Monday, April 30, 2012
Vedrò qual sommo incanto
Speranza
Vedrò qual sommo incanto
di femmina nel petto
rechi un novello affetto,
o un lusinghiero ardor.
(Bramo l’istante e il temo.)
Curioso è l’accidente...
(Ah che in pensarvi io fremo...)
Ti credo assai possente:
Del tuo trionfo io stesso
sarò qui ammirator.
(Ah se per te m’accendo,
deh non tradirmi ancor.)
---
Rossini,
"La scala di seta"
Atto unico
Il teatro rappresenta l’appartamento di Giulia. Una porta nel fondo e due gabinetti ai lati. Sul davanti, una poprta vetrata che conduce ad un poggiuolo. Dirimpetto, una porta agriglia che guida ad una stanza. Queste due porte debbone essere situale faccia a faccia dello spettatore.
Una tavola coperta da un tappeto, un burò, sedie.
Scena prima
Giulia e Germano, poi Lucilla
Giulia
(inquieta)
Va’ sciocco, non seccarmi,
qui sola vo’ restar.
Germano
(con flemma)
Pazienza un pochettino,
lasciatemi parlar.
Giulia
Da te non voglio nulla
m’hai tu ben ben capito?
Germano
(con riso sciocco e malizioso)
Capisco che vicina
a prendere marito
avete, o padroncina,
un po’ di convulsione.
Un’ottima lezione
perciò vi voglio dar.
Giulia
(inquietandosi sempre più e passeggiando)
Non voglio sentir niente!
Germano
(andandole dietro)
Un savio colla barba...
Giulia
Diventi impertinente!
Germano
Ha detto già mill’anni...
Che ognun che si marita
va a caccia di malanni!..
Non vo’ che andiate in collera;
saprò poi terminar.
Giulia
Che dica, ch’abbia detto
a me non preme un zero.
Non farmi andar in collera,
va’ via, non mi seccar.
(Germane parte.)
Giulia
Son pur sola, alfin respiro.
S’allontani il caro oggetto.
Deh corona un dolce affetto
se pur senti amor pietà.
(s’avvia al gabinetto alla destra. Alla voce di Lucilla, che sorte, retrocede precipitosamente)
Lucilla
Cugina, cugina!
Giulia
Un altro malanno!
Lucilla
Vi dice il tutore,
che in sala venghiate.
Giulia
Verrò, ma frattanto
voi prima n’andate.
(Germano esce correndo)
Germano
Padrona, padrona...
Giulia
Qui ancora scioccone!
Germano
Mi manda il padrone...
Giulia
Ho inteso, son lesta...
a3
Giulia
Ma prima un affare
Compir vo alla presta.
Andate voi altri.
Verrò, non capite!
Uscite, finite,
Mi fate inquietar.
(O cielo quest’alma
Mi fan palpitar.)
Germano e Lucilla
Lasciate l’affare
Di poi finirete
Andiamoci insieme
Gran cose saprete.
Via via colle buone,
non serve gridar.
(Quei detti quel foco
mi fan sospettar.)
(partono dalla porta del fondo, che vien chiusa da Giulia.)
Scena seconda
Giulia, Dorvil
Giulia chiusa la porta, apre il burò e ne trae una scala di seta, indi passa al gabinetto, e n’esce Dorvil
Giulia
Siamo sicuri. Uscite;
caro Dorvil sollecito partite.
Dorvil
O cielo! così presto?
Giulia
Un giorno intiero
vi par poco?
Dorvil
Un momento.
Giulia
(gli da la scala di seta, e poi va ad aprire la porta vetrata)
Eh al solito poggiuolo
questa scala attaccate, che vi serve
per venirmi a trovar, e tosto andate.
Dorvil
Ah! con quanto martir!
Giulia
Perché?
Dorvil
A momenti
dee venir quel Blansac
destinatovi in sposo dal tutore.
Giulia
Essendo vostra moglie
ei non mi può sposar.
Dorvil
Ma quando penso
alle espression d’amante
ch’egli sarà per farvi...
Giulia
E che? geloso
siete tuttora? e mai
scaccierete da voi questa mania?
Non basta ch’io mi sia dinanzi all’ara
fatta segretamente a voi consorte?
Verrà la buona zia col cui consenso
v’ho sposata in segreto. Del tutore
per opra sua lo sdegno cederà.
E tutto allora in bene finirà.
Dorvil
E intanto?
Giulia
A mezza notte
con il solito mezzo della scala
a trovar mi verrete,
e allo spuntar del giorno partirete.
Tutt’oggi, con periglio
che il tutor se ne accorga,
meco vi tenni. Egli or mi chiama: dunque
senz’altro indugio andate,
ed alla mezza notte ritornate.
Dorvil
Ubbidisco, ma ancora
non son le sei...
Giulia
(vivamente)
Ogni cosa
vuoi rovinar?
Dorvil
No, no. Vado mia sposa.
(va al poggiuolo, attacca per di fuori la scala e scende)
Scena terza
Giulia, poi Dormont e Lucilla
Giulia dopo aver ritirato dal poggiuolo e rimessa nel burò la scala di seta, e chiusa la porta serrata
Giulia
Egli è sceso... respiro! Apriam la porta.
(va ad aprire)
A tempo egli è partito. Ecco il tutore.
(Escono Dormont e Lucilla.)
Dormont
(un po’ risentito)
Per bacco! tutto il giorno
perché chiusa nel vostro appartamento?
Pensate che a momenti
ritorna qui Blansac
destinatovi in sposo
Lucilla
(vivacemente)
O com’è bello,
amabile, elegante, allegro!
Dormont
Eh basta,
or non marito voi.
Lucilla
(mortificata)
Lo so, pur troppo!
Giulia
Vi supplico signore... troppo presto
concluso avete.
Dormont
Anzi sia fatto, e lesto.
Scena quarta
Detti, Germano frettoloso dal fondo
Germano
Signor padron, signor padron...
Dormont
Ch’è stato?
Germano
C’è il signor di... come diavol si chiama?..
Aspettate che vada a domandargli
il suo nome...
(per andare)
Dormont
(trattenendolo)
E’ Blansac sicuramente.
Germano
Signor, sì, un nome in ac... Blansac!
Dormont
Stordito!
Lucilla
(Che gioia)
Giulia
(Che imbarazzo!)
Dormont
Vo ad incontrarlo.
(a Giulia)
Voi pensate al modo
di ricever lo sposo degnamente.
(parte)
Lucilla
Voglio andarlo a vedere destramente.
(parte)
Germano
Vado anch’io, servo suo...
Giulia
Ferma... senti...
(imbrogliata a Germano e come per parlargli, ma s’astrae e parla seco medesima fantascando)
Germano
Son qua.
Giulia
(passeggiando, e Germano le va dietro osservandola)
(Per liberarmi
da questo sposo qual util progetto
mi passa per la testa!)
Germano
Onde, signora?..
Giulia
(Capisco che a Lucilla mia cugina
piace molto Blansac.)
Germano
Non ho capito
neppure una parola...
Giulia
(Se impegnarlo potessi
a sposarla in mia vece...)
(guardando Germano)
(La sciocchezza
di costui può giovarmi.)
Germano
Ma parlate
con me o col muro?
Giulia
(artifiziosamente)
Caro il mio Germano!
Germano
(con riso sciocco)
Caro!.. oh perdono alla sua gran bontà!..
Cosiccé... si si può...
Giulia
Sentimi qua.
Io so ch’hai buon core,
che m’ami davvero;
e un pegno d’amore
or bramo di te.
Germano
Ah cara padrona
se amor mi chiedete,
oh quanto volete
ne avrete da me.
Giulia
(Per altro ci vuole
giudizio e prudenza!)
Germano
(Non trova parole,
cotanto è in ardenza!)
Giulia
(Se a lei si fa sposo,
che sorte per me!)
Germano
(Se dice davvero
che sorte per me!)
(vivamente)
Via chiaro spiegate...
Giulia
(con artifiziosa riserva)
Mi manca il coraggio...
Germano
(incalorendosi sempre più)
Son qui, comandate...
Giulia
Sei pronto?
Germano
Prontissimo.
Giulia
Disposto?
Germano
Ardentissimo.
Giulia
(lo piglia a se, e gli parla in aria del più grande segreto)
Attento ti bramo
all’ospite ognora:
e se mia cugina
con esso talora
fa un poco la corte
saper vo da te.
Germano
(mortificato)
Io!
Giulia
Tu caro mio...
Germano
Io, grazie... pulito!
Volete? ho capito.
(Credea la bragiola
d’avere sul piatto,
ma oimè venne il gatto
e via la sgraffiò.)
(affettando vivacità)
Oh in somma, poiché
son uomo di spirito,
andrò... sentirò...
e tutto dirò.
a2
Giulia
Oh quanto son grata
a tanto buon core!
Gran prove d’amore
t’attendi da me.
Germano
O quanto son grato
a tanto buon core!
Gran prove d’amore
son queste per me!
(Giulia entra in un gabinetto, e Germano parte dal fondo.)
Scena quinta
Blansac, Dormont, Dorvil, un sevitore
Blansac
Oh senza cerimonia... di buon core...
Grazie... ma ov’è la sposa?
Dormont
Giulia e certo allo specchio, ma a momenti
verrà qui.
Blansac
Alla campagna
Non servon tante smorfie. Or finché viene,
conoscete Dorvil in questo amico
che vi presento.
Dormont
Il nome suo m’è noto.
(civiltà con Dorvil che vi corresponde, ecc.)
Blansac
Lo incontrai qui dappresso, e testimonio
lo vo del mio contratto.
Dorvil
(Buono!)
Blansac
Doman sia fatto.
Dormont
E doman si farà. Vò a dar degli ordini
e Giulia ad affrettar.
Blansac
(affettatamente)
Ve ne scongiuro.
Dormont
Tutto compito fia, state sicuro.
(parte col servitore.)
Scena sesta
Blansac e Dorvil
Dorvil
(Distoglierlo tentiam da queste nozze)
E che? tu ti mariti?
Blansac
Qual sorpresa!
Dorvil
So che il tuo core è instabil tanto.
Blansac
(in aria romanzesca)
Voglio
fissarlo divenendo il più fedele,
il più tenero sposo.
Dorvil
Odi in segreto.
Fai la più gran pazzia sposando Giulia.
Blansac
Perché?
Dorvil
(marcatamente)
Ho le mie ragion.
Blansac
Qual tuono maimisterioso è questo?
Dorvil
(in aria di gran confidenza)
Per Parigisi dice già che Giulia si fa sposa
solo per obbedire al suo tutore,
ma non perché ti stimi o porti amore.
Blansac
(vivissimamente)
Ah cospetto! son punto. Ella non m’ama?
Io non saprò piacere a lei? tu stesso
giudicar ne dovrai. All’entusiasmo
io sono già d’averti ritrovato.
Dorvil
Perché?
Blansac
Per riparare la mia gloria
qui presente ti vo’ di mia vittoria.
Dorvil
(Quest’è proprio superbia!)
Blansac
Ma potrebbe
Giulia in presenza tua
avere dei riguardi... e allor... ci vuole
un ripiego... osserviamo...
(apre la porta con griglia)
Dorvil
(con rabbia segreta)
Il mio espediente proprio è in bene riuscito!)
Blansac
Ottimamente!
Asconditi qui dietro e osserva tutto
per doverne stupir.
Dorvil
Tu vuoi?...
Blansac
Va lesto.
Vedrai, godrai...
Dorvil
Eh lascia...
Blansac
Quai riserve?
Dorvil
(Sì, conosciamo il cor di Giulia a fondo.)
Blansac
Ebben, che dici?
Dorvil
Il tuo desir secondo.
Vedrò qual sommo incanto
di femmina nel petto
rechi un novello affetto,
o un lusinghiero ardor.
(Bramo l’istante e il temo.)
Curioso è l’accidente...
(Ah che in pensarvi io fremo...)
Ti credo assai possente:
Del tuo trionfo io stesso
sarò qui ammirator.
(Ah se per te m’accendo,
deh non tradirmi ancor.)
(entra nella porta a griglia e si chiude.)
Scena settima
Dorvil nascosto, Blansac, poi Germano, indi Giulia
Blansac
Io non so conquistar un cor di donna?
Un Blansac! impossibile!
(esce Germano, e non veduto, si ferma indietro in osservazione presso un gabinetto)
Germano
(Eccolo qui, osserviamo,
e a servir la pradrona incominciamo.)
(entra nel gabinetto e si fa vedere a suo tempo.)
Blansac
Son punto, e la vedremo.
(esce Giulia, concentrata in se stessa)
Giulia
(Sì, voglio che Blansac sposi Lucilla,
E in tal guisa allontano il mio periglio.
Dorvil
(Mi sembra assai pensosa.)
(aprendo un poco, a Blansac, che gli si trova vicino)
Blansac
(Taci.)
Germano
(osservando Dorvil)
(Oh bella!
Un altro lì in gabbiotto!)
Giulia
(Ma conosciamo in prima s’egli è tale
Da renderla felice.)
Blansac
(scoprendosi)
Ah bella Giulia
posso offrirvi una volta i voti miei!
N’è rapita quest’alma!
Deh! perchè mai celarvi a chi v’adora?
Giulia
Voi supponete d’essere
un amante tenero!
Blansac
Tenerissimo.
Giulia
Con vostra buona grazia non vi credo.
Blansac
Quest’è un ingiusto oltraggio.
Giulia
Voi volete
piacere a tutte, e, s’ho da dirvi il vero,
non mi sapete interessar.
Dorvil
(Va bene!)
Germano
(Ma perché mai quell’altro fa bao bao?)
Blansac
Signora!..
Giulia
Ognun vi taccia di leggero.
Blansac
Ah che più non lo sono. E’ l’incostanza
dell’età mia il difetto, ma i suoi dritti
su me ragion riprende.
Finché libero io fui correr potei
di bella in bella, ma se d’esser fido
ad una degna sposa io giurerò
lei sola eternamente adorerò.
Giulia
Dite davvero! voi
così parlando m’incantate.
Dorvil
(Oimè!Che vuol dir questo?)
Germano
(Oh bella! si rimescola!)
Giulia
(Egli mi par sincero, e di Lucilla
Può far la sorte.)
Blansac
(Ella di già s’accende.)
Giulia
E voi certo?...
Blansac
Ah qual dubbio! egli m’offende!
Sì che unito a cara sposa
io sarò fedele ognor.
Dorvil
(A qual barbaro cimento
or si trova questo cor!)
Giulia
Ah ch’io temo che sincero
non sia il voto dell’amor.
Germano
(Qui v’è sotto qualche imbroglio,
qui v’è troppo mal umor.)
Blansac
Sì che a lei sarò costante.
Giulia
Sempre fido!...
Blansac
Sempre amante...
Di tutti i sposi sarò il miglior.
a4
Giulia e Blansac
I voti unanimi, la tenerezza,
gioie, desiri, piaceri, ebbrezza!
Ah quest’è un’anima felicitar.
Dorvil
(Bravi si servano, vadano avanti;
godano pure de’ loro incanti,
ma tutto in aria farò volar.)
Germano
(Quel si rimescola, quello riscaldasi...
Ah qui di certo v’è uno sconcerto...
Voglio la storia deciferar.)
(accostandosi a Giulia ed accennando ov’è Dorvil)
Padrona, è lì...
Giulia
(fissando Blansac)
Lo vedo.
Germano
(incalzando il lazzo)
No no ch’è lì...
Giulia
Sei matto!
Germano
E’ lì dico!..
Giulia
Ma chi?
(Blansac apre la porta e n’esce Dorvil. Sorpresa, ecc.)
Blansac
(a Dorvil in aria di trionfo)
Sei già scoperto. Avanti.
Dimmi, chi porta i vanti?
Dorvil
(ironico)
Con lei me ne consolo
amabile signora.
Quei dolci affetti teneri
si goda lieta ognora.
Esempio è suo bel core
Di vera fedeltà.
Giulia
Che ardire! che imprudenza!
(Freniamci.)
(a Blansac)
Ei come qua?
Blansac (come sopra)
Io stesso l’ho condotto
e il volli testimonio
di mia felictà.
(Ognuno tirando a sé Germano che si mostra imbarazzatissimo.)
Dorvil
Insolente e chi t’ha detto
ch’io colà mi stava ascoso?
Germano
Compatite mio signore,
per istinto io son curioso.
Blansac
Dimmi un po’ chi t’ha ordinato
metter man nei fatti miei?
Germano
V’assicuro che l’ho fatto
sol per dare gusto a lei.
Giulia
Io che c’entro se ciascuno
qui di te si chiama offeso?
Germano
Padroncina, perdonate
v’avrò forse mal inteso.
a4
Giulia e Blansac
Tu sei causa bestia matta!
(a Germano)
Pria si sente, pria s’intende...
(a Dorvil)
Per te ognuno è in convulsione...
(a Germano)
Sempre ben non si comprende...
(a Dorvil)
Ah la testa in confusione
traballare or qui mi fa!
Dorvil
Tu sei causa bestia matta!
(a Germano)
Tutto chiaro ho ben sentito...
(a Giu. e Blansac)
Per te ognuno è in convulsione...
(a Germano)
Pienamente ho già capito...
(a Giulia)
Ah la testa in confusione
traballare or qui mi fa!
Germano
Ma pazienza miei signori...
Veh che caso indiavolato!
Vi dirò la mia ragione...
Bella mancia che ho pigliato!
Ah la testa in confusione
traballare or qui mi fa!
(Giulia e Germano partono.)
Scena ottava
Blansac e Dorvil
Blansac
(vivamente)
Va là presto, va là! del mio trionfo
Riempi tutta Parigi.
Dorvil
Io!
Blansac
Te ne spiace?
Dorvil
Anzi ne godo, e corro sul momento
a darti lode. (O gelosia, o tormento!)
(parte dal fondo)
Scena nona
Blansac e Lucilla
Blansac
Or andiam dal tutor...
(esce Lucilla)
Bella Lucilla,
voi qui?
Lucilla
Credea trovarvi mia cugina...
Io vado!..
Blansac
Deh! un istante. Mi sembrate
Molto più bella.
Lucilla
Oh adesso mi burlate!
Blansac
Parlo da senno.
Lucilla
E mia cugina?
Blansac
E come
vicino a voi d’altra beltà si puote
rammentar o parlar?
Lucilla
Che dite mai?
Forse che mia cugina?..
Blansac
Essa è adorabile,
ma non è sola in cui beltà s’accolga.
V’è qualch’altra...
Lucilla
Signore,
arrossir voi mi fate.
Blansac
Ebben, più cara
vi rende quel rossor.
Lucilla
Cara! a chi mai?
Priva di merti, io temo che la vostra
eccedente bontà a riguardo mio
ingannare vi posa.
Blansac
O quanto mai
felice si saria
arrivando a piacervi!
Lucilla
Veramente
non ho crudele il core,
né mi duole goder l’altrui favore.
Sento talor nell’anima
Un dolce movimento,
Che lusinghiero e tenero
Mi va parlando in sen.
Allor se un caro sposo
Avessi al fianco mio,
Quanto nel cor desio
Saria compito appien.
(parte)
Scena decima
Blansac poi Germano, con lume
Blansac
Bellissima! il casetto e proprio nuovo!
Cerco una bella, e duo qui ne ritrovo.
(Esce Germano.)
Germano
Signore.
(posa il lume sul burò)
Blansac
Cosa vuoi?
Germano
La compagnia
è già rientrata nel Salone.
Blansac
Han detto
che ad avvertir mi venga?
Germano
Signor no.
Ma non importa. Allor che si sta solo
si prova noia... ma...
(con riso sciocco)
Oh sì sì... vicino
alla signora Giulia... mi capite...
è vero?.. si sta bene, anzi benone.
Blansac
Ah bravo! hai dello spirito. Vedete
come si vanno calunniando gli uomini!
Dicono che sei sciocco!
Germano
(in aria di goffo complimento)
Oh signor mio!..
Grazie... voi siete buono...
Blansac
(ridendo)
Addio, addio.
(parte dal fondo)
Scena undicesima
Germano solo
Germano
E ognun mi dice sciocco! E anche Tognetta
se fo’ all’amor con lei... me ne dispiace...
Io so che ho dello spirito...
Oh finiamo le ciarle. Si fa notte.
Chiudiam porte e finestre.
(sbadiglia)
Veramente ho bevuto un pochetto...
Cominciamo da questo gabinetto.
(entra nel gabinetto alla sinistra, lasciando il lume sul burò.)
Scena dodicesima
Giulia, poi Germano
Giulia
Sollecitiam perché Blansac si sposi
domani a mia cugina... E quel Dorvil
qui trattenersi? Ah perché un sol momento,
almeno alla sfuggita,
non potei favellargli!
Ma appieno il torto suo conoscerà,
e per forza perdon mi chiederà.
Germano
(uscendo, trattenendosi in disparte, parlando da sé, non veduto da Giulia, che parla sempre astratta)
Qui ancor la padroncina...
Giulia
Ma nol potrà ottenere
sennon a mezza notte...
Or sotto il mio balcon forse m’attende.
Germano
(Sotto il balcon!
Giulia
Sarei troppo crudel, se a lui
negassi il randevu.
Germano
(Il randevu! picciole bagatelle!
Giulia
Esso è geloso, è vero,
ma d’un amor sincero
quest’è prova fedele... ormai vicina
è già la mezzanotte.
Germano
(La mezzanotte!)
Giulia
Al punto
egli è già di venir. Dunque attacchiamo
la nostra scala sul balcone e andiamo.
(s’incammina al burò poi si ferma con riflessione)
E il povero Blansac!
Germano
Blansac! ah! intendo.
E’ l’amico aspettato...
Ora capisco tutto.
Giulia
Ma se mai,
ora che il mio tutore
è in si gran movimento
o sospetta o discopre... Ah! qual cimento!
Il mio ben sospiro e chiamo
vita e speme a questo core;
ma fra l’ombre del timore
son costretta a palpitar.
Ah si vada... qui che fai?
(accorgendosi di Germano che fa vista d’entrare nell’altro gabinetto)
Vai a chiuder?.. Ti dispenso...
Vien qualcun... Chi sarà mai?..
(osservando verso la porta del fondo)
E’ il tutor sicuramente!..
Gli dirai... (cresce l’imbroglio...)
Tu va pur... (confusa incerta
io mi sento vacillar.)
(Quanto pena un’alma amante!
Quanto costa un vero amar!)
(entra nel gabinetto a sinistra e si chiude.)
Scena tredicesima
Germano, poi Blansac
Germano
Brava!.. vada, si serva...
Che grand’uomo che son io! Scoperto ho il tutto
E’ chiaro, è indubitabile, è sicuro.
qui il signor di Blansac
Deve venire a mezzanotte! buono!
Un randevu! va bene.
Vengano adesso a dirmi che son sciocco?
E’ un randevu al signor Blansac, sì sì.
E la causa di questo...
(pensa un poco)
Bravo Germano! ho ben capito il resto.
Amore dolcemente
tu prima accendi il core;
poi crescer fai l’ardore,
e a delirar si va.
Perciò la padroncina...
(sbadiglia e siede a canto alla tavola)
Che sonno!.. stamattina...
volea... pensiamo un poco...
che io... facessi... il gioco...
se... l’altro... che... si sa!..
(mezzo s’addormenta.)
(Esce Blansac.)
Blansac
(fermandosi un poco indietro)
Giulia dov’è?.. oh colui
seduto lì che fa?
Germano
(mezzo stordito dal sonno)
Sì... la signora Giulia...
Blansac
(interesandosi ad ascoltare senza muoversi)
Che?
Germano
Ha dato...il randevu...
Blansac
Il randevu!..
Germano
A Blansac...
Blansac
A me!..
Germano
Stanotte...
Blansac
E che?
Sogna? e finzion? sappiamo.
Germano!..
(lo scuote)
Germano
Chi va la!
(s’alza impetuosamente ed impaurito)
Blansac
Che dici in tua malora!
Germano
(ridendo e rassicurato)
Eh nulla... sono un sciocco...
Blansac
Su parla alocco!
Germano
(puntigliato)
Io alocco!..
Attento e ve lo spifero
tal quale la sarà.
Quando suona mezzanotte
voi dovete venir qua;
(Blansac è stupito assai)
e una scala la padrona
per salir vi calerà!
(accennandogli la porta vetrata)
Voi entrato che sarete
poi direte, poi farete...
Io non cerco i fatti altrui,
e sarà quel che sarà!
Su via ditemi bravissimo!
Argutissimo, acutissimo!
Della vostra bella sorte
mi consolo in verità.
(parte dal fondo)
Scena quattordicesima
Blansac, poi Dormont, Lucilla e Germano
Blansac
Cosa? come? a me Giulia un randevu?
E non mel dice?.. ora capisco!.. brava!
Che donnesca finezza!
Perché n’ha certo un poco di rossore
mel fa sapere dal suo servitore.
Ma che vorrà mai dirmi?
Ah che certo le è nato
qualche grande accidente...
Vien mezzanotte! Io sono impaziente.
(Escono i suddetti.)
Dormont
Perché spariste? Già s’è ritirato
Dorvil l’amico vostro. Un poco troppo
perseguitate Giulia.
Lucilla
E questo è vero.
Blansac
Io l’ho cercata invano.
Dormont
Eh, eh, la troveremo,
e il contratto doman soscriveremo.
Ritiriamoci tutti.
Lucilla
Immantinente.
Blansac
Bella Lucilla addio.
(Vien mezzanotte! o qual ardore è il mio!)
(parte dal fondo)
Dormont
Tu seguimi, o Germano
(segue Blansac)
Germano
Servo. Gran novità!
Lucilla
Cos’è successo?
Germano
Vostra cugina in questo appartamento
ha dato a mezzanotte un randevu...
Lucilla
A chi?
Germano
Eh!.. al signor Blansac.
Lucilla
Come?
Germano
Ma zitto!
Fate com’io, tacete, o nascerà
qualche diavol...
Dormont
(di dentro)
Germano!
Germano
Sono qua.
(via correndo)
Lucilla
Qui per Giulia, Blansac! Sentir potessi!
Faccio per imparare...
Ho una smania... Vien gente...
Ascondiamci lì dentro prestamente.
(entra nella porta a griglia, e si chiude)
Scena quindicesima
Germano solo
Germano
Buono non c’è persona. Un randevu
e s’io piglio Tognetta per la mano
mi regala per solito un schiaffone?
Eh, il signor di Blansac mi può insegnare
il mestiere, e da lui voglio imparare.
Qui bisogna nascondersi... ma dove?
Gnaffe! sotto la tavola.
Che gusto sarà il mio!
Imparerò, e doman vo’ che Tognetta
Trovi caro carino il suo Germano...
Apron la porta... a noi. Sotto, pianpiano.
(si nasconde sotto la tavola.)
Scena sedicesima
Detti nascosti. Giulia dal suo gabinetto, poi Dorvil, indi Blansac. Giulia va a chiudere la porta del fondo.
Giulia
Dorme ognuno in queste soglie,
ma qualcun veglia in giardino.
Il momento è omai vicino
e la scala io vo’ calar.
(trae dal burò la scala, e va ad attaccarla al poggiuolo)
Germano
Si comincia per mia fè.
(facendosi vedere a suo tempo dietro la tavola)
Giulia
(al poggiuolo)
Perché attendere si fa?
Zitto, è desso... zi zi zi
(chiamando sottovoce)
Siete voi?
Dorvil
(dal di fuori)
Son io...
Germano
(Ci siamo
Or a scuola ce ne andiamo.)
(Dorvil comparisce e scende)
Dorvil
Posso alfine...
Giulia
In pria chiudete.
(Dorvil chiude la porta vetrata)
Germano
(Come! qui il signor Dorvil!
Oh veh veh! due randevu!)
Dorvil
Di vedervi in tutto ardea...
Giulia
Uomo ingrato, e core aveste
di suppor ch’io fossi rea!
Dorvil
Ma se intesi...
Giulia
E che intendeste?
Finsi allor... ciel!
(Si batte alla porta vetrata, poi di fuori.)
Dorvil
Fu battuto!
(Si volgono tutti due ed ascoltano.)
Germano
(Va benon! vien l’altro amico.)
Giulia e Dorvil
Ascoltiam... Si batte ancora!
(Si replica la battuta.)
Dorvil
(torbido assai)
Che vuol dir?...
Giulia
(agitatissima)
Che brutto intrico!
Germano
(Incalzando va l’affar.)
Blansac
(dal di fuori)
E’ mezzanotte!
Oggetto amabile,
Deh vien quest’anima
A consolar.
E’ mezza notte!
Dorvil
(avviandosi incollerito alla vetrata)
E’ Blansac!
Giulia
Quale imprudenza!
Dorvil
Vo’ punir la su insolenza!
Giulia
Qui celatevi un istante.
(accennandolgli il gabinetto all sinistra)
Dorvil
Voi volete!...
Giulia
Lo dovete,
o si va a precipitar.
(ve lo costringe)
Blansac
(come sopra)
E’ mezzanotte!..
Oggetto amabile,
è mezzanotte!..
Dorvil
E mi posso o ciel frenar!
(entra per forza nel gabinetto)
Giulia
Può sentirlo il mio tutore,
che vicina ha qui la stanza.
Ah ci vuole ardire e core;
convien tutto cimentar.
(apre la porta vetrata che resta aperta)
(Blansac scende ed entra.)
Germano
(Quanto vado ad imparar!)
Blansac
(con brio)
Che fortuna imprevveduta!
Tant’osare io non avrei...
Giulia
(risentita assai)
Qual ragion v’ha qui guidato?
Io saperlo or ben vorrei!
Blansac
Resto assai maravigliato!
Giulia
Su parlate.
Blansac
Io...
Giulia
Vi spiegate.
Blansac
Io ne vengo al randevu.
Giulia
Chi vel diede!
Blansac
Bella! voi.
Germano
(O pur io.)
Giulia
Farneticate!
Germano
Per la voce di Germano...
Germano
(Ahi!)
Giulia
Germano!
Blansac
Vi calmate,
e quel tenero pudore...
Giulia
Oh finiamola signore!
Chi vi rese si insolente?
Blansac
Chi? la scala ivi pendente.
Giulia
(Ah! levarla m’ho scordato!)
a4
Blansac
Deh poiché fui qui chiamato,
oltraggiarmi è crudeltà.
Giulia
Qui nessuno v’ha chiamato,
del destin è crudeltà.
Dorvil
(Qui nessuno l’ha chiamato,
del destino è crudeltà.)
Germano
(Ah quell’altro era chiamato!
Ho sbagliato come va.)
Scena ultima
Detti. Dormont, che comparisce in berretta da notte un po’ alla volta dal di fuori del poggiuolo, poi scende.
Giulia
Finir convien la scena,
Sbrigatevi, scendete...
Dormont
Oh lode al ciel: ci sono!
Giulia
Ah! (al sommo della paur alla voce di Dormont)
Blansac
Zitto e non temete.
(si nasconde nell’altro gabinetto)
Giulia
Oh cielo!
Dormont
(con riso sardonico)
Ah ah! stupite?
Non era atteso, è vero?
Giulia
Signor...
Dormont
Non serve fingere.
La scala e il canterino
scoperta han già ogni cosa.
(in gran collera apre la porta a griglia ov’è rinchiusa Lucilla)
Fuori costui!
Lucilla
(correndo fuori timidamente)
Son qui...
Giulia, Dormont e Germano
Oh bella! chi può intenderla?
Dormont
Estrema è la mia collera!
Altri ci debbon essere...
Vediamo un po’...
(apre la porta del gabinetto e n’esce Blansac)
Blansac
Son qui...
Dormont
(a Lucilla)
E che garbuglio è questo?
Lucilla
Io seppi da Germano
che quivi a mezza notte
seguiva un randevu,
e venni ad imparar.
Germano
Ahi, ahi! che sono fritto!)
Dormont
(a Giulia risolutamente)
Un randevu! bennissimo!
Ora sposarlo subito
vorrete voi medesima.
Tiriamo innanzi il tavolo...
(tira in qua la tavola e si scopre Germano che resta in ginocchio e mal coperto dal tappeto che gli cade a ridosso)
Germano
Ahi che ci son!...
Tutti eccetto Lucilla
Germano!
Dormont
Un altro! Lì che fai
Germano
(timidamente)
Sapea che qui dovea
seguire un randevu.
E venni ad imparar.
(rimette il tappeto)
Dormont
(minaccioso a Germano e Lucilla)
I conti avremo a fare!
Frattanto soscriviamo.
(cava una carta e la mette sul tavolino)
Giulia
(Or qui convien parlare.)
Signor...
Dormont
(risolutissimo a Lucilla)
Vostro marito
Senza ritardo...
Dorvil
E’ qui...
(esce animosamente e si mette a canto di Giulia)
Dormont
Un altro! in quanti siamo!
Blansac
Ah ah! quest’è un portento
Un randevu in duecento!
Dormont
(a Dorvil incollerito)
Spiegatevi.
Dorvil
(con nobile fermezza)
Di Giulia
sono il marito...
Dormont
Voi!
Giulia
Perdono o mio tutore,
causa di tutto è amore.
La buona zia per lettera
il nodo ci ha permesso.
(cava una lettera e la dà a Dormont che la scorre e se la ritiene)
Sposar chi non amava
non erami concesso.
Voi troppo fiero... ah voi
dovete perdonar.
Dormont
L’ardir eccede...
(accennando Blansac)
E lui?
Blansac
(con molto brio)
Lucilla io sposerò,
e tutto aggiusterò.
Dormont
Lucilla.
Lucilla
(raccomandandosi)
Ah sì!
Blansac
(a Dormont accennandogli Lucilla)
Vedete?
Tutti
Perdon!
Dormont
Quel che volete;
non serve più parlar.
Tutti
Quando amor si fa sentire
troppo egli è nei cor possente.
Si contrasta inutilmente
vince ognora il suo poter.
Sunday, April 29, 2012
Decameron
Speranza
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La struttura del "Decameron" è un articolato sistema con il quale Giovanni Boccaccio presentò le cento novelle del suo capolavoro.
La cornice vede dieci giovani (tre ragazzi e sette ragazze) che per sfuggire alla peste nera che imperversa su Firenze si riuniscono in una villa di campagna.
Per passare il tempo ciascun pomeriggio (tranne i giorni di venerdì e sabato dedicati alla penitenza) ognuno di loro racconta una novella agli altri secondo un tema stabilito il giorno prima.
Il tema viene scelto dal "Re" o dalla "Regina" del giorno. Solo il personaggio di Dioneo - a partire dalla seconda giornata - viene dispensato dall'obbligo di seguire il tema prestabilito e la sua novella è narrata sempre per ultima.
Boccaccio curò molto ogni piccolo particolare; per esempio già dalla scelta dei nomi possiamo capire quale sia il carattere e la funzione del personaggio: Panfilo, che dal greco significa "Tutto Amore", racconterà spesso novelle piene di carica erotica. Tutti i personaggi insieme riflettono poi il vero carattere dell'autore.
Prima giornata
Nella giornata I, mercoledì, la regina è Pampinea e nessun tema viene stabilito.
Narratore
Novella
Personaggi
Luoghi citati
Panfilo
1 -
Ser Cepparello con una falsa confessione inganna un santo frate e muorsi; e, essendo stato un pessimo uomo in vita, è morto reputato per santo e chiamato san Ciappelletto.
Musciatto Franzesi, Carlo di Valois, Bonifacio VIII, Cepparello da Prato, due fratelli fiorentini, frate venerabile
Francia, Toscana, Prato, Parigi, Borgogna
Neifile
2 -
Abraam giudeo, da Giannotto di Civignì stimolato, va in corte di Roma; e, veduta la malvagità de' cherici, torna a Parigi e fassi cristiano.
Giannotto di Civignì, Abraam giudeo,
Parigi, Roma, Cattedrale di Notre-Dame
Filomena
3 - Melchisedech giudeo con una novella di tre anella cessa un gran pericolo dal Saladino apparecchiatogli.
Saladino, Melchisedech giudeo
Babilonia, Alessandria d'Egitto
Dioneo
4 - Un monaco, caduto in peccato degno di gravissima punizione, onestamente rimproverando al suo abate quella medesima colpa, si libera dalla pena.
Giovane monaco, giovinetta, abate
Lunigiana
Fiammetta
5 - La marchesana di Monferrato con un convito di galline e con alquante leggiadre parolette reprime il folle amore del re di Francia.
Corrado degli Aleramici (marchese di Monferrato), Re Filippo il Guercio, la Marchesana di Monferrato (una imprecisata delle mogli di Corrado)
Monferrato, Francia, Genova,
Emilia
6 - Confonde un valente uomo con un bel detto la malvagia ipocresia de' religiosi.
Fra' Mino da San Quirico, uomo inquisito
Firenze, Basilica di Santa Croce
Filostrato
7 - Bergamino con una novella di Primasso e dello abate di Clignì onestamente morde una avarizia nuova venuta in messer Can della Scala.
Cangrande della Scala, Federico II, Bergamino, Primasso, Abate di Cluny
Verona, Cluny, Parigi
Lauretta
8 - Guglielmo Borsiere con leggiadre parole trafigge l'avarizia di messer Ermino de' Grimaldi.
Guglielmo Borsiere, Ermino de' Grimaldi
Genova
Elissa
9 - Il re di Cipri, da una donna di Guascogna trafitto, di cattivo valoroso diviene.
Guido da Lusignano (primo re di Cipro), Goffredo da Buglione, una gentil donna di Guascogna
Cipro, Basilica del Santo Sepolcro
Pampinea
10 - Maestro Alberto da Bologna onestamente fa vergognare una donna, la quale lui d'esser di lei innamorato voleva far vergognare.
Alberto da Bologna, Margherita dei Ghisolieri
Bologna
Seconda giornata [modifica]
La seconda giornata cade di giovedì e la regina è Filomena, che per la prima volta stabilisce un tema al novellare, quello delle avventure a lieto fine. Dioneo chiede di poter novellare liberamente e per ultimo. La sua richiesta viene accolta dalla regina e dagli altri.
Narratore
Novella
Personaggi
Luoghi citati
Neifile
1 - Martellino, infignendosi attratto, sopra santo Arrigo fa vista di guarire, e, conosciuto il suo inganno, è battuto, e poi, preso e in pericolo venuto d'esser impiccato per la gola, ultimamente scampa.
Beato Arrigo da Treviso, Martellino, Stecchi, Marchese, Sandro Agolanti
Treviso
Filostrato
2 - Rinaldo d'Asti, rubato, capita a Castel Guiglielmo ed è albergato da una donna vedova e, de' suoi danni ristorato, sano e salvo si torna a casa sua.
Rinaldo d'Asti, Azzo VIII d'Este, San Giuliano, masnadieri, il fante di Rinaldo, una vedova bellissima, la sua serva
Castel Guglielmo, Bologna, Ferrara, Verona
Pampinea
3 - Tre giovani, male il loro avere spendendo, impoveriscono; dei quali un nepote con uno abate accontatosi tornandosi a casa per dispe lui truova essere la figliuola del re d'lnghilterra, la quale lui per marito prende e de' suoi zii ogni danno ristora, tornandogli in buono stato.
Tebaldo de' Lamberti o Tebaldo degli Agolanti, i suoi tre figli Lamberto, Tedaldo e Agolante, loro nipote Alessandro, giovane abate (Principessa d'Inghilterra), un oste, il papa (probabilmente Alessandro III),
Firenze, Londra, Roma, Parigi, Cornovaglia, Scozia
Lauretta
4 - Landolfo Rufolo, impoverito, divien corsale e da' Genovesi preso, rompe in mare, e sopra una cassetta, di gioie carissime piena, scampa, e in Gurfo ricevuto da una femina, ricco si torna a casa sua.
Landolfo Rufolo, marinai genovesi, una povera femminetta e la sua figlioletta, drappieri fiorentini
Reggio Calabria, Gaeta, Salerno, Ravello, Cipro, Mar Egeo, Costantinopoli, Corfù, Brindisi, Trani
Fiammetta
5 - Andreuccio da Perugia, venuto a Napoli a comperar cavalli, in una notte da tre gravi accidenti soprapreso, da tutti scampato con un rubino si torna a casa sua.
Andreuccio da Perugia, giovane siciliana, una sua mica vecchia, la sua serva, Scarabone Buttafuoco, Filippo Minutolo
Perugia, Napoli, Mercato di Napoli, Sicilia, Malpertugio, Cappella dei Capece Minutolo, Palermo, Agrigento, Ruga Catalana, Duomo di Napoli
Emilia
6 - Madonna Beritola, con due cavriuoli sopra una isola trovata, avendo due figliuoli perduti, ne va in Lunigiana; quivi l'un de' figliuoli col signor di lei si pone e colla figliuola di lui giace ed è messo in prigione. Cicilia ribellata al re Carlo, e il figliuolo riconosciuto dalla madre, sposa la figliuola del suo signore e il suo fratello ritrova e in grande stato ritornano.
Federico II, Manfredi, Arrighetto Capece, madama Beritola Caracciolo (la Cavriuola), Carlo d'Angiò, Giuffredi Capece (poi detto Giannotto di Procida), Scacciato Capece, una balia, una capriola e i suoi due figli, Corrado Malaspina, sua moglie Orietta, Gasparino Doria, Spina Malaspina, Niccolò da Grignano, Pietro III d'Aragona
Napoli, Palermo, Sicilia, Benevento, Lipari, Isola di Ponza, Lunigiana, Magra, Genova, Lerici, Alessandria d'Egitto
Panfilo
7 - Il soldano di Babilonia ne manda una sua figliuola a marito al re del Garbo, la quale per diversi accidenti in spazio di quattro anni alle mani di nove uomini perviene in diversi luoghi; ultimamente, restituita al padre per pulcella, ne va al re del Garbo, come prima faceva, per moglie.
Beminedab sultano, Alatiel, Re dell'Algarvio (re del Garbo), donne di compagnia di Alatiel, Pericon da Visalgo, Marato da Visalgo, due proprietari di nave, prenze della Morea, Duca di Atene, Ciuriaci, un matto, duchessa di Atene, imperatore di Costantinopoli, Constanzio, Manovello, Uzbech, Basano, Antioco, mercante di Cipro, Antigono di Famagosta, re di Cipro,
Babilonia, Alessandria d'Egitto, Sardegna, Maiorca, Chiarenza, Atene, Egina, Chio, Smirne, Cappadocia, Rodi, Cipro, Pafo, Armenia, Famagosta, Aigues Mortes, San Cresci in Valcava, Creta, Gerusalemme, Basilica del Santo Sepolcro
Elissa
8 - Il conte d'Anguersa, falsamente accusato, va in essilio; lascia due suoi figliuoli in diversi luoghi in Inghilterra; e egli sconosciuto tornando di Scozia, lor truova in buono stato; va come ragazzo nello essercito del re di Francia, e riconosciuto innocente, è nel primo stato ritornato.
Gualtieri d'Anversa, donna del figlio del re di Francia, Luigi d'Anversa (Perotto), Violante d'Anversa (Giannetta), maniscalco del re d'Inghilterra, sua moglie e suo figlio Giachetto Lamiens, altro maniscalco del re, un medico, arcivescovo di Rouen
Parigi, Calais, Inghilterra, Londra, Galles, Irlanda
Filomena
9 - Bernabò da Genova, da Ambrogiuolo ingannato, perde il suo e comanda che la moglie innocente sia uccisa; ella scampa, e in abito d'uomo serve il soldano: ritrova lo 'ngannatore, e Bernabò conduce in Alessandria, dove, lo 'ngannatore punito, ripreso abito feminile, col marito ricchi si tornano a Genova.
Bernabò Lomellin, due mercanti, Ambrogiuolo da Piacenza, madonna Zinevra (poi Sicuran da Finale), un familiare di Bernabò, il sultano
Parigi, Genova, Acri, Alessandria d'Egitto
Dioneo
10 - Paganino da Monaco ruba la moglie a messer Ricciardo da Chinzica; il quale, sappiendo dove ella è, va, e diventa amico di Paganino; raddomandagliele, e egli, dove ella voglia, gliele concede; ella non vuol con lui tornare, e, morto messer Ricciardo, moglie di Paganin diviene.
Riccardo di Chinzica, Lotto Gualandi, Bartolomea Gualandi, Paganino da Monaco
Pisa, Ravenna, Montenero, Monaco
Terza giornata [modifica]
La terza giornata ha luogo di domenica pomeriggio, dopo la pausa del venerdì e sabato, giorni dedicati alla preghiera e alla penitenza. La regina Neifile impone come tema che si narri di chi ottiene o ritrova una cosa desiderata da tanto tempo.
Narratore
Novella
Personaggi
Luoghi citati
Filostrato
1 - Masetto da Lamporecchio si fa mutolo e diviene ortolano di uno monistero di donne, le quali tutte concorrono a giacersi con lui.
Masetto da Lamporecchio, un gastaldo, Nuto, la badessa, otto monache
monastero nella contrada di Firenze, Lamporecchio
Pampinea
2 - Un pallafrenier giace con la moglie d'Agilulf re, di che Agilulf tacitamente s'accorge; truovalo e tondelo; il tonduto tutti gli altri tonde, e così campa della mala ventura.
Agilulfo, Teodolinda, Autari, un palafreniere
Pavia, Lombardia
Filomena
3 - Sotto spezie di confessione e di purissima conscienza una donna innamorata d'un giovane induce un solenne frate, senza avvedersene egli, a dar modo che 'l piacer di lei avesse intero effetto.
una gentil donna, suo marito lananiuolo, un assai valoroso uomo, un frate confessore
Firenze, Genova
Panfilo
4 - Don Felice insegna a frate Puccio come egli diverrà beato faccendo una sua penitenzia; la quale frate Puccio fa, e don Felice in questo mezzo con la moglie del frate si dà buon tempo.
Puccio di Rinieri, monna Isabetta, Don Felice
San Pancrazio (Firenze), Parigi
Elissa
5 - Il Zima dona a messer Francesco Vergellesi un suo pallafreno, e per quello con licenzia di lui parla alla sua donna ed, ella tacendo, egli in persona di lei si risponde, e secondo la sua risposta poi l'effetto segue.
Francesco de' Vergellesi, Riccardo detto il Zima, la moglie di Francesco
Pistoia, Milano
Fiammetta
6 - Ricciardo Minutolo ama la moglie di Filippello Sighinolfo, la quale sentendo gelosa, col mostrare Filippello il dì seguente con la moglie di lui dovere essere ad un bagno, fa che ella vi va, e credendosi col marito essere stata, si truova che con Ricciardo è dimorata.
Ricciardo Minutolo, Catella, Filippello Sighinolfi, una buona femina
Napoli
Emilia
7 - Tedaldo, turbato con una sua donna, si parte di Firenze; tornavi in forma di peregrino dopo alcun tempo; parla con la donna e falla del suo error conoscente, e libera il ma ito di lei da morte, che lui gli era provato che aveva ucciso, e co' fratelli il pacefica; e poi saviamente colla sua donna si gode.
Tedaldo degli Elisei (poi chiamato Filippo di San Lodeccio), monna Ermellina, Aldobrandino Palermini, quattro fratelli di Tedaldo, un frate, Faziuolo da Pontremoli
Firenze, Ancona, Cipro, Lunigiana
Lauretta
8 - Ferondo, mangiata certa polvere, è sotterrato per morto; e dall'abate, che la moglie di lui si gode, tratto della sepoltura, è messo in prigione e fattogli credere che egli è in purgatoro; e poi risuscitato, per suo nutrica un figliuolo dello abate nella moglie di lui generato.
un abate, Ferondo, moglie di Ferondo, un frate da Bologna, Benedetto Ferondi
una badia in Toscana
Neifile
9 - Giletta di Nerbona guerisce il re di Francia d'una fistola; domanda per marito Beltramo di Rossiglione, il quale, contra sua voglia sposatala, a Firenze se ne va per isdegno, dove vagheggiando una giovane, in persona di lei Giletta giacque con lui ed ebbene due figliuoli; per che egli poi, avutola cara, per moglie la tenne.
Isnardo, Gerardo di Narbona, Giletta di Narbona, Beltramo di Rossiglione, Re di Francia, un'albergatrice, una gentil ma povera femmina e sua madre, due bambini gemelli
Francia, Rossiglione, Parigi, Toscana, Firenze, Montpellier
Dioneo
10 - Alibech diviene romita, a cui Rustico monaco insegna rimettere il diavolo in inferno; poi, quindi tolta, diventa moglie di Neerbale.
Alibech,
Gafsa in Barberia (Tunisia), deserto della Tebaide, primo monaco, secondo monaco, Rustico, Neerbale
Quarta giornata [modifica]
Nella quarta giornata, lunedì, il re è Filostrato e il tema è dato dagli amori infelici.
Narratore
Novella
Personaggi
Luoghi citati
Fiammetta
1 - Tancredi prenze di Salerno uccide l'amante della figliuola e mandale il cuore in una coppa d'oro; la quale, messa sopr'esso acqua avvelenata, quella si bee, e così muore.
Tancredi di Salerno, Ghismonda, Guiscardo, Duca di Capua
Salerno
Pampinea
2 - Frate Alberto dà a vedere ad una donna che l'Agnolo Gabriello è di lei innamorato, in forma del quale più volte si giace con lei; poi, per paura de' parenti di lei della casa gittatosi, in casa d'uno povero uomo ricovera, il quale in forma d'uomo salvatico il dì seguente nella piazza il mena, dove, riconosciuto, è da' suoi frati preso e incarcerato.
Berto della Massa (poi detto Frate Alberto), San Francesco d'Assisi, Lisetta da ca' Quirino, i cognati di Lisetta
Imola, Venezia, Assisi, Fiandre, Rialto, piazza San Marco
Lauretta
3 - Tre giovani amano tre sorelle e con loro si fuggono in Creti. La maggiore per gelosia il suo amante uccide; la seconda, concedendosi al duca di Creti, scampa da morte la prima, l'amante della quale l'uccide e con la prima si fugge: ènne incolpato il terzo amante con la terza sirocchia; e presi il confessano e per tema di morire con moneta la guardia corrompono, e fuggonsi poveri a Rodi e in povertà quivi muoiono.
, Restagnone, Folco, Ughetto, Ninetta, Magdalena, Bertella, duca di Creti
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Elissa
4 - Gerbino, contra la fede data dal re Guglielmo suo avolo, combatte una nave del re di Tunisi per torre una sua figliuola, la quale uccisa da quegli che su v'erano, loro uccide, e a lui è poi tagliata la testa.
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Filomena
5 - I fratelli dell'Isabetta uccidon l'amante di lei; egli l'apparisce in sogno e mostrale dove sia sotterrato. Ella occultamente disotterra la testa e mettela in un testo di bassilico; e quivi su piagnendo ogni dì per una grande ora, i fratelli gliele tolgono, ed ella se ne muore di dolore poco appresso.
Elisabetta da Messina, Lorenzo, fratelli di Elisabetta
Messina e Napoli,
Panfilo
6 - L'Andreuola ama Gabriotto; raccontagli un sogno veduto ed egli a lei un altro; muorsi di subito nelle sue braccia; mentre che ella con una sua fante alla casa di lui nel portano, son prese dalla signoria, ed ella dice come l'opera sta; il podestà la vuole sforzare; ella nol patisce; sentelo il padre di lei, e lei innocente trovata fa liberare; la quale, del tutto rifiutando di star più al mondo, si fa monaca.
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Emilia
7 - La Simona ama Pasquino; sono insieme in uno orto; Pasquino si frega a' denti una foglia di salvia e muorsi; è presa la Simona, la quale, volendo mostrare al giudice come morisse Pasquino, fregatasi una di quelle foglie a' denti, similmente si muore.
, Simona, Pasquino, Lagina, l'Atticciato, lo Stramba
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Neifile
8 - Girolamo ama la Salvestra; va, costretto da' prieghi della madre, a Parigi; torna e truovala maritata; entrale di nascoso in casa e muorle allato; e portato in una chiesa, nuore la Salvestra allato a lui.
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Filostrato
9 - Messer Guiglielmo Rossiglione dà a mangiare alla moglie sua il cuore di messer Guiglielmo Guardastagno ucciso da lui e amato da lei; il che ella sappiendo, poi si gitta da una alta finestra in terra e muore e col suo amante è sepellita.
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Dioneo
10 - La moglie d'un medico per morto mette un suo amante adoppiato in una arca, la quale con tutto lui due usurai se ne portano in casa. Questi si sente, è preso per ladro; la fante della donna racconta alla signoria sé averlo esso nell'arca dagli usurieri imbolata, laond'egli scampa dalle forche e i prestatori d'avere l'arca furata sono condannati in denari.
Mazzeo della Montagna, Ruggieri d'Aieroli
Salerno, Amalfi
Quinta giornata [modifica]
Nella quinta giornata, martedì, la regina è Fiammetta e si ragiona sulla felicità raggiunta dagli amanti dopo avventure o sventure straordinarie.
Narratore
Novella
Personaggi
Luoghi citati
Panfilo
1 - Cimone amando divien savio, ed Efigenia sua donna rapisce in mare; è messo in Rodi in prigione, onde Lisimaco il trae, e da capo con lui rapisce Efigenia e Cassandra nelle lor nozze, fuggendosi con esse in Creti; e quindi, divenute lor mogli, con esse a casa loro son richiamati.
Emilia
2 - Gostanza ama Martuccio Gomito, la quale, udendo che morto era, per disperata sola si mette in una barca, la quale dal vento fu trasportata a Susa; ritruoval vivo in Tunisi, palesaglisi, ed egli grande essendo col re per consigli dati, sposatala, ricco con lei in Lipari se ne torna.
Elissa
3 - Pietro Boccamazza si fugge con l'Agnolella; truova ladroni; la giovane fugge per una selva, ed è condotta ad un castello; Pietro è preso e delle mani de' ladroni fugge, e dopo alcuno accidente, capita a quel castello dove l'Agnolella era, e sposatala con lei se ne torna a Roma.
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Filostrato
4 - Ricciardo Manardi è trovato da messer Lizio da Valbona con la figliuola, la quale egli sposa, e col padre di lei rimane in buona pace.
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Neifile
5 - Guidotto da Cremona lascia a Giacomin da Pavia una fanciulla, e muorsi; la quale Giannol di Severino e Minghino di Mingole amano in Faenza; azzuffansi insieme; riconoscesi la fanciulla esser sirocchia di Giannole, e dassi per moglie a Minghino.
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Pampinea
6 - Gian di Procida trovato con una giovane amata da lui, e stata data al re Federigo, per dovere essere arso con lei è legato ad un palo; riconosciuto da Ruggieri de Loria, campa e divien marito di lei.
Giovanni da Procida, Federico II del Sacro Romano Impero, Ruggiero di Lauria
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Lauretta
7 - Teodoro, innamorato della Violante figliuola di messere Amerigo suo signore, la 'ngravida ed è alle forche condannato; alle quali frustandosi essendo menato, dal padre riconosciuto e prosciolto, prende per moglie la Violante.
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Filomena
8 - Nastagio degli Onesti, amando una de' Traversari, spende le sue ricchezze senza essere amato. Vassene, pregato da' suoi, a Chiassi; quivi vede cacciare ad un cavaliere una giovane e ucciderla e divorarla da due cani. Invita i parenti suoi e quella donna amata da lui ad un desinare, la quale vede questa medesima giovane sbranare; e temendo di simile avvenimento prende per marito Nastagio.
Nastagio degli Onesti
Ravenna
Fiammetta
9 - Federigo degli Alberighi ama e non è amato e in cortesia spendendo si consuma e rimangli un sol falcone, il quale, non avendo altro dà a mangiare alla sua donna venutagli a casa; la quale, ciò sappiendo, mutata d'animo, il prende per marito e fallo ricco.
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Dioneo
10 - Pietro di Vinciolo va a cenare altrove; la donna sua si fa venire un garzone; torna Pietro; ella il nasconde sotto una cesta da polli; Pietro dice essere stato trovato in casa d'Ercolano, con cui cenava, un giovane messovi dalla moglie; la donna biasima la moglie d'Ercolano; uno asino per isciagura pon piede in su le dita di colui che era sotto la cesta; egli grida; Pietro corre là, vedelo cognosce lo 'nganno della moglie con la quale ultimamente rimane in concordia per la sua tristezza.
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Sesta giornata [modifica]
La sesta giornata cade di mercoledì e regna Elissa; il tema è quello delle risposte pronte e argute che permettono di togliersi d'impaccio o da una situazione pericolosa.
Narratore
Novella
Personaggi
Luoghi citati
Filomena
1 - Un cavaliere dice a madonna Oretta di portarla con una novella a cavallo, e malcompostamente dicendola, è da lei pregato che a piè la ponga.
Madonna Oretta, Cavaliere
campagna di Firenze
Pampinea
2 - Cisti fornaio con una sola parola fa raveder messer Geri Spina d'una sua trascutata domanda.
Cisti fornaio, Geri Spini, un servo
Firenze, chiesa di Santa Maria degli Ughi
Lauretta
3 - Monna Nonna de' Pulci con una presta risposta al meno che onesto motteggiare del vescovo di Firenze silenzio impone.
Vescovo Antonio, Dego della Ratta, Nonna de' Pulci
Firenze, Barcellona
Neifile
4 - Chichibio, cuoco di Currado Gianfigliazzi, con una presta parola a sua salute l'ira di Currado volge in riso, e sé campa dalla mala ventura minacciatagli da Currado.
Chichibio, donna Brunetta, Currado Gianfigliazzi
Firenze, Venezia
Panfilo
5 - Messer Forese da Rabatta e maestro Giotto dipintore, venendo di Mugello, l'uno la sparuta apparenza dell'altro motteggiando morde.
Forese da Rabatta, Giotto
Mugello
Fiammetta
6 - Pruova Michele Scalza a certi giovani come i Baronci sono i più gentili uomini del mondo o di maremma, e vince una cena.
Michele Scalza, Neri Vanni, Piero di Fiorentino
Firenze
Filostrato
7 - Madonna Filippa dal marito con un suo amante trovata, chiamata in giudicio, con una pronta e piacevol risposta sé libera e fa lo statuto modificare.
Madonna Filippa, Lazzarino di Guazzaliatri, Rinaldo de' Pugliesi
Prato
Emilia
8 - Fresco conforta la nepote che non si specchi, se gli spiacevoli, come diceva, l'erano a veder noiosi.
Fresco da Celatico, Cesca
Firenze
Elissa
9 - Guido Cavalcanti dice con un motto onestamente villania a certi cavalier fiorentini li quali soprappresso l'aveano.
Guido Cavalcanti, Betto Brunelleschi
Firenze
Dioneo
10 - Frate Cipolla promette a certi contadini di mostrar loro la penna dell'agnolo Gabriello; in luogo della quale trovando carboni, quegli dice esser di quegli che arrostirono san Lorenzo.
Frate Cipolla, Giovanni del Bragoniera, Biagio Pazzini, Guccio Porco, Nuta
Certaldo
Settima giornata [modifica]
La settima giornata, giovedì, regna Dioneo e si narra delle beffe fatte dalle donne, per amore o per paura, ai loro mariti.
Narratore
Novella
Personaggi
Luoghi citati
Emilia
1 - Gianni Lotteringhi ode di notte toccar l'uscio suo; desta la moglie, ed ella gli fa accredere che egli è la fantasima; vanno ad incantare con una orazione, e il picchiar si rimane.
Gianni Lotteringi, monna Tessa, Federigo di Neri Pegolatti
vicino Firenze
Filostrato
2 - Peronella mette un suo amante in un doglio, tornando il marito a casa; il quale avendo il marito venduto, ella dice che venduto l'ha ad uno che dentro v'è a vedere se saldo gli pare. Il quale saltatone fuori, il fa radere al marito, e poi portarsenelo a casa sua.
Peronella, marito, Giascrignari
Napoli
Elissa
3 - Frate Rinaldo si giace colla comare; truovalo il marito in camera con lei, e fannogli credere che egli incantava i vermini al figlioccio.
Frate Rinaldo, madonna Agnesa, marito di madonna Agnesa, figlio
Siena
Lauretta
4 - Tofano chiude una notte fuor di casa la moglie, la quale, non potendo per prieghi rientrare, fa vista di gittarsi in un pozzo e gittavi una gran pietra. Tofano esce di casa e corre là, ed ella in casa le n'entra e serra lui di fuori, e sgridandolo il vitupera.
Tofano, monna Ghita
Arezzo
Fiammetta
5 - Un geloso in forma di prete confessa la moglie, al quale ella dà a vedere che ama un prete che viene a lei ogni notte; di che mentre che il geloso nascostamente prende guardia all'uscio, la donna per lo tetto si fa venire un suo amante, e con lui si dimora.
ricco mercante geloso, moglie, Filippo
Rimini
Pampinea
6 - Madonna Isabella con Leonetto standosi, amata da un messer Lambertuccio, è da lui visitata; e tornando il marito di lei, messer Lambertuccio con un coltello in mano fuor di casa ne manda, e il marito di lei poi Leonetto accompagna.
madonna Isabella, marito, Lionetto, Lambertuccio
Firenze
Filomena
7 - Lodovico discuopre a madonna Beatrice l'amore il quale egli le porta; la qual manda Egano suo marito in un giardino in forma di sé, e con Lodovico si giace; il quale poi levatosi, va e bastona Egano nel giardino.
Ludovico (Anichino), Beatrice, Egano dei Galluzzi
Bologna
Neifile
8 - Un diviene geloso della moglie, ed ella, legandosi uno spago al dito la notte, sente il suo amante venire a lei. Il marito se n'accorge, e mentre seguita l'amante, la donna mette in luogo di sé nel letto un'altra femina, la quale il marito batte e tagliale le trecce, e poi va per li fratelli di lei, li quali, trovando ciò non esser vero, gli dicono villania.
Arriguccio Berlingeri, Sismonda, Ruberto, fratelli di Sismunda
Firenze
Panfilo
9 - Lidia moglie di Nicostrato ama Pirro, il quale, acciò che credere il possa, le chiede tre cose, le quali ella gli fa tutte; e oltre a questo in presenza di Nicostrato si sollazza con lui, e a Nicostrato fa credere che non sia vero quello che ha veduto.
Pirro, Lidia, Nicostrato, Lusca
Argo
Dioneo
10 - Due sanesi amano una donna comare dell'uno; muore il, compare e torna al compagno secondo la promessa fattagli, e raccontagli come di là si dimori.
Tingoccio Mini, Meuccio Tura, monna Mita
Siena
Ottava giornata [modifica]
L'ottava giornata, domenica, regna Lauretta e si narra di qualunque tipo di beffa.
Narratore
Novella
Personaggi
Luoghi citati
Neifile
1 - Gulfardo prende da Guasparruolo denari in prestanza, e con la moglie di lui accordato di dover giacer con lei per quegli, sì gliele dà, e poi in presenzia di lei a Guasparruolo dice che a lei gli diede, ed ella dice che è il vero.
Gulfardo, Guasparuolo Cagastraccio, madonna Ambruogia
Milano
Panfilo
2 - Il Prete da Varlungo si giace con monna Belcolore; lasciale pegno un suo tabarro; e accattato da lei un mortaio, il rimanda e fa domandare il tabarro lasciato per ricordanza; rendelo proverbiando la buona donna.
Prete di Varlungo, monna Belcore, Bentivegna del Mazzo
Varlungo
Elissa
3 - Calandrino, Bruno e Buffalmacco giù per lo Mugnone vanno cercando di trovar l'elitropia, e Calandrino se la crede aver trovata; tornasi a casa carico di pietre; la moglie il proverbia, ed egli turbato la batte, e a' suoi compagni racconta ciò che essi sanno meglio di lui.
Calandrino, Bruno e Buffalmacco, Maso del Saggio
Firenze e rive del Mugnone
Emilia
4 - Il proposto di Fiesole ama una donna vedova; non è amato da lei, e credendosi giacer con lei, giace con una sua fante, e i fratelli della donna vel fanno trovare al vescovo suo.
Prevosto di Fiesole, monna Piccarda, fratelli di monna Piccarda, Ciutazza, vescovo
Fiesole
Filostrato
5 - Tre giovani traggono le brache ad un giudice marchigiano in Firenze, mentre che egli, essendo al banco, teneva ragione.
Messere Nicola di San Lepido, Maso del Saggio, Ribi, Matteuzzo
Firenze
Filomena
6 - Bruno e Buffalmacco imbolano un porco a Calandrino; fannogli fare la sperienzia da ritrovarlo con galle di gengiovo e con vernaccia, e a lui ne danno due, l'una dopo l'altra, di quelle del cane confettate in aloè, e pare che l'abbia avuto egli stesso; fannolo ricomperare, se egli non vuole che alla moglie il dicano.
Calandrino, Bruno e Buffalmacco, prete
campagna di Firenze
Pampinea
7 - Uno scolare ama una donna vedova, la quale, innamorata d'altrui, una notte di verno il fa stare sopra la neve ad aspettarsi; la quale egli poi, con un suo consiglio, di mezzo luglio ignuda tutto un dì la fa stare in su una torre alle mosche e a' tafani e al sole.
Riniero, Elena, amante di Elena
Firenze
Fiammetta
8 - Due usano insieme; l'uno con la moglie dell'altro si giace; l'altro, avvedutosene, fa con la sua moglie che l'uno è serrato in una cassa, sopra la quale, standovi l'un dentro, l'altro con la moglie dell'un si giace.
Spinelloccio Tavene, Zeppa di Mino, moglie di Spinelloccio, moglie di Zeppa
Siena
Lauretta
9 - Maestro Simone medico, da Bruno e da Buffalmacco, per esser fatto d'una brigata che va in corso, fatto andar di notte in alcun luogo, è da Buffalmacco gittato in una fossa di bruttura e lasciatovi.
Maestro Simone,Bruno e Buffalmacco
Firenze
Dioneo
10 - Una ciciliana maestrevolmente toglie ad un mercatante ciò che in Palermo ha portato; il quale, sembiante faccendo d'esservi tornato con molta più mercatantia che prima, da lei accattati denari, le lascia acqua e capecchio.
Niccolò da Cignano detto Salabetto, madama Iancofiore, Pietro Camigiano
Palermo, Napoli
Nona giornata [modifica]
Nella nona giornata, martedì, la regina è Emilia e ciascuno racconta ciò che più gli piace.
Narratore
Novella
Personaggi
Luoghi citati
Filomena
1 - Madonna Francesca, amata da uno Rinuccio e da uno Alessandro, e niuno amandone, col fare entrare l'un per morto in una sepoltura, e l'altro quello trarne per morto, non potendo essi venire al fine imposto, cautamente se gli leva da dosso.
Alessandro Chiarmontesi, Rinuccio Palermini, Francesca de' Lazzari
Firenze, Pistoia
Elissa
2 - Levasi una badessa in fretta e al buio per trovare una sua monaca, a lei accusata, col suo amante nel letto; ed essendo con lei un prete, credendosi il saltero de' veli aver posto in capo, le brache del prete vi si pose; le quali vedendo l'accusata e fattalane accorgere, fu diliberata, ed ebbe agio di starsi col suo amante.
Isabetta, amante,badessa Usimbalda, prete, monache
Lombardia
Filostrato
3 - Maestro Simone, ad instanzia di Bruno e di Buffalmacco e di Nello, fa credere a Calandrino che egli è pregno; il quale per medicine dà a' predetti capponi e denari, e guarisce della pregnezza senza partorire.
Calandrino, Bruno e Buffalmacco, Nello, maestro Simone
Firenze
Neifile
4 - Cecco di messer Fortarrigo giuoca a Buonconvento ogni sua cosa e i denari di Cecco di messer Angiulieri, e in camicia correndogli dietro e dicendo che rubato l'avea, il fa pigliare a' villani e i panni di lui si veste e monta sopra il pallafreno, e lui, venendosene, lascia in camicia.
Cecco di messer Fortarrigo, Cecco Angiolieri
Siena, Buonconvento, Marca d'Ancona, Corsignano
Fiammetta
5 - Calandrino s'innamora d'una giovane, al quale Bruno fa un brieve, col quale come egli la tocca, ella va con lui, e dalla moglie trovato, ha gravissima e noiosa quistione.
Calandrino, Bruno e Buffalmacco, Nello, Filippo Cornacchini, la Niccolosa, monna Tessa
Camerata
Panfilo
6 - Due giovani albergano con uno, de' quali l'uno si va a giacere con la figliuola, e la moglie di lui disavvedutamente si giace con l'altro. Quegli che era con la figliuola, si corica col padre di lei e dicegli ogni cosa, credendosi dire al compagno. Fanno romore insieme. La donna, ravvedutasi, entra nel letto della figliuola, e quindi con certe parole ogni cosa pacefica.
Pinuccio, Adriano, buon uomo, moglie del buon uomo, Niccolosa, fratellino
Pian del Mugnone
Pampinea
7 - Talano d'Imolese sogna che uno lupo squarcia tutta la gola e 'l viso alla moglie; dicele che se ne guardi; ella nol fa, e avvienle.
Talano d'Imolese, Margherita
contado vicino Firenze
Lauretta
8 - Biondello fa una beffa a Ciacco d'un desinare, della quale Ciacco cautamente si vendica, faccendo lui sconciamente battere.
Biondello, Ciacco, Corso Donati, messere Filippo
Firenze
Emilia
9 - Due giovani domandano consiglio a Salamone, l'uno come possa essere amato, l'altro come gastigar debba la moglie ritrosa. All'un risponde che ami, all'altro che vada al Ponte all'oca.
Melisso, Gisefo, moglie di Gisefo, Salomone
Gerusalemme, Antiochia, Laiazzo
Dioneo
10 - Donno Gianni ad istanzia di compar Pietro fa lo 'ncantesimo per far diventar la moglie una cavalla; e quando viene ad appiccar la coda, compar Pietro, dicendo che non vi voleva coda, guasta tutto lo 'ncantamento.
Donno Giovanni Barolo, Pietro da Tresanti, comar Gemmata
Barletta, Tresanti
Decima giornata [modifica]
La decima e ultima giornata cade di mercoledì, sotto il regno di Panfilo, e si narra di chi, con cortesia e magnanimità, ha avuto avventure d'amore o di altro genere.
Narratore
Novella
Personaggi
Luoghi citati
Neifile
1 - Un cavaliere serve al re di Spagna; pargli male esser guiderdonato, per che il re con esperienzia certissima gli mostra non esser colpa di lui ma della sua malvagia fortuna, altamente donandogli poi.
Ruggeri de'Figgiovanni, Alfonso re di Spagna, famigliare del re
Spagna
Elissa
2 - Ghino di Tacco piglia l'abate di Clignì e mèdicalo del male dello stomaco, e poi il lascia; il quale, tornato in corte di Roma, lui riconcilia con Bonifazio papa, e fallo friere dello Spedale.
Ghino di Tacco, abate di Clignì, Papa
Radicofani, Roma
Filostrato
3 - Mitridanes, invidioso della cortesia di Natan, andando per ucciderlo, senza conoscerlo capita a lui, e da lui stesso informato del modo, il truova in un boschetto, come ordinato avea; il quale riconoscendolo si vergogna, e suo amico diviene.
Mitridanes, Natan
Cattaio
Lauretta
4 - Messer Gentil de' Carisendi, venuto da Mòdona, trae della sepoltura una donna amata da lui, sepellita per morta, la quale riconfortata partorisce un figliuol maschio; e messer Gentile lei ed il figliuolo restituisce a Niccoluccio Caccianimico marito di lei.
Gentil Carisendi, madonna Catalina, Niccoluccio Caccianemico, figlio Gentile
Modena, Bologna
Emilia
5 - Madonna Dianora domanda a messer Ansaldo un giardino di gennaio bello come di maggio; messere Ansaldo con l'obligarsi ad uno nigromante gliele dà; il marito le concede che ella faccia il piacere di messer Ansaldo, il quale, udita la liberalità del marito, l'assolve della promessa, ed il nigromante, senza volere alcuna cosa del suo, assolve messer Ansaldo.
Madonna Dianora, Gilberto, Ansaldo Gradense, negromante
Udine
Fiammetta
6 - Il re Carlo vecchio vittorioso, d'una giovinetta innamoratosi, vergognandosi del suo folle pensiero, lei ed una sua sorella onorevolmente marita.
Carlo d'Angiò, Guido di Monforte, Neri degli Uberti, Ginevra e Isotta
Castellammare di Stabia, Reggia di Quisisana, Firenze
Pampinea
7 - Il re Piero, sentito il fervente amore portatogli dalla Lisa inferma, le conforta, e appresso ad un gentil giovane la marita; e lei nella fronte baciata, sempre poi si dice suo cavaliere.
Pietro di Raona, Bernardo Puccini, Lisa Puccini, Minuccio d'Arezzo, Mico da Siena, Perdicone
Filomena
8 - Sofronia, credendosi esser moglie di Gisippo, è moglie di Tito Quinzio Fulvo, e con lui se ne va a Roma; dove Gisippo in povero stato arriva, e credendo da Tito esser disprezzato, sé avere uno uomo ucciso, per morire, afferma; Tito, riconosciutolo, per iscamparlo, dice sé averlo morto, il che colui che fatto l'avea vedendo, sé stesso manifesta; per la qual cosa da Ottaviano tutti sono liberati, e Tito dà a Gisippo la sorella per moglie e con lui comunica ogni suo bene.
Tito Quinzio Fulvo, Cremete, Grisippo, Sofronia, Plubio Ambusto, Ottaviano, sorella di Tito
Atene, Roma
Panfilo
9 - Il Saladino in forma di mercante è onorato da messer Torello; fassi il passaggio; messer Torello dà un termine alla donna sua a rimaritarsi; è preso, e per acconciare uccelli viene in notizia del soldano; il quale, riconosciutolo e sé fatto riconoscere, sommamente l'onora; messer Torello inferma, e per arte magica in una notte n'è recato a Pavia, e alle nozze, che della rimaritata sua moglie si facevano, da lei riconosciuto, con lei a casa sua se ne torna.
Saladino, Torello di Strà da Pavia, moglie di Torello
Milano, Pavia, Alessandria, Acri
Dioneo
10 - Il marchese di Saluzzo, da' prieghi de' suoi uomini costretto di pigliar moglie, per prenderla a suo modo, piglia una figliuola d'un villano, della quale ha due figlioli, li quali le fa veduto di uccidergli; poi, mostrando lei essergli rincresciuta e avere altra moglie presa, a casa faccendosi ritornare la propria figliuola come se sua moglie fosse, lei avendo in camicia cacciata e ad ogni cosa trovandola paziente, più cara che mai in casa tornatalasi, i suoi figliuoli grandi le mostra, e come marchesana l'onora e fa onorare.
Gualtieri marchese di Saluzzo, Griselda, Giannucole, figlio e figlia
Saluzzo, Bologna
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Categoria: Decameron
Wednesday, April 25, 2012
Orombello (Bellini, "Beatrice di Tenda")
Speranza
---
Vincenzo (Salvatore Carmelo Francesco) Bellini (1801-1835)
Beatrice di Tenda: Tragedia lirica in 2 Atti, è stata rappresentata a Venezia (Teatro la Fenice) il 16 marzo del 1833
Personaggi
Filippo Maria Visconti, duca di Milano, baritono.
Beatrice, contessa di Tenda, sua moglie, soprano
Agnese del Majno, sua damigella di corte e amante di Filippo (Mezzosoprano)
**********************************
Orombello, signore di Ventimiglia,
cugino di Beatrice e suo confidente, tenore.
Anichino, amico di Orombello, tenore.
Rizzardo del Majno, fratello di Agnese, tenore.
Cortigiani, giudici, ufficiali, armigeri, dame e damigelle, soldati
La scena è nel Castello di Binasco. L'epoca è dell'anno 1418.
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
Atrio interno nel castello di Binasco.
Un'ala di palazzo è illuminata. Tutto indica che in quello
ha luogo una festa. Alcuni cortigiani
attraversano la scena, e s'incontrano in Filippo.
CORO
Tu, signor! lasciar sì presto
Così splendida assemblea?
FILIPPO
M'è importuna... io la detesto...
Per colei che n'è la dea.
CORO
Beatrice!
FILIPPO
Si: di peso
Emmi il nodo a cui son preso.
Non regnar che per costei!
Simular gli affetti miei!
Un molesto amor soffrire,
Un geloso rampognar!
È tal noia, è tal martire
Ch'io non basto a tollerar.
CORO
Sì: ben parli... è grave il giogo...
Ma spezzarlo non potrai?
FILIPPO
Io lo bramo.
CORO
E pieno sfogo
A tua brama a che non dai?
Sei Visconti... Duca sei,
Sei maggior, signor di lei...
Se più soffri, se più taci,
Non mai paghi, ognor più audaci
I vassalli in lei fidanti
Ponno un dì mancar di fè.
Non lasciar che più si vanti
Degli stati che ti diè.
(Sono interrotti dalla musica che parte dal palazzo. Porgono attentamente l'orecchio: odesi la voce di Agnese che canta la seguente romanza)
I.
AGNESE
Ah! non pensar che pieno
Sia nel poter diletto:
Senza un soave affetto
Pena anche in trono un cor.
FILIPPO
O Agnese! è vero.
CORO
Il suo canto seconda il tuo pensiero.
II.
AGNESE
Dove non ride amore
Giorno non v'ha sereno:
Non ha la vita un fiore,
Se non lo nutre amor.
FILIPPO
Né più fia lieta
D'un sol fiore la mia!
CORO
Beatrice il vieta.
Ah! se tu fossi libero
Come gioir potresti!
Di quante belle ha Italia
Nobil desio saresti:
Tutte a piacerti intese,
Tutte le avresti al piè.
FILIPPO
Tutte! (O divina Agnese!
Tu basteresti a me.
Come t'adoro, e quanto
Solo il mio cor può dirti:
Gioja mi sei nel pianto,
Pace nel mio furor.
Se della terra il trono
Dato mi fosse offrirti,
Ah! non varrebbe il dono,
Cara del tuo bel cor)
CORO
Di spezzar gli odiati nodi
Il pensier depor non déi:
Se d'un'altra amante sei,
L'arti sue t'insegni amor.
FILIPPO e CORO
Forse già disposti i modi
Ne ha fortuna in suo segreto;
E non manca a far mi/ti lieto.
Che sorprenderne il favor.
(Partono)
SCENA SECONDA
Anichino e Orombello.
ANICHINO
Soli siam qui - Liberamente io posso
Svelarti il mio timor.
OROMBELLO
Che temi?
ANICHINO
Io temo
Il cieco amor che ognun ti legge in volto.
O figlio in te rivolto
Era ogni sguardo, e più di tutti Agnese
Di spiar non cessava i moti tuoi:
Ah! Beatrice e te perder tu vuoi.
OROMBELLO
Salvarla io voglio. - In propria corte schiava
La compiangon le genti: e quanti han prodi
Del Tanaro le sponde e del Ticino
Che dell'eroe Facino
La videro sul trono, apprestan l'armi
A vendicarla ed a spezzar suoi nodi.
ANICHINO
Di Filippo non sai l'arti e le frodi?
E dove ancor sovrana
Foss'ella appieno, l'alta donna è troppo
Gelosa di sua fama
Per nutrire tue speranze...
OROMBELLO
Ella pur m'ama.
ANICHINO
Che dici tu? t'ama?
OROMBELLO
Sì, m'ama... il credi...
ANICHINO
Tremar mi fai.
OROMBELLO
Mira.
(Mostra un biglietto)
ANICHINO
Qual foglio!
OROMBELLO
Un paggio
Mel diè furtivo, e mi sparì d'innanti.
Odi... Fra pochi istanti,
Prima dell'alba, ella in segreta stanza
Mi attenderà... Scorta mi ho sommesso
Un suono di liuto...
ANICHINO
Orombello!... ah! se vai, tu sei perduto.
De' suoi nemici e tuoi
Insidia è forse...
OROMBELLO
E per un dubbio speri
Che a mia ventura io manchi?... Oh! Vedi... intorno
Regna silenzio, e spente son le faci.
Lasciami.
ANICHINO
Incauto!...
OROMBELLO
Ah! Taci…
Non turbar la mia gioia... In quelle soglie
Morte pur sia... la sfido.
ANICHINO
Oh! forsennato!:..
Abbi di te pietà.
OROMBELLO
Me tragge il fato.
(Si scioglie da Anichino, ed entra frettolosamente nel palazzo. Anichino si allontana dolente)
SCENA TERZA
Appartamento di Agnese.
Agnese siede inquieta ad un tavolino: un liuto è sovr'esso. Dopo alcuni momenti si alza, e va spiando alla porta come persona che attende qualcuno.
Verrà - non mente il paggio...
Gioir lo vide, e l'amoroso foglio
Premersi al cor - Oh! sì, verrà. - Ti calma,
Dubbiosa e timid'alma,
Né sospetto ti dia breve dimora;
Forse ogni loggia non è sgombra ancora.
Regna una volta, o sonno... E tu più tardo
Le tenebre a fugar t'affaccia, o giorno.
Silenzio - È notte intorno,
Profonda notte. -Del liuto il suono
Ti sia duce, amor mio.
(Prelude sul liuto, indi si arresta e porge l'orecchio)
Udiamo. - Alcun s'appressa.
SCENA QUARTA
Orombello entra frettoloso, e guardingo. Appena scopre Agnese si ferma maravigliato e guardando d'intorno.
OROMBELLO
Ove son io?
AGNESE
Onde così sorpreso?
Inoltrate.
OROMBELLO
Perdono. - Udìa... passando...
Soavi note... e me traea vaghezza
Di saper da che man venian destate.
Perdono, Agnese...
(Per partire)
AGNESE
Uscite voi? - Restate. -
Sedete.
OROMBELLO (O ciel!)
AGNESE
Sedete. - E fia pur vero
Che curiosa brama
Sol vi spingesse?
OROMBELLO
(Oh! incauto me!)
AGNESE
Null'altro
Desir fu il vostro?
OROMBELLO
E qual, Contessa?
AGNESE
E in queste
Ore sì tarde non può forse un core
Vegliar co' suoi pensieri... e sospirando
Confidar al liuto un caro nome...
Il nome d'Orombello?
OROMBELLO
Il nome mio?
Chi mai?
AGNESE
Che val tacerlo? Avvi.
OROMBELLO
(Gran Dio!)
AGNESE
Voi fra il ducal corteggio
Non veggo io forse?
Sospirar non v'odo?
Gemer sommesso?...
OROMBELLO
(Oh! che mai sento?)
AGNESE
Un giorno
Si riscontrar i nostri occhi intenti e fissi
Egli ama, egli ama, io dissi...
Degno è d'amor, più che non sia mortale...
Più che l'altero suo rival...
OROMBELLO
(alzandosi)
Rivale!
AGNESE
Sì: rival... regnante.
OROMBELLO
(Ciel! che ascolto!)
AGNESE
Ma che giova?
Nulla è un regno ad alma amante:
Più che un trono in voi ritrova...
Ogni ben che in terra è dato
È per essa il vostro amor.
OROMBELLO
(Tutto, ah! tutto è a lei svelato...
Simular che giova ancor?)
AGNESE
Né vi basta?...
OROMBELLO
O Agnese!
AGNESE
E un foglio
Un suo foglio non aveste?
OROMBELLO
L'ebbi... ah! sì... fidar mi voglio...
Amo, è vero, e in questo amore
È riposto il ciel per me.
AGNESE
(Al piacer resisti, o core.
Chi beato al par di te?)
OROMBELLO
Oh! celeste Beatrice!
AGNESE
(con un grido)
Ella!
OROMBELLO
Agnese!...
(correndo a lei sbigottito)
AGNESE
Oh! me infelice!
OROMBELLO
Ciel! che feci?
AGNESE
(con disperazione)
Amata ell'è!
Ella amata! ed io schernita!...
Io delusa!... ahi crudo arcano!
OROMBELLO
Ah! pietade... la sua vita,
La sua fama è in vostra mano!
AGNESE
E la mia?... la mia... spietato!
Nulla è dunque agli occhi tuoi?
Ah! l'incendio in me destato
Spegni in pria, se tu lo puoi...
Fa che un'ombra, un sogno sia
La mia pena e. l'onta mia...
Ed allora... allor capace
Di pietà per lei sarò.
OROMBELLO
M'odi, ah! m'odi.. ah! tu non sei
Né oltraggiata, né schernita.
Per calmarti io spenderei
Il mio sangue, la mia vita...
Me perdona se costretto
Da potente immenso affetto
Tutto il prezzo del tuo core
Il mio cor sentir non può.
AGNESE
Taci, taci.
OROMBELLO
Ah! no...
AGNESE
T'invola...
L'ira mia di più s'accende.
OROMBELLO
Ah! crudele, da te sola
La sua vita omai dipende.
AGNESE
Fa che un'ombra, un sogno sia
La mia pena e l'onta mia,
Ed allora, allor capace
Di pietà per lei sarò.
OROMBELLO
Ah! perdona se costretto
Da potente, immenso affetto,
Tutto il prezzo del tuo core
Il mio cor sentir non può.
(Agnese lo accommiata minacciosa, Orombello si allontana)
SCENA QUINTA
AGNESE
(sola)
Ogni mia speme è al vento...
A vano amore
Sottentrò la vendetta...
Essa, o Filippo,
A te mi getta in braccio - Ah! negli abissi
Mi getti ancora, perché sia punito
Chi mi schernì, purché non resti inulto
Il mio rossore estremo, e il mio cordoglio
Mi fia compenso d'Orombello... un soglio.
(Parte)
SCENA SESTA
Boschetto nel Giardino Ducale. Beatrice esce correndo; le sue Damigelle la seguono.
BEATRICE
Respiro io qui...
Fra queste piante ombrose,
All'olezzar de' fiori, a me più dolce
Sembra il raggio del dì.
(Siede)
DAMIGELLE
Come ogni cosa
Il suo sorriso allegra,
A voi dolente ed egra
Rechi conforto ancor!
BEATRICE
Oh! mie fedeli!
Quando offeso il suo stelo il fior vien meno,
Più ravvivar nol puote il Sol sereno,
Quel fior son io: così languir m'è forza,
Lentamente perir. - Ah! non è questa
La mercé ch'io sperai d'averti accolto
E difeso, o Filippo, e al soglio alzato!
DAMIGELLE
Misera! è ver.
BEATRICE
Che non mi dee l'ingrato?
(Mala sola, oimè! son io,
Che penar per lui si veda?
O mie genti! o suol natio!
Di chi mai vi diedi in preda?
Ed io stessa, ed io potei
Soggettarvi a tal signor?)
DAMIGELLE
(Ella piange)
BEATRICE
(Oh! regni miei!)
DAMIGELLE
(Smania, freme..)
BEATRICE
(Oh! mio rossor!)
Ah! la pena in lor piombò
Dell'amor che mi perdé;
I martir dovuti a me
Il destino a lor serbò.
Ma se in ciel sperar si può
Un sol raggio di pietà,
La costanza a noi darà,
Se la pace ne involò.
DAMIGELLE
(Ah! per sempre non sarà
Vilipesa la virtù:
Più contenta e bella più
Dalle pene sorgerà)
SCENA SETTIMA
Mentre Beatrice si allontana colle sue damigelle, entrano Filippo e Rizzardo. Ambidue l'osservano in silenzio da lontano.
RIZZARDO
Vedi?... La tua presenza
Fugge sdegnosa.
FILIPPO
Ove fuggir può tanto
Che non la segua il mio vegliante sguardo?
Va, la raggiungi.
(Rizzardo parte)
Io fremo d'ira ed ardo.
D'esser da lei tradito
Duolmi così? Non lo bramai finora?
Non ne cercai, non ne sperai le prove?
SCENA OTTAVA
Beatrice e Filippo.
BEATRICE
Tu qui, Filippo?
FILIPPO
E altrove
Poss'io trovarti, che in segreti luoghi,
Ove misteriosa ognor t'aggiri?
BEATRICE
Sì... non vo' testimoni a' miei sospiri.
E a te celarli io tento,
Più che ad altrui.
Troppo ti son molesti
Già da gran tempo.
FILIPPO
Né molesti mai
Stati sarian, se la cagion verace
Detta ne avessi.
BEATRICE
Oh! ben ti è nota... e grave
Più me la rende il simular che fai
Tu d'ignorarla.
FILIPPO
E ch'io la ignori speri?
Non sai che i tuoi pensieri,
E i più segreti, e i più gelosi e rei
Io ti leggo cogli occhi, in fronte, in core?
BEATRICE
Io rei pensieri!!! e quali?
FILIPPO
Odio e livore.
BEATRICE
Odio e livore! - ingrato!
Né il pensi tu, né il credi,
Duolo d'un cor piagato,
Pianto d'amor vi vedi,
Speme delusa, e smania
Di gelosia crudel.
FILIPPO
Smania gelosa, è vero,
Negli occhi tuoi si stampa...
Ma gelosia d'impero,
Ma d'altro amore è vampa,
Ma l'ira insieme e l'onta
D'un'anima infedel.
BEATRICE
Filippo!
FILIPPO
Sì: spergiura!
Più simular non giova.
BEATRICE
Filippo!!
FILIPPO
Ho in man sicura
Del tuo fallir la prova.
Trema.
BEATRICE
Filippo!!! Basti.
FILIPPO
La tua perfidia è qui...
(Cava un portafogli)
BEATRICE
Ciel!... violare osasti...
Tu i miei segreti?
FILIPPO
Io... Si.
Qui di ribelli sudditi
Soffri le mire audaci:
D'un temerario giovane
Qui dell'ardor ti piaci...
E a me delitti apponi?
E a me d'amor ragioni?
Oh! non ti avrei sì perfido
Giammai creduto il cor.
BEATRICE
Questi d'amanti popoli
Voti e lamenti sono.
S'io gli ascoltassi, o barbaro
Meco saresti in trono?
Oh! non voler fra questi
Vili cercar pretesti.
Se amar non puoi, rispettami...
Mi lascia almen l'onor.
Quei fogli, o Filippo - quei fogli mi rendi.
Infami il tuo nome.
FILIPPO
E tanto pretendi?
BEATRICE
Non farti quest'onta: io sono innocente...
FILIPPO
No, tutto t'accusa: tua l'onta sarà.
BEATRICE
Filippo!
(Supplichevole)
FILIPPO
Ti scosta.
BEATRICE
Tel chiedo piangente...
La morte piuttosto...
FILIPPO
Attendila... va.
(A2)
BEATRICE
(sorgendo)
Spietato! codardo! eccesso cotanto
Mi rende a me stessa, impietra il mio pianto:
Paventa lo sdegno d'un'anima offesa,
Il grido d'un core che macchia non ha.
Il mondo che invoco, che io chiamo in difesa,
Il mondo d'entrambi giustizia farà.
FILIPPO
Del fallo cancella, distruggi la traccia...
Annientala; indegna! poi fremi e minaccia...
Poi vanta costanza, poi spera che illesa
Sarà la tua vita, tua fama sarà.
Il mondo che invochi, che chiami in difesa,
Il mondo d'entrambi vendetta farà!
(Beatrice parte)
SCENA NONA
Filippo e Rizzardo.
FILIPPO
Udisti?
RIZZARDO
Udii.
FILIPPO
Libero troppo all'ira
Il freno io diedi. Se Orombel movesse
Antica fè soltanto!... e se delusa,
O menzognera, mi traesse Agnese
A fallo estremo, a irreparabil danno!
RIZZARDO
E sospettar d'inganno
Potresti, Agnese?
Oltre ogni cosa in terra
Prova pur dianzi a te non dava?
FILIPPO
È vero.
RIZZARDO
Fra Beatrice a lei
Se' tu sospeso ancor?
FILIPPO
No... ma più grave,
Onde giusto apparir d'Italia al guardo,
Vuolsi cagione che non sia pretesto.
RIZZARDO
E l'avrai tale, e presto,
Se vinci i dubbii tuoi, se intera fede
Riponi in me.
FILIPPO
Tanto prometti?
RIZZARDO
E tanto
Pur d'eseguir confido.
FILIPPO
E sia. Vieni: a tua suora, e a te mi fido.
(Partono)
SCENA DECIMA
Parte rimota nel castello di Binasco: da un lato è la statua di Facino Cane. Un drappello d’Armigeri esce dal corridoio e s'innoltra guardingo. Coro.
1 Lo vedeste?
2 Sì: fremente
Ei ci parve, e insiem confuso.
1 Nulla ei disse?
2 No: tacente
Ei si tenne, e in sé rinchiuso.
1 Or dov'è?
2 Qua e là s'aggira,
Qual chi scopo alcun non ha.
1 Finge invan: l'amore o l'ira
A tradirsi il porterà.
TUTTI
Arte egual si ponga in opra;
Nulla sfugga agli occhi nostri,
Ma spiarlo alcun non mostri,
Né seguirlo ovunque va.
Vel non fra, per quanto il copra,
Che da noi non sia squarciato,
S'ei si stima inosservato,
S'ei si crede in securtà.
(Si allontanano)
SCENA UNDICESIMA
Beatrice sola, indi Orombello
BEATRICE
Il mio dolore, e l'ira... inutil ira...
S'asconda a tutti. - Oh! potess'io celarla
A te, Facino!... a te obbliato, o prode,
Appena estinto, a te, che forse or miri
Siccome tua vendetta ogni mio scorno.
(Si prostra sul monumento)
Deh! se mi amasti un giorno,
Non m'accusar - Sola, deserta, inerme
Io mi lasciai sedurre... e caro assai
Della mia debolezza io pago il fio.
(Esce Orombello)
Mi abbandona ciascun.
OROMBELLO
Ciascun non io.
BEATRICE
Chi vedo? tu Orombello!
Tu qui furtivo?
OROMBELLO
Della tua sventura
Favellan tutti - Opro sol io - Le lunghe
Dubbiezze tue vincer tu devi alfine,
Usar del tuo poter.
Io tutto ho corse
Le terre a te sogette, e mille in tutte
Fedeli braccia a tua difesa armai.
Vieni - Si spieghi ormai
Di Facino il vessillo; e di tue genti
Vendica i dritti offesi e i propri insulti.
BEATRICE
Son essi al colmo, e non saranno inulti
.
OROMBELLO
Oh! gioja! Appena annotti,
Fuggirem queste mura e di Tortona
Ci accorranno i ripari... Ivi raggiunta
Dai più prodi sarai... Solo prometti,
Che non porrai più inciampo al mio disegno,
Che meco in salvo ti vedrà l'aurora.
BEATRICE
Oh! che mai mi consigli?
OROMBELLO
E indugi ancora?
BEATRICE
A ciascun fidar vorrei,
Fuor che a te la mia difesa.
OROMBELLO
Che dì tu?
BEATRICE
Sospetto sei...
La mia fama io voglio illesa.
OROMBELLO
La tua fama!
BEATRICE
Sì - la fede
Che in te pongo... amor si crede;
La pietà che tu nudrisci...
Tua pietà... creduta è amor.
OROMBELLO
Io.. lo So.
BEATRICE
Né inorridisci?
OROMBELLO
Ah! non legger nel mio cor.
BEATRICE
Qual favella!
OROMBELLO
Ah! tu v'hai letto.
BEATRICE
Io! t'acqueta... intesi... intesi...
OROMBELLO
Sì: d'immenso, estremo affetto
Da' primi anni in te m'accesi...
Coll'età si fè maggior...
Si nutrì del tuo dolore...
Mi sforzai celarlo invano...
O perdono o morte avrò.
BEATRICE
Taci... parti... audace! insano!
Oh! in qual cor più fiderò?
OROMBELLO
(prostrandosi)
Deh! perdona.
BEATRICE
Sorgi.
SCENA DODICESIMA
Filippo, Rizzardo, Agnese con seguito, Anichino, indi Cavalieri, Dame e sol-dati.
AGNESE
(a Filippo)
Vedi?
FILIPPO
Traditori!
BEATRICE e OROMBELLO
Oh! ciel!
FILIPPO
V'ho colti.
Guardie!
BEATRICE
Arresta.
FILIPPO
Ed osi… e credi
Poter sì che ancor t'ascolti?
La tua colpa...
BEATRICE
Non seguire.
Ella esiste in tuo desire.
Ti conosco.
FILIPPO
E a mia vergogna
Conosciuta or sei tu qui.
OROMBELLO
(L'ho perduta!)
BEATRICE
O vil rampogna!
FILIPPO
Puoi scolparti?
CORO
(Oh! infausto dì!)
BEATRICE
Al tuo core, al reo tuo core
Lascio, indegno, il discolparmi;
Cerchi invano, o traditore,
D'avvilirmi, d'infamarmi.
Ah! tal onta io meritai
Quando a me quest'empio alzai.
Dell'amor che mi ha perduta
Sol tal frutto a me restò.
FILIPPO
A ben tristo e amaro prezzo
Di tal donna ebb'io l'amore:
Se il disprezzo è in me maggiore
O lo sdegno io dir non so.
OROMBELLO
(Sconsigliato! in qual la trassi
Di miseria abisso orrendo!
Giusto ciel, neppur morendo
L'error mio scontar potrò)
AGNESE
(Godi, esulta, o cor sprezzato,
Del dolor di questo ingrato:
Vide il tuo, lo vide estremo,
Né pietà per te provò)
ANICHINO
(Ciel, tu sai com'io volea
Prevenir sì ria sventura!
Ah! fu vana ogni mia cura...
Il destino l'affrettò)
CORO
(Tutto, ah! tutto a farla rea
Qui congiura a un tempo istesso:
Giusto ciel, d'innanzi ad esso
Come mai scolpar si può?)
FILIPPO
Al castigo a lor dovuto
Ambo in ferri custodite.
BEATRICE
E tu l'osi?
FILIPPO
Ho risoluto.
BEATRICE
L'empio l'osa!!
OROMBELLO
Duca, udite...
Innocente è la duchessa...
Insultata a torto è d'essa...
Calunniata...
FILIPPO
Te, non lei,
Traditor, difender déi.
Va...
BEATRICE
Filippo! è troppo eccesso...
Pensa ancor: ti puoi pentir.
FILIPPO
(alle guardie)
Ubbidite!
CORO
Ah! certo è desso,
Certo appien del suo fallir..
BEATRICE
Né fra voi, fra voi si trova
Chi si levi in mia difesa?
Uom non avvi che si muova
A favor di donna offesa?
Ah! se onor più non ragiona,
Se la terra m'abbandona,
A te, vindice supremo,
Io mi volgo e fido in te.
OROMBELLO
Deh! un momento un sol momento
Un acciaro a me porgete,
Se è colpevole, s'io mento,
Alme perfide, vedrete.
Oh! furor! inerme io fremo...
Ah! più fè, più onor non v'è.
FILIPPO
Ite, iniqui! all'impossente
Ira vostra io v'abbandono.
Ogni core è qui fremente,
Sa ciascun che offeso io sono:
Pena estrema a fallo estremo
Terra e ciel domanda a me.
AGNESE
(Questo, ingrato, il primo è questo
Colpo in te di mia vendetta:
Altro in breve, e più funesto
Più terribile ne aspetta.
Ambo miseri saremo;
Sì... ma tu... più assai di me)
ANICHINO e CORO
Ah! quel nobile suo sdegno,
Quel rossor di cui s'accende,
D'innocenza è certo pegno,
D'ogni accusa la difende...
A te, giudice supremo,
Noto è solo il reo qual è.
(Beatrice e Orombello sono circondati dalle guardie)
Cala il sipario
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
Sala nel castello di Binasco preparata per tener tribunale. Guardie alle porte. Damigelle di Beatrice e Cortigiani.
DAMIGELLE
Lassa! E può il ciel permettere
Questo giudizio infame?
CORO
Ella non può sottrarsene:
Già cominciò l'esame.
Possa dinanzi ai giudici
Darvi fedele amore
Forza e virtù maggiore
Che ad Orombel non diè!
DAMIGELLE
Come! L'incauto, il debole
Forse al timor cedè?
CORO
Dal tenebroso carcere,
Ove rinchiuso ei venne,
Al tribunal terribile
Fermo si presentò.
Quivi minacce e insidie
Intrepido sostenne;
Quivi martiri e spasimi,
Quanti potea, sfidò.
DAMIGELLE
Ahi! sventurato! ahi misero!
Né i barbari placò!
CORO
Tratto tre volte in aere,
Tre volte in giù sospinto,
Sol con profondi gemiti
Prima il suo duol mostrò.
Quindi spossato e livido,
D'atro pallor dipinto,
China la fronte e mutolo,
Esanime sembrò.
DAMIGELLE
Ahi ferrei cori! Ahi barbari!
Tanto il meschin penò?
CORO
Ma poi che gli occhi languidi
Ebbe dischiusi appena...
Quando il feroce strazio
Anco apprestar mirò...
Più non potendo reggere
All'insoffribil pena:
Sé confessò colpevole,
Complice lei gridò.
DAMIGELLE
Ahi! sventurata! ahi misera!
Niuno salvar la può.
(Si allontanano)
SCENA SECONDA
Filippo, Anichino, soldati.
FILIPPO
Omai del suo destino arbitra solo
Esser deve la legge.
ANICHINO
E qual v'ha legge
Che a voi non ceda? - Oh! ve ne prego, o Duca,
Per l'util vostro. A voi funesto io temo
Questo giudizio: già ne corse il grido
Per le vicine terre, e il popol freme,
E lei compiange.
FILIPPO
Né Filippo il teme.
Fino al novello dì sian di Binasco
(ai soldati)
Chiuse le porte, né venir vi possa,
Né uscirne alcuno. - Allor che il popol veda
Quest'idol suo di tanto error convinto,
Dirà giustizia quel che forza or dice.
ANICHINO
E chi di Beatrice
Retto giudice fia dove l'accusa
Filippo intenti?
FILIPPO
Or basta...
Omai pon modo al tuo soverchio zelo.
Il Consiglio s'aduna.
ANICHINO
(Oh! istante! io gelo)
SCENA TERZA
Escono i Giudici, e si vanno a collocare ai loro posti. Rizzardo presiede al consiglio. Filippo siede in un seggio elevato. La scena si empie di dame e di cavalieri: in mezzo alle dame vedesi Agnese.
ANICHINO
(O troppo a mie preghiere
Sordo Orombello! Fu presago jeri
Il mio timor)
(Va a sedersi anch'esso)
AGNESE
(Di mia vendetta è giunta
L'ora bramata... eppur non sono io lieta,
Qual mi sgomenta il cor voce segreta!)
SCENA QUARTA
Beatrice fra le guardie, e detti.
GIUDICE
Di grave accusa il peso
Pende sul capo vostro - A noi d'innanzi
Vi possiate scolpar!
BEATRICE
E chi vi diede
Di giudicarmi il dritto? Ovunque io volga
Gli occhi sorpresi, altro non veggio intorno
Che miei vassalli.
FILIPPO
E il tuo sovran non vedi?
Il tradito tuo sposo?
BEATRICE
Io veggo un empio
Che i beneficii miei paga d'infamia,
L'amor mio di vergogna.
FILIPPO
Amor tu dici
Tramar co' miei nemici,
Ribellarmi i vassalli e far mia corte
Campo di tresche oscene
Con citaredi, quanto abbietti, audaci,
Chiami Filippo amar?
BEATRICE
Taci, deh! taci.
Ferma udir posso ogni altra
Accusa tua... ma il cor si scote e freme
A sì vil taccia. Oh! non voler, Filippo,
De' Lascari la figlia, e d'un eroe
La vedova avvilir.
GIUDICE
Il reo t'accusa
Complice tuo. - Venga Orombello.
BEATRICE
(Oh cielo!
La mia virtù sostieni)
GIUDICE
Eccolo.
SCENA QUINTA
Orombello fra le guardie, e detti.
AGNESE
(Oh! come
Lo ridusse infelice il furor mio!)
OROMBELLO
A quai nuovi martir tratto son io!
GIUDICE
Ti rinfranca: a noi t'appressa.
Parla: e il ver conferma a lei.
(Orombello appoggiato sulle guardie s'innoltra lentamente)
BEATRICE
Orombello!
OROMBELLO
(Oh! voce! è dessa...
E morire io non potei!)
BEATRICE
Orombello!! – Oh sciagurato!
Dal mentir che hai tu sperato?
Viver forse? ah! dove io moro
Vita speri da costoro?
Tu morrai con me morrai,
Ma qual reo, qual traditor.
OROMBELLO
Cessa, cessa. - Ah tu non sai...
Di me stesso io son l'orror.
Io soffrii... soffrii tortura
Cui pensiero non comprende...
Non poté la fral natura
Sopportar le pene orrende...
La mia mente vaneggiava...
Il dolor, non io, parlava...
Ma qui, teco, al mondo in faccia,
Or che morte ne minaccia,
Innocente io ti proclamo,
Grido perfidi costor.
BEATRICE
Grazie, o cielo!
AGNESE
(Oh! mio rimorso!)
ANICHINO
(L'odi o Duca?)
FILIPPO
(L'odo e fremo)
GIUDICE
Troppo omai tu sei trascorso:
Bada e trema.
OROMBELLO
Io più non tremo.
Sol ch'io mora perdonato
Da quest'angelo d'amor!
FILIPPO e GIUDICE
V'han supplizii, o forsennato,
A strapparti il vero ancor.
(Orombello si strascina verso Beatrice: essa gli va incontro e lo regge)
BEATRICE
Al tuo fallo ammenda festi
Generosa, inaspettata.
Il coraggio mi rendesti,
Moro pura ed onorata...
Ti perdoni il ciel clemente,
Col mio labbro, col mio cor.
OROMBELLO
Non morrai: né ciel, né terra
Soffrirà sì nero eccesso.
A me stanco in tanta guerra,
A me sia morir concesso.
Mi offrirò col tuo perdono
Lieto innanzi al mio signor.
FILIPPO e GIUDICI
(In quegli atti, in quegli accenti
V'ha poter ch'io dir non posso,
Cederesti ai lor lamenti,
Ne saresti o cor commosso?
No: sottentri a vil pietade
Inflessibile rigor)
AGNESE e DAMIGELLE
(Ah! sul cor, sul cor mi cade
Quel compianto e quel dolor)
FILIPPO
Poi che il reo smentì se stesso,
Fia sospesa la sentenza?
ANICHINO
Sciorgli entrambi è mio pensiero:
Fia giustizia la clemenza.
FILIPPO
Sciorgli?
AGNESE
Oh! gioja!
GIUDICI
No: non puoi,
Vuol la legge i dritti suoi.
Nuovo esame infra i tormenti
Denno in pria subir costor.
AGNESE, ANICHINO e DAMIGELLE
(Ella pure!)
BEATRICE
(O iniqui!)
OROMBELLO
Oh! mostri!
Chi porrà su lei le mani?
Tuoni pria sui capi vostri,
Tuoni il cielo...
GIUDICI
Si allontani.
BEATRICE
(ai Giudici)
Deh! un istante...
(a Filippo)
Un solo accento
Non temer di udir lamento...
Sol t'avverto... Il ciel ti vede...
O Filippo! hai tempo ancor.
FILIPPO
Va: pei rei non v'è mercede...
Ti abbandono al suo rigor.
BEATRICE
(si volge ad Orombello e a lui si avvicina)
Vieni, amico... insiem soffriamo:
A soffrir per poco abbiamo.
Il destin per breve pena
Ci riserba eterno onor.
OROMBELLO
Teco io sono.
AGNESE
(Io reggo appena)
ANICHINO
(Oh! pietà! si spezza il cor)
TUTTI
FILIPPO e GIUDICI
Ite entrambi, e poi che il vero
Il rimorso non vi detta,
Il supplizio che vi aspetta.
Vi costringa, e strappi il vel.
AGNESE e ANICHINO
(Chi mi cela al mondo intero?)
(O misfatto! ho in core un gel!)
BEATRICE
Ah! se in terra a tai tiranni
È virtude abbandonata,
D'una vita sventurata
È la morte men crudel.
OROMBELLO e BEATRICE
Di costanza armiamo il core:
Qui supplizii, onore in ciel.
(Orombello e Beatrice partono fra le guardie da' lati opposti. Il consiglio si scioglie)
SCENA SESTA
Agnese e Filippo.
Filippo rimane pensoso, e passeggia a lunghi passi. Agnese si avvicina ad esso tremante.
AGNESE
Filippo!
FILIPPO
Tu! - Ti appressa...
D'uopo ho d'udir tua voce.
AGNESE
Oh! al cor ti scenda
Pietosa sì, che al perdonar lo pieghi.
FILIPPO
Sei tu che preghi, Agnese! E per chi preghi?
Vieni: ogni tema sgombra:
Il regal serto è tuo.
AGNESE
Serto! Ah! piuttosto
Si aspetta a me de' penitenti il velo.
FILIPPO
Agnese!
AGNESE
Innanzi al cielo,
Innanzi al mondo, io rea mi sento... rea
Della morte cui danni un'innocente.
FILIPPO
Qual dubbi or volgi, strani dubbi, in mente?
Io sol rispondo, io solo
Di quel reo sangue - Omai t'acqueta, e pensa
Che ad altri tu non dei, fuor che all'amore,
Di Beatrice il soglio.
Ritratti.
AGNESE
Ah! mio Signor!...
FILIPPO
(severamente)
Ritratti... il voglio.
(Agnese parte piangendo):
SCENA SETTIMA
Filippo solo, indi Anichino, , Dame, Cortigiani.
FILIPPO
Rimorso in lei?... Dove io non ho rimorso
Altri lo avrà? - Dove alcun l'abbia, il celi:
Il mostrarlo è accusarmi. Esser tranquillo,
Sereno io voglio - E il sono io forse, e il posso!
No da terror percosso
Mi sento io pur, qual se vicino avessi
Terribil larva, qual se udissi intorno
Una minaccia rimbombar sul vento -
M'inganno?... o mi colpi flebil lamento!
(Porge l'orecchio)
No, non m'inganno... è dessa,
Ch'io non n'oda la voce - Oh! chi s'appressa!
(All'uscir di Anichino si ricompone)
ANICHINO
Filippo, la duchessa
Non confessò... pur la condanna a morte
Tutto il consiglio, e il nome tuo sol manca
Alla mortal sentenza.
(Filippo riceve la sentenza)
FILIPPO
Non confessò!!
ANICHINO
Costante è l'innocenza.
CORO
È in vostra man, signore,
Dell'infelice il fato:
Ceda il rigor placato
Al grido di pietà.
FILIPPO
No... si resista...
Il decreto fatal si segni alfine...
(Si appressa al tavolino per segnare la sentenza: si arresta)
Ah! non poss'io: mi si solleva il crine.
Qui mi accolse oppresso, errante,
Qui dié fine a mie sventure...
Io preparo a lei la scure!
Per amor supplizio io do!
Ah! mai più d'uman sembiante
Sostener potrò l'aspetto:
Ah! nel mondo maledetto,
Condannato in ciel sarò.
CORO
(Ella è salva, se un istante
Il rimorso udire ei può)
FILIPPO
Ella viva.
(Per stracciare la sentenza)
Qual fragore!
Chi si appressa? - Ite - vedete.
(I cortigiani escono frettolosi)
DAMIGELLE
Crudo inciampo!
FILIPPO
Ebben?
CORO
Signore,
Alle mura provvedete.
Di Facin le bande antiche
Si palesano nemiche,
Osan chieder la duchessa,
E Binasco minacciar.
FILIPPO
Ed io, vil, gemea per essa!
M'accingeva a perdonar!
Si eseguisca la sentenza.
(Sottoscrive)
CORO
Ah! Signor pietà, clemenza.
FILIPPO
Non son'io che la condanno:
È la sua, l'altrui baldanza.
Empia lei, non me tiranno
Alla terra io mostrerò.
(Cada alfine, e tronco il volo
Sia così di sua fidanza.
Un sol trono, un regno solo
Vivi entrambi unir non può)
CORO
(Ah! per lei non v'ha speranza.
Il destin l'abbandonò)
(Partono)
SCENA OTTAVA
Vestibolo terreno che mette alle prigioni del castello. Grand'arco a cui si ascende per una gradinata e dà accesso a lungo corridoio esterno. Damigelle, e famigliari di Beatrice escono dalle prigioni. Sono tutti vestiti a lutto. - D'ogni lato sentinelle.
CORO
Prega. - Ah! non sia la misera
Nel suo pregar turbata.
Mai non salì di martire
Prece al Signor più grata:
Né mai più puro spirito
Ei contemplò dal cielo,
Santo d'amor, di zelo,
Santo del suo soffrir.
Oh! la costanza impavida
Onde sfidò i tormenti,
Data le sia negli ultimi
Terribili momenti!
E la virtù che tentano
Macchiare i suoi tiranni,
Provin gli estremi affanni,
Suggelli un pio morir!
SCENA NONA
Beatrice esce dalla prigione umilmente vestita, e coi capelli sugli omeri: passeggia lentamente e a fatica. Tutti la circondano inteneriti e in silenzio.
BEATRICE
Nulla diss'io... Di sovrumana forza
Mi armava il cielo... Io nulla dissi, oh, giòja!
Trionfai del dolor. - Perché piangete!
Né con me v'allegrate? Io moro, o amici!
Ma gloriosa, ma di mia virtute
Nel manto avvolta. Non così gl'iniqui,
Che calpestata e afflitta han l'innocenza!...
Dell'iniqua sentenza
L'universo gli accusi.
CORO
Ah! sì.
BEATRICE
Mia morte
Filippo infami, e il sangue mio versato
Piombi sul traditor, qualunque ei sia,
Che dell'indegno complice si rese.
Dio lo punisca... colla vita.
SCENA DECIMA
Agnese dall'alto ode le parole di Beatrice, getta un grido e scende rapidamente.
AGNESE
Ah!
TUTTI
Agnese!
AGNESE
Pietà... la mia condanna
Non proferir... a piedi tuoi mi lascia
Morir d'angoscia e di rimorso.
BEATRICE
Oh! Agnese!
Rimorso in te!
AGNESE
Rimorso eterno. A morte
Ti spingo io sola... Io d'Orombello ardea.
BEATRICE
Oh! che dì tu?
AGNESE
Credea
Te la mia rivale... e violai tue stanze,
Furai tuoi scritti... e il sangue tuo comprai
Coll'onor mio...
BEATRICE
Perfida!... cessa... fuggi
Ch'io non ti vegga... ch'io non sia costretta
In quest'ora funesta
Col cor morente a maledir...
AGNESE
Oh! arresta...
(Odesi dalle torri un flebile suono. Beatrice si scuote)
BEATRICE
Qual suon!
CORO e ANICHINO
Un'altra vittima
L'ultimo canto intuona.
OROMBELLO
(dalle torri)
Angiol di pace all'anima
La voce tua mi suona.
Segui, o pietoso, e inspirami
Virtù di perdonar...
AGNESE
Egli... perdona!...
(Beatrice vivamente commossa si ap-pressa ad Agnese. Segue il canto di Orombello)
BEATRICE
Con quel perdono, o misera,
Ricevi il mio perdono.
Salga con queste lagrime
A un Dio di pace e amor.
AGNESE
Ah! la virtù di vivere
Da te ricevo in dono...
Vivrò, vivrò per piangere
Finché si spezzi il cor.
ANICHINO e CORO
Salga quel pianto al trono
D'un Dio di pace e amor.
(Odesi marcia funebre)
BEATRICE
Chi giunge?
AGNESE
Oimè!
BEATRICE
Lo veggio...
Il funebre corteggio...
SCENA ULTIMA
Rizzardo con Alabardieri e Uffiziali si presenta sulla gradinata.
AGNESE, ANICHINO, CORI
E più speme non v'è!
BEATRICE
La mia costanza
Non mi togliete. Anche una stilla, e poi
Fia vuotato del tutto e inaridito
Questo calice amaro.
TUTTI
E Iddio ritrarlo
Dal labbro tuo non può!
BEATRICE
Mi dié coraggio
Per consumarlo Iddio.
(Rizzardo s'innoltra cogli alabardieri)
Eccomi pronta...
AGNESE
Io più non reggo
(sviene)
BEATRICE
Addio
Deh! se un'urna è a me concessa
Senza un fior non la lasciate,
E sovr'essa il ciel pregate
Per Filippo, e non per me.
(Si avvicina ad Agnese svenuta)
Raccontate a questa oppressa
Che morendo io l'abbracciai:
Che all'Eterno il core alzai
A implorar per lei mercé.
ANICHINO e CORO
Oh! infelice! Oh a qual serbate
Fur le genti orrendo esempio!
Tristo il suolo in cui lo scempio
Di tal donna, o Dio, si fe'!
BEATRICE
Per chi resta il ciel pregate,
Per chi resta, e non per me.
BEATRICE
(ai soldati)
Io vi seguo.
CORI
Deh! un amplesso...
Un amplesso concedete...
BEATRICE
Io vi abbraccio... non piangete...
CORI
Chi non piange non ha cor.
BEATRICE
Ah! la morte a cui m'appresso
È trionfo, e non è pena.
Qual chi fugge a sua catena,
Lascio in terra il mio dolor.
È del Giusto al sommo seggio
Ch'io già miro e già vagheggio,
Della vita a cui m'involo
Porto solo - il vostro amor.
(Beatrice si allontana fra le guardie, si volge dall'alto e pronunzia l'ultimo Addio. Tutti gli astanti s'inginocchiano)
CORI
Il suo spirto, o ciel, ricevi,
E perdona all'uccisor.
FINE
Thursday, April 12, 2012
Cinque tori in un sol giorno
Speranza
Verdi,
"Traviata:
SCENA X
Detti, e molte signore mascherate da Zingare, che entrano dalla destra.)
ZINGARE
Noi siamo zingarelle --------- a
venute da lontano -------- b
d'ognuno sulla mano ------ b
leggiamo l'avvenir ------------ c
se consultiam le stelle -------- a
Null'avvi a noi d'oscuro --- d
E i casi del futuro -------- d
Possiamo altrui predir. ------- c
I.
Vediamo! Voi, signora,
Prendono la mano di Flora e l'osservano.
Rivali alquante avete.
Fanno lo stesso al Marchese.
II.
Marchese, voi non siete
Model di fedelta'.
FLORA al Marchese
Fate il galante ancora?
Ben, vo' me la paghiate
MARCHESE a Flora
Che dianci vi pensate?
L'accusa e' falsita'.
FLORA
La volpe lascia il pelo,
non abbandona il vizio
marchese mio, giudizio
o vi faro' pentir.
TUTTI
Su via, si stenda un velo
Sui fatti del passato;
Gia' quel ch'e' stato e' stato,
Badate/Badiamo all'avvenir.
Flora ed il Marchese si stringono la mano.
SCENA XI
Detti, Gastone ed altri mascherati da Mattadori, Piccadori spagnuoli,
ch'entrano vivamente dalla destra.)
GASTONE E MATTADORI
Di Madride noi siam mattadori --------- a
Siamo i prodi del circo de' tori ------ a
Teste' giunti a godere del chiasso ---- b
Che a Parigi si fa pel bue grasso ----- b
E una storia, se udire vorrete -------- c
Quali amanti noi siamo saprete -------- c
GLI ALTRI
Si', si', bravi: narrate, narrate:
Con piacere l'udremo
GASTONE E MATTADORI
Ascoltate.
E' Piquillo un bel gagliardo ---------- a
Biscaglino mattador ------------------- b
Forte il braccio, fiero il guardo ----- a
Delle giostre egli e' signor ---------- b
D'andalusa giovinetta ----------------- c
Follemente innamoro' ------------------ d
Ma la bella ritrosetta ---------------- c
Cosi' al giovane parlo' --------------- d
Cinque tori in un sol giorno ---------- a
Vo' vederti ad atterrar --------------- b
E, se vinci, al tuo ritorno ----------- a
Mano e cor ti vo' donar --------------- b
Si', gli disse, e il mattadore -------- a
Alle giostre mosse il pie' ------------ b
Cinque tori, vincitore ---------------- a
Sull'arena egli stende' --------------- b
GLI ALTRI
Bravo, bravo il mattadore,
Ben gagliardo si mostro'
Se alla giovane l'amore
In tal guisa egli provo'.
GASTONE E MATTADORI
Poi, tra plausi, ritornato
Alla bella del suo cor,
Colse il premio desiato
Tra le braccia dell'amor.
GLI ALTRI
Con tai prove i mattadori
San le belle conquistar!
GASTONE E MATTADORI
Ma qui son piu' miti i cori;
A noi basta folleggiar
TUTTI
Si', si', allegri Or pria tentiamo
Della sorte il vario umor;
La palestra dischiudiamo
Agli audaci giuocator.
Gli uomini si tolgono la maschera, chi passeggia e chi si accinge a giuocare.
Verdi,
"Traviata:
SCENA X
Detti, e molte signore mascherate da Zingare, che entrano dalla destra.)
ZINGARE
Noi siamo zingarelle --------- a
venute da lontano -------- b
d'ognuno sulla mano ------ b
leggiamo l'avvenir ------------ c
se consultiam le stelle -------- a
Null'avvi a noi d'oscuro --- d
E i casi del futuro -------- d
Possiamo altrui predir. ------- c
I.
Vediamo! Voi, signora,
Prendono la mano di Flora e l'osservano.
Rivali alquante avete.
Fanno lo stesso al Marchese.
II.
Marchese, voi non siete
Model di fedelta'.
FLORA al Marchese
Fate il galante ancora?
Ben, vo' me la paghiate
MARCHESE a Flora
Che dianci vi pensate?
L'accusa e' falsita'.
FLORA
La volpe lascia il pelo,
non abbandona il vizio
marchese mio, giudizio
o vi faro' pentir.
TUTTI
Su via, si stenda un velo
Sui fatti del passato;
Gia' quel ch'e' stato e' stato,
Badate/Badiamo all'avvenir.
Flora ed il Marchese si stringono la mano.
SCENA XI
Detti, Gastone ed altri mascherati da Mattadori, Piccadori spagnuoli,
ch'entrano vivamente dalla destra.)
GASTONE E MATTADORI
Di Madride noi siam mattadori --------- a
Siamo i prodi del circo de' tori ------ a
Teste' giunti a godere del chiasso ---- b
Che a Parigi si fa pel bue grasso ----- b
E una storia, se udire vorrete -------- c
Quali amanti noi siamo saprete -------- c
GLI ALTRI
Si', si', bravi: narrate, narrate:
Con piacere l'udremo
GASTONE E MATTADORI
Ascoltate.
E' Piquillo un bel gagliardo ---------- a
Biscaglino mattador ------------------- b
Forte il braccio, fiero il guardo ----- a
Delle giostre egli e' signor ---------- b
D'andalusa giovinetta ----------------- c
Follemente innamoro' ------------------ d
Ma la bella ritrosetta ---------------- c
Cosi' al giovane parlo' --------------- d
Cinque tori in un sol giorno ---------- a
Vo' vederti ad atterrar --------------- b
E, se vinci, al tuo ritorno ----------- a
Mano e cor ti vo' donar --------------- b
Si', gli disse, e il mattadore -------- a
Alle giostre mosse il pie' ------------ b
Cinque tori, vincitore ---------------- a
Sull'arena egli stende' --------------- b
GLI ALTRI
Bravo, bravo il mattadore,
Ben gagliardo si mostro'
Se alla giovane l'amore
In tal guisa egli provo'.
GASTONE E MATTADORI
Poi, tra plausi, ritornato
Alla bella del suo cor,
Colse il premio desiato
Tra le braccia dell'amor.
GLI ALTRI
Con tai prove i mattadori
San le belle conquistar!
GASTONE E MATTADORI
Ma qui son piu' miti i cori;
A noi basta folleggiar
TUTTI
Si', si', allegri Or pria tentiamo
Della sorte il vario umor;
La palestra dischiudiamo
Agli audaci giuocator.
Gli uomini si tolgono la maschera, chi passeggia e chi si accinge a giuocare.
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