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Thursday, May 16, 2024

Grice e Nerone

 ao    ss  TN  Bo ZA    SI gia   SE  er ES  7 VIS    \ Rai    COSI Sega pr e da ansa Mi, pe sud o,  e G. RICORDI € C. EDITORI-MILANO 1    ( Printed in Italy )  @ISERI (mpradigeile)    POS \  DI    Li ‘A DG DI 8 li 7  LALA Ss INI  (EL fn ra SI ;  CS    ‘ pi”  x "n ' :   lr” t DS Ù Ì   N ? Ò    FINE Nine  {UMBERTO PIZZI    BULOGNA - Via Zamboni, 1    Proprietà per tutti i paesi.  Deposto a norma di legge e dei trattati internazionali.    Tutti i diritti di esecuzione, rappresentazione,  riproduzione, traduzione e trascrizione sono riservati.    Aiîl rights of execution, representation, reproduction,  translation and transcription are strictly reserved.    (Copyright MCMXXIV, by G. Ricordi & Co.)    (Printed in Italy) (Imprimé en Italie )    (119610)    04036    ARRIGO BOITO    ERON    TRAGEDIA IN QUATTRO ATTI    PREZZO LIRE 5.—  AUMENTO COMPRESO    G. RICORDI & C.  EDITORI  MILANO - ROMA - NAPOLI - PALERMO - LONDRA  LIPSIA - BUENOS AIRES    PARIS - SOC. ANON. DES EÉDITIONS RICORDI  NEW-YORK - G. RICORDI & C., INC.    LE PERSONE DELLA TRAGEDIA    NERONE  SIMON MAGO  FANUÈL  ASTERIA  RUBRIA  TIGELLINO  GOBRIAS  DOSITÈO  PERSIDE  CERINTO    IL TEMPIERE   TERPNOS   PRIMO VIANDANTE  SECONDO VIANDANTE   LO SCHIAVO AMMONITORE    I VARII AGGRUPPAMENTI DEL CORO:    Ambubaje - Fanciulle Gaditane - Acclamatori - Cavalieri Augustani - Liberti - Fautori   di parte frasina - Fautori di parte azzurra - Popolo - Schiavi - Plebe - Senatori -   Una compagnia di Artisti Dionisiaci - Tre decurie di Guardie Germane - Eneatori -   Sacerdoti del Tempio di Simon Mago - Matrone - Classarii - Pretoriani - Cristiani -  Aurighi della fazione verde - Aurighi della fazione azzurra.    PANTOMIMI, DANZATRICI, APPARITORI:    Una puella Gaditana - L’ Arcigallo - Un venditore d’idoli - Un venditore di tavole  votive - Un mercante orientale - Un flamine - L’auriga vincitore - L’ auriga vinto -  Un lanista - Due Mercurii - Due Caronti - Alcuni Etiopi - Viandanti - Lettigarii -  Clienti - Servi - Danzatrici Gaditane - Corrieri Mauritani - I due Consoli - Littori -  Preconi - Due Tribuni della plebe - Legionarii - Galli - Greci - Rheti - Indiani - Armeni -  Egiziani - Fanciulli patrizii - Fanciulli cristiani - Fanciulli Asiatici - Cavalieri - Pha-  iangarii - Matrone - Marinai - Citaredi - Sistrati - Auledi - Ieroduli - Flabelliferi - Tre  Tempieri - Alcuni Decurioni - Alcuni Centurioni - Guardie Germane - Gladiatori - Al-  cuni bestiarii - Istrioni - Sagittarii.    Tai   %  VA  Il  bh  NI    E    fighe: Ri di   ST   Mr Acenta) MAN CI 1a  SOR MN LIERE T #1    " Ri    NERONE    TIRA GGEDRARENCFOUATTPEROSTASITI  PAROLE E MUSICA DI    ARRIGO BOITO    (Proprietà G, RicoRDI & C.)    PRIMA ESECUZIONE  MILANO  TEATRO ALLA SCALA  (ENTE AUTONOMO)    i Maggio 1924    PERSONAGGI  NERONE... ... .... Sig. Aureliano Pertile  SIMON MAGO... 0... » Marcello Journet  E e, » Carlo Galeffi  MORERTA SC del 5 Se RosasRaisa  MERA e, » Luisa Bertana  ME UCINO n e e Sig, Ezio Pinza  BIRBRIAST: i ii, » Giuseppe Nessi  O i a Carlo)Walter  BERSIDE N. 000.0. Sig Mita Vasari  MINT ne, » Maria Doria  BERLEMPIERENS e, i Sig, Emilio Venturini  PRIMO VIANDANTE. . . . » Alfredo Tedeschi  SECONDO VIANDANTE . . » Giuseppe Menni  LO SCHIAVO AMMONITORE . » Aristide Baracchi  MIS SOL INLLÎNI    MAESTRO DIRETTORE E CONCERTATORE  ARTURO TOSCANINI    Maestri sostituti: FERRUCCIO CALUSIO - PIETRO CLAUSETTI - EDUARDO FORNARINI  MARIO FRIGERIO - GUIDO RAGNI - EMILIO ROSSI - VITTORIO RUFFO - ANTONINO VOTTO  Maestro del Coro: VITTORE VENEZIANI - Maestro della Banda: ALESSIO MORRONE  Maestri suggeritori: ARMANDO PETRUCCI e EMILIO DELEIDE  Coreografo : GIOVANNI PRATESI - Prima ballerina: CIA FORNAROLI    Direttore della messa in scena: GIOVACCHINO FORZANO  Direttore dell’allestimento scenico: CARAMBA    Scene, costumi ed attrezzi su bozzetti di LODOVICO POGLIAGHI  Scenografo: EDOARDO MARCHIORO colla collaborazione di ALESSANDRO MAGNONI    Primo Violino di spalla: Giro MNastrucci  Primo dei secondi Violini: Odoardo Peretti - Prima Viola: Guglielmo Koch  Primo Violoncello: Arfozio Valisi - Primo Contrabbasso: Zfalo Caimi  Primo Flauto; Arrigo Tassinari - Ottavino: Alberto Trevisan  Primo Oboe: Gusmano Trapani  Corno Inglese: At/ippo Ghignatti - Primo Clarinetto: Luigi Cancellieri  Clarone: Arturo Capredoni - Primo Fagotto: Mazzini Paltrinieri  Sarrussofono: Giuseppe Regarbagnati - Primo Corno: Michele Allegri  Prima Tromba: Edriondo Botti  Primo Trombone; UVsberto Montanari  Basso Tuba: Saverio Scorza - Prima Arpa: Giuseppina Sormani  Organo e Pianoforte: Antonino Votto - Celesta: Eduardo Fornarini  Xilofono, Sistro e Batteria: Augusto Bergami    Gran Cassa e Piatti: Arancesco Veronesi - Timpani: Luigi Barilli    ispettori del Palcoscenico: Domenico Duma e Enzio Cellini  Vice ispettore: EmziZio Rocchi  Direttori del macchinario: Giovanni e Pericle Ansaldo  Costumi della Sartoria Teatrale Chiappa  Attrezzi della Ditta Aancazi & C. di Sormani Tragella & C.  Gioielleria della Ditta Angelo Corbella  Parrucchieri: Rodolfo Biffi e Rocco Sartorio  Piume e Fiori della Ditta Virginia Ranzini    Istrumenti musicali della Ditta Strumenti Musicali Bottali    La è fa 9.41 TNT Hi  PI n RARI T IR  d wa    È Lal  AVALETCAUIT ATE PAIA  RO (0) i    È un campo situato (per chi va da Roma ad Albano) lungo il lato destro dell'Appia,  alla sesta pietra milliaria. La via segue una linea obliqua fra questo e gli altri  campi che si estendono dall’altro lato.   La notte è nuvolosa. La luna pènetra a stento le dense nubi che la nascondono.  Sull’Appia e sulle sue tombe l’oscurità è appena diradata da un barlume cinereo  che non projetta ombre ; il campo nereggia più cupo.   Sul lato destro della via, dalla parte di Roma, s’innalza un grande sepolcro che si  prolunga nell’erba; gli si allinea d’accanto, progredendo verso Albano, una tomba  recente su cui sta per estinguersi una lampa funeraria. Tra questa tomba e il mil-  liario lo spazio è libero; poi segue una pietra sepolcrale quadrata e, poco discosto  da questa, un vasto tumulo erboso che porta sul suo vertice le vestigia d’un’ara.  Altre tombe si schierano sulla fronte sinistra della via. Molti rottami d’antichi mo-  numenti sono sparsi intorno al grande sepolcro ed ingombrano anche il breve spa-  zio che lo divide dalla tomba recente.   Fra questi ruderi un uomo, nelle tenebre, sta scavando una fossa. È Simon Mago.  Sul margine della via un altro uomo guarda, immobile come in vedetta, nella dire-  zione d’Albano ; egli porta il cappuccio della lacerna sul capo. È Tigellino.   La notte è piena di canti che giungono dalla vasta campagna, dalle lontananze  dell'Appia; frammenti di canzoni portati dal vento, dispersi dal vento.    VOCI LONTANE E SULLA VIA    Canto d’amore  Vola col vento,    a SIMON MAGO Torna col vento...  i?  E lui: Passa un viandante che va verso Roma  TIGELLINO con una bisaccia a spalle ed un bastone.  No. LA GUARDIA DEGLI ACQUEDOTTI  SIMON MAGO lontanissima  Forse lo atterrì quel grido. Terza vigilia...    TIGELLINO    Odilo ancor, là... verso via Latina.    SIMON MAGO  Pur ch’ei non l’oda!    TIGELLINO    È profonda la fossa? |    SIMON MAGO    Profonda.    Ma dalla parte d’Albano s'è udito un  urlo di spavento: Tigellino sbalza sul-    la via e incontra Nerone fuggente,rav-    volto in una toga funebre e che porta  un'urna cineraria fra le braccia..    TIGELLINO  ‘ accorrendo al grido    Mio Signor!...    NERONE  ansando di terrore ed accennando die-  tro di sè:    L'Enanidzlatt.    TIGELLINO  dopo aver osservato    È il tuo delirio.    NERONE    No. La vidi...surse...  Cinta di serpi... squassava una face...  Poi la ingojò la terra.    TIGELLINO    lo sorregge, lo fa sedere sulla pietra  sepolcrale che sta fra il milliario ed il  tumulo.    Qui ti posa.  TIGELLINO  Dove lasciasti il corteggio ?    NERONE  A Boville.    VOCE FERALE NEL LONTANO    Nerone-Oreste ! ll Matricida!    Ancor più nel lontano risuona il canto  di "prima :  Canto d’amore  Vola col vento,  Torna col vento...    Ricominciano le canzoni della notte.  Volano per l’aria le parole d’una stro-  fa amatoria di Petronio :    Dolce ridente Lalage....    Giunge sull’Appia da Roma un’alle-  gra comitiva al lume d’una torcia.  Vanno a passo vivo verso Albano.  Risuona una voce con questo  epigramma : ;  Citarizzando scorda l'Impero...    TIGELLINO  sottovoce, come parlando :    Balza il vento e ne porta le canzoni  Or dai monti, or dall’Urbe.    NERONE  trasalendo ed alzandosi    Ancor quel grido!    TIGELLINO    È la canzon d’un ebbro; porgi.    Fa per prendere l’urna che Nerone  stringe fra le braccia.    NERONE  No.  lo l’urna porterò sino alla méta.    Nerone entra nel campo coll’urna fra   le braccia. Tigellino al suo fianco lo   guiderà fra le tenebre, lentamente.  Giunti alla fossa si arrestano.    NERONE    Simon. Mago dov'è?    Nerone depone l’urna sul suolo, presso  la fossa.    SIMON MAGO  che non s’è mosso dal campo    Qui supplicante  I Mani d’Agrippina.    VOCI LONTANE  ...trasfondeva col bacio il iabro al  [labro...  l’anima errante....  . progenie nova dal ciel...  . ave, anima...    Una voce lugubre si sparge nella not-  te; s'odono queste parole:    Voce dall'Oriente!  Voce dall’Occidente!    seguite dal popolarissimo verso d’una  atellana:    Torna Onesimo dai campi...  e dal grido ferale:  Nerone-Oreste ! Il Matricida!    NERONE  subitamente, atterrito  AN! tu mi salva!  Lava il mio matricidio! Orrenda vita  Vivo, pe’ gioghi di Campania in fuga,  Meco traendo il delirio, le Eumenidi  Flagellatrici e lo spettro materno!    SIMON MAGO    Dagli insepolti corpi emanan larve.  Pronta è l’inferie.    TIGELLINO  Finchè il rito dura,  Vigilerò. i  Poi s’avvicina a Simon Mago e con accento concitato, staccandolo da  Nerone, sommessamente gli dice :  Spingilo a Roma, incìta  L’audacia in lui; s’ei teme siam perduti.  Ritorna sulla via Appia e s’apposta presso la colonna milliaria.    NERONE    prono sulla fossa ed immobile, incomincia come chi proferisce parole  preparate con arte:    Queste ad un lido fatal insepolte ceneri tolsi,  Qui le trassi dove stende Roma sue tombe ;  Sacro sempre fu ridonare agli estinti la patria.    S’inginocchia.    Ecco, mi prostro, m’atterro, m’accuso.   Se dei defunti lo spirto penètri   Nell’alme nostre, il mio contempla, madre,  Interno orror.    quasi senza suono, inorridito e coprendosi il volto colle mani    lo son l’ultimo vivo  Di tua tragica stirpe, in me il Destino  Tutte aduna sue forze e le consuma.  M’invade il Nume antico! È l’opra mia  L’opra del Fato!    ergendosi fieramente    E ben dicea quel grido :  Io sono Oreste!    PSA 0) Ho. d, PRI    SIMON MAGO    E tua Tauride...    NERONE  intuendo con gioja il pensiero di  Simon Mago  ..è Roma!  Passa una famiglia di gladiatori; la  precede il lanista, riconoscibile alla  lunga ferula che impugna; gli sta a  fianco uno schiavo con una lanterna.  TIGELLINO Vanno silenziosi verso Roma.  dall’Appia,    sommessamente ma energico  Zitti! Vien gente. |  sottovoce, ma concitato    Presto.    NERONE  a Simon Mago, con ansia    T'affretta. Si sotterri l’urna.    SIMON MAGO  A te.  Nerone esita ad afferrare l’urna.    Paventi ?    NERONE  No.    SIMON MAGO    Presto.    NERONE  angoscioso  M’ajuta. |    Simon Mago lo ajuta a calar l’ urna  nella fossa.    grescreazbiapiz indenni  DO    SIMON MAGO    NERONE    Più profondo. Più profondo ancora.    Simon Mago comprime l’urna nella  buca; poi, con la vanga la copre di  terra finchè la fossa è ricolma.    NERONE  a Simon Mago    È fatto?    SIMON MAGO  È fatto.    NERONE    Nascondi la vanga.    Simon Mago va a nascondere la vanga  fra i ruderi, poi ritorna, prende dal-  l’acerra alcuni grani d’incenso, li spar-  ge sull’ara thuraria, immerge l’asper-    sorio nell’idria, raccoglie da terra il |    velo nero, lo distende.    SIMON MAGO    copre la testa e il viso di Nerone col  velo, insino al petto.    Ti copra l’atro vel.    NERONE    Ajuta! Ajuta  L’anima mia!    SIMON MAGO    tracciando con l’aspersorio dei segni  arcani nell’aria    Redimo te! Ti prostra.  Amen rispondi.    NERONE    tutto prosteso, toccando con la fronte  la terra, ripete:    Amen.    | Dalla via Latina giungono col vento    gli antichi anapesti d’Ibycos:    | Eros vibra da l’umide ciglia lo stral  che riapre l’antica ferita d’amor...    Passano sull’Appia due giovani vian-   danti; quello che canta poggia il brac-   cio sulle spalle dell’aliro. Vanno ver-  so Roma.    Ancora dalla via Latina s’odono gli  anapesti:    ...ed io fremo siccome l’ardente corsier  che ritorna alle gare del Circo...    |  ì  H  ì  s  dI  |  ì  i  |  i  fl  È    I ANI IOTTZION LE    SIMON MAGO  Ti rialza.  Lo ajuta a sollevare il capo e îl petto, malo mantiene ancora genuflesso.  Spargi i libami.  La luna si fa più torbîda. Simon Mago s’affretta a porgere a Nerone  la tazza libatoria.    NERONE    h I    E sangue?    SIMON MAGO  È sangue; innaffiane la fossa,  E nel versar torci il volto.  NERONE    Ho paura.  La luna s’è rannuvolata. Nerone piglia la tazza, ma esita a versare    il sangue sulla fossa.  SIMON MAGO    Versa. Coraggio !    NERONE    inclina la tazza, gira il capo e, attraverso il velo che lo copre, scorge  dietro di sè, fra il gran sepolcro e la tomba, una figura spettrale sorta  da sotterra, che innalza una face ardente ed ha il collo avviluppato    — da serpi come un’Erinni. A quella vista egli balza în piedi inorridito    e corre a ripararsi dietro il tumulo, gettando un grido:    Orror!    SIMON MAGO  (NANO  Dopo un attimo di sorpresa va a prosternarsi ai piedi dell'apparizione.  TIGELLINO  che ha udito le grida, vede quella sembianza d’Erinni ed esclama:    D’onde uscì ?    UN VIANDANTE  Qual grido ?    | UN ALTRO VIANDANTE  Olà! chi grida?    TIG ELLINO  Via di qua!    IL PRIMO VIANDANTE  Chi è costui ?    IL SECONDO VIANDANTE  Chi è costui?    IL PRIMO VIANDANTE  È Tigellino.    NERONE  come attratto da un fascino verso quella figura ferale che lo guarda:    A sè m'attira......    TIGELLINO    afferra Nerone al braccio sinistro e lo sforza a seguirlo al di là del  tumulo.    Vieni !    Il velo, che copre il capo di Nerone, cade. Appena il volto di Nerone.  si scopre,    L’ ERINNI  drizza il braccio verso di lui e con un grido irruente lo nomina:    Neron !    Nerone fugge con Tigellino dalla parte di Albano. L’Erinni fa un   passo per inseguirlo, ma il corpo di Simon Mago, prosternatole davanti   fra le tombe e î ruderi, le preclude ogni via ed essa rimane come im-   pietrita, col braccio teso, atrocemente pallida e cogli occhi sbarrati  e fissi sul tuinulo da dove è scomparso Nerone.    La campagna è ancora immersa nelle tenebre; solo la face dell’Erinni  sparge un circuito di luce.  SIMON MAGO    sempre genuflesso, a capo chino, osserva celatamente, girando in   basso gli sguardi, se il campo e la via sono rimasti deserti; accerta-   tosene, si rialza, afferra ai braccio quella figura atteggiata a stupore  catalettico e le dice, calmo:    Sei colta.    ARA fo    L’ ERINNI (ASTERIA)  senza scuotersi, con voce incolore, come irasognata    Chi ama la morte  Toccar mi può.    SIMON MAGO    abbandonando il braccio d’Asteria, ma badando sempre ad impedirle  la via  Non sperar ch’io paventi.  L’idre al tuo collo attorte  O son morte o morenti.    ASTERIA    appoggia la face al sepolcro, appressa le mani al suo collare di serpi  e con gesto lento di minaccia risponde:  Sperder potrei la malìa che le assonna  E avventartele.  Simon Mago prende la face e la solleva per rischiarare la persona    d’Asteria. Asteria veste una specie di kalasiris egizia, a tinte fosche;  ha le braccia nude, i capelli nerissimi sparsi in molte trecce sottiti    SIMON MAGO    Donna  Strana ed audace, avernalmente bella,  Tu sembri al raggio di questa facella  Medusa, Ecate, Sfinge,  Fumenide o dimòne.  Chi sei? Chi cerchi? Qual forza ti spinge ?  Perchè insegui Nerone ?    ASTERIA    È il mio Nume e lo adoro! A notte cupa,  Quando negli antri del funereo suolo  Vagolo al pari di piagata lupa  Ululando il mio duolo,  lo lo invoco! Egli è l'Angelo crudel  Che popola di spettri le tenèbre,  Che scuote sulle plebi infami ed ebre  Il sublime flagel.  il mio Nume e lo adoro.  Sotto un vel ora apparve a me davante....  Poi..... sparve là.....    Con un impulso subitaneo si slancia sulle tracce di Nerone, ma    SIMON MAGO  trattenendola a forza, l’arresta di colpo.  Ferma! o il tuo Dio ti sfugge.    ASTERIA  dibattendosi dolorosamente fra le mani di Simon Mago  Vo’ seguirlo.... pietà! L’orror m’attira  Come un amante.... e nell’estasi vivo  De’ violenti sogni.... ebbra di pianto.  E son dell’idre incanto  E il colùbro m’allaccia e il sen mi cinge  E il petto mi rinserra  E stringe.... e lambe....  bduerra.ra  E nell’amplesso della viva spira  Sento ancora quel Dio che mi martira !    SIMON MAGO  Dove ancor lo scontrasti ?    ASTERIA  Sulle rive  D’Anxur, tre notti son.    SIMON MAGO    Ed ei nel viso  [ha&scorta”?    ASTERIA    Oh! come mi guardava fiso !  Ma il suo corsier impaurito il trasse  Lontan, fuggendo, al lume della luna.  Rimane ancora un poco assorta in ciò che descrisse.  Ma tu chi sei che dell’anime lasse  Tenti il facil segreto e il facil pianto ?    SIMON MAGO    Son tal che rialzar può il volo infranto  Del sogno tuo.    ASTERIA  Tu?!  SIMON MAGO  Sì. Nessun mai sappia  Chi sei, nè ciò ch'io dissi.    ASTERIA  Mai.    SIMON MAGO  raccoglie l’acerra.    S’ asconda  Quest’ acerra.    ASTERIA  indica a Simon Mago il posto da dov’essa è apparsa:    Qui.  SIMON MAGO  Dove?    Asteria prende la face e conduce Simon Mago fra le due tombe ove i  rottami nascondono un forame del suolo da cui si discende in una  cripta.    ASTERIA    € Qui, sotterra,   E un antro oscuro d’ avelli cristiani   Che si riapre dietro a quei delùbri.  Dicendo queste ultime parole accenna ad una località oltre il tumulo,  verso Albano. Simon Mago depone l’acerra presso l'apertura della  cripta, poi va a raccogliere l’ara thuraria, il velo nero e l’idria in cui  pone la tazza c l’aspersorio e ritorna là ove discende; lascia cadere   gli oggetti nel forame della cripta, salvo l’acerra e il velo.    SIMON MAGO    Dammi la face.    Asteria porge la face a Simon Mago che sta per discendere nel sot-  terraneo.    SIMON MAGO    Qui sarai domani  Col sol morente.    Scende due gradini e s’arresta.  Ascondi quei colùbri.    Così dicendo porge il velo nero ad Asteria che lo prende e lo bacia  e se ne avvolge il collo e il petto. Simon Mago, coll'acerra e la face,  è sceso nella cripta fino alla cintola. S’arresta ancora una volta per  dire ad Asteria:  Ma pensa al fato che invochi su te.    Bada! il tuo Nume ha carezze omicide.    | ASTERIA    Amor che non uccide  Amor non è!    E s’abbandona sulla tomba che le sta dietro; quivi, giacente, rimane.  Simon Mago scende tre gradini della ‘cripta con la face in pugno e  scompare sotterra.    Incominciano a diffondersi le prime trasparenze dell’alba. Il cielo si  rasserena. La profonda quiete dell’ora s’estende su tutta la campagna  romana.    Una donna in bianca stola, Rubria, viene dalla parte di Roma, s’arre-   sta davanti alla tomba recente, estrae un’ampolla e la vuota nella   lampa funeraria; il lumignolo si ravviva e riarde. La donna s’ingi-   nocchia, inclina il capo sulla tomba, congiunge le mani e, nell’alto  \ silenzio che la circonda, prega così:    RUBRIA    Padre nostro che sei ne’ cieli, sia  Benedetto il tuo nome.   Venga il tuo Regno alla tua gente pia,  Sia fatto il tuo voler in terra, come   Nell’ Empiro immortale.   li nostro pane cotidian ne dona,   Come noi perdoniam tu ne perdona...   Fa ch'io riveda quel che m’abbandona!...  Liberaci dal male.    ASTERIA    che giace sulla stessa tomba dove l’altra ha pregato, con voce fievole  come un sospiro    O soave preghiera!    RUBRIA  si alza, guarda dalla parte d’onde viene il sospiro e dice:    Anima che sospiri, sorgi e spera.    ASTERIA  lentamente sorgendo    O divine parole!    RUBRIA  appressandosi ad Asteria colle mani sporte e offrendole fiori    Spargiam insiem le rose e le viole  Sulla terra dei Santi.    mani ZO SIT    ASTERIA  Il dono pio  Porgi....  E prende, con movenze estatiche da sogno, i fiori e ne cosparge la  tontba, insieme a Rubria, e le zolle d’intorno; ma, giunta all’ultimo  fiore, esita, s’arresta, lotta un istante contro un impulso interno,  poi dice:  No.... no.... stuggir devo gl'incanti  Del tuo pregar. Io cerco un altro Iddio !  E fugge impetuosamente verso Albano. Rubria ritorna davanti alla  tomba a pregare.    Un viandante, Fanuèl, passa sull’Appia, d’accosto a Rubria, la vede,  s’arresta, la guarda assorta nella sua preghiera.    RUBRIA  solleva il capo, volge il viso, lo vede e lo nomina:  ‘ Fanuél!  FANUÈEL    Non t’alzar. Il nostro addio  Sia questa prece che sale al Signore  Fra i bagliori dell’alba.    Rubria ricomincia a pregare con intenso fervore. Fanuèl continua a  guardarla fissamente.    RUBRIA  levando gli occhi pieni di lagrime al cielo  In te sperai!    FANUEL  con voce commossa    Piangi ? Perchè ?  RUBRIA  Ho un peccato nel core.  FANUEL  Lust?  RUBRIA  Fanuèl. Non ti vedrem, più? mai?  FANUÈL  Seguo mia stella verso ignoti porti.  guardandola fiso negli occhi  Confessa il tuo peccato.    RUBRIA    Perdonar mi saprai se tutta dico  La mia colpa?    Mentre Funuèl sta per rispondere, s’avvede che l'apertura del sot-  terraneo si rischiara e che un uomo, con una face in mano, viene  salendo lentamente dalla cripta.    FANUÈL  sottovoce, a Rubria, indicando il posto    Un agguato !  V’è un uom fra i nostri morti.    . Fa qualche passo nel campo per ravvisario.  (E Simon di Sebàste.    RUBRIA  tutta sgomenta e a bassa voce    Il gran Nemico!    FANUÈL  Corri dai nostri, va, narra gli avelli  Spiati. x  RUBRIA  guardandolo con ansia  btu  ‘ FANUEL    Poichè un periglio incombe  lo resto coi fratelli.)    Rubria si vela il viso e s’avvia rapidamente dalla parte di Roma.    La luce, mite ancora e senza raggi, a grado a grado discopre le cose   remote, gli edifici sparsi qua e là nel fondo della campagna, gli archi   del doppio acquedotto dell’aqua tepula e Marcia, qualche fastigio  dei monumenti sepolcrali della via Latina.   Molto lontano, forse dall’ottavo milliario, s’odono squillare, nel puro  | silenzio dell’alba, alcuni appelli di trombe.   Simon Mago, senza accorgersi d’essere osservato, s'è messo in ascolto,   si dirige verso il tumulo, lo sale insino alla cima e guarda attenta-  mente dal lato donde giungono gli squilli.    FANUÈL    che ha seguîto collo sguardo ogni passo di Simon Mago, s’inoltra nel  campo e lo chiama:  Simon.    SIMON MAGO  dal tumulo, volgendosi    Tu! Qui?! Gloria al tuo Dio dall’ alto  Di queste tombe!  Vieni e vedi.  | Fanuèl. esita sorpreso, poi sale anch’ esso sul tumulo ov’ è Simon  Mago. Le trombe continuano a squillare.    SIMON MAGO    S' avanza una gran nube  Di turbe. Echeggian trionfali tube.  È il matricida, ei vien col suo corteo  D' istrioni e d’ Eumenidi all’ assalto  Del mondo reo,  Poi, con un gesto largo che abbraccia tutto l’orizzonte :  Pensa: i Reami, i popoli, le. Glorie,  Le corone, gli scettri, le Vittorie,  Tutti i raggi di Roma e di Nerone  Non son che luci moribonde e torbe  D’ innanzi al sogno mio, d’innanzi a te:  Sui sette colli un Tempio (o Visione !),  Un Tempio eterno che soggioghi l Orbe,  MinESSO l’altare ‘tu, Profeta. e’ Re.  . Tutto l'incenso che 1’ etere assorbe  Vapora, immensa nuvola, al tuo piè!    Guarda quaggiù. Pel sangue che l’inonda  L’arca d’oro di Cesare sprofonda,  Furibonda ruìna e precipizio.   Plebi nefande confuse nel vizio   Plaudono a Roma che canta e che crolla.  Tremano tutti: Cesare, la folla,   Le coorti. Fischiò dagli angiporti   Già il greculo rubel. Cadono i morti   Nel Circo e cadon nel triclinio i vivi   E i Numi in ciel! Ma tu su quei captivi  Del fango e della porpora distendi   Le tue mani, la tua virtù mi vendi;  Due Sovraumani vedrà il mondo allor!  Vendi il miracolo, t’ offro dell’ or.    FANUÈL  scende dal tumulo e terribilmente esclama:    Anàtema .su te! Maledizione!  L’oro tuo piombi teco in perdizione!    saran to” di è ide    SIMON MAGO    L’ira tua scagli invan contro il mio scherno,  Povero nunziator d’ un Regno eterno  Senz’ oro e senza eserciti.    FANUÈL    La condanna orrenda e forte  Or su te confermi il ciel:  colla massima veemenza    lo t'estirpo da Israel!    SIMON MAGO  Fra noi due c’è guerra a morte!    Si sfidano collo sguardo come due fieri nemici prendendo due vie  opposte. Fanuèl ritorna sull’Appia e se ne va verso Roma. Simon  Mago scende dal tumulo e s’allontana dalla parte di Albano.    Nerone e Tigellino ritornano ‘da un sentiero dei campi e s’arrestano  al tumulo. La toga di Nerone, tutta scomposta, lascia vedere una mi-  rabile tunica oloserica tinta di porpora jacintina e sparsa di palme  d’oro. Nerone porta al braccio sinistro un’armilla di pelle di serpe  chiusa da una borchia di gemme. Ha, come Tigellino, un focale di  seta annodato intorno al collo, sul petto una collana d’ambra mista a  molti amuleti: dalla cintola gli pende un largo smeraldo ovale attac-  i cato ad una catenella di perle.    NERONE  Nessun ci segue?    TIGELLINO  osserva il sentiero donde sono venuti.    No. Sosta il corteo  Lungo i campi di Persio.    Nerone guarda paurosamente il sepolcro dove sorgeva Asteria.  TIGELLINO  Ebbene ? Sparve.    NERONE  sempre cogli occhi rivolti al sepolcro, cupamente    S’ergea fra Roma e me!    TIGELLINO  Andiam. Che guardi ?    -— A. Oli ren    NERONE    volge gli sguardi inquieti sul posto dove ha sotterrato l’urna ed  È esclama atterrito:    Si scorge il labbro della fossa!  Tigellino va a calpestare quelle zolle per disperdere le tracce del    seppellimento. Nerone lo ha seguìto. S'odono dalla parte di Roma dei  clamori lontani.    TIGELLINO  prendendo per mano Nerone  Andiamo.    NERONE  staccandosi da Tigellino e con grande agitazione    TIGELLINO  Fuggir? Dove?    NERONE    * Non so.  Dove migra il cantor trova una patria  E sola gloria è 1° Arte!  TIGELLINO    E di che temi?  Crede il Senato al tuo messaggio, crede  Colta Agrippina ordendo la tua morte,  Poi da sè stessa uccisa.  NERONE    Alla menzogna  Fingon dar fede.    TIGELLINO    E lor viltà ti giova.    NERONE    Se rivarco le mura a chi mi volgo?  Al Senato?.... alla plebe?    TIGELLINO    che da qualche istante porge l'orec-   chio alle grida che s’avvicinano, corre   sul tumulo, guarda verso Roma e  risponde :    E luna e l’altro  Per te dall’ Urbe accorrono.    NERONE  atterrito e con sùbita ira    Qual folgore  Sparse a Roma il clamor del mio  [ritorno ?    TIGELLINO  arditamente dal tumulo    lo.  NERONE  con maggior ira e minaccia  Tu, ribaldo? Violenza porti  Sui dubbii miei?  TIGELLINO  Si. Per salvarti. Mira!    Si slega dal collo îl focale di seta rossa  e, mentre l’agita nell’aria, soggiunge :    A questo cenno il corteo s’ incam-   | mina.   Mentre Tigellino sventola ancora îl fo-   cale, s’ode squillare non lontano una   chiamata di bùccine come per un eser-   cito in marcia. Dalla via di Roma i  clamori aumentano.    TIGELLINO  scendendo dal tumulo    Ecco i corrieri Mauritani. Mira!    NERONE    Da ogni parte m’assalgono !    TIGELLINO    T'appressa.    VOCI INDISTINTE  che si appressano da sinistra    Ei s’appressa, esso è là, s'ode il  [clamor,  ALTRE VOCI  Ecco i Numidici corsieri.. Gioja!    Il Popolo irrompe in scena, restando  pur sempre sull’Appia e correndo ver-  so Albano.    ALTRE ANCORA  Ei viene! ei viene! egli è là! egli  [è salvo!  Corri! s'ode il clamor! ei viene! è là!  Tre Precursori Mori, a cavallo, passa-    no di galoppo sull’ Appia, risplendenti .  d’armille e di falère.    Ser IOGE    NERONE    invaso da terrore si rannicchia fra il  gran sepolcro e i ruderi.    Chi mi scorge m’uccide....    TIGELLINO  avvicinandosi a N erone    Ecco le schiere.  con grande concitazione  Se indugi sei perduto...    NERONE  rimanendo nascosto fra le tombe    Ah! dove fuggirò? Chi mi nasconde?    Tigellino abbassa il cappuccio della   lacerna sugli occhi e s’avvicina alla   via, ripartendo la sua vigilanza ora  sul corteo, ora su Nerone.    POPOLO  È salvo! Gioja!    ALTRE VOCI  Corri! Corri! Ei vien!    PRETORIANI  Largo, la via sgombrate !    POPOLO  Avanti, olà!    ALTRI  Corri! là! Corri! là!    Vengono gli Eneatori colle loro squil-  lanti bùccine di bronzo.    AUGUSTANI  Udite! Udite!    Segue un vasto carro tratto da cavalli,  pomposamente ornato, dove stanno ag-  gruppate, gittando fiori e cantando, le  Ambubaje cinte il capo di mitre siria-  che. Le fanciulle Gaditane seguono la  teoria del corteo danzando e gettando  fiori. Portano incensieri, cetre e lire.    AMBUBAJE  Apollo torna.  Nubi di fior volino ai zeffiri, |’ lri  [baleni nell’ etere.  Apollo torna, e con esso  Tutto un esercito in danza.  Il corteo s’arresta fra fluttuazioni cou-  trarie.    POPOLO    Avanti! Avanti, olà!  Apollo torna.  Avanti!    GOBRIAS  Torna Onesimo dai campi.    POPOLO    Largo alle schiere, largo!  Gioja! Gioja!    27 —.    TIGELLINO    L’exaforo s’appressa, ivi ti crede  Il popolo clamante.  Odi le grida, scuotiti.    PRETORIANI  Largo! Largo! Sgombrate !    Si ristabilisce l’ordine di marcia del  corteo.    AMBUBAJE  AI colle! al collel  AI colle!    La marcia nuovamente impedita s’ar-  resta.    POPOLO    Fermi, olà!    ALTRI  Avanti! Avanti!    VOCI DIVERSE  Largo !  Largo al corteo !  Olà! L’amazzone    Greca s'avanza. Largo agli Augu-   [stani !  Giunge l’exaforo. La via sgombrate!  ll corteo si rimette în marcia. Prece-  duto dalle fanciulle Gaditane, passa un  gruppo di Phalangarii. Poriano sulle  spalle un fèrcolo su cui si innalza una    statua di rame, rappresentante una  Amazzone.    TUTTI  Apollo !    GOBRIAS  L’orco già da’ piè mi tira.  Le fila del corteo si spezzano ancora.  PLEBE  Eilwieny®  E giunto là!  Avanti! Gioja!    nia e    NERONE    Mi lascia.    TIGELLINO    L’eneator t'annuncia.    NERONE    Ecco, rinasco  Libero e forte. Andiam!    DOSITÈO    É là! B là! S’appressa!  Fendiam la calca! Ei vien!    GOBRIAS  Fi torna, è salvo il Dio del Circo!    PLEBE ‘  È 1a!  È salvo il Dio dell’Odeo!    Qui si ristabilisce ancora una volta   l’ordine di marcia del corieo. Passa   una turba confusa d’ Armeni, d’Etiodi,   d’Indiani, di Greci, d’Egiziani. Passa-   no alcune schiere di soldati ausiliarii   coi braconi alla barbara e passano dei  Rheti e dei Galli.    GOBRIAS  Roscio risorto ! Novello Turpione!    DOSITÈO  Tu snidi il Nilo, fendi l’Istmo, instauri  La terra e il mar. î    GOBRIAS  Trionfator d’ Armenia!    POPOLO  Trionfator !  Eccelso !  Bello !  Forte !  Silenzio! È sacro il coro.  Passano Ambubaje e Augustani.    AMBUBAJE E AUGUSTANI    Ave, Nerone, voce di Ciel,   Beata Roma che t’ode!   Canta, Apollo,   Canta l’ode d’amor non prima udita  [dal mondo!    TUTTI    Ave, Neron !  Canta lode d’amor!    TIGELLINO    Corri al trionfo!  Affàcciati alla plebe!    NERONE  Ascolta.  TIGELLINO  Or su.  NERONE    fa per avviarsi ardito verso l’Appia,  s’accorge di passare sulle zolle dov'è  sepolta l’urna e indietreggia.    Ah! dove passo!    TIGELLINO    Corri dritto alla mèta.    NERONE    Cantano i versi miei.    Passano tre decurie di Guardie Ger-  maniche.Fra le file dei soldati circola-  no parecchie Ambubaje 0 camminano  appajate ai soldati giojosamente. Frat-  tanto si avanza un carro, tirato a ma-    | no da quattro schiavi, dove sono ac-    catastati degli attrezzi teatrali. Dietro  al carro e d’intorno camminano gli    i Artisti Dionisiaci che indossano le lo-    ro vesti teatrali.    DIONISIACI    L’ebra Mimàllone già diè fiato alla  [Bacchica tromba,    Doma un giogo di fior la lince, le    [Mènadi ardenti    «Evion!» gridano ed «Evion!» Peco  [remota ripete.    TUTH  Evion! Evion! Evion! Evion!    Entra l’exaforo che s’avanza lentamente. I littori che lo precedono,   coi fasci laureati, respingono la folla. L’exaforo è portato da sei schia-   vi Etiopi, una corona di giovinetti Asiatici lo circonda e una torma di  Pretoriani a cavallo lo segue.    AUGUSTANI E DIONISIACI    Ave, Neron, tua lieta stella splende.    TIGELLINO    spinge Nerone verso la folla plaudente, poi corre sull’Appia e coman-  da ai littori:    V’arrestate.    VOCI  Chi è là?    CATE BELEN e) ANTI    GOBRIAS    Apri il velario.    ALCUNE VOCI  Chi è là?    ALTRE VOCI    Apri il velario.    ALTRE ANCORA  È Tigellino.    LO SCHIAVO AMMONITORE  Fortuna a tergo!  NERONE  în tunica di jacinto e d’oro irradiato dai primi raggi del sole  No! Fortuna in fronte !    Un grido di gioja irrompe dalla folla.    TUTTI    Evion! Evion! Ah! Gioja! Gioja!  Almo Sol! Alma Roma! Ave, Nerone !  i giovinetti Asiatici schiudono le cortine della lettiga, mentre d’in-    torno a Nerone piovono fiori e nastri e fronde di palma e ghirlande,  fra le grida e gli squilli del trionfo.    Tutta la scena è irradiata dal sole.    REA REATO VIRA IRIDATA PEIZI TI DIE III DI IAT VET DOTI III IDA LT ANIRI DRE IRR SNNTI RIIATI o BIT ELI MED PRI ITLAI EN EDITE TEA TIRIZETI AI AT MIO DLE MITI INTEL DINT TTI ANTI TAL on:    tre n ct    I AT i PUT e    i 1 dr ale ì } # 4 4  x È Metz 1 A TT) 4 # à Meri LE:  a =» iL i IR ii Si Mie f i rr 1 i ZA  i è I i, Pal p # Ti \ G  / 7 La : PR”  4 Tr 9 PORGILOR i fi È  y "I i È i \ L'A Ma LA Mc ter DAS  4 DI în Las a  sani 1 LA:  ai ea RARA 4 Pi i | ta ’ La È { 9  a } E) i ì » = ERO hd  ‘ LEGIONE i un v  î : i P ; i ue veti al  METIS PORTEREMO ORE GIORIO RO TORO E O  , mV» Pag ì È e PI ba ‘ I bia”, F Papi A vr.  meri Ce 4 A Ù  ui di E ll ; dirà a  È ; veli 4 k RL Fo A Het. #3) IT è VO, DA  i va i | PESSOA VT LA  i Me TI ant i A |  è el b<) - ; a” YA ada  Pi , , î # = . ue. ; i PI 4 bi}    TA ee Dart: AR e  i; i : i POT Si . Ca I Ci i Cva PR Dia “    , e x : I c ci phi ì  ù Ba Pi % i (0 hi 59  ‘9 4 Mr, i MRI né: ME n vt di:  ì Ù PI pad Pa LE Ù I Ti  h ì Cp I AP OI Uri e SR (ia i PRON  È n *A#C ‘ cia NIIA tia UA E 3 À i Mt  Da ° N pio 14' TC + ’ di Dr4 al a; e dti Da f Di mat ;  | SERVO LE AR AM e hg  IAT Pia y ra #74 RI : n) î ( i j INT di  hi ; ; |  È ; sd AAT Pan asa Det TA IR USE Me dea  PI i PO 4 x nà OI TIRO RT ETERO VA OE RTOTATO RO 18-00  i ì POINT i e fi A » 24 é ] LE  i » » î -  i ' U s [ A  e \ i P  È  i 4 pay:  Ù ; , dA me vi us  d abi rn a Lé, EN  q di A NOM Ds er:  PR    el Lia ni Must e    TO SECONDO    LI  Ù ì 1°  Ni x  CAT ì  Vi  Li Ti  : i  , ri ri Ù  Ì ì N )  x  L) Ve,  \ TREIA  ì  4 ì  È Î  t]  F)  %  VIQUOE MI;  a  î  Fi ju  : )  0 i)  1} il  VESTE  PI  } (N  ” ì  ;Î  u) P)  \l  )  i  i bei  È, ?  TARA, *  i Gi  i | i  4 e’ »  "A    Eri aa ei Fa: i  I TORO OOO è DI  A CA ix eu 7g de  te PNRA, D  MENTA: 2. LI    Pe, OA \ RI j at [on ,  ; là Pai ar RE ; sla; LE NUORA Ei  ] a, MAS su PARA    2    1°  ti A   va   RAI AK  Dpr)    Li {VI    SI BRIT ATTI ABELE LE SAC NENTTALI I TIVI GI BPIREA TATA TIA ILE VE IDZ ANIA POI E III IE PERE SOTTO PDT E PATATE ALI LE BI 17 INC MERITA DL VITARA  FIA TIAL IATA MANI ATOIO DE IABISIETMA MIE MRI NIC DOO II VR TAIRIDI EI VETTO ZITTI PODICTI ESTATE PREIS IC IAA  ALSEZIONE CPI VT VALE Gio    )  |  PI i    ESITA TL II RATA, OLA DARNE CARINZIA TAV]  TRISEA NT PRI D arde IERLELIEVI SRI RIITTOTINE AMRITA    TA    ; sea? ° di  VT N},  ì, È  | A “i Ì “n e  db ANI  \ PG K  SI d ra  Ce Beta»  i ia Ì : NA ri f,  \ Ù parta  Ùi    SAVE, "a a L a a  COVE ON TT Y PR = MANI  Sa date  ae ka | p' Ln è  ) % di Pd Ul VA i Tee conse  E) arr un È Mirri, erre Dan  E $$ de alt  Il bat” è  i vas:  i fai  Rea PETE condi d; tI VP Ù  ci SESIZ: Dre rana “ o  repo nes ton oe erirzomee ERA <A Mirra 7  d SARI    CIRIE PI DAPIIA PEN ERI IENA EIBTATE DATRONEI ILVTI SVSTE GITE DELITTI RITI: sviene ETTER SPINTE AREACIRI EL BIEIIVTICA VARI    vi  "  |  È    nica    =    È un tempio sotterraneo; visto nel senso longitudinale appare diviso in due parti.  Un'ampia cortina, tesa fra due pilastri addossati alle spalle d’un arco trasversale,  separa il sacrario, riservato ai sacerdoti ed ai loro misteri, dalla ce//a ove pregano i fedeli.    La cella è affollata da gente d’ogni classe e d’ogni paese: Matrone adorne di ric-  chissime vesti, portanti in capo una preziosa ?24%24/ od altre acconciature sfarzose;  schiavi in rozza tunica, e, fra questi, alcuni colla fronte segnata dallo stigma dei  fuggitivarii; qualche liberto in pomposa lacerna dissimula, sotto dei nèi artificiali,  gli sfregi del volto; eleganti cavalieri ed aurighi d’ogni fazione. Di fianco all’ ingresso  un mercante d’idoli ed un venditore di tavole votive spacciano la loro merce. Un  tempiere sta presso al vassojo delle offerte.    DITE DNTAZI EVA MIR TE DONIZETTI EA TOI IA    ano    D’un tratto la cortina si spalanca e si scopre agli occhi dei fedeli il sacrario. Tutti  coloro che stanno nella cella s'inginocchiano. Simon Mago, in manto e tiara d’argento,  col petto scintillante di gemme, sta sulla gradinata dell’altare e fra le mani, coperte  d’un drappo prezioso, tiene alto levato un calice d’oro. Un raggio fulgidissimo  scende dalla volta del tempio e illumina tutta la persona del Taumaturgo. Due  sacerdoti situati più basso sostengono, sotto il calice, un bacino d’oro. Altri otto  sacerdoti sono scaglionati sugli altri gradini fra le statue policrome, e la loro immo-  bilità è tale che si confondono con queste. Quattro fiabelliferi ergono dietro il Mago  i loro flabelli di piume bianche; due 4ierodulîi reggono, colle braccia alzate al disopra  del capo, due urne d’oro da cui vaporano degli aromati fumanti. Un altro innalza  un vaso di bronzo su cui arde una fiammella turchina, un altro tiene aperto davanti  al petto un dittico dove sono tracciati dei simboli.   Ai piedi della gradinata stanno schierati alcuni giovanetti con delle grandi arpe e  delle cetre e dei sistri. Presso i pilastri dell'arco sono appostati due tempieri, e nel  centro dell’arcata Gobrias. (giovane discepolo di Simon Mago) e Dositèo, vecchio  sacerdote, stanno rivolti verso la folla.   Nella cella i devoti guardano, in atto d’ansiosa aspettazione, il calice raggiante.  D’un tratto un largo fiotto di sangue trabocca spumeggiando dal calice e cade nel  bacino sottoposto. Nello stesso momento sorge dal braciere ardente una densa colonna  di fumo che invade il sacrario e nasconde Simon Mago alla vista dei credenti. La  cortina si chiude; Dositèo e Gobrias sono rimasti al di là della cortina, sul limitare  della cella.    SIINO ZARA    SENTE DITTE AI    SPIRI    TREIA FIIOZIIUSAI DIRPTI SAOIITT RI ERENIITIA    È    ielialieo e en i PARTA  IATA FINTA AADHRED ERO GMAT IMITA TOMICA VENTI LITI ZIZAIE DAL LEDA NI LATERIZI PE TARGA ZE RAISI ALITO ANA A TMNTRS IA A PIVA CELIO DRITTO TETI PIT AA ID LS ae 17 PrO    {EDILI IDRICA IEEE I    SORIA II TIA DITA    terreni:    0 IRR DIGO IE III NILE DD DS TRE T    TTI IRPI    MATRICE NCAA LA! SIATE ITS AA TRLAEE EMILIA    (NEL SACRARIO)    SIMON MAGO    a Gobrias, mentre î fedeli continuano  a cantare il loro salmo.    Odi il fedel gregge mugghiar  L’incomprensibil càbbala al ciel.    GOBRIAS    colla tazza în mano e con piglio ilare  appressandosi a Sîimon Mago    Vedi il festin sacro brillar!   Sul lettisternio profuso è il vin!  Tempra il falernio succo la neve;  Voglio al divin scifo libar.    Corre al desco ove coglie una tazza già  piena e poi ritorna nel gruppo. Dositèo  lo segue e lo imita.    PFA AA ARTCRI PRITAL A, DI IALIA IICIAICI MI TA I ALZO LI I MIINTPE CLIMA ORATORI FU FRI TI ALI ALTI EMPATIA TT R    IRE VAT PITRITTN AAT ZIALE LOSZAE PON TTT PAL RI SEA RA EDI TINTA I IZ IEZE DINI DI IONIO AITIIIIII VCO TATO ORICA TMT RITA TA MATTI:    | (NELLA CELLA)  | I FEDELI   | inginocchiati  |   \Stupor! Portento!    3  | GOBRIAS e DOSITÈO  | È compiuto il Mister.    I FEDELI  ! alzandosi disordinatamente    ‘| Miracolo ! Simon al ciel volò!  | GOBRIAS    i Preci ed offerte.    Iltempiere girafra i fedeli con un piat-  ! to per raccogliere le offerte.    ALCUNI FEDELI  Proùrche, Bythos, Sigeh, Logos,    [ Anthropos,  | Zoè, Noùs, Ecclesia, Eccelsa Og-  | [doade;  | Gobrias entra nel sacrario seguito da  Dositèo.  TUTTI    Noi t’adoriamo.    ALCUNI FEDELI    | Profondo Abisso, imperscrutata    [origine  i Degli Enti primi e immenso mar    [degli Esseri;    | TUTTII    Noi t'adoriamo.    2a reo anti lar    — 36 —    FIORIRE TAN LETI IONI TP INTO MATTI PATO: E DMN AT SCA TETI    i    FIOPETEERA SP RARI ZENO SII IERI LIDIA STASI INDIZI IE ETA TMTIRET RSI    Ma pria dal vergine labro si deve |    un Dio propizio la prima asper-  [gine....  con comica ipocrisia    (Pio sacrifizio che il suolo irrora) |    Inclina leggermente il labro della taz-  za verso terra în atto di burlesca devo. |  zione e sparge qualche   poi ripiglia con Dositèo e Cerinto:    occia di vino, |    |  |  |    !  |    Ma poi ch'è greve il nappo ancora,    L’àugure beve dietro l’altar.  Tracanna tutto il vino d’un fiato.    SIMON MAGO  Zitto !    GOBRIAS    Siam ilari, si. beva!  Ribeve,    DOSITÈO e CERINTO  Zitto |    SIMON MAGO  Zitto !    GOBRIAS    S'esilari l’alma! Si beva!    SIMON MAGO  S'ode ancor l’inno.    cortina.    Gobrias è corso a spiare aitraverso la |    SIMON MAGO  a Gobrias    Che tenti?    GOBRIAS    RATORI MOIS NET ZITTA TEA O    Esploro, |    II ALTI GADGET TILT ELLA IVI su se    ALCUNI FEDELI    Per te preghiam, per te che gemi  [e sanguini   Nell’ombra eterna, agitabonda  [Prunikos !    ALCUNI FEDELI  In te speriam, in te, Divin Paràklito,  Disceso in terra col celeste Pneuma.  TUTTI    In te speriamo.    ALCUNI FEDELI    In te crediam, nel tuo Mister, nel  [calice    Cruento che in tua man fervendo  [imporpora.    TUTTI    In te crediamo.    FAI ISIONA TA LITRI MOTI DI IEEE TI ISLA NI NITTI RIA III ER i LATI ATINTATZ TA DEDICATI VA DIL TRITATI RATES ATI APREA TIVA DCI IPER LIDIA TAL ITOT DATATI ELI ORI DIARI STORIE NETTI rrà    GOBRIAS | Alcuni fedeli, nella cella, appendono   ; degli ex-voto alle ginocchia dell’idolo,   SME FRANE altri depongono delle monete nel piat-   to delle offerte che sarà portato in giro   dal tempiere. Un vecchio col capo co-   perto da un palliolum che gli ripara   anche le spalle, e sorretto dauno schia-  vo, sale sul basamento dell’idolo.    *    Guarda! Essi appendono votive  [tavole.  S’ode un tintinno d’argento e d’oro.    SIMON MAGO    Favole attendono, vendiam lor favole.    GOBRIAS    Presso la statua, sul plinto sacro  Del Nume un vecchio parla.    I  |  |  |  |  I  |    RIZZI METTI TIE IENA ATRIA TITLES NADIA PMT A SNO GILLIAM LISTINI MESIA TI    SIMON MAGO IL TEMPIERE  Che chiede ? | Date le offerte.    rase nes    Miane i    SRD    GOBRIAS    Parla all'orecchio del simulacro.    SIMON MAGO | ALCUNI FEDELI  Oh! quant'è fatua dell’uom la fede! Dell’effigiato Nume il bronzo o l’è-  Paura e speme e il Tempio impera. | [bure    | Per te cammina, profetizza e palpita.    GOBRIAS e CERINTO    Cingiam la chioma coll’eliocriso.    SIMON MAGO    Nostro è chi teme, nostro è chi spera. | DEI  i Tutti al miracolo che li conquide | Noi t'adoriamo!   i. Drizzano i volti, l’animo e il canto. |   Pregate, stolti! Pregate! Intanto  L’àugure ride dietro l’altar.    SIR TRN SEG ME ASI LZ BEL DITE MAS IERER IT MERITI PMI DEI ELIAA    Gobrias beve presso il lettisternio. |    GOBRIAS e DOSITÈO  alternatamente    No, senza riso non posson gli àuguri  Guardarsi in viso.    Gobrias tracanna, poi corre al desco e  s’incorona comicamente brillo con una  ghirlanda di fiori gialli.    CERINTO  a Gobrias    Ah! Ah! AN! Bevi!    |!  |  |  i  SIMON MAGO | ALCUNI FEDELI  No, no, non ber! Pazzo cervel i Noi t’adoriamo!  Pronto a celiar. !  |  |  |  |  |    GOBRIAS  Vo’ ber! Mio dritto quest'è ! Vo’ ber!  interrompendosi    | CERINTO  No, non déi ber!    I SACERDOTI  Zitto laggiù!    Zitto! Lo scempio cessiam!    GOBRIAS    Mio dritto    Quest’ è.  ALCUNI FEDELI  Mo MAGO i Proàrche, Bythos, Sigeh, Logos,  Nel tempio ci ascoltan. I [ Anthropos,    Zoè, Noùs, Ecclesia, eccelsa Og-  [doade :    SIMON MAGO  |    I SACERDOTI  Zitto! |   | Un gruppo di sacerdoti circonda Go- | TUTTI  i brias, tentando strappargli la tazza di   mano; egli colle braccia alteladifende.| Noi t'adoriamo !  Cerinto, Simon Mago e Dositèo non | È  | fanno parte del gruppo che assedia\ Il salmo nella cella è cessato; ritorna  i |   i    Gobrias. la calma anche nel sacrario.    | AUF IESE CARS MSA IMI DS LNLOIAABRI0R SO ER (000 INTO RAZOR RIO IAS PINZA F AVA RAO E    PINI A ITA TINTE TT SSN ZLATE ITA    CRI To ce een eee    Li    e ee ene ai arri)    VIII SALZA    È  PO i    LITTA NI ALTEA SIENA! I) OZZANO INTATTI ZIA AIIEIIZZ IA LEDA TIA EEA ADONE ZIE REALTA TOA N AOL AE eg    SIMON MAGO   a Gobrias   Non cantan più. Tu scaccia quelle genti   Pria che giunga Nerone.   Gobrias corre allegramente verso la cortina che divide la cella.   A Dosîtèo   Spegni le faci. Arda il sulfureo cero.   A Cerinto, indicando il manto e la tiara    Riponi quella spoglia.    GOBRIAS  sul limitare della cella, rivolto alla folla    Ite, credenti, e nel varcar la soglia  Inchinatevi al Genio dell’Impero.  I fedeli si alzano, s’inchinano davanti la statua di Nerone, alcuni van-  no a baciare i piedi dell’idolo, altri abbassano il capo davanti la co-  lonna del serpente di bronzo e tutti escono dalla porta a sinistra.  Intanto Dositèo eseguisce gli ordini di Simon Mago: spegne i lumi,  accende un cero che sparge una luce verdastra e lo colloca ai piedi  della gradinata.    SIMON MAGO  a Dositèo    Dositèo, |  Precedimi nell’antro ond’io riempio  D’oracoli la cella.  Sovra l’altare, iridescente stella,  Scintilli il prisma.  Gobrias, rimasto immobile sul plinto, corre a spiare dalla porta del  fondo.  Ai citaredi ed ai sistrati  E voi dall’ipogeo   Suscitate gli arcani echi del Tempio.    Dositèo e tutti costoro escono dalla porta bassa dell’antrum.    GOBRIAS  accorrendo nel sacrario  Giunge Nerone.    Simon Mago sale l’altare mentre Gobrias vuota un simpulum di vino.  Gobrias ripone il simpulum nel recipiente del vino e sale a salti la  gradinata.    — 40 —    RI INERTI LI III TOI E RIOT DTD E TRIED DTA    LINZ MIE € RATE, SID RITI    SIMON MAGO    Tu qua ti nascondi.    Apre l’uscio segreto e indica a Gobrias il nascondiglio dietro l’altare.    Se il tuon del bronzo romba  Smuovi quel fulcro e tutto si sprofondi  L’altar nella sua tomba.    Gobrias penetra nel nascondiglio. Simon Mago chiude l’uscio segreto  su Gobrias, poi ridiscende ed esce dalla porta dell’antrum. Ritorna  subito dopo tenendo Asteria per mano. La porta laterale della cella si  spalanca e discopre un'ala sontuosa ove si scorgono Nerone, Tigellino,  Terpnos, e dietro d’essi alcuni Pretoriani e una decuria di Guardie  Germane. Nerone e Terpnos entrano nella cella, la cui porta subito si    richiude.  SIMON MAGO  ad Asteria  Su quell’altar tu déi salir.  ASTERIA  Travolta    Son ne’ misteri tuoi, ti seguo e tremo.    SIMON MAGO    Nerone qui t'adorerà. Lo ascolta.    ASTERIA  Oh, sogno mio supremo! Oh, so- NERONE  [gno mio! accompagnato sulla cetra da Terpnos,  i canta:  Un supplicante attende e prega  SIMON MAGO Che il sacro vel per lui si schiuda.    Lo ascolta! Ei già t'implora.    ASTERIA    Ma sull’altar perchè  Tu aderger vuoi queste membra  [mortali ?    SIMON MAGO    salendo la gradinata e conducendo a  forza Asteria riluttante insino all’al-  tare    Non indagar. Sali al tuo sogno! Sali!    ASTERIA  Pietà !    SIMON MAGO    Sali con me! Sali con me!    ASTERIA  Fi m’ha nomata!    SIMON MAGO  sottovoce    Egli la Dea ti crede  Che sulla notte e sui terrori ha  [ regno.  Bada a te! Se ti sfugge solo un  [segno  Di tua mortalità, se scosti il piede  Da quest’ara e dal raggio che t’indìa,  Tutto crolla.    PRAIA II ATEI RTRT NATIA LIE TODI LONTANE TEA III BISTLIO LEI ZZATINA TIMO TITANIO MITI    NERONE    | Placata alfin Ramnusia, in terra,  i Indulga; arrida Asteria in ciel.    | Nerone, con un gesto appena accen-  i nato, congeda Terpnos che esce tosto  ‘dalla porta d’onde è entrato. Nerone  ‘rimane ginocchioni ad aspettare a ca-    po chino, toccando amuleti appesi al  petto e applicandoli alla fronte.    ASTERIA    Mi danni alla tortura !    SIMON MAGO    dopo aver cercato con un gesto di far tacere Asteria, le chiude colla  palma la bocca.    Nell’antro ov’ io m’ascondo   Tutto vedrò ed udrò. Tu, schiava mia,  Ravviva in lui la speme o la paura   E tuo schiavo sarà chi ha schiavo il mondo.    Simon Mago scende. Asteria è rimasta sull’altare, soggiogata dalle  parole di Simon Mago, appoggiata all’ara, immobile.    |  |  !  |  I  }  |  î    ge    frenate rs  È    DIPANA N DIZIA IE INIT ATA R TIRI I SILE NI LIDI MEDE RATE PERITI NETTI SITAFINIDI DI UTO RATIO ATER II TO LIMO TNTIZI ATER IRITRN IR DI LITI DIRI LATITANTE TL 2    Simon Mago schiude un poco la cortina e passa nella cella. Non ri-  mane altra luce che quella del cero e del braciere ardente; anche la  fiamma dell’ara è spenta.    SIMON MAGO  a Nerone, dopo socchiusa la cortina    T'è concesso varcar l’occulta soglia.    Nerone s’incammina, arriva sino al limite del sacrario e fa per entra-  re, ma Simon Mago lo arresta.    SIMON MAGO  affrettatamente    Erri. Col destro pie’    Nerone s’arresta sgomento e corregge il passo, ma non varca ancora  la soglia.    T'inchina.  Nerone s’inchina.    Passa.  Nerone varca la soglia.    SIMON MAGO    Gli sguardi abbassa.  Il tetro ammanto spoglia.    Nerone, a capo chino, eseguisce tutti i comandi di Simon Mago.  Simon Mago lo conduce, tenendolo per mano, davanti allo specchio  magîco. La fioca luce del sacrario non arriva a illuminare Asteria.    SIMON MAGO    Ecco il magico specchio in cui rifrange  Sua luce astrale l’infinito Abisso.   Solo uno sguardo intensamente fisso  Giunge a discerner la spirtal falange.  Qui la vedrai, se tieni gli occhi intenti,  In quel baglior di porpora e d’elettro.    Poscia, indicando lo scudo appeso accanto allo specchio e la mazza  di ferro, soggiunge:    E se uno spettro appar che ti spaventi,  Batti quel bronzo e sparirà lo spettro.    Abbandona Nerone, solo, davanti allo specchio magico ed esce dalla  porta dell’antrum.    ZEN    }  Un raggio iridescente scende dalla volta del Tempio e illumina Aste-  ria la cui immagine si riflette nello specchio. A    NERONE  Ah! sparisci!  Atterrito impugna il maglio di ferro e sta già per colpire lo scudo,  ma subito s’arresta.  No.... No. Sei del miraglio  L’illusion. i  Avvicina lo smeraldo all'occhio.  Ma ben ti raffiguro.  Strano mister. Par specchiato sembiante. |  S’avvicina, con intensa curiosità, allo specchio e lo tocca; abbandona  i lo smeraldo.  Ah! qual pallor sul suo volto.... e sul mio!  Vediam.  Si volge e vede Asteria sull’altare.  Ahimè !.... |  Inorridito fugge verso l'angolo opposto a quello dello specchio e si  copre gli occhi colle mani.  Non m’accecar!  Porta la mano destra alle labbra in segno d’adorazione e, senza osare  d’alzare gli sguardi, si avvicina ai piedi della scalea e bacia il primo  gradino.  Tremenda  Protettrice dei morti! Un giorno in Tauri  Tu promettesti pace a un matricida.  La stessa grazia imploro; |  inginocchiato su d’un ginocchio solo  al par d’Oreste  Io non senza cagion la madre uccisi.  Dal suo spettro mi salva !  Ripiomba col volto sulla gradinata dell’altare.    ASTERIA  sempre immota, fissandolo, con un accento languido di sogno    Sorgi e spera.    NERONE  sollevando la testa e gli occhi a poco a poco insino ad Asteria    Oh! come viene a errar presso il mio core  La voce tua! Al par d’un bronzo echèo  Risponde il core.  Sorge lentamente e, guardando Asteria, si toglie dal collo il monile  di smeraldi; mentr'egli compie quest’atto, Asteria con eguale lentezza:  e cogli occhi fissi su Nerone si toglie dal collo le serpi avvolte e le  lascia cadere nella cista mystica che le sta d’accanto.    PON ET NETTA MOVE IPO A REI RL! REATI PILATO E BILI VITTI RO ESITA EZIA NITTI TTI DAD e IN I TANARRE    DETTATI ATTI AES INIT ALII STI DIRITTI TIA PALI AIRIS PIL REA ISIS I TIRA IN DIETE USE NTI DET MA NTATZI MASO METZ LETTA EI MNT REIT PATRIA    NERONE    Tu dal sen disnodi  La vivente lorica, io surgo e getto  L’offerta ai piedi tuoi.    Getta la collana di smeraldi sul tripode dell’altare, alla portato deîla  iano d’Asteria. Poi, seguendo con lo sguardo le movenze d’Asteria.  prosegue:    Ecco; la Dea si china.  Coglie il monil e il sen s'’ingemma. Bella  Fra i lividi smeraldi ! !   Scendi ! Scendi!  Sul sognator de’ prodigiosi imeni !  Come sciolta dal ciel cade una stella  Scendi vèér me, Selène! Ecate! Asteria |!  Vago Eòne lunar! Magica Iddia  Dai mille nomi, scendi! Ognun di quelli  Sarà un nome d’amor !   Ma immota resti,   Dea degli alti silenzi, al par dell’astro  D’onde tu migri nell’ore incantate.  No... nel tuo cor... sangue umano non pulsa  Ma il freddo icore de’ Celesti. Guarda !  lo... rapito dal senso, amor spirante,  T'imploro....    S'è gettato sui gradini dell’altare sempre cogli occhi fissi in Asteria  e colle braccia tese verso di lei. Essa rimane immobile presso all’ara,  colla testa arrovesciata; come irrigidita dall’estasi.    Oh! duolo! Una Immortal tu sei !  Donna ti voglio e anelante nei fremiti  Fieri del bacio! Ah! ch’io. non maledica  La tua Divinità! Già il sacrilegio  Portai su Vesta, allor che a forza avvinsi  Rubria, vergine sacra, a pie’ dell’ara.....    Asteria si lascia sfuggire un breve grido. Nerone s'è rialzato €  prosegue:    Ma delitto più nuovo e assai più forte  Consumerò !    Si slancia, salendo tre 0 quattro gradini, per afferrare Asteria. Scoppia  un fragore spaventoso come di bronzo terribilmente percosso e s'ode  dalla bocca spalancata del mostro che sorge dalla pareie dell’antru,    FISICI:    LA VOCE DELL’ORACOLO  Nerone-Oreste !    NERONE  Asteria !    È   Nello stesso tempo s'è spento il raggio che illuminava Asteria. Il sa;  crario ripiomba nell'oscurità.  Nerone ricade come fulminato sulla gradinata. Asteria, lentament$  scende qualche gradino, s’avvicina a Nerone, chinandosi a poco a  poco, gli si rannicchia d’accosto, mezzo prostrata, mezzo seduta; î  due corpi si toccano. I loro volti riverberano, fra le tenebre, la livida  luce del cero e il riflesso della bragia.    ASTERIA | NERONE. — i  come sognando | lentamente fra le parole di Asteria    i Passa una bieca ora di febbre... un    Cieca la salma nell’orror ripiomba... | [sogno...  6) ? 19  L’alma sull'alta vetta erra Tek Lo) | Sento..nell’aura cieca..in fondo  i i SI [all’ebbre  a le larve SA non | Parvenze il lento incubo nero.  orbe....m’invade il ciel... | [Oscilla    : Al par delle spiranti anime il cero.  i Lungo l’altar bagliori erranti volano..    LA VOCE DELL’ORACOLO  Nerone, fuggi !    NERONE    Mugola un tetro suono entro il sacrario.  L’aura s'annugola ed ulula il tuono.   Ma tu il nefario orror distruggi, Asteria ;  Fida guardia tu se’.    LA VOCE DELL’ORACOLO  Nerone, fuggi !    NERONE  senza sgomento, ad Asteria, con lentezza estatica  L’oracol grida invan su me, non temo.  sorridendo sicuro    Vedi, riverso giacio agonizzando   Sotto i tuoi piedi... Ah! dammi il bacio... il bacio  Blando... lento... che muor col sogno e bea  L’alma... e dissonna il senso...‘ Oh! Amore...    BEI BRASIOA ZI FILI RINO RITA DIANE AZIO VOLI TRI TRE TITTI DUI RARI PARTI IM I RATEALE    DORIA TORI TSEI SC ATRCIOZIA IT FATICA EACIAITIOC ANIA IGO INCI MELI TN VLAN TTT VIALI AI TEGIOIGI DI UTI AAICLIIICT I NETTO TI DIS TRTT VSLTAE TATTO ETICI CINZIA TN TITTI LATINO ENI    ASTERIA  Oh! Amor!  Si baciano.    LA VOCE DELL’ ORACOLO  sempre più tuonante    TIP EISUTENTO iP    PR ESSERE    Fuggi, Neron!  NERONE  balzando in piedi, ad Asteria, terribilmente    Sciagura a te! Sei Donna!!  Asteria sviene sui gradini dell’altare.    POF DI DITTA    LA VOCE DELL’ ORACOLO    ENTETANZA ASIA TATA    Fuggi, Neron!  Nerone, in agguato, guarda attentamente dalla parte dell’antrum    \    ONORI ITA Prcietruee    NERONE  sottovoce, origliando    Spiato son, là.    LA VOCE DELL’ ORACOLO    Fuggi,  Neron!    NERONE  scendendo dalla gradinata, rivolto verso l’antrum    Ruggi, Simon |!  . Afferra il cero e corre a cacciarlo violentemente, dalla parte della  fiamma, nella bocca dell’Oracolo.  DOSITEO  Aìta!    i:    NERONE  ridendo    È colto!    Dietro la parete, attraverso una grande lastra di fengite, che si con-  fondeva cogli altri marmi, traspare un grande chiarore.    PIMOPI LAICO YIIEV A NSTIE IE DIA ATEI NATZIONE II LPPMLIVI LITIO III TP TITO TI OLA ERETTA SOZITINZAP RN SIDENTE STIPI. \SVISTIA TESA ZIE DATO PEDARA GRIP RARE GRATTTRT EP TETI TOA ATTI TI MALR SFENLI RIVILTDEL    NERONE    Traspar la vampa! Il chiostro insidioso  Crolli!    Impugna la mazza di ferro e con un colpo violento spezza la lastra  di fengite che cade in frantumi. Attraverso lo squarcio della parete si    scorge Dositèo, svenuto sul pavimento dell’antrum, colla barba e le / i    vesti în fiamme.  Ah! An! An! È Dositèo che arde!    Accorrono sacerdoti a spegnere le fiamme sul corpo di Dositèo e con  grande agitazione lo trasportano in parte non vista del sacrario, a  destra.    NERONE  corre mella cella, ne spalanca la porta centrale, chiamando :    Pretoriani!    Entrano tosto Tigellino, i Pretoriani, la decuria della Guardia Ger-  mana, Terpnos e i servi colle faci.    NERONE  strappando le cortine del sacrario e gridando, invaso da un gajo furore;  Accorrete! Ecco! Mirate!  Squarcia il velo del sacrario.  Squarciato è il vel del Tempio! Ah! AN! si rida!  Non vi sfugga Simon, ei là s’asconde.    Indica l’antrum. Tutti vi si precipitano, chi dall’uscio e chì dallo   squarcio del muro. Terpnos ha deposta una face accanto allo specchio.   Nerone resta solo nel sacrario e colla mazza che gli è rimasta in mano   continua allegramente l’opera di distruzione. Si scaglia per primo  contro l’idolo-automa.    NERONE   Guerra agli Dei!   S'allegra il gioco!   Vediam che n’esce!   Vediam, vediam!  E con un colpo di maglio io decapita e lo atterra. L’idolo cadendo  agita le braccia dinoccolate, si rompe e n’escono i congegni interni.   Nodi, rotelle! Macchine da scena!    Intanto Gobrias è uscito dal suo nascondiglio e, mezzo assonnato e   barcollante, contempla con grande stupefazione, dall’alto della gra-   dinata d’ond’è sbucato, la ruina del sacrario, mentre Nerone atterra  un’altra statua.    GOBRIAS  Eh! son briachi.... (incespica) i Numi!    NERONE  D’onde sbuca costui?    d    ; sa wcmerra sana ce iran» — rst Le o  RPBNISIBBIOERAT PODERE GA INVSSIO ERESSE I VELI SC LIE SEIERISPOBERI ODIO IOPPI ARR CIRONDAPO) RENI I MARI CES ESSO RE RIESI _____n fl  s /    SIIT TTI ILI IIE O MTERI VITE TL    FI    rare FIA DERE MA    RE BIDET SR: SAT    £    /    RICE TIT I RR ZI LIME TOA IA At ARTI ee |    TIRA ZIO ICRTEE IO GIÙ TAIL LARIO TI    GOBRIAS  Da quest’altare,   Come il sorcio ridicolo del monte.  NERONE   Ebbrioso compar, tu assai mi piaci;   T'ascrivo al mio Teatro.   Gobrias s’inchina e scende incespicando.  . GRIDA DALL’ANTRUM    AI fiume! Al fiume!    Rientrano tumultuosamente Tigellino, i Pretoriani, Terpnos, le Guar-  die Germane col loro Decurione, conducendo Simon Mago colle brac-    cia legate.    NERONE  | a Simon Mago, deridendolo  O Gran Verbo di Dio!  al Decurione  Libero ei sia;  Costor dai ceppi han gloria.  a Simon Mago  O Paracleto!  Già udii narrar di te che t'ergi a volo  Nell’aria. (ride) Ebben, ah! ah! tu volerai  Nel Circo il dì delle Lucarie.    SIMON MAGO  sciolto dai ceppi    SÌ.    | Purchè il sangue Cristian scorra in quel giorno.    NERONE    Tutto, purchè tu voli.  al Decurione, indicando Asteria che s’è riavuta:  Decurione !  Questa, degli angui amor, falsarda Erinni,  Incubo dei sepolcri, a morte! A morte    Nel vivario dei serpi!    Il Decurione e due Guardie afferrano Asteria.    ASTERIA  dibattendosi angosciosamente    Invan mi danni !  E mentre la trascinano fuori dal Tempio ripete con accento disperato :    Non morirò. Ma deh! per grazia, uccidimi!  lo non son che una povera errabonda   Sposa di serpi; alla mia razza il tosco   Non è letal, mi cerca un’altra morte.  Liberati da me, perchè, se vivo,   Ti seguirò così, sempre, rapita   Dal volo del tuo turbine, travolta   Dal gurge tuo, perchè il mio Dio tu sei,  Perchè t’adoro !    NERONE    Vedremo! Al vivario !    Asteria è trascinata dai Pretoriani e dalle Guardie Germane fuori dal  Tempio. Il coro la insegue minaccioso.    CORO    AI vivario! al vivario! a morte! a morte!    NERONE  piglia la cetra dalle mani di Terpnos, sale sull’altare ed esclama:    Or che 1 Numi son vinti, a me la cetra,  A me laltar!    Gobrias prende dalla mensa una corona d’alloro e gliela porge. Ne-  rone s’incorona. Gobrias, Tigellino, Terpnos, i Pretoriani si schierano  davanti all’altare.    lo canto.  S'atteggia come l Apollo Musagete e incomincia a preludiare.    — 50 —    PEA RA TTT ALT ERRO FIGATA PIENA ZITTI ANTISTANTE VIN SENI TII TTD AA ANTO ARAZZI CITATO AAT TDI LV ATTIENE PILA RENT TIVI TO STANCA CENACOLO AMT ZITTI TRAVE    Le DATE IE SITA RT iL LOZINI LATDLET    AITITIIRE AIN A DI E    RARE, e A REC TTD    ina    2 TINTI RIE SOSIO    SR    API RL PI    STRA ET LIS MIETTA TRAZIONE I    a  " È    n  i |  ;    Ta) Neri  SIGEAN    bi pine È  "O    PRA VA bd    Risp    sr    O pr) NAME "i Lia "IO, o,    = dI  i Ù i si  x *A/K ft  | NUIT MToMe n  L x } a SAL) Ù hi î I, fi  A i ru iù DIVI  { il DA ti,  ' & à  LI 4 p À  h Ò NZ ( NUCS  br AT,  i ing AL AA RIMINI,  ' si  x po da % 9 n DEGLI)  Ù SIIRITIEONE UA; ori pi  i { RISOTTO Do NAVI i  | MUNSTER E TTAGC La VITRO  A hi si E NALI p Ni; VETRI Nu È i MED? Mi toa)  Pa F ‘ À \ RA . Ù a n  = lo } V n a Pag 14 Ti vr : hi  \ ci n i LO Ù i È tI | l  K Y Î Li Li ; î 3 E Lù - vida Wa) quivi Mx  3) A LA Y -  Ù E À Li Lis ni o 19 M bi "i Di) x Vo oa DA VU  : ì i RT TIRO RT TA nn, ARI V  & Li % È n ir” , i aa Ir ay ) %  } ‘ i da fa o “i Ni hi l'aa th la    \ LA | griji £ LC  } : î PA, PrO Pa  RO UO; AI i CA LT  t P Wii: î x î N  FCI : [CNIT  : * 4 71 Fogar É f|  o 1 È nt INCA x i FIRE RSO, L'ARIA Coe i  4 :) = L.A al È i db: (x ad IR  \ 4 = 3 i LINATE, ?  i Ul 4 Un Pip USD -  at 53 pi  bi CoA Mure È  si LA Beba  A di CUR De) 4  i | À 41 J LI  È Ù LA) }  y LI F bei ti  È f x )  } | INA spit  Ù LA ti ì ai Vide) LA) PRATO  A ) . dj x È  a  L) » 4 LI ® fi co  fi \ 1800 / Dt  4 ì ì Hei) È  i ' é VITO, pil A  AI di RATE 1,  - x LI ki 4 o  n 4 #0 po €  . i i i  i LE 00 } n  ‘ 5 “i x  iu %  x j ie è  pi A È * î  à 3 X ì  | 4  bo  ) ©  ì od \  ' hi L) N P  1a Il 1) A  . \ n ;  L: ai } U Ì 5 } I?  ) 5 i <#° [|  3 PRani bf MaI  R i a Sy ) Le 6  - iv 3 DES, idoli bi  ” il  È bi, i Ù  PA 1) 1 "ri pa  o a. Li l Ù  P] > " n 5  (i i  } i t  n  ni  AR hi | /  o x \  Ù ML)  T #  È BO sh Ì di  sil "VOR ;  N "a | \ A è  4 PUN Y di  +" n 7  " ? 3a  î n à fi "RADO agito  La i è n )  ; > x i LI 4  4 alt d {  RITA YO o LAI GAIA pia  vi re |\ RALE, ù 9  ) Ì i, pl  P, LI LAP  x t pr  A Si ) DIM hi  e » (daga î  + A È i i Miu  { WI Y î  , 3 2 ‘ È Ù mi A PI vi  I i ®  do Lei È A è MO * " Ne gii Tute  ; VA Lì Ù 1) Di Ù)  ESESA  4 4 IRTONINNIOA i i  : È VA ni  \ È. t1 x  De \ dI Mi x “ va  a Ù at),  ti hi Fi L) 1) è TA LI È i RE ì hi PIT, N  si $ Ti PI pà ti É ne: AO PT  î ' DIFF AMeTT,) i \ snn ; Mg”  i l 3 A di i) AI) Fo ni PRA E, |  i Si Hb RUTTO Sarai ey ronernt pala nre, rat ai rt: pi 1g  SI ' LA y , - té Pi Ca  SILA ) o na i RA: ALI i 44 Ò  (4 LAN ( IRSA PIL] GRITTI  i i i ig Hut [eLt 1%  f U PARA | y i I  i A, » =    vec saio    cen |    “    L’orto dove s’adunano i Cristiani, nel suburbio di Roma, è illuminato dagli ultimi  riflessi del tramonto. A sinistra v'è un casolare con un vasto pergolato sostenuto  da quattro colonne. A destra v’è una fonte rustica sul cui margine di pietra è  deposta una ciotola e un’idria. Poco discosto v’è un sedile di rozzo legno. Dietro  alla fonte, e d’intorno, le zolle fiorite formano una leggera prominenza. Nel fondo  s'estende un uliveto. Sotto la pergola vi sono due tavole; una di queste ha la  forma d’un sigma lunare e porta i resti d’una cena frugale, l’altra è di quelle che  servono ai coronari per intessere ghirlande ed è piena di fiori e di fronde. Intorno I  a questa tavola stanno sedute parecchie donne ed alcuni fanciulli. Dall'altro lato  alcuni Cristiani circondano Fanuèl il quale è appoggiato al margine del fonte.  Un’aura di soave pace è diffusa su questa umile gente e sull’ orto. Un’immensa  attesa riempie le anime.    FANUÈL  în atto di chi continua una narrazione    udir pronte    E vedendo le turbe ad   Salì sul monte,   Le benedisse   E disse:   — Beati i mansueti,   Perchè saranno della terra i Re.    LE DONNE CRISTIANE  ripetono sommessamente:    Beati i mansueti.    FANUÈL    Beati quei che piangono, perchè  Saranno lieti.  | LE DONNE    Beati quei che piangono.    FANUÈL    Beati quei che vivono in desìo,  Perchè li udrà il Signore.    GLI UOMINI  Beati |    FANUÈL    Beati quelli che hanno puro il cuore,  Perchè vedran la gloria del Signore.    PWOASCI  Beati !    FANUÈEL    E beati, fra Vanime fedeli,   Tutti gli afflitti, 1 poveri, gli oppressi,  Perchè per essi   È il Reame de’ Cieli.    TUTE  Beati!    Rubriîa esce dal casolare con una lampa in mano; è seguita da Perside  e da fanciulle che portano in grembo dei fiori sciolti e lì depongono  sulla tavola insieme agli altri. Tutte le donne si radunano intorno ai  fiori. Alcuni uomini vanno accanto alle donne, altri entrano nel caso-  lare, altri si disperdono nell'orto. Fanuèl, appoggiato ad una colonna  della vite, guarda Rubria. Incominciano a spargersi le prime ombre    . della notte.    RUBRIA    Vigiliamo. È la sera. Arde la face.  D’intorno ad essa ci aduniamo in pace.  Viene il Signore ma nessun sa quando;  Beati quei che troverà vegliando.    Si mette fra le donne ed i fanciulli ad intrecciare ghirlande ed a can-    tare con essi una canzone.    RUBRIA, PERSIDE, LE DONNE    alternatamente    — A me i ligustri,  A te l’allor.  — Tuffiam le industri  Mani nei fior.  — A me il ciclame  E l’asfodel,  — L'’aulente stame  E il tenue stel.  — Avrem corimbi  D’edera inserti,  — Corone e nimbi,  Ghirlande e serti.  — A me il viburno  E l’amaranto.  — Rigira il canto  Mutando turno.  — Sua gioja espanda  La cantilena  Viva e serena  Come ghirlanda.  — OR! date a piene  Mani le rose |!  — Vigili spose,  Lo sposo viene.  — Spogliate i clivi,  Le valli e gli orti!  — Fiori sui vivi !  Fiori sui morti |  — Fiori silvani  Gialli e vermigli !  — OR! date gigli  A piene mani!  — Casto segreto  D’amor ci leghi.  — Canti chi è lieto,  Chi è triste preghi  — Lieto è chi muore  Nel Dio verace.  — Amore!  CISA Fede !  — Amore! Amore! i  — Speranza! i    |  i  i  .  |  i  i    ci pritaza erica nr    srendiina VIRNA STELLARI IRINA AZ IALIA TIZIA TRE  LIV NE PISA POR TINI ESTATI NOIA  negro — ETRE LIETI) POS FRITTI ETTI LETT IIS CLI IE AMET Li  VITI en = PN LATITTE FRS, IAC IONI CREA PIATTO TODARO LAZ)  IT AETE TA ADEN IMEBIIREI LIE Ra STAI TANTI NLITTE PORA ONT    Te ppie LL    SIIT FIIEAIOI MIEI OASI METZIZIO EIA DNASIORISI E STIRIA TIZIO EE DO DIE I ITA MISSILI RITA PICCHI TE LISI IIZ SISSI RIENZO IAT IIIZORTTII DIE RIE PL    ASTERIA    ]  !  }  | fievole, dal fondo  Pace.    ALCUNI CRISTIANI  sommessamente    cTsrEATI e en    Risponde il ciel !    (IbEEINDI  chinandosi e giungendo le mani    Adoriamo !    Fra gli alberi dell’uliveto si scorge una figura nera che s’avvicina  lentamente. È Asteria.    ALCUNE DONNE  Un fantasima !    E fuggono tutti, tranne Fanuèl e Rubria.    Asteria s’avanza come persona esausta e dolorosa. Giunta sul limite   dell’uliveto s’appoggia al tronco d’un albero, guardando il casolare.   Le sue vesti sono lacere, non porta più le serbi intorno al collo; mor-  mora, gemendo, parole interrotte.    ASTERIA    Di pace.... una dolente.... a lor favella....  Crudeli.... ed essi fuggono.    RUBRIA    ode i fievoli lamenti, accorre ad Asteria, la sorregge pietosamente e  la conduce a sedere presso la fonte dicendo:    Sorella,  Che hai? tu gemil.... Dimmi la tua pena.  Oh! come tremi!  ASTERIA    vede il volto di Rubria rischiarato dalla lampa.    Dolce Nazzarena!  SÌ.... tu se’ quella che il mio duol lenivi  Sull’Appia, orando, un dì, nella quiete  Dell’alba....T'ho cercata tanto!....Ho sete....    Rubria fa cenno a Fanubl, il quale s’affretta a riempire la ciotola col-  l’acqua del fonte e gliela porge.    A ORTO Co ee vee te en e ee e ea    — 56 —    ASTERIA  sorridendo a Rubria ed estraendo un fiore dal seno    Quest'è un tuo fiore.    RUBRIA    Bevi.    Avvicina la tazza alle labbra dell’assetata. Asteria beve avidamente.    Arsa languivi.    Mentre Asteria alza le mani per sorreggere la tazza, si vedono le sue  braccia ferite e sanguinanti.    Tu spargi sangue !!  ASTERIA  dopo un lungo sorso, senza por mente all’osservazione di Rubria  Oh, il fresco umor dei rivi!    sorridendo languidamente a Rubria e poi a Fanuèl;  a Rubria:    Ma tu non seai....   Vengo da dove non s’esce mai vivi...  Per salvarti. Per te mi svincolai  Dall’amplesso dell’idre....    mostrando le cicatrici    Ecco i lor baci.  Rubria fa per bendare la ferita di Asteria.  Non m’ajutar.    con parola sempre più concitata e ravvivandosi rapidamente    Questi attimi fugaci  Serba per te, te stessa ajuta, fuggi !    alzandosi    Fuggite tutti! sulla vostra traccia  Vien Simon Mago.    RUBRIA'    Spavento |!    cari ARR SA SMR a ZII PETIZIONI ATI ETENT ATTI MALIGNA VAIO NT IISIRTARI PIGRI FICA EI TIGRI MM TOTI TITANI MILANI ABITI TA ITA! III TA LA PVASVDAT: OSCENI sN TT DA TTT TL    LT e rene    toe    O EIA  .    x a serest PR LATTA x nti creni  SIOE ZIONI DANTE RITA AZ TI DI TATTICA OZ TTEELATIAA CEI ITA IZ RISO PIATTA IRAN NETTE AITINA IDATA EVO TOCI IL AE RR TANINTIZAZ CPTATZI CIOTTI IZZO TIZIA INIZIATI SEP AIA  I  Ù  s  |    | ASTERIA i I    I var tenanionIE    Distruggi  Ogni altra speme che non sia la fuga.  Tremendo egli è ! Bene udii la minaccia:  Ei vuol sangue Cristiano.    RUBRIA  a Fanubl, atterrita  Il tuo!  Asteria si è già allontanata dalla parte dell’uliveto.    RUBRIA  ad Asteria    T'arresta !    ASTERIA  con subita veemenza e come spinta da un impeto invincibile    Il riacceso mio dimon mi fuga !    Scompare tra gli alberi del fondo.    RUBRIA    s’avvicina a Fanuèl che è rimasto presso al fonte e la guarda, immo-  bile; dopo un momento d’ansioso silenzio :    4  t  ;  |  |  |  ) Î  Fanuèl!.... Fanuèl!... Parla.... ti desta. ”  Salvati, per pietà! Tu indugi ancora? |  Vien! Fuggiam ! Fenda il mar l’agile prora |  E dia le vele al vento! L’infinita  Via del vol s'apre a noi, corri alla vita! |  Vieni! mi suscita un Dio quest’alato    FANUÈL  fissandola, immoto    Confessa il tuo peccato.  dopo un silenzio    Non parli più? L’alato impeto muore  AI solo rammentarne ?  Un dì m°hai detto: Ho un peccato nel cuore.    SIRIO IEZZO IRIS IIRAIAIII REISER LTT.    RUBRIA  interrompendolo    Ed or te ne rammenti ?    FANUÈEL    A tutte l’ore  M’è quel tribolo fitto entro la carne !  Confessa.    RUBRIA    No.  Pria fuggiam.... poi dirò....    Come potresti or tu quest’affannata  Anima interrogar sì che risponda ?  Sàtana è là....   Nel tenebrore,   Vuol la tua morte....    FANUÈL  Tutto ignoro di te, tutto, anche il nome.  Quando t’accolsi nella fe’ novella  Non te lo chiesi, ti chiamai : Sorella.    M’odi ; ogni sera, mentre oriam, furtiva  Tu ne abbandoni; l’orma fuggitiva  Ove ten porti? ove? e perchè celarla ?  Forse allor corri al tuo peccato ? Parla !  Parla! Consenti alfin (ti pregai tanto)  L’alto abbandon del lagrimato errore !  E un’estasi soave in fondo al pianto !    GOBRIAS    con voce artefatta, nasale, dal timbro bieco  (dal folto dell’uliveto)    Pietà d’un cieco che la Grazia implora  Del charisma Cristian !    RUBRIA  inorridita  Sàtana è qui!  Corre disperatamente alla tavola dove arde il lume. S'’arresta, guar-  da intorno, spegne il lume. Poi fra le tenebre ritorna verso Fanubl.    L'orto è immerso in una densa penombra.  S’intravvedono nel fondo Simon Mago e Gobrias poveramentie vestiti.  Simon Mago ha il capo coperto da una calàutica î cui lembi sciolti gli   mascherano tutto il viso. S'arrestano là dove finiscono gli alberi.    SIMON MAGO  sottovoce a Gobrias    (Va guardingo, attento esplora; guidami per mano.    GOBRIAS    prende la mano di Sìmon Mago e risponde sottovoce :    Nessun m’ode, è tarda l’ora. Qui s’attende invano.    SIMON MAGO    Ricomincia il tuo lamento.)    GOBRIAS    Ah! Pietà d’un cieco!    RUBRIA    SIMON MAGO    sommessamente e con grande ansia a sempre sottovoce    Fanuèl che non si scuote    (Non l’ascoltar; quel cieco vaga- (Or t’inoltra lento, lento, cammi-    [bondo    Mi fa rabbrividir. Non l’ascoltar ! 1 DI  st avvicina    [nando meco.    GOBRIAS  con Simon Mago al casola-    re e gira intorno gli sguardi.    Dilaniata strappo dal profondo Scerno due figure umane chiuse    Cuore il mio grido e non ti vuoi  Odo un suon di voci arcane, di sin-  [salvar !)  SIMON MAGO    {in bruno ammanto.    SIMON MAGO    [gulti e pianto.)    rapidamente a Gobrias e sottovoce    (Sigi    mi raffigura,    S'ei mi s'oppone, ad un mio cenno è colto.  Tu corri allor nel Tempio a dar novella    Ed agitar, coi nostri, la congiura  Dell’incendio. Se ajuto qui m'è tolto,  L’ultima audacia disperata è quella.)     ETZZZZ TANA RIA ME PSI RITA TETI FOTI TO RL TAN RNA    RIO + OR    PREDICA ETA RIPARI NEI COPI DIO ZII TITO RATA LD AT VE UE    EIUS LAI RI MD    RUBRIA |  disperatamente, ma convocesommessa |    (Mi guardi e taci? Che pensi? |    FANUÈL I  amaramente > | SIMON MAGO  Che penso ? | (Va quando vedi ch’io mi scopro  È peccato d’amor ? | [il volto.)  RUBRIA    D’amore immenso ! |    FANUÈL    Questa fu l’ora della grande ango- |  [scia !) |    S’avvicina, calmo, a Simon Mago, Ru- |  bria rimane presso la fonte. |    FANUÉL    ad alta voce    Che vuole il cieco ?    SIMON MAGO  a Gobrias    (Parla tu.)    GOBRIAS  | a Fanuèl  | La luce  I Del charisma Cristian.  FANUÈL  terribilmente    Così non sia!  Mago Simon, cieco e de’ ciechi Duce!    dj   È  Ù \ONTSZE TIIPO LI OPZIONI IONA MUTI ET ATTIMI EDIZ) MSN LINA PIA III NI DTT Me OI III TOO EA TE DALIA DI TITOLI CPT ART DT  î    SSN 94 (AS    TEAM EEDE TAI EAZIANTZNGLTT POSTI NI FAZI PORTIERE ITINERE TIE E AITINA NEI AR NZIMECII AI ATI E PETTO BIO I ZI UT AMI    SIDE BIZ SEDI VITE da TTI O SOG a 3    ITA LIETALITETE    CESTRIIITI ME TECA IENA RETTA EPOCA LA Ende SERA ILE STATUE AL |    . SIMON MAGO  atterrito si scopre il volto e si getta ai piedi di Fanuèl.    Attèrrati a’ suoi pie’, anima mia.    Gobrias s’è allontanato dall’orto. Rubria entra nel casolare e poco  dopo n’esce con alcuni Cristiani. Fra gli alberi del fondo si vede un  Centurione.    SIMON MAGO  sempre ai piedi di Fanuèl continua:    Furar tentai ciò che negasti, or prego.  La colpa mia rinnego,   Tu sol mi puoi salvar, morte m’attende.  Un’opra ch’ogni uman segno trascende  Neron m’impone,   Non si sfugge a Nerone!   Dove ch’io mova un Centurion mi spia.  Ma tu, Profeta del novello Eòne,   Tu, coi portenti della tua magìa,   Tu sol mi puoi salvar.    FANUÈL  Così non sia!  Si vedono comparire dall’uliveto due decurie di Guardie Germane col    loro Decurione ed alcuni Pretoriani accompagnati da portatori di fiac-  cole.    SIMON MAGO  rialzandosi di colpo e indicando Fanuèl ai Pretoriani  A voi l’uom.  I CRISTIANI  si slanciano contro Simon Mago, gridando :.  Morte !  SIMON MAGO  chiedendo ajuto alle guardie  Olà!  I CRISTIANI  mentre lo afferrano    Morte a Simone !    PERE e De    FANUÈL    interponendosi, con un gesto pacato, libera Simon Mago dall’assalto;  poi dice ai Cristiani:  Non resistete al malvagio. L’esempio  Ne diè il Signore. Il Signor sia con voi.  Nessun chieda ragione  Se piace a Dio di far possente un empio  Per infrangerlo poi.   Simon Mago s’allontana. Fanuèl ripiglia dolcemente :  Vivete in pace, e in concento soave  D'amore, mani aperte alla carezza.   Sia sulle vostre labbra il bacio e l’Ave  E l’allegrezza.  La giornata è compìta  Pel fratel vostro e il suo carco depone.  Voi camminate in novità di vita  Ed in pienezza di Benedizione.  oscurandosi   Quando torna la sera,  Col mesto incanto delle rimembranze,  Unite anche il mio nome alla preghiera,  Unite anche il mio nome alle speranze.   trattenendo la commozione  V’amai dal dì che il cuor vostro ho raccolto,  Non so quale m’attenda ora crudel....  Ma so che più non vedrete il mio volto....    I CRISTIANI  donne e uomini, gemendo    Fanuèl! Fanuè! !  FANUÈL  s’appressa al margine del fonte, poi soggiunge:  Ed or, fratelli, io tocco questa pietra    Come un altar, benedicendo a voi.    I CRISTIANI  inginocchiandosi sotto îl gesto di Fanuèl    Amen!    — 63 —    RETTA IAN TENZA I TAMA LETI PILA DITO TINA E    SRI IATA ITA TATA ATO AZZ DETRITI ATI ZZZ AAA III STRA ZZZ I I    FANUÈL  entra în mezzo alla schiera dei Cristiani.    V’abbraccio con un bacio santo.  Bacia alcuni uomini ed alcune donne.  Seguitemi cantando un lieto canto.    Si avvia lentamente verso il fondo per darsi in mano alle guardie.    RUBRIA  mettendosi davanti a, Fanuèl, mansueta e piangente    Così tu lasci sulla mia pupilla  La lagrima cocente dell’addio ?    FANUÈL  Donna, ho le labbra di mortale argilla.    Passa senza baciarla. Poi, vedendo che Rubria rimane in disparte,  lungi dalla schiera che lo segue, soggiunge:    Qui sola resti ?    RUBRIA  subito, con voce appena sensibile  SÌ.  FANUÈL    rivolto ai Cristiani che lo accompagnano  Cantate a Dio!  Le donne hanno raccolti tutti i fiori e li spargono davanti i passi di  Fanuèl, cantando e allontanandosi fra gli alberi dell’uliveto.    RUBRIA    con impeto e con tutto il fervore dell'anima, spargendo fiori davanti i  passi di Fanuèl    Oh! date a piene  Mani le rose!    interrompendosi con un singulto di dolore    I CRISTIANI  Vigili spose!    ANSA DITTA IRE FUSTI ZIBIDO LIT n RIOT DEE IE OELIERLI E SITI POTTE DEI SLERSSORIIA ANIA I6 SDONSSIOIZG N ISIEZO III    ì    cinrii    ALTARE ERI AZIONA IATA nr    SIONI ASTANTI TIA II TIZIA AMI NL TERA IV ZII II DO    RATTAZZI TLT RA RDATAI IZATFNTAI I VORII DTEIA TT AAF    Ln ara e ST    GPTDT ELICA VOTATI LN DDT RIT ATI TSI ITINERE o e A    È  CREARTI IE IEIRRIA MALARRIIRO E ARTT PONE A MRO II SOI EI CREO ERIC    AREE ITA TELIT AIR TIAGO ASTE IE E RETE I RT MENA TITO EU RIETI TTI DIREI Ln TT TAM ma ter ie a  .    PERSIDE    Spogliate i clivi,  Le valli e gli orti!  Fiori sui vivi!    I CRISTIANI  allontanandosi   Fiori sui morti !   Fiori silvani   A piene mani!   Casto segreto   D’amor ci leghi.   Canti chi è lieto,   Chi è triste preghi.    Lieto è chi muore  Nel Dio verace.  Amore ! Fede!  Amore !...    LA CANZONE LONTANA    Rubria è rimasta sola nell'orto. Il can-  to s’affievolisce allontanandosi.    RUBRIA    dopo aver seguito collo sguardo il  i cammino dì Fanuèl    Sì, per salvarti. Ma il mio sogno  [è infranto.    S’accosta al margine del fonte e bacia  il posto della pietra toccato da lui. Si    | rialza. Tende l’orecchio verso la can-  zone cristiana che si sperde sempre più    nella lontananza.    Un sogno santo! un dolce sogno fu!  Laggiù, lontan, nella canzon che    [muore,  L’odo ancor....  RUBRIA  L’odo ancor.... e canta:  [amore !    Amore...  sforzandosi d’afferrare gli ultimisuoni    L’odo ancor....    | dopo un lungo silenzio, angosciosa-    mente  Non l’odo più !!!    E cade ginocchioni.    Ma    RIM  AA    7  NI    VAIO    QAVTI    MALLINMA    VO:    IT 4    RICA OS  NT    e tane carl ieri ian    ]    a MITA LIETI  }  Ì  i  18 tino.  19 a 0;  dI  iaia DS x    LESLIE TENTA NA LIZ È  STATO LANE SAI LZ ATI    Si vede l'interno dell’Offidum fra i suoi grand’archi centrali, quello di destra che   sbocca nell’arena e quello della f0r/a dompae, a sinistra, che s’apre verso il Foro   Boario.   In questo grande atrio ha sua foce un criptoportico che si prolunga nel fondo se-   guendo la lieve curva della fronte del circo; è chiuso, alla diritta di chi guarda,   dal muro delle carceri, e la sua parete a mano manca è popolata di botteghe e di   taverne. Nella stessa parete, leggermente concava, si scorgono i primi gradini d’una   scala interna che ascende alle precinzioni più alte.  . Presso all’arco che sbocca nel Circo si vede internarsi nel muro, di prospetto, il   primo ramo d’una scala che sale al podin.   Un’ ampia nicchia, fiantheggiante la forfa pompae, accoglie la famosa scultura  Rodiana che rappresenta Zeto ed Anfione in atto d’avvincere Dirce alle corna d’un  . toro inferocito.   La viva luce diurna entra dall’arco esterno nell’Oppidurm.   Ai pilastri degli archi è affisso l’editto dei giuochi.   Vortici di folla irrompono da ogni lato. La maggior calca ferve intorno ad una  quadriga; quivi le fazioni del Circo si affrontano levando grida di trionfo e d’ira,  i agitando toghe e cappelli e pezzuole verdi ed azzurre. Parecchi brandiscono degli  stili, altri minacciano colle pugna gli avversarii. L’ Auriga, che ritorna vittorioso  dalla gara, porta i colori di parte prasiza, ha le redini attorte dietro la schiena e i  cavalli rivolti nella direzione del criptoportico, impugna un coltello per difendersi  |    de CARE I AZZ RP LIRE DI TI O MAIOTZI DEDITI RZ DI n I prerreni FELICIA vano    cavia nta    PO TAZTI    ARE TATE    dagli assalitori.    I VERDI  Gloria! Vittoria!    GLI AZZURRI  Morte! Morte! Infamia!    I VERDI  . Scorpus! Gloria del Circo! A te la palma!    — 69 —    GLI AZZURRI    Furasti con perfida frode,  Furasti con perfida gara  La palma cruenta!    I VERDI  Vittoria!  Vittoria!    La folla vociferando segue la quadriga e s’interna nel criptoportico.  Simon Mago, seguìto a distanza dal suo Centurione, incontra Gobrias  che viene dall’arena.    GOBRIAS    a Simon Mago, scherzosamente, coll’inflessione particolare di chi  parla ridendo    I Verdi han vinto, è salva Roma.    SIMON MAGO  sottovoce a Gobrias    Ebben??    GOBRIAS  sottovoce, dopo essersi appressato a Simon Mago, e rapidamente  Siam pronti. La fune incendiaria  Scoppierà verso il Celio.    SIMON MAGO  sottovoce    E chi la scaglia?    GOBRIAS    Asteria,    SIMON MAGO  con accento di grandz sorpresa    Asteria ?    GOBRIAS    Sì. Viva la trassi  Dal baratro de’ serpi ed or ti giova.    SIMON MAGO  . M’odia, mi tradirà.    TT RICIPIIA SLEALE TESTI TI A e e tnt    ri I i nevi ia ceca mann    ast romiiomito nea ra re    ORTO    PATIRE RR RI II LIONE DINI ONTE IIN    ;    ;  i    $  i    GOBRIAS  con accento di chi rassicura    Ama i Cristiani,  Vorrà salvarli e te salva con essi.  SIMON MAGO  dopo un momento di riflessione  Sai l’ordine de’ giuochi?    GOBRIAS    indicando l’editto affisso ai pilastri della porta pompae ed avviandosi  a leggerlo    È là, si legge.  Dal fondo del portico sopraggiungono alcuni gladiatori armati per  combattere e disposti în ordine di parata; divisi per coppie, preceduti    da quattro Eneatori con trombe, da un porta-insegne, dal Lanista  e da un servo, entrano nel Circo.    GOBRIAS    «1 gladiatori di Preneste » - Passano.  «Il supplizio di Dirce, pantomima »   « Coi tori e i veitri e colla morte vera »  « Di femmine Chrestiane. »    SIMON MAGO  interrompendo    A mesi deve.    GOBRIAS  continuando la lettura    « Laurèolo in croce sbranato dagli orsi. »    SIMON MAGO  È Fanuèl. Continua.    GOBRIAS  ferminando la lettura  « Il volo d’Icaro. »  con un gesto d’addio canzonatorio a Simon Mago  Buon ti sia!    Se ne va correndo e scompare nella curva del criptoportico.    Dal Circo giungono grida di « Euoè! Euoè! Euge! Euge! Macte!  Macte!» mentre un’ondata di folla entra correndo dall’esterno nel-  l’Oppidum. Entra dalla porta d’ingresso una lettiga pomposissima  portata da quattro lettigarii. Una puella Gaditana esce dalla taverna  con alcuni suoi corteggiatori e si mette a danzare in mezzo al croc-  chio, sotto il criptoportico, una sua danzetta mite e lieve, al suono  di un corno, del tîmpano e di crotali, mentre un giovanetto, colla  doppia tibia alle labbra, l’accompagna.    Nerone e Tigellino scendono la scala del podio e s’arrestano presso  all’arco del Circo.    NERONE    Che vuoi dir?    TIGELLINO  sommessamente    Una congiura...    NERONE    Contro me?    TIGELLINO    Contro Roma. I Sacerdoti  Di Simon Mago, per sottrarlo a morte,  Pria che la torre ei salga ond’ei dovrìa  Slanciarsi a volo, incendieranno l’Urbe...    La puella Gaditana col tibicino e coi liberti, continuando la danza,    si eclissano nella curva del criptoportico.  LS    % NERONE  attento ai clamori del Circo ed interrompendo Tigellino    Taci.    Le grida del Circo giungono nell’Oppidum da varie altezze e distanze,  seguite da risate e da urli, frammiste a squilli di buccine.    GRIDA DAL CIRCO    Non vuol morir! Pollice verso!    — 72 —    Ot,    So E    ibiza ea resin det ——mmm&m& VNDERITE ATTI TERZA RIAITZI SLI MET III NNT PRIA UNE RATE EEN    ALTRE VOCI  Basta! Vogliam le Dirci!    MOLTE GRIDA  Uccidi! A morte!    Segue un momento di tregua; Tigellino se ne vale per ripigliare il  racconto.    TIGELLINO  Seguo lor traccia.    NERONE  imperiosamente, interrompendo Tigellino    Taci.   Ricomincia il tumulto del Circo; s’odono a diverse distanze le griì-  da: « Age jam! - Evax! - Ahè! - Ahè! - Euge! - Eho! - Eho! -Vogliam  le Dirci! ».   TIGELLINO   I Pretoriani  Chiedono un cenno mio per afferrarli.    NERONE  ascoltando le grida del Circo    ACK    VOCI DEL CIRCO    No! no! no!  Basta!    TIGELLINO  risolutamente a Nerone, mentre continuano le grida    lo salvo Roma.    Da ogni parte del Circo si odono le grida di « Basta! Le Dirci! La  Tragedia! Basta! »    NERONE  în uno scoppio di collera    Taci! Non odi la plebe che rugge?  Voglion le Dirci!  S’aggira concitato verso il criptoportico. Sono entrati dalla taverna  Gobrias, Terpnos e Alitùro. Scorgendo Alitùro esclama:    Olà! Presto! Alitùro!  S'affretti la tragedia,  Alitùro esce correndo.    A  Ì    “ c s; i er 5 mero az sn OR E = REIT  FE DIET TREIA EDITO ISCRITTE DARI SA TRTE CETAA COEN EMILIA BOI DST AT ONTO ET CR ITA AE PIEVE LEI OPA LI RITZ NE TIA STRA TIZI NANI enna    Dal fondo del criptoportico accorrono moltissimi pantomimi colle  maschere sul viso, portando grosse funi.    Ad alcune guardie che sopraggiungono:    E voi scacciate  Quei gladiatori. Allo spoliario i morti!  Date le Dirci al popolo!    Affaccendato come un ordinatore di spettacoli, chiede a Gobrias ed a  Terpnos con grande concitazione :    Son pronti i tori? e le funi? e le rocce  Del Citerone? e i veltri? e i sagittarii?    chiamando com forte voce  I personaggi d’Anfione e Zeto!    I due personaggi si presentano: Zeto porta una clava e delle funi,  Anfione una cetra.    Ecco l’effige del supplizio. Guarda!  Tebe una Dirce ed io ne uccido cento.  Cento aspetti ha la scena! In scena!    ISTRIONI  In scena!    Tutti s'ingolfano nel criptoportico e scompajono.    NERONE    conduce da parte Tigellino e gli dice sommessamente, con calma  ironica:    Astuto Agrigentino, e non t’avvedi   Ch’'io già tutto sapea? Guai se all’incendio  Che m’offre il ciel t'opponi. Ciò ch’io struggo  Risorge. Il mondo è mio! Pria di Nerone  Nessun sapea quant’'osar può chi regna.    Dal fondo del portico s’avvicina lentamente un corteo strano ed atro-  ce. Le donne Cristiane, precedute da Fanuèl, vestite come la Dirce  del marmo Rodiano, inghirlandate di verbene, colle mani legate e fra  le mani un tirso od altri emblemi bacchici, camminano fra due file di  truci bestiarii che le percuotono a colpi di flagelli se quelle s’arresta-  no. Seguono alcuni Sagittarii in completo assetto di caccia con archi,  faretre e saette. Una frotta di pantomimi colia maschera muta sul  viso chiude il corteo.    Simon Mago ed ‘è suoi sacerdoti s’accaniscono contro Fanuèl e lo in-  sultano mentre egli passa.    Frattanto la più sordida plebe del Circo s'è riversata nell’Oppidum.    Nerone, presso la. porta pompae, attende cupidamente il passaggio  delle vittime. i    2) TIRI ADATTA MISTI TI ICI FITUIZO TE LOVE TIRI I DT II PIE BROZZI BILIA RSI NA IRINA PREIS ZII SZ VI SIONI TIE ISORIZ VINILE DIZION SRIZZIA GIONE LEE:    n:    IAA III NANI MPIN ID RS ZI ZITTA LIE CIZ ANTI MOMAL TIIA PIACE ELP DZ MERZIA LA DIRTI TRADITA N TDI II ZI EN DEISAIIOP TRI E SEIT III TAG TOTI I SIIT AEATAS RISTAIC II AE SAMI SE SAT IZII LAT PM MELI DATI AREA) E DE Li    LA PLEBE  Morte! Morte!    SIMON MAGO  mostrando Fanuèl alla Plebe    Ecco il capo delia torma!    Le Dirci hanno varcato il portico e sono spinte dai bestiarii verso  l’arena.    SIMONIACI  Latra i tuoi salmi! Abbaja! Abbaja!    LA PLEBE    $  |  i  !  TOGATI  Raca!  SIMON MAGO    Raca!    Il suo vino è sangue.    LA PLEBE  Abbaja! A morte!    FANUÈL  con voce alta e serena    Credo in un Dio solo ed eterno.  I cristiani e le cristiane ripetono fervorosamentie le parole di Fanuèl.  SIMONIACI E- PLEBE    Abbaja!  Abbaja! Latra! Latra!    Sulla scala del podio è comparsa una Vestale. Ha il capo coperto dal-  l’infula e il viso nascosto da un velo; ogni suo vestimento è bianco.    Un littore co’ fasci abbassati la precede, un Flàmine la segue. Giunta  all’ultimo gradino della discesa s’arresta, tende il braccio e la mano  verso Fanuèl. La folla, sorpresa, indietreggia.    LA PLEBE    Una Vestale!    ALCUNE VOCI FRA LA FOLLA    Sien salvi! Sien salvi!    SENI EE Mat de te I Lerma TT _ _1—IhÈ*È*ÉÈI*O*èZIè@-@èEQIà Nei ste    Lean e MST ALP TAI RO TI SEZ ATTRATTI    PIREO REMI II NEO LE ice    APRITE RL EZIO TLOZ E ZU ML ARTI RANA TIPI TANA SORIA TTD MADAME DE I LI    PETER AT SIETE    PAD IOE SIT IO APZIOT NTTSIT IA DAR TASTI AE ACE ONT NET SERENA RE NR DLE MAT TT DATA TERE CE e    terribile e nelle prime parole un po’ ansimante per ira  Chi là dov’'io mi son osò parlar di clemenza?  LA VESTALE  sempre colla mano tesa verso Fanuèl e immobile  Stende Vesta con me la man che riscatta le vite.    NERONE    lentamente, studiando ogni parola, mentre guarda a Vestale velata  collo smeraldo    Ave, 0 Vergine sacra, scopri il volto, poi giura  (Legge è di Numa) che in questi rei non qui ad arte    [t'imbatti.  LA VESTALE  con voce di persona atterrita  Una Vestale a giurar non s’astringe.  NERONE  comuno scoppio di collera  Per Giove!    Chi le strappa quel vel?    SIMON MAGO    Io.    Il littore tenta d’interporsi co’ fasci,ma Simon Mago s’è già slanciato  sulla Vestale e le strappa il velo.    ALCUNI  Sacrilegio !  FANUÈL  la riconosce, accorre ad essa, discaccia Simon Mago ed esclama:    Sorella!    RUBRIA  Fanuè!!    Sviene fra le braccia di Fanuèl.    SIMON MAGO    È una cristiana.    Re I ATI    OA PRIA RI, de Pa    LA PLEBE  È una cristiana,  NERONE  ravvisandola, la nomina    Rubria!  irridendo  Ben tu svieni.    SIMON MAGO  Morte!    LA PLEBE  A Porta Collina! Muoja!    NERONE  freneticamente    Muoja  Nel branco delle Dirci!  LA PLEBE  Sì.    NERONE    con un rapido cenno impone silenzio. Dopo una brevissima sospensio-  ne riprende solenne e tranquillo    Dal capo  L’infula sacra il Flàmine le svelga!    Il Flàmine strappa dal capo di Rubria l’infula e la gitta.    Cadan le vesti a brani.    FANUÈL    Io la difendo.    I bestiarii si avventano su Rubria svenuta, le lacerano le vesti. Fanuèl   è circondato daî sagittarii. La plebe s’accalca intorno, mentre due bdbe-   stiarii sollevano Rubria sulle teste della folla ruggente e la traspor-   tano nell’arena dove è spinto anche Fanuèl insieme alle Dirci e ai  Cristiani che cantano con voce alta e serena.    CRISTIANI e CRISTIANE    Credo in un Dio solo ed eterno.    SE = PRA DE RR ATTRA DI RI PEN TL ILAGIA SITA I TIPO EP ART è ATI DET AT SEA, ILS IN  I VIIITUE RI TANTE SIRREIO BAITA LINEA MODI IT de TIVA DE STLTIIIAI ER    |  | LA PLEBE |  | A morte! |  Abbaja! abbaja! Raca! Raca! Morte!    NERONE  con esaltazione    Mano alle funi, alle belve, alle donne!  Tutte un Eroe denudator le abbranchi, |  Le avvinca nude in groppa al furiale |  Nembo de tauri, ebbre d’orror, fugate  Dai veltri in caccia, irte di dardi, esangui,  Belle, riverse, i grembi al sol, nel raggio  Del concavo smeraldo agonizzanti.    Nerone si avvia al podio. Tutti i pantomimi sono entrati nel Circo.  Scorgendo Simon Mago o    E tu non voli? Ah! AN!    La plebe sghignazza.    | NERONE  | indicando Simon Mago a Tigellino e ridendo    Dalla torre dell’Oppido sia tosto  Slanciato in ciel. Non voli? Ascendi all’etere,  Agli astri, al sole! Icaro, vola!    sino alla scaia di legname che sta a sinistra del criptoportico.  GOBRIAS, TIGELLINO, LA PLEBE  I ridendo, a Simon Mago, e beffandolo    Vola,    La guardia Germana, afferrato Simon Mago, lo trascina rapidamente  !   I   Se sai volar! Icaro, vola!  i    SIMON MAGO  si difende con tutte le sue forze; vede Gobrias e lo chiama in soccorso:    Gobrias!    |   GOBRIAS |   Va! non temer! prolunga la difesa. mo  Correndo e ridendo s’allontana e scompare nel fondo del portico. |    DELIO NEVA PETRI SEEM ONE O LIMONI ENELA VD PIET A IOIZIETTIIA STET ZA DIE IMI TRITATA SLIDE SVITARE PILOT RIE DINI INIZIA DEVIATO TIENITI    SIMON MAGO  implorando ajuto da Tigellino    Mi salva!    TIGELLINO  rigidamente, ai Pretoriani    Sguainate l’armi!    SIMON MAGO  alcolmo dello spavento    Tregua!    La guardia Germanica colle armi in pugno caccia Simon Mago, pun-  gendolo e minacciandolo, sui gradini della torre dell’Oppidum.    NERONE  Icaro, vola! Vola! Vola al sol!  Nerone ridendo sempre più eccitato, entra nel Circo.    Nel Circo non cessano i clamori: si odono le grida feroci « A morte  le Dirci! Vogliamo la Tragedia! Non vuol morir! Pollice verso! ».    Ad un tratto s’odono degli urli di spavento che vengono dal fondo del  criptoportico e dalle parti più alte dell’edificio dove s’incomincia a  scorgere qualche cirro di fumo.    Le grida di terrore aumentano e s’avvicinano. Il fumo penetra nel-   l’Oppidum e s’ode Gobrias che grida: « L’incendio è nelle fornici! ».   Altre voci gridano: « Soccorso! Il circo divampa! - Salvate le donne!  Fuggi! fuggi! - Di qua! - No! Fermi! Ajuto! ».    Attraverso le nubi dell’incendio si scorge la gente che fugge, che  s’urta, che cade. - Una fiumana di popolo irruente invade il cripto-  portico, spinta verso lo sbocco della porta pompae.    L’Oppidum non è più che una voragine di fumo.    PA LED AZ SEPARATI ZA LIM NITAL TU    TOA OL    SETS CRA Matte    NOLI ARTDIR ATTI AE    IO VITERTE NZIRISTI IL MATTEO II    SAINT    (ARIA E LEIREIREN LI IT ERI IRE TI GIONI NEREE DIREI ISEE ARI LIO NSAIIA N VT IERI TAI ZA SI PAR IENE ALT MT TRON ITA TRLNGTLAE FASI RZAZII RODA Pe agnaiì    NATE fi  MARTI  Dich    *  n o    iu    09°) La  CAPA   | VEL  \ Ti (i    SOTA IO ARAN CAIANO Riga Mt  COMBAT OO ‘ hi si Lui OL i ge I pot ia Mati.    n r L\    ai    pig nt AIR pa ‘ICHARRTTA  dA Pa VV fi , / A Li bea  mi o We, Reit oi ja catia \ varo  i é È ); ld 4 N î  dI EIU MELA RI (A \ Mii 4 Dite a LAND.  ui s i La 5 q  } Li i dl } WOOD N NAM MARS di VA ai to  Ò 4 \ x A A LI 1S t  « are A, tb, d % La SITA (RORI  \ ‘ Rf A RA | i \ 4 È 4 Wie I Li  pedi \ o ATI fe YALTA ti } PALI  ì Na ti FOA Md NEO aputtato N  } f i PR, : : A  AMOTITARE (RR ARES 4 I 1) ne o DAT | e  { : \  LUMI, TIAMIZAN A 1, CS NOIA  \ s l È  00.)  LI  $ D b  OT 14)  TÀ  (RI }  iù Mi  LI a ia  up È,  Pn ’  Î :  Î ti  NT [A  Pi Pal  AREA ;  Si; ti vAViba  79? \  A a s 1  POTRÀ  10974 |  TA] Di] i  î Li TINTO    gf” SIORIT MISOLI E GPIZIEIE BITTE PEZZO DL LO ITA EAT NL    A CETONA TOT UIL LT petedimenasa stai nn IZ: III    È un sotterraneo del Circo dove si depongono i morti. La luce riflessa d’una torcia  che s’avvicina dirada a poco a poco le tenebre, rischiarando a destra il vano d’una  porta e la rampa d’una scala erta ed angusta.   Un rombo lugùbre giunge dall’alto e ad intervalli uno scroscio come di cataste o  di mura che ruinino.   Asteria, con una fiaccola in mano, discende la scala; giunta alla soglia del sotter-  raneo s’arresta per illuminare chi la segue,    ASTERIA    Scendi.    Fanuèl la raggiunge. Entrano insieme.    Cerchiam fra i morti.    FANUÈL  Orror di tomba  Emana lo spoliario.  S'ode ancor da quest’antro funerario  La gran vampa che romba.    ASTERIA  Cerchiam.    Incomincia ad aggirarsi lentamente guardando a terra lungo la parete  centrale. Al lume della torcia che tiene in mano s’intravvede, là dove  passa, la struttura irregolare del sotterraneo.    Fanuèl va frugando a sua volta nell'ombra lungo la parete di destra.  Si parlano a distanza.    DCO LI RESI SII PTTASTINTENITI IC AREE SITA    SOLITA ‘i pe    FANUÈL  Cadde la prima,    ASTERIA  vivamente    Allor qui giace.  Tardi per lei scoppiò da questa face  Il folgore incendiario!    Fanuèl s'imbatte in un corpo, si china, lo tocca, riconosce al tatto  le fasce crurali d’un auriga. Va oltre.  Ecco là dei cadaveri.    Indica un gruppo di morti stesi a terra nell’angolo della parete sini-  stra. Fanuèl accorre e li guarda.    FANUÈL    Un reziario, due sanniti, un trace.    ASTERIA  atterrita    Simon Mago!    FANUÈL  Ove?    ASTERIA    indicando con ribrezzo, senza accostarsi, iv cadavere di Simon Mago  gittato un po’ più lontano, in un’insenatura del muro    5 Là.    FANUÈL  dopo averlo guardato fissamente    Da Dio fu infranto. Abbominato sia.    S'avvia verso il centro del sotterraneo. Il suolo è ingombro d'armi    gladiatorie.    ASTERIA  Cerchiam.    Fanuèl scorge, sopra un letto funebre, giacente come una morta, una  donna în veste bianca.    FANUÈL  chiamando con voce agitata :.    Accorri.    i BZ —    —IiMRANZIAR TINA TIE I A  d    ASTERIA  accorre colia face.    È lei?    FANUÈL  cade în ginocchio, posando la testa e le braccia sul corpo di Rubria.    Martire mia!  Gieltz, Respira!..... Vivrà!    Asteria appoggia la face ad una pietra vicina, poi corre dal lato sini-  stro del corpo di Rubria per ajutarila.    Squarciale i panni..... Salvala !  Asteria, mentre Fanuèl parla, lacera la veste di Rubria sul fianco.    È svenuta.  Cerca le sue ferite, Io l’ho veduta  Sanguinar nuda nel nembo infernale!  Salvala! Cerca.... cerca sotto il core....  Là.... sotto il core la ferì lo strale    D'un sagittario......  aspettando ansiosamente  Ebben?  ASTERIA    guardando la ferita di Rubria attraverso lo squarcio delle vesti    Spavento!! Muore.    FANUÈL    Muore!.... Non muoja qui.... non nell’orrore  Di quest’antro.    Fa per sollevarla e portarla altrove.  ASTERIA  opponendosi con impeto    La getti nella strage!  Divampa il Celio, arde il Velabro, è l’odio  D’un Dio su Roma. Il Circo è un mar di brage.  Se la tocchi l’uccidi!    Scoppia un fragore terribile sulla volta del sotterraneo.  Crolla il podio!    Asteria ha visto qualche riflesso dell'incendio sulla scala d’onde scese  e la risale correndo e scompare mentre Rubria apre gli occhi.    — 83 ALI    RUBRIA  Ah!    FANUÈL  tutto chino ‘presso di lei    Non temer, son con te.    RUBRIA  trasognata    Fanuèl.  Dove son?.... dove fui?.... Tu.... salvo!.... Io.... viva!  L’anima mia fuggiva......  M’offusca un vel.....    Colta da una reminiscenza d’orrore, getta un grido, si sforza di solle-  vare il capo.    FANUÈL  ‘ con grande dolcezza    No. Una mano pia  Ti ricoperse con la bianca stola.  Riposa. Oblia.    RUBRIA    Chinar.... dovrei.... le mie ginocchia.... a terra  D’innanzi a te.....    Tenta di sollevarsi, ricade.    Son ferita..... non posso.  FANUÈL  Rubria!  RUBRIA  Pietà! l’orror mi riafferra!  Il Mostro..... il turbin rosso.....    Viscere e carni!! Ascondimi! M’ajuta!  FANUÈL  inorridito    Fu il mio grido d’amor che t'ha perduta!    (o  [4  sd  RL STT IRENE RIME ID TI III DI LTTE INT I RIINA    TOR ILE TI    i    i  Ì  !  |  i  |  |  Ki  |  Ì  i  |  |  4  i  i  |    RUBRIA    D’amor? lo t'amo tanto.  dopo una breve pausa  Fanuèl.... morirò?  FANUÈL  seduto accosto a lei sullo stesso letto e posandote dolcemente la mano  sulla testa e accarezzandole i capelli e la fronte    PISTE STE SIT ATI RIETI PATITI LIO III O I TAI    sc    Vivrai.    RUBRIA  dolcemente    SISI  Oh! com'è buona e calda la carezza  Della tua man....  Bacia la mano di Fanuètl.    PRANZI LETI TIT LIA    pu PSI IL    Più accanto a me.... più accanto.  Così..... COSÌ.  Tu m’insegnasti questa gran dolcezza  Di sorrider nel pianto.  M’odi.... la morte  A ogni attimo mi strugge....  Non pianger, Fanuèl, stringimi forte,  Finchè mi stringi, l’anima non sfugge.    $r O ALLE TA I    Dopo un lungo riposo ed un silenzio di raccoglimento, soggiunge :    Servivo un falso altar. Tutte le sere  Venìa' coll’ idria del mio tempio... al fonte  Dell’orto santo.... e dopo le preghiere  Tornavo all’atrio antico, a piè del monte.  Tentai confonder nella stessa vampa  L’ara ardente di Vesta e la pia lampa  Della vergine saggia. Ecco il peccata.   Or tutto è confessato,  Attendo il tuo perdono.  Tutta or mi sai, sorridimi....  Monda e beata or sono.    ERMETICA A    FANUÈL    alzandosi e ponendole le mani sulla fronte e baciandola, con soavis-  simo fervore    , .. Benedizion d’ immenso amore accensa  Sul capo tuo col mio bacio si posa. i    iituitiolititiiceste netti rie ss n _—_—_—_— ur si n  PRETI LTL DATI IE VIII    RUBRIA  sottovoce    Fanuèl! Fanuèl! Estasi immensa!    Fanuèl torna a sederlesi a lato. Rubria posa la testa sul petto di  Fanubl.    FANUÈL  Tu sei la sposa,  L’egra mia sposa che sul cor mi giace.    RUBRIA  Dimmi.... ove siamo?    FANUÈL    In un asil di pace.  Dormi quieta.    RUBRIA  con voce sempre più fievole    Sento  Che ascende l’ombra d’un vespero strano.  Dammi...    Fa degli sforzi per continuare a parlare; non può.    FANUÈL  Che vuoi?    RUBRIA  con istento  La mano.  Fanuèl s’affretta a darle la mano.  Narrami ancora, mentre m’addormento,    Del mar di Tiberiade, tranquilla  Onda che varca in Galilea....    FANUÈL  quasi cullandola  Laggiù,   Fra i giunchi di Genèsareth, oscilla  Ancor la barca ove pregò Gesù.   Raccoglie Rubria sul suo petto.  Quella cadenza languida di cuna  Invita a stormi i bimbi sulla prora....  Dormi tranquilla, dormi.    Meo: AIUTO    SRL ZE MEIER DAI    RUBRIA  con un fil di voce    Ancòra.... ancòra....    FANUÈL    Lenta salìia dal Libano la luna,  Era quell’ora in cui sorgon gl’ incanti...    RUBRIA  come un soffio, spegnendosi    Ancòra.... ancòra....    FANUÈL  colle mani giunte e gli occhi rivolti al cielo    Escian le turbe oranti  Per la lunare aurora....    Sente Rubria inerte fra le sue braccia, la chiama:  Rubria.    Asteria ritorna scendendo velocemente la ripida scala. Fanuèl conti-  nua a ricercare la vita sul cadavere di Rubria.    ASTERIA    L’ incendio ne avvolge! Ogni scampo  Di là n'è tolto. Divampan le torri,  Crollano gli archi.    Vede un uscio sprangato nella parete sinistra.    Un lampo  Di speranza! ‘    Si slancia affannosa attraverso gli ingombri del suolo verso la porta  d’uscita, leva la spranga, apre.    Sei salvo! Ecco una porta.  Esce un istante per esplorare; rientra.  Libero è il passo.  sulla soglia d’onde è entrata  Accorri! Accorri!    FANUÈL  sul cadavere di Rubria    Morta!  Asteria scuote Fanuèl e lo trascina insino all'uscita.    VELA EDARISCAI RED RR  MR ARIE rat tn IRSISILI E I FTT ITANI EN AZZIONDANT TI FIATI DE e AR TANI PINNA DIR RE ENIT NIE ST Va CNMI TE    — 87 —    - FANUÈL  dalla soglia, con un ultimo sguardo    Rubria! - Addio!  Scompare dalla porta d’onde entrò Asteria.  Asteria udendo quel nome ritorna vicino alla morta.  ASTERIA    con esirema violenza    Rubria? Tu? Quella che il mio truce Iddio  Ghermì sull’ara? - Tu? Rispondi! - Tace.    Lo spoliarium incomincia ad essere invaso dal fumo.    Dimmi Pardor del suo bacio vorace  Verso cui tende spasimando il mio!    Poi, d’un tratto, con immensa pietà  Martire santa |    S'inginocchia, estrae dol seno il fiore della via Appia e lo lascia cadere  sulla morta dicendo :    Pace! Pace! Pace!    Si sprofonda una parte della volta.  Asteria si salva fuggendo da dove è uscito Fanubl.    DEAR er a    i  Ù  detiia Told e ID i DITER) II RIETI EA ia AI PA a I    HU LA n  PRI ARENA  QUARERAA    LOGO ATSIRONT NO Id  vi NABLAPOTNO    DO    MUPh il [18] ti  : UA NI  N i,  DA IRRCUn). i  N MLM sti  ci Mg AV  [RRIDIV UR UTA dl  Mino, VA  patria Ir Uli  Nati x    MI  Mu    iva!   VIBO  TIVI  HA    |    î    sit    MATICOPO  ANASROT  TAMARA    IMGRNNLI    “n   I s Tua  Ld r ti  RS   N   f    Ii    DA 10  LR ITRIONT IR A  IRIOVRARI Va;  |    ang  ; \ DON  NT] D) A ONIRI Ù  IUSR (VERSA » Dieta    Îl  i  i    aloni  RUBA N    INIT    i fi gue Al  < Ù {UTI :  D) dati. DA) y  LI î    ANITA  AMARA RA    ha] in  |    glio    ti  w  Mi    ii  dt  Tu    hi) anni    LIMIULAA  Ti  Lava   NANI  GUAI  CORVI IOLANTÀ    IR00    ba    DI i LE  "RIA N  IRA 4 IA    » Hu) 4  RO i MEU xi s/  OAV VR Dal O A  Mi TIC I LITRI  APIÙ Ù% Ù “INA SANT) HU  SEI Le SAR N UE STE  }    vi   DI  a  IT   Ri MA    ERCANE Uli a  SRI, DISLI . NNT Monni    LI)  i    i Si  WATAG LL    f  Ti  î)    dI  SITI    RO Th T ti    CR TITO  Mo    k  1  LU    )    È hl MIGRUAIZZO  Vi Word: ti    "ili  Do    toi È  dl  0A]    NI  MAgLNIOd;  Da    PUO ERA LA]  TAAZAMIT  Mot 4    pl De î  MOCCENTUCIV I dle  i ate PTT, K  He    VARI    LIRE) ;)  7107 000!  LATO:  AI    ATC    (4    #0  viti ;    mg: pi  PUMP AA   

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