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Sunday, March 31, 2024

GRICE E MONDOLFO: L'IMPLICATURA CONVERSAZIONALE NELLA FILOSOFIA ROMANA -- ANTICA FILOSOFIA ITALICA -- FILOSOFIA ITALIANA -- LUIGI SPERANZA

 

Grice e Mondolfo: l'implicatura conversazionale nella filosofia romana – antica filosofia italica --- filosofia italiana – Luigi Speranza (Senigallia). Filosofo italiano. Grice: “Mondolfo is one of the few who have focused on ‘gli eleati’ as involving a locus – pretty much as I do when I talk of Oxonian dialectic.” Grice: “Mondolfo’s study of the politics of Risorgimento is good; especially since every Englishman seemed to endorse it!” -- essential Italian philosopher. Like Grice, Mondolfo believed seriously in the longitudinal unity of philosophy and made original research on the historiography of philosophy, especially during the Eleatic, Agrigento, and later Roman periods. Figlio di Vito Mondolfo e Gismonda Padovani, una famiglia benestante di commercianti. Aderisce alle idee marxiste e socialiste. Studia a Firenze. Si laurea con F. Tocco, discutendo una tesi su Condillac dal titolo: "Contributo alla storia della teoria dell'associazione", un saggio da cui saranno poi tratti alcuni dei suoi primi saggi di storia della filosofia. Frequenta un gruppo socialista. Insegna a Potenza, Ferrara, Mantova, Padova, Torino, e Bologna. Consigliere comunale nelle file del Partito Socialista. Collabora con la rivista "Critica Sociale" fino a quando viene soppressa dal regime fascista.  Compone "Saggi per la storia della morale utilitaria" di Hobbes ed Helvetius”; "Tra il diritto di natura e il comunismo", "Rousseau nella formazione della coscienza moderna", "Il materialismo storico in F. Engels" (Formiggimi, La Nuova Italia) "Sulle orme di Marx". E  tra i firmatari del manifesto degli intellettuali anti-fascisti, redatto da Benedetto Croce. Si dedica alla filosofia italica antica. Ciò nonostante, pur in questo periodo, grazie alla politica di Gentile che volle coinvolgere filosofi di diverso orientamento nell'impresa, collabora con l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Compone la voce Socialismo. In seguito alle leggi razziali fasciste che vietavano agli ebrei di ricoprire cariche pubbliche, Mondolfo scrisse il proprio curriculum di benemerenze e vi inserì lo stesso Gentile come testimone il quale ha a propormi per il Premio Reale di filosofia presso i lincei". Gentile autorizza Mondolfo a citarlo tra i testimoni e tenta inutilmente di farlo ri-entrare tra gli esclusi dalle leggi razziali. Costretto a lasciare l'Italia Gentile scrive ad Alberini e lo aiuta a trovare lavoro in Argentina. Il suo archivio personale è depositato in parte a Firenze presso la Fondazione di Studi Storici Filippo Turati ed in parte presso Milano.  Altre saggi: Sulle orme di Marx,” – Grice: “Whitehead used to say that metaphysics has been but footnotes to Plato; and Strawson used to say that to rob peter to pay paul you must show first that pragmatics is but footnotes to Grice!” --  Grice: “But of course a footnote is not a footprint – only similar!” – Grice: “While ‘footprint’ involves Roman pressum, ‘orma’ obviates that!” --  Cappelli); “L'infinito nel pensiero dei greci, Felice Le Monnier, La Nuova Italia); “Problemi e metodi di ricerca nella storia della filosofia” (Zanichelli, La Nuova Italia, Firenze, Milano, Bompiani, “Gli albori della filosofia in Grecia,” «La Nuova Italia», Editrice Petite Plaisance, Pistoia,. La comprensione del soggetto umano nella cultura antica, La Nuova Italia (Milano, Bompiani ). Alle origini della filosofia della cultura, Il Mulino, “Il pensiero politico nel Risorgimento italiano,” Nuova accademia, Cesare Beccaria, Nuova Accademia Editrice,. “Moralisti greci: la coscienza morale da Omero a Epicuro,” Ricciardi, “Da Ardigò a Gramsci,” Nuova Accademia, “Il concetto dell'uomo in Marx,” Città di Senigallia, “Momenti del pensiero greco e cristiano,” Morano, “Umanismo di Marx. Studi filosofici, Einaudi, “Il contributo di Spinoza alla concezione storicistica, Lacaita, Polis, lavoro e tecnica, Feltrinelli, Educazione e socialismo, Lacaita, “Gli eleati,” Bompiani,. Note  Vedi Paolo Favilli, Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in.  Fu una delle prime donne italiane a conseguire la laurea (cfr. Le donne nell'Firenze). Sposò civilmente a Firenze in Palazzo Vecchio Cesare Battisti. La sorella di Ernesta, Irene, sposerà Giovanni Battista Trener, per anni collaboratore di Cesare.  Amedeo Benedetti, L'Enciclopedia Italiana Treccani e la sua biblioteca, "Biblioteche Oggi", Milano, Enciclopedia Treccani, vedi alla voce futuro di Cesare Medail, Corriere della Sera, Archivio storico.  «SOCIALISMO» la voce nella Enciclopedia Italiana, Volume XXXI, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana; Paolo Simoncelli41.  Paolo Simoncelli42.  Paolo Simoncelli43.  Vedi Fabio Frosini, Il contributo italiano alla storia del PensieroFilosofia, riferimenti in.  Archivio, Inventari Stefano Vitali e Piero Giordanetti. Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio Centrale per i beni archivistici.  Archivio Rodolfo Mondolfo. Inventari, Stefano Vitali e Piero Giordanetti, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio Centrale per i beni archivistici, Paolo Simoncelli "Non credo neanch'io alla razza" Gentile e i colleghi ebrei, Le Lettere, Firenze,  L. Vernetti, R. Mondolfo e la filosofia della prassi, Morano,  E. Bassi, Rodolfo Mondolfo nella vita e nel pensiero socialista, Tamari); A. Santucci, Pensiero antico e pensiero moderno in Mondolfo, Cappelli, Bologna); Bobbio, Umanesimo di Rodolfo Mondolfo, in Maestri e compagni, Passigli Editore, Firenze 1984. M. Pasquini, Del Vecchio, il kantismo giuridico e la sua incidenza nell'elaborazione di Rodolfo Mondolfo (Alfagrafica, Città di Castello); C. Calabrò, Il socialismo mite: tra marxismo e democrazia, Polistampa, Firenze); E. Amalfitano, Dalla parte dell'essere umano. Il socialismo di Rodolfo Mondolfo, L'asino d'oro, Roma. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.  Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Fabio Frosini, MONDOLFO, Rodolfo, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Vita opere e pensiero Diego Fusaro, sito "filosofico.net". Fondo Rodolfo Mondolfo Università degli Studi di Milano. Biblioteca di Filosofia. Fondo Rodolfo Mondolfo Fondazione di Studi Storici Filippo Turati.  Italiani emigrati in Argentina – Antica filosofia italica. La filosofia italica sin dai tempi antichi era cosi deita, e quel che più monta, dai Greci stessi, e l'autorità non sospetta di un Platone e di un Aristotele, che non la chiamarono con altro nome, ci sembra dar peso alle ragioni di quanti la vogliono originaria, contro l'opposta opinione di chi tra noi la dice portata dalle colonie greche. Comunque sia, certo è che in questa seconda supposizione, l'Italia non perde tutto il suomerito, perchè la scienza quisorse più splendida mercè il concorso del genio e il sussidio delle tradizioni italiane. Le scuole di cui essa può menar vanto sono due, la di Crotone/Ponto/Taranto e la dei velini. La setta di Crotone e fondata da Pitagora, di cui si tiene incerta così l'origine come iltempo della nascita; l'origine, perchè è dubbio s'ei nascesse à Samo della Ionia od a Samo della Magna Grecia; il tempo, perchè chi lo vuol nato nell'anno 584 av. C.,chi nel 608,e chi ancor prima, ai tempi di Numa, il quale, come ciè noto, mori nel 672, dopo quarantatrè anni di regno. Tra i filosofi che vi appartennero, chiamati ancor essi pitagorici, con un ARCHITA di TARANTO (il più celebre di tutti), che capitana più volte gl’eserciti, e non fu mai sconfitto, si ricordano un FILOLAO, probabilmente di Crotone, un TIMEO di LOCRI, ed un OCELLO di LUCANIA. Taciamo i minori o dimen nota dottrina, come LISIDE, CLINIA, EURITE, ZELEUCO, e CARONDA -- i quali due ullimi, legislatori entrambi, di Locri l'uno, l'altro di CATANIA, insigni rese l'efficacia che, per loro opera specialmente, ha allora la filosofia negl’ordini civili, quando, mutata la forma, i governi regi si convertirono in popolari. La setta di CROTONE ha vita dal bisogno di una scienza, che, professata da uomini austeri e ornati di grandi virtû, e con giunta all'operosità civile -- in ciò la consorteria pitagorica, chè tale fu veramente, distinguesi dalle indiane -- serve di criterio per una riforma riconosciuta necessaria in mezzo al guasto ognor crescente della religione, dei costumi e della libertà; lo che ci spiega le persecuzioni a cui andò soggetto.  Scuola pitagorica. -Nuovo affatto è nella scienza il metodo recatovi dai CROTONESI. Questo metodo -- e lo stesso dicasi del linguaggio --  è il matematico; il quale consiste nell'applicare le idee di quantità alla natura interna ed esterna, ed al principio sommo della medesima; metodo che, tutto essendo nel mondo capace di numero e di misura, non sarebbe forse tanto strano quanto a prima vista appare, se non fosse che i Crotonesi all'esperienza, che la verità ci rivela nell'ordine dei contingenti, il più delle volte preferirono il ragionamento a priori, error palese a chi consideri che dal concetto, per esempio, di circolo, di triangolo, di pentagono, non si può argomentare che questi tipi si effettuino in natura, e chi lo fa si espone al pericolo manifesto di costruire da sè un mondo fantastico, un mondo che non esiste fuori della sua mente. Ma i crotonesi sono educati allo studio delle matematiche; perciò non è meraviglia cheil metodo di queste scienze trasportassero nelle regioni della filosofia. Il gran problema metafisico dei CROTONESI riducesi adunque al seguente: trovare la legge mentale della quantità effettuate nella realtà, e con queste salire alla prima cagione. Ed ecco perchè tutto è numero nel loro sistema. I principi delle cose sono i numeri. Un numero, una unità parziale è ogni cosa. Un numero, una unità generale il loro complesso, cio è l'universo o mondo, il quale comprendendo in sè tutti i numeri od unità parziali, à in sè la pienezza d'ogni grado di entità, epperciò è decade; e la prima cagione, il principio di tutti iprincipi delle cose, la causa che ad ogni altra causa antecede, è numero essa pure, ma il numero per antonomasia, e quindi può chiamarsi l'unità, la diade, la triade, il quadernario (o solido), il settenario e la decade. Ma lasciamo da banda questo gergo simbolico, e vediamo che di sostanziale si peschi in fondo alla dottrina dei Crotonesi, e come s'abbia a intendere la sua formula. Ogni cosa è un numero. Che cosa è il numero per eccellenza, la Monade somma, infinita, il divino dei Crotonesi? E che sarà l'essere individuo? Che cosa il mondo od universo? Il divino èl'ente che in sè contiene la propria essenza e quella di tutti gl’esseri, epperò tutti i contrari, cioè le cose più opposte e disparate (inito ed infinito, dispari e pari, uno e più, positivo e negativo, quiete e moto, luce e tenebre, bene e male, ecc.), ed inoltre la moltiplicità loro insieme concilia, risultandone una suprema unità, un'armonia universale. Il divino, insomma, è l'unità suprema di tutti icontrari. Le cose particolari, gl’esseri derivati da lei sono immagini sue, epperò consteranno anch'esse di elementi contrari, a unità ed armonia ridotti; dunque ogni essere è un numero ed armonia parziale. Poni assieme tutti questi numeri, tutti gl’esseri finiti, e in modo che i contrary non cozzino, ma formino un solo numero , una sola unità vastissima, immagine essa pure della monade divina. Tale il mondo od universo dei crotonesi, il quale e l'assieme dei contrari, non già nell'unità somma inesistenti, ma in atto e dal divino ridotti ad armonia. Ora, in qual modo la generalità dei contrari, cioè la decade, il mondo in esi steva nell'unità per eccellenza, nel divino? Qui crotenesi tacciono, di modo che nulla di positivo e certo può rilevarsi dalla loro dottrina. Bensi e'ci apprendono come l'universo o mondo si venisse formando per ispirazione od aspirazione.La monade universale e suprema, contenente in sè le unità particolari, da principio e una, continua, indivisa, ma non indivisibile, e da ogni parte circondata da un vuoto immenso; il quale, aspirato da essa,come l'aria entra nei polmoni, si introduce fra i contrari,ossia fra le monadi particolari, e cosi separandoli, individuolli, e produsse la grande moltiplicità delle cose mondiali. La formolaesprimentel'armoniauniversale (tuttoènumero) per la scuola pitagorica può dirsi il principio di tutta la filo sofia, dappoichè essa l'applicò in tutti tre gl’ordini --metafisico, logico e morale. Che cosa è l'anima umana , la quale, dice Filolao, giace nel corpo come in un sepolcro? Risponde il crotonesi: un numero, un'armonia, insieme conciliando essa due contrari, cioè i sensi e la ragione, che sono ilnegativo ed il positivo, l'irragionevole ed il ragionevole. E la verità, la co gnizione che cosa è mai ? Un numero, un'armonia, come fuor dell'armonia è l'errore, essendo che per l'acquisto della medesima cooperano gli stessi contrari, quantunque la ragione si spinga più oltre dei sensi, i quali non escono dalla sfera dei contingenti o fenomeni. E che sarà, infine, la virtù? Un numero, un'armonia, che risulia anch'essa dall'accordo dell'irragionevole col ragionevole, essendo la virtù riposta nella soggezione dei sensi all'impero della ragione, toltalaquale, all'armonia sotten traladisarmonia, alla virtû il vizio. Vadasè che la virtù ci rimena alla monade suprema, all'ordine od armonia universale, che d'ogni essere è principio e fine. Critica. Bene esaminando la dottrina dei crotonesi, si scuopre nella medesima un error capitale, che à per sorgente l'abuso del metodo trascendentale, come quello che li condusse a trasportare nell'ordine delle realtà le astrazioni della matematica, e a concepir il divino quasi unità generica o numero per eccellenza, che è come dire quale un'essenza in cui si contengono e si immedesimano le cose tutte quante. Nè a salvarli dal panteismo implicito bastano le alte verità frammischiatevi, eladichia Senofane, schernitore dei politeisti, i qualiammettono più dei, e degli antropomorfisti, che li fingono a loro immagine e somiglianza, insegna che il divino è potentissimo, uno ed eterno; potentissimo, perchè egli è l'ente (entità, forza, energia e potenza per la scuola italica sono termini sinonimi). Uno, perchè, tra più dèi uguali, nessuno è potentissimo per l'uguaglianza, e se inferiori, nessuno è potentissimo per inforiorità; eterno, perchè l'ente non può non essere, e il non ente non può divenire. Si fosse egli qui arrestato! ma fra gli altributi divini ne annovera un quinto, dal quale poi con falsa logica deduce una (1) Colonia ionica di Elea. (2) Velia ha un'altra scuola, fondatavi da Leucippo e Democrito, i quali spiegavano la formazione del mondo con ammettere nel vacuo immenso una infinità di atomi eterni, il cui fortuito accozzamento avrebbe dato origine a tutte cose (atomismo). Questa scuola,chiamata fisica,non siconfonda coll'eleaticasemplicemente detta, e denominata anche metafisica per distinzione. Uno razione di Filolao, Dio essere imperatore e duce sommo, ed eterno, potentissimo, supremo e diverso dalle altre cose; per chè d'uopo è che accetti le conseguenze chi non rinunzia al l'erroneità dei principi. E l’erroneità del principio pitagorico sta appunto nel far di Dio un tutto, un numero che comprende in sè ogni altro numero. « Il sentimento religioso e morale, scri ve il dottissimo Bertini (Idea d'una filosofia della vita) induce va i Pitagorici a collocare Dio molto al dissopra del mondo;ma il fato della logica li forzava sovente ad immedesimarli in una sola sostanza, e ricacciavali nel panteismo ». La scuola eleatica ebbe tal nome da quello della città dove sorse, poco dopo la di Crotone, per opera di Senofane, che, nato a Colofone della Ionia tardi migra di là per l'invasione della patria,e venuto nella Magna Grecia, prenfr stanza in Velia, e vi morì nella grave età di oltre a cent'an ni.- SenofaneebbediscepoloParmenide,eParmenideZenone, buon patriota, che, condannato a morte da un tiranno, corag giosamente sostenne ilsupplizio.Questi due,d'Elea entrambi, con Melisso di Samo, il quale capitano gl’Italioti contro Pericle, continuarono la dottrina del primo, e vi dettero forma più rigorosa, se non incremento. D'altri nomi più famosi non la menzione la storia della filosofia eleatica. Una dottrina si ripugnante al senso comune non poteva menarsi per buona; perciò si levarono a impugnarla e combat terla gli empiristi, o fautori del metodo a posteriori, sostenendo contro gli Eleati el'esistenza reale di sostanze finite, e la loro contingenza e varietà, e la mutabilità loro, attestata dall'evidenza dei fatti. Zenone, quel valente Zenone che Aristotele riconobbe quale inventore della dialettica -- scienza ed arte di ragionare e disputare -- come lo fu senza dubbio tra gli Occidentali, a sua volta non lascia senza difesa la filosofia della sua scuola e del suo maestro, anzi incalzò gliavversari con molta lena e con buona copia d'argomenti diretti a dimostrare, per una parte la fallacia dei sensi e l'autonomia della ragione, per l'altra, e con sofismi ad homincm , che l'empirismo, ilquale all'autorità della ragione oppone quella dei sensi, contiene in sè contraddizioni ben più gravi di quelle che si dicevano implicite nella metafisica eleatica. Ed allora, se la memoria non ci falla, sorse la prima delle po lemiche che, per la loro importanza, ànno meritato una pagina nella storia della scienza. ~ Famoso argomento di Zenone deyto l'Achille.  strana conseguenza: l'ente è tutto od intiero, epperò nulla a lui può aggiugnersi; donde segue che nulla può incominciare ad essere.Qui l'error di illazione, il sofisma del conseguente è manifesto; quanto viene all'esistenza è forse un che d'aggiunto all'infinitudine divina? D'altronde, se nulla può nascere o di venire, che pensare degli esseri contingenti e mutabili, cosi detti perchè nei vari momenti del tempo sono e non sono, e mutano continuamente ? Senofane se la spicciò nettamente con negare a dirittura l'esistenza delle sostanze finite, e sentenziò: « Tali cose non ànno altra vita fuorchè l'apparenza, ed appartengono all'opinione. O che! sarà dunque menzognera sempre la voce dei sensi ? E ci ingannerà di continuo l'intimo sentimento ? Che si, rispondono in coro gli Eleati , quanto ci rilevano i sensi altro non è che illusione; e la ragione è il mezzo unico per giungere al vero; e il vero è che tutto è uno, e l'uno è tuito. Critica. Ma l’arte dei Zenoni, che con sofismi strani pro pugnano la falsità del vero, e quel che è più, l'incertezza del l'evidente, e, prova non dubbia di grande acume, perfin riesco no a dimostrare, contro la possibilità del moto, che nella più rapida sua corsa il più celere cavallo non raggiungerà mai una tartaruga,quantochè tardissima, la quale anche di poco la pre ceda ("), tutta l'arte dialettica, ripeto, non sarà mai da tanto che possa collocare sopra una base solida isistemi della scuola   Filosofia presso i Greci antichi. Principio, mezzo e fine; infanzia,virilità e decrepitezza, o decadimento, ecco i tre stadi o periodi, le tre età dell'antica fi losofia greca. Tra il principio e la fine corrono ben sette secoli, all'incirca; ma noi li percorreremo in minor tempo, se non ci manchi lena. da l'alete a Socrate. La prima età della filosofia greca antica incomincia con Talete, e termina al comparire della filosofia socratica. Talete, già è delio, nacque 600 anni av. C. e Socrate nel 170 ; qui dunque abbiamo press'a poco un periodo di centotrenť anni, durante i quali sorsero due scuole, la ionica e la sofistica; le quali, aggiunte alla pitagorica ed all'eleatica, ci dànno in com plesso l'antica filosofia designata col nome di italo-greca. Scuola ionica. Fondata in Mileto della Ionia, sua patria, da Talete,primo tra i filosofi greci conosciuti, ma forse non tale veramente, que sta scuola è, come vedremo, la men filosofica di tutte le pre cedenti. Nè la ragione è difficile a comprendersi da chi sappia che la scienza ebbe allor contrari i voluttuosi costumi e la ser vitù di quelle cit tà, soggette ai Lidi ed ai Persiani, e che , a giudicarnedalsilenzioe dai pochi cenni della storia, coloroi quali la professavano erano ben lontani dalle virtù che adorna vano i pitagorici; virtù che col venir meno a poco a poco, pois  cleatica; e sono tre: l'idealismo logico, perchè si nega l'au torità dei sensi, per riconoscere soltanto quella della ragione; l'idealismo metafisico, perchè si esclude la materialità, ilmolte plice ed ogni mutamento; e, conseguenza di ciò, ilpanteismo, che ammette la sola esistenza dell'ente immutabile ed eterno, e cosi rimuove ogni concetto di creazione. Il primo nacque colla scuola pitagorica,mada Senofane fu recatoasistema ;ilsecon do venne accolto dagli Eleati per evitare le contraddizioni della medesima, che nell'uno identificava le cose più opposte; il terzo sidirebbe comune alle due scuole,se non fosse che nell'eleatica si lasciò da banda la parte corporea e mutabile, e così si riusci a un panteismo parziale, al panteismo idealistico. Grice: You have to love Mondolfo. As a Jew he was into Sartre’s existentialism, and the rest of it – when Gentile inhibited Jews from teaching Italians, M. had to stream his energy into the study of ‘antica filosofia italica’! for our glory!” -- o ABBAHU di Cesarea (Rabbi) Abraham (= educazione, in Filone) Achei Acheronte Acherusia, vedi Acheronte Achille Adamo Adamson Ade AEZIO Africa, africani Afrodite Agamennone ACATARCO AGATONE Agostino agostiniana corrente filosofia Aiace Albertelli ALCEO Alcibiade ALCMEONE ALESSANDRINA FILOSOFIA ALESSANDRINI MATEMATICI Alessandro, vedi Paride.  ALESSANDRO  Afrodisia  Alessandro Magno ALESSIDE Alfieri Altamura 447.  Ambrogio Amerio Amicizia Amleto Amore ANACARSI di Scizia ANACREONTE Ananke ANASSACORA DISCEPOLI di - ANASSIMANDRO ANASSIMENE Anfione 671.  Anima universale Anselmo ANTICHI POETI E SAGGI 237, ANTICHITÀ CLASSICA, antica scienza, cultura, antico spirito, pen-siero, etc. ANTICO TESTAMENTO ANTIFANE ANTIFONTE Antigone ANTIcoNo di Caristo ANTISTENE Apatia stoica Apocalissi di Pietro Apollo Apollo Lairberos (santuario di)  Aquitania ARCAICo pensiero ARCESILAO ARCHELAO ARCHILOCO ARCHIMEDE ARCHITA Ardizzoni AREIOs DIDYMOS Areopago Aridea, vedi Thespesio.  ARISTARCO ARISTIPPO ARISTOCLE ARISTOFANE ARISTOSSENO ARISTOTELE Armstrong Arnauld Arnim ARTE  Artemide ASCLEPIo (commentatore di Aristotele) Asclepio (dio) Asia minore Asiatico principio AssIoco  Atarassia epicurea Atargatis (dea) Ate Atena Atene, ateniesi ATENIONE di Atene ATOMISMO, ATOMISTI Atreo Atride Augusto Aulide Aymard Baccanti Вассо Bacone Bacone Baeumker Bailey Baius Barbari del nord Barth BASILICA PITACORICA della Porta  Maggiore a Roma Battaglia F. Bauch B. Beare  Becker 0. Behaviourismo Bello Bene Bergk Berkeley BIANTE BIBLICA tradizione Bignone Bill A. Billeter Binder Blanchet Blankert Blondel Boas Lovejoy Boemia Bolland Bossuet Bovis Bréhier Breier F. 241.  Brochard Brune Buccellato Buonaiuti Burnet Bywater CARNEADE CARONDA 250, 692.  Carteron H. 480.  Cartesio, cartesiano Cassandra  420.  Cataudella Q.  640, 653, 654.  Cattolicesimo  424.  Cattolici filosofi, storici  30.  Cefalo 448, CELSO 38.  CENSORINO 676.  Centimani 406.  Ceramone 612.  Cerbero 108, 417.  Cesarea 515.  Charisio Charu 446.  Cherecrate 485.  CHEREMONE 637.  Cherniss H. 72, 126, 128, 133, 135, 137, 163, 251, 269, 274,  Chimera 129.  Chronos 91.  Ciaceri E. 641.  Cibele 83.  CICERONE, ciceroniano 47, 66, 93,  100, 102, 144, 146, Ciclopi 670.    Caino 457.  Cairo 414.  Calcidio 153, 154, 199, 200.  Callahan J. F. 94.  CALLICLE CALLIPPO Calogero G. 33, 34, 35, 123, 121,  126, 128, 167, 198, 258.  Calvino 423, 424, 425, 426, 431.  Cameron A. Campanella T. 387, 640, 666,  Campidoglio 717.  Canosa 447.  Cantarella R. 406.  Carcopino J. 452.  Carlini A. Cilento V. 382.  Cilonidi 436.  CINICI 205, 207, 209, 311, 416, 483, 589, 593, 614, 625, 634, 641, 690,  722, CIRENAICI Classicista concezione ix, 10, CLASSICO spirito, mondo,  CA cultura ix, x, 15, 462, 463,  Claudio 452.  CLEANTE 101, CLEIDEMO 234.  CLEMENTE alessandrino 42, 87, 94,  127, Clitennestra Clodd E. 47.  Cohn CoLòTE di Lampsaco 275.  Colchide 717.  Combarieu COMMEDIA DI MEZZO 518.  COMMENTATORI DI ARISTOTELE 363,  378.  Comparetti D. 443.  Comte A. 579.  Condillac E.  B. de CoNoNE di Samo 608.  Contese 86.  Croiset M. 413.  Croce B. 4.  Cusano N. 203.  Cypselo (arca di) Dahlmann J. H. 660, 661.  Daimon 172, 182, 490, 492, 499.  Dal Pra M. DAMONE Danaidi 108, 418, 447.  Dante 451.  Dardania, Dardano 676.  Daremberg Ch. e Saglio E. Dario 418.  Dedalo 656, 671, 692.  Controriforma 424.  Copernico N. 684.  Coribanti 83.  Corinto, corinzi 588, Conford F. M. 240.  CORPUs HIPPOCRATICUM 648, 656-  658.  COSMOLOGHI (primi) 01.  Couissin P. 204, Cousin V. 579.  Covotti A. 128, 136.  CRATETE 483.  CRATILO Credaro L. 146, 313, Creso 414.  Creta 443.  Crimine oggettivo CRISIPPO Cristianesimo, cristiano spirito,  pensiero, cristiana era, na, filosofia, etc. Cristo 20, 32, 395.  CRITIA Criticismo kantiano Critone 486.  Ctesibio 700.  Delatte DELFICA religione, DELFICO  «ePto, le a 170, 469, 478, 55%.  Delfi 96, 446.  Del Grande Del Re R. 554.  Delvaille J. 580, 581.  Demetra 646, 654.  DEMETRIo cinico 535.  DEMETRIO LACONE DEMOCRITO DEMOCRITEA tradizione 453;  DEMOCRITEO-ARISTOTELICA  stinzione 737.  di-  Demoni del cristianesimo 401.  DEMOSTENE 152, 430, 446, 448.  Deonna W., vedi De Ridder A.  Derenne E. 100.  De Ridder A. e Deonna W. 446.  Derketo 454.  De Ruggiero G. 33, 34, 35, 582,  Descartes, vedi     Destino 491, 503.  De Strycker E. 480.  Deucalione 669, 676, 678.  Dewey J. 112, 113, 114, 142.  Dialettica moderna 34.  Diano C. 102, 103, 107.  DICEARCO 675, 684, 688, 691, 694.  Diderot D. 263, 338.  Diela Diels H. e Kranz W. 137, Diès A. 357, 480.  Dieterich A. 443, 447, 448.  Dike 407, 408.  Diller H. 276, 277.  Dimenticanza Dio natura 31;  persona 31.  DIODORO CRONO 501, 504.  DIODORO SICULO 660, 661, DIOGENE di Enoanda 205, 283, 316, 317, 688, 691, 697, 698, 701,  703.  DIOGENE  DIOCENE LAERZIO Dione 314.  DIONE CRISOSTOMO 483, 691.  DIONISIACO culto, spirito 13, 83.  Dioniso 411, 441, 448, 654.  Discordia 67, 86, 235.  Discorsi menzogneri 86.  Aiacol Royor 176, 257.  Divinazione 85.  Doering A. 136.  Dornseiff Fr. 593.  Dostoiewski F. 431, 461.  DRACONE 430.  Ducati P. 446.  Dümmler _F. 158, 297, 655, 691.  Dupréel E. 133, 135, 162, EBRAICO-CRISTIANE eredenze, reli-  gione, tradizione 422, 441, 585,  586.  EBRAISMo, ebrei 27, 59, 515, 586;  EBRAICA religione 223;  EBRAICHE suggestioni ed ispirazioni 155;  EBRAICE elementi 515.  Ecabe 87, 88, 417.  Ecate 83, 448, 451.  EcATEo d'Abdera 648, 660, 661,  706.  EcATEo di Mileto 48.  Eden 436, 586.  Edipo 410, 420, 432.  Efesto 650, 654, 668.  EcESIA di Cirene 11.  Egisto 81, 82, 85, 405, 420.  Egitto 593, 604, 623, 669, 681.  Egizi 186;  EGIZIANO tradizionalismo 672.  ELEATI, ELEATISMO,  scuola, dottrina,  125, 128, 132, 133, 134, 136, 138,  139, 142, 145, 148, 149, 169, Elena 87, 400, 404, 417.  Elettra 88, 429.  Eleusi 728.  Eleutherna 444.  ELLENICO  genio, spirito, pensie-  ro, etc. 446;  ELLENISMO 38, 59;  ELLENISTICA eredità 37.  ELLENISTICA ROMANA filosofia 29.  ELVIDIO PRISCO 549.  EMPEDOCLE, EMPIRISTICHE correnti 231.  Empusa 451.  Endimione 621.  Enea 449, 456.  ENESIDEMO 277, 317, 319, 320, 329.  Enoanda 698.  Enoch  (=  pentimento, in Filo-  ne) 515, 521.  Enos (= speranza, in Filone)  521.  Enriques F. e Mazziotti M. 648.  E3, 524, 532, 600, 602, 610470,  EPICARMICO principio 169.  EPICUREI, EPICUREISMO EPICURO Epidamno 588, 606.  Epifanio 93, 285, 053.  EPIMENIDE 436, 671.  Epimeteo 650.  EPITTETO 501, 524, 525, 528, 548-  550, 552, 560.  Er armeno (mito di) Era 87.  Eracle ERACLIDE PONTICO ERACLITO FRACLITEA dottrina 297;  esigenza 221;  — proposizione 240;  ERACLITISMO 302.  BRASISTRATO 625.  BRATOSTENE 317, 608.  Brinni ERMIPPO ERMOTIMO 709.  Ernout A. 103.  Erodico di Selimbria 615.  ERODOTO 152, 251, 402, 414, 593, 604, 634.  ERoFILo di Calcedone 625.  Eros Esaminatore interno (elenchos)  519.  ESCHILO ESCHINE 301, 302.  Esculapio 102, 105.  ESICHIO 414.  EsIoDo ESIODEO principio 169.  Espero 498.  Età post-omerica 591.  Eteocle 415, 420, 427, 447.  ETICA ANTICA, CLASSICA cristiana e moderna 497, 572, 573;  — GRECA 69, 397; →, morale moderna 391, 392, 393;  - STOICA 397, 520.  Etiopi 80, 233.  Ettore 81, 400, 404.  Eucken EUDEMO 502, 593.  EuDosso 608, 677, 683, 684.  Eumenidi 429.  Eumeo 406.  Euromo di Polignoto 187.  EURIPIDE Euristeo 315.  Eusebio Eva 436.  Evangeli 393, 401, evangelico messaggio  Fabre P. 539.  Falaride, toro di, 206.  Farrington B. Fatica 86.  Fato 81, 401, Fedra FERECRATE 634, 641, 646.  Festa Festugiere Feuerbach L. 68, 88, 89.  Fichte J. G. 51, 723.  Ficino M. 28, 221, 666.  Fidia 624, 656.  Fiere 448.  FILEMONE 602, 636.  FILISCO 602.  Fränkel H. 128, 317, 444.  Frazer Friedländer P. 298.  Frigia Frinide 683.  Furie 88, 108, 448, 449.  GALENO 275, 281, Galileo Callavotti C. 64, 65.  Gallia 717, 725.  Ganter 201.  Gassendi Gea 639.  Geffcken Geiger GELLIO AULO 636.  Gelosia degli dei 414.  Genius malignus di Cartesio 314.  Gentile GEREMIA 515.  Germani Сет FILODEMO FILOLAO 136, 137.  FILONE FILONIANO testo Filoponia FILOSOFIA NATURALISTICA (ionica)  FILOSOFIA OCCETTIVISTICA 43.  FILOSOFIA PRESOCRATICA 63.  FILOSSENO 700.  FILOSTRATO 168, 169.  FISICI ANTICHI 124.  Fitzralph R. 314.  Flegias 455.  Flint R. 580, 581.  FoCILIDE 615.  Fougères Frank Gerusalemme 393.  GesÚ figlio di Sirach 606.  GIAMBLICO Giansenio C. 61, 423, 424, 425.  Gige, anello di, 90, 91, 96, 97,  407, 414, 472, 496.  Gigon 0. 126, 260, 479.  Gileon É. 29, 30.  GIMNOSOFISTI indiani 317.  GIoBBE 535, 536.  Giovanni di Rodington 314.  GIOVANNI FILOPONO 142, 273, 288,  675, 676, 680, 684, 689, 701, 735,  739.  Giove 344, 714.  GIOVENALE 715.  GIUDAISMO, giudaica chiesa, etc.  27, 395.  Giuliano imperatore 109.  Giuliano di Eclano (pelagiano)  442.  Giussani C. 694.  Glaser K. 163.  Glauco di Chio 594.  Glotz G. 404, 409, 588, 589, 606, 607, 624.  GNoMIcI poeti 76;  CNOMICA saggezza 332.  GNOSEOLOGIA ANTICA X;  GRECA 118; medievale 60; NEOPLATONICA 230. Goedeckemeyer A. 312.  Gomar F. 424, 425, 426.  Gomperz H. 167, 168, 240.  Gomperz  Goodenough E. R. 516.  GORCIA Gorgoni 448.  Gottschalk 424.  Grande Anno 679.  GRECA morale 12.  GRECA tragedia, vedi TRAGEDIA.  GRECI, greco pensiero, popolo, spirito, etc.; greca anima, arte, cultura, filosofia, etc.  Grecia Greene Grilli Grousset R. 38, 59.  Guthrie W. K. C.  444, 445.  Guyau J. M. 580, 694, 698, 700.  Halbfass W. 241.  Harnack A. 27.  Hegel G. 3, 410, 17-21, 22, Heidel W. A. Heinemann F. 691.  Heinze R. 201, 449.  Henz G. 673.  Herbertz R. 128.  Herder J. G. 579.  Hermann G. 639, 644.  Hermes 81, 89, 217, 248, 650, 697.  Hildebrand G. H. 581, 629, 652, Himeros 86.  Hirzel R. 313, 708.  Hobbes Th. 60.  Hoffmann E. 128.  Howald E. 413.  Hume D. 303, 316.  Hus J. 424, 425.  Huyghens Ch. 280.  Hybris 403, Ida 676.  Idealismo assoluto 28, 29, 32, 33;  cristiano 32; GRECO 32; postkantiano 32. Idealisti Idra 448.  IEROCLE 376.  Ifigenia 433.  Ilio 676.  ILLUMINISMO, ILLUMINISTI, etc.  Musionismo 163.  Indiani 42.  Inferi (Enfers) 448.  Inganno 86.  Inge W. R. 570, 571.  Innocenzo III 708.  Intelletto 226, 227.  Invidia degli dei 436. lo 427, 428.  Ionia, ionico mondo, ionica civil-  ta, etc. JONICA poesia 48, 49, 63;  IONICI poeti 49, 67.IONICI (Glosofi) IONICA filosofia 63, 198;  - scienza 677.  Ipermestra 427.  IPPIA (sofista)  IP POCRATE, IPPOCRATICI, ippocrati-  ci scritti, trattati, Ippolito 649.  Ippolito 433, 434.  Iris 681.  Isaac (= natura, in Filone) 521.  Isaac (Abn Jacob Jsaac?) 121.  ISAIA 155, 520.  Isdoso scolastico 154.  Isis 460;  isiaco  culto 459.  ISOcRATE, pseudo, 276, 453, 487,  518.  Issione 447.  Jaeger Jago 411.  Jacob (= ascetismo e perfezione, in Filone) 521.  Janet P. 579.  Jardé A. 603.  Jehova 436, 586.  Jeat K, 5, 448, 49, 50, Kaibel G. 150, 469, 641.  Kant I. 28, 33, 127, 346, 392,  477, 498.  Kêr, Kêres 447.  Kern O. 441, 443, 632.  Kierkegaard S. 394, 541.  Kirk G. S. 301.  Kitto H. D. F. 413.  Kleingünther A. 94, 654.  Klimke 30.  Kock Th. 454, 523, 566.  Kranz W. 413, 414; v. Diels H.  Krokiewicz A. 101.  Kronos 667.  Laas E. 241.  Laberthonnière L. 27, 30-32, 33,  Labriola A. 600.  Lachesi 490, 492.  Lachete 636.  Laconia 603.  Laio 413, 420.  Lamennais F. 424.  Lamenti 86.  Laminette auree 443, 444, 445.  Lana I. 139, 158, 161, 162, 250,  253, 641, 642,  643, 648, 661,  695, 700, 701.  Langerbeck H. 242, 246, 254,  267, 284, 298.  Latini 569.  Lattanzio 529.  .  Latzarus B. 449, 450, 566, 568.  Laurent F. 579.  Lavagnini B. 414.  Leibniz G. 60, 121.  Leonardo da Vinci 595, 599.  Leone Ebreo 28.  Leonte di Salamina 549.  Leonzio 102.  Leroux P. 579.  Lesky A. 413.  LeuCIPPO 13, 13  139, 268, 281,  648, 649, 696.  Levi Levi Lévy-Bruhl L. 84.  Licurgo 692.  Lidia, Lidi 455, 604.  Liénard E. 463.  — IONICO-EOLICA 66.  LISIA 152, 408, 448.  Locke J. 139.    Lodge R. C. 673.  LOGICA ANTICA 34.  Logos divino 517, 519.  Loisy A. 30, 33.  Losacco M. 441, 582.  Lotte 86.  Lovejoy A. 0. e Boas G. 635.  LUCIANO Lucido 424.  Lucifero 498.  Lucilio 726.  LUCREZIO Lugdunum (Lione) 725.  Luria S. 257, 655.  Lusitania 717.  Lutero Maddalena A. 413, 418, 427.  Magalhães Vilhena Y. de 169,  177, 479, 481, 605, 671, 673.  Magia 163-164.  Maieutica 41.  Maier H. 90.  Malcovati E. 634, 635.  Mancini G. 215, 218, 223, 374,  379, 381.  Manetti G. 640, 713.  MANICHEISMO 554.  Marbach G. O. 3.  Marchesi C 533, 534, 544, 546,  Marchesini G. 92.  MARCO AURELIO Mario Vittorino 374.  Marouzeau J. 260.  Marsia 171, 671.  Martin J. 457.  Martinazzoli Marx K. 671, 721.  MASSIMO TIRIO 691.  Mazziotti M., vedi Enriques F.  Meautis G. 413, 447.  MEDICI 48, 63;  — EMPIRICI O METODICI  310;  - IPPOCRATICI 298, 622, 634, 647;  mediche scuole 598.  Medievale gnoseologia, scienza, filosofia, teologia — coscienza 401.  Medio Evo MECARICA teoria 501;  MECARICI 504.  Meineke MELIsso di Samo 129.  MENANDRO 454, 455, 523, 566, 602,  636.  Menelao 422, 452, 470.  Menzel A.  MENONE 125,276, 179, 188.  Mercier D. 117.  Messaggio evangelico, ellenizza-  zione del, 27.  METRODoRo di Chio 140, 285.  Milesi 73.  Mill J. 306.  Milton J. 586.  Minucio MISTICA, MISTICA soggettività, MI-CORRENTI,  CRECO 44, 45, 48, 63, 76, 529;  - (medievale) 27.  MITOLOGIA ANTROPOMORFICA 43;  - CRECA, mitologiche rappresentazioni 43, 44,  79, 80;  — OMERICO-ESIODEA 232.  Mitre 102.  Modernismo 30, 32.  Moderni, moderno spirito, pen-  cultura, hlosofia,  sia, etc. Ix,  388,  Moeller  491.  Moira 408.  Momigliano Arn. 569.  Mondo classico 463;  — cristiano 463;  greco precristiano 444;  — ionico arcaico 65;  - orientale, greco, romano, germanico M. A. M. vedi Zel-Monoteismo cristiano e greco  MORALISTI GRECI 392.  Morrison J. S. 661.  MOSCHIONE 636, 641, 645, 700.  Mose 211, 586.  Mullach G. A. 482.  Murray G. 413.  MUSoNIo RUFo 548, 625, 626.  Nardi B. 192, 193, 314, 332, 354,  374, 375, 401, 582.  Natorp P. 297.  NATURALISMO PRESOCRATICO, NATURALISTI PRESOCRATICI Nauck Nausicaa 432.  Neikos 86.  Nekyia omerica 447, 448.  Nenci G. 153.  NEOACCADEMICI 312, 313, 314.  Neohegeliani 17, 21, 22, 61, 394,  NEOPITAGORICI 443, 458.  NEOPLATONICI, NEOPLATONISMO, NEOPLATONICA teoria, etc. Nestle Nestore 168.  Newmann J. H. 30, 31, 33.  Nicia di Atene 447.  Nietzsche F. W. 38, 43, 44, 61,  393, 394.  Noè (- giustizia, in Filone) 521.  Norden NUMENIO 176.  Nuovo Testamento 32.  Occhio di Zeus 407.  Occhio vendicatore degli dei 91,  406, 473.  Oceanidi 418.  OCCETTIVISMO ANTICO 26, 59.  Olimpica religione 13.  Olimpo, olimpici dei 86.  Olimpo  Olivieri A. 150, 443, 508.  OMERO  OMERICHE concezioni 440.  Ontologica prova 142;  ontologico argomento 143.  ORACOLO DELFICO, lemma dell',  vedi DELFico precetto.  Oratorio 27.  ORAZIO 580, 706, 715.  Oreste Orfeo 671.  ORFICI, ORFICO  misticismo, reli-  gione, etc oRFISMO Oriente, orientali 19, 42, 604.  Origene 424.  Otium Otto F. W. 13.  OVIDIO 443, Pacioli L. 598.  PAGANESIMO, PAGANI FILOSOFI, etc.  30, 539, 541, 568.  Palamede 639, 645, 671.  Pan 83, 419.  PANEZIO Paolo (S.) 27, 30, 38, 401, 462,  Paratore Parche 86, 490.Paride 87, 400, 404, 419.  PARMENIDE DISCEPOLI di — 129, 131; parmenideo ente 123;  — mondo 47;  parmenidea 865x 266, 269, 323.  Pascal B. 27, 424, 579.  Pascal C. 446.  Pasquali Patristica 27, 30, 463;  patristica  eredità  Pearson A C. 690, 691.  Peipers D. 298.  Pelagio, pelagianismo 423, 442.  Pelasgo 418.  Pelope 420.  Penía 188.  Pericle PERIPATETICI, PERIPATETICA teo-ria, etc. 215, 534, 688.  Пері téXvNS Perrotta Perse 592.  Persiani 414, 418, 604.  Pesce D. 499, 501, 548, 549, 550.  Petelia 444.  Petersen E. 413.  Petrarca F. 27.  Pettazzoni R. 454, 455, 456, 458, Philippson R. 101, 105, 144, 511, 661.  Piat Cl. 192.  Pico della  Mirandola G. 28,  640, 709.  Pieper 1F. 578, 606, 621.  Pilade 429.  PINDARO 52, 65, 69, 173, 444, 489, Piriflegetonte 451.  PIRRONE 310, 312, 316, PITAGORA PITAGORICI, PITACORISMO, etc. Pittura greca 446;  etrusca 446.  PLATONE PLATONICO mito 57;  PLATONISMO 694.  PLAUTO 446.  Pleiadi 666.  PLINIO 447, 707, 712.  PLOTINO 110, 127,  157, 214-230,  363, 367,  374, 377,  378-388, 569-573, 734.  PLUTARCO POETI COMICI 602, 665;  TEOCONICI 70; TRAGICI Pohlenz PoLIBIO Policleto 596, 622, 624.  POLICRATE 605.  Polignoto di Taso 96, 446, 447.  Polinice 420, 432, 447.  POLITEISMO GRECO 95.  PoLo 496, 596, 622.  Poppe W. 691.  PORFIRIO 374, 454, 566.  Puech A. 30.  Póros 188.  Porzig W. 413.  Posidone PoSIDONIO 449, 526, 548, 594, 596,  691, POSTARISTOTELICA  epoca, filoso-  fia, etc., POSTARISTOTELICI FILO-SOFI 22, 471, 483, 503, 504, Praechter K., vedi Ueberweg F.  Pragmatismo, pragmatisti 113,  155,  245.  Predestinaziani 424.  Positivismo, positivisti 29, 578.  PRESOCRATICI FILOSOFI, NATURALI-STI, etc., PRESOCRATICA filosofia Priamo 400.  PRIMI FILOSOFI 124.  Primitivi popoli 84.  PROCLO PRODICO Prometeo PROTAGORA PROTACORIS NO 3035, 671, 700;  PROTAGORISMO  Protestanti, protestantesimo 61,  423, 424,  425, 586;  protestante storiografia 27.  Provvidenza 504.  PSICOLOGIA « behaviourista», del comportamento 70, 323;  — platonica 357.  Radamanto 456.  Radermacher L. 640.  RAFFINATI del Teeteto 201, 297.  310, 338, 340, 342, 343.  Ragione divina 151.  Regenbogen 0. 276, 277.  Regnum hominis 26.  Reinach S. 449.  Reinhardt K. 123, 126, 127, 413,  648,  660, 691.  Reminiscenza platonica 181, 182,  184, 189, 190, 194, 219.  Rey A. 138, 598.  Rinascimento rinascimentale  distinzione  139;  - rivoluzione 61;  rinascimentali  666;  celebrazioni  — innovatori 294;  - scrittori 713.  Ritter H. 3.  Rivelazione 461.  Rivaud A. 298, 443, 635.  Robin Rohde E. 13, 76, 443, 446, 448.  Roma 443, 444, 445, 706, 707, 725.  Romanticismo 45.  Rosmini A. 27.  Ross D. 342, 359.  Rossi Rosei P. 169, 541.  Rostagni A. 63, 162, 257, 143,  458, 534.  Rousseau J.-J. 634.  Rudberg G. 691.  Ruvo 447.  Saffo 64.  Saglio E., vedi Daremberg Ch.  Saitta SALLUSTIO SALOMONE 155.  Satana 401.  Saturnia età 707, 713, 714, 715.  Saturno 713, 714.  SCETTICI, SCETTICISMO 22, 41, 146-  148, 214, 242, 257, 263, 310-331,  332, 505, 506, 552;  SCETTICA critica 136.  Schaerer R. 491, 568.  Schiller J. 158.  Schleiermacher F. 297, 298.  Schmid W. 92, 641, 648.  Schuhl Sciacca M. F. 16.  Scilla 129.  Seiti 604.  Scolastica, etc. 24, 27, 28, 30, 62,  118, 335,  Scrittura, Scritture (Sacre) 515,  Segni indicativi, teoria dei, Segni memorativi, utilizzazione  dei, 323.  SENECA 144, SENOFANE SENOFONTE Senso comune aristotelico 357.  Senso interiore agostiniano 357.  Serse 418.  Sertillanges A.-D. 117.  SESTIO, SESTIL,  scuola  dei, 513, 519, 525, 560.  EMPIRICO Sette savi 76, 677.  Shakespeare W. 11, 411.  Shorey P. 480.  Sibari 250.  Sibilla 713.  SIMONIDE di Ceo 52.  SIMPLICIO 140, 380, 381.  SINESIO 64.  Siri Sisifo 108, 413, 447, 448.  Snell B. 413.  SOCRATE SOCRATICA esigenza 195;  esperienza 56; predica 57. SOCRATICI, SOCRATISMO Sofferenze 86.  SOFISTI, SOFISTICA SOFOCLE Sofronisco 478.  Soggettivismo cristiano-moder-  no 59.  Sogni 86.  Solari G. 414.  Soliman 121.  SOLONE Sorley W. R. 59.  Sparta Spencer H. 61.  Spengel L. 193, 355, 502.  Spengler 0. 61.  SPEUSIPPO 631.  Spinoza B. 60.  Spirito classico antico ix;  — cristiano moderno ix, x, 10;    greco classico 10.  Spiritualisti cristiani, spiritualismo cristiano Stefanini L.. 480.  TEOCONIE, TEOGONICI POETI 67, 70,  79, 86.  Teologi di Oxford 314.  Teone 315.    Stein L. 201.  Stenzel Stige 450.  STILPONE 56.  SToBEo 376, 600, 601, 625, 639,  STOICI, STOICISMO, etc. Sroic, HOMAN Storicismo, storicistica concezione 29.  Stragi 86.  STRATONE di Lampsaco 625.  Strycker E. de 480.  TALETE 594, 688.  Tannery P. 136.  Tantalo 108, 420, 447, 418.  Tarozzi G. 16.  Tartaro 108, 522;  tartareo abisso 450.451.  Tatto interno 377.  Taylor A. E. 478.  Tebe Teeteto Teggart F. F. 581, 629.  Temesa 447.  TEMISTIO Tempo 636, 638, 645.  Tenebre 108.  TEODETTE 413, 601.  Teodoreto 156, 288.  Teodoro di Beza TEOFRASTO TEOGNIDE 408.  TERENZIO 532.  Тевео Thamus 186, 644, 652.  Thaumante 681.  Theiler W. 643.  Thespesio Theuth 180, 64*, 652.  Thurii 250, 443, 445.  Tieste 413, 420.  Tifeo 406.  Tifone 554.  Tilgher TIMEO 173.  TIMONE 311.  TIMOTEO 683, 700.  Tindaro 446.  Tiresia 93.  Tiro 608.  TISIA 165.  Titani, Titano 406, 418, 441.  Tizio 108, 448.  Tommaso (S.) 60, 117.  Tomismo, etc. 27, 29, 117, 423.  Traci 80, 233, 604.-  TRADIZIONE DEMOCRITEO-EPICUREA  572.  Traducianismo 424.  TRAGEDIA. GRECA 400, 409, 410, 413, 414, 425, TRAGICI POETI TRASIMACO 161, 168.  Traversari 101, 102.  Treves P. 432.  Trieber 257.  Troia, troiani Tuchulca TUCIDIDE Türk Tylor Tzetzes Uccisioni Ueberweg Ulisse 4Uno Untersteiner Usener Uxkull Vaihinger Weil Wendland Wilamowitz Windelband Wundt Wycliffe algimigli Vangelo Vangelo Vaso arcaico di Palermo Vespasiano Vico Vidari Vlastos Walzer Wehrli Zafiropulo  ZALEUCO ZARATHUSTRA ZENONE ZENONE Zeller. L'eredità in T. Tasso, in «Archivio di psichiatria, scienze penali ed antropologia criminale», Torino, Memoria e associazione nella scuola cartesiana (Cartesio, Malebranche, Spinoza), con appendice per la storia dell'inconscio, M. Ricci, Firenze. Per le relazioni fra genialità e degenerazione: Guerrazzi, in «Archivio di psichiatria, scienze penali ed antropologia criminale», Torino, Spazio e tempo nella psicologia di Condillac, in «Rivista filosofica», Pavia, Scienza e opinioni di B. Varisco, in «Scienza sociale», Palermo, Uno psicologo associazionista: E. B. de Condillac, R. Sandron, Palermo.  In esso viene riportato anche lo scritto sullo spazio e il tempo in  Condillac precedentemente citato Il concetto di bene e la psicologia dei sentimenti in Hobbes, in «Rivista di filosofia e scienze affini», Bologna, L'educazione secondo il Romagnosi, in «Rivista filosofica», Pavia, Ora anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti 1903-1931, a cura di R. Medici, CLUEB, Bologna  Ancora a proposito di refezione scolastica: il pensiero di Romagnosi, in «Critica Sociale», Milano, Saggi per la storia morale utilitaria: I - La morale di T. Hobbes, Drucker, Padova. 1904  11. Saggi per la storia morale utilitaria: II - Le teorie morali e politiche di C.  A. Helvétius, Drucker, Padova.  12. La politica degli insegnanti, in «Critica Sociale», Milano, XIV, n. 24,  16 dicembre, pp. 371-373.  1905  Il dubbio metodico e la storia della filosofia, Prolusione a un corso di storia della filosofia nell'Università di Padova, con appendice storico-critica, Drucker, Padova. Per una filosofia naturale, in «Rivista di filosofia e scienze affini», Bologna, Recensione a G. Marchesini, La funzione dell'anima, Laterza, Bari 1905, in «Critica Sociale», Milano, XV, n. 8, aprile, p. 128.  L'insegnamento liceale della filosofia. Considerazioni pratiche, in «Rivista di filosofia e scienze affini», Bologna, II, fasc. 7, n. 1-3, luglio-settembre, pp. 442-448. L'insegnamento della filosofia nei licei e la riforma della scuola media al congresso di Milano, in «Rivista di filosofia e scienze affini», Bologna, VII, n. 4-6, ottobre-dicembre, pp. 754-763. Per la riforma della scuola media: la scuola unica, in «Critica Sociale», Milano, XV, n. 21, novembre, pp. 326-330. Anche in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del 900 alla Riforma Gentile), a cura di T. Pironi, Laicata, Manduria 2005, pp. 59-70. Ancora per la riforma della scuola media: polemica fra colleghi, in «Critica Sociale», Milano, XV, n. 22, 16 novembre-1 dicembre, pp. 342-345.  1906  20. Di alcuni problemi della pedagogia contemporanea, in «Rivista di filosofia e scienze affini», Bologna, Anche in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile), cit., pp. 71-121.  21. Dalla dichiarazione dei diritti al Manifesto dei comunisti, in «Critica Sociale», Milano, Con alcune variazioni è stato inserito da Mondolfo anche nella raccolta Tra il diritto di natura e il comunismo: studi di storia  =  •archive.org  INTERNET  ARCHIVE  e filosofia, parte I, Tip. degli operai, Mantova 1909, pp. 5-41. Ora anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Intorno al convegno filosofico di Milano, in «Rivista di filosofia e scienze affini», Bologna, fasc. 8, ottobre-dicembre, pp. 728.  1907  Politica scolastica: per la riforma della scuola media, in «Critica sociale», Milano, XVII, n. 4, 16 febbraio, pp. 53-55. Questioni varie: il problema della laicità nella scuola media, in «Rivista di filosofia e scienze affini», Bologna, IX, n. 3-4, marzo-aprile, pp. 279- 282. Ristampato anche in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile), cit., pp. 137-141.  25. Ancora Mazzini e il socialismo, in «La fiaccola», Senigallia, anno II,  n. 9 e 11, marzo.  Altre obiezioni alle idee di Salvemini sugli esami, in «Nuovi doveri», Palermo, n. 6-7, 30 giugno-15 luglio, pp. 108-109. Il contratto sociale e la tendenza comunista in J. J. Rousseau, in «Rivista di filosofia e scienze affini», Bologna, IX, ottobre-dicembre, Presente anche in Tra il diritto di natura e il comunismo: studi di storia e filosofia, parte II, Tip. degli operai, Mantova 1909. 1908  Il pensiero di Roberto Ardigo, Tip. G. Mondovì, Mantova. La dottrina della proprietà del Montesquieu, in «Rivista filosofica», Pavia, Il, fasc. 46, gennaio-febbraio, pp. 129-135. Pubblicato anche in Tra il diritto di natura e il comunismo: studi di storia e filosofia, parte II, cit.  30. La filosofia della proprietà alla Costituente e alla Legislativa nella rivoluzione francese, in «Rivista di filosofia e di scienze affini», Bologna, Pubblicato anche in Tra  761 of 824  [3  il diritto di natura e il comunismo: studi di storia e filosofia, parte II, cit.  Sulla laicità della scuola, in «Critica sociale», Milano, XVII, n. 5, 1 marzo, pp. 69-70. Anche in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile), Religione, fanciulli, educazione, in «Nuovi doveri», Palermo, II, n. 29-30, 30 giugno-15 luglio, pp. 186-187. Ristampato in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma  Gentile), La fine del marxismo?, in «Critica sociale», Milano, XVIII, n. 20, 16 ottobre, pp. 311-312. Pubblicato anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, a cura di N. Bobbio, Einaudi, Torino Roberto Ardigò nelle scuole di Mantova. Notizie e documenti, Tip.  Operai, Mantova.  Studi sui tipi rappresentativi. Ricerche sull'importanza dei movimenti dell'immaginazione, nelle funzioni del linguaggio, nelle pseudoalluci-nazioni e nella localizzazione delle immagini, in «Rivista di filosofia», Roma, I, 2, marzo-aprile, pp. 38-92. Tra il diritto di natura e il comunismo: studi di storia e filosofia, parte I, Tip. Operai, Mantova. La filosofia di Feuerbach e le critiche del Marx, in «La Cultura filosofica», Firenze, III, marzo-giugno, pp. 134-170, 207-25. Accolto in Sulle orme di Marx. Studi di marxismo e di socialismo a partire dalla prima edizione (Cappelli, Bologna 1919, pp. 64-114) con il titolo Feuerbach e Marx. È stato poi successivamente integrato di due capitoli, precisamente il sesto e il settimo, nella terza edizione (Cappelli, Bologna Ora anche disponibile, sempre con il titolo Feuerbach e Marx, in Umanismo di Marx. Studi filosofici La filosofia della storia di Ferdinando Lassalle (Per nozze Mondolfo-Sacerdote), Pirola, Milano. Poi nelle prime due edizioni de Sulle orme di Marx: Cappelli, Bologna 1919, pp. 129-163; Cappelli, Bologna  Recensione a G. Vidari, L'individualismo nelle dottrine morali del secolo XIX, in «Cultura Filosofica», La riforma della scuola media: fra la Commissione Reale e il congresso della federazione, in «Critica sociale», Milano, XX, n. 1, 1 gennaio, pp. Politica scolastica: il dovere presente della federazione degli insegnanti, in «Critica sociale», Milano, XX, n. 6-7, 16 marzo-1 aprile, pp. 89-90. 1911  La vitalità della filosofia nella caducità dei sistemi, Prolusione all'Università di Torino (tenuta il 1° dicembre 1910), in «La Cultura filosofica», Firenze, V, n. 1, gennaio-febbraio, pp. 1-31. Rovistando in soffitta, in «Critica sociale», Milano, Pubblicato anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, cit., pp. 79-85. Fra l'ideale e l'azione: per l'unità di teoria e praxis, in «Critica sociale», Milano, XXI, n. 16, 16 agosto, pp. 247-248. Disponibile anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, cit., pp. 86-90. La filosofia di Giordano Bruno e l'interpretazione di Felice Tocco, in «La Cultura filosofica», Firenze, V, n. 5-6, aprile, pp. 450-482. Pubblicato poi a sé: La filosofia di Giordano Bruno e l'interpretazione di Felice Tocco, Tip. Collini e Cencetti, Firenze 1912. 1912  45. Sul concetto di plus-valore, in «Critica sociale», Milano, XXII, n. 4, 16 febbraio, pp. 59-63. L'articolo è in parte tratto e riassunto dal cap. XIII (La pretesa antieticità del materialismo storico - il sopravalore e il passaggio dalla necessità alla libertà) de Il materialismo storico in Federico Engels, Formiggini, Genova 1912. Nell'edizione del 1973 (La Nuova  Italia) è compreso tra p. 351 a p. 386.  Il concetto di necessità nel materialismo storico, in «Rivista di filosofia», IV, fasc. 1, pp. 55-74. È un articolo tratto dal cap. X (II fatalismo materialistico o dialettico e il concetto di necessità storica) de Il materialismo storico in Federico Engels. Nell'edizione del 1973 (La Nuova Italia, Firenze) corrisponde alle pp. 209-36, 246-47. Pubblicato anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, cit., pp. 96-114. Il materialismo storico in Federico Engels, Formiggini, Genova. I ginnasi magistrali, in «Unità», Firenze, Partiti politici e generi letterali, in «Unità», Firenze, I, n. 18, 13 aprile, pp. 71-72. Intorno alla filosofia di Marx, in «Critica sociale», Milano, Presente anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, cit., pp. 91-95. La crisi magistrale, in «Unità», Firenze, I, n. 21, 4 maggio, p. 84. La preparazione dei maestri elementari, in «Unità», Firenze, I, n. 23, 18 maggio, p. 91. Intorno alla morale sessuale, in «Critica sociale», Milano, Ancora la morale sessuale, in «Critica sociale», Milano, Rousseau nella formazione della coscienza moderna, in «Rivista pedagogica», Roma-Milano-Napoli, VI, vol. 1, fasc. 3, dicembre, pp. 433-478. Saggio che Mondolfo ripropone nel volume Per il centenario di G. G. Rousseau (Formiggini, Genova 1913) e poi con alcune modifiche nell'Introduzione alle opere di Rousseau (Discorsi e il Contratto sociale, a cura di R. Mondolfo, Cappelli, Bologna 1924). Nuovamente ripubblicato nel volume Rousseau e la coscienza moderna (La Nuova Italia, Firenze 1954), di cui si ha una precedente edizione in lingua spagnola (Rousseau y la consciencia moderna, Imán, Buenos Aires 1944). Ora disponibile anche in Tra teoria sociale e filosofia politica.  Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti   Socialismo e filosofia: I. La crisi e la necessità di un orientamento filosofico; II. Materialismo, realismo storico e lotta di classe; III. La necessità della filosofia della praxis, in «Unità», Firenze, Ristampato nelle prime due edizioni di Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Nella terza edizione in due volumi (Cappelli, Bologna  19233) fu pubblicato privato della prima parte (La crisi e la necessità di un orientamento filosofico) e con qualche aggiunta. Anche in La cultura italiana del '900 attraverso le riviste, vol. V, a cura di F. Golzio e A. Guerra, Einaudi, Torino 1962, pp. 238-247. Presente anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici Personalità e responsabilità nella democrazia, in «La Cultura filosofica», Firenze, VII, n. 1, gennaio-febbraio, pp. 19-36. Per l'amore della moralità e per la moralità dell'amore, in «Critica sociale», Milano, XXIII, n. 4, 16 febbraio, pp. 54-58. La preparazione degli insegnanti, in «Unità», Firenze, La crisi della scuola media e il compito delle Università, in «Nuova Antologia», Roma, Ripubblicato da Mon-dolfo, con alcune modifiche, in Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, Cappelli, Bologna 1922, pp. 113-144. Discutendo di materialismo storico, in «Rivista di filosofia neoscolastica», Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, fasc. 5, pp. 313 ss.  62. Zur soziologie der Geschlechtsmoral, in «Archiv für Sozialwis-senschaft und Sozialpolitik», Tübingen, J.C.B. Mohr, vol. 36, pp. 920  SS.  Per la biografia di Giordano Bruno, in «Rivista d'Italia», Roma, XVI, 2, ottobre, pp. 542-545. Appunti di Storia della filosofia La filosofia di Giordano Bruno, R. Università di Torino, Facoltà di Lettere e filosofia, Torino.1914 Francesco Acri e il suo pensiero, Discorso tenuto nella R. Università di Bologna, Zanichelli, Bologna. Il pluralismo nell'etica, in «Rivista d'Italia», Roma, n. 2, febbraio, pp. 162-187. Francesco Acri, in «Rivista pedagogica», Roma-Milano-Napoli, VII, vol. I, giugno, pp. 523-528.  1915  La filosofia in Belgio, «Rivista di filosofia», Genova, VII, n. 1, gennaio-marzo, pp. 25-46. La crisi del socialismo e l'ora presente, in «Unità», Firenze, IV, n. 8, febbraio, p. 632. Ristampato anche in La cultura italiana del '900 attraverso le riviste, vol. V, a cura di F. Golzio e A. Guerra, Einaudi, Torino 1962, pp. 455-458. Revolutionärer Geist und historischer Sinn, in «Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung», her-ausgegeben von Prof. Carl Grünberg Hischfeld Verlag, Leipzig. Successivamente in italiano: Spirito rivoluzionario e senso storico, in  «Nuova Rivista Storica» (1917), Roma, I, fasc. 3, pp. 504-17.  1916  71. Le matérialisme historique chez F. Engels, Trad. de l'Italien par S.  Jankelevitch, Giard et Brière, Paris.  72. Chiarimenti sulla dialettica engelsiana, in «Rivista di filosofia», Genova, VIII, novembre-dicembre, fasc. V, pp. 701-715. Ripubblicato nelle prime due edizioni di Sulle orme di Marx con il titolo La dialettica di Engeis (Cappelli, Bologna Cappelli, Bologna  19203, pp. 153-166). Poi in appendice alle edizioni del 1952 e 1973 de Il materialismo storico in Federico Engels. Ristampato anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Spirito rivoluzionario e senso storico, in «Nuova rivista storica», Roma, I, fasc. 3, pp. 504-17. Titolo originale: Revolutionärer Geist und historischer Sinn, in «Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung» (1915), herausgegeben von Prof. Carl Grünberg, Hischfeld Verlag, Leipzig. Nella versione italiana è apparso anche nella prima edizione di Sulle orme di Marx (Cappelli, Bologna 1919, pp. 50-63) e nelle successive. Presente anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici Dai sogni d'egemonia alla rinuncia della libertà. Discorso letto per la solenne inaugurazione degli studi nell'Università di Bologna il 5 novembre 1917, Zanichelli, Bologna. Confluito con una nota introduttiva e con il titolo La teoria della egemonia tedesca in Filosofi tedeschi: saggi critici, trad. di L. Bassi, Cappelli, Bologna 1958, pp. 108-142. Ristampato anche in Rodolfo Mondolfo e la guerra delle idee. Scritti a cura di G. Ferrandi, Museo storico del Trentino e Società aperta di Trento, Trento 1998, pp. 55-77. 1918  Imperialismo e libertà, in «Unità», VII, 1, p. 4. Il primo assertore della missione germanica: Herder, in «Rivista delle nazioni latine», III, vol.1, n. 3, pp. 155-168. Ristampato in Rodolfo Mondolfo e la guerra delle idee - Scritti (1917-1919), cit., pp. 95-106 Tra il primato d'un popolo e la missione universale delle nazioni, in «Nuova rivista storica», Milano, vol. II, fasc. V-VI, settembre-dicembre, pp. 582-94. Pubblicato anche in Rodolfo Mondolfo e la guerra delle idee - Scritti Leninismo e marxismo, in «Critica sociale», Milano,Poi in Sulle orme di Marx, a partire dalla seconda edizione (Cappelli, Bologna 19203, pp. 29-37). Ristampato nella raccolta di saggi Studi sulla rivoluzione russa, a cura del Centro Studi di Critica Sociale, Morano, Napoli 1968, pp. 21-32. Presenteanche in Umanismo di Marx. Studi filosofici Leninismo e socialismo, in «Critica sociale», Milano, XXIX, n. 7,8, 9, aprile-maggio, pp. 76-78, pp. 87-88, pp. 104-106. Confluito poi nella seconda e nella terza edizione di Sulle orme di Marx, Ristampato anche in Studi sulla rivoluzione russa, cit., pp. 32-55. Il socialismo e il momento storico presente, in «Energie Nove», Torino, Poi inserito nelle prime due edizioni di Sulle orme di Marx: Cappelli, Bologna 1919, pp. 1-13; Cappelli, Bologna 1920, pp. 1-15. Nella terza edizione con un cambiamento di titolo (Il socialismo dopo la guerra): Cappelli, Bologna Recentemente anche in M. e la guerra delle idee - Scritti  (1917-1919), cit., pp. 123-134.  81. L'insegnamento di Marx, in «Critica sociale», Milano, Saggio apparso anche come Prefazione alla prima edizione di Sulle orme di Marx. Studi di marxismo e di socialismo,  Cappelli, Bologna 1919, pp. I-VIII.  Sulle orme di Marx. Studi di marxismo e di socialismo, Cappelli, Bologna. Per una coscienza realistica della storia e della rivoluzione sociale, in «Critica sociale», Milano, XXIX, n. 24, 16-31 dicembre, pp. 338-343. Ristampato nella seconda edizione di Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna 19203, pp. 89-99 e nella 3ª edizione, I volume a pp. 71-81 con il titolo Visioni realistiche e utopie rivoluzionarie. Presente anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, cit., pp. 158-168.  1920  Problemi concreti: la scuola: I. L'azione «pro schola» e la difesa della coscienza laica, in «Critica sociale», Milano, XXX, n. 2, 16-31 gennaio, pp. 23-26. Campane d'allarme, in «Il Progresso», Bologna, 17 gennaio, p. 3. Problemi concreti: II. Il proletariato e la scuola media. La difesa dellafunzione sociale della finalità educativa della scuola di Stato, in «Critica sociale», Milano, XXX, n. 2, 15 marzo, pp. 72-76. Più recentemente in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile), cit., pp. 175-188.  Problemi concreti: III. Linee di un programma d'azione scolastica: a) Premesse generali; b) il concetto di servizio pubblico e la scuola, in «Critica sociale», Milano, XXX, n. 7, 1-15 aprile, pp. 108-110. Problemi concreti: c) L'amministrazione della scuola, in «Critica sociale», Milano, XXX, n. 8, 16-30 aprile, pp. 125-126. Problemi concreti: d) La partecipazione del proletariato alla cultura, in «Critica sociale», Milano, Riportato anche in Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, cit., pp. 99-106.  Gli adulatori del proletariato, in «Cultura popolare», Milano,n. 8, agosto, pp. 375-378. Anche in Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, cit., pp. 107-112. Intorno al progetto Rignano, in «Critica sociale», Milano, Recensione a E. di Carlo, Ferdinando Lassalle, in «Critica sociale», Milano, Ardigò, in «Critica sociale», Milano, XXX, n. 18, 16-30 settembre, pp. 285-288. Recensione a G. Bevilaqua, C'è uno spettro in Italia, Modernissima, Milano 1920, in «Critica sociale», Milano, XXX, n. 18, 16-30 settembre, p. 288. Roberto Ardigò, in «Il Tempo», 16 settembre. Socialismo e lezioni della realtà, intervista con Rodolfo Mondolfo, in «Il piccolo della sera», Trieste, 24 settembre. Il marxismo e la crisi europea, in «Scientia», XIV, n. 6, 28, dicembre, pp. 457-466. Il problema sociale contemporaneo, relazione al IV congresso italianodi filosofia, in «Rivista di filosofia», Bologna, vol. XII, n. 4, ottobre-dicembre, pp. 303-324. Confluito poi in Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Parte di questo articolo apparve con il titolo Le condizioni della rivoluzione, in «Critica sociale», Milano, Anche in Umanismo di Marx.  Studi filosofici 1908-1966, cit., pp. 186-203.  99. Le condizioni della rivoluzione, in «Critica sociale», XXX, n. 24, 16-  31 dicembre, pp. 374-376.  Sulle orme di Marx, 2ª edizione accresciuta di nuovi saggi, Cappelli, Bologna. La rivoluzione e il blocco, in «La Giustizia», Reggio Emilia, 11 dicembre, p. 1. Per la realtà del socialismo, in «La Giustizia», Reggio Emilia, 16 dicembre, p. 1. 1921  103. Le condizioni della rivoluzione, in «La Giustizia», Reggio Emilia,  1 gennaio, p.1.  Martoff contro Zinovieff e l'antitesi fra socialismo e bolscevismo, in «Critica sociale», Milano, XXXI, n. 2, 16-31 gennaio, pp. 21-23. Poi in Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna 19233, pp. 134-140. Ristampato anche in Studi sulla rivoluzione russa, cit., pp. 55-63. Introduzione a F. Turati, Le vie maestre del socialismo, Cappelli, Bologna. Forza e violenza nella storia, Introduzione a S. Panunzio, Diritto, forza e violenza. Lineamenti di una teoria della violenza, n. III della «Biblioteca di Studi sociali diretta da R. Mondolfo», Cappelli, Bologna. Pubblicata con l'aggiunta di alcune note in Sulle orme di Marx, II vol., Cappelli, Bologna 19233, pp. 57-69. Presente anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, cit., pp. 204-215. 1 corsi di esercitazione nelle Università, in «Educazione nazionale», Roma, n. 1, 1-15 gennaio, p. 11 funzione sociale della finalità educativa della scuola di Stato, in «Critica sociale», Milano, Più recentemente in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del  '900 alla Riforma Gentile), cit., pp. 175-188.  Problemi concreti: III. Linee di un programma d'azione scolastica: a) Premesse generali; b) il concetto di servizio pubblico e la scuola, in «Critica sociale», Milano, Problemi concreti: c) L'amministrazione della scuola, in «Critica sociale», Milano, XXX, n. 8, 16-30 aprile, pp. 125-126. Problemi concreti: d) La partecipazione del proletariato alla cultura, in «Critica sociale», Milano, Riportato anche in Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, cit., pp. 99-106.  Gli adulatori del proletariato, in «Cultura popolare», Milano,n. 8, agosto, pp. 375-378. Anche in Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, cit., pp. 107-112. Intorno al progetto Rignano, in «Critica sociale», Milano, Recensione a E. di Carlo, Ferdinando Lassalle, in «Critica sociale», Milano, Ardigò, in «Critica sociale», Milano, Recensione a G. Bevilaqua, C'è uno spettro in Italia, Modernissima, Milano 1920, in «Critica sociale», Milano,Ardigò, in «Il Tempo», 16 settembre. Socialismo e lezioni della realtà, intervista con Rodolfo Mondolfo, in «Il piccolo della sera», Trieste, 24 settembre. Il marxismo e la crisi europea, in «Scientia», XIV, n. 6, 28, dicembre, pp. 457-466. Il problema sociale contemporaneo, relazione al IV congresso italiano= • archive. di filosofia, in «Rivista di filosofia», Bologna, vol. XII, n. 4, ottobre-dicembre, pp. 303-324. Confluito poi in Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Parte di questo articolo apparve con il titolo Le condizioni della rivoluzione, in «Critica sociale», Milano, XXX  n. 24, 16-31 dicembre 1920, pp. 374-376. Anche in Umanismo di Marx.  Studi filosofici Le condizioni della rivoluzione, in «Critica sociale», XXX, n. 24, 16-  31 dicembre, pp. 374-376.  Sulle orme di Marx, 2ª edizione accresciuta di nuovi saggi, Cappelli, Bologna. La rivoluzione e il blocco, in «La Giustizia», Reggio Emilia, 11 dicembre, p. 1. Per la realtà del socialismo, in «La Giustizia», Reggio Emilia, Le condizioni della rivoluzione, in «La Giustizia», Reggio Emilia,  1 gennaio, p.1.  Martoff contro Zinovieff e l'antitesi fra socialismo e bolscevismo, in «Critica sociale», Milano, XXXI, n. 2, 16-31 gennaio, pp. 21-23. Poi in Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna 19233, pp. 134-140. Ristampato anche in Studi sulla rivoluzione russa, cit., pp. 55-63. Introduzione a F. Turati, Le vie maestre del socialismo, Cappelli, Bologna. Forza e violenza nella storia, Introduzione a S. Panunzio, Diritto, forza e violenza. Lineamenti di una teoria della violenza, n. III della «Biblioteca di Studi sociali diretta da R. Mondolfo», Cappelli, Bologna. Pubblicata con l'aggiunta di alcune note in Sulle orme di Marx, II vol., Cappelli, Bologna 19233, pp. 57-69. Presente anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, cit., pp. 204-215. 1 corsi di esercitazione nelle Università, in «Educazione nazionale», Roma, n. 1, 1-15 gennaio, p. 11.108. Il proletariato e la scuola, in «La squilla», anno XXI, n. 8, 21-22 gennaio. Recentemente anche in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile), cit., pp. 189- 192.  La scuola e i partiti, in «Il Progresso», Bologna, marzo. I discorsi di F. Turati ai Congressi Socialisti, in «Critica sociale», Milano,  Il saggio corrisponde ad alcuni paragrafi tratti dalla prefazione di R. Mondolfo a F. Turati, Le vie maestre del socialismo, Cappelli, Bologna 1921. Collaborazione e lotta di classe, in «Critica sociale», Milano, XXXI, n. 18, 16-31 settembre, pp. 276-278. Con alcune modifiche inserito anche Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Per la comprensione storica del fascismo, in «Critica sociale», Milano, Il saggio corrisponde ad alcuni paragrafi (in particolare il IV e parte del V) dell' introduzione alla raccolta Il fascismo e i partiti politici italiani, I volume, Cappelli, Bologna 1924. Significato e insegnamento della rivoluzione russa, in «Critica sociale», Milano, La contraddizione iniziale; II. La conquista compiuta; La nuova contraddizione risultante e la progressiva consapevolezza del problema. Ristampati con alcune modifiche e aggiunte in Studi sulla rivoluzione russa, cit., pp. 67 ss. Estratto poi in edizione Benporad, Firenze 1922. 1922  114. Significato e insegnamento della rivoluzione russa, in «Critica sociale», Milano, La rivincita della realtà; V. L'inevitabile soluzione: dal libero commercio al capitalismo;  VI. La lotta e l'immediato rapporto delle forze; n. 2, 16-31 gennaio, pp.  26-29: VII. L'anello e la catena; VIII. Le nuove condizioni del proletariato e la sua scissione in gruppi concorrenti; I nuovi problemi del Governo: la rivalutazione della moneta; Gli insegnamenti: a) non il dissolvimento ma lo sviluppo è condizionato dalla rivoluzione; b) on ne détruit que ce qu'on substitue; n. 4, 16-28 febbraio, 61-63: c) Le condizioni di un regime socialista: produzione e distribuzione;  d) I limiti dell'azione politica: forza ed economia. Ristampato con alcune modifiche in Studi sulla rivoluzione russa, cit., pp. 126 ss. e pp. 212 ss.  115. La libertà della scuola, in «Critica sociale», Milano, XXXII, n. 6,  16-31 marzo, pp. 90-95. Riportato in Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, cit., pp. 9-23. Recentemente in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del  '900 alla Riforma Gentile), cit., pp. 193-208.  Scuola e Stato. Lettera a Luigi Miranda, in «Il Tempo», Roma, 20 aprile. Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, cit., pp. 30-32. La libertà e la scuola, in «Il Tempo», Roma, 16 giugno, p. 3. L'esame di Stato, in «Critica sociale», Milano, XXXII, n. 12 e 13, 16-31 giugno e 1-15 luglio, pp. 189-192 e pp. 197-202. Riportato anche in Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, cit.,  pp. 35-43.  La formazione storica delle arti e dello spirito umano in Vitruvio, in «L'Arduo», Bologna, II, n. 3, giugno, pp. 153-159. Presente anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti 1903-1931, cit., pp. 117-123. Sempre nuove opposizioni al progetto su l'esame di Stato, in «L'istru-zione media», Perugia-Bologna-Firenze, n. 18, 15-25 luglio, pp. 1-2. Lettera a Piero Gobetti, in «La Rivoluzione liberale», Torino, a. 1, n. 22, 16 luglio, p. 81-82.  Ricostruire, in «La Giustizia», 24-25 luglio. Per la comprensione storica del fascismo, introduzione alla raccolta Il fascismo e i partiti politici italiani, I volume, Cappelli, Bologna. Per la difesa della libertà, in «Critica sociale», Milano, XXXII, n. 15, 1-15 agosto, pp. 229-231.  125. Il problema della cultura popolare, in «Critica sociale», Milano,  XXXII, n. 18, 16-30 settembre, pp. 286-288.  772pp.  Il comunismo è la negazione del marxismo, in «La Giustizia», Milano, 1 ottobre. Libertà della scuola, esame di Stato e problemi di scuola e di cultura, Cappelli, Bologna. 1923  Prefazione a S. Diambrini Palazzi, Il pensiero filosofico di Antonio Labriola, Zanichelli, Bologna. Educazione e rinnovamento sociale in Mazzini e in Marx, in «Rivista di filosofia», XIV, n. 1, gennaio-marzo, pp.7-15. Con alcune modifiche anche in Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna 19233, pp. 142-149. Ora anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti 1903-1931, cit., pp. 125-133. Mazzini e Marx, in «Critica sociale», Milano, Poi confluito in Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna, 19233, pp. 73-104.  Il monito delle tradizioni del Risorgimento nazionale, in «Istruzione media», n. 5, 25 febbraio, p. 1. Ripubblicato successivamente con il titolo Scuola, patria e libertà, in «La Giustizia», quotidiano del Partito Socialista Unitario, Milano, n. 52, 2 marzo 1923, p. 2. Più recentemente anche in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del 900 alla Riforma Gentile), cit., pp, 227-231. Scuola, patria e libertà, in «La Giustizia», quotidiano del Partito Socialista Unitario, Milano, n. 52, 2 marzo, p. 2. Il materialismo storico: conferenza all'Università Proletaria di Milano, in «L'Avanti!», Milano, 13 marzo. Volontà e necessità nella storia, scambio di lettere tra E. C. Longobardi e R. Mondolfo, in «L'Avanti!», 25 e 30 marzo.  135. Il materialismo storico, in «La Rivoluzione liberale», Torino, II, п.  8, 3 aprile, p. 33-34.  Ristampato con l'aggiunta di una nota (datata 1958) in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, cit., pp. 217-227.  Mentre la riforma si compie, in «L'istruzione media», n. 9, 5 aprile, p. 1. I punti oscuri, in «L'istruzione media», n. 15, 25 maggio-5 giugno, p. 1. La riforma della scuola, in «Critica sociale», Milano, XXXIII, n. 11, 1-15 giugno, pp. 168-170. Ora anche in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile), cit., pp.  233-241.  Il problema sociale in Mazzini e Marx, in «Critica sociale», Milano, Con alcune modifiche confluito in Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna 19233, pp. 123-137. Scuola e libertà (Note polemiche), in «Critica sociale», Milano,196. Risposta all'inchiesta tra scrittori italiani: Dove va il mondo?, Libreria politica moderna, Roma. Aspetti della crisi contemporanea, in «Studi politici», anno 1, n. 9-10, settembre-ottobre, pp. 221-224.  143. La riforma universitaria, in «Critica sociale», Milano, XXXIII, n.  20, 16-31 ottobre, pp. 318-321.  Libertà e funzione sociale della scuola nella riforma Gentile, in «Cultura popolare», n. 10-11, ottobre-novembre, rispettivamente a pp. 470-483 e pp. 519-535. Recentemente anche in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del 900 alla Riforma Gentile), cit., pp. 243-283. Si chiedono dati statistici, in «L'istruzione media», n. 26, 5 novembre, p. 1. L'esperimento russo, in «La Rivoluzione liberale», Torino, II, п. 36, 20 novembre, p. 146. Verso la scuola confessionale?, in «L'istruzione media», n. 28, 25 novembre, p. 1. Si chiedono dati statistici, in «L'istruzione media», n. 26, 5 novembre, p. 1. La lotta di classe in Russia, in «La Rivoluzione liberale», Torino, II, n. 37, 27 novembre, p. 150.  150. Le attività del bilancio, in «Critica sociale», Milano, XXXIII, n. 21, novembre, pp. 328-330. Anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici  1908-1966, cit., pp. 328-330.  Contadini e proletariato nella Rivoluzione russa, in «Nuova rivista storica», Milano, VII, fasc. VI, novembre-dicembre, pp. 541-566. Sulle orme di Marx, 3ª edizione in due volumi, Cappelli, Bologna: vol. 1 Studi sui tempi nostri, vol. Il Lineamenti di teoria e di storia critica del marxismo. La filosofia e l'insegnamento di Francesco Acri (commemorazione nel decennale della sua morte), in «Rivista di filosofia», XVI, n. 4, dicembre, pp. 289-319. Significato e insegnamenti della rivoluzione russa, con prefazione di C. Treves, Bemporad, Firenze.  1924  Contributo a un chiarimento di idee, in «Critica sociale», Milano, XXXIV, n. 1, gennaio, pp. 14-16. Ristampato anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, cit., pp. 235-241. Il rispetto dei diritti acquisiti e l'interesse della nazione, in «L'istruzione media», n. 3, 21-31 gennaio, p. 1. Marxismo e revisionismo, in «Libertà», quindicinale della gioventù socialista, Milano, n. 4, 18 febbraio. La filosofia politica in Italia nel sec. XIX, in Raccolta sulla Storia d'Italia nel secolo XIX, a cura dell'Istituto superiore di perfezionamento pergli studi politico sociali e commerciali in Brescia, Litotipo editrice, Padova, pp. 82 ss.  Dal naturalismo di Feuerbach allo storicismo di Marx, in «Rivista di psicologia», Bologna, XX, n. 1, gennaio-marzo, pp. 36-42. Si tratta di un breve estratto da Feurbach e Marx pubblicato in versione ampliata nella 3ª edizione (vol. II) di Sulle orme di Marx. Si trova anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Ricordando Antonio Labriola, in «Critica sociale», Milano, XXXIV, n. 4, febbraio, pp. 61-63. Anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici  1908-1966, cit., pp. 242-246.  L'esame di Stato professionale, in «L'istruzione media», n. 7, 1-10 marzo,p. 1. J. J. Rousseau, Discorsi e Contratto sociale, a cura di R. Mondolfo, Cappelli, Bologna. L'idealismo di Jaurés e la funzione storica delle ideologie, in «Cri-tica sociale», Milano, Ristampato in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti 1903-1931, cit., pp. 143-147. Dopo il primo esperimento, in «Istruzione media», n. 25 e n. 26, 1-20 e 21-30 settembre, rispettivamente a p. 1 e p. 2.  Le cose più grandi di lui (i programmi degli esami di Stato), in «Istruzione media», n. 28, 29 e 30, 20 e 30 ottobre e 10 novembre, rispettivamente a p. 1, pp. 1-2, p. 1. Necrologio di Felice Momigliano, in «Rivista di filosofia», Torino, XV, n. 1, gennaio-febbraio, pp. 86-87. Prefazione a F. Dal Monte, Filosofia e mistica in Bonaventura da Bagnorea, Libreria di scienze e lettere, Roma. 1925  168. Sintomi premonitori in Russia. Nuove forze politiche in vista, in«Critica sociale», Milano, XXXV, n. 2, 16-31 gennaio, pp. 22-25.  Anche in Studi sulla rivoluzione russa, cit., pp. 235-245.  169. Opere scelte di Cesare Beccaria, con introduzione e note a cura di  R. Mondolfo, Cappelli, Bologna.  170. La questione istituzionale, in «La Rivoluzione liberale», Torino, IV,  n. 3, 18 gennaio, p. 9.  171. Francesco Fiorentino, in «Nuova rivista storica», Milano, Confluito poi in R. Mondolfo, Da Ardigò a Gramsci, Nuova Accademia, Milano 1962, pp. 45-97.  Discussioni marxiste, in «La Rivoluzione Liberale», Torino, IV, n. 13, 29 marzo, p. 53. Anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908- 1966, cit., pp. 248-253. Intorno ai nuovi concorsi, in «L'Istruzione media», n. 9, 31 marzo, p. 1. I punti del problema: per definire la discussione marxista, in «La Rivoluzione Liberale», Torino, IV, n. 17, 26 aprile, p. 69-70. Ristampato in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, cit., pp.  254-259.  Liberalismo della vecchia destra, in «Critica sociale», Milano, L'opera di Ferdinande Lassalle, in «Critica sociale», Milano, Il problema delle classi medie, in «Critica Sociale», Milano, Uscito anche come opuscolo con un preambolo di Filippo Turati nell'edizione La Giustizia, Milano 1925.  Il pensiero di Engels e la prassi storica della classe lavoratrice, in «Critica sociale», Milano, XXXV, n. 14, 16-31 luglio, pp. 162-163. Proletariato e ceti intellettuali, in «La Giustizia», 15 luglio, p. 3. Beccaria e Kant, in «Rivista Internazionale di Filosofia del Di-ritto», Genova, anno V, fasc. IV, ottobre-dicembre, pp. 617-619. Ristampato in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti 1903-1931, cit., pp. 149-151.  La negazione della realtà dello spazio in Zenone di Elea, in «Rendiconti dell'Istituto Marchigiano di scienze, lettere ed arti», I, pp. 41-49. Poi in Problemi del pensiero antico, Zanichelli, Bologna 1935, pp. 146-155. Per la serietà dell'esame di Stato, in «Istruzione Media», Parma, n. 22, 22 agosto, p. 1  Critiche esagerate?, in «L'istruzione media», Parma, n. 25, 10 ottobre, p. 1. Veritas filia temporis in Aristotele, in Scritti filosofici per le onoranze nazionali di Bernardino Varisco, Vallecchi, Firenze, pp. 235-253. Presente anche in Momenti del pensiero greco, Morano, Napoli 1964,  pp. 1-20.  185. Das Problem der Mittelklassen in seiner Bedeutung für den  Sozialismus in Italien, in «Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung», herausgegeben von Carl Grünberg,  XII, p. 1 ss.  186. Beccaria filosofo, in «Rivista di filosofia», Torino, XVI, n. 1, dicembre, pp. 1-11 ss. Tratto dall' introduzione a Opere scelte di Cesare Beccaria, Cappelli, Bologna 1925.  1926  187. Risposta a un'inchiesta sull'idealismo, in «Il Baretti», Torino, a. 3.,  n. 1, gennaio, p. 72.  Un cervello maschile, un cuore materno. In memoria di Anna Kuliscioff, in «Critica Sociale», Milano, XXXVI, n. 1-2, 1-31 gennaio, p. 20. Moto e vuoto, in «Il Baretti», Torino, a. 3, n. 2, febbraio, p. 76. Il problema etico e culturale del socialismo nei rapporti col movimento socialista, in «Critica sociale», XXXVI, n. 3, 1-15 febbraio, pp. 36-38. Materialismo, idealismo, realismo critico-pratico, in «Il Quarto Stato», Milano, I, n. 4, 17 aprile, p. 3. Ristampato anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, cit., pp. 261-265. Per la revisione del bilancio idealistico, in «Il Quarto Stato», Milano, I, n. 21, 21 agosto, p. 3. Anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, cit., pp. 266-273.  Primum intelligere..., in «Il Quarto Stato», Milano, I, n. 29, 23 ottobre, p. 1-2. Anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, cit., pp. 274-276. Dall'esperienza agricola russa al problema contadino occidentale, in «Critica sociale», Milano, XXXVI, n. 18-19, 16 settembre-31 ottobre pP. 280-287. Ristampato anche in Studi sulla rivoluzione russa, cit., pp. 247-271. Diderot, D'Alambert e il Trattato delle sensazioni, in «L'idealismo realistico», Roma. 1927  Condillac contro Condillac. Critica della prima parte del Trattato delle sensazioni, in «Rivista di Psicologia», n. 1. Sulla nozione di progresso, sintesi di una comunicazione al Congresso della Società per il progresso delle Scienza (sezione scienze filosofiche), in Atti del Congresso di Bologna. Il trattato delle sensazioni di Condillac, con introduzione su L'Opera di Condillac, Cappelli, Bologna. Spinoza e la nozione del progresso umano, in «Rivista di filosofia», XVIII, n. 3, luglio-settembre, pp. 262-266. Anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolo interprete della coscienza moderna. Scritti La polemica di Zenone d'Elea contro il movimento, parte I, in «Rivista di Filologia e d'istruzione classica», Torino, Confluito poi con alcune aggiunte in R. Mondolfo, Problemi del pensiero antico, Der Faschismus in Italien (sotto lo pseudonimo di «Rerum italicarum scriptor»), in Internationaler Faschismus, herausgegeben von C. Landauer und H. Honegger, Karlsruhe. La polemica di Zenone d'Elea contro il movimento, parte II, in «Rivista di Filologia e d'istruzione classica», Torino, a. VI, n. 56, pp. 78-107. Confluito poi con alcune aggiunte in R. Mondolfo, Problemi del pensiero antico, Zanichelli, Bologna 1935, pp. 89-145.  Fichte, in «Dizionario di scienze pedagogiche», vol. I, Vallardi, Milano, Confluito poi nella raccolta Filosofi tedeschi: saggi critici, trad. di L. Bassi, Cappelli, Bologna Il realismo di Roberto Ardigò, in «Rivista di filosofia», XIX, n. 2, aprile-giugno, pp. 198-210. Anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Nel primo centenario di Roberto Ardigò, in «Rivista internazionale di filosofia del diritto», Roma, VIII, fasc. III, maggio giugno, pp. 380-387.  1929  Romagnosi, in «Dizionario di scienze pedagogiche», vol. II, Vallardi, Milano, Il pensiero antico. Storia della filosofia greco-romana, esposta con tesi scelti dalle fonti, Società Editrice Dante Alighieri, Roma-Genova-Milano-Napoli. Sintesi storica del pensiero antico, Società Editrice Dante Alighieri, Roma-Genova. Rassegne di storia della filosofia: I. Filosofia del Rinascimento, in «Rivista di filosofia», XX, Torino, n. 2, aprile-giugno, pp. 159-170. L'antinomia fondamentale nella visione della vita e della storia di F. Nietzsche, in «L'idealismo realistico», VI, fasc. 2, pp. 13-18.  211. Die Anfänge der Arbeiterbewegung in Italien bis 1872 und der  Konflikt zwischen Mazzini und Bakunin, in «Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung», herausgegeben von  Prof. Carl Grünberg, Hischfeld Verlag, XIV, heft 3, Leipzig, pp. 339-  365.  212. Il superamento dell'utilitarismo e la coscienza morale nella dottrina epicurea, in «Rendiconto delle sessioni della R. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna», vol. 3, Azzoguidi, Bologna.  Confluito poi in Problemi del pensiero antico, c Responsabilità e sanzione nel più antico pensiero greco, in «Civiltà moderna», Firenze, II, n. 1, 15 febbraio, pp. 1-16. Poi confluito in  Problemi del pensiero greco, cit., pp. 3-20.  214. Razionalità e irrazionalità della Storia: per una visione realistica del problema del progresso, in «Nuova Rivista Storica», Milano, XVI, fasc.  1-II, gennaio-aprile, pp. 1 ss.  Collaborazione alla «Encyclopedia of the Social Sciences» della Columbia University di New York; voci: T. Campanella, A. Costa. I primordi del movimento operaio in Italia avanti il 1872 e il conflitto tra Mazzini e Bakunin, in «Nuova Rivista Storica», anno XIV, fasc. IV-V, luglio-ottobre, pp. 394-412. Trad. it.: Die Anfänge der Arbeiterbewegung in Italien bis 1872 un Konflikt zwischen Mazzini und Bakunin (cfr. n. 211). Riproposto poi da Mondolfo in una rivista argentina nel 1955 (cfr. n. 410). Nella versione italiana, anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti  Collaborazione alla «Enciclopedia Italiana» (Istituto Treccani); voce: Giordano Bruno, vita ed opere, religione e filosofia, dio e l'universo: il monismo, l'etica, vol. VII, pp. 980-984. Nella sua versione rielaborata Mondolfo ripropone questo articolo in Figure e idee del Rinascimento, trad. di L. Bassi, La Nuova Italia, Firenze 1963, pp. 35-111. Recensione a G. Tarozzi, L'esistenza e l'anima, in «Nuova Rivista Storica», XIV, ottobre. 219. Collaborazione alla «Enciclopedia Italiana» (Istituto Treccani); voci: Comunismo (esposizione critica della dottrina e della storia), vol. IX, pp. 29-34; Filone di Alessandria, vol. XV, p. 352; C. A. Helvétius,  vol. XVIII, pp. 450-451.  1931  Collaborazione alla «Encyclopedia of the social Sciences» della Columbia University di New York; voci: Epicure and epicureanism, Giuseppe Ferrari, Gaetano Filangeri, Pasquale Galluppi, Melchiorre Gioia, Gian Vincenzo Gravina, Theodor Karl Grün, Peter Alexeyevitch, Antonio Labriola. Collaborazione a «Pedagogia» (Enciclopedia delle Enciclopedie, Formiggini, Roma); voci: Didattica della filosofia, pp. 305-312; Libertà e Laicità della scuola, pp. 820-835. Entrambi riportati in Educazione e cultura come problemi sociali, Cappelli, Bologna 1957, pp. 149-161 e pp. 123-147. Comunicazione al Congresso della Società Italiana per il progresso delle scienze su Criteri di studio del problema riguardante le origini della filosofia greca. Germi in Bruno, Bacone e Spinoza del concetto marxistico della storia, in «Civiltà moderna», Firenze, anno III, n. 5, 15 ottobre, pp. 921-933. Scritto pubblicato anche in Germania nel 1932 (cfr. n. 228) e, successivamente, nel 1936 sulla rivista argentina «Dialéctica» (cfr. n.  277). Recentemente anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti 1903-1931, cit., pp.  193-203.  Un educatore scomparso: Giovanni Marchesini, in «La Cultura popolare», XXI, 12, pp. 467-473. Rapporti tra la speculazione religiosa e la filosofia nella Grecia antica, I, in «La Nuova Italia», Firenze, II, dicembre, pp. 463-468. Intorno al contenuto dell'antica teogonia orfica, in «Rivista di Filologia e d'istruzione classica», a. IX, n. 59, dicembre, pp. 433-461.1932 Rapporti tra la speculazione religiosa e la filosofia della Grecia antica, II, in «La Nuova Italia», Firenze, III, gennaio, pp. 11-18. Il concetto della «umwälzende Praxis» e i suoi germi in Bruno e Spinoza, in «Grünbergs Fetschrift», C. L. Hirschfeld, Leipzig, pp. 365-376.  I Discorsi e il Contratto sociale di J. J. Rousseau, trad. con introduzione e commento, 2ª edizione, Cappelli, Bologna. Collaborazione alla «Enciclopedia Italiana» (Istituto Treccani); voci: Antonio Labriola, vol. XX, pp. 334-335; Internazionale e Internazionalismo, vol. XIX, pp. 394-396. Il Giansenismo in Italia di A. C. Jemolo, in «Rivista di Filosofia», Torino. Discutendo il problema dei caratteri differenziali tra filosofia antica e moderna, in «Rivista di filosofia», Milano, XXII, n. 3, luglio-settembre, PP. 189-209. Articolo contenente il paragrafo finale della Nota sul genio ellenico, inserita nell'edizione italiana di E. Zeller-R.Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: I Presocratici; vol. 1: Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, La Nuova Italia, Firenze  1932. Nell'edizione del 1951 si trova alle pp. 344-355.  233. Arte e religione in Grecia secondo gli schemi del neoumanesimo, in «Civiltà moderna», Firenze, IV, n. 2, giugno, pp. 186-209. Tratto da R.  Mondolfo, Nota sul genio ellenico in E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: 1 Presocratici, vol. I: Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, cit. Nell'edizione del 1951 si trova a pp. 336 ss.  234. Nota sulla divisione in periodi della filosofia greca, in «Archivio di storia della filosofia», a. I, fasc. 2, aprile-giugno, pp. 156-170. Anche in E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: 1 presocratici, vol. I: Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, La Nuova Italia, Firenze 1951, pp. 375-384. Poi anche in Id., La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: I presocratici, vol. II: lonici e Pitagorici, La Nuova Italia, Firene 1938, pp. 27-89.    235. Collaborazione a «Encyclopedia of the Social Sciences» della Columbia University di New York; voci: Lucretius, Karl Geory  Winkelblech (Karl Marlo).  E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: 1 Presocratici, vol. I: Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, traduzione e aggiornamenti, La Nuova Italia, Firenze. Studi sopra l'infinito nel pensiero dei Greci, in «Memoria della R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna, classe di scienze morali», serie 3, tomo 6, Gamberini e Parmeggiani, Bologna 1931-  1932. Pubblicato anche nell'edizione Azzoguidi, Bologna 1932.  1933  Eternità e infinità del tempo in Aristotele, in «Giornale Critico della Filosofia Italiana», Firenze, XIV, pp. 30-43. Il contributo di Zenone d'Elea alla scoperta dell'infinitesimale, in «Archivio di storia della filosofia», IX, gennaio.  La preparazione dei greci alla comprensione dell'infinito, in «Civiltà moderna», Firenze, V, n. 1, gennaio-febbraio, pp. 1-14. La concezione dell'Empireo in Platone, in «La Nuova Italia», Firenze, marzo.  242. Il passaggio dal teleologismo al determinismo nella dottrina peripatetica dell'eternità del mondo, in «Rivista di filosofia», Milano, XXIV, n. 2, aprile-giugno, pp. 97-109. Articolo tratto da un capitolo della I edizione de L'infinito nel pensiero dei Greci, Le Monnier, Firenze  1934. Nell'edizione ampliata del 1956 corrisponde a pp. 141-159.  L'infinità divina nelle teogonie greche presocratiche, in «Studi e materiali di storia delle religioni», Roma, vol. IX, pp. 72 ss. Tratto da L'infinito nel pensiero dei greci, Le Monnier, Firenze 1934, pp. 271-294. L'infinità della potenza divina in Aristotele (Dal concetto negativo al concetto positivo dell'infinito), in «Ricerche religiose», Roma, IX, luglio, Pp. 305-311. Tratto da L'infinito nel pensiero dei greci, Le Monnier, Firenze 1934. L'infinità dell'essere in Melisso di Samo (contributi a un processo di riabilitazione), in «Sophia», Padova, 1, aprile-giugno, pp. 159 ss. L'infinità divina da Filone ai neoplatonici e ai suoi precedenti, in «Atene e Roma», Firenze, Le Monnier, anno I, serie III, n. 3, luglio-settembre, pp. 192-200. Articolo rielaborato tratto L'Infinito nel pensiero dei greci, Le Monnier, Firenze, 1934. L'infinità del numero dai Pitagorici a Platone e ad Archimede, in «Archivio di filosofia», Roma, fasc. 2, aprile-giugno, pp. 68-79. «Prassi che rovescia» o «Prassi che si rovescia»?, in «Rivista internazionale di filosofia del diritto», Roma, XIII, fasc. VI, pp. 743 ss. Scritto che viene successivamente inserito da Mondolfo in Il materialismo storico in Federico Engels (1952). Nella successiva riedizione del 1973 si trova alle pp. 401-403. Collaborazione alla «Enciclopedia italiana»; voce: Materialismo storico, vol. XXII, pp. 563-564; Il contratto di lavoro nella voce Il lavoro, in XX, pp. 663-665. Collaborazione alla «Encyclopedia of the Social Sciences» della Columbia University di New York; voce: Paolo Paruta. Lezioni di storia della filosofia svolte dal chiar. prof. Rodolfo Mondolfo durante l'Anno accademico 1933-34, a cura di S. Bortolotti e E. Wittig Universita di Bologna, Facoltà di Lettere e filosofia, Bologna. 1934  La genesi storica della filosofia presocratica, in «La Nuova Italia», Firenze, 20 marzo, pp. 82-94. Prefazione al libro di G. Fontanesi, Il problema filosofico dell'amore nell'opera di Leone ebreo, Libreria Emiliana, Venezia, pp. I-XIII. Problema umano e problema cosmico nella formazione della filosofia greca, Memoria presentata all'Accademia delle Scienze di Bologna nella sessione del 17 marzo, Azzoguidi, Bologna, pp. 1-32. Anche in Problemi del pensiero antico, cit., pp. 23-85.  785  255. Note sull'eleatismo: a proposito degli Studi sull'eleatismo di G.  Calogero, in «Rivista di filologia e d'istruzione classica», Torino, a.  XII, n. 62, giugno, pp. 209-228. Poi in Problemi del pensiero antico, Zanichelli, Bologna 1935, pp. 156-185.  256. I problemi dell'infinità numerica e dell'infinitesimo in Aristotele, in  «Rivista di filosofia», Milano, XXV, n. 3, luglio-settembre, pp. 210-  219. Tratto da L'infinito nel pensiero dei greci, Le Monnier, Firenze  1934.  Caratteri e sviluppi della filosofia presocratica, in «Sophia», Roma, luglio-settembre, pp. 274-288. La giustizia cosmica secondo Anassimandro ed Eraclito, in «Civiltà moderna», Firenze, vol. VI, n. 5-6, settembre-dicembre, pp. 409-424. L'infinito nel pensiero dei Greci, Le Monnier, nella Collezione di «Studi filosofici» diretta da G. Gentile, Firenze. Recensioni in «Pan»: A. Rosemberg Storia del bolscevismo da Marx ai giorni nostri, Sansoni, Firenze, in «Rivista internazionale di filosofia del diritto»; N. Festa, I frammenti degli stoici antichi, vol. I, Laterza, Bari 1932; G. Della Valle, Tito Lucrezio Caro e l'epicureismo campano, Accademia Pontaniana, Napoli 1933; Id., Dove nacque T. Lucrezio Caro?, Stab. industrie editoriali meridionali, Napoli 1933, in «Sophia»; G. Pasquali, Pagine stravaganti di un filologo, Carabba, Lanciano 1933; Conte di Gobineau, Il rinascimento, trad. di F. Gentile Tarozzi, Cappelli, Bologna 1933, in «Civiltà moderna»; G. Mayer, Friederich Engels: Eine Biographie, M. Nijhoff, Haag 1934; Marx-Engels, Historische, Kritische, Gesamtausgabe Werke Schriften, Briefe, Berlin, in «Rivista di filosofia»; C. Ottaviano, Joachimi abbatis liber contra Lombardorum, Reale Accademia d'Italia, Roma 1934.  261. Collaborazione alla «Enciclopedia italiana»; voce: Movimento  Operaio, vol. XXV, pp. 402-405.  1935  262. Francesco Fiorentino e il positivismo, in AA.VV, Onoranze a F.  Fiorentino nel cinquantenario della sua morte, Morano, Napoli, pp. 81-  97.  263. Infinità dell'istante e infinità soggettiva nel pensiero degli antichi, in «Giornale critico della filosofia italiana», Firenze, 16, pp. 205-  234. Successivamente in Problemi del pensiero antico, cit., pp. 207-  250. Inserito poi nella V parte de L'infinito nel pensiero dell'antichità  classica, cit.  264. La genesi e i problemi della cosmogonia di Talete, in «Rivista di filologia e d'istruzione classica», Torino, XIII, n. 63, giugno, pp. 145-  167.  265. Physis e theion: intorno al carattere e al concetto centrale della filosofia presocratica, in «Atene e Roma», Firenze, Le Monnier, serie III, a. III,  n. 2, aprile-giugno, pp. 81-100.  Il principio universale di Anassimandro, in «Civiltà moderna», Firenze, luglio-agosto, pp. 344-354. Questioni di storia della scienza greca, in «Rivista di filosofia», Torino, XXVI, n. 23, luglio-settembre, p. 246-257. L'infinito e le antinomie logiche nel pensiero greco, relazione al «Congresso della Società italiana per il progresso delle scienze», tenutosi a Palermo il 12-18 ottobre, Società italiana per il progresso delle scienze, Roma. Confluito poi in R. Mondolfo, I problemi del pensiero antico, Zanichelli, cit., pp. 251-265. Collaborazione alla «Enciclopedia italiana dell'Istituto Treccani»; voci: Sindacalismo,vol. XXXI, pp. 830-832; Socialismo, vol. XXXI, PP. 990-997; Scienza (classificazione delle scienze e storia della scienza), vol. XXXI, pp. 156-157.  Problemi del pensiero antico, Zanichelli, Bologna 1935. Lezioni di storia della filosofia, a cura di E. Zambrini, Università di Bologna, Facoltà di lettere e filosofia, Bologna. Lezioni di filosofia moderna: Benedetto Spinoza, tenute dal Chiar.mo Prof Rodolfo Mondolfo nell'anno 1935-1936, a cura di G. C. Cavalli, GUF G. Venezian, Bologna.  1936  Gli albori della filosofia in Grecia, in «La Nuova Italia», Firenze, gennaio. Feuerbach y Marx. La dialéctica y el concepto de la historia, trad. di M. P. Alberti, Claridad, Buenos Aires.  Su una presunta affermazione antica della sfericità terrestre e degli antipodi, in «Archeion», vol. XVIII, n. 1, gennaio-marzo, pp. 7-17. Anaximenea, in «Rivista di Filologia e d'istruzione classica», Torino, XIV, n. 64, marzo, pp. 15-26. Gérmenes en Bruno, Bacon y Espinoza de la concepción marxista de la historia, in «Dialéctica», Buenos Aires, abril. Per Diogene d'Apollonia, in «Rivista di filosofia», Torino, XXVII, 3, luglio-settembre, pp. 189-197. Gli atomisti antichi, in «Il Lavoro», 21 settembre, p. 3. Formes et tendences actuelles du mouvement philosophique en Italie (in collaborazione con il Prof. Limentani della R. Università di Firenze), in «Revue de Synthèse», XII, n. 2, octobre, Paris, pp. 141- L'utopia di Platone, in «Il Lavoro», 17 novembre, p.3. Aristotele ed Epicuro, in «La Nuova Italia», Firenze, dicembre, pp. 273-279. 1937  Echi del centenario di Romagnosi, in «Il Lavoro», 22 gennaio, p. 3 La vitalità di Aristotele, in «Il Lavoro». La filosofia antica in terra d'Africa e le tendenze del soggettivismo. Estratto da Atti della XXV Riunione della SIPS a Tripoli, Raduno coloniale della scienza italiana, 1-7 novembre 1936. Relazione  Congresso della Società per il progresso delle scienze (Tripoli).  Problemi della cosmologia di Anassimandro, in «Logos», Napoli, XX, fasc. I, gennaio-marzo, pp. 14-30. Da una Nota sulla cosmologia e la metafisica di Anassimandro introdotta come aggiornamento nel Il vol. dell'edizione italiana de E.Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: I Presocratici, Il vol.: lonici e Pitagorici, La Nuova Italia, Firenze, 1938, pp. 190 ss. Ancora sull'infinito e gli antichi, in «Sophia», V, 1-2, gennaio- giugno, pp. 146-152. La prima affermazione della sfericità della terra. Nota dell'accademico effettivo prof Rodolfo Mondolfo, comunicata il 12 dicembre, in «Rendiconti delle sessioni della R. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna. Classe di scienze morali», serie IV, 1, Bologna, Tip. Azzoguidi, p. 18. Trad. it con l'aggiunta di una postilla in Momenti del pensiero greco e cristiano, cit., pp. 101-117.  Collaborazione all'«Enciclopedia italiana Treccani»; voci: Unità, Universo (nella storia della filosofia), vol. XXXIV, pp. 714 e 744. Per l'interpretazione di F. Fiorentino, in «Archivio di storia della filosofia italiana», I, VI, 1, p. 32. Sui frammenti di Filolao (contributo a una revisione del processo di falsità), in «Rivista di Filologia e d'istruzione classica», XV, n. 65, p. 225-245.  Platone e la storia del pitagorismo, in «Atene e Roma», Firenze, Le Monnier, serie III, a. V, n. 4. ottobre-dicemre, pp. 235-251. Tratto da una Nota sulle fonti della nostra conoscenza e ricostruzione storica del Pitagorismo, in E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, pp. 313 ss. Forme e tendenze attuali del movimento filosofico in Italia, (in collaborazione con il Prof. Limentani della R. Università di Firenze), in «Logos», Napoli, XX, pp. 189-215.1938 L'origine dell'ideale filosofico della vita. Comunicazione del socio Rodolfo Mondolfo, presentata nella seduta del 26 maggio 1938, in «Rendiconti delle sessioni della R. Academia delle scienze dell'Istituto di Bologna. Classe di scienze morali», serie V, I, Azzoguidi, Bologna, pp. 121-144. E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: 1 Presocratici, vol. Il: lonici e Pitagorici, La Nuova Italia, Firenze. Intorno ad Epicarmo, in «Civiltà moderna», Firenze, I, X, n. 2-3, marzo-giugno, pp. 133-143. L'unità del pitagorismo, in «La Nuova Italia», Firenze, giugno. 1940  Origen y sentido del concepto de cultura humanista, para la inauguración de cursos del Istituto de Humanidades de la Universidad Nacional de Córdoba, El Sol, La Plata, pp. 21-36. Historia y filosofia, in «Sustancia», Tucumán, a. I, n. 4, marzo, pp. 530-545. Trad. it. in Alle origini della filosofia della cultura, trad. di L.  Bassi, Il Mulino, Bologna 1956, pp. 164-187.  300. El materialismo histórico en Federico Engels, version castellana de  A. Mantica, Libreria y Editorial Ciencia, Rosario, vol. di pp. 362.  301. R. Descartes, Discorso sul metodo, a cura di R. Mondolfo e E.  Garin, Sansoni, Firenze, pp. XXXIII-104. La traduzione e le note di  Rodolfo Mondolfo vennero pubblicate anonime in questa prima edizione, mentre ricompaiono nelle ristampe successive al 1946.  302. R. Descartes, Principi di filosofia, a cura di R. Mondolfo e E. Garin, Sansoni, Firenze, pp. XXXIII-82. La traduzione e le note di Rodolfo  Mondolfo vengono pubblicate anonime in questa prima edizione, mentre ricompaiono nelle ristampe successive al 1946.      1941  Sócrates, edición de la Universidad Nacional de Córdoba, Córdoba. Anche in Moralistas griegos. La conciencia moral de Homero a Epicuro, Imán, Buenos Aires 1941. Sugestiones de la técnica en las concepciones de los naturalistas presocráticos, in «Archeion» de la Universidad Nacional del Litoral, XXIII, n. 1, julio, pp. 36-52. Trad. it di L. Bassi: Suggestioni della tecnica nelle concezioni dei naturalisti presocratici, in Alle origini della filosofia della cultura, introduzione di R. Treves, Il Mulino, Bologna 1956, pp. 87-106.  305. Moralistas griegos. La conciencia moral de Homero a Epicuro, Imán, Buenos Aires. Trad. it. accresciuta a cura di V. E. Alfieri, Moralisti greci. La coscienza morale da Omero a Epicuro, Ricciardi, Napoli-Milano  1960.  306. Espíritu revolucionario y conciencia histórica, in «Revista Mexicana de Sociología», Universidad Nacional Autónoma de México, vol. 3,  n. 4, 1 dicembre, pp. 71-86.  1942  El pensamiento antiguo, historia de la filosofia greco-romana, 2 vol., Losanda, Buenos Aires. El problema del conocimiento desde los presocráticos hasta Aristóteles, Publicaciónes del Instituto de Humanidades de la Universidad Nacional de Córdoba, n. 19, Córdoba. La teoría del sentido interior en San Agustín y sus antecedentes griegos, in «Insula», Buenos Aires. Trad. it. in Momenti del pensiero greco e cristiano, cit., pp. 59-84. Espíritu revolucionario y conciencia histórica, in «Revista mexicana de Sociología» e nel «Boletín del Instituto de Sociología de Bueons Aires», pp. 43-55. La antinomia del espíritu innovador, in «Sustancia», n. 9, Tucumán, pp. 12- La filosofia política de Italia en el siglo XIX, Imán, Buenos Aires. En los orígenes de la filosofía de la cultura, Imán, Buenos Aires. En el centenario de Galileo, in «Sur», Buenos Aires, 2, 97-99, octubre-diciempre, pp. 86 e pp. 90. 1943  La crítica escéptica de la causalidad, in El problema de la causalidad, Publicaciones del Instituto de Humanidades de Córdoba. El genio helénico y los caracteres de sus creaciones espirituales, Cuadernos de la Facultad de Filosofía y Letras de Tucumán, Tucumán. Roberto Ardigó y el positivismo italiano, in «Sustancia», Tucumán, n. 13. Naturaléza y cultura en la formación de la filosofía griega, Publicaciones del Instituto de Humanidades, n. 25, Córdoba. Rousseau y la consciencia moderna, Imán, Buenos Aires. Campanella y Descartes, in «Estudios de Filosofía», Universidad Nacional de Córdoba. La filosofía de la historia de Fernando Lassalle, in «Revista mexicana de Sociología», Universidad Nacional Autónoma de México, vol. 5, n. 3, pp. 343-381. Traducción de Carmelo di Bruno del original italiano. E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: 1 Presocratici, vol. I: Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, 2ª edizione, La Nuova Italia, Firenze. 1944  323. El pensamiento de Galileo y sus relaciones con la filosofía y la ciencia antiguas, Publicaciones del Instituto de Humanidades, n. 33, Córdoba.  30. La filosofía de Giordano Bruno, trad. Ricardo Resta, in «Minerva», Buenos Aires, a. 1, vol. 1, mayo-junio. La ética antigua y la noción de conciencia morale, Imprenta de la Universidad Nacional de Córdoba, Publicaciónes del Instituto de Humanidades, n. 41, Córdoba, pp. 31. Misión de la cultura humanista, in «Papales», Buenos Aires. Determinismo contra volontarismo en la filosofia de Nietzsche, in «Minerva», Buenos Aires, II, n. 4. Anche Ensayos críticos sobre filósofos alemanes, Imán, Buenos Aires 1946, pp. 143-165. Trad. it. Determinismo contro volontarismo nella filosofia di F. Nietzsche, in Filosofi tedeschi: saggi critici, trad. di L. Bassi, Cappelli, Bologna 1958, pp.  145-164.  La politica y la utopía de Campanella. La Ciudad del Sol, in «Revista mexicana de Sociología», Universidad Nacional Autónoma de México, vol. 6, n. 2, Mayo - Augosto, pp. 213-223. Origen del ideal filosófico de la vida, in «Revista de estudios clásicos de la Universidad de Cuyo», Mendoza, n. 1, p. 47-78. Inserito successivamente in R. Mondolfo, En los orígenes de la filosofía del la cultura, Libreria Hachette, Buenos Aires 19603, pp. 281 ss. 1945  La trascendencia extratemporal divina y la infinitud temporal en el período religioso de la filosofía griega, in «Philosophia», Mendoza, Universidad de Cuyo, II, n. 2-3, pp. 7-12. Eternidad e infinitud del tiempo en Aristóteles, Publicaciones del Instituto de Filosofía y Humanidades, n. 44. Pubblicato nella «Revista de la Universidad Nacional de Córdoba», año 32, n. 2. El infinito y las antinomias lógicas de la filosofia antigua, «Publicaciones del Instituto de Humanidades», n. 45, Córdoba. El primer fragmento de Heráclito: texto, traduccion y comentario, in «Revista de la Universidad de Buenos Aires», tomo V, a. III, n. 3-4, julio-diciembre, pp. 43-50. El pensamento antiguo, 2ª edición revis., Losanda, Buenos Aires. Sobre la pena de muerte (Kant contra Beccaria), in «Bebel», Santiago del Chile, n. 27, pp. 97 ss. 1946  Bibliografia de G. Bruno, in «Philosophia», Mendoza, Univer- sidad de Cuyo, 3, pp. 39-55. La infinitud del espiritu en la filosofia antigua, Universidad Nacional de Córdoba, Publicaciones del Instituto de Filosofía y Humanidades, Córdoba, n. 49, pp. 955-976. Qué es el materialismo histórico, in «Babel», Santiago del Chile, n. 31, pp. 36 ss.  339. Prólogo a W. A. Heidel, La edad heroica de la ciencia, Espasa Calpe,  Buenos Aires.  Cesar Beccaria y su obra, Depalma, Buenos Aires, pp. 117. Trad. it con ampliamenti ed aggiunte: Cesare Beccaria, La Nuova Accademia, Milano 1960. R. Descartes, Discorso sul metodo, a cura di E. Garin e R. Mondolfo, Sansoni, Firenze, 2ª edizione. R. Descartes, Principi di filosofia, a cura di E. Garin e R. Mondolfo, Sansoni, Firenze, 2ª edizione. Il problema del male in Agostino e nell'agostinismo, conferenza tenuta nell'aula magna dell'Università di Montevideo il 31 agosto. Confluita in Momenti del pensiero greco e cristiano, cit., pp. 85-97.  1947  344. Ensayos críticos sobre filósofos alemanes, Imán, Buenos Aires. Trad. it a cura di L. Bassi, Filosofi tedeschi: saggi critici, Cappelli, Bologna  1958.  La idea de progreso humano en G. Bruno, in «Babel», Santiago del Chile, n. 39, pp. 97 ss. Tres filósofos de Rinascimiento: Bruno, Galileo, Campanella, Losanda, Buenos Aires. Poi rifuso in Figuras e ideas de la Filosofía del Rinacimento, Losada, Buenos Aires 1955. San Augustín y el problema del mal en el neoplatonismo cristiano, in «Revista de la Facultad de Humanidades y Ciencias de Montevideo», n. 1, pp. 127-135.  1948  348. Interpretaciones de Heráclito en el último medio siglo, prólogo a O.  Spengler, Heráclito, Espasa-Calpe, Buenos Aires.  Interpretaciones italianas del materialismo histórico, in «Cultura italiana», Buenos Aires. Trad. it: Il materialismo storico nelle interpre-tazioni italiane, in «Critica sociale», Milano, XL, n. 3, pp. 54-58. Voluntarismo y pedagogia de la acción en Mazzini y en Marx, in «Babel», Santiago del Chile, n. 44, pp. 72 ss. La idea de cultura en el Rinacimiento italiano, in «Jornadas de centro de cultura italiana», Tucumán, Universidad Nacional, 1, n. 1, pp. 1-20. Poi in Figure e idee del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze, Die Klassische Philosophie in Latein-Amerika, in «Universitas», Stuttgart. Problemas y métodos de la investigación en historia de la filosofia, Cuadernos de Instituto de Universidad Nacional de Tucumán, Tucumán. Sulle orme di Marx, 4ª edizione, Cappelli, Bologna. Le sujet humain dans la philosophie antique, in AA. VV., Proceedingof the Tenth International Congress of Philosophy, North-Holland Publishing Co., Amsterdam 1949, pp. 1065-8.  Voluntad y conocimiento en Heráclito, in «Notas y estudios de filosofía», Tucumán, Spinoza y la noción de progreso humano, in «Bebel», Santiago de Chile, n. 52, pp. 227 ss. R. Descartes, Discorso sul metodo, a cura di E. Garin e R. Mondolfo, 3ª edizione, Sansoni, Firenze. R. Descartes, Principi di filosofia, a cura di E. Garin e R. Mondolfo, 3ª edizione, Sansoni, Firenze. El hombre como sujeto espiritual en la filosofía antigua, in Actas de primer Congreso Nacional de Filosofía, tomo III, Mendoza, Universidad Nacional de Cuyo. 1950  361. L'utopia di Campanella, in «Studi in onore di Gino Luzzatto»,  Giuffrè, Milano.  J. J. Rousseau, Discorsi e Contratto sociale, a cura di R. Mondolfo, 3ª edizione, Cappelli, Bologna. Il pensiero antico. Storia della filosofía greco-romana, esposta con testi scelti dalle fonti, 2ª edizione, La Nuova Italia, Firenze. Il metodo di Galileo e la teoria della conoscenza, in «Rivista di filo-sofia», Torino, XLI, fasc. 4, ottobre-dicembre, pp. 375-389. Publicato contemporaneamente in lingua spagnola (cfr. n. 366). Confluito poi in R. Mondolfo, Figure e idee del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze 1963, pp. 291-313. Ensayos sobre el Renacimiento italiano, Universidad Nacional de Tucumán, Instituto de filosofía, Tucumán. El método de Galileo y la teoría del conocimiento, in Actas de la Academia de Ciencias Culturales y Artes de la Universidad Nacional de Tucumán, Tucumán, 1, pp. 9-27. Trabajo manual y trabajo intelectual desde la antigüedad hasta el Renacimiento, in «Revista de historia de las ideas de la Universidad Nacional de Tucumán», Tucumán, n. 1, pp. 5-25. Lavoro manuale e lavoro intellettuale dall'antichità al Rinascimento, in «Critica sociale», Milano, Ristampato in Alle origini della filosofia della cultura, a cura di R. Treves, Il Mulino, Bologna 1956, pp. 125-149. Successivamente anche in Polis, lavoro e tecnica, introduzione e cura di M. V. Ferriolo, Feltrinelli, Milano 1982, pp. 51-71.  369. La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: I presocratici, vol. Il: Ionici e Pitagorici, 2ª edizione, La Nuova Italia, Firenze.  1951  370. Lo humano y lo subjetivo en el pensamiento antiguo, in «Notas y estudios de filosofía», Tucumán,  Sobre una interpretación reciente de Anaxagoras y los eleatas, in «Notas y estudios de filosofía», Tucumán, Preparación profesional e investigación científica, in La universidad del siglo XX, Universidad Nacional de San Marcos, Lima, pp. 333-  342. Trad. it. in Educazione e cultura come problemi sociali, cit., pp. 46-  58.  La reminiscencia platónica y la actividad del espíritu, in «Actas del Congreso de filosofía en Lima» y «Revista de la Universidad Nacional de S. Agustín de Arequipa». Reseñas en «Notas y estudios de filosofía», sobre: M. Dal Pra, La storiografia filosófica antica; C. Moeller, Sagesse grecque etparadoxe chrétien; A. Nogueira, Universo, 1951-52. E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: I Presocratici, vol. I: Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, 3ª edizione, La Nuova Italia, Firenze. 797  1952  376. El pensamiento antiguo. Tomo I: Desde los orígines hasta Platón.  Tomo II: Desde Aristóteles hasta neoplatónicos, 3ª edizione, Losanda, 2 tomos, Buenos Aires.  377. El infinito en el pensamiento de la antigüedad clásica, trad. de F.  Gonzáles Ríos, Ediciones Imán, Buenos Aires.   La filosofía como problematicidad y el historicismo, in «Philosophia», Universidad Nacional De Cuyo, Mendoza, Trad. it: La filosofia come problematicità e lo storicismo, in «Il Dialogo», II, n. 5, ottobre, pp. 43-64.  Il materialismo storico in F. Engels, 2ª edizione italiana, La Nuova Italia, Firenze. Leonardo teórico del arte y de la ciencia, in «Sur», Buenos Aires, Eduard Zeller y la historia de la filosofía, in «Notas y estudios de filosofía», Tucumán, 5, n. 12, octubre-diciembre, pp. 369-381. Intorno alla gnoseologia di Democrito, «Rivista critica di storia della filosofia», Milano, a. VII, fasc. 1, gennaio-febbraio, pp. 1-18. Articolo presente con alcune modifiche anche in un capitolo di La comprensione del soggetto umano nell'antichità classica, trad. di L. Bassi, La Nuova Italia, Firenze 1958, pp. 267-297.  383. Problemi e metodi di ricerca nella storia della filosofia, La Nuova Italia, Firenze.  1953  I cirenaici e i raffinati del Teeteto platonico, «Rivista di filosofia», Torino, XLIV, n. 2, aprile, pp. 127-135. Tratto da La comprensione del soggetto umano nell'età classica, cit., pp. 297-310. Il valore del lavoro nel riconoscimento di Senofonte, Platone ed Aristotele, in «Critica sociale», Milano, Trabajo y conocimiento según Aristóteles, in «Imago mundi», Buenos Aires, 1, n. 1, pp. 14-22.  L'unité du sujet dans la gnoséologie d'Aristóte, in «Revue philosophique», Paris, 78, luglio settembre, pp. 359-378. Platón y el concepto unitario de cultura humana, in «Humanitas», Universidad Nacional de Tucumán, a. 1, n. 1, pp. 15-24; nella versione italiana: Platone e il concetto unitario di cultura umana, in Scritti di sociologia e politica in onore di Luigi Sturzo, II, Zanichelli, Bologna, pp. 569-580. Dos textos de Platón sobre Heráclito, in «Notas y estudios de filosofía», Tucumán, 4, pp. 233-244. Leonardo teorico dell'arte e della scienza, in «II Ponte», Firenze, IX, fasc. 8, pp. 1221-1238. Campanella y su utopía, prólogo a T. Campanella, La Ciudad del Sol, Losada, Buenos Aires. Breve historia del pensamiento antiguo, Losada, Buenos Aires, 1953-54. La valoración del trabajo en la Grecia antigua hasta Sócrates, in «Revista de economía», Córdoba, IV, n. 9, tomo 3, enero-junio, pp. 5-20.  1954  394. The greek attitude to manual labour, in «Past & Present», London,  n. 6, november, pp. 1-5.  Rousseau e la coscienza moderna, La Nuova Italia, Firenze. Trad. it. di Rousseau y la consciencia moderna, Imán, Buenos Aires 1944. Cultura e libertà nel pensiero di Croce, in «Critica sociale», Milano, XLVI, n. 5, 5 marzo, pp. 77-80. Riportato in R. Mondolfo, Educazione e cultura come problemi sociali, cit., pp. 91-104. Titolo originale Cultura y libertad en el pensamiento de B. Croce, in AA.VV, Homenaje a Benedetto Croce en el primer aniversario de su fallecimiento, de la Facultad de Filosofía y Letras de Buenos Aires, 1956, pp. 202-212. Seneca e l'infinità del progresso spirituale, in «Critica sociale», Milano, aprile. La divisione del lavoro e il compito sociale dell'educazione, in «Critica sociale», Milano, XLVI, n. 11, 5 giugno, pp. 172-173. Riportato anche in R. Mondolfo, Educazione e cultura come problemi sociali, cit., pp. 35-43. Séneca y la infinitud del progreso espiritual, in «La Torre», de la Universidad de Puerto Rico, n. 5, pp. 63-74. Il problema di Cratilo e l'interpretazione ai Eraclito, in «Rivista critica di storia della filosofía», Milano, IX, n. 3, pp. 221-231. La conciencia moral en Sócrates, Platón y Aristóteles, in «Humanidades», de la Universidad Nacional de La Plata, n. 34, Seccíon Filosofía, pp. 7-29.  402. Figuras e ideas de la filosofía del Renacimiento, Losada, Buenos Aires.  Trad. it. a cura di L. Bassi: Figure e idee della filosofia del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze 1963.  403. El problema de Cratilo y la interpretación de Heráclito, in «Anales de Filología Clásica», Buenos Aires, Universidad de Buenos Aires,  VI, pp. 157-174.  1955  J. J. Rousseau, Discorsi e Contratto sociale, a cura di R. Mondolfo, 4ª edizione, Cappelli, Bologna. Educazione e democrazia nel pensiero socialista, in «Critica sociale», Milano, XLVII, n. 3, 5 febbraio, pp. 41-45. Historia de la filosofía e historia de la cultura, in «Imago mundi», Buenos Aires, marzo. Trad it. Storia della filosofia e storia della cultura, in Educazione cultura come problemi sociali, cit., 163-176. Intorno a Gramsci e alla filosofia della prassi, in «Critica sociale», Milano, XLVII, n. 6, 20 marzo, pp. 93-94; n. 7, 5 aprile, pp. 105- 108; n. 8, 20 aprile, pp. 123-127. Pubblicato anche in un opuscolo nell'edizione di «Critica sociale», Milano 1955, con prefazione di E.  Bassi. Successivamente compreso nel volume Da Ardigò a Gramsci, Nuova Academia, Milano 1962, pp. 139-190. Ristampato anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici Antologia di Aristotele, La Nuova Italia, Firenze. La comprensión del sujeto humano en la cultura antigua, Imán, Buenos Aires. Trad. it. a cura di L. Bassi, La comprensione del soggetto umano nell'antichità classica, La Nuova Italia, Firenze 1958. Giuseppe Mazzini y los orígenes del movimiento obrero en Italia hasta 1872. El conflicto entre Mazzini y Bakunin, in «Cuadernos de la cultura de Italia», Buenos Aires, Sócrates, Colección filósofos y sistemas, Losange, Buenos Aires.  Edizione ampliata de Sócrates, edición de la Universidad Nacional de Córdoba, Cordoba 1941. Trad. it. in I moralisti greci. La coscienza morale da Omero a Epicuro, Ricciardi, Milano-Napoli 1960, pp. 65-136.  Lavoro e conoscenza nelle concezioni dell'antichità classica, «Sag-giatore», Torino. Poi in Educazione e cultura come problemi sociali, Successivamente anche in Polis, lavoro e tecnica, a cura di M. V. Ferriolo, cit., pp. 72-91. Espíritu revolucionario y conciencia histórica, Ediciones Populares Argentinas, Buenos Aires. Evolución del socialismo, Ediciones Populares Argentinas, Buenos Aires. Historia de la Universidad de Bologna, in «La Torre», Puerto Rico, Universidad de Puerto Rico, 3, 12, ottobre-dicembre, pp. 45 ss. Trad. it. Storia dell' università di Bologna, in «La vita italiana», nel volume Estudios italianos en la Argentina, publicado dal Centro di studi italiani, Buenos Aires Cultura y libertad en el pensamiento de B. Croce, in AA.VV, Homenaje a Benedetto Croce en el primer aniversario de su fallecimiento, de la Facultad de Filosofía y Letras de Buenos Aires.  Trabajo y conocimiento en las concepciones de la antigüedad clásica, in «Cuadernos Americanos», México, Universidad Nacional Autónoma de México, Titolo originale: Lavoro e conoscenza nelle concezioni dell'antichità classica, in «Saggiatore» Torino. Storia dell'università di Bologna, in «La vita italiana», nel volume Estudios italianos en la Argentina, publicado dal Centro di studi italiani, Buenos Aires 1956. Anche in Educazione e cultura come problemi sociali, L'infinito nel pensiero dell'antichità classica, La Nuova Italia, Firenze.  El genio helénico: formación y caracteres, Editorial Columba, Buenos Aires. La ciencia de la lógica de Hegel, trad. de Augusta y Rodolfo Mondolfo, prólogo de R. Mondolfo, 2 tomos, Hachette, Buenos Aires. La división del trabajo y la tarea de la educación, en «Estudios sociológicos» (IV congreso de sociologia), México, y en «La Nación», Buenos Aires, abril. El materialismo histórico en Engels y otros ensayos, nueva traduccion de la 2ª edicion italiana con agregados, Editorial Raigal, Buenos Aires. Alle origini della filosofia della cultura, trad. it di L. Bassi e con introduzione di R. Treves, I Mulino, Bologna. Bolscevismo e dittatura (la conseguenza del sistema), in «Critica sociale», Milano, XLVIII, n. 19, 5 ottobre, pp. 305-309. Anche in Studi sulla rivoluzione russa, cit., L'esigenza del nesso fra storia della filosofia e storia della cultura, in AA. VV., Verità e storia: un dibattito sul metodo della storia della filosofia, Società filosofica romana, Arethusa, Asti, pp. 131-144. Aristotele. Antologia, 1ª ristampa, La Nuova Italia, Firenze.1957 La coscienza morale e la legge interiore in Plutarco, in «Filosofia», Torino, Sul concetto di lavoro, in «Il comune», Senigallia, febbraio. Successivamente in S. Anselmi, Incontro con Rodolfo Mondolfo. In appendice: R. Mondolfo, Il concetto di lavoro, Libr. editrice Sapere,  Senigallia 1961.  La filosofia della Critica sociale, in Esperienze e studi socialisti: in onore di U. G. Mondolfo, La Nuova Italia, Firenze, pArte, religión y filosofía de los Griegos, Columba, Buenos Aires. La deuda de Aristóteles con Platón, in «La Nación», Buenos Aires, 10 de febrero.  Acerca de la primera traducción directa de la Ciencia de la lógica de Hegel, in «La Prensa», Buenos Aires, 13 de enero. La filosofía como problemática y su continuidad histórica, in «Revista de filosofía de la Universidad de Costa Rica», San José de Costa Rica, Prólogo a A. Nogueira, Ideas vivas e ideas muertas, Colecão Rex, Río de Janeiro. Problemas de cultura y educación, Hachette, Buenos Aires. Trad. it Educazione e cultura come problemi sociali, Cappelli, Bologna 1957: Prólogo a Lamanna, Historia de la Filosofía, I: El pensamento antiguo, trad. de Caletti, Hachette, Buenos Aires. Educazione e cultura come problemi sociali, Cappelli, Bologna. Edizione spagnola: Problemas de cultura y education, Hachette, Buenos Aires.  La historia de la filosofía y la historia integral, in «Revista de la Universidad de Buenos Aires», Buenos Aires, Note intorno alla storia della filosofía, in «Rivista critica di storia della filosofia», Milano,  L'influenza storica e la perennità di Socrate, in «Il Dialogo», Bologna, Evidence of Plato and Aristotele relating to the ekpyrosis in Heraclitus, trad. D. J. Allan, in «Phronesis», Intorno al problema storico di Hilferding, in «Critica sociale», Milano, Ristampato in R. Mondolfo, Umanismo di Marx. Studi filosofici, Filosofi tedeschi: saggi critici, trad. di L. Bassi, Cappelli, Bologna.  445. Il pensiero stoico ed epicureo. Antologia di testi, a cura di R.  Mondolfo e D. Pesce, La Nuova Italia, Firenze.  446. Determinismo contro volontarismo in Nietzsche, in «Il Dialogo», Bologna, nTitolo originale: Determinismo contra volontarismo en la filosofia de Nietzsche, in «Minerva», Buenos Aires. Nella sua traduzione italiana il saggio si trova anche in Id.  Filosofi tedeschi: saggi critici, trad. di L. Bassi, Cappelli, Bologna Prospettive filosofiche: la filosofia come problematicità e lo storicismo, con bibliografia degli scritti di R. Mondolfo, in «Il Dialogo», Bologna, Titolo originale: La filosofía como problematicidad y el historicismo, in «Philosophia», Universidad Nacional De Cuyo, Mendoza, Rispetto all'originale spagnolo del 1949, Mondolfo inserisce una breve postilla di aggiornamento. La comprensione del soggetto umano nell'antichità classica, trad. it. L. Bassi, La Nuova Italia, Firenze. Titolo originale: La comprensión del sujeto humano en la cultura antigua, Imán Buenos Aires Prefazione a L. Conti, L' assistenza e la previdenza sociale. Storia e problemi, Feltrinelli, Milano.  450. Aristotele. Antologia, 2ª ristampa, La Nuova Italia, Firenze.  1959  Eraclito e Anassimandro, La Nuova Italia, Firenze. Eraclito e Anassimandro (Dalle note di aggiornamento Zeller-Mondolfo, vol. III: Capitoli su Eraclito), in «Filosofia», Torino, I frammenti del fiume e il flusso universale in Eraclito, in «Rivista critica di storia della filosofía», Milano, a. XV, fasc. 1, gennaio-marzo, pp. 3-13. Titolo originale: El flujo universal de Heráclito y el símbolo del río, in «Cultura Universitaria» Anche in E. Zeller e R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: 1 Presocratici, vol. IV: Eraclito, La Nuova Italia, Firenze, Il pensiero politico del Risorgimento italiano, La Nuova Accademia, Milano. Titolo originale: La filosofia política de Italia en el siglo XIX, Imán, Buenos Aires. Rispetto all'edizione castigliana quella italiana presenta aggiornamenti e arricchimenti. El pensamiento antiguo. Historia de la filosofia greco-romana, vol. I-IL, 4ª edición, Losada, Buenos Aires.  Sócrates, Editorial Universitaria, Buenos Aires. El sol y las Erinias, según Heráclito, in «Universidad», Universidad Nacional del Litoral, Santa Fe, La idea de una misión del filósofo, en el pasado y en nuestros días, in «La Nación», Buenos Aires, octubre. El flujo universal de Heráclito y el símbolo del río, in «Cultura Universitaria», Caracas, Direccion de Cultura. Departamento de Publicaciones, Nota sobre los Antecedentes en la historia de la filosofía, in «Philosophia», Mendoza, Universidad Nacional de Cuyo, Facultad de Filosofía y Letras, Instituto de Filosofía, La conflagración universal en Heráclito, in «Philosophia», Mendoza, Revista del Instituto de Filosofía, Universidad Nacional de Cuyo, Facultad de Filosofía y Letras,  Los seminarios de investigación filosofíca, in «Revista de Educación», La Plata, La missione della filosofia nell'epoca attuale, in «Critica sociale», Milano, Anche in AA. VV., Prospettive storiche e problemi attuali dell'educazione. Studi in onore di Ernesto Codignola, La Nuova Italia, Firenze Guía bibliográfica de la filosofía antigua, Losada, Buenos Aires. Cesare Beccaria, La Nuova Academia, Milano. Edizione italiana, con complementi ed aggiunte de Cesare Beccaria, Editorial Depalma, Buenos Aires 1946. Moralisti greci. La coscienza morale da Omero a Epicuro, trad. a cura di V. E. Alfieri, Ricciardi, Napoli-Milano. Titolo originale: Moralistas griegos. La conciencia moral de Homero a Epicuro, Imán, Buenos Aires 1941. Rispetto all'originale edizione spagnola, quella italiana si presenta accresciuta.  O genio helénico, en V. de Magalhães Vilhena, Panorama do pensamiento filosófico, Cosmos, Lisboa. En los orígenes de la filosofía de la cultura, 2ª edición ampliada, Hachette, Buenos Aires. La Universidad latino-americana como creadora de cultura, Cultura universitaria de Caracas 1960; Universidad de la República, Montevideo; Universidades (Unión de Universidades de América latina), Buenos Aires, IMarx y marxismo, Estudios histórico-críticos, Trad. esp. parciale de M. H. Alberti, Fondo de cultura económica, México-Buenos Aires.  Socrates, 3ª edición, Eudeba, Buenos Aires  471. Bibliografía heraclitea, in «Anales de filología clásica», Buenos  Aires, VII, fasc. II, pp. 5-28.  Il pensiero stoico ed epicureo. Antologia di testi, introduzione critica e commento a cura di D. 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Cooperano, a Roma verso la visione ottimistica del progresso, altri influssi, come quelli del lizio e del portico che si riconosceno nella celebrazione da Cicerone del divino potere creatore dell'intelligenza dell’uomo. L'influsso democriteo si ripercuoteva in Diodoro Siculo attraverso Ecateo di Abdera. Quello dell’Orto agiva non solo sul grande poema di Lucrezio, ma anche (attraverso questo) sulla filosofia di Virgilio, Orazio, e Vitruvio. Certo, a Roma ci si mostrano due orientamenti opposti. Quello ottimistico, assertore ed esaltatore del potere creatore dello spirito umano e del progresso. Quello pessimistico, ispirato all'idea di una inferiorità naturale dell'uomo rispetto agl’animali, ovvero di una sua caduta dalla perfezione e felicità primordiali della mistica età saturnia alle miserie, alle fatiche e ai conflitti dell'epoca storica. Queste voci tetre risuonano in Ovidio e Plinio, come già anteriormente in quella di Sallustio (Catilina).  Ovidio, in Metamorph.-, influsso di Cicerone (De natura deorum), esalta la nascita dell'uomo (« natus est homo »), come dell'animale piú savio e di maggior capacità mentale tra tutti, dominatore della natura, di figura simile a quella degli dèi, l'unico che per la sua posizione eretta possa contemplare il Cielo. Ma Ovidio limita l'epoca beata dell’uomo all'età d’oro, quando non ancora l'uomo aveva scoperto i metalli, né inventato la navigazione, né le armi, né le fortificazioni, e neppure l'aratro e iutte le altre creazioni tecniche che sono per Ovidio fonti di pene e di danni per il loro inventore. La creatività della mente dell’uomo ha cosí un riconoscimento in Ovidio, ma come causa lamentevole d'infelicità. “Contra te sollers, hominum natura, fuisti, et nimium damnis ingeniosa tais Amores). D'altra parte Plinio (Natur. hist.) vuole umiliare l'orgoglio di coloro che - come Cicerone in De natura deorum, — affermano che il mondo fu creato *per* l'uomo; e li richiama alla considerazione di tutti gli elementi d'inferiorità che ha l'uomo rispetto agli altr’animali, e dei motivi della sua infelicità: un'anticipazione del pessimismo del
“De miseria hominis.”  Ma nell'atteggiamento di Ovidio il riconoscimento (fatto a denti stretti) del potere creatore dell'intelligenza dell’uomo, rivela la forza con cui, nonostante ogni pessimismo, tale idea s'imponeva allo spirito dell'epoca. Aiutata certo nella sua diffusione dalla condizione storica, cioè dall'espansione trionfale del potere di Roma.  Ma ispirata nella sua affermazione da suggestioni teoriche derivanti da filosofi. Dall’orto attraverso l'affascinante esposizione poetica di Lucrezio, e da Cicerone. Influenze combinate si devono riconoscere appunto in Cicerone, nella sua celebrazione dell'eccellenza dell'uomo, del potere creatore dello spirito umano, del lavoro, dell'industria e della co-operazione tra gl’uomini, come fonti delle grandi conquiste della civiltà, che troviamo in “De natura deorum”, “De finibus bonorum et malorum”, “De legibus”, e “De officiis”. L'uomo, dice Cicerone in “De legibus,” questo animale previdente, sagace, molteplice, acuto, dotato di memoria, pieno di ragione e di prudenza, ha da dio la sua natura privilegiata, anzi partecipa con la sua ra-  lavor dichiarate alle he Coceo in “De officis”, L, s, dove ri  corda che Panezio ha sviluppato molto ampiamente e con numerosi esempi ciò che i capitoli 3-5 sintetizzano, specialmente intorno alla co-operazione tra gli uomini, indispensabile per la creazione di tante arti --  “senza le quali la vita non meriterebbe d'esser vissuta” . . Modernamente l'influenza di Panezio è  sione di richiamare l'attenzione nel saggio L'infinito nel pen siero dell'antichità classica, Firenze, La Nuova Italia] gione alla natura e alla comunità divine 7. Seminato sulla terra, ha ricevuto il dono divino dell'anima e la capacità della virtú, che è la natura perfezionata in se stessa ed elevata al suo grado sommo (“in se perfecta et ad summum perducta natura”); e, mediante l'imitazione della natura maestra, la ragione umana, usando la sua capacità industriosa (“sollerter”), è pervenuta all'invenzione di un numero infinito di arti (“artes innumerabiles  repertae sunt”).  La natura diede all'uomo — mediante i sensi messaggeri, la rapidità della mente e la luce dell'intelligenza -- i fondamenti della scienza (“quasi fundamenta quaedam scientiae”), di modo che, per se stessa, la natura umana sempre piú progredisce ed avanza (“ipsam per se natu-ram longius progredi”) e, da sé, senza aver bisogno di maestri (“etiam nullo docente”), arriva a consolidare e a perfezionare la ragione, partendo dalle cose le cui specie ha conosciuto per mezzo della intelligenza primordiale ed iniziale (“ex prima et inchoata intelligentia”) 3.  In tal modo — ripete Cicerone alla fine dell'Hortensius (come riferisce Agostino, De trinit.), con Aristotele, Protrept. fr. c Walzer (61 Rose), l'intelligenza è forza visiva e sforzo attivo della mente (“mentis aciem”), animata dal desiderio attivo dell'investigazione (“ratione et investigandi cupiditate”). E come la sua attività è rivolta ugualmente e congiuntamente  [Eredità di ARISTOTELE, Protreptico, fr. c Walzer = 61 Rose  (che Anoke qul Cierone a apia al concet aristotelice dele  potenza che per se stessa tende all'atto. La potenza fondamentale dell'intelligenza (“inchoatae intelligentiae”) considerata qui, è tanto teorica (argumentamur, etc.) quanto pratica (conficimus), e non è privilegio di pochi eletti, ma possesso di tutti (“communis omnium”). E Cicerone aggiunge (cap. 11) ciò che già diceva Sofocle nel coro dell'Antigone e tornerà a dire nel rinascimento Pico nel suo “De hominis dignitate”, cioè che l'uomo ha nella sua natura la doppia possibilità, d'elevarsi verso la sommità del bene o di sprofondare negli abissi del male alla conquista della scienza e alla creazione delle arti, cosí — ripete Cicerone, “De finibus”, con lo stesso Protreptico di Aristotele - si deve riconoscere che l'uomo è nato per una doppia finalità, mentre ogni animale è nato per un unico compito: il cavallo per la corsa, il bue per arare, il cane per cercare, ma l'uomo, come un dio mortale, per due attività creatrici, intendere ed operare (“ut ad cursum equum, ad arandum bovem, ad investigandum canem, sic hominem ad duas res, ut ait Aristoteles, ad intelligendum et agendum esse natum, quasi mortalem deum”).  Queste idee hanno piú ampio sviluppo in “De natura deorum”, dove la superiorità dell'uomo sugli animali è affermata da Cicerone, seguendo le orme di Panezio, negli aspetti seguenti. La costituzione del suo corpo, la cui posizione eretta gli permette la contemplazione del cielo e gli dà la possibilità di conoscere il corso degli astri, di determinare le divisioni del tempo, di prevedere i fenomeni astronomici per tutto l'avvenire (“in omne posterum tempus”) e di trarre dall'ordine di essi la nozione della divinità legislatrice e governatrice del mondo. I sensi che alla percezione associano i giudizi di distinzione e di valutazione delle impressioni, e si fanno pertanto ispiratori della creazione di arti rivolte a cogliere e ad usare le sensazioni (“ad quos sensus ca-piendos et perfruendos, plures etiam quam vellem artes repertae sunt”);
l'intelligenza che comprende, definisce, connette le cose e crea una scienza di tale potere ed eccellenza, che neppure in dio c'è qualcosa di superiore (“qua ne in deo quidem est res ulla prestantior” § 59). E per questa via l'uomo crea anche le arti, le une per le necessità della vita, le altre per il diletto (secondo la distinzione tradizionale di Democrito e Aristotele); e a questi risultati coopera anche il linguaggio che, come mezzo di comunicare le conoscenze e di influire sul sentimento e la volontà altrui, e il vincolo sociale che trasse l'umanità fuori della vita ferina primordiale (“haec nos iuris, legum, urbium societate devinxit: haec  a vita immani et fera segregavit”).  Ma nella creazione delle arti Cicerone torna a far notare, con Anassagora, l'opera della mano, la cui conformazione e agilità permettono all'uomo di operare tanto nelle arti di diletto (pittura, scultura, musica), quanto in quelle di necessità (agricoltura, edilizia, tessitura, cucitura, confezione di strumenti di metallo, etc.). «Per cui si comprende che noi abbiamo conseguito tutto ciò che concerne le cose scoperte dallo spirito e percepite dai sensi, mediante l'applicazione delle mani degli operai, per poter essere protetti, vestiti e salvi, e avere città, difese, domicilii, templi ». Possiamo prendere l'ali-mento e conservarlo; allevare e utilizzare animali per il trasporto e per l'agricoltura; estrarre i metalli nascosti dalle profondità della terra e forgiarli in strumenti e decorazioni; tagliare alberi per riscaldamento, cottura di alimenti, edificazione di case, costruzione di navi, che a noi — unici al mondo — permettono di dominare la forza del mare e dei venti. In conclusione, l'uomo si converte in inventore delle arti e in dominatore della natura, cioè in creatore di una nuova realtà, quella del mondo della cultura.  «Noi usufriamo dei campi, noi dei monti; nostri sono i fiumi, nostri i laghi; noi seghiamo le messi, noi tagliamo gli alberi; noi, mediante l'immissione di acque, diamo fecondità alle terre; noi chiudiamo i fiumi tra dighe, li inalveiamo, li deviamo; insomma cerchiamo di creare con le nostre mani una specie d'altra natura nella natura delle cose ».  Non seguiremo Cicerone nella sua dimostrazione successiva della tesi che il mondo fu creato al servizio dell'uomo, che è la tesi contro cui polemizza Plinio, ma che non interessa il nostro tema. Ciò che ci importa è la celebrazione menzionata del potere creatore dell'umanità, che si può considerare un eloquente commento esplicativo della citazione che il “De finibus” trae dal Protreptico aristotelico, la quale dichiara che l'uomo è nato per la doppia attività, conoscitiva e creativa, come un dio mortale. L'uomo contemplato qui da Cicerone è appunto quello che crea il mondo della cultura e lo sovrappone al mondo della natura; e Cicerone offre una formula efficace per esprimere tale creazione: « nostris denique manibus in rerum natura quasi alteram naturam efficere conamur».  Formula che, insieme alla ricordata definizione (“dio mortale”) tratta da Aristotele, ispira le 'linee memorabili dello Spaccio della bestia trionfante di Bruno, che sintetizzano il contenuto essenziale della dimostrazione ciceroniana: « gli dèi avevano donato a l'uomo l'intelletto e le mani, e l'avevano fatto simile a loro, donandogli facultà sopra gli altri animali; la qual consiste non solo poter operar, secondo la natura ed ordinario, ma, ed oltre, fuor le leggi di quella; acciò, formando o possendo formar altre nature, altri corsi, altri ordini con l'ingegno.... venesse a serbarsi Dio de la terra »  (Gentile, Dialoghi morali, Bari, Laterza). Anche quello che segue nella pagina bruniana, sulle necessità che acuiscono gli ingegni e fanno inventare le arti — di modo che « sempre piú e piú.... allontanandosi dall'esser bestiale, piú altamente s'approssi-mano a l'esser divino › — poteva ispirarsi alle frasi di Cicerone relative all'uomo che « se segregavit a vita immani et fera »; frasi che, tuttavia, esprimevano un concetto comune ad altri filosofi antichi, da Democrito a Lucrezio, i quali insieme a Cicerone influiscono sulle celebrazioni della dignità dell'uomo e della creatività dello spirito, rinnovate dagli scrittori rinascimentali, da Manetti a Bruno e Campanella ?.  Ma in un particolare caratteristico il luogo citato dello Spaccio bruniano poté ispirarsi alla I Georgica di Virgilio, vale a dire nel considerare la mitica età dell'oro come epoca di pigrizia e di stupidità umane, e nel celebrare invece la dura necessità come causa del risveglio dell'intelligenza e della creazione delle arti. « Ne l'età de l'oro,” dice Bruno, “per l'Ocio gl’uomini non eran piú virtuosi, che sin al presente  cultadi, risorte le necessitadi, sono acuiti gl'ingegni, inventate le industrie, scoperte le arti; e sempre di giorno in giorno, per mezzo de l'egestade, dalla profundità de l'intelletto umano si eccitano nove e maravigliose invenzioni. Onde, sempre piú e piú per le sollecite ed urgenti occupazioni allontanandosi da l'esser bestiale, piú altamente 'approssimano a l'esser divino » Senza dubbio il mito dell'età aurea o saturnia, pertamente svalutato qui da Bruno, e motivo di sogni nostalgici per i filosofi dell'epoca d’Ottaviano, quando Ovidio lo evoca in Metamorph., collegandolo con l'altro mito esiodeo delle cinque età della degradazione umana, e lo stesso Virgilio torna a sognare un ritorno del regno di Saturno (« redeunt Saturnia regna ») nella profezia della Sibilla nell'Egloga IV.  Tuttavia questi miti si trovavano già in Esiodo in conflitto con la celebrazione del lavoro condizionante la dignità della vita, oltre che ogni acquisizione di beni.  3 Cfr. anche Gentile, «Il concetto dell'uomo nel rinascimento › ne Il pensiero del rinascimento, Firenze. E il problema torna a porsi per Virgilio, che lo risolve nella I Georgica in un modo che precorre Bruno. L’abbondanza e la facilità di vita della mitica età saturnia significano ozio e letargo mentale; e Giove, che nel detronizzare Saturno introduce le difficoltà, l'indigenza e la necessità del lavoro, da agli uomini per questa via il dono inestimabile dell'attività dell'intelligenza, creatrice delle arti e trionfatrice di tutte le avversità per mezzo del lavoro. «Giove, il padre (pater ipse), volle che non fosse facile la via della coltivazione, e dapprima fa lavorare i campi per mezzo dell'arte, e acuí per mezzo delle preoccupazioni gli spiriti dei mortali, e non permite che il suo regno s'intorpidisse in un pesante letargo », come accadeva prima del suo governo, quando nessuno lavora la terra, e questa concede tutto senz'esser sollecitata dal lavoro umano. Giove cancella totalmente le facilità e comodità, « affinché la necessità suscitasse le diverse arti, a poco a poco, mediante la meditazione ».  Cosí nasce l'agricoltura. Si scopre il modo di accendere il fuoco con la pietra focaia. Si incanalano i fiumi. Si inventa la navigazione, e il navigante impara a conoscere e nominare le stelle. Si inventano gl’artifici della caccia e della pesca. Si forgia il ferro e se ne fanno strumenti come l'ascia e la sega. «Allora vennero le varie arti; trionfano di tutte le difficoltà il lavoro instancabile e l'indigenza che assilla [gli uomini] nell'asperità delle condizioni di esistenza »:  Tum variae venere artes; labor omnia vicit improbus, et duris urguens in rebus egestas.  In tal modo, per Virgilio, la necessità e il lavoro, che Ovidio lamenta come una maledizione per la vita umana, sono una vera benedizione, perché risvegliano l'intelligenza e l'attività creatrice dell'uomo, e stimolano quella meravigliosa creazione delle arti e della cultura, i cui momenti e aspetti Virgilio sintetizza ispirandosi alla ricostruzione storica tracciata nel V libro di Lucrezio. Certo, Virgilio s'allontana da Lucrezio nell'accettare il mito dell'età saturnia, pur valutandolo negativamente rispetto a ciò che è piú essenziale e nobile nell'umanità, vale a dire, l'intelligenza e la creatività dello spirito. Ma un'eco piú fedele della concezione lucreziana sulla condizione primordiale dell'umanità risuona in Orazio (“Satyr.”) con la descrizione dei primi uomini che, come gl’altri animali, formano un gregge muto e turpe (mutum et turpe pecus), lottano tra loro con unghie e pugni, poi con bastoni e piú tardi con altre armi per soddisfare i primordiali bisogni di cibo e di riparo, finché non creano il linguaggio, desistendo dalle guerre, edificando città e creando leggi che impediscano i delitti. In una generazione successiva Giovenale (“Satyr.”, VI e XIII) ripresenta una descrizione analoga dello stato bestiale dell'umanità primitiva, satirizzando l'idea dell'età saturnia: anch'egli, probabilmente, influenzato da Lucrezio e dalla concezione epicurea della storia dell'umanità. Tuttavia, l'eco piú importante, teoricamente, di tale concezione ci si presenta nell'età d'Ottaviano (come oggi si torna a riconoscere da parte della critica storica) con Vitruvio, il quale sembra raccogliere dagli ambienti colti della sua epoca o compiere lui stesso una fusione delle idee esposte da Lucrezio con altre di varia provenienza, relative al progresso umano, derivanti da Cicerone, al cui insieme aggiunge l'intuizione dell'importanza che hanno per il progresso due fattori, apparentemente contrari, ma connessi da lui in una dipendenza mutua, che sono la divisione del lavoro e l'unità organica della cultura umana. Vitruvio mette in rilievo, nella sua concezione del progresso storico dell'umanità e della creazione della cultura, una molteplicità di fattori cooperanti: la durezza primordiale della vita; le esperienze fortuite che suggeriscono qualche mezzo per mitigare tale durezza; le capacità e potenze congenite negli uomini, che sono stimolate al loro esercizio dai due fattori suddetti, e sono avviate cosí ad uno sviluppo progressivo e alla produzione di risultati crescenti; la ripercussione che hanno i fattori citati sulla formazione di raggruppamenti umani permanenti, a partire da quelli temporanei primordiali, e sulla creazione del linguaggio; l'effetto prodotto da tali innovazioni, che non solo permettono l'assommarsi delle capacità individuali, ma provocano il loro acerescimento progressivo, dovuto sia al mutuo aiuto e all'esperienza dei vantaggi della cooperazione, sia allo stimolo reciproco derivante dall'attrito degli ingegni; il sussidio poderoso, che dà a tale processo l'uso di due strumenti meravigliosi, che sono il linguaggio, generato dalla convivenza sociale, e il possesso della mano, organo naturale incomparabile per afferrare ed elaborare le cose, la cui efficacia, già intuita da Anassagora, ha di nuovo posta in rilievo Cicerone; e infine l'imitazione e trasformazione della natura effettuate dalle arti, dove il conoscere è un fare e l'esperienza è un esperimento. Questo fare e sperimentare  воло геві  possibili precisamente dal possesso e dall'uso  delle mani, che rendono capace l'uomo di tentare i piú vari modi di combinazione ed elaborazione dei mezzi naturali, di modo che, a partire da principi minimi, le arti si elevano nel loro sviluppo verso risultati sempre maggiori e progressivi affinamenti delle loro capacità creative. Tutti questi elementi sono messi in rilievo da Vitruvio nel cap. I del libro II del De Architectura: Sulla vita degli uomini primitivi e sugl’inizi e incrementi della civiltà e dell'architettura.” La prima esperienza che, secondo Vitruvio, ha una funzione decisiva per togliere gli uomini dalla vita ferina primordiale e generare la convivenza sociale permanente, fu quella dell'incendio di selve prodotto da qualche tempesta. L'impressione di terrore iniziale è seguita dalla curiosità, per la quale gli uomini, dopo esser fuggiti, tornano ad avvicinarsi e, sentendo il calore del fuoco, intuiscono la sua utilità per la vita. Attratti dallo spettacolo, gl’uomini si riuniscono, concepiscono la possibilità di continuare ad alimentare il fuoco. E cosí iniziano la loro convivenza ed una comunicazione mutua delle loro impressioni mediante voci, che a poco a poco, con il tempo, si convertono in linguaggio. La posizione eretta e il possesso delle mani, che permettono il maneggio di qualunque oggetto, portano gl’uomini alla prima creazione di ripari e di tetti, mediante escavazione di tane o costruzioni di rami e fango che imitano quelle dei nidi di rondini. Lucrezio e  Cicerone insieme suggerivano a Vitruvio questa concezione delle fasi e dei fattori del processo. Vitruvio aggiunge l'idea di un'analogia generale di questo sviluppo storico presso i diversi popoli, allegando i documenti offerti da resti di costruzioni primitive che si trovavano in paesi civili come sul Campidoglio di Roma, e dalle edificazioni che continuavano a farsi in paesi barbari (Gallia, Aquitania, Colchide, Frigia, etc.). Queste osservazioni comparate, che presentano il passato dei popoli civili come analogo al presente dei barbari, potevano suggerire l'idea di un futuro progresso dei barbari verso uno sviluppo analogo al presente dei popoli civili, tanto piúin quanto Vitruvio rileva l'impulso che danno al progresso le relazioni mutue nell'interno d'ogni popolo. L'osservazione reciproca (egli nota) desta non solo la capacità d'imitazione, ma anche l'emulazione, per cui si perfezionano con il tempo i prodotti e si affinano la stessa intelligenza e la facoltà di giudizio dei produttori. Allora con l'osservazione delle costruzioni altrui e l'aggiunta di novità per mezzo delle riflessioni proprie, di giorno in giorno andavano migliorando il tipo delle costruzioni. Ed essendo gli uomini capaci d'imitazione e d'istruzione, nel celebrare giornalmente le loro invenzioni, si mostravano tra di loro i risultati delle loro costruzioni; e in tal modo, nell'esercitare i loro ingegni in competizioni, di giorno in giorno si facevano di giudizio piú raffinato ». Quest'ultima frase, “in dies melioribus iudiciis efficiebantur,” anticipa l'idea di Bruno, che gli uomini acquistano progressivamente giudizio « piú maturo »; il che si determina, secondo Bruno per tre fattori: l'accumulazione delle osservazioni, l'attività riflessiva e inventiva del pensiero, e la varietà delle cose osservate. Ma Vitruvio aggiunge un altro fattore piú importante: l'esercizio attivo del potere dell'ingegno, stimolato dalla emulazione (exercentes ingenia certationibus). In ciò Vitruvio raccoglie la suggestione di Aristotele relativa all'affinamento progressivo del giudizio per via del suo esercizio costante. Ma in Aristotele tale esercizio nasce dall'insoddisfazione e dalla critica delle idee altrui. In Vitruvio dallo sforzo d'emulazione. In entrambi, tuttavia, il processo si realizza tanto nello spirito individuale quanto in quello collettivo; e Vitruvio riconosce cosí la formazione storica dello spirito dell'umanità, considerando il vincolo e l'azione reciproca tra il perfezionamento dei prodotti dell'arte e lo sviluppo dello spirito produttore.Vitruvio esprime cosí u concetto tipicamente storicistico, nel riconoscere che lo spirito umano è in sé e per sé storia e sviluppo; concetto considerato abitualmente « tutto proprio dell'età moderna», come lo define Gentile (Il pensiero del rinascimento, cit.), nel trovarlo espresso da Bruno. Vitruvio riconosce e spiega tale carattere storico dello spirito in rapporto con la storia dell'architettura, che nel suo sforzo di perfezionamento progressivo, per rispondere sempre piú alle esigenze umane, si fa, secondo lui, generatrice di altre arti e discipline, per via dell'esercizio continuo cui obbliga la mente, che in tal modo si potenzia e sviluppa in se stessa nuove capacità, madri di arti e scienze nuove.  « Come, dunque, con l'attività costante (quotidie faciendo) avevano [gli uomini] rese piú esperte ed abili le loro mani per ogni costruzione (tritiores manus ad aedificandum perfecissent), e mediante l'esercizio instancabile dei loro ingegni (solertia ingenia exercendo) erano giunti con l'uso incessante alla creazione delle arti, allora l'attività industriosa aggiunta da essi ai loro spiriti (industria in animis eorum adiecta) fece sí che quelli che erano piú ben disposti e diligenti (studiosiores) si convertissero in artefici professionali (fabros se esse profiterentur) ».  Nasce in questo modo, dal progresso delle capacità intellettuali e pratiche, la divisione del lavoro; ma nasce e si mantiene legata all'unità organica della cultura, affermata già, con notevole vigore, da Vitruvio nel I cap. del libro I. Dove si fa notare per l'architettura il vincolo reciproco dell'attività pratica (fabrica) e di quella teorica (ratiocinatio), che non permette di raggiungere la perfezione dell'arte né al puro homo faber né al puro homo sapiens, ma solo a chi riunisce in sé entrambe le condizioni; e aggiunge Vitruvio che l'architetto ha bisogno di conoscenze di letteratura, disegno,  geometria, storia, filosofia, musica, medicina, diritto, astronomia, cioè di possedere una cultura organica: « tutte le discipline hanno tra loro un vincolo ed una comunicazione mutua.... e la [cosí detta] disciplina enciclica come un corpo unico è costituita di tali  membri ».  Certamente, come tecnico e teorico dell'architettura, convinto e preoccupato dell'importanza preminente della sua arte, Vitruvio nel I cap. del libro II, che stiamo analizzando, sembra che spieghi l'unità e connessione reciproche di tutte le arti e discipline come dovute ad un germinare di tutte dalla radice comune dell'archi-tettura, che per le sue esigenze ed i suoi sviluppi genererebbe le altre arti e scienze, e ne determinerebbe i progressi. « Dalla costruzione degli edifici progredendo gradualmente verso le altre arti e scienze (e fabrica-tione aedificiorum gradatim progressi ad ceteras artes et disciplinas) e utilizzando le armi del pensiero e la riflessione deliberativa', con cui la natura rafforzò le loro menti (cum natura cogitationibus et consiliis arma-visset mentes), essi trassero l'umanità dalla vita ferina e selvaggia a quella civile (e fera agrestique vita ad mansuetam perduxerunt humanitatem) ».  Allora si genera negli uomini la capacità di prepararsi nel loro spirito, e di guardar lontano per mezzo dei pensieri piú grandi, che nascono dalla varietà delle arti (tum autem instruentes animo se et prospicientes maioribus cogitationibus ex varietate artium natis); il che Vitruvio applica, indubbiamente, ai progressi del-l'architettura, ma è un concetto che s'estende da sé ad ogni sviluppo culturale. « Poi con le osservazioni degli  1 Se leggessimo, con qualche edizione, conciliis anziché con siliis, dovremmo pensare che Vitruvio rilevasse qui non già l'importanza della riflessione deliberativa (consilia), bensi quella della convivenza e della cooperazione sociale (concilia). Ma queste  ul-  time sono per Vitruvio creazione umana e non dono della natura.    studi portarono [le loro opere] dai giudizi errati ed incerti alle ragioni certe delle simmetrie. Quindi mediante le loro cure alimentarono e adornarono di piaceri l'eleganza della vita, accresciuta dalle arti (trac-  tando nutriverunt et auctam per artes ornaverunt vo-  luptatibus elegantiam vitae) ».  Si presenta pertanto, nella concezione di Vitruvio, tutto un processo storico nel quale l'uomo, spinto dai bisogni, guidato dalle esperienze, rafforzato dall'eserci-zio, sviluppa e traduce progressivamente in atto le sue potenze naturali, creando le arti e le scienze; ma in questo processo i prodotti reagiscono sul produttore; l'esercizio intensifica i poteri dello spirito e genera nuove capacità; i risultati realizzati si convertono in mezzi e impulsi per creazioni ulteriori; e in questo modo l'umanità progredisce e si sviluppa, creando il mondo della cultura e creando nello stesso tempo spiritualmente se stessa per mezzo del suo lavoro, come causa ed effetto insieme dei suoi progressi. La concezione della creatività dello spirito appare, dunque, raggiunta in pieno da Vitruvio. Lo scambio d'azione che Vitruvio vedeva effettuarel tra lo spirito produttore e i suoi prodotti nella creazione e nello sviluppo progressivo delle arti e delle scienze, significava per se stesso un processo storico di autocreazione e d'autosviluppo incessanti dello stesso spirito umano, che logicamente doveva presentarglisi come un processo infinito. Ma Vitruvio non segnalò, e forse non intuí neppure questa conseguenza della sua conce-  ' (Appare in questa visione un barlume del processo chiamato da Marx il processo della umwälzende Praxis, cioè dell'attività dell'uomo che si rovescia su se stessa e sull'uomo, trasformandolo nel trasformare se stessa.    zione, cosí come non l'aveva espressa né vista Aristotele, benché riconoscesse che il potere intellettuale dell'uomo va aumentando sempre, quantitativamente e qualitativa-  mente, con l'esercizio attivo delle sue capacità di indagine e di riflessione critiche.  La prima affermazione esplicita dell'infinità del progresso spirituale umano ci appare nell'antichità classica con Seneca, che tuttavia era stato precorso parzialmente da Filone ebreo, come diremo. Ma mentre nella concezione di Vitruvio l'infinità potenziale del progresso è in rapporto con il processo di creazione e sviluppo delle arti, a cui egli collegava la scoperta delle scienze, Seneca invece nella polemica contro Posidonio ripudia l'unità e identità tra l'homo faber e l'homo sapiens, che quello aveva affermato (cfr. Epist.).  Contro la celebrazione del progresso tecnico, inserito da Posidonio nello sviluppo stesso della saggezza, Seneca nella sua polemica sembrava ripudiare la creazione umana delle arti, accusandola di complicare e render difficile la vita, e sembrava ritornare, con l'evocazione di Diogene, all'ideale cinico-stoico della semplicità primordiale della vita conforme alla natura, che facilmente soddisfa le sue esigenze minime.  «Non fu tanto nemica la natura, da concedere la facilità della vita agli altri animali e volere che solo l'uomo non potesse vivere senza tante arti.... Siamo noi che ci rendemmo tutto difficile per la nostra tendenza a stancarci (fastidio) delle cose facili.... Tutte queste arti, per le quali la città si eccita e rumoreggia, lavorano per il corpo, a cui prima si imponeva ogni [sa-crificio] come ad uno schiavo, mentre ora gli si prepara ogni [godimento] come ad un padrone » (epist. cit.).  Tuttavia questa posizione polemica non rappresenta integralmente l'orientamento spirituale di Seneca. Seneca è ben lungi dall'identificare la saggezza — nel    cui culto vede l'unica attività che possa render degna la vita umana - con la supposta felicità primordiale dello stato di natura. « Per quanto egregia e priva di inganni fosse la vita di quelli (primitivi), essi non furono savi.... non avevano ingegni perfezionati (consum-mata).... La natura non dà la virtú, e il diventar buono è un'arte.... Quelli erano innocenti per ignoranza; ma c'è una gran differenza tra il non volere e il non saper peccare (multum interest utrum peccare aliquis no-lit an nesciat). Mancava loro la giustizia, mancava loro la prudenza, la temperanza, la fortezza. La loro vita incolta aveva qualcosa di simile a tutte queste virtú; ma la virtú non è conseguita se non da uno spirito edu-cato, istruito e portato mediante l'esercizio assiduo fino al vertice. Certo nasciamo per questo, ma senza que-sto; e anche negli uomini migliori, prima che posseggano l'educazione, esiste la materia della virtú, ma non la virtú stessa » (ibid.).  In tal modo, la virtú torna a presentarsi connessa alla cultura in questa stessa Epistola 90, dove la critica a Posidonio sembrava portare ad una rivendicazione della natura primordiale, simile a quella dei cinici. La virtú, dunque, per Seneca non è un'ingenuità ignorante, ma deve avere chiara coscienza del male e del vizio per trionfare di essi. Seneca fa in certo senso presentire il concetto che ispira in tempi moderni la filosofia della storia di Fichte (Caratteri fondamentali dell'epoca con-  temporanea), secondo cui l'umanità, dopo di essere uscita dalla sua primitiva rettitudine incosciente, abbisogna della piú profonda coscienza ed esperienza del peccato, per elevarsi alla sua cosciente redenzione.  Con la rivalutazione della cultura come condizione e fondamento dell'etica e della filosofia, tornano ad essere pertanto rivalutate da parte di Seneca anche le arti, ed è riaffermato il concetto del Protreptico aristotelico,    della doppia e indivisibile funzione che incombe al-  Q  l'uomo, cioè quella di esercitare tanto l'attività intellettuale quanto quella pratica. Aristotele aveva affermato, secondo la testimonianza di Cicerone (De finibus), che l'uomo nacque per due cose: intendere e operare («ad duas res, ad intelligendum et agendum esse natum »); e Seneca (De otio) ripete che la natura volle che facessimo le due cose: operare e coltivare la contemplazione. « Natura autem utrumque fa-cere me voluit, et agere et contemplationi vacare ». Anzi, aggiunge che egli le fa entrambe, perché sono insepa-rabili, giacché neppure la contemplazione può esistere senza azione: « utrumque facio; quoniam ne contem-platio quidem sine actione est »'. Nessuna virtus è un bene reale, finché non passa all'azione (“in otium sine actu proiecta”). «Chi potrebbe negare che essa deve comprovare nelle opere i suoi progressi, e non limitarsi a pensare ciò che si deve fare, bensí esercitare anche le sue mani e portare a realtà le sue meditazioni? » (* sed etiam aliquando manum exercere, et ea quae meditata sunt ad verum perducere? »).  Questa rivalutazione dell'attività pratica, a causa del legame che l'attività teorica ha con essa, doveva portar seco anche un apprezzamento delle creazioni delle arti, che per questa via tornano ad inserirsi nel processo creativo della cultura, dove si afferma il potere e il valore dello spirito umano. Una celebrazione caratte ristica di questa creatività dello spirito, applicata alle opere della civiltà e delle arti, merita di esser segna-  É evidente la derivazione da Seneca del noto luogo dello  Spaccio bruniano (ed. Gentile): « e per questo ha determinato la providenza, che vegna occupato ne l'azione per le mani, e contemplazione per l'intelletto; de maniera che non con-temple senza azione, e non opre senza contemplazione. Ne l'età dunque de l'oro per l'Ocio gli uomini non erano piú virtuosi, che sin al presente le bestie son virtuose ».    lata nell'Epistola, relativa all'incendio che in una sola notte aveva distrutto la città di Lione (Lugdunum), che era per la sua bellezza la gloria della Gallia. Seneca si rende conto che le opere dei mortali sono. condannate a perire e che noi viviamo tra cose caduche: « omnia mortalium opera mortalitate damnata sunt. Inter peritura vivimus». Ma questo carattere mortale delle opere è superato dall'imperitura energia creatrice del-l'umanità, che ricostruisce sempre ciò che è caduto e lo ricostruisce piú bello e perfetto, di modo che le distruzioni si convertono in fattore di progresso. « Multa cecide-runt ut altius surgerent et in maius ». Come Roma sempre risorse piú bella e potente dalle ceneri degli incendi subiti, cosí anche a Lione tutti competeranno per ricostruirla in forma piú grande e piú solida di quella per-duta: « ut maiora certioraque quam amisere restituant. Ciò che caratterizza l'uomo, dunque, consiste per Seneca nell'esigenza e nello sforzo costanti di superamento; per il loro mezzo lo spirito immortale dell'umanità si sovrappone al carattere mortale delle sue creazioni. Sono mortali - sembra dire Seneca — le creazioni partico-lari; ma è immortale la creazione progressiva della cul-tura, per essere immortale e inesauribile lo spirito creatore.    In questo sforzo interminabile di superamento, le attività pratiche delle arti e della tecnica in generale si unificano, per Seneca, con le attività teoriche della scienza e della filosofia. Possiamo dire che Seneca precorre Lessing nel considerare che questo sforzo spirituale costituisce il valore della vita, che pertanto si afferma solo in quanto l'uomo amplia progressivamente il suo orizzonte e le sue aspirazioni. Se mai l'umanità potesse giungere ad un possesso pieno della scienza, e non avesse piú davanti a sé un cammino ulteriore da percorrere e difficoltà nuove da superare, non avrebbero piúsignificato la vita e il mondo in cui si sviluppa l'attività umana. È lo sforzo ciò che costituisce il valore della vita; la sua persistenza inestinguibile e il suo rinnovamento incessante presuppongono l'impossibilità perenne di raggiungere il fine ultimo; ma questa condizione non significa per l'uomo una maledizione o condanna ad una tensione vana che non può mai essere soddisfatta, bensí alimenta e mantiene il valore della vita come milizia ' ed aspirazione dignificatrice, che sono nello stesso tempo perfezionamento spirituale progressivo.  Quest'idea, dell'infinità dello sforzo e del progresso umano, derivante dall'impossibilità di conseguire il fine supremo, era stata intuita ed espressa parzialmente, prima di Seneca, da Filone ebreo. La posizione degl’uomini in qualsivoglia delle loro attività, dice Filone, sta sempre nel mezzo tra l'inizio e la fine: « Noi siamo trattenuti nell'intervallo tra la fine e l'inizio nell'impa-rare, nell'insegnare, nel lavorare la terra, nell'operare in ciascuna delle altre cose » (Quis rerum divin. heres sit); ma questa inferiorità che caratterizza la nostra imperfezione costante in confronto alla perfezione assoluta di Dio, non significa ristagno e immobilità spi-rituali, bensí movimento e progresso incessanti: « A misura che uno avanza nelle scienze e si pone stabilmente sul loro terreno, si fa tanto piú incapace di raggiungere i loro limiti.... La scienza per i piú capaci è una sorgente sempre in movimento, che produce sempre nuovo afflusso di idee» (De plantat. Noë).  In tal modo per Filone ogni approfondimento della nostra conoscenza è nello stesso tempo un approfondi-  [Cfr. Epist.: Atqui vivere, Lucili, militare est. Itaque qui iactantur et per operosa atque ardua sursum ac deorsum eunt, et expeditiones periculosissimas obeunt, fortes  viri sunt, primo-  resque castrorum; isti, quos putida quies, aliis laborantibus, mol-  liter habet, turturillae sunt, tuti contumeliae causa ».    mento della coscienza della nostra ignoranza: dalla conoscenza acquisita spuntano sempre problemi nuovi; ma dai problemi nasce il movimento progressivo dell'intel-ligenza, in un processo che non finisce mai a causa dell'impossibilità di raggiungere, con il pensiero, il termine ultimo. Questo, per Filone, si raggiunge certo nel rapimento dell'estasi, che è estinzione di ogni movimento attivo della mente; ma fuori della soluzione mistica, c'è solo un processo infinito, conseguenza dell'infinita di-  stanza, che ci divide dall'irraggiungibile oggetto supremo.  Vero è che di questi pensieri di Filone non ebbe alcuna notizia Seneca, il quale giunse per una via parzialmente analoga all'idea dell'infinito progresso conoscitivo, cou-  siderandolo determinato dall'infinita distanza, che ci separa sempre dal fine supremo delle nostre aspirazioni e dai nostri sforzi. Ci sono delle realtà — osserva Seneca in Natur. quaest., a proposito dell'igno-ranza del suo tempo riguardo alle orbite e alle. leggi di movimenti delle comete:  - che non possono essere colte dai nostri occhi, o perché permangono in luoghi sottratti alla nostra vista, o perché la loro sottigliezza è irraggiungibile per la nostra acutezza visiva, o forse anche perché non abbiamo la capacità di percepirle, nonostante che riempiano i nostri occhi. Tutte queste realtà sono accessibili unicamente allo spirito (animo) e debbono essere contemplate con il pensiero (cogitatione). Ma lo stesso pensiero che ci porta fino all'idea dell'esistenza di Dio, che creò tutto l'universo intorno a sé e lo governa, ed è la parte mag-  derlo nella  giore e migliore della sua opera, non arriva a comprenderlo nella sua essenza. « Non possiamo sapere che cos'è ciò, senza di cui nulla esiste, e ci stupiamo per non conoscer bene certi piccoli fuochi (le comete), mentre ci resta celata la parte maggiore dell'universo, dio. Quid sit hoc, sine quo nihil est, scire non possumus,    et miramur si quos igniculos parum novimus, cum maxima pars mundi, deus, lateat »).  Ma da questa situazione nasce in noi uno stimolo all'indagine, che si intensifica con l'esperienza dei pro-gressi già realizzati. Ci sono conoscenze che abbiamo acquisito di recente, altre in gran numero che ancora non abbiamo raggiunto; ma - aggiunge Seneca - verrà un tempo in cui queste cose, che ora permangono occulte, le porterà alla luce un giorno futuro ed una indagine assidua di piú lunga durata.... Verrà un tempo in cui i nostri posteri resteranno stupiti che noi igno-rassimo cose che per essi saranno tanto evidenti. Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet; multa saeculis tune futuris cum memoria nostri exoleverit reservantur. Pusilla res mundus est, nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat. Questa inesauribilità dell'indagine e delle scoperte supera con la sua infinità la gradualità progressiva. ma limitata, del processo delle iniziazioni ai misteri, a cui Seneca la paragona. Certo che, come ad Eleusi non si mostrano tutte le cose sacre al novizio, riservandosi le piú importanti per gli iniziati, cosí si può dire che la natura non concede in una sola volta ed a chiunque tutti i suoi sacri segreti, e anche quando ci crediamo iniziati, siamo ancora nel vestibolo del tempio e gli arcani rimangono chiusi nel sacrario interno. Ma nelle cerimonie mistiche gli iniziati pervengono, alla fine, a veder tutto; e nella scienza, invece, il processo di sco-perta non finisce mai. Dei suoi segreti, alcuni potrà sco-prirli la nostra età, altri le età successive (« aliud haec aetas, aliud quae post nos subibit aspiciet »); ma ri-marrà sempre campo per le investigazioni di « tutto il mondo ». E anche nell'ipotesi che gli uomini si dedi-chino completamente all'indagine e alla comunicazione reciproca delle conoscenze acquisite, Seneca dice che a  mala pena (vix) si giungerebbe a quel fondo dove è collocata la verità che ora cerchiamo alla superficie e con leggerezza (ibid., cap. 32); e l'esplorazione di questo fondo, secondo le dichiarazioni precedenti, esigerebbe sempre uno sforzo investigativo infinito.  La sospensione dello sforzo e del lavoro, dunque, non solo ritarda o impedisce del tutto le grandi conquiste ulteriori (« tarde magna proveniunt, utique si labor ces-sat »: cap. 31), e impedisce che si trovi alcunché di ciò che gli antichi indagarono in modo insufficiente, ma fa perdere anche le stesse scoperte già realizzate (« adeo nihil invenitur ex his quae parum investigata antiqui reliquerunt, ut multa quae inventa erant obliterentur »:  cap. 32). Donde la necessità e l'obbligo morale, per cia-scuno, di mantenere attivo lo sforzo incessante e di cooperare attivamente alla grande opera di conquista collettiva dell'umanità. Coloro che rimangono soddisfatti delle acquisizioni già realizzate dagli antecessori, non si rendono conto dell'immenso cammino da percorrere, che si estende davanti a noi. «Non si troverebbe mai nulla, se restassimo contenti con ciò che è già stato trovato. Inoltre, chi si limita a seguire un altro, non trova nulla per conto suo, anzi, non cerca neppure....  Ma coloro che hanno promosso queste investigazioni sono per noi guide, non padroni. [Il cammino del]la verità è aperto a tutti, non è ancora occupato, anzi gran parte di esso resta ancora da percorrere agli uomini del futuro › (Epist.). Confidiamo pertanto e molto nel giudizio dei grandi uomini, ma rivendichiamo anche l'uso del giudizio nostro. Forse neppur essi ci han lasciato scoperte effettuate, ma indagini da compiere » (* Num illi quoque non inventa, sed quaerenda nobis reliquerunt »:  Epist.).  «Non mi sembra che i predecessori si siano impadroniti con la forza (praeripuisse) di ciò che si poteva    dire, ma che ce lo abbiano solamente mostrato (ape-ruisse). Se non che c'è molta differenza tra l'avvicinarsi ad una materia esaurita (consumptam) e ad una solamente preparata (subactam): questa va crescendo giorno per giorno, e le invenzioni effettuate non sono ostacoli per chi realizzerà invenzioni ulteriori (« crescit in dies, et inventuris inventa non obstant »: Epist.). Anzi, chi ha qualcosa da insegnare agli altri, deve spargerlo come semente feconda (« seminis modo spargenda sunt»), la quale, per quanto piccola, cadendo in terreno adatto sviluppa le sue forze, e dalla sua piccolezza originaria, crescendo fino alle sue dimensioni massime, si diffonde (« ex eo minimo in maximos auctus diffunditur»). Gli insegnamenti son come le sementi: ancorché siano limitati (angusta), possono sviluppare una grande efficacia, purché una mente idonea li accolga e li raduni in se stessa; e a sua volta questa mente ne genererà molti altri e ren-    derà piú di quello che ricevette » (Epist. 38).  Naturalmente questo processo storico di accrescimento progressivo della cultura, nella successione delle generazioni e delle comunicazioni da maestri a disce-poli, esige l'attività vivente degli spiriti ricettori. Quindici secoli piú tardi G. Bruno dirà che se « di questi alcuni, che son stati appresso, non siino però stati piú accorti, che quei che furon prima.... questo accade per ciò che quelli non vissero.... gli anni altrui, e, quel che è peggio, vissero morti quelli e questi negli anni pro-prii » (Cena delle Ceneri, ed. Gentile).  Una esigenza analoga aveva affermato Seneca nella  Epist. 84, dichiarando che gli insegnamenti devono, come alimenti digeriti, trasformarsi in forze e sangue di chi li assimila (« in vires et sanguinem transeunt»). Le conoscenze ingerite non debbon lasciarsi tali e quali sono (integra), affinché non restino come cose estranee (alie-na): dobbiamo digerirle (concoquamus), affinché sianonutrimento dell'ingegno e non peso della memoria. I discepoli o le generazioni successive devono assomigliare ai loro maestri e padri come figli viventi e attivi, non come immagini morte: « imago res mortua est »; e nella trasmissione della cultura, invece, occorrono spiriti viventi che (come dirà Bruno) vivano attivamente gli anni dei predecessori e non vivano morti gli anni propri, bensí progrediscano sempre piú. Si deve imprimere la forma della propria personalità a tutti gli elementi di cultura che si raccolgono, affinché confluiscano in una unità (in unitatem illa competant) come le voci di un coro. « Tale voglio che sia il nostro spirito, che abbia in se stesso molte arti, molti precetti, gli esempi di molte generazioni, ma facendoli confluire tutti in una unità», vivente e attiva (« ut multae in illo artes, multa praecepta sint, multarum aetatum exempla, sed in unum conspirata).  L'Epistola 84 integra pertanto l'affermazione del-l'Epistola 80, che lo spirito (animus) non è come il corpo, che abbisogna dall'esterno di molto alimento, di molta bevanda, di molto olio e di lunghe cure; lo spirito invece (continua l'Epistola 80) cresce da se stesso, si alimenta e si esercita da sé, ed abbisogna solo della volontà per il suo perfezionamento. L'Epistola 84, dunque, riconosce che anche lo spirito abbisogna del suo alimento, che consiste nella cultura che riceve dalle generazioni precedenti e dall'ambiente sociale in cui si sviluppa, e che anch'esso deve, non meno del corpo, assimilare il suo alimento e trasformarlo in proprio sangue e forza attivi.  Certamente egli deve avere in sé l'energia della volontà richiesta dall'Epistola 80: ossia deve, secondo il paragone dell'Epistola 39, essere come una fiamma che s'innalza in linea retta e che non può essere inclinata e oppressa, né tanto meno aver tregua: cosí lo spirito    è in movimento ed è mobile e attivo tanto piú quanto piú è energico. Ma questa energia, questa attività, questo movimento spirituali non si esercitano nel vuoto,    bensí nel mondo della cultura, che è creazione dello spirito; nel qual mondo si forma cosí la tradizione vivente e attiva, che è conservazione e accrescimento in-cessanti.  Seneca ha visto che questo doppio aspetto della tradizione implica un doppio atteggiamento spirituale: di dipendenza e d'indipendenza rispetto al passato. I diritti del passato devono essere riconosciuti, ma come condizione e mezzo di salvare e assicurare i diritti dell'avve-nire, che sono diritti di un progresso infinito. Venero pertanto — dice l'Epistola 64 - le invenzioni della sapienza e i loro inventori; bisogna avvicinarsi ad essi come ad una eredità collettiva. A nostro beneficio sono state effettuate queste acquisizioni e questi lavori. Ma comportiamoci come buoni padri di famiglia; rendiamo piú ampia l'eredità ricevuta, cosi che questa passi da noi alla posterità fatta maggiore. Molto lavoro resta ancora da compiere, e molto ne resterà poi; né a nessuno, anche se nasca dopo migliaia di secoli, sarà preclusa l'occasione di aggiungere ancora qualcosa di piú ». Anche nell'ipotesi assurda, che gli antichi avessero inventato tutto, resterebbero sempre nuove l'utilizzazione, la scienza e la disposizione delle invenzioni altrui. Ma siamo ben lungi dalla possibilità di ammettere l'ipotesi citata. Quelli che esistettero prima di noi « multum ege-  runt, sed non peregerunt ».  Certamente dobbiamo ammirarli e onorarli come dei, e professare verso « i precettori del genere umano, da cui ci vennero i principi di un bene tanto grande, la stessa venerazione che dobbiamo ai nostri maestri personali ». Tuttavia l'onore migliore, anzi l'unico onore degno ed efficace che i discepoli possano rendere ai mae-    stri e i figli ai padri, consiste, secondo le affermazioni esplicite di Seneca già citate, nel far viva e operante la loro eredità, nel proseguire le vie che essi ci aprirono, cioè nel compiere per ciò che possiamo il progresso della cultura, la cui infinità esige sempre l'attività creatrice di ogni generazione nel trascorrere infinito del tempo.  In questo senso devono intendersi le affermazioni della Epistola 102, relative allo spirito: « Lo spirito umano è una realtà grande e generosa, che non tollera gli si pongano mai limiti che non gli siano comuni anche con Dio»; cioè afferma la sua esigenza di infinità e vuole tradurla in atto nel doppio aspetto spaziale e temporale. Lo spirito pertanto non accetta che gli si attribuisca una patria umile e limitata, come sarebbe la città natale di ciascuno, e reclama come propria patria tutto l'universo; e «non permette che gli si assegni un'epoca limitata: tutti gli anni sono miei (dice); nessun tempo è inaccessibile al pensiero ». Ma questa doppia esigenza di infinità - che significa coscienza di un potere infinito, e che, quanto al tempo, si estende ugualmente verso il passato e verso il futuro — vale, secondo il pensiero espresso di Seneca, tanto per la contemplazione quanto per l'azione creativa. La contemplazione si realizza per mezzo dell'investigazione e (come vedemmo)   piccola cosa sarebbe il mondo se in esso non avesse sempre tutto il mondo qualcosa da investigare  (Nat.  quaest.); ma d'altra parte (come vedemmo) neppur la contemplazione può darsi senza azione: ne con-  templatio quidem sine actione est › (De otio).  Talché lo spirito deve effettuarle entrambe ad un tempo, nella loro mutua correlazione, e considerare l'infinita estensione dell'universo in tutte le sue dimensioni, e del tempo nella sua doppia direzione di passato e futuro, non solo come oggetto di contemplazione conoscitiva, ma anche come campo d'azione creativa. Per questa via, nellaconcezione delineata da Seneca, lo spirito riconosce ве stesso nell'infinita creazione della cultura, opera del suo infinito passato e compito del suo infinito avvenire 1.  m). In tal modo, nell'affermare esplicitamente e mettere in evidenza sotto vari aspetti l'infinità del processo storico di creazione della cultura e d'accrescimento dello spirito umano, Seneca portava la teoria del progresso al suo piú alto grado di compimento nell'antichità. Dopo di lui, nonostante l'attivismo della gnoseologia e della pedagogia di Plutarco e di Plotino, il predominio crescente dell'orientamento mistico nella filosofia non favorí certo nuovi sviluppi della teoria del progresso; la cui tradizione, tuttavia, lungi dal perdersi, appare conservata — come abbiamo visto a proposito di Aristotele  anche in scrittori tardi come Asclepio e Giovanni  1 Meritano di essere ricordate alcune altre dichiarazioni signi-  Epansa (Sice rel Eple 65) Eaar dee appreanere ne che a  riferisce alle cose divine e alle umane, alle passate e alle future, alle caduche e alle eterne, al tempo, etc.»; e qui Seneca cita esempi delle « innumerabiles questiones» che si pongono per la conoscenza di ogni sfera e di ogni aspetto della realtà universale.  Ma il De otio, mostra che all'infinito numero dei problemi corrisponde l'infinita curiosità (curiosum ingenium) dell'uo-  mo: il desiderio di conoscere lo sconosciuto (cupiditas ignota no-scendi) ci spinge ai viaggi ed alla navigazione, alle investigazioni naturali ed agli scavi, alle ricerche storiche relative all'umanità  ad che poe eseri al dd a del come o aire dacueione dei  probiem pelaurs ar ateria dd ale epifio)  relativi alla materia ed allo spirito, etc. Nello stesso  capitolo del “De otio” aggiunge (come abbiamo già ricordato) che la contemplazione non può mai essere senza azione, e che le cose meditate esigono la loro realizzazione mediante l'esercizio della mano; di modo che il processo infinito di creazione della cultura è inteso nell'unità di teoria e pratica. Filopono; e la loro fonte al riguardo, Aristotele, ci attesta che tale teoria si è trasmessa senza soluzione di continuità. Ma Plutarco ci fa udire l'eco tanto di idee provenienti da Archita e Democrito, intorno alla funzione che spetta alla necessità nel processo storico delle creazioni umane, quanto dell'ordine cronologico in cui Democrito e Aristotele distribuivano la creazione progressiva delle arti di necessità, di quelle di abbellimento e delle scienze. E nello stesso II secolo cui appartiene Aristocle, un documento caratteristico ci dimostra la diffusione raggiunta dall'idea del progresso umano nella coscienza pubblica dell'epoca; documento che consiste nell'utilizzazione che fa Luciano (“Erotes”) di questa idea con fini satirici. L'apologia paradossale dell'amore per gli efebi, che Luciano fonda sul principio che, essendo creazione piú recente dell'amore per le donne, deve costituire un progresso rispetto a questo, poteva avere significato come satira solo in un clima spirituale dove l'idea del progresso figlio del tempo fosse divenuto generale e dominante.  Nella sua esposizione di questa teoria, Luciano dipende specialmente dalla tradizione democriteo-epicurea, ma con infiltrazioni della tradizione platonico-ari-stotelica relativa al rinnovamento ciclico successivo alle catastrofi, e con derivazioni anche da altre fonti. Da Democrito ad Epicuro deriva la descrizione della vita ferina primordiale: « i primi uomini nati dovevano cercare un rimedio per la fame d'ogni giorno, e per il fatto che erano preda della indigenza presente e che la pe-  o chi il ato  nuria non permetteva loro alcuna scelta del migliore, dovevano mangiare le erbe che trovavano, e le radici tenere che dissotterravano, e soprattutto le ghiande delle querce. Mentre la loro vita permaneva cosí incolta e   non concedeva loro ancora la comodità per esperimenti giornalieri al fine di trovare il meglio, essi dovevano accontentarsi di quelle stesse cose necessarie, poiché il tempo, incalzandoli, non permetteva loro l'invenzione di un buon regime». Anche per ciò che concerne la necessità di difese, gli uomini subito, all'inizio della vita, avendo bisogno di coprirsi, 'avvolgevano nelle pelli delle fiere scorticate ed escogitavano come rifugio contro il freddo le grotte delle montagne o le cavità disseccate di radici o alberi antichi».  piú che democritea, poiché è scomparsa in essa, come  pia wete  Questa descrizione è evidente eredità epicurea ancor  tra gli epicurei, la distinzione introdotta da Democrito tra i momenti successivi della prima fase di vita del-  l'umanità. Manca inoltre in Luciano ogni allusione all'introduzione della convivenza sociale e del linguaggio e alla scoperta del fuoco, già considerati dall'epicurei-smo; ma la suggestione epicurea si riconosce nella spiegazione che dà tanto dell'uscita dallo stato primordiale mediante l'agricoltura, quanto delle invenzioni della tessitura e dell'edilizia per via di un'imitazione dei ripari naturali (pelli e caverne) usati primordialmente. La capacità di un'imitazione dei processi naturali, che ripro-ducendoli li modifica e li adatta alle proprie esigenze e finalità, era già per gli epicurei un carattere che differenziava l'uomo dagli altri animali, incapaci di uscire dalla loro condizione naturale originaria. Tuttavia sembra che in Luciano si perda la comprensione della funzione attribuita dagli epicurei alla necessità come forza stimolante dell'intelligenza umana; Luciano la considera piuttosto un ostacolo alla ricerca del meglio. Solamente (dice) « dopo che le necessità urgenti ebbero fine, le intelligenze (zoyouo) delle generazioni successive, liberate dalla necessità, trovarono l'occasione d'inventarequalche miglioramento, e di lí a poco a poco s'accreb-bero al tempo stesso le scienze. E questo ci è possibile congetturarlo dalla considerazione delle arti piú perfezionate ».  Può esservi in queste linee un'eco (certo confusa) della distinzione democriteo-aristotelica dei tre momenti successivi di creazione progressiva: delle arti di neces-sità, di quelle d'ornamento e delle scienze disinteressate; certo Luciano -- utilizzando l'esempio dell'arte tessile, preso dagli epicurei, e quello dell'architettura, derivante forse da Vitruvio - insiste specialmente sul carattere graduale e quasi insensibile dei progressi, dicendo che «le arti presero per maestro il tempo » e progredirono « segretamente». E questa idea di un processo graduale sembra associarsi a quella di un rinnovamento ciclico, cioè alla teoria platonico-aristotelica della rinascita progressiva della cultura dopo le catastrofi distruttrici -  idea rievocata nel II secolo da Aristocle - poiché Luciano scrive che « ciascuna di queste arti e scienze, che giaceva muta e coperta in molto oblio, come da un lungo tramonto a poco a poco si levò nella sua luce raggiante ». Questa confluenza di elementi di derivazione tanto diversa è un indice interessante della conservazione di differenti rappresentazioni del progresso nell'epoca di Luciano, che le mescola senza preoccuparsi molto dei loro eventuali contrasti. E cosí, nonostante la sua apparente accettazione della teoria ciclica platonico-aristote-lica, Luciano delinea un processo di sviluppo della cul-tura, che per se stesso gli si presenta infinito, cosí come era apparso a Seneca. « Poiché ciascuno che faceva qualche scoperta la trasmetteva alla posterità; e quindi la successione di quelli che ricevevano l'eredità, facendo aggiunte a ciò che avevano appreso, continuò a riempire le lacune esistenti ». E cosí ‹ le scienze varie... mediante    sforzi (uoris) si preparano per arrivare (EUENOV 7ÇELV)  alla loro chiara manifestazione, spinte dal tempo infinito (úò To aiovos), che non lascia niente senza indagare. Ma ciò che agisce attivamente sugli uomini attraverso il corso del tempo è (per dichiarazione esplicita di Lu-ciano) « l'intelligenza (ppóvnois), che si accompagna alla scienza e trae dal frequente sperimentare la possibilità di scegliere l'ottimo ». Pertanto « dobbiamo considerare necessario lo studio dell'antico, ma onorare come migliore ciò che la vita seppe trovare poi, dopo aver raggiunto la possibilità di dedicarsi alla riflessione razionale  (поугомоїс) ».  Torna cosí in Luciano il concetto della tradizione vivente, che non è conservazione cristallizzata, bensí creazione progressiva continua realizzata dalla vita; torna l'idea dell'infinità di questo processo, che si estende dal passato e dal presente verso l'avvenire.  Riassumendo, possiamo dire che per tutti gli assertori antichi dell'idea del progresso umano la natura offra il punto di partenza allo sviluppo dell'attività creatrice dell'intelligenza dell'uomo; quindi le conquiste compiute da ogni generazione offrono alle successive i mezzi e gli stimoli per nuovi incessanti esperimenti e nuove acqui-sizioni; e in tal modo la creazione della cultura progredisce insieme con l'intelligenza creatrice. L'antichità dichiara con Cicerone ciò che tornerà a dichiarare il rinascimento con Bruno; cioè che l'umanità è caratterizzata dal suo sforzo incessante di creare, mediante l'opera della sua intelligenza e delle sue mani, un'altra natura, altri corsi e altri ordini al di sopra di quelli che le furono dati naturalmente; e per questa creatività del suo spirito l'uomo merita d'esser considerato  «come un dio mortale» o « dio della terra. Dai presocratici e dai poeti tragici fino a Seneca innegabilmente l'idea della creatività dello spirito si afferma e si sviluppa nell'antichità, e si ripercuote poi sugli ultimi secoli della cultura classica, da Luciano ed Aristocle ad Asclepio e Giovanni Filopono. Per negare agl’antichi il raggiungimento di tale intuizione, occorre chiudere gli occhi alla realtà storica e cancellare l'ampia documentazione che conferma la sua esistenza. Rodolfo Mondolfo. Mondolfo. Keywords: antica filosofia italica. Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Mondolfo, e la filosofia greco-romana," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

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