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Sunday, May 19, 2024

Grice e Scipione

 C UM in Africani veniftem, M. Manilio z Confuti  ad quartam legionem Tribunus , ut fcitis, mili-  tum ; nihil mihi potiusfuit, quam ut $ Mafmif-  fam convenirem, regem farri il \x noftrsejuftis decauflis  amicìfllmum * Ad quem ut veni, complexus me (enex  collacrymavit : aliquantoque polì (ulpexit in calum ,  Grate* (inquic) tibi ago, furarne Sol, vobifque,  4 rel qui Caelites ; quod, antequam ex bac vita migro,  confpicio in meo regno & histe&is P. Cornelium Sci*  pionem, cujus egO nomine ipfo recreor .* ita numquam  ex animo meo difcedit illius Optimi atque invitìiffìmi  viri memoria, Deinde ego illum de fuo regno , illemd  denofìra Repub. percontatus eft : multifque verbis ut-  tro citroque habitis, i 1 le nobis confumptus eli dies «  Poftautem regio apparatu accepti, fermcnemin mul-  tata nodem produximns; cumfenex nìtiil nifi de Afri-  cano loqueretur, omnìaque eius non fafta folnm, fed  ttiam di&a m^miniflet; deinde, ut cubitum difcedi.  mus, me & de via fefl'um, & qui ad multam noflem   vi-    t Seipio . Figliuola di Lucia  Emilio Paolo Macedonico , adot-  tato da Scipittne figliuolo dell*  Affici cano il maggiore , che di-  flrutfe Cartagine e Numanzla  nell'anno 609 Or etto nella dif-  puta di Repubblica follenea coti-  tra l' oppln Ione di Filo, che tan-  to era falfo non poterli lenza  commettere inglnftiiie la Repub-  blica governare, che anzi dicea  non poterli reggere Lina una  » fornirla gluftizia Sant* Agoftino  di clb ragiona nel libro il cap.  21. de Civltate D I, a' cui tem-  pi quelli libri di Rtpubl. fi leg-  geano , come pare , ed andavano  attorno .   1 Confuti ...... tribunus    militum . Ulata maniera , nort  Confuti . Diccafi fimilmente Ir*  gatus confuti non confuti .   I Maftnifj'am . Re d' una pat-  te d' Affrica . Solleone in prima  11 partito de* Cariaginelì contra  i Romani , nell' anno di Roma  541. Ma quattro anni apprelfo ,  avendo Scipione niello in rotta  l'armata d'Afdrubale , rimandò  fé u za prezzo di rifcatto 11 nipo-  te a MalTìnilfa ; per tale eciiero-  fo ano sì ptefo e per taf modo  fu quello principe , che poi fu  fempre cffezionjiiflimo a' Roma-  ni . Con erti congluofe l lue  forze , e nell'anno 55I. di Ro-  ma lì trovb alla battaglia , che  quelli guadagnarono contro d'    Digitized by Google    .V      IL SOGNO DI SCIPIONE. 57*   N   SCIPIONE PARLA,-   / K .   E Sfendomi portato in Affrica, militar tribuno, co»  me fapete, alla quarta legione fotte il Confole  Manio Manilio; non ebbi cofa, che piò a cuor  mi folle, quanto il far vifita a Maflìniffa re per giu»  Hi titoli aftezionatiflìmo alla noftra cafa* Al qua! co-  me fui giunto, il vecchio abbracciatomi, versò lacri-  me : ed alquanto appreflo levò, gli occhi al cielo, e,  Grazie , difTe o fommo Sole, ti rendo , ed a voi al*  tri, celefti Dii, che, prima di pa (Tare di quella vita,  nel mio reame veggio, ed in quelli foggiorni Pubblio  Cornelio Scipione, pel cui nome i He ITo prendo riftoro:  s\e per tal modo dall’animo mio non fi diparte giam-  mai la memoriadi quell’ottimo , ed invittiffimo uomo •  Apprelìò io gli feciftudiofe ricerche del reaméluo, ed  egli Culla Repubblica noftra . Accolti pofeia in reai trat-  tamento, menammo per la lunga irragionar lioftro  fino a gran pezza di notte; conciofoffèchè il vecchio  non avelie alla lingua altro che 1* Africano, è ricor-  dane non folamente tutte le azioni di lui, mà i detti  altresì: come ci fummo fu levati per andare a letto,  e per efier dal viaggio fianco , e perché io vegliato  ayea fino a notte molto inoltrata, mi prefe cm Tonno  più ferrato, che nonfolea. In quefto a me (credo ve-  ramente da ciò procedeffe , di che avevacn parlato ;   • O o a che       Afdrubale , e dì Si face . Dopo,  la pace conci «fa tra.* Romani ed  i Carraginifi ebbe la fovfanirà  di diverfe provincle d* Affrica ,  e vide Tempre amico de* Romani .  Morì di qo. anni , e lafciò 44.  figliuoli di di vetfe conferii . Di-  cefi che nell’ ultima malartia  pregafle Mal Ho generale dcll'ar-  mata Romana, ad Inviargli il  giovane Scipione , affine d* aver  la conio lezione di morire nelle  Tue braccia , e per dargli gli op*  portunLordioi , che offcrvati vo-    lea fui rìpaftimento del fuo re-  gno .\E da quella contezza per,  avventura s* accatta I* occalìone  data al fogno .   4 Reìt^ui Calìtes . Accenna  la luna e gli altri pianeti e del-  le del elei fu premo , annoverate  dalla pift parte degli ‘ Antichi  tra gli Dei. Di che Lattanzio  ragiona nel libro III. cap. 5. de  Fal/a Religione . Platone nel  Cratilo deride sì beftiaJe oppi-  mene •    /   *    r    Digitized by Google    \   *    t    580 MARCO TULLIO CICERONE  vigilaflem, ar&ior, quam folebat ; fomnuscomplexus  eft. Hic mihi (credo equidem ex hoc» quod eiamus  Jocuti : 1 fit enim fere, ut cogitationes fermonefque  noflri parfant aliquid in fonino tale, 2 quale de Ho-  mero fcribit Ennius, de quo videlicetj faepifTime vigì-  Jans folebat cogitare & loqyi) Àfricanus fe oftendit il-  la forma , qua: mihi 3 ex imagine ejm , 4 quam ex  ipfo, erat notior. Quem ut agnovi , equidem cohor-  rui. Sed ille, Ades, inquit, animo ; & orni tee timo-  rem , Scipio ; & , quae dicam , trade memori* .   IL   V Idefne ilfamurbem, qu* parere Pop. Roro. eoa da  per me, renovat priftina bella , nec poteft quiefee-  re (oftendebat aurem Carthaginem 5 de excelfo , &  pieno flellarum , illuftri , & darò quodaro loco) ad  quam tu oppugnandam nunc veois piene miles? hanc  hoc 6 biennio Conful evertes : 7 eritque cognomen id  tibi per te partum , quod habes a nobis adhuc heredi-   ta-    x Fit enim fere iti cogita-  iiona <y c . Socrate appretto Pla-  tone nel 1 bro 9. de Repub.  di quelle cagio.ù , il fognar  generanti, va nobilmente filoso-  fando .   a Squali de Homero fcribit  Bnrtiuf . Leggendo Ennio % e  meditando 1 verfi d* Omero e  fluitandone con premura Pihri-  taiiene , fognò <1* effere dive-  nu'O O nero , e che l’ anima di  colui (offe pattata m etto gia-  lla il Pitagorico domina . A ciò  allude Orai. uell’Epift.   , Ennius & f api Citi , for «*   tis (5 f alter Homerus .   ÌJt Critici dicunt , leviier  curare vìdetur .   Ut pronti fa cadant , <y fo»  mai* Pytbagorea w   v   Oc. nel Luculìo cita un etrffU-    cMo del luogo , dove Ennio >1  fuò fogno narrava . Fifus Homr.  rus adejfe poeta .   j Ex imagine ejus &c. Allu-  de a que* ritratti degli antenati,  che fottenuto a reano curut ma*  gittrato,oche tener fi folcano  appetì uell* atrio.   4 Quam ex ipfo . Vuole 11  Sigonio che nell' anno , che  trapafsò 1* avolo Scipione Af-  focano il Maggiore , venitte a  htee il nipote adottivo 1' Affo-  cano il Minore , cioè nel 571.  fotto 1 confoli Apjlo Claudio  Pulcro , e Marco Sempronio  Tuditano . Altri però lo fanno  nato due anni prima : e* pare  che ciò piò confuoni all'efpref*  fumé , che nel prefeme luogo  fi adopera .   5 De exctlf» . 1/ Affocano  parlava dal cerchio ^ della via  Latea , gremita di piccole ttel*  le , come dicono Ariftoti-   le    Digitized by Google    IL SOGNO DI SCIPIONE; 581  thè d* ordinario fuccede che ipenfamenti e difcorfi no*  Ari generano un non fo che di Tinnii nel Tonno , come  Ennio Tcri ve a lui Tu d’Omero avvenire, del qual fo-  vente Tolea nel Vero penfar vegliando e parlarne) in  quello, dilli, a me mi fi fe l’ Affocano vedere in quel  iembiante , che più dal ritratto di lui , che da elio  medefimo, m’era noto* Cui come ravviato l’ebbi , fen-  tii del ribrezzo. Ma egli dà qua mente, prefe a di*  re, o Scipione, e caccia via il timore; ed a memo-  ria manda quel, che dirò*    Q Uella città vedi tu, cheper opera mia cofirettaa  predare ubbidienza al popolo Romano, le guerre  prilline rinnovella , nè può racchetarli (ed ad-  ditava Cartagine da un certo alto lungo , e pien di  flelie, illuminato, ed arioTo) a cui oppugnare ora tt|  ne vieni quali faldato? quella tu interinine di due an-  ni con podellà conlolare diroccherai: e ti avrai quel  cognome per tua opera procacciato , che d^noi fina do*  ra pofliedi ereditario. Quando avrai poi fllrtag'n di*  firutto, menato trionfo , e Tara illato Cenfore, e lega-  to avrai cerco attorno T Egitto, la Siria, .T Alia , e la  Grecia , Tarai di nuovo eletto Confole Tenza cohcorre.  re, e recherai a fine una poderofiffi ma guerra, rovine*   O 0 ì rat ^   } Eritrite càgnomin &c. Di-  te 1* Affricano il Maggiore ;  t* acq unterai per tue valorofe  Opere II cognome d* Africano ,  che firtadora da me avolo tuo 1*  hai ereditarlo . Ottervano che  1* A Africano il Maggiore fu il  primiero -tra* Romani comandan-  ti , dopo terminata la feconda,  guerra Punica , che fregiato  forte del ritolo formato da na-  tiorte foggìogata da lui . Su tal  prorofi'o Liv. nel fine del llb.  3CXX. riflette . Exemplo fèittdg  hujus , tìffHaquàm V'&ori* p*-,  tei •> infignes , imaginum tiiulot  tlaraque cognomina f amili* fi*  cin •    le e Toìommeó , la qUale pef  coiai fimiglianza od apparen-  za , che ha col ìatte , fa da   Greci detta a (• Sva-   riate furono le oppiniont del-  la cagione di cotal comparfa ,  ma la piA naturai pare « quel  color fifultare dalla moltttu-  din folta di quelle piccole  «elle ..   6 Biennio tonfai . Ottervà il  Slgonio che 1* Affrica no fu ben  confole due anni appretto , ma  pattaron tre anni prima di com-  pier r imprefa , e la città di-  tteutte In carattere di proconso-  le , come egli dimoftra ue* com-  mentar j de' ratti .    582 MARCO TULLIO CICERONE  . tanurn , Cum aurem Carthaginecn deleveris, trium-  phum egeris , Ceniorque fueris , & i obieris legatus  Egyptum , Syriam , Afìam, Grgciam, deligere iterum  conful x abfens, bellumque maximum conficies » Nu-  mantiam exfcindes: fed , cum eri* curru Capitolium  inve&us , offencles Renripub. perturbatane confiliis $  nepotis mei • 4 Hic tu, Africane, oflendas opcrtebit  patri» lumen animi , ingemì , confiliique tui . Sed  ejus temporis aneipitem video quafi fatorum viam •  Nam , cut» aetas tua feptenos otììes 5 t Solis anfratìus,  reditufque converterit ; duoque .hi numeri (quorum  utetque plequs , alter altera de caufla habetur) cir-  cuicu naturali fummam tibi fatalem confeceriot ; in  te unum , atque in tuuic nomen , fe tota con verter  civiras : te Senatus, te omnes boni , te focii , te La-  tini intuebuntur : tu eris unus, in quo mtatur civi-  tatis falus: ac, ne multa, 6 diélator Rempub. confti.  tuas oportet | fi impias propinquorum manus effugerìs .  7 Hic cum exclamafTet Laelius > ingemuiflentque cete-  ri vehementius , leniter arridens Scipio . Qn^fo, io*  quit , ne me e fonino excitetis ; 8 pax ; audite ce*  tera. W    *   1 Oliar is legatus . Scrive   Giuntino nel ìib. j8« che per  esplorare gli animi de* re , e  de* comuni fu mandato legato  ^con Spurio Mummio , e Lu-  cio Metello . Oc. però dice  nel I.ucullo che quella lega,  rione feguì prima della efer-  ■ cirata ceuftira , e così pur fen-  te il Sigouio . Che qui poi  prima fi accenni la ce n fura ,  fi P u h cib riportare al cumino,  do della efpouzione , alla quale  tornava piti in acconcio il mct.  terla prima .   z Abfens . Giulia la manie-  ra , d-: Ila qual parla fovente  .Livio, quando fi ragioni dell*  elezione de* magiftrad 1* ai»  fetts importa 11 non concor-  rervi ed il non proiettarli can-    • IH.   didato coll'andare in quel mi-  merò nel campo Marzo • Glb  ben ritrae fi dal conte fio di  molti luoghi degl* lftorici , ed  olcraccib il comprova la pro-  pria forza di abejj* , il qual  verbo importa non l'efier lon-  tano , ma il non efier pre-  fente .   ? Nepotis mei . Intende Ti.  berlo Gracco, figliuoi di Cor-  nelia figliuola dell* lAiTrjcano  il Maggiore , il quale , colla  legge agraria taflarsu i 5 0. ju«  ger! di poflefTo, voleva abbat-  tere lo fiato già corroborato de-  gli ottimati *11 fatto t coìrti Iti-  nio nella llorfa Romana , del  quale abtiam già fatto pai vol-  te ricordo.   4 Hic tu , Africane , Vuole   . s ui    Digitized by Google    IL SOGNO DI SCIPIONE. 58?  rai Numanzia; ma quando in cocchio farai condito  al Campidoglio, troverai la Repubblica fcompigliau  per le màcchine del nipote mio . Qui converrà che  tu, o AfFricano, facci alla patria vedere il la^reddl*  animo, ingegno ed accorgimento tuo . Ma di quel  tempo io veggio ambigua effer quafi la traccia de’ fa.  ti . Imperciocché quando la età tua voltato avrà per  otto volte fette tortuofi giri e ritorni del Sole : e   queRi due numeri (che amendue per pieni tengonfi  qual per una cagione e qual per altra) come con pe-  riodo naturale t* avranno compiuta renduto la fatai  fomnru : tutta la città in te folo rivolgeralTì , ed a|  tuo nome: in te Afferà lo (guardo il fenato, in te tut-  ti i buoni, in te gli alleati, ed i Latini: tu farai 1*  unico, nel quale la fai vezza della città foflerraffi: e,  per non farla più lunga , d’uopo è che tu dittatore  metti in buon ordine la Repubblica , fe ti verrà  fatto di fcanfare 1 * empie mani de’ tuoi parenti ♦ In  quello avendo Lelio levato alto la voce, e dato aceefi  gemiti gli altri , Scipione per maniera piacevole (or?  ridendo , deh , difTe , non mi rifcotcte dal foono :  fiate chieti : fentite il refìo .    qui il Sigonio accennato il fac-  to di Cajo Carbone tribuno  della plebe , quando condii fle  fu’roftri Scipione, ed il coftrin-  fe a dire , che gli parerle dell*  uccisone di Tiberio Graccp, al   J [uale egli con franchezza rifpo-  e , eum [iti fare cafum videri .   5 Soli* anfratti* s . Cosi no-  mina i giri del Sole per la obli-  quità del' Zodiaco , per cui vi-  gore il fole or piega a fetten-  trione ed ora a meriggio . Cosi  pur chiamanti le curve e finuo-  fe vie de* fiumi e de* lidi con  rutta proprietà latina .   8 Dittator rempub. Significa ,  che fenza fallo farebbe ft.uo  dittator creato , per acchetare  gli fcompigU della Repubblica ,  te non folle flato tolto di vita  da* parenti con infidie , ed in    O 0 4 HL   Affetto fu trovato morto fui fuo  letto .   7 Hic cum exclamafjet . Si fin-  ge che nella leena del fogno v*  Intervenirle Lelio e gli altri  perfonagoj accennati di fopra ,  che deputavano di Repubblica.  Or qui Cic. l’erba il carattere  dccorofo di Scipione . Percioc-  ché mentre alPafcoltarfi de* fu-  turi rifichi di lui gli alcolcnnci  dimoftrano conimozion d* ani-  mo: folo l’eroe, a cui appar-  tengono , ferba intrepidezza e  cofanza .   % Pa* . Voce da* Latini conci-  ci ufata ad accennare filenzio .  Terenz, Eavtont. 4. j* Unus eiì  dits , dum argentarti eripio ,  pax , ni AH amplia s . U fai la pur  Plauto .      584 MARCO TULLIO CICERONE.    C*ED; quo fis, Africane, alacrior adtotandamRem-  ò pub. fic habetoi omnibuJ, qui patriam conferva-  rint, adjuveriot, auxerint, certum effe incacio ac de-  finitum locum , ubi beati aevo ftmpiterno fruantur . Ni-  hil eft enim illi principi Deo , qui omnero hunc mun.  dum regie, quod quidem interrii fiat , acceptius, «pian»  concilia caetulque hominum ajure lodati, qu* civita-  tesappellantur : harum redloresS confervatores ahinc  profefti, huc revertuntur. Hic ego, etfi eram perter.  ritus non tatti metu mortis, quam infidiarum a meis,  quaefivi tamen, viveretne ìpfejPauIlus pater, salii, •  quosnos extinflos arbitraremur . Imo vero, inquit , 11  »ivunt, qui 4 exeorporum vinculis, tamquam e car-  cere evolaverunt . Veftra vero , qua; dicitur vita , mori  eft . Quin tu afpictas ad te venientem Paullum patrem .  Quem ut vidi, equidem vim lacryroarum profudi. Jl-  le autem me amplexus, atque ofculans Aere proh.be-  bat Atque ego ut primum ftetu repreflo loqui polle  1 cce-    t    1 Jure focidti . Si accennano  tutte le raguuanie , che risulta-  no dal conienio ed offervauza di  legpl . Dà buon lume all* ef-  prcllìone un luogo di Macro-  lio . Servili s quondam , die*  egli f & gladiatoria manus con-  cilia , CcBtufque hominum fue -  runt , fed non jure {odati . JUa  autem fola eli jufia multitudo ,  cujus vnitfrjitas in legum  tonfentit otfequium . E quella  definizione conviene con quella »  che Platone ci da della legitti-  ma moltitudine ne' J'hfl della  Repubblica , ed Ariflotile nel   ljb. II. de* Poikic* .   I Bine profetili Già nel llb.  de'Senec Spiegammo la fenten-  za Platonica Sulla origin di ti-  ra delle anime , ammetta pure  da Cic. Qui aggiungo in con-  ferma un patto tratto dal V. l* b »    delle Tufculane . Bumanus ani-f  ntus decerptur ex mente divi- i  *4, cum alio nullo , nifi cum \  tpfo Deo % fi hoc fas e fi diflu , \  comparar i potefi . Or in quello  luogo Spezialmente attribuisce il  ritorno in Cielo a quegli Spiri-  ti , che /landò in quella vita ,  dirittamence prefederono alle  Repubbliche .   3 Vaullus . Che fu naturai  padre di Scipione Affricano il  Minore , il quale foftiene il So-  gno . Quegli chiamoflì Lucio E-  milio Paolo , che Soggiogò Per-  feo Re di Macedonia . L* adot-  tivo fu Pubblio Scipione fi-  gliuolo dell* Affricano il Mag*  giore : quello Affricano ha da-  to principio all* iftruzione del ,  fogno ; la quale è fiata Inter.  rotta da Paolo .   4 Ex cor forum vitteulis   Ella    1    Digitized by Google    IL SOGNO DI SCIPIONE . 585 . v   IU.    M A, oAflfrictno, acciocché pibcoraggiofofii a fo-  fìcner la Repubblica , Tappi, che a tutti coloro , i  quali confervatohan la patria, aiutata, e vantaggiata ,  v’ha in cielo uo fitto e determinato luogo, dove go-  dan beati un eterna vita. Imperciocché a quelprinci-  pale Dio, che tutto queir univerfo governa, di quello,  che fi opera almen nel mondo, nulla v’ha di pih accet-  tevole , che le ragunanze ed i ceti degli uomini per  leggi aflTociati, che città fi appellano : i reggitori, e  confervatori di quelle quinci partiti, quafsh fan ritor-  no. In quello io, febbene mi trovava (paventato, non  tanto dal timor della morte, quanto dall’ infidie, che  m’ordirebbono i miei, ricercai tuttavia Te vi veflfe l’iftef-  fo mio padre Paolo , ed altri , cui noi cedevamo e-  flinti • Che anzi, loggiunfe, e(Ti vivono, i quali da’  corporali legami, come da carcere, fono via volati •  La voftra poi, che vita dicefi, ella è morte. Che an-  zi volgiti a vedere il padre Paolo, chea te ne viene.  Il qual come veduto ebbi, verfai veramente gran copia  di lacrime, Maegli abbracciatomi , ed imprimendo ba-  ci, il piangere mi vietava. Maio come prima, ripref-  fo il pianto, cominciai a poter parlare, deh, dilli , o  fintiamo, ed ottimo padre, poiché quello egli é vive-  re (come lento dire all’ Affricano) che fio a fare nel  mondo? perchè non m* affretto a venire da voi quaf.  sii ? Non va così la faccenda , replicò egli. Se quel Dio,  del quale è tutto quello profpetto, che vedi, non t'avrà  dal corporal carcere liberato, non ti fi può aprire ac-   ceffo    Ella è dottrina ed efpreltìone  Socratica . Nei Fedone di Pla-  tone Sando Socrate per ber la  cicuta, tra le altre cofc , cui  viene introdotto a dire full* a-  nlma , prefenti 1 difcepoli; af-  ferma il corpo efierc una car-  cere dello fpirlto , che ivi con  violenza dimora come legato ,  il di lui naturai luogo, e plft  puro elTere 11 cielo , e la mor-  te altro non elTere che un di-  fcloglinienro da quello carcere ,  ed un ritorno alla maggion    celefte . E coerentemente nd '  Fedone , nel Ostilo , ed in  altri dialogì di Platone il cor-  po chiamali « 7 a vi»»   cui a animi , e lèCfduvnpiOf  career . Che ami alcuni vo-  gliono che ìsutui corpus trag-  ga Parlino logica origine da   Ai? f/os , coltcch<è Ha come  Vinculum animi , ed al corpo   li a 0Uìlihp&vn 'luXt! colli »  gatus animus .    5*6 MARCO TULLIO CICERONE  capi, Quasfo, inquam , pater fan&iflìme atque optime ,  quando hasc eft vita ( ut Africana m audio dicerc ) quid  - luoror in terris? quia huc ad vos venire propero ì Noti  eft ita, inquitille. NifiOc*usis, i cujus hoc templum  eft omne, quod confpicis, iftis te corporis cuftodiis Jif  beraverit, huc tibi aditus patere non poteft . Homines  cairn funt hac lege generati, qui tuerentur ilium glo-  bunri , quem 2 in hoc tempio medium vides, quae terra  dicitur . Hifque animus datus eft ex illis lempiternis  ignibu9, quas 5 fiderà & ftellas vocatis ; 4quae globo»  fae & rotundae, divi nis animata^ mentibus, circos fuos  orbefque confìciunt celeritate mirabili. Quare& tibi,  Publi. , & piis omnibus retinendus eft animus in cufto-  dia corporis: nec injuftu ejus, a quo ilie eft vobis da*  tus, ex hominum vita migrandum eft ; ne munus hu*  manti m aflìgnatum a Deo, defugifte videamini. Sedfic,  Scipio, ut avus h*ic tuus, ut ego, qui ce genui , ju-  ftitiam cole & pi età te m ; quas cum fit magna in paren-  tibus & propinqui, tum in patria maxima eft . Ea vi*  ta via eft in caelum, & in hunc ccetum eorum , qui  jam vixerunt, & corpore iaxati illum incolunt locum,  quem vides (erat autem is fplendidiflìmo candore in»  t ter ffommas circuseluceni ) quem vos, ut aGrajisac-  cepìftis, $ orbem la&eum nuncupatis. Ex quo omnia  mihb contemplanti preclara cetera & mirabilia vide»  bantur. Erant autem eae ftellas, quas numquam ex hoc  loco vidimus; & eae magnitudinesomnium, quas erte  numquam fufpicati fumus . Exquibus erat ili* minima ,  qua ultima cacio, citima terris, luce lucebat aliena.  Stellarum autem globi terrae magitudinem facile vin*  cebant . Jam ipfa terra ita mihi parva vifà eft, ut me    1 Cu fui hot templum e fi o*  mnt , Tutto il ciclo dicefi t*m~  plum con proporzione , cbe I •  luoghi rilevati , per tenere le  Kf elioni degli auguri , dicean*  v tempi a % che viene a. Tigniti*  care laogo , che da ogni par-  te ha profpetto c veduta . D*  onde nato è il verbo tontem»  flavi . Così pure Terenzio chia-  ma 11 cielo tempia nell* atto HI.  dell'Eunuco •    v*;: -1 . *' •   Ai quem Dtum , qui lem •   pia cali fumma fonitte  coifcutit .   1 In toc tempio medium .  Cioè la terra , che da ogni  parte dal cielo è circondata ,  come punto da fmifurara cir-  conferenza tujvs templi di que-  llo hnmenfo profpetto.   ì Sidera . Propriaménte fo-  no 1 fegni celefti componi di  più Itelle , quali fono T Arie-  te      IL SOGNO DI SCIPIONE. 587   ceffo quafsà . Imperciocché fono gli uomini con quella  condizion generati , che quel globo guardino, cui col*  locatovedi nel mezzo di quello profpetto , il qual globo  r dicefi terra. Ed a quelli è flato dato lo fpirito da quei fem-  piterni fuochi , cui voi codellazioni e delle chiamate ; le  quali eflendo globofe e rotonde, e da divine menti anima-  te, i cerchi e i giri Tuoi compifconocon mirabileceleri-  tà • Laonde ed a te , o Pubblio, ed a tutte le pie pedo-  ne dee lo fpirito rimanere nel carcere corporale : nèfen-  za il beneplacito di colui, da! quale vi fu compartito,  non fi deedalla vita, che menan gliuomini, diloggia*  re; per non parere di volere sfuggitela umana incom-  benza da Dio afTegnata, Ma in quefla condizione, o  Scipione, come fatto ha quello tuo avolo, ed io, che  t* ho generato, la giudizia pratica e la pietà ; la qua.  le ficcome ne* genitori efercitata e ne’ parenti è di gran  pregio, così verfo la patria è d* eflìmazione grandini*  ma. Queftotenor di vita firada è pel cielo, ed in que-  llo ceto di coloro, che viffergià, e dal corpo difciol-  ti, quel luogo abitan, cui tu vedi (ed era quello un  cerchio tra le fiamme lucente d’un candore rifplenden-  tifTimo) il qual voi, come avete da’Greci apprefo , il  chiamate la via lattea. Dal quale io ogni oggetto con*  tempiando , nobililTimemi fembravan le altrecofee ma.  ravigliofe. Erano poi quelle flelle, le quali nonabbiam  giammai da quedo luogo veduto ; e di effe tutte tali  le grandezze, quali non le ci damo immaginategiam-  mai * Infra le qua ! i quella era di minor grandezza , che  nell’ ultimo cielo , e pih vicina alla terra , rifplendeadi  luce accattata . Ma' i globi delle delle la grandezza  della terra vinceano lenza fallo. Orla terra mededma   co.    tc , l’Andromeda , 11 Leone ec.   4 . J£ud globofd . Crede Ari.  dotile che le ftelle fieno di  forma sferica , sì perchè In  qualunque lor progre filone noti  ci dinioftran couiparfa d* alcra  figura , sì ancora , perchè , fie-  come la luna , che annoverar  fi dee tra le ftelle , è di for-  ma sferica , egli è arresi vo-  rifimilc , che le altre ftelle pu-  re portin P Iftdfa figura . Ol-  tracciò gli Stoici appretto Cic.    nel lib. II. de Nat. Deorum  furon d* avvita aver le ftelle  la forma e figura ìftetta dell*  Uni verfo , perciocché quefta è  la pi fi bella, la piA univerfale,  che le altre comprende, ina fen*  za 1 difetti .   5 Orbem laHeum . Della via  httea già parlammo di (opra »  Per dottrina degl] antichi filo,  fofi quella era deftinato feggio  de* beati {pirici •    588 MARCO TULLIO CICERONE  imperii nofì ri , quo quali punftum ejusattingimus, pae*  niteret •    IV.    Q Uam cum magis intuerer, quacfo, inquit Africa-  nus, quoufque humi defixa tuamenserit? Nonne  aipicis, quae in tempia veneris? i Novem cibi orbi*  bus , vel potius globis, connexa lune omnia, quorum  unus eft cfleftis extimus, qui reliquoSvOmnes compie-  élitur, 2 lummus ipfeDeus, arcens& continens cete*  ros; in quo infixi funt illi, qui volvuntur, ftellarum  curfus fempiterni ,• cui fubjeéli funt feptem , qui ver.  fantur retro, $ contrario morti , acque Cglum, ex qui*  bus unum globum pofTidetilIa, 4 quam in terris Satur-  niam nominane; deinde eft hominum generi profperus  & falutaris i Ile 5 fulgor, qui dicitur Jovis ; tum ruti-  Jus horribilifque terris, quem Martem dicitisi dein-  de 6 fubtermediam fere regionem Sol obtinet, dux&  princeps , & moderator luminum reliquorum , mens  mundi & 7 temperano, tanta magnitudine, ut cunéta   (uà    1 Movent tìii orbi bus . 1 cer-  chi Tono nove , comprefa la  terra , la nual non fi muove :  1* uno e 1’ altro è giuda 1*  oppìnion degli Antichi . Sicché  fopra I* -ottavo cerchio celefte  altro non ne poneano, e quel-  lo {limavano che tatti gli al-  tri comprendere e deiTe Ior  confiftcma , come Oc. viene qui  dichiarando .   1 Summus ipfe Devi . Quefta.  fuprema ed . ultima sfera rego-  latrice delle altre chiamai» Dio  per ecce llema , come Cic. ta.  lora cotal titolo attribuire ad  uomini fingolarmente valenti  in alcun genere . V. G. nel  Ut. I. de Orat. Te fetnper in  dicendo putavì Deum . Ad Art.  IV. 15. Feci idem , qvod in  Tolitia fu a Detti 'tilt nofler Fla-  to . Altri interpreti poi credo-    no ( ed è il plfi verifimile )  che qui Oc. parli fecondo l'op-  pìnione non tua . ma di molti  Antichi , che I* Onlverfo , 11  Cielo e le Stelle riputavano  divinità . Nel llb. I. de* Nat.  Deor. efponendo Clc. la fem  tema fu di cib di Platone co-  sì feri ve . Idem in Timeo  Jrcit in legiius fy murtdum  Deum effe , & célum , & 4-  Jira , fV terram , animo t .  Nell' iftetfa opplnione fu Seno-  crate , e Cleame , come ivi ri-  porta fi poco appretto.   j Contrario motu atquè Ca 0  lum . U atqtte è particola cor-  relativa di contrario , polla li»  cambio di quam .   4 jQuam in tetris Saturni dm ,  La della di Saturno » la piil  alta delie erranti : chiamata   é da' Greci QctiVCùV j Uccome   quel-    *   IL SOGNO DI SCIPIONE $8?  così piccola mi fembrò, che (enea mi malcontento del  noftro imperio, nel quale ne tocchiam come un punto  di quella.   IV.    L A quale io vie maggiormente riguardando, deh, l’ Af-  fricati foggiunfe, e fino a quando farà la tua men-  te in terra fida? E non vedi tu in che profpetti fei  venuto? ogni cola ti viene concatenata in nove giri .  o piuttofto globi, de 1 quali l’uno è il celefte nell’ulti-  ma efterior parte, che tutti gli altri contiene, in sé  fommo Dio, che tutti gli altri lega e comprende : nei  quale fermati fono que’ (empitemi corfi di delle, che  fi vanno aggirando; al quale fot topofìi fono i fette glo-  bi, che indietro fi volgono, con moto contrario a  quello ; che fa il cielo, de* quali un ne poftiede quella  della, che nel mondo chiaman Saturnia; fuccede ap-  pretto quel fulgore profperoe (aiutare all'uman genere,  che chiamali Giove; quindi ne viene il rodeggiante  pianeta, fpaventevole al mondo,. cui dicono Marte ;  il Sole occupa pofeia la regione, colà intorno a lotto  mezzocielo, guida, e capo, e direttore degli altri lu-  minari , fpirito, e temperamento dell’univerfo, di sì  fmifurata grandezza, che colla luce illumina, ecora-  pie ogni cola. Tengono a quedo dietro, comecompa-  gni, l’uno il camino di Venere, e l’altro di Mercu-    quella il Mercurio c/ h/?àtv •  voci latinamente per Aufonio  adoperate . Tempori qua StiU  von volvat , qua facula Pia.  i io* . Queita ftclla crederi  mandare influenze gelide e tor-  pide : oude fu rlpurato iL^la-  ncta de* vecchi,* che però ueno  tantalici e fartidiori . Com-  pie il Tuo cerchio iu anni ig.   f iorii! 1 6t. ed ore iz. Cic. pel  uo tardo procreilo nel lib. II.  de Nat. Deor. vuole che così  chiamili quod •fdturrtur attui s .  li Ricciolio peri» nell* Alme-  girto dà al dì lei corfo ip. an-  ni c ipo. giorni •   5 Fulgor , qui dieitur Jo*  v'tt . Quanto alla difporizion    rio;   grammaticale , o Jovis i ge-  nie. retto da fulgor , ovvero  è nomin. giufta 1* ufo , nel  qual era nell* antichi (limo La-  zio . Quefta rttlla fu da* Gre-  ci detta (pctttitùv da /«- •   cto , ardto . Da Latini fu detto  Jupittr Jovis da j uvando , at-  teri gi’influflì fuol temperati e  falutarl : onde da Cic. chia-   mali profperus (gf f alutaris .   6 Subttrmediam . Vocfe ot-   tima , ma pure dal Calepino  riformato non ricordata punto  nè popo . *   7 T tmperat io . Perchè il So-  le col calor fuo comcmpera il  deio e la terra.    ; •    /    /    Digitized by Google    eoo MARCO TULLIO CICERONE  fua luce iUuIIrer & compleat. Hunc ut cornice» conte»  quuntur alter i Veneris, alter a Mercurii curfus ; in  infirooque orbe Luna radiis Solis accenta convertitur  infra autem jam nihil ed > nifi mortale & caducum ,  praster animos generi hominum munere Deorum datos»  fupra Lunam funt aeterna omnia. Nam ea , quae  media & nona tellus, j neque movetur : infima eli ,  in eam feruntur omnia 4 nutu luo podera .    V.   Q xjk cum intuererflupens , utmerecepi, Quishic,  inquarti , quis ed, qui complet aures meas tantu$  & tam dulcis fonus < Hic eft , inquic ille , qui  intervallisconjunfìusimparibus, fed tameng prò rata  parte ratione diftin&is, ó impulfu & motu ipforum or»  r bium    t Veneris . Quello pianeta fi  difttngue per la fua lucidezza ,  e biancheria « onde avatua tut*  tl gli altri pianeti » ed è si  notabile , che in un ofcuro  luogo fpòrge ombra fenfibìle •  11 fuo luogo e tra la terra e  Mercurio . Egli accompagna  collantemente 11 Sole, e mai  non fene dilunge più di 47.  gradi . Quando quella ftcjla va  innanzi al Sole , che fi leva 9  dicefi Fosforo , Lucifero o Ilei-  la mattutina t c quando gli tien •  dietro , e che tramonta dopo  di lui, chiamali Efpero , o Vef*  per , o ftella Vefpertlna .   1 Mercurii . Il piò piccolo  de* pianerf inferiori ,< ed il piò  vicino al Sole . La mezzana  diltanza di mercurio dal Sole  per rispetto a quella della ter*  i;a al Sole tiene la proporzio-  ne di 387. a I00O. Giulia il  fentimento di Neuton , fonda-  to fulle prefe efperienze per  mezzo d* un termometro , il  calore del Sole fulla fuperficle  di Mercurio < 7 volte più In*    tenfo , che fulìa fuperficle del-  la • terra . La rivolnzion di  Mercurio attorno al Sole , ov-  vero il fuo anno compie fi in  87. giorni e 17. ore * La ri-  voluzione diurna poi , ovvero  la lunghezza del fuo giorno  non è ancora determinata . Per  iò altre contezze vedi gli A*  ronoml .  ì Neque movetur , Fa oppi*  ninne comun degli Antichi che  la terra non fi mo velie , cd  anche univerfal de* moderni ,  Ma non fono mancati filofoli  e ne* vetulll tempi , e ne' mo-  derni , che ne folteneflero il  fuo continuo moto , e fpezlal*  mente al prefcntc . Furon tra*  Filofofi ' antichi Filolao Pitta-  gorico ed Eraclide Pontico ec.  ed Ecfanto pur pittagorico ,  Clc. ' nel Lucullo riporta I*op-  plnione di Niceta da'Siracufa  con quelle parole . Nicetas Si •  racupus , ut aìt T beophrafius %  c eel urti , folem , lunam , f ìellas %  fupera dentque omnia (tare ten -  fet t neque pr^ter ieh*m , rem   ul-    «•    IL SOGNO DI SCIPIONE. 5*1 ,  rio; e nell* infimo cerchio la Luna da* raggi del Solé  accefa raggirali: di foteo poi nulla pili altro v’è, it  toon mortale, t cadevole, dalle anime in fuori , pet  grazia degli Dii all’uman genere compartite; foprala  Luna le fòftanze tutte fono immortali. Che quanto aU  la terra, eli 5 è in mezzo ed è la noni, nè muovefi t  élla è 1* infima, e verfò di ella viene ogni pefo per  propria inclinazione portato.   V.    I Quali oggetti io attonito rimirando, come in me  fui ritornato, che è egli n a*, dirti, quello sì grati*  dee sii foave fuono, che m’empie le orecchie ) Quello,  ti loggiunfe, è quel fuoho, che da intervalli dilpari  venendo a un tempo, ma con avvedimento però diflin*  ti fecondo la debita proporzione, per impullo e moto  delle orbite illelTe fi forma; il qual fuonoagli acuti  tuoni co* gravi contemperando, proporzionatamente for-  ma fvariati lonori concerti. Imperciocché movimenti  di tanta mole non poflòn ertère chetamente incitati ; e    itìlam in mundo mtverì : qud  tum circa axem jumma fe et -  licitate -tonvertat , torqueat ,  tadem effici omnia , qua , fi  fi ante terra , cdlum movéretur ,  Àtque hoc ttiam Platonem in  Timeo dicere quidam arbitran -  tur. Sed pattilo obfcwìus . Ma  «toppo pift foro i moderni, il  ■Copernico il Galileo ec. Di  quella fi fica controversa , qua-  li che fieno quinci e quindi i  fondamenti il certo fi ^ , che  ogni vero ed ubbidiente catto-  lico dee contenerli a norma  delle ordinazioni dalla Roma-  na chiefa emanate, ciò* che il  moto della terra foftenere 1-  ppteticamente fi pofiTa , in  quanto , fe tale fikppofizion fi  faccia * fi fpicgherebfcutio age-  volmente molli fenomeni del-  la natura : ma cl vieta il fo-  ftener ciò , come tefi . Ma    por-   Ì3;0 voglia che alenili non fac-  ciali pafiaggio dalPjpotcfi a di-  fender la tefi 1   4. Nutu fuo . Importa indi-  nazion , tendenza , ed affézion  naturale. E’ di frequente ufo in  Cic.   5 Pro rata parìe fattone ,  Col Gronóvlo riconofeo . quella  lezione non punto fconciata ,  perciocché ben confuona con  tutto il cancello del fentimen-  to . E viene a dire che quelli  difpari intervalli delle sfere ,  che ne* loro moti rendon fuo-  110 , fono proporzionati a* di-  ve r fi gradi de* tuoni , che for-  mano : né fono quelle diflanze  fatte a cafo , ma catione con  avvedimento , come appunto ri-  cerca la natura di quello con-  certo armonico .   6 ìmpulfu & mota . Ancor  Platone ammife quell 1 armonia   dello    s9 2 MARCO TULLIO GICERONE  biuro conficitur; qui acuta cum gravibus temperans ,  variòs^quabiliter concentus efficit . Nec enim filentio  tanti motus incitari poffunt ; & natura fert , ut excre-  ma ex altera parte graviter, ex altera auteni acute fo.  nent. Quam ob cauflam funimus ille ftelliferi Cfli cur-  fus, cujus converfio ed concitatior , acuto & excita-  to movetur fono, graviamo autem hic lunaris arque  indmus Nam terra nona imobilis manens , ima fede  femper haeret complexa medium mundi locum . Il ! ì au-  tem o&ocurfus, inquibus eadem vis ed deorum i Mer-  curii, & Veneris, feptem efficiunt didintìos ìntervallis  fonos: qui numerus rerum omnium fere nodus ed .  Quod 2 dodi homines nervis imitati acque cantibus ,  aperuere fibi reditum ad hunc locum; ficut alii, qui   f traedantibus ingeniis in vita humana divina fludìaca-  uerunt. Hocfonitu oppletae aures hominum obfurdue-  runt; nec ed ullus hebetior fenfus in vobisjficut, ubi   Ni.    delle sfere celelH , colicchè nel  lib. X. de Repub. deputò a  tutte le eelefti orbite ciafcuna  firena , che fopra dj effe dan-  doli giraffe con quelle , accon>  pugnandone col canto loro la  rivoluzione . Altri poi appref-  fo Aridotile nel lib. 11. de  Carlo cap. 9 . c di Plin. nell*  Iftor. Nat. II. 3 . vollero que-  llo fuono non procedere dalle  celeftl orbite , ma dalle (Ielle  medefime in quelle fide , che  . nelle orbite fanno loro ri vo-  ltinone . Quindi è che i Pla-  tonici filofofi credettero che il  uiov imeneo de* corpi celefli  una vera ed effettiva armonia  formaffe s al qual errore drè  luogo la feutenza de* Pittago-  ricl , i quali per formare giu-  dizio de* tuoni ad_ altro non  aveati riguardo che alle ragio-  ni delle proporzioni efatte ,  che perfette appari van ne* nu-  meri , i quali furon 1 * ìdolo di  Pittagora , fenza punto atten-    dere al giudìzio dell' orecchiò •  Ma quella oppinione ne* con»  feguenti tempi , a proporzione  che abbracciata era la dottri-  ua Platonica , fece i Cuoi pro-  gredì . Quindi è che Filone  Ebreo , i>. Agoftino , S Am-  brogio , S. lddoro , Boezio 9  ed altri molti furono molto  impegnati per quella celcfte  armonia , cui attribuivano al-  le varie proporzionate impref-  fioni de* globi celefti , che fan 1 *  un fopra l'altro t le quali comu-  nicate per certi giudi intervalli  formano cotale armonia . Non  ut> far , dicon* efli , che sì  erminar! corpi con tanta ra-  pidità movendoli , cheti (fie-  no ed In filentio . Ed all* In-  contro 1 ' atmosfera di conti-  nuo da que' corpi fofpinta dee  produrre una ferie di fuoni  proporzionati alle itnpulfioni »  che la riceve : e per confeguen-  te , conciodìachè tutti i globi  ce ledi non facciano la medefr-   ma    «    Digitized by Google    w-    * H< '    ~rt..    . 4 *- «    IL SOGNO Dì SCIPIONE. m  perù il altura 1 ordine delle cofe, che gli eftremi fi et* *  dall* una parte rendano grave Tuono, dall’ altra poi il  rendano acuto. Per la qaale cagione i! Tu premo corio  del cielo ftellifero, la cui rivoluzione è più concitata ,  vien molto con acuto ed elevato (uono, c con gravif-  fimo quefto lunare ed infimo corfo . Che quanto alla  terra, nona d’ordine', ilandofi immobile, rimanfi Tem-  pre nel feggio infimo , occupando il luogo di* mezzo  nell 5 univerfo. Quegli otto corfi poi , infra i quali il  tuono de* due Mercurio e Venere fi èd’un tenore me.  defimo, formano Tette fuoni difpari per intervalli di-  verfi: il qual numero fi è, quali come il legamedi tut-  te le cole. Cotal concerto i dotti uomini colle corde  da Tuono avendo imitato, e co 5 canti, fiaperfero il ri-  torno a quello luogo ; ficcome altri , che per loro ec-  cellenti ingegni nella umana vita coltivarono divini  ftudj. Diquefio ftrepito ingombrate le umane orecchie  fi fono aflordite ; nè vi è in voi alcun feotimento più  ottufo : a quella guila che, dove il Nilo in quelle par-  ti, cheCatadupe fi appellano, da altiffimi monti pre-  cipita , quella gente , che intorno a quei luogo abita)   P p per    ma rivoluzione , né colla me-  desima velocità, 1 tuoni diffe-  renti t che provengono dalla di-  versità de* moti , dall* Altif-  fimo Indirizzati , formano tm  ammirabile musicale concerto •  Il difeorfo par ragionevole r  ma noni effondo foftenuco dall*  efperienza delle nostre orec-  chie , che pur parrebbe dovcSTe-  ro averne alcun femore , cosi  concludo il mio debole fen ti-  mento fu di tale oppfnione •  Quell* armonia de* cieli fe ri-  dur SI voglia a muftcal tuono  è una bella e fpeciofa favola  degli antichi fi Io Toft , che pre-  tendeano alle oppinlonl loro  dare aria e fembiania di ma-  ravlgliofe . Ma quefta celaste  muSica ed armoniofo concerto  altro non è veramente che le  proporzioni , cui I dotti mo-  derni astronomi han riprovato    nelle mifure e quantità , che fo-  co portano i movimenti di que-  sti oeleSli corpi ;   i Mer curii (f Ventri s . I  quali pianeti accompagnando il  Sole , fi comprendono elfere  dell* IfteSfo fuono t ficchè gli  otto globi formano fette diversi  fuoni .   z DoRi hominet . Ritrovato-  ri 'dell* eptacordo , cioè dei  mnltcale iftrumento di fette  corde , annoverati perciò tra »  Semidei . Macrobio e Severi-  no furono in opinione che co-  storo col numero ferteunarlo  di queftè corde IntendeSTero d*  imitare il moto armonlofo de*  fette pianeti . L* Affrlcano pe-  rò qui intende da costoro imi-  tato il. fuono delle, otto orbi-  te già divlf.ite. Su di costoro  non vo* tralafciare 1* oppiato-  ne , che n: portò Quintiliano   usi    *1    Digitized by Google    594 MARCO TULLIO CICERONE  Nilusad illa, qu^e | Catadripa nominantur, prscipitat  CI altiflimirThontibus, ea gens» quae illum Iocura ag-  colie propter magnitudi bear fonitus > fenfu audiendi  caret. Hic vero cantu* eft totius mundi incitati rti ma,  converfioneionitus, ut euoi aures bominum capere noti  portine: ficut intuerì folem nequitis adverfum , ejufque  radiis acies vedrà (enfufque vi nei tur- Hate ego admì-  fans » referebam tamen oculos ad te&rain ideutidem.     »    V    T UM Africanus , Sentio , inquit, te fedem etiarn  dune bominum ac domum contemplali: qusefiti-  bi parva, ut et!, ita videtur, haeccaeleftia femper (pe-  lato, illa Humana contemnito. Tu enim quam cele-,  britatem fermonis hominum, aut 2 quam expetendam  gloriam confequi pote$> Vides hab tari iti terra rana  & anguftis in !oci$, & in ipfis quali maculis, ubi ha- -  bjtatur, vaftas folitudines incerje&as; hofque, qui in-,  colunt terram,»non modo interruptos ita erte, utnihil  incer Jpfos ab aliis ad alios manare portìt ; led par.  tim£ obliquos, partim 4 averfos, parcim etiam 5 ad-  verfos flare vobis ; a quibus expeéhre gloriam certe  nullam poteftis. Cernis autem terram eamdem, quali 1  quibufdam redimitami circumdatam òcingulis, equi»   ' ‘ * bus   * • t    nel lib. I. io. Claror dòmini  fapitnt'ue viros rtemo dubita*  Vtrit Jìudtofor tnuficis fuifft  tum * Vytb agoras , dtque tum  fittiti acce pt am fitte dubio an «  tiquituf opittionem vulgati*  itint f mundum ipfum tjm ra -  fiotti ifit rompo jltum , quam  Pojlta fit lyra imitata . Quin-  di cred* io che procedcfie la  cftimation grande J od anzi la  venerazione , che gli antichi  Greci Nerbavano per, |a molici!  che però I mutici dic^nfi pare  tatts e fapitttttsi e T^fepiilhcle  effendi» inesperto in toccar la  cetera , gli folte imputato a di-  fetto d* imperizia .   ' * Catadupa . Le cataratte fono    del Nilo dette da Xaf<T«J ovvric*  dt or furti cado,   2 fhfdm txptttttdam glor*am .  Cic. ne* lib? ! della Repubblica  fu di, parere , che dovefle chi  maneggia la Repubblica effe re  fomentato , ed eccitato alle ge-  nerofe imprefe colla gloria , e  credc'a che ciò folle alla Re-  pubblica vantaggio^» , - rifle Alo-  ne t che altresì de* Romani fece  S Agoftino nel Uh. V- c*.- ij. de  Cl. Ir. Dei . Or coerentemente  1 # Atfricano non condanna del  •tU'to 1' appetito della . lori a ,  ma vuole a quello rlufcire ,  che qualunque umana gloria i  pef enrro ad auguttl tifimi con-  fini rirtretta , e non pur non   e ter-    1    Digitized by Google    IL SOGNO DI SCIPIONE. 5 p*   per U grandezza dello flrepito, priva è d’udito. fVfa  quello Crepito di tutto l’utiiverfo con rapidiffima rivo-  luzione è di tenore sì fatto > che le umane orecchie  noi poffon comprendere: ficcome non potete fiflar gii  occhi del Sole 5 quando Ila di rincontro, e da’raggidì  lui l’acume voftro e’1 (enti mento del, vedereè lover.  chuto. Quelle cofeie con ammirazione afcoltando, ri*  volge» pure di tanto in tanto gli occhi alla terra.   Vi.   . »   . ^ ^ # i   A Llora T AfFricano , ben m’ accorgo, logp^iunfe, che  tu anche al prefente il faggio contempli e l’abita-  zione degli uomini; la quale fé piccola ti pare, com’è  ineffetto, tieni (empre rivolto l’occhio a quelle cele-  fti magioni, e quelle non curare, che umane fono • Im*  perciocché tu qual mai confeguir pool ftrepitofa fama  dell’uman ragionare, o qual gloria, che da appetir (la ?  Vedi che nel mondo abitazioni fono in rari ed retti  luoghi , ed infra quelli medefimi, come fparfe macchie,  dove fi abita valle folitudini vi fono interpone; e co-  li oro , che abitan la terea , non pure edere per tal ma-  niera feparati, che tra elTì nulla dagli uni polla trape-  lare agli altri; ma parte rifpetto a voi dare a fgem-  bo, parte alle (palle, e parte ancora di rinccntroal di  fotto ; da* quali certamente fperar non potete veruna  gloria. Vedi poi la medefima terra , come coronata di  certe zone ed intorniata, delle quali due fommamente  tra 1 or* dittanti* e quinci equjndt fugli fletti celefli po*   P p a li    eterna , cria neppur durevole lun-  go tempo. Quelli rifletti peri» a  chi per la evangelica Fede cre-  de una eterna immortai vita , in  elei prometta a chi dirittamente  opera , debbono eflere podetofi  incitamenti a . non curare la  umana gloria dei tutto , ed a  prendere àccefi ttimoli per ri-  volgere ogni aiion noltra a pro-  muovere la gloria divina   I Obliquo * . Qaefti fur detti   da* Greci 9rfpi oi xf f *   4 /ìdterfos . Coloro fono che  tfgaafd;in diverfo polo , e di-   coivi» * vvoixOt . Quelli fono ,    :hc abitano nella cont rapporta  na temperata fotto il rontrap-  pcflto paralello, ma nell* Irte fio'  fenutircolo meridiano.   5 Adterfos . Sono gli antipo-  di , così de^ti per li piedi o  veftigj , che fi rifpondono di  rincontro . t)i qoett! termini  vedine fplegazioite pift ampia  appretto gl/ A Urologi 'ed I Geo-  grafi.   6 Cittguljs . Divifa le di,*  ode zòne , delle qual! le po-  rtreme frigidi ttìme fono, la aie#  dia caldi Éfi ma .    4    /    ’ % ■>   • MARCO TULLIO CICERONE *.   bus duos maxime intet fe diverfos, & iceji «ertici*  bus ipfis ex utraque parte fubnixos obnguiffe pruina  vides: medium autem lllum & maximum folis ara?'"®  torreri. a Duo funt habitabiles, quorum a udrai is «Ile  tin quo qui infiftunt, 3 adveria vobis urgent veft.gia)  4 nihil ad veftrum genus . Hic autem alter (ubieflus  Aquiloni , quecn incolitis , cerne, 5 quam tenui vospar-  te contingat • Oronis enim terra, quac coli tur a vo*  bis, 6 anguQa verticibus, 7 laterìbus latior , 8 parva  quaedam infoia eft; circumfufa ilio mari, quod Atlan-  ticum , quod Magnum , quod Oceanum appellatis m  terris: quitamen tanto nomine, quam fit parvus , vi»  des. Ex his ipfis cultis notifque terris, nutnaut tuum ,  aut cojufquam noftrum nomen , vel Caucafum nunc,  quem cernì* , trascendere pctuit , vel illum Gangem  tranfnare? Qui* in reliquis orienti*, aut abeuntis folis  ultimi*, aut. Aquilonis* Aufirive partibus tuum nomen  audiet^ Quibus amputatis, cet ni s profeto, quanti* in  .anguftiis veflragloria fedilatari velie • IpOautem, qui  de nobis loquuntur, quamdiu loquentur ?   ' * Y va ; . ' ,   Q Uinctiam fi cupiat prole* illa futurorum hominum  deincep^ laudes uniufcujSque noftrum apatribus  acceptas pofteris prodere, tamen prepter eluvio-  nes exuftitionefque terrarum, qua* accidere tempore  certo necefle eft , non modo aeternam , fod ne diu tur-  nam quidem gloriano affequi poffumus. Quid autem in   ter-    t    % Cai* Virtìcibur. Ai p»U .   1 Duo furtt Jbabit abile s . Vie*  tic efponendo le due zone  temperate intermedie quinci e  quindi da' lati t auftrale l* una  boreale 1* altra*   $ Adverfa vobis . Perciocché  dimorano dall* altra parte dell*  - cccliptica folare .   4. Niktl' ad vefitum genus .  Perciocché «è voi a loro nè  efli a voi trapalano .   5 JQuàm tenui vos parte ,  Vedi quanto fi a piccolo fpaxio  quello ) dove fi aggirano le    Volbe glorie . .   6 Angui a vertieibus * ' In   brevi parole accenna la latitu-  dine della terra fottopofta a’  Romani , la quale coi. fitte nel-  la dittatila d * un luogo dall*  Equatore ed un arco del meri-  diano , comprefo tra *1 Zenit h  del luogo, e l'Equatore. (Quin-  di la latitudine dlctfi efiere •  fettcRtrionaie 0 meridionale ,  fecondo che li luogo del qual  fi parla è fett^ntrionale , 0 me-  ridionale . Or 4a parola wr-  ticibus fignifica i poli Artica   * Afr    Digitized by Google    IL SOGNO DI SCIPIONE.; fp 7  ii pofàndo, vediefTere per la brina irrigidite ♦ equeila  di mezzo» e la più ampia edere dal folare ardore av-  vampata* D.ie le abitabili fono, delle quali l’audrale  ( dove chi dà (opra imprimon veftigj di rincontro a  noi ) alla vodra fpecie non appartiene . Di queO”  altra poi all* Aquilon foggetta , cui abitate , guar-  da come tenue parte a voi ne tocchi * Imperciocché  tutta quella parte di terra , che da voi fi abita , da ver-  tici rifìretta, più diflefa da fianchi, è come una picco-  la ifola; bagnata intorno da quel mare, che in terra  chiamate Atlantico, Magno, ed Oceano: il qual però  comecché di si gran nome, pur vedi quanto picco! fia .  Da quelle idede coltivate e note regioni o*l nome tuo,  ovvero il nome d* alcun de’ nodri potette egli forfè o  queft’Oceano valicare, cui tu vedi, o traghetfarequel  Gange? Chi mai i]\nome tuo afctìlrerà o nelle altre  parti del nafcente fole, o nefl’eftreme del medefimo  tramontate, ovvero nelle parti dell’Aquilone, edell* Au-  lirò? Le quali regioni edendo feparate, certamente fcor*  gi in che augufli fpazi la vodra gloria alpi ri ad ed'er  didefa. Quelli poi, che di noi ragionano, finoaquan*  do il faranno?   Vii. :    G HE anzi fe quella gènéraxìone di futuri uomini bràa  mera fuceeflìvamente di trafmetterea’poderi legio-  ne di ciafcun di noi da* padri loro fentite , tuttavia  ber le inondazioni, e divampamenti de'paefi, i quali  Fora* è che in determinati tempo fuccedano, nonpoflìa-  mò acquiflar gloria, non che fempiterna, ma neppuf  lungamente durevole. Or che mónta che da colorò, i  quali nafceran dappoi, fu di tefìterran difcorfi* men-   Pp - j tre    fe Aritattlco t che fono 4 ter,  mini , per cui rapporto fi mi.  fura r eftenfione della latitu-  dine • '   Ì Ut tribù s f Attor. Viene ef-  pretta la longitudine dell* Impe-  rio Romano , cioè 1* eftenfio-  ne , che area da Ponerite a Le-  vante fecondo la direzione dell'  Èquatore . E quindi fi vie-  te a concludere che maggior  nc forte ia longitudine che la    la tir udinè •   8 Par va quaJatn ihfulA efb  &c- Dal Cielo additando l'im*  perfo Romano lo dlmoftra come  una piccola ifola conirtefa e  bagnata dall* Oceano. Ma que-  lla è una mani fetta efagerazld<*  ne per efprimerne la piccolez-  za , chfe dal cielo all* Affrica*  no appariva . Aulì , a dir ve-  ro, non fi potea ncppor chia-  mar ifola .    r    59S MARCO TULLIO CICERONE  tereft ab iis, qui poftea nafcentur, fermonem fore de  te, cum ab iis nuilus fuerit, qui ante nati fint ; qui  nec pauciores , & trerte 1 meliores fueruntviri? cam  pradertim apud eos ipfos, a quibus a udiri nemen no.  flrum poteft, nemo uniusanni memoriam confequi pof.  fit . Homines eoiro populariter annum tantummedo So-  Jis, ideft unius aftri rHitu metiuntur ; cum autem ad  idem, unde femel profeta funt, cun£te aftra redierint,  eamdemque tetius cadi deferiptionem longis interva!-  Jis retuleriot , tum ille 2 verevertens annusappellari  poteft; in quo vix dicere audeo, quam multa incula,  bominum teneantur- Nacnque, $ ut olimdeficereSoi  •bominibus extinguique vìfus eft , cumRomuIi animus  baec ipfa in tempia penetravi; ita quardoque eadem  parte So^ , eedemque tempore iterum defecerit , tum fi-  bus ad idem principium ftellifquerevocatis ,   ex«     1 Meliores fuerunt , I coftu-  mi degli Antichi, la fede, gli  andamenti ec. univerfalmente  dagli fcrittori commendane :  quello è vezzo comune anche  a eh! è vecchio, deferitto da  Orazio con quelle parole. Lau-  dai or tempori s afri . Onde que-  llo giudizio non Tempre al ver  corrifponde .   1 Vere verterti annus . Que-  lle maniere verterti annus ,  verterti menfis fono pagamen-  te prefe per un anno , .per un  mele trafeorfo . Altri parcirlp j  n'arreco di voce attiva in for-  za partiva alla nota 7. nella vi-  ta d* Agelìlao apprettò Nipote.  Qui però mi 'pare pift coturno-  da V interpretazione in forza  attiva , actefe tutte le parole  ed il contefto. Or qui li parla  •* dell' anno grande , che\ ebte  più e dlvcrfi titoli . Fu chiama-  to , or ma gnu s , or fidereus ,  quando mundanus , tal Hata  Platonìcus , e comprende tutta  l’efteulion di tempo, ovvero il  perìodo di tanti anni , quanti    li richiedono perchè i corpi ce-  lefti torniti tutti a Quella poli»  zion primiera , nella quale fu-  rono al principio del mondo •  Cic. acconciamente il divlfa  nel lib, 11. cap. de Nat. Deo-.  rum . Maxime vero funt ad*n i-  r abile s mot us earum quinqete  jtellarum , qua falfo vocantttr  errante s $ nihil enìm trat , quod  in omni eetemitate conferva  progreffus , regrejjus t reli-  quofque motus confante s (jf ra-  tos .... jQuatum ex dijpn-  ribus Motiombur magnurn an-  riunì mai he mutici nominate-  runt , qui tum efficitur , tum  folis fy lume , & quinque er-  rarti ium ad earrtdem itJer fé  zompar ationem.y tonfi fòt) 0 nt-  niuru fpatiis , ejl fatta conver-  go . Pare che qui nel coffo  di que(|' anno inetta in confi-  de razione i Ioli pianeti . Ma  gli alt» i fcrìttoti, e Cic. iftef-  lb nel prefen.t fogno palla .di  tu^tc le ftellc u*b ver Talmente -\  Quale poi lia il numero precifo  degli auul ella è controverfìa   non    \    1    V    *    i   $. * .    Digitized by Googls      *    \    IL SOGNO DI SC1PTONE . m  tre nonfen’è fatto pur parola da quelli , che negli ante-  • riori tempi vennero a luce; i qua!» nè furono in mirtor  numero, e certamente uomini furono più valenti ? maf-  fime che apprerto quegli flerti, da’ quali fi può il nome  noftro afcoltare; niiino ne può la ricordanza ottenere  d'un fole anno. Imperciocché g li uomini giulia J’efti-  mazion popolare dal rirorno (oltanfo del Sóle mifuran  l’anno, cioè d’una fola (Iella : quando poi faran tutte  le (Ielle al punto medefimo ritornate, onde una volta  fi modero ; ed avranno ne* lunghi loro intervalli ripor.  tato il drvifamento medefimo di tutto il Cielo, allora  quello fi può veramente appellare anno , che opera rivo,  lozione: nel quale appena d’efprimer ro* attento quan.  ti fecoli umani fieno comprefi. Imperciocché, ficcome  una volta agli uomini parve che il Sole foftenedè ec.  elidi , e fi ammorzarti;, quando l’anima di Romolo pe-  netrò in quelli (ledi profpetti ; coslallor quando il So-  le nella parte medefima, e nel tempo irteffo da capo  avrà (ottenuto ecclirtì, allora ertendo tutti i celetti cor*  pi, etutte le (Ielle al lor principio medefimo richiama,  re, terrai l’anno erter compiuto . E Tappi chedftjueft*  anno non n’ è per anche la‘- vigefima parte trafeoria %  Che però (e difpenerai di far ritorno in quello luogo,   ; ... y a r P p 4 nel    non per anche decffa . Clc.  Iftetfo parlando di quella rivo»  In z. ione foggi agile appreflb ..   jQuaquam longa fit , 'magna  quelito ejl , ejfe Viro cirtam  defintiam necejfe eji . Si cita  perb un frammento dell* Opera  intitolata l'Orccnfm , dove chia-  ramente efprime il fuo Tenti,  mento. 1s eft magnai & Vi-  rus annus , quod i aderti pofìtìo  cali fiderumque cum maxima  ifi , rurfum exijigt j ifque an-  nui horutn , quoi tocamui , an-  norum Xll. M DCCCC1V. com-  pie Bit ur 9 cioè dodici mila no-  vecento quatir' anni . In. cib  fono fvariatiifime le eppinioni  degli altri-, che ci danno ar-  gomento ad affermar con cer-  teira non effor ancora 1* agro-    nomia pervenata a tanto, eh»  pocefle fame probabile decifìo.  ne. Sicché quel, che fi foggiti,  gne pift innanzi in quello ci-  po , hu)us anni nondum vieeji-  matn partem itfi cot/Virj'am , fb.  vuol prendere per piccolo , c  fcarfo tempo, non per determi-  nata mifura trafeorfa . Ovvero  fe Clc. ha pretefo di far dire  * all* Affricano il preclfo fpazio del  trapalato tempo , non fi vuole  attendere in cofa cotanto incerta .   j Ut olim. Ferma il principiò  dell* anno grande dalla morte di  Romolo , cu! dicono che moriffe  nelPecliffe del fole . Per altro  da ogni punto di tempo fi pub  dare cominciamento al computo  di quello anno Platonico.    \    \    Digltized by Google    I    6 oo MARCO TULLIO CICERONE  Qxpietum aonum habeco. Hujus quidem anni nóndulft  vicefimam partem fcitoeffe converfam. Quocirca fire-  ditum iit hunc locum deiperaveris , in quo omnia fune  magnis & praeflantibus viris ; quanti tandem eft ifta ho-  minuui gloria, quae pertinere vix ad unius anni par*  temexiguam poteft ? Igitur alte (pelare fi voles,. a tque  hanc fedem & aeternam domum contueri , neque te  fermonibus vulgi „ dederis , nec in praemiis humanis  fpem pofueris rerum tuarum ; fuis te oportet iilece*  brìs ipfa virtus trahat àd verum decus, Qui detealiì  loquantur, ipfi videant, fed loquentur tamen. Serma  autem omnis ilie, & augufliis cingitur iis regionum,  quas vides, nec umquam de ullo perennis fuit ; &  obruitur hominum inceritu , & oblivione pofteritatis  extinguitur.   V 1 1 L    Q UiE cumdixiflet, Ego vero, inquam, oAfricatie*  fiquidem bene mentis de patria, i quali limes ad  cali aditum patet, quamquam a pueritia vedi*  giis ingreflus patriis & tuis, decori vefìro non defui;  nunc tamen, tanto praemiopropolìto, enitar multo vi*  gilantius. Ét ille : Tu vero enitere , fitfic habeto,  non effe te mortalem , fed corpus hoc: 2 necenim i9  es, quem forma irta declarat ; fed mens cujufque, is  eft quifque,* non ea figura, qua? digito demonOrari po*  teli. 1 Deum te igitur fcitoeffe; fìquidem 4 Deused ,  qui viget, qui fentit, qui meminit , qui provider ,  qui tam regie & moderatur & movet id corpus, cui   P**-    1 lima. Sono propr la-   nterne le ftrade , che fervono di’  cfivifionc alle campagne, e per  confeguente fono od hanno an-  che T. varchi per enrrare né *  campì . Quindi fi accatta la me-  tafora , e fi trafpórca al cielo .   a Nec e» im is es , quem &C.  Qucfii rifleffì e dottrine con aU  tre , che fieguono , fono Plato-  niche. Socrate appretfb del di-  vi» filofofo dìmoftra al fuo  Alcibiade che I* uomo noli  £ il foto corpo , ne il corpo    colla mente , ma ta fola men-  te . E nell* Affoco cosi ferivi   Hgeif uiV yip tVjuiv   * «d tf VOtOZfV y tv •Sl'l/-   <7» xat$HpyfjisvGÌr Qpoupta •  Imperciocché noi pani lene V 44  stinta , immortale animale , rat •  eh tufo in mortai cufiodia . SI-  niigliantc fu 'il fenthnento d*  Arnobio e di Lattanti©. ^   ' 3 Deum te igitur jtito effe .  Gli Stoici definivano 1* nomo  animai rationale mortale , e   Diù    t    Digitized by Google     t    IL SOGNO DI SCIPIONE. 6o i   hel quale per li grandi ed eccellenti uomini v'è ogn *  bene ; alla fin fine corefta gloria degli uomini a che  valore monca , la quale appena comprender fi può in  una parte piccola d' un folo anno? Se vorrai pertanto  fi (Tare l'occhio dell’intelletto in alto, e quefto feg-  gio rimirare , e quella eterna magione , non ti farai  fervente a’ parlari del volgo, nè Tulle ricoropenle u-  mane la fperanza riporrai delle imprefe tbe ; convie-  ne , che la virtù medefima cogli allettativi fuoi ai  decoro vero ti tragga . A quello, che gli altri fieno  per parlare di te , ci penfino erti , ma pur parleran-  no . Ma ogni lor difcoirere e vien compralo tra le  anguftie delle regioni, cui vedi, nè fu d’alcun fog-  getto fu perenne giammai; e riman fepolto dal mori-  re degli uomini, e nellaoblivione della pofterità vien  meno .   * « o - t è »*’ 1 a* . Y* ~ l * i 1   » VHI.   • % - * * *   r ' , * ! * •   L E quali contezze avendomi efpofto , or io , fog.   giunfi , o Africano, giacché a’ foggetti) bene me-  fiti della patria è come quafi aperto il varco all' in-  greflo del cielo , febbene fin dalla puerizia mefTomi  ìu i paterni vefiigj e fu de’ tuoi , non ho al decoro  voftro mancato j pur nondimeno al prefence , portomi  avanti cotanto premio, con troppo maggior vigilanza  farò miei sforzi . Ed ei replicò : Metti pur tuoi sfor-  zi ; e pervaditi, cbfc tu non fei mortale, ma quello  corpo fibbene * che non fei dello , cui la fembianza  tua dimoftra; ma Io fpirito di cialcuno è quello, che  fi è ciafcuno ; non è tal la figura f che accennar fi  polla col dito * Sappi adunque che tu lei Dio: poiché  Dio è chi ha vivacità , fentimento, memoria, prov-  videnza , e che tanto regge , e modera , e muove  quello corpo, cui è a governar deputato, quanto quel  principale Dio queil* univerfo; e ficcome l'iddio eter-  no    Dio animai rationalt immorta -  ìe . Sicché giuda la loro dot*  trina 1* uomo per quella pondo*  ne di fc , ond’è immortale , non  farà da Dio differente k  4 Ùeus e fi qui Iftitulfce    la parità tra Dio e I* 'uomo  e la ragione , onde provati l*  immortalità deirefTema divina,  l’eftende a provare rìnynorta-  lità dell'anima , eziandio ante-  riore. *.      t    V      . s*   %    601 MARCO TULLIO CICERONE  prstpofitus ed , quam hunc tnuodum princeps ille  Deus: & ut mundum exquadam parte mortalem ipfe  Deus asterifus, fic fragile corpus animus fempirernus  nrovet. Nam i quod femper movetur, «ternani eft:  : quod autem motum affert alicui , quodque ipfum a.  gitatur aliunde, quando finem habet motus, vìvendi  *|faemUiabe*t neceflè eft. Solum igitur quod iefe mo*  •vèt , quia 1 numquam deferitur a fé , numquam ne  moverì quidem definii : quin etiam ceteris, qu« mo-  ventur, hic fons, hoc principium eft movendi. Prin-  cipio autem nulla eft origo: nam ex principio oriun-  tur omnia ; ipfum autem nulla ex re : nec enim id  efl’et principium , quod gigneretur aliunde . Quod fi  numquam oritur, uè occidit quidem umquam • Nam  principium extinàum , nec ipfum ab alio renafcefur,  nec ex fe aliud.creabit: a fiquidem neceffe eft a princi*  pio oriri omnia. Ita fit , ut motus principium ex eo  fit , quod ipfam a fe^ roovetnr ; ìd autem nec calci  poteft nec mori : v *el concidat omne caelum, om-  nifque natura confiftat necefl'e eft ; nec vira ullam  nancifcatur, qua prime impulfu moveatur.    IX.    ( *    C UM pateat igitur , aeternum id effe , quod a fe  ipfo moveatur; quiseft, qui hanc naturai» arii-  mis effe tributam neget ? Inanimum eft enim omne,  quod pulfu agitatur externo. Quod autem animai eft,  id mota cietur interiore & fuo. Nam haec eft natura  propria animi atque vis*; quae fi eft una ex omnibus ,  quae fefe moveant , oeque nata eft certe , & atterri*  eft. Hanc tu exerce in' optimis rebu 9 . Sunt autem hae  opti ma? cura? de falute patriae , quibus agitatus &  exercitatus animus, i velocius in nano fedem & do-  mum fuam pervolabit . Iraque ocyus faciet , fi iam  tu, cum erit inclufus in corpore, croincbit foras; &   ea ,      - i jQuotì femper movetur tye.  Quefto argomento lo efpóne  quafi colle iftefle parole nelle  Tumulane 1. 2 $. Latta mio   . v    ancora .lo tratta con principi  ancor più forti nel lib, VII.  cap. 8.   2 Yel tonciÀAt omne tàtìum   &c.   $    \    IL SOGNO DI SC? PIGNE . 60*   no Dio T univerlo muove per alcuna parte cadevole,  così 1’ immortale fpirito muove il fragile corpo. lm*  perciocché eterno è quello , che Tempre muovei :  quello poi , che communica moto ad altra cofa, e che  pure impulfion foftiene da altra cagione , quando il  moto ha fine, egli è di neceffieà , che al fin perven-  ga del viver Tuo . Quel foio adunque , che le Hello  muove, perciocché non è mai da sé abbandonato , nep*  pur cella giammai di muoverli ; che anzi alle, altre  cole àncora , che muovonfi , egli è origine , egli -è  principio di moto. Ma il principio non riconofce o-  rtgine i che dal principio tutte le cole traggono lor  nalcirrienio ;.e(To poi da ninna il trae ; imperciocché  non farebbe principi® quello, che generato folle d’ai*  tronde . Che fe giammai non nalce , neppur muore  giammai . Concioflìachè il principio edendo venuto  meno, nè eflo da un altro rinalcerebbe , nè di sé po-  trà creare un’ altro ;* poiché egli è forza che tutto  nafea da un principio . Per tale maniera n’avviene,  che il princìpio del moto da quello fi a , che da le  lleflb fi muove ; or quello nè nafeer può nè morire :  ovvero di necelfìtà è che rovini giù tutto il cielo ,  e l’univerfa natura fi arrefti ; nè trovi alcun vigore,  onde colla impulfion primiera fi muova.   IX.   E Sfendo pertanto manifeflo quel lo effere eterno 9  che da le ftelfo fi muove , chi negar potrà che  quella naturai proprietà fia fiata alle anime conceda»  ta ? I mperciocchè- inanimato è tutto ciò, che foftien  moto da impullo eflerno . Quello poi , che è anima*  Te , viene per interiore e proprio moto rifeoffo . Im-,  perciocché quella è la natura propria e la virtù dell*  anima ; che fe P una é infra tutte quelle nature,  che fe ftcflfe muovono, non ha certamente avuto prin-   ci-    &c. Il fentimento e le parole 1* anima più facilmente da fe   altresj, fono di Platone nel - fcocerà il mortale e torpido  Tedro. ' ' pefo del còrpo , e pift fpedita-   ; V elotius fife. Con quello niente voleranne alla celeitc ma*   cfcrdifo e moto d' ojcraiìonl gione.*.    }    éo 4 MARCO TULLIO CICERONE  ea, quae extra erunt, contemplans, quam maxime (e  a Corpore abftrahet . Nam eorum animi , qui (e cor-  poris voluptatibus dediderunt, earumque (e quafi mi*  ni (Ir os praebuerunt , impuifuque libidinum voluptati*  bus obedientiurti * Deorum & hominum jsra violavo*  runt , corporibus elapfi i circum terram ipfam volo,  tantur, noe in hunc locum, nifi multis exagitati (ae-  culis, revercuntur « Iile diiceffìt : ego (ornilo folutus  fum.    i Circum terrdm ipfdm . Que-  lla 6 oppiatone dì Socrate , da  Platon f ragionata nel Fedone *  dove dice che le anime de*  malvagi rimaugonfi In terra  condannate a divagare intorno  a* fepolcri , dave pagan le pe«    ne della vita malvagiamente  menata . £d alla fatta oppi*  ninne dà pure alcuna compatta  di fondamento • 1* apparire ta«  lora in si fatti luoghi fpcttrf  cd ombre «       Digitized by Google    I    . IL SOGNO DI SCIPIONE. 60$  cipio dì nafci mento, ed eterna è. Quella tu eiercita  in ottime operazioni . Ed ottime lono le premure  fall* falvezza della patria, {ielle quali Panima meda  in moto ed efercìrata, piò velocemente a quello leg-  gio e magion (ua ne volerà • E ciò pib fpeditamente  farà , Te già fin d* allora , quando farà nel corpo rac-  cbiufa , fi loileverà fuori di sè, e contemplando que-  gli oggetti , che eftranei faranno , fi difiorrà, quanto  può mai , dal corpo. Imperciocché le anime di colo,  ro, che fi fono a corporali piaceri dati, e fi rendette-  v ro quafi minidri di quelli , e che , per impulfo delle  didemperate padroni a* piaceri fatti obbedienti, le leg-  gi ruppero e degli Dii e degli uomini, da' corpi ufci-  te fi vanno intorno alia terra medefima ravvolgendo,  nè io queflo luogo , fe non dopo d* edere (late tribo**  late molti fecoli, fan ritorno. Egli dipartirti; edio  mi difcoHi dai fonno. \ " < \     ►  

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