Speranza
AXUR, RE D'ORMUS
Dramma tragico in cinque atti.
Libretot di
Lorenzo Da
Ponte
musicato da
Antonio Salieri
Prima esecuzione: 8 gennaio 1788,
Vienna.
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P E R
S O N A G G I
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ATAR,
generale dell'armi di Axur,
e sposo occulto di Aspasia
.......... TENORE
ASPASIA,
sorella di Altamor
.......... SOPRANO
AXUR,
re
d'Ormus, amante non corrisposto di
Aspasia
.......... BARITONO
ALTAMOR,
confidente del re, e nemico di
Atar,
a cui è ignoto esser questi sposo
della sua sorella
.......... BASSO
ARTENEO,
sacerdote
..........
BARITONO
FIAMMETTA,
schiava di Axur
.......... SOPRANO
BISCROMA,
schiavo
favorito del re
.......... TENORE
URSON,
capitano delle guardie
..........
BASSO
ELAMIR,
figlio degli auguri
.......... ALTRO
Arlecchino, Brighella,
Smeraldina, personaggi dell'arlecchinata del quarto atto.
Schiavi e Schiave,
Soldati e Popolo d'Ormus.
La scena si finge in
Ormus.
A T T O
P R IMO
Scena prima
Boschetto sulla spiaggia del mare contiguo al casino
d'Atar.
Atar taciturno, Aspasia.
ASPASIA Qui dove scherza l'aura
con
grato mormorio,
dove gli ardor ristaura
l'erbetta, i fiori, il
rio,
vieni, bell'idol mio,
siedi vicino a me.
ATAR Non venticel che
rida,
non l'erba, il rivo e i fior,
a te mi guida amor,
amor mi tien
con te.
ASPASIA E ATAR Ah di sì bella face
non turbi mai la
pace
un'ombra di dolor;
ma sia di pien contento
sempre alimento al
cor.
ASPASIA Chi di noi più felice
può vantarsi o mia vita? Io di te
solo,
e tu pago di me, tutta in noi stessi,
nella semplicità, nella
innocenza
quella gioia troviam, e quel riposo
che sempre fuor di sé
ricerca invano
il cieco orgoglio, ed il capriccio umano.
ATAR È ver: credi
però, se senza colpa,
o senza taccia di apparire ingrato
a un popol che
m'adora, a un re che m'ama
lungi dalla città teco potessi
a privata passar
libera vita,
la mia felicità sarìa compita.
ASPASIA E perché non
ardisci
di parlar ad Axur? Memore il credo
de' prestati servigi
delle
lunghe fatiche,
dei sudor da te sparsi: una mercede,
non negherà ad Atar
quand'ei la chiede.
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L. Da Ponte / A. Salieri,
1788 Atto primo
ATAR La mercede dovuta a buon soldato
dopo molte vittorie,
e molte imprese
è il diritto che ottien d'andar tra primi
a versar pe 'l
suo re sudore e sangue
né tal brama in me langue
sol... per te... non
saprei... questo doverti
sì spesso abbandonar...
Ah, quanto ogni
altra
men di te mi par bella
tanto in me cresce sempre
di perderti il
timore,
tanto palpita più questo mio core.
ASPASIA Perdermi? E chi
potrìa
svellermi dal tuo fianco?
Tu sei l'anima mia,
vivo e vivrò per
te.
Calma gli affanni tuoi
se pur non vuoi ch'io mora,
fidati in chi
t'adora
non dubitar di me.
ATAR Quanto siete possenti,
cari dell'idol
mio soavi accenti
e qual nuovo infondete
entro l'incerto seno
grato
raggio di gioia, e di sereno.
ATAR Per te solo, amato bene,
respirar io
sento l'alma;
per te sol novella calma
splender veggio a questo
cor.
ASPASIA Se tu m'ami o mio tesoro,
se di me tu sei contento,
io non
so cos'è tormento,
io non so cos'è timor.
ASPASIA E ATAR Ah scacciam, ben
mio dal petto
ogni affanno, ogni sospetto,
ed apprenda e terra, e
cielo
a gioir del nostro amor.
CORO
(di dentro)
Ah! Ah!
ATAR Che
grido è questo?
CORO
(di dentro)
Atar, Atar!
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Atto primo Axur, re d'Ormus
ATAR Oh cielo! Al nostro albergo
foco
orribil s'apprese: ah, un solo istante
fermati dove sei...
ASPASIA
Salvatemi lo sposo eterni dèi!
Si vedono fiamme dal lato della casa di
Atar.
Pria che Atar sorta Altamor coi suoi Soldati rapisce Aspasia e la
porta
alla nave.
Scena seconda
Atar solo.
ATAR Tutto Aspasia è
perduto: ah, pria che noi
dell'incendio siam preda,
salviamoci Aspasia...
Aspasia...
(Atar vede Aspasia sulla nave)
Aspasia dove sei? Ah qualche
iniquo
me l'ha rapita, o giorno o colpo orrendo!
Presentimenti atroci ora
v'intendo.
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788
Atto secondo
A T T O S E C O N D O
Scena prima
Galleria.
Axur e
Biscroma.
AXUR Non mi seccar Biscroma,
l'ordine già sortì;
e tu bestia
da soma,
va', togliti da qui.
BISCROMA Ah mio signore parmi...
AXUR
Biscroma non seccarmi.
BISCROMA Fategli grazia, o sire.
AXUR E non la vuoi
finire?
Insieme
BISCROMA Questo capo balzano ed insano
sol col guardo
spavento m'ispira,
con quello ceffo, quel gesto, quell'ira,
o Biscroma,
non è da scherzar.
AXUR Se mi salta un capriccio bizzarro
ti fo' por come
bue sotto un carro,
ti metto un capestro, ed un laccio,
e ti faccio così
terminar.
AXUR E Altamor non ritorna? Ah ch'io non posso
frenar
l'impazienza...
Vola Biscroma... che fai lì?
BISCROMA (sta un po'
lontano)
Signore! Penso al misero Atar.
AXUR Atar... Atar... Atar... e
sempre Atar!
Cosa trova di buono in un nome sì abbietto,
quel suo
corpaccio impuro, ed imperfetto?
BISCROMA Il dì che preda io fui dell'armi
vostre,
in fondo a un antro oscuro i giorni miei
cercava di difendere, ma
invano,
da stuolo innumerabile, e inumano.
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Atto secondo Axur, re d'Ormus
BISCROMA
Coperto di
sangue,
languente, ed esangue
sentiami signore,
vicino a
spirar.
Atar mi sottragge
da barbara morte,
mio grado, mia sorte,
è
dono d'Atar.
BISCROMA Pietà del meschino...
AXUR Pietà! Ti par che
degno
sia della mia pietà volgar soldato?
BISCROMA Nel torrente d'Arsacia,
il suo valore
vi salvò dalla morte, a lui voi deste
il governo
dell'armi...
AXUR E qual ragione ebbi poi di pentirmi?
L'affettata
modestia di questo sciagurato,
d'un popol'abbagliato il vil rispetto,
le
sue maniere... il nome...
ah che quest'uomo è un supplizio per me!
Ma dove
trova la sua felicità?
BISCROMA Nel suo dovere.
AXUR Sai se a me mancan
donne!
Io credo avermi cento serragli pronti alle mie voglie,
pur contento
non sono:
ei non ha che una moglie e felice si crede:
ma già capiterà
nelle mie mani
questo de' voti suoi gradito oggetto,
gemer vedrem, nel
perderla, l'altero.
BISCROMA Ei morrà.
AXUR Tanto meglio.
BISCROMA Egli
è felice.
AXUR Ei d'acquistare ardia
i cori che una volta erano
miei,
egli si rese, oh dèi!
con sua finta virtù sì accetto e grato
a un
popol che l'adora,
ed il delitto suo mi chiedi ancora?
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto secondo
BISCROMA
È ben ver quel nome amato
la delizia è d'ogni core,
se si vede il mar
turbato,
se si copre il ciel d'orrore,
tosto Atar gridar si sente.
Come
fosse a questo nome
riverente e cielo e mar.
AXUR Vuoi tu finir, vil
feccia del serraglio
lo sciocco panegirico?
Dovria cane cristiano, alfin
la morte...
BISCROMA La morte, ognor la morte...
Sire, questo vocabolo mi
secca.
Terminate una volta il mio destino,
e ritrovate poi chi vi
consoli
nella noia, nell'ozio...
AXUR Sciagurato, che dici?
BISCROMA
Nulla sire, Altamor chiede udienza.
Scena seconda
I suddetti e
Altamor.
AXUR Appaga in pochi istanti
l'intolleranza mia.
ALTAMOR Tutto
è già fatto,
nessuno sa nulla.
AXUR Aspasia?
ALTAMOR È in tuo
poter...
AXUR
(con ansietà)
E la rapisti?...
ALTAMOR In
braccio,
come tu più bramasti, al caro amante.
AXUR Presto tutto a me
narra.
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Atto secondo Axur, re
d'Ormus
ALTAMOR La metà della notte era già scorsa,
quand'io, come
ordinasti,
in grossa nave,
con fido stuol di travestite genti
tacito
giunsi in sull'opposta riva
ivi d'ambedue l'ali
del giardino d'Atar, ove
le piante
formano quasi selva,
i soldati appiattai, l'ora
aspettando
opportuna al disegno: appena l'alba
col primo raggio coloriva i
monti
che al solito, vedemmo
a respirar il mattutino fresco
venir la
bella Aspasia, e Atar con lei:
allora parte de' miei
a destra corse, ed
appiccò improvviso
foco all'albergo,
che allo scoppio e al lampo
misto
all'urlar degli spitanti schiavi,
com'io pensato avea, trasse repente
a
quella volta Atar, che lasciò intanto,
quasi senza avvedersi, Aspasia
sola.
Non era ancor lontano un tratto d'arco
quando dal posto mio pronto
sortendo,
di propria man la sbigottita sposa
in un serico
drappo
avvolsi, alzai di peso, ed alla nave
tra le braccia recandola, al
lido
coll'aita de' remi a un tratto volsi.
Pochi momenti dopo Atar
ved'io
sulla prossima sponda
smanioso, disperato...
AXUR
Disperato?
Al rango di visir, Altamor, io t'innalzo.
Vola, Biscroma: io
voglio
che un superbo apparato
della grandezza mia domani inebri
il cor
della mia bella.
BISCROMA Ah troppo breve è lo spazio, signor,
non è
possibile.
AXUR Temerario, che dici?
Possibile non è?
BISCROMA
Possibilissimo.
AXUR Senti, se manca nulla...
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto secondo
BISCROMA
Mancar? E chi non sa
come si dée servir sua maestà.
(parte)
Scena
terza
I suddetti, Fiammetta, Schiavi del serraglio, Aspasia, coperta di un
velo
nero.
CORO
di schiavi e schiave
Ne' più vaghi soggiorni
dell'Asia
mette amor alle piante d'Aspasia
tra il fulgor della regia
grandezza
le ricchezze e il perfetto piacer;
quel piacer che nell'umile
tetto,
non risente magnanimo petto,
e beltà che ad un soglio non
giunge
troppo è lunge dal vero poter.
AXUR Ognun s'inchini, e la mia bella
adori.
(tutti s'inginocchiano)
ASPASIA Oh, spaventosa sorte,
che me
persegui co' gli orrori tuoi!
Dal cupo seno di profonda notte
qual mai
nuova a me
sorge infausta luce?...
Dove son io? Palpito, gelo, e
manco!
FIAMMETTA Nella reggia d'Axur...
ASPASIA Numi! Che sento?
AXUR
(Biscroma, che portento!)
ASPASIA Nella reggia d'Axur?
AXUR Sì d'Axur che
t'adora.
ASPASIA È questa iniquo,
la mercede che rendi
alla fede, al
valor! Egli la vita
a te salvò, tu gli rapisci... Oh
Brama...
(sviene)
BISCROMA Oh che orrendo trasporto!
L'eccesso del
dolore
le pupille le chiuse.
UNO SCHIAVO Ahi qual la copre
tetro velo
di morte!
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Atto secondo Axur, re
d'Ormus
AXUR Sciagurato!
Tu parli di sua morte!
(uccide lo
schiavo)
Mori tu pria di lei: e voi, vigliacchi,
o rendete la luce agli
occhi suoi
o s'armeran, per questo ferro il giuro
se mai perdo
costei,
sopra tutto il serraglio
i sdegni miei.
CORO
Si vada
subito,
tutto si faccia,
se Axur va in collera,
se Axur
minaccia,
sappiam che il fulmine
lontan non è.
Prima che
scoppino
suoi sdegni orribili
seguiamo gli ordini
del nostro
re.
(tutti partono menando seco Aspasia)
Scena quarta
Urson, Axur,
Altamor, poi Atar.
URSON Signor, il prode Atar, quel gran guerriero
del
popol meraviglia,
disperato, e fremente
chiede udienza, e
giustizia.
AXUR Fremente, disperato?
(si rasserena un poco)
URSON Ah,
tanta è la sua pena,
che un uom in lui si riconosce appena.
AXUR Digli
ch'entrar gli lice.
(Son compiuti i miei voti, egli è infelice.)
(Atar
entra e si ferma un poco)
AXUR Valoroso campion, parla che chiedi?
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto
secondo
ATAR
Pietade, signore
del misero Atar,
di guerra la
face
in grembo alla pace
da un empio, da un perfido
io vidi
allumar.
Distrusse i miei campi,
i servi m'uccise,
fe' il tutto
bruciar.
Pietade, signore,
del misero Atar.
AXUR Grazie o possenti
dèi!
Sciolti già sono i giuramenti miei.
No non temer che invendicati io
lasci,
valoroso soldato, i torti tuoi,
tutto sperar tu puoi
da chi deve
a te solo e vita, e reggia.
ATAR La tua clemenza, o sire,
deve ogni alma
adorar: tutti gli oltraggi,
e tutti i mali miei
obliar io potrei,
ma il
più grande, il più amaro
obliar non si può. La cara Aspasia
il barbaro mi
tolse.
AXUR Altamor, chi è costei?
ALTAMOR Se non m'inganna
un fallace
sospetto
qualche schiava sarà di vago aspetto.
ATAR Come? Aspasia una
schiava?
Sire, perdona! A sì odiosa idea
non resiste quest'alma; Aspasia è
dèa.
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Atto secondo Axur, re
d'Ormus
ATAR
Soave luce
di paradiso
entro il bel viso
brillava
ognor.
Parean celesti
li sguardi, e i gesti,
il dolce suono
de' cari
accenti
piovea contenti
dentro il mio cor.
Dove t'ascondi,
tesoro
amato?
Deh mi rispondi
se vivi ancor?
AXUR E puoi, prode guerrier, di
molle pianto
per donnesca beltà bagnare il volto
se l'oggetto t'è
tolto
della tua fiamma, avvi un serraglio intero,
che miglior t'offre
impero;
e per una beltà, quando tu 'l vuoi,
mille trovar ne puoi; ma non
si trova mai
quell'onor che si perde in pianti, e in lai!
ATAR Ah
signor!...
AXUR Dove andò quel maschio ardire,
che vantar solevi un
dì?
Dove andò l'orgoglio, e l'ire,
al cui lampo in marzial campo
il
nemico impallidì?
Tu che a nuoto me traesti
da spumoso ampio
torrente,
tu che intrepido facesti
un macello d'ogni gente,
né per
foco, strage, e morte
mai spargesti un sol sospir,
or quel cor, quel cor
sì forte,
perché perdi una vil serva
lascerai così languir?
Dove andò
l'orgoglio, e l'ire,
dove andò quel maschio ardir?
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto
secondo
ATAR
S'io ti salvai la vita,
se il degni rammentar,
lasciami
vendicar
il mio tesoro.
Soffri che in nave armata
insegua il
traditor;
ch'io mora, o trovi ancor
colei che adoro.
Scena
quinta
Biscroma e i suddetti.
BISCROMA (Ah s'avvisare Atar...)
AXUR
Biscroma, cosa brami? I detti tuoi
sian da me solo intesi.
BISCROMA Sire,
la bella...
AXUR Irza... la bella...
BISCROMA Sì... Irza...
AXUR Ebben,
che fa?
BISCROMA Signor, ella rinvenne.
ATAR Axur, la tua grand'alma
è
sensibile, il vedo; entro il tuo ciglio
la gioia scintillò; deh, per
quest'Irza...
per quest'Irza, o sultano,
(s'inginocchia)
sii pietoso,
ed umano,
concedi ai mali miei questo conforto.
AXUR Atar, parla
sincero:
sei tu ben infelice,
ma infelice davvero?
ATAR Ah, non ha
forse
uom di me più meschino il mondo intero!
AXUR Prega che ai voti
miei
la bella Irza si pieghi
e nulla sia che ai tuoi desir si
nega.
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Atto secondo Axur, re d'Ormus
ATAR
Irza bella, e chi ti arresta?
Non è tuo de' numi il figlio?
Fa' ch'ei
trovi nel tuo ciglio,
pari fiamma a quella ond'ardì
co' bei sguardi il suo
gran cor.
Ah, sì rendilo felice...
se farlo senza colpa a te pur
lice.
(Biscroma furtivamente fa ad Atar de' cenni contrari)
AXUR Pria che
la nuova aurora
risorga in oriente:
schiera d'armata gente
sia pronta
al suo voler.
De l'onde fra i perigli,
fra l'inimico orgoglio
tu segui,
io così voglio,
tu servi il mio guerrier.
(ad Altamor)
(Misero te, se
mai
lo torno a riveder.)
ALTAMOR Sire a ubbidirti io volo:
basta il mio
braccio solo
tuoi cenni ad eseguir;
giuro di tua grand'anima
la speme
prevenir.
ATAR E questo ferro anch'io
giuro di non depor
pria che
dell'idol mio
non trovi il rapitor,
pria che dall'empie viscere
io non
gli svelga il cor.
AXUR Tutta la forza senti
de' giuramenti
suoi,
vanne, e ritorna poi;
il premio di tua fede
spera dal tuo
signor.
AXUR E ALTAMOR Veggio abbassato, e vinto
il fasto di costui,
ed
a' tormenti suoi
sento brillare il cor.
ATAR Da quanti affetti
mai
sento straziarmi il petto
tutto mi dà sospetto,
tutto mi fa
terror.
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto
secondo
BISCROMA Ah, chi mi dà consiglio,
onde avvertir l'eroe!
Io
sento al suo periglio
tutto gelare il cor.
(Biscroma è sentito d'Axur alla
parola periglio)
(Periglio! E che periglio
saria per Altamor,
se non
capisse bene
l'idee del mio signor.)
(partono)
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Atto terzo Axur, re d'Ormus
A T T O T E R Z O
Scena
prima
Piazza con veduta del tempio di Brama.
Axur, Arteneo.
ARTENEO
Sire...
AXUR Parla Arteneo; da me che brami?
(accenna alle sue guardie di
allontanarsi)
ARTENEO I popoli signor, d'un altro mondo
questi lochi
minacciano; da lungi
il fulmine già fischia e già si vede
superstizioso e
stolto
ire a' tempi de' numi il popol folto.
AXUR Ma ti pare Arteneo, che
temer possa
d'uno stuol di pirati il regno mio?
ARTENEO Più che il valor
nemico,
de' tuoi popoli, o sire,
la viltà mi spaventa: a noi
conviene
far credere all'indian, che il cielo stesso
regge i nostri
disegni; a me la cura
lascia d'insinuar al fanciulletto
dagli auguri
prescelto
il nome di colui, che delle squadre
condottiero essere
deve;
chi destini?
AXUR Altamor.
ARTENEO Il figlio mio?
AXUR Lui
stesso.
Io non gli rendo
che una mercé dovuta.
ARTENEO Ma che sarà
d'Atar?
AXUR È morto.
ARTENEO Morto!
AXUR Sì ordinai ch'egli
mora.
ARTENEO Né temi... Oh dèi!...
AXUR Cosa temer! Forse i rimorsi
miei?
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto
terzo
ARTENEO
Di tua milizia
temi lo sdegno;
temi di
perdere
corona, e regno,
per te medesimo
temi, o signor.
D'ogni
trasporto
capace fòra,
lo stuol terribile
che Atar adora,
se il
crede morto
per tuo livor.
AXUR Tranquillati, Arteneo: tutto
previde
questa testa politica:
per un felice inganno Atar
deluso,
ricercando vendetta,
a se medesimo ormai la morte
affretta.
AXUR
Tu fa' che intanto uniscasi
il popolo agitato,
mostra
che il cielo irato
è da' lamenti suoi,
gli auguri informa, e poi
con
utile impostura
di rinforzar procura
la nostra
autorità.
(parte)
Scena seconda
Arteneo solo.
ARTENEO Oh divina
prudenza! Tu pur sei
l'anima delle cose! Io per te tengo
dello stato i
secreti; io figlio mio
fo duce all'armata, al tempio rendo
il suo
splendor, agli auguri la fama:
e un dì forse Altamor signor del
mondo...
(parte)
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Atto terzo Axur, re
d'Ormus
Scena terza
Atar solo, poi Biscroma.
ATAR Da qual nuova
sciagura
minacciato son io! Sgombrate, o numi,
questa tetra caligine
profonda,
che l'alma mia circonda!
Stamane allor che incauto Irza
pregai
di rendersi ad Axur, terribil segno
fe' i miei sensi gelar... da
qual sciagura
minacciato son io! Sgombrate, o numi,
questa tetra caligine
profonda,
che l'alma mia circonda!
Scena quarta
Biscroma,
Atar.
BISCROMA Riconoscimi, Atar.
ATAR Biscroma!
BISCROMA Oh
grande!
Oh magnanimo eroe! La sorte mia
la mia felicità, la vita
stessa
a te solo degg'io! Perché non posso
render a te quel ben che a me
tu desti?
ATAR Ah non parliam di questi
rimoti avvenimenti... Aspasia
sola...
BISCROMA Aspasia... Aspasia... Ah senti, e ti consola.
BISCROMA Tu
nel mar la cara sposa
a cercar andresti invano.
ATAR Giusti dèi! Dov'è
nascosta?
BISCROMA Nel serraglio del sultano.
ATAR Dal
sultano!
BISCROMA Il finto nome
d'Irza porta.
ATAR Ah parla! Come,
e
chi fu che la rapì?
BISCROMA Altamor!
ATAR Perfido, indegno!
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto terzo
BISCROMA
Importuno or'è lo sdegno;
i giardini del serraglio
tu sai dove bagna il
mar.
Guarda ben, non prender sbaglio:
s'hai coraggio questa notte
una
serica scaletta
lungo il muro andrò a calar.
ATAR Generoso amico
mio...
BISCROMA S'apre il tempio: addio,
addio.
(parte)
ATAR
V'andrò, tutto si tenti:
ogni riparo è
poco
ad un furente foco,
a un disperato amor.
Penetrerò i
recessi
del tuo recinto infame,
non sazierai tue brame
oh perfido
avoltor.
In lei che viva o morta
saprò strapparti ancor.
Né deplorar
mia sorte
qualunque sia per me,
merita ben la morte
chi a te la vita
diè.
(parte)
Scena quinta
Arteneo, Axur, poi Elamir, Sacerdoti,
etc.
ARTENEO D'una scelta importante oggi dobbiamo
il cielo consultar: voi
preparate
i sacri arredi, e l'ara,
voi tra i fanciulli agli auguri
commessi
quello scegliete a cui più vivo il raggio
di Brama scintillò,
dandogli un core
semplice, e pieno di divin candore.
UN SACERDOTE Il
giovane Elamir
fu da noi destinato, egli a te viene.
ELAMIR Padre
mio...
ARTENEO Caro figlio, avvicinatevi!
Qual dì splende per voi! Credete
dunque
ch'or vi favelli il ciel per labbro mio?
www.librettidopera.it 21 /
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Atto terzo Axur, re d'Ormus
ELAMIR Sì signor, lo cred'io.
ARTENEO
Per voi dal cielo
il vindice del regno oggi sia scelto:
dite quel ch'ei vi
ispira: ah s'egli mai
vi ispirasse Altamor, saria per noi
la vittoria
sicura,
e il regno a noi dovrìa la sua ventura.
ELAMIR Tanto lo pregherò,
che spero alfine
ei me lo ispirerà.
ARTENEO Anch'io lo spero:
pregatelo
con cor puro, e sincero.
(s'inginocchia il fanciullo)
ARTENEO
Come ape
ingegnosa
sui lucidi albori
dai teneri fiori
cavare sa il mel.
Così
tutto ottiene
fanciullo innocente
che innalza la mente,
che supplica il
ciel.
ELAMIR
Oh numi possenti,
se voti sinceri
di labbri
innocenti
pon tutto ottener;
voi fate che scenda,
e puro a me
splenda
il vivido raggio
del vostro saper.
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto terzo
Scena
sesta
I suddetti, Axur, Altamor, Arteneo, Grandi dell'impero, Popolo,
etc.
ARTENEO Tutto il popol o figlio, al sacro tempio
ora vedi arrivar,
pria ch'ei conosca
il suo vendicatore
arrossir lo farai del suo
terrore.
Vicini ai nostri lidi
i cristiani ei crede;
tu l'assicura che
un inganno è questo,
e prenda Brama poi cura del resto.
Re del persico
mar, servi del tempio,
abitanti d'Ormus, grandi del regno,
la nazion,
l'armata
attende un generale.
CORO S'oda pur chi sceglie il cielo
per
la nostra sicurtà.
ARTENEO D'ubbidire promettiamo,
a chi Brama
sceglierà.
CORO Su quest'ara a lui giuriamo
obbedienza e
fedeltà.
ARTENEO
Dio sublime nella calma,
grande, e altier nella
tempesta,
fa' che sorta ormai da questa
pura bocca ed innocente,
tra lo
stuol di questi eroi
qual più vuoi, qual piace a te,
ei sia caro a tutti
noi,
egli porti orrori, e morti
a un nemico senza fé.
Figlio, figlio,
il ciel ti ispira.
(con caricata gravità)
Parla, di' l'eroe qual
è.
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Atto terzo Axur, re d'Ormus
(alzano il
fanciulletto)
ELAMIR Popoli mal accorti
dal terror traviati, e che può
mai
farvi temer il barbaro cristiano?
Voi paventate invano; ha forse il
regno
mancanza di sostegno? Ah rimirate
intorno Axur i difensori
vostri...
Atar...
CORO
Atar, Atar...
Brama per noi sarà.
Egli
destina Atar,
Atar, Atar, Atar.
ALTAMOR Olà calmate
quegli ardenti
trasporti.
ARTENEO Popoli, fu uno sbaglio: il cielo, o figlio,
t'illumini
la mente.
ELAMIR Il cielo, o padre,
fu la cagion che pria
uscisse Atar
fuor della bocca mia.
CORO
del popolo
Atar il giovinetto
per
condottier ci dà!
Egli è dal cielo eletto,
egli con noi verrà!
AXUR Da
un altro giuramento
è ritenuto Atar: il suo gran core
a una giusta
vendetta or chiama amore.
ATAR Adempirò signore, al doppio impegno
di far
vendetta, e di servire al regno.
ATAR Chi vuol la gloria,
alla
vittoria
voli con me.
CORO A me, a me!
ATAR Sudditi, schiavi
su su
alle navi
coraggio, e fé.
CORO A me, a me!
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto terzo
ATAR
L'armi scuotete,
di sangue sete
mostrar si dée.
CORO A me, a
me!
ATAR Chi vuol la gloria,
alla vittoria
voli con me.
CORO A me, a
me!
AXUR Ah, le strida importune
più soffrir non degg'io
d'un
popolaccio sordo
al cenno mio.
(vuol partir, Altamor lo ferma)
ALTAMOR
Non partir: la scelta è ingiusta,
è contraria ai dritti tuoi,
deve forse a
te, ed a noi
leggi impor plebeo guerrier?
ATAR La viltà de' miei
natali
si perdé tra le vittorie
e non vo' dell'altrui glorie
come tu,
superbo, e fier.
ALTAMOR Sire...
AXUR Taci...
ALTAMOR Ah, se non
fosse,
che rispetto al re degg'io,
vil cagion dell'odio mio,
saprei
farti ben pentir.
ATAR Forse son l'onte, e le offese
l'armi tue, rivale
audace?
ARTENEO Sire...
AXUR Taci...
ATAR E quali imprese
puoi
vantar in guerra, o in pace?
Qual torrente oltre passasti?
Qual nemico
superasti?
Dove porti il sen piagato
per cui l'arbitro di stato
esser
vuoi con vano ardir?
ALTAMOR Pria che appaghi il folle orgoglio
qui fellon
provar ti déi.
(cava la spada con fuoco)
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Atto terzo Axur, re d'Ormus
ARTENEO Ah furor! Mio figlio!
ALTAMOR Io
voglio
quel ribaldo ormai punir.
ATAR Calma l'ire, o sciagurato:
il
guerrier quand'è sdegnato
è sicuro di perir.
(cava la spada
placidamente)
ARTENEO Giusti numi, il vostro tempio
forse è un campo di
battaglia!
CORO Ah impedisci il tristo esempio,
grande Axur non lo
soffrir.
AXUR (Acquietiam questa canaglia.)
(ad Altamor ed
Atar)
Arrestate!
ATAR Axur comanda
pronto io sono ad ubbidir.
Io ti
attendo alla gran valle.
(prende Altamor per la mano placidamente)
Se
l'usato ardir non langue
nel mio cor, nel braccio mio
io berrò quell'empio
sangue,
rea cagion de' miei sospir.
AXUR Ah di perderlo il momento
era
questo eterni dèi!
Ma del padre lo spavento
venne il colpo ad
impedir.
ALTAMOR Ah qual dio potrà salvarti
dal furor di questa
mano!
Vo' per tutto seguitarti!
Gran vendetta vo' eseguir.
ARTENEO
Quell'audacia, quel coraggio
m'empie l'alma di sospetto,
e pe 'l figlio il
cor nel petto
io mi sento intirizzir.
(allo strepito d'armi Axur rimette
il baston del comando ad Atar: poi tutti partono)
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto terzo
CORO
O
tu che tutto puoi,
nume possente, e grande,
difendi i figli tuoi
col
tuo divin favor.
Tu fa' che l'oste cada,
fa' che furente,
esangue,
nuoti tra polve, e sangue,
e le spumanti labbia
morda nel suo
dolor.
(parte)
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Atto quarto Axur, re
d'Ormus
A T T O Q U A R T O
Scena prima
Giardino illuminato.
Schiavi
in atto di terminar l'illuminazione.
Biscroma, poi Axur.
BISCROMA (non
vedendo Axur)
Cosa veggio! I giardini
sono già illuminati: e chi al
serraglio
osa senza di me dar ordini...
AXUR Io.
BISCROMA Sire... si
può saper?...
AXUR (battendogli seriamente co' la mano sopra la
spalla)
Alla mia bella
tosto un divertimento.
BISCROMA Io l'ho,
signore,
fissato per doman: voi l'ordinaste.
AXUR Ed ora lo
disordino,
e l'ordino per oggi,
anzi per questo istante.
BISCROMA (Oh
contrattempo orrendo: non c'è mezzo
di prevenire Atar!)
AXUR Cosa
borbotti?
BISCROMA Non borbotto, parlo schietto,
e rifletto fra me
stesso:
che in un tempo sì ristretto,
poco onor mi posso far.
Si
potrebbe!...
AXUR Via fa' presto.
BISCROMA (Giusto cielo il caso è
strano.)
Verbigrazia... sì... ma piano.
AXUR Cosa occorre di
studiar?
BISCROMA (L'onor mio! Il tempo è questo
che qui dée venire
Atar.)
AXUR Mi fai perdere la pazienza.
BISCROMA Un tantin di
sofferenza
nel serraglio... (Ah, in tal cimento
per lui sento il cor
gelar!)
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto
quarto
AXUR Dunque...
BISCROMA Quattro... cinque... sei...
AXUR Cosa
conti?
BISCROMA (Il modo oh dèi,
di salvarlo ancor non trovo!)
AXUR
Bene! Quattro... cinque... sei...
BISCROMA Lo spettacol non è nuovo.
AXUR
Non importa.
BISCROMA No?
AXUR No, no.
BISCROMA (Dèi consiglio!) L'ho
trovata
vi farò una mascherata,
con del canto, con del suono.
AXUR
Tutto buono, tutto buono.
BISCROMA Una truppa di serventi
una banda di
stromenti,
dei gran deschi di rinfreschi,
un terzetto d'Arlecchino,
ed
al suon del chitarrino
un'arietta da incantar.
(Con quest'aria e la sua
festa
farò presto terminar)
AXUR Vanne, vola, e torna presto,
ch'io qui
resto ad aspettar.
(Biscroma parte)
Scena seconda
Axur solo, poi
Urson.
AXUR Se il computo non falla in questo istante
d'Altamor, e d'Atar
segue il duello.
Altamor vincer debbe: ei sa
ch'io voglio
che colui più
non viva,
dunque l'ucciderà,
a mia felicità
manca sol questo bene,
e
presago il cor mio già me 'l previene.
URSON Sire, d'infausta
nuova
portator a te vengo, Atar...
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Atto
quarto Axur, re d'Ormus
AXUR È morto?
URSON Anzi uccise Altamor.
AXUR
Ah, il traditore
ha sempre la fortuna in suo favore?
Narrami come
fu.
URSON Come leon feroce
gira per la foresta,
e con l'altera
testa
la selva fa tremar.
Così appariro in campo
i combattenti
arditi
e delle spade al lampo.
AXUR Mi sento già seccar.
URSON E
agl'orridi ruggiti...
AXUR Ho capito che basta:
il serraglio
s'avanza.
Allontanati Urson, ora si lasci
coi morti il morto, e noi
pensiamo ai vivi;
questo è tempo di gioia: i miei riposi
ombra d'affanno
funestar non osi.
(Urson parte)
Axur, Aspasia che si terrà sempre sulla
faccia il fazzoletto, Schiavi e
Schiave vestiti in diversi bizzarri modi che
cantano e portano seco una
tavola illuminata e rinfreschi; poi piccola festa,
etc.
ASPASIA Atar, misero Atar, se tu sapessi
dov'è la sposa
tua.
CORO
Il cielo rintuoni
di gridi di gioia;
si canti, si
suoni,
si scacci la noia,
e ogni alma di giubilo
si senta brillar.
E
cinti le piume
di insolito lume
aligeri cori
di grazie, e
d'amori
per l'aria odorifera
si veggian scherzar.
Continua nella pagina
seguente.
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788
Atto quarto
CORO Ma zitto ch'altre maschere
si vedono avanzar.
Scena
terza
I suddetti: due Schiavi e una Schiava vestiti co' le note maschere
di
Arlecchino, Brighella e Smeraldina, cantano il terzetto che
segue.
BRIGHELLA De sposarme ti ha promesso
esser devo to
marìo.
ARLECCHINO Ti ha promesso a mi lo stesso
e non voglio star in
drio.
SMERALDINA Ho fallato lo confesso,
di memoria è il fallo
mio.
BRIGHELLA Mi me metto al collo un lazzo
se ti sposi quel
briccon.
ARLECCHINO Smeraldina mi te masso
se ti prendi quel
cappon.
BRIGHELLA Senti birbo!
ARLECCHINO Senti barbo!
SMERALDINA State
cheti, e che con buon garbo
io finisco la question.
Tutti due, la san gli
dèi,
se potessi io sposerei,
ma perché sol un mi lice
rimettiamoci al
destin.
BRIGHELLA E
ARLECCHINO
Al destin! Cossa
s'intende?
SMERALDINA Tutti tre bendiamoci gli occhi,
io sarò di chi mi
prende,
sia Brighella od Arlecchin.
BRIGHELLA Bella!
ARLECCHINO
Bona!
BRIGHELLA E
ARLECCHINO
Son contento.
SMERALDINA
Giuramento.
BRIGHELLA E
ARLECCHINO
Zuramento.
SMERALDINA
Sull'onor.
BRIGHELLA E
ARLECCHINO
Sull'onor
mio.
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Atto quarto Axur, re
d'Ormus
ARLECCHINO Presto fora el fazzoletto.
BRIGHELLA Me lo metto
stretto stretto.
Insieme
SMERALDINA E vediamoci la fin.
BRIGHELLA
E
ARLECCHINO
E vedemoghe la fin.
(si mette ciascuno un fazzoletto sugli
occhi)
SMERALDINA Siete all'ordine?
BRIGHELLA Ho finìo.
ARLECCHINO Son
più orbo d'un marìo.
SMERALDINA Perché tutto vada in
regola
separiamoci.
BRIGHELLA E
ARLECCHINO
Perché tutto vada in
regola
slontanemose.
ARLECCHINO Mi col cor pian pian te
pesco.
BRIGHELLA Mi all'odor smeraldinesco.
SMERALDINA Divertir mi voglio
un poco
alle spalle di que' sciocchi
gliela voglio far sugli occhi,
poi
mandarli a far squartar.
ARLECCHINO Smeraldina vienme appresso.
BRIGHELLA
Vienme in brasso zoja bella.
SMERALDINA (torna mascherata da vecchia)
Or
da entrambi a un tempo stesso
io mi voglio far pigliar.
BRIGHELLA
E
ARLECCHINO
Mi te go cospettonazzo!
ARLECCHINO Mi son
primo.
BRIGHELLA No, son mi.
BRIGHELLA E
ARLECCHINO
(si cavano il
fazzoletto dagli occhi)
Oh che muso! Che figura!
BRIGHELLA Ti ze
primo.
ARLECCHINO No, ti è ti.
BRIGHELLA Te la cedo.
ARLECCHINO Te la
lasso.
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto
quarto
BRIGHELLA E
ARLECCHINO
Son più stupido d'un sasso;
come è
nato el cambiamento?
Zella fora! Zella dentro?
Mi no so cossa
pensar.
(qui la Smeraldina prega or l'uno, or l'altro)
BRIGHELLA Va' in
malora arpia bruttissima!
ARLECCHINO Va' all'inferno vecchia
strega!
SMERALDINA Oh vi son obbligatissima!
Mille grazie per mia
fé.
(si smaschera)
ARLECCHINO (Cossa zella sta burletta?)
BRIGHELLA
(Che demonio qua ghe ze?)
SMERALDINA La burletta è schietta schietta;
la
gentil Smeraldinetta
non è fatta per quei musi,
la mi onori, la mi
scusi,
due buffon non fan per me.
BRIGHELLA E
ARLECCHINO
Ti me
burli?
SMERALDINA Non ti burlo.
BRIGHELLA E
ARLECCHINO
Mi vorria
saper perché.
SMERALDINA Il libro del perché
stampato ancor non
è.
Stampare lo farò,
e allor ve lo
dirò.
BRIGHELLA,
ARLECCHINO,
SMERALDINA E CORO
Ah! Ah! Ah! Che bella
scena!
Son burlati per mia fé:
all'erta zovenotti,
vardè quello che
fè;
pensè co se ben cotti,
al libro del perché.
AXUR Bravissimo
Biscroma!
Il tuo pensier mi piace. Io ti dichiaro
re di tutti eunuchi
della terra.
C'è altro?
BISCROMA Si signore.
C'è l'aria che
promisi;
datemi una chitarra:
vi voglio dir la storia mia
bizzarra.
(portano una chitarra, Biscroma canta)
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Atto quarto Axur, re d'Ormus
BISCROMA
Nato io son nello stato
romano
e mio padre che fe' il ciarlatano
per tutor don Rasoio mi
diè.
Oh poveretto me!
Sul teatro d'andare decisi,
e a cantar ben o male
mi misi
da soprano la sol fa mi re
bravo Biscroma affé.
Una bella
gentil virtuosa
per coprirsi col manto di sposa
per marito passare mi
fe':
oh poveretto me!
Per spogliarmi d'un peso discaro
destramente la
vendo a un corsaro
che per sorte venia da Calè!
Bravo Biscroma
affé!
Giunto il dì che doveva pagarmi,
questo perfido fece legarmi
e
per schiavo menommi con sé.
Oh poveretto me!
Di marito divento
custode,
la briccona ne giubila e gode:
sposi cari, sapete perché.
Oh
poveretto me!
Navigammo per storto per dritto,
a traverso la Libia,
l'Egitto
con catene alle mani ed ai piè.
Oh poveretto me!
Ah siam presi
quel barbaro grida,
chi ci prese? Fu il celebre Atar...
ASPASIA
Atar?
CORO Atar?
AXUR Atar!
FIAMMETTA Oh numi!... Come
l'irritò
questo nome!
Axur getta a terra la tavola e i lumi; impugna l'arme e va per
uccider
Biscroma, gli Schiavi, etc. che fuggono e gettano tutti i lumi a
terra.
AXUR Ah si sbrani, si scanni il traditore
ch'osò di
pronunziarlo!
FIAMMETTA Ah ch'Irza more!
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto quarto
(Axur
ritorna chiamato dalle grida di Aspasia e di Fiammetta lascia i borzacchini e il
manto alla porta ed entra
dove entrò Aspasia)
Scena quarta
Atar,
Biscroma.
BISCROMA (ad Atar trovandolo senza conoscerlo, e in atto di
ucciderlo)
Atar! Atar!
ATAR Numi! Biscroma! Amico!
Che eccesso
involontario
commettea questa man, se non parlavi!
BISCROMA Necessario era
il colpo, e ancor saria
se qualche schiavo curioso...
ATAR Io sento
da
mille bocche e mille il nome mio
suonar in questi lochi!
Discoperto mi
credo; e chi sa forse
che il geloso tiranno!... ah,
ch'io qui
debba
morir senza vederla...
BISCROMA Oh cielo! in quale
stato orribili
ti veggio! Qual periglio,
o generoso eroe,
minacciò la tua vita...
ATAR
Il mio coraggio...
L'amor mio per Aspasia e più la sorte
a salvarmi
concorse: in mezzo al mare
solo in fragil barchetta io fendo
l'onde
placide e taciturne: il picciol moto
che fa remo nell'acque
vien
da lungi distinto;
si suona all'armi: in un momento cinto
da ogni parte mi
veggio
da grosso stuol di remiganti: meco
io non avea che questo ferro:
premo
col piè lo schifo, mi sprofondo, m'apro
un sentiero sicuro
sotto
i vascelli lor, e a terra giungo
col favor della notte.
Lo squillo della
tromba
che per l'aria rimbomba; i fischi, i gridi
di varie sentinelle:
arresta, arresta...
Continua nella pagina seguente.
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Atto quarto Axur, re d'Ormus
ATAR Mille addosso mi son; raddoppio
il passo,
più incalzato mi veggo, il corso spingo,
e anelante, e
affannato
quasi da un dio portato,
in aria son per la pieghevol
scala
che opportuna mi tese
alla muraglia la tua man cortese.
ATAR
Salvo io son: tu il merto n'hai,
e in mercé di tal favor,
quasi oddio! la
destra armai
contra il mio benefattor.
Ah perdon, perdon
amico!
Innocente è questo error.
BISCROMA A uno schiavo, a un uom par
mio
nulla devi, o mio signor,
se io son qui per te son io,
opra è tua
s'io vivo ancor.
Ah, d'espor per te la vita,
lascia almeno a me
l'onor.
(Biscroma va da un lato del giardino cava un fagottino, che par ad
arte nascosto)
BISCROMA Non perdiam, grand eroe,
un salutare
istante;
quest'abito da negro
presto a te metti, e fingiti
muto: ma
guarda ben, che un solo accento
con tal maschera al volto, e in questo
loco
è un delitto di morte... Oh numi... ferma...
Io veggio i
borzacchini
e il manto del tiranno.
(va sulla porta, e trovando il manto e
i calzari si ritira spaventato)
ATAR Ahi con Aspasia Axur! Chi sia
ch'or
possa
calmare il mio furor.
(grida, Biscroma gli chiude la
bocca)
BISCROMA Ah serra in petto
l'importuno dolore!
ATAR
(con più
affanno)
Brama, Brama!
BISCROMA Vien gente:
è il sultano... siam morti
certamente.
(Biscroma getta a terra Atar)
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto quarto
Scena
quinta
I suddetti, Axur.
AXUR
(fieramente)
Chi è
qui?
BISCROMA
(confuso)
Sire... son io...
AXUR Biscroma! E donde
viene
tal voce lamentevole?
BISCROMA
(confuso, poi
rimettendosi
in
tranquillità)
Signore...
È quasi un miserabile... credendo
di
sentir qualche strepito... la ronda
faceva della notte: all'improvviso
da
strana frenesia preso quel muto,
piange, s'agita, grida, parla,
parla
parla sì presto che di quel ch'ei dice
nulla si può
capir.
AXUR
(con fiera sorpresa)
Parla quel muto!
BISCROMA Parla...
vo' dir articola de' suoni
a modo suo... ba be bi bo bi bu...
AXUR
(prendendo Biscroma per mano con ferocia)
Tu che tra i tuoi deliri,
stanco
delle sventure
talor giungesti a desiar la morte,
apprendi ormai del tuo
signor la sorte.
Pien d'amoroso foco
io me ne gìa da lei
per onorarla,
oh dèi!
di qualche mio favor.
Appena io me l'appresso,
la barbara mi
fugge. La trattengo,
e le prendo le man, tu non vedesti
in oggetto mortal
esempio ancora
di sì fiero dispetto:
(imita la voce donnesca)
«Axur
feroce,
che pretendi da me? Pria che tu possa
tormi l'onor, mi toglierai
la vita.»
Parevan gli occhi suoi
un Vesuvio di foco.
Oh femmina
selvaggia! Axur feroce!
Continua nella pagina
seguente.
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Atto quarto Axur, re
d'Ormus
AXUR L'onor suo!... Ad alte grida
morte chiamando...
alfine
riconobbi che avea
l'ardire di sprezzarmi: quante volte
fui sul
punto d'ucciderla... Biscroma,
segui i miei passi.
BISCROMA Sire, la
zimarra...
AXUR (mette i piedi sulla schiena di Atar)
Rimettimi i
calzari
sul dorso di costui: sento che l'ira
m'invade i sensi: ah l'alma
mia delira!
AXUR
Misero, abbietto negro,
perché Atar non sei,
cagion
de' torti miei,
cagion del mio dolor.
Oh come lieto e allegro
sopra di
te vorrei
sfogar il mio furor!
AXUR Oh se quel traditor saper
potesse
qual tormento mi costa... egli è la colpa
che colei mi
disprezza... odi Biscroma:
(con un fiero diletto)
un pensiero
eccellente
mi passa per la mente; a questo schiavo
tagliam la testa; e
sfigurata e franta
portala da mia parte alla ribalda:
dille che in questo
loco
sorprendendo il suo sposo...
(cava l'arma in atto di voler tagliar il
capo ad Atar; Biscroma spaventato lo trattiene)
BISCROMA Oh dèi,
fermate,
dell'orribil impresa, e che sperate?
BISCROMA
Sperate che
allora
che morto ella crede
l'oggetto che adora
men fiera sarà?
Con
pegno di vita
a lei sì gradita
con preghi, con lagrime
piegar si
potrà!
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto
quarto
AXUR Lagrime! Preghi Axur! Un'altra idea
adotto in questo punto.
Ella mi crede
innamorato morto
della bellezza sua: vegga costei
che
conto fo di lei.
Mi giuri sul tuo onore
d'obbedir al mio
cenno?
BISCROMA
(spaventato)
Sì signore.
AXUR E d'obbedir sul
fatto?
BISCROMA
(spaventato)
Anzi... sul fatto.
AXUR (con un riso
sardonico)
Prendi questo vil muto,
conducilo a colei: dille che a
questo
delizioso amorino
per moglie io la destino, e ch'altro sposo
in
sua vita non speri; io farò poi
che al mio serraglio domattina esposta
col
Narciso alla costa,
oda cantar a coro generale...
AXUR
Viva viva Irza
ritrosa,
che sdegnando un regio affetto,
diventò sultana e sposa
di più
nobil amator.
Un vil muto, un vecchio nero
ha l'impero del suo
cor.
AXUR Adesso sì Biscroma,
son pago di me stesso: sia tua
cura
l'istruirlo ben bene...
BISCROMA Eh, non fa d'uopo
di dargli altro
ricordo;
se è muto non è sordo.
AXUR Or accompagnami
alla guardia
vicina.
BISCROMA (s'abbassa e dice ad Atar)
Che felice
scioglimento!
Fa' coraggio, o gran eroe.
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Atto quarto Axur, re d'Ormus
ATAR (s'alza un poco e si cava la
maschera)
Ah, d'orrore e di tormento
troppo son ripieno
ancor!
Respiriamo un sol momento.
AXUR (ritorna)
Vo pensando a quel
contento
che dovrò provare allor,
che udirò da cento e cento
erger
grido derisor:
viva viva Irza ritrosa,
che sdegnando un regio
affetto,
diventò sultana e sposa
di più nobil amator.
(Biscroma co' la
zimarra di Axur spiegata cerca di frapporsi fra lui ed Atar)
AXUR Un vil
muto, un vecchio nero
ha l'impero del suo cor.
Presto andiamo, non
tardiamo
eseguiamo il cenno mio.
BISCROMA Pronto pronto già son io;
che
piacer pe 'l mio signor!
(partono)
Scena sesta
Atar solo, poi
Biscroma.
ATAR
(sotto voce tutto)
(in ginocchio)
Dio difensor de'
miseri,
tu non defraudi mai
quelli che in te confidano,
che speran solo
in te...
(Biscroma torna, Atar vedendolo gli corre incontro
ATAR Vieni
amico a questo amplesso
il mio cor riconoscente,
il mio cor confessa e
sente
ch'ogni ben gli vien da te.
BISCROMA Ah, di giubilo l'eccesso
più
non cape nel mio seno!
Quasi son da gioia oppresso:
chi è felice al par di
me!
ATAR Per pietà non ritardiamo
un ristoro all'idol mio!
BISCROMA E
ATAR (entrando nell'appartamento di Aspasia)
Tutto tace: andiamo,
andiamo
più pericolo non v'è.
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L. Da Ponte
/ A. Salieri, 1788 Atto quarto
Scena settima
Appartamento di
Aspasia.
Fiammetta, Aspasia in gran disordine.
ASPASIA Come fuggir,
Fiammetta,
come fuggir da questo orribil loco!
FIAMMETTA Ah, calmate per
poco
la disperazion che vi trasporta.
ASPASIA
Morte, pietosa
morte,
dà fine al mio dolor,
in braccio all'empia sorte
non mi lasciare
ancor.
ASPASIA Forse... oh dèi! non è lungi
il momento fatal! Altro non
manca
al mostro seduttor... d'Atar la sposa...
Aspasia!
Inorridisce
quest'anima all'idea del gran delitto;
da quel colpo
trafitto
il mio tenero Atar... quell'infelice
tra gli stessi
contenti
presentire parea l'infante eccesso!
O stelle! Axur
istesso!...
Nell'asilo di pace!... e sotto gli occhi
dell'intero
universo... ah! chi potea
dell'enorme attentato
immaginarti autor,
barbaro, ingrato!
ASPASIA Son queste le speranze
che il misero mio
sposo
di pace, di riposo,
di gioia aveva per me?
Dopo i sudor ch'ei
sparse,
dopo i sofferti affanni,
crudel, tu lo condanni
a lagrimar per
te?
Morte, pietosa morte,
dà fine al mio dolor;
in braccio all'empia
sorte
non mi lasciare ancor.
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Atto quarto
Axur, re d'Ormus
FIAMMETTA Un possente monarca alfin è quegli
che vuol
farvi felice; al vostro piede
il signor della terra amor richiede.
Che
sventura è mai questa
per dover disperarsi?
ASPASIA Ah, tu non hai
per
amante un Atar!
FIAMMETTA Senza conoscerlo
amo la fama sua, ma quanto io
fossi
quello che siete voi, fingendo amore
per il barbaro Axur trovar
saprei
modo d'assicurar di mia costanza.
ASPASIA A ogni lieve
speranza
s'apre un'alma affannata: assai mi piace
questo nobil tuo tratto:
ebben, se il puoi,
fagli sapere...
FIAMMETTA Ah nascondete il
pianto!
Dei piacer del sultano
venir io veggio il mediatore
insano.
Scena ottava
Le suddette, Biscroma.
BISCROMA Irza bella, il re
vostro
vuole che in questo istante
riceviate la fé d'un nuovo
sposo.
ASPASIA Uno sposo! Che sento! A me uno sposo?
FIAMMETTA Comandante
d'un corpo
più ridicol del tuo, potriasi senza
un più grave preambolo
sapere
questo sposo chi sia?
BISCROMA Questo è il più vile
muto del suo
serraglio.
ASPASIA Un muto?
FIAMMETTA Un muto?
ASPASIA Io
moro!
BISCROMA È il suo volere
che ognuno si ritiri.
FIAMMETTA
Io?
BISCROMA Tu!
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L. Da Ponte / A.
Salieri, 1788 Atto quarto
FIAMMETTA Io?
BISCROMA Tu, Fiammetta;
c'è
minaccia di morte
a chi turba i loro amori.
FIAMMETTA Vattene al tuo
signor,
digli che con stupor
il mondo sentirà;
ch'ove d'amar più
femmine
il privilegio han gli uomini,
ora sposar molt'uomini
la femmina
potrà.
BISCROMA (in atto di partire)
Tanto meglio per te.
FIAMMETTA Pur
che tutti sien simili a te.
(parte Biscroma)
ASPASIA Salva me da tanta
infamia,
o compagna e amica mia!
FIAMMETTA Questo cor che non faria
per
provarvi la sua fé!
ASPASIA (si cava il casco e i diamanti)
Il mio casco e
i miei diamanti
prendi, o cara, a te li dono:
e quell'Irza ch'io non
sono
fingi d'esser tu per me.
FIAMMETTA Se Biscroma il muto guida
vedrà
ben che non son io.
ASPASIA (si cava il manto)
È sì lungo il manto
mio
che ti copre infino ai piè.
FIAMMETTA Ah ch'io temo!
ASPASIA
(s'inginocchia davanti Fiammetta)
Oh dèi, fa' core:
o mi moro innanzi a
te.
FIAMMETTA Più non sono a tal dolore
di resistere capace:
io farò
quel che vi piace,
e non vo' miglior mercé.
ASPASIA Ah, tu rendi a me la
pace!
Te ne renda il ciel mercé.
(qui Fiammetta si copre col manto di
Aspasia. Aspasia parte)
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Atto quarto Axur, re
d'Ormus
Scena nona
Fiammetta sola.
FIAMMETTA Animo Fiammettina!
(si
mette a sedere)
I scrupoli da parte. Il re tra poco
obbligato a te sia: tu
salvi, alfine,
una donna ch'egli ama
da un eterno rossore;
e servi
insiem Aspasia e il suo signor.
Scena decima
Fiammetta, Biscroma,
Atar.
BISCROMA
(a parte)
(caccia il muto nella camera)
Di questa
donna, o muto,
sei padrone assoluto.
FIAMMETTA Come è nero!
Ha però
buona taglia: s'inginocchia.
Non ha l'aria feroce, come gli altri
mostri
di questo loco: al tuo rispetto
son sensibile, o muto; e intendo
assai
l'amor tuo dai tuo rai.
ATAR
(parla piano da
lungi)
Numi!
Costei la mia Aspasia non è!
FIAMMETTA Sembra ch'ei
parli!
Hanno tutte le bestie il loro linguaggio!
(si
scopre)
FIAMMETTA
Guardami da lontano:
osserva i pregi miei;
per te,
sebben vorrei,
di più non posso far.
Un prence, un re, un sultano
nulla
su me potria;
tutta è l'anima mia,
e tutta sia d'Atar.
ATAR
(inavvedutamente parlando)
D'Atar!
FIAMMETTA Ei parla!
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto quarto
ATAR (Oh
errore!
Oh, trasporto indiscreto!)
FIAMMETTA Tradì solo un accento il tuo
segreto.
FIAMMETTA Dunque un muto tu non sei,
temerario, mentitor!
ATAR
Ah signora, ai preghi miei
deh, calmate quel furor.
FIAMMETTA Qual
speranza, qual ardire
t'ha mai fatto qui venire?
ATAR Son straniero in
questi lidi,
e son reo, né chiedo scusa.
L'ora e il loco assai
m'accusa,
sol vi chiedo carità.
FIAMMETTA Quel parlar e
quell'aspetto
in me sveglia un certo affetto,
che sdegnarmi appien non
posso,
e mi par sentir pietà.
ATAR Quale oddio mi sento in petto
strano
sorgere sospetto!
Un inganno del tiranno
forse questo ancor sarà!
(si
sente battere e dar di fuori forti colpi nella porta)
Scena undicesima
I
suddetti, Biscroma e coro di Schiavi, Urson e coro di Soldati, tutti
di
fuori.
URSON Compagni miei,
per qua, per qua.
FIAMMETTA Vien
gente oh dèi!
Che mai sarà?
(fugge)
BISCROMA Che veggio mai!
Fermate
là!
URSON L'ordin seguite,
la porta giù!
BISCROMA Ah non
ardite
d'avanzar più!
CORO
di soldati
L'ordin
quest'è!
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Atto quarto Axur, re
d'Ormus
CORO
di schiavi e schiave
No no non dée
toccar quel
loco
profano piè!
CORO
di soldati
La porta giù;
l'ordin
quest'è!
Gettano giù la porta, entrano Urson e Soldati, Biscroma e
Schiavi.
Scena dodicesima
I suddetti, Atar.
BISCROMA Pria che nulla tu
eseguisca,
meco parla, Urson, che vuoi?
URSON Il sultan che già si
pente
del furor, de' sdegni suoi,
vuol che il muto immantinente
qui si
uccida, e in mare poi
vuol che debbasi gettar.
BISCROMA (si frappone tra i
soldati e Atar)
Ecco il muto: di sua morte
dispor lascia il zelo
mio.
URSON Testimon esser degg'io,
non è lecito
indugiar.
Uccidete!
(i soldati alzan le mazze)
BISCROMA Ah no
fermate!
URSON Eseguite!
BISCROMA (li trattiene)
Ei non è
muto.
URSON Sia chiunque, trucidate!
BISCROMA
(spaventato)
Egli è
Atar!
URSON Atar!
(tutti si ritirano)
BISCROMA A colpevol di tal
sorte
non puoi dare, Urson, la morte
se non parli con il re.
URSON
Crudo Axur, chi può placarti?
(ad Atar)
Non c'è mezzo di
salvarti.
Infelice! il nostro pianto
più funesto sia per te.
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto quarto
CORO
Crudo Axur, chi può placarti?
Non c'è mezzo di salvarti.
Infelice! il
nostro pianto
più funesto sia per te.
ATAR Ubbidite o cari amici
al
signor che il ciel vi diè:
siate voi men infelici,
non piangete più per
me.
URSON E I DUE CORI Mi si gela il core in petto
nel pensare al suo
destino;
ma convien celar l'affetto,
perché Axur si sa cos'è.
BISCROMA
Sol per renderlo felice
l'ho ridotto al passo estremo;
ah per lui palpito
e tremo,
perché Axur si sa cos'è,
ah! che tutto per salvarlo
tutto
ancor tentar si dé'.
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Atto quinto Axur, re
d'Ormus
A T T O Q U I N T O
Scena prima
Reggia. In fondo vista della
città.
Axur solo; poi Schiavi e Guardie.
AXUR
Idol vano d'un popol
codardo,
sì odioso al mio cor, al mio sguardo;
ho pur vinto, morir ti
vedrò!
Ah ch'eccesso di gioia in me sento
nel pensare che giusto
divento.
Nel momento che ucciderti fo!
AXUR S'è trovato Biscroma?
URSON
In ogni parte
si va in traccia di lui.
AXUR Darò il suo posto
a
chiunque mi porta
la testa del fellon o viva, o morta.
(tutti gli schiavi
partono in fretta)
Scena seconda
Axur. Atar, incatenato tra le Guardie e
Urson.
AXUR Accostati, infelice,
vieni a subir la pena,
che alla
giustizia mia strappa di mano
delitto irremissibile.
ATAR Sia
pure
giusta, ed ingiusta, io chiedo sol la morte;
de' tuoi piacer
l'asilo
io violai, senza trovar l'oggetto
del mio tenero affetto:
Aspasia...
Aspasia... Ah quel furbo Altamor!... ei la rapì,
ma non recolla
a te; tradendo insieme
l'onor suo, la mia fiamma, e la tua speme.
Continua
nella pagina seguente.
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L. Da Ponte / A.
Salieri, 1788 Atto quinto
ATAR L'empio pagò la pena
di sua doppia
perfidia,
ma quell'Irza che adori
la mia Aspasia non è.
AXUR Non è in
mia mano?
(infuriato)
Mi si tragga davanti, e se tu menti
te l'uccido
sugli occhi.
ATAR È poco male il vederla morir.
AXUR Sarà foriera
della
tua la sua morte:
allor allor vedrem se sei sì forte.
ATAR
Morir posso
una sol volta:
quando fede a te giurai
la mia vita io ti donai,
ella è
tutta del mio re.
Ch'io per te la deggia perdere,
o da te mi venga
tolta,
morir posso una sol volta,
è il momento ugual per me.
ATAR Ma
guarda poi che i numi...
AXUR Una minaccia?
ATAR E ne stupisci,
perfido?
Non temi ancor che il cielo
di sua vendetta i fulmini
faccia
su te piombar?
Non temi che l'enorme
delle tue colpe eccesso
l'orrore
di te stesso
ti faccia diventar?
ATAR Non temi alfin che gli
uomini
stanchi de' tuoi delitti...
AXUR Circondatelo o guardie!
ATAR
Aspasia, anima mia,
cosa mai fia di te?
(s'allontana tra le guardie si
mette le mani agli occhi e restavi immobile)
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Atto quinto Axur, re d'Ormus
Scena terza
I suddetti. Aspasia coperta
d'un velo nero, Fiammetta, Schiavi e
Schiave etc.
AXUR Dunque è ver che
abusando, Irza mendace,
della bellezza tua, con finto pianto
d'ingannarmi
godesti?
FIAMMETTA È ver signore,
una schiava fedel
sostituita
l'equivoco causò...
AXUR Oh stelle! È vero
questo cambio
funesto...
(furibondo)
Ah vanne; io te detesto,
e detesto l'amor,
l'indegno amore
che m'accese per te: sia con colui
sentenziata sul fatto.
Sacerdote,
decidi di lor sorte;
quale pena dessi al fallo lor?
ARTENEO
La morte.
ASPASIA (frattanto s'avvicina a lento passo ad Atar)
Non imputar
la pena a me, straniero,
che déi meco subir.
ATAR Che sento!
Aspasia!
ASPASIA Atar!
(si abbracciano)
AXUR Ah sien disgiunti!
O si
uccidano entrambi a un colpo solo:
no! sarebbe il lor duolo
co' la morte
finito e il loro tormento;
(più furibondo)
sitibondo io mi sento
delle
lagrime lor, dei lor sospiri.
Berrò pria che il lor sangue i lor
martiri.
ASPASIA Barbaro, il mio coraggio
deluse i voti tuoi,
fremer
indarno or puoi,
io son felice ancor.
Guardami o tigre, guardami
in
braccio al mio tesoro;
a tuo rossor l'adoro,
e sprezzo il tuo furor.
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L. Da Ponte / A. Salieri, 1788 Atto quinto
AXUR
Ah separate i perfidi!
Aspasia viva, ei mora!
(i soldati fanno un
movimento)
ASPASIA Se vi movete ancora
io mi trapasso il cor.
(Aspasia
cava un coltello dal fodero a una delle guardie vicine ad Atar e se lo
mette
al seno)
AXUR Fermatevi, fermatevi!
ASPASIA E ATAR La morte ormai
ci attende.
Ancora un solo istante,
e il nostro amor costante
più non
sarà soggetto
a un empio rapitor.
(i soldati come sopra)
AXUR Fermate
ancor, fermate!
ASPASIA No barbari, avanzate:
già mi trapasso il
cor.
Insieme
ASPASIA M'udrai caderti in seno
e sarai lieto
appieno
della tua morte allor.
ATAR T'udrò cadermi in seno
e sarò lieto
appieno
della mia morte allor.
AXUR Oh smania! O duolo estremo!
Son io,
son io che fremo,
e gode il traditor.
CORO
di schiavi e schiave
Aita
Axur, aita,
salvaci dal periglio,
la tua milizia unita
al popol in
scompiglio,
chiede per forza Atar.
Già del serraglio infrante
son, o
signor, le porte:
ah salva noi da morte...
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Atto quinto Axur, re d'Ormus
Scena quarta
Biscroma con sciable
sfoderata in mano, seguìto da Soldati armati, e
Popolo.
BISCROMA E SOLDATI
Atar! Atar! Atar!
Atar a noi si renda
ah si difenda Atar!
ATAR
Arrestate, o soldati:
(va incontro ai soldati incatenato)
chi vi condusse
qui, chi la rea destra
di quel ferro v'armò... chi fu ministro,
di quel
furore insano?
Forse il destin del regno è in vostra mano?
Armi a terra,
infelici.
(s'inginocchiano e abbassano l'armi)
ATAR Or che sono
sommessi,
sire, grazia e pietà chieggo per essi.
AXUR Come? Dunque dovrò
veder mai sempre
l'odiato fantasma
tra il mio popolo e me? Dunque un
effetto
dell'aborrito Atar è il lor rispetto?
(ad Atar gettando a terra la
corona)
Compi l'opra fellon! Regna in mia vece
su i stolidi
idolatri,
venduti a te si sono,
io non voglio così vita, né trono.
(si
uccide: i suoi schiavi lo conducono subito via)
ATAR Misero!
BISCROMA I
falli suoi
ripara appien un solo accento.
URSON E BISCROMA Il
soglio
egli lascia ad Atar.
POPOLO Il soglio
egli lascia ad
Atar.
ATAR Ed io no 'l voglio.
URSON Signor, per la mia mano
(Urson
prende la corona di Axur)
il popol ti corona; e se l'offerta
d'accettar tu
ricusi
per coronarti a forza
abusare potrem di tue catene.
(con
mistero)
Arteneo...
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L. Da Ponte / A.
Salieri, 1788 Atto quinto
POPOLO
(con foco)
Arteneo.
URSON Ceder
conviene.
(Arteneo prende la corona da Urson)
ARTENEO Ceder conviene
Atar.
POPOLO Ceder conviene Atar.
ARTENEO Estremo è il lor
desir.
POPOLO Estremo è tal desir.
ARTENEO Sii tu d'Ormus il re.
(gli
mette la corona)
POPOLO Sii tu d'Ormus il re.
ARTENEO Voler de' numi egli
è.
(parte, i soldati battono insieme le spade)
Scena ultima
Tutti salvo
Arteneo, Biscroma e Urson in ginocchio vogliono cavare i
ferri ad Atar; egli
si oppone.
ATAR Figli, voi mi sforzate;
appagarvi convien: i ferri
miei
lasciatemi però; voglio che questi
sieno ne' dì futuri
l'ornamento
miglior, la più gradita
memoria di mia vita, e sappia il mondo
che se il
peso accettai,
fu per incatenarmi, e questo è il segno
(si cinge co' le
sue catene)
all'onor, alla gloria, al ben del regno.
CORO GENERALE
Qual
piacer la nostr'anima ingombra,
e gli affanni, e i timori disgombra!
Gridi
ognun viva il re, viva Atar;
viva Aspasia, ed Aspasia in Atar.
Tutti tutti
morremmo per te,
il miglior abbiam noi d'ogni re.