Luigi Speranza -- Grice e Raulica: SICILIANO NON ITALIANO -- all’isola
-- la ragione conversazionale all’isola! l’implicatura del barone -- l’origine dell’idee – il fondamento della
certezza – filosofia siciliana – filosofia sicula – dello spirito della
rivoluzione e dei mezzi di farla terminare -- corso di filosofia: ossia,
re-staurazione della filosofia – filosofia
siciliana -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Palermo).
Filosofo italiano. Palermo, Sicilia. Essential
Italian philosopher. Grice: “Italian philosophers can be fun: there’s ventura,
and there’s Bonaventura, who was actually fidanza, i.e. fidence, as in
confidence.” Noto per il suo sostegno alla causa della rivoluzione siciliana. Studia
a Palermo. Insegna a Roma. Si distinse come apologeta, scrittore e predicatore,
sopra-ttutto grazie alla sua "Orazione funebre di Pio VII.” La sua
carriera da filosofo inizia come esponente della corrente contro-rivoluzionaria.
Teatino. Intraprese l'attività di predicatore. La sua eloquenza, sebbene a
volte esagerata e prolissa, e veemente e diretta ed ottenne grande fama. Con
l'elezione di Pio IX al soglio pontificio, acquisì un ruolo politicamente
prominente. Sostenne la legittimità storica e giuridica della rivoluzione
siciliana. Auspica la ri-fondazione del regno della Sicilia indipendente all'interno
di una con-federazione italiana di stati sovrani. Ministro pleni-potenziario e
rappresentante del governo siciliano a Roma.
La sua posizione a Roma divenne delicata per via della proclamazione
della repubblica romana e dell'esilio di
Pio IX. Rifiuta l'offerta di un seggio all'assemblea costituente, maoltre ad
invocare la separazione tra potere temporale e spirituale riconosce la repubblica
romana a nome del governo rivoluzionario di Palermo. Altri saggi: “La scuola
de' miracoli: ovvero, Omilie sopra le principali opere della potenza e della
grazia di Gesù Cristo, figliuolo del dividno e salvatore del mondo”; “Il tesoro
nascosto: ovvero, omilie sopra la passione del nostro signor Gesù cristo”; La madre del divino, madre degl’uomini:
ovvero, spiegazione del mistero della SS. vergine a piè della croce”; “Le
bellezze della fede ne' misteri dell’epifania: ovvero, La felicità di credere
in Cristo e di appartenere alla vera chiesa”; “I disegni della divina
misericordia sopra le Americhe: panegirico in onore di Martino de Porres,
terziario professo dell'ordine de’ predicatori”; “Il potere politico”; “Saggio
sul potere pubblico, o esposizione della legge naturali dell'ordine sociale”; “Dello
spirito della rivoluzione e dei mezzi di farla terminare”; “La ragione
filosofica”; “La tradizione e i semi-pelagiani della filosofia: ossia, Il
semi-razionalismo svelato”; “Saggio sull'origine delle idee e sul fondamento
della certezza”; “Della falsa filosofia”; “Nuove omelie sulle donne del vangelo”;
“Corso di filosofia: ossia, re-staurazione
della filosofia”; “Sopra una camera di pari nello STATO pontificio”; “La
questione sicula sciolta nel vero interesse della Sicilia, Napoli e dell’Italia”;
“Memoria pel riconoscimento della Sicilia come stato sovrano ed indipendente”;
“Menzogne diplomatiche, ovvero esame dei pretesi diritti che s'invocano del
gabinetto di Napoli nella questione sicula”; “Discorso funebre pei morti di
Vienna la religione e la libertà”; “Raccolta di elogi funebri e lettere
necrologiche; Il pensiero politico d'ispirazione cristiana. Atti del seminario
Erice, Guccione, Firenze. Andreu R.: saggio biografico, "Regnum Dei",
Bergamaschi, R.: fra tradizionalismo e neo-tomismo [AQUINO], Milano, Cremona
Casoli, Un illustre siciliano”; "Rassegna Storica del Risorgimento",
Cultrera, Generale dell'ordine dei Teatini, Palermo; Giurintano C., Aspetti del
pensiero politico nel "De jure publico ecclesiastico"; Istituto per
la Storia del Risorgimento, Palermo, Guccione, Democrazia. Murri, Sturzo e le
critiche di Giobetti, Palermo, Ila-Palma, Guccione, Alle radici della
democrazia” Palermo; Guccione, Un omaggio clandestine; in "Nuova Antologia", Pastori, “La
rivoluzione napoletana in "Rassegna siciliana di Storia e Cultura",
Romano, La vita e il pensiero politico, Treccani Istituto dell'Enciclopedia
Italiana. Regione Siciliana. Martinucci, Istituto Storico dell’Insorgenza e per
l’Identità Nazionale. ELOGIO rCNEBRE
DI DAIVIEllO O'COIVIVEIL MEMBBO DEL PABUHENTO BRITANKICO DA R. Ex-Genkkalb
bb'Chibrigi BseoLAM Ctmtuttor» detta
Saera Congregationt de' Riti td
Eiaminatore dei Veuoti e del Clero Romano. J^/. L'editore, proprietario di
questo elogio, per g^enerosa cessione
fattagli dall' Autore, dichiara di Toleme godere il dritto di proprietà a termini della Convenzione
pubblicata con Notitrazione della Segreteria di Stato COI TIPI DI CIOTAimi
BATTUTA ZAMPI. .\ Ili Hisognosi di riposo per le incessanti
fatiche^ durtyte negli ultimi otto mesi^ nell'esercizio dell' ecclesiasti" co ministero, e risolulissimi perdo di non
intrapren^ deme delle nuove, ci eravam
da principio negati di tesser VElogio
funebre dell'immortale Ò'Connelh La
grandezza e le circostanze tutte eccezionali del Sog* getto entrarono ancora per non piccola parte
in quessto rifiuto. 0*Connell non è stato un uomo ordinario^ ma uno di quegli iwmini di cui non ne nascon
mai due; uno di quegli uomini che Iddio
crea per compiere grandi disegni, da
prima noti a Lui solo, e che quin^ di i
fatti rivelano al mondo. O'ConneU è stato un ge^ nio; ed il genio non è degnamente lodato che
dal ge^ nio\ e perciò noi reputavamo un
tale assunto molto al disopra di noi e
delle forze nostre. La gloria poi di
O'Connell è stata l'avere obbli* goto la
più grande Potenza della terra a rassegnar '
si con bel garbo alla legge che un privato le ha, in certo modo, imposta. Poiché è stato ed è
sempre proprio della saggezza inglese di
tener fermo finché si può; e quando non
si può piti, cedere a tempo^ anziché an^
dare incontro ad una di quelle orribili catastrofi in cui poi si perde tutto, per la stolida
ostinazione di voler tutto conservare. La gloria di O'Connell é stata IV
di avere egli solo rivendicata la libertà religiosa e etvile della sua
patria per mezzo di una rivoluzione pa^
cifica, una delle più grandi che rammenti la storicu La gloria di O^Connell è stata l'aver fatto
trionfare la libertà per mezzo della
Religione^ e la Religione per mezzo
della libertà. Or era egli possibile il rammentar queste glorie di O'Connell
senza risvegliare i risentimenti e le antipatie di una politica onerosa,
cui la sola parola di libertà mette
paura come uno spettrOf turba come un rimorso? Era egli possibile ti non attirarsi la censura di uomini si impietriti
nell'antico^ che non hanno ne
intelligenza per distinguere, né cuor
per sentire il pocolino di bene, che in mezzo al molto di male, vi è nel
moderno? Ma tacersi^ o passar
leggermente sopra il titolo principale
onde O'Connell è stato il piti straordinario
H piti ammirabile personaggio della età nostra, non sarebbe stato lo stesso che ridurre a piccole
dimensio^ ni uno dei più, grandi spiriti
che siano mai apparsi a consolazione e
gloria dell'umanità? Per tutte dunque
insieme queste ragioni not noti tM>levamo sapere di fare l'elogio di che si
tratta; e non abbiam ceduto che in
faccia a considerazioni^ ad inviti, a
desidera che san del comando, ed a cui non si può resistere nemmeno con umiltà senza peccar di
superbia. Nel piegare però il capo a si
scabroso e difficile incarico,
stabilimmo tra noi medesimi di disimpegnarlo con tutta la libertà di spirito
che la Fede cattolica lascia nelle cose
dubbie', la dubìis libertas; con tutta la sincerità del cuore; col maggior
disprezzo di ogni personale pericolo,
col più perfetto oblio di ogni proprio
interesse; e ciò per elevarci in alcun modo all'altezza del nostro Soggetto
coUa generosità almeno del sentimento:
poiché sentivamo di doverne rimaner
molto al disotto per le qualità dell'ingegno. Nulla infatti ti ha
arrestato dal lodare 0*ConneU pel lato
appunto onde piti meritava di esser lodato,
ed eziandio dal proclamare altamente^ senza am/i'oologie ragtri^ le
verità le più dure ed incommode, e per
chi comanda e per chi ubbidisce; e che sono
frattanto le piti salutari e le più capaci di assicurare i troni^ di fare t popoli felici, e di far
trionfare la Religione, Imperciocché dapprima, due specie di
ripugnanza vi sono oggi contro la
Religione: Vuna totale ed assoIuta, l'altra relativa e condizionata. La
repugnanza assoluta é quella onde si
odia la Religione perché Religione; e
quindi la Chiesa, gli ecclesiastici, tutto ciò che alla Religione si
appartiene* Questa n]ptignanza è l'orribile eco, che dura ancora, della parola
infernale di Voltaire: Ecrasez l'infame, et la su* perstition. L'antipatia relativa poi e
condizionata è quella onde si odia la
Religione, non già però per se stessa,
ma in quanto stolidamente si crede rivale e nemica del processo e della
libertà. Ma vi è nella natura
dell'Italiano un elemento cattolico, onde l'Italiano, tenti ciò che vuole, non
può senza pena e rammarico far di meno
della Cattolica Religione. E questa è
una delle ragioni onde gli eresiarchi e le eresie non han potuto mai far
fortuna in questa bella e privilegiata
parte del mondo. VAntipa^ tia assoluta
dunque contro la Religione cattolica è ror
rissima: essa non trovasi che nel fondo del cuore di qualche vecchio settario, impregnato sin
dall' mfanzia dei pregiudizii e dei sentimenti anticristiani deUa filosofia miscredente del secolo
decimottavo; e che morrà senza
posterità! giacché l'odio é sterile, ed ha
complici, ma non già eredi', e non vi é che Pamore che é fecondo, che genera e riproduce il
medesitno essere, e perpetua la stessa verità.
Non così è però della ripugnanza relativa o condizionata. Il ceto medio,
cioè, il ceto che studia, il ceto che
ragiona, vuoisi o non vuoisi, è il ceto piti influente e che trasforma alla
lunga in se stesso e compone, e riduce a
sua immagine i due altri ceti estremi deUa
società; con tutta la generazione che sorge, con tutto ciò che intende, con lutto ciò che sente;
poiché la società degli spiriti, o la concordia fra gli esseri intelligenti,
non può mantenersi che per mezzo delCintélligenza; ed è in questo senso che ha detto Paschal:
ri, che chiunque si dichiara contro di
esse, non ispira che diffidenza, repugnanza, odio, disprezzo. Or poiché, come lo abbiam dimostrato
(Vedipag.l^ di questo Elogio) la Chiesa
nella sua saviezza non ha potuto finora
parlar di libertà, ed ha dovuto anzi in
certo modo fulminarla per l'orribile abuso che si è fatto di questa
sparola; i Volterriani si son serviti di questo silenzio e di questi anatemi
della Chiesa, per persuadere alle masse che la Chiesa, nemica, non vi è dubbio, della falsa libertà, sia nemica ancor
della vera; che il Cristianesimo é oscurantismo; e che i preti e i frati sono i veri nemici, gli avversarii
implacabili di ogni progresso e di ogni
libertà. Il sistema poi del così detto
Dritto divino nella materia politica,
secondo che una scuola celebre di oltremonte si é ostinata a rappresentarlo,
viene in fondo a sostenere che il Potere publico di ragione non abbisogna, ove, secondo U celebre detto di
Bossuet, (( Iddio stesso ha bisogno di
aver ragione. )> Ora il Dritto divino
così inteso mette VUomo-Potere al disopra di Dio stesso, e non é che V apoteosi
della tiran TU ma e Vidolatria della sovranità. Poiché
du/nque una tale doUrma è contraria alla
ragione insieme ed al sentimento,
all'istinto delVuomoy e perciò non è e non
può mai esser vera; così si è venuto a conchiudere che nemmeno é vera la religione che la professa^
che la insegna, e che ne fa la
condizione necessaria inevite^ bile
della sua seguela. Or siccome questa orribile dottrina, atta più a rendere
odioso il Potere ed a distruggerlo, che a conservarlo ed a farlo amare^ certi
pubblicisti ignoranti Vhan messa a carico della Chiesa cattolica e del cattolico insegnamento ; cosi
la ripugnanza^ che essa ispira, si è estesa anche in Italia all'insegnamento
Cattolico ed alla Chiesa; e Dio e Ge-^
sii Cristo^ le dottrine cattoliche e le caUoliche istiluiionij la Chiesa
e gli ecclesiastici sono staiti avvolti
nello stesso odio e nello stesso disprezzo. Oh se sapessero il gran
male^ U male sommo che certi ecclesie^
élici^ piti zelanti che saggia han fatto ai popoli ed oZ-^ la Chiesa colVaver voluto fare un articolo di
fede divina, di una opinione puramente umana^ e di un partito politico^ la vera
adunanza dei fedeli o la vera Chiesa!
Essi hanno così allontanato dalle pratiche
della Religione enormi masse di cristiani, e le hanno gittate fuori delia Cattolica unitd^
nelVahisso del deismo e deW indifferenza!
Imperciocché non é piti tempo di farsi illusione. Finché dureranno i pregiudizii^ gli errori
funesti che un concorso di maieaugurate
circostanze è giunto ad accreditare
intomo alla pretesa alleanza o complicità
della Chiesa coW eccesso o colVabuso della forza; intano noi ministri
della vera Religione spereremo di attirare a noi le masse intelligenti; esse ci
riguarderanno sempre con una specie di orrore; continueranno a camminar senza di noi, e, se noi ci
metteremo loro innanzi, contro di noi e
sopra di noi. Dirò anzi di più che^ se un trambusto accadesse in Italia sotto l'impero di questi pregiudizii e
di questi errori^ esso sarebbe
sommamente anticristiano ed an-tiecclesiastico.il grido: a A basso i preti; à
basso i franti )) Starebbe tradotto in azione con una orribile fedeltà. La Chiesa si troverebbe esposta a maggiori
orrori di quelli di cui al principiò di
questo secolo è stata la vittima. E
poiché^ come l'abbiamo di già avvertito^
l'Italiano nel fondo del suo cuore ama la cattolica Re^ ligione; il suo odio contro di essa e i suoi
ministri si troverebbe fortificato ed
accresciuto dal sentimento della
disperazione di pàtere essere d'accordo con una
religione di cui non può fare di meno; dal sentimento di rabbia di
credersi respinto^ di vedere volta in
sua nemica quella Religione di cui ha un immenso bisogno e per cUi sente
una indestruttibile simpatia; dal
sentimento in somma del furore in cui degenera ogni amore deluso nei suoi più vivi trasporti;
Frustrata cupiditas vertitur in furorem (Aug.). E non vi è nuUa di più terribile^di più crudele quanto V
amore furibondo ed il furore aìuoroso!
Mirate dunque di quale e quanta importanza si è, per parte di noi ecclesiastici^ il parlare
oggi al colto pubblico dell'Italia un
linguaggio capace di disingannarlo dei fatali pregiudizii di cui una Propaganda
di empietà e di disordine si è studiata
d'imbeverarlo contro la Chiesa. Mirate di quale e quanta importanza si è oggi per noi di mostrarci, senza
finzione, senza inganno^ colla
sincerità, col candore^ col convincimenr
to proprio di ministri della Religione di verità, amici e fautori di un
saggio e legittimo progresso, di una
saggia e legittima libertà! Mirate di quale e quanta importanza si è oggi pel gran Ponte pcej che
Dio ha accordato miracolosamente alla
sua Chiesa, che^ mettendosi al disopra di tutti i meschini calcoli della pò-
Uiica uma/na^ parli esso pure il Ungttaggio dei popoli per meglio far loro gustare le sue celesti
dottrine; prenda a cuore i loro
temporali interessi, per ispirar loro
maggior zelo per gl'interessi spirituali ed etemi; e faccia conoscere che egli sente e vuole
disimpegnare la nobile e sublime
missione del Sommo Pontificalo: Di
essere non sólo il Pastore e il Maestro nell'ordine soprannaturale e
divino; ma ancora, neW ordine civile e
politico, U Padre, U tutore, il vindice dato da Dìo a tutti ipopoli cristiani. Né meno comuni e meno radicati sono certi
pregith dizU in materia politica. A
forza d'intrighi e d'inganr ni, si t
giunto a persuadere agl'incauti che i Sovrani
sono i nemici dei popoli; che le monarchie sono incon^ patibili colla Inerte politica; che questa
libertà non si domanda co'prieghi, ma si
conquista colla forza; che qtiesta
pianta prospera colia scure, e germoglia nel
sangue; e che l'insurrezione è l'unico mezzo da sot" trarsi dalla oppressione. Ai Sovrani poi si è
vohUo pure persuadere che i popoli sono
nemici della loro autorità e della loro
esistenza; e che non si può aver pace
con essi, non si può mantenere l'ordine politioo che coU'ajuto della forza; e che l'arte di
ben governare oggi consister deve nell'arte di organizzare e di dirigere la
forza pubblica per potere impunemente vessar le persone e vuotare le borse. E
da questo sentii mento di mutua gelosia,
di mutua diffidenza che si è giunto ad
ispirare ai popoli contro i Sovrani ed ai Sovrani contro dei popoli, si è
riuscito a metterli in istato di opposizione, di guerra permanente: donde fière
tendenze da una parte al dispotismo, ed all'anarchia dall'altra, che mettono ad ogni istante in pericolo
l'ordine e resistenza della società.
Ora contro tutti questi pregiudizii, in materia di Religione e di politica, ci siamo levati
arditamente in X questo Elogio, Entrando nello spirito del
grand' Uomo^ cui esso é consecratOj ed
esponendo le gloriose sue gè-sta nelle loro intenzioni generali, nei loro
successi, abìnam procurato di dimostrare che lungi dalVessere la Religione la nemica della libertà, non vi è,
non vdpuò essere libertà vera senza la
vera Religione. Per calmare poi le
inquietudini^, gli scrupoli delle
persone semplici e dabbene, abbiamo pure insistito sul gran fatto dei tempi moderni:^ Che lungi dal
dovere la Religione temer nulla dalla
politica libertà; alVom^ bra anzi e col
favore della libertà politica può sola"
mente oggi trionfare e dilatarsi la Religione; ed abbia^ mo fatto conoscere non solo possibile ma
ancor necessor ria unciUeanza sincera
tra la Religione e là libertà. Al
medesimo tempo però e colla medesima forza
abbiamo attaccato tutti i pregiudizii politici dei po^ poli contro i governi e dei governi contro
dei po^ poli. Abbiamo esposta la
dottrina Cattolica intomo alla
Resistenza passiva ed all'attiva Ubbidienza, con cui solo può sussistere l'ordine pubblico e
la dignità umana. Abbiamo condannato con
tutta l'energia della ragione e della
parola il partito disperato deU'inster*
rezioncj^ e l'uso brutale della forza contro gli abusi del Potere; ed al Potere ci siamo studiati di
fare mtendere che ha torto di diffidare della libertà, che è an-zi un principio
di ordine e di forza, e l'unico mezzo,
il mezzo pvU efficace da disarmare la rivoluzione e farla una volta per sempre terminare. E così
abbiam procurato di riconciliare ancora
il Sovrano col popo^ lo^ il popolo col
Sovrano, e l'ordine colla libertà. Il
nostro linguaggio ha scandalizzato alcuni, ha
sorpreso molti altri; ma in quanto alla moltitudine accorsa ad udirci,
possiamo santamente gloriarci nel
Signore, che esso è stato capito nella verità dei suoi principii, apprezzato nella purezza delle sue
intenzioni, gustato ne^vantaggi delle sue conseguenze. Chi è stato presente a questa predicazione, nuova
nelle forame ma antica nelle dottrine^ ci farà giustizia che non è una vana millanteria il dire che rare volte
la sacra eloquenza ha avuto un successo
si magnifico si verace e si universale.
Mentre andavamo esponendo le nobUi
simpatie^ le relazioni scerete della vera Religione colla vera libertà, un sentimento d'inesprimibile
gioja hrillava sopra tutti gli occhi. Parca ognuno dir seco ste$^ so: « Non è dunque vero altrimenti che la
Religione cattolica e nemica della
libertà! Possiamo noi amare la libertà
senza cessare di esser cattolici^ senza passare per miscredenti! » Cosi uno
sposo^ irritato contro una sposa^ che
teneramente ama, e che gli è stata dipinta come infedele; prova un senso di
compiacenza, che non si può esprimere
colla parola, allorquando gli si
dimostra da altri che la sua cara sposa è miiacente, e che non ha cessato di
maritare il suo amore. Gli stessi segni
d'interno contento si son veduti
trasparire nei volti quando noi abbiamo parlato deU V alleanza possibile tra l'ordine e la
libertà^ tra le idee di un sensato
progresso e la fedeltà al proprio Sovra^
no: « Sta lodato Iddio^ pareano tutti voler dire, che si può amare la libertà e il progresso senza
passar per ribelle. » E quando, nel
terminare il nostro discorso, coli' accento del piin profondo convincimento
e del piti tenero affetto (giacché noi
conosciamo ed amiamo il popolo romano) abbiam detto: « No, miei cari » Romani, voi non siete quali qualcuno,
calunniandovi, » ama di farvi comparire.
No, no, voi non siete i ne-* » mici del
Trono pontificio, degli Ecclesiastici e del" » l'ordine. Se amate una onesta libertà, voi
amate an» Cora la Sovranità del capo della Chiesa e la Religione; )) a queste
parole l'Uditorio non fu piti padrone di se stesso: un mormorio vi si udi di
una sincera lieta ed universale
approvazione^ pronta a scoppiare in
manifestazioni le più clamorose j se noi stessi^ ricordando il rispetto al
luogo santo dovuto^ non ci fossimo
affrettali di reprimerle. Ecco dunque scoperti al pubUico, nella maniera
meno equivoca e piti solenne, i veri sentimenti, i sentimenti legittimi^
sinceri e comuni del popolo romano! Simili effetti ci auguriamo che produrrà nel
resto dello slato Pontificio, ed anche
presso allo Straniero la solenne
manifestazione delle dottrine contenute m
questo discorso. Almeno perirne non avvezze ad adularci questo appunto
ci hat^ esortato a sperare: as^
sicurandoci che questa predicazione 9 nelle presenti drcostanze, è stata
un avvenimento che avrà un gran-d'eco in tutta Italia e fuori di essa. Noi potremmo qui riportare le loro
testimonianze e le loro parole^ ma per
non sembrare che, all'occasione dell'Elogio di O'Connell, vogliamo fare U
nostro, ci limitiamo a riferirne una
sola; e ciò non tanto a glo» ria nostra,
quanto a nostra difesa, in faccia a chi ha
creduto di potere in buona coscienza accusare in pub" blico come pericolose o fantastiche le nostre
dottrine^ e prave le nostre intenzioni;
e poi crediamo di non dovere lasciar passare questa occasione da rendere
qui pubblicamente la dovuta giustizia
alla moderazione e alla saggezza della
Censura Romana m materiadi stam^ pa.
Omettendo adunque che il Censore Teologo di cui
il pubblico conosce ed ammira, ed il Sommo Pontefice ha teste compensata
la vasta dottrina e il fervore dello
zeh, nell'esercizio dell'Ecclesiastico ministero^ omettendo, dico, che quest'uomo insigne, non
meno pel suo sapere che per la sua
viriti, non ha trovato a cen^ surare,
nel nostro Elogio, nemmeno una virgola; diremo solo che il dottissimo Preside
della Censura, che Ma profonda scienza
dell'antico unisce una solida co
gntzwne^ un senso squisito del moderno^ nell inviarci V Elogio col suo Imprimatur, ci Aa scriito
appunto co^ sì: « Come io mi compiacqui
assai di approvare la Bene^ » dizione
dell'ultima sua Predica recitata in S. Pietro:
» nulla curando le prevenzioni di alcuni o troppo semr » plici^ o zelanti di uno zelo male inteso;
cosìi e molto » più mi compiaccio ora di
approvare r Elogio fum^ » bre da lei
fatto al celebre O'ConneU: perché reputo
» un tale Elogio non solo eloquentissimo, ma atto an» cara a raddrizzare
molte idee ed a fare un gran » bene.
» Solo il savissimo Preside ha
richiamata la nostra attenzione sopra
una parola della pagina 104, che avrebbe potuto dar luogo ad equivoci; che noi
ci sia-mo affrettati di prevenire con una noterella che vi abbiamo apposta.
Possiamo adunque affermare^ a lode, noi lo
ripetiam volentieri, dei dotti Censori, che nel
presente Elogio stampato vi è tutto quello che ne ab* biam detto in voce, senza una sola parola di
meno; ma al contrario con varii squarci
di più^ che nella recita abbiamo saltati
per non istancar troppo Vudi" torio
e noi stessi spossati, nel solo primo giorno, da una declamazione di circa due ore. A maggior onore poi del sullodato Preside
illustre^ ci crediamo anco in obbligo di
aggiungere: che non avendo voluto noi
prenderci la libertà di pubblicare il
brano della lettera, che poco fa si è letto, senza il di lui permesso; questo permesso ci è stato
daW egregio Autore dato nei seguenti termini, che fanno ben conoscere la sincerità e la generosità
de'suoi senti-' menti: «e Mi ha detto il
suo Tipografo che o fare U nostro, ci
limitiamo a riferirne una sola; e ciò non tanto a glo» ria nostra, quanto a nostra difesa, in faccia
a chi ha creduto di potere in buona
coscienza accusare in pub" blico
come pericolose o fantastiche le nostre dottrine^ e prave le nostre intenzioni; e poi crediamo di
non dovere lasciar passare questa occasione da rendere qui pubblicamente la dovuta giustizia alla
moderazione e alla saggezza della
Censura Romana m materiadi stam^ pa.
Omettendo adunque che il Censore Teologo di cui
il pubblico conosce ed ammira, ed il Sommo Pontefice ha teste compensata
la vasta dottrina e il fervore dello
zeh, nell'esercizio dell'Ecclesiastico ministero^ omettendo, dico, che quest'uomo insigne, non
meno pel suo sapere che per la sua
viriti, non ha trovato a cen^ surare,
nel nostro Elogio, nemmeno una virgola; diremo solo che il dottissimo Preside
della Censura, che Ma profonda scienza
dell'antico unisce una solida co
gntzwne^ un senso squisito del moderno^ nell inviarci V Elogio col suo Imprimatur, ci Aa scriito
appunto co^ sì: « Come io mi compiacqui
assai di approvare la Bene^ » dizione
dell'ultima sua Predica recitata in S. Pietro:
» nulla curando le prevenzioni di alcuni o troppo semr » plici^ o zelanti di uno zelo male inteso;
cosìi e molto » più mi compiaccio ora di
approvare r Elogio fum^ » bre da lei
fatto al celebre O'ConneU: perché reputo
» un tale Elogio non solo eloquentissimo, ma atto an» cara a raddrizzare
molte idee ed a fare un gran » bene.
» Solo il savissimo Preside ha
richiamata la nostra attenzione sopra
una parola della pagina 104, che avrebbe potuto dar luogo ad equivoci; che noi
ci sia-mo affrettati di prevenire con una noterella che vi abbiamo apposta.
Possiamo adunque affermare^ a lode, noi
lo ripetiam volentieri, dei dotti Censori, che nel presente Elogio stampato vi è tutto quello
che ne ab* biam detto in voce, senza una
sola parola di meno; ma al contrario con
varii squarci di più^ che nella recita
abbiamo saltati per non istancar troppo Vudi" torio e noi stessi spossati, nel solo primo
giorno, da una declamazione di circa due
ore. A maggior onore poi del sullodato
Preside illustre^ ci crediamo anco in obbligo
di aggiungere: che non avendo voluto noi
prenderci la libertà di pubblicare il
brano della lettera, che poco fa si è letto, senza il di lui permesso; questo permesso ci è stato
daW egregio Autore dato nei seguenti termini, che fanno ben conoscere la sincerità e la generosità
de'suoi senti-' menti: «e Mi ha detto il
suo Tipografo che c da prima corno
Daniello O'Connell, vero cittadino, si è giovato della Religione per rendere al suo popolo la
Uber senza richiamare sopra di sé un'attenzione profonda, cosi mai non termina
che lasciando l'assemblea nell'estasi di un'ammirazione silenziosa e di un silenzio ammiratore. Nel foro è il oausidico
espertis-* Simo nella cognizione
dell'immenso caos delle leggi inglesi, e che, con una meravigliosa precisione
di 12
termÌDiy ne penetra lo spirito, le inlerpreta, le con* cilia, le confronta, le applica, e ne trae
le più felici conclusioni in yantaggio
della sna causa. Nelle po« polari
adunanze è un Oratore vivo, nervoso, incalzante, ardito senz'esser temerario,
franco senza es* sere insolente,
grazioso insieme e terribile; che si
avvicina, discende al linguaggio, ai sentimenti delle masse, e le eleva
sino a sé, e dietro a sé le strascina senza resistenza; che padrone di tutti i
suoi affetti, e, ricco di tutti gli
artificii, di tutti i sussidii della parola, prende, quando e come gli aggrada^
il patetico della elegia^ Funzione del salmo,
la mordacità della satira, l'amenità della novella, la luce del lampo, il terrore del tuono,
l'aria impo* nente del legislatore, e l'
ispirazion del profeta. Nessun uomo
seppe meglio di lui eccitare le pas*
sioni popolari e contenerle; carezzare il popolo e morigerarlo; ricordare le più dure verità,
e farle gustare ed amare per la maniera di dirle. No^ la storia dell'Eloquenza non ci presenta
esempio di un oratore più completo, più
vario, più originale, più facondo, più vivo, più impetuoso e più potente.
10. Ora, a giudicarne dalle apparenze, pare che 0*Goonell a questa eloquenza, in cui non ebbe
modelli né avrà mai imitatori, debba la gloria di sue fortune e la forza del suo impero. Eppure no.
La saggia Antichità avea definito il
vero Oratore: L'o** nesf uomo eloquente;
Yir bmm dicendi pertius. Per chd| come
la probità senza l'eloquenza è impotente; cosi l'eloquenza senza la probità è
funesta; essa non serve che a metter
sossopra gli stati, i popoli in
insurrezione. Che se l'eloquenza di O'Gonnell è
stata la felicità del popolo e la sicurezza dello stato, FirmametUum gentis et stabilimentum populi
(Eccli. 49y/;ciò è accaduto, perchè
egli, cittadino cristiano» alla forza,
alla grazia del dire ha unito la virtù è la
santità del vivere; si è giovato pel trionfo della li* berta dell'adempimento delle pratiche che la
ReK* gione impone. ll.Qaal uomo di lui più attaccato
a'differenti do* veri di figlinolo, di
sposo, di padre, di cittadino? Qual
cristiano di lui più fedele alle leggi di Dio e della Chiesa? Ma so quello che volete oppormi. Voi
vo« lete oppormi che, in contraddizione
alle leggi di Dio e della Chiesa,
O'ConnelI si è una volta battuto in
duello, ed ha avuta la disgrazia di uccidere il suo avversario. Sì, è vero. Ma io potrei dire che
questo avversario non fu che un sicario^
onde la Munici* ypAìik.orangista di
Dublino, impaziente di disfarsi del gran
difensore della causa Cattolica, mandò provocando il nostro giovine eroe,
sicura d'immolarlo: giacché D'Esterre, (che tale era di questo miserabile il
nome) era nel tiro della pistola si destro
e si sicuro, che giungeva a spegnere colla palla una lampada senza toccarla. Potrei ancora
avvertire che O'ConnelI a sangue freddo,
e per lungo tempo^ per non violare
appunto le leggi dell'uomo e del tristianOy non rispose che col disprezzò alla
crude^ le disfida, onde il fanatismo
orangista augurossi di estinguer
coH'arnii il grand'uomo che non potea
Tincere colla ragione e col dritto. Potrei altresì notare che il vile sicario, veniva
appostandolo ad ogni punta di strada; lo
caricava di contumelie e di affronti; lo
minacciava sempre della vita: sic* che
il povero O'GonnelI era obbligato di cammi*
nar sempre armato e circondato di armati. Po-* trei infine soggiungere che D*£sterre era il
Go« Ha dei nuovi Filistei) il più
accanito e tremendo nemipo della Fede di
Roma, che si faceva un tristo- vanto d'insultare alla pretesa debolezza dd vero Israello; e che O^Connell, in un islaute
di una religiosa illusione, potè
credersi il nuovo Davidde scelto per
vendicare l'obbrobrio del popolo del Signore; e che solo in un momento
d'impazienza, d'ira, dì risentimento
cavalleresco, eccitato da prò* vocazioni
sì ripetute e si vili, e che gli ecclissò
la ragione, cedette al principio di un falso ponto di onore e di nno zelo malinteso, e disceì^e
ad una pugna in cni, cosi disponendolo
Iddio, per conservare all'Irlanda e alla Chiesa // suo Vomo^ la vittima immolò
il carnefice che volea immolarla. Io
potrei dir tutto ciò, se non per iscusare il mio eroe> almen per attenuarne la colpa. Ma il
ciel mi guardi che, ministro dL una
religione di pace, in faccia alla
Vittima Divina, che ha versato tutto il
suo sangue perchè il sangue dell'uomo sia rispanniato, io osi difendere un
delitto cbe la legge dì natara e la legge evangeUea egaalmente coddannano. II
eie! mi guardi dal patrocinare nn costo*
me egualmente insensato che barbaro, onde si vuol provare colla finezza dell'occhio, e colla
yalenzia del braccio Tinnocenza del
cuore. II ciel mi gnar* di dallo scusare
un pregiudizio inescusabìle, ondq
pretendesi di onorarsi coll'omicidio, e lavarsi d'una efimera macchia col sangue^ e che la Chiesa
giusta* mente chiama diabolico} À diabolo
ìnvectum (Con* eU. Trtd.J. Dico dunque
che O'ConnelI ebbe torio e gran torto
nel duellarsi. Ma dopo che ne avete
ndito il peccato, uditen l'emenda.
Poiché, al cadere dei parosismi della febbre del^ Fonore mondano, e di un falso zelo per la
religione, la ragione e la fede ripresero nell'animo di O'ConnelI il loro impero; fu egli si
dolente della sua trista vittoria, che
non potè mai pensarvi senza gemerne e
tremarne da capo a piedi di orrore; die fece voto solenne a Dio di non mai
accettare, molto men provocare l'insensato e truce giudìzio delle armi; e che in fine quante volte (e ciò
accadeva spessissimo ad un uomo che, per la gran causa che difendeva, era obbligato ad irritar molte
pas-^ stoni e crearsi molti nemici)
quante volte, dico, respingendo con
orrore le provocazioni che gli venivan
fatte a duello, era trattato da infame,
da vile: cui cedette sempre e da
per tutto il primo postO) avesse
benedetta la mensa. Anzi in queste
pubbliche riunioni si faceva un vanto particolare di professare cogli atti e
colle parole la Fede romana. Deh che
l'occultare i sentiménti della vera fede, il vergognarsi di adempirne in
pubblico le pratiche non è che debolezza, e la maggiore di tutte- le debolezze: che perciò più
comunemente ritrovasi nelle anime
piccole, negli spiriti deboH, nelle
donne e ne'giavanì. Il vero genio fu veramente ed amò di comparir religioso; e
mai non conobbe la viltà del rispetta
umano! Che dirò io poi dei sentimenti di q[uesto gran Cristiano pel Clero della sua patria ? Re dì
fatto dell'Irlanda, arbitra del cuore e
dell'azione di otto milioni di uomini,
che, come fanciulli, pendeano dai suoi
cenni, vera Campione e sostegno della Chiesa
Cattolica, che gli dovette la sua più gran gloria e Ja sua libertà, non mai usci dai limiti
dell'umile dipendenza dal suo vescovo o dal suo parroco. Alla testa di tutti come personaggio politico,
cornee uomo religioso però si tenea come l'ultimo di tutti; e, nuovo Costantino, appena osava di prender
per sé rultimo posto nelle assemblee del
Clero, quando vi era chiamata a
manifestarvi i suoi disegni, a d^rvi i
suoi consigli per la difesa della Religione e della 19
libertà. Pronto poi a scagliarsi come un lionc coQ' tro chiunqae avesse
osato di dire a carico de'Sacerdoti una men clie rispettosa parola, dava
egli stesso prove del più grande
rispetto per qaesto yenerabìle corpo, si
illustre pei suoi patimenti non meno che
per la sua dottrina e per le sue virtù.
Lo riguardava non come un ceto di uomini, ma come una riunione di santi e un
collegio di martiri. Ne parlava colla
più gran riverenza, col più tenero
affetto {6). Per motivo da fuggire le
società scerete: Il nostro Clero, dicea egli al popolo, ce le ha proibite. Ci sarà fra noi alcuno che osi di non
ubbidire a questo Clero si saggio, si
buono, si generoso e si edificante
(7)? 15. In quanto poi agli Ordini
religiosi, istituti si preziosi per la
Religione e per la vera civiltà, furono essi spesso il soggetto de* suoi
publici discorsi^ de' suoi magnifici encomii, come lo erano del suo più tenero amore. Faceva discìogliere
in lacrime il suo immenso uditorio,
allorché ram^ mentaya i giorni felici in
cui l'Irlanda era ricoperta di tanti monisteri, tempii della preghiera, scuole della santità, asilo della dottrina,
refugio dei poveri, e che procacciarono
all'Irlanda il merito, la gloria e il nome AeìVIsola dei Santi (8). La sua eloquenza diveniva più energica, più
anima^ ta, più patetica allora quando,
ricordando lai cose, facea egli
confronto tra l' Irlanda che ora
20 moriva di fame sotto il giogo
di nn protestantismo spietato, e l'Irlanda indipendente, forte, ricca e
prosperosa, ajutata e seorta da*suoi monaci ne'sentieri della vera virtù e del
vero sapere (9). Cosi teneva egli sempre
sveglio nel popolo il sentimento della nazionalità e dell'amore per una patria
già si grande, si buona, si santa, ed ora si infelice, ed allo stesso tempo
avvivava sempre di più il sentimento di
amorosa riconoscenza per la Fede cattolica, sorgente unica, per l'Irlanda,
delle sue passate glorie, e consolazione
e rimedio unico dei suoi mali
presentì. 16. Ma ciò che è al disopra
di ogni idea e di ogni espressione si è
lo zelo di O'Gonnell per questa medesima
Religione. Tutto lasciava, sacrificava tutto quando trattavasi di servirla e di
adoperarsi per lei. I poveri parrochi, i
Comuni, i villaggi poyeri, bisognosi di chiese, ricorrevano a lui ; ed egli colla sua attività e colla sua eloquenza
trovava subito i mezzi da fame. loro costruire, come per incantesimo, delle più
ampie e più belle. Invano poi 1'
anglicanismo, cambiando armi, senza però
mai cambiare i suoi sentimenti di odio profondo verso i cattolici, meditava di
vincere -colle astuzie di una fina malizia coloro, che non'potca più opprimere colla forza di
martini crudeli. O'Connell veglia sempre
a discoprire, è sempre pronto ed
-intrepido a combattere le insidiose macchinazioni dell' eresia, che, per
essere divenuta ipocrita, non è perciò meno persecutri ce e nemica. Che non ha
egli fatto; quanto non ha egli e scritto
e parlato; e quanto non ha combattuto, «ino all'ultimo della sua vita, contro i
due Bill tristamente famosi che
abbandonan.o l'uno i pii legati e le
rendite della cattolica Chiesa, l'altro i collegi e l'educazione dei giovinetti
cattolici (10) alla sorveglianza, alla direzione, o a meglio dire alla dominazione dei protestanti? E
sebbene la debolezza o l'inganno di alcuni membri del cattolico Clero, essendo venuto
disgraziatamente in soccorso di queste
leggi funeste, le abbia fatte adottare;
ciò nullostante, tale, si è il discredito in
cui l'eloquenza di O'Connell le ha poste; tali e si vigorosi sono i colpi che loro ha lanciati,
che sono quasi morte sul nascere, o che
morranno intieramente colPesser
trasformate in tutt'altre. Se qualcuno,
a voce bassa si avvisava, coll'antico tuono di sagrìlego insulto, di dirlo
Papista, rivolgendosi tosto contro di
Ini, intrepido ripigliava: 0*ConDeHo innocente. Mentre però era 0*GonnelI
prìgionieroy come S. Paolo, non parlava a* suoi concittadini, se non
scongiurandoli a dimostrarsi suoi degni
amici e figliuoli, colf usare mansuetudine e
pazienza, col rispettare quella stessa autorità che colla più manifesta ingiustizia Io avea
privato della sua libertà; Obseero vòs
effo' tnncius in Dommo, ìtt digne
ambtsletù in mansuetudine ei pcUieniìafEph A),
Sicché tutta la condotta di quesf uomo straordinario è stata il modello,
e come il codice delle leggi pe) tempo dell'oppressione, ad uso degli
oppressi* Perciò ancora, mentre
combatteva da una parte le teoriche omicide dei turbolenti Cartisti» faceta
dall'altra sentire tutto il peso della soggezione servile ad una aristocrazia usurpatrice
Mentre eoa una mano arrestava il popolo
dal precipitarsi nell'abisso della sedizione, gii additava coll'allra
Tignominia di piegare in silenzio il collo al giogo di un sistema oppressore e tirannico. Cosi feca
egH degli Irlandesi un popolo
osservatore dei cristiani doveri sino allo scrupolo, e geloso de^suoi
drilli civili sino al faDatismOr Gos^l
lo mantenDe nei limiti della
subordinazione, e ne sviluppò la nobiltà del
carattere e la grandezza del cuore. Cosi elevò egli aoclie le classi più rozze e più oscure sino
al subii* me del dovere, e rendette in
esse comune la probità cittadina e
volgare Teroìsmo cristiano. Così formò
egli degl'Irlandesi no popolo modello, un popolo degno deirammirazione e dell'amore di tutti i
popoli, un popolo che ba sostenuta per quarant* anni ona lotta grave, ostinata, implacabile, ma
senza mai violare alcun dritto, senza
mai calpestare alcun do* vere; e che,
con un passo fermo e sicuro, si è avaìsk
zato alla conquista della sua libertà religiosa e civile: abborrendo
egualmente e dalla servitù religiosa deirEresia, che sola può far sopportare la
ser* yitù politica, e dalle violenze
sanguinarie dell'aoarchia, colle quali popoli ciechi troppo spesso, invece di
giungere alla libertà^ ricaddero più miseri
e più avviliti di prima nelle braccia della tirannìaCosi ba fatta
conoscere, ha messa in azione la dot*
trina, cattolica della Resistenza ptissiva e délV Ubhi» dietua attiva^ e ne ba dimostrata, sopra un
grande teatro, con un magnifico esempio,
la verità dei principi!,, la importanza
dell'applicazione/ la sìcch rezza del
successo; e si è reso benemerito del Sovrano e del popolo, della Religione e
della politica, della Chiesa e della
società (15). 36 "Io. Finalmente gli ultimi mezzi onde
pare cbc O^Gonnell abbia trionfato
delia ingiustizia deireresia bono stati
la sua profonda intelligenza degli uomini
delle cose, la sua fermezza prodigiosa, la sua instancabile
attività. Profonda intelligenza^ io
dico, degli uomini e delU cose. Non mai
fallirono i suoi prognostici, non mai i
suoi disegni andarono a vuoto. Predice egli oggi ciò che deve dopo dieci anni accadere; e Tevento
yiene a giustificare appuntino la verità
dei suoi vaticinii. Tutto ciò che ilice,
lo legalizza; tutto ciò che prevede, accade; tutto ciò che consiglia, riesce;
tutto ciò che intraprende, lo compie.
Dimodoché si era acquistata la lode
deiruomò dal colpo d'occhio più sicuro,
dal tatto più delicato, dalla penetrazion più
profonda, dagli espedienti più infallibili nel condurre a fine i più
difficili affari. 26. Dissi ancora
Prodigiosa fermezza. Siccome nes« 8un
uomo gittossi mai in una più grande, più nobi*
le e più ardita intrapresa; cosi non ve n^ebbé mai alcuno che sia stato
segno di attacchi più numerosi, di una
persecuzion più ostinata. Insulti e calunnie,
sarcasmi e bestemmie, satire e processi, promesse e minacce, tradimenti e apostasie, multe'e
prigioni, tutto è stato adoperato per
cinquantanni, con una orribile perseveranza, per abbattere un si grande
coraggio. Ma invano. Come le lodi non lo inebriano, così le opposizioni non lo sgomentano. Come i
successi noi fanno insuperbire, cosi non lo abbattono le sconfitte. Cornee
largo, magniGco nel concepire i suoi
disegni; così è costante neirescguirli. Or do-> Ve mai nella storia, mi sì additi, mi si
mostri nn altro esempio di nomo che per
mezzo secolo abbia lottato contro la più
grande potenza della terra, sen« za
lasciarsi intimidire o arrestare giammai, ma con sempre maggior lena, con coraggio, con
costanza sempre maggiore? Dico infine
Imtancahih attività. Il sno riposo è il
non conoscer riposo. Lo avresti veduto sempre
in agitazione e sempre in moto onde incoraggiare i timidi e reprimer gli
audaci j sostenere i de-* boli e
dirigere i forti, arrolare gli amici e sco*
prire i traditori, confermare i sinceri e smascherare gì* ipocriti.
Moltiplicando in certo modo se stesso,
quasi allo stesso tempo è in Inghilterra
ed in Irlanda, nelle assemblee nazionali e noi parlamento, tra le riunioni dei grandi e i
mit^ iinghi del popolo, nelle
municipalità .e nei tribunali. Dove non è presente colla persona, vi si
^rova colla sua azione. Dove non giunge
colla sua voce, arriva co'suoi scrìtti.
Tutti i punti delPIrlanda sentono la sua influenza. Tutte le classi dei
cittadini sono agitate dalla sua forza.
Tutti gli spiriti sono n* niti nei suoi
disegni. Tutti i cuori son d'accordo noi
lasciarsi guidare dalla sua autorità. Come il gigante della favola che co' suoi movimenti scuote e
solleva una montagna; il solo O'Connell, formato avendo di otto milioni di
uomini come un uom solo, agita e muore a
talento questo gran popolo, e Io lancia
contro deUlnghilterra, che sbigottita dk addietro per non essere schiacciata
dal suo peso. Or tutto ciò è vero, Yiprissimo. Ma non è men rero però che quello che aggiunse una fopza
irresistibile a tanta intelligenzai a tanta fermezza, a tanta attività si fu la carità che la Religione
ispira, e da cui fu sempre penetrato il suo cuore. Prendendo dal Vangelo Ie«ue.nonne, consoli
ipocrifi non fece mai pace; questi soli mai non risparmiò: fossero Lordi o ministri, nazionali o
stranieri, ecclesiàstici o secolari^ questi soli, strappata loro dal r
riso la maschera, additò al pubblico in tutta la loro turpitudine, in
tutta la loro deformità. Contro di
costoro solamente versava a piene mani il fiele delle sue invettive, laYiciava i fulmini della sua
parola, e li dava al ludibrio e alla
esecrazione del mondo; poiché di fatti
gli scribi e i farisei sono stati mai
sempre la peggior genia degli uomini che ab» hia mai macchiata la terra: una volta
crocifisser Gesù Cristo, ed or sono la
mina del Cristianesimo. Perciò nulla
eguaglia l'amarezza e Io zelo ondo
perseguitava i Metodisti e gli Oraugisti, i più ipocriti e quindi i
peggiori fra gli creiici: degni discendenti del più grande ipocrita de' tempi
moderni Cromwel, suoi truci ajulanti,
suoi legittimi eredi neir odio furibondo
e crudele contro la cattolica Chiesa. «O
bravi cristiani, dicea loro, che, colla Bibbia in una mano e la spada e la
fiaccola nelFaltra, non avete lasciato dietro di toì che tracce di ruine e di sangae! Voi ammossate ora calunnie
contro dì noi, contro di cui prima
facevate massacri. Ogni vostra parola,
ogni vostra azione dimostra che vi manca
il potere e non già il volere di far rivivere
i giorni di Gromwel, di Irclon, e di Ludlom! » 29.Ma in quanto ai protestantismo di buona
fede, alle anime sincere e generose che
vi si trovano, ai suoi nemici politici,
O'Gonnell, fedele alla massima cristiana
di S. Agostino: Diligile homines; irUerficite
erroreSf mentre ne combatteva gli errori di cui eran la vittima, non cessava di rispettarne e
di amarne ancor le persone. Quindi, severo irreconciliabile e tremendo contro
di loro sul campo della discussione
politica, in privato poi non faceva mai
molto contro di loro ; si faceva un dovere di scusarli, di difenderli e
di render loro tutti i buoni uflScii
della carità cristiana. Perciò dicea egli stesso con ogni verità: « Come uomo
publico ho un mondo di nemici, ho nemici
tutti i nemici della libertà e della
religion dell'Irlanda; ma non ho, non
conosco nemici come privato e come cristiano. » Gli stessi suoi avversarii
politici furon più volte uditi render
giustizia alla generosità cristiana di questi suoi sentimenti. « O'Gonnell,
diceano essi, è un^ anima grande;
bisogna volergli bene. per forza. Nemico
acerrimo delle nostre opinioni, è il miglior
amico de^nostri interessi e delle nostre persone. » £ perciò lo visitavan
volentieri ; si onoravano della sua fatniliarltà e della soa confi' denza* Ed era bello il rederli traUenersi la
sera in amichevole compagnia con quél
medesimo O^Coii-* Hell contro di cui la
mattina, suIFarena parlamen* taria,
avevan combattuto con furor di lioni, e che
collo stesso furore avea combattuto contro di loro* Deh che quanti conobbero dappiresso OXoanell
fan* ti lo amarono! 30. Se tale era egli co'nemicì, ìmaginerete
facilmente qual sarà stato cogli amici della causa della sua Irlanda. In quanto poi ai suoi miseri
concittadini, é impossibile il dire
quanto li amasse. Rammentate i primi
anni di questo secolo, in cui l'odio degli
orangisti contro i cattolici, per la insurrezione del 179S dei cattolici contro gli orangisti,
essendo ancora nella sua orribile vivacità; i magistrati protestanti sedcano
nei tribunali come vili satelliti della
tirannia, e non come sacerdoti della giustizia, tutori deir innocenza e
vendicatori del delitto. Perciò il solo
nome di cattolico era un .titolo bastante di
proscrizione e di condanna. Gratin questi giorni nefasti, e pei cattolici di orribil memoria,
il solo O'Connell, ritrovossi cbe^ erede
dello spirito delFantico Daniele, conu3 del nome, si fece l'intrepido difensore
dcirinnoccnza oppressa. Incontra egli un
giorno Ira via una turba di cattolici che venivan tratti al tribunale, diceasi, per esservi
giudicati come rei di delitto di stato, in verità però per esservi immolali come cattolici; giacché i giudici,
tutti accanili Or angisti,.eran di quelli che la ScriUora chia*^ ma Iqpi togati, e non formavano un tribunale
di 6ag roso, quanto O'Gonnell lo fu pei
suoi cari irlandesi. Non amava che loro,
non vivea, non respirava che per loro; e
tutto lor sagrificare, le sue sostanze, i
suoi avanzamenti, la sua opera, la sua vita, fa sempre la sua delizia e
la sua felicità. Chi può però immaginare, non che esprimere il cordoglio,
l'affanno onde fu trafitto e lacerato il
suo tenero caore alla vista della sua
povera Irlanda travagliata dalla fame, divorata dalla peste, ed intanto che non
ismeotisce mai la sua pazienza, che non si scuote nella sua fedeltà! Deh che,
pallido il volto, e tinto del segno di
una augusta tristezza, taciturno e spesso piangente, anche in pubblico
parlamento, ove si re* caya a chiedere,
in aria supplichevole, pane ainrìan* da,
ben dava a divedere la orribile tortura cui era
in preda il suo cuore! Ecco quindi incominciare a venirgli meno, coll'antico brio e coraggio,-
anco le forze; cadere in una tetra
malinconia, in un abbattimento profondo; e questa robusta natura, che avea resistito a 50 anni di stenti e di
fatiche, cadere sotto il peso della passione dell'animo e del dolore. Sicché con ogni verità può dirsi,
che, alla carità vissuto, non è morto
che per le mani della carità: soia degno
sacerdote di si nobile vittima! 32. Ma
se nulla eguaglia la tenerezza, l'amore di
O'Connell per la sua Irlanda, nulla nemmeno egua* glia l'amore, la tenerezza dell'Irlanda pel
suo O'Connell« Otto milioni di nomini Io aman tutti come lor padre, mentre gli ubbidiscono come a lor
duce^ e lo venerano come loro sovrano. Quale fiducia nei suoi consigli! quale
docilità ai suoi avvertimenti! quale
ubbidienza a*suoi cenni ! È questa una massa di centomila uomini che fremono contro un atto oppressivo e ingiusto
delTaatorità; ed una sola parola di O'Gonnell li caima, li disperde e li
rimanda pacifici alle loro abitazioni. È questa una contrada di più milioni di nomini famelici; ed oh il pessimo consigliero
che ò la fame! Non vi è ragione che
ascolti, non vi è diritto che rispetti, non vi è rischio che non corra, non vi
é gasiigo obe payentt ! O^Conaeir grida:
(( Rispetto alla proprietà, che così comanda la Be-* ligione: » e la saa voce sola ottiene ciò che
tutte h artiglierie dell* Inghilterra
invano avrebbero sperato di ottenere,
cioè: la pazienza nella fame, la
rassegnazione, nella morte. Deh
che la storia non ci presenta altro escn>
pio di jina potenza morale sì grande, sì colossale, ed insieme .si ubbidita e sì rispettata; io non
so di alcun Sovrano di dritto che,. più di questo Sovrano di fatto, sia stato fedelmente ubbidito,
rispettosa^ mente yenerato, cordialmente
amato! 33. Il suo viaggiare é un
continuato trionfo. Trion^ fo di Otti
sarebbe impossibile il formarsi Fidea, se
nei trionfi di PIO IX non ne avessimo sotto gli oc* chi la realità. Appena la voce si sparge che
yiene il Liberatore, ecco intere
provincie in moto; ecco i rappresentanti
delle Contee, delle città, ecco le Corporazioni intere dei cittadini, ecco
popoli interi daUuoghi più lontani
venirgli incontro con bandiere spiegate in bell'ordin disposti. Vedendolo
poi spuntare da lungi il grand*Uomo,
dalle forme atletiche, dall'aria sublime, dalla fronte maestosa, dallo sguardo caritatevole, dalFamabil sorriso;
ecco ripetuti lietissimi evviva, pronunziati con tutta l'energia del cuore,
riempir l'aria intorno. Mentre egli, a
traverso gli archi trionfali e le vie tapezzale di arazzi e di fiori, in mezzo alla siepe
foltissima d'immense turbe, impazienti di mirarlo in viso, di udirne la' Toce,
si ayyìa pria di tatto ad adorare Dio
nel suo tempio. Alla sua vistala
gioj a si dipingea in tutti i volti, il gaudio inondava tutti i cuori. In
presenza di O'ConnelI questo buon popolo
sembrava obliare le sue miserie e le
secolari sue angoscie. Per quanto lo
veggano, non si saziano mai di vederlo. Per quanto Io ascoltino, non si stancan mai di
ascoltarlo. Mirate^ Io circondato da due,
tre e fin seicento mila persone. Oh come
tutti pendono estatici dal suo labro! Ob
con qaale aria di tenerezza se lo Vagheggiano, eoa quale avidità lo ascoltano,~con quale
entusiasmo gli applaudiscono! Oh plausi!
oh grida! che, articolate da tutte le
lingue, nascon però da tutti i cuori! Oh come tutti prendono interesse alla sua
sanità, alla sua vita, alla sua gloria!
È il nostro padre, dicòno, il nostro
amico vero, il nostro sostegno, il nostro li^
bcratore; e perciò, dopo Dio, egli è la nostra unica speranza, la nostra gloria, la nostra
delizia, il nostro amore. Chi può però farsi idea della costernazione, della pena, del dolore di tutto questo buon
popolo, allorquando vide il grand'Uomo a lui si caro messo in prigione per lui?
Come ad una calamità pubblica, il lutto si sparse per tutta Irlanda, la
mestizia era dipinta in tutti i volti, Tamarezza era in tutti i cuori. In tutte
le famiglie si recìtavan preci, in tutte
le chiese si facevano voti per la
libertà di O'Connell DaMuoghi più distanti venivano in processione, coi
sacerdoti e coi vescovi alia lor testa,
popolazioni intere a visitare il gran
prigioniero della Fede e della libertà dell'Irlanda, e deporre ai suoi piedi
l'omaggio del loro amore e del loro dolore. Questa prigione perciò cambiossi in
regìa. 0*Gonnell, più che da sovrano, vi teneva ogni mattina ricevimento
solenne. Più che da sovrano, io dico,
giacché nessun sovrano ha ricevuto mai tanti onori sul suo trono, quanti il
nuovo Paolo prigioniero nel suo carcere!
Qual fu poi la contentezza, la gioja dell'Irlanda allorquando, l'ultimo giorno appunto della
Novena che, per la sua liberazione,
O'Gonnell avea insinuato dì farsi alla gran Madre di Dio, l'Alta Camera del parlamento
d'Inghilterra, questa volta più alia per
la nobiltà dei suoi sentimenti che non
lo era per l' elevazione del rango, con un
atto di ammìrabii giustizia, rendette libero il suo campione all'Irlanda, il padre al suo popolo?
All'uscire di O'Gonnell dalla prigione un magnifico carro trionfale ed un popolo immenso Io
ricevette fra gli evviva e i segni di un entusiasmo, di un'ebrezza, di un contento più facile a
idearsi che a descriversi. Questo giorno
fu per O'Connell un vero trionfo: al cui confronto tanto più pallidi e meschini sarebber parsi i trionfi
dei romani imperadorì, quanto che questi furono i triglifi della forza, quel
dell'amore! 35. Ciò che ò singolare ancora
si è l'entusiasmo, la fiducia, l'amore che il suo disinteresse,
Id^>««egQ0 rifa» il suo zelo per la
patria e per la fieligionv era giunto ad
ispirare alle donne. Quest'entusiasmo
muliebre formò una parte non piccola del l'immensa forza morale ond'egli regnò costantemente sul
pò* polo. Giacché, lo ìntendan bene gli
uomini dalle corte vedute, dalla cieca mente come dal cuor di maGÌgno> che
si credono i soli buoni a gorernar. Tuo*
mo che non conoscono, il popolo che non. intendono: Quando una idea, sia
politica sia religiosa, dalla UKente
degli uomini discende nel cuor delle donno
e divien sentimento, la sua forza centuplica, a tutto resiste e trionfa
di tutto. Or la donna irlandeiM era per
O'Gonnell, ohe essa riguardava ^come runico e rero sostegno^il vindice della
patria e delb Religione; ed era essa
che, nell'animo del padre» dello sposo,
del figliuolo, ne teneva sempre vìvo
l'amore, ed ispirava loro il coraggio dei più grandi sagrifieii pel liberatore comune. Mirate
colui che, col passo vacillante, col rossore- in volto, colla tremola mano si
avvicina all'urna elettorale. Egli è un povero affittuario, padre di famiglia, che^ già carcerato per debito, ha
veduto aprirsi le porte della sua prigione dalla mano crudelmeate. benefica del
Lord suo creditore, a condiztoi> ne
che voti contro di O^GonnelI. E già Famore delb
tua desolata famiglia vincendola sull'amore pel Lir beralor della patria, sta egli per votare
contro di lui. Quand*ec€0 udirsi voce di
donna: XiseraM$ €h^ iìsìAììtìàordatt
della tua anima e della libertà (Ht^ member your soul and liberty), O voce! O
donaa! Essa è la spo^a di questo
irlandese infelice, è la •posa, che
preferisce la vittoria di O'Gonnell alla li*
berta dello sposo, al sostentamento de'figli! A questa Yoce, richiamato
il misero a se stesso^ oblia esso pare
che è sposo, che è padre per ricordarsi di essere cittadino. Vota invece pel
Liberatore; e, novello Regolo,
tranquillamente alla sua prigione ritorna.
Ben presto la sublime parola della sposa magnanima dall'una all'altra
estremità si ripete dell'Isola dei
Santi. S'imprime nel bronzo (19), si scrive sulle bandiere dell'Associazione cattolica. Poiché
in questa gran parola si trova tutta compendiata la storia di questo popolo eroico, tutti espressi i
sentimenti di un cuore veramente
irlandese, che da tre secoli tutto sagrificaaDio e alla patria, alla Religione
e olla libertà. 36.1magìnate perciò se
questo popolo possa consentire che il suo Liberatore e padre, il quale tutti i
suoi beni, i suoi lucri (20), il suo
riposo, la sua esistenza ha sagrificato
all'Irlanda, dell'Irlanda non viva^ Ma
deh che il più cattolico, il più morale, il più coraggioso^ il più
nobile dei popoli della terra è altresì il più miserabile. Arrivare coi più
duri suoi stenti a riempirsi di patate
il ventre, ò il colmo della sua
agiatezza* e della sua felicità. Eppure,
c^h popolo generoso! Oh come volentieri egli anche dèlia sua patata si priva per dare il suo
obolo pel suo Liberatore! sino a formargli l'annuale assegno dì presso a cento mila scudi! L'insolenza protestante ha dato perciò ad
O'Gon^ nell il titolo di Be mendicante.
Ma insensata! men^ tre cosi intende
schernirlo, lo onora. E qual più bella
regalia di questa che vive non di tributi
estorti colla forza^ma di offerte yolontarie ispirate dairamore? Qual più bella regalia di questa
che non faa altra spada che la penna,
altra artiglieria che la parola, altro
corteggio che i poveri, altra guardia
del corpo che Taffezion del suo popolo?
Qaal più bella regalia di questa che non fa scor* rer le lacrime, ma le rasciuga; non fa
versare il sangue, ma lo arresta; non
immola le vite, ma le conserva; non
domina il popolo, ma lo migliora ; non
foggia catene, ma le spezza; che mantiene Tordine, l'armonia, la pace, senza
pregiudizio della libertà! Deh qual
sovrano non si stimerebbe felice di
regnare cosi! Sicché di questa regalia pacifica
può dirsi in certo modo ciò che di quella di Salomone fu detto: che
nulla eguaglia la sua grandezza, la sua gloria e la sua magnificenza; Rex pacificus magnificcUus est super omnes reges
terrae (IH, Reg.lOJ! 37. Poiché dunque, con tai mezzi, che il suo
spirito religioso avea santificati ed elevati ad una al* tezza meravigliosa, ebbe disposta la pubblica
opinione in Irlanda e in Inghilterra, nella regia e nel parlamento, nel
santuario e nel popolo ia favore della
liberazione della patria; eccolo presentarsi a
reclamare i suffragi de'suoi concittadini per essere eletto uno dei Ilappresenlanti d' Irlanda al
parlamento Britannico. Invano il governo, a render vana una siffatta
pretensione^ per parte di un cattolico
si nuova e si inaspettata, gli oppone per competitore un illustre personaggio
(21) nominato di già al ministero, e
benemerito della causa d'Irlanda. Invano ne'cinque giorni che durò questa
memorabile lotta elettorale tutti furon
messi in opera i mezzi," di cui un
gran Potere potea disporre, per fare escludere un uomo, il cui solo nome era
divenuto lo spauracchio
dell'Inghilterra. Questa volta il merito
prevalse alla ricchezza, lo zelo della patria a' turpi istinti di adulare il Potere, l'uomo del
popolo all'uomo del ministero, il cattolico al protestante; ed O'Connell fu eletto tra' plausi de'veri
fedeli e il fremere degli orangisti. La
grande difficoltà però non era altrimenti che
un Cattolico fosse eletto, ma che fosse poi accettato come Membro del
Parlamento, dal quale per leg* gè ogni
cattolico era stato da tre secoli formalmente escluso. Non importa. Il genio di
O'Connell, con quella sicurezza di
previsione che non gli venne mai manco,
pien di fiducia nella giustizia della sua
causa, e molto più nella protezione della Regina del cielo, dopo ottenuta questa prima
vittoria» si tenne per sicura ancor la
seconda; e come se^ pei solo fatto di questa elezione, fosse divenata già
libera l'Irlanda, tra le rfsa di scherno degli uni e i segni d'incredulità degli altri, intonò
l'inno della liberazione, dicendo a*suoi Elettori: « Uomini di dare, voi sapete
che la sola base della libertà si è la
Religione. Voi avete trionfato, perchè la vostra voce, che si è elevata per la patria, avea
precedentemente esalata al Signore la preghiera. Ora canti di libertà si fanno
sentire nelle nostre campagne; questi suoni percorrono le valli, riempiono le
colline, mormorano nelle acque dei
nostri fiumi; e i nostri torrenti, colla
lor voce di tuono, gridano agli echi
delle nostre montagne: É liberata l'Ialanoa! . Or, come lo predice, cosi
avviene. Si presenta alla camera dei
Comuni; un usciere gliene contrasta l'ingresso. Siete cattolico, gli dice, non
vi è luogo pe' cattolici in una assemblea protestante. E poi, giurate voi i trentanove articoli della
religione Anglicana? « Io giuro,
ripiglia O'Gonnell, fedeltà al mio Re ed
a tutte le leggi giuste del Parlamento;
ma non giuro l'eresia e la bestemmia. Chieggo alla Camera di essere ammesso a provare il mio
dritto. » Questa dimanda si inusitata è accordata, più per istinto di curiosità che per principio di
giustizia. Il grand'uomo è introdotto. Angiolo tutelar dell'Irlanda, venite deh in soccorso del suo
generoso avvocato! Non mai causa più grande fu messa in deliberazione al tribunale degli uomini. Non
mai più gravi interessi dipendettero
dalla parola di uà uomo! Trattasi della libertà o della servitù civile e religiosa di un gran popolo; trattasi della
stabilità o della ruina di un grande
impero! Non temiamo però. Queste
circostanze hanno di già elevato O'Conneli
sopra se stesso. Egli sente tutta l'importanza della missione di cui è incaricato. L'assemblea
prende Tattitadine della più gran
serietà. Nessuno 6ata; tutti gli occhi sono rivolti sopra di lui, e tutti i
cuori palpitano dove di speranza, dove
per paura. O'Conneli parla, ma con tuono si maestoso, con voce sì ferma, con tale elevazione di sentimenti,
forza di ragioni, magnificenza di stile,
vivezza di espressione, calore di affetti; che scuote e fa tremar tutti da prima, e quindi convince i più difficili,
doma i più ribelli, commuove i più duri;
ed in fine fa rimaner tutti come estatici e fuori di sé per Io stupore: sicché
rimirandosi l'un l'altro parean dirsi
con un eloquente silenzio: « Non mai uomo ha parlato cosi. Chi avrebbe
coraggio di dar torto a un tal uomo? » I
pregiudizii adunque cedono, gli odii
religiosi taciono, le vecchie usanze non si attendono, l'eresia si
arrende, la giustizia trionfa; ed ecco,
in persona di 0*ConneII, il Cattolicismo prender polito nel Parlamento
britannico, dopo tre secoli dacché ne era stato sbandito! 39. Ma l'Emancipazione? Non temete. La
breccia é fatta. Il nemico è dentro. La
cittadella è impossibile che non cada. Non passa infatti che un anno; e soggiogato dalla parola possente di O'Conneli,
e dalla forza àeìV opinione e delle
simpatie de' popoli (22) che O^Gonnell era giunto ad interessare nella soa causa, lo stesso ministero torys, che era
stato costitoito per aggravare la
servile condizion dell'Irlanda, è obbligato a proporre il Bill della sua libertà.
Una parte notabile dei Comuni si oppone; l'Aristocrazia minaccia;
l'Anglicanismo protesta; lo stesso re
Giorgio IV, le cui ottime qualità d'inglese
e di cristiano erano oscurate dal fanatismo di un settario, ne freme ; nella rabbia
dell'orgoglio reale, umiliato di dover cedere ad un privato, battendo i piedi,
gittando la penna, e prorompendo nella
imprecazion plateale : « O'Gohnell sia dannato da Dio (6od damne O'Gonnell) : » ricusa di
sottoscrivere. Tutto però è inutile. Bisogna cedere, bisogna arrendersi; e la gran le^ge, che tanto onora
la benché tarda giustizia, la generosità e il buon senso inglese, è firmata; e la libertà civile e
religiosa dell'Irlanda, come un trattato
di pace che si è obbligato a sottoscrivere in seguito di una sconfitta, è stipolata tra la gioja degli uomini liberi
ed il plauso del mondo! O vittoria! Dopo la vittoria, onde il
Cristianesimo primitivo ottenne i suoi dritti civili e la sua libertà religiosa da quegli stessi Imperadori
che lo avean per tre secoli trattato da
schiavo, non vi è stata mai vittoria di
questa più nobile, più magnifica e più sorprendente! Da UDa parte erano
interessi politici e rivalità di fortuna, privilegi di casta e pregiadizii di
educazione, antipatie nazionali ed odii religiosi, Pop* posizione del re e la repugnanza del popolo,
ed infine una eresia radicata da trecent'anni nel suolo, intelligente, interessata, padrona delle
terre, dei capitali, della marina, dell'
armata, del parlamento; cioè a dire: che combatteron da un lato tutte le
passioni, tutti gli errori, tutti i talenti, tutte le ricchezze) tutte le forze; e dall'altra lato
ha pugnato un privato, povero, inerme, appartenente ad una nazione serva, ad una razza proscritta;
un privato che chi chiama temerario e
chi forsennato; chi lo taccia
d'ambizione e chi di fanatismo; chi Io
insulta e chi lo deride, chi lo disprezza e chi Io minaccia, chi ne
sogghigna e chi ne freme. Eppure
quest'uomo solo, questo privato, si combattuto, si attraversato, forte soltanto della sua
eloquenza sostenuta dalla sua Religione, vince tanti e si poderosi nemici; ed a
quella colossale Potenza, che dispone a
suo grado de' destini del mondo e della
sorte dell'umanità, a cui nulla resiste e che trionfa di tutto,
O^GonnelI ha resistito, l' ha vinta, ne
ha trionfato! avvenimento, grande, unico, stupendo, che cambia la faccia del
mondo e onora un secolo! e che,
compiutosi sotto degli occhi nostri, e
tramandato alla storia, troverà incredula la posterità meravigliata; e
di cui perciò può dirsi: Opus factum est in dt'ebus nostris, quod nemo credet
cum narrahitur (Habac.J! 55' 40. Ma le leggi municipali d'Irlanda erano
stafìe combinate in modo daireresia,
cbe i cattolici non polean nel Goninne
ottenere alcun posto, esercita-* re
alcun dritto, nemmen di piantare un negorìo»
nemmen di aprire una bottega: dipendendo tatto ciò dairarbitrio e dal capriccio dei protestanti.
L'Emancipazione politica de'Gattolici adunque, in dritto, era senza dubbio moltissimo, ma non era nulla
in fatto senza l'Emancipazione civile.
Ora O'Gonnell anche questa vittoria
ottiene; e per essa ba messo in mano ai
cattolici tutte le municipalità dell'Irlanda. Poicbé, uso ad entrar sempre in
Parlamento con in bocca il grido
compassionevole insieme e terribile « Giustizia per rirlanda » onde fa
rabbrividar chi lo ascolta; alla forza
di questo grido, sostenuto da una
agitazion sempre viva, da una eloquenza sempre possente, da milioni di
petizioni (23); non vi è nulla che
tenga, non vi é nulla che regga, non vi
è nulla cbe resista. Cosi
ottiene egli pure che fossero per metà diminuiti i vescovati ed in gran numero
soppresse le parrocchie dell'eresia:
piante parasite che si alimentavano dei sudore della cattolica Irlanda! Cosi le
ottiene ancora l'esenzione daU pagare decime odiose pel mantenimento del culto protestante da cui
era oppressa. Così ottiene che la sua
patria, già serva dell'Inghilterra ne
sia divenuta rivale, già schiava sia
divenuta libera; già aggregato d'individui poveri, umiliati, infelici, sia
sorta in una nazione proprietaria, compatta, maestosa, terribile. 56
41. Che se la morte gli ba impedito di veder compiuto il trionfo
dell'Irlanda, per la Revoca delPaito
iniquo che riunisce i due popoli sotto uno stesso regime; questo trionfo
però O'Gonnell, colla sua agitazione, co'suoi disegni, colle sue norme, co'suoi
sagrificii, lo ha così ben preparato, che è impossibile che non si ottenga. £ poi non ha egli lasciata i
suoi figli, credi del suo spirito, delle
sue virtù e della sua gloria, come del suo sangue? £ poi il suo
secondogenito non é stato di già
chiamato ad occupare Io stesso rango
politico del Padre dalle onorevoli simpatie e
dalla libera scelta del Clero e del popolo? E poi non ha preso egli a seguire i principii, i piani
del genitore, a battere le medesime vie ?
Ah sì, Giovanni compirà 1' opera di Daniello! Il nuovo Giosuè introdurrà
il nuovo popolo eletto nella vera terra
promessa di una completa indipendenza, che il nuovo Mese non potè che salutare da lungi. La stessa Inghilterra sarà
costretta a lasciare andar libere le sante tribù. Essa incomincia a
comprendere, che due popoli, di indole,
di costumi, di linguaggio e molto più di religione diversi, non possono stare
insieme uniti sotto un regime medesimo;
che Tlrlanda, priva del suo particolar
parlamento, non è un appoggio per Fin*
ghilterra, ma un imbarazzo, un peso; e che non può essere salvata dalla fame e dalla peste, che
minaccian di distruggerla, se non per un
regime suo proprio. Sì^ o generosa
nazione, da quest'ultimo travaglio
57 che ti desola e.ti affanna,
risorgerai più libera, più gloriosa e
più forte. Inghilterra e Irlanda non sa*
rete più due popoli 1' uno all'altro soggetto per odiarvi e indebolirvi l'un l'altro ; ma,
secondo le intenzioni sublimi, ì
generosi sentimenti del gran* d'aomo che
tanto onorate e che tanto vi onora,
sarete due giojelli della stessa corona, due appoggi dello stesso tronoj due nobili sorelle della
stessa famìglia, che, amandovi, sostenendovi
l'nna e l'ai* tra y camminerete sicure
nelle vie della vera li* berta, della
vera grandezza, al compimento dei su*
blimi disegni cui la Providenza vi ha destinate-, per la diffusione del Vangelo, per la
emancipa* zione degli uomini, per la
salute del mondo! .42. Ecco dunque un
piccolo saggio di ciò che è stato
O'Gonnell come cittadino. Oh quanto perciò la
sua gloria è più splendida di quella di un Napoleone! Ah che nel
paragonare questi due uomini, i più
straordinarii de'tempi moderni, e che hanno
riempita la prima metà del nostro secolo della grandezza del loro nome, O'Gonnell e Bonaparte, la storia imparziale dirà: che l'uno è stato
il genio della pace, l'altro della
guerra. L'uno ha assicurati i figli alle madri, i mariti alle spose, i
padri ai pupilli; l'altro li ha tolti.
L'uno ha salvato milioni di vite, l' altro le ha sagrificate. L' uno ha predicata la fedeltà, l'altro la ribellione a
-tutti i governi stabiliti. Il nome
dell'uno non ricorda che grande
disinteresse, grande amore della giustizia. della legalità e dell'ordine; il
nome dell'altro non rammenta che grandi
scompigli, grandi ingiastizie, grandi
spogli e grandi usurpazioni. L'uno ha fatto
rivivere i principii di civile indipendenza deposti nelle antiche costitazioni delle monarchie
cristiane; Taltro li ha distrutti. L'ano
ha per quarant'anni lavorato alla vera libertà di tutti i popoli; l'altro,
sotto il nome di Centralizzazione, ha
creata una servitù universale. E ciò,
perchè mai? Perchè Napoleone si è
ispirato dell'ambizione, O'Gonnell della carità. Quello ha disprezzata
laBeligìone, imprigionando l'augusto suo Capo; questi l'ha onorata, Tha amata,
mandando a questo Capo in omaggio il suo cuore; quello, cittadino mondano, si è
servito di una filosofia miscredente per
creare la servitù; questi, cittadino cristiano,
si è giovato delle pratiche che la Religione impone, delle dottrine che la
Religione insegna, della carità che la Religione ispira, per far regnare la
libertà. E quindi l'uno ha ottenute solide conquiste; l'altro ba visto, pria di
morire, dileguarsi le sue. L'uno ha lasciato dietro di sé un solco di luce, V altro una striscia di
sangue; ed ove la memoria di Napoleone
ispira un non so che di lugubre e di
orrendo (24), e non desta che una
sterile ammirazione mescolata col pianto; al contrario la memoria di
0*ConnelI fa tripudiare di gioja e,
sempre benedetta, sarà l'amore e la delizia del mondo! Imperciocché il
Liberatore d'Irlanda non bft distretti
all^Irlanda i benefici! della libertà, ma li
ba estesi ancora a tutta FEuropa, a tutto il mondo. Deh che Iddio non crea i grandi uomini per
l'utili* tà di un sol tempo e di un sol
popolo, ma per rutilila di tutti i popoli e di tutti i tempi; e l'uomo di genio perciò appartiene a tutta l'Umanità.
Qui però, per farvi intendere il mio
pensiero^ bo bisogno di indicarvi almeno
una importante dottrina, cbe sola può darci T intelligenza delle due principali
epoche della storia moderna. La storia
del nostro secolo è scritta in quella
del secolo decimosesto. Uomini di tutti i talenti, ma insieme di tutte le infamie e di tutti i
delitti, con in bocca la parola Riforma
posero allora sossopra il mondo cristiano; ed uomini di simil tempra a'di
nostri, con sulle labbra la parola Libertà^
hanno sconvolto tutto il mondo politico. Ma come mai ? £ egli dunque dato al genio del male,
personificato in un qualche uomo, di agitare, di sconvolgere a suo grado il
mondo, e trarlo negli abissi della
ribellione o dell'eresia? No, no, non è altrimenti cosi. Gli eresiarchi del secolo
decimosesto amavan si poco la Riforma^
quanto poco i rivoluzionarii dei tempi nostri amano la Libertà. Come nella bocca di quelli la parola Riforma, cosi la
parola Liberia nella bocca di questi non è che un pretesto, nna menzogna, una impostura. Con queste
magiche parole quelli vollero distrugger la Chiesa, 60
questi la società. Tutto ciò è vero, tutto ciò è provato
dall'esperienza. Gli uni e gli altri non hanno
sul lor passaggio ammassato clie ruine; e, padroni del campo, gli uni si sono mostrati cristiani
i più empii e i più corrotti (25); gli
altri i più despoti e i più crudeli fra
gli uomini di stato. Come dunque, e
donde hanno essi mai attinto sì gran
potere, da strascinare la metà dell'Eurqpa ne^
loro disegni di disordine e di errore? Yel dirò io. Simile ad un fiume che in certi punti del
suo corso ammassa immondezze, il tempo
riunisce in alcune epoche disordini e
abusi. Questo fenomeno è comune a tutte
le umane società le meglio costituite; e la stessa Chiesa, nella parte che essa
ha di umano, non ne va esente. Allora un
malessere^ una atonia, una perturbazione
secreta s'impadronisce del corpo
sociale, che chiama, che cerca un rimedio pronto ed efficace; e chiunque, colla
raccomandazione dell'ardire, della scienza e del genio, si offre ad apprestarlo, è sicuro di essere
ascoltato. Pertanto, come gli scandali
e gli abusi degli ecclesiastici, accumulatisi dai secoli precedenti nel secolo decimosesto, fecero della Riforma un
bisogno universale nella Chiesa; così le ingiustizie e gli arbitrii dei politici, dai precedenti
secoli derivati nel nostro, bau fatto nello stato un bisogno universale della
Libertà. Non è dunque per avere
insognate false dottrine che gli
eresiarchi e i rivoltosi hanno ottenuto si
61 grandi e si funesti successi;
ma perchè hanno indovinato, sono iti incontro ad un bisogno vero, universale della Chiesa e dello stato; e si
sono offerti di appagarlo: promettendo, predicando colla lingua quello che certamente non avean nel
cuore, cioè: questi Libertà^ e quelli
Riforma. 44. Ma in questo rapido colpo
d'occhio sopra le indicate due epoche, e
sulle cause delie orribili perturbazioni che yì sodo insorte, è indicata non
solo la Glosofia della loro storia, ma
ancora la natura del loro rimedio. Come mai l'eresia fu nel secolo decimosesto
arrestata nel tremendo suo corso, che minacciava di avvolgere nelle immonde sue acque l'intera
Europa? Coll'avere la Chiesa adottata la parola medesima dell'eresia, e gridato
essa pure: Riforma. Deh che appena la
Chiesa, pria per la bocca del gran
Pontefice Paolo III, e poi nel gran Concilio di Trento, articolò questa
gran parola, Reformatio (26); questa
promessa, questa speranza di una riforma
vera, data dalla Chiesa, rese vana la falsa riforma proclamata e offerta dall'eresia; le spezzò
in viso il talismano tremendo della
magica parola, con cui avea fatto a
tanti popoli illusione; e Teresia luterana e calvinista, che stava già per
invàder la Francia e l'Italia, restata come dottrina politica degli stati che vi piantaron sopra le loro
costituzioni e le loro dinastie, come
dottrina teologica però cessò di fare
nuove stragi e nuove conquiste.
62 Or al medesimo modo, la
rivoluzione, che minaccia di fare il giro del globo, non potrà essere arrestata nella sua marcia devastatrice dei
troni e degli stati, se non allora
quando gli stessi governi, adottandone
la medesima parola, grideranno essi
ancora Libertà. Questa parola, io lo ripeto, è senza dubbio cotanto
bugiarda nella bocca dei demagoghi, quanto già la parola Riforma Io fu
nella bocca degli eretici. Ma se,
prendendo esempio da ciò che ha fatto la
Chiesa rispetto alla Riforma, i governi
adottano la stessa gran politica larga e
generosa riguardo alla libertà; se faranno una verità di questa parola,
che in bocca alla sedizione è lina menzogna;
se si affretteranno essi di compiere ciò che la rivoluzione può promettere,
senza poter mai mantenere; se,
accorrendo così a tempo a sodisfare a
ciò che è oggi un bisogno reale, sensibile, evidente dei popoli cristiani, li
liberano dalle seduzioni della
demagogia; se faran di buon grado e
dentro certi limiti, ciò che potrebbero essere più tardi costretti a fare
smodatamente da una inesorabile
necessità; essi toglieranno ai nemici dell'ordine il favore dei popoli; e
siccome una saggia riforma, eseguita
dalla Chiesa, disarmò l'eresia, cosi una saggia libertà conceduta dai
governi disarmerà la rivoluzione; e
questo si è, s'intenda bene, il mezzo
unico, il mezzo sicuro, infallibile da
farla terminare. 45. Ora questa grande
dottrina si semplice, ma insieme sì profonda^ iaiesa da pochi, e non professala
da ninno ai principio di questo secolo, 0*Gonnel! è stato il primo a
proclamarla, ad inaagnrarla, a metterla
in pratica col più grande successo. .
Quando qaest*nomo singolare incominciò a mostrarsi sulla scena politica del
Regno-Unito, cioè nel plii gran teatro
del mondo, i migliori spiriti erano,
intorno alla libertà, dominati da pregiudizii funesti, ma disgraziatamente
troppo giustificati dalla vista di tanti
troni vacillanti o caduti, di tante dinastie spente o proscritte^ di tante
espoiiazioni, di tante stragi, di tante mine eseguite a nome e sotto il vessillo della libertà. Qjuesta
parola, indice di tanti eccessi, facea palpitar di paura. Questo vessillo,
lordo di tanto sangue, non destava che
orrore. Tutte le idee di ordine si erano immedesimate perciò colle idee
di un insensato assolutismo; e tutte le
idee di libertà in quelle di un giacobinismo crudele. Libertà era sinonimo di
ribellione; liberale, di regicida. Ogni
tentativo di politica riforma era riputato un attentato contro la
stabilità dei troni e la tranquillità
degli stati.Un dispotismo illaminato era
riguardato come l'unico rifugio dell'ordine, runico tutore della società. Cosi la fedeltà moderna non comprese più
Tordiae senza il dispotismo: come l'antica filosofia non comprese mai la società senza la
servitù! 46. Ma da che un uomo, come
O'Connell, di cui non si potca mettere
in dubbio, né la grandezza del
64 genio, né la purezza deHe
intenzioni, ne la fedeltà al suo
principe, né l'amore pel suo popolo, né sopratuito rintelligenza della sua
fede, né la sincerità della sua religione; dacché, in somma, si yide questo gran cittadino e gran cristiano
insieme, in« Yocare, predicare la
libertà e francamente dirsi e protestarsi
liberale egli stesso; queste parole*incominciarono da prima a suonar meno
ingrate alle orecchie delicate e schive
del Cattolicismo e della fedeltà
irlandese. Poi divennero familiari in quel
popolo; poi vi si naturalizzarono, e con esse le idee che rappresentano, i sentimenti che
ispirano. InGne l'Irlanda, alla scuola e
sotto le ispirazioni del suo O'Gonnell,
divenne il popolo più liberale di Europa
e il più entusiasta per la libertà. Ma di
qual libertà! Deh che la nazione irlandese, che Te* resia anglicana, orgogliosa e crudele come i
Giudei, bestemmia e insulta, dopo di averla crocifissa, è frattanto una nazione di eroi. Essa,
formata delle teorie cristianamente
liberali di O'Gonnell, ha adottata la vera libertà figlia della Religione; si
è garantita dalla falsa, parto mostruoso
della ribellione; ed ha presentato al mondo lo spettacolo unico di un popolo
libero nel chiedere, e docile nell'ubbidire; geloso della sua indipendenza, e
nemico della sedizione; amante del suo
paese, e fedele al suo re; abbastanza
fiero per non avvilirsi, e abbastanza saggio per non insolentire; sublime
nella rassegnazione, e moderato nella
resistenza; zelante 65 dei proprìi diritti, e scrupaloso a rispettar
quelli di altrui; che si riunisce ma
senza tumulti, che si lagoa ma senza
invettive, che grida contro la ingiustizia, e non S(»'passa mai i limiti della
legalità. Oh gloria dunque, o trionfo
di O'Gonnell di avere cosi il primo riconciliata la libertà coH'ordine, l'indipendenza colla fedeltà, e di aver
trasformato in principio di sicurezza a
di felicità il principio delia
distruzione dei troni, della desolazione e
delia servitù del popolo! Questa
grande rivoluzione pacifica, nelle idee e
nei sentimenti, ben presto dall'Irlanda guadagnò ringhilterra, e dall'Inghilterra cominciò a
percorrere in tutti i sensi l'Europa. L'esempio di una nazione di otto milioni
di uomini che, fedele alle dottrine del suo maestro e direi quasi profeta, è
sempre agitata e sempre tranquilla, sempre intenta a discutere i suoi diritti e sempre esatta a
compire i suoi doveri, sempre sdegnata
delle ingiustizie che soGTre e sempre
fedele; quest'esempio, io dico, fece
aprire gli occhi a moltissimi, e sparse un gran lume sulla scienza di
stato. I pregiudizi! si dissiparono. I grandi ingegni videro d' allora
possibile un'^allcanza tra la libertà e
la ubbidienza, fra l'agitazione più vivace ed il rispetto alle leggi, fra i
diritti della sudditanza e la sicurezza del principato, tra la indipendenza del popolo e la stabilità
degl'imperi. Là parola libertà si cominciò a pronunziare senza ripugnanza, ^i
cominciò a conoscere 6 66
cbe si ^uò amare il popolo, senz'esser nemico dei re} ed essere liberale, senza essere
giacobino. E gran cosa! Doye credete
Toi che oggi si» ritrovino i proTOcatori audaci di leggi di eccezione, gli adulatori vilissimi del Potere, i
sostenitori della dottrina degli antichi
popoli pagani, deìVassoluta supremazia
dello Stato : dottrina che abbandona
tolto un popolo cristiano airarbitrio, al capriccio di un pugno di uomini che si dicon lo Stato,
e crea una servitù universale? Dove
credete voi che oggi si ritrovino coloro
che ricusano la libertà ai genitori di educare i proprii figliuoli; alla
Comune, di regolare le proprie spese;
alla Provincia, di provedere alla sua prosperità; alla Chiesa, di predicare e condurre i popoli nelle vie della verità e
della giustizia? Dove credete voi che
oggi si ritrovino coloro in cui Podio
del popolo è eguale ali* insolente disprezzo con cui ne parlano? Dove
credete voi infine che si ritrovino i
nemici di tutte le libertà, i fautori impudenti di tutte le servitù ? Si trovano fra'più fanatici demagoghi, tra gli
allievi del giacobinismo e defla
ribellione. Mentre al cootrario la libertà non trova amici più sinceri, seguaci
più costanti, difensori più intrepidi, avvocati più generosi, che fra' più
devoti partigiani dell'ordin monarchico,
fra gli eroi e i martiri della fedeltà
! Ora un cambiamento sì strano e si
inaspettalo ha avuto il suo principio,
la sua causa in Irlanda; è nato sotta
gli aùspicii e il magistero di 0*Con nell. É stato egli che, coll'esempio delia
sua patri», ha dove modificate, dove
cambiate affatto le idee politiche di
una gran parte di Europa. È stato egli
che ha screditata la falsa, libertà e raccomandata la vera. É stato egli che ha smascherata
Tipocrisia dei demagoghi, e svergognata
per sempre la sedizione (27). £ vero
che questa dottrina è quella degli antichi
Apostoli, degli antichi Cristiani, degli antichi Martiri che, mentre
colla voce e cogli scritti, colle loro
proteste nei tribunali e colle loro apologie
presentate agrimperatori, reclamavano i proprii diritti e gridavano
contro l'oppressione, non cessavan di esser fedeli. Ma la paura del peggio
Tavea ecclissata e presso che spenta
questa nobile dottrina^ fra le persone fedelmente cristiane e cristianamente
fedeli. Un pensiero, una parola di lagnanza
contro unMn giustizia, ài censura contro di un abisso del Potere,
sarebbe loro parso un delitto. Ora
O'Gonnell l'ha risuscitata questa dottrina concili»trice, l'ha
restaurata^ l'ha diffusa, l'ha insegnata
colla potenza della sua parola e col fatto de'suoi successi, r ha renduta comune e popolare
in Europa. 47. Voi stessi, o Remani, che ciò ascoltate,
voi sì siete una prova che le influenze
dell^ apostolato politico di O'Gonnell
han penetrato fino in questa bella parte
di Europa. 68 Imperciocché, è vero, lo dirò io con dolore,
è vero che vi è forse fra voi àncora un
qualche tardo allievo della filosofia
rivoluzionaria dello scorso secolo, un
qualche pedante insensato che agogna a
realizzare in Roma cristiana le teoriche
republicane di Roma idolatra, e ad applicare le sue idee di collegio alla società. È vero
che vi son di quelli pei quali, come già
pei sangui* narii Sanculotti del . 97 da
cui discendono, la parola di libertà del popolo nasconde la trista idea della distruzione e l'orribile sentimento
delPodio della sovranità. Ma questi degeneri cittadini (se cittadino può dirsi chi meditd la ruina
della sua patria ) sono pochissimi. Il
popolo però, il vero popolo romano, pel
suo spirito di ordine, ^i ubbidienza e
di amore versa il suo principe, divenuto
Tammirazione dell'Europa e del mondo,
guarda con orrore ed obbliga a mascherarsi questi fabbri occulti di
ribellione, e detesta le loro dottrine
di disordine e di sangue. Il suo squisito
buon senso non si -lascia prendere alle loro insidie, alla loro
ipocrisia. Non comprende la libertà che coir ordine ; non divide il desiderio
del suo ben essere dalla fedeltà e
dall'ubbidienza ai suo sovrano. Che anzi
questo popolo si buono e sì intelligente
ha perfezionata, direi quasi, la
dottrina che V apostolato di O'Gonnell ha accreditata in Europa. Roma
alla più scrupolosa legalità ha aggiunto l'entusiasmo dell'amore. Chic 69 de
per mezzo di una agitazione amorosa, come
Irlanda ha chiesto per mezzo di una agitazione legale, la riforma degli abusi onde il tempo
e le passioni, come sempre e da per
tutto accade, hanno alterata la natura
deirantìca Costituzione degli stati
della Chiesa, che conciliara si bene (28)
l'ordine e la libertà. E poiché il linguaggio di un popol che ama è impossibile che non sìa
inteso da un Pontefice tutto amor pel
suo popolo; poiché i cuori che
sinceramente si amano è impossibile che
alla fin non s'intendano ; oh il bel vanto che tu, o Roma, ti prepari, se però t'intendono, se
però non ti arrestano, se però non t'ingannano,
se però non ti tradiscono! oh la bella
pagina che aggiungerai alla tua storia!
quella in cui la posterità maravi- ^
gliata leggerà la conquista che tu avrai ottenuta di una saggia, di una vera libertà, per le
vie sol delFamore! 48. Dico di una vera libertà: giacché,
siccome vi è il vero oro e Toro falso,
cosi vi è la libertà vera e la falsa libertà. Oh come quella è vaga! Oh quanto questa, è deforme! Oh come quella è
maestosa! Oh quanto questa è terribile ! Oh come ' quella spira grazia e calma ! Oh quanto
questa tramanda spavento ed orrore!
L'una ha ornato il capo della splendida
aureola dell'ordine, Fallra lo ha ricoperto
del berretto rosso dell'anarchia. L'una stringe in mano l'ulivo di pace,
l'altra la fiaccola della discordia. L'una è vestita di un abito si 70
bianco come qaello deirinnoccnza; TaUra è ayrol^ la nel nero paludamento del delitto,
macchiato di sangue* L'una è il sostegno
dei troni, 1* altra ne è la mina. L'una
è la gloria e la felicità dei popoli, Taltra ne è Tìgnominia e il flagello.
Questa sbuca dall'inferno come uno
sbuffo avvelenato dallo spirito del
diavolo; quella, come un^aura soave dello
spirito di Dio, discende dal cielo; Ubi spiri'
tus Domini ibi libertas (7, Corinthi Z)! 49. Perciò, intendiamolo bene, miei cari
fratelli, questa vera libertà esce non
già dalle orgie clandestine della ribellione, ma dal Santuario; germoglia dalle dottrine non già della filosofia, ma
della Religione. La libertà è la radiazione pacifica della verità, come la servitù è il lampo funesto
dell'errore. Non può perciò ottenersi
sincera e pura che dalla Chiesa in cui sola si ritrova sincera e pura la
verità. Come dunque è stata la Chiesa che
ha sostenuta la libertà metafisica dell'
anima umana contro i filosofi e gli eretici che Thanno impugnata; come è stata
la Chiesa che ha creata la libertà domestica, elevando la sposa, e consecrando
i figliuoli; come è stata la Chiesa che
ha introdotta la libertà cn?f7e, abolendo fra'popoli cristiani la vendita
dell'uomo e la servitù; così solo la
Chiesa potrà proclamare la libertà
politica, fissando i veri, i giusti limiti delTubbidienza e del comando, i veri
e giusti dritti, i veri e giusti doveri
del popolo e del principato. Fedeltà dunque, ubbidienza, fiducia, amore
alla 71 yera Religione: ad imitazione del grand'Uomo
di cui deploriamo la perdita, che non
solo si è della Religione giovato per
ottenere la vera libertà, co» me abbiamo
vedato^ Liberavit gentem stuim a perdittane; ma, come qaesf altra volta
vedremo, si è servito della libertà per
far trionfare la Religione; Corroboravi^ temphm. 73
ELOGIO FUrVEBRE DI PARTE SECONDA. Simon magnusjqui liberava gentem suam a
perditione; et in dièbus suis
corrobaravit templum (Eecli. ^J, 50.
Siccome tì é una vera grandezza, figlia della
virtù e del merito; così ve ne è una falsa, figlia del favore e del capriccio di chi la comparte, o
del pregiudizio edeirioganno di chi la credevo inGne delTadolazione,
dell'intrigo^ della viltà di chi se la
procura. Come però la grandezza
é diversa nel suo principio, cosi varia altresì nella sua darata. La falsa grandezza non basta a raccomandare, ad
elevare nemmen la persona, che ne è
rivestita come di un abito che non le si
assesta; e perisce con essa, e spesso
ancora prima di essa. La grandezza vera al
contrario nobilita, non che una persona, tatta una famiglia; come una pura luce si riflette
ancora so* pra una lung^ discendenza; e
gli emblemi più bril« lanti ne
trasmetton la gloria sino alla posterità più
rimota. Egli è perciò che nel magnifico stemma della famiglia O'Gonnell si legge il bel motto
«L'Occhio di O'Gonnell è la salate
d'Irlanda; SaUus Hibemiae oculus
O'Connell. » 51. Se non che questo
splendido motto non solo é la
testimonianza delle glorie passate di questa illustre famiglia, ma ancora è
stato come una profezia delle sue glorie
future, che in Daniello O'Gonnell ha
avuto il suo compimento. Giacché l'occhio vigile e penetrante di Daniello
O'Gonnell ha salvata ai giorni nostri
l'Irlanda; Saìus Hihemiae oculus 0*Cannell; essendosi egli, cittadino
cristiano, giovato della Religione per conquistare la libertà della sua patria, siccome ve I' ho di già dimostrato;
e, cristiano cittadino, essendosi della libertà servito per far trionfare la Religione, come debbo
dimostrartelo questa mattina: il perchè è stato grande della grandezza verace, e a cui può perciò
attribuirsi l'elogio della Scrittura;
Simun Magnus, qui Itbera^it gentem suam a perditùmcj et m JUeiui iuts
carroboravit templum. Io non vi chieggo
più oggi, miei cari Romani, la vostra
attenzione, il favor vostro; nella vostra indulgenza voi me lo avete di già
accordato nella maniera la più
lusinghiera per me; io ne sono in
possesso. Non mi resta dunque che cordialmente ringraziaryene^ profittarne ed incominciare.
Simile ad un Sovrano legittimo, la verità non ha bisogno che di se stessa, non ha bisogno che
di ri« Telarsi per quella che è, per
riscuotere Tadesione, l'omaggio e
regnare nel mondo delle intelligenze* AI
contrario, simile ad un tiranno usurpatore, Terrore non può imporsi alle menti
degli uomini, non può conservarne
Fimpero che per mezzo della forza e dell'inganno. Perciò, ovei'Eresia comincia sempre
dalPattaccarsi ai Grandi, per quindi, col favore delle loro passioni e colla forza del loro, potere,
dominare il popolo; la Dottrina
cattolica al contrario comincia sempre
dalPannunziarsi da so sola al popolo, e poi
si degna di ammettere alla sua seguela anche i Grandi, a patto però che
veiigan col popolo ad assidersi alla
mensa, a bere alla tazza dell'eguaglianza Cristiana, vestiti delle divise
dell'umiltà. Ove l'Eresia è sempre in
ginocchio a pie dei troni,' implorandone uno straccio di porpora che la
ricuopra, una spada che la difenda; la
Dottrina cattolica, santamente altèra della divina sua origine, non si presenta
ritta in piedi innanzi a'troni che per predicar loro le più moleste verità, i
più duri doveri. Ove in fine le Chiese
ereticali e scismatiche vaU mendicando
sempre dagli uomini protezione ; la vera
Chiesa non chiede a Dio se non libertà] Ut
Ecclesia tua secura Ubi serviat libertate. Quindi, come l'ho altrove avvertito, la
libertà di 76 coscienza che, nel senso assoluto^ è
indifferenza, a* teismo, empietà,
giacché è la negazione di ogni rivelazione, di ogni religione positiva, di ogni
regola del credere e dell'operare; nel
senso relaiivo però, cioè, rispetto alla
Potestà civile, che non ha avuto da Dio
la missione di predicare e d'interpretare il Vangelo, è un principio cattolico,
che la Chiesa ha professato, ha insegnato, ha difeso; e cui non potrebbe Finanziare senza abdicare alla sua divina
missione, senza distruggersi; è una
condizione necessaria della sua esistenza e della sua propagazione. 53. Ma poiché, sulla fine dello scorso
secolo, la Chiesa cattolica avea veduto,
a nome e dagli apostoli della libertà,
imprigionati i suoi Pontefici, dispersi i
suoi ministri, distrutti i suoi altari, profanati i suoi tempii, violate le sue vergini, usurpate le
sue sostanze, aboliti i suoi chiostri, screditate manomesse le sue dottrine, le
sue leggi, il suo culto, le sue
istituzioni; poiché infine in quell'epoca funesta la Libertà camminò sempre in compagnia della
bestemmia e del sagrilegio; cosi cominciossi a rigiiardare come la nemica necessaria, inconciliàbite
della vera Religione; ed i veri fedeli
non poteano adir la pa- rola libertà
senza fremere, e non credeano poterla
pronunziare senza delitto. Che
anzi, poiché nell'epoca medesima l'Altare era
caduto sotto i colpi della stessa scure che avea smantellato il Trono; invalse l'idea che solo
insie- me uniti potean risorgere. Quindi
il Trono eVAUàrt ispirarono Io stesso interessaniento, si troiiaroDO uniti nella mente) nel cuore e sulla lingua
di tutti ì buoni. E poiché una trista
esperienza avea dimo- strato clie il Trono
non potea far di meno delF Alta- re;
cosi cominciossi anche a credere che neppur T Al- tare potesse far di meno del Trono. E quindi
altresì il Trono fu considerato come
l'appoggio necessa- rio non solo dell'ordine
politico ma ancora del- l'ordine
Beligioso. Queste idee eran divenute
comuni in Europa. iTeri Fedeli tenean
fiso lo sguardo non solo sui troni*
cattolici, ma ancora sui troni protestanti.
Gli stessi cattolici dell' Irlanda non aspettavano che dalla liberalità della Corona protestante
del- l'Inghilterra l'emancipazione della
loro coscienza é della loro Beligione; e
tutte le loro speranze avean riposte in
un trono costituzionalmente nemico della
lor Fede. 54. Ma questo era lo
stesso che fare della divina Religione
una istituzione umana che non può far di-
meno dell'appoggio dell'uomo. Ma questo era lo stesso che abbandonare la fede, la morale, il
culto, la Chiesa all'arbitrio del Potere
civile, che, sotto pre- testo di esserne
protettore, non avrebbe mancato di
farsen Pontefice; ed è provato, che la Chiesa ha avu- to più spesso a dolersi dei suoi protettori
che dei suoi persecutori. Questo era lo
stesso che far dipen- dere dal buono o
reo volere del Principe la Fede del
popolo, consacrare come politicamente legìttimi 78
tutti i sistemi di errore, persia Tateisaio; e consen- tire alla più'dura, alla più insopportabile,
alla più umiliante di tutte le servitù,
la servitù della co- scienza; e voler
distratto fin l'ultimo vestigio del- la
dignità umana. Quanto non era dunque
importante^ necessario il far sentire ai
popoli che il Potere civile cbe stende
sulla Religione la mano, facendo sembiante di pro- teggerla, la domina, e dominandola, Tannulla,
la degrada; e che la vera Religióne non
può sussiste- re e propagarsi che all'
ombra e coll'ajuto delta libertà? Ma, grande Iddio ! distruggere un
pregiudizio che un complesso di orribili
circostanze avea pian- tato
profondamente negli spiriti più sag^; che, cioè, «La libertà fosse la nemica del laReligione:»
calmare le apprensioni, le paure, i
terrori troppo legittimi che la parola
libertà destava ne'cuori più religio- si
e più pii; strascinare un popolo si cattolico, co- me quel deirirlanda, a cercare nella libertà
il trion- fo di quel Gattolicismo, che
nel resto dell'Europa era o spento o
malconcio sotto i colpi della libertà:
cbe lavoro! che impresa! Una intera generazione di uomini apostolici' non parca potervi
riuscire. Ep- pure, un uomo solo, un
solo secolare, il solo O'Con- nell l'ha
fatta. Il suo genio è bastato per concepirla,
il suo coraggio per intraprenderla, la sua costao- za, la sua potenza per compierla! 55.Con quale prudenza, con quale
discrezione^per non intimidire
pregiudizii troppo ragione?oH, sen-
timenti troppo delicati, si applicò da prima e nelle pabbliche concioni e nei privati discorsi, a
persua- dere al popolo e al Clero: Gbe
non vi era nulla a sperare in vantaggio
della Religione cattolica dalla
liberalità spontanea di un governo protestante; che Pemancipazione religiosa non si potea
ottenere che pel mezzo e in compagnia
deircmancipazione poli- tica; che la
indipendenza della Chiesa cattolica in
Irlanda dovea essere una conquista legale, pacìfica del popolo, e non già una concessione
gratuita del Potere; e che la libertà
era Punico mezzo che lor rimanea per far
trionfare la Religione! Solea egli
spesso ripetere: Che nulla gli era stato più diffì- cile quanto il persuadere al Clero che la
Religio* ne non dovea, non potea vincere
che col favore della libertà. Non mancarono al principio spiriti piamente
de- boli o ipocritamente maligni che, al
sentire un lin- guaggio si nuovo nella
bocca del giovine O'Con- nell, ne
diffidarono essi stessi, e lo tradussero al
tribunale deiropinion publica, come uno spirito in- temperante, falsificato dalla filosofia del
secolo de- cimo ottavo; o come un tristo
emissario incaricato di inoculare
all'Irlanda le dottrine anarchiche della
rivoluzione di Francia; o, in una parola, come un Si^ttario. Ma il suo orrore pel sangue, il
suo amore per la legalità, la forza del
suo convincimento e sopra tutto il suo
zelo sincero per la Religione^ 80 dissiparono ben presto questi sospetti e
queste ca* laonie. Le sue sante
intenzioni furono conosciute, le sue
dottrine furono intese 5 furon gustati ap*
provati applauditi i suoi disegni.
Che anzi, tale si fu l'effetto magico deìla sua pa- rola e della sua azione, che nel giro di un
lustro, riuaci a trasfondere
nell'Irlanda tutto il suo spirito; e a
trasformare in se stesso l'Irlanda; attirò nelle sue idee non solo i cattolici in massa, ma
ancora moltissimi protestanti (29); non
solo i secolari, ma ancora gli
ecclesiastici; non solo gli uomini, ma ancora le donne; non solo in Irlanda, ma
ancora in In- ghilterra; e stabili V
Associazione della libertà religio- sa^
in cui tutti gli uomini di buona fede, tutti i cuo* ri nobili, tutti i caratteri generosi del
Regno-Unito, di ogni chiesa e di ogni
opinione, si trovaron con* cordemente
collegati nella stessa idea di reclamare
coi loro sforzi riuniti la libertà di coscienza dal Po- tere civile, e di far trionfare la propria
religione col mezzo delia libertà. 56. Ma dove fece singolarmente conoscere la
no- biltà della sua anima cattolicamente
libera e- libera- mente cattolica si fu
nel grande affare del Feto, os- sia
della pretensione del Governo protestante d'In-
ghilterra a partecipare alle nomine dei vescovi cat- tolici d'Irlanda. Poiché qui sì che
addimostrò la scienza dì un dottore, lo
zelo di un apostolo, il co- raggio di un
eroe, e, pel molto che ebbe a soffrirvi,
anche la pazienza di un martire.
81 la pretensione del governo
parca discreta o in insigniGcante. Dei
tre candidati, che il Clero d'Ir- landa
solea, come ancor suole, presentare alla scelta della S.Sede per farne un
tcscoyo, il Governo anglicano volea la facoltà di escluderne un solo. I
vantaggi che sì promeUeano,per mercede di questa concessione, erano grandi,
lusinghieri e capaci di abbagliare i più cauti e di sedurre anche i più pii,
cioè: rEmancipaziode o la libertà
religiosa e politica dL tutti ì
cattolici del Regno-Unito, e la dotazione dell'Episcopato d'Irlanda. Il popolo
già incominciava a sorridere ad una
proposizione che gli si presentava come il termine di tré secoli di orribili
angoscia Una parte del Clero, nell'interesse della dignità della Beiigione, non
parve lontana dall'accettare una
dotazione stabile che lo togliesse dalla dura
condizione di vivere poco men che di accatto. L'Episcopato stesso, che,
riunito in sinodo, avea sul principio,
con un accordo unanime, respinto questo
dono oOerto da greca mano, come attentatorio alla indipendenza ed alla disciplina della Chiesa;
si trovò poi scisso: giacché alcuni vescovi,
ingannati da fallaci promesse, da adulazioni affettate, avean data al Bill del governo una adesione, di cui ebbero
vergogna e dolore e che rilrattaron più tardi. I cattolici inglesi essi pure, non vedendo nel Bill
insidioso se non una concessione
importante che faceva cessar^ la loro
degradazione politica, il foro stato di cittadini senza città, ed apriva loro
le porto del parlamento, si gittaropo dalla parie del governo, ed entrarono con uno zelo sì deplorabile n^Ile
sue yisle, che tacciarono d'imprudente
temerilà Topposizione deirEpiscopato
d'Irlanda, ecacciaron fuori e quasi
scomunicarono dal Gomitato cattolico il celebre Monsig. Milner, il solo
membro del Clero cattolico d'Ingbilierra, che in una eloquente memoria al
parlamento avea combattuto la misura goyemaliva collo zelo, col coraggio e colla doltrioa di un
Atanasio. Boma stessa, in q,uesta gran
lotta, parve inclinare versoi nemici
della Chiesa d'Irlanda; e, come i me*
desimi campagnuoli irlandesi, nella loro semplicità, Io diccan piangendo: Sembrava essa pure
divenuta Orangtsta. Mons.
Quarantotto,.Vice-Prefetto di Propaganda, durante la prigionia dell'Immorlal
PioYll, avea, con suo rescritto,
a.ccon$entilo alle insidiose proposte
del gQverno inglese, che potean riuscire
funeste alla libertà della Chiesa. L'Orangismo, forte di questa pretesa
concessione di Boma, insolentisce; ii paese, lacerato da divisioni intestine,
abbandonato dai suoi fratelli d'Inghilterra e da*suoi tutori di Boma, non può
così solo tener fermo contro le compatte
falangi dell'eresia anglicana. I più coraggiosi sono stanchi di una lotta
ineguale e che non offre alcun probabii
successo. ]Lo scoraggiamento è in tutti
gli spiriti, la freddezza in lutti i cuori.
Oh infelice Chiesa d'Irlanda ! ecco a tante tue calamità venire ad aggiungersi la maggiore e
la più umiliante di tutte: La perdita di
quella religio 83 sa indipendenza òhe i tuoi generosi figlinoli
aveàn comperata con tre secoli di
pàtinieriti e di sangue!.,. Ma no, non
temete: yì è un O^ConnelI) che la
ProTYÌdenza ha, come un nuovo Giuda Maccabeo, suscitato per vegliare alla difesa di questa
Chiesa» OXonnell giustificherà ancor
questa volta la veri-» tà del motto del
suo gentilizio stemma: tu Occhio di
O'Connèll salute d'Irlanda; Salus Hibtmiat ocu* lus 0*ConnelL 57. anima grande! Tante difficoltà riunite,
lungi dair abbattere il suo coraggio, lo
accendono. Nella disperazione comune,
egli sol non dispera. Nei co* munì
timori, per la condotta di Boma, egli solo è
pien di fiducia nella saggezza di Boma; e nella mancanza di tutti i mezzi, di tutti gli ajuti
da com*battere un potente nemico, egli solo osa di impegnare la pugna, come chi
è certo della vittoria! Eccolo perciò far
proclami alla nazione sopra le insidie
che le si preparano; riunire ecclesiastici
e secolari in grandi assemblee, ed ivi dinto&trare, colla scienza di un teologo e colla perizia
di un legista, come della
concessione, Ha; non oblia i preti
cortigiani e li stimatizza. Che più?
Vedesi qaasi al medesimo tempo confortare il Clero ed animare il popolo;
risvegliare Io zelo e la vigilanza dei
vescovi, e sostenerne il coraggio; far
spedire dieci legati a Londra ad implorare il soccorso della società degli
amici della libertà religiosa^ e far
volare due vescovi a Roma al Sommo
Pontefice, reduce dal glorioso suo esilio,
con una dotta memoria in cui, a nome dei cattolici suoi concittadini, espone con una forza
irresistibile di ragioni, i mali che Tammissione del Veto attirerebbe sulla Chiesa d'Irlanda. E poi in
tutti i tempi e in tutte le occasioni,
in pubblico ed in privato non cessa mai
di gridar, di ripeti^re:«Ora e sempre
noi rigetteremo ogni favore che ci bisognerà comprare col sagrificio della
nostra Bcligione e della nostra libertà.
» 58. Or che ottiene egli mai con
questi sforzi delia sua eloquenza, della
sua attività e del suo zelo? Ottiene il
successo il più completo, il più luminoso. Ottiene che Tepiscopato
conciliarmente riunito dichiari: la
condizione di servo,, mal potea far valere la verità e la santità della sua
religione schiava in fac-» eia alla
religione dominatrice de'saoi duri padroni;
Era duaqoe necessario, pei fine al quale la Nazió^ ne Irlandese parca essere stata da Dio
destìnataf ch'essa rompesse i ferri del
suo politico servaggio, e che per tal
mezzo acquistasse la libertà e la ìa«
d^endenza religiosa della sua Fede.
61. Or ecco appunto ciò che intese, ciò che vide il gienio penetrante di O'ConnelL Deh che, a
diCEe*renza di certi uomini, che solo pregtwttzio e adpla* zione fa grandi, e che appajono poi men
grandi di quello che sono, O'Goniieli è
assai più grande di quel che apparisce.
Le sue intenzioni, i suoi fini^ sono più
sublimi e più stupendi delle sue opere. Da
alcune sue espressiont fuggitive, dallo zelo inaudito 92
e dalla costanza, senza esempio nella storia del vero patriottismo, che
egli ha dimostrata nel procurare la liherlà della sna patria, si è potuto
solo comprendere che egli riguardava il
popol d'Irlanda come un popolo di predilezione, scelto da Dio per la salute etema di molti popoli, come un
popolo missionario. Si è potuto comprendere che O'Gonnell, nel lottare per la
emancipazion dell'Irlanda, non credeva
di trattare una causa ordinaria di pò*
litica umana, ma di cooperare al gran lavoro di Dio nel più grande dei disegni della sua
misericordia; e che egK non si riputava, semplice Irlandese, ma il servo, Io strumento di Dio nella sua
Chiesa. A misura perciò che le prove
del nobii destino dell'Irlanda, in
vantaggio della Religione fuori d'Irlanda, si accrescono e più divengono al suo
sguardo visibili; O'Gonnell sempre più si penetra del carattere religioso
dell'incarico da Dio ricevuto di
affirancare, di elevare Tlrianda. La sna azione diviene più intrèpida,
le sue intenzioni più pie. Riguarda egli V Isola de'Sami ctome santa, non
solo perchè ricoperta delle ossa,
inznppota del sangue di milioni di
martiri; ma. ancora perchè occupata a
spargere ampiamente pel mondo la santità. La onora con sempre maggiore
riverenza, l'ama, Taccarezza, vi si delizia con una tenerezza sempre
maggior re. Ah che non la chiama egli
del suo suolo» per l'ameaità delle sue
pittoresche contrade^ per la robustezza,
per la bellezza, per la grandezza del euo^
re de'suoi abitanti; ma sibbene perchè vede in questa nobile nazione, che si è voluta far passare
per la pie incolta e la più irrequieta
della terra, una nazione de* positaria
della verità e della grazia di IKo, adorna
della maestà della missione di Dio, chiamata a dar prova della' fedondità che, come la primitiva
Cbie>sa di Roma, si è acquistata, con tre secoli di martim e di sangue, e a generare molti figli di Dio
in tutto il mondo. E quindi il disciplinarla con tanta par zienza, il difenderla con tanto coraggio, il
da#si, rimmolarsi tutto per essa con
tanta alacrità, il volerla libera a costo di tanti sforzi e di tanti
sagrificii. Cosi «ina madre educa con maggior cura, veglia con maggior gelosia,
ania, vezzeggia con maggior tenerezzai^misla al rispetto» un figliuoletto
che sa di essere destinato a regnare.
> Iddio ha benedetto questi nobili
diaegni, questi santi trasporti che la
sua grazia avea fatti nascere nel cuor
del suo servo. 0*ConneIl ha veduto la libertà civile, che egli avea vaticinata
e conquistata alla sua patria, volta in
mezzo di trionfo dèlia fiéligione.in diverse paHi del mondo. 62, Di fatti fu in grazia e per gli eroici
sforzi delrirlanda, che, colla civile libertà, ancora la libertà religiosa fueoneédnta a tutti i cattolici
della corona Britannica. Eòeo dunque dà
quelFistante la cattolica «4 Beligìone, riguardata fioo allora in
Inghiltora con un superbo disdegno,
-come la religióne dei servi, e, $otto
nome di reZt^^ftòttfPapiWa, rilegata con dtsprez« zo nella plebe e negli ergastoli, spiegarle
una grande importanza, una gran forza, una gran dignità. Eccola, santamente altera, salire i palagi
dei grandi, penetrare nel parlamento, insinuarsi nella regia, assidersi nei secreti consigli della regalia,
obbligare Torgógliosa politica, che non la degnava già nemmeo di uno sguardo, a trattare con essa da
cguale, e poco meno che a rispettarla come padrona. Eccola questa Religione,
ripotata sol propria degl'ignoranti e degli imbecilli, della plebe e delle donnicciuole, invadere le Università più famose
di Oxford e di Cambridge, e recintarvi
seguaci fra il meglio cbe vi avean
prodotto le cattolicbe tradizioni non potute dall'eresia intieramente
distruggersi; e contar fra'suoi umili
discepoli i migliori ingegni, gli uomini
più eruditi e più profondi nella scienza
della Religione, le più nobili anime^ i caràtteri più generosi*
Deb òhe non è più oggi il tempo d^insultare una Religione che, senza alcun ajuto dei poteri
umani e a loro disi»etto, e forte solo della sua libertà e del suo incanto, attira, alFòdore dei suoi
unguenti di vini, ànime grandi; le impegna a seguirla per le vie più difficili, a sagrìBoare le posizioni
più lucrose e più brillanti, ad abbracciare la povertà nell'unick ambizione di
possedére la rérità! Gran cosa! La Religione cattòlica che, priva dei suoi dritti civili, non appariva che serva,
fatta liberai dal Genio di 0*GonneIlj è
apparsa regina. La libertà ne ha fatto
nc^Iio conoscere ed apprezzare la verità
e la bellezza. Il divenir Cattolico non è più oggi; presso gli slessi protestanti inglesi, nn
degradarsi^ ma è un salire, nn onorarsi
nella pubblica .opinioae»> Le sempre
nuove conquiste, che la Fede cattoUcj^
fa ogni istante aelle classi più coispicue della società^ neiruscire
dalia rete del protestantismo, sono accompagnate da un s^timento d'invidi« e
non di disprezzo. Quelli che vi restano,
gittano sopra se stessi uno sguardo di
vergogna che li uniilia, e più non
vomitano ingiuriei non lanciano sguardi
d*ira sopra quelli che da lor si separano. Non biasi* mano chi si £a cattolico; si dolgono di non
avier,(^« raggio d'imitarne Tesempio. Le
ingiurie plateali,, i sarcasmi, le
invettive violente^ le contumelie contro
i cattolici. più non si trovano jche sulla bocca di fa-^ natici bigotti, cosi ignobili di sentimenti
come di nascita. L'alta aristocrazia, la
vera scienza, la buona fede, il filosofo che riflette, Tuomo di stato che si rispetta non ha per la Chiesa cattolica e
per Taun gusto, suo Capo, che
espressioni di rispetto, di ami
mirazipue e di lo4e. Le volte di Westminster ogni di risuonan di accenti generosi che rendono
omag* gio alla verità cattolica» e fan
giustizia delle r^ncid^ iusolenze, ormai
insopportabili, dei vecchi setta^ rii.
Or continuftMo le coie su questo piedQ;. come dabitare della verità della
profezia, che an bel genio italiano (Il Conte de Maistre) ha fatta al principio
di questo secolo: « Che, pria che esso finisca 9 a San Paolo di Londra sarà
celebrata la Messa?» )f a una volta che
la Messa si celebri in San Paolo di
Londra, chi può ridire in quante altre
chiese dei vasti dominii deiringhil terra sarà pur celebrata nel medesimo giorno? Gran fatto !
la Corona Britannica domina sopra circa ottanta milioni di sudditi in tutto il mondo* Ora egli é ad
una sì enorme massa di uomini, di linguaggio e di religione diversi, che O'Connell ha aperte le porte
delia vera Chiesa, ha assicurata per
sempre la libertà di divenire cattolici, coiraverla rivendicata airirlmida!
Chi può però misurare l'estensione,
Timportanra di un tal successo! Deh che,
se lo zelo di O^Connell non avesse altro
successo ottenuto, questo solo sarebbe
più che bastevole ad assicurargli un posto distinto, una gloria affatto singolare negli annali del
catto- lico apostolato ! Mirate difattì
gli effetti preziosi che la Fede
cattolica, emancipala nella Madre patria, -prodnce in tutte le dipendenze di quel vastissimo
impero. Do* ve sventola il vessillo
della Gran^Bretagna, la fede delKIrlanda,
all'ombra delia libertà, spiega una for-
za ed una maestà cdì nulla reaisie.ll soldato irlande- se,' il sacerdote, il missionario irlandese
sono l'og- getto di un particolare
rispedo per parto di coloro 97 che vi comandano (32). LaRelìgione cattolica
non ha ivi quasi altri nemici che i
Metodisti,* la setta in cui sono colati
e si sono concentrati tutti i sentimenti
Tili, tutti gl'istinti crudeli dell'eresia. Le altre set- te sentono la superiorità dell'azione
cattolica nel conyertire, nell'inciyilire
i popoli, e le rendono o- maggio; e la
Chiesa, divenuta libera, in queste va-
ste contrade ogni di più si fortifica, si estende e trionfa*
Or questa rivoluzione, la più grande dopo quella che operò nel mondo il cristianesimo
nascente, que- sta rivoluzione si
preziosa, pei suoi principii, pei suoi
mezzi, pei suoi resultati. Dio per mezzo di
un sol uomo l'ha operata! Daniello O'Gonnell è co- lui cui, dopo Dio, ne risale la gloria. 65. Che dirò io mai degli effetti che
l'emancipazio- ne d'Irlanda ha prodotti
sul protestantismo inglese? Il vaticinio
che, quando trattavasi questa gran cau-
sa dell'emancipazione, pronunziarono i più pro- fondi politici della Gran-Brettagna,
cioè: tezzata, Tha santificata e Tha
fatta servire al trion- fo della yera
Religione nella sua patria; ben pre- sto
questa dottrina, restata fino allora celata in
qualche angolo oscuro della Francia e dell' Alle- magna, si è ripetuta con un eco sonoro in
tutta FEuropa; ha guadagnate le
Università, è entrata nei gabinetti, è
penetrata nel Santuario; e, solo al-
l'eresia ed all'errore funesta, dove ha prodotto, do- ve ha preparato i più brillanti trionfi alla
verità. 68. Infatti, in faccia a questa
dottrina della indi- pendenza della
coscienza dal Potere civile, e quin- di
della libera discussione in materia di religione» ne'paesi in cui la vera Religione si trova circondata dalle false; tutte le nuove sette religiose,
nate dal- l'orgoglio dalla voluttà, come
vermini della corru- zione, son morte
quasi nel nascere; e mentre che la
miscredenza e l'eresia vede divenire ogni dì più rar re le sue fila; la Verità cattolica, uscendo
dalle sue lotte più forte e più vivace,
vede ogni dì più raddop- piarsi il
numero dc'suoi seguaci; ed essa sola profit-
ta della libertà^ sotto i cui colpi temeasi che potesse soccombere! Deh che con più di ragione può
dirsi della libertà, quello che delia
Scienza si è detto: ff Che, cioè, Essa è
un dissolvente che decompone tutti i
metalli, meno che l'oro. » Poiché veramente
la libertà tutte le religioni discioglie e annienta, ad eccezion della Vera ! E se non fosse ciò
certo» se 102 ìion fosse evidente; se la libertà, uno dei
più grandi attributi dì Dio, potesse
mai non convenire alla Religione di Dio;
voi non mi udireste sicuramente farne
l'elogio da questo luogo, sacro soltanto a
tutto ciò che è vero, santo e divino.
Che più? Con quest'arma alla mano il Raziona- lismo alemanno ricusa arditamente di
sottometter- si al culto ufficiale della
Prussia; e, negando al Po- tere ogni
competenza d'imporre simboli e d'inter-
pretarli, distrugge gli ultimi avanzi dell'edificio di Lutero, e lavora per la intera libertà dei
cattolici. Con quest'arma la democrazia
di Ginevra, combat- tendo le pretensioni
intolleranti, la giurisdizione
dottrinale dei ministri dell'eresia, abbatte 1' em- pietà di Calvino nella metropoli del suo impero,
e prepara al Cattolicismo la libertà.
Con quest'arma la Diplomazia europea
batte in breccia Tintolleranza musulmana
in Costantinopoli, il paganesimo om-
broso della Cina; ed apre le porte alla libera pre- dicazion del Vangelo. Di quest'arma infine si
fan forti oggi, ad essa sola han
ricorso, essa maneggia- no con
confidenza, uguale alla paura che pria loro
ispirava, i fedeli, i sacerdoti, i vescovi della Chiesa cattolica, in Ispagna, in Portogallo, in
Francia (33), nel Belgio, in Olanda, ed
in molte contrade di Alemagna, per
ottenere l'indipendenza di cui la Chiesa
ha bisogno, e che un liberalismo ipocrita
si ostina a negarle; arrestano il potere civile tentato di foggiare
nuove catene alla Chiesa, e l'obbli- f aaio a spezzare le anticlie. Deh che la
causa della yera Religione,
trasportata^ una Tolta dal genio di
O'CoimelI isai largo terreno della libertà, agitata alla gran luce della pubblicità, non può più
perire; i suoi diritti non possono essere
più contrastati; non possono più arrestarsi
i suoi legittimi progressi e le sue conquiste!
69. Invano perciò certi goyerni s^'illudono di poter più dominare la
Chiesa, o nella Chiesa. Poiché il grande
apostolato di O'Coùnell ha fatto del principio délV Indipendenza della
Religione dal Potere civile un domma
universale; poiché lo ha persuaso a tutte
le menti, lo ha impresso in tutti i cuori, e lo ha fatto adottare, gustare ai più zelanti, ai
più pii fra i Pastori della Chiesa;
queste principio non può più cadere in obblio.
Acquisterà forza per la stessa resistenza che vi si vorrà opporre,
trionferà di tutti gli ostacoli, e farà
trionfare la Religione. E guai, guai ai
governi che credessero ancora di poter
fare del dispotismo reli^oso nel secolo
decimonono, dopo la grande rivoluzione che vi si é creata nelle idee! Gl'Imperatori che, col
farsi cristiani, non voller capire il
cristianesimo, e pretesero di continuare ad esercitare il dispotismo pagano sulla Chiesa cristiana, furono dalla
Chiesa abbandonati; caddero in tutte le
bassezze che fecero dare ai loro regni il titolo di Storia del basso impero; e scomparvero dalla scena politica
del mondo senza eredi e senza
successori. La Chiesa, che non isdegna ma ricerca, non disprezza ma ao^ coglie, ma santifica tatto ciò che ha forza
e vita, si Tolse allora alla Barbarie,
le cui mani avean fatta ginstizia delle
miserie e delle colpe dell'impero romano; le laro con un poco d'acqua il capo,
la unse di nn poco d'olio in fronte, e
ne fece il miracolo della monarchia cristiana. Se mai dunque i loro successori, lasciandosi penetrare
dalPelemento pagano, essenzialmente dispotico, rinunziano all'eie* mento cristiano essenzialmente libero perchè
caritateyole, e non vorran sapere della dottrina della libertà religiosa dei popoli, e della
indipendenza della Chiesa, che formò la
sicurezza e la gloria dei loro maggiori;
la Chiesa saprà far di meno anche di
loro; si rivolgerà forse alla Democrazia; battezzerà questa Matrona selvaggia;
la farà cristiana, come già fece cristiana
la Barbarie; riconoscerà nn qualche suo
figliuolo, che gli ayyenimonti avran* no
elevato al trono; gl'imprimerà in fronte il sigillo della consecrazione divina; gli dirà: «
Begna; » ed esso regnerà: nonostante la
sua origine plebeja. ^ Deh che i governi
non hanno appoggio, non hanno scampo, non bau difesa, non hanno probabi* lità di durata che nel dare la sua libertà
alla Chiesa (34), e nel trattare e nel rispettare i popoli come figli di Dio
! * A scanso di equivoci, non
intendiamo, in così parlando, che la
Chiesa disporrà a sno piacere delle corone e dei regni; ma che, riconoscendo i diritti dei governi
che vorranno rico' noscere i suoi,
presterà loro nooTa forza colla sua sanzione e
col suo appoggio. Qual fa pertanto la pura gioja che inondò ti e acre di O'Gonnell al vedere co'proprii
occhi questi segnalati vantaggi, questi splendidi trionfi, pe ift. Gli stessi sentimenli area ancora pel Clero
€a«tolico di tutto il mondo. Nel 1837 arendo saputo che i giornali del
Continente lo accusavano di arer parlato con poco rispetto' del Clero
Spagnnolo; O'Connell smentì snhilo, in un discorso fatto al popolo, questa accusa; ed airamico, che gli
area data di ciò notiiia, rescrìsse cosi:
« No, io non ho mai mancato di rispetto
al Clero Spagnuoio; io non mi son renduto reo di questo delitto ....
Come si è potuto mai credere che io abbia così parlato dei ministri del
Signore? Il linguaggio che mi si attribuisce rassomiglierebbe a quello dei
pretesi liberali di Trancia che sono più nemici della Religione che amiei della libertà. Io credo, che ri son pochi che, più
di me, sian lontMii dairinginriare e dal calunniare i sacerdoti di Dio. Vi
ho sempre manifestato i miei secreti
intorno ai sentimenti di tsnerazione che un sacerdote m'ispira. > « Voi vi burlerete forse di me, se io vi
dico che spingo questo rispetto pei
sacerdoti sino alla superstizione; ma il fallo è che io non sono, in questo, padrone di me stesso.
Io non bo mai conosciuta una sola persona che abbia trattato di una maniera
inr conveniente i Ministri dell'Altare e
che abbia prosperato io questo mondo. Vi
è per questa gente una male^ione anche ni
questa teiTa. » A questa prova confidenziale, e perciò efficacissima,
della profonda pietà e del rispetto del grand'uomo pei llinistrì di Dio, aggiungiamo che, avendo
avuto non poche volle ragione di essere poco contento della rìconoscenza di
un qualche membro dìel Clero, non ne
fece con alcuno mai la |)iìi piccola
lagnane Ecco le sue precise parole sopra di ciò: t Queste società sono dì più riproTate da tutte le persooe di
educazione, di carattere e di rango. Sono riproTate specialmente dal rostro
Clero si amabile, si intelligente, sì laborioso e si pio, e da Toi tanto amato. Sarà possibile il non attendere
alle Toci^ ai consigli di questo Clero? Non sapete forse cb'esso altro
interesse non ha che il rostro? e nessun
fine ha fuorché il rostro rantaggio temporale ed eterno? » Così egli, secolare.
Volesse perciò Iddio che certi ecclesiastici parlassero, come questo buon secolare, del Clero ! Il Tenerabile Beda
attesta che ai monisteri dell'Irlanda
concorrerà la giorenlù studiosa di tutta TEuropa. L'insigne Scrittore Ware, sebbene inglese e
protestante, dice pare: Constai fuiise
olim in Hibemia scholas insigniores, ubi Galli, Saxones ete. tamquam ad Bonarum
Litterarum emporia, confluxerufU. Altri affermano ancora che nari cariche
interamente di giorani nobili
dall'Inghilterra approdarano spesso in Irlanda: i quali renirano in quei
celebri monisteri ad apprendervi la
letteratura e le scienze sacre e profane; Quos omne$s scrire il citato Yen. Beda, Hibemi libentissime
$u$cipientes, vietum ei$ quoHdiànum sine
pretio, librai quoque ad legendum» et
magiHerium graiuitum praebere curabant (Hi$tor. Eccles. lib. III. cap. 23y. Non contenta però la
generosa Irlanda di accogliere ne'snoi monisteri la gìorentù studiosa di tutta
l'Europa, e di alimentarla ed istruirla gratuitamente; era ancora sollecita di
mandare i suoi santi e dotti monaci non ad uno ad uno, ma a torme, a spargere la luce della rera
fede e della rera scienza in tutta l'Europa. Egli è uno scrittore, protestante
pure ed inglese il Camden che ciò ci
attesta: Hibemi in univernm Europam
sanetimmorum virorum examina emiserunt Il protestante Gobbet, nelle ine famose
lettere contro del protestantismo
inglese, dimostra che una delle cause dell'estrema miseria in cui vive il basso
popolo in Inghilterra» stessa, non che
in Irlanda, è stata la soppressione dei monisteri, eseguita dall'Eresia in odio
della -vera Religione. Quando i monisieri erano in piedi, quando ad ogni
piccolo tratto di paese tì era
un'abazia, nessuno poterà proTare la fame. Giacché, oltre Tospitalità rbe per tre giorni si accordare a
tutti indistintamente i yiaggiatori; qualunque pOTero si presentaYa alla
porta di uno di questi pii stabilimenti
della carità pubblica, ne ricerera tanto cibo da poterne portare anche a casa.
Ora la massa dei poTcri è tutta a carico
del gOTemo e dei particolari, che sono obbligati a concorrere # loro
sostentamento con enonni tasse; e si sa
con quale infelice successo ! Secondo questa legge si doTono erigere in Irlanda
Collegi provinciali^ ore i gioTani di tutte le religioni devono an> dare a studiare: ma sotto professori e con
libri mediatamente o immediatamente
scelti dai goTemo protestante, costituzionalmente nemico della fede cattolica.
Questa istituzione aTrebbe qualche cosa
àelVuniversiià di Francia, contro la quale i padri di famiglia, i reri
cattolici e l'episcopato di quella gran na■ione reclamano da tanti anni, con
tanto zelo e con tanta costanza. Questi Collegi provineiali sarebbero il mezzo
più efficace da propagare rindifferenlismo e l'incredulità non solo ftra'cattolici ma ancora fra gli stessi
protestanti, e da distruggere ogni germe di Cristianesimo. Un protestante
imparziale li ha perciò denunziati al pubblico, come un piano gigantesco di
empia educazione. Di più non ci yoUe perchè
l'intrepido ed instancabile cami^one della yera Fede si lerasse ad
attaccare questa oiribile legge, con tutta la forza della sua eloquenza e della sua autorità ; sicché
ri eccitò contro Tesecrazione di (utU
l'Irlanda. E sebbene, per la ragione indicala nel testo, questa \egge sia
passata al Parlamento; pure non si è potuta eseguire: tale si è l'opposizione
che troya; e probabilmente non si
eseguirà giammai : e se si arriva a
metterla in esecuzione, i yeri Irlandesi torneranno a fare ciò che per trecent'anni han fatto:
provvederanno, cioè, essi stessi alla
meglio alla istruzione dei loro figliuoli; ed a tutti i conti, preferiranno sempre che i loro figli
restino senza istruzione nelle umane scienze, anziché inviarli a queste sentine
deirempìetà a perdervi la fede divina. Non contento però di combattere gli
eretici colla voce, li combattè ancora
cogli scritti. Oltre il Trattato sopra l'Euearistia» di cui sopra si è detto
(not.4), sono celebri due altri Trattati di Daniello O'Connell, in forma di
lettere, contro i Metodisti. Nel primo
di essi O'Connell vendica Tautenticilà dell' Edizione detta Volgata della Sacra Scrittura, con una
erudizione sacra egualmente ampia che
solida e sicura; e colle ragioni più forti»
ed allo stesso tempo le più intelligibili, anche pel popolò, dimostra
come è impossibile al protestante di Care un solo atto di fede divina appoggiandosi solo alia Scrittura
interpretata secondo i principii del
protestantismo. Contro poi le calunnie dei Metodisti: che la Chiesa romana non
ama la diffusione del Codice* divino,
O'Connell prova che, nel corto intervallo passato tra rinvenzione della stampa e la così detta
riforma protestante, i Cattolici
pubblicarono, in diversi paesi, non men di ottocento edizioni diverse della
Sacra Scrittura, delle quali duecento
sono nelle diverse lingue volgari di Europa. Nota ancora un fatto della più alta importanza che, cioè, le
indicate edizioni in lingua volgare
della Sacra Scrittura, sono state fatte nei
paesi chOv all'epoca della riformai rimasero attaccati alla fede Cattolica; e che al contrario non si era
pubblicata alcuna edizione della Scrittura in volgare in Inghilterra, in
Iscozia, in Danimarca ed in Isvezia
prima che queste contrade avessero
abbracciato il protestantismo. Dal che vittoriosamente conchiuse, che i
paesi, che l'eresia accasa di essere restati Cattolici, perchè ri era scarsa la
cogniiione delle Sacre Scrilture, erano
infatti quelli in coi questo libro dÌTÌno era più dilTuso; e che al contrario i paesi che si yantano di avere
abbracciata la riforma, seguendo le dottrine della Scrittura, in rerità
sono quelli in cui questo Sacro Libro
era meno conosciuto. In quanto poi alle
Tersioni protestanti della Scrittura in Inglese, che sono state in uso in
Inghilterra sino al 1611, 0'Connell dimostra che più di mille ministri
protestanti le dichiararono « Piene di assurdità in molti luoghi, ed in molti
altri colme di sensi che falsificano e
pervertono la parola di Dio. > Eppure
queste eran le fonti, conchiude O'Connell, dalle quali i vostri primi protestanti attinsero le loro
nuove dottrine ! ! ! Nel secondo
Trattato si applica particolarmente a far yedere che razza di apostolo era Giovanni Wesley
fondatore de'Metodisti. O'Connell cel dimostra prima fervente ministro
della chiesa anglicana, che recatosi per
zelo nelle Indie, non giunge a convertire un solo uomo al cristianesimo; e
termina il suo apostolato collo
scomunicare una donzella perchè ricusò
di sposarlo. Poi ce lo rappresenta successivamente Indifferentista,
inclinato al papismo, della Setta dei Fratelli di Moravia 9 Calvinista
antinomiano; ed infine, che rigetta tutte queste credenze come cattive, ed
inventa una nuova religione tutta di suo
conio, il Metodifmo, Questi quadri sono dipinti
col pennello di un Bossuet. Wesley ed i suoi primi compagni Ti sono rappresentati negli atteggiamenti
proprii a destare orrore non meno per le
loro persone convinte della più fina
ipocrisia e di ogni sorta di delitti, che per le loro dottrine
dimostrate assurde, mostruose e ridicole. O'Connell in tutti queatl Trattati
dimostra che egli era tanto profondo teologo
quanto famoso giureconsulto; e che sapeva maneggiare con eguale facilità e successo la scienza del
dritto e la polemica religiosa; e questi
egregi Trattati sono stati degni però di essere citati con lode dal dottissimo
P. Perrone gesuita nel suo famoso corso
di Teologia. Lo Siandard, giornale inglese, accanito proleslante, in nn lungo articolo sopra O'GonneU, lo chiama
il Tommaso Mo~. ro del 8ec(0TA i3. Pag.
25, (13) Furono perciò incredibili g^i
sforzi che fece il goremo per
sopprimere do, rinasceya sotto di un
altro più minacciosa e più terribile,
prese il partito del lasciar correre; e si diede per vinto in faccia
ai rìtroyati inesaurìbili ed
all'invincibile costanza di un uomo solo! QonU saivoiizioiie si Ai: Che
OXonnell, nel caso che il gOTerao non
avesse fallo a suo modo, avreUie sollevala conr
Irò la Cmona lalta l'Irianda: so|ipoaizioiie di coi la condotta che atea O'Connell per «piarant'annl tenuta,
e le note sue mottravano Tinsossislenia.
Airepoca delle soounosse tentale dal RadiealUmo ingUte; se gl'Iilandesi si
oniTano ai CarUsti, autori di qoeita rÌTolnzfone sociale, era finito per
Tlnghiltem. GÌ* Irlandesi sono si
numerosi in Inghilterra, che in una sola città se ne contamo fino ad ottanta
mila; e perciò i CartUU non lasciarono
alcun mezzo intentato per attirarli nelle loro idee e nel loro partito* facendo valere principalmente le
troppo giuste ragioni dell'Irianda per le ingiustizie di cui è slata la
vitlima. Ma le dottrine e gli
ayTertimenti di O' Connell, sopi-a il dovov
di rispettar Tordine ed esser fedele al Sovrano, erano sempre presenti
alla mente, risuonavan sempre all' orecchio dei
figli dell'Irlanda. Sicché tra le tante migliaja di quei settaiii che furono tradotti ai Irihunali come rei di
alto tradimento, non si è trovato un
solo Irlandese. La storia imparziale dirà
dunque che O'Connell, l'uomo il più benemerito dell'Irlanda, ^ stato altresì l'uomo il più benemerito di
tutto l'impero britannico e dell'intera Europa. Se mai il fanatismo puritano, anglicano,
pietista, oranglsta, cosa non difllcile
ad accadere, congiurerà contro il trono d'Inghilterra, è certo che la regina
Vittoria non troverà volontà più fedeli
per sostenerla, Inraccia più forti per difenderìa, cuori più generosi
neiramarla, di ifuelli dei poveri Irlandesi, che la corona d'Inghilterra, con trecenf anni di
persecuzione, ha tentalo di avvilire e
di distruggere. I stonali piolesUiiti é'Iiiglulterra e élriaida sodo pieni delle confeiHOiii del profirieCarìl e dei
ricchi de' due regni, che dlchlanBO ora
di rieonosceie: Che essi derono all'mineiiza ed alla asioBe di O'Connell l'arer
eonsenrate le loro ricchezze, le loro proprieti e la loro Tifa. Tutti gli
nomini di senno vedono ora e conipssano
che la morte dì O'Connell ha lasciato nn
Tooto immenso nell' economia gOTemalira, cho
nulla polla riempile. Manca da oggi innanzi ipiel braccio pp^ sente che, Interponendosi tra gli oppressori
e gli oppressi, persnadeTa a quelli la
moderazione, a cosUMro la pazienza; e
mantenoTa l'M-dine dvile e politico in una grande nazione. Ndla milizia inglese
tutti i milllari, di qualunque concessione fossero, erano costretti, le
domeniche, di andare ali» chiesa
protestante. Ora un soldato cattolico irlandese, per nome Patrio Spence, una
domenica ricusò di andanri, dicendu che,
essendo cattolico, non poteva assistere agli eserdzii di un culto ereticale. Cacciato per ciò nel fondo
di un sozzo cavcere, a solo poco pne ed acqua per alimento, dopo una settimana
di questo patimento disse che acconsentiTa di InterTenire cogli altri al tempio
protestante. Ha appena il min»» stro
anglicano Incominciò la sua oIBciatnra, Il braro cattolico, cavando di tasca un libretto di divozione, si
mise a leggere lo sue preghiefe,
voltando le spalle al ministro dell'eresia. Il pevchè, cancellato dal
reggimento, fu condannato alla deportazione o airesillo perpetuo dalla sua
patria. Come però O'Connell seppe un tal fatto, tanto si adoperò, tanto scrisse
conilo la ingiustizia crudele, la tirannica
intolleranza di obbligare i poveri
cattolici ad intervenire al servizio protestante, che non solo ottenne il ritorno di Spenee al suo
reggimento; ma di più costrìnse il
governo a dare a'cattollcl soldati la libertà di andare le domeniche alla Messa
nelle chiese cattoliche. L'Ani^icanismo intende bene che, fino a tanto ohe il Clero cattolico dell'Irlanda fa cansa comune
col popolo: questo popolo non uscirà mal dalle rie deirubbidienza e
dell^ordine; e che, per mezzo di una agitazione sempre pacifica e sempre legale, obbligherà l'Inghilterra a
concedergli il parlamento suo proprio e tutte le sue libertà. E poiché l'Irlanda Teramente ed intieramente libera la paura
all' eresia ; cerca essa, per tutti i
mezzi, di dividere il Clero dal popolo, affinchè il popolo, privo della
direzione del Clero, dando luogo a
tumulti, presenti al governo apparente ragione non solo da negargli le libertà che reclama, ma ancora di
spogliarlo di •quelle che ha già
ottenute. Come però ha reduto che il bravo Clero d' Irlanda è inaccessibfle
alla seduzione deir oro, l'Anglicanismo
ha avuto ricorso airipocrisia; e profittando della stupidità e della debolezza
di certi Cattolici inglesi ha fatto predicare all'Irlanda: « Che è uno scandalo
il Tedere il Clero Cattolico di quell'Isola dimenticare le sue funzioni
ecclesiastiche, e prender parte all'agitazione politica dell'Irlanda; * e con mille rergognosi artificii ha sparso da
per tutto questo pregiudizio e questa
calunnia contro il Clero più zelante della
Cristianità, ed ò giunto ad accreditarlo fino qui in Roma: dove abbiam sentito noi stessi certi
imbecilli ripetere la stessa lagnanza, senza accorgersi i porerlni che, così
parlando, erano il trastullo dell'eresia
e faceano la sua causa, credendo di
zelare l'onore vero del sacerdozio e della Chiesa. Felicemente però per la
Religione e per l'ordine pubblico, il Clero
d'Irlanda non ha dato retta a queste Omilie o ipocrite o insensate. Ho
detto da prima felicemente per la Religione ;
perchè se il Clero si divide dal popolo e non prende a cuore tutti I
SUOI Interessi corporei, civili, politici; non ha più forza, non ha più autorità allorché gli parla
de'suoi interes- si spirituali e divini.
Il sacerdote il quale non comincia dal-
l'esercitare la carità, non può persuadere con successo la verità.
Perciò Gesù Cristo incominciava dal risanare, dal nutrire i corpi con un pane
materiale, pria di nutrire le anime col
pane spirìtoale éeHìh soa celeste dottrìns. Il sacerdote che non prende parte alla condiiione cÌTÌle e p.
La riforma qui 128 non si arrestò. Essa rapi alia Cbiesa i suoi
beni e ne fece la proprietà de' laici.
Tolse t loro dritti ai popoli, ed ai poveri
il loro patrimonio; e distrusse i capitali, da cui si traeira il
sollievo dei miseri, il conforto degrinfcrmi, il vestito dell'indigente, il
sostentamento dell'orfano e della vedova desolata ! Vedi la Bolla di
Convocazione del Concilio di Trento; od
il Concilio di Trento medesimo nelle Sessioni De Reformatìone. Nella
rìfoluzione suscitatasi nel Canada Tanno 1837, i Cattolici Irlandesi, ivi emigrati, imbevuti
delle massime di OXonnell, non vollero
prendervi alcuna parte, e rimasera fermi
ne'loro sentimenti di fedeltà alla Corona d'iAghilterra. I demagoghi francesi, che aveano eccitato il
trambusto, ne furono arrabbiati, e
concepirono il disegno di demolire la Chiesa Cattedrale e la residenza del
Vescovo che con una sua lettera pastorale avea esortato il popolo al ristretto
ed all'ubbidienza all'autorità. Come però i buoni Irlandesi ebbero di ciò
contezza, si armaron tutti come poterono, di fucili, di spade, di spranghe di feno, di vanghe o di altri
strumenti di arti, e, non potendo avere
altro, di nodosi bastoni, e circondarono la
Chiesa e l'Episcopio, minacciando di morte chiuniiue avesse osato di toccare la Casa di Dio o la
residenza del loro Pastore. Questo contegno de'bravi Irlandesi sconcertò i
sediziosi, li obbligò a rinunziare al loro disegno di distruzione e li fece divenire mansueti siccome agnelli. Tutto
ciò lo sappiamo dallo stesso Monsignor Bourget, vescovo di Monreale nei Canada, che in quest'anno medesimo è stato
qui in Roma, ed ha predicato in questa venerabile
chiesa di Sant'Andrea della Valle nel
triduo ordinato dal Sommo Pontefice ìm wo^
corvo deirirlai^a. Voltaire ha detto dei moderni Romani: Conquistatori
pia non SODO, ma son felici.
L^osserrazione, ripeto, è di Voltaire.
NOTA 29. Pag. SO. (29) Fra
questi anche dne Memfirì della Famiglia Reale; olire ima gran quioitità di
Lordi e di Deputati dei Comuni. Questo celeberrimo trattato fd fatto nell'anno
1691, in Limerick, allorché l'Irlanda
stava in armi per difendere Giaco* mo
II. re d'Inghilterra e d'Irlanda contro l'usurpatore Guglielmo III, principe
d'Orange. Combattè allora sì valorosamente
l'armata Irlandese che, sebbene non riuscì a riìnettere Giacomo sul trono, pure ottenne un trattato
onorevolissimo in cui vennero ampiamente guarentiti agl'Irlandesi tutti i loro
dritti religiosi e civili. Prima però che fosse firmato il trattalo, arrivò
in ajuto dell'Irlanda una flotta
francese che facilmente Tavrebbe messa
in istato d'ottenere una compiuta vittoria. Ma U cattolica Irlanda avendo impegnata la sua parola pel
trattato suddetto, non volle accettare
gli offerti soccorsi, per non violare la fede
data. Non cosà però l'Inghilterra protestante. Non passarono che pochi mesi, ed il trattato fu da essa
annullato con una insi^e malafede. Poiché non solo furono tolti ai cattolici i
dritti che erano stati loro assicurati
quando essi aveano le armi in mano in
una guerra giusta; ma ancora si cominciò ad opprimerli con leggi le più empie e
più crudelL Questo celebre trattato
somministrava un argomento perenne ad O'Connell, per provare l'innata perfidia dell' Eresia
anglicana e del fanatismo orangista, e
la fedeltà e la onoratezza della cattolica Irlanda. L'immensa fiducia, il
tenero amore degli Irlandesi pel loro
Clero, indipendentemente da ogni altra considerazione, proviene da ciò che il Sacerdote Irlandese è
l'aomo dell'Irlanda, è Taomo del popolo. Se mai fosse spesato, o, per un legame
qualunque, fosse attinente al govemo, perciò stesso diverrebbe l’uomo del governo,
lo strumento senrile della corona; cessa d’essere l’uomo del popolo, e perde la
fiducia e l'amore del popolo. Un clero salariato d’un governo nemico della sua
religione è un clero degradato. E un clero degradato non può più parlare a nome
di dio al popolo né esseme ubbidito. Quindi il popolo si comincerebbe ad allontanare dalla pratica della legge di dio
e della religione ed a poco a poco cade nella dissolutezza e nell’indifferentismo.
Quanto meno si può sospettare che il sacerdote parla nell'interesse del potere
umano tanto più ha forza nell’inculcare la legge divina. Quanto è più
indipendente tanto è più rispettato. Quanto
è più libero, tanto è più potente. Quanto è più disinteressato, tanto è più
amato. L'occhio acuto e zelante di
O'Connell yedeya tutte queste conseguenze nell'offerta insidiosa del goyemo
protestante di salariare il Clero
cattolico; e perciò attaccò sempre questa misura con una energia e con
una perseveranza superiore ad ogni idea. Pochi anni sono il comandante Inglese
di Gibilterra si avvisò di intavolare
una persecuzione in forma contro la
Chiesa Cattolica, sino ad incarcerare Monsignore Hugon Vicario
Apostolico in quella stazione. Quei buoni cattolici non ebbero che a ricorrere
ad O'Connell; e mediante il suo zelo^ la
sua influenza e la sua attivila onde gridò altamcnlc e presso la Regina
e presso il ministero e presso il Parlamento; il Vicario Apostolico fu
restituito alla sua residenza, il comandante
fu deposto; ed a quella Chiesa fu renduta la sua pace e la sua libertà. Questo sistema, di giovarsi dei
mezzi legdi che, in ogni slato, si
troTano più o meno efficaci ed a disposizione di latti, affine di rivendicare dalla Podestà civile la
libertà della Chiesa, ha ricevuto non ha guari la sanzione del Sommo
Pontefice Pio IX in queste parole da
esso pronunziate nel Concistoro degli undici giugno p. p. a commendazione dell'
Episcopato di Francia, nobilissimo corpo
di Pastori della vera Chiesa: Ecco il tenero e saggio proclama che VÀssodazione
della Revoca ha diretto al popolo
dell'Irlanda nella circostanza della morte di O'Conell: Compatriotti ! O'Connell non è più. Lo spirito animatore
dell'Irlanda è estinto. Il lume delle nazioni
è scomparso. Lamentatevi' e piangete
pure, o figli dell' Irlanda; poiché la
tazza della vostra afflizione è piena; e i vostri patimenti sono senza misura. Colui, che formava la gloria
de'vostri cuori, è stato percosso, lo
splendore di Erin (dell'Irlanda) si è spento. Il liberatore dell' patria è
morto. In unastagione di afflizione è piaciuto air Altissimo di colpirci fin
alPestremo. La pestilenza e la fame opprimono il nostro popolo: mentre in un
altro suolo, langi dalla amata sua patria, giace il veterano Campione
dell'Irlanda. Sì, piangiamolo pure, perchè tutto il genere umano piange la di lui perdita; ed il lutto
che ci colma, per la sua morte si
estende a tutto 11 mondo.Sì per tutto il mondo
un granyuoto è sentito. Chi lo colmerà? Qual nazione^ qual popolo non ha perduto in lui un benefattore?
La nostra patriA ha perduta la sua guida
e il suo Capitano. Abbiamo però senv:
pre le massime della sua sapienza; e son queste le norme che rirlanda deve seguire: per esser sempre sotto
lo stendardo di O'Connell. I suoi
insegnamenti sono sparsi fra di toì, come per
tutto il mondo. Non vi è durata di tempo che potrà far cadere in oblio la sua dottrina. I suoi sentieri erano
quelli della pace« Egli camminò per le
yie della legge e dell'ordine. RammentateTi di quel suo detto « Colui che
commette un delitto, dà forza al nemico. Ora per i suoi lunghi e fedeli serrigii, per
Tesempio sì nobile della sua yita, per
la gloria del suo nome immortale yi preghi»*
mo. Ti scongiuriamo, o Compatriotti, di non abbandonare giammai i
principii, e di non mai dimenticarTi degl' insegnamenti di O'Connell. Fra mezzo a tante anime
Teramente cristiane e generose, e perciò amanti della Tera Keligione e della
Tera libertà, che si troTano nel partito
legittimista, molte Te ne sono degeneri e Tili che, sotto pretesto di difendere
il principio della legittimità, non Ti è dispotismo cui non s'inchinino, non tì
è despota che non adulino, non tì è interesse, per grande che sia, che non sagrifichino: fosse anche la
Keligione, fosse anche la patrial Per
costoro adunque Daniello O'Connell ha doTuto essere, ed è stato di fatti segno
di contradizione e di disprezzo. Non Ti
è specie d'ingiurie che gli abbiano risparmiata; non Ti è specie di accuse che non gli abbiano fatte
nei loro giornali; sicché, non solo in
Francia ma in Italia ancora, e perfino qi^i
in Roma, sono giunti a creare le più sinistre preTenzionl aiH che contro l'ortodossia di cui il grand*uomo
avea date prove sì grandi e si luminose! Quindi è accaduto che ayendo egli
dimandata la grazia, che il suo Confessore, che conduccTa sempre in sua compagnia, potesse, in ogni diocesi,
udirne la confessione, senz'essere obbligato a chiederne la facoltà al toscoyo
del luogo; questa grazia gli fu negata.
L'amico, incaricato di ottenergliela usò però la delicatezza di nascondergli
questa negatìTa: solo gli manifestò che, dietro le dicerie e gì' intrighi
di un partito, in Roma 'si era incerto
intomo a'sentimenti delrO'Connell, rispetto alla S. Sede. Ora O'Connell, al
sentire che si metteyano in dubbio i
suoi sentimenti di filiale attaccamento alla Sede Apostolica, ne pianse per
dolore; e rescrisse subito una lettera
che termina con queste ammirabili e tenere
parole, degne di un S. Girolamo, e di un Sant'Agostino: «Io venero in
ogni cosa Tautorità della S. Sede. Io spero bene ( poiché mi conosco) che non
yi è una sola persona nella Chiesa che,
più sinceramente di me, faccia di tutto cuore alla S. Sede la sommissione (nella più larga accettazione
della parola) che la Chiesa Cattolica
dimanda a'suoi figli. Non ho mai detto, e non
dirò mai una sola parola che a lei non sommetta colla più profonda
obbedienza. Sono attaccato di cuore al Centro dell'unità, col più ardente desiderio di non mai
separarmene, né in pensieri né in parole né in azioni; e se mai mi accadesse
che io m'ingannassi nelle opinioni che
enuncio, spero che si avrà la discrezione d'interpretarle a seconda de'miei
sentimenti: giac- ché LA MIA SOMMESSIONB
ALL* AUTORITÀ* DELLA CHIESA t COMPLETA,
INTERA ED UNIVERSALE. > QuCStO bell'atto di fede, questa bella professione dei sentimenti di
un vero cattolico, di un yero figlio
della Chiesa, essendo stata posta sotto gli occhi dipi Sommo Pontefice, lo intenerì sino alle
lagrime. Le ingiuste preyenzioni si
dissiparono, e la grazia fu all'istante accordata. Gratior et pulchro veniens
in eorpore viHus (Vfa-gil. Aaeneid. lib.
ix). E quell'invitta ss forza che ha virtù a beltà mista f'Ttaduz. di jnnib, CaroJ, CENNI SUI
SOLENNI FUNERALI Celebrati in
Sant'Andrea della Vcdh di Roma per V
anima di Daniello o'connell. lìt A. quel sommo Irlandese di DanieHo O'Connell»
trapassato in Genova il 15 Maggio mentre
a Roma dirigeasi, doTea Ro* ma nna
lacrima di dolore » una prece di etemo riposo, una parola di lode. E fu pio dlTìsamento di
alcuni ottimi Eccle- siastici, e di
altri distinti Romani, che per collette, solenni esequie si celebrassero per V anima del gran
Cristiano che tanto aTea meritato della
Religione, della patria, del mon- do. Il
Sommo Pontefice l'immortale Pio IX n'espresse il suo pieno gradimento; e allo stimolo delle
parole, perchè la pom* pa funebre
riuscisse degna di Roma, aggiunse l'opera di ge- nerosa largizione; concesse, per
ispecialissimo pririlegio, i ric- chi
paramenti sacri della Cappella Pontificia, e a maggior suf- fragio di queir anima dichiarò priTilegiati
tutti gli altari di 8. Andrea della Valle
nei giorno in cui quest'esequie avreb-
bero avuto luogo. I desiderii
del Sommo Gerarca, e l'aspettativa del popolo
romano non verniero defraudati. Nulla fa ommesso, anzi con ogni premura e diligenza si procurò che la
sacra cerimo- nia riuscisse decorosa e
magnifica quanta altra mai di simile
natura. Lo stemma gentilizio e
apposita iscrizione locata sulla por- ta
maggiore della Chiesa annunziava al pubblico che il po- polo romano rendeva f^i estremi uflBcii a
Daniello O'Connell; altra grande
iscrizione sulla porta all' intemo enumerava le
principali sue gesta. Quel vasto
tempio ti presentava triste ed imponente aspet-
to. Il bruno di coi era tutto vestito dava maggiore risalto alle sue
belle forme archiletioniche; né qaelle gramaglie ti ren- deano usa tetra monotonìa, che la maestreyole
disposizione delle seterie e de'yelluti,
e la ricchezza delle frange ad oro,
nulla togliendo all'effetto lugubre che ispirar dee il tetro co- lor di morte, il rario e il gajo dispiegara
agli occhi del ri- guardante. Maestoso e
svelto- insieme sorgeva fino a sessanta
palmi sotto la gran cupola il catafalco, nel cui basamento leggeyansi delle iscrizioni dettale dal
yaloroso latinista il Ca^ nonico D.
Francesco Mauro. Nel secondo ripiano Tedevasi
un gran medaglione a basso rilievo rappresentante V effigie di O'Connell morente, cui la statua della
Religione che tut- to sormontava il
monumento, «ombrava dire Il valente
Scultore signor Binaldi avea Tubo e
l'altra modellato. Negli altri tre lati dello stesso ripiano e- rano, a finto rilievo, espresii tre fatti
memorandi della vita del grand'uomo,
oggetto di questa pia cerimonia; cioè: Nell'uno
rappresentavasi V atleta della emancipazione Irlandese pero- rante per la prima volta nel parlamento
inglese in difesa del diritto
de'CattoIici a sedervi. Neiraltro scorgevasi Lui segui' to dal corteo e in abito di Lord maire di
Dublino (abito che O'Connell è stato il
primo Cattolico ad indossare da dueceiF
t*annl) ricevuto dal Clero alla porta della Metropolitana di quella città. II terzo accennava alla sua
gloriosa liberazione dal carcere» e lo
si vedeva salito su di un cairo trionfale in-
dicando al popolo festeggiante la gran Madre di Dio, da cai riconoscea il trionfo della sua innocenza.
ADYBRSARIIS SYPBRATI8 G0NS0PITI8 FACTIONIBYS
CATBOLICA RBLIGIONS CYI SE TOTYM DBYOYBRAT IN LIBBRTATBM YINDICATA
BX SABCYLI PR0CBLLI8 IN PORTYM ABTERNITATI8 SE RECEPIT INGBNTI STI
DESIDERIO APYD CIYBS TYM APYD feXTBROS RBLKTO
OBIIT lANUAE ID. HAT AN. SAL. HDCCCXLYII TIXIT ANNOS LXXI MENS. IX. DIBS TI AD AETATBM BT RES GESTAS PER DIT AD
POPTLORTH PRAB8IDITM AC SOLAMBN HBT PARTM DIT
In tumuli temporarii lateribus hincinde.
DANIEL O'CONNELLVS TNYS POST
HOMINTU MEMORIAH QUI SCRIPTIS
YOLYMINIBTS TANTA SAPIENTIA RBFBRTIS
IVRA FIDBI LIDERTATI9QTB QVAE SE ANTE A INYICEM AYBRSARl YIDEBANTYR
AMICE COHPOSYIT AC CETERIS
GENTIBYS YTI HANC INIRBNT YIAM YNDB TAXTA
AD IMPERIA FIRMITAS AD RELIGIONBM MAGNYU INCREHENTVlf REDYNDAT
QYASI SIGNYH EXTVLIT YNIYERSIS KA
FYIT GRATIA ET B^STIUATIONB YT PRIHVS CATHOLICORVM IN ANGLICIS COMITIIS
ADYBRSARIIS FRY8TRA OBNITENTIBVS IN
SBCVNDO ORDINE SBDBRIT IDEMQYB TOT ANNOS
REU POPYLAREU DEXTBR BGtT ET PRINCIPBH
SEMPER LOCYM OBTINYIT PER QYEM
lYDKIIS SEYERITAS LEGIBYS ADSERTA EST DIGNITAS
FRENA INIECTA LICENTIAB PIETAS ET RELIGIO AMPLIFICATA MAGNIS AYCTIBYS BIS ARTIBYS YIAU AFFBCTAYIT AD SYPEROS IV. DANIEL O'CONNELLVS PtO BA QVA FVIT STMMA ERGA 6EDEM APOSTOLICAH
OBSERVANTIA ET SANCTISS. PONTIFICEM
PIYM OPT. MAX CVIVS FAUA APVD OMNES
GBNTES lAM PERCREBVERAT ROMAB INFIRMA
LICET VALETYDINE ITER SVSCEPIT YERVM
lANVAE QTTM MORB\'S MAGIS INGRAVESCERET
IN GERISTI SBRYATORIS PRO SE CRTCI ADFIXI COMPLBXV DIEM OBIIT
SYPRBMYM ALTER MOYSES TERRAM YIYENTIYM
DB LONGB PROSPEXIT CVIVS TAMEN COR IN
QYO DYM YIVERET CANDIDA RELIGIO PIETAS
AMOR PATRIAB YNICE YALVIT DANIEL FILIVS AD PATERNA BXEMPLA C0NTBNDEN8 ROMAM SICYT MORIBNS IPSB CAYERAT PERFERENDVM CYRAYIT In aversa tumuli
temporarii facie. V. DANIEL O^CONNELLVS BXIMIA
FYIT IN DBYM PIBTATB m YIRGINBM DBIPARAM
IN CVIVS TYTELAM SE TOTYM TRADIDERAT
STVDIO SINGVLARI lUSTITIA VERO
INTEGRITATE ANIMI FORTITYDINE LI6ERALITATE
DILIGBNTIA FACILITATE QYA SE OMNIBYS BXAEQYAVIT NVLLI OMNINO COMPARANDYS QYAS ANIMI SVI YIRTYTBS IN QYATYOR
LIBEROB SEDYLITATB TANTA INSTILLAYIT YT BOB NON TAM SIBI PROCREASSE QYAM DEO ET
RBIPYBLICAE MIABSBFBRRBT BT LONGO POST SB IKTBRYALLO RBLINQUBRET QUAE SEQUUNTUR EPIGRAPHAE IN INTERIORI TEMPLO PILIS DISPOSITAE LEGEBANTUR Clamaverunt
od Dominum qui suscUavU eis Salvatorem Jud. Clamor filiùrum Israel venti ad me,
vidique afflictionem eorumj qui ab
Àegyptiis opprimuntur Veni, et miWm te,
ut educai populum meum. Ego ero tecum,
(Exod.). Ab infamia mea mecum crevU miseraUo, et de utero matris meae egressa est mecum. (Job.). 4. Dedit ei Deus sapientiam, et prudentiam
multam ntmis, et Mitudinem cordis,
(Reg.). 6.Justitia indutus sum, et
vestivi me sicut vestimento, et dia-
demate judicio meo. Oculus fui cocco, etpes claudo. Job. Gubemavit ad
Dominum cor ipsius, et in diebus peccato-
rum corroboravit pietatem. Eccli. Princeps fratrum, fundamentum gentis,
staòilimentumpo- puh Eccli. Ubi non est gubemator, populus corruet Prov. Custodiva
illum ab inimids, et certamen forte dedit UH
^t vinceret (Sap. x. 12). Descendit cum ilio in foveam et in vinculis
non dereliquit illum, et mendaces
ostendit qui maculaverunt illum, et de-
dit UH claritatem aetemam. Sap. Loquebar de testimoniis tuis in
conspectu regum, et non confundebar,
(Psal. ii8). i I. Populumjustum
liberava a nationibus, quae iUum depri-
mebant. (Sap.). i2. Vos fila confortamini, et viriliter
agite inlege, quia in ea gloriosi
eritis, (Macc.). Majorem hac
dilectione nemo habet, ut animam suam ponat quis prò amicis suis. Joan. Mortuus
est pater et quasi non est mortuus: similem enim sibi reliquit post se. In vita stia vidit, et laetatus eit in ilio: in ohitu suo non est
contristatus » nee eonfu. ÀS est eoram
inimicis. (Eccli.). Praecepit Josue principibus populi dicens:
Mementoteser- monis^ quem praecepit
voÒis Moyses famulus Domini, Et
responderunt ad Josue. Omnia quaecumque praecepi- sii nohis fademus» sicut ohedivimus in
cunctis Moysi» ita ohediemus tibi. Josue
Decessiti non solum juvenibus, sed et universae genti memoriam mortis sttae ad exemplum virtutis,
et fortitu- dinis derelinquens. (II. Mac. vi. 3).
17. Cum placuerint Domino viae hominis^ inimicos quo- que ejus convertet ad pacem Prov. Sapiens
inpopulo haereditabit honorem et nomen illius erit viveììs in aetemum Eccli.
NIHIL OBSTAT Josephus Maria Can. Graziosi Censor
Theologus IMPRIMATUR F. Dom. Buttaoni O. P. S. P. A. M. IMPRIMATUR Canali Patr.
Constantinop. Gioacchino Ventura dei baroni di Raulica, Gioacchino Ventura Da
Raulica. Gioacchino Ventura di Raulica. Raulica. Keywords: l’origine dell’idee
– il fondamento della certezza, la legge naturale dell’ordine sociale, la
sicilia come stato sovrano ed independente. Refs.: The H. P. Grice Papers,
Bancroft MS – Luigi Speranza, “Grice e Raulica” – The Swimming-Pool Library,
Villa Speranza, Liguria.
Luigi Speranza – GRICE
ITALO!; ossia, Grice e Ravelli: la memoria, la ragione conversazionale, la
memoria, e l’implicatura conversazionale – la scuola di Milano -- filosofia
lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P.
Grice, The Swimming-Pool Library, Villa Speranza
(Milano). Filosofo italiano. Milano. Lombardia. HACTENVS ab EIVS PRIMO AVTORE,
HVIVSCE iecundo qmde m mcognitd, ita obfcureliudio tradita,
vtiegerehedum ffi lN.lN INCLYTA Academia HeidelbergenfiltaKcs
&Gallic liflguaeinforniatorcm. TRANCOFViri Hoffmanni, fum
titfc bus Ioann TheodoncidcBry, i»»#>f.DC. XKl/o LLC. AMPLISSJMIS
VIrisquecIari(fimis, Dominis Profcflbribus, ac Heidelbergenfis Aeademia:
Mc- i coenatibus &Patronis fuisobferuaa-
di/fimis, Vrn admeperuene- rit arsmemoru arttficialisperltalum
Mthi tradita^uitantum ei tnbuk, vt quodmagnt mu- neris loco
mthiofferret, hac ipfaarte mhilpotius aut an- Uquius haberet(
cmufrcifi* dem mihi alti cmoque Ittera^ 2
rum Epistola. rum ftudtofifecerunt,quili- belli huius
c&pia fibi fatta, ed maximee refitafore iudica- runt.)
conicfluraaffqutpo- tuifitentiani baric fitn publicum prodirei, iuueniuti,
iri cuius tnjlituiione iotius rei- publics.
cardineverfaripru- dentes (emper fenfirunt singulart
munufeulu offerre fed vt aliqua expartegratterganjos antmi
ftgnumextaretycjua fi- ducia fretns vos idipjumfe* rena fronte
accepturosnuU Ihs debito: Deum rogans, vt vos omncs et ftngulos
diu 4 3 (ojjn* £ Ep I S T* DeDIC«. fofbites^
tncolumescanfer- uet> quo @f meafotiHSfy hu- tus Academufalus ac
pra- Jperitas humerunec iniuria macremfapi- entiaea philofophis
appellatajquo nomineetiam Themiftocles, muIciquealiiobinfigne memorias
acumen commcndati leguntur. Ecfi aucemnacuravnicuiqueiat virium ad hoc
conceflerit, tamcnnonoh- ftat, quominusartequadam nature^
iaftin&us augeri, et ad rnaiore perfectionem reduci poffit, ad quam
artemcum proximc viam fternere prejens libellus videatur,vifum f
uit eum publici iuris facere tuoque iudicio ac ccnfurae, candide
lc&or, fubiicere-, in quo fi nve operaepre- cium fcciiTe
iudicaueris,er i t de quo mihi gratulcr,ac ad eius generis alia
aliorum commodo,fi res ita tuleritj inlucem emittendamedc-
uin&um agnofcam, Valc. Vicunqs artem aliquam cupit
addiicere,debcc adferre amorem et de- fiderium,finequibusin
nullo ftudio proficitur, Ncmo quoque debetoffendi exilitate fundamentorum huius
artis.NamTheo- logia, lurisprudentia, Medicina et septem artes liberales,
aliarqj /cien- t;$ omncs,viginti fex literis confcruantur et ad
pofteritate tranfmit- tuntur, nihil aurem fimplicius illij yiginti
fex figurarum aJphabetica- rumnotisXonfiderandum quoq;, Japides in
terra inueniri, arbores cx ipfaexfnrpere, fed tamenexiisni-
hilpoiTe effici, nifi arte accedente certiffimumeft, cx
quibufdaenim fitcalx, mftrumentis alijcoaptan- A 5
tur ro tur ad ftcuauram, hx fedione pr«- parantur ad ftruendu focunx
idem dc Musicae fundamentis eft, m quibus trcs fignantur claues, fitfex
no- %x > in his fundamentum confiftit acus tam excelientis. Idemquoque
4e alus fentiendunh Si igicut oipniufcicnciarum, et rerum etiam
'naruraimm parua cognofcarareffe fundamenta, nemo mirari debet
fauius actiseciam talia effcqua? funt quacuor, locus,imago,ordo, loco-
yumacimaginumpraxis, fiueipfum exercitium. Eftautemiocusimagi- pum
fedes, feu receptaculum, in quo imago vna vel plures
poffunt ollocari. Vtimur autem in hac arcedomibus in quibus
oblecuanturcubicu la &in nsparietes hocordine: lnstantes apponimus
tecgumoftio& qui a finiitra manu eft, eric primus, quemalij
ordine fequuntur, men- fam feu pauimentum ponimus pro ouiato
paricce, et in vnoquoque pariete vna licera M vtinfra, NB. prxcedendum
figurarum ordoin- uertipoteft&debet,vbi quiseisv- titur
inconcionibus, & argumentationibus applicandis, vel aliis
themahabentibus. Quodquidem thema inmedio collocatur &tum
procedendumeft hoc ordine, De reliquis figuris idem efto : qua:
figu- rx ita funt diuerfificata: vt quis gradatim poflit proficere, et Mis
vti pro variis occurrentiis, Imago eft figura cuiufcunqu%rei.
Imagines rerum fub afpe^um cadentium valde faciles funf, earum
vero, qu^ noa n Ars Memom^ non cadunc fub
afpeftiim, vidcntur quidem difficiiiores, induftriata- men humana
modum inuenit, quo omn umrerumimagines inprom- tuhabeantur. Qu
>\xm mulcasfo- lcnt dareregulas ad imagines inucniendas, fed nos
generalcm vnicam tantum dabimus, qua modis aliis
nonindigentes,paratasfineftudio, &labprefempcrhabeamus: vcfuo
locodicctur» Hqc au tem diuiditur in propria, quae
refcrt illam vnicam tancum rem,cuius eft imago, vcfiponatur
imagoChr.fti vt reprcjencet ipfum metChnftum, sed fi vtar jmaginc
Chrifti, vt legam vir vel homo, est impropria &c. Dialecticus hoc
ita cxprimic paucis: Quando imago indiuidui ponitur pro ipfo
indiui- duocftpropria, fi vero pro fpeciei vel generis
repra?fentationc, aut fu- pcrioris ponacur, crit impropria.
Adducitur hxc diuifio vt declare- turliccrc intcrdum vti
imaginibus impropriis,quiaA ffit iutitadcxcitandam memoria vt exemplis
declarabitur, Altcrad.u (ioneimago tftpcrfeaa, vt rcrumimpcifcaajcdua
den- fevc 14 Aks lAtU6*tM* fevt omnesviciinundent,
necfic- cis pedibus tranfire liceat, iam per-fe et aeft: foloritur,
imperfe&a, (ed inaximafiguracolore rubrovel viridi, nunc perfe&a
eft, atq-, ita nunquam haerebimus, quin hoc!quod petimus
confequamur Tertiaparseftordo, dcquople- raquc di&a funt,
fed duo tantum rcftant adiicienda, vidclicet decorum in eo observandum
Si quis enim velit Chriftum in cru- cependentemita repraefentare,
vt mater fupradcxtrampedibuscon- fiftat, San&us Ioannes lupra sinistram,
Maria vero Magdalena fu- pra caput, valde a decoro deflexerimus: fed
oportet fic facerevtvfus et decorum postulant* ltem, fit
fupplicatio > non erit episcopus qui crucem fequatur, fcd pueri
fymphoniaci, iuniores facerdo- tcs, deinde feniores, canohici, t£ridem
fequitur Episcopus. Itemda Rege intrantc ciuitatem cogican- dum.
b Quarta eft praxis fiue exerci- tium, de quo poftquintam
pr*le- tfionem abfolutam, qu*dam ne- cdiaria dicemus : oclaua vero
lc- jftione Jatum mare praxi s nauiea- bimus, declarantesquomodo
Gramatic*, Rhetoric*, Dialcftic^re- Iiquifque artibusliberalibus
appli- J«ur,Thcologi*,Iurisprudciiti f
Medicinx,quomodoaduocati,c6-. uiianj, pr*fides,Legariad prtncn pes,
et cuiufque fun&ionis homi- nes, eadem vti poffinr* Nunc vc- ro
manum operi admouentes in- cipiamus aliquid ad praxin reduce- re, a
minimis paulatim ad maiora progredientes. Regula vocabulorum
intelle&o* rum harc eft, (nam non intelle&a in quartam
reiicimuslecl:ionem, tunc exprofeffo de iis aduri) dequibus ii iam
traftare vcllcmus, nihil pr*ter ieiunam tna&acionem au-
dire- Ars ditetis.idcoconf«lti U sv,dctut..$
ernims. Vobis monfttate modum edendifpcciminis, quod nemof.nc
Siniculoattispotcft,ct.amf.v. er.concinuisannis ia utplunbu S memotiamcxetc
Uiflct. Vocabulaita^intcUcaamcmo-, ia tctinentut, imagimbus eotum
inlocispof.tis, atctibutamfign.ah. quaaamnc. quscxvctcnautno-
Sofumctutteftamcnto: Ex hifto. Sfactisvclptofanis cxtabuhs
«oetatum, velcx v.cacommum.h Uton.h. lcxiftisd.cuttat.l.ccc
fingcte ad vohincacem noftram. tfullum auccm pocctit dic.
vocabulum. cuinon ftatim poffimus et- fineerca&ioncm.
Platoquodam tempote docens dcldcis intstahosauditotcshabuit
Atiftotclcm adolefccntcm ad- ioc nori ca opinionc doftnns,
quapoftcafuit et DiogcncmCy- ^cumicumqucfubtilitctdcmcn- Scc U cyWc
loq«ct«ur, S jf heutermentemaflecutus cft,
Ari- ftoteles clamfecumridebat: Dio- genes exclamauit diccns :
Men- iamquide &c cyathum vidco,men- fcitatem et cyathitatem non
videoS Refpondit Plato, nonmiror;ocu- los enim quibus menfam et cya-
thum vidt as habes; mcntem qua menfeitatem et cyathitatem vi- dias,
nonhabes; haxmolocoEra- fmus in apophthegmatibus:ex qui- bus
conftatPlatonernaliquarrico- gnitiottem artis habuifle, multo 1
tamcn clarius id patet ex diaiogo in quo introducit Hyppiam tan-
quam de magno bono gloriantem, quod 50. vocabula fcmel audita,
quolibet ordine repctere poflet. Hocautcm nerao mortalium (au-
da&erdico) fine fubfidio artis po- teft; colligitur ergo aliqua
fuiflc illum adiutum arte* Idipfum au- ditores noftri aflequuhtur
ex pri- ma le&ione, eodem, quo incepe- runt audire, die;
&fivna,duabus B ttih iS tribus, aut quatuor feptimanis, pcf
lernihoram bis quotidie quis velic ex hac fe exercere regula, ioo.
200. ^oo*aut plura repetere poterit*
Contiderandumpr$tereahiceft, artem tam cfle natura? congruentem,
vtnuUusfithominum,quin illa rudi modo, licet nihil vnquam .
audierit, vtatur. Si quis enim velic cogitare, vbi natus fum l in qua
vrbe, vico, domo, cubiculo:nonnefta- tim ad locum confugiec ? Si
vero quo patre,macre, qui fratres, foro- res,(erui, ancilla? ?
nonne ad imagi- nes confngiet? &c. fieri enimnon poteft, vt
alicuius reirecordemur, ne minimae quidem, nifi auxilio lo- ci aut
imaginis. Quemadmodurft enim D t vs principia omniii scientiarum et artium
infudit homini- bus, quibusfivtivelimus, et inali- quo nos debito
modo excrcercex- cellemusjfic&inhacfitarte. Aliquandoaliquis indocTus,agric#la,
enthymenaa vel lyllogiimum con-£cit m ojiiii ficit,
folonaturzdu&u, fiillearti DialedicaEropcradcdinct noneex-
celluiiTetihca^ideiudiciudec^te» risartibus liberalibus et mechanicis
Patet igitur hancartem memo na conuehifrecuipfanatura,quarri perficit,
ideoqj mirtime ncgligen- dam.Sed longms a propofito denV ximus, ad
fpecimen redcamus. Quamuis enim regula fit clareex- pofita, tamen
nifi exemplisdecla- i ctur,arbitror non fatis eam a vobis
poflecomprchendi. Exemplavero hic poncnda non putarcm, mfi ani rnusmihief Tetartisamatores iuua- du Diximus
fupra vtcndum efle cu - biculisCinprinGipio)& applicanda
vocabulaintelle&a, vt eo facilius, et maiori affcftione, tyrones
apprehendere artcmqueguftarepoffint. fcmngat igitur fibi aliquis
cubicu- lumcuiusparietes quinq; habeant Jocainpnmafigura (licet
etiam v- naquaq; aliarurh vti poffet,fcd hci- Iitatis gratia hac
cohtenci crirhus) B 2, quz funt quinque,| et in fingulo pa-
rietetotapponendo 25«erunt,qui- buspoteruntapplicarii^. vocabu- la
diuerfa non voce, fed mente, vtlinteum, culter, calceus,hber,
templum|pileus, sapientia, meretrix, panis, tecl:um |campana,virgo,
bos,futor,diligens| fluuius, cuftos, caro,bombarda,ftabulum| cande-
la,feneftra,fponda,auis, inimicus| En habetis excmplum, iam exer-
ceatis vosin hac prima lectione vt poftmodum ad alia pergamus
SEntentia fiue textus continuus memori^commendaturacrcti-
netur,principalium vocabulorum imaginibus in locispofitis, minus
principalibus ita eft accommodan- da memoria naturalis, vt adiuta imaginibus
principalium, etia minus principalia repetat.ad quod re- «ftius faciendum
oportet quatuof diligenter confiderare. u prxci- puam R
s Memori^e, licfl I puam imaginem tocius fencenciar, nec
refert an ilJa reuera prsecipua iic,annon> modo quiseamprotali
iudicec. 2. diligencer aduertendum adprimam cuiufq; fenceci di6cio-
nem, nam fi redeun tes ad locum a- ciementis velprecipuaimaginem
videamus, vel primamcuiuiqjfententi diclionem, facile memoria naturaHs
reliqua fuggerit,perinde atqi in fcholis pueri, fi noexafte re-
neac penfum leftionis.quod tamen aliquotieslegerunt; fi cuiufqjvcr-
fus primum vocabulum,reliquis te- &is,liceret videre, facile ornnia
recitarent, ita quoquehicfierifoJec iCauendumeftne fynonvmu pro
fynonymo fubfticuacur,nam hic fa- cilis folece/Te lapfus: fi dico
mulier, enfis.complccUon cibi dicendum, roemina, gladius, repleci, &c.
Curandum prascerea vc fingul* didio- neseodemrepccancur ordme,
quo vel leclra- vel didaca?fuerunc. Sedcurnos vrges
(aliquisinrer- B 3 rogabi OnciynonymUjp fynonymo
fubfticuacur, vel ne ahquando ordo nonnihil inuercacutf quorum
alce- ruvel vcrunq; fi mihipermiccacur, ordo cric melior et elegancior:
illi enim qui primum fencencias pro- tulerunc no cam de propriecace
vocum &collocatione, qua de fcnfu expeditofueruntfoliciti.
Refpon- deoduabus decaufis idvrgeri, pri- ma, vt declaretur per
artem id fieri poffe:fecunda, magnam affert di- centi autoritatem,
fi auditores do- mum reuerfi (ententias iifdem o- mnino verbis
eodemque ordincin citatis au&orum bbris inuenianc: fi enimter,
quatcr, autfaepiusidde- prchenderint,eolliget orpnesfem- pcr
fentencias ica ab illo in medium produci. Sed aliquis rogabic
forfan mo- dum, quo duq (uperiora conlequi quispoffic.
Refpondeo,forcimen- tis applicacione ad fingula vocabu- la, & adcollQcacione:&exercicatio-
nci 2S ne, quibus folis illud aftequemur, ita vt nos
ipfos admiremur* Pranereaab orficio quodinora- tionehabet,(i
enim videamnsima- ginem nominis fubftannui m ac- cufatiuo vel
ablatiuo politam, nec- efleeft alicundeclependerc* ficon-
iun£tio,iam fuofimgiturofficio: in- terie6): io facile obfcruatur. In adverbiis
opus eft maiorementis applicatione: &ha?comniafunr, qn^
deregulaomnium difficillima dicerefole musiquadicctficenuclea- tafit;
exiftimo tamen ptax;m vobis videridifficilcm, nili exempiisva-
riisilluftretur. Sit itaq; prima fententia ha?c.
Princeps fine 1iteris, quasi nau is cftfineremigc, &volucnvfinepcn-
nis:qua? fic eft applicanda: ponitur nauis in qua ftat princeps, cum
virocuiustunica talaris plenaeftau- reislitcris, in vefte
veroprincipis nulla eft, et fi c ex oppofito legarn primam partem :
deinde confide- B 4 randa 14 Ans Memorijs.
jranda nauis.in iifq> locis in quibus; remiges federe foient, nemo
appa- ret.ac fertur tardo ac obliquocur- fu, quod confidero non
fine caufa fieri, cum alioqui re&o et celeriore procedere
deberet, &: fic legam fe - cundampartem: ex clauoin malo
pendebit grus vel anfer depluma- tus: ac indevltimam partemcolli-
go,& fic fcntentiam» 61. literis ocu- lis exterioribus cxhibitam fextan-
tum imaginum adminiculo, acic mentis iegam : atque hoc exemplo
fufficiat, cu quilibet ad placitu fex- centa fibi
exemplainuenirepomr, Quemadmodum ambu4antium in fole vmbra corpus
feqUitu r, fic in hac regula imagines comi- tanturres ipfas. Deinde
nonopus eft,vos obligare adipfamet verba, qusE duo magnam afFerunt
facilita- te:regula vero hxc eft:res memorie. jommendantur, cum
fummatim ipfq«f i$ jpforu negotoriuordoin
lociscoj- locatur, In hac tria nobis insinuantur [HOLDCROFT ON GRICEO ON
IMPLICATURE AND INSINUATION, to mean, to suggest, to imply] ; primum,
omniaquaxunq; vo- lumus applicarc,redigcndacfre in epitomen, non
enim cam longela- teque ficuci a concion -itoribus, vel
declamacoribus ornandi; captan- da?quebeneuolenti£gracia, propo*
nuncur,nobis excipienda func; fed faciseric, fiipfas cancumres
necef- farias, feu nudas appliccmus ; ac cum poftea opus eric, ex
nobis ipfis ornabimusapplicando, Secundu. epicome llla eric cam
magna,vc vno loco comprehendi non potfic, nam fingamus biblia
incpicomenreda- 6ta,camen erunc libri Genefis, Ex- odus, Leuicicus,
Numeri, Deucero nomiom &c.&infinguliseruncca- pica, fed
vnumquodq; capuc, quod quinquaginca auc centum lineas feu verfus
concinebic, nunc cantumfex, o&o vcl decem contine- bir; et tamen tam
paucis verbis, o- mnia erunc comprehenfa, qua? toro B s
bibliorum corpore. tdemindiciurn deciteris* Neeeflarioitaq; diuifio
inpartesmaiores et minores fein- gerit,& qui ex praecedentib.
ftudiis affert promptitudine redigendi ali- quid in cpitomen et diierte
diuide- di in partes maiores 6c minores, ille valdeidoneus eftad
hancregulam in praxim reducendatrnqui vero id nondum funt adepti,
vt icholaftici primae et fecundx claffis &c. de- bentfeexercere
vt promptitudine VtriusqjConfequantur.Diicretaaut diuifio in eo
confiftit, vt quae coniugenda funt non feparencur: qu* ve- yofeparanda
funcnoconiugancur. Tertium accipiende, funt imagines
minorumpartiu&: mlocis ponen- dar. Quartumadiungimus,videli-
cet repetici one,de qua fupra locuti fumus et poftea bis terve
eiufdem faciemus mencionem. Pofluntautcmin comprobatio-
nem rcgute fumi exempla 4. ex ve» terijtotidemcxaouo Tefta*
exhiftehis Ars Memohi^ zj
ftoriis,itemfacris&cx fabulispoc- tarum,& ex vita communi ;
dcindc proponercexempladuodecim,ni- hil mter fc coha?rentia
et ignota, vc oftendatur reg ula a?que cpm mod&:c*
da,de,di J Interponitur vocalis duab. con- {bab, bac,
bad*j beb, bec,bed >&c* cob, coc, cod 4. Vocalis
poftponitur duab.con- fonantibus,vtbra,bre&c.5. Dua- bus vei
tribus confonantibus fub- iun« J| iungitur vocalis, aut
diphtongus. alysduabus\eltribus confonanti- bus
fequennbus; vtplcbs, ftirps, ftre.dts.deftprirlij.inlingua Germanica
fupcriorc et inferiore. Sed hu.ufmodimonftrofefuntfyllaba' et m
rarovm. Exomn.bus itaque lyllab.sre l icienda;funtinufitat a et remanebunt,ooo. a ut je oo. ttun ex
D.ft.onario quzrcnda nomina fubftant.ua, ab iis iyllabis incipicn-
t.a, et tam familiar.a reddenda.atq. nunc funt liter*alphabeti,
accum v/uspoftulabit(fiplacethicmodus) vtemur. proutdemonftratum
eft. Quartus eft vtimago pti mx U terx ponatur m loco ; et pro
duabus aut tr.busreftantibus,attribuatura£rio tah .nftrumento,
quod in initio fui .llasexh.bcantivtfiexprimendum efict
vocabulum oma imago prima: tund.tvelfran gI t ; ca pi turprima
matula.coniungiti.rimagin.primc hterc et cfficit oma:Si vero
ponatur Antonhis quimolam vcrtit, capi- tut mo a
mola&coiungitur imag.m prim* hteta: Antonii,& fic habe- m
us,amo,quodvetbumhcetfit.n- telleaum, tamendeelarationiser-
«jopofitumeft, hicmodus tantutrt fetuit diai, unculis,duaruro>
tt.utn autquatuo.t htetatum.Quintus ve- to roodus, meo iudicio,
aliis omhi- bus prxferendus, vtmagmshtenS infieni colore
fcribantur in loc.s vocabulanonintelleaa.&ment.s acie f
edeuntcs pet fingulos locoS videamusaclegamus, quod non
tantumnonintellcais.ledomn.b, non figut atis:vt funt voces quatuot
pattiumindcclinabilium figut* A- rithmetics acc potcft appl.can,ac
inteidumetiam intelleais.vtcum nominaptoptia. viforum. fem.na-
rum.cm.tatum &c. f et.nenda funt. Poffunt pre,teteahiomnes
mod.ad libitnro mUceti.vt vna pars per pn- mum. alia per
fecundum.tett.a. aue quatta.velalia pet qu.ntum, ptout
CUlUS- m cuiufqueiudicio commodiffimum
videbitur,efFerantur. Huic ledtioni adiungi folet, dc
perfonarum collocatione &nume- risarithmeticis, quarfubferuientfc-
quentibuslc&ionibus.Perfona: tri- bus modisexprimuntur, i. per
pro- prium, hoccft, quando perfona a hobis vifa collocatur ex
imagine nobis ex afpedu imprefla. ^fper imagine et hic Iatiflime
patet.Nam fic Patriarch ?,Propherar,Chriftus, Apoftoli,
omne/q; fanfti repra?fen- tantur, et omnesquinoftro(ecuIo
viuunt,feiundianobis. Sicpluri- mos fanftos, Pontifices, Imperato-
res, Reges, illuftriores homines poflumus cognofcere, infpe&is
i- pforum imaginibus 3 &ex figno ipfis attributo. Sic
Petrusclauem,Pau- lusgladium, lohannescaiicemha- bet,&c. 3.
modovtimur, vtroque praxedenti dcftituti, videlicet per
fimile : vtpote perfonam nunquam vidi,imagoeiusnonextat,
confu- C gien- wsam giendum igitur ad fimile,vt fi
vetim exprimere Clementem Papam, ponam hominem mihi notum, cui
nomen eft Clemens, quod ex facic nota eolligo, cum ipfum
indu&um concipio veftibuspontificiis atque
itafaciesnomen,habitus dignitatemrepraefentat, ldem de caeteris eft
ludiciutmMalim ego hxc ctiam per quintum modu vocabulorum
nonintelte&orumcxprimere. Nu- menarithmeticipereundem quo-
quepoiTuntexpnmi: fedfi quisha- bere malit non ipfasmet figuras a-
rithmeticas,fed quod cas reprefen- tare poffit, ita eft accipiendum
vt pro i. candelam, vel vlnam pona- mus: pro z. anferem, cygnum
fe- dentem: pro 3. anguillam tortam vel (erpentem, aut
triangularem: pro 4. figuram quadrangulare vel pileum facerdotakm:
pro . ma- num: pro^. ftellam: 7.
normam murarij,feulignarij: pro 8.calicem, horologium arenarium,
perfpicil- lum: rffl 2 Aks
Me Jum: pro^.cornuvenatoriumrpro io mctamiaculantium,annuJu mj
vcl fcrpentcm mordehte catidam, efteremus. Exhisdecem fimplici-
busomnescomponuntunperinde ac ih notis arithmeticis fieri
viJe mus. QVando nobis ipfis habendae- ntconcio.vei oratio : duo
iici- musefle: Pnmo pra-fupponimus, pnmamillam cfie fcripcam vcl
im- preflam, aut faltcm animoconcc- ptam. Secundo nos haberc
locos paratosadillam collocandam, his auobus przfuppofitis, prima
crit tegula, vt ipfarii a principio ad fi- hem tarde et attente
legamus: v C rereconfideremus qnid fit materic intotaconcione :
lecundaerit, v C dtuidaturin partes maiores. Thc-
rna,primamath6matcpartem, fL cundam et (quod raro fit) tertiam. I
hema m medio ptimi parietis; prima pars in mcdio fecudi, fecutv»
dainmedio tertij, terti* in medio tertij cfollocabitur. Subdiuidentur
maiores partes in minores, prout materia le patitur fecari. Tertia
imaginespartium minorum, quae femper adfunt, erunt collocanda; in
circumftantibus quatuor locis, quifin6fufficiant,interpofitisqua-
tuor aliis, fecundam locorum figu- ram habebimus, eaque variabitur
tribus modis. Tertia pars continet per diuifionem vigintiquinquelocos in
vno parietc, qui fufficiunt long flimx concioni collocandae: I In
medio collocabitur ipfum the- ma&quzcunq; de thematehabe- '
bimus in viginti circumftantibus locis ponemus: item iniecundofc
tertio, ac (fi fuerit) quarto pariete fiucetiam quinto,
qusecunquede vnaquaque parte erunt difponen- da,probeneplacito
euiufqj.quem- admodum exemplo latius ad ocu-
lumdemonftrabitur. Et eftvaIdefacilisIabor,cumno-
frshabendaeft: nam fi nonfufficic femellegifle,biscervc, percempo-
ns inccrualla legam, manc,meridie et vefperi. fi collocacio
imaginum non tam celericer procedir, diucius immorabor,non opus eft
feftinaco. Sed plus difficulcacis fubefle vide- tur, cum alcerius
concionem cupi- musexcipere, nefcimuscnimquid didurus fic, tum vnum
cancum efle fingimusvidelicec, nos habere lo- cosvaldebeneformacos,
vtdeiis cumnon debeamus efle folicici, fi poft inuocacam S.Spiricus
graciam dicic chema,fuo loco ponecur,fi fta- tim, antequam ad
explicationem eiusprogrediatur, diuidat induas vel tres partcs,
ill* fuis quoq, locis difponentur,fi non diuidit,fed the- ma
profequitur, omnia compendiofeperimagines excipiemus.per regulam rorum.
Abfoluto thematc diuidit>prima pars fuo loco ponen- da,
&itemfecunda, rcditadexplicationem primae parcis ia viginti v jecis
excipientur,prout di&um eft> Excmpli gratia. Tempus eft nos
jamdefomnofurgere, Kom.Jj. fta- timcoliocabitur homo tenens de/
xtra manu horologium arenarium, finiftra falcem . et alaria habet
vel ad pedcs, veladhumerps, iamha- bcs4imidiumthema, in
vnaparte. cft leftica et altera ex oppofito, ex quibus morc
quotidiano profiliunt c}uo (efe vcftientes, in altera parte duo
homines qui ha£t,enus male vi- xerunt, emendantvitam, virtutes
excrccnt, et femper intemplore- t>us diuinis in terefle videntut »
iarri altera pars expreiTa. eft* Si dicat tri- plex in facris
literis innuittir fqm- pus,corporis,pcccati &mortis,hoc autem
thema de fecundo genere iptelligitur : pona in vna parte dor-
mjentes, in alia peccantes, in alia Joculos.quibus csidauera
imponun- ^un&fic vlterius progrediar,donec primam pattem>
fecundarn, £ foi- fan tertiam eciam abfoluerim, in quibus
cota eoncio vel oracio ver- fatur. Scd qu#ret hic quifpiam, quomodo
fieri poceft.vc canra celericace excipiamus acqueillc Joqui- tur,etiamfi
dedita opera velit verba celerrimeproferre, Quacuor id
adminiculis futuru eft* Primum,oportetconfiderare hanc artem
excipiendi per imagi- nesefle compendiofifiimam, itavc
quodconcionator/oo.ita vtmulto cclerius excipiam,quamille loquatur,
etiamficoneturmaximeverba mira celeritate profundere. Nam ii exemplum
memorabile, vel hifto- riam mihi cognitam incipit propo-
nere,antequamioij.aut ^o.proru- lit di&iones, ego paucis
imaginib* exprimo, et expedo quando ali- qmd iubiunget, mihi non
notum, aut illud etiam efFeram : quod ali- quoties in vna concione,
vel oratione, fieripoflet: cxempli gratia, Incipit dicere inter alia, vt
autem luculento monftrernus exemplo, hominibus ecclefiafticis
magnum deferendum honorem eciarn a viris lummis, Rcx quidafuo
nosdocuic exemplo.qui obuiamhabensduos monachos 5 ha?c tantum
protulit, e- gopono Regemhonorantemmo- nachos,
fratremr«prehendentem, tubicinem antea?des fratrisexcur- rere ad
regem et cum illo loqui pal- lidovultw, membrisque trementi- bus, deindeabire,
abfolui, ille vix 20. cxpreflit di&iones et ego totum
exemplumnotaui&c. Sed quid faciendum, illo mihi C $
nota diccntc > inftituenda ne erit a- liqua repetitio di6torum,id
aliqui xnihi fuadere voluerunt, icd mahm attente et patienter
audirc, licct fat jnihicognita. Namfi inftitueretur repetitio,
forte atitequam illaeflet abfoluta.cocionator aliuddiccret, atque
ita illam abrumpere cogerer: quodconrufioniscaufaeffe poflet*
Quartum eft ipla cxcrcitatio, vt poftqua hxc itapercepta, incipia-
rous concionem fimplicem . ac non nimis copiofamapplicare, omiflis
in principio citationibus, doncc confequuti fimus concionem fatis
fceliciter exprimere, fine citationi- bus:deinde ide tentabimus et quin-
que tantum eitaxiones excellentio- res locabimus, quo comparato 8.
retincbimus : quod fatis eft. Nam fi ex vnaquaque concione quinq;
aut o&o ietincrenturcitationes, anno abfoluto vnoduoUaut tribus
pr«- cipua vtriusque Teftamcnti mc- m item fi mi- nordonec
inter argumentumpro- feratur ac tum ilJa fuis quoquelocis difponetur
; vt modo di&um efi Quod fi fit indu£tio,tum tres enun- tia
tiones ponentur, et tertiae adde- tur fignum, quod fignificat, et fi
c de casterisj& in quarto ponetur co- clufio
48 Ars MemorijE* clufio: namcumpomntpluraeiTe
membraininduftionc, longumef- fet omnia collocare» vtdmnis ho* mo
cft mottalis, omnis bcftia eft " mortalis&c.ergo
omncanimaleft mortale, Ex his facilc colligituri quomodoSorite»,
Dilcmroa,vcl a r li$ argumcntandi formae fint dif po- nendje.
. Reftat, vt rormam nunc aliquam praxis, iuxta promiftum,
oftenda^ mus,nihil n. obftat quin iam nos in haftenus diftis
cxerccrc incipia- inusin fequenti le&ione. Romifunus leftione prima,
la- ~ tius fextadehis traftaturos, fic jgiturnuncaccipite: quinquc
for- mis fupra didis fextam addipolle, vt duftis /i. lineis reftis
totidemque transuerfis in vnopariete fmtccn- tum loca et in toto
cubicuio 500. hocmodo qux p 49 I 1
3 4 5 6 7 8 \r 10 T T A 1
T 1 t ii J 5 16
'7 18 19 20 1 I zz 2
5 26"*7 28 19 30 1 T 3
2 u E 35 3 plus illc quidem proficiet, fed rriaior
rcquiritur ctiamlabor&diligentia,& deiftis diftindiuis
haftenus nihil dixeramus. qux (uam fecum fueruntvti- litatem. Nam
aliudagentes,vtilia memoriff retinenda commenda-tera- rum
humaniorum,aiterum Theo- logiz.tertium lurifprudenti^ qua*-
tumMedicin$,quintumI^iuil hp- me fextum hiftoriarura facrarum,
ftptimum hiftoriarum piraphanarum,oaauurn EKcni^a, fiempra-
bihurn Ars Memori^, h bilium facrorum, nonum
propha- norum, dccimum comicorum, vn- decimum controuerfiarum,
duo- dccimumcafuum coQfcicpqx &cc. acper fubdiuifionem per
domos, cubicula, parietes de qxia odaua leclioneinfpecielatius. JT\E
collocationclibrorum et citatione au&orum dediclatio- ne& celeri
fcnptione nunc agendum eft nobis. Quod ad primum
attinet,cumcoliocandinobis func libri, neccflceftimagineseoruha-
bereparatas, vt autem rediushoc fucccdat,qu^dam(untobferuada,
/♦ kribendiomnes libri quos iudi- camusnobisexprimendos, 2.quer
primus Regum, Saul primus rcx ifraelitaru tenet manulibrum.
fecundum Dauid tcnet, tertium manu tenet Salomon y quartum lc- hu,
LibcrprimusEfdrx,tenethic librum, in cuius rrontenotaprimt
numeriarithmetici. Secundus,ide tenetlibrum cum nota numen, idcm
iudicium dc 3, et * Tofeias cun^ cufti angclo,
luditha cum Holofc&- no, Heftera cum Afluero, Ionas in ore
Balena?, Ezechias cum ferra,lc- remiasinlacu, Danielinfpelunca
leonu, &c t Matthscus cum angelo» Lucas cum boue, Marcus cum
Ico- nciohannescumaquila exprimi- tur, et fi idem diuerios fcripfit
li- bros.diftinguendiiunt aliquomo- dp. Marcus fcripfit
Euangelium, poniturcum Chrifto:ScripfitA6ra Apoftolorum, pro
quibuscum A- poftolis collocabttur. loannes fcri- pfit Euangclium,
proquo expri- mendo, poneturin iuggeftovncie denuntiari folet: Idem
icnpfit Epi- ftolas, hoccxprimcturfimcnf^affi- dcns fcribat:
Apocalypiim,pro qua cxprimenda ftabit oculis in ccelum defixis, tanquam
res nouas&admi- rabiles videns. idem, vel ilmile iul- dicium
eft de reliquis* Iuftinianus* pro primolibro inftitutionum, ftabit
luftinianus te- nensparuulibellum manu, in quo D $ «dc
crit nota arithmetica primum ex- primensnumerum,profecundo
protertio i. proquarto 4. ldemfi roagnum teneat librum, in quo ut
figuraprimum, fccundum, &e.ad 50. v(queexprimens,legam libro
Digeft. Si Cod. addita n-
gura.legam luftinianusCodicislib. j^.i.&c. Sic Nouel. et Virgilius
libroi£neidis,ur^ &c. ftabitVir- giU cum^neatenenslibrum, in-
fcripto numero arithmetico, Vir- gil.lib. Buc«licorum, ftabit
Virg.te- nensmanulibrum,incuiusfuperfi- «icmultapecora.Virg.libro
Georgicorumin fuperficic erunt imagi- nes multorum laborantium ter-
ram,&c. Ouidiuslibrotriftium,Ouidius librum
habet m manu vultu admo- dum trifti: De ponto,cum iibro fta- bit in
ponte, metamorphofis, in fu- perficie libri. Daphne mutabitur in
laurum Adeon in ceruuro, et fic de cacteris. Nemovnquam fuit
auditorum,quihicaliquaminuenit difficultatem,qu#maiorvideturinci- tationc,
quam vulgo quotationem voce barbaraappellant,qu£varia- tur
pro diuerntate profeflionurru Theologus dicit:Qua:ft.Rcip.arti-
Culo,membro,parte,&c\ iuriscon- fuitus, inft. Dig.Cod. NoueL tit.
leges paragrapho,&c. Medicus,Fen. trad.cap.aphor. fe£t &c.
Philofo- phus, Tex.comment.reducituraM- tem omnis citatio ad tria
capita, vi- delicetadIibrum,adnomelibri, et adiun&alibri, &nominilibri\Deli-
bris exprimendis modo didum eft, cni illud adiungi pofle videtur,
ipfos pofle cxprimi per imaginesli- brorum, quos poflidemusjquofquc
inbibliothecahabcmus, ex adfpe- ftu vnum ab aliis /ecernentes: vtfi
velimexprimere, luftus Lipfius li- bro?. polit.ponamimaginem Iufti
Lipfij,^ dabo illj in manum meum librum,queinteraliosnoui, inqijo f
olitica eius funt: Vult aliquis «ita- rchoc modo: AuguftJib. i.de
ciuie, Dei, cap. $+ ponitur Auguft. tenet manu librum,digiti duo
cre&i indi • cant fecundo . retro cum in parietc eftciuitas,
incuiusfupremitateeft turris> eftftatua Dei,alteramma-
liumiuxtacaputhabet extenfis di- gitis, qu* reprefentat quinto,fi
ma- ior fucrit quinario>vt libri,vel capi- tis numerus non
poffit digitis quin- qucoftcndi, tum oportet vel ipfis notis
arithmeticis maioribus, in fu- perficie libri pofitis,vel figuris ipfas
repcaefcntantibus indicare : altcra manu tcnentes inftrumenta iuxta
caput, fimplicia vel compofita, te- prxfcntantia quem volumus nu-
merum* Si autem idem audor Ix- pius citetur, vcl diucrforum libri et capita, vt a lurisconlultis fit, qui (c-
mifaciem vel totam continuis di- ucrforum au&orum citationibus
rcplcnt.tumvaldedifficiliscavidc- tur tra&atio : ncq; vllus dc artc
mc- morix fcribens, mihi hacinparte fatisfacit. Et licet multos
modos tradidc tintalijdehacartcagcntcs. tamca cgo poft longam
reidifcuffioncm, exiftimo illas citationes maiufculis
literis,aut%nisiuxtalocum cuiad- hibcnturfcribendas,
acfortimen- tisapphcatione, frequcntiq; repe- titione, oculis
extcrioribus ficimprimendas, vt dcinde a cfaarta ad fuum locum
translata-, acicmcntis videanturacrepetatur. Quodmi-
hivaldeprobatur,acad praxim re- duci non ita difficultcr vidctur,
Quod fi id non placet via commu- Jii memoria: mandcntur, frcqucnti
Jcaioncforti mcntis applicationc, &rcpetitionc. Nihil enim eft
tam difhcilc, quin paulatim obtineri poffit. Nuncaddidrationcm admirabilem,
omniumque nefcienrium captumcxccdcntcm, tranfeamus. Qua-cunq;
altcri cupimusdi£rare, UU pnrnum ipfi exafte memoria fenercdebcmus,
noncomunimo- do,fcdger rcgulas artjs, atqueitaa- pad,]
pud nos conftituamus > vt primd fcribe^rimum, fecudofecundum,
tertiotertium,quarto quartumpa- tietem.quinto menfam aflignemus
velpauimentum.ac deinde ex fuis cuique locis acie mentis legentes
di&emusvocabula, fententiasaut resfme epiftolas, quemadmodum
exemplis racilime demonftrare li- ccbit. tn vocabulis tam certo
pede firmiterque proceditur, vtfiquisi principio, medio, fine,
re&o vel re- trogr ado iubeat ordine procedere,
finehsfitationc&errorefuccedat. Intententiis et textu continuo
eft maiordifficultas, fedquaedemort- ftratione vnius hor* ita
fuperetur vt ante illam pret eritam duodeeint repetantur verbotenus
eodcm or- dine. In epiftolis et textu continuoi codemnoshoc modo
dirigere de- bemus : diuidenda erit epiftola vel profa in partes
maiores vnius lineqj fefqui,duarumveltrium: Deinde fingula; partes iuxta
regulam ien*tentiarumdirigend*, provnaqua- qucepiftola opu$
cftcubiculo-dif- pofitis igiturofto, dcccm. viginti, trigmta,
quinquaginta, centum, (nam co artificium pcttingit) ex luiscuiq;
locis et cubiculit diftabi- mus. Si vnaepiftola quindecim,
aliaoftodecim, aliavigintihabeac
patticuias.icdeuntespretcribimus Ulosfcribas, quiabfolucrunttin
o- &o, dccem, vel duodccimnonita dimcilecft, fed quinquaginta,
o. auaginta, vel centum diftafcma-
gnamtequifitptxparatione.-vidc- Jicet quatuor, quinq;, ve I fex
men- Iium. ln qua.quod nos maxime mo- leltat.eft- meminifle
quidcuiqj vl- timodixctimus.- ptocuiusleuami- nemultafuerunta nobis
excogita- ta,& ab aliis fuggefta, quariam reii- cimus, vtpotc
melioribus inuentis: icihcet, opot tet vbi tettia forma et invnoquoquenec plus nec mmus co locare,
quam in fingulis vicibus volumusdi&arc. nunquamautcm
dubi- fed etiarri /ooV epiftolarummateriam femel audi-
tam ficartiapplicaturum, vtreuer- fus in Mu^um cas in ordinem ac
debitam redigat formam, ex quo patctomniaafcretineripoflc,qu«
coram irriperatore aut rege dicc- rentur: qUorumaliquaparsrionra-
ro effluit,ndn fine iricommodo Im- peratoris, Regis,aut Reipub, qu*
confideratamoucrcpoflunt, vta- liis omriibus prarferatun Vcl
eft,qui 6,6 Ars^Memori*' 1 ftudiis diligcnfcct
incumbit, peta > cultates, ofFcrc libellum fuppltcem principi
Ecclefiaftico vel ciuib.dc • «detiumacmcntemindicat, pctit tecipi in
mifnetum atamnorum. ne tepuliam patiatur.offett fpccimen,
admittitut.admiratione et fpe con- reptade oblcquio et fetuit.o
Rei- pob Chriftianxabillo pra:ftando, Tccipitutintet
alumnos.continuat iudium, cutfum abfolu.t, acam
cenatimaddiuctfaoffieia foticita- tur, faftus-neti 6bi tantum, ied
ia- ihiIisbacutas,&ofnamet.tum. A- Tius iniecit mentionem, fe
^o. aot t? diftatut um: al-j fupra fidem efte iudicant, ceftantdepofitop.gnote,
illeexanim. fententiafegefta,p.- gnus ioo.aut eotum aufett.
Poftte- mo cupit quis admitationi eflc a- ; Uis,ac ^«ramnltonwn
**«JJ2, 6j coetu i idoneo proponit animi gra na.fiftciat.
Devs bonequantatnc adrmratio, qualis deeb opinib, q U3 } tama!
Sedh* cn imisoperofa, et * communi praxi remota.cupitis fcP re
modum in vfu quotidianopofi- tum, vcfcilicec, accepto Jiterarunl
™«culo, leftifq. ordine cpiftolis, ftatimd.6temus,. y .
fic. lntelhgenti pauca. Facile efl: autern eum numeruro
excogitare velab aliis accipcre : vocabula fcri- bentur ordine,
deinde fcindentu.r forficulafipgula,, mifcebunturagi-
tationeinpileo ycloUa, nc quxab qadem litera incipiunt
coniungatv tur.deinde prout vnumquodque in inmanum
veneritafcribeturfigno, Quod hoc modo fcripcum eft,a ne-
minemortalium, imo nc qui. eab ommbus fimul huic rci operam n&-
uantibus, naturaliterpoteftdctegi, etiamfi totam vitam infumerenc.
Si veroquis velit conuenirc in inter- pretationefignoru cum aliis,
tum vnus altcrius legeret fcripturam, fi vero hodie cum nouiiullis
conue- nero, cras velim alio ordinecom- ponerefigna, iteru erunt
tam igna- ri le&ura?,atque alij, variatio poteft
multisfierimodis* Hos tres modos licet mifcere,vt
vnumvelduoperprimum, deinde per (ccundum vel cercium,cum rur- (us
per quemlibct trium ad Jubi- tumcuiufque. £ft autem
obferuandum in fcri- ptioneceleri, nonomniavocabu- la effe ponenda,
fed tantum necef- faria, ad rem nobis fuggerendam; ornatus gratia m
publico loquen- tes, et capcanda? bencuolentia», E 4 pluribus
quam opus eft, vtuntur, QVomodo fcptcm artibus libe-
ralibus,grauionb. dilciplinis, Theologiae, lurifprudentiae, Medtcinae
applicctur;quomodoProcu- ratores, Aduocati, C6filiani,Prxfi- des, Lcgatiad
Principcs,& alii ea rn fuoquiiqueofficio vtipoflit, nunc eft
dcclarandutru granmaticae, rhetoricae, et dialecticae omnium
difficilime accommodaripoteft.A- rithmctica CiMuficaj. Geomecria:,^
Aftronomi^, facilius, quod h$ ido- neas habeantimagincs,quasinillis
inucnire difficilimumeft. Capicn- daeftitaque Grammatica dilcrece
compofna, in quonihilrcrum ne- ceflariarft defic,6c cui nihil etiam
fit fuperflui, bono ordine et prarcepti- pnum vcritate infignis,
diuidedo in quatuor partes, Rudimenta, Syn- taxim,profodiam,&
annotationcs, Rudimenta ponentur inprimo la- tcrc:
7j tereprima? domus caftri iiteraruru humaniorum,fyntaxis in
fecundo. Profodia in tertjo, Annotationes in quartolaterc.
Inprimocubiculoa- liaque nonnulla, litera? earumquc diuifio, quidexipfisfiat,&o6to
o- rationis partes vfque ad Nomen.In o&o fequcntibus cubicuhs
omnia que. denomine habentur, In deci- mo cubiculo Pronomen,in oclo
(e- qucntibus omniade verbp, Jn dcci- mononocubiculo departicipiojn
vigefimode Aduerbiojn vigefimo primodeconiunaione, Invigefimo
fecundode Pra-pofitione et Inter- iedione: Vacant tria cubicula. Ia fecundi lateris primo
cubiculo De- finitio, piuifio,Propo(itum leufi- nis,& in quar
to pariete quinque re- guI* concordantice,in fequentib. duobus
cubiculis, Regimen Nomi- natiui, inalijs duobusgenitiui, Sic
Ablatiui, Accufatiui& Datiui.ltem lnfinitiui.Participii,
Aduerbii, Cd- lundionis, Prspofitionis, lnterie- E 5
clio aionis.lnaliisdaobosde6guris.Ia
rcrrioUtetcProfodia.qu^valde paacscubUuHscomprehendtpo-
feft:fednonrefertfivacental.quot ln quarto latere A nnotationes ;
fc.ta nwcflariss. Eodcmmodo Rheto rica, Dialcaica& ceter* in
quatuor cqualcs dmidantut partes, et appl*-
l^turvtdiaumcft.ingcnercqu.. dem . fed in fpecie mahtis
fcire. Quinqimodis cxprimiomn.a pol- &,quorum aliqucm ehgemus
no- ftr 0 ca P tui,&ingenioconuen.en- pore- Pnmus cft
omniumdimcm- mus.vt videlicct per imagmes qua- lcfcunq ; figarc«ar.
Sccundusrni- hi pr* cstetis placet; qui magn.s h- teris
repraifentat inf.gn.colore: K fic in vnoquoquc loco, dehn.t.o-
nem,diuifionem,autaliudpono, q> lineam vnam, duas vel tres
conu- net, et hoclocum habet inomm- puS non habcntibus in promptu
i- • maeines.Tertiustransfe«fexo£to. vel deccm lineas
impreffas a l.bro hfl et difponi t m fuo loco parietis, et fie
multain vno cubieulo collocantur, Quartus librum fcindit in partes
6f eas materiali ter affigit,ita v t in cen- tumlocis totam videat
Grammati- cam,in totidem Rhetoricam,Dia- Jeaicam,^Biblia,Diuu
Thomam, Inftitutipnes Juris, Dig. Cod. No- uel, inft. Med.Hippo,
Galenum,& alios,Hiftorias, et quicquid pme- rea voluent,etiamfi
omnes fcien- nas cupiatvnoconcludere cubiciv lo, cum placet oculis
leget cor- poralibus. Quintuscftvtdnndatur Grammatica a velqualibet
ahafci- entia in partes minores et in vnor-
quoqjloco,fineimaginibusautlittranfponendo poteri- mus cor
rigere,& arti perfe&ius ap- plicare. N mautemfufficit
habere Bibliacxpreffapcr iroagines, fed o- portet habere
intcrpretationetex- tus,vtcmur ergo cubiculis triplica- tis, et in
primo loco ponetur: In principio creauit De v s ccelum et terram,in
oppofito explicatio,qux quoniam folct effeiongior,interiorem habebo
locum, ita vt textu duo loci icfpoadeant t Thcologus cupit
Ars MbmorijE. preterea rctinere eonciones.qua* applicatasin
caftro Theologia! di- fponet fecundum regulas, dcrcti* nenda
concione oftenfas,accedcn- tc repctitioncomnes in fpecie reti-
ncbit&cum illicxtcmporedcrea- liqualoqucndum.tantum dequali-
bctrepropofita affcretfc materi*, vt futurum fitdifficilius exitum,
quam introitum inuenire. Dcinde quatuor Dodorcs Ec- cleba:
vei alios quofcunquc contro- ucrfiam quamlibctcum vcra inter-
pretationc ac fi bonuseft Philoio- phus, quod rcquiritur in illo
qui controuerfias vult attingere. ado- mnesobieaiones ab
aduerfariisal- latas.racile refpondebit.deteget vi- tium
argumcntationis . videbitue etiamquomodo cafibus Confcien-
ttxhscarsappiicetur.atqucex his Tneologuro, vcl Theologi*
ftudio- lum.coiligerepoiTeexiftimo, auo- modo cuicunqueparti
Theologiaf applicari poffit, qj, od ad ftud %^ iuin fum
Iurifprudentiae, confuluerim quafi per przludium omncs titulos per
artem difponere.regulas iuris& paragraphos, vt refto, et retrogra-
du,& intercalari ordine promte re- petat : deinde in eodem
lutilpru- denti^ caftro,in vna domo ad quatn peruentumerit, quatuor
libriinfti- tutionurn, in vno latcre primuflUri altero fecundum, in
tertio tertium, in quarto quartum.ln fequenti qua- tuor libri
digeftorum: totidem irl fequenti,donec orhnes coliocati. Deinde ad
CodiC. tranfitur,ac mo- dodi&oix* libri difponuntur : po^
ftremo ad Nouel. vcniendum,et cometationesinC.orpusiurisMynfin- geri,
Gailii, Wefembccii, Cuiatii, et aliorum fed quomodo id fiat iri
fpecie debetis intelligere, dilobufc jmodisid
fiet,primo,vtprimustitu- lus ponatur in medio primi parietis primi
cubiculi, &: in lociscirctfrri- ftantibus,quicquid de eo notatu
di- gnumcft,de eotitulo. Infecundo prima
Ars Memoria, primalexprimitituli Sc in circum-
ftantibus ofto vel viginti locis. Iri medio tertij primus
paragraphus, inmedio quarti fecundus paragra^ phus: in fequenti
cubiculo quatuor paragraphi fequentes et fi c de ca% teris.donec
omnes paragraphi f uc . rint colJocati, tum /ecunda lex et paragraphi, deindetertia et para-
graphi.donec omnes tituli, Icges et paragraphifintdifpofiti, cum iis
in circumftantibuslocis, quznotatu maxime digna vibebuntur ;
Alter moduseft, vttotfumantur domus quotfunttituIi, &invnaquaqueti'
tuluscum legibus, et paragraphis, itavt non opus fitvnaquaq; domo
egrcdi,nifiomnibus Iegibus, &pa- ragraphisinueniatur, quicquid
de eis (citu dignum eft et necefle, Sed lurifconfultus fit
Aduoca- tus, Confiliariusvelpra?fes. Aduo- catus quod fibi dicendum
difpo- net, fcehterproferet,quicquidviH» voce ab aduerfa
parte dicitur, exci- picntur, pientur,&quicquidad
vnuquem- quearticulu pofteaafeeritrefpon- dcndum- Habebitcubiculaoppoii-
ta } in primo ponet ca quann caula egerit ; in oppofito
collocabitur quicquidab aduerfarijscotrafuurrt clientem
aftumeft-. atque ita per- multaactcmentistranfiens.videbic
quid a fe in caufa f uerit aftum, et m oppofico quid abaduerfarijs
: occurrentibus itaque in via publica clientibus, et de caufis f uis
confulo ordine interrogantibus, confidera- bit in quoto harc
vcl illa cubiculo et acic roentis
percurreris, vnicuique rcfpondebit,quafi omniainmani-
bushaberctdefcripta. Simodobc- nc fuum fecerit officium, et repcti-
tiononfuitnegleda, Siveroconfiliarius,caufas de quib. ad corifilium
referendu.difponet,accertius fuo fungetur officiojnfuffragijsitapro
ccdet,vthabeat locos paratos, fin- gulaabalijsproiatadiiponet, per regulam
verum ex quibus fuum faciec ruffragium.deindealioruttipoft fe
etiarn locabit, et oihnibiis latis, fi quidfuo adiungendum
putabit,vc perfedtius fit proferct. Si auterrt X nefes fuetit,tot a
m caufam vtrinq; agitatam. fubitoexcipiet.difponet
deindefufrragia fingulorum exqtif.
busperFeaiore.npronuhtiabitleri- tcnol, qua: quidem iam fiunt
hatii- rahs memoria: bohirate, et I 0 ncere a
rbicror,quo. "«ommodetftu- dns, et funa 1 oni. Trahfeamus
ad Medicmam, ftudiofus Medicin* per prsludium difpohat ih
caflro omn,afuafimpIic, a& a ph„ ri f m ^ H.pprocatis,
Deindeinfritufone- IenfK,P ° fteaCOni P endlfi G4. lenr, H.pp
OC tatis& aliorO : Causas dt? '"'"^ morbi *'* «ed. 1
s,Prefcn pt i 0nct p tovnotlll . i .que morbo, quas deinde pro intcn-
f:one,vel rcmiffione, qualitate per- fonx,£tatis, (exus,temporis,&
loci, angere, vcl minuere potcrit, vt illa omnia femper
habeat,mediante re- petitioneinpromptu.Confiftitautem Mcdicinainduob.
potiffimum i 4 Inconferuanda valetudine 2. ln moibis depellendis,
Conferuantur fobrietate,non folu in vi£tu et potu, ied in omni
pr^terea a£tione,&mo- derata corporis exercitatione, faU tus,
dcambulationis &c. Omniu difficilimumvidetur rede poflc co-
gnofccremorbum, quod fit infpe- «ftione oculorum, linguej, vrin* cx
pulfu,&:maxime ex relponlione pa- tientis,quemtamdiurogabit,
do- nec aliquid eliciat,ex quo tanquam vates colligens omnia.dicet
caufas, dolores,tempora,intefioncs,inter- ualla et fi morbus
aliquis eft fim- plcx, facile adhibentur remedia, et nunquam fere
ex fimplici morbo homo moritur, fed fi plures intrica-
tifint, m Dflinii- i i
0' Ars Memom^ ti fint,tumdifficilior eftcura,
&hi tales folent nos e medio tolIere, qui- bus curandis
nobiliore opus efle puto medicina: Chemica fcilicet (quamquidam
Paracelfifticamvo- cat) qua?extraaisoIeis &aquispra?.
ftantiflimis, aliifcjue fingulari mo- do prarparatis, effeftus
eduntadmi- rabilcs: ac vbi communis abftinet Medicus, de falute
argri defperans (pace veftra qua?fo hoc didum fit
Galenici&Hippocratici) illi pra % itantiorib.
medicinisa-grofaluterh quaficertam,Deofauente,promit- tent,
acreftituent, nuliaftipulata mercede,nififanitatereftituta No
qUodhis verbisaliquid derogatum velimGalenicsarti, fedquod par- tem
vtramq; coniungendam, narri Chemica, direfta ratiohibus dc ex-
crcitiis quar paflim fieri iri fcholis iolent, aliquid fingulare,
neclaudo illos.quifine ftudio et exercitatio- ne, folo vfu,
riobiliorem partem il- lotisquafi pedib. voiunt accedereV F *
f ct j fed hicverum quod de Poefi ait Horatius : Altenus fic altera
pofcic opem res : et coniurat amicc. Lcgatosad Principes
velimcfle in Khetonca et Dialeaica versatos, ac pnterea multarum
rerum ha- bere expenentiam: quibus nifior- natus ruerit, non fatis
idoneum pu- to tanto muneri. Habebit cubicula triphcata, in primo
loco primum difponet per regula rerum, articu* lum&quodtuilli
occurrit refpon- dendum, in loco oppofito, ita in cx tens
progredietur, vlquc ad io* 30,40.50. abloluta nomine Regis
vclPnncipis narratione conuertet fe ad primum locum, et ex duabus
autpauciflimisimaginibuslegetac repetet articulum:ex oppofito
rc- fponfum,nuilo prauermiflo,q> qur de quotidie ficri videmus a
multis indece.viginti, viginti quinq; aut
ttitfinta.exercitatione&longovfu, fcd arns adminiculo, et certius
id ipium, et in plurib. fiet.Procuratorcs quemadmodum fe dirigere
de- beancexiis,quaede Aduocaus dicla
iunt,pocerunc3nimaduercerc,ideo ne longiores fimus, vel fepius ea-
dcmdicamus, inde petenda relin- qiiio. Mercatorum a&iones
omnes funt figurata?,&imagines habent in prompcuideoq ;
ficuciiibrisfingula infcribere folenc, ica facianc in iocis
pcrimagines, velper liceras maio- res inflgni colore, &: breui
exercuio confequencur promptitudinemle- gendiaciemencis,
Nuncii &ahi, ex fupradi&is ec- iam fua? poterunc
fticcurrere me morie^ quamuis mihi ars nobilior
videatur.quamvcalijsquf.mftudjjs exculcis demonllrecur: non
enim exquouislignofic Merainus.ideo- quecwmiudicioarces
funuhisaa denda% Ex ijs qua fexca,fepcima, et oftaua,
ledionibusdi&a funcanimad- uerti poteft bibl Eftantvc z8. rcguias in
me- xv dium adducamus, quibus ob- /eruatis, maiore cum gracia. memo-
iix ars exercecur, qu* tam faciles func,
vcle&asexfuperioribusincel- ligantur.-ideoque aliquas tantum
exemplisilluftrabimus, vceaocca- fione dicamus de arte memoriar,
nequclocisnequeimagloibuscon. fhnce, i J ropnmarcguiaigiturharc
erunc obferuanda, quod oporteat lmaginibtis dare adiones ipfarum
aftioni conqeniences : non enirn re&eaftiofabri
lignanjconciona- tori, auccontraattnbuatui:Secun- da.
QuandoaliquisconcionemjO- rationem,autcaufa:acl:ionem,artis regulis
applicuit, in dicendo caucrede betagcftibusindccorisab arte
pronunciandi,vtiiimmobihs,dcfi- F 4 xis in parietem vel in cecram o c
ul is ftarct, feu relpicere t \n huqc vpl il- lumlocum,&c. Nam
ex prascipuis eft poflfe celare artem, dcxtcritatc U
libertategeftuu observata Tcr • tia,fi forteoccutrat io.vel iu vocabula,
quae quis videtur retenturus iine applicatione>turonon opus cft
fubire labore imaginum collocandarum x fed fufficit notare praeci puum,
quod nobis alia reducat in, rocmoria. Ex his dubito an ex rn.en- te
illius, qui di£ram icgulam poftc-. ris rchquit^ alius quis ehcuerit
arr J temilbm,quxneclocis,neq; imaginibus vtitur. quxque prima
fron- tcparuividetur momonti fi tamen, debito
modoappliceturincredibi- lesproducitef Fedus^eaficfehabct,
Excogitantur vocabula qusedam artis, inquihus vnaquaeqihcerare- Lij
prajfentatprimam fencecia; di&ionem, feu primariam cxemplimc?
morabilis vel hiftoria? : qua habita, tacilc excicatur mcinoria ad
tepc- cn- U e, t tendum quod iam a.ntea imp re {.
lumhabcbat.-c.g.Putonim:P.l>ri n - ceps, V.vtin
marc-.T.tyrannorum, 0. obedientia, N.nulla. S. fctuire,
1. m t ebus, N. nobilis; initia lunt o- fto ientcnttarum. Sic
fequens:aua- magalerap: refcrt duodec.m excm- plorumvocabulaprimaria,
quibus lolet rcgula rcrum illuftrari. Sed vi- detui mciior cir e
modus,fi vocabu la lmt ex fyllabis compofita: vt.ant-
uefpal,Antiochus,Vefp a fianus,AI- exandet: plus cnim memoriajfuc-
current. Non poteft ca cxcrccri ex tcmporc, fedoporrctpefotiuharc
vocabula excogitare, dcmde ex mu it istacereah>ot catmina. vel
nexamctra, vel elegiaca, vel faphi, ca.&adminiculovnius elegiaci
ic aut plunum lencentiarum, ex emplorum memorabiiium, velhi-
ftor.arummeminiflcpoftumusrfcd aiiashic
fubiungamusrcgulas. Oportct imaginibus tribucre rootum, fi vcro rcs
fuerit immobilis, ponenda cft perfona, qux de* cenci a&ione n?
oueac . Nonconuen;cimaginesefleo- ciofas, alioqui non fatis
excitarec mcmoriam.E,G. ficquusponacur, dcbec pcde terra puliare:
fi lupus o- ues deuorare,& he. dux reguls facis pacenc ex
regula vocabulorum in- tellefcorum, vbi diftum eft, atcri-
buendascxcellcnccs a&ioncs, Sireseftanimaca,fedparua,vc
acarus, culex auc fimilis, cribuenda; erunc lmagines maiores,feruaca
ca menipfamecfigura: vcficulexma-
gicudine columbx ponacur, acarus oui,&c t 7. lmagines
habeant proporcio- nemadlocum, &nonexcedanc.vt a pi&oribus
fieri confueuic, qui ia exiguacabellaexercitum.velregio- nem magna
ad oculum monftrant. 8. Requiricur prauerea vc perfo- •
nxinlocis coliocaca: fincgrandes, viuse, et efficaces, quoad fieri
pocc- rit:quoniam plus excitanc memoriam, qua? cciam fatis
cftexplicata in regula vooum intellectarunu Nefintfolita? efleinloco,
in quo collocanda erunt, non enim fatis efficaciter cxcitarent
memo- riam; vt,fl iedes confueuit efle in lo. co,&tameibi
proimagineponen- da,inucrfa vel pendens conftituatur ; quoiignoconftabit,
nonrem ordmariam, led formatam efle pcr imaginem. tx
improurfo collocantibus fufficit vnam in loco ponere imaginem ed perotium
&Icnte fifiat, noneft mconurltum plurcs vnoin Joco conftj cuere,
bcnc diftinctas SC comrnode ic oculis mencis offerentes Imagines habeant
a&iones deformes.fufdasvehidicuias, uia plusmouebunt, fiactamen
imein- honesta, et indecora repracfentatione. Do&e CICERONE monetdcvigo-
re fcu vitaimaginum, quoniam rcs, quas experientia cognofcimus
in- tenfe facere ad fuicognitionem et contemplationem, idone (unt ad
efficaciter excitadam memoriam, quales iunt res noua? > rarar,
admira- biles,deteftabiles, ridicute, defor- mes,horribiles,
monftrofk,velex- ceilentes pulchritudine* Item res
cxcellentes in dignitate.velin con- trario, vt Papa, Imperator,
Rex, pauperlacerisveftibus, fcabie ple- JIUS, &c.
/3. Repetitione quadam vten- dum in collocatione imaginum,
pofitis quinque vocabulis, quatuor vel quinquc fententiis,vel
pcriodo, repetendapriufquamvlterius pro- grediamur: illa et diligens
coniide- ratio valdc ftabiliuntmemoriam. i 4t Sihocdie res
aliqua pofitafit pro imagine.eadcm proalia re non eft ponenda
fequenti die, vt fi ho- die imagincm agni proagnopofu- erimus, eras
eadem nonentvten- dum pro innocctia;
quoniairrcon- fufioncmpofletinducerc, pnefer- timfiprioris non
fimus oblici, auc non benefueritperfigna variata, autbenefirmatadiftinaionc
men- tis,&repetitione Cum oratio vel periodus mc« mons
commendanda cft ad ver- bum,prim M m bis tervelegenda eft
tarde&attente,deinde diuidenda inpartesmaiores,&minores,
qua- rum imagmcs collocantur in locis 9 vtlupradi£tumeft.
incollocationc voeabulorum h^cgcnus per lexum indicant, vt G
diuiti* exprimendar, fceminam di- uitem ponam, fi hber virum exer-
centema &ioncmlibro. Figura? et imagines habeanc propartionatam
altitudinem, nc oculus fe nirnium debeat elcuare, vt videatj aut
nimium fe dimittere* deindecauendumneimagovnaal"
tcnfuperponatur.-namprior deleretur. Informationeimaginumnon
opor* Ars Memori^. oportct nimium feftinare, nifi vr
• g£at ncccffitas, nam occurrentc
poflcaimagincmagisidonca,ditti. cilc crit eam collocare, aha pnus
fublata, et moleftum omitterc me- Horcmiconfiderandaigituromnia
diligentcr,antequam imagines colloccntur.,
Antcomniavidctidu,vtima-. eines fint rerum notiffimarum, 82
abftincndumififtis& incognicisi cumhabcripoffunt verx &c
cogni- ta>, &aminus cognitiscauendum, occurrcntibus plusmanifeftis.
2 o Quemadmodum fimilituao locorum multum obeft in iis for- mandis.
itaetiam imaginum incarum formatione: ideoq; danda cit opera, vt fint
diuer fe, ne a! loqui er- rorfuboriatur: qux diuerfitas faci- le
habctur, vcl per figna,resattn- butas, adioncs, vel alia
accidentia: Vt tres Papai.vnus claiem, alius an- chora,tertius
cornumanutcneat: tres viri, vnus faltacaliuspugnat, tertiusluditalca,&c.
*«H*- 9 a iu Habenda
quoque rario efta:- quiuocorum,&f y nonymorum,ne
procanecceleftidicatur terreftris; pro petra faxum ; pro enfe
gladius* profeminamulicr.&cnecumres diuerfis exprimantur
nominibus, vnum pro altero ponatur, qux metisattentione diftingui poflunt,
in collocando et repetendo, vel alio SIGNO. Sipluresimagines
exprimen- C ! at vn ° in l°co,perfone varian- djen 1 nt )
vtvnavelduemagna:,cum puribus paruis,netammultiim-
ipiafintefficaciores. Jh Cumverba&conceptusca-
piunturcharta, &inlococollocan- tut.noneft applicandamemom
chatta.vellocis, fed hisfolum,q uia diftraaioparitconfufionem. &va*
cillationem. «mn ^ C non eft vtcnn " n » i a
omn.buspaffimrebus.fedtantum •nretcntudifficilioribus. vtincau! farum
a&ionibus, difputationibus concionibus, &c. Potefttamenali-
quis, fucceflu temporis rebusqui- buslibetgrauioribus, magifquefe-
riisappUcare: vtlatiflime patet ex o&aua Le&ione.
Requirituradhanc artcm be- neexercendam vacatio mcntis, nt
peroccupationemexteriorem vir- tus naturalbdiftrahatur,minufque
idonea fit ad oftickim difcrete fa- cicndum: iuxtatritum vulgari
(er- moneproucrbium: Pluribusinten- tus minor eft ad fingula
fenfus. 16. Vt foelicius fuccedat in hac artc cxercitatio,
requiritur in ope- ratore maniuetudo, ne ira, amore
inordinato,odio, impatientiavcla- lioturbeturaffectu,
ty. Sobriusquoquefit, ne pere- brietatem velcrapulamvirtutes
naturales fuffocentur, alioqui fenfu* interiores fuperfluis humorib.
im- pedirentur,vt rette fuoncquirent fungimunere*
iS.Tcra* m Ars Memori^. $f
i8.Tempusmagisidoncum,cuiri inftud..s )C ftmatutinum; quiapoft
qu.etem. &dumlibereftahimusab aliis occupationieus, aptior eft
ad iufc.piendum ; iuxta ptouerbiumAuroramufisamicacft^Non quod
Vcfperihora 7. S.p.nonliceatqua- dtante vel femihorahuic exercitid
vacarcvelutctiam 8. 9 .,o.ahteme- nd.em, et 3 . aut^. poft meridiem
fi cu. per ncgoca iiceat fnam ita fa- c.£dum a rtisamatoribu S) prc
C ipue ftud, ofisKedquodvt.liuscom- dmfque fit tempus
magisidoneuni el.gcre, reb grauibus cxpcdiendis. 5ed
trahfeamus ad mcthodum ftudcnd.artibusl.bcraiibus, &g«-
r" b «dif C ipli„is,minbrelabore et frudu maiore, connexam
arti mcmor^quaquis comilitohes fu- petet hoc dcftitutos.
quamuis ih^ fcen.o et induftria pr*ftantiores; Qua qu.de
perfpicaciore ingenio LecWp fe colligercqueanrcxo- G
mnibus fupradiSis, tamen in aliorum gratia cam hic nude proponemus C
ofiftit ea in vndccim articu- hs i:Vt cius difciplin». cui volumus darcoperam,auaorcs
pr*ftantio- resnofcamus.ac vnumexomnibus Principem eligamus,
inquoomnc studium et industriam colloccmus, rcliquos tamen
femelpercurramus. Diftnbuendi erunt mtresordincs, in primo erit
primarius ille, vt in Theologia, Biblia, in iurifprudentia, lnftitutiones,
&: Corpus luns,in Medicina, Hippocrates et Galenus; in FILOSOFI Ariftotcles;
mtcr oratores CICERONE, inter Poetas VIRGILIO, &c.Habendi tamcn et lcgcndi secundi
et tertii ordinis auftorcs,vt fi quid vtilefc notatu dignum,quod noncft
in primaricaut non tam bc- ncindetransferatur in fuumlocum apud
Principcm. Nemo cnim m omnibus^que excellit, et vilis ah- quis
lcriptor, interdum partem a- hquam meiius tradat, quam excel- ^
lens, fl iens,quicum plurima egregiefcri-
picnc quedatamenab cohon tam cxcellenter tratfata, atq ; apud alios
raedijaut infimiordinis inucniuii- tur.quimuItavuJgaritcr, vnumvel
duo cximie tra^aruht. Pr*terea qux plurcs cadem habent, abfo- lutc
et perfpicue fatis in vno feruan- danotatisinmargineJdcis,inquib
6 apud alios inueniantur, vel faltem ihindiccreferantur. 2.
Libri dcindc eorum in com- r pcndium rcdigcndi, tranfportatis
coomnib.fcituncceflariis, vtquafi I vnumex omnibusfiatcorpus.
h Tumaptediuidahturinlibtosi eapi ta, materias, idque per
partcs maiores&minoires. Vnaquzque imago,qusadeft femper,
ac fc offert exprimenda, et fujsqu«quelocis,vtfupradiau eft„ J
dilponenda. y. Rcpctitio quotidiahapartisa- licuiusmaioris
ccrta horaeft infti- tucnda, vt parta conferuetur, et iu- G i
ffo I0 o ftaindiesfiat acceffio, quod caput
eftinomniftudio. 6 Vulgo nota funt de lectione pr xuidcnda .
diligcnti mcntis inter docendumattentione.&retraaan- da,
quar pauci obieruant: qui vero idfaciunt,hocfolo,rcliquos idnc-
gligcntes. longe {uperabunt
lndifputatioriibus,pauca:,ied vtiles quxftiories eas fi
ignoremus memoriae commendantes, aut li- bris,vt ex ipfis rruftus
iequatur; ne- glefta illa puerili difputatioric, qua certant
liberare fe, ne ad pulfum fi- niende; difputationis in Catalogurri
reteraturaca Przceptore die Sabbathi i fi (xpius ( quod cafu ficn poteft;
notati fuerint, negligentiz ac- cuienturtnullaferealiaindifputaii
dovtilitate. 8 Iri dubiis frequenter dottiores
commiluones, vel ipfi profeffores funtconfulendi,quodquidam nc-
glignnt.timentesproderefuam incapacitatem fcddepellenda eftifta
timiditas, ftudijsjpcrniciofa, quid enimtuarefcrc. fifinitocurfu,
tuo- mniumfis docT:iflimus, quamPro- feffor de te habuerit
opinionem? quamuis frequens dedubiis conful- tatio,infalhbiIe fignu
fit diligentiar. Nota eft Ariftotclis fententia,' Dubitarede
fingulis non eft inutilc.' 9- Omnia fernper studiaflantper intervalla
temporis, vbi hora in studiis posita, tatilperrespirandu, optime n. ita fuccedu
t: ac plus proficiet fex velofto quotidie horas
lmpendensintcrmiffioncquater interposita, quam qui a quinta ad vndecimam, et aprimaadfeptimam
vel octauam continuis fcnccat laboribus, ingenium obtundcns
potius quamexacuens. io. Tempore feriarum, postquam anirnushoneftis
rccreationib. fuent rclaxatus et corpus modcrato refcdumexercitio,
faltusmoderati vel artificiofi^deambulationis pi-
hcAc.aptiorafuntmultoadftudia, G 3 vayalctque tum acies mentis, vt
cultri poft iuftam acuitione. Si igitur duabus, auttribus horis lufui
honefto tribu; is, vna ftibtrahatur ftudiis tribuenda.deindepcr
vnaautduas ad lufum redeatar, illa plus proficitur, a aliis duabus,
et ingeniu tum penetrare et quasi in clara luce videre experiemur, adque alioqui
caxutimus. iu Adhanc methodum eciamfa- C\t plurimum index
vocabulorum, sententiarum rerum, locutionum, artificii
Khetorici,6cunq ; notatu digna, indicis auxilio, semper in prdptu habebimus. alioqui
legendisre- legendi fque libris, vita hominum breim confumitur, atque;
indefeffo studio, bonar methodi deftdhj Sysiphi faxum perpetuo
volutamus, omnibus itaque authoribus semel lectis. si quid mihi viva voce,
ant scriptis tradandum, indicc dirigarpcr omnes audores quos in pulpito collocato,
fuo quemqucordiie et materiam feligam meo iuditio convenientem, redigam in ordinem,
addam elocutionem, et sic confecero librum uno menfe vel duobus,
quealioquitnb, quatuor veannis non absolverem de quacunque re loquendum,
femper eric perindiccmprgfto. Videtut hic ali quis rogaje: CICERONE,
VIRGILIO, OVIDIO semel tantumin v.ulegendi? etiarn vtquic- quid notatu dignum
iubito portis habere: Sed vt geniusoratoriusfe infinuet, legedum
aliquid ft equen ter ex CICERONE Cvt Poeticus ex VIRGILIO, OVIDIO,
veialio, que (ibi quis imitandumpropoluit: atq, haecfaciunt ad methodum
ftudendi in genere: Sed daturus operam FILOSOFIA comparabit dt&ata
iub, eodeprxceptorecurfu prxcedenti ab. aiiquo„ qui c^teris
perfectius exceperit, eaque precibus velprecio impetranda,ex hjs
pra>uidebit,que, Profeflor dotturus eft, diligenter audiet,
retra&abit poftea, fi quid addat vel mutet, notabit : Ac
plenifli- 8i$fj m W) 0 tf fliflime docentem
aflequetur. Non contentus tameniis habebit commentarios eius vniversitatis,
in qua studiis dat operam, et yidebi t an aliquidnotatudignuminiisfit,
quod nonhabeatur in diftatis, velcomrnentariis Cux Acadcmi: fi
fueric (vt non est dubium, quinmultaerunt) ad sua diclata traqfportabit,
Vt exomnibus vnum flat corpus, quod diuifum.pcrcaftrum/domos
cubicula, et c applicabitur, vt ex supradidispacet. Hisaccedat repetitio
quotidiana eorum qua? dofta funt, vfque ad eum locum,ad quem 1
roreflor peruenerit docendo, de- lndeabinicio, adlocum, ad quem
cumpcruenit,idque vfq; ad finem. inita logica vna femihora matuti -
na et alia vefpcrtina repetet aliqua partem logics divis* in triginta
rc pctitiones, vt singulis menfibusto- camrepetat. Vel sive litduas
feminoras coniungere, vtcontinuam niane impendac horam, cuiufque
Q $ relin- %c6 Ars Memorije. cam diuifam in 30.
repetitiones: et ita suo cempore dc metaphysica. Hoc modofiec,
vcomniaquxcun- die fiat acceffio, quod caput studio-
yumefleante di&um eft. Eueniet ctiam vt cun&is fimul memorix
in- hxrentib. et collatione omniu in- cer (c, videlicet principij
cu medio £ne,huiuscumprincipi0 et medio et huius cum vtroque melius
longc Jntelligantur et multa ex iis dubia occurrentia vel quae ab
aliis obiiciuntur.ad quae alioqui cascutimus, loluantur: tantaquc hinc
nafcitur akcritas, vt vix diqi poflit, dum in cxamine publico vcl
priuato, item in di(putatipnibus ad propofita cxpediterefpondetur,
fcadquaeftiones aliis propofitas animus refpoa- dcrcgcfti^t. Valdc
precerea consultum fultum eft, a parentibus, magiftris et filiis
proponi aliquod prxmium uomodo diuidatur imago. Deordine. Regula
vocabulorum. Platonis auditores Vlato caliuit artem mem&ri.
J$ uomodoperfinuid agendum audituri concionem. Adodus excipiendi
celeriter qu* dicuntur. *>uiddgendum concionatori in fine
concionis. 4° ualu debct ejfe legatus. Precuratorcs.
Mercatores. Huncii. Bibiiotheca. ^ntodoquiUbetcogaturfatcrivcrlti
temartis. nonx Leftionis. teguUneceJfari*. g Cauendum ageftibus
indecoris ibid Ars memort* foclocisvelimaginib. /i isiri. Ravelli.
Keywords: implicatura, memoria. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Ravelli.”
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