatti 

. modi , per non incorre in quegli inconve- 
nienti , eh’ incorlèro rilpetto a quefto par- 
ticolare i Romani . • - 

: D. Ve- 


(H) Vedrebbe • altresì per alcuni la fobia- 
vitùfervir d* un gran mezzo per dilungarli 
dal male . 


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DEL DRITTO NATURALE. 303 

V. Veniamo ora a trattar della famiglia. 

M. Quella come noi dicemmo, è un corpo, o 

VII. una fòcietà comporta di quefie fòcietà per 
l’appunto, di cui abbiamo fin adora fa- 
vellato;comecche porta fòrmarfi ella di tut- 
1 te , e tre quelle unite in uno , o di due fòl- 
tanto ; e nel primo calò T abbiamoci real- 
mente per aliai ben intera , e perfetta ,nel 
fecondo per imperfatta . 

D. A cui credete voi ; che appartenga di ra- 
gione il governo di una sì fatta focietà ? 

ÌM. Al padre , e alla madre di famiglia , che 
fono quegli rteflì , che nella fòcietà coniu- 
gale portano il nome di marito , e moglie, 
nella paterna di madre , e padre , e nella 
fòcietà ,-che fi compone di fervo , e padro- 
ne , eglino fi nominano padrone , e padro- 
na . ■. ù 

D. Riguardo al padre di famiglia io ben mi 
perfùado, che convenga egli fia il capo 
della famiglia , per la rtefia ragione , che 
Vuole il marito fia il capo della fòcie- 
tà coniugale , il padre della paterna , r ed 
il padrone in quella che fi compone di lui 
e fervo ; ma per quelche s’ appartiene alla 
madre , io non comprendo , perche vo- 
gliate altresì, che fia fatta ella partefice 
di quella fòvranità? 

flf, Dubbitar non potendoci , che alla madre 

non 


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3 o4 'DE’ PRINCIPJi . 
non competa naturalmente parte della po- 
defià , e dell’ autorità , eh’ al padre com- 
. pete ne’ figli, e come padrona parte di 
quella , che ha il padrone ne’ fervi , e nelle 
ferve ; e che poflà ella altresì quando con- 
venga ben configliare , e ammonire il tuo 
marito , egli è certo che debba altresì di 
ragione efler fatta partefice del comando , 
eh* hà il padtedi famiglia , o per efpreflò , 
o per tacito confenfò di coftui. 

D. Quali fono li doveri , e gl’ obblighi di un 
padre , e di una madre di famiglia ? 

M. Ogni focietà avendo un certo fine pro- 
prio , per cui fù inftituita , ed ordinata , e 
dovendofi in effa attentamente Tempre mai 
a quefto badare , ed aver l’occhio, dove far 
fi può lènza contrariar in nulla alle leggi 
naturali j in ogni famiglia tutta la dili- 
genza , e tutto lo Audio impiegar fi deve 
in far , che 1* azioni di ciafeuno ficrno in tal 
fatto modo regolate , ^ rette, che il fine 
d’una focietà s’ ottenga fen za edere di 
danno alcuno , o pregiudizio all’ altra j e 
confequentemente il dovere, e l’obbligo 
d’ nn padre, o d’una madre di famiglia, che 
camanda in nome di quello , cui sì fi deve 
tutta la poteflà, confifter deve in fare, che 
tutte l’ azioni de’ Tuoi domeftici colpifca- 
_ no concordemente , e con ordine un mede- 

mo 


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• /- 


DEL DRITTO NATURALE. 30 r 
moline; cioè rifguardino univerfàlmente 
all* utile , e al commodo di tutti fenza ri- 
ferva, o eccezzion alcuna di perfòna; quin- 
di dove abbia peravventura *una fol fiata 
quelche far fi debba a ciafcuno importo , e 
ordinato, e* non deve a patto alcuno impu- 
nemente lafciare , e fenza galligo quelche 
fi opera , è fi fa in contrario; e perche 
ogni fòcietà fi rifguarda come una fòla 
perlòna , e il commodo , e 1* utile di ciaf- 
cun de 9 focj merita pofporfi a quello di tut- 
ta la focietà,egli fi deve nella famiglia tan- 
to dal padre , quanto dalla madre di fami- 
glia anteporre fèmpre la fàlute di tutti ir» 
. generale a quella d 9 alcuno in particolare ; 
come che trattandoli d 9 eflranei preferir fi 
debbano a quelli ed anteporre tutto tempo 
quegli , che non fian tali. 

D . Quali fono gli obblighi, e li doveri de* 
domeftici ? 

M- Per dir tutto in un fòi motto , eglino in- 
gegnar fi devono di non lafciar occafione al- 
cuna addietro fènza non promuovere il 
commodo , e l 9 utile cominunedi tutti del- 
la famiglia , e di ciafcuno in particolare. 

V. Or in fine palliamo alla fòcietà civile , e 
VlII.procurate in ogni modo, eh 9 io n’ abbia 
una idea d 9 aliai ben chiara , e netta. 
jW. Qjicfla nonè a eh 9 una fòcietà comporta 

C V di 


X 


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J 


t 

E 

| 3 o$ DE* PRINCIPJ: ; 

f - di più famiglie congiunte, ed unite tutte in 

uno a poter inlìeme vie meglio promuove- 
re , e portar avanti il lor ben comune, e 
per mettelli in iftato da poter con magior 
aggevolezza difenderfi , e liberarli dagli 
inibiti, ed aflalti de 9 proprj nemici ; impe- 
rocché edinto , che li viride infra gli uomi- 
ni quel cado, e fànto amore, e quella carità 
fraterna, e lènza elèmpIo,che giuda più , e 
più fiate dicemmo, l'uno all’altro dapprin- 
cipio vicendevolmente portava, prefo aven- 
do ogni uno di gir a lèconda delle lue pro- 
prie voglie , e delle fue isregolatezze , con 
aver in odio, ed in abbonimento il compa- 
gno , l 9 amico , e fian anche il più a lui 
congiunto di languc, o di patentato ,• e 
perche 1* obbligagione di quelle fante leggi 
che indentro a fe portavano , e nel proprio 
feno ilcolpitc,ed imprefie,non badavano in 
modo alcuno a rattenerli , ne a reprimerli, 
e per efièr tutti uguali di natura e pari, ne 
Giudicp , ne Magidrato rinvenivafi dinan- 
zi cui metter termine fi potelTe , o dar 
fine alle lor contefe , da per ogni parte, 
non ufandofi altro , che forza , e furore , e 
fovente imperò venendo P innocenza op- 
prefia,eogni giudizia sbandita e lafciata 
jn un cantone; rare volte , o non mai rinve- 
nendoli una famiglia in idato da poter op. 

porfi 


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DEL DRITTO NATURALE , 507 
porli , e far farsa alle violenze , che da* 
fuoi contrai] fin nel fa 0 proprio , e nazitf 
albergo l’ erano a tutto poter commefie , 
molte moltiflìme famiglie in cui allora ve- 
niva devi fa il Mondo, per torfi da tanti , e 
sì gravi rifchi e perigli li unirono, e fi ob- 
bligarono di difenderli ; e rilèrvandofi la 
libertà di poter dire il lor fantimento nelle 
rilòluzioni delle cofe di magior rilievo, che 
fi prendevano jn nome di tutta la commu- 
nità, diedero per lor maggior pace , e quie- 
te , il governo della lor facietà , e P ammi- 
nifi ragione a uno , o più per fanne , d’ af- 
fai più prudenza, e coraggio degli altri (I) 

D. Vi è farle noto quando cominciarono que- 
lle focietà al Mondo? 

fll- Nò comeche abbiam ogni ragion di 
credere che per un lungo tratto di 
tempo, non vi fòdero fiati delle Monar- 
chie, e degli Principati di gran valliti , ed 
eftenzione ; imperocché quanto più in die- 
tro fi mira, e fi pon mente alla ftoria de* 
/ V a pri- 


( I ) Cosi appunto rifurono le Reppubbli- 
the de%li Oriti , e dì molti altri apprejjo U , 
Diluvio , come j * -imprende dalla Storia del 
vecchio tejlamento. 


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3c$ DE’ PRINCIPJ 
primi tempi , tanto più fi rinvengono de- 
gli fiaùmolto, piccioli , e in gran novero , 
che non erano guarì gli uni dagli altri di- 
ttanti , e che non aveano molto pena ad 
unirfi quando bilògnava , e facea lor me- 
ttièri di tener conlèglio de’communi inte- 
reffi , ovvero ilcampievolmente (correrli 
' contro le violenze de’ lor nemici . Egli è 
il vero , che comunalmente 1* Impero de- 
gli Attiri fi abbia per la prima Monarchia 
del Mondo ; ma non per quello fi può egli 
aderir di fermo, che quella fi fù la prima 
focietà compolla di più , e più famiglie , 
non potendoli da lenno per alcun dubbia- 
re , che ella ringraridir non fi vidde , ne 
gingner a quello fiato pria di non afiòrbir 
in le, e divorare per così dire, un infinito 
numero di picciole lòcietà , o Principati, 
pome la Storia lo c* infegna . 

D. Spiegatemi diftintamente , e fenza alcuu 
IX. interrumpimento quelche appartiene al 
buon regolamento di quella focietà . 
yVf, Ragionando fecondo li flefiì nollri prin- 
cipj , egli è certo; 1 

I. Che avendo quella per fine il ben co- 
mune , e la ficurczza di tutti quegli , che 
la compongono , ottèrvar vi fi debba come 
legge fondamentale di non far colà alcuna 
contraria , od oppofla alla làlute , ed alla 

tra* 


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DEL DRITTO NATURALE. 309 
tranquillità pubblica ( K ); quindi formar 
dovendoti giudizio dell’ azioni de* parti- 
colari Soltanto riguardo a tutta la (òcietà , 
ed a quello fine ; molte moltiffime cote av- 
vegnaché giufte , e permeile dal Dritto 
Naturale, (ovente efler pofiono in efià in- 
giufie , e irragionevoli . II. Ch’ogni una di 
quelle (òcietà Civili, (ècondo che noi di- 
cemmo favellando della (òcietà in genera- 
le , non confiderandofi nello (lato Natura- 
le, che come una perfona , E uffizi dell* 
una inverfò 1 T altra fian realmente pii (ledi 
di quegli d’ un uom inverfò 1* altro uomo. 
III. Che acciò non v ’ abbia in quelle (òcie- 
tà chi diflurba , o inquieta in modo alcu- 
no il ben pubblico, ne venga niuno impe- 
dito , o diftolto , anzi fian tutti aggevolati 
a foddisfare a lor obblighi ,' doveri , g uffi- 
zi ed òttenghino elleno (ledè il lor fine, 
‘ abbilògna che di tutto ciò fè ne commetta 

V 3 la 

... / •' • 


( K ) Per quejìo ir ogni Città , 0 Rep pub- 
blica in tutti modi gajtigar si devono , e punir 
coloro , che operano in contrariamoti ufar tut- 
ti mezzi pofìbili in far che le lor arti non sia- 
no di difcapito , 0 di nocumento alcuno al pub- 
blico . . . 


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3io D E’ P RINCIPJ 
la cura a certe perfone , e fi obblighino gir 
altri a far dal conto loro quanto a tale ef- 
fetto venga mai da coftoro ordinato , e 
^abilito; ed in fatti ogni fiato , Regno , o 
Reppubblica par che fiiftìfta per un cotal 
patto, fia efprefib , o tacito infra coloro , 
che la reggono , come capri, e n’anno il 
comando, fiano Principi , Magifirati , o al- 
tri , ed infra quegli, che ubbedifcono , e vi 
fono in luogo de* luciditi , o di tanti mem- 
bri , IV. che tutti li patti conforme al drit- 
to Maturale dovendofi offervare, quefti al- 
tresì , che efprefiì , o taciti fi fanno, infra 
fòdditi , e Regnanti dar fi debbano ad ef- 
fetto . V. Ch’ a tutti i Regnanti apparte- 
nendo la cura di tutto ciò, che mai riguar- 
da la pubblica tranquillità, e fàlvezza e’non, 
meno aver debbano una piena contezza de* 
mezzi necefiàrj per poter a ciò pervenire , 
che un voler fermo, ed affai ben coftante di 
non comandare ne far altro, che quello, 
che può unqua per quefto valere ; e per- 
ch’ egli è impoffibile che a quefto giunga- 
no lènza una efàtta ofiervanza delle leggi 
Maturali , fono in obbligo ed in dovere al- 
tresì d’ inviggilare su quefto, e far che niu- 
no de’ lor fudditi manchi sù quefto* parti- . 
colare ; onde nello fteflo mentre veniamo 
a conofcere che tutta la noftra felicità in 

qtie- 


Digiti?ed b^Google 


; DEL DRITTO NATURALE. *n 
quello Mondo ottener non potendoli in al- 
tro diverto modo diverto da quello (/) 
fi debba da Regnanti a tutto potete in tut- 
te colè aver la mira a non altro, che alla fé 
licita di tatti coloro che reggono , e go- 
vernano . VI. Efièndo quelli tenuti , come 
dicemmo di fare che niuno Ila impedito di 
fòddisfàr a’iùoi doveri, e tocco ire re, ed abi- 
tar ciatouno a farlo ben più volentieri , 
con cofiringere e gaftigare , chi che ricula \ 
di farlo , egli abbisogna che faccino quan- 
to polla non meno torvi r di mezzo a ciafi- 
cuno per compir qvelch 1 egli deve , m’ al- 
tresì facilitarne l 5 efecuzione , e l’effetto * 

V II. Poiché il fine d’ogni tocietà non è che 
di promuovere il ben commune , e di- 
fenderli dagli infiliti de’lùoi nemici fia 
uopo fare , eh* il numero de’ludrìiti in una 
Città , o Reppubblica , non fia minor di 
quello , che perciò fi richiede, affinché non 
Vi manca il bitognevole, ed il neceffario 
per la vita , o altra cola avvenga contra- 
ria in qualche modo alla tranquillità pub- 
blica . Vili. Ogni Città, o Reppubblica 
in fin non effendo ch’una tocietà, ed a nino 
lòdo convenendo partirli di quella tocietà, 
in cui peravventura fi rinviene con danno 
altrui , oon fi deve unqua (offrire , eh’ al- 

V 4 ' cimo 

( l ) Tratt. x. riuvn.xi i. 


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312 D E’ P R I N C I P J 
cuno Ce nè parta , e vada ad abbitare in al- 
tro luogo con un gran di lei difcapito ; e 
conforme un fòcio , che danneggia un’al- 
tro fòcio è in obbligo, ed in dovere rifàrcir- 
glielo , così altresì riconofcer fi deve quefti 
per ben obbligato di rifar quello , che me- 
diante la fùa lontananza ha la Città, o 
Reppubblica ricevuto , IX. Gli avveri , e 
le ricchezze efiendo di un fòmmo medi eri 
per lo foftentamento , per Io decoro, e per 
la giocondità della vita dell’ uomo, devono 
coìprche Regnano proccurar in ogni mo- 

* do , che i lor fudditi ne fian tfen forniti ; 
X- La fpcrienza dandoci tutto dìacono- 

• icere , e vedere , quanti vizj , e malori ne 
provengono dall* ozio , ed imperò abbifo- 
gnando, che ogni uom fatichi e travaghi 
per ricchi filmo eh’ e* Cia; in ogni fòcietà Ci- 
vile è meftieri dar in vegghia per far che 
non manchi giammai il travaglio a coloro 
che lo chiedono * e che ^abilito fi abbia 
perciò un commodo , e giudo prezzo, non 
(ì fofferifea , eh’ alcuno fi confuma , e to- 
talmente fi perda nell’ozio . XI. nonrin- 
venofi al Mondo alcuno, che che non fia 
in ohbligo , ed in dovere fòddisfar a molti 
obblighi , doveri , o uffizj in verfo la Mae- 
fià Divina , inverfo Ce medefimo* ed inveì* • 
lò gli altri, in ogni , e qualunque Città , o 


DEL DRITTO NATURALE. 

Reppubblica metter fi deve ogni Audio » ® 
ogni cura per riempier l’animi di tutti di 
quelche e’ devono foddisfàre ; e perche 
non tutti di tali , e d’ altre sì fatte cogni- 
zioni fon abbili renderne gli altri ammae- 
ftrati, quegli eh’ anno un ingegno vie più 
degli altri elevato , ed eminente , e che a 
farlo fi conofcono eflèr naturalmente più 
acconci, in tutti modi poflìbili ajutar fi de- 
vono , e foccorrere, affinché da fe far polla- 
no ben volentieri tutti progredii , e avan- 
zamenti del Mondo nell’ arti , e nelle 
fcìenze , e proccurar eh’ i padri con ogni 
agevolezza educhino i lor proprj figliuoli, 
e s’ ingegnino di far lor ottener quella per- 
fezzione , che ad uom abbi fogna, acciò lo- 
Itener poflono col tempo e rappretentare 
con fomma lor loda e riputazione nel 
Mondo , e nella propria padria , quel per- 
lònaggio , eh’ il fopremo Architetto delle 
cole hà riabilito , ch’e’rapprefèntino . XI. 
Non efiendo miga colà convenevole che 
un uomo danneggi un’ altro uomo , e quel 
danno eh’ egli peravventura gli da, effondo • 
tenuto di rifàrcirlo; in quelle ifiefiè focieti 
Civili fi deve proccurar altresì, che niuno. 
venga offofo , o danneggiato in colà alcu- 
na , e eh’ in ogni forte di contratti fi olfor- 
vi a minuto , ed elettamente ogni giufii- 

zin, 


• t ‘ * Digitized by Google 


314 DE’ PRINCIPJ 

zia, ed equità ed lì rifacci ad altri quel dan- 
no, che gli fi reca. XII. Dovendoli da 
tutti noi vietare ogni e qualunche periglio 
della vita , e conlèrvar la noftra fàlute , e 
E integrità delle membra con adoperarci 
mai Tempre di non cadere in morbo alcuno, 
e dove peravventura vi fi cada riftabi- 
Hrci ( m ) , egli è di dovere , e di obbli- 
go in una Reppubblica , o Città, metter 
ogni diligenza in far che niuno fi elpon- 
ga a pericolo alcuno, o venga a far per- 
dita della fua làlute , o delintegrità delle- 
fue membra , con vitare , e sfuggire tut- 
to ciò che mai ne può efiere la cagione , 
come per elèmplo farebbe l’ebbriezza , eci 
altri vizj di tal fatta ; e che abbia in pron- 
to tutti li mezzi proporzionati alla fuga 
de’ morbi, ed alla cura di quegli, che ilgra- 
.;ziatamente v’incorrono , ne (òfifrir mai 
che uno dea la morte a fè medefimo , o ad 
altri XIII. Non dovendoli nelle fpefe ne- 
celfarie a farfi , permettere cofa per ni mi- 
miche fi fòlle contraria ed oppofta a’ luoi 
doveri , e 1’ acquifiato dovendoli tutto 
tempo conlér vare per le neceflità e le bi- 
lògne, che pofion mai avenirci, egli è uopo 
che nelle focietà Civili fi provegga anche 
con diligenza sù quello , con non permea 

. ' ter 

** a 

( m ) Trcti . i l.vu n» J* 




i 


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( 


DEL DRITTO NATUR ALE . 3 1 r 
ter neppur la foverehia fòntuofità dell’ abi- 
tazioni ; come che dall’altra parte la me- 
diocrità ufàta nella di loro venufià e bel- 
lezza Ila oltre modo commendabile, poten- 
doci recar molto di piacere , e di diletto ; 
e con ciò fèrvir non meno per un gran au- 
mento della nofira fàlute , e per accrefce- 
re di gran lunga la nofira autorità fpezial- 
mente appreflò il vuolgo , che altro il più 
delle volte non ha per guida , che li proprj 
fènfi , che rendere pompofa e magnifica e 
fuperba la Città , e dare una gran oppime- 
ne de’ Tuoi agli ftrani . XIV. ogni uno e£ 
fèndo in obbligo prezzare , ed onorare 
chiunque e* fra di preggio,e di lode degno, 
e non potendoli ciò da altri fare , che da 
quegli , che può fender giudizio , e ragion 
ne delle azzioni altrui , ‘.affinché tutti fia- 
no tali in ogni Città , o Reppublica bifò- 
gna badar di rinvenire, o iitabilire certi 
titoli , certi legni d’ onore , e certe prero- 
gative , per darle a quegli, che fè ne rendo- 
no meritevoli , XV. Per mantener ben 
fèmpre fiabile e in piè la pubblica quiete , 
e tranquillità, ed evitare a tutto potere 
gp incommodi , e li difàgi che mai deriva- > 
no dalle private Vendette, far fi deve, 
che gli offèfi fi r imanchino pur contenti del- 
le pubbliche , e che colui , eh’ egli è punito 

c ga- 


f 


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D E’ PUNCrPJ 

e gadigato non abbia ardire , ne o(ì priva- 
tamente di nuovo vendicai^. XVI. In dove 
in una.Reppubblica, o Città, è lì vede, che 
non bada 1* obbligagion naturale a ; ratte * 
ner ciafcuno tra li fuoi obblighi , o doveri, 
a quelle leggi naturali, la cui inoflervanza 
può in qualche modo , e vale a difturbar 
la pubblica quiete , abbilògna , che vi (I 
accoppia una nuova obbligagione,* cioè che 
fi propongano a quelli , .che le trasgredi- 
rono delie pene , ed a quelli , che l’ofler- 
vano degli premi, eh* è quello che condi- 
tuilce l* obbligagione , che noi perdidin- 
guerla dalla naturale diciam per l’appun- 
to Civile , e nominar altresì fi potrebbe 
umana ; e per la della ragione le le leggi 
naturali- lòn troppo generali, ovvero fò- 
verchi© indeterminate , e di doppio /ènlò 
per torre ogni letiggio , e ogni piato di 
mezzo , che quindi ne potrebbe mai ri- 
fbrger è d* uopo-ch* in quede medefime lò- 
cietà fi determinano, e fi redringano in tutti 
modi , con decidere che che fi debba tener 
in ofièrvanza • e non potendoli realmente 
da Regnanti ogni colà antivedere , dove 
quelche una fiata credettero per li lor lùd- 
diti utile , e giovevole ftabilire, la Iperien- 
za lor da a cònofiere efler inutile , e poco 
per quelli profittevole, lafciar non lo devo- 
no 


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r 


DEL DR ITTO NATURALE. 3 li 
no in modo alcuno di corrigerlo, ed emen- 
darlo ( L ) VII. Non mai uom potendo la 
lue azioni conformar alle leggi di cui egli 
non ha contezza alcuna, quanto fi ordina , 
e fi ftabilifce in una Reppublica da que’ 
che governano in tutti que’ cali da noi te- 
de cennati non può aver forza , ne vigor 
alcuno pria , che non ha promulgato . 
XVIII. E (Tèndo giuda quelli noftri principi 
proprio de’ Regnanti il far leggi , l’obbli- 
gar i fudditi , e far ed ordinare tutto ciò 
che può mai (èrvire per la pubblica làlvez- * 
za , e tranquillità , ed in qnefto appunto 
confluendo ciò, che nominiam noi podellà 
0 fuprema, aderir poflìam con ogni ragione 
che quella fia propria di effi loro , ne un- 
qua polla ad altri appartenere, comecché 
non potendo eglino in niun modo obbligar 
i fiidditi ad azioni contrarie al dritto natu- 
rale ed a que’ patti, che fecondo noi dicem- 
mo, fifoppone , eh’ intervennero tra Re- 
gnanti , e ludditi , fia ella in Un certo mo- 
do molto limitata , e riftretta XIX. Ogni 

e qua- 


> (L ) 'Quindi si comprende in guai casi sia 
mejìieri , eh* in una Reppublica sijaccino delle t 
nuove faggi , e delli nuovi regolamenti ^ 


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*iS DE» PRINCIPI 

c. qualunque Regnante, avendo una cotal 
podeftà d’obbligar i (uddjti,egli hà altresì 
quella di ftabilir delle pene contro a’ pre« 
variatori , ed a trafgrefiòri delle leggi 9 
delle pene, dico, intendendo anche delle ca- 
pitali , dove 1’ altre non badino , e fjan 
infufficienti alla quiete, e tranquillità pub- 
blica , cui eglino (òn tenuti tutt’ ora di 
badare , e per cui anno ottenuta una tal 
podeftà ( M ) XX. Eftendo le fpefè a’ Re- 
gnanti (òmmamente neceflarie per la pub- 
blica quiete , ed imperò dovendofi elle da* 
(udditi fomminidrare egli ha anche facoltà 
d* impor a codoro degli tributi, e delle col- 
lette , o gabelle , ed altre (òrti di contribuì 
zioni ; Ma XXI. metter non potendod in 
efecuzione quelche bilògna per lo ben pub- 
blico, lènza che non da abbia della potenza* 
cioè una certa poflìbilità , o agilità , per 
così dire a poter tutto ciò fare , quefta è 
parimente perciò da rifguardirfi lènza fallo 
come propria di coloro che governano , 
C confcguentemente appartiene a’ Regnan- 
ti al- • 


(M) Ecco qui la ragione per cui a * Re- 
gnanti compete il giu: di morte , e di vita ih 
de lor fu àditi , 


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DEL DRITTO NATURALE. 3 tf 
ti altresì il dritto di poter codringere* 
ed obbligar gli proprj ValTàlli a fòmmini- 
ftrare , e dar tutto ciò , che fi richiede per 
quelche fi deve fare ,* il dritto di codituire, 
e rimuovere i Magifirati . necefiarj per efè- 
guire le leggi Civili , e giudicare e indur- 
re ogni uno a lafciar all* altro quelche gli 
fi deve , non potendo tali cofe giugnere a 
far da fè medefimi ; il dritto di conferire, « 
i pubblici pefi , e le carriche , e le dignità 
Civili ; il dritto di far leva , feelta , o rol- 
lo de* fòldati , che alla quiete tanto inter- 
na , quanto edema della Città fon necefià- 
rj ,• e mille altri dritti di tal fatta, lènza cui 
li lor ordini non fi poflono dare ad effetto ; 
e perche quella podefià , e quella potenza 
che di necellìtà fi richiede , giuda che fi è 
modro, ne* Regnanti e quella in cui confi- 
ne per f appunto la lor Maefià,* in qualun- 
que Città , o Reppubblica gadigar fi deve 
feveramente chiunque ardilce in modo al- 
cuno d* offenderla , ed aggravarla ; come 
che potendo ella eflèr varia e diverfàmen- 
te oltraggiata, varj, e diverfi altresì intorno 
ciò fian le pene , e i gadighi , che fi ftabi- 
Jilcano . In ultimo per dir tutto in un mot- 
to l* utfizio , l’ obbligo , e,il dove de* Re- 
gnanti elfendo , come più volte abbiam 
detto , e ridetto promuover in tutto la 


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, D E* P R I N C I P J 

pubblica quiete , e tranquillità, e difen- 
der i lor fudditi dall' ingiurie de’ nemici lì 
sìdomeftici, che pubblici, eglino devono 
tutta la lor attenzione impiegare in badar 
minutamente a tutto quello , che a quefto 
può mai pi (guardare, con corriggere , e rat- 
tener ne’ lor principi fin le picciole novità, 
non lòflrir le inimicizie private , e le gare , 
che infòrger poflòno ifpezialmente tra 
Grandi , e qualunche difprezzo , che ven- 
ga fatto mai della lor perfòna ; impedir 
ogni ingrandimento flraordiuario de* par- 
ticolari ; rinovar di tratto in tratto ordini , 
e leggi ; e ridurre tutte le colè alla finceri - 
tà , e ilchittezza de’ lor principi : venendo- 
ci col corlò del tempo a formar ne’ corpi 
Civili , alla fteflà guilà , che ne’ naturali, 
tèmpre mai qualche aggregato d’umori 
cattivi , ch’hà bilògno di purga • e perche 
non dico egli ha malagevole , ma quafiche 
imponibile , che fappiano da le foli , o fac- . 
cino tutto , egli è di gran lunga giovevole 
che fi fervano fòvente dell’ altrui faviezza, 
e prudenza , o coniglio, per non far cofa 
per menoma eh’ e’, ha contraria, ed oppofta 
al ben pubblico , efTendo molto irragione- 
vole , e come contro ogni ragione del tut- 
to mal fondato, ciocche ne Icrivono l’Obbe- 
gio , e il Macchiavello , che non dubbita- 

ro- 


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? 


DEL DRITTO NATURALE, jaf 
rono fin le cofòienze de* fòdditi , e la Reli- 
gione fteflà fottoipettere a’ Regnanti . Del 
refio ri/petto a i lor (ùdditi quefti elsendo 
cornei padri fono rifguardo a i figli , con 
tutta agevolezza tutti gli obblighi , gli 
uffizi ,e i doveri de’Genitori inverfo i lor fi- 
jgli,e quegli di un padre di famiglia in ver- 
lò i Tuoi domefiici, generalmente parlando, 
applicar fi pofiòno alla lor perfora , come 
que’ de figli inverfo i lor padri, e de dome- 
fìici inverfo de’ padri de famiglia, a lor . * 
fudditi . 

jp. Per verità y’hò intefo fin ad ora con pia- 

X. cere , fenza ardir d’ interrompervi ; ma 
pria, che palliate ad altro, dinegatemi al* 
cune co fe più paratamente , e incomin- 
ciando , ditemi quante forte di Reppub- 
bliche , e di governi divertì vi abbiano ? 

i M. Perche fecondo noi abbiam detto 1* am- 
miniftragione delle cofe può elfer data o 
ad una perfona fòla, o a più , o od una in- 
tera moltitudine , fi rinvengono tre fòrti 
di Reppubbliche regolari , l’ una di cui fi 
nomina Monarchia , Regno , o Principia- 
to , la feconda Ariftocrazia , e la terza De- 
mocrazia ; le quali di leggieri cambiar fi 
pofiòno , e tramutare in altre e tre vizìofè, r 
ed irregolari ; imperocché il governo di 
una Reppubblica o fi rinvenga in man di 

X uno 


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fMM de; PRINdIPJ 
■ uno, odi piu, o di tutti , ciò non faccn- 
dofi , fecondoche noi dicemmo , fè non 
col confenfò medefimo de 1 Concittadini , 
e per la podefià / che da quegli s*òt- 
i tende ; èd- imperò ingiuftamente co- 

* loro tutti comandando , cui gli altri miga 

• non fi fòmmifèro , o egli fia quefto un 
f uom folo, che regni in cotal forma , e il 

fuo governo ncm è più Monarchia , ma 
Tirannico ,o tòno foltanto pochi nobili , e 
non tutti ,' e verranno eglino a coftituire 
non già una Arifiocrazia , ma un Oligar- 
chia ; ovvero in vece di tutto il Popolo re- 
gna, e governa la plebaglia , e la feccia del 
~ Popolaccio , che quanto fà e’ rifòlve a ca- 

• priccio e quefta noi diciam propriamen- 

* tè Olhocrazia . I ; 

V. Egli vi mette qualche divario nella per- 
fona di un Monarca, confiderato rifletto a ’ 
/- un altro Monarcati Titolo di Re , Impe- 
radore , o Principe ? 

M. No ; qualunche di quefii titoli egli abbia 
è tèmpre il medefimo; non offendo egli 
rifguardo ad un altro Monarca, che uguale, 
e nello fiato Naturale , lènza fuperiore al- 
cuno ; comecché ogni prudenza voglia, che 
» * nè coftringere , nè obbligar potendofi 1* al- 
tre Reppnbbliche , e gli altri Principi a 
onorario con quel titolo , eh 9 egli brama , 

pria 




- DEL DRITTO NATURALE, w 
pria, che Io s’ imputa convenghi con effi 
loro sù quello . 

D. Volete, che fia necefiario regalmente per 
un Monarca udir ilconfeglio altrui ? 

M. CertifllmÒx; imperocché febben polla 
egli operar tutto a Ìlio arbitrio , non poten- 
do colà alcuna far contraria , od oppo. 
fta al fine della focietà , eh’ hà in governo; 
tutto al roverlcio del Tiranno , che non 
riguarda , che 1* utile , e la làlvezza pro- 
pria non può egli da fé conofcer tutto-Non 
efiendo in ifiato di operar tutto in un ifiefi 
lo modo , e penfar da voi ( dicea molto 
faggiamente , e con prudenza a’ fiioì Mi- 
niftri per quel che s’inarra un Soldano) non 
tralafcate giamai dar orecchie , nè ribut- 
tate per qualche gelofia , o (lima ,che pof- 
fiate mai aver di voi medefimi quelch’ al- 
tri penfano , con averlo per goffagini , e 
fpropofiti, non per altro, che per non efier 
fiato dinanzi da voi antiveduto, , poiché lò- 
vente fiate avviene , che fi ritolga del pro- 
fitto , e fi rabbia del utile dall’ operazioni 
le più chimeriche , ed iftravaganti del 
Mondo ; e per verità è aliai più lode- 
vol colà , e di maggior momento fàper di- 
‘ ftinguere il buono , ed elèguirlo, che pri- 
ma penlàrloda (è medefimo ; lòvente vol- 
te egli avviene, che ad un Monarca convea- 

X i 8» ' . ! 


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*334 DE* PRINC.IPJ 
ga far paragone delle diverte aderenze , 
e circoftanze de* tempi ; o conolcer la for- 
> za degli abufi , e difàminar attentamente 
le leggi antiche ,* ffabi lire , e far degli re- 
golamenti , e degli ftatuti per li Collegi, 
e per Partefeci ed altre sì fatte cote,le qua- 
■ li egli è predo che imponìbile , che far 11 
pollano da un telo . 

V . Nell* Ariftocrazia , e nella Democrazia 
per prender gli efpedienti neceflàrj alla pa- 
ce , ed alla tranquillità pubblica, qual colà 
credete , che far fi debba ? 

eltendo nella prima il governo in man 
de’nobili,e nella teconda in poter del Popo- 
lo, egli determinar non fi può nell’ una,cofa 
alcuna, lènza il contente de* nobili , e nelP 
altra, lènza quello di tutti ; e come nell* 
Ariftocrazia v’ abbitegna un luogo , dove 
i nobili fòvente fi convengano , e prendano 
gli efpedienti necefiarj per quella , non che 
un certo tepo (labile, e fiftò in cui fi raguni 
il Senato ; (alvo che nelle colè improvilè , 
e gravi, nelle quali èmeftieri , che fi ra- 
duni fuor d’ordine ; così nella Democra- 
zia di necedìtà egli vi fi richiede un luogo 
per li comizi, ea un tempo certo, e fidò 
da poterli convocare ; con aver per fer- 
mo , e ftabile Ila in quella , fia in quella, 

quel- 



' DEL DRITTO NATURALE. *if 

quelche venga dalla maggior parte deter- 
minato ; ma vaglia il vero,quefte e tre fòr- 
ti di Reppubbliche irregolari , perche di 
leggieri , come da noi fi difie , pofiòn cam- 
biar natura , e divenir difettofe , e mo- 
fìruofè, molto ben di rado fi veggono, aven- 
do la maggior parte unite o tutte , e tre 
quelle fórme in uno , o almanco due in 
guifa, che Puna vaglia per rattener l’al- 
tra in uffizio , ed imperò fi dicono vuol- 
garmente mille ; (ebbene vi fiano per 
al prelènte alcune altre (òcietà compo- 
ne o di molti Regni dipendenti da un ca- 
po , o di molte Città confederate , che 
componendo un certo fiftema , dir fi pof- 
fòno con gran ragione , fòcietà fiflema- 
ticlie ; avvegnacche di queffi Regni, 
che fian retti daunlòlo, altri lèguendo, 
ciò non o (tante pur ad oflervar le leggi fon- 
damentali , come egli è or 1’ Ungaria , e 
la Boemia , e non avendo altro di conamu- 
ne , che la fòla perlòna del Principe, aver 
. non fi debbano al novero di tali fòcietà ; al- 
tri effondo in tal modo uniti , che quelli , 
che fi furono (òggiocati, non guardandoli 
che come Provincie, l’uno neppur coll’ al- 
tro viene acoftituire (Ulema alcuno , come 
fi fu un tempo ia Macedonia , la Siria, c 

X, 3 l’Egit- 


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3*6 DE’ PRTNCIPJ 

) l’ Egitto lòtto Y Impero Romano , ed altri 
finalmente fon in tal guifacon le fòrze uni- 
ti ed accoppiati per difènderli, che non ven- 
gono , che fòltanto una fòl fòcietà a corti- 
tuire ; e quelli di vero formano un firte- 
ma , e quello di cui or trattiamo . Ma 
la piu parte de’Regni fi cambiano col tem- 
po , giufia dalla Storia s’ imprende, di for- 
ma , e di figura j quindi quella dell’ Impe- 
ro di Germania , hà sì fattamente trava- 
T gliato i Scrittori tutti, del dritto pubblico, 

- che quanti eglino più fono , cotanto è 

• diverfo il numero dell’ oppinioni , e delle 
^ (èntenze, che intorno quefìo particolare 

- ^ abbiamo ( n); imperocché alcuni rifguar- 
; dando foltanto alti titoli , all* onore , e al- 

• l’infegne di Monarca, che dar fi fogliono 

• all’ Imperadore, fi credono quello Impero 

• del tutto Monarchico (<?); altri vedendo 
che i dritti di Maefìà non vi vengano a 
lor avvilo da quello folo efèrcitato, ma 
eh’ e’ 1* eferciti una con i Stati, vogliono 
che fia una pierà Ariftocrazia ( p); Molti 

• l’ anno per un mirto di Arirtocrazia , e di 

* Mo- 

( n ) Joan. Emetti % Olympjì lib. 6.jur. pubi. 

( o ) Reinkittk de regim. fecuLè Ecclef. lib. i. ciaf, 
x.c.z. Dn. Baro Linker in differì, de forma S. R.J. Dn. 
Brunnem in examen J. P. lib. 6. 

( p ) E odi», de Repub. cap. 6. JCubback (• I« ?• illufi. 
decad. i. ult. 




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J ■ 


DEL DRITTO NATURALE. 417 

Monarchia , come che vi preyaglia giuda 
ii fèntimento di alcuni di effì queft’ ulti- 
ma ( q 0 fecondo il parer degli altri la 
prima ( r ) ; parecchi lafi figurano per un 
corpo d’ affai irregolare ( s ) ed al rincon- 
tro non pochi , e forfè con maggior fenno 
affermano , che fèbbene a tempi dell* Im- 
perator Carlo Magno , e de* Tuoi fìicceffo- 
ri fiato fi fofie Monarchico , non guarì do- 
> po crefciuta appoco , appoco l’autorità de- 
gli Stati , e fpezialmente dal Regno d’ Ot- 
tone in poi , e dalla morte di Frederico 
II. quella oltremodo aggrandita , mirata 
non fi fofie giammai in appreffò la podeftà 
imperiale in quel fplendore e in quel 
< vigore in cui era per antico , e che 
per quello , e per li continui , e ben 
f fpeflì mutamenti , eh’ avvengono in una 
tal Reppubblica , molto malaggevole , 
e difficile effendo applicarla alle regole 
Ariftocratiche , ella dir non fi poffa migà 
di ragione nè pura , ne miffa per le diver- 
fe , e varie prerogative dell’ Imperadore, 
degli Elettori, e de’Prencipi ; ne irre- 

X >4 gola- . 

( q ) Jlufwlin. ad A. B. diJJ’ert. i.$. 1i.pag.y6. Bue- 
cìer. notit. Imptr. lib. zz. c. 3. p. zSS.- 

( r ) Limnxus ad J.C. lib. j. c. io. Arnifav. lib. x, 

f* 6 . 

( f ) Conriag. decapitai» C<*far,§.f 3. Pufendorjf. de 
Séfuk» irregol» 3 


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D E’ PRINCIPI' 

- polare per aver non men dell* altre leggi 
certi , e regolari ; ma eh* abbia una certa 
propria forma defenita dalle medefime 
fue leggi ; e quella rilguardo all* altre 
Reppubbliche fia Anomala , e P Impero 
; Elettivo (t) . Ad ogni modo quelle , ed al- 
tre sì fatte focietàfitiematiche,giufta la di- 
vertita delle leggi , e delle colleganze, po- 
tendo alcune coftituire , e far un fitiema 
vieppiù tiretto dell’ altre pofiono efier di 
varie , e diverfe fpezie ; ed egli co là anche 
degna d’ofièrvagione , che in molte di 
* quelle , avvegnaché la podetià de’Regnan* 
ti non fia del tutto aflòluta ed indipenden- 
te; per tutto ciò pur eglino abbiano il 
dritto di chiamar in coniglio e convoca- 
re , dove abbilògna per la pubblica quie- 
te, tutti quegli , che ne fon partefici ; e a 
cofioro convenga l\ibbidire . 

/}. Ma dovendoli da’ Regnanti eleggir de’ 
XI.Magitirati , e de’ giudici per 1* elocuzione 
delli lor regolamenti , leggi , e tiatuti , 
quali fon gli obblighi , e li doveri di co- 
tioro ? 

‘M. I. Effondo eglino eletti fol per quello fi- 
ne , non devono da quegli in niun modo 
neppurunjota appartacene; II. Per una 
ftdflà ragione applicar non potendofi i fatti 

di 

( t ) Z>». Brumem. in estam. jur. pubi. e\ i.f.f. 


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DEL DRITTO NATURALE. 3 a* 
di cui fi tratta alle leggi , e giudicarne » > 

lènza che pria ben non fi difitminano , egli 
r . è meftieri che deano udienza a tutti indi- 
' fintamente , e li Tentano ben volentieri e 
con ogni placidezza III. ogni uomo e (fen- 
do in obbligo di amar l’altro,febbene odiar 
e’ debbono , ed aver a male il cattivo pro- 
cedere de’ delinguenti e malefattori, devo- 
no amar (èmpre però quelli ed averli ca- 
ri ; IV. per non aggravare li poveri , e mi- 
seri litiganti di (peé, e di tedio, ingegnar fi 
devono con ogni Audio di (pedir predame- 
le tutti i Giudizj , tanto civili , quanto cri- 
minali^ V. finalmente abbifogna che pr oc- 
cura no di confervar in tutto la autorità pro- 
pria, e de’Regnanti che rapprdèntano con 
rederfi agli occhi di tutti perirreprenfibili, 
e lènza macchia. Per tutto ciò efièndo egli 
colà certa, ed indubitata, che qualunche 
occupazione , o aff’ar di fiato e* fia guidar 
fi polfa , e condurre afiài bene, giuda un fi- 
fiema particolare , e proprio , farebbe fen- 
za dubbio di un efìremo giovamento per 
tutto il Minifìero, fi fòrmaflè un fiftema 
generale di tutte le parti del governo sù 
mallìme fondamentali fofienute da una 
ben lunga elperienza , e da profonde me- 
ditazioni di tali colè ; divifoe (iiddivilò in 
modo, che ciafcun minifiro vaglia da (è 
' ' " ' " folo 


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no DE’ PRINCIPI 

lolo a formartene uno, che fervir gli po- 
tere per una gran guida alla Tua incotti- 
penza , e per condurlo ficuramente, giuda 
certi principi al luo oggetto principale, 
come che molte parti della legislazione 
fian cotante dubbie, che niun può in modo 
alcuno viverne ficuro, non ottante gli gran 
lumi , eh’ egli n’abbia dalle teienze , come 
quelle, che dipendono aflài poco dall’uma- 
na prudenza . 

D. Qual cola volete voi , che fi fàccia da’ 
Regnanti per far che quelli non fi abufino 
delia lor autorità ? 

M. Eglino devono ingegnarli di non eligger 
per quello le non perlòne ben degne , e 
, meritevoli ; avvegnaché alcuni Politici sì 
per confervar in tutto 1’ uguaglianza , e sì 
per temperar in parte, ed impedire lo ttra- 
bocchevole impeto , e l’ impazienza , che 
, quali necettà riamente accompagna i gran 
talenti , credono necettàrio melcolar con 
quelli alle volte lì meno abili ; e far che li 
Magiftrati non fiano fòverchio lucro!! Ipe- 
ziaimente ne’ Sgoverni , che fi partecipa 
dell’ Oligarchia ; poiché in tal fatto modo 
i poveri per una tterile ambizione punto 
non curerando d’ abbandonare li lor pri- 
vati interefli , e li ricchi averanno del pia- 
• cere dominare giufta la lor paffione , e lì 
s. ' ter : 


r 


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del DRITTO NATURALE. , w 

terranno occupate più , e più perfòne a di* 
*erfione dell 5 ozio ; a ogni modo nelle ma- 
terie gravi , e di/gran momento , giulta 
' T oppinion d* Arinotele , non (la bene , 
che quegli che confìgliano , altresì delibe- 
rano , potendo avvenir, che quelli di leg- 
gieri regolino li lor conlègli con fini , ed 
affetti privati ; Quindi in Atene il colleg- 
legio de 5 privati avea foltanto la confulti- 
va , e al Senato , e al Popolo fi lafciava la 
deliberativa ; 

D. Ma in che crede finalmente voi che con- 

XII. fidano i veri vantaggi d’una Reppubbli- 
ca , o di un Stato ? *. 

M' Nel commercio . 

D. Ch 5 intendete per quello ; 

Ai. Una facoltà di permutare il fùperfluo 
per il necefiario che non abbiamo , e traf- 
portarlo da un luogo in un altro . 

X>. Come confiderate voi quello commercio. 

M. In interiore , ed elìeriore , o maritimo. 

D. Quale di quelli abbiate per lo più nècef- 
fario ? 

M. V interiore , come quello che cofiituifce 
il ben attuale di un R egno , - o di un Stato. 

D. In che egli confilìe ? 

M, Nell’agricoltura , nell 5 indulìria de’pro- 
prj terreni , e nella diverfa utilità de tra- 
vagli . - • ' • 

A Co- 

.» 


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Di DE’ PRINCIPJ 

T>. Come dunque credete , che mante- 
ner fi poflà in fiore un cotal commercio ? 
M. Con la protezzione , con la libertà , e 
con la buona fède . 

D . Quali perfone meritano la protezzione ? 
M. Egli abbifogna pria che fi proteggano 
gli agricoltori , e li lavoratori della terra; 
in apprefiò gli Artidi , e dopo gli altri,* con 
raddolcire il travaglio d* ogni uno, e far 
. che P induftria de* Cittadini tutt' ora s’au- 
menti , cd aggrefea , non lafciando a, pat- 
to alcuno impunità la pigrizia , e l’ozio , 

- eh’ è la (ùrgente di tutti vizj ,* imperocché 
l’ immaginazione umana avendo continuo 
bifogno di notritura, ogni volta che le 
mancano degli oggetti ben veri , e (labili, 
ella formandofene di quelli, che non fono , 
che larve , e chimere, deriggerfi lafoia to- 
talmente dal piacere , e dall’ utile momen- 
taneo ; quindi la Monarchia la più foggia, 
e meglio regolata del Mondo rincontra* 
rebbè tutta la pena pofiìbile in fòftenerfi , 

• (è parte di quelli , eh* abbitano nella Ca- 
■ pitale , altro non dico , marcifiero unqua 
nell ? ozio ; fenza che qual cofa è mai altro 
in effetto il cercar da vivere lènza trava- 
glio , e fatiga , che un furto, o latronec- 
cio , ‘che dir vogliamo fatto per lo conti- 
nuo alla Nazione ? e confequenteraente un 

- ~ de- 


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DEL DRITTO NATURALE . 3 35 

delitto che merita la Tua pena. 

D. Mà’impiegate , ch’abbia un Regnante 
gli uomini neceflarj alla cultura, alla guer- 
ra , e all 5 arti , come voi dite, del redo che 
volete , eh’ e’ ne faccia ? 

M. Egli fi deve occupare in opere di ludo , 
anzi , che lalciarlo in una vita tiepida , e 
neghi ttòlà. 

D . Non farebbe colà megliore , e più com- 
mendabile mandar tutti quelli a popular 
nuovi Paefi, ed a ftabilir un nuovo Domi- 
nio fùbordinato totalmente , e fòttopodo a 
quello , che lor fornì di un sì fatto afilo , 
efsedo a mio avvilo quello il più bel modo 
del Mondo da far conquide lènza perdita 
di dati , e de* Cittadini , e lènza efporfi a 
molti perigli militari , e alla gelofìa de’ vi- 
cini e alli folletti di una lòverchia eden- 
zion di dominio , o di qualche oltraggio, 
od onda, che potrebbero mai eflì ritorne ? 

Mai nò ; poiché lèmpre mai fi è elperi- 
mentato per più vantaggiolò , e di mag- 
gior 'profitto per un dato redringere per 
quanto vieppiù fia polfibile li Cittadini al 1 
luogo della lor propria dominazione in cui 
realmente rinvenir fi devono le forze di 
una Nazione , che inviarli fuora , ed in 
lontani paefi ; ne di un cotal elpediente a* 
Regnanti cpnvien l’ulò, (alvo chejn ulti- 
ma 


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’fc SI» 


( 


&4: DE’ PRINCI P J 

. ma necefiìtà e bifogno , e quando di Vero 
il lor Popolo veggono eftremamente ag- 

• grandito ; imperocché una Nazione, che lì 
- difpopola per gir ben lungi a Itabilirli del- 
le nuove abitazioni per ricca che ella ha , 
e poflènte divien ben tolto debole , e Ipofc 
fata, da per tutto, ed in illato di perdere una 
con quelle 1* antiche , come dalla Storia 
s’imprende. 

D. Ma qual colà voi intendete per ludo ? 
M. Tutto quello che può mai lèrvirci per 
un maggior commodo della vita , c che 
non confitte , che in drappi lini, tele, ed al- 
tre colè di tal fatta ; imperocché non è in 
mio intendimento perfùavervi per lodevo- 
, le e commendabile l’ufo de’diamanti, delle 
pietre preziolè , ed altre colè tali, che non 
Valendo che per aggravar una tetta , e per 
tener imbarazzate , ed impedite le dita , 
non già per ifparambiarci di travaglio al- 
cuno , o per liipplire ad altra cofa necefc 
faria al noftrofoftentamento,fi doverebbero 
con ogni ragione in ogni ben’regolata Rep* 
pubblica vietare ,♦ vero però è ch s alcuni 
confondendo quello diverfo genere di lufc 
io con il primo , anno lenza diftinzione al- 
cuna 1* uno e T altro riprovato , ma fenza 
molto gran lènno ; imperocché non ba- 
ciando per dilungar gli uomini da vizj nè 

• ' \ . . .. la 


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* ni • 


DEL DRITTO NATURALE, w 
la purità delle malfìme della noltra vene- 
randa Religione nè. il dovere , e Tobbliga- 
. gione propria lènza le leggi ;e tutti lènza 
riferva d 1 alcuno veggendofi portati dalle 
\ paflloni , e dagli affetti , il faggio legisla- 
, tore non può, nè conviene,' eh* altro fàccia, 
che maneggiar cotafi paflìoni , ed affètti , 

. -che fon la caula della cattiva condotta de’ 
fìioi , in modo , che ridondano a utile j e 
vantaggio della fòcietà , che compongono; 
così per ragion d’efèmplo vedendo egli, 

> che Tambizione renda l’uom militare d’af 
' fai valorofo , e prode ; la cupidigia in- 

* duca il negoziante al travaglio, e tutti Cit- 
e tadini generalmente vi fi portino per lo 

luffe e per la fperanza di un maggior/.com- 
- modo , che altro vài egli a fare , che met- 
ter ogni ffudio , e ogni cura in trovar mo- 
- do, come quelli affetti giovar mai potreb- 
bero alla focietà di cui egli è capo ? L 5 au- 
torità grande , e la rigidezza de 5 Lacede- 
moni non fu di maggior conquito la cag- 
gione , di quelle che agli Ateniefì recaro- -, 
no le. delizie , e i maggior commodi della 
vita , nè il governo degli uni fù-per quello 

* ' molto differente modo di vivere un punto 

: megli ore di quello degli altri ; o quegli 

* ebbero degli uomini illufìri , ed eccellenti 
- v «ffai più di quelli ; imperocché al novero 

* • ' di 


’ %• 1 

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DE » P R J N CI P J 
di coloro di cui favella Plutarco eglino 
non vi fi veggono, che quattro Lacedemo- 
ni^ fette Ateniefi, lènza un minimo motto 
di Socrate , e di Platone peravventura la- 
nciati in obblio ; e lo ftedf giudizio far 
conviene delle leggi contrarie ^di Licurgo, 
non effondo elleno^ miga degne di maggior 
attenzione di quella, che lo fono 1* altre 
lue leggi, con cui cercò egli d’ opprimere , 
e tor vìa totalmente da’ Tuoi il rofibre ; im- 
perocché come potea darfi mai a fpe- 
rare , che la dia comunità, che non affetta- 
va ricompenfà alcuna eterna, confervato 
avefle lo fpirito d’ ambizione di far delle 
conquide, efpoda a un' infinita di fatiche , 
adenti , e perigli fenza aver picciola fpe- 
ranza da poter accrefoere i fùoi averi, o di- 
minuire , e foemar in parte il fuo trava- 
glio , dove fi mirò la gloria fenza tali van- 
taggi ,chevalfe per dimoio della moltitu- 
dine ? fenzacche egli è certo, e fuor di dub- 
bio che quello, che fembrò ludo a nodri 
avi , non lo fia per al prefènte , e quelche 
or lo è per noi , non lo farà forfè per que- 
gli , che ci fègui ranno ; e che l' ignoranza 
de* maggiori commodi lo refe a molti Po- 
poli per nojofo , e (piacevole ; quindi le 
oodre leggi fontuarie foemarono di nume- 
ro , e predo che andarono in difùfo , fècon* 

do 


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• , 

DEL DRITTO NATURALE. 337 
do la noftra Politica fi andò da dì in dì viep- 
più perfezzìonando,anzi molte non ebbe- 
ro neppur una fiata 1* elocuzione ; impe- 
rocché al dinanzi che fi foffe una fòggia 
tralafciata udendone un’ altra di maggior 
lufiò della prima , e facendo , che quella 
di Ieggier fi obliafle, elleno non aveanoin 
che Ìuflìftere ; e come fi può da chi fia di 
Ieggier oflervare, non altro che il iùfiò ha 
quali che dalle Città tolto 1* ubriachez- 
za , e portatala nelle campagne . 

D. Perche volete voi , che gli agricoltori, 
fiano li primi da proteggerti ? 
àd. L* agricoltura , e 1* induftria de’ terreni 
effendo le baie fondamentale di quello 
commercio, lafciar non fi può in un Reame, 
lènza una dilmilùrata perdenza ; imperoc- 
ché non valendo il terreno da le a produr- 
re colà alcuna lenza una buona , e perfet- 
ta coltura, nella fcarfezza , e penuria di 
quello, eh* è d’ una neceflità afioluta per 
la vita dell’ uomo , qual appunto è quella 
. delle biade, prò veder non fi può , nè reme- 
diare ad accidente , o inconvenienza veru- 
na , con quella medefima facilità , e agge- 
Volezza eh* s* incontra , trattandoli dell* 
altre colè ; quindi egli fi hà per una maf- 
fima fòmmamente vera, ed incontrafiabile, 
- che le forze d’ un Regno allor fiano lùpe- 
r Y rio- 


Digiti 


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a;* .D E* rRINCIPJ 
riori'. 9 e maggiori a quelle d’ un’ altro 
quando maggior quantità egli abbia di 
quel che è d’ una neceffità realmente afiò- 
luta per la vita ,e per lo lòftentamento de 
Cittadini ; effendo colà , feoza fallo d’af- 
v fai lungi dal vero il credere * c he i paefi 
ricchi in Miniere fiano li piu graffi 9 e ab- 
• bondevoli del Mondo , tutto dì facendoci 
. la fperienza conolcere , che in quelle li ri- 
chiegganoun numero aliai gradedi perlò- 
ne , che occupato, in altro farebbero al pa- 
drone di maggior vantaggio , e utile, 

V. Ma come vorrefle che s* incoraggifchino 
mai quelli camperecci , o forefi applicati 
...alla coltura» 

ù Per veriità non vorrei già che lori! pro- 
- ponellèro perciò al dinanzi quanti Confu- 
si * e Senatori , e Dittatori Romani , quan- 
ti Re fi tratterò dall’ aratro , e dalla van- 
ca , o lor fi mottrafle quanto quello me- 
dierò fi fù feriale a tutti e comunale 
Quand' era ciba il latte 
Del pargoletto Mondo , e culla il bofeoi 
imperocché con la filza di quelle , e altre 
sì fatte ciancie di cui compongonfi da Ret- 
torici le lor itlampite, non fi verrebbe di 
vero altro a fare , che cantar a porri ; ed il 
più delle fiate lor diverrebbomo ilpiace- 
voli , e nojoli ; ma il miglior modo , che lì 

può 


DEL DRITTO MATUR ALE. 3 39 
in quefto da uom tenetegli nonè-amio 
credere, che prometterli , e ridurli in ifpe- 
ranza*d una buona raccolta 9 e foccorregli, 
ed aiutarli quando abbi fogna. 

V, Venendo al fecondo mezzo, eh 'abbiamo per 
i (labi 1 ir quefto commercio interiore, ch’è la 
libertà, (piegatemi quefta in che confitta. 

M. Quefta , che è aftai più neceftària della 
medefima protezione , potendo la fola for- 
za del commercio efler in luogo di quella, 
non confitte che in una certa facoltà data a’ 
Cittadini da poter cambiare e permutar 
il foperfluo per quel che lor abbi fogna ? e * 
trafportarlo da un luogo in un altro ,* onde 
ella per verità accoppiar fi deve sempre 
mai congiungere con la facilità , ed agevo- 
lezza degli tralporti , e de 5 viaggi , dipen- 
denti del tutto dalle vie, dalli canali, e dalle 
riviere ; comecché con quefto vocabolo di 
libertà , che malamente prefo hà mille , e 
mille fconcerEi recato nella Religione , e 
• nello Stato, non intendo, che operar fi 
debba a capriccio * e contro il comun 
vantaggio della focietà ,• ed imperniò re- 
ftringer fi devefoltanto a quel che riguar- 
da il trafporto di quello, che avanza non 
men al padrone, che al luogo , da cui que- 
fto vien fatto. 

D» Senza dir nnl la della fedeltà , richieda 

Y 2 .io 


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*340 I> E* PRINCIPJ 
' • in quefto commercio, avendone a fiufficien- 
za favellato al dinanzi, palliate al commer- 
cio efteriore , o maritimo . 

M. Inquerto oltre quelle colè, che fi ri- 
chiedono per lo ftabilimento del commer- 
ciointeriore ad avvilo d’unlnglefè, fègui- 
to dal Signor Mellon, da cui imprefi quan- 
to or vi dico intorno quello particolare 
egli è neceflàrio; I. L’aumento, o ag- 
grandimento del novero degli abitanti y 
II. La moltiplicazione de’ fondi del Com- 
mercio. III. Il render queflo commercio 
agevole , e neceflario , IV. L’ ingegnarli 
che fia dell’ interefTè delle Nazioni nego- 
ziar con noi ; Nel terzo egli reflringe non 
meno il tra (porto de’ debiti, e de’ dritti 
de’ Mercadanti , che le fpefè necefiàrie 
' * perii Doganieri , e i buoni regolamenti 
intorno a’ cambj , e Tafficuranze marid- 
me,che porte in ufo dagli Olandefi , 1 * an - 
no oggi gl’ Inglefì diftefe fin alle per/òne 
flefie , che vanno con le merci; e nel quar- 
to e’ comprende tutti i tratatti di commer- 
cio con le Nazioni. 

ZhPofto per vero,che l’aumento degli abitan- 
ti fia cotanto neceflario e utile quanto voi 
dite per un Stato , e per una Reppubblica, 
colà credete che far fi debba per querto? 

JM, I. Egli è necertàrio , che fi proteggano i 

ma- 


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DEL DRITTO NATURALE. 34 1 

maritaggi con privi leggi , e foflìdj con cef- 
fi a genitori di una numerofa prole, e con là 
diligenza ufàta irr ben educare , ed allevar 
gli orfanelli, ed i putti efjxjfii alla vétura IL 
Convien (palleggiar i poveri iti guifà, che 
non fi confumino nell’ozio, e nelle miferie, 
e fìan perciò coftretti d’ abbandonar il lor 
\ Paefe . III. Egli fi deve con tutta aggevo- 
lezza ammetter i Ara ni eri IV. Abbi fogna 
che s’ abbia ogni cura de’Camporecci , e 
di quelli che firn muojono nelle Campa- 
gne per le foverchie mitene . V. Egli ò 
medieri proccurar di aggrandire quanto 
fia poffibile f indufìria, e perfezzionar far- 
ti , e i meftieri , poiché con ciò venendofi a 
tenervi minor quantità di perfòne occupa* 
. te , il di più fi guadagna . VL fi doverebbe 
altresì trattare di non tenervi in quefio più 
di quelli che vi fi richiegono ; comecché 
non fiuebbe (bordi propofit© con una leg- 
ge torre la facoltà a oiafcuno di difporre 
ideila foa libertà al dinanzi , che non abbia 
quella da poter difporre de’ (boi beni. 

V. In molte oceafioni dunque fia per fàper 
quelli che per travagliar fian buoni , fia 
; per lo fiabiiimento., o leva di nuove impo- 
ne , fia per conoteere li differenti progref- 
fi della moltiplicazione degli uomini , fia 
per altra co fa sì fatta fon neceflàrie in un 
“ Y * Re- 


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Ì4* P R1NC I P J 

Regno le numerazioni degli abitanti. 

*M. Certifiìmo anzi alcuni ti fon ingegnati 
fino di calcolare quanto un agricoltore , o 
un artifla fi£ d’ utile allo flato,- vaglia il 
w vero la colà ha molto del malagevole, e 
. del difficile,* a ogni modo non vi difgrade- 
■: rà un modo in ciò ufàto dal Cavalier Pet- 

i 

; t.ti t , cheto ci propone M. Mellon ,• come- 
x che fèftfpr&'fia mólto più fpecolativo , che 
o pratico ^imperocché fòppoflo, ch’egli ha 

- per vero ; f. Che nella Scozia , è nell* In- 
i» gh interra .non v’ abbiano che fèi milioni 
c à? ahbitariti . If. Ch’ogni uno di quefti 

fpenda 7; lfre fterline , che nel corfo d’un 
fi anno 1 vengono a far 4*. milioni di Ipe/è ; e 
xlfl, Che l’ entrate de’- territori non fia al- 
” tro che otto tflilioni , e quelle delle Carri- 
< che , e de’Benefizr di diece ,* perche di 42. 

milioni toltine , e fottràttine 18.: ne riman- 
^ gono 14. ; egli quindi ne ritrae , che qtte- 
: flo fìa appunto quello * che fi ricolga 
+■ dall’ induflria . In appreflò pattando egli a 
far il calcolo della valuta d* un uomo , e 
' (opponendo giufla i’oppinion comune la 
vita degli uomini di 20. anni, con aggiu- 
• v gnere l* età di quegli v che vivono più , . a 
quegli che vivono meno , effondo la molti- 

- tudine, che nafce tèmpre proporzionata a 
qnella, che (e ne muore > multiplicando li 

34. 




DEL DRITTO NATURALE. 343 
' milioni d-* utile per li 20. in cui fi ri» 

• ftringe tùtta la vita dell’ uomo ; e veden- 
do:che con ciòd venga a far la fommadi 
480. milioni , la quale divifà per li lèi mi- 
lioni d* abitanti , per quotienfte fi rinveti- 

- ca che abbia 80. lire (ieri ine, egli vuole 
-- eflèr appunto quella la valuta di ciafeun 

di quegli 2 } - 

$). Ma rifguardo al trafporto delle merci 
. maritime , porto che quelle fiano 1* avanzo 
-di quel che abbi fogna iti un Stato, volete 
che permetter fì debba indiftintamente , 
r e lènza dirtinzione ? 

M. Per altro giufta la libertà generale del 
‘ \ Commercio permetter fidoverebbe qua- 
lunche reciproco tralporto ; imperocché 

* in una cotal guilà quelche in una merce li 
perderebbe da una Nazione, fi guadagna- 
rcele nell’altra,* ma uòpo làrebbe ch’in ciò 

f concorrere, e girte dj concerto tutta l’Euro, 
pa ; colà che per li grandi , e lèmmi pre- 
giudizi di cui ella abbonda è preflo che im- 
ponìbile , non che malagevole ; quindi li 
' ^vede , che molte Nazioni per particolari 

- interelfì v’abbian una infinità di termini , 
e di rellrizioni intramelfe. 

V. Ma non làrebbe egli un un maggior van- 
taggio j e utile per noi , che gl’altri venif- 
fero da noi anzi , che noi ne gifiìmo ad ef- 

- - ? 4 1 <■*? 



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U4 D E’ P R I N C I P T 

fi ? Quanti perigli fi rifparambiarebbero , 
quanti travagli ? Non èrebbe realmente 
; un tal modo di trafilare molto vieppiù fi - 
curo ? 

M. Quello è fallò ; imperocché le pur ciò 
fòfiè vero ne verrebbe 1* intera diftruzione 
. d* ogni porto , e d* ogni marina , e una tòz- 
za , e fèrvil dependenza in ogni fòrte di 
; commercio altresì neceflario , in modo 

< che non differirebbomo in nulla da coloro, 

• che per ogni parte cinti,ed afièdiati daVie- 
«nici, non pofiòno ottener cofà alcuna lèn- 
za porger a quegli de* priegh» ; fenza che 

* come dalla Storia , e dalla efperienza si 
„ - cono Ice Putile de’ Mercadanti , le fpefè 

della Vittura , la Coftruzione de* Vafcelli, 
ed i perigli della Navigazione ritornano 
fèmpre in vantaggio della Nazione ftefla , 
che 1* intraprende, effóndo egli certo , che 
fè ne ricolga Tempre il ap. per cento, 
e che tutte le fpefè del commercip vadino 
a danno , e di (capito del confuraatore ,* va- 
glia il vero quello genere di commercio 
• r dagli antichi era rifguardato ,.come un fìi- 

< \perfluo; quindi tra Nervi, o Tornai era 

del tutto proibito (u) ; e de’ Romani 
. .fiefiì abbiam una legge fatta lòtto 1* Impe- 
: radori Valente, e Valentiano , in cui fi 
•V , . - ' vie- 

( U ) &fnr iib. Xt Commenti 


DEL DRITTO NATURALE. 34? 
vieta il trafporto d’ oglio , vino , ed altre 
forti di liquori al dì fuora de’ confini del 
, lor Impero , affin di non allettar i ftrani a 
venir nel lor Paefe ; mani fèdo légno della 
poco lor Politica , ed ignoranza, non che 
, della fcarfà prudenza de’ lor legislatori , e 
della debolezza dello Stato; avende egli- 
no dovuto creder più tofto che quefle me- 
defime proibizioni , dove peravventura 
.< paffete fodero in contezza de* foraftieri , 
conofcendo il timido motivo di cotali fta- 
tuti, fi fòdero molto più volentieri portati 
a fame la conquida ; A ogni modo quedo 
'' fu il dedin proprio di tutta V Europa , an- 
zi altresì dell* Alia per lungo tratto di 
, tempo ; imperocché da niun de’ Regnanti 
fi penfava mai alla ficurezza de* lor confi- 
ni, ed a dirozzare in qualche guifa,o ripo- 
lire li proprj Stati , ma fòltanto a tenerli 
occupati alla guerra , ed alla milizia; e fo 
peravventura aveano qualche poco di 
commercio, non era che di necefiìtà ; in un 
motto tutti fi furono sforniti , « privi del- 
lo fpirito di confèrvazione , e* di quello 
del commercio., che effondo in fe infopa- 
rabilij guardar fi poffono a gran ragione, 
. quafiche come una detta cola , e come due 
parti, che coflituifcono un tutto;ed in que- 
gli, pochi, che afpirarono alla Monàrchia 


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D E’ PRI NCIPJ 

Univerfale , altro non dilcoprj , che un 
fpirito di conqurfta * che feparato dalla 
prudenza necetfària per la conlèrvagione , 
a deferenza di quefta,fhe procede ne’ 
princìpi con lentezza,^ da dì in dì vieppiù 
‘ tèmpre fi perfezzióna , cominciando egli 
con gran preftezzà, ed empito e così pari- 
niente mancando, non è maraviglia tè veni- 

* van ben tolto dagli altri (òggiocati , e vinti 

• non oftante qualunche grandezza , o eften- 
zione di potenza , o d’ impero. 

£>. Ditèoveritimi il voftro fèntimento intor- 
Xlir. no la guerra ?* 

2kf. Così noi domandiamo quello Stato di 
una Reppubblica mediante cui , ella ob- 
bliga un’ altra a lòmminilìrarle quanto 
'brama . -• ‘ v - ' • ■• *'> • '' 1 ■ 

V. R* ella per dritto Naturale permeila ? 

M* Senza fai lo -imperocché le Reppubbliche, 
conforme noi dicemmo efiendo alla guilà 
di tante perlòne nello fiato della Natura ; 
v e dovendo ogni uomo a tutto poter icàn- 
zàr che che di male gli può mai per colpa 
altrui intraveni re, con adoperare in ciò tut- 
ti mezzi poffibih del Mondo , egli è di 
ragióne, che l’una badi al rifàreimento 
del danno , ricevuto dall* altra , e tratti 
con mezzi conyenieriti r ed anche con la 
• forza , dove tutto manca , ripararvi . ;■ 
D. Che colà è pace ? M '• Egli 


DEL DRITTO NATURALE. 34? 

M. Egli è quello flato di uno Reppubblica i 
' eh’ è ben ficuro, e libero dalla violenza , 

' e dalla forza de* ftranieri . » . 

D. A noftro avvilo dunque nello flato Natu- 
rale , in cui fi conliderano le Reppubbli* 

. che, eflendo peravventura permeilo d’ufar 
la forza , o violenza contro la forza , o 
violenza , fòltanto dove non vi fiano de- 

• gli altri rimedj , la guerra reputar non 
fi deve , che come uno eflremo remedio , 
a cui non bifogna venir giammai, fé non in 

*;• calò dilperato , e dopo aver tentato tutti 

♦ gli altri i II perchè ebbe tutta la ragione 
Livio di aderire che : jujìum bellum , qui- * 
bui necejjarium , # pia arma , quibui nul - 

■; la , nijiin armi 1 relwquitur fpei . 

M. Per verità da Iperienza maeftra di tutte 
le colè, da tutto di adimprendere, comec- 
1 chè lènza alcun profitto de’ Regnanti , che 
fia lèmpre vieppiù il danno * ed il dilèapi* 
toy che recanò le guerre , che l’utile: 
t * Quindi quelli metter dovendo, tutto lo 

- Audio , e la cura in promuovere in qua- 
hmque modo la falvezza , e il bene della 

- Reppubblica, egli conviene, che in un 
fido, calò fi portino a guerreggiare ; cioè, 
quando lùpera di Iunghifllmo fpazio, e 

. lènza comparagione eccede la fperanza * . 
del guadagno il timor del danno , per va- 
ler-; 


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'34* ; DE* PRINCIP j 
lermi del detto di Àugufto ^ e dopo ado- 
perati tutti gli altri mezzi pofiibili ; come 
a dire dopo , che perii Legati fi è di già 

- ammonita la parte contraria ± e nemica a 
lafciar 1* offefà , ed a rifar il danno , parte 
con la dolcezza , e parte con l’afprezza; 
ovvero dopo averle recato qualche danno 
uguale al di già (offerto , ed ufàto delle 
fcorrerie , o finalmente dopo proccurato 

» terminar le controverfie mediante gli ar- 
bitri ,' o altra colà di tal fatto ; il perchè 
da quefto fi comprende quelche ad uom 
mai vien permeffo di far nella guerra, rioè^ 
tutto quello lènza cui il nemico coftringer 
non fi varrebbe, e obbligare in modo al- 
cuno a quelche fi vuole , nè polliamo un- 
que per l’avvenire viver ficuri, ch’egli 
le ne rattenga ; poicchè nello fiato Natu- 
rale , come a voi è ben noto fèrvir ci pol- 
liamo di tutti li mezzi , che fi poflono mai 
avere per riparar al male , che è per av- 
venirci , e frenar colui , che n’è l’ autore, 
fìcchè non damo certi , che non ci dan- 
neggi in avvenire ; e perchè le guerre , q 
fon offenfive, o difenfive ; diciam noi guer- 
re offertfive , quelle che fi fanno per ripa- 
rar il danno , che fi può mai avere ; e di- 

; fenfive , al rincontro nomeniam quelle , 

- che mai fi fanno per eflèr rifatti di quel 

. - - * dan-* 


DEL DRITTO NATURALE. 349 
' danno , che fi è di già avuto , o per Schi- 
far quello , che altri tratta d* apportarci; 
non meno nell* une , che nell’ altre > do- 
ve fi vengono a terminare , fi deve total- 
mente alla parte offèlà rifarete tutto il 
danno , eh’ ella ha /offerto , e darle mal- 
ievaria , e ficurtà di non danneggiarla mai 
più inappreffò, con fòmminiftrarle pari- 
mente tutte le fpelè , che nella guerra ella 
ha fatto, pur che egli fia colà ageyole a noi 
e non imponìbile a farlo ; del refto , eh* 
ogni Regnante nello fiato della Natura 
fia tenuto dar fòccorfò , ed ajuto all’ altro 
invaiò ingiuftamente, ed affali to , e che 
non fi rinviene in fiato di poter difenderli , 
egli non lèmbrerà affatto Arano a chi che è 
ben perfuafo dell’ obbligagione , e del do- 
ver degli uomini di lòccorrerfi a vicenda. 
D. Quanti , e quali fono li modi propri per 
XIV. acquiftar un Impero ? 

M. Due: l’elezzione, e la lùcceffìone, giu- 
da dalli medefimi nofiri principi fi deduce ; 
non potendofi da niuno aver in altro modo 
il governo nelle mani , le non mediante il 
confenlò ffeffo di coloro, che governa, e 
ciò che quelli anno una volta flabilito ; 
comecché per verità fi poffà altresì ottene- 
re con Tarmi, e per conquida ; ma di 
quello ultimo modo non abbiamo colà di 

ri** 




■ffo D E’ P R I N C I P J ' 

rimarco da dinotare per aJ prefente; fé non 
che cotali Regni dipendano del tutto dal 
capriccio, e dalla volontà di colui, che 
. li conquida * - - ■' •. . 

D. Che intendete per elezzione ? 

M \ Un certo particolare , e lòlendo atto , 
mediante il quale, o tutto il Popolo, o 
foltanto una parte , cui quello concede il 
dritto , e la podeftà di eleggere, conferì* 
fce il governo di una Reppubblica a chi 
più gli piace , 

D. Quando 1* Impero è fùcceffivo ? 

M.‘ Ogni volta che li conferì perawentura 
a una famiglia , con patto , e condizione, 
che fi elegga fèmpre mai qualch’unodi 
quella per lo fuo governo ; il perchè egli 
può in quello cafo avvenire, che lì fii di già 
{labbilito, e determinato altresì chi fi deb* 
- ba di quella all* altro anteporre ; cioè per 
efèmplo , cheli primogeniti fiano preferi- 
ti fèmpre mai V fecondi , e quelli alle fu- 
mine , o che in altro modo venghi la fùc- 
ccflìon determinata; ovvero eh’ e* concedo 
fi fu con facoltà di difporne a lùa voglia in 
' teflamer.to , e fuora ; comecché vi fìa ri- 
fguardo a quello nella Germania altresì 
r ufo de’ patti fòccefiorj tra alcune fami- 
glie de’ Principi, e Signori; come adi- 
f- ilefò oflèrvar polliate da voi , dove vi 

piac- 


i . . 


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DEL DRITTO NATURALE. *jT 
piaccia negli Scrittori del gius pubblico y 
, (x) (ebbene per quelche,(èmbra non (è ne 
rinvenca etemplo dinanzi all* Imperador 
Ridolfo. Egli è il vero, che non meno 
quelli , che entrano nel Regno per fuccef- 
(ìone , che quegli che 1* ottengono me- 
diante l 9 elezzione cofiumano di ferii coro- 
nare ; ma ciò non effondo in fatti , che 
una congerie di più atti (blenni - per v cui 
non già fi accrefce , in qualche modo , o 
fi aumenta la. podeftà de 9 Regnanti , ma fi 
viene foltanto a rifiabilire , e confermar 

- quella , che di già anno , ed a render la 

lor perfona nota a tutti , e palefo co- 
me quello , che non è fondato , che in 
un 9 ufanza , non merita la noftra atten- 
zione . • V 

D. Finalmente avendo i Regnanti una (bmrna 
XV. obbligagione di riempiere gli animi de* 
loro fodditi delle vere mafiime di Religio- 
ne ; il governo del loro Stato rifguar- 

- do a queflo particolare credete voi che in 
effetto appartenga ad efii ? 

.Af. L’ obbligagione de 9 Regnanti rifpettoa 
ciò non è altro , che trattar d 9 introdurre, 

, e proteggere a tutto potere nel lor Stato 
-n laverà Religione, con dar a coloro , cui 

lpet- 

) Joatt. Ernifi , /. P. /. 3. 


I 


DE’ P1UKCIPJ ’ 
Ipetta largo campo da poterla efercitarej 
e delle Tue fonte ma/iime riempierne gli 
animi de* lor fodditi ; appunto come per 
far che quelli foddisfino al dover , che la 
natura lo rimpone di confervar la lor folute, 
e trattar, dove avviene , che peravventura 
incorrono in qualche malore di riffabilirfi, 
non fon miga tenuti farla da’medicanti, ma 
far foltanto che nel lor Regno vi fieno de- 
gli ben efperti , e pratici in quello meftie- 
re , o quandoabbifogniano non manchino; 
imperocché lo Ipii ito della Religione , e la 
politica temporale d*un Stato eiìendo infra 
se cofe molto diverte , e differenti ; trat- 
tando il primo di ftabilire , e mantener tra 
gli uomini un ordine perfetto , e una pa- 
ce folida , e ben ferma, ch’e’fia effètto 
d’ una unione de’cuori , e di un vero amo- 
re dell* unico , e foverano bene eh’ e’ Dio, 
mediante un gran difprezzo, e diftacca- 
mento dall* amore de’ beni temporali , di 
cui non nè permette , che un ufo d’ affai 
fòbrio , e parco , e il fecondo non ri /guar- 
dando altro , che 1* efleriore degli uomini 
a fin di mantener la pace , e la tranquilli- 
tà pubblica ; ed imperò fòddisfar non po- 
tendofi da una fleflà pedona , inùnffeffò 
tempo agli ebbi jghi,o doveri, o uffizi d’un 
.Principe Spirituale, e temporale, egli eoo* 

vie- 

« 

** ’• ; 


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DEL DRITTO NATURALE, ar? 
viene di neceflìtà,che fi dividino a due dif- 
ferenti perfone , e fi cofiituifohìno , e for- 
mino due diverfo potenze ,• comecché que- 
lle amenrìue tenute effondo totalmente, 
come abbiam detto, di congiungere, ed unir 
gli uomini nel culto di Dio , e nelP'offor- 
vanza di tutti gli obblighi , e doveri, che 
infogna lor la Religione , e riguardando 
perciò quaficchè un medefinio fine , non 
poflòn effor tra se giammai di vifo , e l’una 
contraria in modo alcuno all’altra, (al- 
vo che per la difunione, e difoordia di colo- 
ro , che T eforcitano , e bramano dar all* 
una un* eftenfione su dell* altra , che in 
guifà alcuna non può competerle ; Quin- 
di conforme quegli , che fon proporti al 
Minifiero Spirituale, fon in obbligo d’ ifpi- 
rar a tutti gli uomini , ed infognar loro il 
dover dell’ ubbedienza alle Potenze tem- 
porali, e Pofforvanza delle leggi ', e de-' 
gli ordini de* lor Regnanti ; così altresì 
coloro, cui Dio ha fidato , e commeflo *il 
governo temporale d’ un fiato, fon tenuti 
d’ ordinar a tutti lor fodditi l’ ubbedienza 
- alle Potenze Spirituali , e coftringergli 
agli obblighi , e doveri, che porta foco 
una tal ubbedienza in tutto quelch’e può 
mai dipendere dall’ufo della propria Po- 
tenza j ciò che comprende il dritto di prò- , 
teggere , difendere , e far mettere efocu- 

Z z io- 


3f 4 D E’ P R I N C I P J 
. zione alle leggi della Chiefa ; punir» e 
gafiigar chi che opera in contrario, e cerca 
iturbar T ordine efieriore , con far altresì 
delle leggi per quello effetto , quando 
mai v* abbifògnano. 

V , Vivon tutti ben perfùafi , e certi di que- 
lla verità ? 

M. Venendoci ella altresì nel Vangelo fpre£ 
famer.te infegnata » non fi legge giamai 
da’ Cattolici meffa in queflione ; a ogni 
modo li Scrittori del dritto pubblico infet- 
ti il più , .ed ammorbati di Refia , e ripie- 
ni di falle mafiìme, oppofle , e contrarie 
non meno alla rtoftra Santa Religione, che 
alla buona ragione » trattano comunal- 
mente a tutto potere di pervaderci il con- 
trario . , • • - i 

D. Ma su quali pruove , e ragioni fonda- 
no il lor difcorfò ? 

M Secondo dicono . I. Con farli altrimen- 
te egli fi viene a fòftener una di’vifione , ed 
unfcifhla continuo nello Stato, e nel Re- 
gno, effendo molto malagevole, e dif- 
ficile, che due Potenze diverte , operino 
concordemente in tutto , e 1* una non s’in- 
gelofifca punto dell’ altra , e venga a diffi- 
denza . II, Nello fiato Naturale tutto ciò 
effondo fiato proprio de’ padri di famiglia, 
inftituite che furono le lòcietà civili, pafsò 
a* capi di quelle , cioè a 9 Regnanti . Ili, 


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DEL DRITTO NATURALE. 3 rr 
Eflèndo il principal dover di quelli proc- 
curar in tutto di mantenere la pubblica 
quiete della Igcietà , e niuna colà valendo 
cotanto qùefta a dilminuire, quanto le con- 
troverfie , eh* avvengono intorno la Reli- 
gione, egli fi deve per quefto tutto ciò, che 
rilguarda quefio punto , confìderar altresì 
come proprio di elfi loro ,• 'Ma di quelli , 
e d* altri sì fatti folleggiamenti, non fi de- 
ve da chi che penfa far conto alcuno ; im- 
perocché per rifpondervi con confonanza ; 

I. Dove a ognuna di quelle potenza gli lì 
dà quell’ eftenzione , che gli conviene per 
natura, e viene in quel modo, che noi 
detto abbiamo efèrcitata , non v* ha niun 
feifma da temerli in un Stato , o Regno. 

II. Sebben egli fia vero, che ne* primi 
tempi 1* elercizj della Religione, non fi fa- 
ceano,che da* capi di famiglia, perché que- 

‘ fio fàcevafi per una pura necelfità , non 
’ efièndovi allor altro da cui efèrcitar fi po- 
tefiero, non ne polfiam noi, che fiam in uu 
altro fiato inferirne niuna colà di buono , 
■ in guilà , che quantunque e’ Aggiungano 
di vantaggio , che da quelli pafiàti fòdero 
nell’ infiituzione delle locietà civili a* Re- 
gnanti , ciò come colà , che non è da altro 
foftenuta , che da conghietture , non deve 
1 far in noi niuna impresone; imperocché 
dalla lezzione della ftoria egli s’ imprende 

Z 2 '- al 


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3*6' D E*/P R I N C 1 P J 

al contrario, che tutte le Nazioni del Mon- 
do , e tutti i Popoli della Terra (alvo 
alcuni pochi che non fi vaifero della Reli- 
gione , che per frenar la plebe , e per te- 
ziar la lor ambizione , ebbero due poten- 
ze diverte , T una per lo buon regolamen- 
to di quelle cote, chea quefta appartenea- 
no , e l’altra per lo buon governo di quel- 
le , che riguardavano teltanto 1* ellerior 
della lor tecietà . E III. Finalmente avve- 
gnaché i diflui bi , e le rivolte molte in 
alcun Regno tetto pretefio di Religione 
fiano fiate le più perniciofe del Mondo ; a 
ogni modo , come la fipria lo c* integna , 
la caute , e il motivo principale di quelle, 
non fu , che l’ambizione , e le pafiìoni de’ 
Cittadini ; Chi averebbe mai teguito nel- 
la Germania ( per parlar de’ tempi a noi 
più profiìmi) 1’ anfanie di Lutero , e la fila 
malvaggia dottrina , te pur ella è merite- 
vole di un cotal nome , te buona parte del- 
’la plebaglia dal guadagno , e dal buttino , 
ed alcuni Principi dall’odio eh’ e* portava- 
no alla cafa d’ Auftria, non vi fofier tratti , 
ovvero dalla libertà di coteienza , e dalla 
lafcivia rifpinti ? Ma egli mi tembra aver 
di già trateorte te non tutto, almanco il più 
importante di quel, che ci propofòmo da 
trattare , il perchè non eflendo più ora da 
favellarne , riterbaremo il tettante ad un* 
altra più agiata opportunità , 


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EMINENTISSIMO SIGNORE. 

' . • • - f 

G T ?^^TV M TP a ? re in ^ tede. 

nfìima Citta, fupplicando efpone a Voftra Emi- 
nenza, come dentiera lampare un libro eh’ ha n* r ti- 
tolo : De principj J e l Dritto ^aiutale di Giano.’u- 
leppe Origlia, Pau lino j e perciò fupplica cornar 
terne la nvdione , e 1 ’ averà a grazia, ut Deus &c 
Reverendiis Dominiti D.Januarius Verelius e ri' 
C.thfaUs Vicari», C.ra,T“lcfrt 
refirT{ COea ,t EX ‘ ,m ‘" a ‘ ar Siedali, rcvidear, £ 

7 ... Dat x l ; m , Nea P* ha ^' die io. Decembris 174*. 
J DepZ. NlCO aUS 7 ° rntts E W C - ^chadiopof: Canon. 

EMINENTISSIME PRINCEPS. 

0 P xr ’ qU ? d inCcrlb ^ur , Trinchi del Dritta 

di quod^fideì^ ’ at f ente ..! e §i > nihijque in eo expen- 
q od ndei , vel moribus adverletur Ano a 
typis volgari polTe cenfeo . a£IVerIetUr • de re 

£ J^tum Neap. hac die 18. Decembris 1745. 

fe c£iZ" m *-*-**■ *&££. 

Julius ^-Neapoh ^.Decembris 174^. 

Deput. 1 ° *** TornttS fy’fc- drchadiopol. Canon. 


S.R.M. 


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Sa Ra Ma 


G iovanni di Simone Stampatore fupplicando u* 
milmente efpone a V. M» , come defidera (lam- 
pare un libro intitolato: De * Principi ilei Dritto Na- 
turate, Trattenimenti JV. di Giangiufeppe Origlia, 
Panlino; Ricorre per tanto da V.M. e la (applica de- 
gnarli concedergliene la licenza , e Pavera a grazia, 
ut Deus &c. 

Vtriufque Jurìs DoBnr Jofephus Cyrillo in hac Re- 
gia Sttùlorum Vniverfìta/e rrofejjor revide at 9 é*. 
jn fcriptis referat . 

Neap. die 19. menfis Augufli 174^, 

C. GALIANUS ARCHIEP. THESSAL. 






IlLU- 


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. ** * • 


ILLUSTRISSIMO SIGNORE . 

\ 

N EI libro di D Giangiufeppe Origlia De ’ prìncipi 
del Dritto Naturale ; non è cofa, che offenda i 
diritti del Rs,o’l buono e cìvil coftume : anzi riluce 
in efTo la pietà non meno , che 1* ingegno del dotto 
Autore ; onde ftimo , che fi polla pubblicar colle 
Itampe , fe altrimenti non iftima V. S. 111 . e Rever* 
e le bacio col debito ofl’equio le mani . 

'Di Cafa li 20. Novembre 174$. 

Degnifis. ed Obbhgatifs. Servidore . 
Giufeppe Pafquale Cirillo . 

Dìe I. mettjìs Decembri s I 74 f. Neapoli . * 

Vifo regali refcripto fub die ?o. proximi elapfi 
menfìt Novemhris 9 ac approbatione fatta ordine 
S.R^M.de commijjìone Reverendi Re gii Cappellani Afa - 
joris a magnìfico V.J. D. D.JoJepho Pafcbali Cyrillo. 

Pepali! Camera Santta Clara providet , decerni t , 
ntque mandat , qund imprimatur cum infertafor - 
ma prafentis fupplicis libelli , <tzr approbationis ditti f 
revìjorif , < 9 " in publicatione fervetur Regia Pragma- 
tica . Hoc fuum &c* 

MAGGIOCCO. DANZA. CASTAGNOLA . 
FRAGG 1 ANNI. ANDREASSI. 

*, ' t 

Illuftris Marchio de IpolitO PraeCes S.R.C. tempore 
fubfcriptionis impedi tus . 

Maftellone* 

ER- 


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ERRORI 


CORREZIONI.. 


por , pag. 1$. per , - • 

dafezzo , pag. 72. daflezzo , 

Puifendoriìo , pag. 75. Puffendorfio . 

Crede fi , pag. ir. credei!, 

E ei-lut. Pag. 96. , 

ifiiy. , ly/V/, , 

Tulot lon , /wg. 114. Tillotfon, 

Uomo , pag . 144. uopo , 

darfi , ibid. dar fi , 1 

“P'JXÙf* 1 Pag- 36. ùprv^àvy 

cuy.<pó popi , Pag. 57. eru[iq>ópou , 

V. not. pag. 72. not. N. 

e per via , pag. i?i. e’ per, - - 

ETXEIPIATÒR, * 4 p. ETXEIPIAION 

Non che imaginano , pag. 150. non è che , 

ìfcorger , pag. 161. ricorrer, 

e. netto , pag. 162. inetto , 

li pefi , pag. 1 66. li pefci , 

e doloro ibid. elfo loro , 

azzioni, pag. 168. azioni,' 

metter liin pag. 171. metterli in ; 

da Giureconfulti , pag . 172. de , 

dal * pag. 175. del , 

cónvengha , pag. 199. convenga, 

didelfo , pag. 203. diftefo , 

delle morali, pao. 20 6. della buona morale, 
fia , pag. 210. fia , 
obbligo , pag. 2 12. obbligo , 
dimenticàffero , pag. 2 1 5. dimenticaflsro . ‘ 
fi , pag. 22 7. fi , 

quel che noi diciamo ma fol quando , pag. 228. nói 

tex: ur ° a, ™ n ° > - « *• 

Deo 


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** . % 

Dio obìgat , ilici, oblìgAt , 

quid erìt de , pag. 229. exit de, 

Confifterla , pag. 2$t. confifter la prima , t 

ed un altro , pag. 232. ad un , 

piantai, pdg.233, giammai. 

fi (labili , pag. 2 >4. fi flabill . 

di altri , pag. 236. da, 

imparaccio , ibid. imbarazzo , 

foprabondanti , pag. 241. foprabbondanti , 

oltre modo , pag. 24$. altro modo , 

flato d’ occafione , pag. 247. è flato , 

paragonandole quelle , pag. 250. a quelle , 

venga , pag. 26$. venga . 

in una in una focietà , pag. 26 9. in una focietà « 

Lattanzio che fi , pag. 272. Lattanzio fi , 

ammonifcha , pag. 28 1. ammonifea . 

in nulla ad offender , pag. 282. nulla offendere . 

Qualiier mulìer mulier liiber , pag.2%2, mulier liberi 

dos dicit » pag. 284. di ci tur , 

leggi contrarie , pag 334. fontuarie , 

per veruta , pag. 338. verità. 

Tempre mai congiungere , pag. 339, e congiungere „ 
avende , pag. 345. avendo, • 5 

dilcoprj , ùag. 34 6. difeopri , 

Non abbiam notato qui , che gli errori li pit\ ef- 

lenziall e Cll m aooìrkr rim *% a — * . J _ _1 * 1. • 

come 
doppi 

punti &c. non polli dove lì doveano , lì fpera che 
ilmrttfe leggitore non averi difficultà di plrdo- 


AVVISO 

. y 

' DELLO STAMPATORE 

al lettore. 

• . • * * • 

! * 

1 * Autore oltre molte altre varie , e diver- 
j fé opere , eh’ ha intendimento di dar al 
pubblico di vario, e diverte genere di let- 
teratura , e tra l’ altre una, eh’ ha per titolo : 
Jurii Canonici , ac civili s praleBiones criticai 
in duóbtti Voluminibus congejìa ; incorni nce- 
rà ora l’edizione d’ un altra intitolata : V ar~ 
ti , e mejlieri deferitti , con ogni efattezM 
tofpbile , e ridotti a lor veri , e proprj 
principi . In Tomi 6. in 8. Opera utiliflìma 
per coloVo , che bramano coltivare la teien- 
za dell’ arti , ed averne di tutte una qualche 
cognizione.il collo diciateun Tomo, che con- 
terrà de’ Rami , per 1* afiociati farà di carlini 
7 . e per gl’ altri di 



. i 


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* » 


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