ao ss TN Bo ZA SI gia SE er ES 7 VIS \ Rai COSI Sega pr e da ansa Mi, pe sud o, e G. RICORDI € C. EDITORI-MILANO 1 ( Printed in Italy ) @ISERI (mpradigeile) POS \ DI Li ‘A DG DI 8 li 7 LALA Ss INI (EL fn ra SI ; CS ‘ pi” x "n ' : lr” t DS Ù Ì N ? Ò FINE Nine {UMBERTO PIZZI BULOGNA - Via Zamboni, 1 Proprietà per tutti i paesi. Deposto a norma di legge e dei trattati internazionali. Tutti i diritti di esecuzione, rappresentazione, riproduzione, traduzione e trascrizione sono riservati. Aiîl rights of execution, representation, reproduction, translation and transcription are strictly reserved. (Copyright MCMXXIV, by G. Ricordi & Co.) (Printed in Italy) (Imprimé en Italie ) (119610) 04036 ARRIGO BOITO ERON TRAGEDIA IN QUATTRO ATTI PREZZO LIRE 5.— AUMENTO COMPRESO G. RICORDI & C. EDITORI MILANO - ROMA - NAPOLI - PALERMO - LONDRA LIPSIA - BUENOS AIRES PARIS - SOC. ANON. DES EÉDITIONS RICORDI NEW-YORK - G. RICORDI & C., INC. LE PERSONE DELLA TRAGEDIA NERONE SIMON MAGO FANUÈL ASTERIA RUBRIA TIGELLINO GOBRIAS DOSITÈO PERSIDE CERINTO IL TEMPIERE TERPNOS PRIMO VIANDANTE SECONDO VIANDANTE LO SCHIAVO AMMONITORE I VARII AGGRUPPAMENTI DEL CORO: Ambubaje - Fanciulle Gaditane - Acclamatori - Cavalieri Augustani - Liberti - Fautori di parte frasina - Fautori di parte azzurra - Popolo - Schiavi - Plebe - Senatori - Una compagnia di Artisti Dionisiaci - Tre decurie di Guardie Germane - Eneatori - Sacerdoti del Tempio di Simon Mago - Matrone - Classarii - Pretoriani - Cristiani - Aurighi della fazione verde - Aurighi della fazione azzurra. PANTOMIMI, DANZATRICI, APPARITORI: Una puella Gaditana - L’ Arcigallo - Un venditore d’idoli - Un venditore di tavole votive - Un mercante orientale - Un flamine - L’auriga vincitore - L’ auriga vinto - Un lanista - Due Mercurii - Due Caronti - Alcuni Etiopi - Viandanti - Lettigarii - Clienti - Servi - Danzatrici Gaditane - Corrieri Mauritani - I due Consoli - Littori - Preconi - Due Tribuni della plebe - Legionarii - Galli - Greci - Rheti - Indiani - Armeni - Egiziani - Fanciulli patrizii - Fanciulli cristiani - Fanciulli Asiatici - Cavalieri - Pha- iangarii - Matrone - Marinai - Citaredi - Sistrati - Auledi - Ieroduli - Flabelliferi - Tre Tempieri - Alcuni Decurioni - Alcuni Centurioni - Guardie Germane - Gladiatori - Al- cuni bestiarii - Istrioni - Sagittarii. Tai % VA Il bh NI E fighe: Ri di ST Mr Acenta) MAN CI 1a SOR MN LIERE T #1 " Ri NERONE TIRA GGEDRARENCFOUATTPEROSTASITI PAROLE E MUSICA DI ARRIGO BOITO (Proprietà G, RicoRDI & C.) PRIMA ESECUZIONE MILANO TEATRO ALLA SCALA (ENTE AUTONOMO) i Maggio 1924 PERSONAGGI NERONE... ... .... Sig. Aureliano Pertile SIMON MAGO... 0... » Marcello Journet E e, » Carlo Galeffi MORERTA SC del 5 Se RosasRaisa MERA e, » Luisa Bertana ME UCINO n e e Sig, Ezio Pinza BIRBRIAST: i ii, » Giuseppe Nessi O i a Carlo)Walter BERSIDE N. 000.0. Sig Mita Vasari MINT ne, » Maria Doria BERLEMPIERENS e, i Sig, Emilio Venturini PRIMO VIANDANTE. . . . » Alfredo Tedeschi SECONDO VIANDANTE . . » Giuseppe Menni LO SCHIAVO AMMONITORE . » Aristide Baracchi MIS SOL INLLÎNI MAESTRO DIRETTORE E CONCERTATORE ARTURO TOSCANINI Maestri sostituti: FERRUCCIO CALUSIO - PIETRO CLAUSETTI - EDUARDO FORNARINI MARIO FRIGERIO - GUIDO RAGNI - EMILIO ROSSI - VITTORIO RUFFO - ANTONINO VOTTO Maestro del Coro: VITTORE VENEZIANI - Maestro della Banda: ALESSIO MORRONE Maestri suggeritori: ARMANDO PETRUCCI e EMILIO DELEIDE Coreografo : GIOVANNI PRATESI - Prima ballerina: CIA FORNAROLI Direttore della messa in scena: GIOVACCHINO FORZANO Direttore dell’allestimento scenico: CARAMBA Scene, costumi ed attrezzi su bozzetti di LODOVICO POGLIAGHI Scenografo: EDOARDO MARCHIORO colla collaborazione di ALESSANDRO MAGNONI Primo Violino di spalla: Giro MNastrucci Primo dei secondi Violini: Odoardo Peretti - Prima Viola: Guglielmo Koch Primo Violoncello: Arfozio Valisi - Primo Contrabbasso: Zfalo Caimi Primo Flauto; Arrigo Tassinari - Ottavino: Alberto Trevisan Primo Oboe: Gusmano Trapani Corno Inglese: At/ippo Ghignatti - Primo Clarinetto: Luigi Cancellieri Clarone: Arturo Capredoni - Primo Fagotto: Mazzini Paltrinieri Sarrussofono: Giuseppe Regarbagnati - Primo Corno: Michele Allegri Prima Tromba: Edriondo Botti Primo Trombone; UVsberto Montanari Basso Tuba: Saverio Scorza - Prima Arpa: Giuseppina Sormani Organo e Pianoforte: Antonino Votto - Celesta: Eduardo Fornarini Xilofono, Sistro e Batteria: Augusto Bergami Gran Cassa e Piatti: Arancesco Veronesi - Timpani: Luigi Barilli ispettori del Palcoscenico: Domenico Duma e Enzio Cellini Vice ispettore: EmziZio Rocchi Direttori del macchinario: Giovanni e Pericle Ansaldo Costumi della Sartoria Teatrale Chiappa Attrezzi della Ditta Aancazi & C. di Sormani Tragella & C. Gioielleria della Ditta Angelo Corbella Parrucchieri: Rodolfo Biffi e Rocco Sartorio Piume e Fiori della Ditta Virginia Ranzini Istrumenti musicali della Ditta Strumenti Musicali Bottali La è fa 9.41 TNT Hi PI n RARI T IR d wa È Lal AVALETCAUIT ATE PAIA RO (0) i È un campo situato (per chi va da Roma ad Albano) lungo il lato destro dell'Appia, alla sesta pietra milliaria. La via segue una linea obliqua fra questo e gli altri campi che si estendono dall’altro lato. La notte è nuvolosa. La luna pènetra a stento le dense nubi che la nascondono. Sull’Appia e sulle sue tombe l’oscurità è appena diradata da un barlume cinereo che non projetta ombre ; il campo nereggia più cupo. Sul lato destro della via, dalla parte di Roma, s’innalza un grande sepolcro che si prolunga nell’erba; gli si allinea d’accanto, progredendo verso Albano, una tomba recente su cui sta per estinguersi una lampa funeraria. Tra questa tomba e il mil- liario lo spazio è libero; poi segue una pietra sepolcrale quadrata e, poco discosto da questa, un vasto tumulo erboso che porta sul suo vertice le vestigia d’un’ara. Altre tombe si schierano sulla fronte sinistra della via. Molti rottami d’antichi mo- numenti sono sparsi intorno al grande sepolcro ed ingombrano anche il breve spa- zio che lo divide dalla tomba recente. Fra questi ruderi un uomo, nelle tenebre, sta scavando una fossa. È Simon Mago. Sul margine della via un altro uomo guarda, immobile come in vedetta, nella dire- zione d’Albano ; egli porta il cappuccio della lacerna sul capo. È Tigellino. La notte è piena di canti che giungono dalla vasta campagna, dalle lontananze dell'Appia; frammenti di canzoni portati dal vento, dispersi dal vento. VOCI LONTANE E SULLA VIA Canto d’amore Vola col vento, a SIMON MAGO Torna col vento... i? E lui: Passa un viandante che va verso Roma TIGELLINO con una bisaccia a spalle ed un bastone. No. LA GUARDIA DEGLI ACQUEDOTTI SIMON MAGO lontanissima Forse lo atterrì quel grido. Terza vigilia... TIGELLINO Odilo ancor, là... verso via Latina. SIMON MAGO Pur ch’ei non l’oda! TIGELLINO È profonda la fossa? | SIMON MAGO Profonda. Ma dalla parte d’Albano s'è udito un urlo di spavento: Tigellino sbalza sul- la via e incontra Nerone fuggente,rav- volto in una toga funebre e che porta un'urna cineraria fra le braccia.. TIGELLINO ‘ accorrendo al grido Mio Signor!... NERONE ansando di terrore ed accennando die- tro di sè: L'Enanidzlatt. TIGELLINO dopo aver osservato È il tuo delirio. NERONE No. La vidi...surse... Cinta di serpi... squassava una face... Poi la ingojò la terra. TIGELLINO lo sorregge, lo fa sedere sulla pietra sepolcrale che sta fra il milliario ed il tumulo. Qui ti posa. TIGELLINO Dove lasciasti il corteggio ? NERONE A Boville. VOCE FERALE NEL LONTANO Nerone-Oreste ! ll Matricida! Ancor più nel lontano risuona il canto di "prima : Canto d’amore Vola col vento, Torna col vento... Ricominciano le canzoni della notte. Volano per l’aria le parole d’una stro- fa amatoria di Petronio : Dolce ridente Lalage.... Giunge sull’Appia da Roma un’alle- gra comitiva al lume d’una torcia. Vanno a passo vivo verso Albano. Risuona una voce con questo epigramma : ; Citarizzando scorda l'Impero... TIGELLINO sottovoce, come parlando : Balza il vento e ne porta le canzoni Or dai monti, or dall’Urbe. NERONE trasalendo ed alzandosi Ancor quel grido! TIGELLINO È la canzon d’un ebbro; porgi. Fa per prendere l’urna che Nerone stringe fra le braccia. NERONE No. lo l’urna porterò sino alla méta. Nerone entra nel campo coll’urna fra le braccia. Tigellino al suo fianco lo guiderà fra le tenebre, lentamente. Giunti alla fossa si arrestano. NERONE Simon. Mago dov'è? Nerone depone l’urna sul suolo, presso la fossa. SIMON MAGO che non s’è mosso dal campo Qui supplicante I Mani d’Agrippina. VOCI LONTANE ...trasfondeva col bacio il iabro al [labro... l’anima errante.... . progenie nova dal ciel... . ave, anima... Una voce lugubre si sparge nella not- te; s'odono queste parole: Voce dall'Oriente! Voce dall’Occidente! seguite dal popolarissimo verso d’una atellana: Torna Onesimo dai campi... e dal grido ferale: Nerone-Oreste ! Il Matricida! NERONE subitamente, atterrito AN! tu mi salva! Lava il mio matricidio! Orrenda vita Vivo, pe’ gioghi di Campania in fuga, Meco traendo il delirio, le Eumenidi Flagellatrici e lo spettro materno! SIMON MAGO Dagli insepolti corpi emanan larve. Pronta è l’inferie. TIGELLINO Finchè il rito dura, Vigilerò. i Poi s’avvicina a Simon Mago e con accento concitato, staccandolo da Nerone, sommessamente gli dice : Spingilo a Roma, incìta L’audacia in lui; s’ei teme siam perduti. Ritorna sulla via Appia e s’apposta presso la colonna milliaria. NERONE prono sulla fossa ed immobile, incomincia come chi proferisce parole preparate con arte: Queste ad un lido fatal insepolte ceneri tolsi, Qui le trassi dove stende Roma sue tombe ; Sacro sempre fu ridonare agli estinti la patria. S’inginocchia. Ecco, mi prostro, m’atterro, m’accuso. Se dei defunti lo spirto penètri Nell’alme nostre, il mio contempla, madre, Interno orror. quasi senza suono, inorridito e coprendosi il volto colle mani lo son l’ultimo vivo Di tua tragica stirpe, in me il Destino Tutte aduna sue forze e le consuma. M’invade il Nume antico! È l’opra mia L’opra del Fato! ergendosi fieramente E ben dicea quel grido : Io sono Oreste! PSA 0) Ho. d, PRI SIMON MAGO E tua Tauride... NERONE intuendo con gioja il pensiero di Simon Mago ..è Roma! Passa una famiglia di gladiatori; la precede il lanista, riconoscibile alla lunga ferula che impugna; gli sta a fianco uno schiavo con una lanterna. TIGELLINO Vanno silenziosi verso Roma. dall’Appia, sommessamente ma energico Zitti! Vien gente. | sottovoce, ma concitato Presto. NERONE a Simon Mago, con ansia T'affretta. Si sotterri l’urna. SIMON MAGO A te. Nerone esita ad afferrare l’urna. Paventi ? NERONE No. SIMON MAGO Presto. NERONE angoscioso M’ajuta. | Simon Mago lo ajuta a calar l’ urna nella fossa. grescreazbiapiz indenni DO SIMON MAGO NERONE Più profondo. Più profondo ancora. Simon Mago comprime l’urna nella buca; poi, con la vanga la copre di terra finchè la fossa è ricolma. NERONE a Simon Mago È fatto? SIMON MAGO È fatto. NERONE Nascondi la vanga. Simon Mago va a nascondere la vanga fra i ruderi, poi ritorna, prende dal- l’acerra alcuni grani d’incenso, li spar- ge sull’ara thuraria, immerge l’asper- sorio nell’idria, raccoglie da terra il | velo nero, lo distende. SIMON MAGO copre la testa e il viso di Nerone col velo, insino al petto. Ti copra l’atro vel. NERONE Ajuta! Ajuta L’anima mia! SIMON MAGO tracciando con l’aspersorio dei segni arcani nell’aria Redimo te! Ti prostra. Amen rispondi. NERONE tutto prosteso, toccando con la fronte la terra, ripete: Amen. | Dalla via Latina giungono col vento gli antichi anapesti d’Ibycos: | Eros vibra da l’umide ciglia lo stral che riapre l’antica ferita d’amor... Passano sull’Appia due giovani vian- danti; quello che canta poggia il brac- cio sulle spalle dell’aliro. Vanno ver- so Roma. Ancora dalla via Latina s’odono gli anapesti: ...ed io fremo siccome l’ardente corsier che ritorna alle gare del Circo... | ì H ì s dI | ì i | i fl È I ANI IOTTZION LE SIMON MAGO Ti rialza. Lo ajuta a sollevare il capo e îl petto, malo mantiene ancora genuflesso. Spargi i libami. La luna si fa più torbîda. Simon Mago s’affretta a porgere a Nerone la tazza libatoria. NERONE h I E sangue? SIMON MAGO È sangue; innaffiane la fossa, E nel versar torci il volto. NERONE Ho paura. La luna s’è rannuvolata. Nerone piglia la tazza, ma esita a versare il sangue sulla fossa. SIMON MAGO Versa. Coraggio ! NERONE inclina la tazza, gira il capo e, attraverso il velo che lo copre, scorge dietro di sè, fra il gran sepolcro e la tomba, una figura spettrale sorta da sotterra, che innalza una face ardente ed ha il collo avviluppato — da serpi come un’Erinni. A quella vista egli balza în piedi inorridito e corre a ripararsi dietro il tumulo, gettando un grido: Orror! SIMON MAGO (NANO Dopo un attimo di sorpresa va a prosternarsi ai piedi dell'apparizione. TIGELLINO che ha udito le grida, vede quella sembianza d’Erinni ed esclama: D’onde uscì ? UN VIANDANTE Qual grido ? | UN ALTRO VIANDANTE Olà! chi grida? TIG ELLINO Via di qua! IL PRIMO VIANDANTE Chi è costui ? IL SECONDO VIANDANTE Chi è costui? IL PRIMO VIANDANTE È Tigellino. NERONE come attratto da un fascino verso quella figura ferale che lo guarda: A sè m'attira...... TIGELLINO afferra Nerone al braccio sinistro e lo sforza a seguirlo al di là del tumulo. Vieni ! Il velo, che copre il capo di Nerone, cade. Appena il volto di Nerone. si scopre, L’ ERINNI drizza il braccio verso di lui e con un grido irruente lo nomina: Neron ! Nerone fugge con Tigellino dalla parte di Albano. L’Erinni fa un passo per inseguirlo, ma il corpo di Simon Mago, prosternatole davanti fra le tombe e î ruderi, le preclude ogni via ed essa rimane come im- pietrita, col braccio teso, atrocemente pallida e cogli occhi sbarrati e fissi sul tuinulo da dove è scomparso Nerone. La campagna è ancora immersa nelle tenebre; solo la face dell’Erinni sparge un circuito di luce. SIMON MAGO sempre genuflesso, a capo chino, osserva celatamente, girando in basso gli sguardi, se il campo e la via sono rimasti deserti; accerta- tosene, si rialza, afferra ai braccio quella figura atteggiata a stupore catalettico e le dice, calmo: Sei colta. ARA fo L’ ERINNI (ASTERIA) senza scuotersi, con voce incolore, come irasognata Chi ama la morte Toccar mi può. SIMON MAGO abbandonando il braccio d’Asteria, ma badando sempre ad impedirle la via Non sperar ch’io paventi. L’idre al tuo collo attorte O son morte o morenti. ASTERIA appoggia la face al sepolcro, appressa le mani al suo collare di serpi e con gesto lento di minaccia risponde: Sperder potrei la malìa che le assonna E avventartele. Simon Mago prende la face e la solleva per rischiarare la persona d’Asteria. Asteria veste una specie di kalasiris egizia, a tinte fosche; ha le braccia nude, i capelli nerissimi sparsi in molte trecce sottiti SIMON MAGO Donna Strana ed audace, avernalmente bella, Tu sembri al raggio di questa facella Medusa, Ecate, Sfinge, Fumenide o dimòne. Chi sei? Chi cerchi? Qual forza ti spinge ? Perchè insegui Nerone ? ASTERIA È il mio Nume e lo adoro! A notte cupa, Quando negli antri del funereo suolo Vagolo al pari di piagata lupa Ululando il mio duolo, lo lo invoco! Egli è l'Angelo crudel Che popola di spettri le tenèbre, Che scuote sulle plebi infami ed ebre Il sublime flagel. il mio Nume e lo adoro. Sotto un vel ora apparve a me davante.... Poi..... sparve là..... Con un impulso subitaneo si slancia sulle tracce di Nerone, ma SIMON MAGO trattenendola a forza, l’arresta di colpo. Ferma! o il tuo Dio ti sfugge. ASTERIA dibattendosi dolorosamente fra le mani di Simon Mago Vo’ seguirlo.... pietà! L’orror m’attira Come un amante.... e nell’estasi vivo De’ violenti sogni.... ebbra di pianto. E son dell’idre incanto E il colùbro m’allaccia e il sen mi cinge E il petto mi rinserra E stringe.... e lambe.... bduerra.ra E nell’amplesso della viva spira Sento ancora quel Dio che mi martira ! SIMON MAGO Dove ancor lo scontrasti ? ASTERIA Sulle rive D’Anxur, tre notti son. SIMON MAGO Ed ei nel viso [ha&scorta”? ASTERIA Oh! come mi guardava fiso ! Ma il suo corsier impaurito il trasse Lontan, fuggendo, al lume della luna. Rimane ancora un poco assorta in ciò che descrisse. Ma tu chi sei che dell’anime lasse Tenti il facil segreto e il facil pianto ? SIMON MAGO Son tal che rialzar può il volo infranto Del sogno tuo. ASTERIA Tu?! SIMON MAGO Sì. Nessun mai sappia Chi sei, nè ciò ch'io dissi. ASTERIA Mai. SIMON MAGO raccoglie l’acerra. S’ asconda Quest’ acerra. ASTERIA indica a Simon Mago il posto da dov’essa è apparsa: Qui. SIMON MAGO Dove? Asteria prende la face e conduce Simon Mago fra le due tombe ove i rottami nascondono un forame del suolo da cui si discende in una cripta. ASTERIA € Qui, sotterra, E un antro oscuro d’ avelli cristiani Che si riapre dietro a quei delùbri. Dicendo queste ultime parole accenna ad una località oltre il tumulo, verso Albano. Simon Mago depone l’acerra presso l'apertura della cripta, poi va a raccogliere l’ara thuraria, il velo nero e l’idria in cui pone la tazza c l’aspersorio e ritorna là ove discende; lascia cadere gli oggetti nel forame della cripta, salvo l’acerra e il velo. SIMON MAGO Dammi la face. Asteria porge la face a Simon Mago che sta per discendere nel sot- terraneo. SIMON MAGO Qui sarai domani Col sol morente. Scende due gradini e s’arresta. Ascondi quei colùbri. Così dicendo porge il velo nero ad Asteria che lo prende e lo bacia e se ne avvolge il collo e il petto. Simon Mago, coll'acerra e la face, è sceso nella cripta fino alla cintola. S’arresta ancora una volta per dire ad Asteria: Ma pensa al fato che invochi su te. Bada! il tuo Nume ha carezze omicide. | ASTERIA Amor che non uccide Amor non è! E s’abbandona sulla tomba che le sta dietro; quivi, giacente, rimane. Simon Mago scende tre gradini della ‘cripta con la face in pugno e scompare sotterra. Incominciano a diffondersi le prime trasparenze dell’alba. Il cielo si rasserena. La profonda quiete dell’ora s’estende su tutta la campagna romana. Una donna in bianca stola, Rubria, viene dalla parte di Roma, s’arre- sta davanti alla tomba recente, estrae un’ampolla e la vuota nella lampa funeraria; il lumignolo si ravviva e riarde. La donna s’ingi- nocchia, inclina il capo sulla tomba, congiunge le mani e, nell’alto \ silenzio che la circonda, prega così: RUBRIA Padre nostro che sei ne’ cieli, sia Benedetto il tuo nome. Venga il tuo Regno alla tua gente pia, Sia fatto il tuo voler in terra, come Nell’ Empiro immortale. li nostro pane cotidian ne dona, Come noi perdoniam tu ne perdona... Fa ch'io riveda quel che m’abbandona!... Liberaci dal male. ASTERIA che giace sulla stessa tomba dove l’altra ha pregato, con voce fievole come un sospiro O soave preghiera! RUBRIA si alza, guarda dalla parte d’onde viene il sospiro e dice: Anima che sospiri, sorgi e spera. ASTERIA lentamente sorgendo O divine parole! RUBRIA appressandosi ad Asteria colle mani sporte e offrendole fiori Spargiam insiem le rose e le viole Sulla terra dei Santi. mani ZO SIT ASTERIA Il dono pio Porgi.... E prende, con movenze estatiche da sogno, i fiori e ne cosparge la tontba, insieme a Rubria, e le zolle d’intorno; ma, giunta all’ultimo fiore, esita, s’arresta, lotta un istante contro un impulso interno, poi dice: No.... no.... stuggir devo gl'incanti Del tuo pregar. Io cerco un altro Iddio ! E fugge impetuosamente verso Albano. Rubria ritorna davanti alla tomba a pregare. Un viandante, Fanuèl, passa sull’Appia, d’accosto a Rubria, la vede, s’arresta, la guarda assorta nella sua preghiera. RUBRIA solleva il capo, volge il viso, lo vede e lo nomina: ‘ Fanuél! FANUÈEL Non t’alzar. Il nostro addio Sia questa prece che sale al Signore Fra i bagliori dell’alba. Rubria ricomincia a pregare con intenso fervore. Fanuèl continua a guardarla fissamente. RUBRIA levando gli occhi pieni di lagrime al cielo In te sperai! FANUEL con voce commossa Piangi ? Perchè ? RUBRIA Ho un peccato nel core. FANUEL Lust? RUBRIA Fanuèl. Non ti vedrem, più? mai? FANUÈL Seguo mia stella verso ignoti porti. guardandola fiso negli occhi Confessa il tuo peccato. RUBRIA Perdonar mi saprai se tutta dico La mia colpa? Mentre Funuèl sta per rispondere, s’avvede che l'apertura del sot- terraneo si rischiara e che un uomo, con una face in mano, viene salendo lentamente dalla cripta. FANUÈL sottovoce, a Rubria, indicando il posto Un agguato ! V’è un uom fra i nostri morti. . Fa qualche passo nel campo per ravvisario. (E Simon di Sebàste. RUBRIA tutta sgomenta e a bassa voce Il gran Nemico! FANUÈL Corri dai nostri, va, narra gli avelli Spiati. x RUBRIA guardandolo con ansia btu ‘ FANUEL Poichè un periglio incombe lo resto coi fratelli.) Rubria si vela il viso e s’avvia rapidamente dalla parte di Roma. La luce, mite ancora e senza raggi, a grado a grado discopre le cose remote, gli edifici sparsi qua e là nel fondo della campagna, gli archi del doppio acquedotto dell’aqua tepula e Marcia, qualche fastigio dei monumenti sepolcrali della via Latina. Molto lontano, forse dall’ottavo milliario, s’odono squillare, nel puro | silenzio dell’alba, alcuni appelli di trombe. Simon Mago, senza accorgersi d’essere osservato, s'è messo in ascolto, si dirige verso il tumulo, lo sale insino alla cima e guarda attenta- mente dal lato donde giungono gli squilli. FANUÈL che ha seguîto collo sguardo ogni passo di Simon Mago, s’inoltra nel campo e lo chiama: Simon. SIMON MAGO dal tumulo, volgendosi Tu! Qui?! Gloria al tuo Dio dall’ alto Di queste tombe! Vieni e vedi. | Fanuèl. esita sorpreso, poi sale anch’ esso sul tumulo ov’ è Simon Mago. Le trombe continuano a squillare. SIMON MAGO S' avanza una gran nube Di turbe. Echeggian trionfali tube. È il matricida, ei vien col suo corteo D' istrioni e d’ Eumenidi all’ assalto Del mondo reo, Poi, con un gesto largo che abbraccia tutto l’orizzonte : Pensa: i Reami, i popoli, le. Glorie, Le corone, gli scettri, le Vittorie, Tutti i raggi di Roma e di Nerone Non son che luci moribonde e torbe D’ innanzi al sogno mio, d’innanzi a te: Sui sette colli un Tempio (o Visione !), Un Tempio eterno che soggioghi l Orbe, MinESSO l’altare ‘tu, Profeta. e’ Re. . Tutto l'incenso che 1’ etere assorbe Vapora, immensa nuvola, al tuo piè! Guarda quaggiù. Pel sangue che l’inonda L’arca d’oro di Cesare sprofonda, Furibonda ruìna e precipizio. Plebi nefande confuse nel vizio Plaudono a Roma che canta e che crolla. Tremano tutti: Cesare, la folla, Le coorti. Fischiò dagli angiporti Già il greculo rubel. Cadono i morti Nel Circo e cadon nel triclinio i vivi E i Numi in ciel! Ma tu su quei captivi Del fango e della porpora distendi Le tue mani, la tua virtù mi vendi; Due Sovraumani vedrà il mondo allor! Vendi il miracolo, t’ offro dell’ or. FANUÈL scende dal tumulo e terribilmente esclama: Anàtema .su te! Maledizione! L’oro tuo piombi teco in perdizione! saran to” di è ide SIMON MAGO L’ira tua scagli invan contro il mio scherno, Povero nunziator d’ un Regno eterno Senz’ oro e senza eserciti. FANUÈL La condanna orrenda e forte Or su te confermi il ciel: colla massima veemenza lo t'estirpo da Israel! SIMON MAGO Fra noi due c’è guerra a morte! Si sfidano collo sguardo come due fieri nemici prendendo due vie opposte. Fanuèl ritorna sull’Appia e se ne va verso Roma. Simon Mago scende dal tumulo e s’allontana dalla parte di Albano. Nerone e Tigellino ritornano ‘da un sentiero dei campi e s’arrestano al tumulo. La toga di Nerone, tutta scomposta, lascia vedere una mi- rabile tunica oloserica tinta di porpora jacintina e sparsa di palme d’oro. Nerone porta al braccio sinistro un’armilla di pelle di serpe chiusa da una borchia di gemme. Ha, come Tigellino, un focale di seta annodato intorno al collo, sul petto una collana d’ambra mista a molti amuleti: dalla cintola gli pende un largo smeraldo ovale attac- i cato ad una catenella di perle. NERONE Nessun ci segue? TIGELLINO osserva il sentiero donde sono venuti. No. Sosta il corteo Lungo i campi di Persio. Nerone guarda paurosamente il sepolcro dove sorgeva Asteria. TIGELLINO Ebbene ? Sparve. NERONE sempre cogli occhi rivolti al sepolcro, cupamente S’ergea fra Roma e me! TIGELLINO Andiam. Che guardi ? -— A. Oli ren NERONE volge gli sguardi inquieti sul posto dove ha sotterrato l’urna ed È esclama atterrito: Si scorge il labbro della fossa! Tigellino va a calpestare quelle zolle per disperdere le tracce del seppellimento. Nerone lo ha seguìto. S'odono dalla parte di Roma dei clamori lontani. TIGELLINO prendendo per mano Nerone Andiamo. NERONE staccandosi da Tigellino e con grande agitazione TIGELLINO Fuggir? Dove? NERONE * Non so. Dove migra il cantor trova una patria E sola gloria è 1° Arte! TIGELLINO E di che temi? Crede il Senato al tuo messaggio, crede Colta Agrippina ordendo la tua morte, Poi da sè stessa uccisa. NERONE Alla menzogna Fingon dar fede. TIGELLINO E lor viltà ti giova. NERONE Se rivarco le mura a chi mi volgo? Al Senato?.... alla plebe? TIGELLINO che da qualche istante porge l'orec- chio alle grida che s’avvicinano, corre sul tumulo, guarda verso Roma e risponde : E luna e l’altro Per te dall’ Urbe accorrono. NERONE atterrito e con sùbita ira Qual folgore Sparse a Roma il clamor del mio [ritorno ? TIGELLINO arditamente dal tumulo lo. NERONE con maggior ira e minaccia Tu, ribaldo? Violenza porti Sui dubbii miei? TIGELLINO Si. Per salvarti. Mira! Si slega dal collo îl focale di seta rossa e, mentre l’agita nell’aria, soggiunge : A questo cenno il corteo s’ incam- | mina. Mentre Tigellino sventola ancora îl fo- cale, s’ode squillare non lontano una chiamata di bùccine come per un eser- cito in marcia. Dalla via di Roma i clamori aumentano. TIGELLINO scendendo dal tumulo Ecco i corrieri Mauritani. Mira! NERONE Da ogni parte m’assalgono ! TIGELLINO T'appressa. VOCI INDISTINTE che si appressano da sinistra Ei s’appressa, esso è là, s'ode il [clamor, ALTRE VOCI Ecco i Numidici corsieri.. Gioja! Il Popolo irrompe in scena, restando pur sempre sull’Appia e correndo ver- so Albano. ALTRE ANCORA Ei viene! ei viene! egli è là! egli [è salvo! Corri! s'ode il clamor! ei viene! è là! Tre Precursori Mori, a cavallo, passa- no di galoppo sull’ Appia, risplendenti . d’armille e di falère. Ser IOGE NERONE invaso da terrore si rannicchia fra il gran sepolcro e i ruderi. Chi mi scorge m’uccide.... TIGELLINO avvicinandosi a N erone Ecco le schiere. con grande concitazione Se indugi sei perduto... NERONE rimanendo nascosto fra le tombe Ah! dove fuggirò? Chi mi nasconde? Tigellino abbassa il cappuccio della lacerna sugli occhi e s’avvicina alla via, ripartendo la sua vigilanza ora sul corteo, ora su Nerone. POPOLO È salvo! Gioja! ALTRE VOCI Corri! Corri! Ei vien! PRETORIANI Largo, la via sgombrate ! POPOLO Avanti, olà! ALTRI Corri! là! Corri! là! Vengono gli Eneatori colle loro squil- lanti bùccine di bronzo. AUGUSTANI Udite! Udite! Segue un vasto carro tratto da cavalli, pomposamente ornato, dove stanno ag- gruppate, gittando fiori e cantando, le Ambubaje cinte il capo di mitre siria- che. Le fanciulle Gaditane seguono la teoria del corteo danzando e gettando fiori. Portano incensieri, cetre e lire. AMBUBAJE Apollo torna. Nubi di fior volino ai zeffiri, |’ lri [baleni nell’ etere. Apollo torna, e con esso Tutto un esercito in danza. Il corteo s’arresta fra fluttuazioni cou- trarie. POPOLO Avanti! Avanti, olà! Apollo torna. Avanti! GOBRIAS Torna Onesimo dai campi. POPOLO Largo alle schiere, largo! Gioja! Gioja! 27 —. TIGELLINO L’exaforo s’appressa, ivi ti crede Il popolo clamante. Odi le grida, scuotiti. PRETORIANI Largo! Largo! Sgombrate ! Si ristabilisce l’ordine di marcia del corteo. AMBUBAJE AI colle! al collel AI colle! La marcia nuovamente impedita s’ar- resta. POPOLO Fermi, olà! ALTRI Avanti! Avanti! VOCI DIVERSE Largo ! Largo al corteo ! Olà! L’amazzone Greca s'avanza. Largo agli Augu- [stani ! Giunge l’exaforo. La via sgombrate! ll corteo si rimette în marcia. Prece- duto dalle fanciulle Gaditane, passa un gruppo di Phalangarii. Poriano sulle spalle un fèrcolo su cui si innalza una statua di rame, rappresentante una Amazzone. TUTTI Apollo ! GOBRIAS L’orco già da’ piè mi tira. Le fila del corteo si spezzano ancora. PLEBE Eilwieny® E giunto là! Avanti! Gioja! nia e NERONE Mi lascia. TIGELLINO L’eneator t'annuncia. NERONE Ecco, rinasco Libero e forte. Andiam! DOSITÈO É là! B là! S’appressa! Fendiam la calca! Ei vien! GOBRIAS Fi torna, è salvo il Dio del Circo! PLEBE ‘ È 1a! È salvo il Dio dell’Odeo! Qui si ristabilisce ancora una volta l’ordine di marcia del corieo. Passa una turba confusa d’ Armeni, d’Etiodi, d’Indiani, di Greci, d’Egiziani. Passa- no alcune schiere di soldati ausiliarii coi braconi alla barbara e passano dei Rheti e dei Galli. GOBRIAS Roscio risorto ! Novello Turpione! DOSITÈO Tu snidi il Nilo, fendi l’Istmo, instauri La terra e il mar. î GOBRIAS Trionfator d’ Armenia! POPOLO Trionfator ! Eccelso ! Bello ! Forte ! Silenzio! È sacro il coro. Passano Ambubaje e Augustani. AMBUBAJE E AUGUSTANI Ave, Nerone, voce di Ciel, Beata Roma che t’ode! Canta, Apollo, Canta l’ode d’amor non prima udita [dal mondo! TUTTI Ave, Neron ! Canta lode d’amor! TIGELLINO Corri al trionfo! Affàcciati alla plebe! NERONE Ascolta. TIGELLINO Or su. NERONE fa per avviarsi ardito verso l’Appia, s’accorge di passare sulle zolle dov'è sepolta l’urna e indietreggia. Ah! dove passo! TIGELLINO Corri dritto alla mèta. NERONE Cantano i versi miei. Passano tre decurie di Guardie Ger- maniche.Fra le file dei soldati circola- no parecchie Ambubaje 0 camminano appajate ai soldati giojosamente. Frat- tanto si avanza un carro, tirato a ma- | no da quattro schiavi, dove sono ac- catastati degli attrezzi teatrali. Dietro al carro e d’intorno camminano gli i Artisti Dionisiaci che indossano le lo- ro vesti teatrali. DIONISIACI L’ebra Mimàllone già diè fiato alla [Bacchica tromba, Doma un giogo di fior la lince, le [Mènadi ardenti «Evion!» gridano ed «Evion!» Peco [remota ripete. TUTH Evion! Evion! Evion! Evion! Entra l’exaforo che s’avanza lentamente. I littori che lo precedono, coi fasci laureati, respingono la folla. L’exaforo è portato da sei schia- vi Etiopi, una corona di giovinetti Asiatici lo circonda e una torma di Pretoriani a cavallo lo segue. AUGUSTANI E DIONISIACI Ave, Neron, tua lieta stella splende. TIGELLINO spinge Nerone verso la folla plaudente, poi corre sull’Appia e coman- da ai littori: V’arrestate. VOCI Chi è là? CATE BELEN e) ANTI GOBRIAS Apri il velario. ALCUNE VOCI Chi è là? ALTRE VOCI Apri il velario. ALTRE ANCORA È Tigellino. LO SCHIAVO AMMONITORE Fortuna a tergo! NERONE în tunica di jacinto e d’oro irradiato dai primi raggi del sole No! Fortuna in fronte ! Un grido di gioja irrompe dalla folla. TUTTI Evion! Evion! Ah! Gioja! Gioja! Almo Sol! Alma Roma! Ave, Nerone ! i giovinetti Asiatici schiudono le cortine della lettiga, mentre d’in- torno a Nerone piovono fiori e nastri e fronde di palma e ghirlande, fra le grida e gli squilli del trionfo. Tutta la scena è irradiata dal sole. REA REATO VIRA IRIDATA PEIZI TI DIE III DI IAT VET DOTI III IDA LT ANIRI DRE IRR SNNTI RIIATI o BIT ELI MED PRI ITLAI EN EDITE TEA TIRIZETI AI AT MIO DLE MITI INTEL DINT TTI ANTI TAL on: tre n ct I AT i PUT e i 1 dr ale ì } # 4 4 x È Metz 1 A TT) 4 # à Meri LE: a =» iL i IR ii Si Mie f i rr 1 i ZA i è I i, Pal p # Ti \ G / 7 La : PR” 4 Tr 9 PORGILOR i fi È y "I i È i \ L'A Ma LA Mc ter DAS 4 DI în Las a sani 1 LA: ai ea RARA 4 Pi i | ta ’ La È { 9 a } E) i ì » = ERO hd ‘ LEGIONE i un v î : i P ; i ue veti al METIS PORTEREMO ORE GIORIO RO TORO E O , mV» Pag ì È e PI ba ‘ I bia”, F Papi A vr. meri Ce 4 A Ù ui di E ll ; dirà a È ; veli 4 k RL Fo A Het. #3) IT è VO, DA i va i | PESSOA VT LA i Me TI ant i A | è el b<) - ; a” YA ada Pi , , î # = . ue. ; i PI 4 bi} TA ee Dart: AR e i; i : i POT Si . Ca I Ci i Cva PR Dia “ , e x : I c ci phi ì ù Ba Pi % i (0 hi 59 ‘9 4 Mr, i MRI né: ME n vt di: ì Ù PI pad Pa LE Ù I Ti h ì Cp I AP OI Uri e SR (ia i PRON È n *A#C ‘ cia NIIA tia UA E 3 À i Mt Da ° N pio 14' TC + ’ di Dr4 al a; e dti Da f Di mat ; | SERVO LE AR AM e hg IAT Pia y ra #74 RI : n) î ( i j INT di hi ; ; | È ; sd AAT Pan asa Det TA IR USE Me dea PI i PO 4 x nà OI TIRO RT ETERO VA OE RTOTATO RO 18-00 i ì POINT i e fi A » 24 é ] LE i » » î - i ' U s [ A e \ i P È i 4 pay: Ù ; , dA me vi us d abi rn a Lé, EN q di A NOM Ds er: PR el Lia ni Must e TO SECONDO LI Ù ì 1° Ni x CAT ì Vi Li Ti : i , ri ri Ù Ì ì N ) x L) Ve, \ TREIA ì 4 ì È Î t] F) % VIQUOE MI; a î Fi ju : ) 0 i) 1} il VESTE PI } (N ” ì ;Î u) P) \l ) i i bei È, ? TARA, * i Gi i | i 4 e’ » "A Eri aa ei Fa: i I TORO OOO è DI A CA ix eu 7g de te PNRA, D MENTA: 2. LI Pe, OA \ RI j at [on , ; là Pai ar RE ; sla; LE NUORA Ei ] a, MAS su PARA 2 1° ti A va RAI AK Dpr) Li {VI SI BRIT ATTI ABELE LE SAC NENTTALI I TIVI GI BPIREA TATA TIA ILE VE IDZ ANIA POI E III IE PERE SOTTO PDT E PATATE ALI LE BI 17 INC MERITA DL VITARA FIA TIAL IATA MANI ATOIO DE IABISIETMA MIE MRI NIC DOO II VR TAIRIDI EI VETTO ZITTI PODICTI ESTATE PREIS IC IAA ALSEZIONE CPI VT VALE Gio ) | PI i ESITA TL II RATA, OLA DARNE CARINZIA TAV] TRISEA NT PRI D arde IERLELIEVI SRI RIITTOTINE AMRITA TA ; sea? ° di VT N}, ì, È | A “i Ì “n e db ANI \ PG K SI d ra Ce Beta» i ia Ì : NA ri f, \ Ù parta Ùi SAVE, "a a L a a COVE ON TT Y PR = MANI Sa date ae ka | p' Ln è ) % di Pd Ul VA i Tee conse E) arr un È Mirri, erre Dan E $$ de alt Il bat” è i vas: i fai Rea PETE condi d; tI VP Ù ci SESIZ: Dre rana “ o repo nes ton oe erirzomee ERA <A Mirra 7 d SARI CIRIE PI DAPIIA PEN ERI IENA EIBTATE DATRONEI ILVTI SVSTE GITE DELITTI RITI: sviene ETTER SPINTE AREACIRI EL BIEIIVTICA VARI vi " | È nica = È un tempio sotterraneo; visto nel senso longitudinale appare diviso in due parti. Un'ampia cortina, tesa fra due pilastri addossati alle spalle d’un arco trasversale, separa il sacrario, riservato ai sacerdoti ed ai loro misteri, dalla ce//a ove pregano i fedeli. La cella è affollata da gente d’ogni classe e d’ogni paese: Matrone adorne di ric- chissime vesti, portanti in capo una preziosa ?24%24/ od altre acconciature sfarzose; schiavi in rozza tunica, e, fra questi, alcuni colla fronte segnata dallo stigma dei fuggitivarii; qualche liberto in pomposa lacerna dissimula, sotto dei nèi artificiali, gli sfregi del volto; eleganti cavalieri ed aurighi d’ogni fazione. Di fianco all’ ingresso un mercante d’idoli ed un venditore di tavole votive spacciano la loro merce. Un tempiere sta presso al vassojo delle offerte. DITE DNTAZI EVA MIR TE DONIZETTI EA TOI IA ano D’un tratto la cortina si spalanca e si scopre agli occhi dei fedeli il sacrario. Tutti coloro che stanno nella cella s'inginocchiano. Simon Mago, in manto e tiara d’argento, col petto scintillante di gemme, sta sulla gradinata dell’altare e fra le mani, coperte d’un drappo prezioso, tiene alto levato un calice d’oro. Un raggio fulgidissimo scende dalla volta del tempio e illumina tutta la persona del Taumaturgo. Due sacerdoti situati più basso sostengono, sotto il calice, un bacino d’oro. Altri otto sacerdoti sono scaglionati sugli altri gradini fra le statue policrome, e la loro immo- bilità è tale che si confondono con queste. Quattro fiabelliferi ergono dietro il Mago i loro flabelli di piume bianche; due 4ierodulîi reggono, colle braccia alzate al disopra del capo, due urne d’oro da cui vaporano degli aromati fumanti. Un altro innalza un vaso di bronzo su cui arde una fiammella turchina, un altro tiene aperto davanti al petto un dittico dove sono tracciati dei simboli. Ai piedi della gradinata stanno schierati alcuni giovanetti con delle grandi arpe e delle cetre e dei sistri. Presso i pilastri dell'arco sono appostati due tempieri, e nel centro dell’arcata Gobrias. (giovane discepolo di Simon Mago) e Dositèo, vecchio sacerdote, stanno rivolti verso la folla. Nella cella i devoti guardano, in atto d’ansiosa aspettazione, il calice raggiante. D’un tratto un largo fiotto di sangue trabocca spumeggiando dal calice e cade nel bacino sottoposto. Nello stesso momento sorge dal braciere ardente una densa colonna di fumo che invade il sacrario e nasconde Simon Mago alla vista dei credenti. La cortina si chiude; Dositèo e Gobrias sono rimasti al di là della cortina, sul limitare della cella. SIINO ZARA SENTE DITTE AI SPIRI TREIA FIIOZIIUSAI DIRPTI SAOIITT RI ERENIITIA È ielialieo e en i PARTA IATA FINTA AADHRED ERO GMAT IMITA TOMICA VENTI LITI ZIZAIE DAL LEDA NI LATERIZI PE TARGA ZE RAISI ALITO ANA A TMNTRS IA A PIVA CELIO DRITTO TETI PIT AA ID LS ae 17 PrO {EDILI IDRICA IEEE I SORIA II TIA DITA terreni: 0 IRR DIGO IE III NILE DD DS TRE T TTI IRPI MATRICE NCAA LA! SIATE ITS AA TRLAEE EMILIA (NEL SACRARIO) SIMON MAGO a Gobrias, mentre î fedeli continuano a cantare il loro salmo. Odi il fedel gregge mugghiar L’incomprensibil càbbala al ciel. GOBRIAS colla tazza în mano e con piglio ilare appressandosi a Sîimon Mago Vedi il festin sacro brillar! Sul lettisternio profuso è il vin! Tempra il falernio succo la neve; Voglio al divin scifo libar. Corre al desco ove coglie una tazza già piena e poi ritorna nel gruppo. Dositèo lo segue e lo imita. PFA AA ARTCRI PRITAL A, DI IALIA IICIAICI MI TA I ALZO LI I MIINTPE CLIMA ORATORI FU FRI TI ALI ALTI EMPATIA TT R IRE VAT PITRITTN AAT ZIALE LOSZAE PON TTT PAL RI SEA RA EDI TINTA I IZ IEZE DINI DI IONIO AITIIIIII VCO TATO ORICA TMT RITA TA MATTI: | (NELLA CELLA) | I FEDELI | inginocchiati | \Stupor! Portento! 3 | GOBRIAS e DOSITÈO | È compiuto il Mister. I FEDELI ! alzandosi disordinatamente ‘| Miracolo ! Simon al ciel volò! | GOBRIAS i Preci ed offerte. Iltempiere girafra i fedeli con un piat- ! to per raccogliere le offerte. ALCUNI FEDELI Proùrche, Bythos, Sigeh, Logos, [ Anthropos, | Zoè, Noùs, Ecclesia, Eccelsa Og- | [doade; | Gobrias entra nel sacrario seguito da Dositèo. TUTTI Noi t’adoriamo. ALCUNI FEDELI | Profondo Abisso, imperscrutata [origine i Degli Enti primi e immenso mar [degli Esseri; | TUTTII Noi t'adoriamo. 2a reo anti lar — 36 — FIORIRE TAN LETI IONI TP INTO MATTI PATO: E DMN AT SCA TETI i FIOPETEERA SP RARI ZENO SII IERI LIDIA STASI INDIZI IE ETA TMTIRET RSI Ma pria dal vergine labro si deve | un Dio propizio la prima asper- [gine.... con comica ipocrisia (Pio sacrifizio che il suolo irrora) | Inclina leggermente il labro della taz- za verso terra în atto di burlesca devo. | zione e sparge qualche poi ripiglia con Dositèo e Cerinto: occia di vino, | | | | ! | Ma poi ch'è greve il nappo ancora, L’àugure beve dietro l’altar. Tracanna tutto il vino d’un fiato. SIMON MAGO Zitto ! GOBRIAS Siam ilari, si. beva! Ribeve, DOSITÈO e CERINTO Zitto | SIMON MAGO Zitto ! GOBRIAS S'esilari l’alma! Si beva! SIMON MAGO S'ode ancor l’inno. cortina. Gobrias è corso a spiare aitraverso la | SIMON MAGO a Gobrias Che tenti? GOBRIAS RATORI MOIS NET ZITTA TEA O Esploro, | II ALTI GADGET TILT ELLA IVI su se ALCUNI FEDELI Per te preghiam, per te che gemi [e sanguini Nell’ombra eterna, agitabonda [Prunikos ! ALCUNI FEDELI In te speriam, in te, Divin Paràklito, Disceso in terra col celeste Pneuma. TUTTI In te speriamo. ALCUNI FEDELI In te crediam, nel tuo Mister, nel [calice Cruento che in tua man fervendo [imporpora. TUTTI In te crediamo. FAI ISIONA TA LITRI MOTI DI IEEE TI ISLA NI NITTI RIA III ER i LATI ATINTATZ TA DEDICATI VA DIL TRITATI RATES ATI APREA TIVA DCI IPER LIDIA TAL ITOT DATATI ELI ORI DIARI STORIE NETTI rrà GOBRIAS | Alcuni fedeli, nella cella, appendono ; degli ex-voto alle ginocchia dell’idolo, SME FRANE altri depongono delle monete nel piat- to delle offerte che sarà portato in giro dal tempiere. Un vecchio col capo co- perto da un palliolum che gli ripara anche le spalle, e sorretto dauno schia- vo, sale sul basamento dell’idolo. * Guarda! Essi appendono votive [tavole. S’ode un tintinno d’argento e d’oro. SIMON MAGO Favole attendono, vendiam lor favole. GOBRIAS Presso la statua, sul plinto sacro Del Nume un vecchio parla. I | | | | I | RIZZI METTI TIE IENA ATRIA TITLES NADIA PMT A SNO GILLIAM LISTINI MESIA TI SIMON MAGO IL TEMPIERE Che chiede ? | Date le offerte. rase nes Miane i SRD GOBRIAS Parla all'orecchio del simulacro. SIMON MAGO | ALCUNI FEDELI Oh! quant'è fatua dell’uom la fede! Dell’effigiato Nume il bronzo o l’è- Paura e speme e il Tempio impera. | [bure | Per te cammina, profetizza e palpita. GOBRIAS e CERINTO Cingiam la chioma coll’eliocriso. SIMON MAGO Nostro è chi teme, nostro è chi spera. | DEI i Tutti al miracolo che li conquide | Noi t'adoriamo! i. Drizzano i volti, l’animo e il canto. | Pregate, stolti! Pregate! Intanto L’àugure ride dietro l’altar. SIR TRN SEG ME ASI LZ BEL DITE MAS IERER IT MERITI PMI DEI ELIAA Gobrias beve presso il lettisternio. | GOBRIAS e DOSITÈO alternatamente No, senza riso non posson gli àuguri Guardarsi in viso. Gobrias tracanna, poi corre al desco e s’incorona comicamente brillo con una ghirlanda di fiori gialli. CERINTO a Gobrias Ah! Ah! AN! Bevi! |! | | i SIMON MAGO | ALCUNI FEDELI No, no, non ber! Pazzo cervel i Noi t’adoriamo! Pronto a celiar. ! | | | | | GOBRIAS Vo’ ber! Mio dritto quest'è ! Vo’ ber! interrompendosi | CERINTO No, non déi ber! I SACERDOTI Zitto laggiù! Zitto! Lo scempio cessiam! GOBRIAS Mio dritto Quest’ è. ALCUNI FEDELI Mo MAGO i Proàrche, Bythos, Sigeh, Logos, Nel tempio ci ascoltan. I [ Anthropos, Zoè, Noùs, Ecclesia, eccelsa Og- [doade : SIMON MAGO | I SACERDOTI Zitto! | | Un gruppo di sacerdoti circonda Go- | TUTTI i brias, tentando strappargli la tazza di mano; egli colle braccia alteladifende.| Noi t'adoriamo ! Cerinto, Simon Mago e Dositèo non | È | fanno parte del gruppo che assedia\ Il salmo nella cella è cessato; ritorna i | i Gobrias. la calma anche nel sacrario. | AUF IESE CARS MSA IMI DS LNLOIAABRI0R SO ER (000 INTO RAZOR RIO IAS PINZA F AVA RAO E PINI A ITA TINTE TT SSN ZLATE ITA CRI To ce een eee Li e ee ene ai arri) VIII SALZA È PO i LITTA NI ALTEA SIENA! I) OZZANO INTATTI ZIA AIIEIIZZ IA LEDA TIA EEA ADONE ZIE REALTA TOA N AOL AE eg SIMON MAGO a Gobrias Non cantan più. Tu scaccia quelle genti Pria che giunga Nerone. Gobrias corre allegramente verso la cortina che divide la cella. A Dosîtèo Spegni le faci. Arda il sulfureo cero. A Cerinto, indicando il manto e la tiara Riponi quella spoglia. GOBRIAS sul limitare della cella, rivolto alla folla Ite, credenti, e nel varcar la soglia Inchinatevi al Genio dell’Impero. I fedeli si alzano, s’inchinano davanti la statua di Nerone, alcuni van- no a baciare i piedi dell’idolo, altri abbassano il capo davanti la co- lonna del serpente di bronzo e tutti escono dalla porta a sinistra. Intanto Dositèo eseguisce gli ordini di Simon Mago: spegne i lumi, accende un cero che sparge una luce verdastra e lo colloca ai piedi della gradinata. SIMON MAGO a Dositèo Dositèo, | Precedimi nell’antro ond’io riempio D’oracoli la cella. Sovra l’altare, iridescente stella, Scintilli il prisma. Gobrias, rimasto immobile sul plinto, corre a spiare dalla porta del fondo. Ai citaredi ed ai sistrati E voi dall’ipogeo Suscitate gli arcani echi del Tempio. Dositèo e tutti costoro escono dalla porta bassa dell’antrum. GOBRIAS accorrendo nel sacrario Giunge Nerone. Simon Mago sale l’altare mentre Gobrias vuota un simpulum di vino. Gobrias ripone il simpulum nel recipiente del vino e sale a salti la gradinata. — 40 — RI INERTI LI III TOI E RIOT DTD E TRIED DTA LINZ MIE € RATE, SID RITI SIMON MAGO Tu qua ti nascondi. Apre l’uscio segreto e indica a Gobrias il nascondiglio dietro l’altare. Se il tuon del bronzo romba Smuovi quel fulcro e tutto si sprofondi L’altar nella sua tomba. Gobrias penetra nel nascondiglio. Simon Mago chiude l’uscio segreto su Gobrias, poi ridiscende ed esce dalla porta dell’antrum. Ritorna subito dopo tenendo Asteria per mano. La porta laterale della cella si spalanca e discopre un'ala sontuosa ove si scorgono Nerone, Tigellino, Terpnos, e dietro d’essi alcuni Pretoriani e una decuria di Guardie Germane. Nerone e Terpnos entrano nella cella, la cui porta subito si richiude. SIMON MAGO ad Asteria Su quell’altar tu déi salir. ASTERIA Travolta Son ne’ misteri tuoi, ti seguo e tremo. SIMON MAGO Nerone qui t'adorerà. Lo ascolta. ASTERIA Oh, sogno mio supremo! Oh, so- NERONE [gno mio! accompagnato sulla cetra da Terpnos, i canta: Un supplicante attende e prega SIMON MAGO Che il sacro vel per lui si schiuda. Lo ascolta! Ei già t'implora. ASTERIA Ma sull’altar perchè Tu aderger vuoi queste membra [mortali ? SIMON MAGO salendo la gradinata e conducendo a forza Asteria riluttante insino all’al- tare Non indagar. Sali al tuo sogno! Sali! ASTERIA Pietà ! SIMON MAGO Sali con me! Sali con me! ASTERIA Fi m’ha nomata! SIMON MAGO sottovoce Egli la Dea ti crede Che sulla notte e sui terrori ha [ regno. Bada a te! Se ti sfugge solo un [segno Di tua mortalità, se scosti il piede Da quest’ara e dal raggio che t’indìa, Tutto crolla. PRAIA II ATEI RTRT NATIA LIE TODI LONTANE TEA III BISTLIO LEI ZZATINA TIMO TITANIO MITI NERONE | Placata alfin Ramnusia, in terra, i Indulga; arrida Asteria in ciel. | Nerone, con un gesto appena accen- i nato, congeda Terpnos che esce tosto ‘dalla porta d’onde è entrato. Nerone ‘rimane ginocchioni ad aspettare a ca- po chino, toccando amuleti appesi al petto e applicandoli alla fronte. ASTERIA Mi danni alla tortura ! SIMON MAGO dopo aver cercato con un gesto di far tacere Asteria, le chiude colla palma la bocca. Nell’antro ov’ io m’ascondo Tutto vedrò ed udrò. Tu, schiava mia, Ravviva in lui la speme o la paura E tuo schiavo sarà chi ha schiavo il mondo. Simon Mago scende. Asteria è rimasta sull’altare, soggiogata dalle parole di Simon Mago, appoggiata all’ara, immobile. | | ! | I } | î ge frenate rs È DIPANA N DIZIA IE INIT ATA R TIRI I SILE NI LIDI MEDE RATE PERITI NETTI SITAFINIDI DI UTO RATIO ATER II TO LIMO TNTIZI ATER IRITRN IR DI LITI DIRI LATITANTE TL 2 Simon Mago schiude un poco la cortina e passa nella cella. Non ri- mane altra luce che quella del cero e del braciere ardente; anche la fiamma dell’ara è spenta. SIMON MAGO a Nerone, dopo socchiusa la cortina T'è concesso varcar l’occulta soglia. Nerone s’incammina, arriva sino al limite del sacrario e fa per entra- re, ma Simon Mago lo arresta. SIMON MAGO affrettatamente Erri. Col destro pie’ Nerone s’arresta sgomento e corregge il passo, ma non varca ancora la soglia. T'inchina. Nerone s’inchina. Passa. Nerone varca la soglia. SIMON MAGO Gli sguardi abbassa. Il tetro ammanto spoglia. Nerone, a capo chino, eseguisce tutti i comandi di Simon Mago. Simon Mago lo conduce, tenendolo per mano, davanti allo specchio magîco. La fioca luce del sacrario non arriva a illuminare Asteria. SIMON MAGO Ecco il magico specchio in cui rifrange Sua luce astrale l’infinito Abisso. Solo uno sguardo intensamente fisso Giunge a discerner la spirtal falange. Qui la vedrai, se tieni gli occhi intenti, In quel baglior di porpora e d’elettro. Poscia, indicando lo scudo appeso accanto allo specchio e la mazza di ferro, soggiunge: E se uno spettro appar che ti spaventi, Batti quel bronzo e sparirà lo spettro. Abbandona Nerone, solo, davanti allo specchio magico ed esce dalla porta dell’antrum. ZEN } Un raggio iridescente scende dalla volta del Tempio e illumina Aste- ria la cui immagine si riflette nello specchio. A NERONE Ah! sparisci! Atterrito impugna il maglio di ferro e sta già per colpire lo scudo, ma subito s’arresta. No.... No. Sei del miraglio L’illusion. i Avvicina lo smeraldo all'occhio. Ma ben ti raffiguro. Strano mister. Par specchiato sembiante. | S’avvicina, con intensa curiosità, allo specchio e lo tocca; abbandona i lo smeraldo. Ah! qual pallor sul suo volto.... e sul mio! Vediam. Si volge e vede Asteria sull’altare. Ahimè !.... | Inorridito fugge verso l'angolo opposto a quello dello specchio e si copre gli occhi colle mani. Non m’accecar! Porta la mano destra alle labbra in segno d’adorazione e, senza osare d’alzare gli sguardi, si avvicina ai piedi della scalea e bacia il primo gradino. Tremenda Protettrice dei morti! Un giorno in Tauri Tu promettesti pace a un matricida. La stessa grazia imploro; | inginocchiato su d’un ginocchio solo al par d’Oreste Io non senza cagion la madre uccisi. Dal suo spettro mi salva ! Ripiomba col volto sulla gradinata dell’altare. ASTERIA sempre immota, fissandolo, con un accento languido di sogno Sorgi e spera. NERONE sollevando la testa e gli occhi a poco a poco insino ad Asteria Oh! come viene a errar presso il mio core La voce tua! Al par d’un bronzo echèo Risponde il core. Sorge lentamente e, guardando Asteria, si toglie dal collo il monile di smeraldi; mentr'egli compie quest’atto, Asteria con eguale lentezza: e cogli occhi fissi su Nerone si toglie dal collo le serpi avvolte e le lascia cadere nella cista mystica che le sta d’accanto. PON ET NETTA MOVE IPO A REI RL! REATI PILATO E BILI VITTI RO ESITA EZIA NITTI TTI DAD e IN I TANARRE DETTATI ATTI AES INIT ALII STI DIRITTI TIA PALI AIRIS PIL REA ISIS I TIRA IN DIETE USE NTI DET MA NTATZI MASO METZ LETTA EI MNT REIT PATRIA NERONE Tu dal sen disnodi La vivente lorica, io surgo e getto L’offerta ai piedi tuoi. Getta la collana di smeraldi sul tripode dell’altare, alla portato deîla iano d’Asteria. Poi, seguendo con lo sguardo le movenze d’Asteria. prosegue: Ecco; la Dea si china. Coglie il monil e il sen s'’ingemma. Bella Fra i lividi smeraldi ! ! Scendi ! Scendi! Sul sognator de’ prodigiosi imeni ! Come sciolta dal ciel cade una stella Scendi vèér me, Selène! Ecate! Asteria |! Vago Eòne lunar! Magica Iddia Dai mille nomi, scendi! Ognun di quelli Sarà un nome d’amor ! Ma immota resti, Dea degli alti silenzi, al par dell’astro D’onde tu migri nell’ore incantate. No... nel tuo cor... sangue umano non pulsa Ma il freddo icore de’ Celesti. Guarda ! lo... rapito dal senso, amor spirante, T'imploro.... S'è gettato sui gradini dell’altare sempre cogli occhi fissi in Asteria e colle braccia tese verso di lei. Essa rimane immobile presso all’ara, colla testa arrovesciata; come irrigidita dall’estasi. Oh! duolo! Una Immortal tu sei ! Donna ti voglio e anelante nei fremiti Fieri del bacio! Ah! ch’io. non maledica La tua Divinità! Già il sacrilegio Portai su Vesta, allor che a forza avvinsi Rubria, vergine sacra, a pie’ dell’ara..... Asteria si lascia sfuggire un breve grido. Nerone s'è rialzato € prosegue: Ma delitto più nuovo e assai più forte Consumerò ! Si slancia, salendo tre 0 quattro gradini, per afferrare Asteria. Scoppia un fragore spaventoso come di bronzo terribilmente percosso e s'ode dalla bocca spalancata del mostro che sorge dalla pareie dell’antru, FISICI: LA VOCE DELL’ORACOLO Nerone-Oreste ! NERONE Asteria ! È Nello stesso tempo s'è spento il raggio che illuminava Asteria. Il sa; crario ripiomba nell'oscurità. Nerone ricade come fulminato sulla gradinata. Asteria, lentament$ scende qualche gradino, s’avvicina a Nerone, chinandosi a poco a poco, gli si rannicchia d’accosto, mezzo prostrata, mezzo seduta; î due corpi si toccano. I loro volti riverberano, fra le tenebre, la livida luce del cero e il riflesso della bragia. ASTERIA | NERONE. — i come sognando | lentamente fra le parole di Asteria i Passa una bieca ora di febbre... un Cieca la salma nell’orror ripiomba... | [sogno... 6) ? 19 L’alma sull'alta vetta erra Tek Lo) | Sento..nell’aura cieca..in fondo i i SI [all’ebbre a le larve SA non | Parvenze il lento incubo nero. orbe....m’invade il ciel... | [Oscilla : Al par delle spiranti anime il cero. i Lungo l’altar bagliori erranti volano.. LA VOCE DELL’ORACOLO Nerone, fuggi ! NERONE Mugola un tetro suono entro il sacrario. L’aura s'annugola ed ulula il tuono. Ma tu il nefario orror distruggi, Asteria ; Fida guardia tu se’. LA VOCE DELL’ORACOLO Nerone, fuggi ! NERONE senza sgomento, ad Asteria, con lentezza estatica L’oracol grida invan su me, non temo. sorridendo sicuro Vedi, riverso giacio agonizzando Sotto i tuoi piedi... Ah! dammi il bacio... il bacio Blando... lento... che muor col sogno e bea L’alma... e dissonna il senso...‘ Oh! Amore... BEI BRASIOA ZI FILI RINO RITA DIANE AZIO VOLI TRI TRE TITTI DUI RARI PARTI IM I RATEALE DORIA TORI TSEI SC ATRCIOZIA IT FATICA EACIAITIOC ANIA IGO INCI MELI TN VLAN TTT VIALI AI TEGIOIGI DI UTI AAICLIIICT I NETTO TI DIS TRTT VSLTAE TATTO ETICI CINZIA TN TITTI LATINO ENI ASTERIA Oh! Amor! Si baciano. LA VOCE DELL’ ORACOLO sempre più tuonante TIP EISUTENTO iP PR ESSERE Fuggi, Neron! NERONE balzando in piedi, ad Asteria, terribilmente Sciagura a te! Sei Donna!! Asteria sviene sui gradini dell’altare. POF DI DITTA LA VOCE DELL’ ORACOLO ENTETANZA ASIA TATA Fuggi, Neron! Nerone, in agguato, guarda attentamente dalla parte dell’antrum \ ONORI ITA Prcietruee NERONE sottovoce, origliando Spiato son, là. LA VOCE DELL’ ORACOLO Fuggi, Neron! NERONE scendendo dalla gradinata, rivolto verso l’antrum Ruggi, Simon |! . Afferra il cero e corre a cacciarlo violentemente, dalla parte della fiamma, nella bocca dell’Oracolo. DOSITEO Aìta! i: NERONE ridendo È colto! Dietro la parete, attraverso una grande lastra di fengite, che si con- fondeva cogli altri marmi, traspare un grande chiarore. PIMOPI LAICO YIIEV A NSTIE IE DIA ATEI NATZIONE II LPPMLIVI LITIO III TP TITO TI OLA ERETTA SOZITINZAP RN SIDENTE STIPI. \SVISTIA TESA ZIE DATO PEDARA GRIP RARE GRATTTRT EP TETI TOA ATTI TI MALR SFENLI RIVILTDEL NERONE Traspar la vampa! Il chiostro insidioso Crolli! Impugna la mazza di ferro e con un colpo violento spezza la lastra di fengite che cade in frantumi. Attraverso lo squarcio della parete si scorge Dositèo, svenuto sul pavimento dell’antrum, colla barba e le / i vesti în fiamme. Ah! An! An! È Dositèo che arde! Accorrono sacerdoti a spegnere le fiamme sul corpo di Dositèo e con grande agitazione lo trasportano in parte non vista del sacrario, a destra. NERONE corre mella cella, ne spalanca la porta centrale, chiamando : Pretoriani! Entrano tosto Tigellino, i Pretoriani, la decuria della Guardia Ger- mana, Terpnos e i servi colle faci. NERONE strappando le cortine del sacrario e gridando, invaso da un gajo furore; Accorrete! Ecco! Mirate! Squarcia il velo del sacrario. Squarciato è il vel del Tempio! Ah! AN! si rida! Non vi sfugga Simon, ei là s’asconde. Indica l’antrum. Tutti vi si precipitano, chi dall’uscio e chì dallo squarcio del muro. Terpnos ha deposta una face accanto allo specchio. Nerone resta solo nel sacrario e colla mazza che gli è rimasta in mano continua allegramente l’opera di distruzione. Si scaglia per primo contro l’idolo-automa. NERONE Guerra agli Dei! S'allegra il gioco! Vediam che n’esce! Vediam, vediam! E con un colpo di maglio io decapita e lo atterra. L’idolo cadendo agita le braccia dinoccolate, si rompe e n’escono i congegni interni. Nodi, rotelle! Macchine da scena! Intanto Gobrias è uscito dal suo nascondiglio e, mezzo assonnato e barcollante, contempla con grande stupefazione, dall’alto della gra- dinata d’ond’è sbucato, la ruina del sacrario, mentre Nerone atterra un’altra statua. GOBRIAS Eh! son briachi.... (incespica) i Numi! NERONE D’onde sbuca costui? d ; sa wcmerra sana ce iran» — rst Le o RPBNISIBBIOERAT PODERE GA INVSSIO ERESSE I VELI SC LIE SEIERISPOBERI ODIO IOPPI ARR CIRONDAPO) RENI I MARI CES ESSO RE RIESI _____n fl s / SIIT TTI ILI IIE O MTERI VITE TL FI rare FIA DERE MA RE BIDET SR: SAT £ / RICE TIT I RR ZI LIME TOA IA At ARTI ee | TIRA ZIO ICRTEE IO GIÙ TAIL LARIO TI GOBRIAS Da quest’altare, Come il sorcio ridicolo del monte. NERONE Ebbrioso compar, tu assai mi piaci; T'ascrivo al mio Teatro. Gobrias s’inchina e scende incespicando. . GRIDA DALL’ANTRUM AI fiume! Al fiume! Rientrano tumultuosamente Tigellino, i Pretoriani, Terpnos, le Guar- die Germane col loro Decurione, conducendo Simon Mago colle brac- cia legate. NERONE | a Simon Mago, deridendolo O Gran Verbo di Dio! al Decurione Libero ei sia; Costor dai ceppi han gloria. a Simon Mago O Paracleto! Già udii narrar di te che t'ergi a volo Nell’aria. (ride) Ebben, ah! ah! tu volerai Nel Circo il dì delle Lucarie. SIMON MAGO sciolto dai ceppi SÌ. | Purchè il sangue Cristian scorra in quel giorno. NERONE Tutto, purchè tu voli. al Decurione, indicando Asteria che s’è riavuta: Decurione ! Questa, degli angui amor, falsarda Erinni, Incubo dei sepolcri, a morte! A morte Nel vivario dei serpi! Il Decurione e due Guardie afferrano Asteria. ASTERIA dibattendosi angosciosamente Invan mi danni ! E mentre la trascinano fuori dal Tempio ripete con accento disperato : Non morirò. Ma deh! per grazia, uccidimi! lo non son che una povera errabonda Sposa di serpi; alla mia razza il tosco Non è letal, mi cerca un’altra morte. Liberati da me, perchè, se vivo, Ti seguirò così, sempre, rapita Dal volo del tuo turbine, travolta Dal gurge tuo, perchè il mio Dio tu sei, Perchè t’adoro ! NERONE Vedremo! Al vivario ! Asteria è trascinata dai Pretoriani e dalle Guardie Germane fuori dal Tempio. Il coro la insegue minaccioso. CORO AI vivario! al vivario! a morte! a morte! NERONE piglia la cetra dalle mani di Terpnos, sale sull’altare ed esclama: Or che 1 Numi son vinti, a me la cetra, A me laltar! Gobrias prende dalla mensa una corona d’alloro e gliela porge. Ne- rone s’incorona. Gobrias, Tigellino, Terpnos, i Pretoriani si schierano davanti all’altare. lo canto. S'atteggia come l Apollo Musagete e incomincia a preludiare. — 50 — PEA RA TTT ALT ERRO FIGATA PIENA ZITTI ANTISTANTE VIN SENI TII TTD AA ANTO ARAZZI CITATO AAT TDI LV ATTIENE PILA RENT TIVI TO STANCA CENACOLO AMT ZITTI TRAVE Le DATE IE SITA RT iL LOZINI LATDLET AITITIIRE AIN A DI E RARE, e A REC TTD ina 2 TINTI RIE SOSIO SR API RL PI STRA ET LIS MIETTA TRAZIONE I a " È n i | ; Ta) Neri SIGEAN bi pine È "O PRA VA bd Risp sr O pr) NAME "i Lia "IO, o, = dI i Ù i si x *A/K ft | NUIT MToMe n L x } a SAL) Ù hi î I, fi A i ru iù DIVI { il DA ti, ' & à LI 4 p À h Ò NZ ( NUCS br AT, i ing AL AA RIMINI, ' si x po da % 9 n DEGLI) Ù SIIRITIEONE UA; ori pi i { RISOTTO Do NAVI i | MUNSTER E TTAGC La VITRO A hi si E NALI p Ni; VETRI Nu È i MED? Mi toa) Pa F ‘ À \ RA . Ù a n = lo } V n a Pag 14 Ti vr : hi \ ci n i LO Ù i È tI | l K Y Î Li Li ; î 3 E Lù - vida Wa) quivi Mx 3) A LA Y - Ù E À Li Lis ni o 19 M bi "i Di) x Vo oa DA VU : ì i RT TIRO RT TA nn, ARI V & Li % È n ir” , i aa Ir ay ) % } ‘ i da fa o “i Ni hi l'aa th la \ LA | griji £ LC } : î PA, PrO Pa RO UO; AI i CA LT t P Wii: î x î N FCI : [CNIT : * 4 71 Fogar É f| o 1 È nt INCA x i FIRE RSO, L'ARIA Coe i 4 :) = L.A al È i db: (x ad IR \ 4 = 3 i LINATE, ? i Ul 4 Un Pip USD - at 53 pi bi CoA Mure È si LA Beba A di CUR De) 4 i | À 41 J LI È Ù LA) } y LI F bei ti È f x ) } | INA spit Ù LA ti ì ai Vide) LA) PRATO A ) . dj x È a L) » 4 LI ® fi co fi \ 1800 / Dt 4 ì ì Hei) È i ' é VITO, pil A AI di RATE 1, - x LI ki 4 o n 4 #0 po € . i i i i LE 00 } n ‘ 5 “i x iu % x j ie è pi A È * î à 3 X ì | 4 bo ) © ì od \ ' hi L) N P 1a Il 1) A . \ n ; L: ai } U Ì 5 } I? ) 5 i <#° [| 3 PRani bf MaI R i a Sy ) Le 6 - iv 3 DES, idoli bi ” il È bi, i Ù PA 1) 1 "ri pa o a. Li l Ù P] > " n 5 (i i } i t n ni AR hi | / o x \ Ù ML) T # È BO sh Ì di sil "VOR ; N "a | \ A è 4 PUN Y di +" n 7 " ? 3a î n à fi "RADO agito La i è n ) ; > x i LI 4 4 alt d { RITA YO o LAI GAIA pia vi re |\ RALE, ù 9 ) Ì i, pl P, LI LAP x t pr A Si ) DIM hi e » (daga î + A È i i Miu { WI Y î , 3 2 ‘ È Ù mi A PI vi I i ® do Lei È A è MO * " Ne gii Tute ; VA Lì Ù 1) Di Ù) ESESA 4 4 IRTONINNIOA i i : È VA ni \ È. t1 x De \ dI Mi x “ va a Ù at), ti hi Fi L) 1) è TA LI È i RE ì hi PIT, N si $ Ti PI pà ti É ne: AO PT î ' DIFF AMeTT,) i \ snn ; Mg” i l 3 A di i) AI) Fo ni PRA E, | i Si Hb RUTTO Sarai ey ronernt pala nre, rat ai rt: pi 1g SI ' LA y , - té Pi Ca SILA ) o na i RA: ALI i 44 Ò (4 LAN ( IRSA PIL] GRITTI i i i ig Hut [eLt 1% f U PARA | y i I i A, » = vec saio cen | “ L’orto dove s’adunano i Cristiani, nel suburbio di Roma, è illuminato dagli ultimi riflessi del tramonto. A sinistra v'è un casolare con un vasto pergolato sostenuto da quattro colonne. A destra v’è una fonte rustica sul cui margine di pietra è deposta una ciotola e un’idria. Poco discosto v’è un sedile di rozzo legno. Dietro alla fonte, e d’intorno, le zolle fiorite formano una leggera prominenza. Nel fondo s'estende un uliveto. Sotto la pergola vi sono due tavole; una di queste ha la forma d’un sigma lunare e porta i resti d’una cena frugale, l’altra è di quelle che servono ai coronari per intessere ghirlande ed è piena di fiori e di fronde. Intorno I a questa tavola stanno sedute parecchie donne ed alcuni fanciulli. Dall'altro lato alcuni Cristiani circondano Fanuèl il quale è appoggiato al margine del fonte. Un’aura di soave pace è diffusa su questa umile gente e sull’ orto. Un’immensa attesa riempie le anime. FANUÈL în atto di chi continua una narrazione udir pronte E vedendo le turbe ad Salì sul monte, Le benedisse E disse: — Beati i mansueti, Perchè saranno della terra i Re. LE DONNE CRISTIANE ripetono sommessamente: Beati i mansueti. FANUÈL Beati quei che piangono, perchè Saranno lieti. | LE DONNE Beati quei che piangono. FANUÈL Beati quei che vivono in desìo, Perchè li udrà il Signore. GLI UOMINI Beati | FANUÈL Beati quelli che hanno puro il cuore, Perchè vedran la gloria del Signore. PWOASCI Beati ! FANUÈEL E beati, fra Vanime fedeli, Tutti gli afflitti, 1 poveri, gli oppressi, Perchè per essi È il Reame de’ Cieli. TUTE Beati! Rubriîa esce dal casolare con una lampa in mano; è seguita da Perside e da fanciulle che portano in grembo dei fiori sciolti e lì depongono sulla tavola insieme agli altri. Tutte le donne si radunano intorno ai fiori. Alcuni uomini vanno accanto alle donne, altri entrano nel caso- lare, altri si disperdono nell'orto. Fanuèl, appoggiato ad una colonna della vite, guarda Rubria. Incominciano a spargersi le prime ombre . della notte. RUBRIA Vigiliamo. È la sera. Arde la face. D’intorno ad essa ci aduniamo in pace. Viene il Signore ma nessun sa quando; Beati quei che troverà vegliando. Si mette fra le donne ed i fanciulli ad intrecciare ghirlande ed a can- tare con essi una canzone. RUBRIA, PERSIDE, LE DONNE alternatamente — A me i ligustri, A te l’allor. — Tuffiam le industri Mani nei fior. — A me il ciclame E l’asfodel, — L'’aulente stame E il tenue stel. — Avrem corimbi D’edera inserti, — Corone e nimbi, Ghirlande e serti. — A me il viburno E l’amaranto. — Rigira il canto Mutando turno. — Sua gioja espanda La cantilena Viva e serena Come ghirlanda. — OR! date a piene Mani le rose |! — Vigili spose, Lo sposo viene. — Spogliate i clivi, Le valli e gli orti! — Fiori sui vivi ! Fiori sui morti | — Fiori silvani Gialli e vermigli ! — OR! date gigli A piene mani! — Casto segreto D’amor ci leghi. — Canti chi è lieto, Chi è triste preghi — Lieto è chi muore Nel Dio verace. — Amore! CISA Fede ! — Amore! Amore! i — Speranza! i | i i . | i i ci pritaza erica nr srendiina VIRNA STELLARI IRINA AZ IALIA TIZIA TRE LIV NE PISA POR TINI ESTATI NOIA negro — ETRE LIETI) POS FRITTI ETTI LETT IIS CLI IE AMET Li VITI en = PN LATITTE FRS, IAC IONI CREA PIATTO TODARO LAZ) IT AETE TA ADEN IMEBIIREI LIE Ra STAI TANTI NLITTE PORA ONT Te ppie LL SIIT FIIEAIOI MIEI OASI METZIZIO EIA DNASIORISI E STIRIA TIZIO EE DO DIE I ITA MISSILI RITA PICCHI TE LISI IIZ SISSI RIENZO IAT IIIZORTTII DIE RIE PL ASTERIA ] ! } | fievole, dal fondo Pace. ALCUNI CRISTIANI sommessamente cTsrEATI e en Risponde il ciel ! (IbEEINDI chinandosi e giungendo le mani Adoriamo ! Fra gli alberi dell’uliveto si scorge una figura nera che s’avvicina lentamente. È Asteria. ALCUNE DONNE Un fantasima ! E fuggono tutti, tranne Fanuèl e Rubria. Asteria s’avanza come persona esausta e dolorosa. Giunta sul limite dell’uliveto s’appoggia al tronco d’un albero, guardando il casolare. Le sue vesti sono lacere, non porta più le serbi intorno al collo; mor- mora, gemendo, parole interrotte. ASTERIA Di pace.... una dolente.... a lor favella.... Crudeli.... ed essi fuggono. RUBRIA ode i fievoli lamenti, accorre ad Asteria, la sorregge pietosamente e la conduce a sedere presso la fonte dicendo: Sorella, Che hai? tu gemil.... Dimmi la tua pena. Oh! come tremi! ASTERIA vede il volto di Rubria rischiarato dalla lampa. Dolce Nazzarena! SÌ.... tu se’ quella che il mio duol lenivi Sull’Appia, orando, un dì, nella quiete Dell’alba....T'ho cercata tanto!....Ho sete.... Rubria fa cenno a Fanubl, il quale s’affretta a riempire la ciotola col- l’acqua del fonte e gliela porge. A ORTO Co ee vee te en e ee e ea — 56 — ASTERIA sorridendo a Rubria ed estraendo un fiore dal seno Quest'è un tuo fiore. RUBRIA Bevi. Avvicina la tazza alle labbra dell’assetata. Asteria beve avidamente. Arsa languivi. Mentre Asteria alza le mani per sorreggere la tazza, si vedono le sue braccia ferite e sanguinanti. Tu spargi sangue !! ASTERIA dopo un lungo sorso, senza por mente all’osservazione di Rubria Oh, il fresco umor dei rivi! sorridendo languidamente a Rubria e poi a Fanuèl; a Rubria: Ma tu non seai.... Vengo da dove non s’esce mai vivi... Per salvarti. Per te mi svincolai Dall’amplesso dell’idre.... mostrando le cicatrici Ecco i lor baci. Rubria fa per bendare la ferita di Asteria. Non m’ajutar. con parola sempre più concitata e ravvivandosi rapidamente Questi attimi fugaci Serba per te, te stessa ajuta, fuggi ! alzandosi Fuggite tutti! sulla vostra traccia Vien Simon Mago. RUBRIA' Spavento |! cari ARR SA SMR a ZII PETIZIONI ATI ETENT ATTI MALIGNA VAIO NT IISIRTARI PIGRI FICA EI TIGRI MM TOTI TITANI MILANI ABITI TA ITA! III TA LA PVASVDAT: OSCENI sN TT DA TTT TL LT e rene toe O EIA . x a serest PR LATTA x nti creni SIOE ZIONI DANTE RITA AZ TI DI TATTICA OZ TTEELATIAA CEI ITA IZ RISO PIATTA IRAN NETTE AITINA IDATA EVO TOCI IL AE RR TANINTIZAZ CPTATZI CIOTTI IZZO TIZIA INIZIATI SEP AIA I Ù s | | ASTERIA i I I var tenanionIE Distruggi Ogni altra speme che non sia la fuga. Tremendo egli è ! Bene udii la minaccia: Ei vuol sangue Cristiano. RUBRIA a Fanubl, atterrita Il tuo! Asteria si è già allontanata dalla parte dell’uliveto. RUBRIA ad Asteria T'arresta ! ASTERIA con subita veemenza e come spinta da un impeto invincibile Il riacceso mio dimon mi fuga ! Scompare tra gli alberi del fondo. RUBRIA s’avvicina a Fanuèl che è rimasto presso al fonte e la guarda, immo- bile; dopo un momento d’ansioso silenzio : 4 t ; | | | ) Î Fanuèl!.... Fanuèl!... Parla.... ti desta. ” Salvati, per pietà! Tu indugi ancora? | Vien! Fuggiam ! Fenda il mar l’agile prora | E dia le vele al vento! L’infinita Via del vol s'apre a noi, corri alla vita! | Vieni! mi suscita un Dio quest’alato FANUÈL fissandola, immoto Confessa il tuo peccato. dopo un silenzio Non parli più? L’alato impeto muore AI solo rammentarne ? Un dì m°hai detto: Ho un peccato nel cuore. SIRIO IEZZO IRIS IIRAIAIII REISER LTT. RUBRIA interrompendolo Ed or te ne rammenti ? FANUÈEL A tutte l’ore M’è quel tribolo fitto entro la carne ! Confessa. RUBRIA No. Pria fuggiam.... poi dirò.... Come potresti or tu quest’affannata Anima interrogar sì che risponda ? Sàtana è là.... Nel tenebrore, Vuol la tua morte.... FANUÈL Tutto ignoro di te, tutto, anche il nome. Quando t’accolsi nella fe’ novella Non te lo chiesi, ti chiamai : Sorella. M’odi ; ogni sera, mentre oriam, furtiva Tu ne abbandoni; l’orma fuggitiva Ove ten porti? ove? e perchè celarla ? Forse allor corri al tuo peccato ? Parla ! Parla! Consenti alfin (ti pregai tanto) L’alto abbandon del lagrimato errore ! E un’estasi soave in fondo al pianto ! GOBRIAS con voce artefatta, nasale, dal timbro bieco (dal folto dell’uliveto) Pietà d’un cieco che la Grazia implora Del charisma Cristian ! RUBRIA inorridita Sàtana è qui! Corre disperatamente alla tavola dove arde il lume. S'’arresta, guar- da intorno, spegne il lume. Poi fra le tenebre ritorna verso Fanubl. L'orto è immerso in una densa penombra. S’intravvedono nel fondo Simon Mago e Gobrias poveramentie vestiti. Simon Mago ha il capo coperto da una calàutica î cui lembi sciolti gli mascherano tutto il viso. S'arrestano là dove finiscono gli alberi. SIMON MAGO sottovoce a Gobrias (Va guardingo, attento esplora; guidami per mano. GOBRIAS prende la mano di Sìmon Mago e risponde sottovoce : Nessun m’ode, è tarda l’ora. Qui s’attende invano. SIMON MAGO Ricomincia il tuo lamento.) GOBRIAS Ah! Pietà d’un cieco! RUBRIA SIMON MAGO sommessamente e con grande ansia a sempre sottovoce Fanuèl che non si scuote (Non l’ascoltar; quel cieco vaga- (Or t’inoltra lento, lento, cammi- [bondo Mi fa rabbrividir. Non l’ascoltar ! 1 DI st avvicina [nando meco. GOBRIAS con Simon Mago al casola- re e gira intorno gli sguardi. Dilaniata strappo dal profondo Scerno due figure umane chiuse Cuore il mio grido e non ti vuoi Odo un suon di voci arcane, di sin- [salvar !) SIMON MAGO {in bruno ammanto. SIMON MAGO [gulti e pianto.) rapidamente a Gobrias e sottovoce (Sigi mi raffigura, S'ei mi s'oppone, ad un mio cenno è colto. Tu corri allor nel Tempio a dar novella Ed agitar, coi nostri, la congiura Dell’incendio. Se ajuto qui m'è tolto, L’ultima audacia disperata è quella.) ETZZZZ TANA RIA ME PSI RITA TETI FOTI TO RL TAN RNA RIO + OR PREDICA ETA RIPARI NEI COPI DIO ZII TITO RATA LD AT VE UE EIUS LAI RI MD RUBRIA | disperatamente, ma convocesommessa | (Mi guardi e taci? Che pensi? | FANUÈL I amaramente > | SIMON MAGO Che penso ? | (Va quando vedi ch’io mi scopro È peccato d’amor ? | [il volto.) RUBRIA D’amore immenso ! | FANUÈL Questa fu l’ora della grande ango- | [scia !) | S’avvicina, calmo, a Simon Mago, Ru- | bria rimane presso la fonte. | FANUÉL ad alta voce Che vuole il cieco ? SIMON MAGO a Gobrias (Parla tu.) GOBRIAS | a Fanuèl | La luce I Del charisma Cristian. FANUÈL terribilmente Così non sia! Mago Simon, cieco e de’ ciechi Duce! dj È Ù \ONTSZE TIIPO LI OPZIONI IONA MUTI ET ATTIMI EDIZ) MSN LINA PIA III NI DTT Me OI III TOO EA TE DALIA DI TITOLI CPT ART DT î SSN 94 (AS TEAM EEDE TAI EAZIANTZNGLTT POSTI NI FAZI PORTIERE ITINERE TIE E AITINA NEI AR NZIMECII AI ATI E PETTO BIO I ZI UT AMI SIDE BIZ SEDI VITE da TTI O SOG a 3 ITA LIETALITETE CESTRIIITI ME TECA IENA RETTA EPOCA LA Ende SERA ILE STATUE AL | . SIMON MAGO atterrito si scopre il volto e si getta ai piedi di Fanuèl. Attèrrati a’ suoi pie’, anima mia. Gobrias s’è allontanato dall’orto. Rubria entra nel casolare e poco dopo n’esce con alcuni Cristiani. Fra gli alberi del fondo si vede un Centurione. SIMON MAGO sempre ai piedi di Fanuèl continua: Furar tentai ciò che negasti, or prego. La colpa mia rinnego, Tu sol mi puoi salvar, morte m’attende. Un’opra ch’ogni uman segno trascende Neron m’impone, Non si sfugge a Nerone! Dove ch’io mova un Centurion mi spia. Ma tu, Profeta del novello Eòne, Tu, coi portenti della tua magìa, Tu sol mi puoi salvar. FANUÈL Così non sia! Si vedono comparire dall’uliveto due decurie di Guardie Germane col loro Decurione ed alcuni Pretoriani accompagnati da portatori di fiac- cole. SIMON MAGO rialzandosi di colpo e indicando Fanuèl ai Pretoriani A voi l’uom. I CRISTIANI si slanciano contro Simon Mago, gridando :. Morte ! SIMON MAGO chiedendo ajuto alle guardie Olà! I CRISTIANI mentre lo afferrano Morte a Simone ! PERE e De FANUÈL interponendosi, con un gesto pacato, libera Simon Mago dall’assalto; poi dice ai Cristiani: Non resistete al malvagio. L’esempio Ne diè il Signore. Il Signor sia con voi. Nessun chieda ragione Se piace a Dio di far possente un empio Per infrangerlo poi. Simon Mago s’allontana. Fanuèl ripiglia dolcemente : Vivete in pace, e in concento soave D'amore, mani aperte alla carezza. Sia sulle vostre labbra il bacio e l’Ave E l’allegrezza. La giornata è compìta Pel fratel vostro e il suo carco depone. Voi camminate in novità di vita Ed in pienezza di Benedizione. oscurandosi Quando torna la sera, Col mesto incanto delle rimembranze, Unite anche il mio nome alla preghiera, Unite anche il mio nome alle speranze. trattenendo la commozione V’amai dal dì che il cuor vostro ho raccolto, Non so quale m’attenda ora crudel.... Ma so che più non vedrete il mio volto.... I CRISTIANI donne e uomini, gemendo Fanuèl! Fanuè! ! FANUÈL s’appressa al margine del fonte, poi soggiunge: Ed or, fratelli, io tocco questa pietra Come un altar, benedicendo a voi. I CRISTIANI inginocchiandosi sotto îl gesto di Fanuèl Amen! — 63 — RETTA IAN TENZA I TAMA LETI PILA DITO TINA E SRI IATA ITA TATA ATO AZZ DETRITI ATI ZZZ AAA III STRA ZZZ I I FANUÈL entra în mezzo alla schiera dei Cristiani. V’abbraccio con un bacio santo. Bacia alcuni uomini ed alcune donne. Seguitemi cantando un lieto canto. Si avvia lentamente verso il fondo per darsi in mano alle guardie. RUBRIA mettendosi davanti a, Fanuèl, mansueta e piangente Così tu lasci sulla mia pupilla La lagrima cocente dell’addio ? FANUÈL Donna, ho le labbra di mortale argilla. Passa senza baciarla. Poi, vedendo che Rubria rimane in disparte, lungi dalla schiera che lo segue, soggiunge: Qui sola resti ? RUBRIA subito, con voce appena sensibile SÌ. FANUÈL rivolto ai Cristiani che lo accompagnano Cantate a Dio! Le donne hanno raccolti tutti i fiori e li spargono davanti i passi di Fanuèl, cantando e allontanandosi fra gli alberi dell’uliveto. RUBRIA con impeto e con tutto il fervore dell'anima, spargendo fiori davanti i passi di Fanuèl Oh! date a piene Mani le rose! interrompendosi con un singulto di dolore I CRISTIANI Vigili spose! ANSA DITTA IRE FUSTI ZIBIDO LIT n RIOT DEE IE OELIERLI E SITI POTTE DEI SLERSSORIIA ANIA I6 SDONSSIOIZG N ISIEZO III ì cinrii ALTARE ERI AZIONA IATA nr SIONI ASTANTI TIA II TIZIA AMI NL TERA IV ZII II DO RATTAZZI TLT RA RDATAI IZATFNTAI I VORII DTEIA TT AAF Ln ara e ST GPTDT ELICA VOTATI LN DDT RIT ATI TSI ITINERE o e A È CREARTI IE IEIRRIA MALARRIIRO E ARTT PONE A MRO II SOI EI CREO ERIC AREE ITA TELIT AIR TIAGO ASTE IE E RETE I RT MENA TITO EU RIETI TTI DIREI Ln TT TAM ma ter ie a . PERSIDE Spogliate i clivi, Le valli e gli orti! Fiori sui vivi! I CRISTIANI allontanandosi Fiori sui morti ! Fiori silvani A piene mani! Casto segreto D’amor ci leghi. Canti chi è lieto, Chi è triste preghi. Lieto è chi muore Nel Dio verace. Amore ! Fede! Amore !... LA CANZONE LONTANA Rubria è rimasta sola nell'orto. Il can- to s’affievolisce allontanandosi. RUBRIA dopo aver seguito collo sguardo il i cammino dì Fanuèl Sì, per salvarti. Ma il mio sogno [è infranto. S’accosta al margine del fonte e bacia il posto della pietra toccato da lui. Si | rialza. Tende l’orecchio verso la can- zone cristiana che si sperde sempre più nella lontananza. Un sogno santo! un dolce sogno fu! Laggiù, lontan, nella canzon che [muore, L’odo ancor.... RUBRIA L’odo ancor.... e canta: [amore ! Amore... sforzandosi d’afferrare gli ultimisuoni L’odo ancor.... | dopo un lungo silenzio, angosciosa- mente Non l’odo più !!! E cade ginocchioni. Ma RIM AA 7 NI VAIO QAVTI MALLINMA VO: IT 4 RICA OS NT e tane carl ieri ian ] a MITA LIETI } Ì i 18 tino. 19 a 0; dI iaia DS x LESLIE TENTA NA LIZ È STATO LANE SAI LZ ATI Si vede l'interno dell’Offidum fra i suoi grand’archi centrali, quello di destra che sbocca nell’arena e quello della f0r/a dompae, a sinistra, che s’apre verso il Foro Boario. In questo grande atrio ha sua foce un criptoportico che si prolunga nel fondo se- guendo la lieve curva della fronte del circo; è chiuso, alla diritta di chi guarda, dal muro delle carceri, e la sua parete a mano manca è popolata di botteghe e di taverne. Nella stessa parete, leggermente concava, si scorgono i primi gradini d’una scala interna che ascende alle precinzioni più alte. . Presso all’arco che sbocca nel Circo si vede internarsi nel muro, di prospetto, il primo ramo d’una scala che sale al podin. Un’ ampia nicchia, fiantheggiante la forfa pompae, accoglie la famosa scultura Rodiana che rappresenta Zeto ed Anfione in atto d’avvincere Dirce alle corna d’un . toro inferocito. La viva luce diurna entra dall’arco esterno nell’Oppidurm. Ai pilastri degli archi è affisso l’editto dei giuochi. Vortici di folla irrompono da ogni lato. La maggior calca ferve intorno ad una quadriga; quivi le fazioni del Circo si affrontano levando grida di trionfo e d’ira, i agitando toghe e cappelli e pezzuole verdi ed azzurre. Parecchi brandiscono degli stili, altri minacciano colle pugna gli avversarii. L’ Auriga, che ritorna vittorioso dalla gara, porta i colori di parte prasiza, ha le redini attorte dietro la schiena e i cavalli rivolti nella direzione del criptoportico, impugna un coltello per difendersi | de CARE I AZZ RP LIRE DI TI O MAIOTZI DEDITI RZ DI n I prerreni FELICIA vano cavia nta PO TAZTI ARE TATE dagli assalitori. I VERDI Gloria! Vittoria! GLI AZZURRI Morte! Morte! Infamia! I VERDI . Scorpus! Gloria del Circo! A te la palma! — 69 — GLI AZZURRI Furasti con perfida frode, Furasti con perfida gara La palma cruenta! I VERDI Vittoria! Vittoria! La folla vociferando segue la quadriga e s’interna nel criptoportico. Simon Mago, seguìto a distanza dal suo Centurione, incontra Gobrias che viene dall’arena. GOBRIAS a Simon Mago, scherzosamente, coll’inflessione particolare di chi parla ridendo I Verdi han vinto, è salva Roma. SIMON MAGO sottovoce a Gobrias Ebben?? GOBRIAS sottovoce, dopo essersi appressato a Simon Mago, e rapidamente Siam pronti. La fune incendiaria Scoppierà verso il Celio. SIMON MAGO sottovoce E chi la scaglia? GOBRIAS Asteria, SIMON MAGO con accento di grandz sorpresa Asteria ? GOBRIAS Sì. Viva la trassi Dal baratro de’ serpi ed or ti giova. SIMON MAGO . M’odia, mi tradirà. TT RICIPIIA SLEALE TESTI TI A e e tnt ri I i nevi ia ceca mann ast romiiomito nea ra re ORTO PATIRE RR RI II LIONE DINI ONTE IIN ; ; i $ i GOBRIAS con accento di chi rassicura Ama i Cristiani, Vorrà salvarli e te salva con essi. SIMON MAGO dopo un momento di riflessione Sai l’ordine de’ giuochi? GOBRIAS indicando l’editto affisso ai pilastri della porta pompae ed avviandosi a leggerlo È là, si legge. Dal fondo del portico sopraggiungono alcuni gladiatori armati per combattere e disposti în ordine di parata; divisi per coppie, preceduti da quattro Eneatori con trombe, da un porta-insegne, dal Lanista e da un servo, entrano nel Circo. GOBRIAS «1 gladiatori di Preneste » - Passano. «Il supplizio di Dirce, pantomima » « Coi tori e i veitri e colla morte vera » « Di femmine Chrestiane. » SIMON MAGO interrompendo A mesi deve. GOBRIAS continuando la lettura « Laurèolo in croce sbranato dagli orsi. » SIMON MAGO È Fanuèl. Continua. GOBRIAS ferminando la lettura « Il volo d’Icaro. » con un gesto d’addio canzonatorio a Simon Mago Buon ti sia! Se ne va correndo e scompare nella curva del criptoportico. Dal Circo giungono grida di « Euoè! Euoè! Euge! Euge! Macte! Macte!» mentre un’ondata di folla entra correndo dall’esterno nel- l’Oppidum. Entra dalla porta d’ingresso una lettiga pomposissima portata da quattro lettigarii. Una puella Gaditana esce dalla taverna con alcuni suoi corteggiatori e si mette a danzare in mezzo al croc- chio, sotto il criptoportico, una sua danzetta mite e lieve, al suono di un corno, del tîmpano e di crotali, mentre un giovanetto, colla doppia tibia alle labbra, l’accompagna. Nerone e Tigellino scendono la scala del podio e s’arrestano presso all’arco del Circo. NERONE Che vuoi dir? TIGELLINO sommessamente Una congiura... NERONE Contro me? TIGELLINO Contro Roma. I Sacerdoti Di Simon Mago, per sottrarlo a morte, Pria che la torre ei salga ond’ei dovrìa Slanciarsi a volo, incendieranno l’Urbe... La puella Gaditana col tibicino e coi liberti, continuando la danza, si eclissano nella curva del criptoportico. LS % NERONE attento ai clamori del Circo ed interrompendo Tigellino Taci. Le grida del Circo giungono nell’Oppidum da varie altezze e distanze, seguite da risate e da urli, frammiste a squilli di buccine. GRIDA DAL CIRCO Non vuol morir! Pollice verso! — 72 — Ot, So E ibiza ea resin det ——mmm&m& VNDERITE ATTI TERZA RIAITZI SLI MET III NNT PRIA UNE RATE EEN ALTRE VOCI Basta! Vogliam le Dirci! MOLTE GRIDA Uccidi! A morte! Segue un momento di tregua; Tigellino se ne vale per ripigliare il racconto. TIGELLINO Seguo lor traccia. NERONE imperiosamente, interrompendo Tigellino Taci. Ricomincia il tumulto del Circo; s’odono a diverse distanze le griì- da: « Age jam! - Evax! - Ahè! - Ahè! - Euge! - Eho! - Eho! -Vogliam le Dirci! ». TIGELLINO I Pretoriani Chiedono un cenno mio per afferrarli. NERONE ascoltando le grida del Circo ACK VOCI DEL CIRCO No! no! no! Basta! TIGELLINO risolutamente a Nerone, mentre continuano le grida lo salvo Roma. Da ogni parte del Circo si odono le grida di « Basta! Le Dirci! La Tragedia! Basta! » NERONE în uno scoppio di collera Taci! Non odi la plebe che rugge? Voglion le Dirci! S’aggira concitato verso il criptoportico. Sono entrati dalla taverna Gobrias, Terpnos e Alitùro. Scorgendo Alitùro esclama: Olà! Presto! Alitùro! S'affretti la tragedia, Alitùro esce correndo. A Ì “ c s; i er 5 mero az sn OR E = REIT FE DIET TREIA EDITO ISCRITTE DARI SA TRTE CETAA COEN EMILIA BOI DST AT ONTO ET CR ITA AE PIEVE LEI OPA LI RITZ NE TIA STRA TIZI NANI enna Dal fondo del criptoportico accorrono moltissimi pantomimi colle maschere sul viso, portando grosse funi. Ad alcune guardie che sopraggiungono: E voi scacciate Quei gladiatori. Allo spoliario i morti! Date le Dirci al popolo! Affaccendato come un ordinatore di spettacoli, chiede a Gobrias ed a Terpnos con grande concitazione : Son pronti i tori? e le funi? e le rocce Del Citerone? e i veltri? e i sagittarii? chiamando com forte voce I personaggi d’Anfione e Zeto! I due personaggi si presentano: Zeto porta una clava e delle funi, Anfione una cetra. Ecco l’effige del supplizio. Guarda! Tebe una Dirce ed io ne uccido cento. Cento aspetti ha la scena! In scena! ISTRIONI In scena! Tutti s'ingolfano nel criptoportico e scompajono. NERONE conduce da parte Tigellino e gli dice sommessamente, con calma ironica: Astuto Agrigentino, e non t’avvedi Ch’'io già tutto sapea? Guai se all’incendio Che m’offre il ciel t'opponi. Ciò ch’io struggo Risorge. Il mondo è mio! Pria di Nerone Nessun sapea quant’'osar può chi regna. Dal fondo del portico s’avvicina lentamente un corteo strano ed atro- ce. Le donne Cristiane, precedute da Fanuèl, vestite come la Dirce del marmo Rodiano, inghirlandate di verbene, colle mani legate e fra le mani un tirso od altri emblemi bacchici, camminano fra due file di truci bestiarii che le percuotono a colpi di flagelli se quelle s’arresta- no. Seguono alcuni Sagittarii in completo assetto di caccia con archi, faretre e saette. Una frotta di pantomimi colia maschera muta sul viso chiude il corteo. Simon Mago ed ‘è suoi sacerdoti s’accaniscono contro Fanuèl e lo in- sultano mentre egli passa. Frattanto la più sordida plebe del Circo s'è riversata nell’Oppidum. Nerone, presso la. porta pompae, attende cupidamente il passaggio delle vittime. i 2) TIRI ADATTA MISTI TI ICI FITUIZO TE LOVE TIRI I DT II PIE BROZZI BILIA RSI NA IRINA PREIS ZII SZ VI SIONI TIE ISORIZ VINILE DIZION SRIZZIA GIONE LEE: n: IAA III NANI MPIN ID RS ZI ZITTA LIE CIZ ANTI MOMAL TIIA PIACE ELP DZ MERZIA LA DIRTI TRADITA N TDI II ZI EN DEISAIIOP TRI E SEIT III TAG TOTI I SIIT AEATAS RISTAIC II AE SAMI SE SAT IZII LAT PM MELI DATI AREA) E DE Li LA PLEBE Morte! Morte! SIMON MAGO mostrando Fanuèl alla Plebe Ecco il capo delia torma! Le Dirci hanno varcato il portico e sono spinte dai bestiarii verso l’arena. SIMONIACI Latra i tuoi salmi! Abbaja! Abbaja! LA PLEBE $ | i ! TOGATI Raca! SIMON MAGO Raca! Il suo vino è sangue. LA PLEBE Abbaja! A morte! FANUÈL con voce alta e serena Credo in un Dio solo ed eterno. I cristiani e le cristiane ripetono fervorosamentie le parole di Fanuèl. SIMONIACI E- PLEBE Abbaja! Abbaja! Latra! Latra! Sulla scala del podio è comparsa una Vestale. Ha il capo coperto dal- l’infula e il viso nascosto da un velo; ogni suo vestimento è bianco. Un littore co’ fasci abbassati la precede, un Flàmine la segue. Giunta all’ultimo gradino della discesa s’arresta, tende il braccio e la mano verso Fanuèl. La folla, sorpresa, indietreggia. LA PLEBE Una Vestale! ALCUNE VOCI FRA LA FOLLA Sien salvi! Sien salvi! SENI EE Mat de te I Lerma TT _ _1—IhÈ*È*ÉÈI*O*èZIè@-@èEQIà Nei ste Lean e MST ALP TAI RO TI SEZ ATTRATTI PIREO REMI II NEO LE ice APRITE RL EZIO TLOZ E ZU ML ARTI RANA TIPI TANA SORIA TTD MADAME DE I LI PETER AT SIETE PAD IOE SIT IO APZIOT NTTSIT IA DAR TASTI AE ACE ONT NET SERENA RE NR DLE MAT TT DATA TERE CE e terribile e nelle prime parole un po’ ansimante per ira Chi là dov’'io mi son osò parlar di clemenza? LA VESTALE sempre colla mano tesa verso Fanuèl e immobile Stende Vesta con me la man che riscatta le vite. NERONE lentamente, studiando ogni parola, mentre guarda a Vestale velata collo smeraldo Ave, 0 Vergine sacra, scopri il volto, poi giura (Legge è di Numa) che in questi rei non qui ad arte [t'imbatti. LA VESTALE con voce di persona atterrita Una Vestale a giurar non s’astringe. NERONE comuno scoppio di collera Per Giove! Chi le strappa quel vel? SIMON MAGO Io. Il littore tenta d’interporsi co’ fasci,ma Simon Mago s’è già slanciato sulla Vestale e le strappa il velo. ALCUNI Sacrilegio ! FANUÈL la riconosce, accorre ad essa, discaccia Simon Mago ed esclama: Sorella! RUBRIA Fanuè!! Sviene fra le braccia di Fanuèl. SIMON MAGO È una cristiana. Re I ATI OA PRIA RI, de Pa LA PLEBE È una cristiana, NERONE ravvisandola, la nomina Rubria! irridendo Ben tu svieni. SIMON MAGO Morte! LA PLEBE A Porta Collina! Muoja! NERONE freneticamente Muoja Nel branco delle Dirci! LA PLEBE Sì. NERONE con un rapido cenno impone silenzio. Dopo una brevissima sospensio- ne riprende solenne e tranquillo Dal capo L’infula sacra il Flàmine le svelga! Il Flàmine strappa dal capo di Rubria l’infula e la gitta. Cadan le vesti a brani. FANUÈL Io la difendo. I bestiarii si avventano su Rubria svenuta, le lacerano le vesti. Fanuèl è circondato daî sagittarii. La plebe s’accalca intorno, mentre due bdbe- stiarii sollevano Rubria sulle teste della folla ruggente e la traspor- tano nell’arena dove è spinto anche Fanuèl insieme alle Dirci e ai Cristiani che cantano con voce alta e serena. CRISTIANI e CRISTIANE Credo in un Dio solo ed eterno. SE = PRA DE RR ATTRA DI RI PEN TL ILAGIA SITA I TIPO EP ART è ATI DET AT SEA, ILS IN I VIIITUE RI TANTE SIRREIO BAITA LINEA MODI IT de TIVA DE STLTIIIAI ER | | LA PLEBE | | A morte! | Abbaja! abbaja! Raca! Raca! Morte! NERONE con esaltazione Mano alle funi, alle belve, alle donne! Tutte un Eroe denudator le abbranchi, | Le avvinca nude in groppa al furiale | Nembo de tauri, ebbre d’orror, fugate Dai veltri in caccia, irte di dardi, esangui, Belle, riverse, i grembi al sol, nel raggio Del concavo smeraldo agonizzanti. Nerone si avvia al podio. Tutti i pantomimi sono entrati nel Circo. Scorgendo Simon Mago o E tu non voli? Ah! AN! La plebe sghignazza. | NERONE | indicando Simon Mago a Tigellino e ridendo Dalla torre dell’Oppido sia tosto Slanciato in ciel. Non voli? Ascendi all’etere, Agli astri, al sole! Icaro, vola! sino alla scaia di legname che sta a sinistra del criptoportico. GOBRIAS, TIGELLINO, LA PLEBE I ridendo, a Simon Mago, e beffandolo Vola, La guardia Germana, afferrato Simon Mago, lo trascina rapidamente ! I Se sai volar! Icaro, vola! i SIMON MAGO si difende con tutte le sue forze; vede Gobrias e lo chiama in soccorso: Gobrias! | GOBRIAS | Va! non temer! prolunga la difesa. mo Correndo e ridendo s’allontana e scompare nel fondo del portico. | DELIO NEVA PETRI SEEM ONE O LIMONI ENELA VD PIET A IOIZIETTIIA STET ZA DIE IMI TRITATA SLIDE SVITARE PILOT RIE DINI INIZIA DEVIATO TIENITI SIMON MAGO implorando ajuto da Tigellino Mi salva! TIGELLINO rigidamente, ai Pretoriani Sguainate l’armi! SIMON MAGO alcolmo dello spavento Tregua! La guardia Germanica colle armi in pugno caccia Simon Mago, pun- gendolo e minacciandolo, sui gradini della torre dell’Oppidum. NERONE Icaro, vola! Vola! Vola al sol! Nerone ridendo sempre più eccitato, entra nel Circo. Nel Circo non cessano i clamori: si odono le grida feroci « A morte le Dirci! Vogliamo la Tragedia! Non vuol morir! Pollice verso! ». Ad un tratto s’odono degli urli di spavento che vengono dal fondo del criptoportico e dalle parti più alte dell’edificio dove s’incomincia a scorgere qualche cirro di fumo. Le grida di terrore aumentano e s’avvicinano. Il fumo penetra nel- l’Oppidum e s’ode Gobrias che grida: « L’incendio è nelle fornici! ». Altre voci gridano: « Soccorso! Il circo divampa! - Salvate le donne! Fuggi! fuggi! - Di qua! - No! Fermi! Ajuto! ». Attraverso le nubi dell’incendio si scorge la gente che fugge, che s’urta, che cade. - Una fiumana di popolo irruente invade il cripto- portico, spinta verso lo sbocco della porta pompae. L’Oppidum non è più che una voragine di fumo. PA LED AZ SEPARATI ZA LIM NITAL TU TOA OL SETS CRA Matte NOLI ARTDIR ATTI AE IO VITERTE NZIRISTI IL MATTEO II SAINT (ARIA E LEIREIREN LI IT ERI IRE TI GIONI NEREE DIREI ISEE ARI LIO NSAIIA N VT IERI TAI ZA SI PAR IENE ALT MT TRON ITA TRLNGTLAE FASI RZAZII RODA Pe agnaiì NATE fi MARTI Dich * n o iu 09°) La CAPA | VEL \ Ti (i SOTA IO ARAN CAIANO Riga Mt COMBAT OO ‘ hi si Lui OL i ge I pot ia Mati. n r L\ ai pig nt AIR pa ‘ICHARRTTA dA Pa VV fi , / A Li bea mi o We, Reit oi ja catia \ varo i é È ); ld 4 N î dI EIU MELA RI (A \ Mii 4 Dite a LAND. ui s i La 5 q } Li i dl } WOOD N NAM MARS di VA ai to Ò 4 \ x A A LI 1S t « are A, tb, d % La SITA (RORI \ ‘ Rf A RA | i \ 4 È 4 Wie I Li pedi \ o ATI fe YALTA ti } PALI ì Na ti FOA Md NEO aputtato N } f i PR, : : A AMOTITARE (RR ARES 4 I 1) ne o DAT | e { : \ LUMI, TIAMIZAN A 1, CS NOIA \ s l È 00.) LI $ D b OT 14) TÀ (RI } iù Mi LI a ia up È, Pn ’ Î : Î ti NT [A Pi Pal AREA ; Si; ti vAViba 79? \ A a s 1 POTRÀ 10974 | TA] Di] i î Li TINTO gf” SIORIT MISOLI E GPIZIEIE BITTE PEZZO DL LO ITA EAT NL A CETONA TOT UIL LT petedimenasa stai nn IZ: III È un sotterraneo del Circo dove si depongono i morti. La luce riflessa d’una torcia che s’avvicina dirada a poco a poco le tenebre, rischiarando a destra il vano d’una porta e la rampa d’una scala erta ed angusta. Un rombo lugùbre giunge dall’alto e ad intervalli uno scroscio come di cataste o di mura che ruinino. Asteria, con una fiaccola in mano, discende la scala; giunta alla soglia del sotter- raneo s’arresta per illuminare chi la segue, ASTERIA Scendi. Fanuèl la raggiunge. Entrano insieme. Cerchiam fra i morti. FANUÈL Orror di tomba Emana lo spoliario. S'ode ancor da quest’antro funerario La gran vampa che romba. ASTERIA Cerchiam. Incomincia ad aggirarsi lentamente guardando a terra lungo la parete centrale. Al lume della torcia che tiene in mano s’intravvede, là dove passa, la struttura irregolare del sotterraneo. Fanuèl va frugando a sua volta nell'ombra lungo la parete di destra. Si parlano a distanza. DCO LI RESI SII PTTASTINTENITI IC AREE SITA SOLITA ‘i pe FANUÈL Cadde la prima, ASTERIA vivamente Allor qui giace. Tardi per lei scoppiò da questa face Il folgore incendiario! Fanuèl s'imbatte in un corpo, si china, lo tocca, riconosce al tatto le fasce crurali d’un auriga. Va oltre. Ecco là dei cadaveri. Indica un gruppo di morti stesi a terra nell’angolo della parete sini- stra. Fanuèl accorre e li guarda. FANUÈL Un reziario, due sanniti, un trace. ASTERIA atterrita Simon Mago! FANUÈL Ove? ASTERIA indicando con ribrezzo, senza accostarsi, iv cadavere di Simon Mago gittato un po’ più lontano, in un’insenatura del muro 5 Là. FANUÈL dopo averlo guardato fissamente Da Dio fu infranto. Abbominato sia. S'avvia verso il centro del sotterraneo. Il suolo è ingombro d'armi gladiatorie. ASTERIA Cerchiam. Fanuèl scorge, sopra un letto funebre, giacente come una morta, una donna în veste bianca. FANUÈL chiamando con voce agitata :. Accorri. i BZ — —IiMRANZIAR TINA TIE I A d ASTERIA accorre colia face. È lei? FANUÈL cade în ginocchio, posando la testa e le braccia sul corpo di Rubria. Martire mia! Gieltz, Respira!..... Vivrà! Asteria appoggia la face ad una pietra vicina, poi corre dal lato sini- stro del corpo di Rubria per ajutarila. Squarciale i panni..... Salvala ! Asteria, mentre Fanuèl parla, lacera la veste di Rubria sul fianco. È svenuta. Cerca le sue ferite, Io l’ho veduta Sanguinar nuda nel nembo infernale! Salvala! Cerca.... cerca sotto il core.... Là.... sotto il core la ferì lo strale D'un sagittario...... aspettando ansiosamente Ebben? ASTERIA guardando la ferita di Rubria attraverso lo squarcio delle vesti Spavento!! Muore. FANUÈL Muore!.... Non muoja qui.... non nell’orrore Di quest’antro. Fa per sollevarla e portarla altrove. ASTERIA opponendosi con impeto La getti nella strage! Divampa il Celio, arde il Velabro, è l’odio D’un Dio su Roma. Il Circo è un mar di brage. Se la tocchi l’uccidi! Scoppia un fragore terribile sulla volta del sotterraneo. Crolla il podio! Asteria ha visto qualche riflesso dell'incendio sulla scala d’onde scese e la risale correndo e scompare mentre Rubria apre gli occhi. — 83 ALI RUBRIA Ah! FANUÈL tutto chino ‘presso di lei Non temer, son con te. RUBRIA trasognata Fanuèl. Dove son?.... dove fui?.... Tu.... salvo!.... Io.... viva! L’anima mia fuggiva...... M’offusca un vel..... Colta da una reminiscenza d’orrore, getta un grido, si sforza di solle- vare il capo. FANUÈL ‘ con grande dolcezza No. Una mano pia Ti ricoperse con la bianca stola. Riposa. Oblia. RUBRIA Chinar.... dovrei.... le mie ginocchia.... a terra D’innanzi a te..... Tenta di sollevarsi, ricade. Son ferita..... non posso. FANUÈL Rubria! RUBRIA Pietà! l’orror mi riafferra! Il Mostro..... il turbin rosso..... Viscere e carni!! Ascondimi! M’ajuta! FANUÈL inorridito Fu il mio grido d’amor che t'ha perduta! (o [4 sd RL STT IRENE RIME ID TI III DI LTTE INT I RIINA TOR ILE TI i i Ì ! | i | | Ki | Ì i | | 4 i i | RUBRIA D’amor? lo t'amo tanto. dopo una breve pausa Fanuèl.... morirò? FANUÈL seduto accosto a lei sullo stesso letto e posandote dolcemente la mano sulla testa e accarezzandole i capelli e la fronte PISTE STE SIT ATI RIETI PATITI LIO III O I TAI sc Vivrai. RUBRIA dolcemente SISI Oh! com'è buona e calda la carezza Della tua man.... Bacia la mano di Fanuètl. PRANZI LETI TIT LIA pu PSI IL Più accanto a me.... più accanto. Così..... COSÌ. Tu m’insegnasti questa gran dolcezza Di sorrider nel pianto. M’odi.... la morte A ogni attimo mi strugge.... Non pianger, Fanuèl, stringimi forte, Finchè mi stringi, l’anima non sfugge. $r O ALLE TA I Dopo un lungo riposo ed un silenzio di raccoglimento, soggiunge : Servivo un falso altar. Tutte le sere Venìa' coll’ idria del mio tempio... al fonte Dell’orto santo.... e dopo le preghiere Tornavo all’atrio antico, a piè del monte. Tentai confonder nella stessa vampa L’ara ardente di Vesta e la pia lampa Della vergine saggia. Ecco il peccata. Or tutto è confessato, Attendo il tuo perdono. Tutta or mi sai, sorridimi.... Monda e beata or sono. ERMETICA A FANUÈL alzandosi e ponendole le mani sulla fronte e baciandola, con soavis- simo fervore , .. Benedizion d’ immenso amore accensa Sul capo tuo col mio bacio si posa. i iituitiolititiiceste netti rie ss n _—_—_—_— ur si n PRETI LTL DATI IE VIII RUBRIA sottovoce Fanuèl! Fanuèl! Estasi immensa! Fanuèl torna a sederlesi a lato. Rubria posa la testa sul petto di Fanubl. FANUÈL Tu sei la sposa, L’egra mia sposa che sul cor mi giace. RUBRIA Dimmi.... ove siamo? FANUÈL In un asil di pace. Dormi quieta. RUBRIA con voce sempre più fievole Sento Che ascende l’ombra d’un vespero strano. Dammi... Fa degli sforzi per continuare a parlare; non può. FANUÈL Che vuoi? RUBRIA con istento La mano. Fanuèl s’affretta a darle la mano. Narrami ancora, mentre m’addormento, Del mar di Tiberiade, tranquilla Onda che varca in Galilea.... FANUÈL quasi cullandola Laggiù, Fra i giunchi di Genèsareth, oscilla Ancor la barca ove pregò Gesù. Raccoglie Rubria sul suo petto. Quella cadenza languida di cuna Invita a stormi i bimbi sulla prora.... Dormi tranquilla, dormi. Meo: AIUTO SRL ZE MEIER DAI RUBRIA con un fil di voce Ancòra.... ancòra.... FANUÈL Lenta salìia dal Libano la luna, Era quell’ora in cui sorgon gl’ incanti... RUBRIA come un soffio, spegnendosi Ancòra.... ancòra.... FANUÈL colle mani giunte e gli occhi rivolti al cielo Escian le turbe oranti Per la lunare aurora.... Sente Rubria inerte fra le sue braccia, la chiama: Rubria. Asteria ritorna scendendo velocemente la ripida scala. Fanuèl conti- nua a ricercare la vita sul cadavere di Rubria. ASTERIA L’ incendio ne avvolge! Ogni scampo Di là n'è tolto. Divampan le torri, Crollano gli archi. Vede un uscio sprangato nella parete sinistra. Un lampo Di speranza! ‘ Si slancia affannosa attraverso gli ingombri del suolo verso la porta d’uscita, leva la spranga, apre. Sei salvo! Ecco una porta. Esce un istante per esplorare; rientra. Libero è il passo. sulla soglia d’onde è entrata Accorri! Accorri! FANUÈL sul cadavere di Rubria Morta! Asteria scuote Fanuèl e lo trascina insino all'uscita. VELA EDARISCAI RED RR MR ARIE rat tn IRSISILI E I FTT ITANI EN AZZIONDANT TI FIATI DE e AR TANI PINNA DIR RE ENIT NIE ST Va CNMI TE — 87 — - FANUÈL dalla soglia, con un ultimo sguardo Rubria! - Addio! Scompare dalla porta d’onde entrò Asteria. Asteria udendo quel nome ritorna vicino alla morta. ASTERIA con esirema violenza Rubria? Tu? Quella che il mio truce Iddio Ghermì sull’ara? - Tu? Rispondi! - Tace. Lo spoliarium incomincia ad essere invaso dal fumo. Dimmi Pardor del suo bacio vorace Verso cui tende spasimando il mio! Poi, d’un tratto, con immensa pietà Martire santa | S'inginocchia, estrae dol seno il fiore della via Appia e lo lascia cadere sulla morta dicendo : Pace! Pace! Pace! Si sprofonda una parte della volta. Asteria si salva fuggendo da dove è uscito Fanubl. DEAR er a i Ù detiia Told e ID i DITER) II RIETI EA ia AI PA a I HU LA n PRI ARENA QUARERAA LOGO ATSIRONT NO Id vi NABLAPOTNO DO MUPh il [18] ti : UA NI N i, DA IRRCUn). i N MLM sti ci Mg AV [RRIDIV UR UTA dl Mino, VA patria Ir Uli Nati x MI Mu iva! VIBO TIVI HA | î sit MATICOPO ANASROT TAMARA IMGRNNLI “n I s Tua Ld r ti RS N f Ii DA 10 LR ITRIONT IR A IRIOVRARI Va; | ang ; \ DON NT] D) A ONIRI Ù IUSR (VERSA » Dieta Îl i i aloni RUBA N INIT i fi gue Al < Ù {UTI : D) dati. DA) y LI î ANITA AMARA RA ha] in | glio ti w Mi ii dt Tu hi) anni LIMIULAA Ti Lava NANI GUAI CORVI IOLANTÀ IR00 ba DI i LE "RIA N IRA 4 IA » Hu) 4 RO i MEU xi s/ OAV VR Dal O A Mi TIC I LITRI APIÙ Ù% Ù “INA SANT) HU SEI Le SAR N UE STE } vi DI a IT Ri MA ERCANE Uli a SRI, DISLI . NNT Monni LI) i i Si WATAG LL f Ti î) dI SITI RO Th T ti CR TITO Mo k 1 LU ) È hl MIGRUAIZZO Vi Word: ti "ili Do toi È dl 0A] NI MAgLNIOd; Da PUO ERA LA] TAAZAMIT Mot 4 pl De î MOCCENTUCIV I dle i ate PTT, K He VARI LIRE) ;) 7107 000! LATO: AI ATC (4 #0 viti ; mg: pi PUMP AA
Thursday, May 16, 2024
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment