C UM in Africani veniftem, M. Manilio z Confuti ad quartam legionem Tribunus , ut fcitis, mili- tum ; nihil mihi potiusfuit, quam ut $ Mafmif- fam convenirem, regem farri il \x noftrsejuftis decauflis amicìfllmum * Ad quem ut veni, complexus me (enex collacrymavit : aliquantoque polì (ulpexit in calum , Grate* (inquic) tibi ago, furarne Sol, vobifque, 4 rel qui Caelites ; quod, antequam ex bac vita migro, confpicio in meo regno & histe&is P. Cornelium Sci* pionem, cujus egO nomine ipfo recreor .* ita numquam ex animo meo difcedit illius Optimi atque invitìiffìmi viri memoria, Deinde ego illum de fuo regno , illemd denofìra Repub. percontatus eft : multifque verbis ut- tro citroque habitis, i 1 le nobis confumptus eli dies « Poftautem regio apparatu accepti, fermcnemin mul- tata nodem produximns; cumfenex nìtiil nifi de Afri- cano loqueretur, omnìaque eius non fafta folnm, fed ttiam di&a m^miniflet; deinde, ut cubitum difcedi. mus, me & de via fefl'um, & qui ad multam noflem vi- t Seipio . Figliuola di Lucia Emilio Paolo Macedonico , adot- tato da Scipittne figliuolo dell* Affici cano il maggiore , che di- flrutfe Cartagine e Numanzla nell'anno 609 Or etto nella dif- puta di Repubblica follenea coti- tra l' oppln Ione di Filo, che tan- to era falfo non poterli lenza commettere inglnftiiie la Repub- blica governare, che anzi dicea non poterli reggere Lina una » fornirla gluftizia Sant* Agoftino di clb ragiona nel libro il cap. 21. de Civltate D I, a' cui tem- pi quelli libri di Rtpubl. fi leg- geano , come pare , ed andavano attorno . 1 Confuti ...... tribunus militum . Ulata maniera , nort Confuti . Diccafi fimilmente Ir* gatus confuti non confuti . I Maftnifj'am . Re d' una pat- te d' Affrica . Solleone in prima 11 partito de* Cariaginelì contra i Romani , nell' anno di Roma 541. Ma quattro anni apprelfo , avendo Scipione niello in rotta l'armata d'Afdrubale , rimandò fé u za prezzo di rifcatto 11 nipo- te a MalTìnilfa ; per tale eciiero- fo ano sì ptefo e per taf modo fu quello principe , che poi fu fempre cffezionjiiflimo a' Roma- ni . Con erti congluofe l lue forze , e nell'anno 55I. di Ro- ma lì trovb alla battaglia , che quelli guadagnarono contro d' Digitized by Google .V IL SOGNO DI SCIPIONE. 57* N SCIPIONE PARLA,- / K . E Sfendomi portato in Affrica, militar tribuno, co» me fapete, alla quarta legione fotte il Confole Manio Manilio; non ebbi cofa, che piò a cuor mi folle, quanto il far vifita a Maflìniffa re per giu» Hi titoli aftezionatiflìmo alla noftra cafa* Al qua! co- me fui giunto, il vecchio abbracciatomi, versò lacri- me : ed alquanto appreflo levò, gli occhi al cielo, e, Grazie , difTe o fommo Sole, ti rendo , ed a voi al* tri, celefti Dii, che, prima di pa (Tare di quella vita, nel mio reame veggio, ed in quelli foggiorni Pubblio Cornelio Scipione, pel cui nome i He ITo prendo riftoro: s\e per tal modo dall’animo mio non fi diparte giam- mai la memoriadi quell’ottimo , ed invittiffimo uomo • Apprelìò io gli feciftudiofe ricerche del reaméluo, ed egli Culla Repubblica noftra . Accolti pofeia in reai trat- tamento, menammo per la lunga irragionar lioftro fino a gran pezza di notte; conciofoffèchè il vecchio non avelie alla lingua altro che 1* Africano, è ricor- dane non folamente tutte le azioni di lui, mà i detti altresì: come ci fummo fu levati per andare a letto, e per efier dal viaggio fianco , e perché io vegliato ayea fino a notte molto inoltrata, mi prefe cm Tonno più ferrato, che nonfolea. In quefto a me (credo ve- ramente da ciò procedeffe , di che avevacn parlato ; • O o a che Afdrubale , e dì Si face . Dopo, la pace conci «fa tra.* Romani ed i Carraginifi ebbe la fovfanirà di diverfe provincle d* Affrica , e vide Tempre amico de* Romani . Morì di qo. anni , e lafciò 44. figliuoli di di vetfe conferii . Di- cefi che nell’ ultima malartia pregafle Mal Ho generale dcll'ar- mata Romana, ad Inviargli il giovane Scipione , affine d* aver la conio lezione di morire nelle Tue braccia , e per dargli gli op* portunLordioi , che offcrvati vo- lea fui rìpaftimento del fuo re- gno .\E da quella contezza per, avventura s* accatta I* occalìone data al fogno . 4 Reìt^ui Calìtes . Accenna la luna e gli altri pianeti e del- le del elei fu premo , annoverate dalla pift parte degli ‘ Antichi tra gli Dei. Di che Lattanzio ragiona nel libro III. cap. 5. de Fal/a Religione . Platone nel Cratilo deride sì beftiaJe oppi- mene • / * r Digitized by Google \ * t 580 MARCO TULLIO CICERONE vigilaflem, ar&ior, quam folebat ; fomnuscomplexus eft. Hic mihi (credo equidem ex hoc» quod eiamus Jocuti : 1 fit enim fere, ut cogitationes fermonefque noflri parfant aliquid in fonino tale, 2 quale de Ho- mero fcribit Ennius, de quo videlicetj faepifTime vigì- Jans folebat cogitare & loqyi) Àfricanus fe oftendit il- la forma , qua: mihi 3 ex imagine ejm , 4 quam ex ipfo, erat notior. Quem ut agnovi , equidem cohor- rui. Sed ille, Ades, inquit, animo ; & orni tee timo- rem , Scipio ; & , quae dicam , trade memori* . IL V Idefne ilfamurbem, qu* parere Pop. Roro. eoa da per me, renovat priftina bella , nec poteft quiefee- re (oftendebat aurem Carthaginem 5 de excelfo , & pieno flellarum , illuftri , & darò quodaro loco) ad quam tu oppugnandam nunc veois piene miles? hanc hoc 6 biennio Conful evertes : 7 eritque cognomen id tibi per te partum , quod habes a nobis adhuc heredi- ta- x Fit enim fere iti cogita- iiona <y c . Socrate appretto Pla- tone nel 1 bro 9. de Repub. di quelle cagio.ù , il fognar generanti, va nobilmente filoso- fando . a Squali de Homero fcribit Bnrtiuf . Leggendo Ennio % e meditando 1 verfi d* Omero e fluitandone con premura Pihri- taiiene , fognò <1* effere dive- nu'O O nero , e che l’ anima di colui (offe pattata m etto gia- lla il Pitagorico domina . A ciò allude Orai. uell’Epift. , Ennius & f api Citi , for «* tis (5 f alter Homerus . ÌJt Critici dicunt , leviier curare vìdetur . Ut pronti fa cadant , <y fo» mai* Pytbagorea w v Oc. nel Luculìo cita un etrffU- cMo del luogo , dove Ennio >1 fuò fogno narrava . Fifus Homr. rus adejfe poeta . j Ex imagine ejus &c. Allu- de a que* ritratti degli antenati, che fottenuto a reano curut ma* gittrato,oche tener fi folcano appetì uell* atrio. 4 Quam ex ipfo . Vuole 11 Sigonio che nell' anno , che trapafsò 1* avolo Scipione Af- focano il Maggiore , venitte a htee il nipote adottivo 1' Affo- cano il Minore , cioè nel 571. fotto 1 confoli Apjlo Claudio Pulcro , e Marco Sempronio Tuditano . Altri però lo fanno nato due anni prima : e* pare che ciò piò confuoni all'efpref* fumé , che nel prefeme luogo fi adopera . 5 De exctlf» . 1/ Affocano parlava dal cerchio ^ della via Latea , gremita di piccole ttel* le , come dicono Ariftoti- le Digitized by Google IL SOGNO DI SCIPIONE; 581 thè d* ordinario fuccede che ipenfamenti e difcorfi no* Ari generano un non fo che di Tinnii nel Tonno , come Ennio Tcri ve a lui Tu d’Omero avvenire, del qual fo- vente Tolea nel Vero penfar vegliando e parlarne) in quello, dilli, a me mi fi fe l’ Affocano vedere in quel iembiante , che più dal ritratto di lui , che da elio medefimo, m’era noto* Cui come ravviato l’ebbi , fen- tii del ribrezzo. Ma egli dà qua mente, prefe a di* re, o Scipione, e caccia via il timore; ed a memo- ria manda quel, che dirò* Q Uella città vedi tu, cheper opera mia cofirettaa predare ubbidienza al popolo Romano, le guerre prilline rinnovella , nè può racchetarli (ed ad- ditava Cartagine da un certo alto lungo , e pien di flelie, illuminato, ed arioTo) a cui oppugnare ora tt| ne vieni quali faldato? quella tu interinine di due an- ni con podellà conlolare diroccherai: e ti avrai quel cognome per tua opera procacciato , che d^noi fina do* ra pofliedi ereditario. Quando avrai poi fllrtag'n di* firutto, menato trionfo , e Tara illato Cenfore, e lega- to avrai cerco attorno T Egitto, la Siria, .T Alia , e la Grecia , Tarai di nuovo eletto Confole Tenza cohcorre. re, e recherai a fine una poderofiffi ma guerra, rovine* O 0 ì rat ^ } Eritrite càgnomin &c. Di- te 1* Affricano il Maggiore ; t* acq unterai per tue valorofe Opere II cognome d* Africano , che firtadora da me avolo tuo 1* hai ereditarlo . Ottervano che 1* A Africano il Maggiore fu il primiero -tra* Romani comandan- ti , dopo terminata la feconda, guerra Punica , che fregiato forte del ritolo formato da na- tiorte foggìogata da lui . Su tal prorofi'o Liv. nel fine del llb. 3CXX. riflette . Exemplo fèittdg hujus , tìffHaquàm V'&ori* p*-, tei •> infignes , imaginum tiiulot tlaraque cognomina f amili* fi* cin • le e Toìommeó , la qUale pef coiai fimiglianza od apparen- za , che ha col ìatte , fa da Greci detta a (• Sva- riate furono le oppiniont del- la cagione di cotal comparfa , ma la piA naturai pare « quel color fifultare dalla moltttu- din folta di quelle piccole «elle .. 6 Biennio tonfai . Ottervà il Slgonio che 1* Affrica no fu ben confole due anni appretto , ma pattaron tre anni prima di com- pier r imprefa , e la città di- tteutte In carattere di proconso- le , come egli dimoftra ue* com- mentar j de' ratti . 582 MARCO TULLIO CICERONE . tanurn , Cum aurem Carthaginecn deleveris, trium- phum egeris , Ceniorque fueris , & i obieris legatus Egyptum , Syriam , Afìam, Grgciam, deligere iterum conful x abfens, bellumque maximum conficies » Nu- mantiam exfcindes: fed , cum eri* curru Capitolium inve&us , offencles Renripub. perturbatane confiliis $ nepotis mei • 4 Hic tu, Africane, oflendas opcrtebit patri» lumen animi , ingemì , confiliique tui . Sed ejus temporis aneipitem video quafi fatorum viam • Nam , cut» aetas tua feptenos otììes 5 t Solis anfratìus, reditufque converterit ; duoque .hi numeri (quorum utetque plequs , alter altera de caufla habetur) cir- cuicu naturali fummam tibi fatalem confeceriot ; in te unum , atque in tuuic nomen , fe tota con verter civiras : te Senatus, te omnes boni , te focii , te La- tini intuebuntur : tu eris unus, in quo mtatur civi- tatis falus: ac, ne multa, 6 diélator Rempub. confti. tuas oportet | fi impias propinquorum manus effugerìs . 7 Hic cum exclamafTet Laelius > ingemuiflentque cete- ri vehementius , leniter arridens Scipio . Qn^fo, io* quit , ne me e fonino excitetis ; 8 pax ; audite ce* tera. W * 1 Oliar is legatus . Scrive Giuntino nel ìib. j8« che per esplorare gli animi de* re , e de* comuni fu mandato legato ^con Spurio Mummio , e Lu- cio Metello . Oc. però dice nel I.ucullo che quella lega, rione feguì prima della efer- ■ cirata ceuftira , e così pur fen- te il Sigouio . Che qui poi prima fi accenni la ce n fura , fi P u h cib riportare al cumino, do della efpouzione , alla quale tornava piti in acconcio il mct. terla prima . z Abfens . Giulia la manie- ra , d-: Ila qual parla fovente .Livio, quando fi ragioni dell* elezione de* magiftrad 1* ai» fetts importa 11 non concor- rervi ed il non proiettarli can- • IH. didato coll'andare in quel mi- merò nel campo Marzo • Glb ben ritrae fi dal conte fio di molti luoghi degl* lftorici , ed olcraccib il comprova la pro- pria forza di abejj* , il qual verbo importa non l'efier lon- tano , ma il non efier pre- fente . ? Nepotis mei . Intende Ti. berlo Gracco, figliuoi di Cor- nelia figliuola dell* lAiTrjcano il Maggiore , il quale , colla legge agraria taflarsu i 5 0. ju« ger! di poflefTo, voleva abbat- tere lo fiato già corroborato de- gli ottimati *11 fatto t coìrti Iti- nio nella llorfa Romana , del quale abtiam già fatto pai vol- te ricordo. 4 Hic tu , Africane , Vuole . s ui Digitized by Google IL SOGNO DI SCIPIONE. 58? rai Numanzia; ma quando in cocchio farai condito al Campidoglio, troverai la Repubblica fcompigliau per le màcchine del nipote mio . Qui converrà che tu, o AfFricano, facci alla patria vedere il la^reddl* animo, ingegno ed accorgimento tuo . Ma di quel tempo io veggio ambigua effer quafi la traccia de’ fa. ti . Imperciocché quando la età tua voltato avrà per otto volte fette tortuofi giri e ritorni del Sole : e queRi due numeri (che amendue per pieni tengonfi qual per una cagione e qual per altra) come con pe- riodo naturale t* avranno compiuta renduto la fatai fomnru : tutta la città in te folo rivolgeralTì , ed a| tuo nome: in te Afferà lo (guardo il fenato, in te tut- ti i buoni, in te gli alleati, ed i Latini: tu farai 1* unico, nel quale la fai vezza della città foflerraffi: e, per non farla più lunga , d’uopo è che tu dittatore metti in buon ordine la Repubblica , fe ti verrà fatto di fcanfare 1 * empie mani de’ tuoi parenti ♦ In quello avendo Lelio levato alto la voce, e dato aceefi gemiti gli altri , Scipione per maniera piacevole (or? ridendo , deh , difTe , non mi rifcotcte dal foono : fiate chieti : fentite il refìo . qui il Sigonio accennato il fac- to di Cajo Carbone tribuno della plebe , quando condii fle fu’roftri Scipione, ed il coftrin- fe a dire , che gli parerle dell* uccisone di Tiberio Graccp, al J [uale egli con franchezza rifpo- e , eum [iti fare cafum videri . 5 Soli* anfratti* s . Cosi no- mina i giri del Sole per la obli- quità del' Zodiaco , per cui vi- gore il fole or piega a fetten- trione ed ora a meriggio . Cosi pur chiamanti le curve e finuo- fe vie de* fiumi e de* lidi con rutta proprietà latina . 8 Dittator rempub. Significa , che fenza fallo farebbe ft.uo dittator creato , per acchetare gli fcompigU della Repubblica , te non folle flato tolto di vita da* parenti con infidie , ed in O 0 4 HL Affetto fu trovato morto fui fuo letto . 7 Hic cum exclamafjet . Si fin- ge che nella leena del fogno v* Intervenirle Lelio e gli altri perfonagoj accennati di fopra , che deputavano di Repubblica. Or qui Cic. l’erba il carattere dccorofo di Scipione . Percioc- ché mentre alPafcoltarfi de* fu- turi rifichi di lui gli alcolcnnci dimoftrano conimozion d* ani- mo: folo l’eroe, a cui appar- tengono , ferba intrepidezza e cofanza . % Pa* . Voce da* Latini conci- ci ufata ad accennare filenzio . Terenz, Eavtont. 4. j* Unus eiì dits , dum argentarti eripio , pax , ni AH amplia s . U fai la pur Plauto . 584 MARCO TULLIO CICERONE. C*ED; quo fis, Africane, alacrior adtotandamRem- ò pub. fic habetoi omnibuJ, qui patriam conferva- rint, adjuveriot, auxerint, certum effe incacio ac de- finitum locum , ubi beati aevo ftmpiterno fruantur . Ni- hil eft enim illi principi Deo , qui omnero hunc mun. dum regie, quod quidem interrii fiat , acceptius, «pian» concilia caetulque hominum ajure lodati, qu* civita- tesappellantur : harum redloresS confervatores ahinc profefti, huc revertuntur. Hic ego, etfi eram perter. ritus non tatti metu mortis, quam infidiarum a meis, quaefivi tamen, viveretne ìpfejPauIlus pater, salii, • quosnos extinflos arbitraremur . Imo vero, inquit , 11 »ivunt, qui 4 exeorporum vinculis, tamquam e car- cere evolaverunt . Veftra vero , qua; dicitur vita , mori eft . Quin tu afpictas ad te venientem Paullum patrem . Quem ut vidi, equidem vim lacryroarum profudi. Jl- le autem me amplexus, atque ofculans Aere proh.be- bat Atque ego ut primum ftetu repreflo loqui polle 1 cce- t 1 Jure focidti . Si accennano tutte le raguuanie , che risulta- no dal conienio ed offervauza di legpl . Dà buon lume all* ef- prcllìone un luogo di Macro- lio . Servili s quondam , die* egli f & gladiatoria manus con- cilia , CcBtufque hominum fue - runt , fed non jure {odati . JUa autem fola eli jufia multitudo , cujus vnitfrjitas in legum tonfentit otfequium . E quella definizione conviene con quella » che Platone ci da della legitti- ma moltitudine ne' J'hfl della Repubblica , ed Ariflotile nel ljb. II. de* Poikic* . I Bine profetili Già nel llb. de'Senec Spiegammo la fenten- za Platonica Sulla origin di ti- ra delle anime , ammetta pure da Cic. Qui aggiungo in con- ferma un patto tratto dal V. l* b » delle Tufculane . Bumanus ani-f ntus decerptur ex mente divi- i *4, cum alio nullo , nifi cum \ tpfo Deo % fi hoc fas e fi diflu , \ comparar i potefi . Or in quello luogo Spezialmente attribuisce il ritorno in Cielo a quegli Spiri- ti , che /landò in quella vita , dirittamence prefederono alle Repubbliche . 3 Vaullus . Che fu naturai padre di Scipione Affricano il Minore , il quale foftiene il So- gno . Quegli chiamoflì Lucio E- milio Paolo , che Soggiogò Per- feo Re di Macedonia . L* adot- tivo fu Pubblio Scipione fi- gliuolo dell* Affricano il Mag* giore : quello Affricano ha da- to principio all* iftruzione del , fogno ; la quale è fiata Inter. rotta da Paolo . 4 Ex cor forum vitteulis Ella 1 Digitized by Google IL SOGNO DI SCIPIONE . 585 . v IU. M A, oAflfrictno, acciocché pibcoraggiofofii a fo- fìcner la Repubblica , Tappi, che a tutti coloro , i quali confervatohan la patria, aiutata, e vantaggiata , v’ha in cielo uo fitto e determinato luogo, dove go- dan beati un eterna vita. Imperciocché a quelprinci- pale Dio, che tutto queir univerfo governa, di quello, che fi opera almen nel mondo, nulla v’ha di pih accet- tevole , che le ragunanze ed i ceti degli uomini per leggi aflTociati, che città fi appellano : i reggitori, e confervatori di quelle quinci partiti, quafsh fan ritor- no. In quello io, febbene mi trovava (paventato, non tanto dal timor della morte, quanto dall’ infidie, che m’ordirebbono i miei, ricercai tuttavia Te vi veflfe l’iftef- fo mio padre Paolo , ed altri , cui noi cedevamo e- flinti • Che anzi, loggiunfe, e(Ti vivono, i quali da’ corporali legami, come da carcere, fono via volati • La voftra poi, che vita dicefi, ella è morte. Che an- zi volgiti a vedere il padre Paolo, chea te ne viene. Il qual come veduto ebbi, verfai veramente gran copia di lacrime, Maegli abbracciatomi , ed imprimendo ba- ci, il piangere mi vietava. Maio come prima, ripref- fo il pianto, cominciai a poter parlare, deh, dilli , o fintiamo, ed ottimo padre, poiché quello egli é vive- re (come lento dire all’ Affricano) che fio a fare nel mondo? perchè non m* affretto a venire da voi quaf. sii ? Non va così la faccenda , replicò egli. Se quel Dio, del quale è tutto quello profpetto, che vedi, non t'avrà dal corporal carcere liberato, non ti fi può aprire ac- ceffo Ella è dottrina ed efpreltìone Socratica . Nei Fedone di Pla- tone Sando Socrate per ber la cicuta, tra le altre cofc , cui viene introdotto a dire full* a- nlma , prefenti 1 difcepoli; af- ferma il corpo efierc una car- cere dello fpirlto , che ivi con violenza dimora come legato , il di lui naturai luogo, e plft puro elTere 11 cielo , e la mor- te altro non elTere che un di- fcloglinienro da quello carcere , ed un ritorno alla maggion celefte . E coerentemente nd ' Fedone , nel Ostilo , ed in altri dialogì di Platone il cor- po chiamali « 7 a vi»» cui a animi , e lèCfduvnpiOf career . Che ami alcuni vo- gliono che ìsutui corpus trag- ga Parlino logica origine da Ai? f/os , coltcch<è Ha come Vinculum animi , ed al corpo li a 0Uìlihp&vn 'luXt! colli » gatus animus . 5*6 MARCO TULLIO CICERONE capi, Quasfo, inquam , pater fan&iflìme atque optime , quando hasc eft vita ( ut Africana m audio dicerc ) quid - luoror in terris? quia huc ad vos venire propero ì Noti eft ita, inquitille. NifiOc*usis, i cujus hoc templum eft omne, quod confpicis, iftis te corporis cuftodiis Jif beraverit, huc tibi aditus patere non poteft . Homines cairn funt hac lege generati, qui tuerentur ilium glo- bunri , quem 2 in hoc tempio medium vides, quae terra dicitur . Hifque animus datus eft ex illis lempiternis ignibu9, quas 5 fiderà & ftellas vocatis ; 4quae globo» fae & rotundae, divi nis animata^ mentibus, circos fuos orbefque confìciunt celeritate mirabili. Quare& tibi, Publi. , & piis omnibus retinendus eft animus in cufto- dia corporis: nec injuftu ejus, a quo ilie eft vobis da* tus, ex hominum vita migrandum eft ; ne munus hu* manti m aflìgnatum a Deo, defugifte videamini. Sedfic, Scipio, ut avus h*ic tuus, ut ego, qui ce genui , ju- ftitiam cole & pi età te m ; quas cum fit magna in paren- tibus & propinqui, tum in patria maxima eft . Ea vi* ta via eft in caelum, & in hunc ccetum eorum , qui jam vixerunt, & corpore iaxati illum incolunt locum, quem vides (erat autem is fplendidiflìmo candore in» t ter ffommas circuseluceni ) quem vos, ut aGrajisac- cepìftis, $ orbem la&eum nuncupatis. Ex quo omnia mihb contemplanti preclara cetera & mirabilia vide» bantur. Erant autem eae ftellas, quas numquam ex hoc loco vidimus; & eae magnitudinesomnium, quas erte numquam fufpicati fumus . Exquibus erat ili* minima , qua ultima cacio, citima terris, luce lucebat aliena. Stellarum autem globi terrae magitudinem facile vin* cebant . Jam ipfa terra ita mihi parva vifà eft, ut me 1 Cu fui hot templum e fi o* mnt , Tutto il ciclo dicefi t*m~ plum con proporzione , cbe I • luoghi rilevati , per tenere le Kf elioni degli auguri , dicean* v tempi a % che viene a. Tigniti* care laogo , che da ogni par- te ha profpetto c veduta . D* onde nato è il verbo tontem» flavi . Così pure Terenzio chia- ma 11 cielo tempia nell* atto HI. dell'Eunuco • v*;: -1 . *' • Ai quem Dtum , qui lem • pia cali fumma fonitte coifcutit . 1 In toc tempio medium . Cioè la terra , che da ogni parte dal cielo è circondata , come punto da fmifurara cir- conferenza tujvs templi di que- llo hnmenfo profpetto. ì Sidera . Propriaménte fo- no 1 fegni celefti componi di più Itelle , quali fono T Arie- te IL SOGNO DI SCIPIONE. 587 ceffo quafsà . Imperciocché fono gli uomini con quella condizion generati , che quel globo guardino, cui col* locatovedi nel mezzo di quello profpetto , il qual globo r dicefi terra. Ed a quelli è flato dato lo fpirito da quei fem- piterni fuochi , cui voi codellazioni e delle chiamate ; le quali eflendo globofe e rotonde, e da divine menti anima- te, i cerchi e i giri Tuoi compifconocon mirabileceleri- tà • Laonde ed a te , o Pubblio, ed a tutte le pie pedo- ne dee lo fpirito rimanere nel carcere corporale : nèfen- za il beneplacito di colui, da! quale vi fu compartito, non fi deedalla vita, che menan gliuomini, diloggia* re; per non parere di volere sfuggitela umana incom- benza da Dio afTegnata, Ma in quefla condizione, o Scipione, come fatto ha quello tuo avolo, ed io, che t* ho generato, la giudizia pratica e la pietà ; la qua. le ficcome ne* genitori efercitata e ne’ parenti è di gran pregio, così verfo la patria è d* eflìmazione grandini* ma. Queftotenor di vita firada è pel cielo, ed in que- llo ceto di coloro, che viffergià, e dal corpo difciol- ti, quel luogo abitan, cui tu vedi (ed era quello un cerchio tra le fiamme lucente d’un candore rifplenden- tifTimo) il qual voi, come avete da’Greci apprefo , il chiamate la via lattea. Dal quale io ogni oggetto con* tempiando , nobililTimemi fembravan le altrecofee ma. ravigliofe. Erano poi quelle flelle, le quali nonabbiam giammai da quedo luogo veduto ; e di effe tutte tali le grandezze, quali non le ci damo immaginategiam- mai * Infra le qua ! i quella era di minor grandezza , che nell’ ultimo cielo , e pih vicina alla terra , rifplendeadi luce accattata . Ma' i globi delle delle la grandezza della terra vinceano lenza fallo. Orla terra mededma co. tc , l’Andromeda , 11 Leone ec. 4 . J£ud globofd . Crede Ari. dotile che le ftelle fieno di forma sferica , sì perchè In qualunque lor progre filone noti ci dinioftran couiparfa d* alcra figura , sì ancora , perchè , fie- come la luna , che annoverar fi dee tra le ftelle , è di for- ma sferica , egli è arresi vo- rifimilc , che le altre ftelle pu- re portin P Iftdfa figura . Ol- tracciò gli Stoici appretto Cic. nel lib. II. de Nat. Deorum furon d* avvita aver le ftelle la forma e figura ìftetta dell* Uni verfo , perciocché quefta è la pi fi bella, la piA univerfale, che le altre comprende, ina fen* za 1 difetti . 5 Orbem laHeum . Della via httea già parlammo di (opra » Per dottrina degl] antichi filo, fofi quella era deftinato feggio de* beati {pirici • 588 MARCO TULLIO CICERONE imperii nofì ri , quo quali punftum ejusattingimus, pae* niteret • IV. Q Uam cum magis intuerer, quacfo, inquit Africa- nus, quoufque humi defixa tuamenserit? Nonne aipicis, quae in tempia veneris? i Novem cibi orbi* bus , vel potius globis, connexa lune omnia, quorum unus eft cfleftis extimus, qui reliquoSvOmnes compie- élitur, 2 lummus ipfeDeus, arcens& continens cete* ros; in quo infixi funt illi, qui volvuntur, ftellarum curfus fempiterni ,• cui fubjeéli funt feptem , qui ver. fantur retro, $ contrario morti , acque Cglum, ex qui* bus unum globum pofTidetilIa, 4 quam in terris Satur- niam nominane; deinde eft hominum generi profperus & falutaris i Ile 5 fulgor, qui dicitur Jovis ; tum ruti- Jus horribilifque terris, quem Martem dicitisi dein- de 6 fubtermediam fere regionem Sol obtinet, dux& princeps , & moderator luminum reliquorum , mens mundi & 7 temperano, tanta magnitudine, ut cunéta (uà 1 Movent tìii orbi bus . 1 cer- chi Tono nove , comprefa la terra , la nual non fi muove : 1* uno e 1’ altro è giuda 1* oppìnion degli Antichi . Sicché fopra I* -ottavo cerchio celefte altro non ne poneano, e quel- lo {limavano che tatti gli al- tri comprendere e deiTe Ior confiftcma , come Oc. viene qui dichiarando . 1 Summus ipfe Devi . Quefta. fuprema ed . ultima sfera rego- latrice delle altre chiamai» Dio per ecce llema , come Cic. ta. lora cotal titolo attribuire ad uomini fingolarmente valenti in alcun genere . V. G. nel Ut. I. de Orat. Te fetnper in dicendo putavì Deum . Ad Art. IV. 15. Feci idem , qvod in Tolitia fu a Detti 'tilt nofler Fla- to . Altri interpreti poi credo- no ( ed è il plfi verifimile ) che qui Oc. parli fecondo l'op- pìnione non tua . ma di molti Antichi , che I* Onlverfo , 11 Cielo e le Stelle riputavano divinità . Nel llb. I. de* Nat. Deor. efponendo Clc. la fem tema fu di cib di Platone co- sì feri ve . Idem in Timeo Jrcit in legiius fy murtdum Deum effe , & célum , & 4- Jira , fV terram , animo t . Nell' iftetfa opplnione fu Seno- crate , e Cleame , come ivi ri- porta fi poco appretto. j Contrario motu atquè Ca 0 lum . U atqtte è particola cor- relativa di contrario , polla li» cambio di quam . 4 jQuam in tetris Saturni dm , La della di Saturno » la piil alta delie erranti : chiamata é da' Greci QctiVCùV j Uccome quel- * IL SOGNO DI SCIPIONE $8? così piccola mi fembrò, che (enea mi malcontento del noftro imperio, nel quale ne tocchiam come un punto di quella. IV. L A quale io vie maggiormente riguardando, deh, l’ Af- fricati foggiunfe, e fino a quando farà la tua men- te in terra fida? E non vedi tu in che profpetti fei venuto? ogni cola ti viene concatenata in nove giri . o piuttofto globi, de 1 quali l’uno è il celefte nell’ulti- ma efterior parte, che tutti gli altri contiene, in sé fommo Dio, che tutti gli altri lega e comprende : nei quale fermati fono que’ (empitemi corfi di delle, che fi vanno aggirando; al quale fot topofìi fono i fette glo- bi, che indietro fi volgono, con moto contrario a quello ; che fa il cielo, de* quali un ne poftiede quella della, che nel mondo chiaman Saturnia; fuccede ap- pretto quel fulgore profperoe (aiutare all'uman genere, che chiamali Giove; quindi ne viene il rodeggiante pianeta, fpaventevole al mondo,. cui dicono Marte ; il Sole occupa pofeia la regione, colà intorno a lotto mezzocielo, guida, e capo, e direttore degli altri lu- minari , fpirito, e temperamento dell’univerfo, di sì fmifurata grandezza, che colla luce illumina, ecora- pie ogni cola. Tengono a quedo dietro, comecompa- gni, l’uno il camino di Venere, e l’altro di Mercu- quella il Mercurio c/ h/?àtv • voci latinamente per Aufonio adoperate . Tempori qua StiU von volvat , qua facula Pia. i io* . Queita ftclla crederi mandare influenze gelide e tor- pide : oude fu rlpurato iL^la- ncta de* vecchi,* che però ueno tantalici e fartidiori . Com- pie il Tuo cerchio iu anni ig. f iorii! 1 6t. ed ore iz. Cic. pel uo tardo procreilo nel lib. II. de Nat. Deor. vuole che così chiamili quod •fdturrtur attui s . li Ricciolio peri» nell* Alme- girto dà al dì lei corfo ip. an- ni c ipo. giorni • 5 Fulgor , qui dieitur Jo* v'tt . Quanto alla difporizion rio; grammaticale , o Jovis i ge- nie. retto da fulgor , ovvero è nomin. giufta 1* ufo , nel qual era nell* antichi (limo La- zio . Quefta rttlla fu da* Gre- ci detta (pctttitùv da /«- • cto , ardto . Da Latini fu detto Jupittr Jovis da j uvando , at- teri gi’influflì fuol temperati e falutarl : onde da Cic. chia- mali profperus (gf f alutaris . 6 Subttrmediam . Vocfe ot- tima , ma pure dal Calepino riformato non ricordata punto nè popo . * 7 T tmperat io . Perchè il So- le col calor fuo comcmpera il deio e la terra. ; • / / Digitized by Google eoo MARCO TULLIO CICERONE fua luce iUuIIrer & compleat. Hunc ut cornice» conte» quuntur alter i Veneris, alter a Mercurii curfus ; in infirooque orbe Luna radiis Solis accenta convertitur infra autem jam nihil ed > nifi mortale & caducum , praster animos generi hominum munere Deorum datos» fupra Lunam funt aeterna omnia. Nam ea , quae media & nona tellus, j neque movetur : infima eli , in eam feruntur omnia 4 nutu luo podera . V. Q xjk cum intuererflupens , utmerecepi, Quishic, inquarti , quis ed, qui complet aures meas tantu$ & tam dulcis fonus < Hic eft , inquic ille , qui intervallisconjunfìusimparibus, fed tameng prò rata parte ratione diftin&is, ó impulfu & motu ipforum or» r bium t Veneris . Quello pianeta fi difttngue per la fua lucidezza , e biancheria « onde avatua tut* tl gli altri pianeti » ed è si notabile , che in un ofcuro luogo fpòrge ombra fenfibìle • 11 fuo luogo e tra la terra e Mercurio . Egli accompagna collantemente 11 Sole, e mai non fene dilunge più di 47. gradi . Quando quella ftcjla va innanzi al Sole , che fi leva 9 dicefi Fosforo , Lucifero o Ilei- la mattutina t c quando gli tien • dietro , e che tramonta dopo di lui, chiamali Efpero , o Vef* per , o ftella Vefpertlna . 1 Mercurii . Il piò piccolo de* pianerf inferiori ,< ed il piò vicino al Sole . La mezzana diltanza di mercurio dal Sole per rispetto a quella della ter* i;a al Sole tiene la proporzio- ne di 387. a I00O. Giulia il fentimento di Neuton , fonda- to fulle prefe efperienze per mezzo d* un termometro , il calore del Sole fulla fuperficle di Mercurio < 7 volte più In* tenfo , che fulìa fuperficle del- la • terra . La rivolnzion di Mercurio attorno al Sole , ov- vero il fuo anno compie fi in 87. giorni e 17. ore * La ri- voluzione diurna poi , ovvero la lunghezza del fuo giorno non è ancora determinata . Per iò altre contezze vedi gli A* ronoml . ì Neque movetur , Fa oppi* ninne comun degli Antichi che la terra non fi mo velie , cd anche univerfal de* moderni , Ma non fono mancati filofoli e ne* vetulll tempi , e ne' mo- derni , che ne folteneflero il fuo continuo moto , e fpezlal* mente al prefcntc . Furon tra* Filofofi ' antichi Filolao Pitta- gorico ed Eraclide Pontico ec. ed Ecfanto pur pittagorico , Clc. ' nel Lucullo riporta I*op- plnione di Niceta da'Siracufa con quelle parole . Nicetas Si • racupus , ut aìt T beophrafius % c eel urti , folem , lunam , f ìellas % fupera dentque omnia (tare ten - fet t neque pr^ter ieh*m , rem ul- «• IL SOGNO DI SCIPIONE. 5*1 , rio; e nell* infimo cerchio la Luna da* raggi del Solé accefa raggirali: di foteo poi nulla pili altro v’è, it toon mortale, t cadevole, dalle anime in fuori , pet grazia degli Dii all’uman genere compartite; foprala Luna le fòftanze tutte fono immortali. Che quanto aU la terra, eli 5 è in mezzo ed è la noni, nè muovefi t élla è 1* infima, e verfò di ella viene ogni pefo per propria inclinazione portato. V. I Quali oggetti io attonito rimirando, come in me fui ritornato, che è egli n a*, dirti, quello sì grati* dee sii foave fuono, che m’empie le orecchie ) Quello, ti loggiunfe, è quel fuoho, che da intervalli dilpari venendo a un tempo, ma con avvedimento però diflin* ti fecondo la debita proporzione, per impullo e moto delle orbite illelTe fi forma; il qual fuonoagli acuti tuoni co* gravi contemperando, proporzionatamente for- ma fvariati lonori concerti. Imperciocché movimenti di tanta mole non poflòn ertère chetamente incitati ; e itìlam in mundo mtverì : qud tum circa axem jumma fe et - licitate -tonvertat , torqueat , tadem effici omnia , qua , fi fi ante terra , cdlum movéretur , Àtque hoc ttiam Platonem in Timeo dicere quidam arbitran - tur. Sed pattilo obfcwìus . Ma «toppo pift foro i moderni, il ■Copernico il Galileo ec. Di quella fi fica controversa , qua- li che fieno quinci e quindi i fondamenti il certo fi ^ , che ogni vero ed ubbidiente catto- lico dee contenerli a norma delle ordinazioni dalla Roma- na chiefa emanate, ciò* che il moto della terra foftenere 1- ppteticamente fi pofiTa , in quanto , fe tale fikppofizion fi faccia * fi fpicgherebfcutio age- volmente molli fenomeni del- la natura : ma cl vieta il fo- ftener ciò , come tefi . Ma por- Ì3;0 voglia che alenili non fac- ciali pafiaggio dalPjpotcfi a di- fender la tefi 1 4. Nutu fuo . Importa indi- nazion , tendenza , ed affézion naturale. E’ di frequente ufo in Cic. 5 Pro rata parìe fattone , Col Gronóvlo riconofeo . quella lezione non punto fconciata , perciocché ben confuona con tutto il cancello del fentimen- to . E viene a dire che quelli difpari intervalli delle sfere , che ne* loro moti rendon fuo- 110 , fono proporzionati a* di- ve r fi gradi de* tuoni , che for- mano : né fono quelle diflanze fatte a cafo , ma catione con avvedimento , come appunto ri- cerca la natura di quello con- certo armonico . 6 ìmpulfu & mota . Ancor Platone ammife quell 1 armonia dello s9 2 MARCO TULLIO GICERONE biuro conficitur; qui acuta cum gravibus temperans , variòs^quabiliter concentus efficit . Nec enim filentio tanti motus incitari poffunt ; & natura fert , ut excre- ma ex altera parte graviter, ex altera auteni acute fo. nent. Quam ob cauflam funimus ille ftelliferi Cfli cur- fus, cujus converfio ed concitatior , acuto & excita- to movetur fono, graviamo autem hic lunaris arque indmus Nam terra nona imobilis manens , ima fede femper haeret complexa medium mundi locum . Il ! ì au- tem o&ocurfus, inquibus eadem vis ed deorum i Mer- curii, & Veneris, feptem efficiunt didintìos ìntervallis fonos: qui numerus rerum omnium fere nodus ed . Quod 2 dodi homines nervis imitati acque cantibus , aperuere fibi reditum ad hunc locum; ficut alii, qui f traedantibus ingeniis in vita humana divina fludìaca- uerunt. Hocfonitu oppletae aures hominum obfurdue- runt; nec ed ullus hebetior fenfus in vobisjficut, ubi Ni. delle sfere celelH , colicchè nel lib. X. de Repub. deputò a tutte le eelefti orbite ciafcuna firena , che fopra dj effe dan- doli giraffe con quelle , accon> pugnandone col canto loro la rivoluzione . Altri poi appref- fo Aridotile nel lib. 11. de Carlo cap. 9 . c di Plin. nell* Iftor. Nat. II. 3 . vollero que- llo fuono non procedere dalle celeftl orbite , ma dalle (Ielle medefime in quelle fide , che . nelle orbite fanno loro ri vo- ltinone . Quindi è che i Pla- tonici filofofi credettero che il uiov imeneo de* corpi celefli una vera ed effettiva armonia formaffe s al qual errore drè luogo la feutenza de* Pittago- ricl , i quali per formare giu- dizio de* tuoni ad_ altro non aveati riguardo che alle ragio- ni delle proporzioni efatte , che perfette appari van ne* nu- meri , i quali furon 1 * ìdolo di Pittagora , fenza punto atten- dere al giudìzio dell' orecchiò • Ma quella oppinione ne* con» feguenti tempi , a proporzione che abbracciata era la dottri- ua Platonica , fece i Cuoi pro- gredì . Quindi è che Filone Ebreo , i>. Agoftino , S Am- brogio , S. lddoro , Boezio 9 ed altri molti furono molto impegnati per quella celcfte armonia , cui attribuivano al- le varie proporzionate impref- fioni de* globi celefti , che fan 1 * un fopra l'altro t le quali comu- nicate per certi giudi intervalli formano cotale armonia . Non ut> far , dicon* efli , che sì erminar! corpi con tanta ra- pidità movendoli , cheti (fie- no ed In filentio . Ed all* In- contro 1 ' atmosfera di conti- nuo da que' corpi fofpinta dee produrre una ferie di fuoni proporzionati alle itnpulfioni » che la riceve : e per confeguen- te , conciodìachè tutti i globi ce ledi non facciano la medefr- ma « Digitized by Google w- * H< ' ~rt.. . 4 *- « IL SOGNO Dì SCIPIONE. m perù il altura 1 ordine delle cofe, che gli eftremi fi et* * dall* una parte rendano grave Tuono, dall’ altra poi il rendano acuto. Per la qaale cagione i! Tu premo corio del cielo ftellifero, la cui rivoluzione è più concitata , vien molto con acuto ed elevato (uono, c con gravif- fimo quefto lunare ed infimo corfo . Che quanto alla terra, nona d’ordine', ilandofi immobile, rimanfi Tem- pre nel feggio infimo , occupando il luogo di* mezzo nell 5 univerfo. Quegli otto corfi poi , infra i quali il tuono de* due Mercurio e Venere fi èd’un tenore me. defimo, formano Tette fuoni difpari per intervalli di- verfi: il qual numero fi è, quali come il legamedi tut- te le cole. Cotal concerto i dotti uomini colle corde da Tuono avendo imitato, e co 5 canti, fiaperfero il ri- torno a quello luogo ; ficcome altri , che per loro ec- cellenti ingegni nella umana vita coltivarono divini ftudj. Diquefio ftrepito ingombrate le umane orecchie fi fono aflordite ; nè vi è in voi alcun feotimento più ottufo : a quella guila che, dove il Nilo in quelle par- ti, cheCatadupe fi appellano, da altiffimi monti pre- cipita , quella gente , che intorno a quei luogo abita) P p per ma rivoluzione , né colla me- desima velocità, 1 tuoni diffe- renti t che provengono dalla di- versità de* moti , dall* Altif- fimo Indirizzati , formano tm ammirabile musicale concerto • Il difeorfo par ragionevole r ma noni effondo foftenuco dall* efperienza delle nostre orec- chie , che pur parrebbe dovcSTe- ro averne alcun femore , cosi concludo il mio debole fen ti- mento fu di tale oppfnione • Quell* armonia de* cieli fe ri- dur SI voglia a muftcal tuono è una bella e fpeciofa favola degli antichi fi Io Toft , che pre- tendeano alle oppinlonl loro dare aria e fembiania di ma- ravlgliofe . Ma quefta celaste muSica ed armoniofo concerto altro non è veramente che le proporzioni , cui I dotti mo- derni astronomi han riprovato nelle mifure e quantità , che fo- co portano i movimenti di que- sti oeleSli corpi ; i Mer curii (f Ventri s . I quali pianeti accompagnando il Sole , fi comprendono elfere dell* IfteSfo fuono t ficchè gli otto globi formano fette diversi fuoni . z DoRi hominet . Ritrovato- ri 'dell* eptacordo , cioè dei mnltcale iftrumento di fette corde , annoverati perciò tra » Semidei . Macrobio e Severi- no furono in opinione che co- storo col numero ferteunarlo di queftè corde IntendeSTero d* imitare il moto armonlofo de* fette pianeti . L* Affrlcano pe- rò qui intende da costoro imi- tato il. fuono delle, otto orbi- te già divlf.ite. Su di costoro non vo* tralafciare 1* oppiato- ne , che n: portò Quintiliano usi *1 Digitized by Google 594 MARCO TULLIO CICERONE Nilusad illa, qu^e | Catadripa nominantur, prscipitat CI altiflimirThontibus, ea gens» quae illum Iocura ag- colie propter magnitudi bear fonitus > fenfu audiendi caret. Hic vero cantu* eft totius mundi incitati rti ma, converfioneionitus, ut euoi aures bominum capere noti portine: ficut intuerì folem nequitis adverfum , ejufque radiis acies vedrà (enfufque vi nei tur- Hate ego admì- fans » referebam tamen oculos ad te&rain ideutidem. » V T UM Africanus , Sentio , inquit, te fedem etiarn dune bominum ac domum contemplali: qusefiti- bi parva, ut et!, ita videtur, haeccaeleftia femper (pe- lato, illa Humana contemnito. Tu enim quam cele-, britatem fermonis hominum, aut 2 quam expetendam gloriam confequi pote$> Vides hab tari iti terra rana & anguftis in !oci$, & in ipfis quali maculis, ubi ha- - bjtatur, vaftas folitudines incerje&as; hofque, qui in-, colunt terram,»non modo interruptos ita erte, utnihil incer Jpfos ab aliis ad alios manare portìt ; led par. tim£ obliquos, partim 4 averfos, parcim etiam 5 ad- verfos flare vobis ; a quibus expeéhre gloriam certe nullam poteftis. Cernis autem terram eamdem, quali 1 quibufdam redimitami circumdatam òcingulis, equi» ' ‘ * bus * • t nel lib. I. io. Claror dòmini fapitnt'ue viros rtemo dubita* Vtrit Jìudtofor tnuficis fuifft tum * Vytb agoras , dtque tum fittiti acce pt am fitte dubio an « tiquituf opittionem vulgati* itint f mundum ipfum tjm ra - fiotti ifit rompo jltum , quam Pojlta fit lyra imitata . Quin- di cred* io che procedcfie la cftimation grande J od anzi la venerazione , che gli antichi Greci Nerbavano per, |a molici! che però I mutici dic^nfi pare tatts e fapitttttsi e T^fepiilhcle effendi» inesperto in toccar la cetera , gli folte imputato a di- fetto d* imperizia . ' * Catadupa . Le cataratte fono del Nilo dette da Xaf<T«J ovvric* dt or furti cado, 2 fhfdm txptttttdam glor*am . Cic. ne* lib? ! della Repubblica fu di, parere , che dovefle chi maneggia la Repubblica effe re fomentato , ed eccitato alle ge- nerofe imprefe colla gloria , e credc'a che ciò folle alla Re- pubblica vantaggio^» , - rifle Alo- ne t che altresì de* Romani fece S Agoftino nel Uh. V- c*.- ij. de Cl. Ir. Dei . Or coerentemente 1 # Atfricano non condanna del •tU'to 1' appetito della . lori a , ma vuole a quello rlufcire , che qualunque umana gloria i pef enrro ad auguttl tifimi con- fini rirtretta , e non pur non e ter- 1 Digitized by Google IL SOGNO DI SCIPIONE. 5 p* per U grandezza dello flrepito, priva è d’udito. fVfa quello Crepito di tutto l’utiiverfo con rapidiffima rivo- luzione è di tenore sì fatto > che le umane orecchie noi poffon comprendere: ficcome non potete fiflar gii occhi del Sole 5 quando Ila di rincontro, e da’raggidì lui l’acume voftro e’1 (enti mento del, vedereè lover. chuto. Quelle cofeie con ammirazione afcoltando, ri* volge» pure di tanto in tanto gli occhi alla terra. Vi. . » . ^ ^ # i A Llora T AfFricano , ben m’ accorgo, logp^iunfe, che tu anche al prefente il faggio contempli e l’abita- zione degli uomini; la quale fé piccola ti pare, com’è ineffetto, tieni (empre rivolto l’occhio a quelle cele- fti magioni, e quelle non curare, che umane fono • Im* perciocché tu qual mai confeguir pool ftrepitofa fama dell’uman ragionare, o qual gloria, che da appetir (la ? Vedi che nel mondo abitazioni fono in rari ed retti luoghi , ed infra quelli medefimi, come fparfe macchie, dove fi abita valle folitudini vi fono interpone; e co- li oro , che abitan la terea , non pure edere per tal ma- niera feparati, che tra elTì nulla dagli uni polla trape- lare agli altri; ma parte rifpetto a voi dare a fgem- bo, parte alle (palle, e parte ancora di rinccntroal di fotto ; da* quali certamente fperar non potete veruna gloria. Vedi poi la medefima terra , come coronata di certe zone ed intorniata, delle quali due fommamente tra 1 or* dittanti* e quinci equjndt fugli fletti celefli po* P p a li eterna , cria neppur durevole lun- go tempo. Quelli rifletti peri» a chi per la evangelica Fede cre- de una eterna immortai vita , in elei prometta a chi dirittamente opera , debbono eflere podetofi incitamenti a . non curare la umana gloria dei tutto , ed a prendere àccefi ttimoli per ri- volgere ogni aiion noltra a pro- muovere la gloria divina I Obliquo * . Qaefti fur detti da* Greci 9rfpi oi xf f * 4 /ìdterfos . Coloro fono che tfgaafd;in diverfo polo , e di- coivi» * vvoixOt . Quelli fono , :hc abitano nella cont rapporta na temperata fotto il rontrap- pcflto paralello, ma nell* Irte fio' fenutircolo meridiano. 5 Adterfos . Sono gli antipo- di , così de^ti per li piedi o veftigj , che fi rifpondono di rincontro . t)i qoett! termini vedine fplegazioite pift ampia appretto gl/ A Urologi 'ed I Geo- grafi. 6 Cittguljs . Divifa le di,* ode zòne , delle qual! le po- rtreme frigidi ttìme fono, la aie# dia caldi Éfi ma . 4 / ’ % ■> • MARCO TULLIO CICERONE *. bus duos maxime intet fe diverfos, & iceji «ertici* bus ipfis ex utraque parte fubnixos obnguiffe pruina vides: medium autem lllum & maximum folis ara?'"® torreri. a Duo funt habitabiles, quorum a udrai is «Ile tin quo qui infiftunt, 3 adveria vobis urgent veft.gia) 4 nihil ad veftrum genus . Hic autem alter (ubieflus Aquiloni , quecn incolitis , cerne, 5 quam tenui vospar- te contingat • Oronis enim terra, quac coli tur a vo* bis, 6 anguQa verticibus, 7 laterìbus latior , 8 parva quaedam infoia eft; circumfufa ilio mari, quod Atlan- ticum , quod Magnum , quod Oceanum appellatis m terris: quitamen tanto nomine, quam fit parvus , vi» des. Ex his ipfis cultis notifque terris, nutnaut tuum , aut cojufquam noftrum nomen , vel Caucafum nunc, quem cernì* , trascendere pctuit , vel illum Gangem tranfnare? Qui* in reliquis orienti*, aut abeuntis folis ultimi*, aut. Aquilonis* Aufirive partibus tuum nomen audiet^ Quibus amputatis, cet ni s profeto, quanti* in .anguftiis veflragloria fedilatari velie • IpOautem, qui de nobis loquuntur, quamdiu loquentur ? ' * Y va ; . ' , Q Uinctiam fi cupiat prole* illa futurorum hominum deincep^ laudes uniufcujSque noftrum apatribus acceptas pofteris prodere, tamen prepter eluvio- nes exuftitionefque terrarum, qua* accidere tempore certo necefle eft , non modo aeternam , fod ne diu tur- nam quidem gloriano affequi poffumus. Quid autem in ter- t % Cai* Virtìcibur. Ai p»U . 1 Duo furtt Jbabit abile s . Vie* tic efponendo le due zone temperate intermedie quinci e quindi da' lati t auftrale l* una boreale 1* altra* $ Adverfa vobis . Perciocché dimorano dall* altra parte dell* - cccliptica folare . 4. Niktl' ad vefitum genus . Perciocché «è voi a loro nè efli a voi trapalano . 5 JQuàm tenui vos parte , Vedi quanto fi a piccolo fpaxio quello ) dove fi aggirano le Volbe glorie . . 6 Angui a vertieibus * ' In brevi parole accenna la latitu- dine della terra fottopofta a’ Romani , la quale coi. fitte nel- la dittatila d * un luogo dall* Equatore ed un arco del meri- diano , comprefo tra *1 Zenit h del luogo, e l'Equatore. (Quin- di la latitudine dlctfi efiere • fettcRtrionaie 0 meridionale , fecondo che li luogo del qual fi parla è fett^ntrionale , 0 me- ridionale . Or 4a parola wr- ticibus fignifica i poli Artica * Afr Digitized by Google IL SOGNO DI SCIPIONE.; fp 7 ii pofàndo, vediefTere per la brina irrigidite ♦ equeila di mezzo» e la più ampia edere dal folare ardore av- vampata* D.ie le abitabili fono, delle quali l’audrale ( dove chi dà (opra imprimon veftigj di rincontro a noi ) alla vodra fpecie non appartiene . Di queO” altra poi all* Aquilon foggetta , cui abitate , guar- da come tenue parte a voi ne tocchi * Imperciocché tutta quella parte di terra , che da voi fi abita , da ver- tici rifìretta, più diflefa da fianchi, è come una picco- la ifola; bagnata intorno da quel mare, che in terra chiamate Atlantico, Magno, ed Oceano: il qual però comecché di si gran nome, pur vedi quanto picco! fia . Da quelle idede coltivate e note regioni o*l nome tuo, ovvero il nome d* alcun de’ nodri potette egli forfè o queft’Oceano valicare, cui tu vedi, o traghetfarequel Gange? Chi mai i]\nome tuo afctìlrerà o nelle altre parti del nafcente fole, o nefl’eftreme del medefimo tramontate, ovvero nelle parti dell’Aquilone, edell* Au- lirò? Le quali regioni edendo feparate, certamente fcor* gi in che augufli fpazi la vodra gloria alpi ri ad ed'er didefa. Quelli poi, che di noi ragionano, finoaquan* do il faranno? Vii. : G HE anzi fe quella gènéraxìone di futuri uomini bràa mera fuceeflìvamente di trafmetterea’poderi legio- ne di ciafcun di noi da* padri loro fentite , tuttavia ber le inondazioni, e divampamenti de'paefi, i quali Fora* è che in determinati tempo fuccedano, nonpoflìa- mò acquiflar gloria, non che fempiterna, ma neppuf lungamente durevole. Or che mónta che da colorò, i quali nafceran dappoi, fu di tefìterran difcorfi* men- Pp - j tre fe Aritattlco t che fono 4 ter, mini , per cui rapporto fi mi. fura r eftenfione della latitu- dine • ' Ì Ut tribù s f Attor. Viene ef- pretta la longitudine dell* Impe- rio Romano , cioè 1* eftenfio- ne , che area da Ponerite a Le- vante fecondo la direzione dell' Èquatore . E quindi fi vie- te a concludere che maggior nc forte ia longitudine che la la tir udinè • 8 Par va quaJatn ihfulA efb &c- Dal Cielo additando l'im* perfo Romano lo dlmoftra come una piccola ifola conirtefa e bagnata dall* Oceano. Ma que- lla è una mani fetta efagerazld<* ne per efprimerne la piccolez- za , chfe dal cielo all* Affrica* no appariva . Aulì , a dir ve- ro, non fi potea ncppor chia- mar ifola . r 59S MARCO TULLIO CICERONE tereft ab iis, qui poftea nafcentur, fermonem fore de te, cum ab iis nuilus fuerit, qui ante nati fint ; qui nec pauciores , & trerte 1 meliores fueruntviri? cam pradertim apud eos ipfos, a quibus a udiri nemen no. flrum poteft, nemo uniusanni memoriam confequi pof. fit . Homines eoiro populariter annum tantummedo So- Jis, ideft unius aftri rHitu metiuntur ; cum autem ad idem, unde femel profeta funt, cun£te aftra redierint, eamdemque tetius cadi deferiptionem longis interva!- Jis retuleriot , tum ille 2 verevertens annusappellari poteft; in quo vix dicere audeo, quam multa incula, bominum teneantur- Nacnque, $ ut olimdeficereSoi •bominibus extinguique vìfus eft , cumRomuIi animus baec ipfa in tempia penetravi; ita quardoque eadem parte So^ , eedemque tempore iterum defecerit , tum fi- bus ad idem principium ftellifquerevocatis , ex« 1 Meliores fuerunt , I coftu- mi degli Antichi, la fede, gli andamenti ec. univerfalmente dagli fcrittori commendane : quello è vezzo comune anche a eh! è vecchio, deferitto da Orazio con quelle parole. Lau- dai or tempori s afri . Onde que- llo giudizio non Tempre al ver corrifponde . 1 Vere verterti annus . Que- lle maniere verterti annus , verterti menfis fono pagamen- te prefe per un anno , .per un mele trafeorfo . Altri parcirlp j n'arreco di voce attiva in for- za partiva alla nota 7. nella vi- ta d* Agelìlao apprettò Nipote. Qui però mi 'pare pift coturno- da V interpretazione in forza attiva , actefe tutte le parole ed il contefto. Or qui li parla •* dell' anno grande , che\ ebte più e dlvcrfi titoli . Fu chiama- to , or ma gnu s , or fidereus , quando mundanus , tal Hata Platonìcus , e comprende tutta l’efteulion di tempo, ovvero il perìodo di tanti anni , quanti li richiedono perchè i corpi ce- lefti torniti tutti a Quella poli» zion primiera , nella quale fu- rono al principio del mondo • Cic. acconciamente il divlfa nel lib, 11. cap. de Nat. Deo-. rum . Maxime vero funt ad*n i- r abile s mot us earum quinqete jtellarum , qua falfo vocantttr errante s $ nihil enìm trat , quod in omni eetemitate conferva progreffus , regrejjus t reli- quofque motus confante s (jf ra- tos .... jQuatum ex dijpn- ribus Motiombur magnurn an- riunì mai he mutici nominate- runt , qui tum efficitur , tum folis fy lume , & quinque er- rarti ium ad earrtdem itJer fé zompar ationem.y tonfi fòt) 0 nt- niuru fpatiis , ejl fatta conver- go . Pare che qui nel coffo di que(|' anno inetta in confi- de razione i Ioli pianeti . Ma gli alt» i fcrìttoti, e Cic. iftef- lb nel prefen.t fogno palla .di tu^tc le ftellc u*b ver Talmente -\ Quale poi lia il numero precifo degli auul ella è controverfìa non \ 1 V * i $. * . Digitized by Googls * \ IL SOGNO DI SC1PTONE . m tre nonfen’è fatto pur parola da quelli , che negli ante- • riori tempi vennero a luce; i qua!» nè furono in mirtor numero, e certamente uomini furono più valenti ? maf- fime che apprerto quegli flerti, da’ quali fi può il nome noftro afcoltare; niiino ne può la ricordanza ottenere d'un fole anno. Imperciocché g li uomini giulia J’efti- mazion popolare dal rirorno (oltanfo del Sóle mifuran l’anno, cioè d’una fola (Iella : quando poi faran tutte le (Ielle al punto medefimo ritornate, onde una volta fi modero ; ed avranno ne* lunghi loro intervalli ripor. tato il drvifamento medefimo di tutto il Cielo, allora quello fi può veramente appellare anno , che opera rivo, lozione: nel quale appena d’efprimer ro* attento quan. ti fecoli umani fieno comprefi. Imperciocché, ficcome una volta agli uomini parve che il Sole foftenedè ec. elidi , e fi ammorzarti;, quando l’anima di Romolo pe- netrò in quelli (ledi profpetti ; coslallor quando il So- le nella parte medefima, e nel tempo irteffo da capo avrà (ottenuto ecclirtì, allora ertendo tutti i celetti cor* pi, etutte le (Ielle al lor principio medefimo richiama, re, terrai l’anno erter compiuto . E Tappi chedftjueft* anno non n’ è per anche la‘- vigefima parte trafeoria % Che però (e difpenerai di far ritorno in quello luogo, ; ... y a r P p 4 nel non per anche decffa . Clc. Iftetfo parlando di quella rivo» In z. ione foggi agile appreflb .. jQuaquam longa fit , 'magna quelito ejl , ejfe Viro cirtam defintiam necejfe eji . Si cita perb un frammento dell* Opera intitolata l'Orccnfm , dove chia- ramente efprime il fuo Tenti, mento. 1s eft magnai & Vi- rus annus , quod i aderti pofìtìo cali fiderumque cum maxima ifi , rurfum exijigt j ifque an- nui horutn , quoi tocamui , an- norum Xll. M DCCCC1V. com- pie Bit ur 9 cioè dodici mila no- vecento quatir' anni . In. cib fono fvariatiifime le eppinioni degli altri-, che ci danno ar- gomento ad affermar con cer- teira non effor ancora 1* agro- nomia pervenata a tanto, eh» pocefle fame probabile decifìo. ne. Sicché quel, che fi foggiti, gne pift innanzi in quello ci- po , hu)us anni nondum vieeji- matn partem itfi cot/Virj'am , fb. vuol prendere per piccolo , c fcarfo tempo, non per determi- nata mifura trafeorfa . Ovvero fe Clc. ha pretefo di far dire * all* Affricano il preclfo fpazio del trapalato tempo , non fi vuole attendere in cofa cotanto incerta . j Ut olim. Ferma il principiò dell* anno grande dalla morte di Romolo , cu! dicono che moriffe nelPecliffe del fole . Per altro da ogni punto di tempo fi pub dare cominciamento al computo di quello anno Platonico. \ \ Digltized by Google I 6 oo MARCO TULLIO CICERONE Qxpietum aonum habeco. Hujus quidem anni nóndulft vicefimam partem fcitoeffe converfam. Quocirca fire- ditum iit hunc locum deiperaveris , in quo omnia fune magnis & praeflantibus viris ; quanti tandem eft ifta ho- minuui gloria, quae pertinere vix ad unius anni par* temexiguam poteft ? Igitur alte (pelare fi voles,. a tque hanc fedem & aeternam domum contueri , neque te fermonibus vulgi „ dederis , nec in praemiis humanis fpem pofueris rerum tuarum ; fuis te oportet iilece* brìs ipfa virtus trahat àd verum decus, Qui detealiì loquantur, ipfi videant, fed loquentur tamen. Serma autem omnis ilie, & augufliis cingitur iis regionum, quas vides, nec umquam de ullo perennis fuit ; & obruitur hominum inceritu , & oblivione pofteritatis extinguitur. V 1 1 L Q UiE cumdixiflet, Ego vero, inquam, oAfricatie* fiquidem bene mentis de patria, i quali limes ad cali aditum patet, quamquam a pueritia vedi* giis ingreflus patriis & tuis, decori vefìro non defui; nunc tamen, tanto praemiopropolìto, enitar multo vi* gilantius. Ét ille : Tu vero enitere , fitfic habeto, non effe te mortalem , fed corpus hoc: 2 necenim i9 es, quem forma irta declarat ; fed mens cujufque, is eft quifque,* non ea figura, qua? digito demonOrari po* teli. 1 Deum te igitur fcitoeffe; fìquidem 4 Deused , qui viget, qui fentit, qui meminit , qui provider , qui tam regie & moderatur & movet id corpus, cui P**- 1 lima. Sono propr la- nterne le ftrade , che fervono di’ cfivifionc alle campagne, e per confeguente fono od hanno an- che T. varchi per enrrare né * campì . Quindi fi accatta la me- tafora , e fi trafpórca al cielo . a Nec e» im is es , quem &C. Qucfii rifleffì e dottrine con aU tre , che fieguono , fono Plato- niche. Socrate appretfb del di- vi» filofofo dìmoftra al fuo Alcibiade che I* uomo noli £ il foto corpo , ne il corpo colla mente , ma ta fola men- te . E nell* Affoco cosi ferivi Hgeif uiV yip tVjuiv * «d tf VOtOZfV y tv •Sl'l/- <7» xat$HpyfjisvGÌr Qpoupta • Imperciocché noi pani lene V 44 stinta , immortale animale , rat • eh tufo in mortai cufiodia . SI- niigliantc fu 'il fenthnento d* Arnobio e di Lattanti©. ^ ' 3 Deum te igitur jtito effe . Gli Stoici definivano 1* nomo animai rationale mortale , e Diù t Digitized by Google t IL SOGNO DI SCIPIONE. 6o i hel quale per li grandi ed eccellenti uomini v'è ogn * bene ; alla fin fine corefta gloria degli uomini a che valore monca , la quale appena comprender fi può in una parte piccola d' un folo anno? Se vorrai pertanto fi (Tare l'occhio dell’intelletto in alto, e quefto feg- gio rimirare , e quella eterna magione , non ti farai fervente a’ parlari del volgo, nè Tulle ricoropenle u- mane la fperanza riporrai delle imprefe tbe ; convie- ne , che la virtù medefima cogli allettativi fuoi ai decoro vero ti tragga . A quello, che gli altri fieno per parlare di te , ci penfino erti , ma pur parleran- no . Ma ogni lor difcoirere e vien compralo tra le anguftie delle regioni, cui vedi, nè fu d’alcun fog- getto fu perenne giammai; e riman fepolto dal mori- re degli uomini, e nellaoblivione della pofterità vien meno . * « o - t è »*’ 1 a* . Y* ~ l * i 1 » VHI. • % - * * * r ' , * ! * • L E quali contezze avendomi efpofto , or io , fog. giunfi , o Africano, giacché a’ foggetti) bene me- fiti della patria è come quafi aperto il varco all' in- greflo del cielo , febbene fin dalla puerizia mefTomi ìu i paterni vefiigj e fu de’ tuoi , non ho al decoro voftro mancato j pur nondimeno al prefence , portomi avanti cotanto premio, con troppo maggior vigilanza farò miei sforzi . Ed ei replicò : Metti pur tuoi sfor- zi ; e pervaditi, cbfc tu non fei mortale, ma quello corpo fibbene * che non fei dello , cui la fembianza tua dimoftra; ma Io fpirito di cialcuno è quello, che fi è ciafcuno ; non è tal la figura f che accennar fi polla col dito * Sappi adunque che tu lei Dio: poiché Dio è chi ha vivacità , fentimento, memoria, prov- videnza , e che tanto regge , e modera , e muove quello corpo, cui è a governar deputato, quanto quel principale Dio queil* univerfo; e ficcome l'iddio eter- no Dio animai rationalt immorta - ìe . Sicché giuda la loro dot* trina 1* uomo per quella pondo* ne di fc , ond’è immortale , non farà da Dio differente k 4 Ùeus e fi qui Iftitulfce la parità tra Dio e I* 'uomo e la ragione , onde provati l* immortalità deirefTema divina, l’eftende a provare rìnynorta- lità dell'anima , eziandio ante- riore. *. t V . s* % 601 MARCO TULLIO CICERONE prstpofitus ed , quam hunc tnuodum princeps ille Deus: & ut mundum exquadam parte mortalem ipfe Deus asterifus, fic fragile corpus animus fempirernus nrovet. Nam i quod femper movetur, «ternani eft: : quod autem motum affert alicui , quodque ipfum a. gitatur aliunde, quando finem habet motus, vìvendi *|faemUiabe*t neceflè eft. Solum igitur quod iefe mo* •vèt , quia 1 numquam deferitur a fé , numquam ne moverì quidem definii : quin etiam ceteris, qu« mo- ventur, hic fons, hoc principium eft movendi. Prin- cipio autem nulla eft origo: nam ex principio oriun- tur omnia ; ipfum autem nulla ex re : nec enim id efl’et principium , quod gigneretur aliunde . Quod fi numquam oritur, uè occidit quidem umquam • Nam principium extinàum , nec ipfum ab alio renafcefur, nec ex fe aliud.creabit: a fiquidem neceffe eft a princi* pio oriri omnia. Ita fit , ut motus principium ex eo fit , quod ipfam a fe^ roovetnr ; ìd autem nec calci poteft nec mori : v *el concidat omne caelum, om- nifque natura confiftat necefl'e eft ; nec vira ullam nancifcatur, qua prime impulfu moveatur. IX. ( * C UM pateat igitur , aeternum id effe , quod a fe ipfo moveatur; quiseft, qui hanc naturai» arii- mis effe tributam neget ? Inanimum eft enim omne, quod pulfu agitatur externo. Quod autem animai eft, id mota cietur interiore & fuo. Nam haec eft natura propria animi atque vis*; quae fi eft una ex omnibus , quae fefe moveant , oeque nata eft certe , & atterri* eft. Hanc tu exerce in' optimis rebu 9 . Sunt autem hae opti ma? cura? de falute patriae , quibus agitatus & exercitatus animus, i velocius in nano fedem & do- mum fuam pervolabit . Iraque ocyus faciet , fi iam tu, cum erit inclufus in corpore, croincbit foras; & ea , - i jQuotì femper movetur tye. Quefto argomento lo efpóne quafi colle iftefle parole nelle Tumulane 1. 2 $. Latta mio . v ancora .lo tratta con principi ancor più forti nel lib, VII. cap. 8. 2 Yel tonciÀAt omne tàtìum &c. $ \ IL SOGNO DI SC? PIGNE . 60* no Dio T univerlo muove per alcuna parte cadevole, così 1’ immortale fpirito muove il fragile corpo. lm* perciocché eterno è quello , che Tempre muovei : quello poi , che communica moto ad altra cofa, e che pure impulfion foftiene da altra cagione , quando il moto ha fine, egli è di neceffieà , che al fin perven- ga del viver Tuo . Quel foio adunque , che le Hello muove, perciocché non è mai da sé abbandonato , nep* pur cella giammai di muoverli ; che anzi alle, altre cole àncora , che muovonfi , egli è origine , egli -è principio di moto. Ma il principio non riconofce o- rtgine i che dal principio tutte le cole traggono lor nalcirrienio ;.e(To poi da ninna il trae ; imperciocché non farebbe principi® quello, che generato folle d’ai* tronde . Che fe giammai non nalce , neppur muore giammai . Concioflìachè il principio edendo venuto meno, nè eflo da un altro rinalcerebbe , nè di sé po- trà creare un’ altro ;* poiché egli è forza che tutto nafea da un principio . Per tale maniera n’avviene, che il princìpio del moto da quello fi a , che da le lleflb fi muove ; or quello nè nafeer può nè morire : ovvero di necelfìtà è che rovini giù tutto il cielo , e l’univerfa natura fi arrefti ; nè trovi alcun vigore, onde colla impulfion primiera fi muova. IX. E Sfendo pertanto manifeflo quel lo effere eterno 9 che da le ftelfo fi muove , chi negar potrà che quella naturai proprietà fia fiata alle anime conceda» ta ? I mperciocchè- inanimato è tutto ciò, che foftien moto da impullo eflerno . Quello poi , che è anima* Te , viene per interiore e proprio moto rifeoffo . Im-, perciocché quella è la natura propria e la virtù dell* anima ; che fe P una é infra tutte quelle nature, che fe ftcflfe muovono, non ha certamente avuto prin- ci- &c. Il fentimento e le parole 1* anima più facilmente da fe altresj, fono di Platone nel - fcocerà il mortale e torpido Tedro. ' ' pefo del còrpo , e pift fpedita- ; V elotius fife. Con quello niente voleranne alla celeitc ma* cfcrdifo e moto d' ojcraiìonl gione.*. } éo 4 MARCO TULLIO CICERONE ea, quae extra erunt, contemplans, quam maxime (e a Corpore abftrahet . Nam eorum animi , qui (e cor- poris voluptatibus dediderunt, earumque (e quafi mi* ni (Ir os praebuerunt , impuifuque libidinum voluptati* bus obedientiurti * Deorum & hominum jsra violavo* runt , corporibus elapfi i circum terram ipfam volo, tantur, noe in hunc locum, nifi multis exagitati (ae- culis, revercuntur « Iile diiceffìt : ego (ornilo folutus fum. i Circum terrdm ipfdm . Que- lla 6 oppiatone dì Socrate , da Platon f ragionata nel Fedone * dove dice che le anime de* malvagi rimaugonfi In terra condannate a divagare intorno a* fepolcri , dave pagan le pe« ne della vita malvagiamente menata . £d alla fatta oppi* ninne dà pure alcuna compatta di fondamento • 1* apparire ta« lora in si fatti luoghi fpcttrf cd ombre « Digitized by Google I . IL SOGNO DI SCIPIONE. 60$ cipio dì nafci mento, ed eterna è. Quella tu eiercita in ottime operazioni . Ed ottime lono le premure fall* falvezza della patria, {ielle quali Panima meda in moto ed efercìrata, piò velocemente a quello leg- gio e magion (ua ne volerà • E ciò pib fpeditamente farà , Te già fin d* allora , quando farà nel corpo rac- cbiufa , fi loileverà fuori di sè, e contemplando que- gli oggetti , che eftranei faranno , fi difiorrà, quanto può mai , dal corpo. Imperciocché le anime di colo, ro, che fi fono a corporali piaceri dati, e fi rendette- v ro quafi minidri di quelli , e che , per impulfo delle didemperate padroni a* piaceri fatti obbedienti, le leg- gi ruppero e degli Dii e degli uomini, da' corpi ufci- te fi vanno intorno alia terra medefima ravvolgendo, nè io queflo luogo , fe non dopo d* edere (late tribo** late molti fecoli, fan ritorno. Egli dipartirti; edio mi difcoHi dai fonno. \ " < \ ►
Sunday, May 19, 2024
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