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Thursday, October 30, 2025

Grice e Vettori

  Il ricordo di Vittorio Vettori in un luogo da lui frequentato Vittorio Vettori (Strada in Casentino, 24 dicembre 1920 – Firenze, 10 febbraio 2004[1]) è stato un poeta, scrittore, critico letterario e dantista italiano. Tra gli intellettuali di spicco del dopoguerra, fu autore di numerose opere, che spaziano dalla critica letteraria, alla poesia, alla filosofia.  Profondo conoscitore del pensiero letterario e filosofico del Novecento; è stato autore di oltre 150 titoli di testi. Si è occupato anche di Dante Alighieri e delle varie esperienze poetiche che hanno segnato la storia di Firenze, fino alle avanguardie del secolo scorso.[2]  Biografia Dopo l'armistizio di Cassibile del settembre 1943, ha aderito alla Repubblica Sociale Italiana[3].  Nel dopoguerra, dopo la pubblicazione del saggio Fascismo postumo e postfascismo con Guanda nel 1948, emergono gli interessi poetici e quelli storico-filosofici. Pubblica Poesia a Campaldino, a Pisa nel 1950, e nel 1951 fonda la rivista Studi gentiliani, cui seguiranno un testo su Benedetto Croce e dal 1966 tre volumi su Giovanni Gentile[4]. Alla fine degli anni '50 aderisce all'Istituto nazionale di studi politici ed economici[5].  Premio internazionale Fides per il suo primo romanzo (L'amico del Machia), ha poi scritto alcuni libri di viaggio e una guida del Casentino (Amoroso viaggio in terra francescana: itinerario casentinese illustrato), la sua terra natale. Dopo l'esperienza della rivista Revisione (1972-1986)[6], viene eletto presidente dell'Accademia Casentinese. È stato anche tra i fondatori del Premio letterario Casentino con Carlo Coccioli, Carlo Emilio Gadda, Nicola Lisi e Dante Ricci e presidente della giuria letteraria del Premio Firenze.  Animatore instancabile delle conversazioni allo storico caffè letterario delle Giubbe rosse a Firenze, è stato legato da un lungo sodalizio all'editore pisano Giardini.  È stato presidente dell'Accademia Pisana dell'Arte-Sodalizio dell'Ussero, segretario generale dell'Associazione «Amici della Rassegna di Cultura e vita scolastica» (di cui ha curato la rivista ufficiale), Membre d'honneur della Société libre de poésie di Parigi e fondatore nonché direttore della «Lectura Dantis Internazionale» di Pisa. Ha curato la terza pagina del quotidiano livornese Il Telegrafo.[7] Tra i giornali e le riviste cui ha collaborato vi sono Primato, ABC, Il Tempo, Il Piccolo, Il Veltro, Ausonia, Persona, Cultura e scuola, Dialoghi, Intervento, Secolo d'Italia.[6][8]  Ha intrecciato relazioni lavorative e amicali con scrittori e filosofi della più diversa estrazione e provenienza: Piero Bargellini, Jorge Luis Borges, Giuseppe Bottai, Mircea Eliade, Vintilă Horia, Ernst Jünger, Giuseppe Prezzolini, Ezra Pound, Carl Schmitt e Léopold Sédar Senghor[9]. La sua formazione prettamente umanistica e cristiana ha visto in Dante il suo 'Virgilio esistenziale', soggetto letterario di vari studi che hanno ottenuto consensi oltre i confini nazionali accreditandogli stima e prestigio.  Dal 2002 ha beneficiato della legge Bacchelli in quanto cittadino che ha «illustrato la Patria».[10] Un anno dopo la morte, nel 2005 in Via delle Ruote, a Firenze, gli è stata dedicata una targa, che lo ricorda come scrittore, dantista, poeta ed umanista.[11]  Opere (selezione)  Targa dedicata a Vittorio Vettori (via delle Ruote, Firenze) Vittorio Vettori fu autore di oltre duecento titoli, di cui molti tradotti all'estero. Le sue opere possono essere raggruppate in tre categorie: saggi, romanzi e curatele.  Saggi Fascismo postumo e postfascismo, Guanda, 1948 Amoroso viaggio in terra francescana, con Piero Bargellini, Firenze, Edizioni Alvernia, 1949. Benedetto Croce e gli studi contemporanei d'estetica e storia, Firenze, Editrice Universitaria, 1951 Giovanni Gentile, Firenze, La Fenice, 1954 Grandezza e attualità del Manzoni, 1955 Maestro Dante, Milano, Marzorati, 1962 Letture dell'"Inferno", Milano, Marzorati, 1963 Il prologo della Commedia, Milano, Marzorati, 1963 Antonio Aniante, Milano, Marzorati, 1965 Letture del "Purgatorio", Milano, Marzorati, 1965 Giovanni Gentile e il suo tempo, 1966 Giovanni Papini, Torino, Borla, 1967 Motivi di critica dantesca nella letteratura contemporanea, Roma, De Luca, 1967 Antologia di Primato, Roma, De Luca, 1968 Benedetto Croce e il rinnovamento della cultura nell’Italia del Novecento, 1970 Letture del "Paradiso", Milano, Marzorati, 1970 Carducci e dopo, 1971 Mazzini o del futuro, 1972 Petrarca e Boccaccio, 1975 Gramsci e noi davanti al Duemila, 1977 Pirandello europeo, 1980 D’Annunzio e il mito del Superuomo, 1981 Soffici novatore, 1981 Dante in cielo, 1984 Dalla parte di frate Sole, Milazzo, Spes, 1987 Dino Campana oggi, 1987 Eleusis: il libro delle chimere, Firenze, Nardini, 1988 Dalla parte del Papa, Milano, Spirali, 1989 Ultrasera, Firenze, Nardini, 1990 Roma contro Roma, Milano, Spirali, 1991 L'uomo bipolare e triunitario, Chieti, Solfanelli, 1991 Dal cuor del cuore, Firenze, Nardini, 1993 Sulla via dell'Arcangelo, Cesati, 1993 Antipov, Milano, Spirali, 2002 Marino Biondi e Alice Cencetti (a cura di), Civiltà letteraria cultura e filosofia, Firenze, Le Lettere, 2009. Romanzi e raccolte poetiche Acquadarno, 1965 L'amico del Machia, Bologna, Cappelli, 1973 Una lunga gioventù, Fossalta di Piave, Rebellato, 1981 Diario apòcrifo di Aldo Moro prigioniero, 1982 L'oro dei vinti, Roma, Volpe, 1983 Il Vangelo degli Etruschi, Milazzo, Spes, 1985 Diario segreto del Patriarca, 1993 La notte e il giorno (1993), Nessuno e dintorni (1995) e Il Signore dei Post (1999) (scritti a quattro mani con la poetessa boliviana Ruth Cárdenas, cui fu legato sentimentalmente) Io, Pio XIII, 2001 Curatele Arturo Onofri, Poesie d'amore, a cura di Arturo Onofri, Milano, Ceschina, 1959. Girolamo Comi, Sonetti e poesie, a cura di Vittorio Vettori, con uno scritto di Arnaldo Bocelli, Milano, Ceschina, 1960. Vintilă Horia, Quaderno italiano, a cura di Vittorio Vettori, Pisa, Giardini, 1962. Ezra Pound, Il fiore dei Cantos, con un saggio introduttivo di Vittorio Vettori, Pisa, Giardini, 1962. Franco Alfano, Dovrò lasciarti la mano, prefazione di Vittorio Vettori, Padova, Rebellato, 1970. Geno Pampaloni, Sul ponte tra Novecento e Duemila : otto studi e quindici divagazioni, a cura di Vittorio Vettori, Firenze, Giubbe Rosse, 1998. Premi e riconoscimenti Per la sua attività di saggista, studioso e accademico, Vittorio Vettori ha ricevuto vari premi, tra cui sette premi della Cultura assegnati dalla presidenza del Consiglio dei ministri. È stato insignito inoltre dei seguenti premi:  1960: Premio Nazionale Letterario Pisa Poesia ex aequo con Massimo Grillandi[12]; 1974: Premio internazionale Fides; Premio Calliope Premio Muse. Note ^ È morto il critico Vittorio Vettori animatore della società letteraria fiorentina, in la Repubblica, 11 febbraio 2004. ^ Carlotta Mandel (a cura di), Vettori Vittorio, in Poesia italiana contemporanea, prefazione di Andre Peyrefitte, Milano; Napoli; Parigi, Relations latines, 1966, p. 327. ^ Renzo De Felice, Mussolini l'alleato: vol. II "La guerra civile (1943-1945)", Torino, Einaudi, 1997, p. 112n. ^ Giuseppe Panella, Una passione lunga tutta la vita ^ Atti del convegno ISPE sulla scuola del 1960, su maremagnum.com.  Mario Bernardi Guardi, Vettori, l'ultimo umanista che peccava solo per eccesso (PDF), in Libero, 23 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2017). ^ Fra, p. 73. ^ Il parco Vittorio Vettori, su Comune di Arezzo.it. ^ Enrico Nistri, Ecco la rivincita di Vettori, ultimo umanista italiano (PDF), in Secolo d'Italia, 9 febbraio 2010, p. 8 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2016). ^ Attribuzione di un assegno straordinario vitalizio a favore del prof. Vettori Vittorio, letterato, su Gazzetta Ufficiale.it. ^ Con, p. 268. ^ Albo d'oro, su premionazionaleletterariopisa.onweb.it. URL consultato il 7 novembre 2019. Bibliografia Renzo Frattarolo, Commentario a dieci poesie ed altri studi, Pisa, Giardini, 1973. Carlo Bo e Antonio Altomonte (a cura di), Confessione d'autore, Firenze, Editrice La Ginestra, 1985. Ruth Cárdenas, Il giubileo letterario di Vittorio Vettori, prefazione di Marino Biondi, Firenze, Giubbe rosse, 2001. Giuseppe Panella, Introduzione all'opera di Vittorio Vettori : civiltà filosofica, poetica etrusca e culto di Dante, Firenze, Polistampa, 2014. Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Vittorio Vettori Collegamenti esterni Vittorio Vettori, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Vittorio Vettori, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata Ricordo di Vittorio Vettori, su literary.it. Vettori, Vittorio, su digitale.bnc.roma.sbn.it. Controllo di autorità VIAF (EN) 17347861 · ISNI (EN) 0000 0001 0956 8426 · SBN CFIV005049 · BAV 495/321987 · LCCN (EN) n82073821 · GND (DE) 123911303 · BNE (ES) XX1434220 (data) · BNF (FR) cb127524933 (data) · J9U (EN, HE) 987007409539305171 · NSK (HR) 000241941   Portale Biografie   Portale Editoria   Portale Letteratura Categorie: Poeti italiani del XX secoloScrittori italiani del XX secoloCritici letterari italiani del XX secoloNati nel 1920Morti nel 2004Nati il 24 dicembreMorti il 10 febbraioNati a Castel San NiccolòMorti a FirenzeDantisti italiani[altre]

Grice e Vettori

 

Il ricordo di Vittorio Vettori in un luogo da lui frequentato

Vittorio Vettori (Strada in Casentino24 dicembre 1920 – Firenze10 febbraio 2004[1]) è stato un poetascrittorecritico letterario e dantista italiano. Tra gli intellettuali di spicco del dopoguerra, fu autore di numerose opere, che spaziano dalla critica letteraria, alla poesia, alla filosofia.

Profondo conoscitore del pensiero letterario e filosofico del Novecento; è stato autore di oltre 150 titoli di testi. Si è occupato anche di Dante Alighieri e delle varie esperienze poetiche che hanno segnato la storia di Firenze, fino alle avanguardie del secolo scorso.[2]

Biografia

Dopo l'armistizio di Cassibile del settembre 1943, ha aderito alla Repubblica Sociale Italiana[3].

Nel dopoguerra, dopo la pubblicazione del saggio Fascismo postumo e postfascismo con Guanda nel 1948, emergono gli interessi poetici e quelli storico-filosofici. Pubblica Poesia a Campaldino, a Pisa nel 1950, e nel 1951 fonda la rivista Studi gentiliani, cui seguiranno un testo su Benedetto Croce e dal 1966 tre volumi su Giovanni Gentile[4]. Alla fine degli anni '50 aderisce all'Istituto nazionale di studi politici ed economici[5].

Premio internazionale Fides per il suo primo romanzo (L'amico del Machia), ha poi scritto alcuni libri di viaggio e una guida del Casentino (Amoroso viaggio in terra francescana: itinerario casentinese illustrato), la sua terra natale. Dopo l'esperienza della rivista Revisione (1972-1986)[6], viene eletto presidente dell'Accademia Casentinese. È stato anche tra i fondatori del Premio letterario Casentino con Carlo CoccioliCarlo Emilio GaddaNicola Lisi e Dante Ricci e presidente della giuria letteraria del Premio Firenze.

Animatore instancabile delle conversazioni allo storico caffè letterario delle Giubbe rosse a Firenze, è stato legato da un lungo sodalizio all'editore pisano Giardini.

È stato presidente dell'Accademia Pisana dell'Arte-Sodalizio dell'Ussero, segretario generale dell'Associazione «Amici della Rassegna di Cultura e vita scolastica» (di cui ha curato la rivista ufficiale), Membre d'honneur della Société libre de poésie di Parigi e fondatore nonché direttore della «Lectura Dantis Internazionale» di Pisa. Ha curato la terza pagina del quotidiano livornese Il Telegrafo.[7] Tra i giornali e le riviste cui ha collaborato vi sono PrimatoABCIl TempoIl PiccoloIl VeltroAusoniaPersonaCultura e scuolaDialoghiInterventoSecolo d'Italia.[6][8]

Ha intrecciato relazioni lavorative e amicali con scrittori e filosofi della più diversa estrazione e provenienza: Piero BargelliniJorge Luis BorgesGiuseppe BottaiMircea EliadeVintilă HoriaErnst JüngerGiuseppe PrezzoliniEzra PoundCarl Schmitt e Léopold Sédar Senghor[9]. La sua formazione prettamente umanistica e cristiana ha visto in Dante il suo 'Virgilio esistenziale', soggetto letterario di vari studi che hanno ottenuto consensi oltre i confini nazionali accreditandogli stima e prestigio.

Dal 2002 ha beneficiato della legge Bacchelli in quanto cittadino che ha «illustrato la Patria».[10] Un anno dopo la morte, nel 2005 in Via delle Ruote, a Firenze, gli è stata dedicata una targa, che lo ricorda come scrittore, dantista, poeta ed umanista.[11]

Opere (selezione)

Targa dedicata a Vittorio Vettori (via delle Ruote, Firenze)

Vittorio Vettori fu autore di oltre duecento titoli, di cui molti tradotti all'estero. Le sue opere possono essere raggruppate in tre categorie: saggi, romanzi e curatele.

Saggi

  • Fascismo postumo e postfascismo, Guanda, 1948
  • Amoroso viaggio in terra francescana, con Piero Bargellini, Firenze, Edizioni Alvernia, 1949.
  • Benedetto Croce e gli studi contemporanei d'estetica e storia, Firenze, Editrice Universitaria, 1951
  • Giovanni Gentile, Firenze, La Fenice, 1954
  • Grandezza e attualità del Manzoni, 1955
  • Maestro Dante, Milano, Marzorati, 1962
  • Letture dell'"Inferno", Milano, Marzorati, 1963
  • Il prologo della Commedia, Milano, Marzorati, 1963
  • Antonio Aniante, Milano, Marzorati, 1965
  • Letture del "Purgatorio", Milano, Marzorati, 1965
  • Giovanni Gentile e il suo tempo, 1966
  • Giovanni Papini, Torino, Borla, 1967
  • Motivi di critica dantesca nella letteratura contemporanea, Roma, De Luca, 1967
  • Antologia di Primato, Roma, De Luca, 1968
  • Benedetto Croce e il rinnovamento della cultura nell’Italia del Novecento, 1970
  • Letture del "Paradiso", Milano, Marzorati, 1970
  • Carducci e dopo, 1971
  • Mazzini o del futuro, 1972
  • Petrarca e Boccaccio, 1975
  • Gramsci e noi davanti al Duemila, 1977
  • Pirandello europeo, 1980
  • D’Annunzio e il mito del Superuomo, 1981
  • Soffici novatore, 1981
  • Dante in cielo, 1984
  • Dalla parte di frate Sole, Milazzo, Spes, 1987
  • Dino Campana oggi, 1987
  • Eleusis: il libro delle chimere, Firenze, Nardini, 1988
  • Dalla parte del Papa, Milano, Spirali, 1989
  • Ultrasera, Firenze, Nardini, 1990
  • Roma contro Roma, Milano, Spirali, 1991
  • L'uomo bipolare e triunitario, Chieti, Solfanelli, 1991
  • Dal cuor del cuore, Firenze, Nardini, 1993
  • Sulla via dell'Arcangelo, Cesati, 1993
  • Antipov, Milano, Spirali, 2002
  • Marino Biondi e Alice Cencetti (a cura di), Civiltà letteraria cultura e filosofia, Firenze, Le Lettere, 2009.

Romanzi e raccolte poetiche

  • Acquadarno, 1965
  • L'amico del Machia, Bologna, Cappelli, 1973
  • Una lunga gioventù, Fossalta di Piave, Rebellato, 1981
  • Diario apòcrifo di Aldo Moro prigioniero, 1982
  • L'oro dei vinti, Roma, Volpe, 1983
  • Il Vangelo degli Etruschi, Milazzo, Spes, 1985
  • Diario segreto del Patriarca, 1993
  • La notte e il giorno (1993), Nessuno e dintorni (1995) e Il Signore dei Post (1999) (scritti a quattro mani con la poetessa boliviana Ruth Cárdenas, cui fu legato sentimentalmente)
  • Io, Pio XIII, 2001

Curatele

  • Arturo OnofriPoesie d'amore, a cura di Arturo Onofri, Milano, Ceschina, 1959.
  • Girolamo ComiSonetti e poesie, a cura di Vittorio Vettori, con uno scritto di Arnaldo Bocelli, Milano, Ceschina, 1960.
  • Vintilă HoriaQuaderno italiano, a cura di Vittorio Vettori, Pisa, Giardini, 1962.
  • Ezra PoundIl fiore dei Cantos, con un saggio introduttivo di Vittorio Vettori, Pisa, Giardini, 1962.
  • Franco Alfano, Dovrò lasciarti la mano, prefazione di Vittorio Vettori, Padova, Rebellato, 1970.
  • Geno PampaloniSul ponte tra Novecento e Duemila : otto studi e quindici divagazioni, a cura di Vittorio Vettori, Firenze, Giubbe Rosse, 1998.

Premi e riconoscimenti

Per la sua attività di saggista, studioso e accademico, Vittorio Vettori ha ricevuto vari premi, tra cui sette premi della Cultura assegnati dalla presidenza del Consiglio dei ministri. È stato insignito inoltre dei seguenti premi:

Note

  1. ^ È morto il critico Vittorio Vettori animatore della società letteraria fiorentina, in la Repubblica, 11 febbraio 2004.
  2. ^ Carlotta Mandel (a cura di), Vettori Vittorio, in Poesia italiana contemporanea, prefazione di Andre Peyrefitte, Milano; Napoli; Parigi, Relations latines, 1966, p. 327.
  3. ^ Renzo De FeliceMussolini l'alleato: vol. II "La guerra civile (1943-1945)", Torino, Einaudi, 1997, p. 112n.
  4. ^ Giuseppe Panella, Una passione lunga tutta la vita
  5. ^ Atti del convegno ISPE sulla scuola del 1960, su maremagnum.com.
  6.  Mario Bernardi Guardi, Vettori, l'ultimo umanista che peccava solo per eccesso (PDF), in Libero, 23 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2017).
  7. ^ Fra, p. 73.
  8. ^ Il parco Vittorio Vettori, su Comune di Arezzo.it.
  9. ^ Enrico NistriEcco la rivincita di Vettori, ultimo umanista italiano (PDF), in Secolo d'Italia, 9 febbraio 2010, p. 8 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2016).
  10. ^ Attribuzione di un assegno straordinario vitalizio a favore del prof. Vettori Vittorio, letterato, su Gazzetta Ufficiale.it.
  11. ^ Con, p. 268.
  12. ^ Albo d'oro, su premionazionaleletterariopisa.onweb.itURL consultato il 7 novembre 2019.

Bibliografia

  • Renzo Frattarolo, Commentario a dieci poesie ed altri studi, Pisa, Giardini, 1973.
  • Carlo Bo e Antonio Altomonte (a cura di), Confessione d'autore, Firenze, Editrice La Ginestra, 1985.
  • Ruth Cárdenas, Il giubileo letterario di Vittorio Vettori, prefazione di Marino Biondi, Firenze, Giubbe rosse, 2001.
  • Giuseppe Panella, Introduzione all'opera di Vittorio Vettori : civiltà filosofica, poetica etrusca e culto di Dante, Firenze, Polistampa, 2014.

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Collegamenti esterni

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Wednesday, October 29, 2025

Grice e Fontanini

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BIBLIOTECA 

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DELLA 

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ITALIANA 

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GIUSTO  FONTANINI 

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LIBRI  TRE 

Nel  Primo  lì  fpiega  1*  origine > e il  procedo 
dell’Italiana  favella. 

Nel  Secondo  fi  tratta  del  fuo  ingrandimento 
per  le  opere  Icritte  . 

Nel  Terzo  fi  difpone  una  biblioteca  ordinata  d’autori 

Singolari  nelle  materiepiù  claffiche 5 illuftrata 
di  molte  oilervazioni . 

IMPRESSIONE  NVOVA 

£ iaìlt  prete  denti  affatto  dìver/a . 


IN  ROMA 

Nella  Stamperia  di  Rocco  Bernabò  mdccxxxvi. 
CON  LICENZA  DE'  SVPEMQRl. 


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All* Eminenti [fimo  e cp<erverendiJjimo  'Principe 
IL  SIGNOR  CARDINALE 

ANNIBALE  ALBANI 

VESCOVO  DI  SABINA 

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E Camarlingo  di  Santa  Chiefa , 


Gni  ragion  vok a. 
Eminentissimo  Prin- 
cipe, che  dovendo  ufiu 
re  alla  luce  il  prefentc 
libro  della  Eloquen- 
; za  Italiana  , dellajs 


chiara  memoria  di  Aloripgnor  Arcive- 
fcovo  Fontanini , non  ofqflc  in  quefta 
fua  nuova  comparfa  lafciarjì  vedere , 
finza  portare  in  fronte  il  venerato  no- 


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IV  LETTERA 

me  di  Vòstra  Eminenza  . hi  primo  lue - 
go  ella  è degniamo  nipote  della  finta 
memoria  di  Clemente  XI.  le  di  cui 
magnanime  beneficenze , fiate  compar- 
tite all'  autore  in  tutto  il  tempo  del  fino 
gloriofo  Pontificato , fono  note  ad  ogni 
genere  di  perfine  ; onde  per  titolo  non 
filamente  di  giujìizia , ?na  ancora  di 
gratitudine , doveanfi  le  ultime  fatiche 
letterarie  del  defonto  Prelato  confacra - 
re  al  merito  impareggiabile  di  Vostra 
Eminenza,  nella  di  cui  grand  anima 
Jì  veggono  ravvivate  e fiolpitc  ad  una 
ad  una  le  fingolari  virtù  del  'Ziio  im- 
mortale , Nè  qui  farebbe  fuor  di  propo- 
sto il  rammentarne  almeno  una  qual- 
che parte  di  effe , fidò  facendo , non  fi 
venifse  ad  offendere  la  fua  rara  mode - 
fiia,  che  cerca  bensì  di  fare  azioni , de- 
gne veramente  disè , ma  finza  la  bra- 
ma diefigerne  gli  applaufi  e le  lodi  al- 
trui, Imperciocché  chi  non  sa , che  qual 
vero  imitatore  dell ’ accennato  gran-* 


V" 


DEDICATORIA 

Pontefice , il  di  cui  nome  filo  bafia  per 
un  compendio  di  tutte  le  virtù , dal  me - 
dejlmo  nel  più  alto  grado  pofie dutc , el- 
la protegge  le  lettere  finza  rijparmiar 
fatica  al  buon  avanzamento  di  efse , e 
col  con  figlio , e con  l' opere  accoglie  be- 
nignamente chiunque  ricorre  al  fuo 
valido  patrocinio . Ala  per  non  trafi 
gredire  i venerati  comandamenti , che 
mi  vengono  prefiritti  da  Vostra  Emi- 
nenza , che , come  dijjì , vive  molto  alie- 
na dal  fentire  le  proprie  lodi , ritornerò 
al  prefinte  libro , che  mi  fò  coraggio 
dì  offerirle , dalla  Repubblica  lettera- 
ria già  da  molto  tempo  affettato , cj» 
che  all  autore  cojla  fatiche  indicibili  di 
non  pochi  anni . Per  iftinto  di  fuagran 
benignità  Jì  degni  dunque  di  riceverlo 
in  buon  grado , ed  effendomi  toccato  di 
avere  con  efso  lui  congionzione  di  pa- 
rentela , ardifco  in  tale  occajìone  di 
umilmente  fupplicarla , che  le  piaccia  di 
ravvivare  e perpetuare  in  me  quegli 

ejfet- 


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VI  LETTERA 

effetti  di  fua  innata  umanità , che  fu- 
rono così  frequenti  verfo  il  Prelato  de- 
fonto  . In  quejìa  maniera  Vostra  Emi- 
nenza verrà  in  certo  modo  a difendere 
dalle  ingiurie  del  tempo  la  di  lui  me- 
moria , che  certamente  maggior  frutto 
delle  Jìie  ultime  letterarie  applicazioni 
non  avrebbe  egli  potuto  godere , quanto 
di  vederfele  accolte  da  un  Porporato  co- 
tanto riguardevole , e ornate  col  Jpe - 
ciofo  nome  di  Vostra  Eminenza  , della 
quale  fopr a ad  ogni  altra  cofa  mi  pre- 
gio di  efsere 

Di  Vostra  Eminenza 

In  quejìo  dì  I.  lS[o-vemhre  1756. 


Vtniiifs.  Divotifs.  Obbligatifi.  Servitore 
Domenico  Montanini . 


VII 


AVVISO  AL  LETTORE 

Intorno  alla  prefente  opera. 

DOpo  parecchi  anni , che  quello  libro  della  Eloquen- 
za Italiana  viene  decelerato  dagli  eruditi , ora  final- 
mente elee  alla  pubblica  luce , fiato  già  dal  filo 
Autore  alcuni  meli  prima,  chepafl'aflè  da  quella  vita,  af- 
fatto compito , trattane  la  prefazione , in  vece  della  quale 
fi  è giudicato , che  niente  difeonvenga  il  preporre  il  Ragio- 
namento al  Signor  Marchefe  GiaugiufeppeOrJì , altre  volte 
fiampato  , ma  ora  riveduto , e in  diverti  luoghi  migliorato 
dal  definito  Prelato  . Lo  fiudio  fingolare  poftovi  nel  com- 
porre una  fimil’  opera  , fi  crede , che  fia  fuperfluo  il  doverlo 
qui  rammentare , mentre  ognuno  ben  vede , che  per  racco- 
gliere , e unire  infieme  unte , e si  pellegrine  notizie , fpet- 
tanti  alla  Storia  letteraria  Italiana , quante  per  entro  di  ogni 
pagina  fi  veggouo  fparfe.uon  eflère  proprio  fenon  di  chi,  do- 
po una  lunga  ferie  di  anni , impiegata  nel  leggere  ottimi 
fcrittori , va  egli  fornito  di  una  gran  fuppellettile  di  dottri- 
na i e che  tale  ne  fia  fiato  Monfignor  Fontanini , farà  facile 
a chi  fi  fia  il  giudicarlo . E’  noto  agli  ftudiofi , che  nel  1 706. 
fu  fiampato  in  Roma  da  Francefco  Gonzaga  un  altro  libro 
in  quarto  di  poca  mole  intorno  alla  Italiana  Eloquenza  i ma 
ficcome  quelli  non  contiene  , che  il  detto  Ragionamento  al 
Signor  Marchefe  Orfi  con  unfemplicee  breve  catalogo  di 
alcuni  autori , che  in  efià  hanno  Ieri  tto  , cosi  avea  bifogno 
di  notabile  accrefcimento . Nell’anno  dunque  1 7 1 y.  fu  dato 
principio  all’imprela  laboriofa , ma  dopo  che  l’Autore  ebbe 
compofti  i primi  otto  fogli,  gli  convenne  fopralì'edere  , per 
le  molte  e varie  incombenze  dalla  fama  memoria  di  Bene- 
detto XIII.  ftateeli  all’improvifo  addofl'ate  in  fervigio  di  eflò 
e della  fanta  Sede  Apoftolica , e per  altri  urgenti  motivi. 
Frattanto  che  l’opera  dovette  rimanere  cosi  interrotta  , vi 
fu  chi  fi  prefe  l’affunto  di  continuarla,  col  fuppolto  forfè,  che 
non  farebbe  andata  più  innanzi,  attefe  le  occupazioni , nelle 
quali  di  continuo  fi  trovava  Monfignor  Fontanini  s il  che 


vili  Avviso  al  Lettore 

poi  gli  fervi  di  (limolo  a perfezionarla  nella  maniera , chcr 
qui  fi  vede . Erafi  penfato  di  aggiugnere  la  Vita  dell’Auto- 
re da  elfo  in  gran  parte  fatta  , e poi  continuata  da  chi  ne 
avea  qualche  lume  del  rimanente  delle  fue  operazioni , per 
la  familiar  confuetudine,  in  cui  alquanti  anni  era  villino 
condlo  lui  i ma  per  non  ingroflare  di  foverchio  il  libro , fi 
è giudicato,  che  fià  bene  di  tralafciarla . In  di  verfi  luoghi 
vi  fi  feorgeranno  alcune  perfonc  , mentovate  come  viventi , 
e poi  in  divertì  altri  già  morte  , il  che  è addivenuto , per- 
chè l’Autore  interrottamente  ,pe’gfi  accennati  motivi,  ha 
fatto  {lampare  quella  fua  opera  . Nel  fine  evvi  un  Indie*  de’ 
nomi  propri,  aliai  illruttivo,  e de’ più  belli  forfè,  che  il 
detto  Prelato  in  tanti  altri  fuoi  libri  abbia  mai  comporti  : c 
fenel  medefimo  vedrai  tralafciatif  come  non  c dubbio  ) al- 
tri fcrittori , i quali  avrebbono  meritato , che  di  erti  ne 
folle  Hata  fatta  onorevole  menzione,  ciò  fi  dovrà  fuppor- 
re,  che  ila  accaduto,  perchè  in  una  materia  cosi  vada, 
l’Autore  non  è arrivato  a fapergli , c non  già  perchè  abbia 
iutefo  di  deludergli . Di  tutto  ciò  è occorfo  di  doverti  ne- 
cell'ariamenteavvifare,obeniguolettore,  che  riceverai  in 
buon  grado  le  lunghe  fatiche  Hate  impiegate  a tuo  unico 
vantaggio  e profitto , e vivi  felice . 


RA- 


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RAGIONAMENTO* 

DELLA  ELOQUENZA  ITALIANA 

Scefo  in  una  lettera  al  Signor  Marchefe 
Giangiufeppe  Orli. 

Illustrissimo  Signore. 


EG  l i è pur  troppo  manifello  il  governo , che  fanno  della 
lingua  noftra  Italiana  quei  medefimi  ancora  , i quali  lia 
noi  l’adoperano , non  che  coloro , che  dalle  noftre  contra- 
de lontani , fi  ftudiano  di  detrarre  a’  fuoi  pregi  col  porle 
Innanzi  alcune  delle  lingue  viventi , e col  valerli  contro  di  eflk  dal 
canto  noftro  di  quelle  fcritture  , che  fenza  difcernimento  veruno  fi 
veggono  girare  tra  il  volgo  . Quindi  è finalmente  che  il  diritto  ben 
richiedeva , Illuftriffiino  Signor  Marchefe , che  ella , ficconte  ha 
fatto  di  frefco,  fcrivendo  dietro  a così  fatta  materia  e col  fuo  nobile 
efempio,  e con  le  ragioni  fpiegate  dalla  fua  eloquenza  e dal  fuo 
fapere , moftrafle  quanto  vadano  traviati  e gli  uni , e gli  altri  : que- 
gli in  lafiriare  indifparte  le  natie  bellezze  del  noftro  linguaggio, 
poco  o nulla  curando  gl’  illuftri  e hunofi  Scrittori , che  in  tutte  le 
arti , e facoltà  ragionando,  lo  hanno  renduto  chiaro , per  dir  poco, 
ugualmente  a ciafchedun  altro:  e i fecondi  riputando  queltome- 
defimo  noftro  linguaggio  sì  poco  adatto  ad  efprimere  con  propria 
e naturai  nobiltà  i fentimenti  dell’  animo , che,  o cerchili  nella  fa- 


coltà oratoria , o nella  poetica , o pure  in  altra  più  frequente.» 
nell’  ufo  comune , a gran  pena  fi  trovi  chi  in  elio  linguaggio  vada 
fcarico  di  mancamenti  notabililfimi  : sì  povero  egli  è creduto , e 
maiacconcio  ad  efercitare  l’uficio  proprio  dell’  umana  favella  ! 

Ora  ficcome  nel  genere  umano  avvi  ogni  forta  di  gente , e di 
quegli  uomini , i quali  entrano  nell’  interno  delle  cofe , come  fe  ne 
abbia  a proferir  la  fentenza  t e di  quegli  altri  ancora , che  liberan- 
doli da  auefta  briga,  rimangono  paghi  di  quello , che  veggono  al  di 
fuori;  di  qui  è avvenuto,  che  certo  libro  ufeito  in  pubblico  fopra 
quello  argomento , ha  potuto  far  qualche  fetta  , arrivando  a eliere 
cagione , che  mettano  in  dimenticanza  gl’  ingegni  fovrani , e padri 
di  quella  lingua  ; qualichè  elfi  ci  avellerò  vendute  lucciole  per 
lanterne , e che  fi  llellèro  nel  bu  jo  quelli , che  vegliano , e hanno 
vegliato  in  ammirare  e imitare  le  opere  loro  immortali  : penfate 
poi  quel  che  fi  dicono  del  rimanente  de’  noftri  chiari  prolatori  e 

b poeti 


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x Racionàmento 

poeti . Ma  di  più  quel  medefimo  libro  ha  fatto  entrare  inperfua- 
lione  taluno , che  quelli  fognati  diletti  non  fieno  tanto  di  quc’  no- 
tori valentuomini , guanto  della  lingua  lidia  Italiana , come  in  fe 
medelima  viziofa  ne  valevole  a comprendere  in  fe  per  comunicace- 
le al  pubblico , le  produzioni  dell’ intelletto  dietro  alla  femplice 
imitazione  della  natura  . E certo  a me  Hello  è accaduto  di  udire , 
che  dopo  aver  letto  forfè  qualche  feguace  flraniero  di  quello  dog- 
ma , qualche  fallito  romanzo  Italiano , qualche  ragionamento , fio- 
ria , e poefia  di  quelle , che  V.  S.  IUufiriffima  fa  ; palfatofene  poi 
di  quà  da’  monti,e  udito  difcorrere  qualche  facro  oratore  di  quelli, 
i quali  pur  troppo  fogliono  andare  intorno , fi  è conformato  di  pri- 
ma giunta  nella  fua  fantafia  ; cioè  che  la  noftra  lingua  fia  infelice  e 
tnefohina , nè  a mille  miglia  fi  accolli  all’  eccellenza  della  Frantele: 
onde  poi  quafi  ben  avventurofo  in  averla  indovinata  con  l’ellcrfe- 
ne  da  per  fe  Hello  chiarito , andava  fpacciando  in  giro  le  fue  novel- 
le, etorfe  lo  va  ancora,  indiferedito  della  lingua  Italiana,  con 
altre  cofe  maravigliofe,  che  non  è da  farne  memoria  ; imperciocché 
polldiì  egli  in  fulla  feverità  di  Catone,  giudicava  da  quel  folo , che 
di  primo  lancio  avea  letto , e veduto,  tortamente , c ofiinatamente 
avvifando,  che  quivi  conlifleflè  il  foimno  degl’ingegni,che  nell’Ita- 
lica lingua  ragionano,  e che  quei  modi  di  favellare  attraverfati  per 
la  fua  mente , fodero  quali  il  vero  canone  di  Policleto , a cui  miraf- 
fero  tutti  gli  altri  : ne  fu  egli  poffibile  il  fargli  conofcere  quanto  il 
fuo  penderò  vagalfe  fuor  di  cammino , nè  trarlo  d’inganno  , men- 
tre non  potcafopra  quello  in  maniera  veruna  toccarli  il  folto  del 
fuo  cervello . _ 

Ma  forfè  non  farebbe  tanto  da  maravigliare , che  un  genio  fo- 
rafliero  nudrito  dell’  alta  opinione  delle  cole  proprie  , e del  conto 
leggerillimo  delle  altrui , voleile  anche  inquefio  affare  della  poca 
dima , per  non  dir  del  difprcgio  della  favella  Italiana , cavarli  la 
fantafia,  quando  fra  noi  Heflì,  come  io  diceva , non  ci  avelie  di  que- 
gli , che  non  lì  credono  di  poter  dare  l’ultima  mano  agli  fludj  dell’ 
Eloqnenza  per  correr  dipoi  miglior  acque , fenon  impiegano  tutto 
il  loro  tempo  in  leggere  i libri  di  limil  fatta , che  feritti  nella  lingua 
Francefe  ci  vengono  portati  in  Italia , i quali  non  prima  giunti , 
fanno  a gara  di  chi  può  leggergli  prima  ; ed  indi , come  il  Gallo  di 
Efopo,  iicrcdono  di  trar  fuori  le  perle  più  fine  per  l’eloquenza 
Italiana , mentre  non  pur  le  frali , ma  anco  le  voci  per  tal  ufo  rac- 
colgono : talché  poi  ne*difcorfi,  e nelle  lettere  làmigliari  fi  inoltra- 
no fchifi  di  dire  racconto , e relazione , credendo  che  con  più  terfa 
eleganza  debba  dirfi  detaglio  : ed  anziché  /parti mento  c divijìone , 
vogliono  dire  partaggio . Nella  medelima  guifa , non  dicono  già  : 
io  ho  letto  ora , ma  io  vengo  di  leggere  i ed  altresì  : il  tale  è troppo 

/»&• 


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Della  Italiana  Èl&quénza  xi 

foggio  e prudente  per  approvar  la  tal  cofa  , in  vece  di  dire  : egli  i 
tanto  faggio  e prudente  , che  non  i capace  di  approvar  la  tal  copi . 

Quindi  è,  cheapparifce  il  favellar  di  coltoro  un  innetto  Ita- 
liano  di  vocaboli , e di  forine  ftraniere  tra  la  copia  delle  parole  ar- 
dite , con  le  quali  fpiegano  i loro  penfieri  attratti , e connetti  a mn* 
faico,  c tra  le  fanciullefcheallulioni,  e le  fredde  e gonfie  amiteli 
fondate  fui  fallò,  che  dentro  il  loro  Itile  concifo  vanno  derivando 
da  luoghi  impropri , c lontani  per  isfuggire  il  difagio  di  ricercare 
con  lo  ftudio  delle  opere  migliori  le  voci  proprie , (empiici  e natu- 
rali , in  che  fta  la  finezza  e la  perfezione  delle  lingue . Laonde  non 
è poi  da  maravigliare  gran  fatto,  fe  dal  capricciolo  raccozzainenro 
di  tutte  le  mede  lime  voci  rimane  guado  e ofeurato  il  candore  del- 
la vera  e perfetta  eloquenza  : i cui  fentiinenti  allora  fono  più  puri, 
quando  fono  comuni  di  tutti  gli  uomini , e quando  alla  cognizione 
ai  tutti  pervengono,  o paiono  pervenire,  e nulla  feinbrano  aver 
di  penfato . Nò  dee  parere  Arano , che  v’inciampino  anche  perfone 
d'ingegno,  ettèndociò  faciliflìmo,  qualora  difawedutamente  fi 
avvitai» , che  gli  uomini  ancora  di  miglior  fenno  parlino  e feriva- 
no in  Quella  maniera  fletta , e non  altramente  ; e che  tutti  i libri , 
che  abbiamo,  fieno  di  quel  carattere , e di  quel  dettato  : della  qual 
tàlfa  credenza  pregiudicati  nell’ intelletto , parecchi  non  curano 
pur  di  vedergli , non  che  di  efaminargli  per  trarfi  di  errore  : c pieni 
poi  di  baldanza  con  paragoni’odioli  ci  oppongono  i loro  fcrittori 
di  tragedie , di  comedie , di  fiacre  orazioni,  di  lettere  famigliar!-,  di 
fìorie , di  racconti , di  traduzioni , e d’altre  fcritture  sì  fatte . E fe 
mai  per  avventura  fi  avveggono  della  loro  difugguaglianza , per 
rimanere  ad  ogni  modo  fuperiori  mettono  in  opera  ogni  arte  a 
unico  fine  di  far  apparire  vizj  c difètti  negli  autori  piu  rinomati 
d’Italia:  ficcome  per  lo  appunto  ingegnolli  di  fare  il  Bouhours 
nella  fu  a Maniera  di  ben  penfare , dove  mii'chiandofi  de’ fatti  no- 
ftri , e del  noftro  idioma,  dille  di  varie  cofe , approvandole  , epo- 
nendo  loro  da  per  fe  fletto  il  figillo , immaginando,  che  da  noi  gli 
dovettero  eflèr  menate  buone  fenza  alcun  dubbio . E certo  fareb- 
be flato  creduto  da’  fuoi  partigiani , che  ciò  gli  fotte  venuto  fatto , 
fenonchè  ne  fu  riparato  per  lo  fenno , e per  la  provvidenza  di 
V . S.  Uluftriffima , la  quale  moftrò , 

Che  V antico  valore 
Negl  Italici  cor  non  è ancor  morto , 

quando  ella  corfa , e commofla  al  romore  della  Maniera  di  ben 
penfare , feoe  feudo  con  le  fue  dotte  e gravi  Confderazi.ni , e feo- 
perfe  ignude  le  fallacie  , e le  iliufioni , che  ingombravano  i parlari, 
pofti  in  bocca  ai  Dialogifti  del  Bouhours  ; dando  ella  a vedere  nel 

...i  b 2 me- 


XII  Ragionamento 

medefimo  tempo  come  in  varj  caratteri  fi  ragiona  nell’  Italica  lin- 
gua fenza  plinto  mendicare  i làllì  colori  della  varietà  delle  sforza- 
te metafore , e delle  iperboli  baldanzofe  j e lenza  andare  accattan- 
do le  voci,  e le  frali  da’  forallieri  linguaggi;  le  quali  cofe  cagionano 
poi  la  corruzione  , e l'alterazione  delle  lingue  ; e ciò  ogniqualvol- 
tachè  fi  efce  dalla  imitazione  degli  eccellenti  fcrittori,  che  con  le 
, opere  loro  li  fono  acquatati  il  giullo  vanto  di  eloquenti . La  quale 
imitazione  li  confeguifre  col  penetrare  nell’  artificio , e nello  Spiri- 
to degli  fcrittori , e non  già  , come  falfainente  credono  alcuni , col 
tradurre , o tra  {portare  da  luogo  a luogo  le  loro  parole , i periodi, 
elefcntenze-  Certo  il  viziofo  accoppiamento  delle  varie  metafo- 
re prelè  di  quà,  e di  là  fuol  riceverli  per  un  gran  fegno  d’intelletto 
icarfo  di  buon  giudicio , e di  finezza  di  frudio;  e però  Quintilia- 
no , gran  maelFro  d’eloquenza,  il  quale  dettò  ifuoi  precetti  retto- 
rie! , in  tempo , che  il  linguaggio  latino  andava  già  declinando  dal 
fuo  proprio  candore , avverti , che  adoperandoli  in  qualche  calò  le 
metafore , terminallèro  elle  in  quel  genere  , nel  quale  fi  erano  co- 
minciate ; e che  li  guardalle  di  non  cominciare  dalla  tempella , e 
poi  di  terminare  nel  fuoco  : la  qual  confeguenza  da  lui  meritamen- 
te vien  detta  fxdijjìma  . Ma  perchè  l’eloquenza,  e la  perfezione 
dell’  idioma  nollro,  come  anche  quella  di  tutti  gli  altri , non  iflà 
folamente  nella  feeltezza , e nella  purità  delle  voci  ; ma  oltre  a ciò 
nella  collocazione  e legatura  di  elle  , la  quale  abbia  del  naturale , 
e fenzafeoprir l’artificio nafeonda  infellellà  grand’arte;  poiché 
di  vero  grand’  arre  ci  vuole  in  Imitare  perfèttamente  al  naturale  ; 
per  quella  cagione  (Iella  non  è egli  baflevole,  che  ne’  nollri  difeorfi 
concorrano  tutti  i numeri  delle  iftituzioni,  e de’ precetti  gramati- 
cali , fe  poi  nel  rimanente  non  fi  parla  Italiano , o Tofcano , come 
vogliain  dire  , talché  nulla  ci  vegga  di  foreftiero,  nè  con  parole  Ita- 
liane fi  parli  Francefe,  ovvero  e con  parole  Italiane , eFrancefi 
raccozzate  infieme  non  fi  pretenda  di  parlare  Italianamente  , fic- 
oome  a’  giorni  nollri  veggiamo  farlo  da  molti  • 

Però  quello,  che  dicea  Quintiliano  del  latino  idioma,  che 
altro  era  lo  fcrivere  gramaticalmente,  c altro  latinamente,  fi  dee 
adattare  ancora  al  nollro  Italiano  ; perchè  ficcome  la  vera  ìatinità 
confervava  il  parlar  puro , e da  ogni  vizio  lontano,  cioè  dai  fple- 
cifmo,  e dal  harbarifino;  il  medefimo  altresì  accade  nel  parlar 
Italiano , in  cui  fi  fuole  introdurre  la  corruzione  nonfolo  nel  con- 
giugnere fconciamente  le  parti  dell’  orazione  ; ma  ancora  nel  ine- 
ìcervi  parole  d’altri  linguaggi , e molto  più  nel  tirar  quelle , che 
fono  fatte  per  un  particolar  lignificato , a dichiararcene  un  altro 
diverfo , e lontano , fecondochè  fanno  quei,  che  s’invaghifcono  det- 
to flile  fiorito  e metafòrico , il  quale  abbiamo  veduto  regnare-, 

tant’ 


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Dblla  Italiana  Eloquenza  xiii 

tant’  anni  ; onde  fono  pieni  gli  fcritti  di  modi  di  favellare , i quali 
lignificando  letti  realmente  in  sè  deffi  una  colà , fi  tirano  in  fenti- 
mento  dell’autore  a lignificarcene  un  altra , come  pdr  cagione-, 
d’efempio  quello , che  io  udii  dire  una  volta  da  un  facro  oratore  : 
Strafcinare  la  navicella  del  vivere  ai  lidi  della  veccbiaja  ; le  quali 
parole  ognun  vede  , che  in  sé  deflè  altro  fenfo  non  hanno , che  il 
loro  proprio  e letterale  , e non  mai  quello , che  intendea  l’oratore, 
cioè  invecchiare  e menar  lunga  vita  ; perchè  il  vivere  non  ha  na- 
vicella da  Jlrafcinare  ; nè  la  veccbiaja  ha  i lidi  : nè  tra  la  navicel- 
la , e il  vivere  : nè  tra  la  veccbiaja  , e i lidi  avvi  alcuna  proporzio- 
ne , fe  io  pur  non  traveggo . Ma  di  quelli  enimmatici  e modruoli 
parlari  fono  colmi  i titoli , e i fronrifpicj  de’  libri , nonché  i libri 
uiedefimi . Ora  quelli  tali  non  fi  avveggono , che  le  locuzioni  pro- 
prie e native  fono  quelle , che  a guifa  di  carne  deono  edere  collo- 
cate ne’  luoghi , che  la  natura  dimanda  pel  corpo  dell’eloquenza , 
come  appunto  ben  dille  Giulio  Camillo , uomo  di  gran  fenno  e di 
grande  ingegno,  in  quel  fuo  trattato  del! ' imitazione , che  indiriz- 
zò ad  Erafmo  da  Roterdamo-  Imperciocché  al  corpo  umano  orga- 
nizzato, ma  però  ancora  fecco,e  in  illato  di  defiderar  la  carne  per 
eilér  vcftito  e ripieno  nelle  parti  vote,  paragonò  egli  il  corpo  dell’ 
eloquenza  in  tempo  che  non  avelie  ricevute  ancor  le  parole  ; ma 
che  gii  delle  apparecchiato  per  riceverle , come  cofagiA  prollìma 
all’eloquenza  , e dall’  artificio  già  renduta  acconcia  e difpoda  • E 
ficcoine  il  corpo  umano  fpefi’e  volte  non  vuol  mollrare  la  carne, 
ma  le  vellimenta  ; così  là  ancora  il  corpo  dell’eloquenza , le  cui 
vedi  folto  i traslati , i quali  fi  ufano*  per  neceffità  fidamente , cioè 
per  coprire  il  corpo  . fc  s’egli  è vero , che  un  corpo  umano  già  or- 
ganizzato volendoli  empier  non  di  carne,  ma  di  que’ panni  onde 
li  l'anno  le  vedi,  diverrebbe  una  befana  invece  di  un  corpo  umano: 
nella  maniera  della  empiendoli  le  parti  vote  dell’  orazione  con 
traslati,  verrebbefi  alare  non  già  un  fimulacro  di  grave  eloquen- 
za , ma  bensì  un  corpo  da  muovere  i-riguardanti  alle  rifa  , come 
quello  della  donna  deferitta  da  Orazio . 

Nègiàcredafi  chichefia,  che  le  vedimenta  dell’orazione  fi 
pollano  fare  d’ogni  panno  s perocché  di  ragione  non  deono  for- 
marli fenon  dicjuelfolo,  che  c proprio  alla  dia  maellà  ; cioè  di 
que’ foli  traslati , che  dagli  autori  di  primo  feggio  fono  dati  ado- 
perati, in  guifa  tale,  che  oggi  non  fanno  più  vida  di  effèr  quelli , 
cioè  traslati  ; e che  fono  limili  a quelle  parti  delle  vedimenta , le 
quali  ad’ettandofi  bene  agli  uomini  pieni  di  corpo  paiono  di  eflcr 
nate  con  elio  loro , ove  lenza  vaghezza  di  falde  fi  unifeono  coi 
rilievi  • Come  poi  nelle  parti , che  vanno  fcadendo  non  può  anda- 
re sì  fatto  allettamento , allora  ivi  hanno  luogo  lè  falde  delle  pa- 
role , 


XIV 


Ragionamento 

i ole , cioè  i traslati , comporti  dall’  artificio  del  medefimo  autore . 
Ma  quelle  virtù  , che  al  tempo  degli  avi  nodri  veniano  fpiegate  ai 
giovanili  ingegni  da  que’  grandi  uomini , che  in  tal’  arte  invec- 
chiavano per  giovamento  del  pubblico,  none  maraviglia,  che 
oggi  fieno  poco  note , dappoiché  gli  ainmaeftramenti  per  acqui- 
ftarle  pajono  del  tutto  ertimi  per  colpa  di  chi  empie  poco  degna- 
mente i feggi  ,che  con  tanta  gloria  e vantaggio  delle  buone  lettere 
occuparono  quei  valentuomini  del  fecolo  decimofefto , quando 
nelle  fcuole  sfinterpretavano  gli  antichi , e non  i moderni  fcrittori 
da  chi  per  lunga  fperienza  e Audio  fapea  interpretargli . 

Ora  per  queltc  conliderazioni  etléndo  aliai  necellàrio  il  co- 
nofcimento  di  quegli  fcrittori , che  più  eccellenti  fono  riufciti  nel- 
la Italiana  eloquenza , a fine  di  poter  feguitare  le  loro  veftigie  in 
ciafchedun  genere , che  fi  pari  d’avanti  i mi  è venuto  di  riflettere 
più  volte  alla  grande  utilità , la  quale  fi  recherebbe  non  folamente 
a’  noftrali , ma  a’  lòreftieri , che  iono  vaghi  di  apprender  la  lingua 
nortra,  ove  fi  raccoglieflèro , eli  ftainpalTero  in  molti  corpi , di- 
vifi  fecondo  le  materie  loro , varie  opere  volgarmente  comporto , 
e già  pubblicate  in  tempo , che  fioriva  la  lingua  nortra,  c il  vero 
ftudio  della  Italiana  eloquenza  : le  quali  opere  oggi  malagevol- 
mente fi  poflono  rinvenire , o pure  (e  fi  rinvengono , non  fi  cono- 
feonodaquei,  che  più  netengon  bifogno;  onde  poi  ne  nafee  la 
falfa  opinione , che  la  nortra  lingua  fia  mancante  di  que’ libri,  i 
quali  per  non  efler  moltiplicati  con  le  ftampe  a’  noftri  giorni,  qual 
tuoi  farli  di  là  da’  monti , non  fi  veggono  di  leggieri  in  pubblica 
vendita  efpofti , come  accade  per  lo  contrario  dei  Dialoghi  del 
Bouhours,  delle  Tragedie  de’  due  Cornelj , edclRacine,  delle 
Commedie  del  Moliere , delle  Satire  del  Boileau  j e di  molti  fcrit- 
tori Greci  e Latini  rivoltati  in  linguaggio  Francefe . 

Ma  per  l’avarizia , e per  l’ignoranza  de’ noftri  librai  eftam- 
patori  Italiani , diverfillìmi  da  quei  buoni  antichi  di  già  cento  e 
cinquant’anni,  riufeendo quella miprefa  quanto defiderabile , al- 
trettanto difficile , e fe  dee  giudicarli  da  quel  che  fi  vede , impof- 
lìbile , per  cosi  dire , a ridurli  a fine , poiché  i medefimi  ftainpatori 
univerfalmente  fra  noi  trovandoli  molti  in  numero , e in  cogni- 
zione Tariffimi , e anche  per  lo  più  eflendo  poveri  di  fuftanze , e 
affatto  nuovi  nel  loro  meftiere , e quello  che  più  importa,  fenza 
commercio  ; non  fono  valevoli  ad  intraprendere  altre  ftampe,  che 
di  cofe  leggiere , e che  hanno  fpaccio  tra  il  volgo  : onde  non  è ma- 
raviglia , le  hanno  già  perduto  il  gufto  e l’efquifitezza  dello  Ram- 
pare , sìjnegl’  inchioftri , come  nella  diftribuzione , e nella  qualità 
de’  caratteri , per  non  dir  nulla  poi  della  imperfezione  delle  car- 
te , che  a fine  eli  rifparmio  per  lo  più  fi  adopera  vile  : e per  tacere 

an- 


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Della  Italiana  Eloquenza  xv 

ancori  delle  (correzioni , le  quali  lenza  la  continua  alfiflenza  de- 
gli autori  Reffi  comparifcono  in  molto  numero  : il  tutto  per  ca- 
gione dell’ imperizia  de’ medefimi  Rampatoti,  i quali  fono  abba- 
ftanza  rimproverati  dall’  eccellenza  delle  Rampe  antiche  Italiane, 
oggidì  cotanto  ammirate  e cercate  dagl’intendenti  Oltramontani- 
E pure  egli  è vero , che  con  una  tale  riRampa , da  me  dianzi 
accennata  troverebbonoda  foddisfare  anche  alla  loro  avidità  j im- 
perciocché l’incauta  gioventù , e particolarmente  quei  che  hanno 
vaghezza , e talento  d’applicare  all’  arte  sì  importante  del  ragio- 
nare alla  moltitud  ine , fi  prowederebbono  delle  opere  di  coloro , 
che  a’  buoni  tempi  fiorirono  in  fapere  e in  eloquenza , e verreb- 
bono  a conofcere  il  grande  inganno , che  prendono  in  perderli  die- 
tro a certi  volumi  (fautori  moderni , che  gli  fanno  traviare  con  la 
maniera  de’  loro  penfieri , difadatti  alla  gravità  del  perorare  in 
luogo  facro , e in  materia  di  alto  affare  con  le  voci , con  le  frali , e 
co’  giri  di  elle  : difpofli  ad  eccitare  il  rifo  più  che  la  compunzione; 
e in  fornata  con  tutto  il  corpo  del  ragionamento , veflito  di  cento 
pezzi  di  veri!  fra  loro , e atti  a fare  tutt’  altro , che  l’uficio  di  mo- 
vere gli  affetti , e gli  animi  di  chi  ode . 

QueRa  pelle  letteraria  , per  chiamarla  così , fra  noi  li  è fparfc 
dal  tempo , in  cui  per  grave  danno  reRaron  chiufe  fra  noi  le  fcuole 
lainofe  degli  Amafei , de’  Sigon; , de’  LuiGni , de'  Robortelli,  de' 
Vettori , e di  tanti  altri  lodatillimi  padri  e maefiri  della  purgata 
c non  falfa  letteratura  : e pofeia  dall’  anno  mille  feicento  ai  noRra 
Calme  avvelenò , fi  può  dire , tutta  l’Italia  per  opera  degli  fcrittori 
di  poelie,  di  romanzi , e di  difeorfi  accademici  ; onde  per  queRo 
il  lecolo  proffmumente  caduto , in  materia  d’eloquenza  , e di  lin- 
gua Italiana  ha  inoltrata  una  fàccia  totalmente  diverti  dall’  altro 

? recedente,  degno  d’eterna  lode,  ell’endo  la  medefiina  lingua  d’al- 
orain  quà  andata  declinando  col  fuo  Alle  coricettofo,  o piuttofto 
iperbolico , egìgantefeo , ficcome  giunfe  a dire  fino  il  Francefe  Me- 
nagio  nelle  Annotazioni  al  Sonetto  trentèlimo  quarto  di  Giovanni 
della  Cafa  ; quantunque  non  polla  negarli,  che  anco  in  queRo  tem- 
po alcuni  ingegni  telici  non  abbiano  làputo  alzare  la  fronte  dalla 
corruttela  comune  : i quali  però  in  riguardo  della  gran  fòlla  di 
quegli  fcrittori , che  non  hanno  incontrata  la  medefiina  ventura 
per  vero  dire  fono  sì  radi , che  poca  fatica  ci  vuole  per  annoverar- 
gli. Perciò  i librai  tanto  più  dovrebbono  accorgerli  del  vantag- 
gio, che  lor  ne  verrebbe;  quanto  più  veggono  ricercarli  opere 
fomiglianti  dagli  eruditi  : il  che  ha  molli  già  i Francefi  , egliOl- 
landefi  a «Ramparne  diverfe , conte  fi  c veduto  di  quelle  del  Cafa, 
del  Guarini , del  Tallo,  del  Bonarelii,  del  Boccaccio,  dello  Rorico 
Davila , e del  Cardinal  Bentivoglio  • 

E per 


xvi  Ragionamento 

E per  non  dipartirmi  da’  libri  noftri  Italiani  in  diverfe  materie; 
quelli  mi  fanno  tornare  alla  memoria  un  debito  antico  già  contrat- 
to da  me  con  Monfìgnor  Giulio  Imperiali  ( oggi  Principe  di  Sant’ 
Angelo)  delie  cui  rare  prerogative  e ricevute  dal  nafcimento , e 
da  lui  acquiftate , avrà  fenza  dubbio  V.  S.  Illuftrilfima  udito  ragio- 
narne . Imperciocché  egli  in  occalìone  di  dover  pallàrfene  di  là  da* 
monti  per  pafcer  l’animo  fuo  (ignorile  in  vedere  collumi  epaefì 
diverfi  , ficconie  ha  fatto  ; mi  comandò , che  gli  diftendeflì  un  Ca- 
talogo d’autori  noftri  de’  più  eccellenti , che  di  varie  facoltà  avef- 
fero  fcritto  in  Italiano  : e ciò  appunto  per  poter  ancor  egli  inoltra- 
re con  le  fcritture  alla  mano  i pregi  della  noltra  tavella  nelle  con- 
trade ove  andava,  qualora  ne  folle  mai  accaduto  il  bifogno  ; imma- 
ginando, che  in  quello  particolare  iopotelfi  corrifpondere  al  fuo 
deliderio  non  per  altro  riguardo , fenon  per  la  copia  di  quelli  e di 
ogni  altra  forta  di  libri , che  arrichifcono  le  danze  della  Biblioteca 
dell’Eminentiflimo  Signor  Cardinale  Imperiali.  Laonde  non  aven- 
do io  mai  prima  d’ora  colto  il  tempo  di  ubbidire  ai  comandamenti 
del  medehmo  Prelato  , parte  per  mia  propria  negligenza , e parte 
ancora  perchè  io  mi  perluadeva , che  realmente  non  tenellè  egli 
bifogno  di  un  fimil  Catalogo , come.quegli , che  fenz’  altro  è forni- 
to delle  cognizioni  più  nobili , ed  è informato  degli  autori  più  ac- 
creditati ; ora  finalmente  io  fono  entrato  in  rifoluzione  di  telfere 
il  medefìmo  Catalogo , ordinandolo  per  claffi  di  materie  in  forma 
di  biblioteca . E quello,  che  mi  muove  a comunicarlo  a V.  S.  II- 
luflrilTima  lì  è la  iperanza , che  ella  di  fua  mano  tolga  i difètti , che 
porterà  feco , e gli  dia  quel  compimento , che  le  parrà  più  necef- 
lario  per  un  famigliarne  lavoro , in  cui  non  è mio  penlìero  d’inferi- 
re altre  opere  che  le  già  pubblicate  con  le  (lampe  : e di  quelle  non 
tutte  quelle , che  vanno  attorno  fopra  varj  argomenti,  ma  fol  quel- 
le , che  per  la  notizia , che  io  ne  pollò  avere , mi  fembrano  in  qual- 
che modo  nel  genere  loro  più  degne  di  elfer  conlìderate . E per 
maggior  ficurezza  di  chi  avelie  per  avventura  a fervidi  in  qualche 
guifa  del  Catalogo  fteflò , in  calo  che  mai  gli  avvenillè  di  palVare  ad 
altre  mani , che  a quelle  di  V.  S.  Illuftriffima , io  ftimo  ben  fatto  il 
fegnard  oltre  a’  luoghi , agli  anni , e alle  forme  delle  impreflìoni , 
anche  i nomi  degli  llampatorl , ponendoci  qualche  breve  annota- 
zione di  quando  in  quanao  ,ove  parrà , che  il  bifogno  lo  richiegga; 
acciocché  accadendo , che  un  libro  Ha  flampato  più  volte , e diver- 
famente  ; e che  uno  ftampatore  lì  a più  accurato  ed  eccellente  dell’ 
altro , lì  fapjpia  fcegliere  l’impreffione  migliore , e più  intera  ; ben- 
ché però  talora  io  lìa  per  accennare  quella  fola  impreflìone , che 
avrò  veduta , non  efcludendo  già  per  quello  le  altre , le  quali  vi 
potedèro'éirere . Una  diligenza  così  minuta  pare  aliai  neceflària 

anche 


Della  Italiaha  Eloquenza  xvii 

anche  per  un  altro  riguardo,  ed  è,  perchè  i molti  de’  tnedefimi  libri 
cllèndo  rari , nè  mai  più  giunti  alla  notizia  di  qualche  fcettico  Ol- 
tramontano, di  quelli  che  fono  facili  a decretare , e a mettere  in 
dubbio  le  cofe  più  certe , con  tanti  contraflcgni  di  verità  fervano 
e (Ti  a levare  ogni  occafione  di  fupporre , che  fieno  libri  ideali  o fit- 
tizj  : e perchè  inoltre  conofcendofì  aver  noi  opere  eccellentiilime 
fopra  tutte  quante  le  facoltà  più  illuftri , dettate  in  lingua  Italiana, 
le  quali  Tempre  fono  Hate  lette , e fi  leggono  tuttavia  volentieri , e 
dagl’italiani  f le  ili , e dagli  ftranicri  ; fi  vegga  ancora  quanto  ila 
vana  fatica  quella,  che  fi  fpende  in  cercare  di  vilipendere  in  varie 
guifè  lamedefima  lingua,  come  fe folle  incapace  di fomiglianti 
materie , e in  particolare  delle  più  gravi  ; a unico  fine  poi  di  ante- 
porle una  lingua , nella  quale  per  confentintento  comune  aerati 
pena  fi  pollbno  moflrare  pochi  fcrittori  famofi , e per  conto  della 
favella , autorevoli , che  fieno  più  antichi  di  cinquant’anni  ; ladove 
i noftri  più  rinomati  fono  già  vecchi  di  quattro  fecoli . Si  dee  però 
necefiariamente  avvertire , che  ci  fono  moltiffirne  altre  opere  Ita- 
liane non  polle  in  quello  mio  Catalogo  per  ifchitàr  la  lunghezza  , 
mentre  a bello  lludio  fi  è fatta  feelta  finamente  di  alcune  poche , 
ferme  intorno  a certe  principali  materie  . Rella  di  accennare , che 
occorrendo  di  riltainpare  alcune  delle  fuddette  opere , come  quel- 
le delle  più  antiche  edizioni,  ^fognerebbe , che  da  qualche  mano 
perita  fodero  leggermente  ritoccate  nella  interpunzione  , e nella 
ortografia  per  conformarle  in  quella  cofa  accidentale  al  gulto  dili- 
cito de’  tempi  noftri,  fenza  però  la  minima  alterazione  della  frafe, 
e delle  voci . Queflo  è ciò  che  brevemente  mi  è occorfo  di  fcrivere 
a V.  S- llluftriffima  inpropofito  del  noftro  linguaggio , acuì  ella 
ft  tanto  onore  co’  fuoi  componimenti  ; onde  non  rimanendomi 
altro,  che  di  foggiugnere  il  Catalogo,  del  quale  ho  parlato,  la 
fupplico  ad  accogliere  il  tutto  con  quella  fua  incomparabile  uma- 
nità , con  la  quale  riguarda  ogni  cofa , e me  fpecialmente  che  fono 

Di  V.  S.  Illustrissima 

Roma  in  quello  dì  30.  Giugno  1706. 


Di'votijjìmo  ed  ObbligatìJJtmo  Servo 
Giulio  Fontanini . 


XVIII 


Imprimatur , 

Si  videbitur  Reverendiflìmo  Patri  facri  Palatii 
Apoftolici  Magiftro . 

N-  Baccanti*  Epìfcopus  Bojancn.  Viccsgercns . 


APPROVAZIONI 

i 

AVendo  attentamente , e confideratamente  Ietto  il 
libro  d e\ì’ Eloquenza  Italiana  di  Monfignor  Giulio  Fon- 
tanini  Arcivefcovo  d'Ancira,  per  ordine  del  Reverendiflì- 
mo  P.  Gio:  Benedetto  Zuanelli  Maeftro  del  facro  Apoftoli- 
co  Palazzo  , non  ho  in  quello  trovata  cofa , che  contraria  fia 
alla  Cattolica  Chiefa,  & a’  buoni  coftumi . Bensì  ho  in  quel- 
lo con  grande  mio  piacere  , c profitto  letta , ed  ammirata  la 
rara,  e vada  erudizione,  con  cui  il  valorofo , e tanto  dell’ 
Italiana  letteratura  benemerito  Autore  ha  compolla  quella 
graudeopera,  nella  quale  da  per  intero  raccolta  1*  ilioria 
degli  lludj  de’  Letterati  Italiani , dapoichè  è in  Italia  rina- 
to il  gufto , e la  profelfione  della  vera  , e foda  eloquenza  . 
Quella  è la  teftimonianza , che  ben  volentieri  io  rendo  , non 
tanto  del  merito  dell*  opera , quanto  di  quella  Angolare  clli- 
mazione  , in  cui  ho  Tempre  tenuto  per  le  rare  lue  doti  di  fa- 
pere  , zelo , finccrità , e probità  Finitane  Autore  • 

Dal  Collegi?  dementino  quello  di  16.  Novembre  1736. 

*D.  Gianfraucefco  Baldini  Cberico  Regolar? 
della  Congregazione  Somafca , 


li 


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LE  t t A da  me , e confiderata  per  commiflìone  del  Re- 
vereudiflìmo  Fadre  Maeltro  del  facro  Palazzo  l’opera 
intitolata  l’ Eloquenza  Italiana  comporta  da  Monfignor  Giu- 
lio Fontanini  Arcivefcovo  d’Ancira  di  chiara  memoria, 
noti  ho  ritrovata  iu  erta  cofa , che  polla  offendere  la  purità 
delld  Fede , e de’  buoni  cortumi , anzi , che , oltre  la  profon- 
da , e valla  erudizione , apparifee  da  per  tutto  nella  medesi- 
ma quel  zelo  verfo  la  Cattolica  Religione , che  il  dottifiìmo 
Autore  dimoftrò  nel  corfo  della  fua  vita  , onde  per  la  molta 
utilità , che  particolarmente  può  arrecare  a coloro , che  allo 
rtudio  della  irtoria  letteraria  attendono , la  reputo  deguiffi- 
ma  delle  (lampe . In  fede  di  che  &c.  quello  di  n.  Novem- 
bre 17  36. 


Fraucefco  Vale/ìo . 


Imprimatur. 

Fr.  Jo:  Beneditflus  Zuanelli  Ordinis  Praedicato- 
rum  facri  Palatii  Apoftolici  Magifter . 


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XX* 


INDICE 

DE’  CAPI 

LIBRO  PRIMO 

Si  fpiega  Parigine  c il  primo  fittemi  dell*  Italiani 
favella . 

I.  Lo  fin dio  delle  lingue  umiche  già  frequentato  dagl' 

Italiani.  - } 

II.  La  lingua  Italiana  f acceduta  alla  Latina - tvi- 

III.  Tre  lingue  Romanze  t volgari , nate  daV antica  Ro- 

mana* Latina.  3 

IV.  Antichità  della  lingua  Romanza  Italiana . 7 

V.  Lo  della  lingua  Romanza  ne’JàcoU  oc-  e x.  ejp e- 

cnlmeut*  in  Italia  fino  al  principio  del ft  erto  xn  i.  9 

VI.  La  lingua  Tedejcn  0 Franctfcu , e Francigtna  infieme 

conia  volgare  t comune  Romanza  d'Italia  ,pofjedu- 
tt  dal  fummo  Pontefice  Gregorio  V 15 

VII.  I Barbari  fecero  najccre  la  lingua  Italiana . 25 

Vili.  I Letterati  Italiani  fcrijjère  prima  nell'  idioma  Ro- 
manzo di  Francia , che  nel  proprio  d'Italia . 26 

IX.  Idioma  Romanzo  di  Francia  ditiefo  ancora  in  Ita- 

lia . 

X.  Idioma  Romanzo  di  Francia  (Untato fifra  gii  altri  an- 

che in  Italiane' fecolixu- e xtit.  • 30 

XI.  Dilatazione  della  lingua  Provenzale  e Fraucefca  tra  * 

Letterati  d’Italia.  37 

XII.  Ricchezze  della  lingua  Provenzale,  e Francefcu  adot- 

tate dagli  antichi  Scrittori  Italiani . 4* 

XI IL  Opere  di  autori  Italiani  in  antica  lingua  Romanza  di 
Franerà-  44 

XIV.  Origine  delle  ifterie  favolofe  in  lingua  Romanza,  per- 

ciò dette  Romanzi , onde  prefe  accrefcimeuto  I Ita- 
■ liana  Eloquenza . • 4® 

XV.  Ver  poni  della  fi aera  Scrittura  in  lingue  Romanze,  an- 

ticamente vietate  • 5° 

XVI.  Del  dialetto  comune , e di  molti  altri  delle  antiche. -» 

V c j ha- 


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XXII 


INDICE 


' ' lingue  Romanze , alcune  delle  quali  fono  tuttavia 
inefftre.  ’ i ; 53 

XVI fc  Romanzi,  chiamati  anche  i libri  non  favolo/i,ma  ferini 
in  lingua  Romanza . 57 

Cinque  Conti  di  Provenza,  fotta  i quali  fiorirono  gli 
feriti  ori,  anche  Italiani , di  quella  lingua  Roman- 
za. 59 

Varie  corti,  nelle  quali  fiorirono  fcrittori  nella  lingua 
Romanza  di  Francia , profetata  ancora  dagl'  Italia- 
nl.  • ■ ...  6z 

Sor  dello  Mantovano,  fcrittor e in  lingua  Provenza- 
le • 64 

Antichità  del  Romanzo  di  Tarpino  . 67 

Romanzo  di  Tarpino , già  noto  a Dante . 69 

Antichità  del  Romanzo  de'  Reali  di  Francia  già  noto 
a Dante.  71 

Il  Romanzo  di  Tarpino  viene  di  Spagna . 75 

Il  Romanzo  dì  Tarpino  quando  compoflo  , e fua  gran 
fama.  77 

Il  Romanzo  del  Mefcbino  , e fua  antichità . 82 

Antichità  del  Romanzo  dell’Amadigi  di  Gaula . 8 3 

XXVIII.  Cenfure  del  Romanzo  di  Amadigi  di  Gaula . 84 

XXIX.  Il  Romanzo  dell'Amadigi  fparjo  in  Vittemberga  al 
tempo  di  Lutero . 8' 

Il  Romanzo  dell’  Amadigi  riprefo  da  molti . 


XVIII. 


XIX. 


XX. 

XXI. 

. XXII. 
XXIII. 

XXIV. 

XXV. 

XXVI. 
XXVII 


XXX. 

XXXI.  Il  Romanzo  dell’  Amadigi  a preghiere  de'  Grandi  ri- 

dotto in  poema  da  Bernardo  Tuffo . 90 

XXXII.  V Amadigi  di  Gaula  non  ha  che  fare  con  Ilnghilter- 
ra.  94 

XXXIII.  Il  Romanzo  dell'Amadigi  altamente  Stimato  daTor- 

Juato  Tuffo . 9S 

tri  particolari  intorno  al  Romanzo  dell  Amadi- 
gi • 96 

XXXV.  Origine  del  Romanzo  della  Tavola  ritonda . 98 

XXXVI.  Origine  de'  Tornei , a ' quali  fu  dato  il  nome  di  Tavola 
ritonda  • 100 

XXXVII.  Il  nome  di  Tavola  ritonda  pafsò  dalle  GioFlre  allibro , 
che  tratta  de'  Baroni  di  effe . 104 

XXXVIII.  Rara  e perfetta  edizione  Italiana  del  Romanzo  della 


Tavola  ritondo , citato  dagli  antichi . 


109 


Lb 


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DE’  CAPI 


XXI  II 


LIBRO  SECONDO 

Come  pafsò  a ingrandire  per  le  opere  fcritte  • 

I.  V idioma  Italiano  perche  chiamato  Vulgare  lati- 

num  . 1 1 3 

II.  TeHimonianze  della  lingua  Italiana  ne'  fecali  x.  xr. 

racii.  114 

III.  Puffo  volgare  antico  in  dialetto  regnicolo . 1 1 9 

IV.  Memorie  volgari  in  altri  dialetti  d' Italia . 1 20 

V.  La  rotta  di  Montaperti  contribuire  ad  accrefcerc _* 

V Italiana  Eloquenza . 121 

VI.  Lingua  volgare  impiegata  dapprima  in  fole  cofe  vane 

- ■ e plebee.  125 

VII.  Corte  d' Amore  in  Provenza . 1 27 

Vili.  Scrittori  Italiani  prima  in  verfo , che  in  profa . 1 30 

IX.  Scrittori  antichi  ufarono  varj  dialetti  d'Italia . 132 

X-  Pregio  dì  alcuni  dialetti  d' Italia . 1 34 

XI.  Dante  fu.il Padre  della  Italiana  Eloquenza  f 137 

XII.  Eccellenza  della  Commedia  di  Dante . 1 38 

XIII.  Avventure  di  Dante  e della  fua  Commedia . 1 41 

XIV.  Dante  usò  molti  dialetti  volgari  con  voci  latine , e di 

altre  lingue . 14? 

XV.  Pregi  della  Commedia  di  Dante . * 148 

XVI.  Puffi  di  Dante  mal  cenfurati . 1 <0 

XVII.  Dante  riprefo  dal  Bembo  e dal  Cafa  \ ed  efaltato  dallo 

Speroni.  . i$z 

XVIII.  Altre  doti  avvertite  dallo  Speroni  nella  Commedia  di 
Dante . » ■ 

XIX.  Nuove  avventure  di  Dante , e della  Commedia  dopo 

le  [ìlio.  •'  ■ 158 

XX.  Ambafceria  di  Dante  per  Guido  Signor  di  Ravenna 

alla  Repubblica  Veneziana . 1 6 1 

XXI.  Titolo  di  Commedia , perchè  impofio  al  Poema  di  Dan- 

te . ...  i6a 

XXII.  Identità  del  libro  di  Dante  de  Vulgari  Eloquemia.  1 67 

XXIII.  Te  fio  latino , e verfitone  Italiana  de'  due  libri  della  Vol- 
gare Eloquenza  di  Dante . 169 

XXIV.  Dante  ne'  due  libri  della  Volgare  Eloquenza , a torto 
impugnati , non  di / cor  da punto  dalla  Commedia . 17 1 
XXV • Tefio  latino  della  Volgare  Eloquenza  di  Dantefiampa - 
to  in  Parigi , convince  di  falfità  le  critiche  oppofie.  1 yj 


xxiv: 

XXVI. 

XXVII. 

XXVIII 

Xxix. 

XXX. 


1 XXXI. 
XXXII. 
XXXIII. 
XXXIV, 


INDICE 

Nuovcrapiani  peri’ identità  dell a Volgare  Eloqucn- 

’Romori  eccitati  in  Italia  per  la  Volgare  Eloquenza  a'I 
Dante.  , ' . r"  ,88 

Analifi  della  Volgare  Eloquenza  di  Dante . ,95 

Segue  l' analifi  della  Volgare  Eloquenza  di  Dan - 

tf  f 203 

Segue  r analifi  iella  Volgare  Eloquenza  di  Dante,  en- 
trandofi  a parlare  de'  xiv.  dialetti  della  lingua  Ro- 
manza d’Italia , 20q 

Segue  r analifi  della  Volgare  Eloquenza  di  Dotte  , e 
parla  fi  dcU  antico  dialetto  Remane/io . 218 

Altri  dialetti  Italiani  » annonerati  nella  Volgare  Elo- 
quenza di  Dante , 227 

Si  ragiona  di  alcuni  altri  dialetti  Italiani  rammentati 
nella  Volgare  Eloquenza  di  Dante , 2 j2 


XXXV. 

XXXVI. 


Lingua  SrcMann , de  Dante  loda  fopra  le  altro , fu 
la  comune  Italiana , tifata  dai  Rotti  dtUa  reai  Corte 
di  Napoli,  224 

Dante  prepone  il  dialetto  comune  d’Italia  a tutti  ì mu- 
nicipali, anche  Tofani , 235 

Dante  efalta  la  reai  Corti  di  Napoli , tome  fautrice 
de' poeti  eccellenti  nel  volger  comune,  diverfi  dal 
Pugliefie . 236 

XXXVII.  E' aver  Dante  Jpar lato  del  volger  dialetto  Fiorentino, 
cefo  per  altro  dopo  lui  fatta  autor a dal  Paffavaoti , 
flt  cagioni  che  fi  diedi  per  finto  H fi w libro  della-* 
Volgare  Eloquenza  ; ma  egli  fptfìa  ancora  degli 
altri  dialetti.  <£$ 

XXXVIII.  Dialetto  Genovefe  e altri  municipali , efclufi  dalle 
feri tttrri  nobili , e rima/ti  per  h jote  piacevoli  .241 
De'  dialetti  Romagnolo,  Padovano,  e Veneziano.  244 
De'  dialetti  tmoltfe  ,Ferrarefe , Modanefir,  Manto- 
vano , Cremontfe,-  Brtfciano , Veroutje,  Bolognefe , 
U di  altri  tutti  inferiori  al  Romana*  comune , 0 fio 
volgare  illuflre . 249 

Dante  non  termina  il  fèti)  libra  della  Volgare  Elo- 
quenza . eyg 

Libro  di  Dante  de  Valgali  Eloquenza  approvato  e 
rkevun  per  Vere  dopili  valentuomini . aj7 


Xxxix. 

XE. 


Xtl. 

XLIL 


Ll- 


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DE’  CAPI 


XXV 


LIBRO  TERZO 

La  volgar  lingua  Italiana  innalzata  alla  predicazione 
della  Morale , ridotta  a regole  di  Gramatica  > 
e fornita  di  fcrittori  in  ogni  materia  . 

I.  Antica  difciplina  di  predicare  in  Cbiefa  latinamente , 

e fuori  di  Cbiefa  in  lingua  “Volgare  . 26  3 

II.  Le  Prediche  latine  fi  faceano  in  Cbiefa , e le  “volgari 

fuori  di  Cbiefa . ' 269 

III.  Le  Regole  gramaticali  della  lingua  volgare  comin- 

ciarono a farfi  nello  Hata  di  Venezia,  principal- 
mente dal  Fortunio  • 276 

IV.  Le  Regole  del  Fortnnio , tacciato  a torto  di  plagiario , 

fono  fitte  proprie , ni  hanno  che  fare  con  quelle  del 
Bembo  • 280 

LA  BIBLIOTECA 

DELLA  ELOQUENZA  ITALIANA 

Dove  ordinatamente  fono  difpofe  le  opere  fampate 
in  lingua  nojlra  volgare  J opra  le  difcìpline 
e le  materie  principali. 

C L A S S E . I 
La  Gramatica . 


I. 

II. 

III. 


I. 

II. 
III. 


Le  Regole  della  lingua  volgare . 

Gr amatici  volgari  per  la  lingua  latina . 
yocabolarj  e dizionari  della  lingua  volgare  • 

CLASSE.  II 

La  Rettorica. 

L'Arte  oratoria . 

Retori  Greci  volgarizzati . 

Retori  latini  volgarizzati . 


2S* 

301 

SO? 


3*4 

322 

. 324 

IV.  Ora- 


XXVI 

IV. 

V. 

VI. 

VII. 
Vili. 

IX. 

x. 

XI. 

XII. 

XIII. 


I. 

II. 
HI. 

IV. 

V. 

VI. 

VII. 
Vili. 
. IX- 

x. 

XI. 

XII. 


INDICE 

Oralori  in  lingua  Italiana  . 

Orazioni  funerali  in  lode  di  letterati  . 
Oratori  J, acri  in  lingua  Italiana  . 
Oratori  Latini  Volgari  zzati  . 

Oratori  Greci  volgarizzati . 

Oratori  facri  Greci  volgarizzati . 
Oratori  facri  Latini  volgarizzati . 
Dell'  ttficio  di  fcriver  lettere . 

Lettere  Italiane  • 

Lettere  Latine  volgarizzate . 

CLASSE.  Ili 
La  Poefia . 


3*7 
33* 
333 
339 
34° 
341 
34z 
344 
34  » 
370 


372 


I. 

li. 

III. 

IV. 

V. 

VI. 

VII. 

Vili. 

IX. 


l'Arte  poetica . 

Spofitori  volgari  della  Poetica  Greca  d' Arijlot ile.  383 
Spo/ìtori  volgari  della  Poetica  latina  d’Orazio . 390 

Poemi  epici  • 39 1 

Epici  latini  volgarhzati . 400 

Epici  Greci  volgarizzati.  403 

Poemi  dùcer  fi.  404 

Poemi  giocofi.  405 

Poemi  Jacri . 406 

Scrittori  intorno  al  Poema  dell'  Arioflo . 412 

Scrittori  intorno  al  Poema  del  Taffo . 413 

Scrittori  intorno  al  Poema  di  Dante . 425 

Difegno  per  una  nuova  edizione  de!  Poema  di  Dan- 
te . 436 

C L A S S E . I V 

Drxmatici . 

Commedie  in  profa  . 439 

Commedie  in  ver  fi . 449 

Commedie  Greche  e latine  volgarizzate . 450 

Favole  pa  florali  in  verfo  . 459 

Scrittori  intorno  al  Poema  del  Guarirti . 468 

Favole  pefeatorie  in  verfo . 479 

Favole  narrative  e profe  con  poejìe  per  entro  . 48 1 

Tragedie  in  profa  . 486 

Tragedie  in  verfo  • 487 

X-  Tra- 


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xxvn 


X- 

XI- 


I. 

II. 

III. 

IV. 

V. 
vi. 
VII. 


L 

II. 

III. 

IV. 

v. 

: vi. 

vii. 

vili. 

IX. 

x. 

XI. 

XII. 

XIII. 

XIV. 

XV. 


I. 

II. 

III. 


DE'  CAPI 

Tragedie  Greche  'volgarizzate  . 
Tragedie  latine  volgarizzate. 

CLASSE.V 


499 

SO® 


I Lirici . 

Canzonieri  antichi . • 

Scrittori  intorno  al  Canzonier  del  Petrarca . 
Canzonieri  moderni . 

Canzonieri  giocoli . 

Canzonieri  Jaert*  . . . 

Canzonieri  di  Donne , e per  Donne  illuHn . 
Canzonieri  Greci  e latini  volgarizzati . 

CLASSE.  VI 
L’Iftoria . 

L' Arte  i Horica  . 

L’IHoria  letteraria . 

Vite  letterarie  volgarizzate . 

L’IHoria  favtlofa  antica . 

L‘l fioria  javolofa  antica  volgarizzata . 
Littoria favolofa  moderna . 

L’IHoria  favolofa  meno  antica,  o fia  moderna 
rizzata  . 

L’ IJloria  nummaria  e lapidaria . 

L’ìftoria  civile. 

Vite  di  perfonaggi  famofi  in  guerra  e in  pace. 
La  Cosmografia  . 

Geografi  Greci  volgarizzati . 
istorici  Greci  volgarizzati . 

Ifiorici  Latini  volgarizzati . 

L’ IJloria  ecclefiaftica . 

CLASSE.VII 
La  Filofofia . 

Razionale . 

Naturale  ■ 

Morale . 


Soi 
52  4 
529 
5V 
S39 
542 
S4£ 


S 47 

3 

567 

569 

volga- 

ci 

S«S 

607 
6ix 
6«  S 
ivi. 
619 
6x6 


Ili 

.6£ 


IV 


1 


XXVI  li 

' IV. 

INDICE  DE*  CAPI 

Civile.  . 

644 

V. 

C'avatlerejca . 

648 

VI* 

VIT 

Simbolici . 

& 

V il. 

Giunfprudenza,  diritto  pubblico , e delle  Genti . 

Vili. 

Matematica . 

6<f7 

IX* 

li  calendario , e Computo  ecclejiajtìco . 

660 

X» 

slrcbitettura . 

ivi. 

XI. 

Militari  Greci  e Latini  volgarizzati . 

tei 

All. 

Pittura  c Scultura . 

ahi. 

Jriujica  • 

667 

CLASSE.  Vili  .E  .ULTIMA 

I. 

li 

La  Teologia* 

Biblica  • 

670 

11. 

HI. 

onorate  e dottrina  Crljtiana  . 
Polemica . 

973 

676 

IV. 

si fcetica . 

68?. 

V. 

Scrittori  ecclejìajlici  Greci  volgarizzati . 

688 

VI. 

Scrittori  ecclefiajhci  latini  volgarizzati . 

689 

• • 

Giunte  ai  libri  antecedenti . 

69? 

t 

Tavola  e Indice  delle  coje  notabili . 

*712 

DELLA 


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1 


DELLA 

ELOQUENZA  ITALIANA 

LIBRO  PRIMO 

Si  f piega  r origine  , e il  primo  fjlemct 
del T Italiana  favella . 

No  de’  contraffegni  più  illu- 
: ftri  , onde  una  volta  ne’ 
reami , e nelle  città  più  pu- 
lite fi  ravvifava  di  primo 
afpetto  lo  ftabilimento  del- 
le nobili  difcipline  , fù  Tem- 
pre ftimato  lo  ftudio  delle 
Icientifiche  lingue  antiche , 
per  bene  apprenderle  quali 
non  fu  grave  ai  noftri  maggiori  il  varcare  infir» 
da’  primi  anni  e monti  , e mari  fcorrendo  paefi 
lontani  a fine  di  tornartene  ricchi  di  gran  tefori , 
da  lodevolmente  impiegare  in  beneficio  della  re- 
ligione , e della  repubblica  , comunicando  altrui 
le  merci  letterarie , da  elfi  in  tal  guifa  onorata- 
mente  acquiftate  . Di  qui  ne  nacque  , che  la  vigi- 
lanza de’ fommi  Pontefici , padri  e maeftri  univer- 
si della  Chiefii,  e le  facre  adunanze  de’Concilj 
ecumenici , ben  perfuafe  dell’  importanza  di  tali 
acquifti  , non  tralateiarono  in  varie  occafioni  di 
amplificare  sì  rilevante  iftituto , e d’inculcarne  l’of- 
fervanza  con  memorandi  e larghi  provvedimenti . 

. . t 

MA  la  gran  variazione , fopravvenuta  nellfc 
colè  umane  , portando  ora  fra  noi , che  nelle 
Icuole , e nelle  Accademie  fieno  ite  in  difufo  cosi 

A de- 


r. 

Lo  (tudio  delle  Ur- 
tile antiche  gii  fre- 
quentato dagl'  Ita- 
liani . 


IL 

M lingua  Italiani 
fucccduta  alla  Lati- 
na. 


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Lib.  I.  Cip.  II. 


Di  fi Uà  /un  , cf>e- 
Yumto.  il.  pdg»  7i, 
idit.  Frid,  Mortili . 


a Della  Eloquenza 

degne  e profittevoli  coftumanze  , e che  gl’ingegni 
in  vece  di  applicarli  all’acquilto  delle  lingue  mor- 
te , depofitarie  della  faenze  ,fi  veggano  a’ dì  noftri 
comunemente  occupati  intorno  alle  lingue  vive , 
non  è maraviglia,  fé  il  predio  delle  dottrine  lì  ve- 
de traviato  non  poco  dal  fuo  prillino  elTere  ; onde 
noi,  liccome  Libanio  per  la  dominante  lingua  latina 
temette,  che  non  perifie  la  Greca,  ci  troviamo  quali 
in  illato  di  paventare  altresì  l’ellinzione  dell’  antica 
lingua  latina,  per  gran  mercè  de’  noftri  avi  feli- 
cemente rilorta  da  morte  a vita  nel  lècolo  xvi. 
lingua  fiera , e reina  di  tutte  le  occidentali , Cui  la 
potenza  Romana  cercò  d’ingrandire  lopra  le  lin- 
gue flelfe  d’Oriente , e al  pari  dell’  imperio  del 
mondo  , per  detto  di  santo  Agoftino  nel  libro  xix. 
deCivitate  Dei , a capi  vii.  dove  ebbe  a dire  , che 
dai  Romani  opera  data  eji , ut  imperiosa  civitas  non 
folum  jugum  , veruni  etiam  lingu a m suam  domiti f 
gentibui  patto  focietati s imponeret . E alla  Romana 
grandezza  facilmente  riufeì  di  render  comune  la 
propria  lingua  j ladove  in  tempo  di  Cicerone  tal 

Jjregio  otteneva  la  Greca , per  quanto  egli  Hello 
afeiò  Icritto  a capi  x.  della  Orazione  in  favore  di 
Archia  : Greca  leguntur  in  omnibui  fere  gentibui  ; 
Latina  fuii  finibui , exiguis  fané , continentur . Al 
prefente  quella  lingua  nell’  antico  fuo  llato  a gran 
pena  fi  vede  rifuggita  nel  lèno  di  pochi , dappoi- 
ché un  altra  fuccedutale  le  ne  va  fioreggiando , 
alla  quale  nel  lècolo  xvi.  molti  de’  noftri  più  rino- 
njati  fcrittori  di  tutti  gli  ordini  col  vivo  elèmpio 
della  pratica  valorofamente  fi  oppolèro  . Il  perchè 
in  oggi  pattando  le  colè  di  veramente  da  quello, 
che  pattarono  ne’  lècoli  andati,  non  dee  parere  ftra- 
bo  , fe  noi  ci  troviamo  in  obbligo  di  dovere  efal- 

ta- 


* 


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Li*.  X.  Cif.Ul. 


Italiana  j 

tare  quella  medefima  noftra  Italiana  favella  in  tem- 
ilo , che  , ficcome  accadde  a quell’  altra  , lì  cerca 
di  abbatterla,  o gualcandola  con  nuove  fornitile , 
e con  nuove  frafi  e vocaboli  , o anteponendole 
alcuna  delle  altre  viventi  per  non  tenerfi  piena 
contezza  dei  pregi  di  erta , non  a cafo  da  me  ap- 
pellata Eloquenza  : de’  quali  pregi  ci  reftano  tanti 
illuftri  mallevadori  , quanti  furono  gli  uomini  in- 
figni , che  fcrilfero  volgarmente  in  tutte  le  arti  e 
fcienze , conforme  fi  farà  particolarmente  vedere 
apprelfo  nel  libro  ni. 

LE  tre  più  celebri  lingue  vive  , Italiana  , Spa- 
gnuola  , e Franccfe , dilatate  da  più  lècoli  in 
Occidente , debbono  il  proprio  elfere  al  difcadi- 
mento  della  latina,  cagionato  principalmente  dai 
popoli  del  Settentrione  , i quali  lotto  il  generico 
nome  di  Goti , fin  prima  del  tempo  dell’  Imperio  di 
Maffimino  fi  ftrinfero  in  lega  co’Romani,  e dipoi  col 
nome  di  Franchi , Vandali , Unni  , e Longobardi 
ortilmente  fi  diffufèro  in  amendue  le  Gallie , Ci- 
falpina,  e Trafalpina  , e poi  nelle  Spagne  . Que- 
lle nazioni  di  un  fol  labbro  ( a rifèrva  forfè  degli 
Unni , riputati  di  origine  Sarmatica  , e perdóni 
lingua  Slavonica  , da  Goffredo  Guglielmo  Leibni- 
zio  ) avendo  ne’  paefi  occupati  meda  in  commer- 
cio la  novità  e barbarie  del  proprio  linguaggio  , 
a poco  a poco  fecero  dapertutto  mutar  faccia  al 
dominante  idioma  Latino , ufato  allora  dagli  abi- 
tanti di  quelle  provincie  , dove  pofero  il  piede  , i 
quali  fi  chiamavano  in  quel  tempo  Romani , cioè  di 
legge  e di  lingua  Romana  ; talmentechè  dall’altera- 
zione di  effo  idioma  latino  fe  ne  Venne  pian  piano 
a formare  un  altro , pofcia  detto  ancor  egli  Roma - 

A 2 no. 


in. 

Tre  lingue  Roma*. 
Xi  e volgari,  nate 
dall*  antica  Ro* 

«a  o Latin a » 


C omentario  di  tan- 
ta Colomba +♦ 


Mi/tittama  Btroìì. 
mafia  io,  i- fai*  S. 


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L;l.  i.  LMp.  IV. 


Cantini  •.  birbi- 
ras  • 


4 Della  Eloquenza 

no  t e indi  Romanzo  \ non  già  perchè  folTe  Romano , 
ma  perchè  con  tal  nome  li  diftinguelfe  dal  Teoti- 
fco  ( cioè  Tedefco  antico  ) fopravvenutovi , e al- 
tramente chiamato  Barbaro  , che  in  radice  non  era 
lenon  il  Gotico  , nel  quale  il  Vclcovo  Ulfila,  Icrit- 
tore  del  quarto  lècolo , o altri  più  antico  di  lui , 
trasportò  i quattro  Evangeli  del  famofo  codice  ar- 
genteo , pubblicati  e illuftrati  daTommafo  Marc- 
Icallo  Inglelè  , e poi  da  Giorgio  Stiernielmio  Sve- 
zefe  , autore  altresì  del  Magog  Arameo , e dell’^«- 
ticluverio , in  cui  s’impugna  il  penderò  di  aflegnare 
ai  Goti  c ai  Longobardi  per  lède  primitiva  la  Prufi- 
lia  e il  paefe  lungo  la  Viftula , e non  la  .Scandi- 
navia , o lia  la  Germania  Settentrionale , chiamata 
l’ officina  delle  genti  , dove  fono  i reami  di  Svezia 
e Norvegia , intorno  a che  è da  vederfi  anche  il 
wytniam»  Erro».  Leibnizio  : e /opra  la  lingua  del  fuddetto  codice 
""  '*■  argenteo , dopo  Francefco  Giunio , e Giorgio  Icke- 

vritbur  ^ ui/i,:.  fio  , chi  n’è  curiofo  , può  confultare  eziandio  Gian- 
ÌZ'!I.  giorgio  Vatter,  il  quale  minutamente  ne  ha  fcrit- 

EiymcMtùum  j*.  to  . Stefano  Skinnero  pure  acconfente , che  la  voce 
iNenrmm  v.  ronua-  Romance  venga  dal  Francogallico  Roman , o fecon- 
do noi  Italiani  , Romanzo  ; poiché  l’idioma  de’ 
Branchi , Goti , e Longobardi , tutti  fchiatta  Ger- 
manica , mirto  a quarto  degli  antichi  nazionali  , 
Spagnuoli , Francefi , e Italiani  nelle  contrade  , ove 
efli  popoli  Barbari  fopravvenncro  , affinchè  fi  di- 
ftinguefle  , come  ho  detto  , dal  Gotico  , e Teotifco  , 
appellolfi  Romanzo  : e indi  in  quello  piuttofto  , che 
in  quello,  il  quale  dapprima  ufavafi  nel  parlare, 
ma  non  così  nello  Ieri  vere  , ficompofero  i poemi, 
e le  ftorie  militari , o cavallerelche  , perciò  dette 
Romanzi  . Quindi  è , che  l’idioma  Romanzo  , e il 
Francefe  pallavano  per  Anonimi . Apprelfo  Egidio 

Mer 


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Italiana  5 

Menagio  in  certi  verfi , preporti  a un  codice  delle 
favole  di  Efopo  , quelle  fi  dicono  tradotte  in  Ro- 
manzo, e anco  in  Francefe:  e Guglielmo  Nangio 
Frate  dell’Ordine  de’  Predicatori , che  dopo  aver 
dettata  in  Latino  la  ftoria  di  Francia , la  Icrifle  anco- 
in  Francefe , afferma  di  averla  portata  di  Latino  in 
Romanzo.  Un  codice  del  Teforo  maggiore  di  Bru- 
netto Latini , antico  noftro  Icrittore  Italiano,  libro 
molto  celebre  , e già  (erbato  nella  Biblioteca  ducale 
di  Torino,  fi  dice  tradotto  de  Latin  en  Romani, 
di  Latino  in  Romanzo , o fia  in  Francefe  : e un  altro 
della  libreria  del  Re  di  Francia  , mentovato  dal 
Padre  Filippo  Labbe  , parimente  fi  dice  meflo  de 
Latin  en  Francis  ; benché  in  quanto  al  Latino , 
ciò  non  fulfifta . Anche  Melchiorre  Goldafto  , lotto 
nome  di  Giorgio  Erardo , nelle  Simbole  a Petronio 
cita  il  libro  de'  vii.  Savj  di  Roma , tradotto  di  Lati- 
no in  Romanzo  da  Erberto  Cherico  nell’anno  1200. 
aderendo,  che  il  tefto  latino  fi  allega  dall’autore 
del  libro  intitolato  , Gefla  Romatiorum  : opera  già 
veduta  dalla  gran  perfpicacia  di  Dante , e da  lui 
mentovata  nella  fua  Volgare  eloquenza , ferina  in 
latino.  Alberigo  monaco  delle  tre  Fontane  fcrive 
nella  Cronaca  all’anno  1 177.  che  Lamberto  da  Lie- 
gi multa  libros , ò*  maxime  Vita s sanSlorum,  & Attui 
Apojlolorum  de  Latino  verta  in  Romanum . Un  altro 
Lamberto , chiamato  il  Corto  , fi  diede  pure  a tra- 
slatare  in  verfi  Romanzi  l’Iftoria  di  Aleflandro  Ma- 
gno nell’anno  1150.  dandole  principio  con  op- 
porre il  Latino  al  Romanzo , e con  dire  di  sè  mede- 
fimo  , 

Qui  de  Latin  la  trejl , & en  Romani  la  mit 

Che  dì  Latin  la  tralfe,  e in  Romanzo  lamilè. 

n 


Lir.  I.  Cip.  III. 

DiSionnain  Fjy- 
mclo(iqiu  9.  ro- 
mani . 


Sìbiioibeea  minor 
f“l-  171.  J.XCII. 


Vttronius  tdil. 
Lui<L  anni  iSi  J. 
fi. 


Lih.  r fai.  17.  «ti), 
Ialina . 


Vai-  3 Sì- 


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6 Dell  a E l oqJ£bnz  a 

LiB  i.  CAp.  iii.  Il  Prendente  Claudio  Fauchet  ne  ragiona  in  due 
a7. 83.  tiix. i.  luoghi  e nel  libro  1.  acapiiv.  dell*  Origine  della 
* Parigi  tfti.  lingua  Francefe  , e nel  libro  il.  degli  Antichi  poeti 

raitfana tag.tn.  Francefi  a capi  il.  Adriano  Valefio , padre  dell’an- 
tica Moria  di  Francia  , fi  fottofcrive  al  parere  del 
Fauchet , comechè  offervi , che  nel  1 100.  già  fi  era- 
no cominciati  i verfi  in  quell* idioma,  forfè  però 
dettati  più  dalla  piana , e volgare  naturalezza  , che 
da  arte  o ftudio  veruno . Si  fcriiTe  Roman , e Romani 
p erRomanz  nel  numero  Angolare  : e dagl’  Italiani, 
1 quali  non  fogliono  avere  terminazione  di  nomi  in 
lettera  confonante  , la  definenza  Francefe  della  let- 
tera : , fu  fcambiata  in  2,  alla  quale  aggiunterò  poi  la 
vocale  apprefTo  con  lo  fcrivere  diftefamente  Roman- 
zo , parola , che  in  realtà  viene  da  Romania , e non 
da  Romanica! , voce  finta  dall’etimologifta  Ottavio 
Ferrari . Ma  di  quella  lingua  Romanza  apprefTo  tor- 
neremo a parlare.  Celfo  Cittadini  nel  Tuo  Procvjfi 
della  lingua  volgare  va  efàminando  la  mutazione, 
alla  quale  andò  foggiacendo  la  lingua  latina;  benché 
piuttoflo  , che  del  fiflema  di  quella  , ei  parli  della 
corruzione  di  quella.  Nelle  carte  antiche , e ancora 
in  molte  memorie  in  pietra  di  varie  Chiefe  Italia- 
ne , da  me  portate  ultimamente  nel  Comentario 
del  Difco  votivo  Crifliano , trovato  in  Perugia , 
manifefli  apparirono  i principj  di  tal  mutazione , 
la  quale  fpecialmente  s’incontra  nell’inneflo  di  non 
poche  parole  barbare  ed  eflere  , nelle  fconcordan- 
ze  gramaticali , nelle  declinazioni , e conjugazioni 
fregolate  de’  vocaboli , e nella  ortografia , unifor- 
me alla  pronuncia  di  chi  fcrivea  : cole  da  me  già 
Di  jvfìqtiìt.  RortA  toccate  in  dar  fuora  l’antichiffimo  originale  latino 
t*t.  331.  idu.  ni.  cje|  Decret0  fincero  del  Pontefice  san  Gelafio  1.  tra- 
fcritto  nel  fecolo  fèdo  da  chi  più  fapea  quella  lin- 
gua 


Italiana  7 

gua  volgare  , o latina  alterata , che  quella  del  li*.i/c.p.  n. 
santo  Pontefice,  e de’ padri  di  quel  Concilio  Ro- 
mano, in  cui  fu  realmente  fcritto  il  Decreto.. 

iv. 

ORa  bendiamo  alquanto  giù  baffo  al  fecolo  Astiche  deli.  iin. 

vili,  di  noflra  fàlute  per  contribuire  dal  Km/""" 
canto  noflro  qualche  altra  cofa  alla  cognizione  de’ 

f (articolari , i quali  riguardano  il  primo  effere  del- 
a Italiana  favella . Io  offervo , che  nell’  anno  di 
Grillo  772.  pafsò  di  quello  fecolo  santa  Lioba , di- 
fcepola  di  san  Bonifacio  , martire  ed  Apoflolo 
della  Germania  , della  qual  ferva  di  Dio  Ridolfo 
monaco  di  Fulda  , che  ne  diflefè  la  Vita  , raccon- 
ta, come  uno  Spagnuolo  paralitico  dopo  vifitati  i 
fantuarj  di  Francia  , d’Italia  , e di  Lamagna  , andò  sma*r *m*- 
in  Fulda  al  fepolcro  di  quella  santa  badeffa,  e do- 
po  fattevi  le  fue  preghiere,  entrò  nella  grotta  di 
san  Bonifacio  , dove  proftrato  in  orazione  , vi 
giacque  come  addormentato  : e mentre  taluno  vo- 
leva alzarlo , ne  fu  impedito  . Frattanto  lo  Spa-< 
gnuolo  fenza  più  tremare  fi  alzò  da  sè  : inter- 
rogata: ergo  a presbytero  ( quoniam  lingua  ejus  , 
eo  quod  ejjet  it  a lus  , notit tatti  bobebat  ) retulit , fe 
per  excejfum  menti:  vidijje  virum  (yc.  Di  qui  fi 
trae,  che  nel  fecolo  vm.  in  cui  feguì  quello  av- 
venimento in  paefè  , dove  fi  parlava  l’idioma  Teo* 
ti  [co , già  vi  era  il  linguaggio  Italiano  ; e che  non  per 
altro  lo  Spagnuolo  s’intendeva  da  chi  fapea  l'Ita- 
liano , fenon  per  effere  entrambe  lingue  Romanze . 

Io  avverto , che  Adriano  Politi  a capi  xiv.  del  fuo  Pat  ^ t ^ 
Difcorfo  della  Vera  denominazione  della  lingua  no - im<. 

Jlra  volgare , da  lui  pubblicato  finto  altro  nome  ap- 
piè delle  fue  Lettere  , fuggerì , che  ad  effetto  di 
{coprire  i principj  e gli  avanzamenti  della  lingua 

Ita- 


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Lift*  !•  Cap.  IV. 


Ju/ileUd  tomo  il. 
f*l » 687.  690. 

Hjpomntftt  di  Cèl- 
li té  ti mud  3. 


8 Del  l A Eloqjjenz  A 

Italiana , e come  pian  piano  ella  andò  formando 
corpo , farebbe  molto  a propofito  il  rintracciare  le 
carte  antiche  , fcritte  nella  comune  lingua  latina 
corrotta  fotto  i Re  Longobardi  , già  diftefi  per 
tutta  l’Italia  , e fimilmente  per  quelle  parti  di  To- 
(cana  , che  perciò  fi  chiamarono  Tujcia  Langobardo- 
rum . Di  tali  carte  e contratti  approdo  alla  morte 
del  Politi , la  quale  feguì  nel  pontificato  di  Pao- 
lo V.  fe  ne  fono  melfe  fuora  in  così  gran  numero 
anche  dopo  le  divulgate  da  Scipione  Ammirato  ne’ 
Vefcovi  di  Ficfole , ai  Volterra  , e d’ Arezzo  , e poi 
daFrancefco  Maria  Fiorentini  nelle  Memorie  della 
Conteflfa  Matilda  , che  lènza  quelle  ancora , le  quali 
in  molta  copia  e inToicana  e altrove  rimangono 
da  Ramparli , quello  punto  viene  ad  elfer  larga- 
mente dilucidato . A ciò  ha  giovato  non  poco  il 
cercarne  parimente  de’  tempi  alquanto  pofteriori  al 
reame  de’ Longobardi,  mentre  nel  girare  degli  anni 
crebbe  in  Italia  lèmpre  più  l’alterazione  della  me- 
definia  lingua  latina,  talché  nell’Imperio  Carolino 
già  ella  formava  corpo  dilìinto  , quantunque  non 
©faflfe  ufcirlène  da  sé  fola  in  pubblico  , ma  per  lo 
più  lè  ne  andalfe  nalcofta  fotto  il  manto  fquarciato 
della  latina,  a cui  cercava  d’attaccarfi  . Chiari  ve- 
ftigj  le-  ne  veggono  nelle  Litanie  Caroline , nelle 
quali  il  Padre  Giovanni  Mabillone  riconobbe  la 
lingua  Romana  , o Romanza , detta  da  Arrigo  Ste- 
fano Jernio  Romanttut\  leggendovifi  nella  invoca- 
zione de’  Santi  : tu  lo  juva  per  tu  illum  adjuva , e 
più  volgarmente  , tu  lo  ajuta , o tu  lo  giova,  che 
noi  diciamo  , gli  giova  . Una  delle  più  antiche 
rimembranze  , che  abbiamo  della  lingua  Romanza , 
fta  regiftrata  nel  Concilio  Turonefè  ni.  come  di- 
remo più  avanti  . 

Ma 


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Italiana'  p 


Li*.  I.  Cai>.  Vi 


MA  fotto  i nipoti  dell’  Imperador  Carlo  Ma- 
gno un  chiaro  e copiolo  riicontro  della 
medefima  lingua  ci  lì  rapprelènta  nella  celebre 
convenzione  , ftipulata  in  Argentina  nell’anno  842. 
tra  Carlo  Calvo  Re  di  Francia  , pofcia  Imperadore  , 
e Lodovico  I.  Re  di  Germania , figliuoli  amendue 
di  Lodovico  Pio  . Nitardo  loro  cugino , come  nato 
da  santo  Angilberto  c da  Berta  figliuola  di  Carlo 
Magno,  racconta  nel  libro  i:I.  della  fuallloria, 
che  quelli  due  Re  dopo  lunghe  contele  avute  con 
Lotario  altro  loro  fratello  , llabilirono  una  con- 
cordia fra  loro  due;  e che  giulla  l’ordine  della 
primogenitura  ciafcuno  di  elfi  ne  giurò  l’ofler- 
vanza,  non  già  nella  propria  lingua  , ma  bensì  in 
quella  del  paefe , dove  l’altro  fratello  regnava , 
avendo  Lodovico  perorato  prima  a’ fuoi  popoli  in 
lingua  Teotifca , e Carlo  a’  fuoi  nella  Romanza. 
Così  pure  i valfalli  di  cialcuno  de’  due  Re  nel 
volgare  idioma  del  popolo  , fuggetto  all’  altro  , 
per  inoltrar  buona  fede , e per  meglio  elfere  intefi 
da’  circollanti , approvarono  il  giuramento , che  il 
proprio  Sovrano  avea  fatto  al  fratello  : facramen~ 
(a  , qua  fubter  notata  funt  , Ludovica:  romana  ì 
Karolus  vero  Teudisca  lingua , juraverunt  : ac  [fio. 
ante  Jacramenta  , circumfufam  plebem  alter  teu- 
disca  , alter  romana  lingua  allocati  funt  ■.  La 
lingua  Romana  , o Romanza  era  del  regno  di  Carlo, 
cioè  della  Francia  occidentale  , e la  Teotifca  era  del 
regno  di  Lodovico,  chiamato  Francia  Teutonica , 
ed  anche  orientale , altramente  Aufìrafto  in  idioma 
del  paelè  : del  qual  regno  d 'Aujlrafia  fi  legge  una 
Diflertazione  di  Corrado  Samuello  Scurzfleifchio , 
ulcita  dopo  Adrianp  Valefio,  e Carlo  Ducange  , i 
, . • , B quali 


v. 

Lo  (lato  Jclla  lìngua 
Rtmavzn  re’  fecoli 
ix.  e x.  c fpecial- 
mente  in  Italia  (irò 
al  princìpio  del  le* 
colo  XII i. 


/ 


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IO  l Della  Elo  q_u  e n z a 

\i*.  i.  c*p.  v.  quaI!  Purc  nc  trattano  . Ciò  bifognò  fare  in  tal 
guifii  , perchè  que’  due  Principi  nel  darli  lo  Icam- 
bievole  giuramento , doAreano  foddisfare  a sè  ftelfi , 
e ai  loro  popoli  circoftantiy  da  cialcuno  de’ quali 
ciafcuno  de’  due  Principi , ad  effetto  di  efifere  bene 
intelo  , e di  far  comprendere  , che  candidamente 
operava , dovette  parlare  nell’  idioma  volgare—» 
dell’altro,  e non  nel  proprio  : donde  fi  trae  , che 
amendue  le  lingue  fi  ufavano  ugualmente  da  cia- 
fcuno  de’  due  fratelli . Molti  hanno  addotte  quelle 
due  folenniffime  formole,  conlèrvateci  da  Nitar- 
do , e fingolarmente  Claudio  Fauchet  ( in  latino 
Falcetui  ) nella  Origine  della  lingua  Francelè  a ca- 
<kfll "fi  tl‘  >iit’  P* ,v*  Giovanni  Bodino  nel  libro  v.  a capi  vi.  della 
Repubblica,  Jacopo  Sirmondo,  Stefano  Baluzio  , 
Giulio  Lipfio , c poi  Marquardo  Freero,  il  quale 
nell’  illullrarle  volle  , che  l’una  folfe  interlinea- 
re  e parallela  dell’altra,  cioè  la  Tcot/fca  delh  Ro- 
manza . Ma  niuno  , a parer  mio , le  ha  meglio 
confiderate  di  Carlo  Ducange  a capi  xxxvi.  della 
prefazione  al  Gloffario  , avendole  anche  il  Leibni- 
cditSauta  tiym o.  zio  alquanto  emendate,  benché  lenza  mentovare 
il  Ducange  . Io  mi  maraviglio , che  Carlo  Cointe, 
uomo  d’ingegno  critico  e oifervatore,  non  abbia 
ne’ fuoi  Annali  Ecclefiaftici  di  Francia  fatta  alcuna 
rifleffione  fopra  quelle  due  formole  , confiderabili 
ancora  per  lo  diritto  delle  genti , come  ha  notato 
il  Leibnizio.  Unfredo  Vanlejo  nel  Telbro  delle 
Lingue  Settentrionali  di  Giorgio  Ickefio  rammen- 
ta un  elèmplare  di  quelle  Formole  di  ragione  di 
Ffancelco  Giunio . Per  elser  elle  brevi , io  le  « 
porrò  qpì , come  Hanno  nel  tello  Romanzo , e da 
me  ancora  volgarizzate  con  far  ufo  di  certe  pic- 
cole varie  lezioni  del  Ducange  , e delle  lue  fpiega- 

zioni  , 


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Italiana  i x 

T.ioni  , ma  lenza  portare  l’altro  tcfto  in  Favella  in.’ i.  cii.v* 
TeotiJca  , per  non  far  egli  al  cafo  noftro . 

I. 

Giuramento  di  Lodovico  I.  Re  di  Germania 
a Carlo  Calvo  Re  di  Francia . 

PRo  Deo  amar  ò“  prò  Cbrifiian  poblo , <sr  nofiro 
cornuti  falvamcnt  , cT  ijl  dì  en  avant , in  quant 
Deus  javir  , dr  podir  me  dunat  , Ji  Jalvarejo  tifi 
ni  e on  fradre  Parlo , & in  adhjudba  , S“  in  cadbuva 
cofa  , Jì  cum  om  per  dreit , fon  fradre  falvar  difl 
in  o , quid  il  mi  altre  fi  faret  : dr  ab  Ludber  nul 
plaid  nunquam  prendrai , qui  , meon  voi , cifi  meon 
fradre  Karlo  in  damno  fit . 

Volgarizzamento. 

PEr  amor  di  Dio  e del  popolo  Criftiano  , e noftro  cornuti 
Levamento  , da  quello  dì  Innanzi  , in  quanto  Dio  mi  donerà 
Capere  e potere , io  falverò  quello  mio  fratello  Carlo  , e lo  aiu- 
terò in  eia  (cuna  cofa,  ficcome  uomo  per  diritto  dee  fai  vare  il  iuo 
fratello , in  ciò , che  altri  farebbe  a me  : e con  Lotario  non  farò 
alcuna  convenzione,  che  di  mio  volere  a quello  mio  fratello  Cari* 
fio  ia  danna. 

II. 

Giuramento  predato  al  Re  Lodovico 
dal  popolo  fuggetto  al  Re  Carlo . 

SI  Lodbvvigs  facrament , que  fon  fradre  Karlo 
jurat  , conferva t , & Karìus  meon  fenora  de 
ftto  part  non  los  taint  ,fi  io  returnar  non  lini  poiry 
ne  io  , ne  neuls  cui  io  returnar  , hit  pois  in  nulla 
adjudba  cantra  Lodbvvigs  non  li  her . 

B 2 V O L- 


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Li*.  I.  C Ai’*  V- 


P /«;.  xii. 


12  Delia  Eloquenza 

Volgarizzamento. 

SE  Lodovico  oflerva  il  giuramento,  che  fa  al  fratello  Carlo  , 
e fe  Carlo , mio  Signore  , per  fua  parte  non  lo  nctende  ; fe 
io  non  pollo , o non  voglio  a lui  ritornare  , da  indi  in  poi  in  mu- 
nì) ajuto  andrò  contra  Lodovico. 

Il  dettato  di  quelle  due  forinole  in, idioma  Ro- 
manzo ha  in  più  cofe  affai  della  noftra  lingua  Friu- 
lana , ma  ruftica  e plebea  , la  quale  ritien  più  del 
fuo  primo  e non  alterato  originale  , e molto  fi 
accorta  alla  Provenzale  , e all’  antica  Francete  j 
onde  ben-  dice  il  Leibnizio  , che  il  faggio  , tra- 
mandatoci da  Nitardo  , in  Provinciale:  magi: , ipfof- 
que  Italo:  vergit . Di  qui  apparitee  lo  ftato  , in  cui 
nell’anno  842.  trovavafi  la  lingua  Romanza  : e 
tale  dal  più  al  meno  ella  dovette  efsere  ancora 
negli  altri  paefi , dove  ftendeafi  l’imperio  Caro- 
lino , e principalmente  in  Italia  ; ma  non  già  cosi 
in  quei  di  Lamagna  , dove  correa  la  vecchia  lingua 
Teotifcà  , e non  la  Romanza  : alla  qual  lingua  Teo- 
tifca  , e anco  alle  origini  della  noftra  comune  Ita- 
liana darà  gran  lume  il  voluminofo  Teforo  delle 
antichità  Alamanniche  di  Giovanni  Schiltero , Giu- 
reconfulto  d’Argentina  , opera  , la  quale  dopo  es- 
tere ftata  lungamente  defiderata , pretentemente 
fi  ftampa  in  Ulma  . Intanto  quelle  due  forinole 
elsendo  il  piu  lungo  e antico,  e l’unico  docu- 
mento di  quel  fecòlo  , che  noi  abbiamo  dell’  idio- 
ma Romanzo  , donde  fi  vede,  che  egli  da  principio  11 
uliva  nel  favellare  , ma  non  così  nello  fcrivere  il 
che  tempre  faceafi  in  latino  . Il  Ducange  va  riflet- 
tendo fopra  alcune  particelle  di  efse  due  forinole , 
da  lui  credute,  non  lènza  ragione,  dopo  tanti  fe- 
coli  in  qualche  piccola  cofa  alterate  , e poi  recita 
' ...  uno 


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LlC.  1.  CAF.y. 


Italiana  . ‘ • ;i  3 

uno  linimento  in  lingua  Limosina  , fcrritto  verlò 
l’anno  1 100.  lotto  Lodovico  VI.  Re  di  Francia  , da 
lui  Helso  copiato  nell’  archivio  della  badia  di  Con- 
ca in  Normandia  : carta  piena  di  maniere  limili 
alle  Italiane  , ma  rozze  , ruftiche  , e Lombarde  ; 
come  dire  : da  quejla  ora  a devant  - ome  , ni  ferne- 
tta - non  i prendren  , ni  li  feren  - ni  fon  aver  no  li 
tolren , ó“c.  Tale  a un  di  prefso  era  il  nollro  par- 
lare Italiano  in  tempo  dell’Imperadore  Ottone  IV. 
per  quello,  che  li  può  raccogliere  da  Gerardo  Mau- 
rilio Vicentino  . Quelli  nella  Iltoria  de’  Signori  del  1 w«>- 

Caltello  di  Romano  , o vogliati)  dire  della  cala  di 
Onara,  delcrivendo  il  pafsaggio,  che  Ottone  fece  /«<.  ».#*«.  1. 
per  quelle  contrade  nell’  anno  1209.  in  venirtene 
a Roma  a prendere  la  corona  dell’  Imperio  , narra , 
che  cavalcando  nel  Padovano  tra  Azzo  Marchefe 
d’ilfle  , ed  Ezzelin  da  Romano , perfone  princi- 
pali di  quel  paefe,  egli  difse  in  lingua  Francefca  , 
cioè  Romanza , ad  Ezzelino  , che  (lavagli  accanto: 

■Sire  Tcclin  , falutem  li  Marebei  ; la  qual  cofa  dap- 
poiché Ezzelino  ebbe  elèguita  , Ottone  rivolto  al 
Marcitele , gli  dille  : Sire  Marche: , falutem  Tcelin. 

E vuol  dire,  Signore  Ezzelino , folata  temi  il  Mar- 
ebefe  ; Signor  Marchefe , falcatemi  Ezzelino  . Dirò 
di  palleggio,  che  Azzo  ed  Ezzelino  accompagna-  Cb!?J”L 
rono  Ottone  fino  a Roma  , e che  nel  ritorno  ritro-  «>/***</»•• 
vandofi  amendue  col  medefimo  in  Terni , lòtto- 
fcrifsero  a un  diploma  , da  lui. dato  alla  Badia  Ci- 
llerciefe  della  Porta  in  Mifnia  nella  diocefi  di 
Naumburgo,  ai  xxvi.  di  Dicembre  nell’anno  1209. 

Quelli  due  ultimi  palli  così , come  Hanno  , vengono 
ad  efsere  la  più  antica  memoria,  che  dopo  un  al- 
tra de’  tempi  di  Vittore  Antipapa,  da  riferirli  più 
avanti  , io  abbi;*  incontrata  della  pura  lingua  Ro- 

man- 


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«.».  1 


Sentili 

*»«•  «*' 


14  Della  Eloquenza 

. ctv.  v.  manza  d’Italia  , ufiita  in  quel  tempo,  echiamata 
dal  Maurilio  Francejca , lotto  il  qual  nome  lèm- 
bra , che  allora  pafsafsero  amendue  le  lingùe  Ro- 
manze e d’Italia  , e di  Francia , come  Torcile , e 
tra  lor  fimililfime  , nè  per  anco  molto  diftinte 
l’una  dall’  altra  . Altri  faggi  più  lunghi  di  tal  lin- 
gua prelso  i noftri  autori  non  fi  rinvengono,  al- 
meno in  prola,  che  è il  parlar  naturale  e comu- 
ne j poiché  , liccome  ho  detto  , le  nella  lingua 
medeiìma  fi  parlava  , non  però  fi  feriveva  , ciò 
faccndofi  nell’ idioma  latino  , tal  qual  era  in  quel 
tempo.  E infatti  i due  folleciti  indagatori  di  ciò 
che  riguarda  quella  noftra  favella  volgare , o co- 
mune Romanza  d’Italia  , quali  furono  Lionardo 
Salviati,  e Celfo  Cittadini  , non  lèppero  darci  di 
efsa  alcun  documento  , diftefo  in  profa  innanzi 
dell’ anno  1300.  nè  dopo  fe  ne  fono  trovati  di 
anteriori  all’ anno  12Ò0.  E appunto  ofserva  anche 
i«jj!  Giulèppc  Scaligero  , che  i Goti  in  Ifpagna  e nelle 
Gallie  parlavano  Gotico  , ma  firriveano  comune- 
mente latino  : e il  medefimo  dee  dirli  de’  noftri 
Goti  e Longobardi  in  Italia  . In  oggi  pure  in  varie 
parti  di  efsa  parlafi  in  dialetti  particolari , e diverfi 
dal  comune  , ma  non  già  però  in  quelli  fi  fcrive  , 
nè  vi  fi  fanno  atti  pubblici  $ bensì  nel  dialetto  della 
lingua  comune  : nè  è necefsario  , che  uno  feriva 
nella  lingua  , in  cui  nacque  , nè  Ariftotele  Icrifse 
in  quella  di  Stagira  Tua  patria  , nè  Ippocrate  nella 
Dorica,  da  lui  beuta  col  lattejma  bensì  nella  Jonica  : 
e fopra  ciò  veggafi  Marcantonio  Mureto  nel  libro 
xiv.  delle  Varie  lezioni  a capi  xvm.  Però  i Gotir 
e i Longobardi  a lungo  andare  col  loro  barbaro 
pronunciare- e peggio  fcrivere  tanto  fecero,  che 
anche  tra  noi  guaftarono  le  frafi  , le  voci , e i o 

rat- 


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Italiana  15 

ratteri , e v’introdufsero  molto  del  proprio  . Per  liirTciTrvir 
comprenderlo  , bafta  aprire  i Glofsarj  Iati  nobar- 
bari di  Federigo  Lindenbrogio  , di  Ugone  Grozio , 
di  Cornelio  Margarini , e di  Carlo  Ducange  , ove 
citano  leggi  , diplomi,  autori  , e carte  d’Italia. 

Sopra  ogni  altro  leggafi  il  Cittadini  a capi  xxi. 
del  Tuo  Procejfo  , avvertendo  però  , non  fufliftere 
quanto  ivi  afserilce  , che  fino  a’  tempi  dell’  Im- 
peradore  Federigo  I.  quella  medefima  noftra  lin- 
gua volgare  li  chiamafse  latina  : e i paffì , che  per 
comprovarlo  egli  adduce  nel  capo  fèguente  , con- 
vincono tutto  l’oppollo . Ma  farà  bene  , che  tor- 
niamo alquanto  indietro  per  maggiormente  dilu- 
cidare quella  materia  . 

v r. 

NEH’  anno  di  Crillo  999.  ai  xvm.  di  Febbraio  L*  llnPj?  redrfc* 
pafsò  all’  altra  vita  il  Pontefice  Gregorio  V. 
e il  Clero  di  Roma  depofe  il  Tuo  corpo  in  un  anti- 
co  pilo  o larcofago  Crilliano  lungo,  di  marmo  [i,„;npo0r'Ho“t'g‘1'1 
bianco  , e di  facre  figure  ifloriato  , che  tuttavia  fi  Grc^rio v°°"  c* 
conlbrva  nel  fotterraneo  della  Bafilica  Vaticana  in 
faccia  alla  Cappella  del  Salvatore  , e vi  fi  legge  in- 
tagliato l’epitafio  di  Gregorio  , già  addotto  da 
molti,  benché  daniuno  fenza  difetti.  Da  quello 
fi  trae  , che  avendo  egli  fatti  i fuoi  Itudj  in  Vorma- 
zia  , città  capitale  dell ' Aujlrajia , o Francia  orien- 
tale , detta  dagli  antichi  Germania  1.  pofsedea  tre 
lingue  vive  di  quel  tempo  , cioè  la  Teotifca , la 
Volgare  o Romanza  Italiana  , e la  Latina . L’epita-  a.d.  j.  t 
fio  è riportato  dal  Cardinal  Baronio  , da  Francelco  o,«„  *■*>/«»« 
Maria  Torrigio  , dai  Bollandifti  * e da  altri  ; ma  ora  • 

fedelmente  rilcontrato  con  l’originale  , e divifo  in  C""""'  patii u 
otto  diftici , acialcun  verfo  de’ quali , tutti  ugual-  ‘w* 
mente  difpofti , precede  una  croce,  fi  è il  lèguente 

GRB- 


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tu.  I.  Cai*.  Vt 

* GREGORIUS 
• PP.  V 

>J<  Hic,  quem  Claudi t burnus  oculis  vultuquc  decor um , 
>5<  Papa  fuit  quintili  nomine  Gregorius  ; 

* Ante  tamen  Bruno  Francorum  regia  prole s , 

>J<  Filius  Ottoni ; de  genitrice  Judith  j 

Lingua  Teutonicus , Vvangìa  dottili  in  urbe , 

>ì<  Sed  juvenis  cathedram  fedii  Apojìoltcam 
Pp.  Ad  bino s annos  & meufes  circiter  otto  , 

>5<  Ter  fenos  Februo  connumerante  dia  . 

>5<  Vauperibus  diva  , per  fmgula  fabbata  vefles 
>J<  Divijìt  numero  caututApoftolico. 

• * >ì<  Ufut  Francifca , vulcari  , & voce  latina , 

>$<  Inflituit  populei  eloquio  TRiPucr. 

* Tertius  Otto  fibi  Vetri  commijit  ovile  , 

>ì<  Cognati s manibus  unttus  in  imperium . 

>5<  Exuit  & poflquam  terrena;  vincala  carmi , 

>ì<  Acquivoci  dextro  fubflituit  latori. 

DifceJJìt  xii.  Kal.  Mari. 

Gregorio  benché  Franco  , cioè  nativo  della  Fran- 
cia orientale , da  alcuni  ftorici  vien  detto  di  na- 
,rmmnLhVdbvi.  *ione  S afone , o perchè  Liutgarde  Tua  avola  fu 
t.m  umili  Min.  figliuola  di  Ottone  I.  Imperadore  Saflfonico  , o per- 
che  il  paefè  de’ Franchi  fu  indominio  de’ Safloni 
hiittiiu  mì/i tiia.  confinanti . Egli  è chiamato  Francorum  regia  pro- 
les  per  la  ftretta  fua  parentela  con  l’Imperadore 
iHmtrui  rtjuim-  Ottone  ni.  come  nato  da  Ottone , di  lui  cugino 
mi  hi  v./*j.37<>.  pCr  vja  (jciia  niadre  , e già  Duca  della  Francia 
ml'w  lutici orientale , poi  di  Corintia , e Prefetto  della  Marca  di  ' 
$ 2,.  ì,i /itii sim-  Verona , o fia  Trivigiana  : dal  qual  Duca  Ottono 
X",‘  nacque  fimiimente  Arrigo  il  padre  di  Corrado  I« 

Im- 


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Italiana  17 

Imperadore  , tra  i Re  di  Germania  fecondo  di  li*.  1.  c*p.  vi. 
quello  nome}  (opra  che  può  darfi  una  occhiata  a 
Vippone  , Cappellano  di  elfo  Corrado  cognoni i- 
nato  il  Salico , e fcrittore  della  fua  Vita  . Perciò  «ir- 
la lingua  materna  e natia  di  Gregorio  fu  la  Teo- 
tifca  , o Tedefca  , nell’epitafio  appellata  Francifca  : 

J J.  . , 1 ,rj-  - t J Caprini  p.  Unto* . 

e per  quello  egli  e detto  ancora  di  nazione  Tede- 
Ico  , lingua  Teutonicus , che  è il  finonimo  di  Franci- 
fcus , affinchè  a niuno  cadefse  in  penderò , che  Gre- 
gorio avelfe  parlate  quattro  lingue,  ladove  nell’epi- 
tafio  fi  dice  , che  ne  parlò  tre  fole  : 

Inflituit  populei  eloquio  triplici  . 

Nel  medefimo  epitafio  preflb  il  Baronio  in  vece  di 
Francifca  fi  legge  Francigena  contra  la  verità  dell’ 
originale  ; benché  per  altro  amendue  quelle  voci 
fieno  Anonime  in  lignificato  di  Tedefco  e natio  della 
Francia  orientale , o fia  Germania  , della  quale  in- 
tende san  Girolamo  nella  Vita  di  sant’  Ilarione , 

Icrivendo  quelle  parole  : inter  Saxones  quippe  & 

Alamanno 1 ( che  fono  gli  Svevi  ) gens  ejl  non  tam 
lata , quam  valida , apud  bifloricos  Germania  , nane 
vero  Francia  . Della  medefima  voce  Francifca 
per  Tedefca  prelTo  Pietro  Lambecio  nella  Biblio- 
teca  Cefarea  fi  valle  Ermoldo  Nigello  nel  fuo  * 4 47-4 
poema  , dedicato  all’  Imperadore  Lodovico  Pio  , 
il  cui  nome  derivando  dall’  antica  lingua  Teotifca 
o Francefca , era  lo  Hello  , che  populivia  per  detto 
di  Giovanni  Aventino  nella  Nomenclatura  appiè 
degli  Annali  Bavarici , o populi  refugium  , fecondo 
Giovanni  Diecmanno  nel  Saggio  del  Glolfario  Lati-  7<T 
no-Teotifco,  poco  fa  divulgato  in  Brema . Le  parole 
di  Ermoldo  fon  quelle  : 

Seu  quii  franciscam  mavult  referare loquelam , 

Nominis  ut  pofjìt  nofeere  no  tifi  am . 

C Al- 


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i8  Della  Eloquenza 

li».  i.  cap.vi.  Altrove  egli  qualifica  quella  lingua  , chiamandola 
fermonit  ditta  nefandi , elogio  unicamente  adattato 
alla  barbarie  di  dTa  , la  quale  da  Otfrido  predo 
vraitrtmi  par*.  Paolo  Merula  nel  prologo  agli  Evangelj , da  lui 
parafa  <m trita-  trafportati  in  verfi  Teotifchi , fi  appella  inedita  & 
indifciplinabilis  , atque  infueta  capi  fretto  gramma- 
tica arti s . Pare  , che  l’e (predio ne  accennata  di 
Ermoldo  Popra  l’aPprezza  della  lingua  Francica,  fi 
accordi  con  quella  di  Ovidio  {opra  la  lingua  Ge- 
tica  nel  libro  v.  de’Trifti , eleg.  xii.  ©.55. 

Omnia  barbarie;  loca  funt , vocifque  ferine , 
Omnia  funt  Gelici  piena  timore  foni  . 

Il  medefimo  Otfrido  nella  prefazione  de’  Puoi 
Evangelj  a Liutberto  Arcivefcovo  di  Mogonza 
predo  il  Lambccio  , aderiPce  di  avergli  Pcritti  Teo- 
tifee , e ancora  Francifce  j cioè  nella  lingua  Te- 
delca  del  lècolo  ix.  nel  quale  compolè  quell’opera . 
E ben  nota  il  Lambecio  , che  era  Teotijca  in  riguar- 
do a tutta  la  Germania  , e Francifca  in  riguardo 
a quella  parte  di  e fifa , che  chiamava!!  Francia  orien- 
tale . Il  nome  poi  Francifcus  è diminutivo  di  Francai 
o Francicu 1 , come  da  Grecus  fi  difle  Grectfcu 1 , da 
Dacus  DaciJcus , da  Tento  Teotifcui , da  Syrut  Sy - 
rifeut , da  Thrax  Thracifcus , ed  altri  nomi , limili 
a quefti  , de’  quali  toccammo  qualche  coPa  nel  Co- 
mentario  di  santa  Colomba.  Nel  medefimo  figni- 
ficato  fi  difife  non  fido  Francifcus  , ma  anche  Fran- 
cigena  -,  onde  il  Panegirifta  di  Berengario  I.  Re 
d’Italia  e Imperadore.attefta , che  Alberigo  mandò 
ut.  ,f.  f ^ u in  aj«to  di  lui  PoldatePche  , ePercitate  nelle  giodre 
'*'•  '•  Va,,f . militari  di  Germania  , già  principiate  in  que’  tempi  : 

quingcntaque  robora  belli 
Educit , patriis  borrentia  viribui , atque 
FRANCiGENis  olim  durìs  exercita  ludìs % 

Al- 


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Italiana  19 

Alcune  ftrade  regie  d’Italia  , come  la  Flaminia  , e 
V Emilia  , per  dove  pacavano  gli  efèrciti  di  Lama- 
gna , calati  in  Italia  , furono  perciò  chiamate  Fran- 
cigene . Donnizone  nel  libro  il.  a capi  xvur.  della 
Vita  della  Contefla  Matilda  narrando,  corno 
Tlmperadore  Arrigo  IV.  dopo  fatto  un  congreflo 
con  lei  nell’  Emilia  , fè  ne  pafsò  in  Tolcana , dice  , 
che 

francicenam  Jlratam  tenui t Rexy  pace  per  atta, 

Tranjìvit  certe  tunc  incipiente  Decembre 

Meriterà  Far  doni: , Tu]  carne  fuxit  in  oris . 

Io  ho  fcritto  Donnizone  da  Domnizo  , come  fi  ha 
ne’  codici  antichi , e non  Donizone  fecondo  l’acro- 
ftico  delle  lettere  iniziali  , il  quale  non  è in  profa  , 
ma  in  verfo,che  vuol  dire  comporto  sforzatamente. 

La  Via  Flaminia  è detta  Umilmente  Jlrata  Francige-  Dominio  dona  un- 
no in  atti  antichi  , altrove  da  me  pubblicati . Ag- 
giungafi , che  i Safloni , popolazione  Tedefca  ,dopo  /“*• 
allignati  in  Inghilterra  affai  prima  dei  Normanni,  wcktfi  Diruti» 
fi  trovano  preflo  Giorgio  Ickefio  detti  Francigence:  tura  yòfioHtrionili 
e Osberto  monaco  nella  Vita  di  san  Dunftano  Ar- 
civefcovo  diCantuaria,  narra  di  alcuni , che  aven- 
do  parlato  Francigena  lingua  a un  energumeno  di  ai  v-  t*t- 
quel  paefe , il  demonio  per  bocca  di  lui  rifpofe  1V>' 
eadem  lingua  , ignorata  però  dall’ offerto  . Io  ho 
voluto  dir  tutto  quello,  perchè  fi  vegga  l’errore 
di  chi  fu  di  avvifo  , che  la  lingua  Francejca  ,efprefla 
nell’ epitafio  di  Gregorio  V.  nativo  della  Francia 
orientale , e perciò  Tedejco  , forte  la  Romanza  Fran - 
tefe  , allora  non  chiamata  nè  Francijca , nè  Francige- 
na , ma  Romana  , per  quanto  fi  trac  chiaramente  da 
Nitardo , già  addotto  di  fòpra  , c da  altri . Quert* 

C 2 lin- 


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30  Della  Eioquìnza 

Lir,.  i.  Cai.  vi.  lingua  Romana  e Romanza  era  propria  /blamente 
della  Francia  occidentale , e non  così  della  orien- 
tale , in  riguardo  a cui  gli  Ottoni  Imperadori  Saf- 
fonici  ne’  loro  diplomi  talvolta  s’intitolarono  Re- 
ges  Francorum  : e quel  paefe  fu  detto  Francia  Teu- 
tonica , ficcome  tra  gli  altri  fpecialmente  lo  dille 
Z!di.  Berta  monaca  nella  Vita  di  santa  Adelaide . Col 
in  /sento  vi.  por-  volger  poi  de’  fecoli  il  nome  di  Francia  e di  Fran- 
cefco  rimate  applicato  alla  fola  Francia  occidentale , 
e ai  popoli  della  medefima  , conforme  rifulta  dalle 
Iftorie  Italiane  di  Ricordano  Malefpini  , de’  tre 
Villani , e di  non  pochi  altri  noftri  Icrittori . La 
Grammi  Allea  fian»  favella  Francefca  o Teotifca  , come  figlia  , a parer 
to-Tbooti/co  jeu»  ickgfio  j della  Mefogotica  , nella  quale  è fcrit- 
to  il  famofo  codice  argenteo  , chiamato  del  Vefco- 
vo  Ultìla , nel  primo  tuo  efsere  fu  già  propria  del- 
epi/r.  cxtxv.  tdii.  la  Mefia , ora  Bulgheria  : del  qual  paefe , detto 
Germania  da  san  Girolamo  , fi  tiene  , che  foflero  i 
due  fratelli  Sunnia  e Fretela  , o Tritila , corrilpon- 
denti  del  santo  Dottore , il  quale  alla  lingua  lo- 
ro diede  il  nome  di  Barbara  , e a loro  ftelfi  quello 
di  Geli.  Nella  ftefsa  lingua  Francie  a , o Francefca 
il  noti/fimo  Abate  di  Fulda,  e poi  Arcivelcovo  di 
Mogonza  , Rabano  Mauro  , fcrifle  il  Gloflario  La- 
tino-Teotifco  fopra  la  Bibbia  , intorno  a cui  però 
è da  confultarfi  Giovanni  Diecmanno  nel  Saggio  , 
allegato  di  fopra . Otfrido  monaco  Veiflenburgele 
difcepolo  di  Rabano  , dettò  parimente  in  quella 
gumiacM fat.  molte  opere  , tra  le  quali  li  annovera  la  Gramatica 
Francica  , già  principiata  da  Carlo  Magno . E Die- 
M/ctiuuta  li-  terico  Vonftadio  , che  poco  fa  diede  in  luce  il 
tl'.yx.  T'  r"1'  Saggio  delle  antiche  lezioni  Francicbe  , cfaqiinò  pure 
i componimenti  di  Otfrido . Nella  medefima  lin- 
gua fu  comporta  la  Parafrafi  fopra  la  Cantica  da 

Vil- 


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21 


Italiana 

Villeramo  Abate  Eberfpergefe , ficcome  è chiamato 
nella  prima  edizione  , fattane  in  Aguenau  predo 
Guglielmo Seltz  nell’anno  1528.  in  forma  ottava 
da  Meinardo  Moltero  , che  dedicolla  a Corrado 
Peutingero  , celebre  per  le  Tavole , che  da  lui 
prelèro  il  nome . Di  ciafcuna  di  quelle  opere  do- 
po altri  valentuomini  tratta  accuratamente  l’Icke- 
lio,  e fe  ne  tratterà  pure  nel  Teloro  Alamannico , 
il  quale  attualmente  lì  va  ftampando  . Vero  è , che 
la  lingua  di  quelli  fcrittori  in  oggi  è morta  , nè  dai 
Tedefchi  s’intende  lènza  interprete  ; ma  per  quello 
ella  non  rella  di  non  elfere  antica  lingua  Franca  e 
Tedefca  , benché  cambiata  nel  dialetto  , e poi  anche 
in  sè  medefima  per  le  vicende  fopravvenute  de’ 
luoghi  e de’  tempi . Di  condizione  aliai  diverla  è 
la  noltra  Italiana  Eloquenza , che  nella  frale  e nelle 
voci  , a riferva  di  alquante  già  ite  in  difufo  , è 
bella  e intelligibile  negli  ferini  antichi  di  già  quat- 
tro lècoli  al  paro  , per  non  dire , affai  meglio  , che 
in  molti  de’  nollri  moderni  : il  qual  pregio  non  ha 
forfè  alcuna  delle  altre  lingue  viventi . Mi  rella  a 
dire  , che  da  cinquanta  anni  dopo  il  Pontefice 
Gregorio  V.  detto  prima  Brunone , un  altro  Bru- 
none , Umilmente  originario  dello  ftelfo  paefe  della 
Francia  orientale , congiunto  di  fangue  alla  cafa  di 
Gregorio , e alfunto  al  pontificato  Romano  col  no- 
me di  Leon  IX.  ancor  egli  ebbe  propria  e materna  la 
lingua  Teotifca  , e allo  fcrivere  di  Guiberto  Arci- 
diacono di  Tul  nella  fua  Vita,  ritrovandofi  vicino 
a morte  , raccomandò  sè  lteflo  a Dio  con  una  ora- 
zione , che  recitò  Teutonica  lingua  : il  che  da  Gui- 
berto per  cofa  notabile  fi  racconta  , perchè  Leone 
ordinariamente  non  doveva  ulàr  quella  lingua  fra 
gl’italiani , ma  bensì  le  due  altre , delle  quali  pri- 
ma 


Lib.  I.  C*P.  VxT 


Ballottili  A8o  Sm.'' 
Btrum  It.  il.  dit 
xn.SpriJitf0f.t4f. 
ct/.t.  infint  é fot. 


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Lii*  l*  Cip»  VI» 


Ofufiula  fai.  ni. 
ni.  tdu.  il. 
Uniti*  Galli  tram 

taf  304. 


M.  Jaltniì  Vt> tri- 
nici Atftrnr  Galti- 
Hucaf.ix.fafiai. 


A3*  SanScrvm  J u* 
Hi  u.  ni.  dit  x.  f*f 
I3J.M/.I1.J.1?. 


A3*  SanBorurn  or- 
dini* unti,  Snidi - 
Ut  /acni*  ri.  tarli 
ilt/aftf.  f.  39. 


22  Deua  Eloqjjenza 

ma  fi  valle  Gregorio  , Tuo  nazionale  e anteceflore  ; 
ed  erano  la  noftra  volgare  ,e  la  latina , amendue  in- 
fieme  con  la  Francejca  attribuitegli  nell’  epitafio  : 
il  quale  elfiendo  fatto  in  Roma  , e dal  Clero  di  Ro- 
ma, di  qui  fi  fa  chiaro, che  la  lingua efiprelfa 
nel  mcdefmio  , era  l’ Italiana , fin  da  quel  tempo  , 
volgare  in  Roma  e in  Italia  , cui  Gregorio  non 
poteva  ignorare  , come  perlònaggio  diftinto , e 
prima  anco  del  pontificato  , vivuto  in  Italia  col 
padre , mentre  quelli  era  Marcitele  di  Verona  , 
oltre  all’aver  pallaio  qualche  anno  nel  pontificato. 
Sicché  il  proprio  fenfo  della  voce  Francifca  in  det- 
to epitafio  rella  pienamente  giullificato  , come  re- 
lativo alla  fola  Francia  orientale  , chiamata  ancora , 
come  ho  detto  , non  folo  Teutonica , ma  con  più 
antica  voce,  TectiJ'ca , per  olfervazione  di  Giufeppe 
Scaligero,  e di  Adriano  Valefio:  e ciò  affinchè  li 
diftinguelTe  dalla  Francia  occidentale  , detta  Romana 
da  Liutprando  nel  libro  1.  a capi  vi.  dell’ Moria  , 
perchè  in  elfa  correa  volgarmente  la  lingua  Ro- 
manza , nata  dalla  Latina  . Con  quelle  nozioni  di 
Francia  Romana , e orientale  li  fpiegano  molti  palli , 
e fingolarmente  uno  di  Elnoto  nella  Vita  del  Mar- 
tire san  Canuto  Re  di  Danimarca,  nell’  intendere  il 
quale  rimafe  imbrogliato  il  Padre  Giambatilla  Sol- 
lerio,  uno  de’ celebri  continuatori  del  Bollando. 
Quivi  Elnoto  racconta , che  il  Santo  ebbe  gran  fama 
tra  gl’  Italiani , e tra  i Francigeni  ancora  e della 
Francia  occidentale  , detti  Romani . Le  parole  fon 
quelle:  Italici!  vero  termini s (per  provincie)  incognir 
tu s non  eroi  , tir  ipjis  Francigenit , qui  & Romani  di- , 
cuntur . In  quello  luogo  fi  adatta  quanto  Icrifle  ne’ 
tempi  ftelfi  di  san  Leon  IX.  Sepelino  monaco  deferi- 
tene!© i miracoli  di  san  Trudone,ed  è,  che  un  fiordo 

e mu- 


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Lir.  1.  Cap.  VII* 


Italiana  a$ 

e muto  fi  udì  parlare  in  quattro  idiomi , Teutonico , 
Romane  , Latine  , Grarce  . Mi  retta  a dire  , come 
nell’  epitafio  di  Gregorio  V.  la  parola  eloquium  è 
polla  in  lignificato  di  favella  e linguaggio  , che  nel 
prelènte  libro  io  dico  Eloquenza  dietro  a Dante , il 
quale  usò  l’una  e l’altra  parola  in  quel  lènfo  . Al 
rimanente  per  avvilo  dello  Scaligero  il  nome  delle 
tre  lingue  Romanze  venne  introdotto  dai  Barbari 
vincitori , nelle  leggi  de’  quali  fu  di  due  lòrte  la 
condizione  degl’  ingenui , e la  peggiore  in  que’  fe- 
coli  fi  riputò  la  Romana  , come  già  quella  de’  Latini 
in  Roma  in  confronto  ai  éj Quiriti . In  Italia  i Lon- 
gobardi , e nelle  Gallie  i Branchi  e i Borgognoni 
li  diltinlèro  dai  Romani  nel  tello  delle  lor  leggi , 
e altresì  ne’  contratti , tuttavia  elidenti . 

ORa  pattando  ad  altri  particolari , Criftoforo 
Cellario  , uomo  di  nome  chiaro  perle  molte 
opere  filologiche  , da  lui  pubblicate , nella  quinta 
delle  lue  Dittertazioni  accademiche  otterva  , che 
il  genio  dell’  idioma  de’  Goti  e de’  Longobardi , 
fermati  in  Italia , andò  fra  noi  tenacemente  at- 
taccandoft  al  latino  , il  quale  da  elfi  non  altramen- 
te fi  favellava  , che  fecondo  il  proprio  loro  talen- 
to': il  che , per  avvertimento  del  Fauchet,e  di  Olao 
Borrichio  nella  Dittertazione  de  Cauffìs  diverfitatii 
Ttnguarum  , fuol  lèmpre  venire  dai  commerc), dalle 
trafmigrazioni  de’  popoli , e ancora  dalla  negli- 
genza degli  uomini . Giulio  Lipfio  nella  lettera 
xli  v.  della  Centuria  ni.  ad  Belga:  nota  pure, 
che  leviffimi:  de  caaffi:  b<cc  eveniunt  ; genti um  novo 
adventu  aut  colonia  ; imperio  novo  , pulfione  , immt- 
gratione:  verità  comprovata  da  molte  fperienze  . 
L’imperio  Gotico  durò  in  Italia  da  lxx.  anni  e il 

Lon- 


vir. 

I Barbi  ri  fecero  na- 
ie ere  la  lingua  lt«- 
tiann  . 


Origine  de  U Late, 
gue  Frunpife  IU.il. 
caf.  il  .fai.  f. 


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tifi.  1.  CAf.  VII. 


fnft  fat.ét.tiit. 
nativa  di  firmi . 


24  Deila  Eioqjjenza 

Longobardico  daccvi.  Ci  vennero  polcia  i Franchi 
occidentali , indi  i Normanni , c anche  i Bretoni , e 
nel  foggiorno  di  elfi  quale  e quanta  alterazione 
l’ufo  continuo  e il  commercio  abbiano  potuta  in- 
trodurre in  ciò  , che  riguarda  l’idioma  , u raccoglie 
davanzo  da  quella,  che  ne  introduflero  in  tutto  il 
refto  $ maffimamente  avverandofi  , che  anche  lènza 
tali  avvenimenti  le  lingue  vive  ogni  cinquanta  anni 
fi  mutano  , allo  Icrivere  di  Dante  nel  Convivio . 
Romolo  Amalèo  nella  Scuola  I.  contro  allo  fcrive- 
re  in  idioma  volgare , da  lui  intitolata  de  latina 
lingua  ufu  retìnendo  , non  poco  ne  accenna  : ed  è 
certo,  in  quanto  a noi  altri  Italiani , che  nell’  im- 
perio Gotico  e Longobardico  , durato  fra  noi  da 
trelècoli , fi  tralalciò  ogni  regola  ed  arte  di  declina- 
re per  cafi , di  cui  parimente  lbn  privi  i Tedelchi . 
Si  prelèro  i cafi  obliqui  per  lo  retto:  e i Tedelchi 
aggiungono  tuttavia  le  prepofizioni  per  legni  de’ 
cafi,  le  quali  i Latini  fupprimono  . La  conjuga- 
fcione  fi  gittò  al  Germaniimo  , adottando  i verbi 
aufiliar  j,  avere  ed  ejffere , con  l’ajuto  de’ quali  fi  fin- 
gono i tempi , e fi  efprime  la  forma  paflìva;  laonde 
io  bo  amato  lènte  dell’  indole  Tedelca , e così  molte 
altre  forme  di  dire  . Quindi  è,  che  i Tedefchi  per 
non  avere  in  lor  lingua  il  preterito  perfetto  , quan- 
do Icrivono  e parlano  in  Latino  e in  Italiano , 
facilmente  danno  nel  barbarifmo  , ufando  il  pre- 
terito imperfetto  dove  andrebbe  il  perfetto . Il 
Liplìo  a capi  ni.  del  Dialogo  della  retta  pronuncia 
della  lingua  latina , e Claudio  Salmafio  a capi  v. 
della  Milcella  fopra  il  Jus  Attico  e Romano  prima 
del  Cellario  aveano  già  toccati  alcuni  di  quelli  par- 
ticolari a favore  della  lingua  Italiana  fui  fonda- 
mento della  famofa  carta  Ravennate  del  lècolo  vi. 

detta 


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Italiana  - 25 

detta  plenaria  fccnritatit , la  quale  dopo  Barnaba  u*. iTcap.vu. 
Briflbnio  e Gabriello  Naudeo  fu  elprella  con  tutta 
la  maggiore  accuratezza  dal  Padre  Mabillone  nel  wtt- 

Supplimento  diplomatico  . Al  Lipfio  ftefib  a capi  >"• 
ni.  dell’ accennato  Dialogo  parve  di  riconolcere 
chiaramente  un  Italicifmo  in  quelle  parole  di  Paolo 
Diacono  : torna , torna , jrater  . Ma  Carlo  Dati 
prelfo  Egidio  Menagio  ne  moftra  difficoltà  . Il  Onpw*.  tornire . 
certo  e indubitato  fi  è , che  dal  rozzo  fludio  de’ 
barbari  Settentrionali  in  apprendere  in  quelli  no- 
ftri  paefi  il  linguaggio  latino  , o piuttollo  in  gua- 
llarlo  , e dalla  natura  degl’ Italiani  di  que’  tempi 
in  tralcurare  generalmente  ogni  lorta  di  lettere  , ne 
nacque  poi  col  girare  degli  anni , che  per  tutto  il 
bel  paelè  , fpartito  dall’Apennino  , e circondato 
dall’  Alpe  e dal  mare  fi  udì  finalmente  non  più 
la  lingua  latina , bensì  un  altra  comune , che  nel 
corpo  fembrò  alquanto  latina  , ma  però  in  fullanza 
nella  depravazione  c nuova  inflelfione  , e llruttura 
delle  voci , e fimilniente  nella  miftura  di  non  po- 
che altre  flraniere  e non  più  udite  parole  , che  non 
fi  roteano  render  latine , fi  veflì  di  uno  flrano  e 
pellegrino  fèmbiante  fino  ancora  negli  (ledi  carat- 
teri, ficcome  può  riconofcerfi  dalle  Icritture  ori- 
ginali , dalle  monete  , e dalle  ifcrizioni , (colpite  in 
pietra  entro  lo  fpazio  di  que’  lecoli . Indi  final- 
mente quella  medefima  lingua  comune , la  quale  per 
disgrazia  e per  vizio  di  gente  barbara  fi  era  com- 
porta, fu  lèriamente  da  perfpicaci  ingegni  ripulita  e 
meffa  in  regola  dappoiché  nell’  Italia  fi  Igombrò  il 
torpore  della  dapocaggine;  onde  il  parlare  Italiano 
comune  , nato  in  tal  guifii , potette  per  via  degli 
ferirti  di  uomini  valorofi  arrivare  al  gloriofo  le- 
gno , in  cui  fi  trova  al  prefente , e che  fiamo  per 

D di- 


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Li*.  I.  C.ìp*  VII;. 


troft  ft%.  S;.  70. 


Di*h[bi  fai.  S. 


Pa[.  107. 


Tbtfamnt  Litfu.i- 
rum  Stf  nutritila. 
iinm  ti.  1.  Parti  il. 

PH-  91. 




Vili. 

1 Letterati  Italiani 
fcriflero  prima  nell* 
idioma  Iimn  di 
Francia  . che  nel 
proprio  d'Italia. 


26  Della  Eloquenza 

dimóllrare  . Acciocché  la  forinola  di  lingua  Italiana 
comune  per  avventura  non  lembrafle  nuova  , bade- 
rebbe ritrovarla  ufata  da  Paolo  Giovio  nella  lette- 
ra all’  Imperador  Carlo  V.  prepolta  a’  Tuoi  Comen- 
tarj  delle  cofe  de'  Turchi , llampati  in  Venezia  predo 
Aldo  nell’anno  1541.  e da  altri  ancora  , le  Dante 
aliai  prima  col  nome  di  volgare , e di  tarlare  Italico 
non  avelTe  rammentalo  il  noftro  idioma  nel  fuo 
Convivio  : la  qual  corti  in  fuftanza  è lo  fteflo  , che 
dirlo  Italiano  comune  de'  Letterati  , i quali  bene  lo 
ferirono  . Lo  Speroni , il  cui  grande  ingegno  fo- 
pra  ogni  altro  dottamente  illuftrò  l'Italiana  Elo- 
quenza , lo  chiama  più  volte  comune  Romanzo  d'Ita- 
lia nella  Parte  il.  del  Dialogo  dell’  Iftoria  . E qui 
cade  in  acconcio  quanto  dille  il  Varchi  nell ' Erco- 
lano , ed  è , che  dai  mali , portati  all’  Italia  dai  Bar- 
bari , nacquero  due  beni , la  noftra  lingua  volgare , 
e la  città  di  Venezia  . Tutto  quello  ne  rende  iftruiti 
del  quando  , e del  come  nel  latino  , e pofeia  in 
quello  volgare  idioma  allignarono  molte  voci  e 
formole  Gotiche , e Teutoniche  , la  vera  origine 
delle  quali  non  è facile  ad  efler  comprefa  da  chi 
non  la  trae  dal  Settentrione . Laonde  Alcanio  Per- 
do , Angelo  Monofini , Ottavio  Ferrari , e qual- 
chedun altro  , i qilali  a ciò  non  badando  , fi  avvia- 
rono per  lo  più  a’  fonti  Latini  e Greci  unicamente  , 
in  eliminare  moltirtìme  voci  e formole  non  bene  fi 
appolèro  ; bensì  l’Ickefio  Inglelè  , e Carlo  Lundio 
Svezelè  , i quali  per  le  vere  nozioni  delle jnedefi- 
me  voci  Italiane  ricorlèro  al  loro  paelè . 

AL  già  toccato  regolamento  della  lingua  no- 
lira  non  pare , che  fi  penlalfe  prima  del  feco- 
lo  xii.  dopo  il  qual  tempo  giulta  la  varia  indole  e 

co- 


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Italiana;  27 

eollituzione  de’ popoli  Italiani,  lèrbarido  ella  va- 
rie maniere  e differenze  , per  altro  comuni  a tutti 
i paefi  , fu  meftieri , che  l’univerlàle  degl’  inten- 
denti concorrelfe  nella  elezione  di  un  dialetto  co- 
mune per  le  Icritture  , e per  quello , che  vuol  dire 
eloquenza  , e feria  dettatura  . Sembra , che  da  prin- 
cipio gl’  Italiani  , giulta  la  diverfità  delle  opinioni , 
e degli  affetti , non  convcniflero  nella  qualità  della 
feelta  , e che  ciafcheduno  fi  compiacerle  del  pro- 
prio dialetto  in  tempo  , che  tutti  camminavano  del 
pari  , e che  niuno  le  ne  ufurpava  il  primato . Quan- 
tunque nelle  città  correderò  due  linguaggi , non 
fi  profefsò  da  principio  di  ftendere  i meditati  con- 
cetti dell’  animo  in  favella  del  tutto  volgare  , co- 
me riconolciuta  per  troppo  ignobile  , e di  lunga 
mano  inferiore  all’  altra , la  quale , benché  mifta 
di  barbaro  , e di  latino  , era  già  deftinata  propria- 
mente per  le  gravi  Icritture,  cofa,  che  da  principio, 
come  dicemmo  , accadde  pure  quando  fignoreggia- 
va  la  lingua  Gotica  , e la  Teotifca . In  que’  primi 
tempi , ne’  quali  quella  lingua  nollra  prele  corpo 
da  sè , verlo  la  fine  del  fecolo  xn.  la  Gallia  brac- 
cata , o Narbonefe , didima  poi  col  nome  di  pro- 
vincia Romana  , e detta  volgarmente  Provenza , co- 
me vicina  alle  contrade  d’Italia,  e piena  di  leg- 
giadri collumi , e di  Corti  {ignorili , cominciò  ad 
edere  frequentata  non  poco  dagl’italiani . Portava 
il  bel  tempo  e il  genio  allegro  di  quella  nazione  , 
che  generalmente  confeguiflero  grande  applaufo 
gli  avvenimenti  amorofi  , e militari , dipoi  ridotti 
in  iliorie  favololè  col  nome  di  Romanzi , per  cC- 
fer  delcritti  in  quell’  idioma  Romanzo  , chiamato 
Provenzale , o Francefco  , ohe  dir  fi  debba:  fra  le 
quali  due  lingue  comechè  allora  paflafle  qualche 

Da  di- 


ca. I.  Cip.  Vili. 


Canti  tu  v.  Roma- 
ni)» . 


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28  Dell  a El  o qjjenz  a 

iir.i.  c*p. ix.  divario;  nientedimeno  il  nome  di  Provenzale  uft- 
vafi  indifferentemente  , lècondochè  riconolce  Vin- 
cenzio Borghini  nel  proemio  delle  Annotazioni  fo- 
pra  il  Decamerone , ufcite  fotto  nome  dei  Deputati, 
il  principale  de*  quali  fu  eflfo  Borghini . E io  vado 
penfando  , che  ficcome  l’idioma  Italiano  appelloflfi 
Tof cario , così  al  Francc/co  fi  de  fife  talvolta  il  nome 
• di  Provenzale . 


IX. 

Idiomi  Romania  di 
Francia  diftefo  an- 
cor» in  Italia . 


• * 


NOn  fu  malagevole  , che  la  novità  delle  fcrit- 
ture  , dettate  in  tal  lingua  , fi  ricevelfe  con 
applaufo  in  Italia , e nè  pure  , che  molti  de*  noftri 
non  veggendo  per  anco  nobilitato  alcuno  de’  dia- 
letti volgari  d’Italia  con  opere  fcritte  , o almeno 
tali , che  potefifero  pareggiai  alle  tanto  decantate 
della  Provenza  , e del  reno  di  Francia  , correderò 
ad  invaghirfi  di  quella  sì  famofa  e dilettevole  lin- 
gua Romanza , adottandola  per  deferivere  in  efifa  i 
concetti  dell’  animo  in  verfi  e in  profa . Tra*  primi 
ciò  fece  Brunetto  Latini , che  fiorì  dinanzi  all’anno 
1 294.  nel  quale  fe  ne  pafsò  di  quello  fecolo  ; poiché 
in  fine  del  capo  1.  del  fuo  Teforo  , pubblicato  la  pri- 
ma volta  in  Trivigi  nell’anno  1478.  in  foglio , lenza 
efpreflione  di  llampatore  , e poi  da  Giovanni  Anto- 
nio da  Sabbio  in  Venezia  nell’  anno  1528.  in  forma 
ottava  per  opera  di' Niccolò  Garanta  , il  quale  cre- 
dette aiefifere  il  primo  adarlofuora,  ci  avvifa  di 
una  colà  notabile  , attellando  di  aver  egli  compollo 
il  fuo  Tefore  in  lingua  Francefca , cioè  Romanza , per 
efifer  quella  la  più  dilettevole , e la  più  comuna  (per 
comune  ) che  tutti  gli  altri  linguaggi  di  quella  età  , 
cioè  dell’anno  1 260.  nel  quale  , come  fi  ha  dalla  fua 
Rettorica  , elsendo  egli  sbandito  di  Firenze , pafsò 
in  Francia , e quivi  fcriflfe  il  Teforo  in  quel  dilette - 


Italiana  29 

vale  e comune  idioma  : ed  egli  ftefso  pure  il  raccon- 
ta nel  Tef  retto  in  verfi  , mefso  in  luce  da  Federigo 
Ubaldini , che  lo  dà  per  fatto  full’  elèmpio  della 
Confolazione  di  Boezio  , e lo  tiene  per  un  rijlretto 
del  Teforo , benché  tratti  lolo  di  colè  morali  , c , a 
parere  del  Caftel vetro,  vada  perciò  meritamente 
del  paro  con  gli  aurei  verfi  di  Pitagora , e con  quei 
di  Focilide . Pietro  figlio  di  Dante  nel  comento 
latino  a penna  fopra  la  Commedia  del  padre,  nel 
canto  xv.  dell*  Inferno  dice  pure , che  Brunetto 
{critee  il  Teforo  Gallico  fermone  : ed  io  accenno 
anche  quello  , perchè  fi  vegga  , efler  porta  la  cofa 
in  tanta  chiarezza , che  non  fi  può  dubitarne  $ e che 
Giambatifta  Gelli  cadde  in  errore  due  volte  , affer- 
mando , che  Brunetto  compole  il  Teforo  in  lingua 
noftra  . Brunetto  con  le  addotte  parole  , efiftenti 
nel  tello  Francelè  , e da  Lorenzo  Pignoria  , e dal 
Padre  Giovanni  Mabillone  avvertite  ne’ volgariz- 
zamenti a penna , e in  iftampa  , leva  due  pregj  ad 
ogni  altra  lingua  volgare  di  quella  medefima  età  . 
Ciò  fi  conferma  con  l’autorevole  teftimonianza  di 
Giovanni  Villani , il  quale  nel  libro  vili,  dell’  Ifto- 
ria  Fiorentina  a capi  x.  ne  accerta  , che  Brunetto 
fu  il  primiero  , che  cominciaffè  a digroffare  i Fio- 
rentini , e a fargli  forti  in  ben  parlare,  legno 
evidente  , che  prima  di  lui  ufàvano  parlatura  grof- 
folana  , e non  buona  ; e che  in  que’  tempi  il  loro 
dialetto  era  lemplice  municipale  non  meno  degli 
altri  d’Italia,  a cagione  del  non  avere  dal  confenfo 
degl’ Italiani  ottenuto  per  anche  regolamento,  nè 
prerogativa  alcuna  di  poterfi  innalzare  al  grado  , e 
all’  effere  di  comune , illuftrandofi  per  via  di  nobili 
opere  Icritte  , ficcome  felicemente  avvenne  dap- 
poi. Lo  flato  rozzo  ed  inculto  dell’idioma  de’ 

Fio- 


Lih.  !•  Cap.  IX. 
Fai»  46.  eth  1. 


Fèttica  fai*  31. 
•di  1,  il. 


Li ziorn  il.  dilla 
liti  ut  a ni*  fovru 
Vh^ftrno  di  Lauti 

M’ 

— — Lettura  vi.  iti 
fim  della  Lezione  x. 

Spicilnium  ad  Al • 
btitinurn  Afuja - 
tur » fu.  14. 

Mujkum  le  attenuo 
to.  1 ./tj.  i6y. 


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jo  Delia  Eloquenza 

lu.1.  Cip.  x7  Fiorentini  prima  di  Brunetto  , rifulta  copiofamente 

dal  Tuo  Pataffio  , che  è un  tefluto  di  voci  antiche  ( 

ofcure  , e difficili  a intenderli , per  teftimonianza 
eziandio  de’  Tuoi  eruditi  Cementatori , Franceico 
Ridolfi , e Signor  Dottor  Salvini , le  fatiche  de’ 
quali  non  fono  ancora  ftampate  . Lo  Speroni 
nella  Parte  il.  del  Dialogo  dell’  Iftoria  ci  rappre- 
Piaitiiì fci-tot.  lènta  , che  Brunetto  non  degnò  di  adoperare  la  lìngua 
volgare  , ma  fcriver  volle  nella  Francejca  i Juoi  Te - 
Jori , come  piti  bella  della  Tojcana  : e ebe  , dopo  la 
rotta  di  Mont aperti  , fuggendo  in  Francia  iFioren-  \ 

tini  , e co'  popoli  di  quel  regno  famigliarmente  di- 
. . mejlicandoji , la  lingua  loro  cominciò  a farjì  ampia  , 

e gentile.  Di  tal  fuga  forlè  verrà  tempo  di  tener 
qualche  difcorlo  più  oltre . 


ai  Uello  elaltare  , che  Brunetto  fece  cotanto  la 

ty»  gh  altri  anche  \ J parlatura  Francejca  per  la  più  dilettevole  , e 
‘".."•“V1*’  fccoli  pid  comma  di  tutte  le  altre , non  piacque  a 

un  antico  volgarizzatore  del  fuo  Tejoro  : il  quale 
per  li  rilcontri , che  ne  ho  fatti , è Bono  Giamboni  in 
un  mio  codice,  Icritto  in  Cortona  da  Vanni  di  Be- 
nedetto nell’anno  1 3 68.  Imperciocché  o egli  , o 
Vanni  il  copifta  , per  timore  , che  quelle  due  clau- 
fole  non  pregiudicaffero  alla  eccellenza  della  To- 
Icana  favella  , fi  prele  la  libertà  di  levarle  di  pian- 
ta . Ma  , come  d’ordinario  fuole  accadere  in  filmili 
eventi  di  alterazioni  di  codici , il  fuo  tentativo  an- 
dò a voto  , perchè  le  lidie  due  claufole  vi  rimafero 
poi  tutte  intere  ne’  telài  originali  Francejt,e  Italia- 
ni , accennati  di  fopra,  uno  de’ quali  lì  lèrba  tut- 
cwtiw.jjoj.  tavia  nella  libreria  Vaticana  , e fu  del  Cardinal 
Bembo  , comperato  già  da  Bernardo  fuo  padre  in 
Gualcogna  : il  qual  codice  è mentovato  da  Sperone 
' - Spe- 


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Italiana.  31 

Speroni  in  una  lettera  a Luigi  Mocenigo . Corri-  lib.  i.  cap.  x.  ' 
fponde  almedefimo  un  altro  della  libreria  del  Re  untrt^. ju 
di  Francia,  non  diverfo  per  avventura  da  quello  , 
che  il  Ducange  allega  più  volte  nel  Gloffario  all’ 

Iftoria  di  Goffredo  Villarduino  : e altresì  vi  cor- 
rifpondono  due  tedi  del  volgarizzamento  , (erbati 
qui  in  Roma  nelle  librerie  Vaticana  , e Chigi , e 
un  altro  pure  di  cafa  Strozzi  , citato  nelGlofTario 
o fia  Tavola  di  Federigo  Ubaldini  ai  Documenti 
del  Barberino  fotto  la  voce  comma  . Laonde  non 
fu  ben  condsdiato  chi  Iufin?andofi  di  falvare  fuor 

«J  kJ 

di  bifogno  la  riputazione  della  lingua  Tofcana, 
prefe  rifoluzione  di  tor  via  quelle  due  claufole; 
non  potendo  poi  giungere  a torle  dagli  altri  co- 
dici . E per  altro  potea  tralafciare  d’incomodarfl 
a torle  ancora  dal  fuo  , eifendo  flato  effetto  di 
troppo  zelo  , e di  foverchio  timore  il  lafciarft 
cadere  in  penderò  , che  da  quelle  efpreffioni  na- 
fceffe  alcun  pregiudicio  all’Italia  , quando  è chiaro, 
che  il  Latini  con  quelle  parole  non  intefe  di  par- 
lare , fenon  del  fuo  tempo  , nel  quale  non  ha 
dubbio  , che  la  parlatura  Romanza  e Francefca  non 
folte  la  più  dilettevole , e la  più  comuna  di  tutte  e 
per  l’ufo  univerfale  , e per  la  quantità  delle  ope- 
re , in  quella  compofte  , e da  tutti  lette . Il  per- 
chè dubito  appreffo  a Brunetto  Latini  così  fu  ella 
medefimamente  qualificata  dalla  penna  di  Dante  , 
gran  conoflitore  di  effa  , nel  libro  1.  de  Vulgari 
eloquenza , dove  la  chiamò  (opra  le  altre  facìliorem 
& deleclabiliorem  vulgaritatem . Lionardo  Salviati , 
sì  ben  verfato  in  quefte  materie  , ancor  egli  nel 
tomo  1.  libro  il.  de’  fuoi  Avvertimenti  foprail  De- 
camerone  in  fine  del  capo  vii.  non  ebbe  alcuna  r*g.  19. 
diflicultà  di  aderire  ,-che  la  favella  Provenzale , 

rtc- 


3*  Dell  a Eloq_u  e nza 

Lib.i.  ca».  x.  trecento  anni  addietro  , di  tutti  / volgari  elle  II 
vanto . Prima  del  Salviati  il  Cardinal  Bembo  avei 
d,t  dritto  nel  libro  i.  delle  Prole , che  era  per  tutto  il 
Ponente  la  favella  Provenzale  ne'  tempi , ne'  quali  ella 
fori  , in  prezzo  e in  ijlima  molta , e tra  tutti  gli  altri 
idiomi  di  quelle  parti , di  gran  lunga  primiera  $ tal- 
ché non  lolo  eiafcuno  o Franceje , o Fiammingo  , o 
Guajcone , o Borgognone , e qualunque  volea  bene  fcri- 
' vere , comechè  Provenzale  non  f offe  , il  facea  proven- 
zalmente r e non  folo  Catalani , e Spagnuoli  così 
fecero , al  dire  del  Bembo  ; ma  Italiani  ancora  , e 
lopra  gli  altri  quei  di  Tolcana  , lècondochè  fi  an- 
drà poi  dimoftrando . Per  la  qual  cola  leggero  , e 
mal  ficuro  lèmbra  lo  (campo  del  Giambullari , che 
per  fottrarfi , ma  lenza  bifogno  ancor  egli , come 
quel  di  Cortona,  alla  forza  di  tal  verità  , fi  ridufle 
rJZiTmn ,1‘  a ^,re  nc^  Cello  , che  , le  i Tofcani  (enfierò  in  lin- 
i m r»  »#.  gUa  provenzale , non  vi  fermerò  , come  nella  pid 
bella  5 ma  fe  ne  Jervirono  per  la  più  comoda  a mani- 
feftare  i concetti  loro  a quelle  donne , che  non  inten- 
deano  , fenon  Provenzale . In  tal  guifa  con  ragione 
aliai  debole  e mendicata  la  lente  il  Giambullari  , 
quafichè  tra  le  donne  di  Tofana , e del  redo  d'Ita- 
lia , dove  fi  fcrifie  in  idioma  Provenzale , non  fi  folle 
intclo  in  que’t«mpi  altro  parlar,  che  quel  folo  . 
Ma  lènzachè  non  tutte  le  opere  dritte  e in  verfo  , 
e in  prola  da’ noftri  nel  Provenzale  idioma,  furono 

1>er  le  donne , Brunetto  drifie  forle  ancor  ei  per 
e donne  il  fuo  Teforo , che  tratta  di  materie  filolo- 
fìche  , e fuperiori  all’intendimento  delle  medefi- 
me  ? Così  parimente  Aldobrandino  da  Siena  il  fuo 
libro  medicinale  ? E Dante  ancora  la  fua  Comme- 
dia , in  cui  non  pur  tante  frafi  , e parole , ma  più 
verfi  provenzalmente  dritti  fi  leggono  in  fine 

del 


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Italiana.  33 

del  Canto  xxvi.  del  Purgatorio , dipoi  reftituiti 
alla  vera  lezione  con  Pajuto  de*  buoni  tefti  da  Lo- 
dovico Caftelvetro  ( ma  forfè  meglio  daCefare__» 
Noftradama)  e letteralmente  da  lui  {piegati  nella 
Correzione  dell* Ercolano  del  Varchi  ? Tal  verità 
fopra  la  lingua  Provenzale , dilatata  già  cinque  fe- 
coli  fra  ipiù  chiari  ingegni  Italiani , è sì  ferma,  e 
provata  , che  tutti  quei  valentuomini , i quali  vol- 
lero internarli  nella  cognizione  della  favella  de’ 
noftri  autori  volgari  , per  meglio  venirne  a capo  , 
{limarono  proprio  di  addottrinarli  negli  fcritti  de' 
Provenzali . Così  dopo  gli  antichi  fece  prima  d’ogni 
altro  il  Cariteo , di  patria  Barcelonelè  , ma  alli- 
gnato in  Napoli , e così  Angelo  Colocci , dipoi  Ve- 
feovo  di  Nocera , amendue  della  famofi  Accade- 
mia di  Giovanni  Gioviano  Pontano  , l’Iftoria  della 
quale  avea  con  lungo  ftudio  comporta  Bernardo 
Criftoforo  , allo  {crivere  di  Giacinto  di  lui  figliuolo 
nella  prefazione  al  libro  matematico  de  Con  finizione 
tequationum . Così  pur  fecero  il  Bembo  , il  Varchi , 
ilCartelvetro , il  Talloni , l’Ubaldini , e il  Redi  con 
altri  non  pochi  , fra’  quali  fi  diftinguono  a’ dì  noftri 
i Signori  Dottore  Antonmaria  Salvini , e Don  Anto-, 
nio  Ballerò  concittadino  del  Cariteo,  e Canonico 
di  Girona  , che  ha  divulgata  ultimamente  , ficcome 
accennai , la Crufca  Provenzale  : e trattandofi  di  lin- 
gua fpenta  , il  dirlo  è un  dar  lode . Per  quello  ri- 
guardo le  librerie  di  Firenze  fono  affai  ben  fornite 
di  opere  Provefizali , allo  feri  vere  eziandio  delFU- 
baldini  nelle  Tavole  al  Barberino  , di  Pier  Galfendo 
nella  Vita  di  Niccolò  Fabbrizio  Peireskio,  e del 
Redi  nelle  Annotazioni  al  Tuo  Ditirambo . Io  lo, 
che  Girolamo  Muzio  nelle  Battaglie  in  difefa  del T 
Italica  lingua  non  trovofli  in  iftato  di  potere  ade- 

E rire 


LlB.  I.  CAP.  x. 

Hijtoin  de  Privtn- 
e 1 , Panie  il.  fai. 

Pai.  99. 


Lib.v.  fai.  31  a. 
edtt.  1. 

Tal.  1 9. 


34  Della  Euoqjjenza 

li*,  i.  cap.  x.'  rire  al  Varchi , fineolarmente  ove  tenne  , che  la 
lingua  Provenzale  forte  una  delle  due  madri  della 
noftra  volgare  , dicendo  erto  Muzio  di  non  fàpere, 
quando  ella  acquiftaffe  tal  vanto  , nè  come  verniero 
i Provenzali  ad  occupar  la  Tof caria  . Ma  il  Muzio , 
ferittore  di  gran  merito  e grido,  è compatibile  ,fe 
trovandoli  punto  dal  Varchi  nell’  Ercolano , o fia 
Dialogo  delle  lingue  , talvolta  lo  affale  con  argo- 
menti men  forti  ; imperciocché  il  procedere  poco 
obbligante  del  Varchi  traffe  il  Muzio , già  fuo  ami- 
co , a rifentirlène  per  ogni  verfo  , e ne  fu  cagione 
altresì  il  non  vederfi  , che  il  Varchi  averte  daper- 
tutto  ben  provati  gli  affunti , da  sè  proporti , effen- 
doiì  affai  perduto  in  equivoci  , e in  verbofi  dive- 
nienti , ftile  proprio  di  chi  non  vuol  prenderfi  pena 
di  giuftificare  quanto  dice,  ove  fi  tratti  di  cofe , che 
dall’  autorità  ricevono  la  fuffiftenza . Ora  al  Muzio 
con  civiltà  fi  rifponde  , che  la  lingua  Provenzale  in 
realtà  fu  madre  in  gran  parte  dell’ Italiana  dopo 
il  fecolo  xi.  e che  per  verificarlo  non  è neceffaria 
incomodarfi  a moftrare , che  i Provenzali  occupajjero 
la  Tofcana , avendo  potuto  farlo  abbaftanza  il  com- 
mercio pacifico  ( del  quale  parlerò  poi  ) de’  popoli , 
e degl’  ingegni  di  quelle  , e di  quefte  contrade , 
tutti  di  favella  Romanza , e anche  fra  loro  di  (uma- 
zione vicini , non  effendovi  tra  la  Tofcana , e la 
Contea  di  Provenza  altri  paefi  di  mezzo , che  Ita- 
liani , quali  fono  il  Genovefato , il  Piemonte , il 
Monferrato  , e parte  di  Lombardia  , conforme  lo 
fteffo  Muzio  riconofee  : le  cui  letterarie  Battaglie 
ufeirono  dopo  la  morte  dell’autore,  accaduta  verfo 
la  fine  dell’anno  1575.  e il  medefimo  feguì  pure 
dell’  Ercolano  del  Varchi  : e ciò  ferva  qui  di  pafe 
Aggio  a far  comprendere  quanto  difdica  per  sì  fat- 
te 


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, Italiana:;  35 

te  quiftioni  sfogarli  contro  alla  memoria  degli  uo- 
mini illuftri , e benemeriti  del  nome  Italiano , quale 
non  meno  del  Varchi,  fu  il  Muzio  , nelle  cui  Badar 
glie  (e  vi  è colà , che  non  cammini  in  materia  di 
lingua  Italiana  , ve  ne  ha  pure  nelle  opere  di  altri 
famolì  Gramatici  , come  in  quelle  del  Sai  viari , 
del  Cittadini , di  Diomede  Borghefi , e di  fomi- 
glianti . Per  altro  il  Muzio  è llimabile  ancora  per 
le  Battaglie  , quantunque  per  debolezza  umana, 
non  immuni  da  sbagli  , Ipecialmente  qualora  ei 
parla  di  cole  ifloriche , ficcome  appunto  ove  feri- 
ve , che  i Longobardi  ( che  vuol  dire  gli  antichi 
Teutonici  ) in  Tofcana  non  ebbero  ftgnoria  , quando 
beniflfimo  ve  l’ebbero, e lunga  , e memorabile  anco- 
ra , lino  alla  caduta  del  regno  e in  Chiuli , e in 
Lucca  ( dove  l’ultimo  Re  Defiderio  fu  Duca)  e in 
Firenze  , e in  Siena  ed  altrove  : e per  làperlo  , ba- 
lla olfervare  il  Codice  Carolino , le  Memorie  del  Fio- 
rentini , e la  Serie  de’  Duchi  e Marchefi  di  Tofcana 
di  Cofimo  della  Rena  , opere  venute  fuora  dopo  il 
Muzio  , alla  cui  notizia  fi  vede , che  nemeno  arri- 
varono i decreti  del  Re  Liutprando , promulgati 
ancora  per  la  Tofcana . E pure  Bafilio  Giovanni 
Eroldo  gli  avea  dati  fuora  al  tempo  del  Muzio  . Ma 
fe  ora  è difficile  il  giungere  a veder  tutto,  molto 
più  lo  era  in  quel  tempo  . Del  refto  l’imperio  de- 
gli antichi  popoli  di  Germania  fra  noi  ftabilito  , 
avendo  propagato  e trasfulo  in  Italia  il  proprio 
idiotifmo  nel  comune  linguaggio  latino  , fu  poi 
cola  facile  e naturale  , che  quello  fleffo  nella  fua 
alterazione  Umilmente  fé  ne  paffaffe  nel  comune 
Romanzo  Italiano  . Quindi  non  è maraviglia,  fe 
negli  fcrittori  noflri  e latini , e volgari  de’  fecoli 
inferiori  s’incontrano  dai  periti  non  folo  vocaboli , 

E 2 ma 


Luu  1*  Cai*»  X. 


Piti.  10. 


Orili ut t pél.  ao? 
aio.  aia.  aay.  iiq 
*ì  9- 


Lin.  I.  Cap.  X. 


Cmaimi  Pmlt  i|. 
fai.  gì.*  J.  xi. 


$6  DEIf  LA  ElOQJJBNZA 

ma  fpefte  frafi  e idiotifmi , in  tutto  corrifpondenti 
ai  Teutonici  . Ne  abbiamo  un  chiaro  argomento 
nell’  aureo  e decantatiffimo  libro  della  Imitazione  di 
Cri/io,  che  i Padri  Arrigo  Sommalio  ed  Eriberto 
Rofvveido  fui  fondamento  degl’  idiotifmi  Teutoni- 
ci , onde  è fparfo  , prefero  animo  di  attribuire  con 
molta  infiftenza  al  loro  nazionale  Tommafo  da  Kempis 
Canonico  regolare  , levandolo  a Giovanni  Gerfen , 
monaco  Benedettino  Italiano,  e Abate  di  santo  Ste- 
fano di  Vercelli . Ma  poi  l’accorta  critica  dei  Bol- 
landifti , dopo  ceffato  il  caldo  della  contela,  avendo 
a fangue  freddo  e lenza  paffione  ripigliato  feria- 
mente  l’affare  per  mano,  conclulero,  che  quegl’idio- 
,tifmi , avuti  per  Teutonici  dai  loro  maggiori , erano 
meri  Italicifmi,  a noi  portati  dagli  antichi  Teutonici, 
o Longobardi  : e uno  di  efTì  Bollandifti  in  perfona 
propria  e d’altri  così  ne  fcrifTe  : agnofeo , idiotifmot 
ilio s acque , aut  magis  [poffare  Italicam  linguam  , 
ex  latina  formatam  , & velcri  Langobardica , ma- 
gnani cum  Teutonica  Jimilitudinem  habente  . Se  il 
luogo  lo  comportale  , io  potrei  qui  moftrare , che 
alcuni  de’  medefimi  idiotifmi  fono  puri  Tofcanifmi 
antichi . Tal  modo  fincero  di  fcrivere  dei  Bollandifti 
merita  di  efler  fompre  imitato  non  folo  dai  loro 
confratelli  e compagni,  ma  da  tutti  gli  onorati  forit- 
tori . Ai  codici  poi , che  ne  fanno  autore  il  Gerfen , 
il  qual  nome  con  facile  foambio  di  una  lettera  fola 
pafsò  nel  più  noto  di  Gerfon  , io  qui  aggiungerò  la 
notizia  di  uno  , da  me  veduto  nella  libreria  di 
san  Giorgio  maggiore  di  Venezia , foritto  nell’  an- 
no 1465.  da  quel  che  fi  legge  in  fine  del  libro  iv. 
dove  fègue  una  preghiera , comporta  per  dii um  Lau- 
rent ium  ^fujiinianum ( Patriarca  di  Venezia)  c fopra 
una  tavoletta  delle  coperte  efteripri  del  codice , 


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Italiana  37 

giuda  il  folito  ftile,  in  un  taffello  di  cartapecora 
è fcritto  di  mano  del  primo  copiatore  : 'Joannes 
Gcrfen  de  Imitatione  Chrijli . Ora  torniamo  al  pri- 
miero noftro  difcorfo  del  parlar  Provenzale  , che 
dianzi  lateiammo  un  poco  in  difparte . 

NOn  durarono  però  tempre  que’  giorni  felici, 
ne’ quali  fu  tanto  acclamato  effo  idioma  in 
tempo  , che  la  Provenza  col  teo  dominio  era  diftefii 
agli  Arverni,  ai  Guateoni , e ai  Goti  di  quelle—» 
parti,  e anche  piùoltra,  tecondo  il  Ducangej  e 
affai  più  là  con  l’idioma  , al  dire  tra  gli  altri  dell’ 
Equicola  , del  Bembo , e di  Onorato  Bouche  nel 
libro  1.  a capi  vi.  della  Corografia  di  Provenza  $ 
imperciocché  le  cote  dipoi  cambiarono  afpetto,  e 
la  lingua  noftra  cominciò  a farfi  fentire  , e a colti- 
varfi  ancor  ella  in  sì  fatta  guiià , che  dopo  Brunetto 
fi  vide  in  iftato  di  non  effere  inferiore  a veruna 
delle  viventi , e di  poterfi  innalzare  fin  fopra  la  Pro- 
venza/e fteffa , a tal  fegno  , che  Dante , quantunque 
pieno  di  Provenzuliftnì  e di  cote  Romanze  , nel  fuo 
Convivio  ( come  lo  chiamano  il  Varchi  , il  Salvia» 
ed  altri , e come  a lui  fteffo  piacque  per  più  gravi- 
tà intitolarlo  con  voce  latina,  tecondo  il  Signor  Sal- 
vini ) pafsò  a querelarli  altamente  di  chi  pofponeva 
il  vulgare  Italico  al  Provenzale  . Ma  Dante  non  fece 
fintile  sfogo , tenon  dopo  aver  pubblicata  la  tea 
Commedia  . Per  altro  non  è già  folo  il  Latini  a te- 
ftificarci  il  gran  pregio  e la  propagazione  della 
lingua  Francejca  occidentale  fra  i noftri  maggiori, 
eziandio  ne’lecoli  xii.  e xm.  prima  , che  la  no- 
ftra volgare  aveffe  corte  ; poiché  il  gran  numero 
degl’ingegni  Italiani,  i quali  non  in  altra  lingua 
Romanza  , che  in  quella , diftetero  i loro  componi- 
menti. 


tu.  I.  Cap.XI.  ' 


X I. 

Dilatinone  delti 
lingua  Vrovtnzalt 
e Praact/ca  tra  i 
Latenti  d’Italia  • 


Nato tra  d'amori 
lib.v.pag,  j}7.  ntit. 
I.  dii  Giolito . 

Ytoft  lib.  i«  p,i£. 


Profi  pa£.  69 • 19» 


Noti  alla  Plora , 
Commtdia  p*{>4i9, 

a. 


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Lu.L  CapTxÌT 


r* t-  9.  «li. 


38  Delia  Eioquenza 

menti , lo  manifella  : e quando  cominciò  a illu- 
ftrarfi  l’Italiana  favella , non  d’altre  opere  mag- 
giormente fi  procurò  di  arricchirla , che  delle—» 
trafportate  dalla  lingua  Francefca.  Laonde  Gian- 
vincenzio  Pinelli , nome  chiaro  ne’ falli  della  Re- 
pubblica letteraria  , fu  di  opinione , al  riferire  di 
Lorenzo  Signoria  nello  Spicilegio  alla  Moria  di 
Albertino  Multato  , che  i libri  di  autori  Latini , an- 
ticamente volgarizzati  da’  noltri , non  venifsero  a 
dirittura  dalla  lingua  latina  ^ ma  bensì  dalla  Frati - 
cefca , e Romanza  : la  qual  cofa  al  Pignoria  fi  rende 
aisai  verifimile  per  eflere  flato  allora  il  dialetto 
Provenzale  in  gran  pregio  apprefso  gl’italiani . Qui 
mi  torna  alla  memoria  un  opera  , tradotta  di  Fran- 
eefe  in  nollro  volgare , e già  prima  di  Greco  in  La- 
tino , e poi  di  Latino  in  Francefe . Il  codice  ha  que- 
llo titolo  : Trattato  della  sfera  di  Alf agrano  filofafo 
in  Greco  , e di  Greco  tradotto  in  Latino , e traslato 
di  lingua  Gallica , cioè  Francefca  , in  Fiorentino  vol- 
gare per  Zucchero  Bencivenni  notajo  di  Firenze  uelP 
anno  1 g 1 3.  in  cartapecora  in  foglio  : ed  è notabile , 
che  in  quello  codice  fi  dillingue  la  lettera  u vocale 
dall’  v confinante  : colà  forfè  a noi  venuta  dai  Pro- 
venzali e Francefiy  i quali  con  la  maniera  del  pro- 
nunciare dillinguono  tuttavia  l’una  dall’altra  let- 
tera . Indi  il  famofo  Giangiorgio  Trillino  mentre 
novello  Cadmo  pensò  di  accrelcere  l’alfabeto  , 
adattandolo  alla  pronuncia  Italiana  , difliniè  1 ' u 
vocale  dall’»  confonante  , e di  più  fu  il  primo  in- 
ventore deiry  confonante  , conforme  fi  riconolce 
dalle  fue  opere , Rampate  in  Roma,  e in  Vicenza  , e 
fpecialmente  dai  Dubbj  gramaticali , dove  pure  in- 
trodufse  lo  z in  vece  del  t dopo  vocale  , e innanzi 
all’/',  cui  lègue  altra  vocale , come  vizio , malizia  : e 


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Italiana  39 

in  ciò  ebbe  lèguito  , benché  tardi . Perchè  non  paja  ti*.  t.  Cie.xì7 
Urano  ,che  il  volgarizzamento  del  Bencivenni  a noi 
giungere  per  tanti  canali , avvertali , che  il  Signor 
Dottore  Salvini  nelle  note  alla  Fiera  , Commedia  **>• 
di  Michelagnolo  Buonarroti  il  giovane  , cita  un 
codice  di  Plutarco  , prima  tradotto  in  lingua  Greca 
110/gare , poi  nell'  Aragonefe  , e finalmente  nella  To- 
fana. Il  Salviati  nel  libro  il.  a capi  xn.  del  tomo  1.  P4j.n1. 
degli  Avvertimenti  {òpra  il  Decamerone  ramme-  • 
mora  un  altro  libro  , portato  di  Francefe  in  volgare 
dal  Bencivenni  nell’ anno  1310.  ed  e Aldobrandino 
da  Siena  , Icrittore  di  cofe  mediche  : volgarizza- 
mento pieno  di  voci  Francefcbe  , per  confelfione 
del  Salviati  ; donde  fi  trae  , che  Aldobrandino , 
quantunque  Sanelè  , fcrifse  ancor  egli  totalmente 
in  Provenzale , o Francefe , che  vogliano  dire  : coli 
pure  afserita  nel  proemio  delle  Annotazioni  dei 
Deputati  alla  correzione  del  Centonovelle , i quali 
ci  danno  per  ilcrittori  in  tale  idioma  Brunetto  non 
meno  , che  Aldobrandino  . Qui  avverto  , che  men- 
tre in  l’Italiano  fi  parla  e feri  ve  quella  voce  Francefe 
col  c , non  pochi  logliono  Icriver  Franzefe  con  lo  z, 
avendo  ciò  preio  dalla  medefima  lingua , nella  quale 
fi  Icrive  tal  voce  per  f . Dachè  lòno  in  eftere  tanti 
codici  del  Teforo  di  Brunetto  in  lingua  Francefca , 
fi  farebbe  notabile  beneficio  all’Italiana  favella  , le 
fi  ftampafse  a colonnette  col  volgarizzamento  del 
Giamboni  ad  elèmpio  del  Ducange , il  quale  nella 
fua  Illoriadell’  Imperio  Francelè  di  Coltanrinopoli 
inlèrl  pure  l’antico  tefto  originale  di  Goffredo  Vii— 
larduino  , mettendovi  accanto  la  verfione  in  dia- 
letto più  moderno  : la  qual  cola  potrebbe  farli 
eziandio  del  Teforo  con  la  necefsaria  accu rarezza , 
c con  la  divifione  in  capi , almeno  per  via  di  nu- 
meri 


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40  Della  Eloquenza 

UjTi.  cap.xìT"  tneri  marginali  : la  qual  cofa  dovrebbe  farli  i/i  tutte 
le  nuove  edizioni  di  profe  antiche,  e ancora  in  quel- 
le di  Dante,  particolarmente  nel  Convivio , e ciò  die- 
tro alle  antiche  imprelfioni,  ad  effetto  di  agevolarne 
in  tal  modo  a chi  legge  l’ufo  opportuno  . Nè  farebbe 
mal  fatto  il  diftinguere  con  diverfità  di  carattere  i 
palfi  degli  antichi , citati  e volgarizzati  in  limili 
opere,  additandone  in  margine  i luoghi , da  ritro- 
vaci ad  altrui  piacimento  nelle  più  accurate  edi- 
zioni moderne , giufta  il  modo  da  me  praticato  in 
quella  de’  Morali  di  san  Gregorio  Magno,  volgariz- 
zati in  Avignone  nel  buon  fècolo  xiv.  da  Zanobi 
da  Strata,  Segretario  de’  Brevi  del  fommo  Pontefice 
Innocenzo  VI.  e amico  del  Petrarca  $ benché  in 
ciò  fi  dovette  lèguire  il  tenore  de*  primi  fogli , da 
me  corretti  , ma  principiati  a ftamparfi  per  altra 
mano  . Pacendofi  dunque  nel  modo  prefcritto  la 
nuova  edizione  del  Teforo  Francefe  e Italiano  di 
Brunetto  Latini , fi  potrebbe  fupplire  il  volgariz- 
zamento del  Giamboni , e migliorarlo  dove  occor- 
refse  , avvertendone  il  lettore  con  diverfità  di  ca- 
rattere , fenza  però  feguire  l’ortografia  de’  tefli 
e codici  antichi  , la  quale  , come  in  oggi  a noi 
.ftrana  , confufa , non  fifsa  , e latinizzante  , riefce 
per  lo  più  di  tal  fatta , che  meglio  è lalciarla  Ilare  , 
che  metterla  fuori , fenon  fofse  talvolta  per  darne 
elèmpio  , ma  non  già  da  imitare . Di  tal  lèntimen- 
. uh  ni  to  fi  vede,  che  fu  eziandio  il  Cavalier  Salviati  , 
fj1.199.i04.  zelante  allonimo  e principal  promotore  delle  piu 
elquifite  finezze  della  Italiana  eloquenza . I figgi 
di  quella  ortografia  difulàta  a un  bifogno  fi  pofi- 
fono  vedere  accozzati  infieme  nelle  Battaglie  del 
?*t.  19.io.j1.  Muzio  , il  quale  ne  raccolfe  non  pochi  dalla  edi- 
zione del  Corbaccio  ( altramente  il  Laberinto  d'ame- 


Italiana  41 

re)  del  B occaccio  , fatta  con  fedeltà  fuperftiziofà  l:&.i.  up.xii. 
in  fu  i codici  antichi  da  Jacopo  Corbinelli  in  Pari- 
gi prefjo  Federigo  Morello  nell’anno  1 569.  A ciò 
corrifponde  quanto  fcrive  Francefco  Sanfovino  nel 
proemio  alla  fua  Ortografia  . 

TAnta  copia  d’italiani  fcrittori  nel  Provenzale,  Ricchezze  deiiaim. 

e di  verfioni  di  opere  Provenzali  nell’  Italia- 
no  idioma  , cagionarono,  che  affaiffinie  formole  , 
particelle , e voci  di  là  , e non  più  dal  Settentrione  , ' ’ 

o dal  Lazio , pafTaffero  ad  arricchire  la  noflra  fa- 
vella . Di  non  poche  fu  ciò  notato  dal  Bembo  nel 
libro  1.  delle  Prole  : e il  Ferrari  ne  mifè  alcune  in 
fronte  alle  fue  Origini.  Di  ciò  pure  fi  feritóie  dai 
Deputati  fopra  il  Decamerone  , e dal  Salviati  negli  .9, 

Avvertimenti.  Francefco  Alunno  appiè  delle  Rie-  ft  ; * * ’ 

chezze  della  lingua  volgare  fopra  il  Boccaccio  di-  «mi'*’'  *' 
fpofe  parimente  un  catalogo  di  vocaboli  Italiani , 
venuti  dalla  Provenza  . Uno  ne  fece  il  Giambullari  p<*.  1 ja 
nel  Gello  , uno  il  Vefcovo  Antonio  Minturno  nel  li-  v*t.30t.  3e3. 
bro  iv.  della  fua  Poetica  Tofcana  ; un  altro  ne  mile 
infieme  Benedetto  Varchi  nel  Dialogo  delle  lingue  : 
e poi  niuno -.più  ne  feoperfè  di  AlefTandro  TafToni 
nelle  Confiderazioni  fopra  il  Petrarca  . Ma  una  lifta 
molto  abbondante  ne  ha  data  ancora  il  Signor  Ca- 
nonico Ballerò  appiè  del  tomo  1.  della  fua  Crufca 
Provenzale . Perciò  lo  Speroni , il  quale  con  mente 
critica  e filofofica  ragionò  volgarmente  di  quella 
e di  altre  illuflri  materie , fece  dire  nel  Dialogo 
delle  lingue  con  ogni  ragione  a Lazzero  Bonamico, 
che  la  lingua  Italiana  aveva  avuta  Parigine  , e Pac- 
crefcimento  da'  Barbari  , e da  quelli  principalmente , 
che  più  odiarono  i Romani  , cioè  da'  praneeji , e da' 

Provenzali , da'  quali  non  pure  i nomi  , i verbi , e 

E gli 


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42  Delia  £lo  q_u  e n z a 

li»,  i.  cip.  xii.  gli  avverbj  di  lei , ma  Parte  ancora  dell' orare , e del 
poetare  derivò  . Quindi  è , che  il  Ferrari  non  bene  fi 
oppofe  al  Bembo , quafichè  certe  voci  , che  quelli 
deriva  dalla  Provenza , vengano  piuttofto  dal  La- 
zio . E le  può  dirli , che  vengano  alcune  veramente 
dal  Lazio , di  quà  prima  elle  pattarono  in  Provenza  , 
e quivi  corrotte,  fé  ne  tornarono  pofcia  in  Italia  con 
tante  altre  nelle  occafioni  avvifate  di  fopra . E in  ve- 
ro , che  oltre  alle  voci,  le  frali,  le  maniere  , e le  for- 
inole con  le  particelle  , e con  tutto  quello , che  vuol 
dire  eleganza  degli  antichi  fcrittori  Tofcani  per  lo 
più  fi  traette  dai  telli  delle  fcritture  Provenzali , e 
Romanze , egli  è facile  a riconolcerfi  con  Telarne  de’ 
_ codici  inligni  di  prole  e poelie  , dettate  in  tal  lin- 
gua , i quali  furono  di  Paolo  Petavio,  di  Giovanni 
Bourdelozio  ,e  poi  della  Rcina  di  Svezia  , appretto 
alla  cui- morte  pattarono  nella  libreria  Vaticana. 
Laonde  non  può  rivocarfi  in  dubbio  il  parere  di  Ma- 
rio Equicola  nelle  fue  IJlituzioni  , cioè  a dire  , che 
di  Provenza  derivale  in  Italia  Udire  in  rima  , e di 
più  anche  in  prout,  dachè  i noftri  fcritti  volgari 
degni  di  lezione , fono  tutti  pofteriori  ai  Provenzali, 
e a gran  pena  falgono  più  sù  dell’anno  1250.  In 
conferma  di  ciò  balla  riflettere  , che  il  Cardinal 
Bembo  nelle  Prole  , Francelco  Redi  nelle  note  al 
Ditirambo , e lopra  tutti  il  Nollradama  nelle  Vite 
de’  Poeti  Provenzali , annoverano  molti  Italiani , 
d’ingegno  e di  qualità  riguardevoli , i quali  fenza 
etter  nati  nella  Contea  di  Provenza , o nel  reame 
di  Francia  , Icrittero  in  quel  vago  dialetto . Tali  fu- 
rono Sordello,  Viiconte  e Cattano  della  famofa  rocca 
del  Coito  nel  territorio  di  Mantova  , Bartolommeo 
Giorgi  gentiluomo  Veneziano  , Alberto  Malafpina 
di  Lunigiana , Paolo  Lanfrancbi  da  Piftoja , o fecon- 
do 


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Italiana  43 

do  altri  da  Pifa  , e Migliore  degli  Abati  da  Firen-  lh.i.  cap.xii. 
ze  , regiftrato  da  Saba  Caftiglione  ne’  Tuoi  Ricordi . *,«,</,  CXXXUi. 
Seguono  Pier  della  Rovere  , e Niccoletto  da  Torino  , 
amendue  Piemontefi  j Luca  Grimaldi , Bonifacio  Cal~ 
vi , Lanfranco  Cicala , Jacopo  Grillo , Simone , e Prin- 
civalle  Doria , e palchetto  da  Marfglia  , tutti  celebri 
Genovefi . E niuno  mai  difle  , che  quelli  non  ifcri- 
veflero  bene  in  quell’  idioma  , benché  non  nati , e 
forfè  perla  maggior  parte  non  mai  (lati  in  Provenza : 
cofa  non  necellaria  , trattandofi , come  dicemmo  , 
di  lingua  comuna . Di  Polchetto  con  frafe  latina  , e 
con  molta  grazia  Icrifle  il  Petrarca  a capi  iv.  del 
Trionfo  d’Amore  : 

polchetto  , che  a Marfglia  il  nome  ha  dato , 

Ed  a Genova  tolto  , ed  all'  eftremo 

cangiò  per  miglior  patria  abito  , astato  . 

VilTe  Polchetto  in  Marfiglia  , e poi  quivi  fi  velli 
monaco  Ciftercielè  , dove  fu  Velcovo , e pofcia  in 
Tolofa  : e il  nome  fuo  è diminutivo  di  palco,  in 
latino  Palco , col  qual  nome  Uberto  Foglietta  lo  c/«r.rw» 
colloca  tra  i chiari  Genovefi . Ma  il  Padre  Dionigi 
di  Santa  Marta  nella  nuova  edizione  della  Gallia 
Crilliana  fi  moftra  vario  e incollante  fopra  la  prela-  Tom-l-tdt 
tura  di  Folco  in  Marfiglia,  e in  Tolofa:  nè  <juì  è 
tempo,  nè  luogo,  che  io  mi  ponga  a llabilirla . 

Dirò  folo  , che  Dante  col  nome  di  Folco  lo  mife  nel 

Canto  ix.  del  Paradifo  , e che  con  quel  di  Folchetto 

fu  da  lui  nominato  nel  libro  latino  de  Vulgari  elo-  «*.»i •/*•«*• 

quentìa , opera  indubitata  , con  pieno  e legittimo 

fondamento  attribuita  a Dante  , e degnilfima  di  lui 

folo  , ficcome  io  fpero  di  far  vedere  apprelfo  nel 

libro  il.  contra  chi  da  foverchia  palfione  lalciò  con- 

durfi  a negare  una  verità  più  chiara  del  Sole . Da 

E a quan- 


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44  D E L t A E L O CLU  E N Z A 

Lii.ù  ctr.xii?.  quanto  dififi , apparile  la  {lima,  in  cui  tennero  Fal- 
chetta e Dante  , e il  Petrarca  : i quali  amendue  il 
fecero  fcrittore  di  cole  amorofe  , prima  però  , che 
mutalTe  abito  e flato . Nel  codice  Vaticano  2304. 
egli  è veli  ito  di  abiti  pontificali  : e Guglielmo  Ca- 
jMn^LtiuS'c  te^°  nelle  Memorie  di  'Tolofa  e di  Linguadoca 
a»..  ▼.  iff  porta  un  canto  di  Folcbetto , affai  pio , in  quella 
lingua  . L’elTer  egli  {lato , allo  {crivere  del  Noflra- 
dama , per  li  fuoi  componimenti  in  molta  grazia 
di  Riccardo  I.  Re  d’Inghilterra , che  fall  a quel 
trono  nell’anno  1188.  potrebbe  far  credere,  che 
Folcbetto  dopo  tal  tempo  avelfe  lattiate  le  cofe__> 
mondane  per  farfi  monaco  j benché  potette  ancora 
aver  conolciuto  Riccardo  in  Provenza  preffo  il 
Conte  Raimondo  Berengario  IV.  prima,  che  eifène 
pa{faflfe  a quel  regno . Sopra  ciò  veggafi  il  Noftra- 
dama  a capi  xli.  I componimenti  Provenzali  della 
più  parte  de’ mentovati  valentuomini  Italiani  con 
le  lor  Vite  , mefle  in  fronte  ai  medefimi , fi  ferba- 
no  tuttavia  ne’ codici  Vaticani  : e {opra  tutti  bel- 
liflimo  è quello  , che  porta  il  numero  di  J232.  Gli 
fcritti  di  quelli , e di  altri  non  pochi  ha  frelcamente 
con  molto  ftudio  efaminati  il  Signor  Canonico  Ba- 
llerò nell’  accennato  fuo  libro  della  Crufca  Proven- 
zale , llampato  in  Roma  nell’  anno  1 724.  Altri 
particolari  intorno  alle  opere  Provenzali  fi  traggo- 
no dalle  Vite  di  quei  Poeti , o Trovatori  , cioè 
compofitori  , e inventori  , come  fi  chiamarono , già 
delirine  dal  Noftradama  , e di  nuovo  poco  fa  vol- 
garizzate , c di  note  arricchite  dal  Signor  Arci- 
prete Giammario  Crelcimbeni . 

xnr. 


Opere  di  tutori  Itt- 
Jiini  in  antica  lingua 

Rowstua  di  Frin- 
ii* • 


ORa  facendo  palfaggio  ad  altre  confiderazio- 
ni , bifogna  avvertire , che  fopra  tutti  gl’ita- 
liani 


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Italiana  45 

liani  nella  lingua  Francefca  e Romanza  comune  fi 
legnalo  Niccolò  da  Cafola  Bolognelè  , il  quale  circa 
i tempi  di  Giovanni  Boccaccio  fcriffe  un  groflo 
poema  nella  medefima  lingua  , intitolato  il  Foreflo , 
di  cui  fa  menzione  AlefTandro  Sardi  in  uno  de’  Tuoi 
Dilcorfi  , che  è fopra  la  pocfia  di  Dante  , aderen- 
do , che  lo  fcrifie  in  ottava  rima  , e in  lingua  Pro- 
venzale , intefa  da  molti  per  la  Francefca , e Ro- 
manza comune , di  cui  era  dialetto . Quello  Niccolò 
Cafola  da  Bologna  mi  fa  ricordare  di  un  'Jacopo  Caf- 
fola  da  Parma  , che  nell’  anno  1372.  tradufie  in 
volgare  le  Vite  de’  xn.  Cefari  di  Suetonio  per 
fervizio  del  Marcitele  Niccolò  da  Elle  , da  me  ve- 
dute in  un  codice  in  cartapecora  in  foglio . Con 
quello  Jacopo  Cafola  da  Parma  non  ha  che  fare  un 
altro  Jacopo  Cajfola  , ma  da  Piacenza  , morto  nell’ 
anno  1370.  il  qual  compole  in  latino  una  Cronaca 
della  fua  patria  , non  per  anche  llampata . Il  Forefìo 
del  Cafola  , o Cafolio , come  vien  detto  daGiamba- 
tilla  Pigna  , non  fu  diverlo  dal  fuo  poema  della 
Guerra  cP Attila  in  rima  Francete  , l’ellratto  del 
quale  in  buon  dettato  e in  proli  Italiana  fu  a’  tem- 

{>i  del  Pigna  fotto  finto  nome  di  Tommafo  <PAqui- 
eja  , nobilmente  llampato  in  Ferrara  da  Franceteo 
de’  Rolfi  nell’  anno  1 568.  in  forma  quarta  : e Ale- 
manno Fino  nell’  anno  apprelTo  il  fece  rillampare 
in  Venezia  da  Domenico  Farri  in  forma  ottava: 
e amendue  l’edizioni  portano  il  titolo  di  Guerra 
(P  Attila  flagello  di  Dio  , tratta  dalP  archivio  de ’ Prin- 
cipi cPFfii . Il  Pigna  citando  il  medefimo  eftratto , lo 
dice  compollo  in  antico  idioma  Tofcano , benché  non 
fia  tale , che  non  potelfe  correre  a’  tempi  nollri  . 
L’opera  originale  è tuttavia  in  elfere  in  forma  vo- 
luminolà , e compolla  quando  Bologna  fu  venduta 


Ltf.i.  CAt.  xnr. 


dii  Giolii» . 


Iftria  lik.t.  fdg.}». 
•dit.il.  dtlVMgrifi. 


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tu.  I.  Cap.  XIII. 

ìftrrié  di  Biltfiia 
tomo  il.  Ut,  XXIL 

t‘t-  >99- 


V*  Antiquimtt  ur- 
iti Va.avii  fai-ilf. 
3ft- 


fantini,  otn. 
ccii.  f.  f.&cctx. 

in  Cardunum . 


4 6 DellaElo  q_u  e n z a 

dai  Pepoli  a Giovanni  Vifeonti  Arcivelcovo  di 
Milano:  il  che  lèguì  nell’anno  1350.  perloftru- 
mento , dato  in  luce  da  Cherubino  Ghirardacci . 
Con  quello  poema  della  Guerra  <T Attila  , Icritto  , 
come  di  (fi  , in  Romanzo  comune  di  Francia  f non  ha 
che  fare  un  altro  libro  nel  medefimo  idioma  , e non 
in  verfi  , ma  in  prolà  , il  qual  tratta  parimente 
della  Guerra  di' Attila  , e lèrbalì  in  Padova  nella 
libreria  de’  Canonici  regolari  Lateranefi  di  san 
Giovanni  di  Verdara  , Icritto  nel  lècolo  xiv. 
L’eroe  di  quella  illoria  favololà  è Vanducco  , men- 
tovato per  altro  dal  Cajola  j ladove  quello  del 
poema  del  Cajola  Hello  è Foreflo  : dal  qual  libro 
Bernardino  Scardeone  tralcrilfe  quanto  regillra 
nelle  Claflì  xm.  e xiv.  del  libro  ni.  delle  Anti- 
chità di  Padova . Ora  entrambi  i fuddetti  Romanzi 
furono  la  forgente  di  tutti  i favolo!!  racconti , fparfi 
dappoi  fopra  la  guerra  d’Attila  e l’alfedio  d’Aqui- 
leja  , dai  quali  facilmente  lì  lafciarono  gabbare  non 
pochi  autori  Italiani  de’lecoli  polleriori  alCafola, 
come  troppo  creduli , e sforniti  d’ingegno  critico 
nella  cronologia,  e nell’ illoria . Tra  quelli  per 
proprio  interelfe  , ma  troppo  vano , fi  contano  i 
due  famofi  Scaligeri , Hranamente  vaghi  dell’  im- 
maginaria antichità  del  loro  legnaggio , cui  cerca- 
rono di  dedurre  da  Alano,  più  volte  dal  Cafola 
rammentato  , non  però  , come  Signor  di  Verona  , 
ma  di  Gorizia , fituata  in  Friuli  fopra  Aquileja  : la 

aual  voce  Alano  è nome  di  cane\  onde  , al  lor  ere- 
ere  , nella  Ichiatta  de’  Signori  della  Scala , pre- 
tefi  loro  antenati , vi  furono  e i Cani , e i Majlìni  : 
e la  modellia  di  Giulèppe  arrivò  ancora  a vantarli 
di  faper  mordere , perchè  veniva  da  Canit  da  Ma- 
Jlifii.  Ma  pofeia  amendue  gli  Scaligeri  ne  rimalèro 


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Italiana  47  

ben  chiariti  da  Gafpero  Sdoppio  , e da  Adriano  t»n.  c*p.xm. 
Valei'10  . Pare  , che  la  principal  mira  del  Cafola  ne’  »«/<««• 

fuoi  trovati  folle  di  lufingare  alcune  originarie,  e ■ Ampkttidtt 

per  altro  cofpicue  famiglie  dell’Italia  Trafpadana,  *»w*»«* 
quafichè  fofsero Hate  potenti,  e riauardevoli  in  Ita-  *»>■*"»  Trancia- 
Iia  uno  a tempi  d Attila  , che  vuol  dire  nella  meta  jat. , 7o. 
del  fecolo  v.  di  noftra  falute:  e l’efTerfi  egli  abbat- 
tuto  in  una  età , nella  quale  gli  uomini  lì  prendeano  t«t- 17*- <»»*>«• 
poco  penfiero  di  giurtificare  le  genealogiche  filia- 
zioni , non  lafeiò  incontrargli  difficoltà  nello  fpac- 
cio  . Oltre  al  Cafola , che  compofe  la  fua  opera  in 
verfi , abbiamo  un  altro  ferittore  Italiano  in  lingua 
Francefca , e in  profa  : e quelli  è il  Conte  Lodovico  di 
Porcìa  del  Friuli , il  quale  dirtele  in  tal  lingua  l’Ifto- 
ria  favolofa  di  Giulio  Cefare  in  tempo,  che  ei  go- 
vernava , come  Capitano , la  città  di  Vicenza  per 
Antonio  della  Scala  Signor  di  Verona . £ un  bello 
elèmplare  di  quella  IJloria  , fcritto  nell’anno  1384. 
da  benedetto  da  Verona  in  cartapecora  in  foglio , fi 
conferva  in  Venezia  dal  Signor  Lorenzo  Patarolo  , 
egregio  cultore  delle  lettere  più  pulite . Ora  da 
tutto  quello  fi  apprende,  che  la  parlatura  prance- 
fca  ne’  fecoli  xn.  xm.  e xiv.  fecondo  l’efpreflìo- 
ne  di  Brunetto  Latini , era  più  dilettevole , e piti 
comuna  delle  altre  non  lòlo  in  Francia , ma  ancora 
in  mezzo  all’Italia  , dove  i primi  lumi  della  noftra 
favella  conio  rtudio  delle  fcritture Franceji  e del 
dialetto  Provenzale  , e del  comune  abbellirono  i lo- 
ro componimenti , traendone  le  voci,  le  maniere, 
le  formole  , e ancora  i penfieri , e i materiali  ftefli 
con  tal  fortuna  , che  i Provenzali  a lungo  andare  ne 
rimafero  al  di  fotto  ; poiché  le  colè  loro  non  han- 
no che  fare  con  quelle  de’  noftri  : e facciano  pur 
ceffo  i Franceji  a lor  fenno  , come  dice  il  Talloni , 

men- 


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Lxfi.I.  CAP.X1V. 


XIV. 

Origine  delle  Iflorie 
fa?olofe  in  lingum 
%omantn  , perciò 
dette  Romanzi,  on- 
de prete  accrefci- 
memo  I*  Italiana 
eloquenza  • 


Dtftrj;  paf.f. 
Rimanti  ftf.  n. 


48  Della  Eloquenza 

mentre  le  antiche  opere  loro  nemeno  fi  guarda- 
no , ladove  le  noftre  da  tutti  fi  ammirano  . 

MA  le  i dicitori  Provenzali  fecero  paflare  ad 
acquiftar  pregio , e ad  allignare  in  Italia  il 
proprio  idioma  , molto  più  ciò  avvenne  del  Frati- 
cefco  e Romanzo  comune  , mercè  non  folo  delle  poe- 
fie,  ma  delle  alfailfime  prole  , nel  medefimo  Icrit- 
te  , e fpecialmente  delle  iflorie  favololè , che  di  là 
prelèro  l’efler  loro  e il  nome  di  Romanzi  : della 
origine  , e del  procelso  de’  quali  avendo  io  già  an- 
ni , come  per  fupplimento  e per  correzione  pur 
dell’  Origine  de'  Romanzi  del  chiaro  prelato  Pier- 
daniello  Uezio  , fomminiftrate  molte  oifervazioni 

f (articolari  al  Signore  Arciprete  Crelcimbeni , da 
ui  per  diftefo  inferite  nel  tomo  1.  libro  v.  de’  Tuoi 
Comentarj , non  pare  , che  ora  difdica  alla  qualità 
del  prefente  argomento  il  farne  qui  ufo  a fine  di 
dichiarare  la  grande  ampliazione,  che  l’Italiana  elo- 
quenza prefe  da  quello  fonte  difutile , per  non  dire 
altrettanto  velenolò  e nocivo,  quanto  lufinghiero, 
e allor  dilettevole  de’  Romanzi  Franceji , de’  quali 
fecero  fpefla  menzione  i primi  capi  della  medefima 
noftra  lingua  , Brunetto , Dante , il  Petrarca  , il 
Boccaccio  , e gli  altri , che  vennero  dopo  . Già  dif- 
fufamente  moftrammo  di  fopra  il  vero  , e naturai 
fenfo  della  voce  Romanzo  j onde  fvanilcono  gl’inge- 
gnofi , ma  del  tutto  fallaci  penfieri  di  Giambatilla 
Giraldi , del  Pigna,  e di  Cammillo  Pellegrini  il  vec- 
chio , Primicerio  della  Cattedrale  di  Capoa  , tutti  i 
quali  con  grande  lludio,  ma  con  troppo  vano  allon- 
tanamento , fi  diedero  a invelligarne  i principj  in' 
varie  allufioni:  chi  nella  Greca  voce  pnMH, che  vuol 
dir  forza , e chi  nel  nome  della  città  di  Rem:,  in 

riguar- 


Italiana  49 

riguardo  al  fuo  decantato  Arcivefcovo  Tarpino , , ùp  X1V‘ 

tenuto  per  lo  primario  fondatore  di  sì  fatti  compo- 
nimenti . Ma  Claudio  Fauchet  nel  libro  v.  a capi  iv. 
dell’  Origine  della  lingua  Francefe  fi  fece  le  rifa  del 
Giraldì  , e del  Pigna  per  sì  nuovi  trovati:  e dop- 
piamente le  ne  farebbe  rifo , fe  aveflfe  offervato,  che 
fi  pafsò  a trarne  il  nafeimento  fino  da  Romolo,  autore 
del  ratto  delle  Sabine  . E il  Fauchet  avrebbe  fatto 


il  medefimo  del  Pellegrini , che  lo  traffe  dalla  voce 
ritmo,  la  quale  vuol  dir  canto  in  rima  j quando, 
come  già  fi  è detto,  e provato  , la  voce  Romanzo  , da 
lunghiflìmo  tempo  applicata  a fignificarci  le  Jlorie 
favolofe  e in  verfo  e in  profa , non  venne  daltron- 
de  , che  dalla  lingua  Romana,  o Romanza  , nel  par- 
lare e nello  fcrivere  volgarmente  ufàta  ne’fecoli 
andati  in  Francia , in  Catalogna  , e in  Italia.  Tra  i 
noftri  intigni  Italiani  Trifon  Gabriello , gentiluomo 
Veneziano , coetaneo  del  Bembo , e riputato  il  So- 
crate de’  fuoi  tempi , fubodorò  quella  derivazione 
con  la  face  delle  colè  Provenzali  e Romanze , e la 


fcriffe  nella  Spoiìzione  della  Commedia  di  Dante 
fopra  il  Canto  xxvii.  del  Purgatorio  : la  quale  Spo- 
fizione  Bernardino  Daniello  Lucchefè , che  ne  porta 
il  nome  , finceramente  confeffa  nella  lettera,  prepo- 
fta  al  Canzoniere  del  Petrarca , da  lui  pure  con 
l’ajuto  di  Trifone  illuflrato,  effer  opera  di  effo  Tri- 
fone : cofa  accennata  eziandio  da  Diomede  Bor- 
ghefe  nelle  Lettere  difeorfive . Il  Vefcovo  di  Ugen- 
to  , e poi  di  Crotone  , Antonio  Minturno  nella  fua 
Poetica  Tofcana  faggiamente  fpiega  pure  la  mede- 
fima  origine  , e dopo  lui  Jacopo  Corbinelli  nelle 
note  al  Corbaccio  di  Giovanni  Boccaccio  , e al  libro 
latino  di  Dante  de  Vulgari  eloquentia . Quindi  è, 
che  il  Pellegrini  nella  Replica  alSalviati,  autore 

G della 


Parti  nr.  pai.  i S. 
tdiz . 1. 


drtt  fenica  IH.  r. 
fas.i6. 

Pai.  164. 

Pai.  i«. 

Replica  fai.  ff. 
tdiz.  1. 


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Lif.  I.  Cap.XV. 
Ivf.uin.  il.  pa^  49. 


XV. 

Vctfioni  della  fiera 
fcrittnr*  in  lingue 
Rumarne  , amica- 
mence  vietate. 


Pai.  »S9* 


Rirum  Francie a- 
rum  temo  1.  Uè»  vi. 
Rag.  aty. 


Fonica  , divisone 
vi.  pH.  |j.  a. 


50  Della  Elo  q_u  e n z a 

della  Difefa  dell’Afiofto , e de’  due  Infarinati , vin- 
to dalla  ragione , fenza  dirlo  palfa  con  deflrezza 
in  opinione,  diverfa  dalla  fua  antecedente  . 

DA'II*  unanime  fentimento  di  sì  grand’  uomini 
non  fi  diparte  Bernardo  Aldrete  Canonico  di 
Cordova  nel  libro  1.  a capi  xn.  dell’  Origine  della 
lingua  Caftigliana  , e nel  libro  1.  a capi  xx.  delle 
Antichità  di  Spagna  : e non  credo , che  alcuno  pote 
fa  dipartirtene  , perchè  fi  tratta  di  cofa  evidente  . 
Laonde  non  è maraviglia  , te  Andrea  Duchefne 
nelle  note  ad  Alano  Cartier,  il  Ferrari  nelle  Ori- 
gini , il  Ducange  nel  Glolfario  latino  , e il  Menagio 
nell’Etimologico  Francete  , fi  uniteono  di  concerto 
in  follenere  , e illultrare  quello  cominciamento 
dell’  idioma  Romanzo  volgare  , generato  dalla  cor- 
ruttela dell’antico  Romano , o Latino  nelle  pro- 
vince Romane  di  Francia  , di  Spagna , e poi  anche 
d’Italia . Occorrendo  fi  può  conlultare  fopra  ciò 
anche  Adriano  Valefio  . Qui  torna  affai  bene  in 
acconcio  un  luogo  delle  Collituzioni  MSS.  di  Jaco- 
po I.  Re  di  Aragona  prelfo  il  Ducange  , il  qual  luo- 
go ancora  per  altro  motivo  è degno  di  (ingoiare 
avvertenza  , mentre  nel  medefimo  fi  proibitee  il 
ferbare  i libri  della  (aera  Scrittura  , trafportati  in 
lingua  Romanza  , e volgare  . Le  parole  delle  Co- 
ftituzioni  fon  quelle  : flatuimut , ne  aliquii  libro : 
veterii  & novi  Tejlamenti  in  romancio  babeat , 
<2r  Ji  aliquii  babet , tradat  eoi  loci  epijcopo  combu- 
rendot : quod  nifi  fecerit , Jìve  clericus  fuerit , fvoe 
laicui , tanquam  fufpebfut  de  hxrefi  habeatur . OC- 
tervo  , che  Romancio  per  Romanzo  usò  di  terivere 
anche  il  Trillino  alla  Spagnuola  , e che  Stefano  Ba- 
luzio  ha  ftampata  una  lettera  latina  di  Giovanni 

Re 


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I 


I T A l I A N A 


51 


Re  di  Boemia  , dove  la  medefima  voce  fi  prende  uf.i.  c*p.xv. 
per  ilcrittura  volgare  , favolofia  e bugiarda  , dicen-  jui/e*n. «.  x.  fai. 
do  egli , che /affi funt  romancii  , cbronicat  mo-  l6*-,64- 
tetti , in  guibui  cantra  vcritatem  plurima  continen - 
tur  (opra  il  pretefo  avvelenamento  delPlmpera- 
dore  Arrigo  VII.  di  lui.  padre.  Il  luddetto  Re 
Jacopo  I.  cominciò  a regnare  in  Aragona  nell' an- 
no 1 2 1 3.  onde  fi  vede  , che  già  in  que’  tempi  correa 
la  difciplina  ecclefiaftica , affittita  eziandio  dal  brac- 
cio regio , di  vietare  la  lettura  della  Bibbia  , trasia^ 
tata  privatamente  , e fienza  pubblica  autorità  in 
lingua  Romanza  e volgare  . Dunque  ciò  non  è cola 
sì  nuova  , come  la  fanno  i Settarj , intefi  a fiparge- 
re  tra  '1  volgo  fenza  legittima  podeftà  le  private 
loro  verdoni  de’  libri  fiacri  , anche  liturgici , di 
che  ultimamente  ha  ficritto  con  molto  fenno  il  Pa-.  p ...  . J , 
dre  Pietro  Bruno  : e in  vero  non  dovrebbe  ne  me- 
no  trattacene  in  altro  idioma,  che  nel  Latino tIr* 

Intorno  a quello  vi  è ancora  una  Raccolta  di  gravi 
fcritture  , fatte  ttampare  in  Parigi  dal  clero  Galli- 
cano pretto  Antonio  Vitrè  nell’anno  iòdi.,  Mapri-  ^ 

ma  di  pattar  più  oltre,  poiché  damo  inqueftodi- 
ficorfio  > non  farà  male  addurre  un  luogo  del  celebre 
Jacopo  Pattavanti  dell’  ordine  de’  Predicatori  nell* 
aureo  Specchio  di  vera  Penitenza  , da  lui  comporto 
nell’anno  1354.  Quivi  non  fitto  ei  dà  per  fiofpetti 
tutti  i volgarizzamenti  della  Bibbia,  ma  ne  trae 
fingolare  eccezione  dal  vizio  de’  principali  dia- 
letti volgari , e fipecialmente  de’  nottri  Italiani , e 
del  To frano, c del  Fiorentino  in  particolare.  Le  pa- 
role del  Pattavanti  fon  q nette,  ove  parla  dei  tra-  JJàiJi/i, \f,dis,u 
duttori  volgari  de’  libri  fiacri  : non  gli  J 'pongono 
fecondo  P intimo  e f pirituale  intendimento  ; ma  fola - 
mente  la  f cor  za  di  fuori  della  lettera , fecondo  la  gra- 

G 2 ma  ti- 


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52  Della  Eloquenza 

tiiui.  cap.xv.  natica  , recano  in  volgare . E perché  non  hanno  lo 
f pirituale  intendimento , e perchè  il  nojlro  volgare  ha 
difetto  di  proprj  vocaboli  , fpejfe  volte  grojfamente  e 
rozzamente , e molte  volte  non  veramente , la  fpongono  : 
ed  è troppo  gran  perìcolo  ; imperocché  agevolmente  fi 
potrebbe  cadere  in  errori . Senzachè  eglino  avviliro- 
no la  Scrittura  , la  quale  con  alte  fentenze  , e fqui- 
fiti  e proprj  latini , con  belli  colori  rettoricì , e di 
leggiadro  fi  ile  adorni , quale  col  parlar  mozzo  la  tron- 
ca , come  i Francefcbi  , e i Provenzali  j quali  con  lo 
/curo  linguaggio  l'offufcano , come  i Tedejchi  , Un- 
gberi  t e Inghilefi  j quali  col  volgare  bazzefco , e crojo 
(cioè  grolfolano , e duro  ) la  incrudifcono  , come 
fono  i Lombardi  $ quali  con  vocaboli  ambigui  e dub- 
biofi  dimezzandola , la  dividono  , come  Napoletani , 
e Regnicoli  ; quali  con  l'accento  ajpro  l arrugginì  [cono, 
come  fono  i Romani . Alquanti  altri  con  favella  ma- 
remmana , rufiicana , alpigiana  1 arrozzì fcono , e al- 
quanti meno  male  , che  gli  altri  , come  fono  i Tofcani> 
malmenandola , troppo  la  infucidano  , e abbrunifcono  : 
tra ’ quali  i Fiorentini  con  vocaboli  fquarciati  , e 
Jmaniofi , e col  loro  parlare  Fiorentinefco  fendendo- 
la , e facendola  rincrefcevole  , la  intorbidano  , e rtmc- 
fcolano  con  occi  , e pofcia , aguale  , e vievocata  , pu- 
diatizi  , mai  pur  si  , e berreggiate  : tutti  modi  mu- 
nicipali, vili,  e plebei  de’  Fiorentini  di  quel  tempo. 
Cosi  il  iavio  e buon  PalTavanti  ci  dà  gl’idiomi  vol- 
gari , come  non  fiffì , e alla  giornata  variabili  , per 
difadatti  ad  efprimere  degnamente  la  divina  mae- 
ftà  e grandezza  de’  libri  facri  : e poi  conclude  , 
che  fi  dovrebbe  vietare  , che  non  fe  ne  volgarizzaf- 
fero  più  , e che  quegli  , che  fono  volgarizzati , fi  cor - 
reggeffero  per  per  fina , che  V fapejfe  ben  fare  . 

Gl’  idio- 


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Italiana  sì 

GL’  idiomi  di  tutti  i regni. e provincie  fi  parla- 
no in  varj  dialetti , più  , e meno  eleganti , 
coltivati  nelle  corti , e nelle  opere  fcritte  ; onde 
Angelo  Canini  fece  un  trattato  particolare  di  quei 
della  Grecia , che  fta  inferito  nella  Gramatica  Gre- 
ca di  Alettandro  Scotto  : e de’  noftri  Italiani  fcriffe 
Dante  nel  libro  de  Vulgari  eloquentia  con  accura- 
tiiTìma  ditti  nz  ione  dopo  ettere  ito  egli  fletto  intor- 
* no  a ottervargli  dappretto  per  le  città  e provincie 
d’Italia.  Ma  fra  tutti  ve  ne  fu  fempre  un  comune 
per  la  generale  civiltà  del  commercio , e per  la 
fcambievole  corrifpondenza  e comunicazione  delle 
fcritture.  Lo  ebbe  la  Grecia  , lo  ebbe  la  Francia  , 
e lo  ha  l’Italia . In  Francia  i più  diftinti  dialetti  fu- 
rono i feguenti  , fecondo  il  Fauchet  nel  libro  i.  a 
capi  xiv.  della  Poefia  Francete,  il  Provenzale,  il 
Limolino , il  Vallone  , appellato  anche  Guallone  , e 
Gaulefe , e poteia  il  comune . I non  intefi  fra  loro 
fi  riducono  dallo  Scaligero  a tre  , e fono  il  Bafco , 
il  Bretone  , e il  Romanzo , detto  così , perchè  fi  co- 
nofcette  , che  non  era  Latino , o Romano  grama  fico , 
ma  Romano  volgare . Nè  mi  fpiace  il  Menagio  , che 
lo  chiama  Romanefco  , cioè  plebeo , in  riguardo  al 
Latino , come  il  Pattavanti  al  parlar  plebeo  ( e non 
comune  Italico  ) de’  Fiorentini , diede  il  titolo  di 
Fiorentinefco . Ma  i dialetti  Italiani , che  fra  sè  ap- 
pena s’intendono , io  credo  , che  fieno  affai  più  . 
Etto  idioma  Romanzo  fu  anche  chiamato  con  molta 
proprietà  Romano  rujlico  nel  canone  xvn.  del  Con- 
cilio i il.  di  T-urs  , celebrato  nell’anno  8ig.  in  cui 
fi  prefcrive  , che  le  Omelie , fatte  dal  Vefcovo  in 
Latino  , per  intendimento  del  popolo  fi  trafportino 
in  rujlicam  Romanam  lìnguam , aut  Teotifcam  , cioè 


Lw.  1.  Cap.  xvi. 

xvi.  - 

Del  dialetto  comu- 
ne , e di  molti  altri 
delle  antiche  lingue 
Remante  , alcune 
delle  quali  fono  tut- 
tavia in  eflere  . 


Scalìgera»*  pag. 


Condì,  te,  vii.  fag. 
I »6J. 


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54  De  L LA  E LOQJJENZ  A 

Li*,  i. cap. xvi.  in  alcuna  delle  due  lingue  volgari  di  que’paefi, 
che  erano  la  Romanza  , e la  Gotica . In  tempo  del 
Pontefice  Lucio  ni.  verfo  la  fine  del  fecolo  xir.  in 
certo  dame  a favore  della  Chielà  Turonefe  con- 
tra  quella  di  Dola  , un  teftimonio  depone  d’avere 
udito  il  Vcfcovo  Ugone  fare  la  profefìfione  della  fe- 
de in  lingua  Romana  , & in  Latina . Il  Padre  Ld- 
nitram/c'ìficram  monc}0  Martene , il  quale  divulgò  quelli  atti,  of- 
w.ui.tdii.Mi-  ferva,  come  a capi  xeni,  degli  Ufi  Cmercieli  fi 
legge,  che,  fi  converfus  ejl , vel  monoebus , qui  non  in- 
telligit  literas,  idem  illi  Romane  exponat  Jacerdos , & 
Romane  confiteatur , che  vuol  dire  in  lingua  Ro- 
manza. L’infigne  Padre  Mabillone  nel  libro  il. 
capo  i.  §.  il.  della  grande  opera  de  re  diplomatica 
' mette  due  lingue  Romane  volgari  , una  de’  letterati , 

che  accollava!!  alla  Latina , ma  era  imbrattata  di 
molti  vizj  i e l’altra  plebea  e rullica  , detta  poi 
Gallica , e anche  Vallonica , benché  fotto  il  nome 
di  lingua  rufiica  venifle  anche  la  prima,  e da’  plebei 
folle  intelà.  L’aver  notate  quelle  due  lingue  vol- 
gari , fervirà  per  altro  dilcorlo  . Della  feconda 
s’intende  un  palio  di  san  Gerardo  nella  Vita  dell’ 
Abate  di  Corbeja  santo  Adalardo , ed  è quello  : 
qui,  fi  VULCARI  , idefi  romana  lingua  loqnere- 
hì  /«rw*  i».  ear-  tur  omnium  aliar um  putarctur  infeius  : lì  vero  Tea- 
tonica  (che  era  la  Tcottjca  , e barbara)  emtebat  per- 
fcEtiut  : fi  latina  , in  nulla  omnino  abfolutius . Quelli 
Santi  fiorirono  in  Francia  nel  principio  del  leco- 
lo  ix.  c Adalardo  configliere  in  Verona  del  Re 
4a*ai  MtUrài  Pippino  , e molto  amato  dal  Pontefice  Leon  ni. 

***'  'U*  pacificò  gli  Spoletani  co’  Beneventani . Arrigo  Ste- 
HjpmmSn  di  aaj.  fano  fi-'operfe  ne’ confini  di  Francia  , e d’Italia  il 
avo  liuti*  fi.  3.  vecchio  idioma  Romanzo , fingolarmente  in  Savo  ja  : 
e tra  i faggi , che  ne  adduce , ve  ne  fono , che  chia- 

ramen- 


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Italiana  55 

famente  fi  accodano  al  Friulano  , il  quale  , come  lu.  i.  cap.xvi." 
già  toccai,  ha  molto  dell’antico  Romanzo  France- 
fco  , fpecialmente  in  alcune  parti  montuolè,  e nella 
campagna  , dove  più  fi  mantiene  la  femplicità  an- 
tica : la  quale  ancora  può  eflervi  fiata  accrelciuta  . 
nel  principato  afioluto  di  due  Patriarchi  di  Aqui- 
le ja  Francefi  del  (ècolo  xiv.  i quali  furono  Bertran- 
do del  Quercl , e Filippo  Cardinale  della  reai  cafa 
d’Alanfone.  La  corte  di  quefti  due  gran  Principi 
ecclefiaftici  , e quella  in  particolare  del  primo , 
abbondò  di  Provenzali  ,Caorfini , e Guafconi  t impie- 
gati in  cariche  fiacre  , e civili  nel  Ducato  del  Friuli , 
e nel  Marchefato  d’Iftria  : con  la  quale  occafione 
potettero  maggiormente  Copra  il  dialetto  Friulano , 
già  mentovato  da  Dante  , e da  Franco  Sacchetti , 
e molto  Cimile  al  loro  nelle  voci  tronche  , e in  varj 
accidenti,  fpargervi  il  proprio  idioma  fino  a quei 
fegno , che  tuttavia  dura , e di  cui  forfè  altrove 
diftefamente  ragioneremo.  Ma  l’antica  favella  Ro- 
manza fiuffifte  pur  ne’  Grigioni  ; anzi  nel  cantone 
Elvetico  di  Friburgo  , e in  qualche  altro  luogo  ella 
corre  tuttavia  con  tal  nome  , accoftandofi  molto 
all’  Italiana  : e il  Cavalier  Domenico  Mora  gen- 
tiluomo Grigione  , d’origine  Bolognefie,  e colon- 
nello di  Sigifmondo  III.  Re  di  Pollonia  , ne  riten- 
ne non  poco  nel  filo  Cavaliere  in  rifpojìa  al  Gen- 
tiluomo del  Muzio  , opera  da  lui  ftampata  in  Vilna 
prefio  Daniello  Lancienfè  nell’anno  1589.  informa 
quarta . Nè  voglio  pafiare  in«filenzio  , che  prefen- 
temente  Monfignore  Domenico  Paflìonei  Arcive- 
fcovo  d’Efefo.e  Nuncio  Apoftolico  nell’Elvezia,  fa 
tradurre  in  quella  lingua  Romanza  la  celebre  Efpo- 
fvJone  della  dottrina  della  CbieJa  cattolica  di  Monfi- 
gnore Jacopo  Benigno  Bolfuet , giufta  la  verfione 

Ita- 


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S6  Della  E l o q.ij  e n z a 

lis.i.cap  xvi!  Italiana  già  ulcita  da  quella  flamperia  della  (aera 
Congregazione  di  Propaganda  Fede  con  l’appro- 
vazione di  quattro  Cardinali , Berta  , Ricci  , Capi - 
zuccbi , e Lauria , e poi  con  l’elogio  di  un  Breve 
del  fommo  pontefice  Innocenzo  XI.  I nollri  Ita- 
liani da  principio  abbracciarono  fopra  gli  altri 
l’idioma  Romanzo  Provenzale  , preponendo  i poeti 
di  quello  a quelli  del  Limosino  , come  fece  Dante . 
7y«*h/«  f&mrt  Medefimamente  il  Petrarca  lodò  fopra  ogni  altro  i 
Provenzali',  e il  famofo  Peireskio  òenator  Proven- 
zale fe  volle  iltruirfi  de’  poeti  dell’antica  favella 
della  lua  patria , dovette  ricorrere  all’  Italia  per 
averne  i vocabolari  >e  granitiche  , allo  Icrivere 
tH.  jii.  di  Pier  Gaflcndo  nel  libro  v.  della  fua  Vita  : e dalla 

libreria  Medicea  di  san  Lorenzo  , e dal  Conte  Fe- 
derigo Ubaldini  ne  fu  provveduto  ampiamente  . 
E quanto  l’Ubaldini  ne  folle  ammaellrato  , il  fanno 
comprendere  le  fue  fatiche  fopra  i Documenti  di 
Francefco  Barberino , Icrittore  pieno  di  voci  e di 
formolc  Provenzali  , e de’  volgari  dialetti  d’Italia  , 
nonché  delTofcano.  Nel  Barberino  avvertì  Fran- 
celco  Redi  le  formole  Provenzali , e in  altri  anco- 
ra , come  in  Pier  dalle  Vigne  , in  Guittone  , e in 
Lippo  d’Arezzo , in  Buonaggiunta  Urbicciani  da 
Lucca  , in  Onello  e in  Guido  Guinicelli , amendue 
da  Bologna , in  Pucciandone  Martello  da  Pifa  , in 
Arrigo  Baldonalco , in  Guido  Cavalcante,  inzuc- 
cherò Bencivenni , ne’  due  Danti , nel  Petrarca  , e 
in  altri  pip  antichi , ai  quali  il  parlar  materno  riufeì 
da  principio  così  milèro  e Icario , che  non  fi  tro- 
varono in  illato  di  poterne  far  ufo  lènza  il  foccorfo 
del  Provenzale.  E ne’ tempi  da  noi  meno  lontani 
71.  il  Velcovo  di  Nocera  Monfignore  Angelo  Colocci , 
per  atteftato  dell’  Ubaldini , che  ne  fcrilfe  la  Vita  , 

non 


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Italiana  57 

non  folo  fi  rendette  benemerito  delle  più  nobili  di-  Lui. l c.»p.  xvn. 
fcipline  , ma  eziandio  della  lingua  Italiana  , cui 
prima  d’ogni  altro  , a rifèrva  forfè  di  Giulio  Cam- 
mino fuo  coetaneo  , ei  pensò  d’illuftrare  con  un 
Vocabolario  , come  quegli,  che  fu  fludiofifTìmo de- 
gli antichi  fcrittori  Francefi  , e particolarmente—» 
de' Provenzali  , detti  da  lui  Umotini . Ma  il  Tril- 
li no  avanzò  tutti  quelli  , per  aver  letti  non  pure  i 
Greci  , e gl’  Italiani  , ma  i Siciliani , i Provenzali , 
e gli  Spagnuoli  per  farne  ufo  nelle  fue  opere  : e lo 
dice  egli  ftelfo  nella  Divifione  v.  della  Poetica . 

Del  Colocci  poi , ciò  rifulta  da  una  lettera  , non 
per  anche  llampata  , di  Pier  Summonte  , il  quale 
ogni  cura  impiegò  per  procurargli  in  Napoli  gli 
fcrittori  Provenzali  tradotti  nella  lingua  volgare 
dal  Cariteo  , mentovato  di  fopra , le  cui  rime  Ita- 
liane furono  quivi  per  la  feconda  volta  flampate 
da  Sigifmondo  Maìr  nell’anno  ijop.  in  quarto, 
edizion  poco  nota  . Fiorì  il  Cariteo  fotto  il  Re 
Ferrando  II.  e nella  invafione  del  Re  Carlo  Vili, 
feguì  la  fortuna  di  elfo  Ferrando  fino  alla  morte  di 
lui  , che  accadde  nell’anno  14 pò.  Tutto  quello 
efprime  la  lettera  del  Summonte  , il  quale  tra  le 
poefie  Limoline , o Provenzali , mette  anche  quelle 
di  Folchetto  da  Manìglia . 

XVII. 

PRofèguendo  il  nollro  divifamento  fopra  i Ro-  *•*»«»»•, chiamati 
manzi , così  chiamati  dalla  qualità  del  lingua#-  ioios 
gio  , in  cui  erano  fcritti  , chiara  cofaè,  che  affai  lin*n*  «»«» . 
prima  del  pafTaggio  della  Corte  Romana  in  Avi- 
gnone, città  Provenzale,  fèguito  al  principio  del 
fecolo  xtv.  egli  diede  notabile  accrefcimento  al 
noflro  Italiano  , e fu  sì  fattamente  ingentilito 
nelle  famofe  Corti  de’  Re  Franchi , e de’ Principi. 

. H di 


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f.ie.  UC*P.  XVII. 


5?  Della  Eloquenza 

di  Provenza  ( la  frgnorìa  de’  quali,  come  ho  deuo , 
lì  (tendeva  in  fi  no  in  Catalogna  ) che  fall  ad  efler  te- 
nuto per  lo  più  nobile  e dilettevole  di  quanti  al- 
lora fi  ufaflero  : e ciò  rifulta  , nonché  dal  Latini  , 
ancor  dal  Ducange  nella  prefazione  al  fuo  Gloffa- 
rio  Latino  a capi  xxxvi.  Indi  alle  opere  fcritte  in 
’ elfo  linguaggio  Romanzo  fu  dato  il  nome  di  Romanzi 
o folferoelle  in  prò] a , o in  verfo , o fa  ere  , o profa- 
ne , o vere , o favolofe  . Così  chiamolfi  il  Romanzo 
della  Rofa , in  cui  d’altro  non  fi  ragiona  , che_> 
d’amore  , e di  filofofia  : e così  anche  i Romanzi  di 
san  Giambatijla , e della  prefa  di  Gerufalemme  nella 
guerra  di  Tito , i quali  per  altro  nel  fondo  loro 
non  fono  favole  , ma  iftorie  effettive  . Guglielmo 
della  Perena  diede  il  titolo  di  Romanzo  alla  fua 
Iftoria  in  verfi  Francefi  delle  Guerre  d’Italia  , alle 
quali  egli  fteftb  intervenne  co’  Bretoni  per  difefa 
de’  patrimoni  di  san  Pietro  nel  pontificato  di  Gre- 
gorio XI.  nell’anno  1378.  L’ Iftoria  fu  mefla  in  luce 
SJÌmjK  dal  Padre  Martene  , e nel  titolo  vi  fi  dice , che  Gu- 
a$8.  *dit.  glielnio  fcriife  quejlo  Romanzo  per  amore  , e onore 
della  noftra  fanta  madre  Cbiefa  . Parecchi  altri  libri 
inediti  di  tal  fatta  col  titolo  di  Romanzi  fi  contano 
dal  Ducange  nel  catalogo  degli  autori , da  lui  citati 
nel  Gloflfario  latino,  e dal  Prefidente  Fauchet  nella 
Origine  della  Poefia  Francete  . Perchè  poi  fi  cercò 
nelle  gran  Corti , e altrove  di  dar  piacere  con  mi- 
rabili narrazioni  di  prodezze  equeftri , e di  ten- 
zoni particolari , teguite  per  follie  di  profani  amori 
nelle  gioftre  , e ne’  tornei , e fpiegate  in  lingua  Ro- 
manza per  adefeare  i curiofi  in  tal  maniera  a leggere 
ftraordinarj , e non  più  uditi  avvenimenti , di  qui 
ne  nacque  , che  sì  fatte  profè  e poefie  , dove  l’in- 
venzione , e la  favola  più , che  l’iftoria , aveano 

luo- 


il.  fat 
in 


Italiana  59 

luogo  , fi  dittero  comunemente  Romanzi  : nella 
qual  profettìone  , ricolma  di  piacevole  novità,  i 
Provenzali  fopra  tutti  furono  pronti  a lègnalarfi  , 
dachè,  per  avvilo  dell’  Equicola  nel  libro  v.  della 
Natura  d’amore  , i loro  Principi  tratterò  la  prima- 
ria nobiltà  del  rimanente  di  Francia  , di  Catalo- 
gna , e d’Italia  a converlàr  feco  , e a darfi  bel 
tempo  in  quella  fplendida  Corte  , dove  per  mag- 
gior delizia  eravi  pure  la  famolà  Corie , o Parlamen- 
to d'amore , di  cui  favella  il  Noftradama  in  più  luo- 
ghi, gli  Arrefti  della  qual  Corte , (crini  da  Marziale 
d’Alvernia  nel  regno  di  Carlo  VII.  e legalmente 
chiofati  da  Benedetto  Curzio  Sinforiano , fi  veg- 
gono più  volte  ftampati  in  Lione  da  Baftiano  Gri- 
llo. Ora  perchè  FEquicola  attribuire  quelli  gran 
pregi  al  Conte  Raimondo  Berengario  ( chiamato  dai 
noftri  Italiani  fcrittori  col  nome  di  Berlingbieri) 
quafichè  un  folo  ne  fotte  (lato  di  quello  nome , 
ladove  ne  furono  fino  a cinque  ; parmi  qui  ne- 
cettario  , nonché  ben  fatto , di  porre  in  chiaro 
quello  punto  , che  riguarda  in  più  cole  l’iltoria 
letteraria  Italiana. 

AI  Conti  dArlety  i quali  per  due  fecoli  figno- 
reggiarono  la  Provenza  dall’  anno  900.  fino 
al  11 00.  di  Crillo  , ettendo  fucceduta  la  feconda 
fcbiatta  de * Conti  ( detti  anche  Marchefi  ) di  Proven- 
za , quella  vi  durò  145.  anni  dal  1 100.  fino  al  1 245. 
Onorato  Bouche  nel  libro  ix.  dell’  Illoria  di  Pro- 
venza di  tre  alberi  genealogici  , che  ei  porta  di 
quella  feconda  fcbiatta  regale  Aragonefe  de’  Conti, 
non  già  della  fola  Provenza  , ma  di  Catalogna  e di 
Barcelona , ci  dà  egli  il  terzo  pel  più  fondato  , dal 
quale  noi  abbiamo  cinque  Raimondi  Berengarj , tutti 

H 2 Conti 


Lift.  I.Càr.  XVIII. 


Pai.  337-  tdìx.t.  dii 
Gioliti . 


XVIII. 

Cinqne  Conti  di 
Provenza  , lotto  i 

J inali  hot  irono  gli 
crittori,  anche  Ita. 
Iiani,di  quella  lingua 
Romanza . 


Nifloirt  dt  Provette* 
«•  il./# U.  li.  taf.  1. 
fa^  ivo. 


Lib.  I.  Cap.  XVIII. 


Pat.  133. 


60  Della  Elo  qj;  e n z a 

Conti  di  Provenza  uno  dopo  l’altro  , non  però 
immediatamente  , perchè  ve  ne  furono  altri  di 
mezzo  , come  Raimondo , cognominato  lldefonfo  , o 
Alfonfo  I.  e dai  Provenzali  detto  Anfos , e Nanfa  , 
oltre  a Pietro  II.  amendue  Re  Aragonefi , e Ilde- 
fonfo  IL  e Sancio  con  altri , intorno  ai  quali  non 
accade  , che  io  mi  diffonda  . 

1 Raimondo  Berengario  I.  di  quello  nome , Con- 
te di  Provenza,  ebbe  in  moglie  Dolce,  figliuola 
di  Gilberto  ultimo  Conte  di  Provenza  della  prima 
f chiatta  : e cominciò  a dominare  nell’anno  1 100. 

2 Raimondo  Berengario  II.  figliuolo  del  primo , 
e padre  del  Alfonfo  I.  fu  detto  il  vecchio  per  ef- 
fere  flato  tutore  di  Raimondo  Berengario  III.  detto 
il  giovane , di  lui  nipote  , e figliuolo  di  Berengario 
Raimondo  fuo  fratello  . Il  fuo  dominio  ebbe  prin- 
cipio nell’anno  1131. 

3 Rannondo  Berengario  III.  nipote  del  fecondo  t 
già  mentovato  , ebbe  in  moglie  Richilde,  nipote 
dell’  Imperadore  Federigo  I.  dal  quale  in  Torino 
dopo  la  diflruzion  di  Milano  nell’anno  1162.  ad 
efclufione  di  Ugone  del  Balzo  , reflò  infeudato 
delle  due  Contee  , di  Provenza  , e di  Forcalchieri  : 
e il  Bouche  ne  ha  divolgata  l’inveflitura  . Il  No- 
flradama  a capi  il.  delle  Vite  de’  Poeti  Provenzali 
narra,  che  il  nuovo  Conte  di  Provenza  in  tale  oc- 
cafione  fece  lodar  Federigo  dalla  numerofa  corte__> 
de’  Tuoi  Trovatori  con  tanto  di  lui  gradimento  , che 
egli  fleffo  corrifpofe  con  un  madrigale  nella  mede- 
fimadingua  , in  cui  celebrò  i pregi  di  ciafcuna  delle 
nazioni , che  vi  erano  prefènti , e lodò  in  partico- 
lare la  danza  Trivigiana  . 

4 Quello  Raimondo  Berengario  III.  detto  il  gio- 
vane 7 fu  fnento  in  Nizza  dopo  aver  fignoreggiato 

dall’an- 


Italiana  6 1 

dall’ anno  1145.  al  1 1 76".  e appretto  lui  entrò  a 
dominare  in  Provenza  nel  1177.  Tuo  cugino  Piero 
Conte  di  Cerdagne  , figliuolo  di  Raimondo  Beren- 
gario IL  e fi  chiamò  Raimondo  Berengario  IV.  nè 
di  P lafciò  dipendenza  . 

5 Raimondo  Berengario  V.  Conte  di  Provenza  , 
figliuolo  d’Ildefonfo  II.  ebbe  in  moglie  Beatrice  di 
Savoja , e cominciò  a dominare  nell’anno  1209. 
La  quarta  figlia  loro  Beatrice  nell’anno  1245.  fi 
fposò  a Carlo  I.  Conte  d’Angiò , dipoi  vincitor  di 
Manfredi , e Re  di  Sicilia  , e della  Terra  di  qua  dal 
Taro , avendo  ella  portata  in  dote  al  marito  la  Con- 
tea di  Provenza  : donde  pofcia  il  caldo  genio  di  rima- 
re de’  Provenzali , col  mancar  della  corte  , mancato 
in  quelle  parti , pafsò  a far  lega  con  gl’  ingegni  Si- 
ciliani , già  per  altro  si  fortemente  inclinati  a fimile 
Audio  , che  il  Caftelvetro  fu  di  penfiero  , che  l’arte 
di  rimare  foffe  pattata  di  Sicilia  in  Tofcana , e an- 
che in  Provenza  . Ma  ciò  egli  atteri  per  vaghezza  di 
contradire  al  Bembo , anziché  per  fondamento  di 
fode  ragioni  , e di  neceffarie  teftimonianze  . Il 
VePovo  Uezio  ricercando  l’origine  delle  rime  , 
crede  , che  prima  i Normanni  le  portaffero  di 
Francia  in  Sicilia , e che  poi  di  Sicilia  fé  ne  veniffe- 
ro  al  rimanente  d’Italia , dappoiché  i Provenzali  col 
Re  Carlo  I.  pattati  in  Sicilia , alle  medefime  diede- 
ro maggior  corpo  , avendole  etti  prima  ricevute 
dagli  Arabi  della  Spagna  . Elle  poi  fi  attaccarono 
eziandio  ai  verfi  latini,  i quali  fra  noi  aveano  comin- 
ciato ad  etter  frequenti  in  rima  al  tempo  de’  Nor- 
manni , e affai  prima  degli  Angioini . L’albero  della 
dipendenza  di  Carlo  e di  Beatrice  , Conti  di  Pro- 
venza della  terza  Phiatta  , vien  portato  dal  Bou- 
chc  . A Raimondo  Berengario  V.  il  Pontefice  Inno- 

en- 


Lir.  I.  Cai  . XVU1. 


Corri  zie»  t *1  Dia» 
lego  dal  fateti 
i 7O.  J<M- 


Matti  Arto  caf. 
LXXYlU./é£.  I?(. 


Uh.  1*.  fitì.  ili. 


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JLra.  1.  cap*  XIX* 


xrx. 

Viri»  corti  . rrtll* 
«jtiili  fiorirono  fctit- 
tori  nclli  linjui  Ro- 
nuu  di  Fnncii, 
proferiti  incora 
dipi*  Italiani . 


Htuiim  fai  tj. 
«dia  i. 


Ta.  I.  IH.  il.  t»f. Tl. 
IH  ««• 


62  Delia  Eloqjjenza 

cenzo  IV.  da  lui  per  légno  di  onoranza  vifitato  in 
occafione  del  Concilio  I.  di  Lione , fece  il  dono 
folenne  della  Roja  d'oro , la  quale  il  Conte  dopo 
aver  offerta  per  divozione  alla  chiefa  cattedrale 
d’Ais  (mentre  per  altro  i Conti  di  Provenza  rifé- 
dettero  ancora  in  Arles  ) quivi  pafsò  all’altra  vita 
ai  xix.  di  Agoflo  dell’anno  1245.  e il  Pontefice 
concedette  indulgenza  a chi , visitando  la  niedefi- 
ma  chiefa  , pregava  Dio  per  l’anima  del  Conte  , 
ivi  fépolto  . 11  Breve  pontificio  , dato  in  Lione  ai 
x.  di  Aprile  del  1250.  lì  legge  predo  il  Bouche , 
notizia  con  molte  altre  sfuggita  a Carlo  Cartari 
nel  libro  della  Roja  d'oro. 

NOn  farebbe  gran  fatto  , che  per  l’addietro  in 
una  ferie  di  tanti  Principi  del  medefimo  no- 
me vi  foffe  corfo  talvolta  qualche  poco  di  equivo- 
co , maffimamente  efléndovi  flato  oltre  a quefli 
cinque  Rahnondi  Berengarj , anche  un  Berengario 
Raimondo  . Noi  di  tutti  penfammo  di  formare  il 
catalogo  a cagione  del  ritrovarfi  indeterminata- 
mente fcritto  , che  fotto  Raimondo  Berlingbieri 
Conte  di  Provenza  vi  furono  in  pregio  i profef- 
fori  della  lingua  Romanza , già  nsifta  di  Catalano  , 
e di  antico  Francefe  ; e per  avere  offervato  , che 
Monfignore  Uezio  nell'  Origine  de ’ Romanzi  mette  i 
Trovatori  di  Provenza  nella  fine  del  fécolo  x.  e la 
ftupenda  propagazione  di  erti  nel  feguente  féco- 
lo xi.  da  cui  non  difeorda  il  Bouche  , deducendo- 
ne ancor  egli  il  principio,  e la  fama  dal  ilio,  e 
in  quella  guifa  attribuendo  a tutti  cinque  i Rai- 
mondi Berengarj  tal  vanto  , con  l’efémpio  de’ quali 
non  folo  in  Provenza , ma  in  altre  corti  di  quelle 
contrade  fu  grandemente  favorita  e promorta  la 

glo- 


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Italiana  6j 

gloria  de’  dicitori  in  quella  lingua  Romanza  di 
varj  dialetti  . Il  Fauchet  vi  nomina  le  corti  di 
Riccardo  Conte  di  Normandia,  di  Erberto  Conte 
diTroja  e di  Sciampagna,  di  Tebaldo  Conte  di 
Blois  , di  Guglielmo  Conte  di  Guienna  e d’Aqui- 
tania  , e di  Goffredo  Conte  d’Angiò,  oltre  a quella 
de’  già  detti  cinque  Bercngarj  , lignori  di  Proven- 
za , di  Linguadoca  , e di  Catalogna . Anzi  il  quinto 
di  efli  dettò  ancor  egli  in  lingua  Provenzale  : e i 
Tuoi  componimenti  flanno  infieme  con  altri  nel  co- 
dice Vaticano  3207.  Ma  Dante  nel  Canto  vi.  del 
Paradifò  lo  taccia  d’ingratitudine  verfo  Romeo  di 
Villanuova , miniftro  generale  di  tutti  i Tuoi  flati. 
Però  il  Bouche  e Francefco  di  Mezerè  difendono 
il  Principe  , inoltrando  la  vera  qualità  di  Romeo  : 
fopra  il  cui  nome , che  per  altro  vuol  dire  ancor 
pellegrino , il  genio  Romanzetto  de’  Provenzali  in- 
ventò la  novella,  prefa  dipoi  per  cofà  vera  , e_» 
mefTa  in  credito  dalla  penna  di  Dante  , e da  Gio- 
vanni Villani  nel  libro  vi.  a capi  xcii.  della  Ifto- 
ria . Il  Noflradama  nelle  Vite  de’  Poeti  Proven- 
zali ragiona  di  queflo  Conte  Raimondo  Berenga- 
rio v.  a capi  xxviii.  e lo  Speroni  ancora  nell’Ora- 
zione per  la  pace  ad  Antonio  Re  di  Navarra  ne 
parla  con  lode  per  efTere  fiata  in  Provenza  al fuo 
tempo , e innanzi  a lui  per  molti  anni  una  corte  di 
gentiluomini  , Jimile  molto  all"  antica  del  Re  Artà 
(Ringhili erra  , Jenoncbì  in  quefta  t Provenzali  furono 
cavalieri  e poeti  . Il  medefimo  Speroni  gli  efàlta 
principalmente  per  avere  ne’  loro  componimenti 
Provenzali  non  tempre  cantato  delle  vanità  d’amo- 
re , e di  cavalleria , ma  pianto  il  generai  difonore 
de’  Principi  Crifliani  in  aver  negletta  Pimprefà  , 
che  far  doveano  del  ricuperamento  di  Terra  San- 
ta, 


Li*.  1.  Cap.  XIX. 

Lli.  I.  CDf.  17. 

f'*t-  il.  !»• 


Bombi  IH.  r*.  >3. 
il.  J.  IX 


Oratimi  fai . ft. 


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>* 


lift*  I.  CaP.  ).X. 


Hierote.  Perii  /ni- 
fi ore  s A ufi  ri  nei  10- 

W7CI  l-ag.i46.4H  7. 

dr  aliti . 


lèilne  ^oliati  to- 
mo ni.  lik.v  pag.Hg. 

Caflelvetre  Ceire- 
wiene  pag.  48. 


<?4  Dei,la  Elo  q_u  e n z a 

ta.  E in  effetto  lo  troviamo  verificato  ne*  codici 
Vaticani  3204.  e 52$ 2.  al  qual  propofito  io  farò 
qui  rimembranza  di  due  Italiani , che  fcriffero  in 
tale  argomento,  e furono  Lanfranco  Cicala  Geno- 
vefe  , e Bartolcmmeo  Giorgi  Veneziano . Quello  fe- 
condo , il  quale  fu  amico  di  Bonifacio  Calvo  , e 
Cartellano  di  Corone  e di  Modone  in  Morea  per 
li  Veneziani  dopo  fèguita  la  pace  tra  elfi  e i Geno- 
vefi,  de’  quali  il  Giorgi  fu  vii.  anni  prigioniero  , 
tra  le  fue  canzoni  morali  una  ne  fcrifle  per  la  detta 
ricuperazione  di  Terra  finta  , e un  altra  in  morte  , 

di  Federigo  il  Bello  Auftriaco  , figliuolo  dell*  Im- 
peradore  Alberto  I.  e competitore  di  Lodovico  IV. 
di  Baviera  : il  qual  Federigo  morì  ai  xm.  di  Gen-  • 
najo  dell’anno  ijjo.  cola  qui  da  me  avvertita, 
perchè  può  fervire  a inoltrarci  il  tempo  , nel  quale 
il  Giorgi  col  fuo  nome  onorava  la  celebre  fchiera 
de’  Trovatori  Provenzali  , gli  ferini  de’  quali  con 
le  lor  Vite  , come  ftanno  ne’  codici  Vaticani , fa- 
rebbe dcfiderabilc , che  dopo  tanti  fècoli  ufeiffero  1 

in  luce  : cofa  già  meditata  dal  Bembo , fecondochè 
abbiamo  da  una  fua  lettera  ad  Antonio  Tebaldeo  . 

Ma  vi  Infognerebbe  l’affiftenza  di  perfona,  fimile  1 

al  Bembo  , il  quale  , al  dire  del  Varchi  nella  Ora- 
zione in  fua  morte  , pofledette  appieno  tal  lingua . I 


X X. 

Sorgilo  Mimon- 
no  , fcrittore  in  lin- 
gua Provenzale» 


H./eriti  Mammina 
Ut. 


Q? 


Uì  ragion  vuole  , che  fi  faccia  rammemo- 
ranza  particolare  di  Sordcllo , Cattano  , Si- 
re della  rocca  del  Goito , e nato  nell’ 
anno  11 S9.  fecondo  Bartolommeo  Platina  nel  li- 
bro 1.  deU’Iftoria  di  Mantova.  Nella  Vita,  prèpo- 
rta  alle  fue  Canzoni  Provenzali  ne’  codici  Vaticani ,' 
fi  legge  , che  egli  per  gratificai  la  cafa  d’Onara , 
cioè  i due  fratelli  Alberigo  , ed  Ezzelino  il  Tiranno, 

detto 


j 

I 


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Italiana  65 « 

detto  comunemente  dai  noftri  fcrittori  volgari  Az- 
zolìno  , e dai  Provenzali  Icelin  , e cognominato 
dalla  iignoria  di  Romano  , cartello  della  Marca  Tri- 
vigiana  , ricondurti  ai  medesimi  Cuniffa  , loro  To- 
rcila , toltala  al  Conte  Ricciardo  da  san  Bonifacio, 
di  lei  marito  , il  quale  nell’anno  1236.  reggea 
Mantova  contra  Ezzelino , allo  fcrivere  del  Monaco 
Padovano  . Il  Platina  riferifce  altre  cole  di  Sor- 
delio  j ma  noi  parlandone  tralcorrentemente  , ci 
vogliamo  attenere  a quelle,  che  ci  lomminiftrano 
i codici  Provenzali  , donde  fi  ha  pure  , che  egli  per 
tema  del  Conte  da  San  Bonifacio , c forlc  ancora  di 
Ezzelino  ftelTo  , per  quello  , che  ne  dice  Rolandino 
Iflorico  di  que’  tempi  , fi  rifuggì  nella  corte  di 
Provenza  fiotto  il  Conte  Raimondo  Berengario  V. 
dove  prefie  moglie , e avuto  un  cartello  , vi  ficrifle 
tra  le  altre  cofie  un  poema  funebre  in  morte  di 
Blancafib  Baron  di  Provenza  , in  cui  figrida  tutti  i 
principi  Criftiani  : e il  Nortradama  ne  dà  l’eftratto 
a capi  xl vi.  Dante  , pratichirtìmo  delle  cofie  più 
rilevanti  d’Italia  , il  qual  milc  Ezzelino  nel  Can- 
to xii.  dell’  Inferno  , diè  luogo  ^Cunijfa  nel  Can- 
to ìx.  del  Paradifio  , e a Sordcllo  nel  Canto  vi.  del 
Purgatorio,  di  cui  fece  onorevol  menzione  ancora 
nel  libro  de  Vulgarì  eloquentia  . L’aver  mentovata 
la  cafia  di  Onara , in  latino  Honaria , già  cartello 
famofò  del  contado  di  Padova  , mi  ritorna  alla  me- 
moria un  parto  corrotto  del  Boccaccio  in  fine  del 
Canto  xiii.  dell’Amorofia  vifione , ove  dopo  anno- 
verati alcuni  Tiranni , come  Pijijlrato , e Gerone  Si- 
racufiano  , così  fioggiunge  nelle  copie  ftampate  ; 

Ma  di  Navarra  Azzolin  pi  cojloro . 

I Cel- 


Lu.  I.  C*p.  XX. 


Cbroniccrt  flt.r.  pai. 
fSj.  «di'/.!.  Xlìjlìjii  . 


Cbreuinn  IH.  I. 
citf.  III. 


Poi-  ir- 


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66  D E,L  L A E L OQJJ  E N Z A 

ti»,  i.  cip.  xxT  Cello  Cittadini  nelle  note  a penna  (opra  l’edizione 
fattane  in  Venezia  prelTo  il  Giolito  nel  ijjS.  fcri- 
ve  così  nel  margine  : chi  è cojìui  ? Si  rilponde  al 
Cittadini , che  egli  è Azzolino  da  Ottura , c che  il 
verfo  ha  da  dire  , 

Ma  d'Onara  Azzolin  dopo  co/loro  . 

Andrea  Calvo  , che  fece  la  prima  edizione  di  quel 
poema  in  Milano  nel  1521.  non  intendendoli  no- 
me proprio  di  Honara,  vi  leflfe  Navarra , e poi  fi  pre- 
fe  la  confidenza  di  aggiuftare  il  verfo  a fuo  modo  . 
Così  Onora  pafsò  facilmente  in  Navarra  : e così 
pure  fomiglianti  difordini  accadono  fpelTo  qualora 
chi  maneggia  gli  fcrittori  e latini , e volgari  de’ 
fecoli  baffi , è poco  pratico  della  geografia  e dell’ 
Moria  de’medefimi.  Dianzi  ufcì  alla  luce  una  pic- 
cola Cronaca  particolare  molto  efatta  e diflinta  ; ma 
nelleuiote  s’incontrano  alcuni  errori , fimili  a quel- 
lo di  Navarra . Per  efempio  vi  fi  nomina  Venzone  , 
Terra  del  Friuli  , detta  già  in  latino  Vendo , e__» 
Avendo , e ora  Venzonum  , nello  flato  de’ Venezia- 
ni, e in  Italia,  intorno  al  qual  luogo  chi  fcrilfe 
le  note  , vi  commife  tre,  o quattro  notabili  sbagli 
..in  quelle  poche  parole  : monte  di  Venzone  , lat.piut 
mons  : monte  della  Corniola  preffo  al  fiume  Venzone 
nel  Friuli . Ella  è Terra  , e non  monte  : e il  Ducato 
del  Friuli , in  latino  Forum-*] ulti , e altra  volta  Ve- 
netia  infet  tar , Ila  pollo  in  Italia , e non  in  Corniola  , 
provincia  fuori  d’Italia  , volgamente  chiamata  il 
Cragrto  , e anticamente  Pannonia  I.  Il  fiume  poi , o 
torrente  , chiamafi  Venzonajfa , e non  Venzone . Più 
oltre  vi  fi  nomina  Portogruaro , altra  nobil  Terra 
pure  del  Friuli,  bagnata  dal  fiume  Lemine,  ove 

rific- 


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\ 


Italiana  6y 

✓ rifiede  il  Velcovo  di  Concordia  : e da  Venezia  per  m.  i.  ca».  xxi. 
acqua  vi  fi  va  in  un  fol  giorno . Anche  quella  Terra 
vien  trafportata  nella  Corniola  , dove  l’autor  delle 
note  pare  , che  abbia  qualche  podere  . Ma  gli  al- 
trui errori  , i quali  è lempre  bene  emendare , aven- 
doci tratti  alquanto  fuori  di  ftrada  , ora  vcggia- 
mo  di  riporci  in  cammino  . 

xxr. 

DUnque  , tornando  al  noftro  intendimento , fi  Amichiti  dei  **• 
vede,  che  per  lo  grande  ftudio  , fatto  lungo  *"** 
tempo  fopra  la  lingua  Romanza  della  Gallia  Narbo- 
ncfe  in  Corte  di  tutti  cinque  i Raimondi  Beren- 
garj  , ma  in  particolare  fiotto  l’ultimo  , ne  nacque  , 
che  i Provenzali  riportarono  l’elogio  di  Trovatori , 
e che  a loro  elèmpio  molti  di  varie  nazioni , e prin- 
cipalmente Italiani  , nonché  il  rimanente  de’  Tran- 
cefi , e anche  i vicini  Spagnuoli  , di  tale  applaudito 
ftudio  invaghiti , fi  diedero  ancor  elfi  a poetare  , e 
a romanzare  largamente  in  verfi  e in  profa  per  ogni 
contrada  , porgendone  loro  , fecondo  me  , copiolà 
materia  l’iftituzione  de’  cavallerefichi  tornei  , fic- 
come  dirò  più  avanti  . De’  Francefi  fùciò  notato 
dal  Velcovo  Uezio  nell’Origine  de’  Romanzi  : e 
degli  Spagnuoli  lo  Icrive  l’Arciveficovo  Pietro  de 
Marca  nella  Iftoria  del  Bearn  membro  illuftre_* 
dell’antica  Aquitania;  poiché  nel  libro  il.  a capi  vi.  *"  *•*”• 
egli  tiene,  che  qualche  fecolo  prima  dell  anno  i ioo.  »«• 
nel  quale  , a parer  fiio  , Giuliano  Arciprete  di  To- 
ledo compofie  la  fiua  Cronaca  , folfie  già  in  eflere 
in  quelle  parti  la  ftoria  favolofia  , attribuita  a Tar- 
pino , appellato  altramente  col  fiuo  vero  nome  Til- 
pino . Ma  che  quella  Cronaca  di  Giuliano  ita  finta,  lo  */«•<**«  hì fin» 
ha  moftrato  Niccolò  Antonio  . Però  l’importante  fi  /,4'ri,‘  tMt‘ 
è , che  il  Marca  ha  per  fiermo  , che  quello  Roman- 

I 2 zo , 


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Lir.  I.  Gap.  XXI. 


P.pnk/trdat  in  Vita 
CsreH  enp.  IX. 


De  rebus  Hifiattim 
ab.  iv.  cap.  x. 


Lib.  iv.  fai.  16.  in 
Andre*  Se  botti  Hi • 
/pania  Muffirai*  te- 
rni iv. 


<J3  Della  Eioquenza 

zo  , appellato  le  Roman  de  Tarpin  tra  limili  Icrit- 
ture  Francefi  a penna  predo  il  Ducange  , folle  com- 
porto in  Ifpagna  verlo  il  fecolo  x.  a fine  di  avvan- 
taggiare con  tal  mezzo  le  glorie  di  quella  nazione 
per  aver  nelle  anguftie  de’  Pirenei  fra  le  monta- 
gne di  Roncifvalle  disfatta  la  retroguardia  dell’ 
armata  di  Carlo  Magno  nell’  anno  778.  ove  tra  gli 
altri  , annoverati  da  Eginardo  , cadde  eftinto 
Rolando , prefetto  della  corta  Britannica  , chiamato 
dai  noftri  con  la  trafpofizione  della  prima  lettera , 
Orlando.  Ora  il  Marca  riflette,  che  lungo  tempo 
appreffo  a quefta  disfatta , la  quale  ai  popoli  di 
quelle  parti,  come  a ribelli  di  Carlo  Magno,  re- 
cò più  ignominia  , che  onore  , la  vanità  umana 
rivolle  il  pcnficro  ad  attribuirli  il  trionfo  de’  xu. 
Pari , o Paladini  di  Francia,  quantunque  nè  allora  , 
e nè  anche  d’indi  a molti  e molti  anni , quella  bri- 
gata foffe  in  rerum  natura . La  colà  venne  poi  fo- 
mentata in  maniera  più  fplendida  per  le  invenzioni 
favolofe  , fcappate  fuora  finto  nome  di  Tarpino , 
Arcivelcovo  di  que’ tempi,  e di  una  delle  chicle 
più  cofpicue  di  Francia . Roderigo , eletto  Arci- 
velcovo di  Toledo  nell’anno  1208.  fi  lafciò  talmen- 
tè  ingannare  dal  pretefo  Tarpino  di  Rems , che_» 
pafsò  a Icrivere  , non  aver  Carlo  Magno  in  quelle 
parti  fatta  veruna  conquifta  , anzi  ellervi  fiato  bat- 
tuto nel  palfare  in  Navarra  per  lo  famofo  luogo  di 
Roncifvalle  tra  i monti  Pirenei . Ma  dall’altro  can- 
to Luca  Tudenfe , continuatore  della  Cronaca  di 
santo  Ifidoro  fino  all’anno  1236.  attefta  tutto  il  con- 
trario , cioè  a dire  , che  quel  monarca  pafsò  benifi- 
fimo  i Pirenei , e che  vi  foggiogò  i Goti  , e gli  Spa- 
gnuoli  di  Catalogna , Gualcogna , c Navarra  . E 
chiunque  abbia  qualche  perizia  di  arrivare  a diftin- 

•gue- 


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Italiana  69 

guere  il  vero  dal  fallo , liberamente  confetta  dopo 
il  Cardinal  Baronio  , che  l’Iltoria  di  Tarpino  , lati- 
namente inferita  da  Giulio  Reubero  fra  gli  fcrit- 
tori  Germanici , è uno  fpacciato  ed  effettivo  Roman- 
zo : e per  tale  ella  palla  ancora  apprelfo  i noltri 
poeti , Luigi  Pulci , il  Conte  Matteo  Maria  Bojardo  , 
e Lodovico  Ariojìo  , i quali  della  fua  autorità  non 
da  buon  lenno , ma  per  ilcherzo  e poeticamente  li 
vallerò. 

CHe  però  affai  prima  di  quelli  celebri  autori  il 
fovrano  poeta  Dante  abbia  avuta  cognizione 
pienilfima  di  Tarpino , lo  raccogliamo  da  tre  luo- 
ghi , poco,  olfervati , della  fua  Commedia  . Il  pri- 
me è nel  Canto  xxxi.  dell’  Inferno  , ove  allude  al 
corno  eburneo  di  Orlando , mentovato  da  Tarpino  , 
quando  racconta, che  Carlo  Magno  per  tradimento 
di  Gano  , o Ganelone  , come  lo  dice  Tarpino , in 
Roncifvalle  fu  rotto  da  Marfiglio  Re  de’  Saracini 
di  Spagna  : 

Là  nella  dolorojà  rotta , quando 
Carlo  Magno  perdi  la  J anta  gejla , 

Non  fonò  sì  terribilmente  orlando. 

L’altro  luogo  è nel  Canto  xxxii.  pur  dell’Infer- 
no , in  cui  Dante  fra  gl’  infigni  traditori  colloca 
Ganelone  , da  Turpino  rapprelèntato  per  tale  : 

Gianni  di  Soldanier  credo  , che  fa 
Più  là  con  ganelone;  e Tribaldello , 

Che  aprì  Faenza , quando  fi  dormia . 

Pietro  figlio  di  Dante  nel  Comcnto  MS.  a quello 
luogo  , feri  ve  così  : Ganelonus  de  domo  Maganti* , 


LiiuI.  CaP.XXII. 
A.D.  Sii.  5.  xtiii. 

Tc.  i.p.ig.  st. 


XXII. 

Rtm/tnzti  di  Turpi . 
»•,  gii  noto  ■ Dan- 
te . , 


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70  Della  Eloquenza 

lib.  i.  Cip.  xxii.  prodìtor  Karoli  Magni , ér  fu*  comitive . Il  Velco- 
vo  di  Foligno  Federigo  Frezzi  nel  libro  il.  del  fuo 
Quadriregio  , o Poema  de’  regni , a capi  xvi.  mette 
pur  Gano  fra  i traditori  infieme  con  Giuda  : 

Quanti  Gatti  fon  qui  , e quanti  Giudi  ! 

Così  credo , che  naturalmente  debba  leggerfi , e 
non  Giani  , come  fi  legge  nella  bella  edizione  , 
fattane  ultimamente  in  Foligno  . Similmente  nel 
Romanzo  di  Tarpino  a capi  xxm.  Ganclone  , cioè 
Gano  , pel  tradimento  lì  fa  fimile  a Giuda  . Udiamo 
il  terzo  luogo  di  Dante  , che  è nel  Canto  xvm. 
del  Paradifo  : 

Coti  per  Carlo  Magno  , e per  orlando 
Duo  nè  fcguì  lo  mio  attento  Jguardo , 

Come  occhio  Jegrte  fuo  falcon  volando  . 

Quelli  palli  ci  fanno  chiaramente  comprendere  , 
come  in  tempo  di  Dante  , cioè  nel  1300.  il  Roman- 
zo di  Turpino  era  notiflìmo  per  l’Italia  j dove  pure 
il  nome  eroico  di  Orlando , o Rolando  fu  antica- 
mente adottato  da  principali  famiglie  , e fra  le 
altre  da  quelle  de’  Conti  di  Collalto  , già  Signori  di 
Trivigi , e de’  Pallavicini , e de’  RoJJì , già  Signori 
di  Parma  . Nelle,  antiche  lettere  di  Fra  Guittone 
Cavaliere  Gaudente , che  le  Icrilfe  in  volgare  affai 
prima  di  Dante , e ora  le  ha  date  in  luce  il  Signor 
Dottore  Giovanni  Bonari  , dotto  e ftimatiÌTìmo 
amico  mio  , la  xxxi.  è Icritta  a un  Orlando  da 
Chiufi  . Il  Romanzo  di  Turpino  fu  noto  ancora  a 
Filippo , nipote  di  Giovanni , e figliuolo  di  Matteo 
Villani , poiché  da  quello  egli  traile  quanto  Icri- 

ve 


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» Italiana  7 1 

ve  della  cafa  di  Baviera  nel  libro  xi.  dell’  Moria 
a capi  lxxviii.  Anzi  fin  nel  lecolo  xi.  vi  fu  Ro- 
lando Velcovo  di  Trivigi  , {climatico  , e {comuni- 
cato dal  santo  Pontefice  Gregorio  VII.  cui  Gio- 
vanni Bonifacio  con  doppio  errore  chiama  Arealdo , 
e il  fa  contrario  a Guiberto  Antipapa,  di  cui  fu 
acerrimo  partigiano  . Nel  tempo  fteflo  Vincenzio 
Borghini  ci  ricorda  pure  un  Rolando  di  Federigo  : 
e tal  nome  fu  proprio  ancora  di  Alelfandro  III. 
prima  del  pontificato  . Così  appreffo  dimoftrere- 
1110  , che  più  cafe  cofpicue  delle  contrade  Italiane 
per  grandigia  ufarono  i nomi  celebri  degli  Eroi  , 
celebrati  nell’altro  famofo  Romanzo  della  Tavola 
ritonda  . 

MAteria  relativa  a Turpino  fi  è l’altro  vecchio 
Romanzo  Italiano  de’  Reali  di  Francia  , di 
cui  Lionardo  Salviati  nel  libro  il.  del  tomo  1.  de- 
gli Avvertimenti  a capi  xn.  allega  un  codice  , 
ferino  nell’anno  1350.  Il  titolo  del  libro  legue  la 
frale  latina  della  baflfa  latinità  , in  cui  Regala  li 
dilfero  \ figli  dei  Re  , e i Regoli  , e lomoflrano  gli 
efempj  predo  il  Ducange  nel  Gloflario . Il  Borghini 
a quello  libro  dà  il  nome  di  vecchi  Annali  > forfè 
perchè  comincia  dall’  Imperador  Collantino  . Celiò 
Cittadini  nelle  Origini  della  Tofcana  favella  a ca- 
pi v.  lo  chiama  opera  antichijfima  , e della  prima 
lingua  : e il  Menagio  fenza  nominare  il  Cittadini, 
nelle  fue  Origini  lo  trafcrive  . Da  quello  libro  de’ 
Reali  di  Francia  , di  cui  fi  vede  una  vecchia  edi- 
zione , fatta  in  Venezia  da  Crifiofioro  de  Ronfi:  da 
Mandello  nell’anno  1499.  *n  foglio  , gli  Accademi- 
ci della  Crulca  in  una  nota  al  Canto  xxxi.  del 
Paradifo  pajono  inclinati  a credere , che  Dante—» 

pren- 


Lib.  I.  Cap.  XXIIL 

Ctnci/.  to.  r.  pag. 
3S1.  tdit.  1.  Labbei . 

JI3.1  SanSorum 
Maii  to.vi.pag.ifg. 
•JT* 

Ifloria  Trivigiana 
Itb.  Il .pttg.  137. 

Di/torjì  tomo  il. 

pag.g)t. 


XXIIF. 
Amichiti  del  Re* 
manzo  de’  Reali  di 
Francia  , gii  noto  * 
Dante  • 


Di/corfi  to.  1.  fdg.  f. 


Pag.  «a.  tdìg.  il. 
Origini  v.  coraggio. 


Lis.  J.  CAi  .iJClII. 


Va$.  atf. 


V.  Oriflamme . 
Pag.  31. 


«f.  D.  fiif»  a pud 
Ducbt/n  nm  te.  v. 
t*l-  )9' 


72  Della  Elo  q_u  e n z a 

prendere  il  nome  d 'Orifìamma  , ovvero , come  egli 
dice  , Orìafiamma  , che  è il  volgare  del  latino  Au- 
reafiamma , applicandolo  alla  beata  Vergine  . In- 
torno a tal  nome  , che  lignifica  la  bandiera  di 
zendado  vermiglio  , o fia  il  labaro  e Jlendardo  della 
regai  Badia  di  san  Dionigi , folito  già  portarli  in 
guerra  dagli  avvocati  e protettori  di  quella  Badia  , 
e polcia  dai  Re  di  Francia,  divenuti  proprietarj 
de’  beni  di  elfi  avvocati , il  Ducange  ha  fatta  una 
egregia  Dififertazione  , che  è la  xvìii.  fopra  Tuto- 
ria del  Re  san  Luigi  , comporta  in  antica  lingua 
Francete  da  Giovanni  di  Gioinvilla  : e il  Padre  Don 
Bernardo  di  Monfalcone  promette  eziandio  di  trat- 
tarne nella  Clafife  1 v.  de’  Tuoi  Monumenti  della  Mo- 
narchia Francefe . Frattanto  può  vederfi  anche  il 
Menagio  nel  Dizionario  etimologico . Il  Pignoria 
nello  Spicilegio  al  Muffato  parlando  dell’  Orijìam- 
ma  , fi  rimette  a un  trattatello  di  Ottavio  Roffi  Bre- 
fciano  fopra  di  elfa . I ver  fi  , ove  Dante  ne  favella, 
fon  quelli  : 

Così  quella  pacifica  orìafiamma 

Nel  mezzo  fi  avvivava  , e da  ogni  parte 

Per  ugual  modo  allentava  la  fiamma. 

Chiama  la  beata  Vergine  Orìafiamma  , che  vuol  dir 
facra  bandiera  , dietro  alla  quale  militano  i beati  , 
perchè  Taltra  Orifìamma  precedeva  a tutti . La 
chiama  pacifica  per  opporla  a quell’  altra  , la  qua- 
le era  bellica  : vexillum  beati  Dionyfii , quod  omnes 
pr eccedere  in  bella  debebat , dice  Rigordo  , il  quale 
elfendo  cappellano  di  Filippo  Augurto  Re  di  Fran- 
cia , Icrilfe  in  profa  TIftoria  delle  fue  imprele  , che 
poi  Guglielmo  Britone  Aremorico  milè  in  verfo  i 

L’afta 


Italiana  7 $ 

L’afta  era  dorata , e la  bandiera  vermiglia  , e in  lu.lcap.xxui. 
figura  di  fiamma , detta  perciò  dagli  fcrittori  de’ 
fecoli  baffi  fiammulum  , e flammula  : ed  era  fintile 
a que’ lunghi  gonfaloni , o ftendardi , che  in  Italia , imiittm’. 
e altrove  alzati  fi  portano  avanti  nelle  proceffioni 
(blenni . Udiamo  , come  in  fuo  linguaggio  lo  (pie- 
ga l’accennato  Guglielmo  nel  poema  iftorico  della 
Filippide  lib.  xi.  v.  32. 

A]f  regi  fati:  ejì  tenue:  crifpare  per  aura: 

VEXiLLUM  fìmplcx  , cendato  Jimplice  textum  , 

Splendori:  ri/bei  , letama  quali  ter  uti 
Ecclejìana  folet  certi:  ex  more  diebu:  : 

Qued  q u uni  fiamma  babeat  vulgariter  aurea  nomen , 

Omnibn:  in  belli:  babet  omnia  figna  fruire  : 

Qiiod  regi  profilare  folet  Dionyfiu:  abba: 

Ad  bellum  quotie: Jumti:  proficifcitur  armi:. 

Giovanni  Villani  nel  libro  xir.  dell’ Iftoria  a ca- 
pi lxxxv.  così  favella  di  quella  ntedefimo  fatto 
di  Filippo  Augufto  , dcfcritto  dal  poeta  Guglielmo  : 
fece  trarre  di  :an  "Dionigi  l'infegna  d oro  e fiam- 
ma , la  quale  per  ufanza  non  Ji  trae  mai , Jenon  a 
grandi  bi fogni  e neccjfitadi  del  Re  , e del  reame  : la 
quale  è addogata  d'oro  , e di  vermiglio  . Però  il  Vil- 
lani s’inganna  in  fupporre  , che  1 ' or  fiamma  ( a 
riferva  dell’afta  ) folle  addogata  , cioè  lìfiata  d oro  , 
quando  era  tutta  vermiglia  . Gerardo  Giovanni 
Vofiìo  mette  Guglielmo  fra  gli  fcrittori  di  tempo  tn-  »°r- 
incerto.  Ma  Criftoforo  Sandio  olfcrva,  chedivul-  Seta  in  ViJfHai 
gò  il  fuo  libro  nell’anno  1224.  e Tommafo  Rei-  tH‘  ,f,m 
nefio  prima  del  Sandio  già  lo  avea  pienamente  ino- 
ltrato nel  libro  ni.  a capi  x. delle  Varie  lezioni, 
dove  illuftrò  più  luoghi  di  quello  Poeta  innanzi 

K che 


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Lh-.LCaf.  XXill. 


Tiifijk  i.  del  domi - 
rtio  della  santa  Sedi 
tn  Cornacchie  cap. 
*lr,/4X*  »**• 


Ad  a SanHorum  or • 
dntis  san  Vi  Bene - 
d'BifucHio  ir. 


74  Delia  £lo  qjj  e n z a 

che  fi  folte  per  anche  veduto  il  Contento  di  Gafpe- 
ro  Bartio  . E di  vero  Guglielmo  nel  libro  x.  parla 
dell’  invafione  de’  patrimonj  di  san  Pietro,  fatta 
dall’Imperadore  Ottone  IV.  con  la  prefa  di  Vico  , 
Vetralli,  Viterbo,  Montefiafcone,  Acquapendente, 
Radicofani , e san  Quirico  : le  quali  colè  accaddero 
nell’  anno  1 209.  conforme  fi  è altrove  narrato . 
Guglielmo  poi  dedicando  il  poema  a Lodovico 
primogenito  del  Re  Filippo  Augulto , dice  di  dri- 
ver colè  , da  sè  vedute  : 

Cur  ego  qua  novi  , proprio  qua  limine  vidi  , 

Non  aufim  magni  magnolia  fcribere  regii  ? 

Non  avendo  però  i Re  Franchi  , fecondo  il  Ducan- 
ge , portata  in  guerra  Yorifiamma  prima  del  lèco- 
lo  xi.  di  qui  ne  nalce , che  il  Romanzo  d e? Reali  di 
Francia , in  cui  lè  ne  parla  , fu  Icritto  dappoi  : e 
lèmbra  , che  di  e(to  libro  intenda  il  Boccaccio  nel- 
la Novella  vm.  della  Giornata  vi.  temendo  , che 
una  certa  donna  era  sì  altera , che , fe  fiata  fojfe  de' 
reali  di  Francia  , farebbe  flato  foverchio  . Ma  (è 
tal  libro  con  quel  ai  Tarpino  è sì  antico,  e rican- 
tato in  Italia  , quello  lècondo  il  fu  anche  maggior- 
mente di  fuori , come  tolto  vedremo  . Nel  depo- 
fito  di  Otgerio  ( che  è 1’  Uggeri  di  Tarpino,  e de’ 
noltri  romanzatoti)  nel  moniftero  di  sanFarone 
nella  diocefi  Meldenfe,  fi  veggono  intagliati  Or- 
lando , e Alda  tua  moglie  prelfo  il  Mabillone , il 
quale  negli  Atti  de’  Santi  Benedettini  ne  ha  pub- 
blicata la  memoria  . 


Que- 


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* Italiana 


75 


QUefto  celebre  autore,  io  dico  il  Mabillone  , 
in  altra  opera  Tua  applaudendo  al  Marca  per 
■"avere  fcoperti  i natali  del  menzognero  Tur- 
pino  , feri  ve  , che  intcrcjl  aliqu  arido  noffe  edam  fa - 
bularum  antiquitatem  & originerà . Però  in  que- 
llo dilcoprimento  non  è la  gloria  tutta  del  Marca; 
imperciocché  molti  anni  prima  di  lui  Papirio  Maia- 
lone avea  già  {coperta  l’età  di  Tarpino , deducen- 
dola ne’  Tuoi  Annali  di  Francia  dal  lecolo  x.  poco 
apprelTo  all’  Imperio  di  Carlo  Calvo  . E quantun- 
que Arnaldo  Ojenarto  levi  a Tarpino  qualche  (eco- 
io  di  antichità  ; nientedimeno  il  fa  nato  prima 
del  1200.  E come  vogliamo  ben  conftderare  il  paf- 
fo  , in  cui  egli  fi  fonda , che  è di  Gaufredo  , Prio- 
re della  Badia  Vofienfe  , nella  prefazione  al  fuo 
proprio  codice  'di  Tarpino  , già  di  Giovanni  Cor- 
defio  Canonico  di  Limoges  ( della  cui  rinomata 
libreria  formò  il  Catalogo  Gabriello  Naudeo)  noi 
Vedremo  ben  torto  , che  l’Ojenarto  nulla  toglie 
all’  antichità  del  favololo  Tarpino  , ma  che  anzi 
per  lo  contrario  ve  la  ftabilifce  . Quivi  Gaufredo 
prima  dell’ anno  1200.  lcrivcndo  la  fila  prefazione 
racconta  , qualmente  eflendogli  arrivato  di  Spagna 
allora  frefeamente  , nuper  , un  codice  dell’ Iftoria 
di  Tarpino , egli  l’aveva  ingenti  Jìudio  fatto  tra- 
fóri vere  , emendandolo  , e ripulendolo  egli  fteflo  , 
per  trattarli  di  un  libro , dinanzi  in  quelle  parti 
ignorato:  maxime  quod  apud  nos  ijìa  latuerant  ha- 
ffenuSj  a rilèrva  di  quanto  ne  fpargeano  i ciurma- 
dori'nelle  loro  canzoni . Soggiunge  Gaufredo  , che 
la  fcrittura  del  codice  originale,  di  cui  parla,  era 
per  la  fua  vecchiezza  sì  guafta , e quafi  cartata , che 
v’impiegò  grandiflìma  fatica  infupplirla  e correg- 


K 2 


ger- 


Lin.  L Cip.XXIV. 

XXIV. 

Il  Remanto  di  Tur. 
Rim  Tieni  di  Spi- 

AnahSa  tomo  iv. 
tal-  óo. 


Annuiti  Framt- 
mm  IH.  i|. 

«di*,  il. 


Ojbtntrti  Kitina 
tutta/qut  Vajconi* 
lib.nl.  caf. 

397.  «dii.  1. 


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ji,IB.  I.  CAP.  XXIV. 


biilitibtta  le.  il. 
t“f  ì}«- 


nutrii*  f,,t, 


76  Delia  Eloquenza 

gerla , non  però  in  torvi  le  cofe  fuperfiue  , ma  in 
aggiungervi  quelle  , che  vi  mancavano  . Tutto  ciò 
ei  dice  di  far  Capere  ai  Canonici  della  chiela  di  san 
Marziale  di  Limoges  ( a’ quali  indirizza  la  mede- 
fima  prefazione)  affinchè  niun  creda,  che  in  farlo 
egli  abbia  voluto  detrarre  alle  glorie  di  Turpino  , 
autore  del  libro . Ma  farà  bene  portar  le  parole 
ftelTe  diGaufredo,  già  noto  ancora  per  la  Cronaca 
da  lui  fcritta  nell’anno  1 1S4.  e divulgata  dal  Padre 
Filippo  Labbe  : quia  vero  Jìriptura  ipfa  fcrip forum 
vitto  depravata  , ac  pene  dcleta  fuerat , non  Jine  ma- 
gno Jìudìo , decorando  corrcxi  , non  fttperjiua  fub- 
trabem  ,fed  qti£  necejfaria  deerant  ( nel  tetto  dell’ 
Ojenarto  fi  legge  aderant  per  isbaglio  ) adden: , ne 
qui:  meputet  reprehendere  inclytae  laudi:  Turpinum  , 
qui  fe  infraferipta  fcripfijje  fatetur . Or  chi  da  tali 
parole  non  vede , che  il  codice  , capitato  novella- 
mente di  Spagna  a Gaufredo  prima  dell’anno  1200. 
non  era  già  nuovo , ma  antico  , dachè  la  fcrittura 
di  cfTo  appariva  sì  depravata  , e deleta  , che  vi  volle 
cotanto  fludio  per  trarne  una  copia  corretta  , e 
ben  fatta  : non  Jine  magno  Jìudìo  , decorando  corrcxi  ? 
L’età  del  codice  dovette  giungere  almeno  al  1 100. 
Ed  è notabile,  che  a Gaufredo  ei  venne  di  Spa- 
gna , ex  Hefperia  : e che  prima  dallora  in  quelle 
parti  Aquitaniche  non  fi  fapea  delle  maraviglie  , 
narrate  da  Turpino,  fènon  quel  tanto  , che  nedi- 
ccano  i giocolari , e i commedianti  : la  qual  cofa 
però  ci  fa  parimente  comprendere  , che  dinanzi  ve 
ne  era  trapelata  qualche  notizia  . Qui  non  è male 
avvertire  , che  un  codice  latino  antichifiimo  di 
Turpino  col  nome  di  Tilpino  fi  cita  dal  Padre  Giam- 
batifta  Belli  nelle  Dilatazioni  ftampatein  Tolofa. 

In- 


/ 


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77 


Italiana 

> ' * ' * * * 

, / * • * 

INtorno  pure  all’  antichità  di  quello  Romanzo  di 
Tarpino  è colà  notabile,  che  Papirio  Malfone,  il 
quale  fu  il  primo  a fubodorarla , lo  diede  per  com- 
porto ab  homine  ociofo  in  juventutis  grati  am  apprcf- 
fo  all’Imperio  di  Carlo  Calvo,  che  vuol  dire, 
giufta  il  parere  di  Cario  Cointe , dopo  Frodoardo 
là  verfo  la  fine  delfecolo  x.  li  Maflfone  allega  un 
codice  di  Tarpino  della  libreria  regia , antiqua  ac 
pene  obfoleta  Gallorum  lìngua , vetuflijfimifquc  cha - 
ratteribus . L’antichità  del  Romanzo  viene  ancor  fa- 
vorita da  Guglielmo  Malmesburicfe  , il  quale  nel  li- 
bro ni.  de  Gejlis  Rcgutn  Anglorum , narrando  il  com- 
battimento di  Guglielmo  ilBaftardo  Duca  di  Nor- 
mandia con  Aroldo  Re  d’Inghilterra  , Icrive  le  le- 
guenti  parole  , copiate  poi  letteralmente  da  Albe- 
rigo  monaco  delle  Tre  Fontane  nella  Cronaca  fotto 
l’anno  io 66.  e ancora  da  Matteo  Paris  : tunc  can- 
tilena Rolandi  inchoata  , ut  Martium  viri  exem- 
plum  pagnaturos  accenderet  : inclamatoque  Dei  aaxi - 
Ho , pralium  utrinque  confertam . Tali  particolarità 
ci  fanno  conofcere  , che  gli  Spagnuoli  non  furono 
porteriori  di  tempo  ai  Provenzali , nè  a gli  altri 
Francefi  nella  fabbrica  de’  Romanzi  , come  credette 
l’Uezio:  e che  quegli  da  querta  nazione , come  a 
a loro  vicina  , l’arte  di  romanzare  non  appararo- 
no ; bensì  piuttorto  i Provenzali  dagli  Spagnuoli , 
all’  imperio  de’  quali  foggiacquero  lungo  tempo  . 
Ma  non  vi  fu  giammai  più  gradito  argomento  di 
quel  di  Tarpino , ftante  la  rtrepitofi  fama  di  Carlo 
Magno  . Da  quello  nacquero  altri  famofi  libri  Fran- 
cefi , non  per  anche  ftampati , come  fono  i due  Ro- 
manzi , di  RoncìJ'valle , e di  Rinaldo  , mentovati  dal 
Ducange  , il  fecondo  de’  quali  forfè  è quello  rteflfo , 


tiR.  I.  Cap.XXV. 

xxv. 

Il  R ornane»  di  Tur - 
fin • quando  com- 
porto , e Tua  gian 
fama  • 

A.  D.  Soo. 

$.  LXXXIX. 

Armala  Francorttm 
Jib.  il.  fag.  91.  9». 
tdit.  il. 


Pag.  f oi.  tdit.  Htn- 
rici  Sa  vi  Hi . 


Hi/lori*  Art>  Ha 
pag.  3.  //».  46.  tdit» 

Londini  1640. 


Origini  duRor***t 
tal'  7f* 


r.ir.  i.  Ci»,  xxv 


Th/ato-ui  le.  il. 
t*t-  »•* •ni.». 


Ufi  fi  ota  fai.  13I. 
tdii.  Oxeniinjìi  an- 
ni ite». 


73  Dblu  Eloquenza 

'»  che  fotto  nome  di  Storia  di  Rinaldo  di  Montalbano 
vien  citato  dal  Salviati  nel  tomo  1.  del  libro  1.  de- 
gli Avvertimenti  a capi  xv.  Il  nome  di  Orlando , o 
Rolando  per  gran  mercè  de’ maravigliofi  racconti 
d \ Tarpino  andò  rifuonando  per  ogni  parte,  non- 
ché nell’Italia;  onde  Guglielmo  Britone  nel  li- 
bro ni.  dell’addotto  poema  della  Filippide , dietro 
all’  autorità  di  Tarpino  fcrilfe  in  tal  guifa  al  v.  394. 

Haud  focus  Wfpanas  Karolus  properabat  in  ora s , 
Quando  Marfxlii  corruptus  rnunere  regi s 
Infelix  Gancio , Francorum  tradì  die  ala s , 

Dum  cupit  indignar  vindiFlam  reddere  /Ir agi , 

Qua  dux  rolandus  pofl  inclyta  bella , ducefque 
Bis  ferii , quorum  forebat  Francia  laude , 
Saracenorum  manibus  recìdere  cruentis , 

Sanguine  Roncevalum  generofo  nobilitante . 

Di  Orlando  , e di  Uggeri  parla  Guglielmo  anche 
nel  libro  vm.  Negli  Archivj  regj  di  Suezia  fi 
ferbano  più  codici  antichi  in  lingua  Scandica  de’ 
fatti  degli  Eroi  di  Tarpino  , e della  giornata  di 
Roncifvalle  , come  può  vederli  preffo  l’Ickefio  . 
Ma  colà  degna  di  ammirazione  fi  è,  che  per  ca- 
gion  di  Tarpino  la  fama  d’ Orlando  penetralfe  in 
Oriente  fra  i Turchi,  mentre  Pietro  Bellonio  nel 
libro  ni.  delle  Ofifervazioni  a capi  xlii,  narra, 
che  in  Prufa  , città  capitale  della  Bitinia,  fi  moftra- 
va  al  fuo  tempo  la  fpada  , creduta  d 'Orlando  , ap- 
pelà  alla  porta  della  fortezza  : e Augerio  Busbe- 
quio  nella  terza  delle  fue  Lettere  delle  cofe  Tur- 
chelche  riferilce , che  nel  paelè  di  Coleo , detto 
in  oggi  Mengrelia  , fi  ode  frequvns  Rotondi  nornen . 
Sofpetta  il  Busbequio  , che  ve  ne  portallero  la  fa+ 

ma 


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Italiana  79 

ma  i Francefi  in  tempo  di  Goffredo  Buglione:  undc 
to  tr amia t uni , non  conjicìo  , nifi  tram  mare  migravi t 
una  cum  Gotbofrido  Bullionio  : de  quo  Rolando  multo 
narrant  prodigìofa , magi s etiam  ridicala , quam  no- 
firl , talium  fabularum  architetti.  Io  però  andava 
penfando  , che  gli  Arabi  e i Maomettani  di  Spagna 
poteffero  avernelo  comunicato  a’  loro  attenenti 
dell’ Afta;  non  parendomi  difprezzabile  il  fenti- 
mento  di  Claudio  Salmafio  , amico  già  dell’  Uezio  , 
che  la  Spagna  avendo  apprelà  tal  arte  di  favoleg- 
giare in  rima  e in  profa  Romanza  dagli  Arabi , 
l’avelfe  poi  comunicata  al  rimanente  d’Europa, 
ficcome  forfè  ancora  fece  de’  numeri  volgari , chia- 
mati Arabici  . E gli  Arabi  primitivi  potrebbono 
averne  prefo  il  gufto  dai  vicini  Perfiani , ai  quali 
il  medeumo  Salmalìo  nella  prefazione  ad  Achille 
Tazio  ne  attribuì  la  prima  invenzione, con  l’aflenfo 
poi  di  Gisberto  Cupero  in  una  lettera , inferita  da 
Criftiano  Giunckero  nel  Comentario  della  Vita  di 
Giobbe  Ludolfo  . Il  Salmalìo  però , in  quanto  ai 
Romanzi , venuti  a noi  dagli  Arabi  di  Spagna  , fi 
fece  bello  di  una  opinione  non  fua,  ma  del  Pigna  , 
il  quale  a chiare  note  nel  libro  i.  de'  Romanzi  ne 
fu  l’autore.  E l’Uezio,  che  in  altro  propofito  cita 
il  Pigna , potea  prefTo  lui  {coprire  tal  verità . Già 
la  Spagna  fu  piena  d 'Arabi  : di  che  il  Canonico 
Aldrete  fcrive  a lungo  nelle  fue  Antichità  : e Nic- 
colò Antonio  degli  fcrittori  Arabici  di  Spagna  for- 
mò la  fua  Biblioteca  Arabico- Ifpana . Fra  tanti  al- 
tri libri  fuppofitizj , de’  quali  quello  elàttiflimo  au- 
tore ha  trattato  nella  Biblioteca  ifpana  antica , dee 
andare  ficuramente  anche  Tarpino  : di  cui  ebbe 
pure  contezza  Laonico  Calcondila  Ateniele  , che 
fcrivea  nel  1490.  poiché  nel  libro  il.  delle  cofe 

Tur- 


Liji.  I.  Cap.XXV. 


Orìpnt  dii  Reumi 
tH • 7>* 


Pat.  t,f. 


P»{.  S 1. 


P<£.  4f.  4 t.  tilt. 

rrji* . 


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’ir^‘ 


So  Della  Eloquenza 

Lm.  i.  or. xxv.  Turchefche  racconta,  che  Carlo  Magno , Orlando , 
Rinaldo,  Ulivieri , e altri  Paladini  furono  illultri 
nelle  guerre  contra  i Saracini  di  Spagna  : colè  per 
l’appunto  narrate  nelle  dicerie  di  Tarpino  . Quelle 
però  a niuno  fcrittore  per  avventura  imbrogliaro- 
no il  capo  , quanto  a Marcantonio  Coccio  Salicili- 
co , uomo  in  vero  di  gran  lettura;  onde  ragione- 
volmente di  lui  fu  Icritto  nel  fuo  epitafio  : 

. Quem  non  rei  bominum  , non  omni s ceperat  attas 

Scribentem  , capit  h<rc  Coccion  urna  brevità 

Ma  egli  per  vizio  non  fuo , bensì  del  tempo  , in 
cui  ville  , che  fu  quel  medelimo  del  Calcondila, 
talvolta  lì  palesò  non  ben  fornito  di  tutto  il  fano 
rf  cr*teno-  Il  Sabellico  dunque  nel  libro  vm.  dell’ 
•dit.Bnfiittnji,  Ht>-  Enneade  vm.  abbattutofi  in  Tarpino,  fi  milè  a 
m'1"'  narrare  fu  Ila  fua  parola  le  imprelè  di  Carlo  Magno , 

di  Orlando , e de’ Paladini,  {caricandotene  fopra  Tur- 
pino  : ut  Tur  pinta  fignificare  videi  ur  ; ut  Turpinus 
prodidit . Molìra  di  avere  avuto  per  le  mani  più  di 
uno  elèmplare  dell’opera  di  Tarpino, dicendo  in  un 
luogo  : alias  Turpini  codex  Rainaldum  habet  prò  Ar- 
naldo , dr  prò  Bellanico  Albenfem  . Ma  poi  non_» 
fìdandofi  appieno  del  parlar  di  Tarpino  , palTa  a du- 
bitare di  quanto  dice  , così  Icrivendo  : fi  Turpinus 
vera:  ejl  audlor . Indi  trattando  di  Ferraù  , fiefpri- 
nie  in  tal  guifa:  laborant  haud  dubie  fide  qua;  Tur- 
pinus de  hominis  magnitudine  & inviolabili  corporc 
prodidit . Ove  poi  delcrive  la  rotta  famofa  di  Ron- 
cilvalle  per  tradimento  di  Gatto , o Ganelone , da 
lui  ( forlè  per  errore  di  ftampa  ) detto  Gavalone , 
così  conclude  : dr  Turpinus  in  hunc  maxime  mo- 
dum  memoratijfimam  illam  Caroli  expeditionem  di- 

ge- 


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Italiana  Si 

gerii  : cut , pretterquam  in  pandi , quìbui , quia  im-  n»..  i.  c*isicxy. 
modicui  inibì  vide  tur  , Jludìo , credo , fax  genti s no- 
bilitando , aut  certa;  augendx  rei  cauja , nento  fanut 
temere  accejferit . In  ceterii  non  video  quid  fit , cttr 
jidet  tanto  viro  pojjìt  abrogar i , aut  quia  facerdot  fuit , 
aut  quod  ea  fcripfit , quibui  interfuit . Sicché  il  Sa- 
bellico  nel  grò  (lo  delle  cofe  predò  fede  a Tarpino 
e come  a prelato , e come  a teftimonio  di  veduta  . 

Ma  apprelfo  egli  fi  fpiega  di  nuovo  : contro  , Tur- 
pini  Jidet  (fi  Turpini  ejì  oput  ìllud , quod  equi  nomine 
tircumfertur  ) receptx  ea  de  re  opinioni  vebementer 
adjìipulatur  ; Laonde  fi  vede , che  quantunque  il 
carattere  , e la  qualità  di  Turpino  aveffero  gran 
forza  fopra  Tanimo  del  Sabellico  , non  ne  ebbero 

Ìierò  tanta  , che  egli  non  titubafle  in  fidarfi  della 
ita  autorità  . Gafpero  Bartio  nel  comento  a Gu-  ** «i. t*t-  »7*. 
glieimo  Britone  fu  di  parere  , che  altri  dorici  gravi 
andadero  parchi  in  ragionare  d 'Orlando , per  non 
opporfi  alle  già  ricevute  narrazioni , benché  favo- 
iole  , di  T urpino  : contro  quai , ut  vulgo  obtinentei , 
fcribere  nemo  aufut  ejl , aut  voluit . Affirmare  erubue- 
runt  aperte  fi£?a  , omnet . Egli  è bene  ancora  avver- 
tire , che  il  libro  di  Turpino  fu fcritto  in  tempo,  che 
fi  ufavano  le  macchine  militari , chiamate  mangani , 
petraje , e troie  , cioè  fcrofe , delle  quali  tratta  il 
Lipfio,  citandovi  anche  il  capo  ix.  di  Tarpino  : ed  r./..™;™ m m. 
erano  già  in  ulb  ne’fecoli  ix.  e x.  per  quello,  che 
può  vederfi  predo  il  Ducange . Quedo  è quanto  e«j,«r  rama- 
mi è accaduto  odervare  intorno  alì'  opera  di  Tur- 
pino , tenuta  dal  Naudeo  per  la  prima  e indubi-  4,,/»*,,  i.tH. 
tata  forgente  di  tutti  gli  antichi  Romanzi . Come  11 
fcrittore  di  grande  autorità  , fi  trova  egli  citato  in 
arredi  del  Parlamento  di  Parigi  predo  Guglielmo 
Ribier  : e ai  primi  nodri  epici  Italiani  lommini- 

L drò 


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£:b.  I.Cap.  XXVI. 


xxvi. 

Il  Romanzo  del/i'f- 
Jcbino , e fua  ami- 
chici . 


Cttaìoim  fai.  io. 


Pij.  ifio. 


82  Della  Eloquenza 

flrò  le  imprefè  e gli  eroi  principali  da  celebrare 
ne’ loro  famofi  poemi , 

\ S • , . 

. * I » 

DAi  Romanzi  di  Tarpino  e de’  Reali  di  Tran- 
cia ha  dipendenza  l’altro , che  fra  ’l  volgo 
non  è men  conofciuto , e fi  chiama  il  Guerrino  di 
D arazzo  ^ detto  \\  Mef chino , divifo  in  libri  vii.  di 
cui  fi  trovano  artiche  edizioni , fatte  in  Padova  da 
Bartolommeo  di  Val  di  Zocchia  nell’anno  147$*  in 
foglio , c indi  in  Venezia  da  Gerardo  di  Fiandra 
negli  anni  1477.  e 1481.  medefimamente  in  foglio , 
oltre  a quella  pur  di  Venezia  dfell’anno  1480.  in  fo- 
glio fenza  nome  di  flampatore.  Un  bel  codice  in 
cartapecora,  fimilmente  in  foglio,  fé  ne  conferva 
nella  famofa  e cofpicua  libreria  dell’Eminentiffimo 
Signor  Cardinale  Imperiali  : e puòeffere  flato  egli 
trafcritto  nel  fecolo  xv.  Michele  Poccianti , che 
ne  rammenta  un  altro  di  cafa  Gaddi , chiama  l’au- 
tore Andrea  , di  patria  fiorentino . Il  codice  Im- 
periali ha  un  prologo  di  chi  traffe  fuori  dell’ obli- 
vione quella  leggenda  , come  egli  la  chiama  , da  lui 
rinvenuta  fra  antiche  novelle  e i/lorie  ; onde  , al 
fuo  dire , per  ?ion  e [fiere  ingrato  del  beneficio , ricevuto 
da  Dio , la  comunicò  al  pubblico  . Anche  nel  fine 
di  elfo  prologo  , o fia  capo  1.  fi  attribuire  il  libro  a 
un  tale  , che  fi  chiama  il  diletto  Macjlro  Andrea  . 
Per  quello  , che  riguarda  l’antichità  di  tal  libro  , 
Malatefla  Porta  nel  Rojfi , Dialogo  fopra  le  obbie- 
zioni dell'  Infarinato  alla  Gerufalemme  delTaffo, 
crede,  che  Dante  da  quella  favolofa  ifloria  pren- 
dere l’invenzione  delle  bolge , e de’ cerchi , da 
lui  mefsi  nell’  Inferno , come  l’autor  del  Mefchino 
gli  avea  mefsi  nel  pozzo  di  san  Patrizio . La  det- 
tatura del  codice  non  è moderna,  bensì  antica  To- 

fca- 


Italiana  8$ 

fc: ina  , leggendovi^  fanza  per  fenza  , ntejfer  san  Ja-  r.uu.  c*P.xxvn.' 
capo  di  Galizia  : A gelante  il  maggiore  deir  ojle  degli 
Africani  : ebbono  : e ' Turchi,  e'I  quale , con  altre  sì 
fatte  maniere  di  dire.  Il  libro  però  fembra  com- 
porto dappoiché  la  j chiatta  de'  Re  Francejì  Angioi- 
ni appretto  ai  Normanni  e agli  Svevi  entrò  in 
fignoria  della  Sicilia  e delle  terre  di  qua  dal  Faro', 
dachè  per  entro  fi  parla  non  folo  di  Carlo  Magno  , 
ma  del  reame  di  Puglia  , e de.' principati  di  Taranto 
e di  Dura  zzo  , donde  fi  fa  difendere  il  Mefcbiuo  : 
e fòpra  ciò  fi  avvolge  l’iftoria  . Tullia  d’ Aragona , 
che  rivoltò  quell’ opera  in  verfi  nel  fecolo  xvi.  fi 
efprelfe  di  averla  tratta  dallo  Spagnuolo.  Ma  fi  ve- 
de , che  il  tello  originale  è Tojcano  , ed  ha  l’onore 
di  effer  citato  non  folamente  da  Merlino  Cocajo 
nel  libro  xxv.  della  Macaronèa , ove  dice , che 
taluno  rammentava 


.Quid  de  Mef chino  Guerrino  legerat  olim  ; 

ma  poi  anche  da  Biagio  Vigenerio  nelle  note  Fran-  ln  tr,nfu, 
cefi  agli  Eroici  di  Filollrato . NelComentario  delle  in*."'  ,u' 
cofe  de’  Turchi  e di  Giorgio  Scanderbeg  , Principe  tf.,. 
dell’ Epiro,  che  lègue  quelli  del  Giovio  e di  An- 
drea Gambini  , ftampati  in  Venezia  da  Aldo  nell’ 
anno  1541.  fi  tiene  , chei  Principi  Albanefi  difeen- 
de  fiero  da  Carlo  Magno  per  -eia  del  Mef  eh  ino  , afle- 
rendovifi  pure , che  nella  Città  di  Croja  il  medefimo 
Carlo  fi  moftri  f colpito  in  pietra  viva  in  luogo  de- 
gniamo. 

• *■  * * xxvir. 

L’Avvifo  del  Salmafio , o per  meglio  dire  del  Arrichiti  dei’ 

Pigna  , ricordato  di  fopra , che  gli  Spagnuolì  ”i7iaatl 
avefiero  apparata  dagli  Arabi  lor  nazionali  d’arte 
di  comporre  i Romanzi  o fiorie  favolofè  in  lingua 

L 2 Ro- 


mdnzc  ittt'Zmtii- 


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tio.i,CAi*.xxvni. 


P*t- 16-  tdiz.  il.  di 
Scw4  del  1 6yo. 


- BibUoebtca  Hi /patta 
vttus  Jib.  vai.  cap. 
vii.  $-  291. 


xxviit. 

Cenfiire  del  F •*»*»- 
f di  Amatali  di 
Gatti*  . 

Dtckbttrut  de  feri- 
ftis  aitffùs  J*&. 
ix.  pa^  JJJ.  /di#, 
n*. 


84  Della  Elo  q_u  enza 

Romanza , non  poco  è avvalorata , oltre  a Turpino 
capo  di  sì  fatti  mitologi,  dall’altro  notilsimo  Ro- 
manzo Spagnuolo  di  Amadis  di  Ganla , fparfo  e di- 
vulgato con  doppia  fama  e buona,  e rea  per  tutta 
l’Europa,  talché  n’è  penetrata  la  notizia  fin  nell’ 
Islanda , ampia  e remota  Ifola  del  mar  Settentrio- 
nale , e tenuta  per  l’ultima  Tuie  dell’  antichità 5. 
perocché  qui  in  Roma  da  più  anni  fi  trova  un  me- 
dico , nato  in  quell’  ifola , che  ha  il  prenome  di  Vlo- 
reftano , uno  di  que’  chimerici  eroi  del  Romanzo  di, 
Amadis  di  Gaula . Dal  famolò  Afcivelcovo  diTar-, 
ragona  Antonio  Agoflino  , il  quale  nel  Dialogo  il. 
delle  medaglie  fi  dichiara  di  dar  fede  alle  cofe— * 
{parie  della  Fenice  , quanto  a quelle  di  Amadis  di 
Gaula , fi  apprende  , che  i Portoghefi  vogliono , che 
quello  libro  folfe  compollo  da  Vafco  Lobera , o Lo~s 
beira  , come  il  chiama  Niccolò  Antonio  , facendolo 
vivuto  in  tempo  del  Re  Dionigi  verfo  la  fine  del 
fecolo  xiii.  e attellando,  che  l’originale  in  antica 
lingua  Romanza  di  que’  paefi  refli  tuttavia  in  eflfe- 
re . Perchè  il  libro  è pieno  d’incantefimi , e di  llu- 
pende  tralmutazioni,  io  ho  gran  fofpetto , che—» 
Dante , il  qual  vide  tutto  quello,  che  a’ Tuoi  dì, 
potea  vederi!,  pofifa  aver  veduto  ancor  quello,  e, 
che  dalla  lettura  di  elfo  gli  fi  rifveglialfe  la  fantafia 
di  fingere  quelle  fue  trasformazioni  d’uomini  in 
bronchi  e in  iflerpi , le  quali  fi  trovano  nel  Can- 
to xiii.  dell’  Inferno.  ... 

ORa  accollandoci  più  apprelfo  all’autore  dell’ 
Amadis , o Amadigi  , come  è detto  dai  no- 
flri , certo  è , che  i favj  ne  fanno  generalmente  fini- 
ftro  giudicio  . Giovanni  Deckerro , avvocato  della, 
c&mera  Imperiale  di  Spira  con  l’autorità  d’altri  il 
■ « chia*- 


Italiana  85 

chiama  aulicum  quondam  HiJpanum , magica  rei  cal-  Li».i.c*r.xxvm 
lentijjimum , Jub  hoc  involucro  arce:  diaboli  propa- 
gare Jatagentem  j Mahometanum  illum  , vcl  Sarace- 
firtm  , doemotiiacum  , & damonomaniam  profejfum  . 

Con  fomigliantc  cenfura  , sì  poco  vantaggiofa  a 
quel  libro  , appieno  s’incontra  quella , che  ne  die- 
de il  chiaro  Veficovo  di  Belluno  Luigi  Lodino  . 

Quelli  contro  dt\\'  Amadigi  fcrilTe  un  opulcolo  , in-  rn-M- «*•  *»■»*• 
titolato  Amuletum  advcrjus  Amadifiana  legioni:  ma- 
leficio , dove  afierilce  , che  l’autore  ha  dello  Spa- 
gnuolo  , ritoccato  da’  Francefi  , e che  al  Tuo  com- 
parire tolle  la  mano  ai  Romanzi  di  Lancilotto  , di 
Trillano , e di  altri , i quali  fon  quelli  della  Tavola 
ritonda  , che  dappoi  ci  darà  materia  di  ragionare  - 
In  fatti  Girolamo  Bargagli  nel  Dialogo  de’ Giuochi  r*m  1. 

«Ielle  vegghie  Sanefi  , ufcito  lotto  nome  del  Mate-  •< — Parl' 
riale  Intronato  , racconta  , che  le  donne  Sanefi  de’  «fi.  * * u 
Tuoi  giorni  per  allegria  oltremodo  fi  dilettavano 
di  leggere  V Ama  digi  di  Gaula , e di  Grecia  . Il 
Lodino  venendo  alle  corte  lo  tiene  per  opera  di 
uno  incantatore  di  Mauritania , che  fiotto  fallo  no- 
me di  Crijìiuno  , eflendo  realmente  Maomettano  e 
pieno  di  vanità  magiche  , abbia  gabbati  molti  con 
la  rea  lufinga  dell’  impenetrabilità  : e in  ciò  il  Lol- 
lino  s’incontra  con  quanto  prima  ne  fcrilTe  il  Si- 
gnor della  Nue  nel  fello  de’  fiuoi  Dilcorfi  politici  , 
dove  qualifica  i libri  dell’ Amadigi  per  illrumenti, 
atti  a corrompere  i collumi  : e ne  dà  per  autore  un 
mago  cortigiano , trillo , ed  accorto  , la  mira  del 
quale  fia  fiata  di  porre  in  credito  l’arte  fiuaco’ma- 
ravigliofi  avvenimenti,  che  narra . Aggiunge,  che 
l’opera  nacque  inlfipagna,  fu  rabbellita  in  Francia, 
lòtto  il  Re  Arrigo  II.  nel  qual  tempo  chi  l’avefise  * 

bialìmata  , fi  farebbe  tirato  addofso  l’odio  univer- 

J fiale. 


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Lih.ICap.XXVW. 
I '*t-  4M- 


Tat-  li),  i*’/.  Vé- 
tican*  mi  i f94* 

Et  Hi.  in. 

JtS.  ili.  caf. 

CC CICVIII.  pd£. 

398.  to.  il.  tdit- 
V tutto  tonti  itfoa. 


8 6 Deila  Eloquenza 

Tale.  Gli  autori  degli  Atti  di  Lipfia  lotto  l’anno 
1684.  diinno  per  calunniofa  impoltura  il  detto  del 
Padre  Angelo  Paciuchelli  dell’  ordine  de’  Predica- 
tori nelle  Tue  Lezioni  morali  fopra  Giona , che  Lu- 
tero facefse  rivoltare  in  idioma  Francefe  YAmadigi 
di  Gaula  per  introdurre  infenfibilmente  negli  ani- 
mi incauti  naufea  e avverfione  alla  fiera  Scrittura 
e ai  libri  fpi rituali  nel  far  correre  per  le  oziofe  e 
mondane  Corti  de’Principi  quel  profano  Romanzo. 
Il  Paciuchelli  non  efprime  donde  egli  traefse  il 
fondamento  di  sì  fatta  afserzione,  la  quale  negli 
autori  degli  Atti  di  Lipfia  eccitò,  come  hanno  la 
bontà  di  fpiegarfi  , non  ìndignationem  ,fed rifum  ; ma 
puòdarfi  il  calo  , che  la  traefse  dal  famofo  Gefuita 
Antonio  Pofsevino,  mentre  quelli  nel  libro  1.  della 
Biblioteca  leelta  acapixxv.  diftende  pureun<jr«- 
tidoto  col  nome  di  cautio  fopra  la  lettura  dei  libri 
del  X'Amadigi:  e gli  dà  quello  titolo  : de  Amadijto 
dr  aliti  ejufmodi  libri s , quot  variii  linguìt  hoc  no- 
viffìmo  faculo  edito s nobile s potijjìmum  verfarunt 
magno  pietatii  damno , ad  magiam  vero  tir  ad Jcrtile- 
gia  , denique  <¥  ad  harefim  ojlìo  per  eoi  patefa&o  . 
Avverte  il  dotto  e zelante  Pofsevino,  che  il  de- 
monio ha  Tempre  cercato  per  varie  lìrade  di  ten- 
dere i lacci  alle  anime  : e che  dopo  i tempi  antichi 
ciò  egli  tentò  perlofpazio  di  500.  anni  prefso  la 
nobiltà  d’Europa  e nelle  Corti  de’  Principi  col 
mezzo  de’  Romanzi  d’ amor e , e di  cavalleria  , come 
fono  la  Tavola  ritonda , il  Giron  eortefe , YAmadigi , 
il  Decamerone  , e l 'Orlando  : ai  quali , come  egli  di- 
ce liberamente  , ut  fuavius  venena  injlueret , dedit 
de  veneno  fuo  di  ab  olut , eloquentia  & ìnventionefa- 
bularum  ditoni  ingenia  , qua  tam  mifera  Jupelletfilii 
voluere  effe  officina . Indi  fi  ferma  a verificar  tutto 

que- 


Italiana  87 

quello  nel  folo  Amadigi  : in  uno  Amadifio  i/la  in- 
t tu  am  ur  . Venerai  bic  liber  aliena  lingua  in  Gallias . 
luthero  autem  Satana s jam  utebatur  , tanquam 
mancipio  in  Germania  , qui:  pene  omnis  aut  cecide - 
rat , aut  nutabat  ad  cajum  : cumque  ( Satanafso  ) 
in  folidijpma  fidei  regnum  velie t invadere , Amadi- 
jium  curavit  in  Gallicam  linguam  elegantijjtmc  ver  ti . 
Hac  prima  fuit  illecebra , & tanquam  Jìbilus , quo 
inejcavit  ( Satanafso  ) nobilium  aulìcorum  ingenia . 
Sparferat  enim  in  et  libro  quifquis  fuit  audlor,  amore  s 
foedos , inaudito s congrejfu s equejlret , magicas  art  et . 
Sic  bis  mente s , illis  corpora  pertraxit  in  najfam  : in 
qua  innumera  propemodum  anima  perierunt  ater- 
num  . Nam  fic  ablegata  funt  /India  facrarum  rerum  , 
divinaque  bijloria  oblivioni  funt  tradita  . Sicché 
non  fu  Lutero  a dirittura , fecondo  la  niente  del 
Pofsevino  , ma  in  tempo  di  Lutero  fu  Satanajfo  que- 
gli , che  fece  rivoltare  in  lingua  Francefe  l’ Amadigi 
per  infinuarfi  negli  animi  della  nobiltà  con  la  lettu- 
ra di  efso . 

CHi  però  ancora  dicefse,  che  Lutero  ftefso  a 
dirittura  avefse  cercato  di  fare  ilfervizio  di 
Satanajfo  contro  alla  religione  cattolica  per  mezzo 
dell  'Amadigi , forfè  non  direbbe  cofa  sì  llrana , che 
dovefse  in  altrui  muover  le  rija  , conforme  gli  au- 
tori degli  Atti  di  Lipfia  così  facilmente  fe  ne  mo- 
ftrarono  perfuafi  j imperciocché  il  Cardinale  Giro- 
lamo Aleandra  il  vecchio  in  quella  fua  ftrepitofa 
orazione  , la  quale,  elsendo  Nuncio  Apoltolico  in 
Lamagna  , difse  contra  Lutero  per  lo  fpazio  di  tre 
ore  nella  dieta  di  Vormazia  il  dì  primo  di  Quarefima 
dell’anno  1520.  in  prefènza  dell’ Imperador  Car- 
lo V.  e de’  Principi  dell’Imperio,  aringo  eziandio 


Lis.  I.  CaP.XXIJÌ* 


XXIX. 

11  Romanzo  dell* 
Amadigi  fparfo  in 
Vittemberga  al 
tempo  di  Lucerò . 


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ti».  I.  Cap.XXX. 


Cmmnuriui  bi- 
/Iniciu  di  luibtra- 
nifim  n.  i.  hi.  i. 
fi-  •».  tdit.  il. 


Ta.  f. 

tdit.  il. 

XXX. 

Il  Konunio  dell' 
Annidili  riptefo  d» 
molti . 


88  De  lì  a Eloquenza 

fortemente  lòpra  il  punto  , che  in  Vittemberga , 
primaria  refidenza  di  quella  buon  anima  di  Lutero  , 
fi  facefse  andare  in  giro  il  Romanzo  dell’ Amadigì  di 
Gaula  per  eccitare  con  la  lettura  di  efso  i Criftiani 
ad  avere  in  ludibrio  le  cofe  facre , e gli  ordini  re- 
ligiofi  . Di  quella  opportuna  notizia  fiamo  debitori 
al  Manetone  e al  Berofo  della  ftoria  Luterana  , io 
dico  a Vito  Lodovico  Seckendorfio , il  quale  nell* 
archivio  Vinariefe  la  ripefeò  dal Jommario  dell'  ori- 
zione  del  medefimo  Nuncio  Aleandro,  già  raccolto 
fui  fatto  in  lingua  Tedefca  per  alcuno  de’  circo- 
lanti dalla  viva  voce  dell’oratore  : cofa  accennata 
dal  Cardinale  Sforza  Pallavicino  nel  libro  i.  a capi 
xxv.  della  Storia  del  Concilio  di  Trento . 

DAllo  fpefso  mentovare , che  fa  il  Polsevino 
gl’  ingegni  lubrici  delle  Corti , fi  vede  , che 
egli  non  fu  del  numero  di  coloro,  i quali  lènza 
guardare  gran  fatto  a sè  ftelsi , cercano  ad  ogni 
prezzo  d’introdurvifi , e di  vivere  in  buona  grazia 
ai  else  : alla  qual  cofa  non  fi  moftrò  inclinato  nè  an- 
che il  degno  confratello  del  Pofsevino , Giulio  Ne- 
groni,  per  quanto  fi  fece  intendere  nella  Dilserta- 
zione  de  Lìbrorum  amatoriorum  legione  vitanda , e 
nell’altra  non  men  rara , de  Aula  dr  aulicìfmi  fuga  , 
da  lui  non  a calo  comporta  : e vedremo  fra  poco  , 
eflerc  ftato  ancora  di  sì  lodevole  lenimento  Giulio 
Lipfio  . In  tempo  dell' Aleandro,  e di  Lutero,  Gian- 
lodovico  Vives  tra  i libri  pejliferi , da  non  efser 
letti  dalla  donna  Criftiana , annoverò  l’ Amadigì 
con  gli  altri  di  quella  fchiera  : e in  fine  del  libro  il. 
deCauftis  corruptarum  artium , moftrofsi  parimente 
non  poco  {degnato  contra  i libri  di  Amadis  di  Gau- 
la , della  Tavola  ritonda , e di  altri  sì  fatti  : qui  libri 


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Italiana  8 9 

( dice  egli  ) ab  bominibu:  funi  ociojìs  confìtti > pie  rum-  Ln.i.  c*r.xxx. 
que  eo  mcndaciorum  genere  , quod  nec  ad  fciendum 
quicquam  confcrat , nec  ad  bene  vel  fentiendum  vel 
viveudum  : tantum  ad  itianem  quondam  titillatio- 
nem  voluptati: . Quo:  legunt  tamen  bomines  corruptit 
ingenti: , ab  odo  , <2r  indulgentia  quadam  fui  . Il 
famolo  Muzio  mcdefimamente  fconiìglia  il  Cavalie- 
re  dalla  lettura  deìV Amadigì  e della  Tavola  riton-  r»u  tH.  w. 
da  : c Ortenfio  Landi  nella  Sferza  degli  autori  an- 
tichi e moderni , che  va  fotto  nome  di  AI.  Anonimo 
di  Utopia  > dice  pur  male  de\\' Amadigi . Il  chiaro  , 
e famofo  maeltro  in  divinità  Melchiorre  Cano  nel 
libro  xi.  de’ Luoghi  teologici  a capi  vi.  lo  chiama 
libro  di  favole  inerudite  , che  nulla  conferirono 
ad  bene  beat  eque  vivendum  , fed  ne  ad  rette  quidem 
de  rebus  humani s fentiendum  . Quid  enim  ( dice  egli) 
conferant  mene  cr  vana  tinga , ab  bominibu:  ociofis 
fìtta , a corrupti : ingenti:  ver  fatai  Così  pure  Pie-  a»  //**<  »* 
tro  Ribera  ci  dà  i medefimi  libri  per  datìnofi  all’in- 
tegrità  de’ collumi.  L’ottimo  e perfpicacilfimo  Li- 
pilo  non  difeorda  punto  dal  parere  di  tanti  e sì 
illuftri  Icrittori  fopra  quello  Romanzo  . Recita  egli  odKMi.eé. 
un  palio  di  Cornelio  Nipote  intorno  al  collume  de’ 

Romani  , ed  è il  feguente  , pollo  in  principio  della 
Vita  di  Epaminonda  : feimus , mufuen  morìbusno- 
flri : a beffe  a principi:  per  fona , f alt  are  edam  in  vi- 
ti/: poni  : palio  aureo  c molto  ben  degno  de’  ge- 
nerofi  Romani  : e dovrebbe  eflferlo  di  tutta  la 
nollra  Italica  nobiltà  : al  qual  paltò  il  Lipfio  ag- 
giunge , in  propofito  dell’ Amadigì , quelle  altre 
parole  : atque  bac  fi  arceo  ( la  mulìca  e il  ballo  ) 
quid  de  fabelli : , ad  corruptelam  fatti:  ? In  quo  nu- 
mero Amadìjiu : ( nella  llampa  fi  legge  Amadau : ) 
ingeniofi  vogatori:  prole: , pefìilcn:  liber , fi  unquam 

M fui  ti. 


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po  Della  £lo  CtH  enza 

Lm.i  cap.  xxxi.  fuit  : dr  natu:  blande  inficere , aut  interjicere  juven- 
tutem . Fughe  , principe s dr  aulici , qui  vera  dr 
ce  hi.  ni.  mi/hu.  ferì*  amati: . Altrove  nota  , che  i buoni  libri  non 
•fift.va.  deono  leggeri! , come  i Romanzi  : apage  tale:  ijlos  : 

& ad  AmadìJ'vtm ( qui  pure  lì  legge  Amadceum  fuum ) 
c,m.  n.  mijcriL  aut  -fi  a^t,Ui  aJfurg?rc  velint , Heliodorum  , eant  .Indi 
tftfi. ixivi.  fi  lagna  di  nuovo  , perchè  i cortigiani  oziofi  Ama- 
dim  Juum  ( per  Amadifium  ) & tale:  fcriptore:  le- 
gunt , loquuntur , dr  cogitant  j idejl  nuga: , dr  ine- 
p:ia: , corruptela: , irpejlc: . Nelle  Lettere  fcritte 
imi a ZaccheriaGoezio  certuno  chiama  l’Amadigi  ju- 
ventuti:  peflem  , e ne  dà  per  autore  un  tal  Gorreo 
Francefe , maforiè  vorrà  dir , traduttore . libello 
orni» taS.  fio.  fi  è , che  Paolo  Colomefio  nelle  Mefcolanze  , igna- 

ro di  tutti  quelli  particolari , arrivò  a fcrivere  di 
non  lapere , perchè  il  Lipfio  nell’ addotto  ultimo 
luogo  ( unicamente  da  elfo  Colomefio  veduto)  sì 
forte  biafimafle  il  Romanzo  dell’ Amadigi . Si  vede  , 
che  del  medefimo  (èntimento  fu  Gafpero  Bartio  , 

a:  rr.  ih  xtxiii  ^ <lua^e  <Iueft0  Romanzo  fu  detto  nobilijjìma  fa- 
rf.iìi. pii- 1 j1,"  buia  , dandole  ancor  egli  il  nome  di  Amadaru:  . Nè 
di  ciò  è maraviglia  ; poiché  il  Bartio  quanto  fu 
letterato  , altrettanto  fu  inteiò  ai  folli  amori  .prin- 
cipale argomento  dell  'Amadigi . Paolo  Giovio  nel 
Ragionamento  lopra  i motti  e i dilegni  d’armi  e 
4‘  VJ:  d’amore,  che  lmprefe  comunemente  fi  chiamano, 
unì  isso.  fembra  far  capitale  degli  Eroi  de  Romanzi , che 
le  portarono,  e fra  quelli  di  Amadi:  di  Gaula . 
Ma  lalciamo  Ilare  il  Giovio  con  Paolo  Colomefio  , 
e col  Bartio  . 


xxxr. 

Il  Romanxo  dell* 
i preghiere 
dc'Grandi  ridono  in 
poema  da  Bernardo 
Tiflb  • 


SEnza  ufeir  fuori  d’Italia  in  trattare  della  Italia- 
na eloquenza , io  trovo  , che  una  delle  Corti , 
dove  in  tempo  di  Lutero , c di  Calvino  piacevol- 

men- 


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Italiana  pi 

mente  fi  annidò  ì'Amadigi , fu  quella  di  Ferrante  lu.i.c*p. xxxi. 
Sanfeverino  Principe  di  Salerno , perfonaggio  ma- 
gnifico , e amante  delle  lettere  ; ma  ancor  della 
mulìca  e della  lalcivia , e poi  finalmente  dell’ere- 
fia  . Veggalì  il  vecchio  Scipione  Ammirato  nelle  rmi.  p*n,u 
famiglie  Napoletane  , e la  lettera , Icritta  da  Giam-  ,H’  ,r‘ 
matteo  Grillo  Salernitano  a fuo  fratello  Matteo  /•. 
dell’ ordine  de’  Predicatori,  mentre,  dopo  aver 
feguita  la  nula  rifoluzione  del  Principe,  ritornò  ip 

in  feno  della  Chieli  cattolica  nell’anno  1567.  Dun-  , ’ ’ 

que  per  comandamento  del  Principe  di  Salerno, 
e ad  Manza  di  perfonaggi  primarj  della  Corte  Ce- 
farea  di  Fiandra  , e anche  di  quella  di  Spagna  , Ber- 
nardo Tallo  , di  lui  Segretario  di  fiato  , prefi:  a ri- 
durre in  poema  il  Romanzo  dell’ Amadigi  di  Gaula , e 
divifolo  in  cento  canti, il  fece  poi  nobilmente  ftam- 
pare  in  Venezia  preflo  Gabriello  Giolito  nell’anno  L*nn>  a Bnnani» 

! 360.  in  forma  quarta  con  una  prefazione  di  Lodo-  U,H‘ ,4*- 
vico  Dolce , e con  privilegio  di  tutti  i Principi . Ma  •/«*}« o. 

quello  del  Papa  non  fu  cafo  di  averlo  nè  lòtto  Pao-  3 3 3 

10  IV.  nè  lotto  Pio  IV.  per  non  efiere  fiato  efibito  e 
riveduto  il  poema:  e il  modo  ftcflbfu  praticato  con 
Bartolommeo  Camerario  da  Benevento,  uomo  dot- 
tiamo di  quel  tempo  ,e  poi  con  Lionardo  Salviati , 

11  quale  tra  i privilegj  di  tutti  i Principi  d’Italia , 
i quali  prepole  alla  quarta  delle  edizioni , che  ei 
fece  delle  Giornate  del  Boccaccio  , non  vi  potè  far 
comparire  quello  del  Papa . Quelle  cole  da  me  fi 
notano , perchè  credo  , che  tal  cautela  nalcelfe  dal- 
la mala  voce  degli  eretici  per  un  fomigliante  di- 
ploma , fpedito  lotto  il  pontefice  Leon  X.  in  favore 
del  poema  dell 'Ariofto , lènza  che  fotte  riveduto  in 
Roma;  quafichè  un  lèmplice  privilegio  di  Segre- 
teria , il  quale  feco  altro  non  porta  , che  il  divieto 

M 2 della 


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tir.  I.  Ui.XXXl. 


KiUtr  t§  il.  ptg. 
37*  3*o.  j*i.  tir. 
PJ- 


g 2 DeLLAElO  Q_U  ENZA 

della  riftampa  del  libro  contra  la  volontà  dell’au- 
tore fra  tanto  tempo , avefle  portata  la  pontificia 
approvazione  e canonizzazione  del  contenuto  del 
libro  . Io  non  foftengo , che  il  folo  Amadigi  face  (Te 
prevaricare  l’infelice  Principe  di  Salerno  , ma  giu- 
ftifico  il  PofTevino , ed  il  Lipfio  , i quali  afierifco- 
no  , che  nel  fecolo  xvi.  quel  Romanzo  era  la  deli- 
zia delle  gran  Corti . Al  rimanente  l’indegno  apo- 
ftata  Pierpaolo  Vcrgerio  nel  fuo  Giudicio , ftampato 
lènza  nome  e luogo  nell’anno  i jjj.  fopra  le  Let- 
tere di  xin.  uomini  illuftri  , pubblicate  la  prima 
volta  da  Dionigi  Atanagi  in  Venezia  nel  1544. 
credendo  di  dar  biadino  a Bernardo  TaJJo , uomo  di 
gran  fondo  e nelle  lettere  , e negli  affari  politici , 
gli  fece  un  grande  e onorifico  elogio,  tacciando- 
lo empiamente  di  non  aderire  al  fuo  padrone , men- 
tre da  ogni  banda  rifuonava , che  fua  Eccellenza  non 
enea  le  orecchie  fchife  dalF  udire  la  verità  dell'  Evan- 
gelio , fecondo  lui  , ma  fecondo  noi , le  menzogne 
dell’erefia  . DelTafso,  e del  Principe  di  Salerno 
fi  parla  nelle  Lettere  e memorie  del  Ribier , e nel 
Gonzaga  1.  Dialogo  del  piacere  onefto  delTafso 
figliuolo . In  propofito  dell’  arte  magica  , fparfa 
nell’ Amadigi  , Bernardo  in  principio  del  Canto  ix. 
di  quel  poema  così  ne  fcrifse  , cercando  di  apporvi 
qualche  onefto  rimedio  . 

1. 

Dirà  certo  qualcun  , eh'  io  faccio  a volo 
Le  navi  andar , quafi  per  Fonde  abete  , 

Or  fatto  il  caldo , or  fatto  il  freddo  polo 
Per  le  Jlrade  del  del  ferene  e liete  : 

Ch'  io  f e curo  folcar  fo  il  cavriolo 
Virato  mar  , come  balena  , 0 cete , 

E liquida  la  terra , e F acqua  dura 

Ofo  fuor  cF ogni  legge  di  natura . Ma 


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Italiana 


9i 


2.  Lft.LCAp.XXXI. 

Ma  non  fanno  effi , eòe  la  magie'  arte 

Fu  ne'fecolt  andati  in  J lima  e in  pregio  , 

E che  al  mago  ubbidia  Saturno , e Marte  , 

E l' altre  Jlelle  , onde  ha  il  ciel  forza  , e fregiò , 

Come  ne  fanno  teflhnon  le  carte 
Di  pid  d'uno  fcrittor  fido  ed  egregio  ; 

E con  erbe  , e con  pietre  , e con  incanti 
Far  pietofo  Fiutone  eran  baflanti  . 

I- 

Forfè  non  fan  , che  la  figlia  d'Eeta 

Fra  Falere  opere  fue  chiare  e leggiadre 
O per  virtd  di  Jlelle , o di  pianeta  , 

Fè  di  Giafon  tornar  giovane  il  padre . 

Or  la  religion  nojlra  ci  vieta , 

Siccome  cofe  fcellerate  e ladre  , 

Che  ufiamo  Fopre  de'  magici  incanti  , 

State  approvate , già  tant'anni , e tanti , 

Il  Varchi  nell’ Ercolano  lafciò  Icritto  , che  l’ Ama-  r ‘t-w- 
digi  di  Gaula  era  flato  da  Bernardo  Tuffo  in  ottava  f n u 
rima  tradotto.  Ma  Bernardo  ftcfso  avea  fcritte  al  H 

Varchi  queft’altre  parole  : non  crediate  , come  molti 
credono , che  io  abbia  tradotto  FAmadigi  , perchè 
togliendo  foto  quelle  parti  delF  opera , che  io  conobbi 
ejfere  atte  a ricevere  ornamento  e fplendore  , ed  ag- 
giungendovi e nuovi  cavalieri , e nuove  invenzioni  del 
mio , di  comune  Fho  voluto  far  proprio . E Torquato 
nell’Apologià  dice , che  Tuo  Padre  in  Corte  del 
Re  Cattolico  cfòrtato  a ridurre  in  poema  l’iftoria 
favolofa  <iel\' Awadigi  , egli  , come  vergato  nell’ar- 
te , per  far  Poema  dì  una  fola  azione , formò  la  fa- 
vola (opra  la  difperazione  di  Amadigi  per  Oriana, 

•terminando  con  la  battaglia  tra  Lifuarte  e Cildar 

da- 


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$4  Della  Eloquenza 

ijìI.cap  xjoui.  dane  con  narrare  negli  epifodj  i fuccelfi , prima  e 
dopo  avvenuti . Soggiunge , che  egli  vi  trovò  mol- 
te cofe  oltre  a quelle  del  primo  autore  , e che  vol- 
le , che  le  fatte  da  lui  follerò  uguali  di  bellezza  e 
di  numero  alle  altre  . 


XXXII. 

V Alluditi  di  Giul- 
ia non  h«  che  Cure 
con  l ‘hiibihnra  • 

Luterò  lo.  il,  faf. 
l'ì- 


IL  medefimo  vecchio Talfo  in  una  lettera  a Gi- 
rolamo Rulcelli  tenne  opinione , che  il  «im- 
pofitore del Y Amadigi  avelTe  tratta  in  parte  la  fua 
invenzione  da  qualche  ftoria  della  gran  Bretagna 
con  averla  pofcia  abbellita  , e meda  nello  ftato  in 
cui  trovafi . Ma  tal  fua  perfuafione  Bette  appoggiata 
all’aver  egli  creduto , che  Gaula  , patria  di  Amadigi , 
fi  folle  prefa  in  quel  libro  per  altro,che  per  h Fran- 
cia : e luppolè  ancora  malamente, che  il  primogenito 
del  Re  d’Inghilterra  fi  chiamalfe  Principe  di  Galla 
in  riguardo  al  reame  di  Francia , fopra  cui  l’Inghil- 
terra pretende  ragione  : cola  pure  accennata  nel 
libro  il.  dell  'Amadigi  di  Gaula  a capi  xx.  Ma  la  vo- 
ce Gaula  nell’antico  idioma  Francefe  lignificando 
unicamente  la  Francia , non  poteva  ella  pigliarli  in 
altro  fignificato  dall’autore  dell' Amadigi . PerWal- 
lia  poi , o Guallia , e anco  Gaula  non  s’intefe  la 
Francia  ; ma  il  paele  e principato  di  Galla , in  la- 
tino Cambria , donde  s’intitola  il  regai  primogenito 
d’Inghilterra . Il  perchè  Giovanni  Villani , il  quale 
ai  popoli  di  Francia  non  dà  altro  nome  , che  quello 
di  Francefcbi , dipoi  congiunge  IpelTo  gl’  lngleji  co’ 
Gualefi , come  diverfi  dai  Francefcbi,  e nel  libro  xii. 
dell’  Illoria  a capi  lxvi.  fcrive  quelle  parole  : 
Adoardo  IV.  figliuolo  del  Re  d'Inghilterra  , Prenze 
di  Gala  . Matteo  Villani  figliuolo  di  Giovanni  nel 
libro  vii.  a capi  xm.  ulà  la  frale  di  Prenze  di  Gau- 
la ( cioè  di  Galla  ) e non  di  Gaula  , nè  di  Francia . 

Ve- 


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Italiana  95 

Vero  è , che  il  Re  d’Inghilterra  s’intitola  Re  di  liu.i.Cìe  yyvTT 
Trancia  ; ma  non  già  Re  di  XUallìa  , nè  di  Galles  , 
perchè  quello  principato  non  è fuori  del  regno  fuo 
d’Inghilterra  . Per  la  qual  cofa  non  era  bilògno, 
che  Bernardo  Tallo  fi  giuftificalTe  , come  fece  in 
più  luoghi,  di  avere  Icritto  Trancia  per  Gaula , &ntn  a. 
quafichè  il  Lobeira  , primo  autore  dell’, imadigi  , 
non  foffe  giunto  a fipere  , che  Gaula  era  la  Tran- 
cia $ imperciocché  egli  ottimamente  il  feppe  : e la 
voce  Gaula  dimoftra  l’antichità  di  quel  libro , coni- 
pollo  , quando  fi  fcrivea  volgarmente  Gaula  per 
Gallia  o Trancia,  come  fu  detta  dappoi. 


XXXII. 

TOrquato  Tallo  nel  libro  il.  de’  Dilcorfi  del 

poema  eroico  per  affetto  alla  memoria  del  ’d*  t«Su«. 
padre  preferì  1 ' Amadigi  di  Gaula  a tutti  i Romanzi  '°  *" 

Trancefì,  non  eccettuandovi  nè  pur  quelli  di  Ar- 
naldo Daniello  Provenzale  , sì  altamente  lodato  in  *•«*• 

que’  verfi  di  Dante  nel  Canto  xxvi.  del  Purgatorio 


Verfi  d'amore  e prosb  di  romanzi  , • 
Soverchiò  tutti  , e lafcia  dir  gli  flotti , 
Che  quel  di  Limosi  credo n , che  avanzi . 


Quelli  è Giraldo  di  Tornello  da  Limoges  , per  avvilo 
del  Varchi  nell’Ercolano . Di  lui  fcrive  alTai  cole  v‘,t-,sì- 

il  Signore  Arciprete  Crefcimbeni  nelle  note  alle » 

Vite  del  Nollradama  a capi  xliii.  Il  Petrarca  tra 
la  folta  fchiera  de’  poeti , che  vide  incatenati  nel 
Trionfo  d’ Amore,  per  fegno  di  onoranza  a capi  iv. 
vi  mife  in  primo  luogo  Arnaldo: 

Tra  tutti  il  primo  Arnaldo  Daniello  , 

Gran  maejlro  d'amor , che  alla  fua  terra 
Ancor  fa  onor  col  fuo  dir  nuovo  , e bello . 


Il 


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$6  D E L L A E L O QJU  E N Z A 

LiiJ.C/p.xxxm  II  Tallo  nientedimeno  fu  di  penfiero  , che  Dante 
( e perciò  anche  il  Petrarca  ) fe  avelfe  letto  alcuno 
de’ due  Amadigi , o di  Gaula , o di  Grecia  , o il  Pri- 
maleotie  ( il  quale  è uno  de’  xxii.  Romanzi  , che  lè- 
guono  P Amadigi  ) per  avventura  avrebbe  mutata 
opinione,  e vuol  dire  in  pregiudicio  d’Arnaldo  ; im- 
perciocché egli  preferì  quelli  Romanzi  Spagnuoli  ai 
prancefi , tutto  all’oppolfo  dello  Speroni,  come 
vedremo . Ma  Torquato  ebbe  tale  opinione  per  af- 
fetto piuttofto , che  per  proprio  giudicio  : e Dante , 
al  creder  mio.  Ielle  benilTimo  l 'Amadigi,  che  in 
temP°  di  lui  con  la  fua  comparii  levò  dileggio  i 
t*t-  C n ’ più  famofi  Romanzi , al  dire  del  Vefcovo  Lolliuo . 
xxxnr. 

Aliti  pnticoiiri  in-  *r>  Egnando  il  Crillianillìmo  Francelco  I.  Clau- 
iM'Amciì^Tiao  dio  di  Erberè  Signore  di  Eflers  trafportò  i 
libri  vii.  deli' Amadigi  di  Gaula  in  lingua  France- 
fe,  perfuafo,  cheefsi  da  principio  originalmente  fofi- 
lèro  flati  ferini  in  quell’  idioma  , dachè  Amadigi  fi 
finge  di  Gaula,  cioè  di  Francia-,  e tanto  più  an- 
cora , che  effo  Erberè  vi  avea  letti  codici  antichi!^ 
fimi  di  quello  Romanzo  in  idioma  Francelè  Picardi- 
co  . Tenne  egli  per  fermo  , che  dopo  i primi  lette 
libri , gli  altri  , che  arrivano  , come  ho  detto  , al 
.numero  di  tomi  xxii.  folfero  fiati  comporti  da  Icrit- 
tori,  diverfi  dal  primo,  ficcome  non  da  un  lolo, 
ma  da  diverfi  furono  tradotti  in  Francete  . Jacopo 
?*i.  33 • Frifio  nel  Supplimento  all’Epitome  della  Biblioteca 

di  Corrado  Gefnero  chiama  l’Amadigi  nugat  Gal- 
lica! , e dice  , che  contiene  turpìjjjmo:  ér fxdijfmot 
amore : , & ita  quidem  , ut  re:  ipja  cetili : fubjician- 
tur . ApprelTo  conclude , che  di  tali  fiorie  favolofe 
nulla  Gallorum  fam  ilice  careni  , qttod  non  ali  un  de 
lingule  Gallica  puritatem  difeere  fe  pu tati t . Quello 

però 


Italiana  P7 

però  in  oggi  non  più  fi  verifica  . Criftoforo  Befol- 
do  nel  libro  de  Educatone  & bijloriit  literarum , a 
capi  v.  §.  vi.  parlando  di  quella  favola  Amadigia - 
na  , con  errore  l’attribuifce  all 'Erberè  , il  quale 
ne  fu  fidamente  il  novello  interprete . Niccolò  An- 
tonio in  fine  della  Biblioteca  Ilpana  nuova  pure  ne 
tratta  , quali  mal  fofferendo  , che  V Erberè  la  levalfie 
alla  Spagna  per  lame  dono  alla  Francia,  quando  il 
primario  fiuo  autore  Spagnuolo  per  maggiormente 
accreditarla  , finfie  apporta  accaduti  quegli  avveni- 
menti in  paele  eftero  , e lontano  dal  luo  : e per 
meglio  colorir  la  finzione,  cercò  di  far  credere , 
che  un  mercatante  Unghero  averte  riportati  di  Gre- 
cia i primi  libri  di  quello  Romanzo  . Del  tomo  i.  di 
Antodi s di  Gaula , divilo  in  libri  iv.  e degli  altri 
fcrive  parimente  Antonio  Verdier  nella  Biblioteca 
Francete:  e Lucantonio  Ridolfi  talvolta  gli  cita 
nel  Dialogo  dell’Aretefila , oltre  al  Pigna  nel  li- 
bro i.  de’  fuoi  Romanzi . Ma  il  piacevole  ingegno 
di  Michele  Cervantes  nel  libro  i.  a capi  vi.  del  fiuo 
DonCbifciottc  mifie  in  beffa  gli  ftudiofi  dell 'Atnadh 
di  Gaula  , non  oftante  , che  Don  Garzia  Ordognez 
di  Montalvo  per  allettargli  averte  cercato  di  ridur- 
lo in  iftile  più  terfio  , pubblicandolo  in  Salamanca 
per  via  delle  (lampe  di  Pier  Lafio  nell’anno  1 575. 
in  foglio  . I nomi  eroici  di  Palmerino  , e di  Spleti- 
diano  , che  fanno  principal  figura  in  quello  Roman- 
zo , fi  trovano  con  fiommo  abufo  adottati  in  calate 
Italiane  , dachè  il  libro  ftelTo  corfie  da  più  lècoli  in 
lingua  noftra  volgare . Quindi  c,  che  il  vecchio  Sca- 
ligero contrai  il  Cardano  nella  Etercitazione.CLxvi. 
non  ebbe  torto  di  biafimare  un  coftume  sì  in- 
degno , uficito  da  quelli  libriprofani  : ed  è maravi- 
glia , che  Michele  Medina  palude  a mettere  l 'Ama- 

N digì 


UM.CAr.XXXtu. 


Te.il. fti.  iiu 


Bibliaioiam  fai. 
103. 1 1 17. 

Sniffila  futi.  9». 


Cbti/Hane  furetti, 
fir  Uh.  I.  caf.  ni. 
Wl  «■ 


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tiiiXcAr.XXXlV. 


ti/corjì  pa£.  37. 


T)ialo(bi  ’pd£.  467. 


Romanzi  lib.t . 
49. 


XXXIV. 
Origine  del  Roman» 
r.o  della  Tavola  ti • 
tonda  . 


9 8 Della  Eloqjjenza 

dìgi  al  paro  delle  opere  di  Senofonte , di  Euripide  9 
Sofocle  , Plauto  e Terenzio  , fenza  trovarvi  altro 
da  riprendere  , che  la  fola  finzione  . Ci  refla  a di- 
re , che  quantunque  VAmadigi  col  rimanente  di 
tanti  altri  Romanzi  Spagnuoli  folte  agl’  Italiani  in 
tempo  dello  Speroni  più  noto  , che  non  erano  i 
Francefchi  , talché , allo  fcrivere  di  Cintio  Giraldi , 
P Ari  olio  in  alcune  colè  imitò  V Am  a digi , e quegli 
altri  ancora  j nientedimeno  il  niedefimo  Speroni , 
nella  Parte  il.  del  Dialogo  dell’  Moria  fi  efprelfe  di 
trapaffargli  per  contenere  miracoli , dal  naturale 
lontani  ( il  quale  avvilo . fu  pure  del  Pigna  y emulo , 
e plagiario  del  Giraldi  ) non  elfendo  fondati  quelli 
Romanzi  Spagnuoli  , come  i F rance [chi  , full  a bafe 
del  vero  , nè  fcritti  in  modo , che  i’Eloquenza  Ita- 
liana fe  ne  potefTe  arricchire  , alla  quale  natural- 
mente e per  lunga  ufanza  l’aria  e la  grazia  delle 
prote  Francefche  ne’  tempi  antichi  erano  molto 
conformi . 

MA  è tempo  oggimai  di  rivolgerci  a ragionare 
della  più  celebre  fra  quante  iliorie  favolofe 
in  lingua  Romanza  co’ libri  Provenzali,  e France- 
fili fra  noi  fifpartero  fin  da  que’  tempi , ne’  quali 
il  comune  idioma  d’Italia  cominciò  a trovarfi  in 
filato  di  cltere  da*  fuoi  primi  ampliatori  ternamente 
«lato  in  gravi  componimenti  . Di  quella  Ifloria 
Romanzai  ne’piùfamolì  teritti  nollri  volgari  ram- 
memorata col  nomedi  Tavola  ritonda  , e per  offe r-r 
vazione  del  Pigna  confiderata  quale  li  fu  prelfo  i 
Greci  la  Nave  d'Argo , piena  d’Eroi , non  potrà  qui 
difdire  , che  te  ne  fpieghi  a dillefo  l’origine  : il  che 
tervirà  ad  aprirci  l’intendimento  di  varj  luoghi  de’ 
principali  fcrittori  Italiani . Dunque  la  Tavola  ri- 
fonda 


I 


Italiana  99 

tonda  nel  primo  fuo  edere  non  fu  altro , che  una 
fpecie  di  decurfione  cqucjhrc , o ajliludio  , e tornea- 
mento  , per  dirlo  co’  vocaboli  della  bada  latinità  . 
In  fignincato  ancora  di  fteccato , o barriera  per 
limili  decurioni,  in  carte  vecchie  s’incontra  campai 
haJììluBaminh . Le  medefime  decurioni  , che  fi  difi- 
{ èro  poi  con  nome  più  noto  Giofire , e anche  Duelli , 
fi  faceano  da  principio  con  maggiore  , e minor  nu- 
mero di  Cavalieri,  i quali  avanti  di  entrare  in  batta- 
glia, ovvero  dappoi  ,fi  bacchettavano  fra  loro  a una 
menfa,  a bello  fiudio  fabbricata  informa  circolare 
e ritonda  , affinchè  tra  i perfonaggi , alla  medefima 
aflifi,  non  fi  eccitafTe  veruna  gara  di  precedenza , 
fuggerita  per  avventura  dall’ amor  proprio,  e dall’ 
anibiziofo  talento  di  occupare  l’onoranza  del  pri- 
mo luogo . Po  Adoni  o d’Apamea  , continuatore  di 
•Polibio , ci  rapprefenta  quello  rito  cavallerefco  tra 
i noftri  popoli  occidentali  per  antichiflimo , narran- 
do egli  predo  Ateneo  nel  libro  iv.  delle  Cene  de’ 
Savj  a capi  xnr.  che  i guerrieri  clipeati  ed  afiati  t 
per  dirlo  co’ termini  degli  antiquarj , lèdeano  fra 
i Celti  a tavola  ritonda  , naSu/unti  , medi  giù 

in  orbem , e in  giro . Pofidonio  fu  in  Roma  al  tempo 
di  Pompeo  Magno  nell’  anno  di  Roma  70$.  come 
ha  notato  Gerardo  Giovanni  Vofiio.  Tal  cortuman- 
za  predo  Guglielmo  Camdeno  fi  fa  rinnovata  nella 
gran  Bretagna  in  fine  del  fiecolo  v.  dal  famofo  Re 
Artù  medefimamente  con  la  Tavola  ritonda , la  qua- 
le volgarmente  fi  ode  rammemorare  dalle  bocche 
di  tutti , e fi  tiene , efler  quella  fteda  , che  fi  vede 
appefa  alle  mura  del  cartello  di  Vincefter  in  In- 
ghilterra . Ma  poiché  ciò  fi  mette  in  dubbio  dall’ 
avveduto  criterio  del  Camdeno  , a cui  ella  lèntbra 
fattura  de’  fecoli  meno  remoti  , bifogna  almeno 

N 2 con- 


Lia.I. CaP  .XXXIV. 


/<*/*.  ed't.  O.  L. 

Lui'd  altni  l6l«. 


De  fìifloricit  Gra* 
eit  lib.  f.  caf.  xxir. 

Britanni a 
tdii»*nni  1609. 


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r.18.1.  cap.xxxv. 


XXXV. 

Origine  de*  Tornei, 
a*  qnati  fu  dato  tl 
nome  di  Tave/a  fi- 
laoda . 


r*i- 


A.  B nn.fa(.  fi. 
tdit  .Lcudintnfi  en- 
tri lé*0. 


ioo  Della  Eloquenza 

concedere,  che  fia  lavoro,  Tatto  in  memoria  di  quel- 
la prima,  intorno  alla  quale  già  lèdettero  i celebri 
cavalieri  della  magione  del  Re  Arti) , per  dirlo  con 
la  frafe  , onde  eglino  fono  chiamati  nel  Romanzo 
della  Tavola  ritonda  , antico  c decantatiflìmo  in 
Francia  , donde  tifcì  , e in  Italia  , dove  fu  accolto 
con  incredibile  applaufo,ficcome  diremo  appreflo  . 

LA  gran  fama  del  concorfo  alle  Giojìre , ed  a’ 

Tornei  cavallerefcbi  , i quali  da  nodri  Italiani 
lì  differo  ancora  Torncamentì , e Torniamcnti  , prin- 
cipiò a fpargerfi  in  Occidente  nel  fecolo  x.  aprendo 
alla  nobiltà  di  Francia  , di  Lamagna  , e d’Italia  un 
largo  campo  di  profani  abufi  , e di  follie  d’ogni  for- 
te . Tali  furono  le  contefe  e le  avventure  per  va- 
nirà di  cavalieri  e di  donne  j donde  poi  fi  diffulè 
il  medierò  , e la  profeffione  de’  duelli , la  quale—» 
introdotta  con  falla  apparenza  di  religione  , arrivò 
a tanto  di  fard  propria  della  nobiltà  : e di  qui  ne 
vennero  le  dorie  e i Romanzi , pieni  di  sì  fatti  rac- 
conti, dilettevoli  allafantafia  ,e  infinuanti  nell’ani- 
mo un  edremo  affetto  e difpofizione  aimedefimi. 

La  prima  idituzione,  o rinnovazione  di  sì  fatti  fpet- 
tacoli  lì  attribuire  ad  Arrigo  I.  Re  di  Lamagna , 
cognominato  l 'Uccellatore  , padre  dell’  Imperadore 
Ottone  il  Grande  , facendofi  da  lui  bandito  in  Mad- 
tleburgo  il  primo  Torneo  nell’anno  diCridopjS.  * 

allo  fcrivere  di  Badiano  Mundero  nel  libro  ni. 
della  Cofmografia . Da  quel  tempo  in  Francia  fi 
propagarono  quedi  militari  efercizj  con  tal  fre- 
quenza , che  ebbero  il  nome  di  conjììftu:  Gallici 
predo  Matteo  Paris  j come  pure  in  Fiandra  , in  Ita- 
lia , e in  Inghilterra , didinguendoiì  generalmente 
col  nome  di  Tavola  ritonda , giuda  le  tedimonianze 


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Italiana  ioi 

di  Alberigo  Monaco  delle  tre  Fontane  nella  Cro- 
naca all’  anno  1235.  di  Matteo  Paris  all’anno  1252. 
e del  fommo  Pontefice  Clemente  V.  il  quale , udite 
le  morti , cagionate  in  tali  conflitti , ancor  egli , co- 
me aveano  fatto  Innocenzo  II.  Eugenio  III.  Alcfi- 
fandro  III.  c Innocenzo  III.  pafsò  a condannargli 
con  una  Bolla,  data  nell’anno  13 13.  in  cui  dice  di 
farlo  , quia  in facicndis  ^jujlis  prxdiflis  ( cioè  le  gio- 
ii: re  ) qu£  Tabula  rotund*  in  ali  qui  bus  par  ti  bus 
valgavi  ter  nuncupantur  , ea  danna  & pericula  immi- 
ncnt , qutc  in  tornearnentis prxdiftis . Sopra  ciò  può 
vederli  il  Ducange  nella  Diflertazione  vi.  (opra  la 
Storia  del  Re  san  Luigi . Ma  ciò  non  ottante , anda- 
rono Tempre  più  dilatandofi  :c  per  continuare  a dar 
loro  una  origine  antica,  fi  lèguitò  a farne  primo  itti- 
tutore  Artù  Re  d’Inghilterra  , vivuto  nella  fine  del 
fecolo  v.  di  nottra  falute  per  fentimento  di  Michele 
Alfordo  negli  Annali  Britannici . Nella  vecchia  Cro- 
naca di  Boemia  la  Corte  del  Re  Artù  porta  il  nome 
di  Tavola  ritonda  : e il  bandir  quella , era  il  medefi- 
mo , che  il  pubblicare , doverfi  tenere  un  Torneo  ca- 
vallerelco  . Laonde  quando  fi  legge  pretto  Tomma- 
fo  Valfingamo  , che  R uggeri  di  Mortomare  una  ne 
ittituì  in  Inghilterra  nell’anno  1260.  un  altra  pure 
il  Re  Eduardo  nell’anno  1 344.  ed  altre  ancora  di- 
verfi  altri  Principi  altrove,  ciò  fa  comprendere, 
che  quelli  Principi  pubblicarono,  doverfi  fare  ne’ 
loro  flati  quelle  Gioftre  , chiamate  volgarmente  la 
Tavola  ritonda  , delle  cui  gran  fette  tratta  il  Ducan- 
ge , ottervando , che  dopo  il  combattimento  i Guer- 
rieri difàrmati  andavano  a convito  pretto  il  promo- 
tor  della  fetta  a una  Tavola  ritonda , per  ilcanfare , 
come  dicemmo  di  fopra  , ogni  gara  di  precedenza  : 
e quivi  giuridicamente  fi  decideano  le  contefe  in- 
forte , 


Lit.l.  Cai’.XXXv. 


Pa(.  >70.  171.  & in 
Clcffnrit  v.  Tabuli, 
& v.  Tornea man- 
tam  • 


Timo  ì.fai. 

J.  TU. 


C btontcnt  Attili m 
fi-  «»•  *<4- 


Clojat  ium  v.  Tl- 
buia  . 

In  Jiimit- 

Um  Dtjit  i.  vil, 
tl-  *7*. 


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t»t- 144 ■ 14f- 

Ttmtì.fm  in. 

Tomo  il.  ftl' 


toi  Dblla  Eloquenza 

tu.!,  cìp.xxxv.  forte  , pronunciandofi  la  temenza  e il  premio  della 
vittoria  a favore  del  più  valorofo  . Fu  anche  biso- 
gno di  promulgar  gli  ftatuti  da  oflervarfi  in  quefte 
aflemblee  cavallerefchc  , i quali  fi  attribuifcono  co- 
munemente all’  accennato  Arrigo  I.  Re  de’  Fran- 
chi orientali , o fia  di  Germania  : e gli  ha  pub- 
blicati il  Munsero  nella  Cofmografia  , e poi  Mel- 
chiorre Goldafto  nel  corpo  delle  Coftituzioni  Im- 
periali due  volte  con  qualche  divario.  Luigi  Ala- 
manni innanzi  al  fuo  Poema  del  Giro n Cortefe  di- 
ftribuì  quefte  leggi  in  xx.  articoli , tutti  diretti  a 
difender  l’onore,  e lagiuftizia.  Gli  ammeflì  alle 
prove,  fanno  profeflione  di  cfter Criftiani  : c te- 
viaktu condo  lo  Speroni  nella  Parte  il.  del  Dialogo  dell’ 
Iftoria  , le  condizioni  de’  Cavalieri  della  Tavola 
ritonda , furono  le  feguenti , le  quali  in  forma  fo- 
lenne  giuravano  di  oflervare 

I.  Vìver  fedeli  di  Gesti  Grifo  . 

II.  Amar  l'onore  piti  , che  la  vita . 

' III.  Mai  non  mentire  sì  nell  attendere  alle  pro- 
ntejje  , come  in  narrar  puramente  i cafi  loro  ,proJperi 
o avverf , che  Juccedeffcro , perché  memoria  ne  rima- 
nere. 

. IV.  Ejfer  difendi  tori  di  ogni  giufizia  , fpeci ai- 
mente  per  le  donzelle , per  le  vedove  e per  li  pupilli 
contra  gli  sforza  e le  fraudi  d' ingannatori  e di  vio- 
lenti . E perciò  fare  opportunamente , raro  e corto 
era  il  lor'  ozio , andando  ejjì  ad  ognora  a uno  , a due , 
0 a tre  di  luogo  in  luogo  con  le  loro  arme  a cavallo  , 
offerendofi  prontamente  a ogni  imprefa  pericolofa  , 
che  pia  fojje  ed  onefa  : e perciò  erranti  Jon  nomi- 
nati . Così  lo  Speroni,  il  quale  pareggia  quelli  ca- 
valieri a quei  famofi  della  Grecia  , Ercole , Teteo, 
Giafone,  e ad  altri  fintili, domatori  de’moftri,  cioè 

de’ 


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Italiana  103 

de’  vizj  e de’  Tiranni  : i quali  Eroi  fomniiniftra-  FiiTcIìoBfxv. 
rono  copiofi  argomenti  agli  antichi  poeti  della  Gre- 
cia e del  Lazio,  ficcome  pur  fecero  ai  noftri  delle 
lingue  Romanze  quegli  altri  della  Tavola  ritonda  , 
i più  rinomati  de’ quali  fono  Arni , detto  anche  Ar- 
turo , Lanci  lotto , Tri/lano  , Galvano , Galeotto , Lio- 
nello , Brunoro , Febo,  Palamede , Et  torre , o Ajlorre , 

Malealto  , Princivalle  , GalaJJo  , Lamoraldo , o Amo- 
raldo , Arcoano , Polinore  , Sagramoro  : e le  donne 
fono  Morgana  , Ginevra  , Ifotta . Quelli  nomi , tutti 
favolofi,  tranne  Ginevra , che  vuol  air  Genovefa , no- 
me di  gran  Santa  in  Francia,  ft  videro  trafpiantati  in 
principali  famiglie  Italiane,  vaghe  d’iltillare  nel  loro 
fangue  la  memoria  e l’imitazione  dell’  immaginato 
valore  di  colloro,  che  dapertutto  ne’  palfati  lecoli  fi. 
udì  celebrare  da’  noftri  poeti  c Romanzatori  ; don- 
de poi  ne  nacquero  altri  inconvenienti , difficili  a 
fradicarfi  , e fono  i puntigli  cavallerefchi , fomenta- 
tori delle  difeordie,  la  decilione  de’ quali  fi  rimette, 
alle  fpade  , come  praticavafi  negli  antichi  Tornea - 
menti  e nelle  Gio/lre , che  al  buon  dettatore , e 
pari  maeftro  in  divinità  , Jacopo  PalTavanti , come 
al  fuo  tempo  troppo  frequenti , diedero  occafione 
di  deteftarle  più  volte  nel  fuo  nobililfimo  Specchio 
di  vera  penitenza ^ ove  riferilce  gli  efempj  di  Cefario 
Monaco  , fcrittore  del  lecolo  xm.  antecedente  al 
fuo  . Di  qui  pure  , lènza  bifogno  di  falire  ai  tempi 
remoti  de’  Longobardi , ebbero  il  primo  loro  co- 
minciamento  i pravi  coftunii  e i tanti  libri  di  duelli 
e di  paci  , diffuli  in  Italia  nel  lecolo  xvi.  in  tempo  , 
che  nelle  corti  de’  Principi  Italiani  di  altro  non  ft 
ragionava, che  di  Gio/lre,  e di  Duelli,  e di  Romanzi  , 
allo  fcrivere  di  Giambatifta  Pigna  , famofo  maeftro  u Datilo 
di  fienili  ftudj.  Nè  fidamente  fi  videro  fra  noi  rinno- 
vati 


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Lu.I.CafXXXVI. 


Infarinai»  il.  fag. 
Cani»  vi.  »j. 


a fieli»  faf.  iyj, 
•dir.  di  roraia 
frtjfh  il  Baldini 
!jy«. 


Fat-lft.  no. 


xxxvr. 

Il  tomi  di  Tavola 
rifonda  ptf.ò  dille 
G olire  al  libro  .che 
tratta  de'  Baroni  di 
elTc  • 


104  Dell  a E l o qjj  e n z a 

vati  i nomi  di  quegli  Eroi  della  Tavola  ritonda  \ 
ma  quegli  ancora  delle  cartella  incantate  della  me-' 
defima  , quali  furono  Guardia  giojofa  , e Guardia 
dolorofa  ; o Giojofa guardia,  c Doloroja  guardia  ; poi- 
ché nel  noftro  paele  del  Friuli  molte  cofpicue  fami- 
glie portarono  quei  nomi  : e un  cartello  dell’antica 
e famofa  fchiatta  de’  Signori  dì  Vanno  , da’  quali 
difendono  i Signori  del  cartello  di  Pers  , appellofli 
Guarda  giojofa  . La  voce  Guarda  in  vece  diGuardia 
è Provenzale , e Tofcana  antica  : e lo  moftra  Fede- 
rigo Ubaldini  nella  Tavola  al  Barberino.  Laonde 
ebbe  torto  il  Salviati  di  cenfurare  il  Taflo  d’avere 
ufata  quella  voce  nel  fuo  poema  della  Gcrufalcmme 
liberata  : e il  medefimo  Taflo  , che  meglio  de’  Tuoi 
campioni  leppe  con  gravità  e con  valore  foftener 
la  fua  caula  , nell’Apologià  fi  difefe  con  dire  , che 
guarda  era  voce  antica  e propria  della  lingua  . Di 
più  , l’ufo  de’  Tornei  e de’  Tinelli  non  potendo 
■riftringerfi  nelle  noftre  terre  , le  ne  parto  in  Orien- 
te : c lo  ha  oflcrvato  nelle  note  all’Alefliade  di  An- 
na Connena , e all’  Iftoria  di  Giovanni  Cinnamo  il 
Ducange , di  cui  pure  edavederfi  la  Diflertazio- 
ne  vi.  l’opra  il  Gioinvilla . 

ORa  non  farà  malagevole  il  comprendere  la 
cagione  , per  la  quale  all’Iftoria  favolofa  de- 
gli accennati  guerrieri  fu  dato  il  famofo  titolo  di 
T avola  ritonda  : la  quale  Irtoria  decantatilfima  , al 
fuo  arrivo  di  Francia  in  Italia  rapì  a se  gli  animi 
e gl’ingegni  di  tutti  i noftri  fcrittori , cominciando 
da’  più  rinomati  ed  antichi  , Brunetto  Latini  ,i  due 
Danti , da  Majano  , e l’Alighieri , Giovanni  Boc- 
cacio  , il  Petrarca  , e l’Ariorto  , tutti  i quali  fpar- 
lèro  ne’  loro  componimenti  la  rimembranza  dj 

quell’ 


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Italiana  ioj 

quell’opera  della  Tavola  ritonda , eflcndofene  an-  lh.i^aP.xxxvi. 
eora  fparfi  i volgarizzamenti  Italiani  per  maggior 
diletto  e cognizione  di  tutti  . Quello  Romanzo , 
che  abbraccia  le  imprelè  di  Lanciotto , di  Trijlano  , 
e di  altri  non  pochi , di  fuori  porta  il  titolo  d Tfloria 
di  Lanci  lotto  dal  Lago,  che  fu  in  tempo  del  Re  Artù  t 
diilinta  in  libri  irl.  che  fono  tre  tomi  grolli  in  for- 
ma ottava  : ed  è (lampato  in  Venezia  da  Michel 
Tramezzino  nell’anno  1559.  dedicato  a Girolamo 
Martinengo,  e tradotto  dall’idioma  Francete  in 
buon  dettato,  che  moftra  elfere  antico  Tofcano  . 

Perchè  non  polla  mai  dubitarfi , che  quella  ljìoria 
non  Ila  la  Tavola  ritonda , sì  rinomata  , noi  leggia- 
mo le  lèguenti  parole  dentro  nel  bel  principio  del 
libro  e tomo  1.  Qui  comincia  il  primo  volume  della 
tavola  ritonda  di  Lancìlotto  dal  Lago . In  prin- 
cipio del  libro  e tomo  il.  fi  legge  così  : Qui  comin- 
cia il  volume  fecondo  della  tavola  ritonda  di 
Lancìlotto  dal  Lago.  Il  terzo  poi  ha  quello  titolo  : 

Libro  terzo  de'  gran  fatte  del  valorofo  Lancìlotto  dal 
Lago . Ciò  che  narra  Dante  nel  Canto  v.  dell’  In- 
ferno , fi  legge  nel  libro  1.  di 'quell’opera  a capi 
txvi.  E già  Pietro  Alighieri , figliuolo  di  Dante, 
avea  fcritto  nel  Comento  latino  a penna  lopra  la 
Commedia  del  Padre  , che  ciò  egli  avea  tratto  dal 
Romanzo  della  Tavola  ritonda.  II  palio  del  Canto 
xxxii.  pur  dell’Inferno  fopra  il  colpo , dato  dal  Re 
Artù  al  proprio  figliuolo  Mordrec  , già  efaminato 
da  Alelfandro  degli  Uberti  nel  Ragionamento  in-, 
torno  ad  alcuni  luoghi  di  Dante  , del  Petrarca  , e 
del  Boccaccio,  fi  trova  nel  libro  ni.  della  medefi-  P-v* <4. 
ma  lUoria  a capi  clxii.  Mordrec  dall’ Uberti  per 
isbaglio  è chiamato  Mordredo , e Modrec  da  Erafmo 
di  Valvafone  , di  cui  parlerò  apprefio . Quello  che 

O Dante 


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10(5  De l l a Et  oqj;e K z a 
Lim.i.capjìxxvl  Dante  alferifce  nel  Convivio , che  Lanciotto  fi  ren - 
Pioji  aof.  de  a religione , cioè  fi  fece  Romito , dicefi  appunto  in 
fine  del  libro  ni.  a capi  clxv.  di  quella  Iftoria  di 
Lancilotto , nella  quale  fono  fparlè  più  voci  Tolcane 
antiche,  come  nel  libro  i.  a capi  xix.  e txvi.  cap- 
pello per  ghirlanda  ; a capi  ixxv.  fantolino  per 
bambino  ; voce  rimafta  fra’ Veneziani  e Friulani  , 
e che  il  Bembo  nel  libro  il.  delle  Profe  diede  per 
Veneziana , facendo , che  Giuliano  de’  Medici , co- 
gnominato il  Magnifico  , ripigliafle  Dante  d’averla 
inferita  nella  Commedia , cioè  nel  Canto  xxiv.  del 
Purgatorio  , e nel  Canto  xxm.  del  Paradifo  , ben- 
ché , al  fuo  credere  , folTe  voce  originaria  de’  Ve- 
neziani . Da  principio  farà  fiata  comune  anche  in 
Tofcana  , e dipoi  rimafta  ai  foli  popoli  accennati; 
poiché  nel  Vocabolario  della  Crufca  fi  dice  ufata 
anche  da  Giovanni  Villani.  Ma  il  Villani  al  genio 
delicato  del  Bembo  , nel  fatto  della  lingua  parve 
Icrittor  plebeo  . In  detto  libro  i.  della  Tavola  ri- 
fonda a capi  cxliii.  abbiamo  ahi  per  altresì  . A 
capi  cxlv.  non  lolo  vi  è fantuario  per  reliquia , 
o reliquiario  ; ma  barbajforo  per  uomo  principale , 
e terra  per  pacfc  con  molte  altre  voci  di  firn  il  fat- 
ta . Nè  dee  paffarfi  in  filenzio , che  Erafmo  Signore 
di  Valvafone , già  noto  per  molte  fue  opere , fi  mife 
a ridurre  in  poema  quello  Romanzo , come  Bernardo 
Tafto  avea  fatto  de.IV  Amadigi  : e Cefare  Pavefi  col 
titolo  di  Lancilotto  pubblicò  i Quattro  primi  canti 
del  Valvafone  in  Venezia  preflo  i Guerra  nell’  anno 
1 580.  in  forma  quarta  . L’autore  principia  il  Can- 
to il.  con  ilpiegare  in  che  confiftea  l’iftituto  prin- 
cipale della  Tavola  ritonda  ; onde  ne  nacque  il  pro- 
verbio, che  dice,  efler  degno  di  Ilare  a Tavola  riton- 
da chi  per  virtù  fi  diftingue  . I verfi  del  Valvafone 
fon  quelli:  Se 


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Italiana  107 

1 • • . * , i ' ’ ' * 

1 

Se  ogni  gran  Re  di  qucfta  etade  avejje , 

Conte  Arturo  , una  Tavola  ri  tonda , 

Ove  con  più  bel?  ordine  ftdejfe 
Prima  Viriti , poi  Nobiltà  fecouda , 

E nè  foggio  , ni  onor  fi  concedere 
A chi  nrtP  oro  J'ol  fua  fpente  fonda  , 

Tofio  fi  fcorgcria  con  miglior  forte 
Stato  e faccia  cangiar  ciafcuna  corte . 

2 

' . *'  1 X * 

Mi  fera  Europa ! Io  mi  fgomento  e ploro  , 

* Che  in  te  veggio  il  contrario  appunto  farfi  j 
Poggiar  gonfio  ed  altero  in  alto  Toro  , 

Verace  nobiltà  negletta  fiarfi  ; 

1 Errar  di  qui , dì  là  fenza  decoro 

• » Nudo  valore , e in  vano  altrui  mofirarfi , 

Cbe  regio  fguardo  rare  volte  degna 

Chi  ePofiro  e gemme  i mcrtì  fuoì  non  fegna . 

I Paladini,  ©Cavalieri  di  quello  Romando  del  Lan- 
ci lotto  fi  fauno  effere  Criftiani , e con  le  armi , o 
droife  : le  quali  pure  s’incontrano  in  quelli  dell 'A- 
madigi  : cofa  notata  da  Paolo  Giovio  nel  Ragiona- 
mento (opra  1 e Imprefe  . Quindi  è,  che  il  libro  fi 
palefa  comporto  dopo  il  lècolo  xi.  E chi  lo  teneffe 
per  affai  più  amico  deìl'Amadigi  , non  fi  allonta- 
nerebbe dal  vero , trovandoli  citato  già  per  antico 
in  libri , anteriori  all 'Amadigì  , come  fon  quelli  di 
Brunetto  Latini.  Le  divife  poi  erano  ai  niedeiimi 
Cavalieri  neceffarie  o nella  bandiera , o nella  tar- 
ga , o in  filila  cotta  o lopravvefta  dell’armatura,  o in 
lulla  gualdrappa  del  cavallo  , o ancora  in  tutti  que- 

O a Ili 


tal. Cap  XXXVI, 


Peto.  4.  tdìx.  di  Ve- 
ntzia  pTtffe  il  Zi - 
Uni  1563. 


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Jo  A/ Ubatiti  Hti- 
v recti  Syrtmtrr.a  di 
Jtyllit . 


10S  Della  Eloquenza 

x.iui.capjcxx vi  fti  arredi  ( come  fi  trova  , che  fpeflo  ve  l’ebbero  ) 
per  poter  efler  da  quelle  riconofciuti  ne’ combatti- 
menti , dachè  cavalcavano  armati  e coperti  in  tutte 
le  parti  del  corpo  , a rilerva  degli  occhj  foli  : e lo 
apprendiamo  dalle  (lampe  degli  antichi  figilli  con 
Oliva}  ti  Ih  e dìi  fi.  le  armi  delle  illuftri  famiglie  , pubblicati  da  Uli- 
iifacemuumru».  vjerj  Uredio  , da  Giammichele  Eineccio  , da  Rai- 
mondo Duellio  , da  Filiberto  Uebero , dal  Conte 
Gianguglielmo  di  Vurmbrand , e da  altri . La  leg- 
ge  non  permettea  di  combattere  a chi  non  era  ar- 
. nato  , e creato  Cavaliere  da  uno  di  quelli  della  Ta- 
jrnfiru  <x  vola  ritonda , di  cui  fon  detti  compagni  i Baroni  di 
"yi.  vrHb'hni  a e^a*  ^er  altro  quell’ufo,  che  i Guerrieri,  an- 
wmnbrmd  cd/,.  che  Principi  grandi , fi  faceflero  armar  Cavalieri , 
•n,ai,u,ai»t'ca.  mj^(es , ajtri , fi  vede  , che  fu  già  comune  in 

quella  età  e nel  fecolo  xii.  ficcome  rifulta  dagli 
elcmpj , addotti  da  Paolo  Chifflezio  nel  libro  de 
Nobilitate  fanpii  Bernardi . E Dante  nel  Canto  xv. 
del  Paradiio  dice  ,che  uno  de’  fuoi  maggiori,  paca- 
to a guerreggiare  in  Terra  Santa , fu  cinto  dell’ono- 
re della  milizia , cioè  fu  armato  Cavaliere , dall’  Im- 
peradore  Corrado  III.  che  fu  in  tempo  di  san  ber- 
nardo . L’Ariollo,  nel  particolare  delle  divife  imitò 
e nobilitò  l’efempio  de’  Romanzi  : e da  tali  divife 
cavallerefche  nacquero  poi  le  infegne  ereditarie 
delle  famiglie  , chiamate  armi , e anche  armature , 
perchè  fi  portavano  dall’  uomo  armato  fopra  l’ar- 
matura del  corpo , rapprelèntate  e riftrette  a fei 
colori , due  de’  quali,  il  giallo  , e’1  bianco  erano  me- 
tallici , oro  ed  argento . E quelli  ftefiì  colori , fe- 
condo le  regole  fondamentali  dell’arte  , frano^già 
notiffima  nel  lèccio  xm.  furono  efprelfi  dalla  penna 
maefira  di  Dante  nel  Canto  xvn.  dell’  Inferno  , 
ove  da  tali  infegne  ( allora  già  proprie  delle  cale 
. • < illu- 


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Italiana  109 

illuftri)  che  alcuni , da  lui  trovati  ne’  fupplicj  In- 
fernali , portavano  addolfo , gli  venne  fatto  di  rico- 
nofoere  la  lor  condizione  . Ma  molto  prima  di 
Dante  i medefimi  colori  fi  trovano  mentovati  nella 
Tavola  ritonda  . Sopra  la  nobil  materia  di  quelli 
colori  delle  armi  è da  leggerli  il  Trillino  nel  libro  x. 
dell’Italia  liberata,  il  Celli  nella  Lettura  vii.  fo- 
pra  l’Inferno  di  Dante , e ancora  il  Boccaccio  nel 
Canto  xliv.  dell’Amorofa  viiione  . 

PEr  legno  evidente , che  l’antico  tello  dei  Lan- 
ci lotto  , o Ga  della  Tavola  ritonda  , fu  Proven- 
zale , o prancefco  che  vogliam  dire , fono  rimarti 
per  entro  il  volgarizzamento  Italiano  alquanti  no- 
mimeli© fteflb  originale  idioma  , in  cui  da  principio 
il  libro  fu  Icritto , come  Gavvan  per  Galvano  , e 
Galeault  per  Galeotto  , e anche  Monjignore  per  titolo 
ignorile  alla  Francele  . Bifogna  poi  certo , che 
l’efatta  e bella  edizione  del  Tramezzino  per  la  fua 
rarità  non  giungere  a notizia  de’ primi  compilatori 
del  Vocabolario  della  noftra  Accademia  della  Cru- 
foa , dachè  non  ne  fanno  alcuna  menzione  : e gli 
efempj , che  in  elfo  allegano , tratti  non  fono  dalla 
Tavola  ritonda  ftampata , ma  da’ codici  ferirti  a pen- 
na, feorretti , mancanti,  e di  poca  importanza. 
Così  pur  fecero  i Deputati  alla  correzione  del  Boc- 
caccio , e dopo  loro  il  Sai  vinti  negli  Avvertimenti , 
e il  Redi  nelle  note  al  Ditirambo;  quando  però 
tutti  con  minore  incomodo  loro  e del  pubblico , 
avrebbono  potuto  rimetterfi  al  tefto  , già  corretta- 
mente  ftampato,  fe  ne  averterò  avuta  notizia  . I 
luddetti  Deputati  nel  proemio  alle  loro  Annota- 
zioni ci  danno  contezza  di  due  traslazioni  della 
Tavola  ritonda , cavate  dal  Provenzale  : di  una  ordi- 


LuU.Car.XXXVU 


XXXVII. 

Rara  e perfetta  edi- 
zione Italiana  del 
Romanzo  della  T<*- 
vola  rifonda , citato 
dafcli  antichi  • 


1 


LiB.l.C*r.XXXVlI 


JtwiTtim.  la.  t. 
Ili.  il.  taf, xi li. 
Mjnj. 


Kav.  *ui. 
Vnfl  fa;.  ìof. 


jlpmnim  Ut.  li. 
taf.  xn.  in  fina 
t"l-  «33. 

Tei-  17. 


no  Della  Eloqjjenza 

noria , molte  antica  , e d’altra , ufcita  dal  Conte  Pie- 
tro di  Savoja  , giuda  gli  originali  del  Re  di  Fran- 
cia; fenza  però  faperlène  l’autore  . Il  perchè  noi 
non  polliamo  {coprire  di  chi  fia  il  volgarizzamento 
ftampato  , il  quale  fi  vede , che  è perfetto , e pie- 
nilfimo  dal  Tuo  principio  fino  alla  fine  ; ladove  i co- 
dici Fiorentini  non  fono  nè  molto  antichi  , nè  per- 
fètti, nè  interi;  ma  rozzi,  (corretti  e mancanti, 
e divifi  {blamente  in  capi , e non  già  in  libri . Due 
di  quelli  codici  fi  (erbano  nella  libreria  Medicea  di 
san  Lorenzo , e un  altro , già  citato  dal  Salviati , co- 
me di  Pier  del  Nero,  {lava  preffo  il  Senatore  Giam- 
batifla  Guadagni . Il  tefto  , che  fi  cita  nel  Vocabola- 
rio della  Crufca  , fu  di  Giambatifta  Strozzi  della 
cafadel  Signor  Principe  di  Forano.  Dal  Signor  Se- 
nator  Buonarroti  io  redo  di  tali  cofe  informato  per 
l’elàtte  offervazioni  e rifcontri  del  Signor  Dottore 
Antonniaria  Bilcioni , cu  (lode  della  mentovata  li- 
breria Medicea,  e noto  al  pubblico  per  la  nuova  edi- 
zione , che  ha  fatta  delle  Prole  volgari  di  Dante  , e 
del  Boccaccio  . Dalla  noftra  Tavola  ritonda  , o Ijlo- 
ria  di  Lanciotto , che  Lancialotto  è chiamato  nelle 
Centonovelle  antiche , e nel  Convivio  di  Dante , 
vengono  alquante  di  effe  Novelle  , e fono  quelle , 
fecondo  l’edizione  del  Borghini  : la  xxvii.  i.xii. 
lxxx/.  lxxxiii.  xcix.  Alcune  dal  Salviati  fono 
riputate  più  antiche  di  Dante , il  qual  pure  oltre  al 
Canto  v.  e al  xxxii.  dell’Inferno  , fimilmente  nel 
Jibro  de  Vulgari  Eloqnentia  accenna  la  Ijìorìa  di 
jMncìlotto  col  nome  di  Artui  regii  ambage s , che 
vuol  dire  gli  Erranti  del  Re  Artd . Prima  di  lui , 
come  dicemmo  , ne  fece  menzione  il  Latini  e nel 
Pataffio  in  propofito  di  Triffano , e nel  Teforo  ancora 
del  mio  tefto  a penna , volgarizzato  dal  Giamboni , 

e Dan- 


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Italiana  iii 

e Dante  da  Majano  nel  Sonetto  vi.  del  libro  vii. 
delle  Rime  antiche  , rammentando  Ifotta , una  dell’ 
Eroine  principali  della  Tavola  ritonda . Indi  il  Boc- 
caccio inteiè  di  quella  nel  Corbaccio  , o fin  Labe- 
rinto  d’amore , e nella  Fiammetta  , lodando  i Ro- 
manzi Erancefcbi  , che  parlano  di  Lancilotto , Gine- 
vra , Triflano  , e Ifotta  : e nel  Canto  xi.  del  poema 
dell’Amorofa  vifione  così  Icrivendo  : 

Venia  dopo  cojlor  gente  gioconda 
Ne'  lor  fembianti  , tutti  Cavalieri 
Chiamati  della  Tavola  ritonda . 

Il  Re  Art  ti  quivi  era  de'  primieri , 

A tutti  , armato  , avanti  cavalcando , 

Ardito  y con  penfier  f oblimi  e alteri . 
Seguialo  poi  lo  fpkndido  e onorando 
Princivalle  , ed  il  faggio  Galeotto , 

A picchi  pafjì  injieme  ragionando  j 
E dietro  ad  ejji  vidi  Lancilotto . 

Il  Boccaccio  ne  parla  eziandio  nel  Canto  xxix.  Ma 
udiamo , come  il  Petrarca  con  più  gentilezza  di 
tutti  ne  ragiona  a capi  ni.  del  Trionfo  d’Amore  : 

Ecco  quei  y che  le  carte  empion  di  fogni , 
Lancilotto , Triflano  e gli  altri  Erranti 
Onde  convien , che  il  vulgo  errante  agogni. 
Vedi  Ginevra , Ifotta  , e T altre  amanti  , 

E la  coppia  tt  Arimino , che  injieme 
Vanno  facendo  doloroji  piatiti  » 

Finalmente  Lodovico  Ariollo  ne  favella  in  tal 
guifa  , ragionando  della  lèlva  Caledonia  nella  gran 
Bretagna  : 

Gran  cofe  in  effa  già  fece  Triflano , 
Lancilotto , e GalaJTo  , Artd , e Galvano  . 

Ed 


Lin  i UiOCXXVlI 


f.  ltl.filg.fi.  tilt, 
dt'  Giunti  M94. 
——Ih.  rn.  j.  17. 
P“l- 110.  tdix.  di’ 
Giunti  ijff. 


It.  fd. 


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112 


LM.1.CAF.XXXVU 


Della  Eloquenza 

Ed  altri  Cavalieri  e della  nuova , 

E della  vecchia  Tavola  famojì  : 

Rejlano  ancor  di  più  (Tana  lor  prova 
I monumenti , ed  i trofei  pompoji . 

Qui  per  le  due  Tavole  non  s’intendono  due  libri , 
così  intitolati  , ma  due  mente  e Tavole  ritonde  ef- 
fettive, ove  fedettero  quei  Paladini  fotto  il  Re  Uter 
Fandragone  , e Ariti  fuo  figliuolo  : ed  entrambe  fi 
veggono  mentovate  parimente  nel  Romanzo  flelTo 
della  Tavola  ritonda  . In  tempo  dell’  Ariofto  era 
più , che  mai  famofiflimo  quello  Romanzo  , per- 
chè allora  di  frelco  Antonio  Verardo  fin  dall’ 
anno  1480.  per  lo  fpazio  di  xx.  anni  fi  era  fegna- 
lato  in  Parigi  con  io  flampare  in  caratteri  Gotici 
gran  copia  di  sì  fatti  Romanzi  in  antica  lingua  Fran- 
cete , e fpecialmente  quello  di  Lancilotto  , di  Tri- 
nano , e degli  altri  Cavalieri  erranti  , da  lui  flam- 
bato nell’anno  1494.  in  tre  tomi  figurati  in  foglio: 
i quai  libri  in  quella  età , molto  vaga  di  fomiglianti 
follie  , ebbero  da  per  tutto  grandiflìmo  fpaccio  , 
fingolarmente  in  Italia  , dove  fopra  gli  altri  Sve- 
gliarono ad  imitargli  con  l’allettamento  del  verfo  i 
due  Pulci  , il  Conte  Matteo  Maria  Bojardo , e_j 
l’Ariollo  . Da  quanto  fi  è olfervato  intorno  al  Ro- 
manzo della  Tavola  ritonda , il  quale  in  que’  primi 
tempi  fece  sì  gran  figura  ne’  libri  più  infigni  d'ita- 
liana Eloquenza , noi  veniamo  a comprendere  , elfer 
verilfimo  il  detto  del  giovane  Plinio  nella  lette- 
ra xxiv.  del  libro  vm.  cioè  , che  talvolta,  anche 
in  materia  di  favole , noi  ci  troviamo  in  tali  circo- 
ftanze  di  dover  dire:  fu  apudte  honor  antiquitati , 
ft  fabulii  quoque . 

J . DELLA 


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II3 

DELLA 

ELOQUENZA  ITALIANA 

LIBRO  SECONDO 

Come  paftò  a ingrandirji  per  le  opere  fcritte. 

A quanto  abbiamo  già  divi- 
fato  , chiaramente  rifulta , 
che  il  decadimento  del  la- 
tino idioma  , prodotto  in 
Italia  dal  numerofo , e va- 
rio concorfo  delle  nazioni 
ftraniere  , venne  a dare  il 
primo  effere  a quefla  lingua 
Romanza  ; e che  pofcia  il 
commercio  de’ noftri  co’ Franchi,  e fpecialmente 
co’  Provenzali , ficcome  a noi  più  vicini  , fu  cagio- 
ne , che  la  loro  favella  , fimilmente  Romanza , fé 
ne  paflafle  ad  allignare  fra  gl’  ingegni  Italiani  , e 
che  poi  la  noftra  pigliando  di  mano  in  mano  corpo 
filTo  e regolato , giungere  col  girare  degli  anni  a 
farfi  diflefàmente  ammirare  in  ileritto  , ladove  tal 
pregio  della  fcrittura  flimavafi  proprio  del  folo 
idioma  latino , tal  quale  correa  ne’  lecoli  guafti,  e 
confufi  dalla  barbarie  dominatrice  in  tempo  , che 
il  Romanzo  , cioè  il  volgare  del  latino , conforme  lo 
dice  il  Minturno  , ufavafi  nel  parlare  , ma  non  così 
nello  fcrivere  . Dal  Giamboni , volgarizzatore  di 
BrunettoLatini , quello  flelfo  parlare  fu  detto  pure 
volgar  latino,  e dal  Boccaccio  ancora  verfo  il  fine  del 
Poema  della  Tefèide,  cioè  volgare  comune  d'Italia,  e 
non  di  una  fola  città  e provincia  ; perocché  l'Italia 

P , ne’ 


i. 

L’idioma  Italiano 
perché  chiamato 
Vuliar t latinum. 


Tu  tic  a Hb,  iy,  fégm 
296. 

jì  vvtrtim.  del  Seti • 
viali  SC,I.£ 4J.I0J. 


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I.1B.  II.  CAP.  II. 


L\br$  3 a. 


/.  tfj.  70.  ìoj. 


r.>t.  ss. 


li. 

TdHmooé«it*t  del- 
la lingua  Italiana 
ne*  fenoli  X xt.  e 
su. 


JtU  S anB ci  um  ar- 

éiwit  sstttli  E /vedi- 
ti: j*  in  .c  VfMg'tìf. 


114  Della  Eloquenza 

neTecoli  inferiori  chiamavafi  Latium ,e  Latini  g\' Ita- 
liani . Così  abbiamo  Angolarmente  dal  Panegirista 
dell’  Imperador  Berengario.  Dante  ufa  la  medesi- 
ma frafe  nel  libro  latino  de  Vulgari  eloquentia , dan- 
do al  noftro  idioma  il  nome  di  vulgare  latìnum , 
che  nella  verdone  , pubblicata  dal  Trillino , fi  tra- 
duce , volgare  Italiano . Segue  Dante  : ijlud , quod 
totius  Italie;  ejl , latìnum  vulgare  vocatur  ; e nella 
verfione  : que/lo , che  è di  tutta  V Italia  , (i  chiama 
volgare  Italiano . Dante  Steffo  nel  Convivio  lo  dille 
Italica  loquela  , e parlare  Italico  : e a Guido  da 
Montefeltro  diè  il  nome  di  nobilijjìmo  Latino , cioè 
Italiano.  Per  lo  contrario  il  vero  idioma  latino  da 
lui  fu  chiamato  , latino  Romano  . Qui  fi  può  vedere 
anche  il  Procelfo  delCittadini.  Ora  nell’atto  di  pro- 
feguire  quello  ragionamento  ci  fi  affacciano  nella 
Storia  Italiana  de’  fecoli  x.  xi.  e xii.  altre  teftimo- 
nianze  della  noftra  lingua  volgare  : e quelle  fono 
alcune  poche  efprelfioni  di  quei  tempi , Scritte  in  tal 
lingua  , nudi  poche  righe  , comechè  fi  moflri  con 

[>rove  abbondanti  , che  la  uiedelìma  lingua  in  Ita- 
ia  fi  favellalle  comunemente  . 

DUnque  in  primo  luogo  mi  fi  parano  da- 
vanti gli  Atti  di  san  Pietro  Orlèolo  Doge 
di  Venezia,  e poi  Monaco  Benedettino  nella  Badia 
di  san  Michele  di  Coffano  in  Catalogna  nella  dio- 
cefi  di  Elna , e ora  di  Perpignano  nella  Contea  di 
Rofciglione,  e dall’anno  1642.  in  temporal  Signo- 
ria della  Corona  di  Francia  : nella  qual  Badia  egli 
morì  nell’anno  di  Cristo 997.  Imperciocché  negli 
Atti  medefimi  fi  racconta  , che  il  Santo  ravveduto 
di  certa  tentazione  venutagli  di  ricondurli  alla  pa-  ' 
tria  , s’ inginocchiò  dinanzi  all’  Abate  , chieden- 
dogli 


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Italiana  * 115 

dogli  in  lìngua  Italiana  di  eflfer  difciplinato  in  pe- 
na di  non  aver  prontamente  refiftito  alla  tentazio- 
ne del  Demonio  : ait  Abbati  lincua  propriae 
nationis  : 0 Abba  , rogo,  1 frusta  me,  hoc  ejl , 
virgis  cade  me . * credule  rnihi , idejl  crede  mihì 
( quod  Jibi  mos  erat  di  cere  ) merito  de  beo  ver  ber  ari  , 
quia  non  reflit i dtemonum  tentationibut . Dunque  la 
lingua  volgare  della  noftra  nazione  fi  parlava  in 
que’  tempi , e non  però  fi  Icriveva . A quelli  Atti  di 
san  Pietro  Orléolo  corrifpondono  altri  del  Vene- 
rabile Alinardo  Arcivefcovo  di  Lione  , inferiti  nel- 
la Cronaca  Divionefe  della  Badia  di  san  Benigno 
in  Borgogna  , di  cui  egli  fu  monaco  e Abate . Qui- 
vi fi  narra  , che  quello  degno  Prelato  , il  quale  ai 
xxix.  di  Luglio  dell’anno  1052.  avvelenato  in  un 
pelce  , fe  ne  pafsò  alla  vita  eterna  nella  Badia  di 
san  Gregorio  qui  in  Roma,  dove  frequentemente 
folea  trasferirli  per  venerare  i corpi  de’ santi  Apo- 
ftoli  e Martiri , favellava  con  molta  grazia  e pro- 
prietà la  noftra  , e ogni  altra  lingua  Romanza  ; 
laonde  fu  talmente  amato  da’  Romani , che  a fpele 
pubbliche  il  fecero  onorevolmente  lepellire  nella 
Bafilica  di  san  Paolo  : diligebant  enim  eum  valde 
Romani  propter  facundiam  oris  fui  , ér  affabilitotcm 
fermonis . Ita  enim proferebat  vernaculum  sonum 
loquela b uniufcujufique  genti s , quoufique  lati- 
na penetrat  lingua  , ac fi  eàdem  patria  ejfet  progeni- 
tut  . Dianzi  elfo  Alinardo  verlo  il  di  vii.  di  Maggio 
dell’anno  1050.  dopo  elTere  intervenuto  al  Conci- 
lio di  Laterano  , in  cui  dal  Pontefice  san  Leon  IX. 
fu  canonizzato  san  Gerardo  Velcovo  diTul  nell’ 
antica  Auftrafia  o Lorena  , le  n’era  palfato  a Firen- 
ze , dove  ai  xm.di  Luglio  , fottolcrilfe  un  memo** 
riale  , diretto  al  medefimo  san  Leone  da  un  altro 

P 2 Ge- 


Lu.  II.  Cip.  II. 


1.  Frodimi» 
a.  Credilo  a me  • 


Dacbtrii  Spiniti. 
re. !./<(/. tdit.i. 

ARo  Stm&$rnm  er- 
dinis  t tinti i Benedir 
Qi  fitte  u!q  vi.  Par- 
ie II.  pai  39*  ««re 
nttm.  7. 


Annoiti  Btntiitil- 
m rè.  iv»  fég.  f j«. 
J.xxn. 


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Li  E.  II.  Cap.H. 


Tc.il.fns.  49- 


tt/ireninr  A-D.irj^. 
$.  i xix.  ixxr. 


Cintili*  Libiti  to. 
X.  p/tg.14 97  tàil.1. 


AtU  Stmthrum  tr- 
éini t tanfi i Bent - 
ditti  /eternit  v.  page 
xwr.J. 17* 


n6  Della  Eloquenza 

Gerardo , Vefcovo  di  quella  atta  : la  qual  carta 
fu  divulgata  ultimamente  dal  Signor  Abate  Giam- 
batifìa  Cafotti  nelle  Memorie  della  Chiefà  dell’ 
Impruneta . Circa  un  fecolo  e mezzo  appretto  a 
quelli  Atti , nella  pace  , conclula  in  Venezia  nell’ 
anno  1177.  tra  il  fommo  Pontefice  AlefTandro  III. 
e l’Imperador  Federigo  I.  col  quale  il  parlar  Pro- 
venzale ebbe  maggior  fortuna,  che  non  ne  ebbe  il 
Latino,  da  lui  non  intefo , bifognò,  che  Olderigo  II. 
noltro  Patriarca  d’Aquileja  fpiegalfe  in  lingua  Te- 
desca a Federigo  ciò  che  il  Papa  in  quel  folenne__» 
congrelfo  pronunciò  in  Latino  , literaliter  . Dipoi 
Federigo  avendo  ri/pofìo  al  Papa  in  lingua  Tede - 
fca  , Criftiano  Arcivefcovo  di  Mogonza , che  inten- 
dea  l’Italiano  , ridilfe  al  Pontefice  tutto  il  Cefareo 
dilcorlo  in  lingua  nollra  volgare , o fia  Romanza 
comune  d’Italia  : Chrijliano  verba  Jua  vulgariter 
exponente  , e lo  riferifee  Romualdo  Arcivefcovo  di 
Salerno  , intervenuto  a quella  rinomata  funzio- 
ne , il  quale  attefla  parimente  , come  Papa  Alef- 
fandro  in  tale  occorrenza  fece  una  predica  in  lati- 
no , literatc  , e che  avendo  olfervato  , come  l’Im- 
peradore  l’udiva  con  particolar  divozione  , glie  la 
fece  andare  efponendo  in  Tedefco  dall’ accennato 
Patriarca  Olderigo  : cumque  , editto  evangelio  , Rapa 
afeendiffet  pulpitum  , ut  alloqueretur  populum  , lm- 
perator  accederli  propiut , capit  verba  ejus  attentius 
aujcultare  : cujus  devotionem  rapa  diligentcr  atten- 
dens  , verba  , qua  ipfe  literate  proferebat , fecit 
per  Ratriarcbam  Aquilegia  in  lingua  Teutonica  dili- 
genter  exponi . Che  poi  Federigo  I.  ignorale  il  lati- 
no , parmi , che  non  dovrà  giunger  nuovo  a chi  fa , 
che  l’Imperadore  Ottone  il  Magno  patì  la  medefima 
difgrazia , come  ha  notato  il  Mabillone  : mal  co- 
mune 


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/-I 11.  C*P.  11. 


Italiana  117 

mune  allora  ne’  Grandi,  i quali , allo  fcriverc  di 
Raterio  Vefcovo  di  Verona  , che  palsò  all’  altra 
vita  nell’  anno  974.  non  attendeano  alle  lettere  , 
fènon  per  ambire  le  dignità  ecclefiafliche  : men  ma- 
le finalmente  , che  conlègu irle  lènza  tintura  di  let- 
tere , come  fi  è veduto  fuccedere  in  altre  flagioni . 
Quindi  è , che  per  lo  più  i foli  Chcrici  effondo  lette- 
rati , quelli  due  nomi  comunemente  palliavano  per 
Anonimi  . Che  poi  Criltiano  Arcivefcovo  di  Mo- 
gonza , rammentato  di  fopra,  fàpelfe  ottimamente 
parlare  la  volgar  favella  d 'Italia , noi  lo  appren- 
diamo ancora  dalla  Illoria  Mogontina  di  Niccolò 
Serario  . E che  quefla  medefima  lingua  fi  parlalfe 
generalmente  in  quel  tempo  , ce  nealficura  un  al- 
tro fcrittore  Tedefco  , ed  è Radevico  , Canonico  di 
Frifinga  , e Capellano  del  Velcovo  Ottone  , zio 
materno  dell’  Imperador  Federigo  I.  il  quale  Ot- 
tone morì  nel  1158.  cioè  nove  anni  prima  della 
pace  di  Venezia.  Dunque  Radevico  nel  libro  il. 
a capi  lxvi.  della  continuazione  della  Cronaca  del 
Velcovo  Ottone , racconta  , che  nella  fpuria  elezio- 
ne dell’Antipapa  Vittore  , intrufo  nell’anno  11J9. 
da  Federigo  nella  cattedra  di  san  Pietro  contra  il 
vero  Papa  Alejfandro , gli  fcifmatici,  partigiani  di 
elfo  Vittore , fi  udirono  gridare  per  la  città:  Papa 
Vittore  , santo  Pietro  lo  elegge  . Per  lo  contrario 
negli  Atti  di  Alejfandro , pubblicati  dal  Cardinal 
Baronio  , fi  legge,  che  le  donne  Romane,  divote 
al  vero  Pontefice  Alelfandro  , fentendo  , che  l’An- 
tipapa Vittore  , per  dirlo  con  la frafe  di  Dante,  fi 
era  ufurpato  e pollo  indolfo  il  gran  manto  del  le- 
gittimo Papa  Alejfandro,  beffeggiavano  effo  Antipa- 
pa col  nome  volgare  di  fmantacompagno  . Così  di- 
cono gli  Atti , dopo  efpofli  i ludibrj , che  fecero 

a VU- 


Ditebirìi  Spici  Ze- 
li u/j  fo.il.  paj. t8jf. 


Cangi  mi  o.  Clcricu  j. 


Mogunti aceti utn  re - 
rum  /ib.y.pitg.  I j|. 


yf.  D.iifj.  £.  xxxr. 


In/,  e.  xi*. 


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Li*,  li.  Cap.  II. 


Vìjhrfi  ti.  il.  f^t 
»7* 


Ciminiirj  li  J.  fu 
il.  )ti. 


x i S Delia  Elo  qji  enea 

a Vittore  i fanciulli  per  le  contrade  di  Roma  : mu~ 
lieres  quoque  blafpbemantes  ipfum , dr  btreticum 
appellante s , cadem  'nerba  repetebant , & alia  deri - 
Joria  nerba  decantabant , nominante s eum  lingua 
vulcar!  , Jmantacompagnum  . Ancor  qui  noi  veg- 
giamo  , che  fi  parlava  in  volgare , benché  in  volgare 
non  fi  fcriveffe  . In  tempo  del  medefimo  Impera- 
dore  , dodici  anni  apprefTo  alla  pace  di  Venezia, 
Goffredo  Patriarca  di  Aquileja,  fuccefifore  del  già 
detto  Olderigo  IL  nell’anno  1189.  ai  xxvn.  di 
Marzo  dopo  aver  con  alcuni  Vefcovi  Tuoi  fuffra- 
ganei  confacrata  la  chiefa  della  Badia  di  santa  Ma- 
ria delle  Carceri  nel  territorio  Padovano  , predicò 
in  latino , literaliter  fapienter  : e la  fua  predica  fu 
da  Gerardo  Veteovo  di  Padova  {piegata  al  popolo  , 
maternaliter , che  vuol  dire  in  lingua  Romanza  e 
volgare , per  quanto  fi  trae  da  una  carta  di  dona- 
zione , fatta  in  tal  dì  a quella  chiefa  dal  medefimo 
Patriarca  . Alla  perfona  dell’Imperador  Federigo , 
e all’anno  1184.  vien  riferita  certa  ifcrizione  fopra 
la  cafa  Ubaldini  in  verfi  rozzi  volgari , ffampata  già 
fedelmente  ne’  Difcorfi  di  Vincenzio  Borghini  , che 
ce  la  diè  per  legittima:  e aggiunte  in  prova  di  ciò, 
che  quella  famiglia  non  avea  bifogno  d’illuflrarfi 
con  finte  memorie  . E quello  ed  altro  fi  può  con- 
cedere tenza  difficoltà , purché  fi  conceda  parimen- 
te , che  fimili  cate  talvolta  ne  fieno  fornite  più 
delle  altre  . Il  fu  Signor  Crefcimbeni , avuta  da 
me  la  prima  notizia  di  quella  ifcrizione  , la  prete 
per  epoca  certa  delle  rime  Italiane  : ed  io  per  me 
vorrei  , che  lo  fo(Te  ; ma  tra  gli  altri  dubbj , che 
non  fon  pochi , mi  dà  faflidio  la  forma  de’ carat- 
teri . Vero  è , che  il  Borghini  afferifce  trovarli 
menzione  della  niedefima  in  un  contratto  dell’an- 

00 


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Italiana  up 

no  1414.  Ma  appunto  i caratteri  pajono  di  quel 
tempo  : e Infognerebbe  dichiarare  elattamente_* 
quello  , e non  pochi  altri  particolari  prima  di  darla 
per  antico  e buon  tello  di  lingua  volgare.  Nè  fa- 
rebbe forfè  piccolo  impaccio  il  provare  , che  Fede- 
rigo I.  nella  Hate  di  quell’anno  1 1S4.  per  divertirli 
alla  caccia  con  quegli  di  cafa  Ubaldini , conforme  fi 
fa  dire  a quella  lapida  , fofle  ito  in  Mugello , tratto 
della  Tolcana  annonaria  fopraFiefole  , già  fegna- 
lato  fin  dall’anno  di  Grillo  542.  per  le  {correrie  del 
Re  Totila , mentovate  da  due  famofi  Icrittori , Mar- 
cellino Conte  fra’ Latini  , e Procopio  fra’ Greci . 
Per  ifcarico  del  Borghini  fi  può  mettere  in  confide- 
razione  , che  quel  fuo  libro,  dove  l’ilcrizione  Ha 
regillrata  , non  fu  da  lui  ripulito  ; ma  èpollumo; 
ed  è noto  , che  i divulgatori  di  opere  limili  , nel 
metterle  in  luce , d’ordinario  non  badano  più , che 
tanto  alla  fama  e riputazione  degli  autori  di  elfe  . 
Non  potendoli  dunque  da  noi  far  capitale  di  quella 
ifcrizione  di  cafa  Ubaldini  , farà  meglio  , che  ci 
rivolgiamo  a più  certe  memorie . 

PErtanto  efsendo  mellieridi  calare  un  poco  più 
baffo  a ripelcare  telli  licuri  ne’  dialetti  volgari 
d’Italia  , uno  ce  ne  viene  fomminillrato  da  Riccar- 
do da  san  Germano  fotto  monte  Cafino  , nella 
Cronaca  all’anno  1 2 33.  dove  ragionando  egli  di  un 
Frate  dell’  ordine  de’  Minori  , capitato  in  quel 
luogo  di  san  Germano  , dice  , che  convocava  il 
popolo  gridando  ad  alta  voce  : benedica  , laudata , 
& glorificata  la  Pai  re  5 bcnediftu  , lauda  tu , & glo- 
rificata lu  Filiu  } benediSlu , lauda  tu  & glorificata 
lu  Spirita  fdnttu , alleluia . Quello  palèo  ci  fa  com- 
prendere , che  l’ idioma  di  quella  età , almeno 

nell’an- 


Limi.  cap.  111. 


Ili* 

Pillo  volgare  antico 
in  dialetto  regnico- 
lo. 


U^belli  hai.  facrm 
te.  iti . ioai. 

edit.  1. 


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LiB.lI.  c*p.  IV* 


Di/quijìr’e  df  C#r- 
pore  situili  Jtu*u/li- 
>”/>**•  4»* 


Piterfl  pai-  49.  fo. 
idi*.  1. 

Origini  pag.  34. 
idi*,  li. 

IV. 

Memorie  volgari  in 
litri  dialetti  d’ita- 
Jia. 


120  Della  Eioqubnz  a 

nell’antico  dialetto  regnicolo,  gittando  via  l’ultima 
lettera  S dalle  voci  latine  terminanti  in  US  nel  pri- 
mo cafo  fingolare , dava  loro  la  terminazione  in  U , 
fecondo  il  coftume  , proprio  ancora  de’  Siciliani , e 
de’  Sardi . E abbiamo  altrove  olfcrvato  , che  nelle 
facre  pitture  del  Dittico  eburneo  di  Boezio  il.  di- 
notante il  fuoConfolato  il.  che  cadde  nell’anno  di 
Crifto  522.  s’incontra  pure  , Geronima , Auguftinu , 
Gregoriu  ; donde  apparifee , che  i primi  vagiti  della 
noftra  favella  portarono  a noi  quella  terminazione, 
la  qual  poi  nella  lingua  Romanza , e comune  <T  Italia 
pafsò  a finire  con  più  dolcezza  inO , efsendo  rima- 
rla quell’  altra  definenza  in  U ai  maremmani , e 
àgi* tfolani  di  Sicilia,  e di  Sardigna  . Per  l’anti- 
chità di  sì  fatta  volgar  definenza  è da  vederfi  il 
Cittadini  nel  Procefso  , e nelle  Origini  ancora. 

DAI  dialetto  delle  terre , cioè  de’  paefi  ,di  quà 
dal  faro  , efprefle  volgarmente  in  que’ 
tempi  col  titolo  di  Reame  di  Puglia , ora  pacan- 
do altrove , noi  ritroviamo  , che  nella  città  di  Pifa 
lungo  Arno  nel  popolo  di  santa  Lucia  nella  fac- 
ciata della  cafa  , dove  abita  il  Signor  Bali  Lifci  da 
Volterra,  fi  legge  una  ilerizione  volgare  dell’an- 
no 1244.  in  cartella  di  marmo  con  nera  cornice  , 
comunicatami  dall’efatta  e molta  erudizione  del 
Signore  Antonfrancefco  Gori , tal  quale  io  <^uì  la 
efpongo  in  comuni  caratteri  con  la  fua  ortografia 
e mifura  de’  verfi  . 


>J<  Die 


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Italiana 


hi 

lib.ii.  Ckf.y. 

«J*  Die  ice  Marie  de  Settebre  Anno  Dni  MLLO  CCXLUII.  Indi tt.  7. 
fa  manifeflo  annoi  e al  pia  dele  perfine  che  nel  tempo  di  Buonacorfi 
de  1 Folade  li  Pifini  andaro  a cum  Galee  CV.  e uenuti  cum  C.  a 
Porto  Venere  fletterai  per  die  XV.  eguaflaro  tutto  e aure  berlo  prefi 
non  fujfe  lo  Conte  Pandalo  che  non  uolfi  obera  trai  tote  dela  Corona 
e poi  nandammo  nel  Porto  di  Genova  cum  C1II.  Galee  di  Pifa  e 
cuaccbe  gente  e auremola  combaduta  non  fujfle  bel  tempo  non 
proprio . Dns  Dodut  fecit  publicare  boc  opus 

In  fine  del  verfo  1.  fembranii  di  vedere  introdotto 
adefpriniere  il  numero  il.  uno  de’ volgari  numeri 
Arabici  de’  mercatanti  , che  dovrebbe  eflere  il  2. 
ma  pare  il  7.  benché  in  certi  fogli  di  conti  dell’ 
anno  I2<5d.  eftratti  dalla  libreria  Strozzi  di  Firen- 
ze , e mandatimi  dal  Signor  Senatore  Filippo  Buo- 
narroti , fi  veggano  ufati  i numeri  Romani , e non 
per  anche  gli  Arabici  prima  dell’anno  1355.  Sopra 
l’origine  di  tali  cifre  numeriche  può  concitarli  il  ®»  «*>*««»• ». 
Mabillone  , e Stefano  Lemonio  . Ora  valicando  tUc*t  xxtnu*-x- 
nella  Liguria  , noi  troviamo  , che  Bartolommeo , "•,I* 

Cancelliere  di  Genova  , nel  libro  vi.  degli  Annali 
delCaffaro  fiotto  l’anno  mcclvi.  porta  queft’altra 
olcura  ilcrizione  volgare  , (colpita  in  pietra  : 

Scopa  loca  al  Zertoefe , 

Crepacuore  al  Portovencrefc , 

Stroppa  borfello  al  LuccbeJ'e . 

IN  quel  torno  accadde  la  fuga  de’ Fiorentini  in  u .ott.'di  mom*- 
Francia,  e in  varie  parti  d’Italia  dopo  la  famofa 
rotta  di  Montaperti  nel  territorio  di  Siena  , fèeui-  e|oi«oj». 
ta  con  la  peggio  de’ Guelfi  nell’anno  mcclx~  la 

qual 


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Ci».' II.  Cai.  V. 
Tu.  i,  f/t[.  ut. 


i2a  Delia  Eloquenza 

qual  rotta  da  Scipione  Ammirato  nel  libro  il.  delle 
Iftorie  Fiorentine  fi  pareggia  a quella  , che  i Ro- 
mani ebbero  a Canne  . Ricordano  Malelpini  a ca- 
pi cxlvii.  e Giovanni  Villani  nel  libro  vi.  a capi 
lxxxi.  delle  loro  Morie  , fanno  rammemoranza 
di  molte  famiglie  , che  in  quel  temporale  ufcirono 
di  Firenze  per  non  elfer  vittime  del  furor  Gibelli-. 
no  . Quefte  fi  diffuferodapertutto  , e non  pur  nell* 
Italia  , ma  in  Francia  , talché  in  tempo  del  Ponte- 
fice Gregorio  X.  verfo  l’anno  1274.  nel  Delfinato  fi 
trovavano  (labili te  le  calè  Fiorentine  de’  Giacomi- 
ni  , de’  Pulci  , Campeji , P affa  vanti , e ancora  de* 
Medici  , già  Signori  della  contrada  e Baronia  di 
Mcvillon , lècondochè  ultimamente  ha  moftrato  il 
Te.  1 fa;,  jjj.  tft.  Prefidente  di  Valbonnais  nell’ Moria  del  Delfina- 
to . Ora  quefte  , e non  poche  altre  famiglie  , quà 
e là  confinate  , portarono  feco  le  voci , le  frali , e 
le  forinola  Fiorentine  e Tofcane,  le  quali  con  un 
poco  di  olfervazione  tuttavia  fi  rinvengono  imba- 
lordite con  altri  dialetti  d’Italia  . Le  cafe  poi  , le 
quali  pacarono  in  Francia, mentre  quei  Re  favoreg- 


Ta;-  ,<*. 


piavano 

C/ 


1 Guelfi  , col  loro  andare  e tornare  pari- 


mente vi  portarono  feco  le  parole  e le  maniere  , 
non  pur  del  comune  , ma  de’  varj  dialetti  di  là 
dall’  Alpi , e fpecialmente  del  Provenzale  , come 
del  più  celebrato  degli  altri  , il  quale  fervi  ad  ac- 
crefcer  mirabilmente  quella  noftra favella  Romanza, 
e ad  arricchir  la  Tolcana  , che  , per  o(Tervazione__» 
dello  Speroni  nella  Parte  il.  del  Dialogo  dell’Ifto- 
ria,  prima  era  povera  e rozza,  per  quanto  fi  vede  in 
Guittone  d’Arezzo,  in  Guido  Cavalcanti,  ne’  Poeti 
antichi , pubblicati  da’ Giunti , e da  Leone  Allacci , 
e in  altri , che  cantarono  in  rime  all’  ufanza  de’ 
tempi  loro:  e in  Brunetto  Latini,  che  non  pure 

de- 


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Italiana  ijj 

degnò  di  adoperare  la  lingua  comune  Francefca , ut. il  c*r.  v. 
ma  in  efla  , come  in  più  bella  della  Tolcana  , fi  pre- 
giò di  fcrivere  il  Teforo  dopo  l’accennata  rotta  di 
Montaperti,  quando  i Fiorentini,  allignati  tra  i 
popoli  Franchi  , andarono  facendo  più  ampia  e_ » 
gentile  la  propria  favella  } non  elTendovi  nelle  ope- 
re Tofcane  di  que’  tempi , e di  quegli,  che  vennero 
appreso , alcuna  bella  locuzione  , che  non  fia  nata 
Francefca , e per  adozione  Tofcana  . Anzi  ancora 
non  poca  parte  de’  vocaboli  foreftieri  , ufati  da 
Francefco  da  Barberino,  da  Dante,  dal  Petrarca, 
e dal  Boccaccio , fono  del  dialetto  Provenzale  , 
nonché  del  comune  di  Francia  ,comechè  lo  Speroni 
faccia  dire  a Girolamo  Zabarella  , uno  de’  Tuoi 
Dialogifti , che  i Fiorentini  non  in  Provenza  , ma 
in  Francia  vera  fi  riparaffero  dopo  la  rotta  di 
Montaperti  : la  qual  colà  non  fuffifte  in  modo  tale  , 
che  pofla  dirli  , non  elferfene  fermati  nella  vicina 
Provenza , o fi  a Gallia  Narbonefe  , di  cui  è parte  il 
Delfinato  , del  quale  fi  è Icritto  di  lòpra . E in  Pro- 
venza più  , che  nel  refto  di  Francia , fiorì  lo  ftudio 
della  lingua,  chiamata  ancor Tolofana  , e Limosi-- 
na  , che  dal  Canonico  Ballerò  fi  ha  per  mera  Cata- 
lana , allora  in  varie  provincie  dirtela  . Dante—* 

Itelfo  nel  Canto  xi.  dell’Inferno  sfoga  l’atra  bile 
contra  i fuoi  concittadini  di  Caorja , in  latino  Ca- 
durcum  , città  delle  parti  Aquitaniche  prelTo  alle 
contrade  di  Linguadoca  , già  Gallia  Narbonefe , indi 
Occitania,e  anohe  Gothia , dove  i Fiorentini  dallora 
efercitando  la  mercatura  , palìavano  per  ufurai . 

Si  olfervino  i cementatori  di  Dante,  e ilDucange 
alla  voce  Caorcini  . Il  medefimo  Dante  nel  Convi- 
vio alla  favella  di  quelli  paefi  , principale  e molto 
diffulà  a que’  tempi  , diè  il  nome  di  lingua  d’ ce , a 

f^_2  dif- 


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Lm.  11.  Cap.  V. 


Trti/if^.  31.  <9. 


libro  ì.  pi[.  13. 14. 

«r- 


lib.  I.  tip.  XTIII. 

t*l-  61 . 


124  Della  Elo  q_u  e n z a 

differenza  di  quella  degli  altri  paefi  di  Francia , che 
diceafi  lingua  d’  ovì  , perchè  in'Linguadoca  la  par- 
ticola Italiana  sì  efprimeafi  per  oc  , e nelle  altre 
parti  del  regno  per  ov) . E perchè  i popoli  di  Lin- 
guadoca  editavano  il  loro  idioma  d’ oc  fopra  il  no- 
Uro  del  sì  , esli  fdegnofo  proruppe  in  dire  , che  fi 
partivano  dalia  verità  . A quello,  che  Dante  alferi- 
fce  in  quello  propofito  nel  Convivio  , corrifponde 
quel  tanto,  che  dice  ancora  nel  libro  de  Vulgari  elo- 
qucntia . E ciò  inficine  con  altre  non  poche  ragioni 
da  efporfi  più  avanti , potrà  ajutarci  contra  i fòfìfnii 
del  Varchi  a giudicare  quel  libro  per  legittimo  e 
degno  parto  di  Dante  . Dunque  è cofa  chiariffima  , 
che  egli  nell’ addotto  Tuo  paragone  tra  le  due  lin- 
gue , d’oc , e di  sì , non  fa  conto  d’altro  d ialetto  vol- 
gare di  Francia , che  del  famofo  della  Gallia  Nar- 
bonelè.  E fe  quello,  chiamato  ancor  Limosino  * 
parve  allo  Speroni  appetto  al  comune  di  Francia 
quale  fi  è il  Bergamafco  in  confronto  al  Tofcano, 
così  non  parve  a Dante  , nè  ad  altri , che  ne’  tempi 
antichi  l’ebbero  in  pregio  . Secondo  lo  Speroni 
Hello  molti  anni  innanzi  alla  rotta  di  Montaperti, 
regnando  in  Provenza  Raimondo  Berengario  V. 
del  quale  addietro  parlammo  , affai  vocaboli  di 
quelle  parti  con  la  maniera  deljpoetare  correano 
per  l’Italia;  e al  fentirelui  Hello,  fu  maraviglia, 
che  in  Francia  la  lingua  comune  elfendo  bella,  e 
leggiadra , la  poefia  non  così  riulcilfe  in  quella  , 
ma  rozza;  ladove  in  Provenza  la  poefia  Helfa  era 
.bellilfima,  e co’  Tuoi  grolfi  vocaboli  delicata  , verifi- 
candofi  il  fentimento  di  Omero,  che  Giove  non  di- 
Hribuifce  a ciafcheduno  ogni  bene  , ma  parte  a 
quello,  e parte  a queH’ altro  di  noi  mortali.  Da 
tutto  ciò  lìamo  avvifati  di  non  elfer  facili  a cenfurare 

le 


v 


Li3.ll.  C*r.  VI. 


Italiana  125 

le  voci  e le  forme  di  dire  de’  noftri  fcrittori  anti- 
chi , come  da  noi  poco  intefe  , e ite  in  difufo  ; pe- 
rocché le  oggi  pajono  ftrane  , non  lo  parvero  così 
altrevolte  , ma  vi  ebbero  la  loro  grazia.  Ne  ad- 
durrò unefempio  nella  voce  defpitto , dal  Petrarca 
adoperata  in  quello  verlo  : 

Ver  isfogare  il  fuo  acerbo  despitto. 

Credettero  alcuni  , che  fcrivelfe  così  per  la  rima , 
dovendo  dir zdifpetto.  Il  Trillino  nel  fuo  Dialogo 
del  Cartellano  li  contentò  di  chiamar  quella  voce  , 
non  Fiorentina  ;e  nella  Divifione  v.  della  Poetica  la 
chiamò  barbarifmo . Il  Talloni  dietro  al  Caftelve- 
tro  non  dille  altro , lènon  , che  la  voce  defpitto  per 
difpetto  l’usò  anche  Dante  : 

Come  aveffe  P Inferno  in  gran  despitto. 

Ma  Saba  da  Caftiglione  la  fa  Provenzale . E con 
ragione , perchè  tale  in  fatti  ella  è in  Amerigo  di 
Bellenoi,  citato  dal  Redi,  e prelfo  Gio. Arrigo  Ozio. 
Perciò  non  è ufata  per  licenza  poetica  , ma  natura- 
lizzata  al  pari  di  tante  altre , per  privilegio  di  Dan- 
te, e del  Petrarca.  Così  ragione  in  fignifìcato  di 
racconto , e difcorfo , è voce  mera  Catalana  delle  me- 
defime  parti  di  Provenza  , razon  : 

Canzon  , chi  tua  ragion  cbiamajfe  ofcura 
dilfe  il  Petrarca  : e Dante  affai  prima  nel  Convi- 
vio : tuttociò  , che  è narrato  in  quefla  racione.  E 
più  avanti  : la  fentenza  di  quefla  ragione  . 

PErò  con  tutte  quelle  ricchezze  , lòpravvenute 
di  Francia  alla  noftra  lingua  d’Italia  , noi  non 
liamo  in  iftato  di  moftrar  documenti  , o memorie 
di  confcguenza  oltre  alle  già  riferite , che  fieno 

vol- 


P irte  I.r«».ITIXtT. 
«d/i.  dii  Rivi  Ilio  . 


Pai-  iti. 


In},  c.  x. 


Ricordi  cxxxm. 

«dfi.il. 

Ditirambo  (•  ijj. 

Ottii  Franto^alHa 

r*t- »'f. 


Faucbtt  Uh.  1.  cnf. 
viti. pa(.  ih. 


Pilrarcd  Ptrto  t. 
rimi.  xxir. 

Prift  fu.  <>.  4]. 
4/1.47. 

‘ VI. 

Lingue  volgare  im- 
piegata dapprima  in 
Iole  cole  rane  c ple- 
bee; 


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ì 


126  Della  Eloquen*  a 

Li». u.  cap.  vi.  volgarmente  fcritte  a diftefo  prima  del  fecolo  xm. 

imperciocché  , ficcome  dicemmo , fo  popolarmente 
in  lingua  volgare  fi  favellava  , non  perciò  la  gra- 
vità del  coftume  piegò  a comportare  , chei  concetti 
dell’animo  in  quella  efpreflìone  del  volgo  fi  dettafi- 
foro  , e commetteflero  alla  permanenza  della  forit- 
tura  , deftinata  ad  altra  favella  più  grave  , e men 
popolare  della  corrente;  benché  quella  fi  coftumafi- 
fo  dapprima  in  colè  anche  premeditate  ; ma  però 
plebee  , e deforittc  nella  fola  memoria  . Furono 
di  tal  fatta  le  rancide  e triviali  canzoni , i Roman- 
zi , e le  Novelle  popolari,  che  poi  fervirono  di 
primo  canale  per  far  palfaggio  dal  parlare  allo  fori- 
vere  volgarmente:  la  qual  cofa  non  foguì  fenza 
copiofa  mifiura  di  tutti  i dialetti  Italiani , e di  voci 
e di  frafi  Latine,  Greche,  Gotiche , Longobarde , 
Teutoniche  , e particolarmente  Francefi  , comuni 
e Provenzali  , della  qual  miftura  , come  fparfit 
Pcr  tutto  H bel  paefe , 

Che  Apennin  parte , e il  mar  circonda  e P Alpe , 

non  potette  lavarli  le  mani  nè  meno  Dante  , che 
prima  di  ogni  altro  foppe  nobilitarla  con  la  magni- 
ficenza de’  penfieri  e delle  invenzioni  , rinchiufo 
nella  confonanza  del  metro  ; eflfendochè  i primi 
noftri  componimenti  volgari  di  qualche  conto  , fu- 
rono dirteli  in  verfo  rimato  per  lufingare  più  facil- 
mente con  quello  folletico  l’ingegno  groflolano,  e 
l’orecchio  materiale  del  popolo  : e ciò  generalmen- 
te forvi  da  principio  ad  amplificare  le  lingue , e 
poi  le  foienze  , ficcome  gentilmente  ha  moftrato 
Angelo  Poliziano  in  quel  fuo  poema,  ofolva,  a 
cui  diede  il  titolo  di  Nutricia . Simili  verfi  nel  pri- 
mo elTere  non  aveano  forfè  altro  di  confiderabile , 

che 


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ItAUANA  127 

che  il  ritmo  , introdottovi  ne’  tempi  barbari  e in- 
sulti , quando  con  lo  fmarrimento  delle  lingue—* 
erudite  li  era  perduta  ogni  arte  di  ben  meditato  e 
fano  difcorfo  . Del  nafcimento  di  quello  ritmo  vol- 
gare , dopo  Claudio  Fauchet  nel  libro  i.  della  Lin- 
gua ejpoeiìa  Francefe  a capi  vii.  e viii.  ha  trattato 
dottamente  Ifacco  Voflfio  , dandogli  il  nome  di 
fpur/Q , il  quale  le  difpiacque  agli  antichi  Latini  e 
Greci,  tanto  dilettò  i nollri  buoni  antenati , che 
ne  lalciarono  l’eredità  a noi  pofteri  . Dunque  agl* 
Italiani  nello  flato , in  cui  fi  trovavano , convenne 
accattare  un  nuovo  gullo  , e artificio  poetico  dai 
vicini  popoli , barbari  sì , ma  più  ripuliti  degli  al- 
tri 5 e principalmente  da  quelli  di  Sicilia  e di  Pro- 
venza, paefi  già  entrambi  fuggetti  all’  imperio  de’ 
Franchi , donde  i nollri  con  la  maniera  di  penfare , 
ne  trafiero  anche  la  materia , per  lo  più  delicata  e 
piacevole  , cioè  conforme  al  genio  di  quelle  nazio- 
ni , e della  nollra  : cole  già  toccate  da  Niccolò 
Villani  nel  Ragionamento  della  Poefia  giocofa  . 

NE’  fecoli  xili.  e xiv.  sì  fatto  lludio  in  Pro- 
venza fu  sì  comune,  che  vi  fi  videro  aperte 
le  Accademie  per  elfo . Tal  fu  la  Corte  e il  Par- 
lamento eP  Amore , in  latino  Curia  : e abbiamo  alle 
Rampe  un  libro  di  Arrejlì  d Amore , defcritti  da 
Marziale  d’Alvernia  fotto  il  Re  Carlo  VII.  i quali 
furono  poi  comentati  in  latino  con  citazioni  piene 
di  tefli  legali  da  Benedetto  Curzio  Sinforiano  , e 
le  ne  veggono  fino  atre  diverle  imprelfioni . Mar- 
ziale in  detto  filo  libro,  che  è in  verfi  e in  profa 
Francete  antica  , finge  di  elferfi  trovato  al  Parla- 
mento d Amore , e di  avervi  tentiti  egli  flelfo  i de- 
creti e gli  arrejli , che  riferifce  di  mano  in  mano  , e 

che 


Lw.'ll.  Cap.  vii. 


Dt  Pttmtiium  tin- 
ti* & vitibni  rbyib - 
mi  fit.  if. 


U- 


vir. 

Corte  d’Amore  in 
Froirengi . 


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Lib.II.Cap.  VII. 


128  Della  Eloquenza 

che  dal  Sinforiano  fono  chiamati  Arefli  concima 
femplice  lettera  r . Simili  particolari  fervono  a 
farci  bene  intendere  i (entimemi  de*  noltri  Poeti . 
Di  tali  Arrejli , cioè  decreti  e fentenze , parmi  aver 
veduta  alcun  altra  edizione  in  forma  piccola . A 
quello  Variamento  d' Amore , mentovato  anche  dal 
Barberino , volle  alludere  il  Redi  nel  terzo  de’ Tuoi 
Sonetti , già  fatti  fplendidamente  (lampare  dal  fu 
gran  Principe  di  Tofcana  Ferdinando  de*  Medici  : 

Aperto  aveva  il  parlamento  Amore 
Nella  foli t a faa  rigida  Corte , 

E già  fremean  falle  ferrate  porte 
Le  ufate  guardie  a rifvcgliar  terrore  . 

Sedea  quel  faperbiffimo  Signore 

Sovra  un  trofeo  di  frali , e P empia  morte 
Gli  fava  al  fianco , e la  contraria  forte , 

E il  fofpiro  , e il  lamento  appo  il  dolore . 
lo  mefio  vi  fui  tratto  e prigioniero  \ 

Ma  quegli  allor  , che  in  me  le  luci  qffijfe , 

Mife  uno  firido  dif pie  tato  e fiero  } 

E pofeia  aprì  l'enfiate  labbia  , e dijfe  : 

Provi  il  rigor  coflui  del  nofro  impero  : 

E il  Lato  in  marmo  il  gran  degreto  fcrijfc . 

Quello  Decreto  fu  l 'Arrefio  della  Corte , cioè  del 
Variamento  (P Amore.  Mi  torna  qui  alla  memoria 
certuno  , il  quale  non  conolcendo  altro  Variamento 
fuorché  i moderni , a cagione  di  quella  voce,  donde 
ne  viene  tutta  la  grazia,  fi  vide  palelar  poca  (lima  al 
Sonetto  del  Redi,  per  ignorarne  l’illoria . 11  Petrar- 
ca, le  cui  Rime  abbondano  di  voci  e di  formole  anti- 
che, Francefi  comuni, e Provenzali,  già  dal  Talloni 
avvertite  in  gran  numero,  accennò  la  Corte  d Am  ore 
nel  Sonetto,  che  comincia  ; Do - 


I 


Italiana  129 

Dodici  donne  onejlamente  lajje  j 

dachè  appunto  le  Dame  di  quella  Corte  erano  xn. 
e con  Laura  xin.  le  quali  inlìeme  adunate  pro- 
mulgavano i loro  Decreti  ed  Arrejìì  per  lecontro- 
verlie  di  Cavalleria  , a loro  portate  davanti  . Il 
Talloni  l'opra  il  Petrarca,  e l’Ubaldini  nel  Gloffa- 
rio  al  Barberino  ne  fanno  motto  ; ma  il  Noltrada- 
ma  affai  più  ne  difcorre  nelle  Vite  de’  Poeti  Pro- 
venzali , e fegnatamente  in  quelle  di  Giuffredo 
Rudello  , di  Guglielmo  Adimaro,  di  Raimondo 
diMiravalle,  e di  Princivalle  Doria , additando  i 
luoghi  ftelfi,  ne’ quali  Iblea  ragunarfi  quella  rino- 
mata Corte  <T Amore  . In  un  codice  Fiorentino  a 
penna  del  Signor  Niccolò  Bargiacchi  trovandofi 
alquanti  Arrejìi  d' Amore  , tralcritti  da  un  Michele 
Arrigucci  nell’anno  1408.  quelli  furono  nielli  in  lu- 
ce dal  fu  Signor  Crelcimbeni  : ed  è notabile  per 
l’antichità  loro , che  uno  di  quegli  fi  fa  promulgato 
nell’anno  1164.  al  primo  di  Maggio  , nell’Indizio- 
ne vii.  nel  qual  numero  è corfo  però  abbaglio,  men- 
tre in  quell’anno  1164.  non  correa  l’Indizione  vii. 
bensì  la  xn.  Laonde  bifogna,  che  il  numero  x.  di 
Lotto  guaito,  foffe  prefo  dal  copilta  Arrigucci  per  v. 
Finalmente  fu  sì  grande  e applaudita  la  riputazio- 
ne e la  fama  di  sì  fatta  Corte  tT  Amore , che  tutti  i 
dicitori  in  rima  di  qualche  nome  affettarono  di  uni- 
formarfi  allo  Itile  della  medelìma  ne’  loro  fcritti 
anche  più  gravi  , ficcome  fece  il  già  detto  Barberi- 
no nella  fua  opera  ,■  alla  quale  , benché  d’altro  non 
tratti , che  di  cole  nioraliffime  , ei  diede  il  titolo  di 
Documenti  d' Amor  e per  allettare  in  tal  guifa  gl’in- 
gegni fchivi  e prevenuti  ad  affaporarla  . 

R Co- 


IJIi.fi.  Cap.  VII. 


Pai.  }aj. 


Cimentar/  te.  il. 
Parili.  pat-91- 


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'Della  Elo  q^j.  e n z a 


130 

Li».  11.  Gap.  Vili. 

VIII  Osi  dunque  la  noftra  Italiana  Eloquenza , nata 

scrittori  italiani  v„<  dalla  corruttela  di  tutte  lé  buone  arti  , e_> 

m'pn,ór» .re,fo ’ che  dalle  tenebre  dell’ignoranza,  andò  pian  piano, 
come  da  fcherzo  pigliando  piede,  con  effe  re  dappri- 
ma ufata  in  materie  compofte  a cafo  per  traftullo 
del  volgo,  e da  perfone  illetterate,  gareggiando 
in  ciò  con  l’origine  della  Greca  Eloquenza , la  qual 
pure  nel  fuo  principio  flette  occupata  in  finzioni 
poetiche  , non  avendo  i Greci  avuta  alcuna  opera 
in  profa  prima , che  Ciro  il  Re  de’  Perfiani  s’im- 
padroniffe  dell’  Afta  , il  che  fi  fa  conto  , che  avve- 

ÌL'%rCM-  nl^e  in  tempo  del  Re  Servio  Tullio,  quando  Fereci- 
de  da  Sciro,  una  delle  ifole  Cicladi  dell’Arcipelago, 
e dopo  lui  Cadmo  Milefio  , furono  i primi  a (crive- 
re  in  profa  : il  che  nel  bel  principio  della  fua  riftret- 
ta  Cronologia  ha  notato  il  Cavaliere  lfacco  Neu- 
tone  , avendolo  prefo  da  Gerardo  Giovanni  Voffio 
nel  libro  iv.  degli  Storici  Greci  a capi  iv.  benché 
non  lo  nomini . Così  parimente  le  prime  bali  del 
parlar  noftro  confiftettero  in  (empiici  e viete  fin- 
zioni poetiche  fin  verfo  la  declinazione  del  (èco- 
io  xm.  mentre  poi  dallo  fcrivere  in  difeorfo,  legato 
dal  metro  , fi  trapafsò  a fare  il  medefimo  in  profa 
volgare , nella  quale  avanti  ad  ogni  altro  componi- 
mento , che  in  oggi  fi  trovi  dopo  le  Lettere  di 
Fra  Guittone , recentemente  ftampate  , comparve- 
ro ferini  i favolofi  racconti  delle  Novelle  antiche,  e 
de’  Reali  di  Francia,  e le  Storie  di  Ricordano , con- 
correndo in  certa  guifà  gli  autori  di  effe  con  Fere- 
cide  PAtenielc , diverfo  da  quello  di  Sciro,  il  quale 
Ateniefe  fu  il  primo  de’  Greci,  che  ufeiffe  in  campo 
a dettare  componimento  dorico  in  profa  , come  il 
furono  preffò  noi  gli  autori  accennati,  ladove_» 


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Italiana  iji 

innanzi  non  fi  era  veduto  nè  udito  altro  , che_>  ui.ii.  cp.vm. 
l’olcuro  e nojofo  cicaleccio  de’ verfi  falchi  e plebei 
di  Gallo  del  Canto  e di  Guido  Colonna  Siciliani, di  Fra 
Guittone  , del  Guinicelli , e di  altri  fintili , che  fcri- 
veano  blajmo, piacere,  meo,  e Deo  per  biafmo , piace- 
re, mio,  Dio  , conte  nota  il  Caflelvetro  .Tutti  quelli  r,u 

rimatori  fono  allegati  da  Dante  nella  Volgare  Elo- 
quenza,e.  alcuni  altri  (tapparono  fuora  per  opera  di 
Leone  Allacci , oltre  ai  verfi  di  Folcacchiero  e di 
Mico  Sanefi  , di  Agaton  Drufi  Pilino  , rammentato  jmmmim.  n.u 
dal  Salviati , di  Lodovico  Vernaccia  da  Urbino  , di  M' ,JI’ 

Pier  dalle  Vigne  Capoano,  di  Enzo  Re  di  Sardigna, 
e di  altri  men  chiari  , che  tutti  vilfero  prima  del 
1300.  Dante  nella  Vita  nuova  afferma,  che  i dici- 
tori d’amore  in  lingua  nollra  volgare  cominciarono 
poco  prima  di  lui . Le  fue  parole  fon  quelle  : e non  ì tr*fi tn-  !«• 
molto  numero  d'anni  pajfato , che  apparirono  qucjll 
poeti  volgari . Indi  aggiunge,  che  allora  non  v’erano 
cofe  Icritte  in  volgare  oltre  a centocinquanta  anni 
addietro  . Quello  luogo,  ignorato  dal Crelcim beni,  n u 

fi  accenna  da  Lionardo  Aretino  nella  Vita  di  Dante. 

Venne  poi  Fra  Guittone  dell’ordine  de’  Gaudenti , 
de’ quali  parla  il  Ducange,  Guido  Cavalcanti,  e altri  «.Futrci. 
non  pochi,  fintili  a quelli,  delle  rime  de’ quali,  mede 
fuora  da’  Giunti  e dall’Allacci , ragiona  il  medefimo 
Crefcimbeni:  e tutte  fono  ricolme  di  voci  antiche,  e 
di  maniere  e forinole  llrane,e  prive  di  ogni  ameni- 
tà, in  confronto  alle  nollre . Anzi  le  irfute  Cantiche 
del  beato Jacopone  da  Todi, morto  nel  1306.  e che 
fiorì  anche  prima  del  pontificato  di  Bonifacio  Vili, 
fono  piene  ancor  effe  di  voci , prefe  dai  dialetti  di 
tutta  l’Italia , allora  non  per  anche  fegregati  e di- 
ftinti  l’uno  dall’altro  per  l’elezione  della  favella  Ro- 
manza eomune  , ma  tutti  infieme  confufi . Quindi  è , 

R 2 per 


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U*.  11.  C»r.  IX. 

Scrifterti  ordini! 
ifinorum  pnj.ii. 
Anualn  io.  uL 

r*i-  si. 


t*i-  71. 


Jflorit  di  Tranci* 
iib.  ti.  A»  D.  1 5'7i. 

IX. 

Scrittori  antichi 
ofirono  Tarj  dia- 
letti d’Italia . 


132  Della  Eloquenza 

per  avvertimento  ancora  di  Luca  Vaddingo  , che  i 
poemi  del  medefimo  Jacopone  , il  quale  fu  autore 
del  noto  inno  latino  , 

Stabat  water  dolorofa , 

fono  tefluti  di  grolfolani  vocaboli.  Umbri , Tofcani , 
Calabreji , Puglicjt , Siciliani , e forfè  anche  di  altri . 
Nè  sì  fatta  rugginofa  mifturaoffefe  la  delicatezza 
del  celebre  Fiorentino  Jacopo  Corbinelli , ficchè 
tra  gli  autori  Italiani , i quali,  eflfendo  egli  sbandito 
in  Francia  , fpiegava  d’ordine  della  Reina  Caterina 
al  Re  Arrigo  III. di  lei  figliuolo,  non  entrale  il  bea- 
to Jacopone  , conforme  attefta  Guglielmo  Portello 
in  una  lettera  rtampata  dal  medefimo  Corbinelli  col 
libro  della  Volgare  eloquenza  di  Dante  . E dal  Cor- 
binelli rteflo  nella  prefazione  alla  Bellamano  di 
Giulio  de’  Conti , divulgata  in  Parigi , la  qual  man- 
ca nella  nuova  edizione  di  Firenze,  il  beato  Jacopo- 
ne vien  detto  un  altro  Umbro  Callimaco  . Ma  quel 
valentuomo  al  beato  Jacopone , del  quale  eziandio 
fece  parola  nelle  note  al  Corbaccio , accompagnava 
poi  Niccolò  Machiavelli  , fpiegando  parimente  le 
opere  di  quello  fecondo  al  Re  di  Francia  , per  at- 
teftato  di  Arrigo  Caterino  Davila . 

NE  fu  già  lolo  quel  venerabil  fervo  di  Dio,  Ja- 
copone , in  accattar  voci  da  quello  e da  que- 
llo dialetto  Italiano  in  tempo,  che  tra  loro  non 
erano,  come  ho  detto,  per  anche  {èparati  per  l’ele- 
zione del  primario  e comune  fopra  tutti  gli  altri , 
ma  fe  ne  (lavano  infieme  accoppiati  e confufi  ; pe- 
rocché ne’  Documenti  del  Barberino,  contemporaneo 
del  medefimo  Jacopone,  fe  ne  veggono  affollati  in 
gran  numero.  I Deputati  alla  correzione  del  Deca- 
meron del  Boccaccio  nel  proemio  delle  loro  Anno- 

ta- 


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Italiana  13$ 

tazioni  confettano  , che  il  Barberino,  come  tutto  tir.  11.  c*p.ix. 
intefo  agli  ftudj  legali,  d’ordinario  poco  amici  della 
pulitezza  , troppe  voci  Provenzali  vi  mefcolaffe . L’af- 
fare però  non  batte  qui  folo  ; dachè  il  corpo  di  que- 
gli intigni  , per  non  dire  aurei  Documenti  nella 
fuflanza , oltre  all’ etter  colmo  di  quella  fletta  an- 
tica ruggine  , che  fi  vede  attaccata  alle  colè  di  Tra 
Guittone , e del  beato  Jacopone , fi  trova  tutto 
afperfò  anche  di  voci  mere  latine , e fimilmente  di 
quelle  di  varj  dialetti  d’Italia , e in  particolare  del 
Veneziano:  1 quali  dialetti  incorporati  al  latino, 
tutti  del  pari  fioriano  verfo  la  fine  del  fecolo  xm. 

Il  Barberino  ci  fomminiflra  non  pochi  faggi  del 
Veneziano  , da  lui  adottati , forfè  talvolta  comuni 
ad  altri  dialetti . Eccone  alcuni  : elio  , in  tutti  i cali 
è mero  Veneziano  ; e fimilmente  cavegli , che  al 
prefente  fi  dice  caveli , per  capelli . Cosi  parimen- 
te abbiendo  per  avendo , che  ora  dicefi  abbiando . 

Si  riducono  alla  medefima  clatte  le  voci  faveri  , e 
favejfe  per  faprà  , e fapeffe  j infegnado  , e levado  per 
infognato  , e levato  ; longo  per  lungo  , treza  ,faza  , 
vorrave,  lu,  aqua,  arlogio , e comenza  per  treccia, fac- 
ci a,  vorrebbe , lui , o egli , acqua , orologio , comincia . 

Tali  fon  pure  i verbi piagere  , e difpiagere  , dappoi 
mutati  con  la  variazione  di  una  lettera  in  piafere , 
e difpiafere  . Segue  cattino,  che  in  oggi  dicefi  cadau- 
no, per  ciafcuno,  o ciafcbeduno , voce  di  Fra  Guitto- 
ne, incaflrata  nel  Pataffio  del  Latini,  e frequente  in 
.Giovanni  Villani . Vengono  quefle  altre  appretto: 
bo  , diga  , omo  , rama  , adafio  per  bue  , dica , uomo , 
ramo , adagio . E’  colà  notittima  , e lo  avvifa  ancora 
il  Cardinal  Bembo , che  i Veneziani  ni  una  lettera 
mai  non  raddoppiano  nella  pronuncia ; e però  di- 
cono , ano  yfano , tare , detrare , deno  , dano  ,Jlano , 

per 


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Li».  II.  C*r.  X. 
ni. i.  n fini. 


lik  II.  fiL  4).  ». 

X. 

Pregio  di  alcuni  dia» 
letti  d'Italia  • 


/1/.147. 


r».ixir.  m-  xif. 


134  Della  Eloquenza 

per  anno  , fanno , torre , porre , detrarre , denno  , 
danno , fanno  . Laonde  Niccolò  Villani  nelle  note 
alle  Storie  di  Albertino  Muffato,  avverte,  che  que- 
llo autor  Padovano  nello  fcrivere  latinamente  fegui 
talvolta  la  pronuncia  de’  Veneziani  Tuoi  vicini  , i 
quali  bellum  internecinum  geminati!  omnibus  Uteri: 
indixijfe  vìdentur  : quo fit,  ut  quelo,  elo,  belo  , fato , 
puto,/r<?  quello,  elio,  bello, fatto,  putto,  dr  tandem 
id  genus  omnia  tenui  boc  fono  pronuncient  . Della 
pronuncia  de’  Veneziani , e anche  di  altri  , parla 
Stefano  Guazzo  nella  fua  Civile  converfazione. 

ORa  il  Barberino , quafi  di  tante  gemme,  or- 
nò le  fue  rime  di  sì  fatti  vocaboli,  alla  Ve- 
neziana diltefi  . E perchè  feemi  la  maraviglia , 
che  da  ciò  forfè  potrebbe  nafeere  , mi  giova  qui 
riferire,  in  propofito  del  dialetto  Veneziano , l’af- 
fèrzione  di  Pontico  Virunio  nelle  "Dichiarazioni 
tumultuarie  degli  Erotemi  di  Emanuel  Grifolora  , 
compendiati  dal  vecchio  Guarino  , le  quali  furono 
Rampate  in  Ferrara  da  Giovanni  Mazoco  nell’an- 
no U09.  in  forma  ottava  . Quivi  il  Pontico  dopo 
aver  favellato  de’ cinque  dialetti  principali  de’  Gre- 
ci , che  fono  il  comune , l’ Ionico  ,l’ Attico , il  Dorico, 
e l’ Eolico , così  foggiunge  : in  Italia  Venetus  pul- 
eberrimus  & dodlijfmut  omnium  fermo , in  quo  redo- 
let  tota  lingua  Grata  majeflas . Se  quello  per  avven- 
tura pareffe  nuovo,  io  credo , che  affai  più  il  parerà 
quello  , che  fegue  : tum  Bergomenfes,  àr  Fiorentini. 
ÀfTegna  qui  egli  l’ultimo  luogo  tra  i dialetti  Italia- 
ni al  Fiorentino  , pofponendolo  al  Bergamafco . Fu 
il  Pontico  uomo  grande  j ma  di  quel  carattere , che 
rifulta  dal  tenore  della  fua  vita  , già  efpofla  nel 
Giornale  de’ Letterati  d’Italia:  e in  quella  fua  fin- 

g°- 


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Italiana  135 

golarità  di  fentimento  non  è egli  favorito  nè  meno  Llt.  ii.  c*7  x7 
da  Arrigo  Stefano  nel  Dialogo  de  lnjlituendh  Gree- 
c<e  Ungine Jludii: . Aveva  efl'o  Pontico  ripieno  il  capo 
di  cole  Greche  : e la  fua  fantafia  gliele  facea  ritro- 
vare ne’  dialetti  dianzi  accennati  più, che  nell’ulti- 
mo . Ora  tornando  al  Barberino  , quelli  ne’  fuoi  Do- 
cumenti non  folo  v’infilza  vocaboli  Veneziani , ma 
eziandio  de’  meri  Lombardi , e de’  Regnicoli  , e fino 
de’ nodri  friulani.  Di  quelli  ultimi  fono  : mejfe- 
dato  per  mefcolato  , agocchia  , in  oggi  agucchia  , per 
maglia , nom  per  nome , e Jiòn  per  turbine  . Nè 
di  ciò  è da  ftupire , perchè  Cecco  Angiolieri  preflo 
l’U  baldi  ni  ufa  anche  Fi  per figliuolo  : tutti  i quali 
vocaboli  vivono  attualmente  in  bocca  del  nollro 
popolo  Friulano  : e Fi  s’incontra  medefimamente 
predò  il  Latini  nel  Tefbretto , nonché  predò  il  fuo 
gran  difcepolo  Dante  nel  Canto  xt.  dei  Paradifò; 
donde  fi  vede  , che  la  voce  fi  Icrivea  cosi  per  ufo  , e 
non  per  licenza , e che  nè  meno  fi  troncava  , perché 
ciòvenijfe  in  acconcio , come  fi  nota  in  margine  dell* 
edizione  di  Dante  , fatta  dalla  nodra  celebre  Ac- 
cademia della  Crufca  : ma  era  ed  è voce  per  lun- 
go ufo  tronca  originalmente  così , come  da  : e__> 
qued’  ufo  è rimado  vivo  predò  i nodri  Friulani . 

11  perchè  bifogna  concludere  , che  in  quella  età  fi 
praticadero  generalmente  in  confufo  tutti  i dialetti 
d’Italia,  quando  pure  non  li  volede  dire,  che  in 
Tofcana  correderò  tutti  per  moneta  comune  , qui- 
vi pofcia  difmeda  , e trapaffata  a queda,  e a quell’ 
altra  nazione  , dappoiché  1’  univerfale  confenti- 
mento  de’  Letterati  Italiani  fi  difpofe  infenfibil- 
mente  a ricevere  fopra  tutti  gli  altri  il  folo  dialetto 
della  Tofcana , e principalmente  il  Fiorentino , che 
in  oggi  corre  unicamente  nelle  fcritture  più  pulite. 


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LiB.ll.  CAP.  X. 


ba%.  6f.  aio* 
5>7< 


fin  halite  limxa 
Jik.i.pa)  9 & lik. il, 
fi  i)i.  in  fiat. 


i}6  Della  Eloquenza 

lènza  più  ammetter  lega  di  altri  dialetti . Quello , 
che  fi  vede  praticato  ne’  Documenti  del  Barberino , 
s’incontra  pure  nella  Commedia  di  Dante  , il  quale, 
novello  Omero,  non  ebbe  Icrupolo  di  ufar  voci  , 
fomminiftrategli  da  altri  dialetti  e linguaggi  , con- 
forme appunto  Omero  ne  prelè  da  quegli  di  tutta 
la  Grecia  . E per  farne  buon  ufo  non  ci  voleva 
altro,  che  l’ammirabile  induftria  degl’  ingegni  fo- 
vrani  di  un  Omero  e di  un  Dante  . Qual  forte  poi 

10  ftato  dell ' Italiana  Eloquenza  prima  di  Brunetto 
Latini  , può  in  parte  ritrarfi  dalla  fua  operetta  in 
terza  rima  , chiamata  Pataffio  , e divifa  in  dieci  ca- 
pitoli, tutta  comporta  di  migliaja  di  voci,  motti, 
proverbj  e riboboli  sì  ofcuri  per  l’antichità  loro  , 
che  di  cento  non  fc  ne  intende  pur  uno , a parere  del 
Varchi  nell’Ercolano  j quantunque,  come  dicem- 
mo , l’Abate  Francelco  Ridolfi  , di  cui  parla  il  Si- 
gnor Canonico  Salvino  Salvini  ne*  Tuoi  Farti  con- 
folari  della  noftra  Accademia  Fiorentina,  s’ingegnò 
di  fpiegargli  con  fare  a quello  Pataffio  il  contento  : 
la  qual  fatica  ignorando  il  Signor  Dottore  Salvini , 
fi  ftudiò  ancor  egli  di  dar  qualche  lènlò  a molti  vo- 
caboli di  elTo  Pataffio , così  detto  in  lingua  antica 
e nella  Vita  di  Cola  di  Rienzo,  per  Epitaffi,  o Epi- 
taffio , quali  una  radunanza  di  vocaboli  vecchi , di- 
fufati , e conformi  a quelli  delle  antiche  lapide , o 
epitaffi] . Predo  i noftri  Friulani , pataffio , e pataf 
accorciato  , vuol  dir gotata  , guanciata , o fcbiaffio , 
come  fe  una  percolfa  , data  in  vilò  con  le  quattro 
dita  ftrette  della  mano,  fi  pareggiale  a una  lapida  di 
altrettanti  verfi  , gittata  nell’altrui  faccia . Dal  Pa- 
taffio, chiamato  in  latino  Epitapbium  da  Angelo  Mo- 
nofini,è  diverfo  il  Teforetto, comporto  in  verfi  corti, 

11  quale  fu  già  dato  in  luce  dall’Ubaldini , opera  no- 


I 


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Italiana  - 137 

bile  , morale  , e Criltiana , quanto  i Documenti  del  lu.u.  cap.xi. 

Barberino  . Per  quello  poi , che  riguarda  le  Prole 
del  Latini,  come  fono  la  Rettorica , già  Rampata 
in  Roma  , e 1*  Etica , data  fuora  in  Lione  dal  Cor- 
binelli , quelle  lembrano  parti  e membra  , fiaccate 
dal  Teforo  maggiore , dettato  , come  fi  dille  , in  lin- 
gua Francefcà  . Dell’  Etica  non  ne  dubita  il  Sai-  jvvtnim.  n.  1. 
viati  ; ma  dubita  , fe  la  Rettorica  fia  del  Latini  . Il  *"*'  ia,‘ 
vero  fi  è , che  piuttoflo  fi  debbono  dire  volgariz- 
zamenti , che  originali . Ora  farà  bene  di  rivolgerci 
X Dante,  mentre  poi  de’ dialetti  Italiani  tornerà  a 
darci  materia  di  ragionare  il  fuo  famofo  libro  de 
Vulgari  eloquenti  a . 

xr. 

DAnte  fenza  dubbio  fu  di  tutti  il  primiero, 

che  innalzalfe  la  lingua  Romanza  <T  Italia  a quenzt . 
narrazioni  illoriche  , geometriche  , filolbfìche  , 
geografiche  , allronomiche , notomiche  , e teolo- 
giche in  verfo , avvezzandola  a trattare  di  altro, 
che  di  follie  d’ amore  , ficcome  i fuoi  precelfori 
aveano  coftumato  di  fare  ; poiché  il  beato  ^Jacopo - 
ne,  e il  Barberino  , Icrittori  di  componimenti  fa- 
cili e andanti , benché  ufcirono  alquanto  del  cam- 
mino , battuto  fino  a quel  tempo  , non  fono  già  da 
porfi  in  riga  con  Dante  , nè  furono  di  lui  più  anti- 
chi: e perciò  Aleflandro  Sardi  nel  Dilcorlò  della  dijc*jì  t*t.  *4; 

Poefia  di  Dante  aflfegna  a lui  folo  il  primato  fopra 

tutt(  gli  altri . Sicché  Dante  a ragione  può  dirli  il  \ 

Padre  della  Italiana  Eloquenza , avendo  egli  fatto 

conolcere  al  mondo  , che  gli  autori  delle  lingue 

nobili  non  fono  le  perlònc  illette-rate  e plebee  , ma 

quelle  bensì,  le  quali  con  laggie  e lunghe  vigilie 

fcientifiche  e con  olTervazioni  letterarie  lalgono  in 

tale  eccellenza  di  virtù,  che  nulla  Icrivono  acafo 

S c inu- 


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tu.  11.  Cu.  XII. 


XII. 

Fccellcnzi  del!» 
Commedia  di 
Dante . 


i$S  Della  Eloquenza 

c inutilmente,  ma  con  profonda  meditazione  mi- 
furando  la  ftruttura  , la  Umazione,  la  forza  , e il 
Tuono  d’ogni  formola  e voce  , nonché  il  tenore  e 
la  condotta  della  fontenza , diffondono  con  matu- 
rità i proprj  concetti  dell’animo  , Ombrando  loro 
poco  invidiabile  la  felicità  di  quegli  ingegni , i 
quali , come  fuol  dirli , currenti  calamo  , e lenza  mu- 
tare o far  cacature,  mettono  in  luce  i lor  parti , voti 
di  cole  utili , e involti  in  molta  loquacità,  unica- 
mente adattata  a ingroflare  i volumi . Non  può  in- 
tanto negarli,  che  per  opera  della  gran  madre  natu- 
ra fpefle  volte  non  fi  oda  ufeire  il  buon  feufo  con  la 
proprietà  delle  acconce  efprdfioni , anche  di  boc- 
ca agli  uomini  di  Icarlà  letteratura , per  non  dire 
idioti  e volgari  . Ma  elfi  non  fono  per  quello  i 
maeftri  della  Eloqruerua , e in  dirlo  fi  farebbe  gran 
torto  alle  perfone , illullri  per  le  opere  forine . 

PEr  non  dipartirci  dal  noltro  Dante,  certo  è, 
che  il  folo  penfare  alla  invenzione  , e al  Alte- 
rna della  fua  Commedia  ( del  qual  titolo,  da  lui  ftelfo 
importo  al  Poema , fi  parlerà  approdo  ) può  tenere 
occupato  ogni  alto  intelletto  , e capace  di  rifletter- 
vi fopra  : e di  tal  fornimento  fi  vede  , che  furono 
Tempre  i più  nobili  ingegni , dal  tempo  di  Dante 
fino  al  noftro  . Quindi  è , che  nella  felice  età  di 
Piero  Bembo , che  fu  il  fecolo  delle  Mufe  , Co- 
rtantino  Lafoaris  , di  lui  maeftro  nelle  arti  Greche 
in  Meflina,  a taluno  , che  foco  moftrò  di  ftupire  , 
come  Dante  traefle  a fine  la  fua  Commedia  fertza  la- 
fciarla  imperfetta,  rifpofo,  che  piuttorto  era  da 
reftarne  attonito,  che  le  averte  dato  principio  len- 
za atterrirli  dell’  idea  , che  prima  ne  avea  conce- 
puta  . Ciò  abbiamo  da  Giambatirta  Celli , grande 

am- 


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Italiana  i$9 

ammiratore  di  Dante  , nella  Orazione  prepofta  alla  f™.  a.  c*p.  xn. 
Lettura  ni.  lopra  l’Inferno  . Però  non  fu  mal chi  fot, «»• 
meglio  di  lui  ftelfo , cioè  di  Dante,  arrivafle  a com- 
prendere la  magnificenza  della*  fua  opera , della 
quale  con  gravilfima  frafe  antica  egli  ebbe  adire 
nel  Canto  xxxii.  dell’Inferno, 

Che  non  è imprefa  da  pigliare  a gabbo 
Defcriver  fondo  a tutto  f Univerfo  , 

Nè  da  lingua , che  chiami  mamma  , o babbo . 

Efprime  dì  defcriver  fondo  a tutto  F Univerfo , per- 
chè nell’edificio  della  fua mirabil opera  egli  fece 
concorrere  la  delcrizione  del  mondo , de’ Cieli , e 
de’  Pianeti , i varj  caratteri  degli  uomini , l’imma- 
gini delle  virtù  , de’  vizj , de’  meriti , e delle  pe- 
ne , della  felicità  , della  milèria  , e di  tutti  gli  fiati 
della  vita  umana . Dipoi  nel  Canto  xxv.  del  Pa- 
ratifo non  potendo  aftenerfi  dall’ accennare  lo  Au- 
dio , e le  grandi  applicazioni , da  lui  per  più  anni 
impiegate  in  condurre  avanti  il  Poema , con  pari 
maniera  lignificante  fi  lalciò  intendere  di  fperare  , 
che  il  compimento  del  medcfimo  avelie  a fare  tanta 
impresone  in  fu  gli  animi  de’  fuoi  nemici  di  Fi- 
renze , che  dovelfero  fpontaneamente  richiamarlo 
dal  lungo  efilio , e accorlo  come  in  trionfo  , con-  ^ 

ferendogli  la  Corona  di  lauro  nella  Chielà  di  san 
Giovanni , nella  qilale  egli  avea  ricevuto  il  fanto 
battefimo  . Udiamo , come  lo  /piega  : 

Se  mai  continga , che  il  Poema  facro , 

Al  quale  ha  pojìo  mano  e cielo  e terra , 

Sicché  mi  ha  fatto  per  piti  anni  macro  , 

S 2 Vin- 


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Li».  II.  Cip.  XII. 


Tf  «•<. 

Annotai.  fn£-tt 


j Della  E l o q_u ekza 

Vinca  la  crudeltà  , che  fuor  rni  ferra 
Del  bello  ovile , ove  io  dormi]  agnello  , 

Nemico  a ’ Lupi , che  gli  danno  guerra  ; 

Con  altra  voce  ornai , con  altro  vello 
Ritornerà  poeta , ed  in  fui  fonte 
Del  mio  battefmo  prenderò  il  cappello . 

Dante  per  quello  cappello  intefe  la  ghirlanda  , o 
corona  di  lauro , della  qual  voce  da  me  altrove  fi 
fece  motto  nel  favellare  del  volgarizzamento  -ftam- 
pato  della  Tavola  ritonda : e ne  parlano  ancorai 
Deputati  alla  correzione  del  Decamerone  del  Boc- 
caccio . Ma  in  ciò  che  Dante  intefe  di  vaticinare 
del  ricevimento  di  tal  fuo  cappello,  o.  i fu  li  mitro 
indovino  -,  perocché  quantunque  dette  fine  all  ai- 
tiamo fuo  lavoro , non  ne  fu  mai  per  quello  richia- 
mato alla  Patria  , nè  prefe  il  cappello  nella  Chiefa 
particolar  del  BatHla , bensì  nel  tempio  dell  im- 
mortalità . Egli  diede  il  titolo  di  J, acro  al  Poema  , 
per  trattarfi  in  etto  con  profondo  fapere,  e con 
ordine  a maraviglia  difpofto,  de’  tre  flati  dell'ani- 
ma , feparata  dal  corpo , fecondo  i divini  principj 
della  noftra  religion Criftiana : e quelli  frettati  , 
ai  quali  fece  corrifpondere  le  tre  Cantiche  , fono 
1’  inferno  col  limbo , di  cui  fa  menzione  nel  Can- 
to i v.  della  prima  Cantica  , il  Purgatorio , e ’1  Pa- 
ratifo ; avendovi  fparfo  dappertutto  il  fiore  della 
più  viva  eloquenza  co’  lumi  delle  più  alte  e recon- 
dite cognizioni , le  quali  dalla  perfpicacia  de’ faggi 
intelletti  non  fi  poffono  baftevolmente  ammirare . 
Dante , uomo  di  Repubblica  , venne  alla  luce_» 
nell’anno  1265.  dopo  tornati  i Guelfi  in  Firenze 
dall’efilio  fotterto,  per  la  già  mentovata  fconfitta 
di  Montaperti.  Così  abbiamo  dalla  fua  Vita,com- 


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Italiana  141 

polla  da  Liotiardo  'Bruno  , che  dalla  Patria  fi  cogno- 
minò V Aretino  . Ri  liberalmente  ammaeftrato  in 
tutte  le  più  nobili  difcipline  , che  a’ Tuoi  giorni 
fiorifiero  , e nelle  arti  di  guerra  e di  pace  ; effendo 
anche  per  la  Patria  intervenuto  con  la  cavalleria 
Fiorentina  a qualche  battaglia , da  lui  accennata 
in  principio  del  Canto  xxn.  dell’  Inferno , e da  lui 
fteflo  poi  latinamente  defcritta  , fecondo  la  tefli- 
monianza  di  efla  Vita  , la  quale , fparfa  talvolta  del 
dialetto  Aretino  ( benché  non  quanto  le  Lettere  di 
Pra  Guittone)  il  Bruno  ne  fcrifle  dopo  quella  prima, 
che  ne  avea  diftefa  il  Boccaccio  . Di  quella  finora 
le  ne  fono  vedute  ben  cinque  imprejponi  con  qualche 
divario  tra  loro  ; e la  prima  lotto  la  correzione  di 
Crilloforo  Berardi  da  Pelàro  fi  fece  in  Venezia  da 
Vendelino  da  Spira  nell’anno  1477.  infieme  conia 
Commedia , volgarmente  contentata  da  altri , che 
da  Benvenuto  da  Imola,  che  avea  ciò  fatto  latina- 
mente . Quella  feconda  Vita  di  Dante  , compolla 
dall’Aretino,  fu  mefia  in  luce  dal  Redi , e l’avea  ci- 
tata Lodovico  Dolce  in  quella,  che  prepofe  alla  fiu 
edizione  della  Commedia  Dantefca  : e fe  ne  valle 
parimente  Crilloforo  Landino  nell’altra  fua  , che 
pofe  avanti  al  Comento  della  Commedia  llefla  , 
benché  noi  dica . 

DAnte  con  gran  fervore  attele  agli  fludj  più 
gravi , conversò  civilmente,  propagò  la  fami* 
glia  con  la  conforte  Gemma  Donati , e foflenne  ca- 
riche principali  nella  Repubblica  . Ma  poi  nell’an- 
no igoo.  ritrovandofi  egli  in  Roma  Ambafciadore 
al  Pontefice  Bonifacio  Vili,  vennero  in  Firenze  a 
contelà  le  parti  de’  Bianchi  e de’  Neri , nate  amen- 
due  dai  Guelfi  : e prevalendo  i Neri,  quelli  confilca- 

ro- 


Lia.  II.  Cap.XIII. 


XIII. 

Arrenture  di  Da», 
re  e dell»  fu  Cera- 
media  . 


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142  Della  Eloquenza 

li»,  a.  or.  xui.  rono  a Dante  , che  pendeva  in  parte  Bianca  , tutti  i 
beni  $ onde  egli  confinato  a Verona  , quivi  fi  riparò 
in  Corte  , ficcome  dice , del  gran  Lombardo  , che  fu 
Cane  della  Scala  , cognominatoli  Grande  , figliuolo 
di  Alberto  , e fratello  di  Alboino  , e di  Bartolom- 
meo  Signori  di  Verona  : il  qual  Cane  è dinotato  nel 
Canto  i.  dell’ Inferno  fiotto  il  nome  di  Veltro  , uc- 
cifior  della  Lupa , cioè  dell’avarizia,  della  quale 
parla  pure  nel  Canto  xx.  del  Purgatorio  . Della 
fua  gita  a Verona  ei  fa , che  la  fiua  Beatrice  ne  parli 
profeticamente  a lui  fteffio  con  le  foguenti  parole, 
nel  Canto  xvii.  del  Paradilo  , cui  dedicò  al  fiud- 
detto  gran  Cane  , come  fi  dirà  apprefio  : 

Il  primo  tuo  rifugio  , e il  primo  ojlello 
Sarà  la  cortcjìa  del  gran  Lombardo  , 

Che  ih  fulla  Scala  porta  il  fanto  Uccello . 

Quella  Scala  con  1’ Aquila  fiopra , da  lui  con  frale 
ardita  e da  trafiportatillìmo  Gibellino  , chiamata 
il  fanto  Uccello  , come  infogna  dell’  Imperio  , con-  , 

forme  nel  Canto  vi.  l’avea  detta  Uccel  di  Dio  , fu 
l’arme  de’  Signori  di  Verona . Dice , il  primo  rifu- 
gio , perchè  Dante  non  iftette  fompre  in  Verona  , 
ma  fiolo  per  alcun  tempo  , come  abbiamo  dall’Are- 
tino : e apprelfo  alla  fiua  cacciata , vinto  dalla  pafiio- 
ne , di  Guelfo  , che  egli  era,  dichiaratoli  Gibellino  , 
moftrò  in  ognioccauone  animo  altiero  e pieno  di 
maltalento.  Nell’anno  1304.  egli  tentò  ai  rien- 
trare in  Firenze  , e pofoia  in  tempo  del  paflajjgio 
in  Tolcana  di  Arrigo  VII.  Imperadore,  che  legul 
nell’anno  1312.  Ma  andategli  le  colè  in  finiftro , e 
niefio  l’animo  in  pace , pensò  di  sfogarli  in  tirare 
avanti  l’opera  fiua,  già  da  lui  principiata  innanzi  all’ 

. efilio  in  terza  rima  volgare , chiamata  Catena , della 

• qua- 


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Italiana  14$ 

quale  il  Bembo  lo  crede  inventore  . Ma  prima  di  lu.ii.  CAf.xm. 
Dante  Brunetto  Latini,  come  dicemmo,  ufatal’avea 
nel  Pataffio  . Erafi  egli  provato  di  far  la  Commedia 
in  veri!  latini  e in  letterato  flile , per  dirlo  con  le 
parole  dell’Aretino , il  quale  avverte,  che  Dante 
mutò  penfiero  dopo  aver  conofeiuto  sé  fteftb  più 
atto  allo  flile  volgare  in  rima  , che  al  latino  e lette- 
rato, e che  molte  colè  dille  leggiadramente  in  efla 
rima  volgare  , le  quali  non  avrebbe  faputo , nè  po- 
tuto dire  in  lingua  latina  e inverjt  eroici , come  le 
ne  voglia  formar  giudicio  dalle  lue  Egloghe  in  verfi 
efametri  , che  non  fono  ftampate  . La  cagione  però 
di  quella  infufficienza  di  Dante  nel  verfo  latino  , 
non  dee  afcriverfi  a lui , ma  al  fecolo  tenebrofò  , 
in  cui  vilfe  , datofi  tutto  adire  in  rima  volgare', 
perocché  di  proprietà,  e di  gentilezza  in  profa  e in 
verfi  latini  nulla  intefero  gli  uomini  di  quel  tem- 
po , come  rozzi , e lenza  perizia  di  buone  lettere  , 
benché  per  altro  così  all’  ingrofifo  follerò  dotti  e 
verfati  nelle  difciplìne  al  modo fratefco  , e fcolajlico , 
per  accennarlo  con  la  fra fe  dell’Aretino  . Il  Signor 
Dottor  Salvini  nelle  Note  al  Comento  del  Boccac- 
ciò  fopra  il  Canto  1.  dell’Inferno,  rammemora  un 
tefto  di  Dante  a penna  con  xx.  o xxx.  verfi  latini 
in  principio  a fronte  del  tefto  volgare.  Ma  in  un 
altro  , che  tengo  io  , ne  fono  le  centinaja $ donde 
chiaro  fi  vede  il  gran  fènno  di  Dante  in  aver  mu- 
tato configlio  di  comporre  la  fan  Commedia  in  la- 
tino, come  l’avea  cominciata,  fecondo  il  Boccac- 
cio , che  ne  diè  quefto  faggio  , alterato  pofciadal 
Varchi  nell’  Ercolano  : 

Ultima  regna  canam  , fluido  contermina  mando, 

Pro  meriti:  cujufque  Jais  . 

Dante 


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M4  Della  Eloquenza 
Li».  ii.  cuochi.  Dante  adunque  rifol  vette  di  far  la  Commedia  in  voi- 
gar  lingua  , e in  quella  con  ammirazione  univertàle 
a lui  riufcì  di  trarla  a fine,  come  a quello,  che  fopra 
ogni  altro  era  fornito  di  tutte  le  cognizioni,  che  po- 
teano  averfi  in  quella  età , di  gran  caligine  ricoper- 
ta; e per  aver  egli  ancora  faputo  ,ftante  la  grandez- 
alt.°^Penetrantiinmo  ingegno,  affai  più, 
che  d ordinano  fe  ne  fapeva dagli  altri;  poiché  oltre 
a tutte  le  arti  e tcienze , fu  iftruito  eziandio  della 
vilifica , e de'fuoni  , e fino  della  Calligrafia  di  quel 
tempo , allo  Temere  dell’Aretino , che  ne  potea 
dar  conto , come  quegli , che  fu  Segretario  di  quat- 
tro Tonimi  Pontefici , e poi  della  Repubblica  Fio- 
rentina, e che  vide  Tcritture  originali  di  Dante  • di 
cui  lo  ftudio  principale  effendo  Poefia  non  ifierile 
nè  fantafiica , ma  icaftica  ^feconda,  ricca,  e ft abilita* 
da  vera  Tcienza  , e da  moltiffime  diTcipIine,  gli  fu 
agevole  di  comprendere  in  rima  volgare  tante  co- 
lè , le  quali  non  avrebbe  faputo  efprimere  in  verfi 
latini  ed  eroici  , perchè  quantunque  egli  moftri 
fomma  ftima  a Virgilio  , da  lui  preio  per  guida  in 
quel  Tuo  maravigLiofò  viaggio  ; nientedimeno  la 
tolta  nebbia,  che  in  quel  tempo  tutti  gl’intelletti 
generalmente  appannava } non  gli  permitè  inter- 
narfi  ne’ pregi  e nelle  bellezze  Virgiliane  , perche 
rilèrbavafi  quello  lume  dopo  due  Tecoli  ad  altri  in- 
gegni,  piu  felici  e piu  ftudioii  della  Imitazion  dello 
Itile  , a tutti  i quali  col  tuo  etempio  andò  avanti  il 
Cardinal  Bembo:  e quella  difgrazia,  che  fu  comu- 
ne , e del  tempo , recò  a Dante  una  ventura  gran- 
diffima,  perchè  ii  fece  effere  originale  . Il  Bembo 
dunque  alzando  il  primo  la  face  della  Imitazione, 
ri  (veglio  tofto  Giulio  Cammillo  , Bartolommeo 
Ricci , Bernardino  Partenio , e Baftiano  Potilo  Mor- 

zillo 


/ 


Italiana  I451 

zillo  con  qualchedun  altro  , a ridurre  in  proprio 
fidema  l’arte  e lo  fpirito  di  quella  Imitazione , in- 
cognita a Dante  nel  fatto  delle  interne  bellezze 
del  dire  in  latino  , e più  a quelli  , che  prima  di  lui 
cominciarono  a fegnalarfi  nello  feri  vere  in  noftra 
lingua  Romanza  , tutti  i cjuali  egli  foverchiò  di 
feienza , di  pulitezza,  e di  leggiadria,  talché  le 
molte  e gran  cofe  dottrinali  da  lui  fparfe  nella 
Commedia  con  ugual  cognizione  di  leggi  varie  , di 
coflumi , e di  dorie  antiche  e moderne  , maffima- 
mente  Italiane  , alle  quali  fembra  edere  intervenu- 
to , il  fanno  ad  ogni  atto  ammirare  dagl’  intendenti 
e forniti  di  rifiedìone  , 

PEr  altro  in  tempo  di  Dante  la  codituzione__j 
della  lingua  Romanza  d’ Italia  fu  tale  , che 
egli  per  tutta  la  fua  Commedia  non  livide  in  i dato 
di  prenderfi  gran  fuggezione  nel  fatto  di  eda  lin- 
gua in  più  cofe  , dalle  quali  fi  guardò  la  delicatez- 
za del  Petrarca  ; ma  egli  difprezzando  le  minute 
diligenze,  badò  a’fènfi  profondi  più  , clic  a’ mcn 
nccedarj  ornamenti  . Quindi  c , che  al  chiaro  filo- 
lòfo  Marco  Aurelio  Severino  ei  parve  ingiuda- 
mente  accufato  , come  di  vizio  , della  miglior  vir- 
tù , che  rifplenda  nello  dile  efprelfivo  , e niente 
affettato  , e nella  maniera  propria  di  efporre  alla 
guilà  d’Omero,  i fentimenti  con  evidenza  , e l’imi- 
tazione della  natura  ( in  che  confide  la  Poefia  ma- 
nica) per  mezzo  di  voci  c forinole  fomminidrate 
da’  molti  dialetti , e non  fempre  da  un  folo  : la  qual 
cofa  benché  i luoghi  della  Commedia  badadero  a 
giudicare  , io  voglio  , che  qui  redi  giudicata  da- 
gli fcrittori  di  varie  parti  d’Italia,  Veneziani,  Lom- 
bardi , Romagnu oli , Gentniejì , e Fiorentini , i quali 

T in 


Lit.  II.  C*i».  XIV. 


XIV. 

Dante  usò  molti 
dialetti  volgari  con 
voci  latine  , e di  al* 
tre  lingue  • 


Querela  della  de  oc- 
en  fiata  f-tg.  a?. 


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Lll.ll.  CAP.  XIV. 


Si • if. 


Hi.  II.  fal-  I09- 

Ilo. 

Vafo  il  Riarda 
cxxxni.yi/.ii;.  2. 

Di' i.'oj»  dilla  vallar 
hniua /.ij.  34.  33. 

Vartit.  ix.  fai.  43. 


lit.  iti.  /M£.  11. 


Oiéhjbi  ft j.i  1 4. 


145  Della  Eloquenza 

in  efla  Commedia  vi  riconobbero  i proprj  dialetti , 
ficcome  le  varie  nazioni  Greche  vi  riconobbero  i 
loro  ne’  Poemi  di  Omero  . 

1 Venga  ora  in  primo  luogo  il  Cardinal  Bembo, 
che  al  dire  dell’ Ariofto  nel  Canto  xlvi.  del  Furiofo, 

il  puro  e dolce  idioma  nojlro  , 

Levato  fuor  del  volgare  ufo  tetro  , 

Quale  ejfer  dee , ci  ha  col  fuo  efcmpio  moflro . 

Il  Bembo  dunque  nelle  Profe  nota  , che  Dante  fe- 
minò  nella  Tua  Commedia  parole  Veneziane. 

2 Saba  da  Cajliglione  o (ferva , che  Dante  fece 
ufo  di  tutti  i dialetti  d’ Italia  , e attefta  di  averne 
tenuto  difcorfo  col  Sannazzaro  e col  Bembo.  Di 
tal  fentimento  fu  anche  Pierio  Valeriano  . 

3 Jacopo  Mazzoni  nel  fuo  DiJcorJ'o  in  difefa  di 
Dante , il  qual  poi  diede  occalìone  all’  altra  fua 
rinomata  opera  , trova  ancor  egli  nella  Commedia 
voci  di  molti  dialetti  d’Italia,  Veneziane,  Roma- 
gnuole  , Bologne/i,  Ferraref,  Lombarde , Marchiane, 
Romanefcbe , e Siciliane  , oltre  alle  Provenzali , To- 
fane pure  , cioè  barbare  , e antiche  , e anche  da 
lui  fteflo  non  lènza  grazia  inventate  , come  altresì 
Latine , Greche  ed  Ebraiche  : e il  Mazzoni  le  fortie- 
ra: tutte  per  bene  adoperate  dal  fovrano  ingegno 
di  Dante.  Di  qui  fi  raccoglie  , che  il  Pigna  negli 
Eroici  traviò  nell’ aflerire  , che  Dante  non  ebbe 
nella  Commedia  , da  lui  detta  , in  tutto  miracolofa  , 
la  diverfità  delle  lingue  nel  modo  , che  l’ebbe  Ome- 
ro , quando  l’ha  avuta  beniffimo  per  detto  eziandio 
de’  medefimi  fuoi  cenfori . A ciò  alludendo  lo  Spe- 
roni, fece  dire  al  Bembo,  che  la  lingua  di  Dante 
fpcfso  ha  più  del  Lombardo , che  del  Tofcano  ,.e  che 


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Italiana  147 

dove  è Tofcano , lo  ì piuttoflo  dì  contado , che  di  Città . lu.ii.  c*r.  xiv. 
Se  poi  Dante  in  ciò  non  ebbe  dopo  sè  imitatori , 
quefto  nacque  dal  non  efserci  ftato  finora  , fenon 
un  fol  Dante  . 

4 Anfaldo  Ceba  nel  fuo  Gonzaga  , Dialogo  del 
Poema  eroico  , chiama  Dante  purijfimo  , quanto  al- 
le  fortne  del  dire  , affermando  , che  quanto  a’  voca- 
boli , (opra  ogni  altro  del  filo  fecolo  egli  ufcì  del 
territorio  di  Firenze  , e fi  dipartì  più  volte  di  To- 
fcana  andando  in  traccia  di  parole  foreftiere  per 
inneftarle  nel  Tuo  Poema . 

5 Carlo  Lenzoni  nella  Difefa  della  lingua  Fio- 
rentina e di  Dante  non  moftra  veruna  difficoltà  di 
entrare  nel  parere  del  Bembo  : e ladove  Bernardi- 
no Tomitano  nella  prima  edizione  de’  Tuoi  Ragio- 
namenti della  lingua  Tofcana  avea  riprefo  Dante 
di  troppa  licenza  in  ufar  voci  ftraniere^,  ei  lo  di- 
fende , e con  varie  ragioni  il  loda  di  averle  ufate . 

Che  fè  poi  nell’  ufo  delle  voci  latine  il  Villani  gli 

dà  dell’  intemperante,  bifogna  riflettere , come  egli  cd»jm«*-«;oh / t*t- 
fcrifle  in  tempo  , che  l’idioma  latinobarbaro  corre-  ***• 

va  in  Italia  per  le  bocche  di  tutte  le  pedone  inten- 
denti affai  più  , che  il  volgare , o Romanzo  comune , 
allora  per  le  opere  fcritte  non  per  anche  ben  dila- 
tato ; il  perchè  quefto  non  avea  luogo  in  compo- 
nimenti gravi , e di  qualche  confiderazione  , maf- 
fimamente  in  profa . Quindi  è , che  Dante  nel  Con- 
vivio a lungo  fi  fcufà  di  effere  ufcito  dello  ftile  ** (u 

ordinario  in  aver  contentate  le  fue  Canzoni  volgari 
in  lingua  volgare , e non  già  in  latino  , come  fi  co- 
ftumava , e come  fecero  ancora  Pietro  di  lui  figliuo- 
lo , e Benvenuto  Rambaldi  da  Imola  primi  Ce- 
mentatori della  Commedia  , che  la  cementarono  in 
latino , feguendo  in  ciò  P ufo  corrente  di  fcrive- 

T 2 re 


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Li*.  11,  C»r.XV. 

Taf.  fi. 


lunediti'  unrn.fi. 

XV. 

Fte»i  delta  Camme- 
dia  di  Dante. 


148  Della  Elo  q_u  e n z a 

ré  in  latino  , e non  in  volgare , in  cui  per  altro 
fembrava  più  convenevole  , che  dovelTero  conten- 
tarla , ficcome  quella  , che  era  fcritta  in  lingua 
volgare.  E qui  torna  in  acconcio  quanto  accen- 
nammo nel  libro  1.  a’ capi  xvi.  delle  due  lingue 
Romane  volgari , più  e meno  barbare  Puna  dell’ 
altra  , le  quali  fi  ufavano  ancora  ne’  lècoli  ante- 
riori a Dante  . Di  più , Dante  flelfo  eziandio  com- 
pofe  in  latino  il  famofo  libro  della  Volgare  Elo- 
quenza , cui  per  ogni  ragione  dovea  fcrivere  in 
volgare  per  conformarfi  alla  materia  dell’  opera . E 
oltre  a tutto  quello  , la  lettera  , con  la  quale  egli 
dedicò  al  gran  Cane  della  Scala  fuo  Mecenate  la 
terza  Cantica  del  Paradifo  , fu  medefimamente  da 
lui  fcritta  in  latino  , e non  in  volgare.  Ella  trovali 
mentovata  dal  Mazzoni  nella  Difefadi  Dante  , a cui 
ne  fece  comunicazione  Domenico  Mellini  fioren- 
tino , e già  alquanti  anni  fu  ftampata  in  Venezia . 

CHiaro  è dunque,  che  Dante  dietro  allacollu- 
rnanza  della  fua  età  credette  di  recar  pregio 
al  fuo  Poema  , adornandolo  di  forinole,  voci , frali , 
maniere  , e verfi  latinobarbari  del  tenore  praticato 
a quel  tempo  ,.il  quale  non  fu  quello  di  Augufto  , 
nè  quell’altro  del  Bembo  . E lè  quella  latinità  , fe- 
minata  con  arte  nella  Commedia  Dantefca,  non  ha  la 
fortuna  di  elfer  grata  agl’ingegni,  fchifi  di  tutto 
quello , che  non  è Itile  fiorito,  e più  intefi  all’elterna 
corteccia , che  alla  midolla-delie  cofe  ; non  già  così 
accadde  nel  fecòlo  di  Dante  , e nè  anche  nel  xvi.  in 
cui  parecchi  grandi  uomini  fi  applicarono  allo  Au- 
dio di  quel  Poema  , fra’ quali  Torquato  Talfo  per 
avventura  fi  fegnalò  più  di  tutti , come  rifulta  da’ 
fuoi  dottilfinti , e altrettanto  gravi  Dialoghi,  ne’ 


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Italiana  149 

quali  fovente  ricorlè  all’  autorevole  dottrina  di  Uè.  IL  CAP.XV, 
Dante  , efprimendoiì  ancora  di  credere  , che  nel  Lllltre  t,llìlBI 
particolare  della  lingua  le  licenze  di  lui  non  foflero  fi'-tt. 
ni  tante , nè  tali , come  molti  Jlimavano  . Non  è dun- 
que ficuro  il  giudicio  , che  fi  pronuncia  delle  opere 
de’  Poeti  , limili  a Dante  , lènza  eliminare  la  qua- 
lità , e i coftumi  de’  tempi , ne’  quali  fiorirono  . Il 
perchè  Niccolò  Villani , mentovato  di  l'opra  .quan- 
tunque fornito  di  molte  cognizioni , Toicanc , La- 
tine, Greche,  ed  Ebraiche  , fu  poco  atto  a fintile 
imprelà,  come  abbagliato  dal  lulto  , che  in  materia 
di  Eloquenza  Italiana  , correva  a’ Tuoi  giorni , men- 
tre non  eflfendo  egli  iftruito  dello  fiato  delle  let- 
tere e de’  coftumi  Italiani  del  tempo  di  Dante,  cor- 
fe  a riprendere  nella  Commedia  quelle  cole,  che  non 
erano  conformi  al  fuo  gufto , e principalmente  le 
forinole,  e voci  latine  con  molte  altre,  non  frequen- 
ti nel  fecolo  xvii.  non  avvertendo  egli , che  Dante 
fenza  quelle  non  farebbe  Dante , le  cofe  del  quale 
fe  ad  alcuni  rincrelcono  , di  ciò , come  fu  detto  de’ 

Poemi  d’Omero  , n’è  cagione  l’antichità  de’  coftu- 
mi , i quali  a chi  è avvezzo  ai  prefenti , pajono  ran- 
cidi , benché  noi  parvero  a Dante , nè  a molti  altri . 

Meglio  del  Villani  Tintele  Torquato  Tallo,  che 
alfegnò  a Dante  il  terzo  luogo  fra  Omero  e Virgi- 
lio , e che  lo  diede  per  più  lìmigliante  al  primo  nel  D>>  ,r»<« 

mcfcolamento  delle  parole  antiche  , c in  quella  virtù  , 
che  da’  Latini  fu  detta  evidenza ,e  da’  Greci  enargiaì 
diverfa  dalla  energia , che  è T efficacia  : la  quale 
enargìa  non  men  propriamente  da  noi  fi  direbbe 
chiarezza , o ejprejjìone  , cfsendo  quella  virtù  , che 
quafi  ci  fa  propriamente  vedere  le  colè  narrate  , e 
che  flafce  da  un  diligcntilfimo  racconto  , in  cui  nul- 
la fi  tralafci , e non  pur  le  parole  , ma  nè  anche  gli 
-a  atti 


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t SO  DeLLAElO  C IV  ENZA 

tiB.  11.  c*p.  xvf.  atti  e i movimenti . Quelli  requifiti  dell’ evidenza , 
unita  al  fuorto , e al  numero  corrifpondente  , furono 
tutti  ofservati  da  Dante  : e fi  vanno  partitamente 
in  più  luoghi  annoverando  dal  Tallo  . Vero  è , che 
il  medefimo  Dante  , il  quale  nella  evidenza  rartomi- 
elia  Omero  , fa  sè  Hello  imitatore  e dilcepolo  di 
Virgilio.:  e in  fatti  lo  è nella  brevità , nella  magni- 
ficenza, e nel  cojiume . Che  Dante  poi  fapelfe  di  Gre- 
co, e aveiTe  letto  Omero  , non  per  anche  allora  tra- 
dotto dal  fuo  originale  , io  crederei , che  contra  il 
Lenzoni  potefle nioftrarfi  con  più  ragioni,  fe  qui 
fofle  luogo  di  efporle . Ma  non  contento  il  Villani 
ji».  ai}.  «4.  «j.  di  cenfurare  le  voci  latine , inferite  fra  le  comuni 
—uttiiumrafaf.  e volgari  di  Dante,  e come  vili  e bade  le  cole  , 
che  in  lui  fanno  maravigliofamente  rifplendere__» 
l’ evidenza , vi  cenfura  fino  la  qualità  del  latino  per 
aver  egli  ufiito  un  dico  , quod , che  non  è Ciceronia-  • 
no.  Così  appunto  farebbe  chi  volelfe  tacciare  il 
libro  latino  di  Dante  de  Vulgari  Eloquentia , per 
non  eflere  fcritto  in  lingua  Ciceroniana  , quafichè 
fenza  altro  quella  lingua  averte  fiorito  in  tempo  di 
Dante . 

XVI. 

ran;  di  Du»  mai  /T  A oggimai  tralafciando  limili  oppofizioni , 
XVA  le  quali  ben  ponderate  , ritornano  in  lode 
di  Dante  , judianne  qualchedun  altra  di  non  mino- 
-e  importanza  . Il  Poeta  nel  Canto  1.  dell’  Inferno 
Jefcrivendo  il  relpiro  , che , giunto  appiè  d'un  col- 
le , ei  prefe  dopo  il  patimento  fofferto  nella  Selva 
ofeura , così  la  difeorre  : 

Allor  fu  la  paura  un  poco  queta  , 

Che  nel  la  co  del  cor  m'era  durata 
La  notte  , che  io  pajfai  con  tanta  pietà  j 

Cioè 


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Italiana  151 

Cioè  con  tanto  affanno  e moleflia . Il  Villani  fi  lagna 
di  elserfi  appunto  molto  affannato  per  intendere 
quelli  verfi  , e di  non  aver  potuto  rinvenir  la  ca- 
gione , per  cui  Dante  abbia  rajfomigliato  il  cuore 
ad  un  lago  : la  qual  cola  però  certamente  egli  non 
fece  , perchè  il  lago , da  lui  rammentato , è diverlb 
dal  cuore.  Udeno  Nilieli  in  uno  de’ Tuoi  Progin- 
nafini  per  lo  medefimo  capo  riprelè  Dante . Ma  la 
cenfura  d’entrambi  venne  da  mancanza  di  rifleflìo- 
ne  per  elfere  fiati  inefperti  di  notomia , della  quale 
Dante  fu  peri  ti  (fimo  . La  paura  , di  cui  egli  ragio- 
na, affale  di  primo  lancio  il  fonte  della  vita  , che 
è il  cuore  , e che  Ila  pollo  in  un  vafo , o borfa , detta 
dai  Notomifti  Pericardio  , nel  quale  per  conferva- 
zione  di  effo  cuore  vi  è dell’ umido:  e il  fovrano 
Poeta  con  naturai  proprietà  il  chiama  lago , quafi- 
chè  il  cuore  appunto  vi  ftefse  proporzionatamente 
fituato  , come  in  un  lago.  Veggafi  Tommafo  Barto- 
lini  nel  libro  il.  a capi  v.  della  Notomia . Sicché  il 
paffo  cenfurato  fi  rende  chiariamo.  E quello  dee 
farci  comprendere , come  talvolta  i caldi  ingegni  , 
ma  fcarfi  di  cognizioni , che  tratti  dall’  amor  pro- 
prio , affettano  di  far  credere  di  làper  tutto  , e an- 
che le  cofe  , che  realmente  non  fanno  ( i quali  in 
oggi  ancora  non  mancano  ) nel  moftrarfi  vaghi  di 
riprendere  gli  fcritti  de’  valentuomini  , fogliono 
gravemente  inciampare  , dando  a divedere  in  tal 
guifa  , che  gli  errori  non  fono  fempre  d’altrui , ma 
loro  proprj , e che  nalcono  dal  troppo  ardire  , e 
dall’  ignoranza  de’  riprenfori  piuttofto,  che  da  que* 
valentuomini , che  fi  riprendono  . Afsai  più  cauto 
e modello  fi  palesò  Girolamo  Fracaftoro  , perfona 
di  letteratura  eminente  , il  quale  preffo  Bernardi- 
no Pino  in  una  lettera  a Giambatifta  Ramufio , Se- 

gre- 


LIB.  II.  CAP.  XVI. 


Vìi.  v.  Prrg'  nr. 


Kiuvii  /folta  ii  In. 
un 


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DifuA  Eloquenza 

LiB.ii.CAr.xvn.  gretario  del  Configlio  di  X.  della  Repubblica  di 
Venezia , altro  uomo  dottiamo , cioè  della  qualità 
tle’  Segretarj  di  quel  tempo , per  varie  ragioni  pro- 
pofe , come  ofcuro  un  luogo  di  Dante  nel  Can- 
io il.  del  Purgatorio  fenza  pigliarti  la  libertà  di 
-riprenderlo  , lìccome  poi  fenza  ritegno  fece  il  Vil- 
*an*  • Il  luogo  fi  è quello  : 

Già  era  il  fole  all ’ orizonte  giunto , 

Lo  cui  meridian  cerchio  coverchia 
Gerufalem  col  fuo  più  alto  punto  : 

E la  notte , che  oppofita  a lui , cerchia , 

XJfcia  di  Gange  fuor  con  le  bilance  , 

Che  le  caggion  di  man  , quando  foverchia . 

< * . 

Potrebbe  forlè  dar  lume  in  quello  propofito  il  Maz- 
zoni nel  libro  i.  a capi  xvn.  della  Difefa  di  Dante  : 
■e  io  vado  meco  divifando , che  per  illuilrare  con 
acconcia  brevità  , e fenza  verbofe  dicerie  , le  quali 
molto  annojano  , e pochilfimo  infegnano , tutti  i 
paflì  olcuri  e riprefi  dal  Villani  e da  altri  nella 
Commedia , non  farebbe  mal  fatto  il  penlàre  a una 
•novella  impresone  della  medefima  , il  filtema  del- 
la quale  può  elTere , che  da  me  fi  proponga  nel 
libro  ni.  della  prelènte  opera  , fe  avrò  tempo  di 
farlo . 

XVII. 

iip,cfo  dii  TNtanto  non  fi  debbono  qui  trapalare  in  filenzio 
f* , ed  tiihno  dallo  A due  nofrri  celebri  e gran  dicitori , 1 quali , co? 
Speroni . me  dotati  d’ingegno  fopramodo  pulito  e gentile , fi 

palefarono  alquanto  ritrofi  verlo  alcune  colè  di 
Dante  , benché  il  fecero  con  tal  cautela  e modellia, 
che  parvero  quafi  timidi  e Icrupolofi  nel  farlo  : e 
quelli  furono  il  Cardinal  Bembo,  e MonfignorGio- 

van- 


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Itali  an-a  i Si 

vanni  della  Cafa  . 11  Bembo  nelle  fue  nobili(fime__» 
Profc  , le  quali  per  la  figura  principale,  che  in  effe 
vien  fatta  da  Giuliano  de'  Medici  , cognominato  il 
Magnifico,  fi  potrebbono  intitolare , il  Magnifico  , 
Dialogo  della  lingua  volgare , fu  il  primo  per  avven- 
tura a moftrar  difficoltà  di  approvare  in  Dante  certe 
voci,  e maniere,  ficcome  quegli,  che  tutto  era  affiffo 
alle  gentili  e delicate  efpreffioni  de’due  altri  gran 
lumi  della  Italiana  Eloquenza , che  fono  il  Petrar- 
ca , e il  Boccaccio . Vili  perciò  parvero  al  Bembo , 
e con  troppa  licenza  ufate  nella  Commedia  Dante- 
Ica  alcune  parole  . Ma  vili  non  dovettero  già  pa- 
rere in  tempo  di  Dante  , dal  quale  infino  al  Bembo 
corlèro  200.  anni  : e in  cofè  tali  bifògna  riflettere 
alla  diverfità  de’tempi,  e de’coftumi.  E qui  fi 
adatta  un  luogo  di  Aulo  Gelilo  nel  libro  xu.  a 
capi  xill.  delle  Notti  Attiche  : confuetudo  quum 
omnium  domina  rerum , tum  maxime  verborum  ejl . 
Però  il  Bembo  quali  pentito  di  efferfi  efpreffo  in 
pregiudicio  di  Dante,  pafsò  indi  a onorarlo  con 
l’elogio  di  grande , e magnifico  Poeta  : e il  Lenzoni 
ancora  cercò  poi  di  foddisfare  alle  obbiezioni  del 
Bembo  , al  quale , come  a fommo  arbitro  , e a pri- 
mario regolatore  della  Italiana  Eloquenza  , fu  dato 
più  volte  il  titolo  di  gran  Padre , di  buono , e di 
amorevole  balio  di  quejla  lingua  dai  Deputati  del 
Lxxm.  alla  correzione  del  Decameron  del  Boc- 
caccio . Che  fe  dopo  il  Bembo  anche  il  Cala  nel 
fuo  pulitiffimo  Galateo  ebbe  a tacciare  d’inciviltà 
e baffezza  qualche  maniera  Dantefca  , il  Lenzoni  a 
ciò  generalmente  fi  oppole  con  lo  feudo  della  imi- 
tazione : e poi  Carlo  Dati , altro  chiariffimo  auto- 
re , nella  prima  delle  Veglie  ToJcane , da  lui  cotn- 
pofte  ad  elempio  delle  Notti  Attiche  , e non_* 

V per 


Li».  II.  C*P.XVI1- 


Xil.ll.  fai ■ 6f.  ilo. 
— A*.  Ili-  fatiti. 


J natta»  fai.  6.  io. 
ijo. 


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1.54  Della  Eloquenza 

Ln.  ii.  CAr.xvii.  per  anche  venute  in  luce,  fcriffe  una  piena  difela  di 
Dante  contra  le  riprenfioni  del  Cafa , della  quale  fi 
r *i-  ri».  parla  ne’  Falli  del  S.ignor  Canonico  Salvini . Tanto 

per  altro  è lontano , che  il  Bembo  , ftudiofiltimo  del 
Boccaccio  , le  cui  Novelle  fon  piene  di  verfi  di  Dan- 
te , dal  quale  ei  tolfe  , come  diremo , la  lingua  delle 
medefime  , non  pregiafle  in  materia  d’  Italiana 
Eloquenza  la  Commedia  , che  anzi  dallo  Speroni  nel- 
viii'ibi  j7.  la  Parte  il.  del  Dialogo  dell’  Iftoria  , noi  fiamo  arti- 
curati  , che  il  Bembo  tenne  Dante  per  maejlro  de ’ 
maejìri  di  colai  lingua , e fidamente  aver  lui  dubi- 
tato, che  l’eccellenza  della  materia  maravigliolà  , 
da  elTo  Dante  trattata  , non  difvialTe  i lettori  dall’ 
umil  cura  delle  parole , con  lèmplice  artificio  piace- 
volmente accozzate  dagli  altri  due  fegnalati  mae- 
Oratiui  t»f  ' ii*.  ftri . Oltre  a ciò  lo  Speroni  ftefso  nella  Orazione 
in  morte  del  Bembo  ci  fa  comprendere  , che  fu  fuo 
intendimento  di  configliare  in  que’  primi  tempi 
gl’ingegni  a indirizzai  tra’ Poeti  volgari  al  Pe- 
trarca , non  già  per  dare  a quello  il  primo , e a 
Dante  il  fecondo  onore  , quali  mettendo  in  para- 
gone l’uno  con  l’altro  , la  qual  cofa , a parere  dello 
Speroni , alto  llimatore  di  Dante  , non  conveniva 
allamodcltia  , nè  all’intero  giudicio  del  Bembo; 
ma  egli  bensì  volle  indurre  con  ragione , e con  arte 
i meaefimi  ingegni  all’amore  di  quella  Eloquenza  t 
confortandogli  dal  primo  cominciamento  a darfi  ai 
dicitori  facili , e femplici , come  fi  era  quello  tra’ 
Poeti , le  voci  del  quale  non  robulte,  ma  delicate , e 
più  leggiadre  , che  gravi , fi  dimollravano  agli  afcol- 
tanti  . A quello  fi  vedea  portato  il  foave  genio  dei 
Bembo  , ladove  altri  inclinano  a rimaner  perfuafi  , 
efser  meglio  avvezzare  da  principio  gl’ingegni  al- 
le cofe  gravi  e robulle  per  ben  fondargli  nel  fo- 


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Italiana  ' 1 55 

do  e perfetto  conofcimento  , ed  aflicurargli  in  tal 
guifa  di  non  errare  dappoi  nello  ftudio  delle  cole 
più  facili,  e delle  tenere  e dolci  maniere , quan- 
tunque nè  pur  quelle  manchino  in  Dante . 

POichè  liamo  in  difcorlo  dello  Speroni  , gran 
dettatore  per  Tana,  e non  falli , nè  lifciata  Elo- 
quenza, e famofo  illuftratore  della  medefima  per  via 
di  opere  fcritte  , ragion  vuole,  che  non  lì  tralafcino 
in  quello  luogo  altri  Tuoi  notabili  lèntimenti  l'opra 
la  favella  Dantefca . Egli  dunque  nel  Dialogo  dell’ 
Illoria  dopo  avere  accennato,  che  il  vecchio  Aldo, 
il  quale  nobilitò  le  fue  ftampe  con  due  edizioni  di 
Dante  , da  lui  fatte  negli  anni  di  Crilto  1502. 
01515.  lodavalo  per  giudicio  del?  Accademia  del 
gran  Lorenzo  de' Medici , pafsa  a divirare,  come  il 
Boccaccio  tolle  dalla  Commedia  di  Dante  la  lingua 
delle  Novelle , cioè  non  i foli  vocaboli , ma  ezian- 
dio la  Bruttura  di  elfi  j onde  fovente  il  lavoro  del- 
la fua  profa  apparilce  tefsuto  con  tal  maeftria  , che 
per  entro  vi  fi  trovano  i verfi  interi  di  Dante  con  la 
politura  llefsa  de’ vocaboli,  i quali  perchè  lungo 
farebbe  annoverare , lo  Speroni  fi  rillringe  a por- 
tarne due  elènipj  co’ loro  numeri  e fiti , l’uno  de’ 
quali  è di  un  fol  verfo  , e l’altro  di  due  . Il  primo  Ila 
nel  cominciamento  della  Novella  v.  Giornata  vii. 

Pcjlo  avea  fine  al  Juo  ragionamento , 

cioè  Lauretta  : ed  è p refi)  dal  principio  del  Can- 
to xviii.  del  Purgatorio.  Il  lècondo  fi  è quello 
della  Novella  vi.  Giornata  il. 

Ma  poiché  l' accoglienze  onefile  e liete 
Euro  iterate  tre  e quattro  volte  : 

< V 2 E amen- 


ti». u.cap.xviu. 


XVIII. 

Altre  doti  arrerti - 
te  dallo  Speroni  nel- 
la Commedia  di 
Dante  . 


Diafoibi  pttfé  «j 


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1 56  Della  Eloquènza 

Lic.ii.  caaxvhì.  E amendue  quelli  verfi  fon  prefi  altresì  dal  Can- 
to vii.  del  Purgatorio  . I Deputati  del  lxxiii. 

p*i-  jf.  w-  ioo.  nell’ infigne  libro  delle  Annotazioni  , il  quale  per 
la  Tua  eccellenza  vien  tutto  attribuito  alfolo  Bor- 
ghini , che  fu  uno , e il  principale  di  loro  , oltre  ai 
fuddetti  due  luoghi  ne  additarono  diverfi  altri , 
fparfi  con  proprietà  lèmplice  e naturale  per  entro 
il  Decamerone  : tutti  i quali  infieme  convincono  , 
che  il  Boccaccio  in  dettarlo  fi  ftudiò  di  attignere 
dal  Poema  di  Dante  il  fondo  e il  fiore  dell’  Elo- 
quenza . Lo  Speroni , perfpicaciflìmo  ofservatore 
di  quelle  materie  , aggiunge  , che  oltre  al  Boccac- 
cio , Giovanni  Villani  nella  fua  Iftoria  fece  il  mede- 
fimo  prima  di  lui , e che  il  notarlo  non  è da  tutti , 
ma  folo  da  chi  bene  intende  la  Commedia . Anzi 
di  più  egli  fi  fpiegadi  riputare  avventurofo  , e di 
gran  fenno  fornito  quello  Storico  Italiano  , il  qua- 
le per  trarre  a fine  la  fua  imprela  , fi  terrà  Dante 
per  guida;  {limando  egli  il  nollro  comune  Roman - 
zo  d'Italia  fopra  qualunque  altro  adattato  a illo- 
riare  le  imprefe  umane  : e che  nefsun  Poema  in 
alcuna  lingua  fi  trovi  al  mondo  , che  , in  quanto  al 
fuggetto , fi  pofsa  alla  Commedia  di  Dante  parago- 
nare, trattando  egli  del  veronoftro  Dio , della  vera 
fua  religione  , della  pena  e del  premio  de’  felici  , e 
degl’ infelici  : e che  efsendo  egli  maifempre  Poeta 
foVrano , fempre  fu  Ajlronomo  , fempre  Filofofo , 
fernpre  Teologo  Crijliano  , e il  primo  , che  poetafse 
altamente  in  detto  nollro  comune  Romanzo  djtalia , 
tefsendo  i verfi  in  modo  nuovo , cioè  non  più  tenuto 
in  cole  gravi  da  alcuno  de’  fuoi  precefsori  ; perocr 
chè  Brunetto  Latini  usò  la  terza  rima  in  cofa  non 
grave  . Indi  nota  l’accorgimento  di  Dante  , filmile 
a quel  di  Virgilio , recitando  il  principio  del  Can- 
to 


Italiana  157 

to  xxxn.  dell’ Inferno  , dove  fcelle  parole  , con- 
formi alla  materia.  Nel  Dialogo  della  Rettorica 
avea  fimilmente  avvertito  , che  Dante  non  a cafo , 
nè  per  ufanza  , ma  a bello  Audio  fi  valle  talvolta 
di  rime  afpre , perchè  ai  /aggetto  a/pro , e privo  di 
ogni  dolcezza  , di  cui  parlava  , fi  convenivano  : il 
che  notò  pure  Marco  Aurelio  Severino  , già  fopra 
da  me  addotto  , e afsai  prima  Torquato  Tafso  , che 
per  cagion  di  onoranza  fi  pregiava  di  aver  frequen- 
tata , mentre  Jludiava  in  Padova  , la  privata  camera 
dello  Speroni , da  lui  detto  , uomo  eccellentijjìmo  . 
Tali  fono  i fondati  ed  onorifici  lèntimenti  dello 
Speroni  in  favore  di  Dante  , nell’efporre  i *^uali 
io  nqn  fono  però  di  quelli  , che  quafi  gli  danno 
l’incenfo  , e per  poco  non  fi  attengono  di  annove- 
rarlo fra  gli  fcrittori  canonici  , fapendo  io  ottima- 
mente , che  tali  e tante  fue  doti , per  debolezza 
umana  non  andarono  lènza  difetti , e che  quelli 
in  grazia  del V Italiana  Eloquenza  furono  dilfimulati 
dall’  autorità  de’  noftri  maggiori  5 ofservandolì 
nella  fua  Commedia  non  poca  licenza  , per  non  dire 
eccelso,  in  più  cofe , con  elprefifioni  dure  a pattarli, 
le  quali  farebbe  molto  defiderabile  , che  con  qual- 
che buon  fenfo  potefsero  conlolarfi  , tanto  più , che 
taluno  , come  trillo  avverlàrio  della  Chielà  Ro- 
mana, non  ha  mancato  di  farne  mal  ufo,  e di  ca- 
lunniarla con  le  voci  di  Dante  : cola  già  da  me 
altrove  toccata,.  Del  medefimo  tenore  li  fu  lo  fcan- 
dalofo,  e pelfimo  libro  della  Monarchia,  A a lui  Icrit- 
to  nel  maggior  fuoco  delle  fue  pafsioni  contra  Pau- 
torità  pontificia  in  dettato  latinobarbaro,  e in  ittile 
Icolaftico , il  qual  libro  affai  piacque  agli  adulatori, 
e ai  falli  Teologi  di  Lodovico  il  Bavaro  : e dal 
Cardinal  Bertrando  Legato  Apottolico  di  Giovan- 
ni 


LiD.11.CAP.xvm. 
Diah^hi  fa&.  »j4. 


Del  Poe  mi  ertici 
!ib.  il./»/»».  J4. 
— /j'Ì.v  pa g.  1 33» 


D omini  » delta  tan- 
ta Sede  fofra  Co- 
rnacchie io.  II.  /A£. 
i8a.  edix.  1. 


Vita  di  Dante  nell* 
Vreje  del  Boccaccio 
paS.  ayj. 


133  Della  Eloquenza 

r.  ii.  c.i.x  x.  ni  XXII.  fu  dannato  , e pubblicamente  fatto  ab- 
d.  bruciare , con  gran  pericolo  , che  non  feguifse  il 
*ò>-  $.  ,s.  mcdeGmo  delle  ofsa  di  Dante  , dianzi  morto , e fe- 
pellito  in  Ravenna.  A quello  propofito  può  ve- 
itnm  fat.  i3j.  derii  ancora  Tommafo  Stigliarti  in  una  lettera  al 
Cardinale  Virginio  Orfini  . Non  dee  qui  trafcu- 
rarfi  Giovanni  Villani  , il  quale  nel  libro  ix.  a 
capi  cxxxv.  della  fua  Iftoria  , didimamente  di  lui 
ragionando , e delle  fue  opere,  confefsa  , che  nella 
Commedia  Ji  dilettò  di  garrire , e /clamare  a guij a di 
Poeta  , forfè  in  parte  piti , che  non  Ji  conveniva  . Che 
forfè  il  fuo  efilio  gliel  fece  fare  . Che  del  fuo  favere 
fu  alquanto  prefuntuofo  , fchifo  , e fdegnofo  , e che 
quajì  , aguija  di  Filojofo  mal graziojo  , non  ben  fapea 
converfare  co'  laici  . Il  nome  di  laici  allora  per  lo 

fiiù  in  Italia  elprimeva  gli  uomini  indotti  e fenza 
ettere  , per  efsere  generalmente  rillretto  il  fapere 
alle  fole  perlone  ecclefiaftiche  . Laonde  il  Villani 
Itefso  in  principio  della  fua  Iiloria  , opponendo 
i laici  ai  letterati  , detti  altramente  eziandio  Che- 
rici , dichiara  di  icriverla  in  piano  volgare , accioc- 
ché i laici  ,/ccome  gli  alletterati  ne  pojfano  ritrarre 
frutto  e diletto . 


XIX. 

Nuove  avventure  di 
Dante  e della  Com- 
media dopo  Pclilio . 


Tornando  ora  all’  efilio  di  Dante  , icrive  il 
Villani,  che  egli,  cacciato  di  Firenze,  an- 
dolfene  allo  ftudio  di  Bologna  , e indi  a Parigi , e 
ancora  in  altri  paeii  , de’  quali , come  da  sè  veduti, 
parla  nella  Commedia , il  che  narrato  dal  Villani 
•confufamente,  vuole  adattarfi  al  tempo,  che  ven- 
ne dietro  al  fuo  rifugio  in  Verona  predò  la  corte- 
Jia  del  gran  Lombardo  \ imperocché  dal  Boccaccio 
nella  Vita  di  Dante , e nel  Comento  fopra  il  Can- 
to vm.  dell’Inferno  noi  apprendiamo,  che  egli 

ftef- 


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Italiana  159 

fteflfo  parecchj  anni  dappoi  ad  effetto  per  avven- 
tura di  trovarli  più  da  vicino  a tentare  co’  Tuoi 
partigiani  di  rientrare  in  Firenze  , fé  ne  pafsò  in 
Lunigiana , accoltovi  generolamente  dal  Marchefe 
Maroello  Malafpina  , chiamato  erroneamente  da 
alcuni  Marcello  , e Morivello . Di  quefta  Tua  gita 
in  cafa  Malafpina , egli  ftefìfo  nel  Canto  vili,  del 
Purgatorio  ne  fece  onorata  menzione  , introdu- 
cendo T ombra  di  Currado , capo  della  medefima 
gloriola  famiglia  , a vaticinare  3 che  Dante  fette 
anni  appretto  vi  farebbe  andato  : la  qual  cola  va  a 
cadere  nell’anno  di  Crillo  1307.  mentre  l’azione 
della  fua  Commedia , comprefa  nello  fpazio  di  fette 
giornate, cadde  per  l’appunto  nel  Giubileo  dell’an- 
no 1300.  e nell’anno  35.  di  fua  età,  cioè  nel  colmo, 
e appunto  nel  mezzo  del camntindi  fua  vita>  fecondo 
i principj , efpolli  da  lui  medefimo  nel  Convivio. 
L’epoca  del  Giubileo  del  i$oo.  chiaramente  riful- 
ta  dal  Canto  il.  del  Purgatorio,  ove  fa  dire  a 
Cafella , Mulico  famofo  di  que’  tempi  ,da  lui  trova- 
to nel  Purgatorio  , che  l’Angelo  da  tre  mefi  ad- 
dietro portava  le  anime  in  Paradifo,  liberate  dalle 
pene  del  Purgatorio  per  la  buona  mercè  delle  In- 
dulgenze del  fanto  Giubileo  . Le  parole  di  Calella 
a Dante  fon  quelle  : 

Ed  egli  a me  : nejfun  mi  è fatto  oltraggio , 

Se  quei , che  leva  e quando  e cui  gli  piace  , 

Più  volte  mi  ha  negato  efo  pajf aggio  ^ 

Che  di  gì  ufo  voler  lo  fuo  fi  face  : 

Veramente  da  tre  mesi  egli  ha  tolto 
Chi  ha  voluto  entrar  con  tutta  pace . 

Sicché  già  erano  tralcorfi  tre  mefi  dell’Anno  lànto, 
promulgato  dal  fommo  Pontefice  Bonifacio  Vili. 

..  quan- 


L18.  II.  co- xtx. 


Profi  19J-  »*4* 
I9f.  196. 


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\6o  Della  Eloquenza 

ita.  n.  caj>. xix]  quando  Cafella  tenne  quello  difcorfo  con  Dante  , 
il  che  di  necelTità  dovette  lèguire  nel  mele  ài  Apri- 
le di  detto  anno  x joo.  poiché  il  Giubileo  Tuoi  pro- 
mulgarli, in  principio  dell’anno.  Dante  poi  non 
contento  di  avere  altamente  lodata  la  famiglia 
Malajpina  per  le  magnanime  accoglienze  fattegli 
da  Maroello , egli  dedicò  a lui  Hello  la  feconda 
Cantica  del  Purgatorio  , avendo  dedicata  ad  Uguc- 
cione  della  Faggiuola  Signor  di  Pila  la  prima  dell’ 
Inferno  , e a.  Cane  della  Scala , come  dicemmo  , la 
terza  del  Paradifo  : delle  quali  tre  dedicatorie  ci 
è ritmila  però  folamente  quella  ultima  . Il  Boc- 
caccio in  amendue  le  mentovate  fue  opere,  cioè 
nella  Vita  di  Dante  , e nel  Comento  fopra  il  Can- 
to vili,  dell’  Inferno  ci  alficura,  che  innanzi  all’efi- 
Iio  ei  diede  principio  al  lavoro  della  Commedia  , e 
che  Gemma  fua  moglie  prima  del  lacco  della  cala 
avendo  làlvate  le  carte  del  marito , a lui  mandò  in 
Lunigiana  i Jette  primi  Canti  dell’Inferno,  e che 
egli  poi  ripigliando  il  filo  tralafciato , nell’ attac- 
carvi il  Canto  vrii.  da  sé  compollo  di  nuovo  , fi 
lèrvì  della  formola  : lo  dico  feguitando . Di  Luni- 
giana  palfato  Dante  in  Parigi , e quivi  datofi  agli 
lludj  filofofici  e teologici  , ritornò  ancora  in  sé 
delle  altre  Icienze  , e vi  follenne  folenni  deputa- 
zioni de  quolibet , all’ufo  di  quel  lecolo  : e fi  trova 
tuttavia  in  elfere  una  fua  Que/lionc  latina,  avuta 
in  Parigi  nello  Itile  delle  altre,  la  quale  tratta 
de  duobui  elementi t aqua  (y  terra , ed  è llampata 
in  Venezia  da  Manfredi  da  Monferrato  nell’an- 
no 1508.  in  forma  ottava  . Ritornato  poi  egli  da’ 
fuoi  lunghi  viaggi  in  Italia,  prelè  ricovero  in  Ra- 
venna predò  Guido  da  Polenta  Signore  della  Cit- 
tà, dal  quale  nell’anno  ijtj.  fu  Ipedito  per  fuo 
Ambafciadore  ai  Veneziani . Il 


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Italiana  idi 

IL  Doge  Pier  Gradenigo  e (Tendo  pattato  di  querta 
vita  , la  Repubblica  di  Venezia  in  detto  an- 
no i g i j.  gli  furrogò  Marino  Giorgi  ; onde  il  prin- 
cipal  fine  della  legazione  di  Dante  fi  fu  il  rallegrarli 
della  elezione  del  nuovo  Doge  : e lo  dice  egli  (letto 
nella  Lettera  , (crittane  al  Polentano  , la  quale  (ì 
fcorge  per  tutti  i verfi  colina  d’orgoglio  , e di  mal 
talento  contra  i Veneziani . La  Lettera  , fecondo 
l’ufanza  ordinaria  di  que’  tempi , fu  da  lui  ftefa  in 
latino  , benché  Antonfrancefco  Doni  Frate  Servita 
la  pubblicatte  in  volgare  tra  le  Profe  antiche  in  Fi- 
renze nell’anno  1547.  (ènza  aver  la  bontà  defor- 
marci, fe  tutte  quelle  Tue  Profe  in  realtà  fottero  (late 
da  principio  fcritte  originalmente  involgare,  o in 
latino  , ovvero  dappoi  volgarizzate  , (èmbrando  elle 
tutte  infieme  , fenza  veruna  dittinzione  , di  un  me- 
defimo  dettato  : il  che  particolarmente  rifulta  dall’ 
accennata  Lettera  di  Dante  , la  quale  nel  corpo  non 
corrifponde  all’altra  , che  il  Signor  Dottor  Bifcioni 
ha  .metta  fuori  ultimamente  con  le  Profe  di  Dante  , 
e che  fi  fa  data  con  piena  verità  da  Venezia  ai  xxx. 
di  Marzo  dell’anno  13  ij.  e non  del  /314.  come 
erroneamente  fi  legge  nella  edizione  del  Doni . In 
amendue  dedizioni  parimente  fi  legge  in  volga- 
re l’altra  Lettera  di  Dante  all’  Imperadore  Arri- 
go VII.  da  lui  fimilmente  ferina  in  latino  con  alto 
dettato , al  dir  del  Villani  : il  quale  , attai  gene- 
rofo  di  lodi , chiama  diftefa  con  alto  latino  anche 
la  Monarchia , ladove  il  Bruno  d’Arezzo  , che  fa- 
pea  di  Latino  un  poco  più  del  Villani , la  tiene  per 
comporta  frateftamente  ( cioè  alla  fcolaftica)  fenza 
ninna  gentilezza  di  dire . Il  Pignoria  pottedette  il 
tetto  latino  di  quella  feconda  Lettera , per  quanto 

X ne 


Lil.  II.  CihXX. 
XX. 

Ambafceria  di  Dan- 
ce per  Guido  Signor 
di  Ravenna  alla  Re- 
pubblica Venezia- 
na • 


P*t- 


P“l-  il(. 


Vitti  dì  Dtutit  ' 

lì • 


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tu.  II.  Co.  XXI 

/Vj.  19. 


fnji  fag.  ito. 


P«t-  SS.  idi z.  di 
Aldo  . 


XXI. 

Titolo  ili  C§mtnt* 
da  p:rch t impililo 
al  Poema  di  Dance  . 


Rfjexiottt  pttf.  140. 

$.  X VI. 


Rtm/trquit  pai*  59. 
edit.  1. 


162  Della  Eloquenza 

ne  dice  egli  fteffo  nello  Spicilegio  alla  Storia  di 
Albertino  Muffato.  E dalla  Vita  di  Dante  , fcrit- 
tane  dal  Boccaccio,  apprendiamo  , averne  lui  det- 
tate molte  altre  , le  quali  non  farebbe  difearo  , che 
tutte,  inlìeme  adunate  dall’induftria  del  Signor  Bi- 
feioni , fi  deffero  in  luce  , ficcome  il  Pignoria  volea 
dar  quella , che  egli  lerbava  , ferina  ad  Arrigo  VII. 
Torquato  Taffo  nel  Forno  I.  Dialogo  della  Nobil- 
tà rimafe  talmente  maravigliato  , che  Dante  nelk 
Lettera  al  Polentano  aveffe  detratto  all’onore  de’ 
Veneziani  , che  alla  fua  gravità  e modeftia  non 
fovvenne  altro  colore  per  ifcufarlo  , fenon  riguar- 
dandolo, come  uomo,'  il  quale  facea  fpeffo  cono- 
feere  di  parlare  anzi  per  affetto , che  per  opinione . 

IO  mi  fon  rilèrbato  in  quello  luogo  a trattare 
del  titolo  di  Commedia , importo  al  Poema  di 
Dante  , fopra  il  quale  i noftri  Gramatici  milero 
gran  romore  nel  fecolo  xvi.  fenza  , che  dappoi  fiali 
dato  mai  fine  a tanta  contelà.  Il  Padre  Gefuita 
Renato  Rapino  nelle  fue  Rifleffioni  fopra  la  Poetica 
ebbe  a dire  , che  gl  'Italiani  del  fecolo  xi  v.  ( come 
fuppongo)  furono  quelli , che  diedero  il  titolo  di 
Commedia  A Poema  di  Dante:  nè  l’altro  Padre,  Umil- 
mente Gefuita , Francefco  Vavaffore,  nello  fcrivere 
contra  le  medefime  Rifleffioni,  diffe  cofa  alcuna  di 
quello;  ma  folo  in  un  luogo  con  raro  elèmpio  toccò 
vivamente  quel  fuo  Padre  Compagno  per  avere  af- 
fé rito  , che  il  talento  più  unraerjale  della  fua  nazione 
non  /òffe  ilgiudicio  ; onde  pafsò  ad  avvertirlo  , che 
non  dovea  mai  favellare  in  tal  guifii  d’altri, che  di  si 
folo . Il  vero  fi  è,  che  Dante  fu  egli  fteffo  l’autore  del 
titolo  e del  Poema  . E perchè  non  poteffe  mai  dirli, 
che  altri  di  fuo  talento  fi  foffe  prefa  la  libertà 

d’in- 


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Italiana  i 63 

d’incallrarlo  in  fronte  del  libro  , egli  da  se  con  lu.il  c.p.xxi. 
l’accento  acuto  alla  Greca  lo  efprede  in  due  luo- 
ghi del  Canto  xvi.  e del  xxi.  dell’  Inferno.  Nel 
primo  egli  dice  : 

Ma  qui  tacer  noi  pojfo , e per  le  note 
Di  quejla  commedia  , lettor , ti  giuro. 

Nell’altro  cosi  favella: 

Cosi  di  ponte  in  ponte  altro  parlando  j 
Che  la  mia  commedia  cantar  non  cura. 

Il  volerne  però  cercar  la  cagione  predo  gli  antichi, 
o nell’Arte  poetica  d’ Orazio  , e d’Ariftotele , o 
ne’  loro  Cementatori , ficcome  fece  la  gran  turba 
de’  Critici , quello  fi  è un  vaneggiare  folennemen- 
te . Per  venirne  a capo  , e dar  fine  alle  controver- 
fie  , bifogna  ripesarne  l’origine  altrove  : e Dante 
ftedo  potrà  darcene  piena  contezza  , mentre  nel 
libro  il.  a capi  iv.  de  Vulgari  eloquentia  entrato  a 
parlare  della  varietà  dello  Itile  , egli  dice  , che  cia- 
Icheduno  , fecondo  il  precetto  d’Orazio  nella  Poe- 
tica , 

Sumite  materiam,ve/lris,qui fcribitis}cequam  viri  bus, 

ha  da  mifurare  le  proprie  forze  ad  effetto  di  rico- 
nofeere  a qual  forta  di  poefia  debba  appigliarli , 
cioè  le  alla  Comica  , alla  Tragica  , o alla  Elegiaca . 

Le  proprie  fue  parole  fon  quelle  : deinde  in  bis  , r-iS.  <t.  ,n,.  ut* 
qua  dicendo  occurrunt , debemus  diferetione  potiri  , 
utrum  tracice  , fine  comice  , Jive  elbciace  fint 
canenda  1 Per  tracoediam,  fuperiorem  Jìilum  in - 
duimus . Per  comoediam  , infcriorem  . Per  ele- 
ciam  , Jlilum  intelligimus  mijerorum . Sicché  Dan- 
te in  quelle  poche  parole  , piene  di  buon  lenti- 

X 2 nien- 


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1^4  Della  Hlo  q jj  e n z a 

lib.ii.  ca/ xxi.  mento  , riduce  i Poemi  volgari  a tre  dalli , giufta  la 
varia  qualità  dello  ftile  di  ciafcheduno . Indi  le- 
guita  a dire  : Ji  tragice  canenda  videntur , tunc 
adfumendum  ejl  vulgare  illustre  , per  corife- 
quem  ( oportet  ) cantionem  ligare . Si  vero  comi- 
c e , tu?ic  quandoquc  humile  vulgare  fuma  tur  : & 
difcretionem  in  quarto  hujui  rejervamus  ofìen - 
dere . Si  autcm  elegia  ce  ,folum  humile  noi  oportet 
fumere  . Stilo  equidem  tracico  tunc  uti  videmur  , 
quando  cum  gravitate  [ente fitia  tam  fuperbia  carmi - 
, qaam  confinici ionii  e la  t io  , dr  excellentia  vo- 
» cabulorum  concordata  Da  quelle  parole  di  Dante__» 
noi  vegliamo  decilà  la  gran  controverlìa  (opra  il 
titolo  di  Commedia , impollo  da  lui  medefimo  al 
fuo  Poema  , dachè  egli  flelTo  ci  fa  comprendere  la 
nozione  recondita  di  tal  voce  , ricevuta  al  fuo 
tempo,  ed  è , che  i Poemi  in  illile  mediocre  e in- 
feriore , quantunque  non  dramatici , o rapprelènta- 
tivi , fi  chiamavano  Commedie  \ che  gli  ferirti  in  illil 
grave , fi  confideravano  per  Tragedie , e che  l’ Elegie- 
erano  dillefe  a tenore  dello  llile  proprio  de'  mife- 
rabili  : per  elegiam  , flilum  intelligimu:  misero- 
rum  . Che  poi  sì  fatta  nozione  di  quelle  voci , c 
particolarmente  quella  dell’ultima , che  è l’ Elegia  , 
correlfe  anche  alfai  prima  di  Dante  , noi  lo  ricavia- 
mo dal  Poema  di  Ermoldo  Nigello  de’  Fatti  dell’Im- 
peradore  Lodovico  Pio  , ufeito  alia  luce  in  Milano 
dopo  cominciatofi  a (lampare  quello  mio  libro  ; im- 
perocché Ermoldo  verfo  l’anno  di  Grillo  8 26.  tro- 
vandofi  efiliato  e carcerato  in  Argentina  per  affari 
di  flato , compofe  quel  fuo  Poema  per  impetrare  la 
libertà  dall’ Imperadore  , e gli  diede  il  titolo  di 
Elegia  , voce  , la  quale  chiaramente  rifulta  dal 
foggio  de’  caratteri , intagliati  in  rame  avanti  al 

Poe- 


Italiana  i 6 5 

Poema  , i quali  dicono  elegia  Ermoldi  , e non 
regia  , che  non  ha  lènlo , come  leflfe  malamente—* 
chi  ha  pubblicato  quel  libro  , il  quale  in  fuftanza  è 
un  Poema  iftorico  in  verfi  elegiaci  di  libri  iv.  già 
promeflo  da  Marquardo  Ersero  in  una  lettera  tra  le 
lcritte  a Melchiorre  Goldajlo . Ermoldo  ve  rio  il  fine 
del  libro  ìv.  così  parla  a Lodovico  Pio. 

Hoc  tìbi , C<cfar , opui  Jlolida  crocitante  cicuta 
Porrigìt  Ermoldus  exul , egenut , ìnopi . 

Indi  fi  accorta  con  quelli  verfi  a terminare  il  Poema: 

Qonfcr  opem  lapfo , ollifum  filare  mifillum , 
Erige  labentem , carcere  filve  reum  . 

Ermoldo  lèmbra  in  quello  aver  voluto  imitare  Publi- 
lio  Ott aziono  Porfirio , il  quale  per  ottenere  ancor 
egli  la  grazia  di  efler  liberato  dalPefilio,  fece  un 
altro  Poema  , benché  in  diverlò  ordine  e Itile  , in 
lode  di  Coftantino  il  Grande  , già  dato  in  luce  da 
Pietro  Piteo,  e poi  meglio  da  Paolo  fratello  di  Mar- 
co Velièro . Dunque  le  noi  ora  Tappiamo  il  vero 
titolo  del  Poema  pietofo  d 'Ermoldo  , e la  cagione  , 
che  mofle  l’autore  a intitolarlo  Elegia  , ed  Elegiaco , 
noi  di  quello  dobbiamo  averne  tutto  l’obbligo  a 
Dante  : e ancora  di  efler  giunti  a comprendere  , 
perchè  quelli  intitolafle  Commedia  il  fuo  ricantato 
Poema  . Di  qui  fi  ravvifa  , che  il  Gello  nella  Lezio- 
ne il.  della  Lettura  1.  fopra  l'Inferno,  e feco  il  Len- 
zoni  nella  Difelà  pure  di  Dante , male  fi  appolèro  in 
credere  , che  forte  detto  Commedia , perchè  rappre- 
fintavacofe  piacevoli  ; poiché  almeno  l'Inferno  non 
è al  certo  cofa  piacevole  . In  quello  lopra  tutti  ben 
vide  Torquato  Taflo  , il  quale  in  una  fua  Lezione 
fopra  un  inetto  del  Cala  accortofi  della  divifione 

di 


Li*.  IL  Cìp.  XXI. 

Rerum  lialicarum 
Rari t li.  nmi  il. 
fH.  1J. 

Efifl.  CCTlfv. 

fi  1J4- 


Pai.  fi. 


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JLib.  11.  Cap.  XXI. 

Rimo  e Pro/i  P*r- 
ttil.p/ig.  no.  tdi i. 
di  Aid o • 


Dinieghi  pag.  4)2. 
56  6. 

Optra  to  1. pag. ip. 

tc. il.  f4|.?9l. 

tdn ■ Jo.  Stirarti . 

Optra  t&.l. pai.\04. 
tilt.  Mortili. 


Apologia  t lesioni 
pei  la  Canate  pag. 

15 6.  Oli.  239. 


j 66  Della  Eloquenza 

di  tre  fpccie  di  Poemi,  efpolta  da  Dante,  lafciò 
fcritto,  che  egli  non  per  altra  cagione  diede  il  tito- 
lo di  Commedia  al  Juo  nobil  Poema , fenon  per  averlo 
fcritto  in  iftile  medioere  . Pietro  di  lui  figliuolo  nel 
Comento  lopra  il  Canto  1.  dell’ Inferno  dice  di 
più  , che  fuo  Padre  usò  il  titolo  di  Commedia  , per- 
chè quella  a trijtibui  incipit , fed  in  l<ctii  definit . 
Quindi  è , che  il  Boccaccio  ancor  egli  per  lo  ftelfo 
riguardo  chiamò  Commedia  l'Ameto , fuo  Romanzo, 
parte  Icritto  in  terza  rima  , e parte  in  profa,  alla 
maniera  del  Sannazaro:  del  qual  nome  di  Comme- 
dia ragionando  egli  nel  fuo  Comento  fopra  il  Can- 
to 1.  dell’ Inferno  dietro  .alla  nozione  volgare—» 
delle  Conimedie  di  Plauto  , e di  Terenzio  , e non 
giuda  quella  di  Dante  , dopo  lungo  giro  fi  riduce 
a concludere  ,che  Dante  così  chiamalfe  il  fuo  libro, 
perchè  comincia  da'  dolori , e dalle  trìbulazìoni  in- 
fernali , e fini f ce  nelripofo  , nella  pace,  e nella  glo- 
ria , la  quale  hanno  i Beati  in  vita  eterna  . Da 
-quanto  fi  è detto  noi  reftiamo  parimente  infor- 
mati, perchè  Dante  nel  Canto  xx.  dell’Inferno 
diede  il  nome  di  Tragedia  all'  Eneide , cioè  per 
edere  fcritta  in  grave  fièle  : nella  qual  guilà,  per  av- 
vertimento dello  Speroni , anche  Platone  il  diede 
all’  Iliade,  e all’  Ulifea  d’Omero , cioè  nel  Teeteto, 
e nel  libro  x.  della  Repubblica  : e san  Gregorio 
Nazianzeno  nella  Orazione  11L  contra  Giuliano 
chiama  Omero  , grande  fcrittore  di  Commedie , e di 
Tragedie  , per  efibr  ne’  fuoi  Poemi  colè  liete  del 
pari  e calamitole  , da  lui  narrate  in  diverlb  Itile  . 
Lo  Speroni  difendendo  la  fua  famolà  Tragedia  del- 
la Canace  contra  il  Giudicio  di  Bartolommeo  Ca- 
valcanti ,fpiegò  a maraviglia  in  più  luoghi  quello, 
che  Dante  intefe  per  lo  nome  di  Tragedia , non 

pren- 


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Italiana  167 

prendendo  egli  tal  voce  nel  fenfo  volgare  , lìccome 
l’emulo  avea  {conciamente  fuppollo  , bensì  in  al- 
tro men  noto  a que’  tempi  , ma  notitfimo  in  quelli 
di  Dante , ed  e lo  Itile  alto , edilluflrc , cioè  proprio 
della  Tragedia  , della  quale  fcride  Ovidio  nel  li- 
bro il.  de  Triflìbut , Elegia  I.  ®.  381. 

Omne  genm  /cripti  gravitate  Tragedia  vinci: . 

IL  libro  della  Volgare  Eloquenza  di  Dante,  più 
volte  mentovato  in  quell’  opera  , alla  qualt__> 
eziandio  fonimi  nifi  rò  il  titolo  , qui  neceflaria- 
mente  richiede  , che  di  eflTo  tenghiamo  dilcorlo 
particolare  , ad  effetto  di  rifchiarar  molte  colè  , 
appartenenti  al  medelìmo  importantilfimo  libro'  e 
principalmente  l 'identità  lùa  , melfa  da  taluno  va- 
namente in  dubbio  per  bocca  di  Filippo  Strozzi 
predo  Giangiorgio  Triflìno  nel  Caflellano  , Dialogo 
della  lingua  Italiana  : e poi  con  meri  fofifmi  impu- 
gnata dal  Gello  e dal  Varchi  , perfone  intendenti 
per  altro  e benemerite  dell’  Italiana  Eloquenza  , 
ma  prevenute  in  eccedo  dalle  opinioni  particolari 
dell’  età  loro , anzi  lor  proprie,  e molto  diverlè 
da  quelle  , che  correano  in  tempo  di  Dante  . Che 
Dante  fcrivelfe  tal  libro  in  idioma  Iatinobarbaro 
all’ ufo  già  mentovato  di  quel  tempo,  nel  quale 
correano  due  lingue  vive  , una  Romanza  per  le 
cofe  piacevoli , e l’altra  latinobarbara  per  quelle 
di  maggior  conlèguenza  , non  le  ne  può  dubitare  , 
perchè  il  Villani  nel  libro  tx.  a capi  cxxxv.  della 
Storia  Fiorentina  con  quelle  parole  il  diede  per 
• fatto  : altre sì  fece  un  libretto  , che  intitola  de  vul- 
g a ri  eloquentia  , ove  promette  far  quattro 
libri  j ma  non  fe  ne  trovano , fenati  due,  forfè  per 

lo 


/ 


Lui.  II.Cap.XX1I. 

Ci  udì  do  dilla  Ct f- 
nact/òl.292.ed:x.J* 


XXIT. 

Identità  del  libro  di 
Dance  de  Vuotati 
Eloquentia  • 


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LiB.lI.  C»r.  XXII. 


Prtfifai.it, 


frqfi  fai  160. 


168  Della  Eloquenza 

lo  affrettato  fao  fine , ove  con  forte  e adorno  lati- 
no ,e  belle  ragioni  ripruova  tutti  i vulgari  d'Italia  . 
Dante  poi  nel  Convivio  affai  prima  erafi  dichiarato 
di  voler  comporre  tal  libro  per  trattare  in  effo 
de’  dialetti  volgari  d’Italia  . Le  Tue  proprie  paro- 
le fon  quelle  : vedemo  nelle  Città  d'Italia , fe  bene 
volemo  guardare  a cinquanta  anni , molti  vocaboli 
effere  fpenti  , e nati  e variati  ; onde  fe  il  picciol 
tempo  coti  trafmuta  , molto  più  trafmuta  il  maggio - 
re  . Sicché  io  dico  , che  fe  coloro  , che  partirò  di 
quefta  vita  già  fono  mille  anni  , tornajfero  alle  loro 
Cittadi , crederebbono , la  loro  Cittade  effere  occupa- 
ta da  gente  frana  per  la  lingua  , da  loro  difeor  dan- 
te . Di  quefio  fi  parlerà  altrove  piti  compiutamente 
in  un  libro  , che  io  intendo  di  fare  , Dio  concedente  , 
di  volgare  eloquenza  . Quello  libro  lleffo  della 
Volgare  Eloquenza , che  Dante  promilè  di  fare  , dal 
Villani  fi  diede  per  fatto  , e divifo  in  due  , benché 
aveffe  l’autore  , come  udimmo  , promeffo  di  farne 
quattro . Al  Villani  fi  accorda  il  Boccaccio,  affe- 
rendo  nella  Vita  di  Dante,  che  quelli  già  vicino 
alla  Jua  morte , compofe  un  libretto  in  profa  lati- 
na , //  quale  egli  intitolò  , de  vulgari  eloquen- 
ti a , dove  in  tende  a di  dar  dottrina  a chi  imprendere 
la  voleffe  , del  dire  in  rima , E comcchè  per  lo  detto 
libretto  apparifea  , lui  avere  in  animo  di  dovere  in 
ciò  comporre  quattro  libri , o che  più  non  ne  fa- 
ceffe , dalla  morte  forprefo  , o che  perduti  fieno  gli 
altri  , più  non  appari] cono  , che  due  folamente  . 
Quelle  folenni  tellimonianze  , munite  di  tutti 
quegli  autentici  requifiti , che  poffono  ricercarli 
dalla  Critica  più  leverà,  pienamente  ci  rendono 
perfuafi  , che  Dante  fcriffe  tal  libro  , e che  quello 
realmente  efilleva  nel  fecolo  xiv.  entro  il  quale 


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Italiana  169 

furono  effe  teftimonianze  tramandate  alla  memoria 
de’  poderi . Venne  appreffo  nel  fecolo  xv.  Leo- 
nardo Bruno  d’Arezzo  , il  quale  ancor  egli  nella 
Vita  di  Dante  , da  lui  fcritta  in  Firenze  nell’an- 
no 1436.  ci  afficura  , che  quelli  fece  quel  libro  . E 
tal  verità  venne  pure  affermata  daCriftoforo  Lan- 
dino comentatore  di  Dante  verfo  la  fine  del  mede- 
fimo  lecolo  xv.  «' 

DI  qui  paffando  più  avanti , cioè  al  fecolo  xvi. 

bifogna  alquanto  fermarci  nelfopraccennato 
Dialogo  del  Caftellano  , così  intitolato  dal  Trillino 
per  la  figura  principale,  che  in  effo  vien  fatta  da 
Giovanni  Rucellai  , allora  Caftellano , cioè  Prefet- 
to , di  Cartel  Sant’ADgelo  nel  pontificato  di  Cle- 
mente VII.  fuo  cugino.  In  quello  Dialogo  ( del 
quale  io  non  cito  le  pagine  per  effere  fenza  nu- 
meri ) fi  vede  ,che  il  Trillino  in  perfonadel  Rucel- 
lai rammenta  il  jefto  latino  de’  due  libri  della  Vol- 
gare Eloquenza  non  folo  , come  legittimo  parto 
di  Dante,  e da  lui  veramente  comporto  in  idioma 
latinobarbaro , ma  eziandio  , come  notillimo  , e al- 
lora efiftente  ; poiché  il  medefimo  Trillino  fa  , che 
lo  Strozzi  per  vaghezza  di  contradire  trovi  da 
opporgli  a cagione  del  non  effere  Icritto  in  volga- 
re , ma  bensì  , per  quanto  dice  egli  fteffo  , in  un 
latino  , non  degno  di  tanto  autore . Quello  giudicio 
corto  , e laconico  fopra  il  fondo  e la  qualità  del 
latino  , è propriillìmo  : nè  potea  mai  darli  da  altri , 
lènon  da  chi  aveva  il  tefto  latino  in  mano  , che  in 
piùcofe  veramente  è barbaro  al  fommo;  ma  però 
appunto  per  quefto  egli  è degno  di  Dante  , e del  lè- 
coio  , in  cui  egli  lo  fcriffe  . Nè  al  certo  dovca  Ieri— 
verloin  altra  latinità  , fenon  in  quella  fteffa,  nella 

Y ' qua- 


LuII.Caf.XXUI. 


Viu  di  Vénti 
71* 


XXIII. 

Tefto  latino  , e *er- 
fione  Italiana  de* 
due  libri  della  Vol- 
gare Eloquenza  di 
Dante  • 


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Ltt.II.  CAV.XXIII. 


170  Della  Eloquenza 

quale  egli  fcrilfe  il  rimanente  delle  indubitate  Tue 
opere,  dianzi  annoverate.  Perla  qual  cofa  il  la- 
tino de’  due  libri  di  Dante  nel  tempo,  nel  quale 
furono  ferini , era  degno  di  tanto  autore . Ma  non 
potrebbe  dirfi  già  tale  , fe  folle  fcritto  in  quel  la- 
tino Ciceroniano , che  da’  valentuomini  rifiorato 
in  tempo  del  Trillino  e di  Leon  X.  fi  praticava 
folto  Clemente  VII.  quando  fu  fatto  il  Dialogo  del 
Cajlcllano  . Il  Trillino  in  quello  Dialogo  cita  poi 
anche  il  volgarizzamento  de’ due  libri,  ivi  appref- 

10  al  detto  Dialogo  ftampati  in  Vicenza  da  To- 
lomnieo  Gianicolo  nell’anno  1529.  e dedicati  al 
Cardinale  Ippolito  de’  Medici  da  Giambatijla  Do- 
ria,  Nobile  Genovele,  e non  già  dal  TriJJino . Il  Do- 
ria  , che  ne  fu  il  pubblicatore  , ci  diede  il  volgariz- 
zamento per  fatto  dalla  penna  di  Dante  a fine  , che 

11  libro  elfendo  prima  dettato  originalmente  in 
latino  ( al  fuo  dire  ) per  gli  Spagnuoli , Provenzali  , 
e Francefi , ma  però  in  ifiile  rozzo , e di  qi te'  tempi , 
e perciò  non  comune  generalmente  agl’  Italiani } 
con  l’elfere  in  tal  guilà  da  lui  Itelfo  volgarizzato , 
divenilfe  comune , e intelligibile  a tutti . Il  Trillino 
in  perlona  del  Cafiellano  lì  vede  , che  non  approva 
la  ragione  del  Doria,  che  il  libro  folTe  fcritto  in 
latino  per  elfere  intefo  dagli  Spagnuoli  , Provenzali , 
e Francefi  di  quella  età . E appunto  di  qui  fi  fa  chia- 
ro, che  le  egli  dilcorda  in  quello  dal  Doria  , non 
può  elfere  autore  del  libro  , melfo  fuori  dal  Doria, 
il  quale  moltrò  d’ignorare  il  collume  , più  volte  da 
noi  rammentato  , del  fecOlo  di  Dante , quando  cor- 
reano  due  lingue  vive,  una  Latinobarbara  per  le  ma- 
terie gravi,  qual  'il  è l’àrgòrnento  della  Volgare  Elo- 
quenza ; e l’altra  volgare  e Romanza  per  le  comuni  , 
e men  gravi  t come  d’amore  , e di  favolofe  inven- 

zio- 


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Italiana  171 

zioni.  Che  poi  dallo  Itile  del  volgarizzamento 
pofla  ritrarfi,  che  il  libro  folte  lavoro  di  Dante,  non 
farebbe  erefia  raffermarlo  . Certo  è , che  fi  palefa 
per  ilcrittura  di  quel  lècolo  , e non  del  Triflino  : e 
a noi  balla  poter  liberamente  aderire , che  non  è 
farina  fua  , e che  egli  del  pari  fece  menzione  del 
tejìo  latino  , e della  verfione  Italiana  , la  quale  fi 
trova  con  ogni  maggior  fedeltà  corrilpondere  in 
tutto  e per  tutto  al  tefto  latino  , venuto  in  luce_j 
molti  anni  dopo  la  morte  del  Triffino  per  gran 
mercè  del  celebre  letterato  e gentiluomo  Fioren- 
tino Jacopo  Corbinelli , come  diremo  più  avanti . 

UScito  fuora  il  volgarizzamento  de’  due  libri 
di  Dante  , gli  antefignani  della  noftra  nobi- 
liiìima  Accademia  Fiorentina  fi  milèro  in  gran  co- 
fternazione  , per  avervi  olfervate  alcune  cole  , po- 
co favorevoli , anzi  pofitivamente  contrarie  alle 
nuove  loro  opinioni  in  propofito  della  Volgare  Elo- 
quenza , le  quali  fi  vedea  , che  a Dante  Itelfo , e all* 
età  fua  erano  fiate  del  tutto  incognite . Il  perchè 
dopo  lungo  e vario  bisbiglio  , rifolvettero  d’impu- 
gnare ad  ogni  rifehio  quelle  cole  , che  in  detti'  due 
libri  non  accordavano  ai  loro  dilègni  . E in  oltre 
per  andare  al  ficuro,  prelèro  configlio  di  cercare 
ancora  di  abbattere  da’  fondamenti  l’identità  ftelTa 
dell’  opera  ; benché  tali  e tante  follerò  le  altre__» 
colè  particolari , e proprie  del  coftume , e del  lè- 
colo , nonché  del  lolo  ingegno  di  Dante , per  en- 
tro rammemorate  lènza  fini  Uro  incontro  di  oppo- 
fi  zione  , che  quelle  Iole  , per  quanto  vedremo  dap- 
poi,  fmifuratamente  ballavano  a fai  vare  il  libro 
d alla  minacciata  ruina  . Non  farà  facile  il  ritrovare 
e fempio d’altro  libro,  limile  a quello,  checagio- 

Y a naffe 


Lic.il.  CiP.XXi  V. 


XXIV. 

Dante  ne*  due  libri 
della  Volgare  Elo- 
quenza , a torto  im- 
pugnati , non  di  (cor- 
da punto  dalla  Com- 
media . 


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172  Della  Eloquenza 

Li*.n.c*ftxxiv.  naflfe  tanto  fcompiglio  fra  i letterati  per  mere  con- 
troverfie  di  nomi  . Il  primo  dunque  a venire  a 
giornata  contra  il  libro  della  Volgare  Eloquenza , fi 
fu  il  Gcllo . Quelli  in  una  Lezione  fopra  il  Can- 
to xxvi.  del  Paradilo  , da  lui  recitata  nell’  Acca- 
demia Fiorentina , e niella  in  luce  con  altre  dal 
Doni  in  Firenze  nell’anno  i J47.  immaginando  per 
mancanza  di  riflefsione  , che  Dante  in  quel  Can- 
to fi  fofse  palefato  di  fentimento  diverfo  da  quello, 
che  fi  legge  nel  libro  1.  a capi  vi.  e vii.  della 
Volgare  Eloquenza  intorno  alla  lingua  di  Adamo , 
fenza  porvi  fu  nè  Tale  , nè  olio  , diede  fubito  que- 
llo libro  per  finto  , parendo  a lui , che  Dante  nell’ 
opera  in  profa  non  avelie  dovuto  mollrarfi  di  pa- 
rere diverfo  da  quello , del  quale  elfo  Gcllo  crede- 
va , che  Dante  fi  fofse  moftrato  nella  Commedia  in 
quelli  verfi  , da  lui  polli  in  bocca  di  Adamo  : 

La  lingua , che  io  parlai , fu  tutta  fpenta 
Innanzi , che  alP  opra  inconftmabile 
Fojfc  la  gente  di  Nembrotte  intenta . 

Dunque  al  Gello  in  quelli  verfi  parve  di  riconofce- 
re  , che  Dante  fofse  fiato  di  lentimento , che  la 
lingua , la  quale  Iddio  nel  principio  del  mondo 
niile  in  bocca  di  Adamo  dachè  lo  ebbe  formato  , 
folse  tutta  mancata  innanzi , che  Nembrotte  avefse 
impiegate  le  fue  genti  a fabbricare  la  Torre  di  Ba- 
bilonia . £ così  il  buon  Gello  per  foverchia  pafsio- 
ne  di  contrariare  il  libro  della  Volgare  Eloquenza  , 
venne  a far  dire  a Dante  una  folenne  erefia , la  qua- 
le non  avendo  egli  mai  detta , perciò  ella  viene  ad 
efser  del  Gello , e non  fua  $ poiché  Dante  nella 
Commedia  fu  del  fentimento  ftcfso  , di  cui  fu  nella 

Voi- 


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Italiana  173 

Volgare  Eloquenza , dove  Io  fpiegò  a lungo  , e con  lie.u.c»p.xxiv. 
vera  e lana  dottrina  in  quei  due  capi  del  medefi- 
mo  libro  1.  che  di  fopra  allegammo  , ne’  quali  andò 
egli  inoltrando , che  la  lingua  d 'Adamo  non  fi  fpenfe 
prima , che  apprefso  al  Diluvio  fi  fofse  dato  prin- 
cipio all’edificio  della  Torre  di  Babilonia,  il  che 
fe  avefse  detto  , farebbe  contro  alla  parola  di  Dio 
ferina  ; ma  dice  , che  fu  fpenta  nell’atto  ftefso  , che 
\dalla  gente  di  Nembrottc  fi  andava  tirando  avanti 
l’edificio  della  medefima Torre  . Il  tefto  della  Sa- 
cra Scrittura  in  principio  del  capo  xi.  delGenefi, 
ove  fi  narra  , come  nell’atto  , che  la  gente  di Nem- 
brottc  , per  dirlo  con  le  parole  di  Dante  , era  in- 
tenta a innalzare  la  gran  fabbrica  della  Torre,  la 
quale  avea  piuttoflo  della  Città  , Dio  confale  le 
lingue  degli  operai , fi  è quello  : defeendit  autem 
Domina s , ut  videret  civitatem  dr  Turrim , quam 
adifìcabant  filli  Adam  , ó“  di  xit  : ecce  unus  kJI  po- 
pulus  , ó*  unum  labium  omnibus  : coeperunt- 
que  hoc  fa  cere  , nec  defifient  a cogitationibus  fuis , 
donec  eas  opere  compleant  . Venite  igittir , defeen- 
damui  , & confundamus  linguam  eorum  , ut 
non  audiat  unufquifque  vocem  proximi  fui.  Uno 
de’  più  gran  miracoli , che  ci  narri  la  Sacra  Scrit- 
tura , fi  è quello  a chi  lo  legge  con  gli  occhi  della 
Fede  e della  tradizione , cioè  col  perpetuo  e una- 
nime fentimento  della  Chiefa , e non  già  con  la 
rea  feorta  degl’increduli,  e de’ pravi  critici,  e_» 
puri  Gramatici . Ora  io  voglio  qui  addurre  le  pa- 
role del  tello  volgare  , e del  latino  di  Dante , per- 
chè fi  vejjga,  come  ben  corrifpondono  a quelle 
del  Gene»  : 


Te- 


\ 


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'174 


Lia.ll.  Cii  .XXIV. 


Della  Elo  t^u  e n z a 

I.  II. 

Testo  volgare  di  Dante  , Testo  latino  di  Dante  , 

pubblicato  dal  Doria  pubblicato  dal  CorbincUi 


Libro  i.  top.  vi. 


Libro  i.  cap.  vi. 


Dico  , cbe  una  certa  fór- 
ma di  parlare  fu  crea- 
ta da  Dio  injteme  con  F anima 
prima  : e dico  forma  , quan- 
to ai  vocaboli  delle  cofe  , e 
quanto  al  proferir  delle  co- 
flruzioni  : la  qual  forma  ve- 
ramente ogni  parlante  lingua 
uferebbe , fe  per  colpa  della 
prefunzione  umana  non  fofìe 
fiata  diffìpata  , come  di  fotta 
fi  moftrerà.  Di  quefìa  for- 
ma di  parlare  parlò  Ada- 
mo , e tutti  ifuoi  pofleri  fino 
alla  edificazione  della  Torre 
di  Babel , la  quale  t'inter- 
preta lo  Torre  della  confu- 
sione . Quefìa  forma  di  locu- 
zione hanno  ereditata  i fi- 
gliuoli di  Ebcr , i quali  da 
lui  furono  detti  Ebrei , a cui 
foli  dopo  la  confufione , ri  ma- 
fie, acciocché  il  nofìro  Reden- 
tore , il  quale  dovea  nafeer 
di  loro,  uf affé,  fecondo  T uma- 
nità , della  lingua  della  gra- 
zia , e non  di  quella  della-» 
confufione . Fu  adunque  FE- 
hraico  idioma  quello  , cbe  fu 
fabbricato  dalle  labbra  del 
primo  parlante . 


DIcimus , certam  for- 
mam  locutionis  a_> 
Deo  cui»  anima  primam 
concreata!»  fuifle  . Dico 
autem  formam  & quantum 
ad  rerum  vocabuia  , & 
quantum  ad  vocabulorum 
condrudioncm , & quan- 
tum ad  condrudionis  pro- 
lationem  : qua  quidem  for- 
ma omnis  lingua  loquen- 
tium  uteretur  , nifi  , cul- 
pa prxfumptionis  humanx, 
difilpata  fuiflct , ut  inferius 
oftendetur . Hac  forma  lo- 
cutionis locutus  ed  Adam  . 
Hac  forma  locutionis  locuti 
funt  omnes  poderi  ejus  uf- 
que  ad  xdificationem  Tur- 
ris  Babel, quxTurris  confu- 
fionis  interpretatur . Hanc 
formam  locutionis  hxrcdi- 
tati  funt  filii  Heber , qui  ab 
eo  didi  funt  Hebrai  . His 
folis  pod  confufionem , re- 
manfit,  ut  Redemptor  no- 
der , qui  ex  illis  oriturus 
erat , fecundum  humanita- 
tem , non  lingua  confufio- 
nis  , fed  gratix  frueretur . 
Fuit  ergo  Hebraicum  idio- 
ma id,  quod  primi  loqucn- 
tis  labia  fabricaverunt . 

Non 


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Italiana  175 

Non  potea  {crivere  sì  fatte  cofe  altri  , che  Dante  , 
il  qual  tutto  Teppe  , e di  tutto  fcrifse  . Le  Tue  pa- 
role ci  fanno  comprendere  , aver  lui  tenuto  , che  la 
lingua  primitiva,  la  quale  Adamo  per  infufione__* 
ricevette  da  Dio  , fi  fu  ì Ebraica , da  lui  tramandata 
a’  fuoi  poderi  fino  al  Diluvio  , e poi  da  Noè  fino  a 
Nembrottc . E tal  fentimento  , il  quale  è comune 
degl’interpreti  più  famofi  della  Sacra  Scrittura, 
vien  dottamente  illullrato  dal  Padre  Abate  D.Ago- 
ftinoCalmet,  infigne  Comentatore  della  Bibbia. 
Dante  fu  altresì  del  parere  di  altri  Icrittori  gravif- 
fimi , che  la  detta  primitiva  Lingua  lino  alla  confu- 
fione  di  Babilonia  fi  confèrvafse  per  fingolar  pri- 
vilegio di  Dio  nella  famiglia  del  Patriarca  Eber , 
pronipote  di  Sem , e pofcia  in  quella  di  Abramo  , e 
che  per  quello  folse  chiamata  Ebraica . La  chiarez- 
za del  tefto  profaico  di  Dante,  sì  volgare , come  /</- 
tino  , ferve  a renderci  perfuafi  , che  l’altro  fuo  fe- 
llo del  Paradifo  non  è contrario  alla  profa  j ma  con 
efsa  appieno  concorda  , e che  Dante  per  bocca  di 
Adamo  non  difse  altro , lènon,  che  la  fua  lingua  pri- 
mitiva fu  tutta  fpenta  innanzi , che  lagente  di  Nem - 
brotte fojje  intenta , cioè  apparecchiata,  a confumare , 
cioè  a profeguire  , e a tirare  avanti  doperà,  cioè 
la  fabbrica  della  Torre  , già  cominciata  \ ma  per  fu- 
prémo  volere  di  Dio  , inconfumabile , e imperfe- 
zionabile , che  vuol  dire  , da  non  confumarjì , nè 
perfezionarfi  , come  leguì  per  la  miracolola  con- 
fufione  , in  cui  pergaltigo  dell’orgoglio  umano  la 
primitiva  lingua  dìi  Adamo  fu  fpenta  nell’ulo  co- 
mune , e per  fingolar  beneficio  di  Dio  rifervata  in 
pochi  eletti.  Il  perchè  è falfo,  che  Dante  nella, 
fua  Volgare  Eloquenza  in  tal  propofito  contradica 
a quanto  avea  fcritto  nella  Commedia  j anzi  è colà 


Luì. li.  Oap.XXIV. 


Commini  aire  far  la 
Bible  to.i.  pai-XviU, 
& 116.edU.il. 


Lig.II.  C»r.XXlV. 


Tirila  linrua,  cii  fi 
furia  in  Firmi* 

fH.  ii.it. 


Pff  71* 


17 6 Della  Eloquènza 

certa  , che  in  amendue  quelle  opere  egli  è di  un 
(blo,  e di  un  medefimo  parere,  e non  di  due  . Senza- 
chè , la  prefa  , la  quale  fu  l’ultimo  lavoro  di  Dante , 
ha  da  fpiegare  il  verfo  , ove  ne  fia  bilògno  ; nè  fi  fa  la 
cagione  , per  la  quale  in  due  opere  differenti , Tana 
in  verfo , e l’altra  in  profa , non  fi  pofsa  circa  un 
medefimo  punto  efser  di  due  pareri  fra  sè  diverfi  j 
benché  Dante  nel  calò  noftro  certamente  noi  fu . 
Il  Gello  non  pago  di  avere  efpofta  quella  fua  criti- 
ca nella  Lezione  , volle  efporla  di  nuovo  nel  Ragio- 
namelo , pubblicato  da  Pierfrancefco  Giambullarì , 
dove  ripetendo  la  folita  cantilena  , che  il  libro  era 
finto  , difse  di  più  , che  il  Trifsino  andato  a Firen- 
ze con  la  Corte  di  Leon  X.  vi  portò  (èco  l’operetta 
de  Vulgari  Eloquenti  a , fcritta  a penna,  e che  nel 
giardino  di  cafa  Rucellai  gli  furono  fatte  le  obbie- 
zioni, quivi  ridette  daefso  Gello  per  co(è  di  gran 
confègucnza  . Ma  Guglielmo  Portello  in  una  let- 
tera al  Corbinelli , annefsa  all’edizione  del  tefto 
latino  della  Volgare  Eloquenza  , opponendofi  ancor 
egli  al  Gello  , al  Giambullarì , ed  al  Varchi  , già  Tuoi 
amici,  e vantatori  di  quel  fofifma  , conclude  (è  nza 
lefione  di  fantafia , in  difefii  di  Dante , che , extinfta 
ali  ter  non  fuit  illa  lingua  ante  aftum  operi  1 Baby  Io- 
ni ci , fed  in  ipso  actu  , itane  illa folummodo fuerit 
confervata  in  mente  piorum  paucorum . Della  primi- 
tiva lingua  di  Adamo  hanno  (critto  perfonedi  gran 
letteratura  , che  qui  non  ferve  allegare  . Però  chi 
volefse  informarfene  , e maggiormente  chiarirti 
quanto  fia  proprio  e fondato  ilTentimento  di  Dan- 
te , può  confultare  fra  gli  altri  il  fu  Monfignor 
Matteo  Petitdidier  Vefcovo  di  Macra  nella  Difiser- 
tazioneil.  fopra  la  Sacra  Scrittura  , e il  già  men- 
tovato Padre  Abate  Calmet , benemeriti  amendue 

delle 


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Italiana  177 

delle  facre  Lettere , e amici  miei  Angolari , ai  quali  l.b  u.cap.xxv. 
a un  bifogno  potrebbe!!  aggiungere  Stefano  Mori- 
no a capi  vili,  delle  fue  Efercitazioni  de  Lingua 
primeva.  E qui  non  dee  tralafciarfi  la  ragione—» 
portata  da  Girolamo  Muzio  nelle  Battaglie  a fa- 
vore di  Dante  (opra  la  lingua  di  Adamo , non  edili- 
tà ( come  è di  Fede  ) prima , bensì  nell’  atto  fteflb 
della  confufione  di  Babilonia  . La  ragione  del  Mu-  • 

zio  in  fuftanza  fi  è quefta . La  fuccellione  di  Ada- 
mo avendo  apprefa  da  lui  una  lingua  , che  diede  il 
nome  alle  cole  , nè  eflendovene  altra  al  mondo  , 
non  v’era  cagione  alcuna  , per  cui  ella  dovefle  mu- 
tarli ; poiché  ciò  nelle  lingue  Tuoi  procedere  dal 
commercio  con  altre  lingue  j onde  le  lingue  natu- 
rali fi  confervano  dove  meno  eftranio  commercio 
fi  trova  . Quindi  è , che  la  lingua  di  Adamo  elfendo 
Tempre  fiata  unica  e Jola  al  mondo  fino  alla  confu- 
fione di  Babilonia  , di  qui  ne  viene  , che  la  mede- 
fima  lingua  tèmpre  confervolfi  immutabile  fino  a 
quel  gran  miracolo  della  giuftizia  di  Dio  contra 
l’umana  fuperbia. 


PEr  accollarci  bel  bello  ai  luoghi  particolari, 
che  tirarono  addoflo  al  libro  di  Dante  la  tem- 
pefta  di  sì  fatte  oppofizioni , bifogna  fentire  quello, 
che  ne  fcrilfe  Benedetto  Varchi  nell’ Ercolano , Dia- 
logo delle  Lingue  , il  quale  in  un  anno  fiefifo  1 570. 
fu  ftampato  dai  Giunti  di  Firenze  e di  Venezia  , cin- 
que anni  dopo  la  morte  del  Varchi , lèguita  nel 
ijòj.  due  anni  foli  apprelfo  a quella  del  Cello  . 
Quefta  opera  fu  intraprefii  dal  Varchi  per  confi- 
glio del  Borghini  in  occafione  della  guerra  lette- 
raria accela  tra  il  Caro  e il  Caflehctro  : e fu  inter- 
rotta a perfuafione  pur  del  Borghini  per  la  fuga  da 

Z Ro- 


xxv. 

Teflo  latino  del!» 
Volgare  Eloquenza 
di  Dame  , Campato 
in  Parigi , convince 
di  fallici  le  critich* 
oppoite  • 


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17S  Della  Elo QJJ enea 

Lio.  ii.  c*r. xxv.  Roma  del  Cajlelvetro  , proceifato  dal  fant’  Uficio 
per  materie  di  Fede  , e riputato  , come  per  mor- 
to . Ma  poi  di  nuovo  il  Borgbini  ftelfo  le  diede  la 
fpinta  , poiché  arditamente  vide  (cappato  fuora  il 
Cajlelvetro  con  la  Giunta  alle  Profe , o per  dir  me- 
glio , contro  alle  Profe  del  Bembo,  ufcita  dalle.-» 
(lampe  del  Gadaldino  di  Modona  nell’anno  1 563. 
Di  quelle  cole  ci  rende  iftruiti  una  lettera  del  Bor - 
ghìtii  al  Varchi , della  quale  fiam  debitori  all’indù-, 
Uria  del  Signor  Canonico  Salvini.  Ora  il  Varchi 
nel  Tuo  Dialogo  non  avendo  cofe  nuove  da  oppor- 
re allibro  de  Vulgari  Eloquentia  , rimile  in  campo 
i vecchj  fofilmi  del  Gello  fenza  nominarlo  , dando 
ancor  egli  con  motteggevoli  elpreflioni  quello  li- 
bro per  Jìnto  , a cagione  di  non  accordarfi  alla  Com- 
media fopra  la  lingua  di  Adamo  : e al  Varchi  fu  affai 
facile  il  dir  quello  ed  altro  , non  elfendo  più  vivo 
nè  Dante , nè  il  TriJJtno . E perchè  il  fuoco  di  sì 
fatte  contefe  , e di  altre  ancora  di  maggiore  im- 
portanza , riduce  talvolta  i perdenti  a deporre_» 
ogni  verecondia,  e a negare  ollinatamente  le  cofe 
più  certe  ( il  che  a me  llelso  è toccato  provare  in 
altrui)  veggendofi  il  Varchi  sfornito  di  ragioni, 
cercò  di  ajutarfi  pervia  d’inchielle  e rifpolte,  or 
piacevoli , or  fredde  , come  porta  la  natura  del 
Dialogo  , facendo  in  fùftanza  , che  tutto  il  fuo  dire 
per  bocca  del  Borgbini  andafse  a battere  in  quello, 
che  il  tejlo  latino  di  Dante  non  era  al  mondo , e 
che  niuno  lo  avea  mai  veduto . Ma  ladifgrazia  del 
Borgbini  , e del  Varchi  fi  fu  , che  fi  levarono  trop- 
po tardi , afpettando  a cercarlo  dopo  la  morte  del 
TriJJtno , il  quale  nel  Cajlellano  fi  era  efprelso  di 
averlo  : e , come  perfona  onorata  , non  era  capace 
di  fcrivere  il  falfo  . Il  Varchi,  fegue  a dire  , che  il 


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Italiana  179 

volgarizzamento , dato  in  luce  dal  Doria , veniva  lib.il  c*p.xxv. 
dalle  mani  del  Trijfino:  la  qual  cofa  in  buon  lin- 
guaggio vuol  dire , che  quefti  lo  avea  finto , ben- 
ché il  Varchi  facefse  la  cortefia  di  riputare  il 
Doria  capace  di  volgarizzarlo  da  sè  . In  fomma 
conclude , che  l’ opera  fembrava  di  Dante , ma_, 
non  era  di  Dante , nè  ferina  col  lènno  e con  la 
dottrina  , onde  è ferina  la  Commedia  di  Dante  . 

Che  Lodovico  Martelli  diceva  , che  o la  Commedia , 
o la  Volgare  Eloquenza  non  era  di  Dante,  e che 
il  Borghini  per  non  efser  mai  giunto  , come  ho 
detto  , a vedere  il  tefio  latino  , fi  ridea  di  chi  da- 
va il  Volgarizzamento  per  farina  Dantefca  . Indi 
il  Varchi  quafi  dubitando,  che  quefti  riguardi  non 
baftafsero  a levare  il  credito  al  libro  , fi  ridufle 
a dire  , che  ve  rierano  mille  altri , e che  uno  ba- 
llava per  mille  : e quello  fi  è 1’  avere  il  Trijfino 
( perchè  tutto  il  male  fi  fa  ricadere  lopra  lui  folo  ) 
a bella  pofia  celato  il  tefio  latino  . Il  Muzio  fu  que- 
llo punto  nelle  Battaglie  fi  dollè  altamente,  che  r„ti. 91. 
il  Varchi  , lènza  aver  buone  ragioni  in  mano,  fi  la-  —M9** 
Iciafse  trafportare  sì  avanti  di  trattare  il  Trijfino 
d’impoftore  . £ in  fatti  , fe  il  Trijfino  in  pubbli- 
che ftampe  promulgò  la  notizia  del  libro  , non  può 
dirli  , che  egli  ftefso  a bella  pofia  il  tenelse  celato  . 

II  Muzio  avendo  olservati  nell’  Ercolano  tanti  sfor-. 
zi  del  Varchi  contro  all’ identità  del  libro  di  Dan- 
te , ebbe  adire  , che  così fanno  gli  Eretici  , i quali  /u.  9«.  ». 

tofio  che  fi  avveggono  , che  alcun  grave  autore  non  fa 
per  loro  , dicono , che  quel  libro  non  è di  quello  au- 
tore . Veramente  quella  nuova  arte  critica  di  dare 
per  finte  le  opere  clalfiche  , quando  non  fi  fa  , o non 
fi  vuol  capire  il  contenuto  di  efse  , non  può  ren- 
derfi  degna  di  applaufo  : nè  può  mai  crederli , che 


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i8o  Della  Eloquenza 

Lu.ii. c**. xxv.  il  TriJJìno  ( uomo  illuftre  per  molti  e gran  titoli) 
nè  meno  a conto  di  bugie  uficiofè  , non  mai  lode- 
voli , e fempre  cattive , abbia  penfato  di  entrare 
in  coppia  con  veruno  del  tempo  fuo  , il  quale  per 
acquillar  nome,  benché  di  poca  durata , fofse  ito 
cfercitandofi  piacevolmente  nella  rea  profedìon  di 
mentire  quali  (copertamente  , e di  fare  impofture 
in  voce  , e in  ileritto . Quelle  arti  non  fono  mai 
proprie  dell’ uomo  onorato,  civile  , e di  lettere  , 
e principalmente  Crilliano  ; 

Mentivi  noli , nunquam  mendacia  profunt . 

E chi  vuol  fentirfi  onorare , come  'veridico , bifogna, 
che  fi  compiaccia  di  non  profelfar  di  mentire: 

Talcm  te  preejla  , quatem  te  pofeis  haberi  . 

hjfihmi, jHOHtiiiì.  Quelli  due  verli  di  Marcantonio  Mureto  , fono 
atTiomatici , e primi  principi  in  quella  delicata  ma- 
teria della  fanta  onefti.  Il  TriJJìno  dunque  ebbe 
in  mano  il  vero  tejlo  latino  di  Dante  , nè  lo  nafeo- 
fe  , ma  il  videro  feco  , oltre  al  Sannaiaro , i chiari 
e notiflìmi  Fiorentini , Filippo  Strozzi  , e Giovan- 
ni Rucellai  , introdotti  a parlarne  per  entro  il 
Dialogo  del  Cajlellanp . Il  Doria  diede  in  luce  la 
traduzione  vera  e fedele  del  tejlo  latino  : e poi 
.finalmente  dopo  morto  il  TriJJìno  , il  Devia  , il 
Gello  , e il  Varchi  , e gli  altri  avverfarj  dell*  iden- 
tità del  libro  Dantefco,  la  verità,  che  non  può 
Tempre  celarfi  , ma  a lungo  andare  vien  fuora  , 
fi  vide  trionfar  della  pacione  , e della  vana  e fal- 
la critica  , mentre  Piero  Delbene  gentiluomo  Fio- 
rentino , trovato  in  Padova  un  codice  a penna  del 
tejlo  latino  di  Dante,  lo  trafmife  in  Parigi  all’al- 
tro fuo  concittadino  Jacopo  Corbinelli , il  quale  con 

tan- 


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Italiana  j8i 

tanta  allegrezza  lo  ricevette  , che  dopo  averlo  li*.ii.c»p.'.xxv. 
illudrato  di  note,  volle  fenza  indugio  comunicar- 
lo al  pubblico  per  via  delle  dampe  fotto  gli  au- 
fpicj  del  Re  Cridianiflìmo  Arrigo  III.  E in  una 
Tua  lettera  a Piero  Forget  Configgere  e Telòricrc 
del  Re  , dichiara  , che  Ce  dalla  onorabile  cafa  Dei- 
bene  egli  avea  ricevuti  nelle  Tue  traverfie  didimi 
favori  , il  regalo  fattogli  del  codice  di  Dame,  cui 
chiama  originale ,folo , ed  unico , rimafto  dall’ingiu- 
ria del  tempo,  era  una  delle  più  care  grazie  , che 
potelle  defiderare  . Dice  di  farlo  paleje  e comune , 
acciocché  molti  fi  chiarifichino,  che  pure  è il 
libro , che  fcrijfie  Dante  de  vulcari  eloquentia 
in  profa  latina  , per  edere  data  , come  foggiunge , 
codumanza  in  que’  tempi , di  fcrivere  latinamente 
fopra  le  cofe  volgari  ed  Italiche , ma(dmamente_» 
trattandofi  di  letterate  materie  . Al  Corbinelli  par 
verifimile  , che  Dante  lo  Icrivefle  in  Parigi , e che 
perciò  ancora  eleggere  più  la  lingua  letterale,  che 
la  volgare , fervendofi  del  metodo  filofofico  per  di- 
fputare  partitamente  della  volgarità  delle  lingue  e 
poefie  , de'  loro  metri  , e ritmi , e (T altri  mufici  ter- 
mini , alla  medefima  volgarità  appartenenti  , ficco- 
me  fu  egli  il  primo  ed  unico  repertore , e infegnatore 
di  quell'arte  , di  cui  poteva  egli  filo  con  confa , e come 
autorevole , pertrattare  . Certo  è , che  il  famofo 
tefio  latino  di  Dante , già  meflo  in  dubbio  con  tanta 
pafTione , e con  critiche  sì  dudiate , non  lènza  gra- 
ve oltraggio  della  memoria  del  Triffino  , uomo  per 
lealtà  , e per  dottrina  fingolariifimo , non  potea 
venirci  da  più  degne  e candide  mani  di  quelle 
di  due  sì  degni  e riguardevoli  Fiorentini , quali 
furono  Piero  Delbene , e Jacopo  Corbinelli , il  quale 
con  quedo  titolo  il  diede  alle  dampe  in  forma 
ottava , DAN- 


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Della  Eloquenza 

DANTIS  ALIGERII 

Prn-cellentiJJìmi  Poeta 
DE  VULGARI  ELO  QJJ  B NT  I A 

Libri  dao 

Nuncprimum,  ad  vetufli  àr  unici  j cripti  codici s exem- 
plar , editi  ex  libri s Corbinelli , ejufdemque 
adnot adombri i illujlrati  . 

AD  HENRICUM 
Francia , Polouiaque  Regem  ChriJlianiJJìmum . 

P A R I S I I S 

Apud  *}o.  Corbon  via  Carmelitarum  ex  adverfo 
Collegii  Langobardorum  1J77. 

Cum  privilegio  . 

Precede  l’indice  de*  capi  latini  d’amendue  i libri , 
i quali  dal  principio  alla  fine  corrifpondono  a quelli 
del  Volgarizzamento  , pubblicato  dal  Dori  a . Simil- 
mente il  tenore  del  tejlo  latino  con  pieniflìma  fe- 
deltà corrifponde  al  volgare  , non  mancando  altro 
nell’edizione  latina , che  i foli  numeri  de’  capi 
della  volgare . 11  Corbinelli  per  abbondare  in  dili- 
genze poteva  aggiungergli , e riftamparvi  ancora 
la  traduzione  accanto  al  tefto  latino  ^ affinchè  fcam- 
bievolmente  fi  defìfero  luce  fra  loro  . Ma  quello  , 
che  il  Corbinelli  non  fece  , potrà  farlo  qualchedun 
altro  in  grazia  dell’  Italiana  Eloquenza  . Quella 
gran  fedeltà  de’due  tefli  fa  poco  onore  ai  men- 
dicati fofifmi  del  Varchi , il  quale  in  tal  contro- 
verfia  lavorando  di  fottigliezze  d’ingegno  , tutte 
fondate  in  fui  falfo , ebbe  a Icrivere , che  ogni  buo- 
na ragione  volea , che  fi  Jbfpettajfe , avere  il  Tril- 
lino finto  quel  libro  aguflo  Juo  , pigliandovi  qualche 
accidente  , e mefcolandovi  qualche  parola  di  q uè'  tem- 
pi per  meglio  farlo  parere  di  Dante  9 ovvero  , che 


182 

Lib.  II.  Cap.  XXV. 


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Italiana  183 

fe  pure  ( il  Trillino  ) lo  ebbe  mai  , egli  lo  abbia  anco  Uui.  c xxvT 
mandato  fuor  a , come  è tornato  bene  a lui , e non 
come  egli  flava  . Sarà  malagevole  ad  incontrai 
un  cumulo  di  efpreffioni  più  colme  di  confidenza  , 
e più  eforbitanti  di  quelle,  l’inconfideratezza  delle 
quali  ci  rende  ammoniti  a guardarci  dall  efempio 
del  Varchi  in  dare  così  precipitofo  giudicio  delle 
opere  antiche , qualora  non  fi  trovano  confacevoh 
ainoltri  appalfionati,  e ciechi  penfieri . L’edizio- 
ne del  Corbinelli  fu  accompagnata  in  Parigi  dall 
applaufo  degli  eruditi  ; perciocché  Giovanni  Dorata 
in  latino  Aurata: , le  premife  alcuni  fuoi  verfi  in  lo- 
de di  Dante  3 Giammatteo  Tofcano  Milanefe , autore 
del  Peplo  d'Italia , lo  accompagnò  con  un  epigram- 
ma ,'  e Antonio  Baifio  con  un  componimento  in  verfi 
Francefi  , nel  quale  fpiegò  al  Re  di  Francia  ugual- 
mente le  lodi  di  Dante , e quelle  del  Corbinelli. 

Mi  duole  indiremo  , che  nell’atto,  che  fi  (lampa- 
no  le  colè  prefenti , fia  palmato  di  quella  vita  il  Si-  Mani»  ni», 
gnor  Dottore  Antonmaria  Salvini , di  chiara  fama , 
da  me  rammemorato  più  volte  , e già  mio  lliniatif- 
fimo  amico , il  quale  in  principio  delle  fue  note  al 
Pataffio  di  Brunetto  Latini,  feguì  fenza  penfarvi 
le  vecchie  altrui  prevenzioni , citando  il  libro  de 
Vulgari  Eloquentia  , come  libro  , attribuito  a Dan- 
te , die  in  buona  lingua  vuol  dire  , nonjuo  . Io  ho 
sì  buona  opinione  di  lui , che  tengo  per  fermo , 
che  fe  egli , come  amante  del  vero  , avefife  potuto 
leggere  e confiderare  sì  gran  numero  di  ragioni , 
cofpiranti  per  ogni  verfo  a favorire  l’identità  del 
libro  di  Dante  , non  lo  avrebbe  più  qualificato  per 
attribuito  a Dante  , ma  per  vero  e legittimo  parto 
dell’  ingegno  di  Dante , benché  ciò  potea  farfi  an- 
che alfai  prima , poiché  la  maggior  parte  di  quelle 


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LiB.ll.CiP.XXVI. 


XXVI. 

Nuove  ragioni  per 
J’nlcntitk  della  Vol- 
gare Eloquenza  di 
Dame . 


P.rg.  a a.  at. 


184  Della  Eloquenza 

dimoftrazioni  con  un  poco  di  efame  e di  ftudio  , 
lenza  animo  preoccupato  , erano  facili  a poter  fard 
da  chichè  Ha . E pure  niuno  ha  mai  penfato  di  farle. 

APpiè  dell’  edizione  del  Corbinelli  fi  trova  un 
catalogo  di  autori , Spagnuoli  , Provenzali , e 
Italiani  , detti  dal  medefimo  Dante  nel  libro  1.  a 
capi  vili.  Uifpani , Galli , Latini  ( che  vuol  dire  Ita- 
liani ) 1 quali  Icriifero  in  lingue  Romanze  le  opere, 
da  lui  citate  ne’ due  libri  accennati . Per  gli  Spa- 
gnuoli egli  intende  quelli  de’  paefi  limitanei  di 
Francia , già  comprefi  fotto  il  nome  di  Gallia  Nar- 
bonefe  , e poi  di  Gallia  Gotica , per  elfer  fignoreg- 
giati  dai  Goti  occidentali , che  teneano  la  Reggia  in 
Toledo.  A quelli  Goti  di  Francia  appartenne  i’in- 
lìgne  Meffale  Gotico  , meffo  in  luce  dal  Venerabile 
Cardinale  Giufeppe  Maria  Tommafi  appiè  del  Co- 
dice Gelavano  , e poi  riportato  nell’antica  Liturgia 
Gallicana  del  Mabillone . Que’  paefi  al  tempo  di 
Dante  erano  fuggetti  al  dominio  de’ Catalani  : e fo- 
no chiamati  altramente  di  Lingua  d’Oc  da  lui  ftelfo 
nel  luogo  accennato,  e ancora  nel  lib.  il.  a capi  xn. 
perochè  i popolari  di  quelle  contrade  rifpondeano 
con  la  particella  Oc  , ladove  i nobili  dicono  Ovì , e 
noi  altri  Italiani  5/,  allo  fcrivere  del  Corbinelli  nelle 
fquifite  annotazioni  al  libro  1.  di  quella  operetta,  le 
quali  fe  in  altra  edizione  a colonnette  col  fedo  la- 
tino da  una  parte,  e col  volgarizzamento  dall’altra, 
fi  difponelfero  giù  baffo  di  mano  in  mano  appiè  di 
ciafcuna  pagina , ufando  loro  qualche  carezza , ver- 
rebbono  ad  efTer  più  comode  . Tutti  gli  accennati 
autori  compiono  il  numero  di  xxix.  comprefbvi 
Dante , il  quale  undici  volte  cita  sè  dello , ma  per  lo 
più  con  modellia ,fuppreJfo  nomine : e poteano  ridurfi 


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Italiana  185 

al  numero  pieno  di  xxx.  dachè  vi  manca  C)/tllo,o  fia  lib.ii.cm'.xxvl 
Citilo , dal  Canto  , detto  da  altri  Ciclo  , e Celio  iT Alca- 
mo , che  fu  Siciliano  , e in  tempo  dell’  Imperadore 
Federigo  II.  poiché  Dante  nel  libro  1.  a capi  xii. 
porta  lenza  nominarlo , quello  Tuo  verfo 

Tragemi  d'e/le  focora  , fe  e' c/le  a bolontate . 

Co’  lumi , fomminiftrati  dal  Corbinelli  nelle  note 
al  libro  di  Dante,  fi  (piega  il  verfo  in  quella  ma-  r 
niera  : traggimi  di  que/lì  fuochi , fe  ti  ì a volontà  , 
quali  dica:  Jì  tibi  e/l  voluntatì . Il  verfo  d i Ctullo 
è di  quelli,  che  nel  mezzo  fi  fpezzano  in  recitar- 
gli , della  qual  fona  fe  nc  veggono  lparfi  ne’ 

Cantici  del  Beato  Jacopone  . Afcanio  Perno  in  un  • sr7- 
fuo  componimento  per  Arrigo  III.  Re  di  Francia  , 
quando  pafsò  per  Venezia,  il  chiama  Verfo  eroico 
Tatriziano . Si  vede  però,  che  non  fu  invenzion  *”■£*, ,v 

del  Patrizj . L ameno  ingegno  del  Dottore  Pierja-  «• 
copo  Martelli , già  Segretario  del  Senato  di  Bolo- 
gna , e mio  amico  , lo  rinnovò  nelle  fue  Tragedie  : 
e fe  folle  vivo,  godrebbe  in  fentire  l’antichità  di 
tal  verfo  . La  definenza  della  voce  focora  è Lon- 
gobarda , come  in  fundora  ,pratora , ortora  , borgo - 
ra  ,gr  adora  ,campora  ,ein  molte  altre,  non  difficili 
ad  incontrarfi  negli  antichi  fcrittori  anche  volgari 
d’Italia,  come  avverte  il  Bembo  nelle  Profe,e  il  Du-  ut.  ni.  u«. 
cange  nel  Gloflario . L’Anonimo  Ravennate  nell»  v.  a>c<«. 
fua  Geografia  latinobarbara  Umilmente  ha  colfora 
per  golfi . E quella  fola  cofa,  quando  non  ne  foifero 
altre  , balla  a mollrar  la  perizia  di  un  novello  cuci- 
tore di  zibaldoni  , il  quale  per  modellia  celando  il 
fuo  nome , ha  con  gran  cicaleccio  fpacciato  di  frefco 
l’Anonimo  Ravennate  per  compilatore  del  lècolo 
ix.  o x.  e non  del  vi.  ritrovando  eziandio  qualche 

A a adu- 


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i8 6 Della  Eloquenza 

adulatore  , prodigo  panegirilta  delle  fue  merci . II 
Corbinelli , benché  verfatiflìmo  in  quelle  materie  , 
non  avendo  letti  i codici  Vaticani  e Barberini  , i 
quali  poi  leflfe  Leone  Allacci  per  dar  fuora  i Poeti 
antichi  , tra’ quali  fu  Giulio  dal  Canto  , non  arrivò  a 
penetrare  di  chi  folle  quel  verfo  Siciliano,  che  l’ Al- 
lacci feoperfe  elfer  di  Giulio  . Dante  poi , come  dice 
il  medeiimo  Allacci,  il  volle  eternare  nel  fuo  libro 
della  Eloquenza  Italiana , e portarlo  per  efempio  della 
loquela  Siciliana  . Sicché  anche  quello  difeoprimen- 
to  ferve  a farci  vie  più  conofcere  la  {inceriti  del 
libro  di  Dante  , cui  niun  altro  era  capace  di  mette- 
re infieme  in  tempo  del  TrijJìno , quando  Giulio  dal 
Caino,  e tanti  altri  Scrittori  con  tante  cofe  , narra- 
te nel  libro  , erano  incogniti  , o noti  a pochillimi . 
Aggiungali  un  altro  argomento  per  l’identità  del 
libro  Dantefco , ed  è , che  Claudio  Fauchet  quattro 
foli  anni  dopo  l’edizione  del  Corbinelli,  avendo 
rifeontrati  ne’ codici  antichi  tre  verfi  delle  Canzo- 
ni Provenzali  di  Teobaldo  VII.  Conte  di  Sciampa- 
gna , e primo  Re  di  Navarra  di  quello  nome  , ci- 
tati nel  libro  i.  acapiix.  e nel  libro  il.  a capi  v. 
e vi.  della  Volgare  Eloquenza  , appunto  gli  ritrovò 
fedeliffimi , per  quanto  ne  ferive  nel  libro  il.  a ca- 
pi xv.  de’ Poeti  Francelì , vivuti  prima  del  i$oo. 
Apprelfo  al  mentovato  catalogo  feguono  due  let- 
tere non  intere , fcritte  al  Corbinelli  dal  famofo 
Pojlello  intorno  agli  antichi  Etrufcbi , relativamen- 
te a quanto  ne  avea  fcritto  nel  fuo  libro , ftampato 
in  Firenze  dal  Torrentino  nell’anno  1550.  col  tito- 
lo di  Commentatio  de  originibui  Et  r uri  te  Ó*  de  aurei 
fteculi  dodfrina  , fecondo  i guaiti  principi  della  fua 
fantafia,  molto  vaga  delle  vifioni  Aramee,  che  fu- 
rono le  delizie  del  Gìambullari  fuo  ammiratore , 

fic- 


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Italiana  187 

ficconie  quelle  del  Giambullari  in  oggi  cominciano 
a elferlo  di  qualchedun  altro  . Gabriello  Naùdco 
nel  Giudicio  delle  cofe , ftampate  in  Parigi  contra 
il  Cardinal  Mazzarini  da’  vi.  di  Gennajo  al  1.  di 
Aprile  dell’anno  1649.  detto  altramente  il  Dialo- 
go del  Mafcurat  dal  nome  dello  ftampatore,  che 
parla  nel  libro  , ci  dà  il  Pojlcllo  per  uno  d et' primi 
letterati  di  Europa ; ma  però  lo  mette  fra  quelli , 
che  ebbero  la  fantafia  depravata  in  riguardo  a un 
filo  oggetto  , benché  in  lui  furono  due , cioè  le  fol- 
lie fopra  la  fua  Madre  Giovanna , e l’eccellenza  , e 
antichità  de’  Gomerijli , e Gaulefi , ai  quali  fece  en- 
trar di  mezzo  anche  gli  Etrufcbi  . Dopo  le  accen- 
nate due  lettere  del  Pojlcllo , che  loda  molto  le 
opere  Italiane  di  santa  Caterina  da  Siena  , della 
beata  Angela  da  Eoligno  , e di  Fra  TJacopone  da  Todi , 
viene  un  capitolo  antico  in  verfi  con  qualche  altra 
cola  intorno  a Dante,  e poi  la  già  mentovata  lettera 
del  Corbinelli  , con  la  quale  indirizza  al  regio  Con- 
lìgliere  Forget  le  fue  note  al  libro  1.  della  Volgare 
Eloquenza , in  fine  delle  quali  fi  lagna  di  taluno,  che 
per  invidia  fparlava  di  quella  edizione  ; ma  egli 
in  ciò  fi  rimette  al  tempo  futuro,  efente  daquejlo 
male . Fu  certo  un  peccato  , che  il  Corbinelli  fi  ftan- 
calfe  di  tirare  avanti  le  note  anche  fopra  il  libro  il. 
Al  rimanente  egli  ha  ragione  di  dolerfi  , che  Dante 
non  compiere  l’opera  co’ due  altri  libri  , terzo  , e 
quarto  , da  lui  promelfi  nel  libro  il.  a capi  iv.  ma 
poi  non  componi  $ mentre  dalle  teftimonianze  del 
Villani  e del  Boccaccio  già  recitate,  fi  vede,  che 
ne’ codici , da  loro  veduti  , Umilmente  mancavano 
i fuddetti  due  ultimi  libri  : i quali  altresì  manca- 
no ne’ due  tefti , latino , e volgare,  dopo  tanti  anni 
felicemente  a noi  pervenuti  j l’uno  per  mezzo  del 

A a 2 D 0- 


Lis.II.  Cap.XXVI. 


lu’tmem  f»[.  3,0. 


Pé[.  j«.  m /ire . 


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LiMI.CAr.XXVH. 


XXVII. 

Romori  eccitati  io 
Italia  per  la  Voi* 
(ire  Eloquenza  di 

Dante . 


Spimi  m'  Dialisi 
pai.  « ja. 

Trijfmo  mi  Cajltl- 
l«"o  p*l-n.  «f/xil. 
di  far  ara . 


iSS  Della  Eloquenza 

Boria , e del  TriJJìno , e l’altro  per  grazia  di  Piero 
Dclbene , e del  Corbinelli . Con  l’ajuto  del  Corbi- 
nelli  qui  ci  farebbe  da  fviluppare  qualche  altro  lò- 
fifina  del  Varchi ; ma  quello  fi  farà  dopo,  e ora 
frattanto  farà  meglio  padare  avanti . 

Slamo  finalmente  arrivati  alla  pietra  di  Manda- 
lo , che  diede  occafione  d’inciampo  al  Gello , 
al  Giambullari , ed  al  Varchi,  facendogli  armare 
terribilmente  contra  il  libro  di  Dante , come  fc  fi 
folle  trattato  della  falute  pubblica.  A quel  tempo 
erafi  rifvegliato  per  tutta  l’Italia  con  gran  fuccelTo 
lo  lludio  dell’  Italiana  Eloquenza  fopra  i tedi  claf- 
fici  di  Dante,  del  Petrarca  e del  Boccaccio  : e con 
l’elèmpio  avventurofo  del  Bembo  i più  alti  ingegni 
con  molte  vigilie  e applicazioni  fi  erano  dati  a 
confiderare  ne’medefimi  telli  per  via  di  regole  il 
buono  e il  bello , non  più  intelo  dagl’  Italiani , nè 
olfervato  dai  Tofcani  , talmentechè  i valentuomini 
Fiorentini , nielli  a tal  novità  in  gran  geloGa , e 
prefi  da  invidia  letteraria , penfarono  di  volerne 
elfi  la  privativa . Il  perchè  Saltarono  fuora  a folle- 
nere con  tutto  l’ardore  , che  non  fervide  l 'arte  e 
lo  Jlttdio  dei  tejli  j ma  che  folle  necelfario  il  nafcer- 
vi  , o almeno  il  padare  a far  foggiorno  in  Firenze 
per  apparare  l 'Italiana  Eloquenza  non  tanto  dai 
letterati  , quanto  dal  volgo , infillendo  con  gran 
fervore  in  quello  fecondo  punto;  ladoveil  primo 
farebbe  dato  più  facile  a fuperarii , non  dovendo 
ederci  difficoltà  di  confultare  le  perfore  illudri  in 
lettere  per  approfittarfi  de’  loro  infegnamenti  ; 
ma  il  doverlo  cercare  dal  volgo  imperito  , parve 
pretenfion  troppo  dura.  Di  qui  poi  ne  venne  la 
drepitolà  pubblicazione  dell’  arredo  letterario  , 

det- 


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Italiana  i 89 

dettato  dal  Celli  nell’ Accademia  Fiorentina,  che 
P Italiana  Eloquenza  non  più  tale  dovefle  appel- 
larli , nè  Volgare  , come  appellava!! , ma  femplice- 
mente  Fiorentina  , o per  lo  meno  Tofcana . Sì  fatto 
editto  accelè  grandilTìmo  fuoco  in  tutta  la  Repub- 
blica letterata  d’Italia  , la  quale  in  quel  tempo 
lotto  il  magnanimo  Pontefice  Leon  X.  era  concor- 
da in  Roma:  e fi  venne  all’ armi  per  dilcutere  la 
materia  , follenendofi  dai  Corifei  dell’  Italiana 
Eloquenza , che  i nomi  d’ Italiana  , o Volgare , bene 
Itenero  alla  medefima  : al  quale  effetto  fi  compo- 
fero  molte  opere  Angolari  , tutte  diftefe  in  forma 
di  Dialogo  tra  gl’interelTati  d’entrambe  le  parti , per 
dar  campo  in  tal  guifa  di  ponderar  le  ragioni . II 
primo  a ufcir  fuora  fi  fu  il  Bembo  , Segretario  del 
Papa  , col  fuo  Dialogo  , da  lui  chiamato , della 
Volgar  lingua  : e come  Prelato  di  natura  dolce, 
appunto  con  dolce  e foave  modo  egli  trattò  la  ma- 
teria. ApprelTo  al  Bembo  venne  Pierio  Valeriana , 
Prelato  ùmilmente  della  Corte  del  fommo  Pontefi- 
ce , e foltenne  la  cauli  comune  col  fuo  Dialogo  del- 
la Volgar  lingua  , che  però  non  comparve  in  luce  , 
lènon  molti  anni  dopo  lui  morto  . Ebbe  gran  parte 
in  quelle  contele  il  TriJJìno  Vicentino , Prelato  pure 
della  Corte  pontificia  , alle  mani  del  quale  elfendo 
avventurofamente  capitato  il  famofo  libro  di  Dan- 
te de  Vulgari  Eloquentia , da  lui  compollo  200.  anni 
prima , e perciò  in  tempo  vergine,  egli  ne  fece  gran 
feda,  inoltrandolo  in  Roma  e in  Firenze  per  tcllo 
decifivo  di  sì  famofa  controverfia , mentre  il  libro 
non  folo  s’intitolava  de  Vulgari  Eloquentia  , che—» 
vuol  dire  della  favella  volgare  d'Italia , ma  il  gran- 
de autore  avea  per  ileopo  di  provare  in  elfo  per 
via  liltematica , che  quella  favella  dovelfe  chiamarfi 

Vol- 


Lim.CAP.xxvn. 


Lh.Ii.Caf.XXVU. 


ipo  Della  Eloquenza 

Volgare  , Italica  , cortigiana , ed  illujlre  , come  in 
fatti  diftefiimente,  e con  forza,  degna  del  fuo  alto 
ingegno,  prova  per  tutto  il  corfo  del  libro.  Al 
TriJJìno  fu  dato  addotto  con  qualche  fofifma  nell’ 
atto  di  efporre  il  libro  alla  confiderazione  de’ 
grand’  uomini  della  parte  contraria  ; ma  egli  ben 
torto  cercò  di  farlo  fvanire  al  fottìo  delle  fue  riso- 
rte nel  Dialogo  del  Cajlellano , da  lui  fcritto  con 
mira  di  propugnare  dal  canto  fuo  col  nome  della  fa- 
vella anche  l’operetta  de  Vulgari  Eloquentia  . Que- 
lla dunque  lì  fu  l’origine  della  guerra  letteraria 
intorno  al  libro  di  Dante  ,accefafi  allora  ,e  tiratali 
avanti  per  gran  parte  del  lècolo  xvt.  finché  il  Cor- 
binelli , uomo  non  fofpetto  , e affai  capace  della  ma- 
teria , benché  arrivato  affai  tardi , mife  fuora  il  tejlo 
latino  di  Dante  , dando  fine  con  effo  dopo  tanti 
anni  all*  oftinata  conteli  ; talmente  però , che  la 
parte  vincitrice,  per  la  tardanza  non  ne  fece  più  ca- 
lo, e la  perdente  con  deftrezza  fé  ne  infinlè . E fu 
molto  facile  , che  l’affare  non  deffe  nell’occhio, 
trattandofi  di  un  libro  , dettato  in  lingua  non  Ci- 
ceroniana , ma  del  lècolo  di  Dante  , e perciò  poco 
allettatrice  ; e in  oltre  di  poca  mole , e giunto  alle 
mani  di  pochittimi  Italiani , come  ftampato  in  Fran- 
cia: e forlè  a bello  ftudio  fottratto  alla  cognizione 
comune  , le  fi  riflette  all'invidia , per  la  divulgazio- 
ne del  libro  fufcitata  contro  al  povero  Corb incili , 
come  dice  egli  fteffo  ; effendocene  anche  rare  le 
copie  a’  dì  noftri . Al  rimanente  non  furono  foli  il 
Bembo  , il  Valeriano  , e il  TriJJìno  a guerreggiare  in 
quella  contefa , perchè  oltre  al  Gello , e al  Giambul- 
lari  , e finalmente  al  Varchi , fi  vide  fcappar  fuora 
di  rincontro  Carlo  Lenzoni  co’ Tuoi  Ragionamenti, 
concertati  col  Gello  3 e co \ Giambullari , a favore 

del 


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Italiana  191 

del  nome  della  lingua  Fiorentina  e di  Dante  , di- 
vifi  in  tre  giornate  , e dati  in  luce  da  Cofimo  Bar- 
toli . Dall’altro  canto  Claudio  Tolomei , Prelato  an- 
cor egli  della  Corte  Romana , col  fuo  Dialogo , 
detto  il  Cejano  , trattò  del  nome  , con  cui  doveafì 
chiamare  la  Volgar  lingua , concludendo  , come  po- 
teva afpettarfi  da  un  bravo  Sanele  , che  fi  chiamale 
Tofcana . Per  bocca  d’altri  fi  moftrò  egli  incollante 
{òpra  il  tejlo  latino  di  Dante  , parlandone  prima  , 
come  di  cofa  reale  , benché  non  troppo  divulgata  ; e 
indi  per  ignorare  il  collume,  che  correva  al  fecolo 
di  Dante  , di  trattare  le  cofe  gravi  in  latino  , e non 
in  volgare,  come  già  fi  è moftrato  ampiamente  , mof- 
le  un  dubbio  affai  vano  fopra  l’aver  Dante  Icritto  il 
libro  in  latino  ,e  non  in  volgare  : e poi  lo  diede  per 
finto  , citando  il  Martelli , già  citato  dal  Varchi. 
Bernardino  Tomitano  ne’ Tuoi  Dialoghi  della  lingua 
Tofcana , di  vili  nella  quarta  edizione  ih  quattro  Ra- 
gionamenti, circa  la  favella  pafsò  nella  parte  del  To - 
lomei  , lenza  far  gran  cafo  del  nome  , a patto  però , 
che  la  filolòfia  foffe  neceffaria  alla  buona  Eloquen- 
za . Ma  Saba  da  Cajliglione  volle  ne’  Tuoi  nobili  Am- 
maejlramenti  lenza  altro  lèguitare  il  Trijfno . Tenne 
altra  via  Baldajfar  Cajliglione , mentre  atterrito  dal 
roniore  di  si  gran  lite  , effendofi  meffo  a comporre 
il  Dialogo  del  Cortigiano  , fparfe  per  quieto  vivere 
di  non  intendere  nè  la  lingua  Tofcana , nè  la  Fio- 
rentina , e perciò  di  volere  fcrivere  il  fuo  Dialogo 
in  lingua  Lombarda , fua  propria  : al  che  però  a 
niun  patto  il  Tenzoni  volle  dar  fede  , in  quello 
più  cortefe  del  Varchi  , il  quale  in  parte  non  gliela 
volle  negare  . Dal  bisbiglio  di  quelli  dibattimenti 
fvegliati  i profeffori  dell’  Eloquenza  Latina , accor- 
fero  da  varie  parti  d’ Italia  al  litigio , mettendo 


Lu.ll.C4P.XXVW. 
Ctfatn  (ag  f.  Sf. 


Dos*  il  ticirth 
CXZx111.yW.w9. 

PrtAx. 

Giti  Hata  1.  fag.  if. 
Etcì  Utn  fag.  fj.fS. 


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Lio.1I.Cai-.XXVU. 


Amtfti  tritimi 

fd%.  101. 

Spumi  i M*  Dinh. 
gbi  p/lf.  102. 

F.rc >/<»i  fa ■.  j<0. 

Ifl.  »42. A4j. 


193  Della  Eloquenza 

altilfime  (Irida  contro  alla  Eloquenza  Italiana , qua- 
lunque nome  ella  portafTe  , c dolendoli , che  fi  vo- 
leflfe  efaltare  la  ferva  fopra  la  padrona  , quando  , a 
loro  avvilo , per  la  fua  condizione  non  dovea  la- 
firiarfi  pigliar  confidenza  con  altri,  che  con  la  plebe, 
volendo  elfi  , che  il  favellar  nobile  e gentile  folle 
rifcrbato  alla  fola  Eloquenza  Latina . Il  perchè  da 
quella  fazione  fi  tentò  di  rimetter  quell’  altra  Elo- 
quenza nel  fuo  antico  , e prillino  (lato , quando  fi 
fcriveva  in  latino , e fi  parlava  in  volgare  . Ma  per  lo 
poderolò  e gran  feguito  degli  avverfarj  andò  a voto 
qualunque  sforzo  , non  oliarne  , che  i nemici  della 
Eloquenza  Italiana , e amici  della  Latina,  folfero  au- 
torevoli ,e  in  molto  numero  . Il  primo  di  quelli  fu 
Romolo  Amafeo , il  quale  nell’anno  15 29.  trovan- 
doli in  Bologna  Clemente  VII.  e Carlo  V.  aringo 
due  giorni  alla  fila  contro  alla  Italiana  Eloquenza  , 
e ne  fu  feguitato  da’fuoi  difcepoli  e partigiani  j 
perocché  in  Padova  non  fidamente  Lazero  Buona- 
\nico , ma  Giambatijla  Goineo  corfero  dietro  alle  in- 
fegne  di  Remolo  : e Piero  degli  Angeli  da  Barga  al- 
tresì aringo  pubblicamente  nello  lludio  di  Pifa_, 
contra  la  lingua  volgare  , mollrando  opinione  , che 
U Bembo  avelie  allutamente  eccitati  gli  altri  a fcri- 
vere  volgarmente , affinchè  , abbandonate  da  elfi  le 
Greche  e latine  lettere  per  dar  opera  alle  volgari, 
egli  folo  ne  rinuncile  in  quelle  eccellente  . Celio 
Calcagnino  nel  fuo  libro  de  Imitationc , diretto  a 
Cintio  Giraldi , fi  dichiarò  pure  altamente  contra- 
rio alla  lingua  volgare  : ed  entrarono  nella  medefi- 
ma  fehiera  Quinto  Mario  Corrado , Rafaello  Cillenio , . 
Uberto  Foglietta , Gabriello  Barrio  , Bartolommeo 
Ricci  , e prancefco  Florido  Sabino , tutti  unitamen- 
te biafimando  1*  Italiana  Eloquenza  , come  inca- 

pa- 


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Italiana  193 

pace  di  cofe  gravi  : la  qual  trilla  opinione  avere 
avuta  a’ Tuoi  dì  generalmente  i cnaeftri  dell  e Jcuole 
latine , attefta  lo  Speroni  in  una  lettera  a Bene- 
detto Ramberti . In  tanti  ftrepiti  Bernardino  Par- 
tenio , chiaro  profelfore  delle  medefime  , penfàndo 
a’ Tuoi  cali , venne  in  rifoluzione  di  Ilare  a cavallo 
del  foflo  , approvando  la  lingua  Tofcana  comune , 
ma  non  la  municipale  e plebea  ; laonde  dopo  Icrit- 
ta  la  fua  Imitazione  Poetica  in  Italiano  , la  tradulTe 
in  latino  . Lo  Speroni  ,Cavalier  veterano,  ne’  Tuoi 
Dialoghi , delle  Lingue  , della  Rcttorica,  e deWlflo- 
ria  fi  portò  da  buon  politico  , nafcondendo  il  pro- 
prio penderò;  onde  il  Varchi  tutto  confufo  ebbe  a 
dire  nell’  Ercolano  di  non  aver  mal  potuto  intender 
bene  f e P intendimento  fuo  era  di  lodare , 0 biafimarc  la 
lingua  Tofcana . Però  comunque  fi  folle  , lo  Speroni 
dille  tanto  della  lingua  Romanza , che  quello  balla  a 
farlo  comprendere.  Tutto  il  gran  fuoco  di  quelle 
letterarie  follevazioni  traile  l’origine  fua  dalla  com- 
parfa  del  libro  di  Dante  de  Vulgari  Eloquentia  : e 
pare,  che,  circa  il  nome , fervide  a fomentarlo  un  fo- 
fifma  , per  lo  gran  caldo  della  pafsione  sfuggito  alla 
perfpicacia  di  tanti  dialettici  ; non  potendoli  mette- 
re in  dubbio  , che  la  nollra  Eloquenza  e favella  co- 
mune e Romanza  d’Italia  non  debba  chiamarfi  Ita- 
liana , non  eflcndo  ella  nè  Ebrea , nè  Caldea , nè 
Arabica  per  grazia  di  Dio  , nè  Turcbefca  ; nè  Tede- 
fca  al  certo  , nè  Inglefe  ; bensì  Italiana , ufata  dai 
letterati  d’Italia  e nel  commercio,  e ne’  tribunali,  e 
ne’  fuggelli,  e nelle  Accademie,  e nelle  Corti  ; ma  il 
dialetto , ricevuto  dal  conlènfo  univerfale  di  chi  par- 
la e Icrive  pulitamente  in  quella  lidia  favella  Ro- 
manza d’Italia, fi  è il  Tofcano,  e fopra  gli  altri  della 
Tolcana  il  Fiorentino . llperchèdal  Varchi , e dagli 

Bb  al- 


Lis.II.Cap.XXVU. 


Orati»  pr*  tintila 
Ialina , 


VH-  >5». 


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1,13. 1I.C4P.XXVU. 


Ercolino  pag.  aj7. 
176. 

FoJ.  ioa.  x 


P.if.  ff.  tdìt.  il. 

Gé/parit  lY.tftri  . 


ip4  Della  £lo  qu,  e n z a 

altri  non  doveafi  mai  confondere  il  genere  con  la  Jpe - 
ac,  nè  la  lingua  comune  co'  Tuoi  particolari  dialetti, 
fotto  effa  compre!! , come  dialetti  , e non  come  //»- 
gue  . Fu  pure  fofifma  del  Varchi  il  chiedere  in  qual 
lingua  (Pltalia  fcrivelfe  Dante  , e fe  fcrilTe  in  lin* 
gua  Italiana  ? Doveafi  rifpondergli , che  fcrilfe  in 
lingua  Romanza  e comune  d'Italia,  ma  in  Tofcano 
dialetto , mifchiandovi  dialetti  di  più  parti  d’Italia 
con  altre  lingue  Romanze , qual  fi  è la  Provenzale  ; 
e non  Romanze  ancora  , quali  fono  la  Latina , la 
Greca  , e l’ Ebraica  . Altro  fofifma  del  Varchi  fi  fu 
quefto  , non  ben  rifoluto  dal  Muzio  nelle  Batta- 
glie : la  lingua  latina  fu  comune  a tutta  l’ Italia  , 
alle  Gallie  , e alle  Spagne  : nè  per  quefto  fi  chiamò 
italica , nè  Gallica  , nè  Ispanica  ; ma  Latina . Dun- 
que nè  meno  la  noftra  dee  chiamarfi  Italiana . Si 
rifponde  , che  la  lingua  Latina  antica  non  fu  lin- 
gua Romanza , come  lo  è la  noftra  Italiana , fua 
primogenita;  ma  fu  originaria  del  Lazio , e per- 
ciò non  potette  mai  dirfi  , fe  non  Latina  , perchè 
in  Italia  fi  parlavano  altre  lingue  , che  non  erano 
dialetti  della  Latina  , ma  lingue  dìjlinte , e da  que- 
lla diverfe  . Tali  furono  la  lingua  Ofca  , la  Volfca , 
la  Sabina  , l’ Etrufca , 1'  Umbra  , e la  Ligujlica  ( fe 
pur  quelle  due  non  furono  dialetti  dell’ Ftrufca  ) 
la  Celtica,  e la  Greca.  Similmente  nelle  Gallie  vi 
era  la  lingua  Greca  e la  Celtica  , e nelle  Spagne  la 
Celtica  , la  Greca , e la  Punica  , o Libica , fecondo- 
Corrado  Gefnero  nel  Mitridate  : e chi  giungere  a 
fpiegare  le  antiche  medaglie  Ifpaniche  del  Mufeo 
ftampato  di  Giovanni  Vincenzio  Laftanofa , potreb- 
be darne  gran  conto  , benché  ne  ha  dato  abbaftan- 
za  il  Canonico  di  Cordova  Bernardo  Aldrete  nel- 
le fue  Antichità  Ifpaniche . Aggiungo,  che  Ulpiano, 

vi- 


Italiana  19J 

vivuto  nell’ Imperio  di  Severo  AleflTandro,  nomi- 
na quattro  lingue  , Latina  , Greca , Punica , e Gal- 
licana , nelle  quali  poteano  fard  i fideicommifli . 
Ora  è tempo  diefporre  Panai id  della  Volgare  Elo- 
quenza di  Dante , il  che  fervirà  maggiormente  a 
dilucidare  qualunque  dubbio  , che  per  diferazia 
ci  folle  ri  mallo  di  mezzo  . 

TRa  le  molte  cognizioni , delle  quali  Celfo  Cit- 
tadini , più  volte  da  me  rammentato  , d vide 
nobilmente  fornito  , unad  fu  la  perizia  della  Ita- 
liana Eloquenza  , benché  d moflralTe  talmente—» 
preoccupato  a favore  del  fuo  dialetto  Sanelé , che 
non  d allenne  alle  volte  dal  cenfurare  dno  il  Bem- 
bo , (omino  e primario  rilloratore  di  ella  , a cagio- 
ne dell’aver  egli  preferito  ad  ogni  altro  dialetto  il 
Fiorentino  , come  adottato  dal  comune  degli  Icrit-' 
tori  più  illullri , anche  Saned  , i quali  d pregiano 
di  pulitezza.  Tal  qualità  del  Cittadini  fi  (tende 
ancora  più  e meno  a Diomede  Borgbefe  , Gramatici 
amendue  troppo  ritrod  , benché  forfè  non  quanto 
Scipione  Porgagli , Bellifario  Bulgarini , e Adriano 
Politi  , ad  alcune  opere  de’  quali , per  altro  degni 
fcrittori , chi  in  materia  di  Eloquenza  Italiana  cor- 
re a dar  fede  fenza  qualche  poco  di  prevenzione , 
può  facilmente  inciampare  j perocché  nello  (ludio 
delle  lingue  vive , e perciò  a lungo  andare  in  qual- 
che cofa  variabili  anche  nelle  (critture  eleganti , 
non  è bene  feguir  la  (corta  di  unfol  Gramatico  , ma 
bifogna  vederne  più  d’ uno  . Fu  coftume  del  Cit- 
tadini poftillar  di  fua  mano  i volumi  (lampati , che 
gli  capitavano  davanti  , alcuni  de’ quali  fi  (èrbano 
qui  in  Roma  nella  libreria  del  Signor  Principe—» 
D.  Augujlo  Chigi  t e altri  apprelfo  il  Signor  Mar- 

rè  b a chc- 


Lib.11.Cap. XX  Vili, 

Di' tt/l.  Ut.  XI». 
II'/.  I.  <ft  Itft.  J 

fiituom.  L.  xi. 


xxvm. 

Aiutili  della  Voi. 
gare  Eloquenza  di 
Dance. 


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Li£.ii.CAP.xxvnf. 


Tnfi  pai.ii. 


i $6  Della  Eloquenza 

chefe  Alejfandro  Gregorio  Capponi , mio  gentiliflimo 
amico  , e molto  benemerito  della  noftra  Italiana 
Eloquenza  per  la  copia  de’  libri  fcelti , che  intorno 
alla  medefima  ha  radunati . Ora  il  Cittadini  nelle 
note  al  Cejano  del  Tolomei , alle  Battaglie  del  Mu- 
zio , e alla  Giunta  del  Caftelvetro  perfide  oftina- 
tamente  in  voler  di  potenza,  che  il  titolo  dell’ope- 
retta di  Dante  , da  lui  per  altro  ammerta  , come  Io 
è , per  indubitata  , abbia  da  dire , de  Vulgari  Elo- 
quio , e non  , Eloquentia  , aggiungendo  , che  altro 
c in  latino  Eloquium  , e altro  Eloquentia  : la  qual 
colà  è verifTima . Si  vede  , che  il  Cittadini  ebbe  in 
teda  il  latino  Ciceroniano,  e non  quell’ altro  , 
molto  diverfo  , che  correva  in  tempo  di  Dante  • 
Amendue  quelle  voci , Eloquium  , ed  Eloquentia  , 
fono  ottime  , e in  fenfo  Ciceroniano  trasèdiver- 
fe  $ ma  ne’  fecoli  baffi  la  nozione  della  feconda 
predo  Dante  e molti  altri , non  era  Ciceroniana , 
ma  Anonima  di  quella  d’  Eloquium  j poiché  non 
Agnificava  quello  , che  fignificò  predo  gli  antichi 
fcrittori  Latini,  cioè  facondia , e copiojo  dijcorfo , 
bensì  favella  , loquela  , idioma , e lingua  : e in  que- 
llo fignificato  ella  trovali  regiftrata  anche  nel  Glof- 
fario  latinobarbaro  del  Ducange . Eloquentia  dun- 
que ed  Eloquium  per  lingua , favella  , idioma  , e 
loquela , ne’ fecoli  inferiori  effendo  Anonimi,  perciò 
ottimamente  nel  titolo  del  libro  di  Dante  fu  fcrit- 
to  , de  Vulgari  Eloquentia  . 11  Boccaccio  e ’l  Villa- 
ni così  lo  Arriderò  ne’  paffi  , da  me  portati , facendo 
menzione  di  quello  libro  , come  di  lavoro  , da  edo 
Dante  comporto,  c così  da  lui  fteffo  intitolato  : la 
qual  cofa  parimente  A trae  dal  fuo  Convivio , dove 
egli  aderirne  di  volere  fcrivere  un  libro  di  Volgare 
Eloquenza.  WCorbinelli  per  confolazione  del  Cit- 

ta- 


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Italiana  197 

tadini  offerva  di  buona  fede  , che  Dante  nel  codice  Lw7u.c»r.xxvlil! 
fcrifTe  , de  Vulgari  Eloquentia  , e ancora  de  Vulgari 
Eloquio  , fivc  idiomate , e che  , Volgare  foftantivo 
fi  prende  per  lingua  in  genere  , e Volgare  aggetti-  , 
vo  per  quella  lingua  particolare,  che  da  ciascuno 
volgarmente  fi  parla  . Anzi  Dante  fteffo  per  entro 
il  tetto  niedefimo  fc riffe  così  : cum  neminem  ante 
noi  de  vulcaris  eloquenti,^  dottrina  quicquam 
inveniamus  trattafe , atque  talem  ,fcilicet  eloquen- 
tiam  , pcnitui  omnibus  necejfariam  videamus . Indi 
apprelfo  nel  medefimo  capo  1.  per  finonimo  di  Vol- 
gare Eloquenza  fcrive  più  volte  : locutioni  vulga- 
ri um  gentium  , e vulgarem  locutioncm  . Laonde  fo- 
pra  quefto  punto  non  ci  rimane  alcun  dubbio  da 
rifchiarare . Il  titolo  dunque  dell’operetta  di  Dan- 
te ci  fa  comprendere  , effer  fua  intenzione!  di  trat- 
tare in  effa  diftefamente  della  dottrina  dell  'idioma 
volgare  , cioè  naturale  : de  Vulgaris  Eloquenti £ do- 
ttrina . Con  quefta  mira  ej»li  entra  nella  materia  , 
accennando  , che  niuno  prima  di  lui  ne  avea  (crit- 
to  , benché  fi  trattaffe  di  una  dottrina , a tutti  ne- 
ceffaria  ; mentre  gli  uomini,  le  donne  , e i fanciulli, 
in  quanto  la  natura  il  permette  , ufano  la  propria 
favella  volgare  . Quindi  egli  dice  di  aver  prefa 
rifoluzione  di  fcriverne  a fine  di  giovare  all’idio- 
ma del  volgo,  intendendo  per  Volgare  Eloquenza 
quella,  che  i fanciulli  di  qualunque  nazione  ap- 
prendono col  nafcimento  , mentre  cominciano  ad 
articolare  e a diftinguer  le  voci  di  quel  primo  par- 
lare , che  fenza  veruna  regola  fi  apprende  col  fo- 
lo  imitare  la  balia  : Vulgarem  locutionem  ajferimus 
quatti  fine  ornai  regula  , nutricem  imitantes , accipi- 
mus . Mette  poi  Dante  una  fecondarla  locuzione  , 
detta  dai  Romani  Gramatica  : quam  Romani  Grarn- 
• ina— 


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UeÙI.Cap.XXVIU. 


Ere  e lavo  fai . 5 S. 


r«i  {• 


19S  Della  Eloquenza 

maticam  vocaverunt , la  quale  non  fi  conlèguilce  da 
tutti , nè  fi  ha  da  tutti  , perchè  ci  vuol  tempo  e 
Audio  per  acquiflarla  . Di  quelle  due  lingue,  na- 
turale, cioè  volgare , e gramatìcale , cioè  artificia- 
le , egli  tiene  la  prima  per  la  più  nobile  , come  più 
antica  e comune  , benché  di vifa  in  varie  pronun- 
ciazioni  , e vocaboli  ; e perchè  in  fornma  è natura- 
le e fenza  artificio;  ladove  la  fecondarla  è artifi- 
ciale : e di  quella  prima  egli  intende  di  fcrivere . 
Il  Corbinelli  avvertifee  , che  la  prima  ti  parla  , e la 
feconda  lì  fcrive  : al  quale  uficio  fi  diede  il  verfo 
prima  , che  la  profa , il  cui  collume  fi  è di  feguire 
il  corfo  della  lingua . Il  Varchi,  intefo  a lavorar 
di  fofifmi  contro  all’  identità  di  quello  libro  Dan- 
telco  , qui  fi  confonde  , avvifando  , che  Dante  ab- 
bia fcritto  , che  gli  antichi  Romani favellaJJ'ero  To- 
fcanawente  , come  facciamo  noi  , e poi  fcrivejfero  in 
latino  ; o che  i Greci  avejfro  altra  lingua , che  la 
Greca  . Indi  s’inviluppa  in  altro  fofifina  , perfuafo , 
che  Dante  abbia  creduta  più  nobile  la  nollra  lingua 
Italiana  e Tofcana  volgare  , che  la  Latina  . Le  fue 
parole  fon  quelle  : Dante  ( fe  cotale  opera  di  Dan - 
te  fojfe  ) contradirebbe  un  altra  volta  manifejlifpma- 
mente  a sé  medejimo  ; perciocché  nel  Convito , il  quale 
è opera  fua  legittima  , afferma  indubitatamente  , e 
più  volte  , che  il  latino  è più  nobile  , che  il  volgare . 
Il  Corbinelli  avvedutofi  de’ lòfiimi  del  Varchi,  il 
qual  prefe  il  parlare  dell’antico  volgo  latino  , e del 
Greco  per  lingua  e parlare  Italiano  , o Tofcano  , fi 
fa  le  rifa  del  Varchi,  lenza  nominarlo  : ed  ha  molta 
ragione  di  farfele  , perchè  il  Volgare  di  quelle  due 
lingue , Latina  e Greca  , non  è il  volgar  nollro  Ita- 
liano; ma  il  parlare  del  volgo  Latino  , e quello 
del  Greco  : rei  ef  ridicala  & nimit  jocofa , dice 

qui 


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Italiana  199 

qui  il  Corbinclli , già  per  altro  amico  del  Varchi , 
dal  quale  è nominato  in  principio  dell’Ercolano  . 
In  fatti , come  nota  ilCorbinelli , Dante  non  fa  la 
noftra  lingua  volgare  piti  nobile , che  la  latina  } ma 
dice  , che  la  lìngua  volgare , cioè  la  naturale  e prima- 
ria di  qualunque  idioma  , è fernpre più  nobile  , che 
la  fecondarla  ffia  ella  pure  Latina  , 0 Greca , 0 Ebrea , 
0 fe  altra  fi  può  trovare.  E quello  egli  dice  in  riguar- 
do di  alcuni , i quali  non  la  dilcorreano  a modo 
fuo  : volente  1 difcretionem  ali  quali  ter  lucidare  ilio- 
rum  , qui  , tanquam  caci  , ambulant  per  platea s , 
plerumque  anteriora  , pofieriora  pu tanta . Al  rima- 
nente benché  in  fenlo  di  Dante  il  parlar  volgare 
Italiano,  che  ci  è naturale , ila  più  nobile,  che  il 
non  naturale , inquanto  ogni  lingua  parla  col  fuo 
proprio  , e in  quanto  la  natura  è prima  dell’arte; 
non  ne  fegue  per  quello , che  Dante  alfolutamente 
tenga  la  primaria  locuzione  volgare  per  più  nobile 
che  la  fecondarla , gramaticale , e letterata  , o che- 
rica , ficcome  la  dice  il  Cor  bine  Ili  ; ma  Dante  vo- 
lendo trattare  di  quella  primaria  , la  chiamò  più 
nobile  in  riguardo  ai  più  , che  la  parlano  ; ladove 
l’altra  è di  pochi  : ad  babitum  bujut  fauci  perve- 
niunt.  Il  Muzio  nelle  Battaglie  s’inviluppa  in  equi- 
voci nel  rifpondere  al  Varchi , fupponendo  ancor 
egli , che  Dante  per  la  lingua  volgare  degli  antichi , 
e de’  fulfeguenti  latini , intenda  la  nollra  volgare 
Italiana  ; quando  egli  intende  la  naturale  del  Vol- 
go , e lènza  regole  , cioè  diverfa  dalla  più  culta  , e 
apprela  con  regole  , la  quale  ufavafi  nello  fcrivere, 
nè  era  comune  agl’  iudotti . Gafpero  Bardo  è pure 
di  tal  fentimento  : e dopo  Dante  il  furono  Lo- 
renzo Valla  contra  il  Poggio  , e Francefco  Filelfo 
contra  Lionardo  Aretino  } che  prefero  la  lingua 


Ln>.H.c»pxxvni. 


r- 


Fttl.  91.  91. 


Aivtrf  IH.  X.  a f. 
XIX. 

— i IH.  ziti.  ap.  ■(. 


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200  Della  Eloquenza 

liB.ii.c*p.xxviii.  del  Volgo  latino  antico  per  la  noftra  Volgare  Ita- 
*>*. i. 7.  liana.  Il  Bembo  fteflo  nelle  Profe  ragiona  di  que- 
lle due  lingue  , che  fono  la  Latina  gramaticale  con 
regole,  e quella  del  Volgo  lènza  regole  : la  qual 
feconda  lingua  ei  fa , che  da  Ercole  Strozzi  fi  pigli 
per  la  noftra  Volgare  Italiana , dovendo  pigliarli  per 
la  lingua  latina  del  Volgo  degli  antichi  latini , e de’ 
fulfeguenti,  ma  fenza  regole;  e non  già  per  la  lingua 
noftra  volgare  Italiana , dell’origine  e dell’accre- 
fcimento  della  quale  fi  è trattato  nel  libro  antece- 
dente . Di  quella  lingua  latina  lènza  regole , già 
propria  e comune  al  Volgo  de’lècoli  antichi,  trat- 
ta il  Cittadini  nel  fuo  Procedo , adducendo  mol- 
te ifcrizioni  lapidarie  in  tal  lingua  fenza  regole 
di  Gramatica  : e molte  altre  lè  ne  portano  dal  Gru- 
tero , dal  Reinefio , dal  Fabretti,  e alcune  da  me  an- 
cora nel  Contentano  al  Dilco  votivo  . Quello  fi  è 
quanto  in  propofito  delle  due  lingue , rammemorate 
dal  noftro  Dante  , mi  ha  dato  nell’  occhio  contra  le 
cavillazoni  del  Varchi:  e io  refto  forte  maraviglia- 
to, che  l’altro  Sofìfta  fuo  avverlàrio  , cioè  il  Ca- 
ftelvetro,  nella  Correzione  dell’ Ercolano  abbia 
falciati  pattare  impuniti  tanti  fofifmi  lènza  dirvi  una 
fola  parola  in  contrario  a favore  del  libro  Dante- 
Ico , sì  vanamente  dal  Varchi  impugnato . Dante 
p»«>/^,cs.<9.7o.  p0i  benché  nel  Convivio  afterilca  per  altri  riguar- 
di , che  il  Latino  idioma  , come  durevole  , è più  no- 
bile , che  il  Volgare , come  variatile , egli  loda  però 
quello  fopra  quello,  avendo  anche  tralafciato  di 
contentare  le  fue  Canzoni  in  Latino , come  fi  pra- 
ticava , per  contentarle  in  lingua  Volgare  , da  sè , 
come  dice  , naturalmente  amata  per  molti  rifpetti 
particolari , che  va, annoverando  : e declama  alta- 
mente contra  i poco  amorevoli  al  Volgare  Italiano  . 

Dante 


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Italiana  201 

Dante  dunque  , per  avvertimento  anche  del  Mu- 
zio , nell’  un  libro  e nell’altro  fu  mollo  a Icrivere 
della  lingua  Volgare  da  diverfi  , e non  dagli  fteflì 
rifpetti  : e in  entrambi  quei  libri  ei  rende  ragione 
della  diverfità  de’  Tuoi  fentimcnti  in  modo  , che  il 
Varchi  non  può  da  indi  trarre  alcuna  padura  per 
coglier  Dante  in  contradizione , e con  quello  bel 
giuoco  levargli  il  libro  de  Vulgari  Eloquenza  , per 
sì  gran  numero  di  titoli  e di  ragioni  a lui  folo 
dovuto.  Io  olfervo  qui  finalmente  in  conferma  di 
quanto  fi  è detto  , che  Dante  nel  libro  1.  a capi  ix. 
dichiara  di  aver  generalmente  ogni  dima  per  la 
lingua  , accompagnata  da  regole  : Grammatica  t/il 
alìttd ejl , quam  qu<cdam  inalter  abilis  locutionis 
idemptitai  diverfi, ; temporibui  atque  lodi . Hccc,  cum 
de  communi  confenfu  multarum  gentium  fuerit  r e- 
culata  , nulli  fingulari  arbitrio  videtur  obnoxia  ; 
Vy per  confequem  nec  variabilis  effe  potefi  . Adin- 
tenerunt  ergo  illam  , ne  propter  variationem  fer- 
monis  , arbitrio  fingularium  fiui tanti! , vel  nullo  mo- 
do , vel  fialtem  imperfette  antiquorum  attingercmui 
auEIoritatet  & ge fi  a ffive  illorum  , qua  a nobii  loco- 
rum  diverfitai  facit  effe  diverfot . Dante  non  potea 
fpiegarfi  meglio  di  quello , che  qui  ha  fatto  in  pie- 
niffima  confonanza  a quanto  fopra  tale  argomento 
dianzi  avea  ragionato  nel  Convivio  ; tanto  è lonta- 
no , che  in  queda  operetta  della  Volgare  Eloquenza 
egli  abbia  in  modo  veruno  contradetto  a quello  , 
che  prima  avea  fcritto  in  e(To  Convivio . Ora  con-* 
cludafi  quedo  capo  con  avvertire  di  nuovo,  che 
l’accennato  divario  tra  lingua , e dialetto  , tra  il  ge- 
nere, e la  fpecie , o fia  tra  la  lingua  Italiana,  e il  dia- 
letto Fiorentino  di  e (fa  lingua  Italiana,  e sì  ragione- 
vole , che  l’egregio  nodro' Accademico  dellaCru- 

C c fca. 


Lie.I1.Cap.XXV1!1. 
Ballailitfiil.  98. 


fnji 


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202  Della  Eloquenza 

LiB.ii.CAr.xxix.  fca.  Angelo  Monofiniy  già  cento  e più  anni  ùmilmente 
lo  fubodorò  avanti  alla  prefazione  del  fuo  libro  > 
intitolato,  Fio:  italica  Ungine , additandolo  con 
quelle  parole  : titulo  generali  , Fiori s italica 
lingue  (coerente  ai  motto  dell’imprefa  dell’ Ac- 
cademia : il  piti  bel  fior  ne  coglie  ) fubd/di  : de  con  - 
gruentia  florentini  froe  Etrujci  fermo  ni:  potili: , 
quam  abfolute , Etrujci  : qu<e  dialectus  ( Fioren- 
tina ) abjque  controverfia  in  Italia  principem  locum 
obtinet . £ pure  il  cieco  affetto  , feompagnato  dal- 
la rifleffione,  ha  per  tanti  anni  impedito, che  fi  ma- 
nifelli una  cofa  sì  chiara  , la  quale  con  niente  , e 
con  dare  il  fuo  a ciafcheduno,  mette  fine  a sì  lunga 
e ollinata  contefa  fopra  il  nome  della  medefima 
lingua  nollra  comune,  conforme  al  dialetto  Fioren- 
tino , ricevuto  in  oggi  nelle  fcritture  pulite  dal  con- 
fenfo  de’  Letterati  d’ Italia  . 


XXIX. 

Seeue  l’analifi  della 
Volgare  Eloquenza 
dà  Dante  . 


DOpo  quelli  preliminari  bilogna  , che  palliamo 
avanti  a internarci  nel  fondo  della  Volgare 
Eloquenza  di  Dante  * A capi  il.  del  libro  i.  fi  llen- 
de  egli  a mollrare , che  la  favella  , o Eloquenza  , è 
propria  delPuomo  folo , il  quale  con  ella  fpiega 
agli  altri  il  concetto  della  fua  mente  : cola  dagli 
Angeli  eletti , e dagli  animali  inferiori  non  fatta. 
IlCorbinelli  penla , che  Dante  abbia  potuto  dir 
quello  in  riguardo  a Platone,  e a Omero  , i quali 
attribuirono  agli  Dei  , e a*  bruti  un  proprio  dia- 
letto : della  qual  cofa  tratta  Porfirio , Clemente 
Alelfandrino  3 e poi  Francefco  Patrizi  nel  Lamber- 
to , Dialogo  i.  della  Reti erica  . Etti  Angeli  efpon- 
gono  tra  loro  i concetti  con  una  prontilfima  e inef- 
fabile fufficienza  d’intelletto  , o per  quello  fpec- 
chio  luddismo  , in  cui  tutti  chiarilfimi  e veggono 

e fo- 


Italiana  26} 

c fono  veduti  ; onde  loro  non  fa  di  meftieri  alcun 
legno  elleriore  di  locuzione.  Gli  Angeli  reprobi , 
come  ribelli  a Diò  , non  eflendo  del  noltro  com- 
mercio nelle  colè  buone  , debbono  lalciarfi  in_> 
difparte:  e manifellando  citi  fra  sè  la  loro  perfi- 
dia , fanno  le  altre  colè  , elfendofi  conofciuti  l’un 
l’altro  prima  della  caduta.  Gli  animali  inferiori  y 
come  guidati  dal  folo  Minto  di  natura  , non  hanno 
bifogno  di  locuzione  ; poiché  quegli  di  una  medefi- 
ma  fpecie  avendo  gli  atti  e le  pafTioni  ftelfe  , pofi- 
fono  per  quelli  conolcer  le  altrui . A quegli  poi  di 
varia  fpecie  non  fu  necelfario  il  parlare , non  dan- 
dofi  tra  elfi  commercio  amichevole.  Vero  è , che 
il  Serpente  parlò  ad  Èva  , e l’ Afina  a Balaam 0 j ma 
in  quello  il  Demonio , e in  quella  V Angelo  modero 
gli  organi  ; onde  ne  ufcì  la  voce,  articolata  in 
guila  di  vero  parlare  : e il  parlar  del  Serpente  altro 
non  fu  , che  il  fbilo  , e quello  dell’ Afina  il  raglio . 
La  voce  delle  Piche  non  è parlare  , ma  imitare  il 
fuono  della  voce  umana  in  quanto  noi  foniamo, 
e non  già  in  quanto  parliamo  . Il  perchè  fe  la  Pica 
efprelfamente  ridicele  quel  tanto,  che  da  altri  fi 
favellale  , quello  non  farebbe  altro,  che  rapprelèn- 
tazione  , o imitazione  del  fuono  di  chi  avelie  prima 
parlato  . Dunque  all’uomo  folo  fu  dato  il  parlare  : 
e per  qual  cagione  a lui  folle  necelfario  , Dante—» 
brevemente  lo  fpiega  nel  capo  ni.  Per  la  qual  colà 
non  movendofi  l’uomo  per  ifimto , ma  per  via  di  ra- 
gione : e quella  diverfificandoG  in  ciafcheduno  circa 
la  dilcrezione , il  giudicio  , o l’elezione , pare  , che, 
cialcheduno  goda  della  propria  fua  fpecie . I bruti , 
privi  di  ragione  , e guidati  dalla  fola  natura  , non 
fono  difcrepanti  nell’ operare , perchè  il  naturale 
non  patifce  divario  . Quindi  è , che  niun  uomo  in- 

C c 2 ten- 


Lid.1I.  Caf.XXIX. 


Gtntf.  Iti.  c. 
Kumtr.  Xxii.  a 9. 


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204  Della  Eloquenza 

Lib.iucap.xxix.  tende  l'altro  per  li  Tuoi  proprj  atti  e padioni , come 
fa  l’ animale , e nè  anche  per  via  di  fpeculazione 
fpirituale  , come  fanno  gli  Angeli  : e ciò  per  edere 
la  noftra  anima  ricoperta  dalla  grodezza  e opacità 
del  corpo  mortale  . Fu  dunque  meftieri , che  il  ge- 
nere umano  per  comunicare  i fuoi  concetti  avede 
qualche  fegno  e razionale  , e fenfibile  ; perocché 
dovendo  egli  prendere  qualche  cola  dalla  ragione  , 
e nella  ragione  portar  qualche  colà  , bilbgnò  , che 
fode  razionale  : e non  potendo  veruna  cofa  paffare 
da  una  ragione  all’altra , (ènon  per  mezzo  fenfbiley 
bifognò;,  che  quefto  mezzo  folfe  appunto  fenfibile \ 
perocché  le  fode  razionale  (blamente  , non  potreb- 
be padare  alla  ragione  : e le  fode  (blamente  fenfi - 
bile  , non  potrebbe  prendere  dalla  ragione  , nè 
deporre  nella  ragione.  Dante  dice  , che  quefto  è 
légno  , che  il  fuggetto  , di  cui  egli  tratta  , è nobi- 
le$ perocché  in  quanto  h fitono  , è cofa  fenjìbile  y e 
in  quanto  è a piacere  di  ciafcheduno  , è cofa  razio- 
nale , avendo  parte  in  quefto  nobil  fuggetto  del 
parlare  e la  natura , e la  volontà  noftra , cioè  la 
parte  fenjìbile , e la  razionale , e concorrendo  amen- 
due  alla  formazione  del  parlare  . Efprime  Dantt_* 
quefto  fuo  fentimento  nella  profa  latina  con  tali 
parole:  hoc  equidem  ejl , ipfutn  fubjcftum  nobile  , 
de  quo  loquimir  , natura  fenfibile  quidem9  in  quan - 
tum  fonui  ejl , effe  ; rat  tonale  vero  , in  quantum  ali- 
quid  fgnipeare  v/detur  ad  placitum  . Tutto  que- 
fto egli  fpiega  a maraviglia  , e con  più  chiarezza  e 
nobiltà  nel  Canto  xxvi.  dei  Paradifo  per  bocca, 
di  Adamo  : 

Opera  naturale  è , eh'  uom  favella  ; 

Ma  così  , o cosi , natura  la f ci  a 

Poi  fare  a voi  9 fecondo  , che  vi  abbella  * 

Duit- 


Italiana  2oj 

Dunque  l’uomo  folo  in  perlona  del  primo  nodro 
padre  Adamo  ebbe  il  dono  del  parlare , come  » 
Dante  legue  a dire  a capi  iv.  E benché  dal  Genefi 
apparifea , edere  data  Èva  la  prima  a parlare  nel 
risponder,  che  fece  al  nemico  Serpente,  il  parere 
di  Dante  fi  è , che  Adamo  parlade  prima  di  lei  : 
nec  ìnconvcnienter  putatur , tam  egregium  bum  ani 
generis  aEtum  prius  a viro  , quam  a f emina  profiuxif- 
Je.  Nè  egli  dubita  punto  , che  la  prima  fua  voce, 
da  lui  , fubito  dopo  creato  , a Dio  diretta , non 
folte  , Dio . Udiamolo  da  lui  (ledo  : quid  autem 
prius  vox  primi  loquentis  fonuerit , viro  fatue  mentis 
in  promptu  effe  non  tituba , ipfum fuijfe  , quod  deus 
e/l , Jc ilice t el  , vel  per  modum  interrogationis  , vel 
per  modum  refponfionis . Il  Corbinelli  vuole,  che 
nel  Canto  xxvi.  del  Paradifo  Adamo  dica  a Dante: 

el  pofeia  fi  chiamò  , e ciò  conviene  , 

E non  , ely  fi  chiamò  pai , come  fi  legge  ne’  tedi 
d’Aldo  , e negli  dampati  anche  prima  : e molto 
meno,  £///',  come  in  altri  poderiori  fu  fcritto  . Sa- 
rebbe cofa  drana  e fommamente  adurda,  a «nudi- 
no di  Dante  , il  penfare  , che  l’uomo  avefìfe  fa  pri- 
ma volta  nominato  altro  , che  Dio  , il  quale  avealo 
creato  dal  nulla  : e ficcome  dopo  la  fua  preva- 
ricazione fi  cominciò  a parlare  dall’ òca,  voce  di 
medo  vagito  , così  prima  fi  dovette  cominciare  da 
voce  di  gaudio . E perchè  niun  gaudio  è fuori  di 
Dio  , ma  tutto  è in  Dio  ; e perchè  Dio  dello  è tut- 
to  gaudio  , di  qui  ne  viene  , che  la  prima  voce  del 
primo  parlante  fu  , Dio , fenza  però , che  Dio  ab- 
bia dovuto  parlare  con  quella  medefima  loquela 
elfendo  ogni  cofa  fiedibile  al  femplice  volere  , e 
ceiyio  di  Dio  , che  il  tutto  ha  fatto  , governa  e 

man- 


Lia.lLCtH.XXIX. 
Gtittf.  ni.  a. 


Puf.  1 1. 


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aoó  Della  Elo  qjt  e n z a 

Lic.li. capJOìix.  mantiene  . Santo  Agoftino  nel  libro  xvt.  della 
Città  di  Dio  a capi  vi.  dice,  che  non  parla  così 
Iddio  agli  Angioli  , come  noi  parliamo  l'uno  all'altro  a 
noi,  o a Dio,  o agli  Angioli  ; o ejji  Angioli  a noi , ovvero 
Iddio  per  gli  Angioli  a noi  ; ma  per  un  modo  ineffabile , 
mofiratoci  al  modo  nofiro  . Certo  la  più  fublime  locu- 
zione di  Dio  innanzi  al Juo  fatto  , è la  immutabile  fua 
ragione  di  effo fuo fatto  , la  quale  non  ha  fitono  , che fi 
ferita,  o che  paffi,  ma  virtù,  che  Jempiternamente  dura, 
e temporalmente  adopera . Per  qttefia  parla  agli  An- 
gioliJan  ti  : e a noi , pofii  da  lunge  , parla  altrimenti  : 
e quando  eziandio  noi  con  gli  orecchi  dentro  compren- 
diamo qualche  cofa  di  quefia  cotale  locuzione  , ci  ap - 
prejjìamo  agli  Angioli  . Sicché  a me  non  è da  render 
ragione  continuamente  in  quefia  opera  delle  locuzio- 
ni di  Dio  ; perocché  ovvero  parla  la  incommutabile 
Verità  ineffabilmente  per  sé  medefima  alle  menti  del- 
la creatura  razionale  ; ovvero  parla  per  la  mutabile 
creatura  , o per  ifpirituali  immagini  ai  nofiro Jpirito  ■ 
ovvero  per  voci  corporali  al  nofiro  Jent intento  del  cor- 
po . Fin  qui  parla  il  Santo  giufla  l’antico  volgariz- 
zamento , rifcontrato  col  tefto  latino , e nobilmente 
flampato  a due  colonne  in  foglio,  ma  lènza  efpri- 
merfi  il  traduttore,  il  luogo  , l’anno,  e il  nome  dell’ 
Pa;.  u.  imprelfore  : e dal  Corbinelli  è creduto  di  Jacopo 

Palfavanti  anche  nella  prefazione  alla  Bcllamar.o  di 
Ciufio de' Conti , Campata  in  Parigi  : nel  qual  lènti- 
niento  del  Corbinelli,  intendentilfimo  di  quelle  ma- 
terie , caddi  ancor  io  prima  di  avere  ofscrvato , che 
Towift  sant/:  »«.  i.  Ifidoro  Ugurgeri  ne  dà  per  autore  Niccolò  Piccolo- 
rai  f*3‘  mini.  Dante  va  ragionando,  come  Dio,  quantunque 

c«p.y.  difcerne  , anzi  antivede  fenza  parola  ogni  noftro 

lègreto  anche  prima  di  noi  ftefli , e lèppe  e conob- 
be il  concetto  del  primo  parlante  fenza  parlare; 

nien- 


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Italiana  207 

nientedimeno  ei  volle,  che  Adamo  parlale,  affinchè 
da  lui  dello  nella  fpiegazione  di  tanto  dono  li  glo- 
rificale chi  glielo  avea  dato  . Per  arrivare  a com- 
prendere in  quale  idioma  Adamo  parlalte,  Dante 
così  la  difeorre  . Le  cofe  umane  li  trattano  in  varie 
lingue  , la  diverfità  delle  quali  è cagione  , che_» 
molti  non  altramente  fono  intefi  da  molti  , che  fé 
in  realtà  non  parlaltero  . Quindi  è , che  bifogna 
cercare  qual  folte  la  locuzione  di  quell1  uomo  pri- 
mitivo , che  nacque  lènza  madre , fi  nutrì  lènza  lat- 
te , e che  l’età  pupillare  e adulta  non  vide  . Se 
alcuno  tenelTe  la  propria  fua  patria  per  lo  più  deli- 
zioso e vago  paefe  del  mondo  , quelli  potrebbe  an- 
cor facilmente  formare  il  medefimo  giudicio  della 
propria  fua  lingua  , dandola  per  la  più  bella  di  tut- 
te , anzi  ancora  per  quella  llelTa  , che  Adamo  parlò . 
Chi  folte  capace  di  porli  in  capo  una  opinione  sì 
llranaj  potrebbe  dir  l’uno  e l’altro  j imperciocché 
Pictramala  , città  vaftifsima  , a parere  di  Dante  , è 
patria  natia  a gran  parte  dei  figliuoli  di  Adamo 
non  folo  in  quello  negozio  della  lingua  , ma  anco- 
ra iu  molte  altre  colè , che  vale  a dire , nalcono  in 
paefi  , non  i più  belli  , nè  i più  nobili  del  mondo  , 
il  che  in  fulianza  è il  medefimo , che  nalcerc  in 
mal  terreno  , e in  Pietramala  , come,  Icherzando  in 
fui  nome , dovea  dirli  per  gergo  a’  tempi  di  Dante . 
Però  egli , che  pretendea  di  non  efser  nato  in  Pie- 
tramala , ma  che  il  mondo  gli  fofse  patria  , quale 
ai  pelèi  è il  mare,  noi  autem  , cui  mundut  ejl  pa- 
tria , velut  pìjcìbui  tequor  , benché  dica  di  aver 
beato  in  Arno  prima  di  avere  i denti , e protelli  di 
amar  talmente  Firenze,  che  per  lei  pativa  ingiu- 
llamente  Pefilio  , quanq'tam  Samum  biberìmu:  ante 
dentei , Ò‘  Plorentìam  adco  diligamut , ut , quia  di * 

le - 


Lii.U.Cav.XXUì, 


C tp.  vii 


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Li*.  II.  CtpJCXiX. 


208  Della  Elo  qjj  e n z a 

le x ivi u: , exjiliam  patiamur  injufle  \ e quantunque  , 
fecondo  1’  affetto  umano  , ci  tenga  Firenze  per  lo 
più  ameno  luogo  del  mondo  ; nientedimeno  confi- 
derate  attentamente  le  circodanze  , dichiara  candi- 
damente rottone  magit , quam  fenfu  di  reputare,  che 
vi  fieno  città  e paefi  più  nobili  e delizio!! , che  non 
è la  Tofcana  e Firenze  , onde  firn  oriunda:  dr  chi: , 
come  egli  dice  ; aggiungendo  , che  molte  genti  e 
nazioni  ufiino  favella  più  dilettevole  e utile,  che 
quella  degl’italiani  : plerafque  nationes  <&  gente:  de- 
leSlabìliorì  atque  utiliorì  fermone  ut: , quam  Latino:, 
che  vuol  diregi  'Italiani,  per  quanto  abbiamo  al- 
tre volte  modrato.  Egli  dunque  venendo  alle » 

corte  ha  per  fermo , che  Dio  crcafse  con  l’anima 
una  certa  forma  di  locuzione  , certam  formam  lo  at- 
tieni: , in  quanto  alle  voci , allacodruzione  di  effe, 
e al  proferimento  della  coftruzione  , e che  tal  for- 
ma tuttavia  uferebbe  ogni  lingua  parlante  , come 
non  foffe  fiata  difsipata  dalla  profunzione  umana  . 
Con  quella  forma  di  locuzione  fegue  a dire , che  par- 
lò Adamo  e tutti  i Tuoi  poderi  fino  all’edificazione 
della  Torre  di  Babilonia  , chiamata  di  confuftone  , 
come  altrove  fi  diffe  . Quindi  è,  che  Dante  con- 
clude , efsere  dato  P idioma  Ebraico  quello  , che 
efprefsero  le  labbra  del  primo  parlante  : e tal  fuo 
detto  c conforme  al  fentimento  di  santo  Agodino 
nel  libro  xvi.  a capi  xi.  della  Città  di  Dio  , del 
qual  (omino  Dottore  fi  vede , che  Dante  fu  dudio- 
fifsimo  . Non  potea  ragionare  in  tal  guifa  altri , 
che  Dante  , il  qual  parla  di  Firenze , del  fuo  cf.lio  , 
del  fuo  nafe intento , della  dia  cittadinanza  , e di 
varj  paefi  da  sé- veduti,  ufando  Samum  per Ar- 
num  , e Tttfiam  per  Tufciam  all’antica , oltre  alle 
'fpefse  maniere  latinobarbare  di  quel  tempo , fe- 

con- 


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Italiana  209 

condochè  il  Corbinelli  avvifa  di  mano  in  mano  lèn- 
za tralalciar  di  accennare  i luoghi  fimili  della  Com- 
media , i quali  fanno  vedere  , che  un  folo  fu  l’au- 
tore di  entrambe  quelle  opere  , e che  quelli  non  fu 
altri  che  Dante . Aringa  egli  contro  alla  natura 
umana , inclinata  al  peccato  , e contro  alla  fuperbia, 
che  la  indulfe  a tentar  di  alzare  nel  campo  di  Sen- 
naar  la  Torre , onde  ne  venne  la  deferitta  confufion 
delle  lingue  : nel  quale  attentato  non  avendo  avu- 
ta fenon  pochiffima  parte  la  famiglia  di  Sem  , non 
terzo  , ma  fecondo^  nito  di  Noè,  da  cui  difcefè  il 
popolo  d’Ifrael , quello  , per  avvifo  di  Dante  , fino 
alla  fua  difperfione  usò  l’antichilfima  favella  Ebrai- 
ca de’  Tuoi  maggiori , 

DOpo  la  confufion  delle  lingue,  la  quale  > al 
dir  di  Dante  , altro  non  fu  , che  una  dimen- 
ticanza della  primitiva  , qute  nil  aliud  fuit , quam 
prioris  oblivio , gli  uomini  fparfi  per  tutto  il  mondo 
portarono  feco  molti  idiomi , uno  de’ quali  fi  dila- 
tò dalla  palude  Meotide  agli  ultimi  termini  di  Po- 
lente , diffondendofi  fra  gli  Schiavarti , gli  Ungberi , 
i Tedefchi , i Sajfoni,  e gl’  Ingleji,  e anche  più  oltre, 
in  varj  linguaggi,  ai  quali  per  dillintivo  del  loro 
principio , rimafe  un  contrallcgno  , che  quafi  tutti , 
rifpondono  jò  nell’  affermare  . Di  tali  particelle 
affermative  può  vederfi  Carlo  Bovillo  nel  libro  de 
Dijferentia  vulgarium  linguarurn , llampato  in  Pa- 
rigi da  Arrigo  Stefano  nell’  anno  ijgj.  in  forma 
quarta.  Dall’  Ungheria , dove  termina  sì  fatto  idio- 
ma , un  altro  fe  ne  fiele  a Ponente  ; e di  là  un  altro 
per  lo  rimanente  d’Europa,  a cui  Dante  diede  il 
nome  di  tripartito  a cagione, che  in  tempo  fuo  nelle 
tre  lingue  Romanze  d’Europa , Ifpanica,  o Catalana 

D d del- 


Lm.  II.  Car.xXX. 

PUf.  17. 1». 


Cuf.  TU. 


Gvttf.  II.  1. 


XXX. 

Segue  l’aniliS  delti 
Volgare  Eloquenza 
di  Dante,  entrandoli 
a parlare  de'  xit. 
dialetti  della  lingua 
Rtmanzà  d’Italia . 

Ce/,  vii. 


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Lia.  II.  Or.  XXX. 


210  Della  Eloquenza 

della  Gallia  Narbonefe , Franca,  e Italica  l’affer- 
mazione efprimealì  con  quefle  tre  particelle  , sì  , 
oc,  ovj , o come  allora  dovea  dirli  per  avvilo  di 
Dante,  oil.  Tali  particolarità  corrifpondono  pie- 
namente a quanto  egli  dice  nel  Convivio,  lìccome 
altra  volta  accennammo  . L’indizio,  che  tutti  e tre 
quelli  linguaggi  Romanzi , o per  ulàre  le  parole  di 
lui  Hello , iftarum  trium  genti um  Vulgaria,  venga- 
no da  un  lòlo  idioma  , che  fu  il  latinobarbaro  , già 
proprio  di  cialcuna  di  quelle  contrade  , rifulta  dall* 
ufar  tutti  e tre  in  più  colè  le  medelime  voci , come, 
Dio  , Cielo  , amore , mare  , terra , vive  , muore , ama , 
e molte  altre,  che  fi  tralalciano  per  efTer  notilfi- 
me . Ora  tra  quelli  popoli  meridionali  d*  Europa  , 
quelli  , i quali  in  Romanzo  comune  profcrilcono  oc , 
fono  occidentali , e cominciano  dai  termini  Liguri, 
o del  Genovefato  . Quelli , i quali  medefimamente 
in  Romanzo  comune  di  tutti  i dialetti  d’Italia  , che 
fino  a xiv.  fono  annoverati  più  (otto  dal  nollro 
Dante  , e anche  dal  Varchi  nell’  Ercolano , ulano  il 
si , vengono  ad  elfere  orientali  ne’  fuddetti  confi- 
ni, e fi  (tendono  dAV  Adriatico  alla  Sicilia . Sicché 
un  folo  idioma , divifo  in  tanti  dialetti , fi  è quello* 
il  quale,  per  olTervazione  di  Dante,  in  contralTcgno 
della  fua  unità  , per  tutta  quanta  l’Italia  nell’affer- 
mare  adopera  la  particola  sì  : ed  egli  Heflb  ciò  con- 
ferma nella  Commedia  , mentre  nel  Canto  xxxiir. 
dell’  Inferno  delcrivendo  , veramente  da  maellro, 
in  pochilfime  parole  tutta  la  medefima  Italia  , difò- 
norata  dai  Pifani  nell’ inudita  e fiera  morte  del 
Conte  Ugolino  e de’fuoi  figliuoli  , ei  lo  efprime 
con  dire  , che  vituperarono  il  belpacfe  del  sì . Que- 
lli fono  i fuoi  verfi  , i quali  con  tali  avvertenze—» 
rielcono  chiari  , ladove  fenza  effe  riufeirebbono 

quello , 


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I 


Italiana  ai i , 

quello  , che  certamente  non  fono  , cioè  ofcuri , o lm.ii.  c*r.  xxx. 
almeno  infulfi  : 


Ahi  Pifa  , vituperio  delle  genti 

Del  bel  paese,  là  dove  il  SI  fuona\ 

% 

Il  Petrarca  dando  pure  all*  Italia  il  titolo  di  bel  Panti.stn.cxv. 
paefe  la  delcrilfe  un  poco  più  alla  larga  , chiaman- 
dola 

il  BEL  PAESE  , 

Che  Apetmin parte , e il  mar  circonda  e l'Alpe . 


Dunque  il  bel  paefe  del  SI  è tutta  P Italia  , perchè 
nel  fuo  continente  in  tutti  i dialetti  del  Romanzo 
comune  fi  afferma  con  quella  particola  : e ciò  vol- 
garmente fi  chiama  , dir  di  sì . I popoli , i quali  af- 
fermano con  la  particola  ovj  , fono  fettentrionali , 
rifpetto  agli  altri  , poiché  hanno  a Levante  e a Set- 
tentrione i Tedefchi , a Ponente  il  mar  Britannico  , 
ei  monti  Aragoneji , e a mezzodì  la  Provenza  col 
declivio  dell’Apennino . Dante  con  tal  cofmogra- 
fia  avendo  delineato  il  giro  di  quelle  lingue  , paffa 
a trattare  di  cialcuno  de’  xiv.  dialetti  della  mede- 
fima  lingua  Romanza  d’ Italia  ; e per  la  voce  amor , 
comune  a tutte  e tre  le  fuddette  lingue  Romanze  , 
in  primo  luogo  adduce  ordinatamente  alcuni  po- 
chi verfi  , Provenzali , Prancefi , e Italiani , da  lui 
chiamati  di  Dottori  trilìngui , che  fono  Geraldo  di 
Brunello , Teobaldo  Re  di  Navarra , detto  il  buono  nel 
Canto  xxii.  dell'Inferno,  e Guido  Guinicelli , o Gui- 
nizelli,  Bolognelè,  i due  verfi  del  quale  ultimo,  che 
Dante  recita  , fi  ritrovano  in  principio  di  una  Can- 
zone di  elfo  Guido  nel  libro  ix.  dette  Rime  anti- 
che , flampate  in  Firenze  da’  Giunti  nell’anno  1 527. 
Di  quelle , e di  altre  lingue  d’Europa  tocca  qual- 

D d 2 che 


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ut  Della  Eloquenza 

lib.  ii.  cap.xxx.  che  còfa  Giufeppe  Scaligero  nella  Scaligerana  della 

r.Lang0e*/4j.ajo.  edizione  di  Paolo  Colomefio;  ma  più  diftintamen- 
te  ne  tratta  negli  Opufcoli  con  una  Diatriba  delle 
Lingue  Europee  , le  quali  egli  riduce  a xi.  e non 
a più  ; quattro  delle  quali , perchè  fono  ampliarne, 
e le  altre  vii.  molto  inferiori , a quelle  prime  quat- 
tro egli  dà  il  titolo  di  matrici  maggiori , e alle  altre 
quello  di  matrici  minori  . Le  parole  , propagginate 
dalla  matrice  in  più  dialetti , fanno  vedere  , che  la 
lingua  è una  fola;  ma  dal  loro  trafporto  , mutazio- 
ne e infleflione  fi  moftra  il  vario  dialetto , e la  di- 
ve rfa  propaggine  o diramazione  dalla  matrice  ; 
imperciocché  , tralafciando  qui  di  parlare  delle  lin- 
gue fcttentrionali , che  a noi  non  importano  più  , 
che  tanto  , le  tre  lingue  , italica  , lfpanica  , e Galli- 
ca , fecondo  lo  Scaligero  , tutte  fi  riconofcono  per 
lingua  latina  da  una  fola  voce  latina , in  tutte  e tre 
variamente  fcritta  . Per  efempio  la  voce  latina  ge- 
neravi italiano in  Ifpagnuolo  yerno,  inFran- 
cef c gendre  , fono  latine  , fe  li  guarda  l’origine  ; ma 
fe  Sconfiderà  la  voce  ftefla  , alquanto  variata  , cia- 
fcuna  di  quelle  tre  nazioni  fe  la  fa  fua  . Perciò  noi 
potfhimo  prender  una  voce  della  lingua  matrice , la 
qual  fia  comune  alle  propaggini  o diramazioni  , e 
dialetti , dalla  qual  voce  la  matrice  polfa  prendere 
il  nome . Tal  voce  fia  Deus , che  è della  matrice 
latina,  donde  viene  l’Italiana  Dio  , la  Francefe__> 
Dicu , e la  Spagnuola  Dio s . Quelle  tre  diramazio- 
ni e dialetti  di  una  voce  fola,  per  offervazioné 
dello  Scaligero  , il  quale  in  ciò  confronta  con  lo 
Speroni,  da  me  altrove  citato  , fi  chiamano  lingue 
Romanze  : que  omnes  uno  nomine  Romanza? , idcjl 
Roman  enfes , Jìve  Romanze  vocantur  : quam  appella - 
iionem  uiciorcs  Barbari  induxerunt . Di  qui  lì  vede 

la 


Italiana  215 

la  fina  penetrazione  di  Dante,  col  quale  in  tal  pen-  ub.  ii.  cap.xxx. 
fiero  della  varia  diramazione  delle  tre  lingue  Ro- 
manze lo  Scaligero  dopo  lo  Speroni  fi. è incontrato 
nel  ragionare  con  sì  efatta  chiarezza , come  altresì 
e (To  Scaligero  in  altra  fua  Diatriba  de  Hodiernis 
Francorum  linguis , s’incontra  con  Dante,  ragionan- 
do delle  tre  lingue  Romanze  del  si,  dell’or,  e dell’ 
ovj . Quelle  particolarità  e rifleflioni , cadute  in  sì 
alti  ingegni  dopo  Dante,  fanno  grande  onore  al  fuo 
libro  de  Vulgari  Eloquenza  , nel  quale  , e nel  Con- 
vìvio egli  fu  il  primo  a parlarne  . Tutto  quello  fer- 
ve a giullificar  maggiormente  l’identità  di  tal  libro 
contra  i vani  fofifmi  di  quelli , i quali  fi  sforzarono 
di  contrattarla  . Le  canzoni  di  Teobaldo , detto  an- 
che Tebaldo  , e Ti  baldo , Re  diNavarra,  il  quale 
fecondo  il  Fauchet,  fuccedette  al  Re  Sancio  V.  fuo 
Zio  nell’anno  1235.  fi  trovano  nella  libreria  Va-  Lif‘  jj-  'fa'*' 
ticana  tra  i codici  della  Réina  di  Svezia . Dante  di  ? ' "9’‘ 
qui  palla  a notare, come  diverfamente  parlavano  tra 
loro  i Padovani,  i Pifani , i Milancfi , i Veronefi,i  Ro- 
mani, i Fiorentini,  i Napoletani , e 1 Gaetani , i quali 
due  ultimi  vengono  fotto  un  medefimo  nome . Ci 
avvifa  pure, come  altramente  parlavano  i Ravennati, 
e altramente  i Faentini  : e quello  , che  è più  nota- 
bile, come  in  una  fola  città  fi  parlava  diverfamente, 
mentre  in  Bologna  di  Borgo  san  Felice  parlava- 

no in  una  maniera,  e quegli  di  Strada  maggiore  in  un 
altra  . Della  eccellenza  della  lingua,  o dialetto  Bo- 
lognelè  , anche  fopra  il  Tolcano  , ha  Icritto  un  Di- 
feorfo  Adriano  Banchieri  Abate  Olivetano , fotto 
nome  di  Cammillo  Scaligeri  della  Fratta , riltampa- 
to  con  accrefcimento  in  Bologna  da  Clemente  Fer- 
roni  nell’anno  1630.  in  forma  ottava  . Dante  attri- 
buire le  fuddette  variazioni  alla  umana  inabilità 

nella 


\ 


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LiB.lt.  Cap. XXX. 


Pre/t  ffiS6i. 


214  Deila  Elo  q_u  e n z a 

nella  guifa  , che  alla  niedelima  fi  attribuifce  la  di- 
vertita fa'  coflumi , e degli  abiti , i quali  variano 
ogni  tanto  , giufta  la  dillanza  de’  luoghi  ,'e  de’ 
tempi  : e qui  il  Corbinelli  ci  rimanda  a Carlo  Bo- 
villo  de  vitiis  vulgarium  linguarum  a capi  xvm.  e 
all’  Enchiridio  di  Francefco  Guicciardini . Così  egli 
chiama  un  libro , che  l’anno  avanti  alla  fua  edizione 
della  Volgare  Eloquenza  egli  avea  pubblicato  in 
Parigi  preilo  Federigo  Morello  nell’  anno  1 57 6. 
in  forma  quarta  col  titolo  feguente,  P iti  configli  e 
avvertimenti  in  materia  di  repubblica  e di  priva- 
ta , la  maggior  parte  celatamente  inferiti  due_» 
anni  prima  da  Gianfrancelco  Lottini  ne’ fuoi  Av- 
vedimenti civili , ftampati  in  Firenze  dal  Sermar- 
telli  nel  1574.  pure  in  forma  quarta  . Quivi  il 
Guicciardini  a capi  cxxiv.  Icrive  quelle  parole , 
le  quali  corrifpondono  a quelle  di  Dante  : fe  offer - 
vate  bene , troverete  , che  di  età  in  età  Ji  mutano 
non  folo  i vocaboli , e i modi  del  vejlire , e i cojlu- 
tni  ; ma  ancora  ( quello  , che  è più  ) i gajli , e le  in- 
clinazioni degli  animi  : e quejla  diverjìtà  Ji  vede  etiam 
in  un  tempo  medefimo  di  paefe  in  paefe , dove  non  folo 
i diverfità  di  cojlumi  , che  può  procedere  dalla  diver- 
fità  delle  ijlituzioni , ma  ancora  di  gufi , di  cibi , e 
appetiti  varj  degli  uomini  . Quindi  è , che  le  opere 
nodrc  fono  più  differenti  da  quelle  degli  antichi 
noftri  concittadini , che  noi  fono  da  quelle  de’  no- 
lìri  coetanei , anche  da  noi  lontani  ; e , a parere  di 
Dante , fe  gli  antichi  Paveji  folfero  rifufeitati , li 
ftrebbono  uditi  parlare  in  favella  diverfa  da  quel- 
la , che  in  tempo  di  elfo  Dante  fi  praticava  in  Pa- 
via. Quello  fuo  fentimento  viene  da  lui  efprelfo 
anche  nel  Convivio , come  già  olfervò  il  Corbinelli  , 
benché  ivi  non  parli  di  Pavia , ma  generalmente_j 

delle 


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4 


Italiana  sii 

delle  città  d'Italia , aderendo,  che  le  in  effe  riguar-  lumi.Cap.xxx. 
dafi  a cinquantanni,  molti  vocaboli  lì  trovano  [pentì, 
e nati , e variati  ; onde  fe  il picciol  tempo  coi ì traf mu- 
ta , molto  pili  trafmuta  il  maggiore . Sicché  io  dico 
( Dante  è quegli,  che  lègue  a parlare  ) che fe  coloro , 
che  partirò  di  quejla  vita  già  fono  mille  anni , tornaf- 
fono  alle  loro  cittadi,credercbbono,la  loro  cittade  cjfere 
occupata  da  gente  Jbrana,  per  la  lingua  , da  loro  di f cor- 
dante . Di  quejlo  fi  parlerà  altrove  pid  compiutamen- 
te in  un  libro  , che  io  intendo  di  fare  , Dio  concedente , 
di  volgare  eloquenza  . Pruova  più  autentica 
per  l’ identità  di  quell’  opera  non  potrebbe  mai 
darli , mentre  la  cola  Ileffa , che  feri  ve  nel  Convivio , 
promette  di  tornare  a Icriverla , e veramente  la 
Icrive  nella  Volgare  Eloquenza . Segue  poi  egli  a 
dire  in  detta  Eloquenza , che  la  variazione  fi  fa  a 
poco  a poco  lènza  nollro  accorgimento  , e che__* 
quelli  , i quali  credono,  che  in  una  città  fiali  Tempre 
parlato  in  una  loia  maniera , debbono  dilprezzarfi  , 
come  limili  ai  bruti,  riputando,  eandem  civitatem 
unicabili  J'emper  civicajfe fermane , dove  per  civicajfc  - 
dovrà  leggerfi  civitajfe , voce  regiftrata  nel  Glof- 
lario  del  Ducange  , come  prela  da  Ifidoro  in  Ten- 
fo  di  ufare  in  città , Dell’altra  voce  unicabili  per 
unico  , potrà  regalarli  il  Ducange  . Conclude  , che 
ad  effetto  di  rimediare  alla  continua  variazion  del- 
le lingue,  fiiggette  all’arbitrio,  fi  convenne  di 
regolarle  con  la  Gramatica  per  dubbio,  che  le  così 
non  facealì , ci  fcappaffero  le  memorie  de’  Fatti  an- 
tichi, e di  coloro,  dai  quali  per  la  diverfità  de’ 
luoghi , fiamo  difgiunti  . Sicché  l’arte  Gramatica  è 
quella,  che  ci  mantiene  gl’idiomi:  e noi  non  fa- 
remmo allo  Tcuro  intorno  all’ antichilfima  lingua 
EtruTca,  le  l’ arte  Gramatica  ne  avelie  inciòpro- 

ve- 


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Eia.  11.  C.w.XXX* 
c»f.  x. 


21 6 Della  Elo  qjj  e n z a 

veduto  . Appretto  a quello  patta  Dante  a /piegare 
con  più  diltinzione  i pregi  del  triplicato  idioma 
Romanzo  , avvertendo , che  quello  del  si , originato 
dal  Jic  de’ Latini , concilia  più  autorità  agl’  Italia- 
ni , che  lo  ulano  , benché  ciafcuno  degli  altri  abbia 
le  Tue  ragioni  per  difendere  il  proprio  : e le  ragio- 
ni fon  quelle  . La  lingua  d'ovj  fi  fa  forte  con  la  dol- 
cezza , per  edere  tutte  le  Prole  in  quell’  idioma  : 
propter  fui  faciliorcm  <£r  delcdlabiliorem  vulgarita- 
tem , quidquìd  redaBum  ,five  ìnvcn tum  efl  ad  vulgate 
profaicum , Juum  e/l.  Sicché  le  profe  Romanze  di 
que’  tempi  erano  tutte  in  Francese  o tradottevi 
d’altre  lingue , o in  efla  originalmente  compotte  ; e 
molte  di  ette  , tralportate  dappoi  nella  favella  Ro- 
manza d’Italia  , fecondochè  già  altrove  accennam- 
mo , di  là  le  ne  pattarono  a noi . Dante  otterva , che 
in  quella  fi  trovava  Icritta  la  Bibbia  con  le  Storie 
vere  e favolofe  de’Trojani , de’  Greci,  e de’  Roma- 
ni , e con  quelle  ancora  della  Tavola  ritonda , intelà 
da  lui  col  nome  di  Attui  Regis  ambage s , e già  da 
noi  mentovata  nel  libro  i.  La  lingua  d’ oc  attribui- 
va à sé  fletta  i primi  Poeti,  come  Pietro  d'Alvernia , 
ed  altri  più  antichi  : e il  genio  di  quelli  poeti  di 
lingua  d'oc,  altramente  Provenzali,  feguendo  la 
corte  de’  Re  di  Sicilia  e delle  terre  di  qua  dal  Faro, 
fi  era  già  ricongiunto  co’  noftri  : e molti  codici  degli 
uni , e degli  altri  fono  citati  da  Egidio  Menagia 
nell’Etimologico  Francete , dal  Ducange  nel  Glof- 
fario,  e non  pochi  ne  /èrba  la  libreria  Vaticana. 
Dante  nel  Canto  xxv.  del  Paradifo  in  un  fol  verfo 
abbracciò  i Poeti  dell’  oc , 'e  i profatorì  dell’  ovj , nel 
lodar,  che  fece  Arnaldo  Daniello  Provenzale,  che, 
al  filo  dire  , 

Versi  cP amore , c prose  di  Romanzi 

Soverchiò  tutti . La 


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Italiana 


217 


La  terza  lingua  , qu£  Latinorum  cjl , cioè  di  noi 
altri  Italiani , avea  due  privilegi  * I.  Cfie  i più 
dolci  Poeti  erano  i noftri , come  Cino  da  Pijìoja , e 
Dante  : puta  Qnas  Vijìorienftt  cb*  amicus  cjus , con 
che  accenna  sè  ftefl'o.  II.  Che  i noftri  ItaliAni  ba- 


Lu. 


davano  alla  gramatica  , cioè  alla  lingua  latina,  ma- 
dre de’  tre  dialetti  Romanzi . fi  quello  égli  ftima 
grandiffimo  argomento  dell’  eccellenza  della  noftra 
favella  . Di  quefto  però  egli  lafcia.il  giudicio  ad  al- 
tri, e fi  rifiringe  a trattare  de’  dialetti  del  Romanzo 
comune  d’Italia,  la  quale  ei  divide  fri  due  parti, 
cioè  nel  lato  dejlro  , e nel  ftnijlro  dell’  Apennino  . 

Le  provincie  di  ciafcun  lato  fono  da  lui  nel  modo 
f.-guente  annoverate  . Nel  lato  dejlro  egli. mette 
la  Luglio  in  gran  parte  , Roma' col  fuo  ducato  , la* 
'Tojcana  , e la  Liguria , da  lui  detta  ^anucnfis  Mar- 
chia . Nel  lato  ftnijlro  ei  colloca  il  rimanente  della 
Puglia , la  Marca  d'Ancona,  la  Romagna , la  Lombar- 
dia , e la  Marca  Trivigiana  con  Venezia  , e il  Friuli 
con  Vljlria  : nella  qual  colà  egli  fegue  la  Notizia 
dell’Imperio,  in  cui  fi  legge  , Venetia  & Iftia , cioè 
la  Venezia  inferiore , che  è il  Friuli  : e Dante  fiegue 
ancora  la  Geografia  Longobardica,  la  qual  pure 
congiunfe  quelle  due  provincie  *fotto  nome  d'Au- 
Jlria  e d'IJlria  : cole  da  me  à lungo  moftrate  nell* 
Elogio  iftorico  della  chiara  memoria  di  Monfignor 
Filippo  del  Torre,  Velcovo  d’ Adria,  prepofto 
alla  edizione.iil.  de’  fuoi  Monumenti  di' Anzio  , fat- 
tafi  in  Roma  nell’anno  1724.  il  che  io  accenno  in 
riguardo  a chi  dianzi  con  bel  vifo  ha  voluto  pi- 
gliarfi  l’incomodo  di  adottare  celatamente  per  fue 
quelle  mie  offervazioni  , confondendole  con*  le 
proprie,  le  quali  benché  facilmente  fi  riconofca-  * 
no  , verrà  forfè  il  cafo  di  farle  maggiormente  co- 

fi  e no- 


Lib.II.  CAP.XXXI. 


XXXF. 

Segue  Tanalifi  della 
Volgare  eloq'ienja 
di  Dante,  c p^rLfi 
dell*  antico  dialetto 
Komanefco  . 

Cap.  »». 


218  Della  Eloquenza 

nofcere  . In  amendue  quei  lati  d’Italia  variavano! 
dialetti  fra  loro:  il  Siciliano  dal  Pugliele,  il  Pu- 
gliefe  dal  Romano  , il  Romano  dallo  Spolctino  , e 
quello  dal  Tofcano  : e così  pure  il  Tofcano  dal  Ge- 
novefe,e  il  Genovefe  dal  Sardo,  e il  Calabrefe  dall1 
Anconitano . Quello  altresì  variava  dal  Romagnuo- 

10  , il  Romagnuolo  dal  Lombardo,  il  Lombardo  dal 
Trevigiano  e dal  Veneziano  , e quelli  dal  Friulano , 
o Furiano,  cui  Dante  chiama  ancora  Aquilejefe  dal 
titolo  del  Principe  fovraqo , che  allora  vi  fignorcg- 
giava,  e che  negli  ultimi  anni  di  Dante  fu  il  Patriar- 
ca Pagano  della  Torre  . Quello  dialetto  Friulano  è 
pure  dlvcrfo  da  quello  dell’  lllria;  ondeilnollro 
Dante  jn  tal  guifa,  come  ho  detto,  viene  a dividere. 

11  Romanzo  comune  d’ Italia  almeno  in  xiv.  dia- 
letti, i quali  poi  variano  fra  se  ftelfi,  come  in  Tolca-. 
na  il  Sanefe  e V Aretino , e in  Lombardia  il  Ferra- 
re fc  e il  Piacentino.  E sì  fatto  difcorfo  è di  Dante. 

J T r 

• K * ^ . 

DOpo' annoverati  i dialetti  volgari  d’Italia, 
bifògnava  , che-  Dante  palfalle  a darcene  i 
faggi  per  trarne  fuora  il  pi ù bello  iiluflre . Ciò 
appunto  egli  fece  , fpiegandolènecòn  quelle  paro- 
le : tam  multi s varietatibut  latìo  dijfonante  vol- 
ga r t,  decentiorern  atque  tllujìriorem  Italia  vene- 
ra ur  loquela m . Segue  a dire , Chei  Romani  del  fuo 
tempo  erano  in  pretenfione , citte  il  loro  dialetto 
a tutti  gli  al(ri  dovefle  anteporfi  , e cljeegli  altre- 
sì lo  antepone,,  cioè  franandolo  gflratto  primaali 
tutti  -..Ai cimai  ergo  , Romanorum  non  v algore  , Jed 
poti  ut  tri/ìiloquìum , Italo  rum  vulgorium  omnium  effe 
turpijjtmum . Dante,  al  fuo  folito  , in  poco  dice 
affai . Tali  erano  in  quel  tempo  , fecondo  lai , an- 
che i collumi  e gli  abiti  loro  : nec  mirum , quum 
. * edam 


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, Italiana  aio* 

t ' u 

ntorum  habituumque  deformitene  pr£  curiati:  ue.ii.  c^.xxri. 
vidtantur  f attere . Si  vede,  che  i Romani  , o Ro~ 
manefehi  antichi , davano  in  poca  grazia  di  Dante  : 
è del  loro  trifliloquio  , o parlar  flebile  e melenlò , 
pare  , che  ne  fia  rimafto  negli  Ebrei , e qualche—» 
cofa  nel  popolo  diTraftevere  , come  alquanto  lè- 
parato  dal  commercio  della  Città  . Udiamo  il  fag- 
gio  , che  Dante  riferifee  del  dialetto  Romanefco 
dell’età  Tua  . Mezzure,  quinto  dici  ? E vuole  efprimer 
quello  : me  fare,  cioè,  mia  fura , o fora , come  in  og-  » 
gi  tuttavia  proferirono  ( cioè  fuora  , o lòrella.)  che 
cofa  dici  tu  ? Dalla  voce , quinto , ufata  pure  in  lin- 
gua d’Or,  al  dire  del  Corbinelii , cioè  nel  paefe 
di  Linguadoca  della  Gallia  Narbonele  , a noi  venne 
il  ebente  delle  Profe  volgari  antiche  in  fignificato 
di , quale  . A Rieti , all’Aquila  , e a Nettuno  fi  ulà 
tuttavia  la  parola  quinto  per , che  cofa  : e la  plebe 
di  Roma  fi  ode  pure  talvolta  adoperare  nel  mede- 
fimo  fenfo  la  voce  quinte . Ora  veggafi  un  poco , 
fe  il  Trillino  , o chiunque  altro  , nel  fecolo  xvi. 
potea  fapere  , o fingere  quelle  colè  per  imbafiire  il 
libro  fotto  nome  di  Dante  . Celfo  Cittadini  nel 
fuo  Procedo  allega  in  quello  dialetto  una  Cronaca  tni-t*- 
Romana  de’  tempi  di  Dante  , allora  ferbata  in  Sie- 
na predo  Giulio  Celare  Colombini . Sul  medefimo 
andare  in  gran  parte  fi  è la  famolà  Vita  dì  Cola  di 
Rienzo , qualificata  dai  Deputati  alla  correzion  del 
Boccaccio  per  ileritta  in  lingua  Romanefca  antica , 
o maremmana  ; che  vuol  dire  in  quella  ragione  di 
lingua  , che  corre  in  maremma  , o fia  nella  fpiaggia 
marittima  . Vero  è , che  nel  tefto  di  Siena  fi  legge, 
lu  , Galla  , Mar  cu , Valeriu  ; la  qual  definenza  in  a 
ha  piuttofto  del  regnicolo  , e del  parlare  della 
Sabina  e del  Lazio,  che 'dell’ effettivo  e pretto 

E e 2 v Ro-  *. 


Digitizecl  by  Google 


. i2o  Della  Eloquenza  . , 

lib.u. c*rJcxxL  Romanelco.  Nè  tal  definenza  s’incontra  nell*  ac- 
cennata Vita  di  Cala  di  Rienzo  , confidente  in  al-, 
quanti  capitoli , diftaccati  da  una  piena  Moria  del- 
le colè  di  Roma  e degli  Stati  di  san  Pietro  dall’ 
anno  i$oo.  al  i$jj.  diftefimente  ferina  da  un 
Anonimo  Romano  in  quell’  antico  dialetto  . Il 
..  principio  di  tale  Iftoria  , comunicatami  dal  Signor 
Francefco  Valefio  , mio  amico , e di  rare  cognizioni 
fornito,  fi  è quello  : Dice  lo  gloriofo  Mijjore  santo 
IJtdoro  . La  Vita  di  Cola  , lenza  nome  di  Autore., 
fu  intitolata  Iftoria  , e non  Vita  , dai  Deputati  del 
lxxiii.  piu  di  cinquanta  anni  prima  , che  fotto  no- 
me di  Tammafo  Fiortijiocca  , Scriba  , o Cancelliere 
del  Senato  Romano  , folle  pubblicata  in  Bracciano 
da  Andrea  Fei , ftampatore  del  Duca  Don  Paolo 
Giordano  Orlino  nell’ anno  1624.  in  forma  duode- 
cima . Dopo  èlferlene  fpacciate  duemila  copie  , il 
Fei  tornò  a rillaniparla  nell’anno  iffji.  levato  via 
il  nome  del  Fiortijiocca,  mentovato  per  entro  la  Vi- 
ta ; non  però  come  autore  del  libro  : fotto  il  qual 
nome  fu  citato  dal  Pignoria  nello  Spicilegio  alle 
J“m"  Storie  del  Multato.  Quella  feconda  impresone,  di- 
vifa  in  due  libri  , e in  più  capi , ha  gli  argomenti  in 
lingua  comune  d'Italia  ( ma  il  tutto  è ad  arbitrio  ) 
col  gloflario , con  la  Canzone  del  Petrarca  in  lode 
’ di  Cola,  e con  due  ritratti  dilui,  prefi,  come  fi  dice, 

dal  Mulèo  Barberino.  Jacopo  Grimaldi  predo  l’ Al- 
lacci afferma , che  quella  Vita  in  alcune  cofe  davafi 
per  interpolata  dal  Ceccarelli  . Ma  il  fofpetto  è va- 
lliflfimo,  ballando  Paini  vocale  perpetua  fincerità 
del  folo  dialetto  del  fello  , allor»  ito  in  difufo  , a 
giullificarl»:  e*i  Deputati  , uno  de’ quali  fi  fu  il 
Borghrni , capacissimo  di  tali  materie  , fenza  ecce- 
zione veruna  la  diede  -alquanti  anni  prima  della 

t . ru- 


Clff.l-./flM, 
.*-**•  334- 


Digitized 


Italiana 


221 


<v 


punizione  del  Ceccarelli , per  ifcrittura  genuina  , lik.ii.  ckp.xxxl 
ed  antica  ; benché  il  Baluzio  per  certe  cole  , toc- 
canti qualche  Cardinal  Francete  , non  la  reputi  di 
terittore  coetaneo  ; quafichè  gli  fcrittori , eziandio 
coetanei,  talvolta  non  prendano  equivoci  ne’ fatti,  t*t- *»»•  * 

e nelle  perfone  particolari  e lontane  , dipendenti 
dal  vario  Tuono  delle  voci  fparfe  . Per  altro  l’au? 
tore  parla  con  tanta  efattezza  e didinzione , ade- 
rendo ancora  di  edere  dato  prefente  in  Ancona, 
quando  il  Cardinale  e Legato  Apodolico  Egidio 
Albornozio  pubblicò  la-Crociata  contra  i Tiranni 
dello  dato  della  Chiedi  , che  non  ci  rimane  veruna, 
ancorché  leggeridima  apparenza  da  poter  mai  dubi- 
tare dell’autentico  efler  del  libro  : e Odorico  Ri-  • 
naldi  nella  Continuazione  degli  Annali  Ecclefia-  . „ 
dici  (pedo  allegandolo  fi  tempre  lo  trova  corri- 
fpondente  agli  atti  pubblici.  L’autore  poi  di  detta 
Idoria  , donde  è tratta  la  medefima  Vita  , così  dice 
di  sè  dedo  : mentre , ke  prenno  \dele£fo  iti  qucfla 
opera, (lo  remuoto , dr  non Jiento  la  guerra,  dr  li  affan- 
ni , li  quali  curro  per  lo  paefe  , dr  li  quali  per  le 
moitc  trivolaziotti  Jìente  triflì  dr.  miferaveli  non 
folamente  ki  li  paté  , ma  ki  li  afcoita  . fanello  , ke 
io  ferivo  , fi  ene  fermamente  vero  : e di  ciò  ve  fia  te- 
Jlimonìo  Dio  , dr  quelli  , li  quali  de  mò  vivo  co  meco  , 
ke  le  infraf cripte  cofe  fuoro  vere  , dr  io  le  vidi  , dr  • 
fcntille  . Maffmamente  alcuna  cofa  , che  non  fo  in 
mio  paefe  , intejx  da  perzone  ,fede  degne  , le  quali  con- 
cordavano ad  uno  : dr  de  ciò  io  psnerajo  cierti  J'ennali,  - 
fecunno  la  materia  cune  , li  quali  fuoro  concurrenti 
con  effe  cofe  . §fiejti  Jenna  li  farao  lo  lejere  effere, 
cìerto  , dr  no  fujpeclo  de  mio  dicere . Anke  qucjìa  Cro- 
nica ferivo  in  vulgare  , perkè  d»  ejfa  pozza  trovare 
militate  onne  jente , la  quale  fimplicemente  lejere  faa , 

« ca- 


vi 


•i* 


*Digitized  Jay  Google 


Liu.II.CAr.XXXI. 


Ai  fan  fi  Cì/Utnii 
Vii * piniifieum  ér 
Cor  dinaltum  tx  rt- 
ctnfion»  Hinonymi 
A lunàri  j untori  s 
to.  il.  pagali, 

• 

• EUucbut  Cai  dina- 
litan  io.il.  fag.  117. 


T4|.  76. 


121  Della  Eloquenza 

conto  foco  vulvari , mercatanti  , e altra  r/ioìta  tona 
jente , la  quale  per  libere  non  entenne  , Dunque  per 
commune  ut  Hit ut  e ér  dclefto  fio  quejìa  opera  vulgare  , * 
benché  l'aja  ja  fatta  per  liÙiera  con  uno  latino  motto 
( elegante .)  Ma  l'opera  non  ene  tanto  ordenata  , né 
tanto  copio  fa  s corno  quefla , Anke  quefla  opera  de - 
Jiinguo  per  capitoli , perkè  volenno  trovare  cobelle  , 
fcnza  affanno  Je  pozza  trovar*  . Così  dice  di  sè  fteflfo 
il  Romano  Ittorico  nella  parte  non  iftampata  . la 
un  tetto  del  Signor  Marchelè  Capponi , da  me__> 
altrove  nominato  per  onoranza  , come  follecito 
acquiftatore  , e conlervatore  di  cofe  fare  e pregia- 
te ,‘la  Vita  di  Cola  , trafcritta  nel  fecolo  xvi.  fi  fa 
cominciare  dal  capo  xxm.  in  un  codice  del  Cardi- 
nal Trivulzio  , che  era  ì'Jf/oria  accennata  dell’Ano-  * 
nimo  Romano  . Quanto  ivi  fi  dice  del  Giubileo 
del  1350.  che  nella  Vita  ttampata  , erroneamente  è 
fcritto  1353.  viene  a formare  il  capo  xxvii.  di 
quella  Iftoria.  In  altro  luogo,  che  è il  capo  v. 
dice  Pittorica  di  parlare  delle  condizioni  di  Dante  , 
ér  foa  vita . Ma  poi  fi  vede , che  ciò  manca  nel  tetto 
del  Signor  Valefio , e che  mancava.pure  nel  codice 
del  Cardinal  Trivulzio  , di  nome  Ago  fi  ino , che  fu 
creato  dal  Pontefice  Leon  X.  e morì  in  Roma  ai  xxx. 
di  Marzo  dell’anno  1 547.  fecondo  gli  Atti  concitto- 
riali , citati  da  Felice  Contelori  : ed  ebbe  una  bi- 
blioteca, celebrata  dagli  fcrittori  : il  che  io  accenno 
per  torre  l’equivoco,  elfendovi  (lati  cinque  Cardi--: 
nalidi  quella  cofpicua  famiglia  . Tutti  quelli  parti- 
colari furono  molto  anteriori  al  Ceciarelli,  Niccolò 
Villani  nel  Ragionamento  della  Poefia  giocofa  no- 
mina altre  Vite  , compofte  in  tal  dialetto  Romane- 
fco . Una  fi  è del  Magnifico  Ma  tallono,  il  quale  in  un 
tetto  del  Signor  Marchefe  Capponi  diedi  della  fa- 

* mi- 


Italiana  ai  f . . 

miglia  de’  Porta  a cafa  del  rione  de’- Monti  . Ma  £n.n.  c»r.xxxt. 
quella  Vita  è infulfiftente,  e prela  di  pianta  da  quel- 
la di  Cola , del  quale  elfo  Motalieno  fi  fa  uccifore  e 
fuccefibre  nel  Tribunato,  ladove  è certo,  che  a Cola 
non  altfj  fuccedette  in  tal  grado,  che  Francefco  Ba- 
roncello  , di  cui  fi  trova  la  Vita  , dirtela  medefima- 
mente  in  tal  lingua  . 11  Villani  aggiunge  altra  Vita 
di  Lodovico  Monaldcfcbi  j ma  quella  , che  è cola  bre- 
vilfima  , e porta  il  titolo  di  Annali  , e non  di  Vita  , 
da  Monfignor  Giufcppe  Maria  Suarefio  nella  Pale- 
rtrina  antica  fu  data  o in  tutto,  o in  parte  per  farina  ■ ’»">< 

del  Ceccarelli  . Trovali  ancora  un  Priorijla  , per  et-  ni/v' 
dirlo  alla  Fiorentina  , delle  famiglie  di  Roma  del 
rione  della  Regola  , fiotto  nome  di  Cajlallo  Metalli - 
no  : il  qual  libro  da  principio  fu  ferino  in  antico 
dialetto  Romanelco  ; ma  l’elèmplare  , comunicato- 
mi dal  Signor  Valefio  , è ritoccato  più  degli  Annali 
del  Monaldefchi . Fioravante  Martinelli  nella  Ro- 
ma fiacra  cita  quella  operetta  del  Metallino,  come  r«;.  uo.  1 
divilà  incapi,  olfervando  , che  a capi  clxvii.  ei 
parla  di  certa  procelfione,  rammemorata  dallo  Icrit- 
tore  di  una  Vita  di  Gregorio  IX.  prerto  Odorico  a x>. mj*  j. a*. 
Rinaldi  : e il  palTo  4cl  Metallino,  in  puro  dialetto 
Romanelco  prerto  il  Martinelli , convince  il  ritoe- 
camento  della  favella  primitiva  nell’elèmplare  del 
Signor  Valefio  . Il  Grimaldi  predo  l’Allacci  anche 
qui  mette  fuora  il  fiofip^tto  delle  mani  del  Cecca- 
relli. Sed  non  ego  credulus  illi  y e molto  meno 'cre- 
do , che  l’autore  floride  nell’anno  896.  che  farebbe 
un  dargli  troppo  eforbitante  antichità,  la  quale  a 
niun  patto  fi  ricava  dal  libro , in  cui  poiché  fi  ragio- 
na di  cala  Orjini , e delle  armi  e de’ cognomi  delle 
famiglie,  io  per  quello  non  mi  lento  di  farlo  più  an- 
tico del  fiecolo  xiii. La  voce  Cajlallo  potrebbe  edere, 

al- 


» 1 * • . 


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p-k-  vi- 


224  Pelea  Eloquenza 

ÌZ^SSS:  alterata  da  Cialde,  che  fi  dille  parimente 

do  , come  particolarmente  fi  può  vedere  nelle  Uri 
, gini  della  lingua  Italiana  di  Ottavio  Ferrari  • 
nome  di  uficio  , anche  riguardevole  : e di  Cajlaldo 
fi  fece  Caflallo  , come  follato  di  foldato  , Anniballo 
di  Anni  baldo , Ver t olio  e Ra  mallo  di  Bertoldo  e-» 

‘ Rannaldo',o  Rinaldo , in  dialetto  Romanefco  nella 
Vita  di  Cola  , giuda  la  natura  de’  dialetti  , i quali  in 
poco  fi  dirottano  dal  comune  , talché  fi  poflono 
ridurre  al  medefimo  nell’atto  fteflb  di  farne  copia  : 
e di  qui  nacquero!  ritoccamenti  accennati  . Per  al- 
tro non  folo  Dante  , ma  ancora  il  Paflavanti  nello 
Specchio  di  Penitenza  , diede  eccezione  alla  ta- 
vella de’ Romani , perche  con  V accento  afpro  P ar- 
rugginivano . Ma  entrambi  parlarono  de’  tempi , ne 
quali  in  Roma  r.on  ci  era  più  laCorte  pontificia, 
fedendo  pafTata  in  Avignone  nell’anno  1305-  e di- 
moratavi fino  al  1376.  Laonde  none  maAviglia  , , 
fe  per  quello  allontanamento  la  favella  In  que 
tempi  rimafe  bruttiffma  , come  dice  Dante,  e con 
. B accento  afpro  arrugginita  , fecondo  il  Paflavanti . 

Ricondottavi  poi  la  Corte  nell’anpo  1 377.  da  Gre- 
* aorio  XI.  il  parlar  de’  Romani  tornò  pian  piano  a 

ripulirli  ; onde  in  una  Vita  di  quel  Pontefice  , data 
fuora  dal  Baluzio  , e ancora. in  certe  lettere  del 
ru.  .*«-  Collegio  de’ Cardinali , fcritte  dopo  lui  morto  , fi 

trovano  molti  faggi  del  parlar  volgare  di  quel  tem- 
4<s,‘  Te»»®  ìi . pai.  P°  » che  non  fono  fprezzabili . Poco  appretto  alla 
8*6'.  u-j.  ^9.  840.'  niorte  di  Dante  , Cajlruccio  Antclminelli  Tiranno  di 
Lucca,  trovandoti  in  Roma  nella  comitiva  di  Lo- 
dovico il  Bavaro,  che  lo  avea  fatto  Cavaliere  , Du- 
ca, Conte  Palatino , e Senatore  di  Roma,  comparve 
in  pubblico  pompofamente  veflito  , con  un  motto 
volgare  di  ricamo  a lettere  d’oro  in  petto,  che  dice- 
0 va  : 


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Italiana  225 

va  : egli  è quello , che  Dio  vuole . E nelle  Spalle  di 
dietro  avea  quello  altro  motto  : c fi  farà  quello , che 
Dio  vorrà . Ciò  riferifce  Giovanni  Villani  nel  li- 
bro x.  delle  litorie  a capi  lx.  Eerò  Monfignor 
Giovanni  della  Cafa  nel  Tuo  Galateo  portando  que- 
lli due  motti  alquanto  alterati , gli  tenne  per  più 
confacevoli  al  Trombetta  di  Cafiruccio , che  alui. 
Ma  Paolo  Giovio,  più  difcreto  del  Cafa , nel  fuo 
Dialogo  delle  Imprefe  militari  gli  diede  follmente 
per  troppo  lunghi  . Si  vede,  che  il  Cafa , uomo 
grande  nella  pulita  letteratura  , che  fioriva  al  Tuo 
tempo , non  fu  del  pari  verfato  nella  cognizione 
de’coftumi  de’  fecoli  baffi  , a lui  preceduti . Quell’ 
ornamento  di  Cafiruccio  , il  quale  al  Villani  non 
parve  sì  ilrano  , come  al  Cafa  , fu  teffera  , o fegno 
militare  , ufato  allora  nelle  fopravetle , o cotte 
d’armi  , intorno  alle  quali  fi  legge  una  Diserta- 
zione particolare  del  Ducange  con  quelle  , che  ha 
feri  ite  fopra  l’Illoria  di  San  Luigi , compolla  dal 
Sinilcalco  Gioinvilla  . Quindi  è , che  Umilmente 
in  Padova  nella  Cappella  di  San  Giovanni  accanto 
alla  Chicla  cattedrale  ,'fu  in  alto  è dipinto  Ezze- 
lino il  Tiranno  a cavallo  con  la  telfera  , o motto 
in  petto  S.  P.  Q;_R.  perchè  lèguitava  le  parti  dell’ 
Imperadore  Federigo  II.  gran  vantatore  dell’  an- 
tico Romano  Imperio  contra  i fommi  Pontefici , 
colà  molto  gradita  a qualche  nuovo  Arillarco  di 
elfi  , e Icimia  della  buona  anima  di  Marfilio  da  Pa- 
dova , che  fu  uno  di  quei  famofi  e degni  Teologi 
e configlieri  di  Lodovico  il  Bavaro , i quali  non 
mancano  mai . In  conformità  di  ciò  Gafpero  Bar- 
tio  nel  Glolfario  agli  Scrittori  antichi  della  Guerra 
fàcra  , pubblicati  da  Jacopo  Bongarfio , nqta  , che 
in  Paleltina  i Soldati  Criiliaor  ancor  effi  aveano  la 

Ff  tef- 


LiB.ll.  Cap.XXXI. 


Pei?»  fi  - edìziont  dt ' 
Csunti  dtl  t fu. 


Pa idi ticnt  dii 
Rovinio  dii  i 57  j. 


DiJffrtaij.  pi*.  1 27. 


Jo,  Vetri  Ludi wi- 
tti  Reliquia  io.  n[. 
Pa&‘  ?• 


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2 16  Della  Eloquenza 

Lic.  ii.Cap.xkxj.  tejjera  militare , data  loro  dal  Pontefice  Urbano  II. 

nel  Concilio  di  Chiaramente,  la  quale  fi  trova  chia- 
mata ,figtiumDei , e che  in  antica  lingua  Francete 
diceva  : Deus  le  volt . £ così  le  milizie  Criftiane  ad 
alta  voce  andavano  intuonando  le  parole.  Deus  le 
volt , cioè  , Dio  il  vuole  , che  noi  liberiamo  la  Terra 
Tanta  dalle  mani  degl’  Infedeli . Leone  Oftienfe  , 
il  quale  medefimamente  ne  parla  nel  libro  tv.  a ca- 
pi xi.  della  fua  Cronaca,  tempre  tcrive , Deus  lo 
t*t-  »»•  volt . Monfignore  Angelo  della  Noce  nelle  note  a 
Leone  chiama  tejfcra  muta  la  croce,  che  i toldati 
Criftiani  aveano  cucita  nelle  vefti  fopra  le  fpalle  j . 
e dà  il  nome  di  tejfera  vocale  a quel  motto  , che  al- 
tri chiamano  Grido  (Tarmi , del  quale  il  Ducange 
tratta  a lungo  in  due  DitTertazioni  topra  il  Gioin- 
villa,  che  fono  l’xi.  e la  xn.  Trovati  parimente  una 
corta  Diatriba  del  Vefcovo  Suarefio,  de  Vejlìbus  li- 
ter  a tis,  nella  quale  eziandio  fi  fa  menzione  di  quel- 
la di  Caftruccio  . Quetlo  fi  è quanto  in  propofito 
• ■ della  favella  volgare  di  Roma  verfo  l’anno  1300. 

mi  è occorto  avvertire  fopra  Dante  lènza  pericolo 
d’inciampare  nelle  impofture  del  Ceccarelli  ,con  le 
quali  dopo  avere  egli  imbrattate  alcune  delle  pri- 
me catè  d’Italia,  fi  tirò  addotto  nell’anno  IJS3. 
la  fentenza  di  morte  , altrove  da  me  pubblicata  , e 
Cornateti»  ». ii.  non  veduta  da  Monfignore  Allacci , che  trattò  mi- 
M J,s,‘  nutamente  delle  impofture  del  Ceccarelli  nella  edi- 
zione il.  del  libro  contra  le  Antichità  Etrufche  di 
Curzio  Inghirami  , al  quale  poi  fece  fuccedere  al- 
tro oputcolo  lòtto  nome  di  Bennone  Durkundurko 
Slavo  , in  rifpofta  a una  lettera , difenfiva  delle 
medefime  Antichità  . In  propofito  della  Vita  di 
Cola , i[  Cittadini  prima , che  fotTe  Rampata  , le 
diede  il  nome  d’ Jjlorìa , degnijfma  di  ejjer  letta  da 

dar 


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Tf  A L I A N A 227 

elafe  uno  t a capi  vii.  del  filo  Procedo , avvertendo, 
che  per  far  leggerla  con  più  gufto,  fu  traslatata 
nella  forma  e ortografia  d’oggidl . 

DAnte  non  fa  maggior  grazia  al  parlare  Spo- 
etino , e Marchigiano , di  quella,  che  ne  fac- 
cia al  Romanéfco  . Allega  molte  Canzoni , com- 
pofte , al  Tuo  dire , in  improperium  ijlarum  trium 
linguarum  , e tra  le  altre  una  di  certo  Cafra  Fio- 
rentino , la  qual  cominciava 

Una  ferina  va  feopai  da  Cafcoli 
Cita  , cita  fen  già  grande  aina . 

Il  Corbinelli  confetta  di  non  penetrare  il  lènfo  del 
primo  verfo:  ed  iofeco  mi  unilco  . Ma  fuppofto, 
che  Cafcoli  fia  nome  proprio  di  luogo  , nè  diverfo 
da  Cafoli  , che  fia  nell*  Abruzzo  citeriore  ( non  en- 
trandoci Afcoli , città  della  Marca  verfo  l’Abruzzo 
ulteriore)  io  propongo  la  fèguente  lettura: 

Una  ferina  vofeo  poi  da  Cafoli 
Zitta  , zitta  J'en  gì  a grande  aina  : 

cioè  a gran  fretta  ; perchè  aina , e aìnare  vuol  dir 
fretta  e affrettare  pretto  i Romanefchi . Anzi  fe- 
condo Giufqppe  Scaligero  in  una  lettera  a Ifacco 
Cafaubono , aina  fignifica  pure  la  medefima  cofa 
preffirgli  Spagnuoli , e viene  dall’Arabo  . Cita  , o 
zita  per  zitta , è voce  dinotante  il  cenno,  che  fi 
fa  per  indizio  di  filenzio  ; e vuol  dir  cheta  , o que- 
ta , fecondo  il  Corbinelli . I Latini  lo  efprimeano 
con  due  lettere  fra’ denti , che  fono  st  . Il  Ferrari 
nelle  Origini  ufa  il  vocabolo  cita  ancor  egli  alla 

F f 2 Lom- 


LiB.I1.CaP. XXX  li. 

?‘i-  9. 
xxxir. 

Altri  dialetti  Ita! fi* 
ni  annoverati  nella 
Volgare  Eloquenza 
di  Dente . 


OfuJhuU  faf.  }4>t 
•Ut.  il. 


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328  Della  Eloquenza 

Li».n.or.xxxlL  Lombarda,  e lo  fegue  il  Menagio,  benché  entram- 
bi ne  facciano  motto  fimilmente  alla  voce  zitto . 
Altro  verfo  Anconitano  predo  Dante  fi  è quello: 

Chignamente  fiate  fiate . 

Anche  qui  ci  è del  bujo.  Il  Corbinelli  piglia  chi- 
gnamente per  qualmente  . 11  volgarizzatore  ha  fia- 
tefiiate  , e il  tefìo  latino  fiatefiate . Dante  poi  fe 
ne  palla  ai  dialetti  , Milanefi , Bergamafio , e a’ 
loro  vicini  : pofi  quos  ( gli  Spoletini  e i Marchigia- 
ni ) Mediolanenfis  atquc  Pergameos , torumque  fini - 
timo : eruncemu s ; e intende  di  fterpargli  , come  a 
forza  di  ronca,  per  dinotare  il  difprezzo  , che  nc 
ha  , quali  di  piante  falvatiche.  Chiama  Pergameos , 
e non  Bergomates,  i popoli  Bergamafcbi  , fecondo 
il  collume  di  quc’  tempi , ne’  quali  Pcrgamum  , no- 
me di  famofa  città  dell’ Afia,  per  certa  ralfomi- 
glianza  attribuivafi  a Bergamo  , città  degli  Orobj , 
o de1  Cenomani,  detta  propriamente  in  latino  Ber- 
gomum  j intorno  a che  può  vederfi  l’Italia  antica 
di  Filippo  Cluverio  nel  libro  i.  a capi  xxv.  II 
Cofmografo  anonimo  Ravennate  , e Paolo  Diaco- 
no ne’  fecoli  vii.  e vili,  furono  i primi  a dirla 
Pcrgamum  . Contra  l’ardita  imperizia  di  qualche 
nuovo  giudice,  diladatto  a ben  ragionare  di  tali 
materie , dirò  qui  di  palleggio  , che  del  Ravennate 
fono  in  eflere  tuttavia  tre  codici  a penna  , fra  sè 
' . concordi,  uno  in  Francia  , l’altro  in  Olanda,  e’1 
terzo  in  Roma  . La  città  di  Bergamo  in  tempo  del 
Tridui©  fi  chiamava  in  latino  Bergomum , e non 
Pcrgamum , e molto  meno  Pergamci  i Bergamafcbi  ; 
bensì  Bcrgomenfcs , o Bergomates , che  é meglio  . 
Dal  nome  non  fuo  di  Pcrgamum  le  è rimallo  in 
volgare  quello  di  Bergamo,  fcambiata  la  prima  let- 
tera 


L t 


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Italiana  229 

tera  P in  B . I Friulani  dicono  Bergum  , e Bergo- 
mafc , da  Bergomum , e da  Bergoma:  ; e non  da 
Pergamum  , nè  da  Pergamcus  > come  dille  Dante  . 
Prefto  jpe  fi  confèrva  qualche  moneta  d’argento  , 
dove  intorno  a una  tefta  giovanile,  imberbe,  e lau- 
reata leggefi  fredericvs  imm.  Dall’ altra  parte  è 
la  città  con  quello  motto  peroamvm  . Egli  è Fe- 
derigo II.  Il  faggio  della  parlata  Bergamajca  prefio 
Dante  è meglio  efprefl’o  nella  verfione , che  nel 
tefto  latino  : la  qual  colà  con  altre  mi  rende  per- 
fuafo  , che  il  codice  latino  del  Trillino  fofle  diver- 
fo  da  quello  del  Corbinelli  : e così  vegnamo  ad 
aver  cognizione  di  due  codici  latini  del  tefto  pri- 
mitivo di  Dante  , ai  quali  fi  può  aggiungere  \\  ter- 
zo , allegato  in  un  altro  della  Libreria  Vaticana 
fegnato  $20 5.  dove  fopra  una  delle  Canzoni  Pro- 
venzali di  Arnaldo  Daniello  fi  legge  quefta  nota 
alla  pag.  90.  fcrittavi , per  quanto  fi  vede  , prima 
del  Trillino:  Dante:  de  Vulgati  eloquio  citat  batic 
bis . L’accennato  faggio  del  dialetto  Bergamafco , 
in  miglior  ordine  da  me  difpofto  , fi  è tale  : 

In  te  Poro  del  vefper 
Ziò  fu  del  me s (P  Occhiover , 

E vuol  dire  in  dialetto  comune  : 

Nel?  ora  delvefprot 
Ciò  fu  del  mefe  <P  Ottobre . 

In  oggi  fi  dice  tuttavia,/»  te  l'ora  anche  in  Venezia 
e altrove  , per  efprimere  nell' ora  : e fi  trova  fcrit- 
to  anche  in  nelP  ora , eflendo  finonimi  le  due  for- 
atole , in  tei,  e in  nel . Il  Salviati  tradufle  la  No- 
vella ix.  della  Giornata  1.  del  Boccaccio  anche  in 

dia- 


LnJI.CAlOOCXIl. 


Scafiitrian*  V . lin- 
gue pdt,  a *9.  tdit. 

C ohm» hi . 


> 


Pdf.Si. 


230  Della  Eloquenza 

dialetto  Bergomafco  ; ma  per  fecondo  fine . Però  al 
Salviati  potrebbe  taluno  rammemorare  di  bel  nuo- 
vo Pontico  Virunio  , che  prepofe  il  dialetto  Borga- 
ta afro  al  Fiorentino . E qui  torna  in  acconcio  Palle  r- 
zione  di  Giuleppe  Scaligero  , ed  è , che  i varj  dia- 
letti di  una  medejìma  lingua  fi  ridono  gli  uni  degli 
altri  , i Bergamaschi  del  Tofcano  , quelli  del  Poitd 
del  Bicordo , e va  via  dilcorrendo . Graziofa  oltra 
ogni  credere  fi  è la  parodia  in  favella  Bergamafca 
del  libro  1.  delle  Metamorfofi  di  Ovidio  , volga1- 
rizzato  con  gli  altri  da  Giovanni  Andrea  dell’An- 
guillara,  e poi  rivoltato  in  ottava  rima  Bergama- 
fca con  trasformazione  ancora  della  fentenza , c 
talora  di  parte  dell’  argomento  . L’autore  finta- 
mente fi  chiama  Baricocol , dottor  di  vai  Brembana , 
che  vuol  dire  del  territorio  di  Bergamo , bagnato 
dal  fiume  Brembo  ; ma  realmente  egli  fu  D.  Colom- 
bano Brefcianiui  da  Brefcia  monaco  Benedettino 
nella  Badia  di  santa  Eufemia  . Niccolò  Villani  nel 
Ragionamento  della  Poefia  giocofa  porta  il  prin- 
cipio del  primo  Canto  , eftratto  da  un  elèmplare 
della  libreria  del  Cardinale  AlelTandro  d’Efte . Sic- 
ché da  due  monaci  Cafinefi  ci  fono  venute  due  forte 
di  poefie  di  nuova  invenzione  j da  D. Colombano 
da  Brefcia  quelle  Metamorfofi  Bergamafche  , e da 
D.  Teofilo  Folengo  da  Mantova , le  maccheroniche  . 
Ma  udiremo  nel  libro  iti.  che  quello  fecondo  ne 
fece  ammenda  e ritrattazione  . Dante  non  porta 
alcun  faggio  del  dialetto  Milanefe , ballandogli 
quello  del  Bergamalco  , quafichè  fodero  flati  a 
quel  tempo  tuttuno , ficcome  comprefi  amendue 
fotto  il  nome  di  lombardi.  Abbiamo  però  in  quel 
dialetto  alcune  Poefie  del  Pittore  Giampaolo  Lo- 
mazzo , llampate  in  Milano  da  Gotardo  Ponzio 

nell’  - 


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» 


Italiana  2$i 

nell’anno  1589.  in  due  tomi  in  quarto , malagevoli  £n.u.CAP.xxxin 
a capirli  da  altri , che  dai  nazionali . Tira  a quel 
verlo  per  via  men  tenebrofa  l’Iftoria  di  Milano  di 
Bernardino  Corio , Icritta  da  180.  anni  dopo  Dante  , 
e ftampara  in  Milano  da  AlelTandro  Minuziano  nell’ 
anno  150$.  in  foglio  grande  , e con  tutta  la  fplen- 
didezza.  Marco  Girolamo  Vida  Velcovo  d'Alba  , 
il  quale  nell’anno  i 550.  fenza  fuo  nome  , diè  fuora 
tre  Verrine  a favore  de’  fuoi  Cremonefi  in  materia 
di  precedenza  contra  i Pavefi  , nella  prima  di  effe 
parla  con  molto  dilprezzo  dell’  Iftoria  del  Corio, 
e del  dialetto  della  medefima,  chiamandolo  Ornile 
a quello  dei  facchini  di  Valtellina  . Alle  Verrine 
del  Vida  fu  rifpofto  con  altrettante  da  Giulio  Sa- 
lerno , le  quali  non  li  fono  vedute  in  iftampa . 

L’Iftoria  del  Corio  fu  impreffa  più  volte  j ma  la  mi- 
gliore edizione  dopo  la  prima , fi  è quella  , che 
Giammaria  Bonelli  ne  fece  in  Venezia  nell’  anno 
I5J4»  in  forma  quarta  ; però  trafmutata  nel  dialet- 
to , il  quale  fu  ridotto  al  comune , conforme  il  Bo- 
nelli confeffa  nella  prefazione , che  G vede  compo- 
rta in  bel  carattere  corfivo , e diverto  da  quello 
del  rimanente  dell’  opera  . Còsi  pure  la  breve  let- 
/ tera  dedicatoria  della  Cronaca  di  Marco  Guazzo  , 
ftampata  in  Venezia  da  Francelco  Bindoni  nell’an- 
no 1 55 j.  lì  è in  bel  carattere  corGvo,  del  quale  non , 
le  ne  trova  nel  rimanente  del  libro , fecondochè 
lo  ftampatore  dovette  averne  penuria . Giulio  Fa - 
roldo  Cremonelè  divulgò  finalmente  in  Venezia 
preffo  Giovanni  Varifco  nell’anno  1577.  informa 
ottava  gli  Annali  di  quella  città  , fcritti  in  lingua 
Lombarda , come  egli  medefimo  afferma . 


Dai 


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Della  Eloquenza 


232 


/ 


/ 


Tai-  36 


Li».  II.Cap.XXXHL  

Si  figton»  di  .legni  T^V  Ai  Bergamafehi  patta  Dante  a crivellare  ( per 
1‘triinrinrViV  ndi!!!Ì  * ufar  ^a  f"ua  ^ra^  ) *1  dialetto  de’  noftri  Friu- 
tioqueiu.  Ioni , da  lui  chiamati , come  dicemmo , Aquilejefi , 
di  D»te.  a’ quali  congiunge  gl’  l/lrianì  ; benché  il  dialetto 
di  quelli  fecondi  non  abbia  che  fare  col  noftro, 
anche  al  parere  del  Salviati , che  porta  l’accennata 
Novella  del  Boccaccio  tradotta  (non  però-fenza 
sbagli  ) in  entrambi  que’  dialetti , come  fra  loro  di- 
veda . Il  faggio  , che  Dante  riferifee  , è veramente 
Friulano,  ces fajlu , benché  oggi  lì  pronunzi, ce  fa- 
Jlu  ? E vuol  dire  , che  fai  tu  ? Nè  quel  crudeliter 
accentuando  erucluant  di  Dante,  in  vece  di  eruElant , 
fi  verifica  più  , fenon  forfè  in  bocca  di  qualche 
rozzo  villano . Il  Corbinelli  avverte  , che  in  lftrìa 
( vuol  dire  in  Friuli  ) fi.  pronuncia  ze  fajlu  ? Le 
perfone  civili  ferivono  ce , e pronunciano  ze  ; ma 
non  così  i villani . Si  dice  yàr  per  fai  : e nella  Gal- 
lia  Narbonefe  parimente,  che  fajlu  ? I Friulani , 
che  hanno  molto  del  Provenzale , fcambiano  il  che 
in  ce  alla  Francefe  . Qui  mi  torna  alla  memoria 
Franco  Sacchetti , il  quale  , fecondo  Scipione  Am- 
mirato, vivea  nel  1380.  che  vuol  dire  da  lx.  an- 
ni dopo  Dante.  Quelli  nelle  Novelle  xcii.  e—» 
cxxxvii.  recita  altri  palli  del  dialetto  Friulano: 
e il  Corbinelli  ftelfo  allega  quello,  che  è prefo  dal- 
la Novella  cxxxvii.  ma  lo  applica  malamente  ai 
Forliveft,  come  non  informato,  che  Forum-Livii, 
città  della  Flaminia  è diverfo  da  Forum-fulii,  città 
della  Venezia , e così  Foro-’Julienfes  da  Foro-Li- 
vienfes , de’  quali  parla  Dante  a capi  xi  v.  de  libro  1. 
xvut. Paolo  Merula  nella  Cofmografia  porta  l’orazione 
pai  41. <dif.ii.  Am-  Domenicale  tradotta  in  lingua  Friulana  : e Giovan- 
ji,hd.  apad  Gemi  nj  Camberlainio  già  pochi  anni  ne  fece  una  nuova 
lvs‘,Ui ' edi- 


Va{. 


f antri. Hh.iv.cap. 


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I T'A  LIANA 

edizione  in  più  lingue,  dove  però  nel  tetto  I:riu-  uo.ii.cap.xxxu 
lano  s’ incontrano  alcune  voci  ftorpiate . Angelo 
Rocca  nella  fua  Biblioteca  Vaticana  t la.  confiderà  v‘i%  *«*• 
per  un  mefcuglio  di  più  linguaggi}  e Girolamo  Me- 
gifero  nella  Tavola  v.  del  fuò  Tej'oro  poliglotta  fe- 
paratamente  diftende  uno  de’ dialetti  dell’idioma 
Illirico  , o per  dir  meglio  Slavo , o Schiavone  , fino 
alle  nottre  contrade  , ove  realmente  fi  ufa  in  qual- 
che parte  fuperiore  fra’  monti  : e quello  idioma  a 
un  di  pretto  è quel  medefimo  , che  u pratica  in  Mo-  amll. 

fca , per  oflervazione  avutali  dal  Leibnizio  : c vi 
-concorda  lo  Scaligero  con  aflerire  ,che  tale  idioma 
Slavonico  , fornito  di  ben  viti,  dialetti , corre  fino 
al  Ponto  Eufino,e  al  mar  Cafipio,  dipoi  giungendo  al 
dominio  de’  Veneziani  K Dallo  Scaligero  Hello  nella 
lettera  cxlvi.  del  libro  il.  fcritta  a Marco  Veliero, 
quella  lingua  è detta  Semislava  , e metta  nella  no- 
ftra  Carnia , doveei  mile  ancora  la  fua  immaginaria 
Contea  di  Burden  per  quivi  nafeondere  la  cala  Bor- 
doni, della  quale  fu  l’avolo  fuo  Benedetto , miniatore 
in  Venezia  all’ infogna  della  Scala  in  piazza  a san 
Marco . Monlìgnorc  Jacopo  Sini , mio  concittadino , 
che  fu  Abate  di  Saccolongo  nella  diocefi  di  Padova, 

Cameriere  fegreto  del  Pontefice  Clemente  Vili, 
e fuo  Segretario  dimeftico  appretto  alla  morte  di 
Monfignore  Statilio  Paolini  da  Ofimo , già  amico  di 
Torquato  Tajfo,  compofe  alcune  leggiadre  poefie  nel 
comune  dialetto  Friulano  , mentovate  da  Niccolò  Dfarjt  f*t. T«. 
Villani,  il  quale  ne  rammenta  ancora  di  altri  rima- 
tori Udinefi:  e quelli  lòno  Paolo  Caravella,  Girolamo 
MiJJìo , Paolo  Fijtulario , Daniello  Forza  , Brunellefco 
Brunellefcbi , Francefco  di  Zucco , Giampiero  F abiu- 
ro , e Plutarco  Sporeno  , tutti  ingegni  fingolari  nel 
poetare  in  quello  dialetto,  fòpra  cui , fe  ci  fotte 

Gg  luo- 


Lib.11  .Cj  r.XXXlV  « 


XXXIV. 

Lingua  Siciliana, 
die  Dante  loda  fo 
pra  le  altre,  fu  la  co* 
snune  Italiana,  ufata 
dai  Poeti  della  reai 
Corte  di  Napoli  • 

Pii;-  tz« 


Parlatorio  Canto 
atri 


Gioì  una  ì.  Nov.  i. 


JuuetaZ • f*£.  17.  e 
112. 


234  Della  Eloquenza 

luogo , fi  potrebbono  fare  non  poche  oflgjvazio- 
ni . Dello  Spor  e no , fotto  nome. di  Ruptuni , ferbafi 
preflb  me  una  graziola  Canzone  fopra  certe  nozze 
di  contado . 

POichè  Dante  ha  toccata  qualche  cofa  dei  Sardi, 
i quali  , al  fuo  dire  , non  avendo  proprio  vol- 
gar  dialetto  , in  guila  di  Scimie  umane  imitavano 
la  gramatica  latina , fatta  a crivellare  nel  capo  xii. 
del  libro  1.  il  vokar  Siciliano  , nel  fatto  della  poe- 
fia  innalzandolo  (opra  tutti  gli  altri  j nani  videtur 
Sicilianum  Vulgate  fibi  f amarti  pr<c  alili  adfeifeere , 
eo  quod  quicquid  poetantur  Itali  , Sicilianum  voca- 
tur , & eo  quod  perpluret  doBoret  indigena s inveni- 
mus  graviter  cecinijje.  Qui  il  Corbinelli  riflette  , 
come  a tali  ragioni  di  Dante  fi  può  aggiungere, 
che  i Siciliani  furono  i primi  ad  amare  la  poefia  , e 
che  l’elogio  di  Siciliana , da  lui  dato  all'Italica 
poefia  , è fondato  fu  quella  ragione  della  , per  la 
quale  gl  'Italiani , al  dir  pure  di  Dante  , furono 
franeejeamente  appellati  Lombardi  : con  la  qual  de- 
nominazione s’intefero  i Veneziani , i Fiorentini  , e 
tutti  gli  altri  Italiani , come  fi  vede  nella  Novel- 
la 1.  della  Giornata  1.  del  Decamerone  : e fono  an- 
cora da  vederli  i Deputati  del  lxxiii.  Quello  pa- 
rere Dantelco  fopra  il  nome  di  Siciliana , dato  alla 
noftra  comune  favella  -d’ Italia  , il  qual  parere  fu 
adottato  dal  Bembo  , trafle  l’origine  dalla  regia 
-Corte  di  Sicilia,  che  i Re  Angioini  dopo  Federigo  e 
Manfredi, fermarono  in  Napoli,  città  primaria  delle 
pertinenze  Siciliane  , ritenendo  effi  però  tuttavia 
l’antico  e primiero  nome  di  Redi  Sicilia,  della  qua- 
ieCarloVIIl.  Redi  Francia  in  un  fuo  manifello  , 
pubblicato  in  Firenze  nell’ andare  a conquidala-. 


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Italiana  ' 233 

feri  ve  così  : regnum  Sicilia? , quod  Neapolitanum  ap- 
pellane . Perciò  tal  Corte,  allora  piena  di  poeti  vol- 
gari Italiani , fu  cagione , che  quelli  dal  nome  della 
medefima  reai  Corte  fi  appellaflfero  Siciliani , il  che 
in  fuftanza  volea  dire  Italiani . Il  Cartel  vetro  nella 
Correzione  dell’Ercolano  del  Varchi  ne  dà  qualche 
cenno|,  ma  non  lenza  frapporvi  la  zizania  de’ Tuoi 
confueti  fofilmi , malfimamente  ove  dice  , che  tro - 
vaDaji  la  Corte  de*  Napoletani  Re  a q uè*  tempi  in  Si- 
cilia , quando  egli  dovea  dire  tutto  Toppofto,  cioè* 
che  trovavaji  la  Corte  de * Siciliani  Re  a que'  tempi  m 
'Napoli  , mentre,  a parlare efattamente  , la  città  di 
Napoli  non  ebbe  Re  propri , perchè  i Re  , che  re- 
gnarono in  Napoli  , non  furono  altro,  che  Re  di 
Sicilia , i quali  comunicarono  il  proprio  lor  nome 
a quelle  contrade.  Quelle  poi  a differenza  dell’Ifola 
di  Sicilia  , che  propriamente  è reame , furono  dt- 
ftinte  col  nome  collettivo  di  Terre  di  qua  dal  Ta- 
ro , e ancora  di  Ducato  dì  Puglia , e di  Principato 
dì  Capoa , facendofi  cadere  in  tal  guifa  il  titolo  regio 
Culla  fola  Sicilia  , come  fola  confiderata  per  prin- 
cipale , e il  rimanente  per  accejforio  . Tale  avvifo 
può  conferir  molto  a diflipare  importantilfimi  equi- 
voci in  quella  materia  . 

IL  nortro  Dante  avendo  favellato  del  dialet- 
to Friulano , al  quale  accentui  cnormitate  egli 
accompagna  quello  de’  Cafentinati  e Pratefi  , palla 
a dire  , che  i Sardi  non  fi  debbono  avere  per  Ita- 
liani , ma  per  conneffi  all’Italia  , come  foli  efiftenti 
lènza  proprio  Volgare, fervendoli  del  latino  in  guifa 
di  Scimie.  Corrado  Gefnero  nel  Mitridate  avver- 
tile, che  i Sardi  dopo  elfere  flati  in  fignoria  de* 
pifani , e Genoveji , e degli  Spagn itoli , e Africani , 

Gg  2 '*  pa- 


Lra.II.  C*r.  XXXV. 


XXXV. 

Dan»  prepone  II 
dialetto  connine  » 
<i’  Italia  a tutti  I 
municipali  , anche 
Tofcani . 


P4£.  75.  idi* . ti. 


f.tr.fl.  CAr.XXXVi, 


XXXVI. 

Dante  efcira  la  reai 
Corte  di  Napoli,  co- 
me fautrice  de’  poe- 
ti-eccellenti nel  voi- 
gar  comune,  diverso 
.«'.al  Pugliefe  • 


2^6  • Della  Iìlo  qju  enza 

patirono  corruttela  nel  primitivo  loro  idioma  , Or- 
bando però  molte  voci , che  in  altri  non  fono  . Per 
quello.,  che  fpetta  al  volgare  della  regia  Corte  di 
Napoli , col  dirti nt ivo  di  Siciliano  già  dai  nortri 
antichi  poeti  innalzato  fopra  gli  altri  dialetti  d’Ita- 
lia , il  medefimo  Dante  non  dirtinguendolo  dal  Tuo 
proprio , dice  : quicquid  nostri prccdrcejfores  vulva- 
ri ter  protuìerunt , sicilianum  vocatur : quod  quidem 
retincmus  ér  nos;  ed  aflferilce,  che  al  tempo  Tuo  cf- 
ièndo  mancato  lo  fplendoredi  quella  Corte , i com- 
ponimenti , rimarti  in  tal  lingua,  lèrvivano  di  rim- 
provero ai  prelènti  dallora  : in  opprobrium  Italorutn 
Principum  remanfcrunt , per  eflere  fpenti  Federigo 
c Manfredi , celebrati  da  lui  con  lodi  eccedi  ve  , alla 
Gibellina  , anche  nel  Canto  uL  e nel  xvi.  del  Pur- 
gatorio . Però  egli  mette  divario  tra  il  natio  Siti-  ' 
lìano  , il  Pugliefe , e il  comune  Volgare  Italiano. 
Indi  fé  la  prende  nel  capo  xm.  coltra  tutti  i To- 
fcani , perchè  attribuiTcono  a sè  foli  il  Volgare  il  la- 
dre : qui  propter  arnentiayu  fuam  infr uniti , titulum 
fibi  Vulgarh  illujlrii  arrogare  videntur  ; ladove  egli 
al  loro  difeorfo  dà  il  nome  di  municipale , e di  tur- 
piloquio , e non  di  Volgar  cortigiano  : e ne  trae  certi 
fàggi  dagli  Ieri tti  de’  Fiorentini , Pifani  , Vuchefi ^ 
Sa  ne  fi , e Aretini , lenza  parlare  de’  Perugini  , e di 
quelli  d'orvieto,  di  Viterbo , e di  Civita  CaJlellana , 
perchè  tengono  dello  Spolettilo , e del  Romano  più* 
che  altro  . 

DAI  nome  poi  di  Siciliana , importo  alla  vol- 
gar favella  e poefia  , Dante  , fecondo  il  folito 
fuo  carattere , piglia  occafione  di  pungere  afpra- 
mente  i Principi  italiani , perchè  ad  e (empio  di 
Federigo  e Manfredi 3 non  favorivano  le  Mule  nel- 
le 


/ 


' 9 

t T A L I A N*A  2$7 

le ior  Corti,  dicendo,  che  allora  il  nome  della  Corte  n*.  u. c*r.  xxxv£ 
Siciliana  di  Napoli'  ridondava  in  opprobrium  Italo- 
rum  Principum  , qui- non  heroico  more , fed  plebejo , 
fequuntur  fuperbiam  : e ciò  tutto  all’oppofto,  fe- 
condo lui,  di  Federigo  e Manfredi , mentre  quic- 
quid  excelleniet  Latinorum  ( che  vuol  dire  Italo- 
rum  ) ni  te  bau  tur  ,primitus  in  tantorum  Coronatorum 
aula  prodibat . Et  quia  regale  folium  erat  Sicilia , 
faSlum  ejl  [ut  ] quicquid  nojlri  prtedecejfores  valga  - 
riter  protulcrunt , Siciliauum  vocaretur  : quod  qui- 
detn  retinenvn  ó*  nos  , come  già  fu  detto  di  fopra . 

Diftingue  però  egli  i Siciliani  antichi  dell’  Ifola  di 
Sicilia  da  quelli,  che  al  fuo  tempo  fiorivano  nella 
Corte  Siciliana  di  Napoli  ; imperciocché  allegando 
i verfi  , altrove  confiderai , di  Ciullo  dal  Camo  , 
comporti  in  vero  dialetto  Siciliano,  afferma,  che 
quello  dialetto  ab  ore  primorum  Siculorum  ema- 
nat , Ut  in  preeallegatit  cantionibus  perpendi  potejl 
eche  èdiverfo  dal  regnicolo  d e' Pugliefi , i quali 
tur  pi  ter  barbar izant  : il  che  Dante  attribuire  all* 
c-lfer  confinanti  co’  Romagnuoli,  e co’  Marchigiani  :*/ 
e fi  vale  di  quefto  efempio  : 

Voliera , fhe  chiagneJfe<lo  quatraro , 

cioè  a dire  : vorrei , che  piangere  il fanciullo.  Nell’ 
altro  dialetto  Siciliano  fcriffero  con  molta  grazia 
Antonio  Veneziani  nel  fecolo  xvi.  e nel  féguente 
Simone  Rau  Vefcovodi  Patti.  Nell’antico  dialet- 
to Pugliefe  Matteo  Spinello  da  Giovenazzo,  ca- 
rtello nel  territorio>di  Bari , dove  egli  fu  Giudice , 
compofè  la  fua  Cronaca  , in  cui  deferifle  «fatti  da 
sè  veduti  , o intefi  dall’anno  1247.  al  1268.  Il  tefto 
dello  Spinello  fu  da  Gio*  Antonio  Summonte  tras- 
fufo  a pezzi  nel  libro  i*L  del  tomo  il.  della  fua 


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Lir.ILCap.XXX  VII. 

Cottami  farti  il. 
t*l-  4<><-  » 


XXXVI!. 

L’aver  Dante  fpir- 
Uto  del  volgar  dia- 
letto Fiorentino,  co* 
U per  altro  dopo  lui 
f-itta  ancora  dal  Paf- 
iavanti,  fu  cagione  , 
..che  fi  diede  per  fin- 
to il  fuo  libro  della 
Volgare  eloquenza  ; 
ma  egli  (parla  anco- 
ra degli  altri  dialet- 
ti. 


238  Deliba  Eloquenza 

Storia  Italiana  di  Napoli , alterato  però  netta  fm- 
cerità  del  primitivo  dialetto  > in  cui  è malagevole 
il  ritrovarlo  : equeltefto,  che  i Bollandidi  ebbero 
dalla  libreria  del  Cardinale  Scipione  Co  bell  ucci  , 
lalciata  al  loro  Collegio  di  Viterbo , dovette  edere, 
eziandio  ritoccato  ; altramente  non  farebbe  dato 
facile , mafliraamente  a perlone  eftere , il  rivoltarlo 
in  latino , ficcome  fecero.  Effi  da  buoni  cattolici  y 
a rovefcio  di  qualchedun  altro , non  lalciarono  di 
notare  , che  la  verdone  dello  Spinello  ferve  a due 
colè.  I.  a farci  con ofcere  didimamente  1*  impietà 
di  Federigo  II.  e dei  fuo  badardo  Manfredi  con- 
tro alla  Chiefa  Romana . II.  la  calunnia  di  chi  fece 
primario  autore  della  morte  di  Corredino  il  Ponte-  • 
dee  Clemente  IV.  ladove  con  indelebile  infamia 
del  Re  Carlo  I.  ella  lèguì  undici  med  dopo  già  mor- 
to quello  Pontefice . Dalle  colè  accennate  viene 
Dante  a concludere  , che  nè  il  dialetto  Siciliano  , 
nè  il  Pugliefe  può  dirli , che  da  quel  Volgare , che 
in  Italia  è il  più  bello  di  tutti  : n'eque  Siculum  , 
tieque  Appulutn  ejje  illud , quod  in  Italia  pulcherri - 
mum  ejlVulgare . Nell*  ufo  del  Pugliefe,  o Napo- 
letano , a cui  fi  accoda  il  Sabino , fegnalold  tra  gli 
altri  Giulio  Ccfare  Cortefc , de’  cui  poemi  fi  dima 
l’edizione  xv.  dell’anno  1664.  Nel  Sabino  compolè 
Giambatifia  La  Ili  da  Norcia  . 

DAI  dialetto  Puglielè  palfa  Dante  di  nuovo  a 
trattare  di  quegli  della  Tolcana  in  un  ca-‘ 
pitolo  a parte  , che  è il  xni.  del  libro  1.  e quedo 
lì  è quello  , che  in  realtà  più  degli  altri  armò  fie- 
ramente i concittadini  fuoi  poderi  contra  la  verità 
di  qued’  opera,  perchè  (parla  del  proprio  Volgare 
della  (uà patria,  quantunque  generalmente  ripu- 


Italiana  239 

tato  il  migliore  di  «urti  ; non  però  certo  da  eflo  rTr-l.-r..  yyy7n~ 
Dante,  il  quale  tenea  rivolto  ilpenfiero  a un  altro  . 

dialetto,  comune  de’  Letterati  d’Italia,  da  lui  detto 
Cortigiano , e Volgare  ìlluftre , e preferito  ai  mn~ 
nicipali  , fecondo  il  parer  fuo  , tutti  ignobili , e 
imbrattati  di  plcbeifmoj  onde  venivano  a renderli 
improprj  nella  fcrittura . Udiamo , come  egli  fteflo 
ne  parla  : poff  h<ec  vcniamu : ad  Tufcot , qui  propter 
amcntiamjuam  infr uniti , titulum  Jibi  Vulgari 1 illu- 
flrii  arrogare  videntur . Et  in  hoc  non  folum  plebe- 
jorutn  dementai  intentio , fed  famofoi  compiterei  viroi 
hoc  tenuijfe  comperimi  . Mette  in  quello  ruolo 
Guittone  di  Arezzo,  che  mai  non  fi  diede  al  Vol- 
gar  cortigiano  : qui  nunquam  fe  ad  curiale  bulgare 
direxit . E infatti  il  fuo  dire  in  rima  e in  profa 
ha  pure  aliai  del  municipale , che  li  potrebbe  dire 
arcaifmo , e vizio  di  que’  primi  tempi , le  Dante  , 
che  venne  apprelfo  a Guittone  , non  gli  delfe  il 
nome  di  puro  municipale . Seguono  fiuonaggiunta 
da  Lucca , Gallo  Pifano , Mino  Mocati  Sanefe , e Bru- 
netto Latini  da  Firenze , la  favella  de’  quali  non 
è cortigiana , ma  folamente  municipale  . Brunetto 
pafsò  di  quello  lecolo  nell’  anno  1294.  che  vuol  di- 
re xxvii.  anni  prima  di  Dante  , che  ne  vigervi, 
e venne  a mancare  anni  lui.  innanzi  al  Petrarca  , 
il  quale  non  ville  oltre  agli  anni  lxx.  IlCorbinelli 
diede  in  luce  alcune  prole  di  Brunetto  , che  però 
non  lono  originali , ma  puri  volgarizzamenti , Ac- 
rome il  Teforo . Laonde  non  può  trarli  da  quelle  il 
carattere  municipale , che  però  chiaramente  rilutta 
dal  Pataffio  e dal  Tejoretto , fue  opere  in  verfi  . E 
perchè  Dante  fi  querela,  che  iTolcani  pre aliii in 
hac  ebrtciatc  bacchantur , di  preferire  i loro  dia- 
letti municipali  al  comune , chiamato  da  lui  corti - 

già- 


240  Della  Elo  <*ti  e n z a 

Lis.li.  Cit.xxxvuì'.  giano , e Volgare  HluJlre  , perciò  egli  palla  a sfiorare 
. di  alcune  forinole  municipali  ( dette  da  lui  col  no- 
me di  turpiloquio  , ficcome  con  quello  di  trifiilo- 
quio  avea  chiamato  il  dialetto  Romano  ) varj  dialetti 
della  Tofcana  ; ma  il  fa  folo  per  ifcartargli  col 
mettergli  io  villa.  Quelle formole  fono  tratte  dai 
dialetti.  Fiorentino,  Pijano , Lue  chef  e,  Sanefe, Aretino, 
non  volendo  egli  trattare  di  qtjpgli  delia  Tofcana 
fuburbicaria  , come  del  Perugino  , Orvietano  , Viter- 
befe,  e di  Civita  Otflellana , a cagione  dell’affinità  , 
che  ièrbano  col  Romano ,e  con  lo  Spoletino.  Lo  Icopo 
- di  Dante  in  quello  fuo  ragionamento  fi  è di  fare 
avvertiti  gli  Itudiofi  della  favella  volgare  , che  vo- 
lendo Icrivere  per  lo  comune  degl’intendenti , e 
non  per  le  fole  lor  patrie , fi  guardino  dalle  voci  e 
locuzioni , proprie  fidamente  de’  dialetti  partico- 
lari , e non  comuni  all’  intendimento  del  rello 
d’Italia  : nel  qual  turpiloquio  egli  olferva,  conforme 
poi  fece  ancora  il  pulitiffimo  PaJJavanti , aver  pec- 
cato quafi  tutti  i Tofcani  del  tempo  fuo  , benché 
alcuni  pochi  avellerò  conofciuta  l’eccellenza  del 
Volgar  cortigiano  ed  illajlre  . Ma  quelli  pochi  da  lui 
fi  riducono  a tre  foli j a due  Fiorentini,  che  lòno,  un 
Guido  Lapo  , o Lupo  , il  quale  fènon  è il  Cavalcanti , 
di  cui  torna  a parlare  a capi  xvti.  faranno  due, 
tra  loro  diverfi  , un  Guido , e l’altro  Lapo . Buonac- 
corlò  Montemagno  fu  figliuolo  di  un  Lapo  . Dante 
per  V altro , accenna  sè  Hello  j e per  quello  da  Pi- 
Jloja , che  è il  terzo , intende  Cino . Al  rimanente 
quel  tanto  efaltare,che  fa  Dante  il  dialetto  comune 
de’ letterati  Italiani  fotto  nome  di  Volgare  illuftr e, 
concorda  appieno  con  quanto  ne  avea  prima  ragio- 
nato nel  Conviviojonde  non  può  ri vocarfi  in  dubbio 
il  libro  della  Volgare  Eloquenza , lènza  fare  il  limile 
del  Convivio , del  quale  addietro  parlammo . 

• Di 


I 

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w 


Italiana 


241 


Lic.H.Cap.XXXVIIL 

DI  quìnenafce,  che  Dante  avendo  eliminata  xxxviii. 

la  varietà  delle  Tolcane  loquele , afferma  di  Diletto  Genovefe 
reltar  perfuafo , che  il  Volgare  , da  sè  cercato  , non  ^S'dSefcr'iuù'ré 
fia  quello  de*  popoli  di  Tofcana  . E finalmente  do-  "° £!*■ •• ,imtl f* pcr 
po  avere  fcartati  1 dialetti  municipali  di  quella  pro- 
vincia, fa  il  medefimo  di  quello  d e' Genovefi , di- 
cendo, che  fe  quelli  per  dimenticanza  perdettero 
la  lettera  z,  correrebbono  gran  rifehio  di  rollar 
mutoli,  e di  avere  a provvederli  di  altra  favella, 
dachè  nella  maggior  parte  de’ loro  dilcorfi  fanno 
entrar  quella  lettera  , pronunciandola  non  fine 
multa  rigiditate . Nel  poetare  in  quello  fermone  , 
il  quale  dal  Velfero  tra  le  note  di  Jacopo  Gretfero  Adcaputvm.  Kbii 
alla  Storia  di  Giovanni  Cantacuzeno,  è chiamato  ut^96t' 
inter  Italica s dialetto:  craJJìjfinju s , fi  legnalarono 
Paolo  Foglietta , e Vincenzio  Dartona , i quali  però 
dal  Villani  fi  prendono  come  per  una  fola  perfona . 

Nel  plebeo  Fiorentino  , rimallo  più  puro  e lempli- 
ce  nel  contado  , Michelangelo  Buonarroti  il  giovane 
compofe  la  Tancia , Commedia  rufticale  in  ottava 
rima , ultimamente  rillampata  con  note  copiole  del 
nollro  dottor  Salvini, che  vi  premile  la  Fiera , altra 
Commedia,  pure  del  Buonarroti  quali  tutta  in  verlo 
fciolto,fpartita  in  cinque  giornate,  quante  appunto 
ce  ne  vorrebbono  a rapprelèntarla  lopra  la  leena  . 

Benvenuto  Cellini , fatoofo  orefice  e Icultor  Fiorenti- 
no, imperito  di  lingua  latina,  ma  lungo  tempo  vivu- 
to  in  Roma  , Icriffe  alla  buona  in  quello  dialetto  la 
fua  propria  Vita  , Rampata  in  quell’anno  1 7 $0.  con 
la  falfa  data  di  Colonia.  A lato  alla  Tancia  può  anda- 
re i!  Malmantile  racquifiato , che  è nome  di  cartello 
diftrutto  nel  territorio  di  Firenze, poema,  che  dall* 
autore  Lorenzo  Lippi  fu  talmente  ripieno  di  frafi  e 

Hh  det- 


LiB.n.c*fJtxxvni. 


1 ' Imperio  dii  ri {»* 
di  Tiberio . 


lenire  t*l-  34 J* 
JH-  ‘dii.  u 


ptrr/icotb*  Hi.  CMp. 
xiviri. 


2 42  Della  Eloqj/enza 

dettati  popolari  , che  per  farlo  intendere  fuori 
della  città,  fu  meltieri , che  Paolo  Minucci , in  gu idi 
della  Tancia , ancor  egli  lo  ricolmate  di  folte  note, 
tra  le  quali  ve  ne  furono  pur  del  Salvini , miniera 
abbondante  di  quelle  piacevoli  cole  gramaticali  . 
Anzi  ora  in  Firenze  è ufeita  una  nuova  imprelTìone 
del  Malmantile , affai  più  carica  di  quella  feconda  , 
che  venne  fuora  nell’anno  1688.  Da  tutto  l’elpo- 
llo  fi  trae , che  Dante  colpì  nel  vero  , mettendo 
eccezione  in  tutti  i dialetti  municipali  d’Italia;  poi- 
ché il  tempo  , venuto  apprelfo  , ha  fatto  compren- 
dere, che  il  Romanzo  comune  ha  prevaluto  nelle  ferie 
feritture,  e che  i municipali  non  hanno  potuto  giun- 
gere a prender  corfo  pubblico  in  opere  gravi , nè  in 
altre,  fuorché  nelle  fole  piacevoli , quali  fono  in 
profa  le  Cicalate  , e le  Commedie ; e più  particolar- 
mente nelle  poetiche  , cioè  a dire  nelle  fatire , e 
ne’  Capitoli . Quindi  è , che  Bernardo  Davanzali  nel 
fuo  volgarizzamento  del  tefto  nobile  e (ignorile  di 
Tacito  , volendo  cimentare  il  baffo  dialetto  del 
popolo  Fiorentino  , da  lui  fte(To  chiamato , Fìoren - 
tlnifmo,  non  ne  riufeì  con  applaufo , per  confelTione, 
nonché  del  Politi , che  fu  Sanefe , ancora  de’  pro- 
prj  fuoi  parziali , e affezionati  concittadini , i quali 
veggendolo  in  abbandono  , e fenza  fequela  , fi  ri- 
ftrinfero  a lodarlo  della  buona  intenzione  : e qui 
ottimamente  fi  adatta  ciò  , che  in  tal  propofito 
ferite  Giano  Nido  Eritreo  : audivi  ego  Francifcum 
Nicolinum,  Fiorenti a fummo  genere  natum , fui  mul- 
to: annoi  hic  Rome  magni  Duci  s oratori t funFlut  e/l 
munere , a quo  etiam  Avanzati  librum  , dono  mibi 
datum  , accepi  ; a udivi , inquam , quum  di  cere t , fe 
quotici  in  aliquo  illiui  auShrii  verbo , quod  nunquam 
(Ili m aurei  accepijfent , barerei , quod  fapi//ime  con- 


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Italiana  *4$ 

tinger  et , contìnuo  ad  latinam  ipjiut  Taciti  hip  ori  am  tm.ii.  cap.xxxviu.' 
eonfugere  , ejufque  auxilio  faltem  fufpicione  ajfequi 
quid  verbum  illud  fignificaret,  con  quel , che  fiegue . 

Il  Davanzati  conofcendo  i termini  angulti  della  fui 
imprefa , non  osò  pareggiarla  a quella  di  Giorgia 
Dati , il  qual  parimente  volgarizzò  tutto  il  corpo 
delle  opere  di  Tacito  con  ampio  pile  e largo , con~ 

■Benevole  al fuo  pne , di  farlo  cbiarijjimo , conforme  il 
Davanzati  Hello  ebbe  a dire  : ea  è in  quello  luogo 
notabile , che  egli  alla  favella,  da  sè  ufata , attribui- 
ta il  nome  di  Fiorentinità  , chiamando  poi  lingua 
comune  Italiana  quella , che  s’impara  , come  le  lin- 
gue morte, ne’  tre  famofi  fcrittori.  Dante , Petrarca 
e Boccaccio , nella  quale  foggiunge , che  molti  grandi 
hanno  fritto  mirabilmente  j ma  non  nell’ altra,  pri- 
ma del  Davanzati  . Or  quella  dunque  ancor  noi 
chiamiamo  lìngua  comune  de'  Letterati  d'Italia . Non 
diverfa  fortuna  da  quella  del  Davanzati , incontra- 
rono , come  altrove  fi  dille , col  loro  Sanefe  dia- 
letto Bellifario  Bulgarini  , e Scipione  Bargaglì  : e 
per  fincerarfene  , balla  dare  una  occhiata  al  Dialo- 
go di  quello  fecondo  , intitolato  , il  Turamino , che 
tratta  del  parlare , e dello fcriver  Sanefe  : nella  qual 
guifa]  altri  Dialoghi  non  meno  eruditi  e piacevoli 
potrebbono  farfi  del  parlar  Pifano , del  Volterrano  , 
dell  'Aretino,  e di  tutti  gli  altri  dialetti  Totani , i 
quali  dal  gran  fenno  di  Dante  furono  sbanditi  dal- 
le fcritture  nobili  e gravi . Anzi  i più  culti  Sanefi 
prepofero  nell'atto  pratico  al  loro  proprio  dialetto 
il  Romanzo  comune  de'  Letterati  tP  Italia  : e balla 
rammemorare  per  molti  il  folo  Girolamo  Bargagli 
nel  bello  e curiofo  Dialogo  de’  Giuochi  delle  veg- 
ghie  Sanep. 

* * . , ‘ 

• Hh  2 Nell’ 


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LiB.li.C»r.XXXlX. 

XXXIX. 

De'  diiletti  Rnrni- 
fnuolo,  l'adovano  , 
c Veneziano . 


*<*•  «7- 1». 


244  Della  Eloquenza 

NEH’ ufcir  di  Tolcana,  varcati  i gioghi  dell’ 
Apennino,  fi  entra  nella  Romagna , l’ultima 
città  della  quale  , a parere  di  Dante  , fi  è Forlì  $ 
fituata  nel  mezzo  della  provincia,  i cui  popoli  par- 
lano, come  le  femmine.  Egli  dice  di  avere  oflervate 
in  Italia  due  fpecie  di  parlar  volgare  : dicimus , ttos 
duo  in  Latto  invenijfe  vulgaria . L’uno , per  la  ma- 
niera del  pronunciar  molle  , fembra  in  bocca  degli 
uomini  parlar  di  donna  . L’altro  per  l’afprezza  de’ 
vocaboli  e degli  accenti  irfuti , ip  bocca  delle  don- 
ne fembra  parlar  d’uomo . Dante  nel  primo  genere 
annovera  i Forliveji , così  volgarmente  chiamati  dal- 
le voci  latinobarbare , Forlivium , e Forlivenfs  per 
Forum- L/vii , e Foro-Livienjis  , i quali  fono  molto 
diverfi  dai  noltri  Furiarti , o Friulani , che  Fr 'totani, 
e Frigolani  ancora,  dalle  voci  Friuli  , Frioli,  e Fri- 
goliì  fi  di  fiero  in  Tofcana . Il  perchè  , tefla  Forlana, 
motto  proverbiale  di  quelle  parti  della  Flaminia  , 
chiamata  con  voce  de’focoli  inferiori  e più  comune, 
Romagna,  vuol  dire  tefta  da  Forlì,  e Forlivefe,  quali 
F or  le/e . Quindi  è,  che  traviò  il  Corbinclli  nelle 
note  al  libro  di  Dante , pigliando  Forlivenfet  per 
Foro-^ulien/eSfC  riferendo  l’efempio  del  noltro  dia- 
letto Friulano , prefo  da  Franco  Sacchetti , ladove 
quello  non  ha  punto  che  fare  col  Forlivefe . Dante 

£er  faggio  di  quello  de’  Romagnuoli , e in  partico- 
ire  de’  Forliveji , porta  la  voce  affermativa  deufci, 
venuta  dal  latino  Deut  fcit , cioè  in  noftra  lingua  , 
Dio  'l  fa:  e celo meo , e corada  mea , per  occhio  mio'. , 
e cuor  mio.  Rammenta  ancora  certi  rimatori  di 
quel  pacfe,  i quali  nel  poetar  volgarmente  non 
fcguirono  il  proprio  dialetto  :e  quelli  furono  Tom -, 
tnafo  y e Ugolino  Lucciola  da  Faenza . Porta  indi  la 
* 1 ■ _!  vo- 


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> 


Italiana  245 

voce  magarci  ( che  così  dee  leggerli , e non  mana- 
ta ) come  propria  de’  Brefciani , Veronefi , e Vicen- 
tini , anzi  ora  quafi  poco  men , che  comune  in  Ita- 
lia, per  magari , come  pajjìm  dicono  i Veneziani  e 
altri  di  quelle  parti  : ed  è voce  tratta  dal  Greco  , 
cioè  beato , e corrifponde  al  latino , utinam  : colà 
avvertita  ancora  dallo  Scaligero  fopra  i Frammenti 
legittimi  di  Berofo  , diverli  da  quegli  altri  di  An- 
nio  . Dante  poi  fcorre  ai  Padovani , i quali  turpiter 
fyncopantet , troncano  i nomi , terminati  in  tui , e 
in  tai , dicendo  merco  per  mercatui , e bontè  per 
bonitai . Indi  vi  accoppia  i Trivigiani , i quali , co- 
me i Brefciani  , ed  altri  del  vicinato , che  vuol  dire 
inoltri  Friulani',  riducono  la  lettera®  conlònante 
in/,  proferendo  quelli  nof  e quelli  nuf  per  nove , e 
vìf  per  vivo  ; così  uf  per  uovo , lof  per  lovo , come  in 
lingua  Veneziana , e di  quelle  parti  li  chiama  il  lupo. 
Venendo  al  dialetto  de’  Veneziani , dopo  elferfene 
alquanto  parlato  altrove , Dante  non  fa  loro  grazia 
del  Volgare  ìUuflrc , perchè  a quel  tempo  diceano per 
le plage  de  Dio  tu  non  verdi , o venrdt,  alla  Friulana , 
come  fi  legge  nel  volgarizzamento  . Il  Corbinelli  of- 
ferva  , che  in  quella  lìagione  pronunciavano  plage 
per  piaghe , e crede , che  la  taccia  vada  a colpire  fu 
quel  verdi . Ma  poi  Dante  (ómbra  dilatare  il  dialetto 
Veneziano  ai  Padovani , dandoci  egli  il  lòlo  lldebran- 
dino  da  Padova  per  dilungato  dal  materno  dialetto,  e 
intefo  al  Volger  cortigiano  : e dice  di  averlo  cono- 
fciuto  : vidimai . Il  volgarizzatore  lo  chiama  Bran- 
dirlo , e così  pure  lo  Scardeone , che  non  vide  il  ledo 
latino  di  Dante . Da  quelle  due  voci  venrd^e  Bran- 
dino , meffe  nella  traduzione  in  un  modo , e nel  te- 
fto  latino  in  un  altro , fi  Icopre,  che  quello  , di  cui 
ii  valfe  l’autore  della  verdone , fu  diverlb  dall’  al- 
tro 


'ì 


Ul.ll.  CiP.XXXlX- 


Di  Emtndntitni 
ttmfmum  fai-Ji. 
in  fitti . 


Zìi.  tT.  taf.  ix. 
fi-  «»• 


Vai.  f«- 


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Lib.II.Cap.XXXIX* 


Tt  fati  quii  Al  e Ur- 
iti P/tiAvii  Ut.  il. 
>.:*&  ».  fi.  ajj. 
aif 

JD inhgbì  p<t£.  46. 
«»#•  4jy. 

T.retUno  fa*.  942. 
ediz.  ni. 

]téj£ivnam'  pa^  74. 
1S • 


346  Della  Elo  q_u  e n z a 

tro  del  Corbinelli  : e perciò  ancor  qui  fi  comprova 
Pendenza  di  due  codici  latini  della  Volgare  eloquen- 
za . Intorno  a quelli  dialetti , Padovano  e Veneziano , 
avvertiremo  , qualmente  nel  primo  li  fegnalarono 
lòtto  nome  di  Merton , Magagnò , e Begoto,  Agolìino 
Rava,  Giambatilla  Maganza  , e Bartolonimeo  Ru- 
ftichello  , tutti  e tre  da  Vicenza  , i quali  fi  vaifero 
della  rultica  favella  Padovana , e Vicentina  : e a que- 
lli lì  aggiunge  Luigi  Valmanara . Ma  il  primiero  a 
nobilitare  il  dialetto  Padovano  fu  Angelo  Beolco  fot- 
to nome  di  Ruzzante,  avendo  egli  in  tal  dialetto 
compolle  vi.  Commedie  di  cinque  Atti  in  profa , 
nelle  quali  ogni  attore  parla  diverfo  dialetto  , Ve- 
neziano , Bolognefe , Bcrgamafco  , Padovano  ru/lico  , 
Tofcano , e Greco  volgare  , idea  fuggerita  dal  Penalo 
di  Plauto . Anche  Andrea  Calmo  in  alcuna  delle  lue 
Commedie  fi  vale  di  più  dialetti , come  del  Ber- 
gamalco , e del  Greco  volgare . Al  Beolco , di  cui 
fcrive  lo  Scardeone , e che  molto  è lodato  dallo 
Speroni , e dal  Varchi , fuccede  Gìambatìjla  Livie- 
ra  da  Vicenza , il  Campagnola , il  Buzacarino , Ber- 
tovello dalle  Brentelle  con  altri  , annoverati  dal 
Villani . Galeazzo  e Andrea  Gatteri  in  quello  dia- 
letto , ma  incivilito,  fcrilfero  le  Storie  della  lof 
patria . Nel  Veneziano  poi  fi  legge  un  poema  fo- 
pra  Cale  Bionda  Biriota  , cioè  Caterina  Bionda  del 
luogo  chiamato  Biri  , che  è un  rione  di  Venezia, 
abitato  dalla  plebe.  Si  rammentano  ancorale  rime 
di  Benedetto  Cornaro , di  Domenico  , Luigi , e Maffeo 
Venieri , di  Leandro  Beccajo , e di  Michelangelo  An- 
gelico, con  una  raccolta  di  varj  autori,  intitoli' 
ta  , la  Carovana  . Ci  fono  parimente  i Verji  alla 
Veneziana  d i Angelo  Ingegneri,  llampati  in  Vicen- 
za da  Angelo  Salvadori  nel  1612.  in  ia.9  Il  Car- 
di- 


\ 

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Italiana  247 

dinal  Bemb 0 tenne , che  la  favella  Veneziana  avefi-  Lnui.c*r.xxxix. 
fe  poche  opere  in  verfo  , tra  le  quali  ei  diede  il  **• 
vanto  alle  Canzoni  Giuflimane , cosi  dette  dal  lo- 
ro autore , e alle  rime  di  Niccolò  Cofmico  Padova- 
no , benché  quefte  non  folfero  in  tutto  Veneziane, 

Altre  Canzoni  del  Cofmico  fi  trovano  a parte  llam- 
pate  in  Venezia  da  Bernardino  de  Celeri  da  Lore- 
ce  nel  1478.  in  40.  e in  Vicenza  da  Rigo  da  Caze- 
no  nel  1481.  in  40.  Ma  in  prolà  natia  non  fovvenne 
al  Bembo  fcrittore , che  andalTe  ordinariamente  per 
mano;  poiché  non  mife  egli  in  tal  numero  gli  an- 
tichi Annali  ^ e le  Cronache  della  città.  Venezia- 
namente compoftc  , e che  non  fon  poche  , tutte 
molto  lèmplici , ma  altrettanto  {limabili , e gra- 
ziofe , le  quali  fi  leggono  volentieri , quantunque 
affai  più  , che  per  le  mani  del  volgo  , le  ne  vadano 
per  quelle  degli  eruditi  . Quelle  Cronache  fi  ac- 
cennano dallo  Speroni:  e alcuni  nalfi  ancora  le  ne 
allegano  nella  mia  Diflertazione  ai  San  Pietro  Or- 
lèolo  , Doge  di  Venezia  , e poi  monaco  in  Rolci- 
glione  . Da  quello  apparisce , che  niun  dialetto  Ita- 
liano dopo  il  Romanzo  comune,  è provveduto  di 
maggior  numero  di  opere  fcritte  , di  quello,  che  ne 
è il  Veneziano , al  quale  da  Pontico  Virunio  , come 
addietro  dicemmo  , fra  tutti  i dialetti  Italiani  fu  a 

dato  il  vanto  di  bellilTimo  c dottilfimo  : in  Italia 
Venetus  puleberrimu s & dotti fjìmui  omnium  fermo . 

Così  egli  fcrilfe  nelle  Dichiarazioni  deeli  Erotemi 
del  Guarino,  il  qual  libro , per  dirlo  qui  di  paleg- 
gio , è il  primo , che  fi  ritrovi  llampato  co’  numeri 
in  fulle  carte  ; e non  già  fu  in  alto  , come  fi  prati- 
ca, ma  giù  baffo  appiè  di  ciafcuna  delle  prime 
facce,  e nel  mezzo  . In  dialetto  antico  Veneziano , 
e de’  tempi,  che  era  più  nativo  e meno  alterato  , 


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I.u.  INCap.XXXIX. 
X/t.  ii.yt/.iu.  u<. 

— Xii.  IV./»/.  153. 
— Irt.  VI  .'/il.  iSi. 
•di/.  il. 


Zìi.  il.  caf.TXti. 
tH • »*!• 


'248  Della  Elo  qjj  e n z a 

che  non  lo  è ora  per  la  varietà  del  commercio,  e per 
avervi  prelo  gran  piede  il  Romanzo  comune  , molti 
epitafj  e ifcrizioni,  (colpite  in  marmo  per  la  città,  fi 
trovano  fparfe  nella  Venezia  di  Francefco  Sanfovi- 
no , e alcune  di  non  poca  lunghezza  . Ne  porrò  qui 
una  rimata  delirio,  prefa  da  una  colonna  fuori 
della  chiefa  di  Santo  Agoftino  , attaccata  alla  ca- 
pella  del  Sacramento  , benché  ora  non  fia  facile  il 
rilevarla , ed  è contra  Bajamonte  Tiepolo , perfo- 
naggio  famofo  nella  Storia  Veneziana  : 

I 

De  Bagiamonte  Tiepolo  fo  quejlo  terreno 

Et  mo  è pojlo  in  comm  un , a celo  eh  e Jia 

A ciafchedun  /pavento  per  Jempre  & fempre  mai . 

Del  mille  trejento  ó"  diefe 

A mezo  il  mefe  delle  ceriefe 

Bagiamonte  pafsò  il  ponte 

Et  per  ejfo  fo  fato  il  eonfegio  de  diefe . 

11  primo , il  terzo , e l'ultimo  verlo  , che  fi  rompo- 
no in  mezzo  , fono  di  quegli  del  Beato  ^Jacopone , 
coetaneo  di  Bajamonte , ai  quali , per  quanto  fi  difi- 
fe altrove,  fu  dato  poi  malamente  il  nomediP<z- 
triziani.  Altra  più  antica  lapida  , ma  forfè  rinno-r 
vata , nel  chioftro  del  moniftero  de’ Santi  Giovanni 
e Paolo  de’ Frati  Domenicani , fi  è la  feguente  : 

II 

Sep.  de  mifer  Lorenzo , & de  mifer 
Nicolò  Loredan  fratelli  , foli  che  fo  de  mifer 
Zane  de  S.  Cancian  , & de  fo  eriedi  1279. 

Porterò  qui  la  terza  , ivi  pure  efiftente , per  elfer 
breve  : e mi  fu  già  trafinelfa  con  altre  dall’erudi- 
to amico  mio  Signor  Dottore  Gio.  Antonio  Atto- 
ri Canonico  della  ducal  Bafilica  di  San  Marco  : 

• - in 


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Ln.ll.  C*r.  XI. 


Italiana'  249 

ih 

mcccxliki.  dì  xv. de  Luto  fer  Zan  Gra- 
dendo, dito  Grcze , Conte  de  Arbe , Alifeta 
Comiteja  , ufor  fua . 

Ne’  chiodri  di  altri  monideri , come  di  San  Fran- 
cefco  della  Vigna  , e della  Madonna  dell’  Orto 
altre  pur  ve  ne  fono , mentre  allora,  giuda  l’antica 
difciplina  Cridiana,  i morti  fi  feppelliano  ne’chio- 
dri  fuori  di  chiefa . Somiglianti  epitafj  in  lingua 
Francefe  antica  fi  adducono  dal  Padre  Edmondo 
Martene  in  amendue  i Tuoi  Viaggi  letterarj . 

PErchè  non  mancavano  lodatori  del  parlar  Bo- 
lognefe , come  creiciuto  con  quello  degl ' Imo- 
leji,  de’  Ferrare/i,  e Modaneji  vicini , Dante  approva 
la  loro  opinione  con  l’efèmpio  del  famofo  Sorde/io , 
il  qual  modrava , che  la  favella  Mantovana  parteci- 
pale di  quella  delle  vicine  città  , Cremona  , Brefcia 
e Verona  , comechè  poi  Sordcllo  deiTo  ne’  fuoi  com- 
ponimenti non  ufade  il  dialetto  natio  , ma  il  Pro- 
venzale, e ancora  il  Romanzo  comune  d'Italia.  Se- 
gue Dante  appredo  a notare  negl ' Imoleji , e ne’ 
Ferrareji  un  favellar  molle , e ne’  Modaneji  certa 
garrulità o loquacità  (come  traduce  il  volgariz- 
zatore ) propria  de’  Lombardi  : in  Mutinenfibui 
aliqualem  garrulitatem  , quei  proprie  Lombardorum 
ejl  : e la  crede  allignata  per  lo  mefcolamento  de- 
gli ederi , e principalmente  de’  Longobardi , attri- 
buendo egli  a queda  garrulità  il  non  trovarfi  nel 
tempo  fuo  poeti  volgari  ac  Ferrareji,  nè  Modaneji , 
nè  Reggiani , perefier  tutti  alla  medefima  intefi  , 
e perciò  inabili  a conlèguire  il  Volgar  cortigiano. 
lènza  gran  difficoltà,  o acerbità  , per  dirlo  con 

1 i l’efpref- 


XL. 

De*  dialetti  Imole- 
fc  1 Ferrarefe,  Mo- 
di ntfe,  Mantovano, 
Cremo  ne  le,  Brefcia- 
no,  Veronefe,  Bolo* 
gnrfe,  e di  alt  ributti 
inferiori  al  Roman- 
zo comune  , ofio 
Volgare  Ululile  • 
Lib.  f.  csf.  xr. 


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»J0  Del  i/a  Biìoqj/ e nza 

l».  iu  CAt.ix..  l’efpreflione  fua  propria:  colà  ancor  più  comune 
ai  Parmigiani , \ quali  diceano  monto  per  molto. 
Se  dunque  i Bolognejt  accrebbero  la  propria  favel- 
la con  l’ajuto  delle  vicine-,  a Dante  non  difpiace 
il  dirli  , che  per  quella  miltura  il  loro  dialetto  rie- 
fca  temnerato  di  lodevole  foavità  . Il  perchè  llan- 
do  in  fui  paragone  degli  altri  dialetti  municipali 
d'Italia  , municipali a Latinorum  iulgaria  comparan- 
do, ei  volentieri  ne  adegua  il  primato  al  Bologne- 
fe  , del  quale  altrove  li  accennò  qualche  cofa  . Ma 
Dante  non  per  quello  gli  coniente  il  titolo  di  Voi- 
gar  cortigiano  , ed  illu/lre , o fia  di  Romanzo  comu- 
ne . La  ragione  fi  è,  perchè  quando  tal  folfe  llato 
il  parlar  Bolognefe , 1 due  Guidi , il  Guinizelll , è *1 
Gbitlieri  con  Fabrizio , Onejlo , e altri  concittadini , 
malagevolmente  fi  crede  , che  avefifero  dovuto  ab- 
* bandonare  il  loro  dialetto  per  ifcrivere  in  quell’ 
altro  comune , fecondochè  fecero  , da  uomini  ve- 
.»  ramente  pieni  di  cognizione  in  difeernere  i dialetti 
volgari;  Di  qui  ne  rifulta  j che  i medefimi  Bolo- 
gnefi  in  ileritto  ufarono  locuzione , diverfa  dalla 
natia  , e dalle  altre  municipali  : e lo  dinota  il  fag- 
gio , che  Dante  riferilce , comprefo  in  un  verfo  di 
ciafcuno  di  quei  rimatori . Conclude  appreffo  , che 
i dialetti  de’  Trentini , de’  Torinefi , e degli  AleJJan- 
drini , fon obruttifjmi , talché  fe  in  quelli  fi  ricerca 
il  Volgare  illufire , che  è il  Romanzo  comune  d’Italia, 
m illis  latium  illufire  invenir ì non  potefl . Benché 
dunque,  a parere  di  Dante,  in  ciafcuno  di  tanti 
dialetti  municipali  fi  trovi  qualche  cofa  di  bello , 
non  però  ve  n*  è alcuno  , in  cui  tutto  fia  bello  . 
Quello  medefimo  noftro  Volgare , da  lui  nel  libro  i. 
a capi  xvit.  xviir.  e xtx.  fi  dillingue  con  gli  fpe- 
arali  aggiunti  e attributi d ' illufire ^ cardinale,  cu- 
ri a- 


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a.  Italiana  agi 

riale , aulico , e cortigiano , tutti  i quali  aggiunti  in  u».u.  J 
fuftanza  vogliono  dire  una  medefima  cofa  , cioè 
nobile  : e ci  fanno  in  tal  guifa  comprendere  il  vero 
eflere  di  detto  Volgare , cui  Dante  nel  Convivio  avea 
chiamato , Volgare  Italico,  lingua , e loquela  Itali - 
ca , nojlro  Volgare , e preziofo  Volgare  di  tutte  le 
città  Italiane  in  genere , e di  nefluna  in  partico- 
lare con  la  privativa  delle  altre , come  quello  , che 
pigliava  qualche  cofa  da  tutte  le  città  e nazioni 
Italiane  ; onde  venne  a formarfi  il  linguaggio  Ro- 
manzo Comune  , per  avvilo  eziandio  dello  Speroni  , 
nonché  di  Dante . Quelli  poi  ci  rende  elàtta  con- 
tezza de’fuddetti  aggiunti  e attributive  confille  in 
quello  f che  nelle  Reggio , e nelle  Corti  de’  Grandi 
fi  converfa , e ragiona  civilmente  con  perfone  Or- 
nate e gentili  ; onde  la  volgar  favella  ( Vulgare  la - 
tinum  ) rimane  quivi  illullrata  e nobilitata  più  , che 
altrove;  accennando  egli  in  tal  guilk  di  averla  im- 
parata non  lòlo  dai  libri , che  cita  in  gran  numero  » 
ma  dal  praticar  nelle  Or//,  e non  tra  la  plebe  ; e 
così  viene  ad  avvifare  tacitamente , doverli  dagli 
altri  fare  il  medefimo  per  lègtìalarfi  . Ma  è ancora 
notabile  il  modo , con  cui  Dante  ribatte  P obbie- 
zione , che  potea  farfi  del  non  avere  in  quel  tempo  •• 

Yìtalia  veruna  gran  Corte',  imperciocché  a ciò  egli 
rifpotìde  cdn  diltinguere  la  Corte  Unita  dalla  Cof-  W. ». «/■»"*• 
te  fparfa . La  Corte  unita , come  quella  del  Re  di 
Lamagna  , ut  Curia  Regie  Alamanni ce  , veramente 
allora  in  Italia  non  v’era  ; ma  nientedimeno  egli 
folliene  , che  falfum  ejb.  Curia  cèrere  Italie  ; quo - ' 
tiiam  Curiam  babemue , licei  corporaliter  fit  dìjper- 
fo  ; tifpolla  veramente  acutiffima  , e degna  di  Dan- 
te. Da  ciò  fi  vede*  che  egli  con  tali  diviftmenti  , • 
intele  di  giullificare  sé  Hello  nell’  «vèr  prefo  da  > 

’ l i 2 . . tutti 


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*utt*  * dialetti  onde  arri* L ° ^ E N z A 

*•  dJ  a,tr°Ve  confideSta'rena  {^font”>edia  : co- 
&*  Alamanni*  abbiam  aU  ' Da^a  frate,  Cwm  n 

;«>ti  di  tal  libro ] polis0  °Ur°  «TciSd efc 

> • ««A  . Curia  Zt„. 

n>ù 

tale:  e perciò  egli  fenilX!!  n°rc\uto  ^davico  per 
rammentò  femSice 222 T'  a,cuno  P«  nome 
f;  Da  CM,  W « w: 

>.  la  quale  In  renio  di  Duu  M^aaue 
librata  regala  eorum  \Z*l  ’ niblifliud  eftt  qaam 

V°ce  tratta  lo  4»^  uÌ'ZTZ** • W tal  • 
5 1*  pre/è  per  e <•  ,.  delle  Tue  orazioni; 

Jacopone  predi»  il  Cabinata"? a f,ncÌe  daJ  Beato 
«1  quale  , perchè  nelle  rw  ■ ^ ° ^ed°  £>*»/<? 

/ belli  cojlumi  fi  tifavano  diédr^T^*'  h virtudi  é 
eJ  ontftadc, per  /infuno  r*  G**W'  le  voci  , 

fto  Volgare  illufre  ,e  ^ proPofito  di  que- 

qui  lui  lòvyiene,  che  mSm^ìT**  d',le  C°»'' . 

gme  Lucchefe  del  fecoL  A“  d,.santa  Zita,  Ve r- 

^ \\^i  * ^ dic®  *cbc  il  dettò  ^ pubb1'^  Si 
quella  -w,  è ddj;  " detto  nome  , proprio  di 

ANA  u„  Virgili  t ; Zita>»'rnpe 

dialetto  Sane/e,  intornnV  r ’ efre°do  voce  del  * 
"ag'o  nelle  Origini  . Ora^ómPU?  Vedere  jl  Me- 

* met- 


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Italiana  * 253 

inette  Michelangelo  Angelico , il  quale  - fcriffe  pure  u».  ii.CAr.XLL 
in  dialetto  Bergamafco , Veneziano , Brefciano , e nel 
fuo  Vicentino , o Padovano  , come  fi  è detto . Se- 
guono Giulio  Ce  fare  Croce , e Gianfrancefco  Negri  , 
traduttore  di  Goffredo  del  Tajfo , di  cui  però  non 
fono  fiampati  altri  Canti , che  i primi  dieci. 

XLI. 

Rimangono  xiv.  capi  del  libro  il.  della  Volga-  JE.'Sp 
re  Eloquenza  , che  Dante  piu  non  ne  fece  , voigm  eloquenza, 
quantunque  a capi  tv.  di  quello  medefimo  libro  il. 
aflerifea  di  avere  intenzione  di  trattare  de’  Sonetti , 
e delle  Ballate  nel  libro  iv.  ove  penfava  ancor  di 
parlare  del  Volgar  mezzano  : e noi  ftelfi  addietro 
inoltrammo  , che  tale , e tanta  appunto  , e non  più , 
fi  era  l’opera  in  tempo  di  Giovanni  Villani.  Ma 
quella  parte  , che  Dante  non  potè  a noi  tramanda- 
re , fi  vide  fupplita  dal  Tuo  coetaneo  Antonio  di 
Tempo  , Giudice  Padovano  , fecondo  l’ufo  dallora , 
parimente  in  latino  , proprio  di  quella  età  , come- 
chè  intorno  a materia  volgare  : e l’ha  pure  fupplita 
ampiamente  il  Velcovo  d’Ugento  Antonio  Mintur- 
no , nel  libro  ni.  della  Poetica  Tolcana  , benché  fa- 
rebbe fiato  meglio  ,che  Dante  cel’  avelie  perfezio- 
nata del  fuo  . Il  tefto  a penna  del  Padovano  fi  trova 
nelle  librerie  Vaticana , e Cbigiana  5 ma  è ancora  in 
ifiampa,  dedicato  dall’ autore  nel  1332.  ad  Aberto 
della  Scala  Signor  di  Verona  : e il  fuo  titolo  , ripor- 
tato dallo  Scardeone , fi  è quello  : Summa  arti s 
rbytbmica  vulgari s disamini: . Mario  Equicola  nel 
libro  v.  della  Natura  d’amore  , e il  Trillino  nella  r*yw. #«*.*/ 
Poetica  fanno  di  lui  gran  cafo  . Ma  quelli  ne  fa  affai 
più  del  libro  di  Dante  : e in  ciò  non-  è folo , come 
vedremo.  Or  Dante  ne1  mentovati  capi  xiv.  de- 
fcrive  lo  Itile  poetico  della  Volgare  Eloquenza , di- 

vi- 


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2 J4  Della  EloqjjeKea 

«.iB.u. *y.p.xLi.  vifando  a qual  materia  propriamente  convenga,  e 
in  quanti  modi  fi  ferivano  i veri!  volgari . Tratta 
della  varietà  dello  ftile  , della  telfitura  de’  verfi,  e 
delle  fillabe  j degli  autori  Provenzali  e Tofcani , del- 
la diftinzion  de’  vocaboli , e come  fi  varia  la  mede- 
fima  Volgare  eloquenza  . Ragiona  de’ componimen- 
ti , allora  dinotati  con  nozione  particolare  fiot- 
to i nomi  di  Tragedia,  di  Commedia,  e ài  Elegia, 

uh.  n.  t*f.  to.  di-  che  già  parlammo  ; e che  per  oflervazioni , già 
j.  j-atte  dallo  Speroni , e dal  Tallo,  importano  i tre 
Aiti  di  verfi , alto,  mediocre  , umile  . Così  pure 
tratta  delle  Canzoni , delle  ftanze  , del  numero  de’ 
piedi , delle  fillabe , e delle  rime  , e così  termina 
fienza  altre  note  del  Corbinelli , conforme  fi  di  (Te 
Con  tante,  e sì  forti  ragioni,  tratte  fuori  dall’ 
òpera  fletta  , fin  qui  fi  è giufiificata  la  fincerità  fua 
contra  i fiofifimi  contrarj , che  non  fi  vede  bifiogno 
alcuno  di  maggiormente  provarla  . Nientedimeno 
affinchè  non  li  creda , che  noi  fiamo  sforniti  dell’ 
autorevole  giudicio  e fientimento  ancora  di  grandi 
e famofi  ficrittori  ,al  noftro  in  tutto  corrifipondenti, 
andremo  annoverando  le  teftimonianze  di  molti  , 
i quali  non  folo  non  dubitarono  mai  della  verità  ' 
di  quel  libro , ma  pofitivamente  lo  tennero  per  in- 
eontraAabile  e per  vero  parto  di  Dante  , e di  lui 
molto  ben  degno  : e fi  vedrà  facilmente , che  tali 
ficrittori , per  numero , e per  qualità  ugualmente 
ftimabili , in  noli»  debbono  riputarli  inferiori  al  __ 
Geli} , al  Giambullari , a Lodovico  Martelli , al  Vàr- 
chì , e a qualunque  altro  , il  quale  per  affetto  piUt- 
tofto,  che  per  giudicio  cavillando  con  animo  di 
porre  in  dilevedito  la  verità  di  tal  libro , fu  vagjo 
di  urtare  col  Tfìfflno,  a fui  noti  deliramente  attri- 

• finendolo  , lènza  curar  di  riflettere  ai  contenuto  di 

• . • elfo  r 


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Italiana  2 ss 

effo  j cui  niun  altro  , nè  allora , nè  poi  fu  capace  Lia.ii.cir.xti7 
di  ftendere  con  tanti  lumi,,  e sì  gran  copia  di  co- 
gnizioni , particolarmente  di  lingue  , e dialetti , 
in  quel  tempo  vivi , e poi  cambiati,  alterati,  o 
fpenti , fuotchè  il  folo  ammirabile  ingegno  di  Dan- 
tej convincendolo  ancora  per  fuo,  oltre  affondo 
fcientifico  del  raziocinio  , le  citazioni  di  tanti , e 
sì  varj  poeti , Provenzali , F rance/i , e Italiani  , al- 
lora efmenti  ; la  dettatura,  e la  lingua,  da  impin- 
guare i Gloifarj  latinobarbari  , in  tutto  Ornile  a 
quella  del  fuo  libro  della  Monarchia  , da  lui  Jcritto 
fratefcamente^ec  ufare  la  formola  di  Lionardo  Are - vita  /v.  7 j. 
tino . Finalmente  la  maniera , lo  Itile , e la  frale  fco- 
lattica,  tutte  Ongolarità  proprie  ed  uniche  di  quel 
fecolo,  poco , anzi  nulla  Ciceroniano,  unite  infieme 
con  la  forza  dell’  efprelfioni , inoltrano  ad  eviden- 
za , elTer  l’opera  di  quel  tempo,  nel  quale,  per 
bocca  propria  di  Piante  nel  Convivio , e poi  del  Boc- 
caccio j di  Giovanni  Villani , e dell'Aretino  , indubi- 
tatamente egli  la  fcrilfe  : e quantunque  non  Oa  el- 
la compolta  nel  linguaggio  della  Commedia , e di 
altre  fue  opere  , ella  però  di  primo  afpetto  li  fav- 
vifa  per  fua  . Nè  ferve  dire , che  quello , Che  Dante 
affermò  nel  Convìvio  , fu  promejja , e non  pagamen- 
to , fecondochè  dille  il  Martelli  nella  Rijpo/la  al 
Triffino  fopra  le  lettere  nuovamente  aggiunte  alla 
lingua  volgare , della  qual  Rifpo/la  il  Varchi  fe- 
fteggia  nell’  Ertolano  j perocché  fi  rilponde  , che  il 
Villani , il  Boccaccio  , l'Aretino , Pietro  Delbene , e ’l  ' 

Corbìnelli  non  parlano  di promejfa , ma  di  pagamento 
effettivo , e che  realmente  lì  tiene  in  mano  < Quinto 
poi  alle  voci , introcque  , cioè  intanto , da  intra  hoc , 
o intere  a , e manicare  per  manducare , o come  anche 
fi  dille , mantecare , le  quali  voci  Dante  nel  libro  1. 

a ca- 


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2 56  Delia  Eloqj/enza 

Li»'.i'i.CA|..xZr  a capi  xm.  diede  per  municipali  Fiorentine  , ben- 
ché da  lui  ftelfo  ufate , la  prima  nel  Canto  xx.  e 
l’altra  nel  Canto  xxxm.  dell’Inferno,  fi  rifon- 
de , che  egli  le  usò  appunto  per  municipali,  ficcome 
ne  usò  tante  altre  d’altri  dialetti  del  rimanente 
.d’Italia  , e anche  di  Francia  , da  lui  fteflo  fcartati  in 
quello  libro,  per  vaghezza  di  efaltare  il  folo  Volga- 
re illu/lre , o fia  Romanzo  comune  Italiano  : del  qual 
Volgare  con  le  proprie  qualificazioni  d ' illu/lre  , di 
aulico,  e di  curiale , cioè  cortigiano  ( e non  già  foren- 
yè)egli  non  fece  motto  nel  Convivio , nè  altrove, 
per  non  avere  ancora  in  quel  tempo  compollo  que- 
llo fuo  ultimo  libro  , cui  prelè  l’aflùnto  di  compor- 
re apporta  per  trattare  la  materia  a fondo  : nè  poi 
fu  in  iftato  di  terminarlo , perchè  fe  ne  morì . E 
quello  ferve  a dileguare  il  fofifma  di  chi  oppole  , 
che  Dante  nell’altre  fue  opere  npn  parlò  delle  colè, 
trattate  in  quello  libro  , quafichè  egli  avelfe  do- 
vuto veramente  parlarne  molto  prima  di  Icriverle  , 
dachè  quello  fi  tu  l’ ultimo  libro  , che  egli  fece  vi- 
cino a morte  ; onde  non  fi  ritrovò  in  iftato  di  più 
parlarne  , e nè  anche  di  ridurlo  a fine  . Balla  però* 
che  nel  Convivio  egli  abbia  promejfo  di  farlo  , e che 
fi  trovi  tuttavia  per  la  fua  maggior  parte  dirtelo , e 
tal  quale  appunto  il  Villani , il  Boccaccio , e V Areti- 
no lo  diedero  per  comporto . Da  quanto  fi  è detto, 
ne  viene  , che  tutte  le  alferzioni,  efpreife  per  entro 
quella  opera , fono  vere  di  Dante , e che  perciò  du - 
gerito  anni  dopo  lui,  furono  malamente  impugnate  , 
come  non  fue  , dal  Gelli , dal  Giambullari , dal  Mar- 
telli, dii  Varchi,  e da  altri  loro  compagni  in  tempo, 
che  lopra  l'Italiana  Eloquenza  fra  quei  valentuomini 
correaro  lèntimenti  nuovi , e molto  diverfi  da  que’ 
primi , che  ebbe  Dante  , il  gran  padre  di  detta  Elo- 

quen- 


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Italiana 

quenza.  Quelli  nuovi  fentimenti , ufciti  nel  caldo  Lr*.  ii.cap.xuH 
della  contefa  col  TriJJìno  , non  farebbono  flati  fa- 
cili altramente  a fàlvarfi , che  col  dare  per  fallò 
ed  apocrifo  il  libro  di  Dante  , in  tutto  contrario 
ai  medefimi  fentimenti . Vero  è , che  gl’  impugna- 
tori della  verjione  Italiana  per  isbrigarfène  con  mi- 
nore impaccio  , diedero  del  falfo,  per  non  dire  dell’ 
immaginario,  anche  al  tejlo  latino  , lenza  cercar  di 
vederlo  . Ma  ciò  non  balla  a /bufargli,  perchè  prima 
di  dare  la  medefima  verjione  per  fattura  del  TriJJìno , 
ragion  volea  , che  aveffero  ufàta  qualche  diligenza 
per  ritrovare  il  tejlo  latino  , da  lui  non  tenuto  na- 
fcofto  , ma  pubblicamente  efibito,  e citato  ,iiccome 
egli  realmente  anche  dappoi  fi  ritrovò  da  onorati 
gentiluomini  Fiorentini , e incapaci  di  dar  fuora 
cofe  finte  per  vere,  mafTìmamente  in  pregiudicio 
delle  opinioni  , poco  prima  adottate  emefleinlu- 
ce  da’  loro  proprj  concittadini . 

XLII. 

VEgnamo  ora  alla  ferie  di  coloro  , i quali  di-  £lb/°  J?”“  * 
nanzi  e appreffo  alle  violente  cavillazoni  approvato  e riceva- 
degli  avvifiiti  oppofitori  , tennero  l’ operetta  di  p‘* 

Dante  per  legittima  dopo  averla  attentamente—* 
confiderata  nel  fondo  , oltre  a quelli , i quali  già 
fi  fono  fparfamente  citati . 

i Lo  Speroni , a maraviglia  verfato  in  tali  ma- 
terie , ne  tratta  ne’  fuoi  Dialoghi , e Angolarmente 
in  quello  dell' IJloria , dove  in  congiuntura  di  feri- 
vere,  che  il  fermone  Romanzo  comune  del  Tetrarca , 
e di  Dante , va  mijchiato  agli  altri  di  tutta  P Italia , 
i quali  fon  molti , afferifee,  che  Dante  gli  ha  nomi- 
nati un  per  uno  in  queflo  fuo  libro,  di  cui  parlia- 
mo , dove  pur  vuole , che  il  Volgar  noflro  corti- 
giano , cioè  nobile , debba  pigliarli  dalle  provincie 

Kk  di 


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ajft  Della  Eloqj/bnza 

ti».  ii.  Cif.  xlii.  di  tutta  l'Italia , le  quali  molte  fono , e diverte , e ad 
una  ad  una  lpecificate  nel  medesimo  libro  tuo  . Di 
qui  offervo  , che  Vincenzio  Calmela  nel  dare  il  no- 
me di  cortigiano  a quello  nollro  Volgare , non  par- 
lò affatto  in  aria,  come  fi  perfuale  il  Bembo  nel 
libro  i.  delle  Profe , e molto  più  il  Varchi  nell’ 
Ercolano . Anzi  da  ciò  li  apprende , aver  lui  fubo- 
dorata  qualche  cofa  del  libro  di  Dante  de  Vulgari 
Eloquenza . Quello  del  Calmeta  non  fu  llampato  j 
ma  il  Cartel  vetro  , che  il  vide  a penna  , ci  attefta, 
qualmente  era  intitolato , della  Vulgar  poefia  , di 
cui  folamente  trattava  , e non  già  della  profa  : e 
qualunque  lì  folle  il  Calmeta , certo  è , che  egli 
volea , come  Dante , e quafi  per  le  ragioni  fteffe 
di  Dante , che  alla  noftra  lingua  fi  deffe  l’ aggiunto 
e attributo  di  cortigiana  . Celiò  Cittadini  nelle  no- 
te MSS.  alla  Giunta  del  Caftelvetro  fopra  le  Prole 
del  Bembo  nella  libreria  Chigi , inoltrando  poco 
genio  al  Cardinale , come  pur  fecero  altri  Sanefi  , 
per  aver  egli  preferito  al  loro  dialetto  il  Fiorenti- 
no , gli  fi  avventa  con  quelle  parole  : almeno  aveffe 
letto  Dante  de  Vulgari  eloquio . Ma  , Signor  Cello  , 
e come  mai  il  Bembo  potea  leggerlo , fe  nell’anno 
1 5*5.  quando  le  fue  Profe  vennero  fuora  in  Venezia 
preffo  Giovanni  Tacuino  in  forma  di  foglio  , il  li- 
bro di  Dante  nè  in  latino  , e nè  anche  in  volgare 
fi  era  veduto  in  iftampa  ? Dell’  affare  di  quello 
libro  lo  Speroni  tratta  di  nuovo  nell'Apologià , e 
nelle  Lezioni  in  difefa  della  fua  Canace  ; perocché 
avendo  egli  comporta  quella  Tragedia , e per  leggi 
dell’Accademia  degl’  Infiammati  di  Padova  , traf- 
melfala  al  lègretario  della  medefima  per  elfer  data, 
benché  non  in  tutto  fornita  , a rivedere  ai  cenfo- 
ri , ne  ufcirono  copie  a penna  j talché  poi  nell’an- 
no 


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Italiana  a 

no  154 j.  a Bar tolommeo  Cavalcanti , in  quel  tempo 
dimorante  in  Padova , dove  ancora  fé  ne  morì  nell’ 
anno  1562.  (ècondochè  abbiamo  dal  fuo  epitafio  , 
medio  in  luce  dal  Vefcovo  Jacopo  Filippo  Tomma- 
fini , non  riufcì  malagevole  averla  in  mano  , e farle 
un  afpra  cenfura  in  forma  di  dialogo  col  titolo  di 
Giudicio  , che  dappoi  nell’anno  1 550.  fenza  nome  di 
autore  ( tutto  all’oppofto  di  quello,  che  ne  fuppofe 
il  Crefcimbeni)  infieme  con  la  Tragedia  fu  mandato 
a (lampare  in  Lucca  a Vincenzio  Bufdrago  , che  lo 
dedicò  a Giambati/la  Giraldi  Cintio , (crittore  non  di 
una  fola,  ma  di  ben  nove  Tragedie,  e allora  (ègreta- 
rio  di  Ercole  II.  Duca  di  Ferrara  , nella  Corte  del 
quale  a un  tempo  (ledo  era  pure  annoverato  il  Ca- 
valcanti, ficcome  di  amendue  lo  attefta  Bartolom- 
meo  Ricci  in  una  delle  fue  lettere . Lo  Speroni  aven- 
do letto  il  Giudicio  del  Cavalcanti  molto  prima 
che  fi  (lampade , fi  difefe  dal  medefimo  con  cinque 
Lezioni , da  lui  recitate  pubblicamente  nell’altra 
Accademia  degli  Elevati  di  Padova;  e indi  ricevu- 
tolo ancora  in  iftampa , e perfuafo  , che  il  Giraldi  in 
Corte  di  Ferrara  e predo  il  Duca  ne  fefteggiafle , 
vi  compofe  fotto  altrui  nome  l 'Apologia  , dedican- 
dola al  Duca  Alfonfo  II.  figliuolo  , e fuccelfore  di 
Ercole  IL  In  amendue  quelle  opere  egli  difende 
la  fua  Tragedia  dagl’ infiliti  dell’ avverfario , cui 
chiama , ignoto  , ignobile  , e ignorante  f crittore , dir 
cendo  , che  per  avvelenare  degl'  innocenti  la  fama , 
dimojlra  t'odio  palefe , e cela  il  nome , e la  faccia  . Si 
fortifica  lo  Speroni  co’  detti , e co’  principi , fparfi 
nel  libro  della  Volgare  Eloquenza  di  Dante , nel  par- 
ticolare della  qualità  de’  verfi  pentafillabi , ed  etta- 
Jillabi, mifti  agli  endecafillabi , da  lui  nella  fua  Canate 
adoperati  alla  Greca  per  fare  lo  flile  alto  e illuflre, a 

K k 2 cui 


Ln.U.  C*p.  XLH. 


Urli'/  P*t*r>ia*  11*- 
Jctiftmti  (*i.  ijl. 


{fiori*  teli*  rolftr 

l’ctji*  ponili,  itti*. 
II. 


Epifl.lH.  ir.  filiti, 
tilt.  Ferrati*  ani 
I (fi. 


Sfolli.  f*l . l)f. 
■ 40. 141.  141. 


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2Óo  Della  Elo e n z a 

LBruTcXjvXLuT  cui  Barite  diede  il  nome  di  Tragico,  ficcome  quello 
di  Comico  al \' inferiore  , e di  Elegiaco  a\\' umile  : della 
qual  cola  altrove  parlammo  . II  Cavalcanti  innanzi 
di  cacciar  fuora  il  Tuo  Giudicio  , avendo  penetrato  , 
che  lo  Speroni  fi  facea  feudo  con  l’autorità  di  Dan- 
te, cadde  in  erronea  fuppofizione  , che  quelli  non 
avede  fcritta  altra  opera  , che  la  Commedia  , men- 
tre diedefi  per  ignaro  del  libro  della  Volgare  Elo- 
quenza , in  cui  Dante  avea  trattato  de’  veri!  accen- 
nati , come  proprj  dzM'alto  , e tragico flile  . Quindi 
è , che  il  Cavalcanti  nel  fuo  Giudicio , dappoi  rmam- 
jj.  pato  anche  in  Venezia  nel  1 566.  fi  lalciò  trafportà- 
re  a chiedere  con  ifcherno  , come  lo  Speroni  poteva 
affermare  di  aver  ciò  fatto  con  P autorità  di  Dante  ? 
E ldegnofamente  pafsò  a dire  di  non  volere  , che 
quejla  vergogna  a lui  fi  facerte  , Raggiungendo  , che 
Dante  non  avea  così  compojla  P opera  Jua  . Che  que’ 
fuoi  verji  rotti  non  conveniauo  a Tragedia  . Che  lo 
Speroni  aveva  intefo  Dante  a rovefeio,  e prefa  la 
mela  per  la pefea  . Ma  lo  Speroni  avendo  col  titolo 
di  calunniatore  e di  maledico  additato  il  Cavalcanti  , 
e dato  al  fuo  Giudicio  il  nome  d'invettiva , dopo 
averlo  nella  fua  Lezione  iv.  rimandato  al  capo  v. 

f**  !c£  ’U‘ ,f(  ^ ^ro  il'  di  Dante , torna  ne\V  Apologia  a fare 
il  medefimo , chiamando  il  libro  fteflo  , opera  a 
tutti  nota  , fuorché  ad  uno , che  infegna  ad  orare  per 
li  tinelli , in  ciò  dinotando  la  fua  vantata  Rettorica : 
e altrove  individuandolo  , il  chiama  , il  Fiorentino 
della  Rettorica.  Di  Dante  ancora  dice  quelle  paro- 
le : il  dottijpmo  Alighieri  in  quel  fuo  libro , che  non 
fa  andare  per  li  tinelli  , ma  volentieri  fuole  albergare 
nelle  Accademie  de'  letterati . E perchè  il  Cavalcanti 
avea  derifo  lo  fcrivere  dello  Speroni  , quelli  gli 
rinfaccia  quel  fuo  Tofcan  cortigiano  della  Rettorica 

’ f'p- 


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Italiana  ->  26 1 

Jeppellìta , cioè  nell’obblivione  , benché  già  da  più  lib.ii.cap.xlii. 
anni  ftampata  , e dal  Cavalcanti  efpreflamente  ram-  *4.4,.*. 
memorata  nel  fuo  Giudicio  . Ridotto  egli  fuor  della 
patria  , viflfe  in  più  corti  j onde  anche  il  Pigna  nel  i«.i 
Duello  gli  diede  l’elogio  di  perfetto  cortigiano , ap- 
punto, come  quello  del  Cajliglione  : e lo  Speroni  per 
beffa  gli  ricordò  lo  ftudio  de’  tinelli , nome  proprio 
del  luogo  , dove  a quel  tempo  ne’ palagi  de’  Grandi 
mangiavano  i cortigiani . L’amico  Tuo  Cintio  Giral- 
di  nel  Difcorfo  1.  intorno  ai  Romanzi , fcritto  ai 
xxix.  di  Aprile  del  1549.  alludendo  a quel  fuo 
Giudicio  della  Canate , non  per  anco  venuto  in  luce , 
ne  parla  in  tal  guifa  : il  mio gcntilijjìmo  e dotto  Caval- 
canti , come  fede  ne  fa  il  giudicio  , che  egli  fa  delle 
cofe  altrui , e la  fua  molto  ben  confiderai  a R et  lorica . 

Il  Varchi  nell’  Ercolano  tenne  la  medefima  frale  con 
dire  : laCanacedelP  eccellenti  (fimo  mejfere  Sperone  , 
è fiata  giudicata  da  altri  ingegni  e giudizi  , che 
il  mio  non  è : e vuol  dire  dal  Cavalcanti . Così  en- 
trambi, quafi  timidi  e rifpettoli  verfo  lo  Speroni, 
non  ofarono  favellarne  , fenon  di  nafcofto  , e come 
in  cifra,  di  cui  finalmente  fi  è trovata  la  chiave . Non 
bene  perciò  fi  appole  Benedetto  Fioretti  fiotto  nome  '*• 

di  Udeno  Nifieli , Icrivendo,  che  l’autore  di  quel 
Giudicio  , allo  ftile  non  era  perfona  Fiorentina  per 
certo.  Di  qui  veggiamo  quanto  fia  pericolofio  il  de- 
finire delle  opere  altrui  perfida  ragione  dello  ftile 
di  una  intera  nazione  , e cosi  in  generale  fienza  al- 
tro particolare  confronto.  Ma  forfè  così  parve  al  •• 

Nifieli  per  qualche  voce  , alterata  nella  ftampa 
Luccbeje , quale  fi  è fèmpre  Firentino  per  Fiorenti- 
no . Il  mentovato  Nifieli  ignorando  il  vero  autore 
di  quel  Giudicio , e fermamente  perfiuafio,  che  egli  pn;>a.  9.  }>.«•/.  1. 
non  folle  Fiorentino , tira  giù  alla  gagliarda  , favel- 

lan- 


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I 


ttB.ll.CAP.XUI. 


Pnpm.if.fi.  97- 
voi.  ni. 


T*t.  J4<. 


Viftorfi  t*l-  ol- 

Trottole  io'  DiUtm- 
tifi!-  JJ.a.  jS. 


Lik.ul.fm.itf.iU. 


262  Della  Eloquenza 

landone  con  ogni  difprezzo , tutto  a rovelcio  del 
Giraldi  e del  Varchi , che  lo  conofceano  j poiché 
il  Nifeli  ora  lo  chiama  perverfo  e forfennato  Giu- 
dizio; ora  all’autore  dà  il  nome  di  Zoilo  j ora  lo 
dice  , non  ama  (or  del  vero , non  ammaejlrator  del 
giuflo , non  feguitator  dell'  oncjlo  , ma  tutto  infuriato 
nella  fua  p a fon  e , e ciecamente  dal  fuo  torto  giudi- 
zio qua  e là  trajportato } pieno  di  Jciocca  indocilità , 
ridicolo], 'amente  jcrupolofo , e goffamente  cieco . Vero 
è , che  il  Nijieli  non  approva  gran  fatto  la  qualità 
dell’ argomento  della  Tragedia , ma  a quello  già  da 
altri  è (lato  rifpofto . Non  voglio  qui  palfare  in  fi- 
lenzio  Bernardino  Tomìtano , il  quale  nel  libro  IV. 
della  Lingua  Tolcana  , fcrive , che  la  Canace  viveri 
nelle  bocche  degli  uomini  tanto  , quanto  durerà  Podio 
comune  contro  di  chi  non  per  ver  dire , ma  per  ifogare  ' 
V empito  delP  invidia  verfo  lo  Speroni , e Podio  con- 
tro alla  patria  nojìra  ,Jt  forzò  di  ferirla  con  le  mala- 
dicenze  più , che  con  vere  ragioni . E certo  fu  affai  , 
che  un  rifuggito  in  Padova,  olàffe  tanto  contra  un 
principali  (fimo  Padovano  , e altamente  (limato  per 
tutta  l’Italia  : (òpra  che  è da  vederfi  l’orazione  di 
Antonio  Riccoboni  in  fua  morte  . 

2 II  famolo  difenlòr  di  Dante  ^Jacopo  Mazzoni 
riconobbe  per  opera  indubitata  di  lui  quella  de 
Vulgari  Eloquenza , e come  di  tale , fe  ne  valfe , 
allegandola  più  d’una  volta  . 

3 II  Vefcovo  di  Ugento  e poi  di  Crotone  An- 
tonio Minturno , nella  Poetica  , la  quale  mandò  a 
{lampare  in  Venezia  ritrovandofi  al  Concilio  di 
Trento  , ricorre  ai  precetti  , che  Dante  dell’  Ita- 
liana Eloquenza  ci  diede , ulando  in  tal  forma  il  tito- 
lo lleffo  , da  me  ulàto  nella  prelènte  opera . 

4 Girolamo  Zoppio  in  più  luoghi  delle  Particel- 

le > 


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I 


ITALIANA'  26$ 

le  , e nella  Poetica  fopra  Dan; e tiene  per  ficuro  lib.  u.cìp.xuT 
quello  libro  de  Vulgari  Eloquentia  . fn-  fi. 

5 La  noftra  valorolà  Accademia  Sanelèdegl*  ' 

Intronati  con  unanime  lèntimento  abbraccia  quello 
libro  di  Dante  , lòtto  la  Icorta  di  Claudio  Tolomei , 
che  nel  Tuo  Ccfano  , Dialogo  fopra  il  nome  della  Vol- 
gar  lingua  , citollo  più  volte  , folo  freddamente^» 
vaneggiando  , perchè  Dante  avelTe  fcritto  in  la-  «r.  * H ' ’ ‘v 
tino  della  lingua  volgare , e dicendo  in  perfona  del 
Ccfano  da  Pifa  , che  Lodovico  Martelli  ingegnofa- 
tnente  averte  tentato  di  inoltrare  , che  il  libro  non 
forte  di  Dante . Certo  ingegnofamente  avea  tentato , e 
non  altro  . Di  quelle  colè  già  da  noi  fu  ragionato 
quanto  ballava  con  far  vedere  , che  Dante  promifè 
di  Ieri  vere  in  latino  (òpra  la  lingua  Volgare  \ e che 
pofeia  il  Villani,  il  Boccaccio, e l’Aretino  attellaro- 
no  , avervi  pure  lui  fcritto  in  latino  j onde  non  fer- 
ve cercar  di  vantaggio . 

6.  Ma  Celfo  Cittadini  tenne  lèmpre  il  detto  li- 
bro, come  di  Dante , lènza  mai  rivocarlo  in  dubbio , cdf’ xrttm 
nè  da  Icherzo,  nè  davvero  . Così  fece  nel  Procedo  , — -af.x.x u.tH- 
e nelle  note  MSS.  alle  Profc  del  Bembo  , alla  Gian- 
ta  del  Callelvetro , al  Cofano  del  Tolommei , e alle 
Battaglie  del  Muzio  , tutte  le  quali  opere  , da  lui 
poltillate,  lì  trovano  in  Roma  , parte  nella  libreria 
Chigi  , e parte  in  quella  del  Signor  Marchefe  Cap- 
poni . 

7 Al  Cittadini  fi  accorda  Bellifario  Bulgarini  in 

più  luoghi  de’fuoi  volumi  intorno  alla  Commedia  *>««/**. 7* fi- 
di Dante.  Il  Crefcimbeni,  da  me  avvertito  dell’  xìfrftùizqti» 
identità  di  quella  operetta  , nel  favellarne  affai 
leggermente  , uso  qualche  arte  per  fua  propria  e 
troppo  vifibile  fuggezione . ' wi 

8 ApprelTo  al  Bulgarini  fe  ne  viene  Adriano 

Po- 


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tic.  II.  Cap.  xlii. 

Lctnrt  pag.^6%.  433. 

Turami m pag.  4. 
»>•  *b  aj.  39. 

D»  Antiquii.  Pota- 
mi pai.  ìfì- 

Spici!.  pag.rj.  cel.i. 
■ . . pag . a*.  co/.i. 
Muti»  Litttri  pai . 
*49- 

Bai  tallii  fiì.  93 • a. 
— /W.96.  99.117. 


Avvirthntnti  to.l. 
iib.lU  Cdp.ni.  pag. 

Prtiiu.  17.  vtl.r. 


« 


264  Della  Eloquenza 

P*/;//  nel  Dìfcorfo  , aggiunto  alle  Tue  Lettere  T 

9 Segue  finalmente  a moftrarfi  del  medefimo 
parere  Scipione  largagli  nei  Turani  ino , Dialogo 
del  parlare  e dello  fcriver  Sanefe . 

10  Aggiungiamo  due  Padovani , lo  Scardeone  9 
e Lorenzo  P/gnoria  nello  Spicilegio  alle  Storie  di 
Albertino  Muffato } indi  il  Muzio  , il  Cor  lineili , 
Torquato  Ta[fò , il  Touch  et , e 1’  Allacci , altrove  ad-  . 
dotti , e avremo  il  decreto  folenne  e favorevole  di 
un  intero  Senato  di  valentuomini , fenza  , che  vi 
aprano  bocca  in  contrario  i due  imperiofi  Critici 
della  Italiana  Eloquenza  , Lionardo  Salviati  , e 
Udeno  Nifieli  , il  primo  de’  quali  fiotto  voce  a gran 
pena  di  quefto  libro  fece  menzione,  e il  fecon- 
do pur  fi  contenne  in  non  rammentarne  altro , che 
il  titolo , in  tal  guifa  a bel  diletto  sfuggendo  amen- 
due  l’entrarne  in  difcorfo  . Dunque  con  la  forza 
delle  ragioni  interne , e dell’autorità  efterna  efi- 
fendofi  abbaftanza  giuftificata  la  verità  del  libro 
di  Dante  de  Vulgari  Eloquentia  , pafferemo  ora  ad 
efporre  nel  lèguente  libro  ni.  1’  ultimo  compi- 
mento dell’  opera  noftra . 


DEL- 


2 6s 

X DELLA 

ELOQUENZA  ITALIANA 

LIBRO  TERZO 

La  volgar  lingua  Italiana  innalzata  alla  predicazione 
della  Morale , ridotta  a regole  di  Grama  fica  , 
e fornita  di  ferì t tori  in  ogni  materia . 

Uantunque  da  principio  la 
noftra  lingua  Romanza  , o 
volgare , fi  vedelTe  ordina- 
riamente occupata  in  foli 
argomenti  fedivi  e piace- 
voli , mentre  gli  altri  li  ri- 
ferbavano  all’  idioma  lati- 
no , da  ciò  non  ne  lègue, 
che  per  idruzione  del  po- 
polo non  fi  penfalfe  dai  fa- 
cri  minidri  a predicare  in  favella  Romanza  fino 
dal  tempo  , che  ella  cominciò  aver  ufo  comune  tra 
la  moltitudine  . San  Tommafo  di  Aquino , che  nac- 
que verfo  l’anno  di  Crido  1224.  nelle  lezioni  ni. 
e v.  de’  Tuoi  Comentarj  fopra  il  capo  xi  v.  dell’  Epi- 
doto r.  di  san  Paolo  Apodolo  ai  Corintj , ne  dà 
contezza,  come  al  fuo  tempo  benché  i nodri  po- 
poli Italiani  favellalTero  comunemente  in  vulgari , 
che  vuol  dire  in  idioma  Romanzo , nientedimeno 
in  Chiefa,  per  olfequio  e riverenza  del  luogo,  e 
della  lingua  facra , fi  favellava  fotomente  in  lati- 
no : omne:  loquuntur  literaliter  in  Ecclefia  , quia 
omnia  dicuntur  in  latino  , che  è il  latino  grama- 
tico , altramente  letterale  j mentre  il  termine  lite- 

L 1 tali- 


r. 

Antica  d !fc 'pil- 
li .1  di  predicate  in 
Chiefa  Latinamen- 
te a c fuori  di 
Chiefa  io  lingua 
volgare  , 


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266  Della  Eloquenza 

lib.iii.cap.' ’i.  raliter , lignifica  latinamente  , che  Dante  ditte  an- 
jtvxtnim  io  i cora  èrainmatìce  : co  fa  pure  accennata  dal  Cavalier 
Uh.  i.  espi  x ini  Salviati . Quefta  voce  , grammatica  , importa  fenfo, 
t‘i-  M-mfin*.  contrario  a quello  di  vulgare , nome  ruttanti  vo,  cioè 
lingua  e fermone , che  volgarmente  da  ciafcheduno  fi 
parla , il  cui  oppofto  fi  è letterato , e gramaticale , 
come  già  più  volte  abbiamo  avvertito;  perocché  la 
gramatica  dittiate  dal  volgo  il  noftro  parlare  , chia- 
mato per  altro,  vulgare  latinum , che  fovente  fi  pre- 
te per  lo  medefimo , che  volgar  comune  Italiano  ; da- 
chè  pretto  Dante  e il  Boccaccio , conforme  a quanto 
fi  ditte,  latium  e latinum  corrifpondono  a Italia , 
e Italiano . Di  ciò  altresì  ragionarono  il  Trifjtno  nel 
fuo  Dialogo  del  Ca/lellano , il  Muzio  nelle  Battaglie, 
e per  avvito  del  Corbinelli  in  principio  delle  no- 
* te  al  libro  della  Volgare  Eloquenza , Dante  prima 
d’ogni  altro,  il  qual  prete  quefto  nome,  volgare,  fu- 
llantivo,  per  favella  e lingua  , volgarmente  e co- 
munemente ufata  ; come  Volgar  Fiorentino , Volgar 
Sanefe,  il  cui  oppofto  fi  è gramaticale , e letterale , 
cioè  latino  intento  noftro;  ladove  latino  in  tentò 
di  Dante  , e di  altri , vuol  dire , Italiano . La  ra- 
gione , per  la  quale  in  Chiefa  fi  parlava  in  latino 
gramaticale , e non  in  volgare , ci  vien  tonimi  nift rat  a 
dal  medefimo  Dante  nel  libro  i.  a capi  ix.  della 
Volgare  Eloquenza , dove  riflette , che  il  fermone  la- 
tino gramaticale  è inalterabile  e comune , ma  il 
volgare  di  quando  in  quando  è mutabile  . Le  paro- 
le di  Dante  furono  altrove  dame  portate;  ma  ora 
debbo  di  nuovo  portarle  ad  altro  fine  : gramma- 
tica nibil  aliud  e/l , quam  queedam  inalterabili s lo- 
ca ti oni i idemptitat  diverfit  temporibui  atque  lodi . 
Hate  quum  de  communi  confenfu  multar um  gentium 
fuerit  regulata , nulli  /iugulari  arbitrio  videtur  ob- 

noxia . 


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Italiana  267 

noxia , & per  confequens  nec  variabili s effe  potejl . 
Sicché  la  Gramatica  in  fenSo  di  Dante , mantiene 
invariabile  l’ identità  della  lingua  latina  , la  quale 
per  antichissima  disciplina  cattolica , non  alterata 
fino  alle  ultime  novità  dell’ erefie,  fi  evoluta  dai 
capi  Supremi  e visibili  della  noftra  Santissima  reli— 

}»ione  conservare  intatta  nella  liturgia  e uficiatura 
aera  , non  ammettendo  , che  in  ChieSà  nè  pure  fi 
predicale  la  parola  di  Dio  in  volgare  , ma  Solo  in 
favella  gramatìeale  , e letterata  , che  vuol  dire  in 
lingua  latina , già  ricevuta  e Stabilita  con  regole 
SìSTe  per  confenfo  generale  di  tutti , de  communi 
confenfu  multar um  genti um  , quando  al  contrario  le 
lingue  vive,  per  avvertimento  del  medefimo  Dan- 
te , variando  ogni  cinquanta  anni , la  ChieSà  latina 
fi  guardò  Sèmpre  di  non  foggiacere  nelle  fue  litur- 
gie a quefte  variazioni , per  non  avere  a Sconvol- 
gere , e a mutare  ad  ogni  tanto  la  fua  divina  uficia- 
tura . Perciò  nè  anche  volle  ammettere  , che  nella 
cafadiDio  fi  predicaSfe  in  altro  idioma,  che  nel 
latino  ; ladove  in  qualche  paefe  altro  non  manca  , 
fenonchè  in  Cbiefa  comincino  a recitarfi  i Drami 
muficali , e le  Commedie . Nel  famofo  Configlio  de 
Emendando  ecclejia  , dato  al  Pontefice  Paolo  III. 
d’ordine  fuo  da  nove  grandi  uomini , otto  de’  quali 
furono  Cardinali , e un  Papa  , fi  annovera  tra  gli 
abufi  il  permettere  , che  fi  diSputi  in  chiefa  , e che 
vi  fi  trattino  rei  divine:  coram  popolo  valde  irreve - 
renter  in  conclufioni  pubbliche,  etiam  de  rebus  theo- 
logìcìs , qua  certe  multum  exiflimationis  perdoni  apud 
vulgo s:  e fi  configlia  levarle . 11  rito  di  predicare 
in  Cbiefa  in  latino , e non  in  volgare  fi  mantenne 
fino  a’ Secoli,  a noi  vicini;  e in  Roma  dura  tutta- 
via , mentre  in  capella  pontificia  al  Sommo  Pastore , 

Lia  al 


Li*.  III.  Ca?.  I» 


; 


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Li i. III.  Cap.I. 


Configli  del  Gulc - 
eiardlni  fa ».  88. 


ì6 8 Della  Eloquenza 

al  facro  Collegio  de’ Cardinali , e ai  Prelati , con 
lui  rapprelèntanti  la  Tanta  Romana  Chielà  , ila  in 
olfervanza  l’antico  rito  di  predicare  folamente  in 
latino . In  volgare  poi  fi  predica  fuori  di  capella 
in  fiala  del  Conciftoro , 'a  porte  chiufie  , e privata- 
mente  , lènza  che  alla  (coperta  vi  fi  vegga  il  Ponte- 
fice , quafichc  egli  in  Tua  prelènza  non  ammetta  la 
predicazione  in  altro  linguaggio  , che  nel  facro  , 
che  è il  latino.  Non  ci  mancano  altri  incontralla- 
bili  teftimonj  di  quella  venerabile  dilciplina  di  non 
ammettere  in  chiefia  le  prediche  in  lingua  Romanza , 
o volgare  , ma  folamente  in  latino  : e ciò  rifulta  da 
più  Quarefimali , Icritti , pronunciati,  e poi  llampati 
latinamente  da  celebri  Italiani  de’  lor  tempi . En- 
trano in  quello  numero  le  Prediche  di  Gabriello 
Barletta  della  città  d’Aquino , onorato  dal  Corbi- 
nelli  con  l’elogio  di  graziofo , le  quali  fi  trovano 
llampate  in  Lione  da  un  De  voli  nel  1502.  in  forma 
ottava:  e per  entro  in  vece  di  finti  Padri  fi  citano 
Dante,  e il  Petrarca . Latini  fimilmente  fono  i Qua- 
refmali , e i fermoni  più  volte  llampati  del  nolTro 
Lionardo  da  Udine  , e di  Pietro  Geremia  , tutti  Frati 
dell’ordine  de’ Predicatori . Tali  pure  fon  quelli 
de’ due  Santi,  Bernardino  da  Siena,  e Giovanni  da 
Capi/ìrano  j e poi  quegli  altri  dii  Roberto  Caracciolo 
Velcovo  di  Lecce , di  Michel  da  Milano , e di  Barto- 
lommeo  da  Pifa,  tutti  dell’ordine  de’  Minori . Il  Qua- 
rejintale  di  quell’  ultimo  fi  trova  llampato  in  Mila- 
no da  Olderigo  Sciczenceller  nel  1496.  in  quarto  . 
Quello  di  Paolo  Attavanti  Fiorentino  dell’  ordi- 
ne di  Santo  Spirito  di  Roma  , che  pure  invece  di 
santi  Padri  cita  Dante  , e il  Petrarca  , fu  llampato 
in  Milano  dal  detto  Sciczenceller  e da  Lionardo 
Pachel  nel  1479.  in  foglio.  Latine  fono  ancora  le 

Pre- 


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- — — — - 


'Italiana  269 

Prediche  di  san  Lorenzo  Giufiiniano , ultimo  Vefco- 
vo,  e primo  Patriarca  della  città  di  Venezia  : e tutti 
quelli  infigni  predicatori  furono  tra  loro  coetanei , 
come  fioriti  nel  fecolo  xv. 

VEro  è , che  le  Prediche  , non  ancora  ftampate  , 
di  Fra  Giordano  da  Rivolto , altresì  dell’ordine 
de’  Predicatori,  e molto  più  antico  degli  accennati, 
come  quegli , che  le  fece  dall’anno  1300.  al  130 6. 
furono  da  lui  dette'  e compolle  in  volgare , e non  in 
latino . Però  fi  ha  da  riflettere  , che  non  le  difle  già 
egli  in  Cbiefa,  ma  nelle  piazze  dinanzi  a varie  Glie- 
le di  Firenze , come  fi  trova  notato  in  principio  di 
alquante  di  effe  Prediche  in  un  codice  antico  della 
nollra  Accademia  della  Crulca,  additatomi  dalla 
erudizione  e ugual  gentilezza  del  Signore  Abate 
Bottari , dove  fi  cfprimono  le  piazze  di  tanta  Ma- 
ria novella  , de’  Priori,  di  tanto  Apollinare , de’  Fre- 
fcobaldi,  di  santa  Reparata , di  santa  Felicita  Oltrar- 
no , di  santo  Stefano  a Ponte,  e di  san  Lorenzo . E le 
altre  Prediche  del  medefimo  Fra  Giordano , le  quali 
fi  trovavano  anche  ne’ codici  di  Francefco  Redi , fi 
danno  per  fatte  in  qualche  Chieja  al  dire  ancora  del 
Cavalier  Lionardo  Salviati , bifogna  confiderare  , 
che  di  que’ tempi  leChiefe  aveano  annelfe  le  fab- 
briche d e? portici , e dell'atrio , che  in  fufianza  era- 
no parti  elleriori  delle  Gliele  , dove  fi  predicava 

Jualora  la  pioggia,  o altro  incomodo  impediva  il 
arlo  di  fuora  in  piazza  al  concorfo  del  popolo  . 
Santo  Andrea  Corfini,  dell’  ordine  de’  Carmelitani , 
e Velcovo  di  Fiefole  nel  lècolo  xtv.  concorre  ad 
autenticare  col  fuo  efempio  la  collumanza  , attefla- 
taci  da  san  Tommafo  cT Aquino , di  .non  far  Prediche 
volgari  in  Chiefa , ma  fuora  in  piazza  j imperciocché 

Piero 


Lib.HI.  CAf.lI. 


11. 

Le  Prediche  lati- 
ne fi  ficcano  in 
Cbiefa  5 c le  vol- 
gari fuori  di  Cbie- 

fa. 


Avvertita,  to.  t. 
Uh.  il.  cap.  xii. 
pag.  no. 


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370  Della  Eloquenza 

li». ih.  cap.ii.  Piero  Andrea  Cajlagna  nella  Vita  di  quel  santo  Vc- 
fcovo  Icrive  , che  egli  predicava  al  Tuo  popolo 

ca(.  v.  $•  xxi.  fuper  plateam  Fefulanam , perchè  lo  faceva  in  lin- 
gua volgare . L’autore  dell’antica  Idoria  di  Roma 
. in  favella  Romanza , da  me  altrove  allegato , donde 
fu  tratta  la  Vita  di  Cola  di  Rienzo , narra  a ca- 
pi vi.  come  nell’ anno  1334.  Fra  Ventanno  da  Ber- 
gamo dell’ordine  de’ Predicatori  con  gran  con- 
cordi de’  Romani  predicò  nella  Cbiefa  della  Mi- 
nerva , e che  poi  fuori  di  Cbiefa  andò  a predicare 
al  popolo  nella  piazza  del  Campidoglio  . Udiamo 
le  parole  dell’  Iltorico  : predicao  in  santa  Maria 
Minerva  lo  die  dell' Annunciazione . Puoi  predicao  in 
Campituoglio  nello  parlatorio  . Per  quello  parlato- 
rio , detto  anche parlagio  , s’intende  la  piazza , in 
latino  , forum , fecondo  il  Vocabolario  della  Cru- 
fca . Segue  l’Idoria  : tutta  Roma  truffe  per  odire  fog 
predica . Forte  teneano  mente  Romani . Quoti  fava- 
nò  , e Roncano  cura , fe  peccava  in  faizo  latino  , 
cioè  le  faceva  qualche  (cappata  lènza  chieder  licen- 
za a Prifciano,  perchè  il  Frate  inChiefà  alla  Mi- 
nerva, giuda  la  codumanza,  predicava  latinamente , 
e non  in  volgare , come  poi  fece  fuori  di  Chiefa  in 
piazza  del  Campidoglio  . Se  caliamo  giù  baffo  , tro- 
veremo , che  il  medefimo  rito  di  predicare  in  Chie- 
, fa  latinamente  , e fuora  di  Chiefa  in  volgare  , durò 

lino  alla  fine  del  lècolo  xv.  e forfè  più  avanti . Fra 
Girolamo Giannotti  da  Pidoja  dell’ordine  de’ Pre- 
dicatori volgarizzò  xxv.  Sermoni  , o Prediche  la- 
tine del  famofo  Fra  Girolamo  Savonarola  del  me- 
delimo  ordine , le  quali  Prediche  latine  erano  date 
da  lui  dette  in  tempio  dive  Reparate  , allo  Icrivere 
del  Giannotti  nella  lettera  , prepoda  al  fuo  volga- 
rizzamento. Dice  egli  di^iconofcere  per  lingolar 

gra- 


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Italiana  271 

grazia  di  Dio  il  penfiero  venutogli  di  volgarizzare 
xxv.  Sermoni  latini  del  Savonarola  (opra  il  Sal- 
mo lxxii.  intorno  alla  divina  previdenza  verfo  i Tuoi 
eletti:  e per  chiarirli  della  fedeltà  del  volgariz- 
zamento,invita  altrui  a leggere  il  tefto  latino , pre- 
dicato dal  Savonarola  in  Cbiefa  di  tanta  Maria  del 
Fiore  di  Firenze . Quelle  Prediche  fi  trovano  ftam- 
pate  in  Venezia  da  Agollino  de’ Zanni  nel  1528. 
in  forma  ottava  . Altri  Sermoni , o Prediche  xlvii. 
dette  dal  Savonarola  in  Firenze  negli  anni  1494. 
e 1495.  fopra  Giobbe , e parimente  ftampate  in  Ve- 
nezia per  Niccolò  Bafcarini  nel  1545.  in  ottavo,  fu- 
rono tradotte  di  latino  in  volgare  da  altra  perfona 
religiolà . Sicché  il  Savonarola  recitava  le  lue  Pre- 
diche latine  in  Cbiefa  : e perchè  fi  leggefiero  e reci- 
taflero  anche  di  fuori  al  popolo , elle  furono  rivol- 
tate in  favella  volgare.  Cosi  pure  san  Bernardino  da 
Siena  recitò  in  varie  cattedrali , e in  quella  di  Ve- 
rona, le  fue  prediche  latine,  le  quali  da  chi  udì  reci- 
tarle in  Firenze  nel  1424.  mefle  in  buona  favella 
volgare , io  vidi  a penna  in  un  groflò  volume  in  fo- 
glio prefio  il  mio  ftimatifiimo  Signor  Senator  Buo- 
narroti . Pel  medefimo  fine  di  giovare  al  popolo 
fuori  di  Chielà  con  dargli  un  ottimo  e ficurifiimo 
tefto  di  Prediche  Italiane , fi  videro  intorno  a quel 
tempo  volgarizzate  le  Omelie  di  san  Gregorio  Magno, 
e ftampate  in  Milano  dallo  Sciczenceller  e dal  Pa- 
chel  nell’anno  1479.  in  foglio  . E così  pure  i Morali 
del  medefimo  santo  Pontefice  fopra  il  libro  di  Giob- 
be furono  volgarizzati  daZanobi  da  Strata,  Prelato 
della  Corte  pontificia  d’Avignone  lotto  Innocen- 
zo VI.  della  qual  opera  da  me  ultimamente  fi  è data 
una  nuova  edizione  . Quello  coftume  di  volgariz- 
zare gli  antichi  fermoni  de’  Padri  latini , e de’  Greci 

an- 


LiaJU.CAP.II. 
Cap.  v.  ai. 


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num.WU. 


272  Della  Eloquenza 

Lm.ni.CAi-.il.  ancora,  per  irruzione  degrimperiti,  fi  vide  poi  rin- 
novato per  ordine  del  Concilio  di  Trento  ,ficcome 
udiremo  più  avanti . Le  fuddette  confiderazioni  ci 
aprono  il  campo  a fpiegare  qualche  dubbio , pro- 
Prjfatio  in  lomum  pollo  dal  Padre  Mabillone  intorno  ai  Sermoni  di 
san  Bernardo  , anticamente  ferini  in  lingua  Ialina , 
nii690.fag.joc.  e anche  nella  Romanza  , o Gallicana  volgare  , dai 
Teotifchi , o Tedelchi,  appellata  Vallonica  , lardan- 
do quafi  in  dubbio  in  qual  delle  due  lingue  foflero 
ferini  e recitati  dal  Santo  : il  quale  però  nella  let- 
tera xvii.  a Pietro  Cardinal  Diacono  e Legato 
Apoltolico , afferma,  che  aliqui fratre:  nonnulla  ex 
hi: , qua , me  coram  audiere  loquentem , suo  stilo 
excepere . Dunque  san  Bernardo  fcrilfe  e pronunciò 
i fuoi  lèrmoni  in  latino , conformandofi  alla  rice- 
vuta difciplina  , perchè  gli  faceva  in  Chiefa  , come 
pur  fecero  anche  i noftri  Predicatori  Italiani:  e vi 
fu  chi  raccogliendogli  dalla  bocca  del  santo  Abate 
in  Chiefa  , ne  fece  trafporto  in  lingua  Romanza 
Gallicana  , ficcome  appunto  accadde  in  Firenze  di 
quelli  di  san  Bernardino  da  Siena  , per  poterne  far 
ufo  fuori  di  Chiefa  . Si  vede  , che  la  coftumanza  di 
far  prediche  latine  in  Chiefa  durava  tuttavia  in  Ita- 
lia nel  pontificato  di  Paolo  III.  veggendofi  quelle 
CClfidoro  Clario , Velcovo  di  Foligno,  col  titolo  di 
Orationes  extraordinarie: , dedicate  a san  Pio  V.  e 
ftampate  in  Venezia  da  Domenico  Niccolini  nel 
1567.  in  due  tomi  in  quarto.  La  Predica  xvi.  del 
tomo  1.  così  comincia  : frequem  ijle , quem  cerno  , 
•oirorum,  mulierumque  conventus . E dopo  il  prin- 
cipio della  Predica  xvm.  fi  leggono  quell’ altre 
parole  : era:  àr  duobu:  olii:  deincep:  diebu: , quemad- 
modani  fuperiore  Donunico  die  admonuimu: , folemnes 
prece:  bic  ita  in  temvlo fieni . A que’  tempi  gli  uo- 

‘ mini 


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Italiana  273 

mini  dotti  erano  tuttavia  più  inclinati  a fcrivere  in  XiTm.  c a r il 
latino , che  in  volgare  Italiano , talché  famigliarmen- 
te  fcrivendo  in  noftra  favella,  vi  cacciavano  dentro  ' 
affai  piu  del  latino  , che  del  volgare  , per  quanto 
mi  c accaduto  vedere  in  qualche  lettera  di  Jacopo 
Antiquario  Perugino  , Segretario  ducale  di  Milano, 
e in  una  , fcritta  al  Conte  Giovanni  Pico  della  Miran- 
dola da  Cofimo  de' Pazzi  , dipoi  Arcivelcovo  di  Fi- 
renze , fopra  la  morte  di  Marco  Barbo  Cardinal  di 
•san  Marco,  e Patriarca  d’Aquileja ; ficcome  anco- 
ra in  altra  di  san  Gaetano  3»  perocché  le  voci  latine 
di  primo  afpetto  più  delle  altre  fembravano  amrni - Avveri, 
rabilì  e venerande,  per  dirlo  con l’efpreflfione  del  «1p.xu1.7wj.4f. 
Salviati . Laonde  Frate  Francefco  Colonna,  Cano- 
nico regolare  Trivigiano , e autor  conofciuto  col 
nome  di  Polifilo , fi  ftudiò  più  di  tutti  di  coltivare, 
non  da  fcherzo  , come  Fidenzio , e Merlino  Cocajo , 
ma  fedamente , quel  medefimo  itile  nel  fuo  mi- 
rteriofo  Romanzo  , al  quale  con  voce , comporta  di 
tre  parole  Greche,  TriNOc . Epnc  . maxh  diede  il 
nome  di  Pugna  d'amore  in  forno , o fogno  , intitolan- 
dolo , Hypnerotomocbia  . In  quefto  Romanzo  egli 
volle  moftrare  , che  le  cofe  , per  l'ainor  delle  quali 
tanto  quaggiù  fi  vaneggia  , non  fono  altro , che  fo- 
gni. Il  libro  fu  fcritto  in  Trivigi  nelFanno  1467. 
e per  opera  da  Lionardo  Graffo  Giureconfulto  Ve- 
ronefe  fu  dipoi  meifo  alle  ftampe  in  Venezia  la  pri- 
ma volta  dal  vecchio  Aldo  nell’anno  1499.  Qui  fi 
potrebbe  dir  qualche  colà  dei  libri  ix.  de’  Detti  e 
fatti  memorabili  , fcritti  in  lingua  volgare  da Ba ti- 
fa Fregofo  ( non  Fulgofo  ) Doge  di  Genova  nel  fe- 
coloxv.  ma  non  eflendoci  altro,  che  hfohver- 
fone  latina  di  Cammillo  Gbilini , dapprima  ftam- 
pata  in  Milano  da  Jacopo  Ferrari  nell’anno  1508. 

M ni  in 


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274  Della  Eloquenza 

ht.in.CAr.il.  in  foglio,  non  polfiam  dirne  di  più.  Rimarrebbe 
a parlare  del  Pellegrino  , Romanzo  di  Jacopo  Cavi- 
ceo  Parmigiano  , fcimia  del  Filocopo  del  Boccac- 
cio in  tempo  del  Pontefice  Aleflandro  VI.  ma  l’ora 
ornai  tarda  ci  chiama  a riandare  il  primo  regolamen- 
to gramaticale  di  quella  noltra  favella.  Però  innan- 
zi di  farlo , non  è da  palTare  in  filenzio  un  noftro  , 
il  quale  in  principio  del  fecolo  xv.  trattò  dell’ar- 
meggiare  da  corpo  a corpo  in  iibarru  o {leccato 
et  oltranza , come  egli  fi  fpiega  nell’opera  volgare , 
che  fopra  quella  materia dillefe  in  dialetto  corren- 
te : e vuol  dire  in gio/lra  offenjìva  , e ne’  tornei , 
fra  la  nobiltà  d’Italia  frequentilfimi  in  quella  età  , 
re’  quali  erano  degenerate  le  feftevoli  giollre  , che 
prima  fi  collumava  di  fare  con  armi  innocenti  $ e 
fé  talvolta  accadeano  cafifunefH,  ciò  era  contra 
la  mente  degl’inventori , i quali  cercarono  di  ri- 
mediarvi con  leggi  opportune  . Ma  inproceflodi 
tempo  le  ne  introduliero  delle  altre,  giollrandofi 
con  armi  da  guerra , cioè  a dire  con  lance  e fpade 
MattbS,  Psrìi  Hi-  non  ifpuntate  ; donde  Matteo  Paris  prele  motivo 
fior.  Angtorum  ut.  chiamare  quella  fpecie  di  tornei , Torneamentum 
*}’.  erueHtum  s perche  le  due  parti  ollilmente  fi  af- 

ub.wi.A.D.  frontavano  con  armi  offenftve . I Francefi  le  dittero 

ji47  fg.7}i*tìt.  armi  a cutrance , la  voce  outrer  lignificando  tra- 

'Ltndmemfii  • r-  .r  , i • ^ . 

figgere  con  ìfpada  o lancia,  e panare  il  nemico  da 
parte  a parte  ; donde  vennero  le  voci  Italiane 
oltraggio  e oltraggiare  . Laonde  armi  a outrance 
efprimeano  le  zuffe  con  armi  offenjive , le  quali 
non  terminavano  lenza  fpargimento  di  lingue,  o 
morti , o fenza  che  l’atterrato  fi  delle  per  vinto . 
Tali  armi  fi  prendeano  di  comune  conlèntimento  , 
e fenza  determinazione  di  giudici , benché  dinanzi 
a’ giudici , eletti  dalle  parti , e fiotto  condizioni , 

fcam- 


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Italiana  27  j 

fcambievolmente  accettate.  Se  quelli  combatti- 
menti erano  perfonali , e da  uomo  a uomo , fi  di- 
flingueano  dai  duelli , fatti  Tempre  con  l’ordina- 
mento del  giudice  . Carlo  Ducange  ha  comporta  una 
infigne  Differtarione  fu  quefto  argomento  , ed  è 
la  vii.  tra  quelle  fopra  l’Iftoria  di  san  Luigi  IX. 
Re  di  Francia , fcritta  , come  dilli  altrove  , in  an- 
tica lingua  Francete  da  Giovanni  Signore  di  Gioin- 
villa  , e Sinifcalco  della  Sciampagna  . Ora  il  noftro 
autore  Italiano  , che  divisò  di  quell’arte  micidiale 
di  armeggiare  da  corpo  a corpo,  detta  in  France- 
te a outrance , col  fuo  nome  proprio  fi  chiamò  Fio- 
re , e fu  della  antica  fchiatta  de’  Signori  liberi  del 
cartello  di  Premariàco , ficcome  afferma  egli  Hello 
in  un  tefto  membranaceo  a penna  , che  era  in  Ve- 
nezia prelfo  il  Signor  Niccolò  Marcello  di  santa  Ma- 
rina. A Criftallo  , antenato  di  quello  Fiore,  che 
fu  gentiluomo  della  Città  del  Friuli , l’Imperado- 
re  Arrigo  V.  diede  un  privilegio  onorifico  in  Ve- 
rona nell’anno  1 1 io.  Dunque  Fiore  di  Premariàco 
delcrivendo  i Tuoi  militari  avvenimenti , ufa  la  pa- 
rola Italiana  oltranza , tratta  dalla  Francefe  outran- 
ce, nell’annoverare  gli  allievi , da  sè  fatti  in  quell’ 
arte  fanguinaria,  tra’  quali,  oltre  ai  Tedelchi, 
fi  contano  Galeazzo  de'  Cattaui  di  Gr insello  da  Man- 
tova , Lancillotto  da  Beccaria  Pavele  , Giovanni  da 
Bajo  Milanete,  e Azzo  da  Cajlelbarco  nelle  parti 
di  Trento.  L’armeggiare,  inlegnato  da  Fiore , 
fu  di  lancia , azza  , Jpada  , e daga  : e i combatti- 
menti de’  Tuoi  fcolart  teguirono  in  Perugia , Imola, 
Pavia , e Milano  , a’  quali  egli  inlègnò  l’arte  di  na- 
fcofto  e con  giuramento  efprelfo  di  non  palefarla  : 
e dice  , che  per  grazia  di  Dio  nè  egli , nè  alcun 
fuofcolare  fu  mai  perditore  ; donde  fi  vede , come 

M m a in 


Lih.lU.CitpJU. 


III. 

le  Regole  grama* 
ricali  della  lingua 
volgare  comincia- 
rono a farli  nello 
flato  di  Venezia , 
principalmente  dal 
fortumo . 


'Varchino  top.  III. 


2 “6  Della  Eloquenza 

in  quel  tempo  la  noflra  nobiltà  Italiana  era  sì  bene 
iftruita  della  religion  Criftiana  , che  in  una  profef- 
fione  così  oppolla  alla  legge  di  Crillo  , faceva  en- 
trare la  grazia  dì  Dio  , immaginata  a fuo  modo. 
Se  mai  fo(Te  cafo  di  avere  il  codice  intero  di  Fiore , 
in  cui  egli  deferire  le  fue  prodezze  , fi  potrebbe 
fargli  qualche  carezza  erudita  , e metterlo  in  luce 
per  informaz.ione  de’  collumi  di  quella  età,  molto 
differenti  da  quelli  della  noftra  , in  cui  dalle  per- 
fone  gentili , cioè  nobili , fi  profeffa  generalmente 
una  difciplina  molto  divella . 

ENtriamo  finalmente  nel  principio  del  lèco- 
lo  xv  r.  quando  gli  ftudiolì  della  Italiana  Elo- 
quenza , già  crelciuta  a maraviglia  per  le  fatiche 
di  molti  eruditi , capo  de’ quali  fu  il  Bembo,  co- 
minciarono a penfar  di  Affare  in  ileritto  le  fue  re- 
gole gramaticali , traendole  con  matura  offervazio- 
ne  dalle  opere  de’  tre  famofi  maeftri  , Dante  , Pe- 
trarca , e Boccaccio . A quelle  regole  niuno  della 
nazione  Tofcana  per  l’addictro  avea  nwipenfato, 
contentandofi  ciafcheduno  di  ufiare  la  propria  fa- 
vella , e di  leggere  , come  a cafo , le  opere  , det- 
tate nella  medefima,  lenza  internarfi  nell’effenziale 
di  effa  . La  prima  gloria  dell’invenzione  di  quella 
nollra  Cromatica  Italiana  è totalmente  dovuta  ai 
letterati  della  nazione , fuggetta  all'imperio  della 
Signorìa  Veneziana  , e principalmente  ai  dettami , 
e agli  elempj  del  Bembo,  quantunque  Gìatfrance- 
feo  Fort  urlio,  uomo  di  profeffione  legale  in  Vene- 
zia , al  dir  di  lui  ItefTo  in  principio  della  fua  opera, 
ma  Schiavane , fecondo  il  Muzio  nelle  Battaglie, 
cioè  nato  in  Dalmazia , innanzi  ad  ógni  altro  pub- 
blicale le  fue  Regole  gramaticali  della  velgar  lìngua , 


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Italiana  177 

che  furono  primieramente  ftampate  in  Ancon.i-j  Lm.in.CAP.uj. 
nell’anno  1516.  profetando  egli  di  averle  tratte 
in  particolare  da  trefoli  territori  , Dante  , Petrar- 
ca e boccaccio  , da  lui  frequentemente  allegati  per 
fonti  principali  delle  fue  Regole , che  in  nulla  con- 
vengono con  quelle  del  Bembo , efpofte  ne’  tre 
libri  intigni  delle  fue  mirabili  Profe , le  quali  ei 
mife  in  luce  in  Venezia  nei  1525.  nove  anni  dachè 
il  Fortunio  avea  pubblicate  le  fue.  Ma  decorile  i 
cultori  delle  belle  arti  hanno  le  loro  particolari 
affezioni  e gelofie  di  non  effer  prevenuti  nella 
divulgazione  delle  proprie  feoperte  in  materia  di 
lettere  ,•  il  Bembo  nel  veder  le  Regole  del  Fortunio , 
non  potè  contenerfi  dal  moftrarne  qualche  lènfi- 
tivo  difgufto , talché  vinto  dalla  debolezza  uma- 
na cercò  di  feemare  alle  medelime  il  pregio  , per 
quanto  fi  raccoglie  da  qualche  fua  lettera  , confi- 
dentemente tcritta  ad  amici  , e dappoi  ftampata. 

Per  altro  il  Fortunio  nel  bel  principio  atferitee  di 
aver  nella  fua  verde  elude  comprete  quefte  fue  Re- 
gole in  libri  v.  per  ammaeframento  di  sè  medefimo 
con  la  fpetfa  lettura  e offervazione  de’  tre  accen- 
nati maejlri , il  terzo  de’ quali , che  è il  Boccacio, 
egli  chiama  il  volger  Cicerone  Certaldcfe  a diffe- 
renza del  Latino  Arpinate  , dichiarando  di  non 
avere  avuto  penderò  di  metterle  fuora  ; ma,  che 
Tda  molti  giudicioji  e cari  amici , che  di  loro  lettura 
fatti  erano  fovent e partecipi , più  volte  con  preghiere 
configliato  a farle  comuni  , gli  parve  ditconvenevo- 
le  il  non  farle  , comcchè  rimanetfe  perfuafo  di  non 
aver  da  riceverne  lode , mapiuttollo  biafimo  da 
coloro  , che  ne  davano  per  Vana  l’impreta  a cagio- 
ne di  non  aver  lui  cognizione  di  tutti  i dialetti 
delle  Italiche  regioni , e delle  loro  cittadi  e ca fella, 

' lado- 


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278  Della  Eloquenza 

Ln.in.CAP.iii.  ladove  , fecondo  quefti , farebbe  flato  meftieri  di 
ridurgli  tutti  a regole,©  particolari,©  comuni:  colà 
imponibile,  nonché  malagevole  per  la  varietà  del- 
le pronuncie,  e mutabilità  dcWufo , giufta  l’ader- 
2 ione  di  Dante  in  principio  de'fuoi  Convivj  : nel 
qual  ufo , come  in  cofa  mobile , regole  nè  generali, 
ni  particolari , che  J labili  fodero , poteano  fondarfi. 
Soggiunge , che  altri  meno  indifereti  , diceano, 
che  quantunque  ben  fofife  il  moli  rare  altrui  le  Re- 
gole degli  autori  Tofcani , ciò  al  Fortunio , come  ad 
uomo  di  prof  e [pone  molto  diverfa  , c di  loquela  alla 
Tofca poco Jomigliante  , più  , che  a ogni  altra  perfò- 
na  difeonveniva.  A quelle  e ad  altre  oppo(Ì2Ìoni 
rifponde  il  Fortunio , che  il  folo  Tofcano  dialetto , 
come  il  meno  corrotto  di  qualunque  altro  d’Italia  , 

ftoteva  porgere  il  regolato  ordine  di  parlare  : nè  a 
ui  difeonvenire  il  dar  fuora  le  fue  Redole , da  sè 
ritrovate  nello  fludiare  i tedi  de’  tre  autori  To- 
fcani , l’idioma  de’ quali  non  era  mutabile , ma  po- 
co diverfo  dal  comune  de’  letterati , che  dal  più  al 
meno  ufàvano  le  flefle  parole  Toicane  de’ mento- 
vati fcrittori . Intanto  egli  dice  di  avere  il  primo 
ritrovate  le  Regole  della  lingua  volgare  ; di  edere 
flato  il  primo  volgar gra  malico  a difendere  in  campo  j 
di  aver  data  cagione  a più  alti  ingecni,  e piti 
ej, ere/ tati  di  lui  nella  volgar  lingua , di  pensare  a 
formar  nuove  Regole  dello  fcriver  correttamente  j 
e che  dopo  lui  farà  agevole  , alle  cofe  già  ritrovate 
aggiungere  : donde  apertamente  rifùlta  , che  il 
Fortunio  accenna  altri  : e che  quefti  non  può  edere 
fenon  il  Bembo  co’  fuoi  amici  , i quali  allora , come 
udremo  dappoi , fudavano  in  quefto  aringo  della 
Italiana  Eloquenza . Edo  Fortunio  alla  fua  Grama- 
tica  dà  il  titolo  di  nuova:  e benché  nel  chiamarla 

bajfa 


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Italiana  279 

baffo  polvere  , Tenta  modeftamente  di  erta  ; dice  HBjxr.CAr.uj. 
contuttociò  di  Tperare  , che  niun  vento,  qua,  e là 
per  l' aria  dimenandola , potrà  difperderla  : e di- 
chiara , come  di  cinque  libri , da  se  preparati , egli 
dava  per  allora  in  luce  i primi  due  , per  trattarfi  in 
quelli  il  modo  di  dirittamente  parlare , e corretta- 
mente  fcrivere  : e promette  di  dare  gli  altri  non 
molto  dopo.  Verfo  la  fine  del  libro  il.  fotto  alla 
lettera  S,  di  bel  nuovo  accenna  il  Bembo,  ragio- 
nando della  voce  Narciffb  , ferina  dal  Petrarca  in 
rima  con  doppio  SS , comecbè , dice  il  Fortunio , 
nelle  carte  di  lodevolijjimo  fcrittore  moderno  fi  legga 
con  un  folo  S,  e qui  vuole  elprimere  il  libro  il.  de- 
gli Afolani , llampati  allora  di  frefeo  la  prima  volta 
in  Venezia  dal  vecchio  Aldo  nell’anno  1 504.  Vera-  fi 
mente  l' ufo  Italiano  porta , che  delle  due  voci  In  pr'nc'p.‘°|r*(irf.r 
latine , ParnaJJu s , e Narciffus , facciali  Parnafo,  e 1 .ìUdÌuiI  '** 
Narcifoj  ma  quelli  fono  cali  particolari  : e del  pare- 
re , che  le  rime  infegnino  la  vera  ortografia,  furono 
eziandio  il  Muzio,  e lo  Speroni . Quindi  fi  rende 
chiaro,  che  il  Fortunio  fu  il  primo  a darci  Regole  'Le*l'Kl\v  u 
gramaticali  dell'Italiana  Eloquenza  , e che  le  diede  c*na*t  paj'h*. 
affai  proprie  , e ben  ragionate  , prendendole  con 
lutto  1’  avvedimento  dai  tre  lovrani  maellri , e in 
primo  luogo  dalla  Commedia  di  Dante,  la  quale 
per  elàtterza  di  regole  al  delicato  gullo  del  Bembo 
non  fu  in  molta  grazia  : onde  lo  Speroni  fi  trovò  in  Or»tufai. i4j. 
necelfità  di  procurar  di  fallamelo. Ma  cornee  quan- 
to il  Fcrtunio  folfe  verfato  in  Dante 00 n meno  , che 
ne’  due  altri , lo  manifellano  le  Tue  copiolè  citazio- 
ni , e piene  di  buon  fenno  , avendo  egli  più  volte 
corretto  il  tondino,  e confultati  i tcfli  a penna,  fra’ 
quali  ne  nomina  uno  antico  di  Dante,  comunicatogli 
da  Cornelio  Cafialio,  g i u r econ fu  1 1 o,  o ra t o re,  c poeta, 
da  lui  molto  efaltato . Benché 


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s8o 


Della  Eloquenza 


Lib.III.Cap.IV. 

XV. 

Le  Regole  del 
J-ortunio  , taccia- 
to a torto  di  pla- 
giario , fono  lue 
proprie  , nè  han- 
no che  tare  con 
quelle  del  Bembo  , 


Lettere  volgari  to- 
mo 1 1.  lib.  1 1.  pag. 
17.18.  edizione  di 
Aldo  del  rjfo. 


\ 

BEnchc  quelli  particolari  intorno  al  Fortunio  , 
fieno  così  ben  fondati , che  non  fi  polTono  ri- 
vocare in  dubbio;  nientedimeno  rimangono  ancora 
fortificati  da  una  lettera  , che  il  Bembo  fcrirte  da 
Roma  il  di  primo  Aprile  dell’anno  1512.  a Trifon 
Gabriello  nel  mandargli  a Venezia  i due  primi 
libri  , fino  allora  da  se  comporti  [opra  la  volpar  lin- 
gua , i quali  egli  facea  conto  , che  poteflero  abbrac- 
ciare la  mezza  parte  di  tutta  l'opera.  Dichiara  il 
Bembo  di  fpedire  il  fuo  ftefio  originale,  perchè  fia 
letto  da  Trifone , da  Giovanni  Aurelio  Augurelli , da 
Niccolò  Tiepolo , da  Gianfrancefco  Vallerò , da  Giam- 
batijla  Ramufio  , e da  Andrea  Navagero  , tutti  fuoi 
comuni  amici , i quali , come  periti  della  materia , 
aveano  voluto  veder  quella  parte , così , come  era  , im- 
perfetta e incorretta , al  dire  del  Bembo  , che  pre- 
ga cialcheduno  di  loro  a dargli  fenza  rifparmio  un 
ejlratto  , e un  quinternetto  degli  errori  0 avverti- 
menti , che  avranno  veduti , per  trattarli  di  opera , 
che  ha  da  effere  a comune  utilità  di  quejla  lìngua . 
L’ Augurelli , da  gran  tempo  dimorante  in  quelle 
parti,  era  da  Rimini,  e già  flato  maeftro  del  Nava- 
gero, c del  Bembo , il  quale  perciò  in  fegno  di  grata 
onoranza  ei  chiama  col  titolo  di  Padre.  Il  vecchio 
Aldo  rtampò  le  fue  Canzoni  latine,  e il  poema  della 
Crifopeja  , o fabbrica  dell’oro  , dignu: profetilo , ut , 
quod  tom  fedulo  qmsrebat  , inveniret , di  lui  Icrive 
Lilio  Gregorio  Gir  aldi  nel  Dialogo  1.  de’  Poeti  del 
Aio  tempo . Il  Bembo  richiede  nella  lettera  con  pre- 
murofiifima  iftanza , che  niuno  pigli  efempio  , o co- 
pia veruna  di  quelle  fue  carte  : e ne  fa  guardiano  fe- 
dele il  Ramufio  . Indi  a lui  rivolto,  finifee  con  que- 
lle parole  : ceterum  , perché  fono  alquanti , che  ora 

feri- 


\ 


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Italiana  aSi 

fvrivono  della  lingua  volgare,  come  intendo  , 
pregate  da  parte  mia  quelli , che  quefli  miei  fcritti 
legger  anno,  eh  e non  vogliano  dire  ad  altri  la  con- 
tenenza loro  j che  non  mancano  in  ogni  luogo  Calmeti  . 
Del  Calmcta , di  cui  ragionammo  altrove,  e che 
è rammentato  da  Baldajfar  Ca/liglione  nel  libro  i. 
e il.  del  Tuo  Cortigiano  , parlò  il  Bembo  con  poca 
flima  nel  libro  i.  di  dette  Tue  Proje  : e di  lui  ci  fono 
alle  Itampe  non  poche  poefie  col  titolo  di  Fioret- 
to , pubblicate  in  Venezia  da  Niccolò  Zoppino  nel 
1 503.  e altre  col  nome  di  Compendio  dicoje  nuove,  ivi 
pure  Rampate  da  Manfrino  Buono  da  Monferrato 
nel  medefimo  anno  1508.  in  forma  ottava  : colè  in- 
vero di  poco  affare,  lenon  in  quanto  è notabile,  che 
il  Sonettafopra  l’imprefa  della  lettera  S d’oro,  por- 
tata in  fronte  dalla  Duchefla  d’Urbino,già  attribuito 
dal  Cajìiglione  a Bernardo  Accolti , detto  l'Unico  Are- 
tino , e Rampato  appiè  del  Cortigiano  nella  edizione 
del  Rovillio  del  1 562.  fi  trova  in  principio  di  detto 
Compendio , come  parto  del  Calmeta  . Dunque  fi  fa 
chiaro  dalle  addotte  parole  del  Bembo,  che  allora  in 
Venezia  nel  1512.  alquanti  [trincano  della  lingua 
volgare.  E quelli  è il  Fortunio  con  quei  molto  giudi- 
cioji  , e cari  fuoi  amici  , mentovati  nel  proemio , i 
quali  da  lui  fatti  fovente  partecipi  de'  J'uoi  libri  v. 
delle  Regole gramaticali  ( ficcome  il  Bembo  pur  fece 
delle  fue  gli  accennati  fuoi  amici  ) con  preghiere  lo 
ajìrinfero  a divulgarle  . Sicché  il  Fortunio  in  Venezia 
le  avea  ferine  e con  altri  comunicate  in  tempo , che 
il  Bembo  in  Roma  andava  {tendendo  le  fue  , e con 
molta  gelofia  tralmettendole  agli  amici  di  Venezia. 
Il  Trijìno  ancor  egli  avvertile  nel  fuo  Dialogo  del- 
la Lingua  volgare, che  dalla  provincia,  chiamata  Ve- 
nezia, vennero  le  prime  Regole  di  ejfa  Lingua  volgare, 

N n co- 


Lib-II1Cap.IV, 


Il  Catìellan»  ptgi 
17-  'dii*  di  ter. 
rara  , 


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ri8.iii.CAP.iv. 


Dante  Catti»  iv. 
dell' Inferno  . 


Dialoghi pag.  430. 


282  Della  Eloquenza 

cominciateli  a ojfervare  in  Padova  dal? Augurellì , e 
feguite  appretto  dal  Bembo , da  Trifon  Gabriello , dal 
Fortunio , da  Niccolò  Delfino  ( che  poi  ci  diede  una 
{limata  edizione  delle  Novelle  del  Boccaccio)  dal 
Fracajloro,  e dal  noffro  Giulio  Commi  Ilo  , tutti  fra 
loro  coetanei , e la  maggior  parte  amici  j donde  il 
Trittino,  il  quale  ancor  egli  per  la  CuaGramati- 
ebetta  andaya  annoverato  fra  cotanto  fenno,  viene 
a concludere,  che  il  Petrarca  meglio  s’intendeva 
in  Lombardia  , che  in  Firenze , perchè  di  Lombare 
dia , o per  dir  meglio  dalla  Venezia , vennero  le 
prime  ojfervazioni  fopra  la  lingua  di  etto  Petrarca . 
Quindi  è, che  lo  Speroni  nella  Parte  il.  del  Dialogo 
dellTftoria  ebbe  a dire , che  il  Bembo , non  Tofco,  ma 
gentiluomo  Veneziano  tefiinf e la  generale  opinione , avu- 
ta fino  a quel  tempo  in  tutta  C Italia  , di  chi  fcrivea 
volgarmente , che  non  per  elezione  ciò facejfe , ma  per 
piti  non  potere  , fendo  ignorante  delle  altre  lingue  ; 
imperciocché  cjfi  Bembo  f coprì  per  entro  i verfi  del 
Petrarca , e nelle  profe  delle  Novelle  il  buono  e il 
bello  della  lingua  Tofcana  , non  piti  intefo  da'  Lom- 
bardi , e da'  Tofani  non  ojfervato , mofrando  con 
quale  e quanto  artificio  di  nuova  gufa  di  Poefia  e 
di  Grawatica  foffer  compofte  da'  loro  autori  j e con- 
figliandoci ad  imitargli  per  potere  fcrivere  al  modo 
loro  di  ogni  materia  più  gentilmente , che  dopo  quelli 
non  fi  faceva . Ora  concludiamo , che  l’Italia  al  For- 
tunio è debitrice  delle  prime  Regole  della  volgare 
Eloquenza , dipoi  nobilmente  ampliate , c arricchite 
dal  Bembo-,  e che  appretto  aver  egli  ulate  le  più  cau- 
te avvertenze  , perchè  il  contenuto  delle  Tue  carte 
non  pattatte  alla  cognizione  di  altri,  fuorché  de’ foli 
accennati  Tuoi  confidenti,  non  ferve  più, che  alcuno 
fi  metta  a oltraggiare  la  memoria  del  Fortunio  con 

la 


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Italiana  ' 283 

la  taccia  troppo  offenfi  va  di  plagiario  $ perocché  in 
quanto  all’avere  fcritto  il  Bembo  a Bernardo  Tafifo 
nell’  anno  1 529.  che  il  Fortunio  gli  avea furate  al- 
cune poche  cof e, fcritte  in  un  fuo  libretto  , che  egli 
vide  prima , che fapeffe  ben  parlare , nonché  male fcri~ 
nere , e chef  mettere  a insegnare  quello  , che  non  fa~ 
pena , il  Bembo  in  ciò  non  folo  palela  umana  patfione 
contra  il  Fortunio , ma  contradice  alla  propria  fua 
lettera , già  fcritta  a Trifone . E di  più  fé  il  Bembo 
ftefio  alle  cote  furategli  dal  Fortunio  ( forfè  allora 
già  morto  ) dà  il  nome  di  poche  , non  fervi  va  neme- 
no  parlarne  fenza  udire  il  Fortunio  ; poiché  fi  trat- 
tava di  colè  trite  , e comuni , al  valor  delle  quali  e 
ancora  ai  detti  del  Bembo  mal  corrifponde  l’efprefi- 
fione  adulatrice  di  Andrea  Garifendo  in  altra  lette- 
ra da  lui  frittagli  nell'anno  1517.  Al  rimanente 
circa  l’eflere  fiato  un  tempo,  nel  quale  il  Fortunio 
non  fapefie  nè  parlare , nè  fcrivere  in  lingua  vol- 
gare , forfè  come  Scbiavone j le  fue  Regole  poi  ino- 
ltrarono tutto  il  contrario  : nè  certo  è da  credere , 
che  i Romani  pariafiero  in  tal  guifa  de’  Greci  e de’ 
Semigreci , i quali  preflò  Suetonio  furono  i primi  a 
fcrivere  le  regole  gramaticali  della  lingua  latina , e 
Prifciano  pure  , che  fu  fiato  Greco  di  Cefirèa  , e 
non  latino  . Diamo  fine  a quelli  litigj  con  dire  , che 
chiunque  illuftra  le  lettere,  merita  lode,  fia  pur 
egli  di  qualunque  nazione  efier  fi  voglia . Giovanni 
Lucio , umilmente  Scbiavone , e noto  per  l’opera  la- 
tina de  Regno  Dalmatico  &Croati<c,  fcrifie  le  Me- 
morie iftoriche  di  Tratì  fua  patria  ( in  latino  Tragu- 
rium  ) nella  comune  lingua  de’  Letterati  d’Italia  , 
chiamandola,  non  pili  Italiana  , che  Dalmatina  , e 
feufandofi  piacevolmente , fe  per  efiere  intefo  da’ 
fuoi  Dalmatini , non  ifcriveva  Tofcanatnente  : nel 

N n 2 qual 


Lib.II1.Cap.IV. 

Lettere  volgari  to- 
mo ni.  litro 
/•gì-»-. 


Ledere  al  Semi» 
to.x.fegl.  8,.  edì- 

rjene  del  Saafovi- 
no  • 


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L nun.CAP.iv. 


Orazioni  ptg.  14$. 


r«s-  477« 


2S4  Della  Eloquenza  Italiana 

qual  modo  ancora  il  Ca/liglione  fi  fcusò  di  avere 
ferino  il  Tuo  Cortigiano  in  lingua  Lombarda  per  non 
fàper  la  Tofcana , intendendo  per  avventura  del  na- 
tivo e rigorofo  dialetto  municipale  , e non  del  no- 
ftro  comune  , di  cui  lo  Speroni  ebbe  a dire  nella 
Orazione  in  morte  del  Bembo,  che,  Franeefcbi , 
Spagnuoli , Tedcfchi , schiavoni  , Ungberì , e Greci 
aveano  caro  di  leggere  e favellare  volgarmente  alla 
maniera  d'Italia  , la  cagione  di  ciò  attribuendo  egli 
alla  Aia  maravigliofa dolcezza.  Ma  entriamo  oggi- 
mai  nella  no  Ara  Biblioteca  della  Eloquenza  Italiana 
per  comprendere , fe  il  Ca/lelvetro  può  avere  avuta 
buona  intenzione  , o piuttofto  mal  talento  di  sfo- 
garti con  fofitìni  e cavillazoni  contra  il  Bembo  , 
quando  aflerì  nella  Aia  Correzione  del  Dialogo  del 
Varchi , non  aver  la  noftra  Lingua  volgare , tanto 
celebrata  dal  Bembo  , niuno  fcrittore  delle  feienze  c 
dell'  arti . Con  tale  occafione  poi  fi  potrà  forfè  an- 
che arrivare  a conofcere,  fe  altre  buone  perfone 
lènza  avvederfene  fi  fieno  veramente  incontrate 
con  piena  felicità  in  quello  parere  del  Ca/lelvetro , 


LA 


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285 


/ 


L A 

BIBLIOTECA 

DELLA 

ELOQUENZA  italiana 

Dove  ordinatamente  fono  difpofte  le  opere 
Hampate  in  lingua  noftra  volgare  fopra 
le  difcipline  e le  materie  principali  • 

C L A S S E : I 

La  Gramatica . 

CAPO.  I 

Le  Regole  della  lingua  volgare . 

L libro  di  Giambatifta  Palatino  citta-  Biblioteca 
dino  Romano,  nel  quale  s’ in  Teglia  a Cl.i.  Cap.i. 
fcrivere  ogni  forte  di  lettera  antica  e 
moderna  con  le  fuc  regole , mifure  ed 
efempj , c con  un  breve  ed  util  difeor- 
fo  delle  cifre . In  Roma  in  campo  di 
Fiore  per  Antonio  Biado  1547.  tn  4? 

. edizione  il.  riveduta  dall ’ autore . 

NOTE 

Uno  de’ pregi  della  Gramatica  fi  riduce  allo  Icriver  bene  e correttamente* 
e confido  in  quella  parte  , che  i Greci  chiamarono  Gramatipica  j poiché 
elfi  j allo  fcrivere  di  Suetonio  , didinfero  i Gramatici  dai  Qramatiflì  3 Oc  Gravtmatìrf* 
efcrcitandofi  quedi  fecondi  in  Accenda  fcriptione  & computation*  , co-  raf' ,v* 
me  va  eruditamente  modrando  Giovanni  Voverio  nella  Polimatia . Ver  ìVonxn’ì  PeJjmuL.'a 
quedo  innanzi  a tutti  i G ramatici  noi  abbiamo  qui  podo  il  libro  del  Pa-  ri. 

latino  , che  infogna  lo  feri  ver  bene  , detto  con  Greca  voce  calligrafia  , ' 
la  quale  -dovrebbe  eder  propria  di  ciafchcduno  , e particolarmente  dell* 

«omo  dotto  c civile  , c non  de’  foli  icgrctarj  , c copi  Ai  , eficndo  arte 
uccclliuia  c utililCma  alla  Repubblica  4 per  avvifo  anepra  di  santo  Ago. 

Aino  > 


Bibliot*  Cui. 

Ut  Ordirti  hb.  Il* 
<%»/>.  XII. 


Va%*  259» 


Vtttrts  feriptortt 
n.  Ul,  9*4.1231, 


2S6  Della  Eloquenza 

Aino  , dal  quale  li  chiama  , Grammatica  infamia  , quam  Varrò  litera- 
tiontm  vacai . Ma  ella  li  vede  nelle  fcuole  moderne  con  molta  barbarie 
generalmente  negletta  » per  non  dire  fprczzata  , fuorché  in  quelle  de’ 
Chetici  regolari  delle  Scuole  pie  , i quali  per  umiltà  profeflàno  l'i  Aituto 
di  abballarli  a infegnarc  ai  fanciulli  , oltre  alle  primarie  difciplinc  , lo 
fcrivere  pulitamente , e il  computare  : cofa  degna  di  fomma  lode  , alla 

3uale  fellamente  in  tutte  le  altre  fcuole  fi  dovrebbe  pcnlàre  . Io  ho  ve- 
ute  fcritture  originali  di  celebri  c gran  letterati,  diftefe  con  bel  ca- 
rattere , cioè  intelligibile  : c queAi  fono  , il  Sirmondo , il  Petavio  , 
V Meandro  , il  Vignarla  , Io  Sdoppio  , l'Qlflenio  , il  Giufìcllo  , il  Camde- 
nt , Gerardo  c IJacco  P’offio  , e altri  moltìfiimi  ( anche  Principi  di  alto 
feggio  ) che  lungo  (irebbe  11  volergli  qui  tutti  annoverare  . Le  Rime  di 
mano  propria  del  Petrarca  , ferbate  nella  libreria  Vaticana  , fono  pure 
di  bel  carattere  , in  riguardo  alla  pratica  di  quel  tempo  : c il  rinomato 
Doge  di  Venezia  Andrea  Dandolo , amico  del  Petrarca , ierivea  parimen- 
te con  bel  carattere  . Chi  vilipende  tal  cofa , fa  male  , per  efler  ella  di 
tale  importanza  , che  Augufio  , il  primo , e più  gloriofo  di  tutti  gl'  Im- 
peradori , non  ebbe  a fdegno  d’inlegnare  a fcrivere  a’  fuoi  nipoti  • Sue- 
tonio  per  cofa  notabile  regifira  il  fatto  con  queAe  parole  a capi  lxiv. 
della  tua  Vita  : nepotei  IT  literas , O"  notare  ( forfè  notare  ) aliaque  rudi- 
mento per  fe  plcrumqut  docuit , oc  nihit  aque  laboravit  , quam  ut  imila- 
rentur  chirographum  fuum  . Quedo  luogo  di  Suetonio  con  altro  , che  fi 
legge  a capi  lxxxviii.  fu  d!  belle  odervazioni  IlluArato  di  Marco 
Zuerio  Bo/fornio  in  una  lettera  , inferita  nell’  Apologia  di  Daniello 
Einfio  per  le  fut  Efercitazioni  fopra  il  nuovo  Tefiamento  contra  Gio- 
vanni Crojo  • Eufebio  Priuli  Abate  Camaldolefc  del  inonifiero  delle 
Carceri , nella  Orazione  in  morte  del  fuo  famofo  Generale  Pietro  Del- 
fino , dianzi  pubblicata  dal  Padre  Edmondo  Marrone  , afferma  , che  per 
compimento  de’  gran  pregi  di  quel  valentuomo  , accedebat  ad  ìpfiut  tr- 
natum  mira  quadam  in  Jcribendit  liter  ariti  cbaraHeribus  UT fuavitai  (T 
pulebritudo  , ut  diferte  ipfiut  editionet  , tam  pr.a  tara  Utero  deferipta  , 
viderenrur  c/cladet  auro  texta  ac  immenfir  monilibut  ornata  . Al  Car- 
dinal Francefco  Toledo  cotanto  fpiacque  il  veder  nelle  fcuole  guadarli  il 
carattere  della  gioventù  fotto  alle  dettature  de'  maefiri  , che  nella  prefa- 
zione a'  fuoi  Comenrarj  fopta  la  Fifi'ca  di  Arifiotile , fe  ne  dolfc  alta- 
mente co’ fuoi  Padri,  attribuendo  quedo  c molti  altri  non  leggieri  di- 
fordini  al  prurito,  che  aveano  di  dettare  le  fpeculazioni  del  proprio 
ingegno  , non  di  rado  tumultuariamente  compodc  il  giorno  avanti  , in 
vecedi  rifparmiare  a se  , e ai  loro  difeepoli  sì  gran  difagio  , fpiegando 
con  maggior  frutto  , ficcome  prima  faceafi  , i tedi  degli  autori  elaflici  , 
di  gii  approvati , e ricevuti  per  buoni  e ficuri  : al  qual  fine  prima  dell* 
introduzione  di  tal  corruttela  fi  ritrovano  tuttavia  dampati  in  forma 
comoda  per  ufo  delle  fcuole  e delle  pubbliche  Accademie  , fenza  ee- 
cettuarvifi  la  (itera  Scrittura  , il  Maefìro  delle  Sentente , i santi  Dottori, 
Tommafo  , c Bonaventura  , il  corpo  del  Diritto  canonico  , e del  civile  , 
Platone  e Arifiotele  . In  tempo  del  Toledo  fi  vide  concorrere  nel  mede- 
fimo  fentimento  l’Univcrfitl  di  Padova  , come  narra  Antonio  Riccobono 
nel  libro  I v.  a capi  X VI.  de’  fuoi  Comentarj  . Io  ho  uditi  molti  lagnarli 
di  avere  con  gran  danno  ( anche  della  propria  falute  ) guadato  il  carat- 
tere , fcriveudo  precipltofamentc  le  coafuete  lezioni  lotto  l’altrui  det- 
tata-. 


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Italiana  2S7 

tirati  , feoza  fàperle  poi  leggere  , nc  intendere  dopo  fcrirte  , oltre  allo  Biouot  Ci  I 
(pedo  frapporvi!!  falj*  cum  verit  ,1S  Mit  ip/it  dubi*  fideì  monumenti!  , ’ ' ' 

per  dirlo  con  le  parole  ded'e  del  Toledo  . Ora  (eguitiamo  ad  annove- 
rare i Granatici  della  lingua  volgare  . 

1 Le  Regole  gramaticali  della  volgar  lingua , di  Gianfran- 

cefco  Fortunio  [librili.]  In  Ancona  per  Bernardino 
Vere  eli  ef e iji  6.  in  40 

2 — ■ In  Venezia  nelle  cafe  de'  figliuoli  di  Aldo  issi. 

• in  8° 

Edizione  bella  , lenza  abbreviature  , e in  carattere  , che  i Francefi  chia- 
mano Italico  , e Aldino  da  Aldo  il  vecchio  , che  ne  (ài  il  primo  invento- 
re , e che  avanti  ad  ogni  altro  cominciò  a praticarlo  nelle  Tue  (lampe  fui 
bel  principio  del  fccolo  xvt.  in  vece  del  tondo  , lino  allora  praticato  , 
che  fu  il  primiero,  e che  correa  da  per  tutto  innanzi,  che  degenerane  nel 
Teutonico  , volgarmente  chiamato  Gotico  , Iparfovi  nelle  (lampe  di  Ve- 
nezia, e di  Lione  . I fonimi  Pontefici  hleffandro  VI.  Giulio  II.  e Leon  X. 
intefi  tra  le  gran  cure  del  pontificato  all’  onor  delle  lettere  , diedero  ad 
Aldo  bellWIimi  privilegi  di  privative  , giuftamente  dovutegli  per  li  fuoi 
gran  meriti  letterari  , e maggiormente  per  quello  fuo  nobile  e graziofo 
trovato  ad  communem  omnium  literatorum  utilitatem  , come  dice  Giu- 
lio II.  predo  Andrea  CbeviUier  nella  eccellente  Diflertazionc  idonea  fo-  I. par.  1 1 J. 

pra  l’Origine  della  (lampa  nella  cittì  di  Parigi*  I Brevi  e privilegi  , cho 
Aldo  ehbc  dagli  accennati  Pontefici,  fi  trovano  in  principio  della  Tua  pri- 
ma edizione  del  Cornucopia  di  Niccoli  Perotto  Arcivcfcovo  di  Manfredo- 
nia,fatta  nell'anno  ifij.  in  foglio  . Noi  chiamiamo  corftvo  il  carattere  1 

Aldino,  perchè  fi  accolla  alla  corrente  fetittura  della  penna,  talché  i vo- 
lumi, in  quedo  carattere  Aldino  dampati  , calamo  confcripta  effe  videan- 
lur  , dice  il  Pontefice  Giulio  . E tal  carattere  fu  ben  ricevuto  , non  foto 
perche  imitava  lo  fcritto  a mano  , allora  ben  fatto  , ma  perchè  occupava 
poco  fpazio  . Però  la  (perienza  avendo  poi  fatto  conofccrc  , che  quedo 
carattere  Aldino  per  le  opere  grofi'c  non  era  buono  , c che  fiancava  la 
vida  , fi  riferbò  ai  libri  di  poca  mole  , ritenendoli  per  gli  altri  il  tondo  , 
anche  dal  mcdelìmo  Aldo  . Qucda  edizione  del  libro  del  Fortunio  in 
cafa  A' Aldo  fa  vedere  la  dima  , che  fe  ne  faceva  : c dall’  cfler  fatta 
appiedo  alla  morte  del  Bembo  , accaduta  nel  1547.  fi  vede  , che  non  fe- 
guì  piima  per  non  difgudarlo  , quantunque  per  avanti  da  altri  danza- 
tori ( non  però  comparabili  ad  Aldo  ) fenza  tanti  riguardi  fe  nc  fodero 
fatte  le  feguenti  edizioni  . 

3 In  Venezia  per  Giovanni  Garone  1 J27.  in  8° 

4 In  Venezia  per  Marchiò  ( cioè  Melchiorre  ) Seffd 

1734.  in  8° 

Edizione  di  libri  ili.  interpolati , c accrcfciuti  da  Niccolò  Liburnio  . 

y — In  Venezia  per  Domenico  Zio  ( cioè  Giglio  ) a 
ijlanza  d(l  Sejfia  1338.  in  8° 

In 


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Ei  ti  un.  Cui 


288  Della  Eloquenza 

\6 In  Venezia  per  Francefco  Bi ridoni  iffo.  in  8* 

L'edizione  Aldina  del  Fortunio  potrebbe  rinnovarli  con  qualche  piccola 
carezza  di  pcrlona  Intendente,  la  quale  rifeontrafle  le  citazioni  : e affio- 
chì de  fleto  nell*  occhio  a chi  legge  , le  faccfl’e  di  carattere  dlvctfo  dal 
te  Ilo  , mentre  ora  , che  il  fondo  e ritornato  in  ufo  , il  ctrfivo  non  fuole 
adoperarli  comunemente  , fuorché  nei  palli  delle  citazioni  e in  cofe  no- 
tabili , e talvolta  nelle  prefazioni , e dedicatorie  de*  libri  . 

1 [ Le  ] Profe  di  M.  Pietro  Bembo  , nelle  quali  fi  ragio- 
na della  Volgar  lingua , fcrittc  al  Cardinale  de’  Me- 
dici , che  poi  è fiato  creato  a fomroo  Pontefice , e 
detto  Papa  Clemente  VII.  divife  in  tre  libri.  In  Vi- 
ti e gin  per  Giovanni  Tacitino  ifif.  in  foglio . 

Da  quanto  dicemmo  addietro  , fi  vede  , che  il  Bembo  impiegò  più  di  /re- 
dici  anni  in  perfezionare  la  prclcntc  opera  . Quella  prima  imprcllìonc  è 
in  bel  carattere  tondo  , in  carta  nobile  , e con  margini  IpaziofI  da  tutti 
i lati . Le  facce  fono  legnate  da  una  fola  parte  con  numeri  Romani  , e 
per  entro  il  tcfto  del  libro  con  lettere  majufcole  fono  clprcfle  le  voci  , e 
le  particelle  , (opra  le  eguali  il  Bembo  fa  cadere  la  forza  de’  Tuoi  ragiona- 
menti , affinché  il  diAintivo  di  quel  carattere  ferva  di  avvifo  per  l'oc- 
chio di  chi  legge  a riflettervi  fopra  : cofa  in  oggi  afl*ai  praticata  dagl* 
intendenti  : e la  prima  invenzione  dee  riferirli  al  Bembo  , H titolo  delle 
cui  Profe  in  quella  prima  edizione  non  e in  faccia  , ma  dietro  alla  prima 
pagina  : e così  parimente  fu  fatto  nelle  feguenti  rlllampc  , non  cflendofi 
penfato  di  preporre  1* articolo  alla  parola  Profe  , che  e la  prima  del  titolo 
del  libro  : il  quale  articolo  per  altro  dal  Parchi  nella  prelazione  al  Duca 
Colimo  , li  trova  aggiunto  , ove  dice  , che  il  Bembo  h pofe  a fcrivere  U 
detto  fuo  Dialogo  , intitolandolo  , Le  Profe  della  volgar  lìngua  j donde 
fi  vede  , che  per  mera  inavvertenza  nel  titolo  deWa  terna  edizione  del 
Parchi  , e nella  prima  del  T acuino  9 manca  V articolo  . Ma  egli  non 
manca  in  quella  di  Lodovico  Dolce  prefl’o  il  Giolito  , come  vedremo  dap- 
poi : e P articolo  non  manca  ne  pure  nella  prima  edizione  degli  Afolani 
del  Bembo  , fatta  aliai  prima  dì  quella  delle  Profe  , da  Aldo  con  quello 
titolo  : Gli  Afolani  ; cflendo  alfioma  in  Gramatica  Italiana  , e propria- 
mente un  primo  principio  , non  da  tutti  femprc  avvertito  , che  avanti  ai 
tìtoli  3 e ai  nomi  de’  libri  lì  debba  porre  1'  articolo  y quando  anche  i me- 
definii  titoli  follerò  nomi  proprj  , qual  farebbe  , Il  Dante  3 a cui  fi  trova 
prcpolìo  Varticoloynon  come  zMaperfona  di  Dante3n\a  come  a nome  e co- 
gnome del  libro  di  Dante  , perche  in  tal  cafo  quello  nome  proprio  dinota 
cofa  appellativa  , quale  fi  e il  libro  . A ciò  non  favorì  di  riflettere  chi 
dianzi  fi  prefe  la  libertà  di  dar  mala  voce  al  titolo  della  impresone  di 
Dante  , fatta  in  Lione  da  Giovanni  di  Toumet  nell’  anno  1*47.  in  for- 
ma xvi.  per  efl'cre  con  quello  titolo  : Il  Dante  . E pure  non  il  folo  au- 
tore dì  quella  edizione  , che  fu  uno  de’  molti  Fiorentini  , in  quel  tempo 
fermati  in  Lione  j ma  altri  ancora  prima  di  Ini  così  appunto  aveano  Inti- 
tolato il  libro  di  Dante  y per  avvifo  dei  Deputati  del  lxxiii.  i quali 
provarono,  che  ciò  fi  fece  ottimamente,  Celfo  Cittadini  abbattutoli  in 

una 


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Italiana  289 

uni»  edizione  del  Galateo  fenza  l’articolo  il  , vi  fetide  quelle  parole  nel 
marcine  : [enea  articolo  malamente  fi j>ui  foflenerc  , perciocché  i Sopran- 
no ni  e cognomi  (empre  vogliono  l'articolo  : e quello  è chiaro  per  e/empj  , 
come  io  non  leggo  : Timeo  , Decamerone  ; ma  il  Timeo  , il  Decamerone  . 
Però  in  una  edizione  di  Firenze  predo  i Giunti  fi  legge  , Il  Galateo  con 
[‘articolo,  e non  fenza  . Così  parimente  diciamo,  il  Virgilio  del  Fama- 
/rio  , T Orlando  dell'  Ariofio  , il  Goffredo  del  T affo  , il  Tuffo  del  Cafielli  , 
il  Dante  della  Grafica  : c fe  noi  lo  diciamo  in  voce  , dobbiamo  ancora 
fcrivcilo  in  carta,  per  effer  piiino  principio,  che  fi  feriva,  come  regolar- 
mente fi  parla  . Quelle  cole  parranno  forfè  troppo  minute  ; ma  elfe  non 
parvero  tali  ai  Deputati  , ne  al  Cavaliet  Salt/iati , i quali  fi  mifero  a di- 
vifainc  efpr  diamente  ne'  loro  feriti!  . Il  Bembo  in  quello  propofito  infe- 
gna,  che  limili  avvertimenti , comecbé  avuti  Jopra  leggiere  e minute  cofie  , 
pure  fion  tali  , che  raccolti , molto  adoperano  , cioc  fervono  • 

2 Profe  di  Monflguor  Bembo  . In  Vmcgia  per  Frati - 

cefco  Mar  colmi  1538.  in  40 

Non  fieno  in  ottavo, come  parve  a taluno,  il  che  acccnno,perchè  non  fi  creda, 
che  io  sbagli  • II  Marcoliui nella  faccia  feconda  rimediò  alla  mancanza 
dcU'articolo  nella  prima,  dicendo.  Delle  Profic  (con  quel,  che  feguc)  libri 
tll.edie.ione  il.  Ella  c rara,di  carattere  corfivo.e  proprio  de!  Marcolini, 
il  qual  folo,  e non  altri,  ne  avea  le  madri . Il  Signor  Gennaro  Giannelli , 
letterato  , e medico  infigne  , ha  un  efemplare  di  quella  edizione  il.  con 
molte  note  nel  margine  , attentamente  Icr'ttcvi  da  perfona  Fiorentina  , 
intendente , fpadìonata  , c ammiratrice  del  libro  del  Bembo  . Una  di 
quelle  note  mi  par  degna  dieflcr  qui  regidrata  . Il  Bembo  avea  fcritto 
nel  libro  I.  non  poterli  dire  , che fia  veramente  lingua  ( cioè  nobi- 
le , fecondo  il  Varchi  ) alcuna  favella  , che  non  ha  fcrittore . L’autor 
delle  note  cosi  la  difeorre  nel  margine  : Sicché  lingua  é quella  , che  ha 
fcrittore  . Adunque  la  Tofcana  {ola  i lingua  in  Italia  , che  ha  fcrittori  . 
Non  é adunque  in  Italia  altra  lingua  , che  la  Tofcana  . Dunque  la  To- 
fcana è la  lingua  it  ali  an  a . Quello  galantuomo  prende  qui  il  nome 
di  lingua  per  lo  nodro  dialetto  comune  , adottato  fopra  tutti  da!  pie- 
no conicnio  de’  Letterati  d’Italia  : la  qual  cofa  non  è avvenuta  agli  altri 
dialetti  Italiani , perchè  quantunque  fi  trovi  , che  alcuno  di  efii  abbia 
fcrittori , quelli  fogliono  edere  adai  pochi , e fuori  dell’  ufo  comune  , il 
che,  in  riguardo  all’univcrfale,  è , come  fenon  vi  fodero  . E in  ciò  l'au- 
tore fi  accorda  a quanto  da  noi  fu  fcritto  ne'  libri  antecedenti  . L’cfem- 
plarc  del  Signor  Giannelli  appartenne  a Ottavio  Abbiofo  , che  lo  ebbe  da 
M.  Pietro  Gìafio  fino  precettore , come  fi  legge  notato  in  principio  del  li- 
bro . Un  altra  edizione  di  dette  Profe  cof  medefimo  titolo  di  quella  del 
Marcolini , fu  fatta  in  Venezia  nell’anno  1540.  in  S°  e detta  ancor  que- 
da  , ma  falfamcntc  , feconda  . Ve  n’è  un  altra  limile  del  1547. 

3 Iti  Firenze  per  Lorenzo  T (irretititi  a 1349.  in  40 

Qucda  è 1*  impredione  ili.  in  carattere  tondo,  procurata  e dedicata  dal 
l'archi  al  Duca  Cofimo  , dipoi  Granduca  di  Tofcana  , primo  di  quedo 
nome  • Ha  in  line  una  tavola  di  rutta  la  contenenza  del  libro  , fecondo 

O 0 l’ot- 


Bibliot.  Ci.  I. 


Annotazioni  fapr.i  il 
Decamerone  p.i£.-j  9. 

Atvrrtimeitri  to.  II. 
1:b.ll,eap.\ui.  pAi» 
104. 

Profe  1ib.lt.  fMf.to?* 
téli»  I.  del  Doire  . 


Va*.  3 6»  tdi:.  I.  del 
Dolce . 

Ercolino  pag.  1 61  # 
ed  ' e.  11  a ora  . 


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apo  Delia  Elo  qjj  e n z a 

— _ 1 “ l'ordint  dell’  alfabeto  , la  quale  , benché  non  pienilfima  , fi  vedo  fsdcl- 

Bl  bliot.  Ll>  !•  niente  copiata  da  aliti . Dice  il  Forchi  nella  lettera  , e credo  , che  dica 

il  vero  , che  quello  Dialogo  del  Bemho  fi  accolla  al  Ciceroniano  Oratore  . 
Che  i Fiorentini  baftcvolmcntc  non  pedono  ringraziare  il  Bembo  per 
aver  egli  la  loro  lingua  dalla  ruggine  de’  p affati  fecali  non  pure  purgata  , 
ma  intanto  fcaltrita  e illuiìrata  , che  ella  ne  è divenuta  quale  fi  vede 
con  profitto  non  pur  de*  T ofeani , ma  eziandio  delle  altre  provincia 
d'Italia  , e ancora  de'  popoli  oltramontani  , dati  già  a fcrivcre  , mercé 
del  Bembo,  con  molta  cura  e diligenza  : e aggiunge,  che  quella  nuova,  e 
più  perfetta  edizione  del  libro  , riveduto  , ampliato  , c dichiarato  dall’  au- 
tore , affinché  di  nuovo  fi  riflampajfe  , fu  a lui  coramella  da  Girolamo 
Jjtuirini , c da  Carlo  Gualtcruucì,  clccutori  tedamentarj  del  Cardinale  . 

4 — - In  Venezia  per  Gualtiero  Scotto  i$yi.  in  8° 

j In  Venezia  per  Comin  da  Trino  i y 54.  in  8° 

fi Le  Profc  del  Bembo,  rivide  con  (omnia  diligen- 

za da  Lodovico  Dolce.  In  Vinegia  apprejfo  Gabriel 
Giolito  de'  Ferrari  1 fj6.  in  il”  ijf8.  e ipfii.  in  110 
con  pojlille . 

La  piima  di  quelle  tre  ultime  imprelfioni  c fenza  poflille  , e vi  fpicca  a ma- 
raviglia il  carattere  corfivo  garamoncino  con  bella  penna  , e proprio  del 
folo  Giolito • In  principio  vi  c la  tavola,  copiata  da  quella  del  Forchi,  e il 
ritratto  ancora  del  Bemho  in  legno  , ottimamente  intagliato  . Qui  confi- 
dero,che  in  que'  tempi  gli  ftampatori  principali  ed  infigni  aveano  in  pro- 
prietà le  madri  de’  loro  caratteri,  co’  quali  elfi  foli,  e non  altri,  ufavano 
di  (lampare  i libri,  come  Cubito  fi  riconofcc  dal  Colo  aprirgli  c vedergli, 
anche  lenza  badare  alla  data  delle  (lampe,  dalla  varietà  delle  quali  rilut- 
ta tuttavia  la  bellezza  delle  medefime  , ladove  in  oggi  le  noflrc  fon  ratte 
limili , perchè  1 fabbricatori  delle  madri  gettano  i caratteri  per  tutti  gli 
flampator! . Ma  tali  non  furono  in  particolare  Aldo,  il  Marcolini,  il  Gio- 
lito, /tlejfandro  Paganino  , Plinio  Pielrafanta,  c non  pochi  altri  , ciafcun 
de’  quali  tcnea  da  se  le  madri  de’  Cuoi  caratteri . Il  Dolce  dedica  le  Profe 
del  Bembo  a Piero  Gradenigo  , e dice  di  farlo,  perchè  egli  più  , che  altri  e 
dì  giudizio  , e di  fiile  fi  avvicinava  al  Bembo  . Indi  per  farfelo  maggior- 
mente benevolo  , come  Uretra  parente  del  Cardinale  , palla  ad  aderire  , 
che  quantunque  ufeiffero  fuori  le  Regole  del  Fonunio  prima",  che  quelle 
Profe  ( del  Bembo  ) nondimeno  tutto  quello  , che [crtffe  il  Fonunio  , lo 
ebbe  da  Meffer  Pietro  ; il  quale  però  non  dille  mai  quello  , come  addie- 
tro fi  c dimollrato  . Profcguiamo  le  altre  edizioni . 

7 Iti  Venezia  per  Francesco  Rampazetto  1 $61.  in  11° 

ImpreJJione  fatta  da  France fio  Sanjmuo  . 

8 Giuda  la  rcvifione  del  Dolce  e con  lepodillein 

margine  . In  Venezia  per  Girolamo  Scotto  1 163.  in  12° 

Quella  edizione  è di  bel  carattere  corfivo  antico  , due  gradi  maggiore  del 
„ ^ar amo  mi  no  del  Giolito  • 

- . i* 


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Italiana  api 

g — — In  Venezia  per  Niccoli  Moretti  i j 8 6.  in  8° 

Edizione  con  poftille  , come  zitte  del  Dolce  , le  quali  fervono  a tm  bifo- 
gno  pet  trovar  predo  le  cofe  . 

io Le  Profe  del  Bembo,  unite  con  le  Giunte  di  Lo- 

dovico Caflelvetro . In  Napoli  per  Bernardo  Michele 
Jtaillard , e Felice Mofca  1714.  tomi  il.  in  40 

Chi  antepone  quella  ultima  edizione  a tutte  le  altre  , onorandola  col  ma- 
gnifico elogio  di  omnium  praftantijjimam  , ha  i Tuoi  oppofitori  , non 
mancando  chi  la  tiene  per  la  peggiore  di  tutte  , c per  molto  ingiuriofa  al 
Bembo  , come  inondata  , e propriamente  opprefla  dal  gran  torrente  de' 
{odimi  del  Caflelvetro  , talché  fi  dura  gran  pena  a ripcfcare  perentro 
quella  edizione  ilpurotello  delle  (limatili™ t Profe  del  Bembo  , ridotto 
a brani  lenza  alcuna  confolazionc  di  parole  c confido  in  ogni  pagina 
con  le  viete  e nojofe  cavillazoni  granuticali  del  Caflelvetro* ’ a legno 
tale  , che  cercandovi!!  le  dette  Profe  , non  ci  c modo  di  Venirne  a capo 
nel  folto  bofeo  di  tante  regole,  e acucczzc  fcoladiche  , il  legger  le  quali 
è propriamente  un  perdere  il  tempo  , e nuli’  altro  impararvi , che  a non 
faper  mettere  infieme  due  righe  , pulitamente  e nobilmente  dilìcfe  . De- 
gna in  tal  propofito  di  eflèr  veduta  è una  lettera  , che  il  chiaro  ed  infi- 
gne  monaco  Benedettino  Vinctmùo  Borgbini  Icrilfe  al  Parchi  nel  vedere 
flambata  la  prima  di  quelle  Giunte  Ad  Caflelvetro  : e dobbiamo  averno 
obbligo  particolare  al  Signor  Canonico  Salvini , che  molto  opportuna- 
mente ce  l'ha  data  a leggere  ne'  fuoi  Fafli  confolari  della  nollra  Acca- 
demia Fiorentina  . Dunque  nell'  anno  i jtf  j.  ufei  dalle  (lampe  di  Corne- 
lio Gadaldino  da  Modc.no  il  libro  in  quarto  della  Giunta  del  Caflelvetro 
al  ragionamento  degli  articoli  e de'  verbi  del  Bembo  , ma  fenza  nome 
d’autore  , di  che  per  altro  non  vi  era  bilogno  , palefandolì  per  fe  abba- 
llane dalla  fuperba  intprefa  del  frontifpizio  , che  è il  Gufo  di  Minerva 
full'  urna  , o boflolo  rovefeiaco  eo’  voti  degli  Areopaghi  per  terra  , e 
col  motto  KEKPIKA  giù  bado  , dinotante  la  fentenza  già  data  . Appiè 
del  libro  fi  vede  un  fanciullo  ignudo  col  giglio  in  mano  , a cavallo  della 
te  fi  aggine  , cofe,  che  accennano  Vinuoceuia  , la  flemma  e il  candore  del 
buon  Caflelvetro  in  riguardo  all*  efièr  lui  fuggito  di  Roma  , e dal  con- 
vento di  santa  Maria  in  Via,  datogli  pet  carcere  dal  fupremo  tribunale 
del  Tanto  Uficio  , dopo  feoperto  di  aver  tradotto  in  lingua  volgare  il 
libro  eretico  de’  Luoghi  comuni  di  Filippo  Melantonc , e fono  nome  di 
Filippo  di  T erranegra,  che  vuol  dir  Melantone , averlo  fatto  (lampare  in 
Venezia  , e impunemente  fparfo  pet  qualche  tempo  iu  Italia , e in  Roma 
ftelfa  , dove  poi  fu  bruciato  per  mano  del  carnefice  . Di  ciò  parlano  lo 
Scaligero , e li  Cardinale  Sforza  Pallavicino,  che  cita  gli  Ani  delle  depo- 
fizioni  del  Caflelvetro.  Il  Borgbini , veduta  quella  Giunta,  ne  die  parte 
fubito  al  Varchi  il  di  p.  Maggi*  avviandolo  , come  il  Caflelvetro  cor- 
reggeva , btaflmava  , o finiva  le  Profe  del  Bembo  , e che  al  [olito  fuo  pro- 
cedea  molto  fotlilmenle  , fcrivendo  nelle  cofe  di  quefla  lingua  , come  oli 
jcolaflici  in  quelle  Juppofidoni  e logiche  di  Pietro  Ifpano  . Che  la  Giun- 
ta era  un»  dottrina  fcolaflica  , e che  fe  prima  efl'o  Borghini  avea  rifcal- 

O 0 z dato 


Bif  liut.  Ci . I. 


Scali' tra  tra  pd£.  342. 

{Porta  del  Concilio  di 
Trento  lib.xv.  caf,.x. 
in  fine*  ed  1,  U. 


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292  Della  Eloquenza 

— -•  dato  il  Varchi  a Scrivere  Sopra  la  differenza  , nata  fra  il  Caro  , e il  Cd* 

Bl  BLIOT.  Ct.  I.  fielvetro  j e quando  poi  quelli  fi  fuggì  di  Roma  con  tanto  pregiudicio  della 

perfetta  , e dell'onore  e nome  fuo  , ve  io  fconSigliò  affatto,  per  non  parere, 
che  andaffe  a ferire  un  morto,  quale  riputava!!  11  Caflelvetro-,  ora  conside- 
rate le  circostanze  , mutava  pensiero  , riconSìgliandolo  a tirare  avanti  il 
fuo  Dialogo  delle  lingue , non  già  per  contradire  al  Caflelvetro,  fc  talvolta 
diceSTe  il  vero,  ma  per  confutarlo  dove  infognava  il  falfo  . Che  il  Bembo 
arca  fcrltto  tanto  gentilmente  e con  tanto  guflo  di  quefla  lingua  , che  era 
tino  flupore  , c tace  (fero  pure  i profanino  fi , ebe  avevano  avuto  animo  di 
taffarlo,  non  meritando  di  nominarlo  . Che  il  procedere  del  Caflelvetro  era 
molto  incivile  contro  alla  perfona  di  quell ' onoratifjìmo  Signore  ; e clic  CM 
J litico  e fofifìa  nel  modo  d'infegnare  ; mali  aio fo  poi  , o vogliam  dir  cavila 
lofo  in  certe  parti  , Siccome  il  Borgbini  va  dimoftrando  con  aggiungere  , 
che  l’ Accademia  Veneziana  Si  farebbe  parimente  fatta  feutiro  . Quello 
ed  altro  fcrUTe  il  Borgbini  al  Varchi  , e affai  piu  ne  ferverebbe  ora  , Se 
folle  a vedere  si  fattamente  rinnovati  gli  oltraggi  del  Bembo  anche  nella 
fua  gloriola  patria  con  altra  edizione  in  foplio  glande  , in  cui  le  Profe 
Sì  veggono  caricate  delle  vecchie  contumelie  , gii  {lampare  in  Modana 
c in  Bafilea  -,  c di  altre  ancora  non  più  vedute  , talché  le  Profe  netta- 
mente non  Si  rinvengono  , e par  proprio  un  difegno  di  voler  di  potenza/ 
che  prevalgano  i Soffimi  dell*  avversario,  e che  non  Si  legga  il  tefto  del 
Lembo  , fenon  da  pcrtutto  fmembrato  e ingombrato  dagli  oppoffi  co- 
nienti , ai  quali  di  più  in  queft*  altra  edizione  in  forma  di  Atlante  , fono 
Siate  foprappoffe  le  chiofe  del  Cittadini , vaghe  la  parte  loro  ancor  elle  , 
e non  forS'e  dettate  da  livore  contri  il  Bembo  , per  non  aver  egli  feguito 
il  dialetto  Sanefe  , ma  il  Fiorentino  , il  quale  per  altro  fi  vede  abbrac- 
ciato dai  più  tcrSì  fcrittori  Sane/i.  Altre  volte  nel  procurarli  nuove  edi- 
zioni delle  opere  d’infigni  fcrittori  , Si  lludiava  di  onorargli  ; ma  ora  Si 
Sa  rutto  il  contrario  con  impedire  , che  Sì  leggano  da  se  per  diffefo  , e 
fc  parate  dai  comcnti  , che  Sturbano  la  lettura  dei  telli  , fotto  ai  quali 
cl’intendenti  Sì  appagano  di  corte, poche,  c buone  note  , Secondo  il  puro 
bifogno  . Quindi  è , che  il  famolo  profcfl’orc  d’eloquenza  Giangiorgio 
Grevio  innanzi  alla  fua  ristampa  dell*  cpillolc  familiari  di  Cicerone  li 
duole,  che  da  qualche  tempo  Sì  affollino  tante  note  fopra  i rcfti  degli  au- 
tori claSIìci  , in  vece  di  rigettarle  in  finem  lìbromm  j e parti  a dire,  che 
quella  nuova  ufanza  ante  non  multo s annoi  in  bis  tetris  invalnit  ,invi- 
Tis  viri*  doéfis,  cioè  in  Olanda , donde  ora  Sì  feorge  volata  in  Italia  % Le 
note  però  contra  il  Bembo  non  doveano  porli  nc  meno  appiè  del  libro  , 
ma  fuori  alla  lontana,  c da  non  cfler  vedute  per  forza  j ma  folo  ad  arbi- 
trio di  chi  voltile  vederle  dopo  lette  le  Profe  . Quello  gaSligo  badava  a 
Salvar  l’onore  del  Bembo  , il  quale  die  tanta  luce  a Venezia  Sua  fplendi- 
d irti  ma  patria,  alle  lettere  latine,  c volgari , c a tutta  1*  Italia  . La  nobiltà 
poi  delle  impreffioni  non  confifle  nel  S'atSì  clic  in  molti  c gran  tomi  in 
foglio  , alti  due  dita  l’uno  , e in  caratteri  , margini  , c felli  Sproporzio- 
nati j ma  nell’  efferc  in  forma  propria  , comoda  c bella  , da  poterli  agia- 
tamente acquiSlarc  c Studiare  da  chi  vuole  i libri  per  leggergli  c iffruir- 
fene  , c non  por  inutil  pompa  di  galleria  . Concluderemo  con  un  avvifo 
a chi  ha  vaghezza  di  buoni  libri,  cd  c,  die  poff'cdcndo  k vecchie  edizio- 
ni , Se  le  tenga  pur  care  , c non  badi  alle  nuove  prima  di  elici  bene  arti- 
curato  , che  non  licno  peggiori  delle  vecchie  • 

Jl  Le 


/ 


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Italiana  2pj 

* i — — « Le  Profc  del  Bembo1,  ridotte  a metodo  da  M.  An-  bisuot.  Ci.  i. 
tonio  Flaminio  . In  Napoli  per  Gtrtfeppe  Caccbj  1 581. 
in  ii° 

Quello  libro  viene  ad  effere  , come  un  Vocabolario  delle  Profe  del  Bembo  : 
e dopo  [ante  edizioni  , non  ferve  addurne  altre  . 

LaGramatica  volgare  di  M.  Antonio  Ateneo . In  Na~ 
poli  per  Giannet  Sultzbac  1333.  in 

Le  Olìervazioni  della  lingua  volgare  di  diverfi  uomini 
illuftri . In  Venezia  per  Fraucejco  Sanfovino  1 36 1.  in  8° 

Quelti  uomini  illuflri  fono  il  Bembo  , Jacopo  Gabriello  nipote  di  Trifone,  il 
Fortunio  , Rinaldo  Corjo  , c Alberto  Accarifio  , a ciafcuno  de'  quali  pre- 
mette il  Sanfovino  una  fua  prefazione  . 

I quattro  libri  delle olTcrvazioni  [ nella  volgar  lingua] 
di  Lodovico  Dolce , di  nuovo  da  lui  medefimo  ricor- 
rette e ampliate,  e con  poftille . In  Vinegia  prejfo  il 
Giolito  1362.  in  12°  ediz.  vm. 

II  Dolce  nella  prefazione  loda  molti  fcrittori  illuftri  in  quella  lingua  , delle 
parti  di  Venezia  , che  a que1  tempi  boriano  : e fono  , oltre  al  Bembo  , 

Bernardo  Capello  , Domenico  Venterò  , Bernardo  Zane  , Girolamo  Moli- 
no , Alejfandro  Contarmi  , Bafliano  Erie.x.0  , Piero  c Giorgio  Gradenigo  , 

Federigo  Badoaro  , Giambatìfìa  Amalteo  , ed  Ercole  Bentivoglio  , pareg- 
giato dal  Dolce  nelle  Commedie,  e nelle  Satire  a Plauto , a Terenzio  , e 
ad  Orario  . 

• Modi  augurati  e voci  culle  ed  eleganti  della  vol- 

gar lingua  con  un  dlfcorfo  l’opra  i mutamenti  e di- 
verfi ornamenti  dell’Ariofto . In  Venezia  prejfo  il  Sef- 
fa  1 364.  in  8° 

Il  preferite  libro  eoi  falfo  titolo  di  Nuove  offervaxJoni  fu  rime  Ho  fuora  con 
la  fola  rlftampa  del  frontifpizio  c con  la  data  del  ifp7*  predo  il  Seffa  , 
ad  effetto  di  farlo  paliàre  per  nuova  opera  del  Dolce  • Ma  fi  convince  il 
contrario  dalla  dedicatoria  , dove  egli  cita  le  fuc  0/ftrvax.ioni  intorno 
allo  fcriver  regoLitamente  : c di  qui  apparifee  , il  fecondo  titolo  efl’er  fal- 
lo , c che  per  coprirlo  9 Ci  c apporta  la  voce  Nuove  . Qualche  altra  im- 
poftura  , fonile  a querta  3 farà  piu  innanzi  avvertita  . 

Le  Olìervazioni  gramaticali  c poetiche  della  lingua  Ita- 
liana di  Matteo  Conte  di  san  Martino  . In  Roma  per 
Valerio  Dorico  1333.111  8a 


Ofler- 


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li i elio  r . Cl.  I 


tei-  11J.214'  li? 


2^4  Della  Elo qjj b n z a 

; Oflcrvazioni  della  lingua  Italiana  del  Cinonio  [ M.  An- 
tonio Mambel  li  Gelui ta]  Parte  1.  contenente  il  trat- 
tato de'  verbi . In  Forti  per  Giufeppe  Selva  itf8y.  in  12» 
Parte  il.  [in  cui  fi  tratta  delle  particelle]  In  Fer- 
rara per  Giuseppe  Gironi  1544.  in  ia° 

Qu etll  feconda  Parte  , coinè  più  importante,  fu  Rampata  molti  anni  avanti 
alla  prima  . Corfero  diflenfioni  tra  il  Padre  Daniello  Battoli  compagno 
del  M.imbelli , e Carlo  Dati , per  Tediatone  della  prima  Parte , principia- 
tali in  Hren/c  dal  Dati  , il  quale  non  volle  profcguirla  pet  le  accufc  , 
contro  di  lui  fparfe  dal  Bartoìi , qualìchc  avelie  avuto  penlicro  di  rubar 
l'opera  del  Cinonio  , c pubblicarla  per  fua  . Il  Dati  di  ciò  rifcntiio , fcrif* 
le  ai  16.  di  Gconajo  a <5<S j . una  lcttcta  all’inlignc  amico  fuo  Ottavio  Fal- 
conieri . 


Pierfrancefco  Giambullari  della  lingua,  che  fi  parla  e 
fcrive  in  Firenze,  e un  Dialogo  di  Giambatifta  Gelli 
[ in  principio]  fopra  la  difficultà  dell’ ordinar  detta 
lingua.  In  Firenze  [per  Lorenzo Torrentino  iyyi.] 
in  8° 

■ Origine  della  lingua  Fiorentina  , altrimenti  il 

Getto.  In  Firenze  prejfo  il  Torrentiuo  1 54.9.  in  8°  edi- 
zione \\. 

L’ediaionc  1.  di  quello  libro  co!  titolo  di  Cello  fn  fatta  in  Pircnzc  dal  Doni 
nel  1J46.  in  40  . I]  Giambullari  per  lingua  Fiorentina  intefe  V Etrujca 
antica,  e già  fpenta,  dalia  quale,  e dalla  Ebraica,  o Aratnca  s’ingegno  di 
trarre  il  moderno  dialetto  della  fua  patriarci  che  fu  derifo  da'  uioi  con- 
cittadiqi,c  non  folo  da  Atfonfo  de'Paxs.i  ne’  Sonetti,  ma  dal  Varchi  nell* 
Ercolino  . Giorgio  lekjfio  nella  prefazione  al  Tfforo  delle  lingue  Setten- 
trionali pag.  IV«  loda  il  Giambullari  per  avere  intitolato  il  fuo  libro 
dal  Gcllo  , da  cui  fu  ajutato  a farlo  ; ma  poi  lo  riprende  pag.x  x i v.  per 
aver  tratte  Ai\Y  Ebreo  molte  voci  Italiane  , le  quali  fono  d’origine  Go- 
tica o Tcoiifca . 

Carlo  Lenzoni  in  difefa  della  lingua  Fiorentina,  e di 
Dante  con  le  regole  di  far  bella  e numerofa  la  profa . 
Iti  Firenze  preffb  il  Torrentiuo  1777.  in  40 

Dopo  morto  il  I.cnxjni , prefe  il  Giambullari  1*  allumo  di  dar  fuora  il  li- 
bro ; ma  poi  morto  ancor  liti , Cofimo  Bartoli , uno  degl’  interlocutori  , 
il  fece  '(lampare  con  l’orazione  in  fine  , da  jc  recitata  nell’Accademia 
Fiorentina  in  morte  del  Giambullari . 


Eie.- 


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Italia  n a 295 

Elementi  del  parlar  Tofcano  di  Giorgio  Bartoli.  In 
Firenze  prejfo  i Giunti  1584.  in  40 

Libro  pubblicato  da  Colimo  fratello  dell'  autore  , e mentovato  da  Scipion 
Barbagli  nel  Tarantino  pag.  roj. 

Ragionamento  l’opra  alcune  oflervazioni  della  lingua 
volgare, di  Lazaro  Fenucci.  In  Bologna  per  Aufelmo 
Giaccarello  1 y y 1 . in  8° 

Regole  della  Tofcana  favella  di  Vincenzio  Menni . In 
Perugia  per  Andrea  Brefciano  iytfS.  in  8° 

Regole , olVervanze , e avvertimenti  fopra  lo  fcriverc 
correttamente  la  lingua  Tofcana  in  profa  e in  verfi 
[ di  Paolo  del  Roflo^] . In  Napoli  per  Matteo  Canee 

if4f.i»4° 

Il  Teforo  della  volgar  lingua  di  Reginaldo  Acceto  dell’ 
ordine  de’ Predicatori . In  Napoli  per  Giufeppe  C ac- 
cbjiyyi.  in  40 

Quantunque  il  libro  porti  il  titolo  di  Trattato  I.  non  le  n’c  veduto  alcun 
altro  . L’autore  pag.  17.  rammenta  gli  fcrittori  Napoletani  fognatati  al 
fuo  tempo  nello  fcnvcre  in  lingua  volgare  . 

Il  Cartellano, Dialogo  di  Giangiorgio  Trillino,  nel  quale 
fi  tratta  della  lingua  Italiana.  In  Vicenza  per  Tolomeo 
Gianicolo  152  9.  in  foglio . 

- — In  Ferrara  per  Domenico  Mamarelli  i j8j.  in  8° 

La  prima  edizione  di  Vicentia  è comporta  delle  lolite  lettere  , Inventate 
dal  Tri/fino  ; ma  non  quella  di  Ferrara , a cui  precede  la  Pollare  elo- 
quenza di  Dante  . Querta  feconda  non  ha  la  prefazione  » che  fi  legge  in 
quella  di  Vicenza  j ma  riefee  più  comoda  c meno  fartidiofa  • 

La  Gramatichctta  . In  Venezia  prejfo  il  Gianicolo  1 $29. 
in  40 

* Epiftola  intorno  alle  lettere,  nuovamente  aggiunte 

alla  lingua  Italiana.  In  Vicenza  prejfo  il  Gianicolo  1 j 29. 
in  foglio . 

11  Polito  di  Adriano  Franci , ovvero  delle  lettere , nuo- 
vamente aggiunte.  In  Venezia  per  Niccolò  Annoti- 
le 1 S31.  in  8° 

Il  Barbagli  nel  Ter.tm.no  pag.  jo.  nc  fa  principale  autore  Giulio  Telomci  , 
al  quale  il  Paniti  nell'  Ut. olino  in  tutio  lo  amibuifee  . L ‘edizione  1.  di 

que- 


lli bliot.  Cl.  I. 


Pjj.  «ca.  edV.nr. 


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2C)6  Della  Eloquenza 

■ '■  — prj — quello  Dialogo  del  Franci  fu  fatta  in  Roma  per  Lodovico  Vicentino  In 
BLior»  . • quarto  fenza  anno  * che  però  Tu  11  xjjo* 

llCefano,  Dialogo  di  Claudio  Tolomei , nel  qual  fi 
difputa  del  nome,  concili  fi  dee  chiamare  la  volgar 
lingua  . Ih  Vinegia  per  Gabriello  Giolito  1 5 5 y.  in  4° 

Dialogo  della  volgar  lingua  di  Giovanni  Pierio  Vale- 
riane Bcllunefe  , non  prima  ufeito  in  luce . Iti  Vene- 
zia per  Giambatifta  Ciotti  1620.  in  40 

Panfilo  Perfidi  il  diede  alle  (lampe  , avutolo  dal  Vcfcovo  di  Belluno  Luigi 
Loti:  no  , a cui  dobbiamo  alcuni  altri  ferini  latini  di  Pie  rio  , Nel  Dialo- 
go s'introducono  principalmente  a parlare  Antonio  Marofliu,  il  Colocci, 
il  Tolomei  , il  T Tifino  , il  Te  boldeo  , Ale  fiandre  de'  Panni  j c il  Cardinal 
Giulio  de'  Medici  a che  fu  Papa  Clemente  VII. 

11  Turammo  [ Dialogo  ] del  parlare  e dello  fcrivcr  Sa- 
nefe  del  Cavaliere  Scipione  Bargagli . Ih  Siena  per 
Matteo  Fiorimi  1602.  »«4° 

L’Ercolano,  Dialogo  di  Benedetto  Varchi , nel  qual  fi 
ragiona  delle  lingue,  e in  particolare  della  Tofcana  e 
della  Fiorentina  . In  Firenze  prèjfo  i Tortini  e Fran- 
chi 1730.  ;«4°  edizione  ul. 

Noi  dobbiamo  quella  nuova  c ripulita  edizione  all'  induflria  del  noflro 
chiaridimo  Signor  Abate  Giovanni  Bonari , il  quale  , oltre  alla  prefa- 
zione > c alle  lue  note , quà  e là  fparfe  opportunamente  , vi  ha  aggiunto 
un  bteve  Dialogo  anonimo  / opra  il  nome  della  lingua  volgare  . Le  due 
prime  edizioni  dell'  Ercolano  ufeirono  a un  tratto  amenduc  appreflo  alla 
morte  del  t’archi  per  opera  di  Filippo  Gluma  in  Firenze  c in  Venezia 
nell'anno  1570.  in  quatto  . Già  c noto  , clic  il  Varchi  dettò  queA’oper* 
in  occafione  de’  contraili  fra  il  Caro'  e il  Cafielvetro  , il  quale  avendo 
fcritra  la  Correzione  di  quello  Dialogo  , Giammaria  fuo  degno  fratello  , 
con  lui  rifuggito  fra  gli  Eretici  di  Lione  , di  Gineura , di  Cbiavenna,  c di 
Bafilea , co'  quali  ebbero  entrambi  particolar  confidenza  c genio  di 
convcrfjrc  , la  fece  quivi  (lampare  col  titolo  ftguente  : 

Correzione  di  alcune  cofe  del  Dialogo  delle  lingue  di 
Benedetto  Varchi , c una  Giunta  al  primo  libro  delle 
Profe  di  Pietro  Bembo  , dove  fi  ragiona  della  vulgar 
lingua , fatte  per  Lodovico  Cafielvetro . In  Ba/ilca 
1 J72.  in 40 

Senza  nome  di  flamparorc  , c con  la  folita  imprefa  del  Gufo  e dell'urna  ro- 
vefeiata  con  le  lave  , o palle  bianche  e nere  de’  voti  giudichili  per  ter- 
’47«  ra  ■ Per  non  mancare  in  quello  libro  motti  ereticali  alla  maniera  Ca- 

fitlve- 


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Italiana  297 

Kelvetrica  , in  ludibrio  del  fileremo  Vicariata  di  Crifto  nella  perfona  Bibliot  f.  ? 
'del  fommo  Pontefice  , e in  befla  della  confezione  auricolare  , egli  entrò  or*  '' 

con  tutte  le  altre  opere  del  Caflelvetro  nell’  Indice  de'  libri  dannati , fo- 
lenncmcnte  promulgato  con  le  regole  del  Concilio  di  T tento  dai  Ponte- 
fici Sifìo  V.  c Clemente  Vili,  dopo  il  primo  di  Paolo  IV.  del  Iffp.  L'ac- 
cennato fecondo  motto  fu  avvertito  dal  Mudo  nelle  Battaglie . Io  ne  Pag.  ff. 
parlo,  e ne  parlerò  di  nuovo  piò  avanti  per  difefa  de’  fommi  Pontefici , 
calunniati  ai  frefeo  pervia  di  fimirette  e di] panegirici  in  onore  del 
buon  Caflelvetro  , quali  non  giuAamente  proceduto  c convinto  d'erefie 
manifcfle  . 

Fondamenti  del  parlar  Tofcano  di  Rinaldo  Corfo . In 
Venezia  per  Comin  da  Trino  1 £45.  in  8° 

In  Roma  per  Antonio  Biado  1 $64.  in  8° 

Difcorfo  di  Afcanio  Perito  intorno  alla  conformità  del- 
la lingua  Italiana  con  le  più  nobili  antiche  lingue , e 
principalmente  con  la  Greca  . In  Venezia  per  Giam - 
batifta  Ciotti  1 Jpi.  in  S"1 

In  Bologna  per  Giovanni  Rojp  nell'anno  fleffo  1591. 

in  8°  edizione  migliorata . 

Il  Purgagli  nel  Turamino  pag.  (Sf . loda  il  Per  fio  , che  fu  da  Muterà  : e il 
loda  parimente  Andrea  Scotto  nel  libro  v.  delle  Oflervazioni  a capi 
XX  viri,  c Gafpero  Sdoppio  nelle  Anfotidì  pag.  14).  c 166.  Compole 
l’ Indice  de’  poemi  di  Omero  , e ne  fu  (lampara  una  parte  in  Bologna  da 
Giovanni  Roffi  nel  1 JP7 . in  8°.  Antonio  Per/io , altro  uomo  dottilfimo  , 
fu  fratello  di  Afcanio  . Io  ho  voluto  dir  quello  per  non  veder  fatta  men- 
zione alcuna  di  ti  chiari  fratelli  nelle  Biblioteche  Napoletane  del  Top- 
pi , e del  Nicodemi . 

Lettera  di  Aleflàndro  Citolini  in  difefa  della  lingua 
volgare,  c i luoghi  del  medefimo  con  una  lettera 
di  Girolamo  Rufcelli  al  Muzio  in  difefà  dell’ufo  del- 
le Signorie  . In  Venezia  al  fegno  del  Pozzo  1 y y 1 . in  8° 

Le  Battaglie  di  Jeronimo  Muzio  Giuftinopolitano  per 
difefa  dell’ Italica  lingua  con  alcune  lettere  al  Cela- 
no, al  Cavalcanti , a Renato  Trivulzio,  e a Domenico 
Veniero  fopra  il  Corbaccio , con  la  Varchina  , e con 
le  note  fopra  il  Petrarca . In  Venezia  prejfo  Pietro  Du- 
Jìnelli  xj8;./»8° 

Il  Mudo  volle  Tempre  chiamarli  Jeronimo  all’  antica  , liceome  pur  fece  il 
Savonarola  ; e non  Girolamo  J fecondo  l’ufo  piò  comune  de’  ferii  c leg- 
giadri fcrirtori  Italiani , fopra  che  bada  vedete  le  lettere  del  Bembo  ,°c 
le  opere  del  Rufcelli , U quale  fi  dille  ancora  Jeronimo , Però  Gerolamo 

P p c alla 


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Buiiot.  Ci. I. 


F.tjìi  Confali  ri  piu 
“Por.  1 1 J. 

P.1*.  72. 


25)8  Della  Eloquenza 

c alla  mercantile  in  dialetto  Venerano  . Il  Muzio  fu  ingemo  grande  , 
e difenfor  della  Tanta  Cattolica  fede  contra  molti  Eretici  e a portati 
del  tempo  Tuo,  come  dimoftrano  altre  Tue  opere,  da  nominarli  più 
avanti . Nacque  in  Padova  , al  dir  di  lui  rterto  in  quelle  Battaglie:  c ciò 
fegui  nell’  anno  1457*  affermando  egli  di  cllcre  in  età  di  anni  78.  allora 
nefl’anno  tJ7f  • in  cui  le  fc riffe.,  e mori  nella  Paneretta , villa  di, Lodovico 
Capponi  tra  Siena  e Firenze  in  Valdclla  tre  miglia  Iungc  da  Firenze  , do- 
ve il  Capponi  Tuo  rtrcttitlìmo  amico  , e gcncrofo  antenato  del  Signor 
Mar  die je  Ale  fiandre  Gregorio  , Furicr  maggiore  del  Tacto  Palazzo  , per 
forza  il  condurti  , avendolo  in  fui  far  della  fera  incontrato  a Poggibon- 
zi , mentre  Te  ne  andava  a Firenze  , chiamatovi  da  Paolo  Giordano  Or/i- 
ni Duca  di  Bracciano  » al  dire  del  Muzio  fteffo  in  una  lettera  al  Duca  : 
il  qual  Muzio  in  altra  al  Capponi  li  gloria  di  cfl'crc  flato  difcepolo  di 
due  macftri  famofi  , Rafie  Ilo  Regio , e Batijìa  £gnazio  : e tali  colè 
da  me  non  lì  rammentano  indarno  . Si  vede  , che  quelle  letterarie  Bat- 
taglie del  Muzio  contra  i Pentimenti  di  perfonc  particolari,  dal  Capponi  , 
predo  il  quale  ebbero  il  lor  compimento  , non  furono ptefe  in  mala  par- 
te , come  altri  poi  fecero  con  loverchia  delicatezza  . Anzi  il  Capponi 
trattò  magnificamente  1’  amico  in  vita  , c anche  in  morte,  dandogli  ono- 
revole fepolrura  nella  Chiefa  di  san  Hufiniano  con  l’cpitafio  , recitato 
dal  nortro  Signor  Canonico  Salvini  ■ Le  Battaglie  furono  date  in  luce  da 
Giulio  Cefare  Muzio  fcrte  anni  appreffo  alla  morte  del  padre  . Quelli 
riprende  l’edizione  del  Corbaccìo,  fatta  in  Parigi  dal  Corbinclli , difende 
se  rterto  dal  Varchi  , e taccia  nella  locuzione  il  Guicciardini  , Girolamo 
Rufcelli,  e il  Ca/ltlvetro . Nella  Giunta  alle  Battaglie  a capi  c X I x . rag- 
guaglia il  pubblico,  cflcrvi  chi  fcrivea  contra  la  fila  Vacchina  , allcttan- 
do , che  le  ne  morirti  j c dichiara  , non  efler  lui  Romano  , ne  Tofcano  , 
quantunque  viverti  iu  Roma  . Niuno  avendo  finora  fcopcrto  quello  fe- 
greto  avverfariodel  Muzio , làppiali , che  ci  fu  Girolamo  Catena  da  Nor- 
cia , per  quanto  lì  trac  da  una  delle  Tue  Lettere  con  la  data  di  Roma 
del  t j8j.  otto  anni  dopo  la  morte  del  Muzio  ; ma  con  le  altre  rtampata 
fidamente  nel  1589.  ed  è la  prima  del  libro  vii.  Nel  medelìmo  anno 
1585.  Girolamo  Zoppio,  già  amico  del  Varchi,  volle  parimente  cimentati! 
col  Muzio  in  uno  de’  fuoi  Ragionamenti  , che  c in  difefa  del  Petrarca» 
Ma  il  Catena  , c il  Zoppio  troppo  indugiarono  a divulgare  gli  fcrltti  loro 
contra  il  Muzio  dopo  lui  morto  . Ora  qualunque  fiali  la  forra  delle  Bat- 
taglie’,  elle  fervono  a più  cofc:  e il  Dati  per  cagione  di  dii  mette  il  Afa- 
zie  tra  i benemeriti  della  lingua  nella  fua  prelazione  alle  Profe  Fiorenti- 
ne . Vdeno  Ni  fieli  nc\  Proginnafmo  18.  de!  Volume  v.  le  chiama  Batta- 
glie di  Rond  i valle  ; ma  poi  fc  ne  vale  più  volte  In  buona  parte  . Laonde 
fc  ne  dovrebbe  lire  una  nuova  edizione  da  ehi  fapeffe  accarezzarle, 
come  ha  fatto  il  nortro  Signore  Abate  Bonari  all’  Ercolano  del  Varchi . 

Dc’Comcntarj  della  lìngua  Italiana  di  Girolamo  Ru- 
fcelli Vi  terbefe  librivi!»  Ih  Venezia  fcr  Damiau  Zo- 
nato 1 j8i.  in 40 

Il  Rufcelli  per  molti  « molti  inni  ebbe  a TattenereH-mondo  «mola  Tpe- 

sa  m 


/ 


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Italiana  299 

rama  dì  dar  fuori  quelli  Tuoi  Cementar)  , «è  mai  lì  videro  comparire., 
fcnon  molto  dopo  . che  egli  fe  ne  era  già  paflato  di  quello  fccolo  : e ciò 
fcgui  per  opera  di  f'inctnx.io  Rufcelli  fuo  nipote  . Il  Piena  da  30.  anni 
prima  ne  uvea  fatta  precorrer  la  fama  nel  libro  ni.  del  fuo  Duella  . Il 
Rufcelli  nella  lettera  prepolla  a quelle  di  XIII.  uomini  illultri  della  edi- 
zione di  Venezia  predo  Francefco  Lorenzini  da  Torino  del  if  j tf.  dille  , 
che  quelli  fuoi  Contentar j allora  gìd  ufeivano  alla  luce  : e come  di  cola 
fatta  , ne  patio  foventc  nelle  file  note  all'  Orlando  deU'Ariodo  . Ma  poi 
comparvero  afl'ai  dopo , e non  corrilpofero  ai  grido . 


Bl  ELIOT.  Cl.  I. 
P-'Z- 


Della  lingua  Tofcana  di  Benedetto  Buommattei  libri  il. 

In  Firenze  per  Zanobi  Pignoni  1643.  in  40  edizione  ni. 

Un  altra  edizione  ne  ha  fatta  dianzi  il  Signor  Abate  Ciambatilla  Cafotti  • 


L’Arte  del  puntare  gli  fcritti , formata  e illuftrata  da 
Orazio  Lombardelli . In  Siena  per  Luca  Bonetti  i j 8 y. 
in  8° 

Difefa  della  Zeta.  In  Firenze  iy88.  in  8° 

La  Querela  dell'  & accorciato , di  M.  Aurelio  Severi- 
no . In  Napoli  per  Marino  Cavallo  1644.  in  40 
Ampliazionc  della  lingua  volgare,  fondata  da  Vitale 
Papazzoni  parte  in  ragione , c parte  in  autorità . In 
Venezia  per  Paolo  Mejetti  1387./»  8° 

• Apologia  in  difefa  della  fua  ampliazionecontra  le 

oppofizioni  di  O.  P.  [Orlando  Pefcetti]  In  Padova  per 
Paolo  Ale  jet  ti  1 y 8 8 . in  8° 

Lettera  di  O.  P.  a Guifcardo  Rinieri , nella  quale  fi  chio- 
fa  quella  di  Vital  Papazzoni.  In  Verona  per  Girolamo 
Dijcepolò  1387.  in  8° 

Gli  Avvertimenti  della  lingua  fopra  il  Decamerone  , 
del  Cavalier  Lionardo  Salviati . In  Venezia  prejfo  i 
fratelli  Guerra  1584.  Volume  1.  in  40 
— — Volume  il.  In  Firenze  nella  Jlampcria  de'  Giunti 
1 j 8 6.  in  40 

Il  Capece , ovvero  le  riprenfioni , Dialogo  di  Picranto- 
nioCorfuto,  nel  quale  fi  riprovano  molti  degli  Av- 
vertimenti del  Cavalier  Lionardo  Salviati . In  Na- 
poli per  Jacopo  Carlino  1 392.  in  40 
Trattato  della  vera  origine , e del  procedo  e nome  della 
coltra  lingua,  fcritto  in  volgar  Sanefe  daCelfoCit- 

Pp  2 tadini. 


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\ 


300  Della  Eloquenza 

Bibliut.  Ct.  I.  tadini . In  Venezia  per  Giambatifla  Ciotti  1601.  in  8° 

’ Le  Origini  della  Tofcana  favella.  In  Siena  per 

Ercole  Gori  162%.  in  8°  edizione  il. 

Il  primo  di  quelli  due  libri  per  diftinzionc  Tuoi  citarli  col  nome  di  Pro- 
ce/fo  . Il  Cittadini  , c Diomede  Borgbefi  in  materia  di  lingua  hanno  pre- 
venzioni particolari . 

Trattato  della  lingua  di  Jacopo  Pergamini  daFoflom- 
brone  . In  Venezia  prejfo  i Giunti  1636.  in  8° 

Lumi  della  lingua  Italiana  del  Fuggito  Accademico  In- 
domito [Agoftino  Lampognano]  In  Bologna  per  Carlo 
Zenero  16 5 2.  in  120 

L’Anticrufca,  ovvero  il  Paragone  dell*  Italiana  lingua , 
di  Paolo  Beni.  In  Padova  per  Batijla  Martini  i5ij. 
in  40 

Francesco  Cionàcci  nella  Vita  di  Z>Jeno  Kìjìeli  pag.  xiv.  afferma,  che 
quelli  rifpofe  al  libro  del  Beni  col  Frullone  dell' Anticrufca  ; n»a  che  Ba- 
ftiano  de'  Roffi  ne  impedi  Tedizionc  a fpefe  dell’Accadcmiaj  onde  il  Ni- 
fieli  fi  sfogò  contro  di  lui  con  far  le  note  al  Vocabolario  della  Crufca 
della  fua  prima  edizione  , e più  ampiamente  in  molti  Proginnaimi 
del  tomo  v.  ove  fpcfl’o  difende  la  locuzione  del  Taffo  , e cenfu ra  ga- 
gliardamente quella  dell ' Ariojìo  , propugnato  dalla  Crufca  contra  gli  am- 
miratori del  Taffo  . Per  altro  benché  all’Anticrufca  del  Beni  non  man- 
caflcro  parziali  , tra  quelli  non  furono  il  Pignoria  , nò  l'oleandro  . Ulti- 
mamente in  Padova  fi  trovò  a penna  la  feconda  parte  di  detta  Anticrufca. 

Rifpofta  di  Orlando  Pefcetti  all*  Anticrufca  di  Paolo 
Beni . In  Verona  per  Angelo  Tanto  1613 • tn  4° 

Il  Cavalcanti,  ovvero  difefa  dell’Anticrufca , di  Miche- 
langelo Fonte  [ Paolo  Beili  ] In  Padova  per  Francefco 
Bolzetta  1514.  in  40 

Difcorfo  dell’obbligo  di  ben  parlare  la  propria  lingua 
di  C.  D.  [ Carlo  Dati  ] Oflervazioni  intorno  al  parla- 
re e fcrivereTofcano  diG.  S.  [ Giambatifta  Strozzi  ] 
con  le  dichiarazioni  de*  verbi  di  Benedetto  Buom- 
mattei . In  Firenze  per  Francefco  Onofrj  1657.  in  I2° 

■ — Le  Offervazioni  dello  Strozzi  [a  parte] . In  Firen- 
ze per  Francefco  Livi  1674.  in  120 
Il  Torto  e’1  Diritto  del  non  fi  può , dato  in  gihdicio  fo- 
pra  molte  regole  della  lingua  Italiana,  eDminato  da 

Fer- 


Italiana  301 

Ferrante  Longobardi,  cioè  dal  P.  D.B.  [Daniello  Bar-  bibuoi'.'ci..  i. 
toli  3 Ih  Roma  pteffo  il  Varefe  1668.  in  1 20  edizione  ni. 

Il  tìtolo  ha  del  (ingoiare  ; ma  il  libro  ha  il  Tuo  pregio  , benché  vada  prefo 
con  difccrnimento,  per  infegnarfi  in  cflo  a difender  gli  errori  di  lingua  , 
i quali  c meglio  non  fare  , che  avergli  ortinatamente  a difendere  • 

Avvertimenti  gramaticali  [ del  Cardinale  Sforza  Palla- 
vicino] per  chi  fcrive  in  lingua  Italiana  , dati  in  luce 
dal  Padre  Franccfco  Rainaldi  della  Compagnia  di 
Gesù  . In  Roma  prejfo  il  Varefe  1661.  in  8° 

In  Roma  per  Ignazio  de'  Lazeri  1671.  in  u° 

La  Gramatica  di  Giulio  Cammillo,  che  in  tempo  va  tra 
le  prime,  fu  pubblicata  da  Franccfco  Patrizi  nel  to- 
mo il.  delle  opere  del  Cammillo. 

Il  Difcorfo  di  Lorenzo  Salvi  va  con  le  lettere  di  Adria- 
no Politi , al  quale  appartiene  . Qui  andrebbono  le 
Lettere  di  Diomede  Borgbefi , ma  fi  troveranno  più 
avanti . 

Altre  opere  di  quelli  e delli  Tegnente  elafe  , Tono  inferite  , benché  per  lo 
più  fpczzatamcnte  , fra  gli  Auttri  del  ben  parlare  , uniti  inficine  da  Giu- 
feppe  Aromatari  , detto  Suba/ìano  da  Subafio  monte  , appiè  del  quale  Ha 
A jfifi  Tua  patria  , e Rampati  in  t'enee.ia  nella  Salitala  ( cioè  Selciaia  ) 
nel  164?.  tomi  vii.  in  40 

Qui  fi  pollóne  ridurre  molti  comcntatori , critici , c apologifti  de'  Profai 
tori  e Poeti . 


C A P O . I I 

Gramatici  volgari  per  la  lingua  latina . 

FRancefco  Prifcianefe  Fiorentino , della  Lingua  Ro- 
mana [librivi.]  In  Vinegia  per  BartoLmmeo  Za- 
netti da  Brtfcia  1 *40.  in  40 

* De’ primi  principi  della  Lingua  Romana . In  Vi- 

negia prejfo  il  Zanetti  1 540.  in  40 

In  fronte  di  amenduc  queflc  opere  fi  vede  il  bel  ritratto  dell’  autore  , il 
oualc  nella  lettera  a Lodovico  Bocci  , c a Luigi  del  Riccio  , porta  in  fin* 
del  libro  vi.  nomina  per  Tuoi  amici  Tiziano  , Pietro  Aretino  , Jacopo 
Nardi , e lo  Statuario  Jacopo  Tatti  , cognominato  il  Sanfovino  , che  fu 
padre  di  F'rancefco  , noto  ictittorc  di  molte  opere  *■  I detti  due  libri,  che 

van- 


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joa  Della  Eloquenza 

Bibliot  Cl  r vinno  uniti  inliemc , piacquero  tanto  al  noftro  Remolo  Amafeo  , età» 
' profcll'orc  di  Eloquenza  Romana  , clic  (crivendo  all*  autore  una  bella  e 
grave  lettera  latina  , commendò  altamente  l' allumo  d’infegnare  la  lìn- 
gua latina  con  la  stomatica  volgare  ; e il  Prifcianejc  aferifle  a molta  fua 
gloria  il  poter  collocare  la  lettera  dell ’Amajeo  con  la  Tua  rifpofta  in  vol- 
gare nella  edizione  il.  della  fua  opera  , fatta  in  Venezia  da  Niccoli  Be- 
vilacqua nel  Ifd7.  in  ottavo  ; ma  lenza  il  ritratto  delfautorc  . In  quella 
edizione  , dedicata  , come  l’altra  , al  Re  I ranccfco  I.  di  Francia  , lì 
trovano  copioli  indici  ; ma  le  parole  del  titolo  , lingua  Romana  , fono 
cambiate  in  lingua  latina  ; affinché  forfè  non  s'inrenaclTe  trattar  l’autore 
della  lingua  Romana  moderna,  o Romanefca  . Nel  titolo  dell’altro  opu- 
scolo de’ primi  Principi  fi  veggono  aggiunte  quelle  parole  , omero  il 
Prifcìanello  . 

Concetti  di  Aonio  Paleari  per  imparare  infieme  la  gra- 
nitica, e la  lingua  di  Cicerone  col  fupplimentodc’ 
concetti  della  lingua  latina , e col  Dialogo  delle  fol- 
le efercitazioni  delle  fcuole . In  Venezia  per  FrauceJ'co 
Francefchiui  i $67.  iti  8°  edizione  il. 

La  ptefente  edizione  il.  procurata  da  Orazio  Tofc  anello  inoliti  di  non  ede- 
re accuratamente  emendata,  come  la  prima,  da  me  non  veduta  . Il  Dia- 
logo fu  riflampato  pia  anni  in  Perugia , c a me  dedicato  . L’autore  , che 
(il  da  lrertili  , città  del  Lazio  , mal  corrifpolc  alle  grazie  , impartitegli 
largamente  da  Dio  co’ talenti  di  potetti  a maraviglia  (ègnalare  nella 
Eloquenza  latina  , mentre  poi  cadde  nel  funeflo  precipizio  dell'  erclìa  » 
come  fventuratamente  fecero  il  Cafielvetro  da  Modena  , Pietro  Carnefec- 
cbi , e Pietro  martire  l'ermilio  , Fiorentini , Francefco  Betti  di  quelle 
patti , Girolamo  Zancbi  da  Bergamo  , Guglielmo  Grataralo  da  Parma  , 
Matteo  Gentili  con  Alberigo  c Scipione  fuoi  figliuoli  , da  San  Genefe  nel 
Piceno  , Celio  Secondo  Curione  Piemontcfc  , e molti  altri  iufeliciffiinfin- 
gegni  Italiani  di  quel  tempo , che  fu  laanetà  del  fecolo  x vi.  onde  poi 
avendo  erti  ingratamente  , e con  detcdabile  pertinacia  nel  male  , fatto 
pclfimo  ufo  de’  gran  beneficj  , ricevuti  dalla  fuprenu  bontà  , e rimalli 
per  ptopria  colpa  abbandonati  dalla  divina  grazia , perirono  con  clito 
infame,  chi  per  decreto  della  terrena  giullizia,  c ehi  volontariamente  in 
perpetuo  cClIo  tra  gli  Eretici , e in  feno  agli  apollati  dalla  Tanta  Roma- 
na Chiefa  , come  il  Cafielvetro  , il  Zancbi  , il  Curine  , c altri  non  po- 
Ep'Jt.  Xcvi.  epe, un  chi , imbrattati  della  medelima  pece  . Tra  le  opere  di  Marco  Velfero  lì 

178-  legge  una  lita  lettera  a Roberto  Titi  da  Borgo  San  Sepolcro  , nome  chia- 

ro nelle  buone  lettere,  le  quali  egli  iljudrò  con  le  (lampe  , c prò- 
fcfsò  pubblicamente  in  Bologna  . Il  Titi  avea  fcritto  al  Veliero  , non  ef- 
fer  del  PaDario  , conforme  credeali , i libri , per  altro  fani  , de  Immor - 
talitate  animorum  . II  Velfera  a tale  avvifo , rimallo  maravigliato , 
prega  il  Titi  ad  avvilarlo  , fc  ne  fa  altro  , e chi  ne  Ila  veramente  l’au- 
tore ; ma  noi  non  Tappiamo  poi  quello  , che  in  tal  particolare  il  Tilt  re- 
plicane al  Velfero  . Il  Cardinal  Sadoleto  , il  Pigna  , e chiunque  ne  fece 
menzione  , mai  non  dubitò  , che  il  Poema  non  folle  del  Paleario  , che 
lo  diede  fuora  per  fuo  . Ma  perchè  in  quelli  adàri  di  lettere  non  meno  , 

(he 


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Italiana  30$ 

■che  in  altri > fcguono  pur  troppo  c piccoli  e anche  gran  furti  , i quali  TT — ~ — "T 

poi  dalle  pcrfonc  un  poco  cfpcrtc  , finalmente  fi  riconofcono  , anzi  tal-  Ull°  1 ' '•'L* 
volta  fi  feoprono  al  fiuto  , non  farebbe  mal  fatto  , che  quello  del  Palea- 
rio  fi  purificaflè  alquanto  meglio  : e potrebbe  farlo  chi  dianzi  fetide 
certe  memorie  del  Tifi  3 inferite  in  qualche  Giornale  de’  Letterati  d’Ita- 
lia . '"Jacopo  Tommafio  , uomo  Tedefeo,  ha  fatto  un  libro  eie  Plagio  lite- 
rario  , il  quale  a un  bifogno  fi  potrebbe  accrcfccr  non  poco  • 

Giovanni  Fabrini  da  Fighine  [Fiorentino  ] della  Teori- 
ca della  lingua  [ latina  ] In  Venezia  per  Marchiò  Sci - 
faij66.ini» 

Principi  della  lingua  latina,  praticati  in  Firenze  nelP 
Accademia  degli  Sviluppati  [ libri  ili.  ] in  Roma  per 
Domenico  Marciani  1643.  in  120 

I reggenti  di  quella  Accademia  dedicano  il  libro  al  Padre  Giufeppe  3 fon- 
datore e Generale  dell’  ifiituto  delle  Scuole  pie  , cfaltando  il  gran  frut- 
to , che  i fuoi  Padri  , a preghiere  di  detta  Accademia  da  lui  mandati 
in  Firenze  , per  più  anni  arcano  fatto  in  educare  i nobili  giovanetti  con, 
quello  modo  d’inlcgnare'la  lìngua  latina  con  Gramatica  -volgare  * 

Specchio  della  lingua  latina  di  Giovanni  Andrea  Grifo- 
ni da  Pefaro , profefìòre  delle  lettere  umane  in  Ferra- 
ra . In  V'tne già  prejfo  il  Giolito  1 $ f 4.  e 1 $ 59.  in  8° 

Elocutiones  [volgari  e latine  ] qua:  in  epiftolis  familia- 
ribus  Ciceronis  leguntur,  a Dante  Riccio  excerpta:- 
Veti  etiti  per  Francifcum  Zilettum  1583.  in  8° 

Locuzioni  [ latine  e volgari  ] di  Cicerone,  feelte  da  Er- 
cole Ciofano  . In  Venezia  prejfo  il  Ziletti  1584.  in  8° 

Locuzioni  di  Terenzio , ovvero  modi  familiari  di  dire, 

Leciti  da  Aldo  Mannucci  [ il  giovane]  In  Vwezia 
[ predo  Aldo  ] 1585.  in  8° 

Aldo  j che  per  ufo  della  gioventù  raccolfc  ancora  l’ Flegajize  dì  Cicerone  3 
dedica  il  prcfcntc  libro  alla  gioventù  della  Segreteria  della  Repubblica 
Veneziana  . Qui  ci  conviene  avvertire  3 che  Aldo  volle  chiamarli  Ma- 
nux.10  3 Manucci 3 c anche  Mannucci  3 come  difeefo  dalla  famiglia  di  tal 
nome  di  Volterra  ; benché  Aldo  fixo  avolo  fi  chiamafle  da  Baffano  3 terra 
nelle  vicinanze  di  Trrvigi-  Aldus  Manutius  Bafjìanat  3 egli  fi  ferivo 
nella  dedicatoria  del  tomo  I.  delle  opere  Greche  di  Arinotele  e di  Teo- 
fra/io ad  Alberto  Pio  Principe  di  Carpi  , da  lui  (lampare  in  Venezia  nel 
1497.  in  foglio  . S’intitolò  anche  Pius  dalla  cafadel  medefimo  Alberto3 
filo  difcepolo  c magnanimo  benefattore  , c Rornantts  per  la  cittadinanza 
avutane  . Paolo  Tofano  , il  eguale  nel  efi’cndo  profefloredi  lettere 
umane  in  Eidelberga,  pubblico  in  Oppcneim, cirri  del  Palatinato jla  Fra - 
geologia  Pere  ariana  , fi  maraviglia,  come  fopra  quello  fcritrore  ciTendo 
-tante  caftigax.ioni.ti  varie  le  rioiùyTi  poco  o nluniinno.*Ila  .gioventù,  alla 

«quale 


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Vi  bliot.  Cl.  X, 


Ullh'on.u'rt  htjir.olo- 
l‘t*e  pt’.lli,  col. a. 


304  Della  Eloquenza 

Huile  Terenzio  per  la  (ingoiar  putiti  della  favella  dee  meritamente  ede- 
re a cuore  , niun  altro  avelie  penfato  a darci  la  Praff  elegia  T erenx-iana  , 
(limata  di  grand’  ufo  a’  fanciulli . Però  noi  vcgglamo,  che  Aldo  avea 
comporta  funil  fatica  da  X x vili,  anni  avanti  al  Tuffano  , con  fornirla 
di  due  indici  copiolì  , un  ■volgare  , e l'altro  latino  . 

Euphrofyni  JLapinii  Inftitutionum  Fiorentina:  lingux 
libri  il.  Fiorenti <e  apud  J urici  as  1 774.  in  8°  editto  il. 
Angeli  Monofinii  Floris  Italica:  lingua:  libri  ix.  Vene- 
ti! t per  Jo.  Gnerilium  1504.  in  40 

I]  Monofini  , che  nella  Pinacoteca  III.  di  Giano  Nicio  Eritreo,  num.  tl  V» 
c detto  per  is  baci  io  Moropni  , tratta  in  quello  fuo  lihrp  , come  Affamo 
Perfio  nel  fuo , benché  in  altro  modo,  della  conformiti  della  lingua  vol- 
gare con  la  Greca , c Romana  • 

Nuovo  metodo  per  apprendere  la  lingua  latina  , tratto 
dal  Francefe  nell’Italico  idioma  , a ufo  del  Seminario 
[ dell’Arcivefcovado  ] di  Napoli . In  Napoli  per  Fe- 
lice Mofca  1722.  voltimi  il.  in  un  fol  tomo  in  8° 

Quella  è la  fainofa  Gramatica,  chiamata  di  Portoreale  ; nome  di  una  Badia 
di  monache  Ciderciclì  nelle  vicinante  di  Patigi  , dove  ella  Gtamatica 
(ì  praticava  nell'  iflruire  i fanciulli , avendola  compofta  Claudio  Lan- 
celotto  , dipoi  monaco  Benedettino  , morto  in  età  d’anni  79.  nel  monifle- 
rodi  £>uimpcrlì  nella  badi  Bretagna  ai  ir*  Aprile  1695.  A quello  Lan- 

. colono  molle  qualche  lite  gramaticale  il  Padre  Filippo  labbe  predo  Egi- 
dio Monagio  nell’  Etimologico  Franccfc  • La  fatica  di  quello  copiofo 
volgarizzamento  è veramente  grande  j ma  fembra  a taluno  , che  ella 
farebbe  (lata  forfè  minore  , quando  li  foflè  (ludiato  di  fare  , che  la  det- 
tatura Italiana  comparili  più  naturale  , e meno  dentata  c feguacc  dello 
Bile  e dell’antica  lingua  Tofcana  , all’ufo  di  Napoli.  Vero  c , che 
il  traduttore  nella  prefazione  adduce  in  ileufa  il  fuo  poco  genio  alla 
lingua  Italiana  corrente  , diverfa , anzi  divariata  , conte  egli  dice  , da 
quella  degli  antichi  • Ma  perche  il  valentuomo  ferire  per  gli  altri  , e 
non  ptr  te  folo  , pare  , che  lafci  defiderarc  qualche  ragione  piu  con- 
vincente . Qui  torna  iu  acconcio  il  Trattalo  delle  Sibille , che  David 
Biondello  fetide  in  amica  lingua  Franccfc,  • diverfa  dalla  corrente  . Una 
dama  di  Parigi  avendone  lette  alcune  pagine  fenza  nulla  poterne  inten- 
dete , ebbe  a dire  quelle  parole  : è un  peccalo  , ebe  quefto  libro  per  e (fere 
inteff  , non  fta  tradotto  in  buona  lingua  nofiralc  . Ciò  racconta  Gianja- 
eopo  Chilflezio  nel  libro  contri  il  Biondello  , intitolato  Imago  Francie i 
everfarit  pag.  6.  Nel  rimanente  all’udire  il  nome  di  Portoreale  , niuno  li 
pigli  fpavento,perchc  fc  la  Gramatica  in  se  non  è cofa  cattiva,  in  quedo 
libro  non  ci  c alcun  male  . Claudio  fece  tre  altri  Metodi  fopra  la  lingua 
Greca  , l ‘Italiana  , e la  Spagnuola  ; e fetide  ancora  dell'Emina  di  san 
Benedetto  . Antonio  fuo  nipote,  da  me  conofciuto  in  Roma,  ha  illudra- 
to  il  Te/lamento  di  Abboni  Patrizio  nella  edizione  il.  della  Diplomatica 
del  Mobiliane  in  fine  . 


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305 


Italiana 

C A P O . I I I 

yocaboìarj  t diiionarj  della  lingua  volgare. 

Vocabolario , Gramatica , e Ortografia  della  lingua 
volgare , di  Alberto  Accarifio . In  Cento  prejjo 
l’autore  1 343.  in  40 

La  Terra  di  Cento  , dove  quello  libro  fi  vede  llampato , è dipendenza  del 
Ferrarefe  , e luogo  degno  di  particolar  memoria  per  l’onore  di  aver 
avuta  una ftamperta  ; poiché  lo  Iplendore  , che  vien  dalle  lettere  , porta 
onorevolezza  dovunque  arriva  . 

Le  Ofl'ervazioni  di  Francefco  Alunno  da  Ferrara  fopra 
il  Petrarca  • In  Vivegia  per  Paolo  Gherardo  1 j yo.  in  8° 
e dii.  il. 

In  principio  di  quella  opera  , che  c un  Indice  , alquanto  ragionato,  di  tut- 
te le  voci  coniprcfe  nel  Canzoniere  del  Petrarca  , fi  vede  il  ritratto  dell’ 
alunno  , intagliato  in  rame  , e a parte  la  fua  Imprefa  , che  è Mercurio 
in  atto  di  folca  re  l’Aonia  campagna  di  notte  a lume  di  Luna  , mentre  il 
cavallo  Pegatèo  vicino  a una  pianta  di  Lauro  , da  cui  pende  una  lucerna 
accefa , va  tirando  avanti  l’aratro  . Giù  ballo  c l’oriolo,  guardato  da  una 
Gru  , e da  un  Cane  , col  motto  intorno  a tutto  il  corpo  dcU’imprcfa  : 
Kofle  agii  ad  normam  fulcot  incurvai  arator  . 

L’ Alunno  in  quelle  Tue  nuove  Ofl'ervazioni , molto  più  copiole  delle  al- 
tre , ufeite  la  prima  volta  col  fuo  proprio  Petrarca  , llampato  in  Vene- 
zia dal  Marcolini  nell’anno  if  55.  in  ottavo  , cita  le  carte  di  quella  flclla 
edizione,  c dedica  il  libro  a Giovanni  Ronchegallo  fuo  concittadino  . In- 
di il  Rufcelti  ne  fa  altra  dedicatoria  a Giambatifla  d ’Azzia  Marcbefe 
della  Terza  . Qui  debbo  dire  , che  V Alunno  fu  matematico  provifiona- 
to  dalla  noflra  Signoria  di  Venezia  , fecondo  lui  (leflo  nelle  Ricchezze 
alla  voce  Francefco  . Adriano  Giunto  oflèrvò  da  una  lettera  dell’Areti- 
no , eflcr  lui  fiato  ad  miraculum  eccellente  nello  fcrivcrc  minutijjimis 
ebarafleribut  con  ifluporc  di  Clemente  VII.  c di  Carlo  V. 

" Le  Ricchezze  della  lingua  volgare  fopra  il  Boc- 
caccio con  le  dichiarazioni , regole , ofl'ervazioni,  ca- 
denze e definenze  di  tutte  le  voci  del  Boccaccio  e del 
Petrarca  per  ordine  d’alfabeto , e col  Decameronc 
fecondo  l’originale,  llampato  dall’Accademia  Fio- 
rentina, e fognato  co’  numeri  corrifpondcnti  all’ope- 
ra , che  fono  in  margine  del  Boccaccio . In  yiuegia 
per  Paolo  Gherardo  issi,  in  40  edii.  v. 

Anche  quelle  Ricchezze  , ora  notabilmente  ampliate  , hanno  le  fuddette 

Q^q  figu- 


Uiiliot.  Cl. I, 


AutmAdvetf.i  Jìb . I* 
(Ap,  vi.  in  Jw( . 


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$o6  Della  Eio^enz  a 

T iTi  i V — T fi"ure  ’n  Pr'nc'P'0  e ncl  fin*  ■»  c (on°  puf'  u»  Indice,  alquanto  ragionato, 

D iiioi.  del  Decameron  del  Boccaccio,  di  cui  l'Alunno  cita  le  carte  , corrispon- 

denti alla  fua  propria  edizione  in  quarto  , che  allora  nel  IJ57.  per  cura 
fua  ne  fece  Patio  Gherardo  co’  numeri  in  margine  , e conforme  alle  Ric- 
chezze, fopra  quella  , che  i Giunti  di  Firent*  dopo  l’altra  loro  del  if  itf. 
e quella  di  Niccolò  Delfino  gentiluomo  Veneziano  prefì'o  Gregorio  Grc- 
gorj  pure  del  if  i«.  corretta  fui  proprio  originale  ne  aveano  fatta  nell’ 
anno  ìf  i7-  con  l'aftìRenza  di  perfonc  intendenti  , comprefe  ii\V Alun- 
no (otto  il  nome  collettivo  di  Accademia  Fiorentina  , con  ciò  volendo 
egli  accennare  quella  antica  di  Lorena j>  de’  Medici  . L’Alunno  in  dedi- 
care quelle  fuc  Kiccbex jte  al  Cardinale  Aleffdndro  Farnefe  , liberamente 
lì  duole  , che  avendo  a lui  dedicata  otto  anni  avanti  l'edizione  l.  della 
mcdcCma  opera  con  fargliela  prenotare  da  'Jacopo  da  Ferrara  , medico 
del  fommo  pontefice  Paolo  III-  il  Cardinale  non  gli  avelie  dato  un  mi- 
mino cenno  di  rifpoRa  ; ladovc  il  Duca  , c poi  Granduca  Colìmo  I.  con 
légni  di  magnanimo  gradimento  gli  avea  rilpoRo,  per  avere  a Ini  dedica- 
to l'altro  Indice,  nomato  la  Fabbrica  del  Mondo  . Così  veggiamo  , 
che  negli  ferirti  degli  uomini  illuflri  talvolta  rimangono  eternate  anche 
le  increanze  de’  Grandi,  benché  forfè  involontariamente  fognile  per  col- 
pa de’  Segretari  , o di  altri  loro  miniftri . Dice  l'Alunno  di  aver  perfe- 
zionate fe  fuc  Ricchezze  col  eiudicio  fra  molti  altri  del  Muzio  , del 
RufceUi , di  Paolo  Manuzio  , del  noRro  rinomato  Giureconfulto  Tiberio 
Deciano  , e di  Antonjacopo  Ctrfo  , le  cui  Rime,  dedicare  da  Giufeppe  Oro- 
log)  ad  Ercole  Bentìvogho , furono  da  lui  meflé  fuora  in  Venezia  predo 
Comin  da  Trino  nell'anno  rffo.  in  ottavo  . Sarebbe  gran  pregio  di 
quelli  due  Indici  dell' Alunno  , fe  li  potclfe  trovar  modo  di  adattargli  a 
tutte  dedizioni  del  Petrarca  , e del  Boccaccio  , (ìccome  quell'  altro  mfi- 
gne  , e furiere  di  tutti  gl’indici , di  Niccolò  Eritreo,  Giureconfulto  Ve- 
neziano , Rampato  la  prima  volta  in  Venezia  da  Giovanni  Antonio  Nic- 
colini  da  Sabbio  nel  Ifj8.  in  ottavo  , a cni  nell’anno  feguenre  venne 
appretto  l'edizione  di  Virgilio  co'  richiami,  e con  le  chiofe  dcll'fn'rr»  , 
fatta  dal  medelìmo  Rampatore  , fu  poi  accomodato  a tutte  l’edizioni 
delle  opere  di  Virgilio  j e Umilmente  quello  di  Tommafo  T reterò  a tutte 
l’cdizioni  di  Orazio  . QueRi  Indici  con  quello  di  Oberto  Gifanio  a I u- 
crezio  , c col  Vitruviano  dell’Abate  di  GuaRalli  Bernardino  Baldi  , fono 
illruttivi  , e nelle  occorrenze  molto  opportuni  agli  Rudioti  ; c in  fomma 
fono  altra  cofa  , che  i moderni , fogeiunti  agli  autori  ad  ufum  Delpbini . 
Ma  per  giungere  a fargli  , come  gli  addotti , ci  vuole  indugio  , c non 
quella  gran  fretta  , che  da  molti  lì  pratica  . Palliamo  ad  altro  maggiore 
Indice  dell  'Alunno . 

Della  Fabrica  del  Mondo  libri  x.  ne’  quali  fi  con- 
tengono le  voci  di  Dante , del  Petrarca  , del  Boccac- 
cio , del  Bembo  , e di  altri  buoni  autori  . In  Venezia 
nella  flamperia  di  Francefco  Sa  tifavi  no  1 j£8.  in  foglia  . 

L’Alunno  dedica  la  prefente  edizione  a T ommaft  Filologo  da  Ravenna  , 
ria  profeflore  di  medicina  in  Roma , in  Bologna  , e allora  in  Padova, 
lodato  di  gran  ma&niHccnza  . Il  loda  pure  Giovanni  Mannelli  ncl  dent- 
eargli 


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Italiana  $ 07 

ci r pii  la  Pratica  medica  di  Giovanni  Arcolano  Veronefe*  rirtampata  in  rr — ? 

Venezia  dal  VaLgrifi nel  iytfo.  in  foglio  Vedi  il  Sanfovìno  nella  Vene-  1 aUoT’  Cl.  I 
aia  • Quella  Fabbrica  c ampliata  di  più  di  yoo.  vocaboli  latini  e volgari , Librot.  fai.  pj.  a. 
e fornita  in  principio  di  una  copiofa  tavola  . In  margine  fono  appodi  a *!• 
ciafcuna  voce  i numeri  da  citarli  , perche  tal  volta  l’autore  dello  gli  ci- 
ta . Ale  ([andrò  Tajfoni * inclinato  naturalmente  al  ridicolo*  nelle  fuc  Con- 
fiderazioni  [opra  le  Rime  del  Petrarca  G prende  giuoco  di  qucda  Fab-  Pag.  34 j. 
brica  * chiamandola  di  mattoni  malcotti  • Il  Salviati  fa  il  Umile  nelle  fue 
Con (ider azioni  Torto  nome  di  Carlo  Fioretti * dicendola  ancor  egli,  eccelfa  p.i»,  1 j. 

Fabbrica  . Ma  i motti  sforniti  di  ragioni  * riefcon  freddi  * poiché  non 
convincono  * e nulla  infegnano  • 

- — E con  un  Vocabolario  di  Tommafo  Porcacchi  [feii- 
za  la  dedicatoria  dell’Alunno  ] In  Venezia  per  Giam - 
batijla  Vfcio  1588.  e per  Paolo  V golino  1^3.  in  foglio  . 

Prima  di  quelle  due  imprcflioni  ve  n’c  un  altra  del  1784.  come  fi  trae  dal- 
la prefazione  c dalla  dedicatoria  nel  fine»  Eorgaruccio  Borgarucci  ebbe 
cura  della  dampa  , e gli  autori  nuovi  * donde  c tratto  \\  Vocabolario  t 
fono  il  Giovio  , il  Caro  * il  Firenzuola  , Ercole  Bentivoglio  , V Alamanni  , 

Jacopo  Nardi,  il  Varchi , il  Fortunìo,  Jacopo  Gabrielli , e’1  Guicciardini . 

Copia  delle  parole  di  Giovanni  Marinelli . In  Venezia 
per  Vincenzio-  Valgrifi  \$6i.  tomi  il.  voi.  1.  in  40 
Teforo  della  lingua  volgar  latina  di  Monfignor  Pietro 
Galefinj  Protonotario  Apoftolico  . In  Vinegia  per 
slltobello  Salicato  1584.  in  8° 

Vocabolario  delle  voci  latine  con  l’Italiane , feelte  da 
migliori  fcrittori  da  Girolamo  Rufcelli . In  Venezia 
per  Valerio  Bonello  1588.  in  40 

Altro  Vocabolario  di  Lucilio  Minerbi  da  col  Decameron  del  Boccaccio  di  " 

Venezia  predo  Bernardino  Vitali  if  jf.  in  ottavo  ; altro  del  Rufcelli  con 
la  fua  edizione  del  Decamerone  * c altro  di  Frofìno  Lupini  latino  e To- 
fcano  appiè  de’  Dialoghi  di  Lodovico  Vivet  in  Firenze  per  li  Giunti  iyd8. 
in  ottavo  . 

Delle  Frali  Tofcane  libri  xii.  di  Giovanni  Stefano  da 
Montemerlo  gentiluomo  di  Tortona  . In  Venezia  per 
Camillo  e Francefco  Francefchiui  1566.  in  foglio  . 

L’autore  * che  dedica  il  libro  a Cefare  Gambata  3 Vefcovo  di  Tortona  , 
nipote  di  Vberto  , c cugino  di  Gianfrancefco  , amendue  Cardinali , fi  fer- 
ve oltre  agli  antichi*  dell’autorità  de \V  Ariofto  * del  Sannazaro,  del  Bem- 
bo * c anche  di  Pietro  Aretino  * dalla  sfrenata  adulazione  tenuto  per 
meritevole  di  quell’onore*  e di  altri  maggiori*  come  udiremo  più  avanti. 

L’opera  del  Montemerl e c fornita  di  tre  tavole  , una  de’  capi , l'altra 
' • Qjj  » delle 


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1 


J08  D E L L A E L OQ_U  e N Z A 

r- — — — — — delle  fn(ì  e maniete  Tofcine  , c la  terza  delle  latine  . I titoli  di  qoe- 

* or*  • • (la  , e di  altre  dedicatorie  nella  prefente  Bibliotbeca  non  ingombrano  di 

primo  afpetto  , come  oggi  Tuoi  farli  dalla  vile  adulazione  , i frontifpizj 
de’  libri  , anche  non  compofti  da  chi  gli  dedica  i ma  danno  a parte  , e 
da  se  nella  carta  lèguente  ■ Agli  anni  pillati  non  fu  mai  calo,  che  io  po- 
rcili perfuadere  a eertuno,  che  nella  ridampa  di  un  eccellente  libro,  non 
fuo  , cui  egli  dedicava  ad  un  Grande  , non  aggiungere  nel  frontifpizio 
fubito  appiedo  al  titolo  del  libro  altra  ferie  di  titoli , che  a lui  premeva 
di  far  comparire  in  quel  luogo  (proporzionato  , di  cui  giudamente  potei 
dirli  : fed  nane  non  eral  bit  lo  cui . 

Ortografia  delle  voci  della  lingua  noltra , ovvero  Dizio- 
nario volgare  e latino  di  Francefco  Sanfovino  , nel 
quale  s’impara  a feri  ver  correttamente  ogni  parola, 
cosi  in  profa  , come  in  verfo  per  fuggir  le  rime  falfe , 
e gli  altri  errori , che  fi  pofl'ono  commettere  favel- 
lando c fcrivendo.  In  (Venezia  prejfo  il  Sanfovino  1 568. 
in  8° 

Il  Sanfovino  fcrive  quedo  libro  a 'Jacopo  fuo  figliuolo  , al  quale  ne  fpiega 
l’ufo  , e ne  promette  un  altro  , intitolato  , Teforo  della  lingua  volgare  . 

L’Ortografia  Italiana,  trattato  del  P.D.  B.  [ Padre  Da- 
niello Battoli  } In  Roma  per  Ignazio  de'  Lazeri  16 70. 
in  8° 

Dizionario  volgare  e latino  di  Filippo  Venuti  da  Cor- 
tona . In  Parma  per  Erafmo  Viotto  1 ypi.  tu  8°  edizio- 
ne  accrefciuta . 

Il  Venuti  in  tempo  , che  fiorivano  le  buone  lettere  , le  profcfsò  in  Vent- 
ila , dove  li  ammogliò  a una  gentildonna  patrizia  di  cafa  Minio  . Da 
fanciullo  io  adoperava  quedo  Dizionario  , di  cui  mi  c rimada  la  ricor- 
danza » 

Vocabolario  Tofcano  dell’arte  del  difegno , di  Filippo 
Baldinucci . In  Firenze  per  Santi  Franchi  1681.  in 
foglio  piccolo  . 

Vocabolifta  Bolognefe  di  Gio.  Antonio Bumaldi  [ Ovi- 
dio Montalbani  } In  Bologna  per  Jacopo  Monti  1 660. 
in  11 0 

Moftra  di  tutti  i verbi , e de’  loro  participi  e gerundi , 
adoperati  nel  Decamcrone  del  Boccaccio  , fatica  del 
Cavalier  G [ irolamo  ] LJbaldino  Malavolti  • In  Sie- 
na  prejfo  il  Bonetti  1650.  in  40  grande  , 

Dì 


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Italiana  1309 

Dì  quello  libro  , dedicato  al  Principe  Mattias  di  Tofcanl  ',  non  li  veggono 
dampate  più  di  olio  fole  pagine , cucite  in  principio  dell’  originale  a pen- 
na di  colonne  1514.  con  l’approvazione  dell’  Inquilitorc  di  Siena  nel 
fine*  La  fatica  c immenfa  per  le  citazioni  ; e il  Malavolti  impugna  il 
Muzio  , il  Rufcelli , il  Pergamini , il  Salviati , e la  Crufca  : difende  al- 
cuni luoghi  del  Taffo  contro  alla  Crufca  , c chiama  Tuoi  maeftri  il  Citta- 
dini , e il  Borgbefe  . Si  trova  nella  cofpicua  libreria  Italiana  del  Signor 
Marcbefe  Capponi  : il  quale  ha  pure  un  compendiofo  Vocabolario  di  ma- 
no di  Lodovico  Verace!  da  Norcia  , frate  Capuccino  , del  quale  fi  conta- 
no altri  componimenti  predo  il  Vaddingo  , che  lo  chiama  Verruccino  . 
Nell’  opera  del  Malavolti , che  c piena  di  oflervazioni  , fi  citano  i Gra- 

, natici  volgari  , e talvolta  s'impugnano  , però  non  fenza  fuc  prevenzioni 
partjeolari  . Scrive  fadiga  per  fatica  , alla  Sanefc  , amaro  per  amerò  , c 
foglio  pei  pagina  , mentre  il  foglio  abbraccia  due  pagine . 

De’  Dittonghi  di  Giovanni  Norchiati  [ nomato  in  lati- 
no Naclantus  ] In  (Venezia  per  Gio.  sintomo  Nicoli- 
ni  1 3 39.  in  8° 

Difcorfo  .de’ Dittongi  di  Jacopo  Mazzoni.  In  Cc fetta 
per  Bartolomeo  Raverio  1572.  in  8° 

Il  Contento  di  Marfilio  Ficino  lòpra  il  Convito  di  Pla- 
tone con  un  difcorfo  dell*  ortografia  , di  Neri  Dorte- 
iata , c con  una  copiofa  tavola  in  (ine  . In  Firenze  per 
Neri  Dortelata  1*44.  in  8° 

d.el  Cemento  , che  riguarda  la  pronunzia  Fiorentina  , è quella 
fteda  del  Difcorfo,  il  cui  autore  e'  Cofimo  Battoli . Parlano  di  qucd’opcra 
(leda  Claudio  Tolomei nel  libro  III.  delle  Lettere  , il  Sorgagli  nel  Tura- 
mmo, e il  Varchi  ncWEr  colano  . Si  podbno  anche  vedete  i Patii  del  Si- 
gnor  Canonico  Salvini  • II  Dortelata  ocU’anno  fteflo  if44*  ftampò  Pier- 
francefilo  GtamkuUarì  delfito  , forma  e mifure  dell'  Inferno  di  Dante  9 In 
ottavo  con  la  mcdclima  ortografia  dell’accennato  Contento  . 

Alcune  lettere  piacevoli , una  dcll’Arficcio  Intronato 
[ Antonio  Vignale]  in  Proverbi,  e l’altre  di  Alef- 
fandro  Marzi  • In  Siena  per  Luca  Bonetti  1587.  »»4° 

Proverbi  Italiani  di  Orlando  Pefcetti.  In  Venezia  per 
Lucio  Spi  7;  e dii  16^18.  iti  12° 

Si  portano  molti  Proverbi  nel  Fiore  della  lingua  Italiana  del  Monofini  , 
nell  Predano  del  Varchi,  e nel  Malmantile' di  Lorenzo  Pucci,  cemen- 
tato da  Paolo  Minacci . Il  Lombardelli  ne’  Fonti  Tofcani  pag.  (So.  fetidi:, 
che  ci  mancava  un  Proverbiano  , cominciato  gii  dal  Sodo  Accademico 
Intronato  , il  qual  Proverbiano  fpiegato  , potrebbe  effere  quello  (ledo  , 
che  ferba  il  Signor  Marcbefe  Capponi  in  due  grodfì  tomi  in  foglio  a pen- 
na, du podi  pei  ordine  di  alfabeto  : c furono  di  Aleffandro  Pollini,  nobil 

poeta 


Bibliot.  Cl.  I. 


Siriptons  ordiate 
Minoinm  pag,  246. 

Crtfeimhtai  Ijìoria 
pag.  451.  tiii,  t[. 

— Co  mentarjeo. 
re.  pag.  307. 

— to.v.pag.ìh. 


Poi.  38.  a. 
r.ij.  mg.  tu. 
P-’S-zi*. 

Pag.  io. 


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gio  Della  Eloquenza 

Bi bliot  C.T~ f poeti  latino  in  tempo  del  Pontefice  Aleflandro  VII.  A quell*  operai 

che  dalla  fillaba  En  giunge  alla  lettera  Z , manca  quello  , che  le  dovea 
precedere  dalla  lettera  A ; onde  c difettiva  del  tomo  i.  La  fatica  è ori- 
ginale , bella  al  maggior  légno,  e comporta  dopo  l'anno  ifpr.  nel  quale 
fu  (lampara  1*  Ifìoria  Trevigiana  di  Giovanni  Bonifacio  , che  c citato 
al  proverbio*  tìuomo  della  cappellina,  clpofto  dal  Bonifacio  nel  libro  vi. 
pag.  $zj.  Alla  voce  fummo  , cioè  fumo,  l’autore  chiama  Pier  Vettori, 
già  mio  macflro . E al  proverbio  , martel  d'argento  , cita  il  Monofini  f 
clic  diede  il  fuo  libro  alle  (lampe  nell'anno  1604.  ■ - 

m 

Rimario  [ di  Benedetto  ] del  Falco  . In  Napoli  per  Mat- 
teo Ganze  [ o Canee  ] da  Brefcia  1 $3  in  40 

A due  colonne,  in  corlìvo,  e lènza  alcun  numero  alle  pagine,  come  fi  ufa- 
va  nelle  prime  (lampe  . Il  Falco  promette  un  Vocabolario  a parte,  e chia- 
ma più  faggia  la  feconda  impresone  del  Poema  dell*  Ariofio,  perchè  fetide 
ventefimo  , trentefimo  , e quarantefimo  in  vece  di  vigefimo  , trigefimo  , c 
quadragefimo  , come  prima  avea  fcritto  • Il  Falco  vedendo  allora  , pec 
, quanto  dice  , il  potentijjìmo  fiato  della  Signoria  Veneziana  fopra  gli  altri 

fiorire  d'uomini  dotti  , avrebbe  voluto  , che  ella  con  la  confulta  de'  me* 
defimi  ave /fé  riformato  l'idioma  Italiano  , componendo  una  fola  lingua  # 
comune  0 tutti , che  generalmente  fi poteffe  ufare  fenica  biafimo , come  n’era 
una  latina  per  tutto  il  mondo  . 

Del  modo  di  comporre  in  verfi  nella  lingua  Italiana , 
trattato  di  Girolamo  Rufcelli  [ con  un  Vocabolario 
nel  fine]  In  Venezia  prejfo  il  SejJ'a  155$.  in  8° 

Il  Rufcelli  a capi  vm.  pag.  ex  vii.  nello  (lile  piacevole  antepone  il  no- 
Aro  Mauro  d' Arcano  al  Berni  • 

Il  Rimario  della  Comedia  di  Dante  ordinato  ne*  Cuoi 
verfi  interi  co’  numeri , regnati  in  ciafcun  terzetto  . 
In  Napoli  per  Gianjacopo  Carlino  1607..  in  40 

Sicché  In  quello  Rimario  (la  tutta  la  Commedia  di  Dante  ; onde  non  oc- 
correva raddoppiarla  con  rirtamparlo  di  nuovo  inficmc  con  la  medefi- 
ma  , c molto  meno  aggiungervi  altro  Rimario  delle  delÌRenzc  , fc  tutte 
quelle  fi  trovano  nel  detto  Rimario  del  Noci  , il  quale  fu  autore  della 
. Cintia  , Favola  bofchereccia  : e quelli  non  diede  il  Rimario  per  fuo  ; 

ma  , come  opera  altrui  , lo  dedicò  al  Conte  di  Palma  , primogenito  del 
Principe  di  Conca  della  cafa  di  Capoa  , d'ordine  del  quale,  e forfè  da  lui 
Hello,  era  (lato  comporto  . La  bella  (lampa  c tutta  di  foprafilvio  corlìvo, 
per  ufare  il  termine  nuovo  , e con  le  citazioni  de’  Canti  fuora  nel  mar- 
gine ; ma  c inutile  nella  mole  a cagione  de’  verfi  interi,  quando  badava 
portare  al  più  le  due  ultime  parole  di  ciafcun  verfo  , che  fervono  a un 
bifogno  di  guida  per  trovare  nella  Commedia  i verfi  interi  , de*  quali  fi 
tic*  premura  , ne  fi  ha  memoria  del  luogo  precifo  , in  cui  fono  • 


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Italiana  311 

Rimario  e Sillabario  di  Udeno  Nifieli . In  Firenze  per  bibliot.  Cl.iT 
Zanobi  Pignoni  1542.  in  1 2° 

Arte  del  verfo  Italiano  del  Cavalier  Fra  Tommafo  Sti- 
gliarli . In  Roma  per  Angelo  Bernabò  i6y8.  in  8° 

Il  Memoriale  della  lingua  di  Jacopo  Persamini  da  Fof- 
fombrone . In  Venezia  per  Giambatijìa  Ciotti  1602. 
in  foglio . 

Quello  è il  primo  Vocabolario  pieno  e metodico  , tratto  da  foli  autori  ap- 
provati . Memoriali , fecondo  il  Tuffo  nelle  Differente  poetiche  , erano 
libri  per  memoria  delle  co/e  , che  fi  doveano  trattare  più  perfettamente  . Il 
Pergamini  fu  Segretario  del  Patriarca  , e poi  Cardinale,  Scipion  Gonna- 
ga , amico  del  Taflo  • L’imprcllìonc  c molto  bella  , di  carattere  corfi- 
vo  3 a due  colonne  , e con  le  voci,  che  vengono  in  difcorlo,  di  majufco- 
lette . Un  altra  a tre  colonne  ne  fu  fatta  in  Venetua  preffo  i Onerigli 
nel  itfjtf.  in  foglio  da  Paolo  Jbrianì , traduttore  della  Farfaglia  di 
Lucano  • 

[ Il  ] Vocabolario  degli  Accademici  della  Crufca  con 
tre  indici  delle  voci , locuzioni  c proverbi  latini  e 
Greci.  In  Venezia  per  Giovanni  Alberti  1612.  in  foglio. 

«— — » In  Venezia  per  Jacopo  Sarzina  1623.  in  foglio , edi- 
zione il.  accrefciuta. 

Amcnduc  quelle  edizioni  fon  fatte  da  Bafliano  de*  Rofji  , detto  1 * Inferigno, 

Segretario  dell’Accademia  della  Crufca  , il  quale  fu  il  primo  » che  per 
inavvertenza  non  prepofe  l’articolo  alla  parola  Vocabolario  . L’edizio- 
ne 1.  fu  da  lui  dedicata  al  Marcfciallo  d’Ancrc  Concino  Concini  , c la  /e- 
conda  al  Cardinale  Francefco  Barberini  il  vecchio . Sono  amendue  in 
bel  carattere  tondo  , a due  colonne  , c con  la  medefima  prefazione  in 
entrambe  . Per  venire  amcnduc  dal  Rofji,  già  nemico  di  Torquato  Taffo, 
non  c maraviglia  , fc  per  entro  non  fi  vede  citata  alcuna  delle  fue  opere, 
come  poi  fi  c fatto  nelle  due  feguenti  edizioni  Fiorentine  , /crudeli* 
anno  itfpi.  c quarta  , che  ora  lì  tira  avanti  in  più  tomi  , c (Vendono  ufeiti 
già  due  • Non  pochi  valentuomini  poflillarono  i margini  di  quelle  due 
prime  edizioni  , come  Celfo  Cittadini , Alejfandro  Taffoni , Vdeno  Nifieli, 

Giambatifia  Doni  , Tommafo  Stigliarti  , c Pietro  Pietri  di  Danxjca  , in 
latino  Gedanum,  c Dantifcum , città  primaria  della  Pruflia  regale:  il  qual 
Pietri  fu  pure  Accademico  della  Crufca  . Le  poftillc  del  Cittadini  Hanno 
in  Siena  ; c parte  di  quelle  del  Taffoni  furono  flampnte  in  Venezia  da 
Marino  Proietti  nel  in  foglio  . Le  altre  del  Nifieli , divede  dalle  fuc 
Annotazioni , parimente  al  Vocabolario,  furono  dal  Cardinal  Leopolio 
de*  aMedici  inficme  con  quelle  del  Pietri , donate  airAccadetuia  della 
Crufca  , fecondo  il  Cionacci  nella  Vita  del  Nifieli  pag.  xxxu.  Le  altre 
dello  Stigliarti  erano  predo  Monfìgnor  Marcello  Sevcroli  , c cj utile  del 
Doni  fi  conferva  vano  dall'Abate  Angelo  fuo  figliuolo  , già  mio  amico  . 

AL 


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3 1 2 DellaEloqj/enza 

Bibiiot.  Ct.  I. 

Avvertir*.  to.  t.  pag. 

66.  I25>.  2 li. 

7*. 

J’.|.  6o.  ji. 


Dizionario  Tofcano  di  Adriano  Politi  gentiluomo  Sa- 
nefe . In  Venezia  per  Andrea  Boba  i$zp.  in  8° 

A quella  edizione  il*  del  compendio  del  Vocabolario  della  Crufca  j fecon- 
do l'edizione  I.  precede  una  lunga  prefazione  di  Curzio  Politi  . 

Le  Origini  della  lingua  Italiana  di  Egidio  Menalo 
Gentiluomo  Francefe  con  la  giunta  efe’  modi  di  dire 
Italiani.  In  Ginevra  per  Giu.  Antonio  Cbovet  i6$f. 
in  foglio . 

In  fine  vi  fono  fei  pagine  di  errata  . Altra  edizione  in  quarto  grande  ne 
era  fiata  fatta  in  Parigi . In  margine  a un  mio  cfemplare  della  fuddetta 
edizione  il.  io  ho  notare  altre  origini  3 c citazioni , diverfe  da  quelle 
del  Menagi.  , il  che  ho  fitto  pure  alla  feguentc  opera  • 

Oftavii  Ferrarli  Origines  lingule  Italie*  . Patatài  tyfis 
Pctri  Maria  Fr amboni  1676.  in  foglio  . 

Prima  di  tutti  Niccolò  Eritreo  » dianzi  rammemorato  * fende  delle  Origini 
della  noftra  lingua  volgare  nello  Stoico  > fuo  Dialogo  , più  volte  da  lui 
citato  nell’  Indice  Virgiliano  , e nelle  chiofc  all’  Eneide  . Filippo  Mauj"- 
faco  nc*  prolegomeni  alla  Storia  di  Arinotele  de  Animalibui,  tradotta  in 
latino  > c arricchita  di  Comcntarj  da  Giulio  Celare  Scaligeros > c poi  meda 
in  luce  in  Tolofa  da  Raimondo  Colomerio  nel  1619*  in  foglio  j ragiona 
de’ libri  ex  x.  delle  Origini > compilate  dallo  Scaligero  > alcune  delle 
quali  egli  ne  fparfe  nelle  fue  E fere  unzioni  contra  Girolamo  Cardano  .11 
Mono  fini  9 e il  Perfio  ne  fpiegano  alquante  ; ma  perche  non  guardando 
fenon  alla  Grecia  , ebbero  il  prurito  di  trarle  (olo  dal  Greco  9 hccome  lo 
arca  parimente  il  nodro  Dottor  Salvini  , efli  poco  felicemente  fi  appofe- 
ro  . Giorgio  lekjtfo  con  migliore  avvedutezza  ricorfc  al  Settentrione  , 
donde  le  popolazioni  Yennero  più  volte  ad  allignare  In  Italia  . Quindi  c. 


Al  rimanente  il  Vocabolario  fu  opera  del  folo  Salvioti  , per  fuo  proprio 
atreflato  y c non  gii  del  Rofp  , allievo  fuo  , ma  di  non  gran  talento  , allo 
fcriverc  del  Cionacci . Per  altro  Angelo  Colo  ai  9 Giulio  Camrhillo  , uo- 
mini periti  filmi  in  quelle  materie  , prima  di  tutti  fi  applicarono  a com- 
porre Vocabolari  Italiani  * atteftandolo  del  primo  Federigo  Vbaldini 
nella  Vita  ; c del  fecondo  Orazio  Lombardelli  nc*  Fonti  Tofcani,  il  quale 
rammenta  ancora  un  Vocabolario  fieniffimo  di  Afcanio  Per/io  . Il  Colocci 
fu  dell’Accademia  del  Pontano  9 al  cui  celebrava  ogni  anno  il  dì  natali- 
lio  , per  teftimonianza  di  Pìerfrancefco  Giufiolo  Spoletino  in  dedicare 
al  Colocci  le  opere  da  se  compofte  , e dampate  in  Roma  da  Jacopo  Ma - 
zocbio  t nel  15  io.  in  quarto  : cofe  ignorate  òi\Wbaldini  • Laonde  come 
fi  voglia  procedere  pervia  di  pontificati  j fiorì  il  Colocci  da  Innoccn- 
20  Vili,  a Paolo  III.  inclufivamente  * il  che  fi  accenna  per  cflere  dato 
pur  dianzi  ridrerto  con  fecondo  fine  9 e contro  alla  fondata  aflerzionc  del 
Cardinal  Norie  , al  folo  pontificato  dì  Clemente  VII. 


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Italiana  gig 

che  egli  Belli  fui  Gramatica  Franco-Teotifca  tede  nn  catalogo  di  voe1 
Italiani,  paffute  a noi  da  quelle  contrade]  e un  altro  più  diAùlo  ne  recita 
Giovanni  Peringtkiold , regio  Archivifta  delle  amichiti  di  Svezia  , nelle 
fue  note  alla  Vita  di  Teoderigo  Re  degli  Oftrogoti,  e à.' Italia  , gii  fetitta 
da  Giovanni  Coclèv  , e nell'anno  itfpji.  come  altrove  lì  dille  , da  lui  fatta 
riftampare  nella  cittì  di  Stockolm  , oflcrvando  egli , che  fe  il  Perfio  , il 
Ferrari,  e '1  Menagli  iu  trattar  quello  all'unto , avefiero  potuto  acco- 
dar (ì  al  fonte  Gotico  , "^vrebbono  con  minor  fatica  tratto  di  lì  gran  nu- 
mero delle  origini  , le  quali  con  tanto  Audio  fi  affaticarono  di  trarre 
dal  latino  e dal  Greco  • Datò  fine  a quello  capo  de’  Dizionari  con  por- 
tarne due  altri  di  nomi  ptoprj  antichi  ad  ufo  de’  Poeti  volgari  : c fono 
tyicfli  • ’ „ 

Elucidano  poetico , nel  qual  fono  contenute  iftorie  , 
favole , ifole,  regioni,  città  , fiumi , e monti  più  fa- 
mofi  con  altre  cofe  di  quefta  maniera  , opera  necefia- 
ria  a tutti  gli  ftudiofi  di  poefia , raccolto  da  Ermanno 
Torrentino  , e di  latino  tradotto  in  volgare  da  Ora- 
zio  Tofcaneila . In  Venezia  per  Giorgio  Cavalli  ij 6$. 
in  8° 

Indice  degli  uomini  illuftri , di  Jeronimo  Rufcelli . In 
Venezia  per  Comi»  da  Trino  1572.  in  4” 

Dopo  11  principio  vi  è il  ritratto  laureato  del  Rufcelli  . Un  tale  , che  lì 
chiama  L.Ctllini,  dedica  il  libro  a Colantonio  Caracciolo  Marchiti  di  Fi- 
co, avvertendo  per  onor  del  Rufcelli , che  in  tanti  libri,  da  lui  Rampati, 
mai  non  li  vide  una  fola  parola  , che  folli:  mcn  convenevole  a fcrittore 
onorato  e cattolico,  tutto  all’oppolto  di  quanto  in  oggi  da  taluni  fi  pra- 
tica, ad  effetto  di  averne  applaufo  dai  pati  loro,  il  quale  anche  non 
manca  . Pietro  Moneta  nella  Menagiana  tomo  l v.  pag.  aj S.  tenne  que- 
llo Indice  per  altro  da  quello  , che  egli  c , fupponcndiolo  trattare  di  uo- 
mini illuftri  moderni , quando  tratta  di  foli  antichi , toltone  tan  Bona- 
ventura , e forfè  qualchedun  alito  , 


Rr  CLAS- 


SI li  LIO  1.  Clv  I. 

P’i-  J8é.  400. 


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Bibiiot.  Ci. II. 


314  Della  Eioquenza 

CLASSE.'II 

La  Rettorica . 

\ 

C APO.I 

V Arte  oratoria. 


LA  Retorica  di  Bartolomeo  Cavalcanti  gentiluo- 
mo Fiorentino  divifa  in  vii.  libri , dove  fi  contie- 
ne tutto  quello,  che  appartiene  all’arte  oratoria . 
Ih  Vinegia  apprejfo  Gabriel  Giolito  de ’ Ferrari  1560.  iti 
foglio , edizione  III.  anzi  iv.  accrefciuta . 


U Cavalcanti , fuoru (cito  di  Firenze  , la  qual  cittì  ci  chiama  , allora  lite- 
ra  patria 9 cloc  quando  II  Cardinal  di  Ferrara  9 che  fu  Ippolito  I.  da  Erte, 
a cui  V Arlotto  intitolò  il  fuo  Poema  , e che  commlle  all*  autore  di  com- 
por quello  libro  * nel  farne  l’anal  ili  al  Cardinale  y arterifee  di  abbrac- 
ciar la  dottrina  di  Arittotele  » traducendo  , accomodando  , allargando  , 
illuttrando  * c adomando  le  cofe  con  chiaro  Itile  * e conveniente  alla 
mede  lima  • Il  Giolito  * che  prima  ne  avea  fatta  altra  edizione  , alle  due 
tavole  de’  capi  , e de*  luoghi  degli  autori  citati  qui * aggiunfc  la  terxjt 
delle  cofe  notabili  . Quella  edizione  il*  del  Giolito * viene  ad  eflèr  la  i v* 
compitando  le  altre  - In  principio  del  libro  ci  fono  var)  componimene? 
in  encomio  del  Cavalcanti  * cioè  di  Pietro  Magno  9 dì  Lodovico  Dolce  9 
di  Remigio  Fiorentino  9 di  Michel  Sofia  no  9 di  Felice  Pacioni  9 di  Achille 
S tardo  , di  Lorenzo  Frizolio  9 di  Francefco  Ambrogio  9 e di  Silvio  Amo- 
ni  ano  • 

La  data  di  quella  edizione  iv.  di  Vinegia  9 qui  mi  fa  ricordare  una  volta 
per  fempre  9 che  nelle  Rampe  Veneziane  di  libri  volgari  * quali  uniche 
in  Italia  9 e frequentiUime  fin  verfo  la  line  del  fecolo  x vi.  tutti  quelli  , 
che  lì  pregiavano  di  bel  dire  , fenderò  Vinegia  9 e Viniziano  9 dietro  a 
Dante  9 c al  Boccaccio  9 del  cui  Decamerone  per  l'eloquenza  furono  gli 
uomini  dotti  cotanto  vaghi  in  quelle  parti  « e a loro  efempio  nelle  altre* 
che  fu  ri  Rampato  preffo  a cinquanta  volte  nella  (bla  cittì  di  Venezia  • 
Laonde  fra’  nativi  Tòfcani  9 c fpecialmcnte  Fiorentini  9 fi  fceltò  per  que- 
llo sì  gran  gclofia  * che  vennero  in  rrfoluzione  di  tentar  propriamente 
di  mettere  in  difperazionc  gli  Audio  fi  non  Tofcani  di  quella  /avella  9 co- 
me il  Cafìiglione  graziolàmcntc  ebbe  a dire  nella  prefazione  al  fuo  Cor- 
tigiano ; e dì  qui  nc  nacque  , che  i letterati  Fiorentini  fenza  avveder- 
cene * di  comune  9 che  ella  era  fatta  con  fua  gran  gloria  per  iftudio  cd 
elezione  de’  letterati  d'Italia  * partirono  a darla  per  municipale  9 met- 
tendoli a fo {lene re  , che  la  lingua  non  potefie  apprenderli  perfettamente 
dal  libri  9 ma*  che  agl’  Italiani  llclfi  per  Caperla  folle  bi  fogno  di  erte  r 
nati  in  Firenze  * o almeno  di  elìcivi  Hat»  lungamente  per  impararla 
- • non 


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Italiana  3 i j 

cl.ii; 


Speroni , come  gii  fu  inoltrato . Mi  fc  camminine  il  difcorfo  , non  fi 
farebbe  dovuto  nè  anche  fcrivere  i libri  , e nè  meno  Oampargli . l’ero  i 
Veneziani , e tanti  altri  famofi  ingegni  di  quelle  contrade  , non  lafciaron 
per  quello  la  magnanima  imptefa  di  ampliare  , e illullrare  la  lingua  con 
laute  opere,  nobilmente  compofte  , e in  patte  cegillrate  nella  predente 

Biblioteca  . Quelli  dunque  fenderò  comunemente  Vincaia  , e poi  Dante  I 

nel  Canto  xix.  del  Paradifo  il  milc  in  rima  , perche  non  poreflé  mai 
dubitarli  dell'  ortografia  della  voce  . Similmente  fi  fcriffe  Vinezia  , e 
Vineziano , e non  mai  Veneto  , nome  del  popolo  antico  della  Ve  ne  aia  , 
che  ne’  fecoli  inferiori  li  dille  in  latino  Vendicai  dalla  Vene  ni  a , pro- 
vincia marittima  , c poi  cittì  di  tal  nome  , per  le  ragioni  toccate  da  Ga- 
leotto Marzio  nel  libro  de  Dottrina  prormfena . Nell’antico  dialetto  Pa;.  i9r.  aSi.  Fio- 
popolare  di  Venezia  li  trova  ferino  Veniexia  , perchè  la  lettera  X in  reati*  opnH  Terrea- 
quel  dialetto  non  ha  fona  di  doppia  , ma  di  S tenue  . I Provengali  ferii-  'M*1 

iero  Venecia  , c VeneciaH  , che  in  virtù  della  pronuncia  vuol  dire  Vene- 
fi*  , e Venefian  . I Francefi  dicono  Venife  , e i notlri  Friulani  Vignefie  , 

Vinizìan  , donde  in  dialetto  cornane  e Tofcano  ne  nacque  Vinegia  ,e 
Vinìziano  , eflendo  proprictì  di  quello  dialetto  il  dite  adafio  per  adagio , 
indufiarc  per  indugiare  , Biafio  per  Biagio  , valife  per  valigia  ; e così 
fu  coflume  di  fcrivere  Venie fia  , che  poi  Dante  , e il  Boccaccio  con  più 
dolcezza  deriderò  Vinegia  • Anzi  in  un  mio  codice  a penna  del  T eforo  , 
dettato  prima  in  Francefe  da  Brunetto  Latini,  dipoi  volgarizzato  da  Bono 
Giamboni , e fetitto  in  Cortona  nel  i jtfS.  da  un  Vanni,  cioè  Giovanni,  di 
Benedetto  , li  legge  Vinefgia  per  proprictì  c forza  naturale  di  pronun- 
cia . Il  Cavalcanti  per  bocca  del  Giolito  nella  prefazione  a quell'  opera, 
che  tutta  , fuorché  la  dedicatoria  , è di  carattere  , chiamato  foprafilvio 
cor/ivo  , dichiara  di  non  ticonofcerc  per  fuc  le  tre  altre  edizioni  , come 
Sìampate  molto  imperfettamente  , ejfendovi  anche  fiata  aggiunta  qualche 
cofa  fenza  offervare  m ciò  quel  rispetto  , che  fi  debbb,  e che  fi 
suole  offervare  nelle  cofe  di  a LTR  i : con  le  quali  parole  il  Cavalcami 
tratta  la  iiia  e anche  la  mia  caufa  • Io  ho  detto  , che  l’edizioni , prece- 
dute a quella  , furono  tre  , c non  due  , come  il  Giolito  volle  dare  a cre- 
dere con  farne  di  due  una  fola  , per  non  pregiudicare  alla  prima  Aia 
del  15J9.  che  fu  la  terza  innanzi  a quella  j imperciocché  in  tutto  elle  fu- 
rono quattro , e non  tre  : c appunto  fon  quell mt 

1.  In  Venezia  per  Camillo  Fmncefcbi  ifa8.  in  40 
3.  In  Pe faro  per  Bartolomeo  Cefo  no  1 j jp.  in  40 

3.  In  Venezia  per  Gabriel  Giolito  1 j jp.  in  foglio. 

4.  In  Venezia  per  Gabriel  Giolito  1 $60.  in  foglio  . 

Può  diete  , che  lo  Speroni  , conforme  a quanto  od'ervammo  , dilprezzafle 
col  titolo  di  fepellita  , cioè  negletta  e poco  (limata  queda  Retiorica  del 
Cavalcanti  in  riguardo  ai  difetti  delle  pallate  edizioni  , i quali  in  que- 
lla I v.  e ultima  confida  egli  (ledo  di  rieonofeervi  , movendoli  perciò  a 
dichiararle  tutte  per  non  lue.  £’  notabile  in  quella  edizione  iv.  che  il 

Rei  C*r- 


non  più  dal  libri  , ma  dalla  bocca  del  volgo  , quafichè  ella  fodi  piena  j " 
di  tanti  miderj  , che  per  ufeirne  , a ttuila  o a poco  fervidi  la  lettura 
de' libri,  anche  eccellenti . Uno  diqocfti  orgoglio!!  fodenitori  di  tal 
' il  Cavalcanti  , pieno  di  livore  c di  mal  talento  contro  dello 


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Siiliot.Cl.II. 


$1 6 Della  Eloquenza 

Cardila!  Diacono  di  tanta  Maria  in  Via  lata  , Guido  Ajcanìo  Sforna  , 
Camarlingo  di  santa  Chicfa  , oltre  al  privilegio  del  pontefice  Paolo  IV. 
ne  concede  altro  con  la  privativa  a parte  al  Giolito  librato  e ftampatore  , 
le  quali  due  profeflìoni  andavano  unite  : e a tal  privilegio , regiflrato  in 
Camera  Apoftolica  ài  x X x.  Maggio  15551.  fottofcrivo'no  quattro  cheti- 
ci di  Camera  con  la  foratola  , Vifa  , c giù  ballo  , Pietro  Attavanti . 

Della  Retorica  di  Giafon  de  Nores  libri  ni.  ne’ quali 
oltra  i precetti  dell’arte  fi  contengono  venti  Orazio- 
ni tradotte  da’ più  famofi  c illuftri  filofofi  c oratori. 
In  (Venezia  per  Paolo  Mejetto  1 584.  in  40 

Di  Franccfco  Sanfovino  in  materia  dell’Arte  [ orato- 
ria ] libri  ni.  ne’  quali  fi  contiene  l’ordine  delle  cofc , 
che  fi  ricercano  all’oratore  . In  yenezia  apprejfo  Fran- 
ccfco Sanfovino  1561.  tu  4°  * 

Dell’Arte  oratoria  libri  ni.  nella  quale  fi  contie- 
ne il  modo,  che  fi  dee  oflervare  nello  fcrivere  orna- 
tamente e con  eloquenza  cosi  nelle  profe,  come  ne’ 
verfi  volgari.  In  yenezia  per  Jacopo  Sanfovino  1569. 
in  40 

Quello  libro , che  lì  dice  , di  nuovo  amplialo  , riveduto  e convito , c il  me- 
delìmo  , che  il  precedente  , mutato  follmente  il  titolo  , e aggiuntivi  la 
voce  , oratoria  , corrifpondendo  nel  rimanente  il  principio  c ’l  fine,  e 
fino  i numeri  delle  pagine  . Il  Sanfovino  nel  cominci  amento  dell1  opera 
loda  due  trattati  del  Cammillo  , i quali  fono  compre!!  nelle  foguenti 
belle  edizioni  delle  fue  opere  , e vengono  anche  a patte  . 

Di  Giulio  Camillo  Delminio  tutte  le  opere  [ minori , e 
volgari  ] In  yenezia  prejfo  il  Giolito  issi,  tomi  il. 
voi.  1.  in  1 1° 

Il  Dolce  le  dedica  a Jacopo  Palvafone  9 già  amico  di  Giulio  » c dorico  della 
comune  patria  • 

— — Ricorrette  da  Tomaio  Porcacchi , con  lalavola  e 
con  le  poflille  . In  yenezia  prejfo  il  Giolito  t $66.  to- 
mi il.  voi.  1.  in  1 1° 

Qucftc  dile  edizioni  fono  le  più  belle  di  tutte  le  altre  > c il  Porcacchi  dedi- 
ca quefta  feconda  a Erafmo  de’  Signori  di  Palvafone  9 poeta  illuftrc  j e 
di  famiglia  di  ver  fi  da  quella  di  Jacopo  , amendue  però  nobiliflìme  , 
pregandolo  a fare  ufeire  il  Teatro  del  Cammillo  > per  non  eflcrne  fuori  9 
fenon  Videa  . Il  tomo  il*  che  tra  le  altre  cofc  contiene  la  Tonica  , eia 
Gramatka  > da  Francesco  patrie]  9 fommo  ftiniatorc  del  Cammillo > c de- 
dicato al  Gente  Seftgrio  di  Cottali»  > Abate  di  tfarvefa  • 


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[ 


* 


Italiana  317 

Il  Cammillo , per  detto  dcll'aeeennato  fuo  amico  fiacopo  Valvafone  , fu  da 
Portogruaro  , Terra  nobile  del  Friuli , c tefidenza  del  Vcfcovo  di  Con- 
cordia , indi  poco  difcolta  ; benché  Girolamo  Cefarini  in  un  fuo  Dialogo 
a penna  Copra  l'origine  della  Terra  di  San  Vito,  il  faecia  nato  nel  camel- 
lo di  Zoppola  , nobil  feudo  della  cafa  di  tal  nome  . Elio  Cammillo  dopo 
i Greci  * e i Latini  fu  il  primo  a tentare  l’unprelà  della  memoria  artifi- 
ciale , allo  fcrivcrc  di  Panfilo  Pcrfico  nel  Segretario  libro  i.  eap.  IX» 
Qiy  , fc  ci  folle  luogo  , fi  porrebbono  dire  di  lui  moltillime  altre  cofe  • 


Bl  BLIOT.  Cl. 


II. 


— — Due  trattati , l'uno  delle  materie , che  poflòno 
venire  lotto  lo  Itile  dell’ eloquente , e l’altro  dell’ 
Imitazione  [ contra  il  Ciceroniano,  dialogo  di  Eraf- 
mo , già  Tuo  amico,  ma  non  in  quello]  In  Vinezio 
prejjo  il  Foni  IJ44.  in  40 

Il  Cammillo  trovando^  in  Francia  , chiamatovi  dal  Re  Francefco  I.  mandi 
quefti  due  Trattati  ad  Ercole  II.  Duca  di  Ferrara  : e ftanno  anche  tra 
le  lue  accennate  opere  . 


Della  Retorica  , Dialoghi  dieci  di  Fi3ncefco  Patrizio  ^ 
ne’ quali  fi  favella  dell’arte  oratoria  con  ragioni  ripu- 
gnanti all’opinione,  che  intorno  a quella  ebbero  gli 
antichi  fcrittori . In  Venezia  per  Francesco  Sane/e  1 ;6i. 
in  40 


Dal  Lamberto , Dialogo  I.  di  quello  libro  * Tommafo  Èumet  prefe  confi- 
glio di  formare  il  fuo  nuovo  fiftema  , Q fogno  , col  titolo  di  Telluri' 
theoria  /aera,  (lampato  in  Londra  nel  1081.  pretendendo  inoltrare  , 
che  la  faccia  della  terra  nella  prima  fua  origine  innanzi  al  diluvio  avef- 
fc  forma  diverfa  dalla  prefente  ; e che  non  vi  follerò  nc  marij  ne  monti* 
nè  valli  * nc  fiumi  ; ma  che  tutto  l’abifib  deH’acquc  fe  ne  {Ielle  rinchiufo 
nelle  vifeere  della  terra;  e che  poi  elle  sboccare  mora  da  ranelle  immenfe 
voragini , e fcroftando  tutta  la  fabbrica  della  terra  , cagionaflero  il  di- 
luvio univerfale  : e che  dopo  celiato  quello  > nc  rimaneflero  fuora  alcu- 
ne porzioni , ridotte  in  monti * ifale  , [cogli , e cofe  limili  col  rimanente 
guaito  e mutato  in  altro  fembiante  . Il  Patritdo,  cognominato  il  Platoni- 
co, il  quale  ebbe  del  novatore  in  tutte  le  arti  e fetenze*  finge  tratto  que- 
llo penfiero*  che  fu  fuo  proprio*  dagli  Annali  di  Etiopia*  e dipoi  narrato 
da  un  Filofofo  AbilTino  in  Ifpagna  a Baldajfar  Cahiglione  . Il  dottor 
Bernardino  Kamaxxdni  da  Modana  fcoperfe,come  l’autore  Inglefe,  nulla  De  Fotnitm  Moti- 
badando  all’  apertura  delle  cateratte  del  cielo  * furò  al  Patrix.it>  quello  in-  ntnfmm  fejtnrigme 
gegnofo  * ma  altrettanto  aflurdo  trovato  , e lo  diede  per  fuo.  Il  Patri-  eap,  tv.  pag,^c. 
odo  * o Patrie.}  * che  chiamò  fc  (ledo  ancora  Patrie}  , no»  fu  da  Cli/fa  , 
fortezza  mediterranea  in  Dalmazia  di  lì  da  Spalato  * c allora  del  Turco 
e non  de’  Veneziani  prima  del  1(544.  c non  fu  *1  Patritdo  oc  anche  d'Al- 
bania , nè  Sanefe  * nc  Perrarefe  , nè  PencxJano  ; ma  da  Ojfero  , ifola  e 
città  Vcfcovylc  fono  la  metropoli  di  Zara, e vicina  alludila . Egli  fìeflp 

"•  nel 


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L 


Bibliot.  Cl.  II. 

***•  if. 

Annui  es  orditi  ir  Mi - 
tlumm  tomo  VI!!. 

A,  D.  t T» 7* 

XXIX. 

Jt Alili  fèrri  forno  V. 
f4£.2fl.  tdìt.  II. 


domiti  i.  Pag.  4. 
«Rr.  drl  Zifttri  del 
I5«f. 

lofi  ri  iato  IL  Aranti 
Ati.l  pAg.  |. 


7T//?.  7/6.  cxiX.  par. 

2l^• 

pi n.i  roth  tra  1. 
Pampe  ilu/f/i  fo.  I. 
531. 


318  Della  Eloquenza 

nei  Bidernuccio  , Dialogo  il.  dell’  Ifloria  > narra  , che  frate  Antonio  Va- 
trizio  Marcello  , tre  volte  Generale  de’  Frati  minori  , dipoi  Vefeovo  di 
Città'  nuova  in  lflria9  e Arcivcfcovo  di  Patraffo  nel  Pcloponncfo,  Fu  fra~ 
telài fuO'  avolo  . Luca  Vaddmgo  lo  chiama  Àntomum  Marcellum  Cheri- 
num  j cioè  da  Cberfo  3 congiunto  a Offero  per  mezzo  di  un  ponte  . C berlo 
in  latino  Crepfa  , e Offero  chiamali  Abforut  . Giulia  il  Vaddingo  , qucRo 
Prelato , Fatto  ArciveFcovo  di  Patraffo  ai  zi.  Maggio  ifio.  mori  Ve- 
feovo di  Città  nuova  nel  ifitf.  e giace  fcpolto  nella  Chicfa  de’  Frati 
Conventuali  di  Cberfo  , dove  palli  per  Antonio  Marcello  Veneto  , in  vece 
di  Antonio  Patrizio  3 con  la  giunta  di  Marcello  . Annibaie  Romei  Per- 
rarefe  , che  conobbe  il  noRro  Patrizio  in  Ferrara  , dove  leggeva  la.Fi- 
lofofia  Platonica  , ne*  fuoi  Difcorfi  lo  chiama  Prancefco  Patrizio  nobile 
di  Dalmazia  3 e Ciro  Spontone  Bolognefe  nel  Bottrigaro  , Dialogo  Ram- 
pato in  Verona  da  Girolamo  Difccpolo  nel  if8p.  lo  chiama  Prancefco 
Patrizio  da  Offero  in  I febiavonia  cioè  in  Dalmazia  : la  qual  citta  c 
lx  x x.  miglia  dì  viaggio  di  mare  lungc  da  Ancona  , fecondo  il  Patrìzio 
Reflo  nello  Strozzi  , Dialogo  x.  de\V  Ifloria  . Il  Salviati  procede  alla 
larga  , chiamandolo  per  propria  nafeita  del  fèliciffimo  flato  de*  Venezia- 
ni . Egli  nacque  nell’anno  if  zp.  c perciò  nel  if  80.  avea  li*  anno  , co- 
nte lì  legge  intorno  al  fuo  ritratto  nelle  Difcuftioni  paripat  etiche  y Ram- 
pate in  Baltica  dal  Perna  nel  1582*  in  romi  iv.  che  Fanno  un  volume 
iblo  in  Foglio  * Io  ho  voluto  avvertir  queRc  cofe  per  gli  errori  comincili 
nello  fcrivcr  di  lui  , dal  Tuano  , da  Giano  Nido  Eritreo  3 da  Ifidoro 
Vgurgeri3  c da  altri  compilatori  di  Biblioteche  e di  Dizionarj  . Egli  morì 
in  Roma  nel  ifp7*  chiamatovi  dal  pontefice  Clemente  Vili,  avendo 
nella  perdita  del  reame  di  Cipri  patiti  gran  danni  , Cypria  clade  opprtf- 
fus  3 al  dir  fuo  nella  lettera  prcpoAa  al  tomo  iv.  delle  DifcuRioni  ; ed 
cflendofi  ivi  anche  prima  riparato  predo  l’ Arci  vefeovo  Filippo  Moceni - 
go  3 col  quale  fe  nc  tornò  in  Italia  dopo  lunghi  pellegrinaggi  per  mare  e 
per  terra  fino  dall'età  fua  di  nove  anni , come  adériicc  nella  lettera  a 
Zacberia  Mocenigo  in  fronte  del  tomo  i.  Cento  anni  prima  vi  Fu  un  al- 
tro Prancefco  Patrizio  , ma  Sanefe  , e Vefeovo  di  Gaeta  • 

Dialoghi  [dieci]  di  M.  Sperone  Speroni.  InVinegìa 
in  cafa  de'  figliuoli  di  stldo  I ; 42.  in  8°  edizione  I. 

hi  1 *44.  in  8°  edizione  il.  riveduta . 

Ci  fono  alcuni  Difcorjt  anonimi  in  ottavo  di  Marco  Mantova  Senavidei 
fopra  quelli  Dialoghi . Quelle  due  edizioni  J ehe  poll'ono  riputarli  una 
fola  , fiiron.  fatte  fenza  faputa  dell’  autore  . c dedicate  a Ferdinando 
Principe  di  Salerno  da  Daniello  Zìariaro^  dipoi  eletto  Patriarca  di  Aqui- 
leja  . 

— - ■ E con  altri  non  più  ftampati . In  Venezia  prej) 0 
Roberto  Mejetti  1 596.  in  40  edizione  u I. 

Ingolfo  Conte  de*  Conti , di  cui  lo  Speroni  Fu  avolo  materno  * dedicò  quella 
copiofa  edizione  al  Cardinal  Pietro  Aldobrandini  ; ma  egli  fu  si  mal 
fcrvico  nella  Rampa  , che  bifognò  Fare  una  gran  tavola  d'errata  nel  fine. 


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Italiana  919 

1»  quale  nè  anche  bada  i e il  Conte  Ingolfo  nel  titolo  di  cfla  efibifee  eli 
originali  per  far  vedere  , che  gli  errori  non  fono  dello  Speroni  , ma  deGa 
(lampa  . Per  la  qual  cofa  è de/iderabilc  , che  i gcnerofi  Signori  Comi  , 
gentiluomini  Padovani , e anche  Veneziani , per  propria  onoranza  , e di 
quel  valentuomo  , di  cui  furono  eredi , procurino  , che  fi  faccia  una  pu- 
lita e decorofa  impresone  ( in  quarto  , c non  in  foglio  ) di  quelli  Dia- 
loghi , e di  tutte  le  altre  opere  dello  Speroni  , cfartamente  collazionate 
da  perfona  intendente  con  gli  originali , predò  loro  ferbati . Quelli  poi, 
die  hanno  il  prurito  di  riOamparc  , e per  lo  più  malamente  , le  opere 
mille  volte  dampate  , fi  potranno  occupare  con  maggior  lode  ridam- 
pando  in  proprio  e bel  modo  quede  , lì  quali  una  fola  volta  , e mala- 
mente (urono  dampate  • 

Quattro  libri  della  lingua  Tofcana  di  Bernardino  To 
mitano  , ove  fi  prova,  laFilofofia  eflcr  ncceflàriaal 
perfetto  oratore  e poeta,  con  due  libri  nuovamente 
aggiunti , de’  precetti  richiefti  allo  fcrivere  e parla- 
re con  eloquenza  . In  Padova  per  Marcantonio  Olmo 
1J70.  iti  8°  edizione  iti. 

Se  le  Profe  del  Bembo  in  fentimento  del  Varchi  fi  accodano  all’Oratore  di 
Cicerone  , quedo  Dialogo  , intitolato  ncll’altrc  edizioni  , Ragionamento , 
con  tutta  proprietà  e grazia  lo  efprime  ; onde  è meritevole  di  una  bella 
e pulita  tiftampa  , accompagnata  da  pieno  Indice  . 

L’Oratore  del  magnifico  dottore,  e Cavaliere  M. Gio- 
vati Maria  Memo  [gentiluomo  Veneziano]  In  Ve* 
netta  per  Giovanni  de'  Farri  1 J4f.  in  40 

Altrove  da  se  me  de  fimo  egli  fi  chiama  anche  Mcmmo  • Il  Dialogo  > dlv'fcj 
in  libri  ni*  c per  un'SenMor  Veneziano  * e fu  da  luì  dedicato  al  Car- 
dinal Niccoli  Ridolfi  • 

Della  Eloquenza  , Dialogo  di  Monfignor  Daniello  Bar- 
baro Eletto  Patriarca  di  Aquileja , mandato  in  luce 
da  Girolamo  Rufcelli  • In  Venezia  per  Vincenzio  Voi - 
grifi  issi-  •«  4° 

V Eloquenza  di  quedo  Prelato  , niente  Barbaro  , il  cui  avolo  fu  fratello 
del  grande  Ermolao  , è diverfa  dalla  piefcntc  nodra  , che  in  buon  latina 
chiamali  Eloquium  , c non  Eloqutntia  j ficcomc  l’altta . Egli  nacque 
in  Venezia  a!  18-  Febbraio  if  14.  che  fu  il  lfi;«  fecondo  lo  itile  Vene- 
ziano : c trovandoli  egli  Ambafciadore  della  l'uà  patria  a Eduardo  VI. 
Re  d'Jnghiltcrta  , fu  dato  coadiutore  al  Patriarca  Giovanni  Grimani  dal 
Pontefice  Giulio  III.  nel  1550.  Alfonfo  Vlloa  nel  dedicare  al  Grimani  il 
(ùo  volgarizzamento  della  Somma  di  naturai  filofofia  di  Alfonfo  di  Fon- 
te, 


Biiliot.Cl.  II. 


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Bl  SLIOT.  Cl.  II. 

• Andrt*  Minrosml 
JllJluna  Vtnttx  11. 

Vli.paj.  jjé.  td.t.l. 


Ctf.  n.  jdj.  ij. 

*fX* 


SmMlmtntx  ionie  r. 
JtO.il.  ft[.  Sj. 


320  Della  Eloquenza 

II  , (limpato  Io  Peluria  par  Hinie  Pìeirafanta  nel  if  ?7*  In  qulrfo 
efalta  II  G.-in» «»i  p:r  cifoli  eletto  un  tal  lucceflorc  , che  però  morì 
aliai  prima  del  Ilio  principale  nel  ifdjf-  in  eti  di  «uni  lv.  Tal"  cofe 
da  me  fi  accennano  qui  brevemente  , per  edere  occorfi  non  pochi  «ba- 
gli in  quelle  epoche  j benché  non  antiche  ed  aftrufe  , come  quelle  de* 
Siromacedouì . 

Il  Doria , ovvero  dell’  Orazion  panegirica  , Dialogo  di 
AnfaldoCeba.  In  Genova  per  Giufeppe  favoni  i5ai. 
in  8° 

Aforifmi  fcolaftici  di  Orazio  Lombardelli . In  Siena 
per  Salve ftro  Alar  eletti  160).  in  8° 

— — I Fonti  Tofcani . In  Firenze  per  Giorgio  Marefcotti 

ijp8.  i»8° 

Quelli  Fonti  della  lineua  Tono  diretti  ad  Arrigo  rottone  Inglefe  , dipoi 
tre  volte  Ambafciadorc  del  Re  Jacopo  I.  in  Venezia  . Coftui  fu  feoiare 
del  Cafaubono  , c pattando  una  volta  per  Anguria  , vi  lafciò  fcrltto  uno 
flrano  aforifmo  , o definizione  dell* Ambafciadore  > ed  c quella  : legatur 
e fi  vir  bonus,  peregre  mi  (fui  ad  mentiendum  Reipublu*  i auffa  . Capitata 
la  carta  in  mano  dello  Scioppto  , quetti  la  (lampo  nell*  Ecclefiafiico  , rin- 
facciando al  Re  Jacopo  con  fuo  gran  fentimcnto  la  ribalda  maflìma  del 
fuo  Ambafciadore  , e ne  parlò  anche  nelle  Anfotidi . Anzi  fotto  nome  di 
Oporino  Grubinio  diede  fuoia  in  Ingolflat  nel  K14*  contra  il  rottone  un 
libro  , intitolato  , Legatus  Latro  . Per  la  qual  cola  il  rottone  temendo  la 
minacciata  difgrazia  del  Re  , cercò  feufarfi  del  malvagio  aforifmo  con 
due  Apologie  (lampare  , una  a lui  * c l'altra  al  relfcro  j dicendo  di  aver 
voluto  fenerzare  nell*  equivoco  Inglefe  del  verbo  latino  mentir] , che 
in  quella  lingua  (ìgnifica  dimorare  , e anco  mentire  , in  luoghi  efteri  j 
ciocj  to  lie  abroad  . Ma  l'aforifmo  non  eflendo  giocofoj  ma  (brio  j e non 
Inglefe  , ma  latino  , leva  ogni  fcampo  all*  equivoco  . Del  rottone  > il 
quale  in  premio  delle  fuc  Ambafcerie  ebbe  per  grazia  la  prefettura  del 
collegio  d’Etona  , picciol  borgo  della  Contai  di  Buckingam  , dove  fe 
ne  mori  nel  1 <S$p.  lì  apprendono  altre  particolarità  da*  fuoi  opufcoli  In- 
glcfi  , riftampati  in  Londra  la  quarta  volta  nel  in  ottavo  , per 

quanto  abbiamo  dagli  Atti  di  Lipfia  • Trovali  una  Relazione  a penna  di 
congrettì  , da  lui  tenuti  in  Venezia  nel  itfo?.  col  celebre  Padre  Gefuit* 
Antonio  Poffevino  . Il  Lombardelli  , a cui  Roberto  Tifi  avea  fatto  cono- 
feere  il  rottone  , (lampo  ancora  un  libro  della  Pronunzia  Tofcana  , in 
Firtnze  pretto  il  Marefcotti  nel  in  ottavo  # 

Il  Chiariti,  Dialogo  del  Conte  Silvio  Felonio,  ove 
trattandoli  de’  Fonti  Tofcani  di  Orazio  Lombardelli  , 
fi  va  ragionando  di  altre  cofe.  In  Lucca  prcjfo  il  Buf- 
drago  ij 99.  in  8° 

Difcorfo  di  Girolamo  Catena  fopra  la  traduzione  delle 

feien-* 


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Italiana  321 

fcienze  , e di  altre  facoltà  . In  V enezia  per  Francefco  bhhot.Cl.il 
Ziletti  1$  81.  in  8°  > , 

Dialogo  di  [ Baftiano  ] Faufto  da  Longiano  del  modo4i 
tradurre  da  una  in  altra  lingua,  fecondo  le  regole, ino- 
ltrate da  Cicerone. In  Venezia  per  Gio.Grifio  1 5 y 6 .in  8° 

Il  rinomato  Vcfcovo  Picrdanicllo  Uczio  , in  latino  Huetiue,  fcriflè  un  Dia- 
logolatino, divifo  in  libri  lì.  Copra  quello  mede  (imo  argomento;  il 
primo  de  optimo  genere  interpreiandi  , e l’altro  de  clarii  interpreiihui . 

Le  Idee  , ovvero  forme  dell’  Eloquenza  , di  Filiberto 
Campanile , fecondo  la  dottrina  di  Ermogcne , e di 
altri  Retori  antichi . In  Napoli  per  Giumbatijìa  Sot- 
tile 1606.  in  40 

A quello  capo  fi  potrebbono  ridurre  i Dialoghi  di  Giovanni  della  Frana  , 
della  dedicazione  de'  litri , Rampati  in  Venezia  nel  ifpi.  in  quarto  . 

Difcorfi  cinque  di  Orazio  Tofcauella  [ fopra  lo  (India- 
re , tradurre,  e difeorrere  ] In  Venezia  per  Pietro 
Frane  efebi  isjs.iu  40 

Artifici  oratori , e poetici , oflervati  in  Cicerone, 

Virgilio,  Orazio,  e Terenzio  . In  Venezia  preffu  il  Sef- 
fa  1797.111%'' 

Precetti  nccefiàrj  fopra  cofc  di  Gramatica  , Ret- 

torica,  Topica , Loica , Poetica,  e Iftoria  . In  Viuegia 
per  Lodovico  ydvanzo  1 567.  in  40 

De*  motti  y In  latino  jota  > appartenenti  all'  arte  oratoria  , hanno  fcritto  II 
Catti 2,1  ione  nel  libro  il.  del  Cortigiano  , Giulio  Landi  nelle  dizioni  mo- 
ralitomo I*  libro  v.  il  Tomitano  nel  libro  iv.  il  Triflino  nella  divìGo- 
nc  vi.  della  Poetica  3 il  Cafa  nel  Galateo  : e de*  motti  con  efempj  anti- 
chi , U Cavalcanti  nella  Rettorica  libro  v.  pag*  3 16. 

Trattato  dello  Stile  , c del  Dialogo  , comporto  dal  Pa- 
dre Sforza  Pallavicino  della  Compagnia  di  Gesti. 

In  Roma  prejjo  il  Mafcardi  1662.  in  120  edizione  ni. 

Il  Cardinal  Pallavicino  , che  fenile  quell’  opera  in  fua  gioventù  , volendo 
lodate  a capi  v.  pag.  ;p.  il  Cardinal  Guido  Beniì voglio , dice  , eh c/eppe 
illu/lrare  la  porpora  con  l'inchiojlro  . 

Coufiderazioni  [ del  Marchefe  Giangiufcppe  Orli  ] fo- 
pra un  famofo  libro  Francefc  , intitolato  , la  Maniera 
di  ben  penfare  ne’  componimenti,  divife  in  vii.  Dialoghi, 
ne’  quali  fi  agitano  alcune  quiftioni  rettoriche  e poe- 
tiche. In  Bologna  per  Cojlautiuo  Pifarri  1702 .in  8° 

Ufi. irono  quali  ucl  medefimo  tempo  altri  ferirti , telativi  al  pccfcnce  • 

Ss  CA- 


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32  2 


Della  Eloquenza 

CAPO.II 

Retori  Greci  volgarizzati . 


% 


Bibliot,  Ci.  IL 


léldee,  ovvero  forme  dell’ orazione , da  Ermogene 
confiderate , e ridotte  in  quella  lingua  da  Giulio  Ca- 
millo Delminio  Friulano  . A quelle  fi  aggiunge  l’ar- 
tificio della  Bucolica  di  Virgilio,  opere  mandate  in 
luce  da  Giandomenico  Salomoni . In  Vdine  per  Giam- 
batifìa  Natoltni  1 5^4.  in  40 

La  preferite  impre/fione  c in  bel  carattere  tondo , chiamato  antìchetto . 
Allora  la  città  di  Vdine  , in  latino  Vtinum  , aveva  una  copiofa  c nobile 
ilampcria  di  caratteri  tondi  , corfivi  , c anche  Greci  : e la  /lampa  non 
molti  anni  dopo  il  fuo  ritrovamento  vi  fu  portata  da  Gerardo  di  Fian- 
dra . Al  detto  libro  fu  mutato  il  frontifpizio  , non  una  , ma  due  volte 
fotto  i nomi  di  Bernardo  Giunti  c di  Gìambatifìa  Ciotti , iibraj  di  Ve- 
nezia ; perocché  nel  idoi.  il  titolo  fu  rifatto  in  tal  guifa  : Artificio  tì 
dello  fcrtvere  e giudicare  le  ferine  orazioni  , come  anco  del?  orare  per  la 
via  dell'  Idee  d’ Ermogene  &c.  Dipoi  nel  itfo8.  vi  fu  mcfl'o  quc/l'altro  : 
Atodo  del  bene  orare  3 e del  comporre  le  orazioni  , cavato  dalle  Idee  dei 
dottiamo  Ermogene  &c.  Non  c mal  fatto  , che  il  pro/limo  ne  rimanga 
avvertito  , affmchc  non  corra  pericolo  di  prendere  per  tre  libri  diver/ì 
quello  , che  realmente  c un  foto . Di  tali  impofturc  fe  ne  incontrano 
molte  . Il  libro  de  Relationibus  medicorum  di  Fortunato  Fedeli  medico 
Fiorentino  , che  fu  ftampato  del  rdoj.  dopo  riftampato  in  Lipfìa  da  Cri - 
fiiano  Michele  nel  1674.  'n  ottavo  , nel  frontifpizio  fu  poi  falfificato  , 
e con  la  finta  data  dell'anno  i«S7p.  dal  medefimo  /lampatorc  cambiato 
in  quell’  altro  ; Schola  fureconjultorum  medica  , auilore  Thoma  Reine - 
fio  , medico  e letterato  famofo  : e per  maggiore  inganno  vi  fi  mife  una 
prefazione  , piena  di  menzogne,  la  quale  gabbò  Giorgio  Abramo  Mer- 
catino nel  fuo  Lindenio  rinnovato  , che  tratta  de  fcriptis  medicorum  pag.- 
IOZJ.  c.  fimilmentc  vi  cadde  il  compilatore  della  Biblioteca  Oifeliarut 
pag.  afo. 

Qui  c bene  avvertire  , che  al  fei  tomi  grofli  del  Teforo  critico  di  Giano 
Grutero  , che  c una  raccolta  di  varj  critici  del  fecolo  x vi.  .ufeiti  dalle 
/lampe  di  Francfort  dall’anno  idoi.  al  1607.  in  ottavo  , nel  161.3.  ne  fa 
aggiunto  un  altro  col  titolo  di  fettimo  ; ma  queflo  libro  , il  quale  non  ha 
cne  far  col  Grutero  > non  c altro  > che  una  rapfodia  di  Gianfilippo  Pareo  , 

J;ià  col  titolo  di  Eletta  Plautina,  /lampara  in  Spira  nel  1617.  A Suetonio  , 
enza  gran  pompa  di  note  illuflrato  da  Carlo  Patino  , e pubblicato  in  Ba- 
filea  del  1675.  in  quarto , già  alquanti  anni  fu  mutato  il  Frontifpizio  . Così 
pure  all’infigne  opera  Ortografica  di  Claudio  Daujquio  3 Rampata  in  Tor- 
na) per  Adriano  Cinque  nel  idjz.  in  foglio  3 fu  tolto  via  il  frontifpizio 
con  gli  emblemi  intagliati  in  rame  , rapprc/cntanti  i primi  inventori  del- 
le lettere,  e vi  fu  mefla  la  falfa  data  di  Parigi  pre/lo  Federigo  l.iottardo 
nd  1577.  Ai  Luoghi  teologici  di  Melchior  Catto  , ftampat»  in  Colonia  da 

dirmi- 


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Italiana  323 

Arnoldo  Afilìo  del  i<Sof.  In  ottavo  , il  detto  librajo  Lìenardo  (cambiò  il 
frontifpizio  , mettendovi  il  fuo  nome  proprio  , auafi  di  opera  , da  se. 
Rampata  in  Parigi  nel  1678»  AI  libri  delle  cole  ai  Motomea  di  Niccolò 
Scrario  , quivi  Rampati  nel  1604.  in  quarto , fu  mutato  II  frontìfplzio  , e 
portovi  l’anno  1614.  con  la  giunta  dì  quelle  fraudolenti  parole  : Editto 
pofirema  , priori  auflior  , quando  però  l’edizione  non  e divcrla  dalla 
prima  del  1604.  Finalmente  non  debbo  tacere  un  altra  temerità  , ed  e 
quella  . Monfignor  Rafaello  Fabretti , già  mio  amicone  ne  pafsò  all’altra 
vita  qui  in  Roma  nel  1700.  appena  terminata  la  Rampa  delle  lue  Ifcri- 
xJoni  da  Domenico  Antonio  Ercole  , delle  quali  però  il  compolitore  fu  il 
medelìmo  Fabretti  in  cafa  propria  a san  Pietro  , donde  poi  rimandava  le 
caflctte  delle  pagine  comporto  all'Èrcole,  perche  ne  facerte  tirare  le  Ram- 
pe . Gli  eredi  vendettero  gli  clèmplari  del  libro  a un  tal  Galera  , il 

auale  vi  rtrappò  i frontifpizj  ad  effetto  di  riporvi  il  fuo  nome  , lcvan- 
ovl  anche  il  /imbolo  , o Imprefa  dell’autore  , che  era  l’ Ifirice  , o porco - 
l 'pino  , filile  cui  punte  Ranno  infilzate  alcune  frutte  col  motto  Greco,  che 
viene  a dire  in  volgare  : con  le  frutte  regala  gli  amici,  e con  gli  Arali 
offende  i nemici  : il  «piai  motto  io  già  mortrai  aver  fomiglianza  con  al- 
tro pur  Greco  , che  dice  In  volgare  : Pontico  Virunio  , abitante  nell'Ape, 
cioè  a dire  , che  fa  male  ai  nemici  col  pungiglione  , c bene  agli  amici  col 
mele  . Quelli  due  motti  , prefi  cosi  ad  literam  , hanno  poco  del  Criftia- 
no  ; ma  fi  può  dire  , che  fieno  diretti  a minacciare  , più  che  a far  male  . 
Altri  efempj  di  falfificazioni  di  titoli  c frontifpizj  fi  porteranno  più 
ovanti  , per  non  cfl'er  troppo  nojofo  in  portargli  qui  tutti  , non  lafcian- 
do  frattanto  di  accennare,  come  ai  tomi  ili.  de’  Monumenti  della  chiefk 
Greca  di  Gìambatt/la  Cotelerio  , cominciati  a ftamparfi  in  Parigi  da 
Francesco  Muguetnel  1677.  in  quarto  , nc  fu  aggiunto  un  nuovo t che 
non  è fuo  , benché  degno  di  cflcrlo  j ma  è dì  alcuni  Monaci  di  san  Mau- 
ro, dapprima  intitolato  Analefla  Graca  , c Rampato  in  Parigi  da  Ga- 
briel Martini  nel  itfS8-  in  quarto  . In  fomma  ci  farebbe  larga  materia 
per  un  libro  , de  Fraudibus  bibliopolarum  . 

Demetrio  Falereo  della  Locuzione  , volgarizzato  da 
Pier  Segni , con  poftille  al  tefto,  edefempli  Tofca- 
n i , conformati  ai  Greci . 1»  Firenze  per  Coftmo  Giun- 
ti 1603.  in  4° 

Il  Predicatore  di  Francefco  Panigarola , ovvero  para- 
ffafe , comento  , e difeorfi  intorno  al  libro  dell’  Elo- 
cuzione di  Demetrio  Falereo . In  Venezia  per  Ber- 
nardo Giunti  \6o$.  in  40 

La  Retorica  e Poetica  di  Ariftotelc,  tradotte  di  Greco 
in  lingua  volgar  Fiorentina  da  Bernardo  Segni . In 
Firenze  per  Lorenzo  T or  remino  1 54^.  in  40 
Retorica  di  Ariftotelc,  fatta  in  lingua  Tofcana  dal  Com- 
mendatore Annibai  Caro  [ libri  ni.  ] In  Venezia  al  fe - 
gtio  della  Salamandra  1570.  in  40 

Ss  2 Itrc 


Bui  mot.  Ct. U. 


Giornale  dc’Lttre  rari 
d’Italm  tqpio  Xxiv. 
pag.2  84. 


324  Delia  Eto  qj/  enea 

~bib«.iot.Cl.ii.  1 trc  libri  della  Retorica  di  Arsotele  a Teodette,  tra- 
dotti in  lingua  volgare  da  Aleffàndro  Piccolomini . In 
Venezia  per  Francefco  Frane  efebi  1571.  in  4° 

Ltk  ni  < ..  ,0-  Marcantonio  Majorapo  nel  comento  fopra  quelli  libri  nega  ( cd  altri  an- 
cor  a ) clic  Aridotclc  gli  feri  velie  a Teodette . 

Parafrafe  nel  libro  1.  della  Retorica  di  Aditotele. 

In  Venezia  per  Giovanni  Varifco  1565.  in  40 

Parafrafe  nel  libro  il.  In  Venezia  per  Gianfrance- 

J'co  Camoziu  1 569.  in  40 

• Parafrafe  nel  libro  ni.  In  Venezia  per  Giovanni 

Varifco  IJ72.  in  40 

C A P O . I I I 
Retori  latini  volgarizzati . 

IL  Dialogo  dell’Oratore  di  Cicerone  , tradotto  da 
Lodovico  Dolce , e nuovamente  da  lui  ricorretto  , 
e riftampato  con  una  utile  fpofizione  nel  fine  . In  Vi- 
negia  per  Gabriel  Giolito  issi-  in  u° 

La  Topica  di  Cicerone  col  comento  di  Simon  della  Bar- 
ba , e le  differenze  locali  di  Boezio  . In  Vinegia  prejfo 
il  Giolito  iy  $6.  in  8° 

Al  Tofcanella  nel  libro  , da  mentovarli  fra  poco  , loda  quello  comento  del 
Barba , e altra  firail  fatica  di  Rocca  Cattaneo  fopra  le  Partizioni  di 
Cicerone  . 

La  Retorica  di  M.  Tullio  Cicerone  a Gajo  Erennio , tra- 
dotta in  lingua Tofcana  per  Antonio  Brucioli  [libri 
iv.  ] In  Venezia  per  Bartolommeo  Zanetti  1 558.  in  8° 

Ridotta  in  alberi  da  Orazio  Tofcanel la  , con  tre 

tavole  . In  Vinegia  per  Lodovico  Avanzi  1 $66.  in  4" 

■ Efaminazionc  fopra  la  Retorica  a Gajo  Erennio , 

fatta  per  Lodovico  Caflelvetro . In  Modoua  per  gli 
eredi  del  Cafftani  16  f 3.  in  4? 

I noflti  Granatili  vanno  d'accordo  in  non  dar  quelli  libri  a Cicerone  , mi 
poi  non  convengono  in  adeguarne  l’autore  . II  Brucioli  Fiorentino  , pri- 
mo di  quell!  tre  ultimi  volgarizzatoti  , milc  mano  a più  cofc  , e anche 
ai  libri  faciolanti  della  Bibbia,  traducendogli  dall'Ebraico  , c cementan- 
doci 


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Italiana  325 

do%l:  alla  Luterana  in  più  tomi  , con  dare  tutti  i fogni  più  certi  c palpa-  _ ' 1T 

biìi  di  cfl’er  raanifcllo  Eretico  , fecondo  la  coltumanza  di  non  pochi  de’  u B ° 
noftri  Infelici  Italiani  di  quel  peflìmo  tempo  , ad  alcuno  de*  quali  il  vo« 
lcrc  oggi  arditamente  date  la  tcficta  di  Cattolico  , e di  perfeguitato  , chia- 
ma a s"c  tutta  la  più  attenta  ammirazione  . Il  primo  di  quelli  tomi , voi - 
gari multi  e contentati  dal  Brucioli  , che  fono  Jei  in  foglio  , imprcflTi  dallo 
Hello  di  lui  ftampatorc  Zanetti  da  Brefeia  , e poi  nel  redo  da  Franctfco 
e fratelli  Brucioli , fu  da  Antonio  dedicato  a Renata  di  Francia  , figliuola 
del  Re  Luigi  XII.  moglie  d’Èrcole  II#  Duca  di  Ferrara.,  e difcepola  del- 
la buon  anima  di  Calvino  : alla  quale  ancora  lervì  di  Segretario  l'altro 
famofo  empio  , e poeta  dorifore  della’Fcde  cattolica  , Clemente  Marot . 

Gli  fcrittori  Italiani  di  quel  tempo  la  chiamano  Renèa  alla  Franccfc  , e 

Celio  Caleagnini  Irenea  in  una  lettera  a Olimpia  Morata  , figliuola  di 

Fulvio  Pellegrino  Morato  Mantovano,  Umanifta  in  Ferrara:  la  quale 

Olimpia  avendo  fucciata  l’crcfia  in  corte  della  Duchclì’a  , e fpofatalì  al  Optra  Oìj rupi*  Me- 

medico  Tedefeo  Andrea  Gtuntlcro  , andò  con  fcco  a finire  i fuoi  giorni  eatapag.Si.  97.165- 

tra  gli  eretici  d’Eidclbcrga  , dove  mori  nel  1555.  Il  Brucioli  fpaccia  la 

DuchclTa  Renata  per  una  Santa  , anzi  fantijjima  anima  ; e per  tale  altri 

Umilmente  la  qualificarono  , come  farebbe  dire  Giufeppe  BetuJJì  a capi 

x li.  della  Giunta  alle  Donne  illuflri  del  Boccaccio  , da  lui  volgarizzate, 

Orazio  Brunetto  medico  da  Pordenone  , luogo  nobile  delle  noilre  parti  , 
detto  in  latino  Poma  Naonit  , e Gianfrancefco  Virginio  Brefeiano  , in 
dedicarle  quegli  le  fuc  Lettere  , Icminatc  di  frali  Profetanti , e (lampare 
in  Venezia  all’infcgna  del  Pozzo  » cioè  da  Andrea  Arrivabeni  nel  1748. 
in  ottavo , e quelli  indirizzando  a lei  pure  le  fuc  Parafra/i fopra  l’EpiftoIc 
di  san  Paolo  , pubblicate  in  Lione  , allora  feggio  primario  dcll’crclìa  , 
nel  iy y 1.  in  forma  duodecima  : il  qual  libro  con  alcuni  appunto  di  que- 
lli del  Brucioli  , di  Bernardino  Ocbino  , di  Giovanni  Va  Idei , e di  altri 
della  medefima  farina,  nello  fmurare  una  cafa  in  Urbino  nel  171$.  fi 
trovarono  infieme  nafeofti  , e quivi  mutati  per  falvargli  dal  fuoco  in 
tempo,  che  Paolo  IV.  pontefice  zclantilfimo,  nel  1 frfp.  promulgò  l’edit- 
to , mentovato  da  Afeanio  Centorio , contra  fitnil  pelle  di  libri  , onde  era  Contentar}  tomo  il. 
ammorbata  la  povera  Italia.  Io  rollo  molto  maravigliato,  che  Lilio  ^r0 vir-  pag.221. 
Gregorio  Giraldi , morto  nel  if  f i-  in  (ine  della  prefazione  alla  DuchclTa 
Renata  fopra  la  (loria  de’  Poeti  , e in  quella  fopra  la  DilTerrazionc  de 
Annit  CT  menfibut , cfalti  ancor  egli  in  ellrcmo  la  fantità  di  Renata , anzi 
di  più  , oietatem  , tT  religionem  in  Deum  : cofe  , che  fanno  orrore,  con- 
fiderando  , come  allora  in  materia  di  Fede  cattolica  li  (lava  in  Ferrara  , 
e in  Italia  • Renata  dopo  morto  il  Duca  Ercole  nel  1 ffp.  fc  ne  tornò  in 
Francia,  dove  mori  qual  vide  nel  1 ftSf.  fenza  che  fi  vederti  in  Ferrara 
alcun  fegno  di  funerale  o lutto  cattolico  . Il  Nuncio  , e poi  Cardinale  , 

Profpcro  Santacroce , di  cui  fetide  la  Vira  il  Vcfccvo  d’Amelia  Atit orina- 
ria Grazia  ni jdi  lei  parlò  non  poco  ne’  fuoi  Regiftri  a san  Carlo  Borromeo 
nel  pontificato  di  Pio  IV.  Non  dovrà  riputarli  mal  data  quella  breve 
nozione  per  ogni  cafo , che  fi  vederti  mai  fcappar  fuora  qualche  av- 
vocato anche  di  quella  gente  , imporrando  moltilfimo  alia  religione 
cattolica  , che  colloro  fempre  fieno  conofciuti  , e che  mai  non  fi  lafcino 
ulcirc  in  mafehera  , poiché  il  non  dire  , che  tolfcro  Eretici  , non  e altro, 
che  un  procurare  di  fargli  partir  per  Cattolici  . Quindi  e,  che  non  merita 
alcuna  ladc  il  Padre  Donato  Calvi  , mentre  nel  fuo  libro  degli  Scrittori  p‘,r,f  u i"ér  ■,w”* 

Ler- 


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Bi  bliot.Cl.  II» 


Libra  il. 

3*3' 


Arrertirr.  tomo  I* 
hb  o II.  ef.  XII. 
/•«J.IOJ.  li*. 


326  Della  Eloquenza 

Bergamo  (chi,  a cui  diede  il  comico  tiralo  di  Scena  letteraria,  favellando 
del  medico  Guglielmo  Gr al. irido  , tacque  » che  fu  defettotc  della  (anta 
Fede  cattolica  . Ma  balia  il  trovarlo  chiamato  in  religione  furijjimum 
U"  in  arie  medica  excellentijfmum  , e il  Capelli  , che  in  Bergamo  furono 
confii'cati  i beni  a Tua  moglie  1 come  a fcguacc  dell*  crelìa  del  marito  • 
Quelle  cofc  rifultano  dalle  Lettere  del  fuo  concittadino  c compagno  nell* 
apoAafia  , Girolamo  Zancbi  , già  canonico  regolate  Latcrancnfc  , e indi 
pellilcntillìiuo  Sacramentario  3 e forfè  anche  peggio  , di  cui  furono  pa- 
renti e colleghi  , ma  niente  a lui  Umili , Bafilìo  , c Giovanni  Grifoflomo 
Zancbi  , c un  altro  Girolamo  giurcconfulto  » tutti  nel  mcdclimo  tempo  . 
Al  Calvi  , il  quale  credette  gran  pregio  il  potere  inferire  tra  le  opere 
del  fuo  Gratarolo  un  libro  de  notti  Anticbrilh  , dovea  ballate  J’avvifo  * 
che  folle  morto  In  Bafilea  , e che  non  mcritafle  di  efler  lodato  da  altri  , 
fuorché  da  fcrittori  della  qualità  del  Ivano  . Già  pochi  anni  taluno  » 
che  nello  fcrivere  de’  due  fratelli , Scipio , e Alberigo  Gentili  da  san  Ge- 
nele  nella  Marca  d'Ancona  , volea  tener  la  mcdeGina  Grada  del  Calvi , 
fu  da  me  avvertito  a dir  candidamente  , che  amendue  con  Matteo  lor 
padre  morirono  apojìatì  dalla  Fede  . Nella  edizione  1.  dell'  Indice  de’ 
libri  proibiti » fatta  in  Roma  da  Antonio  Biado  , Rampator  camerale  Cot- 
to Paolo  IV.  nell'anno  1559.  in  quarto,  e poi  anche  nelle  altre  edizioni 
di  Si  fio  V.  e di  Clemente  Vili,  il  Brucioli , di  cui  parla  fcarfamente  il 
Doni  nella  libreria  t . fi  vede  annoverato  con  gli  autori  eretici , e don- 
. nati  in  prima  c loffi  . Egli , il  quale  avea  prima  volgarizzato  a parte  il 
tetto  della  Bibbia  , e fattolo  Rampare  in  Venezia  da  Lncantonio  Giunti 
, nel  ifja.  in  foglio,  ville  in  detta  Città  co'  fratelli»  Rampatoti  e libtaj, 

• i quali  ufatido  bel  carattere  tondo  , c particolare  , coftumarono  di  porre 
in  fine  delle  proprie  Rampe  l'intaglio  di  una  vite  , appoggiata  a un  palo  , 
carica  di  foglie  c di  grappoli  • Dalle  cofe  accennate  può  trarli  non  inu- 
tile avvifo  per  li  miniftri  delle  due  podefti  fupreme  di  quanto  importi 
ad  entrambe  per  la  Calure  pubblica  , vegliar  feriamenre  al  prurito  , che 
talvolta  alcuni  ipocriti , c femidotti  , pieni  di  reo  cottumc  e di  malevo- 
lenza vctfo  il  nome  , e Vautoritd  della  Canta  Romana  Chicfà  , per  farli 
ammirare  da’  pari  loro  , Cogliono  aver  d'imbrattare  liberamente  le  carte 
e le  (lampe  di  formole>  beute  negli  autori  da  noi  feparati»  ma  a loro  con- 
giunti c aliai  cari  , fenza  averne  la  minima  verecondia  • 

Iftituzioni  oratorie  di  M.  Fabio  Quintiliano , tradotte  da 
Orazio  Tofcanella  . In  Vinegta  per  Gabriel  Giolito 
1 s 84.  in  40 

Retorica  di  Scr  Brunetto  Latini  In  volgar  Fiorentino . 
hi  Roma  per  V alerio  Dorico  1 54 6.  in  40 

Quello  libro  , che  dal  fuo  divulgatore  Francefco  Serfrancefcbi  c indiriz- 
zato ad  Antonio  da  Barberino  , dICcendcntc  da  Francefco , autore  di 
qucll'altro  libro  de*  Coflumi  , intitolato  Documenti  d'amore,  non  c altro» 
che  un  volgarizzamento  contentato  del  libro  1.  delle  Partitoni  oratorie 
di  Cicerone  , il  quale  da  Lionardo  Saiviari  fi  dà  per  fatto  intorno  agli 
anni  ino*  Dietro  all’  Etica  di  Brunetto  Latini , Rampata  in  Lione  pref- 
fo  Giovanni  de  Toutncs  con  le  note  del  Cerbinelli  nel  if  68.  in  quarto  , 

fi  tro- 


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Italiana  327 

£ trova  tina  Re ttorica  , già  prima  Rampata  fotto  nome  <11  Guìdotto  , o 
Galeotto  da  Bologna  : e ancor  quella  lì  fa  efler  di  Cicerone  . Sotto  nome 
di  Rettorica  Ciceroniana  di  Galeotto  Guidoni  j lì  trova  modernamente 
xiAampata  in  Bologna  - 

C A P O . I V 

Oratori  in  lingua  Italiana - 

O Razioni  volgarmente  fcritte  da  molti  uomini  illu- 
ftri , raccolte  da  Francefco  Sanfovino  . In  Venezia 
per  Jacopo  Sanfovino  1569.  tornili,  voi.  1.  in  40 

In  Venezia  per  Altobello  SalicatO  1584.  tomi  il. 

voi.  1.  in  40  edizione  accrefciuta  - 

Fiorirono  a quelli  tempi  per  lo  più  io  Venezia  alcuni  valenti  Gramatici  j 
lodevolmente  applicati  a volgarizzare  , e a raccogliere  le  opere  altrui 
per  arricchirne  le  Rampe  . Qucfti  Furono  1.  Francefco  Sanfovino  . li.  Lo- 
dovico Dolce  .'  ili.  Lodovico  Domenicbi . IV.  Girolamo  Rufcelli  . v.  Dio- 
nigi Atanagì.  Vi.  Tommafo  Porcaccbi  .vii.  Bafliano  Faufto  . Vili.  Ber- 
nardino Pino  . IX.  Alfonfo  Vlloa  . x . Oraxào  Tof cartella  . xi.Anlon- 
francefco  Doni . XII.  Ago  fiino  Micheli . 

Orazioni  [ xi.  ] di  Alberto  Lollio , Gentiluomo  Ferrare- 
fe  tomo  1.  [ folamente  ] In  Ferrara  per  Ralente  Paniz- 
za  Mantovano  1 563.  ina*  In  bel  carattere  tondo  , e con 
una  lettera  in  lode  della  villa,. 

Queflc  Orazioni  fono  compoRe.in  più  generi . In  principio  vi  è una  lettera 
al  Lollio  di  Giambatifia  Giraldi  Cintio  . Nella  Orazione  XII»  della  lin- 
gua Tofcana  y dice  , che  quello  c quel  tanto  celebrato  parlare  , chiamato 
da  Dante  fra  ruttigli  altri  , cortigiano  3 cardinale  , e ìlluflre - 

Orazioni  [ iv.  ] e difeorfì  di  Lorenzo  GiacominI  Tebal- 
ducei  Malefpini-  In  Firenze  prejfoil  Semartelli  15.97. 
in  40 

Orazioni  [ xv.  ] del  Cavalier  Lionardo  Salviati  [ raccolte 
da  Silvano  Razzi  3 In  Firenze  per  li  Giunti  1575.  in  40 
libro  \.  folamente . 

Quattro  Orazioni  di  Bartolomeo  Spatafòra  di  Moncata, 
Gentiluomo  Veneziano  [pubblicate  da  Girolamo  Ru- 
fcelli ] In  Venezia  per  Plinio  Pietrafanta  1754.  in  40 
Tre  Orazioni  [ della  lingua  Tofcana  ] di  Celfo  Cittadi- 
ni . In  Siena  per  Salveflro  Marchetti  1603 - in  8° 

Ora- 


.Bibliot,  Cl.II. 


Fogl.  196-3- 


lirnwor.  Cl.IL 


Litro  Vii.  J.I*.  46?' 
hrrolaiio  363* 


j2S  Della  Eloque  kz  a 

Orazioni  [ ix.  ] di  Sperone  Speroni . / » Venezia  pre/fu 
Roberto  Mejelti  ij  96.  in  40 

Il  Conte  Ingolfo  de'  Conti  nipote  dello  Speroni  le  mire  In  luce  , dedicandole 
a Francefco  Maria  della  Rovere  Duca  d’Urbino  , al  cui  padre  Guido - 
baldo  lo  Speroni  fu  caro  . Ma  II  Conte  ingolfò  cflendo  flato  anche  qui 
mal  fcrvito  nella  (lampa,  fi  rende  Tempre  più  defiderabile  , che  I Signori 
Conti  Tuoi  pofleri  fi  rilolvano  di  penfarc  a una  nuova  impresone  di  que- 
fta  , c di  tutte  le  altre  opere  dello  Speroni  , come  ricordammo  di  fopra  : 
c ciò  tanto  maggiormente  , quanto  noi  vegliamo  , che  quefle  Orazioni 
infieme  co’  Dialoghi  Tono  citate  per  tefli  ^i  lingua  nel  Vocabolario  de’ 
noflrl  Signori  Accademici  della  Ciufca  • 

Orazioni  civili  [ v.  ] di  Pietro  Badoaro  Gentiluomo  Ve- 
neziano , fecondo  lo  Itile  di  Venezia  ncH’agitar  caufe . 
In  Venezia  per  GiarrtbatiJIa  Ciotti  1 ypj.  in  40 
Orazioni  1 il.  di  Torquato  Tallo . Stanno  nel  tomo  ìv. 
delle  fue  Opere , /lampa  te  in  Firenze  dai  Tortini  e Fran- 
chi nel  1724.  in  foglio  . 

Due  Orazioni  in  lingua  Tofcana  [ di  Claudio  Tolom- 
mei  ] Accufa  contra  Leon  Segretario  di  fegreti  rive- 
lati , Difefa  . In  Forma  per  Set  Viotto  1 548.  in  40 

Sema  nome  dimore  ; ma  il  San/ovino  vcl  pofe  , inferendole  nella  Parte  T. 
delle  Orazioni  . Il  Tolommci  , che  le  fece  per  cfercizio  , morì  in  Roma 
ai  xx ili.  di  Mano  ijf  j.  Lucantonio  Ridotti  ncIl’Aretefila  pag.125. 

Orazione  della  Pace . In  Roma  per  Antonio  Bla-, 

do  1533.  in  40 

. Orazione  in  nome  de’  Sancii  ad  Arrigo  II.  Redi 

Francia  . Senza  luogo  e anno  , e col  ritratto  del  f olommei 
nel  principio  ,in  40 

E in  Venezia  per  Francefco  Marcolini  fenza  anno 

in  8° 

Quelle  due  Orazioni  fi  ledono  pure  tra  quelle  del  Sanfovino  j inacquila 
, prima  della  Vmc  , che  è iodata  dal  Cavalcanti  nella  Rettorica  , c dal 
Varchi  antcpofla  alla  feconda  , ha  di  più  la  lettera  del  Tolommci  a Viu- 
cenzlo  Buonvifo  • 

Due  Orazioni  di  Giambatifta  Crifpo  profeflòre  di  Filolo- 
fia , per  la  prefente  guerra  contra’  Turchi  dell’  anno 
1 J94.  a’  Principi  Criftiani  . I»  Roma  pre/fo  a Luigi 
Zauuetti  1 JP4.  in  40 

Ora- 


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r 


Italiana  329 

Orazioni  xi.  di  Scipione  Ammirato . St attuo  nel  tomo  1. 
de'fuoi  Opufcoli . 

» Orazioni  [ v.  ] e altre  Profe  di  Giambatifta  Strozzi . In 

Roma  per  Lodovico  Grigliarti  163  f.  iti  40 
Profe  Fiorentine , raccolte  dallo  Smarrito  [ Carlo  Dati  ] 
Accademico  della Crufca,  Parte  prima,  contenente 
Orazioni . Volume  primo  . la  Firenze  all'  infegtia  del- 
la Stella  166 1.  in  8° 

Sono  dieci  Orazioni , le  quali  poi  non  ellendo  (late  profcgu’te  dal  loro  pri- 
mo raccoglitore  Carle  Dati , che  nc  promilè  quattro  altre  parti , in  que- 
lli anni  addietro  vi  fii  chi  profeguì  con  più  tomi  in  carta  e (lampa  infe- 
riore «juello  primo  , che  è U migliore  . Ma  nella  riltampa  non  (i  pensò  di 
, ricominciare  a numerar  le  pagine  da  quelle  della  prefazione  , la  quale  il 

Dati  avendo  preporti  al  volume  dopo  averlo  Rampato  , non  avverti  di 
apporre  alle  molte  pagine  di  erta  prefazione  i numeri  Imperiali , come 
tifano  dire  gli  ftampatori  , o Romani , come  dichiamo  noi  , cioè  divertì 
da  quelli  del  rimanente  del  libro  : e quelli,  come  Arabici  c volgari , non 
dovendo  per  buona  regola  incontrarli  con  la  qualità  e fèrie  nuova  di 
quelli  della  prefazione, perciò  i primi  Cogliono  farli  di  altra  manicra,cioc 
Romani . Tal  diligenza  , che  ferve  per  comodo  di  chi  nelle  occorrenze 
vuol  citare  ,lc  pagine  delle  prefazioni  con  numeri  diverli  da  quelli  del 
libro,  non  cammina  , quando  in  una  feconda  riltampa  la  cartolazione  , 
o numerazione  li  può  far  tutta  feguita  , incominciando  da  capo  . 11  Dati 
fu  Icrittore  infigne  , e di  molta  e recondita  erudizione  ; ma  perche  non 
poco  penficro  li  ricerca  in  far  bene  i titoli  ai  libri , pare,  che  quello  fuo 
» di  Profe  Fiorentine  , patifea  eccezione  , c che  meglio  avrebbe  fatto  in 

chiamarlo  , Delle  Profe  di  autori  Fiorentini  &c.  Parte  prima  &c.  perchè 
non  li  direbbe  , Profe  Sanefi,  o Luccbefi,  nc  Bologne/i,  o Veneziane,  in- 
tendendoli di  Profe  , non  compollc  in  dialetti  municipali  , ma  nel  Tofca- 
no  , c comune  de*  Letterati  d’Italia  . Certo  nc  il  Doni  alle  Profe  , da  sè 
raccolte,  nc  il  Firenzuola  alle  fue,  diedero  il  titolo  di  Fiorentine  . Veg- 
go , che  il  Dolce  nella  prefazione  alle  fue  Ojfervazioni , parlando  del  no- 
me delbi  volgar  lingua  , li  duole  , che  tutto  il  pregio  della  medclima  lì 
Voglia  rillringere  alla  fola  ventura  del  nafeimento,  e non  all'arte,  e allo 
Audio;  c che  in  tal  guifa  non  Lenza  ingiuria  ella  li  voglia  ridurre  ad  eflcr 
pluctorto  lingua  di  volgo  municipale  , che  del  comune  d'uomini  eccel- 
lenti in  letteratura  , anche  dopo  edere  (lata  erti  lingua  innalzata  dal  con- 
fenfo  univerfale  di  tante  famoli (Time  opero  , al  grado  cecelfo  , in  cui  lì 
vede  rifplcndere  . Pare,  che  il  Dati , benché  perfona  modella  c Ri- 
matrice  ancora  degli  altri  , forte  inclinato  a tal  Pentimento  ; polche  in 
querta  fua  prefazione  , molto  erudita , aderifee  a Tanaquillo  Fabbro  , 
che  giunfe  a tacciar  Tito  Livio  di  aver  , come  Padovano  , ignorato  il 
fenfo  nafcollo  della  voce  latina  claffet  in  lignificato  non  folamentc  di 
navi,  ma  di  truppe  a cavallo . Però  nella  Vita  del  noftro  Monlignor 
Filippo  del  Torre  Vefcovo  d’Adria  di  chiara  memoria  , li  accenna  , che 
il  Fabbro  in  ciò  fu  faggiatnentc  da  lui  confutato , e con  applaudì  di 
Tommafo  Farne  nella  nobile  edizione  di  Livio,  fatta  in  Osford  nel  1708. 

Tt  Di 


Bl  ELIOT.  Cl.IT. 


Pag.  14.  eiit.  tv. 
Pag.  jc.  od: e.  vili. 


Marnimi» tt  meni 
Anni' pag.xv.  fr  64. 
t dir.  Iti.  JtonMtt,  . 

Tomo  vi.  pag.  9a.  ,u 
noria  ad  libri  Iv.  ra- 
pai XxXIT. 


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3JO  De  lì  a Eloquenza 

Bibli  t Ci  II  Dsl‘  ® 8rlB  ca^°  * cl,e  Ottavio  Kinuccinì  averte  dato  d«!  fore- 

° ’ * /litro  in  faccia  al  Cavalier  Marino  per  avere  a lui  fuggerUo  , che  io  un 

verfo  della  fua  Arianna  Tragedia  meglio  avrebbe  fatto  in  dire  la  mi- 
fera  , che  la  povera  Arianna  . Ma  il  fuppoflo  mi  fiero  di  qucAa  voce  po- 
vero , diverfa  da  mifero,  c aliai  triviale,  e notillìmo  a tutti,  Jpcc';al men- 
te poi  nelle  parti  Veneziane  , nonchd  in  Roma  , dove  , povero , e pet 
fegno  di  maggior  tenerezza  , poveretto,  diminutivo  , fi  ufa  comunemente 
non  meno  , clic  in  Firenze  , in  lignificato  affetntofo  c compajjiontvole  , e 
non  tanto,  di  povero  di  beni  di.tortuna  . Per  la  qual  cola  il  volgo  Fio- 
rentino in  quello  particolare  non  ha  verun  privilegio  fopra  il  volgo  di 
altri  paefi  : c cosi  ancora  potrebbe  dirli  di  non  pochi  altri  termini,  quale 
fi  c quello  di  Colombella , nfato  per  vezzo  dal  Cbiabrera  , fenza  avver- 
tire ( come  il  Dati  fupponc  ) che  lignificafle  una  fpecic  di  Colombe  fal- 
vatiebe  . Le  Colombelle  , che  altrove  col.  folo  dillintivo  di  torrigìane  , fi 
chiamano  come  le  altre  , c che  in  Roma  fi  dicono  palombelle  dal  latino 
palumbei  , fono  minori  de’  palombacci  , e dimcflichc  e cittadine  alfa! 
più  , che  lalvalicbe  ; oltrachc  il  Cbiabrera  predo  il  Dati  fa  forza  folo  ne- 
gli occhi,  i quali  fenza  tanti  mirtee)  c nelle  colombe  , e nelle  palombelle,  o 
Colombelle,  fono  i mede  fi  mi . Bifogna  però  confertare,  che  il  Dati,  uomo 
lineerò  , ncll’opufcolo  fopra  V Obbligo  di  ben  parlare  la  propria  lingua  , 
fi  rifentc  contra  i fuoi  proprj  nazionali  , perche  , fidati  del  folo  nafei- 
rnento  , trafeurino  il  parlar  bene  , e difprczzino  Io  Audio  interiore  delle 
regole  , da  lui  credute  recedati®  allo  fcriverc  pulitamente  , conse  quelle, 
che  fi  app  endono  con  lo  ftudiare,  e non  col  nafeete  ; altramente  in  que- 
llo non  ci  larebhc  divario  tra  l'uomo  dotto  , c l’ignorante  : e pur  ci  ha 
da  edere  • Sembra  finalmente  , che  il  Dati  metta  la  lingua  volgare  trop- 
po fopra  la  (ledi  latina  , e forfè  non  fenza  fofifml . 

» Panegirico  in  lode  di  Luigi  XIV.  Re  di  Francia . 

In  Firenze  all'  iu/egna  della  Stella  1 669.  in  40  grande  . 

Panegirico  diGiafon  de  Nores  in  laude  della  Repubbli- 
ca di  Venezia  . In  Padova  per  Paolo  Mejetti  1 ypo.  tu  4® 

Orazione  di  Monfignor  [Giovanili]  Guidiccioni  [Ve- 
feovo  di  Foflombrone  J alla  Repubblica  di  Lucca  con 
alcune  Rime  del  medefirao  . In  Firenze  [ pel  Torreib 
tino ] iyj8.  in  8° 

Quello  buon  Prelato  piange  ne*  Tuoi  re  rii  le  dlfgrazìe  d’Italia  . Il  divul- 
gatore è Lodovico  Domenicbi  , e VOraxSone  Ita  pure  con  quelle  del  San* 
[ovino  • • 

Orazione  di  Monfignor  Giovanni  della  Cala  ai  Vene- 
ziani contro  a Carlo  V.  Imperadore . Sta  con  le  altre 
nelle  fue  opere  volgari  dell’  edizione  di  Egidio  Meuagio , 
fatta  in  Parigi  per  Tommafo  lolì  1667,  in  8° 

Orazione  di  Anfaldo  Ceba  nella  incoronazione  di  Ago- 
flino  Doria  Duce  della  Repubblica  di  Genova . In  Ge- 
nova per  Giufeppe  Pavoni  1601.  in  4® 

Que- 


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1 


Italiana  331 

Quello  titolo  , Date,  in  profa  non  è ben  detto  per  Doge , nome  antico  e 
j>iì  ricevuto  per  Principe  , e Capo  di  Repubblica  , e non  pure  dai  più  ac- 
curati fcrittori  Veneziani  , ma  da  altri  futilmente  . E benché  in  carta 
lì  dica  talvolta  anche  Principe  ; nientedimeno  fuol  dirli  comunemente 
Doge  , e non  Duce  , almeno  da  chi  li  pregia  di  fcrivere  lènza  affettazio- 
ne , e con  qualche  maniera  di  pulitezza  . Laonde  elfcndotì  letto  un  fo- 
glio di  certa  Accademia  fopra  il  Doge  san  Pietro  Orfeolo  , dal  folo  ve- 
dervif  fcritto  Duce  ben  quattro  volte  , c non  mai  Doge  , ù condufc  » 
che  la  dettatura  del  foglio  non  potea  venite  da  fcrittor  Ve tulliano  . 

Orazione  di  Francefco  Panigarola  in  morte  di  Carlo 
Borromeo  Cardinale  di  santa  Praflède  [ dipoi  Santo  ] 
In  Firenze  preffo  il  Ser  martelli  ij8y.  in  40 
Orazione  di  Diomede  Borghefi  in  perfona  [ o nome  3 
dello  Studio  Sanefe . In  Siena  per  Luca  Bonetti  1 j$o. 
in  40 

— Orazione  intorno  agli  onori , e a’  pregi  della  Poe- 
fia,  e del  l’Eloquenza . In  Siena  per  Luca  Bonetti  1196. 
in  40 

Orazione  di  Bernardino  Tomitano  , recitata  per  nome 
dello  Studio  Padovano  nella  creazione  del  Principe  di 
Venezia  Marcantonio  Trivifano . In  Venezia  per  Gio- 
vanni Grifo  1 J54.  in  8° 

L'autore  , che  la  dedica  a Luigi  Ranieri  , tocca  per  entro  più  cofe  intor- 
no alle  amichiti  Veneziane  • 

Orazione  di  Pier  Bafadonna  in  morte  del  Patriarca  [ di 
Venezia  Pierfrancefco  ] Contarmi . In  Venezia  al  fo- 
gno del  Pozzo  prejfo  Andrea  Arrivabcue  t$S7-  in  8° 

Orazione  di  Baccio  Baldini, fatta  nell’Accademia  Fioren- 
tina in  lode  di  Cofimo  Medici  Granduca  [1.]  di  Tofca- 
na  . Iti  Firenze  per  Bartolommeo  Sermartelli  1574.  *«4° 
Orazione  di  Vieri  Cerchi  delle  lodi  del  Granduca  di 
TofcanaCofimo  li.  recitata  nell’Accademia  degli  Al- 
terati . In  Firenze  prejfo  i Giunti  162 1.  in  40 

Eflcndofi  fin  qui  recidiate  Orlzioni  in  tutti  1 generi  , c particolarmente 
in  lode  di  Principi  e gran  perfonaggi , ora  , poiché  le  vite  d'uomini 
illuftri  in  lettere  Q leggono  volentieri , c le  Orazioni  in  lor  morte  nc 
contengono  buona  parte  , di  quelle  fe  nc  porteranno  alquante  delle  più 
degne  di  particolat  memoria  , e potranno  fervirc  ad  illudili  non  poco 
Tutoria  letteraria  . 

T t t CA- 


dJCllOT.Cl.il. 


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Bibliot.  Cl.  II. 


Sfar! a di  Verona  to. 
«•oli.  libro  XX.  pi  ig. 
72J. 

T*i»  2c6»  «*w,  461* 


332  Della  Eloquenza 

C A P O . V 

Orazioni  funerali  in  lode  di  letterati . 

O Razione  di  Frate  Angelo  Caftiglionc  da  Genova 
Carmelita  nell'  Efequie  del  Vefcovo  di  Verona 
Giahimattco  Giberto,  detta  nel  duomo  in  luogo  di 
predica . Senza  luogo , 0 altro  froutifpizio , in  8° 

Fu  recitata  nel  giorno  di  san  Silveflro  del  154J.  Cubito  appreflo  alla  morte 
di  sì  gran  Vefcovo,  feguita  nel  giorno  avanti,  che  fu  il  x X X.  di  Dicem- 
bre , eflendoft  poi  fatte  le  grandi  e folcnni  efequie  con  la  depofizionc 
del  corpo  al  due  di  Gennaio  con  Cornino  lutto  e concorCo  di  tutta  la  cit- 
tì, per  le  Cuc  alte  virtù  , celebrate  negli  Cerini  de'  valentuomini  di  quel 
tempo,  e da  tutti  avute  in  Comma  venerazione.  L’Orazione  da  un  tale  , 
che  Cotto  il  titolo  nella  breve  prefazione  ai  Vercnejì,  dinota  sè  Delfo  con 
la  fola  lettera  iniziale  Z fu  fcritta  furtivamente  in  tempo  , che  il  Padre 
Cafiigtione  l'andava  pronunciando . Quindi  c , clic  il  medcfimo'dlvulga- 
torc  chiede  per  grazia  , che  gli  trrori  lì  perdonino  a lui  , che  la  fenili^ 
in  fretta,  e che,  per  far  piacere  al  pubblico  , non  ebbe,  come  dice  , tutto 
il  dovuto  rifpetto  al  nome  del  dotto  ed  eloquente  Padre  Angelo  , il  qual 
diede  il  ritratto  dell’animo , (iccome  il  pittore  Antonio  Badile  vi  aveva 
efpteflà  1’  effigie  del  corpo  . Altra  Orazione  latina  in  quello  medefìmo 
argomento  fu  fatta  dal  Canonico  Adamo  Fumano  , il  quale,  per  detto  di 
Girolamo  dalla  Corte  , a tutti  cavò  le  lagrime  . Ella  lì  trova  Rampata 
negli  opufcoli  del  Padre  Luigi  Novarini . Ma  io  credo  , che  quella  del 
Capigliene  in  lingua  volgare  e in  fempliee  Alle  cavajfe  le  lagrime  , corno 
atta  a Carlo  generalmente  a (fai  più  , che  l’altra  latina  del  Fumano  , della 
qual  fola,  recitata  due  giorni  dopo  , il  Corte  ebbe  notizia  predo  a cin- 
quanta anni  dopo  il  traulìto  del  Giberto . L' Eritreo  nella  Pinacoteca  ili. 
num.  Lzxin.  fa  gran  maraviglie  , che  Silveflro  Pielrafanta  Gefuita  per 
comporre  l’Orazione  in  morte  dell'Imperador  Ferdinando  II.  non  avelie 
avuto  più  tempo  di  fei  ore  del  giorno  antecedente  al  funerale  , da  farli  in 
capclla  pontificia  . 11  noflro  Fabio  Paolini  n’ebbe^alfai  meno  per  far  la 
fua  in  morte  del  Patriarca  d'Aquileja  Giovanni  Grimani , poiché  la 
compofc  la  notte  avanti . Il  medehmo  a un  di  prefTo  può  dirli  del  Capi- 
gliene . Narra  egli  in  quella  fua  Orandone  , che  ne'  due  anni  precedenti 
erano  motti  due  fantijjimi  Cardinali , Fregofo  e Contarmi . Che  niuno 
ardiva  lodare  il  Giberto  , perche  abborrlva  ogni  umana  laude  , e che  in 
cento  prediche  , da  lui  recitate  tre  anni  prima  in  fua  prefenza  , egli  non 
osò  mai  dargli  un  titolo  di  onore  < Che  folto  Leon  X.  e Clemente  VII. 
faceva  tutto  , ma  con  raro  efempio  di  fomma  umiltà  c moderazione  • 
Che  nella  notte  , in  cui  Clemente  VII.  fuo  Signore  fu  fatto  Pontefice  , 
non  fi  commoQe  quanto  una  muraglia  , e averglielo  giurato  lui  fello  . 
Che  non  volea  la  dignità  di  Vefcovo  , ma  che  glie  ne  fu  fatta  cofcienza  . 
Che  vide  in  quella  x vi.  anni  , e che  in  tutta  l’Italia  e fuora  non  vi  era 
uheiatura  ùmile  a quella  del  duerno  di  F'trona , e che  l’abito  del  clero 

in 


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Italiana  333 

In  tutta  la  Crìftlanitl  non  era  sì  modello  , come  Ivi . Che  ficcome  santo 
Ambrogio  nominò  san  Simpliciano  per  fuo  fucccflbrc  nel  Vcfcovado  , 
così  il  Giberto,  fenza  che  niuno  il  pcnfaflc,  vi  nominò  Pier  Contarmi  non 
lonza  gran  confufione  di  quello,  fperando  egli,  che  la  Sede  Apoftolica  lo 
approvaflc  perle  Tue  gran  virtò,  efaltatc  dall’oratore  . Ma  non  faccndo- 
fene  alcun  motto  nella  ferie  de’  Vefeovi  di  Verona  preflò  l’Ughelli , 
dove  al  Giberto  fegue  immediatamente  Pier  Lipp ornano  , io  non  faprei 
dirne  altro  • Parlano  del  Cafliglìone  Raffaello  Soprani  e Michele  Giufli- 
niani  negli  Scrittori  Liguri  . Per  colmo  delle  glorie  del  Giberto  balli 
il  dire  , che  san  Carlo  Borromeo  nel  governo  della  fua  Chiefa  di  Milano 
fi  propofe  di  fcguitarc  gl’iftituti  e le  regole  del  Giberto  . Tra  le  Prediche 
de’  Teologi  illuftri  , tìivulgate  da  Tommafo  Porcaccbi  , n’c  un  altra  del 
Bafliglione  , da  lui  fatta  nel  duomo  di  Milano  nel  iffj.  per  confolare 
alcuni,  i quali  fubito  dopo  la  Predica  doveano  pubblicamente  abjurar 
l’crefia  , nella  quale  In  quella  fùnefta  e pericolofa  llaglonc  erano  fven- 
turatamcntc  caduti  . 

Orazione  di  Benedetto  Varchi  in  morte  del  Cardinal 
Pietro  Bembo  [ da  lui  recitata  neH’Accademia  Fio- 
rent  ina  ] 1»  Firenze  prejfo  il  Doni  1 $ $ i . in  40 

» E con  quelle  ancora  del  San  foli  no . 

Orazione  di  Sperone  Speroni  in  morte  del  Cardinal 
Bembo  . Sta  con  quelle  dello  Speroni , ma  ft corretta  e 
mancante  nel  fine  j onde  ba  bifognodi  emenda  in  una  nuo~ 
va  impresone  delle  fue  opere . 

Quelli  due  valentuomini,  il  Varchi , e Io  Soeroni , non  credettero  di  dover 
difonorarc  , ma  onorare  dal  canto  loro  la  chiara  memoria  del  Cardinal 
Bembo  , tutto  all’oppofto  di  quanto  in  ogni  fi  vede  praticato  da  altri  con 
attribuirgli  cole  , che  egli  nell’  ultima  lua  volontà  non  riconobbe  per 
fnc  . Le  iodi  dello  Speroni,  lodatore  del  Bembo  , furono  poi  celebrate  in 
latino  da  Antonio  Kiccoboni . 

Orazione  di  Cofìmo  Bartoli  in  morte  di  Carlo  Lenzoni . 
Sta  dietro  alla  fua  Difefa  di  Dante  . 

- Orazione  recitata  nell’Accademia  Fiorentina  nell* 
Efcquie  di  Pierfrancefco  Giambullari . Sta  in  fine  dell*. 
Ifioria  del  Giambullari . 

Orazione  di  Michel  Capri  Calzaiuolo  in  morte  di  Giam- 
batifta  Gelli . In  Firenze  per  Bartolommeo  Ser martelli 
1563.  inafi 

Orazione  di  Giammaria  Tarfia  neH’Efequic  di  Michc- 
lagnolo  Buonarroti . In  Firenze  prejfo  il  Sermartelli 
1554.  in  40 

Ora- 


Bibiiot.Cl.  II. 


Italia  farro  tomo  v. 
fag.  y98.  edir.  nova. 


Il  G infuno  nella  Vi* 
ta  di  Sin  Carlo  libro 
I.  rap,  il  pag.  34. 

•  capjtu.pag.j  1. 

•  • libro  xl.  rap. il. 

fag.  jj.  eiit.  t.  di 
Bontà , 


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3$4  D EL  L A Él  O QJ7  E N Z A 

iiiLioT.ct.il  Orazione  di  Benedetto  Varchi  neH’Efequie  di  Michela- 
gnolo  Buonarroti . In  Firenze  preffo  i Giunti  1 sòl- 
iti 4° 

Orazione  del  Cavalicr  Lionardo  Salviati  in  lode  della 
Pittura  in  occafigne  dell’  Efequie  di  Michelagnolo 
Buonarroti . Sta  co n quelle  del  Salviati  pag.  37. 

- — **  Orazione  recitata  per  l’Accademia  Fiorentina  nell’ 
Efjquie  di  Benedetto  Varchi.  Sta  in  quinto  luogo  tra 
quelle  del  Salviati . 

• L’Autore  prima  di  darla  in  luce  avendola  mandata  a rivedere  ad  /Inalbai 

Care  , quelli  gli  fece  l'amica  , e oltremodo  faggia  cenfura  , che  li  legge 
ue\i' ùltima  delle  Tue  Lettere  di  ftampa  d’Aldo  , fecondo  la  qual  eenluia 
il  Salviati  corredi:  la  Tua  Orazione  , come  dal  confronto  lì  riconofcc  . Il 
Caro  Aedo  rivide  ancora  VErcolano  del  t'archi , per  quanto  apparifee 
dalla  modelima  lettera  , e da  altra  delle  antecedenti  : le  quali  cofe  io 
non  trovo  , che  licno  date  prima  odcrvate  • 

Orazione  funerale  delle  lodi  di  Pier  Vettori , Se- 
natore e Accademico  Fiorentino . In  Firenze  prejfo  i 

Giunti  138  j.  i»4° 

DI  fuori  fi  dice  dedicata  a Sifto  V.  ma  il  Salviati  per  maggior  atto  di  rive- 
senza  la  indirizza  al  Panigarola , acciocché  egli  la  preferiti  al  Pontefi- 
ce • In  principio  vi  c il  ritratto  del  Vettori  , intagliato  in  rame  • 

Orazione  funerale  di  Pierfrancefco  Cambi  delle  lodi  del 
Cavalier  Lionardo  Salviati  Accademico  Fiorentino  . 
In  Firenze  per  yìnton  Padovani  i S90.  in  40 

Orazione  di  Alberto  Lollio  in  morte  di  Bartolommeo 
Ferrino  . Sta  con  quelle  del  Lollio, . 

Appreflo  al  Lollio  , Bartolommeo  Ricci  parimente  ne  fece  un  altra  j ma  in 
latino , 

Orazione  di  Pier  Segni , cognominato  nell’Accademia 
della  Crufca  l’Agghiacciato , recitata  da  lui  nella  det- 
ta Accademia  per  la  morte  di  M.  Jacopo  Mazzoni. 
In  Firenze  per  Giorgio  Marefcotti  1 $99.  in  40  Sta  pure 
tra  quelle  del  Dati . 

Oltre  2 queda  Orazione  del  Segni  io  morte  del  Mazzoni  , un  altra  latino 
nc  fu  recitata  in  Cefcna  da  T ommafo  Martinelli  fuo  genero  , che  la  dedi- 
cò al  Cardinal  Pietro  Aldohrandini , c fu  traivi  Rampata  da  Francefco 
Ravcrio  nel  1 f 58.  in  quarto . Il  Mazzoni  , al  dite  del  Segni  , fu  nell’Ao. 
cadcmia  della  Crufca  detto  lo  Stagionato  ; ma  io  leggo  altrove  , Stazzo- 
nato  , in  latino  oltre ffatui  : cefa  propria  della  patio  . In  ella  Accademia 

egli 


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/ 

iooJt’ 


Italiana  335 

ejjii  recitò  due  Lezio»! , mentovare  dal  Martinelli  3 e dal  Segni  , le  quali 

(i  trovano  fcrittc  a penna  , c fono  Intorno  al  bere  j c ai  brindifi  degli  an - * L,0T*  Ci*  II* 

tiebi  l'opra  quello  verfo  dell’Arioso  nel  Canto  xxix.  danza  li. 

Non  era  Rodomonte  tifato  al  vino  . 

I due  Cardinali  A Idobr andini  riputando  fomma  lor  gloria  U favorir  la 
virtù  , gareggiarono  in  cfler  protettori  de*  gran  Letterati  , come  Cintio 
del  Tuffo  3 e Pietro  del  Mazzoni  • Da  per  tutto  3 ma  principalmente  in 
Roma  > « deliderabile  > che  non  manchino  quelli  nobili  efcmpj  • 

* • 

Orazione  in  lode  di  Torquato  Tallo , fatta  nell’Accade- 
mia definii  Alterati  da  Lorenzo  Giacomini  Tebalducci 
Malcfpmi.  In  Firenze  per  Giorgio  Marefcotti  1 jyy.  in  40 

Anche  la  prefente  Oratone  fi  legge  tra  le  Profc  del  Dati  ; mi  In  quella  pri- 
mi edizione  ci  è la  dedicatoria  a D.  Giovanni  de  Medici  con  un  poe- 
metto di  Alefandro  Rinuuini . Di  quella  Accademia  degli  Alterali  ci 
dà  contezza  il  Signor  Canonico  Salvini  ne’  fuoi  Falli  coofolati  pag.  103» 

Orazione  in  morte  di  Torquato  Tallo  , fatta  da  Lorenzo 
Ducei.  Ih  Ferrara  prejj'o  il  Baldini  1600.  in  40 

Orazione  di  Scipione  Ammirato  in  morte  di  Torquato. 

Tallo . Sia  negli  Opuscoli  dell' Ammirato  to.11l.pag.49g. 

Oltre  a quelle  tre  Orat-ionl  Italiane , fatte  in  mone  del  Tallo  , a*thc  Lelio 
Pellegrini,  pubblico  profeflbrc  di  Filofofia  morale  nello  Studio  gene- 
rale della  Sapienza  di  Roma  , e lodato  dall'  Etittco  nella  Pinacoteca  I. 
ne  fece  un  altra  latina  in  obitum  Torquati  Tapi  , poeta  tT  pbitofopbi  eia-, 
rijjìtni , quivi  Rampata  da  Guglielmo  Facciotto  nel  ifp7.  in  quarto  col 
ritratto  del  l'affo  in  principio  , dedicata  a Jacopo  Davi  Vefcovo  Ebroi- 
cenfe  , e poi  Cardinal  di  Perrona  , a cui  per  altro  il  Pellegrini  l’avea 
già  data  a penna  in  tempo  del  Tuo  ritorno  in  Francia  dopo  feguita  la 
ribenedizione  del  Re  Arrigo  IV.  dicendo  peto  il  medefimo  Pellegrini  d! 
temete  il  paragone  di  quella  , che  il  Perrona  (ledo  area  latta  in  motta 
del  famofo  Poeta  Francefe  , Pietro  Ronfardo  . Forfè  niun  letterato  ebbe 
mai  cotanti  pubblici  onori  di  funetali  Orazioni  , come  il  T affo  . 

Delle  lodi  di  Piero  degli  Angeli  da  Barga  , Orazione  di 
Francefco  Sanieoi  ini  Fiorentino,  recitata  nell’Acca- 
demia della  Crufca.  In  Firenze  per  Giorgio  Marefcotti 
IS97-  iu  4° 

Orazione  di  Giambatifta  Strozzi  in  morte  di  Piero  degli 
Angeli  da  Barga  [ recitala  nell’Accademia  Fiorenti- 
na nel  1 sg 8.  ] Sta  con  le  Orazioni  dello  Strozzi  . 

Ne’  Falli  confolaii  del  Signor  Canonico  Salvini  fi  trova  la  Vita  latina  del  Pag.  aSp. 
larga,  detto  anche  Angeli,  Angelio  , c Bar  geo  , da  lui  medeiimo  fetitta  • 

Ora- 


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Bl  BLIOT.  Cl<  II. 


336  Della  Eloquenza 

Orazione  funerale  di  Frate  Giovanni  dalle  Armi , Mino- 
re oflervante , in  morte  di  Frate  Francefco  Panigarola 
Vefcovo  d’Afti . In  Firenze  per  Giovarmi  Antonio  Te- 
lia 1595.  in  40 

Delle  lodi  di  Filippo  Salviati , Orazione  di  Niccolò  Ar- 
righetti  Accademico  della  Crufca , cognominato  il 
Difcfo , da  lui  pubblicamente  recitata  in  cfl’a  Accade- 
mia . In  Firenze  per  Coftmo  Giunti  1A14.  in  40 

Meritò  poi  1 ’Arrigbetti  di  cfl'cr  giuftamente  jncor  egli  lodato  con  altra 
Orazione  da  Carle  Dal! . 

Orazione  funebre  in  lode  di  Bernardino  Baldi  da  Urbino 
Abate  diGuaftalla  , fatta  da  Marcantonio  Vergili  Bat- 
tiferri . In  Vrbino  per  sllejfandro  Corvini  16  fj.  in  40 

Il  Canonico  ( c dipoi  Arciprete  ) Crefcimbeni  in  tempo  della  fanta  memo- 
ria di  demente  XI.  fcriUc  diffufamcnre  la  Vita  del  Baldi,  rimalia  nella 
libreria  Albana . 

Orazione  del  Boriofo  Accademico  Filomàto  in  morte 
di  Francefco  Piccolomini , Filofofo  chiariflìmo . Sta 
eon  la  Narrazione  delle  fue  Efequie  , fatta  da  Domenico 
Mejchini  , e flampata  in  Siena  per  Salve tiro  Marebetti 
nel  itfoS.  in  40 

Orazione  funerale  dell'Accademico  Ardente  [ Scipione 
Buonanni  ] recitata  in  lode  del  Cavalier  Batifta  Gua- 
rnii nell’Accademia  degli  Umorifti . I»  Roma  per  Ja- 
eopo  Maf cardi  1 6 1 3 . in  40 

Se  eoe  da  se  la  Relazione  delT  Apparato  , feruti  'da  Vincenzio  Bario,  e 
ìlampata  in  Rema  dal  Mafcardi  itti J • in  quarto.  Ciano  Nido  Eritreo,  cioè 
Gianvittorio  de'  Roffi , nell’  Epiflola  x.  del  libro  il.  tra  quelle  a Diverfi 
ringrazia  Alefandro  Tafani  per  avere  inlieme  con  Monfignorc  Antonio 
J^uerengo , preferita  V Orazione  latina  di  eflo  Eritreo  in  morte  del  Guari- 
ti a quella  del  Buonanni , da  lui  con  anagramma  chiamato  Nabonnur  , 
liccome  per  Valfiantu  intefe  Cafpero  Salviani , gran  lodatore  dell’  Ora- 
zion  del  Buonanni.  Quella  deU'£ri/ree  c la  x.  tra  le  fue  XXII.  latine.  Il 
Cuarini  è da  lui  detto  Guerrinui  , e Guerini  da  Veleno  Nifielì  : nel  qual 
modo  i Provenzali,  e i Tofani,  particolarmente  Fiorentini,  per  proprie- 
tà di  dialetto  fcriilèro  Nerbona  , Loteringp  e Catelano  , per  Narbona  , 
Lot aringo  e Catalano,  e Tarerò  pure  o Lazzaro,  per  Lazaro  . Indi  all’op- 
pollo  , Sanefe  per  Senefe  ,fanza  per  fenza  , feàvatico  per  felvaggio  , o 
come  fuol  dirli  ancora  , fctvalico  : e Salveftro  per  Silvepro  . Ma  un  altro 
per  fare  la  Tamia  di  quelli  , ha  ridicolofamente  affettato  di  fcrivere  con 
nuova  eleganza  ,feudelario  , e non  feudatario  , come  fi  dee  fcrivere  , e 
fi  ferire  anche  dall'Accademia  della  Crufca , 

la 


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* Italiana-  337 

In  morte  di  Girolamo  Aleandro  , Orazione  di  Gafpero 
de  Simeonibus , detta  in  Roma  nell’Accademia  degli 
Umorifìi  ai  xxi.  di  Dicembre  1 631.  In  Parigi  per  Se- 
bajliano  Cramoisi  flampatore  del  Re  1 636.  in  40 

Monlìgnore  Ago  (Uno  Ma  fardi , il  quale  nella  Sapienza  di  Roma  lodò  pu. 
■ re  il  nodro  Aleandro  , mono  ai  ix.  di  Marzo  del  1619.  con  la  VI-  delle 
fue  Differtotioni  Romane  , (lampare  in  Parigi  dal  Cramoisi  nel  idjp.  in 
quarto  , dedicò  la  prefente  Orazione  a Prancefco  Auguflo  Tuono  , pri- 
mogenito di  Jacopo  Auguflo  lo  Storico  ( tanto  ammirato  dai  Prote- 
ftanrr)  e conigliere  e Segretario  de*  memoriali  del  Re  di  Francia  Lui- 
gi XIII-  il  qual  Francefco  Auguflo  dianzi  in  Roma  aven  converfato 
con  V Aleandro  : e quelli  prima  cITcndo  in  Parigi  col  Cardinal  Legato 
Apollolico  Francefco  Barberini , vi  avea  ricevute  grandi  onoranze  dai 
• principali  perfonaggi  , e fpecialmonte  dal  fuddetto  giovane  Tuono  , co- 
me dice  l’Orazione  . Ma  quelli  poi  nell’  anno  1041,  inlieme  cou  Arrigo 
Coifjier  <fEJfiat  Marcbefe  di  Cinqmart  (ù  fatto  decapitare  in  Lione  per 
aver  tralafciato  di  rivelare  una  congiura  , benché  Colo  in  parte  e legger- 
mente a lui  conlìdata  dal  Marcbefe  , e fortemente  dal  Tuono  fieflb  im- 
pugnata, la  quale  con  la  Spagna  crai!  ordita  di  Catione  Duca  d’Orleani , 
da  Federilo  Maurizio  Duca  ai  Buglione  e Principe  di  Sedano  , dal  Cinq- 
marj , e da  altri  • Però  fu  gran  ventura  di  entrambi  i condannati , che 
, con  animo  eroico  , e veramente  C ridiano  incontrailero  la  mone  • 

Delle  lodi  del  Commendatore  Caffiano  dal  Pozzo,  Orar 
zione  di  Carlo  Dati , In  Firenze  all'  infegua  della  Stel- 
la 1664.  in  40 

Oltre  a un  epigramma  di  Eeecblello  Spanemio  in  principio  , e al  ritratto  di 
Caffiano,  morto  in  Roma  ai  xxn.  Ottobre  idf  8.  vi  e un  albero,  fpartito 
in  diramazioni  o dadi  delle  Antichità  Romane  , fatte  difegnarc  per  cura 
fua  da  due  famofi  in  tal  profedione  , Niccoli  Puffino  e Pietro  Tefla,  e di- 
fpodc  in  tomi  x X I V . in  foglio  grande,  i quali  col  rimanente  dcU'inligne 
libreria  Puteana  pattarono  in  quella  del  fommo  Pontefice  Clemente  XI. 
Ultimamente  andò  in  dlfpcrCone  anche  il  mufeo  , ricco  di  medaglie  , 
particolarmente  di  uomini  illuAri  , edendov!  a gran  pena  rimali!  in  cafa 
Lanccllotli , crede  di  quella  del  Poca co , i ritratti  de’  Letterati  , amici  di 
Caffiano  , fopra  i qual!  Gabriel  Naudeo  fece  gli  epigrammi  , pubblicaci 
in  Roma  , 0 in  Parigi  con  le  (lampe  del  Cramoisi  : e sic  ancora  il 
litratto  di  Gafpero  Sdoppio,  di  cui  fu  ferino,  che  non  volle  mai  lafciarlt 
dipingere  ; ina  Burcardo  Gotteljflo  Stranio  poco  fa  ne  .diede  l’effigie  , 
prefa  nel  ttfoz.  nell’  etì  fua  giovanile  di  xx  vi.  anni  , e perciò  molto 
diverfa  da  quella  , di  cui  parliamo  • Lo  Sdoppio  mori  in  Padova  ai 
XIX.  Novembre  1649-  Al  Potuto  , in  propofito  di  quella  Orazione  , lì 
può  con  piena  giudizia  applicare  l’elogio  , ferino  da  Plinio  il  giovane 
lopra  Virginio  Rufo  , quando  Cornelio  Tacito , datogli  per  fucccflorc 
nel  Coofolato  , gli  fece  l’Orazion  funerale  ; bit  fufremut  felicitati  ejut 
cumulai  accefflt , laudator  eloquentijflmui  . Il  Dati,  rapito  dalle  virtù 

V»  di 


Bismot.  Ci. li- 


ti Mirrarlo  di  ritto- 
rio  Siri  tomo  II.  Uh, 
ni.  pag.  noi.  c/a 
inulti . 


Ada  lìteraria  tomo 
II.  Fofrie.  v. 

Jor.  Tì’ilìppt  Tomaji - 
ni  Gjnnafium  P.itti- 
vinam  libro  IV.  pdg, 
4*4- 

LibM.tpifl.t.nmm.(. 


W 


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jj8  Delia  Eloquenza 

B ni  t Cl  IL  d'  Ca/fano  (i  dimenticò  di  ninnerete  le  pagine  della  fua  lungi , ma  al- 

Bi»  ior.  c.  .11.  nettanto  egregia  Omu'm; . Qui  per  fine  potrebbe  , a ragione  di  com- 

pimento , aver  luogo  l'Orazione  di  Scipion  Bargigli  in  lode  delle  Acca- 
demie, poiché  tra  le  molte  difgraVie  dell’Italia  lì  annovera  ancor  quella 
di  veder  li  bello  iftiruto  di  cfercitare  la  Tana  eloquenza  volgare  e latina, 
andarfenc  quali  generalmente  in  dittilo  , non  lenza  gran  minaccia  al 
rimanente  delle  buone  arti  e nobili  difcipline  , le  quali  con  immortai 
gloria  tra  noi  fiorirono.  Piaccia  a Dio  , che  non  abbiamo  a dire  un 
giorno  anche  in  quello  , che  ci  rimane  : beufuimut  T na  1 

C A P O . V I 
Oratori  / acri  in  lingua  Italiana  . 

P Rediche  di  diverfì  illuftri  Teologi  , raccolte  da 
T ommafo  Porcacchi . In  Venezia  per  Giorgio  Ca- 
valli i $66.  Parte  \.  f folamente  ] in  8° 

Prediche  [ xv.  ] di  Girolamo  Seripando,  Arcivefcovo 
di  Salerno , e poi  Cardinale , e Legato  al  Concilio  di 
Trento,  fopra  il  fimbolo  degli  Apolidi,  dichiarato  co* 
fimboli  del  Concilio  Niceno,  e di  santo  Atauafio  • 
In  Venezia  al  fegno  della  Salamandra  in  40 

Non  ì lode  , che  non  li  debba  a quelle  poehe  , ma  gravi  e illruttive  Pre- 
diche , recitate  dal  Seripando  al  Tuo  popolo  di  Salerno  . Le  mifc  in  luce 
Marcello  fuo  nipote  , il  quale  nel  dedicarle  al  Cardinale  Marcantonio 
Amulio  , amico  ed  efecutore  teftamentario  del  Seripando  , per  cura  dr 
lui  promofio  al  Cardinalato  da  Pio  IV.  per  due  qualità  cfalta  V Amulio, 
I.  per  edere  (lato  maifempre  fautore  degli  uomini  dotti  , II.  per  aver 
nella  profpeta  e nell’  avverfa  fortuna  beneficati  gli  amici  • trancefco 
Maurolico  a lui  con  replicata  e diverta  lettera  dedicò  il  fuo  Martirolo- 
gio in  amendue  dedizioni,  in  quarto . e in  x vi.  . 

Prediche  di  Cornelio  Mudo , Minore  conventuale , e 
poi  Vcfcovodi  Bitonto , fatte  in  diverfi  tempi , e luo- 
ghi * la  Venezia  per  li  Giunti  1 j8i.  tomi  il.  in  40 

Prediche  quarefimali.  In  Venezia  per  li  Giunti 

ifpo.  in  40 

— — Prediche  non  più  Rampate  . In  Venezia  per  li 
Giunti.  1 ypo.  in  40 

■ Prediche  fopra  il  fimbolo  degli  Apoftoli.  In  Ve- 
nezia per  li  Giunti  1 $90.  in  40 

Ve  ne  fono  altre  edizioni  , Catte  prima  in  Venezia  dal  famofb  Gioliti . 

Pre- 


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Italiana  339 

Prediche  quarefimali  di  Francefco  Panigarola , Minore  bibuot.Ci.u. 
oflèrvante , e poi  Vefcovo  d’Afti . In  Roma  prejfo  St  e- 
fono  Paolini  i y 96 . tornì  il.  voi.  1.  in  40 
Prediche  di  Gabriel  Fiamma  Canonico  regolare  Late- 
ranefe,  e poi  Vefcovo  di  Chioggia.  In  Venezia  per 
Francefco  Sanefe  1 579.  in  8° 

Difcorfi  fopra  le  Pillole , e i Vangeli  di  tutto  l’an- 
no . In  Venezia  prejfo  il  Francefcbt  iy8o.  in  8° 

Prediche  , fatte  nel  Palazzo  Apoftolico  da  Girolamo 
Mautini  da  Narni  Cappuccino . In  Roma  nella  Stam- 
peria Vaticana  1632.  in  foglio  . E ivi  1639.  '«4° 

Quarefimale  di  Paolo  Segneri  della  Compagnia  di  Ge- 
sù . in  Firenze  per  Jacopo  Sabatini  1679.  in  foglio. 

Gli  autori  di  Prediche,  e di  Quarefimali , oltre  a quegli,  che  fi  fon 
mentovati  nel  libro  iti.  eflendó  in  grandiflìmo  numero  , fi  fono  ficchi 
quelli  pochi  , lenza  pregiudicio  degli  altri  . 

C A P O . V I I 

Oratori  Latini  volgarizzati . 

LE  Orazioni  di  M.  Tullio  Cicerone,  tradotte  da  Lo- 
dovico Dolce.  In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1361. 
tomi  ni.  I*  40 

- — Di  latine  fatte  Italiane,  e divife  per  li  generi  in 

Eiudiciali , deliberative,  e dimoftrative  [dal  Faulto  da 
ongiano  ] In  Vinegia  iyytf.  tomi  ni.  in  8° 

1,'alberoy  infrena  delio  fiampatore,  che  tacque  il  Aio  nome,  dinota  Lodovico 
Avarino  • Il  Faufto  in  fine  del  tomo  ili»  tratta  de*  Sefierzj,  e feguono  le 
Aie  Annotanioni  per  alfabeto  * dirette  ad  Anaflagìo  Monticoli  da  Udine 
Aio  amico  » al  quale  dì  conto  del  fuo  volgarizzamento  * c oltre  al  dedi- 
care quello  tomo  ili»  a Niccolò  Savorgnano,  rammemora  altri  Tuoi  ami- 
ci Udì  ne/i , particolarmente  "Jacopo  V alva forte  , e Floriano  Antonini  , 
gentiluomini  e letterati  cofpicui  di  Udine  * dove  cflo  Fau  fto  compofe  la 
Aia  operetta  delle  Nozze  di  varie  nazioni . Palefa  i nomi  di  quelli*  che 
l'ajutarono  a tradurre  le  dette  Orazioni  , c fono  Ottaviano  Tara  da  Mo- 
nopoli, Baftiano  Cavalli,  e Pietro  Renujfon  Prancefe . Lo  follccitarono  a 
pubblicarle  Antonio  Manta  da  Monopoli  , e Girolamo  Bianco  Mcdanefe 
- Frate  Servita*  confultato,  e ammirato  in  Piceni*,  dove  il  Fattilo  dimo- 
rava, come  oracolo  di  molta  e Tanta  dottrina  . Promette  un  opera  della 
Lingua ,e  un  Dizionario • Più  (otto  a capi  x i v.  fari  mentovato  di  nuovo. 

V v a Lo 


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* 


, 34°  Della  Blo  qjj  é n z a 

e;;;-,  ■ r',1 7 - — * Le  Filippiche  contra  Marcantonio , fatte  volgari 
per  Girolamo  Ragazzoni.  In  Vinegia  prejfo  Paolo  Ma- 
n u zio  i$$6.  in  40 

fl  Ragazzoni  , che  fu  difcepolo  di  Carlo  Sigonio  , fetide  ancora  un  breve 
. Conicutario  latino  , da  lui  dedicato  a VincenxJo  Ricci , uomo  dottia- 
mo , e fegretario  del  Confielio  di  X.  di  Venezia  , fopra  l'ordine  c la  fe- 
rie de’  tcmpijin  cui  furono  lcritte  le  Lettere  famigliati  di  Cicerone.  Erto 
' Ragazzoni,  Prelato  infìgne,  e famofo  nel  Concilio  di  Trento  , fu  amico 
di  san  Carlo  Borromeo  , c pieno  di  molti  e gran  meriti  con  la  fama  Sede 
Apoftolica  . Dal  fuo  Vcfcovado  di  Bergamo  , chiamato  a Roma  da  In- 
nocenz.o  IX.  e fermatovi  dal  fucceflorc  Clemente  Vili,  vi  mori  ai  v.  dt 
Marzo  ifpz.  fepolto  nel  Titolo  di  san  Marco,  dove  gli  fu  pollo  l'epitafio 
dal  Cardinal  Titolare  Agotlino  Faliero  fuo  amico  . I Ragazjconi , ora 
fpcnti  , furono  Conti  del  Cartello  di  tanto  Odorico  in  Friuli  , e aggregati 
al  nortro  generai  Parlamento  , dove  nell’  anno  iy8 1.  accollerò  in  un 
lóro  palagio  nella  nobil  Terra  di  Salile  , Maria  d'Aufìria  , figliuola  di 
Carlo  V.tmoglic  di  Martimigliano  II.  c madre  di  Ridolfo  II.  Impcradori, 
deftinata  dal  fratello  Filippo  II.  Re  di  Spagna  al  governo  di  Portogallo* 

Il  Panegirico  di  Plinio  a Trajano,  fatto  volgare  dal  C.  G. 
V.  M.  [ Cavalier  Girolamo  Ubaldino  Malavolti  ] 
Sanefe.  In  Roma  per  Bartotommeo  Zannati  1628.  in 

Fu  volgarizzato  ancora  interne  con  gli  altri  Panegirici  antichi  , e di  brevi 
. note  c medaglie  illurtrato,  col  tefto  latino  a rincontro  , da  Lorenza  Fa- 
tarole  Veneziano  , già  mio  amico  . L’edizione  il.  da  lui  riveduta,  fa 
■ fatta  in  Venezia  da  Niccolò  Pezzana  nel  17  ip.  in  ottavo  • 

C A P O . V I I I. 

Oratori  Greci  volgarizzati . 

DUe  Orazioni,  una  di  Efchine  contra  Tcfifontc, 
l’altra  di  Demoftene  a fua  difefa , di  Greco  in  vol- 
gare nuovamente  tradotte  per  un  Gentiluomo  Fio- 
rentino. In  Vinegia  prejfo  i figliuoli  d'Aldo  1554. 
in  8° 

Orazione  di  Demoftene  contra  la  legge  di  Lettine  , la 
quale  togliea  via  tutte  Perenzioni . In  Vinegia  prejfo 
• * figliuoli  di  Aldo  15  j j.  in  8°  fenza  traduttore . 

• Undici  Filippiche  con  una  lettera  di  Filippo  agli 

Ateniefi,  dichiarate  in  lingua  Tofcana  da  Felice  Fi- 
gliucci . In  Roma  per  Vincenzio  Valgrift  1550.  in  8° 

• Tutte 


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f 

i 


Italiana  341 

Tutte  le  Orazioni  d’Ifocrate,  tradotte  in  lingua  Italia-  biauot.  Ct.  ir. 
na  da  Pietro  Carrario . In  Vinegia  per  Michel  Tra- 
mezzina  15  j //;  8° 

Orazione  di  Galeno  , nella  quale  fi  efortano  i giovani 
alla  cognizione  delle  buone  arti , tradotta  per  Lodo- 
vico  Dolce  . In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1 548.  in  1 20 
Orazioni  militari  raccolte  da  Remigio  Fiorentino  da 
tutti  gli  Storici  Greci  e latini , antichi  e moderni . 

In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1560.  in  40  edizione  il.  ac- 
crejciuta . 

r Orazioni  in  materia  civile  e criminale  , tratte  da- 

gli Storici  Greci  e latini , antichi  e moderni , raccol- 
te e tradotte  per  Remigio  Fiorentino . In  Vinegia-» 
prejfo  il  Giolito  15^1.  in  40 

C A P O . I X 
Oratori  / acri  Greci  volgarizzati » 

LE  Prediche  [ xxiv.]  del  gran  Bafilio  Arcivefcovo  di 
Cefarea  di  Cappadocia  , già  raccolte  da’  Tuoi  fcritti 
per  Simone,  Maeftro  e Camarlingo  del  facro  Palagio, 
e ora  nuovamente  trafportate  nella  Tofcana  favella  da 
Giulio  Ballino . In  Venezia  per  Gio.  Andrea  Valvajfori 
1 ;66.  in  8° 

Sermoni  di  Sant’  Efrem , tradotti  di  Greco  in  latino  da 
Ambrogio  Camaldolefe,  e in  Italiano  da  Lodovico 
degli  Orcinuovi,  Canonico  regolare . In  Vinegia  al 
fegno  del  Pozzo  1545.  in  8° 

Due  Orazioni  di  Gregorio  Nazianzeno  Teologo , in  una 
. delle  quali  fi  tratta  quel  che  fia  Vefcovado , e quali 
debbano  eflere  i Vefcovi  » nell’altra  dell’amore  verfo 
i poveri  : e il  primo  Sermone  di  san  Cecilio  Cipriano 
fopra  l’elemofina  , fatte  in  lingua  Tofcana  dal  Com- 
mendatore Annibai  Caro.  In  Vinegia  prejfo  Aldo 
Manuzio  1569.  in  40 

C'iambatìfLa _Caro  nel  dedicare  quella  opera  del  Zio,  tre  anni foli  dopo  efl'ct 
lui  morto  , al  Cardinal  Vicccancellìcre  Ale  (fandrar  Farne Je  , dice  , che  il 
detto  ilio  Zio  fece  quefto  YoUjaiuuoifnt©  <*  re^uìjirjonf  di  Papa  Mar- 
cel- 


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34?  Della  Eioqverza 

— ; — y ■ cello  II.  allora  Cardinale  di  tanta  Croce  , benché  il  Commendatore  foflè 

0111.10  r. Ci-  XI.  totalmente  occupato  , e del  continuo  in  fervigio  di  Czf»  Farncfe  , alla 

3uale  avea  dedicato  l'ingegno  e la  per  fona  . In  Tatti  egli  morì  nel  palagio 
ella  Cancelleria  in  Corte  del  Cardinale , che  gli  crcfTc  ancora  il  depo- 
rto nell’  aggiunta  Tua  Diaconia  , o Titolo  di  san  Lorenzo  in  Damale  : il 
che  fia  detto  per  confondere  l’intpoftura  del  novello  Avvocato  del  Ca- 
lici vetro  , il  quale  ha  finto  e fpacciato  , che  il  Caro  in  grazia  del  Caj}  ri- 
vetto , uomo  al  Tuo  dire  , innocente  , e perseguitalo  da  Cafa  farntje  , e 
dal  fante  V/icit  a rcquifizionc  del  Caro , dipoi  cadefi'c  in  dilgrazia  , 
reftando  privo  del  gloriofo  carattere  di  attuai  fcrvidore  di  quel  gran 
Cardinale  . Il  giovane  Caro  quali  replica  le  medefime  cofe  nel  dedicare 
al  Duca  Alejfandro  le  feguenti  Rjme  del  Zio,  della  cui  lunga  ferviti!  con 
la  cafa  farnefe  egli  chiama  fe  Hello  erede , c JucceJfore  . Ma  fe  piima  il 
Zio  (leflo  ne  era  flato  diferedato,  come  mai  il  nipote  poteva  efleme  erede 
per [uccejpone  ? Altri  particolari , ugualmente  grazio!!,  udiremo  più  ol- 
tre e del  Caro,  e della  gran  religione  e innocenza  del  buon  Caflelvetro . 

Sermoni  di  san  Giovanni  Climaco,  tradotti  da  Pier  Ma- 
rinelli . In  Venezia  prejfo  Pier  Bertano  i6o-j.  in  8° 

C A P O . X 

Oratori  j acri  latini  volgarizzati . 

I Sermoni  di  san  Leon  Papa  , volgarizzati  da  Gabriel 
Forefto  da  Brefcia  . In  Vinegta  al  fegno  della  Speran- 
za i J47.  in  8° 

Furono  affai  prima  volgarizzati  da  Filippo  Corfini , e Rampati  in  Firenze 
nel  1485*  in  quarto  » lenza  nome  di  Campatole  • 

Omelie  di  san  Gregorio  Papa  fopra  gli  Evangeli . In 
Vtnegia  per  Francefco  Bindoui  1 S43.  in  8°  Jcttza  tra- 
duttore . 

Sermoni  di  san  Bernardo , ridotti  in  lingua  Tofcana . 
In  Firenze  per  Lorenzo  Margiani  14 p j.  in  40  Jenza  tra- 
duttore . 

— — Sermoni  fopra  le  folennità  di  tutto  l’anno  ( tra- 
dotti da  Giovanni  da  Tuflìgnano  Vefcovo  di  Ferrara) 
In  yinegia  al  fegno  della  Speranza  iyyS.i//  8° 
Sermoni  di  santo  Agoftino  , e di  altri  cattolici  ed  anti- 
chi Dottori , utili  alla  falute  dell’  anime  , mefiì  infie- 
me  , e fatti  volgari  da  Monfignor  Galeazzo  [ Fiori- 
monte  ] Vefcovo  di  Sella . In  fritte  già  prejfo  il  Giolito 
li  $6.  libro  primo  it]  40 

Ivi 


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34? 


Italiana 


— — Ivi  prejjo  il  Giolito  if6j.  in  40 

Ivi  ptejjb  il  San  favino  i$6$.  in  40 

- — Libroil.  con  alcune  Omelie  del  Florimonte.  la 
Vinegia  per  Girolamo  Scotto  1 564.  in  40 
Libroni,  di  altri  fcrittori,  fatti  volgari  da  Raf- 
faello Caftrucci  monaco  della  Badia  di  Firenze  a imi- 
tazione di  Monfìgnor  Galeazzo  Vefcovo  di  Scila . In 
Firenze  per  li  Giunti  1 772.  in  40 

Libro  iv.  di  altri  Sermoni , tradotti  in  lingua  To- 

fcana  per  Serafino  Fiorentino , monaco  della  Badia 
di  Firenze . In  Firenze  per  li  Giunti  1572.  in  40 


U celebre  Florimonte  Vefcovo  di  Aquino  , e poi  di  Seffa  , con  fua  lettera  , 
ferina  in  Roma  ai  X.  Luglio  tjfi.  dedica  il  libro , oiomot . di  qucfti 
Sermoni  al  gran  Cardinal  Marcello  Cervini , che  fu  poi  Papa  Marcello  U. 
per  foli  XX  11.  giorni:  il  quale  gli  avea  impollo  di  volgarizzargli*  fieco- 
me  al  Caro  fece  mede  lì inamente  volgarizzare  le  Orazioni * addotte  di  fo- 
pta  . Dice  il  Florimonte  che  il  Cervini  cllcndo  in  Bologna  Legato  al 
Concilio  , trasferito  da  Trento  In  quella  città  , venne  più  volte  a ragio- 
nare in  pubblico  e in  privato  delle  provviGoni  da  far  fi  in  Ialine  e profit- 
to del  popolo  Criitiano  ; e che  fu  parer  fuo  e dell’altro  Legato  del  Motor 
te,  dipoi  Giulio  III.  e di  molti  Prelati*  che  fi  facefle  un  libro  volgare  di 
Ragionamenti fpirituali  per  ufo  privato  de’  laici*  e de’  padri  di  famiglia* 
e ancora  de*  Preti  e Frati*  che  non  intendeano  il  latino;  ma  che  poi  ahro 
non  fé  ne  fece  * perchè  il  Concilio  nota  ebbe  il  fuo  compimento  in  Bolo- 
gna . Soggiunge  però  , che  egli  trovatoli  in  villa  con  l’Arcivefcovo  Lo- 
dovico Beccadello  Nuntio  Apoflolico  in  Venezia  * c femprc  penfando  al 
frutto,  che  da  operatale  farebbe  feguito  * egli  fi  mife  a volgarizzare  da 
cento  Sermoni  di  santo  Agofiino  , e di  altri  Dottori  : i quali  Sermoni  a lui 
parvero  più  atti  a indurre  l’uomo  all’  amore  e al  timor  di  Dio  . Che  in 
più  volte  gli  mandò  a Roma  , e a Gubbio  al  Cardinal  Cervini  * il  quale 
non  meno , che  il  Cardinal  Reginaldo  Polo  * avendogli  uditi  leggere  alla 
fùa  menfa  , efartó  il  Florimonte  a comunicargli  al  popolo  Criitiano  * 
ficcome  poi  fece  . 

Dalla  lettera  , che  Raffaello  Cattrucct ptepofe  al  tomo  III.  abbiamo  , che 
Caleatuco  fu  medico  * ficcome  a que*  tempi  il  fu  ancora  il  Cardinal  Fin- 
cenno  Lauro  Vefcovo  di  Mondovì  ; e che  eflo  Caleauco  prima  di  efl'er 
fatto  Vefcovo  di  Aquino  da  Paolo  III.  frequentava  la  Badia  di  Monte- 
cafino  in  tempo  * che  traduceva  gli  accennati  Sermoni  per  comando  del 
Cardinal  Cervini  e-  degli  altri  Prelati  *.  che  fi  trovavano  in  Bologna  , 

I quali  per  utilità  de*  Preti  e de’ Frati  poco  periti  di  lingua  latina  * cosi 
determinarono  * perchè  più  facilmente  con  quello  ajutopoteflero  efor- 
rare  e predicare  nelle  parrochie  - Che  il  Florimonte  particolarmente 
cercava  ì Sermoni  * che  trattavano  de’  tuoni  coltami  » delle  opere  di  ca- 
rini * c che  riprendeano  i vite] ..  Che  la  fua  fatica  avea  fatto  pan  fruii* 
per  tutta  F Italia  * ed  era  Hata  ricevuta  allegramente  , e con  defiderio  *. 
imitatele  per fonc  fpirituali:  la  qual  colà  avvenendo  il  Caffeucci»  6 era 

polis 


\ 


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Sto  hot.  Cl.II. 


344  Della  EloqjjeKza 

porto  i imitare  il  Florimonte  con  fune  una  nuova  fcelta  J mi  eh*  t (Ten- 
do gii  vecchio  , nè  dopo  il  tomo  III.  potendo  tradurne  altri , fece 
ftampare  il  tomo  i v.  de'  Sermoni , volgarizzati  dal  Padre  Don  Serafino 
da  Firenze . Gli  Scrittori  delle  cole  del  Concilio  di  Trento  non  ebbero 
contezza  di  quelli  particolari  . 


C A P O . X I 


Deir  uficio  di  fcriver  lettere . 

DEI  Segretario  di  Francefco  Sanfovioo  libri  vii.  con 
molte  lettere  di  Principi , e a Principi . In  Vene- 
zia per  Cornelio  Arrivatene  1584.  in  8° 

Il  Segretario , Dialogo  di  Batifta  Guarini , nel  quale  non 
folo  fi  tratta  dell’ uficio  del  Segretario , e del  modo 
di  compor  lettere , ma  fono  fparfi  molti  concetti , alla 
/etorica , loica , morale , e politica  pertinenti . In  Ve- 
nezia preffb  Roberto  Mejetti  1600.  in  40 

Qui  Tono  introdotti  a parlare  di  cofe  irtruttive  quattro  gentiluomini  Ve- 
neziani , Girolamo  Zeno  , tartan  Venterò  , Jacopo  Comarini  , c Fran- 
F, ir.  i£o.  cefeo  Morofini . Mortrandoli  in  un  luogo  , che  i legifìi  , come  tali , non 

fono  atti  a bene  fcrivere  ,n<  1 trattar  negozj  imporranti,  t’intendono  ì 
puri  legtfii forenfi,  e contenziofi , e non  i Gtureconfulii,  degni  di  tal  nome, 

1 quali , come  verfati-  nella  interiore  giurifprudenza  , ed  efperti  ancora 
nel  diritto  pubblico  , e pieni  di  ottime  cognizioni , fono  atti  fopra  gli 
altri  a maneggiar  le  materie  gravi  , e gli  affari  più  rilevanti  : e quelli , 
benché  in  numero  veramente  non  corrifpondano  a gli  altri  , pure  non 
mancano  . 

Del  Buon  Segretario  libri  iti.  di  Angelo  Ingegneri . In 
Roma  per  Guglielmo  Facciotto  1 y $4.  in  40 

L'  Ingegneri , che  fu  Veneziano  , e per  quella  e per  altre  fue  opere  chia- 
ro , dedica  il  libro  , nobilmente  ftampato  , ai  Cardinal  Cintio  Aldo- 
brandini , di  cui  fu  Segretario  : e 1’  amico  Torquato  T afro  con  un  So- 
netto loda  l’autore  , il  litro  , e ’1  Cardinale  . 

Il  Segretario  di  Torquato  Tallo . In  Venezia  per  Jacopo 
Vincenzi  1588.  Partili,  in  8° 

■ E nel  tomo  11I.  delle  fue  Opere,  ftampate  in  Firen- 

ze pag.  1 s 9. 

Trattato  del  Segretario  di  Tommafo  Collo . In  Napoli 
[ per  Coflantino  Vitale 1 1604.  in  8° 

Del 


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Italiana  545 

Del  Segretario  di  Panfilo  Pertico  libri  iv.  In  Venezia  BlaLIOT.  Culi. 
per  Damian  Zenaro  1610.  in  40 

Edizione  bella  , e da  lui  dedicata  al  Cardinale  Alejfandro  Or/ìnì  , fratello 
del  Duca  di  Bracciano  , del  quale  il  Perfìco  fu  Segretario  in  Firenze  , 
come  dice  egli  Bello  nel  dedicare  al  Cardinal  Carlo  de'  Medici  il  Dia- 
logo della  Volgar  lingua  del  fuo  concittadino  Pierio  Valeriano  , da  me 
collocato  di  fopra  nella  dalle  l.  cap.  1. 


L’Idea  del  Segretario  di  Bartolomeo  Zucclii  Gentiluo- 
mo di  Monza  , città  Imperiale,  rapprefentata  in  un 
trattato  dell'  Imitazione,  c in  lettere  di  eccellentifiì- 
mi  fcrittori . in  Venezia  preflu  Fier  Dupnelli  1514. 
Farti  v.  tomi  il.  in  40  edizione  iv. 


Gran  parte  di  quelle  lettere  fon  prefe  da  altre  raccolte  ,•  e qui  in  nuovi  or- 
dini c dadi  difpofie  . La  città  di  Monica  fu  detta  in  latino  con  più  nomi, 
il  più  comune  de’  qual?  c il  più  ricevuto  fi  è Modoetia  . In  Tojcano  an- 
tico j e anche  iu  latìnobarharo  fi  difìc  Monda  , e poi  Monica  , giufla  la 
pronuncia  Lombarda  3 fecondo  la  quale  fi  ferirti  ancora  Alicatui  per 
jilciatui  3 Gontdca  , e poi  Gonicaga  , per  Gonciàca  , di  che  non  ferve 
portar  le  giuftificazioni  3 perche  fi  parla  di  cofa  chiara  . Parimente  ia 
qualche  libro  latino  di  Lilio  Giraldi  fi  vede  Rampato  Ziralduj  per  Gy- 
raldus  . Taluno  con  finezza  particolare  in  cognizione  di  lingue  , fcrifl'e 
Francia 3 e altri  Franica  alla  Lombarda  per  Francia  : cofa  piacevole  do- 
po fidato  dal  confenfo  universale  il  vero  modo  di  parlare  , c di  fcrivere 
in  quella  lingua  . Nella  Bajilica  del  Batifla  in  Monica  fi  ferba  la  famola 
Corona  di  ferro  , la  quale  , benché  interamente  fia  tutta  d’ero  , nientedi- 
meno mai  non  fu  detta  aureay  nè  d'oro  t ma  femore  ferrea , o del  ferro  da 
Un  cerchietto  o lamina  appunto  di  ferro  t la  quale  , formata  di  un  chiodo 
di  quelli  di  Nortro  Signor  Gesù  Crirto  , fi  fende  in  giro  nella  parte  in- 
teriore di  erta  Corona  d'oro  , da  me  propugnata  con  una  Disertatone 
contro  all’ardire  di  chi  mendicando  lenza  alcuna  verecondia  tutte  le 
eccafioni,  anche  mercenarie , di  far  quello,  che  non  dovrebbe,  fi  fa  glo- 
ria fimi! mente  di  opporli  con  pubbliche  Rampe  ai  piu  venerandi  c fo- 
lenni  decreti , promulgati  da  qucRa  /anta  Romana  Chiefa  contra  i fuol 
folli  divilamcnti  in  materia  si  delicata  3 quale  fi  c il  culto  di  reliquie 
della  Palfione  di  CriRo  , e de*  Santi . La  Dijfertatone  fu  cl’prcrtamente 
comporta  per  la  / aera  Congregatone  de’  Riti  3a  cui  fu  dedicata  dall’uno 
e dall’altro  numerofo  Clero  , dai  magirtrati  3 e dai  cittadini  di  Monica  , 
con  uficj  ancora  in  nome  dell’  Impcrador  Carlo  VI.  benché  gli  uficj  fie- 
ro inutili  dove  non  può  entrare  l’arbitrio  . Indi  col  voto  uniforme  di 
xvi.  Lminentillimi  Cardinali  3 c per  decreto  , dipoi  confermato  dal 
fommo  Pontefice  clemente  XI.  fu  r Rituita  la  detta  Corona  all'antico 
fuo  culto  e venerazione  . Nel  libro  fi  difende  ancora  il  Zuccki 


( per 


ancora 

«ui  lode  barta  dire,  che  fu  3mico  del  Raromo  ; come  fi  vedrà  nella  nuo 
va  editorie  contro  a chi  per  fuoi  fini  particolari  non  la  fcrivere  fenza 
Romachevole  profufionc  di  lodi  , o difprezzi  , che  vuol  dire  fenza 
fctlipolo  di  mentire  . 

CA* 


PtrgAmiel  Lettere 
pog.  a 6 6. 


Xx 


Siiiiot.  Cu  II. 


j4 6 Della  Eloquenza 

CAPO  . XII 

Lettere  Italiane . 

LEttere  volgari  di  diverfi  nobiliflìmi  uomini  edec- 
cellentiffimi  ingegni , fcritte  in  diverfe  materie , li- 
bro i.  [ raccolto  da  Paolo  Manuzio  ] In  Vinegia  in 
cafa  de'  figliuoli  d' sfido  i J42.  in  8° 

1 ’aolo  dedica  a Federigo  Badoaro  , c a Domenico  gemerò  quelle  lettere , co- 
me un  esemplare  di  Tana  eloquenza  Italiana  . 

Libro  il.  In  Vinegia  nelle  cafe  de' figliuoli  d' Aldo 

' 1548.  in  8° 

Antonio  Manutdo  fratello  di  Paolo  dedicando  il  prefente  libro  li.  a Paolo 
Trono  , afferma  di  aver  con  gran  fatica  feelte  quelle  Lettere  , c di  man- 
darle in  luce  a comune  utilità  , acciocché  quelli  , che  non  poffono  fcriverc 
in  latino  , con  l'efempio  di  tanti  nobili  ingegni  ferivano,  fecondocbè  oc- 
correrà , i loro  concetti  in  volgare  , e quelli  , che  pojfeggono  la  lingua  Ro- 
mana , l'accompagnino  con  quella  . Vtn'è  altra  eduzione  di  libri  IV. 
del  iftìo. 

Lettere  di  diverfi  eccellentiffìmi  uomini , raccolte  [ da 
Lodovico  Dolce]  In  Vinegia  preffa  il  Giolito  15*4.  in  8° 
Delle  Lettere  di  xiu.  uomini  illuftri  [ raccolte  da  Dio- 
nigi Atanagi]  libri  xm.  In  Roma  per  Valerio  Dorico 
1 j 54.  in  8°  edizione  1. 

L’ Atanagi , che  fu  da  Cagli  , e cittadino  Romano , come  dice  il  Bceve  di 
Giulio  IH.  pollo  in  principio,  dedica  il  libro  al  Cardinal  d'Urbino  Giu- 
lio della  Rovere . Giambaufta  Palatino  nel  fuo  libro  del  modo  di  [crivere 
mette  1* Atanagi  con  Girolamo  Rufcelli , con  Trifone  Bendo  , e con  altri 
periti  di  cifre  . A quella  edizione  de U' Atanagi  l'infame  apollata  Verge- 
rlo fece  le  fue  indille  , c del  pari  indegne  note  , col  titolo  di  Giudicio  al- 
trove da  me  rammentate  . Le  mededme  Lettere  poi,  ridotte  a libri  X v. 
furono  riliampate  in  Venezia  da  Francefco  Lorentdni  da  Torino  nel 
lido,  in  ottavo  , e dedicate  a Tommafo  Marini  Marcbefe  di  Cafalmag- 
giore  . Manca  il  nome  dell’  autor  della  lettera  dedicatoria  , data  in  Ve- 
nezia ai  vii.  di  Giugno  i?fS.  ma  quelli  è il  Rufcelli , perche  vi  nomina 
1 fuoi  proniclli  Comentarj  della  lingua  Italiana  . Il  Porcaccbi  ne  fece  al- 
tra edizione  in  libri  x vii.  che  è la  più  copiofa  di  tutte  , in  Vinegia  per 
Giorgio  Cavalli  if  dj.  in  ottavo  : e ve  n’è  anche  un  altra  , ivi  pur  fatta 
da  Giammaria  Bonetti  157I.  in  ottavo  . 

Nuova  fcelta  di  lettere  di  diverfi  nobiliflìmi  uomini  in 
diverfe  materie  [ libri  iv.  ] con  undifeorfo  della  co- 
modità dello  fcrivere  di  Bernardino  Pino  da  Cagli- 
Iti  Vinegia  1574.  in  8°  Jenza  ftampatore . 

L'infcgna  c di  A orna  armaci  con  la  Lupa  , che  allatta  Romolo  e Remo 


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Italiana  547 

Lettere  di  Principi , le  quali , o fi  fcrivono  da  Principi , uTÈVior.  et.  11, 
o a Principi , o ragionano  di  Principi , libro  primo 
nuovamente  mandato  in  luce  da  Girolamo  Rufcelli . 

All’  Illuftriflimo  e Reverendiflimo  Cardinal  Carlo 

' Borromeo  . In  Venezia  preffò  Giordano  Ziletti  al  J'e- 
gno  della  J iella  ig6ì.  in  40  edizione  1. 

11  Rufcelli  nella  dedicatoria  a san  Curio  difcorre  del  Tuo  volgarizzamento 
della  Geografi*  di  Tolommeo , pubblicato  l'anno  paflato  M 6 1 . In  Pene- 
z ja  preffo  t'incenz.io  V ahrì fi  in  quarto,  e da  lui  dedicato  allTmpctador 
■f  ordinando  I.  Qui  non  lari  forfè  mal  fatto  il  notare  alquante  cofe  in- 
torno alle  varie  edizioni  del  corpo  di  quelle  Lettere  de’  Principi . La  let- 
tera I.  di  quello  litro,  o tomo  !•  e ferina  al  Pontefice  Leon  X.  dal  Cardi- 
nal Gaetano  da  l'io  , e l'ultima  c di  Aurelio  Porcelaga  a t'incenz.io  Gon- 
zaga Prior  di  Barletta  . Dopo  morto  il  Rufcelli , nelle  feguenti  edizioni 
di  quelle  Lettere  , già  tutte  ferine  fopra  negozj  importanti , non  fenza 
molta  ingratitudine  fu  tolto  via  dal  frontifpizio  il  nome  di  lui , che  ne 
fu  il  primo  raccoglitore  , ficcome  egli  attcfla  parimente  nel  corpo  della 
lettera  a san  Carlo  . In  oltre  li  pafsò  nelle  feguenti  edizioni  a turbar 
l’ordine  delle  Lettere  » da  lui  tenuto  in  quella  prima  , e fua  propria  » 
nella  quale  perciò  niuno  » fuor  di  lui  foto  » avea  ragion  di  por  mano» 

Ora  profeguiamo  a dilporre  V edizioni  di  quello  » c degli  altri  tomi  . 

— Tomo  i.  In  Venezia  per  Giordano  Ziletti  i$6 4. 
in  40  edizione  il. 

Il  Ziletti  nella  prefazione  avvertirne  rutiliti  principale  di  quelle  lettere 
per  la  cognizion  deW  Ifiorie  , ani  molto  più  vere  e più  chiare  , che  non 
fono  nel  Giovio  , e nel  Guicciardino  , e in  altri  molti  fcrittori  de’  tempi 
no  fi  ri . Soggiunge  il  Ziletti,  che  le  prefenti  lettere  fi  fono  avute  la 
maggior  parte  proprie  e vere  originali  : e dice  bene»  perche  io  ne  ho 
trovate  parecchie  in  un  Regifìro  del  Signor  Marcbefe  Capponi,  tfafcritto 
da  perfona  accurata  in  Affifi  , e in  Perugia  nel  rj7f.  e 1578.  dagli  origi- 
nali di  propria  mano  del  Sanga  fegretario  di  Clemente  VII.  e da  copie  , 
dettate  da  Jacopo  Salvimi , cognato  di  Leon  X.  e pallate  in  mano  di  Tri- 
fon  Bendo  d’Afpfi , fegretario  della  cifra  , e rinomato  pet  entro  gli 
ferirti  d'uomini  illullri  • Segue  la  dedicatoria  del  Rufcelli  a san  Carlo 
con  le  note  qua  e là  fparfe  di  carattere  tondo  per  entro  il  corpo  del  li- 
bro » che  è di  corfivo , come  nell’antecedente  prima  edizione  . La  let- 
tera r.  è del  Cardinal  Beffarìone  a Crilloforo  Moro  Doge  di  Venezia  » 
c finifee  con  quella  del  Porcelaga  . 

• Tomo  1.  In  Venezia  per  Giordano  Ziletti  i f 70. 
in  40  edizione  11 1. 

Con  la  prefazione  del  Ziletti  , con  la  lettera  del  Rufcelli  a san  Carlo  , e in 
principio  con  una  tavola  de*  nomi  di  quelli»  che  lcrivono»  e a quali  fono 
fcritte  le  prefenti  Lettere  » c con  un  Jommario  di  quello  » che  in  lor  fi 

X x a con-. 


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$48  Della  Elo qji e n z a 

a~tr>_  r contiene.  La  lettera  i.  c quella  del  Cardinal  Beffartene  al  Doge  Cri* 

• CI»  il.  ftoforo  yWbro  . 1 1 Zittiti  dichiara  di  non  avere  aggiunto  nulla  a quanta 

Aava  nella  edizione  i.  Finifcc  con  un  difeorfo  anonimo  l'opra  la  Vita 
d’Auguflo  j prefo  dal  libro  I.  deli’IAoria  di  Tacito  . 

Tomo  i.  In  Venezia  per  Francefco  Toldi  1 573.  in 

Edizione  Umile  all’antecedente  con  la  lettera  del  Rufcelli  a tan  Carlo  di 
carattere  tondo , e con  tutto  il  rimanente  del  libro*  comprcfevi  anche  le 
note  > di  corfivo  . 

— Tomo  1.  In  Venezia  per  Francefco  Ziletti  1381. 
in  40 

Il  Ziletii  dedica  il  libro  a Carlo  Emanuel  Duca  di  Savoja * fenza  la  lettera 
del  Rufcelli  a san  Carlo  , e fenza  il  fommario  in  principio  , il  quale  In 
quella  e nelle  feguenti  edizioni  c ridotto  in  ciafcun  tomo  a fempliee  e 
puro  indice  de*  nomi  , e con  le  note  per  entro  il  corpo  del  libro  di  carat- 
tere tondo  . Comincia  dalla  lettera  del  Soldano  ai  Babilonia  al  Re  di 
Cipria  e finifcc  con  una  di  Girolamo  Negri  a Marcantonio  Michele  • " ’ 

— Tomo  il.  In  Venezia  per  Francefco  Ziletti  1 $7^ 
in  40  fenza  prefazione  , fommario  , e note  . 

Il  Ziletti  Io  dedica  a Emanuel  Filiberto  Duca  di  Savoja . Comincia  da  un* 
ietterà  di  Loremco  de’  Medici  alla  Signoria  di  Firenze  , e finifcc  con  al- 
tra di  Girolamo  Diedo  a Marcantonio  Barbaro  Bailo  in  Coftantinopoli  * 
fopra  l’armata  de’  Turchi  , rotta  da’  CriAiani  nel  if7r.  * 

Tomo  il.  In  Venezia  per  Francefco  Ziletti  1571, 

in  40 

Il  libro  comincia  da  uni  lettera  di  Lodovico  Canoffa  Vcfcovo  di  Bajufa 
a Francefco  I.  Re  di  Francia  * e finifcc  con  una  di  Giambatifla  Sanga  al 
Duca  Alejfandro  de’  Medici . Nel  reAo  è limile  all’antecedente  * 

**—  Tomo  il.  In  Venezia prejfo  Giordano  Ziletti  1581. 
in  40  Jtmile  all * antecedente  . 

— - Tomo  ni.  In  Venezia  per  Giordano  Ziletti  1177, 
in  40 

Comincia  dalla  lettera  I.  di  Lorcnx.0  de’  Medici  alla  Signoria  di  Firenze  ) 
c finifee  con  quella  del  Diedo  al  Barbaro  . 

'Tomo  ni.  In  Venezia  per  Giordano  Ziletti  1577* 

in  40 

Con  la  dedicatoria  del  Ziletti  a Luigi  Michele  , Comincia  da  lettere  ▼. 
fcrittc  da  Orvieto,  cioc  Orvieto  , nel  ijz8.  a Paolo  Crefcenz.io  Nnncio 
ApoAoiico  prefl'o  Odetto  di  fatarti  Generale  de’  f ranccJi  in  Napoli  * 

dopo 


\ 


) 


Italiana  $49 

dopo  la  liberatone  del  Pontefice  Clemente  VII.  a (Tediai©  In  Oaflel  San- 
tangclo  . Finifce  con  una  di  Antonio  Ttepolo  , ferina  da  Coflantinopoli 
a Stipici 1 Cofianx.o  . Poi  feque  la  Relarione  di  Gabrio  Serbcllone  della 
prefa  di  Tunili  , dedicata  cfa  Orario  TofcaneUa  a Giantommafo  Coflanio 
Colonnello  de’  Veneziani  e Governatore  della  nuova  Fortezza  di 
Cor/ù  . 

• Tomo  ni.  In  Venezia  per  Giordano  Ziletti  ip8i. 

in  40 

Dedicato  a Luigi  Michele  . Comincia  da  una  lettera  del  Pretefanni  a Cle- 
mente VII.  e tinifee  con  altra  di  Agoftino  t'alierò  Vcfcovo  di  Verona  a 
un  Fofcarini . Il  corpo  di  quelle  Lettere,  a cui  manca  una  tavola  copiof» 
delle  materie  , non  li  trova  in  alcuna  di  tante  edizioni , tutto  inlicme 
Rampato  in  un  anno  , fuorché  in  quella  ultima  del  ij8r.  e perciò  chi  le 
cita  > bil'ogna  , che  li  compiaccia  Tempre  di  efprimerne  Vedirione . 

Il  Rufctlli  , primo  raccoglitore  , neH'cfl'cr  fuo  , fu  benemerito  della  lette- 
ratura Italiana  per  tante  opere  , che  mife  alle  (lampe  ; laonde  farebbe 
degno  di  molta  lode  chi , di  tutte  bene  iflruito  , ne  forraaflc  una  piena» 
t ben  ragionata  ricognizione  . Marcantonio  Poppa  nella  prefarione  al 
Dialogo  di  Torquato  Tajfo  , intitolato  il  Mintumo  , in  cui  tratta  della 
Belle  caca  , parla  con  poca  (lima  del  Ruscelli , mifurando  il  merito  fuo 
dal  Rimario  » e da  qualche  piccola  fua  raccolta  , di  brevi  note  fornita 
( cofc  nientedimeno  > che  hanno  il  lor  pregio  ) onde  il  Poppa  moflra  di 
credere  , che  Torquato  in  quel  fuo  Dialogo  non  abbia  feriamente  intro- 
dotto il  Ruf celli  a parlare  con  quel  Prelato  . Ma  il  Tufo  , anche  lènza  lo 
fue  particolari  obbligazioni  al  Rufcelli , gii  allora  palmo  di  quella  vita» 
non  fu  capace  di  tanto  , eflendo  perfona  leale  , e non  lima  . E poi  , 
quanto  al  Miniamo  , quelli  dedicò  al  Rufcelli  il  fuo  libro  latino  de 
Poeta  , (lampato  in  Veneria  da  Francefco  Rampanetto  nel  ijf  9.  in  quar- 
to : e di  più  Bernardo  il  Padre  di  Torquato  nel  tomo  il.  delle  fuc  Let- 
tere con  illima  particolare  ne  fetide  parecchie  al  Rufcelli  : e quelli  no 
fece  una  aliai  lunga  al  Re  cattolico  Filippo  II.  in  difcolpa  di  efl'o  Ber- 
nardo per  aver  egli  fervito  a Ferdinando  Sanfeverino  Principe  di  Saler- 
no prima  della  lua  ribellione  . Il  Rufctlli  in  quella  fua  lettera  loda  il 
Poema  dell’ A madigi , dedicato  dal  Tuffo  al  medeliino  Re  , e loda  an- 
cora il  fanciullo  Torquato  , di  lui  figliuolo  , allora  (nel  1561.  ) in  età 
di  foli  anni  17.  Incominciati  . Tal  lettera  del  Rufctlli  fi  legge  nel  to- 
mo 1.  di  quelle  de’  Principi  ; fra  le  quali  ne  fono  molte  del  iatnofo  Gi- 
berto , e ai  Girolamo  Negri  Veneziano  , Segretario  del  Cardinal  Luigi 
Cornato  in  tempo , che  nelle  Corti  eflendo  in  gran  pregio  l’uficio  del 
Segretario  , quello  folca  conferirli  a valentuomini  , 1 quali  con  la  loro 
virtù  , e per  gloriofo  iflinto  de’  lor  Signori  , proprio  di  que’  tempi  , 
frequentemente  Tali  vano  ancora  a podi  più  alti . Il  Negri , divctfo  da 
un  altro  Girolamo  Negri  , pubblico  profedore  di  Medicina  nello  Studio 
di  Padova  , fu  poi  Canonico  della  cattedrale  di  eflà  città  . Le  Lettere  e 
trarioni  latine  di  quello  noltro  , dopo  lui  morto  > furono  da  Marco 
Mantova  Benavidet  fatte  (lampare  in  Padova  per  Simon  Galignani 
nel  M»p.  In  quarto  , e tra  efle  vi  c una  Apologia  a ‘ Principi  Crifliani  per 
la  tratlarione  del  Concilio  di  Trento  a Bologna  , opera  sfuggita  alla  noti- 
zia dì  coloro  , che  fenderò  di  quel  fagrofanto  Concilio . Nel  fine  poi  fi 

nova 


BlflLIOT.Cl.il. 


Opert  pcflnme  tomo  X. 
pog.jfi. 


File.  II.  pop.  119. 
tilt-  ul.pag.aai. 


P*l-  47- 


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Li  b Lio  r.  Cl.II. 


l'tnuìs  libro  XUU 
4co. 


Libro  il.  fai*  4*1»  3* 
visi,  XI. 


350  Della  Eloquenza 

trovi  uni  Orazione  in  morte  del  Benavidei  , fatta  dal  Negri  in  tempo 
che  , trovatolo  in  illato  di  filate  difpcrati , ci  tenne  per  fermo  , che 
non  potcflè  campare  ; e intanto  il  Negri  nel  Xff7*  fc  nc  morì  nell’  età 
lui  di  anni  lx in.  lafciando  rifanato  l'amico  d'anni  LX X X vili,  il 
aitale  poi  diede  in  luce  il  libro  del  Negri  , meritevole  di  nuova  impref- 
fione  , anche  per  emendare  in  quella  opera  polluma  gli  errori  di  (lam- 
pi . Trovali  a parte  una  Orazione  latina  del  Negri  in  morte  di  Lazaro 
Buonamico  . Ma  farebbe  maggior  ventura  , fe  li  trovaflero  1 fuoi  Ce- 
mentar j , da  lui  chiamati , Rerum  memorabitium  , nella  lettera  li.  al 
Benavider , il  quale  , come  dilli  , fu  autore  de’  Difcor/i  fopra  i Dialoghi 
dello  Speroni  , e ancora  delle  Annotazioni  fopra  le  Rime  del  Petratta  , 
delle  quali  parlerò  poi . Il  Sanfovino  dice  qualche  altra  cofa  del  Negri . 

Lettere  iv.  del  Cardinal  Gafpero  Contarmi . In  Firenze 
per  Lorenzo  Torrentino  1 j j8.  in  8° 

La  terza  di  quelle  lettere  fopra  1’  utilità  del  Concilio  , c ferirti  al  Fiori- 
monte  . Oltre  alla  Vita  latina  del  Contarini , fcritta  da  Monlignor  della 
Cafa,  un  altra  , pure  latina  , compolla  da  Niccoli  Barbatilo  , vien  men- 
tovata da  Paolo  Manuzio  nelle  fue  Lettere  volgari  : c ben  farebbe.,  che  li 
trovalle  . 

Lettere  di  diverfi  a Vitello  Vitelli  [ raccolte  da  Lelio 
Carani  ] In  Firenze  per  Lorenzo  Torrentino  ijji. 
in  8° 

Lettere  di  M.  Pietro  Bembo  [Cardinale  ] a Commi  Pon- 
tefici , a Cardinali , e ad  altri  Signori  e perfone  ec- 
clefiaftiche  [ volume  i.  libri  xu.  ] In  Roma  prejjo  Va- 
lerio e Luigi  Dorico  1*48.  in  40  edizione  1. 

In  quella  nobile  impresone  C veggono  le  carte  numerate  in  entrambe  le 
Iacee  , cofa  non  comune  in  que’  tempi,  benché  vedremo  più  avanti,  co- 
me duo  nel  1}  17.  Aldo  in  Venezia  , c il  Frobenìo  in  Bafilea  aveano  gii 
cominciato  Umilmente  a numerarle  ; ma  fenta  efler  poi  feguitati . A 
quello  tomo  di  lettere  del  Bembo  precede  un  Breve  del  Pontefice  Pao- 
lo III.  in  cui  (T  narra  , qualmente  Carlo  Gualteruzzi  da  Fano  , come  efe- 
cutore  teftamentario  del  Cardinale  infieme  con  Girolamo  Jguirini  gen- 
tiluomo Veneziano  , avendo  clpollo  di  avere  fpecial  commillione  per 
la  fua  ultima  volontà  di  date  alle  llampc  ad  publicam  literatorum 
bominum  commoditatem  , varie  opere  fue  , latina  ITGraca  , ac  eliam 
materno  fermone /cripta  , cflb  Pontefice  gli  concede  il  privilegio  della 
privativa  per  lo  fpazio  di  X v.  anni  folto  le  folitc  pene  ai  eontrafatton . 
Valerio  Dorico  dedica  a Guido  Afcanio  Sforza  Cardinale  di  tarda  Fiora  , 
e Camarlingo  di  santa  Chicli  il  tomo  , dove  il  Bembo  nel  libro  vii. 
pag.  aS$.  ai  3.  di  Luglio  del  ìjaf  • partecipa  al  Sadoleto  di  aver  data  a 
ftampare  1‘  opera  della  lingua  volgare  , cioè  le  fue  Profe  , che  prima  m 
quel  medefimo  anno  fanto  egli  Hello  avea  portace  in  Roma  al  Papa 
mente  VII.  a cui  le  avea  dedicate  . Di  qui  fi  conferma  , che  1 imparti- 
tone I.  di  dette  Profe  fi  è appunto  quella  del  Tatuino  , da  me  riferita  , 


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I 


Italiana  35 1 

è in  tal  anno  fatta  con  l'aftiAenza  di  Cola  Bruito  Siciliano  , famigliate 
del  Bembo  , che  a lui  fcrivc  piti  lettere  nel  libro  x I.  del  volume  o to- 
mo ni.  E quello  può  fervir  di  lume  a chi  Aerte  dubbiofo  in  dar  quella 
edizione  per  la  prima  di  tutte  . Il  comminarlo  Gualteruzzi  non  profe- 
guì  in  Roma  1*  edizione  degli  altri  tomi  delle  Lettere  del  Bembo  ; ma  in 
Venezia  lì  fecero  le  feguenti  edizioni,  ordinate  in  diverfb  modo  da  que- 
Aa  prima  di  Roma  , la  quale  , come  Jìa  e giace  , non  fu  mai  riAampara  • 

Delle  Lettere  volume  i.  [ libri  xn.  con  un  refiduo 

del  libro  i.  prefi  dalla  edizione  di  Roma  ] In  Vinegia 
[ per  Gualtiero  Scotto  ] xy  ya.  in  8° 

■ Volume  il.  [ libri  xu.  ] In  Vinegia  ad  iftanza  del 
Gualteruzzi  prejfo  i figliuoli  di  Aldo  isso-  tn  8° 

Dunque  il  tomo  primo  dell’edizione  di  Roma  , e queAo  fecondo  di  Aarapa 
d 'Aldo,  munito  altresì  del  Breve  di  Paolo  III.  in  principio,  c dedicato  da 
Antonio  Manuzio  a Girolamo  girini  i'Ifmerio  , diverfo  dall’altro,  che 
Tentata!  di  Aiuti  vo,  fu  efecutore  tefìamentario  del  Bembo  , vengono  foli 
dal  Gualteruzzi  , commifiàiio  dichiarato  in  Ac  me  col  uirim  nel  27- 
{} amento  del  Bembo  . 


In  Vinegia  [ per  Gualtiero  Scotto  ] iyya.  in  8° 

— — Volume  ni.  [libri  XII.  ] In  Vinegia  [prejfo  Gual- 
tiero Scotto , che  lo  dedica  al  Cardinal  Giulio  della  Ro- 
vere] xyya.  in  8° 

■■  Volume  iv.  [ Parte  i.  fidamente  ] In  Vinegia  prefi 
fo  Gualtiero  Scotto  [ che  lo  dedica  a Lifabetta  Quirino  ] 
iyya.  in  8° 

La  Parte  il.  con  alcune  delle  ultime  lettere  antecedenti  , non  è del  Bembo  , 
ed  è indegna  di  effer  fua,  e di  qualunque  perfona  oneAa  : nè  fenza  gra- 
ve ingiuria  gli  A può  attribuire  contra  V ultima  fua  volontà  ; benché  lo 
Scotto,  o altri,  nella  prefazione  ( tralafciata  però  da  Francefco  Sanfovino 
nell'  altra  fua  edizione  ) cerchi  Aoltamentc  di  darle  qualche  one/to  co- 
lore , che  propriamente  può  dirli  zfétbiopem  lavare  . 

i L’edizione  di  quelli  tomi  iv.  fu  poi  rinnovata  a parte  dal 
Sanfovino , il  qual  vi  premile  una  fua  Vita  del  Bembo . 
In  Venezia  prejfo  lui  JieJfo  i yòo.  in  8° 
a Altra  edizione , fimile  a quella  del  Sanfovino , parimente 
fu  fatta  in  Venezia  da  Girolamo  Scotto  i ytfa.  in  8° 

3 Altra  fimile  ne  diede  Corniti  da  Trino . In  Venezia  if&4- 
’ in  8° 

4 E finalmente  altra  limile  Gualtiero  Scotto  . Iti  Venezia 

lS7S-  in  8° 

Que- 


Bibliot.Cl.  II. 


L 


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Bisliot.  Cl.  II. 


352  Deuà  Eloquenza 

Queda  ultima  edizione  dello  Scotto  fi  cita  da \V  Accademia  della  Crttfca  nel 
Vocabolario  $ ma  pero  il  Montemerlo  con  fomma  prudenza  ne’  Tuoi  /*- 
bri  XII.  di  Frajì  Tojcane  non  ammifc  altre  lettere  del  Bembo  , fuorché 
quelle  de’  due  primi  volumi , perche  quedi  due  foli  , e non  altri  , erano 
legittimamente  ufeiti  in  luce  a tenore  dell’  ultima  dlfpofizione  del  Bem- 
bo , c da  lui  riconofciute  per  Tue  proprie  nel  Testamento  , e come  Tue  , 
xaccomandate  elle  fole  , perchè  fi  dampallero  , ai  due  Tuoi  Commijfar), 
Mirini  e Gualttrux.d  , a*  quali  il  Varchi  nella  dedicatoria  delle  Proft 
al  Duca  Co/ìmo  perciò  diede  il  titolo  di  fedeli  dell*  ultima  jua  volontà  ese- 
cutori . Le  altre  lettere  del  Bembo  , Indi  (lampare  in  Milano  nel  1**4.  e 
in  Brefcia  , o Breffa  , come  dice  la  data  , nel  116 j.  non  furono  mai  dal 
Bembo  riconofciute  per  lue  : nc  da’  Tuoi  Commi [Jarj  ed  ejecutori  fedeli  , 
come  gli  chiama  il  Varchi  , nè  elle  per  legittime  fi  debbono  a ver  un 
patto  riconofccrc  da  perfone  onorate  • e perciò  nc  pure  fi  doveano  in 
efle  con  riccrcamcnri  troppo  affettati  chiaramente  /piegare  tante  cofe 
ofcurc  , e degne  dell'obblivionej  in  cui  fc  nc  (lavano  , come  indegne  d» 
eflcr  fapute  dopo  tanti  anni  da  perfone  di  buon  cnflumc  . Delle  feguenti 
ultime  lettere  ciò  non  fi  dice  , per  eflcr  prefe  da  carte  originali . Monfi- 
gnor  Marco  Girolamo  Vida  C re  moncle  , Vefcovo  d’ Alba  , fece  una 
piena  edizione  di  tutte  le  fue  Poefie  latine  in  Cremona  p re  ilo  Giovanni 
MuxJo  e Bernardino  Locbeta  nel  if  f o.  in  ottavo  , dichiarando  , eflcr  elle 
tutte  fue  prof  rie  ; ma  le  altre  , non  comprcfe  in  qucflo  volume  , volle  , 
che  fi  teneflcro  per  adulterine  ; e lo  cfpreflè  con  quelle  aflcrtivc  e de» 
Pretorie  parole  in  fine  del  libro  : Si  quid  forte  pr.eterea  ullo  uNQi  am 
tempore  adjeéìum  fuerit  , adultprinum  cenfeto  , ab  ali  quo  aut 
maligno,  aut  in  re  aliena  nimit  officio fo  ac  diligente  , adinven- 
tum  . Ora  dopo  una  tal  dichiarazione  del  Vida  , chi  (ara  mai  sì  teme- 
tario  di  attribuire  per  forza  a quello  degno  Prelato  una  Egloga  latina 
faflorale  fopra  la  morte  di  Giulio  II.  in  nome  fuo  dedicata  ai  Cardinale 
Ltonardo  della  Rovere  Vefcovo  Agennenlè  in  forma  quarta , c fenica  luo- 
go, nè  anno,  benché  fi  riconofca  (lampara  in  Roma  da  Jacopo  Maicocbioì 
Sotto  nome  del  rinomato  Monfignore  Oljìenio  ufeirono  al  fuo  tempo 
alcuni  fogli  di  pagine  ip.  con  quello  titolo  : Dijfcrtatio  Lmcx  Holjìenii  il t 
libellum  Cbrifìopbori  Ronconi 1 ad  JanéìifJimum  Dominum  nofirum  <Vr- 
banum  Vii! . Rom.e  ex  typit  Vattcanis  1 640.  fuperiorum  permiffu  in 
quarto  . L’aflunto  è di  provare  , che  gli  Ambafciadori  , i quali  nc’  luo- 
ghi del  Principe  , a cui  fono  mandati  , commettono  fccllcragginì  > non 
pollano  eflcr  puniti  dal  Principe  dello  , come  gli  altri  , il  che  fofteneva 
il  Ron coni . Quefli  fogli  nel  Catalogo  della  Biblioteca  Barberina  fi  di- 
tono  edere  impoflura  larvati nebulonit  . Ma  farebbe  cofa  molto  curio- 
fa  , che  riflampandofi  tutte  in  un  corpo  le  opere  dell' Olflenio  , vi  fi 
metteflè  ancor  queda  per  fua  , e che  umilmente  in  quelle  del  Cardinal 
Morii  s*inferiflc  la  finta  Palinodia  , la  quale  , come  jua  propria  ^ fi  vide 
Iparfa  da’  fuoi  malevoli  , ma  da  lui  rifiutata  . Quefto  difeorfo  in  favore 
del  Vida  , dell’  Olflenio  , c del  Norii  , cammina  ugualmente  in  favore 
del  Bembo  , dappoiché  fi  trova  nel  fuo  Teftamento,  citato  nel  Breve  di 
Paolo  III.  aver  lui  nominatamente  efpredè  a*  fuoi  Commijfarj  le  opere 
fue  , le  quali  inrendeva  , che  fi  deflcro  in  luce  , ovvero  che  fi  ridampaf* 
fero  * ficcomc  realmente  cominciò  a farli  in  Roma  predo  il  Dorico  , e 
ifi  Veneda  predo  il  Manudo  con  la  prnrjuira  del  Bìcv«  di  Paolo  HI* 

Nc 


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Italiana  353 

Nc  al  certo  j i plret  mio  , fcnza  graviflìmo  oltraggio  , à lui  fi  poflono 
attribuire  componimenti  o latini , o volgari , diverti  da  quelli  , e per 
pentimento  di  tutte  le  perfone  onorate  ,fcandaIofi,  e obbtobriofi  al  Tuo 
grado,  e di  natura  loro  ili  ogni  luogo  e tempo  biafimcvoli  per  diritto  di 
legale  e Ctilliana  ornila  , che  c chiamata  fama  dal  Taffo  : fama  onejìà  ; 
e qui  da’  particolari  ne  rimane  ancora  violato  il  jus  genitura  . Qualche 
fimil  cofa  dirò  altrove  del  Petrarca,  del  Cafa  , del  Sannazaro,  e del 
TriJJino . Debbo  parimente  avvertire  , che  in  regola  non  Colo  di  buona 
morale  Crifiiana  , ma  civile  ancora  , le  cofe  malvagie  , e in  un  fecolo 
corrotto  eziandio  vere  , ma  poi  giufiamente  fepellitc  , non  lì  dcono 
con  reo  pretello  di  fare  edizioni  compite  (ma  fcandalofc  ) rimetter  fuora 
per  buone  in  tempo  migliore  , e in  onta  ed  infamia  di  chi  non  c in 
filato  , nè  in  luogo  di  poter  parlare  , e che  , fc  ci  folte  , arrolfirebbe  in 
vederle  a si  attribuite  , dovendo  con  ncccfl’ario  pentimento  a rrollirnc 
chi  vuol  falvarfi  , mentre  le  colpe  nel  fupremo  tribunale  non  fi  rimet- 
tono per  altra  via,  clic  per  quella  . Simili  [lampe  , dalle  quali  non  nc 
nafee  mai  bene  , ma  Tempre  danno  e pregiudicio  alla  religione  , nonché 
al  decoro  d’intera  e illultrc  nazione  , fervono  , con  difgiifio  de’  buoni , 
a dar  corpo  alle  male  voci  degli  Eretici , già  fparfe  in  libri , pur  troppo 
noti  a chi  ha  fenfo  di  leggere  per  illruirlì  nel  bene  , c per  avete  in  or- 
rore il  male  , c il  pericolo  di  corruttela  ne’  ooliti  Cattolici,  potendoli 
qui  molto  a propolito  dimandare  con  Giovanni  Sare tberiettfe  , Vcfcovo 
Jnfigne  , nel  libro  J.  del  fuo  Policratico  in  fine  del  capo  vili,  nempe  qui 
nequitiam  fovet , cline  bonus  ? Perciò  non  par  degno  di  feufa  chi  ftct- 
tolofamcnte  corfe  il  primo  a dar  pronta  approvazione  per  la  [lampa  di 
colè  tali , nc  chi  maltzlofamcnte  la  cflorfe  . Ma  ora  non  cll'cndoci  altro 
rimedio  , che  quello  , il  quale  dirò  piu  avanti  , quello  fia  detto  per  una 
tal  quale  difefa  dell’  onor pubblico  ,_Ia  cui  falvczza  dee  premere  a ogni 
galantuomo  . 

Nuove  lettere  famigliari  di  Pietro  Bembo  a Giammat- 
teo  Tuo  nipote  [ pubblicate  da  Francefco  Sanfovino  , 
che  le  dedica  a Guidubaldo  delia  Rovere  Duca  d’Ur- 
bino]  In  Venezia  per  Francefco  Rampazetto  1 *64.  in  8° 

Delle  Lettere  di  divertì  Re  e Principi,  Cardinali  e altri 
uomini  dotti,  fcritte  al  Bembo,  primo  volume  [li- 
bri v.  (blamente  ] In  Venezia  per  Francefco  Sanfovi- 
no \$6o.  in  8° 

Lettere  di  Bernardo  TafTo  [ con  gli  argomenti  a ciafcuna 
lettera  ] In  Vinegia prejfo  il  Giolito  1s62.i1/  8°  Farle  1. 
edizione  il, 

** Parte  il.  In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  isil-  *»  8°. 

col  ritratto  del  Taffo  in  principio. 


Ve  nc  fono  altre  edizioni  , del  Giolito  , del  Falgrijt , e di  Francefco  Lo - 
'lendini , 

Y j Delle 


Bi  mio  r.  Cl.  II. 


Germfal,  Canto  il, 
fi  r 17. 


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SS 4 Della  Eloquenza 

b7buot.  Cl. ii.  Delle  Lettere  familiari  di  Torquato  Taflò  libro  i.  [e  il.] 
Iti  Bergamo  per  Comi n Ventura  1 588.  in  40 

li  Ventura  promette  Ì1  libro  1 il.  di  Lettere  poetiche  , o dijcorfive , ma  que- 
lle già  erano  ufeite  l'anno  avanti  in  Venezia  a iflanza  dì  Giulio  Vaffa-  ' 
lini  libraio  in  Ferrara  inficine  co*  Difcorfi  dell’Arte  poetica  . Si  fcula  il 
Ventura  di  non  avervi  mede  le  date  , perche  non  vi  erano  ; e prometto 
di  darle  in  altra  edizione  , la  quale  poi  non  fece  . 


— Lettere  [ familiari  ] non  più  ftampate  [ mefle  in 
luce  da  Giulio  Segni  ] In  Bologna  per  Bartolommeo 
Co  citi  1 616.  in  40 

— • Lettere  familiari  non  più  ftampate  [ mede  in  luce 
da  Antonio  Coftantini  ] con  un  Dialogo  dell ’ Impre- 
fe  , del  quale  in  elle  Lettere  fi  fa  menzione . In  Pra- 
ga per  Tobia  Leopoldi  1617.  in  40 


fc’S-  4 ih 


fi’,  tai.  a»  tdù.  di 
ÌUli  % 


Quelle  due  ultime  edizioni  non  hanno  che  fare  l’una  con  l’altra  , fenonin 
in  quanto  vi  c replicata  qualche  lettera  a cagione  dell’  aver  l’autore  di 
quella  di  Praga  ignorata  nella  fua  afl'cnza  l'altra  di  Bologna  , nella  qua- 
le pag.  8j>.  lì  trova  la  lettera  a Scipion  Gonzaga  , che  in  quella  di  Praga 
è in  primo  luogo  . L’edizione  i.  di  Bologna  fu  dedicata  a Ferdinando 
Gonzaga  Duca  di  Mantova  da  Giulio  Segni  Bologncfe,  amico  del  Taffoy 
il  qual  Segni  dice,che  le  Lettere jin  quella  fua  edizione  comprefc,  furono 
raccolte  in  buona  parte  da  Antonio  Collantini  , altro  grande  amico  del 
Tuffo  . Ciafcuna  edizione  ha  in  principio  un  Indice  di  quelli  , ai  quali 
le  lettere  fono  fcrittc  : ma  in  quella  di  Bologna  non  ve  n’è  alcuna  , cho 
fia  fcritta  al  Coftantini  j ladove  in  quella  di  Praga  ve  ne  fono  C X c VI. 
Quello  balla  a farci  comprendere  , che  l’autore  della  edizione  di  Pra- 
ga , dedicata  in  nome  deh' Agitato  al  Principe  elettoral  Palatino  Vot- 
fango  Guglielmo  , fu  il  Co  flamini  , che  prefe  tal  nome  dall’  Accademia 
degli  Olimpici  di  Vicenza  , in  cui  egli  era  aggregato  j e il  quale  appunto 
in  quell'anno  (leflb  1617.  ritrovavafi  in  Praga  , fpeditovi  da  Ferdinando 
Duca  di  Mantova  , come  fuo  Segretario  » col  titolo  di  Conftgliere  a trat- 
tare affari  importanti  con  l’Imperador  Ferdinando  II.  allo  fcriver  del 
Poppa  nella  prefazione  al  Coftantino  » dialogo  della  Clemenza  , nel  to- 
mo 1.  delle  opere  pollume  del  Tuffo  . Tutte  quelle  Lettere  Hanno  con  le 
altre  del  T affo  nel  tomo  v.  delle  opere  fue  dell’  ultima  edizione  di 
Firenze  . A me  però  molto  più  comodo  riefee  averle  a parte  , benché 
fenza  indici  di  materie,  e lenza  numeri  alle  Lettere  , oltre  all’eflcre 
ancora  le  fcritte  a una  fola  perfona,  quali  tutte  feguentemente  regiftrate 
• alla  fila,  di  rado  ripetendoli  il  nome  dopo  la  prima  volta,  o frammetten- 
dovifi  lettere  di  altri  j ma  quafi  Tempre  dicendoli  , al  medefimo  , c in  tal 
guifa  obbligandoli  il  lettore  con  fuo  dilagio  a torna rfene  in  dietro  per 
molte  carte  a cercare  qual  fia  il  nome  di  quel  medefimo , frequentemente 
notatole  così  veggo  farli  anche  in  quelle  dello  Speroni . Il  povero  Tuffo 
in  una  di  quelle  lue  Lettere  confidentemente  partecipa  all’amico  fuo  Co- 
ftantini , come  avendo  fatte  due  Canzoni , una  al  Granduca  Ferdinan - 


t TAIIAUA  3J5 


do  C l’altrl  il  ObU  Pirginio  Orfini,  ciafcun  d!  lor3  gl!  donò  fo.  feudi, 
e che  non  fur  (foro  , come  Apponeva  il  Coflantini . Soggiunge  poi  que- 
lle parole  : Dogliomi  nondimeno  , che  in  tanta  difuguagliania  di  gran - 
devia  j e di  nccbexxa  , il  Granduca  abbia  voluto  nella  liberalitd  ejfer 
fari  aD.  Virginio  , non  avendo  alcun  riguardo  alle  compofirJoni  , ebe 
[ non  ] erano  uguali . Còsi  le  penne  de’  valentuomini  fanno,  anche  mo- 
deftameme  parlando  , eternare  i fatti  piccoli  , ma  poco  onorevoli  al 
Grandi.  Si  potrebbono  ellrarre  molti  e notabili  particolari  da  quelle 
Lettere  ; fed  obe  , jam  fatii  1 Chi  procuraflc  una  nuova  edizione  a par- 
te di  tutte  le  Lettere  del  T affo  , ma  ben  difpofla  in  quarto , e.  fornita  del 
bifo®nevole  prò  more  bodierno  cultiorit  t/pograpbia  .per  dirlo  con  le 
parole  di  un  intendente  -,  renderebbe  (ingoiar  benefìcio  al  pubblico  . 

Lettere  di  Antonio  Minturno . Iti  Venezia  per  Girolamo 


DitLior.Ci, 


Scotto  i J4p.  in  8° 

Lettere  di  Luca  Contile  [ libri  iv.  ] In  Pavia  per  Girolar 
mo  Bartoli  i $64.  tomi  il.  volume  1.  iti  8° 

— E in  Venezia  1 tomi  il.  voi.  u in  8°  feuza  flam - 


patore . 

L’infcgna  è un  fafeio  di  frecce  col  motto  , unirai  , e fu  ora  d'intorno  : 
crefcunt  concordia  parva  . Simile  infegna  porta  l'edizione  il.  degli  An- 
nali di  Papirio  Muffane . 

Lettere  volgari  di  M.  Paolo  Manuzio  , divife  in  libri  iv. 
In  Venezia  [al  fegno  d'Aldo]  ig6o.  iti  8°  edizione  il. 


La  prima  fu  fatta  da  Bartolommeo  Cefano  in  Pefaro  nel  rfj<.  in  ottavo  , 
e tra  effe  vi  corre  qualche  diverfità . 


Lettere  volgari  di  Aldo  Manucci  [ il  giovane  ] In  Roma 
preffo  al  Santi  IS92.  i«4° 

Già  notammo  , che  il  giovane  Aldo  chiamò  Ce  (Icffo  Manurio  , Manucci , 
e Mannucci . Il  vecchio  Aldo  parimente  in  alcune  delle  fue  edizioni  , 
regi  (Irate  negl!  Annali  tipografici  di  Michele  Maittaire,  volle  chiamarli 
In  latino  Manutiut , e anche  Manuciut . Coli  Boccatlut , Colotiut  , Al- 
latiut  in  latino  , fi  differo  tu  volgare  Boccacci  , Colocci  , Allacci . 

Lettere  volgari  di  Monfignor  Paolo  Giovio  da  Como 
Vefcovodi  Nocera,  raccolte  da  Lodovico  Domeni- 
chi . In  Venezia  prejfo  il  Sejfa  1 jffo.  in  8° 

Lettere  [civili]  di  Girolamo  Muzio  Giuftinopolitano 
libri  iv.  In  Firenze  per  Bartolommeo  Sermartelli  1 
in  40  edizione  il, 

«——Lettere  catto! iche[con  le  Malizie  Bcttiue]  libri  iv. 
In  Venezia  per  Giovanni  Andrea  Valvajfori  1 y 7 1 . in  40 

Lettere  [ famigliari  ] di  Diomede  Borghefi . In  Padova 

per  Lorenzo  fafquati  1578.  ///  40 

Y y » Let- 


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Delia  Elo  qjj  e n z a 

iiBLior.Ci.il.  Lettere  [difeorfive]  In  Padova  preffo  il  Pafqnaii 

IJ84.  Parte  1.  in  40 

. Parte  il.  In  Venezia  per  Francesco  Francefcbi  1 5 84. 

in  40 

Parte  11L  In  Siena  per  Luca  Bonetti  1603.  in  40 

Nc  fu  fatta  in  Roma  un  altra  edizione  in  quarto  piccolo  ; ma  perche  n’cb- 
bc  la  cura  Francejco  Nazutri  Bergamafco edipei  motto  ai  x ! x .di  Ottobre 
del  1714*  ella  non  riufeì  conforme  all*  animo  {ignorile  di  chi  l’aveva 
ordinata]  onde  chi  ha  la  prima*  fc  la  tenga*  perche  e migliore  dell’altra. 


Lettere  di  Sperone  Speroni . In  Venezia  per  Giarnbatìfta 
Ciotti  1606.  tu  8° 


J)rf(Orft  dtl  Tomul 

Miro  libro  il.  io  Jì- 
*4« 


Opere  paflnme  tomo 

tu» Pài»  212. 


To’.  Ijc.  I 


Il  T affo  , uomo  onorato  * colmò  Tempre  di  (inccre  e gran  lodi  lo  Speroni , 
gloriandoli  , come  Tuo  privato  difcepolo  * di  aver  frequentate  in  Pado- 
va le  Tue  ftanite  * c da  lui  apprcTo  molto  dell*  arte  poetica  • DÌ  più  il 
T afro  nel  pallàdio  , che  V Imperadrice  Maria  d* Auftria  fece  per  Padova 
nel  1584.  a cui  egli  Tcriflc  allora  un  memoriale*  che  lì  vede  ftampato 
nelle  Tue  Lettere  della  edizione  del  Segni  pag.  jop.  dille  in  un  Sonetto  * 
che  in  tale  occafionc  compoTe  * ballare  * che  V Italia  per  moftra  del* 
la  Tua  gloria  * prefentaflé  all'  Imperadrice  due  Tuoi  pcrTonaggi  * in  va- 
lore 3 e in  fapere  più  rinomati  degli  altri  * Alfonfo  11.  figliuolo  di  Erco- 
le li.  Duca  di  Ferrara  * e lo  Speroni  * amendue  i quali  allora  li  trovava- 
no in  Padova  * 

D' Alcide  il  figlio  * e degli  fludf  il  Padre  • 

Maggior  lode  al  certo  non  potea  mai  darli  allo  Speroni  * che  fn  chiamar- 
lo* degli J 1udj  il  Padre  . E pure  l'invidia  della  gloria  del  Tajjo,  benché  si 
grato  * e oilequiofo  * fece  cader  lo  Speroni  in  tal  debolezza  di  tacciarlo 
in  quelle  Tue  Lettere  di  arrogarli  le  coTe  di  lui . Lo  Speroni  ci  ferva  di 
documento  per  andar  cauti  nello  fcrivcr  certe  cofe  con  lulinga  di  ftar 
fegreti  > perche  le  Lettere  fi  confcrvano  * e il  tempo  le  fa  fcappar  Tu  ora  • 
11  Cardinal  Norit  mi  dille  una  volta  di  non  ifcrivere  * nc  rilponder  più 
a letterati*  perche  ftampavano  le  Tue  lettere*  le  quali*  benché  dotti  (Time 
e degne  di  luce  * pure  alla  Tua  modeftia  non  piaceva  * che  li  ftnmpallcro  . 
Quello  però  va  intefo  con  diftinzione  * eflendo  alle  volte  ben  Tatto  * e 
propriamente  difpdfizione  divina  * che  di  certuni  Te  ne  confcrvino*  per- 
ché la  divulgazione  delle  medefime  * unita  ad  altri  particolari  * polla 
col  tempo  iftruirci  c far  conofccrc  * che  furono  divcrli  in  fegreto  da 
quello  * che  per  fecondi  fini  li  ftudiarono  di  Tarli  credere  in  pubblico  j 
anzi  ipocriti  ancora  * e talvolta  eretici  clancularj  * per  dirlo  con  voct 
latina  elprcffiva  : e gli  elcmpj  non  mancano  • 


Lettere  di  Niccolò  Martelli . In  Firenze  a iflanza  dell' 
autore  1 $.\6.  in  40  Parte  t.  [ [diamente  ] 

Lettere  e rime  di  Vincenzio  Martelli . In  Firenze  prejfo 
i Giunti  1 363.  in  40 

- — £ ivi  per  Cofmo  Giunti  1607.  in  41 

tee- 


/ 


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Italiana  357 

Lettere  di  Claudio  Tolomei . In  Vincaia  prejfo  il  C/'o- 
litcri  J47-  in  40 

Vi  fono  altre  minori  edizioni  del  Giolito  , e di  Domenico  Giglio  ; ma  in 
quella  ci  fono  gli  » vocali  , e confonanti  per  la  pronuncia  , cofa  = che 
viene  a battere  ne'  ritrovamenti  del  noftro  Cadmo  Italiano  , io  dico  del 
1 rijjino  . Il  Tolommei  nella  lettera  I.  del  libro  tv.  rifpondendo  a un 
dubbio  propollogli , fe  il  Principe  dee  gaftigare  pubblicamente  i mini- 
ftrt  , delinquenti  nelle  lor  cariche  , prova  di  si . L 'Orazione  del  Tolom- 
mei ad  .-Irrigo  II.  Re  di  Francia  , addotta  di  fopra  a capi  III.  nella  edi- 
zione t.  fattane  in  Parigi  da  Carlo  Stefano  ftampatore  del  Re  nell'  an- 
no  in  quarto  , dicefi  recitata  dall'autore  in  Compie gne  nel  Dicem- 
bre dell'anno  antecedente  ifji.  L’apoftata  Vergerlo  accrebbe  gloria  a} 
Tolommei  , fetivendo  e refe  contra  quelle  fuc  Lettere  cattoliche  . 

Delle  Lettere  familiari  del  Commendatore  Annibai 
Caro , volume  i.  [ e il.  ] In  Venezia  prejfo  sii  do  Ma . 
inizio  1572. 1 57 y-  *n  4° 

Edizione  più  bella  delle  altre  * benché  1*  errata  fia  lungo  nel  fine  » Il  ni- 
pote Giambatifla  nella  lettera  1.  al  Cardinal  Girolamo  da  Correggio  fi 
fciila  di  non  poter  dar  fuora  le  Lettere  di  negoz.)  * a fine  di  non  pregiudi- 
care al  jervigio  de ' Padroni  9 per  li  quali  dal  zio  furono  fcrittc  • Il 
Commendatore  dice  il  medefimo  a Paolo  Afanudo  * al  Rufcelli  * e a 
Laura  tìattiferra  9 che  glie  le  aveano  dimandate  : e pur  elle  farebbono 
ora  le  più  gradite  . Da  quelle  Lettere  fi  vede  , che  il  Caro  fu  in  alta 
(lima  de’  maggiori  perfonaggi  in  dottrlrja  , e in  dignità  * che  fionderò 
allora  : cofa  * la  quale  non  può  riferirli  ad  altro  , che  alle  fuc  virtù  e 
qualità  pcrfonali . Egli  mai  non  parla  di  se  con  vanti  gramaticali  * co- 
me 1’avvcrfario  ; ma  Tempre  con  umiltà  e modcllia  . Fu  fatto  Commen- 
datore 9 e Cavaliere  di  Malta  dal  Papa  , ma  ferivendo  al  Gran  Maeflro 
dell’  Ordine  , dice  * che  volle  cfler  legittimato  e riconofciuto  per  dipen- 
dente dalla  Religione . Col  Rufcelli  fi  cfprlme  con  quelle  parole  : mi 
terrò  fempre  a favore  di  ejfer  corretto  da  un  fuo  pari  * e per  Dio  da  ogni 
altro  9 che  dal  Cafielvetro  9 il  quale  non  lo  fa  nè  da  amico  9 nè  da  lette- 
rato 9 nè  da  gentiluomo  . Qui  falta  in  campo  l’Avvocato  del  Cafielvetro  * 
afl’crendo  , che  il  Caro  prima  fu  di  povero  9 e baffo  flato  . Chi  parla  in  tai 
guifa*  verrà  certamente  dalla  cafa  Anicia  . Ma  la  guerra  ofl’enfiva,  inci- 
vilmente molla  dal  Cafielvetro  al  Caro  * fu  ella  forlc  di  quarti  di  nobili J9 
c non  di  cofe  letterarie  * anzi  della  gramatica  più  cavillofa  e ridicola  * 
che  fiafi'mai  fornita  ? Come  dire  * cheli  Petrarca  non  avrebbe  ufato  il 
verbo  cede  ; che  le  voci  fimulacri * inviolata 9 iUuflrì , tarpato 9 propìda  * 
amene  * c fintili*  non  fon  buone  5 ma  •bensì  quell’  altre  * leggiadramen- 
te ufate  dall’Arillarco  del  Caro  : parte fici  * fica  * dea9  guer  't , ada  filare  * 
riottofe , abituri 9 fozzutre  9 rinome  . Al  Caro  poi  ballava  di  cfler  oneflo  9 c 
di  famiglia  onorata  c didima  della  fua  patria  Civiti  nuova  nelle  vici- 
nanze di  Macerata  * dove  poco  fa  rlmafe  fpcnra  • 

Lettere  di  Adriano  Politi . In  Roma  per  Jacopo  Ah fan- 
di  1617.  in  8°  tane  1.  Afillamente  ] 

Fu- 


Iil  ELIOT.  Cl.  Ili 


Libro  Ti.  p.tj,  8.4. 
>5J.  J 9S. 


Apoi  og  io  dtl  Cor « 

Libro  II.  ptg.  ljS. 
M3- 


Afohgi.l  dii  Litro 
1^.156. 


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$58  Della  Eloquenza 

SibLiotCl~IL  Furono  r'ftampate  anche  in  Venezia  dal  Vinelli , con  attribuire  al  Politi  , 
piana  i,  VU  Ho  a cui  veramente  appartiene  , il  Difcorfo  intorno  alla  Denominatone  del- 
la lingua  , U quale  nella  (lampa  di  Roma  va  fotto  nome  di  Lorenzo  Sal- 
vi. 11  Miti  fece  vedere  tal  Ilio  Difcorfo  a Jacopo  Ptrgamìno  , il  quzlp 
Copta  ciò  gli  rilponde  nelle  Tue  Lettere  pag.  iyj. 

Lettere  diJacopoPergamino  da  Foflombrone , In  Vene» 
zia  prejfo  il  Ciotti  i6i%.  iti  8° 

Lettere  di  Giuliano  Gofeliui , In  Venezia  per  Paolo  Me* 
jetti  i sg 2.  in  8° 

Lettere  di  Girolamo  Catena  [ libri xn.  ] In  Roma  per 
Jacopo  Tornieri  i j 8p.  in  8°  tomo  i.  [ follmente  ] 

Lettere  di  Francefco  Peranda , Parti  il.  In  Venezia pref- 
fo  Giambatijla  Ciotti  1601.  itt  40  edizione  accrefciuta  . 

Del  Peranda  fi  trova  un  tomo  a penna  dì  Lettere  di  nevox-j  , ferine  al  Pa- 
triarca c poi  Cardinale  Arrigo  Gaetano  in  tempo  delle  fuc  legazioni  • 

Lettere  del  Cardinal  Lanfranco  Margotti , fcritte  per  lo 
più  in  tempo  di  Paolo  V.  a nome  del  Cardinale  [ Sci- 
pion]  Borghcfe,/»  Roma  nella  Stamperia  camerale  1627, 
in  4° 

Iq  quelle  Lettere  , t In  molte  di  quelle  del  Peranda  , e di  altri  , per  inav- 
vertenza fi  tralafciò  di  metter  le  date  , ficcome  pur  fece  il  Ventura  in 
quelle  del  T affo  : cola  mal  fatta  , perchè  le  date  fervono  talvolta  a piò 
cole  importanti  « 

Lettere  di  Tommafo  Collo  [ libri  v.  ] In  Napoli  per  Co* 
fianzo  Vitale  itfoj.  in  8°  edizione  accrefciuta . 

Lettere  di  Giulio  Brunetti  in  nome  di  Francefco  Ma- 
ria [ II.  ] Duca  VI.  d’Urbino  , In  Napoli  per  Giando* 
menico  Roncagliolo  16 fi,  in  40 

Nelle  Lettere  de'  Segretari  de'  Principi  non  fogliono  ritrovarli  cofe  recon- 
dite , perchè  non  danno  fuora  quelle  di  negozj  . In  quelle  del  Brunetti j 
come  in  quelle  del  Margotti , mancano  le  date , perehc  nq’  regilìri  eflèn- 
do  coflumc  di  notare  1 nomi  de'  luoghi  , gli  anni , e i me  fi  in  principio  , 
e non  in  fine  , accade  poi  , che  nel  copiarle  fi  trajafeino  tali  cofc  , quali 
inutili.  Quello  flilc  va  ora  ufeendo  fuora  de'  regi  Uri  i e contro  alla 
regole  , anche  di  civiltà  , da  taluni  fi  pratica  nell'  ufo  comune  , alia 
Prancefe  , e come  alla  mercantile  -,  non  però  da  chi  fetive  con  qualche 
oflervanza  . In  una  di  quelle  Lettere  del  Brunetti  il  Duca  d’Urbino 
lodando  il  Lomento , mandatogli  da  Paolo  Beni  (opra  il  Goffredo  del 
Taflo  j afferma  , che  quelli  può  dirfi  allevalo  con  {eco , fin  da'  primi  fuoi 
anni  effondo  flato  lungamente  in  fua  cafa . Di  qui  noi  vegnnmo  a 
comprendere  la  cagione  , per  la  quale  fra'  codisi  Urbinati  delia  libre- 

P* 


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Italiana  $59 

ria  Vaticani  fi  trova  uno  (traccio  originale  del  primo  lavoro  di  quel 
Poema  > dedicato  dal  Tallo  rrGuìdubaldo  Duca  d’Urbino  : ed  è , per- 
che dapptima  ci  lo  compofc  ancor  giovanetto  in  quella  celcbratiflìma 
Corte  . Quella  e cola  da  me  avvertita  già  molti  anni . 

Lettere  del  Cavalier  BatiftaGuarini , raccolte  da  A go- 
ftino  Michele.  In  Venezia  prejfo  il  Ciotti  15 96.  in  4° 
edizione  ni.  E ivi  IS9S.  e 1604.  in  8° 

Il  Michele  nell’  cfaltar  quelle  Lettere  , alquanto  verbofe  , palcfa  la  grande 
amicizia  , che  avea  col  Guarirti , 

Lettere  di  Anfaldo  Ceba . In  Genova  per  Giufeppe  Pa- 
voni 1633.  /«40 

— Lettere  a Sarra  Copia  [ Ebrea  ] In  Genova  prejfo  il 
Pavoni  1633.  in  40 

In  principio  di  amendue  quelli  libri  fi  vede  efprcllb  il  ritratto  del  Ceba  • 

Lettere  di  Muzio  Manfredi , fcritte  tutte  in  un  anno,' 
una  per  giorno  ad  ogni  condizion  di  perfone  in  ogni 
ufitata  materia  [e  tutte  in  Nansl  ] In  Venezia  per 
Giambatijìa  Pulciani  1606.  in  8° 

Delle  Lettere  ramiliari  di  Giambatifta  Leoni , Parte  1 . 
[ il.  e ni.  ] In  Venezia  prejfo  il  Ciotti  1 S93.  in  40  edi- 
zione il. 

U Guarirti  nel  Tuo  Dialogo  del  Segretario  introduce  taluno  a pillare  di 
quelle  Lettere  lenza  lode  , nè  biafimo  , perche  1’  autore  vivea  . Ma 
egli  poi  contra  la  Vita  di  Francesco  Maria  I.  Duca  d’Urbino  , compo- 
lla dal  Leoni  3 Lenza  riguardi  fcrific  una  difiùlà  cenfura  , (erbata  nella 
la  mola  libreria  del  nollro.  Monfignore  Arcivcfcovo  d’Efefo  Domenico 
Pafjìonei , Nuncio  Apollolico  alla  Corte  Cclàrea  t nella  qual  libreria  io 
difpongo  da  capo  la  prefente  Italiana . 

Lettere  di  Spinello  Benci . In  Firenze  per  Amador  MaJJì 
1548.  in  40 

Lettere  di  Monfignor  [ Francefco  ] Panigarola  Vefcovq 
d’Afti . In  Milano  per  Giambatijìa  Bidetli  1619.  in  8° 

Lettere  del  Cardinal  [ Guido  ] Bentivoglio , fcritte  in 
tempo  delle  fue  Nunciature  « In  Parigi  prejfo  Pietro 
Re  col  et  1635.  tn  4° 

Dì  quello  Cardinale  ci  rimangono  altre  lettere  nfln  mal  ftampate  • 

Lettere  del  Cavalier  FraTommafo  Stiglìani . In  Roma 
per  Domenico  Manel fi  itfji.  in  110 

Lct* 


111  B LIO  T.  CL.iI. 


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Bl  8LI0T.Cl.il. 


Vafli  confo] mi  ùfl 
Sabini  j>a«,  XiJ,. 

VirtAcothtcA  i[p 
narri,  J,lv. 


3^0  Della  Eloquenza 

Lettere  di  Sertorio  Quattromani  [ con  altre  fue  opere  ] 
In  Napoli  per  Felice  Mofea  1714.  in  8° 

Le  ha  pubblicate  il  Signor  M*ttco  Egix-io , ma  per  entro  vi  foio  dell# 
cole  falle  e foiifliahe  * come  in  quelle  dello  Stiglimi  • 

Lettere  facctc’e  piacevoli , raccolte  da  Dionigi  Atanat- 
gi . In  Venezia  per  Bolognino  Zalderi  iftfy.  in  8°  edi- 
zione il. 

Libro  il.  raccolto  da  Francefco  Turchi  [ Carme*' 
Jitano  da  Trivigi  ] In  Venezia  1 J7f . in  8°  fenza  Jìam- 
patore  , all’  infegna  di  Roma  con  la  lupa , che  allatta  Ro- 
molo e Remo  . lì  ivi  preffb  Nido  ij8j.  tornili,  in  8° 

In  quelli  libri  s’incontrano  certe  lacune  co’  puntini , quali  fe  ne  veggono 
pure  nel  Di  fi  or jo  del  Tuffo  intorno  alla  vita  fua  , dato  alle  (lampe  in 
Padova  da  Mariino  Sandelli  j c nelle  opere  del  Cafa  dell’  ultima  im- 
prcllione  di  Firenze  . Ma  farebbe  (tato  aliai  meglio  tralafciare  adatto 
limili  componimenti , che  dargli  fuora  cosi  pertugiati  , mettendo  Co- 
lpetti in  ehi  gli  vede  , che  in  quei  pertugi  vi  fodero  cote  empie  , o di- 
foncllc  , le  quali  al  certo  non  v'erano  . Nella  Vita  di  Dame  di  Lionat- 
d 0 Bruno  , detto  con  altro  nome  Aretino  > meda  in  luce  dal  Redi , li 
trova  uno  di  quelli  pertugi  co’  puntini , dove  il  Bruno  fertile  , che  il 
libro  della  Monarchia  di  Dame  era  cotnpodo  fratefeameme  , che  vuol 
dire  fc olaflicamente  , e , come  poi  Lionardo  legue  a (piegare  , fenta 
ninna  gentilesca  di  dire  : libro  in  vero  non  Colamenti  barbaro  , ma  in- 
degno al-  fommo  , come  fatto  per  fecondare  il  furiolo  c mal  genio  de' 
Gibellini  , c perciò  giallamente  dannato  , ne  da  altri  Rampato  , che  da- 
gli Eretici  . E pure  Mar/ilio  Ricino  volle  Cporcar  la  fua  penna  volgariz- 
zandolo : nella  qual  colà  fece  conofcete  ancor  egli  la  fua  mala  inten- 
zione . Dunque  li  porca  tralafciare  di  mettere  i fantini  a quella  parola 
della  Vita  di  Dante . fcrltta  dal  Bruno  , per  non  rinnovare  l'illoria  di 
Romolo  Paradifo  , narrata  da  Giano  Nido  Eritreo  . 

Tre  libri  di  Lettere  del  Doni . In  Vinegia per  Francefco 
Marcolini  1 jjj.  in  8n 

In  principio  del  libro  1 il.  è una  Lezione  di  Oramatica  volgari.  Gran 
parte  di  quelle  Lettere  fono  fcritte  in  Piacene. a : del  qual  fogeiorno  del 
Doni  parla  Giufeppt  Bctufft  nel  Raverta  Dialogo  , trattandolo , corno 
J>rete  , dopo  ulcito  , o ('cacciato  dall’  ordine  de’  Servi . Ma  ivi  il  Betuffi 
efee  poi  del  feminato  favellando  di  Roma  • I libri  feguenti  G accenna- 
no , perchè  vi  G vegga  il  carattere  dell'  autore  . 

Lettere  di  M.  Pietro  Aretino  . In  Vinegia  prejfo  il  Mar- 
colini  1537.  in  foglio  [ libro  primo  folamenfe ] 

p dj 


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Italiana  361 

r- — E di  nuovo . Ivi  per  Niccolò  d' Ariftotìle,  detto  Zop-  b‘*uot.Ci . u. 
pino  1 J38 .in  8°  edizione  il. 

Al  magno  Duca  d’Urbino  . In  Vinegia  per  Gio- 
vanni Padovano  a iflanza  di  Federigo  Torrigiani  da 
Si  fola  IJ35>.  in  8°  edizione  i il. 

la  principio  e in  fine  vi  è il  ritratto  dell’  autore  , ornato  di  una  collana  gi- 
gliata (òpra  le  fpalle  e innanzi  al  petto , e con  quelle  parole  giù  bado  : 
verità!  odium  pari! . Nel  giro  lì  legge  : D.  Fermi  Aretinui  flagcllum 
Principum  .11  libro  non  lì  chiama  primo,  perchè  V Aretino  allora  non  do- 
vette peniate  di  farne  altri  • 

— In  Vinegia  preffo  il  Marcolini  1*42.  in  8°  ediz.  iv. 

■» Al  facratiffimo  Re  d’Inghilterra  il  fecondo  libro 

delle  Lettere  . In  Vinegia  preffo  il Marzolini  1 J42.  e 
1 147.  in  8°  col  ritratto  dell’ Aretino  in  principio. 

Al  magnanimo  Signor  Cofimo  de’  Medici  il  terzo 

libro  delle  Lettere . I » Vinegia  preffo  il  Giolito  1/4 6. 
in  8° 

Al  magnanimo  Signor  Giovali  Carlo  Affàetati  il 

libro  quarto  delle  Lettere . In  Vinegia  preffo  il  Cefauo 
iyyo.  in  8° 

— — Alla  bontà  fortuna  del  magnanimo  Signor  Baldo- 
vino del  Monte  il  quinto  libro  delle  Lettere  di  M.  Pie- 
tro Aretino  , per  divina  grazia  uomo  libero  . In  Vi- 

• vegia per  Corniti  da  Trino  isso,  in  8° 

Anche  quello  ci  tocca  Cernire , l'Aretino , uomo  libero  , eioc  indipendente, 
e per  divina  grada  , come  appunto  i Principi  fovrani  • 

— - Ecco , che  al , come  magno , magnanimo  Ercole 
Eftenfe , ha  dedicato  Pietro  Aretino  per  divina  grazia 
uomo  libero,  il  fefìo  delle  fcritte  Lettere  volume.  In 
Vinegia  preffo  il  Giolito  issi • ,n  8° 

Lettere , fcritte  al  Signor  Pietro  Aretino  da  molti  Spi- 
gnori , comunità , donne  di  valore , e altri  eccellen- 
tilTìmi  fpiriti , divife  in  due  libri . In  Vinegia  preffo  il 
Marcoliui  issi,  tomi  il.  voi.  1.  in  8° 

De’ fuddetti  tornivi,  ne  è un  altra  edizione  di  Parigi  preffo  Matteo  il 
Macflr,  [ le  Maìjìre  ] itfoj.  io  ottavo  . L’Aretino  in  una  delle  fuc  Let- 
tere a Niccoli  Martelli  nel  tomo  ni.  vanta  di  eflcre  (lato  il  primo  a *•  (di'».  * 

Rampar  Lettere  volgari  con  quella  fua  edizione  1.  del  1537.  Ma  erra  « ^*nV* 
perche  le  Lettere  di  tanta  Caterina  da  Siena,  Rampate  da  Aldo  nel  if  00. 

j.  Zz  ' ~ In 


Hi  & lio  r.  Cl.II. 


\ fori  a e Comentéij 
temo  IV.  44«  * 
3*9»  td<:  • il»  di  Vi- 
ti rii*'  . 


/frtMj/diM  tomo  IV. 
M-  243* 


O'+fcoli  torno  if. 

26S. 


l6o  Della  Eloquenza 

in  foglio  , fono  volgati  j e un  altro  libro  di  Lettere  di  Francefili  Filelfo 
col  titolo  di  Epiftole  vulgati  e latine,  fu  Rampato  in  Milano  da  Giovanni 
da  Cafliglione  nel  1J  io.  in  quarto . Sono  114.  Lettere  , tutte  numerate  , 
e nclfuna  e nell'altra  lingua . Pietro  Salio  da  Vercelli  in  fine  de’  verfi  , 
medi  in  principio  , dice  tra  altre  cofe  , che  il  Filelfo  , 

Kc  fora  ulta  fuo  fine  munire  qua  fludet  , alai  , 

Difciptdh  Jcripfit  quod  modo  cernii  , oput , 

Sicché  il  Filelfo  fcrifle  quelle  breri  Lettere  volgari  e latine  per  ufo  de' 
fuo!  difccpoli  , di  lui  leggendoli  nella  prefazioncella  : quo  duce  , non 
folum  latina  lingua  fiofculot  decerpent  [ adolefcentuli  ] verum  etiam 
ipfiut  lingua  VER  HA CUI AB  ( quod  non  ab  refuerit  ) elegantiam  fibi 
comparabili il  , quoniam  utroque  mirifict poetam  noflrum  polluiffe  , dolio- 
rum  ambigli  nemo  . Il  tefio  latino  fi  vede  tolto  da  Cicerone  . Ma  quando 
anche  l’Aretino  folle  Rato  il  primo  a Rampar  Lettere  volgari , non  fu  gii 
egli  pcrqucRo  il  primo  a feriverne  , perchè  in  quelle  de’  Principi  ne 
fono  molte  , fcrittc  prima  delle  fue  ; oltrachc  il  padano  di  lui  , Fra 
Guittone  , un  pieno  volume  ne  avea  fcritto  tre  fecali  prima  di  elfo  Areti- 
no . Quefli  fu  ha /lardo  di  Luigi  Bacci,  gentiluomo  d’ Aree-no  , al  dire  del 
Crefcimbeni  , che  lo  apprelè  dal  fuo  areico  Jacopo  Maria  Cenni  nel  libro 
a penna  , intitolato  le  Glorie  letterale  di  Valdicbiana  . Il  Cenni  , che 
fu  da  Sinalonga  , Terra  chiamata  Afinalunga  dal  Geografo  Antonio 
Magini , e fituata  nelle  parti  d’ Arerjjo  in  Valdicbiana  , dagli  antichi 
detta  Clufina  paini , mori  gii  40.  anni  in  Napoli  Segretario  del  Cardi- 
nale Iacopo  Cannimi , dopo  averne  in  quefio  uficio  ferviti  degli  altri . 
ScriRc  la  Vita  di  Mecenate  , che  c Rampata,  lafciando  altre  opere,  non 
date  m luce  : e gran  parte  de'  fuoi  libri , fpccialmcnte  volgari , fu  ven- 
duta a Monfignore  Arcivefcovo  Paffìonei . Se  foflè  in  luce  quello  del 
Cenni  ( che  non  iferiflè  per  opinione)  fi  avrebbe  maggior  contezza 
del  primo  edere  dell'Aretino  [ter  lume  d!  chi  , dietro  al  Moneta  , il 
quale  non  oflervò  , citarli  dal  Crefcimbeni  l’ Ifioria  letteraria  del  Cenni fc 
defideraya  faperne  di  più . Nelle  accennate  Lettere,  ferine  ili' Aretino,  fe 
ne  trovano  diverfe  dei  Bacci  d’  Arevio,\l  cognome  de'  quali  ei  non  volle 
pigliare  ; ma  quello  della  patria  , come  avea  fatto  il  Bruno  . Nel  feco- 
lo  degli  fcandali , che  fu  il  X vi.  egli  venne  ad  appefiare  il  mondo  con 
le  Aie  flomachevoli  ribalderìe , facendoli  temere  e lodare  da  tutti , e 
fino  chiamare  non  folo  Flagello  de'  Principi , ma  divino  , e dioinijjimo 1 
ancora  . Anzi  all'  ardir  fuo  riufeì  di  mettere  in  contribuzione  i Principi 
della  terra  , talché  Scipione  Ammirato  fece  conto  , che  di  quefia  ragione 
gli  capitaflero  in  mano  più  di  fettantamila  feudi,  tutti  da  lui  gittati  nello 
sfogo  de’  fuoi  vii) . Non  fi  può  baRantemente  ammirare  la  viltà  di  tanti 
grand'  uomini  , abballati  a incenfare  queRo  idolo  di  Baal  ne'  detti  due 
volumi  di  Lettere  , a lui  fcritte  , c da  lui  ferbate  per  prove  convincenti 
delle  fue  glorie,  c poi  Rampate  dall'  antico  e compare  fuo  Marcolini,  il 
quale  con' lettera  da  lui  dettata  confacrò  il  primo  al  Cardinale  Innocen- 
xjo  del  Monte  , che  per  II  fuoi  meriti  fu  privato  di  tutte  le  fue  rendite 
ecclefiafiichc  , e condannato  da  san  Pio  V.  in  carcere  a Montecafino  > 
cflendo  poi  morto  in  Roma,  e privatamente  fepolto  , còme  i rei  , fenza 
alcun  fegno  d’onore  . 

Non  mancarono  però  alcuni , i quali , fdegnando  di  entrare  nella  folta 
fidùcia  «li  tanti  e sì  fatti  adulatori  dell’Aretino  , in  vece  di  Iporcare  le 

carte 


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Italiana  363 

carte  con  leTuc  lodi  , nc  fcriflero  col  dovuto  ludibrio . Di  quelli  lì  con-  ■ ■■ 
rano  cinque  Italiani  , quattro  in  volgare  , e uno  in  latino  3 co*  quali  con-  Cl.  II* 

corfc  il  Jeflo,  di  nazion  Francefe , parimente  io  latino  3 e per  Tuo  mag- 
gior comodo  * non  in  ver  fi  3 ma  in  profa  . 

I Francefco  Bemi  , fegretario  del  Giberto  , allora  Datario  di  Clemente  VII. 
nel  Sonetto  contro  all’Aretino  in  difefà  del  Papa  , che  comincia  , 

Tu  , ne  dirai  , e farai  tante  , e tante  3 
Lingua  fracida  , marcia  , e fenica  fale  ; 
lo  trattò  qual  meritava  , ricordandogli  ancora  le  coltellate  , dategli  in 
fàccia  da  Achille  dalla  Volta  Bolognese . 

a II  noflro  Mauro  cf  Arcano  ( coti  detto  dal  feudo  antico  della  lua  cali  ) 
nel  Capitolo  delle  Bugie  onorò  l’Aretino  con  quelli  vcrli  in  confonanzz 
col  Berni  j 

Sono  in  Italia  de ' Poeti  affai  , 

Che  durian  fcaccomatto  all’ ARETINO  « 

Ed  a quanti  Aretini  fur  giammai  5 
Se  volejfero  andar  per  quel  cammino 
Di  Jcriver  fempre  male  , e dire  il  vero  3 
Come  ìmfegna  la  fcuola  di  Pafquino . 

Chi  brama  ejfer  Poeta  daddovero  , 

Coti  vada  dal  ver  fempre  lontano  , 

Come  da  fcogli  un  provvido  nocchiero  . 

L’Alt  eti  n per  Dio  grazia  è vivo  e fano  3 
Ma  il  moftaccio  ba  fregiato  nobilmente  3 
E più  colpi  t che  dita  3 ba  in  una  mano  * 

Jguefto  gli  avviene  per  ejfer  dicente 
Di  quelle  cofe  3 che  'tacer  fi  denno  3 
Per  non  far  gire  in  collera  la  gente  • 

Egli  ebbe  il  torto  , e non  quei  3 che  gli  denno  3 
Perchè  dovea  faper  3 che  a gran  Signori 
Senza  dir  altro  3 balia  fare  un  cenno  • 

Altri , che  fono  incorfi  in  tali  errori  3 
Han  finiti  i lordi  f opra  tre  legni  3 
E pafeiuti  gli  corvi  3 egli  avvoltoti  • 

Qui  pare  propriamente  che  il  Mauro  , inoltrando  pattar  di  colà  paflard  t 
profetarti:  di  Niccolò  Franco  Beneventano  3 prima  ajutante  di  fìudio  3 e 
poi  nemico  dell  'Aretino  , (ìccomc  di  quefto  profetò  veramente  Giufeppe  P<*£.  oy 
Betu/Ji  nel  Dialogo  amorofo  3 diverfo  dal  Raverta  3 altro  fuo  Dialogo 
d'amore . Dell'Aretino  in  altra  guifa  avea  profetato  il  Boccaccio  3 per 
I quanto  Pentiremo  dal  Muzio  . 

3 Benedetto  Falco  nel  fuo  Rimario, alla  voce  Metafora3à\cc}nor\  efler  metafo- 
ra l’appropriare  la  parola  divino  a’  maledici jd'iccndoGjì  1 divino  Aretino , 
e fpiacergli  , che  i modefìijjimi  Veneziani  permettertelo  , che  tal  prepo- 
ftera  metafora  fi  fiampafie  . Però  bi fogna  conlìderare,  che  a que’  tempi 
certe  cofe  non  faceano  fpccie  pii),  che  tanto  3 almeno  al  più  della  gente* 
conforme  li  riconofce  da  molti  libti  ftraniflìmi  * liberamente  allora 
flampati  : e tanto  poco  lì  badava  alle  llampc  , che  le  profe  di  Niccoli 

Zìi  Ma- 


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Bì  etioT.  Cl.  II* 


4 


Libro  llì.pa •.  230* 


X*etttre  aV'Jnt Ino 
tomo  il.p.tj.a0».2c*. 

ac 6» 

Vite  de'  V rtori  F.tr- 
U III. 

202.  3?f* 

*— — Parte  Zìi.  y;7. 

11.  pj$.8ic. 


364  Della  Elo  qj/  e n z a 

Machiavelli  fi  videro  la  prima  volta  ufcire  dalla  ftamperia  camerale  di 
Antonio  Biado  da  Afola  In  Roma  nel  if  $ 1.  e Jfjr.in  quarto  con  un  Bre- 
ve  di  privativa  » conceduto  da  Clemente  VII.  e ferino  da  Bloffìo  Palla- 
dio . 11  Biado  dedica  I Dijcorji  del  Machiavelli  a Monlìgnor  Giovanni 
Caddi  , Chcrico  di  Camera  , dicendo  , che  furono  ettratti  dal  proprio 
originale»  ferbato  dal  Cardinal  Niccolò  Ridolfi  .11  Principe  (a  da  lui  de- 
dicato a Filippo  S/roxau  » e le  Iporie  , prima  dedicate  dal  Machiavelli 
fletto  a Clemente  VII.  qui  furono  dedicate  dal  Biado  a Monlìgnor 
Caddi . 

Il  Mudo  y il  qual  pure  dopo  il  Falco  non  fu  della  fchiera  di  quelli , che 
alY  Aretino  fecero  credere,  nou  enervi  fallite  fuori  della  fua  buona  era- 
ila  , a capi  xiv.  delle  fue  Battaglie  ripiglia  il  RufceUi  per  avergli  dato 
il  titolo  ai  divinijjimo  con  cfaltarlo  fopra  molti » da  se  nominati»  quan- 
do egli  in  se  non  ebbe  veruna  eccellente a , ma  fu  un  ignorante  , c urta 
fontina  di  vie.)  . Rammenta  di  avere  fcritto  a.  Giulio  Cammillo  » che 
quando  II  Boccaccio  nella  Novella  il.  Giornata  iv.  ( non  però  nell’edi- 
zione I.  del  Salviati  , fatta  In  Venezia  nel  if  8z.  ) diede  a Vinegia  il  no- 
me di  ricevitrice  (Fogni  bruttura  , egli  profetò  di  Pietro  Aretino  , che  in 
quella  città  dorava  aver  ricetto  : e aggiunge  di  avere  alla  fua  divinitd 
xenduta  teftimonianza  nel  mandare  a Roma  il  fuo  libro  della  Tmanitd 
dì  Criflo  > annoverando  Y crepe  , nel  medefimo  contenute  ; onde  allora 
furono  dannate  tutte  le  fue  fcrltture  » fenza  far  menzione  di  lui  » come 
di  omaccio , che  peccaffe  per  ignoranza  . Nel  rimanente  il  Mudo  fi  rimet- 
te a quanto  fopn  quella  fua  Vmanita  di  Critto  avea  rapprefentato  al 
Cardinal  di  Trani  Giovanni  Bernardino  Scotto  , d;  poi  Vcicovo  di  Pia - 
cerne*  , in  una  delle  fue  Lettere  cattoliche  , feritagli  da  Pcfaro  il  dì  j. 
Maggio  if  58.  mentre  Il*llbro  era  flato  al  Mudo  trafmcfib  e accufato  dal 
Doni , come  pieno  di  coje  non  tolerabilif, affinchè  ne  informafl’c  i Cardinali 
del  fatuo  (Jncio  . Etto  libro»  fopra  materie  di  sì  alta  importanza»  c com- 
porto alla  poetica  » e in  guifa  di  effettivo  romanzo»  tutto  pieno  di  folli  e 
Urani  racconti . Il  Mudo  facendone  la  cenfura  della  meta  » da  lui  letta» 
vi  trova  la  rea  dottrina  di  Vkltjfo  , di  Giovanni  Ih  , e di  Lutero  , ag- 
giungendo , che  tali  cofe  non  erano  in  lui  nuove  » eflendo  egli  fuggito 
d'Arexjco  per  aver  compofto  un  Sonetto  contro  alle  Indulgenza  . Indi  a 
piedi  c fenza  altro  arnefe  » che  quel  folo  » che  aveva  indotto  » pafsò  a 
Roma  nel  pontificato  di  Leon  X.  allo  fetivere  dcll’v*»»r»/r/a/o  per  bocca 
dello  Speroni,  il  quale  però  ancor  egli  un  tempo  fu  de’  fuoi  adulatori  • 
Qui  poi  V Aretino  , fecondo  Giorgio  Vafari , dopo  fatti  xx.  infami  So- 
netti  fopra  xx.  abominevoli  difegni  di  Giulio  Romano , intagliati  in 
XX.  rami  da  Marcantonio  Raimondi  Bologne  fé  , fc  ne  andò  con  Giulio  a 
Mantova  , donde  pafsò  a ttare  in  t^eneda  CUmente  VII.  di  ciò  fde- 
gn.it i (fimo  » fece  carcerare  rintagliatore  j ma  il  cugino  Cardinale  Ippo- 
lito de ’ Medici  gli  faivò  la  vita  . V Aretino  nella  lettera  1.  del  libro  1. 
ringrazia  il  Doge  Andrea  Grìtti  per  averlo  ricevuto  in  Venezia  > e fata- 
togli V onore  c la  vita  dallo  fdegno  di  Clemente  VII.  benché  in  guanto 
all’onore,  non  glielo  faivò  certo.  Quelli  xx.  fcandalo  fitti  mi  rami 
pattati  in  Francia  » furono  con  fine  fanto  comperati  per  cento  feudi  da  un 
altro  intagliatore  » uomo  dabbene  , e infigne  in  pietà  , e di  coftumi  ve- 
ramente cattolici  , chiamato  Jvllain  , il  quale  gli  dUlruflc  a fine  di  le- 
var 


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Italiana  r 365 

var  daHnondo  pfr  Tempre  quell’  obbietto  infernale  . Della  notizia  di  g i. 

quello  gloriofo  fatto  (iamo  debitori  ad  Andrea  Cbevillìcr , dottore  e ■hot.  Ci.  IT. 
Bibliotecario  della  Sorbona,  nella  Difl'ertazione  illorica,  altrove  citata,  Psnc  il.  cop.iz.tn- 
dell'Origine  della  (lampa  in  Parigi  , dove  tratta  l 'Aretino  da  empio  , e za*.  ’ ‘ ®" 

Ateo  , parlandone  in  modo  di  far  comprendere  , che  i Sonetti  fodero  in- 
tagliati ancot  elfi  inficine  .con  quei  dijegni:  e ciò  pur  fi  raccoglie  da  una 
lettera  dell’  Aretino  a Cefare  Fregofo  • Non  ci  mancano  prove  da  far  ve-  r.  por.  13.  a. 

dere,  che  egli  ebbe  commercio  di  lettere  con  l 'Ocbino  defertor  della  Fe-  n*’ 

de  , anzi  inventore  di  nuove  crede  , partito  in  Gineura  nel  1341.  E pure 
agli  anni  partati  ci  toccò  vedere  addotto  per.ifcritrore  autorevole  un  mo-  Difift  t.  di  Cornac- 
Uro  lì  detellabile  , in  menzogne  poi  notorie  c manifelle  , da  chi  non  ar-  dW»  top.  lxxxiv. 
rofii  di  citarlo  contro  alla  Santo  Romano  Cbiefa  . Andate  a credete  a 
fimil  gente  in  altre  materie  . Egli  c notabile,  che  il  Doni  , benché  di 
lui  pancgirilla  , di  cui  nella  Zucca  promile  di  dar  Ja  Vita  , chiamando-  F ratti  dilla  Zecca 
lo  anche  per  onoranza  Yillufire  Signor  Cavalier  Pietro  Aretino  , forte  poi  P-'l-iì-  tdit.  il.  iti 
d’accufatore  del  fuo  libro  , il. quale  , dedicato  all'Impcradrice,  era  ufei-  >!P< 
to  la  piima  volta  , come  la  Zucca  del  Doni , dalle  (lampe  del  Marco- 
lini fin  dal  1138.  in  ottavo  col  ritratto  della  belila  in  principio  . Di- 
cendo il  Muzio  nella  Tua  Lettera  del  ifjS-  che  il  libro  dell  'Aretino, 
mandatogli  dal  Doni , era  venuto  in  luce  piò  di  x.anni  prima,  non 
può  avere  intefo  della  edizione  t.  del  Marcolini, (mi  X X.  anni  avanti, 
ma  piuttollo  della  feconda  , ufeita  da  otto  anni  prima  in  cafa  d’Aldo  , 
ornata  di  quello  bel  titolo  , Al  Beatifjimo  Giulio  III.  Papa  , come  il  fe- 
condo , ammirando  , il  Genefi , l'Vmanitd  di  Crifto  ,ei  Salmi  , opere  di 
M.  Pietro  Aretino  , del  facrofanto  Monte  umil  germe  , e per  divina  grazia 
uomo  libero.  In  Vinegia  in  cafa  de’  figliuoli  di  Aldo  iff  1.  in  quarto . 

Anche  qui  egli  torna  a chiamarli  , uomo  libero . L'edizione  veramente 
è bcllirtima  , in  carattere  tondo  , e non  mai  degno  di  efi'cr  difonorato 
con  le  fcritture  dell’ Aretino  , il  quale  in  quella  impresone  li.  tolfe  via 
la  fua  prima  dedicatoria  all’  Imperadrice  per  furrogarvi  quell' altra  a 
Giulio  ìli.  Il  buon  Muzio , autore  di  tanti  libri  contra  1 nemici  del 
pontificato  Romano , e i delcrtori  della  Fede  cattolica  , fu  compatibile, 
fe  nella  fua  Lettera  al  Cardinal  di  Tra*/  fi  dolfe  , che  l’Aretino  ripor- 
tane in  Roma  un  Cavalierato  • Ma  quella  grazia  venne  da  Baldovino 
del  Monte  , il  quale  , fenza  badare  al  decoro  pubblico  , c alla  riputa- 
zione fua  propria  e del  pontefice  fuo  fratello  , per  farG  merito  col  pae- 
fano  Aretino,  li  ellorfe  a Giulio  III.  E l’Aretino  poi  con  farne  buon  ufo 
à gloria  del  benefattore  , la  palesò  a tutto  il  mondo  , (lampando  poco 
approdo  le  due  lettere  , fopra  ciò  vilmente  fcrittegli  da  Baldovino  , e 
anche  dedicandogli  il  libro  , o tomo  v.  delle  fue  proprie  . 

Il  Cavalierato , che  il  Doni  nel  promettere  la  Vita  di  quello  fuo  Cavalier 
malvagio,  cercò  di  fpacciare  per  una  riguardevole  dignità  equelire , 
altro  non  fu  , che  la  rendita  vitalizia  di  un  uficio  venale  e vacabile  col 
nome  di  Cavalierato  di  tan  Pietro,  fondato  fui  capitale  di  feudi  1500. 
fecondochc  fi  raccoglie  da  Girolamo  Lunadoro  nella  Relazione  della  Pag.  6S.  rdit.  dii 
Corte  di  Roma  ; onde  il  frutto  polca  montare  a fei  in  fette  feudi  il  me-  Romapnf. 

fe  , i quali  veramente  farebbono  flati  aliai  meglio  collocati  nel  Afa-  ‘ calco . 
f-m , difenfor  della  Fede , c flagello  degli  eretici  del  fuo  tempo  , fe  Viri  di’  Pittori  P.u- 
l'Aretino  lo  era  de'  Principi  -UJn  fimil  Cavalierato  di  tan  Pietro  fu  dato,  tt  il.nl.U.  pag.qiy, 
fecondo  il  Vafari , da  demente  VII.  allo  fcultoie  Baccio  Bandinelii,  per  in  fui . 

aver 


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Bibliot.  Cl.  ir. 

Zttftrt  aW Arttino 
remo  ll.juij.3s3. 


J uvnihnt  Jfln  il. 
«£r.  il.  v.2c. 


3 66  Della  Eloquekza 

aver  difegnato  il  martirio  di  alcuni  Santi  da  porti  nella  cappella  mag- 
giore di  san  Lorenzo  in  Firenze  • Balda  ulne  del  Monte  ai  vii.  di  Mag- 
gio deliffi.  impaziente  di  crefccre  in  grazia  dc\V Aretina  , gli  fpedì 
follcclcamcnte  colera/;'/  la  bolla  del  Cavalierato  e con  (Lpreffioni  piene 
di  alta  (lima,  affinchè  vi  cofliluijfc  un  procuratore  a pigliarne  1 frutti.  Per 
compimento  delle  fortunate  indigniti  di  coflui  , aggiungeremo  qui  la 
notizia  di  tre  medaglie  di  bronzo  , battute  in  onor  tuo  . 

I 

DITTI  . P.  ARRETINVS  • FLAGELLVM  . PRINCIPVM 
La  tefta  barbata  . 

IJJ7.  V ERI!  AS  . ODI  VM  . P * R IT 
Entro  una  corona  di  lauro , come  quella  delle  antiche  medaglie  col 
Divos  . 1 vli  vs  , e di  altre  , fpccialmente  d'Augufio  . Li  Aretino  nella 
Lettera,  gii  citata,  a Niccoli  Martelli,  dice  di  se  quelle  parole  : Del  mio 
fapere  fanno  fede  le  gerarchie  de'  Principi  , i quali  non  Jota  mi  rendo  be- 
nevoli , febben  non  refe  di  pubblicare  i lor  vir-j  , ma  gli  r fori»  a inter- 
tenermi  con  l'oro  de’  continui  tributi  . 

II 

DIVVS . PETRVS . ARETINVS 
La  fella  barbata  • 

VERITÀ*  • ODI  VM  . PARIT 

La  Verità  , in  forma  di  Donna  ignuda  fedente  , appoggia  il  detiro  pjede 
fopra  le  gambe  di  un  fatiro  , e guarda  Giove  fu  tra  le  nubi , che  ftringe 
con  la  delira  i fùlmini  , e con  l’altra  addita  il  fatiro . La  fama  alita 
ftandole  dietro  , la  incorona.  Quelle  lucdefimc  ligure  lì  veggono  an- 
cora intagliate  in  legno  nella  Zucca , ne’  Marmi , e ne’  Mondi  del 
Doni  , delle  edizioni  del  Marcolini . Il  Doni  campava  alle  fpalle  dell* 
Aretino . 

Ili 

DI  WS  . PETRVS  . ARET1NVS 
La  iella  barbata . 

I PRINCIPI  • TRI  BVT  ATI  . DAI  . POPOLI  . IL  . SERVO  • LORO 
TRIBVT  ANO 

Un  armato  prefenta  un  vafo  all  'Aretino , fedente  in  trono  con  un  libro 
mila  delira  , e un  altro  gli  rende  ollcijuj  in  compagnia  di  due  togati . 
Nelle  più  laide  adulazioni  con  medaglie  in  ogni  forte  di  metalli  , cam- 
mei , fatue  , pitture , e altre  cofe  , non  può  andarli  più  lì  di  quello  , 
che  ne  va  il  Doni  nell’ultima  delle  Lettere,  fetitte  ili’ Aretino , dove  an- 
che il  loda  di  aver  trattato  con  riverenza  delle  cole  di  Dio  , tutto  il  con- 
trario di  quello  , che  il  Doni  fteffo  a parte  conlido  al  Munto  . Ma  bilò- 
gna  poi  leggere  quanto  contra  il  vizio  àt\\' a.lulatàone  lerillè  il  Doni  nel 
fuo  Cancelliere  deli  Eloquenza  pag.  p.  Di  qui  fa  meftieri  concludere,  che 
gli  adulatori  per  li  lor  fini  , Lenza  alcun  Legno  di  verecondia  fono 
capaci  di  paffute  ogni  termine  . In  tal  particolare  Tcrenzjo  mette  alcu- 
ni bei  vcrC  in  bocca  di  Gnatone  : ed  io  per  non  allungarmi  ne  ridirò  tre 
foli  . 

die  quid  dicunt  , laudo  . Id  rurfum  fi  negant  , laudo  ìd  quoque  : 
Negai  quii , nego  . Alt , ajo . Poflremo  imperavi  egomct  miti 
Omnia  affentari  di  quafiut  nunc  efi  multo  uberrimut . 


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Italiana  367 

la  beftia  , io  dico  l'Aretino  , col  talento  naturale  j e con  l’ajuto  della  fa- 
vella e loquacità  paefana  , lì  ajutava  a imbrattar  le  carte  con  un  dire 
Iperbolico  , e pieno  di  vituperofa  audacia  . Il  Tofcanella  nella  Reiterila 
ad  Erennio  taccia  il  fuo  Itile  di  gonfievea  , e Umilmente  il  Guari  ni  nel 
Segretario  lo  rapprefenta  per  frequentiamo  nelle  terminate  if  ertoli  : e 
li  può  dite  in  veti!  e in  profa  in  full’andarc  del  Ciampoli  . Ora  dai  ooliti 
Italiani  j che  largamente  gli  fecero  giudizi*  in  volgare  J come  doveva 
fargliela  anche  il  Monte  merlo  in  vece  di  allegate  nel  fuo  Tefioro  per 
tedi  di  lingua  i libri  di  collui  , quando  non  ne  mancavano  di  migliori  , 
noi  paHercmo  a quelli , i quali  gliela  fecero  in  latino  . 


Bituor.  Cl.II. 

Fogl.qoi. 


y Gabriello  Faerno  Cretnonelè,  per  la  fua  gran  bontà  e virtù  , flimatidimo  da 
tan  Carlo  , fenaa  pigliarli  vetuna  fuggezione  della  fomma  temerità  dell’ 
Aretino  , gli  diede  una  folennc  fpellicciatura  con  un  epigrammaj  il  quale 
nell'ultima  edizione  de’  fuoi  verfi  latini  , fatta  in  Padova , non  fu  rav- 
viato per  quello  , clic  egli  era  . Ma  li  ravvifa  badantemente  dal  titolo 
antonomaflico  , in  Maledicum  , mentre  egli  cosi  dinotava!! , e tuttavia 
nelle  parti  di  Venezia  per  efprimere  un  Maledico  , li  dice  proverbial- 
mente , egli  è un  Aretino  ; oltre  a che  nel  corpo  fieflb  dell'epigramma  , 
degnamente  afperfo  di  tutto  il  fiel  d’Iponatte  , li  accenna  il  luo  elogio 
di  Flagello  de"  Principi  . L’epigramma  , che  allude  al  verfo  del  Beni  , 
Lingua  fracida  , marcia  , e fenica  Jole  , 

fi  è quello  j 

Impura  lingua  , qua  venenit  Mila  , 

I tributa  felle  noxio  , 

Gravo  fufurrot  fipargii , V fermonibuj 
Amara  mifeet  tonica  : 

Conviciorum  quii  tuorum  unquam  modut  ì 
Quii  terminut  probrit  eril  I 
Qua  finii  impudentibut  calumniit  5 
Quibui  impium  vinti  vomii  ) 

In  omnium  aurei  , inclptamque  PRINCIPI; M « 

Si  eie  Ha  , r A M A M vellicai  ? 
y*m  nulla  lego M le  refrenatoe  vinchi*  , 

Multi  coercent  o a ic Et 

Timor  ìs  , aut  pudori:  ,aut  a equi  (7  IONI  , 

Qua  cunlia  prò  n'thilo  pittai . 

Homines  , df.osque  [pernii  ,V  ras  ,17  nepas 
Eodem  babei  in  ordine  . 

Quid  imprecer  , virtutibui  dignum  tuie  , 

0 , vipera  omni  favior  3 
Nifi  3 ut  cruenta  ,fieUa  carni  fieli  manu  , 

Teirumqut  fundem  fanguinem 
Ali  flit  m veneno  , C7  ultima  eden!  fibila  , 

Humi  fupremum  palpito  ? 

Però  l’Aretino  ebbe  fortuna  di  fcapolare  le  imprecazioni  del  Faerno  t 
ma  non  cori  il  Franco  quelle  del  Betu/fi . In  line  della  fuddetta  edizione 
di  Padova  fi  legge  una  lettera  volgare  del  Faerno  contea  l'Emendaxjoni 
Livia  ne  di  Carlo  Sigonio , non  però  nuova  , ina  altre  volte  fiampata  , e 
thè  fi  uova  con  l’Efcmtridi  Padovane  di  Francefilo  Robortcllo . Scrina- 
no ’ 


I 


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3^3  Della  Eloquenza 

„ ■ — — mo  il  felh  autore,  non  Italiano  , ma  Prancefe  , il  qual  pure  in  latino  , q 

10  ' * ' lenza  cerimonie  , dille  il  fatto  fuo  oli’ Aretino  . s 


6 


Menoginos  romo  rii. 
t*$.  ;di.  384. 


Air  tifi  no  libro 
VZIVIIJ.  tdf . IX. 

Libro  HI.  pop  577. 


Quelli  fu  Giovaccbino  Perionio , famofo  monaco  Benedettino,  gran  Filofo- 
Fo , 0 Teologo  dcU’Univerfità  di  Parigi  , il  quale  modo  dalla  indigniti 
delle  flampe  dell  'Aretino  , e forfè  ancora  dal  vederlo  cominciare  aver 
luogo  didimo  in  quelle  di  due  altri  Luciani  della  Francia  , Clemente 
Maro t,  e Francefco  Rabelait  , da  religiofo  e zelante  del  buon  coftume, 
venne  in  rifoluzione  di  pubblicare  contro  di  lui  la  feguente  Orazione  , 
diretta  a tutti  i Principi  Criltiani , c principalmente  al  Re  di  Francia 
Arrigo  II. 

Ad  Henricum,  Calila  Regem  clariffimum  ac  polenliffmum  , ceterofque  Cbri- 
slianx  religio nrr  Principe 1 , Joachimi  Perionii  Bencdiffini  Cormtrriaceni 
in  Petrum  Arelinum  Orario'.  Pari  fi  1 apud  Nicolaum  Guineani  IfJI.  in 
ottavo.  Segue  appretto  un  altra  breve  Orazione  in  lode  di  ranGiam- 
batida . 


}uì  il  Perionio  con  tutto  il  maggior  zelo  invoca  il  braccio  de*  Principi 
Cridiani  contea  l'Aretino  . Dice  , che  leget  omnei  divinai  , humanafque 
non  Jolum  violat  , fed  etiam  labefaCìat  W abroga I , quarum  voi  Deus 
cuflodei  , de/enforei  tT  vindice 1 voluit . Lo  chiama  ccenum  , monflrum , 
portemum  , non  fotum  ex  no  fini  , fed  ex  barbarorum  fi  ni  bui  ejiciendum  . 
Dice  , parergli  imponibile  , che  egli  mandarti  al  Re  Francefco  I.  padre 
di  Arrigo  II.  certi  vcrG  , colmi  d’impietl , che  lì  veggono  dampati  » 
edendo  troppo  oft'enlivi  della  religione  de’  buoni  Francelì  di  quel  tem- 
po ; altramente  ed'o  Arrigo , e il  Padre  , avrebbono  procurato  , ut  Ve- 
neti , quorum  in  imperio  ifte  vivi I , tir  apud  quor  plurimum  vaici  amici - 
tìalT  gratin,  de  eo  fupplicium  , quo  digniffimui  efi  , voi  fumerent  ipfi , 
ve l eundem  ad  voi  primo  quoque  tempore  vinihim  mitterent . Che  i luoj 
nefandi  componimenti,  traducendoli  dall'Italiano,  faranno  gran  male  in 
Francia,  nifi  mature  .ne  id  fiat , prudenti!  tua  provi  deai.  Per  la  dia  (come 
dice)  nefariam,  obfccenamque  hbidinem  , lo  chiama  Arieiinum  in  vece  di 
Arelinum  , in  conformiti  di  che  Gafoero  Barilo  , che  dallo  Spagnuolo 
tradurti  in  latino  ano  de’  perverli  Dialoghi  dell'Aretino,  prima  tradotta 
dall’  Italiano  nello  Spagnuolo  , onora  l’autore  con  quedo  elogio  : prodi- 
giofa  impudicttin  ES"  infami!  libidinii  demonflrator  egregiui  . Dionigi 
Lambivo  trovandoli  in  Roma  col  Cardinal  di  Tur  none  nel  ifft.  avuta 
notizia  da  Giovanni  Maludano  dì  queda  Orazione  del  Perionio  , in 
lina  fua  lettera  fra  quelle,,  che  raccolfc  Giammichel  Bruto , rifpondedi 
averne  tifo  ; nam  , quod  arguii  , iUum  effe  impurum  , fceleralum  , im- 
pilila ; quid  rum  ptfiea  ? Tolti  bominei  non  verbii  aut  Jcriptii  cafiigandi, 
fed  legibui  W pernii  ccercendi . Qui  dice  bene  il  Lambino  ; ma,  per  gra« 
fortuna  dell'Aretino  , queda  feconda  parte  non  toccava  al  Perionio  : e 
fe  folfe  a lui  toccata  , l’Aretino  forfè  non  avrebbe  tifo,  come  rife  il 
Lambino . 


I*e  Pillole  vulgari  di  Niccolò  Franco  [ libri  ni.  ] In  Ve- 
nezia per  Sìntonio  G ardane  1 $ 39.  in  foglio.  E ivi  prejfo 
il  Cardane  1542.  in  8°  edizione  il.  più  bella  > ma  non 
diverfa  della  prima  f fuorché  nell’ammenda  dell'  errata. 

■ . Querte 


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Italiana  369 

Quelle  Lettere  , le  quii!  Tennero  fiioci  Cubito  appreflo  i!  tam»  r.  in  foglio 
di  quelle  dell-  Aretino  , contengono  pure  di  litanie  cofe  , mi  fervono  a 
dilucidarne  dell’altre  • Del  Franco,  amico  , e poi  nemico  AM  Antimo, 
veggaG  Prancefco  Ricodemi  nelle  Giunte  alla  Biblioteca  Napoletana  di 
Riccolò  Toppi , le  quali  da  Firenze  qui  a Roma  furono  ferine  da  Anto- 
nio Magliaiecbi  a Stefano  Pignatclli  in  tempo  della  Reina  di  Svetua  : e 
poi)  mandate  in  Napoli  a Pietro  Valero  Diati,  quelli  le  diede  a Prancefco 
Ricadenti  -,  onde  ivi  ufeirono  Cotto  nome  del  fratello  di  lui  , Lionardo  , 
ferondochc  una  volta  mi  ferirti  il  medeGmo  Magliaiecbi  . Nel  Peplo 
d'Italia  di  Giammallco  Tofcano  G legge  , clic  il  Franco  Odjfieam  Homeri 
Etrttfcit  carminibut  ineboaverat  . In  conferma  di  ciò  già  anni  vqn- 
dendoG  certi  libri , venuti  da  Utbino,  di  ragione  dell'Arcivcfcovo  San- 
torio , de'  quali  io  nc  pteG  alcuni  , G t:o\o  Vinifica  d 'Omero  in  ottava 
rima  di  propria  mano  del  Franco  in  un  tomo  in  foglio  , che  fu  portato 
con  altri  libri  alla  Canta  memoria  di  Clemente  XI.  e da  me  venne  la  pri- 
ma notizia  di  quello  particolare . 

Lettere  di  Scipione  Ammirato . Stanno  nel  tomo  11I.  de’ 
Tuoi  Opufcoli . 

Confolatorie  [di  Ortenfio  Landi  in  nome]  di  diverfi 
autori.  In  Venezia  al  fegno  del  Pozzo  [ per  vlndrea 
vlrrivabeni  ] i y yo.  in  8° 

. Lettere  [ di  Ortenfio  Landi  in  nome  ] di  molte 

valorofe  donne.  In  Venezia  prejfo  il  Giolito  1 148.  in  8° 

Lettere  [ di  Ortenfio  Landi  in  nome  ] di  Lucrezia 

Gonzaga  da  Gazuolo.  In  Venezia  per  Gualtiero  Scot- 
to i$yi.  in  8° 

Quelli  tre  ultimi  libri  fono  di  Ortenfio  Landi  , medico  Milanefe  , il  quale 
nc  fcrilfe  molti  altri  e latini , e volgari  fenza  fuo  nome  , o con  nomi 
Gnti  , rovefeiati  , retrogradi  , o abbreviati  : e de’  due  primi  ne  vien 
fatto  autore  anche  dal  Doni  nella  Libreria  1.  Egli  , che  in  più  cofe  fu 
Binile  al  Doni , ma  ne  Ceppe  aliai  più  , nelle  dedicatorie  di  quelli  libri  , 
tutti  di  un  medeGmo  Itile  , tace  il  fuo  nome  : e molte  delle  ultime  Let- 
tere fono  da  lui  fcritte  a se  llcflb  . In  fine  del  libro  antecedente  a nome 
• di  molte  valcrofc  donne , egli  all'erma  in  una  lettera  latina  , che  eat  ex 
variij  Italia  lodi  multo  [udore,  multotjue  impendio  Hortenfìui  L andui  col- 
legii . Segue  un  Sonetto  del  Dolce  a quelle  valorofe  donne , ove  dice  : 

A lui  , per  cui  ti  ricche  al  mondo  [eie 
Di  beltà  , di  valor  , d'ingegno  , e d'arte  , 

Ron  tanto  e coti  vivo  obbligo  avete  , 

Quanto  al  buon  Landò,  che  ogni  rara  parte 
Di  voi  confacra  ; onde  chiare  vivrete 
Rei  vago  flil  delle  SUB  DOTTB  CARTE  . 

Le  ultime  Lettere  a nome  di  LucrerJa  , moglie  di  Giampaolo  Mantiene 
Romano , G fingono  venir  quafi  tutte  dal  cartello  della  Fratta  nef  Fer- 
rarefe  : e il  Landi  in  una  di  elle  fa  , che  ella  feriva  al  Rufcelli  d’avee 

A a a lct- 


Bibliot,  Ci.. II. 
Libro  tv.fog.teS, 


P'l-16- 


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Bibliot,  Ci.  II. 


370  Della  Eloquenza 

letto  un  Panegirico  , tedino  ( al  Tuo  dire  ) non  fo  da  cui , in  mia  commen- 
darione  . Ma  quello  Panegirico  , il  qual  G finge  traslocato  di  lìngua  la- 
tina in  Cafligliana  , e poi  nella  no  Ora  volgare  , è appunto  del  Landi  , e 
infieme  con  un  altro  in  lode  della  Marchesana  della  Padula  di  cafa 
d'Efle  , fu  ftampato  in  yinegia  prejfo  il  Giolito  nel  I {fa.  in  ottavo  lenza 
nome  dell’autore  . che  dedica  amendue  quei  Panegirici  a Bernardo  Mi- 
ca.< . L'autore  però  non  fu  altri . che  il  Landi  , lei  dal  Rufeclli  in  una 
lettera  a Lucretcia  , datone'  per  autore  • Di  quello  Landi , il  quale  per 
altro  compolc  anche  de’  libri  , che  meritarono  di  efièr  dannati  in  prima 
elafe  , ci  riparleremo  piò  avanti . Qui  fi  tralafciano  molti  altri  volumi 
di  Lettere  , affinchè  non  lì  dica  . 

Scriptut  tr  in  tergo  t needam  finitut  Orefici , 

C A P O . X I V 
Lettere  Latine  volgarizzate . 

E Pillole  famigliar!  di  Cicerone , tradotte  fecondo  i 
fetilì  dell'.autore  , e con  figure,  proprie  della  lingua 
vulgare  . In  yinegia  frejfo  i figliuoli  a’ Aldo  x J4J. 
e i J4p.  in  8°  edizione  il.  riveduta . 

Senza  nome  del  traduttore,  che  però  fu  Aldo  il  giovane , il  qual  poi  vi  mife 
' il  fuo  nome  ncll'edizioni , da  lui  fatte  nel  1505.  e 15 «fi.  forfè  per  averne 
onore  dal  confronto  della  fua  verdone  con  la  fegueme  del  Fauflo  , men- 
tre Aldo  nella  dedicatoria  a Francesco  Cofano  Parmigiano  , dove  tratta 
del  modo  di  tradurre  , promife  di  /coprirli  dopo  uditi  fopra  tal  fuo  vol- 
garizzamento i giudicj  >lttui . 

Tradotte  dal  Faufto  da  Longiano.  In  yinegix-a 

frejfo  il  yalgrift  iyyy.  in  8° 

Il  Faufto  nella  dedicatoria  al  Cardinal  Ranuccio  Famefe  , annovera  tutte 
le  fue  opere  , fino  allora  compolle . 

Contentate  in  lingua  volgare  Tofcana  da  Giovan- 
ni Fabrini  [ da  Fighinc  Fiorentino  ] a utilità  de'  nobi- 
lillimi  figliuoli  del  generofo  e magnanimo  Signor 
Cornelio  Bentivogli . In  Vinezia  per  Giambatijla  e-> 
Marchiò  Sejfa  1561.  in  foglio.. 

Dice  il  Fabrini  di  e (Te  re  (lato  coflrctto  dal  Bentivoglìo  a fare  quella  lun - 
gbijjima,  c fatico/ì(]ìma  opera  per  li  figliuoli  di  lui  i e foftienc  ancor  egli, 
doverli  infegnare  la  lingua  latina  con  la  gramatica  volgare  , come  lì 
dille  nel  capo  il.  della  ClafTc  I.  La  ftatnpa  del  libro  è molto  bella  : il 
tetto  latino  in  mezzo  è di  carattere  corfivo  garamoncino,  c il  volgare*  da 
due  lati,  c di  garamoncino  tondo- 

Tipi- 


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Italiana  371 

Epiftole  ad  Attico  fatte  volgari  da  Matteo  Sena-  bi«liot.Ci,.ii. 

rega . In  yiuegia prcffo  Paolo  Mauuzio  ISS3-  ’»  8° 

Epiftole  di  Plinio  , del  Petrarca  , e di  altri  eccellentiflì- 
mi  uomini , tradotte  da  Lodovico  Dolce . la  yinegia 
prejjo  il  Giolito  1548.  in  8° 

Epiftole  di  Seneca  , ttadotte  in  lingua  Tofcana  da  An- 
tonfrancefco  Doni  . la  yinegia  per  Aurelio  Pinci» 

1 J4p.  in  8" 

Lodovico  Domeuicbi  nel  Dialogo  della  Stampa  tra  eli  altri  Tuoi  dcll’cdizio-  Pag.  384.. 
nc  del  Giolito  del  if  Si.  in  ottavo  , circoferivendo  il  Doni  con  poco  onor 
Tuo,  lo  accula  di  plagio , volendo,che  quello  volgarizzamento  Ha  amico, 
t non  juo  di  lui . Il  bello  li  è poi,  che  il  Dotti  nc'  lùoi  Frutti  della  Zucca 
pag.  dell'edizione  del  Marcotini  del  1531.  in  ottavo,  avea  molto  Io- 
dato il  Domeuicbi  ; onde  quelli  poco  bene  gli  corrilpolc  , quando  pure 
tra  loro  non  vi  palio  altro  di  mezzo  - 

Lettere  di  Marfilio  Fidilo , tradotte  da  Felice  Figliucci 
Senefe  [ libri  xu.  j la  yinegia  preffò  il  Giolito  1163* 
tomi  il,  in  8°  edizione  il. 

Qui  il  Figliucci  non  lì  chiama  Sattefe  alla  Provenzale  , ma  Senefe  , eome 
il  Tolommei , che  , per  detto  del  Cittadini  nelle  note  MSS.  alle  Batta- 
glie del  Mudo  pretto  il  Signor  Marcbefe  Capponi  , fu  il  primo  a chia- 
marli in  tal  guilà  • Il  Figliucci  a quelle  Lettere  diede  il  titolo  di  divine, 
che  in  quel  bel  tempo  correa  per  le  piazze  a buon  mercato  , 

Lettere  del  gran  Maumetto  Imperadore  de’  Turchi, 
fcritte  a divertì  Re  , Principi , Signori  e Repubbliche 
con  le  Rifpofte  loro , ridotte  nella  volgar  lingua  da 
Lodovico  Dolce  , infieme  con  le  Lettere  di  FaTaride . 

In  Vinegia  preffo  il  Giolito  iy 63.  in  8° 

Darò  line  a quelli  due  capi  di  Lettere  con  accennare  , clic  della  maniera  da 
(igillarle  ha  fcritto  Giorgio  Longo  prefetto  della  Biblioteca  Ambro- 
giana  nel  fuo  libro  de  /Inulit /sgnatoriis  antiquorum  * (Uniparo  in  Mila- 
ne da  Pacifico  Ponzio  nel  itfiy . in  ottavo  » dove  pur  traiti  della  indi* 
gniti  di  aprirle  furtivamente  , la  quale  a capi  ix.  ci  chiama  nefariam 
IT  turpijjimam  • Il  Dolce  dedica  quello  ultimo  libro  a Giantommafo  Co - 
fìan*.o  di  Cipri  , I cui  maggiori  da  lui  lì  fanno  di  un  fanguc  (ledo  con 
quelli  di  Napoli  • 


A ita  1 CLAS- 


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Biìuot.Cl.III. 


Vjollirma 

1*tr  34* 


37»  Della  Eloquenza 

CLASSE.  Ili 
La  Poefia. 

C A P O . I 
L'Arte  poetica . 

LA  Poetica  di  Bernardino  Daniello  Lucchefe . In 
Venezia  per  Giovanni  Antonio  Miccolini  i in  40 
Della  Poetica  di  Giangiorgio  Triffino  , Divifioni  ìv. 
Iti  Vicenza  per  Tolommeo  Gianicolo  1 56  ì.  in  foglio  , 

• Divifione  v.  e vi.  In  Venezia  per  Andrea  Arriva - 

bene  1 564.  in  40 

la  Rampa  di  Vicenza  delle  prime  I v.  Dì  vi  fiotti  è fatta  eon  le  nuove  let- 
tere , introdotte  dal  T tifino  nell’  alfabeto  Italiano  : e quelle  due  altre 
Divifioni  fono  Rampate  in  lettere  correnti  • 

Della  Poetica  di  Francefco  Patrie;  la  Deca  iftoriale 
C e la  Difputata]  In  Ferrara  per  Vittorio  Baldini  1 y 8 6. 
tomi  il.  voi.  1.  in  40 

Il  Patrivj  , che  In  quelli  libri  volle  chiamarli  Patricj , rivolge  foffopra  la 
Poetica  Aridotelica  , (iccome  fece  di  tutte  le  arti  e facoltà  , paflando  per 
novatore  nelle  cofe  letterarie  , in  Rettorlca,  Poetica,  Filofofia  , e Geo- 
metria . Fu  egli  amico  di  Clemente  Vili,  che  da  Cardinale  gli  Scrive- 
va in  latino  ; e in  una  lettera  de’ j.  di  Ottobre  del  1591.  lo  ringrazia 
di  avergli  dedicato  il  libro  xiv.  della  Pancofmia  , «omprefa  nella  fua 
Nova  de  univerfit  PbHofopbìa , Rampata  di  carattere  tondo  Ferrari a a pud 
Bencdiflum  MammareUum  1 59 1.  in  foglio,  c dedicata  al  Pontefice  Gre- 
gorio XIV.  Il  loda  molto  per  aver  compoRa  una  filosofia  , qua  cttm 
Cbrifiiana  pittate  congruere  (JT  convenire  viietwr  , fcartando  tutte  le 
altre  . Lo  invita  a Roma  , offerendogli  la  propria  cafa  : e in  un  altra 
del  Seguente  mefe  dice  di  avere  avuto  ragionamento  di  lui  con  Orazio 
Capponi  , e trattato  co’  Cardinali  , c col  Papa  Gregorio  XIV.  per  farlo 
venire  a legger  Filofofia  nella  Sapienza  di  Roma  . Appena  eletto  a Som- 
mo Pontefice  , il  chiamò  da  Ferrara  per  farlo  prolèfl'ote  di  Filofofia 
Platonica  in  quella  Univcrfiri  : e ci  venne  d’ Aprile  del  i(9Z.  Il  Car- 
dinal Bellarmino,  prevenuto  a favor  à’  Arifiotele,x\on  approvò  quefia  let- 
tura , e la  forza  delle  fue  ragioni  fi  può  rieonofccte  predo  il  Padre 
Jacopo  Full  gatti  a capi  X v.  nella  Vita  del  Cardinale  . Intanto  11  Patri- 
zi ebbe  la  cattedra  , ma  poi  fe  ne  morì  ai  vii.  di  Fcbhrajo  1597-  come 
•trnfatit  -notò  Niccolò  Angelo  Cafcrri  , sbagliando  però  in  chiamarlo  da  Cliffa  , 
quando  ei  Gì  da  Offerì . Nel  pubblico  Studio  di  Ferrar a vi  (piegava 

Ari- 


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Italiana 


373 


Jn  Houle  , t con  metodo  oppofto  il  praticato  fino  allora  , impugnava . 
fuoi  libri  , talché  per  quello  capo  i devoti  d AnJhtcU , ai  quali  adenfee 
\ Eritreo  nella  Pinacoteca  1. 11  guardavano  di  mal  occhio  . Il  Tuano  ne 
di  contezza  ne'  Cementar)  della  fua  propria  vita  . eflendo  flato  a que 
tempi  in  Ferrara  • 


Di  bliot.Cl.IIT. 
Uba.  A.D.  i S73- 


Difeorfo  di  Giafon  de  Norcs  intorno  a quei  principi , 
cagioni , e accrcfcimenti  » che  la  Commedia  , la  Tra- 
gedia , e ’1  Poema  eroico  ricevono  dalla  tilofoha 
morale  e civile , e da’  Governatori  delle  Repubbli- 
che I»  Padova  per  Paolo  Mejetti  1*87.  tu  8° 

La  Poetica  [parti  tre,  i.  della  Tragedia,  il.  del  Poe- 
ma eroico,  11I.  della  Commedia  ] In  Padova  per  Pao- 
lo Mejetti  1588.  tu  40 


Il  Non,  nel  bel  principio  del  capo  I.  profeta  di  continuate  in  qnefla  fui 
Poetica  ciò  , che  avea  cominciato  a trattare  nell  antecedente  Difcorjo, 
che  fu  rotiginc  de'  contralti  Intorno  alla  Tragicommedia  del  Guarmi  , 
allora  non  per  anche  trfeit,  in  luce  . mentre  il  Non,  generalmente  impu- 
gnò le  Tragicommedie  panerai, . Nella  prefazione  del  libro  , da  lui  de- 
dicato all’Abate  Oirolamo  Conte  Mantengo  . loda  il  Fi do  Amante, 
Poema  di  Curdo  Gonzaga  ,11  Co f redo  del  Tuffo  .1  Elettra  .Tragedia 
j.i  __nrn  Eraimo  di  Valvafone  , la  Semiramide  di  Muzio  Manfredi  , 
V Eri  file  di  Vincenzio  Giuiii  da  Udine,  e VEudoffa  di  Attilio  Bailammi. 
Non  fono  quelle  tre  ultime  nella  Dtamaturgia  deliaca  ; onde  può 
edere,  che  non  fieno  (lampare:  e in  fatti  il  Non,  dice  in  genere  di  quelli 
Poemi  , che  di  breve  usciranno  , ficcome  realmente  ne  ulcirono  alcuni  j 
ma  non  tutti  , che  lo  lappia  . 


L’Arte  poetica  di  [ Sebaftiano  ] Antonio  Minturno 
[ Vcfcovo  di  Ugento , libri  iv.  ] In  Venezia  per  Gio- 
vanni .4 n deca  Vtilvaffori  156^.  in  40 
11  Miniamo  ferito  ancora  in  latino  libri  vi.  de  Poeta  in  dialogo  , da  lui 
dedicati  a Girolamo  RufceUi , con  indirizzare  ad  Ettore  Pignatelli  Duca 
di  Montelconc[  Vibonenfium  in  latino)  tutta  l’opera. (lampara  in  Venezia 
da  Francefco  Rampazetto  nel  if  59.  in  quarto  . Trovandoli  al  Concilio 
di  Trento,  dedicò  l'Arte  poetica  all'Accademia  Laria  di  Como  con  di- 
fcorfo  , in  cui  tratta  delle  Accademie  d'Italia  riftoratrici  delle  lcttctc  . 


L’Arte  poetica  del  Muzio  Giuftinopolitano  libri  ni.  In 
Vinegia  per  Gabriello  Giolito  lyyi.f»  8° 

Quella  Poetica  in  ver  fi  [ciotti , de'  quali  il  Muzio  fu -parziale  , come  fi  ve-  Leeiotri  ft%.  647. 
de  ancora  dalle  fue  Ègloghe,  vien  lodata  dal  Varchi . Per  qualche  poco  64S. 
di  faggio  della  medefiraa  riporterò  alcuni  verfi  , che  trattano  della  lin-  tffc|  . t 
-gua  Tofcana  de’  letterati  , al  fcnfo  dcl  qual  faggio  li  accoda  ìl  Dati  nell 
ShUigo  di  ben  parlare  la  p copila  lingua  .• 


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Della  E lo  q_u  e n za 

tri  di  rutili  di  Itr  i ti»  bari  f iatilo  in  fafce 
In  riva  al  fiume  , cbt  T ofcana  infiora  , 

Lodo  l' opinion  . Fra  lor  non  marna 
Chi  fi  crede  diaver  col  primo  latte 
Beuti  d' eloquenza  i chiari  fonti  , 

£ forfè  van  peri  lalor  men  culli  . 

Siccome  a ’ Greci  , e ficcarne  a'  latini 
Naj cere  affai  non fu  Greci,  o latini  , 

Coti  non  bufa  il  nafciruento  Tofco  . 

La  belt.i  , la  nelle  reca  delle  lingue 
Si  conferva  tra  i libri  , e da  fcr inori 
Scriver  t'impara  , e non  da  vulgo  errante  . 

•Quel  , che  canti  i Pafior  , le  Fitte  , e l' Arme  , 

Colui , che  fcrijfe  l'Arte,  che  ora  io  ferivo  , 

£ gli  amanti  di  Letbia  , e di  Corinna 
Non  fur  Romani  , e la  lingua  di  Roma 
Illuiirar  più  , che  i cittadin  del  Tetro  . 

£ per  tacer  degli  altri  , qual  latino 
£’  più  latin  di  chi  col  falfi  Eunuco 
Fè  la  beffa  all’amico  di  Trafitte  ? 

£ chi  ne  diè  cojìui  ? Non  latin  fuolo  , 

Non  Italica  piaggia  , e non  Europa  ; 

Ma  Porgogliofi  Bagrada  , e la  terra  , 

Dal  mare  e dal  voler  , da  noi  divifa  . 

Della  Imitazione  poetica  di  Bernardino  Partenio  [ da 
Spilimbergo,  libri  v.  ] In  Viuegìa  preffo  il  Giolito 
1 560.  intff1 

li  Partenio  , aurore  di  molte  opere  , prefe  il  tòprannomc  di  Spilimbergio  , 
come  nativo  della  nobìl  Terra  di  Spilimbergo  in  Friuli  lungo  II  fiume 
Tagli  amento  ; donde  ha  il  nome  l’antica  famiglia  de’  feudatar)  del  luo- 
go . Quello  libro  , prima  diretto  dal  Partenio  a Melchiorre  Biglia  MI- 
lanefc  > fu  poi  da  lui  medefimo  trattato  In  latino  , c dedicato  con  uni 
elegia  in  latino  all’Imperadore  Ma flimigliano  II*  in  Venezia  per  Lodo- 
vico  Avanzi  ifdf . in  quarto . In  amcnJue  i refi!  fi  leggono  efèmpj  vol- 
gari c latini . L’opera  c in  Dialogo  , ove  parlano  Trifon  Gabriello  , il 
Trillino,  Paolo  Manuzio,  e Francefco  Luigini  da  Udine  • Agnolo  Segni 
nella  prima  delle  feguenti  Tue  Lezioni  tratta  pure  dell*  Imitazione  poe- 
tica • 

Ragionamento  di  Agnolo  Segni  fbpra  le  cofe  pertinenti 
alla  Poetica.  In  tireuze  per  Giorgio  Mar ej cotti  1581. 
in  8° 

Dialoghi  di  Aleflandro  Lionardi,  della  Invenzione  poe- 
tica , e infieme  di  quanto  all’  iftoria  , e all’  oratoria 
appartiene,  e del  modo  di  finger  la  favola  [Dialo- 
ghi il.  ] In  Venezia  por  Plinio  Pietrafanta  1 j J4.  in  40 

La 


374 


Bi  suoi.Cl.III. 


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I 


}. 

• Italiana  375 

La  Topica  poetica  di  Giovanni  Andrea  Gilio . In  Vene-  biuiot.cljii. 
zia  per  Orazio  de ’ Gobbi  iy8o.  in  40 

\ Ragionamento  della  Poefia , di  Bernardo  Tallo . In  Vi - 

uegia  preffb  il  Giolito  1 ? 61.  in  40 
Del  Proprio  e ultimato  Pine  del  Poeta  , trattato  di  Pu- 
blio Fontana.  In  Bergamo  per  Cornino  Ventura  16  if. 

% 

Dialogo  del  Furor  poetico  di  Girolamo  Frachetta  [ da 
Rovigo  ] In  Padova  per  Lorenzo  Paf quoti  1 y 8 1 . in  4° 

Con  la  Cini  felice  di  Prancefco  Patrie.)  vi  è un  fuo  Difcorfo  della  Diverfiii 

de'  furori  poetici  , "e  tra  le  Oraeionì  di  Loreneo  Giucomini  ri  è pure  un  PJJ.S5* 

Dìfcorfo  del  Furor  poetico  : e vi  c ancora  l'ottavo  tra  quelli  di  Pouf  ino 
Sommo  . Giammario  Verdizzotti  Veneziano  fcrifle  alcreil  un  poemetto 
latino  de  Furore  poetico  , intitolare  Geniut  , da  lui  diretto  a Claudio  Cor- 
nelio Frangipane  , e (lampare  in  Venezia  nel  Ij7f.  in  quarto  fe nza  nome 
.di  (latnpatorc  • 

Della  Poefia  rapprefentativa , e del  modo  di  rapprefen- 
tare  le  Favole  fceniche,  Difcorfo  di  Angelo  Inge- 
gneri. In  Ferrara  per  Vittorio  Baldini  iyj>8.  in  40 
Difcorfi  poetici  di  Eauftino  Summo  Padovano , ne’  quali 
fi  decorrono  le  più  principali  quiftioni  di  Poefia , e fi 
dichiarano  molti  luoghi  dubbj,  e difficili  intorno  all’ 
arte  del  poetare , fecondo  la  mente  di  Ariftotele , di 
Platone  , e di  altri  buoni  autori.  In  Padova  per  FratP- 
cefco  Bolletta  1600.  in  A? 

— — • Rifpofta  in  difefa  del  Metro  nelle  Poefie,  e ne’ 

Poemi , e in  particolare  nelle  Tragedie  , e Comme- 
die contra  il  parere  di  Paolo  Beni,.  Iti  Padova  prejfo 
il  Bolletta  itfoi.  in  40 

.11  Summo  qui  jtrende  a Impugnare  una  Deputartene  latina  del  Bem  • 

Difcorfo  di  Agoftino  Michele,  in  cui  contro  alla  opinio- 
ne di  tutti  i più  illustri  fcrittori  dell’Arte  poetica , 
chiaramente  fi  dimoftra , come  fi  pofiòno  fcriverc_» 

•con  molta  lode  le  Commedie  e le  Tragedie  in  profa  , 

.e  di  molti  precetti  di  tal  arte  copio&mente  fi  ragiona . 

Jn  Venezia  per  Giambatijla  Ciotti. 1 552.  in  40 

Delle  Commedie  e Tragedie  in  profa  IcritTe  ancora  il  Summo  nel  Difcor- 
fo ìx.  il  Ni/ieli  nel  volume  III.  Proginnafmo  4 6.  e Giambati Ha  Filippo 
stirar  delti  nellaDifefa  del.  fuo  Coflamino  , Tragedia  in  profa.. 


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Sibliot.Cl.III. 


R '!•  4- 


Dlfrft  l.di  Camurìi» 

t‘i‘  43* 


Ns-uf. 

JJIorid  di  Ftrrdrd  di 
Sfgcjh'tro  F.tqjlini  //. 

fcnoil. /MJ.  6u 


376  Della  EloqubnzA 

Difcorfi  di  Giambatifta  Giraldi  Cintio  intorno  al  com- 
porre de’  Romanzi , delle  Commedie , e delle  Trage- 
die , e di  altre  maniere  di  Poefie  . In  Vinegìa  prcJJ'o  il 
Giolito  1 j J4-.  in  40 

In  fine  di  quello  libro  , dedicato  dall'autore  al  Duca  Ercole  II.  foeliono 
ritrovarli  a parte  due  Lettere  poco  amichevoli > d'altra  Rampa  , che  è di 
Ferrara  , pallate  tra  il  Giraldi , c il  Pigna  , pretendendo  quegli  , che  il 
fecondo  , già'fuo  fcolatc  , avelie  da  lui  tolta.  Tenia  pattarne,  la  materia 
del  feguente  fuo  libro  fopra  il  medefimo  argomento  j laonde  efl’o  Girat- 
ili in  principio  de'  fuoi  Difcorfi  , diretti  al  Pigna  , vi  mife  quello  epi- 
gramma 1 

Cyntbius  Jo.  Bapùfta  Gyraldat 
jfo.  Bop  tifi*  Pigili  difcipulo  optimo  atque  carijfmo  . 

J$u*  domi  , dum  te  puerum  fuper  ardua  Cjrrba 
Perduxi  , lauri  qui  dedi  recubare  fub  umbra  , 

Et  firmare  animum  , facrafque  e fontibui  undat 
Haurire  Aonìdum  , IT  Pinchi  penetrare  recepiti  , 
linde  libi  flore  t legerei  , & feria  pararei  , \ 

dj>ua  cupiunt  omnei , laudi  1 quei  excitat  arder  , 

Kunc  etiam  offerimui , parve  coltella  libello  ; 

Ipfa  libi  longum  ut  Cyntbj  telìentur  amerem  . 

Tu  grato  cape  dona  anime  . Sii  g R a TI  a tantum 
Ili  a relata  mibi  : nil  te  ultra  , Pigna  , repefee . 

Il  Pigna  all’oppollo  s’innoltra  a dare  del  plagiario  delle  cofe  fue  al  proprio 
maeflre,  indirizzando  a D.  Luigi  da  Elle  il  Tuo  libro.  Rampato  nell’anno 
RclTo  dell'altro  . Ma  perche  il  Pigna,  emulo  del  Giraldi,  e delle  qualità, 
rapprefentate  dal  Tallo  in  perfona  i' diete  nel  fuo  Goffredo  , prevaleva 
apprefl'o  alla  morte  del  Duca  Ercole  II.  in  Corte  del  Duca  Alfonfo  II. 
di  lui  figliuolo  , il  Giraldi  rifolvette  col  prcteRo  delle  troppe  fatiche 
negl'  impieghi  di  Segretario  ducale  e di  pubblico  profeflore  , di  libcrar- 
fene  , portandoli  col  favore  del  Duca  Emanuel  Filiberto  di  Savoia  a 
legger  l'Arte  oratoria  nella  nuova  Accademia  di  Mondovì  ( in  latino 
Peloni  regali 1 ) dove  Rampò  J fuoi  Ecatommiti . Indi  pafsò  allo  Studio 
di  Torino  , c di  qui  il  Senato  di  Milano  il  condufl'c  in  quel  di  Pavia  . 
Parla  di  ciò  Laica  Contile  nel  Ragionamento  delle  Iniprcfc  degli  Acca- 
demici Affidati  di  Pavia,  dove  il  Giraldi  li  trovava  nell'anno  if  74-  onde 
non  può  eflèr  morto  in  Ferrata  nel  1373.  come  altri  ha  fetitto.  Il  Pi- 
gna morì  nel  if7J.  E allora  il  Giraldi  farà  tornato  alla  Patria  , e poi 
quivi  morto  ancor  egli . 

I Romanzi  di  Giambatifta  Pigna  al  S.  Donno  Luigi  da 
EfteVefcovo  di  Ferrara , divifi  in  libri  iti.  ne’ quali 
della  Poefia  e della  vita  dell’Ariofto  con  nuovo  mo- 
do fi  tratta.  / » Viuegta  per  Vincenzio  Valgrifi\st\. 
in  40 


Italiana  377 

Gli  Eroici  [ libri  ni.  ] In  Vinegia  prejfo  il  Gio- 
lito i$6i.  in  40 

Difcorfi  di  Torquato  Tatto  dell’Arte  poetica , e in  par- 
ticolare del  Poema  eroico  [ libri  ni.  ] e il  primo  libro 
delle  Lettere  intorno  alla  Gerufalemme  liberata.  I» 
Venezia  a ijlanza  di  Giulio  Vaff alini  1 587.  in  40 

• Difcorlì  del  Poema  eroico  [ libri  vi.  ] In  Napoli 

per  lo  Stigliala  in  40  fenza  anno  . 

Effondo  quelli  Difcorfi  dedicati  ai  Cardinal  Pietro  Aldobrandini  dal  Taffo, 
ritornato  a Roma  la  fella  volta  nella  Primavera  del  ìfpz.  fecondo  il 
Marcbefe  Giambatifla  Manfo  nella  fua  Vita  al  num.  loft,  dopo  aver  de- 
dicato nel  ìfjt}.  il  fuo  Poema  della  Gerufalemme  Conquiflata  al  Cardi- 
nal Cintiti  Aldobrandini , di  qui  ne  viene  , che  elfi  Difcorfi  ufeirono  in 
luce  nel  1594.  c ciò  rilutta  dalle  fue  Lettere  ; effondo  poi  morto  il  Taffo 
nel  if fi.  Vi  è ancora  la  Cavalletta,  Dialogo  della  Poefia  Tofcana  , cosi 
intitolato  da  Orfina  Cavalletta  , introdotta  a parlar  nel  Dialogo  , dedi- 
cato a Criflo/oro  Taffo  : e quelle  opere  fono  tutte  Inficine  nel  tomo  I v. 
dell’edizione  di  Firenze  , ma,  giuda  l’ufo  ordinario  delle  rifiampe.  Ten- 
ta le  dedicatorie  , e le  prefazioni  ; onde  per  quedo  capo  vengono  a ren- 
derli neccflàrie  le  prime  dampc  , che  le  ritengono  • 

Il  Gonzaga , ovvero  del  Poema  eroico , Dialogo  di  An- 
faldo  Ccba . In  Genova  per  Giufeppe  Pavoni  1621.  in  4® 

Parlano  in  ouedo  Dialogo  Scipion  Gontcaga  , Profpero  Martinengo , e Tor- 
quato Tafi'o . 

Rinovazione  dell’antica  Tragedia , e difefa  del  Crifpo 
[Trai-edia  latina  del  Padre  Bernardino  Stcfonio  Ge- 
suita ] Difcorfi  del  Padre  Tarquinio  Galluzzi . In  Ro- 
ma nella  Stamperia  Vaticana  1633.  in  40 

La  Veronica, o del  Sonetto , Dialogo  di  Vincenzio  Bei- 
prato  . In  Genova  per  Girolamo  Bar  foli  1 j8$.  in  40 

La  dampa  , che  quedo  Bartoli  tenne  anche  !□  Pavia  , è tonda  , e molto 
bella. 

Iftituzioni  di  Mario  Equicola  al  comporre  in  ogni  forte 
di  Rima  della  lingua  volgare.  In  Milano  1541.  *«4® 
fenza  Jlampatvre  . 

Marco  Sabino  col  mezzo  di  Francefco  Calvo  facendo  ufeir  quedo  libro, 
lo  dedica  a Uberto  Strame!  Mantovano  , rammemorando  l’ Accademia  , 
che  in  cafa  fua  , confacrata  alle  Mufe  , tentali  in  Roma  , dove  quafi 
ogni  giorno  fiaccano  il  lor  concìfloro  il  £erni , il  Mauro  , il  Cafa,  Lelio 

B hb  Ca- 


lli BLIOT.Ct.JZI. 


Lttttrtpog.iq9.iio: 
fdft,  di  Praga , 


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Sibliot.Cl.III. 


378  Della  Eloquenza 

Capilupo  3 il  Firennuola  , Gianfrancefco  Bini  3 il  Giovi  , o Giova  da  Lne- 
ca  3 c molti  altri  . Quella  Lettera  manca  nell*  edizione  il.  di  Venezia 
prclìo’  Sigifmondo  Bordogna  del  Ijyj*  in  quarto  j c ancora  vi  lì  vede 
{cambiato  il  titolo  d’IflituxJoni  in  quello  d’ Introduzione  . 

L’Eridano  in  nuovo  verfo  eroico , di  Francefco  Patri- 
zio , co’  ioftentamenti  del  detto  verfo . In  Ferrara 
■per  Francefco  de * Rojfi  da  Valenza  1557. tn  4° 

Quello  Verfo  eroico  y dal  Patrizio  chiamato  Nuovo  , c Patrizzano  da  Afca- 
nio  Perfio  y come  fi  diflc  addietro  , quali  da  lui  folle  inventato  , non  c 
già  Nuovo  3 ma  antico  , e ufato  fino  a’  tempi  del  Beato  Jacopo  ne  5 e dì 
Baiamonte  Tiepolo  , fuo  coetaneo  in  principio  del  fecolo  xi  v.  onde  può 
dirli  , che  il  metro  venga  dal  fecolo  antecedente  . Egli  fi  {pezza  c tron- 
ca nel  mezzo,  cflendo  di  x in.  lìllabe  ; ma  perche  non  riefea  troppo 
duro  c nojofo  , bifogna  avvertire  y che  il  troncamento  vada  a cadere 

Suafi  tra  una  parola  c l’altra  , c non  fulla  parola  Hefl'a  . Darò  qui  per 
aggio  il  primo  verfo  di  quello  Hello  Poema  dell’  Eridano  : 

0 f acro  Apollo  tu  , che  prima  in  me  fpirajli  . 

Il  Verfo  In  fullanza  c alla  Francefe  , e fc  ne  compiacque  il  Martelli  Bo- 
logne/e nelle  fue  Tragedie,  però  lenza  faperne  1’originc,  da  me  accenna- 
tagli poco  prima  della  fua  morte  . Luigi  Alamanni  inventò  un  altra  fot- 
ta di  verfo  fdrucciolo  di  lìllabe  xvi.  ulandolo  nella  fua  Flora  , Com- 
media , la  quale  inferiremo  più  avanti . Per  faggio  ferva  il  primo  verfo 
dell’Atto  1.  Scena  1. 

E'  mi  conviene  ogni  mefe  , come  or  , venire  a rendere  . 

Nìuna  di  quelle  due  maniere  di  Vcrfi  ha  punto  che  fare  con  quella*  che 
il  Tolommei  tentò  d’introdurre;  ma  per  quanto  rifulta  dalle  lue  Lettere, 
con  poco  applaufo  , particolarmente  di  Tti/on  Gabriello . Il  Putrir. j 
dice  , che  il  Tolommei  prefe  la  via  del  tempo  , ed  egli  quella  dell’  armo- 
nia . Elfo  Patriz-j  nel  Dilcorfo,  che  fegue  , diretto  al  Cardinal  d’Ellc  , 
cita  i fuoi  Dialoghi  della  Mujica  poetica  , non  iftampati  , per  quanto  io 
ne  fappia . 

Il  Bottrigaro,  ovvero  del  nuovo  verfo  Enneafillabo , 
Dialogo  di  Ciro  Spontone . In  Verona  per  Girolamo 
Difcepolo  1580.  in  40 

Si  trovano  libri , flampati  da  quello  Girolamo  Difcepolo  anche  in  Viterbo  • 

Difcorfo  delle  ragioni  del  numero  del  verfo  Italiano , 
di  Lodovico  Zuccolo  . In  Venezia  preffo  Alarco  Gi- 
ti animi  \6i$.in\Q 

Di  Tre  maniere  di  verfo  fdrucciolo , Difcorfo  di  Pier 
della  Valle,  nell’Accademia  degli  Umorifti  il  Fan- 

tatti- 


/ db.  Vtr.  pilg.  109. 
eoi:.  I. 


Italiana  g7<> 

taftico , detto  nella  ftefla  Accademia  ai  xx.  di  No- 
vembre del  1 633.  In  Roma  prejfo  Pieranlonia  Fac- 
cioni 1534.  i»  40 

Per  prova  della  riufeita  di  quelle  manine  di  ver/i , vi  c In  fine  un  Sonetto 
di  Goff  ero  Salviani * e due  di  Niccoli  Villani . Il  prefente  opufcolo 
da  "Jacopo  Filippo  Camola  fu  dedicato  a Domenico  Molino  Gentiluo- 
mo Veneziano  , il  quale  avendone  mandata  copia  al  Cavaliere  Virginia 
Forza,  Giureconfulto  e Storico  Udincfe.pcr  fentirne  il  giudicio  del  Ca- 
valiere Fra  Ciro  Signore  di  Pere  * quelli  lo  fpiegó  con  una  bella  lettera 
al  Forza . Il  Valle  , che  da’  fuoi  Viaggi  orientali  fu  detto  il  Pellegrino  , 
portò  a Roma  il  famofo  Codice  del  Pentateuco  , unico  In  Europa  , cha- 
radere  SS  lingua  Samaritanum  * fecondo  Giovanni  Morino  , a cui  fu 
mandato  fino  a Parigi  dal  Valle  con  patto  di  rellituzlone  . Se  ne  parla 
nella  Vita  di  Niccolò  Claudio  Fabrizio  Peiretkjo,compoda  da  Pietro  Gaf- 
fendo  , e nelle  Lettere  del  Morino  * col  titolo  di  Antiquitatet  Fede  fu 
orientali 1 , pubblicate  in  Londra  do  Giorgio  Web  nel  1 68  z.  in  ottavo  i 
e poi  con  cjucllo  di  Monumenta  epiftolica  variorum  , c col  nome  del  Pa- 
dre [ Dionigi  ] Amelote  dell’  Oratorio  di  Francia  , di  nuovo  iniprefle 
io  Leida  predo  Baldovino  Vanderaa  nel  itfpp.  pure  in  ottavo.  Tra  quelle 
Lettere  ne  fono  diverfe  latine  del  Valle  al  Morino  con  le  rifpofte  : e 
altre  (ut  a Bafiiano  Tengnagelio  , Bibliotecario  Imperiale*  furono  pub- 
blicate da  Pietro  Lambecio  . Le  carte  poi  di  Pier  della  Valle  cficndo 
Hate  prelentatc  al  Pontefice  Clemente  XI.  dal  Signor  Marcbefe  Rinaldo 
del  Bufalo  * erede  di  cafa  della  Valle , come  nipote  di  Pietro*  motto 
In  Roma  d’anni  lx  vi.  e giorni  XI-  ai  XXII.  Aprile  del  idja.  eliciti? 
Cerne  col  Pentateuco  Samaritano  pattarono  alla  Libreria  Vaticana  . 


Ragionamento  dell’  Accademico  Aideano  [ Niccolò 
Villani  da  Piftoja  ] fopra  la  Poefia  giocofa  de’  Gre- 
ci, de’ Latini,  e de’ Tofcani  con  alcune Pocfie  pia- 
cevoli. In  Venezia  per  Giampietro  Fiuelli  1634. ,n  4°. 

Il  Villani  cjuì  tratta  non  folo  delle  poefic  tidicole  c fcurrili  de’  Greci  * e 
de’  Latini;  ma  feorre  per  tutti  i dialetti  volgati  d'Italia  con  annoverare 
moltilfimi  componimenti*  in  cìafcun  di  loro  dettati . A chi  legge  quell’ 
opera, fpiace  la  brevità  del  Difcorfo*  e la  lunghezza  de’  Capitoli  annetti  . 
Il  nome  Aideano  , proprio  ncU’Accadcmia  degli  Vmorìfti  , incui  dal 
Villani  fu  recitato  il  Difcorfo  , in  Greco  vuol  dire  crefeiuto  pel  caldo  del 
Sole , come  i vegetabili  . Intorno  a quello  argomento  * a lui  fuggetito 
dall  'Eneide  travedila  di  Giambatijla  Lalli , (lampara  in  Roma  da  Pie- 
rantonio  Faccioni  nel  itSjf  'n  citavo * fcrifle  pure*  benché  in  maniera  to- 
talmente diverfa, Marcantonio  Bonciario  il  Tuo  Dialogo  Latino*  intitola- 
to Efl-ticut,/ive  de  ludicra  Poe/t, niellò  fuora  in  Perugia  da  Marco  Nac- 
carini  US  i f . in  ottavo  ; e poi  Francejco  Vavajfore  Gcluita  Francefc  il  fuo 
libro  de  ludicra  diiiionc  * ufeito  In  Parigi  predò  il  Cramoisì  nel  irffU. 
in  quarto  , il  qual  parimente  fi  trova  con  le  fue  opere  della  iniprcCìone 
d ' Amfìerjarn  fatta  da  Piero  Umberto  1709.  in  foglio  . Entrambi  quelli 
due  fi  contengono  in  bialìuiare  i temi  ignobili*  e poco  onciti  anche  de* 

Bob  a udiri 


Binuor.Ci.UI, 


Et trn lario  j.  in  Pen- 
taremihnm  top . t. 
ni.  ni.pog.  10. 

Libro  vi.  ptg.  aa;. 
e ajy. 


Bibliothteo  Cefo  no 
to.t.  pag.  i8r. 

— — to.Hl.  pog.j  ji. 


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li  BlIOT.Cl.III. 


P*  4J- 


Pregi’»».  94.  voi.  T. 

Viniliva  ealumnìii 
viti  dettai  taf.  1. 


380  Deila  Hioqjbnza 

noftri  Poeti  volgari  : e il  Villani  fi  moftra  pure  di  tal  fentimento  in  un 
cfemplare  delle  Rimo  del  Borni  predo  il  Signor  Mtrchefe  Capponi  : il 

3ual  parere  in  fudanza  è quello  (ledo  , che  fi  legge  nelle  Rime  piacevoli 
cl  Villani , dove  egli  al  Burchiello  e al  Borni  dì  11  titolo  di  buffoni 
Febei , che  è quanto  eflì  medefimi  poteano  delìderare  . Quello  elogio 
con  la  giunta  di  una  fola  parola  viene  ad  edere  quel  medefimo,  il  quale, 
con  gran  rifentimento  di  Veleno  Ni/ieli , feordato  del  fuo  carattere  di 
Apatifla  , fu  applicato  da  Guglielmo  Madido  al  Berni  , fenza  nominar- 
lo , e con  dir  foto  , che  nel  dare  dell'  Ignorante  a Virgilio  , egli  era 
[cuora  maledicuj . 


Proginnafmi  poetici  di  Udeno  Nifieli  [ Benedetto  Fio- 
retti] da  Vernio.  Iu  Firenze  per  Zanobi  Pignoni  1610. 
volumi  il.  in  40 

— Volume  ni.  In  Firenze preffo  Pier  Ceccoucelli  1627. 
in  40  edizione  il.  accrefciuta . 

■  Volume  iv.  la  Firenze  per  Zanobj  Pigaoai  16 38. 

iu  4° 

•—  Volume  v.  In  Firenze  per  Piero  Nefti  1 639.  in  40 

■  Aggiunzioni  ai  Proginnafmi  [ pubblicate  da  Ago- 

ftino  Coltellini]  la  Fireaze  per  Francefco  Oaofri  1660. 
iu  40 


Fiero  Marini  riftampò  quell!  volumi  v.  in  Firenze  nell  6ff.  in  quarto', 
ma  fenza  aver  prefa  informazione  anticipata  della  varietà  di  dette  edi- 
zioni . e del  miglioramento  , che  vi  fi  potea  fare  } imperciocché  il  Fio- 
retti avendo  lafciati  correre  1 due  primi  volumi  in  carattere  filvio  , e 
tardi  avvedutoli , che  negli  altri  volumi  debilitando  a valertene  , la  mo- 
le farebbe  troppo  crefeiuta  , ne’  tre  volumi  Tegnenti  fece  cambiar  carat- 
tere ,' fervendoli  del  garamone  , ancorché  per  quello  divario  l’opera 
fcomparilTe  . Il  Marini  avrebbe  anche  potuto  porre  tutte  le  Aggiunzio- 
ni a’  ìor  luoghi  , e farvi  fare  , fenon  l’Indice  copìofo  a tutti  i volumi  , 
almeno  una  tavola  generale  de’  titoli  de’  Proginnafmi  di  cìafcuno  per 
ifminuire  al  lettore  l’incomodo  di  andargli  nelle  occalion!  a cercare  un 
per  uno  in  ciafchedun  tomo  ; e con  premettere  a tutta  l’opera  una  prefa- 
zione illruttiva  infieme  con  l'Oratuone  delle  lodi  del  Fioretti  , detta  ai 
XXiv.  Settembre  ifif  I.  dal  Canonico  Giovanni  Guidacci  nove  anni  do- 
po lui  morto  ai  x xx.  Giugno  del  11141.  ficcomeiil  Dati  fei  anni  dopo 
morto  Caffiano  dal  Potuco,  vi  fece  la  fua  . Quelle  ed  altre  particolarità  ci 
rendono  perduti,  che  le  vantate  moderne  rmampe,  come  per  lo  più  pro- 
curate fenza  confi  gl  io,e  da  gente  imperita,  profuntuofa,  e vilmente  data 
con  pubblico  danno  aU’intercfié,  non  fono  preferibili  alle  prime  edizio- 
ni! onde  Cimo  co  tiretti  ad  avvertire  chi  feroa  quelle,  a tenerfclo  care,  e 
a non  lafciarfi  facilmente  abbagliare  da  ingannevoli  avvilì  e falli  titoli 
di  novelle  edizioni , che  tra  noi  per  lo  più  fogliono  edere  peggiori  delle 
vecchie  per  molte  ragioni , tutte  provenienti  dalla  grande  avidità  del 
uoppo  guadagno  con  pochifiiau  fpefa  ed  iacpiuydo , < fenza  alcuno  di- 
moio 


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Italiana  3S1 

molo  dì  riputazione  . Paolo  Manuzio  , famofo  e dottiamo  flampatore, 
in  una  lettera  a Marcantonio  Natta  , che  gli  avca  mandato  un  fuo  libro, 
annovera  alcuni  de'  molti  difetti  della  Rampa  , ai  quali  non  badano  1 
noRri  autori  di  nuove  edizioni  : quod  ad  typos  attinct , vìdeo  paullulum 
detritos  ejfe^  vetufiat  e j ilaque  specie  ìlia  , quam  recentes 
babtre  folent , prorsus  careni  ; (ST  compactum  nimh  atramentum 
vide  tur  : ex  quo  fi t OBSCURUM  quiddam  , quod  legentìum  acido  t of- 
fe ndat  . Menda  quadam  deprehendì  , nimh  fohda  , nec  ejufmodi , 
ut  dijjìmularì  pofjint  : cujus  incommodi  cauffam  puto  libi  non  latore . 
Sape  enim  dum  ìmprimitur  , ve  l emendatìonì  remo  pr.ee  fi  , vel  praejfe 
folet  homo  mercenarius  13“  parum  Ut  eri j infirufìuj  , & ts  y cui 
PECUNIA  , quam  FAMA  , fit  antiquior  . Kos  tamen  & quia  de  EXI- 
STIMATIONE  laboramus  , & quod  te  nimium  diligimut  ob  tuam  pro- 
bitatem  , nimiumque  colimui  ob  eruditionem  , enitemur  (5T  contendemus 
quantum  feret  ACIES  oculorum  nofirorum  , ut  fatis  in  hoc  genere  fiat 
tua  voluntatì  . Fin  qui  il  Manuzio  . Ma  quelli  difetti  fono  alcuni  , e 
non  tutti  j perche  adelTo  molti  nc  fono  , che  allora  non  v’erano  , come 
la  qualità  dell*  incbiofìro  , le  parole  delle  righe  mal  connefl'e  , e peggio 
difpofle  , i felli  delle  pagine  fproporzionati  , i caratteri  fenza  gran  gu- 
llo  intagliati  nelle  madri , c fpecialmcntc  il  corlivo  , il  quale  a quel 
tempo  era  pulitillimo  , come  furrogato  al  tondo  , e ufato  ne’  libri  in- 
teri > ladove  in  oggi  dagl’  intendenti  elfcndoli  ripigliato  il  tondo  , li  ò 
tralafciato  il  corlivo,  fuorché  in  poche  cofe  . La  carta  poi  general- 
mente c mal  fabbricata  : tutte  mancanze  , nate  dall’avarizia  . La  llam- 
peria  del  Seminario  di  Padova  , fondata  dal  venerabile  Cardinale  Gre- 
gorio Barbarigo,  vi  li  dillinguc  in  ogni  cofa  dalle  altre  , ove  le  prelìeda. 
chi  abbia  a cuore  , almeno  del  pari  , il  decoro  , come  il  guadagno  , il 

3 naie  certamente  non  manca  , le  l’altro  v’interviene  . Nelle  Memorie 
egli  Accademici  Gelati  di  Bologna  G legge  , che  Giambatifia  Capponi  , 
perfona  molto  erudita,fcrilfc  Annotazioni  copioje  a'  quattro  primi  tomi  di 
quelli  Proginnafmi  del  Ni  fieli ^ , non  ufeite  in  illampa  . Quello  Benedetto 
Fioretti  da  Vernio  , Contea  limitanea  nella  dioceG  di  Pilloja  tra  lo  Rato 
Bolognefe  , e il  Fiorentino  , anticamente  della  cafa  Alberti  , e poi  de’ 
Conti  Bardi , fu  parente  di  quel  Carlo  Fioretti  , fotto  il  cui  nome  Lionar- 
do  Salviatì  fece  ufclre  le  fue  Confider azioni  contro  a ìfiifeorfo  di  Giulio 
Ottonelli  in  difefa  del  Poema  del  T affo  : delia  qual  cofa  parleremo  pili 
avanti  . Eflo  Fioretti  per  atto  di  modcRia. occultando  il  luo  nome  nelle 
fue  opere  , volle  chiamarG  Vdèno  Ni  fieli , nome  compoRo  di  tre  voci  , 
una  Greca  , e una  latina  attaccata  alla  terza  Ebraica  , le  quali  voglion 
dire  , di  neffuno  , fenon  di  Dio  mio  : e oltre  al  motto  della  fàcra  Scrittu- 
ra , omnis  Japientia  a Beo  efi  , e all’altro  d’Orazio  , 

Nullius  addi  fluì  [jurare  in  verba  magifiri  , 

prefe  per'diRiniivo  il  nome  di  Accademico  Apatifia  , che  Ggnifica  , fpaf- 
fionato-y  donde  poi  Agofiint  Coltellini  fuo  amico  pigliò  l’occaGonc  di  dare 
alla  fua  adunanza  letteraria  il  nome  di  Accademia  degli  Apatifii , dove  il 
Fioretti  fu  il  quinto  Priore  . Noferi  Scaccianoce  , anagramma  di  Fran- 
cefeo  Cionacci  , di  ciò  ne  rende  iRruiti  nella  Vita  del  Nifieli  , prepo- 
fta  alle  fue  0 (fé ovazioni  di  creanze  . L’imprefa  dell’Accademia  , che 
tuttavia  fiorifee  , e alla  quale  io  ho  l’onore  di  cù'erc  aferitto  , c uno 

fpec- 


Bibliot.Cl.I1I. 
Libili,  tpijì. 34. 


Eeeìi.  r.  4. 

Vb.  I.  tpijl.  f.  14. 


Buliot.Ci 


K,S-  7 ». 


KlJ.  le?. 


3S2  Della  Eloquenza 

“TTT  fptccbio  pian 9 col  motto*  prcfo  dal  Canto  lui*  del  Purgatorio  dt 

*AlU  Dame  ; 

Che  la  figura  imprcjfa  non  trafmuta  » 

I Vergati  di  Piero  Lafcna  * In  Napoli  per  Gianjacopo 
Carlino  1616.  in  8°  Parte  1.  [folamente] 

II  titolo  di  ^ergati  corrìfpondc  al  Greco  Stromata  , che  vuol  dir  tapexjce- 
rie  di  più  colori  , voce  dipoi  trasferita  ai  libri  dì  varie  mefcolanze  . La 
Vita  del  Lafina  , altramente  Lefiina  , che  fu  Napoletano  > ma  d’origine 
Francefe  * comporta  in  latino  da  Giovanni  Buccardo fu  col  fuo  ritratto 
lirtampata  in  Roma  dal  Nlafcardi  nel  1637.  in  ottavo  , da  coi  V Eritreo 
prefe  quanto  ne  fciifiè  nella  Pinacoteca  1.  Predo  me  fi  conferva  una  fua 
Tragicommedia  paflorale  , non  ufclta  alle  rtampc  , intitolata  Orfilla  , c 
fc ritta  nell*  anno  1611»  di  fua  propria  mano.  Aggiunge  d’averne  data 
nel  irfif . una  copia  migliore  a Marcio  Florio  da  Lanciano,  perchè  la  fa- 
ccflc  rtampare  in  Venezia  > e che  ciò  non  feguì  ; ma  fc  ne  vide  un  altra 
col  titolo  di  quefia  , c flimo,  dice  egli  , con  manifefio  furto  . Quella  c di 
Giovanni  Capponi  , che  Io  non  ho  tempo  di  rifeontrare  col  tcrto  a pen- 
na : e fu  Rampata  in  Venezia  predo  il  Piotati  nel  itfij.  in  forma  dodi- 
ccfima . Si  confultino  le  Memorie  degli  Accademici  Gelati  . Il  Nifieli 
impugna  i Porgati  del  Lafina  nc’  Proginnafmi  e pi.  del  Volume  iv» 

Rifpofta  di  Marcantonio  Bonciario  aGiambatifta  Sacco, 
ove  fi  dimoftra  l’eccellenza  e la  difficoltà  del  poetare 
in  lingua  latina  . Sta  col  fuo  libro  intitolato  SautH 
Caroli  b umana  felicitai  . Perù  fine  per  Marcum  Nocca - 
rtnura  1^14.  in  8° 

Difefa  dell'Adone,  Poema  del  Cavalier  Marini,  di  Gi- 
rolamo Aleandri , per  rifpofta  all’  Occhiale  del  Ca- 
valiere Stigliani  . 1»  Venezia  per  Jacopo  Scaglia  1619. 
in  12° 

Parte  il.  [ con  la  prefazione  di  Agoftino  Mafcar- 

di  ] Ih  Venezia  preffo  lo  Scaglia  1630.  in  120 

VÀ leandro  eflendo  morto  in  tempo , che  la  Parte  I.  fi  andava  Rampando 
tenia  fuo  nome  , quello  vi  fu  ntcflb  a fuo  difpctto  , per  dar  maggior 
credito  all'opera  , in  riguardo  alla  fama  dell'  autore,  il  quale  per  la  rne- 
defìma  opera  vien  citato  dal  Menagio  nelle  Origini  , e dal  Redi  nelle 
note  al  Diiirnmbo . 

L’Uccellatura  di  Vincenzio  Forefe  [ Niccolò  Villani  ] 
all’  Occhiale  del  Cavalier  Fra  Tommafo  Stigliani , 
contro  all’Adone  del  Cavalier  Giambatifta  Marini , 
e alla  Difefa  di  Girolamo  Aleandro  . In  Venezia  per 
sintonia  Pinelli  1631.  in  12° 

Con- 


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Italiana  3S3 

— — Confìdcrazioni  di  Mefler  Fagiano  [ Niccolò  Vii-  bTÌ.  ,OT  r.  ur- 
larli ] fopra  la  feconda  Parte  dell*  Occhiale  del  Ca- 
» valiere  Stigliano  contro  all’Adone  del  Cavalier  Ma- 

rino, e fopra  la  feconda  Difcfa  di  Girolamo  Aleandro. 

In  Venezia  per  Giampietro  pivelli  1631.  in  120 

In  quelle  ultime  opere  non  lì  prendono  a difendere  altre  cofc  , che  le  fole 
Ipettanti  all’erre  fonica  . Altri  libri,  divulgati  in Somiglianti  materie 
dal  Dolce  , dal  RufccUi , dallo  Stigliani  , e da  altri  , fono  nielli  tra  i 
Granatici  nella  Clallc  I.  e altri  li  metteranno  oc*  capi  Seguenti  . 

C A P O . I I 

Spojìtori  volgari  della  Poetica  Greca  d' Ariflotel e . 

LA  Poetica  d 'Arinotele  vulgarizzata  e fpofta  per 
Lodovico  Caftelvetro  . In  Vienna  d' A ttjlria  per 
Gafpero  Stainofer  1570.  in  40 
— Riveduta  e ammendata  fecondo  l’originale,  eia 
mente  dell’Autore  . Aggiuntovi  nella  fine  un  raccon- 
to delle  cofe  più  notabili , che  nella  (porzione  fi  con- 
tengono . In  Ba/ìlea  a ijlanza  di  Pietro  de  Sedabonit 
1S76.  in  40 

> In  principio  di  cìafcuna  di  quelle  imprelfioni  , amendue  proibite  , e fatte 

in  luoghi  diverti  , comparisce  la  fupctba  infegna  del  Gufo  fopra  l'urna 
roveSciata  , col  motto  Greco  giù  bado  , KEKPIK  A , che  vuol  dire  , 
io  ho  giudicalo , c data  la  mia  Sentenza  -,  imprefa  gii  alzata  dal  Caftel - 
vetro  fin  da  principio  delle  Sue  ftampc  , fatte  in  Modano  dal  Gadaldino  , 
c derifa  nel V Apologia  dell’Accademia  di  Banchi. 

JL’impreffione  1.  di  t’ienna  , dove  il  Caftelvetro  li  rifuggì , Scappato  dal 
Convento  di  santa  Maria  in  Via  , nel  quale  dopo  convinto  d’eretica  pra- 
vità , era  confinato  dalla  Sacra  Inquifiiione  di  Roma  , fu  da  lui  dedi- 
cata all'  Imperadore  Ma/pmigliano  II-  E qui  fi  ttalaScia  di  cSporne  le 
cagioni.  Nella  impretTIone  ih  di  Bafilea  il  librajo  Sedabuoni  aggiunfe 
altra  dedicatoria  a Gianvincenrào  Piacili  , Gentiluomo  GenovcSe  di 
gran  fama  lettcratia  , la  cui  vita,  da  lui  menata  iu  Padova  , Su  deferitta 
da  Paolo  Gualdo  Vicentino  Arciprete  di  ella  città  • In  quella  edizione  li- 
die fi  dice  riveduta  e ammendata  full’  originale  , fi  vede  un  grande  duo- 
lo A' errata  in  principio  , e vi  c una  tavola  delle  cofc  notabili  in  fine  , la 
quale  non  va  Senza  errori  ne'  numeri  : e Spacciandoli  da  per  tutto  l’crt- 
ginale  del  Caftelvetro , di  qui  fi  vede  , che  l'edizione  non  ufcì  da  altre 
mani,che  da  quelle  del  fratello' di  lui  Giammaria , padre  di  Jacopo,  tutti 
e tic  ugualmente  Sporchi  e molto  imbrattati  di  una  medelima  pece  . Nel- 
la prelazione  fi  parla  in  plurale  , come  in  fatica  di  più  ,d‘uno  , che  vuol 
dire  di  Giammaria  e di  ‘Jacopo  , io  mano  de’  quali  fi  trovava  il  decanta- 
to 


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Della  Eloquenza 


3S4 

BifluoT.c1.111.  STAI  ìT'\  ’t'/fr*  *u‘ 

le  quali  candidamente  fi  ctof  l'o  t itte'/e»^  £&  -tenute»;  , 
f.de,  da  Lodovico  : . le  ^ 

coièrrT  uTJTtf°  ardirt  dÌiTre  oC 

TE  dj  ognuno,  uvrebhono  nondimeno ’in  ou E s T ''nodW <i,MP.°RTA' 
peruwenturu  offendere  oli  orecchi  di  molte  nLrV  7P' 
preflo  vien  detto  , offerii  meffo  un  mfterifeo  dove  fi  è levata TITÌi'  Ap* 
Sopra  quelle  poche  parole  ci  è molti  da  notate  ? f‘  * 

C ftmpre  hanno  offefi  gl! orecchi 

perfone  coftoto  con  maniera  ironica  danno  ;i  .i.„i„  j;  “ • * l ^“al1 

: jem- 


■ r. - V'  *•*  «/  /<■  perfone  cattoliche  aIU  n 

perfone  cofioro  con  maniera  ironica  danno  il  titolo  di  dima?  • -q 

Ri.  SZ  ItJhSSL*^ i^S *4»  ?U 


Amphoridu  pog.  113. 


fi".  * ; 7 T , ,U1C  Per  1010  «duplicità  pig  iailiro  1’ 

Ks2r  ‘ *8  *-5ì . 1.  de 

III.  Che  I Signori  Cafìelvetrì  intendano  qui  ere  Zìe  iiianifePe  . 
po  avute  per  tali  a come  richiede  la  perpe.ui.d  della  Fcd’ec«tXL''"<ì 
convince  dal  r, Contro  delle  due  edizioni  della  loro  Poe.iciT?,3  ^ 

n^Jr'T  3 COmC  a anche  dopo  levate  alcune  £ 

non  offendere  , cornee  (Ti  dicono  , gli  orecchi  delle  divo, e perfone  e \JT 

ne  tuttavia  quanto  bada  per  ricoprirvi  Verefie . Le  piatole  djl  a 7dV 

fi  buon  Cnnelve,ro  lenza  punto  intereflirvifi  a favor  nóftró  . qui  oaiU 
vero  aderente  alla  parte  contraria . e come  realmente  fi  parlerebbe 

i uni  fr:a.  P0*0.. “Portante  , e non  5? 1 

vénder  ' articoli  della  nofira  fantifiima  Fede  . Di  p'"ù  fcr 

vendofi  egli  del  linguaggio  degli  Eretici,  ufa  il  vocabolo  Ceni  da  loro 
foli  «fato  dopo  nate ile  ultime  erede;  e non  da’  noftri  Ca„ofiei!  in  fplifi 

eato  del  fantiffimo  fieramente  delI'Eucariftia  iftituitn  di  n n " c^" 

Gesù  Crilto  nell'ultima  cena,  e conE  7.  ..Tè  .tn.olì!°  s'g»ot 
del  Tuo  vero  corpo  ™ de'TfuV vero ft™"/!  r!’°  :“'ruento. 

Siedano  , chiamato  il  Tilo  Livio  dell' Ere fìa  ■ noi  h^  I ' Giovannt 
latino  le  Memorie  di  FUippo 

uftti  da  noi  Catto"-’ 

df  f/pretici  ^ 

vea  dirli  Liner...  „ r~  1 ■ '•rum  per  maggior  diftinrione  do- 

intervenirvi  . Ma’  ^!fXZnc7Tc,U  difh^T''  ' ^ "*•* 
tanto  .1  fuo  altare  , benche/ lo  feoperfe  quanto  bai^!  ”0-  ‘‘W1 
penderò  di  efporre  tutte  le  cofc  escali . 

«di- 


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Italiana  385 

edizioni , mi  folo  ilcnne  poche  , le  quali  fono  più  j che  bìlhnti  a rap- 
prcfcntarci  l'autore  per  quello  , che  fu  veramente  in  carne  ed  ofla  . Ora 

3ucfti  nella  fua  edizione  I.  di  Piemia  , al  foglio  tff.  pag.  a.  e nella  il. 

i Bafilea  pag.  118.  num.  io.  parlando  degli  apoflati  e defencri  della 
Fede  Cattolica  , i quali  piuttofto , che  abiurar  f'etefii  , da  loro  in  que’ 
tempi  infelici  delle  novità  di  Lutero  , Zuinglio  , e Calvino  abbraccia- 
ta , vollero  o innatamente  foggiacere  alla  morte  , dice  , che  quefto  si  e’ 
veduto  in  coloro  3 a' quali  fu  rivelata  per  benignità'  di- 
vina la  LUCE  dell'  evangelio  , conciojfiacofacbè  in  quelle  con- 
trade (di  Francia  e d'/MÌÌ«,che  però  il  Caftelvetro  non  vuol  nomina- 
re ) dove  fi  videro  alcuni  con  gagliardo  , e sicuro  animo  foftenere 
//martirio,  molti  t'incorarono  altre  ti  per  efempio  fuo  , a foftenerla 
con  fermezza  d’animo  . Ma  in  quelle  contrade  (e  qui  pure  non 
vuol  nominarle  ) dove  i primi  , chiamati  a render  teftimonìan/ca  della 
verità',  fi  [marcirono  per  l'afprexjca  de’  tormenti , e RINECARO 
Crifio  , furono  di  grande  fiondalo  agli  altri  con  V efempio  loro  , e furono 
cagione  3 che  gli  altri  fimilmente  rinegassero  Crifio  per  paura  de’ 
tormenti  . 

Quelle  parole  del  Caftelvetro  , benché  raccozzate  in  maniera  furbefca  ed 
equivoca  , fon  chiare  in  amendue  dedizioni  della  Poetica  , nelle  quali  , 
fecondo  il  fralàrio  degli  Eretici , che  hanno  parimente  i loro  Martiro- 
logi, elio  Caftelvetro  onora  col  titolo  gloriolo  di  martiri  quegli,  i quali, 
oftinati  nell’  erefia  , piuttofto  , che  abiurarla  , vollero  (offerire  la  mor- 
te . Quelli  Martirologi  degli  Eretici  lì  trovano  da  loro  Aampati  : c de’ 
fallì  martiri , de’ quali  parla  il  Caftelvetro,  nc  fu  al  filo  tempo  buon 
numero,  particolarmente  in  Ferrara  (ledi  , dove  egli  in  cafa  loro  flette 
nafeofto  dopo  fuggito  da  Roma,come  lo  ha  divulgato  il  fuo  Panegirifta. 
L'indegna  Olimpia  Morata  , eretica  Fcriarefe  ( a cui  dianzi  un  incauto 
diede  iT  titolo  onorifico  di  celebre  , in  vece  di  chiamarla  infame  , come 
dcono  chiamarli  gli  Apoftati  ) fetifle  allora  queltc  parole  : ex  Uteri ir  , 
quat  proxime  ex  Italia  accepi  , Ferrarla  crudeliter  in  Cbrilìianot  [ hte- 
reticos  ] animadverli  inletlexi  , nec  fummìt  , nec  infimi/  porci . Alio/ 
vincici,  alio t pelli,  alio/  fuga  fibi  confulere,  come  fece  il  Caftelvetro.  Cori 
Ortenfio  Landi  nel  fuo  Cementarlo  giocolo  dì  Italia  tocca  pure  quella  in- 
qui  licione-,  feguita  in  Ferrara  contro  de'  Luterani , la  cancrena  de'  quali 
anche  in  Modano  lavorò  alla  gagliarda  , dove  tutta  la  cafa  del  Co  iai- 
di  no  , ftampatore  del  Caftelvetro  , fu  appellata  dall'ereiìa  : e lo  fcrive 
Antonio  Caracciolo  nella  Vita  Italiana  di  Paolo  IV.  divetfa  dalla  ftam- 
pata  in  latino  . Di  là  poi  , e dagli  (liciti  parenti  del  Caftelvetro  vennero 
a Roma  le  accufc  contea  la  fua  miferedenza  , e non  certo  dal  Caro  , nc 
dalla  cafa  Farnefe  , come  al  (olito  fuo  , calunniofamente  ha  (parlo  l'in- 
trepido PanegirMa  di  quell'eroe  . Le  perquifizioni  fuddette  fi  fecero  in 
Ferrara  negli  ultimi  anni  del  Duca  Ercole  II.  per  cagione  della  Ducbeffa 
Renata  fua  moglie  , peftilentiflima  eretica  , e fautrice  de'  Settarj  con  la 
direzione  del  (ilo  impuro  Clemente  Maro t ; onde  , riufeiti  vani  i tenta- 
tivi , fatti  incontrario  dal  Duca  Ibofo  , il  Re  di  Francia  Arrigo  II. 
nipote  di  Renata  , picn  di  gran  zelo  per  la  fede  cattolica  , v'imp'cgò 
tutti  gli  «forzi  ad  effetto  di  rimediate  al  male  , cou  aggiungere  alle  pre- 
ghiere il  rigore,  e con  lo  fpedire  appofta  a Ferrara  Matteo  Oria,  dell’ 
ordine,  de'  Predicatori  , Dottore  della  Sotbona  , e Penitenziere  del 

C e c Papa , 


Bibliot.Cl.IH, 


Opere  rrietehe  del 
Capii /,  erro  pag.j  i. 
ìì- 

EpjUlb.lt.  pqg.lq). 


PH-  3*- 


Opere  rritieht  pag. 
Ji*  ja. 


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Bibliot.Cl.III. 
JIìJì.  to.y i.  pi jg.  29 7. 

Jlfim.  to.l.  pii£.  747. 
edu.  1. 

Ifiorit  di  Ftrrar.t 
libro  ì.  pii%.  34. 

Epifl.  lib.  1. pittici. 

C otiti  Scartili  Cm ria- 
lti c tpijl.  lib.  I.  p.ig. 

*3* 


Libro  ni.  187. 


Itolofern!  1 Kri^f sede- 
ri Rcf gonfio  ad  Gl* 
f-mboitam  p.t*.  38. 


Matihxi  x.  37. 
Pjah  xr ni.  5. 


$86 


Delia  Eloquenza 


Papa  « che  la  Francia  efercitava  l’uficio  d’ Inquifhore , uomo  illuflre  , e 
mentovato  da  Cefare  Egafpo  hulco  nell’  Moria  dcll’Univerfità  di  Parigi  • 
Ma  il  Duca  , in  quanto  a Renata  , non  potette  far  altro  , che  levarle 
l’educazione  de’  Puoi  figliuoli . L’Iflruxjone  regia  , veramente  degna 
di  quel  Monarca  , in  materia  di  si  grande  importanza  , trovali  pubbli, 
cata  da  Giovanni  Laborcur  Configlicrc  del  Re  di  Francia  , nelle  Memo- 
rie di  Michele  di  Caflelnau  . Di  due  opinati  eretici , allora  fatti  morire 
in  Ferrara  , parla  Agoftino  Fauflini  : e Olimpia  Morata  di  un  altro  , di 
cui  , dopo  arfo  , furono  gittate  le  ceneri  in  Po  • Quelli  fono  i martiri 
di  Olimpia  , c del  Caflelvetro  , il  quale  nell*  efpredioni  , riportate  di 
fopra  , con  fomma  aftuzia  alludendo  a quelle  materie  , ci  fa  intendere 
di  parlar  de'  fuoi  giorni  , mentre  ufando  la  forinola  del  tempo  , a lui 
profilino  (fi  e veduto  ) fi  vale  ancora  de’  termini  più  cinpj  c facrileghi  » 
.ufati  dagli  Eretici  dell’età  fua  , chiamando  replicatamcntc  rinegar  Cri  fio 
il  rinegar  l'cre/ìa  . Gli  Eretici  di  quel  tempo  fi  fervivano  di  un  idioma  .» 
loro  proprio  c particolare  , dando  il  fallo  nome  di  rivelazione  e mant- 
feflazione  della  luce  dell'  Evangelio  e della  verità  , allo  Ipargimento 
dell’  creda  dì  Lutero  e Calvino  3 come  fingolarmcntc  fu  avvertito  dai 
noflri  Controvcrtifli  cattolici  , pratici  del  loro  linguaggio  . Il  Muzio 
in  una  lettera  tra  le  fuc  Cattoliche  3 fcritta  al  Pontefice  Paolo  IV.  in 
tempo  3 che  era  Decano  del  facro  Collegio  de’  Cardinali  3 c univerfale 
Inquifitot  della  Fede  3 ne  riporta  un  altra  del  Vergerlo  , pure  defcrtor 
della  Fede  , il  quale  parlando  dell’  altro  Eretico  e falfo  Vcfcovo  di  Pela 
ilio  fratello  , dice»  che  gli  fu  manifestato  e rivEiato  Gesù 
Criflo  , cioè  la  dottrina  Luterana . Sopra  tali  parole  il  Muzio  ivi  cosi 
foggiunge  : quefla  è loro  principal  hejlemmia  di  dire , che  ad  efji  e 
SCOPERTA  la  LUCE  della  verità’  , la  quale  per  molti  fecoli  è Jlata 
nascosta  . E [e  a colui  [ a ilio  fratello  , falfo  Vcfcovo  di  Pola  ] era 
fiato  rivela  to  quel  Criflo  3 che  era  flato  rivela  TO  a lui  [ all’  altro 
Vergerlo  3 falfo  Vcfcovo  di  Capodifiria  ] ejjendo  la  fua  dottrina  diabo- 
lica j non  è dubbio  3 che  anche  diabolica  fu  la  RIVELAZIONE  di  quell' 
altro . Lo  Sdoppio  inerendo  fui  medefimo  punto  , prima  adottato  daj 
Caflelvetro  , c dal  Vergerio  3 come  proprio  e comune  agli  Eretici,  degli 
ultimi  tempi , in  una  fua  Rilpofta  dogmatica  al  Cafaubono  , lo  ribatte 
con  quelle  cfprclfioni  : qua  enim  Lutherut  & Calvmus  adverfus  fando- 
rum3  Hieronymi , Ambrofìi3  Auguflini3  Cypriani,  ac fìmilium,  fententiam3 
docuere  3 ea  Sdoppiai  nunquam prò  veritate  babuit  3 ncque  ftnquam 
ita  demens  fuit  3 ut  [ putarct  ] Spìritum  fanfìum  veram  Jacrarum  litera- 
rum  intclligentiam,  [andìfjìmìi  tot  faculorum  dofloribut  occult  at  a m 
( come  dicono  gli  Eretici , e vuol  dire  il  Caflelvetro  ) bac  extrema 
TANDEM  mundi  alate  Lutbero  aut  Calvino  revelasse.  La  vera 
luce  dell' Evangelio  non  fu  rivelata  fegretamente  agli  Ercfiarchi  Lute- 
ro, c Calvino,  nè  ai  loro  feguaci  ; ma»  come  dinota  la  voce  flcfl'a  Evan- 
gelium,  fu  promulgata»  c pubblicamente  annunciata » e predicata  a tutto 
il  Mondo  dagli  Apofloli  » c da’  loro  fucccflori  » conforme  all’  avvifo  di 
Criflo  : pradicate  fuper  teda  j onde  poi  ne  rimale  verificata  la  profezia 
di  David,  che  dice  , in  omnem  tcrram  exivit  fonui  eorum  • E qui  io  ho 
per  difficile  , che  il  Caflelvetro  fra  noi  cattolici  polla  mai  trovare  altri 
Avvocati  3 pari  a quello  » che  ha  ultimamente  avuta  la  fortuna  di  ritro- 
varli : il  quale  per  via  di  fcandaJoli  fofifmi , c di  figure  , quanto  puerili , 


Italiana  387 

iJfrttftnto  ptrrtrfc  e ingiuriode  alti  fanti  Romàni  Chìefe  , intrepida- 
mente fi  è accinto  » difendere  la  tea  caufa  del  Caflelvctro  . Non  fi  dee 
pillare  in  filenzio  un  altra  erefia  , rcgiftrata  in  entrambe  dedizioni  dì 
quella  fui  Poe/icu, nella  prima  alla  pag.KSj.  e nella  feconda  alia  pag.qSf . 
num.  to.  Quivi  il  Caflelvctro  con  quel  medefimo  orgoglio  gramaticale  , 
con  cui  cenìura  gli  autori  profani  , ofa  riprendere  la  parola  di  Dio  ferii, 
ta  in  una  locuzione  di  san  Paolo  Apoflolo  , anzi  dello  Spirito  Santo  , il 
quale  , come  c di  Fede  , la  dettò  a san  Paolo  , ed  ella  riguarda  i nova- 
tori  , opporti  alla  dottrina  di  Gesù  Orlilo  . Il  palio,  empiamente  riprefo 
In  san  Paolo  dal  CaSlelvetro  , fi  trova  nella  Lettera  II.  a Timoteo  , ed 
è quello  a capi  li.  v.  17.  tT  fermo  eorum  , «/  c A K c E R , ferpit  ■ San 
Paolo,  vafo  dello  Spirilo  Santo  , e Dottor  delle  Centi , qui  parla  delle 
novità  dogmatiche  degli  Eretici , che  lì  attaccano  indcnfìbilmcnte  alle 
perfone  , amanti  di  novità  , e le  infettano  , come  fa  la  cancrena  , la 
«piale  guaftando  a poco  a poco  il  fangue  , va  ad  infettare  la  carne  fana  , 
late  carnem  fanam  depafeit  , come  dinota  il  tedo  Greco.  L’erefia  de’ 
Gnomici  , fimile  alla  cancrena  , fece  inuditi  progredì  in  principio  della 
Chieda  , traendo  nella  perdizione  più  anime  , che  non  ne  trafl'c  il  furore 
delle  perfecuzioni . Il  Caflelvctro  , infettato  da  quella  cancrena  dcll’ere- 
fia  , parta  a bialimar  l’clpredìone  , con  cui  lo  Spirito  Santo  la  rapprefen- 
ta  al  vivo  per  bocca  di  san  Paolo  : e l’empio  Soffia  mette  del  paci  san 
Paolo  con  Euripide  , aderendo  , che  egli  [ san  Paolo  ] forfè  non  mena 
ARDITAMENTE  , che  Euripide  , usò  la  voce  cancrena.  Mi  fi  gela 
il  fangue  nelle  vene  in  leggere  , che  quello  infelice  Gramatico  abbia 
avuto  fronte  dì  dare  dell’  ardito  a san  Paolo  Aportolo , e di  paragonar- 
lo nell’  arditezza  ad  Euripide . Gesù  Maria  dove  mai  giunge  la  malva- 
gità degli  Apoftati  1 E pure  collui  ha  trovata  perdona  cosi  intrepida,  che 
fi  c meda  a darcelo  per  Cattolico  in  onta  della  fanta  Romana  Chieda  , 
che  non  lo  vuole  , dopo  aver  condannati  i duo!  libri  con  quello  decreto: 
Ludovici  Caflelvelrii  opera  omnia  . E collui  non  fu  Eretico  , al  dire  del 
fuo  Panegirica  e gran  difenfore  delle  buone  caufe  , Umili  a quella  : il 
quale  ancor  de  la  piglia  contea  chi  fece  l’indice  alla  Storia  del  Cardi- 
nal Pallavicìno  delia  edizione  I.  dove  il  Caflelvctro  fu  onorato  col  tito- 
lo di  Apoflata  dalla  Cattolica  Religione , perchè  forfè  non  lì  trova  il 
corpo  del  delitto  nelle  fue  opere  ! Di  qui  lì  vede  con  quanta  ragione  il 
Muzio  nelle  Battaglie  , dopo  riferito  il  motto  del  Caflelvctro  , altrove 
accennato,  contro  alla  confeflione  auricolare  , da  lui  data  per  violenta 
nell’affermare  , che  folto  il  Papa  altri  è costretto  a confes- 
sarsi , giudicò  il  motto  per  fommamente  empio  , cllèndo  limile  a un 
altro  deH’Apollata  Vergerlo  predò  il  Muzio  Hello  ncll’addotra  Lettera  a 
Paolo  IV.  dove  quegli  pure  diede  alla  confeflione  il  titolo  di  tirannica  . 
Ma  quello  motto  del  Caflelvctro  contro  alla  confeflione  non  ballava  , 
de  nel  libro  (ledo  , dove  lo  mide  , non  ne  metteva  un  altro  contro  al 
Primato  del  Papa  , e al  duo  Vicariato  fupremo,  illituito  da  Gesù  Crirto . 
II  motto  c quello  : Paolo  III.  Earnefe  voleva  effer  tenuto  fucceflore  di 
tan  Pietro  , che  fu  Giudeo  : e ciò  Kntiremo  da  lui  replicarli  nelle  fue 
note  al  Petrarca  . E il  Caflelvctro  non  fu  eretico  ! Da  quel  dolo  primiero, 
motto  del  Caflelvctro  il  Muzio  raccolfe  , lui  doler  fi  a torlo  , ebe  gli  fieno 
Date  fatte  perfecuzioni  , perche  quelle  non  fono  perfecuzioni -,  ma  lievi 
gafligature  . Aggiunge  il  Muzio  di  aver  daputo  , che  nella  fua  Arte 

Ceca  Fot- 


Ili  B HOT  .CtJH. 


Ttrtnll.  dt  Vrafcript , 
top.  VII. 


Open  rrìrùht  pag, 
44» 

Cap.  X. 

Corrt/i’oiìt  deli*  E ret- 
i-ino dtì  ehi 
247. 

Lttttrt  e art  oli  thè 
188. 

Corra  ione  fa*  36* 


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Bibliot.Cl.UI. 


**•  SS- 


Vag-  «j. 


r<*.  w». 


Optrt  fritteli  pog. 

*6. 

- Corrltionl  pag.  5* 
JMrfMgidiM  ramo  II. 

pe*.  8s-  ’ii’-  il- 


] tifi.  xxl.  lift.  v. 
fìcurrit  toma  I. 


Lettili  po  etichi 
f-'J-èV 

L'ft.i.  p^.403. 
rd/d.I.  Vél^riJU . 


388  Della  Eloqjbnz  a ^ 

Poetica  non  vi  mancano  di  tali  , e di  più  aperti  metti;  ma  de  per 
e /ferie  fitte  tagliate  le  gambe  , ella  non  era  a cafa  fua  onora  arrivata  ; 
donde  apparilce  , che  il  Muzio  , flagello  degli  Apoftati  dalla  Fede  cat- 
tolica , era  difporto  a fcrivere  contro  all’ercfie  , Geminate  dal  Callelve- 
tro  nella  fua  Poetica  , fenon  gli  era  per  viaggio  arredata  . Il  Muzio  poi 
conclude  cpn  quelle  parole  : a me  tanto  balta  , ferino  e fendo  nella  Cri- 
fliana  legge  , che  chi  in  una  cofa  pecca  3 ai  tutte  è fatto  colpevole  . Di 
altre  e re  Gè,  fyarfe  a larga  mano  dal  Cafielvetro  nelle  lue  note  il  Pe- 
trarca, mi  riferbo  a parlare  un  poco  più  avanci , perchè  G vegga  la  Tua 
perfidia  concra  i principali  dogmi  della  Fede  cattolica  : e turco  ciò  egli 
iparlc  da  gran  trillo  per  via  di  motti  , come  più  acconci  a infinuarfi 
fenza  lungo  difeorfo,  i quali  poi  non  eflendo  molto  difficili  acmcn- 
darfi,  e a cancellarli  da'  Tuoi  libri,  fu  loro  d'ordine  dei  fonami  Pontefici 
apporto  il  divieto,  che  non  G portano  leggere,  nifi  priui  repurgentur,  co- 
me Ila  ferino  ne\i' Indice  di  Pio  IV.  accrefciuro  da  Sifio  V.  e promulgato 
da  clemente  Vili,  la  quale  emenda  però  non  è mai  Arguita  . I luoghi  ve- 
lcnoG  , gii  legnati  da  Giammaria  Braficbellenfe  , macllro  del  (acro  Pa- 
lazzo , c poi  Vcfcovo  di  Polignano , G trovano  nell'  Indice  de'  libri 
proibiti  , da  efpurgarfi  . Ho  chiamato  Panegiri/la  l’Avvocato  del  Ca- 
ltele etra  , come  lo  chiama  anche  il  Signor  Abate  Bonari  nella  fua  pre- 
fazione alla  rlrtampa  dcU’Ercolano  del  Parchi , eflendo  veramente  gra- 
ziofa  quella  nuova  invenzione  di  difendere  altrui , e fpecialmentc  gli 
Apofiati  dalla  Fede  , per  via  di  Panegirici , e fenza  mai  citare  altre  per- 
fonc  , che  quelle  (Ielle,  in  tal  guifa  lodate  e difefe  , e con  dir  male  delle 
altre,  a quelle  opporte  . 

Ora  dopo  aver  parlato  dell*  Erefie  , fparfe  dal  CalUlvetro  nella  fua  Poeti- 
ca , dirò  in  quanto  al  rimanente  , che  ella  è un  aggregato  di  varie  e 
inutili  fottigliezze  , cioè  di  fofifmi  alla  maniera  di  Pietro  Ifpano  , come 
il  Borgbini  ebbe  a dire  delle  Tue  Giunte  gramaticali  alle  Profe  del  Bem- 
bo • Trovavafi  egli  in  Lione  tra  gli  %/gonotti,  fpecialmentc  Italiani 
Tuoi  confidenti  , allora  annidati  in  quella  città  . quando  accefoG  il  fuo- 
co nella  fua  cafa  , egli  G mife  a gridare  : la  Poetica  , la  Poetica  , falva- 
temi  la  Poetica  ! Così  racconta  Egidio  Menagio  . Ma  quando  ella  G forte 
anche  abbruciata  , non  ne  farebbe  venuto  gran  danno  alla  Repubblica 
lctterar!a,e  G farebbe  forfè  potuto  campare  anche  fenza  coterta  Poetica  . 
Il  Menagio  lo  dà  per  autore  ofeuriflimo  , e che  ha  quella  virtù  di  non  mai 
portare  , fenon  la  metà  de’  partì  , che  cita  ; anziché  tal  volta  nou  ne 
riporta,  fenon  le  prime  parole,  le  quali  non  fanno  per  lui  , comprenden- 
do il  rimanente  con  un  & cererà.  Il  fuo  vizio  dominante-è  il  lofifma  ; 
onde  Gianluigi  Balzac  nelle  Lettere  a Gio.  Capellano  lo  uccia  , come 
dato  fovcrchiamentc  alle  contenziofe  e vane  fortigliezze,  e qucllo,che  è 
peggio,  come  nemico  pubblico  , che  non  può  j offrire  il  merito  e la  fama  di 
emetti  fia  . In  quello'  il  Balzac  fi  accorda  col  Ta/fo  , il  qual  pure  av- 
vertile , che  fempre  fra  le  fuc  opinioni  mescola  un  non  fo  ebe  di  rilrofo 
e di  fantaflico  . Lafcio  di  ragionare  ( fegue  il  Taflb  ) di  quella  fua  rab- 
bia di  morder  ciafcuno  ; che  quello  è vizio  dell'appetito  , ntm  dell'  intellet- 
to . 11  Balzac  aggiunge  , che  il  Caro  è più  onorato  del  fuo  awerfario  • E 
certo  per  conofcerlo  , bada  aprir  le  lue  Lettere  , e vedere  il  conto,  che 
di  lui  fece  Onofrio  Panvinio  nel  Comenro  ai  Farti  confolari  : Hannibal 
Canti , vir  ingenio  , judieio,  varia  eruditione  , dilìgentia  , prebitate  , mo- 

rum- 


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Italiana  389 

rumque  fu  avi  late  prxfìantiffimut . E dopo  averlo  efaltltO  , come  perito  ~ 1 ■ 

deU'ant  ichiti  Romane  , e gran  raccoglitor  di  medaglie  , da  lui  genero-  BI.10T.Cl.nj. 
famente  comunicate  ad  erto  Panvinìo , promette  di  parlarne  altrove 
diÀufainente  : ccttrum  in  bujut  viri  laudibut , velini  in  vaftijfimo  pelago, 
eri I aliud  lempui , quo  vela  paniere  licebit , & nei  totoi  profperrìma  au- 
ra committere,  [cribereque  de  eo  , quum  multa  , tum  maxima  . Obiter 
enim  de  ejut  viriate  verba  f acero  nefat  pene  effe  exUlimo  . Niun  ga- 
lantuomo ha  mai  date  sì  fatte  lodi  al  Caftelvetro , il  quale  al  Caro  in 
nulla  fu  fupcriore,  nè  in  prefa,  nc  in  verfo  , nè  in  Greco  , nè  in  Ialino  , nè 
in  volgare  . 11  Caro  rtadufie  dal  Greco  la  Rellorica  d’ Ariftotele  , alcune 
Orazioni  di  «n  Gregorio  Nanianrano,e  le  Paflorali  di  Longo,  non  ancora 
{lampare.  Di  latino  in  volgare  tradurti  qualche  fermone  di  san  Cipriano, 
t in  verfo  fciolto  l'Eneide:  il  tutto  da  fcrittor  nobile,  e non  da  Gramati- 
fta:  e tali  fatiche  fi  videro  dopo  lui  morto  . Il  Cafielvetro  tentò  di  fcam- 
biargli  anche  la  patria,  facendolo  da  San  Maringallo  , che  per  diligenze  _ 
ufate  non  fi  fa  dove  foflcs  quando  la  vera  patria  del  Caro  fu  Crviianuova,  lT/r0^  ‘ 3<  £ 

a tutti  nota,  e come  tale,  da  lui  regillrata  nelle  fue  Lettere.  Piergiovanni  ” * 

Nunnefio  nelle  note  alla  Crejiomatìa  di  Predo  taccia  il  Cafielvetro  di 
avere  contro  f idem  omnium  codicum  adulterato  un  luogo  intero  d’ Ari- 
ftotele : e quello  è un  bel  fcgrcto  per  interpretare  a luo  modo  gli  Au- 
tori . Chiunque  nomina  il  Cafielvetro  , anche  lènza  averlo  mai  letto  , 
fuol  dargli  attributi  di  fonile  ed  acuto  , proprie  e uniche  doti  de’  So- 
fifti  , i quali  con  accumulare  fottigliezze  a fottigliezze  , e cavillazoni 
a cavillazoni,  cercano  d’imbrogliare  la  verità  per  non  darli  mai  vinti . 

E qui  appunto  lo  colle  Francefco  Buonamici  nel  libro  leguente  , dove 
H convitile  di  molti  paralogifmi  e fofifmi . Nè  ci  voleva  altri,  che  que- 
llo famofo  Peripatetico  a Ivaligiarlo  de’  eontraband!  , che  porta  addof- 
fo  . 11  Kificli  pure  gli  rivede  i conti  in  piò  luoghi,  dandogli  del  Soffia  . P rogiti.  41.  ml.lv. 

Difcorfi  poetici  in  difefa  di  Ariftotele , di  Francefco 
Buonamici  [ contra  Lodovico  Caftelvetro  ] la  Firen- 
ze per  Giorgio  Marefcotti  1 $97.  in  4° 

Spofizione  della  Poetica  d'Ariftotele  di  Orazio  Marta 
col  Caftelvetro . Sta  con  le  Fime  e Prof  e del  Marta, 
ftampate  in  Napoli  da  Lazaro  Scoriggio  1616.  in  40 

Annotazioni  di  Aleflàndro  Piccolomiui  fopra  la  Poeti- 
ca di  Ariftotele  con  la  traduzione  del  medefimo  libro 
in  lingua  volgare.  In  Venezia  per  Giorgio  Varifco 
*S1S‘  in  40 

Il  Taffo  nelle  Lettere  poetiche  prepone  in  maturiti  di  giudicio  , e in  dot-  pjg.  <4. 
trina  il  Piccolomini  al  Cafielvetro  . 

L’Arte  poetica  d’Ariftotele  volgarizzata  da  Bernardo 
Segni . Sta  di  fopra  nella  Clajje  il.  cap.  il.  infteme  con 
la  Rettorica  Ariftotele  , tradotta  di  Greco  in  lingua 
volgar  Fiorentina  dal  Segui . 

Qui 


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BlBLlOT.Ct.UI» 


222. 


Jfiorla  lo.  ».  75, 

tiil.  li. 


390  DetiA  Eioqjenja 

Qui  farebbe  da  collocarli  la  Poetica  d’ Arinotele  , contentati  dal  Cavalle* 
Lionardo  Salvimi  , fc  forte  in  luce  , come  egli  io  più  luoghi  delle  ti« 
opere  , e Ipccialmente  nella  dedicatoria  al  Duca  di  Sora  della  Tua  edi- 
zione 1.  del  Decameron  del  Boccaccio  » ed  altri  ancora  fulla  parola  fua  > 
ci  fecero  fpcrar  di  cederla  . Serbaceli  a penna  in  due  tomi  in  foglia 
predo  il  Marcbefe  Pierantonio  Guadagni  in  Firenze  ; ma  diche  fu  pre- 
data al  cofpicuo  letterato  Valerio  Cbtmentelli  , non  fc  ne  ebbe  più  nuo- 
ca  . Cosi  abbiamo  dalle  Notizie  della  no  (Ita  Accademia  Fiorentina  . 

C A P O . I I I 

Spojìtori  volgari  della  Poetica  latina  d’Orazio . 

LA  Poetica  d’  Orazio  tradotta  da  Lodovico  Dolce 
[ in  verfo  fciolto  3 In  Venezia  per  Fraucefco  Sindo- 
ne 1 y jf.  in  8° 

• É co’  Sermoni , e con  le  morali  epiftole  d’Orazio  - 

In  Viuegia  prejfo  il  Giolito  1 J4p.  in  8° 

La  Poetica  d'Orazio , tradotta  ili  ottava  rima  da  Scipio- 
ne Ponzo  , con  la  fpofizione  de’  luoghi  più  ofeuri . 
In  Napoli  per  Gianjacopo  Carlino  1610.  in  4? 

L’Arte  poetica  d’Orazio  volgarizzata  [ in  verfo  fciolto  ] 
da  Paudolfo  Spannocchi  [ il  vecchio  ] con  la  giunta 
del  Rapimento  di  Profcrpina  di  Claudiano  , tradotto 
da  M.  Antonio  Cinuzzi.  In  Siena  nella  flamperia  del 
Pubblico  [ 1717.  ] in  8° 

La  Poetica  d’Orazio  tradotta  da  Lodovico  Leporeo  [ in 
verfo  fciolto  3 In  Roma  per  Fraucefeo  Corbelloni  1630. 
in  8° 

Il  Leporeo  nacque  in  Brugnara  , cartello  rinomato  del  Frinii  , detto  anche 
Brugnera  , e in  latino  Brugnaria  -,  e la  fua  famiglia  li  troca  in  Vdìne  • 
Fu  oziofo  inventore  di  componimenti  fantartici , pieni  di  rime  varie  > 
tutte  infulfe  , i quali  egli  chiamò  Leporeambi , e Iti  il  primo  , e l’ultimo 
a Ramparne  aliai Rimi  • Il  Cref  imbenì  , che  di  lui  ha  ragionato  più  volle, 
porta  qualche  efempio  molto  anteriore  al  Leporeo  di  tali  poelic,  {nana- 
mente rimate  . Gabriel  Naudco  nel  filo  Dialogo  , altrove  da  me  citato 
col  nome  di  Mafcurat , mene  il  Leporeo  tra  i profeùbri  di  memoria  ar- 
tificiale • 

L’Arte  poetica  d’Orazio,  voltata  in  profa  e in  verfo 
fciolto  da  Sertorio  Quattromani . Sta  con  le  fue  opere 
pag.  24 J* 

CA* 


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Italiana  $91 

C A P O . I V 

Poemi  epici . 

L’Orlando  innamorato  di  Matteo  Maria  Boiardo 
Conte  di  Scandiano  [ libri  ni.  ] In  Venezia  per 
Pietro  Niccolini  da  Sabbio  if}g.  in  40 
Seguono  altri  libri  iti.  aggiunti  a quei  tre  da  An- 
tonio degli  Agoftini . In  Venezia  per  Giovanni  An- 
tonio e Pietro  Niccolini  1 544.  in  40 

Antonio  Carafa  da  Reggio  con  una  lettera  latina  dedica  i libri  ni.  del  Bo- 
iardo a Cammillo  di  lui  figliuolo.fotto  il  di  X vin.di  Maggio  del  149*. 
Segue  un  epigramma  in  lode  dell’  autore  c dell’  opera  con  Sonetti  v.  di 
Antonio  Pifiofa  , e di  Tommafo  Mattatoi*  . Il  Crefcimbeni  non  potè  ri- 
pesare il  prenome  di  quello  Pifioja . Avanti  al  libro  1.  G dice  , che  il 
Boiardo  traile  l’opera  fua  dall'Ifloria  di  Turfino, dedicaudola  a Ercole  I. 
Duca  di  Ferrara  , e che  quella  edizione  c prefa  dall’originale  , e aecre- 
feiuta  . L 'Agogni  in  line  dice  di  aver  comporti  i Tuoi  libri  ni.  nel  breve 
fpazio  di  dicci  giorni  , e ciò  in  grazia  di  Niccoli  Zoppino  , che  ne  fu  Io 
ftampatore  antecedente  al  Niccolini  , come  dice  in  quella  ottava  , che 
manca  in  altre  edizioni  : 

Non  perchè  degno  fia  dì  pletto  d'oro  , 

Non  per  acquifiar  fama  , onore  , e gloria  , 

Non  per  voler  coronarmi  d'alloro  , 

Non  perlafciar  di  me  qualche  memoria  , 

Non  per  accrefcer  di  Parnafo  il  coro  , 

Comporla  ho  all'  improvifo  quefta  ifloria 
In  dieci  dì  ; ma  per  lo  mio  Zoppino 
Niccoli  , faggio , accorto  , e pellegrino  . 

Il  Bojardo  cita  pajfim  Tarpimi , che  può  dirli  l 'Apollodoro  della  poeGa 
romanza  d’Italia  , e conclude  i fuoi  libri  ni.  con  quella  rtauza  , che  ci 
dà  l’epoca  del  tempo  , in  cui  terminò  1’  opera  : 

Mentre  , eh’  io  canto  ( oimi , Dio  Redentore  ! ) 

Peggio  l'Italia  tutta  a fiamma  , e a fuoco 
Per  quefii  Galli  , che  con  gran  furore 
Vengo n per  difettar  non  fo  che  loco  ; 

Pero  vi  l afeio  in  quefio  vano  amore 
Di  Fiordtfpina  , ardente  a poco  , a poco  : 

£,'»  altra  fiata , fe  mi  fia  conceffo , 

Racconterovvi  il  tutto  per  efpreffo  . 

Ma  poi  non  ne  fece  altro  , per  elTer  morto  in  Reggio  , capitino  della 
Fortezza,  ai  xx.  di  Fcbbrajo  del  1494.  mentre  Carlo  Vili.  Re  di 

Fran- 


Bhuot.Cz.III, 


IJtoria  tomo  n[.  p.tg 
jaj.  tilt,  ti. 


Giornale  ir'I.ttttrati 
i'  Italia  tomo  xiii. 
M-  a?a. 


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Bibliot.Cl.IU* 


Godtfro ) JUJÌ.  de 
Charles  vili.  pag. 

asa. 


Gtr.  Jo . Voflias  de 
Fotti s Gratis  cap. 
Hi.  Oljtnp.  XXXlIt. 


Vlftorfi  /.i£.  S.  144. 


Lettere  di  Bernardo 
Taffo  tomo  l.pap  147. 

— • fo.ll.  ^.307. 

FoJ.  ai.  a« 

Lettere  poetiche 
A*£.  63.  a. 


Infarinato  il 


393  Della  Elo qj; enza 

Frane'.-»  calato  in  Italia,  andò  .Ila  conquiAa  di  Napoli  e delle  terra  dì 

?[ui  dal  Faro  , comprefe  Torto  il  nome  di  regno  di  Sicilia  , che  é proprio 
olamentc  AeU'Ifola  , anche  lecondo  il  ManideAo  , divulgatoli  XXII. 
di  Novembre  del  1494.  dal  medefimo  Re  dopo  giunto  In  Firenze  . Una 
impresone,  più  antica  dell'  accennata,  ne  fu  fatta  in  Milano  da  Lionar - 
do  Vegio  nel  if  IJ.  in  quarto  . Adunque  il  Boiardo  Tu  alla  noflta  Poefia 
romanza  qual  Tu  Pifandro  con  la  Tua  Ercoleid e all’  epica  Greca  1 poiché 
M'Ariofio  in  principal  luogo  Tuggeri  il  gran  penderò  del  Tuo  Orlando 
con  relazione  a quello  di  efl’o  Boiardo  , da  cui  egli  prelè  i nomi  de'  Tuoi 
perfonaggi  con  l'autorità  di  T urfino  , alla  quale  entrambi  feAcvolmen- 
te  lì  appoggiano  • 

— Riformato  da  Lodovico  Domenichi . In  Venezia 

per  Comi n da  Trino  ijy  3.  e 1 $6$.  in  40 
E in  Venezia  per  Michel  Bonetto  xyj  6.  in  40 

Quelle  fono  le  migliori  edizioni  de’  libri  nl.del  poema  del  Conte  Bojardo, 
a rifate  i quali  miTe  mano  Francefco  Beni  ; ina  il  Tuo  rifacimento  , 
più  volte  Aampato,  in  Venezia  da'  Giunti  nel  1441.  e If4f.  in  quarto , e 
111  Milano  da  Andrea  Calvo  nel  1*4».  pure  in  quarto  , per  le  Tue  Tcanda- 
lofe  e butfoncfche  interpolazioni  fi  rendette  meritevole  della  cenfura  di 
chi  preliede  alla  Chieda  universale  con  Suprema  autorità  nelle  code  della 
religione  , e della  morale  Crifliana  • Quindi  è , che  quelli , i quali  in 
onta  del  capo  vi  libile  della  Chieda  , in  cui  vivono,  con  fraudi  e per  vile 
intercide  non  li  tecano  a Scrupolo  di  dar  paflura  agl'  ingegni  profani  ’, 
moltiplicando  con  le  riAampe  I componimenti  dannati , giuAamcnte  li 
rendono  deteAabili  alle  onefte  petfonc  , tanto  più  poi.  Te  con  molta 
irriverenza  non  arroltifcono  Tarli  autori  di  Somiglianti  edizioni  uomini 
tali , che  ancora  in  riguardo  al  loro  carattere  , Tono  in  precido  obbligo 
di  doverfene  vergognare.  Il  Mambriano , altro  Poema  romanzo  di 
Francesco  Cieco  da  Ferrara  , coetaneo  del  Bojardo  , benché  Senza  Alle 
avuto  in  qualche  conto  dall 'Arìojto  , e dal  Ta(Jo  , non  è da  paragonarli 
con  quello  del  Conte  Bojardo , al  quale  Cintio  Giraldi  diede  il  titolò 
d'inventore  molto  vago  e gentile  in  tal  materia  , e di  primo  , che  mette ffe 
il  piede  nella  buona  firada  ; chiamandolo  ancora  fimite  a Lucrezio  in 
nofira  lingua , quanto  al  feguir  la  natura  , quantunque  un  poco  piè  rozzo, 
che  la  bellezza  del  componimento  non  richiedeva  j in  che  però  bifogna 
confidcrare , che  l'opera  è pofluma  . Qtu  C potrebbe  parlare  del  Mor* 

Sante  di  Luigi  Pulci , alquanto  più  vecchio  del  Bojardo  , e all'  uTanza 
egli  antichi  Rapfodi , già  letto  aHa  menda  di  Lorenzo  de'  Medici  , Alle 
poi  Seguito  AM' Ario/lo  in  Ferrara  prcfl'o  i Principi  EAcnC  : il  qua!  Poe- 
ma del  Pulci  Tu  patto  del  Poliziano  , al  dire  di  Merlino  Cocajo  Torto  no- 
me di  Limerno  Pitocco  ( che  è Teofilo  Folengo  ) ne\V Orlandino  , e di  Or- 
tenfio  Laudi  nella  Sferza  degli  Scrittori  : e vi  ebbe  mano  anche  Mar/dio 
Ficino  , Secondo  il  Taffo  ; ma  non  ferve  Io  Aenderci  a ragionare  di  effo 
Morgante  , per  cflèr  pieno  di  colè  vili,  e plebee,  ed  empie  altresì; 
onde  anche  Senza  le  condanne  della  Chieda  , non  li  vede  , che  meriti  il 
luogo  , affegnatogli  dal  Salviatì , il  quale  con  Soverchia  paffione  , e per 
Solo  genio  di  conttadire  alla  verità  manifcAa  con  Io  Aar  nafceAò  Torto 
il  nome  A' Infarinato  , non  dubitò  di  preporlo  ai  due  Talli  , dappoiché 

alni 


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Italiana  393 

iltrì  erano  partati  a metterlo  innanzi  al  Furiofo  , per  detto  del  Varchi  „ 
nell*  £ nolano  . L’edizione  più  fopportabile  del  Morente  , anche  fopra  * 9 

quella  di  Lodovico  Domcnichi  , fatta  in  Venezia  da  Girolamo  Scotto  p*g,2 8.  a*, 

nel  if4f  • e fopra  l'altra  di  Comin  da  Trino  del  if  fo.amendue  in  quarto, 
fi  è quella  di  Firenze  predo  Bartolommeo  SermartcUi  del  1 J74.  In  quar- 
to . Il  Laudi  , fiotto  li  titolo  di  gran  ciurma  di  Parabolani  e perdi gi or - Sfitta  dfjli  Scrittori 
nate  , comprende  i poeti  romanzi  , venuti  dopo  il  Bojardo,  e \ Ariofto  ; M 2o*  *• 
intorno  ai  quali  rimetteremo  i lettori  alla  I fioria  , c ai  Coment arj  del 
Crefcimbeni  • 


L’Orlando  Furiofo  di  Lodovico  Ariofto  con  la  giunta 
de’  cinque  Canti . In  Venezia  prejfo  i figliuoli  d’al- 
do 1 J4J’.  in  40 

Antonio  Manuzio  dedica  quella  imprcllìonc  al  Capitano  Giambatifta  Olivo 

dal  Goito , luogo  nel  territorio  Mantovano,  al  quale  Olivo,  Paolo  l,t.  nr.  tptfi.it, 
Manuzio  fratello  di  Antonio  , fcrifl'e  due  lettere  , una  latina  e l'altra  * . 

volgare  . Antonio  dice  di  avere  avuti  da  Firrinio  figliuolo  di  Lodovico  ' 

Ariofto  quelli  Canti  v.  la  (lampa  de’  quali  col  rimanente  è in  bel  carat-  ‘ *’ 
rete  corfivo  ; ma  per  inavvertenza  vi  fi  tralafciò  di  numerare  le  Aanzc, 
da  poterti  citare  nelle  occorccnze  , fallo  per  altro  comune  quali  in  tutti 
i Poemi  allora  Rampati  , - fuorché  in  quello  A' Amore  , e della  bellenta 
dittina  , di  Girolamo  Benivieni  , pubblicato  in  Firenze  da  Antonio  Tu- 
bini nel  1500-  in  foglio  appiè  delle  altre  fuc  rime  , da  lui  medefimo  co- 
ntentate : nel  qual  Poema  alle  fanne  , e anche  alle  carte  , fi  polito  i 
numeri  , non  arabici  , ma  Romani  . Un  fimi!  difetto  di  non  effere  i nu- 
meri , ove  doveano  andarvi  , fi  vede  nella  Pinacoteca  i.  deli' Eritreo  , in 
cui  mancano  a ciafcuno  elogio  ; benché  nelle  due  feguenti  Pinacoteche 
fi  trovino  ; onde  con  l'ollervar  quelle  due  , fi  poteva  emendarne  il  tra* 
lafciamento  nella  prima  di  clic . Così  pure  nell’ edizione  i.  de’  Ragio- 
namenti di  Lorenx.o  Capelloni , fatta  in  Genova  da  M.  Antonio  Bellone 
nel  t<7 6.  in  quarto  , li  tralafciò  di  apporvi  i numeri  per  comodo  di  chi 
avelie  mai  voluto  prenderli  il  gufto  di  puntualmente  citargli  • 

Le  due  prime  edizioni  dell’  Orlando  dell ’Ariofio  fi  fecero  in  Ferrara  da  Lo- 
dovico Marcio  negli  anni  1 ; 1 1 ■ e ij  itf.  in  quarto  , e la  terna  parimente 
in  Ferrara  da  Giambati/ìa  della  Pigna  Milanefe  nel  Ifir.  in  quarto  col 
diploma  di  Leon  X.  in  principio  per  la  privativa  della  Rampa  , altrove 
da  me  rammentato,  e ferino  ai  XX  vii,  di  Marzo  del  iftd.  dal  Car- 
dinale Jacopo  Sadoleto  , allora  Segretario  de'  Brevi  - Ma  qui  contra  la 
malignità  di  qualche  eretico  bifogna  avvertire  , ebe  queRo  diploma  non 
fu  dato  fopra  tutti  i Canti  il  vi.  quali  ora  fi  trovano,  c come  poi  l'Ario- 
fto  gli  accrebbe  fino  a tal  numero  dopo  oncnuto  il  diploma  , eficndo  le 
tre  fuddene  edizioni  di  foli  Canti  xl.  perocché  gli  altri  fei  Canti  , 
compoRi  dappoi  cou  poco  fcrupolo  , furono  da  lui , come  tanti  epifo- 
dj  , dcRramcnte  qua  e là  collocati  per  entro  i mede  lìmi  Canti  XL. 

Lenza  variare  nè  accrefccre  lo  Rato  del  primo  e dell*  ultimo  Canto  { 
onde  il  corpo  del  Poema  in  tal  guifa  Iparfamente  accrefciuto  , venne  ad 
clfere  in  tutto  di  Canti  xlvi.  Altri  diplomi,  limili  a queRo,  furono 
conceduti  iW’Ariofìo  dal  Re  di  Francia  , da’  Feneniani , da'  Fiorentini , 
da’  Genove  fi , t da  altre  Potenze  . Dunque  appccflo  alle  tre  accennate 

Da  d edi- 


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Bl  8LIOT.C  L.IIt. 


**?•  Jc.  editìon  di 
f entità  prtfl.  il 
liti  is6o.  io  8. 


Jfyultjttr  in  Àpologìà 

f* $.  $5.  «tir.  I.  /•. 

Tritìi* 

lettere  alT  Aretino 
•o • ».  M*  3°7* 
lettere  del  Franto 
jol.xu  3.  ri/*.  I. 

Cnp,  xiv.foì,  46-  ». 


r/r«  del  ffifitìi 
t*i'  «*• 


394  Del  l a Elo  qj;  enz  a 

edizioni  Ferrarefi  f«  ne  venne  la  quarta  , pur  di  Ferrara  predo  Frante- 
feo  Roffo  da  Valenza  del  tf  Ji.  in  quarta  , che  Ai  Ja  prima  intera  e com- 
piuta di  Canti  x Ivi.  coi  ritratto  dell'autore  nel  fine,  il  quale  rredefi ina- 
mente fi  vede  molto  ben  fatto  , pure  in  legno  , dopo  il  Poema  dell'edi- 
zione Hi.  del  Dolce  del  1744.  predo  il  Giolito  , la  quale,  computandoli 
tutte  le  altre  antecedenti , viene  ad  edere  la  X I.  Gii  molti  anni  io  vidi 

V A rio  fio,  dipinto  da  Tiziana  , predo  i Signori  Vi  anali  in  Venezia  a tao 
Canciano  • Dopo  le  quattro  gii  dette  edizioni , fatte  lotto  gli  ocelli 
Aedi  deU'autotc  , ne  ufeirono  molte  altre  , principalmente  in  Venezia  , 
cominciandoli  il  primo  degli  ultimi  cinque  Canti  fopra  la  favola  delle 
Pale  , dalla  danza  , che  è la  feconda  nell’  edizione  d'Aldo  , il  quale  Ai  il 
primo  a mettergli  in  luce  : e quella  edizione  Aldina  eflendo  mancante 
di  più  danze  in  cjue’  cinque  Canti , per  altro  con  poco  danno  del  pubbli- 
co , fu  poi  fupplica  nelle  feguenti . Qui  c da  notarli  , che  Marcantonio 
Mttreto  nel  litro  X viti,  delle  Varie  lezioni  a capi  vili,  ragionando 
del  fommo  Audio  , podo  da  fovrani  ingegni  in  ripulire  i propri  compo- 
nimenti nella  {frattura  e collocazione  delle  parole  , narra  , per  bocca 
( a mio  credere  ) d ' Ippolito  II.  Cardinal  di  Ferrara  , fuo  Mecenate  , che 

V Ar lofio  in  fare  e disfare  i due  primi  verfi  del  fuo  Poema  , pofe  gran- 
didima  applicazione  : nudivi  a maximi 1 virit , quiqne  faciliime  id  nojfe 
poter  ani  tLudovicum  Areofium,  noiiliffimunt  nobili f ma  domai  praconem, 
in  Dt/oius  primi > grandiorit  itliui  poematii  fui  versisui  ,plufquam 
credi  polefl  , laborafe  , ncque  fibi  prìut  animum  euplere  potuijfe  , quam 
quum  Mot  in  omnem  partem  diu  multumque  verfafet . Idem  accidit  O" 
nobili  foto  Etrufcorum  poetarum  , Francifco  Patrarcba  , cujmt  ex  auto- 
grapbo  , quod  babuit  tur  prafiantifmnt  Pelrut  Bembut  , facile  te  mi  tur  , 
rum  intimando  SECONDO  item  poema!  um  fuorum  v ersu  , [ape  fudaf- 
fe  . li  Dolce  nel  Dialogo  de*  Colori  dimò  degno  di  particolare  attenzione 
il  limbolo  di  due  Jerpt,  a una  delle  quali  è tagliata  la  lingua  , e all’altra 
Aa  per  tagliarli , che  l 'Ariofla  pofe  contra  l’invidia  nella  edizione  il-  del 
fuo  Poema  . Ma  nella  edizione  ili.  mutò  (imbolo,  alzandone  in  fine 
del  libro  un  altro  alTai  chiaro  in  mezzo  alla  pagina  contra  l’ingratitudi- 
ne t cd  è un  alveatio  di  pecchie , fuggitive  dal  fuoco , accedivi  forto  per 
ucciderle  , e trarne  il  mele,  fabbricatovi  dalle  medefime  , e con  un  ma- 
glio artorcigliato  a una  [cure  da  una  vipera  , limbolo  dtll'ingratitudine , 
raddoppiato  in  ciafcuno  de'  quattro  lati  dell’  ultima  pagina  , e in  prin- 
cipio del  libro  , col  motto  , (partito  nelle  cantonate  , prò  bone  malum  , 
che  c moneta  corrente  . Ne’ primi  anni  dell'  Arioso  non  fi  faeea  molto 
Audio  nelle  minuzie  gramaticali  della  lingua  volgare  , e (fendo  dati  il 
Fortumi  , il  Bembo  , e i due  Gabrielli  , Trifone  e 'Jacopo  , i primi  a ba- 
darvi , come  dicemmo  nella  Claflè  I.  Però  trovandoli  a que’  tempi  m 
F errata  Annibai  Bicbi  Sancii  , di  profeflione  foldato  , già  conolciuto 
dal  Muzio  , come  dice  nelle  Battaglie , quedo  Bicbi , amico  dell'Areti- 
no , c del  Franco  , diede  una  rivide  al  Furiofo  , per  quanto  potea  fare 
un  foldato  fenza  lettere  col  folo  ajuto  della  natura , mentre  gli  altri 
Incantiti  dalla  novità  e moltitudine  degli  avvenimenti  , lènza  guardar 
più  che  tanto  agli  ultimi  apici  della  favella  , davano  inrefi  ad  ammirare 
il  fotte  dell’  efpreliiva  c della  facondia  . Indi  vi  mife  mano  il  RufcrUi , 
Ma  venne  poi  Vdeno  Nifieli  , il  quale  mal  foddisfatto  di  Boftiano  iP 
Koffi  , arbitro  della  Ctulca  , ficconac  allievo  del  Salariati  , « di  poco 

fon- 


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Ita  liaka 


Ì9S 


fondo, al  dìe  del  Cienacci , per  far  difperio  alle  reliquie  della  fetta  aar or- 
fana del  Tajfo,  da  elio  Nijieli  con  gran  lodi  innalzato  , fchicró  minuta- 
mente ne'  Tuoi  Progìnnafmi  innumerabili  cofe  del  Fnriofo  in  materia  di 
favella  , editandone  però  ancora  le  fue  bellezze  , e le  fomme  dot!  , le 
qual!  coprono  tanti  nei  , talché  ora  palliano  in  quel  Poema  pct  felli , af- 
francati dalla  gran  fama  e autorità  del  Poeta  • £ cori  avvenne  in  altri 
più  antichi , perchè  Le  lingue  dipendono  dall'  ufo , e dall'arbitrio  degli 
feritrori  autorevoli  e granili  • Si  oflervino  in  particolare  fopta  Ariofto  { 
Ptoginnafmi  in.  14J.  e irfj-  del  Volnme  III.  e i Proginnafmi  j 1.  e 
del  Volume  v.  E per  le  invenzioni,  da  lui  con  gran  fenno  accattate  dagli 
altri,  vcggali  il  Proginnafmo  ire.  dell’addotto  Volume  ili.  Vero  è,  che 
1 'Ariofto,  fecondo  gli  feritrori  della  fua  Vita  , nell’  anno  ifi}.  che  fu 
il  xxxix.  dell'  età  fua  , per  efler  lui  atto  nel  1474-  fu  condotto  a Fi- 
renze da  Niccoli  Vefpncc ! a veder  le  felle,  follie  farli  nel  giorno  del  Be- 
li jì*  ; ma  ctTcndòvi  andato  per  tutt'  altro  , che  per  apparate  dal  volgo  la 
lingua  comune  de' letterati  d’Italia  : e non  ellcndovl  dimorato  prodi 
fei  meli  , pochi  (lì  reo  ne  potette  apparare  , avendone  già  apparato  da' 
libri  e dal  commercio  con  gl’  intendenti  , quanto  potei  ballargli  per 
ifpitgarli  in  ifcritto  con  propria  e fina  eloquenza  , elìcndo  egli  final- 
mente Italiano  , e non  Teìlefco . Il  medelimo  dee  dirli  del  Bombo  , che 
'andatovi  nell'anno  1478.  in  età  di  foli  anni  vili,  con  Btrnardo  fuo  pa- 
dre , Ipcdiro  con  Giovanni  Emo  Ambafciadore  ai  Fiorentini  , giuda  la 
tedimonianza  di  Scipione  Ammirato  ncll'lltoria  di  Firenze  , vi  dette  due 
Coli  anni-,  onde  ancor  egli  pochilllmo  ne  potette  apparare  perafeienza 
in  età  cosi  tenera  , e in  tempo  sì  breve  . Il  perche  bìlbgna  per  torti  i 
verli  , che  ci  rimettiamo  al  folo  dudio  , e alte  vigilie  d’entrambi  , ef- 
fendo  veriltimo  quanto  il  Mux-io  , riferito  dal  Varchi , dille  in  quedo  Emione  (tp 
propolito  , che 

Il  Ciel  , l’arte  , lo  J ìndio  ,e’l  fante  Amor* 

Dan  vita  t /pino  ai  nomi  ti  alle  carte  . 


BiiuoT.Ci.m. 


Litro  xzrv.  tomo  r(. 
Parte  il.  p. ij.  1 14. 


' V • 


L’Orlando  Furiofo  di  Lodovico  Ariofto  con  cfpo- 

fizioni  del  Dolce  e argomenti  in  profa . Iu  Vinegia 
preflo  il  Giolito  1 149.  in  40 

Ivi  x 5 14.  in  8°  tn  carattere  garamoncino . 

Ivi  1 jj j.  in  40 

* Con  le  annotazioni , gli  avvertimenti,  e le  dichia- 
razioni di  Girolamo  Rufcelli,  e con  altre  cofe  in  prin- 
cipio c nel  fine , fenza  i Canti  v.  In  (Venezia  per  Vin- 
cenzio Volgrift  1 s 56.  iu  40 

Qui  I*  danze  dei  Canti  non  fon  numerate  , come  poi  furono  in  altre  edi- 
zioni del  Valgrift  ; ma  et  è La  fomma  di  eflt  in  fine  di  ciafchcdun  Can- 
to , e poi  di  tutte  inficme  appiè  dell'ultimo  • 

■ ' Con  la  dichiarazione  delle  ftorie  e favole  , toc- 
cate nel  Poema  , compofta  da  Niccolò  Eugenico . In  * 
Viuegia  prejfo  il  Volgrift  ìff  8.  in  40 

D d d 1 Qui 


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< 


Bi  bliot.Cl.III. 


396  Della  Eloquenza 

Qui  fi  tralasciano  altre  legìttime  edizioni  del  Valgrifi , tra  le  qual!  non 
entra  una  con  quello  mede  fimo  frontifpizio,  e con  la  data  del  itfoS.  per 
cfler  falfa  , come  ulclta  da  Niccolò  Moretti  , ttampatore  d’infima  nota  • 

— Con  gli  argomenti  di  Gio.  Andrea  dell’Anguilla- 
ra  , e con  l’allegoria  di  Giufcppe  Orologi . Iti  Vetie- 
zia  per  Gio.  Varifco  1^63.  e 1568.  in  40 

— — Con  la  Vita  dell’  Ariofto , fcritta  da  Simon  For- 
nari,  con  le  allegorie  di  Clemente  Valvaflòri , con  gli 
argomenti  di  Giammario  Vendizotti , con  note  di  Lo- 
dovico Dolce , con  Pareri  in  ditello  , con  dichiarazio- 
ni diTommafo  Porcacchi,  c con  altre  diGianjacopo 
Paruta  . In  Venezia  per  Gio.  Andrea  Valvajfori  1 $66. 
in  40 

Con  argomenti , e nuove  allegorie  del  Porcacchi . 

In  Venezia  per  Domenico  e Giambatifla  Guerra 
in  40 

* Con  nuovi  argomenti  del  Dolce . Iti  Venezia  pref- 
fo  i Guerra  15^8.  in  8° 

Quella  edizione  dì  bel  carattere  tondo  nel  tetto,  d!  cori!  vo  negli  argo- 
menti , con  le  ttanze  numerate  , con  la  vita  , fcritta  dal  Fornati , e con 
una  tavola  de’  nomi  proprj  , c dedicata  da  Domenico  Guerra  ad  Ercole 
Podocataro  Cipriotto  • 

Riveduto  fopra  le  correzioni  del  Rufcelli . In  Lio- 
ne prejfo  il  Rovillio  1 369.  in  1 1° 

— — Con  gli  argomenti  del  Dolce  e con  le  allegorie 
del  Porcacchi  [che  dedica  l’edizione  a Piero  Marti- 
re Sandrini  ] Iti  Vinegia  prejfo  i Guerra  1570.  in  8° 

*  Con  le  figure  in  rame  di  Girolamo  Porro  Pado- 

vano [ diverfe  da  quelle  in  legno  ] In  Venezia  per 
Francefco  Franceschi  Sanefe  1584.  iti  4° 

In  molti  cfemplari  della  prefcntc  imoreffione  il  rame  del  Canto  xxxnr. 
con  1 e pitture  delle  cofc  avvenire,  fattevi  fare  dal  mago  Merlino  , e fpie- 
gate  a Bradamante  , per  isbaglio  del  tiratore  fi  trova  replicato  nel  Can- 
to  xxxiv.  In  quetta  edizione  oltre  alla  Vita  , fcritta  dal  Pigna  , c da  > 
Girolamo  Garofalo , e alle  tavole  de’  nomi  proprj,  e degli  epiteti,  ci  fono 
le  note  del  Rufcelli  , e le  altre  fatiche  del  Pigna  , deli’ Eugenico  , di  Al- 
berto Lavexj.ola  , e l’allegoria  di  Giufeppe  Bononome  . 

— E [ con  le  fuddette  fatiche  ] In  Venezia  per  li 
Valgrifì  1 c8o.  in  40 

L'Italia 


Italiana  397 

L'Italia  liberata  da’ Goti , di  Giangiorgio  Trillino  [ li- 
bri xxxvii.  ] In  Roma  per  Valerio  e Luigi  Dorici  a 
petizione  di  Antonio  Macro  Vicentino  1547.  •»  8° 

Apple  del  libro  fi  legge  , in  Venezia  per  Tolomeo  Gianlcolo  da  Brefci * 
1*48.  L’Autore  nella  dedicatoria  a Carlo  V.  dice  di  avere  oflcrvate  le 
regole  d' Arinotele  , e prefo  nel  fuo  Poema  Omero  per  duce  , componen- 
dolo in  più  di  x x.  anni  continui  ; c di  cflcrcrtato  Nuncio  Apoftolico  di 
Leon  X.  all’Imperador  Maffimigllano  Tavolo  di  elio  Carlo.  Qui  in  fine, 
c in  altri  fuoi  libri,  fi  vede  la  pelle  , o vello  d'or»  del  montone  di  Friflo, 
da  lui  fofpefo  a un  elee  in  Coleo  , e cuftodito  dal  Drago  , col  motto  Gre- 
co, pofto  anche  in  principio  : TO  EHTOTMENOT  AAOTON  , il  quale 
effendo  prefo  dalia  Tragedia  dell’  Edipo  Tiranno  di  Sofocle  al  v.  i io.  in 
fuftanza  efprime  il  proverbio  volgare  , chi  cerca  trova  , e chi  non  cerca 
non  trova  , volendo  il  Trijjino  con  quella  fua  imprefa  , alzata  all’  ufo  di 
que’ftcmpi,  alludere  alle  fue  letterarie  fatiche,  e da  se  ancora  Intitolan- 
doli^, dal  vello  cT  oro  . Ma  non  per  quello  egli  intefe  di  farli  Cavaliere 
dell'Ordine  del  Tofone , fempre  cosi  chiamato  nelle  lingue  volgari . Que- 
llo prlncipalilfimo  ordine  cqucflre  fu  per  difefa  della  fama  Fede  irtituito 
nell’anno  1450.  in  Bruges  città  di  Fiandra  da  Filippo  il  Buono  , Duca  III* 
della  Borgogna  nuova  , come  la  chiama  Volfango  Lazio  , o fia  Franca 
Contea,  donde  ebbe  nome  il  Circolo  Burgundico  , eretto  dall’Iruperadore 
Malfimigliano  I.  il  qual  Circolo , benché  pollo  fuor  di  Germania,  abbrac- 
ciava le  provincte  di  Fiandra.  L’ordine  del  Tofone  fu  confermato  dal 
fomnii  Pontefici  Eugenio  IV.  e Leon  X.  c Gianjacopo  Chifjiezk > ha  data 
la  ferie  de’  Cavalieri  e de’  loro  fupremi  capi  dalla  prima  fua  irtituzionc, 
in  cui  fu  prefiflo  il  numero  di  x xiv.  fino  a Filippo  IV.  Re  di  Spagna  , 
crede  de’  Duchi  di  Borgogna  : c ne  ha  fcritto  ancora  un  tomo  in  foglio 
Ciambatìfla  Maurizio ,Araldo  del  Re  Cattolico,  e altri  pure  hanno  pub- 
blicati gli  Stalliti  dell’  ordine  , e gli  elogj  de’  Cavalieri , ma  fenza  fare 
alcun  motto  del  Trijjino  , che  non  era  da  trafeurarfi  , quando  veramente 
vi  forte  flato  : e ciò  tanto  meno  , che  in'quefto  affare  ci  entrano  anche 
gli  Araldi  , o Re  d’armi  , per  allignare  a ciafcun  Cavaliere  lo  feudo  , e 
rinfegne  , tutte  le  quali  fi  leggono  efprcrtè  dal  Chiffiezio  . Il  Trijjino 
nella  edizione  del  luo  Poema  inferì  fconfigliatamcnte  qualche  cola,  me- 
ritevole di  grave  cenfura;  ma  poi  da  buon  Criftiano,  ravveduto  del  fal- 
lo , ne  fece  l’ammenda  , riftanipaudo  le  carte  , e da  se  mutando  i verfi 
già  feruti . Per  la  qual  cofa  reca  gran  maraviglia  , che  offendendoli  la 
memoria  e riputazione  del  Trijjino  nel  riftamparfi  le  fue  opere  ( non 
però  con  l'ortografia  da  lui  fleflò  inventata  ) fiali  voluto  in  onta  fua  , 
e non  lenza  contumelia  della  Chiefa  Romana  , fargli  1’  oltraggio  di 
preferire  alla  giuda  fua  correzione  le  cofc  , volontariamente  da  lui  me- 
defimo  ritrattate,  contra  le  quali  da  onorato  gentiluomo  e da  buon 
Criftiano  altamente  fi  fdegnerebbe  , fe  forte  in  vita  . 

L'Èrcole  di  Giambatifta  Giraldi  Cintio  . In  Modano  prej - 
fo  il  Gadaldino  1557.  in  4° 

II 


DiaLioT.CL.UI. 


Commentarti  in  gì - 
nealogiamAujlriaeam 
lib.U  pag,  146.  147. 


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Bibliot.Cl.III. 


jpg  Della  E lo  qjj  e hz  a 

Il  Collante  di  Francefco  Bolognctti  . In  Bologna  per 
Gio.  Roflì  i s66.  in  40 

Marcantonio  Ttitonio  da  Udine  fopra  quello  Poema  fece  un  Difcorfo 
Rampato  in  Bologna  per  Aleflandro  Bcnacci  nel  1570*  in  quarto,  e Vin- 
ccnzjo  Bertoldo  pubblicò  la  Dichiarazione  di  tutte  le  voci  proprie  , pi- 
tinicntc  in  Bologna  preffo  il  Bcnacci  1570.  in  quarto . 

L’Amadigi  di  Bernardo  Tallo  . In  Vinegia  per  Gabriel 
Giolito  1 560.  in  40  col  fuo  ritratto  in  principio  , 

- Il  Fiondante.  In  Mantova  per  Francefco  Ofanna 

1 j88./«  ii° 

Il  figliuolo  Torquato  foci  (lampare  quello  poema  , e ne  parla  piò  volte 
nelle  Lettere  al  fuo  Coflantìni  da  Ferrara  dell'  edizione  di  Praga  . I 
primi  vili,  di  quelli  Canti,  che  fono  in  tutto  XIX.  lì  trovano  quali 
interamente  nell' Amadigi , egli  altri  xi.  fono  parto  di  Bernardo 
vecchio  , al  dir  di  lui  (ledo  In  principio  del  Canto  1 X*  Le  prime  edizio- 
ni furono  fatte  l'anno  avanti  in  Bologna  dal  Bottacci  in  ottavo  e in  quarto . 

11  Giron  Cortefe  di  Luigi  Alamanni.  In  Venezia  per 
Comin  da  Trino  1 J4p.  in  40 

L’Avarchide  . In  Firenze  per  Filippo  Giunti  i J70. 

in  40 

La  Gerusalemme  liberata  di  Torquato  Tallo . In  Ferra- 
ra per  Vittorio  Baldini  Ij8x.  (#4° 

Quella  imprelTIone  , coliazionata  con  l’originale  del  Tallo  , fu  li  prima  , 
che  fi  fece  accuratamente  » e la  terna  , e la  migliore  delle  tre  , (atte  nel 
folo  Ipazio  di  fei  meli  di  quell'  anno  ij8i.  la  prima  ili  Cafalmaggiore 

Set  Antonio  Canacci , e la  feconda  in  Parma  per  Erafmo  Viotto , amen- 
ue  iti  quarto . 

E [ col  titolo  di  ] Goffredo , con  gli  argomenti  di 

Orazio  Ariofto , un  difcorfo  di  Filippo  Pigafetta  , con 
varie  lezioni , co’  cinque  canti  di  Camillo  Camilli  ed 
altro,  per  opera  di  Celio  Malafpina.  In  Venezia  per 
Francefco  Francefcbi  Sanefe  1 j 8 j.  in  40 

La  Gerufalcmme  Liberata  di  Torquato  Taffò  con  le 
figure  in  rame  di  Bernardo  Caftel lo  , con  le  Anno- 
tazioni di  Scipio  Gentili,  e di  Giulio  Guaftavini,  e 
con  gli  argomenti  di  Orazio  Ariofto  . In  Genova  per 
Girolamo  Battoli  1 y$o.  in  40 

E in 


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Ita  liana  399 

——  E in  Genova  perGiufeppe  Pavoni  1617.  infoglio.  5r,U0TtCL.Uj" 

Qui  le  figure  fono  divcrfc. dalle  altre  , e ci  fono  tutte  le  cofc  dcJl’cdiziou® 
antecedente  • 

— - - Con  gli  argomenti  di  Gianvincenzio  Imperiali, 
figurata  da  Bernardo  Caftello . In  Genova  prejfo  il  Pa- 
voni 1604.  in  ia° 

Le  figure  di  quella  edizione  j alquanto  fcorretta  > fono  diverfc  dalle  altre . 

■ ■■.—  [Col  titolo  di]  Goffredo,  ovvero  Gerufalemme  li- 

berata , con  gli  argomentici  Orazio  Ariofto , e con  le 
figure  in  rame  [ di  Antonio  Tempefta  ] In  Roma  per 
Gio.  Angelo  Ruffinelli  1607.  in  xxiv.  edizione  il.  dopo 
un  altra , fatta  pure  in  quejV  anno  dal  Rufinelli  . 

— — . Con  gli  argomenti  di  Orazio  Ariofto , con  le  An- 
notazioni d’incerto  , con  un  difcorfo  di  Filippo  Piga- 
fetta,  e con  cinque  canti  di  Camillo  Camilli . In  Ve- 
nezia prejfo  i Franceschi  1604.  in  40 

Coniavita  del  Taflo,  con  gii  argomenti  di  Bar- 
tolomeo Barbato , con  le  Annotazioni  di  Scipio  Gen- 
tile , e di  Giulio  Guaftavini , e con  le  Notizie  iftori- 
che  di  Lorenzo  Pignoria . In  Padova  prejfo  Pierpaolo  . 

Tozzi  1528.  in  40 

■ ■■■■«  E [ fenzanote].  In  Parigi  nella  Jlamperia  Reale 
1^44.  in  foglio. 

In  cjuefta  impresone  con  le  figure  del  Tempefta  , che  c la  più  eccellente 
di  tutte  a G trafeurò  dì  numerare  le  flanze  . 

La  Gerufalemme  conquiftata  di  Torquato  Taflo  libri 

xxiv.  I»  Roma  per  Guglielmo  Facciotto  1593.  in 40 

* E in  Parigi  per  Abel  d'Angelieri  1615.  in  120 

Quella  bella  e molto  accurata  impresone  è di  carattere  corfivo  . - 

Dichiarazioni  e avvertimenti  poetici , iftorici , politici , 
cavallerefchi  e morali  di  Francefco  Biraco  nella  G-e- 
rufalemme  conquiftata  di  Torquato  Taflo  . In  Mila- 
no per  Benedetto  Somafco  1616.  in  40 

Marcantonio  Foppa  nelle  opere  poftuiue  del  Tajfo  diede  in  luce  i libri  il. 
dei  Giudicò)  del  medefim©  a favore  di  quello  rifacimento  del  fuo  Poe- 
ma a 


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1Siiiiiot.Cl.III. 


400  * Della  Eloquenza 

ni»  , di  cui  però  il  Mondo  non  rimile  talmente  appagato  di  rifolverd 
* preterirlo  a quell' altro  . Il  Rinaldo  , altro  Poema  del  Taffo  , da  lui 
feqretamente  comporto  nello  fpa-zio  di  dieci  mefi  nell'  età  fua  d'anni 
xvill.  mentre  di  volere  del  Padre  , come  atte  (la  nella  prefazione  , fe 
ne  (lava  in  Padova  per  attendere  agli  ftudj  legali , fu  ftampato  la  prima 
volta  in  Venezia  per  Francefco  [ Francefcbi  ] Saneft  nel  tf«i.  in  quarte 
con  la  dedicatoria  al  Cardinal  Luigi  da  Elie  . Tre  anni  dopo  quefta 
edizione  del  Rinaldo,  Cintio  Giraldi  nel  capitolo  in  fine  de'  Tuoi  Ecatom- 
miti , loda  Torquato  , e Bernardo  fuo  Padre  con  quefti  verG 

Bernardo  Taffo  io  dico  , che  amo  , e colo  , 

Il  qual  ti  viene  incontro  allegramente  , 

Compagno  avendo  il  fuo  gentil  Figliuolo  . 

Jfuejti  per  torfi dalla  vdgar  gente  , _ 

Segue  di  quanti  fon  buoni  , i veftigi 
Con  pronto  pafo  , e con  vivace  mente  5 

E ammirando  del  Padre  CAmadigi  , 

Cerca  di  fargli  ir  preffo  il  fuo  Ri  N A ldo  , 

Sicché  non  tema  i laghi  Averni  e fligj . 

C A P O . v 
Epici  latini  volgarizzati . 

L>  Eneide  di  Virgilio , tradotta  [ in  verfo  fciolto  ] da 
Annibai  Caro . 1»  Venezia  per  Bernardo  Giunti 
1 y8i.  i»4° 

Quella  verdone  del  Caro  è particolarmente  (limata  , per  aver  celi  con  la 
fua  perizia  nell'  antichità  mirabilmente  efprefli  in  volgare  i (entimemi 
latini  di  Virgilio  , fopra  che  può  vederfene  un  faggio  predo  il  Ptgnona 
nelle  Origini  di  Padova  a capi  xil. 

L’Eneide  inTofcano  [ in  ottava  rima  ] del  Cava- 

lier  [ Aldobrando  ] Cerretani  [ Sancfe  ] In  Firenze 
per  Lorenzo  Torrentino  iq6o.  in  4° 

I primi  quattro  libri  dell’  Eneide,  tradotti  da  Gi- 
rolamo Zoppio  con  alcune  annotazioni  in  fine  di  cia- 
fchedun  libro.  In  Bologna  per  Aleffmdro  Benaici  16 j8. 

« L’Eneide , ridotta  in  ottava  rima  da  Ercole  Udine 

Mantovano . In  Venezia  per  Bernardo  Giunti , e Gtam- 
batijla  Ciotti  1507.  in  40  edizione  11I.  con  note  . 

L’Enei- 


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Italiana  461 

■ ■■--  L’Eneide  di  Virgilio , tradotta  in  verfo  fciolto  da 
Teodoro  Angelucci . In  Napoli  per  Ettore  Cicconio 
1649.  in  i2° 

L’ Angelucci  , ornato  , al  dire  di  Giovanni  lìonì/acio  , della  cittadinami 
di  Trivigi  y fcrifle  alla  fcolaflica  in  materie  AriRotelichc  contra  Fran- 
cesco Patri*.]  y che  gli  ripofe  con  una  / tpologia  latina  , Rampata  in  Fer- 
rara da  Domenico  Mamarellì  nel  1*84.  in  quarto  y c diretta  a Ce  far  e 
Cremonino  , Fllofofo  AriRotclico  della  fchiera  di  Pietro  Pomponarcio  , 
e di  Andrea  Cefalpino  . Andrea  Torello  contra  quello  fecondo  mife  in 
luce  il  libro  intitolato  , Alpes  cafe  , hoc  eli  Andrea  Cafalpini  monflrofa 
dogma  fa  di f cu  fa  UT  excuffa  . Ci  fono  ancora  de\Y  Angelucci  due  lezioni 
intorno  alla  famofa  Canzone  fopra  Dio  , comporta  da  Celio  Magno  , iè- 
gretario  del  Coniglio  di  Dieci  di  Venezia . 

■■■  I Tei  primi  libri  dell’  Eneide  di  Virgilio  tradotti 
[ 1.  da  Aleflàndro  Sanfedoni . il.  da  Ippolito  Cardinal 
de  Medici . ni.  da  Bernardino  Borghefi.  tv.  da  Barto- 
lomeo Carli . v.  da  Aldobrando  Cerretani . vi.  da 
Alefl'andro  Piccolomini]  a più  illuftri  e onorate 
donne  [ Sanefi , e tra  le  altre  ad  Amelia  Tolomei  Bor - 
gheft , alla  quale  Vincenzio  Signore  di  Peri .,  che  fu 
Decano  dell’  infigne  Collegiata  di  Udine , dedicando 
tutto  il  volume,  promette  un  fuo  volgarizzamento 
del  Ratto  di  Profcrpina  di  Claudiano  ] In  Venezia  per 
Cornili  da  Trino  1540.  in  8° 

Il  fettimo  dell’  Eneide,  tradotto  in  verfi  fciolti  da 

Giufeppe  Betuffi  . In  Venezia  per  Corniti  da  Trino 
1 54 6.  in  8° 

Le  Opere  di  Virgilio  , da  diverfì  autori  tradotte 

in  verfi  fciolti  [ la  Bucolica  da  Andrea  Lori , e la 
Georgica  da  Bernardino  Daniello  ] e raccolte  da  Lo- 
dovico Domenichi . In  Firenze  prejfo  i Giunti  1536. 
in  8° 

— - E in  Venezia  per  Onofrio  Farri  1339. tn  8° 

Ci  è pure  l’Eneidc  , tradotta  in  verfi  fciolti  da  Lelio  Guidiccioni  Luc- 
chcfe  > Canonico  della  noRra  Bafilica  di  fanta  Maria  maggiore  di 
Roma  y quivi  Rampata  nel  1641.  in  ottavo  . 

— La  Bucolica  di  Virgilio,  tradotta  da  Vincenzio 
Menni.  In  Perugia  per  Girolamo  Biancbino  1 544.  in  120 

— — La  Georgica,  tradotta  in  verfi  fciolti  da  Antonina- 

E e e rio 


BiBtioT.ci.ur. 


l/toria  Trivigì tna 


BiiliotpCi.IU- 


/ 


403  Della  E l o qj;  e n z a 

rio  Negrifoli . In  Venezia  per  Niccolò  Bafcoini  ryyi. 
in  8° 

La  Tcbaide  di  Stazio,  tradotta  in  ottava  rima  da  Erafmo 
Signore  di  V alvafone . In  Venezia  per  Francefco  Fran- 
cejcbi  i sto.  iti  40 

Me’  Contentar)  del  Crefcimbeni  della  edizione  di  Venezia  tomo  1 v.  pag. 
jod.  fi  mette  in  dubbio,  fe  Erafmo  de’  Signori  di  V alvafone  folle  Conte  . 
Anche  quello  ci  tocca  leggere  fra  tante  bellezze  , aggiunte  alla  Storia 
della  volga:  Poefia . In  Friuli  due  cafe  Valvafon'e  hanno  titolo  di 
Conti  , amendue  aggregate  a quel  Parlamento  ; ma  di  origine  diverte  , 
offendo  l’una  de’  Signori  del  Caftello  di  Valvafone  , e l’altra  derivata 
da  qoelli  di  Maniaco  . De’  primi  fu  Erafmo  , ai  cui  maggiori  l’Impe- 
rador  Carlo  IV.  diede  il  titolo  di  Conti  in  Norimberga  ai  x v.  di  Gen- 
najo  dell’anno  1 )<5a.  in  un  diploma, diretto  ai  due  fratelli  Vlrico  e Schi. 
nella  , Signori  del  famofo  Caftello  di  Cucagna  , in  latino  Cutanea  , la 
qual  famiglia  fi  divilé  in  quattro  rami  , Falvafoni  , Zuccbi  , Frefcki  , 
e Partiftagni . Segue  ivi  nelle  note  ai  Comentarj  fenza  cautela  a pOrfi 
' in  dubbio  , fc  convenga  il  titolo  di  Conte  a rutti  i Feudatari  del  Fimi! , 
perché  forfè  non  bada  ai  nobili  Feudatari  di  quel  generai  Parlamento 
averlo  per  re/lriptum  Principi i . Altrove  oftervammo,  che  Spilimbergo 
è qualificato  per  villaggio  o/curo  j onde  ora  l'antica  « nobil  Terra  mu- 
rata di  Spilimbergo  non  folo  è divenuta  villaggio  , ma  villaggio  ofeu- 
to  . Cosi  non  parlò  Franco  Sacchetti  già  quattro  fecoli  nelle  fue  No- 
velle $ non  cosi  Bernardino  Partenio  , che  fi  pregiò  di  nominare  Spi- 
limbergo nelle  fue  opere  , non  già,  come  villaggio  «/cure,  ma  come  fua 
chiara  patria  s in  conformità  di  che  V Atanagi  nella  Vita  d'Irenc  di  Spi- 
limbergo gli  diede  il  nome  di  antico  e nobile  caftello  , o piuttoflo  di  pic- 
cola cittd  : e nell’  epitafio  di  Cintio  Cenedefe , amico  del  Sabellico  , fi 
legge  Vrbt  Spiliberga  ; talché  per  chiamare  quell’  illuftre  luogo  divei- 
famente  , bi  fogna  eflèrc  Indiano  , e non  freneranno  . Avvertali  un  al- 
'tro  errore  geografico  nelle  note  a’ Comentarj  tomo  v.  pag.  170.  ove 
Cadore  aliai  leggiadramente  vien  detto  luogo  principale  del  paefe  Cado- 

, fino  . Quello  paefe , che  è nella  patte  occidentale  dei  Carni,  fi  chiama 
Cadore  , e in  latino  de’  tempi  balli  Contenta  Cadubrii  , donde  viene 
l’addiettivo  Cadorino  . Il  luogo  principale  poi  non  fi  dice  Cadorino  , nè 
Cadore  , che  è jl  nome  proprio  di  tutto  il  paefe  j ma  fi  chiama  Pieve  di 
Calore  , in  latino  Plebi  Cadubrii  . 

La  Tcbaide  di  Stazio , tradotta  in  verfo  fciolto  da  Già-  . 
cinto  Nini . In  Roma  16 30.  in  8°  fenza  Jlampatore . 

• E da  Selvaggio  Porpora . In  Roma  per  Giammaria 

Salvioni  1630.  in  foglio . 

Quello  magnifico  vojgarìzzamcnto  del  Signor  Cardinale  Cornelio  Benii- 
vogho  , c con  pari  magnificenza  Rampalo  in  carattere  tutto  corfivo . 

Le 


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Italiana 

Le  Trasformazioni  [ d’Ovidio,  in  ottava  rima  ] di  Lo-  «r:., ^ n 
dovico  Dolce . In  Vinegia prejfo  il  Giolito  i$6i.  in  4°  ' llK  l 

edizione  vi.  ampliata  . 

E tradotte  in  ottava  rima  da  Fabio  Marretti , col 

tefto  latino  apprettò . In  Venezia  per  Bologniuo  Z al- 
tieri is 70.  in  40 

— E da  Giovanni  Andrea  dell’Anguillara  con  le  An- 
notazioni di  Giufeppe  Orologi , e gli  argomenti , e 
le  poftille  di  Francefco  Turchi . In  Venezia  per  Ber- 
nardo Giunti  1584.  in  40 

Molto  prima  Niccolò  Ago/lini , continuatore  del  Bojardo  , àvea  tradotte  le 
Metamorfoji  in  ottava  rima  , non  però  , come  il  Dolce  , il  Marretti  , o 
P Anguillara  . Ne  parla  il  Rufctlli  nel  terzo  de’  fuoi  Difcorfi  contra  il 
Dolce  pag.  zj  j. 

Lucano  delle  Guerre  civili , tradotto  in  verfo  fciolto  da 
Giulio  Morigi  . In  Ravenna  per  Francefco  Tebaldini 
1*87.  in  40 

— — E da  Paolo  Abriani . In  Venezia  per  Giambatifla 
Catoni  166 8.  in  8°  . 

11  Moreto  di  Virgilio,  tradotto  in  verfi  volgari  fciolti 
per  Alberto  Lollio  . In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1 *48. 
in  8° 

Il  Ratto  di  Proferpina  di  Claudiano,  in  ottava  rima 
ridotto  da  Giandomenico  Bevilacqua , con  gli  argo- 
menti c le  allegorie  di  Antonio  Cingule  . In  Palermo 
per  Gianfrancefco  Correrà  1 j 8^.  i»4°. 

11  Rapimento  di  Proferpina  di  Claudiano  , tradotto  in 
volgar  Tofcano  Sancfe  da  M.  Antonio  Cinuzzi . In 
Venezia  prejfo  i Francefcbi  1608.  in  120 

Traduzione  e confiderazioni  della  Fenice  di  Claudiano 
per  Ignazio  Bracci . In  Macerata  prejfo  Pier  Salvioni 
1621.  in  8° 


C A P O . V I 

Epici  Greci  volgarizzati . 

L’Iliade  d’Omero,  tradotta  in  lingua  Italiana  da 
Paolo  Badefia  [ libri  v.  in  verfo  fciolto  ] In  Pado- 
va per  Graziofo  Per  catino  1 564.  in  40 
• Eee  2,  In 


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Bibliot.Cl.I1I. 


404  Della  Elo  qjj  e n z a 

■■  In  ottava  rima  da  Bernardino  Leo . In  Roma  per 
Bartolomeo  Tofo  1563.  in  120  Dell’  Iliade  del  Franco 
vedi  pag.  369* 

» L’Ulifl'ea>tradotta  in  volgar  Fiorentino  da  Girola- 

mo Baccelli.  In  Firenze  prejfo  il  Sermartelli  1 $ 82.  in  8° 

» Ulifiè , tratto  dall’  Ulillèa  d’Omero , e ridotto  in 
ottava  rima  per  Lodovico  Dolce  [infieme  con  la  Bat- 
taglia de’  topi  e delle  rane  ] In  Venezia  prejfo  il  Gio- 
lito 3.  in  40 

Il  Salvinì  ancora  In  vcrfo  (clolro  divulgò  in  Firenze  nel  1715.  i fuoi  vol- 
garizzamenti dell’  Iliade  e dell’  Vlifrea  . 

C A P O . V I I 
Poemi  diverjt. 

LA  Coltivazione  di  Luigi  Alamanni  e le  Api  di  Gio- 
vanni Rucellai  [in  verfi  fcialti]  con  gli  epigrammi 
dell’Alamanni  e le  Annotazioni  [di  Roberto  liti]  Co- 
pra le  Api . In  Firenze  per  Filippo  Giunti  \$go.  in  8° 

Il  Poemetto  del  Rucellai  non  fenza  efprcflioni  poco  fané  f*  ftampato  la 
ptima  volta  in  Firenze  dai  Giunti  nel  iyjp.  in  ottavo  , tralafciatovi  il 
nome  dello  (lampatorc  ; c nell’  anno  ftefl’o  in  Venezia  per  Gio . Antonio 
Kiccolini  da  Sabbio  pure  in  ottavo  . 

La  Caccia  [ in  ottava  rima]  di  Erafmo  di  Valvafone 
con  le  Annotazioni  di  Olimpio  Marcucci . Iti  Berga- 
mo per  Corniti  Ventura  1593.  iti  40  edizione  corretta  e 
ampliata  dopo  la  prima  del  1591. 

Della  Caccia  [ libri  iv.  in  ottava  rima  ] di  Tito  Giovan- 
ni Scandianefe.  In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1 in  40 
La  Fifica  del  Cavaliere  Fra  Paolo  del  Rodò  [ in  terza 
rima  con  le  note  di  Jacopo  Corbinelli,  che  la  indirizza 
a Piero  Forget , come  fece  della  Volgare  eloquenza  di 
Dante]  In  Parigi  per  Piero  Voirrier  1578.  in  8° 
Stanze  di  diverfi  illuftri  Poeti,  raccolte  da  Lodovico 
Dolce.  In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  \$$6.  iti  120 
— Farteli,  [raccolta  da  Antonio  Terminio]  In  Vi- 
lleggia prejfo  il  Giolito  1572.  in  120 
Scelta  di  ftanze  , raccolte  da  Agoftino  Ferentillo  . I» 
Vinegia  prejfo  il  Giolito  1572.  iti  1 20  tomo  1.  \_folamente  3 
Poemetti  di  Gabriello  Cbiabrcra . In  Firenze  per  Filippo 
Giunti  1598.  in  40  CA-> 


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Italiana  40  5 

C A P O . V I I I 

Poemi  giocofi . 


IA  Secchia  , Poema  eroicomico  di  Androvinci  Me- 
j lifone  [Alelìàndro  Tallóni  ] con  gli  argomenti  del 
Canonico  [ di  Padova , e poi  Vefcovo  di  Ceneda  ] 
Albertino  Baritoni , e col  Canto  1.  dell’  Oceano . Ih 
Parigi  per  Tuffano  duBray  1622.  in  12° , 

Quello  Poema  , dopo  efleifi  aggiunta  la  voce  rapita  al  nome  di  Secchia  , 
c fattevi  certe  mutazioni  a fu  poi  riftampato  con  dichiarazioni  di  Ga- 
fpero  Salviani  in  Venctciaper  jacopo  Sartina  itfjo.  in  duodecimo  . 
Monfignor  Mudo  Dandìnì , già  Vefcovo  dì  Sinigaglia , pattato  di  quella 
vita  nel  lyia.  mi  narrò  di  aver  faputo  in  Parigi  da  Giovanni  Capellano, 
autore  del  Poema  Francefe  della  Pulcella  d’Orleans , che  il  Cavalier 
Marini , amico  del  Capellano  , preti  tal  gelofia  nella  divulgazione  di 
quello  Poema  del  Tajfoni  , che  cercò  di  fcteditarlo  ad  ogni  potere  ; 
temendo  , che  ofeurafle  la  Tua  fama  in  propolito  di  PoeSa  Italiana  . 


Stanze  del  Laica  [ Antonfrancefco  Grazini  ] in  dilpre- 
gio  delle  sberrettate.  In  Firenze  per  Fraucefco  Dini 
1 S79- ,H  8° 

La  Guerra  de’Moftri . In  Firenze  per  'Domenico 

Manzani  1 j 84.  in  40 

E con  la  Gigantea , e la  Nanea  di  diverli . In  Fi- 
renze per  Antonio  Guiducci  1611.  in  12° 

Lo  Scherno  degli  Dei,  Poema  piacevole  di  Francelco 
Bracciolini.  In  Roma  preffo  il  Mafcardi  1 626.  in  12® 
edizione  il. 

11  Malmantile  racquiftato , Poema  di  Perlone  Zipoli 

t Lorenzo  Lippi  } con  le  note  di  Puccio  Lamoni 
Paolo  Minucci  ] In  Firenze  alla  Condotto  i588.  in  40 
--  ■ ■ E ivi  per  Michele  JVe/ienus  1731.  *»  4°  edizione 
accrejciata  di  proverò)  e maniere  Tofcane  dal  Signor 
Dottor  Giovanni  Bifcioni . 

L’Eneide , traveftita  da  Giambatilla  Lalli . In  Roma  per 
Antonio  Faccioni  1 633.  in  8° 

Da  quello  libro  Niccoli  Pilla*!  prelc  occaCone  di  fcrlvere  il  fuo  Ragio- 
namento della  Poefia  giocofa  . 

La 


Bibiiot.Cl.III> 


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406  Della  JEtÒQ^BKZA 

Bi iliot.Cl.iii. La  Franceide , poema  giocolo . In  Foligno  per 

Ago/lino  Alteri  1619.  *"  *2° 

» La  Mofcheide . In  Bracciano  per  Andrea  Fei  1640. 

in  1 20 

. Bacco  in  Tofcana , Ditirambo  di  Francefco  Redi  con  le 

Annotazioni . In  Firenze  preffo  Piero  Mulini  1691, 
in  40  edizione  ni. 

CAPO. IX 
Poemi  /acri. 

LE  Terze  rime  di  Dante . In  Venezia  nelle  cafe  ? Al- 
do ijoa.  in  8° 

Quella  edizione  della  Commedia  dì  Dante  eoi  titolo  di  Terna  rime  , come 
ottima  , fa  per  Io  più  feguitata  nell’ultima  , che  giù  baffo  rammentere- 
mo , ufcita  a nome  dell'Accademia  della  Crulca  • 

— — Dante.  In  Vinegia  nelle  cafe  d'Aldo  e dì  Andrea 
d' Afolafuo  fuocero  iyiy.  r»  8° 

Andrea  da  Afola  fuocero  d'Aldo  dedica  a Pretoria  Colonna  Marchefa  di 
Pefcara  la  prelènte  edizione  con  la  (èmplice  fopra&rìtta  , Dante , fenza 
l’articolo.  Unefemplare  del  Signor  Marebefe  Capponiteli  del  Varchi, 
e poi  di  Baccio  Valori , fu  ritoccato  in  più  luoghi  da  buona  mano  e 
con  bel  carattere , ma  diverfo  da  quello  del  Varchi,  e del  Valori. 
Monfignore  Ottavio  Falconieri  , Prelato  inlìgne  nel  Pontificato  di  Alef- 
fandro  VII.  in  una  lettera  a Leopoldo  Principe  . e dipoi  Cardinal  di 
Tofcana  , a favore  del  Tuffo  , cita  una  edizione  del  Poema  di  Dante  . 
tutta  fregiata  di  polìille  della  fica  penna,  vedute  , come  dice,  con  ammi- 
razione • 

- — La  Comedia  del  divino  Poeta  Dante  con  la  fpo- 
fizione  di  Criftoforo  Landino . In  Vinegia  preffo  il 
Giolito  ifj6.  in  40  grande  . 

Con  la  nuova  efpofizione  di  Aleflandro  Vellutel- 

lo  . In  Vinegia  per  Francefco  Marcolini  1*44.  in  40 
— — Dante  con  nuove  e utili  cfpofizioni  [ in  fine  di 
ciafchedun  canto  , e con  la  vita , cavata  da  quella  del 
Bruno  d’Arezzo  , dedicato  da  Guglielmo  Rovillio  a 
Lucantonio  Ridolfi  ai  xxv.  Aprile  ly  ji.  ] In  Lione 
preffo  il  Rovillio  1 y 7 y . in  i6°  Altri  frontifptzj  portano 
gli  anni  lyyi.  xyy2.  iy7i. 


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Italiana  407 

— Il  Dante  con  argomenti  e dichiarazioni . In  Lione 
per  Giovanni  de  Tourues  1 147.  in  1 5° 

Altrove  fi  è dimofttato  , che  qui  II  Dante  con  l’atticolo  dinotando  it 
litro  , e non  la  perfona  , c ben  deno  , nc  lo  lUmpatore  o librajo  Tour- 
nee , come  Ftancefe  , qnì  tiene  alcun  bi fogno  di  fcufa  , noti  avendo  er- 
rato , e per  altro  fapendofi  , che  foniiglianti  edizioni  non  fono  impecio 
da  femplici  l ìampatori  , ma  da  valentuomini , de’  quali  non  pochi  , fpe- 
cialmente  Italiani  e fiorentini , le  ne  uovavano  a quel  tempo  in  Lione . 

— — La  Divina  Comedia  di  Dante,  di  nuovo  alla  tua 
vera  lezione  ridotta  con  l’aiuto  di  molti  antichifiì- 
mi  efemplari,  con  argomenti,  allegorie,  poftille_> 
[ con  un  indice  de’  vocaboli  più  importanti , col  ri- 
tratto di  Dante  , e con  figure  in  legno  ] In  yincgia 
per  Gabriel  Giolito  lyy  y.  kt  ia° 

U Dolce  dedica  quella  impresone  , che  è di  bel  carattere  corffvo  ( ben- 
ché non  Tenia  ertoti  ) a Cotiolano  Martirano  , Vefcovo  di  San  Marco  , 
e Segretario  del  Coniglio  dell’  Impcrador  Carlo  V.  in  Napoli , dicen- 
do di  efl'ctfì  valuto  di  un  efcmplare,  ferino  di  propria  mano  del  figliuo- 
lo di  Dame,  che  fu  Pietro,  cementatore  latino  della  Commedia  del  Padre, 
e morto  ìnTiivigi.  Il  Dolce  atfetma  di  aver  avuto  il  codice  da  Giam- 
katifta  Amalteo  , a cui  dà  il  titolo  di  dottiamo  giovane  , e il  loda  pari- 
mente nella  prefazione  alle  Tue  OJfcrvaxJoni , mettendolo  tra  ali  eccel- 
lenti fcr inori  in  volgare  , in  Grece  , e in  latino  : e il  Ruscelli  nella  prefa- 
zione al  Decamerone  del  Boccaccio  , Rampato  dal  Valgrifi  nel  I5$z.  in 
quarto  , il  chiama  vero  miracolo  della  Natura . Ci  c a penna  un  fuo  vo- 
lume di  Lettere  volgari , tutte  fetitte  da  Padova  ■ Eflendo  egli  molto  (li- 
mato da  san  Carlo  Borromeo  , fu  il  primo  ad  aver  la  carica  di  Segretario 
della  facra  Congicgazione  de’  Cardinali  interpreti  del  Concilio  di 
Trento  , la  auale  dal  (omino  Pontefice  (i  confenfce  a un  Prelato  • Fu 
Cavaliere  dell’ordine  di  Gesù  Crifto,  e zio  di  Monfignore  Attilio  Amal- 
teo Arcivelcovo  d‘ Atene,  eofpicuoper  legazioni  Apodolichc,c  figliuolo 
di  Girolamo  fratello  del  Cavaliere,  amendue  nati  da  Francefco  , letterato 
pure  didimo  , de’  quali  tutti  , che  furono  da  Uderzo  nel  Ducato  del 
Friuli , parlerei  più  a lungo , fc  il  luogo  lo  comportafTe  . Giambatifla 
mancò  di  vita  in  Roma  ai  x ili-  di  Febbraio  isti-  e daU’Arcivcfcovo 
gli  fu  pollo  l’epitafio  nella  Chiefa  , allora  Titolo , di  san  Salvatore  in 
Lauro ; ma  con  qualche  errore»  Quella  edizione  della  Commedia  di  Dan- 
te , fu  la  prima  a intitolate  divina-  Per ò Dante  non  fa  sì  ardito  di 
darle  egli  (ledo  tal  titolo  , contento  di  quello  di  Poema  facto,  da  lui  da- 
tole ncICanto  x X v.  del  Paradifo  ; onde  auì  tra’  Poemi  ] acri  in  primo 
luogo  la  pongo  ancot  io:  e niun  libro  fuori  di  quelli  del  Canone  ecclefia- 
dico  , tenendoli  per  divino  , la  Commedia  di  Dante  non  doveva  in  tal 
guifa  intitolarli  nè  meno  in  fentimemo  iperbolico  , c nc  auchc  per  lode 
giuda,  che  non  ha  luogo  ne’  titoli  de’  libri,  dove  lì  ricerca  la  (impliciti 
naturale,  difdicendo  in  sì  latte  macerie  il  lafciarfi  traiportaie  dalla  paf- 

(ione  , 


Bibliot.Cl.I1I. 


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BlEtIOT.Cl.in. 


40S  Della  Elo qV ehza 

Cone  j e di  fentimcnti  particolari . Domenico  Farri  foprì  l’edizione 
prefente  ne  fece  nn  altra  in  Venezia  nel  rjtfp.  in  duodecimo  . 

■ Dante  con  l’efpofizione  di  Criftoforo  Landino  , e 

di  Alefl'andro  Vellutello , con  tavole , argomenti , e 
allegorie,  riformato , riveduto  eridotto  alla  fua  vera 
lezione  da  Francefco  Sanfovino  . In  yenezia  preffo  il 
Seffa  1 J64.  in  foglio  . 

— Con  l’efpofizione  di  Bernardino  Daniello  da  Luc- 
ca . In  yenezia  per  Pietro  da  Fino  1 $6 8.  in  40 

Se  a quella  edizione  , della  quale  parlammo  altrove  , fi  aggiungono  a 
penna  dodici  verfi , che  per  isbaglio  le  mancano  nel  Canto  vt.  del  Pur- 
gatorio , ella  fi  può  dir  la  migliore  , che  abbia  le  Ipiegazioni , e quelle 
fono  di  T rifon  Gabriello  • 


La  Divina  Commedia  di  Dante  Alighieri , nobile 

Fiorentino , ridotta  a miglior  lèzionè  dagli  Accade- 
mici della  Crufca  . In  Firenze  per  Domenico  Manzoni 

ifpf.in8° 


Oltre  all'efTcre  quella  edizione  in  carattere  corfivo  frullo,  e acche  Iporeo  , 
ha  molte  altre  macchi*  , fpccialmente  nelle  interpunzioni  , nelle  voci 
fineopatc  , e in  quantità  di  virgole,  foverchiamente  cacciate  a forza  do- 
ve non  debbono  andarvi  . In  fine  fi  trovano  fette  parine  di  errata  : nè 
però  quelle  contengono  tutti  eli  errori , feorfi  per  colpa  del  divulgatore 
Baftiano  de’  Roffi  , uomo  arbitrario  , come  fi  vede  in  quella  edizione  , 
che  meglio  farebbe  riufeita  in  carattere  tondo  garamoncino  , o nel  tei li- 
no , di  cui  fon  le  poflillc  nel  margine  . La  lettera  del  RoJF  in  principio 
è molto  debole  , e la  prefazione  c poco  illruttiva  . Di  piu  nel  fecondo 
verfo  del  Poema  fi  attraverfa  una  virgola  fuperflua  dopo  le  prime  paro- 
le , Mi  ritrovai , dovendoli  leggere  lenza  virgola  : 

Mi  ritrovai  per  una  felva  o/cura  , 

dove  la  particola  per  dinota  (lato  con  movimento  nella  felva  ofeura  , 
coinè  Bella  per  t/£malhiot  di  Lucano  . Quelle  edizioni  di  Dante  fono 
alcune  delle  molte  e migliori  , che  fi  hanno  i ed  ellendomi  io  efprell'o 
di  volerne  proporre  una  nuova  , mi  riferbo  a farlo  brevemente  un  poco 
piò  avanti  in  pccafione  di  annoverare  a patte  gli  efpofitori  della  Com- 
media . 


L’Umanità  del  figliuolo  di  Dio  in  ottava  rima  per  Teo- 
filo  Folengo  Mantovano . In  yenezia  per  Aurelio  Pèn- 
do 1*33.  i»4° 

Il  Folengo  , monaco  Benedettino  , e fratello  dell’  altro  monaco  Giamba- 
tifi  a , che  ha  llampati  Comentarj  latini  fopra  i Salmi  e fopra  Pepi  fole 
canoniche  , dedica  quello  Poema  ai  Tuoi  confratelli  della  Badia  d‘  Poli- 
tone, 


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Italiana  409 

ione  , territorio  di  Mantova  , aderendo  di  averlo  compollo  in  ricom- 
pi n fa  de'  piò  frtfcbi  giorni  , da  lui  ti  giovanilmente  intorno  al  ridicolofo 
Baldo  giunti,  con  che  accenna  i Tuoi  componimenti  maccaronici,  e l'opra 
gli  altri  il  ridicolofo  Poema,  da  lui  fetitro  in  latino  grodolano  , e pieno 
di  voci,  in  gran  parte  Mantovane  e Lombarde  , latinizzate  , dove  Baldo 
è l’Etoe  principale  . Ippolito  Donejmondi  natra  , che  il  Folengo  fetide 
cucilo  Poema  facro  in  Sicilia  , andatovi  col  Viceré  Ferrando  Gonza- 
ga . Egli  pur  fece  l’altro  Poema  dell’  Orlandino  Pitocco  di  Limerno  , 
cioè  di  Merlino,  mentovato  nel  fuo  Codi  del  Triperuno  , e già  Oampato 
in  Venezia  da  A go furto  Sindoni  nel  irto,  in  ottavo,  edizione  dipoi  con- 
traffatta modernamente  . Il  Caot  è divifo  in  tre  felvc  , che  fono  vera- 
mente un  Caot  di  prole  c poche,  volgari,  latine,  c maccaroniche,  dove 
Merlino  tratta  in  dialogo  delle  tre  età  . 11  libro  fu  (lampara  in  Venezia 
da  Gio.  Antonio  Niccohni  da  Sabbio  nel  1517.  in  ottavo,  e chiamollì 
Triperuno  alla  Mantovana  , cioè  Tre  per  uno  , portando  in  principio  tre 
Folaghe , arine  di  cafa  Folenga,  con  quelle  lettere  frappolle  M.  L.  T.  F, 
che  voglin  dire  , Merlino  , Limerno  , Teofilo  Folengo  , c che  vengono 
a edere  Tre  per  uno  . In  principio  del  Poema  dell’  Vmanità  di  Cnllo  , 
da  lui  compollo  in  emenda  dell’  errar  giovanile  , egli  deplora  da  buon 
icligiofo  co’  feguenti  verfi  il  tempo  vanamente  impiegato  . 

Vero  è , che  un  dolor  grave  ognor  mi  elice 
Vento  dal  petto  , e pioggia  fuor  degli  occhi 
Di  aver  Jeguito  in  van  t'aìulatrice 
Mia  voglia  , e quella  più  <P alcuni  /ciocchi  • 

Scrijji gld  follo  nome  , onde  l'ultrice 
Fiamma  dal  Ciel  per  Jempre  in  me  trabocchi  ; 

Home  di  leggerezza  } or  me  ne  fpoglio  , 

£ quel  , che  jUona  amor  di  Dio  , ritoglìo  , 

Le  Poche  , le  quali  Teofilo  qui  efemplarmente  ritratta  , G chiamano 
maccaroniche,  o maccheroniche  per  la.palla  gradi  della  locuzione  burlc- 
fca  e barbata  , nella  quale  fono  a bello  (ludio  comporto  , dicendoh 
maccaroni  in  Lombardia  , e gnocchi  in  Roma  quel  cibo  di  palla  leda- 
la , che  c condito  di  cacio  e buriro  . Quelle  opere  del  Folengo  furono 
(lampare  ’a  prima  volta  da  Aleffandro  Paganino  in  Tufculano , Terra 
predo  il  lago  Denoto  , altramente  di  Garda  , territorio  e dioceh  di  Die- 
te'0.  , dove  il  Paganino  avea  tratferita  da  Venezia  la  fua  (lamperia  di 
caratteri  cor/ivi  tuoi  propri  , e di  llrnrtura  e difegno  particolare  , come 
dal  confronto  h riconofce  in  tutti  i libri  latini  c volgari  , da  lui  rtam- 
pati , c particolarmente  dalle  edizioni  del  Orbaccio  del  Boccaccio  , e 
degli  d fola  ni  del  Bembo , fatte  dal  Paganino  in  Venezia  negli  anni  1 1 1 1 . 
e if  'fi.  in  forma  di  x x 1 v.  prona  di  partire  in  Tufculano  , luogo  inh- 
gne  anche  per  le  fabbriche  di  bella  catta  a cagione  della  bontà  dell’  ac- 
qua , dove  egli  nel  1 5 16.  (lampo  le  Metamorfofi  A' Ovidio  in  qu..rto,  co- 
ntentate da  Raffaello  Regio  , con  alcuni  verh  nel  frontilpizio  , coninoli! 
da  un  nortro  Friulano  acopo  Mu\eo  . Il  titolo  di  tutta  l'opera  del  Fo- 
lengo h c quello  : Opus  Mereiai  Cocaii poeta  Mantuani  Alaiuronicorum  . 
Tufculani  adlacum  Benacen/em  per  Aleaandrum  Paganinum  [fu*  in 
duodecimo  . Nel  line  vi  cuna  letteza  volgare  di  Meri  1,0  ( o Ri  Folengo ) 
allo  Aamfator  Paganino-,  col  quale  G feufa  <fi  non  poter  mantenergli 

f ff  U 


Et  l'Liu  i'.Cl.III. 


Storia  di  Mantova 
lif. VII.  page  171, 


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BllLIOT.Cl.Jll. 


t^ntaiy/M  romo.X» 

p*S*  464. 

Tafani  Serrò  f A 
Canto  viltà  JU  24». 

PJ£.  88. 


410  Della  Eloquenza 

la  parola  data  di  mandargli  il  Tuo  codice  originale  del  libro  » da  si 
ritoccato  , e attribuifee  a te  Ile  (lo  il  nome  di  fiotto  in  averglielo  pro- 
meflo  j trattandoli  di  eofa,  non  Tua,  ma  de'  Tuoi  Superiori . Si  duole  di 
eflcre  (lato  incauto  in  lafciatG  dapprima  ufeir  l'opera  dalle  mani  , e di- 
ce , che  quando  il  libro  fu  promulgato  dal  Paganino  , egli  trovavali  di 
vita  e di  abito  , alieno  da  quello , in  cui  fu  allora  , quando  per  fua 
difgrazia  il  compofe  ; onde  , fentito  quello  , non  potè  non  attrifiarfent 
fino  alla  profufione  di  lagrime  . Che  però  efl’endo  l'opera  gii  (lampara  , 
pentó  per  minor  male  di  tiformarla  , fperandd  , che  il  finto  nome  di 
Merlino  lo  do  velie  occultare  i ma  che  non  ricordevole  allora  del  detto 
dello  Spirito  Santo»  nibil  occultum,  quod  non  revelabttur , vedutoli  final- 
mente (coperto  , egli  nega  al  Paganino  l'adempimento  della  promedà  : 
il  qual  rilponde  di  non  accettar  Te  fuc  feufe  » per  trattati!  di  eofa  , bra- 
mata da  gran  Signori  • Che  elio  Folengo  non  ha  da  temerne  feorno  , 
avendo  compollo  il  libro  in  cempo  » che  liberamente  potea  comporlo  , 
Ì è pur  ciò  allora  non  gli  converrebbe  ; benché  alcuni  fofpettino  averlo 
lui  fatto  da  Monaco  , e in  quel  medclimo  (lato  » in  cui  fi  era  meli.  . 
Che  ad  cflo  Paganino  fu  dato  fcgretamcntc  a (lampare  da  chi  l'avca 
rilccato  in  piò  cole  ; e che  il  Duca  Federigo  di  Mantova  glie  ne  avea 
fomminillrato  un  tetto  » non  così  rifecato , nè  così  pieno,  come  quello, 
che  il  Folengo  avea  bruciato  . Che  le  poi  fi  era  pubblicato  , ne  incol- 
pane tutti  quelli,  i quali  adrinlèto  il  Paganino  a darlo  Inora  ■ Aggiunge 
di  mandargli  la  lettera,  fermagli  dal  Duca,e  ciò  in  difcolpa  degli  errori 
di  (lampa  , feorfi  per  entro  a cagione  di  non  aver  mai  potuto  nello  fpa- 
2 io  di  un  anno  averne  altra  copia  , emendata  e limata  . Mori  il  Folengo 
tra’  Tuoi  monaci  di  santa  Giullina  nel  Priorato  di  Campefe  predò  Rafia- 
no  territorio  di  Padova  ai  IX.  di  Dicembre  dell’  anno  1544-  onoratovi 
nella  chielà  di  tanta  Croce  conepitalj  in  piò  lingue,  tegilirati  da  Arnol- 
do l'ione  . Un  altro  , compofio  dopo  da  Lorentoo  Pignoria  pel  P.  Angelo 
Grillo , fi  legge  nella  fua  Mìfcella  d’ Elogi  con  quello  dittico  in  fine  : 
Grada  quid  Latto  vix  unum  obtendu  Homerum  ) 

Vna  duot  numerai  Mantua  Mceonidat . 

Un  atto  memorabile  , fimilc  a quello  di  Merlino  , fi  c veduto  nel  Padre 
Giovanni  Arduino  , le  cui  Opere  col  titolo  di  ferite,  edèndofi  (lampare  in 
Amflerdam  da  Giovanni  Lodovico  de  Lorme  nel  1709.  in  un  corpo  in 
foglio  , ritoccato  , e accrefciuto  di  parecchie  cofe  non  più  (lampate  , 
con  la  prefazione  , fcritta  ai  xm.  dì  Dicembre  del  1708.  e con  fei 
pagine  a colonnette  di  giunte  e mutazioni  nel  (ine  , fi  vide  fuora  una 
ritrattazione  In  data  di  Parigi  ai  x x vi  1.  Dicembre  1708.  che  le  con- 
danna , come  pernioiofe  , e piene  di  cofe  ree  ( già  per  altro  (chernite  e 
confutate  in  gran  parte  da  perfone  intendenti  ) con  la  fottoferizione  de* 
fuoi  Superiori  , e di  lui  (te(To  , inferita  poi  nelle  Memorie  Trevohciane  , 
e anche  nella  Biblioteca  f celta  di  Giovanni  Clero,  tomo  x vi  11.  pag.if  tf. 

Le  Vergini  prudenti  di  D.  Benedetto  dell’  Uva  [ mona- 
co ] Caliuefe , cioè  il  martirio  di  S.  Agata  » di  S.  Lu- 
cia , di  S.  Agnefa  , di  S.  G infima  , di  S.  Caterina  , il 
Penfìer  della  morte , c il  Doroteo  . /«  Firenze  per 
Bartolomeo  S'ormar  ulti  1587.  in  4J 


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Italiana  41  i 

Il  Monto! iveto  di  Torquato  Tallo . In  Ferrara  preJJj  il 
Bai  divi  160  j.  iv  40 

Le  Lagrime  di  Maria  . In  Roma  per  Giorgio  Fer- 
rari IS9Ì-  4° 

E con  quelle  di  Gesù  Crifto  . In  Ferrara  per  Be- 
nedetto Mammorelli  I $93.  iv  4° 

— — • Le  fette  Giornate  del  mondo  creato  [ in  verfo 
fciolto  ] Iti  Viterbo  per  Girolamo  'Difcepolo  1607.  in  8° 

L’Angeleida  di  Erafmo  di  Valvafonc.  In  Venezia  per 
Giambatifta  Sumafco  1 y 90.  in  40 

Scipione  di  Mainano  , autore  del  poema  del  Dandolo  , di  note  illudrat» 
da  Niccolò  Ciarli. ino  , e della  Favola  marina  dtU'Aci  , (lampo  Copia 
V Angelcida  un  DifcotCo  in  Venezia  predo  Jacopo  Antonio  Somafco 
nel  tfpt.  in  quarto  j c il  t'alvajone  (ledo  nomina  due  altri  Dìfcorfi  in- 
torno alla  Tua  nnreleide  , uno  di  Giovanni  Rolli , e l’altro  di  Ottavi » 
Mtnini  , tutti  noltri  Friulani . 

Le  Lagrime  di  Maria  Maddalena . Stanno  infieme 

con  quelle  di  Poeti  illuftri.  In  Bergamo  per  Comi» 
Ventura  1 193.  in  8°  grande  . 

— E aggiunte  da  Giulio  Guaftavini  a quelle  del  Tan- 
nilo [ non  perfezionate  ] con  un  Capitolo  del  Padre 
Angelo  Grillo  al  Croci filì'o . In  Genova  per  Girolamo 
Bartoli  1587.  in  8° 

Le  Lagrime  di  san  Pietro  di  Luigi  Tallitilo  [ perfezio- 
nate] la  fua  Canzone  a Paolo  IV.  con  gli  argomenti , 
e le  allegorie  di  Lucrezia  Marinelli , e un  difeorfo  di 
Tommafo  Coito . In  Venezia  per  Barezzo  B orezzi 
1606.  in  40 

Il  Tonfilo  da  buon  CrìlHano  condanna  e ritratta  in  quede  PoeCc  la  li- 
berti de' Cuoi  componimenti  giovanili , proibiti  nt\\' Indice,  promulga- 
to per  ordine  del  (ottimo  Pontefice  Paolo  IV.  al  quale  il  T anfiUo  aven- 
done chiedo  in  tal  guifa  pubblico  perdono  , fu  poi  levato  il  fuo  nome 
dall’  Indice  : la  qual  cofa  dovrebbe  (èrvir  di  eonl’ufione  a chi  per  vile 
interede  dolofamcnte  riCtampa  gli  fcritti  fcandalofì  e dannati  , che  di- 
fonorano  gli  autori , i quali  di  ciò  ravveduti , ne  fecero  emenda  . 

11  Quadriregio  o Poema  de’ quattro  regni  di  Federigo 
Prezzi,  dell’Ordine  de’  Predicatori , e Vefcovo  di  Fo- 
ligno , con  annotazioni  [ di  diverfi  ] in  Foligno  per 
Fompeo  Campana  1725.  tornili,  in  40  . . . 

fff  » n 


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4i 2.  Della  Eloquenza 

- — : 5a#7Tr  0 Corbinellì  |o  dà  pcc  non  indegno  d'ir  dietro  a Dante  ; ma  lo  Speroni  ne 

tti  euot^I.IÌJ.  parja  ncjp  Qraxjone  in  morte  del  Bembo  pag.  146, 

Del  Parto  della  Vergine  del  Sannazaro  libri  iti.  tra- 
dotti in  verfiTofcani  da  Giovanni  Giolito  de’ Fer- 
rari • In  Venezia  prejjo  i Gioliti  ij 88.  in  40 

Ci  fono  altri  Potrai  facri  , come  il  Rafano  di  Capoleone  Cuelfucci  , lodata 
non  folo  dal  Beni  nel  comcnto  del  Goffredo  pag.  tfro.  ma  da  Adriano 
Polii!  nell'  ultima  delle  fue  Lettere , e dal  Padre  Matteo  Fercbie  da 
Foglia , nelle  Ojfervadoni  al  Goffredo  . Il  Ciudkio  oliremo  di  Toldo  Co* 
flamini,  ftampàto  io  Padova  dal  Frambstto  nel  1648.  in  quarto  , eb- 
be pure  i fusi  lodatori 

CAPO.  X 

Scrittori  intorno  al  Poema  dell' Ariofto . 


LA  Spofizione  di  Simon  Pomari  da  Reggio  fopra 
l’Orlando  Furiofo  di  Lodovico  Ariofto.  In  Firenze 
per  Lorenzo  Torrentiuo  1 J4p.  1 y yo.  tomi  il.  voi.  1.  in  8° 
Compendio  [di  Giovanni  Orlandi  da  Pefcia  ] delle  Sto- 
rie , citate  da  Lodovico  Ariofto  nel  Canto  xxxnr. 
dell’  Orlando  Furiofo  [ con  la  prefazione  diAlefl'an- 
dro  Piccolomiili  ] In  Roma  per  V alerio  Dorico  lass- 
iti 40 

Della  nuova  Poefia  , ovvero  delle  difefe  del  Furiofo  , 
Dialogo  di  Giufeppe  Malatefta  • In  V trono,  per  Baftian 
dalle  Donne  1 y 8p.  in  8° 

Della  Poefia  Romanzefca,  ovvero  delle  difefe  del 

Furiofo,  Ragionamento  il.  [e  ni.  ] In  Roma  per  Gu- 
glielmo Facciotto  1 yptf.  in  40  , e non  in  8°  come  il  primo. 

Quefto  Malate /la  vi  (fé  in  Roma  , e fcrifTe  ancora  una  Ifloria  , che  non  è 
ftampata . 

Il  Mauuni  nel  Difeorfo  de’  Dittong i cita  parimente  i fnoi  Dialoghi  in 
difefa  della  nuova  Poefia  deWAriotìo , allora  [ net  1571.  ] pronti , come 
dille  , a flamparfi  -,  de’  quali  però  non  fe  ne  fa  altro  • 

Bellezze  del  Furiofo  di  Lodovico  Ariofto , feelte  da 
Orazio  Tofcanclla,  con  gli  argomenti,  e le  allego- 
rie de’  Canti . In  Venezia  prejjo  Pier  de'  Fraucefcbi 
*574- ‘«4° 


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Italiana  413 

Il  Rufcelii  trattenne  TI  Mondo  lino  all’  ultimo  di  Tua  vita  con  la  promeQ'a 
delle  Tue  decantate  Bellexjct  del  Furitjo  , le  quali  mai  non  li  videro  . 
Torquato  Tallo  ne  parla  nel  fuo  Minturno , Dialogo  della  Bellerra , 
e ancora  il  già  detto  Malatefta  nel  Dialogo  !•  pag.  37. 

Trattato  di  Francefco  Caburacci  da  Imola  fopra  le  Im- 
prefc  con  un  Difcorfo  in  difefa  dell’Orlando  Furiofo 
di  Lodovico  Ariofto  . In  Bologna  per  Giovanni  Rojfi 
1580.  in  40 

Antidoto  della  Gelofia  , diftinto  in  due  libri,  eflratti 
dall’Ariofto  per  Levando  Marziano  con  le  fue  No- 
velle . In  Breftia  per  Damiano  Tarlino  1 j8 6.  in  40 

Lettura  fopra  la  Concione  di  Marfìfa  a Carlo  Magno  , 
contenuta  nel  Furiofo  al  Canto  xxxvnr.  fatta  da  Gre- 
gorio Caloprefe  , nella  quale  oltre  all’artificio  adope- 
rato dall’Ariofto  in  detta  Concione,  fi  pone  ancora 
quello , che  fi  è u&to  dal  Tallo  nell’Orazione  di  Ar- 
mida a Goffredo  . In  Napoli  per  Antonio  Bulifoue 
1691.  in  40 

Il  Caloprefe  , che  non  fu  {limatore  del  {olo  Ariofto  , ma  ancora  del  Taffo  , 
quantunque  dapprima  divi  delie  la  Tua  Lettura  in  1 v.  parti,  non  fe  ne  vi- 
dero poi  ftampate  altre, che  quefta  fola,  che  c la  prima  . E coti  egli  puc 
fece  delle  Rime  del  L'afa,  delle  quali  non  efpofe  più  di  foli  Sonetti  x X I* 
della  prima  Parte  , facendovi  entrar  da  per  tutto  i principi  della  fui 
l ilofofia  CartcGana  • Altre  opere  fopra  il  Furiofo  , ulcite  in  occafione 
de’  contrafti  per  la  Gerufalemmc , lì  vedranno  annoverate  nel  capo  Te- 
gnente ; non  occorrendo  parlare  de’  Romane!  del  Giraldi , e del  Pigna- 
fopra  l’ Ariofto  , poiché  fe  ne  è parlato  di  fopra  pag.  376, 

C A P O . X I 
Scrittori  intorno  al  Poema  del  Tajfo  , 

IL  Carafa , ovvero  dell’Epica  Poefia , Dialogo  di  Ca- 
millo Pellegrino  [Primicerio  della  Chicfa metro- 
politana di  Capoa,mefiò  in  luce  da  Scipione  Ammira- 
to ] In  Firenze  nella  jlamperia  del  Serrnartelli  1 j 84»  in  8°, 

V Ammirato  dedicò  il  Dialogo  allo  fteflo  Marcantonio  Carafa  principale 
interlocutore  , avvifando  il  Pellegrino  , che  avrebbe  trovata  contradi - 
rione  , ma  che  però  farebbe  {lato  ambe  difefo  in  Pirenei  da  letterati  , 
fautori  del  Tuffo , 

Degli 


Ciii.ior.Ci.Jlt3 


/ 


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Bf  BLIOT.  CL.JIt» 


4:4  Della  Eloq^ueìiza 

Degli  Accademici  della  Crufca  Difefa  dell’  Orlando' 
Euriofo  dell’  Ariofto  contra  il  Dialogo  dell'  Epica 
l’odia  di  Cammillo  Pellegrino,  Stacciata  prima . In 
Firenze  per  Domenico  Manzani  Jlampator  della  Crufca 

■ 1584.  in  8°  Appiè  lì  efprime  lo  ftampatore  Giorgio 
Marefcotti . 

ttiefce  facile  il  Comporre  m un  Cubito  libri  , limili  a quello  , il  qual  non 
è altro  , che  una  lemplice  rilUmpa  del  Dialoga  del  Pellegrino  con  di- 
velli motti , oHcnfivi  del  Pellegrino  , e del  T affo  , qui  e 11  nel  Dialogo 
feminati  Tenta  ragioni  e dottrine  autorevoli , ! quali  poi  tacconandoli 
tutti  indente  , a gran  pena  li  riducono  a un  foglio  . Da  Bafiiano  de'  Roffi 
nella  dedicatoria  a Cranio  Rucellai  G dicono  Cbiofe , ed  egli  chiama  fe 
Hello  creatura  di  perfora  , congiunta  a Flamminio  Mannelli  , che  c 
Lionardo  Salvia! i . 

ZI  Lombardelli  ne’  Tuoi  Fonti  Tofcani  pag.  48.  ne  di  per  amore  il  Salvimi  : 
« la  fola  prefazione  difetedita  quelle  Cbiofe  , come  piena  di  molto  di- 
fprezzo  . Quella  è la  piima  ftampa  , che  porta  nel  frontilpizio  inta- 
gliato il  Frullone , inlegna  dcU’Accademia  della  Crufca  , ma  fenza  il 
motto  , prelb  poi  dal  Petrarca , il  più  bel  fior  ne  coglie . Benché  G dica 
Stacciala  prima,  non  fe  ne  videro  altre  • Stacciata,  cioè  vagliata  , dallo 
fiaccio  o Jetaccio  , come  G dice  in  Roma  , e tamifo  a Venezia  , che  è il 
vaglio  , col  quale  G Pepata  il  Gor  di  farina  dal  groflb  • L'imprcfa  , ben- 
ché umile  in  apparenza  , non  fa  confidente  per  tale  in  fuftanza  • 

Replica  di  Camillo  Pellegrino  alla  Rifpofta  degli  Acca- 
demici della  Crufca , fatta  centra  il  Dialogo  dell’Epi- 
ca Poefià , in  difefa , come  dicono , dell’  Orlando  Fu- 
riolò  [ con  una  lettera  del  Pellegrino  all’Ammirato 
nel  fine  ] In  Vico  Equenfe  per  GiuJ'eppe  Cacchi  1 
in  8° 

Il  Pellegrino  dedica  quella  Tua  Replica  a Don  Luigi  Ctrafa  Principe  di  Sti- 
gliano fratello  di  Marcantonio  , fiftampando  la  lettera  c la  piefazione 
del  Rofi  col  Dialogo  , e tutte  le  Cbiofe  con  le  fue  Repliche  ad  una  ad 
una , che  attivano  al  numero  di  193-  cattamente  fi  duole  nella  prefa- 
zione di  edere  dato  fenza  alcuna  modeflia  in  più  guife  oltraggiato  • 

Lettera  di  Baftiano  de’  Rolli , cognominato  l’Inferigno 
Accademico  della  Crufca  , a Flamminio  Mannelli , 
nella  quale  fi  ragiona  di  Torquato  Tallo,  del  Dialogo 
■dell’  Epica  Poeiia  di  Cammillo  Pellegrino  , della  Ri- 
fpofta fattagli  dagli  Accademici  della  Crufca , e delle 
famiglie , c degli  uomini  della  città  di  Firenre  [ pub- 
blicata da  Flammiuio  Mannelli  ] In  Firenze  a jta  .za 
degli  Accademici  della  Crufca  if8j.  in  li® 

E in 


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Italiana-  415 

E in  Mantova  per  Francefco  Ofatwa  118*.  in  110 
— — E in  Ferrara  per  Giulio  Ce  far  e Cagnacini  [ o lit- 
torio Baldini"]  1585.  in  8° 

In  quella  Lettera  , che  nella  edizione  i.  ha  pare  51  Frullone  della  Orafe*- 
in  principio  fen2a  il  foiito  motto  , come  non  per  anche  trovato  , cot#" 
gran  palnonc  fi  cercò  di  portare  una  caufa  civile  aJ  criminale  . Cori  al- 
lora fu  fentimento  di  valentuomini  in  Roma  , ficcome  traggo  da  certe 
cane  : c balìa  legger  la  Lettera  ftefla  per  convincerlo  ad  ogni  riga  . Il 
Dialogo  del  TaJJo,  qui  impugnato  , è il  Gonxaga  I.  che  di  ragione  ufcl 
prima  del  Gomutga  Uff  ammalo  inVencx.ia  dai  Giunti  nel  1581.  in  quarto» 


Rifpofta  di  Torquato  Taflò  all’Accademia  della  Crufca 
[ cioè  alla  Lettera  di  Baftiano  de’  Roffi  J in  difefa  del 
fuo  Dialogo  del  Piacere  onefto . In  Mantova  per  Fran- 
cefco O J'ann a 1585.  in  ia° 

*—  E in  Ferrara  per  Giulio  Ce  far  e Cagn  acini  158  in  8° 

Non  vi  fu  chi  replicafle  a quefta  Rifpofta  del  Tallo  , tutta  piena  di  gravi- 
tà , e di  buon  fenfo  , in  cui  non  mai  nomina  il  Roffi  ; ma  la  fola  Acca- 
demia della  Crufca  , alla  quale  attribuifee  la  Lettera,  e forfè  al  Sai' 
viali  3 che  ne  era  il  capo  . 

— Apologia  in  Difefa  della  Gerufalemme  liberata 
contra  la  Difefa  dell’ Orlando  Furiofo  degli  Accade- 
mici della  CrufcaJw  Mantova  per  FO fauna  1 58 $.in  1 20 

E in  Ferrara  prejfo  il  Cagnacini  1585.  in  8° 

Parere  di  Francefco  Patrizi  a Giovanni  Bardi  in  difefa 
di  Lodovico  Ariofto  fopra  il  Dialogo  del  Pellegrino . 
In  Ferrara  prejfo  il  Cagnacini  1$ 85.  in  8° 

Difcorfo  di  Torquaio  Taflò  a Giovanni  Bardi  Conte  di 
Vernio  fopra  il  Parere  di  Francefco  Patrizi  in  difefa 
di  Lodovico  Ariofto.  in  Ferrara  prejfo  il  Baldini 
1585.  in  8° 

Il  Trimerone  > rifpofta  di  Francefco  Patrizi  al  Difcorfo 
del  Taflò  [ fatta  in  tre  giorni  J . Sta  con  la  Poetica 
difputata  del  Patrizi  pag.  aix. 


Delle  due  collexJoni  di  varj  fcrittì  contra  e in  favore  del  'Taffo  , pare,  che 
la  Mantovana  pretaglia  alla  Ferrarefe  , fpccialmentc  a quella  del  i j8$. 
* non  bene  Intitolata  , Apologia  di  Torquato  Taffo  : il  aual  titolo  cfl'cnda 
di  un  folo  de’  fuoi  opufcoli  , che  ne  anche  è il  primo  ai  elfi  , non  dove- 
va applicarli  a tutta  la  collexJone . In  fatti  Tcdizionc  1.  di  Ferrara  dell* 
anno  antecedente  jy 8y . prefl'oil  Ca&nacini  3 fi  trova  intitolata  diverfa- 

mente- 


BiflLIOT.CL.III* 


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BtBL10T.CL.HI. 


fl>J.  to8. 10». 

fl'V 


41 6 Della  Eloquenza 

mente  dalla  feconda,  più  copiofa,  ma  fcorrctta  del  1586.  predo  Vittorio 
Baldini  , la  quale  non  c ben  difpofta  , ed  c ancora  confuta  , oltre  alle 
{correzioni  , che  non  fon  poche  , difgrazia  frequente  nella  ftampa  delle 
opere  del  Taflo  , che  l’attribuiva  a mal  talento  de’  fnoi  nemici . Simili 
coll ciionl,  come  fieno  ben  fatte,  fono  (limabili;  ma  talora  imporra  l’ave- 
re a parte  i libri  Aedi  tali , quali  dapprima  vennero  Aiora  . 

Difefe  del  Furiofo , fatte  da  Orazio  Ariofto  contra  al- 
cuni luoghi  del  Dialogo  dell’Epica  Poefia  di  Camillo 
Pellegrino  . In  Ferrara  preffo  il  Baldini  1 y8y.  in  8° 

Le  Differenze  poetiche  di  Torquato  Taflo  [ pubblicate 
da  Ciro  Spontone]  per  rifpofta  a Orazio  Ariofto.  In 
Verona  per  Girolamo  Dìfctpolo  1587.  in  8° 

Dell’  Infarinato  £ Lionardo  Salviati  ] Accademico  del* 
laCrufca,  rifpofta  all’Apologià  di  Torquato  Taflo 
intorno  all’  Orlando  Furiofo  , e alla  Gerulalcmme  li- 
berata . In  Firenze  per  Carlo  Meccoli  eSalveJlro  Ma- 
glioni i y8y.  in  8° 

E in  Mantova  per  PO  fauna  iy8y  .in  120 

l’edizione  t.  fino  alla  pag.pd.  è in  carattere  frodo,  e il  rimanente  con  xu 
altre  pagine  dopo  la  dedicatoria  ad  Alfonfo  II.  Duca  di  Ferrata  , è in 
altro  migliore  . Il  Salviati  pag.  Ji.  e 5».  di  all* Accademia  Fiorentina  il 
nome  di  pubblica  , e quel  di  privata  alla  Crujca  . Egli  ufa  la  medefima 
diftlozione  in  una  lettera, inferita  nella  Difefa  del  Patri*)  contra  il  Maz- 
zoni pag.  ) • La  prefente  Rifpolìa  fi  diferedita  nel  bel  principio  in  dirli 
dettata  con  doppio  [degno  . 

DiOiulio  Guaftavinl  Rifpofta  all’ Infarinato  Accade- 
mico della  Crufca  intorno  alla  Gerufakmme  liberata 
[ in  difefa  dell’Apologià  di  Torquato  Taflo  ] In  Ber- 
gamo per  Comin  Ventura  iy88.  /»  8° 

Del  primo  Infarinato , cioè  della  Rifpofta  dell  Infari- 
nato Accademico  dellaCrufca  all’Apologià  di  Tor- 
quato Taflo , Difefa  di  Orlando  Pefcetti  contro  a Giu- 
lio Guada  vini.  In  Verona  prejfo  il  DiJ'cepolo  iy$a. 
in  8" 

JJ  Pefcetti,  adulatore  e felini»  del  Salviati  nelle  maniere  oflenfive  , fu  da 
Marradi  in  Romagna  , luogo  nelle  montagne  della  dio  ce  fi  di  Faenea  , 
alla  qual  città  prima  appartenne  , e dopo  alla  Signoria  de’  Fiorentini . 
Infegnó  Gramatica In  Verona,  e parlando  con  ogni  difprezzo  del  lajfo, 
t de'  fuol  difenfori  , urtò  in  Paolo  Beni  , il  quale  nel  fuo  Cavalcanti  in 
difefa  AelV  Anticrufca  lo  fervi  egregiamente  , non  avendo  mancato  di 
fare  il  medefimo  anche  il  Guafiavini  ue’  Di/cor/i  fopu  la  Gerufalemme  . 

11 


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Italiana  417 

li  Roflì , ovvero  del  Parere  fopra  alcune  obbiezioni,  fat-  biihot-CiJU. 
te  dall'Infarinato  Accademico  della Crufca  intorno 
alla  Gerufalemme  liberata  di  Torquato  Taflò,  Dia- 
logo di  Malatefta  Porta.  In  Rimino  per  Giovanni  S im- 
beni 1 y8j>.  in  8° 

Il  Parta  in  età  di  X X V.  inni  compole  queAo  libro  contri  quello  del  Sai- 
viali  , che  chiamali  l’ Infarinato  II.  Nella  prefazione  Cogliono  manca- 
re alcune  carte , dove  il  Parta  contri  Matteo  Caiani  tocca  la  Tua  rifpo- 
fta a un  cartello  de*  mantcnitori  di  certa  gioAra  di  Rimino  . 

Dialogo  di  Don  Niccolò  degli  Oddi  Padovano  [ Abate 
Olivetano  ] in  difefa  di  Camillo  Pellegrino  contra  gli 
Accademici  della  Crufca.  In  Venezia  prejj'o  i Guer- 
ra 1587.  in  8° 

Lo  ’Nferinato  fecondo, ovvero  dello  ’Nfarinato  [Lionar- 
do  Salviati  ] Accademico  della  Crufca  Rifpofta  alla 
Replica  di  Cammillo  Pellegrino , nella  qual  rifpofta 
fono  incorporate  tutte  le  fcritture  pallate  tra  detto 
Pellegrino  , e detti  Accademici  intorno  all’Ariofto  , 
e al  Taflò,  in  forma  e ordine  di  Dialogo  [ con  più  let- 
tere in  fine]/«  Firenze  per  Ancori  Padovani  t y88.  in  8° 

Quefta  Incorporazione  non  placo  a chi  ha  gufto  d!  leggere  i libri  a parte  . 

In  quell’altro  primo  libro  Aa  fcrltto  l 'Infarinato  , e in  queAo  lo  ' sfari- 
nato, il  quale  ha  il  frullone  In  principio  , ma  fenza  motto  : e non  eflendo 
un  vero  Dialogo , che  debba  prendere  il  titolo  dal  principale  interlocu* 
tore  , come  quegli  di  Platone  , e come  il  Raffi , e il  llejfa  del  Forra  , e 
molti  altri,  uon  potea  di  ragione  intitolarli  l'Infarinato  fecondo  ; ma  per 
non  dare  in  battologia  nel  titolo, così  dovea  concepirli:  Dell' Infarinato 
Accademico  della  Crufca  Rifpofta  alla  Replica  di  Cammillo  Pellegrino  in 
difefa  del  Carafa,  fuo  Dialogo.  L’Accademico  Infarinato  Ai  nome  Ji  una 
fola  perfona,  ma  due  fono  i fuoi  libri  : e così  appunto  Fintele  il  Porta,  il 
quale  ferivendo  contra  l 'Infarinato,  citò  il  primo  e il  fecondo  libro  dell’ 

Infarinato  , in  vece  dell'  Infarinato  I.  e dell'Infarinato  II.  comcchc  nel 

citare  folle  più  comodo  il  dire  l'Infarinato  I.  e V Infarinato  II.  II  Sol  II  Po  fi  pog.  ti.  14. 

viali  in  queAa  Rifpofta  per  via  di  Cbiofe  , un  poco  più  lunghe  delle  pri-  64. 7 J.  81. 

me  , impiega  il  Tuo  Alle  in  offefa  di  piu  valentuomini,  e anche  del  Padre 

Abate  D.  Niccoli  degli  Oddi  Padovano  con  vilipenderlo  in  materia  di  Pjg. 

, lettere  per  efler  monaco . Si  gloria  il  Salviati  di  aver  già  lifpofto  al  Dia- 
logo dell' Oddi  in  difefa  del  Pellegrino,  qua/i,  come  ei  dice, in  fu  qui  li' an- 
dare di  Carlo  Fioretti , altra  op  ra  di  lui  pure,  per  quanto  li  dira  appref- 
fo  . Ma  tale  Rifpofta  , vantata  dal  Salviate  riinafe  invi  libile  , perche  11 
dicono  molte  cole,  che  poi  non  fono . Vero  c,  che  egli  chiama  in  tefti- 
. monio  della  ftampa  del  fuo  Infarinato  II.  tre  principalijfitni gentiluomini 
, della  fua  patria  ; ma  Curili  titoli  non  erano  privativamente  di  quefti 
■ r ...  Gg»  foli  , 


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tiBLior.Ci.Jn 


4 >S  Della  Eloquenza 


Itfttrf  fortithr 
fi1*  56.  57» 


Difcorfi  di  Giulio  Ottonelli  fopra  l’abufo  del  dire , Sua 
Santità , Sua  Maeflà  , Sua  mitezza  , fetiza  nominare  il 
Papa , /'  Imper udore , il  Principe , con  le  difefe  della  Ge- 
rusalemme liberata  dalle  onpofizioni  degli  Accade- 
mici della  Crufca  [ nella  Difefa  dell’Ariofto  contra  il 
Carata , Dialogo  del  Pellegrino]  In  Ferrara  per  Giu- 
lio F'af aiuti  i 58 6.  in  8° 

Confiderazioni  [di  Lionardo  Salviati  fotto  nome]  di 
Carlo  Fioretti  da  Vernio  intorno  a un  Difcorfo  di 
Giulio  Ottonelli  da  Fanano  fopra  alcune  difpute  die- 
tro alla  Gerufalem  di  Torquato  Taflò  . In  Firenze  per 
Antonio  Padovani  i f %6.  in  1 3° 

Il  LoeniardeUì  ne'  Finti  Tofcsmi  pag. 48.  ne  fi  aurore  il  Salvimi  , 11  qual 
veramente  pag.  97.  e 1(0.  di  quelle  mcdelime  Confideroxàoni  cita  il  fùo 
Infarinai-  li.  dopo  avere  efpreflo  il  proprio  (ùo  nome  pag-  >9.  in  tem- 
po , ciac  quello  Infarinato  il.  da  niuno  era  fiato  per  anche  veduto  ; 
poiché  cappò  Cuora  {blamente  nel  1(88.  che  vuol  dire  dot  nani  dopo 
u fette  in  luce  quelle  C* afideroteioni  ; onde  l 'Ottonelli  non  potea  vedere 
l’ Infarinato  II.  (c  {lava  runa  via  fotto  chiave  m mano  del  Satinali . Di 
qui  vergiamo  lo  (baglio  di  chi  diede  il  Come  Giovanni  de"  Sardi  per 
aatore  delle  prelènti  Confiderarjoni  , nelle  quali  fi  carica  di  tutti  gli 
fcherni  immaginabili  non  poi  l 'intentili,  per  ialino  beffeggiandoli  la  lua 
patria  Fonano , cartello  riguardevole  per  altro  nel  Frignano  , provincia 
dell  Apennitio  rra  Piftoja,  e Modana;  ma  di  più  lì  deridono  il  Tuo  cafato 
«1  Tuo  grado , e nominatamente  ancora  gli  altri  Difrnftri  del  T affo  , 
come  il  Padre  Abate  Grillo  e il  Guadarono,  e eoo  ludibri,  alluftvi  ai  lor 
nomi  , li  trattano  ì niedefimi  «Mentori  lino  da  perirne  vili , da  Merea- 
tanttu-rJ  , e da  Pedanti , e ciò  non  per  altro  , che  per  avere  ofaro  di 
contradire  letterariamente  agli  ferirti  dell’  Infarinato  . V Ottonelli,  per- 
fora onorata  , e uguaimentc'dotta  , e che  uvea  lodato  il  Salvimi  nel  tao 

Difcor-, 


foli , pecche  anche  H Te  fé  , e i due  Padri  Abati,  Oddi,  t Grillo,  becche 
monaci , e altri  dilèidbri  del  Taffo  , lucono  principalijjimi  gentiluomini 
delle  lor  patrie  , fe  tal  rcquiGto  averte  dovuto  vantarli  in  conrefe  , pura- 
mente letterarie  . All1  Oddi  il  Tufo  da  lui  beneficato  fcrive  più  lettere 
ara  quelle,  pubblicate  da  Godio  Segni , Nel  rimanente  bifiagna  riflettere, 
che  il  Salvimi , quando  avertè  mert'o  in  qucQi  libri  il  vero  fuo  nome  , fi 
farebbe  attenuto  dal  dir  molte  cofe  , le  quali  fc  egli  dille  in  mafehera  , 
non  l'avrebbe  dette  a vilo  feoperto  , ricordevole  ancora  di  aver  egli 
adii  prima  di  quelle  contefe,  che  mifero  a romote  tutta  l’Italia,  fponra- 
neamente  cercata  l’amiema  del  T affo  , lodando  in  tempo  vergine  il  fuo 
Poema  , c offerendoli  ancora  di  celebrarlo  netta  fila  Poetica  , la  quale 
fio  da  quel  tempo  i(7f.  inoltrava  di  dover  dare  alle  (lampe  . Papiano 
de’  Kojp  in  una  lettera  appiè  dcll’/a/inviM/e  II.  parla  attuta  mente  e eoo 
qualche  alterazione  di  quelli  particolari  , perche  allora  il  Tafo  non  era 
in  irtato  di  potere  applicare  a farli  feotirc  . 


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Italiana  41  p 

Zfifcerfo,  *fW»oJoC  del  biafimo  imiverfale  di  qnefte  Confiderazioni , . 

uno  replico  loro  , lafciando  rii  cura  ad  altri,  e fpccialmcmc  a I edovi.o  ®*  •HOT.Cl.DT. 
Buoni»  Perugino,  che  io  poche  parole  oc  diede  il  giudicio  io  una  Lettera  dt!  3 i . . 


tifano  Bulgari  mi  . Pei  le  rirpofe  bensi  ri  Gualìavini  ne-  Dijlorfi  fo-  , , ‘ 

pr*la  Gerufatemme  peg.  pg.  pp.  reprimendo  ringhinole  maniere  dell' 

Autore  con  molto  riicntimeoto . In  quanto  all'  Ot  umetti , ballò  per  lui, 
che  il  Granduca  Ferdinando  1.  avendolo  in  alta  Itima  , il  rratteneflè  più 
anni  in  Firenze  , dove  l'opra  il  Vocabolario  delta  Crufca  egli  fcrifli  co- 
pio fa  mento  .perciò  editatone  da  AU fiandre  Tuffimi  nel  libro  x . a ca- 
pi il.  de’  PenCeri  diverli  , e da  Ottavio  Magnanimi,  amendue  Accade- 
mici della  Crufca  , nella  Lezione  II.  degli  Occhi,  il  qual  Magnanimi  Poe.  lì. 
ancora  io  certa  foa  piacevole  , e non  pubblicata  Rilpofta  a una  Lettera 
di  PtdvtoTefii  in  difpregio  dello  (lile  ufato  dal  Magnanimi  ne’  Dìjcorfi 
intorno  alla  rapprefentazione  dcll'.tiieo  dclt'Ongaro  , fcriflè  quelle  pa- 
role : fe  avverrà  , che  alla  luce  comparivano  una  volta  gli  ferini  pre- 
giatifjimi  di  Giulio  OtloneUi,  nel  cui  petto  è riposa  una  notizia  tanto  fina 


_ m m 4 fin* 

t rara  di  ti  dolce  favella  , che  forfè  tua  ci  fu  per  lo  innanzi  chi  lo  pareg- 
graffe , fi  vi  fard  chiaro,  fe  a cjuejT  ora  abbia  futi  fecoto  Toro  indugiato 
a rifufeitare  . Il  Cambi  nell'  Orazione  in  morte  del  Salviati  accenna 
quelle  di  lui  Confederazioni  , mettendole  nel  numero  de’  libri  , che  egli, 
•Iti*  ai  due  altri  eoi  titolo  A' Infarinati , diede  (bora  , ficcomc  ei  dice  , 
reo  foprannome  finto  , e non  fuo  , quale  appunto  fi  fu  quello  , per  altro 
vero  , di  Carlo  Fioretti  da  Ver  mio  , prefo  dal  Salviati  per  far  credere  , 
che  fi  litigilTe  rra  due  uomini  di  montagna  , e per  contrapporlo  a Giulio 
Ottonclli  da  Poetanti . Il  Salviati  in  eti  di  anni  fo.  dopo  un  anno  di 
febbre  trasformato  c idropico,  agli  XI.  di  Luglio  del  If8p.  mori  in  Fi- 
renze tra  i monaci  Camaldolefi  degli  Angioli;  ma  perciò  non  fi  fpenfe- 
ro  fòco  le  contefe  , da  lui  eccitare  ; perocché  alquanti  degli  accennati 
libri  nfeirono  dopo  lui  morto  , e CammìUo  Pellegrino  il  giovane  , non 
inferiore  io  dottrina  al  vecchie  , difefe  il  Dialogo  del  Zio  contea  Orazio 
Ariofio  , benché  l'opera  non  fi  trovi  (lampara . Benedetto  Fioretti  , pa- 
rente di  Carlo,  per  (uoi  rilpctri  particolari  tutto  ciò  dilCmuIando  , volle 
chiama rfi  Vdèno  Krfieli  : nel  parlare  della  qual  eofa  non  é molto  efat- 
to  il  Cianacci  nella  fi»  Vira  . 


P'I-  *4. 


Opere  drl  Ts-ffe  fi— 

mo  v.  /wj.  jfit. 


Sopra  il  Goffredo  di  Torquato  Tatto  Giudizio  di  Ora- 
zio  Lombardelli . I»  Firenze  per  Giorgio  Marefcotti 
ry8i.  mtp 

Difcorfo  intorno  a’  contratti , che  fi  fanno  fopra 

ia  Gerufalemme  liberata  di  Torquato  Tatto . In  Fer- 
rara per  (littorio  Baldini  i ; 84.  in  8“ 

E in  Mantova J>er  l'O fauna  i y 84.  in  1 2» 

Quelli  (crini  del  Lombardelli  , profcfl'ore  di  umane  lettere  nello  Studio 
pubblico  di  Siena,  fecero,  die  il  Salviati,  già  per  altro  aliai  facile  a mal- 
trattare chiunque  non  aderiva  alle  fu  e critiche  , paflafl'e  nella  prefazio- 
ne del  fuo  libro  fono  nome  di  Carlo  Fioretti  a qualificargli  per  fretto- 
Ir,  leggende , e profuntuefe  pecoraggini  dì  pedanti  , additando 
<!»*  ¥ Lombardelli  , e di più  feri  vendo  l’ultima  voce  io  lettere  majvfoo- 
' - G g g * le , 


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Bibiiot.Cl.II1. 


Operi  iti  J-f,  tomo 

*• 


Opere  del  Tuffo  lo.  v. 
39S*  3?7* 


f 'S-  ?8. 

An  noi  ai  ioni  del  Gen- 
tili al  Canto  vii. 

J4«  *dit»U 


420  Delia  Eloquenza 

le  , per  &r  meglio  comprendere  di  chi  egli  parlavi  . E pure  il  Lomham- 
delli  con  gran  virtù  dimmulando  limili  ingiurie  , nc‘  fooi  Fonti  Tofani 
lodò  il  Stivisi!  j concitare  ancora  quefto  libro  Aedo  , nel  quale  egli 
era  Tenia  nome  oltraggiato  . L "Oddi , che  nel  ifSp.  conobbe  il  Lom- 
bardelli in  Siena,  nel  fare  llringere  amicizia  tra  elio  e ’l  Pellegrino  , di 
lui  Tctive  a quello  fecondo  , che  conofcerà  quanto  , appreso  alle  lettere , 
egli  fio  gentile  , e cortefe  gentiluomo  . > 

Rifpofta  di  Torquato  Tatto  al  Difcorfo  di  Orazio  Lom- 
bardelli interno  a’  contratti,  che  fi  fanno,  &c.  In 
Ferrara  a i fi  ansa  di  Giovanni  yafalini  1 f 85.  in  8° 

E in  Marnava  per  l'Ofanna  1 j 85.  in  1 a°  come  pu- 
re nelle  Lettere  famigliati  del  T affo  lib.  1.  pag.  ilo. 

II  Lombardelli  rimafe  poco  foddisfatto  di  quella  rifpofta  del  Tuffo  per 
qualche  efprclfìone  , che  l 'Oddi  confidò  al  Pellegrino  , e «he  non  fu  ne 
pure  da  quello  approvata  . 

Il  Beffa , ovvero  della  Favola  dell’  Eneide , Dialogo  di 
Malatefta  Porta  con  una  difefa  della  morte  di  Soli- 
mano nella  Gerufalemme  liberata,  recata  a vizio  dell* 
arte  in  quel  Poema . In  Rimino  per  Giovanni  Stmbe- 
ni  1 y 89.  » . 8° 

Annotazioni  fopra  la  Gerufalemme  liberata  di  Torqua- 
. to  Tatto , fatte  dal  Cavalier  Bonifacio  Martinelli  [ da 
Cefena  } In  Bologna  per  Aìtff andrò  Benacci  1 j 8 7 . in  40 

Annotazioni  di  Scipio  Gentili  fopra  la  Geru&lemme 
liberata  di  Torquato  Tatto  . In  Leida  158 5.i»  8 °fen- 
za  Jìampatore  . 

Quello  Gentili  tradurti  in  verfi  efametri  i due  primi  Canti  del  Poema  del 
Tuffo  , gii  col  titolo  di  Solrmeidoe  fatti  (lampare  la  prima  volta  dal 
giovine  Aldo  in  Venezia  predo  Altobello  Salitalo  nel  tf8y.  inquarto 
con  Tua  lettera  al  Gentili , e approvati  dal  Tuffo  in  ahta  ad  Alberto 
Parma  tra  quelle  della  edizione  di  Praga  . Ci  fono  ancora  i due  ultimi 
Canti , da  lui  parimente  fatti  latini . Giovanni  Cintili  udendo  medico  ia 
San  Gene  fio  , patria  del  Gentili  nel  Piceno  , o Matea  di  Ancona  , ingan- 
nato da  un  parerne  di  lui  , fetide  nella  Scantùa  XI.  della  Tua  Biblioteca 
volante , che  quello  Scipio  moti  a Spole! i , mentre  andava  a Roma  , 
chiamatovi  da  Paolo  V.  per  Segretario  delle  lettere  latine  . Ma  it  famofo 
Maghahecbi  avendo  l’anno  dopo  comunicata  al  duelli  una  lettera  di 
Giovanni  Fabritjo  , venutagli  da  Altorf , luogo  vicino  a Norimberga 
in  Ftanconia  ne’  confini  del  Palatinato  fupetiore  , con  avvifo  , che  il 
Gentili,  in  quell’ Accademia  Luterana  d'Altorf  già  profefiore  di  legge 
in  luogo  di  Pier  Vejftmbecio  , era  ivi  jnorto  eretico  ai  vii.  di  Ago- 


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Italiana:  421 

fio  liti-  elfo  Cìntili  vedendo  , che  fi  trattivi  dì  cofa  grave  , bentofio 
nella  Scanala  xl  v.  fc  nc  difdilfc  pubblicamente  , manilcllando  ancora 
per  nome  la  gettona  , che  lo  aveva  ingannato  • Il  Gentili  , che  fu  lodato 
con  Orazione  funetale  da  Michele  Piccarlo  , non  però  fenza  menzogne  , 
rimafe  quivi  fepcllito  predo  Vtone  Dentilo  con  epitafio,  portogli  da'  Tuoi 
figliuoli  , in  cui  fi  e (prime  la  lua  apodafia  dalla  cattolica  fede,  c quella 
parimente  della  moglie  Maddalena  Calaodtina  Lucchefe,di  Alberigo  fra- 
tello di  Scipio  , e di  Manto , padre  d’entrambi  , il  quale  fu  protomedico 
in  Lubiana  , capitale  del  Ducato  della  Catniola  , altramente  Craona  3 
donde  cflo  Mance  con  la  famiglia  dovette  partire  per  redittoJdelT  Ar- 
ciduca, e indi  Imperadote  Ferdinando  II.  il  qual  volle,che  ne’  fiioi  fiati 
ereditari  fi  profe dalle  la  fola  religione  Cattolica  . Siccome  Scipio  Gen- 
tili 3 coti  Lodovico  Cafielvetro  , al  dire  dell’  ultimo  fuo  Panegirifta  , 
ebbe  la  fortuna  di  trovare  ancor  egli  chi  lo  efaltafle  con  bello  epitafio  , 
e con  Orazione  funerale  in  Cbiavcnna  , luogo  nell’  eretica  popolazione 
in  tutto  limile  ad  Aitar/ : il  che  diede  lì  gran  pena  altre  volte  , che  lì 
palio  a fingere  , che  folfe  morto  in  patria  , e non  in  C'hiavenna  . Dirò 
qui  di  palleggio,  che  GiamBatifia  Beccoliti  nel  1714.  avendomi  trafmef- 
fo  il  profpctto  della  fua  Ifloria  degli  Scrittori  deil'Vmbrìa  e del  Piceno  , 
cominciata  a Ramparli  in  Foligno  , fu  da  me  avvertito  a non  far  pollare 
per  cattolici  quelli  Gentili , defertori  della  lama  Fede  , con  occultare 
ancor  egli  chi  fodero , e come  finirono . Si  nominano  Imperadori  apo- 
llati, e Re,  e Principi  grandi,  per  loro  funefta  e fontina  dilgrazia  caduti 
in  tal  precipizio  ; e non  li  avranno  da  nominare  i Gentili  da  San  Gene- 
fio  , nome  per  altro  comune  in  Italia  a più  famiglie  degne  e cattoli- 
che , qui  e la fparfe  , le  anali  non  hanno  che  fare  l’una  con  l'altra. 
Nel  rimanente  il  libro  delle  Annotazioni  del  Gentili,  da  lui  mede  fuora 
inerì  di  XXIII.  anni  , mentre  col  fratello  Alberigo  fe  ne  (lava  in  Lon- 
dra, donde  venne  il  libro  in  Italia,  e dove  l'imptcifione  era  fatta,  c non 
in  Leida,  il  che  chiaramente  li  efptime  in  principio  della  dedicatoria,  è 
filmabile  per  molte  e belle  odcrvazioni  ; e come  altro  non  ci  fofic  , ba- 
llerebbe quello  foto  a mofirara  il  gran  pregio  della  Gerufàlentme  : e fu 
edo  libro  a quel  tempo  in  Italia  alfa!  ripurato  , come  fi  feorge  da  una 
lettera  del  Padre  Abate  Oddi  al  Primicerio  Pellegrino  . Quindi  c,  che 
dietro  al  Poema  del  Tado  fi  rifiampò  due  volte  in  Genova,  c poi  un  al- 
tra in  Padova  avanti  alle  prime  Annotazioni  del  Guaflavini , le  quali 
accrefcìute,  furono  poi  (lampare  a parte,  come  diremo;  benché  però  nel- 
le riftampe  Italiane  del  libro  del  Gentili,  non  fi  mlfe  la  fua  lettera  dedi- 
catoria a Guglielmo  cf  Albafpina  , Ambafciadore  di  Francia  in  Inghilter- 
ra , e padre  di  Gabriello  , famofo  Vefcovo  d’Orleans  . Alle  Annotazioni 
del  Gentili,  e del  Guaflavini , polle  infieme  a parte  fenza  il  Poema  , e 
riftamparc  in  Venezia  predo  Niccoli  Atijferini  nel  1 5zf.  in  ventiquattro, 
e indi  unite  al  Poema  in  Padova  preffo  Pier  Paolo  Tozzi  1 6 18.  in  quarto, 
li  aggiunfero  le  Notizie  ilìoricbe  di  Lorenzo  Pignoria  con  alcuni  verfi 
latini  di  Publio  Fontana  , e di  Giufio  Kicquio . 

Difcorfì , e annotazioni  di  Giulio  Guaftavini  fopra  la 
Gerufalemmc  liberata  di  Torquato  Taflo  [ con  un 
Indice  ridotto  a capi  ] In  Genova  frejfo  gli  eredi  di 
Girolamo  Bar  ioli  i j.  in  40 

li 


BtBLiaT.Ci.nl. 
Pag.  gl. 


Opttt  triti  eh  p.  ig. 

77* 


Opere  del  Tufi  ft>,  v. 


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Bibliot.Cl.II1* 

Lttttrt  7/i.r.  png.Si- 
tdù,  di  Btrg.tmo  . 


422  Della  E lo  q jj  enea 

H Guafi.t vini  oltre  al  reprimere,  che  fa  in  quello  libro' il  Pefcetri,  e'I  Sai- 
viati  fenza  nominargli,  rifponde  ancora  a Giovanni  Talentoni  da  Friz- 
zino, eh:  nella  fua  Legione  fopra  il  principio  del  Container  del  Petrarca 
area  fatte  oppofizioni  alla  propofixJone  e invocazione  del  I affo  , il  qual 
poi  feri  vendo  al  Gu*(i*vì*i3à\cc^.ha  il  Talentoni  fi  è attribuite  molte  eofe 

. Jue  nell’ Impugnarlo  * hi  fogna  avvenire  , che  qeello  libro  del Gonfia- 
vini  fu  (Uniparo  in  Pavia  , non  cflendofi  potuto  fiampare  in  Genova  per 
cagione  , la  quale  fi  tace  . Cosi  a nome  delio  ftampator  Battoli  fi  paiola 
nell'  avvifo  , prepofto  ai  Luoghi  , ojferoati  dal  Guafiavini  , appiè  della 
G era fole  tome  , da  lui  ftampata  in  Genova  nell'anno  ifpo.  inquarto  . 
Ma  poi  anefte  poche  parole  furono  tolto  via  dalle  oltre  edizioni . 

Dimoftrazione  di  Giampier  d’AIeflàndro  de’ Luoghi, 
tolti  e imitati  dal  Taflò  nella  Gertifalemme  liberata . 
Iti  Napoli  per  Coftantino  Vitale  1604..  in  8° 

Comparazione  di  Torquato  Tafio  con  Omero  e Virgi- 
lio iuficme  con  la  difefa  dell’Ariofto  , paragonato  ad 
Omero , di  Paolo  Beni . In  Padova  per  Batifta  Marti- 
ni 1612.  in  40  edizione  il. 

Il  Goffredo , ovvero  la  Gerufalemme  liberata  del 

Tallo  col  comento  [fopra  canti  x.  ] In  Padova  per 
Francefco  Bolgetta  16 16.  in  40 

Oflervazioni  [lxxxii.  3 fopra  il  Goffredo  di  Torquato 
Taflo , compofte  da  Matteo  Ferchie  da  Veglia  Miaor 
Conventuale, Teologo  pubblico  dellTJniverfità  di  Pa- 
dova . In  Padova  per  Giambatijla  Paf quali  1642.  in  1 a° 

Riguardano  var)  luoghi  di  tetti  i Canti  X X.  nè  il  Padre  Veglia  andò 
più  avanti  , perchè,  (lecerne  io  ìntefì  da  chi  lo  conobbo,  ogni  qual  vol- 
ta vi  raife  mano  , fu  fopraggiunco  da  malattìa  mortale  . Nella  Oflerva- 
ziouc  xxiv.  lègaendo  egli  tutti  i buoni  Teologi  dietro  al  Macero 
delle  Sentenze  nel  lib.  ni.  Dift.  xxxvui.  fenza  fofifmi  e fotrigliezze 
tratta  fanamente  della  bugia  , raoftraudo  , nou  eflèt  mai  lènza  peccato 
veniale  , o mortale  « 

Rìfleflìone  di  Carlo  Pona  intorno  alla  prima  Offerva- 
zione  fopra  il  Goffredo  del  Tallo  del  P.  Matteo  da 
Veglia  . In  Verona  per  Francefco  RoJJt  1 642.  in  120 

Confronto  critico  di  Marcantonio  Nall  tra  la  prima  Of- 
fervazione  del  Padre  Veglia , e la  Rifleflione  dei  Por 
na , medici  di  Verona . 7 n Padova  preffo  H\  Crivellar» 

[ 1643. 3 in  12° 

Il  Natici  Mouragnana  , Terra  del  Padovano,  attribuifee  ai  due  PoM, 
francefco  e Carlo  , padre  e figliuolo  , la  Rifieffione  di  poche  carte  , che 
nella  Aampa  è attribuita  ad  un  folo  »■  e qualificata  col  nome  di  fludtofa  . 


Italiana  425 

il  Vaglio,  rifpofte  apologetiche  di  Paolo  Abriani  alle  Bi»uoT.Ci..m. 
Ofiervazioni  dd  Padre  Veglia  fopra  il  Goflrcdo  di 
Torquato  Tallo . 1 n Venezia per  t ratte  ef co  V ulva fev- 
fe  1687.  *»4° 

Bilancia  critica  di  Mario  Zito  , in  cui  bilanciati  alcuni 
luoghi,  notati , come  difetto!!  , nella GerufaJemme 
liberata  del  Tallo , trovanfi  di  giufto  pelò  fecondo  le 
pandette  della  lingua  Italiana  . In  Napoli  prejjo  il  Ca- 
valli i58j.  in  8° 

Qui  finifeono  gli  fiudj  , t le  controverse  incorno  al  Poema  del  Taffo  , le 
quaB  furono  accompagnate  da  non  pochi  fofìfmi  e cavillazoni  , mafli- 
mamente  per  parte  della  no  (Ira  tamofa  Crnjca  , alla  quale  non  aderiro- 
no molti  de'  principali  nè  meno  in  Fittane  , benché  il  Salutati  s'inge- 
gnafl'c  d'intereflàrvi  tutti  , e anche  i Ferrare^  , co’  quali  Spedo  trova- 
vafì  , come  provifionaro  dal  Duca  di  Ferrara  , dopo  eflérlo  (lata  da 
quello  di  Sora  . Il  Patria.),  nemico  d’ Arilìotìle,  poco  direto  ad  Omero,  e 
unicamente  Seguace  delle  Sue  proprie  opinioni,  vi  cadde  , come  gli  altri, 
nel  Suo  Parere  , e più  nel  Tnmerome  , dove  palerò  molto  cruccio  di 
eflerne  flato  colto  dal  Taffo  nella  Sua  Rifpofia  , il  quale  però  non  volle 
più  replicargli . Il  Matuuim  , e il  Coartai , guadagnati  con  lu  fingile  , fi 
contennero  da  politici , (laudo  a guardare  . Cori  fu  allora  ollérvato  da  opr„  4,1  Tafi  io  v 
Domenico  Chiariti  Lucchcfc  in  una  lettera  al  Pellegrino . Ma  generai-  pjg,  <00, 
mente  poi  tutta  l'Italia  per  più  riguardi  , Senza  pregiudicio  dell' Aripflo, 

£ vide  favorevole  al  T affo  . Il  Sol-viali  fteflo  io  una  lettera  al  Pellegri- 
no fi  ridufle  a qualificare  le  Sue  altercar  ioni  per  Difperte  dialettiche  ; e 
in  fine  della  Sua  Stacciato  primo,  coti  deira  quafichc  le  Seguenti  non  do- 
vetelo , come  quella  , elice  di  fiordi  farina  , ma  di  cretfchelU  , ebbe  a 
confettare  di  aver  contrariato  al  Tallo  per  fervìre  olla  confa  , che  in 
fuftanza  vuol  dire,  per  contendere  , all'ufo  de'  fiiperbi  c oftinati  Sofifli  » 
i quali  non  vogliou  mai  cedere  . Il  PaUegrino  in  una  lettera  al  l.ombor. 
dalli  diede  a quelle  conceSc  il  nome  proprio  di  f lit glieajce  , come  origi- 
nate dalla  faiu  e contenziofà  dialettico  , la  quale  per  molte  prove  fi 
Sa,  edere]!!  vero  fonte  de’ tafiSmi ,«  di  tutti  gli  errori-  Il  tnedefimo 
Pellegrino  in  quel  fuo  Dialoga  altro  non  fece  , che  niodcflamentc  dire  , 
come  fi  pratica  uè'  Dialoghi , che  il  Poema  epico  del  T affo  a lui  parca 
più  conforme  alle  rigale  dell'fpopejc,  infegnate  full’ofl'crvazione  de'  più 
famofi  antichi  nella  Poetica  è' /trinatile  , che  non  era  il  Poema  romanico 
dell’  Arioflo  , ala  cui  non  Sembra  , che  nè  por  fi  penfafSe  a tal  libro  , il 
quale  a quel  tempo  , prima  del  Irtffino  e del  Roherietlo  , era  general- 
mente negletto  , e appena  guardato  , Specialmente  poi  da’  noflri  Poeti 
volgari  ; per  non  dire  tenuto  in  pochiflimo  conto  iu  paragone  degli 
aliti  libri  Ariflotelici,  ilquali  nelle  Scuole,  dove  per  anco  non  penetrava 
alcun  lume  di  buona  letteratura  , per  via  d'interpreti  e di  litigio!!  co- 
ntentatoti t'intrufcro  dapertutto  ; ladore  m tante  Scritture  dijfopra  ac- 
cennate , fi  pretefe  di  foflenerc  , che  il  Goffredo  Sofie  flato  del  tutto 
anrepoflo  all’  Orlando  , benché  in  contrario  e il  Taffo  , e il  Pellegrino 
apertamente  fi  dichiara&ro  , Salvo  , che  al  T affa , nomo  onefliflimo  , 

par- 


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Si  BLlOT.Cl.III. 

Luteri  turchi  par, 
*6. 


Lutili  M5.171.418. 
tiii.  di)  Sigili, 


1 

1 


434  Delia  Eloquenza 

parve  talvolta  , che  V Ariofle , e Dante  ancora  , da  lui  per  altro  al  fora* 
ISO  (limato  t cntraflcro  nel  numero  di  cibare  , 1 quali , come  ebbe  a di- 
re , fi  lafciano  cadere  le  brache  . 

Per  far  conoscere  a qual  fogno  arrivarti  la  modeftia  e docilità  del  Taf» 
in  prender  configlio  in  cofe  letterarie  e del  Tuo  Poema  dagli  uomini 
più  didimi  , i quali  al  Tuo  tempo  fiorivano  in  Italia  , fbggiungeró  qui  i 
nomi  non  pia  di  tutti , ma  di  molti  , de'  auali  (i  vede  (atta  rammemo- 
ranza  negli  fciitti  di  lui  (ledo  , e m quelli  di  altri  . 

1 Alberti  Filippo 
x Amalteo  Giambatitta 
j Angeli  da  Barga  Piero 
4 Antonia  no  Silvio  , dipoi  Cardinale 
( Borgbep  Diomede 

6 Capponi  Orazio , dipoi  Vefcovodi  Carpentrafla 

7 Corbinelli  Jacopo 

8 Contagli  Scipione  , Patriarca  , e poi  Cardinale 

9 Guarini  Batiila 
>0  Malpigli  Lorenzo 
1 1 Mei  Girolamo 
lt  Nobili  Flamm'nio 

1}  Fintili  Gianvincenzo 
14  Ruggero  Abate  Giulio 
if  Salvimi  Lionardo 
r 6 Scalabrino  Luca 
J7  Speroni  Sperone 
18  Venterò  Domenico  • 

Perciò  non  è maraviglia  , trovarrt  più  tedi  originali  di  quel  Poema  , 
oltre  all'  averlo  il  Patriarca  Contrago  traforino  di  fua  propria  mano  . 
Di  qui  avvenne,  che  in  tale  oceaGone  G (lampo,  e rirtampò  Tempre  con 
gran  dilpiacimento  del  T ajfo  , dachè  ufeito  il  primo  tetto  di  mano  al 
Marchcfc  Cornelio  Bentivoglio , antenato  del  vivente  Signor  Cardinale 
, del  medeGmo  nome,  dame  qui  mentovato  per  cagione  di  onoranza  , fe 
ne  vide  la  prima  volta  (lampata  una  parte  con  tal  Pentimento  del  Taffo  , 
che  fe  ne  dolfe  con  Ippolito  Ggliuol  di  Cornelio  , e Gno  co'  Vene  trioni  . 
Si  vede  , che  il  Taffo  ebbe  a cuore  il  preceno  , ricordato  dal  Mutuo 
co'  feguenti  vcrG  nel  libro  III,  dell'Arte  poetica 

non  ve' , ebe  tu  ti  appaghi 
Del  ino  giudici 0 , che  ragion  non  vuole  , 

CIP  altri  prenda  di  ti  l'ultima  cura  , 

Se  d' alcun  fcritto  mio  fari  penfiero  , 

Cb'  egli  abbia  a faticar  delC  altrui  lingue  , 

10  fari  anche  ptnper  , prima  ebe't  vegga 
làbraje  , 0 flampalor  , che  '1  mio  Acciajuoll 
Vi  adepti  il  juo  martello  , eia  fua  incude . 

1 Pregherò  il  dotto  Celio  , che  Iralafci 

Cli  alti  fuoi  fludj  , ed  a me  porga  orecchio  : 

Pie  andrò  a trovare  il  mio  caro  maefiro  , 

11  reverendo  Ugnarlo  , 1 diri  : Padre 
Deh  per  Dio  vedi  i parti  del.  tuo  fgliti 

, Pian  lafceri  di  gire  al  picciotReno 

A Iro- 


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Italiana 

A trovare  il  gran  Romolo , oltre  alt"  Alpi 
A cercar  manderò  Giulio  Camillo  . 

Ricorrerò  ai  maeflri  della  lingua  , 

Al  buon  Tri  fon  Gabriello  , al  [acro  Bembo  { 

Andrò  in  To/cana  al  Parchi , al  Tolomei  , 

E correrò  a Pinegia  al  buon  Pet fiero  . 

Finalmente  il  TaJJo  mancò  di  vita  in  Roma  d’anni  li.  tra  I Frati  Giro» 
lamini  di  tant'  Onofrio  ai  x x v.  di  Aprile  ìfyf . E fopra  gii  onori,  a 
lui  fatti  , ci  è una  lettera  di  MaurAio  Catanco  ad  Ercole  Tafl'o  de‘ 
xxix.  di  detto  mefe . 

C A P O . XI  I 

Scrittori  intorno  al  Poema  dì  Dante* 

Dialogo  di  Antonio  Manetti  £ racconciato  da  Giro- 
lamo Benivieni]  circa  il  lìto,  la  forma,  e le  mifure 
dell’  Inferno  di  Dante  [infìeme.con  la  Commedia] 

In  Firenze  prejfo  i Giunti  1506.  in  8° 

Il  Comento  di  Giovanni  Boccaccio  fopra  xvi.. Canti , e 
xvii.  verfi  del  Canto  xvii.  dell’Inferno  di  Dante . Sta 
nel  tomo  v.  e nel  vi.  di  alcune  delle  Opere  volgari  in 
prò  fa  del  Boccaccio ftampate  in  Napoli  nel  1714.  con 
la  falfa  data  di  Firenze  in  tomi  vi.  in  8° 

Pierfraucefco  Giambullari  Accademico  Fiorentino , del 
Sito , forma , e mifure  dell’  Inferno  di  Dante  . In  Fi- 
renze per  Neri  Dor telata  1*44.  in  8° 

In  principio  e io  fine  vi  è Tire*  di  Noè  col  motto  di- Dante  nel  Ciuco  il. 
del  Pamdifp, 

L'acqua  , eh'  io  prendo  , giammai  non  fi  cor/e . 

Il  Parchi  nell’  Erodono In  vece  di  Dondola,  fcrive  <T  Ortolata  , e fi 
poca  Aima  della  fua  ortografia  per  la  pronuncia  Fiorentina  , ufata  an-  P.g.  |ij.' 
che  nella  verdone  del  Comento  del  Ficino  fopra  il  Convivio  di  Plato- 
ne, la  «piale  ortografia  dal  Signor  Canonico  Salvini  li  attribuifee  a Cofi-  fojli p„g, 
mo  Bandi  ; e il  Mudo  feci  rendo  al  Marchcfc  del  Vado  accenna  tale 
ortografia  con  dire  di  non  mettete  a quefìa  , 0 a quella  parola  muovi  Lttttn p»g.  |f.g£, 
accenti  , in 'che  ella  condite  . Giovanni  Norchiati  nel  dedxarc  at 
Giambullari  il  fuo  Trattato  de’  Dìttongi  Tofani  loda  il  Comento  di 
lui  fopra  Dante , del  quale  non  Te  ne  fa  altra  nuova  . Pecò  l'originale 
fui  Canto  1.  potrebbe  elferci  tuttavia  con  queAo  principio  : 1 558.  a il 
XV.  di  Ottobre,  Martedì  fera  a ore  J.di  notte . Suol  cjfere  cornute  ujanna, 

— • Lezioni  fopra  alcuni  Luoghi  di  Dante . In  Firenze 
prejfo  il  Ponentina  issi,  in  8° 

Hhh  Le. 


4 «5 

's  Buiior.CiJir. 


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42iJ  DbliA  Eloquhnza 

bi bÙot~l.iÌÌ.  Lezioni  di  Accademici  Fiorentini  fopra  Dante  [rac- 
colte da  Antonfrancefco  Doni  : e fono  di  Francefco 
Verini  , di  Giambatifta  Gelli , di  Giovanni  Stroz- 
zi , di  Pierfrancefco  Giambullari  , di  Cofimo  Bar- 
toji  , di  Giambatifta  da  Cerreto,  e di  Mario  Tau- 
ri ] In  Firenze  preffo  il  Doni  1547.  libro  1.  [ folam an- 
te ] in  4q 

Lettura  [ prima , divifa  in  lezioni  xn.  ] di  Giambatifta  • 
Gelli  fopra  l’Inferno  di  Dante  , letta  nell’Accademia 
Fiorentina . In  Firenze  [per  Bartolommeo  Sermartelli  ] 

1 in  8° 

Lettura  il.  [ lezioni  x.  ] fopra  l’Inferno  di  Dante . 

In  Firenze  freffbil  Torrentino  ìyyy.  in  8° 

——  Lettura  ni.  [ lezioni  ix.  ]{ fopra  l’Inferno  di  Dan- 
<te . In  Pirenze  [ preffo  il  Torrentino  ] ryjtf.  in  8° 

• Lettura  iv.  [ lezioni  x.  ] fopra  l’Inferno  di  Dante . 

In  Firenze  preffo  il  Torrentino  1 y$8.  in  8° 

— — * Lettura  v.  [ lezioni  x.  ]’  fopra  l'Inferno  di  Dante  . 

./»  Firenze  [ preffo  il  Torrentino  ] ryy  8.  in  8° 

— Lettura  vi:  [ lezioni  x.  ] Copra  l’Inferno  di  Dante . 

In  Firenze  [ preffo  il  Torrentino  ] 1 ytf  1.  in  8°  1 

— *-s  Lettura  vii.  [ lezioni  xi.  ] fopra  l’Inferno  di  Dan- 
te . In- Firenze  preffo  il  Torrentino  rytfi.  in  8° 

— IlGello  fopra  un  luogo  di  Dante  nel  xvi.  Canto 
<Jel  Purgatorio , della  creazione  dell’  anima  razionale 
[ lezioni  11I.  col  ritratto  del  Gello in  principio]  In 
Firenze  preffo  il  Torrentino  ] 1*48.  in  8° 

Lezioni  [xti.]  fette  nell’Accademia  Fiorentina 

‘ fopra  varj  luoghi  di  Dante  [del  Canto  xvi.  del  Purga- 
torio, e del  Canto  xxvi.  del  Paradifo]  e del  Petrarca  . 

In  Firenze  [ preffo  il  Torrentino']  lyyy.i»  8° 

• 1 Non  veggo  di  alcuno  oflèrvatò  , come  il  preferite  titolo  , che  è il  vero 
di,  quello  ultimo  libro  , per  inganno  fu  fcambìato  In  un  altro  , il  quale 
dì  primo  afperto  fi  riconofcc  per  falfo  , ed  c quello  : Tutte  te  Unioni  di 
Glambati/ta  Getti  , fatte  da  lui  nell'Accademia  Fiorentina  . In  Firenze 
fer  Lorenzo  Torrentino  1JJ I.  Quello  titolo  fi  convince  per  falfo  dall’al- 
tfo  vero  , diami  riferito  : e con  ragione  , perchè  quelle  Lezioni  , che 
per  inganno  G dicono  Tutte  , non  ion  Tutte  ; ma  xrr.  fole  , cioè.una 
piccolajpartc  di  Tutte , come  apparifee  dalle  luddetre  Letture  del  me- 
detimo  Getti  , ciafcutu  delle  quali  conti!  oc-  più  Lezioni , Ptbéadul. 

•oTl  1 ;i  I . - - - teiiu 


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Italiana  t 437 

terazioni  de*  titoli  ho  parlato  altrove  ; ma  qui  per  iflnizicne  altrui  fe  — ■ • 
re  potranno  certe  altre  , forfè  non  poco  importanti  a fjpcrfi  . La  prima  l*l**-1OT.Cl. .HI. 
fi  è quella  : Dialogo  di  Giacopo  Offanefi  , nel  quale  fi  feoprono  le  afiueje, 

• eoa  che  i Luterani  fi  tfornano  d' ingannare  le  perfine  {empiici  , e tirarle 
alla  loro  fetta  , e fi  moflra  la  via  , ebe  arebbono  da  tenere  i Principi , e i 
magi  firmi  per  eftirpare  dagli  flati  loro  le  peflì  dell’  enfia  , cefa  in  quelli 
‘ tempi  ad  ogni  qualità  di  perfine , non  filo  utile , ma  grandemente  rteftj- 
] aria  da  intendere  . In  ottavo , fenaa  luogo,  che  però  c Bafilea  . In  fine 
lì  trova  efpreflò  l'anno  tf  58.  Il  Dialogo  è tutto  eretico  , c per  entro  fi 
dice  il  contrarlo  di  quanto  furbefeamente  fi  promette  nel  titolo  per  age- 
volare impunemente  al  libro  peflifero  l'infidiofo  padaggio  in  Italia  . Il 
Mario  nella  Varcbina  tra  le  Battaglie j o tontefe  letterarie , come  fpiega  Pi*.  15. 

Cefare  fuo  figliuolo,  feri  ve,  che  tan  Pio  V.gli  ordinò  di  rifpondcrc  a un 
libro,  intitolato  ; àpologìà  Anglicana  , nome  in  apparenza  modeflo, 
ma  che  in  effetto  era  una  acerbi/Jima  invettiva  conira  il  Papa  , e coatra 
la  Cbiefa  cattolica  ; e foegiungc  , che  cosi  ufano  di  fare  gli  eretici  ; dai 
libri  de’ quali  perciò  b"  fogna  Ilare  attenti  in  guardarli  - Altro  indegno 
componimento  fi  c l'infame  Satira  Soladica  de  arcani!  amorii  ty  Vene- 
rii  , che  fi  fa  tradotta  in  latino  da  Giovanni  Meurflo  , e fuppofla  a Lui- 
gia S igea  Tolti  ana  , dottiflìma  del  pari  e oneflifTima  donna  in  tempo 
nel  Re  Filippo  II.  come  fcrisre  Niccoli  Antonio , ii  quale  non  moflfa  BiWotbeea  Wfftne 
avere  avuta  notizia  di  si  nefanda  impoflura  . Più  fopportabìle  di  que-  nera  temo  tl. 

(le  falCficazionl  fi  è la  fegucntc  , fatta  però  ancor  ella  con  fraude,  e pec 
fin  di  guadagno.  Giovanni  dirigo  Beclero  nell’anno  itfgj.  pubblicò  in 
Argentina  prdfo  Giofia  Stedelio  l’Iftoria  dell’  Imperador  Pederìgo  III. 
fcritta  da  Enea  Silvio  con  aggiungervi  diverti  fcrittori  , come  il  Poeta 
SafTonico  , Tegano  , ed  alcuni  altri  , gii  prima  Rampati  , e con  far  pre- 
. cedere  < tutti  una  prefazione  di  Giangiorgio  Kulpifio  , la  quale  fu  poi 
tolta  v!a,e  mutato  il  primo  titolo  in  quello  di  Scrittori  Germanici,  c mef- 
, fa  la  data  pur  di  Argentina  , ma  del  1701.  predo  Reinardo  Dulflec^ero  , 
facendoli  aurore  della  collezione  non  più  il  Beclero,  ma  Giovanni Schil- 
tero  , famofo  Giurecenfulto  di  detta  città  , al  quale  fi  attribuiate  la 
„ nuova  prefazione  , in  cui  fi  correggono  alcune  poche  cofe  di  tutto  il 
volume,  accennandoli  la  mutazione  nell’ ordine  , e con  far  precedere  il 
Poeta  SafTonico  • Nel  rimanente  il  libro  è lo  liefTo  di  prima  . 

i^pattro lezioni  di  Annibale  Rinuccini  [ la  prima  dell’ 

1 Onore  è fopra  il  Canto  iv.  dell’Inferno  di  Dante  ] In 
Firenze  per  Lorenzo  Torrentino  1 $6{.  in  8° 

Cinque  Lezioni  di  Lelio  Ronfi,  lette  neirAccademi* 

Fiorentina  [ la  v.  è fopra  un  luogo  del  Cauto  vii. 

1 dell’  Inferno  di  Dante  ] In  Firenze  prejfo  i Giunti 
1 ;6o.  in  8° 

Cagionàmenti  di  Cofimo  Bartoli  fopra  alcuni  luoghi  ' 

* difficili  di  Dante  . In  Venezia  per  Franctfco  Ftancc- 
’febi  1167.  in  4? 

Kbh  1 Di- 


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42S  Della  Eloquenza 

ri  7iT  Difcorfo  della  Fortuna  [ fopra  il  Canto  vii.  deir  Inferno 
di  Dante]  divifo  in  due  Lezioni  da  Bcrnardetto  Buon- 
romei  Accademico  Fiorentino  . In  Firenze  per  Gior- 
gio  Marefcotti  1*72.  in  8° 

Difcorfo  di  Vincenzio  Buonanni  fopra  la  prima  Cantica 
del  diviniflìmo  Teologo  Dante  Alighieri  dei  Bello , 
nobiiidìmo  Fiorentino , intitolata  Commedia . In  Fi- 
renze per  Bartolorameo  Sèrmartelli  1*72.  in  4°^ 

Difcorfo  di  Giovanni  Talentoni  in  forma  di  lezione  , 
fopra  la  Maraviglia  , intorno  al  Canto  iv.  del  Purga- 
torio di  Dante.  In  Milano  per  Francefco  Faganefco 
1 S97.  in  40 

Lettura  di  Benedetto  Varchi  fopra  il  Canto  xvn.  del 
Purgatorio  di  Dante . Sta  nelle  Lezioni  del  Inarchi 

pag.  4XP*  " _ 

Dichiarazione  fopra  il  Canto  xxv.  del  Purgatorio 

di  Dante  [ Parti  il.  J Sta  nelle  Lezioni  del  Parchi 
pag.  a 8.  135» 

La  Difefa  di  Dante  di  Carle  Lenxjonì  fu  da  noi  collocata  tea  i Cromatiti 
nella  Clalle  I.  capo  1.  pag.  1*4. 

Difcorfo  di  Aleffandro  Sardo  della  Poefia  di  Dante  •' 
Sta  ne*  Difcorfi  del  Sardo  pag.  7 j. 

Le  Tre  fontane  di  Niccolò  Liburnio  [ Piovano  di  santa 
Folca  in  Venezia  ] fopra  la  Graraatica  e l’Eloquenza 
di  Dante  , del  Petrarca  e del  Boccaccio  . In  Penerà  a 
per  Gregorio  Gregorj  1326.  in  40 


L’autore  dedicando  il  libro  al  Patriarca  d’Aquileja  , e dipoi  Cardinale  ; 
Marino  Grimani  » dice,  che  Tanno  aranti  trovandoli  m Udine  al  Tuo 
fer vizio  con  Antonio  Maria  Montcmerlo  , ride  Àmbafciadori  di  vario 
cittì  , ivi  comparii  a riconofcere  il  Patriarca  • 


— La  Spada  di  Dante . In  Penezia  per  Gio . Antoni • 
F/iccolini  da  Sabbio  1534* tn 

VffrfW  Giorgio  Picelio  mòtte  il  Liburnio  tra  gl*  Ululiti  Italiani  ’d#  fuo  tempo 

che  fu  il  15}  1. 

1*37.  in  4.  hi,  U rt-  13 

vf*  Ut,  u»  Difcorfo  di  Ridolfo  Caftravilla,  nel  quale  lì  moftra  l*int» 
perfezione  della  Commedia  di  Dante  contro  al  Dia- 
logo delle  lingue  del  Varchi  • Sta  con  le  Chiofe  del 

Bui* 


/ 


Italiana  429 

Bulgarini  fopra  la  Parte  1.  della  Difefa  di  Dante  del 
Mazzoni  pag.  10 s. 

Quello  Difcorfo  , che  (il  cagione  di  gran  liti  letterarie  eontra  e in  favore 
del  Poema  di  Danti  , prima  d’ora  non  fi  fcppc  di  chi  fofl'e  • Il  Cittadini 
in  certe  fuc  note  a penna  fopra  le  Confideranioni  del  Buttarmi  fofpetta, 
che  ne  folle  autore  il  Munto  , fondato  fopra  qualche  parola  delle  fue 
Battaglie  in  difefa  dell’Italica  lingua  a capi  XX  ili.  pag.Utf.  linea  j.  ove 
dice  , parergli  Dante  ogni  altra  cofa  piuttoHo,  che  Poeta  . Ma  il  Cittadini 
«'inganna  , perche  il  CaflraviUa  rigetta  in  tutto  il  Poema  di  Dante  , la- 
dove  il  Manie  (limò  U gran  donna  di  Dante  per  la  dignitd  del  fuggetto  , 
t della  dottrina  , opponendoli  al  Varchi  in  quanto  lo  prepofe  ad  Omero 
• a Virgilio  , benché  tutti  e tre  non  avellerò  fcrirto  in  una  medefima 
lingua;  il  perchè,  fecondo  il  Munto , non  porca  farli  paragone  tra  loto. 
Che  fé  poi  gli  tolfe  in  certo  modo  la  qualità  di  Poeta  , fu  del  parer  dì 
coloro  , che  fondandola  principalmente  nella  imitanione  d’anione  , per- 
ciò la  tolfcro  anche  ad  Empedocle , ì Monandro , a Sereno],  a Lucredo , 
a Manilio  , e ad  altri  fcrittorì  di  opere  intigni  , ma  che  non  imitavano 
anioni  : c così  pure  fu  levata  anche  a Lucano  da  chi  tenne  , che  fcriveflè 
I fiorii  : e pero  Marziale  piacevolmente  fece  dire  al  mcdclimo  nel  li- 
bro xvi.  epigr.  ex  cu. 

Sunt  quidam  , qui  me  dicunl  non  effe  Poetam  , 

Ciafon  de  Norei  nella  Tua  Apologfa  eontra  il  Guarini  pag.  jp.  promette 
un  Difcorfo  per  moftrare  ; che  la  Commedia  di  Dante  fia  una  Teologia , 
ovvero  una  Filofofia  morale  iwvtrfo  nella  maniera  , che  era  la  Fìlojofia 
naturale  d’ Empedocle , e la  Filofofia  Epicurea  di  Lucrenìo  ; e non  Com. 
media  , nè  Tragedia  , nè  Satira  , nè  Poema  eroico  , nè  in  fomma  Poe  fi» 
Ariflotelica . E fegue  a dire  , che  col  levare  a Dante  il  nome  di  Poeta  , 
attribuendogli  11  nome  di  Teologo  , o di  Filofofo  morale  , non  penfa  di 
fargli  ingiuria  , ma  di  onorarlo  , effondo  fenna  dubbio  più  chiari  e illu- 
Jhi  titoli,  che  non  era  quell' altro  . E Je  pur  vorremo,  dice  egli  , concedere 
alla  fua  opera  , effondo  fatta  per  imitanione  , il  nome  di  Poema  , diremo 
infieme  con  effo  lui,  che  fio  Poema  facro,  cioè  Teologia  fatta  in  verfo.  Cho 
11  Difcorfo  del  CaflraviUa  non  abbia  che  fare  col  Munio , fi  vede  ancora 
dallo  dite,  divedo  dal  fuo  nella  maniera  e feelta  delle  voci:  e io  credo, 
che  quello  Difcorfo  non  folle  compollo  in  Italia  , ma  in  Bafilea  , perchè 
l’Autore  fcrive  nel  bel  principio  , che  trattando fi  di  J. lampare  la  Rifpofla 
del  Caflelvelro  aW  Erodano]  del  Varchi , egli  fu  ricerco  di  leggerla  , o ‘ 
dirne  U fuo  giudicio,  come  fece  in  quello  Difcorfo  . La  Correndone  di  Lo- 
dovico Caflelvelro  eontra  il  Varchi  fu  veramente  fatta  (lampare  in  Bafi- 
lea nell’anno  lf7>.  da  Giammaria  Caflelvelro  di  lui  fratello  , il  quale 
con  fua  lettera  in  data  di  Vienna  ai  x v.  di  Gennaio  di  detto  anno  , la 
dedicò  ad  Alfonfo  li.  Duca  di  Ferrara  . Chi  del  Dlfcotfo  del  Caflravil- 
la  facelfe  autore  Ortenfio  Laudi,  che  al  pari  di  Gafpero  Sdoppio,  fii  il  Pro- 
teo degli  Scrittori , ed  errante  per  varie  parti , come  fi  dira  nella  Ciaf- 
fe  vi.  capo  il.  fiorii  non  andrebbe  lunge  dal  vero . A me  Balla  di  non 
tenerlo  per  fattura  del  Mudo  . Quello  Difcorfo  andò  lungamente  in 
giro  a penna  prima  , che  il  Bulgarini  , avverfario  di  Dante  , Io  facefie 
(lampare  in  Siena  nell’  anno  1608.  Ed  eflcodp  poi  fiato  tiafmeflo  da 

. • ~ " Firen- 


BiaiioT.CL.ni. 


Battaglie 

188. 


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4JÒ  De  I I A 'E  LOQJJt  N Z A 

Ài  i r Vl'r  Filcnic  neltf71-  ài.Tranquillo  Venturell!  o\  Marconi  fuo  eoncjttadt- 
9 ulor.U.llI.  no  j perche  vcdefié  di  rifpondetgli , quedi.neiretì  Tua  di  xxrv-annil, 
in  meno  di  un  mcfc  vi  fece  il  libro  Tegnente  . 

Difcorfo  di  Giacopo  Mazzoni  in  difefa  della  Comedia 
del  divino  Poeta  Dante  [contra  il  Difcorfo  di  Ridolfo 
Caftravilla]/«  Cef'ena  per  Bartolomeo  Raverj  ifjj.iu  40 
Alcune  Conlìderazioni  di  Bellifario  Bulgarini , gen- 
tiluomo Sancfe,  fopra  il  Difcorfo  di  M.  Giacopo  Maz- 
zoni fatto  in  difefa  della  Comedia  di  Dante , e Ram- 
pato in  Cefena  l’anno  1173.  [con alcune  lettere  in 
fine]  h Siena  appreffó  Luca  Bonetti  1583.  in  40 


Vnfii  pag.  «in- 


orarlo Capponi , dipoi  Vefcovo  di  Carpentraffe  , avendo  ricevute  dal  Bui. 
garini  quelle  Confiderà  tei oni  , rifpofe  con  una  erudirà  , e lunga  lettera 
da  Vignale,  Tua  villa  in  Voltiamo  ai  XX  v.di  Gennaio  if7f . La  lettera 
non  fu  Rampata  , ma  ferbalì  originalmente  qui  in  Roma  predo  il  Signor 
Match tCe  Ateffandro  Gregorio  Capponi , mentovato  più  volte  in  quell’ 
opera  - Ella  comincia  con  quelle  parole  : L'avere  io  indugiato  cieca  un 
anno  a rispondere  . L’autore  dice  ai  elfer  legate , ma  fi  mani  feda  vetfato 
: nella  buona  letteratura  , amico  del  Taffo  , di  Maffeo  Venterò  , c del 

Sai  vi  ali  , con  cui  dice  di  aver  Ietto  il  fuo  Cemento  fopra  la  Poetica  t 
aggiungendo  ancora  » che  il  Cafìravilla  è nome  finto,  nè  fi  può  fapere 
chi  fojfè  : ed  io  per  me  , come  ho  detto  , inclino,  a darlo  per  Ortenfio 
Laudi , qualichc  egli  in  quello  fuo  Difcorfo  abbia  voluto  llcndcre  un 
t nuovo  Paradoffo  da  poterli  aggiungere  agli  altri  fuoi  xxx.  già  Ram- 
patiche  nell'  all'unto  , e nella  dettatura  mi  pajono  in  tutto  limili  a 
quello  , cficndovene  contra  Arinotele  , Cicerone  e ’l  Boccaccio  : e uno 
ve  ne  maneava  contro  a Dante  , benché  per  altro  il  prctefo  Cajlravitla  , 
chiami  col  nome  di  Paradojji  i divifamenti  del  Varchi  in  favore  di 
Dante . Contra  lui  pure  fetide  Antonio  Altoviti  Arcivcfcovo  di  Firen- 
ic , mentovato  dal  Signor  Canonico  Salvini  • 

Il  Bulgarini  fenra  prenderli  foggeiiotie  , che  i fogli  del  Capponi  fodero 
ferirti  a penna  , rifpofe  ai  medelimi  in  iflampa  , la  qual  coli  non  li  fa, 
come  piacque  al  Capponi  . Il  titolo  del  libro  del  Bulgarini  , in  bello  e 
particolar  carattere  corlivo  , come  gli  altri  dello  dampator  Bonetti  , 
che  fu  da  lui  dedicato  a Carlo  Emanuello  Duca  di  Savoja  , fi  è quedo  : 


Repliche  di  Bellifario  Bulgarini  alle  Rifpoftedel  Signo- 
re Orazio  Capponi  fopra  le  prime  cinque  Particel- 
le delle  fue  Confiderazioni  interno  al  Difcorfo  di 
M.  Giacopo  Mazzoni,  compofto  in  difefa  della  Go- 
media  di  Dante  [ con  Rifpoftc  particolari  al  Zoppio  » 
e con  la  Replica  alla  Rifpofta  di  lui  alle  Oppofizioni 
Sancii  ] In  Siena  appre/Tu  Luca  Bouejii  1 j8j.  it>  4°  - 

Della 


% 


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Italiana  431 

Della  Difefa  della  Comedia  di  Dante , diftinta  invìi.  b,,i.,oT.ci..jii. 
libri , nella  quale  fi  rifponde  alle  oppofizioni , fatte 
[ da  Bellifario  Bulgarini]  al  Difcorfo  di  M.  Jacopo 
Mazzoni , e fi  tratta  pienamente  dell’Arte  poetica  » 
e di  molte  altre  cofe , pertenenti  alla  Filofofia , e alle 
belle  Lettere , Parte  1.  che  contiene  i primi  11I.  libri , 
con  due  tavole  copiofifiìme . In  Cefena  per  Bartolo- 
meo Rover}  1587.  iu  40  edizione  1. 

Il  libro  c dedicato  da  Tucìo  dal  Cerne  al  Cardinal  Ferdinando  de  Medici  , 
che  fu  poi  Granduca  di  Tofcana  , prime  di  quello  nome  : e Torte  affer- 
ma di  avere  ajutato  il  Mazzoni  a fcrivcre  il  libro  di  fua  propria  mano 
più  d'iena  volta  nell’  atto  , che  il  Matuconi  l’andava  componendo  , il 
quale  era  dotato  di  si  gran  memoria  , che  (dea  citare  ffejjo  gli  autori  a 
mente  fenica  veder  di  nuovo  quello,  che  diceano  . Cosi  egli  medesimo 
alierifce  nella  prefazione  alle  fue  Ragioni  contra  il  Patrie.] . In  quell’ al- 
tra modella  fua  prefazione  G narra  l’illoria  della  controverlia  Dantcfca, 
affermandoli  , avet  voluto  il  Marconi , che  U fuo  libro  per  le  colè 
Teologiche  folle  prima  efaminato  in  Roma  da  qualche  Teologo  della 
fàcra  Congregazione  dell’  Indice  , al  che  con  gran  piacer  fuo  fu  depu- 
tato Francefco  Pegna  , infigne  Prelato  Spaenuolo  , e Auditore  della 
Ruota  Romana  • Il  Matuconi  in  quella  Difefa  pag.  717.  cita  i fuoi  Co- 
ntentar j del  Fedone  Dialogo  di  Platone  , non  mai  pubblicati . 

— Della  Difefa  della  Comedia  di  Dante  , diftinta  in 
libri  vn.  Parte  il.  che  contiene  i libri  iv.  i quali  fé- 
gu ono  la  Parte  1.  In  Cefena  per  Severo  Verdoni  itf8g. 
in  40 

Quella  Parte  il.  che  fu  tratta  dall’  originale  della  Biblioteca  Barberina  , 
benché  ciò  fi  taccia,  nella  pulizia  ed  efattezza  non  corrifponde  alla  Par- 
ttn  della  edizione  t.  nella  qtlale  con  maraviglia  degl'  intendenti  il 
Maniconi  fu  in  tutto  ben  fervito  nella  qualità  de’  caratteri  Greci  e Lati- 
ni eflendo  forfè  quello  libro  fiato  il  primo  dopo  il  ritrovamento  della  - 
Rampa  a vederli  in  bel  carattere  tondo, e con  le  dillinzioni  in  corjho  de* 
palli  allegati  . 

......  1 v\  ... . 

Rifpofta  di  Francefco  Patrizi  a due  oppofizioni , fatte- 
gli dal  Signor  Giacopo  Mazzoni . In  Ferrara  per  Vit- 
torio Baldrui  i 587.  iu  40 

Difcorfo  d^acopo  Mazzoni  intorno  alla  Rifpofta  e al- 
le oppofizioni,  fattegli  dal  Signor  Francefco  Patri- 
cio,  pertenente  alla  Storia  del  Poema  di  Dafni,  o 
Litierfà  di  Soliteo , Poeta  della  Pleiade . In  Cefena 
per  Bartolomeo  Raverj  1587.  «4° 
i’..„  '*  '*  Difefa 


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Bhiliot.Cl.U1. 


pinurttheti  il.  mm. 
Tn. 

Litro  111.  fag.  rpj. 

P^.  71. 74.77.  7J. 
F7«  . 


433  Della  Eloquenza 

Difefa  di  Franccfco  Patrizi  dalle  Cento  accufe  dategli 
dal  Signor  Jacopo  Mazzoni.  In  Ferrara  per  Vittorio 
Baldini  1*87.  *»  40 

Ragioni  delle  cofe  dette , e di  alcune  autorità  citate  da 
Jacopo  Mazzoni  nel  Difcorfo  della  Storia  del  Poe- 
ma di  Dafni  o Litierfadi  Sofiteo  . lu  Cefeua  per  Bar- 
tolomeo Rover j 1587.  in  40 

A quelli  libri , rotti  ufciti  in  un  inno  , diede  oceilione  la  Parte  1.  della 
Ditela  di  Dame  > per  aver  quivi  il  jltiuni  con  ornila  femplicità  con. 
tradetto  In  un  luogo  foto  in  due  cofe  al  Patrie.)  , il  qual  poi  nella  Rifpofìa 
gli  oppofe  xxv.  errori  per  avergliene  opporti  due  foli . Il  Cavaiicr  Sal- 
viati , e Fulvio  Teo/ili  Vefeovo  di  Forlì  , intremefli  per  aggiuflare  la 
controvcrlìa  letteraria  tra  quelli  dne  valentuomini  J non  fu  calo  j che 
vi  riufeiflero  , come  li  trae  dal  Patrie.)  neHa  Difefa  , e dal  Maee.oui 
ancora  nelle  prefazioni  al  Difcorfo  , e a quelle  Ragioni  , dove  oflerva 
pure  l'imprefa  nuova  , polla  dal  Patriejfm  fronte  alla  fua  Difefa  con  la 
Prudeneu  , che  ha  lo  fpecchio  in  mano  col  motto  : Prudentia  negotium  • 
non  fortuna  duca t : e fi  lagna  della  pertinacia  mflelTìbile  e offenlìva  dell* 
àvrerfario  > troppo  dato  alla  fofirtiea  e litiglofa  dialettica  , che  nulla 
infegna  , fuorché  a non  mal  cedere  al  vero  , a cui  però  quella  volta 
fu  dal  Maejconi  affretto  a cedere  . 

Ragionamenti  del  Signor  Jeronimo  Zoppio  [contra  le 
ConCderazioni  di  Bellifario  Bulgarini  ] in  difefa  di 
Dante  e del  Petrarca.  In  Bologna  per  Giovanni  Raffi 
J y 83.  »'»4° 

- — 1 Rifpofta  di  M.  Jeronimo  Zoppio  alle  Oppofizioni 
Sanefi{  fatte  da  Diomede  Borghefi  ] a'fuoi  Ragiona- 
menti in  difefa  ;di  Dante . In  Fermo  per  Sertorio  de * 
Monti  JfSf.  in 40 

■ - - Particelle  poetiche  fopra  Dante,  difputate  da  Je- 
ronimo Zoppio  Bolognefc  [ contra  quelle  di  Bellifa^ 
rio  Bulgarini  ] In  Bologna  per  Alejfandro  Benacci 
iy87.i»4° 

— — La  Poetica  fopra  Dante  di  M.  Jeronimo  Zoppio 
[pubblicata  da  Melchiorre  fuo  figliuolo  ] In  Bologna 
per  Alejf andrò  Benacci  1 ;8p.  in  4® 

Quello  Girolamo  Zoppio  -,  detto  mela  mente  Zobbio  dall*  Eritreo  , fu  Padre 
di  Melchiorre  , nitro  fcrittor  Bolognefe  , e volle  chiamarli  Jeronimo  » 
come  il  Mueio  , il  quale  ne  die  le  ragioni  orile  fue  Lettere  civili  • Fu 
profetTore  dell'  Etica  nel  pubblico  Studio  di  Macerata  : e ne’  Tuoi 
Ragionamenti , come  già  aulico  del  Parchi»  fparla  del  MueJo , dianzi 

ma  «7 


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Italiana  433 

•mancato  di  vita  , e che  più  di  lai  , e prima  di  luì , ficeome  pilefa  nella  — — 

Poetica,  fu  amico  c (limatore  del  Varchi  , arrivando  il tZoppto  fino  a di-  I*1  bliot.Ci.III. 
re  , che  il  Cailclvetro  fu  maggiore  del  Mutuo  , il  di  autorità  , come  di 
lettere  , e che  elio  Zoppio  in  tante  occaGoni  , avute  in  Vcneoia  , in  Ro- 
ma , e alla  Corte  di  Urbino  di  comofcerlo  , non  fé  n’era  curato  • Ma 
blfogna  , che  al  Zoppio  foflè  rimproverata  sì  fatta  manieraci  fetivere  ; 
perocché  nella  già  detta  Rijpofla  Tene  difdicc  ; benché  il  faccia  con 
magra  e inGpida  fcufa  • Però  contra  il  Zoppio  , e a favore  del  Mutuo , 
può  badare  il  fentimento  di  Lodovico  Botonio  con  quello  del  Bulgaria i -,  D'f'fe png,  u3. 1 14. 
ed  è , che  il  Muoio  in  tutto  nc  Teppe  a Dai  più  del  Zoppio  . In  anni  e in 
lettere  egli  fu  Gngolare  : e oltre  al/edere  dato  in  pregio  alle  Corti  de* 

Principi  del  Tuo  tempo  , e tnaedro  e governatore  del  penultimo  Duca 
d’Drbino  Francefco  Maria  II.  della  Rovere , egli  fu  invitco  c gran  di- 
fenf ore  della  cattolica  Religione  contra  i defertori  e ribelli  della  mede-  . . 

Gma  , cofa  di  tale  importanza  , che  le  die  opere  in  quello  particolare 
furono  approvate  da  una  continuata  fucce/pone  di fei  Romani  Pontefici , 
cioè  da  Paolo  e da  Giulio  III.  Marcello  II.  Paolo  IV.  Pio  IV.  e dal  pre- 
fente  fantiffimo  PioV . come  fetive  egli  (ledi»  in  dedicate  al  Cardinale 
AlcG'andrino  il  dio  Coro  pontificale  ; onde  almeno  per  quedo  gli  G dove- 
va un  poco  di  rilpetto  anche  dal  Zoppio  . Ma  fe  diamo  a lui  fede  , il 
Muoio  non  fapea  nè  men  di  latino  , cofa  ignota  a tanti  apodati  , da  efl’o 
impugnati  -,  perchè  forfè  le  die  opere  volgari  poteano  fard  da  chi  non 
fapea  di  latino  , e il  libro  latino  de  Romana  Ecclefia  non  è forfè  del 
Muoio  ; il  quale  G gloria  di  edere  daco  difcepolo  di  Raffaello  Regio  , 
e di  Batifìa  Egnaoio  , gran  profed'ori  di  lettere  Greche  e Latine  , nelle 
quali  il  Muoio  fu  peritiamo  , c ancor  nell'  Ebraiche  non  meno,  che  in  ttettrr  CattoVrht 
tutte  le  difcipline  umane  e divine  • E per  conofccrlo  bada  veder  le  Tue  Ii4.ui.  243. 
opere,  annoverate  da  lui  dedb,  e da  Niccolò  Manovali  nella  Defcrioione  j\,. 
deU'lflrìa,  il  quale  però  sbaglia  in 'farlo  morto  di  $4.  anni , quando  fu- 
rono 8o..folamente  . Ma  il  Zoppio  è sì  pronto  a calunniare  il  Muoio  , Chetila  /opra  Dento 
che  pad'a  a farlo  autore  anche  di  motti  in  ludibrio'di  Dante  , i quali  fo-  P*h‘  *• a* 
no  del  Caflravilla,  e non  del  Muoio,  di  cui  verrà  in  acconcio  di  riparlare  Dlfnifo  del  Cepre- 
altrove  . Maniera  propria  del,  folo  Zoppio  G fu  tnedefimamente  il  dare  ri,,t  t‘’S'  >M- 
il  nome  di  Oppofìnioni  Sanefi  a una  breve  lettera  di  Diomede  Borgbefi , 
come  fe  a farla,  e fopta  cofe  vi  libili,  e comprefe  in  poco  più  di  due  pa- 
gine, vi  avelie  cofpitato  inficine  tutta  la  citta  di  Siena  . Il  Bulgaria i me- 
ritevole di  ugual  plaufo  G farebbe  modrato,fe  avelie  vantato  ancor  egli 
di  fcrivete  contra  i Ragionamenti , ole  Particelle  poetiche  Bologneji  in 
vece  di  efpritnere  , di  Girolamo  Zoppio  • 

Breve  & ìngeniofo  Difcorfo  [ oppofto  a quello  del  Maz- 
zoni in  confutazione  dell’  altro  del  Caflravilla]  con- 
tra l’opera  di  Dante , di  Monf.  Alefl'andro  Carierò . 

In  Padova  per  Paolo  Mejetto  1 j 81.  tu  40 

Apologia  di  Monf.  Aleflàndro  Carierò  Padovano 

contro  le  imputazioni  del  Signor  Bclifario  Bulgarini 
Sanefe.  Palinodia  del  medefimo  Carierò , nella  quale 
<ì  dimoftra  l’eccellenza  del  Poema  di  Dante . I»  Pa- 
dova per  Paolo  Me  jet  ti  1/84.  #>4° 

Iìi  II 


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1 


Bi  buot.Cl.III. 
Elogiato. I.  36*» 


/*J£. 

9V 

Diftft  pag.su 
Anti di frorfo  p>\&» 

lì* 


>#  iir/rrAjy.ii/  Msrtiaì» 
Libili.  tfi£r»lvltl* 

f'j-  ?«• 


434  Della  Eioquinza 

Il  Bulgari*!  nelle  fuo  Di/e/e  contri  11  Carierò  ( in  latino  Carrerimt , alme- 
no predo  il  Vefcovo  Tommajini  ) non  Iafciò  cafcare  io  terra  la  voce 
ingeniofo  per  ingegnofo  , ufita  dal  Carierà  , nè  il  titolo  di  Monftgnort  , 
proprio  dei  foli  Prelati , e non  de’  fempliei  Preti , quale  era  il  Carter»  , 
Gentiluomo  Padovano  . Vero  è , che  in  quelle  parti  per  abufo  volgare 
talvolta  tuoi  datG  quel  titolo  a fempliei  EcclefiaAici , benché  non  fie- 
no Prelati-,  ma  ciò  per  quello  non  lafcia.di  edere  abufo  a tal  fegno,  che 
la  plebe  non  fiiol  dare  a’  Prelati  il  titolo  di  Moafignore  per  tema  di  of- 
fendergli con  un  vocabolo.che  crede  proprio  de’  foli  Preti,  vedendolo  a 
quelli  accomunato  . Il  Carierà  , autore  di  altre  opere  , ma  latine,  dopo 
avere  in  quclto  fuo  Difcorfo  impugnata  la  Commedia  di  Dante  , fe  ne 
difdide  nella  Palinodia  , imitando  Stefieoro  , che  orò  prima  in  biad- 
ino , e poi  in  lode  di  Eletta  . E perchè  il  Bulgaria,  in  principio  e io  fine 
delle  fue  Confiderat-ioni , e poi  ancora  nelle  Difefe  e altrove  lo  tacciò 
di  plagiari 0 , quafichè  fi  folle  approfittato  di  ede,  a lui  moArate  in  Sie- 
na , prima  che  fi  (lampafièro  , il  Carierò  non  fidamente  fc  ne  difèfe  con 
l ‘Apologia  \ ma  con  la  Palinodia  ritrattò  il  fuo  Difcorfo  , buttandoli 
dalla  parte  dei  difenfori  di  Dante.e  inoltrando  con  fedi  autentiche,  polle 
in  fine  dell’ /f /»(<>.{  ù»,  e della  Palinodia,  di  avor  compollo  ii  fuo  Difcorfa 
nel  1777.  due  anni  prima  di  andare  a Siena  con  Brancefco  Piccoltmìni  , 
pubblico  profe libre  di  Filofolia  nello  Audio  di  Padova  , il  che  Iti  nel 
IJ7».  In  fatti  non  par  vetifimile  , che  in  tal  materia  con  la  femplice 
villa  di  un  opera , fenta  involar  le  parole  , fi  podi  rubarne  i pender!  , 
ancorché  ordinarj , e per  altro  comuni  j poiché  il  Bulgaria i intende  di 
queAi  foli  , e non  del  materiale  del  libro  : nè  al  certo  le  cofe  del  Ca- 
rierò fon  tali  , che  a lai  potè  , qualunque  egli  fi  folli  , non  poteflito  ve- 
nire in  mente  non  meno  , «he  al  Bulgaria i , efiindo  faifo  quanto  luppo- 
li V Eritreo  , ehe  egli  camalli  la  Palinodia  del  plagio  , fatto  al  Bulgarì- 
ni , quando  per  lo  contrario  eoo  V Apologia  G difefe  da  queAa  aceufa  ; 
e non  fece  altro  co*  la  Palinodia  , che  ritrattarli  di  aver  biaGmato 
Dante,  e non  gii  di  eflirfi  furtivamente  appropriate  le  cofe  del  Bulgari- 
ai  . Laonde  per  qneAo  capo  della  fola  conformitd  d' opinione  » per  dirlo 
con  la  formola  , ufata  dal  Bulgaria,  nella  lettera,  con  cui  dedica  le  Con- 
fideraùonì  al  Cardinal  Luigi  da  EAe  , à cui  Umilmente  il  Carierò  avea 
dedicate’  le  tre  fue  fatiche  , queAi  con  tutte  le  grandi  Indiente  , più 
volte  inculcate  dall'  avverfario , non  dovrebbe  aver  luogo  nel  libro  de 
Plagio  literario  di  Jacopo  Jommaji» , nelle  due  Dificrtazioni  de  Furibut 
librarii t di  Tommafo  Crealo , o nel  Catalogo  de’  Plagiari  d>  T e odoro 
Almeloveenìo,  aecrcfciuto  da  Arrigo  SippenHei*  . Quell'onore  può  rifer- 
barfi  a qualchedun  altro  , plagiario  non  meno  delle  o nervazioni  udite 
ne'  difeorfi  , che  lette  negli  fentti  : e di  tale  può  dirli,  come  dilli  Pietro 
Scriverlo  di  Loro  ma  Ramire  a,  plagiario  dello  Scaligero  : diflimulat  qui 
ad  vsrbum  inde  omnia  exterpfit . Seguono  altri  libri  del  Btdgarìni , fe- 
condo l’ordine  cronologico  delle  loro  impreflioni  - 

— — Difefe  di  Bellifario  Bulgarini  in  rifpofta  all’Apo- 
logià c Paliuodia  di  Monfig.  Alcflandro  Carierò  Pa- 
dovano , c alcune  lettere  paliate  tra  ’l  Signor  Lodovi- 
co Botonio,  nell’Accademia  dcgl’lnfcnfàti  di  Perugia 

detto 


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Italiana  4$j 

detto  l’Agitato , e il  medefimo  Bellifario  per  Tocca-  bibuot.CiJiÌ. 
fione  della  controverfia , nata  fra  eflo  Bulgarino , il 
• Signor  Jeronimo  Zoppio , il  fopradetto  Carierò  , e il 
Signor  Jacopo  Mazzoni  , decorrendoli  intorno  alla 
Commedia  di  Dante.  In  Siena  appreJJ'o  Luta  Bonetti 
i j88.  in  40 

— .Riprove  delle  Particelle  poetiche  fopra  Dante  , 
difputatc  dal  Signor  Jeronimo  Zoppio  Bologncfe,  per 
Bellifario  Bulgarini  ferine  nell’idioma  Tofcano  di 
Siena.  In  Siena  nella /lamperia  di  Luca  Bonetti  1601. 
in  40 

■ Annotazioni , ovvero  Chiofc  marginali  di  Belli- 

fario Bulgarini  l’Aperto  Accademico  Intronato  , fo- 
pra la  prima  Parte  della  Difefa,  fatta  da  M.  Jacopo 
Mazzoni  per  la  Commedia  di  Dante  Alighieri , com- 
pilate nell’  idioma  Tofcano  Sanefe  , all’  Illuftrilfima 
ed  Eccellentiflìma  Accademia  Veneziana  dedicate, 
aggiuntovi  il  Difcorfo  di  M.  Ridolfo  Caftravil  la  fo- 
pra la  medefima  Commedia  [ con  lettere  pallate  fra 
il  Mazzoni , e il  Bulgarini , una  fua  giuftificazione 
contra  l’Orazione  di  Pier  Segni  in  morte  del  Mazzo- 
ni ] ed  infkme  il  racconto  delle  materie  più  notabili 
di  tutta  l’opera  [ compofto  da  Orazio  Lombardelli , 
il  quale  dopo  averlo  terminato , fe  ne  morì  ] In  Siena 
appreJJ'o  Luca  Bonetti  1608.  in  4.0 

Nel  frontilpitio  di  quello  libro  lì  veggono  tre  filare  , in  doppio  ordine 
difpode  3 di  più  mortaletti  > o cannoncini  in  arto  di  fpararlì . col  motto 
fopra  : bine  su  oliere  molti  ; ladove  il  Bulgarini  negli  altri  Tuoi  libri 
avea  polla  un  Aquila  fopra  il  nido  con  un  fallo  nell'  artiglio  deliro  io- 
contro  al  vento  contrario  , e col  motto  : munii  • 

— — Antidifcorfo,  ragioni  di  Bellifario  Bulgarini  Sa- 
nefe , l’Aperto  Accademico  Intronato  , in  rifpofta  al 
primo  difcorfo  fopra  Dante , fcritto  a penna  fotto  fìn- 
to nome  di  M.  Sperone  Speroni . In  Siena  appreJJ'o  il 
Bonetti  1616.  in  4.0 

Al  Bulgarini  , caduto  apopletico  , e in  età  decrepita  , eflcndo  portato  il 

Difcorfo  da  un  Frate  , venuto  da  Milano  , egli  qui  lo  confuta  , ma  fenza  Pag.  -• 
ftaniparlo  ; onde  non  polliamo  dar  ghidicio  di  detto  Difcorfo , per  al- 
tro lapcodoli  J che  lo  Sfoconi  , allora  già  morto  , fu  grande  ammira- 
. 1 i i a tote , 


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Bi-bliot.Cl.IH. 


4 $6  Della  Eloquenza 

iore  , e Gimatore'di  Dante  nc’  fuoi  Dinieghi  . Il  Bulgaria!  pag.  yj.  ^ 
e altrove  fa  autore  del  Dijcorfo  il  Carierò  , e non  lo  Speroni  : e pag.  49. 
mette  per  lodatoti  e difenditi  d!  Dante  » Diomede  Borgbefi , e Celfo 
Cittadini  Sane  lì  , Tuoi  amici . 

Fin  qui  le  guerre  l’opra  Dante . Se  mi  li  chiedefle  qual  male  glie  ne  venne 
per  quello,  dachè  l'Eritreo  ne  afl’cgna  la  vittoria  al  Bulgarini,certaminit 
vilior  difcefft , G potrebbe  rifpondere  , che  Dante  rimaTe  Dante , quale 
era  prima  . Qui  per  ifcarico  delle  proraede  date  , G dovrebbe  proporre 
11  difegno  di  una  nuova  edizione  del  dio  Poema  ; onde  per  non  proce- 
dere in  infinito  , quello  G fari  brevemente  al  polGbllc  . 


'Difegno  per  una  nuova  edizione  dei  Poema  di  Dante. 

QUella  nuova  edizione  dovrebbe  fatfi  in  bello  e pulito  carattere 
tondo 3 gittato  in  buone  madri,  e non  frullo,  uè  fporco,  nc  ufato,  nè 
- Tenta  {palla;  e non  già  in  corfivo,  o aldino  , detto  ancora  Italico,  il 
quale  per  edere  da  qualche  fècolo,  e non  Tenta  ragione,  allatto  difmeflo 
nel  corpo  intero  e continuato  de'  libri , e perciò  l'occhio  non  efl’cndovi 
più  avvetto , pare  , clic  venga  a patire  in  leggere  qualunque  opera  , fe- 
guentemeote  Rampata  in  tal  carattere,  puramente  corfivo-.  e di  quello  gii 
parlammo  addietro  . Dunque  la  nuova  edizione  di  un  ficuro  e ottimo 
tello  di  Dante  in  Torma  di  quarto  , e a fomiglianza  di  alcuna  delle  mi- 
gliori editioni  , ufeìte  per  ufo  del  Delfino  di  Francia  , dovrebbe  farfi 
con  incblodco  di  buona  tinta  , e in  carta  di  corpo  confidente  , e per- 
fettamente biauca  , con  bel  margine  da  ogni  lato , e conforme  alla  di- 
TpoGtionc  e al  fedo  dei  Canti  del  Poema  , ciafeuno  de'  quali , con  avere 
innanti  il  Tuo  argomento  , prefo  dalla  editione  i.  del  Dolce  , G dovreb- 
be cominciare  Tu  alto,  e Tempre  in  principio  di  pagina  col  porvi  nel  vano 
fupetiore  il  titolo  di  ciafcuna  delle  tre  Cantiche,  come  dire:  Della  Com- 
media di  Dante  , 1‘  Inferno  , il  Purgatorio  , e U Paradifo  , e fuori  nel 
margine  il  Canto  col  Tuo  numero  , per  agevolare  il  ritrovamento  di 
quanto  a un  biTogno  G ricercafl'e  , non  elTendo  neceflario  il  numerare 
anche  i verfi  , per  non  edere  i Canti  ordinariamente  lì  lunghi  , che  non 
G polla  a un  tratto  rinvenire  quanto  vi  G braraafl’e  cercare  . Che  Te  poi 
G voltile  in  fine  di  ciaTchedun  Canto  Raggiungere  l’allegoria,  prelà  pure 
da  quelle  del  Dolce  , quello  non  farebbe  mal  Tatto  , effondo  elle  brevi . 
In  queda  nuova  edizione  , la  quale  per  maggior  comodo  G dovrebbe  fare 
in  un  fol  tomo  , come  realmente  richiede  il  Poema  , che  è un  Tolo  , giù 
bado  appiè  di  ciafcuna/accia  , o pagina  , in  bel  carattere  , e didimo  da 
quello  del  tedo  del  Poema  , fi  potrebbono  difporre  le  note  co’  richiami 
in  numeri  piccoli  , non  Gaio  inferiti  a*  lor  luoghi  nel  tedo  , ma  poi  an- 
che tirati  fuora  nel  margine  a dirittura  , diligenza  uTata  dal  Padre  Ma- 
biUone  , per  non  avere  a penare  in  cercar  dove  vadano  a riferirG  i nu- 
meri di  effe  fiere  brevi,  ncceffarie  , e relative  ai  palli  di  Dante,  i quali  le 
richledefliero  per  letteraria  fpiegazlooe  del  tedo,  riguardando  la  grama- 
tica  , la  favella  , l fenfì , l'cfpreffioni  , le  voci  , 1 termini , e le  frali 
antiquate  , e le  più  notabili , le  co  Te  idoriche  , i coltami  dei  tempo  , e 
le  dottrine  ofeure  , o recondite  ; ma  il  tutto  in  Torma  tcRuale  , breve  , 
a fenza  ingombrare  il  margine  ; polche  i lunghi  coment!  piuttodo  aa- 

■ebbig- 


t 


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Italiana  '437 

debbiano  di  quello  , che  ilIuAiino  i tetti  , come  fanno  i periti  : per  lo  - 

che  fare  j oltre  all’ cfame  del  tetto  , fervirebbe  non  poco  il  confulcare  aitor.Ct.Ili. 
con  fenno  e fpogliare  i varj  inteiprcti , fpofitori  e difcnfori  di  tutto  , 

0 di  parte  del  Poema  di  Dante  , non  Colo  Rampati  , Ina  non  iflampaii , t 
fopra  gli  alni , che  non  fon  pochi , Pietro  di  lui  figliuolo  , che  fu  il  pri- 
mo  a illuttrarlol  in /arine  con  dirlo,  Commentum  juper  tribut  Comadii  t 
Danti t Aligberii . Un  altro  Dante  , tradotto  ad  literam  in  latino  , e co* 
mentito  pure  in  latino  da  Giovanni  da  Seravalle  Frate  Minore  della 
dioccfi  di  Rimino  , e Vefcovo  e Principe  di  Fermo  , fi  trova  a penna 
pretto  il  Signor  Marcbefe  Capponi  » fatica,  da  quel  Prelato  compotta 
nel  1416.  mentre  fi  ritrovava  al  Concilio  di  Coflaneat , e ciò  a richieda 
di  Amadeo  da  Salurcuo  Cardinal  Diacono  di  santa  Maria  nuova  , di  Nic- 
coli Buivit  Vefcovo  Satonienfe  e Vellenfe  ,'  e di  Roberto  Alane  Vefcovo 
Sareiberienfe  , amendue  Inglcfi . In  quelle  note  bifognerebbe  vedere  di 

coonettare  con  qualche  buon  fenfo  i luoghi , che  pofiono  averne  medie.  ^ 

ro,con  ricordarli, che  liamo  Cattolici,  e che  dopo  l’età  di  Dante  foprav- 
vennero  le  turbolente  Cunette  dcll’ercfie,  che  talvolta  hanno  fatto  pren- 
dere maligna  pittura  dall’autorità  di  Dante , contra  la  fua  intenzione  , 

«omejpottiamo  ragionevolmente  fuppotre.  Sarebbe  flato  mio  penderò 
di  dar  qui  , come  per  faggio  di  quella  nuova  edizione  , il  Canto  I.  dell' 

Inferno  , letteralmente  , e brevemente  fpiegato  dal  Giambullari  , ma  il 
tiraot  di  non  date  in  lunghezze  , me  ne  difvia  : e ciò  pure  mi  fa  trala- 
feiare  altre  cofe  • 

Nel  line  di  tale  edizione  fi  potrebbe  fenza  verbofo  cicaleccio  difporre  un 
folo  Indice , o Tavola  generale  in  forma  di  Glojfario  , limile  a quello  di 
Federigo  Vbaldini  ai  Documenti  del  Barberino  , e all’altro  di  Mondgnor 
Giovanni  Pignoli  al  tomo  I*  del  fuo  Anali  a fio  , o Libro  pontificale , di 
cui  afpettiamo  il  fecondo  > In  quello  Indice  li  dovrebbe  incorporare 
tutto  quello  , che  partitamente  fi  condenfa  in  più  Indici , Imitando  an- 
cora con  miglioramento  quel  famofo  Virgiliano  di  Niccoli  Eritreo  , per 
non  foggettare  il  lettore  a cercare  in  più  luoghi  quel  tanto  , che  potreb- 
be trovare  in  un  folo  . Meritcrcbbono  ancora  di  efler  confiderai!  , il 
Borgbini  nelle  fue  Cbiofe  alle  Novelle  antiche  , e al  Decamerone , l'Alun- 
no pure  ne’  due  Indici  , al  Decamerone  , e al  Petrarca  dell’  edizione  il* 
un  mio  Amico  nella  Tavola  al  volgarizzamento  de’  Gradi  , attribuiti  a 
san  Girolamo  , e il  Ducange  nel  fuo  Glojfario  all’  Ittoria  , fetitta  in  an- 
tica lingua  Francefe  da  Goffredo  Pillarduino . Non  fi  vorrebbe  , che  in 
quello  Indice  E ftudlaflc  troppo  di  qualificare,e  decidete,  nc  di  fpiegare 
le  cofe  trite  ; ma  folamente  quelle  , che  ne  hanno  bifogno  ; non  cnttate 
a chiamar  nobilijjìme  le  città,  e le  famiglie  , già  note  per  tali  ; non  ufac 
da  pet  tutto  le  voci  bellifjime , notiffime  ,famofifjime  , prudtntiffime  , va- 
lorofiffime  , onoratijjime  , empiendo  cosi  di  vani  fuperiativi  le  carte  • 

Quando  fi  dice  Ipclito  , fi  dovrebbe  aggiunger  cosi  : e ancora  Ippolito  . 

Alla  parola  Dionigi , batterebbe  aggiungere  : detto  l" Areopagita  , antico 
fcriltore  ecclefiaflico  ; ballando  qui  dare  un  cenno  a chi  intende  ; mentre 
ad  altri  non  bafterebbono  i libri  interi.  Alla  parola  Tagliamento , fi  po- 
trebbe dire  : Fiume , che  divide  pel  mexjco  il  paefe  del  Friuli,  [olito  perdi 
denominar fi  con  te  formolo  : di  Id,  e di  qua  del  Tagliamento  . In  fomma 
fi  vorrebbe  , che  in  quello  Indice  non  fi  affettane  di  voler  troppo  fare 

1 dottori , ma  folo  fpiegare  le  cole  , poco  intefe  • Nella  ripulitura  del 

teli* 


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Bmior.CL.in. 


Epijl.  irxxtr.  fi 

UÓJ. 


Jofrriptionej  Etrw 

■ ri * re.  I.  fi',  j 1 1. 


438  D ELBA  E L 0 Q_V  ENZA 

redo  non  vocrei  bofehi  di  accenti,  di  virgole,  e di  apollrofi  , fovtrch'a- 
niente  dinari  ; ma  co  fé  Ppedite  , lifee  , andanti  , e naturali  , dachè  tal- 
volta molte  di  quelle  diligenze  fogliono  ufard  nel  leggere  piti,  che  nello 
fcrivere  : ed  è bene  ancora  il  penfare  a facilitarne  per  gli  ederi  la  com- 
prendone , fenza  difficultarla  con  sì  fatte  minuzie  . GiulioCefare  Scali- 
gero in  poco  accenna  il  rutto  , parlando  di  fare  dampare  certi  Puoi  verd 
latini  : per  le  caftigali  edantur  ; fed  ha , ut  He  quid  lima  defederete  in 
editione  ipfa  . Punita  vero  libi  commendo,  quorum  rationem  adeo  ntceffa- 
riam  duco  , ul  W illuferiorem  ferri  eralionem  pulem  , hoh  folum  /eufemia, 
diftingui . Così  mededmamente,  per  non  replicare  rana  la  Commedia  di 
Dante  nel  Rimario  di  Carlo  Noci  , gii  fatto  per  renerd  da  se  a parte  , e 
non  unito  al  Poema  , edo  Rimario  d potrebbe  con  aggiudaca  didribu- 
tlono  ridurre  folamente  alle  ultime  voci  di  clafchedun  verPo  per  diftin- 
aione  di  uno  dall’  altro  , lafclando  poi  nel  loro  edere  in  margine  le  ci- 
tazioni dei  Canti  per  guidi  in  ogni  occorrenza  di  rifcontrargll  : e d 
dovrebbe  avvertire  di  non  mai  cominciare  in  tale  ordine  di  alfabeto  da- 
gli articoli,  nc  da'  pronomi,  come  da,  il,  lo,  la,  quefeo,  quello,  uno,  tale, 
quale,  non  potendo  dmili  voci  Pervire  d'indizio  per  trovare  la  eofa  cer- 
cata . Per  motivo  poi  di  Ppeditezza  maggiore,  il  tutto  dovrebbe  rifcrird 
alle  pagine  del  Poema , e non  alle  Camicie  , nè  ai  Cauli , nè  al  vtrfe  del 
mededmo  , che  c eofa  troppo  ePquidra  . Il  Signore  Anloufrancefco  Goti 
nella  prima  delle  fue  famole  opere  mentovando  un  nuovo  Rimario  di 
Dante,  gli  lavorato  da  un  Può  amico , a quello  d potrebbe  penfare. 
Tale  infuftanza  è il  penderò  e la  direzione  , che  potrebbe  renerd  in 
quella  nuova  imprellione  della  Commedia  di  Dante  con  farle  precedere 
mia  prefazione  ìflruttiva  , ma  aon  verboPa  ,'eioè  che  fofle  men  piena  di 
parole  , che  di  cole  , e da  fard  dopo  Rampato  il  compitilo  dell'  opera 
per  efprimervì  accuratamente  tutto  11  necelTario  , e ciò  con  un  titolo  e 
frontiPpizio  Pemplice,  e non  affollato  da  lunga,  e nojofa  non  meno , che 
ricercata  rimembranza  di  troppi  particolari  , ivi  poco  importanti  ; con 
libertà  poi  di  Dcnderd  In  dnefopra  quelli , che  non  potettero  aver  luo- 
go nelle  note  • Quello  però  dovrebbe  fard  con  attinenza  di  perfone  in- 
tendenti , e verfate  non  tanto  nella  corrente  favella  natia  , quanto  in 
quella  comune  de’  letterati  , e de’  libri  : le  auali  perfone  non  fogliono 
mancite  nella  Ciltd  di  Firenze . Che  Pepo!  fi  penfafle  a ornare  ogni 
Canto  di  dgure  intagliate  in  rame , conformi  a quella  di  un  codice 
Vaticano  , già  de'  Duchi  d’Urblno  ; quello  farebbe  troppo . Però  non 
farebbe  da  tralafciarvid  la  medaglia  di  Dante , non  difficile  a ritro- 
•vatfi  . 


CLAS- 


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Italiana 


4 }9 


C L A S S E . I V 

Dramatici . 

C A P O . I 
Commedie  in  profa . 

LA  Calandra  Commedia  dì  Bernardo  [Divizio]  da 
Bibicna  . In  Roma  1524.  in \i°  feuza  flampatore . 

E i»  Firenze  preffo  i Giunti  1 jy8.  i»  8° 

— — E in  Venezia  preffo  il  Giolito  1 561.  in  120 
I Lucidi  di  Agnolo  Firenzuola.  In  Firenze  preffo  i Giunti 
i/4 9.  i/ya.  in  8° 

E in  Venezia  preffo  il  Giolito  i$6o.  in  120 

La  Trinuzia  . In  Firenze  preffo  i Giunti  i/4£. 

iS93~  •»  8° 

— - E in  Venezia  preffo  il  Giolito  1 $61.  in  1 20 
Gli  Straccioni"  di  Annibai  Caro . In  Venezia  preffo  sildo 
1 j8a.  1 j8  9. in  12® 

Afflino  Voliere  , che  fu  Vefcovo  e Cardinal  rinomato  , avendo  tichiclia 
al  Care  per  alcuni  Gentiluomini  Veneziani  quella  Commedia  , allora 
nel  1 ftff . a penna  , non  Tu  cafo  , che  poteflc  ottenerla  per  le  ragioni  , 
che  il  Caro  addufle  nella  fua  rifpoda  , dipoi  Rampata . 

La  Suocera  di  Benedetto  Varchi . In  Firenze  per  Barto- 
lomeo Sermartelli  1 / 69 . in  8* 

L’Aridofio  di  Lorenzo  [ detto  Lorenzino  ] de’  Medici . 

In  Lucca  per  Vincenzio  Bufdrago  1 548.  in  8° 

E in  Firenze  per  Filippo  Giunti  ifpf.  in  8° 

li  buon  Loremcino,  che  la  compofe,  fu  11  traditore  e parricida  dell'infelice 
Duca  Ale j] andrò  de’  Medici  , cui  egli  cercava  di  trattenere  con  G mi  li 
fpallì  per  crudelmente  ammazzarlo  , decorno  gli  riulti  di  fare  , fecon- 
do il  Giovio  nel  libro  X X x viti,  delle  Morie  . 11  Rufcelli  nel  Suppli- 
«nento  alle  medelìma  Morie.,  volgarizzate  da  Lodovico  Domemcbi  , 
feri  ve  , che  Loremcino  nel  parlare  di  quella  fua  Commedia  , promette- 
va , che  dopo  fattane  fare  la  recitazione  , avrebbe  data  una  Tragedia 
nel  più  bel  ftiggetto  , che  G folle  veduto  , alludendo  alla  ucciGone  , che 
macchinava  del  Duca  : e nel  Prologo  di  quella  Commedia  Della  dell'/frr- 
dofio  , egli  accenna  fu rbefea mente  quello  , che  dovea  fare  , e che  fece  . 
11  mal  fu  , che  i gerghi  non  bene  >'  intendono  prima  de'  fatti  • Qui 

gtrala- 


Bl3UOT.Ct.lv. 


Lttrtrt  tomo  II.  pa«. 
395,  idi/,  d'Aldo  ■ 


r.l,f,  II.  infine,  p.tg. 
31.  idi/,  di  Ptot/ia 
dii  1573. 


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1 


BlM.10T.CuIV. 

Librerìa  1.  pJjg.  30. 
•dii.  II. 


I nf.l  nuoto  lU 
>S5>. 


44O  Della  Elo  q^;  e n z A 

tralafcio  altre  cofe  . e dico  foto  , che  il  Doni  promife  di  dai  fiiora  la 
t'ita  di  Lortnt-ino  con  la  fua  medaglia  j ma  quefta  non  fa  la  prima  co- 
la , da  lui  promcfla  , e poi  non  fatta  . La  medaglia  però  lì  ritrova  col 
tovefcio  del  piteo  tra  due  pugnali , che  c quello  appunto  della  medaglia 
di  M-  Giunto  Bruto  , uccifore  di  Giulio  Cefare  , col  fuo  motto  in  poco 
mutato.  A.  III.  ID.  IAN.  che  tu  il  dì  vi.  di  Gennajo  del  if  )6.  all’  ufo 
di  Firenze . • * 

La  Sporta  di  Giambatifta  Celli  [ col  fuo  ritratto  ] In  Fi- 
renze [ preffo  il  Torrentiuo  ] 1 548.  in  8° 

— — E ivi  preffb  Bernardo  Giunti  1 f jo.  i$s6.  in  8° 

E ivi  preffb  Giorgio  Marefcotti  1587.  in  8° 

• L’Errore.  In  Firenze  preffo i Giunti  1603.  in  8° 

Quella  Sporta  c fatta  fulfandare  della  Aulularia  di  Plauto  : e lo  accenna  il 
Celli  fteflo  nella  lettera  dedicatoria  • Il  Lafca  però  ebbe  a dire  » che 
non  era  fua  del  Geli!  » ma  bensì  » 

Che  fece  anch’  egli  una  Commedia  nuova  , 

Che  Cavea  prima  fatta  il  Machiavello  . 

La  Gclofia  di  Antonfrancefco  Grazzini , detto  il  Lafca . 

In  Firenze  preffb  i Giunti  i$$i.  in  8° 

— — E con  gl’  Intermedi . In  Firenze  preffo  i Giunti 
1 jd8.  in  8° 

La  Spiritata.  In  Firenze  preffo  i Giunti  1 $60.  in  8° 

Quelle  due  Commedie  in  profa  , non  fenza  qualche  mutazione  li  trovano 
con  le  altre  i v.  ddl  Lafca  in  verfi  , c fono  la  Strega  , la  Sibilla  , la  Pin- 
aocbera,  c 1 Parentadi , In  VenexJa  preffo  i Giunti  i;8a.  in  ottavo  . 

La  Spina  del  Cavalier  Lionardo  Salviati . In  Ferrara 
per  Benedetto  Mammarelli  ifpa.  i J93.  in  8° 

E in  Firenze  per  Coftmo  Giunti  1606.  in  8° 

* — - E infieme  col  Granchio  [ in  verfi]  In  Firenze  pref- 
J’o  il  Torrentiuo  i;f6.  in  8° 

E amendue . Ivi  per  Coffmo  Giunti  1606.  in  8° 

La  Balia  di  Girolamo  Razzi . In  Firenze  preffo  i Giunti 
1 $6 o.  e 1 364.  in  8°  edizione  il. 

La  GoftanZa . In  Firenze  preffo  i Giunti  iy 63. 

1604.  in  8° 

La  Cecca.  In  Firenze  preffb  il  Torrentiuo  1563. 

in  8°  edizione  il. 

Il  Furto  di  Francefco  d’Ambra.  In  Firenze  preffo  i 
Giunti  1 $6 4.  in  8° 

La 


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•Italiana  , ? 441 

La  Capraria  di  Gigio  Artemio  Giancarli  Rodigino.  ite  ». ,.7 

■ Vinegia  prcffo  il  Marcali ni  1 y y4.  in  8°  «ior.ct.iy. 

E ivi  per  Francefco  Bartolomeo  Cefano  if  ja.  tu  8° 

La  Cingana  . In  Vinegia  per  Camillo  Francefcbini 

iytf4.  in  8° 

L’autore  , che  nel  prologo  fi  dice  Pittore , la  dedica  al  Cardinale  Ercole 

: Genica  ga  , e ri  nomina  la  fua  Capraria  , come  fatta  recitare  da  e(To  Car- 

dinale , e da  quello  da  Epe  , Ippolito  II.  La  Scena  di  quella  Cingana  fi 
rapprefenta  in  Trivi  gì , ed  è in  più  dialetti  di  quelle  parti  . Cingana, 
alla  Veneziana*  per  Zingana,  che  fi  dice  anche  Zingara-,  fopra  che  può 
vederli  il  Menagio  nelle  Origini . L'Allacci  non  avendo  avuta  notizia  di  r ag.-jg, 
quella  edizione  1.  ne  nomina  un  altra  del  i«io. 

Il  Furbo  di  Crifloforo  Caftcllctti . la  Venezia  per  zllef- 
f andrò  Grijfio  i y 84.  in  1 1° 

Ci  fouo  due  altre  fue  Commedie  , Rampate  pure  in  t'enexja  dal  Sejfa.  nel  . 

1587.  e 1 rs>d. 

Amore  fcolaftico  di  Raffaello  Martini  . In  Firenze  per 
Filippo  Giunti  1 $68.  in  8° 

Il  Pellegrino , e il  Ladro  [ Commedie  il.  ] di  Lorenzo 
Comparini  . In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1 y y4.  in  1 20 

La  Vedova  di  Niccolò  Buonapartc  . In  Firenze  per  Fi- 
lippo Giunti  1 yp  j.  iti  8° 

L’Amòr  collante  di  Aleflandro  Piccolomini  [ lo  Stor- 
dito Intronato  ] In  Vinegia  per  Gabriello  Giolito 
1 yyp.  in  12° 

L’Alefl'andro  . Iti  Vinegia  prejfo  il  Giolito  iyyj. 

in  12° 


* L’Grtenfio  [ già  recitato  in  prefenza  di  Carlo  V. 

Imperadore  ] In  Siena  per  Luca  Bonetti  tfji.  in  8°  - 
Gl’  Ingannati  degli  Accademici  Intronati  [ di  Adriano 
Politi  ] In  Siena  per  Matteo  Fiorimi  1611.  in  12° 

Gli  Scambi  dell’Aperto  Intronato  [ Bellifario  Bulgari- 
ni  ] Iti  Siena  per  Matteo  Fiorimi  1 611.  in  1 1° 

E ili  prejjo  il  Bonetti  1623.  in  ia° 

La  Pellegrina  del  Materiale  Intronato  [Girolamo  Bar- 
gagli  ] In  Siena  per  Matteo  Fiorimi  16 1 1.  in  1 20 
Commedie  [ vi.  ] degli  Accademici  Intronati  di  Siena  , 
raccolte  nuovamente  , e rivedute . Iti  Siena  per  Bar- 
' tolumeo  Francefcbi  161 1.  tomi  il.  in  n° 

Le  prime  iv.  gii  annoverate  , fanno  il  tomo  primi  , e le  due  altre  li 

; - [cc,Hd° ’ Kkk  ' L*Amor 


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Ribliut.  Ct.lV» 


fot  CUI,  u tiù.  I, 
in  fol • 

Ji,  Bnur  Epiftjì* 

rltramm  vir.tnm 

■nt.xcn.pog.i8i. 

Trtfuio  ti  Urne- 
tisi  Pormi  pag. 6.1. 
tilt.  il. 

Ttl-  16. 

T.mc  I.  ptf.tfl. 
Birre  ii  Lwrt  Conti . 
lf  W-  Jt. 


tA2  Delia  Eloque  nz  a 

Vfsasssss&tt^ 

UBo’ii" dell' Alliccio  Intronato  [ Antonio  Vignali ) 
d.lla  I Xw.  «« — ’■  — 


y,«<£  » . ■>  **  • 

nel  tfjp.  Viete*»  f'*»***  fctl.  . ■ - che  F*rcenntno  eomponlmen- 

’ul  fi  conforma  taq-W»  * ^,%P.?ondc  quoi  folte  quello  ^c- 
10  a u letto  eoo  le  indigniti  dell  HTttmn  i on  M Francete  coo- 

£ fi  ravvia  da  tali  funi  a.n.«t,  tei  mfu  r # Utino  K»- 
temporaneo  , e tutto  folk  » »«» » £f  /„  £££  Stinte  fio:  Atbf, 

btljtfm  , e X, »'> 

• » r-.?M!rEBK 


f- «'a-, 

introtuf . , ...  Duello  d’amore  c dami- 

‘•'gSfSstoSi-oSS ?i.  «-'rti#  ■»*• 

Jlu  Prigione*  Amore.  /«  »«*•  f"  Fm»‘ 

^*1  Motti* vivi f;.  *-*  £«  *£ 

_l'f; Amico  wSfcte.  IrrWara  P"/»  «" 
^to’di  Yrrfovico  Dolce.  I»  "««“  frr/«d»- 

**» 

1 <47.  IltfO.  IO  ®*  Il 


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Italiana  44$ 


— H Marito  . b Vinegio  preffo  il  Giolito  itfo.iu  12°  jti*woT.Ct4v. 

Ne  fono  d»e  altre  * ftampate  pur  dal  Citi  ito  od  medefimo  anno  tytfo. 

L’Alchimifta  di  Bernardino  Lombardi . In  Ferrara  per 
* littorio  Baldini  i j8j.  in  8® 

La  Meftola  di  Cornelio  Lanci . b Firenze  per  Giorgio 
Mar  e f cotti  1583.  in  \i° 

La  Niccolofa.  la  Firenze  per  Bartolomeo  Servar- 

telli  1591. ia  i2°  . 

_ L’Oli  vetta,  la  Firenze  preffo  il  Servarteli/ 15*7 . 

in  12° 

La  Pimpinella . In  Vrb’tno  per  Bartolomeo  Ragufi 

1588.  /»  8° 

La  Ruchetta . In  Firenze  prejfo  il  Servarteli/ 1384. 
in  1 2° 

Scrocca.  In  Firenze  prejfo  il  Ser martelli  1583. 

in  12°  # 

— — I]  Vefpa  . In  Firenze  prejfo  il  Ser  martelli  ij8  6, 

I Piffimili  [l’Affiuolo,  la  Moglie  e gl’ Iucantefimi  > 

Commedie  ìv.  ] di  Giammaria  Cocchi . In  Vinegra 
prejfo  il  Giolito  1530.  in  120 

Qnì  nel  tìtolo  degl’  Incanterai  , la  qual  Commedia  non  meno  , che  la 
Moglie  , fi  trova  ancora  in  ver  fi  , 9 fono  ftampate  amenduc  da’  Giunti , 
fi  legge  Cerchi  * e nell’altra  Cechisti  Ceccbj  ; unto  ^ facile  il  aoa  ve- 
dare  talvolta  gli  errori  di  ftampa  » anche  più  vifibili . 


Il  Beffa  di  Niccolò  Secchi . b Forma  per  Set  Viotto  . 
1384.  in  8° 

La  Cameriera . In  Venezia  per  Cornelio  Arma - 

bene  1583.  in  8° 

V Intereflè  . In  Vinegia  per  Francefco  Ziletti  ■ 


1581.#;;  8° 

- Gl*  Inganni , In  Firenze  prejfo  i Giunti  ifdi *in  8° 

Cucila  Ultima  fa  recitata  m Milano  in  prdenzadel  Re  Ctttolico  Filip- 
po II.  Sappiamo  , che  U Magliari  per  «ftruz.ocedel  Menajw  Itti* 
ad  Emerito  Bìgot  di  ferbare  preffo  di  tc  a penna,  tome  ^arto  del  Secchi, 
l’epigramma  dèlia  Formica  , già  p«r  calunnia  attribuito  al  fao  con- 
temporaneo Monfignor  Giovanni  della. Cafa  . Qui  fi  aTVcff  ifca  , non 
efl'er  noftro  penderò  di  qualificare  , © approvata  4ium  fa  Gmtnu  te  • 
r Kkk  1 fien- 


JnttbtìUtt  temi  il. 

M*»»* 


— « 1 1 '* 
Bibliot.Cl.IV 


4^4  Dblla  Eloquenza 

benché  Rampate  co»  le  dovute  liceale  ,!n  q»«fto,  e nel  fepewe  eapo 
eomprefe  j ma  folo  intendiamo  , all'ufo  delle  Biblioteche,  “‘.riferirle  , 
come  ufeìte  in  luce  , cola  a bello  Audio  gii  praticata  3 benché  in  altro 
modo  , da  Monfignore  AUaccl  nella  fua  famofa  Dramaturgia . 

La  Prigione  di  Borfo  Argenti  nobile  Ferrarcfe . In  Ve- 
nezia per  li  Sejfa  1 587.  in  ia°  edizione  li.  in  bel  carat- 
tere tondo . • . 

1 Contenti  di  Girolamo  Parabofco  . In  yinegia  prejfo  il 
Giolito  ij 60.  in  u° 

— L’Ermafrodito.  /»  yinegia  prejfo  il  Giolito  1S49. 

i$6o.  i»ia°  . . 

. . La  Fantefca . In  Venezia  per  li  Sejfa  1 $97.  in  11 

11  Ladro  . In  yinegia  prejfo  il  Giolito  1 5 SS-  in  8° 

Il  Marinaio.  In  Vmegia.  prejfo  il  Giolito  \$6o. 

- ,n  12°  . 
La  Notte . In  yinegia  prejfo  il  Giolito  1 jtfo.  in  11 

. Il  Pellegrino . In  yinegia  prejfo  il  Giolito  i$£o. 

in  12°  _ 

. Il  Viluppo.  In  yinegia  prejfo  il  Giolito  ijóo. 

t iy£8.  in  ia°  . „ 

La  Virginia  <li  Bernardo  Accolti . In  yinegia  per  Bar- 
tolomeo Cefano  1 y y 3.  in  8°  -,  ^ 

La  Pefcara  [ la  Ce&rea  Gonzaga , e la  Trinozia  . Com- 
medie 11 1.  ] di  Luca  Contile . In  Milano  per  France- 
sco Marche  fino  ijyo.  »»  4° 

L’Amante  furiofo  di  Raffaello  Borghini  .<■  In  Firenze 
per  Giorgio  Marefcotti  IJ83.  in  ia° 

•  La  Donna  collante . In  Firenze  prejfo  il  MareJcOtti 

itS-a.  è»  iap  „„  , r,  . 

Il  Fortunio  di  Vincenzo  Giudi  da  Udine  . In  yeuezia 

• per  Niccolò  Moretti  ij 93*  in  i»°  a 

— — E ivi  per  Marcantonio  Bonibelli  1 J97-J"  11 

* 1 due  Fratelli  rivali  di  Giambatifta  delU  Porta . In  Ve- 
nezia per  Francefco  Ciotti  1606.  in  la  . 

L.  1 due  Fratelli  Amili  . In  Napoli  per  Gnnytcofo 

LaTabemaria^  In  Roncighoae  per  Domenico  'Do- 
menici 1616.  in  1 a°i  _ La 


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Italiana  445 

m ■ - ■ La  Trappolarla.  Io  Bergamo  per  Corniti  Venturo 

ijptf.  in  9\ 

. La  Chiapplnaria . In  Roma  prejfo  il  Zatinetti  \6og. 

• iti  la* 

La  Carbooaria . la  Venezia  per  Gianjacopo  Soma- 

fio  1606.  in  ia° 

, La  Cintia  . In  Venezia  per  Gianjacopo  Somafco 
1606.  in  ii° 

- 11  Moro  . In  Viterbo  per  Girolamo  Difcepolo  1607. 

in  ia° 

. . ...  L'Olimpia.  I»  Venezia  per  il  Sejfa  1 jp7.  in  12° 

— — La  Sorella  . In  Napoli  per  Lucrezio  Nuoci  1604. 
iti  li3 

La  Turca.  In  Venezia  per  Pietro  Ciotto  1606. 

in  12° 

La  Fantefca . In  Venezia  per  Giambatijla  Boufa • 

ditto  1610.  in  la'’ 

L’Aftrologo-.  In  Venezia  per  Piero  Ciera  1606. 

in  12° 

La  Furiosi . In  Napoli  per  Giambatijla  Gargano 

161 8.  in  129 

Di  quelle  Commedie  X IV.  del  Porta  , e di  altre  non  poche  ci  fono  moke 
odtztoni  • 

Il  Commodo  di  Antonio  Landi  co’  Cuoi  Intermedi . In 
Firenze  prejfo  i Giunti  1 j 66.  in  8° 

La  Ninnetta  di  Cefare  Caporali . In  Venezia  per  Giam- 
batijìa  Collefmi  1604-  in  120 

Lo  Sciocco,  lo  Venezia  prejfo  il  Combi  1628.  in  14  ’ 

Quelle  due  Commedie  dopo  morto  1"  autore  , lì  dicono  pubblicate  da 
Francefco  Buonafede  . Il  Sommergo  , Accademico  Inferì  filo  , ncl\'  Invet- 
tiva contri  lo  (lampare  compolizioni  accademiche  s ufeita  in  Perugia 
predo  Vincenzo  Colombara  nel  1607.  in  marlo,  fedire,, che  al  Caporali 
furo* a lolle  te  fue  Rime , e {ìamfaic  coajuo  dolore  •,  c per  quello  a noi 
ballerà  di  averle  qui  ricordate  . 

La  Berenice  di  Gianfrancefco  Loredano  [ il  vecchio  ] 

In  Venezia  alla  Speranza  itfoi.  in  8° 

— — H Bigonzio . In  Venezia  per  Bartolomeo  degli  sìl- 
berti  itfo8.  in  8°  - 

L’In- 


Bm110T.Cl.IV. 


1 


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BlaLIOT.Ct.IV. 


Pag.  Jc8. 
Ciotti  in 
»5J>6.  in  A 


446  Della  Eie  q jj  * n z a 

L’ Incendio  . In  Venezia  alla  Speranza  iffj.  Ih  •* 

La  Malandrina  . In  Venezia  alla  Speranza  € j8t. 

in  8» 

La  Matrigna . In  Venezia  alla  Speranza  itfoi.  fa  8* 

La  Turca.  In  Venezia  alla  Speranza  1 j 517. in  80 

I Vani  amori . In  Venezia  alla  Speranza  * *$7.  fa  8° 

L’Idropica  del  Cavai ier  Batista  Guarirai . In  Venezia  per 
Giambatifla  Ciotti  1613.  in  S° 

, * f 

Fu  Rampata  dopo  luì  morto  , il  quale  ne  portò  l'argomento  in  una  delle  • 

tdù.  dtl  fne  lettere . I Capi  del  Conlìglio  di  X.  ne  concedono  l'imprelfione  per 

ItnetiA  fede,  allora  fatta  con  giuramento  dal  P.Inquifitore,  e dal  Segretario  del 

Senato  , clic  nel  libro  nulla  lì  trovaflè  contea  le  leggi , e che  li a degno  di 
{lampa  : cofa  meritevole  di  lunga  durata  > e d’imitazione  • 

-L’Alvida  di  Ottavio  d*  Ifa  da  Capoa . ht  Napoli  per 
Jacopo  Carter  io  16 16.  in  1 20 

■ ■ ■■  ■ É in  Viterbo  per  Girolamo  Dif cepola  tifai,  fa  a* 

■ — — LaFlamminia.  In  Viterbo  prejjb  il  Dif copulo  \6n. 

fa  12° 

- E in  Napoli  per  Ottavio  Beltramo  1618.  fa  il* 

' La  Fortunia . In  Napoli  per  Tarquiuio  Long»  i6r*. 
in  12° 

— - ■■  E ivi  per  Domeuico  Maccaraoo  t&ii.  fa  120 

La  Ginevra . In  Viterbo  prejfo  il  Discepolo  itfjo. 

, in  ta° 

E in  Napoli  per  Camillo  Cavalli  1641.  in  12® 

— — ■ Il  Malmaritato . In  Napoli  per  Ottavia  Beltramo 
1 633- 1639- tn  IJ° 

quelle  Commedie  v.  vìen  fatto  autore  FrmutfcatP Ija  , e non  Ottavio 
di  lui  fratello  t che  le  diede  in  luce  • Così  pure  le  Addixàoni  alla  Bi • 
blioteca  Napoletana  del  Toppi  lono  di  Francefco  Nùodemì  , e non  di 
Lienardo  il  fratello  , che  (ìmilmente  le  diede  In  loc$ . 

L’Amerigo  di  Arrigo  Altani  £ il  vecchio  ] Conte  di 
Salvarolo.  In  Venezia  per  Gherardo  Imberti  1621 . 
in  12° 

« — — Le  Mascherate . la  Trivigi  per  Niccoli  Righetti - 
ni  1 63  3.  in  1 2° 

— — 11  Mecam  Bafsà , ovvero  il  Garbuglio  * In  Trivigi 
per  Angelo  Righettivi  1623.  in  12°. 

Là 


Italiana  . 447 

— — La  Prigioniera . In  Venezia  per  Gherardo  Imberti 
1621.  in  1 1® 

La  voce  Conte  qui  è dirtela  , e non  abbreviata  , come  la  fanno  taluni  , S 
quali  Unaa  Caperne  il  ocrohd  , la  Cctivono  accorciata  , Co:  in  (ingoiate  > 
c Co 0:  in  plurale  con  due  puntini  appreflb  , quali  non  dovelTe  flcndeifi  , 
come  Ce  folle  parola  di  Ione  Ila  , la  quale  fervendoli  e Rampandoli  In- 
teta  , vituperaSé  quelli  J ai  quali  fi  crede  , che  Caccia  onore  • Valerio 
Probo  , e il  Conto  Sortono  Orjato  , che  CcrifTcro  delle  antiche  abbtev'a- 
ture  j non  penfhroao  a tal  uovità  , originata  a’  di  noftti  dal  rifpurtnlo 
di  fatica  e (ctittura  pel  vii  guadagno  di  tre  lettere  Cole  . Co:  per  Come  . 
Meno  peri  ne  riporta  chi  invece  di  Cavaliere  col  C , a dilpctto  dei  Ca- 
valier  Salviati  , vuole  Ccrivere  per  maggior  vezzo  , /tavoliere  col  K , 
all’  ufanza  vecchia  affumicata  da'  tedi  a penna  della  Vita  di  Cola  di 
Jt Jeaxa  , e delle  ptime  edizioni  delle  Novelle  aatikf  . 

I fallì  fofpetti  di  Bernardino  Pino  da  Cagli . In  Venezia 
prego  i Sega  i j88.  in  u° 

— — ■ Gl’  ingiù  Ili  fdegni  . In  Roma  per  Valerio  Dorico 
*Sfìr  in  a 

— — Lo  Sbratta . In  Roma  per  Vincenzo  Laurino  ijji. 
in  8° 

— — L’Evagria  . In  Venezia  preg'o  il  Sega  1 f 84.  in  2 1* 

II  Sofìlia,  Comedia  belliQìma  del  Signor  Luigi  Tan Cl- 
io, nuovamente  polla  in  luce.  In  Vicenza  per  Gior- 
gio Greco  160 1.  in  8° 

— ■ Il  Cavallerizzo, Comedia ingegnofa . In  Vicenza 
prego  il  Greco  iffoi.  in  ia° 

Il  Finto  , Comedia  leggiadra . In  Vicenza  prego 

il  Greco  1601.  in  n° 

■ E tutte  e rie  . Ivi  per  Giampier  Giovanuin*  1610. 

in  u° 

Il  Tonfilo,  gii  pubblico  penitente  per  aver  eompofte  rime  licenzip'e  , non 
Coguò  mai  di  comporre  quelle  tre  Commedie  , con  inGpida  affettazio- 
ne commendate  , qGale  per  ieUiffima  , quale  per  iugegnoja  , e quale  per 
leggiadra  . Allo  Stigliami  dal  vederne  due  Cole  , vi  volle  poco  per  farlo 
accorgere  , che  erano  Carina  di  un  ignorante  Vicentino , tal  fupponcndo 
egli  il  divulgatote  'Jacopo  Dorameli  , da  cui  furono  dedicate  a Piero 
Capponi , Gentiluomo  Fiorentino  . Il  vero  6 ò,  che  il  Crtfcìmkenì  tafiò 
più  da  vicino  la  fraude  J feoprendo  , che  Pietro  Aretino , uomo  di  pelli- 
ma  fama  , era  fiato  l’autore  di  effe  Commedie  , le  quali  già  con  tutto 
il  Cafcio  delle  fue  ribalderie  furono  pei  zelo  del  Mudo  dalla  fuprema 
autorità  eccleGafilca  dannate  > tali  , quali  andavano  in  giro  col  fuo 
vero  nome  , e co'  titoli  feguenti  : 

II 


Biii.iot.CuIV. 


Lttttrt  pig.  Uf. 


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Bisliot.  Cl.IV. 


44S  Del'U'Elóqjìenza 

I 11  Filofot'o  . In  Vincgia  puffo  il  Giolito  1(49.  in  12° 

3 II  Marcfcalco . In  Vincgia  per  Francefco  Marcolini 

1 33 6.  i»  8°  •' 

3 L’ Ipocrito . In  Vinegia  puffo  il  Marcolini  1 342.  in  8° 
_ — .E  ivi  puff»  H Giolito  is$ì.  in  il° 

Ma  il  Doroneti  fi  pensò  di  gabbare  il  mondo  fenza  urtare  in  eenfure  , fa- 
cendone bugiardamente  autore  il  Tanfillo  , di  celebre  memoria  , qoafi  , 
come  dice  , fodero  (late  da  lui  compolle  foco  fri  ma  del  fuo  morire , av- 
venuto xxx.  anni  prima  . Così  il  Dorrmeti  impunemeote  nmife  fiiora 
' le  tre  feonofeiute  Commedie  dopo  «vervi  fcambiati  fittoti  ,c  i nomi 
do1  pi  r [onagri  co’  principi  de’  Prologhi  , e cadati  alcuni  paffi  liceo ziofij 
cioè  degni  ée\V  Aretino  > Perciò  quello  Dorimeli,  chiunque  Gallato» 
fenza  altrui  pregiudicio  merita  luogo  particolare  nejia  Ordinazione  di 
Jlttr cardo  Gottcìjfo  Struvio  » capace  di  molti  accrefciruenti  , intitolata  > 

' de  Impolloribm  literariìi  , il  quale  aggiunto  ci  (la  meglio  di  quello  de 
dolili  ; perche  non  a tutti  gl’  Impo fiori  in  eofe  letterarie  può  darG  il 
norme  di  doni.  Il  medcGmo  giuoco  fu  fatto  di  altee  opere  deliberino  , 
rimefle  fuora  fotto  il  nome  di  Partente  Biro , anagramma  di  Pietro 
Arteino.  L’ Allacci,  fidato  fui  la  parola  del^  Padre  Fra  Angelico  Apro/io 
da  Fintimi  fiio  , G credette  , che  non  pure  il  Fikfofo  del  l’Aretino  , ma 
]•  Oraria  , (ìinilmentc  fua  , non  G trovaflcro  , fenon  a penna  j ladove 
cucila  ancora  » che  è in  verfi  fciolti  , G trova  , come  il  Ftlofofi  » ftam- 
pata  in  Fittela  preffo  il  Giolito  i?4«-  in  ottavo , e dall’ autor  dedicala 
• Paolo  Iti.  gran  Vicario  di Oifio  i ma  neo  gii  eoi  titolo  di  Commedia  » 
bensì  In  fembianza  di  Tragedia  , quantunque  egli  noi  dica  } mentre 
l’ardir  fuo  giunfe  a tanto  di  pigliarli  la  confidenza  di  dedicare  a Cardi- 
nali , e di  più  a Sommi  Pontefici  le  indegne  fue  baje  s poiché  al  Cardinal 
di  Trento  enfio  foro  Madrucei , dedico  la  Cortigiana » la  quale  non  me- 
no » che  la  fua  Talanta  , fu  (lampara  in  Fina  già  dal  Giolito nel  tffo. 
e mi.  in  XII.  e quivi  lodando  quel  Cardinale  di  opporG  all  erefiar- 
ia  Lutero , egli  diede  a collul  dell’  arguto  » Gccome  in  ffne  del  fuo  Ipo- 
crite Marnò  Daniello  Barbaro , che  lu  un  gran  Prelato  , col  nome  dr 
graxjofo  , ritenendo  poi  dolcemente  per  se  il  titolo  di  divino . 

II  Saltuzza  di  Andrea  Calmo  . In  Vinegia  preffo  Stefa- 
no d'slleff  _ 

La  Pozione  . In  Viuegia  preffo  Stefano  d Aìefft 

1332.  in  8° 

Las  Spagnolas  [ fotto  nome  ] di  Scarpella  Berga- 

mafeo . In  Viuegia  puffo  Stefano  e Batifla  cognato 
1 34 9. in  8° 

11  Travaglia  . In  Trivigi  per  Fabrizio  Z anetto 

itfoL.  r«  8°  . ' . 

11  Calmo  qui  nella  dedicatoria  al  Conte  Ottaviano  V, mercato  fi  duole  , 
che  la  Rodiana  . altra  fua  Commedia  , recitata  m Venezia  nel  i34°- 


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Italiana  449 

* e altrove  , fi  (lampade  io  Vicenza  , come  le  foglienti , fotto  nome  del  

Rubante  , forfè  per  edere  le  Commedie  d’amendue  più  ne’  popolari , e “••HOT.Cl.ly. 
rullici  dialetti  di  quelle  parti  , che  nel  folo  comune  , benché  il  Calmo 
fcrlUè  per  lo  più  nel  feneijano  , nel  qual  pure  (lampo  due  libri  di  Let- 
tere piacevoli  in  Zinegia  per  Bartolomeo  Cofano  Iffo*  in  ottavo  . 

£a  Fiorina  [ la  Piovana , la  Vaccaria , e l’Anconitana  ] 

Commedie  iv.  di  Ruzante  [ Antonio  Beolco  Pado- 
vano ] In  (licenza  freffo  Peri n Libraro  1558.  in  8° 


Dì  quefto  famofo  Rubante  , o Beolco  » che  in  dialetto  Friulano  vuol  dir 

Bifolco  y dopo  lo  Speroni , e lo  Scardeone  j fcrifle  il  Vefcovo  Tommafni  Tomo  1. 
negli  Elogj  j dove  porta  ancora  il  Tuo  ritratto  : e dì  lui  , e dei  Calmo  Ragionamento  par. 
Umilmente  parla  Niccolò  Villani  • Il  Parchi  poi  si  fattamente  onora  <7.  7$.  7 y.  84. 
il  primo  ì che  prepone  le  fue  Commedie  alle  antiche  Àtellane  • E' BreoUno pag» 

edii,  in. 


142. 


C A P O . I I 


Commedie  in  verjì. 

L*  Amicizia  , di  Jacopo  Nardi  Fiorentino . In  Firen- 
ze in  40  in  bel  carattere  tondo  , fenza  luogo , anno  , e 
Jl  am  fatar  e . 

Quella  Commedia  del  famofo  volgaritucatore  di  Tito  Lidio  , della  quale 
V Allacci,  ignorando  l'edizione  predate,  ne  poetò  altra  di  Firmai  pref-  Oratoti,  pag.  17. 
fo  Bernardo  Zucchetta  in  ottavo,  fenz’anno  , fu  la  prima  di  tutte  , che  lì 
vedeflè  fcritta  in  verfo  Italiano  , c diede  tanto  cruccio  all’  I (lotico  della  Crofeimbmt  ritorta 
volgar  toefia  , che  tribolò  molto  per  cercare  di  torte  la  precedenza  n>.  1.  pag.  o63. 

del  tempo  fopra  quelle  dell 'Ariofio,  arrivando  fino  a negare,  che  in  ella  p.,..,.., 

ti  folfcro  ver/i fcìolti  ; che  pur  ci  fono  : c ce  ne  lono  anche  di  fdruccioli  : tdii.  il.  77‘ 

c dico  io,  che  ci  fono,  perchè  la  ho  folto  gli  occhi,  tenendola  in  mano  . 

Ma  egli  con  tanti  fuoi  sforzi  , fe  ne  rimale  non  poco  fmarrito  , come 
vedrafii  , perchè  quella  è certamente  la  più  antica  di  tutte  , e ciò  chiato 
fi  manifefla  per  la  (piatiti  della  (lampa  , e dell1  ortografia  antica  , non 
meno  , che  per  altri  parcicolari  da  dirG  appiedo . In  principio  ci  lì  leg- 
gono quelle  Iole  parole  : Comedia  di  Amlciaia  ; e dietro  nell’  altra 
faccia  è un  Epigramma  di  Alefjio  Lafaccini  , che  dice  con  grazia  poe- 
tica , aver  Pitagora  ammirato  per  cagione  di  quella  Commedia  verifi- 
carli nel  Kardi  il  fuo  dogma  della  crafinigrazione  in  lui  dell'  anima  di 
Plauto  . Non  fari  male  il  portar  qui  l’epigramma  intero  , dachc  non  è 
lungo  • 

Legerat  hunc  Samim  , nefeio  qua  forte  , libeUum 
Pptbagorai  , vrlerii  grande  Arcui  Sophia  ; 

Miratufque  falet , vita  (X  documenta  Jevera  , 

Et  lepida  urbanit  {commala  carrninibut  ; 

Plautina 1 , inquìi  , venerei  agnofeo  , jocofque  , 

Et  latium  Turco  vatìt  in  ore  decut  ; 

Scilicet  baudquaquam  noflra  eli  j emenda  mendax  ; 

Quii  aanque  , buie  Plauti fpiritum  ìneffe  neget  ? 

LU  Segue 


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BnuoT.Ci.IV. 


4J0  Della  Eloquenza 

Se»ue  una  belli  e graziola  lettera  latina  del  Nardi  “■?>"*"  f 
dedicazione  della  Commedia  . la  quale  . per  quanto  G d.ffe  , c impreffa 
ali-antica  . fenza  efpreflionc  di  luogo  . d.  ftampatote  , d.  tempo  . e d. 
panine  . Ella  è divifa  in  Atti  v.  ma  , come  U Sofon uba  del  Infine  , 
la  °Canace  dello  sproni,  e il  Torrifmondo  del  T affo  . non  porta  numera- 
te le  feene  . facili  però  a contarli  dalle  compiile  degl  interlocutori, 
che  Tono  xn.  di  (hi  bui  ti  in  mezzo  al  fello  Inleuere  maiufcole  . 

Efla  Commedia  . la  quale  , col  titolo  di  Amino.,»  , fi  nota  «ftnjjj  Tfjfg 
Nardi  Fiorentino  in  fronte  al  Prologo , che  e m verfi  i,  felle  filabe 
l’ano,  vien  detti  Favola  nuova  . e primo  frutto  di  nuovo  autore  in  ld,‘mn 
Tolto . E per  effer  forfè  mifteriofo  il  fugeetto.vì  fi  foggìunge.  aceoftarG 
ella  al  qcnVte  delle  Favole  Palliale  . Udiamo  per  grazia  arcani  di  dettt 
Ttrli . coaticevoli  eziandio  ad  altri  tempi , e fotle  ai  notai  i 
lina  fabula  NUOVA  , 

Se  diafcoltar  vi  giova  . 
yien  nel  veflro  cofpctto  . 

Cti  ne  prende  élleno  , 

Tener  contenti  fin  , 

. Silenzio  in  corte  fa  , 

Chi  nò  , pagi  di  fuori . 

Benigni  [pettatori . 

E ceda  agli  altri  loco  j 
Ma  fe  la  piace  poco 
( Di  ebe  più  temo  ) a tutti'. 

Stufate  i primi  frutti 
Di  quefio  nuovo  autore  , 
g incolpate  l'errore 
Del  cieco  fecol  noflro  , 

Il  qual  non  v’ ba  dimofro 
In  quefii  no  II  ri  tempi 
Di  quegli  antichi  rfempj 
De'  poetici  ingegni  t 
Ma  fa  chi  a me  tnfegni 
In  qfefta  mitra  etott 
• Augufto  , t Mecenate  , 

Il  qual  conforti  e {freni 
Porga  , Mfid)  e doni 
Agli  animi  gentili  a 
I quai  diventan  viti  , 
yedendofi  negletti , ' 

Conculcali  ed  abbietti  , 

E fenica  alcuno  onore  . 

Chi  a virtù  porti  amore 
Non  trovo  di  mille  uno  , 

Bruchi  benigno  alcuno  , 
g gemo  , effer  conofco . 

Nell'  IDIOMA  roteo 
Tal  fabula  i comptfta  . 

A qual  gemer  fi  accolla  > 
rutilar*  fi  chiami  • 


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Bi*tioT.Ci..IVr> 


L teloni  ptg-  647. 
Canto  xxxvu.  12 „ 

Crtfrimbrni  Jjìaria 
to.ll.paz.j-fl. 


•Italiana  451 

Chi  altra  [pecie  brami  , 

Togata  quella  dica  , 
benché  maglio  fi  efplica  , 

Chiamarla  LACBRATA  , 

NUOVA  fpecie , ufitata 
In  quefii  tempi  nostri  • 

Appreflo  ai  Prolog»  feeue  l'argumemo  in  verfi [rialti,  donde  ne  nacque  , 
che  il  Varchi  , il  quale  per  la  rarità  dì  quella  Commedia  fino  a’  Tuoi 
giorni , non  avendo  potuto  vederla  da  se  ; e dietro  alla  relazione  di 
Francefco  Guidetti  , già  mentovato  à *11' A rie  fio  , avendo  fcritto  , che  il 
Nardi  l N una  fua  Commedia  aveva  tifato  il  verfo [dolio  , e in  ciò  per 
attrazione  di  mente  , o troppa  fretta  male  intefo  dal  Crefcimbeni  , parve 
a quelli  , avere  il  Varchi  aflerito  , che  la  Commedia  folle  tutta  compolla 
in  verfi  [ciotti  , ladove  quegli  altro  non  aflerì  , i'cnon  che  il  Nardi  in 
una  f uà  Commedia  , cioè  nel Vargumento,  chele  di  X XIII.  verfi,  e dopo 
il  Prologo  , usò  già  molto  prima  [ Ac\Y  Alamanni  , e del  TriJJino  ] coiai 
maniera  di  verfi  [ fciolti  Js  il  che  c verilfimo  , perchè  in  verfi  [delti  ci 
è 1’  argumento  , c nuli*  altro  . Al  rimanente  il  corpo  della  Commedia 
tutta  c in  terra  , e talvolta  in  ottava  rima  , nc  ci  manca  talora  il  verfo 
[traccialo  , il  qual  folo,  piacque  poi  tanto  fopra  tutti  all’ Adolfo  , che  lo 

Srefcelfc  nelle  fue  Commedie  . Per  alno  , che  V argumento  folo  di  que- 
a del  Nardi  , e non  il  Prologo  , nc  altro  , folle  fcritto  in  verfi fciolti , . 
già  era  fiato  avvertito  da  Carlo  Lenzoni  nella  Giornata  i.  della  fua  Di- 
fefa  della  Lingua  Fiorentina  e di  Dante,  ove  parla  in  genere  de’  in  princìpio, 

verfi  fciolti  volgari  , dal  Nardi  innanzi  a tutti  , come  dice  , adoperati 
negli  argumenti  delle  Commedie . Quindi  c , che  a nulla  ferve  il  volere 
ofiinatamonte  fbttilizzare  intorno  alla  qualità  de’  verfi  della  Commedia 
del  Nardi  „ fenza  averla  ben  confidcrata  , nc  forfè  veduta  . Sarà  pari* 
mente  cofa  inutile  affatto  il  più  tapinarli  nell’avvenire  per  contrattarle 
la  precedenza  dell'  antichità  , come  or  ora  fi  finirà  di  provare  * 

Dopo  la  Commedia  ci  fono  quattro  ottave  , cantate  , come  ivi  fi  dice  , 
falla  lira  davanti  alla  sic  MORI  A , quando  fi  recitò  la  predetta  Comme- 
dia • Quello  ci  là  comprendere,  efier  ella  ufeìta  in  tempo  della  Repub- 
blica di  Firenze  , e non  dopo  : e ciò  molto  più  fi  dinota  ne’  feguenti 
verfi  : 

Salute  , o [anto  seggio  , eccelfo  , e degno  , 

Da  quel , da  cui  ogni [alute  pende  $ 

Letizia  e pace  a cui  [otto  il  tuo  fegno 
Si pofa  , e lieto  ogni  tuo  bene  attende  : 

MARZIAL  FURORB  e S DEC  NO  , 

Che  fa  tremare  il  mondo  , Italia  incende  ; 

Che  T clangor  delle  tube,  e il  Juon  dell ’ armi 

Non  lafcia  modulare  i dolci  carmi  . __ 


Un  poco  più  oltre  1J  Nardi  torna  a parlare  della  fua  Commedia  , come  di 
cola  nuova , chiedendo  feufa  di  averla  fcritta  prima  d’ogni  altro  in 
idioma  volgare  : 

Ma  quello  Dio  , che  agli  alti  ingegni  afpira  , 

Ed  ogni  opra  difprtzza  abbietta  e vile  , . „ 

JL  1 1 z.  Tanto 


BllLIOT.Cl.IV. 


ApolofU  dtl  Soro  tu- 
ra* paf.  146.180. 
Lib.  il.  pog.  60. 

— Lib.tll.pag.3ji' 
•—  Lib.  vili.  par. 
3JJ.  tiii.  il.  di  Fi- 
rtmt  • 

Vit*  psg.  68.  7J. 


JJtoria  tit»  Jlv.  pag. 
516. 

Vite  dt'  Pittori  to.  1. 
Parte  Hi.  pég.  276* 
edìf  de'  Gitemi  • 

— - Tomo  il.  Parti 
Ili.  pag.  477. 


453  Della  Eloquenza 

Tanto  favor  , benigno  oggi  ne  fpira  , 

Che  pur  la  fronte  t lì  olle  il  s oc  co  umile  ; 

Ma  fe  l'odore  antico  non  refpira  , 

SCUSATE  r IDIOMA,  e il  baffo  fi  ile  , 

E [tufi  il  tempo  l'uom  faggio  e difcreto  ; 

Che  molto  importa  il  ettaro  tristo,  o lieto . 

Quando  fard , che  in  porto  al  /ecco  lido 

Salva,  FIORENZA  mia,  tua  barca  vegna 
S E c 1;  R A in  tutto  ornai  dal  mare  infido  ; 

To  fio  , fe  il  j acro  Apollo  il  ver  m' infogna  , 

Segua  pure  il  nocchiero  accorto  e fido  , 

E viva  e regni  pur  chi  viete  e regna  ; 

Aliar  , fe  alcun  defir  dal  del  t'impetra  , 

Diri  le  laudi  tue  con  altra  cetra  . 

Aliar  , mutato  il  cielo  in  lieto  afpetto  , 

Rinovera  nel  mondo  il fecol  d’auro  ; 

Aliar  farai  d'ogni  virtù  ricetto  , 

Citta  felice , e di  mirto  e di  lauro 
Coronerai  chi  onore  ha  per  obbietto  , 

E nota  ti  farai  dall'  Indo  al  Mauro  > 

Ma  or  , che  il  ferro  , e'I  Foco  il  mondo  ha  in  preda  , 
Convien  , che  a Marte  ancor  minerva  ceda  . 

D*  qui  veggiimo  , che  li  prefente  Commedia  fu  comporta  e rapprefeutata 
in  tempo  delli  Repubblica  Fiorentina  , e di  guerre,  icccfe  in  Tofcana  , e 
per  tutta  V Italia  , il  che  pienamente  corrilpondc  all'anno  1494.  in  con- 
giuntura della  venuta  del  Re  Carlo  Vili,  in  Italia  , e della  cacciata 
de’ Medici  da  Firenze  a'  tempi  di  Fra  Girolamo  Savonarola  , di  che  par- 
la anche  Fra  T ommafo  Neri . Il  Nardi  fteffo  nelle  fue  Storie  Fiorentine 
fono  l'anno  1495.  dice  di  ertele  flato  prefente  alle  cofe  del  Savonaro- 
la , e io  dice  con  quelle  paiole  : Io  riferifeo  puntualmente  quelle  parole, 
fecondochè  allora  le  udj  pubblicamente  dire . Più  avanti  Icrive  cosi  : le 
quali  cofe  bo  io  voluto  minutamente  narrare  , come  allora  minutamente  , 
e veramente  fe  ne  ragionava  . Altrove  poi  di  lè  afferma  di  edere  flato 
Gonfaloniere  nel  1515.  Di  più  , come  colè  di  fu  a memoria  , egli  tocca 
eziandio  quelle  nella  t'ita  di  Antonio  Giacomini , da  lui  nobilmente 
fetitta  nel  1148-  in  Venezia  , dove  fe  ne  vivea  confinato  , elfendoegli, 
al  fuo  dite  , oggimai  molto  vicino  al  fine  di  fua  vita  . A ciò  G aggiunge, 
che  il  t'archi  , il  quale,  eflendo  nato  nell'anno  1 joa.  fetide  di  tenete  il 
Nardi  per  fuo  Padre  , e sè  per  di  lui  figliuolo  , intendendo  pei  l’alfe- 
zinne,  e ancora  per  l'età,  nei  parlare  di  certa  Orazione,  recitata  da  elfo 
Nardi  in  Napoli  a Carlo  V • nell'anno  tf  j j.  dice  , che  ne  fu  poco  inrefo  j 
perchè,  vecchio  , e timorofo  , avea  parlato  piano  . Il  talento 
del  Nardi  in  materie  letterarie  , e di  Ipcttacoli  e Commedie , vieti  tedi- 
li caro  rcplicatamenre  da  Giorgio  Vafari  , fotto  que’  tempi  fteflì , che  fu- 
rono quelli  di  Lorenzo  de’  Medici  , narrando  egli  , che  il  Nardi  per 
ordine  de'  Magi  Arati  di  Firenze  fece  alcune  mascherate  , da  rapprefen- 
tarfi  per  la  Città  . Quello  è quanto  di  ficuro  fopta  la  precedenza  del 
tempo  della  Commedia  del  Nardi  a quelle  deli’  Ariofio  fi  trae  dal 
rifeontro  de’  tedi  originali , preferi  bilicai  fofifmi  della  /alfa  dialettica, 

fnpel- 


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Italiana  453' 

fuptllettlle  ordinari!  di  ehi  , elfendo  sfornico  del  fondo  di  buona  lettu-  _ _ 

la  , alza  fopra  chimeriche  fortigliezze  gran  montagne  d’errori  . Dun-  ’ * 

«]ue  l’epoca  della  Commetti a del  Nardi  e (fendo  quella  (feda  del  Boiardo 

nella  eonclulione  del  Tuo  Poema  d’ Orlando , di  qui  (i  può  vedere  , Ce 

ella  (la  più  antica  di  quelle  dtWArioJìo , lalciando  intanto,  che  penfi  j Jetmanegìa  pag. 

«hi  vuole  al  Timone  , altra  Commedia  del  Boiardo  in  terra  rima  predo  3 ■ 

l’ Allacci , e ’l  Crefcimheni  • f/lon'e  libai.  ptg.%6. 

La  Cartaria  [ la  Lena  , il  Negromante  , la  Scolaftica, 
e i Suppofiti,  Commedie  v.J  di  Lodovico  Ariofto.  In 
Vtnegia  per  Gabriello  Giolito  1 $6i.  in  1 1° 

Quelle  Commedie  v.  in  vetfo  fdrucciolo  prima  d’ogni  altro  compone 
dall’ Ariofto  , feguito  poi  dal  Cieco  d' Adria  nel  Teforo  , e nell’  Emilia  , 
e da  Giovanni  Giuftiniano  nel  volgarizzamento  di  Terenzio  , erano  gii 
fiate  da  lui  fesitee  , e mede  alle  (lampe  in  profa  , tranne  la  Scolalìica  , 
la  quale  dopo  lui  morto,  fecondo  il  Pigna  , fu  compita  da  Gabriel  paj.  ,0<. 
fuo  fratello . 

I Tre  Tiranni  di  Agoftino  Ricco  daTucca . Iti  Venezia 
per  Agoflino  de'  Vitali  1333.  iti  40 


Il  buon  Pietro  Aretino  nel  fuo  Dialogo  delle  Corti  beffeggia  quello  Ricco  , poi.  a. 
o Ricchi , e nell'Atto  V.  Scena  iti.  del  Marefcalco  afferma  , che  quella 
Commedia  fu  da  lui  rampolla  nella  fua  prima  adolefcentca  con  /’ imita- 
ndone de’  buoni  Greci  e latini , la  quale  fu  recitata  in  Bologna  alla  pre- 
tenda di  tanti  Principi , rancori!  all’  incoronazione  di  Carlo  V.  e poi  di- 
vulgata da  Aleffandro  Vel'.utello  , che  l'cfalra  nella  prefazione , donde 
V Aretino  prefe  le  fuddette  parole . 


1 Simillimi  diGiangiorgioTriflìno  [ne*  caratteri,  da  lui 
tifati  ] In  V enezia  per  Tolomeo  Gianicolo  1548.  in  8° 

I Fantafmi  di  Ercole  Bcntivoglio . Iti  Vinegia  per  Ga- 

briel Giolito  J343.  1 547.  in  8° 

11  Gelofo  [dedicato  dal  Domenichi  ad  Alberto 

Lollio  J In  Vinegia  preffb  il  Giolito  1 J4f.  1 548.  in  8°  • arenatimi  pa’.if* 

* E con  altre  fue  Rime . In  Parigi  per  Prancefco 

Furnier  17  19.  in  8”  Libreria  *6.  . 

Marmi, R^iion. 

L’autore  per  l’eleganza  di  quelle  fue  Commedie  fu  molto  Iodato  dal  v.  pag.  (. 

* Dolce  , dal  Varchi , e dal  Doni  : e 11  lodano  pure  Lilio  e Cìnlio  Gì-  — Cancelliere  lib- 
raldi , Giufeppe  Beiuffi  , il  Domenichi  , e "il  Pigna  . D ^ Pb^"  ìb  I 

II  Medico  di  Jacopo  Cartellini . In  Firenze  per  Lorenzo,  pop.  *3. 

Torrentino  15 62.  in  8°  . 

L Alteria  di  Luigi  Groto , Cieco  d Adria . hi  Venezia  Nobiltà  delie  Dome 
per  Fabio  Z oppiai  1587.  in  n°  ’ M.  v. par.  ,,. 

■ — L Emilia.  In  Venezia  per  gli  Zopptnt  1 396.  tu  n°  10y. 

il 


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9mliot.Cl.1V. 


45 4 Delia  Eloqjjbnza 

Il  Teforo . In  Venezia  per  gli  Zoppivi  i j8j.  in  8° 

Tre  famofi  Ciechi  fiorirono  quali  a un  tempo  ftefl'o  , quello  <?4ctri.i  , 
Giambatijia  Strozzi  lo  Firenze  , e Marcantonio  Bonciario  io  Perugia  • 

La  Cofanaria  di  Francefilo  d’Arabra . Iu  Firenze  prejfo 
i Giunti  I jpj.  /»  4°  e ancora  in  8® 

-*  I Bernardi . In  Firenze  prejfo  i Giunti  i *$4.  in  8° 

Il  V elettalo  di  Niccolò  Maflncci  da  Recanati . b*t  Fi- 
renze per  li  Giunti  1 y8f.  in  8° 

Il  Servigiale  di  Giammaria  Cecchi  Fiorentino.  lu,Fi~ 
reuze  prejfo  i Giunti  1 y5i.  in  8° 

— • Il  Douzello  [ la  Dote,  gl’  Incantefimi,  la  Moglie, 
il  Corredo , Io  Spirito  , e la  Stia  va , Commedie  vii.  j 
In  Venezia  per  Bernardo  Giunti  1 j8y.  in  8° 

In  dialetto  municipale  di  Firenze  Donzella  , e Servitale  fono  corti  peni- 
dori  particolari . Stia  va  , cioè  Schiava  . 

La  Vedova  di  Giambatifta  Cini.  In  Firenze  prejfo  i 
Giunti  1 $6g.  in  8° 

11  Capitano  [ e ’l  Marito,  Commedie  J.  ] di  Lodovico 
Dolce  . In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1 o.  in  1 1° 

Il  Granchio  del  Cavalier  Lionardo  Salviati . 1»  Firenze 
prejfo  i Torrentini  1 j $6.  in  8° 

E [ con  la  Spina , altra  fua  Commedia  in  profa . } 

In  Firenze  per  Coftmo  Giunti  1606.  in  8° 

La  Teodora  di  Flaminio  Maleguzzi . In  Venezia  per 
Domenico  Farri  1572.  iu  8° 

La  Flora  di  Luigi  Alamauni  con  gl’  Intermedi  di  An- 
drea Lori . In  Firenze f prejfo  il  Torrent>na]is$&.  in  8° 
Iverfi  di  quella  Commedia  fono  di  C 1 labe  X vt.  l’uno  • 

Il  Diogene  accufato  del  Caliginofo  Accademico  Gela- 
to [ Melchiorre  Zoppio  ] In  Venezia  per  Gafpero 
Bindoni  1 y p8.  in  1 2° 

I ver  fi  , ne’  quali  c comporta  , fono  di  v.  vii.  e ix.  fillabe  l’uno  . 

II  Trimpella  trasformato  , Commedia  rufticale  di  Ri- 
dolfo Martellali . In  Siena  prejfo  il  Fiorimi  1618.  in  8° 

Lo  Strafcino , Commedia  rufticale  di  Niccolò  Campa- 
ni Sancfe . In  Firenze  nel  Garbo  1 ; 7J.  in  8° 


À 


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Italiana  455 

— — Il  Coltellino»  Commedia  rufticale.  In  Siena  alla 
Loggia  del  Papa  rtfo8.  in  8° 

La  Fiera,  Commedia  [ urbana  } e la  Tancia  Commedia 
rufticale  di  Michelagnolo  Buonarroti  il  giovane  con 
le  annotazioni  di  Antonmaria  Salvini . In  Firenze 
per  li  Tortini  e Franchi  1716.  in  foglio . 

La  prima  non  più  (lampara  è colma  di  termini  da  impinguare  il  Vocabo- 
lario della  Crufca  , ede  comporta  di  Atti  X X v.  e cjualichc  in  fé  conte- 
nerti: Commedie  (u  recitata  io  Firenze  nello  fpazio  di  giorni  v.  nell' 
anno  ttfi8.  La  Tancia  *i  fu  recitata  ancor  ella  nel  rtfri.  Le  note  fon 
piene  di  ortervazioni  gramaticali  fopra  le  cole  notabili  , (parie  per  en- 
tro le  due  Commedie  , e (chier.ua  a parte  in  un  copiofo  indice  ; ma  tal- 
volta fono  arbitrarie  , e poco  (ondate  ■ ove  li  tratta  martimatnente  dell* 
origini  Italiane  o Tofcane  , per  illurtrar  le  quali  , lenza  dare  ne'  (ogni  , 
lì  ricercherebbe  qualche  pratica  negli  fcritti  de'  tempi  barbari  , lenza 
1 quali  è molto  facile  fcappar  fuora  in  mere  piacevolezze  con  tutto  lo 
Audio  de'  Latini  e de'  Greci  , nella  favella  de’  quali  , per  conto  de' 
libri,  il  Salvimi  di  chiara  memoria,  fu  a maraviglia  verfato . Per 
efempio  , egli  dà  per  evidente  la  Tua  etimologia  della  voce  popolare  di 
Firenze  , flravixjue  , per  banchetto  a modo  di  convenzione  , traen- 
dola  da  extra  , c bibitit  , quali  , al  Tuo  dire  , ex Iraordinaria  bikìtie  , 
volendoci  tutto  queAo  a compire  l'indovinello  , per  accortarlì  al  Me- 
nagio , il  quale  mcdeGmamente  palesò  gran  genio  a quella  recondita 
parola  , bioilio  , unita  poi  a extra  , come  fe  ne’  conviri  e banchetti  non 
fi  facefle  altro  , che  bere  fenza  mangiare  , L’etimologia  non  Polo  non 
fembra  evidente  , ma  c infelice  , invetifimile  , e fredda  ; vedendoli 
chiaro  , che  ftraviexa  vien  da  altra  (èrgente  , ed  è diminutivo  Tofcano 
di  tirava  , parola  Cotica  , e allignata  in  Italia  fino  dal  fecoio  vi.  la 
quale  predo  gli  ferittori  Settentrionali  vuol  dite  convito  , banchetto. 
Giornande  , prima  Cancelliere  , e poi  Vefcovo  de'  Goti  di  Ravenna  in 
tempo  dell'  Imperzdor  Giuftiniano  , ufa  tal  voce  per  convito  t capi 
x li  x*  deile  cole  Gotiche  , o Ottiche , Il  che  vubl  dire  il  medefimo  : c 
Umilmente  Olao  formio  con  altri  apprertb  il  Ducange  nel  Glojfario  , da 
lui  chiamato  Latinobarbare  . Quindi  c , che  in  cali  materie  affai  me- 
glio , a parer  mio,  la"difcorrono  i Letterati  Serteotrionali , Giorgia 
lekejto  nella  Gramatica  Francoteotifca  , e dopo  Francefco  Giunto  an- 
che Giorgio  Stìernielneio  in  latino  Stìernbielmiut  , fopra  la  verdone 
Gotica  degli  Evangeli  , fatta  dal  rinomato  Vefcovo  Vlfila  a*  tempi  del 
Concilio  I.  Niceno  , Ottone  Sperlingio  nelle  note  al  Teliamento  di  Afa 
[alone  Arcivefcovo  di  Landa  , cittì  di  Danimarca  , oggi  di  Svezia  , e 
Giovanni  Perìngibioldo  nelle  fue  alla  Vita  di  T eoderico  Re  degli  Ortro- 
goti , che  erano  i noftr!  Goti  , cosi  detti  , cioè  orientali , in  riguardo 
agli  tccidentali  di  Spagna  , che  pure  in  lor  lingua  , li  dirtero  Vifigotì  : 
la  qual  Vita  fu  ferirti  gii  aoo.  anni  dal  famoio  antagonirta  di  Lutero  , 
Giovanni  Coelèo  . Gii  addotti  valentuomini , benché  pieni  di  Aima  de’ 
nortri,  talvolta  non  hanno  avuto  li  lotto  di  prenderli  qualche  giuoco 
de'  noti  etimologlAi , come  del  CiamboUlarì  , di  Afcanio  Per  fio  , del 
Ferrari  , c del  Menagie  , ■ quali  , come  fe  io  Italia  non  ci  fodero  mai 

Aat« 


Bi  BLIOT.  Ci.IV. 


Pag.  3S4.  nl.u 


Ibefanmt  Lingn.tr . 
Srpfeutr.  te.  t.  Pane 
ri.  pag.pi. 

Gioia r.  Vlphiiagoth. 

fi’  47- 

Sptrling.  in  Ttflam. 
Abfal.  pag.  1 ff.nnm. 
77-  . 

Vita  7eted.paj.4co. 


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1 


Bibliot.Cl.IV. 


> 


a.  a.  Qiur/V.CttvlIX» 


4j5  Della  Elotìjjensà 

fiate  popolazioni  fuori  delle  fole  Anni ane,  Grtcbe,  e latine,  avendo  po- 
co da  fare  , lì  prefero  l'incomodo  di  andare  a cercar  le  più  fegtete  ori- 
gini Italiane  pei  l'Otiente  ; anzi  fi  corfe  fino  tra  gli  Aramei , per  taceit 
degli  Armeni , e degli  antiohi  Pelafgbi , confidenti  di  qualche  nuovo  e 
formidabile  [ e non  gii  ridicolo  ] allievo  e maefiro  della  fua  benedetta 
Scuola  Anniana  , il  qual  di  nzfcofio  ha  faputo  approfittarli  della-bella 
Orazione  di  Pietro  Proja  alla  fua  T amputi , niun  di  cofioro  volendo  far 
grazia  di  penfare  al  Settentrione  , donde  con  le  irruzionTJdi  que’  popoli 
•nell'  Italia  , a noi  vennero  le  alterazioni  , come  ufa  dire  Cetfo  Citi  anni , 
-negli  accidenti  sì  dello  fcrivere  , come  del  parlare  la  lingua  latina  , con 
fatai  poi  nafeere  anche  i tanti  dialetti  dell’  idioma  mollare  Italiano  , 
Ma  lafciando  le  fchifofe  reliqnie  della  gii  fracida  , e fpcnta  fetta  Ara- 
mia  con  la  fua  pellegrina  erudizione  Anniana  , palliamo  avanti  • 

Contra  l'abufo  delle  Commedie  ci  è una  Predica  del  Padre  ’facopo  Alberto, 
Gefuita  Spagnuolo  , volgarizzata  da  Alejfandro  Adimari,  e (lampara  in 
. Firenze  da  Luca  Francefchini nel  1648.  in  quarto  ; e perchè  I’  autore  la 
dilfe  nel  giorno  della  Cirtoncifion  del  Signore  , volle  intitolarla  , Cir- 
concisone dell a Commedia  . Anche  Armando  di  Borbone  Principe  di  Conti 
fetide  in  Francefe  un  infigne  Trattato  delle  Commedie  e degli  Spettacoli , 
gl  uffa  la  tradir.ione  della  Cbiefa  , e fu  ftampato  in  Parigi  da  Luigi  Bil- 
iaine nel  1567.  in  ottavo.  San  Tomma  0 £ Aquino,  gran  maefiro  della 
buona  morale  , mettendo  le  Commedie  fotto  l'uficio  degl'  Ifirioni  , le 
concede  , come  ordinate  ad  folatium  , bominibui  exbibendum  , però 
fotto  certe  condizioni  , e fon  quelle  : I.  dummodo  moderate  utantur  : 
II.  non  utendo  aliquibut  illicitìi  ver  bit  nel  fallii  , ad  ludum  . III.  non 
adbibendo  ludum  nerociit  t?  temporibus  indebiti: . Giambatifla  Otronelli 
Gefuita  da  Fanano  fetide  in  quella  materia  libtijO  tomi  v.  col  titolo  di 
Crilìiana  moderazione  del  Teatro  , Rampati  in  Firenze  dal  Prancejcbini 
nel  1648.  164;.  e da  Ciò.  Antodio  Bonardi  nel  1651.  in  quarto  . 

C APO.II1 

Commedie  Greche  e latine  volgarizzate . 

LE  Commedie  di  Ariftofàne , tradotte  dal  Greco 
nella  lingua  comune  d'Italia  [ in  profa  ] da  Barto- 
lomeo e Pietro  Rofitirii  da  Prataiboino . In  Vinegia 
per  Vincenzo  Valgrifi  i J4f.  in  8° 

V Anfitrione  di  Plauto,  tradotto  di  latino  [ in  terza  ri- 
ma] da  Pandolfe  Collenuccio . In  Venezia  per  Nic- 
colò Zoppino  i $jq.  in  8“ 

La  Cafina , e la  Moftcllaria  [ Commedie  il.  ] tra- 
dotte [ in  terza  rima  ] da  Girolamo  Berardo  nobile 
Ferrarefe  . In  Venezia  prejfv  il  Zoppino  i jjo.  in  8° 
— — L’Afinaria  [ in  terza  rima  ] In  Venezia  per  Bendo 
da  Lecco  xja8  .in  8°  fenza  traduttore. 

I Me- 


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Ita  lia  n A 457 

I Mcnccmi  [ in  terza  rima  ] In  Venezia  preffo  il  b,.uot.CUV; 

Zoppino  lyjo.  in  8°  fenza  traduttore. 

— Il  Pendo , nella  comune  lingua  [ in  profa  ] In 
Venezia  prejfo il  Zoppino  i $32.  in  8°  fenza  traduttore. 

I)  Milet  glor'tofm , che  vuoi  dite  il  Millantatore , di  Plauto  , fu  volgariz- 
zato in  ptofa  da  Celio  Calcagnimi  , allo  Temere  di  Cinlic  Giraldi  nella 
difefa  della  fua  Didone  Tragedia  , alla  quale  va  unita  . 

Le  Comedie  di  Terenzio  [ fatte  tradurre  in  profa  vol- 
gare da  Giambatifta  da  Borgofranco , e da  lui  dedi- 
cate a Benedetto  Curzio , Gentiluomo  Pavefe , Am- 
bafciaylore  di  Franccfco  li.  Sforza  Duca  di  Milano 
predo  i Veneziani  ] In  Venezia  per  Bernardino  Vitale 
a iftanza  di  Gtacob  da  Borgofranco  1 S33.  in  8° 

Quella  formoli , a i (imita  , cioè  a fpefe  , frequente  a incontrarli  in  prin- 
cipio e in  fine  de’  libri , dinota  il  librajo , o venditore  , a conto 
di  cui  fu  llampato  il  libro  . Benché  quel  primo  Borgofranco  dica  of- 
ferii sformato  di  far  tradurre  Terenzio  di  latino  in  volgare  , per  più  ca- 
gioni pare  . che  ne  lia  flato  egli  delio  il  traduttore  . 

I.  Dedicandolo  al  Curii  egli  dice  di  feguir  gli  elenio;  antichi  e moderni 
di  chi  dedicò  le  ofere  sue  « uomini  chiari  e illujìri . Dunque  l’opera 
è fua  propria  , e non  d'altri . 

II.  Che  il  nome  del  Curii  recherà  maggior  laude  e fama  al  libro  : il  che 
non  potea  dire  di  un  libro  non  fuo  . 

III.  Che  il  Curii  gli  darà  orontezza  a più  orrevole  ìmprefa'.  Quella  impre- 
fa  , che  fu  la  prima  , dunque  c fua  del  Borgofranco  , Gccome  tale  pur 
l'altra  farebbe  (lata  • 

— — Le  Comedie  di  Terenzio  volgari  [ in  profa  ] di 
nuovo  ricorrette  , e a miglior  traduzione  ridotte.  In 
Venezia  in  cafa  de'  figlinoli  d’sildo  1544.  *n  8° 

Quello  volgarizzamento  c quello  Aedo  del  Borgofranco  , ma  fenza  la  de- 
dicatoria , e ritoccato  da  Paolo  Manuzio  , per  efercitare  il  giovane 
Aldo  fuo  figliuolo  nella  lingua  latina  , a cui  Umilmente  fece  volgariz- 
zare le  Lettere  famiglìari  di  Cicerone  , prima  ftampandole  fenzirtiomc  , 
e poi  col  nome  di  detto  Aldo  , e dando  fuora  nel  1 5 87.  in  duodecimo  le 
Locuzioni,  indi  fcelre  . Si  vede  , ehe  fece  il  limile  ancor  qui  nelle  Com- 
medie di  Terenzio  ; donde  poi  Aldo  col  fuo  proprio  nome  (lampo  in 
Venezia  nel  ul[.  le  Locuzioni  di  Terenzio  in  ottavo  , dicendo  nella 
lettera  alla  Gioventù  della  Segreteria  della  Repubblica  Veneziana  , del- 
la qual  Gioventù  egli  era  pubblico  iditutore  e maellro , di  averle 
ridotte  incapi  gid  da  ti  per  efercizio  de‘ fuoi  giovanili  P.udj  . 

L’AUaccì , a cui  (fuggirono  le  dette  due  prime  edizioni  , del  Borgo- 
franco , e di  Aldo  , ne  accennò  altre  , nell"  cfpriiner  le  quali  e quelle 
di  AriSlofane,  egli  nomina  clafchcduna  di  elle  a parte , e non  tutte  mite- 
ne , carne  fono  ftampate  , fenza  elice  difgiunta  luna  dall'altra  • 

Mona  Le 


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1 


4J8  Della  Eloquenza 

Bibliot.ci.iv. Le  Comedie  di  Terenzio,  tradotte  nuovamente 

in  lingua  Tofcana  [ in  profa  da  Criftoforo  Rofario  da 
Spolcti]  In  Roma  per  Bartolomeo  Zannetti  1612.  in  12® 

Dramon^U  pag.  V Allacci  a noi  fcoperlè  que  fio  volgarizzatore  nafcoflo  . Il  libro  è imprcf- 
3°'  fo  in  bel  carattere  rondo  garamoncino  , e approvato  perula  {lampa  da 

Manto  Torli , noto  perTue  opere  particolari  in  ditela  del  Cardinal  Bel- 
larmino , di  cui  era  familiare  , e non  pedona  fuppoda,  conte  parve  agl? 
avverfarj  di  quel  degniamo  Cardinale . 

Gli  Adelfi  , Comedia , tradotta  [ in  verfi  fciolti  3 

da  Alberto  Lollio  . In  Ciliegia  prejfo  il  Giolito  xy  J4. 
in  ii° 

L’Andria  e l’Eunuco  [ Commedie  il.  tràdottein 

verfo  fdrucciolo]  da  Giovanni  Giufiiniano  da  Candia . 
In  Vinegia  per  Francefco  da  A fola  1*44.  in  8° 

......  Quelle  Commedie  , volgarizzate  dal  Giuftiniano  in  vedo  fdrucciolo  die- 

ixxxvt.  a.  tto  all’ «tempio  de\\' Ario  fio,  fi  veggono  lodate  da  Niccoli  Franco  • 

•in.  in  foi.  ' L’interprete  dedicando  al  Cardinal  Giorgio  d’Armagnac  , Inviato  di 
Francefilo  I.  Re  di  Francia  ai  Veneziani  l’altro  fuo  volgarizzamento 
della  Filippica  il.  di  Cicerone  , flanipato  in  Venezia  da  Venturina  Ru- 
fintili  nel  tjj3.  in  oliavo  , afferma  di  aver  fimilmente  volgarizzate  le 
altre  Commedie  di  Terendo  , le  quali  il  Cardinale  , dopo  lette  , e fatte 
fcrivere  in  belliffima  lellera  , mandò  al  Re  Francefco  fuo  Signore  > gran 
fautor  delle  lettere  , che  non  gli  furono  ingrate  , perchè  gl'impartirono 
l'immortalità  della  filma  : e le  ei la  meritali»  , bi  fogna  fentirlo  da  Gio- 
vanni Gagnejo  nella  lettera,  prepolla  ai  Comeniarj  di  Prima  fa  Vcfcovo 
d'Utica  [o  d'Adrumeio]  fopra  l’epiflole  di  san  Paolo,  flampati  In  Lione 
dal  Grifio  nel  ifìj.'m  ottavo . Il  Giufiiniano  , il  quale  ita  amico  del 
Giovio  1 di  Luigi  Alamanni  , di  Lakero  Buonamico  , di  Gio.  Monluc  , di 
Marco  Mantova  , e di  Andrea  Matteo  Acquaviva  figliuolo  del  Duca 
d'Atri , feri  ve  più  lettere  al  Cardinal  d’ Armagnac  tra  le  Tue  latine, 
{lampare  in  Bafilea  da  Giovanni  Oporino  nel  if  f 4.  In  duodecimo  , e parla 
r<('  <•  in  una  di  elle  di  quello  fuo  T erendo  volgare  , promettendo  ancora  il 

volguizzamento  degl!  ultimi  libri  vi.  dell’  Eneide  , e altresì  di  Suelo- 
nio  • Monfignor  Niccoli  Forleguerri , che  io  nomino  qui  per  onoranza, 
e della  cui  antica  amicizia  didimamente  mi  pregio  , ha  di  nuovo  eoa 
molto  e felice  Audio  volgarizzato  Terendo  al  modo,  preferito)  dal 
Mudo  nella  Poetica,  cioè  in  verfi  fciolti , come  fono  i Simillimi  del 
Trifjino  , il  Pellegrino  del  Parabofco , c tante  altre  Commedie  del  feeo- 
lo  x v 1.  I Prologhi  però  da  lui  fon  fatti  in  verfo  fdrucciolo  , e il  libro  G 
va  ora  imprimendo  in  foglio  nella  magnifica  (tampcria  Aliena  io  Vrii- 
no  col  teflo  latino  accanto  , e di  piu  con  le  figure  e mafebere  degli 
Attori , nobilmente  intagliate  in  rame  , quali  elle  Hanno  nel  famofo 
codice  Faticano  di  Terendo  . 


CAPO 


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Italiana 

C A P O . I V 

Favole  faflorali  in  verfo . 


BiauoT.Ct.ir. 


45? 


IL  Sacrificio  , Favola  paftoralc  di  Agoftino  Bcccari 
da  Ferrara  [ dedioata  alle  due  Principcfiè  Lucrezia , 
e Leonora  da  Efte , e rapprefentata  due  volte  in  Fer- 
rara nel  1554.  Ih  Ferrara  i^f  5.  ] in  8°  fenza  flampa - 
tore . 

■ E [con  un  Prologo  nuovo,  dedicata  a Marco 

Pio  ] Ivi  preflo  Giulio  Cefare  Cagnacini  a iflanza  di 
yilfonfo  Carafa  xy  87.  in  n° 


Quello  Carafa  , a iflantux  del  quale  feguì  la  ridampa  , era  libraio  in  Fer- 
rara , dove  a iftantut  , cioè  a fpefe  lue  , parimente  un  altro  ftampatore 
imprefle  il  Virato  i.  del  Guarirti  , come  fi  dirà  nel  i'eguentc  capo  V. 

A quello  Beccar!  Lilio  Girateli  intitola  il  dio  Dialogo  ix.  e di  lui  parla  il 
Guarini  nel  Verato  il.  pag.  106. 107.  Al  Adenagio  , bramofo  di  veder 
quella  Favola  , lu  ella  mandata  con  Tuo  gran  piacere  dal  Maglìabechì . 
Per  altro  già  fi  mofirò  , che  la  prima  Favola  pafìorale  , meda  in  ifcena 
con  la  durata  di  tre  ore  , t'u  il  Ttrfi di  Luigi  TanfiUo  , per  quanto  ofler- 
vammo  dall’  Idoria  Siciliana  di  Francefco  Maurolico  : nc  fi  dee  badare 
al  Crefcimbeni , ove  con  debolezze  e fofifmi  della  Tua  falfa  dialettica 
oppone  , che  fc  queda  del  Fan  filo  fi  dille  Comoedia  , fi  aggiunfe  però  , 
quafi pafìoraits  Ecloga,  come  fe  ciò  potefle  alterare  l’elTerc  di  Commedia, 
quando  per  lo  contrario  Giano  Nicio  Eritreo  a tutte  le  più  intigni  Com- 
medie , Tragicommedie  e Favole  paliorali  , e pefeatorie  ancora  dà  il 
nome  di  Egloghe  , eflendo  V Egloga  una  piccola  Pafìorale  , e la  Pafìorale 
una  grande  Egloga  , al  dire  del  Guarini  : e benché  noi  confenta  Luigi 
d Eredia  , l’ Eritreo  però  così  chiama  \'  Aminta  del  T affo,  cosili  Pa- 
fiorfido  del  Guarini  , così  V Amaranta  di  Giovanni  ViUifrancbi  , c così 
1’  Alceo  dell’  Ongaro  , non  ufando  con  quedo  altro  didintivo  , che 

Jjuello  di  Amynta  madidus  • Queda  del  Beccati , e la  feguentc  non  fono 
ènza  qualche  cofa  offenfiva  dell’  onedà  . 

L’Arctufa  , Comedia  paftorale  di  Alberto  Lollio  [ rap- 
•prefentata  in  Ferrara  nel  15^3.  e dal  Lollio  e dallo 
ftampatore  Panizza  infieme , dedicata  a Laura  Eufto- 
cbia  con  lettera  imbrattata  di  grandi  adulazioni  } In 
Ferrara  per  V aleute  Panizza  Mantovano  flampator  du- 
cale 1364.  su  8° 

L’Egle , Satira  di  (fiambatifta  GiraWi  Cintio  [ col  Tuo 
ritratto  in  principio,  e in  fine  con  un  Sonetto  di  Ercole 
Beutivoglio  t rapprefentata  due  volte  in  Ferrara  nel 
1^4 y.  In  Ferrara  1*43.] fenza  ftampatore  in  8° 

. • M m in  z 


Utfelanit  pag.tfa. 
tdù.  t. 


Iftoria  to.u  pag.  ajy. 


Vento  il.  fag.  148. 
*4  9- 

Apolog.  pjg.6.tdit. r, 

Ttitaeothtea  I.  par. 
9S-  166. 

* — - Pinacothtca  ni» 
mm.  xxxvllt.  • 


L’Au. 


4 60  Della  Elo  q_u  e n z a 

1 L’Autore  negli  efametri  , co*  ^uali  dedica  al  Duca  Ercole  II.  quello  Tuo 
II!  0 LfoT.CL.lv.  componi  meato.  Il  chiama  invtfur, n pridem  Latto  , e appretto  a un  Solet- 

to a Damone  quivi  fepie  una  Tua  lettera  io  profa  volgare  a Bartolo m- 
meo  Cavalcanti » in  cui  replicatamente  dando  il  nome  di  nuova  a quella 
Satira , cioè  alla  Greca  , c non  alla  latina  : e dicendo  di  edere  egli  flato 
• il  primo  a farla  dopo  mille  anni , loda  il  Cavalcanti  , come  tra * dotti 

giuiiciofifjimo  , e tra'  giudiciofi  dottifjimo  . Qui  fi  vede  , che  co*  titoli 
di  quede  e di  tante  altre  dedicatorie  46  que*  tempi  non  s'ingombra- 
vano i frontifpix.j  /confondendogli  co*  tìtoli  fletti  de’  libri  ; mali  dea- 
deano  i medefimi  titoli  onorar)  a parte  nella  carta  feguentc  , non  ettea- 
dofi  allora  per  anche  inventato  quedo  nuovo  rito  di  «deriore  , pili  vi-  . 
libile  , e troppo  affettata  adulazione  fiiora  ne’  titoli  dedì  de*  libri  , 
quafìchè  non  badatte  lo  dendere  i titoli  dentro  nelle  prime  pagine  dopo 
il  frontifpizio  , fe  di  fuora  non  fi  metteano  invida,  il  Giraldi  pei 
avervi  introdotti  Satiri  c Ninfe  , chiama  il  fuo  componimento  Satira  » 

* che  all’antica  fi  difle'eziandio  Satura , fopra  che  Ifacco  Cafaubono  fcrif- 
fe  un  libro  particolare  • 

• Lo  Sfortunato , Favola  paftorale  di  Agoftino  Argenti 

Ferrarefe . In  Vinegia  preffo  il  Giolito  i y£8.  in  40 
L’Arninta  , Favola  bofchereccia  di  Torquato  Tallo , 
tratta  da  fedelilfima  copia , di  mano  dell’autore  cor- 
retta , e accrefciuta . In  Tarma  per  Erafmo  Fiotta 
[che  ladedica  al  Conte  Pomponio  Torelli]  »j8i. 
in  12° 

■ E [ con  la  Parte  t.  delle  Rime  del  Tallo  ] In  Ve « 

t/ezia  preffo  sfido  Manucci  1 s 8 1 . in  12* 

E ivi  preffo  sfido  1582.  x j8j.  <»  li0 

» E ivi  [ col  ritratto  del  Tallo , e con  figure  in  ra- 

me  ] preffo  sfido  1 590.  in  4° 

- ■ ■ E i»  Cefeua  per  Francesco  Rover j 1600.  in  ii° 

• • E in  Ferrara  per  Vittorio  Baldini  i5oj.  in  110 

— — « E con  l’elogio  iftorico  del  Tallo . In  Parigi  per 
Claudio  Cramoisj  all’  infegna  del  facrificio  d’ Abele _• 

[ col  motto  del  fàmofo  verfo  retrogado  , facrum  pin- 
gue dolo  , nec  macrum  facrificabo  ] 1654.  tn  4* 

E con  le  annotazioni  di  Egidio  Menagio  • In  Pa- 
rigi per  Agoftino  Coutbè  itfjy.  in  40 

Qu_ì  dovrebbe  riporli  l'edizione  il.  dell  ‘Ambita  difeft , e illustrato  , gii 
prometta  , mi  non  fatta  per  anche  da  chi  elidette  aver  tempo  di  poter 
farla  : e il  non  avella  fatta  , inoltra  , aver  lui  in  minoi  conliderazione 
quel  giovanile  componimento  , che  altri  non  l'ebbe  . Ma  fe  pure  ciò  av- 
vedile mai,  fenza  mettere  in  conto  errori  di  /lampa  , avventurofamente 
emendaci  da  chi  di  ciò  non  pago , ftimò  dover  lune  pubblica  pompa 

con 


1 


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« 


Italiana  461 

con  annoverargli  un  per  uno  , allora  fi  potrebbe  non  poco  migliorare  _ — jrr 

l’edizione  f.  e fcoprire  ancora  , come  Taluno  facendoli  bello  delle  cofe  111  r^OT.U.lV' 
non  Tue  , fi  lufingò  di  non  effere  oflervato  dal  padrone  legittimo  ne'  • 
furti  a Ini  fatti  : male  per  altro  con  faciliti  rimediabile,  benché  altrove 
■ ancora  celatamente  arrecategli  da  altra  Arpia  plagiaria,  intrufa  fin  den- 
tro nel  Cementarlo  dii  Difcc  varine , la  quale  può  edere  , che  però 
non  nc  rida  Tempre  . 

Un  altra  edizione  dell ‘Amirila  fu  fatta  in  T curi  del  ifpi.  In  due J turno  , 
una  in  Leida  nel  \6^6-  parimente  in  duodecimo  , e altre  in  Amfitrdetm 
predo  l'ffunV»  1640*  in  24-  e i«?8.  in  duodecimo  . Qui  non  fi  è in- 
tero di  annoverare  tutte  le  edizioni  di  quella  Favola  , ma  folo  di  por- 
ne alcune  delle  più  nobili , come  già  fi  c fatto  , c fi  fari  di  quelle  di 
non  poche  altre  opete  • « 

Il  Paftorfido,  Tragicomedia  paftorale  di  Batifta  Guari- 
ni , dedicata  al  Sereniflìmo  D.  Carlo  Emanuel  Duca 
di  Savoja  nelle  nozze  di  Sua  Altezza  con  la  Serenif- 
fima  Infanta  Donna  Caterina  d'Auftria  [ di  Spagna  ] 
con  privilegio  . In  Venezia  per  Giambatijìa  Bonfadi - 
no  1 y$o.  in  edizione  1.  . • 

In  bel  carattere  eorfìvo  , dove  prima  del  Prologo  vi  è pollo  Porrata  del 
libro* 

E in  Ferrara  per  Domenico  MammareUi  xypo.  in 

il0  edizione  il.  fenza  l'errata  dell1  edizione  1. 

■ E [infieme  coni’ Aminta  del  Tallo]  In  Londra 
per  "Giovanni  Volfeo  a fpefe  di  Giacopo  Ca/lelvetri 
1 jpi.  in  13° 

Quello  Callelvttro  con  fila  lettera  da  Londra  de’  vi.  di  Giugno  1*91. 
dedica  il  tutto  a Carlo  Blunt , avendo  la  bontà  di  chiamare  gUrìo/ìflimo 
quel  reame  per  ifpeeial gratcìa  di  Dio  , poiché  la  Kcina  Elijabetta  vi  re- 
gna eoi  fuo  fommo  favere  . E fio  CaHilvetro  feee  lungo  foggiorno  in  Ba- 
jilea , pubblicandovi  nel  i;tfa.  col  fuo  proprio  nome  un  libro  in  ottavo , 
fenza  luogo,'  e anno  , con  fingere  nel  titolo  del  libro  , fecondo  l’arte 
de'  pari  fuoi  , da  me  altgove  accennata  , che  vi  fi  trartafié  , non  conira, 
ma  del  Concilio  di  Trento  : e tal  libro  ebbe  anche  l’onore  di  entrare  in 
tal  guifa  nella  Biblioteca  Viadana  , ufeita  in  luce  con  la  direzione  del 
Grevio  • Vi  pubblicò  pure  in  Ba fitta  i libri  di  fuo  zio  Lodovico  , pieni  farti  li.  pag,  35» 
d'erefie  , e perciò  condannati  dalla  fuprema  autorità  della  Tanta  Roma- 
na Cbiefa  . Dopo  ciò  Jacopo  fé  ne  pafsò  finalmente  in  Inghilterra  . Di 
quelli  libri  di  Lodovico  fi  riparlerà  nella  feguente  Clafle  v.  poiché  l'in- 
trepido Panegirifta  di  sì  degni  Signori  comanda  , che  fe  ne  riparli  . Il 
aaedefimo  Jacopo  Safelvetro  fc  ne  venne  alla  fine  da  Londra  a Vene - 
1 eia  •.  e che  egli  quivi  fe  nc  vivefle  nell'  anno  1407.  fi  raccoglie  da  una 
Lettera  di  T ommaft  Segeto  Scozefe  , diretta  a quell’  altra  buon  anima 
di  Melchiorre  GoldaLlo  , e fcritta  da  Anau  , in  latino  Hanovia  , cartello 
nelle  vicinanze  di  Frane fort  , noto  per  libri , ivi  ftampati . Il  Segeto  , 

che 


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Ul  BUOT.Cl.IV. 
Epifi.  cixxii.  ad 
Goldajtan  /MJ-loS- 


4 62  Delia  Eloquenza 

che  era  (lato  difccpolo  di  Giulio  Lippe  , e che  dimorando  in  Pndova 
ebbfl’amiciiu  del  PineUi  e del  Pignori»  > e feri  (le  un  opufcolo  de 
Prinùpibuj  Iteli*  , in  quella  Tua  lettera  al  GoUoSìo  parlando  di  Jacopo 
Capri  vetro  , qui  Veneri h api  , il  chiama  comuni  amico  , fuo  e del  Gel- 
daflo  , e parimente  vi  nomina  per  comune  amico  , Arrigo  Voltane,  a 
quel  tempo  Ambafciadote  in  Venezia  del  Re  Jacopo  U' Inghilterra  . In 
oltre  ai  Goldaflo  egli  ricorda  , ma  non  dice  a qual  fine  3 in  ufum  Jacobi 
Caflelvetrìi , certe  erbe,  qua  in  mortuorum  craniis  nafeuntur  • Il  N anelo 
Apoftolico  di  Venezia  Berlingato  Ge/Ji  , Vefcovo  di  Rimini  , ai  $•  di 
Gennajo  i6op.  fetide  a Roma,  che  quello  Caftelvetro  era  di  mente peffi- 
ma  , e poco  Cattolico  ; non  però  di  alcuna  dottrina  , nè  atto  con  ragiona- 
menti a Sovvertire  altri- , benché  pericoloso  , come  diftributore  di  libri 
cattivi  , che  tenea  per  eredità  del  zio  [ Lodovico  ] 0 per  occ  afone  di  effe- 
re  flato  libra jo  , 0 perchè  in  altro  modo  gli  avejfe  procurati  ; e dice  , che 
allora  egli  attendeva  a infecnar  la  lingua  Italiana  a tetti foreflieri  • In 
conformiti  di  ciò  effondo  (iato  rinchiufo  nelle  carceri  del  fané*  Uficio 
di  Venezia  * ebbe  la  fortuna  , che  l’ Ambafciadore  Voltane  Teppe  far- 
velo fcappare  in  principio  di  Settembre  dell*  anno  16 1 1.  Stimali  colpa 
uguale  il  dare  fenza  alcun  fondamento  per  eretici  i buoni  Cattolici  , e 
U fpacciare  per  Cattolici  quelli , che  noi  fono  , ma  che  vogliono  efl'ere 
eretici  • • • 


■ — Il  Paftorfido , Tragicomedia  paftorale  di  Batifta 
Guariiji  col  fuo  elogio  iftorico . In  'Parigi  per  Claudio 
Cramoitj  itfjo.  in  40 


In  quelle  edizioni  , proveoìenci  da  quella  prima  originale  del  Guarivi  , 
non  fi  vede , ebe  l’autore  porti  il  titolo  di  Cavaliere  , per  non  eflet  mai 
flato  aggregato  a vetun  Ordine  equeftre,  benché  il  metitafle.  Quindi  è, 
che  egli  da  sé  medefimo  e in  pedona  propria  non  t’intitolò  mai  Cava- 
liere , nè  in  latino  , nè  in  volgare  5 poiché  in  ninna  delle  lite  Orazioni 
laiine  , fepa  tara  mente  da  Ini  (lampare  in  varie  occorrenze  , mai  non  fi 
ledè  altro  , che  Baftifla  Guarirti  juniorit  . Nell’  epitafio  , erettogli  * 

dopo  mone  dall’Accademia  degli  Vmorifli  , fu  fcritto  Baptilìa  Guarino, 
fenza  altro  titolo  : e Giano  Nido  Eritreo  nella  già  mentovata  Orazione 
latina  deile  file  lodi , recitata  ivi  in  fila  morte  , non  mai  lo  chiamò  Ca- 
valiere, Di  più  il  Guarini  Aedo  nell’  iscrizione  , da  «è  comporto  , e 
collocata  nella  fua  propria  enfia  o villa  della  Guariva  , contrada  della 
Parrochia  di  fan  Bellino,  diocefi  d’ Adria  nel  Polefinc  di  Rovigo  , vi 
nife  quelle  parole:  Baftifla  Guarinui  junior  a fundamentit  erexil  anno 
fal.M  dlxxxi.  fenza  porvi  alcun  titolo  di  Ordine  cavnllerefeo,  ficcome 
per  altro  in  tali  memorie  non  fi  tralafcia  di  fare  . Il  Tafo  un  anno  do- 
y,,.  3g  po  nel  fuo  Dialogo  del  Mejfaggero  , che  fa  flampato  in  V enezia  da  Ber- 

nardo Giunti  nel  ij8i*  in  quarto , in  occafione  di  lodarlo  infieme  con 
altri , come  cfpcrto  in  lettere  , e in  maneggi  di  affiti  di  Principi  , non 
gli  diede  altro  titolo  , che  quello  di  Signor  Batifla  Guarino . Che  fe 
poi  altri  per  ornamento  e decoro  il  vollero  favorire  di  quello  titolo  , 
egli  il  lalcìò  corcete  , come  fegno  vecfo  lui  di  onoranza  , quantunque 
unicamente  fondato  in  averlo  il  Duca  dl/onfo  II.  di  Fetrara  creato  , co- 
me dille  il  Buonantù  nell’  Orazione  in  fua  lode  , o piuttofto  dìtbiarato  , 

Ga- 


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Italiana  4 6$ 

Cavaliere  , cioè  Gentiluomo  , come  fuol  dirli  , della  (uà  Cotte  , allo 
fcrìvere  di  uno  ftretto  fuo  parente  , che  è Marcantonio  Guarini  : e tutte 
quelle  date  fono  polleriori  all’epoca  di  tal  dichiarazione  . Il  rimanente., 
che  dianzi  lì  vide  fcritto,  elee  da  vane  fuppoGzioni  , unicamente  ori- 
ginate dalla  balordaggine  di  chi  alla  edizione  ni.  delle  Lettere  del 
Guarini , tanto  cfaltate  da  Agoftino  Michele  , avvocato  in  Venezia  di 
caule  criminali,  che  fé  ne  fece  il  divulgatore,  nella  quale  edizione,  qui- 
vi fatta  dal  Gjatti  nel  ifpd.  in  quarto  , vi  lì  aggiunte  la  Parte  il.  lenza 
averli  la  bontà  di  avvertire  , che  quelle  ultime  Lettere  , benché  dettate 
dal  Guarini  in  Padova fenza  (pecificazione  di  anni,  per  lopiù  non  erano 
propriamente  fue  del  Guarini  , ma  (empiici  minute  da  lui  compolle  per 
altri , e principalmente  per  Roberto  Papa/ava  , Gentiluomo  Padovano  , 
il  quale  avendo  impetrato  dalla  Religione  dì  santo  Stefano  in  tempo  del 
Granduca  Francesco  l’abito  equcflre  con  obbligo  di  fondare  del  fuo  in 
Tofcana  un  Priorati)  ; e apprettò  in  vece  di  quello  , un  Balìaggit  ; per 
non  aver  poi  foddisfatt©  all’  obbligo  di  tal  fondazione  , gli  convenne 
depor  l’abito  , in  vece  del  quale  ottenne  dal  Re  di  Francia  quello  di 
*an  Michele  : e fopra  ciò  in  fine  del  libro  addotto  vi  c anche  un  Patire 
del  Guarini  , efpreflamentc  a favore  del  Papafava  , in  tutto  conforme 
alle  fuddettc  Lettere  , ma  con  la  data  di  Verona  preffo  Girolamo  Disce- 
polo a iftanza  del  Ciotti  Sanefe  libra jo  in  Venezia  if  8 6-  Il  Guarini  pe- 
rò nel  confegnar  per  le  (lampe  il  fafeio  di  quelle  fue  carte  , non  andò 
fenza  colpa  j imperciocché  dovea  badare  a farvi  preporre  un  poco  d’av- 
vile  Ulruttìvo  lopra  il  contenuto  di  ette  Lettere  , lenon  per  altro  , al- 
meno per  levare  ad  altrui  nell’  avvenire  ogni  occalione  di  sbaglio  : e 
in  que’  xvì.  anni,  che  egli  vi  fopravvifl'e  , potea  comodamente 
rimediarvi,  e noi  fece  né  anche  nella impreflìone  vi.  del  Ciotti  del 
rtfoj.  nè  vi  lì  vide  rimediato  in  altra  del  idif-  dopo  morto  il  Guarini , 
di  cui  li  dirà  gualche  altra  cofa  nel  Capo  feguente  , che  dentri  abbrac- 
ciare gli  fcritti  intorno  alla  fua  Pafloraìe  • 


Bibliot.Cl.IV. 

Dille  Cbitft  di  Fer- 
rata lib.llbpai.l1S. 


— Il  Paftorfido,  Tragicomedia  paftorale  del  molto 
illuftre  Signor  Cavaliere  Batifta Guarini , ora  in  que- 
lla xxvn.  impreflìone  di  curiofe , e dotte  annotazioni  , 
e di  belliflìme  figure  in  rame  ornato,  con  un  Compen- 
dio dì  Poefia,  tratto  dai  duo  Veratì,  con  la  giunta  di 
altre  cofe  notabili , per  opera  del  medefimo  Cavalie- 
re . I n Venezia  prejfu  Giambatijla  Ciotti  itfoa.  in  40 

Quella  edizione  , prometta  dal  Guarini  l’anno  avanti  , nella  prefazione 
al  fuo  Compendio  de*  due  Ferali , fiammato  dal  Ciotti  nel  itfoi.  non  è 
fenza  errori  e negligenze  : c qui  al  prenome  , o fi  a nome  battefimale 
di  eflo  Guarini  fi  prepolc  il  titolo  di  Cavaliere  , che  nog  avea  , e che 
però  non  vi  fi  vede  intorno  al  fuo  ritratto  col  di  dico  giù  fotto  del  nolìro 
Fabio  Paolìni , da  cui  vien  detto  , Mujarum  , non  Martis  Eques  . Egli  vi 
comparifee  con  due  collane  in  petto  , uon  però  cavalleresche  , ma  l’una 
donatagli  dal  Duca  di  Savoja  , e l’altra  da  qpalchcdun  altro  di  que* 
Principi  , appiedò  ì quali  fu  Arhbafciadore  , o Inviato  del  Duca  di  per- 

• rara'. 


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4^4  D ELLA  BlO  QJJ  ENZA 

rara  * come  dire  da  Arrigo  il  Vale  fio  Re  di  Pollonia  • Se  il  Guarirti  fofle 
fiato  uno  di  quegli  , i quali  fon  vaghi  di  gonfiarli  per  le  molte  edizioni 
de’  loro  ferirti  , per  altro  di  pochifiima  fpefa  , e procurate  con  ani  oc» 

« culte  , ma  poi  feoperte  , avrebbe  potuto  anche  lenza  tante  arti  accre» 
feere  di  molto  lefuc  xxvii.  edizioni  qui  annoverate  ; poiché  l’Aria 
treo  nella  Orandone  latina  in  morte  di  lui  dice  , che  egli  ebbe  la  gloria 
di  vedere  fiampato  il  fuo  Paftorfido  48*  volte  , o&iei  (T  quadratiti  ; e 
S cìpi on  Buonanni  nella  fua  volgare  afferifee  , che  fojpnentc  In  Italia 
fu  ri  Rampato  40.  volte  : fortuna  per  altro  comune  talvolta  per  corrut- 
tela di  giudicio  a’  libri  men  buoni  , come  all  'Adone  , al  CaUoandro  , e 
a non  pochi  di  quella  fatta  , e forfè  anche  peggiori  , fe  la  dilgrazia 
porta  , che  ve  ne  fieno  , come  pur  troppi  in  ogni  tempo  fe  ne  veggono  • 

[ La  ] Filli  di  Sciro , Favorla  paftorale  del  Conte  Guidu- 
baldo  Bonarelli,  detto  l’Aggiunto  Accademico  In- 
trepido [ con  figure  ] In  Ferrara  per  fattorie  Baldini 
1607.  in  40 

E in  Venezia  prejfo  il  Ciotti  1607.  in  120 

Difcorfi  in  difefa  del  doppio  amore  della  fua  Ce- 
lia . In  Ancona  per  Marco  Salvioni  1612.  in  40 

■*  -«  Opere  [ la  Filli  di  Sciro  » e i difcorfi  col  ritratto 
in  principio , e con  la  Vita , fcritta  da  Francefco  Ron- 
coni] In  R orna  per  Lodovico  Grignani  1640.  in  xa° 

Quella  edizione  c fatta  in  bel  carattere  garamoncino  tondo  . 

— — La  Filli  di  Sciro  con  l’elogio  iftorico  dell’autore . 
In  Parigi  prejfo  il  Cramoiij  16  $1,  in  40 

Il  Pentimento  amorofo , Favola  paftorale  di  Luigi  Gra- 
to , Cieco  d’Adria . In  Venezia  per  gli  Zoppini  1 ;8 3. 
in  1 2* 

— La  Califto  , Favola  paftorale.  In  Venezia  per  gli 
Zoppini  1585.  in  12° 

Il  Grato  qui  non  è meno  graziofo  > che  nel  T tforo,  Commedia  in  verfi  , gii 
riportata  , la  quale  fi  accolla  ol\Y  A ulularia  di  Plauto  , e alla  Sporta  del 
Celli : e or  mi  fovvienc  cofa  notabile,  ed  c,  che  ivi  nel  Prologo  piacevol- 
mente alludendo  ad  Andrea  Nicolio  , che  avea  fcritta  Y Iftoria  di  Rovi- 
go t traendone  l’origine  dall' Arca  di  Noè  con  la  folita  fida  feorta  dell’ 
erudizione  Anniana  , come  fenon  fi  potelfe  fcrivere  llloria  di  Cittì  . 
fenza  cominciar  da  Noè  , dice  , che  Umilmente  i temi  delle  Commedie 
allora  fi  folcano  prendere  dal  Sacco  di  Roma  , di  Napoli  3 di  Mefjina  , 
e d'Algeri , e che  egli  di  ciò  naufeato  volle  prendere  quel  fuo  da 
altro  luogo  per  far  vedere  , non  eflccvi  bifogno  di  andare  In  paefi  così 
lontani  per  far  di  belle  Commedie  » 


Italiana  465 

La  Fiori,  Favola  bofchereccia  di  Maddalena  Campigli. 

In  Vicenza  per  Tommafo  Brunello  1588.  in  8° 
L’Amaranta , Favola  bofchereccia  di  Cefare  Simonetti 
[ con  un  epigramma  di  Valentino  Pafcalio  in  fua 
lode  ] In  Padova  per  Giovanni  Cantoni  1588.  in  8° 

11  Satiro,  Favola  paftorale  di  Giammaria  Avanzi  da 
Rovigo  . In  Vinegia  per  USeJJa  1587.  in  110 


B1a110T.C1.IV. 


V Avanzi  nella  lettera  a Don  Michele  Pereti!  nomina  le  Tue  Lagrime  dì 
Ciac  eh  > e dice  di  fcrivere  i fucceffi  di  fama  Cbiefa  , e ancora  delle  Lee - 
gì  e de*  cofìumi più  famofi  delle  Genti  • 


L’Amarilli , Favola  paftorale  di  Criftoforo  Caftelletti . 

In  Vinegia  per  li  Seffd  1587.  in  ia° 

Precedono  in  fua  lode  Sonetti  di  Baldo  Cattaui  , di  Porfirio  Feliciano , di 
Antonio  Ongaro  , e di  Anton  Decio  : e la  flampa  c in  bel  carattere  corfi- 
vo  » come  quella  dell'  Avanzi  . 

La  Cintia  , Favola  paftorale  di  Carlo  Noci . In  Napoli 
per  Gtanjacopo  Carlino  1 5 94.  in  4° 

■ E in  V cuezia  per  la  Compagnia  minima  1 596.  in  1 a» 

Le  Pompe  funebri , ovvero  Aminta  e Clori , Favola 
filvcftre  di  Cefare  Cremonino.  In  Ferrat  a per  Vitto- 
rio Baldino  x $91. in  4°  e lypp.  in  ia° 

E in  Venezia  per  Francefco  Bolletta  1610.  in  1 1° 

Codui , che  male  audiit  all’ufo  del  fymponazio  in  Filofofia  Aridote- 
Ika  , compofe  imitando  Arijlofane  , le  Nubi  , Commedia  Satirica  in 
verli  e a penna  contra  Giorgio  Kagufeo  da  Raguli  fuo  antagonilla  nello 
Studio  di  Padova  • 


Il  Filarmindo  , Favola  paftorale  del  Conte  Ridolfo 
Campeggi.  In  Bologna  per  Giovanni  Rojji  160$.  in  4° 
■ E in  Venezia  per  Giorgio  Vale» tini  1624.  in  1 1° 

— — E ivi  pel  Ciotti  1606.  162 in  t2° 

L’Amorofo  fde  -no,  Favola  paftorale  di  Francefc  o Brac- 
ciolini . In  Venezia  pel  Ciotti  [ che  la  dedica  a Batt- 
ila Guariui  ] 1*97.  in  1 20 

li  Sogno,  Favola  bofchereccia  di  Giammaria  Ciucciar- 
ci da  Bagnacavallo . In  Ferrara  per  Vittorio  Baldini 
>6oi.  in  8° 

Nell  Atto  v.  Scena  1.  col  nome  di  Tir  fi  fi  celebra  il  Taflo  e'I  funerale, 
fattogli  da  Unito  > prenome  del  Cardinale  Aldobrandtnì  , dcro  .incora 

N n a òan^ior* 


/ 


V 


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8in.ioT.CulV. 


4,66  D 

San glorgio  , a cui  la 
(la  altia  Favola . 


ella  Eioqubkza 

Favola  è dedicata  . Del  Gukciardi  c!  c anche 


que- 


. La  Paftorella  regia . In  Ferrara  pel  Baldini  nel 

1602.  in  8° 

Diana  pietofa,  Commedia  paftorale  di  Raffaello  Borghi- 
ni . In  Firenze  per  Giorgio  Marefcotti  1587.  in  8° 

La  Caridc , Favola  paftorale  di  Gabriel  Zinano  da  Reg- 
gio . In  Parma  per  gli  eredi  di  Set  fiotto  1 y8a.  in  8° 

Il  figurino,  Favola  paftorale  di  Niccolò  degli  Angeli  1 
da  Montelupone.  In  Venezia  per  Federigo  Aborelli 
Guerriglia  IJ74.  in  8° 

L’Efilio  amorofo.  Favola  bofchereccia  di  Alcfl'andro 
Calderoni  da  Faenza  . In  Ferrara  per  littorio  Baldini 
1607.  in  i2° 

Il  Rapimento  dLCorilla  , Favola  bofchereccia  di  Fran- 
cefco  Vinta . /«  Venezia  pel  Ciotti  160;.  in  4° 

I Sofpetti , Favola  bofchereccia  di  Piero  Lupi  Pifano . 

In  Firenze  per  Bartolomeo  Sermartelli  1 j8 9.  in  8° 

La  Fida  Ninfa  , Favola  paftorale  di  Francefco  Contari- 
ni.  In  Vicenza  a tjìauza  di  Francefco  Bolzetta  lj$y. 
iti  1 2°  edizione  iti. 

La  Rofa  , Favola  bofchereccia  di  Giulio  Cefare  Cortefe  \ 

[in  dialetto  Napoletano  ] In  Napoli  per  Novello  de 
Bouii  1666.  in  ia°  con  le  altre  fae  opere  dell'edizione  xv. 

II  Cortefe  nel  Canto  v.  (lama  xv.  del  Tuo  Viaggio  di  Pamafo  delcri- 
vcndo  un  banchetto  , imbandito  da  Apollo  alle  Mule  e ai  Poeti,  ci 
aflicura  , che  eflendo  portate  in  tavola  per  antipodi  le  più  celebri  Pafio- 
rall , i convitati  fi  leccarono  le  dita  del  Palìorfido , della  Filli  di  Sarò, 
del  Filar», indo  , e poi  dice,  che  V Aminta  (opra  tutte  fu  filmato  pa- 
lio da  Signori.  Alla  Filli  di  Sciro  prepone  il  Fitarmindo  in  grana  del 
Campeggi  fuo  amico  . raggiungendo  , che  le  altre  Fa/ìoraW  rimaftevi  . 
li  lardarono  ai  fervideri  : 

Vennero  l’anlefa/ìe  , buone  afaje  . 

£ d'Ecroghe  , e de  Farne  , e Paflorale  , 

De  li  quale  a beufa  fe  mugnaie  , 

Perdi  erano  barreffia  prencepale  : 

De  MertUlo  , le  dela  fe  leccaje  , 

, De  Fille  . e Pilarminno  , de  ediu  baie  . 

£ d' Aminta  . che  i cefa  da  Segnare  s 
Vanire  l affato  fe  li Jervelure . 

V Ingegneri  nel  fuo  Difcorfo  della  l’ocGa  rapprefentativa  fie  menno»» 
d'  altre  Favole  , fomiglianu  alle  addpttc . Ora  concludali  quello  capo 

con 


1 

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Italiana  4 67 

eon  l 'Egloghe  partorali  , che  tra  le  prime  , fe  pur  non  fono  le  prime  , 
a incontrarli  in  verfo  fdrucciolo  , pajono  quelle  di  Strafine  Aquilana  , 
Cavaliere  della  teligion  militare  di  lan  Giovanni  , chiamata  da  zoo. 
anni  in  qui  , di  Malta  dopo  il  fuo  pafl'aggio  da  Rodi  in  quell'  ifola  : 
il  qaal  Serafino  fu  in  molto  favore  del  Duca  Valentino  (Inolila  morte  , 
feguita  in  Roma  ai  x.Agorto  nel  i joo.  Le  Tue  Egloghe  fi  veggono  fra  le 
fue  opere,  (lampare  di  tondo  in  Venezia  da  Giovanni  Andrea  Va  va  fiori 
[ e anche  Vntva/leri  ] detto  Guadagnino  nel  If  ;t.  in  ottavo  : e Tubi* 
to  approdò  alla  Vita  di  Serafino  , la  quale  e diverfa  da  quella  , che  ne 
ferine  il  Calmerà:  ed  è pure  in  altra  edizione  corfiva  , che  fembra 
del  Zoppino  j ma  TTon  è gii  nella prirxa  di  Rema  predo  Giovanni  Befi- 
cleri  del  t jo{.  in  ottavo , e (Tendo  quivi  un  Sonetto  di  Monfignore  Angelo 
Coloccl  da  Jcfi  3 che  fu  Vefcovo  ai  Nocera  nell’  Umbria  , furrogatovi 
all'  altro  Prelato  , ugualmente  celebre  , Varino  Favorino  ; tal  Vita  po- 
trebbe efiere  del  CoLocci . Quivi  Serafino  fi  dice  nato  nella  città  dell' 
Aquila  di  non  ignobile  fììrpe  con  riferirvi!!  il  feguente  cpitafio , portogli 
da  Pietro  Aretino  in  Roma  alla  Madonna  del  Popolo  , dove  però  con 
tanti  altri , per  colpa  unica  della  barbarie  , non  piò  fi  ritrova  , e ne  me- 
no quel  tanto  famofo  di  Ermolao  Barbaro  : 

dpuì  giace  Serafin  . Partirti  or  puoi  : 

Sol  d'aver  villo  il  [affo  , che  lo  [erra  , 

Affai  Jei  debitore  agli  occhi  tuoi  « 

Lo  Speroni  nella  Orazione  in  morte  del  Bembo  fa  poca  grazia  a Sera- 
fino , e altresì  al  Jsheadriregio  , e al  Dittamondo  3 chiamandogli  tutti  in- 
dente , ufeiti/uora  di  alcune  caverne  difabitate  . Ma  bifogna  confide- 
rare,  che  gran  parte  de’ loro  difetti  fono  del  tempo,  deila  rozzezza 
delle  prime  imprelfioni  volgari , c del  nollro  idioma  , allora  non  per 
anche  dal  Bembo  levato  fuor  del  volgare  ufo  tetro  , come  dlllé  1 ’ A rio  fio  , 
Il  Sannazaro  però  non  ebbe  a fchifo  di  approfittarli  delle  fue  Egloghe  , 
prendendone  fino  i verfi  interi  di  pianta  • Fu  Serafino  molto  (limato 
dadi  autori  delle  Collcttante  in  fua  morte  , date  in  luce  da  Gio-  Filetto 
Acbilliniia  Bologna  per  Caligola  Bazalicro  nel  ijoq.  in  ottavo. 

L’Egloghe  di  Girolamo  Muzio  [ libri  v.  ] In  J/’inegia 
frefp)  il  Giolito  I jyo.  tu  8° 

Ci  fono  ancora  le  Egloghe  di  Luigi  Alamanni  tra  le  fue  opere  Tofcane  , 
Rampate  in  Lione  da  Baftiano  Grifio  nel  if  jj.  in  ottavo  : e prima  di  tut- 
te, in  quanto  all’  eccellenza  , le  Egloghe  del  Sannazaro  , venute  fuora 
dopo  quelle  di  Serafino  , anzi  dopo  lui  morto  , le  quali  fi  porranno  piò 
avanti  nel  Capo  vii. 


Nnni  CAPO 


Bl  BLIOT.Cti.IV'* 


Pag.  m6. 


Canto  Xlvt.  tfi 


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Della  Elo  qjj  e n z a 
C A P O . V 

Scrittori  intorno  al  Poema  del  Guarini . 

Difcorfo  di  Giafon  de  Nores  intorno  a que’  principi, 
caufe  e accrefcimenti , che  la  Comedia , la  Trage- 
dia , e il  Poema  eroico  ricevono  dalla  Filofofia  mora- 
le ecivile,  e da’ Governatori  delle^Republiche . In 
Padova  preffb  Paolo  Mejetto  1587.  in  40 

Quello  libro  , che  dee  precedere  la  Poetica  del  Noeti , e da  lui  dedicato 
all' Abate  Galeauco  Piar  io  , qui  fi  ripone  di  nuovo  , come  primaria  ori- 
gine di  gran  liti,  dando,  quantunque  in  genere  , per  tanti  moftri  le  Tra- 
gicommedie , e le  Paflorali , lenza  fpccificarne  però  alcuna  per  nome  , 
articolarmente  poi  quella  del  Paflorfido  , allora  non  ancora  ftampata  , 
enchè  per  altro  notilfima  , come  rapprefentata  , Iridata  leggere  c co- 
piare , e anche  letta  dal  Guarini  Beffo  più  volte  a grande  auditorio  in 
Veneua  , e in  Padova  . Di  qui  poi  ne  vennero  i libri  feguenti . 

Il  Verrato,  ovvero  difefa  di  quanto  ha  ferino  M.  Gia- 
fon de  Nores  contra  le  Tragicomedie  , e le  Paftorali 
in  un  fuo  Difcorfo  di  Poefia  . In  Ferrara  [ per  Vin- 
cenzo Gaidura  ] a ijlanza  di  sllfonfo  Carafa  ij88./«4° 
con  l'errata  in  fine . 

Quello  titolo  per  troppa  fretta  fu  mal  coneeputo  , oltre  al  contenere  due 
* errori  manifclti  , che  non  fono  di  lingua  , nè  di  (lampa  . Primo,  il  Ver- 
rato , nome  de!  porco  mafehio  intero  , in  latino  Verrei , e in  Francete 
Verrai,  diverlo  da  Verato  , nome  proprio  di  famiglia  Fcrrarefe  . Se- 
condo , non  dovea  dirli , di  quanto  , ma  da  quanto  . Il  Guarini  dopo  gli 
avvili  del  Norei , accennati  da  Fau/ìino  Summo  nel  fuo  Difcorfo  xi. 
dove  chiama  , buono  , e fanto  vecchio  il  Nord  , deliramente  corredi: 
l’uno,  e l'altro  errore  nel  fuo  Verato  1 1.  adii  peggiore  del  primo  • 
Perche  a far  bene  i titoli  dei  libri  bifogna  pcnfarci  un  poco  , quello  del 
Verato  !•  dovea  (tenderli  in  quell’  altra  maniera  : Il  Verato  , ovvero  Di- 
fefa delle  T ragicomedie  e delle  Panorali,  da  quanto  ha  ferino  M.  Giafon 
de  Norei  in  un  fuo  Difcorfo  di  Poefia . Qui  nafee  altra  difficolti , ed  è,  fe 
l’autore  del  litro  polla  convertire  se  mede  fimo  in  titolo  del  libro  con  di- 
re il  Verato  del  Verato  , mentre  qui  fi  fa,  che  il  Verato  , famofo  ìflrio- 
ne  fcenico  di  que’  tempi , fenza  prenome  , fenza  appicco  , e fenza  in- 
troduzione di  parole  , dedichi  il  fuo  libro  , detto  pare  il  Verato  , a Ja- 
copo Contarini , e a Francejco  Vendramino  , dipoi  Patriarca  di  Venetcja 
t Cardinale  , ! quali  nelle  lor  cafe  aveano  udito  leggere  il  Paflorfido 
dalla  viva  voce  del  proprio  autore . Che  il  libro  della  Commedia  di 
Dante  fi  trovi  chiamato  il  Dante  , va  bene  ; ma -non  mai  li  diffe  , il 
Dante  di  Dante  ; nc  Dante  per  quello  chiamò  il  Dante  la  fua  Comme- 
dia, 


468 

Bhuot.Ci.JV. 


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Italiana  4 69 

din  • 11  Notti  fece  'accorgere  il  Guarini  di  duella  fua  battologia  , che 
perciò  prontamente  anele  a emendarla  nel  Verato  il.  con  attribuire 

?|uefto  nuovo  libro  , non  più  al  Verato , ma  ad  altri , come  vedremo  : c 
ece  bene  a ogni  modo  , perchè  quei  due  libri  non  effondo  Dialoghi , ! 
quali  , come  quei  di  Platone  , debbano  prendere  il  nome  dal  principale 
mterlocutore  , non  poflono  così  intitolarli . Il  Cuarini  però  di  nuovo 
ricadde  nel  medefimo  fallo  in  altro  fuò  libro,  ugualmente  ingiuriofo,  e 
maledico  al  fommo  contra  i due  onorati  fcritton,  Giovanni  e Baldaffar 
Boni fac)  da  Rovigo,  avendolo  intitolato  il  Barbiere  , da  Serafino  Colato 
Barbiere  , e fuo  fcrvidore  , per  atto  di  maggior  difprezzo  e con  impro- 
prio  cofhimc  da  lui  finto  autore  dellibro  , di  cui  troppo  lungo  qui 
darebbe  il  ragionare  • Paolo  Beni  , alla  fua  Difcfa  d c\V Anticrufca  contra 
Orlando  Pefcetti , prcpofe  ancor  egli  il  nome  di  Cavalcanti , fenza  dire 
di  chi  intendere  , chi  folle  , e come  v*entraffo  quel  fuo  Cavalcanti  a 
parlare  • Si  vede  , che  il  Guarini  in  que’  nomi  di  Verato  1.  e li*  volle 
imitare  l'amico  Tuo  Lionardo  Salviati  , il  qual  pure  mife  fuora  contra  il 
T affo  i due  noti  libri  > i quali  ei  volle  chiamare  dal  foprannome  fuo  » 
i due  Infarinati  • 

Il  Nora  nel  mentovato  fuo  Difeorfo  pag.  42.  giura  cerano  Deo  , che  quanto 
egli  ha  icritto  delle  Poche  tragicomiche  c fafiorali , non  è fiato  nè  per 
offender  altrui  , nè  per  iftudio  di  contradire  , nè  per  alcuna  forte  di  am - 
bit-ione  , ma  latamente  per  ifeoprire  la  fua  opinione  facetamente  0 buona 
0 cattiva , che  ella  fi  fia , difpofio  però  a rimetterla  a più  mature  giudicio, 
e a lafciarla  anco  totalmente  , quando  con  più  falde  ragioni  fi  dimoflraffc 
il  contrario  • Quelle  parole  fiche,  benché  non  tutte  , h riportano  qui  nel 
Verato  !•  pag.  A un  Gentiluomo  e letterato  C ridiano,  prole  fior 
pubblico  dì  Filofofia  morale  , e per  le  ftie  qualità  per  fon  a li  , umverfal- 
menre  rifpettato  e (limato  , il  quale  avea  ferino  col  fuo  proprio  no- 
me ,pare  , che  dal  Guarini  potea  darli  fede  , e non  lacerarlo  vilmente 
con  libri  fotto  nome  di  buffoni  , fervidori,  e commedianti  per  metterlo 
in  maggior  beffa  . Carlo  Sigonio  ad  Antonio  BendincUi  Lucchefe , venuto 
con  feco  in  rotture  letterarie  , fcrifl'c  quelle  parole  : io  reputo  > che  ogni 
ingiuria  , per  grande  che  fia  , riceva  conveniente  fati j fascio  ne  qualunque 
volta  colui  , che  è imputato  , nega  di  aver  ciò  fatto  con  animo  di  fare  in- 
giuria , 0 dice  , c beigli  jpiace  , che  fia  accettata  penale  . Ma  il  Guarini 
lenza  far  conto  delle  aUerzioni  e de’  giuramenti/  fatti  dal  Note»  in  pub* 
blica  forma , volle  fpargere  in  quello  fua  Verato  I.  ogni  contumelia 
nella  più  rabbiofa  maniera  contro  di  lui  , il  quale  perciò  due  anni  ap- 
prodò , e non  fubito  allora  , eodem  anno  , giuda  Antonio  Riccóbono  , fi 
difefe  col  feguente  libro  , dedicandolo  a oue'  me  de  lì  mi  due  Gentiluo- 
mini Veneziani  , ai  quali  il  Guarini  pur  dianzi  avea  dedicato  il  Vera- 
to i.  Che  fi  debba  reprimere  fenza  rifpctt?  umani  , e con  ogni  maggior 
forza  la  perfidia  , • l*  impoflura  di  chiunque  delofamenre  e per  detefla- 
bile  malevolenza  ofa  oltraggiare  con  privato  e pubblico  inganno  la  ra- 
gione delle  notorie  verità , non  ci  c,da  battere  s ma  il  calo  del  Notes 
non  entra  in  quello  difeorfo  » 

Apologia  contra  l’autor  del  Verato , di  Giafon  de  No- 
res,di  quanto  egli  ha  detto  in  un  fuo  difeorfo  delle  Tra- 
gico- 


Barbiere 2%  26- 
44* 


Errata  Sgonfi  inter 
Opnfcnla  Benditi  dUi 


De  Gjmnafio  Pata- 
vino lib.  iv.  caf.vn. 


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Bi  bliot.Cl.ZV» 


Apoi.  /•/. ii»2.  43* 


Ve  GpmtAfio  P<tM- 
Wn*  /f'òb  III.  rap. 

XLVIII. 


470  Della  Eloquenza 

gicomedie  , c delle  Paftorali . In  Padova  prejjb  Paolo 
Mejetti  1590.  in  40 

Meglio  farebbe  Aato  lo  Rendere  queAo  titolo  , come  icgue  : Apologia  na- 
rra V autor  dei  Serata  , di  guarnì.  cUftm  de  Norei  ha  della  i » un  fuo  Di- 
fcarfa  della  Tragicamedie  , e dalle  Pafìorali . Qui  il  Sarei  altamente  li 
duole  de’  ludibri  contro  di  lui  Rampati  fotto  nome  d'un  I fìttone  , quale 
era  il  Aerala  : e con  forza  e graviti  da  onorato  Filofofb  foAienc  la 
Tua  caufa,  non  mai  nominando  l’avverfario,  nè  il  fuo  libro,  ma  Infitten- 
do nell’  impugnare  in  ragion  poetica  per  tanti  moliti  le  Tragicomme- 
die , e le  PoStarali  con  rammentarne  alcune  , da  noti  e famofi  I (trioni, 
! quali  eziandio  chiama  per  nome,  rapprcfentate  in  Padova  (tedi  , dove 
foleva  Rare  il  Guarini  .Tra  queRe  ne  fu  una  della  Pamua  d' Oriunda  , 
anteriore  , come  le  altre , al  Paftarfida,  pretefo  unico  dal  Serata,  come 
fe  prima  non  vi  foffe  mai  Rata  P afiorale  , o Tragicommedia  veruna  , 
onde  perciò  il  Norei  avelie  intefo  di  colpir  quella  loia . Parla  della  Tua 
fchiatta  lìgnorilmente  , e fol  quanto  richiede  la  moderata  difefa,  come 
di  principale  in  Cipri  innanzi  alle  funeRe  difgrazie,  occorte  nella  perdi- 
ta ai  quel  Regno . Dice,  che  non  doveva  introdurli  con  tanti  fchemi  un 
mimo  e i Urlone  a lare  Acazio  di  lui  , gii  Rato  onorevolmente  diAinto 
dalle  prime  tefle  in  dottrina  / come  da  Trifon  Gabriello  , da  Paolo  Ma- 
nuieio  , da  Sperone  Speroni  , e ancora  da  que’  due  medelimi  Gentiluo- 
mini , a'  quali  era  diretto  il  Serate  . Intanto  il  povero  Noni , autore 
di  molte  opere  latine  e volgari  , e al  certo  vir  nobtiiffimut  tf  lilera- 
tifjimui  , maximeque  indignai  ndverfa  fortuna  , quam  propler  Cyprum 
infulam  occupalam  perfeffm  olì  , allo  fcrivere  del  Riccehono  , eflendo 
gravato  dal  pefo  degli  anni,  e più  dai  travagli , nel  itpo.  fe  ne  pafiò  di 
queAo  fecolo  , e il  Guarini  tre  anni  dappoi  die  fuora  que  A’  altro  fuo 
libro  • 

11  Vcrato  li.  ovvero  replica  dell’Attizzato  Accademico 
Ferrarefc  in  difdà  del  Paftorfido  contra  la  feconda 
• fcritrura  di  Mefler  Giafon  de  Nores,  intitolata  Apo- 
logia . In  Firenze  per  Filippo  Giunti  1593.  in  4.0  con 
Ferrata  in  fine . 

Il  nome’  di  Auiiucato  , cioè  irritalo , e ifligoto  , diferedita  fubito  il  libro  , 
rapprcfentandolo  quale  è egli  veramente  dal  principio  alla  fine  , pieno 
di  tutto  il  fiel  d’ipponatte  . Chi  foflè  queAo  Allineala  , che  il  Guarini 
qui  furrogó,  anzi  congiunfe,  al  Serata,  lo  fpiega  il  Beni  nel  Cavalcanti 
con  qucAe  parole  pag.  no.  Egli  [ il  Pcfcetti  ] fi  è tafcialo  indurre  per 
fofìiiulo  del  Serate,  edell’Altiieiealo  , MI  MI  affai  MOTI  al  lor  tempo  . 
Si  vede  , che  il  Guarini  era  inclinato  a fimil  gente  . Egli  dedica  il  fuo 
libro  a Sincenteio  Gomeaga  , Duca  di  Mantova  , al  cui  fcrvigio  era 
pafiàto  :’e  fi  Rudia  d'interefiarvelo  fui  motivo  di  avervi  latto  rappre- 
fentare  il  Paiìorfido  : e le  punture , dategli , come  ferire  , non  tanto  dal 
Norei , quanto  da’  fuoi  UUgoteri  piuttojìo  , che  configlieri  , vengono  da 
lui  qualificate  per  villane  e difonefìe  , benché  il  Norei  non  aveflé  mai 
cenfurata  nominatamente  la  fua  Tragicommedia , ma  folo  dietro  ai 

prinei- 


r- 

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Italiana  471 

principi  della  Filofofia  « dell'  alte  poetica  , eoa  Ogni  maggior  civiltà 
difapprovamla  , c follmente  in  genere  con  altre  di  limil  l'atta  . Il  Gua- 
timi mandò  a (lampare  a Firenze  quello  Tuo  Iterato  il.  iìduo  nell'  aflì- 
ftcoza  delle  reliquie  rimaftevi  de’  Tuoi  amici,  avrerfarj  del  Tufo,  quali, 
dopo  motto  il  Snlviati , erano  Boftiono  de'  Kofi  , Giovanni  Bardi  , e 
Giambatijìa  Doti  i non  però  Bernardo  Cani  fi  orni , ne  GiambatiHa  Stron- 
zi , giudi  (limatori  del  Tuffo  , c altresi  amici  del  Guarirti  • Segue  nel 
Verni 0 il.  la  prefazione  , medelimamentc  doti' Attizzato , che  alierma 
di  aver  finita  la  Peptica  duo  amai  prima  , benché  la  dia  (bora  due  anni 
dopo  : e dalla  uccia  , che  prevede  contro  di  tè  per  avere  fcritto  cantra 
un  morto  , cerea  anticipatamente  di  ripararli  con  dire  di  aver  coti  (arto 
anche  il  Notti  conira  il  Votato  » già  morto  , e che  cd'o  Guarirli  fcrive  ai 
lettori  , i quali  fon  vivi  , e conrra  la  dottrina  del  Norei  ; e non  al  Norei, 
nè  conira  il  Norei  : rutti  fofifmi , e vane  battologie  di  conrenziotà  c 
Alfa  dialettica  per  più  ragioni  : 

I,  il  Notti  fin  nel  citolo  (ledo  del  Tuo  libro  efpredà mente  dichiarò  di  fcri- 
vere  la  fua  Apologia  conira  V autor  del  Veraio  , e non  contro  il  Ve  rato  , 
dal  Guarini  , e non  da  sè  ingiuriofamentc  introdotto  fenza  propofito 
alcuno  a parlare  contra  il  Norei  ; non  imporuudo  a quello  di  faperc  , 
fe  quell'  Ifiriant  allora  foiTe  poi  vivo  , o morto  ■ Che  il  Norei  ferivede 
contra  V Autor  del  Virato  , il  Guarini  il  confedà  nelle  piime  righe  di 

Jiuefla  fua  Replica  , o piuttollo  declamazione  da  (Irepitoib  e loquace 
odila  • 

II.  il  Guarini  direttamente  fetide  contra  la  perfona  (leda  del  Notti , cari- 
candolo io  ogni  Accia  di  oltraggi  • 

IIL  il  Norei  non  accusò  , nè  oltraggiò  , ma  lì  difefe  contra  l’ Autor  del  Ve- 
raio . Somiglianti  fofifmi  , anche  puerili  , fi  trovano  pafim  per  entro  il 
libro  , come  per  eiempio  , ove  fi  dice  , che  il  Virato  fu  cillodin  Ferra- 
refe  . Ma  non  per  quello  fu  comparabile  al  Norei  ; e profcfsò  il  melliere 
dell'  i/ì rione  , cioè  per  previa  c pagamento  me'  più  magnifici , e Jtruuofi 
teatri  d'Europa , come  fcridè  Marcantonio  Guarini  ; onde  vanamente 
l'ardito  Pefcetti  fi  affaticò  di  cooncftarlo  . Pari  leggerezza  ancou  fi  è il 
dire,che  il  Tuffo  fece  un  Sonetto  in  fua  morte;  perchè  noi  fece  altramen- 
te, che  come  a un  bravo  iftrione  . Il  medefimo  conto  fi  dee  fare  dell’af- 
(ermerli , che  V Attizzato  non  fapeflc  , die  il  Aceezcra  di  cafa  de  Norei 
per  eflèrlì  (crino  Denorei , e non  de  Norei , come  , fc  chi  è di  cafa 
Noria  , t Detiene  , non  porcile  dirli  d'Oria  , c del  Bene  . Qucfti  Verini 
modero  tanta  naufea  , die  tra  gli  avvocati  Aedi  della  caufa  del  Guarini , 
non  vi  fu  chi  atdidc  lodargli  fuor  del  Pefcetti  , uomo  sfornito  di  dottri- 
na , ma  non  di  petulanza  , dote  propria  de'  vili  adulatoti  e fofifti  , 
afflai  facili  a ravvifarfi  col  folo  guardargli  in  vifo  ; onde  perciò  il  Beni 
lo  frodò  malamente  , e talora  non  lenza  applaulo  ddl' ApatiHa  Niffoli • 
Ma  i Virati  mai  non  potettero  nemen  giungere  a coafcguir  l’onore,  per 
altro  ordinario, dalla  turba  de'Critici  di  eder  cinti  in  materie  poetiche. 
IV.  tutte  le  feufe  del  Guarirti  per  la  fua  maniera  di  fcrivere  contra  un 
morto  , riefeono  magre  , perche  fe  egli  volca  far  credere  di  pigliatala 
contro  alla  don  ritta  , e non  alla  perjona  , non  dovea  (lampare  quelle 
tante  , e si  ingiuriate  maladicenze  , da  lui  con  larga  mano  («minate  in 
ogni  pagina  ; ma  dovea  contcnetll  nell’  impugnate  le  fole  opinioni  : la 
qual  con  certamente  egli  non  fece  . Il  libro  , che  è grolle  41  pag.  jrn. 

non 


Disti  iot.C  iJV. 


DtUe  Chltfe  di  ptt- 

raraiià.  v.pil*,}!?. 

Dififa  paj.j a. 


Pn£.  rj.rol.  Ili, 


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Bibliot.Cl.IV» 


6l • 

Libro  iv.  M/>.  VII» 


P<t*8. 


>» 

Ifrffr*  70.  1 1. 
icS.  13 J.  l^o.  JJ4- 
156» 

lettere  pog.  77.  12?» 
132. 


Chitft  ài  Furar» 
pag.  180. 

Pùntoti},  1»  pn».  $7. 


473  Della  Eloquenza 

non  hi  alcun  ordine  , o divisone  , td  c qualità  propria  anche  delle 
altre  opere  del  Guarini  , come  fon  quelle  contra  i due  Bonifacj ; contri 
il  collegio  de'  Dottori  di  Cremona,  il  Segretario,  le  Lettere,  il  Parere  in 
favore  del  Papafava  , e una  Critica  a penna  * altre*!  molto  verbofa  , 
da  lui  conipoda  in  Vrbino  a precipizio  contra  la  Vita  del  Duca  Frana 
cefeo  Maria  I.  deferitta  da  Giambatifìa  Leoni  Veneziano  , e per  altro 
lodata  dal  Beni  del  Cavalcanti . Il  Riccobono  , amico  del  Guarirli  , men- 
tovando quello  Ferat » il.  come  proprio  di  lui  parto  , e non  d’altri  , 
onora  ^eloquenza  dell’  autore  , chiamandola  fané  admirabìlem  , della 
ouale  però  farebbe  potuto  dirli  , che  non  erat  hic  io  cui  • Il  Riccobono 
dipoi  foggi  unge  , avere  il  Guarini  trattato  tam  afpere  W acerbe  il  No- 
te t , quanto  Arcbiloco  trattò  Licambe  j talché  fe  non  era  morto  , fa- 
rebbe flato  in  pericolo  di  finirla  appunto  , come  Licambe  . Quella  non 
c gran  lode  al  Guarini  , almeno  , come  a fcrittore  onedo  , per  non  die 
Crifliano  * nè  così  certamente  trattato  dal  Noret  , come  dicemmo  : e 
dianzi  fi  è già  efbrefla  la  grande  filma  , che  il  Riccobono  fece  del  Noret , 
e così  chiunque  di  lui  ne  fcrifle  , tranne  il  Pefcetti . L’ Ingegneri  nel  luo 
Difcorfo  , lodando  il  Noret  per  uomo  di  dottiffma  memoria  , quali  per 
far  difpetto  all’  awerfario  Guarini  protella  di  onorarlo  femore  con  ogni 
fuo  fpirito  , ficcome  ebbe  , mentre  egli  riffe  , in  fomma  offeroanna  la 
vera  nobiltà  del  fuo  fangue  , e la  foavità  incomparabile  de'  fuoi  lodatijjimi 
cofiumi . Più  non  fi  potea  dire  in  poche  parole  • Il  Verato  il.  in  fu- 
flanza  ci  rapprefenta  al  vivo  il  vero  carattere  del  Guarirti , qual  fu 
non  folo  co’ privati  * ma  co’  Principi  flelli,  da  lui  per  fuo  difetto  in 
poco  tempo  ferviti  e con  nota  di  altiero  , p:cn  di  amor  proprio  , pun- 
tiglielo , e querulo  al  maggior  fegno  de’  fuoi  naufragi  , delle  ingiù- 
ne  della  dura  e mala  fortuna , e delle  fue  perfecurioni  , come  foleva 
dire  , tutto  ciò  riluttando  dalle  proprie  fue  Lettere  , c dalla  Scena  1. 
dell’  Atto  v.  del  Padorfido  in  perfona  di  Carino . Così  egli  fi  portò 
principalmente  col  Duca  Alfonlo  II.  di  Ferrara  , fuo  naturai  Signore  « * 
al  quale  dopo  edere  (lato  da  lui  con  grandi  e onorevoli  impieghi  c fpe- 
dizioni  didimo  * egli  voltò  le  fpallc  nei  if88.  per  andare  a lervire  di 
Segretario  il  Duca  di  Sano) a , dove  era  dato  Ambafciadore  d ' Alfbnfo 
prima  del  1571.  Ma  poi  vi  durò  poco  in  Torino  , lcvatofene  col  freddo 
pretedo  dell’effe  re  occupato  quel  Duca  nell'imprefa  di  Saluxjco  nel  1 5 88- 
Indi  fe  ne  pafsò  ai  fcrvigj  di  Fincenrio  Duca  di  Mantova  , poi  a quegli 
di  Ferdinando  Arciduca  d'Infpruc  , e appretto  entrò  in  Corte  di  Ferdi- 
nando I.  Granduca  di  Tofcana  , a cui  ferviva  attualmente  di  Segretario 
nell’anno  idoi*  come  li  ha  dalla  lettera  , prcpofla  da  Giovanni  Savio 
alla  fua  Apologia  del  Padorfido . Ma  di  lì  a poco  il  Guarini  fazio  an- 
cor del  Granduca  , fe  ne  pafsò  al  Duca  d’Urbino  Francefco  Maria  II» 
e poi  lafciaro  ancor  quefto,  e trasferitoli  a Feneria  , fi  rldufTe  quivi 
per  fua  difgrazia  , fi  può  dir  volontaria*  a finire  i fuoi  giorni  a'1’  ojteria 
il  dì  vii.  di  Ottobre  del  16  it.  nella  parrochia  di  san  Mauririo  , dove 
fu  fepellìto*  per  arredato  di  fuo  nipote  Marcantonio  Guarini  , fpiegan- 
dolo  il  contemporaneo  Eritreo  con  quede  parole  : quum  ad  cappo- 
ne m divertiffet  , fenio  curìfquecon/eftus  , ex  ceffi  e vita  j non  però  di 
pompe  funerali  onorato  da  quella  Sereniffma  Repubblica  , come  per  man- 
canza di  pratica  dille  il  Buonanni  , perchè  ciò  ella  non  ufa  * fenon  co* 
(òli  attuali  Nuucj  del  Papa  , e Con  gli  Ambafciadoii  de’  Re  * i quali 


Orai,  pog,  14. 


V 


V 


' • • 

Italiana'  473 

aoa  muo)ono  all*  olle  ria  : e il  Guarini  da  tutti  i fuddetti  Prìncipi  fe  né  ■ - — rrp 

partì  predo,  e annojato  . Per  altro  diè  faggio  di  Criftiano  , e cattolico,  1,1 8 ,0T*'-*'**V*. 
particolarmente  quando  incorfo  nelle  cenlure,  promulgare  dal  fommo 
Pontefice  Clemente  Vili,  per  l’occupazione  alla  Chicfa  Romana  del 
fucato  di  Ferrara,  e di  ciò  ravveduto  , cicorie  al  Nuncio  Apoftolico  di 
Venezia  Monfignore  Antonmaria  GraxJani  per  impetrarne  i’aflbiuziono» 

Intanto  , ornai  ritornando  al  Notes  , non  mancarono  a quello  i Tuoi  non 
difpregiabili  difenfori  contra  i Venati  , cori  richiedendo  le  fue  virtù  , 
generalmente  efal tate  , per  quanto  fi  trae  dalle  feguenti  opere  : e'blfo- 
gna  , che  i romori  contra  elfi  Verati  fodero  granai  , poiché  il  Guarirti 
col  pretefto  di  ridurre  que’  due  Tuoi  libri  in  Compendio  , rifolvette  di 
tot  via  le  tante,  e sì  verbofe  maldicenze  , fenza  mai  più  nominar  il 
Notes  per  entro  il  Compendio  , da  lui  fatto,  come  dice  , fin  nel  rfpp* 

In  un  tefio-di  «fio  pag.  jf.  fi  leggono  le  feguenti  parole  , ferine  in  mar* 
gine  di  propria  mano  di  Fabrizio  feltrami,  concittadino  di  Luca  Contilo 
da  Cetona  nello  fiato  di  Siena,  il  qual  Beltrami  da  indi  in  latino  prete  il 
nome  di  Scythonienfis ,e  fcrìfie  un  Difcorfo  delle  Imprefe  accademiche, in 
cui  cita  un  fùo  E fame  del  Paftorftdo.  Le  fue  parole  fon  tali:  quefto  dice  [il 
Guarini  ] per  isfogare  la  collera  , che  uvea  con  Alfonfo  Duca  di  Ferrara , 
che  fi  fervi  ne'  maneggi  e più  importanti  nego *./  , dell"  Imola  [ Giara* 
batifia  Ladcrchi  ] in  luogo  del  quale  faria  voluto  entrare  quefto  autore  ; 
ma  più  acerbamente  (foga  quefto  fdegno  nel  libro  , che  fece  del  Segreta- 
rio , foggetto  appella  prefo  da  lui  per  quefto  fine  . Il  Beltrami  in  altra  fua  , 

nota  al  Verato  il.  pag.  x6p.  fopra  la  riga  4.  corrifpondente  al  tenore 
accennato  , dice  cosi  : vedi  in  quefto  propofito  il  Segretario  del  Guarino  , 
e vedrai  , l' Attizzato  e (fere  il  Guarino  . Quelli  alludendo  all’  Imola  , 
fi  vede  , che  lufinga  aliai  poco  i nudi  e puri  Legifti  anche  altrove  , e 
forfè  non  fenzà  ragione  • ' **  v* 


Due  DifcjorfF di  Fauftino  Summo  Padovano , l’uno  con*  # 
tra  le  Tragicomedie  , e le  moderne  Paftorali , l’altro 
contra  il  Paftorfìdo  con  una  Replica  allaDifefadi  Or- 
lando Pefcetti . In  Vicenza  per  Giorgio  Greco  a (fiati za 
di  Francesco  Bolzetta  librajo  Badavano  1601.  in  40 

Quell»  due  Difcorfi , tratti  dai  Poetici  del  Summo  , fiampati  in  Padova  dal 
Bolzetta 'nel  1600.  in  quarto  , .vengouo  quivi  ?d  eficrp  Pxi.e’l  x 11. 

Confiderazioni  di  Gio.  Pietro  Malacreta , Dottor  Vi- 
centino , detto  nell’  Accademia  degli  Orditi  di  Pa- 
dova l’ Innaspato , fopra  il  Paftorfìdo,  Tragftomedia 
paftorale  del  molto  illuftre  Signor  Cavalier  Batifta 
Guarini . In  Vicenza  per  Giorgio  Greco  a ifìanza  di 
Francefco  Bolzetta  , librajo  Padovano  1600.  in  40 
■■  B in  V inezia  per  Marcantonio  Z altieri  1600.  xóot. 
in  12° 

O 0 o Precede 


I 


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è 


Sjsaiot.Cji.IV, 


^S-3.  >f. 


I 


474  Della  Eloquenza 

Precede  la  licenza  del  Configlio  di  *•  per  la  (lampa  in  virtù  della  relazio- 
ne del  Padre,  Inquifitore  , del  Segretario  del  Senato  Lorenzo  Mafia  , t 
di  ZyiS/o  Paoli  ni  ? lettor  pubblico  di  buona  lettere,!  quali, a ciò  depurati, 
aUcftano  , come  nel  libro  non  vi  c cola  contra  le  leggi  , e che  c degno 

; divampa  • 

J1  Guari  ni  nella  prefazione  al  Compendio  de’  fuoi  Ferali ? (parla  al  (olito 
del  Summo  e del  Malacrcta  , cioè  con  difprezzo  ; ma  non  pare  , che 
fodero  da  fregiarli  : nc  con  loro  al  certo  fu  paragonabile  il  campione 
jj «[tetti  , fcncrnitorc  ancor  egli  e del  Tafio  , e del  Guafiavìno  per  vile 
adulazione  « fome  perfona  delle  qualità  , cfpccfl'e  dal  Beni  nel  Caval- 

i t 4.  ' 

Apologia  d?  Giovanni  Savio  Veneziano,  Dottore,  in 
difefa  del  Paftorfido  Tragicomedia  paftorale  del  mol- 
to illuftre  Signor  Cavalier  Batifta  Guarini , dalle  op- 
pofizioni  fattegli  dagli  eccellentitfimi  Signori  Faufti- 
110  Summo  , Gio.  Pietro  Malacreti , e Angelo  Inge- 
gneri , divifa  in  tre  Parti . 

Nel  lai.  lì  ragiona  della  Tragicomedia  in  univerfalc . 

Nella  il.  della  Favola  del  Paftorfido  . 

Nella  ni.  del  Paftorfido  diftefo. 

hi  Venezia  per  Orazio  Landucci  1601.  in  12° 

Il  Savio  pag«4r.  parlando  della  Prigion  >€  amore,  Commedia  di  Sforna  Od- 
do , che  fu  legifia  , dà  a quello  il  nome  di  fuo  maeflro  . L‘ Ingegneri 
non  ifcrifle  a patte  contra  il  PaflorfiJo , ma  bensì  nel  fuo  Difcorjo  , e 
fenza  nominarlo  , dopo  averlo  per  nome  lodato  . 

Rifpofta  alle  Confiderazioni  o dubbi  del  Dottor  Mala- 
crcta fopra  il  Paftorfido  con  altre  varie  dubitazioni, 
tanto  contra  detti  dubbj  e Confiderazioni , quanto 
contra  1*  ifteflò  Paftorfido  con  un  Difcorfo  nel  fine 
per  compimento  di  tutta  l’opera  , di  Paolo  Beni . In 
Padova  per  Francefco  Balzella  1600. ///40 

Il  nome  di  Paolo  Beni  andava  ineflb  in  principio  dopo  la  voce  Rifpofia  . Il 
Difcorfo , aggiuntovi  a parte  , ha  la  data  di  Fé nex-ia  pre/Jo  Paolo  Violino 
affanna  dell'  autore  i Coo-  iu  quarto  , col  privilegio  del  Senato  per  la 
licenza  e privativa  della  (lampa  , benché  il  libro  (ia  di  fole  pngirte  ip. 
onde  bifogna  , che  in  Padova  , dove  fu  Rampata  la  detta  Rilpofìa  , il 
Difcorfo  aggiuntovi  , comcchc  non  contenga  patricolarità  faflidiofe  > per 
le  fazioni,  allora  calde,  iucontraflc  tali  difficoltà,  che  movcflcro  il  Beni 
a ricorrete  dirittamente  a Venezia  per  la  licenza  di  pubblicarlo  , 

Difefa  del  Paftorfido  , Tragicommedia  paftorale  del 
molto  illuftre  Signor  Cavalier  Batifta  Guarini  da 

quan- 


Italiana  47$ 

quanto  gli  è (lato  fcritto  contro  dagli  eccellentifllmi  iuniràT.ca.iy. 
Signori  Fauftin  Summo , e Gio.  Pietro  Malacteta  con 
una  breve  rifolu/.ione  de’ dubbj  del  molto  reverendo 
Signor  D.  Pagolo  Beni , d’ Orlando  Pefcetti . In  Ve- 
rona per  Angelo  Tomo  1S01.  in  40 

Qui  pare  11  nome  del  Pefcrit!  dovca  porli  in  principio  con  dire  : Difefd 
•di  Or  lande  Pefiettì  feria  Tragicommedia  pa  florale  del  Pali  orfido  Ve. 

Apologia  di  Luigi  d’ Eredia  , nella  quale  fi  difendono 
Teocrito,  e i Doricfi,  Poeti  Ciciliani,  dalle accufc 
di  Batifta  Guarini , e per  incidenza  fi  mette  in  difputa 
il  fuo  Paftorfido  . In  Palermo  per  Gio.  Antonio  tran - 
cefcbi  \6oj.  in  4" 

E in  Vicenza  per  Lorenzo  Lori  1608.  in  8° 

Quello  Eredia  con  Criftiana  umiltà  aggiunge  in  una  procella  alla  fine  del 
libro  , che  fe  per  dì f grazia  , 0 per  ignoranza  fua  fi  trova  fe  in  quefia  , a 
in  altra  fua  finltura,  alcuna  cofa  , ripugnante  ai  decreti  della  cattolica  , 
ortodojfa  , Romana  Cbiefa  , ei  la  ritratta  , e rifiuta  , offerendo  fi  pronti '[- 
fimo  a difdirla  , fecondocbè  gli  verrd  comandato  da'  Superiori . Se  chiun- 
que llampa  , imitafl'c  YEredra  , meno  difturbi  avrebbe  la  fuprema  au- 
torità della  Chicfa  . Egli  dice  di  aver  avuta  pratica  de’  letterati  di 
Roma  , e di  altre  città  d’Italia  , e in  poche  pagine  oppone  affai  cofe  all' 
elezione  , e alla  flruttura  della  Favola  , non  appoggiata  a fama  , nè  ad 
autorità  alcuna  , ma  di  pianta  invernata  , è tutta  finta  dal  Guarivi  : e le 
oppofizionì  , quantunque  cffenziali , e in  X 1.  anni  prima  della  morte 
del  Guarini  due  volte  Rampate,  non  fi  videro  fciolte  . V Eredia  nel 
bel  principio  ragguaglia  il  pubblico  , avere  il  Guarini  per  lo  fpazìo  di 
TANTI  anni  eletto  di  faticar  l' intelletto  intorno  a quello  fuo  componi- 
mento pastorale  . Quello  fpazìo  dì  TANTI  anni  fi  riduOc  in  tutto  alla  . 

fomma  di  X XI.  ficcome  Giovanni  VillifraUcbì  da  Volterra  , che  dianzi 
jn  Corre  di  Tofcana  dovette  aver  conofciuto  il  Guarivi , ne  rendette 
informato  il  Pii  fitti , che  lo  riferifee  infine  dell’  ultimo  Proginnafmo 
del  Volume  il.  Laonde  c gran  leggerezza  dopo  tali  afièrzioni  il  voler 
dubitarne  fui  frivolo  fondamento  , che  l’autore  nacque  nel  if  }7-  Anzi 
egli  nacque  nel  1 T } 8-  poiché  nel  if8a.  egli  alièrma  di  ritrovarli  allora  k 
appunto  nel  quarantefimo  quarto  anno  di Jua  età  : e già  prima  dell’  anno  4"'?.,  l0*" 

ài?1,  *gl‘ fit  , come  dice.  Inviato  per  Alfonfo  li.  Duca  di  Ferrara  a 
Carlo  Emanuel  Duca  di  Savoja  , e per  due  foli  me  fi , per  quanto  fi  rac-  Lttttre  pop  48. 
coglie,  da  una  fùa  lettera  al  Barone  Sfondiate  Ambafciadore  del  Re  Lattee  pò t-oif. 
Cattolico  a quella  Corte  . Se  in  tal  congiuntura  egli  prefentò  al  Duca 
il  fuo  Paftorfido  a penna,  come  in  effetto  nel  i*8f.  fcrivendo  al  medefi- 
wo  , dice  di  averglielo  prefintato  ne’  tempi  addietro,  onde  poi  vi  fu  an- 
che rapprefentato  eon  regai  magnificenza  nelle  nozze  del  Duca  con 
l’Infanta  Caterina  figliuola  del  Re  Filippo  II.  di  Spagna,  di  qui  fi  vede 
chiaro  lo  fpazìo  dixxi.  tono  dal  nafiimento  del  libro  alla  fua pubblica- 
z iene  per  via  delle  ftampe.  Nell’anio  If8a.egli  ferine  al  Idarcbefi  Cor-  Letteti  pog.ttò. 

. O 0 o a nello 


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BlBLIOT-Cl.IV. 

Litri  rifa’.  117, 

teneri  fa^  53» 


34. 


Lettere  pag^a,  sj 9. 

l(Or  ? • • 


. ,*V 

y 


47«  X>  ELLA  E LG  QJJ  ENZA 

nello  Sentì  voglio  di  aver  fc  trito  il  Duca  dì  Ferrara  in  onorevoli  impie- 
ghi lo  fpazio  di  x 1 v.  anni  contìnui  : cd  avendo  egli  fi  e fio  , come  poi  fi 
dirà,fatto  (lampare  il  fuo  Poema  nel  ir 90.  di  qui  retrocedendo,  fi  arriva 
all’anno  if<Sj>.  E vi  corrifponde  bcniflìmoil  tempo  di  averlo  trattenuto 
- .e  limato,  fecondo  V Eredia  , per  lo  fpaxJo  di  tanti  anni , che  arrivano  in 
tutto  a x xi.  mettendoli  in  conto  ancor  quelli  , che  fi  frappofcro  , de’ 
Tuoi  molti  viaggi  ed  impieghi;  non  effóndo  mai  (tata  a lui  tolta  la  facoltà 
di  ripulirlo  , migliorarlo  , e mutarlo  , a cagione  di  averlo  dapprima  fi m 
dal  Juo  nascimfn  ro  dedicato  e prefintata  al  Duca  di  Savoja  , con- 
forme egli  ne  fcrifle  a lui  (ledo  nel  tf  8f.  in  cui  nc  feguì  la  famofa  rap- 
prefintavione  in  T ormo*  Similmente  al  Tufo  notv  fi  tolfe  la  libertà  di 
fare  il  medefimo  al  Poema  della  Gerufalemme  dopo  averlo  nc’  Tuoi  pu- 
mi anni  dedicato  e prefintato  al  Duca  d'Vrbino  , quale  tuttavia  fi  con- 
ferva nel  fuo  codice  originale  dfella  Libreria  Faticava  , da  me  prima 

• additato . Ma  per  meglio  chiarite  la  verità  delle  cofc  , e la  gran  debo- 
lezza in  voler  dubitarne  fui  fondamento  di  fotìlliche  fottigliezze  , non 
potrà  eflcr  malfatto  clporre  un  poco  l’iiloria  , non  punto  difonorevole 
al  Guarivi , di  tali  ripuliture,  da  fui  fatte  alla  fua  Tragicommedia  dietro 
agli  avvertimenti  c configli  , non  certo  di  un  folo  , ma  di  piò  valentuo- 
mini , appunto  nel  corfo  di  xxi.  anno  , cominciando  dal  if  rfp.  in  cut 
egli  dovette  averle  dato  princìpio  . 

Quanto  egli  odentafl'e  l’altrui  (lima  verfo  le  cofc  fue  , la  quale  veramente- 
fu  grande  , per  non  dire  eccedi  a , da  lui  medefimo  fi  pilefa  abbondan- 
temente ne’  due  Fetali . Quindi  è,  che  nell’altro  libro,  da  lui  fcritto  > 
come  dicemmo  , a nome  di  Serafino  Colato  , Barbiere  da  san  Bellino  ,.  e 
fuo  fcrvidorc  , contra  i Boni/ac j , i qual?,  veduto  , come  egli  gagliar- 
damente h opponeva  alla  traslazione,  da  loro  propoli*  del  corpo  di  san 
Bellino  a Rovigo  dal  villaggio  , dove  fi  trova,  e che  porta  il  nome  del 
Santo  , e olfef»  da  alcune  lue  (lampe  , avendogli  ricordato  con-  maniera  , 
nel  vero  poco  obbligante,  l'eflcr  fuo  di  Poeta  piùyche  volgare  , il  buoi» 
Guarivi  per  eccedo  di  verecondia  prontamente  negò  di  aver  egli  da  se 
pubblicato  il  fuo  Pa/lorfido  . Le  proprie  fue  parole  fon  quelle  : nè  fu- 
rono le  cofe  fue  poetiche  ye'l  Pa/lorfido  massima  mmntb  , pubblicate 
da  lui . Ma  il  Guarinì  non  dovea  così  fcrivere  , perche  qui  egli  negò  la 
: verità  manifeda  , dlanai  da  lui  medefimo  cfpoda  al  Conte  Giovanni  de ’ 
Bardi , quando  ^li  fetide  il  dì  xix.  di  Agodo  1*89-  defiderar  di 
fiamparr  il  Paflòrfido  , nè  poter  differirlo  ; onde  perciò  lo  pregava  a 
impetrargli  dal  Granduca  il  privilegio  della  privativa  della  dampa  » 
Approdò  ringrazia  il  Cavalle r Finta  Segretario  del  Granduca  il  di  I. 
dell’  anno  1190.  di  avergli  mandato  il  privilegio  . Alcuni  anni  avanti 
avendone  pure  fcritto  a Turino  al  Barone  Sfsndrato  , c al  Marchefi  da 
E/le  , per  mezzo  loro  ebbe  licenza  dal  Duca  di  dare  alle  dantpe  il  Ppe- 
ma, a lui  già  dedicato  a penna>  onde  ragion.  vo!ea,che  fenza  fuo  pofitTvo 
confenfo  non  ne  facclle  la  d’vulgazione  . Ntl  ts8p.  il  Guarinì  richiefe 
. altro  privilegio  al  Duca  di  Parma  ; e tutti  epiedi  atti  danno  regidrati 

• nelle  fue  Lettere  , già  damp.tte  prima  , che  egli  nel  fuo  Barbiere  , coaa- 
: podo  nel  1609-  negafle  dì  avete  avuta  patte  nella  pubblicazione  del 

Fafìorfido  . Io  per  me  non  credo  , che  faceffó  bene  a negarlo  , perché 
negò  il  vero,  che  non  dee  mai  negarli  dall’uomo  onedo  per  via. di 
aicuzogne  , e molto  meno  in  pubbliche  Sìampt  , Invanito  degli  appiani! 

, ? . del 


Italiana 


477 


4*1  fuo  Poema  , ne  fii  gelofidìmo  , volendo  per  forza  , che  ognun  l’atn- 
■tiraflè  , t guai  a chi  ave  (Te  ardilo  pcnl'arc  , non  che  aprir  bocca  in 
contrario  : e lo  fa  il  Noret . Coti  in  tal  propolito  pafiim  lucccdc  in  chi 
oltre  al  farli  bello  di  cofe  , furtivamente  efpilare  ne'  libri  altrui , anzi 
di  pei  folte  ancor  vive  , come  privativamente  c largamente  prevenuto 
in  favor  proprio  , naufeando  lodi  ordinarie  , con  intrepidezza  rilolve 
di  farfelc  da  sì  folo  , e lino  di  comporre  a fe  llelVo  In  altrui  nome  le 
dedicatene  , e le  ifcrizioni  , che  fenza  pericolo  di  tralafciar  nulla  , con- 
tengano tutto  il  dicibile  : e di  potenza  li  fanno  anche  entrare  di  contra- 
bando (indentro  nelle  altrui  approvazioni  de' libri,  dove  elle  prima 
fenza  fuperlati vi  , fembravano  fearfe  : onde  poi  non  li  bada  , che  in  ral 
gu'fa  interpolate  , compatifcano  prive  di  fenfo  . Il  Guarirli  Ungeva  di 
avere  a fchTo  il  titolo  di  Poeta  volgare  per  profeffione  : e niuno  mai  lo 
ambi  pili  di  lui , come  rifulca  dai  V e rati  , dal  corpo  delle  fue  Lettere  , e 
dal  Barbiere  . 

Bifogna  però  confettare  , che  il  Guarini  non  contento  della  privata  lode  , 
riportata  , come  dice  , altana  volta  per  la  fua  Paflorale  in  molte  parti 
d'Italia  , dove  era  fiata  udita  , egli  volle  prima  di  (lamparla  udirne 
ancora  in  voce  e a penna  il  parete  di  parecchi  grand'  uomini  , fotto- 
poncndola  alla  loro  cenfura  • Cosi  fece  al  Cavalier  Lionardo  Salvimi 
nel  i(86-  il  quale  con  gradimento  lo  rendette  fervilo  di  una  fua  ferii- 
tura  iopia  il  Poema  , a tal  line  mandatogli  a penna  : e quella  fcrittura 
fi  ferba  attualmente  in  Ferrara  dal  Signor  Marcbeje  Guido  Benlivoglio  J 
che  nomino  per  cagion  di  onoranza  . Nè  il  Salvimi , qual  valentuomo, 
di  fquilire  lettere  ornato  , fu  già  unico , e folo  a efler  pregato  dal  Gua- 
rini  di  conliglio  letterario  , conforme  vanamente  credette  l’adulatore 
. Fefcetli  nella  Ri jp  oli  a all'  dnticrujea  del  Beni  > imperciocché  oltre  a lui, 
non  pochi  altri  ebbero  quello  medelimo  onore. Tali  furono  Ferrando  II. 
e Lurido  Gonzaga  , e I due  chiari  fcrittori  , Muzio  Manfredi , e Ber- 
nardino Baldi  , Abate  di  Guaftalla  . Il  Manfredi  però  dopo  ricevuto  il 
Poema  in  iflampa  , non  mancò  diavvifar  l’autore  , che  vi  avea  molte 
eofe  contrarie,  o diverfe  dall'arte  dramatica  : e il  Guarini  fcrifl'c  al  Baldi, 
che  il  Paftorfido  dal  fuo  nafeimento  ebbe  allevatrice  la  corte  fa  , e la 
lingua  fua,  merce  delle  quali,  fua  creatura,  ufc't,  e crebbe  felice  parto  in 
grazia  del  mondo  . Tali  grazie  non  li  fanno  Tempre  con  la  fola  penna  , 
ma  talvolta  con  la  viva  voce  : e di  quella  intefe  il  Buonanni , ove  mife 
il  Guarini  tra  i conligi  ieri  del  Tajfo  in  cofe,  appartenenti  alla  fua  Geru- 
falemme  ; onde  è mallicuro  il  rifuggire  all’emenda  di  errori  di  pampa  in 
alcuna  delle  prime  edizioni,  niuna  delle  quali  venne  dal  Tajfo,  per 
quanto  altrove  li  c ocularmente  inoltrato  . Ma  fopra  tutti,  il  Patriarca, 
* poi  Cardinale  » Scipion  Gonzaga  cflcrne  Rato  didimo  dal  Guarini  in 
chiedere  i Tuoi  configli  a penna  , lo  manifeda  una  lettera  al  Guarini  in 
nome  del  Cardinale  , fcritta  da  Jacopo  Pergamini  fuo  Segretario  , la 
quale  da  ancora  tra  quelle  del  Guarini . In  queda  lettera  dice  il  Gon- 
zaga di  mandargli  nota  di  alcune  cofette  , da  tè  confiderai e nel  Poema  , 
e di  piò  una  fcrittura  di  Gentiluomo  di  bellijpmo  ingegno,  e di  molta  dot- 
trina , e ciò  non  con  altra  intenzione  , come  dice  il  Patriarca,  che  di  far 
quel , che  fi  fa  in  fervigio  e onor  del  Guarini  . Se  poi  tjuedi  in  tutto  li 
modralTe  arrendevole  alle  cofe  avvlfate  , a noi  non  e noto  ; ma  per 
altro  Tappiamo  la  gran  tempeda  di  oppofizioni , che  dopo  dampato  il 

Pot- 


ili a LioT.Ci.1V. 


Lettere  pag.  a c.  jt. 
tue. 

— Parte  tì.pag.6}. 
Barbere  pag.  134. 


Leteere  pag.  34.  37. 
4U.  1(4.  15*. 


Pag.iS.  ita.  113. 
Lettere  pag.  1 98. 

Parte  11.  pag- 

6 9-  li- 

Lettere  pag-  ai  j. 


Orai.  pag.  xl. 


Lettere  pag.  301. 
Littore  pag.  157. 


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Bl  BLtOT.Cl.IV. 


Cotf fldtrAlìont  fA£. 
570.  fyt.  *7*.  516. 

Lttrtrtf^i . 7f. 


L'Vomt  di  Irttrt 
Parte  il.  133. 
1^4.  #J»z.  I. 


? intuiti,  t.  />*£.  56* 


478  Dbua  Eloqobnza 

Poema  , gli  vennero  addoffo  • Senti  per  lettera  de’  xtv-  di  Novembre 
17 1 a.  già  fcrictane  da  Rovigo  , con  ftnno  veramente  fopra  qualunque 
altro  di  petfpicace  e perito  offervatore  , dal  rinomato  Monlignot  Fi- 
lippo del  Torre  Fefcovo  d' Adria  , podiimo  a fermare  , che  quelli  , aven- 
do congiuntamente  avuti  più  tedi  originali  a mano  di  quel  Poema  , in 
uno  di  cali  tittovò  ferino  , ma  poi  cajfato  , il  titolo  di  Favola  faflorale, 
e furtogatovi  quello  di  Tragicommedia  paflorate  ; onde,  oltre  al  (uomo 
pet  l'aggiunto  paforale  dopo  il  nome  di  Paftorfido  , ne  nacquero  appref- 
fo  alla  divulgazione  que’  tanti  romori , che  fono  già  noti . 11  Prelato 
contenendoli  in  riguardare  il  vario  rifacimento  dell'opera  nelle  carte  , 
che  aveva  in  mano  , oflervò  di  vantaggio  , che  in  un  tetto  non  vi  erano 
i Ceri  tra  Atto  ed  Atto  , perchè  l’autore  da  principio  dovette  feguire 
chi  non  gli  vuole  ; ma  poi  configliatone  altramente  , fi  vede  , che  gli 
compofc . Che  l'ultimo  teflo  , benché  ripulito  , non  cortifpondeva  alla 
Rampa  , efl'endo  una  maraviglia  il  vedete  nelle  folte  caffatare  , e 
rime(fei\  centinaia  di  verfi  , come  il  principio  della  Scena  1-  fi  rrovavjk 
in  tre  guife  , tutte  dlverfe  dalla  Rampa  > e di  più  in  iftile  badi  (lìmo  , e 
propriamente  da  vergognatane  , ofletvandofi  , che  torti  i luoghi , rifiu- 
tati , e corretti  nel  margine  , erano  infelici , o cattivi  1 onde  forate 
perfuadetfi  , che  qualche  amico  giudiciofo , e di  gran  fenno  fornito,  gli 
avelie  migliorati  , o fatti  abbandonare  dall'  autore  . Che  da  alcuni  de' 
ptimi  fogli,  per  le  moltiffime  caffature  , con  parole  fopra,  e fono  rifat- 
te , replicate,  e corrette,  fi  veniva  t feoprire  la  fua  gran  farica  in  com- 
porre ; onde  appariva  , avervi  alcuno  avuta  mano  per  configlio  , e an- 
cor per  ajuto  in  migliorare  ogni  cofa  ; non  effendo  credibile  , che  tetti 
luoghi  dcbolilfimi  fodero  Rati  in  nobil  forma  ridotti  da  chi  gli  aveva 
conipoRi  dapprima  • Fin  qui  Monfignor  Fefcovt'del  Torre . 

Concludiamo  , che  tutti  convengono  , l'eloquenza  poetica  del  Poema  tiu- 
feirt  a maraviglia  dolce  , e melata  , per  non  dit  troppo  litica  e luflurcg- 
giunte , e come  fi  direbbe  in  latino,  calami frata . Niccoli  V Ulani  olite 
a più  cofe,  blfognévoli  di  forte  difefa,  vi  avverte  dopo  Mutolo  Manfredi 
gran  numero  di  madrigali;  ma  quel  che  è peggio  notano  entrambi,edèrvl 
nel  codume  talvolta  qualche  lafcivia  , che  pare  a bella  poda  inventata 
per  folleeitare  i lettori  e gli  (penatoti . £ in  vero  le  maflime  licemoiofe 
iparfevi,  non  fono  atte  a (are  alcun  bene  • In  fatti  il  Padre  Daniello  Bar- 
teli,  Gefuita  Ferrarefe,  deplora  in  particolare  i mali,  cagionati  da  quefia 
Tragicommedia  : e fe  l’autore  ne  fu  candidamente  e fenza  rifpetti  umani 
rìprefo  dal  Cardinal  Bellarmino  in  occafione  di  eflcr  quefii  fra  gli  altri 
del  facro  Collegio,  vifitato  da  lui,  come  da  Ambafcladore  della  cittì  di 
Ferrara  alla  tanta  Sede  nel  pontificato  di  Paolo  V.  la  riprenfione  non  fu 
al  certo  da  difpregiarfi,  come  fece  dianzi  con  poca  circofpezione  chi  eb- 
be a fcrlvcre,  che  il  Guarino  rintunnaflc  il  rimprovero  del  Cardinale  con 
arguta  rifpefla\  perocché  un  Porporato  della  qualità  del  Bellarmino,  non 
fu  perfora  da  rintutotoarfi  con  argute  rifptjìe  : e l'Eritreo  dopo  efler  prima 
Rato  il  Panegirifla  del  Guarini , fi  ridufle  a fcrivere  , che  la  fua  Tragi- 
commedia  ciedeafi  morto»  forteffe  integritati  non  ut  Hit . Etenim  in  ejut 
dtdeedine  Juavilateque  , tanquam  in  infeflo  Sìrenibut  mari  , in  quo  etiam 
VljJfet  erravi r,  Firginet,  nuptaque  Complures  pudicitia  naufragium 
fecijfe  dicuntur . Ora  pare,che  il  tempo  ci  abbia  rimediato,  facendo  mol- 
to raffreddare  a’  dì  noAri  il  gran  fervore  di  que'  primi  appiaufi  , talché 

fem- 


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Italiana  ' 479 

fembra , che  non  C abbia  a rapprefcntare  mai  più  . Al  rimanente  il  , ’ • " - — 

Guarini  fu  ornato  da  Dio  di  gran  doni,  ed  e (lindo  lì  abbattuto  in  tempo,  01  * ' 

che  la  Tana  idituzione  letteraria  e giovanile  andava  tuttavia  felicemente 

nelle  fcuole  Cotto  veterani  e petiti  maeflrl , a lui  fu  molto  agevole  ini* 

poflcflarlì  delle  lettere  Greche  e latine  : e ne  poQono  fare  qualche  redi- 

monianza  le  fue  Orazioni , fpatfamente  Rampate  in  divetfe  occorrenze; 

leggendoli  ancora  , efler  lui  metodi  X vili. anni  attivato  a confcguire 

il  grado  di  pubblico  pcof  eUo  ce  di  Filofofia  merde  nella  celebre  Uuiver- 

liti  della  Tua  Patria. 

C A P O . V I 

Favole  pefeatorie  in  verfo , 

L’Alceo  , Favola  pefeatoria  di  Antonio  Ongaro  , re- 
citata in  Nettuno,  caftello  [allora]  de’  Signori  Co- 
lonnelì . In  Venezia  per  Francefco  Ziletti  1582.  in  8° 

- E ivi  per  Giambatifìa  Bonfadino  1592.  1599-  *^oy. 

in  1 20 

— — - E in  Ferrara  a iftanza  di  Alfonfo  Cara  fa  1 j 8 8.i«  1 1° 
t ■ E in  Venezia  per  Niccolò  Te  baldi  ni  1603.  in  12° 

• E con  gl’  intramezzi  [ già  invenzione  ] di  Batifta 

Guarini , fpiegati  con  dichiarazioni  e difeorfi  dalL’ 

Ariiccio , Accademico  Ricreduto  [ Ottavio  Magna- 
nini  ] In  Ferrara  per  Vittorio  Baldini  1614.  in  40 

Quella  edizione  dell’arce  , troppo  anticipatamente  fatta  ufeire  prima  del 
tempo , che  fioco  Sentì  voglio  lì  era  picfiflò  per  farlo  magnificamente 
rapprefcntare  in  Ferrara  nel  fuppodo  attivo  del  Caidlnal  Domenico  Ri' 
virola  , e del  Principe  D.  Michele  Pereti!  , rimafe  fondata  in  aria  , per- 
chè non  vi  giunterò  ; onde  il  Bentivagli o per  fuoi  afiari  andato  a Roma, 
e poi  tornato  a Ferrarli  Invece  deli'  Alce*  vi  fece  rapprefcntare  Vicinità, 

Tragedia  di  Maffeo  Verniero,  Arcivescovo  di  Cocfu,  alloca  quivi  pub- 
blicata in  duodecimo  fenza  efpcellionc  di  tempo  , forfè  per  tema  di  non 
errate  di  nuovo  , come  fi  era  fatto  nell ’ Akeo  , e con  nuovi  hUrameunJ, 
deferirti  pur  dall’  armeria  , il  qual  parimente  per  le  Rampe  del  Baiaini 
nel  Idia,  inquarto  pubblicò  la  Relazione  dell’appaiato  di  un  Torneo  , 
fattovi  fare  da  Enea  . Il  Magnanini  fopra  l'ASco  vi  motteggia  l’Anti- 
crufca  del  Beni , alloca  ufeita  ; ma  nello  dile  egli  pure  fu  motteggiato 
da  Fulvio  Teflì , al  quale  peto  il  Magnanini  tilpofe  non  fenza  grazia 
nel  mede  lìmo  Bile.  In  quanro  all’CIvf aro  , egli  non  fu  da  Padova  , nè 
da  Nettuno  , dove  fu  rapprefentato  il  filo  Alceo  ; ma  nacque  nella  città 
di  Venezia  , ed  egli  dello  in  pcifona  di  Genero  , anagramma  di  Ongaro, 
nella  fua  Egloga  , intitolata  Fillide , lo  dice  con  quedl  vcrC  : 


Adria  è la  patria  mia,  Ganoroì!  nomef 
Nel  gremito  d’  Adria  io  N Acqui  , onde  fortuna 


Targar 


Rimi  Tini  nt.  par. 
139.  ila.  dii  doni 
dii  16J0.  in  >]• 


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<480 

Bivuot.Ci.-IV' 


Della  Elo^enza 

fargeletto  mi  tolti  , allorché  appena 
Sapeva  aprir  le  labbra  alle  parole  : 

E mi  condujfe  ai  COLLI  d'AmarìUi  • 


Pei  quelli  celli  potrebbono  intenderli  i famoli  Euganei  del  Padovana  . 

L’Amaranta , Favola  pefeatoria  di  Giovanni  Villifran- 
chi . In  Venezia  per  Bernardo  Giunti  16 lo,  in  1 a0 
In  altee  pofleriori  edizioni  non  mancano  etrori  fino  nel  frontilpizio  . 


L’Aci , Favola  marina  di  Scipione  di  Manzano , in  cui  fi 
loda  la  Repubblica  di  Venezia.  In  Venezia  pel  Ciotti 
1600.  in  40 

Il  divulgatore  Giovanni  de  Atlimii  dice  di  averla  crtratta  dall'  originala 
dell’autore  , già  morto  prima  di  aver  potuto  ripulirla  fecondo  i 'preceti? 
dell’  arte,  da  lui  efpofla  ne’  Tuoi  Difcorfi poetici , che  l’Altlmii  promette 
di  pubblicare  , ma  che  poi  non  fi  videro  • Quelli  due  Gentiluomini  fu- 
rono di  famiglie  didime  nel  frinii . 

La  Dori > Favola  pefeatoria  d’Ifabetta  Coreglia  , Luc- 
chefe  . In  Napoli  per  Giandomenico  Montanaro  1634. 
in  12° 

Egloghe  pefeatorie  [ xiv.  ] di  Berardino  Rota  [ pubbli- 
cate da  Scipione  Ammirato  ] In  Napoli  per  Gio.  Ma- 
ria Scotto  1 i6o.  in  8° 

v E in  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1 $ 66.  in  8° 

^ E in  Napoli  per  Giufeppe  Cacchi  1 573. 1 J74.  in  40 

con  le  altre  opere  del  Rota  . 

Il  Reta  fu  11  primo  , che  di  propolito  facclfe  un  corpo  di  Egloghe  pefeatorie 
In  dialetto  comune  de’  letterati  d’Italia  dopo  il  Sannazaro,  che  ne  fece 
in  latino  ; onde  qui  non  ferve  allegare  Andrea  Calmo  , che  fetide  le 
fue  Rime  pefeatorie  nel  Penetriamo , le  quali  fi  trovano  (lampare  con 
altre  fue  colè  in  Peneri a per  Domenico  farri  nel  ifrp.  in  ottavo  - Se 
poi  fe  ne  trovano  di  Bernardo  Tuffo  , e di  qualchedun  altro  In  dialetto 
comune,  quelle  fono  di  sì  poca  importanza,  che  appena  fcncfail 
nome  : e bifogna  aver  la  bontà  di  avvertire  , che  1'  immiralo  ferivo  » 
avete  il  Rota  meflo  mano  allefuc  nel  ijjj.  clic  vuol  dice  aliai  prima 
d'ogni  altro  . T ' * 

Dialoghi  marittimi  di  Gianjacopo  Bottazzo , e alcune 
Rime  marittime  di  Niccolò  Franco , e di  altri  divertì 
fpiriti  dell’Accademia  degli  Argpuauti.  In  Mantova 
per  Jacopo  Rnfinclli  1 547.  in  8° 

CAPO 


I 


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Italiana  . » 

CAPO.VII 

Favole  narrative  e profe  con  poefie  per  entro  . 


4SI 


BiBuot.C1.4v, 


Meto , Comedia  delle  Ninfe  Fiorentine  [ o Ninfa- 
l le  ] di  M.  Giovanni  Boccaccio  . In  Firenze  prefo  i 
Giunti  if2i.  in  8° 

E in  Vi  tic  già  prejjb  il  Giolito  1 *4*.  hi  8° 

~ E con  la  dichiarazione  de*  luoghi  difficili,  di 
rrancefco  Sanfovino  [che  lo  dedica  a Gafpara  Stam- 
pa ] evi  if  y 8.  in  8° 

L’Arcadia  di  Jacopo  Sannazaro  [ dedicata  da  Pietra 
Summonzio  al  Cardinal  Luigi  d'Aragona  ] In  Na- 
poli per  Sigifmondo  Mair  1$  04.  in  40 

Si  fcrive  Sannazaro,  e non  Sana*x.aro  , cognome  prefo  da  San  Natane  : 
caftello  nel  Pavefe  , donde  renne  U (chiatta  dell'autore  . 

' S iH  F**”™  prefo  i Giunti  iy  14.  iyip.  iyJ2.  hi  8® 

— E tu  Vi  negl  a nelle  cafe  d'aldo  [il  quale  con  luterà 
latina  indirizza  il  libro  all’autore ] iyi4.  e ivi  [conte 
Rime  ] 1134.  in  8°  L 

E ivi  per  Ale f andrò  Paganino  [ che  dedica  il  libro 
con  lettera  latina  a Giovanni  Aurelio  sluvurcllo  da  Ri- 
mini ] 1 f 1 in  240 

* 7 E in  PTefo  Niccolò  d'AriJlotilc,  detto  Zot m 

pino  1 5 30.  in  8°  con  le  Rime , aecrefciute  della  terza  parte 
[{puna}  per  Frange fco  Bindoni  1 sjó.in  8®  fenza  luogo. 

E ritornata  alla  fua  vera  lezione  da  Lodovico 
Dolce . In  Vi/iegia prefo  ,1  Giolito  i„2.  iss6.  ju  , 2o 

“T.  E t con  le  Rime  in  libri  il.  foli , che  fono  i veri  1 
Ivi  prefo  il  Giolito  1 ytfo.  1 y 62.  in  1 a°  J 

d Vita»  *nno‘«ioni,  e dichiarazioni  di 
iommafo  Porcacchi  . /«  Vmegia  prefo  il  Giolito 

Dove  . e quando  morilli  il  Portateti , fi  diti  poi . 

— — - E per  opera  di  Francefco  Sanfovino  . In  Venezia 
Per  rrancefco  Ramfaz.tto  iff9.ifhi2<>  ", 

— E„con  tle  ej  le  annotazioni  del  Sarfovino. 

- tft  Altobello  Saiicato  1 y8  j.  in  1 20 

: * E TP  E [con 


V \ 


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BiaLior.Ci.IV. 


4S2  Della  Eloquenza 

E [ con  le  Rime  ] In  Venezia  per  Crijloforo  Za  ri- 
ti etti  i y 74.  in  1 20 

E con  annotazioni  del  Porcacchi , del  Sanfovino , 

e di  Giambatifta  Maflarengo . In  Pavia  per  Andrea 
Viani  1 ypy.  1 196.  in  120 

— — ■ ■ E con  la  Vita , annotazioni , e dichiarazioni  del 
Porcacchi  [ in  bel  carattere , tondo , e corfivo  ] In 
Venezia  per  li  Sejfa  1 y 7 8. i»  1 a0 

E [ con  le  rime,  c]  le  annotazioni  di  Borgaruc- 

cio  Borgarucci . In  Venezia  per  Pietro  Marinelli  iy8p. 
in  1 1° 

——  E [ con  figure  ] e annotazioni  del  Sanfovino  . In 

Venezia  per  Giovanni  Varifco  in  1 i^fenza  anno . 


IJItrii  tomo  I|.  puj. 
341.  giu  baffo . 


da  fiori*  Oraeoi 

7*7-  S-$. 


Quelle  edizioni  Tono  le  migliori , e le  meo  cariche  di  cofe  inalili  , non  per 
arricchire  , ma  per  ingrolfare  il  corno  . Se  delle  opere  Ialine  del  Sanna- 
laro  qui  forte  luogo  di  ragionare,  fi  potrebbono  aire  aliai  cofe  del  toc- 
co enorme  in  farlo  comparire  con  la  rea  macchia  di  empio  ed  ingrato  , 
c in  figura  di  autore  di  pafquinate  contra  i fonimi  Pontefici  , dai  quali 
fu  ornaco  di  Brevi  onorifici , gii  Rampati  col  fuo  maggior  Poema  in 
Hapoli  in  cafa  di  Andrea  Matteo  Acqua  viva  , Duca  dt  Atri , per  Antonio 
Frena  da  Corinaldo  iji  d.  in  fot . Per  dar  credito  col  fuo  nome  Ululi  re 

• a li  fatti  libelli  , i quali , come  è noto  , per  timor  deH'infaraia  efeauo 
fempre  fenza  nome  di  chi  gli  ha  compolli  , efll  furono  fpinti  fuora  da 
eretici  e apollati  della  qualità  di  Celio  Secondo  Catione , e uniti  da  Ar- 
rigo Stefano  ai  degni  parti  del  fido  allievo  e fucceflor  di  Calvino  , Teo- 
doro Beia  , e ad  altri  limili  'di  Giorgio  Bucanano  . Ma  con  la  notizia 
della  nuova  rifìampa  di  elle  Pasquinate  , fatta  con  fommo  abufo  e di- 
fprezzo  delle  autorità  fupreme  , fi  è ultimamente  voluto  abbellire 

‘ 1 ‘ liloria  del  buon  galantuomo  Crefcimbeni  , già  coflituito  in  facra  di- 

• gnità  in  una  delle  intigni  Diaconie  di  Roma  , cflendoli  fluivi  ferino  , 
lenza  però  farne  avvertiti  dell’  impo fiuta  , che  in  fine  di  alcuni  efem- 
plari  delle  Poefie  latine  del  Sannazaro  , Rampate  in  Padova  nel  17 1 p.  in 
quarto  , vi  è annejfo  un  foglio  delle  medefimc  pafquinate  , non  già  con 
tal  vero  titolo,  ma  con  quell'altro  calunniofo  e falfo  : A Dii  Sinceri  Pan- 
natami quadam  epigrammata  , e con  la  data  , bugiarda  , ma  degna  del 
foglio,  quafichc  non  folle  impreflb  in  Padova,  ma  bensì  amstblo- 
dami  1719.  in  quarto  . Si  vede , che  gli  autori  di  lì  belle  edizioni  fono 
molto  telanti . Aggiungerò,  che  Jacopo  Palmerio  nelle  fue  Efercitazionf 
onora  il  Sannazaro  con  l’elogio  di  felice  c leggiadrijfimo  imitatoc  di 
Teocrito  in  alcuni  luoghi  dell  'Arcadia  . 

Gli  Afolani  di  M.  Pietro  Bembo  [ da  lui  dedicati  a Lu- 

• crezia  Borgia  Ducheiìk  di  Ferrara  ] In  Venezia  nelle 
cafedi  Aldo  Rtpauv  ijo/.  if  if,  in  trofia  grande. 

EUtn- 


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Italiana  483 

Mendofi  gii  ferirlo  , che  Aldo  fi  chiamò  BaJJiatiai  , il  qual  nome  latino 
dinota  anche  Beffino  , Tetra  nella  Marca  Tri  visiona  , qui  fi  avverte  » 
in  ptopolito  d' Aldo  , ciò  doverli  intendere  di  Baciano,  ca dello  de’  Cat- 
taui a già  Conli  di  Fondi , e poi  Duchi  di  Sermoneta  e Principi  di  Cadet- 
ta , polio  nel  territorio  di  Roma  • Aldo  il  giovane  in  una  lettera  al 
Caidinal  Niccoli  Gaetano  da  Scrmontta  , (opri  il  modo  di  Ilare  a tavo- 
la , de  accumbendi  W comedendi  catione  , chiaramente  lo  accenna  , ram- 
mentando al  Cardinale  , avum  [ Aldo  il  vecchio  ] ex  to  loco,  cui  fanti- 
na tua  jut  dici I , avitoque  imperio  praeft  , originem  ducere  . Il  luogo 
predio  i dal  vecchio  Aldo  altrove  , come  fi  dille  » nominatamente  fpe- 

> ci(i erro  , fi  chiama  tuttavia  Bastano  ■ t perciò  efiendo  egli  palTato  a 
Venecia  , volle  da  principio  non  lido  dirli  Aldui  Mantuiut  firn  , da 
Alberto  Pio  , fuo  allievo  e protettore  j ma  » come  natio  di  quelle  con- 
trade , anche  talvolta  BaJJianai  , e più  fovente  poi  Romanus  , cficndovi 
però»  allo  fcrivere  del  giovane  Alio  in  altro  luogo»  la  fua  cala  da 
100.  anni  prima  dell’avolo»  venuta  da  Folterra  . 

E in  Fiorenza  per  Filippo  Giunta  1 j 1 y . in  8° 

- E in  Vinegta  per  Aleff andrò  Pagauiuo  1515.  in  24. 

Quella  edizione  , la  qual  follmente  giù  biffo  porta  numerate  le  carte  in 
note  Romane  » ladove  quella  del  Laberinto  d'amore  del  Boccacce  » fat- 
ta pure  dal  Paganino  nei  if  il.  nella  medefima  forma,  le  porta  in  faccia 
fu  alto  nelle  cantonate  , è di  carattere  corfiro  alla  maniera  » propria 
della  loia  (lampcria  del  Paganino  » c da  lui  dedicata  con  lettera  latina 
al  Beiubo  , pontificio  primario  fecretario  , a cui  dice  fra  l’altre  cofe  t 
Jfulanoi  tuoi  , vir  dofii  jime  , quoi  jampridem  edidilìi  » quique  omnibus 
aJeo  placcai  , ut  polì  Petrarcba  numero t , nìbil  eque  alai  no/ira  admi- 
retur , excudendot  bac  etiam  forma  curavimut . Cui  vero  jufliut  , quam 
parenti  fuo  » filli  commendentur  ? A ut  quii  aquìor  indufirìa  mea  anima- 
ter  effe  poterà  , quam  iUe  , qui  frfovil  trainili  Segue  poi  la  lettera 
del  Bembo  alla  Ducbeffa  di  Ferrara  . 

-r—  E in  Bologna  per  Froncefco  da  Bologna  1 y 1 6,  in  1 a0, 

Gli  Afolani  fono  eoli  detti  da  Afolo , anticamente  città  Vefcovale  del- 
Trtvigiano  , in  latino  Afjlum  , luogo  diverfo  da  Afola  del  Bresciano  » 
io  latino  Afula  » patria  di  più  Rampatoti  famolì . Da  quelle  edizioni  » 
conformi  nel  teflo  alle  due  peime  Aldine  » variano  un  poco  le  feguenti  : 

*— — In  Vinegia  per  Gio.  Antonio  e fratelli  da  Sabio 
1 jjo.  in  40 

Quella  » che  ti  conta  per  1 ‘Udini arte  il.  appiedo  alle  accennate  due  prime 
Aldine,  fonti  dcllclaltrc»  e prefe  tutte»  in  riguardo  di  ciò»  per  una  fola» 
fu  dal  Bembo  di  duovo  emendata,  ed  elprclla  nelle  feguenti  : il  che  pure 
fi  accenna  da  Galeauco  Captila  Innanzi  alla  fua  Antropologia  della  ri- 
ftampa  Aldina  del  l)  j 3.  in  ottavo . 

■"  ■■  In  Vinegia  per  Comi u da  Trino  1 $40. 1 *44.  itt  8° 

Ppp  a E ivi 


Uibliot.CImIV. 


De  Qmefitit  Ut.  1. 
EpJI-  ir.  fog.  jp. 
edir.  i. 


Vita  di  CofmoGraa • 
dura  l.  pog.  j. 


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484  D E L L A E L O QJJ  E N Z A 

Sr»LioT.  Ct.iv.  * E *vi  per  Bartolomeo , detto  l’imper udore  1 in  8° 

— E ivi  per  Gualtero  Scotto  i/y  3.  in  8° 

Lo  Senio  , che  dedici  il  libro  al  Cardinal  Luigi  Cornato  , ha  per  inCcgnl 
Mercurio  e Pollale  armati  , che  tengono  inficine  due  lor  piedi  Copta  un 
libro , e gli  altri  due  Copra  un  dado  , e poffono  dire  , virente  duce  , co- 
rnile fortuna  • 

E ivi  per  Comin  da  Trino  1 y 54.  in  8° 

Senza  la  lettera  dello  Scotto,  ma  bemì  con  la  preCaziona  , dove  l'autore  C 
CottoCcrive  N.  S.  e dice  , e (Ter  Catta  quella  edizione  , come  l’altra  della 
Scotto,  Copra  un  tefio,  corretto  di  propria  mano  del  Bembo  innant-i  l’ora 
del  fuo  trapalo  . Nel  CrontiCpizio  del  libro  , a cui  Cono  anncITe  con  altro 
limile  CrontiCpizio  anche  le  Rime , vi  è l’albero  palma  con  tre  fanciulli 
ignudi , uno  de'  quali  pende  in  aria  , firiogendone  un  ramo  , col  motto 
Exttcìt,  in  aulirti  ‘"torno  : digita  feret  pramia  confarli  animiti  . 11  Palmerio  porta  una 

tiratoi  "pai.  ri?.  fimil  *8url  d»  palma  e di  perCona  ignuda  , la  quale  col  cinto  ai  lombi  j 

raccomandato  alla  palma  , lì  sforza  di  Calirvi  , ajutando  il  cinto  IlefTo 
Con  le  mani  per  poter  ginngere  a troncare  i rami  e ad  empier  del  vino 

o Cugo  di  efli , dopo  troncati^  le  veggio  o vafi  , a eiò  preparati . Co»ì 
la  aiCcorre  il  Palmerio  per  illudrarc  un  paflo  di  Plinio.  Il  Cuddetto 
ttarapatore  Comin  da  Trino  di  Monferrato  in  altri  libri  ha  per  inCegna 
un  CaCcio  di  frecce  col  motto  Copra  , unitat  , e intorno  : concordia  parva 
rei  crefcunt . Così  pure  i Guerra  alzarono  due  infegne  diverCe  . 

Di  qui  fi  vede  , come  regga  , che  il  Bembo  approvale  poco  i fuo  i Afolani  , 
dove  fi  trova  la  parola  difcolìo  per  lontano  , canforata  dal  Guariui 
nella  t'ita  del  Duca  d’ Vrbino  , compofta  dal  Leoni  : la  qual  parola  sin* 
contra  però  in  autori  piti  antichi  del  Bembo  , e in  altri  pure  del  tempo 
Cuo  , quali  Cono  il  Firenzuola  , e il  Celli  , addotti  dalla  CruCca  . 

— — . E ivi  prejfo  il  Giolito  ifj8.  in  u°  edizione  del  Dol- 
ce con  indice  in  fine  . 

— — ■ E ivi  prejfo  il  Giolito  ìfji.  in  ia°  edizione  del  Por- 
caccbi . 

- — — E ivi  prejfo  il  G rifio  if  93.  in  8° 

Le  SeJvette  [ vii.  ] di  Metter  Nicolao  Liburnio . In  Vi- 
negiaper  Jacopo  de  Penci  da  Lecco  iji  3.  in  40 

11  Liburnio  , che  non  Cu  Frale  Domenicano  , ma  Prete  Cecolare  , comejfi 
dille  , e Piovano  di  tanta  Fofca  in  Venezia  , loda  il  Tebaldeo  , il  San- 
naiutro  , t il  Bembo  , dando  il  nome  di  Cuo  precettore  al  Camòfo  Marco 
Mufuro  , e quello  di  amico  a facopo  Antiquario  . Dianzi  taluno  Cece 
grazia  di  chiamarlo  fcrittor  goffo  j ma  non  fo  in  tal  concetto  al  Cuo  tem- 
po : e ridampandofi  i Cuoi  libti  con  qualche  piccola  carezza,  noi  Careb- 
Porne  folta  la  roti  be  ne  pure  al  noflro  . II  vecchio  Salvini  fi  mollrò  più  corteCe  in  favorir 
Occorrenza  pog.  6-  di  chiamarlo  buono  amante  , e fautore  della  lingua  Tofana . 

L’Aura  foave  [ libri  ni.  ] di  M.  Afcanio  Centorio , Ca- 

' ~ ’ ‘ yaUei; 


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Italiana  485 

valier  di  san  Giacopo . In  Viuegia  prejfo  il  Giolito 
1 y f6.  in  8° 


Il  Centorio  qui  nel  libro  III.  pag.  181.  mentova  i Frati  Capticela i , come 
abitanti  fuori  di  Nano  , cioc  Nani  , cartello  .da  X vi.  miglia  lungc  da 
Roma,  in  quel  tempo  de’  Colonne/i,  e ora  de'  noftri  Signori  Frangipani: 
e gli  chiama  Scapucclni  all’ufo  tuttavia  del  volgo  in  qualche  parte  d’Ita- 
lia , e di  Pietro  Aretino  nel  Ragionamento  delle  Corti . 


L’Amore  innamorato  [e  Panegirico  in  laude  di  Amore] 
di  Antonio  Minturno . In  yenezia  per  Frauccfco  Ram- 
pazetto  is$9-  in  8° 

La  Vita  nuova  di  Dante  . In  Firenze  pel  Sermartelli 
157 6.  in  8“ 

« 11  Convivio . In  Firenze  per  Francesco  Bttonaccorfi 

1490.  in  8°  grande  ,04° 

E amendue  con  le  Profe  di  Dante  e del  Boccac- 
cio . In  Firenze  prejfo  il  Tortini  1723.  in  4°- 

Non  Convito  , ma  Convivio  c detto  nelle  prime  edizioni  : e nen  una  > ma 
cinque  volte  dal  Parchi . Cori  fetide  il  Boccaccio  nella  Pila  di  Dante  , 
e così  il  Tuffo,  ragguagliando  il  Padre  Abate  Grillo  di  averlo  illurtraro 
di  note  : così  pure  foftiene  il  vecchio  Salvini . La  Crufca  tralafcia  Con- 
vivio , e mette  Convito  , ma  poi  Ila  Convivio  nella  Tavola  delle  citazio- 
ni • Dante  lo  cita  a capi , e il  Parchi  ancora  : e così  rta  nella  edizione  I. 
di  Urente  , Ballava  porre  i numeri  alla  Romana  in  ftiora  ogni  qual 
volta  il  difeorfo  torna  a principiare  da  capo  . 


Le  Imagini  del  Tempio  di  Donna  Giovanna  d’Arago- 
114,  Dialogo  di  Giufeppe  Betuflì . In  Firenze  pel  Tor- 
r enfino  issò- ,n  8° 

Il  Tempio  , ih  cui  vanno  quelle  Immagini  di  Donne  illurtri  , è quello’»' 
che  fa  pubblicato  dal  RufccUi  in  Peneeàa  per  Plinio  Pielrajanta  nel 
ijf  4.  in  ottavo  » che  è la  fisa  vera  data  . 

Le  Rime  di;M.  Luca  Contile,  divilè  in  tre  Parti,  con 
Difcorfì  e argomenti  di  M.  Francefco  Patrizio  [ alla 
Parte  1.]  e con  argomenti  di  M.  Antonio  Borghefi 
[ alle  altre  due  ] e con  le  vi.  Canzorti , dette  le  fei  So- 
relle di  Marte.  In  yenezia  per  Francefco  Sanfovino  e 
compagni  i$6o.in  8° 

.Mefcolanze  di  Egidio  Menagio . In  Parigi  per  Luigi 
Bilame  1678.  iu  8°  edizione  1. 

v Boezio 


Bibliot.Cl.  w. 


Fot.  a.  a.  tiit-  del 
»S8  9. 


Ermi,  pdg.4ij.q3  fi 
Profe  pag,  afe.  ) 
Opert  to,  v.  pa%,  33* 
col,  a* 

Note  fotra  In  Piers 
Conmedia  p,i£,  459. 
col,  a. 

Ercol.  pag.  43J. 
Convivio  p.ifr  154» 
»*7* 


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Bl  8LI0T.Cl.IV. 


Df  S.uir.t  lib.  li. 
taf.  II.  fof,.  257. 
362. 267.J6S.  26?. 
370.  fd«>.  I. 

•—  Cd/',  iv.  /aj. 
318.  320.  331. 


4S6  Dblla  Eloquenza 

Boezio  Severino  della  Confolazione  della  Filofofia,  tra- 
dotto di  lingua  latina  in  volgar  Fiorentino  da  Bene- 
detto Varchi.  In  Firenze  per  Lorenzo  Torrentizio  1551. 
in  40 

» 1 H con  le  note  di  Roberto  Titi.  In  Firenze  per 
Giorgio  Mar ej cotti  1584.  in  120 


Cofimo  I.  Granduci  a richieda  deilMtnperador  Carlo  V.  il  fece  volgariz- 
zare dal  Varchi  ,r:  . ' • , „ ' • • ..  _ 

Somiglianti  libri  , chiamati  Satira  , t Satura  dagli  amichi  predo  il  O»- 
faubono  , fi  accodano  con  Boezio  a Marziano  Captila  , c fopta  tutti  a 
qualchedun  altro  , ma  perduto  t di  Vairone  . 


CAPO.  Vili 


Tragedie  in  profa , ' 


LA  Tamarre  » Azione  tragica  di  Giambaiifta  de  Ve- 
lo . In  Vicenza  per  s4g°Jl‘n  della  A/ oce  1 j 8 6.  in  1 20 
Il  Cianippo  , Tragedia  di  Agoftino  Michele . In  Berga- 
mo per  Corniti  Ventura  1 jpd.  in  40 

Quella  Tragedia  , alla  quale  il  Michele  nel  if  94.  uvea  fatto  precorrere 
li  fuo  Dilcorfo  per  lo  fcrivere  Commedie  t Tragedie  in  profa,  rcgiflrato- 
fi  già  nel  principio  , diede  occafione  a Lucio  Scarano  profetar  pubbli- 
co  in  libreria  di  san  Marco  di  fare  in  contrario  il [fuo  Dialogo  latino  , 
intitolato  Scenophylax  , Rampato  in  Venezia  dal  Ctottt  nel  160 r» 
In  quarto  . , . ,. 

La  Converfione  del  peccatore  a Dio  , Tragicomedia 
fpirituale  di  Giambatifta  Leoni . In  Venezia  per  Frati - 

cefco  Francefcbi  iyp2.i»8°  _ 

. La  Falfa  riputazione  della  Fortunay  Favola  mora- 
le, recitata  dagli  Accademici  Generofi  del  Seminario 
■patriarcale  di  Venezia.  In  Venezia  per  Gtambatijla 

Ciotti  ijpó-.  iti  8°  ' : ' " * 

- £ ivi  per  Francefco  Ciotti  1600. in  12 
11  Coftantino , Tragedia  di  Giamhatifta  Filippo  Gbirar- 
delli  con  la  Difefa  della  medefima  . In  Roma  per  sin- 
toti maria  Giojoft  in  12°  edizione  1.  con  intaglio  in 

rame  nel  frontifpìzio  . 


La  Difefa  fu  Rampata  preflb  gli  Brodi  del  Marnai  per  deludere  io  Ramj 
patoie  Giojoft , che  nell’ imprimere  1*  Tragedia  a fpefe  dell  autoi*^^ 


Italiana  487 

ivea  tirati  efetnplari  per  tè  . Efl'o  agrore  perciò  nell’  errata  rifiuta  gli 
c&mplari  del  Giojo/i , privi  del  rame  , della  lettera  a chi  legge  , e della 
Difefa  , e fcnza  la  correzione  degli  errori  appiè  di  quella  edizione  i.  E 
nientedimeno  con  gran  bontà  quelli  mcdefimi  particolari * gii  podi  in 
fine  di  ella  edizione  l.  intera*  fi  leggono  appiè  di  un  altra*  detta  feconda, 
con  dedicatoria  , diverfa  dalla  prima  * benché  con  la  Difefa  * ma  lenza 
il  rame  : ed  è fatta  in  Rema  da  Bernabi  dal  Ferme  a fpeje  degli  Andreoli 
nel  lèdo,  in  duodecimo . L'oppofitore  Ago/lino  Favoriti,  che  poi  fu 
Prelato  infigne  in  Roma*  fc  ne  morì  in  età  di  anni  i viti,  il  dì  X ili. 
di  Novembre  del  i«8t.  ornato  nella  nollra  Bafilica  patriarcale  di  tanta 
Maria  Maggiore  di  epitaiio  e di  nobil  depofitoJdaU’amico  Tuo  Ferdinan- 
do di  Furìfemberg  , Vefeovo  c Principe  di  Paderborna  e di  Mnnfler  , 
Del  Favoriti  fi  ha  , che  non  potefie  rendere  all'odor  delle  Rofe  , e che 
lì  poco  cibo  pigliad'e  * che  fod'e  una  maraviglia  il  vederlo  campare  . Fn 
folito  dire,  che  due  fieri  animali*  il  Leone  * e il  Lupo  , avvezzi  a divo» 
rare  la  greggia  , allora  al  Tuo  tempo  la  difendeano  , accennando  Leone 
Allacci , e Crijìiano  Lupo  , Tuoi  amici  * difenfori  delle  dottrine  cattoli- 
che . Il  Gbirardelli , che  avea  compofia  la  Tragedia  in  X xx  li.  giorni* 
per  la  calda  applicazione  in  fare  la  Tua  Difefa  in  foli  x il.  giorni  * ca- 
duto infermo  * fe  ne  morì  di  anni  X x X.  ai  x x vi.  di  Ottobre  itffj.  e 
fu  fepelito  con  epitaiio  nel  Titolo  di  tanta  Maria  in  Via  , 

C A P O . I X 
Tragedie  in  verfo . 

LA  Sofonisba , Tragedia  di  Giangiorgio  Trillino  [da 
lui  dedicata  a Leon  X.  ] In  Roma  per  Lodovico  degli 
irrighi  Vicentino  fcrittore  1524.  in  40 

E in  Vicenza  per  Tolomeo  Gianicolo  ifjp.  in  40 

■ E [ lenza  i caratteri  del  Trillino  ] In  Vinegia  per 

Francefco  Lorenzini  lytfo.  in  8° 

» E ivi  prejjail  Giolito  1 $62.  1 j8y.  in  12° 

Difcorlì  di  Niccolò  Rolli  Vicentino  intorno  alla  Tra- 
gedia . In  Vicenza  per  Giorgio  Greco  iy 90.  in  8° 

In  quedi  Difcorfi  trovandoli  rammentata  la  Sofonìtba  , che  fu  la  primi 
Tragedia,  volgarmente  coinpoda  fecondo  le  regole  * li  è voluto  qui 
collocargli  • Edcndod  già  modrato*  non  fulfidere*  che  il  Tri  fino,  tome- 
che  talvolta  fi  dicefle  dal  Fello  d’oro  , e meritalle  per  altro  ogni  onore  * 
folle  perciò  Cavalier  del  T afone,  perchè  meritare  non  vuol  dir  confe- 
guire*  qui  fi  può  aggiungere*  che  qticdo  fupremo  ordine  , detto  in  latino 
velieri i aurei, nelle  lingue  volgari  fi  chiamò  del  Tofane : e che  folfe  chia- 
mato così  nell’  Imperio  di  Carlo  F.  fi  può  vederlo  nel  Comentario  delle 
fue  Guerre*  ferino  da  Luigi  Dovila  , gran  Commendatore  d'Alcanta- 
aa  * che  è uafporrato  in  tutte  le  lingue  ; e ancora  nella  Deputazione  de 

£qut- 


Bibliot.Cl.IV. 


Fu’.  7<.  a.  fi/'/,  il 
l'inula  del 
in  8. 


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Ribliot.GuIV. 
c»/.iv.  r-'i-v- 


TfciU 

Di  Poitìj  Dialogo  li. 

t*i‘  $3.  “f".  >• 


DrJm.it.  p*%.  gof. 

<0$. 


Varr.tr,  Ili  I li.  ut. 
«^IL  juj.373.374. 

Mjthciratb  i latini 
to.u  ii»  Jnditiitante 

W^W* 


pjj.17t.raf.  1. 


4S8  Della  Eloquenza 

Equhìbut  & equcft  ribus  ordinibus  di  Filippo  Re  inardo  V Urtarlo  , che  tri 
altri  cita  Luigi  Guicciardino  • Nè  può  edere  Inutile  II  ridurli  a memoria, 
come  ne*  tempi  del  Trinino  fiori  V Accademia  degli  Argonauti  , conqui- 
da: ori  del  Vello  d'oro  , poco  fopra  accennata  . Se  poi  egli  fi  dille  Comes 
er  Eques  j ciò  nulla  importa  « perchè  non  fu  folo  a chiamarli  in  tal 
guida  . 

LaRofmunda,  Tragedia  di  Giovanni  Rucellai , Patri- 
zio Fiorentino , della  Rocca  d’ Adriano  difenfor  fede- 
iiffimo  . lu  Siena  per  Michelangelo  di  Sarto . F.  [ cioè 
di  Bartolomeo  Figliuolo^]  a i flati  za  di  Aleffandro  librajo 
* i$2$.  in  8° 

— E iti  V enezia  per  Niccolò  Zoppino  1 J2 8.1  f 30,  8° 

— E ivi  per  Bartolomeo  Cefano  ijfo.  in  8° 

— — E ivi  per  Frartcefco  Sindoni  1 5 $ 1.  //;  8° 

» E in  Firenze  per  Filippo  Giunti  1 $6  8. 1 5\93»  **  S® 

Del  Tri/fino  e del  Rucellai  veggafi  Scipione  Ammirato  negli  opufcoli* 

Se  quella  Tragedia  , la  quale  , fecondo  Lilio  Giraldi  » c compofla  a imita* 
2Ìone.deir£c«è«  d'Euripide  , nella  lezione  iv.  dello  Speroni  in  difefa 
della  Canace  , fi  fupponc  di  Co/imo  , c non  di  Giovanni  Rucellai , come 
non  fia  sbaglio  da  uuTratello  all*  altro  , potrebbe  edere  flato  di  chi  non 
ben  lede  l’ociginale  coti  abbreviature,  ficcoine  avvenne  anche  altrove  • 
Ci  è pure  ì'Orefle  del  Rucellai  , Tragedia , meta  dall’  Ifigenia  1 aurica 
d 'Euripide  , e famofa  anche  prima  dì  edere  Aampata  , come  il  fu  in 
. Roma  nel  ijtO»  dopo  ufeita  dalle  fpoglie  letterarie  del  cclebratilfimo 
Magliabecbi  per  la  mercè  del  fuo  crede  Signor  Cavaliere  Anton- 
fiancefco  Marmi . Per  altro  11  MagCiabecbi  fin  nel  1666.^  ne  avea  di- 
flintamente  informato  V Allacci  . Ella  fi  lecito  nel  Collegio  Clementi- 
ne con  mutazioni  , le  quali  , come  arbitrarie  , iì  potei  far  di  meno  di 
.mettere  nella  Aampa  : e nel  primo «rerfo  in  vece  di  , fé  ben  Ptlade  Jai  , 
potea  dirli  » Pìlade  , feben  fai  . Nc  parla  Igino  nella  favola  cxi» 
che  è prefa  , come  altre  ancora  , da  Euripide  , per  oflcrv  alone,  fatta- 
ne prima  di  tutti  da  Tommafo  Reinefio onde  non.ferviva  , che  il  ban- 
ditore delle  proprie  lodi  in  hac  luce  lite rarum  t’incomodaflc  dopo  il 
primo  avvifo  , avutone  dal  folo  Tommafo  Muncksro  , a fattene  bello  » 
come  di  cofa  fila  , fenza  tema  di  entrare  nei  libri  de  Plagio  , perchè  poi 
ha  da  entrarvi  più  volte  , e per  molti  titoli  • 

Ma  Tentiamo  un  altra  facezia , limile  a quella  . Il  degno  Signor  Canonico 
Alefjio  Simmaco  Mazochio  nel  fuo  bel  libro  dell  'Anfiteatro  di  Capoa 
propofe  modeftamentc  un  fuo  penderò  di  murare  una  paiola  negli  Atte 
«delle  tante  Perpetua  e Felicita  , ove  col  nome  di  Sanavivaria  fi  ram- 
t menta  una  delle  due  porte  fra  fe  oppofte  dell’ Anfiteatro  ò\  Cartagine  , 
entrambe  comuni  agli  altri  Anfiteatri  ancora  j pctffando  egli  , non  pero 
con  alcuno  ajuto  di  codici  , ma  con  la  feorta  dei  folo  Ingegno  , ex  inge- 
rito , che  quella  voce  Sanavivaria  , come  poco  elegante  , fi  potcfl’e  mu- 
tare in  Sandapilaria > quafichè  la  porta  fofle  cori  detu  dal  portarli  fu  ora 


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Italiana 


489 


«et  efla  T rimili*  morti . Ma  poi  cofa  nc  avvenne  ? L'unico  e primario  ■■ 

autore  di  tutte  le  cofe  belle  laltò  fuora  fubitamcnte  a farli  intendere,  "J  bìIot.Cì..!  V* 
che  il  pellegrino  penlìero  era  (lato  prima  fuo  , che  del  Signor  Canonico  ; 
ma  che  tanto  godeva  in  veder  (èco  nella  felicità  d’indegno  incontrarli  il 
Signor  Macchio  • Veramente  il  giuoco  farebbe  piu  guftofo  , quando 
per  dilgrazia  non  G trovafl'e  conGlterc  cou  buona  licenza  in  una  folcnne  . - 
freddura,  della  quale  G farà  poi  rifo  anche  il  Signor  Canonico ; perocché 
fic  una  porta  dell’  Anfiteatro,  (iccome  il  Padre  Piero  Pojjino  ricava  da  Giu- 
J lo  Lìpfto , chiamavali  Libitinenfii  , c anche  mortualit  , a che  ferve  chia- 
mar falera  Sandapilaria,(c  tal  parola  verrebbe  a dire  la  mcdeGma  cofa, 
che  Libitinenfis  , e mortualit  ? Quella  porta  G chiamava  Sanavivaria  , 
perche  gli  ufciti  Jani  e vivi  dalla  pugna,  o dalle  Gere,  per  quella  G por- 
tavano fuora  ; ladovc  per  l’altra  G portavano  i morti  affatto:  e la  parola 
non  G trova  già  ella  in  un  fol  luogo  , nè  in  un  fol  codice  di  quegli  Atti  j 
onde  con  quello  bel  fegreto  , dapprima  venuto  in  mente  a quell’vmVo  , 
e primario  autore  , G debba  mutare  in  peggio  ; ma  G legge  in  più  di  un 


i quegli  Atti  , i quali  parimente 
non  fono  nè  uno  , nè  due  , ma  fe  ne  contano  almeno  quattro  o cinque 
fenza  mettervi  il  Ruinart  , il  TiUemont , il  Pagi , e il  Cupero  , tutti  dot- 
tiflìmi  c peritilGmi  conofcitori  di  quelle  materie  , non  eflendo  , al  parer 
mio,  da  difprezzarG  Arrigo  Vale/io,  Giovanni  Broeo  , e Giovanni  Prìceot 
dopo  MonGgnor  Luca  Olftenio , e il  Padre  Pofjino  j tanto  più  , che  il  Gre - 
vio  , fcrittore  non  barbaro  , elpreflamente  approva  la  detta  voce  negli  fn/prtfor. 
Atti  di  quelle  Sante  . Bifogna  aggiungere  ancora  , che  il  Pofjino  avea 
bcnifGmo  avvertito  , che  ella  non  è Ciceroniana  ; ma  bensì  provinciale 
Africana , come  ne  fono  tante  altre  negli  Scrittori  antichi  di  quel  paefe, 
le  quali  per  quello  non  pare  , che  debbano  toccarG  nè  pur  leggermente 
per  farle  a forza  diventar  Ciceroniane  . 


Tbtfdttri  to.  TX.  té 


L’Antigone , Tragedia  di  Luigi  Alamanni . Sta  con  le 
fue  opere pag.  67.  dell’ edizione  di  Venezia  predo  il 
‘ Niccolini  da  Sabio  a iftanza  del  Sejfa  del  1531.  in  8° 

— E in  quella  più  ampia  del  Grifio  in  Lione  isn . 

in  8°  pag.  1 3 f.  Il  Varchi  l’attribuifce  ad  Euripide . tu'onl  pog.  « 3$ 
[ La  Tullia]  Tragedia  di  Lodovico  Martelli . Sta  con  le 
fue  opere  pag.  1 18.  della  riftampa  di  Firenze  prcjjd 
Bernardo  di  Giunta  1548.  in  8°  . - 

LaCanace,  Tragedia  di  M. Sperone  Speroni.  In  Vi - 

ttegia  per  Vincenzo  Valgrifi  1 54 6.  in  8° 

E in  Fiorenza  preffo  il  'Dotti  1 54 6.  in  8° 

r ■ E [fenza  il  nome  di  Canace , ma  col  folo  titolo  di  ] 

Tragedia  di  M.  Sperone  Speroni,  corretta  fecondo 
l’efemplare  approvato  dall’  autore . in  Vinegta prejfo 
il  Giolito  1562,  in  la0 

0,3 1 • J)  ' 


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Bl8LIOT.Ct.IV. 
Orti.  n.  il.  f. t$.  50. 


Zittire  IH.  ii.  fot. 
56.  a.  tdù.  1,  in  4. 


F*j.  801. 


490  Della  Elo  qjj  e n z a 

Il  C/dr/o  fa  dedica  al  VefcovolAfdr/irdwo,  Segretario  di  Cari»  V.in  Napoli: 
e fe  dice  male  del  cenfore  della  Tragedia  , che  fu  Bartolommeo  Caval- 
canti, non  ne  dice  bene  il  Riccobino  nell*  Orandone  latina  in  motte  dello 
Speroni  , ove  fcrive  , edere  fiata  riprefa  editti  _ famofit  libellis  , i quali 
confifiettero  in  un  Dialogo  narrativo,  che  dallo  Speroni  è chiamato  /*- 
veniva  , e che  fi  finge  feguito  parte  in  Bologna  , e parte  in  Venezia  . I| 
difenderli  e il  difendere  onefiamente  dalle  ingiurie  , è ben  fatto  j ma 
non  mai  l’offendere  con  calunnie  e con  fofifmi  infidiofi  di  accufe  , che 
in  apparenza  pajon  modelle  e vere  , ma  che  in  realtà  fon  falfe  c mali- 
gne • Il  Dialogo  del  Cavalcanti  ha  quello  titolo  : 

Giudizio  (oprala  Tragedia  di  Canace  eMacareo,  con 
• molte  utili  confiderazioni  circa  l’arte  tragica  e altri 
Poemi , con  la  Tragedia  apprettò . Iti  Lucca  per  Viu - 
cenzio  Bujdrago  15 50.  iti  8° 

- E in  Venezia  1 $66.  in  8°  fetiza  Jìampatore  . 

Il  Bufdrago  dedicando  il  libro  a Giambatifia  Giraldi  Cintio  , Segretaria 
del  Duca  di  Ferrara  , di  concerto  , come  fi  vede  , con  l’amico  di  lui 
Cavalcanti , qui  detto  ad  arte  , occulto  autore  , chiama  quell’opera, 
prima  fatica  della  fua  ilamperia  . La  data  in  fine  del  Dialogo  , c del' 
primo  di  Luglio  154$.  innanzichc  la  Tragedia  fi  ftampafle  : nel  qual 
tempo  fu  letta  in  Roma  in  cafa  del  Vescovo  di  Brefcia  , che  era  Andrea 
Cornar 0 3 dipoi  Cardinale  , elfendovi  prefente  Claudio  Tolomei  , il  quale 
allora  appunto  lo  fcrifle  a Gianfrancefco  Bini . Del  Cavalcanti  e dello 
Speroni  elfendofi  già  parlato  , qui  non  ferve  più  riparlarne  , da  ciò  re- 
nando emendato  qualche  piccolo  errore  del  Crefcimbeni . 

— - La  Canace , Tragedia  del  Signore  Sperone  Spero- 
ni , alla  quale  fono  aggiunte  alcune  altre  compofi- 
zioni , e una  Apologia  con  alcune  lezioni  in  aifcfa 
della  Tragedia  . In  Venezia  per  Giovanni  Alberti 

1597- tu  4? 

Jjo  Speroni  in  altre  opere  e nel  fuo  cpitafio  è onorato  del  titolo  di  Me  fi- 
fere-,  ma  qui  è detto  Signore  . Nell’  avvifo  Innanzi  alle  Parti  vi.  delle 
Rime  di  Diomede  Borgbefi  Gentiluomo  Sanefe  , flampate  in  Padova  da 
Lorenr-o  Paf quali  lf66.  in  ottavo  , fi  dà  contezza  > che  a quel  tempo  in 
Venexàa  , Pirone*  , Siena  , c in  tutta  Tofcana  non  fi  farebbe  chiamato 
Signore  , alcun  Gentiluomo  principale  » ladove  in  divelli  altri  luoghi - 
era  ingiuria  chiamarlo  Mejfere . Sr  vede  , che  tal  collume  era  mutato 
nel  Ifp7«  Lo  Speroni  fotto  altrui  nome  indirizza  la  fua  Apologia  al 
Duca  Alfonjo  il.  di  Ferrara  per  opporla  alle  prevenzioni , fparfevì,  a 
fuo  credere  , dai  Segretario  Giraldi . Bifogua  però  confefi'are  , che  il 
Giraldi  nel  Capitolo  in  fiae  degli  Ecatommitì  , ove  loda  i valentuomini 
t Italiani  del  fuo  tempo  , rende  giufiizia  alio  Speroni  , dicendo  , che  egli 
onora  Padova 

Con  fili  canaio  » e con  giadicio  {aldo  » 


4 


Italiana  491 

Tn  dett»  Apolog:’ , 1*  quale  (in  nel  iff  8.  infitme  con  un  Dialogo  del  - — — - 

medefimo  Speroni  fopra  il  modo  dì  compor  la  Tragedia,  dove*  (lampa  rii  ® uiot.Cl.IV. 
dall'  Accademia  yenedana  , chiamata  cosi  per  eccellenza  , come  Tanti-  Somma  delle  opere, 
ca  Fiorentina  , lo  Sperone  fi  duole  , che  un  Sanefe  gl’involaflc  due  Tuoi  ™ *•*  "'andare 
Dialoghi  , uno  d' Amore  , e l’altro  della  Cura  della  famiglia  , fiampan- 
dogli  francamente  per  Tuoi  ; onde  il  Senatore  , e poi  gran  Prelato,  Da - “ " •n*’‘n  " 

niello  Barbaro,  per  vendicare  l’amico  da  tale  ingiuria  , fece  fubito  im- 
primere , contra  voglia  diluì,  in  cafa  de’  figliuoli  d'Aldo  nel  1741. 
come  già  fi  dille,  e poi  nel  1144.  e nel  if  ja.  in  ottavo  , i due  Dialoghi, 
involati , inficine  con  otto  altri  : e ne  fu  lodata  la  vendetta  , allo  feti- 
vere del  medefimo  Speroni  \ perchè  poi  non  piace  il  vedere  d‘  mezzo 
giorno  tubare  » e ccn  bel  vifo  attribuire  a sè  Je  cofe  rubate  . 11  Barba - P<i{.  140. 
ro,  e lo  Sperone  per  atto  di  cortefia  tacquero  il  nome  di  quel  plagiario  , 
ed  io  foil  limile  di  qualchedun  altro  , che  però  è notillimo  • Di  qui  fi 
vede  , che  l’intrepida  , ma  non  certo  onefia,  fetta  plagiaria,  vaga  di  ar- 
togarfi  privativamente  le  cofe  non  fue  , non  c nuova  d’adeflo  , quando  ' 
tanti  anni  fono  , toccò  allo  Speroni  di  vedetfi  con  gli  occhi  propri  tu- 
bare , e dal  ladro  (lampare  per  Cuoi  due  Diàloghi  interi . Ciò  , che  fi 
dice  de’  Dialoghi  , può  Umilmente  dirli  di  ogni  cofa  letteraria  , in  qua- 
lunque  materia  confida,  o da  ella  ferina  , a ha  pure  f colpita  , e intaglia- 
ta j e malti  munente  poi  trattandoli  di  {blenni  e liturgiche  formale  anti- 
che , Tempre  nel  medefimo  fenfo  ptefe  da’  nodri  maggiori  , e dianzi  , t 
non  prima,  copiofaiiieptc  illudrate  in  Comentario  particolare  , fatto  ap- 
pella per  ifpiegarle  , qual  fi  fa  , efler  quello  del  Difco  votivo  Crifiiane  Difrvr  argenteo!  ra- 
dei Mtefto  Albano  , me  fio  in  luce  fenza  vanti , non  ora  di  frefeo  , ma  "yM‘  rtternm  eh  ri- 
mi 1717.  e poi  ultimamente  nel  1751-  fei  anni  appre(To  , con  molta  Commen- 

grazia,  ma  di  nafeodo.  Taccheggiato  da  chi  fi  lufingò  di  occultare  il  iyVao.J6.  j7^*ao?zi! 
furto  col  folo  imbrogliare  alquanto  alla  Tua  propria  maniera  di  eitare  , ja|  *6.  all 
e adutamente  variare  tutti  i numeri  delle  citazioni  per  fargliicosì  patere 
fuo  ritrovamento  , accompagnando  ancora  11  tutto  di  qualche  grolla 
piacevolezza  , come  fi  dirà  poi  con  citar  fedelmente  i luoghi,  e con  mo- 
Arar  la  bellezza  di  certa  giunta  , nuova  e molto  curiofa  . £ pur  quedo 
farebbe  poco,  fe  di  più  non  fi  vedeflere  co»  gran  filenzio  ufurpate  anche  Vita  Thillppi  a Tar- 
lo intere  provincie,  come  T Auflria  e la  Neuflrìa  d'Italia  , già  prima  giu-  " Bpfe-pi  eo, ■■*/!> 
ftificatamente  ofl'ervate  , e mede  in  luce  nel  1714.  E quedo  fia  detto  an" 
quì  di  palléggio . Dopo  l'Apologià  non  intera  dello  Speroni  Temono  le  II"  & ,v* 

vi.  Tendoni  iti  ditela  della  Canace  , da  lui  recitate  a mente  in  lei  giorni 
■ell’Accadeir.ia  degli  Elevati  di  Padova  lènza  averle  fcritte  ; pero  me  Lettere  pag. 119.160. 
ritevoli  di  nuovo  rifeontro  con  gli  originali  , ferini  da  ehi  le  udì  ; e di 
tidamparfi  con  le  dovute  carezze, inficine  con  le  altre  opere  fue,memo-  hlogia  1 % 1,  pog.pt, 
vate  dal  Vefcovo  Tommajlni , ma  troppo  sfigurate  dall’  imperizia  di  chi  ba- 
ie diè  fuora . Dal  libro  addono  fi  vede , che  lo  Speroni  fu  amico  di  Pag,  ic6. 

Pietro  Konnardo  , al  Tuo  tempo  famofi*  letterato  e Poeta  Francefe  . 

L’Orbecche,  Tragedia  di Giambatifta Giraldi Cintio da 
Ferrara  . In  Vinegia  preffo  il  Giolito  1 jji  .in  120 
E di  nuovo  corretta  fecondo  l’originale  dell’  au- 
tore . In  l^inegia preffo  il  Giolito  1772.  in  120 
F|j  tratta  dalla  Novella  il,  Peci  il,  degli  Ecatommiti  dell’  autore  • 

Qjq  » ' E«- 


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Bl  BLIOT.Cl.1V. 


Di  nifi.  Lari  riti  iti. 
111.  cdf.u.  fn-.66}. 


Ve  Qtjh't  langofc 

Jit.lv.  «p.xxxvllt. 


4^2  Delia  Eloquenza 

E infame  con  le  altre  vii.  di  lui  Tragedie  ^'Aiti- 
le, Didone , Antivalomeni , Cleopatra , Arrenopia , 
Eufimia , Selene  . In  Venezia  per  Giulio  Cefare  Ca- 
gna ini  i j8j.  in  8° 

Bartolomroeo  Cavalcanti , dice  di  edere  ftato  frenatore  in  parte  , di  quelle 
Tragedie  , lodandole  , ma  fopra  tutte  l’Orbeccbe  , in  una  lettera  al  Gi- 
raldt  (letto  , come  Erafmo  lodò  Roberto  Gaguino  ma  in  lettera,  a lui 
medefimo  ferina  , per  o detrazione  di  Gerardo  Giovanni'#' offe  , 

La  Cleopatra  [e  la  Scilla,  Tragedie  il.]  di  Celare  de* 
Cefari.  In  Venezia  per  Gio.  Grifio  ijya.  in  8° 

Il  Rufcelli  nella  prefazione  alla  feconda  , chiama  l’autore  di  cognome 
CeJ arino  • 

La  Cleopatra , Tragedia  di  Aleflandro  Spinello . In  Vi- 
negia  per  Pietro  Niccolini  da  Sabio  isso-  •»  8° 

Col  nome  di  Cleopatra  effendoci  piò  T ragtdie,  c quella  tra  l’altre  di  Cinti* 
Gir  aldi  , la  comune  trivialità  dell'  unico  argomento  fa  fminuire  11  pre- 
gio , che  poteflero  avere  , come  accade  altresì  nelle  tante  Medie,  Me- 
ropi  , Progni , Ippoliti  , Didoni  » e Tancredi  • 

La  Rodopeja , Tragedia  di  Leonoro  Verlato  . In  Vene- 
zia per  Fràucefco  Ziletti  x j8  j.  /»  8° 

La  Romilda , Tragedia  di  Cefare  de’  Cefari . In  Venezia 
per  Francesco  Biodoni  ìffi.iit  8° 

Dice  di  darla  fuora  a perfuaGone  del  RufceUi,  mentovando  anche  V Argia, 
Nell' Atto  i.  Scena  I.  la  Duchefla  Romilda  è detta,  fecondo  Paolo! 
Diacono , 

Gid  di  tutto  il  Frinì  donna  , e Rana  , 

E Cacdno  a bello  (ludio  c mutato  in  Calcdno  . 

La  Progne  , Tragedia  di  Girolamo  Parabofco  . In  Ve- 
nezia per  Contiti  da  Trino  1 54-8 * in  8° 

La  Progne , Tragedia  di  Lodovico  Domenichi . In  Fi- 
renze prejjb  i Giunti  1561.  in  8° 

La  Medea  , Tragedia  di  Matteo  Galladei . In  Vinegia 
preff  j il  Grifio  1558.  in  6° 

La  Medea  efule.  Tragedia  di  Melchiorre  Zoppio . In 
Bologna  per  Giovanni  RoJJt  1602.  in  8° 

La  Medea , Tragedia  di  Lodovico  Dolce . In  Vhegi» 
prejjo  il  Giolito  J5J7* 


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Italiana  493 

Come  fi  c detto , non  è gran  lode  lo  fcrivere  in  un  argomento  , già  più  ^TTuÒtÌCiJV» 
volte  trattato  , e non  male  , da  varj  fcrittori . 

La  Didonc  , Tragedia . In  Vinegia  prejfo  i fi- 
gliuoli d’yildo  1 J47.  in  8° 

E ivi  prejfo  il  Giolito  i $60.  in  u° 

•  La  Marianna  Tragedia.  In  Vinegia  prejfo  il  Gio- 

lito i in  8° 

•  Tragedie  [ vi.  Giocada  » Didone , Tiede , Medea» 

Ifigenia  , Ecuba  ] In  Vinegia  per  Domenico  Farri 
I $66.  in  8°  edizione  il. 

Il  Dolce  con  lettera  degli  x l.  di  Gennajo  i rfp.  fé  dedica  a Marcantonio 
da  Mula  Senator  Veneziano  [di  poi  Cardinale»  detto  1 ’ Amulto  ] lodan- 
dolo di  aver  data  opera  da'  primi  anni  agli  fludj  delle  buone  dijciplino  > 
t di  aver  pienijjima  cognizione  della  lingua  Greca  , dilla  latina  , e di, 
quella  nofìra  volgare  , e per  aver  fempre  tenuta  familiarità  d'uomini 
dotti  , e foflenute  ambafeerie  appreso  i primi  Prìncipi  d’Europa  . 11  Mu - 
zio  in  tutto  la  fente  col  Dolce  nella  dedicatoria  degli  Avvertimenti 
Morali,  riftampati  in  Venezia  dal  Valvaffori  nel  IJ7»-  in  iuarlo  . 

L’Edipo , Tragedia  di  Gio.  Andrea  dall’Anguillara . In 
Padova  per  Lorenzo  Pafquati  i $6$.  in  40 

Il  Norei  nella  feerico  non  approva  le  giunte»  attaccatevi  dall'  Anguillara,  Parte  T»  pag.  9» 

La  Fedra , Tragedia  di  Francefco  Bozza . In  Vinegia  pel 
Giolito  1178.  in  8° 

L’Ippolito , T ragedia  di  Vincenzio  Giacobelli . hi  Roma 
per  Guglielmo  Facciotto  1601.  in  8° 

L’Atamante , Tragedia  degli  Accademici  Catenati  [ di 
Girolamo  Zoppio , autore  dell’Accademia  ] In  Alace- 
rata per  Bafiian  Martelli  ni  1579.  in  40 

L’Irene , Tragedia  di  Vincenzo  Giudi  da  Udine  .Iti  Ve- 
nezia per  Francefco  Rampazetto  i$79-  in  8° 

L'azione  c comporta  di  avvenimenti , patte  veti » patte  finti  , « dianzi  fe« 
guiii  nel  if7i.  in  occafione  della  perdita  del  reame  di  Cipri . L’autore 
divide  il  Coro  in  due  parti  » che  parlano  a vicenda  ; cola  non  prima 
ufata . 

■ 1 L’Almeone , Tragedia . In  Venezia  per  Giambatì* 

fi  a Somafco  j $ 88.  in  8° 

*—  L’ Ermete , Tragedia . In  Venezia  per  Giovanni 
Alberti  itfo8 .in  ia° 

L’Ariaa- 


\ 


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Bi  iuot.Cl.IV, 


P!*{.  Jlf. 
T*i-  >>* 


494  Della  Elo  qj;  e n z a 

L’Arianna,  Tragedia  nuova.  In  V dine  per  Pietra 

Lorio  1610.  in  4° 

DI  lui  ve  aneoral’£l/>/«4 , Favoli  paliorale  . In  Vdìne  per  CiamlatUla 
Piatoti»!  IJpf.  in  oliavo . 

L’Uliflè , Tragedia  di  Giambatifta  della  Porta . In  Na- 
poli per  Lazaro  Scoriggio  1514.  in  8° 

— ■ ■ Il  Giorgio  , Tragedia.  In  Napoli  per  Giambatifta 

Gargano  1 6 1 1 . in  1 20  » 

L’Arfinoe, Tragedia  di  Niccola  degli  Angeli  da  Monte- 
lupone . In  Venezia  per  Federigo  Gabrielli  1 594.  in  1 1° 

L’Edclfa , Tragedia  di  Agoftino  Luzzago , Accademico 
Sventato  . In  Verona  per  Bartolomeo  Merlo  1617.  *n  4° 

La  Dalida , Tragedia  nuova  Q anche  nel  nome  ] di  Luigi 
Groto , Cieco  d’Adria . In  Venezia  per  gli  Zopptni 
1583. in  ia° 

E ivi  prefto  il  Sefta  1610.  in  12° 

L’Acripanda,  Tragedia  di  Anton  Decio  da  Orte.  In 
Firenze  pel  Sermartelli  1192.  in  40 

■ E in  Venezia  per  Paolo  Ugolino  ligi,  in  40 

—  E ivi  per  Giambatifta  Bonfadini  1 yp8.  in  8° 

L’Altea , Tragedia  di  Buongiovanni  Gratarolo  . In  Ve- 
nezia per  Francesco  Marcolini  ijytf.  in  8° 

L’ Elifa , Tragedia  di  Fabio  Ciofio  . In  Mejftna per  Pietro 
Brea  iy$8./»4° 

— E in  Trivigi  per  Fabrizio  Zannetti  itfoi.  in  8° 

La  Semiramide,  Tragedia  di  Muzio  Manfredi . In  Ber- 
gamo per  Comiu  Ventura  1 jgj.  in  40 

Il  Manfredi  fcrifle  col  medclimo  titolo  di  Semiramide,  o Semlramit  , 
come  egli  dice  , uni  Favoli ■ bcfchereccia  . Di  entrambe  ragiona  egli 
Aedo  in  più  luoghi  delle  Tue  Lttitre  , anzi  in  una  fola  lì  veggono  amen- 
due  nominate  , come  tra  rè  diverfe  . Afferma  in  un  altra  , che  Rimiao 
i Jua  patria  , e non  altra  città  : e dovea  ben  egli  Calerlo  . A gloria  di 
quella  Tragedia  li  òlTerva  , che  il  Patrie .j  nel  dedicare  la  tua  Poetica 
difpuiata  al  Principe  D.  Ferrando  Gonzaga  , la  diede  per  t [empio  di 
Tragedie  . Ma  qui  non  è luogo  di  ricercare  , fé  cosi  egli  fcrivellc  per 
giudìcio  fondato  , o per  affetto  particolare  verfo  l'amico  • 

IlTelefonte , Tragedia  di  Antonio  Cavalierino.  InMo- 
„ dona  per  Paolo  Gadaldiuo  1 581.  in  40 


'DigiiizecLhy  Qoogl 


Italiana  495 

11  Cresfontc , Tragedia  di  Giambatifta  Liviera  . In  Pa- 
dova per  Paolo  Mejetti  1 j 88.  in  8° 


Bl  8LIOT.Cl.IV. 


Ebbe  qualche  impugnaaione  da  FauMno  Summo  . Quelle  due  Tragedie 
inficine  con  la  feguente  hanno  un  medeCmo  fondo  , e tutte  e tre  ven- 
gono da  //l'oc,  che  ne  (lefe  l’argomento  uella  Favola  CLXXXIV. 
avendolo  tratto  dal  Cretfentt , compollo  da  Euripide  , e poetato  in  lati- 
no da  Ennio  . Alcuni  llracci  del  tefto  Greco,  g:à  confervatt  da  Gio-  £„,/(, pr.ift. 
vanni  Siche»  , furono  raccolti  da  Girolamo  Celomi*  , e fi  trovano  pur  agi.  <Z‘r.  il. 
divulgati  da  tigone  Crcx.ro  . La  Tragedia  è citata  da  tutti  i Ccmentaicri  _ 

della  Poetica  a'  Arifiotile  , onde  è affai  poca  lode  il  trattare  di  nuovo  in  /•  V-'/j v- 

qualunque  modo  quello  triviale  argomento , già  più  volte  prima  trac-  ' 

tato  da  tanti^  e non  male,  come  dilli,  e da  tutti  in  una  medeliina  lingua» 

La  Merope,  e il  Tancredi , Tragedie  [ il.  ] del  Conte 
Pomponio  Torelli  infieme  con  gli  Scherzi  del  mede- 
fimo  autore . In  'Parma  per  Erajmo  fiotto  1598.  in  8° 
edizione  il.  ampliata  e corretta. 

• La  Galatea , la  Merope  , la  Vittoria , il  Polidoro , 

e’1  Tancredi,  Tragedie  [ v. ] In  Parma  pel  Fiotto 
itfoy.  in  40 

Il  Tancredi , Tragedia  di  Ottaviano  Afinari , Conte  di 
Camerano . In  Bergamo  per  Comin  Ventura  1 y88.  in  40 

Il  Tancredi,  Tragedia  del  Conte  Ridolfo  Campeggi . 

In  Bologna  per  Bartolomeo  Cocbi  14.  in  40 

La  Gifmonda , Tragedia  di  Girolamo  Razzi . In  Firenze 
pel  Sermartelli  1569.  in  8° 

E’ prefa  con  le  tre  altre  antecedenti  dalla  Novella  i.  Giornata  iv.  del 
Boccaccia  . Il  Rateici  , che  nel  farli  Camaldolefe  , laicità  il  prenome  di 
Girolamo  , pigliando  quello  di  D.  Silvano , fu  fratello  di  Serafino,  dell' 
ordine  de'  Predicatori , ancor  egli  noto  per  Tue  opere  . 


Il  ReTorrifmondo , Tragedia  di  Torquato  Tallo . In 
Mantova  per  Francefco  OJ'auua  \$%-j.in  120 
- ■ E in  Bergamo  per  Comin  Ventura  1*87.  in  40 

■ E in  Verona  per  Girolamo  Difcepolo  a ijlanza  di 

Marcantonio  Palazzolo  1587.  in  8° 

*• • E accomodata  di  nuovo  in  molti  luoghi  fecondo 

l’intenzion  dell’autore, con  una  giunta  del  medefimo. 

In  Venezia  per  Fabio  e Agoflino  Zoppini  1 y 88.  in  1 20 

Giovanni  Loccenia  nel  libro  t.  della  Storia  Svecana  parla  di  Germondo  , 
qui  introdotto  . 11  Re  Torrifmondo  , fucceduto  nel  Regno  de'  Goti  al 
padre  fgo  Tevdtrìgo  , vica  mentovato  da  Alieno  Krapue  nel  lib.  ni. 

della 


\ 


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496  Della  Elo  qjj  enea 

p “ — — della  Cranica  di  Svezia  > a capi  v.  Quedi  Goti  fettentrioHali  fùra- 

li  auoT.C-UiV.  no  il  ceppo  degli  Occidentali  di  Spagna  , detti  in  lor  favelli  , Vifigoli  , 

e de’  nodri  Orientali  dTtalii  , chiamati  pure  in  lor  lingua  Oflrogoti.  11 
Tuffo  in  una  lettera  al  Coflantini  fca  quelle  dell'edizione  di  Praga , cita 
F‘g-  }!•  a.  di  quella  fua  Tragedia  una  copia  migliore,  e flit  corretta  e piena  di  quel-* 

la  , che  allora  appunto  nel  1587-  fi  Rampava  in  Bergamo  : t farà  quella 
ultima  , pulitamente  ridampata  in  Vernicia  : e ci  è ancora  con  l’eroe- 
mento  del  GuaSìavini  , e con  la  numerazione  delle  fccne  • 

L’ Idalba , Tragedia  di  Maffeo  Vernerò  - In  Venezia  per 
ylndrea  Mufcbio  1 596.  in  40 

LaTomiri , Tragedia  di  Angelo  Ingegneri.  In  Napoli 
per  Gianjacopo  Carlino  1607.  in  40 

U Cefare , Tragedia  di  Orlando  Pefcetti . In  Verona  per 
Girolamo  Difcepolo  1604.  in  40 

Nel  Cavalcami  del  Beni  li  fa  nuovo  (Irazio  di  Cefare  per  colpa  di  que- 
fjg-  icp.  Ho  autore  , come  di  plagiario  del  Mureto  nella  Tragedia  latina  del 

Cefare  . Si  vede  , che  i ladri  letterari,  colti  in  flagranti , come  fuccede, 
£ rendono  poi  Icherniti  , e ridicoli  ; e che  poco  giova  l’andarli  ratnpi- 
cando  per  forza,  quali  erba  parietaria  , Tulle  indultrie  degli  altri  , come 
Te  fodero  loro  proprie  , con  cercar  poi  di  occultarlo , quando  per  cono- 
{cerio  di  primo  afpctto  , ci  vuole  aliai  poco  , mentre  le  cofe  o predo  , o 
tardi  fi  Xcoprono  • 

L’Almida,  Tragedia  di  Agoftino  Dolce  . In  V dine  per 
Giambaùfla  Nat  olmi  i5oj\  in  40 

L’ Evandro  .[  e l’Arpalice , Tragedie  il.  ] di  Francefco 
Bracciolini . In  Firenze  per  li  Giunti  1613.  in  8° 

— — La  Pentefilea  , Tragedia  . In  Firenze  prejfo  i 
Giunti  161  f.  in  8° 

Il  Solimano,  Tragedia  del  Conte  Profpero  Bonarelli 
[con  figure  In  rame  di  Jacopo  Calot]  In  Firenze 
prejfo  Pier  Ceccoucelli  1610.  in  40 

— E [ con  dette  figure,  e due  lettere  ad  Antonio 
Bruni  ] In  Roma  per  Francefco  Cor  belletti  1 632.  in  40 

Blegtt  re.  t,  pog.  pj.  Carlo  Perrault  nell*  Elogio  del  Calot , dai  nodri  Italiani  chiamato  Callotti, 
che  fu  da  Nane!  in  Lorena  , per  errore  lo  fa  difcepolo  di  Pietro  Parigi- 
no , e non  Perugino  , Pariflen  invece  di  Perupen  . 

L’ Erminia , Tragedia  di  Gabriello  Chiabrera . I»  Getto • 
va  prejfo  il  Pavoni  1 622.  in  1 1° 

L’Ariftodemo  , Tragedia  di  Carlo  de*  Dottori . In  Pa- 
dova prejfo  il  Cadoxino  16 $ 7.  in  40  edizione  1. 


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Italiana  497 

Il  Cavaliere  Fra  Ciro  , Signore  dì  rert  , efpofc  il  paret  Tuo  In  una  lettcta  ■- 

molto  propria  , intorno  a quella  Tragedia  , comunicatagli  daU’auiore  : I»1  *HOT.Cr..I\A 
e quanto  (orti  atto  ad  erpotlo  , non  blfogna  giudicarlo  da  un  qualche 
Smetto , comporto  a calo  , o portumo  , conforme  li  pratica  nella  Storia 
della  Polgar  poefia  ; ma  piuttorto  da  altro  , come  farebbe  dire  dal  luo 
componimento  ’in  quartine  l'opra  la  Ptedefl  inazione  e la  divida  gratta, 
efaltato  da  Giano  Nido  Eritreo  in  una  lettera  latina  a penna  al  Cardinal 
Luigi  Capponi  : e ciò  medelìniamente  lì  potrebbe  comprendere  da’ Tuoi 
Piaggi  filile  Galee  di  Malta  , da  lui  dcfcrhti  in  veri!  Ittioli! , che  furo- 
no trafportati  ancora  in  verli  latini . Il  Conte  Dottori  tu  ancor  egli  ver- 
fato  in  Greco  e in  latino, ma  Tenia  farne  quella  vana  pompa,  che  fc  qe  fa 
da  altri  . Trovali  a penna  un  filo  Satirico  , fatto  a imitazione  di  quello 
di  Petronio  , e una  Profa  a Mar/ilio  Papafava  contra  Ottavio  Ferrari  , 
con  quello  titolo  : Nonii  Argentari!  NoÒtta  in  QBavii .Eerrarii  Minerva 
Clvpeum,che  è la  Prolufìone  XXX I II.  nel  tomo  1 . del  le  Opere  varie.Ael 
Ferrari,  ftampate  con  qualche  giunta  in  Volfenbutcl  nel  17  > !•  in  ottavo. 

Qui  non  è luogo  di  dire  altro  qel  Ferrari  , come  fe  ne  potrebbe  dire  • 

L’icfte,  Tragedia  di  Girolamo  Giuftiniano  Gentiluo- 
mo Genovefe . In  Parma  per  Set  Viotto  1 j8j.  in  8° 

La  Tragedia  d'Iefte  del  Bucauano  , volgarizzata  da  Scipione  Purgagli , fi 
porri  nel  capo  xt . 

L’Ermenegildo  , Tragedia  [del  Padre  Sforza  Pallavici- 
no  , dipoi  Cardinale]  recitata  nel  Seminario  Roma- 
no , con  un  Difcorfo  in  fine  [ ad  Agoftino  Favoriti  ] 

In  Roma  pel  Corbelletti  lóff.  in  8°  edizione  il. 

Sopra  quella  Tragedia  ci  è pure  una  lettera  a penna  del  Cavaliere  Fra  Ci- 
ré, Signore  di  Peri  al  Patriarca  e pei  Cardinale  , Giovanni  Delfino,  che 
gliel'avca  comunicata  . Nell’  l Porta  della  Volgar  poefia  non  moflran-  Tento  If.  pog.  in- 
dolì alcuno  fcrupolo  in  profondete  a larga  mano  dcciiivc  lodi , le  quali 
Tempre  dovtebbono  effer  vece  , non  lì  bada  piò  , che  tanto  a Tediarli 
da  quelli , che  fono  ivi  onorati  del  titolo  di  proftjfori  , e da  altri  anco- 
ra , i quali  non-curann  quello  onore  , accadendo  purtroppo,  che  d 
odano  giudicj  imperiali  e ammirabili  , anzi  ancora  tra  sè  opporti , qua- 
le appunto  una  volta  fi  fu  il  fentiefi  decidete  , che  il  Fabrizio  nella  jua 
Biblioteca  Greca  non  valcfle  nnlla  ; e poi  da  altro  poco  lontano  il  aua- 
-lificarli  decilivamcnte  il  medolìmo  autore  per  un  miracolo  d'erudinicne 
de'  tempi  noflrì , Si  bramerebbe  , che  in  Ibmiglianti  miracoli , i quali 
-forfic  a tutti  non  pajon  tali , li  andaflè  un  poco  adagio  , perche  vi  po- 
rrebbe entrar  di  mezzo  l’avvlfo  , attribuito  per  la  lua  impoitanza  a’ 
piò  gran  Savj  dalla  Grecia  : nequid  etimi  1 . In  quella  fchlcra  d:  giudici 
ammirabili  entrano  pure  non  pochi  di  quelli  , che  I?  veggono  aflilfì  al 
Catalogo  degli  Storici  dell'Abate  di  tan  Beale  , riftampato  in  Parigi 
nel  t7ij.  tacitavo  . In  quanto  alle  Tragedie  facre,  Girolamo  Bario. otri'  I fa/K  por.  5J1. 
mei  ne  rtampò  vili,  mentovate  dal  Senot  Canonico  Salvini,  Mail  Dromi,  pag.qjq, 
Padre  Qrtenfio  Scammacta  , Gcfuita  Siciliano  paltò  più  avanti  , contpo-  4,6* 

Kit  ucu- 


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4p8  Delia  EloqjjeUza 

ÒT  g — — nendone  di  fiere  , morali,  e non  fiere  , fino  al  numero  di  n x vi.  « 

O TibUVi  può  c(fere  > c|ie  ne  fieno  adii  più  , mede  in  luce  in  gran  parte  da  Mar- 

tino la  Farina  in  Palermo  in  tomi  xiv.  nel  td}q-  tdjf.  lSj8.  In  ottavo. 
Ma  tante  , per  dire  la  retiti  , mi  pajono  troppe  . 


La  Cangenla,  Tragicomedia  di  Beltramo  Poggi  . In 
Firenze  prejfo  i Giunti  i y5i.  in  8° 

L’Antiloco  , Tragicomedia  di  Giambatifta  Leoni , Ac- 
cademico Veneziano , In  Ferrara  per  Benedetto  Mam- 
morelli  [ con  l'injegna  del  Ciotti , che  è Minerva  armata 
co l Gufo  full'afta , e col  motto  volgare  : e arme  e lettere  ] 
a iftanza  di  Giambatifta  Ciotti  ftampatore  dell'accade- 
mia Veneziana  I 794.  in  4° 

In  principio  vi  fono  verri  latini  di  Pabio  Paolini  all’  autore  , e nel  fine 
duo  Orazioni , una  volgare  del  Leoni  , e l’altra  latina  di  Lucio  Scorano  , 
recitate  nell’  Accademia  Veneziana  in  lode  della  roederima  . La  data 
loro  è di  Venezia  prefo  il  Ciotti  I *94.  con  Minerva  , fenza  il  Gufo  , e 
col  motto  Greco  riOAEMEI . K AI  . AIAAEKEI  , pugna  , e infegna  . 


La  Sofronia , Tragicomedia  di  Gio.  Antonio  Gettano . 

In  Napoli  per  Lazero  Scoriggio  1612.  in  1 a0 
La  Penelope  , Tragicomedia  di  Giambatifta  della  Por- 
ta . In  Napoli  per  Matteo  Caucer  l s^i.in  1 1° 


Memorie  degli  Area- 
d/miti  G iloti  pafr 
J6>*  , 


P.ij.  :;<5.  fili/,  ti. 


Se  folle  venuto  in  luce  il  Giudicio  , che  Giambatifla , figliuolo  di  Giovanni 
Capponi , Bologncfe  , avea  compollo  fopra  cento  Tragedie  Tofcane  col 
nuovo  titolo  di  Trafila  , che  vuol  dire  lo  (frumento  , per  cui  ri  fa  paf- 
fete l’argento  per  aflbttigliarlo  , qui  ri  potrebbe  veder  di  parlarne  . Ma 
intanto  per  tornare  addietro  alla  prima  origine  delle  Tragedie  e Com- 
medie , rinnovate  in  Italia  , bifogna  ridurli  a mente  le  Rapprofentazioni 
volgari , delle  quali  ne  ferbx  copiofo  numero  in  quarto  il  Signor  Mar- 
che f Capponi  , per  lo  più  [acre,  e morali , e Rampate  in  Tofana  , dove 
molto  fiorì  il  cofiume  di  recitarle  pubblicamente  , come  taceafi  ezian- 
dio in  Roma  di  quelle  della  Pajfione  di  noflro  Signor  Geiù  Crifto,  a gran 
concorfo  di  popolo  ne\V  Anfiteatro  , per  tefiimonianza  di  Andrea  Ful- 
vio nel  libro  1 v.  delle  Antichità  di  Roma  , dedicate  al  Pontefice  Cle- 
mente VII.  Ma  tal  materia  , già  da  Francesco  Cionacci  , uno  de’  princi- 
pali foficnitori  dell’Accademia  degli  Apatifli , la  quale  fu  iflituita  da 
Agolìino  Coltellini , ed  ebbe  il  nome  di  Udeno  Nifieli  , cficndo  fiata 
con  molta  diligenza  efaminata  nelle  Ojfervazioni  alle  Rime  facce  di  Lo- 
renzo de  Medici  il  vecchio  [ Padre  di  Leon  X.  ] e di  Lucrezia  £ Toma- 
buoni  , madre  di  Lorenzo  ] dal  mede  (imo  Cionacci  pubblicate  in  Fi- 
renze dalla  flampcria  nella  torre  de'  Donali  nel  i«8o.  in  quarto  , fari 
bene  rimetterci  a quelle  , badando  a noi  di  riflettere  , che  <ì  fatte  poc- 
Ce  , come  ancor  elle  dra miriche  all’  ufo  popolare  , quantunque  difiete 
alla  buona  , c con  fempliciti  naturale  , non  vanno  lcompagnatc  dalla 


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Italiana  499 

Jot  grazia  , e più  ancora  dalla  pietà  , cd  evidenza  ; onde  ne  nafce  Jra- 
prefnone  e movimento  di  puri  alletti  in  chi  le  afcolta  : e non  potrebbe 
difdire  , clic  fé  ne  rinnovailcro  ic  R apprefentazioni , inallimamente  fra 
le  comunanze  innocenti  c rcligiofe  , invece  di  quelle  delle  opere , o 
Orami  in  mafie*,  ricolmi  petto  più  di  perniciolo  coflumt  , c di  mal 
efempio  , nonché  di  altri  fpropoliti . Ma  non  c pericolo  , che  C rinno- 
vino le  eofe  buone  , pct  difgrazia  ite  in  difufo  . E qui  potrebbe  avet 
qualche  luogo  la  Satira  di  Niccoli  ['Ulani  , intitolata  : noi  canimut 
Jurdii  . A que’  tempi  Antonio  da  Pifioja  compofe  in  terza  rima  una 
Tragedia  , che  può  intitolarli  il  Demetrio  Re  di  Tebe  , dedicata  ad  Er- 
cole I-  Duca  di  ferrata  , divlfa  in  Arti  v.  e limile  nella  fudanza  alle 
l'opraceennare  di  Tancredi  e Gifueonda  , introducendovi!!  l 'ombra  di  Se- 
neca a far  Targo  memo  . Fu  ftampata  in  FeneeJa  per  Manfredo  Buono 
da  Monferrato  nel  j;o8.  in  ottavo  . 

C A P O . X 
Tragedie  Greche  volgarizzate . 

L’Ecuba,  Tragedia  di  Euripide  tradotta  [in  verfi 
fciolti  ] da  Lodovico  Dolce . 1 u Vinegia  prejfo  il 
Giolito  1 543.  in  8° 

——  E da  Gianibatifta  Celli  [ In  Firenze]  in  8°  fenza 
luogo , anno , e jiawpatore . 

V Allacci  la  dico  parimente. volgarizzata  con  V Antigone, con  V Edipo  Tiran- 
no, e con  l’ Elettra,  tutte  (inora  a penna,  da  Alberto  Parma,  che  fu  amico 
del  Ta/fo  : e il  Signor  Canonico  Salvini  mentova  il  volgarizzamento 
AM'Ecuba  , fatto  da  Michelangelo  Buonarroti  il  giovane  ■ Tra  le  opere 
da  damparli  dall'Accademia  Veneziana  , doveano  entrare  le  Tragedie 
d’Euripide  volgarizzate  • Il  già  mentovato  Giambalifla  Capponi  avea 
fatto  il  limile  di  quella  d’ Ifigenia  in  Aulide  , e v'è  pure  l’ Ifigenia  del 
Dolce,  prefa  o in  tutto,  o in  parte  da  Euripide  . La  cagione  , perchè  al- 
lora da. molti  feparatamente  li  volgarizzafléro  i mede  limi  tedi , non  fu 
cafuale  , nè  originata  da  plagio,  nè  dall'ignorarli  , che  tali  fatiche  lette- 
rarie fodero  già  date  fatte  -,  e molto  meno  da  odentazione  , degna  Colo 
di  chi  ambifee  di  vaneggiare  da  gramatida,c  non  di  fapere  da  letterato; 
ma  ella-vcnne  unicamente  dalla  codumanza  lodevole  e fruttuofa  di  efer- 
citare  l'ingegno  a bene  impodédard  delle  tre  lingue  con  volgarizzate  le 
opere  più  famofe  degli. amichi  fcrittori  , anche  già  prima  volgarizzate  , 
il  difprezzo  e tralafciamcnto  del  quale  utilidimo  dudio  , allora  comu- 
ne e famigliare  ai  nodri  maggiori  , ha  poi  fpalancato  il  varco  all’  intro- 
duzione dell' ignoranza , fpecialmente  nell’  Italiana  Eloquenza  , che  a 
que’  tempi  felici  , per  la  buona  mercé  di  tanti  onorati  c grandi  uomini, 
con  ben  pubblico  , e gran  decoro  della  Religione  , dapertutto  li  vede* 
fattamente  fiorire  • 

Rrr  j L’Elet- 


BlBttOT.CL.IV. 


* 


V rumor,  feg.  jtj. 
6a6* 

Enfi  pog.  34J. 
Somma  , reg.  P. 
Memorie  de’  Gelati 

fag-  261. 


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DlBJ.10TrCl-.lv. 


Sant  fi  to, 

m-  s«». 


yoo  Della  Elo q u e n z a 

L’ Elettra , Tragedia  di  Sofocle , fatta  volgare  da  Eraf- 
mo  di  Valvafone.  In  Venezia  prejfo  i Guerra  1588. 
in  8° 

— L’Ajace flagellifero, Tragedia  tradotta  involga- 
re da  Girolamo  Giuftiniano  Gentiluomo  Genovefe  . 
In  Venezia  per  Lucio  Spineda  1(03.  in  8° 

L’Edipo  Coloneo , Tragedia  tradotta  dal  mede- 

fimo  Giuftiniano . In  Venezia  per  Antonio  Vinelli 
1611.  in  ia°  , ' 

L’Edipo  Re,  tradotto  dal  medefimo  Giuftiniano 

In  Venezia  per  Ba/Iian  Combi  1610.  in  iì° 

E [ col  titolo  di  ] Edipo  Tiranno  , tradotto  da 

Orfato  Giuftiniano,  Gentiluomo  Veneziano  . In  Ve- 
nezia per  Francefco  Ziletti  i j8j.  in  40 
E da  Piero  Angeli  Bargeo . In  Firenze  pel  fermar- 
tela is&g.in  8°  Quella  dell ' Anguillar a fi  mife  di  fopra. 

Vi  Prometeo,  Tragedia  A' E [Mio  , volgarizzata  da  Marcantonio  (Semai 
Saliere  , che  fece  il  Gmilc  del  Ratto  di  Proferpioa  di  Claudiano  , G tro- 
▼a  a peana  tra  ! codici  Urbinati  della  Libreria  Vaticana,  Allora 
Efcbilo  era  ftaro  emendato  e pubblicato  in  Greco  dal  Robortello  no- 
li ro,  che  lo  dedicò  a Mariano  Savelli  in  Venezia  prejfe  Gualtiero  Saetta 
iljh/n  ottave  » 


c a p o . x 1 

Tragedie  latine  volgarizzate  » 


LE  Tragedie  di  Seneca,  tradotte  da  Lodovico  Dolce: 
Ih  Vinegia  pel  Giolito  1 $60.  in  120 

. £ da  Ettore  Nini.  In  Vinegia  per  Marco Ginami 

1622.  in  8° 


Il  Dolce  non  contento  di  fate  vi.  Tragedie  del  fuo  , che  fono  le  T rojanei 
la  Diione  , la  Giocano , l’ Ifigenia , la  Medea  , e la  Marianna  , vollo 
ancora  volgarizzare  oltre  a WEcuba  di  Euripide  * qucfto  X # di  Sottoca  • 


L’Iefte , Tragedia  di  Giorgio  Bucanano,  recata  di  latino 
in  volgare  da  Scipione  Bargagli . In  V enezia  per  Mat- 
teo Valentin i 1S00.  in  180 

Fra  Ifiioro  -Vgurgeri  con  doppio  ridicolo  errerà  ferire  Efi*  per  Ifflt  • * 
Beveroni  per  Bucenaeo  • 

CLAS- 


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Italiana 

C L A s s e ; vi 

I Lirici. 

C A P O . I 

Canzonieri  antichi , 

SOnetti  e Canzoni  di  diverti  antichi  autori  Tofcani 
in  x.  [ anzi  xi.]  libri  raccolte  [ da  Bernardo  di  Giun- 
ta ] In  Firenze  porgli  eredi  di  Filippo  di  Giunta  1517. 
in  8° 

Gl!  autor!  fono:  Dante  Alighieri , Cine  da  Pijieja  , Guido  Cavalcanti  , 
Dante  da  Majano  , Guiltone  di  Arexjco  , Francefcbino  degli  Albnei , 
Faiùe  degli  liberti , Lapo  Gianni  , Loffo  Bonaguida  , One  fio  e Guido 
Guìnix-clli  Bolognefi  , Bonaggiunla  Vrbiliani  da  Lucca  J Jacopo  da 
Lentino,  Guido  dalle  Colonne  , Pier  dalle  t'irne  , Unno  Re  di  Sardigua  , 
Federigo  IL  Imperadore  , Chiaro  Davanxjtti , Guido  Orlandi  , Salvino 
Doni , Ricco  da  Variando  , e Clone  Buglioni  con  altri  anonimi  . In 
fine  »!  fono  varie  lezioni  fopra  le  Cannoni  di  Dante  , e di  Guido  Ca- 
valcanti . 

Canzone  d’amore  di  Guido  Cavalcanti  con  l’efpofizione 
del  Maeftro  Egidio  Colonna  Romano  degli  Eremita- 
ni con  alcune  brevi  annotazioni  di  Celio  Cittadini 
infieme  con  la  vita,  e le  rime  di  eil'o  Cavalcanti.  In 
Siena  per  Salvejìro  Marchetti  1601.  in  8° 

E col  comento  del  Cavaliere  Fra  Paolo  del  Rodo. 

In  Firenze  per  Bartolomeo  Sermartelli  1 j58.  in  8° 

- ■ ■ E con  la  fpofizione  di  Girolamo  Frachetta . In  yi* 
ne  già  prejfo  i Gioliti  1 j 8 $.  in  40 
I Poeti  antichi,  raccolti  da’  codici  MSS.  della  Bibliote- 
ca Vaticana  e Barberina  da  Monfignor  Leone  Allac- 
ci . In  Napoli  per  Bajliauo  d'Alecci  1661.  in  8° 

Nell’  originale  del  Catalogo  d!  quelli  Poeti  di  man  propria  dell’ Allacci 
ne  feguita  un  altro  pur  Tuo  , di  autori  latin! , che  fiorirono  prima 
del  i;oo.  V Allacci  , fcrittore  infaticabile  , e non  femplicc  guardiana 
oziofo  de!  tefori  , cuflodiri  nelle  gran  Biblioteche  , degnamente  alla 
fua  cura  cominelle  , avea  difpoflo  di  darne  altri  tomi  , fenon  moriva  , 
e in  tal  congiuntura  avrebbe  potuto  di  nuovo  rifcontrlze  quello  primo 
S»‘  tefti  0 doadc  lq  avea  tratto  • 11  Redi  ne  ebbe  un  codice  di  altri , e 


SOI 

Bisliot.  Cl.  V. 

v 


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502  DbliaEloqjtemza 

« _ ne  hi  pure  il  Signor  Nicchiò  Bargiaccbi  in  Firenze,!  quali,  come  quelli 

ci  ELIOT.  v,i»  dell’ /(//«cri,  e i due  fegucnti,  benché  (ugginofi  , pur  fervono  almeno  a 

farci  vedere  lo  (lato  primitivo  della  lingua  con  le  molte  vcfligie  , per 
entro  fparfcvi  di  varj  dialetti  Italiani  e llranieri,  prima  , che  a tutti  pie* 
valefl'c  il  Tofcano  , ora  comune  de’  letterati  d’Italia  . 

I Documenti  d’amore  di  M.  Franccfco  Barberino  [ con 
figure  xvi.  in  rame , e con  la  prefazione  , e la  Tavola 
di  Federigo  Ubaldini  ] In  Roma  per  Vitale  Ma fcardi 
1640.  in  4° 

Sono  XII.  avvenimenti  morali,  d I vi  fi  in  più  documenti  e regole  . Il  Barbe- 
rino ferrile  ancoca  altra  opera  fopra  i collimi!  delle  donne  e donneile  , 'la 

3uale  (i  credea  fmarrita  ; ma  fi  c trovata  dal  Signor  Marchcfe  Aleffan- 
ro  Gregorio  Capponi , clic  la  portiede  . Amendue  fono  ripiene  di  onefti 
civile,  e di  ben  fondata  morale  , parendo,  che  il  Cafa  traelfe  da  quella 
prima  il  fondo  dell' aureo  fuo  Galateo.  Vi'baldìni , che  fu  Segretario 
del  facro  Collegio  de’ Cardinali , e mori  in  Roma  d'anni  xlvii.  nel 
1677.  eflendo  fcppellito  nella  Cliiefa  della  Certofa , oltre  alla  Vita  di 
Angelo  Colocci  , la  quale  fu  (lampara  latinamente  in  Roma  da  Michele 
Èrcole  nel  1 675.  mollavo,  pubblicò  parimente  \e  Rime  del  Petrarca  , 
C (Ir arte  con  le  cartature  dal  fuo  proptio  originale  , come  vedremo . 

I Cantici  del  Beato  Jacopone  da  Todi  con  alcuni  difeor- 
fi  [ di  Giambatifta  Modio  ] e con  la  vita  [ con  reper- 
tori , e con  la  tavola  delle  voci  in  fine  ] In  Roma  per 
Ippolito  Salviatti  iyj8.  in  40 

Il  Modio  dedica  il  libro  a Suor  Caterina  de'  Ricci  Fiorentina  dell’  ordine 
de’  Predicatori  nel  monlllero  di  san  Vincenzo  di  Prato  , ultimamente 
beatificata  dalla  Chiela  Romana  . Altra  edizione  col  nome  di  Cantici 
e Laudi  fi  vede  fatta  in  Firenze  per  Francefco  Buonaccorji  nel  1490.  in 
quarto , una  in  Venezia  per  Bernardino  Benalio  1714.  in  quarto  , altra 
pure  col  titolo  di  Laude  in  Venezia  alla  Speranza  1 jjd.  in  ottavo  , .e 
finalmente  una  in  Napoli  per  Lazero  Scoriggio  nSif . in  ottavo  . Il  toma 
grofi'o  , contentato  da  Frate  Francefco  Trefoli i in  Venezia  per  Niccoli 
Mifferini  1617.  in  quarto  , per  la  lua  rozzezza  non  dee  porli  con  que- 
lle edizioni,  la  più  bella  delle  quali  fio  la  fuddetta  di  Roma  prefio  il 
Salvìani  in  caratteri  tondi . Ora  partiamo  1 riferire  alcune  delle  più 
nobili  e ufuali  edizioni  del  Principe  di  rutti  i Poeti  Lirici  Italiani,  fatte 
dopo  cominciata  per  iltudio  del  Bembo  a ripulir  fi  la  nollia  favella  . 

Le  Cofe  volgari  di  M.Francesco  Petrarca  [con  Ja  pre- 
fazione in  fine  ] I»  Vinegia  nelle  cafe  d'Aldo  Roma- 
no mdi.  in  8° 

Furono  elleatte  per  lo  più  dagli  originali  del  Tetrarca,  porteduri  allora  dal 
Bembo  , poi  da  Lodovico  Beccadelh  , e appreffo  da  Fulvio  Or  fino  , che 
.gli  lafciò  alla  Biblioteca  Vaticana  > 

Le 


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Italiana  50} 

Le  Opere  volgari  di  M.  Francefco  Petrarca  . In  Fano  per 
Girolamo  Soncino  i yoj.  in  8° 

Cofii  ammirabile  fi  è il  voler  ferteggiare  injmbbliche  (lampe  fino  con  In- 
ibiti conrra  i venerandi  deeeeti  della  Chiefa  Romana  , per  aver  trovati 
naftoli!  in  merlo  ai  tomo  di  quella  impresone  di  Fano  , città  del  Papa, 
i tre  Jcandalofi  Sonetti , dipoi  condannati  con  altri  libi!  dalla  fuprema 
autorità  della  Chiefa,  prima,  che  fi  terminarti  il  Concilio  , radunatoli  in 
Trento  per  fare  argine  al  torrente  dell’  erefia  di  Lutero  e Calvino  ; co- 
me fe  le  pcllifere  fcritture  e dottrine  , fenon  fi  condannano  fubito,  che 
fcappano  fuora  , non  li  potert'ero  più  condannare  dappoi . Per  cori  ra- 
gionare , non  bifogna  avere  alcuna  contezza  dell’  Irtoria  ecclefiadica  , 
nc  aver  limito  mai  nominare  Origene  , Teodoro  Mopfuefleno  , Pelagio  , 
Keflorio  , Elipando  Toletano  , Calvino  , il  Molinot , e i loro  feguaci , le 
propofizioni  c ree  dottrine  de’  quali  fi  videro  condannate  nc’  loro 
feritti  molto  dopo  crtirfi.infinuate  fra' Cattolici  : e bifognerebbe  dire 
ancora  , che  la  fuprema  e dogmatica  autorità  della  Chiefa  cattolica  in 
cofe  tali 'non  partirti  oltre  a Pano  , c alle  città  del  Papa  . Le  opere  del 
Machiavelli  ih  tempi , che  non  li  ufavano  tutte  le  vigilanze  e cautele  , 
falutevolmenre  introdotte  dappoi , fi  pubblicarono  in  Roma  nella  flam- 
petia  camerale  del  Biado  , dedicate  a Clemente  VII.  e appiedo  in  altre 
città  cattoliche  Italiane  . I Luoghi  teologici  di  Filippo  Melantone  folto 
nome  di  Filippo  di  Terrone gr a , volgarizzaci  dal  Caftelvetro  : e , allo 
fcrivere  di  collui  , Umilmente  i Contentar)  di  Martino  Bucero  fopra  i 
Salmi  col  nome  finto  di  Aretcio  Felino  , corfero  lungamente  fra’  Catto- 
lici anche  in  Roma  fteHa  ; e per  quello  , fe  diamo  orecchio  ai  maeftli 
della  moderna  maravigliofa 'dialettica  , non  doveano  condannarli  , nc 
levarli  di  mano  agl'ingannatl  Cattolici,dopo  feoperti  dalla  fuprema  au- 
torità della  Chiefa  Romana  , la  quale  prell'o  gli  approvati  fcrittori  ec- 
clefiadici  , e ancora  ne’  Mejfali , e ne’  Rituali , veniva  folto  il  nome 
di  Curia  , per  quanto  altrove  fu  dimollrato  : e fino  il  Savonarola 
l'efprefle  con  quelle  parole  : io  non  dico,  che  abbia  da  mancatela  Chiefa 
Romana  , che  ubi  Papa  , ibi  Curia  . Tu  fai , che  la  Corte  è fiata  fuori  di 
Roma  altre  volte  , e non  perdette  mai  il  nome  di  Chiefa  Romana  . Quella 
Chiefa  non  c Scuola  d'errori  e tempio  d'erefia  , 

Come  dice  un  de’  Sonetti  ; ma  ne'  fuoì  dogmi  fantilfimi  c fine  macula  , 
e fine  ruga  . I tedi  di  quei  tre  Sonetti,  attribuiti  al  Petrarca,  e frappati 
luora  prima  , che  fi  faceflero  fcntlre  le  bcdcmmle  degli  ultimi  credat- 
eli!, io  se  delfi  letteralmente  dovunque  fi  trovino,  portano  feco  di  loro 
natura  la  qualità  di  eretici,  mentre  in  quelli  aflèrtivamente,non  la  Città, 
o la  Corte  particolare,  quali  cofa  diverta  dalla  Chiefa  di  Roma  , fecondo 
il  nuovo  linguaggio  , che  pur  farebbe  empia  calunnia  ; ma  la  rtcrta 
Chiefa  Romana  , refidente  allora  col  fuo  capo  vifibile  in  Avignone  , li 
chiama  co’  nomi  ereticali  di  kuola  d'errori  , e di  tempio  d'erefia  . Più 
di  quedonon  potrebbe  mai  dirli  , nè  immaginarli  da  qualunque  fepa- 
rato  dalla  comunione  Romana  : e con  tutto  ciò  i tre  tcfil  di  quei  Sonetti, 
cosi  tra  loro  (laccati,  c ancora  da  tutti  gli  altri,  fe  diamo  fede  ai  novelli 
maedri  de’  capi  vilìbili  della  Chiefa  , non  debbono  tenerli  per  condan- 
nati e proibiti  iu  qualunque  (lampa  fi  trovino,  o dì  Fano,  o di  Bologna , 


Bi  suo  r.  Ct.  V- 


Poetica  fol.  in. 

edito  i. 


Cardo  Tfìomajti  An- 
tiqui libri  Miffarum 
Parte  il. 

eoi • 2.  i 13.col.lo 

Difquifitio  de  Corpo * 
re  So  An^tjlinì  c.ip, 
dopalo  ay.  a 6. 
Predica  XX,  fopra 
Amor  pA^o  ìpo»  *• 
lu  Venezia  per  Or- 
t Ariano  Scoto 
in  8.  edito  del  Bin- 
doli . 


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BldL1€>T.  Ct.  V* 


Varrei»  pi 


Lettere  fo.i. ^.1^,142. 
edii,  del  153^. 


litro  vn.  etfJL  IX* 


J04  Della  Eloquenza 

o di  Firenze  , o di  Venezia  ,'o  di  Lione  , od!  Padova  , o dì  qnalnnque 
altro  luo^o  : e i noRri  maggiori  , i quali  dopo  la  prima  condannagio- 
ne»  mai  più  non  permilcto,  che,  di  loro  Caputa,  li  riflampaiVero  in  veru- 
na  città  cattolica  dall'  anno  if  tfo.  al  itfaa.  fecero  male  ; onde  prcfcnte- 
-mente  i tre  Sonetti , dopo  edere  Aari  finora  proferirti  , non  pur  fi  hanno 
a veder  divulgati , perchè  cosi  vogliono  i nuovi  correttori  di  quanto 
fecero  i capi  lupremi  della  religione  cattolica  , ma  fi  ha  da  infegnare  io 
pubbliche  Rampe  e da  foftenere  , io  onta  e disprezzo  delle  auloritd  fu - 
freme  , che  fi  debbano  riRampare,  e che  male  fifece  a levargli  dalle 
opere  del  Petrarca  , dove  , fenza  che  niun  vi  badaflè  , riufeì  ai  medefi- 
mi  Ire  Sonetti  di  Rarfene  lungo  tempo  nafcoRi,  finche  gli  eretici  ed  apo- 
fiati  fopravvenuti  gli  traflcro  fiiòra  , facendone  ufo  malvagio  e degno 
di  loro  , quali  di  tello  autorevole  per  cooneRare  la  propria  impietà  coa- 
tta la  nofira  tanta  Romana  Cbiefa  , macflra  di  ventd  , e tempio  di  vera 
fantitd  e religione  ; .onde  chi  Ra  fuora  di  quefia  [cuoia  e di  quello  tem- 
pio , non  è Cattolico . > 

Ci  c una  edizione  del  Petrarca  , fatta  Copra  un  teflo  di  Lucantonio  Ridolfi 
in  Lione  da  Guglielmo  Rovillio  nel  if  jl.  in  dodici , o fia  ella  in  ledici , in 
tempo  che  quella  città,  mallìmamente  poi  Cotto  il  giovaoe  Re  Carlo  IX, 
fi  trovò  infetta  dell’  erefia  di  Calvino  • In  quefia  edizione  , dedicata  da 
efib  Rovinio  a Giovanni  Mannelli  Gentiluomo  Fiorentino  , con  anno- 
tazioni di  chi  tacque  il  proprio  nome  , come  peRifero  eretico  , qual  fu 
sintonie  Brut  ioli  , e che  è diverfa  da  un  altra  del  mede  (imo  anno  , ivi 
pur  fatta  dal  Rovillio  , con  un  Sonetto  a centoni  del  Ridolfi  avanti  alle 
Rime  , che  qui  è avanti  al  Rimario  , parlandoli  di  quefii  tre  Sonetti  , 
melfi  dentro  nel  libro  , fi  cfpone  il  lor  tefio , come  cofa  abbomincvole 
contea  la  Cltiefa  cattolica  Romana  dolchi  io  non  ofo  di  portar  qui  le  pro- 
prie parole  con  quanto  elprimc  l'aurore  dell'annotazione  ai  mede  fimi  ere 
Sonetti , mentre  anche  per  fuo  fentimento  non  fi  poffono  leggere  fenza 
.orrore  . ERI  dunque  non  fono  tclU  di  facra  Scrittura  , o di  Santi  Padri  , 
che  abbiano  a dirli  buoni  in  se  flelG  , e Colo  altrove  depravati  in  fenfo 
degli  eretici  ; ma  bensì  dovunque  fieno  , fon  quel  che  fono  • Chi  folle 
il  Bruciali , già  altrove  fi  fece  Caperlo  : e li  può  intenderlo  ancora  , fe 
Vi  bifogno  , da  una  lettera  de'  vn.  Novembre  if  J7.  fcrittagli  da  Pie- 
tro Aretino,  fuo  partigiano , il  quale  vedendolo  giuRamentc  diffamato 
per  Luterano  a cagione  de’  fuoi  libri  volgari  del  Secchio  e nuovo  tefla- 
mento  , iu  prima  clajfc  mede  (imamente  proferitti  , egli  da  empio  e igno- 
cante,lo  adula,  ciò  attribuendo  in  Ilio  proprio  linguaggio,a  malignità  di 
Frati . Il  Brucioli  avea  già  prima  pubblicato  il  Petrarca  inficine  con  fue 
annotazioni  in  Venezia  preffo  Ale jf  andrò  Brucioli  , e ancor  fenza  nome 
di  (tamparore,  in  un  foto  anno  , che  fu  il  1548.  in  ottavo  : la  quale  edi- 
zione dappoi  fenza  nome  del  Brucioli  fu  rinnovata  in  Lione  dal  Rovillio 
.nel  15  so.  in  dodici , o fia  in J odici  ; perocché  al  Rovillio  , come  a pcr- 
fona  Franccfc  , per  malizia  degl'  Italiani , rifuggiti  nell’  alilo  di  Lione, 
accadde  in  que’  tempi  infelici  di  efl'er  gabbato  nelle  fue  Rampe  di  libri 
-volgari  . Per  altro  Paolo  Manuzio  nel  ifSj.  ringraziando  il  Padre  Pie- 
tro Perpignano  di  averlo  avvifato  da  Lione  , che  certo  Italiano  aveva  in 
quella  città  apoRatato  dalla  Fede  Cattolica  , lo  prega  a falutare  in  no- 
me fuo  , non  già  coRui , al  quale  egli  fi  dichiara  contrario  finche  non 
ritorni  là,  donde  fventujatamente  erafi  dipartito  i ma  bensì  il  Rovillio, 


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Italiana 


!joj 


w « 

Egregie  de  religio **  fentìetuem  . Coti  ferirono  I reti  e degni  letterati . 
Michele  Molli  ai  re  per  quella  lettera  fa  grande  onore  al  Manuuo  , 
■chiamandolo,  Roman*  Ecclefia  Juifque  fan  Uni  addiClìfmum . II  Muoio 
ancor  egli  fii  amico  de ll’a pollati  V ergerlo  prima  di  feoprire  il  fuo  gua- 
■fto  e avvelenato  animo  contro  alla  Fede  antica  e vera  de’lùoi  niagi’foti; 
« coititi  il  Gruferò  del  Goldalìo  , fuo  fcolare  , prima  di  ravviarlo  per 
■quello  , che  poi  G diede  a conofcere  . Quelli  famoG  e illuftri  efempj 
ci  ammoniscono  dell’  obbligo,  che  ci  corte  di  non  lafciarci  Infingale 
dagl’  inGdioG  e loquaci  fofifti  , ipocriti , e nemici  coperti  della  Cbiefa 
Romana  -,  e dopo  feoperti  , neH'occorrenze  a reprimergli  Tenta  rifpetti 
umani , quando  anche  prima  G folle  avuta  qualunque  amicizia  con  lo- 
to : e non  parlo  a cafo  . Perle  ragioni  efprelfe  , chiaramente  appari- 
le > che  i celli  letterali  io’ quattro  [e  non  ire]  Sonetti , attribuiti  al 
Petrarca  , che  nulla  di  buono  infognano,  e che,  per  contener  gran  male, 
elgionano  ai  buoni  Cattolici , e ancora  agli  eterici  , grave  fcandalo  , 
come  è chiaro  , G convincono  in  se  ftellì  per  dannaci  iffo  jure  , dovun- 
que G trovino.  Io  gli  dico,  attribuiti  al  Petrarca  , perchè  non  può 
giurarG  che  Geno  di  lui , nè  G leggono  entro  I Tuoi  proprj  originali . 
Ma  fe  mai  per  difgrazia  il  fodero  (lati,  dobbiamo  ridurci  a mente  , che 
il  Pet  rarca  fotto  Inno  entro  VI.  per  Gmili  Tuoi  trafpotti  ineorfe  la  tac- 
cia d’eretico  ficcome  oflcrvó  l'Arcivefcovo  fieccadello  nella  fua  Vita  . 
Laonde  convien  dire, che  egli  in  tale  occaGone  pentito  , abbruciali  le 
C1?e  5jf>olc*1'.n°i  Tappiamo  , che  in  un  tempo  fi  fanno  , e G fcrivono 
eoi  tali , che  in  un  altro  poi  non  G vorrebbe  averle  mai  fatte  , nè  ferk- 
** . E certo  è’,  che  il  Petrarca  in  una  delle  fue  lettere  predo  il  Vefcovo 
T ommafinì  partecipa  a un  altro  di  avete  , come  G vede  , per  motivo  di 
cofcienza  , abbruciate  varie  fue  canea  Vulcano  corrigenda!  tra  didi  , 
non  fine  fufpiriti  . Di  tale  abbruciamelo  parla  ancor  Wbaldini  : ed 
cflendo  fiati  da  un  amico  trafineffi  al  Petrarca  i principi  di  certe  pocGe 
volgari , tenute  per  fue  , cosi  rifponde  : Ego  fubito  , ih  confpeBu  , non 
tantum  mtellexi,  me  a non  ejje,  [ed  indolui  ,fed  erubui  , [ed  obflupui , po- 
nti f e tlla  vel  mea  viderì  aliti , vel  te  dubium  tenui  fe  . Noi  lappiamo 
ancora  , che  il  Petrarca  non  meno  , che  altri  Italiani  , pieni  di  mal  ta- 
lento , l’avea  Geramente  contea  il  PonteEce  Giovanni  XXII.  col  fup- 
polio.  ehe,  per  aver  continuato  a fermare  in  Avignone  la  fua  refidenza 
V*.  Lodovico  il  Bavaro , e del  fuo  Antipapa  Niccoli  V.  eeli 
odiafTe  1*  Italia  ; tf  ideo  nullam  fidem  meretur  in  rebut , qua/  fcriofit 
adverfut  eum  , _ al  dire  Gn  dei  Baltucio  , dal  quale  efld  Petrarca  c chia- 
mato palam  inmtcut  di  quel  PonteGcc  . E di  vero  non  mancherebbe 
altro  , lenonche  G delTe  anche  fede  alle  calunniofe  e maligne pafquinatt 
de  malcontenti  ut  grazia  di  chi  le  efalta  con  tanta  pubblichi  , e le  ri- 
flamoa  , impugnando  arditamente  non  folo  il  fatto  , ma  ancora  il  dirit- 
to . La  perizia  de1  nuovi  avvocati  de’  libri  proibiti,  e zelanti  maedri  di 
buona  inorale,  ugualmente  rifplcndc  ove  con  gran  booti  padano  a di- 
5*  * c™  ‘1  be}  hbro  ( «ho  * del  tergerlo,  defenor  della  Fede  ) llampato 
■n  Baflea  oel  rjjf.e  altrove  più  volte  , col  titolo  fraudolento  di  Al. 
cunt  luoghi  importanti  , in  cui  vanno  quel  Sonetti  , fn  meritamente  proi- 
bì o dalla [aera  Congregazione  dell’  Indice  ; e vqgiion  dire  , anzi  lodi- 
cono  chiaro  , ma  falfamenre  e con  nuova  dialettica  , cioè  loro  propria, 
«he  j tre  [ aiuj  quattro  ]|  Sonetti  non  furono  gli  proibiti  prima  > nc  fuori 


UIBLIOT.  Cl.V. 

Annuiti  tjfvgrafbiri 
re.n|.  Terre  II.  par. 
Uq. 

rrrgerionefogaf.i. 
31-  a-  SJ.  ■ 64. 
Gemina  drfrrfio  in 
Geldojlnm  liba.  rapi 
ini.  pog.  i4j.  141. 


Tetro  erba  rt  Urtino 
pag.  38.  «dir.  ri. 

Prtf.  allo  Rime  del 
Ferrano  . 

Senilitnr  Hb.1l.tp/Jl. 

tuitn  ìltnncf'ttriti*  m 


Vii € pii  fa  rmm 
ttioomjimm  toni»  /dj* 
7 


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1 


Situar,  Ci.V. 


C tnjlit,  1TXIV. 


506  Delia  Eloobinza 

4t  detto  libro , ma  folo  nutetialmeme , e , come  piflàno  » dire  molta 

aoftmente  .con  proibitone  paeticoUre,  inno  tm  quel  hbrt  fteffo; 

, a parer  loro  , è derivato  l’vf«rw.  d«  creder  prò, btt, 1 tri  [ anzi 
nartràl  Semi,}  quali  però,  fecondo  n ..  «atto  parfere,  noi  fono/i»r» 
dtl  libro  del  Zergerio . E batta , che  decisamente  effi,  iqoaline  tanna 
pi*  di  tutti  , e della  CkUfé  fteffa  , lo  dicano  , perche  <;<«i  ^ba  eflere, 
e perchè  a loro  appartenga  iflcrire  a di  noftri  , che  i Sonetti , lafcian 
a }uo  lutto  , KON  furono  MAI  proibiti  , e che  per  SOLA  IONOR  A N- 
1,  facciati  furono  dal  Cannoniere . Sentite  quella  modella  e bella 
manìe»  di  parlare  : per  fola  ignorane  Cosi 

Cva  ragionando  fenza  mai  favorir  di  nominare  il  Concilio  di  Trento  , 
ma  bensì  con  dire  molte  altre  eofe  , che  mi  vergogno  di  riferite  . La 
Vera  conte, gavone  de «’  Indice,  che  fu  la  vui Tra  Inette , a ifam i? 


Concìli  or.  fo.il. 
ISSB.Da  f tifala 


Curi  inni  Prt77.iy/>»Vra 

Jjiorin  del  Concilio 
JfklXIV.  etti  Vili, 
k 4*  tomo  III.  \&l. 
8;a.  tdù»  il. 

— libro  XV.  rapn 

Svili.  XIX. 


cote  del  luo  minuterie  , egli  , feguendo  l’antica  di fcipHiva 

• taceflori  , i quali  crattavuno  quelle  materie  ne  Conci  fiori,  tiene  111  ciò 

• fate  la  medefima  lltada  pervia  del  preib.jeno  della  Cbìefa  Romana  , 
che  vuoi  dire  de’  Cardinali,  da  Ini  deputati  fecondo  le  oceonefue,  a 
quali  egli  comunica  in  parte  la  fui  automi  , e poi  , ft  gli  pare  , confer- 

• ma  il  giudicato  doloro,  come  fece  *an  Zofimo  Papa  in  condannare 

a;  Cele  (Ho  bel  Titolo  di  lanCltitoenle  col  feto  conci- 

« molti  anni  dopo  il  nafdmento  della  mede- 

«ma  erefia  ; onde  in  tal  gnift  6>‘ f«>«>  ""‘“‘i  f “ C°"  •*  ‘“r' 
Bina  ere  a , o-  . qitattra  Sonetti  del  Petrarca  , i quali  io 

MrSa*dite  che  fonate»  . 5»  qualunque  luogo  fi  ritrovaflero,  fimlU 
:: ‘tf  "feto  innati  , e nU  gu|n.llf4l«  «irte  , .Ho»  «orl- 
iate e materialmente  pallate  per  le  mani  dtì  preti  deno  di  lan  Zofimo  . 
Così  lintendeano  i noftri  maggiori  . ai  qual.  In  tal  guife  ,«  ftn»  tante 
« >ì  belle  dialettiche  , In  oggi  fcappate  (bora  ad  ammaefttare  gl  i£o- 
rami , fra  i quali  entrano  ancora  i rommi  l ontefici i,  ciufcivl  di  fchiac- 
«lare  i velctmfi  componimami . e 1 libri  perverfi,  1 quali  ancora  da  per 
.èfteffi,  a cagione  della  materia,  che  trattano,  benché  non  folfero 
nominatameme  carelli  negl’  Indici , portano  fece  .1  divieto  , e la  con- 
danna . à|ii di  quello,  forfè  alquanto  impor- 

A1™n"  . ^ cetumente  poco  neceffario  difeorfo  , 1 Padri  , deputati 
2? Conato  di  Trento  per  Sfarne  de’  libri  rei  , o fofpett.  , ftcondo  .1 
Decréto,  efprcfio  in  principio  della  Sefflone  xv.ll.  de  Canon,  mi 
Kit’,;  avendo  finamente  compito  il  lavoro  dcUnooo  Mue  do. 
promulgarli  dopo’ altri  .‘gii  promulgati  dal  fommo  1 ontefice  Paolo  IV. 
il  «afinffero  al  fuccellorl  di  lui  Pio  IV.  per  la  pubblicar, one,  col  fe- 
guentc  .itolo  fetta  in  R«..a  nell’ annoi»?,  dbve  ‘ 

F.btl , che  cominciano  dalla  lettera  L , v.  fu  pollo  quello  , nel  qui  e 
fi  trovano  1 ricantati  Sonati  del  Petrarca  inficine  con  altre  cofe  della 
ine  de  li  ina  ria  qualità  . 

Index  aufhrum  & librorum  , 1ȓ  ab  Officio  fan/U  Romana  V un,  virfali, 
Intuizioni,  c averi  ab  omnibu,  V fin  gali , in  umverfa  Cbr, frana  repu* 
tifa  mandarne , Jub  tenfuri,  entra  legentc,  vcl  lenente,  faro,  prob^ 


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Italiana 


507 


I 


\ 


bitet  11 t Bulla  , UlU  eft  in  Corna  Domini , expteft , &fut  alili  pa-  £ ' 1 — 

ni),  in  decreto  ejufdem  [acri  Ojficii  coment  il . Ol  1 L10T.  Cl.V. 

Index  venundatur  a pud  Antonium  Bladum  Carne  tale m impreforem  de 
mandalo  [pedali  [acri  Ojficii  , 

Roma  anno  Domini  ijfj).  menfeffanmarìi  in  4 0 

Quello  Indite  , che  nel  medefimo  anno  fi  vide  rifiampito  in  Novara  , non 
Ai  però  , come  ho  accennato , nè  il  primo  , ni  l’unico  a promulgai  fi  , 
ma  beni)  il  quinto.  Le  Accademie  della  Sorbona  e di  J cranio  con  le 
loro  cenfure  Cattoliche  nc  aveano  promulgati  degli  aliti  j e un  fuo 
Ipccialmcote  la  Sede  Apofiolica  , il  quale  fu  Aaiupato  in  Venezia  ncglt 
anni  If4*.  affa,  e un  altro  pure  , divulgato  in  Firenze,  in  Milano,  e in 
Venezia  prclTo  il  Giolito  nel  1554.  in  ottavo  . Or  tutti  quelli  Indici  fono 
rammemorati  dallo  «faccialo  e infame  apofiata  I eretto  nelle  fue  difpe- 
rate  annotazioni  contro  al  nollro  Indice  del  Concilio  di’T renio  , facen- 
do egli  empio  ufo  di  quelli  lì  ricantati  Sonetti  ( i quali  diciamo  di  nuo- 
vo , che  fon  quattro  , e non  tre  foli  ) e valendoli  ancora  particolarmente 
del  verfo  , gii  detto  di  fopra  . Quivi  il  Vergerlo  , con  poco  onore  al 
certo  di  chi  ora  prezzando  ogni  avvifo  , gli  lòfliene  e ri  (lampa  , fi 
diede  per  aurore  del  libro  , da  lui  prima  fparfo  per  l’Italia  , il  quale 
col  titolo  gli  enunciato  di  Alcuni  luoghi  importanti  , trovali  condan- 
nato in  quello  medefimo  Indice  , che  poi  , per  la  nuova  «nelle  dell'  em- 
pie zizanie  fopravvenute  , effondo  fiato  acctcfciuto  da  Siilo  V.  fu  dì 
nuovo  promulgato  da  Clemente  Vili,  con  accompagnamento  di  tre  let. 
tere  pontificie  o bolle  in  principio  , con  prefazione,  regole  , ifiruzione , e 
effervatione  , cofe  , riconofeiure  generalmente  per  fantilfiuie  c utiliflì- 
me  a tutti  i dominj  e principati  Cattolici  . Fuora  nel  frontifpizio  vi  è 
poi  quello  titolo  : Index  lihrorum  prohibitorum  cum  regnili  confeBit per 
Potrei  a Tridentina  S/nodo  deleBot , audor itale  Pii  IV,  editai  , polita 
vero  a Xyfio  V.  auBut , V nunc  demum  S.  D,  N.  Clementi t Papa  Vili . 
jnfn  rtcognitut  V fnMicatur  , in  fi  milione  adjeBa  de  exequenda  proli- 
hitìonit  , Acque  finctre  emendandi  tV  imprimendo  libro!  rottone  . 

Homo  apud  Impre forti  Camerale t cum  privilegio  fumati  Pontifici i ad  bien- 
«“"»  tfSd.  in  40 

il  Miniano  , che  in  queliti  di  Ve/co no  di  Vgento  inficine  con  tanti  altri 
Vefcovi  della  Criftianici  perfonal  mence  intervenne  al  Concilio  di  Tren- 
to, donde  nel  ij<j.  dedicò  i\V  Accademia  laria  di  Como  il  fuo  libro 
dell' Arte  poetica,  Rampato  nel  feguente  anno  io  Venezia  dal  Valva  fori, 
cita  indue  luoghi  i qÙuattro  [e  non /re]  Sonetti  del  Petrarca  , in  M-  '7*- 

amendue  qualificandogli  per  vietati  ; e il  buon  Prelato  per  mettere  io  *“*  L1i.IV.pej.4j1. 
qualche  modo  a coperto  la  riputazione  del  Petrarca  , uomo  per  altro 
cattolico.  Prete  e Canouico,  ma  non  fante,  oc  puro  da  quei  difetti,!  quali 
fi  vuole  ora  per  forza,ehe  egli  da  Memo,  t da  Pafquino,  e non  certo  da 
""  Bernardo  , trovate  da  riprender  negli  altri  , allegria  il  fondamento 
della  loro  proibizione  , che  in  fufianza  viene  ad  etere  quello  lUfio  del 
Batuz io  , e anche  del  Cardinal  di  Ferrino,  il  qual  prefe  quei  Sonetti  all’ 
iwroflb:  e il  fondamento  fi  è quefio,pereèè  procedtano  da  [degno.  Di  più 
d ,covo  Mù**™  aggiunge  , avere  la  Santità  del  Signor  noftro  Papa 
Paolo  IV.  ragionevolmente  volulp  , che  dal  Canzoniere  fi  tolgano  quei 
ey#  attico  Sonetti i onde  io  molti  efemplari  delle  vecchie  edizioni  io- 

S • 1 a no 


P trtonlont  fog.itp. 
idi*  H Colon.  IhSbo 


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Biiliot.  Cl.V. 
Sealigcrons  pag,  30J. 


AnutUrùul  0]  Te- 
trarrà  fAj.30l.371. 


Cenfdcraeione  far. 
*74-  **4- 


Bottiglie  fog,  i»I* 


Cnfi.  ptg.  174. 

Tir»  1 .Sonetti  XCII. 
* Croi.  tdteioHe  del 
trucioli . r altrove 

r CI»,  ovvero 

cr.  > ctji. 


Battaglie  pag.  8c.3. 
Ragionivi.  p«j.  37. 


Opime  tilt.  Coho, 

arto!  >617.  fa.  TU. 

f"'à-  5S7- 


508  Della  Eloquenza 

no  t Talmente  «tappati , e cadati  : c Giufeppe  Scoli  poro  , che  dentro  e 
fuora  , nel  cuore , nella  lingua,  e nelle  corte  , e ftmpre  di  cuore  , e dod- 
dovero  , come  il  Vtrgerio  , e VOchint  [ e qui  non  patio  a calo  ] fu  ne- 
mico e defettore  della  Fede  cattolica  , medefima mente  il  confeflà  . 
L’ApoRolico  1 gran  zelo  di  Paolo  IV.  per  eftirpaie  i libri  > nella  reli- 
gione e nel  coflume  pernicioG  a noi  Cattolici , e a tutu  la  Ctiftiana  te* 
pubblica!  li  ravvila  da  quanto  altrove  accenno!!!  dai  Cementar)  eh 
Afcaetio  Centorio  , e dalle  due  Vitej  latina  e volgare  , di  quel  Pontefice, 
fetitte  da  Antonio  Caracciolo , 11  perchè  nel  Petrarca  del  Caflelvetro  , 
Rampato  in  Bafilea  nel  i$8i.  ancorché  per  altro  lia  pieno  d’erelie  , non 
li  trovano  i quattro  Sonetti  , quantunque  gii  incaricati  nella  edizione 
Aldina  dell'  anno  1714.  da  lui  feguiu  nella  fua  di  Bafilea  . Quindi  è , 
che  a dai  ptima  di  Alejfandro  Tafini  , il  quale  dichiarò  di  travalicargli 
ancor  egli  , come  fcandalofi  e proibiti , il  dotto  e onorato  gentilnotuo 
Padovano  , Marco  Mantova  Benavidet , gli  avea  pure  travalicali  nelle 
fuc  note  al  Petrarca  , Rampate  in ÌPadova  da  Lorent-o  Paf quali  , o Pas- 
quale nel  1 j <S<S.  in  quarto  . Il  Mutuo  fra  unte  perfone  ignoranti  può 
eflère  ancor  egli  fentito  . Egli,  che  fu  difenfot  della  Tede  Cattolica  an- 
che nelle  Battaglie  letterarie  , e di  lingua  Italiana  , dice  di  non  (opere  , 
fe  altro  luogo  fin  più  dannabile  di  quello  , che  viene  ad  cflèr  nel  quarto 
di  quelli  Sonetti , dove  il  Petrarca  a Roma  , cioè  alla  Cbiefa  Romana  , 
dà  il  nome  dà 

Scuola  d'errori  , e tempio  dì  ere  fio 

X limile  egli  dichiara  dell'  altra  palio , che  c nel  primo  de*  quattro  So- 
netti-proibiti , dove  la  Cbiefa  Romana  vien  detta  , madre  d’errori  . Al 
T afoni  bafiò  dire,  noncWerfi  fatta  gran  perdila  nella  por  fio  , perchè  /of- 
fe flato  proibito- queflo  Sonetto  -,  ma  ciò  non  badò  al  Mutuo  , trovandovi 
agli  di  più'  grandijp me  errore , per  eficre  evtdtntifflma  erefta  l'aver  tale 
opinione  di  quella  Cbiefa  , che  è La  maeftra  della  verità . Protetta  di  non 
difettdere  ì vite.]  , fe  ve  ne  fono  , e di  non  negare  , che  non  ve  ne  fieno , E 
poi  conclnde  : e dove  non  ne  fono  7 Ma  io  difendo  la  dottrina  . Coti  il 
Mutio  da  par  Tuo  la  difcorre  in  poche  parole  . Ne  c da  dire  , che  egli 
parli  in  tal  guifa  per  malignità,pcrchè  in  ciò  fi  conforma  ad  altri  grand' 
uomini , tutti  degnilfimi  : e per  altro  al  Petrarca  egli  dà  il  fuo  , chia- 
mandolo uno  dei  tre  principali  fcriuori  , che  abbiamo  , Dopo  il  Mnzio 
Niccoli  Villani  volendo  favellar  dolcemente  , fi  contentò  di  mettere 
quelli  Sonetti  ( e fu  gnn  favore  ) nel  numero  delle  Satire,  cioè  Pafqni- 
1 iole  , delle  quali  in  fùRaoza  niun  uomo  degno  vuole  apertamente  far- 
fétie  autore  , nè  lodatore  , per  non  concorrere  all'  infàmia  di  chi  dopo 
forre,  fe  n'è  forfè  CiiAianamente  pentito,  mafEmamente  poi  nel  vederle 

Jrofctitte  da  chi  h>  l'autotità  di  profcriverle . Il  Cardinal  Bellarmino 
dito  di  confutate  i libri  pclliferi,  che  andavano  ufeendo  a danneggiare 
la  noRra  Fede  , ciò  ficee  in  particolare  di  uno  in  volgare  fenza  nome  , 
con  la  falla  dau  di  Monaco,  c col  titolo  ingannevole  m Avvifo  piacevole 
alla  beila  Italia  , me  fio  Cuora  da  Francefco  Petrolio  Signor  di  Metterà, 
Calvinifta  Parigino  , e noto  al  fuo  tempo  nelle  contrade  luliane  , il 
quale  Rolumente  petfuafo  di  autenticare  le  lue  erefic  , fece  ufo  , anzi 
. . abufo,  come  il  Vergerlo,  di  quefii  Sonetti  del  Petrarca  , e di  altre  fintili 
ribalderie  del  Boccaccio, e di  boote.  la  tale  occafione  il  degniamo  Car- 
o dì- 


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Italiana 


J09 


dittale  fcrive,  che  tan  Pio  V.  volle  , che  quelli  Sonetti  li  «(Tallero  dalle 
oltre  opere  del  Petrarca  : e coli  parimente  quitto  gloriole»  e vigilan- 
ti (lìmo  Pontefice  effettuò  da  lè  Afflo  nel  Decamtrone  del  Beccacelo  per 
la  correzione  , che  poi  fc  ne  fece  , richiedagli  per  fontina  grazia  da  Co- 
fimo  l.  Granduca  di  Tefcana  , per  quanto  lì  vede  tuttavia  nell’  origina- 
le • Il  venerabile  e gran  Cardinal  Bellarmino  , che  non  pare  da  dllprez- 
zarfi  , come  ignorante  , e ingannato  dal  volgo  , favellando  di  quei  So- 
netti , foggiunge  , che  , fi  Petrarcba  fufpicari  fotuijfet , futuro t fuìffe 
alienando  beminet  [ limili  al  Vergerio  ] qui  ejut  verfibut  óbuterenlur  ad 
Fìdem  catbolicam  labefadandam  , atque  ad  eoi  confirmandet  errore 1 , 
quei  ipfe  feto  federe  execrabalur  , fine  dulie  manibut  ipfe  fuU  illot  in 
ignem  conjecijfct , fe  pure  , come  dicemmo  , realmente  nel  fece,  di  ciò 
pentito  , e però  falvato  , ut  ex  ejut  pcenitentia  confido  - 
Bifogna  finalmente  confiderare  , che  tre  di  quefti  Sonetti  , dopo  nfeiti  dal- 
le tenebre  , nelle  quali  meritavano  di  ttarfempre,  fecero  limatami- 

Iireflione  ai  Cattolici  , che  alcuni  pretto  Giovanni  di  Noflradama  , per 
evarne,  o fminuirne  lo  fcandalo,  li  ttudiarono  di  dar  loro  altro  fenfo  , 
come  fe  fodero  feriti!  contra  la  madre  dì  Marce  Brnfco  » o Marcabru- 
no , Poeta  Provenzale  , chiamata  Rema  , e da  lui  caricata  di  quei  titoli 
obbrobrio!!  • Quella  è la  pura  iftoria  de'  quattro  Sentiti  del  Petrarca  , 
oggi  dopo  unti  anni  con  bel  vifo  rimetti  in  campo  a fuo  difpctto  , e con 
fuo  graviflimo  oltraggio  , e di  tanti  altri  , che  ho  nominati  , fra  i quali 
entrano  fammi  Pontefici  , anche  Santi  , e Cardinali  , e Prelati , e valen- 
tuomini di  varie  forti  , tutti  favoriti  ad  un  modo . Io  conofco  un.  ga- 
lantuomo , da  cflèr  pollo  ancor  egli  tra  gli  ignoranti  » il  quale  , benihc 
ttudiofo  del  Petrarca  , ebbe  fempre  in  tanto  onore  quei  Sonetti , che 
non  gli  volle  mai  leggere  • 

Se  poi  l’altrui  buona  coutenza  con  dialttrìc»,  in  tutto  Umile  a quella'  di 
Pietro  /t  ballar  do  , rapprefèntata  da  un  Bernardo  nella  lettera  ex.  e poi 
da  Gabriello  Naudeo,  non  è sì  delicata  di  fentire  in  ul  guifa  , non  fi  cre- 
de per  quetto  , che  li  debba  dar  leggi,  oppottc  alle  gii  ricevute  dagli  al- 
ti! , i quali  li  fpeca  , che  ne  giudicheranno  molto  diverfanxnte  , fapen- 
do  , che  la  Cbtefa  , e principalmente  il  luo  Capo  vifibile  , al  quale  in 
pecioni  di  san  Pietro  , dovunque  G ritrovale  , fu  detto  da  Crifto  Signor 
noftro  , pape  e ovet  meat,  ha  il  fupremo  privilegio  d’infegnare  alla  greg- 
gia quali  fieno  i buoni  e i ficuri  pafcoli  , e di  allontanarla  dai  cattivi 
con  vietar  la  lettura  di  certi  libri  o nuovi , o vecchi , che  fieno  , e fcap- 
pati  fuora  prima  > o dopo  l'anno  15 1 J.  che  è l'epoca  dell’  ctelìa  di  Lu- 
tero ; io  virtù  del  qual  fupremo  privilegio  lì  vietarono  o in  tutta  , o in 
parte  oltre  ai  quattro  Sonetti  del  Petrarca,  la  Monarchia  di  Dante,  certi 
ferini  di  Guglielmo  Occamo  , di  Marfilio  da  Padova  , dei  Boccaccio  , di 
Pier  dalle  Vigne  , del  Poggio  , del  Pantano , di  Lorentco  Valla  » di  Luigi 
Pulci  , del  Savonarola  , di  Arnaldo  da  Villanutoa  , di  Niccoli  Cieman- 
eio  , di  Teoderigo  di  Niem  , di  Pietro  Pomponaràe  , e di  aliti  non  pochi, 
benché  tutti antecedenti  all’ anno  ifif-  che  ora  in  pubbliche  (lampe  ci 
vien  rinfacciato  con  altura  , ma  poco  a propofito  ■ La  cagione  di  quetto 
può  anribuirfi  non  tanto  ad  orgoglio,  pieno  d'irriverenza,  quanto  a fu- 
-plni  ignoranza  di  quello,che  (1  dovrebbe  fapere;  e al  non  eflertt  letto  il 
Teolimo  , Dialogo  de  toUendii  VT  erpungendit  malli  libriti,  compottfcr  da 
Gabrielle  Puterbeo  , dottore  della  Sotbona  , da  lui  dedicato  a Pietro  Re- 


Bi oziar.  Ci.  V. 


l'ite  ie"  Tolti  Pre- 
miteli cape  Lxii- 


Sjntarma  degnilo 
liberati  fa*.  43. 


Ji.  XTI.17- 


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Bl  BLIOT.  Ct.  V. 


BUA  t»  éliixtnu 

fj/u, 


CW/7.  r*.  nn.  ftif* 

5*5*  E*  edit.ulét’ 

4m*t  • 


5io  Della  Eloquenza 

mania , primo  PreGdente  del  Parlamento  di  Roano  , e (lampare  in 
Parigi  da  Giovanni  Rtigni  nel  1(49-  in  ottavo . £ forfè  ancora  ciò  viene 
daU'cB'crfi  ignoralo,  o (preirato  quanto  il  Padre  Jacopo  Gruferò  fetide 
contri  Frante fet  Giunto  , e Giovanni  Pappo  , l'un  C alvinifta , c l'altro 
Luterano  , nella  grave  e importante  materia  do  jttre  & modo  prohibendi , 
expurgandi  V abolendi  libro » hareticoi , CT  Marre/  , fcrirtura  ufeita  dal- 
la famperìa  Ederiana  d’ In golfi at  nel  itfoj.  in  guano,  col  Supplimmo, 
aggiuntovi  dopo  , e anneflo  alle  Tue  EfercieazJtni  teologiche  . A quelli 
libri  dee  foggiungerfi  il  tomo  I.  dell'  Indice  del  Padre  Gio.  Maria  da 
Brifigbolla  , maelìro  del  [acro  Palano* , e poi  Pefcovo  di  Polignano  , 
promulgato  in  Roma  dalla  ftampcria  Camerale  nel  itfor-  in  ottavo  , do- 
ve s’infegna  , fc  «erti  libri  , non  meritevoli  In  ratto  di  proibizione  , li 
debbano  emendare  , o,  come  dicono  , ca/hare , ellendo  meritevoli  di 
quello  gallilo  > c non  ballando  il  rimedio  di  nn  caule  lego  , Polito  porli 
ne*  libri  di  Scrittori  eccleliaftici,ove  lì  urti  In  qualche  pad'o  duro,  e pe- 
ticolofo  . Ridettali  tonalmente,  che  le  irriverenti  e falle  ragioni  contra- 
tte, fono  direttamente  ofienlìve  ancora  delle  fupreme  Podeftd  focolari,  le 
quali  talvolta  per  convenienze  de'  loro  Stati  vietando  certe  (lampe  , o 
iidampe  Intere  di  libri , tali  quali  furono  feritti , o altre  volte  dam- 
nati , non  G arriva  a comprendere  , come  , e perchè  non  podi  ciò  fare 
la  Cbiefa  Romana  per  bocca  del  fonino  Pontefice  in  tutta  l’edenlione 
del  Cattolichifmo  , quando  fan  Leon  Magno  fende  al  Vefcovi  Africani , 
come  in  cofa  chiarìlbma  , di  aver  egli  lacura  cnivers®  eccle/ìa  , e 
di  averla  «divina  nifi  inaiano  : la  qual  Chiefa  perciò  è Stato  fpirU 
tmale  del  vero  e fommo  Picario  di  Grifo , fucccffor  di  *an  Pietro,  Padre, 
Dottore  , e capo  fupremo  e vi f bile  di  tutti  i Crmiani  , come  fu  definito 
nel  Concilio  Fiorentino  • Il  perche  noi  , che  vogliamo  profetare  il  do- 
vuto rifpetto  a decreti  cori  venerabili  e (ènti , fermamente  fperiamo  , e 
crediamo  , che  , non  odami  le  dolofc  (lampe  e riftampc  , che  delle  già 
deteftate  impietri , e difone/U  , da  qualche  tempo  1 novelli  interpreti 
delle  leggi  CriGiane  vanno  arditamente  facendo,  la  divina  Prowidoura 
Gì  per  alGGere  alle  fupreme  Podeflà  noltrc  , per  non  lafciar  con  fanello 
danno  de’  loro  Stati , contaminare  la  Tanta  Religione  e il  buon  co  fumé 
ctidiano  in  tanta  inondazione  di  pravi  fornimenti  , e di  pedimi  libri  , 
liccome  altre  volte  viGbilmente  affiflettc  in  tempo,  che  per  gran  dilgra- 
zia  dell'  Italia  , ci  G vivea  , fecondo  r opinion  Luterana  , come  ebbe  a 
fcrivere  con  molto  fenfo  e dolore  il  ramo  , e sì  degnamente  celebrato 
gran  Vecchio  , Luigi  Cornare , nel  bel  principio  del  fuo  famofo  Trat- 
tato della  Pila  fobria  , che  la  prima  volta  G vide  (lampare  in  Padova  da 
Graniofo  Percacino  nel  if  f 8.  in  quarto  . Quello,  che  fi  è detto  dei 
quattro  Sonetti , dee  Gmilmcnte  applicarli  alle  dpi  del  Rucellai,  Rampa- 
te da'  Giunti  in  Ftrenrce  nel  ifjp.  in  ottavo-,  ma  non  invano  feoza 
cfprcflìone  di  luogo  e di  (lampatore  , e giuftamente  corrette  nella  edi- 
zione dal  T iti , alla  quale  non  6 può  concradire  fenzi  favorire  l’impic- 
tì  con  nuovi  fcaudaloG  fofifmi  , 

- — Le  Rime  del  Petrarca.  In  Firenze  per  Filippo  di 
Giunta  xyio.  ifif.  i jai.  in  8° 

, !.. 

Il 


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Di.liot.  Cl.  V. 


Italiana  51  i 

— — Il  Petrarca . la  Viucgia  utile  cofe  d'Aldo  Romano 
*114.  in  8° 

Qi^efta  edizione  , e l'alita  Umilmente  A' Aid»  del  ijei.  (ì  ferbano  nella 

Biblioteca  Vaticana  con  molte  note  MSS.  di  Giuli*  CammìUo . 

* 

— E ivi  velie  caf*  d'Aldo  Romano , e di  Andrea  [ 7*or- 
rigtano  ] A filano  [ da  Afola  ~\juo  fuocero  ìjn./w  8° 


Anitea  . La  cofa  è chiarì  (lima  , perche  Federi go  T erri  gì  ano  nella  Dre- 
fazione  al  grande  Etimologico  (jreco,  da  lui  Campato  in  FenexJa  alTinfc- 
gna  d'Aldo  nei  154  p.  Iu  lòglio  > feri  ve  cosi  : pater  meni  Andreas  TUfri- 
Janus  , ejujque  gener  Alaus  . £flb  Federigo  ebbe  in  moglie  una  forelia 
4* Aldo’,  onde  furono  cognati  doppj,  jororii.  Quindi  appiè  della  edizione 
Greca  delle  opere  d’ Ariftotele  dtl  j 551.  in  tomi  vi.  in  oliavo  , fi  legge  : 
Veneùìs  apud  Aldi  film yeep enfi / nobili / viri  FritUrici  deìTurri/anu , eo- 
rum  avuncuti  . Il  mede  fiuto  Federigo  dedicando  nel  157  j.  il  Cardinale 
Ridolfo  Pio  da  Carpi  redizione  Greca  in  ottavo  delle  orazioni  di  Dion 
Grifo  Uomo,  gli  ricorda  il  zio  Alberto  , gii  proiettore  di  Andrea  fvo 
padre  > c di  Aldo  fuo  cognato  . 11  luddetto  Andrea  prima  di  afiòciariì 
ad  ildo  > Rampava  da  se  » chiamandofi  Andrea  Torrigìano  : e con  tal 
nome  Rampò  in  Penex.ia  nel  1487.  in  foglio  Tlftoria  PenexJana  del  Sa- 
belino*  apud  Andream  de  Terrejanis  • Un  Breviario  de*  Carmelitani  fu 
da  lui  Rampato  in  Fene^ia  nel  J4Pf.  apud  indream  de  Torrejanis  de 
Ajuta  in  ottavo»  Il  fiutile  diciamo  dal  noftro  d’ Aquile ja  , ivi  pure  fiam- 
pato  nei  14^6*  in  ottavo  • Franccfco  T artigiano  fu  fratello  di  Federigo  • 


— E [ con  annotazioni , già  promefle  da  Aldo,  padre 
di  Paolo , il  qual  dedica  il  libro  a Giovanni  Bonilacio 
Marcitele  d’ Oria  J Ih  Vinegìa  nelle  cafc  degli  eredi 
d'Aldo  Romano , e di  Andrea  A f alano  [di  lui  fuocero] 
iS33.io  8° 


Qucfla  famigli»  de'  Boni/ac j , Marche G della  cittì,  volgarmente  chia- 
mata CJi’r*.  in  latino  Cria  , Principi  di  Francavilla  , e di  Cafal  nuovo  io 
Puglia  j (ventu  rara  mente  G fpenfe  in  Gì*  vanni  Bernardin o,  ancot  lui  de- 
ferto! della  Fede  cattolica  (trantfuga  ) e Luterano,  folto  il  qual  no- 
me partivano  allora  tutti  gl! eretici,  come  poi  fotto  quello  di  Prete-  Memoria  ijbrict  di 
Pianti  . Perciò  egli,  lunge  da’  fuoi  Stati  volontariamente  ramingo,  G Briaiìfi  hi.  v.  pag. 
rifuggì  ne’  foliti  aGii  di  Rafie  a e di  Lione  • Andrea  della  Monaca  vi  ag-  648. 
giunge  anco  Ginevra  . Indi  partito  in  Londra,  e di  qui  in  Tranfiloania , Famiglie  Napclennt 
e in  Collant  inopoli  , Analmente  G fermò  in  Lituania  predo  Piina,  dove,  tomo  1.  pag.  78. 

abbandonato  dalla  divina  graaia  , fe  ne  vivea  nel  ly  8 6.  con  quelle  fchi-  fae.ioy. 

fofe  ed  epicuree  laidezze  , che  racconta  Scipiont  Ammirato  . Per  que-  r .. 
da  aportafia  i fuoi  Stati  , ricaduti  al  Flfeo  , partirono  in  Signoria  dalla  c,|r,0  ”°j_  f'f 
cafa  Borromea  da  Milano  : • tati  Cario  per  diftribuituc  il  prezzo  in  limo-  xxvni.  " ‘ " 

. (ine. 


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5i2  * Della'  Eloqjje  hza. 

hiiLioT  Cl  V » f*  ne  Sfogliò  adatto  ; Onde  poi  nell’  inno  tf7f . il  Cattolico  Re 

* ’ * Filippo  II.  per  mino  del  Carenai  di  Granvela  Antoni»  Perenti»  , (ilo 

Vieste  in  Napoli  > ne  inveiti  con  atte  le  prerogative  David  Imperiali , 
Gentiluomo  principile  della  cittì  e Repubblica  di  Genova,  i cui  po- 
lle ti  attualmente  gli  pofleggono  . 

— Con  la  fpofizione  di  AleflTandro  Vellutello.  In 
Vinegia  per  Bernardino  Vitali  rya8.  in  40 
E ivi  per  Bartolomeo  Zannetti  a ijlanza  del  Vellu- 
tello , e di  Giovanni  Giolito  iyj8.  in  40 
— E ivi  per  Gio.  Antonio  Nìccolini  da  Sabio  1 j41.1V;  8° 

— — E ivi  preffo  il  Giolito  1 J44.  1 J4 j.  in  40 
——11  Petrarca  coli  l’efpofizione  del  Vellutello  [e  con 
prefazione  di  Lodovico  Domenichi]  In  Vinegia  prejfo 
il  Giolito  1 J47 . in  40 

Qui  li  ebbe  ('avvertenza  di  fare  II  tallo  del  Petrarca  In  corfivo  , e il  co- 
mento  di  tondo  • 

E col  medefimo  Vellutello . In  Venezia  per  Gio, 

Grifio  i JJ4.  in  40 

E in  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1 ytfo.  in  40 

— E in  Venezia  per  Niccolò  Bevilacqua  1 jdj.  ij58. 
in  40 

JaK.tjiie paj.  jjj  j.  Quella  edizione  del  Bevilacqua  è lodata  dal  Munì»  . 

— E col  Coraento  di  Baciano  Fanfto  da  Longiano . 
In  Venezia  per  Francefco  Bindoni  e Maffeo  Fafini  I J33. 
in  8° 

lettori  tir  Antimi  Del  Fateli»  , éi, e fu  da  Lengìaao,  ca  Hello  fra  Cefetta  e Rimiti!,  donde  egli 
tomo  1.  p»r.  aoj.  nel  If  J4>  lèrivendo  oli’ Aretine  dice  , che  quella  cittì  c prejf»  al  fuo  di- 

Littore  del  Miei»  lettofo  paefe  , il  Mando  in  una  lettera  al  Duca  oli  Savoja  parlandone 

litro  iv.  p»g.  ,07.  male  , fcrive  , che  zoppicava  nella  Fede . E veramente  certo  fuo  libro 

Ultori»  tL  teu  <»•  £0*  t',0^°  Tempio  di  veritd , ricordato  in  qucHa  fui  lettera  all'^rrti- 

n»  , e ancora  dal  Doni , non  fa  peufar  bene  di  Ini . 

— Con  la  fpofizione  di  Giovanni  Andrea  Gefualdo. 
In  Vinegia  per  Giovanni  Antonio  Ni  c col  ini  da  Sabio 
JJJJ.  iJ4».  in 40 

■  E ivi  preffo il  Giolito  1 jf  3.  in 40 

— ■ - E ivi  per  Domenico  Giglio  1 j J3.  in  4* 

■ 1 E ivi  per  Aleffandro  Grifio  1 y 8 1 . in  40 

lettore  IH.  vili.  Il  Miniamo  f«tl  vendo  alla  Marchefana  della  Padula  , alla  quale  il  GefuaU 
t»t-  ><1.  a.  do  dedica  illibto,moltra,ehcil  FauJIo  , t Silvani  da  Penafr*  furono 

t**- 


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Italiana  j ij 

plagiari  del  Gefualdo  , benché  ftampaflero  i loro  Coment!  prima  di  luì  ; 
talché  quella  buona  razza  in  ogni  tempo  c fiorita  , in  ciò  differente  da- 
gli altri  ladri  , che  a quelli  piace  1'alttui,  e il  loro  piace  agli  altri , come 
Putito  Siro  ebbe  a dire  in  peri ona  loro  : 

Alienum  notti , noflrum  fluì  alili  placet  ; 

ladove  quello  de’  plagiar)  venendo  o (fervalo  dappre(fb,non  piace  ugual- 
mente^ ciò  per  lo  gran  divario,  che  patta  tra  il  rubato,  e il  lor  proprio. 

— Il  Petrarca  con  le  Oflervazioni  di  M.  Francefco 
Alunno . In  Venezia  per  Francefco  Marcolini  da  Forlì 
if3p.  in  8° 

■ lì . In  Vinegia  per  Paolo  Gherardo  [ e in  fine  per 

Corniti  da  Trino  ] ijyo.  tomi  il.  in  8°  edizione  il. 

Z.C  O/fervationi  dell  Alunno  in  quella  edizione  il.  di  carte  jty.  vengono 
a fare  altrettante  pagine  in  un  tomo  grotto  a parte  , e fono  ampliate  , e 
diverfe  da  quelle  dell’  edizione  i.  che  vanno  appiè  del  tetto  , c fon» 
amenduc  per  ordine  di  alfabeto  . 


U Petrarca./»  V cinzia  per  Vincenzio  Valgrift  i ?4o. 
in  8° 

■ Sonetti , Canzoni , e Trionfi  con  l’efpofizione  di 
Bernardino  Daniello  da  Lucca.  In  Vinegia  per  Gio. 
sintonia  de'  Miccolini  da  Sabio  ip4i.  1 545.  in 40 

Il  Daniello , che  dedica  il  libro  al  Veieovo  di  Brcfcia  Andrea  Cornaro  , 
non  da  ingrato  plagiario  c maliziofo  copifta  , ma  da  fcrittore  onorato, 
dichiara  , che  la  prefente  opera  in  gran  parte  è di  Tri  fon  Gabriello  , 
•tenuto  pel  Socrate  de’  Tuoi  tempi  , c che  anzi  piuitofìo  è di  Trifone  , ibe 
/uà  , fìccome  altra  volta  ott'ervammo  , e ora  qui  fi  ridice  per  avviar- 
ne i plagiar j , affinchè  tornino  e corrano  pretto  a farfene  etti  i belli , e 
1 primi  autori  anche  di  quella  piccola  oflérvazione  , fenza  mai  dire 
donde  l'hao  prefa  , e con  efprcttioni  di  tal  quattri  , che  ci  riducano  a 
•niente  quanto  ha  fcritto  Guglielmo  Saldcno  de  Tbrafonifmo  erudito- 
morbo  epidemico  • Il  Daniello  mori  In  Padova  , onorato  cou 

epitano . 


■ Il  Petrarca  . In  V etuzia  nelle  cafe  de'  figliuoli  d’sil- 
do  1 y+tf.  in  8® 

E con  dichiarazioni  di  Francefco  Sanfovino . In 

V enezia  prejfo  Pietro  Radano  1 545.  in  8° 

Ometto  /Lavano,’*,  latino  Rabanuj.ehe fu  flampatore  accurato^  nel  if4f. 

,a. ."“?va  c bcl,a  edmoue  accrefciuta  della  Cromatica  Greca  , 
ridotta  in  libri  I x.  in  quarto  da  Urbano  BoUanio  Bdlunefe  , Frate  Mt- 
nore  conventuale^acflro-di  Leon  X.  e zio  di  Giovanni  Pietro  BoUanio, 
-a  cui  dal  babeUico , fuo  macftro,  fu  pollo  il  nome  di  Pàtrio  t'alenano . 

Jtt  II 


Diuiot.  Cz.  V, 


De  libri/  f vsrìoqwt 
enntm  ufm  & .U.nfm 
lib.  il.  CApa  Ili. 
Totnajini  Jnftriptie « 
net  Parar>i r*  /«ir* 

1 «4. 


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Si  (HOT.  Ci.V. 


514  Delia  Eloquenza 

— — Il  Petrarca  corretto  da  Lodovico  Dolce . In  Vi- 
negia prejfo  il  Giolito  1551.  in  n° 

• E corretto  dal  Dolce  con  avvertimenti  di  Giulio 

Camillo.  In  Vinegia prejfo  il  Giolito  1554.1557.  in  120 


VEfpoJizione  del  Cammillo  (opra  i due  primi  Sonetti  del  Petrarca  fi  legge 
a parte  nel  tomo  il.  delle  fuc  opere  volgaci , compilato  e diretto  da 
Francefco  Patri zj  al  Conte  Sertorio  di  Collatlo  nella  edizione  fattane  dal 
Porca. chi  , e da  lui  dedicata  ad  Erafmo  dì  Pale-afone  in  Pinegia  prejfo 
il  Giolito  t t<Sj.  in  duodecimo  , mancando  quello  tomo  il.  nell’altra  edi- 
zione , fatta  prima  dal  Dolce  , e da  lui  dedicata  a Jacopo  Palvafone  , 
pur  Gentiluomo  , e ancora  Iftorico  del  Frinii , in  Pinegia  prejfo  U Gio- 
lito 1551.  in  duodecimo . Ci  fono  però  altre  cofe  volgari  , e latine  del 
Cammillo  , non  comprefe  in  quelle,  nè  in  altre  edizioni  delle  file  opere 
minori . Vengono  efiremamente  decantati  gli  fiudj , fatti  fopra  l'arte 
dell’  Eloquenza  da  Giulio  Cammillo  , uomo  dato  alle  feienze  occulte  > 
come  il  Patrie.)  , e verfato  ancora  nelle  lingue  orientali  ■ 

* Il  Petrarca,  corretto  da  Girolamo  Rufcelli , con 

annotazioni,  e un  vocabolario,  e col  Rimario  di 
Lanfranco  Parmigiano . In  V etiezia per  Plinio  Pietra- 
fan  la  1554.  in  8° 

— — Il  Petrarca  con  dichiarazioni,  e annotazioni,  trat- 
te dalle  Profc  del  Bembo  - In  Lione  prejfo  il  Rovillio 
1558.»»  160 

» E in  Venezia  per  Afte  colò  Bevilacqua  1558.  1562. 

1564.  1568.  tornili,  voi.  i.  in  120 

— — E ricorretto  dal  Dolce . In  Vinegia  prejfo  il  Gio- 
lito 1559.  1560. in  8° 

> - Il  Petrarca  con  note  del  Bembo . In  Vinegia  pel 

Nkcolini  157  3.  in  12° 

— — - E con  nuove  fpolizioni  [ del  Bembo  fin  Lione  pel 
Rovillio  1574  _/«  1 6° 

L’Accademia  della  Crufca.  nelle  citazioni  del  fuo  Pocalolario  fi  vale  di 
quella  fola  impreliione  , attribuita  ad  Alfonfo  Cambi  Importuni , la  qua- 
le nel  vcrofi  può  dir  molto  bella  con  pace  di  altre  fitnili  , che  vi  pof- 
fano  eficre  , non  confufc  , nè  alterate  nell’ordine,  e nella  ricevuta  nu- 
merazione de*  componimenti .. 


— ■ Le  Rime  del  Petrarca  , brevemente  fpofte  per 
Lodovico  Callelvetro.  In  Bajìlea  adiflanza  di  Pietro 
de  Sedabouit  [ con  la  folita  infegna  del  Gufo  in  princi- 
pio 1 1582.  in  4q 

/ / 


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Italia  n a 5 if 

Il  btlon  Jacopo  , figliuolo  di  Giammaria  Cafielvetro  , cLe  fu,  come  fi  dilTe,  g,  8LIOT. 
fratello  di  Lodovico  , altrove  già  rammemorati , dopo  la  morte  del  />4- 
dre  c del  zio  , feguita  in  pacìe  e comunione  di  eretici  , divulgò  quello 

f roflo  libro  , eflcndofi  prefo  l’ardire  di  dedicarlo  ad  Alfonfa II.  Lften- 
e , Principe  Cattolico  , fuo  Signor  naturale  , c Duca  di  Ferrara  , con 
lettera  ( le  non  mente  ) fcritta  da  Modana  il  di  i.  di  Febbrajo  if  81. 

Quello  Jacopo  fu  intimo  confidente  di  Francefco  Beni  , defertor  della 
Tede,  il  quale  rifuggitoli  in  Augufta  , e apprefl'o  In  Zurigo , c dato 
fuora  il  manifcllo  della  fua  apoltalia  , che  il  Mux.io  chiama  , disfida  ai 
Cattolici  , follemente  diretto  in  illampa  al  prode  c cattolico  Marcbefe 
del  Za/lo  , da  elio  Muzio  , flagello  e terrore  de*  clandcllini  c pubblici 
Apofiati  , dopo  la  promulgazione  delle  Zergeriane , e delle  Mentite 
Ochiniane  in  difefa  della  Fede  , ricevette  ancor  egli  bcntollo  la  fila 
pronta  . e dovuta  Rifpofla  , che  fu  flampata  in  Pejaro  dal  Cefano  nel 
if  y 8.  in  ottavo  , con  approvazione  del  Vefcovo  Coflacciaro  , e del  Pa- 
dre Agapito  Fino  , Inquifitorc  nello  Stato  di  Urbino  . Indi  il  Muzio 
fetide  contro  di  lui  le  Malizie  Bettine  , che  vanno  aggiunte  alle  Tue 
Lettere  Cattoliche . Qui  mi, occorre  di  nominare  il  libro  indegno  dell* 
altro  Apollata  Mattia  Francoviz , Scbìavone  da  Alborta,  che  volle  chia- 
marli Flacio  Illirico  , perfona  diverfa  dall’altro  Mattia  Illirico  , di  co- 
gnome Garbizio  , lordo  pure  della  medefima  pece  , il  qual  libro,  falfa- 
mcnte  intitolato  Catalogus  teftium  veri/atis  , cnc  dovea  dirli  mendacio - 
rum  , fu  imprelfo  in  Argentina  da  Paolo  Macheropeo  a fpefe  di  Giovanni 
Oporino  da  Bafilea  nel  i ytfz.  in  foglio  con  una  Appendice  , {lampara  in 
Bafilea  dall’  Oporino  nel  medefimo  anno  . A quello  fraudolento  Cata- 
logo di  menzogne,  proprie  deU’ Illirico  , lì  oppolc  Guglielmo  Einfegrein 
da  Spira,  impugnatore  eziandio  delle  Centurie , compilate  principal- 
mente dal  medefimo  Illirico  , c fcrlflc  un  altro  Catalogo  , giuflamente 
intitolandolo  nel  modo  Aedo  , che  fu  (lampato  in  Dilinga  da  Sebaldo 
Mejer  nel  ittfy*  in  quarto  - Quello  fecondo  Catalogo  è una  catena  di 
nollri  Dottori  cartolici , principiando  da  CriAo  , -contrari  alle  menzo- 
gne , c impiota  dell’  Illtrico  , abbominato  dagli  flclfi  Luterani  di  Zit- 
temberga  , fin  come  ladro. ancora  , e fallarlo  di  codici  .antichi  : e fc  il 
fuo  Catalogo  non  folle  abbafianza  difereditato  , fi  potrebbe  anche  mag- 
giormente difcreditarlo Ora  Jacopo  Caflelvetro  , per  cagion  del  quale 
io  fon  venuto  in  qucAo  difeorfo  , mentre  fe  ne  flava  all’  aura  Joave 
dell’  alilo  di  Lione  , prima  di  palì’arfcne  in  Londra  nel  bel  tempo  di  Eli- 
sabetta , occupatricc  di  quel  reame  , eflendo  flato  favorito  dal  lùo  fido 
Acate  Francefco  Betti  del  regalo  di  un  efcmplarc  di  quel  Catalogo  dell* 

Illirico  , volle  nella  fine  di  elio  farne  degna  memoria  di  fua  mano  pro- 
pria in  bel  carattere  con  quelle  parole  : di  Giacopo  Cafielvetri  Modonefe 
è il  prefente  libro  , il  quale  gli  fu  mandato  di  Bafilea  a Lione  dal  Signor 
Francefco  Betti  Panno  1^67-  In  Lione  appunto  fotto  la  direzione  del 
Predicante  Pietro  Zireto  , allievo  di  Calvino  e compagno  del  Beza  , ' f}lo,  Din'gii)  Vita 
impugnato  a parte  dal  Muzio  , c repreflo  in  Lione  dalla  viva  voce  del  dd  Pvff'vino  lìb,  il. 
Padre  Antonio  Poffevino  , fi  vivea  quella  buena  gente  , per  confcflìone  Pa£’  99» 
di  Lodovico  ftetTd  nella  Correzione  al  Dialogo  del  Zar  chi  , meflo  fuora  l’.ij.  j. 
nel  if  72.  in  Bafilea  da  Giammaria  fuo  fratello,il  padre  di  Jacopo . Che 
il  beiti  in  Bafilea  li  follazzaflc  con  la  lettura,  di  quello  empio  Cala - 
. logo  dell’  Illirico  , follecitamcntc  da  lui  fpedito  al  luo  Jacopo  Qafielve - 

Ttt  t lro9 


BmtioT.  Cl-V. 

Dffi  fa’.  4\  430. 

Sarai;?.  II.  XX.  Jy. 

Biffi  fag.iit.  7gg.. 


Biffi  fagli  ii~ 


Ji 6 Delia  Eloquenza 

tn  , Io  palcfa  il  Belli  deffo  con  lode  nelle  fue  rie  Difefe  , dove  lo  dice  i 
{lampara  più  d'uria  volta  QUI  in  Bafilea  a comune  utilità  de ’ Crìfliani  , 
elaltando  il  vivente  alloca  Teodoro  Betta  , come  capo  di  Ginevra  , lue- 
ceduto  a Calumo . Dunque  per  intorniarci  del  Caflclvetro  , bada  dire  , 
che  egli  iniii  amicitiat  con  collui  , cioè  col  Belli , cujut  opera  fuerunt 
impii; '/ima  , per  dirlo  con  le  parole  della  facra  Scrittura  . A gloria  di 
alcune  primarie  famiglie  Italiane  e Romane  , per  confeflìone  del  Beni  « 
dello  , pcrver  fo  e bugiardo  foli  (la  in  tutto  il  rimanente  , e qui  foto  ve- 
race , dirò  j.come  Antonio  Doria  Marcbefe  dì  Santo  Stefano  , del  quale 
il  Belli  chiama  se  dello  domeftico  di  molti  anni  , e al  quale  il  Aiuti  a de- 
dicò le  fue  Egloghe , palla ndo per  Argentina  , allora  frequente  ricetto, 
e fontina  di  fchiuma  di  apodati  e Sacramentar)  della  qualità  dell’  Illiri- 
co , dell*  Ocbino  , del  Porgerlo  , di  Pietro  Martire  Perniilo  , di  Girola- 
mo Ponchi , e del  Betti  , elio  Dotia  con  molte  proferte  da  par  fuo  , cioè 
degne  d}  geuerofo  Cavalier  CtiUiano  , cercò  di  ritrailo  dall’  abiflo  , 
in  cui  lì  era  precipitato.  Coir  pur  fecero  Afcanio  Cajfarelli , Sicinio 
Capizuccbì  , Ale/fandro  Malici,  c Orario  Muti  , nobilitimi  gentiluomini 
Romani  , e fopra  tutti  il  Cardinal  di  Carpi  Ridolfo  Pio  , Inquietar  fu- 
premo  , col  quale  il  Belli  avea  trattati  affari , al  tuo  dire  , per  como  de' 
puoi  Signori . Tutti  quedi , che  ho  nominati  , di  configlio  di  quel  gran 
Cardinale  gli  fetiffero  a parte  , ma  invano  ; conte  allora  Umilmente  il  . 
Eracafloro  e molti  altri  invano  operarono  per  levare  dall’  unghie  di 
Calvino  il  Marcbefe  di  Pico  , per  detto  di  Celio  Secondo  Curione  , che 
mife  in  buon  latino  la  fua  pclCnta  Vita  . 11  Belli  poi  ripaffato  da  Argpn- 
tina  all'altro  lieto  nido  di  Bafilea  , quivi  nella  Tua  ultima  età  , la  quale, 
come  egli  feri (fo  , era  nel  r 4 3 7 . diede  Cuora  predo  Corrado  Paldlgirc 
in  ottavo  il  fuo  volgarizzamento  di  Galeno  Copta  il  modo  di  conojcere  e 
medicare  le  proprie  pajjioni  dell’  animo  , ma  non  già  quelle  delle  fue  ini- 
quità , c colpe  enormi  di  ribellione  a Dio  , Signor  nodro  a legno  tale  , 
che  in  un  luogo  li  fa  fuperiote  all’  Ocbina  , e al  Porgerlo  , impugnati 
pure  dal  Muzio  : c il  Beni  affettò  a dar  (uora  col  titolo  di  Difefe  le  fue 
nuove  bedemmie  c impodute,  infine  della  vita  del  Muzio. 

Jn  queda  imprelììone  del  Petrarca  , di  cui  parliamo  , ci  fono  per  lo  piò 
lunghi  argomenti , tutto  all’  oppodo  di  quelle  edizioni , dove  non  fe  ne 
legge  nell'uno,  il  che  mi  pare  aliai  poco  , c troppo  all’  antica  ; ondean- 
Aehc  qui  ci  va  il  nejuid  nimit , dovendoli  migliorare  certe  cofe  , e non 
adottarle  nell'adettata  fingolaiirà  e rozzezza,  in  cui  fi  ritrovano-  SI 
fanno  brevi  argomenti  agli  epigrammi  di  Marziale  , e ai  componimenti 
latini  di  altri  , meno  antichi  di  lui , come  di  Tito  e Pefpaftano  Strozzi , 
del  Sannazaro  , degli  Amatici , c di  quc‘  tanti,  die  raccolfc  Giano  Gru- 
ferò ; e non  fi  avranno  da  fare  al  Petrarca  t Nelle  impredioni  delle  Ri- 
me del  [affo  , fatte  da  Aldo  , c da  altri , fu  rimediato  a quedo  difordi- 
ne  , mettendovi!!  brevi  argomenti  per  entro  nell’  Indice  delle  medefi- 
ine  . Però  in  quelle  del  Lhiabrera  fi  pofero  in  poche  parole  nel1  bel 
principio  di  ciafchedun  componimento  . Ma  non  fempre  c da  tutti  il 
concepir  Cubito  in  tre  parole  titoli  fomiglianti , i quali  fervòno  in  poco 
a dircene  il  contenuta  a un  bifogno  , fenza  obbligo  di  fiancarci  in  leg- 
ge lo  tutto  per  arrivare  a Caperlo  . Qimdo  Petrarca  del  Calìelvetro  con 
tutte  le  altre  fue  opere  fu  condannato  con  piena  giudizia  , come  vedre- 
mo , e pollo  fra  i libri  proibii i da  chi  avCa  la  fuprema  autorità  di  po- 
ter- 


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Ita  liana  517 

letvelo  porre  , come  l’ebbero  1 rommì  Pontefici  Siilo  V.  e Clemen- 
te Vili-  c l'hanno  i lor  tuccclìori.  Che  il  libro  per  le  rie  note  con  gran 
malizia  di  motti  eretici , cacciativi  dentro  per  t'orza  di\  Caflelvetro  , 
lo  mcritaflc  , non  ottante  la  fcandnlofa  profopopea  del  tuo  Panegirifìa 
in  difendete  confacela  intrepida  le  cofic  dannate  di  tal  natura  , c a vitti 
di  tutta  l'Italia  infunando  alla  nottra  fama  Chicfa  Romana  , niun  veto 
Cattolico  può  dubitarne,  ficcotne  da  alcune  (ole  di  tali  note  li  andrà  qui 
djmotlrando  per  avvifarc  gl'incauti  a guardartene  • Gran  difgrazia  per 
retto  fi  fu,  che  da  onorate  famiglie  fi  vedelfcro  ufeire  limili  moltri  ; ma 
i dilcendeati  non  ne  ricevono  macchia,  eflindo  quelli  all'oppotto,  degni 
e buoni  cattolici , e fotdi  e contrari  alle  infidiofi  lufinghc  degl’  indegni 
loti  (ti  e perfidi  adulatori  , i quali  fi  veggono  giungere  a tanto  , di  dare 
gli  eretici  per  non  eretici  ; e i condannati  e convinti  per  non  convìnti , nè 
ben  condannati , ladove  tuttavia  dalle  proprie  lor  catte  , piene  d'crctie, 
rifulta  la  giutiizia  delle  loro  condannagioni . Non  voglio  qui  tralafciar 
di  accennate  , come  ultimamente  il  Padre  ditate  di  Morimondo , Procu- 
rator  generale  in  Roma  dsWordine  Cilterciefe,  e fratello  di  Monfignore 
Arcìvejcovo  di  Seni , Prelato  sì  degno  e benemetito  della  religione  cat- 
tolica , parlando  meco  fi  cfprcfle  candidamente  in  tali  vendimi  finti- 
nienti  fopra  Viario  Languito  , uno  de'  fuoi  antenati  , uomo  dotto  , ma 
defertor  della  Fede  c Lurerano  , feguace  del  Melantone  , e poi  Calvin't- 
fla  , e che  fu  l’autore  del  temolo  libro  , Stephani  Junii  Bruti  Celta  Vin- 
dici* centra  Tjtrannoi , impretfo  in  forma  ottava  finta  luogo  , anno  e 
/{amputare ; ma  che  G crede  (lampare  la  prima  volta  in  Parigi  dal  Veche- 
poco  avariti  al  if  78-  fecondo  Crittoforo  Augutlo  Eumanno  fopra  il 
Teatro  degli  Anonimi  di  Vincenzo  Piaccio  . Tommafo  Bettolini  oflcr- 
va  , che  predo  gli  antichi  non  fi  usò-  mutare  i nomi , come  a’  dì  notti!, 
ne’  quali  bunc  fucum  vel  timor  exprejjit , vel  modelìia.  Al  Languito  però 
nel  fuo  libro  bunc  fucum  timor  expreffit , non  mode/lia  certamente  . Or 
qui  firmandoci  un  poco  nelle  note  del  Caflel vetro  , ci  dà  nell'  occhio 
quello  verfo  della  Canzone  x vi.  pag.  ifj. 

E la  jìrada  del  del  fi  trova  aperta  j 

dove  l’acuto  Interprete  Caflelvetro  da  fpacciato  Luterano  fcrive  le  fo- 
glienti parole  contea  il  fenfo  cattolico  e ottodofl'o  del  Petrarca  nell'  ar- 
ticolo del  merito  delle  buone  opere  . Le  parole  ereticali  del  Caflelvetro 
fon  quelle  : è pur  fermo  [ il  Petrarca  ] in  quella  opinione  , che  per 
opere  meritevoli  fi  acqui/li  il  Paradifo . Quello  parlare  àt\  Caflelvtiro 
non  c dunque  da  eretico  , ma  da  cattolico  : è pur  fermo  in  quella  opi- 
nione ? Non  opinione  , come  egli  fetive  empiamente,  ma  dogma  certo  , 
e articolo  ((abilito  di  Vede  , fi  c quello  , in  cui  era  fermo  il  Petrarca  , 
cioè  , che  l'uomo  per  la  Fede  viva  fi  falvi  col  merito  delle  buone  opere  , 
le  quali  noi  Cattolici  tenghiaino  per  fermo  , cfler  dono  di  Dio  : e , me- 
diante l’adcnfo  e la  coopcrazione  della  Fede  viva,  per  IT  meliti  dì 
GcsùCrltlo,  edere  editto  della  fua  finta  grazia  , da  noi  liberamente 
ricevuta  . In  quello  articolo  di  Fede,  e non  già  opinione  patticolate,  fe- 
condo il  rio  linguaggio  del  Caflelvetro  , fi  vede  , che  il  Petrarca  da 
buon  cattolico  dava  fermo  : la  qual  cofa  non  piacque  al  Caflelvetro,  oggi 
canonizzato  per  innocente,  come  perfeguitato  da  Annibai  Caro,  e iogiu- 
fiamcntc  dichiarato  eretico , e nominatamente  /comunicato  .Vecchi  con- 

ua- 


BialioT,  Cl.V. 


Jlenmanni  Schediate 
m.i  paj.  ii$, 

Dijfrrt.  dt  libri 1 It- 
gendi I p.tj.  jy.  edi'f*. 

mia  • 


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ji8  Della  Elo  qju  enza 

Eibliot.  Ci.  V tr*r'*  * quello  noftro  articolo di  Fede  , ebbe  allori  gran  eorfo  , e fu 
dominante  , come  atta  a fomentare  l’epicurcifmo  fcnza  bifogno  di  buo- 
- ne  opere,  di  confezioni , di  penitente  , e di  ofl'ervanza  di  leggi  crilliane, 

Rifaflé  pag.  %(•  »•  parendo  bella  cofa  , come  (crilTe  il  Mudo  al  Belli  , il  fentirc  , che  nel 
darli  buon  tempo  Tenta  altro  fi  andafl'e  con  ogni  comodità  in  Paradi- 
fo  . In  fomma  quella  ereGa  fu  novità  di  Luterò  , e perciò  molto  grata 
al  Vergerlo  , all’  Ocbino  , o al  Belli  , apoflati  precursori  del  Cafielvetro > 
tutti  bravamente  reprclli  dal  Mudo  . Ma  non  contento  il  Cufici vetro 
d’avere  efprcfla  quelli  Tua  ereGa  Luterana  in  un  luogo  , ha  voluto  cac- 
, ciarla  in  più  altri , Tempre  contea  il  vero  fentimcnto  cattolico  del  Pc* 

turca  pag.  ara.  41;.  418.  c nella  Parte  il.  pag.  jtfi.  jdi. 

Il  Cafielvetro  altrove  cenfura  il  Petrarca  per  aver  tenuta  co’  buoni  Catto- 
lici la  libertà  , e non  con  Lutero  , col  Vergerlo  , e con  l’ Ocbino  la  fervi- 
la dell 'arbitrio  pag.  Jptì.  597-  In  fequcla  di  tali  impictà  pag.  io?,  egli 
1 fchemifce  le  [acre peUegrìnadod , in  eiò  conformandoli  pure  a Lutero , 

ad  Erafmo  , al  Cafaubono , e a Pietro  Molineo,  confutati  da’  no  Uri  fcrit- 
tori  Cattolici  , dal  Principe  e liberto  Pio  da  Carpì  nelle  rifpoHe  ad  Eraf- 
mo , e ampiamente  dall’  invitto  P.  Gretfero  ne’  libri  de  fieni  peregrina- 
tionibui  . Medefimamentc  con  Lutero  ed  Era/»»»  egli  tiene  pag.jif.  non 
e (Ter  lecito  ai  Crifliani  far  guerra  nc  meno  ai  Turchi  e Saracini  per 
liberar  Terra  Tanta  : coutro  alla  quale  opinione  d’eretici  fenderò  già  i 
cattolici,  e particolarmente  il  fuddetto  Alberto  Pio  , il  Mudo  ne’  Tre 
teflimonj  fedeli,  e in  altri  de’ Tuoi  trattati  . Più  avanti  pag.  J5f . di 
concerto  con  gli  eretici  non  ammette  il  Purgatorio  , dal  Petrarca  catto- 
licamente ammeflo  e creduto  : e pag.  (9.  co’  medcGmi  eretici  nega  il 
Primato  del  Papa,  la  Tua  ifiitudone  divina  , e la  fuccefiione  a san  Pietro 
Apoùolo  , e correggendo  il  Petrarca  ove  da  buon  cattolico  chiama  il 
Papa  , Vicario  di  dritto  ,'  il  Lattei  vetro  con  ludibrio  mutando  frafe,  non 
■ dice  , che  Ga  tale  , ma  bensì  , che  egli  fi  crede  effer  Vicario  di  Crifio  : 

e cosi  pure  nella  Tua  Corredone  al  Dialogo  del  Varchi  pag-)7.  dille,  che 
il  Pontefice  Paolo  III.  voleva  effer  tenuto  fucceffor  di  tan  Pietro  ( che 
fu  Giudeo  ) e Vicario  di  Crifio  in  terra  . Quelle  poche  , ma  primarie  e 
grolle  crede,  anche  fenza  tante  altre  , dal  Cafielvetro  a bello  (ludio  Ge- 
minate in  quelle  Tue  rapfodie  gramaticali , poflono  ballare  a informar- 
optrt  critichi  ci  della  Tua  perverfa  credenza  : e tuttavia  . elìdendo  l’originale  delle 

bS-  medelimc,  Tpartito  in  private  lederli  , da  lui  fatte  alla  gioventù  fiudiofa 

fin  nel  1547.  di  qui  lì  vede  , che  fin  da  quel  tempo  egli  avea  ripieno  il 
cuore  di  tante  erede  per  corromperne  la  povera  gioventù  cattolica  della 
Tua  patria,  nella  purità  della  Fede  : alla  qual  cofa  non  ci  li  può  riflettere 
fenza  orrore  . Voglio  qui  aggiungere  , che  un  mio  amico,  molto  inten- 
dente, ed  ottimo  CriHiano,  c Cattolico , entrato  nna  volta  in  una  libre- 
ria per  veder  qualche  cola  nel  decantato  Petrarca  del  Cattelvetro  , e ca- 
Tualmcnte  abbattutoli  in  alcuna  di  quelle  erede  , ne  rimafe  talmente 
naufeato,  e forprefo,  che  gittatolo  via,  non  volle  mai  più  vederlo:  e per 
altro  egli  è pienamente  ornato  di  tal  purità  di  Tentitncnti,  in  tutto  dc[>ni 
e cattolici , che  Te  prima  avelie  mai  potuto  immaginare  sì  ria  qualità 
nelle  note  del  Cafielvetro  finon  aviere in  verun  modo  bramato,  nè  cer- 
cato mai  divederle.  Ma  l’ariofo  Avvocalo  non  l'intende  così , mentre 
parlando  di  altri  libri  del  Tuo  cliente  in  materia  del  Pater  notter  e dell» 
lauta  Meffa  , definitivamente  a Ile  dice  , che  il  fu»  eroe  Cafielvetro  non 

/“  \ 


1 

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Italiana  jip 

fu  gld  quello  eretico  , eie  volle  furio  credere  [ in  Roma  ] la  brigata  de' 
letterati  fuol  nvverfarj  , e la  sentenza,  contro  lui  proferita  in  contu- 
macia dilla  Tanta  Romana  Chicfa  j e il  TofiRa  infaticabile  con  enorme 
calunnia,  e al  Tuo  folito  In  aria  , atttibuifee  al  Caro  , e all'  appoggio  de’ 
fuoi protettori  TetTcrc  fiato  il  CaPìelvetro  condannato  , c [comunicato , co- 
me dice  egli  (fedo  , a cagione  nondimeno  della  sola  contumacia  e 
come  presunto  reo  delle  colpe,  a lui  appo/le,  dicendo  con  ifeberno  , che 
eie  fu  pubblicata  la  [entrava  co'  [oliti  riti  , da  efib  Avvocato  detifi  , con- 
fcllando,  che  il  f ratello  di  lui  Giammaria, citato  ancor  egli  a Roma  f otto 
pena  di  [comunica  , non  fi  [enti  voglia  di  ubbidire  . E per  quello,  al  Tuo 
dire,  nè  men  egli  Tu  eretico  • Io  non  ho  addio  alle  mani  quei  Tanti  libri 
intorno  al  Paternostro , e alla  Mcffa  , editamente  Rampaci  Tenta  alcun 
nome  ; ma  dico  , che  Tc  il  Cafielvtlro  non  fi  aflcnnc  dallo  Tpargete 
tante  erede  ne’ Tuoi  libri  volgati  di  coTe  meramente  graia  alienti , e poe- 
tiche , molto  meno  può  cflcrfì  aitenuto  dallo  Tpargcrne  in  quegli  altri  , 
da  lui,  Totto  la  consueta  indegna  del  Gufo  , clandeflinamcntc  Rampati 
prcfl'o  il  Tuo  Gadaldino  : e dico  ancora  , che  il  Panegiri/ìa  continuando 
in  tal  guiTa  a levarfi  la  ma[cbera  , c capace  a pubblica  vifia  , c Tenta  la 
minima  fuggezionc  , d'imbrattare  le  carte  di  qualunque  altra  più  irrive- 
rente c indegna  eTprcflione  per  ben  Teraiard  in  quel  credito  , in  cui  d 
ritrova. Tutti  gli  Ereliarchi  cd  eretici  furono  condannati  in  contumacia ; 
e Te  qucRo  giova  a favorirgli  , Lutero  , Calvino , il  l'ergerio  , l’Ocbino 
con  tanti  altri , giuda  il  linguaggio  di  quello  nuovo  teologo  e avvocato  , 
daranno  tutti  (alvi , c innocenti . Tale  appunto  fu  Tempre  la  fotte  difefa 
e l'ordinaria  cantilena  di  tutti  i Tuoi  pari,  e ancor  del  l'ergerio,  contea  il 
qual  parimente  la  [entenva  fu  proferita  in  contumacia , Udiamo  il  Mu- 
tolo , come  ne  parla  : intendo,  che  egli  fi  duole  ora  [ come  appunto  P Av- 
vocato del  Cajlelvetro  ] di  ejfcre  Plato  dannato  [enea  efferfi Jervati  i ter- 
mini della  giuPUrJa  , il  che  , oltracbè  io  intendo  , ejferfalfijjimo  , ridon- 
do coti  , else  egli  o è eretico  , o no . Senen  è eretico  , non  dovea  fuggire 
agli  eretici  [ A'  Argentina  , di  Bafilea  , di  Berna  , di  Zurigo  , di  Tubin- 
ga  , di  Stutgardia  , di  Lipfia  e di  Prujjia  ] ma  ricbiamarjene  , e ricor- 
rere alla  Sedia  Apofiolica  , che  , non  [olamente  , mojlrandofi  innocente  , 
farebbe  fiato  ajfohuo  -,  ma  ancora  nocente , confeffdndofi , e umili  indo  fi  , 
farebbe  nel  grateiofiffimo  grembo  delta  Cbiefa  fiato  ricevuto  . Ala  egli  Ja 
bene  , come  Pia . Ila  l'anima  avvelenata  , e non  vuol  medicina  : e peri 
fi  è ridotto  fra  perfine  , che  hanno  bruto  del  mede  fimo  veleno  . Fin  qui  il 
gran  Muttào  contro  al  l'ergerio , e agl!  altri  condannati , e [comunicati  , 
come  apoRati  dalla  Fede  , e parimente  contra  i loro  Avvocali . Conte 
lolite  arti  c dgurette  di  Tpefi'e  , anzi  di  continue  bugie  e di  TodTmi  + 
armi  proprie  di  dmil  gente  , li  cerca  nella  l'ita  del.  Cajlelvetro  dal 
principio  alla  dne  d'imbiancare  l'Etiope  , cinicamente  calunniando  il 
Caro  , e '1  Cardinal  parnrfe  , Ai  lui  Signore  „ come  intefi  a trarre 
quel  fant’  uomo  , io  dico  il  Caflelvetro  , al  tribunale  dell’  Inquifivio ne  ; 
c poi  li  confefla  , che  il  proprio  di  lui  fratello  Paolo  Cajlelvetro  fu  que- 
gli , che  nc  venne  alla  denuncia  in  Roma  flelfa . E benché  queRo 
leguifle  col  folito  giuramento  di  npn  far  ciò  per  pafiìone  , o per  odio  , 
nientedimeno  l’Avvocato  non  ha  fcrnpolo  di  fingere  e Tpacciare  in  aria 
gran  cofe  in  diferedito  di  quello  Paolo  , perchè  diè  tutti  i Tegni  di  buon 
Cattolico  , feuza  però,  che  li  picflaiìe  ogni  Tedi  alle  [ole  Tue  denuncic  . 

u 


UlBLIOT.  Ct.  V. 
Opere  eritiebt  pag. 
40.  70. 


Vtrgertane  par*  i64-- 


Opere  e ri  ti  thè  p.'.r. 

M-  3»- 33- 31- 


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5 20  Della  Eloqjie>jz  a 


Bxb  hot.  Ci.V. 


Sfarmi  Parte  ||. 

P*S-  *1. 

Opere  critiche  pag. 

3+  35*  36. 37. 


Operi  rrìrlrhe  paj. 
6.  q.  30.  41-41-  4ì- 
M-  4S-4M7-  «*• 
*?■  77- 


D'fltrtat.  hìflar'tpie 
de  l'origine  de  i'im- 
frimerle  a Parte,  P.'  r- 
tfe  ni.  riip.il.  ]>-.*. 
a6o.  aiu 

Diatriba  de  P frodo- 
eejmii  Jo.  Colrwi 

f>a*.  41.  4 a. 


La  loquacità  , fempre  ardita  , fi  ftende  con  ragioni,  tutte  calunniofè  , e 
oca  di  frefco  inventate  c fparfe  a tarpa  mano  in  più  carte  , a dirci  , che 
il  Caflelvetro  non  credette  ben  fatto  di  comparire , citalo  ; ma  che  dopo  te- 
nutoli occulto , fi  prefentò  finalmente  con  falvocondotto  , fe  fi  crede  all’ 
Avvocato  ; ed  ebbe  , come  per  carcere  il  convento  di  tanta  Maria  ito 
Via . Sentite  anchequefta  : il  Caflelvetro  fi  prefentò  con  falvocondotto  . 

Vi  G aggiunge  poi  , che  egli  ebbe  tema  del  Cardinale  Aleffandrino,  che 
fu  Santo , e Papa  Pio  V.  a cui  nella  Vita  di  «fio  Caflelvctro  fidi  qualche 
lode  , però  sforzata  , come  tolto  ci  fa  accorgere  il  m a , che  le  fegue 
appiedo  , il  quale  fiotto  Ipecie  di  lodare  , bialima  e diftrugge  fiurbelca- 
mente  ogni  lode  , in  fcquela  degli  efiempj  , recati  dal  Doni  . Per  abbre- 
viarla , concludcli  finalmente  , che  il  buon  Cafietveiro  , avendo  pendala 
bene  a’  latti  iiioi  col  (catello  , fie  ne  fuggì  a gran  giornate  da  Roma  , e 
qui  fi  fa  ficotta  a sì  degna  coppia  con  una  lunga  comitiva  di  menzogne  , 
tutte,  conforme  a ciò,  che  poteva  afpettarfi  , fondate  in  aria,  come  dire 
full’eflcte  fiati  procedati  due  Veficovi  di  Modana,  il  Cardinal  Giovanni 
Mortine  , ed  Egidio  E of carati , per  Colpetti  di  mala  credenza  ; onde  il 
Caflelvctro  atterrito  , cercò  di  metterli  in  (alvo  in  paci?  eretici . Qu.cfti 
due  però  non  cercarono  di  Calvari!  in  paefi  eretici , nc  fi  rifuggirono  in 
Ginevra  , in  Lione  , o in  Chlavenna  , come  fece  il  Cafietveiro  : e la  ra- 
gione fi  fu, perche  erano  Cattolici,  come  per  le  loro  giufiificazioni  nc  fu- 
rono ancora  con  gloria  dichiarati  peccali  , e ne  ragionano  le  Ifioric  ; 
ladove  del  Caflelvctro  , per  le  prove  e tefiimonianze  delle  proprie  fut 
carte  , da  tutti  gli  fcrittoti  informati  e timorati  di  Dio  , fiempte  fie  ne 
dille,  e fie  ne  dirà  tuuo  il  contrario  , cominciando  fin  da  Vincendo  Bor- 
ghi ni  : e l 'Avvocalo  fteflò,  che  chiama  rifondere  il  non  tacere,  afferma, 
che  Lodovico  inficine  col  fino  frate!  Giammaria  nel  ifSi.  fi  rifuggì  in 
Cbiavenna,  terra  eretica  de’  Grigioni  oltre  al  lago  di  Como,  dovc,al!o 
fetivere  del  medefimo  Avvocato  e panegirica  , ne  fu  gentilmente  ac- 
colto da  Francefco  Porto  Greco  , fuo  vecchio  amico  , e della  ria  fcuola  di 
Calvino  , la  quale  egli  finalmente  fi  riduliè  ancora  ad  aprire  pubblica- 
mente nella  reggia  ftcfl'a  di  Ginevra  . Si  erano  nmendue  firetti  fta  loro 
adii  prima  anche  in  Ferrara  al  bel  tempo  della  Ducheffa  Renata  , fida 
allieva  c difcepola  di  quell’  erefiarca  . Nella  Vita  del  Caflelvetro  fi -dice, 
che  quelli  trattando  col  Porto  , il  tjuale  dovea  paflare  in  Parigi , s' in- 
vogliò di  paflarfiene  ancor  egli  agli  amici  Francefi , i quali  non  Inficia- 
vano di  [Mediarlo,  che  pafiaffe  in  loro  contrada  , e che  gl’  inviarono  an- 
che danari  pel  viaggio  - Si  tacciono  però  i nomi  di  sì  buoni,  c caritativi 
amici  Francefi , che  ebbero  sì  gran  bontà  verfo  di  lui , benché  noi  lap- 
piamo , che  uno  di  quelli  fi  fu  Arrigo  Stefano , già  pratico  dell’  Italia  , 
e con  Roberto  fiso  padre,  orribilmente  trafportato  alle  bestemmie  c all'/n- 
pietà  più  lacrileghe  in  certi  de’  Cuoi  ferirci  d'inferno  , come  dice  il  de- 
gniUunu  Bibliotecario  della  Sorbona,  Andrea  CbeviUier . Sì  (atti-viaggi 
del  Porlo  e del  Caflelvetro  non  èrano  lenza  miticro  , il  quale  però  non 
-fi  vuol  dite  ■ Ma  lo  dirò  io,  ed  è , che  il  Porto  anche  prima  area  l’ono- 
re di  efl’er  fido  meflàggicro  fra  Renata  e Calvino  : la  qual  fiegreta  cor- 
rifipoideuza  pur  dianzi  ci  c fiata  coitcfemcute  (coperta  dal  Segretario 
del  Duca  Federigo  II-  di  Safi'cngota  , Sigifmondo  Criftiano  Liebio  , nel 
pubblicare  , che  ha  fatto  il  commercio  accano  di  lettere  , appsttenent! 
a quell’  erefiarca  , nafcollo  fiotto  varj  nomi  finti , in  su»  delle  quali 

Rfa 


I 


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Italiana  5*1 

Renata  gli  ferì»*  i a Mentirgli  ai  x vi.  Dicembre  tfff.  di  aver  rice- 
vati ani  fua  lettera  con  le  buine  ammonizioni  , inviatele  perniano  di 
Francefco  Porte  : cofe  di  canta  premura  e gelofia,  che  quelli  v’incomodò 
a portargliele  pedonalmente  fino  in  Montargli  lì  da  Parigi . dove  ella 
fe  ne  (Uva  confinatalad  accogliere  i fettarj  piò  empj  : ed  effe  lettere 
con  altre  carte  furono  trasferite  di  Ginevra  fino  in  Turingia  da  un  caro 
difcepolo  di  Teodoro  Bruì  , depofitario  fedele  di  quelle  , c di  alrre  il 
fatte  gioje  • Con  sì  bel  lami  .avuti  per  fomma  grazia  di  Dio  , il  qual 
vuole  e difpone  , che  un  giorno  o l'altro  fi  feopra  la  verità  , malgrado 
di  chi  maliaiofamente  e con  pubblico  danno  cerca  di  occultarla , là 
rifehiarano  i fini  occulti  de'  mUterioli  viaggi  del  Porto  , e del  Caflelve. 
tre . Quelli  intanto  da'  Tuoi  vecchi  e fidi  amici  accolto  in  Ginevra  , e in 
Urne  , dove  compiè  la  fua  Poetica  ai  X X.  di  Gennaje  1567.  per  quanto 
£ legge  nel  tello  originale,  puntualmente  allegato  : e dopo  ito  egli 
fleffo  a farla  (lampare  in  Vienna  d' A ufi  ri a , dedicandola  a Maftmigha- 
ooo  11.  Imperadore  in  quel  tempo  favorevole,  e si  decantato  nelle  Let- 
tere di  David  Chimo  , tornò  poi  a (labilirfi  nella  fua  amata  Cliavenna , 
accarezzatovi  da  Ridolfo  Sali. e . etetico  principe!  di  quel  luogo. 
L'Avvocato  per  mollrarfi  pratico  anche  in  geografia  , dice  . che  il  fu» 
cliente  felle  quell*  ottima  danza  per  trovarvifi  in  buona  vicinanza  di 
Trento  .*e  vuol  dire  per  andare  ancor  egli  a fallì  fentire  al  Concilio  , 
parendo  a lui , che  Ghia  venni  fia  al  verfò  di  Trento . c che  non  vi  foffn 
•Irto  luogo  da  ritirarvi!!  in  buona  vicinanza  di  Trento  . fuorché  Chia- 
venna  , n do  pedifero  di  adottali  e fucramentarj  di  prima  dalle  , e dì 
lì  lontano  , quanto  è la  diocefi  di  Como  dalla  Cittì  di  [renio  ; c dove 
appunto  nel  icS\.  da  argentina  era  giunto  inaualaàdi  Predicante  , o 
come  tifano  dite  , mini/ìro  . il  nottlfimo  apodata  Girolamo  Zancbi , pe- 
reto di  Celio  Secondo  Cnrioae  . e nato  in  Alzana  , quattro  miglia  lunga 
da  Bergamo  , effendovi  dato  fpedito  dal  Senato  A'  Argentina  agli  eretici 
Chiavennafehi  della  nazione  Italiana  per  quell’  uficio  d'Inferuo  in  «li- 
na delle  anime  . già  da  lui  fodcnuio  anche  in  Ginevra  . e in  Lione  > e 
allora  fuccedendo  ivi  all'  altro  apodata  Agofìino  M ain  ardi , intimo  e 
paefano  del  Cariane , che  fu  da  Crr/V ,*  e da  racopo  Troiaio  Catione,  t da 
Carlotta  fuoi  genitori  cattolici  . allevato  in  Moncalieri  , territorio  di 
Torino.  Il  Mainardi  vi  morì  di  anni  Di.  nella  fine  di  Luglio  del  1 f 5 1 - 
crucci  cofioro  erano  della  ria  combcicoli  di  Ginevra  , ed  1 Lione . Il 
Zancbi  (di  cui  narra  qualche  cola  il  Cardinale  Sforza  Palla ui<  ino)  fer- 
vendo nel  tjSq.  al  Grindalio  , falfo  Veicovo  di  Londra  , gli  dicecoii  : 
inleUigat,  me  non  amplila  pro/iteri  Argentina,  fed  mini  fi  rum  agereCla- 
vettna,  qua  e/l  in  foribui  Italia,  oc  propterta  Clavenna  appeUatur,  quod 
oflii  ex  Italia  in  Gcrmauìam  , tT  vici/fim  ex  Germania  in  llaliam  fu 
clavit  . Il  Zancbi  (ledo  in  dette  Lettere  parla  del  Mainardi , fuo  anre- 
ccffore  in  Chiiuenna  , c ne  parla  altresì  Giovanni  Galero  Veineik.  nella 
deferizion  della  dazia,  o paefe  de’  Grigiori i .ferina  in  lingua  Tedefca  . 
Dello  dato  infelice  poi  di  Cbiauenna  , anisnoibata  daH’erefia  di  Zaiin- 
glio  e di  Calvino  , dopo  il  Zancbi  c'informano  in  poche  parole  il  Bo- 
lero , il  Giurano  nella  Vira  di  «a n Cado  .c  il  Gabuzio  in  quella  di  rari 
pio  V.  Quivi  dunque  in  lega  col  Zcnrhr.cretiro  dannato  in  prima  claffe. 
come  il  Mainardi,  il  Porto,  e'1  Curione,  dì  nuovo  fermatoli  il  Caflel te- 
tro, fi  morì  finalmente  ancor  egli  d'anni  <s«ai  x xi.  di  Lebbra;  0 1571. 

V r v giuda 


Biuliot.Cl.  V, 


* Lat.  Cjrtart nn  . 


Touch  • fi pipai*  toc 
«"•  II.  pag.  f.  ttfi 
447- 

IJI.n  l lit.tr.  rlt.r* 
tomo  111.  pog.  63P. 

Ilb.xtn.  /« 15.177.1. 

Belai  ioni  Parte  III. 
1/i.  s. 

fila  di  [.Carlo  Ut. 
vir.  taf,  iv.  t >l 
p.ig.  414.  466. 

De  t’ita  & rtbnj  ff. 
pie  Pii  V.  Iii.1.  eop. 


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ja» 


Delia  EtOQjjBNZA 


BibiioT.  Ct.V.  B'UR*  ' calcoli  del  fuo  fedele  Idoneo  , il  quale  altresì  ei  racconta  per 
^ ’ cofa  grande  , che  fu  lodato  con  Orazione  funebre  : veramente  onor  lin- 

golate  , e,  che  fu  fatto  ancora  a Scipio  Gemili  in  Altorf  da  Michele  Pic- 
carlo ; in  Ha  fica  da  Gin-  Miccoli  Stufano  a Celio  Secondo  Curione,  ancor 
quelli  de’  Favoriti  della  Ducbeffa  Renata  , che  da  Ferrara  il  fece  paf- 
fete a Lacca  , benché  il  RoboncUo  il  facclfc  dileggiare  di  là  , e da  tutta 
l'Italia:  per  si  degna  e cattolica  azione  biafimatodal  folo  Carlo  Sitomo, 
fuo  nemico  , e fcolate  di  Francefco  Porto  j ma  il  libro  conrumcliolò  , 
dove  ciò  fece  , fu  proibito  e fuppreflo  dopo  Rampato  : e meritamente  , 
perche  il  Curione  fu  perdona  infetta,  a tal  légno,  che  co’  fuoi  Dialoghi  de 
Amplitudine  regni  Dei  , ove  introduce  a patiate  il  Mainardi , col  quale 
ft  n’eta  già  intefo  in  Pavia  , giunfc  a fcandalizzare  Gno  il  F ergerlo  , il 
quale  palsò  a denunciarlo  al  Senato  di  Bafilea  . Quivi  in  Bafilea  poi  , 
io  propoGto  di  Orazioni  , o declamazioni  funebri  ad  eretici  e apollati 
con  manifefie  impodure  , Bafilio  Giovanni  Eroldo  ne  fìcee  pur  una  ad 
Erafmo  in  occaGone  di  altra  , molto  divella  , ivi  fparfa , e fattagli  da 
Qrten/ìo  Landi . Quelle  tre  Orazioni  G veggono  tutte  Rampate  ■ Ma  la 
difgtazia  porta  * che  nilotico  non  ci  lalcia  vedere  quella  delle  lodi 
del  fuo  CaSìelvetro  , compiacendoG  con  gran  libertà  di  cofeienza  di 
JHft.  lii.  Il-  A.  D.  parlar  dolcemente  della  Tua  morte  , come  fece  il  Tuano  di  quella  di 
***$•  Lutero  ; e di  darci  ancora  il  fuo  cpitaGo  , in  cui  lì  dice  , che  il  Calìel- 

vetro  I >sproborum  [jrvitiam  fugit , e che  in  LIBERO  folo  L I a FU 
morieut , libere  quiescit  . L’autore  di  sì  bello  epitaGo,  contra  lo  Gilè 
ordinario  , in  pregiudicio  della  verità  i Gotica  volle  occultatG  in  quefìe 
lettere  iniziali , non  difeifrate  dal  Panegirica  , F.  M.  M.  Ma  può  ede- 
re , che  un  giorno  rimangano  difeifrate  - A chi  ledè  non  ha  gran  tempo, 
che  per  la  nuova  e forte  ragione  di  un  improvifo  fui  ejfere  , non  è di 
Fede  , che  l'crcGarca  Lutero  G Ga  dannato  , potendo  effere,  che  fiati  pen- 
tito, quantunque  abbandonato  dalla  divina  grazia,  ineflo  in  balia  dei  de- 
monio, e morto  imbriaco  dopo  cena,  non  darà  gran  maraviglia  11  tenore 
di  qucGo  epitaGo . Al  rimanente  quefìe  Opere  critiche  , le  quali  hanno  la 
difgrazia  di  elfer  molto  vetbofe  e piene  di  confuGonc  e difotdine  , man- 
cando  alla  Vira,  e a tutto  il  libro-  il  lucidut  orde,  e principalmente  poi  la 
verità  e l'oneGà  ; e mettendoli  prima  quelle  cofe  , che  andrebbono  do- 
po , e in  un  luogo  quelle  , che  vanno  in  un  altro  , furono  Rampare  in 
Milano  dall’  Argelati  con  approvazione  e licenza  , appoggiata  alla  fede 
del  Signor  Saffi , dottore,  e Prete  ancor  egli  della  Congtcgazione  Am- 
brogiana  degli  Oblati  : e nella  fua  approvazione,  per  lomma  inavver- 
tenza , come  fuppongo  , G dice  , che  il  libro  contiene  confona  omnino 
cattolica  fide! , Però  bifogna  , che  poi  G venilfe  a conofcere  , ciò  non 
fulGGere  , e come  il  libro  era  indegno  di  eifere  Rampato  in  Milano  , 
città  cattolica  , perchè  G mutò  il  frontifpizio  ; e in  vece  della  data  di 
Milano  , G mife  quella  di  Berna  . Ma  perchè  qui  non  G Rampano  ope- 
re , confona  cmnino  catbolica  fidei  , benché  11  libro  non  folfe  degno  per 
altro  di  comparire  in  fembianza  di  efl'ere  Rampato  altrove  , che  in  Ber- 
na , o in  altra  fomigliante  città  non  cattolica , G pensò  di  mutare  anche 
quefto  fecondo  frontifpizio  , e di  mettervi  il  terzo  , ugualmente  falfo  , 
con  la  data  di  Lione  del  1717-  predò  Pietro  Fofpent , liampator  di  Brtt- 
. fella  , e non  di  Lione  . Ma  tanto  in  qualche  elemplare  con  gran  torto 

del  Signor  Saffi  vi  riuufe  in  fine  dei  libro  la  fua  approvazione  , nella 
. ■'  ‘ quale 


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t Italiana  ’ 

<5aale  fi  ”d*  »«j»e  '*  buon  Sacerdote  fu  grandemente  Ingannato  nel  bel 
principio  In  lafciarla  correre  col  fuo  nome  per  favorire  chi  da  lui  cer- 
to in  materia  >ì  delicata  e importante  non  meritava  qneft'  onore  con 
unto  difpendio  della  verità  cattolica,  e non  dico  già  in  poche  parole,  o 
righe  , difavvedutamente  mal  dette  , o non  oflervate  ; ma  in  tutta  il 
coltello  della  Vita,  lunga  e verbofa,  a fema  verecondia  e alcun  tiface- 
lo dirtefa  : eofa  di  peflìmo  efempio  , per  quanto  a me  pare  , e inudita 
fra  noi  Cattolici  Italiani , uno  de*  quali  io  fono  per  grazia  di  Dio  . 
.Dopo  c dirli  maneggiata  ogni  forte  di  ludibtj  e fotifmi  per  falcare  il  Ca- 
fl'lvttT'  con  la  bell'  arte  delle  lolite  figurette  , fi  palla  a un  imptovi- 
!ata  * ed  c quella  : io  non  fon  fu,  per  difendere  , ofcotpare  il  Caftelvetro, 
f*r foche  egualmente  ignoro  da  un  canto  le  accufe  , e i lor  fondamenti  , e 
dall  altro  le  gmftificaxjon,  e ragioni  .favorevoli  a queflo  mio  infine  con- 
cittadino . Non  e qui  per  difendere  , o [colture  il  Caftelvetro  , e non  ha 
fatto  altro  , che  tentar  di  difenderlo  e fcolparlo  per  ogni  verfo  , calun- 
mando  chi  mai  non  dove*  . Indi  con  nuove  improvifate  ancora  di  rene* 
,*  fi"1'1'  P«ro  alle  N°**'  chimiche  di  un  libro  Tedefeo  , mentova- 
to dal  Leibnino  , f»lta  ai  criminalilU  , follencndo  , che  il  timore  e 
lì  tuia  non  fono  f curi fegni di  caufa  cattiva,  ma  d'innocente  e di  retta 
oojciencu  ; onde  ne  cava , che  il  fuo  Caftelvetro  non  fii  eretico  , benché 
[comunicato  e condannato  per  tale  ne'  fuoi  proprj  libri , pieni  delle  eli 
«citate  erede  . E quello  non  e difendere  il  Cajielvetro  , come  fa  da  per 
tutto  . Se  la  piglia  ancora  con  la  tavola  dell'  Uìoria  del  Cardinal  Palla- 
vicino,  dove,  come  fi  dille,  egli  è chiamato  apoftata  dalla  cattolica  reli- 
gione, quali  non  folli  ciò  vero  : e recitando  un  paffo  dei  Cardinale  , fi 
compiace  d.  portarlo  mutilato  . tracciando  le  Tegnenti  parole  : efen- 
tendofi  nretto  dalle  interrogar.,, nt  , e piu  anca  dalla  teflimoniamea  di 
un  empio  Uro  d,  Melatone,  da  [e  volgari  ruoto  [ fatto  nome  di  Filippo 
] f /“°  carattere  di  ftile,  che  non  può  e fere  conte af- 

fatto  , per  ifmama  d,  timore  , prefe  la  fuga  . Il  Calìelveiro  adunque,  che 

^Tfnr^Tfi  emp'°  !'ÌroJel  Zelantone  , non  era  eretico,  mTìnnocen- 
•e  a forza  d.  figurette  infulfe  ? Dice  di  più  , che  egli  volgariztò  il  Te- 
/lamento  nuovo , e «he  ne  refìa  copia  in  mano  di  un  amico  : e quella  pure 

^“nonfa  bC  h T*  1 2 <5U'.1  tCmP°  Sl:  «IH*-»'  l'oUani  dUio- 

7uovo-  . „ ra"°  1 tr.°  ’•  che  ’0lg.lr,“a"  !n  ftvor  loro  il  Tcilamcnt, 
vìccoii  tuirn^  nH>  te  tutte  P«  m:,gg'or  comodo  in  forma 

~^  d^?«duÌÌ^-  P[°Lb'te'  <’UlC  mtte  ™ hione,  e fenza 

IfiflTd.lL  n«,.iX‘;  fi,teb,b.e  g”"  fatt0  * Che  llcunl  d!  <1-'°'  «- 

* di  AnvZa ^Lrri^W#”-  C'  " C>3  *«  trucioli  con  la  da- 

«an  namr « ri  M I ^ v ^ fe"“  daU  ' e *,Me  e°'  n°™  dello 

ftampatotc  Guglielmo  RoviUio  , e tutte  con  erede  nel  cello  voigarizza- 

to  . Queflo  può  ballarci  per  ora  di  avere  olivato  nelU  Vitìdeì^a- 

fhr  dTmJJa-C'°  '®'nPrcndcr>d°fi  chiaramente  la  poca  infoto.azione  , 
^di  quella  importante  materia  ebbero  Sertorio  Quat, romani  , e Tom- 

Zt^ÉZerZ  avendo  incontrare  nelle  no, e al  Pe- 

trarca  dell  erefie,  no  fcnlfe  ail’Arcivcfcovo  di  Cofenza,  qualificandole 
«ol  nome  troppo  lifeio  di  errori,  e inclinando  a fofpewr?,  «£  vi M- 

‘ ^ZrT^oZT'7  "ZZA  P"  !l  1!bro  C'o  Ì 

autti  AW'}v',n>  e deWeref' * « covano  in 

10  Jlbtl  J **  , dii  fratello  , e dal  nipote  llampatl  -,  onde 

V*v  a 3». 


UiiLtor.Ct.^ 


Opere  critiche  fag. 

Il*  43*  44147" 


Tomo  II.  lìhro  XX. 
tip.  X.  pag,  6^6- 


Lettere  ìli. T.  pag.q. 
Giornale  de"  I,  rin- 
cori d'itaha  uni, 

t*b  »P5* 


1 


\ 


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Bibliot.  Ci. 
Littore  pag,  pj. 


524  Della  Eloquenza 

i ribaldi  non  bifogna  cercargli  fuori  di  loro . Lo  Stigliami  poi , mele» 
più  femplice  , c male  informato  , e ignaro  di  tutte  le  cofe  accennate  t 
credette  per  mancanza  di  giudicio  e di  cognizione  , di  ben  ripararli 
dalle  Satire  del  Marini  raflomigliando  con  gran  cecità  (è  mede  fimo  al 
Cafttlvttro  1 dUàvvedutainentc  c falfamente  da  lui  troppo  tardi  fuppoQo 
per  quel , chc’non  fu  . 

- — 11  Petrarca , riveduto  e corretto  . In  Venezia.  per 
Fabio  e Agofìino  Zoppivi  1583.  iti  12° 

E con  nuove  fpofìzioni . In  Venezia  per  Giorgio 
Angeli  tri  158  6.  in  i 20 

•—  Le  Rime  di  M.  Francefco  Petrarca,  eftratte  da  un 
luo  originale  [ per  Federigo  Ubaldini  ] 11  Trattato 
delle  virtù  morali  di  Roberto  Re  di  Gerufalemme  [ o 
di  GraziuoJo  Bambagiuoli  Bolognefe *3  Il  Teforetto 
di  Brunetto  Latini  con  quattro  Canzoni  di  Bindo  Bo- 
llichi da  Siena  . Iti  Roma  nella  Stamperia  del  Grigliavi 
1542.  in  foglio. 

Ora  dopo  I Cementatori  feguono  a parte  altri  ffofitori  del  Petrarca  in  cefo 
particolari  « 

C A P O . I 1 

Scrittori  intorno  al  Canzonier  del  Petrarca , 


LUoghi  difficili  del  Petrarca , dichiarati  da  Giamba- 
tifta  Cadigliene . In  Venezia  per  Gio , Antonio 
Niccolini  ly 32.  in  8° 

Annotazioni  breviffimefopra  le  Rime  di  M.F.  Petrarca, 
le  quali  contengono  molte  cofe  apropofito  di  ragion 
civile  ► In  Padova  per  Lorenzo  PaJ quale  1 $66,  in  40 

Nella  faccia  feconda  il  monogramma  in  una  mano  vuol  dire  , Marco 
Mantova  j autore  del  libro  , il  quale  riftampandofi  con  qualche  ripu- 
litura j non  farebbe  da  deprezzarli  • 

Lezione  vii.  di  Pietro  Orfìlago  fopra  il  Sonetto  del 
• Petrarca  : Pajfa  la  nave , ili  Firenze  1547.  in  8°  feti  za 
flampatore , 

Vi  faranno  ancora  le  altre  fei  precedenti  Lezioni  • Di  lui  parla  il  Signor 
Canonico  Salvini  ne’  fuoi  Fafti  • 

I **  ■ * 

Lezione  di  Frofino  Lapini  fopra  un  Sonetto  del  Petrar- 
ca . In  Firenze  per  Lorenzo  Tauizzi  1547.  in  40 

Le* 


Italiana  £25  

Tc 

LeSd  daùcioOradini  [Copra  due  Sonetti  del  Pe- 
trarca! lu  Firenze  pel  T orrentinoi  $ jo.  m » 

Giovanni  Cervoni  da  Colle  Copra  il  Sonetto  del  Petraj" 
ca-  Simor  fortuna.  In  Firenze  pel  Terremmo  1 j y o.  /»  8 
Lezioni  v.  di  Lelio  Bonfi  [ Copra  alcuni  Sonetti  del  Pe- 
trarca con  altre  coCe  ] In  Firenze  per  li  Giunti  15*°. 

DifcorCo  di  Pier  CaponCacchi  Pantane»  Aretino  intor- 
no alU  Canzone  del  Petrarca  '.Vergine  bella . In 

renze  Ber  Gioreio  Marefcotti  is6j.m  ^ 

Lezioni  v.  del  Cavalier  Lionardo  Salvia»,  della  Speran- 
7i  della  Felicità , e di  altre  materie,  Copra  il  Sonetto 
del  Petrarca:  Poiché  voi  ed  io  più  volte.  In  Firenze 

preffo  i Giunti  1 J 7 J 4°  . . , 

Lezione  di  Giovanni  Talentoni  daFivizano  , lettor d 
medicina  nello  ftudio  di  PiCa  . Copra  il  Pr"icipi^- 
Canzonier  del  Petrarca . In  Firenze  preffo  » Giunto 

ECnofizione*  dì  Baciano  Erizzo  nelle  tre  Canzoni  di 
FranceCco  Petrarca , chiamate  le  Tre  Corelle , manda- 
ta in  luce  da  Lodovico  Dolce.  In  Venezia  per  An- 
àrea  1562*  ///40 

Quello  Gentiluomo  Veneziano  fu  gran  lume  della  Pria»* i*jP«  > 

allora  giunta  al  foromo  per  la  merce  fua le  di  Ccfatea 

fondatamente  iftiuitt  L veterani  tnaeftr.  . Nella  Biblioteca  Celare. 

vi  fono  di  rari  codici  Greci  . gii  flati  di  fila  ragione  . 

ECpofizione  di  Angelo  Lottini  intorno  alla 

Petrarca:  Vergine  beltà.  Ili  Venezia  per  Francejio 

Franceschi  i c or . in 4.*  . 

Nuova  Cpofizione  del  Sonetto  del  Petrarca,  che  comin- 
cia : In  nobìl  fangne , Copra  la  vera  nobiltà  di  Madonna 
Laura , per  Simon  della  Barba . In  Firenze  1 5 J4-  8 

DTcorf/Sa  G randezza  e felice  Fortuna  di  M.  Laura , 
di  FranceCco  Vieri . In  Firenze  per  Giorgio  Marefcott 

Lc- 


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hmior.  Cl.V. 


525  t)  E L L A EtOQjTfNZA 

— < Lezione  [ fopra  un  Sonetto  del  Petrarca  ] dove  fi 
ragiona  delle  idee  e delle  bellezze . In  Firenze  pel  Ma - 
refcotti  \$%i.in  8° 

Lettura  di  Bartolomeo  Arnigio  fopra  un  Sonetto  del 
Petrarca  . In  Brefcia  1 $6 $.  in  8°  fenza fiampatore . 
Difcorfo  di  Ubaldo  de  Domo  fopra  la  Canzone  xxn. 

del  Petrarca  . In  ‘Perugia  per  Vincenzo  Colombari 
' 1^04.  in  40 

«Ragionamento  di  Antonmaria  Amadi  fopra  il  Sonetto 
del  Petrarca  : Quel  che  infinita  , tratto  dal  fuo  Convi- 
vio fopra  il  Can/onier  del  Petrarca[e  dedicato  a Emi- 

• lia  forella  dlrene  di  Spilimbergo]  In  Padova  pet • Gra - 
ziofo  Percacino  1 $6o.  in  40 

Lezioni  dell’Eftatico  Infenfato  [ Filippo  Mafini , fopra 
alcuni  Sonetti  del  Petrarca  e del  Guidiccioni  ] In  Pe - 

• ragia  prejfo  Pierjacopo  P e tracci  1 5 8 8 . in  40 

J1  Mafini  3 che  qui  difende  il  Petrarca  dalle  oppofizioni  del  Caflelvetro 
nella  Poetica , avrebbe  fatto  aliai  meglio  in  difenderlo  da  tanti  altri  fa- 
fifmi  3 impugnando  a benefìcio  dell’  incauta  gioventù  l’etcfle  3 a bello 
Audio  fcminate  dal  Caflelvetro  nelle  fue  maliziofe  Annotazioni  al  Pe- 
trarca. Ma  la  difgrazia  fi  è,che  ì libri  pervcrfi  e dannati  fi  rimettono  in 
campo  a villa  di  tutti , e fi  propongono  e ammirano  fenza  fcrupolo  an- 
i che  da  chi  più  degli  altri  dovrebbe  avergli  in  orrore  , e per  Tana  cautela 
del  profiìmo  additarne  il  veleno  mortifero  3 mi  coperto  . In  materia 
>poi  di  maligni  e tcncbrofi  fofifmi  , che  è il  forte 'del  Caflelvetro  } bifo* 
gna  vedere  3 oltre  al  Buon  amici  , come  ne  parlano  Girolamo  Fracbetta 
nel  Dialogo  del  Furor  poetico  , il  Niflelì  nel  Proglnnalmo  xxxi.  del 
volume  v.  e il  Riccobono  fulla  Poetica  d’Ariflotelc  . 

j Partbenodoxa,  ovvero  efpofizione  della  Canzone  del  Pe- 
trarca alla  Vergine,  madre  di  Dio,  per  Celfo  Citta- 
dini . Jn  Siena  per  Salvefiro  Marchetti  1504.  in  4 0 
Lezione  di  Lodovico  Gandino  fopra  un  dubbio , come 
il  Petrarca  non  lodaflè  Laura  efprefiamentc  dal  nafo . 
; In  yenezia  al  fegno  della  pace  1581.  in  8° 

Difcorfo  di  Gabriello  Chiabrera  fopra  un  Sonetto  del 
Petrarca.  In  Aleffandria  per  Giovanni  Soto  1616.  in  40 
Lezioni  il.  di  Anfaldo  Ceba  fopra  due  Sonetti  del  Pe- 
trarca. Stanno  tra^uoi  Efercizj  accademici.  In  Ge- 
nova per  Giuseppe  Pavoni  162 1 . in  40 
Lettura  di  Francefco  Patrizi  fopra  il  Sonetto  del  Petrar- 


"l  Ita  IlANA  - - *7  327; 

ca:  La  gola  e il  forino . Sfa  nella  fua  Città  felice . In 
Venezia  per  Giovanni  Grifo  i ss  3.  in  8° 

Lezioni  il.  di  Giovanni  Bonifacio  (opra  due  Sonetti  del 
Petrarca  . In  Rovigo  per  Daniello  Bijfuccio  1624. 1623. 
in  40 

Lezione  di  Annibaie  Rinucrini  fopra  un  Sonetto  del 
Petrarca . Sta  con  le  iv.  fue  Lezioni  fopra  Dante . 
Lezioni  ix.  di  Benedetto  Varchi  fopra  un  Sonetto , e le 
tre  Canzoni  degli  occhi , del  Petrarca  t Stanno  con  le 
fue  Lezioni  pag.3 1 8, 4; 8. 

Lezione  di  Ottavio  Maguanini  fopra  un  Sonetto  del  Pe- 
trarca . Sta  con  le  fue  Lezioni  accademiche  pag.  12* 
In  Ferrara  per  FranceJ'co  Sazio  1639. ,H  4° 

Lezione  di  Egidio  Menagio  fopra  il  Sonetto  vit.  del  Pe- 
trarca . Sta  con  la  fua  Iftoria  latina  delle  Donne  filo- 
fofe  . In  Lione  per  Pslniffone  1690.  in  120 
Annotazioni  del  Muzio  fopra  il  Petrarca . Stanno  nelle 
fue  Battaglie  pag.  120. 


Dì  altri  IpoGrori  del  Petrarca  3 come  del  Getti  .Gc  già  parlato  t e fi  par* 
lane  del  Signor  Canonico  Salvini  • Ma  lì  corre  facilmente  a la» 

cerare  lenza  proposto  gli  uomini  grandi  » e fi  dice  male  del  Muzio 
fenza  riilcetcre  alrifpccto,  che  gli  fi  dee  » come  ad  una  delle  magm 
giovi  glori t d' Italia  j anche  a giudi  ciò  di  Carlo  Dati  , di  Andrea  Ca- 
v ale  ansi  , e di  Lorenzo  Fauci  atubi  , gran  letterati  Fiorentini  prclFo  II 
Lincia  nella  Biblioteca  volante . Tutta  la  cicca  pa  filone  contro  di  |ui , 
sì  benemerito  per  ogni  ver fo  dell*  Italiana  eloquenza  non  meno  .,  che 
della  Religione  cattolica  , nafee  dalle  Tue  Battaglie , nelle  quali  pag.iff  • 
ci  fono  I due  libri  in  difefa  dell * Italica  lingua  da  lui  farci  per  cfercp» 
aio  in  occafione  , che  il  Tuo  cariflìmo  c ftimatilfimo  amico  Romolo 
Amafeo  in  tempo  della  coronazione  di  Carlo  V.  recitò  pubblica* 
niente  in  Bologna  le  due  fantofe  Oraziani  latine , intitolate  Scuole 
in  difefa  della  lingua  ialina  contri  la  noftra  volgare  , che  era  a quel 
tempo  in  grandimmo  corfo  • Ma  ficcome  a oiiino  mai  cadde  in  pen- 
fiero  di  malignare  contri  il  noftro  Amafeo  per  quelle  due  Scuole , che 
fono  Campate  j così  ora  reggali  un  poco , le  alcuoo , ftnza  nemeno 
fapcr  l’occalioncj  che  prefi:  Il  Mutuo  di  fare  i detti  due  libri , ebbe 
mai  ragione  di  pigliaiicla  contro  di  lui  per  l’afl’unto  di  rifpondere 
alle  accennate  due  Scuole  > dove  non  volle  nominare  l’amico  , da  lui 
onorato  nella  Poetica  Io  vita.,  e con  un  Egloga  in  morte.  Nelle  Battaglie 
protetta  fino  con  giuramento , e con  chiamar  Dio  in  tcfHmonio,#  filmare 
e riverir  Fiorenza  9 qua’  membro  nolilijjtmo  al  gloriofo  corpo  d.' Dalia  , 
dalla  quale  fi  moflrai  o alcuni  de  fiderò jì  di  tenerla  feltrata  j di  uon 
aver  nemico  animo  3 nè  C igiene  di  averlo  contro  a quella  citli  , da  $« 
onorata  c ammirata , e che  perciò  in  quella  imroduilc  il  fiuo  Dialogo 


Stantia  f,  ptg.fo. 


Cap*  it*  pag.  M,  t. 


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Bmior.  Ci. 


538  Della  Elo^uimia 

“ di  NoUltd . E pure  di  Pati»  Miai,  di  Filippo  Poltri,  e di  lift’  C noie 
lenii  decoro  , e 1 forza  di  contumelie  lutto  il  conuirio  i 

Confiderazioni  fopra  le  Rime  del  Petrarca , di  Aleflàn* 
dro  Talloni  col  confronto  de’ luoghi  de’ Poeti  anti- 
chi di  varie  lingue , aggiuntavi  nel  fine  una  feelta  del- 
le annotazioni  del  Muzio,  riftrette,  e parte  eliminate . 
In  Moderna  per  Giulia n CaJJiani  1609.  in  8° 

Rifpofte  di  Giofeffè  degli  Aromatari  alle  Confiderazioni 
di  Aledandro  Talloni  fopra  le  Rime  del  Petrarca . In 
Padova  per  Orlando  Jadra  1611.  in  8° 

f Aromatari  da  Affili  , giovane  di  n<  anni  fludlando  in  Padova  Ftlo- 
fofia  fono  il  Cremenino  , léce  quelli  rifpofla  al  Talloni , che  era  in  età 
di  X Li  I.  anni , difendendo  folaineuc  i dirti  primi  Stariti  : t il  Talloni 
tifpofe  fubito  col  Tegnente  libro  : 

Avvertimenti  di  Crefcenzio  Pepe  a Giofeffò  degli  Aro- 
matari intorno  alle  Rifpofte , date  da  lui  alleConlìde- 
razioni  di  Alefi'andro  Tafl’oni  fopra  le  Rime  del  Pe- 
trarca. In  Modona  per  Giulia»  Cajftani  1611  . in  8° 

Dialoghi  di  Falcidio  Melampodio  [Giufeppe degli  Aro- 

• matarj]  in  rifpofta  agli  Avvertimenti,  dati  fotto  nome 
di  Crefcenzio  Pepe  a Giofeffe  degli  Aromatari  intorno 
alle  rifpofte , fatte  da  lui  alle  Confiderazioni  del  Si- 
gnor Alefi'andro  Tafiòni  fopra  le  Rime  del  Petrarca . 
lu  y cucita  per  Evangelica  D tue  bino  1613.  in  8° 

Anht  qui  I tre  Copi  del  Configli,  di  X.  con  gran  cinteli  In  virtù  di  fe- 
de , avuti  dii  Riformatori  dello  Studio  di  Padova  per  relazione  de’ 
due  , a ciò  deputati  , cioè  del  Padre  Inquieterò  , c del  Segretario  del 
Senato,  eoa  giuramento,  che  nel  libro  non  lì  trova  cofa  centra  te  leggi , 
« ebe  è degne  di  pampa  ( i quali  due  deputati  per  maggior  lìcurtzza 
dovettero  elltrlì  valuti  di  altri  revifori  ) concedono  la  licenza  della 
tmpteffiooe  . 

La  Tenda  roda , rifpofta  dì  Girolamo  Nomifenti  ai  Dia- 
loghi di  Falcidio  Melampodio  . Igncm  gladio  nc  Co- 
diai . la  Pianoforti  in  Modona  ] 16 1 3.  in  8° 

Ci  è un  tungo  errata  nei  line  , che  nella  riftampa  , fattane  con  la  mcdeG- 
«ni  data  in  Penetra  tici  1701.  f < levato  via , ma  con  agg-uogere  nuovi 
errori  nel  libro,  ove  (i  vede  in  più  luoghi , che  il  l afoni  , il  quale 
per.maggior  deprezzo,  fotto  nomcjdel  fuo  fervidore  da  Pienta,  tome  il 
Gusrini  Catto  quella  dà  Serafino  Celate  da  taa  Sellino  , qui  inuma  , 

anzi 


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• Italiana  jfip 

«ari  muove  U gutrtt  all'awerfatio  con  lo  fpiegire  11  tenda, o bandiera  _ r v 

fo^i,  facendone  principale  aurore  il  Cremi- itine,  e non  altramenie  l'yfr*-  “*  *“®T‘ *' 
rnatar j,  e fpeflb  alludendo  al  gran  nafo, di  cui  era  flranamenic fornito, 

« alla  Tua  dottrina  pagana  intorno  all'  immortaliti  deU’anima  , la  quale 
fotto  l'indegno  preteso  di  fpiegire  [da  interprete  Gentile,  e non  certo 
Criftiano  ] il  puro  redo  di  Arinotele  , egli  eri  disamato  di  efpocre 
con  Comma  ignominia  nelle  Tue  pubbliche  e private  lezioni  . Benché 
11  Tajfoni  dica  di  efter  da  Modena  , non  vuol  però  Cernirli  dir  Modo- 
refe  , per  non  effer  creduto  da  Modino  in  Morca  . Nell'  errala  appiè 
delle  Lettere  volgari  del  Bembo  , ftampate  in  Roma  dai  fratelli  Doriti  , gag.  fu 
fi  corregge  Modena  in  Modena  . In  un  codice  antico  del  Martirologio 
accrefciuto  di  Seda  , parlandoli  di  tanGimignano  ai  X X XI.  di  Gen- 
najo  , fi  legge  Molina  per  Mulina  ; donde  poi  nacque  il  volgare  Mode- 
na , e Modino  , tuttavia  ufato  in  qualche  parte  d’Italia  . 11  Ta/foni , di 
natura  motteggevole  , li  fa  beffe  dell'  /tremolar]  per  eflerfi  chiamato 
alla  Marchigiana  , Giofeffe  , e non  Giufeppe  , o Giofeffo^ , e per  aver  fa- 
vorito il  Cremonino  del  titolo  di  Principe  de’  Filofofi  ; i cui  libri  pero  , 
in  tal  materia  Rampati  , oggi  a gran  pena  fon  noti  ai  librai  più  famofi  , 
perchè  non  fe  gli  fentono  mai  dimandare  . Deride  la  Pafìerale  del  Cre- 
monino, rifponde  alla  uccia,  data  a rè  di  plagiario  degli  fcritti  a penna 
del  Caftelvetro  , e fi  prende  giuoco  AeW Anticrufca  del  Beni  , chiaman- 
do talvolta  in  plurale  i Tuoi  Acrverfar^ , quali  piè  d’uno,  ma  per  di- 
fprezzo  : e poi  concludendo  di  aver  gittati  due  me  fi  in  rifpondere  a uro 
[al  Cremonino]  cbt  partiva  per  Jngbilterra  a concordar  Calvino  con 
Aleffandro  dfrodifeo  , foftenitore  della  perverfa  opinione  del  fuo  inae- 
flro  Arinotele  . Il  Pignoria  pure  in  qualche  Tua  lettera  al  Galileo  ferivi 
fenza  (lima  del  Cremonino  , e AeW  Anticrufca  del  Beni . Ora  patteremo 
ad  altri  Cannonieri  , meno  antichi  di  quelli , che_abbiamo  di  lopra  an- 
so venti.. 


C A P O . Ili 
Canzonieri  moderni . 

LA  Beliamano , libro  di  NI.  Giulio  de’  Conti  Senato- 
re [ Romano  , con  rime  antiche «el  fine]  riftorato 
per  M.  Jacopo  CorbineHi  Gentiluomo  Fiorentino  . In 
•Parigi  per  Mumerto  PatiJJbu , regio  Jlampatore  ìs&i- 
in  ia° 

La  prefente  edizione  G preferlfce  alle  fatte  prima  e dopo  5 -ticll*  ultimi 
delle  quali  di  Firenze  del  1715.  per  opera  del  Salvini , mancano  phl 
cole  di  quella  di  Parigi . Il  Conti , morto  iti  Rimini  alla  metà  del  feco-  v**  ^rllo  Velgao 
lo  xv.  fu  quivi  repellilo  «on  epitelio  nella  Cliicfa  di  ran  franccfco . jj, 

Sonetti  e capitoli.di  Miflere  Antonio  Tebaldeo  . In  Mo- 
dena per  M.  Dominilo  Rooociolo  j joo.  a'  di  vu.disJpri- 

Xxx  lo. 


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Dibliot.  Cl.  V* 


Dr  rotti j IA,u 

10.J5». 


Lettere  rema  r.  ptti 
Mf«  eJ/V.  H[.  eie/ 
MJf* 


'5^0  DeLI’A  ELO’Qj/EkzA 

/o , imperante  Ercule  Duca  di  Ferrara , Modèlli,  f Fez«> 
[cioè  ^ejjgio  ] in  4° 

A quella  data  corrifpondono  altre  , non  invano  piima  d'ora  da  me  riferi- 
te . Bifognerebbe  , clic  11  libro  , dedicato  da  Jacopo  Tebaldi  cugino 
dcll’autotc  al  Marcbe[e  di  Mantova  » folle  con  altri  del  T ebaldeo  ripu- 
lito da  perfona  » Umile  al  Carbinoli , o al  liti  > poiché  Lilio  Giraldì 
snella  > cfl'etlì  lui  doluto,  che  quelli  componimenti  , per  colpa  del  cu- 
gino tollero  ufeiti  parano  cafìigata  , avendogli  eflb  compolli  adolefcent. 
tr  pene  puer  , juvenili  quodam  calore  : e dice  ancora  , che  le  poche  la- 
tine fanno  chiaro  il  Tebaldeo  apud  dolici , e le  volgari  apodi ndoUot . 

Rime  di  M.  Pietro  Bembo . In  Venezia  per  li  fratelli  da 
Sabio  1 530.  »«4°  edizione  1. 

— — E ivi  1 yjy.  in  40  ediz.  ìl.feguitata  da  quefte  altre  - 

Ivi  per  ósfndrta  Valv affare  1 544.  in  8° 

1 £ ivi  per  Gualtero  Scotto  1 J44.  in  8° 

, E ivi  per  Corniti  da  Trino  1 J44.  in  8“ 

. E ivi  per  Bartolommeo  detto  l'Lmperadore  1 S^j.in  &*■ 

- — E ivi  per  Francefco  Bindoni  1 J48.  in  8° 

- . —,  £ ivi  per  Corniti  da  Trino  x 548.  in  8° 

. Delle  Rime  di  M.  Pietro  Bembo  fmpreflione  til- 
In  doma  per  Valerio  e Luigi  Dorici  1*48.  tri  40 
Precede  il  Breve  di  Paolo  III.  ferino  da  BlolTìo  Palladio»,  eletto  Vefeo- 
vo  di  Foligno  » all’  elccutor  tcflaincntatio  Carlo  Cualteruxa.i  da  Fano 
per  la  privativa  della  (lampa  di  quella  c di  altre  opere  volgari  , latine 
e Greche  del  Bembo  » dum  modo  vel  aitila  , vel  reformata , aut  in  me- 
lili/ redalia  fiat  » a tenore  dell'  ultimandomi  del  Cardinale  . / innibai 
Caro  dedica  il  libro  al  Cardinal  Farnefe  , Vicecancclliere  , dal  fuo  pa- 
latelo dì  tan  Giorgio  , che  è quello  della  Cancelleria  a campo  di  Fiore  , 
annetto  a san  Lotenzo  In  Damafo,  e cosi  detto  dal  Cardinal  Sangiorgio 
Raffaello  Riario  , che  dopo  il  Cardinal  Lodovico  Mex-xarota  lo  rifab- 
bricò > avendo  vinti  al  giuoco  Oormila  feudi  a Ftanccfchetto  Cibo  , ul 
dite  dell’ Aretino  . Conformi  a quella  edizione  ili.  delle  Rime  del 
Bembo  , fono  le  leguenti  * 

Ivi  preffo  il  Giolito  1 148.  in  1 1° 

- ■■  Ivi  per  Corniti  da  Trino  1 y 14.  in  8° 

. Ivi  pel  Giolito  IJJ7-  iy  j8./«  n° 

. — — Ivi  per  F rance fcó Sau favino  1561.  iti  n° 

* Ivi  per  Giambatifta  Bonfadino  1 $99.  in  1 2* 

Rime  di  Lodovico  Ariofto  ► In  Venezia  pei  Sanfovino- 
1 y 6 1.  iu  8° 

— ■ — » E rivide  da  Tommafo  Porcacchi . Iu  Vtitcgùu* 

- preffo  il  Giolito  1 y 70.  iu  ix° 

/ . Ri- 


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Italiana 

Rime  di  tre  Poeti  illuftri , Bembo , Cafa , e Guidiccioni  — r— • 

[infieme  con  quelle  di  Buonaccorfo  da  Montemagno]  4llB,,,OT* 

In  Venezia  per  Francesco  Tortonari  156-],  in  12° 

Rime  e profe  £ non  tutte]  di  Monfignor  Giovanni  della 
Cafa . In  Venezia  per  Niccolò  Bevilacqua  1554. tn  4° 

— Rifcontrate  con  gli  originali  £ e con  l’indice  al 
Galateo  ] In  Firenze  per  Filippo  Giunti  1 j$8.  in  8° 

Con  le  annotazioni  £0  radunanza  di  luoghi.fimili] 

di  Egidio  Menagio  £ fopra  le  rime  ] In  Parigi  per 
Tommafo  Ioli  nel  palazzo  alla  palma  e allo  feudo  d’ Olan- 
da 1667,  tu 

Con  V Orazione  , Tion  prima  flampata  , per  muovere  ! Veneziani  a còlle- 
garfi  col  Papa,  col  Re  di  Francia,  e con  gli  Svizzeri  coatta  l'Itnperador 
Carlo  V. 

Le  Rime  [ folamente  ] fpofte  da  Sertorio  Quat- 

tromani  . In  Napoli  per  Lazero  Scoriggio  1616.  in  40 

* Spofte  £ Sonetti  xxi.  folamente  ] per  Marcaurelio 

Severino , fecondo  l’idee  di  Ermogene-,  con  la  giunta 
del  Jefpofizioni  di  Sertorio  Quattromani , e di  Grego- 

. rio  Caloprefe  . In  Napoli  preffo  il  Bulifone.1694..  inq* 

— Tutte  le  opere  latine  e volgari.  In  Firenze  per 
GiuJ’eppe  Marmi  1 707.  tomi  11 1.  voi.  1.  in  40  piccolo . 

Autore  di  quella  edizione  fu  il  Signore  Abate  'Giambatì/ia  Cafoni  , il  qua- 
le per  eflerlì  rimetto  con  buona  fede  ai  compofltori  della  flampa  , -a. 
quelli,  e non  a lui  dee  attribuirli  Pellet  ella  riufeita  {proporzionata  * 
maldilpoda  , e con  notabili  negligenze  • 

Rime  e Profe  di  Orazio  Marta.  In  Napoli  per  Lazero 
Scoriggio  i6i6.inq° 

Rime  di  Giangiorgio  Trillino . In  Vicenza  per  Tolomeo 
Gianicolo  i y 29.  in  4 0 

Rime  di  Bernardo  Tallo  £ libri  v.]  In  Viuegia  prejfoiì 
Giolito  1 j 60.  in  i2° 

Le  Opere  di  Lodovico  Martelli  • In  Firenze  per  Bernar- 
do Giunti  1548.  tn  8° 

Le  Fiamme  .di  GiambatiftaGiraldi  Cintio  . In  Vinegia 
pel  Giolito- 1548.  in  8°  . • 

Rime  di  Giuliano  Gofelini . In  Venezia  per  Francéfco 
Francefcbii  j 8 8.  v>;  8°  edtz.v. 

JCxx'i  Podìe 

« 


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Delia  Eìo^enza 

Bj»ljot.Cì.v.  Poetie  volgari  di  Lorenzo  de’  Medici  col  fu»  Coment© 
[ fopra  alcuni  de*  Sonetti  ] In  Vinegia  prejfo  Aldo 
* i yj4.  in  8° 

jLe  Opere  Tofcane  di  Luigi  Alamanni  [ cbe  in  tutte 
loda  il  Re  Francefco  I.  gran  fautor  delle  lettere  ] In 
Lione  per  Bajlian  Grifo  1 sjj.  in  8° 

Rime  di  Jacopo  Marmitta.  In  Parma  per  Set  Viotto  1 564. 
in  40 

Rime  di  Antonjacopo  Corfo . In  Vinegia  prejfo  Aldo 
lffj.  in  8°  ediz.ll. 

Sonetti,  Canzoni , Egloghe  pefcatorie , e altre  Rimedi 

• Berardino  Rota , Cavalier  Napoletano.  In  Vinegia 
prejfo  il  Giolito  iyd>.  in  8# 

— ■ Rime  [ e vertì  latini  ] In  Napoli  per  Giufeppe  Cac- 
chi ry7i.  in  40  edizione  ni. 

Rime  di  Galeazzo  di  Tarfia,  raccolte  da  Giambatifta 
Balile . In  Napoli  per  Giandomenico  Roncogliolo  16  ij. 
in  ii° 

Fiori  di  Rime  di  Poeti  illnftri , Raccolti  e ordinati  da 
Girolamo  Rtrfcdli.  In  Venezia  prejfo  il Sejfa  1 jj8. 
iytfp.  iy8tf.  in  1 20 

Rime  di  diverti  nobili  Poeti  Totcani , raccolte  da  Dio- 
nigi Atanagi.  In  Venezia  per  Lodovico  Avanzi  ijdtf. 

; ro»»il.i»80 

Le  Rime  di  M.  Agnolo  Firenzuola  Fiorentino . In  Fio- 
renza per  Bernardo  Giunti  154 9.  in  8® 

L'autore,  particolarmente,  come  Abate  Vallombrolàno  dì  lama  Praflcde  , 
non  merita  lode  io  tutti  qucfti  componimenti  . 

Rime  feelte  [ da  Lodovico  Dolce]  In  Vinegia  prejfo  il 
Giolito  1 s&s-  tun,i  ri  .in  *2°  edizione  il. 

Rime  diverfe  di  molti  eccellentiffimi  autori  [ raccolte 
da  Lodovico  Domenichi] /«  Vinegia  per  lo  Giolito 
1 y4p.  in  8°  [ tomo  1.  ] edizione  il. 

Tomo  if.  Ivi  pel  Giolito  1 148.  in  8.° 

— ...  Tomo  11I.  di  diverti  nobilitami  autori . In  Vene- 
zia per  Bartolomeo  Cofano  al  fogno  del  Pozzo  i yyo. 
in  V>  

E con 


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Italiana  SS3 

— — E co»  Rime  di  Napoletani.  Ivi  pel  Giolito  i yya.  b,BW0T,'cl.vì 
, edizione  il. 

Tomo  ir.  [raccolto  da  Ercole  Botrigaro]  In  Bo- 
logna per  e/frìjelmo  Gì  accorcilo  xyyi.  in  8° 

Tomo  v.  di  Napoletani  ed  altri  [ raccolto  dal 

Dolce  ] Ivi  pel  Giolito  i yy y.  »»  8°  edizione  il. 

Tomo  vi. con  un  difcorfodel  Rufcelli.  In  Venezia 
per  Giammaria  Bottelli  i y yy.  in  8° 

• Tomo  vii.  di  Napoletani  e d’altri  [raccolto  dal 

Dolce  ] Ivi  pel  Giolito  I y y 6.  in  8° 

1 — ■ [ Tomo  viri.  3 raccolto  da  Criftoforo  Zabata . In 
Genova  iy8a.  1379.  [così]  Patti  il. in  8°  fenza  Jlam- 
fatore . 

■ Tomo  ix.  In  Cremona  per  Vincenzo  Conti  i$6o. 

in  8° 

Rime  di  Celio  Magno , e di  Orfato  Giuftiniano  [Gen- 
tiluomo Veneziano]  In  Venezia  per  sindrea  MuJ'cbio 
1600.  in  40 

Componimenti  in  morte  di  Celio  Magno , raccolti  da 
Criftoforo  Ferrari , e dedicati  a Orlato  Giuftiniano  . 

In  Verona  per  Fraucefco  dalle  Donne  1600.  in 
Rimedi  M.  Bernardo  Cappello  [ Gentiluomo  Venezia- 
no ] In  Venezia  prejfo  i fratelli  Guerra  i ydo.  in  40 

Edizione  in  bel  carattere  tondo  , dedicata  diU'AtMnagi  al  Cardinale 
Ale  fiandra  Farnefc  con  rete  e gran  lodi  per  la  Tua  gran  protezione  alle 
lettere  . 

Rime  di  Jacopo  Zane  [ Gentiluomo  Veneziano , pub- 
blicate da  Dionigi  Atanagi  ] In  Venezia  prejfo  i fra- 
telli Guerra  lytfi.  in  8° 

Rime  di  M.  Girolamo  Molino  [Gentiluomo  Venezia- 
no , dedicate  da  Celio  Magno  al  Procurator  Giulio 
Contarmi , con  la  Vita  del  Molino  , fcritta  da  Giam- 
mario Verdizotti  ] In  Venezia  1373.  in  8°  fenzt-a 
Jlampatore . 

Rime  di  Pier  Gradenigo  [ Gentiluomo  Veneziano  ] In 
Venezia  pel  Rampazetto  1 y8y.  in  4° 

Rime  degli  Accademici  Affidati  di  Pavia . In  Tavìa  per 
Girolamo  Battoli  1/45.  in  40 

Rime 


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5^4  Della  E l o qjj  enea 

Bim-iot.  Cl""  Rime  e Profc  di  M.  Girolamo  Zoppio . In  Bologna  per. 
o/tleffandro  Benacci  1567.  in  8° 

Xc  Prefe  -confi (lo no  in  un  fol  diftarfo  intorno  alle  oppoGtioni  , fatte  dal 
Catlelvetro  alla  Canzone  de'  Gigli  d'oro  di  Annibai  Care . 

-Rime  del  Commendatore  Annibal  Caro . In  Venezia 
per  sAldo  Manuzio  i$6p.  in  40 

« E ivi  per  Bernardo  Giunti  1 584.  in  40 

Apologia  degli  Accademici  -di  Banchi  di  Roma  contra 
Lodovico  Caftelvetro  da  Modena  in  forma  di  una 
fpaccio  di  Maeftro  Pafquino  con  alcune  operette  del 
Predei  la,  del  Buratto  , di  SerFedocco  in  difefa  della 
feguente  Canzone  del  Commendatore  Annibai  Ca- 
ro , appertencnti  tutte  all’ufo  della  lingua  Tofcana  , e 
al  vero  modo  di  poetare-  In  Parma  per  Set  fiotti 
ly  y8.  in  40  in  bel  carattere  tondo  . 

Nel  frontifpiz’o  vi  è nn  fucile  Icari  eato , con  la  miccia  per  aria,  e col 
motto  , vino  vi . 

11  Caflelvtcro  rilpofe  a quello  libro  con  rifriggere  e acerefcere  ' da  fofi Ila 
le  fue  pallate  cenfnre  nel  feguente  libro,jda  lui  fatto  (lampare  in  Pituita 
d' Auflria  , dove  li  ritrovava  per  fue  faccende  particolari , che  oca  non 
ferve  Ipecificarc . 11  titolo  c quello  . 

Ragione  dì  alcune  cofe,  fognate  nella  Canzone  di  Anni- 
bai  Caro  : Venite  all'ombra  de'  gran  Gtgh  d’oro  in  40 

Con  la  folita  infegna  del  Gufi  in  principio  , fenza  nome  , luogo  , Rampa- 
tole , e anno  » 

» — E in  Venezia  per  Andrea  Arrivabene  1 $60.  inU0' 

— - - E con  l’Apologià  degli  Accademici  di  Banchi, 
In  Parma  per  Set  Viotto  1 57  y.  in  8° 

Banchi  è contrada  nota  di  Roma  , vicina  al  Ponte  di  Calici  tant’ Angelo 
per  andare  al  Vaticano  , eoli  detta  dai  Banchi  , o panche  , niedevi  fuor 
delle  porte  per  comoditi  di  federe  in  convenzione  , mentre  a quel 
tempo  eilendo  quivi  gli  Uficj  della  Curia  e de’  Magiflrati , vi  concor- 
reano  le  perfone.  Il  Taffo  nel  Calanco,  Dialogo  dcgl7<tot,  fenza  aderi- 
re al  Catlelvetro  , tocca  leggermente  ancor  e|li  quella  contcfa,  più,  che 
letteraria,  nella  quale  «'ingerirono  il  Zoppio, il  Parchi,  il  Borgbini,  e al- 
tri , nonché  Alberigo  tango  Salentino  , perfona  dottiRima  , di  cui  li  tro- 
vano componimenti  Greci  e latini , e tra  quelli  una  Cannane  al  Cara , 
Varie  fue  traduzioni  dal  Greco  ‘di  Vite  di  Santi  furono  pubblicate  da 
Luigi  Lìppomano , " Vefcovo  diVerona.  Ma  perchè  Alberigo  prefe  le 
patti  del  Caro,  ne  fu  ammazzato  da  un  allievo  del  Calìelvetro  , di  con- 
fornimento  , e ordiae  Juo,  cene  dice  in  più  luoghi  la  prcfeKC  Apologià, 


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’ T T A L T A N A 

* *ITa  quale  , benché  dì  perfora  avveifaria  » può  darfi  fede  » perchè  altri 
v ancora  lo  dicono  : c nulla  prova  il  negarlo  col  folo  dir  : non  i vero  ». 
e derido  vcrìflimo  il  fatto  . In  quello  libro  dei  Caro  C rinfaccia  al  Ca- 
fìc Ivrtro  per  cofa  notoria  il  BOI»  credere  di  là  dalla  morte  , e l‘e(Tor  lui 
corrompitore  della  verità  , della  buona  crenata  , e delle  buone  lettere  , 
un  furiofo  , un  empio  » un  nimico  di  Dio  » e degli  uomini . Degno  è an- 
cora da  oflervarfi  , che  , quantunque  [‘Apologià  folle  (lampara  in  Farm a 
in  prefenza  del  Caro  » quefti  non  volle  » che  ufcijfe  in  pubblico  dapcr- 
tutto  fenza  l’approvazione  di  Monfignor  Daniel  bianchi  Maflro  del 
J 'acro  Pala  uro  , come  apparifee  da  lettera  del  Caro  , a lui  fcritu  da 
Parma  a Roma  ai  XIII.  di  Gennajo-iffp.  un  mefe  dopo  llampata  eda 
Apologia  , 4 quale  però  già  era  ufcita  fuora  il  di  I,  di  Marzo  feguente  » 
eflendovid  murata  qualche  cofa  nel  folo  frontifpizio  » che  fubito  prin- 
cipiava con  dire  , Spaccio  di  Maeflro  Pafquino  . Dell’ Prcolano  del  Par- 
chi il  Caro  ferire  fimilmcnte  , benché. non  contendi:  al  certo  crede  , di 
voler,  che  in  Roma  fi  approvi  per  la  Rampa , la  qual  poi  d fece  in  Piten- 
ue dopo  la  rnort  d’entrambi . Ufcirono  pure  contea  il  Caflelvttro  alcu- 
ne Parodie  latine  di  varj  componimenti  di  Catullo  , e di  Orario  con  qual- 
che altro  componimento,  parimente  latino»  diretto  a Silvio  Antoniano  ». 
M'Atanagi,  t ad  altri  te  di  piò  alcuni  Sonetti,  favorevoli  al  Cafltlvetrc 
eontra  la  Corona  del  Caro  : il  quale  dichiara  in  detta  fua  Apologia  di 
aver  per  amici  i principali  Signori  di  Modano  , pregali  dal  Caflelvttro  a 
efortarlo  a difenderd  dalle  lue  critiche  pedantefche  : e in  ciò  il  Caflel- 
vetro  ebbe  la;confolazione  di  rimanerne  efaudito-  Per  veder  poi,  le  il 
Caro  fu  in  pregio  d’onoratezza  ( per  tacor  quello  di  buon  cattolico  ) a 
tutto  il  dorè  de'  Cardinali  » de’  Prelati » de’  valentuomini  , e della  no- 

- biltài-di  Roma  , e d'Italia  » oltre  all'  edere  dato  caritfimo  a)  tanto  lo*, 
dato  Pontefice  Marcello  II.  bada  oficrvac  le  fue  lettere»  da  lui  non. 
ifcritro  per  dard  alle  dampc  . Mondgnore  Anlonmaria  Gratinai  nella 
Vita  del  Cardinal  Commcndone  derive  , che  quefti  prater  celerò t ,fa- 
miliariter  ufut  efl  Hannibalc  Caro  propter  morva  & vita  elegantiam  13' 
J uavitatem  telo  chiama»  virum  fané  optimum  IT  urbanarum  rerum  diu- 
turno ufu  atque  obfervatione  in  primi!  peritura  . Quelli'  c Annibai  Caro  , . 
con  tanti  fodfmi  e menzogne  , caricato  in  oggi  di  oltraggi  e di  (pacchie 
calunnie»  non  fenza  offefa  di  gravillìmi  perfonaggi  , e di  gran  magi- 
ftraci  , e poi,  come  facci  » certamente  rifpcttabili  per  ogni  conto  . 

Rime  e Profe  di  Torquato  Taflò . /«  Venezia  preJforAl~ 
do  1583.  Parti  il.  in\\a  ' . 

■ Parte  ni.  c IV.  Iti  Ferrara  preJJb  il  Vajfalini  i j8p„ 
in  12? 

■ ■ ■ Parte  v.  e vi.  Gioje  di  Rime  e Profe..  In  Venezia 

a ijìama  del  VaJJalini  1587;  trifl  20 

— ■ Rime  nuove , compofte  in  Roftia  . In  Ferrara  pref- 
fo  il  V off  alini  1 j 8p.  in  1 1° 

Rime. con  refpofkìbne.  dell’autore . In  Brefci*-* 

. prcjfo  Piermaria.  Marchetti  1592. 1593.  Parti  il  ..in  8® 

Ope- 


Biiliot.  CtV. 


Lik.u  top. v.rttr. 


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Bihiiox,  Ck.V. 


5^6  Della  Eloquenza 

— Opere  non  più  ftampate  [ in  profa  e in  verfo  ] rac- 
colte da  Marcantonio  Foppa . In  Roma  per  Jacopo 
Drago» delti  1666 . tomi  ni.  voi.  il.  in  40 
Rime  di  Gabriel  Chiabrera  . In  Roma  prejfo  il  Salvi  oui 
i7i8.tomiuL  in  6° 

In.  carattere  eorfivo  , ma  grotto  , e difufnto  , e in  carta  anche  grotta  , C 
in  forma  corrifpondcnte  : ne  cì  fono  tutte  le  fue  Rime  , nè  veruno  de* 
tanti  fuoi  poemetti  epici  e dratnatici  , nè  le  profe  . Il  fu  Cardinal  San- 
cefareo  Gtambatifta  Spinila  , che  diede  Tincombenza  di  quella  edizio- 
ne a chi  fe  ne  rimife  alla  perizia  dello  Rampatore  , avendomi  ricercato 
di  oflcrvarla  dopo  gii  principiata  , mi  avvenne  talvolta  di  penfar  le 
giornate  intere  per  arrivare^  intenderne  i fenfi  , ofeuri  a cagione  della 
mala  ortografia  3 e interpunzione  3 o punteggiatura  : la  quale  le  mai  fi 
-ricerca  cfatta  , e Radiata  , ciò  ha  da  edere  nelle  Poclìe  , dove  l’inter- 
punzione ben  fituata  3 ferve  ad  agevolare  , e ajutate  la  chiarezza  de* 
fenfi  » tralpoRi  nelle  Rrettezze  del  verfo . Jiriftotele  nella  Rettorie* 
libro  ili.  a capi  v.  attribuì  l’ofcurità  degli  ferirti  à’Eraclito  alla  mala 
difpofizione  di  quefii  particolari  ; donde  fi  vede  , che  fino  allora  fi  pra- 
ticavano: e il  Taffo  nelle  fue  Lettere 3 di  Rampa  di  Braga,  moftrò  sì  gran 
fenfo  per  colpa  di  famigliami  difetti  nella  Rampa  delle  fue  Rime  , che 
£]i  tenne  per  tnfidia  proditoria  de’  fuoi  nemici  ad  effetto  di  dargli  biafi- 
mo  per  tal  via  . Io  però  in  propofito  dell’acccnnata  edizione  del  Chi** 
itera  , me  ne  liberai  ben  toRo  3 dovendo  allora  patiate  a Vtneùa* 


— Le  Fette  dell*  anno  Criftiano  . In  Roma  per  Jacopo 
Ma f cardi  1628.  in  40 

Canzoni.  In  Genova  per  Girolamo  Bartoli  1585. 

1587.  tornili. 

— — Poefie , da  Ini  ftettò  ordinate . In  Genova  prejfo  il 
Tavoli  i6os,  tomi  ni.  in  n° 

— Canzonette.  In  Roma  pel  Corbellati  1 62$.  in  n° 

Poefie  liriche  diverfe  . In  Firenze  per  Francefco 

Livj  1^74.  in  12° 

■■■  ■ . Poemi  eroici  poftumi . In  Genova  per  Benedetto 
Gaafco  1653.  in  120 

Rime,  raccolte  da  Piergirolamo  Gentile,  e da 

Criufeppe  Pavoni . In  Venezia  per  Bajhan  Combi  160$. 
Parti  il.  voi.  1.  tu  ia° 

Con  licenza  del  Configlio  di  X.  invitti  di  fede  , avuta  dai  Riformatoti 
dello  Studio  di  Padova  per  relazione  dei  due  3 a ciò  deputati  3 cioè 
dall’  Inquìfìtore  e dal  Segretario  del  Senato  con  giuramento  3 che  noi 
libro  non  fi  trova  cofa  (entra  le  leggi  , cd  c degno  di  pampa . 


\ 


Rime 


Italiana 


537 


» j / 

— — Rime  raccolte  da  Piergirolamo  Gentile  , e da — 

Giufeppe  Pavoni . In  Venezia  pel  Combi  1610.  Parti  ,OT’ 
ni.  [ anzi  iv.]  in  u° 

CI  fono  tre  licenze  per  la  (lampa  , tutte  Umili  alle  accennate  di  Copra. 

. Altre  . In  Genova  per  Giufeppe  Pavoni  i6oe.  to- 
mi ni.  in  8° 

Altre.  In  Firenze  per  Zanobi  Pignoni  1627.  to- 
mi ìv. in  1 20 

Altre . In  Firenze  per  Francefco  Livi  1674.  in  1 1° 

IJ  ferbava  altre,  già  da  lui  (leffo  monta- 

temi . I ero  a difporle  tutte  mfieme  con  Cenno  In  buon  ordine  , forma  , 

Cl  vorrebbe  pedona  Intendente  affai  più  di  chi  può  fee- 
feffe  h ja  <5?gj‘r“nr  dl  femP  ;e‘  ^'«patorl  , e che  Copta  tutto  fa- 
focata^  11  d‘rpoCz,oae  J aU  ortografia  . e Interpunzione,  ben  col- 

Sonetti  di  Francefco  Redi . In  Firenze  nella  fìamperìa  di 
Jua  Altezza  reale  per  Pierontonio  Brigonci  1702.  in  fo- 
glio reai  grande . . 

El Si  "3Snifi?eo1  lltt*Cto,de,1,amore  » * con  rami  in  principio  e in 

dine  di  e**  j1*"  S°nc^°*  chc  fono  ix*  c un  folo  per  carta,  ftampatid’or- 
e A 'nanf°.  G'*nPrtnùpe  di  Tofana  , immaturamente  levatoci 
d\  J f, h ^ •fu°‘  Stati  >e  d!  tutw  . nonché  delle  lettere  : 

ftò  Uh'  b !”C”0-rif  pe.r  un  cfcmplare,da  lui  fteflò  mandatomi  di  que- 
«mi.  ’ Che  ,V‘  fut,ftamP«o  anche  Informa  piccola,  ma  fenza 

C A PO.  IV 
Canzonieri  giocofi. 

C Onetti  del  Burchiello,  e di  Antonio  Alamanni  con 
U la  Compagnia  del  mantellaccio  , e co’  Beoni  di  Lo- 
renzo  de  Medici . In  tirane  prejfo  i Giunti  ijja.  e 

lyOo.  IH  8° 

IdJÌ/c!l'.J  fa"e  amendue  da  Antonfranctfco  Gratini,  cognominato  il 

— — • I Sonetti  del  Burchiello,  comentati  [ a capriccio] 
dalDoni.  In  Venezia  per  Francefco  Marcolini  tSS3] 

Yyy  Sari- 


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Di»liot 


f)t  P.itrid 
PH*  2S8, 

NdntUì  tp 

M-S$6. 


538  Della  Eloquenza 

Cl.  v.  Satire  di  Lodovico  Ariofto  . Iu  Vinegia  prejfo  il  Gioliti 
1 jtfo.  in  ii° 

— E ivi  per  Francesco  San  l'ovino  1 $61.  in  1 1° 

E con  note  di  Francefco  Turchi  Trivigiano.  I * 

Venezia  per  Giufeppe  Guglielmi  157;.  iu  u° 

Satire,  raccolte  dal  Sanfovino  libri  vii.  /*  Venezia  per 
A/iccolò  Bevilacqua  1 563.  in  8° 

Satire  e rime  di  Gabriel  Simeoni . In  Torino  per  Martini 
Cravotta  1 14.9.  in  40 

Satire  alla  Carlona  di  Andrea  da  Bergamo  [ Piero  Nelli 
Sanefe]  In  Venezia  per  Paolo  Gberardii$/\£.  1*4.8. 
tomi  il.  in  8° 

Satire  di  cinque  Poeti  illuftri  [Lodovico  Ariofto,  Fran- 
cefco Sanfovino,  Ercole  Bentivoglio,  Luigi  Alaman- 
ni, Lodovico  Paterno  ] In  Venezia  per  Gìo.  Andrea 
Valvajfori  1*6*.  in  ia° 

Le  Sitile  di  Luigi  Alamanni  (Unno  Incora  con  le  Tue  opere  di  (lampa  di 
Lione  pag.  Jf7- 

Le  Opere  burlefche  di  Francefco  Berni,  di  Giovanni 
della Cafa,  del  Varchi,  del  Mauro,  del  Bino,  del 
Molza,  del  Dolce  , e del  Firenzuola  [ dedicate  dal 
Lafca  a Lorenzo  Scala]  In  Firenze  per  Bernardo  Giunti 
1*48.  iy*a.  tomo  i.  in  8° 

Tomoli.  [ che  di  più  nc  contiene  di  Lodovico 

Martelli , di  Mattio  Franzeft  , dell’Aretino , e di  di- 
verti altri  ] In  Firenze  prejfo  i Giunti  i$s$.in  8* 

lì  Lafca  in  tempi  adii  meno  fcrupoloC  de’  notiti  fece  quede  edizioni.' 

Predo  il  Signor  Marcbefe  Capponi  , confcrvatore  delle  cofe  più  (ingo- 
iati, fi  (erba  il  tomo  I.  della  fuddetta  edizione  I.  del  1748.  con  una  let- 
tera di  Niccola  Villani , feritea  da  Villajreda  ai  3.  di  Ottobre  del  1 djy. 
a chi  gli  avea  predato  il  libro,  di  che  lo  ringrazia  , e gli  manda  un  pie-  4 

no  Capitolo  in  terza  rima  contra  il  mal  codume , l'impietà  , la  maniera 
plebea  , e,  come  dice  , la  favella  da  taverniere  del  libro  , e principal- 

- mente  contra  il  Berni  , cui  maltratta  per  o°ui  verfo  , nè  forfè  in  tutto 
lenza  ragione  . Quegli,  al  quale  è diretto  il  Capitolo  , da  lui  fi  chiama, 
del  Pan/io  cielo  chiara  / Iella  , e di  cognome,  Bufciardo  , coti  detto,  alla 
Itorr.trl  Francefe,  ancor  AM  Allacci , ed'endo  egli  Gianjacopo  Bucciardo , o Bue- 

tardo,  Parigino,  autor  della  Vita  di  Pier  Lagena,  e che  ai  xxi.  Dicem- 
bre del  11S37.  nell'Accademia  degli  Umori  di  di  Roma  recitò  un  Ora- 
f.  rxziv.  * ione  latina  in  morte  del  famofo  Peireikjo  , la  quale  lì  legge  appiè  della 

fua  Vita  , fcritta  rial  Gajfendo  . 1 

..  _ - Can- 


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; Italiana 

Canzoni , o Mafcherate  carnafcialefche  [ cioè  carnova-  » 

Jefche  ] di  Giambatifta  dell’ Ottonaio , Araldo  della  c‘,v« 

. Signoria  di  Firenze  [ pubblicate  da  Paolo  di  lui  fra- 
tello ] In  Firenze  per  Lorenzo  Torre» tino  i $60.  in  8° 

Trionfi , carri , mafcherate , o canti  carnafcialefchi , dal 
tempo  di  Lorenzo  de’  Medici . In  Firenze  i$$p.  in  8# 
feti  za  flampatort . 

Quella  edizione  , in  cui  furono  mede  alcune  C«um'  del  fuddeito  Giam- 
oatifta  deU’Ollonajo , ma  feorrette  e manchevoli , venne  pure  dal  Laica, 
il  quale  a idanza  di  Paolo  delC  Ottonaio  vide  fuo  mal  grado  per  or- 
dine fupremo  tagliarli  le  carte  fra  la  pagina  api-  e jp8.  nel  libro,  dopo 
Rampato  : co  fa  , che  prima  , o dopo  , ma  piuttoilo  prima  di  ufeire  in 
luce  , meritavano  altri  non  pochi . 


Rime  piacevoli  di  AlefTandro  Allegri . In  Verona  per 
Bartolomeo  Merlo  dalle  Donne  160$.  Parte  i.  in  40 
— — Parte  il.  In  Verona  per  Bartolomeo  Merlo  dalle-. 
Donne  \6erj.  in  40 

Parte  ni.  In  Firenze  per  Gio.  Antonio  , e Rafael! 0 

Graffi  itfo8.  in  40 

* Parte  iv.  In  Verona  per  Bartolomeo  Merlo  dalle. 

Donne  1613.  in  40 


Oltre  alle  Rime  di  Cefare  Caporali  , più  volte  Rampate  , e fpeeialmente  in 
Venezia  di  Bernardo  Giunti  nel  Ko8.  in  duodecimo  , ce  ne  fono  altre 
di  quella  fatta  , che  non  ferve  qui  rc.iftrare  : e non  fenza  giuftizia  fi 
potrebbero  tralafciare  ancor  quelle  , dalle  quali  poco  , per  non  dir 
nulla,  di  buono  fi  apprende  : e a gran  parte  di  cflè  convengono  gli  sfo- 
ghi di  Niccoli  Villani  nelTaccennato  fuo  Capitolo  al  Bocciardo  . 


I 


C APO.V 

Canzonieri  /acri. 


IL  Petrarca  fpiritual  e di  Girolamo  Malipiero , dell* 
Ordine  de’  Frati  Minori  oflèrvanti . In  Venezia  per 
Francefco  Marcoliui  1336.  in  40 

E [ con  un  Sonetto  di  Pierio  Valeriano  all’  auto- 
re J Ivi  per  Corniti  da  Trino  1 J4J.  in  8° 

Opere  di  Girolamo  Benivieni,  c una  Canzone  dell’amo- 
re celefte  e diviuo  col  comento  del  Conte  Gio.  Pico 
Lk  Y y y a Mi- 


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Bibuot.  Cl.  V. 


Tmfcuì.  qnxjì.  Bb»  I. 
tip.  XViii. 

JL'i.XXXV.  e.tp.T. 


S40  Della  Elo  qjj  e n z a 

Mirandolano  . In  Venezia  per  Niccolò  Zoppino  1 *22. 

• in  8° 

Dsrii , Canzone  fpiritnale  di  Celio  Magno  con  un  di- 
feorfo  di  Ottavio  «Melimi , un  Comento  di  Valerio 
Marcellini , e due  Lezioni  di  Teodoro  Angelucci. 
In  Venezia  per  Domenico  Farri  1579.  in  40 

Il  Magno  , Segretario  de!  Configlio  dì  x.  die  dedica  il  libro  a Orfato 
GiuRiniano  , trovandoli  in  Ifpagna  con  l’Ambafciadorc  Alberto  Badoa~ 
ro  [ in  latino  Boduariut ] fece  quella  maravigliofa  Canzone  con  di  legno, 
di  aggiungerne  cinque  altre  , tutte  fopra  i fei  principi  , a’  quali  la  noRra 
Fede  fi  attiene  : c fono  quelli  : Deus  , prò  nobis  , natus  , mortuus  , re~ 
Jurrexit , rediturut . L' Angelucci , da  me  altrove  rammentato,  me- 
dico natio  di  Beiforte  nelle  vicinanze  di  Macerata  , c antagonilla  di 
Francesco  Patrie.)  a favor  à'  Arijìotele  , fu  Ae\V  Accademia  Pene  sciatta  , 
così  detta  per  eccellenza  , la  quale  con  animo  grande  , c piutrollo  da 
Principe  . che  da  privato  , folto  la  protezione  del  Cardinale  Aleffandrì- 
noj  dipoi  fommo  Pontefice  san  Pio  V.  fu  iflituica  dal  Cavalier  Federigo 
Badoaro  con  nobile  (lainperia  , nella  quale  fi  veggono  egregiamente 
Rampate  non  poche  buone  opere  in  bel  carattere  tondo  , e per  lo  più 
in  forma  di  quarto  : cofa  dappoi  non  più  vedutali . 

"V 

Traduzioni  de’ Salmi  penitenziali , fatte  da  diverfi  , c 
raccolte  daFrancefco  da  Trivigi  Frate  Carmelitano 
[chiamato  altrove  Francefco  Turchi ] In  Vinegia-* 
preJJ'o  il  Giolito  1 j 72 . in  1 20 

Lagrime  penitenziali  in  vu.  Canzoni  a imitazione  de* 
vii.  Salmi  penitenziali  di  David,  compofte  da  D. Ger- 
mano de’  Vecchi  da  Udine  monaco  Camaldolefe  [ e 
dedicate  a Urbano  Savorgnano  ] In  Venezia  per  Jaco- 
po S imbeni  1574.  in  40 

Bernardino  Tomltano  loda  il  libro  con  una  lettera  a Giovanni  Martinen- 
go  . Il  Padre  Vecchi  avrebbe  fatto  meglio  a contentarli  .delle  lodi  del 
luo  Razzi,  del  Varchi , c di  Torquato  Tajfo , che  in  voler  fare  anche  da 
Antiquario  c da  Uiorico  , ficcomc  fece  in  un  fuo  libro  in  foglio  , a cui 
diede  il  titolo  petulante  e fuperbo  di  Nemefi,  mettendoli,  mal  fornito  di 
buone  cognizioni  e armato  di  fofifuii  , a foRener  di  potenza  paradolfi 
ridicoli , 1 quali  non  gli  fecero  alcuno  onore  ; perocché  avendo  offerto 
il  libro  , da  lui  qualificato  per  Nuovo  difeorfo  della  Patria  [ così  co- 
munemente fi  chiama  il  Friuli  ] ai  Se'tte  deputati  della  città  di  Vdinc 
ai  xxiv.  di  Dicembre  del  if8?.  quelli  ne  fecero  tal  conto,  che  non 
curarono  , che  fi  Rampato  . Ci  c un  bel  detto  predo  Cicerone  , adat- 
tato a più  d’uno  , che  fi  vede  pronto  a far  libri  • Il  detto  fi  c queRo  ; 
quam  quifque  norit  artem,  in  bac  J'e  exerceat  : e u’è  un  altro,  ugualmente 
bello  > in  Plinio  : ne  fulor  ultra  trepidar»  «* 

IlS 


Italiana  541 

Le  Lagrime  di  penitenza  di  David , di  Scipione  di  Man- 
zano  [ al  Cardinale  e Vefcovo  di  Verona  Agoftino 
Valiero  , pubblicate  da  Marcantonio  Nicolctti , Ifìo- 
rico  dei  Friuli]  I»  Venezia  per  oStliobello  Salicato 
iypa.  in  40 

I Salmi  penitenziali  in  terza  rima , di  Luigi  Alamanni . 

Stanno  con  le  fue  Opere  pag.  411. 

Canzoni  di  Antonio  Minturno  fopra  i Salmi . In  Na- 
poli per  Giammaria  Scotti  1 jtfi.  tu  40 

■ Sonetti , tolti  dalla  Scrittura , e da  detti  de’  santi 

Padri.  Ivi  i$6\.  in  40 

Le  Lagrime  di  penitenza  di  Girolamo  Aleandro  [ il  gio- 
vane] a imitazione  de’ fette  Salmi  penitenziali.  Iti 
Roma  per  Guglielmo  Faccioni  1 623.  in  8° 

II  noli  ro  Aleandro  dedica  all' amico  fuo  Caftan»  dui  Pozzo  quelle  vii. 
Canzoni  Ipirituali  con  aggiunger  nel  margine  il  redo  latino  di  David  . 
Dice  con  piena  giuflizia , che  il  nome  di  Caftan»  in  Roma  e ne' luo- 
ghi remoti  rifplendc  , come  di  amatore  delta  lettere  , e di  fautore  de’ 
letterati  ; e dice  pure  di  aver  compolle  elle  Cannoni  , come  per  una  pa- 
rafrali di  quei  Salmi  a contemplazione  di perfona  divota  , nell’  età  fua  dt 
XVI.  anni  : per  la  qual  cofa  appunto  ddriano  Baillct  diede  luogo  all’ 
Meandro  nel  fuo  Trattato  iftorico  de’  Fanciulli  , divenuti  celebri  per  li 
loro  ftudj  , o ferirti  » stampato  in  Parigi  preffo  il  Detatllier  nel  r <5 3 8 - in 
duodecimo  in  lingua  t-rancetc  . L' Aleandro  Aedo  avea  prima  pubblicati 
in  verfi  latini  elegiaci  i Salmi  penitenziali  in  Trìvi  e i prefto  Domenico 
Amico  nel  ijpj.  in  quarto  , dedicandogli  nell'  età  Aia  di  xix.anni  al 
Patriarcali  Venezia  Lorenzo  Priuli . Non  Teppe  il  Baillet , che  V Alean- 
dro mancò  di  vira  in  Roma  ai  ix.  di  Marzo  itfzp-  onoratovi  con  Ora- 
zion  funerale  da  Monlìgnor  Gafpero  de  Simeonibut,  e con  altra  in  Pila 
da  Paganino  Gaudenzio  , e poi  con  epitelio  e nobil  depofiio  dal  Car- 
dinal Vicecancelliere  Francefco  Barbenni  il  vecchio  in  san  Lorenzo 
fuor  delle  mura  . Egli  era  nato  in  Friuli  nella  Terra  della  Biotta  ai 
xxix. di  Luglio  1(74.  da  Scipione  Aleandro  , e da  Amaltea,  figliuola 
di  Girolamo  , e Torcila  di  Attilio  Amalteo  , già  Nuncio  Apoftolico  in 
Tranlilvanla  , e in  Colonia  , e Arcivcfcovo  d'Atenc  . Quello  Scipione 
fu  figliuolo  di  Vincenzi  , fratello  del  gran  Cardinale  Girolamo  Alean- 
dro .,’pcr  molta  raliomiglianza  chiamato  da  alcuni  Leandro  con  levargli 
la  pii  ma  lettera  . 

Rime  fpirituali  di  Fulvio  Rorario . In  Venezia  preffo  i 
Guerra  iy8i.i»  40, 

Rime  teologiche  e morali  di  Lionardo  Clario  del  Friuli, 
medico  de’  fu<?i  tempi  cccellentiirimo,  pubblicate  da 

Giam- 


UlILIOT.Cl.V. 


?tg.  204. 


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1 




B/bliot.  Cl.  V. 


Temo  il.  p. ty.aja. 

i 


Commentari i tomo  t. 
lil.jxv.  p*£.  733. 


542  Della  Eloquenza 

Giambatifta  Tuo  figliuolo  . In  Venezia  prefj i i Giunti 
e i Ciotti  1608.  in  120 

Sette  Canzoni  di  fette  famofi  autori  in  lode  di  san  Fran- 
ccfco  d’Afiifi  , raccolte  da  Salveftro  da  Poppi . In  Fi- 
renze per  Gào.  o/tntonio  Cuneo  1609.  in  40 

'Sopra  tutte  rifplende  quella  di  Maffeo  Veniero  , Arcivefcavo  di  Cor fù  , 
celebrata  dall’Armrtirato  negli  Opufcoli . Ci  fono  ancora  ì libri  di  Lau- 
di fpirituali  di  Bianco  Ingejuato  , di  Caffettano  Caffettani , di  Francefco 
Cionaecì  , di  Dionigi  Morfì  , di  Fra  Serafino  Razzi  , fratello  di  D.  Sil- 
vano y di  Giufeppe  Sbarra  e di  altri,  Rampate  in  Firenze,  e in  Venezia:  il 
qual  nome  di  Laudi  non  venne  d’ Italia  , nè  di  Tofcana  -,  ma  prima  ci  fu 
portato  dai  remoti  Settentrionali  , predo  i quali  nell’antica  lingua  Goti- 
ca , o Teotifca  , fecondo  la  varietà  della  pronuncia  , Leudi  , e Liedi 
erano  Canti  c Canzoni  , in  latino  Cantilena  ; che  fi  direbbono  ancora 
carmina  , pceanet  , cantica  , e perla  vicina  radomiglfanza  , anche  Lau- 
da . Della  prima  origine  Gotica  innanzi  alla  venuta  de’  Longobardi 
ci  rimangono  le  teftimoniauze  preffo  il  noftro  Venanzio  Fortunato  , già 
notate  da  Criffoforo  Brovuero  , c in  qualche  libro  particolare  da  Gio- 
vanni Ifacìo  Pontano  : cofc  sfuggire  a quelli  , che  lcriffero  delle  noflre 
Laudi  Italiane  , i quali  appagandoli  acll'  apparente  origine  latina  da 
Laudes  , fenza  penlare  più  oltre  , le  riftrinfero  a Laudi  vere  , e di  folo 
•cofe  fpirituali  . Scrive  Giovanni  Lucio  nel  libro  il.  a capi  VI.  de  Re- 
gno Dalmati*  , che  quivi  le  Laudi  tuttavia  fon  praticate  . Gli  Anglo- 
J’aflbni  le  did'ero  Leod  , e Leotb  3 i Safloni  le  chiamano  tuttavia  Leed  , 
e i Tedefchi  Lied  ; e Xffinilodes  vuol  dire  cantica  amatoria  j poiché 
XP  ine  è amicus  , procut , amafiut  predo  Vilteramo  , per  avvifo  di  Gian- 
giorgio  Eccardo  . Oltre  agli  addotti  Canzonieri f acri  , ce  ne  fono  degli 
altri  , come  di  Gabriel  Fiamma  , Canonico  regolare  , e poi  Vefcovo  di 
Chioggia  , di  Lauro  Badoaro  , .di  Bartolomeo  Arnigio  , di  Scipione  Am- 
mirato , di  Bernardino  Baldi  , di  Angelo  Grillo  , del  Cavaliere  Fra  Ciro 
di  Pctj  intorno  ai  miderj  del  Rofario  per  la  Granducbeffd  Vittoria  dì 
Tofcana  : e ora  molto  fi  ledano  le  facro  Canzoni  di  Monfìgnor  Giufeppe 
Ercolani  , il  quale  co’  fuoi  pregi  onora  il  proprio  grado  . J)i  Rjmt  facre 
di  Donne  illudri  fi  parla  nel  Capo  feguente^. 

■CAPO.V  I 

Canzonieri  di  'Donne  , e per  Donne  ili  ufi  ri  • 

Rime  di  D.  Vittoria  Colonna  Marchefa  di  Pefcara  , 
•corrette  da  Lodovico  Dolce.  In  Vinegia  preffo  il 
Giolito  1 y 52.  in  12° 

• E con  refpofizione  di  Rinaldo  Corfo  ^mandata  iu 

luce  da  Girolamo  Rufcclli-.  In  Venezia  per  li  Seffa 
8.  in  8° 

Rime 


• Italiana  545 

Rime  di  Tullia  d’Aragoua  . In  Vinegia  prejfo  il  Giolito 
1*47.  i»  8° 

——  E [ con  la  Tirrenia > Egloga  del  Muzio  ] In  Vine- 
gia  prejfo  il  Giolito  1*45».  iu  i j° 

Rime  di  Laura  Terracina  [con  una  Diceria  del  Doni] 
In  l^inegia  prejfo  il  Giolito  iffo.  in  n° 

•  E [ corrette  dal  Domenichi  ] Ivi  i $60.  in  8° 

— — Difcorfo  in  ottava  rima  fopra  il  principio  di  tutti  1 
Canti  dell’  Orlando  furiofo  dell’Ariofto.  In  Venezia 
per  Jacopo  Godiui  1*77.  in  8° 

Le  Quarte  rime  . In  Venezia  per  Andrea  Valva fi 

fori  isso,  in  8° 

— — Le  Quinte  rime . Ivi  1 ssi.itt  8®’ 

•  Le  Sede  rime  . In  Lucca  per  Vincenzio  Bufdrago 

i*yi.  in  8° 

. E in  Napoli  per  Raimondo  Amato  1 sdo.  in  8° 

Rime  di  Madonna Gafpara  Stampa  [ dedicate  dopo  lei 
morta  da  Caflandra  fua  forella  a Monfignore  Arci- 
vefeovo  Giovanni  della  Cafa  ] In  Venezia  per  Plinio 
Pietrajanta  1**4.  in  8° 

Gafpara  , che  morì  fanciulla  , dinota  se  ftefla  col  nome  di  AnafilU , e da* 
pcrtutto  loda  il  Conte  dall’Alto  colle  , cioè  Collatino  di  Collalto  , chiaro 
per  armi  e per  lettere  • II  Sanfovìno,  chiamandola  nobilìjfima  e valoro- 
jijjima  , a lei  dedica  non  pure  l’Ameto  del  Boccaccio  , ma  la  Lei clone  del 
Parchi  fopra  il  Sonetto  del  Cafa  contro  alla  Gelofia  , il  qual  Parchi  la. 
dice  j 

Saffo  de"  nofhri  tempi  , alta  Gafparra  ». 

Opere  Tofcane  di  Laura  Battiferri  Ammannati . In  Fi- 
renze per  li  Giunti  15*2.  in  8°  libro  1.  [filamento  ] 

- — 1 fette  Salmi,  tradotti,  in.  lingua  Tofcana.  Ivi. 
1 s66.  e 1*70.  in  40 

Rime  [e  lettere]  di  Chiara  Matraini  Lucchefe.  /«-* 
Lucca  per  Vincenzio  Bufdrago  i;$s-in  8° 

Ne  fono  pure  di  Veronica  Gambata  , di  Lucrala  Marinella  , di  Madia *- 
lena  Campitila  , e di  altre  non  poche  . > 

Rime  di  diverfi  per  Donne  Romane , raccolte  da.Mu- 
zio  Manfredi  . In  Bologna  per  oAleJfaudro  Beveteci- 
IJ7J.  iu  8° 

Elice 


CiiLio  r.  Ct.  V. 


\ 


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Bisliot.  Cl.V. 


Vite  At  Pittar!  voì.t. 
Varie  III.  pjg.  8(5. 
tiìu  de'  Giunti  • 


544  Della  Elo  qj j enza 

Elice,  Rime  e vedi  [ latini ]< di  vari  compolìtori  della 
Patria  del  Frioli  fopra  la  Fontana  Elice  del  Signor 
Cornelio  Frangipani  di  Cartello  [ in  memoria  di  Orfa 
Overa , altramente  Ofera,  Signora  di  Duino  ] In  Vene» 
zia  alla  Salamandra  i j 66.  in  40 

La  Fontana  , fatta  accanto  al  palagio  del  fuo  cadetto  di  Tarcento  , di 
lui  li  deferire  in  principio  del  libro  . 

Rime  di  divedi  autori  tu  lode  di  Lucrezia  Gonzaga 
Marchefana  . In  Bologna  per  Gio.  RoJJì  i$6$.  in  40 
Lagrime  di  Sebeto  di  Gabriel  Moles  per  la  morte  di 
Maria  Colonna  d'Aragona , mandate  in  luce  da  Gi- 
rolamo Rufcelli.  /«  Venezia  per  Gio.Grifio  1 y y<*.  in  40 
Lagrime  di  divedi  nobiliflìmi  Spiriti  in  morte  di  Luci- 
na Savorgnana  Marchelì , raccolte  da  Fabio  Forza . 
In  Udine  per  Giambatijla  Natolini  1 S99-  ,n  4° 

Rime  di  diverfi  in  morte  di  Donna  Livia  Colonna . In 
Roma  per  Antonio  Barri  ifsf.  in  8° 

Il  Tempio  di  Girolama  Colonna , eretto  da  Ottavio 
Sammarco.  In  Padova  per  I.orenzo  Pafquati  1 564./»  40 
Il  Tempio  di  D.  Giovanna  d’Aragona,  fabbricato  da 
tutti  i più  gentili  Spiriti  [e  dedicato  da  Girolamo  Ru- 
fcelli al  Cardinal  Criftoforo  Madrucci]  In  V euezia  per 
Plinio  Pietrafanta  1**4.  in  8°  Parte  1.  [ folarnente  ] 

Le  Imagini  del  Tempio  di  Donna  Giovanna  d'Aragona, 
di  Giufeppe  Betuflì . In  Venezia  per  Giovanni  de’  RoJJì 
iSS7-  in  8°  e in  Firenze  pel  Torrentizio  :libro  già  altro- 
ve accennato. 

Il  Tempio  a Flavia  Peretta  Orfina , eretto  da  Uranio 
Fenice . In  Roma  per  Giovanni  Martinelli  1 ypi.  in  40 
La  Ghirlanda  della  Conteflà  Angela  Bianca  Beccaria» 
contefta  di  Madrigali  di  divedi  autori , dichiarati 
da  Stefano  Guazzo . In  Genova  per  Girolamo  Bat  toli 
JS9S-  in 

Rime  [ e verfi  latini  ] di  diverfi  in  morte  d’Irene  di  Spi- 
limbcrgo  [ con  la  fua  Vita , fcritta  da  Dionigi  A>ana- 
gi , che  dedica  il  libro  a Claudia  Rangona  di  Correg- 
gio ] In  Venezia  prcjfo  i Guerra  1561.  in  8° 


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Italiana  545 

Il  Sepolcro  di  Beatrice  di  Dorimbergo,  da  gentiliflìmi  fll#*  ^ 
ed  eccellentiflimi  ingegni  nella  Tofcana  e latina  lin-  ’ ■ 

gua  eretto  e celebrato  [edaOgniben  Ferrari  dedicato 
a Caterina  d’Auftria  Reina  di  Polonia]  In  Brejìia  per 
Vincenzo  da  Sabbio  1 j68.  in  8° 

Il  Funerale  di  Sitti  Maani  della  Valle  [ natia  di  Mefo- 
potamia]  celebrato  in  Roma  nel  1627.  edefcritto  da 
Girolamo  Rocchi . In  Roma  per  Bariolommeo  Z annetti 
1617.  in  40 

Allafunzione  intervennero  nella  Chiefa  d’Araceli  xxiv.  Cardinali  : e 
Pietre  della  Valle  nel  dir  l’Orazion  funerale  , diretta  alla  conforte  , fu 
interrotto  da  tante  lagrime»  che  non  potè  profeguirla  • Gli  Accademici 
Vmorifli  co*  loro  componimenti  celebrarono  la  dcfonta  Maani . 


C A P O . VII 

Canzonieri  Greci  e latini  volgarizzali . 

LE  Ode  di  Pindaro  , tradotte  in  parafrafi  e in  rima 
Tofcana , e dichiarate  con  oflèrvazioni  e confronti 
di  alcuni  luoghi,  imitati  e tocchi  da  Orazio,  per 
Aleflàndro  Adimari . In  Pija  per  Francesco  Tanagli 
itfji.  in  40 

V Adimari  vien  lodato  più  volte  da  Nicceli  Piarli!  Fiorentino  nella  Tua 
Giunta  [ Additarne ntum  ] alle  note  di  Giovanni  Argot i fopra  i Giuochi 
Circenfi  di  Onofrio  Panvinio  , da  Jui  comporta  in  Padova  , non  da  fem- 
ptice  Gramatieo  , o Gramatirta , ma  da  valentuomo  , pieno  di  rare  co- 
gnizioni, benché  permodertia  egli  dica  di  averla  fatta  per  li  princi- 
pianti : prò  quihui  [ tironibut  ] hoc  quicquid  eli  lahorit  fuiììffe  me  fa- 
teor,  ell'endo  profefTore  di  lettere  Greche  e latine  nel  nuovo  Collegio  dì 
Nobili  Veneziani , iftituitovi  dal  Senato  nel  itfj7 . del  quale  un  dopo 
l'altro  furono  Prefidenti  e Rettori»  Baldaffar  Bonifacio , Arcidiacono  di 
Trivigi  » e poi  Vefcovo  di  Capodiliria  , Prancefco  Bernardino  Ferrari  » 
Dottore  del  Collegio  Ambrogiano  del  Cardinal  Federigo  Borromeo  » 
e zio  di  Ottavio  , e Tolda  Cofìantini  da  Scravalle  pretto  Ceneda  , già 
Vicario  generale  del  Vefcovado  di  Trivigi,  e poi  de’  Cardinalizj  di 
Frajcati , di  Porto  , e di  Velletri . Il  Piacili  veggendo  poi  ftninuirG  il 
Collegio,  con  la  gran  libreria,  di  cui  era  fornito,  fé  ne  pafsò  alla  Terra 
di  Cafielfranco  nella  Marca  Trivigiana  , dove  con  molto  frutto  ed  ap- 
plzufo  aperte  altro  Collegio  di  Nobili  convittori,  alcuni  de’ quali 
fono  flati  da  me  couofciuti  • 

Z z z Ana- 


I 


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S46  Della  Elo  qjj  e n z a 

Bjbliot.Ci» v.  Anacreonte,  Poeta  Greco,  tradotto  in verfo Tofcano 
da  Bartolommeo  Corfini . In  ‘Parigi  1672.  in  12 °J'en- 
za  Jiampatort . 

Tradotto,  e di  annotazioni  illuftrato  dall’Abate 

Serafino  Regner  Defmarais  . In  Parigi  per  Giambatifta 
Coignard  1 6ps-  >n  8° 

— E tradotto  da  Antonmaria  Salvini . In  Firenze  per 
CeJ'are  Hindi  169$.  in  120 

11  Salvini  (fcguitato  poi  da  Aleffdndro  Marchetti  ) come  portato  a far  vol- 
garizzamenti di  Poeti  j anche  da  altri  prima  di  lui  volgarizzati  > volle 
pur  tradurre  Anacreonte  dopo  tanti  , che  lo  aveano  tradotto  : e forfè  il 
primo  di  rutti>  altnen  de’  moderni  * e anche  di  Francesco  Antonio  Cappo- 
ni regnicolo  , fu  Michelagnolo  Torcigliarti  Luce  he f e , che  fiori  in  Ve- 
nezia nella  metà  del  fecolo  pa  flato  x vii,  avventurofo  in  fa  pere  imitare 
qualunque  antico  » per  quanto  inceli  da  perfoua  molto  intendente  , che 
lo  conobbe  • 

Difcorfi  di  Francefco  Anguilla  Copra  un  Oda  di  Saffo  , 

C alcune  rime  . In  Venezia  per  Giordano  Ziletti  1572. 
in  40 

Odi  diverfe  d’Orazio , volgarizzate  da  alcuni  nobiliffi- 
• mi  ingegni , e raccolte  per  Giovanni  Narducci  da  Pe- 

rugia . In  Veuezia  per  Girolamo  Polo  160$.  in  40 

Quelli  volgarizzatori  fono  XII.  AUffandro  Co  fi  anno  , Annilal  Caro  , Co- 
fimo  Morelli  t Curzio  Gonzaga 3 Domenico  Peni  ero  Francefco  Veranda^ 

Francefco  Cri  fila  ni  3 Giangiorgio  Trifjino  , Giulio  Cavalcanti  j Marcan- 
tonio Tilejio  , Sertorio  <£>a* attromani  > Liberio  Tarfia  • 

1 Sermoni  ,c  Patire , e l’epiftole  d’Orazio  con  la  Poeti- 
ca, ridotte  in  verfi  fciolti  da  Lodovico  Dolce . In  Vi- 
ntgia  preffo  il  Giolito  1 549.  in  8° 

Paratralì  di  Lodovico  Dolce  della  Satira  vi.  di 

Giovenale  delle  miferie  degli  ammogliati , e Dialogo 
del  tor  moglie  con  l’epitalamio  di  Catullo  nelle  noz- 
ze di  Peleo  e di  Teti  [ in  verfo  fciolto  ] In  Venezia 
per  Curzio  A/avo  iyj8.  in  8° 

Le  Satire  di  Perfio  con  la  fpofizione  di  Gio.  Antonio 
Vallone  . In  Napoli  per  Giufeppe  Cacchi  1376.  in  8° 

Tradotte  in  verfo  fciolto  e dichiarate  aa  France-  \ 

feo  Stelluti . In  Poma  per  Jacopo  Mafcardi  1632.  in  40 

I Fatti 


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Italiana  fàj 

I Fatti  d’Ovidio , tratti  alla  lingua  volgare  [ in  verfo 
fciolto]  per  Vincenzio  Cartari  Reggiano.  I»  Venezia 
. per  Francefco  Marcolini  i y y i . in  8° 

— — Le  Difavventure  d’Ovidio  [ de  Triftibut  ] tradotte 
[ in  verfi  fciolti  ] da  Giulio  Morigi . In  Ravenna  trer~ 
Jo  il  T ebaldini  I y 8 1 . in  1 2° 

I Rimedi  d’amore,ridotti  in  ottava  rima  da  Ange- 
lo Ingegneri . I»  Avignone  per  Pietro  Rojfo  \ Sj6.  I»  4® 

— ■ ■■  E i»  Bergamo  per  Comin  Centura  1604.  in  8° 

L’Epiftole  eroiche  tradotte  in  verfi  fciolti  da  Re- 
migio Fiorentino  . In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1 560. 
in  1 1® 

E in  terza  rima  daCammillo  Cammilli.  In  Ve- 
nezia preffo  il  Ciotti  1587.  in  n° 

Cento  Favole  morali  de’  più  illuftri  antichi  e moderni 
Autori  Greci  e latini,  fcelte  e trattate  in  varie  ma- 
niere di  verfi  volgari  da  M.  Giammaria  Verdizotti , 
nelle  quali  oltra  l’ornamento  divarie  e belle  figure 
[ venute  da  Tiziano]  fi  contengono  molti  precetti, 
pertinenti  alla  prudenza  della  vita  virtuofa  e civile. 
In  Venezia  per  Giordano  Ziletti  1570./'»  40 
• * •’  . * 

CLASSE.  VI 

L’  I fioria . 

C A P O . I 
L'Arte  i/lorica . 

DElla  Iftoria , diece  Dialoghi  di  Francefco  Patri- 
zio , ne’  quali  fi  ragiona  di  tutte  le  cofe , apparte- 
nenti all’  Iftoria , e allo  fcriverla , e all’oflèrvarla . In 
Venezia  per  Andrea  Arrivabene  1 j5o.  in  4® 

In  fronte : a quello  libro  fi  vede  l’infegna  del  potatoi  tempo  alato  , Il  qua- 
le additandone  il  fondo,  tiene  in  mano  una  latxa  col  motto  fu  alto  : 
ni  t>r‘a  i C^eJe  > tannerai  la  fronte . 

Altri  libri  Tenia  efpreffione  di  ftatnpatore  portano  la  medeGma  <»//- 
ina  , come  allora  badante  da  iè  a dinotarlo . Dalla  prefazione  fi  vede 

Zza»  qui  a 


BiauoT.Ci-.VI. 


TJawd (0  *tl  Mìfn k 
nrpdg.  71.rrf1z.il. 


548  De  UA  E h 0 Q_U  ENZA 

3uj  , thè  il  Patrizi  face»  fperate  tutta  l'Eloquenza  , fp'egata  pervia 
i cognizioni  e principi,  (ìccornc  avca  fatto  della  Rettorica1  e dell'S/fa- 
ri*  . Quelli  dirci  Dialoghi  furono  trafportati  in  latino  da  Giovati  Nic- 
coli Stufano  , medico  Grigione  , e inferiti  poi  da  Giovanni  Volfio  nel 
tomo  i.  dell'opera  , intitolata,  Urlìi  biflorìca  penui  , tifcita  in  tomi  ti. 
dalle  (lampe  di  Bafilca  di  Pirro  Perna  nel  1 J7S-  in  ottavo  : il  quale 
Stufano  j come  già  dilli , fece  l'Orazione  in  morte  del  noto  Apollata 
Pieniontefe  Celio  Secondo  Curione  . Dopo  la  raccolta  del  Volito  , liber- 
to Foglietta  trattò  de  Ratione  fcrìbenda  hifioria  : e Paolo  Beni , con- 
' futato  da  Lorenzo  Pignoria  nella  lettera  X li  v.  che  c in  difefa  di  Tito 
JJvio , diede  fuora  in  Venezia  nel  ttf  1 4.  i fuol  libri  tv.  de  Hifloria  in 
quarto,  e poi  Gerardo  Giovanni  Vojfìo  il  fuo  de  Arte  hiftorica  , rillam- 
pato  da  Giovanni  Maire  in  Leiden  nel  rdjj.  parimente  in  quarto . 

L’Antimaco  de’ Precetti  iftorici,  Difcorfo  di  Aleflàn- 
dro  Sardo . Sta  con  gli  altri  fuoi  Difcorfi  , ftampati 
in  Vinegia  dal  Giolito  nel  1585.  in  8°  pag.  13  a. 
Ragionamento  dell’  Iftoria , di  Dionigi  Atanagi . Sta 
dopo  il  Supplimento  del  Ruf celli  alla  Parte  il.  delle 
lftorie  del  Giovio, volgarizzate  dal  Domenichi  pag.6*. 
dell’edizione  di  Venezia  per  Altobello  Salicato  1572. 
in  4®  Un  altro  ve  n’  è in  principio  dell’  lftorie  di  Ce- 
fare  Campana , dell*  edizione- di  Venezia  prejj'a  i Giunti 
del  1607.  in  40  fatta  un  anno  prima  della  fua  morte . 
Dialogo  dell’  Iftoria  , di  Sperone  Speroni . Sta  co’  fuoi 
Dialoghi  pag.  361.  dell’edizione  di  badava  . 

Quella  edizione  c molto  bìfognofa  di  emenda  3 come  fi  di  fife  altrove  • E 
tale  affamo  farebbe  proprio  di  chi  li  pregia  di  ben  fapere  il  niefliere 
dijcorreggcre  le  impreflìoni  , mentre  qui  potrebbe  trarfì  la  voglia  con 
grande  onor  fuo  » quali  ad  ogni  parola  > nonché  ad  ogni  riga  alzando 
trofei  contra  nuovi  moliti  di  errori  di  (lampa  • Lo  Speroni  in  queft* 
Dialogo  afferma  , che  Marcantonio  Flaminio  in  tempo  del  Pontefice 
Paolo  III.  effendofi  offerto  di  porre  in  buon  latino  il  Saltnifla  , i Vro - 
•e riti  * c VEcclefiaRe  di  Salomone  , la  fua  proferta  non  folamcnte  non  fu 
accettata  * ma  fu  abbonita  • ** 

L’Arte  iftorica  di  Agoftino  Mafcardi . In  Roma  per  Ja- 
eopo  Faccioni  1636.1/14° 

Il  Cardinal  Mazzarini , benefattore  delle  perfone  di  lettere  , ne  fece 
comperar  generofamente  molti  cfemplari  per  ifgravio  dell'  autore  , 
che  L'avea  Rampato  aluefpcfe,  come  non  fenza  maraviglia  de'  fore- 
ftieri  , accade  comunemente  in  Italia  de'  buoni  libri  agl!  autori  , che 
hanno  fenfo  di  vedergli  bene  ftampati . 

Dodici  capi  di  Paolo  Pirani , appartenenti  all’Arte  ifto- 
rica 


1 


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Italiana  j 49 

rica  di  Agoftino  Mafcardi , con  nuove  dichiarazioni . 
In  Venezia  per  Giaujacopo  Erti  164.6.  in  40 

Cambi  nell'  Orazione  in  morte  del  Cavalicr  Lionardo  Salviati  fra  le 
Opere  , da  quello  compone  ne  mette  una  col  titolo  di  Precelli  dello 
Jc  ri  ver  e P liìoria  , i quali  non  etfendofi  veduti  Cuora  , fi  dovrcbbono 
cercare  , per  dargli  in  luce  , come  ne  fieno  meritevoli . Alejfiandrt  Eio- 
nardi , addotto  nella  ClalTe  i il.  Capei,  tratta  eziandio  dell'  Ifloria 
nel  Tuo  Dialogo  i.  dell'  Invenzione  poetica  , principiando  dalla  pag.  iS. 
Nel  rimanente  quelli  maeftri  dell'  Arte  iRorica  hanno  un  bel  dire  in 
attratto  ; ma  poi  bifogna  nell'atto  pratico  aver  la  bontà  di  Cernire  chi 
inette  le  mani  in  patta  , e fra  gli  altri  Eli  fio  Colendo  , Cctittor  CamoCo 
Culla  fine  del  Cecolo  x v.  il  quale  a chi  lo  eCortava  a (crivere  1 ’lfiorit 
de’  Cuoi  tempi  , così  riCpoCc  : boriarii  , furiane  , ut  Betgarum  Ducii  , 
Heluttiorumque  bella,  quibui  affuerim  , in  /cripta  redigam , ue  rei  aovi- 
taj  ir  mira  militia  di/ciplina  depereat . Fateor  equidem  , id  fiore  peru- 
tile  . forum  de  Prìncipibut  male  loqui  , non  tutum  ; bene  autem  , non 
boni , quum  mendacia  profetai  ; nam  temporii  nofiri  bene  falla  fi  colli- 
mai , in  nudi  tefia  concluda  . Vnde  igitur  eri!  , in  bìfiorìam  quoi  confi- 
dai ? Satini  exilìimarem  ,fi  facilitai  daretur  , eorum  gelìa  confcribere, 
quorum  alai  longe  ante  noi  de/uevit,  IT  qui,  fi  velini  ira/ci,  non  queant, 
quum  vita  fimul  omnem  detexerii  ordinem  . Fauci  enim  , quibui  lingua 
libera  fiuil , IT  animui  rerum  malarum  impatieni  , Prìncipibut  grati  . 
Verentur  enim  , turpia  falla  ne  corrigat  , ideoque  odio  babenl  . Ajfen- 
lalorei  autem  futilejque  biflrionet  , granfimi  , quoniam  nibil  unquam 
proferunl  ingratum  ; laudani  omnia,  fimul  admirantur  qua  fecerint  ; ri- 
doni lìultitiam  , IT  accifiunt  prò  /celere  meriium  . Ego  autem  filere  pa- 
tta/ fatui , quam  vera  /cribere  . Furiane  , ce/fa  . Cosi  la  diCcorre  Elifio 
Colendo  , e a lui  corriCponde  Alejfandro  Tafioni  in  fine  del  capo  XIII. 
del  libro  X.  de'  Penfieri  ; ma  farebbe  da  vederli  ancora  Sidonto  nel  li- 
bro v.epitt.  xxil.  E qui  nulla  dico  del  nuovo  legislatore  Giovanni 
Clerc  , non  Colo  autore  dì  fentlmenti  e di  libri  peftifcri  , ma  inventore 
di  requiGti  indegni  per  ifcriver  Vlflorìa  , meritamente  deteftati  dal  Si- 
gnor Frain  du  Tremblai  , uno  dell'Accademia  d'Angers»  nella  fua  Cri- 
tica della  falfa  Iftoria  del  facrofanto  Concilio  di  Trento  . 

CAPO. II 

4 

I.’  lfloria  letteraria . 

LA  Libreria  del  Doui  Fiorentino , nella  quale  fono 
fcritti  tutti  gli  autori  vulgari  con  cento  difeorfi 
fopra  quelli,  e tutte  le  traduzioni , fatte  da  altre  lin- 
gue nella  noltra.  hi  Vinegia  preffo  il  Giolito  isso, 
in  n°  ediz.  il. 

• La  feconda  Libreria . In  Venezia  preffo  il  Marco- 

lini t$si.  e i sss-  •»  t»° 

n 


Bibiiot.Cl.VI. 


P*S-  69. 


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U1iliot.Cl.VI. 


»!• 


5JO  Della  Elo^bhza 

Il  Doni , il  quale  rifuggito  in  Venezia  con  altri  Fiorentini  , come  Antoni» 
Bruciali , Gabriel  Simeoni , 'Jacopo  N'ardi  , Banolommco  Ca  valcanti , e 
Donato  Giannotti  , vi  campava  dello  fcrirere  libri  volgari , dopo  aver 
data  fuora  la  Tua  Libreria  I.  degli  Autori  ftampati,  opera  di  bella  inven- 
zione , fe  fofl'c  meglio  efeguita  con  lo  fpacciarc  me»  parole  » che  cofe  » 
dice  nella  prefazione  di  quella  feconda  di  non  volerne  dare  un  altra  de‘ 
cicalatoci  a penna  , credendo  , che  pochi  fieno  per  venire  a i lampa  . 11 
Parchi  ot\\'£rcolano  cita  un  lirail  libro  a penna  di  Lilio  Gregorio  Girai ~ 
di  fopra  i Poeti  volgari , non  mai  però  venuto  in  luce  ; e pure  il  Calìel- 
vetro  , benché  d'ordinario  faccia  profclGonc  di  edere  {pirico  di  contra-  - 
dizione,  il  lafcia  paliate  impunemente.  Io  non  fo  , che  alcun  altro 
nomini  quello  libro,  come  elìdente  . Non  certo  il  Doni . 

La  Sferza  degli  fcrittori  antichi  e moderni  di  M.  Ano- 
nimo di  Utopia  [Ortenfio  Landò]  con  unaeforta- 
zione  allo  Audio  delle  lettere  . In  Vincgia  [ per  An- 
drea Arritiabeue  ] 1 550.  in  8°  all'  infegna  del  pozzo  col 
tempo  alato . 

11  Landi , mentovato  altrove  , il  quale  dal  Tuo  vagare  in  più  parti  , volle 
chiamarli  non  foto  di  Vtopia  , cioè  di  niun  luogo  , ma  ancora  di  Polito - 
pia  , quali  di  più  luoghi  , qui  li  pregia  di  aver  hiafimalo  Cicerone  : cofa, 
clic  ferve  di  fpia  per  farci  conolceie  , che  i due  Dialoghi  , intitolati  , 
Cicero  relegami , (y  Cicero  revocatut , ftampati  in  Lione  da  Sebajtian» 
Grifio  nel  tfjq.  e in  Penezia  dal  Seffa  nel  ifjp.  in  ottavo  , fono  fari- 
na di  lui:  il  qual  pure  ciò  manifefta  nel  xixr.t  ultimo  de*  fuoi  Para- 
dojji , affermando  di  avere  accufato  Cicerone  nel  fuo  Dialogo  latino  di 
Cicerone  rilegato  , per  cagion  del  quale  Mario  Ni  odio  gli  fetide  contro 
nelle  OJJervaxJoni  Tulliane  , c altri  ancora  . Il  Landi  cita  se  (ledo  » e 
dice  male  di  Cicerone  ancor  nella  Sferzai  . Quei  Paradofft  , cioè  fentenz» 
fuori  del  comun  parere  , furono  mededmamente  da  lui  Redo  , mentre  le 
ne  ftava  in  Lione,  fatti  quivi  (lampare  da  Giovanni  Pullon  nel  r T 4 J • ha 
ottavo  in  grazia  del  Conte  Collatino  di  Collalto  , celebrato  nelle  Rime 
di  Gafpera  Stampa  : t il  Landi  , intitolandoli  medico  , dedicò  il  libro  I. 
a Crifloforo  Madrucci  , Vefcovo  di  Trento  , dipoi  Cardinale  , e il  li- 
bro il.  a Cola  Maria  Caracciolo  , Vefcovo  di  Catania  , edendo  quelli 
due  libri  riflatnpati  apprcd'o  in  Pinegia  nel  1544.  in  ottavo  fenza  nome 
di  ftampatore  , con  l'infegna  di  un  albero,  colpito  di  notee  a ciel  fereno 
da  un  fulmine  , e col  molto  in  giro  . 

Sotto  la  fe  del  cielo  all'  aer  chiaro 

Tempo  non  mi  parea  da  far  riparo  • 

Fuora  dintorno  ci  c quell’  altro  motto,  prefo  da’  Provetbj  di  Salomone 
a capi  zvil. 

Omni  tempore  diligi t fui  amie  tu  e fi . 

N'c  pure  un  altra  edizione  di  Petunia , del  mededmo  anno  , fenza  Ram- 
patole , unica  alla  confutazione  de’  Paradofft  , in  tre  orazioni  diftinta  • 
L’ultimo  Paradojfo  finifee  così  : Suifnetroh  Tahtdul,  le  quali  parole  di- 
cono. 


* 


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Italiana  jji 

cene,  lene  a rovefcio  : Ludebat  Htrttnfiut  • La  prefazione  è in  fine  a 
nome  di  Patio  Mafcranico  , il  qual  dice  , che  il  libro  è di  M ■ 0.  L.  M. 
dotto  per  foprannome  il  Tranq.  donde  rilutta,  Mejfer  Ortenfio  Laudi  Mi- 
lantfe  , il  Tranquillo  , foprannome  confucto  del  Landi , che  lìmilmen- 
te  in  una  lettera  M /trotino  lì  Ibttofcrivc  in  tal  gnifa  : Ortenfio  Tran- 
quillo Landò  Milanese,  e a lui  vilmente  lì  raccomanda,  perchè  lo  nomi- 
ni ne’  fuoi  ferini,  e particolarmente  nella  prefazione  alla  Vita  di  tanta 
. Caterina.  Così  egli  parimente  l'intitola  ncU‘ tipologia  appiè  de’  fuoi 
fermtni  funebri  [XI.]  in  morte  di  diverfi animali , flatnpati  in  Vìnegia 
dal  Giolito  nel  1148.  e in  Genova  nel  1 j f p.  in  ottavo , fesca  flainpatore  , 
e il  medelimo  afferma  Niccoli  Morra  appiè  del  libro  , che  ha  quello 
titolo  : Comentario  delle  più  notabili  e mefiruofe  cofe  d'Italia  , e di  altri 
luoghi  , di  lingua  arami»  in  Italiana  tradotto  [ dal  Landi  ] In  Ve- 
neteia  per  Bartolomeo  Cefano  nel  lyjj.  in  ottavo  , col  ritratto  laureato 
del  Landi  in  principio  , il  quale  non  è nell’  edizione  1.  di  Venezia  al 
fegno  del  Potevo  1550.  in  ottavo  , dedicata  al  Conte  Lodovico  Hangeni , 
ove  nel  primo  titolo  del  libro  lì  dice,  che  il  Catalogo  degl’  Inventori 
delle  coje , che  fi  mangiano  , e fi  beano  , nuovamente  ritrovato  , e melìo 
in  amendue  l'cdizioni  , è fano  da  Meffere  dnonimo  d'Vtopia  , che  c il 
Laudi:  e in  line  del  libro  lì  legge  così  : Svijnetrob  Sudnal  rotuat  fe  , che 
leggendoli  a rovefcio  , viene  addire  : Hortenfiuj  landus  efi  autor  • I 
periti  di  lingua  Ararne*  potrebbono  efultarc  in  vederla  qui  mentovata  * 
le  per  difgrazia  noi  folle  in  beffa  • Il  Landi  nella  dedicatoria  de*  due 
fuoi  Dialoghi  latini  conrra  Cicerone  3 diretta  a Pomponio  TrivulxJo  3 G 
fotto  feri  ve  con  quelle  quattro  lettere  iniziai!  H.  A.  S.  D.  che  voglion 
dire  > Hortenfiuj  Anonymut  jeriptor  Dialogorum  , perché  non  quelli  foli  3 
ma  altri  ancora  ne  fenile  . Il  primo  di  quei  due  nomi  è ulato  da  lui 
Hello  in  fine  de*  Paradoffi  3 e il  econdo  eziandio  nella  Sfera*  . Arrigo 
Luigi  d’Abin  , altramente  Caflanèo  Rupìpox.eo  3 Vefcovo  di  Poitiert  3 
credette  nel  fuo  Nomenclatore  de ’ Cardinali  3 ftampato  in  Limoges  nel 
ìóióu  in  quarto  3 che  in  quelle  due  prime  lettere  H.  A.  Ci  nalcondefle 
Hieronymus  Aleander  y noftro  Cardinale  rinomatidìnio  , così  facendolo 
autore  di  quei  due  Dialoghi  : e così  pure  fu  fcritro  nel  Catalogo  della 
Libreria  del  Cardinal  (,irol*mo  Cafanata  3 degno  dì  (lampa  , come  fatto 
dalPinligtie  cuftode  Lorenx.o  Zacagna  3 il  quale  con  queGa  e con  altre 
fue  gran  fatiche  letterarie  dopo  la  promozione  de!  Cardinal  Norie 
meritò  dal  Pontefice  Innocenzo  XII.  la  prefettura  della  libreria  Varici» 
un,  avendo  egli  compollo  il  Catalogo  avantij  che  il  Cardinal  Cafanata, 
Bibliotecario  della  Sede  Apofiolìca , con  quello  facefTc  dono  della  fua  fcci- 
ta  libreria  al  Convento  de*  Padri  Domenicani  della  Minerva  . Dal  l«o- 
ghi  già  addotti  lì  convince  Ortenfio  I andò  per  vero  autore  degli  avvi- 
fati  Dialoghi  ialini  contri  Cicerone : c ciò  ancora  apparlfce  dal  nominar- 
vi, che  ci  fa  molti  fuoi  concittadini  Milane  fi  3 e dal  fuo  riconofcere  nel 
Dialogo  1.  come  nel  Paradojfo  X x.  per  proprio  macflro  il  noftro  faniofo 
Romolo  Amafeo  , con  cui  1’  .{leandro  non  ebbe  che  fare  , come  già  flato 
in  età  di  x X.  anni  pubblico  profcflorc  d’Hloqucnza  nell*  Vniverfitd  di 
Parigi  , chiamatovi  dal  Re  Luigi  XII.  jiflai  prima  , che  Y Amafeo  lo  fof- 
fc  in  Bologna  e in  Roma  : nel  qual  tempo  V Ale  andrò  e fendo  Atcive- 
feovo  di  Brindili,  ftette  occupato  in  Legazioni  Apoftoliche  in  Venezia? 
in  Francia  , e io  Lamagna  . Il  Landi  però  nel  Comentario  chiamando 
* fuo 


*\ 

Bibuot.Cl.VI. 

Lettere  sì V Aretino 

tOulUpag.  i6j. 


Pai.iji. 


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B4bliot.Cl.VL 
H-  3 I1  »• 


S$2  Della  Elo  q_u  e n z a •- 

Aio  prefatore  anche  Celio  Rodigino , di  qui  fi  vede  , che  l'avevl  udirò 
in  Milano  in  tempo  . che  vi  era  pcoiellore  » chiamatovi  dal  Duca  e 
Re  di  Francia  Luigi  XII. 

Sette  libri  di  Cataloghi  [ di  Ortenfio  Landò  ] l» 

JSinegia  prejfo  il  Giolito  ly  ja.  in  8* 

In  alcuno  di  quelli  Cataloghi  ti  parla  degli  uomini  di  que’  tempi , chiari 
in  dottrina  , e il  Landi  nomina  se  raedcGmo  nel  libro  i v.  pag*j4J. 

— — Quattro  libri  di  Dubbj  con  le  foluzioni  a ciafcun 
Dubbio.  In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  ìfft.  in  8° 

Qui  pure  il  Landi  nomina  se  medelìmo  pag.  180.  dove  rammenta  alcuni 
di  quelli  Tuoi  libri , ma  non  tutti  : nè  (ari  male  avvertire  , che  negl* 
Indici  di  Pio  IV.  di  Siilo  V.  e di  Clemente  Vili.  HortenJiuj  Tranquil- 
lai , aliai  Hieremiai , aliai  Lamini  , fi  vede  regiRrato  fra  gli  autori 
proibiti  in  prima  Clajfe . 

Oracoli  de’  moderni  Ingegni  si  d’uomini  » come 

di  Donne . In  Vinegta  pel  Giolito  i jyo.  in  8° 

Vari  componimenti.  In  Viuegia  prejfo  il  Giolito 

iSSS.iu  8° 

Qui  nel  Ragionamento  li.  tra  un  Cavaliere  errante , e un  folitario , il 
Landi  pag.  90.  nuovamente  accenna  sè  (ledo  . e pag.  tot.  dice  di  chia- 
mati! dnonimo  ,t  diede:  nato  da  padre  Piacentino  di  cala  Landi  , e in 
Milano  . Chiamali  Milanefe  anche  nelle  Quinte  rime  di  Laura  Te r- 
racina , /lampare  in  Venetàa  da  Gio.  Andrea  Valvaffori  nel  iff  »# 
pag.  18.  Di  lui , e di  altre  opere  fue  gii  fi  parlò  nella  Gaffe  il. 
cap.  xii.  e nella  Gaffe  III.  cap.  xu.  dove  egli,  mafeherato  col  nome 
di  Ridolfo  Caflravilla  , fi  feoperfe  autore  del  nuovo  e famofo  Para- 
dojfo  contro  a Dante  , Amile  agli  altri  > da  lui  fatti  contro  a Cicerone  , 
ftj.M.  e al  Boccaccio  ; palesandoli  in  dir  male  di  Dante  ancor  nella  Sferra 1 . 

Al  Difcorfo  del  Caflravilla  , mandato  da  Firenze  al  Mariani  ncllf7J> 
Un  anno  dopojconipofto  in  B a file  a , quelli  Cubito  tifpofe  in  un  mefe  eoa 
altro  Difcorfo , da  lui  meffo  in  iftampa  allora  appunto  in  Cefena  : e nel 
Pojll  del  Sibili  medelìmo  tempo  l'Arcivefcovo  di  Firenze  Antonio  Attiviti  con  ua 
pag.  aia.  Trattalo  particolare  impugnò  il  Caflravilla . 

IX  Landi , nafcotlo  Cotto  nome  di  Pbilaletbei  ex  Vtopia  , compoCe  altri 
Dialoghi  latini , e tra  quelli  uno  contra  la  perCona  di  Erafmo,  gii  morto 
quattro  anni  avanti  in  Bafilea  ai  x 11.  Luglio  ijjS.  per  dove  elio  Lan- 
di', che  tcnea  preparato  il  Dialogo  , pattando  nell'anno  ifqo.  e predo  , 

fire fio,  ingannando  i compofitori  della  Rampa  col  fingete  di  celebrarjncl 
ibro  l'eCequie  d' Erafmo  , SI  Cccc  Rampate  eoa  intitolarlo  : in  Defideriì 
Erafmi  Rnerodami  funai  , Dialogai  lepidiflimui,  nane  primum  in  lucem 
editai . Quivi  chiama  sè  fleffo  medico  , introduce  a parlare  Arnold ■ 
Arlevio  , e dedica  11  libro  al  Conte  fortunato  Martinengo  ; onde  eflèn- 
dofì  CparCo  in  Bafilea,  mile  la  contrada  a romorc  , talché  Bafilìo  Gio- 
vanni Eroldo  per  vendicare  il  ludibrio , che  ne  ricevea  la  citta , Rimò 

oe- 


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r 


Italiana 

„ recedano  di  rifpondergli  dubito  con  una  impetuofa  diceria  , quivi  da 
lui  recitata  nel  IJ41.  nella  pubblica  Univeriità  con  invito  de’  magl- 
(Irati  , a’  quali  la  dedicò  , e che  ultimamente  fu  rifiampata  in  fine  del 
tomo  vili,  delle  opere  d' Erafmo . V Erotto  , noto  anche  per  altre  Tua 
/lampe  , ebbe  qualche  barlume  , che  l'occulto  autore  del  libro  fofle  di 
cada  Laudi,  come  lo  era  Baciano  Laudi,  non  Milanefe  , ma  Piacentini  , 
ancor  egli  medico  , autore  di  più  opere  , già  profeflote  di  lettere  Greche 
in  Bologna>  e poi  di  mediaina  in  l’adova,dovc  du  trucidato  da  ficarj  nel 
1)5).  onde  il  mede/imo  Erotto  con  equivoco  de  la  prede  contra  quello 
BaJJiano  Laudi , nominandolo  più  volte  in  vece  d ’Ortenfio  Laudi  , il 
quale  in  fine  del  libro  il.  delle  Queflioni  Forciaue  , dotto  nome  di  Pbi- 
laletbet  Polftopienjit  , flampate  in  Bafilea  a pud  Banholomxum  ’Veiìbe- 
merum  1144.  in  ottavo  , da  lui  dedicate  a Francelco  Turchi  da  Lucca  . 
e cosi  dette  da  Ford , luogo  di  quel  contado  , nel  quale  fi  fa  , che  fieno 
degù  ite,  nomina  Ba/Jiauo  , come  da  se  diverfo,  con  chiamarlo  juvenem  , 
frivatim  Grace  projitentem,  allora  in  Bologna  , e con  dir  di  fpiegate  va- 
ria Italorum  iugeuia . Fu  l 'Erotto  uno  degli  dporchi  adulatori  odi’ Are- 
tino , al  quale  il  dì  1.  di  Settembre  1/48.  deride  una  lettera  volgare  da 
BaGlea,  dandogli, oltre  al  titolo  di  divino,  quclh)  di  ccceUeutut,  inficine 
con  altre  lodi  Brabocchevoli  , e con  dite  d'aver  tradotte  in  Tedcfco 
alcune  due  opere  , e del  Machiavello . UEroldo  chiama  il  Dialogo  del 
Laudi  contra  Eradmo  , libellum  famojum  , e l'autore  , amante  del  /alfe  , 
invece  di  amante  del  vero  , come  egli  fiera  chiamato  , Pbilopfeuden  in- 
vece di  Pbilalethen,  benché  dica,  che  quelli  non  fa  menzione  iter  nomi- 
ni: fai  propri!,  nec  appcllationit  Jua  patria  : Pbilalethen  fe  ipfum  vocat,ex 
Vtopia  civern  : funut  Erafmi  Koterodami  dialogo  lepidipfimo  celebrare  ft 
profitetur . Si  avverta  , che  il  Landi  fu  il  primo  a chiamare  Eradmo  ex 
coudemnato  concubini  natum  , al  che  l 'Erotto  non  feppe  ridpondere  , de- 
non confettando  , che  veramente  egli  era  fiato  il  primo  a divulgarlo  : e 

10  divulgò  medefimamenre  nel  Paradojfo  x vin,  del  libro  il.  Chiama 

11  Mattinengo,  a cui  c dedicato  il  Dtalop,oJiterarum  amantìfjimum  Prin- 
cipem  con  eTaltare  la  dua  famiglia  . Non  vuol  credere,  che  Lai-aro  Buo- 
namico  , Giulio  CammiUo  , e Romolo  Amafeo  , non  fodero  (limatori  di 
Erafmo  , come  il  Laudi  avea  fccitto  , intendendo  per  avventura  del  Ci- 
ceroniano, duo  Dialogo,  pel  quale  non  elfi  foli,  ma  altri  non  pochi  fi  di- 
chiararono awerfi  ad  Erafmo  . Dice  bensì  1* Erotto,  che  nello  (lampare 
il  Dialogo, /rande  circumventi funi  tjpograpbì . Del  redo  il  Laudi  prede 
qui  il  nome  di  Pbilaletbet  per  occultarli  e confonderli  in  apparenza  con 
Vlrico  Vi  tene  , furiodo  partigiano  della  buon  anima  di  Lutero  ; poiché 
Virilo  dotto  il  nome  di  Pbilaletbet  civit  •Otopienfit  nel  ijii.  avea  dato 
fuota  il  feguente  Dialogo  , il  quale  dal  dolo  titolo  fi  fa  condannare  per 
quello  che  c : de  Pacultatibnt  Komanenfium  nuper  publicatit  : e l'altro 
Fior  di  virtù  Melchiorre  Gottaflo  , follecito  raccoglitori  di  tali  delizie, 
degne  di  fimil  gente  , il  fece  riftampare  per  ufo  delle  perfone  , a sè 
conformi , come  pur  ora  fi  pratica  degli  leniti  più  (candalofì . Mi  fpia- 
ce  , che  qui  non  fia  luogo  di  parlare  alquanto  di  quello  Vlrico  Vtteno 
[ de  Hutten  ] mentre  il  farei  volentieri  per  far  vedere  , che  , fe  altri 
danno  in  lilenzio  dopo  morto  il  Gretdcro  , noi  fiamo  ancor  vivi  , e in 
ifiato  di  parlare  un  poco  all’orecchio  a Jacopo  Burcardo  , nuovo  com- 
petitore della  bella  Vita  dell'  Vtteno . 

A a a a Dell! 


\ 


/ 


Bibliot.Cl.VI. 


Tomo ftr.  de  G jmnofa 
Patavino  Iib.lW.pag. 
411. 


Lettere  olT  Aretino 
tomo  II.  pog.  30J. 


Pag.  61 7. 


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3 34  Delia  Elo  qju  en  z a 

|Iì»i1«t."Cì..V%  Dell*  Libreria  Vaticana  , Ragionamenti  di  Muzio  Pan- 
fa,  di  vili  in  quattro  Parti . I»  Roma  [ prejfo  Jacopo 
Rufiiiclli  ] a iftanza  di  Gio.  Martinelli  i j^o.  in  40 

A quello  libro  , nel  quale  li  rratta  del  folo  materiale  della  libreria  Va- 
„ ricatta  (conte  io  altro  fimilc,ina  latino.nc  trattò  medefimamente  tintelo  _ 
Rocco  ) c che  dal  Panfa  è dedicato  al  Cardinale  Scipioo  Gemicala , dap- 
poi li  mutò  il  frontifpizio  e la  dedicatoria  , mettendovi!!  con  la  tjata  di 
Roma  frejfo  Jacopo  Mofcordi  o ijtauna  del  Martinelli  tdoS-  io  quarte  , 
il  titolo  di  Vogo  e dilettevole  giardino  di  varie  tendoni , con  mutarli 
ancora  il  Panfa  in  Panno  all’  ufo  della  plebe  Romanesca  , la  quale  in 
• , pronunciate  muta  l’ t in  * , dicendo  difterico  , Ottennio,  memo  , forno , 

faine,  per  diftorfo  , Ortenjio  , morfo  , forfo  , e falfo  ■ A tali  cambia- 
menti di  frontifpizj  , de'  quali  parlammo  anche  altrove,  (i  può  aggiun- 
gere quello  de’  Liturgici  di  'Jacopo  Pamelio , Rampati  in  Colonia  da 
Gervino  Calenìo  nel  r«7t.  in  tomi  li.  in  quarto  , il  qual  titolo  fu  inf- 
uturato in  quello  di  Rituale  SanHorum  Patrum  latinorum  con  la  data 
pur  di  Colonia  predo  Gianguglielmo  Frieffen  lÓ7f.  Simile  fcambiamen- 
to  accadde  alle  Lettdfo  Filologiche  di  diverti  , pubblicate  dal  0 oldaflo 
in  Franclorr  nel  itilo,  quando  il  primo  c vero  titolo  di  effe  paflò  in 
quello  di  Epiflolica  Jfttafiionci . Maapoi  Ermanno  Conringio  col  fuo  pri- 
mo «itolo  , e eoa  una  fua  prefazione  , per  altro  di  poco  momento  , le 
fece  (iftanipare  in  Lipjia  nel  1674-  Cori  parimente  accadde  ai  libri  x. 
delle  Ulor  'te  latine  di  Ravenna  di  Girolamo  Rojfi  della  edizione  il-  di 
Venezia  « tjrpograpbia  Guerraa  del  io  foglio  con  un  lungo  er- 
rata nel  fine  ; imperciocché  a quella  feconda  e vera  impresone  , che 
è di  bel  carattere  tondo  col  retto  de'  diplomi  in  eorftvo  , dedicata  dai 
( Magi  (Irati  di  Ravenna  al  Pontefice  Siilo  V.  fu  fcambiato  il  fiomifpi- 

zio  , e puflovi  il  nomo  a altro  Rampatole  , F rance feo  Francefcbi  Saneft 
con  l’anno  1(90-  E perche  quelle  fola  mutazione  parve  poca  , fi  pemò 
di  farne  un  altra  nel  idoj.  Ma  con  quanto  fenno  , bada  òflerrarlo  dal- 
la fine  del  libro  prima  degl’  Indici  , dove  , come  ho  avvertito  , il  libro 
veramente  & dtee  ufcho  in  luce  ex  t/pograpbia  Guerraa  ijgs-  Due 
Jole  furono  dedizioni  di  quelle  I fiorie  del  Ro/Ji  , e amendue  di  Vene- 
nJa , la  prima  dell'anno  1 J7».  in  cafa  di  Aldo  ; e poi  qucRa  feconda  pred- 
io i fratelli  Domenico  e Giambatijla  Guerra  del  luogo  di  Valvafene  In 
Friuli  , i quali  nella  fine  del  libro  portano  qui  per  indegna  uno  ftoglio 
marittimo , battuto  dalle  tempcRe  , e col  motto.  Virivi  deride t impelai  « 
,iua  altrove  portarono,  come  il  Giolito,  la  Fenice  con  le  parole, 
muovala  fuutntut  • Due  altre  mutazioni  di  frontifpiz)  , morbo  epide- 
mico , non^debbono  qui  tralafciarli . Una  c delle  Note  c Cofìiganioni  di 
Luca  Oidi enio  fopra  il  libro  de  Vrbibut  di  Stefano  Binanti  no  , gli  nobil- 
mente Rampate  in  Leida  apud  Jacohum  Hnckjum  nel  1684.  in  foglio  , e 
dedicate  per  gratitudine  da  Teodoro  Ricijo  alla  Rtina  di  Svenia  , dalla 
quale  II  Cardinal  Francefili  Barberini  il  vecchio  gli  aveva  impetrata 
licenza  di  pubblicarle,  dandogllfino  l'originale A queRa  edizione  non 
molto  dopo  fu  mutato  il  Crontifpizig  , e tolta  via  la  lettera  alla  Reina  , 
nella  quale  il  Ritkjo  narrava  l'iRoiia  del  Codice:  onde  l'edizione  è fal- 
la , e canto  lontana  dal  pocer  di{G  accreftiuta  , che  c per  lo  contrario 
■ ..  .. 


Italiana  SSS 

fmìnuita,  come  quella  dei  Conci!)  de!  Libbc,  fatte  da!  V. Arduino,  che, 
a rorefcio  dell’altre  , le  quali  (pelle  troice  o per  veto  , o pet  inganno  lì 
dicono  accrefciule  , e noi  fono , fa  botlefcamente  chiamata  «di'ti*  nova  , 
ma  cum  diminuitone  . La  ftaude  al  libro  delPOi/?*»/*  fu  fatta  nel  1 691. 
per  mettervi  il  nome  di  Pietro  Ponderai,  libraio  in  Leida  a fine  di  dare 
ad  intendere  , che  quella  opera  folle  nuova , s allora  da  lui  pubblicata  , 
e non  già  otto  anni  prima  dall ’AckJt . L’altra  delle  due  mutazioni  , già 
mentovate  , fi  fece  itxVtrec  da  Guglielmo  onde  valer  nel  1716.  nel 
libro  , dianzi  Rampato  da  lui  mcdelimo  nel  1701.  per  opera  di  Gian- 
giorgio  Grevio  col  titolo  di  Sintagma  variarum  Differì ationum  : il  qual 
«itolo  fu  poi  trasformato  in  quell’ altro  , Coltralo  Di ffertationum  Tariffi- 
martini  Wc.  Quelle  fraudi,  indirizzata  a gabbare  i comperatoti  incauta 
con  la  falfa  prontelfa  di  opere  nuove  , provennero  tutte  dall'  ingordigia 
de'  poco  onorati  libra],  i quali  etfendo  iu  qnc'  paoli  eziandio [flamparori , 
e vedendo  non  tiufeir  loro  di  fpacciare  i proprj  libri  fubito  appena  Ram- 
pati,li  lufingarono  per  altra  via  di  agevolarne  lo  Ipaccio  col  fargli  com- 
parire in  nuovo  fembiante  , quali  fodero  opere  diverfe  da  quelle  , che 
erano  . Nò  qui  fi  ridettero  le  fraudi  , perche  entrarono  anche  in  eofe 
graviflime  e di  religione  , coprendo  libri  erapj  al  maggior  fogno  con 
falli  titoli  di  pietà  , dalle  infidie  de’  quali  non  lenta  grave  e mortai  pe- 
ricolo potrà  ufeirne  chi  non  ha  pratica  dell’  ilioria  letteraria  : di  tale  e 
tanta  importanza  fi  è Caverne  qualche  perizia  ; non  dico  poi  nulla  dì 
chi  talvolta  per  nficio  è obbligato  forfè  di  averne  , e qon  ne  ha  1 anzi 
fenza  eonofeer  la  fua  miferia  , ofl'crva  con  poca  grazia  chi  ne  può  ave- 
re . Quindi  c , che  un  libro  , fommamenre  peRifero , dell’  erefiarca 
Fonilo  Sterno  , fi  trova  Rampato  con  efccranda  menzogna  fotto  nomo 
di  Domenico  Lopez  Gefuita  , e col  titolo,  ugualmente  falfo  e fàcrilego  , 
de  Sacra  Scriptum  aulhriiate . Così  altri  dell’  infame  Ebreo  , e dipoi 
Calvinilta  , anzi  Ateo  , Benedetto  Spino/d  , li  cacciarono  fiora  con  m- 
fidiofiflìme  fopraferitte  di  Chiave  del  Santuario  , di  Rijteffioni  curiofe  , 
e di  Cerimonie  degli  Ebrei . Ed  è bene  , che  gl’  incanti  e non  informati 
ne  rimangano  avvertiti  , per  faperfi  guardare  da  libi!  ai  velcnofi  , e 
ingannevoli  : 

Frigidaì  ( 0 patri  fughe  bine  ! ) late t ungule  in  terbi  . 

Sommario  delle  Opere , che  in  tutte  le  feienze  e arti  più 
nobili, e in  varie  lingue, ha  da  mandare  in  luce  l’Acca- 
demia Veneziana  , parte  nuove  e non  più  ftampate, 
parte  con  traduzioni , correzioni , e annotazioni  rifor- 
mate. A/eli’ Accademia  Veneziana  iyj8.  in  foglio , e 
ancora  in  40  ma  tradotto  in  latino  . 

Quella  Accademia  Veneziana  , così  detta  per  eccellenza  , come  la  Fieren - 
lina  , ebbe  per  Infegua  la  Fama  alata“pet  aria  col  manco  piè  fopra  un 
globo  in  atto  di  fonare  la  tromba  , col  motto  : 

lo  volo  al  Ciel  per  ripofarmi  in  Dìo  . 

Di  quella  Accademia,  che  ebbe  magnifica  ftampcria  propria,  donde 

A a a a a ufei- 


BisuoT.Cl.VL 


VitglU  Ed, 


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556  Della  Elo  q_u  e n z a 

■-  ufcirono  più  libri  , fu  iflitutore  , come  dilli , il  Cavali"  Federigo  Ba- 

B'  IUOT.  CL-VI.  joart  ; t di  quella  , notilfima  , e non  d'altra  , imcfe  il  Crejcimbeni  nel 

Ijl.  «.il.  ptig.  383.  trattare  di  Luta  Contile  , già  onorato  dalla  medelima  con  farlo  uno  de" 

•dii.  il.  fuoì  , e con  iltaropare  nel  1558.  e iffp-in  quarto  i Puoi  volgarizza- 

menti delle  Ifìituùoni  delC  Imperio  , e dell'  Origine  degli  Elettori . 

La  Vita  di  Francefco  Cattarli  da  Diacccto , fcritta  dal 
Varchi . Sta  co’  libri  d’Amore  del  Cattani  pag.  173. 

La  Vita  di  Lodovico  Ariofto . Sta  co’  Romanzi  del  Pi- 
gna pag.  71. 

Termini  di  mezzo  rilievo  e d’intera  dottrina  tra  gli  ar- 
chi di  cafa  Valori  in  Firenze,  col  fommario  della  vita 
di  alcuni , compendio  delle  opere  d’altri , e indizio  di 
tutti  gli  aggiunti  nel  difcorfo  dell’ eccellenza  degli 
fcrittori , e nobiltà  degli  ftudj  Fiorentini  [ di  Filippo 
Valori]/»  Firenze  per  Crijlofano  Marefcotti  1604.  in  40 

Qui  non  fono  efpreffe  quelle  merre  (lamette  in  figura  dt  termini , rappre- 
sentanti letterati  Fiorentini  ; ma  il  Calori  le  accenna  nel  dir  qualche 
cofa  de'  medelimi,cominciando  però  31  libro  dalle  offefe  d'uomini  gran- 
di , come  del  E affo  e del  Mario  , e con  motti  e allulìoni  ingiuriofe  , c 
fanciullefche  peraltro,  dando  al  primo  il  nome  di  più  fonnaccbiefo  » 
thè  Tuffo  , e al  fecondo  quello  di  topo  d'Uìrice , per  effcre  (lato  della 
cittì  di  Capodiflria  , In  latino  -JuffnopolU  : nella  qual  cofa  il  Falori 
trafeorfe  per  aver  quelli  due  valentuomini  voluto  onoratamente  difen- 
derci da  ehi  per  cole  , puramente  letterarie  , gli  offefe  , anche  Tema  ap- 
provazione de’  proprj  concittadini , fpaùionati,  e non  prevenuti . Poco 
graziofo  altresì  nel  titolo  del  libro  è 11  contrappello  di  meato  rilievo  , 
e d'intera  dottrina  . 


Ritratti  di  Scipione  Ammirato  [ gran  parte  d’uomini 
illuftri  per  lettere  ] Stanno  negli  Opufcoli  ddl’Am- 
mirato  tomo  il.  pag.  127. 

Notizie  d’uomini  illuftri  dell’Accademia  Fiorentina . 
In  Firenze  preffo  Pier  Matinì  1700.  in  40  Parte  1. 
[ folantetne  ] 

Libro  non  Inutile  9 benché  compilato  hi  fretta  da  dirci  fi  conTajuto  dei 
Magliabechi  • 

I Fafti  confolari  dell’Accademia  Fiorentina  di  Salvino 
Salvini . In  Firenze  perii  Tariini  e Franchi  1717.  in  40 

Quella  Accademia  Fiorentina , così  detta  per  eccellenza  ancor  ella,  come 
la  Veneziana  , fu,  come  dilli , qualificata  per  pubblica  dal  Salviati  , a 
differenza  di  quella  della  erutta,  detta  da  lui  privata.  Sono  defiderabili 
più  libri , limili  a quello  , al  certo  meritevole  di  gran  lode  , in  cui  per 

DO. 


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t 


Italiana  557 

modcftla  fi  tralafciò  d’inferire  il  contenuto  dell’ antecedente',  renden- 
doli quello  fecondo  in  tal  guifa  relativo  a quell’  altro  feoza  bifogno  , è 
con  dilanio  di  quei  , che  non  l’hanno  . £’  un  peccato,  che  il  faggio  au- 
tore, amico  mio  , non  penfaflé  a fargli  un  copiofo  Indice  : fatica,  vera- 
mente nojofà  a chi  la  la  , la  quale  non  c da  tutti,  ma  c grata  altrettanto 
a chi  fe  ne  ferve  . Ci  vorrebbe  qualche  altro  tomo  fopra  gli  Accade- 
mici, come  fopra  tanti  Confoli  fuffetti,per  darci  la  materia  più  compita  • 

La  Biblioteca  Napoletana  di  Niccolò  Toppi . In  Napoli 
per  Antonio  Bnlifou  1678.  in  foglio  . 

Addizioni  copiofe  di  Lionardo,  Nicodemo  alla 

Biblioteca  del  Toppi . In  Napoli  per  Salvator  Cajlaldo 
a fpefe  di  Jacopo  Kaillard  1683.  in  foglio  . 


B1au0T.CL.Vi. 


Nel  prefente  libro,  mclTo  inficine  con  l’ajuto  del  Magliabechi , fi  correg- 
gono molli , ma  non  tulli  gli  errori  del  Toppi , che  di  foverchio  grande 
farebbe  (lata  l’iniptcfa  : e quella  farebbe  onore  a chi  foffe  atto  c badan- 
te a rifare  da  capo  tutta  la  medefima  Biblioteca  , per  la  quale  imprefa  fi 
trovano  fcritte  più  colè  in  margine  a qualche  cfcmplarc  . 

La  Vita  di  Dante  Alighieri,  ferina  da  Giovanni  Boccac- 
cio. In  Roma  per  Francefco  Prifcianefe  1544.  in  8° 

— — E con  la  Vita  nuova  di  Dante . In  Firenze  per 
Bartolomeo  Ser martelli  157 6.  in  8° 

— — E con  le  Profedi  Dante  e del  Boccaccio  pag.np. 
dell’edizione  di  Firenze  del  1713.  in  40 

Le  altre  due  antecedenti  prime  edizioni  in  più  luoghi  variano  molto  fra 
loco  . 

La  Vita  diTrifon  Gabriello,  Gentiluomo  Veneziano. 
Sta  efprefla  per  entro  il  Dialogo  della  Sfera  di  Jacopo 
Gabriello  fuo  nipote.  In  Venezia  per  Giovanni  de' Farri 
1 74f.  in  4° 

Le  Vite  di  Dante  e del  Petrarca , compofte  da  Lionardo 
[ Bruno  ] Aretino , cavate  da  un  manoferitto  antico 
della  libreria  di  Francefco  Redi , e confrontate  con 
altri  tedi  a penna  . In  Firenze  all'  infegna  della  Stella 
1671.  in  12° 


Il  medico  Giovanni  tinelli  da  un  altro  fuo  codice  le  avea  fatte  (lampare 
in  Perugia  prejfo  gli  eredi  del  Zeccbininel  1671.  in  duodecimo  .Filiberto 
della  Mare , Scnator  di  Oigisne  [ Divionenfit  ] in  Borgogna  , che  ci 
diede  la  Vita  di  Guglielmo  Filandro  , comentator  di  Vitruvio  , e che 
fetide  quelle  ancora  di  Gilberto  Genebrardo  , e di  Claudio  Salma/io,  non 
per  anche  (iampate  , divulgò  ivi  predo  Pier  Pallio t nel  itff }.  in  quarto 
il  Projpetto  delle  opere  di  Lionardo  Aretino  , le  quali  tutte  in  un  corpo 
tenta  preparate  per  date  in  luce  • 

La  • 


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5 j8  Della  Eloquenza 

Ohliot.Cl.vi.  La  Vita  del  Petrarca , fcritta  da  Lodovico  Beccadello  , 
Arcivefcovo  di  Ragugi . Sta  nel  Petrarca  redivivo 
del  Vefcovo  Tommafini  dell’edizione  il.  di  Padova , 
infieme  con  l’altra  , fcritta  dall’Aretino > ma  l’origi- 
nale dell’ Arcivefcovo  ha  principio  diverfo , ed  è ri- 
toccato in  più  parti . 

L'edizione  del  Redi  e (Tendo  la  migliore  , come  confrontare  con  più  NJSS. 
non  ha  bifogno  , che  ie  «'ingombrino  i margini  d'inutili  varie  lezioni  , 
le  quali  guadano  le  voci  del  dialetto  Aretino , portevi  a bello  (ludi* 
dall'autore  , e rifeAatevi  dal  Redi  , concittadino  di  Lionardo  . Altre 
l'ite  di  fcrirtori  fi  trovano  unite  alle  opere  loro . 

11  Petrarchifta  di  Niccolò  Franco  [ miAo  di  cofe  inven- 
tate ] In  Vinegia  preffó  il  Giolito  IS39-  in  8° 

La  Vita  di  Jacopo  Sannazaro  [ col  fuo  ritratto  in  rame  ] 
deferitta  da  Giambatifta  Cnfpo  da  Gallipoli . In  Ro- 
ma per  Luigi  Zannetti  1 193.  in  1 1°  ediz.  il. 

La  Vita  di  UdenoNifìeli  [ Benedetto  Fioretti  col  fuo 
ritratto  ] fcritta  dal  S.  N.  S.  Sta  con  le  fue  O nerva- 
zioni di  creanze  , accrcfciute  da  Oftilio  Contametri 
[ Agoftino  Coltellini  ] In  Firenze  £ per  Jacopo  Saba- 
tini^ 167?.  in  ia°  edizione  il. 

Le  tre  leitere  iniziali  S.  N.  S.  voglion  dire  Signor  JV» feri  Scaccianoce  , 
anagramma  di  Francefco  Cionaui . In  quella  rila  ci  e qualche  «baglio, 
come  in  dare  per  Fiorentino  Gianvittorio  Rojfi , che  fu  Romano , in 
attribuire  le  Confiderauioni  di  -Cario  Fioretti  al  Conte  Piero  de"  Bardi  , 
al  quale  fon  dedicare,  e che  da  altri,  pur  malamente  , fi  attribuirono  al 
P*t‘  *1.  Xtr.  Conte  Giovanni  fuo  padre  , quando  elle  fono  del  Salviati  j nel  darli  al 

Pefcetti  il  prenome  di  Francrfco  invece  di  Orlando  , e nel  dirti  , che 
quelli  dimoiava  in  Romagna , quando  (lava  in  Verona  . Il  Nifieti,  uo- 
mo di  gran  lettura  , e che  non  parla  in  genere  , ma  cita  in  particolare  , 
fu  molto  lodato  dal  Dati , dal  Redi  , t da  altri  fcrittori  Fiorentini  j ma 
il  famofo  Salvini  , che  in  vita  del  Coltellini  lo  a vea  rifpettato,  come  pri- 
Pa.fr  il.  Dlfior.  matlo  onore  deU'Accadeniia  degli  Apatirti,  dov’cra  efpofto  in  ritratto  , 
nxxir.  pog.fofé  dopo  l*i  morto  , in  uno  di  que'  fuoi  problematici  Difcorfett! , da  lui  , 
clic  avrebbe  potuto  far  cofe  niaggioti  , aH’improvUb  comporti  per  da- 
re animo  ai  giovani  deU’Accademia^d  eccitargli  a ragionare,fecc  poco 
onore  alla  degna  perfooa del  Nifieti , giungendo  anche  a dire  , che  non 
teppe  di  Greco  nè  punto  ,nè  poco:  e pure  ne  teppe  ahnen  tanto,  che  feppe 
formarli  il  prenome  io  Greco . Ma  Niccoli  Piaciti  Fiorentino,  vetfatilli- 
mo  in  Greco  fin  giù  nel  fondo  , fece  ben  altra  conto  del  Ni  fieli  , nella 
M cop.xix.  Giunta  all’ArgoTi  co*ì  dicendo  : fi  cui  minim  fit,  quod  e tot  literatorum 

bujus  evi.uniui  Vdeni  Nifieli  a me  fa/la  fit  mtntio,ali$i, velai  ex  ultimit 
ceni  exjpunOot , prateritoi  volai J id  a me  fa3um  effe  inteUigat  , non  qu od 
eju'dem  Mufa  viri  , ejufdem  civìtatij  alunni  V veleni  amicitia  nexu 

vinili 


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Italiana  S59 

vinfiì  fimuj  \ (ed  quod  enm  boditrnn  die  inter  tritieoi  & (ululoni  lltera-  'V  ~'^  ~yV~" 

nr/  virtù , famUiam  ducere  cxìfìimo . Lo  chiami  virum  infatti  laberit  **'*  ’yl’ 

IT  diligenti*  -,  che  ave»  letto  omnet  omnium Pentium  audoret  : velerei  , 

neve!  , 0 R *COS  , Intinti  , vernacolai  indefijft  {Judit  ledila  (fi,  ttfque, 

ni  fic  dicam  , in  fuccum  U Janguinem  vertijfe . Itaque  jure  tS  merito 

unui  ilio  mibi  flato  prò  cmnibui . Al  tinelli  li  conformò  l' Eritreo  , Knteoth.  il. 

alleai  amendue  dall’  iniulrare  per  gelolia  e volpar  debolezza  di  priva-  IUi> 

rive  , a chi  fijftudia  dal  canto  Tuo  di  giovare  alle  lettere  ufeendo  dai 

riftretti  cancelli  di  bellezze  puramente  gramaticali  . Il  Citnacci  ne  adì-  \ 

cura  j che  il  KìfitU , peiitlflimo  di  lingua  Greca  , per  la  difgrazia  di 

grave  malattia , perdutane  la  memoria  , la  rivide  tutta  da  capo,  benché 

non  affcttaUc  di  feminar  le  Tue  catte  di  parole  Greche  , Lenza  bifogno  , 

non  tenendone  per  altto  i caratteri  il  ilio  Rampatore . 

La  Vita  di  Torquato  Taflò,  fcritta  daGiambatiftaMan- 
fo , Marchefe  di  Villa.  In  Veuezia  per  Evangelica 
Deu chino  1611.  tu  ia° 

Nuovo  difeorfo  di  Torquato  Tatto , fcritto  da  lui  fletto 
[ a Scipion  Gonzaga  ] l'opra  molti  accidenti  della  fua 
vita . In  Padova  per  Giambatijla  Martini  1 629.  in  40 

La  Vita  di  Monfignor  Felice  Contelori,  fcritta  da  Gian- 
cammillo  Perefio . In  Roma  per  Francefco  de'  Latori 
1584.  in  40 

La  Vita  del  Cardinal  Roberto  de*  Nobili  [figliuolo  di 
una  forella  del  Pontefice  Gjulio  111.  ] fcritta  da  Fran- 
cefco Torrigio.  In  Roma  preffo  Stefano  Paolino  1632. 
in  40 

La  Vita  di  Roberto  Cardinal  Bellarmino  della  Compa- 
gnia di  Gesù , comporta  dal  P.  Jacopo  Fuligatti  della 
medefima  Compagnia  . In  Roma  per  Lodovico  Griglia- 
vi 1644.  in  40  ediz.  il. 

— ■ - E dal  P.  Daniello  Bartoli . In  Rama  per  Nicco- 
laugelo  TivaJJt  1^78.  in  40 

Memorie  del  Cardinal  [Guido  ] Bentivoglio , con  le  . 

Suali  deferive  la  fua  Vita , libri  il.  In  Venezia  per  li 
1 iunti  e Ruba  1648.  tu  40 

Edizione  alquanto  fcottetta  , e meritevole  di  rlnnovarG  con  altra  più 
elattz  t 

La  Vita  di  Benedetto  Buommattei  [ col  fuo  ritratto  in 
rame]  fcritta  da  Daliflo  Narceate,  Pallore  Arcade 
[ Giambatirta  Cafottì  ] In  Firenze  per  Jacopo  Guidacci 

i7i4.i»4* 

La 


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Bibliot«Cl.VI* 


L/tmbteil  JlìbUothtca 
CsfàrtA  to. !,£.}{.  12. 


Mmfrwm  Irsi  leniti 

to.  I.  pa^.  203* 

lJ»/Jo/o£.  Bpìjt 

XCVIII.  pai-ifi. 


560  Della  Elo qjj e n z a 

La  Vita  di  Galileo  Galilei , fcritta  da  Vincenzio  Vivia- 
pi . Sta  ne’  Falli  del  Canonico  Salvini  pag.  397. 

Il  Cìntili , che  morì  medico  di  Loreto  , imbatti  la  Storia  degli  fcrittori 
Fiorentini  e Tofcani , da  me  letta  io  Loreto  nel  Dicembre  del  1717» 
predo  Montignor  Governatore  Melchiorre  Maggi  , dipoi  Cherico  di 
Camera  , il  quale  generofamente  a mia  iftanza  ne  fece  dono  ai  Signor 
Senatore  Filippo  Buonarroti  perule  del  Signor  Canonico  Salvini  , o del 
Signor  Bifcioni , e di  chiunque  altro  avelie  voluto  ricomporre  da  capo 
limile  ifloria  per  migliorare  anche  quella  uullicura  e fcorrcttidima  del 
P.  Giulio  Negri . 

La  Dramaturgia  di  Leone  Allacci , divifa  in  fette  Indi- 
ci . In  Roma  per  lo  Mafcardi  1666.  in  1 20  con  tre  pagi- 
ne di  errata  in  principio  . 

Se  quelli  fette  Indici , o Cataloghi , di  nuovo  rilcontrati  e lappile!  fecon- 
do dedizioni  originali  , lì  rifacedero  con  una  efatta  e pulita  riltampa  in 
forma  quarta , riporterebbono  applaufo  dagli  tludioli  della  Italiana 
Eloquenza  , anche  fenza  farvi  altra  continuazione  di  componimenti  , 
ufcitl  appretto  alla  morte  di  Monltgnore  Allacci , il  quale  tempre  infa- 
ticabile , benché  occupato  in  molte  e gravi  applicazioni , non  ifdegnò 
di  abballarti  alla  prefente  . Intendo  pero , che  il  Signor  Dottor  Bifcioni , 
cuQode  della  Libreria  Medicea  di  san  Lorenzo  , da  me  ricordato  al- 
trove J abbia  via  preparata  quella  fatica  , e che  non  le  manchi  altro  , 
che  di  llamparla  • Dopo  Montignor  Luca  Olftenio  , che  morì  nel  ttfSi. 
onorato  dal  gran  Cardinal  Barberini , Padre  delle  lettere  , con  epitelio 
e depolito  nella  Chiefa  dell'Anima  , Y Allacci  , li  eco  me  V Olftenio  e 
tanti  altri  valentuomini , ufeito  ancor  egli  dalla  Corte  del  medelìmo 
Cardinale,  che  per  le  lettere  non  fu  men  gloriola  di  quella  si  decantata 
dell’altro  gran  Cardinale  Aleffandro  FarneJe3tveado  confeguita  dal  Pon- 
tefice Aleflandro  VII.  la  prefettura  della  libreria  Vaticana,da  elio  Allac- 
ci per  le  molte  opere  fue  meritata  aliai  prima  , fe  ne  pafsò  di  quello  fe- 
colo  nel  ìdSp.  e l’Abate  Stefano  Gradi-di  Kagugi  in  Dalmazia  , a luì 
fucccduto  in  quella  primaria  carica  , non  Mando  punto  oziofo  , quan- 
tunque più  che  di  Bibliotecario , folle  in  credito  di  Gramatico  ( che 
per  altro  in  fenfo  antico  non  è poca  lode  ) fcrifle  la  Vita  dell'  antecedo» 
re  , non  ancora  llampata  , e Icriflé  parimente  intorno  al  Probahilifmo 
nella  Morale  Crìfiiana  , e in  nome  di  Marino  Slatilio  da  Traù  YA/olo- 
già  del  famolo  e indubitato  Frammento  di  Petronio  Arbitro  , da  me  ve- 
duto originalmente  in  Roma  nel  1700. quando  fu  comperato  dall'Abate 
Cammilio  Tellier  di  Lovvoit  per  la  libreria  del  Re  di  Francia  , di  cut 
egli  era  Bibliotecario.  Io  già  fcrillì  a Pietro  Burmanno  l'illoria  della 
controverlia  di  quello  Frammento  , la  quale  gli  li  fmarrì  fra  le  mani  , 
come  attcfla  nella  prefazione  alla  fui  edizione  di  Petronio  : fopra  cut 
per  altro  io  fono  in  rutto  del  parere  del  Padte  Mabillone  : nobìt  Petto- 
nii genium  UT  fìilum  ignorare  convenir  , rimettendomi  nel  rimanente 
alla  lettera  , da  lui  citata  predo  Melchiorre  Goldado  • L’Allacci  » 
Ipedito  da  Grcgotio  XV.  a pigliate  la  Biblioteca  Palatina  in  Eidelberga, 
donata  al  Pontefice  per  la  Vaticana  da  Maffimigliano  Duca  di  Baviera, 

non 


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Italiana 

non  Tenia  gnn  difagj  e pericoli  ei  U conduflè  a fiilvamento  in  Roma  , 
dove  al  Tuo  ritorno  trovato  morto  il  Pontefice , che  in  ricompcnfa  gli 
area  promeflo  uu  Canonicato  , il  galantuomo  infermò  gravemente  , e 
lo  Sdoppio  , al  quale  , benché  folle  di  quelle  parti  , V Allacci  era  (lato 
preferito  in  tal  commiftione  , per  medicina  gli  aggiunte  l 'accula  di 
elicili  appropriati  i migliori  codici  : dalla  quale  però  ei  Teppe  difen- 
derli , allo  fcrivere  dell'altro  gran  Bibliotecario  Gabriello  Naudeo  ami- 
co d’entrambi  • Degna  di  cfler  letta  è la  Relazione  a penna  dell’ Allac- 
ci Cafri  tal  Tuo  viaggio  • Qua  lì  polìono  riferire  le  Orazioni  funerali  , 
polle  nella  ClalTe  li.  cap.  v.  contenendo  dal  più  al  meno  le  Vite  da' 
Letterati  » in  morte  de'  quali  fon  fatte  < 

De’  Poeti  Siciliani  [ antichi  ] di  Giovanni  Viutimiglia  . 
In  Napoli  per  Sebajliano  Alecci  1 66 j.  in  40  libro  1. 
[ /blamente  ] 

L’Atteftazione  di  Giulio  Paolo  [per  Lorenzo  Pignorla] 

In  Fadovh  preffb  Piero  Paolo  Tozzi  162  y.  in  40 

Le  patrie  degli  uomini  famofi  Tono  de' principali  oggetti  della  Storia  let- 
teraria • Quello  antico  Giurcconfulto  da  quelli,  i quali,  come  il  P. An- 
gelo Portenari , Tono  facili  ad  appagarli  di  tradizioni  J puramente  vol- 
gari , e appoggiate  a foli  autori  della  qualità  del  Biondo  , e di  Leandro 
Alberti,  li  tenea  Tenia  altro  per  Padovano  . Ma  il  Pignorìa,  che  non  fu 
di  quelli , e che  fu  divetfo  dal  Padre  Angelo  Tuo  avverfario  , di  cui  po- 
rrebbe dilli , impar  congreffut  Achilli , modra  , elTcr  lui  (lato  Romano  , 
c non  Padovano , e ne  parla  eziandio  nella  Lettera  x li. 

Difcorfo  del  Rev.  Frate  Ambrogio  Caterino  Politi  dell’ 
Ordine  de’ Predicatori  contra  la  dottrina  e le  profe- 
zie di  Fra  Girolamo  Savonarola  . In  Vinegia  pel  Gio- 
lito 1548.  in  8° 

Apologia  del  Rever.  Padre  Fra  Tommafo  Neri  Fioren- 
tino dell’Ordine  de’  Frati  Predicatori  in  difefa  della 
dottrina  del  R.  P.  F.  Girolamo  Savonarola  da  Ferrara 
del  medefimo  Ordine  , indiritta  al  molto  R.  e magn. 
S.  Canonico  Fiorentino  M.  Francefco  Diacceto,  data 
nuovamente  in  luce  con  licenza  de’  Superiori . la 
Fiorenza  apprejfo  i Giunti  1 5^4.  in  8* 

Nel  pontificato  di  Paolo  IV.  fi  trattò  di  dannare  la  memoria  del  Savona- 
rola per  certi  punti  erronei  e fcandalo/i , cavati  dalle  Tue  Prediche  , ! 
quali  comunicati  al  Padre  Stefano  Vjodimare  Genovefe  , Generale  de' 
Domenicani  , quelli  gli  diede  al  Padre  Neri  , perchè  rifpondclTe  , co- 
me fece  in  latino  per  uTo  del  giudicio  , che  Te  ne  dovea  Tare  ; e poi  tor- 
nato a Firenze  , quivi  diede  alle  Rampe  alcuni  anni  dappoi  quella  Tua 
rifpofta  in  volgare  , il  Neri  l'ingegna  di  rifpoodcic  a tutto  , U che  può 

£ b b b patte 


B1sLi0T.Ca.VI. 


Nondeona  ptg,  a.  e 
l)(.  tdil.  II. 


1 ■ 


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S6i  Della  Eloquenza 


Bibuot.Cl.VI. 


Ctnef.cAp.Xvi.v.u. 


Tomo  II.  lib'ix.  r.tp, 
vi.  II.  par.  23. 
fdù.  II. 


Foì  . *0. 


r-1*' lu- 


pare! troppo  , mentre  talvolta  J.i  foverchia  palTìone  e fiducia  de'  difen- 
forì , ruina  le  caule  anche  buone  , tra  le  quali  parò  io  non  annovero  la 
prtfenie  , e ricordo  il  Dialogo  , pubblicato  in  quella  materia  nel  1497, 
da  Fioro  Delfino  , ultimo  Generale  perpetuo  dell'Ordine  Camaldolefc, 
da  lui  medefimo  ricordato  nel  libro  vi.  epirtela  v.  Il  Padre  Neri  in 
quello  luo  libro  pag.  113.  dice  male  del  Caterino  Tuo  confratello  , per 
avere  fcritto  contra  il  Savonarola  , t date  le  fuc  carte  (lampare  al  Pon- 
tefice Giulio  III.  fupremo  giudice  ; onde  perciò  nel  darle  non  fece  egli 
alcun  ruale  , da  efi'cr  trattato  dal  Neri  per  un  nuovo  IJmacllo  con  abu- 
fare  contro  di  lui  , già  morto  Arcivefcovo  di  Confa  , le  parole  della 
facra  Scrittura  : e bifogna  confiderare  , che  il  Caterino  fu  un  gran  Pre- 
lato , e in  tanta  Dima  del  Concilio  di  Trento  , che  per  conrcfc  lettera- 
rie litigandoli  fra  lui  e il  Maeftro  del  facto  palazzo  con  vicendevoli 
opporti  libretti , i Legati  al  Concilio  fenderò  al  Papa  con  pregarlo  a 
ordinare  al  detto  Maeftro  , che  defifteflè  dal  travagliare  Monlignor  Ca- 
terino j per  eflere  la  fua  vita  e dottrina  approvata  da  tutti . Così  rife- 
rifee  il  Cardinale  Sforza  Pallavicino  nell'  Irtoria  del  Concilio  di 
Trento  . Non  era  dunque  egli  un  nuovo  ìfmaello  . Per  altro  il  Neri 
dichiara  erprelfamente,  non  efler  fua  intenzione  di  difèndere  la  condot- 
ta , c la  difubbidienza  del  Savonarola  al  Tornino  Pontefice  , alludendo 
forfè  , benché  ofeuramente,  al  Dialogo  di  Piero  Delfino  : e molto  meno 
pretende  di  darlo  per  /amo  , ma  folamcnte  di  foftencr  la  Tua  dottrina 
per  Jana,  e non  eretica  . Il  vero  però  li  è,  che  pcrcagion  di  propofizio- 
ni  non  fané  , in  quel  giudicio  furono  proibite  molte  delle  fue  Prediche  e 
Sermoni  , anche  avanti  proibiti , donec  punta  tenfurat  Patrum  deputato- 
rum  emendati prodeant  : e la  ferie  fi  legge  nell'Indice  di  Clemente  Vili. 
Bifogna  anche  fapere  , che  eflèndofi  riftampato  il  fuo  permeilo  Trium • 
pbut  Crudi  nel  Collegio  di  Propaganda  Fede,  non  fi  volle  , che  ciò  ap- 
parine nella  data  di  fuori , la  quale  dopo  l’imprertìonc  fu  tolta  via  dalla 
ftampa . Il  Signor  Marchcfe  Capponi  gii  tempo  miTece  vedere  un.fafcio 
di  varj  ferirti  rtampati  del  Savonarola  , i quali  al  certo  non  gli  fon  fa- 
vorevoli : e nè  meno  lo  è il  Cammeo  , da  lui  ferbato  , gii  di  Monfignor 
Leone  Si  rottaci  , poi  di  Marcantonio  Sabatini , e finalmente  del  fu  Si- 
gnor Mario  Piccolomini  ; impcreiocchc  il  morto  di  quello  Cammeo  non 
c pafiabile  a nlun  patto  : e qui  nulla  dico  della  fua  Vita  , (lampara  in 
Parigi  nel  1S74.  dal  Padre  'Jacopo  ^uetif . I Santi  non  fi  fanno  , o di- 
chiarano per  via  di  fazioni  , ma  con  la  facra  difciplina  della  Chicfa  , 
fuprema  «politati!  e arbitra  della  quale  è la  fola  Romana  • Olirà  una 
Jettcra  di  Girolamo  Benivieni  a Clemente  VII.  è da  vederli  dato  amarla 
Uraniani  Vcfcovo  d'Amelia  nel  libro  de  Cafibut  virorum  illuftrium  . 


•Le  Occorrenze  umane , per  Niccolò  Liburnio  compofte 
[con  xxvi.  cpitafj  volgari  nel  fine]  In  ffinegia  iti 
cafa  de’ figliuoli  d'Aldo  1 54 6.  in  8° 


Il  Liburnio  qui  defcrlve  le  particolarità,  occorfe  e ofTcrvate  ne’  Tuoi  viag- 
gi , non  poche  delle  quali  fon  letterarie , e dal  principio  delle  medefi- 
me  fi  convince  , che  Hrafmo  , da  lui  trovato  in  Bruget  dopo  averlo  co- 
nofeiuto  in  Pine  già  x x v.  anni  avanti  , fu  realmente  correttore  delie 
i lampe  falariato , cioè  mercenario  , in  cafa  d'Jldoc.  cofa  alatamente 
" i ■ rin- 


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i Italiana-  j<5j 

impacciatagli  dal  «echio  Scaligero  , prepone  motivo  dal  filo  Ciceronia-  1 ■ 

no,  che  da  lui  fi  chiama  nefarìut  , come  oSìcoGvo  di  tutti  i Letterati  *1,OT.C*.VI. 
d'Italia  , con  dargli  dell’  ubbriaco  , dello  sfratato  , del  vagabondo  , Oretltaet  H.  in  E- 
del  parafilo  , del  bugiardo  , e del  vile  , e dicendo  , che  gli  errori  dei  refmnmptg.  e.y.13. 
fogli , da  Ini  correrti  nella  llamperia  d'Aldo , puz/avano  pii!  di  vino  , '?•  >7*  *7.  al.  edir. 
che  d'inchiofiro  , e dandogli  ancora  del  plagiario  del  Leonico  . 1 


I Ragguagli  di  Parnafo di  Trajano  Boccalini  Romano, 

Centuria  i.  e il.  In  Venezia  per  Gio.  G iterigli  1614. 
tomi  il.  in  40 

E in  Amfìerdam  per  Gio.  Blaeu  1 669.  tomi  il.  in  120 

l\  Boccali  ni , benché  fi  dieelfe  Romano  , Pu  natio  di  Loreto  , e in  quelli 
Ragguagli , da  lui  filile  piime  tracce,  datene  dal  Franco  e dal  Caporali , 
graaiofamente  inventati  con  l'ajuto  di  Gianfrancelco  Peranda  , egli 
tratta  con  Pale  non  tanto  di  coPe  letterarie  > quanto  di  politiche  de’  Puoi 
tempi  : negozio  poi  riuPcitogli  molto  male  , fecondo  V Eritreo  , che  in  0™/°'.'  *’ 
due,  anzi  in  tre  luoghi  di  lui  parla,  e che  ciò  attribuire  alla  Pietra  xxìu  uà,  *"  "*"* 
del  Paragone  politico  , il  qual  libro  viene  a fare  la  Parte  ni.  de’  Puoi 
miOerioG  Ragguagli  , e ne  contiene  x x x I.  Ma  poi  non  abbiamo  una 
vera  chiave  di  tutti . 


Diflcrtazionc  apologetica  del  Padre  D.  Pier  Canneti 
Abate  Camaldolefc  intorno  al  Poema  de’  ìv.  Regni,  o 
Quadriregio  di  Monfìgnor  Federigo  Frezzi  dell’Or- 
dine de’  Predicatori, cittadino  e Vefcovo  di  Foligno, 
e uno  de’ Padri  del  Concilio  di  Coltanza.  In  Foligno 
per  Pompeo  Campana  1 723.  in  40 
L’iftoria  e i Comentarj  della  volgar  Poefia  di  Giovanni 
Mario  Crefcimbeni . In  Roma  per  Antonio  de  Roffì 
1702.  1710.  1711.  1714.  tomi  vi.  in  40 

E in  Venezia  per  Lorenzo  Bafejo  1731.  [anzi  1 730.] 

tomi  vi.  in  40 

In  quella  edizione  il.  i Comentarj  Peno  uniti  a pezzi  tll’Ifìoria  con  varie 
nate,  ma  non  Tempre  ficure,  giù  baffo  in  piè  delle  pagine . I tomi , giuda 
la  coltumanza,  che  corre  in  Venezia  di  farne  molti  in  quarto  e in  foglio, 
ma  però  non  più  alti  per  ciafchcduno  di  circa  un  dito,  ad  effetto  di  coti 
accrcfcere  nella  vendita  il  prezzo  a ragione  del  numero  de'  tomi , 
con  lafciar  fuora  più  cofe  inutili  fi  poteano  comodamente  ridurre  a fre 
foli  in  vece  di  farne  fei  . Il  Crefcimbeni  dopo  ragunatc  con  l’ajuto  altrui 
più  memorie  , difegnava  di  rifar  da  oapo  tutta  l’opera  , incorporando 
ogni  cofa  a'  Puoi  luoghi , fecondo  l’ordine  de’  tempi , a fin  di  levare  al- 
trui l'incomodo  di  andar  cercando  in  più  (orni  le  cofe  , appartenenti  a 
una  fola  materia  . Per  agevolarne  il  rittovamento  , bifognava  troncate 
le  verbofe  ripetizioni  : e ci  voleva  ancora  a patte  un  Polo , cfattoe  eo- 
piofo  indice,  adattato  a trovai  tutto  fpeditamente  • Per  altro  la  copia  di 

U b b b a tanti 

" / 


\ 


L 


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Bi  »liot.Ci.VI. 


?4t.  JC. 


Forno  XI.  {*£•  ift. 


564  Della  Eloquenza 

tinti  fpecialmente  moderni , che  C veggono  rammentiti  in  quefl'opera, 
fi  può  confiderare  per  una  oziofa  e gran  turba  di  verfificatori  volgari  , 
per  lo  più  iforniti  di  cogniaioni  e di  buona  letteratura  , anziché  veri 
Averi  e valentuomini,  i quali  fon  poeti , come  difle  Dante . Non  è gran 
tempo  , che  Tu  (lampara  in  Olanda  una  Diflertazione  di  Tanaquillo  Fi- 
bro,  de  futilitate poetteet,  intendendo  la  vana  • Ma  il  Crefcimteni  con  eo- 
ceflb  di  gentilezza  e per  foavitì  di  natura,  ne  favorì  molti  di  generofe  c 
gran  Iodi  con  forrifo  di  chi  gli  conobbe,  mifurando  egli  fenza  divario  il 
valor  di  ciafeuno  dal  faggio  di  qualche  Sonetto  , fatto  per  lo  più  a cafo, 
ladovc  nè  il  Girateli  , nè  il  loffio  pet  via  di  limili  faggi , come  dire  di 
£pijramnvi,giudicarono  del  pregio  di  poeti  latini;  quantunque  io  fappia, 
eflerci  un  Sonetto  del  F vaca  fioro  , e un  Epigramma  del  Cardinale  diam- 
etro , che  potriano  ballare  per  faggio  del  valore  di  lì  gtand'  uomini  ; ma 
qui  però  fi  tratta  del  Fracafloro  , e de  11' //leandro  . In  oltre  il  Crefcim- 
beni  col  rnedefimo  fuo  buon  genio  di  lufingare  , volle  pillare  , benché 
avvertito  in  contrario  , a dar  la  fentenza  , che  il  Mutuo  farebbe  (lato 
de’  maggiori  letterati  del  fecole  , fe  non  aveffe  fritte  le  Battaglie  per  di- 
fefa  dell"  Italica  lingua  ; onde  , al  fuo  dire , noi  fu  , perchè  quelle  per 
avventura  gli  fecero  difonore  : e forfè  il  Munio  , al  Icntire  , non  ifcrif- 
fe  altro  , che  le  Battaglie . Di  tal  fentimento  non  furono  al  certo  i va* 
lentuomini  Fiorentini , rammentati  dal  Cintili  nella  Scanala  v.  della 
fua  biblioteca  volante  . La  carta  in  quella  edizione  >1.  dell’  Ifloria  e 
d e' Cementar)  , è molto  inferiore  e incivile  ; cd  effendovi  degli  efem- 
plati  in  carta  men  vile  , meglio  era  (lampargli  tutti  in  quella  fola,  men- 
tre chiunque  è difpollo  a comperar. l’opera  , non  avrebbe  tralasciato  di 
comperarla  in  carta  buona  per  la  piccola  fpefa  di  pochi  quattrini  di  più; 
mcnrre]niun  galantuomo  ha 'gullo  di  aver  libri  , (lampati  in  carta  {trac- 
cia : e ! (ignori  libra)  dovrebbono  aver  la  bontà  di  non  mTfurare  col 
loro  animo  quello  de’  comperatoci  ■ Qui  per  non  dare  in  fallidiofc 
lunghezze  , fi  rralafciano  altri  libri , come  noti  per  li  loro  titoli  d! 
Scene  , Teatri  , Mufei , dienei  , Licei,  di  Glorie  , di  Pompe  , e di  Elogi  , 
nc*  quai  libri  , come  ingombrati  di  gran  borra  di  vane  parole  , il  me- 
no, che  lì  ritrovi,  lì  è qualche  leggera  e per  lo  più  triviale,  e non  efatta 
notizia  di  cofe  letterarie  , come  copiati  dipianta  dagl:  altri  Zibaldoni, 
per  altro  non  fare  , che  moltiplicargli  , elfendo  sì  fatti  libri  molto  di- 
velli dagli  Elogj  di  duóerto  Mireo  fopra  gli  fcrittori  Belgici , di  Scivola 
di  Santa  Marta  , c di  Carlo  Perrault  fopra  I Fra  ice  fi , c dalla  maniera  l 
tenuta  da  Niccoli  dntonio  in  tratrare  degli  Spagnuoli . Il  Gbilini , poco 
più  comportabiie  degli  altri , clic  ne  fcrific  tomi  tv.  due  de'  quali  fono 
(lampati  , fi  allargò  troppo  alla  larga  fuori  d'Italia  , entro  i termini 
della  qual  fola  dovea  contenerli  , abbondando  in  efattezza  , e non  in 
parole  , e principalmente  in  dare  la  recenftone  accurata  delle  opere  , c 
non  in  empier  le  carte  di  ciarle  , che  nulla  infegnano  • Chi  dal  Gbilini 
ripigliane  cronologicamente  i foli  Italiani  , rifeeando  le  tante  fuper- 
fluita  , farebbe  qualche  fcrvigioalla  Repubblica  letteratia  . Non  man- 
cano altre  opere  di  tal  fatta  , come  gli  Scrittori  Liguri  del  Soprani  e 
del  Ginfliniani , i Reggiani  del  Guafco  , i Salentìni  dell’ Angeli/  , il 
quale  meritamente  è riprefo  nel  Giornale  de’  Letterati  d'Italia  per  ave- 
re calunniofan.ente  fparlato  del  gran  Cardinale  Guglielmo  Sirleto  , qua- 
fiebè  uu  uomo  lì  finto  avelie  per  vizio  della  l’uà  nazione  con  male 


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Italiana  . $ 6s 

irti  edotto  il  Cardinalato  , ImpoAura  indegniflìmà  , e facile  a fmentirfi 
col  folo  epìtafio  in  san  Lorenzo  in  Panijperna  , in  cui  fi  legge  , che 
Pio  IV.  lo  creò  Cardinale  > f acro  innante  Collegio  . Ed  egli  lo  accettò 
invittu  , a preghiere  di  san  Carlo  , il  qual  poi  molto  fi  maneggiò  per 
farlo  Papa  . Ci  è una  diatriba  di  Tommafo  Scgeto  de  contemnendit  n «* 
peritomi»  & malorum  bomìnum  vocibui , e ci  è pure  un  diAico  del  Poe- 
ta Catone 

<§>uum  rette  vivai , ne  curei yerba  malorum  , 

Arbitri}  non  efl  nottri  quid  quifque  loquatur  , 

Qua  vengono  a riferirli  ancora  i Giornali  de’  Letterati  , di  Roma,  di 
Parma  e di  Venezia  , relativi  a quefio  capo  , le  Vite  degli  Arcadi  , e 
la  Biblioteca  volante  del  Cinedi  , drvifa  in  più  Scanzie  , Aampatc  in  più 
anni  e luoghi  fpezzatainente,  cominciando  dal  1677.  in  Firenze  per  An- 
tonio Bonardi  in  ottavo  , benché  non  fenza  errori  , e replicazioni . 

Invettiva  del  Sommerto  [ Accademico]  Infenfato  eon- 
tra  lo  {lampare  compofizioni  Accademiche . Iti  Pe- 
rugia per  Vincenzio  Colombara  1597. tn  4° 


BllL10T.Cl.iVI, 


Lib.  ni. 


CAPO. Ili 
Vite  letterarie  volgarizzate . 

LE  Vite  de’  Poeti  Provenzali , fcritte  in  Francefe  da 
Giovanni  di  Noftradama  , e tradotte  in  Italiano  da 
Giovanni  Giudice  [ Genovefe  , difcepolo  del  Robor- 
tello  ] Iti  Ltotie  per  o/tlejfandro  MarJ'tlj  i$7$.iti  8° 

Il  Crefcimbeni  nella  Parte  1.  del  volume  li.  de’  Tuoi  Cotnenrarj  ne  diede 
un  altro  fuo  volgarizzamento  con  note  , ma  prefo  da  queAo  • 

Le  Vite  de*  Filotofi  di  Diogene  Laerzio  , dal  Greco 
ridotte  ili  lingua  comune  d’Italia  [ dai  fratelli , Bar- 
tolommeo  e Pietro  Rofitini  da  Pratalboino  ] Iti  Vi- 
tiegia  per  Vincenzio  Valgrijì  1 545.  in  8° 

E [ col  titolo  variato  ] Ivi  per  Domenico  Farti 

1561.  in  8° 

Di  quelle  Vite  ci  fono  altri  volgarizzamenti  più  antichi  , ftamptti  in  Fi- 
renze nel  e in  Bologna  nel  1494. 

Filoftrato  della  Vita  di  Apollonio  Tianeo , tradotto  per 
Francefco  Baldelli  con  la  confutazione, o Apologia  di 
Eufebio  Cafariefe  contra  Jerocle,  tradotta  per  lo  me- 
defimo  . In  Firenze  per  Lorenzo  Torrentino  1549.  iti  8° 
— — - E la  fola  Vita , tradotta  in  lingua  volgare  da  Lo- 
dovico Dolce  . Iti  yinegiuprejfo  il  Giolito  154^.  iti  8° 

I do- 


r 


Bibliot.Cl.VI. 


Trionfa  d' Amore 
etp.l. 


’B'bMotbtts  Gr*e\ 
ic.  ir.  ^.3. 


Fai»  176*  9itgm  ni. 
dtll’Aja  1688.  in  12. 


B'hìioth.  Gr*cs 
019  ìl./t-tg.jiBt 


5 66  Della  Eloquenza 

I dodici  libri  di  Marcaureliolmperadore,  disè  fletto , 
e a sè  fletto , traslati  dal  Greco , con  varie  lezioni  de’ 
tetti  Greci , e con  un  riftretto  di  notizie  [ del  Cardi- 
nal Francesco  Barberini  il  vecchio  ] In  Roma  per  Ja- 
copo Dragondclli  1667.  tu  8° 

Tomm.ifo  Gatackjro  Inglefc,  ave»  dianzi  nobilmente  illullrat»  quell’ope- 
la  in  latino  : e trattandoli  di  un  libro  , per  quanto  porca  fare  un  Gen- 
tile , pieno  di  buone  miflimc  , onde  meritò  , che  il  Partire*  di  celle 
dell'autore  , 

Fedi  il  buon  Marc»  d'ognì  laude  degno  , 

Ften  di  Filofofia  la  lingua  e’I  fello  ; 

11  Cardinal  Barberini  , che  n'era  maeftro  , ne  fece  a parte  quella  altri 
edizione  in  volgare  , tacendo  per  modelli»  il  fuo  nome  » perciò  igno- 
rato da  Gio.  Alberto  Fabrizio  . 

La  Vita  di  Efopo  , tradotta  e adornata  dal  Conte  Giulio 
Laudi . In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1 J4J.  tu  8° 

— — E in  Milano  per  Gio,  Antonio  Anton]  1 $61.  in  8° 

La  Vita  A' Efopo , fetitta  in  Greco  da  Ma/Jimo  Pianude  , vlen  riputata  un 
Romanzo,  eflendo  compolla  troppo  tardi  nel  pontificato  di  Urba- 
no VI.  che  vuol  dire  piu  di  due  mila  anni  dopo  Ejofo  , che  vide  a’ 
tempt  del  Re  Crcfo  , anni  f7».  prima  di  Crilto  Signor  noftro  ,-  e da 
zoo.  prima  d 'Euripide  , che  lì  cita  ancora  nella  ptefente  . Ma  Paolo 
Pellijone  , celebre  per  la  Tua  gran  dottrina  , e converlìone  alla  Fede 
cattolica  , nell'  Illorla  AtW Accademia  Francese  , così  detta  , come  la 
Fiorentina,  e la  Veneziana,  ci  dà  per  vera  un  altra  Vita  A' Efopo,  fcritta 
in  quell'idioma  da  Claudio  Guafpjrri  Bachilo  di  Meziriac,  e Rampata  in 
Bourg,  città  primaria  del  paefe  della  Brcflà,  da  Gio.Taìnturicr  nel  16} 
in  fatici . Il  Conte  Laudi , chiaro  eziandio  per  altre  opere  , qui  li  chia- 
ma Come  con  la  parola  diflefa  , e non  abbreviata  , di  che  altróve  par- 
lammo • 

Aiiftea  de’ Lxxit.  Interpreti , fcrittor  Greco,  tradotto 
per  Lodovico  Domenichi . In  Firenze  prejfo  il  Tor- 
r enfino  isso,  ini0  ' 

Quello  driiìea  , già  volgarizzato  ancora  da  alti!  , in  oggi  nelle  cireollan- 
ze  de’  fuoi  racconti  , quantunque  citato  da  Giufeppe  Ebreo  , da  Eufe- 
bio  , e da  più  antichi  prefi'o  l'inlìgne  amico  noflro  , il  1’.  D.  Bernardo 
di  MonfaUone  innanzi  a’ fuoi  Efapli  d'origine  , foggiace  , anche  in  fet 1- 
timcnto  del  Cardinal  Bona  , a molte  eccezioni  , fenza  pregiudicio  dell* 
canonica  fantiti  del  Tello  del  Pentateuco  , portato  ( forfè  co' libri  pro- 
fetici ancora)  d' Ebraico  in  Greco  da  quelli  inlerprtti  .detti  comune- 

. mente  i LXt.  Il  Fabrizio  non  feppe  , che  l'autore  di.quello  volgariz- 
zamento fofle  il  Domenichi,  il  che  « poco  male,  e perciò  da  non  alzarne 
trofei,  per  effer  tali  minuzie  facili  a incentrarli  in  mezzo  alle  llr*de  an- 
che  di  HOtte , e fenza  lanterna  . 

Le- 


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Italiana  567 

Le  Ifcrizioni , polle  fotto  le  vere  immagini  degli  uomi- 
ni famolì  [ ili  lettere]  del  Giovio  , tradotte  per  Ip- 
polito Orio  Ferrarefe.  In  Firenze  prejfo  il  Torrenti- 
no  if  fi.  in  40 

Rolando  Mirtfio  nella  lettera  x xv.  del  libro  il.  nota  il  Gicvh  di  effer 
troppo  fuperficialc  e Icario  di  notizie  , tin  non  metter  l'cpoche  , al- 
mcn  delle  morti  : difetto  , comune  a Lilio  Giraldi  , a Pierio  Paleriano, 
a Uberto  Foglietto  , a Giano  Nido  Eritreo  j e ad  autori  di  altre  Vite  , 
non  letterarie  . Ma  pure  ciò  nel  Giovio  farebbe  poco,  fe  non  vi  folle  di 
peggio  . Oflerva  il  Mare/io  , ufarfi  meno  propriamente  la  voce  Elogium 
• per  Infcriftio  , come  l'Orto  ha  qui  volga  rizzato . E veramente  , a ra- 
gion d’ijcritioui  , quelle  del  Giovio  fatebbono  troppo  lunghe  , e fuor 
dello  Olle  , come  fodero  tali  . Il  Pignoria  in  un  tuo  libto  particolare 
diftlnfe  tra  Elogia  , Adilamationei , Adloeutionet  , Ctoclamalionct  , 
- Epirapbia  , er  Infetiditine t ; onde  l’Or;'#  nel  fuo  volgarizzamento  de- 

511  Elogj  latini  del  Giovio  poteva  ufate  liberamente  quello  nome  Hello 
'Elogi  invece  dell’altro  , che  egli  uiò  d' If trilioni  . 

C A P O . I V 

V iporia  favtlofa  antica. 

DIfcorfo  [di Baccio  Baldini]  (òpra  la  mafeherata 
■della  Genealogia  degli  Dei . In  Firenze  prejfo  i 
Giunti  1 f6f.  in  40 

Paolo  Mini  nel  Difcorfo  della  Nobiltà  di  Firenze  pag.  6(.  della  edizio- 
ne il.  fcrive  , che  quella  Mafeherata  fu  fatta  fopra  XXI.  carro  trion- 
fale . 

Difcorfo  fopra  gli  Dei  de’  Gentili , e le  loro  imprefe 
[ dipinte  dall’  autore  fnel  palagio  de’  Rucellai  in  Ro- 
ma al  Corfo , oggi  del  Principe  Rufpoli  ] con  un 
breve  trattato  delle  azioni  de’xn.  Cefari  con  le  di- 
chiarazioni delle  loro  medaglie  antiche,  compofto 
da  Jacopo  Zucchi , pittore  del  Granduca  Ferdinan- 
do!. diTofcana.  In  Firenze  per  Domenico  Giglioni 
1602.  in  4“ 

Le  Immagini  degli  Dei  degli  antichi  di  Vincenzio  Car- 
tari Reggiano , ridotte  da  capo  a piedi  alle  loro  reali, 
e non  più  per  l’addietro  oflèrvate  llmiglianze , cavate 
da  marmi , bronzi , medaglie  , gioje,  e altre  memorie 
antiche  con  efquilìto  ftudio  e pascolar  diligenza  di 

Loren- 


\ 


Bibiiot.Cl.VI. 


\ 


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Bibmot.Cl.VI. 


56 8 Della  Eloqj/enza 

Lorenzo  Pignorla  Padovano , aggiuntevi  le  annota- 
zioni del  medefimo  Copra  tutta  l’opera , eundifcorfo 
intorno  alle  Deità  dell’ Indie  orientali  e occidentali 
con  le  loro  figure , tratte  dagli  originali  , che  fi  con- 
fervano nelle  gallerie  de’ Principi , ene’mufei  delle 
pedone  private , con  le  allegorie  alle  immagini,  di 
Cefare  Malfatti  Padovano , migliorate,  e accrefciute 
nuovamente , e un  catalogo  di  cento  più  famofi  Dei 
della  Gentilità,  con  la  giunta  di  un  altro  catalogo  de- 

tli  autori  antichi  e moderni , che  hanno  trattata  que- 
a materia , ordinato  e raccolto  dal  medefimo  Pi- 
gnorla , che  ha  accrefciute  le  annotazioni , e aggiunte 
molte  immagini . In  Padova  nella  ftamperia  di  Piero 
Paolo  Tozzi  1626.  in  40  edizione  il.  del  Pignoria  , ef- 
fendone  altre  antecedenti , ma  non  fue . 


Quell»  feconda  , benché  men  bella  e corretta  della  prima  del  iSif.  predo 
il  Pafquaii , è più  eopiofa  ; e meriterebbe  di  rinnovarli , ma  da  buona 
mano,  con  altra  più  clan»  c pulita,  e con  le  ligure  in  rame  . 


Della  forma  delle  Mufe,  cavata  dagli  autori  Greci  e 
latini  da  Giampaolo  Lomazzo . In  Milano  per  Paolo 
Gotardo  Ponzio  1 y$i.  in  40 

Iconologia  di  Cefare  Ripa  . In  Padova  prejfo  il  Tozzi 
itfi8,  in  40  edizione  il. 

Iconografia,  cioèdifegnid’Immagiui , cavate  perGio. 
Canini  da  frammenti  di  marmi,  da  gioje , e medaglie 
con  le  annotazioni  di  Marcantonio  Canini . I»  Roma 
per  Ignazio  de’  Lazari  1 669.  in  foglio  . 

* Difcorfo  della  religione  antica  de’  Romani  infic- 

ine con  un  altro  difcorfo  della  caftrametazione  , difci- 
plina  militare,  de’  bagni,  e degli  efercizj  antichi  di  eflì 
Romani,  compofii  in  Franccfe  da  Guglielmo  Choul 
[ Sciul  in  Italiano  ] c tradotti  inTolcano  da  Gabriel 
Simconi , illuftrati  di  medaglie  e figure . In  Lione  per 
Guglielmo  Rovillio  i$$9- ,n  foglio  , e 1 $69.  in  4° 


CA- 


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1 


Italiana  569 

C A P O . V 

L’ifìoria  favolofa  antica  volgarizzata  . 

LA  Genealogia  degli  Dei  di  Giovanni  Boccaccio , 
tradotta  da  Giufeppe  Betulfi  da  Bafi'ano  [ nella 
Marca  Tri  vigiana  ] libri  xv.  Ih  Venezia  al  fegno  del 
Pozzo  [per  l’arrivo  beni  ] 1 741.  in  40 
— — — E ivi  per  Jacopo  San  [ovino  1 $69.  in  40 
L’Iftoria  della  Guerra  diTroja  di  Guido  dalle  Colonne 
£ Giudice  ] Mcffinefe  • In  Venezia  per  sHeJfandro  del- 
la Paglia  1481.  in  foglio  . 

E pubblicata  dagli  Accademici  della  Fucina  della 

città  di  Meflìna./«  Napoli  per  Egidio  Longo  1 66$. in  40 

Gli  Accademici  , ignorando  , che  vi  folle  altra  edizione  , credettero  d’ef- 
ferc  i primi  a darla  in  luce  , avendone  avuta  copia  , ferina  a mano,  da 
Firenze  , dove  il  libro  non  fu  mai  dampato  , come  altri  ha  fuppode  ; 
onde  citali  a penna  dai  Signori  della  Crufca  . Ma  con  minor  difagio  di 
prima  , dopo  quella  ridampa  egli  potea  citarli  Rampai  » , come  non  di- 
verte dal  tedo  , che  avanti  citava!!  a penna  . 
li  volgarizzatore  in  alcuni  codici  lì  chiama  Filippa  Ceffi  Fiorentino  ; mi 
in  altri  è detto  Niccoli  Ventura  da  Siena  ; onde  bifogna  , che  alcun  di 
loro,  fe  non  l’uno  e l’altro,  tede  copifla,  e non  volparitucatore  del  libro, 
trovandocene  efemplari , uniformi  tra  sè  nel  dettato  , e col  nome  ora 
di  uno  , ora  dell’altro  : ed  è noto  ai  periti , che  i copifti  e calligrafi  dei 
codici  per  autentica  vi  lafciavano  fcritto  il  proprio  nome  in  fine  di 
ella  • Il  tedo  latino  , che  lì  trova  ftampato  in  idilc  de’  tempi  badi  , te 
compodo  nel  fccolo  xitl.  fui  tendo  fuppolitizio  di  libri  fpurj  da  Gui- 
do Colonna  Siciliano  a richieda  di  Matteo  della  Porta  Arcivcfcovo  di 
Salerno  : e ne  parla  il  Voffio  padre . 

Ditte  Candiotto  e Darete  Frigio  della  Guerra  Troiana , 
tradotti  per  Tommafo  Porcacchi  da  Caftiglione  Are- 
tino , con  l’ordine  da  tenerfi  nella  concatenazion  dell* 
Iftorie  . In  Vinegia  pel  Giolito  1^70.  in  40 
L’Iftoria  d’Eliodoro  delle  cofe  Etiopiche,  tradotta  dalla 
lingua  Greca  nella  Tofcana  da  Lionardo  Ghini . In 
Vinegia  prejjo  il  Giolito-i  560.  in  8° 

H Ghini  , che  fu  da  Cortona  , in  altra  edizione  del  tt8d.  parimente  pref- 
fo  il  Giolito, vien  per  Ssbaglio  chiamato  Oliaci.  Fu  profeflorc  d’filoquen- 
Za  in  Siena  , e confronto  co’  tedi  Greci  le  Vite  di  Plutarco  , volgariz- 
zate dal  DomeniJti  , e magnificamente  ridampate  dal  Giolito  nel  i 

Ccce  figli 


BiaLioT.Ca.VI. 


De  flifttriete  lah'tìt 
hi.  il.  eap.  IX.  fa*. 
4JI. 


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BtBLlOT.CL.VI. 


Dei  arderti  Tottti 
Frajneh  lib.  II. 


D*  E*ftU*  h^.itnt 

priir,  rtyfto  r.nl. 


I 


J7< 5 Della  Elo  q_u  e n z a 

Egli  dedicandoli  prcfcntc  libro  al  noflro  Conti  Michel  detti  Torre , Ve- 
feovo  di  Centda  , poi  A ’unc io  Afojiotico  in  l-raucia,  c Carditi  ile,  c allo- 
ra Govcmator  di  Perugia  , dice  di  avergli  recitata  ima  orazione  in 
tempo  , clic  Paolo  III-  andò  a Perugia  , e di  avere  intefe  di  lui  gran 
cofc  dal  n oiiro  e fuo  Romolo  Amafeo.  Lo  efalta  per  gran  prorettor  delle 
lettere  , le  qual!  , come  fi  vede  anche  qui  , non  mai  fogliono  edere  in- 
grate a chi  le  f avori  ice  . E'  notabile,  che  il  Chini  al  Prelato  dà  il  titolo 
iS'  Itlutlriiji/no  c Ile  vere ndi/Jimo  , che  a quel  tempo  Coleva  ed'cr  proprio 
de’  Cardinali . L’edizione  G.  L.  di  Ciò,  Bourdclor-io  c di  Parigi  predo 
Luigi  hehurier  itfip.  in  ottavo  • 

Achille  Tazio  Alcflàndrino  dell’  amore  di  Clitofonte  c 
diLcucippe,  tradotto  di  lingua  Greca  in  Tofcano  da 
Francefco  Angelo  Coccio  . In  Venezia  per  Domenico 

' Cavalcai  tipo  i $6 }.  in  8° 

E in  Firenze  prejfo  i Giunti  i Jp8.  in  8° 

L'edizione  G.  L.  del  Salma/io  c di  Leida  predò  f rancefco  Egero  1640. 
In  duodecimo  • 

Gli  Amori  d’Ifmenio  [ e d’Ifmene  ] compofti  per  Eufta- 
zio  Filofofo , c di  Greco  tradotti  per  Lelio  Calano  . 
In  Firenze  per  Lorenzo  Torrentino  iyyo.  in  8° 

■ E in  Venezia  per  li  Guerra  1 jtfo.  in  8° 

Erafto , e i Tuoi  compaflìonevoli  avvenimenti , opera 
dotta  e morale,  di  Greco  tradotta  in  volgare  . In 
Viuegia  pTcJfu  il  Giolito  1 j y8.  in  iz°  fenza  traduttore . 

Claudio  Fatiche t chiama  quello  libro  in  «c  Italiano  , tacendolo  preCo  in 
fudanza  dal  Romanzo  branco fe  de' [ette  favj  , di  Metterlo  . 

Delle  Padorali  di  Dafni  e di  Cloe  libri  1 v.  di  Longo  Sodila,  volgarizzati 
da  Annihat  Caro  , non  Cono  per  aneo  Rampati  • Gli  ferirti  erotici  Greci 
non  edendo  i piò  cadi  e modelli  del  mondo  , modero  il  zelo  de'  facer- 
dori  a bruciarne  molti  , come  Demetrio  Calcondila  raccontò  i\V Alcio- 
nio : e così  ancora  fenza  alcun  pubblico  danno  potrebbono  bruciarli 
tutti  gli  altri  e latini  e volgari , lafciando  Prillare  chi  vuole  . 

Le  Favole  di  Efopo , tradotte  dal  Conte  Giulio  Landi . 
In  Venezia  per  Domenico  Farri  1567.  tu  jì° 

Apuleio  dell’Afillo  d’oro , tradotto  da  Agnolo  Firen- 
zuola Fiorentino  . In  Firenze  prejjo  i ùiuuti  15 45. 
J spS.  1602.  in  8° 

— E in  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1 567.  in  8° 

Prima  del  Firenicuola  fi  trova  Rampato  il  volgarizzamento  del  Bojardo 
Conte  di  Scandiano  , c dopo  liti  quello  di  Pompeo  fincati  1 Dologocfc  . 

- CA- 


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Italiana 


C A P O . V I 


57 1 

Bisiiot.Ci.VX. 


L’IJloria  favolofa  moderna.  \ 

IL  Corbaccio  [ o Laberinto  d’amore  J di  Giovanni 
Boccaccio  [con  le  note  in  fine, di  Jacopo  Corbinelli] 

In  Parigi  per  Federigo  Morello  1569.  in  8°  > 

Dioiucde  Borghej f efalta  con  termini  generali  quella  fola  edizione  , t il  orf*r 

Mux.ìo  per  pii  capi  la  biafima  grandemente  • ***“ 

■—  Co’  rifeontri  de’  tetti  a penna , alla  Tua  vera  lezio-  m*  «;• 
ne  ridotto . In  Firenze  per  Filippo  Giunti  i *54.  in  8°  M* 

[ Col  titolo  di  ] Laberinto  d’amore , e con  la  let- 
tera confortatoria  a Pino  de’  Rolli . In  Firenze  prejfo 
i Giunti  xy  1 6.  in  8° 

— La  Fiammetta,  riveduta  co’ tetti  a penna,  e con 
pollili  e in  margine.  In  Firenze  per  Filippo  Giunti 
1 JP4.  in  8° 

— — È in  Vinegia  prejfo  il  Giolito  IJ42.  in  8 0 ij6ì. 
in  12° 

Il  Filocolo  [o  Filocopo]  alla  fila  vera  lezione 

ridotto  co’  tetti  a penna . In  Firenze  per  Filippo  Giunti 
1 J5>4.  in  8° 

È riveduto  daFrancefco  Sanfovino.  In  Vinegia 

per  Giovila  Kapizio  xyyi.  in  8° 

L’Urbano.  In  Firenze  per  Filippo  Giunti  1 yp8.i»  8° 

Le  fuddene  opere  del  Boccicelo  con  qualchedun  altra,  altrove  da  me  regi- 
mata, furono  riltampate  in  Nipoti  nel  1714.  Cotto  il  falfo  nome  di  Fi- 
renze, e con  quello  titolo  : Delle  Opere  di  Giovanni  Boccaccio  il  Filocopo 
volume  I.  Ma  dovea  dirG  così:  delle  Opere  [ volgari  e minori ] di  Giovan- 
ni Boccaccio,  tomo  1.  che  abbraccia  il  Filocopo  dal  libro  I.  fino  al  libro  1 v. 
inclufiuamente  : e a quello  titolo  fi  doveano  uniformare  i feguenti  in 
ciafehedun  tomo  , a fine  di  rapprefentar  chiaramente  il  contenuto  di 
effi . Quindi  è , che  nel  frontifpizio  del  tomo  v.  doveva  aggiungerli , , 

che  abbraccia  il  tomento  / opra  l'Inferno  di  Dante  dal  Canto  1.  al  Can- 
to vi,  e fimi] mente  negli  altri . E’  da  notarli  , che  il  Boccaccio  nel  Fi- 
locopo tratta  degli  amori  ( in  altri  libri  ancor  mentovati  ) di  Fiorio  e 
Biancofiore  , e che  nel  libro  vir.  parla  a lungo  e fanamente  della  reli- 
gionCriiliana  : ma  con  buona  licenza  del  Borgbìnì  in  principio  del  futa 
proemio  all  e jlnnotardoni  dei  Deputati  del  lx  x 111.  Copra  la  cotrezion 
del  Decamerone, il  Boccaccio  non  per  quello  c feufabilc  delle  Fcfceonine 
. . Cete  » im-. 


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Cibliot.Cl.V1. 


J72  Della  Eloquenza 

impietà,  buffoncfcamcnie  da  lui  feminate  in  elfo  Decamcrone,  delle  quali 
per  efl'crfi  fcandalofamente  abufati  i feguaci  degli  ultimi  creliarchi*  ob- 
bligarono la  vigilanza  de*  fupremi  capi  della  Chiefa  a torlo  con  folcimi 
divieti  dalle  mani  de’  Cattolici  , benché  poi  per  fomma  grazia  , come 
dirò  appretto  , ne  permettelfero  la  lezione  agli  fiudiofi  della  favella  do* 
po  la  fedele  c dovuta  emenda  . 

LaFilena  di  Niccolò  Franco  [ libri  xir.  ] In  Mantova 
per  'Jacopo  Rnfinelli  1547.  in  8° 

11  libro  c compollo  a imitazione  della  Fiammetta  del  Boccaccio  . 

Il  Pellegrino  di  Jacopo Caviceo  da  Parma . In  Vinezia 
per  Riero  Niccolìui  da  Sabio  15-38.  in  8°  edizione  lv. 

Quello  pure  c fatto  a imitazione  del  Filocopo  del  Boccaccio  . 

Hypnerotomachia  [ pugna  d’amore  in  fogno , o in  fon- 
no  ] Poliphili  [ di  Frate  Francefco  Colonna]  ubi  hu- 
mana  omnia  nonnifi  fomnium  efle  docet,  atque  obiter 
plurima  , feitu  fané  quamdigna , commemorat . Ve- 
netiis  in  cedibili  sì  Idi  Marniti  i 14  99.  in  fol.  edizione  1. 

Per  vezzo  in  que’  tempi  foleano  farli  i titoli  latini*  e anche  Greci  ai  libri 
volgari . La  data  dell'  impredìone  eflendo  polla  neU’ultima  pagina  do- 
po l'errata,  e quella  per  ederli  poi  (laccata*  leggendoli  nella  carta  prece- 
dente quelle  parole  : Tarvi/ìi  cum  decorijjimìt  Poltx  amore  lorulii  di- 
flineretur  mijeUui  PolipbìUti  mcccclxvii.  Kalendii  Mail  * fenza 
mettervi  fu  ne  fate  * nè  olio  , fu  da  taluno  creduto  * che  quello  folle  il 
vero  luogo  e l'auno  dell'  Impecinone  * quando  quelle  note  fono  1 ca- 
ratteri e l'epoca  del  foto  compimento  della  fcrittura  . 

In  Venezia  nell’  anno  1545.  nelle  c afe  de’ figliuoli  d’Aldo  fu  fatta  una  edi- 
zione il.  di  quello  libro  col  titolo  volgare,  fenza  numerazione  di  pagi- 
ne, come  la  prima  , che  c in  bel  carattere  tondo  , e con'molte  ligure  di 
più  forte*  bene  intagliate  in  legno*  ma  fenza  l’infegna  A’  Aldo  nel  fronti- 
fpizio  * che  poi  fu  melTa  in  detta  edizione  il.  della  quale  infegna  parla 
Érafm,  dicendo, che  c un  Ancbora,<juam  me  di  am  Delpbiaui  obtorto  collo 
circumpleUitur  col  motto  fefiina  leale,  e che  li  trova  in  una  medaglia  di 
Tito,  donata  da  Pietro  Lembo,  allora  giovane,  al  vecchio  Aldo,  il  quale 
però  non  avendo  ufata  quella  fuainlègaa  tipografica  nell'edizione  1.  di 
quello  libio,  nel  corpo  del  quale  (ì  trova  intagliata  infieme  con  akri 
eapticci*  io  fofpetto,  che  in  Aldo  Ai  qui  appunto  li  rifvegliaflc  il  penderò 
di  alzar  quell'  infogna  * giuflifcatagli  poi  dal  Bembo  con  la  medaglia  di 
T ito  ; donde  può  diete  , ebe  prima  Poli/ilo  Tavelle  prefi  . Il  Dolce  nel 
Dialogo  de’  Colori  per  isbaglio,  come  credo,  la  chiama  di  Tiberio,  e ne 
parla  anche  il  bibliotecario  della  Sorbona  Andrea  CbevtUier  nell'  Ori- 
gine della  (lainperia  di  Parigi . Quello  famofo  libroni  poli/ilo  è ferino 
in  una  lingua  Italiana,  tutta  nuova  * e di  pianta  inventata  dall'  autore* 
il  cui  veto  nome  lì  nafeonde  nell’ Acrollico  delle  lettere  iniziali  di  cia- 
fchedun  capo  dcll’opeia  * divifa  in  libri  li,  poiché  dalle  medelìnje  let- 
tere 


Cintarle  I.  Cblliodt 
*1.  pog.  4cS.  td ir. 
Lardun.  .1 - uj  Qrj- 
pbiam  IS49.  infoi. 


H'i-  54. 
Tei.  lei. 


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Italiana  j7g 

tere  unite  rifultano  quelle  parole  , Poliam  Frater  F ranci fcut  Columna  ■■ 

peramavit,effc ndone  all'autore  prccorlì  gli  efempj  antichi  di  altri  Acro-  Di  aLlOT.Cl.Vi, 
Ilici  fi mili  nella  Collezione  degli  Oracoli  Sibillini  , nelle  Minzioni  di 
Commodiai io  , nell’  Moria  di  Filoflorgio  , in  quella  di  Rolandino  Pado- 
vano , in  Gitlcmaro . monaco  di  san  Germano  , e in  qualche  luogo  pure 
di  penando  Fortunato  : offendo  ufati  per  avventura  ad  effetto  di  {co- 
prire i plagiar j di  quelle  opere  in  ogni  calo  , che  di  nafcotlo  vi  avellerò 
mede  le  unghie  , come  anche  allora  doveva  accadere  . 
lìonardo  Graffo  Giureconfulto  Veronele  chiama  il  libro  novum  quoddam 
t!T  admirandum  Polìpbili  oput , aderendo,  che  , ne  intenebri i diutiut 
Intere t , [ed  mortalibui  prode ffet,  a fuc  fpefe  lo  fa  (lampare,  dedicandolo 
con  lettera  latina  a Guido  di  Monteftltro  Duca  di  Urbino,  come  a Prin- 
cipe amante  e ptotettor  delle  lettere  , e foggiungendogli , che  nel  li- 
bro tanta  eft  non  modo  Jcientin  , fed  copia  , che  in  vederlo  , non  magii 
omnet  velerum  librai  , quarti  natura  ìp/ìut  occultai  rei  vidìffe  videarìi , 

Notili  quel  tanta  feientia  , e quell"  occultai  rei  . Soggiunge  approdo  , 
che  rei  una  in  co  miranda  eft  , quod  quum  noftrate  lingua  loquatur  , non 
minui  ad  eum  cognofcendum  opui  pt  Graca  Or  Romana  , quarti  Tuffa  , 

V vernai  ula  . Poteva  dire  anche  Cbaldaica , Ebraica , c Arabica , delle 
quali  talvolta  ne  c fparfo  il  libro  . Cogiiavìt  enim  vir  fapientijftmui , p 
ila  loquereiur  , unam  effe  viam  IT  rationem  , qua  nullut  , quia  aliquid 
differet » veniam  negligenti  [un  pretendere  poffet  ; ffd  tamen  itafe  tem- 
peravii , ut , nip  qui  doUiftimut  foret  , in  dottrina  f uà  facrarium  pene - ( 

trare  non  poffet  -,  qui  vero  non  defluì  accederei  , non  de  'perarei  tamen  . 

E poco  dopo  : non  bic  funi  rei  vulgo  expopta  , W triviu  decantando  , 
fed  qua  ex  phitofopbia penu  depromla,  IT  Mufarum  fontibui  haufta,  qua- 
dam  dìcendi  novitate  perpolita , ìngeniorum  omnium  gratiam  mercan- 
tar . Giambatida  Scita  loda  e ringrazia  il  Craffo  d'aver  meffo  fuora  un 
tal  libro  , il  quale  da  lui  c chiamato  mirabili  ST  novui  libeliui , aquan- 
dui  veterum  librii  avorum  , benché  inquanto  a libellut  , non  può  dirli 
tale  un  groffo  volume  in  foglio  • Un  altro  poeta  fegue  a dire  , che  a chi 
non  piaceffe  la  materia  erotica,  piaceri  almeno  la  lingua  nuova  , novuf- 
que  fermo  gravi t , la plofopa,  la  geometria  , e poteva  aggiungere  ancora 
l’erudizione  Egida , architettonica  , mitologica,  e antiquaria,  e l’udirli 
rammentare  pietre,  piante  , fabbriche  , factificj  , 

Et  nova  divini  f omnia  Polìpbili , 

Dopo  la  prefazione  in  profa  volgare  , che  fpiega  il  contenuto  de’  due 
libri  , viene  un  capitolo  in  terza  rima  , diretto  al  Craffo  , parimente  in- 
torno al  libro,  e poi  ungraziofo  epigramma  latino  del  noflro  famofo 
Andrea  Marone , di  padre  Friulano  da  Pordenone  nato  in  Breffia  , e 
prima  di  partire  a fard  ammirare  e celebrare  in  Ferrara  , e poi  anche 
in  Roma  nel  pontificato  di  Leon  X.  gii  pubblico  profcd'ote  di  buone 
lettere  nella  Terra  di  Pennone.  Pare  ,che  il  Marone  già  ne  fapeffe  il  ve- 
ro autore,  mentre  chiedendo  alla  Muda  chi  fia  Polipi,  fa,  che  rifponda 
di  non  voler  dirlo  prima  d'intendere  il  pubblico  Pentimento  dell’opera  , 
c che  fé  quello  larà  favorevole  , il  dirà  , ma  non  altramente  - L’Eroina 
Polla,  celebrata  nel  libro,non  può  effer  della  riguardevole  cala  Pela  da 
Trivigi , città  fpeffo  , c unicamente  mentovata  nel  libro  , perchè  quella 
cafa  non  mai  fi  chiamò  Eolia,  ma  Pela  dalla  città  di  tal  nome  nel ì'Iftria. 

Scm- 


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lii  «liot.Cl.VI. 


Par. 3 6.  tilt.  Lagn- 
ai opotl  Grjpbìnm 
1 533.  in  «. 
Menogiana  to.  17. 
pii.  155. 

Giornata 


Dt  nifi.  Ut.  Vi.  ni. 
rag.  tx.  piti.  803. 


lii.il.  P’I’fi-  A.  li. 
A.  111. 


iii.  il.  P'I’fi.  A.  II. 
Rtgtfi.  A.  III. 


574  Della  Eloquenza 

Sembra  pìuttoflo  nome  Greco,  dinotante  la  moli*  fapienzl.efprefEi,  per 
non  dir  tutto,  col  folo  aggiunto  di  Pelia, «he  in  fuGanza  vuol  dii  molta, 
onde  Polifilo  fi  dice  amante  di  ella  : e appunto  da  Benedetto  Curila  Sin- 
foriano  nel  Contento  latino  degli  Arrefli  d'amore  ( o Areiìi,  come  da  lui 
fon  detti  ) FranccG  di  Marziale  d'Alvemia  . che  vide  in  tempo  di  Cu- 
lo VII.  Re  di  Francia  , i chiamato  maltifciur  Francifcm  Column.t . Del 
libro'di  Polifilo,  che  due  volte  fu  tradotto  ancora  in  Franeefe,  parla  Pie- 
tro Moneta  : e Carlo  Pennoni  nella  fua  Difefa  di  Dante  fciive,  che  Poli- 
filo  , autor  non  Pofcano,  mife  nel  fuo  libro  voci  Arabe  , Greche  ed  Ebree  j 
Greche  e latine  Matteo  /Wm/er, '.credendo  in  tal  guifa  di  farli  ammirare 
avendo  amendue  nelle  loro  invenzioni  in  fogno,  imitato  Dante  . l'uno 
in  verfo  nel  Poema  della  Cittd  di  Dìo  > e l’altro  in  piofa  in  quella  I Boria 
favolofa.  alla  quale,  come  più  latina,  che  volgare,  il  Vojfio  diede  luogo 
tra’  fuoi  1 fiorici  latini , elTcndonc  (lato  brevemente  informato  da’  due 
valentuomini.  Balda (far  Bonifacio , 0 Lorenzo  Pigneria  . Gli  amanti 
delle  fetenze  occulte  per  entro  vi  trovano  miflerj  chimici . benché  im- 
penetrabili : e chi  avelie  la  fortuna  di  bene  intenderlo  . vi  troverebbe 
altre  gran  cofe  . eflendo  enriofo  c pieno  d’eloquenza  in  quella  fua  fa- 
vella . benché  . per  non  tacer  nulla  , il  giovane  Aleandro  in  una  fua 
opera,  non  iDampata,  lo  chiami  librum  nugatorium  • Per  altro  la  Poli  a 
li  decantata,  fpecialmente  nel  libro  il.  ove  G celebra  la  fua  Schiatta 
col  dirli  , die  fu  della  afa  Lelia  nella  regione,  dall'  alt-o  monte 
nttneupata,  potrebbe  farci  venire  in  niente  la  cafa  Collalta,  Eccome  Ga- 
fpara  Stampa  celebrando  il  fuo  Collatino  di  Collalte  , lo  chiamò  il  Conte 
dall'  aito  colle  . E Coti  narrando  Polifilo  , co  me  "un  a della  fehiatta 
della  fua  Polla,  dal  magnifico  fuo  padre  , opulente  e lautiffimo  Signore,,  e 
regalo  A ltioolo  fotte  il  giufiijjimo  imperio  del  fante  e feroce  Leone  ma- 
rino , ebbe  in  dote  gran  parte  della  decinta  regione  Femia  , che  i la 
Marca  Trivigiana  , di  cui  G vede,  che  Polifilo  fu  natio  , e parlando  egli 
parimente  di  Aitino,  e di  Porcello,  ma  non  gii  della  citta  di  Venezia-,  di 

3 ni  fembra  pluttoGo  alludere  alla  cafa  de'  Conti  di  Collalto  , principali 
i quelle  contrade,  amicamente  Signori  di  Trivigi  , e per  la  loro  gran- 
dezza , già  da  più  feeoli  aferitti  alla  patrizia  nobiltà  Veneziana  ; onde 
Benedetto  Lampridio  , di  uno  di  eflì  , che  fu  Manfredi , ebbe  a dire 
Marni  regi  bui  Ole  Partii  finii . 

Quella  miflica  Polla  dice  poi  chiaramente  di  avere  avuto  il  nome  di 
jMcrexia,  e che  nudrita  patriziamente  con  molte  delixje  , perven- 
ne al  fiore  dell'  età  fua  nell’anno  della  redenzione  umana  14  61.  Che  poi 
le  narrazioni  del  libro  fieno  tutte  morali,  comejfuppofè  il  Voffio  , io  per 
me  noi  credo, per  non  eliérvi  ragione  di  nafeondere  fole  dottrine  morali 
folto  i mi  li  erio  li  velami  di  tanti  , lì  Grani  , e ofeuriflimi  nafcondigli  • 

Nè  meno  io  ci  veggo  , come  Polifilo  , o Francefco  Colonna,  polii  efiere 
flato  Frate  Domenicano,  e della  città  di  Venezia  , come  patmi,  che  pen- 
failè  leandro  Alberti  e altri  con  ièco  . Che  in  quanto  al  (itolo  di  Frate  , 
tfprclTo  nell’.tcre/J/t»  , quello  in  que’  tempi  del  fecolo  X v.  non  nfaval, 
come  oggi,  da’  foli  Prati  mendicanti.che  lo  ritengono  per  fegno  d’umil- 
tà, ma  era  comune  ai  monaci  Benedettini,  e ai  Canonici  regolari,  come  fi 
ha  particolarmente  dalle  Lettere  di  Matteo  Boffo,e  più  dall’Apologià  del 
Padre  Mobiliane  per  la  precedenza  de'  fuoi  Benedettini  ai  Canonici  re. 

gola-  . 


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Italiana  J75 

golari:  e tutti  via  è loro  comune  fimi  I d’Italia  ; onde  io  inclino  piattono 
a prender  Pelici»  per  Canonico  regolare  , tauro  più  .clic nelle  figure  in- 
tagliate , e frequentemente  fparfe  nel  libro  , egli  lì  vede  capretto  in 
abito  di  eafa  , detto  volgarmente  zimarra  . l>er  altro  fembra  , a parer 
mio,  aver  lui  deferitto  in  profi  quello  lùo  fogno  a imitar  ione  della 
Commedia  di  Dune  , dal  duo  autore  cbiamata  Vìfione  , oltre  al  quale 
non  folo  Malico  Palmieri  , ma  anche  Tommafo  Sardi  Fiorentino  dell’ 
Ordine  de’  Predicatori , dcfcriflc  altro  fogno  in  poema  , pure  in  terra 
rima  .col  citolo  d’ Anima  pellegrina  . Giovanni  Beimi  fiuto  nella  Tua  moria 
Trevigiana  nel  parlar  brevemente  del  libro  di  Polifilo,  ha  commetti  due 
sbagli  e nel  titolo,  e nell'anno  dcll’imprcttìone,  ai  quali  lì  può  facilmen- 
te aggiungere  ancora  il  terzo  nell’eflcrlì  perfuafo,  che  folto  velame  d' in- 
grgnofa  favola  egli  parli  dtlC  antichità  di  Trivigi  , delle  fonti  , e de'  fiu- 
mi , che  entrano  nel  Sile,  e d’altre  cofe  , appartenenti  a quella  città,  quali 
tante  cofe,  tutte  inventare,  e non  efiftenri,  follerò  da  metterli  vanamen- 
te io  mitteriofa  fàvola  difeorfiva  • La  voce  Carneo  per  pietra  orientale 
faldata  , con  lavori  di  rilievo  , trovali  la  prima  volta  in  quell'  opera  , 
che  dal  Naudeo  vicn  lodata  di  gentile tu . 

Della  Trafmutazione  metallica  Sogui  tre  di  Giambatifta 
Nazari  Brefciauo.  Iti  Brefcia  prejfo  Piermaria  Mar- 
chetti in  40  edizione  il. 

Tei  la  fomiglianza  de’ /»£»/  io  metto  qui  anche  quella  libro  , dedicata  a 
yefpafiano  Grihaldi  Arcivefcovo  di  Vienna  iu  Francia  , dicendo  fau- 
tore di  avere  inrefe  le  fuc  Iodi  dal  proprio  paefano  e amiciiliiuo  Girola- 
mo Muoio  ; onde  il  Nazari  non  farebbe  fiato  da  Brefcia  , ma  da  Co* 
podiftria  : e appunto  pag.  159.  ci  c una  Canzone  di  Kigino  Daniclli 
Giufiinepolìtano  fopra  il  lapit  filo  [e fico  : e il  libro  mi  fu  latto  vedete  da 
un  amico  , fofpctto  di  attendere  a quelle  occulte  per  non  dii  folli  > 
feienze  . 

Il  Dccamerone  [ o Cento  novelle , difeorfe  in  x.  Gior- 
nate ] di  M.  Giovanni  Boccacci , cittadino  Fiorenti- 
no , ricorretto  in  Roma , ed  emendato , fecondo  l’or- 
dine del  facro  Concilio  di  Trento,  e rifeontrato  iu 
Firenze  con  tedi  antichi , c alla  fua  vera  lezione  ri- 
dotto da’  Deputati  di  loro  Altezze  Sereniifime . In 
Fiorenza  nella  J 'lamperia  de'  Giunti  1573.  in  40 
• Annotazioni  e difeorfi  fopra  alcuni  luoghi  del 
Decameron  di  M.  Giovanni  Boccacci , fatti  dai  molto 
magnifici  Signori.’Deputati  di  loro  Altezze  Sereuiifi- 
me  [ da  Vincenzio  Borghini]  fopra  la  correzione  di 
eflò  Boccaccio,  ftampato  l’anno  1173.  In  Fiorenza 
pelta  l lamperia  de'  Giunti  1374.  in  40 

Di  quelli  Deputati  fu  principale  il  Borghini  con  Pierfrancefco  Cambi  , e 


BllllOT.CL.VIt 


Uh.  xt.  par.  fri. 


Additino  oli’  JTfloire 
di  Lotti t X/.dup.tiI. 
t*i • 71- 


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Ei  BLio  r.C  i.VI. 


Jfo  San  forum  Mail 
tomo  vii»  die  XXIZ* 
C.lp.Xl,  ^.15.328.229. 


Operum  psg,  740. 
à»U  ìltnrirpetrinu 
Btjtktnfu  ijgs. 


376  Della  Eloquenza 

Ba  filano  Antinori , avendo  il  Granduca  Co/ime  I.  per  fonimi  grilla  off 
tenuto  dal  (ornino  Pontefice  san  Pio  V.  che  la  lettura  del  Boccaccio 
( col  qual  nome  fuolc  intenderli  il  Decamerone  ) per  le  Aie  impicci  e 
difonedi  proibito  dalla  («premi  autoritì  della  Chìela  giuda  le  difpofi- 
aioni  del  Concilio  di  Trento  , potefl'e  a cagione  dell'eleganza  permec- 
tetlì  agli  dudiofi  della  Eloquenza  Italiana  con  le  dovute  correzioni  , 
le  quali  furono  fatte  e approvate  in  Roma , dove  tuttavia  originalmen- 
te li  confcrvano  nella  libreria  Albana  col  ledo  di  dampa  de’  Giunti  in 
Firenze  del  1 5 17.  in  quarto  , tutto  corretto  da  tan  Pio  V.  E quede  rne- 
defime  Annotazioni  portano  feco  l'approvazione  del  P.  Paolo  Colatile 
maeP.ro  del  [acro  Palazzo  de'  30.  Ottobre  1773.  onde  tutte  le  prime  edi- 
zioni , anteriori  a queda  , non  meno , che  le  poderiori  , famigliami  ad 
effe  prime  , c da  queda  corretta  diverfej,  vengono  ad  efler  ugualmente 
proferitte . Si  vede  , che  il  Boccaccio  nel  fuo  naturale  e proprio  edere  , 
ajutato  dalle  corruttele  del  tempo,  il  quale  però  non  ifeufa,  ma  aggrava 
la  colpa  volontaria  in  chi  dee  sfuggirla  , fu  di  riladàto  e inai  codume  , 
perche  in  carta  non  fogliono  efporii  cfprcflioni  e Pentimenti  divertì  da 

Duelli , che  lì  hanno  dentro  nell'animo  , edendo  falfo  e ridicolo  il  detto 
i quel  poeta  gentile  : lafciua  eli  nobii  pagina  , vita  proba  . In  quello 
luogo  merita  conlìderazione  quanto  fcrifle  il  Beato  Giovanni  Colombini, 
fondatore  dell’  Ordine  , ora  luppredo , de'  Gefuati , nella  Vita  del 
Beato  Pietro  Petrone  Certojìno  fuo  amico  , amendue  Sancii  , tradotta  di 
volgare  in  latino  da  Bartolommeo  Certojìno  , parimente  Sanefe  j ed  é , 
che  il  Beato  Pietro  prima  della  fua  morte,  feguita  ai  x x IX.  Maggio 
1361.  avendo  ordinato  al  fuo  compagno  Gievaccbino  Ciani  di  doverli 
portare  dal  Boccaccio  per  fargli  un  ambafeiata  , quedi  andatovi  , a no- 
me del  fervo  di  Dio  lo  riprefe  de'  fuoi  fcritti  impuri , feoprendogli  le 
eofe  piò  lèerete  dell'  animo  fuo  d'ordine  del  Bealo  Pietro,  che  mai  non 
lo  avea  veduto  : della  qual  cofa  il  Boccaccio  dordito  , ne  diede  patte 
all’  amico  Petrarca  , nominatovi  pure  dal  Certojìno  : il  che  bada  a veri- 
ficare la  doria  . Il  Petrarca  nella  lettera  tv.  del  libro  I.  delle  Senili 
confefla  la  faniild  t i miracoli  del  Beato  Pietro  , e benché  replichi  per 
confidarlo  piò  cofe  men  caute,  proteda  però  di  dar  fede  all’ambafciata: 
non  extenuo  vaticini! Jiiem  , e loda  il  Boccaccio  del  propolito  di  mutar 
vita  , la  quale  «gli  ebbe  tempo  di  mutare  , come  vivuto  x v.  anni  do- 
po tal  calo  , e morto  nel  1376-  di  lxii.  anni , perche  Dio  per  fua  mi- 
fericordia  fpelfo  concede  all’ emenda  piò  tempo  di  quello  , che  peral- 
tro li  merita  . Dallo  draccio  del  fuo  Te/ìamento , pubblicato  dal  Bor- 
gbini , G vede  , che  da  Dio  in  confeguenza  egli  ebbe  la  grazia  di  poter 
fedamente  pentirli  de'  fuoi  errori  , e di  morire  Ctidiaoamcnte  . I 
Giunti  nella  dedicatoria  di  queda  loro  edizione  del  Qenttnovelle  nar- 
rano le  avventure  dellibro,  e ancora  il  Pontefice  Gregorio  XIII.  nel 
Breve  , che  fegue  di  privativa  ai  Giunti  , e il  Cardinal  Granvela  Vi- 
ceré di  Napoli  nel  fuo  privilegio  . Il  P.  T ornmafo  Manrique  , maejìro 
del  [acro  Palazzo  atteda  , che  san  Pio  V.  più  volte  da  molte  e varie  per- 
fone  fu  importunato  a far  quella  grazia  , che  poi  Gregorio  finalmente 
riduflc  ad  effetto  , fecondo  le  faggie  dilpofìzioni  dcH’anteccflbic  . 


CA- 


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Italiana  577 

Claudio  Fauchet  nelle  fae  Vite  degli  antichi  poeti  Frlncefl,  unite  al  fuo 

libro  I.  dell*  Ocigiue  della  lingua  e poefia  Fiancefe  , delle  Rime  , e DlBt,OT.Cl.VI, 

de*  Romani!  , avvertifee  , che  alcune  delle  novelle  del  Boccaccio  , e 

forfè  le  più  licenziofe  , furono  prefe  dagli  fcrittori  di  quella  nazione  , 

come  la  novella  il.  della  Giornata  ni.  la  i v.  della  vii.  e I'viji,  del-  Libro  il  ratxrn 

la  vili,  da  Erberto  , ove  il  Fauchet  nota  di  più,  che  la  Vita  di  Gioia  fot,  ' ~ 

la  quale  è una  irruzione  ai  Re , fi  a pur  tolta  dal  mcdelìmo  autore  \ 

Così  ancora  la  novella  tx. della  Giornata  i V.  dal  Caflellano  di  Couci, 
e la  x.  della  Giornata  tx.  dal  Rutebeuf,  le  Vite  de*  quali  fono  ivi 
fcritte  dal  Fauchci . E qui  fi  può  notar  Umilmente  , che  la  Novella  v.  Ctp.  txXXjlt; 
della  Giornata  i.  fecondo  Paolo  Emilio  Santorio  nelle  lltoric  latine  del- 
le .provlncie  di  qui  dai  Fato  . dette  volgarmente  Reame  di  Napoli  , Lmtr,  nitori  Ut, 
e tftoria  vera  , c non/avola  predo  il  giovane  Aldo  . 87.88. 

Dopo  eflerfi  fatti  per  V Eloquenza  Italiana  fopra  il  Dccamcrone  tanti  (ludi 
e lavori  , che  lommamente  lungo  farebbe  il  nominargli  qui  tutti  , po- 
tea  fatfene  uno  , il  quale  fopra  ogni  altro  farebbe  flato  opportuno  : e 
quello  fi  era  raggiungervi  una  tavola  , o Indice  accurato  per  trovare 
fpeditamente  qualunque  vocabolo,  termine  , e frale  nel  Decornerò! se  . 

La  fatica  , fu  già  compofla  dal  raro  e geometrico  ingegno  di  Franccfco 
diunno , e Rampata  a parte  , anzi  fattane  in  Venezia  da  Paolo  Gerardo 
nel  ijf 7‘  in  quarto  una  impteflìone  , accomodata  alla  edizione  del 

' Dccamcrone , da  lui  data  pure  in  Venezia  apprefo  Paolo  Gerardo  in 
quarto  fenza  anno  , benché  in  qualche  cfcmplare  vi  fi»  il  rj  17,  il  che 
non  può  (lare  , fenon  per  efprimere  , che  il  rcfto  fia  quel  medefimo  del 
1717.  Quello  Indice  dell'alunno  , che  è ragionato,  e remilfivo  per 
numeri  al  Boccaccio  del  Gerardo  a fine  di  ritrovar  fubito  , come  diffi  , 
ogni  vocabolo  , fi  potrebbe  adattare  con  poca  fatica  all*  edizioni  per- 
rnelTe,  dei  Deputati , c del  Saluiati  , come  feguì  degl*  Indici  latini  dell* 

Eritreo  , e del  Fretterò  , utilmente  e facilmente  adattati  a tutte  dedizio- 
ni di  Virgilio ,e  di  Orazio.  Bifogna  , che  il  Pontefice  Siilo  V.  come 
pador  fupremo  e vigilante  al  buon  coflumc  , non  fofle  appieno  conten- 
to delle  correzioni  Fiorentine  , fatte  al  Boccaccio  dai  Deputati  del 
LXXilt.  di  permiflione  di  Gregorio  XIII.  immediato  fucceflore  di 
san  Pio  V.  perchè  ncll’/ndicc  del  mcdefiine  Siilo  pag.  f 6.  vuoili,  che  il 
Decameronc  fi  corregga  di  nuovo . E appunto  così  fu  fatto  , mentre  il 
Granduca  Prancefco  ne  die  l'incombenza  al  Saluiati  , il  quale  perciò 
rx.  anni  foli  dopo  quell'altra  edizione  del  ixxm,  vi  divulgò  la  fua, 
che  c la  fegueute  . 

11  Decameron  di  Meflèr  Giovanni  Boccacci  , cittadia 
Fiorentino,  di  nuovo  riftampato , e rifeontrato  in  Fi- 
renze con  tedi  antichi , c alla  fua  vera  lezione  ridotto 
dal  Cavalier  Lionardo  Salviati , deputato  dal  Sere- 
niamo Granduca  diTofcana  con  permiffion  de’ Su- 
periori , c privilegio  di  tutti  i Principi , e Repubbli- 
che. ìn  Venezia  del  mefe  d' Agojlo  per  li  Giunti  di 
Firenze  ij8  2.  in  40  Edizione  1. 

Dddd  II 


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BjgLlOT.CL.VI. 


Tog.  ai  fi. 


Pitti. t dì  Parafane , 
dopo  il  Rtfifi,  E • 3* 
*.  tdit.  I. 


578  Della  Eloquenza 

li  Salviati  lo  dedica  a ’facopa  Buoncompagni  , Duca  di  San, [ut  Signore, 
a’  cui  [ervigj  ei  dice  di  vivete  già  fono  preff 0 a cinque  anni  , e gli  pro- 
vette di  pubblicare  fra  poco  la  (tra  Poetica  , fatica  di  x v 1.  anni  , la 
quale  però  non  C vide  : c piaccia  a Dio  , che  poi  non  folle  involata  e 
nafeofta  con  intenzione  di  farne  plagio  , benché  non  ancora  feoperto  . 
11  Duca  di  Sora  a que’  tempi  fi  fegnalava  in  protegger  le  lettere  , le 
quali  poi  nè  meno  a lui  furono  ingrate  per  bocca  di  Bernardino  Parte- 
nte , di  Carlo  S ‘gonio  , di  Antonio  Scoino  , di  Fabio  Albergali  , di  An- 
drea Palladio  , e di  Francefco  Patrie .)  , confidente  del  Salviati  : il  quaf 
pure  folto  gli  aufpicj  del  Duca  , non  meno  , che  elio  Patrie.)  i fuoi  Pa- 
ralleli militari  , diè  fuora  i tomi  li.  d ’A  svenimenti  fopra  il  Decamero- 
ne  , da  lui  letto  a tal  fine  ben  XX.  volte,  e già  da  me  liferiti  di  feprj 
tra  i Gramolici  folto  la  Claflè  I.  Fu  gran  ventura  per  quei  valentuomi- 
ni di  efl'erli  imbattuti  in  que’  tempi  del  Duca  di  Sora,  e non  in  altri  . li 
Doge  di  Veneiia  Niccolò  da  Ponte  nel  diploma  per  la  privativa  della 
(lampa  del  Decame rene  , diftefo  dall’  infigne  Segretario  Celio  Magno  , 
cfptime  di  darlo  in  gratificazione  del  Duca  Buoncompagni  al  Cavalier 
Leonardo  Salviati  [no  gentiluomo  , dii  quale  pag.i86.  vi  è il  chirografo, 
intagliato  lo  rame  per  autentica  e certa  riprova  della  fedeltà  dell’  edi- 
zione , da  lui  (ledo  riconofciuta  per  tale  . Qui  ci  bifogna  avvertire  , 
eli#  il  Salviati  nell’  ufeire  della  riga  di  gramatifta  interpolando  un  luo- 
go della  Novella  il.  Giornata  IV.  vi  «omiuife  nn  grofCdìmo  errore 
d’iftoria  , facendo  accadere  eerto  particolare  ne’  tempi , come  egli  dice, 
( ma  falfamente  ) cho  in  Vintgia  , pure  allora  edificata,  non  era  in  gni- 
[a  ricevuta  la  Crifiiana  religione  , ebe  [cacciata  ne  Jbjft  per  la  più  parte 
• quella  de' /difi Iddi!  . L’errore  del  Salviati  è inlopportabile  , perchè 
nella  città  di  Venezia  mai  non  fu  idolatria  , eflendo  nata  Crifiiana',  e 
da  Crifìiani  fondata  almeno  da  cinque  fccoiì  dopo  la  venuta  di  Clifto: 
e mi  maraviglierei  , che  ciò  nella  (lampa  lì  folle  ivi  lafciato  correre  , 
fenon  fapelfi  , che  tuttodì  contra  la  verità  e il  decoro  pubblico  acca- 
dono tali  fconvcncvolezzc  di  contrabando  a cagione  dell’  imperizia  o 
eollufione  de’  rcvifori,  come  ultimamente  li  è veduto  in  nn  certo  zibal- 
done col  titolo  di  Pila  di  tan  Pietro  Orfcalo  , prima  da  me  veracemente 
illudtaca  fen/a  badate  ad  alcun  partito  . Da  ciò  fi  comprende  , che  il 
reqnihto  di  [empiite  gramoli  fi  a lenza  alrre  cognizioni , non  baila  per 
metter  inano  in  certe  matccic  de'  fccoli  eziandio  inferiori  • Il  Borgbini, 
che  non  fu  [empiite  gramatifta  , non  era  si  incauto  , e difa  v veduto  di 
cadere  in  limili  errori  : e non  vi  cadde  . Il  Boccali» ti  in  uno  di  que* 
fuoi  K. agguagli  fatirici  di  Parnafo  , che  poi  gji  collaron  la  vira  , narra 
‘ per  piacevolezza  più,  che  per  altro,  come  il  Salviati  a Manza  de’ 
Giunti  di  Firenze  per  vile  intcrcffo  di  xxv.  feudi  avendo  aflàlito  con 
più  coltellate  il  Boccaccio  , sì  fàttamrnte  lo  deturpò , che  più-non  fi  rico- 
nobbe ; onde  per  tal  uiiifatto  nella  ringhiera  de’  rodai  io  Patnafo  ne 
fu  dichiarato  pubblico  e notorio  ajfatfiuo  . 

E iu  Firenze  del  mefe  di  Ottobre  nella  pamperia  de' 

Giunti  1581.  iu  40  grande  . Edizione  il. 

In  Venezia  del  mefe  d' Ago  fio  per  li  Giunti  di  Firen- 
ze ij8y.  in  40  ma  feuza  la  dedicatoria  al  Duca  di  Sora . 

ì*.  U 


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Italiana  579 

Il  chirografo  del  Salviate  è intagliato  la  rame pag.  587. 
Edizione  ni. 

— In  Firenze  nel  mefe  di  Febhrajo  nella  ftamperia  de' 

Giunti  1*87.  in  40  fenza  la  dedicatoria  e ’i  chirografo. 
Edizione  iv. 

. In  Venezia  per  Giorgio  Angelieri  1 y $4,  in  40  di 

corfivo  , fenza  la  dedicatoria  , e col  chirografo  fi  amputo  , 

• e non  intagliato . Edizione  v. 

Dopo  quelle  edizioni  Gcurc  nel  fatto  del  codumc  , e approvate  nella  lin- 
gua volgare  , in  cui  per  lo  Alle  , fecondo  11  Muzio  , non  è da  far  cefo 
d'altre  opere  del  Bottacci»  , che  del  foto  Detamerone  , non  ferve  , nè 
conviene  addarne  più  tra  quelle  tante  altre  , che  fe  ne  trovano  , fino 
fopra  il  numero  di  LX. 

Profe  antiche  di  Dante , del  Petrarca , del  Boccaccio , 
e di  molti  altri  nobili , e virtuofi  ingegni  [ raccolte 
dal  Doni  3 /»  Firenze  preffo  al  Doni  1 147.  in  40 

Le  Profe  di  Dante  Alighieri  e di  Giovanni  Boccaccio 
[ con  note  del  Dottor  Antonmaria  Bifcioni  ] In  Fi- 
renze per  Giangaetano  Tortini  e Santi  Franchi  17  33. 
in  40 

Giovanni  Fitoieo  Acbillino  nelle  fue  Annotazioni  della  volger  lingua  ; 
dampate  In  Bologna  da  Vincenzo  Bonario  da  Parma  e Marcantonio  da 
Carpo  nel  t yjd.  in  ottavo  pag.  io.  li.  la.  taccia  Dante  di  plagiario  per 
efl'erfì  attribuito  11  Confo  (fo  di  Guido  GuiniceUì  Bologne/e , mutandone  il 
titolo  in  quello  di  Convivio  , benché  poi  faccia  dire  a Romolo  Amafro  , 
che  Guido  piuttodo  rimoveflc  il  primo  titolo,  mettendogli  il  fecondo  per 
appropriarlo  a lè  dello  . Coli  pur  fece  Niccoli  Malpigli  variando  il  no- 
me del  Vefcovo  fedtrigo  Prezzi  al  Poema  del  J^uadriregio,  per  metter- 
vi 11  Tuo  . Quello  Convivio , e nou  Convito , nc  Confeffo  , andando  divifo 
in  capi  per  comodità  di  chi  vuol  citarlo  , io  ne  ho  ferirti  ad  uno  i nu- 
meri in  margine  . Dante  delio  eoli  lo  cita  pag.  194. 197.  e il  Parchi 
nc\V Ercolano  pag.  4}  ;.  439.  dell’ edizione  ni.  11  Tuffo  derive  ad /fn- 
gelo  Grillo  nel  tomo  v.  delle  opere  pag.  ) J. col.  a.  di  avergli  fatte  An- 
notazioni , in  si  gran  pregio  egli  lo  tenne  1 

Tre  difeorfi  di  Girolamo  Rufcelli  a Lodovico  Dolce, 

• l’uno  intorno  al  Decamerone  del  Boccaccio , l’altro 
alle  Oflèrvazioni  della  lingua  volgare , e il  terzo  alla 
traduzione  di  Ovidio.  In  Venezia  per  Plinio  Pietra- 
fanta  1yy3.it/  40 

Libro  di  Novelle , e di  bel  parlar  gentile , nel  quale  lì 
contengono  cento  novelle , altra  volta  mandate  fuori 

D d d d 2 da 


B11t10T.Ca.VI. 


Battolile  pag.  *1.' 


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2iiliot.Cl.VI. 


iij.  iju 


Tomo  II.  fog.  Sjo. 

tdit,  tiw*  • 


l 


Sio  Della  Eloquenza 

da  Metter  Carlo  Gualteruzzi  da  Fano,  di  nuovo  ri- 
corrette  con  la  giunta  di  quattro  altre  nel  fine , e con 
una  dichiarazione  [ o Glofi'ario]  di  alcune  delle  voci 
più  antiche  [ di  Vincenzio  Borghini]  In  Fiortuzz-> 
nella  flamperia  de'  Giunti  1571.  in  40  Edizione  iv. 

Le  Novelle  del  [ Padre  Matteo  ] Bandello . In  Lucca 
prejfo  il  Buf drago  1554.  tomi  ni.  tu  40 

Tomo  iv.  lu  Lione  per  Aleffandro  Marfilj  1S73- 

in  8° 

In  quello  tomo  iv.  ci  è la  Novella  di  Simon  Turchi,  la  quale  a iflanza 
de'  parenti  fu  tolta  via  dalla  edizione  di  Lucca  , ficcome  qui  affermali 
pag.  l(t.  11  Padre  Bandello  , che  fu  nipote  di  Vincendo  Bandelle  , Ge- 
nerale del  fuo  Ordine  de’  Predicatori , e di  lui  fetide  la  l'ita  , andato 
in  Francia  con  Cefare  Fregofo,  e fatto  Vefcovo  d'Agen  nell' Aquitania  il. 
dove  era  medico  Giulio  Cejare  Bordoni,  allora  chiamato  Scaligero,  diede 
quelle  Novelle  per  iftorie  vere,  dedicandone  ciafeuna  a qualche  perfona 
il  lu  fi  re  , come  a lui,  a!  Pracmfioro  , a Balda (far  Calti gliene  , e ad  altri . 
Ma  lì  compiacque  di  fcrivcr  talvolta  con  troppa  licenza  , lìberiori  fi  ilo  , 
coite  li  avvertifee  nella  Calila  Criiliana  ; onde  corrette  da  dlfonfo  VI- 
loa  , furono  riftampate  in  Veneda  da  Cammillo  Francefcbinì  nel  1 jtftf. 
in  quarto  : cofa  ignorata  dal  Bibliotecario  di  Spagna  Niccoli  Antonio . 
Ciufeppe  Scaligero  , a cui  Roberto  Titi  prima  dello  Sdoppio  , diede  in 
capo  del  Bordone , nella  Tua  prctefa  Confutatone  Torto  nome  di  Giano 
Ruigerfio  , della  favola  , anzi  ifloria  de’  Bordoni , cittadini  Padovani , e 
non  Ve ronefi.  Tuoi  veri  antenati,  chiamando  il  Bandello  Injubrem,  come 
natio  dello  (lato  di  Milano  , e della  Terra  di  Cafìelnu evo  nel  Tortonefe, 
il  mette  fenza  prove  per  uno  degli  adulatori  di  Tuo  padre  nella  falfa  di- 
pendenza della  Tua  cafa  da  quella  degli  Scaligeri  , Principi  di  Verona  . 
Qui  nò  attengo  dal  dire  altre  cofe  per  non  dar  nuovo  comodo  a qualche 
vano  plagiano  di  torte  per  Tue,  e al  Toliro  ringraziarne  tè  Hello . Il  Bau- 
delio  nel  tomo  I.  pag. 8.  fetive  di  te  Detto  quelle  parole  : Io  fono  Lombar- 
do , e in  Lombardia  nato  ai  confini  della  Liguria . Pag.  1 1 6.  a Girolamo 
Adorno  , fi  fa  fuo  parente  , e dice  di  eflere  flato  in  Roma  in  tempo  del 
Pontefice  Giulio  lì.  affermando  ancora  pag.  1 j 7.  e 141.  che  Tuo  padre  , 
sbandito  dalla  patria,  'trovava!!  in  Roma  . Pag.  1 £4.  fcrive  coti:  la  terra 
nofira  di  Calìelnuovo  è pofta  non  molto  lontano  dall"  A pennino  : e fegue  a 
raccontar  l’origine  della  Tua  cafa  • Quelli,  e non  pochi  altri  particolari  , 
TpatG  nel  tomo  1.  c negli  altri , che  per  brevità  fi  tralafciano  , chiara- 
mente convincono,  che  il  Bandello  non  fu  Lucchefe,  ma  vero  Lombardo  . 
Compendiò  le  Vite  di  Plutarco  , volgarizzò  VEgefippo  latino  di  lant’ 
Ambrogio  , fece  una  Orazione  in  lode  della  città  di  Fermo  , e compofè 
Rime  Italiane  , Canti  xr.  in  ottave  delle  lodi  di  Lucrezia  Gonzaga  di 
Gazuolo  con  le  Tre  Parche  in  terza  rima  per  lo  nafeimento  di  Giano 
Fregofo  . In  Guienna  nella  città  di  Agen  per  Antonio  Reboglio  If4f.  io 
ottavo  . Vitti  il  Bandello  nel  tfjo.  1114.  lafciando  governare  quel  fup 
Vcfcovado  a Giovanni  Valerio,  Vefcovo  di  Grafie  . 

Il 


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* Italiana  j8i 

Il  Pecorone  di  Giovanni  Fiorentino . In  Milano  per  Gio. 
degli  Muto nj  ijj8.  in  8° 

Profe  di  M.  Agnolo  Firenzuola  Fiorentino . In  Fioren- 
za per  Lorenzo  Torrentino  »»  8° 

Ne  fono  edizioni  de’  Giunti  del  1748.  e ifda.  in  oliavo  . Ma  anche  que- 
llo Padre  Firenzuola  ferivo  con  liberti , poco  decente  al  fno  (lato  . 

Gli  Ecatommiti  [ o Centonovelle  ] di  M.  Giovambati- 
fta  Giraldi  Cintio , nobile  Ferrarefe . Nel  Monterega- 
le apprejfo  Lionardo  Torrentino  16 ss.  tomi  il.  Deche  x. 
in  8° 

Quella  edizione  è in  bel  carattere  co rfivo,  e le  dedicatorie  a ciafcuna  De- 
ca, in  tondo . In  principio  del  tomo  il.  vi  fono  Dialoghi  III.  dcll'alle- 
vare  , e ammaeftrare  i figliuoli  nella  vita  civile  , e in  fine  un  Capìtolo 
alla  fua  opera  , in  cui  nomina  gli  uomini  Ululili  in  lettere  del  fuo  tem- 
po .|Sotto  al  titolo  , e in  fronte  di  ciafcun  tomo  vi  è un  Elefante  fopra 
una  tavola  entro  una  corona  di  quercia  col  motto  : prìncìpit  amor  , ci- 
vium  felicitai,  t dietro  al  frontifpizio  il  ritratto  del  Giraldi , e poi  la  fe- 
guente  procella  per  avvifo  di  qualunque  fecolare,  come  era  il  Giraldi,  e 
. maggiormente  non  fecolare,  che  olì  di  fitte  sfrontatamente  il  contrario  • 

D,  0.  M. 

Hit  in  Hecatomm/lbii  meli 
Jguibui  vitia  damnare  , vita 
Ac  moribuj  confulere 
, Sacrofanda  pontificia 

Audoritoti , ac  Romana 
Eccle/ia  dignitari  honorem 
Hahere  fìudui  , 

Omnia  pia  , fonda  , ac  piorum 
Patrum  , Pontìfcumque 
Maximorum  feitit , etrdinibui 
Decreti 1 , confliiuiionibufque 

,•  * Confentanea  funto  . 

Si  quid  forte  ab  bit  alienum 
Ter  imprudentiam  ( quod  lamen 
Minime  reor  , hoc  enim 
Maxime  cavi  ) 

Mibi  excideril  , id  omne 
Irritar»  , caffum  , in  di  Slum 
Ac  infedum  penimi  ejlo  . 

» ■—  E in  Venezia  per  Girolamo  Scotto  if66.  tomi  il. 
in  40 

Cento  Novelle  di  Francefco  Sanfovino  , feelte  da  più 
'•  nobili  Scrittori  della  lingua  volgare  . In  Venezia  per 
Francefco  Rampazzetto  i;5j.  in  8°  Edizione  ni. 

Varj 


Bibliot.Cl.VI. 


1 


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Bi  bliot.Cl.VI. 


Jj hrtJ  deir  Artide» 
n.lt  Franrefc  ro.  il, 
faj.  VJ. 

tjlorit  lib,  V.  <4  f, 
X»1X. 

Arrtrt  m.  to,  I.  pé%, 

ic9. 

Annotili quì  palili 


Antoni/  BUÌìothtox 
Jf/fpans  tiova  to , It 
fàl*  34** 


J 

l 


582  Dell  a Eloqj/emz  a 

Vari  Componimenti  di  Ortehfio  Landò  [ Dialogo  di 
Ulifi'e  , Ragionamento  tra  un  Cavaliere  , e un  foli- 
tario  , Novelle  e Favole}  In  Venezia  prejfoil  Gioli- 
to 1 j jy.  iu  8° 

Il  numero  c entenario , dito  1 quell!  NtvtUÌ eri,  efpritne  la  lotOiimmenlità , 
eflendo  anche  arrivati  al  numero  Milionario  predo  gli  Arabi  , principali 
autori  di  «i  fatte  ciaace;  onde  il  gran  letterato  Antonio  GalUndio,  mem- 
bro dell’Accademia  Francefe.t  già  amico  mio.ne  tradulTe  da  qutU'idio- 
ma  in  gtan  numero  , note  col  nome  di  Mille  , e di  una  notte  , «(Tendone 
fuora  tomi  x .che  non  pallino  la  quarta  parte.  Per  quella  cagione  ai  libri 
III.  de' Piagli  orientali  di  Marco  fola, Gentiluomo  Venerano,  Ai  dato 
il  titolo  di  Milione  predo  Giovanni  Villani , credendofi  allora  pieno  di 
Favole  , ma  non  più  aderto  . Il  Borgbini  e’I  Salviati  ne  parlano  dopo 
il  Villani , ma  non  lo  (piegano  . Di  edi  Viaggi  ne  è una  bella  edizione 
latina  , fatta  da  Andrea  Multerò  in  Berlino  pretfo  Giorgio  Sentxin  nel 
1671.10  quarto . 

I Capricci  del  Bottaio  di  Giambatifta  Gelli  > Accademi- 

co Fiorentino  , ne’ quali  Cotto  x.  Ragionamenti  mo- 
rali tra  il  corpo  e l’anima,  fidifeorre  di  quanto  dee 
operare  l’uomo  per  viver  fempre  felice , quieto , e 
contento  . In  Venezia  per  Marco  degli  Alberti  160;. 
in  8°  edizione  ni.  corretta  dal  Padre  Maeftro  Livio 
tregge.  Teologo  deputato,  dell’Ordine  di  S.Agoftino  . 

II  libro  veramente  avea  gran  bifogno  di  edèr  corretto  anche  dopo  lo  lira- 
no  plagio,  ofctirameme  accennato  dal  correttore  , e fattone  al  Getti  da 
francejce  Miranda  , che  per  fuo  divulgò  U libro  in  lingua  Spagnuola  . 

La  Circe  [ Dialoghi  x.  ] In  Fiorenza  preffo  il  Tor- 
rentizio isso,  in  8° 

Quedi  due  tomi  erano  (lati  proibiti  nell’  Indice  del  Pontefice  Siilo  V. 

Le  fei  Giornate  [ di  novelle  morali  ] di  Sebaftiano  Eriz- 
zo  [ Gentiluomo  Veneziano,  in  latino  Erytius  ] man- 
date  in  luce  da  Lodovico  Dolce . In  V ’ettezia  prejfo  il 
Vari/co  is6y.  iu  4“ 

Tre  Giornate  delle  Favole  Aganippce  di  Antonio  Ma- 
riconda  . In  Nàpoli  per  Giampaolo  Sciuganappo  ijjo. 
in  40  . . . 

Il  Giuoco  degli  Scacchi , de’  coftumi  degli  uomini , e 
degli  uficj  de’  nobili , e di  altri  umani  fiati  >_di  Frate 
Jacopo  da  Ceflòle  dell’Ordine  de’  Predicatori . In  Fi- 
renze per  Antonio  Mijcoroini  1491* ,r>  4° 


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Italiana  5Sj 

— — E in  Venezia  prtffo  il  Bindoni  1334..  in  8°  rr^j 

Il  Redi  Io  cica  a penna  , ignorando  , che  li  trovaÓé  in  irtauipa  ; ni»  non 
così  YVbaldinì  . 

Dialogo  de’  Giuochi , che  nelle  Vegghie  Saneli  li  ulano 
di  fare,  del  Materiale  Intronato  [Girolamo  EargagliJ 
In  Siena  per  Luca  Bonetti  1 772.  in  40 

Cento  Giuochi  liberali  e d’ingegno,  novellamente  da 
M.  Innocenzio  Ringhieri , Gentiluomo  Bolognefe  ri- 
trovati , e in  libri  x.  defcritti . In  Bologna  per  Anfelmo 
G laccar  etti  1 y j 1 . in  40 

Trattato  del  Giuoco  della  Palla  di  Meflerc  Antonia 
Scaino  da  Salò . In  Vmegia  prejfo  il  Giolito  1 33  3.  in  8° 

Gli  AfoUni  del  Bembo  G mifero  altrove  . Il  PiUani  nel  Ragionamento 
della  PoeGa  gìocofa  mentova  lo  Stradiotto  , Romanzo  antico  , da  aliti 
non  mentovato  • A quelli  ultimi  libri,  ingegno/!  piuttollo,  che  fave  loti, 
pollone  agginngerG  V Oracolo  di  Girolamo  farabojco  , le  Sortì  di  Frati- 
te/co  Marcolini , Il  Calcio  di  Giovanni  de’  Bardi  , i Mondi  , 1 Marmi  , 
e la  Zucca  del  Doni . 


C A P O . VII 

V Ijìoria  favolo  fa  meno  antica , o fa  moderna  , 
volgarizzata . 


LA  Guerra  d’Atila , flagello  di  Dio  [ fotto  finto  no- 
me di  Tommafo  d’Aquileja  ] tratta  dall’Archivo 
de’  Principi  d’Efti . In  ferrar  a per  Fraucefco  de’  Raffi 
da  Valenza  i j68.  in  40 

In  quedo  Romanzo  di  bel  carattere  tondo  , prefo  dal  poema  Provenga- 
le di  Niccolò  da  Cafola  Bolognefe  , e niellò  in  buona  favella  Tofcana  , 
come  fi  dille  , Hanno  fparfe  poche  voci  antiche  non  fenza  grazia  . Il 
Piatta  ne  fece  grand'  ufo  nella  fua  Ifìoria  , da  lui  pubblicata  due  anni 
approdò  : alta  quale  fece  precorrere  quello  libro  coir  due  lacune  in  fine 
per  fargli  confcguire  maggior  credito  di  amichiti  • 

La  Vita  di  Merlino  con  le  fue  profezie,  libri  vi.  In  Ve- 
nezia per  Venturina  Rufinelli  1539.  in  8° 

Viene  da  un  codice  Francete  di  Piero  Delfino  , non  Terna  qualche  poco  del 
die  letto  Veneziano  . Vi  G nomina  per  entro  alcuno  degli  Eroi  della 
Tavola  ritonda  , alla  quale  il  libro  ha  relazione  , e 1 ’Ariofto  non  lafció 
di  farne  ufo  net  fuo  Poema . 

L’il- 


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584  Della  Eloquenza 

BiiuoT.Ci.vi.  L’illuftre  e famofa  Iftoria  di  Lancilotto  del  Lago,  che 
fu  al  tempo  del  Re  Artù  , nella  quale  fi  fa  menzione 
dei  gran  fatti  e dell’ alta  fua Cavalleria,  c di  molti 
' altri  valorofi  Cavalieri  Tuoi  compagni  della  Tavola 
ritonda.  I»  Viuegia  per  Michel  Tramezzino  [ alla  Si- 
billa ] 1 j j 7.  libri  [ cioè  tonti  ] iti.  in  8°  dedicati  a Gi- 
rolamo Martinengo . 

Le  Opere  magnanime  dei  dueTriftani,  Cavalieri  della 
Tavola  ritonda  [ libri  il.  ] In  Vinegia  per  Michel  Tra- 
mezzino [ alia  Sibilla ] 1 y;y.  in  8°  dedicati  a Flammi- 
• ilio  dell’ Anguillara . Nel  privilegio  di  privativa  del 
Senato  di  Venezia , l’opera  fi  dice  tradotta  dallo  Spa- 
glinolo . _ 


Totrleo  di  vi  ficai  VI, 

Fi-  3».  »• 


11;  f * 4 C- 


Atlmoirei  di  IiffpJ* 
ture,  ir  d'hìjloirt,  lo * 

W'  ri.  Furti!  Il,  fuj. 
3 Sia 


Amcndue  quelle  opere  , citare  anche  dal  Triffno  , eollituifoono  il  famofo 
Romanzo  della  Tavola  ritenda  , venuto  originalmente  di  Francia,  e 
come  noti  (Timo  tra  ! notiti,  anche  prima  del  lecolo  XIII.  qual  fu  l’^r- 
gonautlca  A'  Apollonia  Rodio  tra  i Greci  , già  mentovato  dai  tre  fovrani 
fcrittori  Italiani , Dante  , Petrarca  , Boccaccio  . Da  Torquato  Tuffo  nel 
libro  il.  del  Poema  eroico  fé  ne  fi  autore  Arnaldo  Daniello  , morto  cir- 
ca l’anno  1 ipo.  a cui  Dante  nel  Canto  X X vi.  del  Paradifo  attribuire 
Verfi  d'atnore , e prose  di  romanzi  , per  le  quali  Profedi  romanici 
come  non  l’intendano  quelle  dilla  Tavola  ritonda  , mi  farà  caro  il  feu- 
tirne  trovate  altre  . Giovanni  espellano  , perfonaggio  principale  nell’ 
Accademia  Francefe  , e famofo  per  Io  Poema  della  Pulcella  d'Orleant  , 
intorno  a quello  Romanzo  della  Tavola  ritonda  compofe  un  Dialo- 
go , diretto  al  Cardinal  di  Reta  , e intitolato  : delta  lettura  de'  vecchi 
Romanzi , concludendo  , efler  quello  del  Lancilotto  , o della  Tavola 
ritonda  , come  una  illoria,  che  rapprefenta  i collumi  del  lecolo  , pieno 
d'ignoranza  del  buon  collume  e delle  bell’arti  , in  cui  vide  l'autore  , 
che  dal  espellano  lènza  alcun  fondamento  lì  fa  meno  antico  delle  Ilio- 
rie'  del  Gioinvilla  , e del  Villarduino  . Egli  viene  ad  efler  favolofo  e 
idoneo  in  Ile  me  , eflèndo  per  altro  Criltiani  gli  eroi  della  Tavola  ri- 
tonda, e come  l'Ordine  cavallerefco  della  Cartiera  : e il  libro  , benché 
voluminofo,  fu  toflo  adottato  da  tutte  le  lingue;  onde  poi  quello  dei  due 
Trilioni  fu  più  facile  a ritrovarli  in  Ifpagnuoto  , che  in  Provenzale  , o 
francefe , per  tornarlo  in  Italiano  : cofe  non  latte  in  un  fubito  , tua  in 
tratto  di  tempo  , perchè  fi  rendefle  comune  in  Italia  , e ciò  lino  da' 
tempi  molto  anteriori  a quelli  di  Dante,  il  quale  ne  parla,  come  di  colà 
nota  , c per  conlèguente  più  antica  di  lui  , nonché  del  Petrarca  , c del 
Boccaccio  , per  quanto  ancora  può  tifultare  dai  nomi  propri  di  efla  Ta- 
vola ritonda  , anticamente  adottati  per  idinto  di  vanita  da  famiglie  pri- 
marie, come  particolarmente  fon  quelli  di  Galeotto  , Lancilotto  , Galva- 
no , Trifìano  , Feto , Palamede  , Ginevra  , e Ifotta  -,  benché  quelli  duo 
ultimi  nomi  vengano  dalle  due  gran  Sante  , Genovefa  , ed  EUJabetta  , i 
quali  due  nomi  però  inliemc  con  gli  altri  , non  fi  vollero  pieuder  veri  e 
Ctilliani  , ma  trasformati  e profanati  in  elG  Romanzi  , errando  perciò 

gran-. 


) 


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Italiana 

grandemente  chiunque  in  latino  da  Ginevra  ferire  Junipera  invece  di  

Genovefa  : eofa  , la  quale  in  lì  fatti  nomi  romanzefehi , abulivamente  ®,,t,OT»Cl.VI. 

tenduti  battelìmali  , vien  dete fiata  dal  vecchio  Scaligero  nella  fua  Efer- 

citazione  cixVi.  onde  Simone  Peironet  per  zelo  di  efiirpare  quello  in. 

degno  coflume  , (lampo  in  Tolofa  prefo  Gianjacopo  Boude  nel  706.  in 

futrit  un  Catalogo  di  Santi  e di  Sante  a ufo  de'Parroehi  in  amminiflrare 

il  Sacramento  del  Santo  batti,  fimo  per  aflegnarc  ai  novelli  Crifliani  i no-' 

mi  di  veri  Sant! , loro  protettori  prelTo  la  divina  MaefU  : e Giovanni 

Bonifacio  area  prima  Rampato  l' Ercole , dialogo  do’  nomi,  che  a' figliuoli 

fi  deono  imporre  in  Rovigo  per  Daniel  Biffacelo  1614.  in  quarto  ; ma 

3ueflo  libro  non  ha  che  fare  con  l’altro  . Eflendo  le  Iflorie  favolofs 
ella  Tavola  ritonda  ferine  in  buona  favella,  c maraviglia,  come  altro- 
ve fi  dille  , che  i compilatori  del  Vocabolario  della  Crufca  non  ne  avef- 
fero  contezza  , allegando  tedi  a penna  , mal  licori,  e imperfetti  in  vece 
di  quelli  , che  fono  accuratamente  fcritti  , e Rampati  dal  Tramex.xJno . 

CAPO.  Vili 

L'IJloria  nummaria  e lapidaria . 

DUcorfi  di  Enea  Vico  Parmigiano  Copre  le  medaglie 
degli  antichi  [da lui  dedicato  al  Duca  Cofimol. 
col  fuoritratto  in  rame]  lu  fi'inegia  prejjb  il  Giolito 
1 / j 8.  iu  40  di  corj'tvo  . 

-——  E reftituitidaGiambatifta  Duvallio,  regio  Segre- 
tario e interprete  delle  lingue  orientali  e ftraniere 
[ che  dedica  il  libro  al  Cardinal  di  Savoja  ] libri  il. 

In  Pangt  per  Mace » Rilette  1619.  in  40  grande , di  ton- 
do con  Indice  delle  cofe . 

In  principio  ci  e un  catalogo  degli  antiquari , preffo  i quali  fi  trovavano 
le  medaglie,  da  lui  citate  : e tra  queRi  fono  i noRri  , Giovanni  Grimani 
Patriarca  d Aquileja  , e Tiberio  Deciano . Del  Vico  ci  fono  ancora  le 
AuguRe  ip  Venexja  pel  Valgrtfi  if  {7.  in  quarto  . 

Difcorfo  diBaftiano  Erizzo  [Gentiluomo  Veneziano] 

Copra  le  medaglie  degli  antichi  con  la  dichiarazione 
delle  monete  Confolari , e delle  medaglie  degl’Im- 
peradori  Romani . In  fi' euezia  per  Giovanni  fi' arif co  e 
fogno  ino  Paganini  in  40 grande , fenza  anno,  edizione  iv. 

Altra  edizione  anteriore  , qualificata  pet  corretta  e ampliata  , e dedicata  , 
comi  la  rodente,  dal  Rufeelli  a Si.ifm..d.  Re  j;  Polonia  nel  ijjji.  fa 

Ifd8.  in  quarto  di  pag.780# 

. la  prima  col  di  Scotio  e la 
pag.  zSt.  la  feconda  delle 

: Trat- 


fatta  in  Venexja  per  G10.  Varifco  e compagni 
ma  è dlverfa  da  queRa  , che  è in  due  parti , 
dichiarazione  delle  Monete  [Confolari]  di 
Medaglie  antiche  [ Imperiali  J di  pag.  571. 

E ect 


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RllUtfT.CL.VI. 


Della  Eloquenza 

Trattato  delle  monete  e valuta  loro , ridotte  dal  coftii- 
me  antico  all’  ufo  moderno  da  Guglielmo  Budeo,  tra- 
dotto e accrefciuto  per  Giambernardo  Gualandi  Fio- 
rentino . h * Firenze  preffv  i Giunti  i $6i.in  8° 
Dialoghi  [xt.]  di  Antonio  Agoftini  Arcivefcovo  di 
Tarracona  intorno  alle  medaglie  > ifcrizioni,  e altre 
antichità , tradotti  di  lingua  Spagnuola  in  Italiana  da 
Dionigi  Ottaviano  Sada . In  Homo  per  Filippo  de‘  Roffì 
ifijo.  in  foglio,  edizione  il. 

L’ lltoria  Augufta  da  Giulio  Ccfare  a Cosammo  il 
Magno , illuSrata  con  la  verità  delle  antiche  meda- 
glie da  Francefco  Angeloni  con  l’emendazioui  poSu- 
mc , e col  fupplimento  de’  rovefei  » che  mancavano 
nelle  tavole,  tratti  dal  Teforo  delle  medaglie  della 
Reina  di  Svezia , e deferitti  da  Giampietro  Bellori , 
fuo'Bibliotecario  e antiquario . In  Roma  per  Giamba- 
tijìa  Buffoni  a fpefe  di  Felice  Ctferetti  in  foglio, 

edizione  il. 

li  Anteioni  oltre  a due  Commedie  In  proti  , e all'  Iftorèa  di  Terne  , fcrifle 
ancora  il  Bonino,  ovvero  Avvertimenti  al  Triftnno  intorno  agli  errore 
4tU«  meda  etie  nel  tomo  I.  de' {noi  Contentar j iftorice  , m « tarlo  , lena» 
luo-o  , anno  e fiumparore  . Il  Signor  Marchefe  Capponi  ferba  un  altro 
libro  a penna  intorno  al  mede6mo  argomento  . 


*f.i f rt*  Deum  marrì/ 
t<U*  <y  Att  iUi  ini- 
tia  psgn  a*#-  Prànm 
*o 'furti  • 439-  pfi  t*’ 
tronìnnt  1»  4. 

De  Cofani**  Tr*jd»i 

a-s- 

I fiori*  dtìU  Cbìtf* 
di  sMté  Mat.a  ih 
Cojwtdm  jtign  36* 


Illuftrazàoni  di  epitafj  e medaglie  antiche  di  Gabriel 
Simeoni  Fiorentino . In  Lione  per  Gio.  de  Tournes 
1 y y 8.  »»4° 

— — Dialogo  pio  e fpeculativo  con  diverfe  Temenze  la- 
tine e volgari  • In  Lione  appreffv  Guglielmo  Roviglio 
1 560.  in  40 


1 Pienoria  dice  , che  il  Simeone  , • l 'Ervarto  furono  ingannati  dal  fallo 
difegno  di  ceno  marmo  nel  modo  di  rapprefentare  la  note  ptnea  , dedi- 
cata 1 Cibele  . li  Simeoni  in  detto  Dialogo  pag.  «01.  pana  una  gran 
tetta  di  marmo,  alta  cinque  piedi  con  la  bocca  afe pM  ,ed  ogni  intorno 
etinita  , che  celi  chiama  radiata  , attribuendola  ad  Apollo  , quali  folle 
dell'  oracolo  ; edè  in  full’  andare  di  quella  di  fiora  Maria  10  Lojmeden  M 
volgarmente' detta  la  tace.  della  noA*  , . prefi  per  un» 

bocca  di  chiavica  , cioè  di  fgotgamento  d.  acqua  1 fopra  la  quale  il 
Cri  fi  intieni  fi  trattiene  in  molte  parole  . Un  altra  ne  e fu  in  alto  nel 
muto  della  cafi  a man  delira  entrando  nella  Villa  Loievifi  , qui  fopra  1 
PP.  Cappuccini . Il  ritratto  ili  Simeoni  (U  ael  Dialogo  pag.  «U- 


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r 


Italiana  587 

Dichiarazione  della  pianta  delie  antiche  Siracufe , e di 
alcune  leelte  medaglie  di  efl'e , e de’  Principi , che 
quelle  pofledettero  [con  figure  in  rame]  In  Napoli 
per  Lazero  Scoriggio  16 1 3.  in  foglio , edizione  1. 

La  Sicilia  di  Filippo  Panna , deferitta  con  medaglie, 
con  la  giunta  di  Lionardo  Agoftini . In  Roma  per  Lo- 
dovico Grignaui  1649.  in  foglio  edizione  il.  dopo  la 
prima  e rara  di  Palermo  del  itfia.  in  foglio  , parte  1. 
[fidamente  ] efiendoveue  anche  un  altra  di  Lione  del 
1697.  in  foglio  , meno  pregiata  , fotto  nome  di  Marco 
Majer , in  cui  ebbe  mano  Francefco  Defeiue , librajo 
Francefe  in  Roma,  il  quale  però  veduto  nel  titolo 
il  nome  di  Giambatifla  Marinelli , famigliare  di  cafa 
Maliimi , lo  tolfe  via  da  tutti  i Tuoi  efemplari . 

Le  Monete  del  Regno  di  Napoli  [ anzi  di  Sicilia]  da 
Ruggeri  a Carlo  VI.  [mancandovi  quelle  di  Filip- 
po V.]  raccolte  e fpiegatc  da  Antonio  Vergara.  In 
Roma  per  Francefco  Gonzaga  171  j.  in  40 

La  prerogativa  di  Regno  , per  Bolle  d'Itivelliture  pontificie  , principiate 
fu  alto  da  Innocenzo  li.  fu  annetta  alla  fòla  ifola  di  Sicilia  di  là  dal 
Faro  , che  propriamente  è regno  , eie  altre  provincie  di  qui  fi  qualifi- 
carono dal  fonimi  Pontefici  per  Terre  , e Ducalo  , e non  regno  : fopra 
che  in  un  elcmplatc  di  quello  libro  ci  fono  alquante  non  inutili  note  a 
penna  • Col  nome  di  Ducato  elle  provincie  fi  trovano  efprefle  anche  in 
monete  de'  Re  Guglielmo  I.  e II.  e di  Carlo  I.  Re  di  Sicilia  , così 
chiamati  in  tempo  , clic  rifiedeano  con  la  corte  e regnavano  in  Napoli ; 
ma  però  come  Re  di  Sicilia  , e Duchi  di  Puglia  : di  che  parlammo  già 
nel  libro  il.  I.a  disgrazia  porta  , che  talvolta  certe  opere  t'intraprcn- 
dono  da  perfonc  .sfornite  de'  requifiti  , rieceflarj  per  fatte  . L’autore, 
che  fu  capcllano  del  Cardinal  san  Cefarco  Giambatifla  Spinola  , non  a 
eafo  tralafciò  certe  monete  importanti , e per  altro  non  rare  , quanto 
quelle  Pefcennio  Negro  : e non  a cafo  ancota  fi  attenne  dal  citare  Filip, 
po  Parata  , fuorché  una  fola  volta  per  impugnarlo , ma  indebitamente  p.,j,  l00, 
c lenza  grazia . 

. JBrcve  notizia  di  monete  pontificie  antiche  e moderne 
fino  alle  ultime  dell’  anno  xv.  del  Pontefice  Clemen- 
te XI.  [ fenza  figure  ] raccolte  da  Saverio  Sciita . In 
Roma  per  Francefco  Gonzaga  17 1 j.  in 40 

Come  la  fpefa  non  avefli  atterrito  Cantore  , avrebbe  potuto  dar  fuora 
intagliate  e difpotte  in  buon  ordine  tutte  quelle  monete  , fenza  Ren- 
derli ad  altro  , che  alla  fola  deferizione  di  ette . 

^ - Iteti  Qui 


1 


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Si  bliot.Cl.VI. 

Tomo  II.  p4'.j6-  ót. 
*7‘ 


i.  li  lìmiti. l.  io. 


58S  Della  Eloqjjbnza 

Qui  fi  tratta  di  monete  , t non  d!  medaglie  , delle  quali  hanno  a Sufficien- 
za trattato  il  Padre  Don  Claudio  Moline 1 , canonico  regolare  di  «anta 
’Gcnovefa  » c il  Padre  Filippo  Buonanni  Prete  Gefiiita  . Delle  antiche 
monete  pontificie  contra  gii  altrui  maligni  fofifmi  fu  da  me  fcritto  il 
neccd'aiio  nelle  Difelè  del  Sovrano  impetio  di  san  Pietro  in  Comaccbii 
e in  tutti  i Tuoi  (lati  , onde  l’oflinarfi  più  a fotte  nere  il  contrario , non 
può  afcrivetfi  ad  altro  , che  a fola  perfidia  . 

Della  Moneta  Fiorentina  e di  altre  ha  fcritto  11  Borghini  nel  tomo  il. 
de’  fuoi  Difeorfi  pag.  117.  e tra-  gli  Opufcoli  di  Bernardo  Davancati 
pag.  rotf.  vi  è una  fua  Ltidone  delle  Monde,  che  intendo  ferbarfi  accre- 
sciuta pretto  il  Signor  Niccoli  Bargiaccbi . De'  Se  fi  enei  tratta  il  Fauflo 
da  Longiano  col  Tuo  volgarizzamento  delle  Orazioni  di  Cicerone . 

Qflcrvazioni  iftoriche  fopra  alcuni  medaglioni  antichi 
[ del  mufeo  del  Cardinal  Gafpero  di  Carpegna  , fcrit- 
te  da  Filippo  Buonarroti , allora  fuo  Auditore  , e poi 
del  Granduca  diTofcana  Cofimo  III.  eSenator  Fio- 
rentino ] in  Roma  per  Domenico  slniouio  Ercole  169%. 
in  40  grande . 

Quello  valentuomo,  amico  mio  di  fopra  x xxi  v.  anni,  fu  profondo  nel. 
Te  lettere  interiori  e nelle  nobili  discipline  , onorato,  grave  e modella  , 
di  collumi  antichi  : rifpettofittimo  verfo  il  Pubblico  e non  follila  ; Sen- 
za amor  proprio  , alleno  dall'  opinare  Sulla  fola  fola  fua  parola  , e mot- 
to più  dal  cercar  miflerj  dove  non  fono,  e dall'cflcr  copiatore  di  quegli, 
che  fi  fono  copiati  l'un  l’altro  j non  decllivo,  nè  precipitoso,  nc plagia- 
‘ rio  per  farli  bello  delle  cufc  altrui  : la  qual  fotta  di  gente  da  san  Paolo 
A portolo  fi  unifee  ai  bugiardi  , e agli  Spergiuri  : plagiariit , mendacibui 
ij  perjurii  ; ma  anzi  egli  fu  vago  diciture  i primi  ottervatori , d lui 
noti , come  verace  , c non  dato  a incenfare  sè  (letto  per  cofe  non  fue  , 
anzi  nè  meno  per  le  fue  proprie  . Egli  dunque  con  gran  danno  della 
buona  letteratura  , eflèndo  Auditore  del  Granduca  di  Tofcaua  , Giova u 
Gallone  , ci  fu  tolto  da  Dio  agli  vni.  Dicembre  17?  ?•  Fu  pieno  di  ta- 
le , e non  volgari  cognizioni  e oflervazloni  , tutte  fue  proprie  , e non 
nate  in  folo  alieno  , nè  fabbricate  puramente  ex  ingenio  ; ma  recondite  , 
t da  lui  (Iettò  fondate  fopra  i tetti  originali  degli  antichi  autori  claflicl, 
facri  e profani  , con  attenzione  e ordinatamente  da  lui  medefimo  (lu- 
diati , nc'  quali  tutti , da  lui  Spogliati  , e ne’  loro  illuftratori  , e»li  fu 
verfatlffimo,  e non  chi  ufo  ne’  ioli  confini,  dianzi  lènza  grazia  prescritti 
con  la  decifiva  frafe  di  antiebild  figurata  , nella  quale  però  non  può 
. andar  (ìcuro  chi  è sfornito  della  polimatìa  , che  non  fi  acquifla  in  un 
giorno  , e che  in  lui  , fenza  vanti  di  privative  , e di  promette  anticipa- 
te, ampiamente  riluttò  . In  Somma  egli  fu  fine  fuco , e fenica  cerimonie  di 
liquidi  criflalli , e di  pargolette  viole  , per  dirlo  con  la  grazia  del  de- 
vio in  certa  fua  lettera  ; leggendoli  ne’ libri  di  lì  cofpicuo  Gentiluomo 
atta!  men  parole,  che  cole»  Tale  f|i  il  Senator  Buonarroti , di  cui 
tiparleicMO  altra  volta  » 

Degli 


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If  A'L  I A N A lU  585 

Degli  Obelifchi  di  Roma , di  Michele  Mercati . In  Ro-  Bl3LtOT;Cli,VI, 
ma  per  Domenico  Bafn  1589.  r;;4°  1 * - 

Confiderazioni  Copra  gli  Avvertimenti  di  Latino 

Latini  intorno  agli  Obelifchi  di  Roma . lu  Roma  per 
Domenico  Bafa  ly^o.  m 40 

■Nella  Metalloteca  del  Mere  ati,Httaf iti  già  anni  in  Roma,  vi  fi  portarono 
le  Iodi  alui  date  dal  Cardinal  Baronia  ocl  tanto  J-  degli  Annali  dcU’cài- 
zione  di  Roma  , ih  propofito  del  vino  mirrato  , eilcndofì  ignorato  , che 
tutte  furono  poi  ritrattate  , e perciò  non  mede  nell'altre  edizioni  dopo 
le  impugnazioni  di  Niccoli  Gnibrtio  , medico  Lorenefe  in  Roma  , per 
edere  dato  il  Baronio  avvertito  dal  Padre  Sirmondo  , che  il  Guibcrto  le 
avea  Rampate  in  Francfott  nel  l?97<  nella  tua  Addizione  de  Murriinìi . 

I Marmi  eruditi , ovvero  lettere  Copra  alcune  antiche 
ifcrizioni , di  Sertorio  Orfato  Cavaliere . In  Padova 
per  ‘ Piermaria  Frambotto  1669.  [ tomo  1.  ] in  40 

• f Tomo  il.  } In  Padova  per  Giufeppe  Cornino  1719. 
in  40  grande  con  note  del  ‘padre  Abate  Don  Giovanni 
Antonio  Orfato  Benedettino  , nipote  dell'  autore . 

Nel  tomo  I.  pag.  144.  narra  l 'Orfato,  qualmente  Marquardo  Godio  feoper- 
fe  , che  l'ifcrizione  antica  ne!  Palazzo  pubblico  di  Padova  , creduta 
dell'  Illorico  Tito  Livio  , età  di  un  Libetto  di  Livia  , Tua  figliuola  : 
colà  , che  fi  conferma  in  poche  parole  era  le  Ifcrit-ioni  dcl^Gudio  , ulti- 
mamente Rampate  pag.  ccixiv.  1.  Mail  Pignoria  molto  prima  l’avea 
fubodorata  , benché  con  ragioni  , diverfe  da  quelle  del  Godio  . £ <juì 
non  pnò  badantetntnrc  ammirarli  la  femplicità  di  Giorgio  Pahhrir.10  , 

•omo  per  altro  erudito  , nel  penfare  , che  san  Tornino jo  folle  Rato  il 

primo  a darci  Tito  Livio  per  Padovano  , quafichc  , ove  ancora  non  et 

forte  altro  , non  poterti  badare  in  contrario  la  fola  Pataviniti  , ob-  D.i*;4rm  Jàìrrtrmw 

buttatagli  da  Afinio  Ptliitne . ’ pog.  yi. 

Le  Memorie  Brefciane  di  Ottavio  Rolli . In  Brefcia  per 
Domenico  Grami  1 693.  in  40 

Quella  edizione  , benché  accresciuta  , eflendo  rozza  , t non  accurata  , 
potrebbe  ripulirti  , ed  efatramente  rinnovarli  col  rifeontro  degli  origi- 
nali da  qualche  erudito  Brcfciaao  , qual  farebbe  il  Signor  Canonico 
Paolo  Gagliardi . 


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Della  Eloquenza 

C A P O - I X 

, ' • > 

L’IJìoria  civile  . 

L»  lftoria  d’Italia  di  Franccfco  Guicciardini.Gentiluo* 
mo  Fiorentino  . In  Fiorenza  per  Lorenzo  Torrenti - 
no  i $6 1.  in  foglio  [ libri  xvi.  follmente  ] 

. £ ivi  tornili,  in  8° 

E con  l’indice,  co’fommarj , e con  le  annotazioni 

in  margine , fatte  da  Remigio  Fiorentino . In  V enezia 
per  A/iecvlò  Bevilacqua  ij6j.  in  40 

In  quelle  ere  tdicìemi  , la  prima  delle  quali  è li  più  bella  , mancano  gli 
ultimi  libri  1 «.  Rampati  a pitlt  in  rimtgia  per  Gabrieli*  Guitto  IJ1S4. 
in  quarto  > e in  Parma  per  Sci  Fiotto  in  quarto  • 

s . - . . - 

Libri  XX.  dove  fi  deferivono  tutte  te  cofe , feguite 

dall’  anno  1494.  fino  al  1 jja.  rifeontrate  da  Remigio 
Fiorentino  con  tutti  gl’  lftorici,  che  ne  hanno  tratta- 
to , e pofti  in  margine  i luoghi , degni  di  efler  notati , 
con  tre  tavole  , co’  fommarj , e con  la  vita  dell’  auto- 
re. In  ymegia  ptr  Gabriello  Giolito  \^6p. in \°  grande 

E libri  xx.  nuovamente  rifeontrati  con  tutti  gli 

altri  lftorici , c autori,  che  delle  ftefic  cofe  abbiano 
ferino , e ornata  in  margine  con  le  annotazioni  de 
rifeontri , fatti  da  Tommafo  Porcacchi , c con  un  giu- 
dici© del  medefimo  per  difeoprire  tutte  le  bellezze  di 
quella  lftoria , e una  raccolta  di  tutte  le  fentenze  fpar- 
fe  per  l’opera , e con  due  tavole . In  V enezia  per  Gior- 
■ gio  AnteUeriTll^.  in  40 

Epìtome  ac’ libri  xx.  dell’ lftoria  d’Italia  di  Francefco 
Guicciardini  [ ridotti  in  libri  xvii.  da  Franccfco  San- 
ccfco  Sanfovino  J con  annotazioni  e ritratti  di  vari 
Principi . In  y enezia  per  Jacopo  Sanfovino  1 j8o.  i»  8° 
Confiderazioni  civili  fopra  l’ lftoria  di  Francefco  Guic- 
ciardini , e di  altri  iftorici,  trattate  per  modo  di  difcor- 
fo  da  Remigio  Fiorentino . In  y enezia  per  Damian 
Z ettaro  ij8a./«4° 


59° 

Bi  iuoT.Ci.VI. 


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. . ìtauaha  S9\ 

Configli  € avvertimenti  di  Francefco  Guicciardini  in 
materia  di  repubblica  e di  privata  con  le  annotazio- 
ni di  Jacopo  CorblneUi . In  Parigi  per  Federigo  Mo- 
rello \ 176.  in  4? 

Confiderazioni  di  Giambatifta  Leoni  fopra  1’  Iftoria_j 
d’Italia  di  Francefco  Guicciardini  [ libri  vi.}  In  Vene- 
zia per  Giambatifta  Ciotti  1 $99.  iu  4°  edizione  ij.  . 

I!  Guicciardini , come  uomo  legale  , di  talento  atto  a maneggi  , e popo- 
lare , fu  molto  dipinto  , e ancora  beneficato  dì  lucrofe  e rìguardcvoli 
cariche  dai  fommi  Pontefici  , banche  non  foflè  ecclefìafUco  , nè  vaflàl- 
lo  della  lanca  Sede  • Gerardo  Bukjoldiano  dedicandogli  Ì Tuoi  libri  ni. 
de  Inversione  i3"  amplificatone  oratoria  , fine  ufu  locorum  , Rampati  ia 
Lione  dal  Gliconei  r^i.  in  ottavo  t fcrivc  di  offerirgli  ampliamo» 
prtncipique  viro  , inclite  Bononienfìs  Rei  pub.  Prefitti  gravifjimOy  Franci- 
feo  Guicciardino  » e gli  dà  grandiffime  lodi  in  affari  e configli  politici  , 
ne’  qu^lì  con  Rio  gran  vantaggio  e onore  fu  adoperato  da*  fonimi  Pon- 
tefici . Achille  Uocbio  dopo  dedicato  a Giulio  Cardinal  de'  Modici  , «he 
fu  Papa  Clemente  VII.  il  libro  xvii.  della  Tua  I fioria  latipa  di  Bolo- 
gna , fcritta  a penna  , in  fine  vi  mette  qnefta  IfcriaÌQno  : . . 

B onorile  ex  édib. 

A • Bucbii  equir.  Bori 

• • '•  1 • Menf.  Dectmbr. 

.1  MDXXXIll. 

S£ua  tempo  fiate  Francifcus  Gtiicciardinur 

Vrb.  pref.  13"  amor  , ex  Gallia  reverfut  _ ’ 

$uso  Juperiorìbuj  dieb.  una  cum  demente  VII. 

Pont . Max.  ad  Francifcum  Regem  prò  fiatu  Chriflìane 
Rcip.  confirmando  profeltus  erat  , incredibili  bonor. 

Omnium  gratulatone  ac  lettila  exceptui  c|f 

Geòrgia  Manicalo  , viro  ìntegorrimo  , publtci  confili i principe  • 

Ma  il  valentuomo  immemore  delle  onorifiche  beneficenze  , conferite» 

• gli  dalla  f*nta  Sede  , affettò  di _ malignare  contro  di  effa  nella  fu»  Jfìo- 

. ria  , rimafa  fciicra  a penna  in  libri  x vi.  e pubblicata  dopo  lui  morto 

da  Angelo  fuo  nipote,  mentre  poi  gli  altri  quattro  ultimi  libri,  piuttoflo 
abbozzati  , che  finiti , vennero  appreffo  alla  luce  . La  Tua  autorità  ef- 
fendo, come  accade,  molto  innalzata  anche  uel le  cofe  falfe  , dai  ne- 
mici della  Chicfa  Romana  , che  mai  non  maneanq  , fu  , fecoudochè 
conveniva  , da  uie  confutata  più  di  una  volta  , e fpecialmente  in  propo- 
fito  di  Parma  e Piat tnx.a  , anche  per  due  mallgniftìmi  Bracci  , Rampati 

• dagli-  fe retici  dopo  le  prime  edizioni  dell*  IHoria  , dove  non  erano  prò 
ma  Rati  inferiti  , come  non  fuoi-,  o pieni  di  fallii  . Ermanno  Contine. 

j aio  .Luterano  , dopo  gli^Uri  volle  di  nuovo  rimetter  fuora  il  piò  lungq 

; 3'  e (fi  con  una  prcfarcìoae , già  prima  ufeita  dalle  officine  d’Eidelberga  , 
fbtto  nome  di  Pier  Fitto  , prima  Eretico  , e poi  Cattolico  j ma  Bertoldo 
Hiufio  , tale  ancor  egli , fu  accurato  da  Giovanni  Morino  , uomo  già 
parimente  Eretico  , ma  poi  aaeor  egli  Cattolico  4 eie?  la (tefaiciout  era 


BituoT.Ci.VL 


Iforià  del  dominio 
dtlh  tonto  Stdt  fo- 
pra fam  a e piaetn- 
ta  libro  Ill.p4j.ra8. 


NihwfU  Prolog ut  ad 
Aìhtii  confutarlo, 
ntm  fabuU  de  Jo- 
hann a Papijfa  . 


BiaLioT.CL.VI. 
Rihai  Flit  p.ig.  61. 
f irroghi  (MJ.47» 
Ad  dtyirfoi  Epijl . 
SUI.  Ili.  VII. 


tonigli  p-1[.  4*. 
Ir*.  XV.  tJp.  Tf. 


f-lg.  141.  1S0. 

X.it>a  v^4Mi|.MI. 

■ nb.  viti.  top, 
XV.  4.  il. 

— rsp.rru  UH. 


592  Della  Eloquenza 

■ni  folenne  importar»  contri  il  morto  Pitia,  li  quale  Giovanni  Stia  in, 
cuftode  della  Librerìa  del  Re  di  Francia,  fu  incauto  in  non  ravvifare  di 
primo  afpetto . Il  vero  li  è , che  il  Munto  , difenfor  della  Fede  , taccia 
il  Guicciardini  d' intendi  , di  a fiottoni,  di' «die , e di  altri  difetti  , co- 
muni a lui  , e ìlMachiavtlli  : e Giano  A fido  Eritreo  fendè  al  Niufio  , 
che  C pileli  , tanquam  ntfariut  aliquit  pruda  Ecclefia  Romana  , cujut 
tutor  effe  dlhtrli  , perche  conatur  diriptrt  palrimonium  , a rtligio/ifjìmii 
Principibut  ipfi  rtliBum  . Indi  foggiunge  : Francifcut  Guìccìardtnut  in 
tam  fraudtm  dtlapfut  tfi  adio  Romana  aula  ai  qua  nifi  io  quid  impura  ri 
non  potuit  , cujut  eral  in  primit  cupidui , Al  quaaum  irai  confa , cur  tot 
tcclijiaflica  Hi/hria  fcriptorei  , qui  di  variò  opidorum  donotionibus  , 
Ecclefia  Romana  faBò  , tradidtrunt,  folfi  arguirti  ; ni  fi  actrbum  quod- 
dam  IT  implacabili  odium  I Quid  tum  impulir  , ut  tabulit  publicit  CT  in- 
flrumcntit  autbenticò  , qua  in  tabularia  Romana  Ecclefia  conftroantur  , 
fidtm  conarrtur  adimtre  , nifi  quidam  iracondia  ftimuli  , quibut , tan - 
quam  furiò,  agirabatur  ? T ralafcio  altre  cofe,  degne  di  elfcr  lette  pref- 
fo  l'autore  , e’  1 Rioni . Circa  la  lingua  del  Guicciardini , il  Mutuo  , 
come  di  dottor  di  legge  , la  trova  piena  di  frali  , e voci  ferenti  , e il 
Tafioni  uè'  Pcnfitri  dice  , che  i Fiorentini  del  (no  tempo  per  quelle  non 
lo  Rimavano  . 

DcH’Iftorià  de*  fuoi  tempi  di  Giambatifta  Adriani,  Gen- 
tiluomo Fiorentino,  libri  xxn.  [ dal  ij3tf.  al  1574. 
col  ritratto  dopo  il  frontifpizio  ] In  Firenze  nella  jlam - 
feria  de'  Giunti  1383.  in  foglio , edizione  1. 

V Adriani  li  mortra  tinto  della  medelima  pece  del  Guicciardini  nello  fcri- 
vere  degli  affari , che  riguardano  la  tanta  Sede  ; e per  elfcre  , come 
l'alrro  ancor  egli  prontamente  addotto  da  chi  c vago  di  tali  tellimo- 
nianze  , ne  fu  aa  me  confutato  : e come  ciò  non  balli  , fopra  lui  può 
vederli  in  più  luoghi  il  Cai d mal  Pallavicino  nell*  IRoria  del  Concilio 
di  Trento  . Da  Marcello  il  figliuolo  fu  pubblicata  quella  IRoria  dopo 
la  morte  del  padre  . 

L’Iftoria  Veneziana  di  Paolo  Parma,  Cavaliere  e Procu- 
rator  di  san  Marco  [dal  ijij.  aliffi.e  poi  la  Guer- 
ra di  Cipri  dal  1570.  al  1372.00!  fuoritratto  in  prin-  - 
cipio  ] In  Venezia  per  Domenico  Ntccoltm  ìòoj.  “Far- 
ti il.  •volume  1.  in  40  edizione  1. 

— - — Della  Perfezione  della  vita  politica  libri  ni.  In 
Venezia  per  Domenico  /Vtccoliui  IS79-  •»  foglio,  ediz.1. 

— E ivi  1 fpp,  tu  40  1 

« Difcorfi  politici  libri  il.  con  un  Soliloquio  nel 

fine , In  cui  l’autore  fa  Telarne  [ Criftiano  ] di  tutto  il 
corfo  della  fua  vita  [ elfendo  Ambafciadore  in  Roma 
prefiò  il  Pontefice  Clemente  Vili,  e dai  fratelli  fi  de- 
dica 


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I T ASIANA  JpJ 

dica  l’opera  al  Patriarca  d’Aquileja  Franccfco  Barba-  bTb'w'ot.Cl.vi 
ro  ] la  {Venezia  pel  Niccoliui  i S99-  in  4°  ’ 

Il  Paruta  , che  nato  ai  xi  v.  di  Maggio  1540.  mori  ai  *1.  di  Dicembre 
1798*  fu  fcrittorc  di  gran  Cenno  , avveduto  e penetrante  , di  fatto  di- 
feorfo  , verace  e timorato  di  Dio  : non  maligno*  non  loquace  , ne  fofi- 
(la;  ma  grave,  onorato,  e ilfpcttofo  del  Pubblico;  amante  della  patria, 
ma  anche  di  tutta  l’Italia  , e che  feriflc  i Dlfcor/ì per  idruzione  , e non 
per  vanità  di  pompa  accademica  . Tra  quelli  pajono  da  conliderarli  il 
X v.  del  libro  1.  Copra  VOUracifmo  degli  AtenieG  , e il  V.  del  libro  il. 
intorno  alte  Leghe  . Ce  n'è  un  altro  , non  iflampato  , per  la  neutralità 
della  Tua  e noltra  Repubblica  . In  propolito  del  Guicciardini,  gii  men- 
tovato di  fopra,  qui  li  può  aggiungere,  che  ci  fono  le  fue  Ifìorie , ridot- 
te in  compendio  da  Manilio  Piantedio  . In  Roma  per  Giufeppt  degli 
ytngeli  1571-  in  ottavo  . 

L’iftoria  nuova  de’  (uccelli  della  Guerra  Turchefca  , e 
dell’ occorfo  nel  mondo  dal  1570.  al  1171.  comporta 
da  Emilio  Maria  Manoleflò , dottore  e Cavaliere  . la 
Padova  per  Lorenzo  Paf quoti  \331.in  4" 

L’iftoria  delle  cole  fucccflè  dal  principio  della  guerra 
morta  da  Selim  Ottomano  a’  Veneziani  fino  al  di  del- 
la gran  giornata  vittoriofa  contra’ Turchi,  deferitta  da 
Gio.  Pietro  Contarmi . la  Venezia  per  t'raacefco  Ram~ 
pazetto  1572.  »«4° 

I Comentarjdi  Ferrante  Caracciolo  delle  Guerre, fatte 
co’ Turchi  da  Don  Giovanni  d’Auftria,  dappoiché 
venne  in  Italia  [pubblicati  da  Scipione  Ammirato  ] 

In  Fiorenza  per  Giorgio  Mar tf  - otti  1 j 8 1..  iu  40 

[Le]  Opere  del  Cardinal  [ Guido  ] Bentivoglio , cioè 
le  Relazioni  di  Fiandra  e Francia,  l’iftoria  della 
Guerra  di  Fiandra  [ dal  iyy 9.  al  1607.  ] e le  Lettere , 
fcritte  in  tempo  delle  fue  Nunciaturc.  la  Parigi  per 
Giovanni  *Joft  1648.  in  foglio . 1 

— — Della  Guerra  di  Fiandra  [ libri  x.  ] In  Colonia 
1633.  Parte  i.  in  40  lenza  jlan.patore . 

Parte  il.  In  Colonia  1636  in  40  fenz  • J lampatore  . 

Parte  ni.  InColonia  1 6 39  40  fai  za  ji  a top  a tur  e . 

■ Relazioni  in  tempo  delle  fue  Nunciature  , date  in 

luce  da  Ericio  Puteano  [con  dedicatoria  latina  alfa- 
bella Chiara  Eugenia  , Infanta  di  Spagna]  In  Anverfa 
per  Giovanni  Mocrbecio  1619.  in  40 
( ■ F f f f - E in 


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Bisliot.Cl.V1* 


BfbVothtfwt  rhoifit 
lo.  t.  Arile.  Tir.  f«j. 

tH.  J17. 

I<i.  I.  tp’J l XIU 


JP4 


Della  Eloquenza 


- E tu  Colonia  16 jo.  Tarli  il.  voi.  1.  in  40  fenzt 
flampatore . 

- — Della  Guerra  di  Fiandra . In  Venezia  per  Fraucifco 
Boba  1640.  libri  xvm.  Parti  ni.  voi.  u in  40  di  corftvo  , 
L’iftoria  delle  Guerre  civili  di  Francia  di  Enrico  Cate- 
rino Davila  t dal  1 J47.  al  1 la  Venezia  per  Paolo 
Baglioni  i5j8.  in  40  edizione  ni. 

- E in  Parigi  nella  pamperia  reale  1^44.  tomi  il.  in 
foglio  grande  . 

Della  Ifloria  Veneziana  di  Pietro  Bembo  Cardinale, 
volgarmente  ferina,  libri  xn.  [dal  1487.  al  ijij.j 
In  Vinegia  per  Gualtero  Scotto  1 j j 1.  in  40 

• E con  indici  di  Alamanno  Fino  . In  Venezia  per 

Giordano  Ziletti  e compagni  1570.  in  40 
Quella  tfioria,  la  quale  e (Tendo  prima  didefa  in  latino  dall'autore,  appiedo 
alla  Tua  motte  , feguita  ai  X viti,  di  Gcnnrjo  1747-  tu  flanipata  in  Ve- 
arda  nelle  cafc  d'  lido  nel  if  ; t.  in  foglio  , e fu  biro  ne]  m.  delìmo  an- 
no di  bel  carattere  tondo  liftampata  in  Parigi  da  Michel  Vaftojano  io 
quarto  , fu  poi  da  lui  dello  ridotta  in  volgare  , per  artedato  dello  Spe- 
roni nell’  Orazione  io  Tua  morte  pag.  1 4 { - c del  Mornemerto  in  princi- 
pio delle  Frafi  Tefcane;  onde  viene  ad  edere  originalmente  Italiana  con 
miglioramento  dell'altro  tedo  : il  che  può  vederli  dal  rilcontro  di  en- 
trambi per  oflervarc  la  fudidenza  delle  eenfure,fanevi  poi  da  Giujto  Li. 
pfio  (opra  nn  femplice  edratto.c  non  molto  accurato,  e poi  dal  etere,  il 
quale  confa  fetivere  cofa  alcuna  fenza  fporcar  la  carta  d!  crede.  Ro- 
lando Mare fio  , che  loda  la  cenfura  del  Lipfio  , confetta  , che  per  tal 
critica  predo  alcuni  , i quali  chiama  ineptoi  , rati  ohreilaiione  non  ca- 
ruit  . Quefti  autori,  come  imperiti  delle  cote  Italiane  , ignorarono  il 
prefente  volgarizzamento  , anzi  nuovo  tejìo  originale  , divulgato,  non 
meno  , che  il  primo  , dopo  morto  il  Cardinale  , dall'  efecutor  Guaite- 
ruzzi  , giuda  l'ultima  diQ>o!ìzione  tedamenratia  del  Cardinale  , e 'I 
Breve  di  Paolo  III.  e potrebbe  edere  ancora  , che  il  Bembo  preferide 
quedo  fecondo  tedo  volgare  al  primo  , da  Ini  ferino  in  Ialino  : il  qual 
primo  dopo  lui  morto  , e non  avanti , come  falfamente  ebbe  a ferivete 
il  Clert , fu  dedicato  al  Doge  Ftancefco  Donato  con  lettera  , già  com- 
poda  da  Monlìgnor  Giovanni  della  Cafa  , che  fi  legge  ancora  a parte 
in  fine  delle  fue  opere  latine  della  ediziooe  il.  de’  Giunti  in  Firenze 
del  iftf;.  in  quarto  : nella  qual  lettera  il  Cafa  non  pofe  il  fuo  nome  , 
perche  coli  a lui  conveniva  , come  a Kuncio  del  Papa  in  Venezia  : il 
che  fia  deno  per  appagare  la  importunità  del  Clerc  , Il  quale  ignorando- 
ne l 'autore  , bramò  di  (àpere  , perchè  vi  avelie  taciuto  il  fuo  nome  ■ e 
poteva  anche  da  fe  con  poca  fatica  impararlo  dall'  edizione  ti.  di  dette 
fue  opere  latine  , intitolate  Latina  monumenta  . Fabio  Forza,  Gentiluo- 
mo da  Udine,  fetide  parimente  una  Apologia,  non  idampata,  per  rido- 
tta del  Bembo  cootra  il  Lipfio  ; ma  fi  può  dubitare,  fe  folle  {ufficiente  . 


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Italiana 

Lo  Sdoppio  fece  poi  le  vendette  del  Bembo  nel  fuo  trattatello  de  tlilo  v_ 

bìlìor  ito,  notando  il  Liffio  di  gran  borborigmi , e folecifmi.  Delle  ope-  ^ ,V  " 

te  fojiume  fi  Ha  poco  talvolta  a imbaflirc  le  «itiche  fenza  badare  a Jvg toomu  dtt  Situo 
molte  eofe  , tra  le  quali  appunto  quella  dell’  efler  poliamo  , non  è l’ul-  r..  r.  rotto  t.  po j. 
tima  , riflettendo  a un  capitolo  del  BoiUei  intorno  ai  Pregiudicj  , ehe  JV°*  •*». 
fono  i giudici  anticipati , delle  «pere poflume  . Coti  per  far  Jjualcbe  fet-  “m  *T*fc  «*  *• 
vìzio  al  GuicciunUai  e all’. Idrioni , ma  non  forfè  agli  credi  j potrebbe  ptejuset. 
concederli  a ciafcun  di  loro  il  poter  dir  con  Ovidio  : 

Emendoiurui  , fi  litui fiet  , crom  . 

Libro  della  Republica  de’  Viniziani , coropofto  per  Do- 
nato Giannotti . In  Roma  per  Antonio  Biado  1540. 
in  ia°  . 

In  quello  dialogo  , che  doveva  efler  feguitato  da  due  altri , parlano  Tri- 
fon  Gabriello  , e Giovano!  Borghcrini  Fiorentino  : e fu  flampato  in 
latino  dall’Elzevirio  con  note  di  Niccoli  Crajfo,  ma  fenza  la  prefazione 
del  Giannotti  a Franccfco  Nafi  Fiorentino  ■ 

L’Iftoria  della  città  e Republica  di  Venezia  di  Paolo 
Morofini  Senator  Veneziano  . In  Venezia  per  Paolo 
Buglioni  1637.  in  40 

Molti  degli  fcritrori  paflati  folcano  trattare  de*  fccoli  antichi;  lènza  dire  , 
come  Orpellerò  le  cofc  ; da  lot  non  udite  , nè  vedute  ; e uno  adendo 
flato  quelli,  fi  riceverebbe  per  fomma  grazia  , fe  da  buona  e perita 
mano  fi  riflampalfe  con  aggiungerci  di  fuora  le  citazioni  autorevoli , e 
con  mettere  io  altro  tomo  appretto  gli  Atti  interi  delle  prove  neceflà- 
rie  , e non  comuni  , in  piena  giullificazione  de’  nudi  racconti  , come  fi 
vede  fatto  lodevolmente  da  tanti  grandi  uomini . 

Venezia,  città  nobilifiìma  e Angolare,  deferitta  in  li- 
bri xiv.  da  Francefco  Sanfovino , e ampliata  da  Gio- 
vanni Stringa  Canonico  di  san  Marco . In  Venezia 
per  Altobello  Salicato  i6o\.  ediz.  il. 

L’iftoria  di  Europa  di  Pierfrancefco  Giambullari , Gen- 
tiluomo e Accademico  Fiorentino  dall’anno  800. 
fino  al  9 1 3.  di  noftra  falute  [ col  fuo  ritratto  dietro  al 
titolo , e in  fine  con  l’Orazione  di  Cofimo  Bartoli  in 
fua  morte]  In  V enezia  per  Francefco  Sanefe  1 366. in  40 
Se  l’autore  non  mancava  di  vira  , dovea  prolèguit  l’iftotia  fino  al  1 zoo. 

L’iftoria  del  mondo  di  Giovanni  Tarcagnota  dal  prin- 
cipio al  ifij.  In  Venezia  puffo  i Giunti  1 Parte  I. 

»»4°  ediz.  il. 

— — Volume  ri.  della  Parte  l.  In  Venezia  puffo  i Giun- 
ti if 92.  in  40  ediz.  il. 

Ffff  » Par- 


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v. 


BmLioT.CL.Vl* 


Jo.  M'cb.  lira  ti  Epìfl* 
1/6.11 .pdg.86»**  *dit. 
1.  Cr.u  iryj(n fu  . 


Della  Eloquenza 

- ■ . - Parte  il.  1»  Venezia  preffo  i Giunti  i j8f . in  4* 
ediz.  il. 

Parte  ni.  [ volume  i.  ] di  Mambrino  Rofeo  . In 

Venezia  preffo  i Giunti  1 598.  in 40 

. Volume  il.  della  Parte  ni.  di  Mambrino  Rofeo 

con  la  giunta  di  Bartolomeo  Dionigi  fino  al  1583. 
In  Venezia  preffo  i Giunti  1 j8y.  in  40 
Comentarj  di  Lodovico  Guicciardini  delle  cofe  di  Eu- 
ropa dal  1 al  1 ytfo.  In  Anverfa  per  Guglielmo  Sil- 
vio 1 36 5.  in  4° 

L’anno  dietro  furono  tiftampatì  in  Venezia  , pure  in  quarto  . 

Comentarj  delle  Guerre  di  Tranfilvania  [libri  vi.]  di 
Afcanio  Centorio  degli  Ortensi . 1»  Vinegia  preffo  il 
Giolito  1 $6 j.  in  40  Opera  lodata  dal  Bruto  . 

Tomoli-  delle  cofe  d’Europa , libri  viu.  /»  Vi- 
negia preffo  il  Giolito  1 5651.  in  40 

• Difcorfi  di  Guerra.  In  Vinegia  preffo  il  Giolito 

1 y y 8. 1 j S9-  1 S^o.  libri , 0 tomi  v.  in  40 
Comentarj  di  Antonfrancefco  Cimi  Corfo  [ da  Nebio] 
dell’  ultima  guerra  di  Francia , della  celebrazione  del 
Concilio  dirTrento,  del  foccorfo  d’Orano,  dell’ im- 
prefa  del  Pignone , e dell’  all'edio  di  Malta . In  Roma 
per  Giulio  Accolto  1 367.  in  40 
L’Iftorie  del  Mondo , deferitte  da  Cefare  Campana  dal 
1570.  al  1 $96.  In  Venezia  preffo  i Giunti  1607.  l°m* 
il.  in  40  edizione  il. 

Giunta  alle  Iftorie  del  Campana  dal  1 yp5.  al  ttfoo. 

In  Brefcia  per  F rance feo  Tebaldiuo  1601.  tu  40  edizio- 
ne 1 1.  fenza  autore  . 

L’Iftoria  univerfale  di  Gafpero  Bugato  dell’Ordine  de’ 
Predicatori . In  Venezia  preffo  il  Giolito  x 770.  in  40 
— — Giunta  alla  fua  Moria  univerfale  dal  1 s66.  al  1 j 81. 

In  Alitano  per  gli  eredi  di  Simon  Tini  1587.  iti  40 
Dell’Iftoria  di  Piergiovanni  Capriata  libri  xu.  dal  1^x3. 

• al  1534.  In  Genova  preffo  Piergiovanni  Calenzauo  163  8. 
in  40  edizione  ni. 

— — Parte  il.  libri  vi.  dal  1534.  al  1544.  In  Genova  per 
Giammaria  Favoni  164^.  in  40 

L'an- . 


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Italiana  S97 

L’autore  fcrivendo  a CiambttìR*  Raggi  fi  fcolpa  dell’  acculi  datagli  di 
aver  offefa  la  Repubblica  di  Venezia  narrando  la  guerra  di  Mantova  , 
e ne  parla  littorio  Siri  nelle  Memorie  recondite  , tomo  vii.  pag.  1 18. 
11  Capriata  in  favor  Tuo  efalta  la  grandezza  d’animo  di  Zacberia  Sa - 
gredo  3 e della  Repubblica  ftefla  . 

•  Parte  ni.  librivi,  dal  1644.  al  itfyo.  [pubblicata 

daGiambatifta,  figliuolo  dell’ autore  già  morto  ] In 
Genova  per  Giovanni  Ambrogio  Vincenti  1663.  tn  40 

Dell’ Iftoria  d’Italia  di  Girolamo  Brufoni  libri  xlvi. 
dall’anno  itfay.  al  1579.  /»  'Torino  per  Bartolomeo 
Zappata  i58o.  in  foglio,  edizione  vn.  ma  fenza  alcun 
Indice  delle  co  fé  in  un  groffu  volume  di  pagine  1082. 

L’iltoria  della  Republica  Veneziana  di  Batifta  Nani , 
Cavaliere  c Procurator  di  san  Marco  [dal  1613.  al 
1671. ] tn  Venezia prejfo  il  Combt  i66i.  1679.  tomi  li. 
in  4° grande.  j 

L’Iftoria  dell’ultima  Guerra  del  Friuli,  di  Fauftino 
Moifefiò  [ libri  il.  ] In  Venezia  per  Barezzo  Barerai 
1A23.//Ì140  ■ 

• . *. 

Ke  parlano  il  Pignoriti  nelle  Origini  , e Claudi»  Sarravie  in  una  lettera 
al  Snlmafio  , oltre  all’Abate  Cnfttti  nella  Vita  del  Buommjilci . 

L’ Iftoria  della  Guerra  di  Candia  di  Andrea  Val icro, 
Senator  Veneziano,  dal  1644.  al  i66y.  In  Venezia  per 
Paolo  Buglioni  1619.  in  40  grande  . 

L’ Iftoria  di  Milano  di  Bernardino  Corio.  In  Milano 
per  Alejfandro  Miuuziano  1507.  in  foglio  grande , ediz.i. 

Qucrta  Iftoria  y ftampara  con  molta  magnificenza  nel  folito  d'altora  , ca- 
lartele tondo  , fu  dall’autore  di  Re  fa  in  dialetto  Lombardo  p'uttorto,  che 
nel  comune  de’  letterati  d’Italia  , c per  eflete  fenza  indici  , c fenza 
nu meritile  pagine  , vi  fa  dappoi  rimediato  con  un  Repertorio  , per  ufo 
del  quale  fu  fupplìcatoil  lettore  a numerare  le  pagine  del  fuo  proprio 
cfcmplarc  » con  altri  particolari  , che  fi  veggono  accuratamente  efprclfi 
nel  tomo  X x NI.  del  Giornale  de * letterati  d'Italia  , cominciando  dalla 
J>ag.  5 85.  Il  Vida  nella  prima  delle  fue  Anioni  3 o per  dir  meglio  afpte 
Verrine  & nome  de*  fuo\<iremoneft  cotnra  i Pavé  fi  3 ne  parla  con  trop- 
po livore  3 e difprezzo , non  folo  dandola  per  ifcritta  in  lingua  de* 
facchini  di  Valtellina  j ma  arrivando  fino  a diramarla  con  la  fr.ife  di 

* Catullo  , Annales  Voluft . Quella  edizione  !•  del  Corio  fu  poi  rinnova- 
ta in  Vinegia  per  Giammaria  Honelli  1^4.  in  quarto  con  titoccamcnto 
nel  dialetto  , ma  fenza  alterazione  del  torto  : la  quale  impresone  il. 
può  confiderarfi  per  la  migliore  dopo  la  prima  3 avendo  un  Indice  nel 
principio  3 cd  eflendo  tutta  di  carattere  coriìvo  , nu  di  ver  io  da  quello 

della 


UlBLlUT.Cl. 


* 


) .• 


De  An ri qni tilt  fa- 
tava libro  II»  CUfc 
Xl.pOg.  2 58. 

Cataletti  libro  vi. 
P*Ì'  tl4- 


59 8 Della  Eloquenza 

della  prefazione  del  Bonelii  * il  qual  certo  è più  bello  : cofa  Umilmente 
avvertita  nella  Cronica  di  Marco  Guavco * Rampata  in  VenexJa  un  an- 
no foto  prima  di  quella  del  Coria  , in  carattere  tondo  * eccettuatone 
Vindice * che  è di  corfivo  . In  Venetùa per  Francesco  Sindoni  ijf  j.  in 
foglio . 

La  dedicatoria  del  Cumulo  al  Duca  di  Firenze  Cofimo  de'  Medici  è in  ca- 
rattere corfivo  alTai  bello  , e limile  a quello  della  mentovata  prefazio- 
ne del  Bonelii . Ma  è notabile  la  troppa  fretta  avuta  di  dare  nel  fron- 
tifpizio  a quella  edizione  il  dillintivo  di  prima  * non  elTendo  poi  (lata 
mai  la  feconda  ; e così  fecero  ancora  quelli*  i eguali  all*  Imperador  Leo- 
poldo* a Giangaftone  Granduca*  e a Luigi  Principe  di  Spagna  anti- 
ciparono a dare  ij  dillintivo  di  primi  * fenza  volere  afpettare  * che  vi 
ventilerò  \ fecondi  * «jualìchc  prima  di  elTerc  quelli  fecondi  potclTero  dirli 
elfervi  Rati  quei  primi  : al  qual  proposto  tu  Londra  fotto  il  Re  Car- 
lo II.  fu  dichiarato  falfo  uno  Rrumento  dal  folo  dirli  ferino  nel  regno 
di  Carlo  I.pcr  efl'erlì  fublto  conofciuto*come  finto  allora  fono  Carlo  II* 
per  lo  fola  diRintivo  di  primo  * dato  all’  altro  Carlo  in  tempo  * che  era 
fupcrHuo  * per  non  efiervì  allora  per  anco  Rato  il  fecondo  * e per  non  po- 
terli chichc  lia  dir  primo  * fenon  dopo  venuto  il  fecondo  . Del  Cumuli 
da  Mantova  , nato  m Padova , parlano  lo  Scardeone  * c Ortenfo  Landa  • 

Cremona,  fedelilfima  città  e nobiiiffima  colonia  de* 
Romani , rapprefentata  in  difegno  col  Tuo  contado , e 
illuftrata  con  una  breve  ftoria  delle  cofe  più  notabili 
appartenenti^  eflà,  e de*  ritratti  naturali  de’  Duchi  e 
Duchefle  di  Milano  [ intagliati  da  Agoftino  CaracciJ 
e compendio  delle  loro  Vite , da  Antonio  Campo 
Pittore  c Cavalier  Cremonefe  [ libri  iv.  Iti  Cremona 
in  cafa  deir  autore  1585.  in  foglio  , edizione  1. 

Defcrizione  dei  Regno  di  Napoli  di  Scipion  Mazzella , 
In  Napoli  per  Giambatifla  Cappello  1601.  in  4? 

— Ragionamenti  di  Tommafo  Collo  intorno  alla 
defcrizione  del  regno  di  Napoli  e delle  Antichità  di 
Pozzuolo,  di  Scipione  Mazzella . In  Napoli  per  lo  Sf  i- 
gliola 1 S9$.  in  40 

L’autore  vi  annovera  in  fine  le  proprie  fue  opere  « 

Apparato  alle  Antichità  di  Capua , ovvero  Difcorfi  del- 
la Campania  Felice  di  Camillo  Pellegrino , figliuolo 
diAleflandro.  In  Napoli  per  Francefco  Savio  16 sì, 
in  40 

— - Dell*  Origine  dell’  antica  famiglia  di  Colimenta 
Difcorfo  • In  Napoli  prejfo  il  Savio  1643*  in  40 

Due 


Italiana  599 

■ ■ Due  Difcorfi  di  un  antico  lignificato  della  voce 
Porta , e dell*  antico  (ito  di  Capua . hi  1643.  iti  40 

Apologia  de’  tre  Seggi  illuftri  di  Napoli  di  M.  Antonio 
Terminio  daContorfi  . la  fSetiezia  per^Domenico  F ar- 
ri 1 $81.  in 

E in  Napoli  per  Lazero  Scoraggio  1633.  i»  8° 

Littoria  del  Regno  di  Napoli  di  Pandolfo  Collenuccio, 
Mambrino  Rofeo,  e Tommafo  Cotto.  In  Venezia 
preffo  i Giunti  1 6 1 3.  in  40 

L’Iftoria  della  città  e del  regno  di  Napoli  di  Giovanni 
Antonio  Summonte . Iti  Napoli  per  Gtanjacopo  Car- 
lino 1601.  tomi  il.  in  40 

Tomo  ni.  Ivi  per  Francefco  Savio  1640.  iti  4° 

Tomo  iv.  Ivi  per  Jacopo  Gaffaro  1^43.  iti  40 

L’edizione  di  quelli  tomi  c la  prima  . 

Littoria  del  Regno  di  Napoli  di  Giambatifta  Carafa. 
Iti  Napoli  per  Giufeppe  Cacchi  1572.  in  40 

Littoria  del  Regno  di  Napoli  di  Angelo  diCoftanzo, 
Nell* àquila  per  Giufeppe  Cacchio  1 5 8 1 . in  foglio , edi- 
zione il. 

Delle  Famiglie  nobili  Napolitane  di  Scipione  Ammira- 
to . Iti  Fiorenza  per  Giorgio  Marefcotti  1380.  Parte  i. 
in  foglio  grande . 

Ce  q’c  un  cfetnplare  con  note  a penna  di  Paolo  Emilio  Santorio . 

— — Parte  il.  Iti  Firenze  per  Amador  Majft  16 51. in  foglio . 

Si  trovano  a parte  molti  Alberi  volanti  di  famiglie  di  Principi  Italiani , 
e delle  maggiori  d'feuiopa  , nobilmente  intagliati  in  rame  , e mandati 
d*U' /Immirato  al  detto  fuo  amico  Santorio  } che  mori  Arci vefeovo 

^d’Urbi  no. 

I Caftigatittìmi  Annali  con  la  loro  copiofa  tavola , della 
eccelfa  e illuftriffima  Republica  di  Genova  del  Re- 
verendo Monfignore  Agoftino  Giuftiniano  [ dell*  Or- 
dine de*  Predicatori  > e Vefeovo  di  Nebio , fino  al 
1328.  ] In  Genova  coti  diligenza  e opera  del  nobile  Lo- 
renzo Lomellitio  Sorba  , per  Antonio  Bellone  Toritieje 
'S37‘  in  foglio. 

Riccardo  Simone  parla  di  quello  Tnligne  Prelato  , i!  quale  godendo  in  Pa- 
rigi la  protezione  de]  Re  Francefco  I.avea  preparata  una  Bibbia  poliglot- 
ti» 


Dl8tIOT.CL.VL 


Eplfl.Xf  I.  tomo  ni. 


Bi  euQT.Ci.VI. 


/ 


600  Della  Eloquenza 

la,  come  verfato  nelle  lingue  orientali»  Greca»  Ebrea»  Caldea»  ed  Ara- 
bica : de’  quali  idiomi  fcicntifici  la  progenie  degli  ultimi  erelìarchi  lì 
ufurpava  la  privativa  , quantunque  l'Italia  per  gcncrofa  mercè  degli 
antichi  gran  protettori  della  buona  letteratura  » faceflc  conofcere  a 
quel  tempo  anche  quella  gloria  per  lua  propria  » ellendo  allora  fioriti 
nel  pofleflo  di  dette  lingue  orientali  oltre  a Monfignor  Giultiniano , c a 
più  di  un  altro  degli  Ordini  regolari»  come  degli  Agoflìniani  , de’  Pre- 
dicatori » e de’  Minori  , il  noflro  vecchio  Girolamo  oleandro  , Egidio  , 
detto  da  Piterbn , benché  folle  da  Canepina  , Girolamo  Scolpando  , — f 

amendue  dgoflìnìanì,  e tutti  c tre  dappoi  gran  Cardinali  » Pietro  Leonio 
da  Spolcti  » e Giulio  Cammillo  » parimente  noflro  . 

Il  Gì  olio  fetive  con  difprczzo  della  (loria  del  Giuftiniano  » e il  Simone 
Francefe  entra  a fparlare  della  favella.  Ma  non  per  quello  li  crede  » 
che  l’opera  lafci  di  eflcr  buona  » e di  contener  cofe  » che  non  fi  leggono 
altrove:  c»come  dille  un  antico»  biftoria  quomodocumque  [cripta  dclcflat. 

Riftretto  delle  Iftorie  Genovefi  di  Paolo  luteriano  . Ih 
Lucca  per  Vincenzio  Bui  drago  1 5 5 1 . 40 

Uberto  Foglietta  della  Republica  di  Genova  libri  il. 

In  Roma  per  Antonio  Biado  imprejjbr  Camerale  1 5 j g. 
in  8° 

E in  Milano  p'er  Antonio  degli  Anton j 1 373.  in  8° 

Littoria  di  Corfica  di  Antonpier  Filippini . In  Turnone  — 
per  ClaudioMicbeli  IS9S- tn  4° 

L’Iftoria  antica  di  Ricordano  Malefpini,  Gentiluomo 
Fiorentino  ,fino  all’anno  1181.  con  la  Giunta  di  Gia- 
chetto fuo  nipote  fino  ali  a 85.  In  Fiorenza  preffo  i 
Giunti  1 jtf  8.  in  40  « 

Ce  n’c  un  alrra  nuova  edizione  inficine  con  la  Cronica  di  Giovanni  Mo- 
rtili • 

[ La  ] Storia  di  Giovanni  Villani , cittadin  Fiorentino  , 
corretta,  e alla  fua  vera  lezione  ridotta  [da  Baccio 
Valori]  col  rifeontro  de’  tedi  antichi  [ fino  al  1348. 
con  rimefl'e  nel  fine,  preleda  un  codice  di  Jacopo 
Contarmi  ] In  Fiorenza  per  Filippo  e Jacopo  Giunti 
1587.  in  40 

Le  Iftorie  di  Matteo  Villani , cittadin  Fiorentino  , che 
continua  quelle  di  Giovanni  il  fratello  [ libri  xi.  fino 
al  1360.  rifeontrati  con  un  codice  di  Giuliano  de’  Ric- 
ci ] con  la  Giunta  di  Filippo  Tuo  figliuolo  , le  quali 
arrivano  fino  a tutto  il  1364.//;  Fiorenza  preffo  i Giun- 
ti 1381.  in  4° 

Quelle 


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Italiana  6oÌ 

Quelle  fono  le  più  efatte  e comode  edizioni  di  quelle  Iflorie  , che  dappri- 
ma ebbero  il  nome  di  Croniche  , il  che  tuttavia  fi  legge  avanti  al  fette 
mio  di  ciafcheduna  . Quella  di  Matteo  fu  rifeontrata  con  l’unico,  ficuro, 
c più  antico  te  fio  del  Rìcci , a'  di  nofiri  ancora  (erbato  in  Firenze  : ed 
io  da  quella  incorrotta  edizione  contea  gli  altrui  vani  sforzi , e molto 
fludiofamente  ricercati  fofifroi  , giuftificai  la  [amila  della  Corona  Fer- 
rea di  Monda  , ora  Monica  , quivi  onorata  da  tanti fccoli  nella  Bafi- 
lica  del  Batifia  , e cosi  detta  , benché  tutta  d'oro  , da  un  fuo  cerchietto  di 
ferro  , comporto  di  uno  de’  Chiodi  di  Noftro  Signor  Gesù  Crifio  : teli-, 
quia  memorabile  , ponderata  , e (biennemente  riconofciuta  dal  facto 
confelfo  della  Congregazione  de’  Riti  con  decreto  particolare  de’  io. 
Agofio  1717.  dipoi  confermato  dalla  fanta  e gloriofa  memoria  di  Cle- 
mente XI.  il  perche  non  merita  alcuna  attenzione  l’arte  contenziofa  di 
chi  dietro  al  fuo  genio  di  non  tacere  per  cootradite  alle  verità  più  ve- 
nerabili e manifefte  , col  falfo  e eoniiieto  rimbombo  di  puri  negati- 
vi argomenti  ha  fudaco  anche  dopo  quello  decreto  per  eluderne  la 
forza  , fognando  piacevolmente  , che  predo  il  V Ulani  fi  dovete  Icg. 
gere  , feconda  , abbreviato  , e poi  , come  ha  la  bontà  di  foggiuugere  , 
diflefo  e [cambiato  in  [anta  , e tapinandoli  per  infino  in  Francia  a men- 
dicare graziali  puntelli  per  si  nuovo  trovato,  ben  degno  dell’unico  fuo 
autore  ; comechc  le  Corone  Regie  c Imperiali  d'Italia,  da  re  confidente, 
e non  relative  ad  altre,  non  fi  trovino  mal  fiate  più  di  dne  [ole  j e quella 
di  Monza  non  folle  mai  la  feconda  » bensì  la  prima  , ficcome  la  chiama 
anche  Dino  Compagni , fetittore  più  antico  di  Matteo  Villani  : c partalo 
già  pet  le  candide  mani  del  noftro  contradittorc  . Nè  alcun  altra  Co- 
rona ferrea  d'oro  , come  quell’  una  , ebbe  l'aggiunto  di  [anta  , che  feco 
porta  un  fenfo  particolare  , e per  eccellenza  reputato  dall’  ufo  comu- 
ne . Gafpero  Barilo  , pratico  della  frafe  , e difctplina  de’  (ccoli  Criftia- 
ni , c fcrittote  non  fofpetto  , mette  fra  le  cofe  [ante  , e le  [acre  quella 

* differenza  : mot  nimìrum  [anelai  rei  facìt , [aerai  dedicatio  t5*  cura  , 
onde  non  ferve  qui  folleggiate  Copri  le  cofe  fante  , e le  [acre  . II  codi- 
ce Ricci  di  Firenze  per  non  averne  aliti  fuperiori  , e per  cllérgli  cor- 
rlfpondenci  altri  buoni  selli  , confcrvati  in  quella  cittì  , ritien  luogo  di 
originale  , come  unico  , e più  antico  di  tutti  : Copra  il  quale  ultima- 
mente fu  Rampato  un  foglio  , molto  particolare  , in  cui  fe  ne  mentova' 
qualchedun  altro  . Avvertirò  per  cola  notabile,  che  Giovanni  e Matteo 
Villani  ai  Signori  particolari  di  Città  c luoghi  delle  provincie  fuburbi- 
carie  , di  Tofcana  , e di  Lombardia  , fefllpre  danno  il  titolo  di  Tiranni  ,• 

Cronichette  antiche  di  varj  fcritiori  del  buon  fecolo 
della  lingua  Tofcana . In  Firenze  per  Domenico  Maria 
Manni  1733,  #7/4° 

Cronica  di  Firenze  di  Denato  Velluti  dal  1300.  al  137°* 
In  Firenze  per  Domenico  Maria  Manni  1731.  ///40 
Moria  di  Dino  Compagni  dal  1280.  al  1311.  In  Firenze 
preffo  il  Manni  1728.  in  40  ediz.  il. 

Cronica  di  Buonaccorfo  Pitti  [ dali4ta.  al  1430.  con 

G g g g au- 


BianoT.Ci.VL 


Lib.  iv.  top,  imi. 


IJtorio  Iti,  ni,  f„g, 
7J.  tilt,  IL 


Airerf,  Ut,  «IV I. 
rap.II.  paj.ias j. 


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) 


ffoa  Della  Eloquenza 

Éi  ino?. Ci  VX.  annotazioni  ] In  Firenze  prejfo  Giufeppe  Marmi  1710. 
in  40 

Diario  de’ filarelli  più  importami,  feguiti  in  Italia  , c 
particolarmente  in  Fiorenza  dal  1498.  al  1312.  rac- 
colto da  Jacopo  Buonaccorfi  con  la  Vita  di  Lorenzo 
de’ Medici  il  vecchio  di  Niccolò  Valori . In  Fioren- 
za prejfo  i Giunti  1 768.  in  40 

Littorie  di  Firenze  di  Jacopo  Nardi , cittadin  Fiorenti- 
no , dal  1494.  fino  al  1 73  «•  con  un  catalogo  de’  Gon- 
falonieri di  Giuftizia  del  Magiftrato  fuprcmo,  e un 
Difcorfo  di  Francefco  Giuntini  fopra  la  città  di  Lio- 
ne . In  l.ione per  Teobaldo  a/fncelin  1582.  in  40  ediz.  j. 
Littorie  Fiorentine  di  Scipione  Ammirato  [Canonico 
di  Firenze  ] con  le  Giunte  di  Scipione  Ammirato  il 
giovane  [Criftoforo  Bianchi  da  Montatone,  domefti- 
co , e poi  erede  adottivo  dell’Ammirato  , libri  x.  fino 
al  1373.  ] In  Firenze  per  Amador  MaJJì  Por  live] e a 
ijlauza  di  Giambo tijla  Landini  1647.  Parte  1.  tomo  1. 
in  foglio  , edizione  il. 

— [Parte  t.]  tomo  il.  [dal  13 13-  al  1434.  libri  xv.  col 
ritrat'o  dell’autore]  Ivi  1641.  in  foglio  . 

-  Parte  il.  [del  tomo  il. dal  i4J3- al  1 773. libri  x.  ] 

— - ••  Ivi  1647.  in  foglio . 

■  L’Albero  e littoria  della  famiglia  de’ Conti  Gui- 

di con  le  Giunte  di  Scipione  Ammirato  il  Giovane. 
In  Firenze  per  q/tmador  Majfi  16 30.  in  foglio,  ediz.  il. 

■  Delle  Famiglie  nobili  Fiorentine  . In  Firenze pref- 

fo  i Giunti  161  j.  in  foglio  grande , Parte  i.  [fola  mente] 

Manca  la  Parti  il.  di  X vi.  famiglie  $ preparala  pii  dall'autore  . In  qual* 
che  efciuplare  la  dedicatoria  è al  Granduca  fraiictfci  j ma  negli  altri 
è al  Granduca  Cifimo  II.  con  la  data  del  1617. 

— ' Gli  Opufcoli . In  Firenze  per  Mmador  MaJJì , e Lo- 
renzo Laudi  1^40.  1637.  i^4 a.  tomi  ni.  iu  40 

Littoria  Fiorentina  di  M.  Piero  [ anzi  Domenico  ] 
Buon  infegni,  Gentiluomo  Fiorentino  [ fino  al  1410.] 
Lo  Fiorenza  per  Giorgio  Marefcotti  1781.1*4° 

— Littorie  dal  1410.  al  1460.  In  Fiorenza  nella  Jìam- 
t parta  del  Lendini  1637.  in  40 
rr.t  , I Co- 


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V 

\ 


Italia  n a - 6o£ 

I Comcntarj  de’  Fatti  civili , occorfi  nella  Città  di  Bi-  k...^  r-.’ZT 

renze  dall’anno  iaiy.  al  IJ37.  ferini  dal  Senatore  ** 

Francefco  Nerli  Gentiluomo  Fiorentino . In  Augufla 

[ anzi  in  Firenze  ] 1728.  per  David  Raimondo  Mettz  , 
e Gianjacopo  Majer  , i/J  foglio . 

Difcorfi  di  Monfignor  Vincenzio  Borghini . In  Fiorenza 
prejfo  i Giunti  1584.  iy8y.  tomi  il.  in  40 

Difcorfo  [ al  Cavalier  Baccio  Valori  ] del  modo 

di  fare  gli  Alberi  delle  famiglie  nobili  Fiorentine . In 
Fiorenza  prejfo  i Giunti  1601.  in  40 
Le  Difefe  de’  Fiorentini  contra  le  falfe  calunnie  del 
Giovio  [ o!  volgarizzamento  di  Federigo  Alberti  del- 
la prefazione  latina  di  Giammichel  Bruto  alla  fua 
Iftoria  Fiorentina  ] l»  Lione  per  Giovanni  Martino 
1 ;66.  in  4° 

Se  Confolfe  calunnie  , in  buon  difcorfo  non  dorrebbono  dlrfi  calunnie  . 

Della  Serie  degli  antichi  Duchi  e Marciteli  di  Tofcan»; 
con  altre  notizie  dell’Imperio  Romano , e del  Regno 
de’ Gpti , e de’  Longobardi,  dall’.efijip  di  Momìllo 
Auguftolo  , alla  morte  di  Ottone  III.  Imperadore, 
raccolta  da  Cofimo  della  Rena.  In  Firenze  prejfo  Nic- 
colò Coccbiui  1690.  in  foglio , Parte  1.  \_folamente  J 

L’autore  lafciò  il  rimanente  pretTo  gii  eredi  . Badano  ora  quelli  per 
Littoria  dì  Firenze . 

* < 

L’Iftoria  di  Siena  , fcritta  da  Orlando  Malavolti  [ lino 
di  1 J J J.  ] In  [Venezia  [ anzi  in  Siena  ] per  Saivej.r* 

Marchetti  iy  99.  farti  ili.  voi.  1.  in  40  ediz.  il, 

Col  ritratto  deli’  autore  , e con  la  dedicatoria  al  Granduca  Ferdinanda  L 
dopo  motto  il  Malavolti , che  l'area  dedicata  a Cofimo  II.  onde  in 
qualche  cfcmplare  trovali  Luna  e l’altra  , ' «. 

Memorie  di  Matilda,  la  gran  Contclìà  d’Italia , di  Fran- 
cefco MariaFiorentini,reftituita  alla  patria  . In  Lucca 
per  Pellegrino  Bidelli  1642.  in  40 

A,  quello  libro  del  Fiorentini,  meritamente  (limato  dai  celebri  feri  «ori, 

Giovanni  Cardinal  Bona, Luca  Olflenio,  Antonio  Pagi , e Carlo  Ducange, 

II  qual  però  intefe  la  voce  Fiorentini  per  nome  della  patria  , e pon  per 
cognome  di  ri  degno  e onorato  gentiluomo  , non  è mancato  a'  di  nofirt 
chi  , fecondo  le  fue  buone  inclinazioni  in  fequela  degli  antichi  feifma- 

G g g g a ticia 


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Abliòt»Cì#VL' 


Afmd  Inwlawi* 
libro  III,  J uri*  Grx- 
ro-Raman»  ro.  I. 

137.  téit»  AUrqn*u- 

di  Frthtri  1596» 


504  Della  Eloquenza 

- tici , h»  duellato  di  calunniare  dolofamente  le  gran  virtù  della  Coo- 
tefla  Matilda  per  aver  lei  fatta  profeflione  di  beneficate  e difendere 
con  animo  invitto  la  Chiefa  Romana  in  perfona  de’  fonimi  Pontefici 
* contea  i loto  nemici . A chi  fi  perfuade  , che  baiti  il  fremere  , perche 
. fi  efalti  chi  difende  la  Chielà  Romana  , fé  qui  il  luogo  io  comportane  , 
mi  fermerei  a rammentare  più  cofe  , con  le  quali  fi  c dato  poco  a in- 
ero  (Tare  ì volumi  di  conghietture  vanifllme  > e colme  di  ardire  . Ci  c 
1 un  giudo  e pieno  libro,  compodo  nel  KS14.  da  Micheli  Litigo  [ Leoni- 
cv/  ] della  Terra  d’F-de  , gii  prefetto  dell’Archivio  Vaticano  , He  Inft- 
, om  donazione  Cerniti  (fj  Matildit . Non  bifogna  imbrattate  immode- 
ftamente  di  menzogne  le  carte  con  lu finga,  che  un  dì  non  fi  feopra 
l’infidia  • non  oportet  in  ih  , <?«<  technaj  fapbi/iicar  non  aimittunt , cal- 
lìditate  foghi  pica  uti  , fcride  Gcnnadio  Coftantinopolitano  : e di  T»w- 
m ‘li  Segete  ci  c una  Diatriba  de  centemnend'u  imperiterum  V male- 
' rum  hominum  vocihuj  . Molti  hanno  fcritto  di  queda  gran  Principejfa  , 
ma  dopo  il  Fiorentini , qui  ora  non  ferve  addurne  altri  • 

L’iftoria  de’ Principi  d’  Elle  di  Giambatifta  Pigna  [ fino 
al  1476.  con  una  tavola  di  autorità,  non  prima  citate] 
In  yiuegta  per  Vincenzo  Valgrift  1*72.  in  4°  ediz,  il. 


It  tomo  ri.  non  flt  dampato  : c quedo  primo  ne'  lontani  racconti  ha  bifo- 
gno  di  molte  cautele  , da  altri  già  ricordate  . 

L’iftoria  di  Bologna  [lino  al  1320. } di  Fra  Cherubino 
' Óhirardacci  Bologncfe  dell’ordine  Eremitano  di  san- 
to Agoftino.  In  Bologna  per  Giovanni  Rojft  1596.  to- 
mo 1.  in  foglio . ■ 

* Tomo  il.  dal  1 jxi.  al  i+xf . I»  Bologna  per  Jacopo 

Motiti  1 669.  in  foglio . 
li  copto!  111.  non  è per  anche  lUmpato  . 

La  Storia  di  Bologna  di  Pompeo  Vizani  libri  x.  In  Bolo- 
gna pcrGiovann-i  Raffi  ijptf.  in  40  edizione  1. 

„/  — I due  ultimi  libri . In  Bologna  pel  Rofifi  16 08.  in  40 
L’Antica  fondazione  e dominio  della  città  di  Bologna  , 
lettera  rifponfiva  di  Monfignor  Giambatifta  Agocchi 
Arcivefcovo  di  Amalia  al  Canonico  Bartolommeo 
' Dolcini , ove  fi  difeorre  della  potenza  e dell*  imperio 
de’  popoli  antichillìmi  di  Tofcana  , e fi  fcuopre  la ifal- 
lìtà  di  alcuni  autori  [Anuiani]  In  Bologna  prejfo  il 
• Benacci  1626.  <«4° 

Raccolto  iftorico  della  fondazione  di  Rimino , e dell 
origine  e vite  de’  Malatefti > libri  xv.  di  Cefare  Cle- 
.•  tnen- 


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Italiana  6oj 

mentini . In  Rimino prejfo  il Simbeni  1617.  1627.  to - Biiliot.Cl.VI. 
mi  il.  in  40 

Cronica  dell’origine  di  Piacenza,  già  latinamente  fat- 
ta per  Omberto  Locato  [ dell’ordine  de’  Predicatori  ] 
e ora  dal  medefimo  ridotta  fedelmente  nella  volgar 
noftra  favella  . In  Cremona  per  Vincenzo  Conti  1564. 
in  40  di  bel  carattere  tondo  . 

L’iftoria  della  Città  di  Parma  di  Bonaventura  Angeli 
Ferrarefe  libri  vili.  In  Parma  per  Erafmu  Viotto  1591. 
in  40 

Per  entro  vi  c qualche  carta  rifiampata  in  miglior  carattere  dell'  ordì- 

nario  • • 

L’iftoria  de’Rofiì  Parmigiani  di  Vincenzo  Canari,  Giu- 
reconfulto  Ravennate . In  Ravenna  per  Francesco  Te- 
baldini  1 j8 3.  in  40 

Dell’  autore  ci  è pure  l’Origine  de’  Conti  Guidi  dal  Bagno  , el’  Iftoria  di 
Romagna  , non  Scampata  • 

L’iftoria  di  Verona  di  Girolamo  dalla  Corte,  Gentiluo- 
mo V eronefe  [ fino  al  1317.]  In  Verona  per  Girolamo 
Difcepolo  1 396.  tomo  j.  in  40 

' Tomoli,  [fino  al  1360.  ] In  Verona  prejfo  il  T)i~ 
fcepolo  1 391.  in  40 

Le  Iftorie  di  Spoleti  di  Bernardino  de’  Conti  di  Campel- 
lo  [fino  al  910.  ] In  Spoleti  per  Giandomenico  Ricci 
1672.  in 40 

Il  tomo  il.  non  è Campato  : e quello  primo  li  potea  Rampar  meglio  al- 
trove con  porre  i riporti  dntro  nel  tetto  , e non  in  fine  di  ciaichedun 
libro  con  troppo  incomodo  di  chi  legge  • 

L’ Iftoria  di  Terni , deferitta  da  Francefco  Angeloni 
[ con  due  ritratti , uno  del  Cardinal  Mazarini , e l’al- 
tro dell’ autore , che  gli  dedica  il  libro]  In  Roma  per 
eVTndrea  Fei  1645.  in  40  grande  . 

Qui  fi  parla  dell'  antico  cimiterio  Crittiano  di  Terni  , di  cui  fi  trovano 
Ifcrizioni,  parimente  Crifliane  , traforine  e mandate  al  vecchio  Car- 

‘ ' dinaie  Francefco  Barberini  dal  Governatore  Pietro  Ottoboni  , che  fu 
poi  Papa  Alefiandro  Vili. 

L’iftoria  BeUunefe  di  Giorgio  Piloni . In  Venezia  per 
^/tnionio  Rampazetto  1607.  tn  40 

L’Ifto- 


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Bibliot.Cl.VI. 


Dt  Amphìthtdtrii 
r*p,  x.  OfMmm  to- 
mo ni.  pog.  fij. 
»8S. 


606  Della  Eloqj/bnza 

L’IftoriaTrivigiana  di  Giovanni  Bonifacio.  In  Trivigi 
per  Domenico  cimici  1 j$i.  in  40 

Lo  (lite  pire  diverfo  da  quello  delle  altre  opete  volgati  del  Bonifacio , al 
quale  il  Duca  di  Ferrata  Alfoufo  I J.  regalò  un  diamante  legato  in  oro 
per  ayctvi  parlato  Je Ila  fua  famiglia  . Sarebbe  defiderabile  , che  alcu> 
no  vi  aggiungete  un  tomo  li.  contenente  gli  Atti  a fopra  i quali  G fon- 
da l'Ilìoria  , di  cui  trovaG  un  efemplare  con  alcune  correzioni  in  mar- 
gine , fattevi  dall'  autore  . 

Le  Origini  di  Padova  di  Lorenzo  Pignoria  . In  Padova 
per  Pietro  Paolo  Tozzi  161j.it/  40 

In  un  cfemplare  di  carta  grande  ci  fono  più  note  a penna  , le  quali  con- 
fermano quante  ha  fetitto  l’autore  • 

— L’Antenore.  In  Padova  prejjoil  Tozzi  161j.it/  40 

Mitrili 10  Barifeni , dipoi  Vefeovo  di  Ceneda  , avendo  ricevuto  dal  fa- 
mofo  Domenico  Molino  ono  llraccio  dell’  A ale  nore , già  comporto  da 
yinccnr.0  Coniarmi  , il  Pignoria  ne  traile  la  prefente  operetta  onorata- 
mente^  fenza  fa  rii  bello  da  plagiarlo  delle  altrui  letterarie  faticheicome 
avrebbe  potuto  fare,  e ancora  lenza  fondarG  in  «uteri  Juppofìi,e  rigettali 
dal  confenfo  comune  degli  feriti  tri  più  eruditi  , come  gii  eraG  cfpreGò  in 
principio  delle  Origini , alle  ^uali  fu  molto  facile  a Frate  Angelo  Por- 
tenari  con  l’ajuto  della  dottrina  contenzioni  di  opporG  con  V Apologià 
della  libertd  de’ popoli  Veneti  antichi  per  foltenere  quanto  di  bello  egli 
area  prima  inferito  nella  fua  Felicild  di  Padova  ; ma  G può  dire  di  lui. 
impar  congrejfui  Achilli , I)  buon  Pignoria  non  ebbe  tempo  di  replica- 
re : e quando  anche  lo  avete  avuto  , può  crcderG  > che  non  avrebbe 
degnato  fi  farlo  • Ivi  nelle  Origini  egli  parla  dell'antica  Arena  o Anfi- 
teatro di  fWov«,quate  era  comunemente  nelle  Colonie , crehrum,  fecon- 
do il  LipGo,non  potendoG  crederei  che  un  tant’uomo,  qual  fa  il  Pigno- 
ria , a difpetto  di  Antonio  Scaint , di  Gianjacopo  Cbiffienio  , e di  tutti 
i Padovani , prendete  difavveduta mente  un  cortile  per  un  Arena  : fopra 
il  qual  nome  bada  otervare  il  Ducange  nel  Glollario  Latino  , fenza 
incomodarG  a copiare  i palli  da  lui  portati  , per  farfene  primo  autore  . 
Cori  pure  quello  medelìmo  Anfiteatro  G trova  detto  in  carte  antiche  , 
uon  meno,  che  quello  ( e non  già  altra  fabbrica  ) d ’Aquileja:  e a Giuli t 
Lipfiotc he  non  fu  lì  materiale  di  prendere  ancor  egli  i conili  per  Arene , 
parve  dignum  nota  , quei  (T  badie  bac  omnia  feti  loca  AREM  A s ap- 
pellane , retenta  prifea  feilieet  t5"  vulgata  voce . 

Raccolta  di  alcune  cofc  più  fegnalate,  che  ebbero  gli 
antichi , e di  alcune  altre  trovate  da’  moderni , opera 
di  Guido  Panciroli  con  le  conOd.erazioni  di  Flavio 
G ual  tieri , In  Venezia  per  B eri/- rdo  Giunti  1611.1//  4® 

Rifpolta  di  Jacopo  Grandi  a una  lettera  di  Alellàndro 
Pini  fopra  alcune  richiede  intorno  a santa  Maura  e 

alla 


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Italiana  $07 

alla  Preveft  . Iu  Venezia  preffo  il  Combi  16&6.  in  1 j°  r 

Memorie  iftoriche  diTragurio,  ora  detto  Traù  [libri  n,,,t,OT-Ct-VI- 
vi.J  di  Giovanni  Lucio  [ con  le  Ifcriiioni  Dalmati- 
che a parte  nel  fine  ] In  Venezia  preffo  Stefano  Cinti 

167 3.  in  40  * * 

U Luci»,  che  morì  'm  Roma  ai  vi.  di  Ottobre  16I4.  qu 1 tratta  In  partì- 
colate  del  rinomato  frammento  di  Petronio  . Divulgò  ancora  in  latino 
1 libri  vi.  ite  Regno  Dalmati*  (T Croati*  , i quali  ripuliti  con  quelli 
altri  , e Iteli  nel le  troppe  abbreviature  de' tedi  latini  addotti  , mctite- 
rebbono  una  bella  e accurata  liflampa  ■ 

Le  Antichità  della  città  di  Roma,  raccolte  per  Lucio 
Mauro,  infieme  con  le  fiatile  antiche , le  quali  per 
tutta  Roma  in  diverfì  luoghi  e cafe  particolari  fi  veg*  • 
gono , raccolte  e deferirle  per  M.  Ulilfc  Aldrovandi . 

In  Venezia  per  Giordano  Ziletti  1 j j 6.  in  8° 

Roma  antica  di Famiano  Nardini  [pubblicata  da  Otta- 
V1°  fa^couieri  con  un  fuo  difeorfo  intorno  alla  Pira- 
mide di  C.  Ceftio , e alle  pitture , che  fono  in  efi’a , e 
con  una  lettera  a Carlo  Dati  fopra  l’ifcrizione  di  un 
mattone  antico  J In  Roma  preffo  il  Falco  1666.  in  4* 
edizione  1. 

C A P O . X 

Vite  di  perfonnggi  famoft  in  guerra  e in  pace . 

\T  e fiefii  di  Ezzelino  III.  da  Romano  di  Pietro 
V Gerardo  Padovano  . In  Venezia  per  Venturina 
Rufinello  1 jq.4.  in  8° 

Jacopo  Cortinclli  in  fine  delle  note  a Diate  de  fulgori  eloquenti*  pie.  fi. 
lo  citi  fiotto  nome  die 'olgarinamento  della  Vita  dì  Eiielina  , per  le 
particole  non  , podi  in  ajfermatioo  . Il  primario  autore  latino  fu  Ro- 
tondino da  Padova  . Il  Paufio  da  Lengiano  dedicò  quella  compcndiofa 
verdone  al  Marcbefe  Sfori*  PaUavìcino  lenza  dir  veramente  , fe  folle  _ , , 

> o del  Gerardo  , il  quale  al  Voffio  fa  dato  per  autore  fuocofitiiit . D‘  hi-  nl> 

La  Vita  di  Federigo  Barbaroflà  Imperadore  Romano  di 
M.  Cofimo  Bartoli . In  Firenze  per  Lorenzo  Torrenti- 
ri 0 1 yjp.  in  8° 

La  Vita  di  Filippo  Scolari  [ detto  Pipo  Spano , Conte  di 

Te- 


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6 08  Della  Eloquenza' 

Temefvar,  e Generale  di  Sigifmondo  Imperadore  ] 
fcritta  da  Domenico  Melimi . In  Firenze  pel  Sermar- 
telli  \6o6.  in  8°  edizione  il. 

II  giovane  Poggio,  di  nome  Jacofo,  l'avea  fcritta  in  latino  . 

L’Iftoria  de’  Fatti  di  Cefare  Maggi  da  Napoli , dove  li 
contengono  tutte  le  guerre , fuccedute  nel  fuo  tempo 
in  Lombardia  e in  altre  parti  d’Italia»  e fuori  d’Italia  » 
raccolta  da  Luca  Contile  . In  Pavia  per  Girolamo  Bar- 
toli  1564.  in  8° 

L’Iftoria  di  Girolamo  Muzio  de’ Fatti  di  Federigo  di 
Montefeltro  Ducad’Urbino  [col  fuo  ritratto  ] In  Ve- 
nezia per  Giambatijìa  Ciotti  160  y.  in  40 

La  Vita  di  Francefco  Maria  [I.]  di  Montefeltro  della 
Rovere  , Duca  IV’.  d’Urbino  , defcritta  da  Giambati- 
fta  Leoui  [Veneziano]  In  Venezia  prejfo  il  Ciotti 
i6os.  in  40 

t 

Altrove  lì  c mentovata  l’ampia  e lunga  cenfura  di  Bttifla  Guarirti  , col 
nome  di  /tvvertimentr  , fopra lo  Itila  di  quella  Vita. 

Le  Azioni  di  Caftruccio  Caftracane  degli  Antelminelli 
Signore  di  Lucca  con  la  genealogia  della  fua  fami- 
glia , cftratte  dalla  nuova  defcrizione  d’Italia  di  Aldo 
Manucci  [il  giovane]  In  Roma  per  gli  eredi  di  Gio- 
varmi Giglioni  1 jjo.  in  40 

Delle  Azioni  e feijtenze  di  Aleftandro  de*  Medici , pri- 
mo Duca  di  Fiorenza  , Ragionamento  di  Aleftandro 
Ceccheregli  Fiorentino  . In  Vinegia  prejfo  il  Giolito 
1 ;6 4.  in  40  edizione  1. 

Giufcppe  Betufli  nel  Ravcrta  , Dialogo  , pag.  f j.  1.  fcrive  , che  il  Duci 
Alti]  andrò  a'  giorni  /noi  fuptri  di  fentenre  tutti  i favj  . Noi  altrove  dt 
lui  parlammo  , e ne  parla  eziandio  Monfignor  Graziaci  de  Ca/ibut 
virorum  iiluflrìum  pag.  177, 

L’Iftoria  della  Vita  e de’  Fatti  deH’eccellentiflimo  Capi- 
tano di  Guerra  Bartolomeo  Coleone  [ col  fuo  ritrat- 
to ] fcritta  da  Pietro  Spino . In  Venezia  per  Graziofo 
Percacino  i $6g.  in  \° 

In  dialetto  Lombardo  Co-Leone  vuol  dir  capo  di  leone  j e cosi  da  princi- 
pio li  chiamò  la  famiglia  * fecondo  lo  Spino  lib»  l.  pag.  j.  Il  Betufli  nel 

Rai 


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Italiana  *00 

Rig  ioni  mento  del  Cataj,  pag.  cv.  ».  «che  fecondo  Marne  Palmieri 
continuatole  della  Cronaca  di  Profpero  Aquiranico  dietro  fu,  1.7*  «J 
biana  di  aan  Girolamo,  forre  l’anno  ,447?  E perc°ò  auella  & • r 
dapfrima  tenne  per  arme  due  trombe  iu  bocca  aFueZiMi*  ,*5'glw 
<ìnchc  la  fconcia  corruttela  del  volger  dialetto  ebbe  (otri  A'  **1*  ’ 

H yif^  .di>c°p?  Ragazzoni  Conte  di  Sant* Odorico 
[ ni  Friuli  ] ferma  da  Giufeppe  Galiucci . In  Venezia 
per  Giorgio  Ricciardo  i6io.i»^° 

La  Vita  di  Pier  Vettori  l’antico  , gentiluomo  Fintanti 
no,  feruta  da  Meflère  Antonio  Benivieni  Canonico 

i/v°^Ta'  ltt?,0™zaPr'ff°i  Giunti  , °‘oC° 

La  Vita  di  Antonio  Giacomini  Tebalducci  Malefnlni 

cntta  da  Jacopo  Nardi . In  Fiorenza  nelle  caie  del 
Sermartelh  i yp7.  in  4°  J 

LaMVita,di  Lorenzo  de’ Medici  il  vecchio,  fc ritta  da 

tr,jr‘ 1 aimi  ,<ei- 

La  Vita  del  valorofiflìmo  e gran  Capitano  Don  Ferrante 
gonàtao-.^-ope di  Molfetta  , deferitta da  Alfonfo 
’ ^ljoa  , nella  quale oitre ai  fuoi fatti,  c di  molti  altri 
Principi  e capitani , li  deferivono  le  guerre  d’Italia  e 
di  altri  paefi,  cominciando  dall’anno  i y2y.  fino  al 
[ 7‘  {r 1 Per  Niccolò  Bevilacqua  i jtfj.  in  4» 

— La  Vita  del  Principe  D.  Ferrando  GonLa  , in  tre 
)^±Vf  P/f  GlUjian°  GofelJni  • *•  Milano  per  Rao- 

11  con*0  '*74"  +°  1. 

Il  Ct fella,  palla  ,n  filenzio  X'Vlloa  5,  ma  l'uno  e filtro  G-.'ir 

a?  a*  iì  ^ :.ci  'Lt: ’nKrp?;:^ 

fino  di  Francia  . "C  P°“a  U"a  ’ che  ,,SUir<Ji'  ■'avveleoanuiiuo  del  Del- 

dar;!fUftr,1^m0.  S«g»orCamilIo  Orfino,  de- 
Icritta  da  Giufeppe  Orologi , nella  quale  fi  vendono 
a narrare  le  Guerre  dalla  venuta  di  Carlo  Vili.  Ìc  di 
lancia  in  Italia  fino  al  1 y ^9-  f col  fuo  ritratto]  In 
rinegia  freffo  il  Giolito  1 ,6,.  «4»  J 

renio  CalnHÌnCÌ'Pr  An^rea  Pori *’  deferitta  da  Lo- 
™ "mni  1 “ y‘‘‘SÌ’ 

FI  h h h 


*18llOT.Cl*Vfc 


(Jiq  x Delia  Eioiìusnza 

Ragionamenti  varj  fopra  efempj  con  accidenti  mi- 

fti , feguiti  ed  occorfi , non  mai  veduti  in  luce  . In  Ge- 
nova per  Marcantonio  Bellone  1576 . in  40  ediz.  1. 

Anche  la  Vita  del  Dona  per  lo  mcdeRmo  fine  fu  fatta  fetivere  non  pure 
dal  Cappotto* i in  volgare  , ma  in  latino  da  Carlo  Sigonio  , e poi  volga- 
rizzate da  Pompeo  Arnolfini , Gentiluomo  Lucchefe,  e Segretario  del 
Principe  Ciò.  Andrea  Doria  , in  latino  da  lui  pubblicata  in  Genova  per 
Girolamo  Battoli  1581$.  in  quarto , e in  volgare  ivi  predo  Giufeppe  Pa- 
voni ijs>8.  in  quarto  . 


La  Vita  dell’  Invittiflìmo  e facratiflìmo  Impcrador  Car- 
lo V.  deferitta  da  Alfonfo  Ulloa , con  le  cofe  occorfe 
dal  xyoo.  al  ip6o.  In  Venezia  per  Vincenzo  Valeri  fi 
1561.  in  4°  edizione  il. 

E deferitta  da  Lodovico  Dolce . In  Vincaia  prejft 

il  Giolito  1 $67.  in  40 

J1  Dolce  qui  pie.  17.  da  fetittore  onorato  e Criftiano,  tratta  dell’  uficio 
dell'  Iniperadore  . v 

La  Vita  del  potentiffimo  e Criftianiflimo  Impcradore 
Ferdinando  I.  deferitta  da  Alfonfo  Ulloa,  con  lo 
Guerre  di  Europa  dal  ijao.  al  1*54.  In  Venezia  per 
Camillo  e Fraucefco  Fraucefcbini  i$6$.  in  40 

E deferitta  da  Lodovico  Dolce . In  Vinegia  pref- 

fo  il  Giolito  1 567.  in  40 

U Dolce  nella  lettera  avanti  al  fuo  libro,  falfamente  intitolato  , Nuova 
OjferoatUoni , chiama  l’Ulloa  gentiluomo  virtuojfjjìmo  , e oltre  alle  altre 
ielle  e iagegnofe  opere , da  lui  fatte  , coti  gentile  e fedel  traduttore  de‘ 
componimenti  Spagnuoli  in  lingua  Tofcana  , eie  par  nato  non  in  Ifpa- 
gna  , ma  nell'  Italia  ftejfa  , ojfervando  pienamente  ogni  minuta  regola 
di  queflo  idioma . 

/ Le  Vite  di  tutti  gl’  Imperadori , compofle  da  Pietro 
Media  in  lingua  Spagnuola  , c da  Lodovico  Dolce 
tradotte  e ampliate , aggiuntavi  la  Vita  di  Carlo  V. 
In  Vinegia  preffb  il  Giolito  1 $6 1.  in  40 

La  Vita  di  Colimo  de’ Medici  primo  Granduca  di  To- 
fcana,  deferitta  da  Aldo  Manucci  [ co’ ritratti , di 
lui,  e del  Granduca  Francefco]  In  Bologna  \p%6.  in 
foglio  , feuza  jlampatore  . 

. E deferitta  da  Baccio  Baldini . In  Firenze  per  Bar « 

tolommeo  Sermartelli  1778.  in  foglio  , edizione  1. 

E fcrit- 


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Italiana  U,  i 

E (critta  da  Giatnbàtiftà  Cini . In  Firenze  prejj » i B7»LioT.Ct,yL 
Giunti  161 1.  in  40  s ■ 

La  Felicità  di  Cofimo  de’  Medici , Granduca  di 

Tofcana,  di  Mario  Matafilani.  In  Firenze  preffo  il 
Mar  e f cotti  1 573.  in  40 

La  Vita  del  Cattolico  e invittifiìmo  D.  Filippo  II.  d’Au- 
ftria , Re  delle  Spagne  con  le  Guerre  de'  Tuoi  tempi , 
deferitte  da  Cefare  Campana , Gentiluomo  Aquilano, 
e divife  in  vii.  Deche  , nelle  quali  fi  ha  cognizione 
de’  moti  d’arme , in  ogni  parte  del  mondo  avvenuti 
dall’anno  1 J37.  fino  al  1558.  con  un  volume  degli  al- 
beri delle  famiglie,  che  hanno  poflèduti  i domini, 
ne’  quali  per  retaggio  è fucceduto  il  detto  Re  [ Par- 
te 1.  Decai.  e il.  libri  xx.]  In  Vicenza  per  Giorgia 
Greco  1609.  in  40 

— ■—  Parte  il.  dal  1 547.  al  1 $69.  [libri  x vin.]  Ivi  160$. 
in  40 

Parte  ni.  dal  1147. al  15*7.  [libri  xvi.  ] Ivi  i508. 

. in  4° 

Parte  iv.  che  contiene  gli  alberi  co’ legittimi  ti- 
toli . Ivi  itfoy.  in  40  > 

Supplimento , o compendio  di  quanto  è avvenuto 

dal  iy8 }.  al  1596.  di  Agoltino  Campana,  e iftoria 
univerfale  dal  1 $96.  al  1 $99.  di  Cefare  Campana  . In 
Venezia  per  Bartolomeo  Carampello  1609.  in  40 
Vite  di  cinque  uomini  illuftri , M.  Farinata  degli  liber- 
ti, Duca  d’Atene , M.  Salveftro  Medici,  Cofimo  Me- 
dici il  più  vecchio , e Francefco  Valori , fcritte  dall’ 

Abate  Don  Silvano  Razzi  Camaldolefe . In  tirenze 
preffo  i Giunti  1602.  in  40 

L’ìftoria  varia  di  Lodovico  Domenichi , in  cui  fi  con- 
tengono molte  cofe  argute , nobili^  e degne  di  memo- 
ria di  diverfi  Principi  e uomini  illuftri  libri  xiv.  In 
Vinegia  preffo  il  Giolito  1 $6 y.  in  8°  edizione  il. 

La  cita  il  Br.rtìo  fopra  Stazio,  tomo  il.  e pag.  118S.  in  proposto  dell’ in- 
vocate il  Demonio . 

La  Battorea  di  Monfignor  Giorgio  Tomafi,Protonotario 
Apoftolico.  In  Couegliatto  per  Marco  ClaJ'eri  nfo£. in 4® 

Hhhb  } Del- 


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*1  ■iiot.Cl.VI. 


0t 2 Delia  Eloquenza 

Della  Ribellione  de’  Boemi  contra  Mattia  e Ferdinando 
lmperadori , Moria  di  Lodovico  Aureli  Perugino . In 
Roma  per  l' erede  di  Bartolomeo  Zannetti  161$.  in  8° 
edizione  I. 

Il  capo  de’  ribelli  eretici,  affiditi  dalla  lega  de’  Principi  Procedenti,  ehia- 

. mata  degli  VnitniJU  , fu  il  Coalt  Arrigo  Mattia  della  Torre  dell’antica 
famiglia  d'VngreJpac  in  Friuli  , d'veifa  da  cjuella  di  Milano  , che  eb- 

• be  quattto  gran  Principi  e Patriarchi  d’Aquileja  , e che  allora  ne  fece 
pubbliche  dichiarazioni  contro  dell'  altra.  Creato  Re  Federigo  V. 
Fletter  Palatino , il  Tuo  Inviato  in  Londra  , Giovanni  Giovaccbino  Rnf- 
dorffio  , fetide  a Lodovico  Camerario  , Ambafciador  di  Svezia  in  Olan- 
da , come  facea  confutare  quedo  piccolo,  ma  ftdidiofo  libro,  da  Gian- 
francefeo  Biondi  , delettor  della  patria  , t della  Fede  ; ma  poi  Don  le 
ne  vide  altro  . 

Criftoforo  Silvt/lrani  Carmelita  fcrifle  la  Vita  di  Aflorre  Buglioni , Ita  to- 
pata in  Verona  per  Uadian  dalle  Donne  nel  ifpr.  in  quarto  , e Giovan- 
ni T ofi  fetide  lo  latino  , e ancora  in  volgare  quella  di  Emanuel  Fili- 
berto Duca  di  Savoja  , molto  lodata  dal  Panigarola  nelle  fuc  lettere 
pag.  180. 

Le  Memorie  di  Filippo  di  Comines  Signor  d’Argento- 

• ne,  intorno  alle  principali  azioni  di  Lodovico  XI.  e 
di  Carlo  Vili,  fuo  figliuolo , Re  di  Francia , tradotte 
da  Filippo  Conti  . In  Genova  per  Girolamo  Bartoli 
1 JP4-  in  4°  edizione  i. 

Una  magnifica  edizione  fé  ne  lece  nella  Tua  lingua  natia  da  Dionigi  Goto- 
fredo  con  la  giunta  di  più  atti  e documenti , in  Parigi  nella  f lamperia 
regia  1649.  in  foglio  , ridotta  poi  anche  in  forma  minore  e più  co- 
moda • 

C A P O . X I 
La  Cosmografia . 

BReve  trattato  del  mondo  , e delle  file  parti , di  Gia- 
fon  de  Nores . In  Venezia  per  Andrea  Mufcbto 
1571.  in  8° 

Invenzione  del  corfo  della  longitudine  di  Paolo  Inte- 
riano  , gentiluomo  Genovefe , col  riftretto  della  sfera 
del  meaefimo  . In  Lucca  preffio  il  Bufdrago  1 j ji.  in  40 
Dialogodi  Jacopo  Gabriello  [Gentiluomo  Veneziano} 
in  cui  della  sfera , e degli  orti  e occafi  delle  sfere  mi- 

nuta- 


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V 


Italiana.  6 13 

Mutamente  fi  ragiona  . In  Venezia  per  Giovanni  de*  jITluJt ZuVL 
Farri  I J4J.  in  40 

Tee  contener  quello  libro  I*  Viri  di  Trifon  Gabriello  , ilo  dcH'autare  > fi 
■nife  di  l'opra  anche  nell’  Ifioria  letteraria  . 

Trattato  della  Sfera,  raccolto  da  Giovanni  di  Sacrobu- 
fto  e da  altri,  per  Antonio  Brucioli . In  Venezia  per 
Francefco  Brucioli , t Frategli  1143.  in  40 

Le  Ifole  più  famofe  del  mondo , deferitte  da  Tommafo 
Porcacchi  da  Caftiglione  Aretino,  e intagliate  da 
Girolamo  Porro . In  Venezia  per  Simon  Gali  guani 
1604.  in  foglio  edizione  il. 

Dice  di  averle  deferitte  pretto  Ottaviano  Martini , che  fu  chiaro  ugual- 
mente per  lettere  , e per  gcneroh'tà  , nella  fui  villa  creila  Colombaia 
di  Rubigoaco  fuori  della  Cittì  del  Friuli  . Il  Poreaccbi  ctfendo  poi 
motto  incafa  del  Manini  in  Veline  nel  1 f 76.  quelli  gli  fece  una  me- 
moria onorevole  quivi  nel  clairltro  della  Madonna  delle  grazie.  Ci  é 
anche  V Ifoiario  di  Benedetto  Rondone  Padovano  , miniatore  all’  infegna 
iella  Scala  , e vero  padre  di  Giulio  Cefare  , e avolo  di  Giujeppe  Scali- 
geri , come  per  via  di  molte  impolluie  vollero  farli  credere  in  mutar 
pattia  , e il  fecondo  in  mutare  empiamente  eziandio  religione:  cola 
pienamente  convinta  anche  prima  dello  Sdoppio  , del  quale  ultimamcn- 

. te  li  videro  nuove  prove  in  quella  materia 

Viaggi  [ di  Giofafat  Barbaro , e di  Ambrogio  Contarmi, 

Gentiluomini  Veneziani , e di  altri  ] fatti  da  Venezia 
alla  Tana,  in  Perfia,  India,  e in  Coftantinopoli  con 
la  deferizione  delle  Città , luoghi , fiti  c coftumi , e 
della  Porta  del  gran  T ureo  [ raccolti  da  A ntonio  Ma- 
nuzio ] In  Venezia  nelle  caje  de’ figli  neh  a'sildo  1 J4J. 
i u 8° 

Contentar)  delle  cofede’  Turchi  di  Paolo  Giovio,  odi 
Andrea  Gambini , co’ fatti  e con  la  Vita  di  Scander- 
beg  . In  Venezia  in  cafa  de'  figliuoli  d'aldo  1 541.  in  8° 

Marco  Polo  [Gentiluomo]  Veneziano  delle  Maraviglie 
del  mondo,  da  lui  vedute  . In  Venezia  per  Marco  Cla- 
feri  i$97.in  8° 

Francefco  Pipino  Bolognefe  dell’  Ordlae  de’  Predicatori  , coetaneo  del 
Poto  , che  fcrilfe  nel  fecolo  x nr.  lo  traditile  in  latino  , e un  tefio  .gii 
di  Lilio  Giraldi , li  trova  io  Ferrara  nella  libreria  Bentivogli , e altro 
ancora  in  Berlino , fopra  il  quale  rindrea  Medierò  , fece  ivi  la  fua  bel- 
la edizione  nel  i«7r.  in  quarto  . Ma  bella  lì  c pure  l’edizione  volgare 
ad  conio  li.  pag.  p.  delle  Navigazioni  del  Ramujìo  » 

Del- 


L 


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Oi  bliot.Cl.VI. 


\ 


6 14  DelLA  EiOQJfENEA 

Delle  Relazioni  univerfali  di  Giovanni  Boterò  Benefe 
Parte  1.  nella  quale  lì  dà  ragguaglio  de’ Continenti , 
e dell’lfole , fino  al  prefente  feoperte . I n Roma  nelle 
cafe  del  ‘Popolo  Romano  per  Giorgio  Ferrari  i^gf.in  40 

Parte  il.  lu  Roma  a iflanza  di  Giorgio,  Ferrari 

1 jpi.  «14° 

■ — Parte  ili.  In  Roma  nelle  cafe  del  Popolo  Romano 

prejfo  il  Ferrari  iypy.  in  4° 

1 Viaggi  [ di  Turchia,  Perfia,  India]  di  Pier  della  Valle,* 
il  Pellegrino , deferirti  da  lui  medefimo  in  liv.  lettere 
familiari  all*  erudito  fuo  amico,  Mario  Schipano , con 
la  Vita  dell’  autore . In  Roma  per  Jacopo  Dragondelli 
\66i.  in  40  edizione  il. 

» Parte  il.  In  Roma  per  Biagio  Diverfìno  8.  in  40 

Parte  ni.  Iv'n66i.  /«40 

Defcrizlone  di  tutta  l’Italia  di  Fra  Leandro  Alberti 
dell’ordine  de’ Predicatori . In  Bologna  per  Anf elmo 
Giaccarello*ìf  yo.  in  foglio , edizione  1. 

Le  Navigazioni,  e i Viaggi , raccolti  da  Giambatifta  Ra- 
mufio,e  con  molti  difeorfi  da  lui  dichiarati  e illuftrati. 
In  Venezia  nella  Jlamperia  de'  Giunti  1588.  in  foglio  , 
tomo  1.  edizione  iv. 

— — Tomo  il.  In  Venezia  prejfo  i Giunti  1 j8 3.  in  fo- 
glio , edizione  il. 

Tomo  ni.  In  Venezia  nella  Jlamperia  de'  Giunti 

ii6$.  in  foglio . 

Quella  Colle  rione,  «he  è la  più  nobile  e imporrarne,  vedutali  a que’  tempi, 
fu  dal  Rtmufio  , uomo  grande  , e Segretario  del  ConGglioai  X.  intra- 
prefa  per  ben  pubblico  , e per  infiammate  i noflrl  e Tuoi  l'enetiani  al 
gloriolo  penderò  delie  navigazioni  , già  proprio  de'  magnanimi  loro 
antenati . Ciafcun  tomo  con  iftruttiva  prefittone  particolare  , da  lui  fu 
diretto  al  fornaio  amico  fuo  Girolamo  Prncafloro  : e il  primo  eSendo 
ufeito  feparatamente  dagli  altri , ebbe  tanto  applaufo  , che  bifognò 
farne  la  IV.  edìtione  . Il  tomo  III.  ufcì  prima  del  il.  per  non  eflee 
quello  ancora  all’  ordine  • Morì  intanto  il  Ramupo  in  Padova  nel  Lu* 
glio  del  if|7.  e quattro  meli  apprètto  con  grave  danno  elfendoarfa  la 
Aamperia  de’  Giunti , vi  volle  del  tempo  a cacciar  fuora  il  tomo  li.  il 
quale  fenon  riufeì  , come  gli  altri  , ne  furono  cagione  quelle  difgrazie  , 
e fpeclalmente  la  perdita  del  Ramufio  ; onde  ora  non  ferve  tapinarli  In 
cercar  migliori  edizioni  di  quelle  , da  lui  (ledo  lardateci  , fuora  delle 
•quali  non  fi  può  dire,  che  altre  ,a  lui  polleriori  dì  tempo,  fieno  Tue, 

quan* 


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Italiana  " 61  s 

quando  erà  già  morto;  e perciò  nè  anche  fi  vide  il  tomo  iv.  prò-  ■ - 1 

niello  nella  prefazione  del  tomo  I.  per  bocca  di  Tommajo  Giunti , a lai  Bl*HOTiCl«Vl 
fopravivuto , di  cui  non  fi  vede  alcuna  prefazione  al  tomo  ni.  per  ef- 
fcre  ancor  egli  allora  già  motto . 

Ci  fono  le  / ette  giornate  della  geografia  [ in  terza  rima  ] di  Francete» 

Berlingbicti  Fiorentino  , che  fu  amico  di  Marfilio  Ficino  , e che  le 
dedica  a Federigo  Duca  d’Urbino  , in  foglio  grande  , fenra  luogo  , an- 
no j t fampaiore  , con  gtan  barbarie  d'ortografia  , c d’interpunzione  . 

Quanto  alle  cole  antiche,  egli  fegue  Tolomeo , e quanto  alle  mode  ine  , 
il  Biondo  » 

c a p o . x 1 1: 

Geografi  Greci  volgarizzati .. 

LA  Geografìa  di  Claudio  Tolomeo  Alefl'andrino,  già 
tradotta  di  Greco  in  Italiano  da  Girolamo  Ruscel- 
li, ericorretta  da  GiovannLMalombra  . In  Venezia 
fer  Giovanni  Ziletti,  i J74.  in  40  edizione  il.. 

— E nuovamente  rifeontrata  c corretta  da  Giovanni 
Antonio  Magini,  c per  opera  di  Lionardo  Cernoti . 

In  Venezia  per  Giambatijla  e Giorgio  Galignani  1 j^8.. 
in  foglio .. 

La  Geografia  di  Strabone ,,  tradotta  di  Greco  in  volgare 
Italiano  da  Alfonfo  Banacciuoli  Eerrarefe ..  In  Vene- 
zia per  Francefco  Sanefe  1 $61.  tomi  il.  volume  1.  in 40 
Defcrizione  della  Grecia  di  Paufania  , tradotta  di  GrecOi 
in  volgare  da  Alfonfo  Banacciuoli  Ferrarefe.  In  Man-, 
tova  per  Francefco  O fauna  1 $93.  in  4°. 

CAPO.  XIII; 

Ifiorici.  Greci  volgarizzati 

E Rodoto,,  tradotto  dal  Conte  Matteo  Maria  Boiardo .. 

In  Venezia,  per.  Giovanni  Antonio  de  Nicolini  ijjj.. 
in  8°  * 

• E ivi  per  Bernardino  Bindoni  igjg.  ini0 

— E ivi  per  l elio  Barileto  i$6y.  in  8° 

Polibio , tradotto  da  Lodovico  Domenichi . In  Viuegia: 
troffbil  Giolito  i} 46.  1JJ3*  tomi\\..in  8?- 

E [ con. 


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616  Della  Eloquenza 

fcruoT.Ci.vi.  — — E [ co»  nuova  dedicatoria  del  Porcacchì  a Filippo 
Pini,  oltre  alla  prima  del  Domenichial  DucaCofimo 
de’  Medici  ] la  yinegia  preffo  il  Gioliti  1564.  <«4° 

Il  forcaceli!  per  far  fervizio  al  Giolito  ,tnc  Beffo  con  obbligar  la  gente 
a comperare,  e 3 Giolito  a vendere  tutti  i volgarizzamenti  uniti,  e 
non  feparati , perirò  d'inventare  la  fua  Collana  iftorica  , incatenata  , e 
Tta  rè  unita,  e compofla  quali  di  Snella  , cioè  di  libri , e poi  ancora 
di  Giojo  delle  Anella,cht  tono  altri  libri,  relativi  alle  medefime  Amila , 
come  fe  i lettori  in  guifa  di  ciarlatani,  o bargelli,  avellerò  dovuto  por- 
tartele al  collo,  o tare  una  uialcherata  . Ma  così  egli  campava  a fpefe 
del  Giolito  , correndo  anche  allora  le  cabale  nell'edizioni  di  libri  per 
chi  ad  effe  vi  li  attaccava  , come  l'erba  patietaria,  per  farli  nomina- 
re , in  modo  per  altro  più  fopporrabile  di  quello,  che  ora  li  pratica  • 
Quella  edizione  li.  di  Polibio  viene  a fare  l’Anello  v.  della  collana 
ijì urica  , da  lui  divifa  in  XII.  Amila  fecondo  l'ordine,  che  prepofe 
al  Tuo  volgarizzamento  di  Dine  C retenfe  , o Candidilo  , che  forma 
l'Anello  I.  il  qual  Ditte  , fu  già  poflo  addietro  nell'  llloria  favolofa. 
L'  Anello  li.  di  quella  Collana  era  de  Binato  ad  Erodoto  ; ma  non  fu  mai 
flarupato  dal  Giolito  : e la  /.oliata  doveva  ufeire  dalla  loia  fua  Banipe- 
ria  , e non  da  alcun  altra,  per  far  meglio  il  fuo  negozio  • 

Gli  otto  libri  di  Tucidide  delle  Guerre,  fatte  tra  i popoli 
di  Morea , e gli  Atcnieli , tradotti  dal  Greco  idioma 
nell’ Italiano  da  Francefco  di  Soldo  strozzi  Fiorenti- 
no. la  yeticùa  per  yinceazo  y algrtjt  1 545. 8°  etltiA. 

■ Tucidide  iftorica  Greco . la  yinegia prcjfu  il  Gio- 

lito I ytfq..  iti  40 

Quello  è l’Anello  sii.  della  Collana  , con  tavola  , poffille  , e nuova  dedi- 
catoria del  Porcacchi  a Bernardino  Ferraci  , oltre  alla  prima  dello 
Stroiuci  al  Duca  Colìmo , il  quale  nella  prefazione  all’ Accademia 
Fiorentina  candidamente  fi  fa  debitore  del  fuo  Volgarizzamento  ai 
conGgli  di  due  valentuomini  , Silvefìro  Macchia  da  Foligno  , e Jacopo 
Laudo  da  'Udine  , giovane  gentiliftimo  , nutrito  e allevato  del  continua 
negli  efercitc.)  della  lingua  Greca  , nella  quale  è egli  coti  pronto  , come  fi 
fia  ciajcbcduno  nella  jua  materna  : elogio  moltoainorifico  al  Laurto , o 
Lodo , come  fi  diffe  la  fua  famiglia  , e che  fu  amico  de’  due  Paoli  , 
Ramufio  , e Manu  ciò  , c di  Francefco  Filomelo  , e Vìncendo  Dirceo  , 
fuoi  puliti  'concittadini , e in  molta  grazia  de'  Gentiluomini  Veneziani 
di  eafa  Pefaro . 

L’Iftoria , ovvero  Libreria  iftorica  di  Diodoro  Siciliano 
delle  Memorie  antiche  non  pur  de’  Barbari  innanzi  e 
dopo  la  Guerra  Trojana , ma  ancora  de’  Greci , e de* 
Romani , tradotta  di  Greco  in  latino  da  diverfi  autori, 
-e  nella  noftra  lingua  da  Francefco  Baldelli . Iti  yine- 
già  frejfo  il  Giolito  1 J7J.  tomi  il.  in  40 
, • Viene  • 


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Italiana  6 17 

Viene  il  effere  l'jMtttt  VI.  della  Collana  . Si  crino  prima  veduti  alcuni 
pochi  libri  di  Disdoro  , volgarizzati  e Rampati  in  Fiorenia  per  Filippo 
Giunta  nel  rf  ad.  in  ottavo  lenii  traduttore  • in  PiHKKM  1(41.  e quivi 
predo  il  Giolito  1147.  parimence  in  ottavo  . 

Dionigi  Alicarnafl'eo  delle  cofe  antiche  di  Roma , tra* 
dotto  iu  Tofcano  da  Francefco  Venturi  Fiorentino . 
Iti  Venezia  per  Niccolò  Bofcorini  a ijlanza  di  Michel 
Tramezino  if4J.  <«4° 

Se  il  libro  fofle  Rampato  dal  Giolito  , coli  per  altro  di  poca  ira  portanta  ; 
non  edendo  queda  dampa  inferiore  ad  alcuna  , verrebbe  a fare  ['Anel- 
lo vii.  della  Collana  degl’  Ijlorici  Greci . 

Le  Guerre  de’  Greci , fcritte  da  Senofonte , nelle  quali  li 

• continua  l’Iftoria di  Tucidide.  In  Venezia  i/jo.  i«4® 
fenza  traduttore  e flampatore . 

r—  I fette  libri  di  Senofonte  dell’  imprda  di  Ciro  mi- 
nore , tradotti  da  Lodovico  Domenichi . Ite  Vinegia 
preffo  il  Giolito  1 j jS.  in  8° 

«-1— • De’ Fatti  de’ Greci,  tradotti  dal  Domenichi . In 
Vinegia  preffo  il  Giolito  1 J48.  in  8° 

•  Della  Vita  di  Ciro , Re  de’  Perii , tradotta  in  lin- 

gua Tofcana  da  Jacopo  di  Poggio . In  Fiorenza  preffo 

. i Giunti  1 f 21.  in  8° 

■ E in  Tufculanoper  Aleffandro  Paganino  ifiy.  in  8* 

— Le  opere  , tradotte  dal  Greco  per  Marcantonio 
Gandini , con  annotazioni  . In  Venezia  preffo  Piera 
Dufiuelli  1 538.  in  40 

l/IRorie  di  Senofonte  do  verno  comporre  V Anello  iv.  ideato  dal  Poti 
cacchi  • 

Di  Flavio  Giufeppe  delle  Antichità  de’  Giudei  libri  xx. 
tradotti  nuovamente  per  Francefco  Baldeili . In  Vi- 
negia preffo  i Gioliti  1 j8 1 . in  40 

>» — » Della  Guerra  de’ Giudei  libri  vii.  e libri  il.  con- 
to Apione , tradotti  dal  Baldeili . In  Vinegia  preffo 

• ì Gioliti  1 £ 8 1 . in  40 

Fu  tradotto  anche  da  Piero  Lauto  Modanofe  : e prima  di  tutti  lì  videro* 
libri  vu.  della  Guerra  Giudaica  volgarizzati  e Rampati  in  Fiorenza 
per  Bartolommeo  P.  1495 . in  foglio,  prefi  dall’ edizione  latina  del 
Platina  , generalmente  , ma  ialfamente  attribuita  al  noRro  famofo  Ru- 
fino , che  mai  non  traduffe  alcuna  opera  di  Giufeppe  , come  a luogo 
propri^  abbiamo  provato  • Quelle  opere  di  Giuieppc  erano  dcRinate 

Hit  per 


tfig  Deua  Eloquenza 

- per  V AntUo  vtll.  dell»  Collana  inorici . Ci  c porc  Ege/ippo  della  mi- 

Bl  BL10T.Cl.VI.  JJa  J-,  Gcrufalcrome  , cioè  Giuseppe , come  altrove  ho  montato  , meflb 
in  latino  da  uni'  Ambrogio  , c volgarizzato  da  Afarrro  Bandella  . 

]Le  Vite  di  Plutarco  Cheroneo  degli  uomini  illuftri  Gre- 
ci e Romani , nuovamente  tradotte  per  Lodovico. 
Domenichi  ed  altri,  e diligentemente  confrontate 
con  teftiGreci  per  Lionardo  Ghini , con  la  Vita  dell* 
autore,  lcritta  daTommafo  Porcacchi  • In  Vinegia. 

• PrcJTu  ll  Giolila  1 S66' tomi  'I* ,n  4°  &ra1,de  - 

Quello  è l'Anello  IX.  della  Collana  inorici  de'  Greci . 

Appiano  Aleftànfirino  delle  Guerre  civili  [ ed  efterne  J 
de’  Romani , tradotto  da  Aleflàndro  Braccio,  e còr- 
retto  da  Lodovico  Dolce  . In  Ciliegia.  prejfo  Bartolo^- 

meo  Cofano  ig  go.  tomi  il.  tu  8°  

E ivi  prejjo  Mldo  iggi.in  8n'  ' 

E ivi  prejfo  il  Giolito  issi,  tomi  il.  in  1 a°  "t 

E ivi prejfo  i Guerra  1 gój.  tomi  il*  volume  1. in  80,  -» 
Quello  c l’ Anello  X.  della  Collana 

Arriano  di  Nicomedia , chiamatanuovo  Senofonte-,  de* 
Fatti  del  Magno.  Aleflàndro  Re  di  Macedonia , nuo- 
vamente di  Greco  tradotto  in  Italiano  da  Piero  Lau- 
ro Modauefe  * In  Venezia  per  Michel  Trame zitto  1/44.’. 
in  8°  Va.  , 

Quello  è 1‘ Anello  x I.  della  Collana  ». 

Di  Dione  [ Caflìo  Coccejo  Niceno]  Iftorico-Gneco,  del- 
le Guerre  Romane  libri  xxnl  tradotti  ili  Tolcano  da 
Niccolò  Leoniceuo . In  Venezia,  per  Niccoli,  di  Ari* 
' Jlotile  IJ32.  in  40  ■. 

E ivi  per  Giovanni  de ’ Farri  1 J42.  in  8° 

— — . E nuovamente  nella  noftra  lingua  ridotto  da 
Francefco  Baldelli,  dal  libro  xxxv.  al  lx.  dalla  guer- 
ra di  Candia  fino  alla  morte  di  Claudio  Imperadore . 
In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1 $6$.  iti  40 
» - Epitome  [ di  Giovanni  Sifilino  ] dell’ Moria  Ro- 

mana di  Dione  Niceno,  tradotto  daLBaldelli . In  Vir- 
uegia  prejfo  il  Giolito  1 gói.  in  4./ 

Dione  forma  V Anello  x.u»  della  Collana  » 

t'Ifla*. 


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/ : Italiana  fTi’jf 

L’Moria  diErodiano,  tradotta  in  lingaa:Tofcana.  In  - ■ 

Fiorenza  per  Filippo  Giunti  i fii.iu  %°Jenz#  traduttore . ' l•VI, 

■ — — E tradotta  di  Greco  da  Lelio  Carani . In  Vinegia 
t preffo  il  Giolito  i j y i < in  8° 

Procopio  Cefariefe  della  Guerra  diGiuftinìalioImpcra- 
dore  contra  i Perfiani  libri  ti.  e della  Guerra  contra  i 
,r  Vandali  libri  il.  tradotti  da  Benedetto Egio  da  Spot- 
. leti . In  Venezia  preffo  il  Tramezitto  1 J47.  in  8° 

L’Iftorie  di  Giovanni  Zonara  dal  cominciamcnto  del 
. mondo  fino  ad  Alefiio  Conneno , tradotte  nella  voi- 
gar  lingua  da  Lodovico  Dolce . In  Vinegi»  preffo  il 
Giolito  1564.  tomi  il,  in  40 

Vittoria  degl’  Imperadori  Greci , defcritta  da  Niceta 
Acominato  [Coniate]  dall’Imperio  di  Giovanni  Con- 
neno , dove  lafcia  Zonara , fino  alla  prelà  di  Coftanti- 
, nopoli  del  1445.. con  la.giunra  dell’  Moria  di  Nicefo- 
ro  Gregora  dopo  Niceta,  dall’Imperio  di  Teodoro 
Lafcari  I.  fino  alla  morte  di  Andronico  Paleologo  il 
giovane , tradotte  da  Lodovico  Dolce , e rifcontrate 
e migliorate  co’  tetti  Gricci  .da  Agoftino  Ferentillo., 

In  Vinegia  preffo  i Gioliti  1 57 1.  tomi  il.  in  40 

CAPO.X1V 

V 

lfl orici  I attui  volgarizzati . 

LE  Deche  di  Tito  Livio  delle  Morie  Romane , già 
tradotte  da  Jacopo  Nardi , e ora  rivedute , corrct- 
. tc,  c accrefciute  de’  fommarj  a ciafcun  libro  , degli) 

. anni  della  città,  e del  lupplimento  della  Deca  il.  di 
Francefco  Turchi  Trivigiano  [ che  dedica  il  tomo  a 
Paolo  Sergio  Pola  da  Trivigi  ] In  Venezia  preffo  i 
<•  (ftaniti  tsjf.jn  foglio . ^ ) 

1J  Turchi  in  qucAa , e in  altre  fue  «pere  tacque  il  Tuo  eiTere  di  Frate  Car- 
melitano, come  fecero  ancora  Remigio  Fiorentino  Domenicano  , /tute- 
lo Fi  rene.»  c/la  Vailombrofano  , Girolamo  Sardi  Camaldolefe  , c qual- 
chedun altro  yquafi  vcrgonandoli  di  cfTcre  d'illituto  religiofo  . Da  una’ 
lettera  del  Bembo  a Giammatteo  fuo  nipote, fi  vede,  che  il  Trifpno  ebbe  -• 

la  Deca  1.  di  Livio,  tradotta  in  volgar  dal  Boccaccio  ; ma  che  leni  a un  Lettere  ro.ll.  lib.nl. 
altro  tefto  migliore,  Iconfigliava ^ che  fi  ftnmpaffe.  da  Tommajo  Giunti,  taZ'U.i-J'tefi  Mio. 

■ < I i i i » e che 


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BlBLlOT.Ct.VI. 
Liner*  lo*  m.  Iib.tr 
tu.  ìi. 

Arvtrtìm.  ro.l.lib.11.- 
taf.  xn.  P>J£.  lei. 


6 zo  Delia  Elo  qjj  inza 

e che  fi  accompagna  Se  ad  altre  verfioni  .Altrove  mentova  unì  Ceca  £ 
più  antica,  ma  non  dal  boccaccio:  e quella  è (olle  la  Rampata  in  F ir  ern- 
ie* da  Luca  tenace  or  fi  cartolaio,  che  fu  dedicata  a Bernardo  Combini,  io 
faglio  , a due  cotenne  , fenica  anno  e luogo  ; graiiofa  nelle  foratole  , mi 
piena  di  vocaboli gid  tralafciali  , come  dille  il  Bembo  di  un  tetto  , che 
vide  . Il  Salviati  nomina  appunto  due  volgarizzamenti  della  Deca  u 
tratti  amendùe  dal  Provenzale . 

Difcorfi  politici  [ xxv.  ] Ibpra  Livio  della  Guerra  il. 
Cartaginefe,  di  Aldo  Manuzio  [il  giovane]  In  Ro- 
ma per  Guglielmo  Facciotto  t6oi.  in  8° 

Difcorfi  fopra  Tito  Livio  di  Antonio  Ciccarelli  da  Fo- 
ligno . In  Roma  puffo  Stefano  Paoliui  1 548.  in  4° 

Sallufiio  con  alcune  altre  belle  cofe , volgarizzato  per 
Agofiino  Ortica  della  Porta  Genoyefe  . In  Venezia 
per  Giorgio  Rnfconi  1 j 1 8.  in  8a 

. Etradotto  da  Giambernardino  Bonifacio , Mar- 

chefe  Doria  [cioè  d’Oi>«,  ii>latino  Vria  ] /«  Piorenza 
per  Lorenzo  Sorrentino  ipyo.  in  8° 

Fu  volgarizzato  anche  da  Lelio  Corani  , e da  Paolo  Spinola  . 

I Comentarj  di  Cajo  Giulio  Cefare , tradotti  in  volgare 
da  Francefco  Baldelli . In  Vtntgia  preffo  il  Giolito 
ijj8.  »»8I> 

E tradotti  da  Francefco  Baldelli , e da  luirivedutt 

e corretti , con  figure  e tavole . In  Vinegia  preffo  il 
Giolito  Yyyi.  in  11? 

- — E [ fenzà  traduttore  ] illuftratida  Andrea  Palla- 
dio . In  Venezia  per  Pietro  francefcbi  iS7f-  tu  \° 

Ci  fono  altri  volgarizzamenti  , fatti  ào  Dante  Popotefbi  - e iiAgojlim 
Ortica . 

Giuftino  rfiorico  nelle  Iftorie  diTrogo  Fompeo,  tra- 
dotto per  Tommafo  Porcacchi  al  magnifico  evalo- 
rofo  Signor  Girolamo  Magnocavallo  [con  note]  li* 
- Vinegia  preffo  il  Giolito  i$6i.  in  4* 

Quinto  Curzio  de’ Fatti  di  Alefiàndro  Magno,  Re  de’ 
Macedoni , tradotto  da  Tommafo  Porcacchi  con  an- 
notazioni- In  Vinegia  preffo  il  Giolito  ij$$.  in  40 

Ci  è pure  il  volgarizzamento  di  Pier  Candido  Decembrio  da  Vigevano  A 
Filippo  Maria  Duca  di  Milano, Rampato  anche  in  Fiorenza  da  Bernard» 
Giunti  nel  t{  jo-  in  ottavo  , che  lo  dedica  a Francefco  Guidetti  , Patri, 
zio  Fiorentino  . 11  Decembrio  dedicò  ad  Unfiedo  Duca  di  Glocefter « 

fta- 


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1 1 A l I A N k 6l\ 

ditello  di  Arrigo V.  Re  d’Tngilterra , e gran  protettor  delle  lettere  , ì _ VT 

libri  x.  delta  Repubblica  di  Platone,  da  lui  tradotta  come  fi  avvertifee  ' ' ' 

ne)  Giornale  de’  Letterati  d’Italia  tomo  x.  pag.  ajj.  ove  di  clioDe- 

cembrio  diflintatnente  C parla  : e perciò  la  memoria  di  quei  Principe  ha 

meritato  di  vivere  negli  relitti  del  galantuomo  da  Vigevano,  e in  quelli 

di  Tir#  Livlt  da  Ferrara,  detto  però  Emo-'Julitnfii  nella  Vita  , che 

«gl  i fcrlfle  di  Arrigo  V.  diana!  pubblicata  da  Ttmmafo  Earne  . Quello 

Tito  Livio  fiaamico  di  Lioaardo  Aretino.* 

le  Vite  di  xn.  Cefari,  di  Cajo  Suetonio Tranquillo, 
tradotte  in  volgar  Fiorentino-  da  Paolo  del  Rodò  con 
l’ordine  di  leggeregli  Scrittori  dell’lfforia Romana  di 
Piero  Angeli  da  Barga , tradotto  da  Francefco  Scrdo- 
nati[e  già  ftampatoanche  da  Roberto-Titi,e  da  Adria- 
no Politi}  In  Firenze  per  Filippo  Grumi  itfi  i .in  8° 

Il  libro  degli  uomini  ilhiftri  di  Gajo  Plinio  Cecilio  f an- 
zi di  Cornelio  Nipote  } ridotto  in  lingua  volgare  da 
Dionigi  AtaivagLÌtt  ISeuezia prejfu  i Guerra  i-ytfa.»«-8° 

Valerio  Maffimo  de*  Detti  e fatti  memorabili , tradotto, 
di  latino  in  Tofcano  da  Giorgio  Dati  Fiorentino  . In 

Roma  per  sintonia  Bla  io  j jjp,  in  8P 
» E in  Venezia  per  Michel  Tramezino  1 547.  in  8° 

Le  Morie  Romane  di  Lucio  Floro  con  le  notizie  df  Lu- 
cio Ampelio,  tradotte  da  Santi  Conti  col  riftretto 
dell’  Imprefc  de’  Romani  di  Sello  Rufo  , e la  crono- 
logia di  Domenico  Benedetti.  In  Roma  per  gli  sal- 
ir eoli  161  a.  in  u° 

■ L’Moria  de’  Romani  di  Sello  Rufo , tradotta  da 
Vincenzio-Belprato . In  Firenze  prejfo  r Giunti  ijyo. 
m 8° 

Delle  Dignità  de’  Confoli  e degrimperadori-,  e dell’ac- 
crefcimento  dell’  Imperio  [ libri  ] ridotti  in- compen- 
dio da  Sello  Rufo  e da  Caffiodoro  , e da  Lodovico 
Dolce  tradotti  e ampliati . In  Vtuegia  prejfo  il  Giolito 
if6i.  in  40 

f molti  nomi  propri  di  Caffiodoro  , «ludi  l’ufo  de’  fuoi  tempi  , gii  notato 
di  grand'  uomini,  furono  quelli  , Magavi  Aureliui  Caffiodorut  Seaa- 
tor ] : e l’ultimo  fu  il  prof  rio  tuo  pedonale  , il  quale  per  ignoranza  ne’ 
tempi  inferiori  eflendoprefo  per  appellativo  , venne  talvolta  a trafa- 
fciatlì  dagl’  Imperiti  copifti  , facendoli  a credere  , che  il  proprio  (offe 
Caffiodorut , t non  Senatori  ladove  quello  era  di  alcuna  delle  fue  cogna- 
lit ni , e tratto  dalla  geme  Caffi a con  la  giunta  della  voce  Greca  doro» 

' quafii 


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Hi  nLio  i .Cl.VI. 


9 


$22  D E L t A E t 0 !£N  Z À 

quali  donum  Ca/Jii , come  I/ìdorut  , Dìodorut  , Theodorui , Heliodorvr  , 
Apollodorui , Po'ydorui,  Artemidofui  , e mòltiffimi  altri  , che  frequente- 
mente s’incontrano  ancora  nelle  antifche  Ifctizioni  latine  : onde  la  pri- 
ma origine  Greca  , ritenuta  poi  Tempre  nell  mfleflìone  latina  * mai  non 
perniile  dirli  Ca/Jiodoriui,  nè  Ifidoriut * Diodoriui,  Theodorìw  , Hdiodo- 
riut,  &rc.  nel  primo  cafo:  e fe  per  difgrazia  lina  volta*  e anche  più  d’tma 
in  un  folo  tra  tutti  ì codici  del  mondo*  oltre  ài  mancarvi  i ducutimi 
nomi'proprj  * Magni  Aurdii  , fi  vede  fcritto  In  genitivo  Cafjiodorti  con 
due  li*  non  fi  crede*  che  quella  novità  pofia*nc  debba  alterare  la  regola 
antica*per  cflcr  polleriormcntc  ciò  nato  da Waccento  grave  latino  in  det- 
» to  fecorido‘cafo*pronunciato  ed  cfpreflo  dal  copillicol  raddoppiament!» 
delia  lettera  I , come  fi  trova  ancora  in  Homerii  per  tìomeri , e in  Divii 
per  Divi,  Tempre  nel  folo  caTo  genitivo*  dove  ebbe  forza  l’accento  gra- 
ve in  voci  di  più  fillabc*  e in  tempo*  clic  era  già  In  tutto  fpenta  l’antica 
regola  Romana  di  terminare  i nomi  proprj  in  ius  * intorno  alla  quale 
■ variamente  fcrificro  , come  è noti  (fimo  j uomini  grandi . Quelle  parti- 
colarità fon  trite*  c più  volte  oflcrvate  pure  da  uomini  grandi  e periti  * 
i quali  uicdcfimamcntc  hanno  avvertito  , che  non  folo  i copi/li  nfcllo 
fcrivere  ; ma  ancora  gli  fcarpellini nell’  intagliare  i fallì*  feguitavano 
con  fedeltà  la  pronuncia  corrente  : cofe  sì  chiare  , che  non  hanno  bifio- 
gno  prefiò  gl’  intendenti  di  cflcr  maggiormente  chiarificate  . CaJJiodoro 
Hello  nel  libro  I.  Epift.  IV.  parla  della  gente  di  quello  nome  con  dire* 
che  CaJJìodoros  precedente!  fama  concelebrai  , e che  proprium  confìat  e fé 
fumili*,  da  lui  chiamata  ,antiqua  proles  .’  La  modcllia  non  gli  avrebbe 
permeilo  di  parlare  in  tal  guifa  della  Tua  propria  famiglia  * come  d’al- 
tra * a lui  cognata.  Nelle  librerie  del  Re  di  Francia  , del  Cblbert 
C °g£’  Purc  del  di  Franc>3  ) e de’  nionaci  di  san  Germano  de’  Prati 
vi,  lono  moltilfimi  codici  di  CaJJiodoro  ; ma  niuno  ha  il  prenome  di 
Marcii!  , c molti  hanno  Magnut . Come  poi  il  nome  proprio  Senator 
talvolta  fu  tralafciato  * così  quello  di  Clemem  in  Prudenxio  , e di  Por - 
tunatut  in  Venant.io  furono  creduti  ne’  baffi  tempi  nomi  appellativi , e 
quali  di  lode  , e non  proprj  della  perfona  , quali  erano  : e il  folo  vedere 
per  ignoranza  del  collume  paflato  e già  antico*  tralafciati  que’  nomi*  fa 

• conofccre  pienamente  la  vera  età  del  codice  unico*  dove  ciò  s’incontra* 
molto  remota  da’  tempi  * ne’  quali  fiorirono  i tnedefimi  autori  ; quello 
del  nome  Ca/Jiodorii  eflendo  del  fecolo  ix.  e in  tutto  limile  a un  altro 
del  Sacramentario'  Gregoriano  • Quindi  è , che  l’ultimo  nome  fu  ve- 
rum  & proprium  ,come  lo  chiama  u Sirmondo  , e non  certo  per  isfor- 
zo  di  fo  fi  fini  o d’impollurc  * ma  di  prove  indubitate  : c perciò  t 

Stat  vetut  V nullo  le x inttritura  fub  evo  , 

• che  il  nome  perfonalc*  vero  * c proprio  di  CaJJiodoro * fu'Senator , trala- 
feiarovi  in  elfo  codice  del  Jecolo  i x.  da  chi  Senatori t nomea  , non  pro- 
prium, fed  epitbelon  effe fufpicaba/uur,  fecondo  il  mcdclimo  Sirmondo  * 
che  il  vide  : c perciò  lo  flnmpator  Penepiano  , che  nel  lare  per  fecondo 
fine  la  nuova  edizione*e  non  ncccflarla,delle  opere  comuni  di  CaJJiodoro » 
dianzi  ebbe  l’ardire  di  adulterare  il  nome  dell’autore  i (cambiando  CaJ • 
fi odori  in  CaJJìodorii  invece  dì  mettere  a parte  quello  * che  ne  fapea  di- 
re * eccedette  le  Tue  facoltà  * nè  merita  approvazione  dai  periti  dejle 

- materie  * c non  facili  a correre  per  gran  voglia  di  eflere  i primi. 
icidcrc.  'GB 


/Italiana  ~ 623 

Gli  Annali  [e  le  Morie]  di  Cornelio  Tacito , tradotti  ’Bt  bmot.'c'ì.vìT 

. di  latino  in  lingua  Tofeana  da  Giorgio  Dati  con  un 
difeorfo  del  C.  L.  S.  [ Cavalier  Lionardo  Salviati  ] 

, fopra  Je  prime  parole  dell’  autore,  dove  fi  inoltra,- 
perchè  Roma  agevolmente  potè  metterli  in  libertà, 
e , perdutala , non  potè  mai  racquiltarla  . In  Venezia 
per  Bernardo  Guniti  1582.  in\a 

•  L’Imperio  di  Tiberio  Cefare , fcritto  da  Cornelio> 

Tacito  negli  Annali , efpreflb  in  lingua  Fiorentina' 

I propria  da  Bernardo  Davanzati  Bollichi  [ con  note  in. 
fine , da  lui  chiamate  pollille  ]In  Fiorenza  per  Filippo. 

Giunti  1600.  in  4? 

- Le  opere  con  la  traduzione  del  Davanzati  in  voi- 
gar  Fiorentino  , polla  a rincontro  del  tolto  latino  con 

• le  pollille  del  medefimo  , e le  dichiarazioni  di  alcune 
voci  meno  intefe  ..  in  Firenze,  per  Fietro  Nefli  1637*. 

- in  foglio.. 

II  Signor  Canonico  Salvini  ferivo  con  molti  fquitttezza  del  Davanzati  , 
tacciando  il  Baillet  , che  lo  riprefe  dopo  aver  copiato  forle  V Eritrei 
nella  Pinacoteca  ili.  num.  L vili,  perche  quello  c l’ufo  di  molti  com- 
pilatori di  zibaldoni,  di  andarC  fedelmente  copiando  l'un  l'altro/ 

- Confetta  però.il  Signor  Canonico  che  il  fuo  proprio  fratello  non  era.  fag.  jjo,. 
favorevole  al  Davanzali . . 

*“ — E con  gli  Aforifmi  di  Baldafiàrre  Alamo  Varien- 
ti, tralportati  dalla  lingua  Caftigliana  nell’  Italiana 
da  Girolamo  Canini  con  la  traduzione  di  Adriano 
Politi , e la  fila  Apologia , e dichiarazione  di  alcune 
voci  più.  difficili ..  hi  Venezia  prtffo  i Giunti  1618. 
in  40  grande .. 

La  verlionc  del  Putiti  in  lìngua  Saneft , più  volte  lodata  dal  Pignoriti , fu_ 
prima  Rampata  a parte  in  Roma  , e indi  in  t'inizia  . 

Difcorfi  di  Scipione  Ammirato.fopraCornelio.Tacito . 

In  Firenze  per  Filippo. Giunti  1 jp8.  in  40  ■ 

Difcorfi  di  Filippo,  Cavriana  Ibpra  i primi  v.  libri  di 
Cornelio  Tacito  ..In  Firenze  per  Filippo  Giunti  1600. 

, i»4°’  , 

Avvertimenti  civili , eftratti  da  Monfignore  Afcanio 

. Piccolomini  Arcivefcovo  di  Siena,  da'  vi.  primi  libri 
degli  Annali  di  Cornelio  Tacito,,  dati  in  luce  da  Da- 

• » nicl- 


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DwiLJOT.Ct.Vl. 


< 


624  Dell  a E l o qu  ènea 

niello  Leremita  [in  latino  Eremita  ] Gentiluomo  del 
Sereniffimo  Granduca  di  Tofcana.  In  Fiorenza  per 
Volcmar  Ttman  \6o$.  in  40 

Forfè  niuno  vi  penetrò  »ì  addentro  , come  il  Boccallnì  nell'  opera  fna  a 
penna  , .grande  e volunainofa  , di  Ojfervaxàoni  Copra  Tacito  , piena  di 
tatti  reconditi  dell*  idoria  moderna  » e dedicata  dal  proprio  figliuolo  a 
Uladiflao  IV.  Re  di  Polonia  , di  cui  col  falfo  titolo  di  Contentar j t at 
Cu  già  Rampata  una  piccola  parte  , ma  guada  , e colma  d’errori . 

• _ 1 a 

L’Iftorra  naturale  di  Gaio  Plinio  Secondo , tradotta  da 
Lodovico  Domenichi , con  poftillein  margine.  In 
Vinegìa  prejfo  il  Giolito  1561.  in  40 

CI  Tono  ancora  i volgarizzamenti , o edizioni  del  Landino  , e del  £ru~ 
citii  , 

Solino  delle  cofe  maravigliofe  del  mondo , tradotto  da 
Vincenzo  Belprato . In  Vincgia  prejfo  il  Giolito  155 7* 
in  8° 

Littorie  d’Eutropìo,  tradotte  di  Latino  in  lingua  Italia- 
na. In  Venezia  prejfo  il  Trame  zitto  .1*44.  in  8°  fenza 
traduttore , 

Ammiano  Marcellino  delle  Guerre  de*  Romani,  tradot- 
to da  Remigio  Fiorentino . In  Vittegia  prejfo  il  Gio- 
lito 1550.  in  8° 

Littorie  di  Paolo  Diacono  , ieguenti  a quelle  d’Eutro-, 
pio , tradotte  di  latino  in  volgare  da  Antonio  Renul- 
lo . In  V enezia  prejfo  il  Tramezino  1.548.  in  8° 

Paolo  Diacono  della  Chièfa  d’Aquileja , dell*  origine  e 
de’  Fatti  dei  Re  Longobardi,  tradotto  per  M.  Lodovi- 
co Domenichi . In  yinegia prejfo  tl  Giolito  1558.  #«.8° 

fcuca'Dachetio.j  Copra  mólti  altri  giudice  competente  di  opere  tal! , nel 
tomo  1.  dello  Spicilegio,  chiama  Paolo,  optimi  notte  aufiorem,  come  te* 
fio  unico  in  quede  materie:  il  quale  ancora  non^nanca  di  ckate  ferie* 
tori , che  piò  non  fi  trovano  i ma  In  queda  inondazione  d’ingegni  de* 
ci  fi  vi  , I quali  eoa  difprozzar  gli  altri  fi  credono  diTapertutto  erti  foli, 
non  c mancato  l’altro  dì.chi,  per. farli  onore  ,/ì  èpcefa  la  confidenza  d£ 
(parlare  intrepidamente  di  Paolo  Diacono  • Parciut  ifta  virit , 

Compendio  dell’  lftoria  Romana  di  Pomponio  Leto , 

. dalla  morte  di  Gordiano  il  giovane  fino  aGiuftino, 
tradotto  da  Francefco  Baldcili . In  Vinegia  prejfo  il 
Giolito  1 54p.  ;//  8®.  , % . ; 

Bre- 


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Italiana’  625 

Breve  definizione  del  mondo  di  Zacheria  Lilio  Vicenti-  bhuot.Cl.vl 
no , tradotta  da  Francefco  Baldelli  con  l’addizione  de* 
nomi  moderni . /«  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1 y y 2.  in  8° 

Riflretto  dell’ Iftorie  del  Mondo  di  Orazio  Torfellino 
Gefuita,  col  fupplimento  di  Lodovico  Aurelj,  tradut- 
tore dell’opera  . 1»  Venezia  per  Francefco  Boba  itfjj. 
in  u° 

Ci  è a penni  la  enntinuazione  latina  del  Torfellino  , {atta  dal  Cavalier 
Fra  Filippo  Cibo  dal  lypa.  al  1613» 

Di  Polidoro  Virgilio  degl’inventori  delle  cofe  , libri 
vm.  tradotti  da  Francefco  Baldelli  . In  Fiorenza  pref- 
fo  i Giunti  1587.  in  40 

L’Iflorie  di  Genova  di  Uberto  Foglietta  litri  xit.  tra- 
dotti da  Francefco  Serdonati  Fiorentino  . In  Genova 
per  Girolamo  Bartoli  1 797.  in  foglio . 

L’ìftorie  del  fuo  tempo  di  Monfignor  Paolo  Gjovìo  da 
Como , Vefcovo  di  Noccra  [ in  Puglia  3 tradotte  da 
Lodovico  Domenichi , e da  lui  di  nuovo  rivedute  e 
corrette , con  le  poftille  in  margine , e con  la  tavola , 
copiofifiìma  di  tutte  le  cofe  notabili  [col  ritratto  del 
Giovio  in  principio]  In  Fiorenza  per  Lorenzo  Torretta 
tino  iyy8.  Parte  u .che  finifee  nel  libro  jtvili.  Edizio- 
ne il. in  40 

■ Parte  il.  [ che  finifee  nel  libro  xlv.  ] In  Fiorenza 

prejfo  il  Torrentino  1y.y3.iw40 

— — Il  Compendio  dell’  iftorie  di  Monfignor  Paolo 
Giovio,  fatto  da  M.  Vincenzio  Cartari  da  Reggio 
con  le  poftille  e con  la  tavola*  In  Vinegia  pel  Giolito 
lytfa.  in  8° 

Il  Torrentino  , che  già  nel  iyyo.  area  magnificamente  Rampate  le  I fi oele 
latine  del  Giorno  in  due  gran  tomi  ita  foglio  * qui  nella  prefazione  (ì 
•foga  contra  l’ignoranza  e temerità  di  quelli  , che  nelle  riftampe  le 
aveano  depravate  , ! quali  perciò  egli  chiama  l 'infamia  e ài  vituperio 
deir  arte  nofìra  , parendogli  , che  non  fi  debba  fenica  ticenea  por  mano 
nelle  cofe  d'altri . A tal  propolito  il  Bembo  In  una  lettera  al  Kamufio  , 

Segretario  del  Configlio  di  x.  fi  dotte  fino  con  pubblici  richiami  , di 

certa  ingiuria  , fattagli  , come  dille  , da  cjue  malvagi  fìampalori  : Lettere  ra.lt.  Iii.nl. 

rifeatiniento  , degno  pure  de’  tempi  noftri . Il  Domenichi  avendo  perciò  t"Jo  Alino 

in  moiri  luoghi  raffilata  e racconcia  1'edit.ion  fua  , e fattevi  in  margine 

[ del  corno  i.J  alcune  poflille , degne  di  eonlìderazioue^e  non  vane,  co- 

Kkkk  me 


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Di  sl.iot.Cl. VI. 


626  Della  Eloquenza 

me  tinte  lltre  j ma  necejfarie  e utili  all'  intelligenza  dell'  Ifìorta  , Via 
fatta  ri  (lampare  in  modo  ai  efler  tenuta  più  cara  della  prima  edizione  . 
Ci  è un  altra  ritlanrpa  della  Parte  I.  in  t'enezia  prejfo  il  Bottelli  ijtfo. 
e della  Parte  li.  ivi  predo  Altobello  Salitalo  if  71.  amendue  in  quarto 
col  Supplimcnto  di  Girolamo  Rufcelli , e con  un  Ragionamento  di  Dionigi 
A tan agi , con  una  tavola  de’  nomi  propri  antichi  e moderni  , e con  po- 
Dille  cllcnziali  in  amendue  i tomi , che  non  fono  nell’  edizione  del  T or- 
remino  . Le  Gioje  della  collana  Sferica,  comprendendo  autori,  già  medi 
a parie  in  divertì  luoghi  , ouì  li  (lima  fupernuo  il  perder  tempo  in  tor- 
nare ad  annoverargli  con  diverto  nome  , per  favorire  l’cftrcma  ingor- 
digia de’ librai  , che  fopra  ci  fanno  gran  mitlerj . I libri  una  volta  fi 
Dampavano  in  forma  propria  , perche  , ferirà  grave  fpefa  comperati  , 
comodamente  fi  leggelTero  , come  quelli  del  Giovi. j ma  da  un  tempo 
in  quà  fi  Rampano  in  guifa  d' Atlanti  per  chi  fi  lafcia  trarre  dalla  for- 
ma , di  fuori  magnifica  , e ingrandita  eziandio  da  una  infinità  di  ver- 
bofe  prefazioni , che  nulla  inlegnano  ; e fparfamente  anche  inferitevi 
per  ingroflate  i tomi , e per  non  dir  tutto  brevemente  in  una  fola  io 
principio  di  ciafehedun  tomo  , come  fecero  il  Ducbefne  , il  Dacberio  , 
il  Mobiliane  , il  Baluzio  , il  Marlene  , il  Grevio  , t tanti  altri  galantuo- 
mini , i quali  non  fi  dilettarono  di  far  nuove  edizioni  , peggiori  delle 
patiate  ; arte  lucrofa  , ma  non  degna  di  loro . 

CAPO. XV 

Vljloria  ecclejìajlica . 

DEIla  Iftoria  facra  del  Muzio  Giuflinopolitano  [ de- 
dicata a san  Pio  V.  ] In  Venezia  per  Giovanni  An- 
drea Valvajfori , detto  Guadagnino  1570.  tomi  il.  in  40 

I Centuriatori  Maddeburge/i , per  aver  trattato  della  Fede  a ritrofo  , qui 
fono  utilmente  reprelli , quanto  potea  farli  opportunamente  in  buona 
lingua  volgare  con  gli  fcrittori  ecclefiaftlci  , che  correano  allora  , Ten- 
ta pregiudizio  di  poterlo  effettuar  maggiormente  in  latino  , come  poi 
tanti  altri  il  fecero  appretto  • Segue  il  Breve  di  moto  proprio  di  san 
Pio  V.  in  favore  delle  opere  morati , cavallerefcbe  , e cattoliche  , le 
quali,  dopo  rivedute  e approvate  dal  Maeftro  dei  fatto  palazzo  , o 
dall'  Inquiiitote  del  luogo  della  (lampa,  il  Muzio  dovea  metter  fuora  . 

— — Il  Coro  pontificale,  inciti  fileggono  le  Vite  di 
san  Gregorio  , e di  xn.  altri  fanti  Veicovi . In  Vene- 
zia prejfo  il  Valvajfori  1 570.  in  40 

Nella  lettera  al  Cardinale  Aleflandrlno  tiene  per  grande  onor  fuo , che  i' 
Juoi  Jcritti  da  una  contìnua  fuccejfione  di  vi.  Komani  Pontefici  fieno  flati 
approvati, cioè  da  Paolo  III.  e Giulio  Ill.da  Marcello  linda  Paolo  IV \ da 
Pio  LV • e dal  prefente Jantijjimo  Pio  V • dal  quale  , per  dirlo  con  le  pro- 
prie parole  fuo  » jp  edulmente  le  cafe  mie  fempre  benignamente  fono  fiate 

ricc- 


\ 


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Italiana  627 

ricevute , dal  {ìacerlfimo  fuo  giudici » c trameniate  , e dalla  Jua  bentd  — 1 ■ — — - 

<1 Claudio  RIMUNERATE  . «IAM«TkCLkVI, 

La  Beata  Vergine  incoronata,  e J’iftoria  di  xit. 

Vergini . In  Milano  per  Michel  Tini  ij8j.»»4° 

Dell’Iftoria  del  Monaftero  di  san  Benedetto  di  Polirò- 
ne  nello  flato  di  Mantova,  libri  v.  comporti  da  D.  Be- 
nedetto Bacchini  monaco  di  san  Benedetto  della 
Congregazion  Cafinefe  . In  Modano  prejfo  il  Capponi 
1696.  in  40 

Cronica  della  Chiefa  e del  monafterio  di  Santa  Croce  di 
Safl'ovivo  nel  territorio  di  Foligno , ferina  da  Lodo- 
vico  Jaeobilii.  In  Foligno  per  Agojiino  Alteri  1613. 
in  40 

L’iftoria  dell’  eroiche  azioni  di  Ugo  il  Grande,  Duca  di 
Tofcana , con  la  Cronica  della  Badia  di  Firenze , del 
Padre  D.  Placido  Puccinelli . In  Milano  per  Giulio 
Cefare  Malatejìa  166$.  in  40 

-Edizione  il-  in  quanto  all'Iftoria  ; ma  di  tutto  ce  ne  bisognerebbe  nn  al- 
tra pili  cfatta  • 

Definizione  del  reai  Tempio  e monaftero  di  santa  Ma- 
ria nuova  di  Monreale  con  le  Vite  degli  Arcivefcovi» 

Abati  e Signori , di  Gianluigi  Lello  , accrefciuta  da 
Don  Michele  del  Giudice , Prior  Cafinefe  . In  taur- 
ino per  Agojlino  Epiro  1703.  in  foglio . 

•di  Annali  ecclefiaftici , tratti  da  quelli  del  Cardinal 
Baronio  per  Odorico  Rinaldi  Trivigiano , Prete  della 
Congregazione  dell’Oratorio  di  Roma  • In  Roma  per 
Vital  Mafcardi  1 6 $6.  tomi  v.  in  40 
- Gli  Annali  ecclefiaftici , che  cominciano  dall’an- 

no 1198.  ove  terminò  i fuoi  il  Cardinal  Baronio.  In 
Roma  prejfo  il  Varefe  1670.  tomi  ni.  in  40 
'Scifma  d’Inghilterra  fino  alla  morte  della  Reina  Maria, 
riftretto  in  lingua  propria  Fiorentina  da  Bernardo 
Davanzati  Bollichi . In  Roma  a iftanza  di  Gio.  Angelo 
Rufiuelli  per  Guglielmo  Facciotto.  1600.  in  8° 

"Si  vede  Rampata  anche  in  Flre «te  con  alcce  cofe  nella  Romperla  del 
Ma/fi  e del  Laudi  inquarto.  Il  rifecare  le  verbofirà  è ottima 

-cola  , purché  il  troppo  riftringere  non  faccia  urtare  nello  Scoglio  d’Ora- 
,aia  : brevi/  effe  labore  , obfcurut  fio  . 

Kkkk.»  t’Ift»- 


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Biiuot.Cl.VI. 


62  3 Del».  A Eloquenza 

L’Iftoria  cattolica  de’  tempi  nottri  del  S.Fontenodotio- 
re  in  Teologia  [ Simon  Fontana , Teologo  della  Sor- 
bona  ] contra  Giovanni  Slaidano  [ anzi  Sleidano  ] li- 
bri xvu.  [dal  i y 17.  al  1 74$.  ] tradotti  di  lingua  Fran- 
cefe  nella  noftra  Italiana  per  M.  Giufeppe  Orologi . 
lu  Venezia  per  Gafparo  Bindoni  iy 63.  in  8° 

Fu  prima  (lampara  in  Parili  da  Claudi»  Fremì  nel  ijfS.  in  ottave  , e Pin- 
tore , che  li  fa  teflimonio  delle  cofe  di  Leon  X.  non  fu  di  quei  Dottori  , 
che  Radiano  tutta  la  vita  loto  pet  malignate  contra  la  nota  Romana 
Chicli  a appettando  l'ora  opportuna  di  fporcar  le  catte  col  veleno  , in 
lungo  tempo  riunito  , e applicato  ai  loco  dilegui  di  farli  onor  grandt  > 
tema  alcuno  fcrupolo  di  mentire  . 

Vite , ovvero  Fatti  memorabili  di  alcuni  Papi,  e di  tutti 
i Cardinali  pafl’ati , di  Girolamo  Garimberto , Vefco- 
vo  di  Gal  loie . In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  15^7.  in  40 
Parte  1.  [ (blamente] 

Vite  de’ Commi  Pontefici,  di  Bati(la[anzi  Bartolomeo] 
Platina,  ampliate  fino  a Clemente  Vili,  e a Paolo  V. 
tradotte  in  Italiano  da  Bartolomeo  Dionigi , e da 
LauroTefta  . In  Venezia  prejfo  i Giunti  1613. in  40 

Vita  del  gran  Pontefice  Innocenzo  IV.  [ con  quella  di 
Papa  Adriano  V.  fuo  nipote  } ferina  già  da  Paolo 
Panfa  GenoveCe , c da  Tommafo  Collo  corretta  e mi- 
gliorata di  Itile  e di  lingua , e arricchita  di  poftille  e 
di  fommario . In  Napoli  per  Gtanjacopo  Carlino  1601. 
in  40 

Vita  del  gloriofiflìmo Papa  [e  poi  Santp]  PioV.  de- 
fcritta  da  Girolamo  Catena  . In  Roma  per  Alejfandro 
Gardano  , e Francefco  Goal  tino  1587.  in  8°  edizione  il. 

Ci  è anche  quella,  «he  no  fcrift  il  Cavalier  Paolo  Alejfandro  Muffii  , 
autor  delle  Gemme  figurate  , mede  fuora  in  Roma  predo  il  RolU  co- 
mi  iv.  in  foglio  , c dell'  Apologia  del  Diario  Italico  del  Padre  D*  Bei» 
■aldo  dtMonfalcone  j io  Venezia  per  Antonio  Borcoli  1710.  in  quarto  • 

Compendio  dell’  eroiche  , gloriofe  azioni , e (anta  vita 
di  Papa  Gregorio  XIII.  raccolto  da  Marcantonio 
Ciappi  Sanefe . In  Roma  prejfo  gli  Accolti  1596.  in  4® 
edizione  ni. 

I Vcfcovi  di  FieCble , di  Volterra,  e di  Arezzo,  di  Sci- 
pione 


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Italiana  629 

pione  Ammirato  con  le  giunte  di  Scipione  Ammira- 
to il  giovane.  In  Firenze  preffo  Amador  MaJJi  e Lo- 
remo  Laudi  \6 37.  in  40 

Compendio  iftorico  dell’origine , accrefcimento,  e pre- 
rogative delle  Chiefe  della  città  e diocefi  di  Ferrara, 
fcritto  da  Marcantonio  Guarini . In  Ferrara  per  Vit- 
torio Baldini  162 1.  <«4° 

Firenze  illuftrata  da  Ferdinando  Leopoldo  del  Miglio- 
re. In  Firenze  nella  jìamperia  della  Stella  1684.  iti  4* 
libro  1.  Parti  ni.  [ folamente] 

Dell*  Iftoria  ecclefiaftica  di  Mantova  d’Ippolito  Donef- 
mondi  Minore  oflervante . In  Mantova  per  Aurelio  e 
Lodovico  O fauna  1613.  1616.  tomi  il.  in  40 

Iftoria  di  Piacenza, ecclefiaftica  e fecolare , di  Piermaria 
Campi . In  Piacenza  per  Giovanni  Bazacbi  1669.1672, 
tomi  ni.  in  foglio* 

L’Iftoria  delle  Stazioni  di  Roma  , che  fi  celebrano  la 
Quarefima , di  Pompeo  Ugonio . In  Roma  per  Barto- 
lomeo Bonfadino  1 j88.  in  8° 

ITefori  nafeofti  dell’ alma  città  di  Roma,  raccolti  da 
Ottavio  Panciroli , Teologo  da  Reggio . In  Roma  per 
Luigi  Zannetti  16 00.  in  dedizione  1. 

Memorie  fiacre  delle  vn.  Chiefe  di  Roma , e di  altri  luo- 
ghi , che  fi  trovano  per  le  ftrade  di  eflè , raccolte  da 
Giovanni  Severano , prete  della  Congregazione  dell* 
Oratorio-  di  Roma . In  Roma  per  Jacopo  Ma/cardì 
1630%  tomi  il.  volume  1.  in  8° 

Le  fiacre  Grotte  Vaticane  di  Francefca  Maria  Torrigio 
Romano.  In  Roma  per  Vita l Mafcardi  1639.  *n  8® 
edizione  il. 

L’Iftoria  de’ Giubilei  pontifici  da  Bonifacio  Vili,  fino  a 
Clemente  VI1L  ferina  da  Andrea  Vittorelli  Baflà- 
nefie  [ nella  Marca  Trivigiana  ] In  Roma  preffo  il  Ma - 
/cordi  162  f.  in  8° 

Roma  fotterranea  di  Antonio  Bollo , accrefciuta  da_> 
Giovanni  Severano  r e pubblicata  da  Carlo  Aldo- 
brandino . In  Roma  per  Guglielmo  Facciotto  1 632*  in 
foglio  grande  reale  • 


filBLIOT.CL.VJQ 


E ivi 


I lUOT.Cl.VI» 


6 j o Della  Eloquenza 

E ivi  per  Lodovico  Grignam  itfyo.  in edizione  il. 

con  figure  non  replicate  più  di  una  odue  volte,  co- 
me il  fono  nell’  altra  . 

Paolo  Aringhi  mifc  poi  l’opera  in  latino  , pubblicandola  in  Roma  pretto  il 
Mafcardi  in  due  tomi  in  foglio  , tiftampata  anche  fuota  . 

La  Trionfante  e gloriofa  Croce , trattato  di  Jacopo  Bo- 
llo [Piemontefe]  In  Roma  mila  Jlamperia  del  Signore 
yllfoufo  Cincone  ìtfio.  in  foglio . 

Si  vede  tradotto  anche  io  latino  . Fu  Tempre  grande  la  venerazione  alla 
tanta  Croce  , mantenutali  ne'  Crittiani  per  tradizione  originale  in  me* 
moria  della  morte  del  nottro  divin  Salvatore  : e pure  alcuni  de'  mo- 
derni eretici  fon  giunti  a chiamarla  juper [Unione  . Tertulliano , che 
non  è fcrlttore  dell'altro  giorno  > nel  libro  de  Corona  militi!  a capi  III* 
fcrive  quelle  parole  : ad  omnem  progrcJJ'um  atque  promotum  , ad  om- 
nem  adilum  U exitum  , ad  vefiilum  & calceatum  , ad  lavacro,  ad 
menfai  , ad  lumina  , ad  cuhilia  , adfedilia  , qualunque  noi  converfailo 
axercel , fronlem  crudi  sicnaCulo  TE  Ri  m us  . Si  noti  quel  Ieri, 
mui . Uno  di  etti  eretici , Paolo  Bauldri  fopra  Lattanzio  de  mortibus 
perfeciuorum  pag.  88-  per  via  di  fofifmi  vorrebbe  , che  da  noi  non  lì 
renette  per  tale  chi  fprezza  difciplina,  si  antica  della  Cbìefa,  perchè  noi 
pure  ne  abbiamo  lafciate  molte  altre  : non  mai  però  quella  , come  al 
certo  la  più  importante  . Quello  Bofio  ha  fcrirta  pure  Tutoria  della 
facra  milizia  di  Malta  , {lampara  in  Roma  dal  Facciotto  tomi  ni-  ta 
foglio  • 

Del  Cimiterio  Nolano  con  le  Vite  di  alcuni  Santi , ivi 
repelliti , Trattato  dell’Abate  Andrea  Ferrara  , Ca- 
nonico eTeforiero  della  Cattedrale  . In  Napoli  per 
Francefco  Tommafi  1644.  *u  4° 

Trattato  degli  Strumenti,  e delle  varie  maniere  di  mar- 
tirio , ufate  da’  Gentili  contra  i Criftiaui , defcritte , e 
intagliate  in  rame  [ da  Antonio  Tempefta  ] opera  di 
Antonio  Gallonio  Romano.  In  Roma  per stfcanio  e 
Girolamo  Donangeli  1 jpi  .in  40 

L’autore  il  fece  poi  anche  in  latino  . - 

Le  Rofa  d’oro  pontificia , racconto  iftorico  di  Carlo 
Cartari , Orvietano  . In  Roma  nella  Jlamperia  came- 
rale 1687.  in  40 

In  certo  efemplare  fi  veggono  aggiunte  a mano  più  note . II  Cartari  pag. 
tot-  promette  altro  opufcolo  del  cappello  [ o pileo~\  c dello  fiocco  pea- 
Affido. 

Ofler- 


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f> 


Italiana  631 

Ollervazioni  (opra  alcuni  frammenti  di  vali  antichi  di  B,ill0T.ci.vi. 
vetro  , ornati  di  figure , trovati  ne’ cimiteri  di  Roma 
[del  Senatore  Filippo  Buonarroti]  In  Firenze  per 
'Jacopo  Guidacci  e Santi  Franchi  1616.  in  foglio  . 

La  Vita  di  san  Ruggero , Vefcovo  e confettare , patron 
di  Barletta,  fcritta  dal  Padre  Giampaolo  Grimaldi 
Napolitano  della  Compagnia  di  Gesù  . In  Napoli  per 
Tarquinio  bongo  1607.  in  40 

La  Vita  del  Padre  [ c poi  Santo]  Ignazio  Lojola  , de- 
fcritta  da  Piero  Ribadeneira,  nuovamente  tradotta 
dalla  lingua  Spagnuola  nell’  Italiana  da  Giovanni 
Giolito  de’  Ferrari . In  Venezia  prejfo  il  Giolito  1 j 85. 

»»4°  edizione 1. 

E fcritta  dal  Padre  Daniello  Bartoli  della  Com- 
pagnia di  Gesù . In  Roma  per  Ignazio  de’  Lazari  16 ; 9. 
in  foglio  edizione  il. 

Le  Imprefe  e fpedizioni  di  terra  fanta  , e l’acquifto  dell' 

1 Imperio  diCoftantinopoli , fatto  dalla  Repubblica  di 
Venezia , di  Andrea  Morofini  r Senator  Veneziano . 

In  Venezia  per  Antonio  Piacili  1617.  in  4" 

L’Iftoria  della  Guerra  facra  di  Gerufalemme  di  Gugliel- 
mo Arci  vefcovo  di  Tiro , tradotta  da  Giufeppe  Oro- 
logi . In  Venezia  per  Antonio  Pinelli  i5io.  in  4 0 

Vita  di  san  Carlo  Borromeo , Prete  Cardinale  del  tito- 
lo di  santa  Praflede,  e Arcivefcovo  di  Milano,  fcritta 
dal  Dottore  Gio.  Pietro  Giuliano  , nobile  Milanefe 
della  Congregazione  degli  Oblati  di  santo  Ambro- 
gio . In  Roma  nella  J lamperia  della  Camera  Apojìolica 
i5io.  in  40  edizione  1. 

La  Vita  di  santa  Giuftina  Vergine  e protomartire  Pa- 
dovana , fcritta  da  Lorenzo  Pignoria  . In  Padova  per 
Giamhatifla  Martini , e Livio  Pafquati  r 616.  in  40 

Vita  del  Cardinale  Gio.  Garzia  Mellino  Romano , fcrit- 
ta da  Decio  Mcmmoli  fuo  Segretario  . In  Roma  per 
Gio.  'paolo  Rocchetti  1544.  in  4 0 

Entro  il  libro  (la  frmpre  MiUint  , e non  Mettine  . Il'  Memmeii  , eh*  fri 
da  Ariano  nelle  parti  di  Benerento  , efalta  pag.  <4.  l’animo  gcnerolo 
del  Cardinale  , che  lenza  Tua  preghiera  e (apura  il  fece  fare  da  Pao- 
lo V.  Segretario  de’  Brevi  fegreti , cameriere,  c Canonico  di  santa 

Maria 


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Biiuot.Cl.VI. 


6^2  Dblla  EtoQjJiNr  a 

Miti*  mlgg'ore  , benché  , al  fuo  dite  , non  maneadèto  altri  (aggetti , 
abili  a tal  carico  . Di  altri  (inaili  efcinpj  veramente  non  ci  è grandini* 
ma  copia  , ma  pur  ce  ne  fono  . Il  noftro  Abate  buggeri  Triionie  nella 
Vita  ael  Cardinal  f'incenzo  Laureo  pag.  80.  ferive  , che  quelli  , erga 
domefiicot  Juoi  liberali ffìmui  , munificentifiimufque  femfer  fuit  , e che  a 
lui  dello  rinunciò  la  Tua  Badìa  di  Pittando  , diana!  conferitagli  da  Si- 
ilo V.  Si  legge  del  Cardinale  Alejandro  Farne/e  , che  cercava  di  fare  I 
valentuomini  Tuoi  dimenici  pari  a se  (ledo  : e realmente  non  pochi  ne 
fece  ; e le  lettere  , da  lui  favorite  , non  gli  furono  ingtate  , la  qual 
cola  di  molli  altrilnon  li  può  dire  . 

Altre  Vite  di  Cardinali  lì  fon  mede  tra  quelle  di  perfooaggi  Ululici  in 
lettere . 


L’Iftoria  dd  Concilio  di  Trento,  fcritta  dal  Padre  Sfor- 
za Pallavicino  della  Compagnia  di  Gesù,  ora  Cardi- 
nale della  santa  Romana  Chiefa , ove  infieme  rifiu- 
tali con  autorevoli  teftimonianze  un  Iftoria  falfa  , di- 
vulgata nello  fteflo  argomento  lotto  nome  di  Pietro 
Soave  Polano  . Iti  Roma  per  Biagio  Diverfeno , e Felice 
Cefaretti  1664.  tomi  ni.  in  40  edizione  ri.  dopo  quella 
ài  Angelo  Barttabò  1 6$6.  16  $7.  tomi  il.  ittfog'io  cdiz.i. 

- E feparata  dalla  parte  contenziofa  , e ridotta  in 

più  breve  forma  da,Gio.  Pietro  Cataloni  [ Segretario 
del  Cardinale  ] In  Roma  per  Giufeppe  Corvo  ij 66.  in 
foglio 

In  qualche  cfemplare  di  detta  edizione  ti.  pag.  7.  lin.  1.  dopo  rivoltare  , 
manca  una  piccola  giunta  , inferitavi  approdo  , che  principia  con  que- 
lle parole;  Mi  dd  materia  . Il  Padre  Dionigi  Petavio  nella  lettera  ni. 
del  libro  ni.  rifponde  al  Padre  Terenzio  dlciato  , rettore  del  Collegio 
della  penltenzieria  di  fan  Pietro  , che  gli  avea  partecipato  di  fcrivere 
quella  lltoria  : di  che  parla  il  Cardinale  nella  Tua  Introduzione  , a ca- 
pi v.  pag.  li.  Ma  Paolo  Manuzio  nella  prefazione  al  Concilio  , da  lui 
stampato  in  piò  forme  in  Roma  nel  ifSq.  promlfe  quanto  prima  , pro~ 
pediem  , l'iiloria  del  Concilio  , trium  Pentificum  difiìnaam  temperi- 
imi:  particolarità  non  prima  avvertita  , benché  divulgata  dal  Manu - 
zìo  dello , il  quale  fc  ne  moti  in  Roma  x.anni  dappoi  . Ci  é una 
Tfloria  a penna  di  Antonio  Milledeni , Segretario  del  Coniglio  di  x.  e 
degli  Ambifciadori  Veneziani  al  Concilio,  e altra  latina  di  Niccoli 
Riccardi,  Maeftro  del  (aero  palazzo  , che  nel  pontificato  di  Urba- 
no .Vili.  ne  pubblicò  il  profpetto  col  titolo  di  Sjnqp/it  , in  Roma  per 
Lodovico  Grignani  1657-  in  dodici  . 

Ci  é per  fine  l' Iftoria  ecclefiafìica  d'Eufebio  della  verdone  e continuazio- 
ne latina  di  bufino  , volgarizzata  da  Benedetto  Egio  da  Spoleti  , fenza 
fuo  nome  , e ci  é il  Martirologio  Romano  , volgarizzato  parimente  da 
Girolamo  Bardi  Camaldolefe  , autor  pure  di  una  valla  Cronologia  uni- 
.vtrfale  , che  però  ha  la  difgtazia  di  edere  abbandonata , come  tcfliita 

all'ufo 


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Italiana 

il I*  ufo  di  chi  non  ha  in  bocca  altro  , che  nuovi fiflemì  , che  poi  fono 
cofe  comuni  , e altrettanto  vane  , quanto  fondate  in  aria  , e che  in  oggi  ,l*OT.  Cl.  VII» 
non  ferve  più  incomodarG  a feguite  , e molto  menooflinarfi  a difen. 
dere  in  bac  luce  literarum,  come  fanno  quelli,  i quali  per  avversione  al- 
la veliti  conofeiuta  , non  hanno  fcrupolo  d'ingegnaru  a dar  per  vere  le 
colè  /alfe  , e le  /alfe  per  vere . r 

CLASSE.  VII 

La  Filofofia . 

C A P O . I 
Razionale . 

LA  Dialettica  di  Tito  Giovanni  Scandianefe.  In  Vi- 

negia  preffo  il  Giolito  1 563.  in  40 
Ridolfo  Agricola  Frilìo  della  Invenzione  dialettica  , 
tradotto  da  Orazio  Tofcanella . In  Venezia  per  Gio- 
vanni  Bariletto  t $6 7.  in  40 

Gli  alberi  del  libro  I.  fono  di  Celio  Magno  , Segretario  del  Coniglio 
di  X.  V^gr itola  ebbe  la  gloria  di  eflère  amico'  di  Ermolao  Barbaro  , 
che  gli  fece  poi  l’epitafio  in  Eidelberga  , trovandoli  in  quelle  parti 
Ambafciadore  della  fua  patria  Venezia  alÌTmperador  Federigo  Iti. 

Loica  di  Niccolò  Malia.  In  Venezia  per  Frane  efeo  B in- 
dotte 1 J4p.  in  40 

Trattato  di  Baftiano  Erizzo  dello  linimento  , e della  via 
inventrice  degli  antichi . In  Venezia  per  Plinio  Pie- 
tra fama  1 jf4.  #»4° 

La  Topica  di  Cicerone  col  comento  di  Simon  della  Bar- 
ba, e le  differenze  locali  di  Boezio.  In  Vinegia  prcjfo 
il  Giolito  ijj6.  in  8° 

La  Topica  di  Giulio  Camillo.  In  Venezia  per  Fraucefco 
Rampazetto  ijtfo.  in  8° 

È nel  tomo  il.  delle  fue  opere  minori. 

— — Le  Idced’Ermogene,  volgarizzate  dal  Camillo , 
dopo  lui  morto  lìftamparouoin  Veline  a parte , come 
fi  dille  altrove. 

Trattato  dell’  Ingegno  dell’  uomo  di  Antonio  Perito 

Llll  [da 


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634  Delia  Eloquenza 

5 r,  VTT  f da  Matera , fratello  di  Afeanio  ] la  Venezia  per  Al- 

DIBLIUT.  VII*  L,  . . • qo 

do  Manuzto  ij 7°- '»  8 . ltt  , , ,, 

Difeorfo  del  fuggetto , del  numero , dell  ufo  , e della 
dignità , e ordine  degli  abiti  dell’  animo , cioè  delle 
arti , dottrine  morali,  feienze  fpeculative , e facoltà 
ftrumentali , di  Francefco  de’  Vieri , cognominato  il 
Verino  il.  la  Firenze  pre/fu  i Giunti  iy68.  in  ia° 
Difeorfo  di  Torquato  Tallo  dell’ arte  del  Dialogo.  Sta 

nel  tomo  iv.  delle  fue  opere , ultimamente  (lampare 
in  Firenze . 

E’  famora  l'Arte  di  fenfare  , o Lotica  , di  Antonio  Arnaldo  , chiamata  dt 
Portoreale  , che  V A baie  Paolo  della  Stufa  , Gentiluomo  Fiorentino, 
gii  mio  amico  , avea  volgarizzata  ; ma  dopo  lui  morto  in  Roma  al 
».  Marzo  1711.  non  fc  oc  Teppe  altro  . Della  Dialettica  e della  Logica 
degli  amichi  parla  Glo.  Voverio  nella  Polimatìa  cap.  X X.  Il  Signor 
Canonico  Saluini  ne’  Falli  pag.  45.  mentova  un  redo  originale  della 
Logica  d’Ariftotile  , volgarizzata  dal  Varchi , che  dovrebbe  (lampara  . 

Il  male  è , che  molti  libri  fon  pieni  di  uu  altra  logica  , non  idruttiva  , 
ma  contcnziofa  e falfa  , chiamata  dal  Pignori*  .'.(boriale  . come  fonda- 
ta  in  orefitnaMUÌ  aliene  , che  per  forza  fi  vuole  , che  abbiano  mg  re  fio 
nell'  ilioria  , e nella  certezza  dei  fatti  , a difpette. della  buona  logica  , 
come  c quella  di  quel  valentuomo  nell’ Alte/laxJone  per  la  vera  patria 
dell'antico  Giurcconfujto  Giulio  Paolo  , Roma  , e non  Padova  . cen- 
tra i molti  fofifmi  del  Padre  Angelo  Portenari , perfuafo  , all*  ufanza 
d'altri , con  quella  fua  fola  faifa logica  di  faper  torto , e perciò  eflendo 
in  poca  grazia  del  Pignoria  e de'  Cuoi  campioni , Girolamo  Brentano  , 
Albertino  Bari/oni  , e di  qualcheduu  altro  : tutti  cari  alle  Mufe  , e dt 
petfuafione  ntolto  divetfa  da  quella  del  Portenari . 

C A P O . I I 

Naturale . 

IL  Teforo  di  Bruuetto  Latini . In  Venezia  per  lo  Sefa 
if33.  >»  8°  ediz.ulc 

La  Fifica  d’Ariftotile,  tradotta  di  Greco  involgare  da 
Antonio  Brucioli . In  Venezia  per  Bartolomeo  Impera- 
tore ISSI- inia  ”, 

Trattato  di  Bernardo  Segni , Gentiluomo  Fiorentino, 
fopra  i libri  dell’  anima  d’Ariftotile  . la  Fiorenza  per 
Giorgio  Marefcotti  1583.  in  8° 

Trattato  di  Timeo  da  Locri  intorno  all’anima  del  Mon- 
do, 


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Italiana 

do,  e i dialoghi  [fpurj]  tradotti  da  Dardi  Bembo. 
In  Venezia  pteffb  il  Ciotti  1607.  in  12° 

Dialoghi  di  Platone , tradotti  di  lingua  Greca  in  Italia- 
na aa  Baftiano  Erizzo , e dal  medefimo  di  molte  utili 
annotazioni  illuftrati , con  un  comento  fopra  il  Fe- 
done . In  Venezia  ]>er  Giovanni  Varifco  1 J74.  in  8° 

La  Repubblica  di  Platone , tradotta  dalia  lingua 

Greca  nella  Tofcana  da  Panfilo  Fiorimbene  daFof- 
fombrone . In  Viuegia  prejfo  il  Giolito  1754.  in  8° 
Tutte  le  opere  di  Platone , tradotte  in  lingua  vol- 
gare da  Dardi  Bembo . In  Venezia  per  Domenico  Mie- 
coliti  i i6oi.  tomi  v.  in  120 

Difcorfi  di  Maffimo  Tirio , filofofo  Platonico  , tradotti 
dal  Conte  Piero  de’  Bardi . In  Venezia  prejfo  i Giunti 
1541.  in  40 

Il  Giuramento  , e le  fette  parti  degli  Afbrifmi  d’Ippo- 
crate,  dalla  lingua  Greca  nuovamente  nella  volgare 
Italiana  tradotte  da  Lucilio  Filalteo  con  le  annota- 
zioni Greche  e volgari  di  Gianfraucefco  Martinone  . 
In  'Pavia  per  Francefco  Mofcbeno  iyya.  in  8° 

La  Filofofia  naturale  di  Aidiandro  Piccolomini , dipin- 
ta in  due  parti  con  un  trattato  .intitolato  Strumento, 
e con  la  terza  parte  di  Porzio  Piccolomini . In  Vene- 
zia per  Francefco  Francefcbi  1 j8  y.  in  40 
Della  Grandezza  della  terra,  e dell’acqua . In  Ve- 
nezia per  Girolamo  Ziletti  1 y y 8.  in  40 
Tre  libri  della  Sufianza , e forma  del  mondo  di  Giam- 
maria Memo [oMemmo]  Dottore  e Cavaliere.  In 
Venezia  per  Giovanni  de ’ Farri  1 J4y.  in  40 
Trattato  de’  Sogni , fecondo  Ariftotile  , per  Benedetto 
Dottori . In  Padova  per  Lorenzo  Pafquati  1 y 7 y.  »»  4® 
Trattato  dell’Amore  umano , di  Flaminio  Nobili.  I» 
Lucca  per  Vincenzio  Bttf draghi  1567.  in  40 

libro  Iodato  dal  Caro,  dal  Gualtmizx.! , e dal  Varchi,  e fonico  in  lingua 
volgare  dell'infigne  autore  , che  fu  di  molte  lettere  c grande  amico  del 
* *TaJfo  . - 

Della  Natura  d’amore  di  Mario  Equicola  . In  Venezia 
per  Lorenzo  Lorio  de  Portes  iy  2 y.  in  40 

Lilla  E cor- 


ni biio  r.  Ci.  vii. 


.1 


A / 


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Bi  dLtor.  Cl.  VII. 


6$6  Della  Eloquenza 

■ E corretto  da  Lodovico  Dolce . In  Vinegia  prejfo 

il  Giolito  i j 14.  in  u° 

Molti  hanno  fcritto  in  quello  argomento,  come  apprelfo  a Leone  Ebreo  , 
Danti,  Mar/ilio  Ficino  , Frantelo  Cattami  da  Diacceto  , Lue  ani  mi 9 
Ridolfi , il  Domenìib't  , Alejfamdro  Fatta  , Tullia  d’ dragata  , Niccoli 
Filo  de'  Gozi  Ragugeo  , e altri  non  pochi  • 

Dialoghi  [ filofofici  ] di  Antonio  Brucioli , divift  in  li- 
bri IV.  Ih  Venezia  per  Bartolomeo  Zannetti  1 537.  i#4° 
La  Filofofia  di  Bernardino  Telcfio,  riftretta  in  brevità , 
e fcritta  in  lingua  Tofcanadal  Montano  Accademico 
Cofentino  . In  Napoli  per  Giuseppe  Cacchi  1585.  iu  8° 
Degli  Elementi , e di  molti  loro  notabili  effetti . In  Ve- 
nezia prejfo  il  Manuzio  i$S7- ,n  4°  fenz>  untore . 
Difcorfo  fopra  le  Comete  , di  Piero  Sordi . Iu  Parma 
per  Set  Viotto  1578'  in  40  , 

Difcorfo  delle  Comete  di  Mario  Guiducci.  Iu  Firenze 
per  “Pier  Ceccoucelli  1619.  in  40 
Del  Terremoto , Dialogo  di  Lucio  Maggio  Bologncfe . 

In  Bologna  per  Sllejfandro  Benacci  1 571.  in  40 
Filofofia  naturale  , chiamata  Meteora  , d’Ariftotile  » 
chiofata  da  san  Tommafo  d’Aquino.  In  Venezia  per 
Comiu  da  Trino  1534 .in  8°  fenza  traduttore . 

Breve  Spofi/.ione  di  tutta  l’opera  di  Lucrezio , nella_> 
quale  li  difamina  la  dottrina  di  Epicuro,  e li  moltra  in 
che  lia  conforme  col  vero  e con  gl’  infegnamenti  di 
Ariftotile , e in  che  differente , con  alcuni  difcorli  fo- 
pra l’ Invocazione  dell’  opera , fatta  per  Girolamo 
Frachetta  nell’Accademia  degl’  Incitati  di  Roma . In 
Venezia  per  Pietro  Paganino  158 9.  in  40 
Difcorfo  di  Baccio  Baldini  dell’  eflenza  del  Fato , e del- 
le forze  Aie  fopra  le  cofe  del  mondo , e particolar- 
mente fopra  le  operazioni  degli  uomini.  In  Firenze 
per  lo  Sermartelli  1578.  iu  foglio  . 

Del  Tevere  di  M.  Andrea  Bacci , medico  , e Filofofo  , 
libri  ili.  In  Venezia  \_preffo  Aldo  ] 137 6.  in 40 
Difcorfi  fopra  l’inondazione  del  Tevere,  di  Paolo  Beni . 

In  Roma  per  lo  Faccioni  1 S99-  in  40 
Ragionamenti  fopra  la  varietà  de’  Bulli  , e rifluflì  del 

gio- 


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Italiana  637 

mare  Oceano  occidentale , raccolti  da  Niccolò  Sa-  bTìIio't.  Cl.vìT. 
gri . In  Venezia  per  Domenico  Guerra  1174.  in  4* 

"trattato  delle  Meteore,  di  Francefco  de’  Vieri,  cogno- 
minato il  Verino  il.  In  Firenze  per  Giorgio  Marefcotti 
1 J73.  in  8°  edizione  il. 

Dilcorfo  di  Rinaldo  Odoni  pervia  peripatetica,  ove  fi 
dimofira , fe  l’anima  , fecondo  Ariftotile , è mortale , 
o immortale . In  Venezia  preffo  il  Manuzio  1 j j 8 . in  40 

Trattato  dell’  origine  de’  venti , de’  nomi , e delle  pro- 
prietà loro , compofto  da  Stefano  Brcventano . In  Ve- 
nezia per  Gian  francefco  Camozio  1571.  in  40 

De’  Penfieri  diverfi  di  Aleflàndro  Taflòni  libri  x.  In  Ve- 
nezia per  lo  B orezzi  1 646.  in  40 

Saggi  di  naturali  fperienze,  fatte  nell’Accademia  del 
Cimento, e deferitte  dal  Segretario  di  efla  Accademia 
[ Lorenzo  Magalotti  ] In  Firenze  per  Giufeppt  Cocchi 
1 666.  in  foglio , ediz.  1. 

Efperienze  intorno  alla  generazione  degl’infetti , fatte 
da  Francefco  Redi . In  Firenze  all ’ injegua  della  Stella 
1668.  in  40  ediz.  1. 

— Efperienze  intorno  a diverfè  cofe  naturali , c par- 
ticolarmente a quelle , che  ci  fon  portate  dall’  Indie . 

In  Firenze  all’  injegna  della  Nave  1671.  in  40  ediz.  1. 

— Oflèrvazioni  intorno  alle  Vipere  . In  Firenze  all* 
infegna  della  Stella  1664.  ine?  ediz.  1. 

■ Ofl’ervazioni  intorno  agli  animali  viventi , che  fi 

trovano  negli  animali  viventi . In  Firenze  per  Pier 
Matini  1684.  in  4?  ediz.  1. 

— — Lettera  fopra  alcune  oppofizioni,  fatte  allefuc 
Oflèrvazioni  intorno  alle  Vipere . In  Firenze  per  Pier 
Matini  i68f.  in  40  ediz.  1. 

Trattato  del  legno  Follile  minerale,  nuovamente  Co- 
perto , di  Francefco  Stelluti  Accademico  Linceo  da 
Fabriano . In  Roma  ptf  Vital  MaJ cardi  1637.  in  figli»’ 

II  Noi ideo  nel  Mofcurat  pag.  471.  ediz.  I.  pretende  , che  non  fia  fojjìle  , 
mi  che  vengi  di  qualche  bofeo,  fepolto  nelle  feofie  di  qualche  tremuo- 
10  , e che  nel  girare  de’  fecoli  abbia  acquidita  la  durezza  e nerezza  , 
che  tiene . 

Del  - 


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6}%  Delba  Eloquenza 

bi»iToV.~Cì.  vii  Del  Ghiaccio , c della  coagulatone  , trattati  del  P.  Da- 
niello Bartoli  della  Compagnia  di  Gesù  .In  Rot/ia  pe( 
lo  Varefe  i58i.  in  4° 

Hi  fermo  ancora  della  Temfìone  e prt/foni  • 

il  Giovio  de’  Pefci  Romani , volgarizzato  da  Carlo  Zan- 
caruolo . In  Venezia  per  lo  Zaltieri  i s6o.  in  40 

Difcorli  di  Piero  Andrea  Mattioli  ne’  fei  libri  di  Pcda- 
cio  Diofcoride  [ con  l’erbe  in  legno , difegnate  da 
Giorgio  Liberale , dipintore  Udinefe  ] In  Venezia  per 
Felice  Volgriji  1 j8y.  in  foglio , edizione  ni. 

Si  trov»  pure  volgarizzato  dii  Pauflo  da  l.ongìano  , t incora  da  Mar- 
cantonio Momigliano,  ftafnparo  in  Venezia  nel  1541.  e in  Firenze  ij 47. 
— in  ottavo . 

Annotazioni  ed  emendazioni  di  Antonio  Pafini  a detta 
edizione  del  Mattioli  è In  Bergamo  per  Cvmin  Ven- 
tura if  93.  in  40 

Dell’ Iftoria  de’ fcmplici,aromati,  e altre  cofe,  portate 
dall’  Indie  orientali  per  ufo  della  medicina  [ libri  il.J 
di  D.  Garzia  dell’  Orto , medico  Portughefe  con  an- 
notazioni di  Carlo  Clufio,  con  altri  libri  il.  di  quelle 
dell’  Indie  Occidentali  di  Niccolò  Monardes  , medi- 
co di  Siviglia , tradotti  in  Italiano  da  Autiibale  Bri- 
ganti daChicti , medico  . In  Venezia  [ per  Francefco 
Ziletti  j I jSs.i»  8° 

Trattato  dell’Agricoltura  di  Pier  Crefcenzi,  rivifto 
dall’Inferigno  [ Baftiau  de’  Rolli  ] Accademico  del- 
la Crufca . In  Firenze  per  Cofemu  Giunti  i6of.  iti  \° 

lftoria  delle  Piante,  diTeoftafto,  libri  iti.  tradotti  iu 
lingua  Italiana  da  Michelangelo  Biondo  . In  Venezia 
preffo  il  Biondo  1 349.  in  8° 

Ci  fono  dell'a^ricoi/Hr*  altri  ancora , come  Coflantino  Cefare , Palladio  , 
Colmatila  , t Carlo  Stefano  , volgarizzati  ; ludi  Giovanni  Talli  Luc- 
chefe  , Pier  Pittori , e alai  • 


CA- 


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Italiana 


C A P O . I I I 

Morale . 


$39 

Bibliot.  Cu  VII. 


L’ Etica  di  Ariftotile , ridotta  in  compendio  da  Bru- 
netto Latini,  con  altre  traduzioni  e fcritti  dique* 
tempi  e alcuni  dotti  avvertimenti  [ di  Jacopo  Cor* 
binelli  ] intorno  alla  lingua . In  Lione  per  Giovanni  de 
Turnet  ij,68.»»4° 

Di  Felice  Figliucci  Sanefe  della  Filofofia  morale  libri  x. 
fopra  i dieci  libri  dell’  Etica  d’Ariftotile . In  Roma  per 
Vincenzio  Valgrifi lift,  in  40 
Ragionamenti  di  Monfignor  Galeazzo  Florimonte  Ve- 
fcovo  di  Seda  fopra  l’ Etica  d’Ariftotile , ad  Alfonfo 
Cambi  Importuni . In  Venezia  per  Domenico  Miccoli- 
ni 1 367.  in  40  (dizione  ìv. 

Dopo  quella  di  Cinenìa  per  Plinio  Pietrafanta  i j * 4.  in  quarto  , dedi- 
cata da  Girolamo  KufeeUi  a Monfignor  Franttfco  Air  andrò  Atcivefcoro 
..di  Brindi  fi , nipote  di  Girolamo  il  Cardinale  - In  quella  edizione  1 v. 

' lib.  I v.  pag.  1S7.  con  gran  Cenno  lì  inoltra  , che  la  bugia  di  natura  fui 
è fcauptemai  viziofa  , a perciò  detedabilo  • 

Trattati  di  Albertano  Giudice  da  Brefcia , riveduti  con 
più  tedi  a penna  dall’  Inferigno  Accademico  della—» 
Crufca  [ Baftian  de’  Rolfi  ] in  Firenze  preJJ'a  $ Giunti 
ìtfio.  in  40 

Ammaeftramenti  degli  antichi , volgarizzati  da  Barto- 
lommeo  di  san  Concordio , e rifeontrati  dal  Rifiorito 
Accademico  della  Crufca  [ Francefco  Ridolfi  ] In  Fi- 
renze all ’ infegua  della  Stella  1661.  in  1 1° 

Ricordi  di  Monfignor  Saba  da  Caftiglione,  Cavalier  . 
Gerofolimitano . In  Venezia  per  Paolo  Gerardo  1560. 
in  40  edizione  il.  I 

Efercizj  morali  di  Udeno  Nifieli  [ Benedetto  Fioretti } 

In  Firenze  prejfo  il  Caudini  1633.  in  40  volume  1.  [ fo- 
lamente  ] 

— — ©nervazioni  di  creanze  . In  Firenze  alla  condotta 
[ l67 !•  Jù»  tdiz.  il. 


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640  Della  Elo  qjj  e n 2 a 

Bibuot,  Cl.  VII.  11  Diamerone  di  Valerio  Marcellino , ove  fi  moftra , la 

morte  non  eflèr  quel  male , che  il  fenfo  fi  perfiiade , 
con  una  lettera  ovvero  difcorfo  intorno  alla  lingua 
volgare . In  Venezia  prejfo  il  Giolito  136$.  in  40 
Le  Azioni  morali  del  Conte  Giulio  Landi . In  Vinegia 
prejfo  i Gioliti  1 $64.  tomo  1.  in 4°  ediz.  r, 

- Tomo  il.  Piacenza  per  Francefco  Conti  1 fjf.in  4® 

Avvertimenti  morali  del  Muzio.  In  Venezia  pel  Val- 
vajfori  1571.  in  40  ediz.  ni. 

Della  lftituzion  morale  di  Aleflandro  Piccolomini  li- 
• bri  vin.  [ anzi  xii.  ] In  Venezia  per  Giordano  Ziletti 
1 y 7 j.  in  40  edizione  il. 

Contiene  l’ Iftituxjoi te  deW  uomo  nobile  , a miglior  forma  ridotta  « Nel 
libro  ni.  cap.  xi. pag.  j.  14.  dice  » che  1 non  Tofani  fono  più  ofler- 
. vanri  della  lingua  , e che  più  numerofamente  padano  e fcrivono  , che 
, non  fanno  molti  Tofcani . Pag.  1 xj.  loda  le  opere  del  Caro  , Tolomti  , 

Caftì&lione  , Guldiccìone  > Bernardo  T'affo  , M.  Antonio  Piccolomini , 
Domenichi  t Rufcelfi  , Speroni  t Parchi  . Nel  libro  X.  cap.  ixi  pag  4*. 
da  vero  letterato  e gentiluomo  degno  d'imitazione  , ritratta  la  fu  a 
Rafaelia  t Dialogo  della  Creanza  delle  donne  . 

La  Leonora , Ragionamento  di  Giufeppe  Betuffì  fopra 
la  vera  bellezza.  In  Lucca  prejfo  il  Bufdrago  1557. 
in  8° 

Dell’  Educazione  Criftiana  de’ figliuoli  libri  ni.  di  Sil- 
vio Antoniano  [ dipoi  Cardinale  ] a iftanza  del  Car- 
dinal di  santa  Praflède  Arcivefcovo  di  Milano  £ san 
Carlo  Borromeo  ] In  Verona  per  Bajltau  dalle  Donne 
1584.  in  4°  ediz.  1.  1 

Dialogo  del  Matrimonio  e della  vita  vedovile , di  Ber- 
nardo Trotti.  In  Torino  prejfo  il  Bevilacqua  1580.///  4® 
Della  Bella  donna,  di  Federigo  Luigini  da  Udine  £libro 
pubblicato  da  Girolamo  RufcelliJ  In  Venezia  per  Pii - 
uio  Pietrafanta  1 5 54.  in  8° 

La  Donna  di  Corte  di  Lodovico  Domenichi . In  Lucca 
preffo  il  Bufarago  1 564.  in  40 
— La  Nobiltà  delle  donne . In  Viuegia  pel  Giolito 
1 $ S4-  in  8° 

Dialogo  della  iftituzion  delle  donne  di  Lodovico  Dol- 
ce . In  Viuegia  prejfo  il  Giolito  1 *47.  in  8° 


^Jigilized  by  Gjogle 


i 


Italiana 


I Ritratti  [ di  Donne  d’Italia  ] di  Giaugiorgio  Trillino  . lftT  r,  vrr 
In  Roma  per  Lodovico  Arrighi  1*34.  in  4°  di  bliot.  Cl.  VII» 

Altro  libro  ne  fcride  Monfìgnore  Pìerdanìetlo  'Uex.io  in  fna  gioventù  , fo* 

■pra  Darne  e Principefle  di  Francia  , (tampato  nel  idf  9.  in  quarto  gran* 
de  fenza  nome  ; e un  altro  minore  > ma  non  iftampato  , pure  allora  ne 
fcrifle  V Abate  Domenico  Salvetti  , Segretario  delia  cifra  del  pontefice 
Aleflandro  VII»  fopra  ix.  Dame  Bolognelì  . 

Gli  Efempj  della  virtù  delle  donne  del  Cavalier  Corne- 
lio Lanci . Iti  Firenze  per  Fraticefco  Tojì  iypo.  iti  1 2® 

Reggimento  del  Padre  di  famiglia  di  Francefco  Tom- 
mafi . In  Firenze  per  Giorgio  Mar ef cotti  1580.  iti  40 
Degli  Uficj , e de’  coftumi  de’  giovani  libri  iv.  di  Ora- 
zio Lombardelli . In  Firenze  prejjo  il  Marefcotti 

iti  12° 

Della  Tranquillità  dell’animojfopra  il  Dialogo  di 

Florcnzio  Volufeno  metafrafe.  In  Siena  per  Luca 
Bonetti  74.  iti  40 

Della  vera  Tranquillità  dell’animo,  opera  d’Ifabella 
Sforza . In  Venezia  prejfo  Aldo  1 544.  iti  40 
Dialoghi  dell’Amicizia  di  Lionardo  Salviati . In  Firen- 
ze per  li  Giunti  1 564.  in  8°  libro  primo  [ folamente  ] 

Ragionamento  di  Annibai  Guafco  a Livinia  fua  figliuo- 
la della  maniera  del  governarli  ella  in  corte, andando- 
vi per  Dama.  Iti  Torino  per  li  Bevilacqua  158 6.  in  8° 

L’Iftituzione  della  Spofa  del  Cavalier  Piero  Belmonte 
Ariminefe  . In  Roma  pre/fo  il  Gigliotto  1587.  in  40 
Gli  Ornamenti  della  Gentildonna  vedova  di  Giulio  Ce- 
fare  Cabei . In  Venezia  per  Crijloforo  Zantietti  1574. 

iti  8° 

Dell’  Ingratitudine , ragionamenti  ni.  di  Giufeppe  Oro- 
logi . In  Vitiegia  pel  Giolito  1 $62,  in  8° 

L’Inganno,  Dialogo  . Iti  Vitiegia  pel  Giolito  1 ;6j. 


Della  Cognizione  di  sè  fteflo , dialoghi  di  Giambatifta 
Muzj . In  Firenze  perii  Giunti  1 595.  in  40 
Del  Bene , libri  iv.  di  Sforza  Pallavicino  della  Compa- 
. gnia  di  Gesù  [ dipoi  Cardinale  ] In  Roma  pel  Corbel - 
letti  1544. in  4° 


in  8° 


M m mm 


IDia- 


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I 


642  Della  Eloquenza 

v.  ...  r~.  irrT  X Dialoghi  morali  del  Taffo  , che'  ora  Hanno  nel  tomo  nL  delle  (ite  ope- 

Bi.UOT.Ct.VXX.  re  , fono  degni  di  (lare  anche  qui  . P 

Trattato  della  Vita  fobria  del  magnifico  M.  Luigi  Cor- 
naro  nobile  V iniziano . In  Padova  per  Grazio/»  Perca- 
duo  I y j 8.  in  4°  ediz.'t. 

11  libro  fu  rìdampato  più  volte  e tradotto  in  più  lingue  , e Tempre  loda- 
to col  Tuo  grande  autore  da  tutti  gli  uomini  di  buon  (inno  > come  dal 
M urtiti  fopra  la  Lettera  t vili,  di  Stmtca  , da  Giammario  Perditaatti 
nella  Vita  di  Girolamo  Molino  , dal  Vefcovo  Graxdani  in  quella  del 
Cardinal  Commendane,  da  Guafparri  Offmanno  nelle  Lettere  di  Giorgio 

, Rittero  , dal  P.  D.  Claudio  Lancillotto  nella  Dille  nazione  dell*  Emina 
di  san  Benedetto  , e dal  P.  Lionardo  Loffio  , che  il  fece  latino  . Con- 
tiene Trattati  rv.  di  poca  molo  , il  primo  , ferino  dall'autore  In  età  di 
S3.  anni  , il  fecondo  di  8 6.  il  lirico  di  pi.  e il  quarto  di  pt • E pure  un 
ceno  della  Bonaudicrr  nel  1701.  osò  contra  tutte  le  regole  dell'  oneltà 
di  (lampare  in  Parigi  per  Niccoli  de  Vaux  in  duodecimo  il  Tuo  Antìeor- 
naro,  da  riporli  con  le  [olire  perftmali  del  Baillet,  Te  par  noetica  anche  sì 
fatto  onore . Il  buon  Cornato  , clic  fetide  parimente  dcW  Acque  [ o La- 
gune ] chiamandole  fortiffime  e fante  mura  di  Pentita , fi  duole  in  que- 
llo famofo  libro  della  Pila  fobria  , di  aver  vedati  al  Tuo  tempo  intro- 
dotti in  Italia  tre  mali  collumi  • 1.  L 'adulandone  e le  cerimonie . li. 
L ‘opinion  Luterana  . ut.  La  crapula  : epoca  veramente  cri  Hi Hinu  t di 
gran  mali , nc  inferiore  a quelle  di  Canne  , e d’ Egitto  , notate  ne'  Ca- 
lendari . L'opporli  al  Cornar 0 c un  darli  per  epicureo  • 

L'Etica  d’Ariftotile , tradotta  in  volgar  Fiorentino  da 
Bernardo  Segni . In  Firenze  per  Lorenzo  Torreutiuo 
if  yo.  in  40 

L’Etica  d’Ariftotile  a Nicomaco , ridotta  in  modo  di 
parafra  fe  da  Antonio  Scaino  con  varie  annotazioni 
(òpra  divertì  dubbj  . /«  Poma  per  Ginfeppe  degli  An- 
geli  1 J74.  mi  40 

1 Caratteri  morali  di  Teofrafto,  interpretati  perAnfàl- 
do  Ceba  [ al  Cardinal  Federigo  Borromeo  J In  Geno- 
va per  Ginfeppe  Pavoni  1 610.  in  40 

. Si  vale  fpefTo  del  Galateo  , e pel  Comentatqr  Francefe  egli  incende  il  Ca- 

V fattbono . 

L’Arte  di  corregger  la  vita  umana  , fcritta  da  Eprtteto 
filofofo , contentata. da  Simplicio  , e tradotta  da  Mat- 
teo Francetchi  Veneziano-  In  Venezia  per  Francefco 
Ziletti  Ij8j.  in  8®  r 

La  Morale  Filofofia  di  Epitteto  e di  Ariftotil?  con  Plu- 
tarco dell’amor  de’  genitori  verfo  i figliuoli,  di  Gre- 

’ - co 


\ 


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Italiana 


*4* 


co  ridotta  in  volgare  da  Giulio  Ballino.  Inezia  UT 

pel  Valvafori  i$6$.  in  8°  Bibuot.  Ci.  VII. 

Adriano  Rei  andò , gii  mio  amico  , il  qual  fece  la  fua  bella  edizione 
G. U Awm  .n  Utrec  nel  v?i i.  in  quarto , „on  ne  nomina  alcuna  in 
favella  Italiana  : e qui  ne  fon  due  . 

Comeuto  di  Jeroclc  filofofo  fopra  i verfi  di  Pitagora, 
detti  d oro , volgarmente  tradotti  da  Dardi  Bembo . 

Io  Venezia  per  B orezzo  Bar eizi  1604.  •«  4° 

Opere  morali  di  Senofonte,  tradotte  da  Lodovico  Do- 
menichi . In  Vtnegia prefo  il  Giolito  1 S67  i„ 

Opere  morali  di  Plutarco  [ il  Convito  de’  vii',  favi , del 
lodare  sè  dello  lenza  biafimo , e della  garrulità  1 tra- 
dotte  da  Lodovico  Domenichi . In  Lucca  per  Vincer* 
zio  Bufdrago  i $60.  in  8° 

Opufcoli  morali  di  Plutarco , tradotti  in  volgare 
da  Marcantonio  Gandini.  In  V tue  zia  per  Fioravaute 
"Prati  1614.  tomi  il.  tu  40 

— — - Apottemmi , tradotti  in  lingua  Tofcana  da  Giam- 
bernardo  Gualandi . In  Vinegia  prefo  il  Giolito  1 <6 7 
in  4°  '* 

Apottemmi , raccolti  da  Erafmo , e tradotti  dal  Faufìo 
da  Longiano . In  Venezia  prefo  il  Valgrifi  1 ,4<y.  8° 

Le  Tufculane  [ quiftioni  ] di  M.  Tullio  Cicerone , re- 
cate in  Italiano.  In  Vinegia  per  Vincenzio  Valeri  lì 
1 y 44.  in  8°  a J 

\\Pauft.daL<m&laH»  dandole  io  tue,  1.  dedica  al  Marcl.efe  GìtoUmo 
» «*»««««»  di  Cortemagg.orc,  fuo  Mecenate  nc  fa  volgarizzatore  un 
Gentiluomo  Fiorentino  , che  le  tradufle  a iftanza  di  Augno  Gufo,  ano 
Spagnuolo,  e dice  di  non  fuppr.mcre  da  Indegno  plagiario  gli  autori 
delle  opero,  die  gli  capiuno  alle  mani  . Buona  inaffima  del  Faufìo  , da 
tutu  non  praticata . J » 

Op^re  forali  di  M.  Tullio  Cicerone , cioè  gli  Ufic;, 

1 dialoghi,  i paradofli , e il  fogno  di  Scipione , tra- 
dotti da  Federigo  Vendramino  nobile  Viniziano , e 
corretti  da  Lodovico  Dolce . Iu  Vinegia  prefo  il  Gio- 
lito 1 y 64.  in  8°  ediz.  v. 

Difcorfi  filofofici  di  Pompeo  della  Barba  fopra  il  Plato- 
nico e divin  fogno  di  Scipione  a Marco  Tullio . In 
Venezia  per  Giammaria  B anelli  ryyj.  in  8° 

M m m m 1 Se- 


A 


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$44  Della  Eloquenza 

3i  » hot.  Ci.  vii.  Seneca  de’  Benefici , tradotto  in  volgar  Fiorentino  da 
Benedetto  Varchi . In  Fiorenza  pel  Terremmo  1**4. 
in  40 

E ivi  per  li  Giunti  1$ 74.  in  8° 

Li  Confolazione  di  BoexJo  , volgarizzata  dii  Varchi,  fu  podi  altrove 
con  le  rime  e profc  ; mi  fi  leggo  volgarizzata  ancora  da  altri  , nonché 
dal  Varchi . 


C A P O . I V 
Civile . 

D Ella  Vita  civile  libri  iv.  di  Matteo  Palmieri  [ad 
Aleflandro  degli  Aleflandri,  Fiorentino]  In  Fio- 
renza per  li  Giunti  1 j 29.  in  8° 

La  Civil  convenzione  di  Stefano  Guazzo  Gentiluomo 
di  Cafale  di  Monferrato.  In  Venezia  per  Altobcllo  Sa- 
licato  IJ74.  in  40 

Dialoghi  piacevoli . In  Venezia  per  Antonio  Ber- 

tano  158 6.  in  40 

Il  Galateo  di  Monfignor  Giovanni  della  Cafa  . In  Fi- 
renze preffo  i Giunti  iftfo.  in  8° 

Va  unito  ancora  alle  fue  opere.  Il  Ca/a  denominò  il  libro  , come  Dii» 
logo  , dal  gran  Prelato  Galeaxju  Fieri  menu , Tuo  amico  : ed  offendo 
Nuncio  Apodolieo  in  Venezia  , il  compofe  nella  Badia  di  Narvefa 
de'  Conti  di  CoUalto  , dove  talvolta  fu  Polito  di  portarli  . 

■ Trattato  degli  Uficj  comuni  tra  gli  amici  fupe- 

riori  e inferiori . In  Milano  per  Gio.  Antonio  degli 
Antonj  i;s9 • in  8° 

E quedo  pure  da  con  le  fue  opere  , avendolo  egli  fcritto  in  latino  ; ma  il 
redo  volgare  è pur  fuo  : e il  Taffo  , autor  competente  , lo  dà  per  tale 
nel  fuo  Dialogo  ad  Padre  dì  Famiglia  , nel  tomo  ili.  delle  fue  opere 
• Pag-  1P7* 

Il  Cortigiano  del  Conte  Baldaflar  Caftiglione.  In  Ve- 
nezia nelle  caje  d'Aldo  Romano  e di  Andrea  da  Afola 
fuo  fuocero  IJ28.  in  foglio ediz.  1. 

Nelle  prime  copie  di  quedo  libro  , date  a [lampare  al  vecchio  Aldo  , 

Juando  il  Conte  fi  trovava  Nuncio  di  Papa  Clemente  VII.  alla  Corte 
i Carlo  V.  in  Ifpagna  , entrarono  alcuni  arbitrj  » non  conformi  allo 
Itile  dell’  autore  : e cominciando  dalla  piima  parola  del  titolo  , vi 

coro- 


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Italiana  645 

eompJtifce  la  voce  litro  , forfè  per  dubbio,  che  tralafciandoli  , il  libro 
non  lì  tenefle  per  litro  , ma  per  altra  cofa . Vi  fegue  la  voce  non  To- 
fcana  comune  , Cortegiano  per  Cortigiano  , contro  alla  mente  dell'  au- 
tore , il  quale  , come  non  fi»  de’  tempi  Gotici , ufa  quella  voce  , e non 
l’altra  in  due  lettere  , ferine  da  Mantova  al  Bembo  nel  if  18.  e tfao. 
Rampate  dal  Sanfovino  tra  quelle  di  diverfi  al  Bembo  nel  libro  i li. 
pag-  j 9.  ediz.  il.  di  Venezia  ìfdo.  in  ottavo  . Laonde  fc  il  Conte  Bai- 
daffare  licito  usò  Cortigiano,  e non  Cortegiano,  fegno  c,  che  l’altra  voce 
nel  libro  non  venne  da  lui  : e in  buona  lingua  comune  de’  Letterali 
d’Italia  dee  fcriverlì  Cortigiano^  non  Cortegiano,  come  lì  fcrive  altretì 
artigiano  , partigiano  , Parmigiano , Marchigiano  , Lodigiano  , Colli- 
giano da  Colle,  cittì  di  Tofcana,  e Lnnigiana  da  Lumi . Segue  il  nome 
proprio  Baldefar,Baldifera,e  Baldi  fera  per  Balda fare, o Balda ffarr e, c\\0 
ai  fattamente  alterato  fu  niello  nelle  edizioni,  piuttollo  alla  Veneziana, 
A quei  tempi  , molto  liberi , paffacono  in  quello  libro  più  cote  , merite- 
voli di  riprenfìone  , le  quali  poi  diedero  giudi  motivi  al  Conte  G»m- 
millo  Capigliene  , figliuolo  dell’autore  , di  ricorrere,  da  molto  degno  e 
ottimo  gentiluomo  , per  mezzo  di  cala  Contenga  al  proprio  e legittimo 
tribunale  della  facra  Congregazione  de’  Cardinali  del  inni’  ’Uficìo  di 
Roma  per  ('emendazione  del  libro  : la  quale  vi  fu  fatta  con  gran  fenno 
• prudenza  : e quella  li  vede  qui  io  Roma  ferina  con  ogni  accuratezza 
e fedeltà  in  uno  (limabile  efemplare  del  Signor  Marcbefe  Capponi, Ram- 
pato da  Aldo  in  Venezia  ìjqf.  in  foglio  in  bella  carta  e carattere  ton. 
do  , ove  nel  fromifpizlo  dopo  quelle  parole  ; nuovamente  riiìampato  , 
li  leggono  immediatamente  ferine  a penna  quell'altre  ; e riformalo  con- 
forme all’  ordine  degl'  llltlfirijfimi  e Reverendiffimi  Cardinali  dell’ Inqui- 
fizione  di  Roma  : le  annotazioni  della  qual  riforma  furono  mandate  dal 
molto  lllufire  Signor  Claudio  Gonzaga  da  Roma  j otto  gli  8.  di  Ottobre 
1J7 f.  e arrivarono  in  Mantova  a’  17.  Novembre  1576.  procurale  dal 
molte  Illupre  Signor  Conte  Camillo  Calìiglione  : e detta  riforma  fu  fini- 
ta e riportata  /opra  un  altro  volume  , fimile  a quello  a'  x.  Aprile  1777.  e 
fu  confermata  dal  Reverendo  Padre  Inqui filore  di  Mantova  .Non  li  po- 
trebbe concepire  un  efemplare  più  proprio  e accurato  di  quello  , nel 
quale  oltre  alle  perpetue  note  in  margine  del  teflo  per  dinotar  quello  , 
che  vi  (la  perentro,in  principio  di  ciafcuno  de’  libri  1 v.vi  è l’argomento 
del  contenuto  : e ! luoghi  emendati  fono  efpredi  con  una  fonile  e fem- 
plice  linea  a traverfo  del  tefio  , afhnahc  facilmente  G pollano  dicevate, 
e confrontare  con  l'emendazione  . In  fine  poi  del  codice  vi  fono  gl’in- 
dici delle  eofe  contenute  nel  libro  , che  G vede  edere  (lato  con  tanto 
Audio  preparato  per  farne  una  nuova  edizione  , la  quale  fenza  dubbio 
farebbe  timalla  applaudita  da  tutte  le  perfone  onede  , come  onorevole 
all’autore  ; ina  bifogna  , che  per  qualche  accidente  , ora  ignoto  , non  G 
efcquifleie  intanto  è bene  averne  qui  ragionato  aoche  per  onoranza  del 
Signor  Marcbefe  Capponi , poflelfore  di  quello  libro  , e di  molti  altri  , 
ugualmente  filmabili,  come  fono  due  Danti  di  Rampa  d'Aldo  , uno  con 
note  del  Parchi , e l'altro  del  Tafani  . Il  nome  Cortigiano  fuol  pren- 
derfi  comunemente  in  mal  fenfo  , ma  qui  il  Come  lo  prende  per  Gen- 
tiluomo , il  quale  , dotato  di  riguardevoli  e virtnofe  parti  , le  ne  vive 
nobilmente  in  Corte  de’  Graudi . Intanto  finche  per  favore  del  Signor 
. Mar- 


Bibliot.  Ci.  VII. 


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Ili u noi.  Cl.  Vii* 


646  Della  Eloquenza 

M.irchefe  Capponi  fi  faccia  da  pcrfona  fidata  l’unica  cfqoifita  «dizione 
del  CtrtìfisHt  , degna  di  andar  con  (ìcurezza  per  mano  di  rutti  fenza 
altro  verbofo  accompagnamento  , porri  correre  quella  non  men  rive- 
lente,  la  quale  dedicata  in  Roma  al  Duca  d'Urbino^ie  fece  Àntenit  Ci- 
carelli  , Teologo  di  Foligno  in  Venera»  fer  Bernard*  B»f»  1784.  in 
ettaoo  j poiché  non  bada  effer  coti  dici  in  certe  cole  , e non  in  tutte  , 
dovendovi  alla  cattolica  entrare  anche  la  kuona  morale , che  non  alli- 
gna nell*  bruttezza:  ne  qui  ferve  alzarli  in  contrario  per  via  di  fofifmi. 


Gli  otto  libri  della  Repubblica,  che  chiamano  Politica, 
d’Ariftotile,  tradotti  di  Greco  in  volgare  Italiano 
per  Antonio  Brucioli . In  Venata  per  Ale/fandro  Bru- 
ciati 1 547.  in  8° 

Trattato  de'  Governi  d’Ariftotile  , tradotto  di 

Greca  lingua  in  volgar  Fiorentino  da  Bernardo  Segni. 
In  Firenze  per  Lorenza  Torrentizio  1 S49-  in  40 

La  Politica  d'Ariftotile,  ridotta  a modo  di  para- 

frafe  da  Antonio  Scaino  con  alcune  auuotazioui,  e fei 
difeorfi  Copra  diverfe  materie  civili . In  Roma  nelle  ca- 
fe  del  Popolo  Romano  1 J78.  in  40 

Della  Politica , ovvero  feienza  civile,  fecondo  la  dot- 
trina di  Ariftotile , libri  vili,  di  Felice  Figliucci , 
fcritti  in  modo  di  Dialogo . In  Venezia  per  Gtambati - 
/la  S orna f co  158 3.  in  40 

lo  Stato  delle  Repubbliche, fecondo  la  mente  d’Arifto- 
tilc , con  efempj  moderni , Giornate  vm.  con  ccxxit. 
avvertimenti  civili  per  coloro  , che  governano  ftati , 
e in  fine  una  Apologia  dell’ Onor civile,  di  Niccolò 
Vito  de’ Gozzi  Ragugeo.  In  Venezia  pre/fo  sìldo  1591. 
i»  40 

Ercole  difenfore  di  Omero  , dialogo  di  Ciro  Spontone , 
nel  quale  oltre  ad  alcune  nobilimmc  materie,  fi  tratta 
de’  Tiranni , delle  ingiurie  contro  di  loro , della  ma- 
gia naturale,  e dell’ u fido  donnefeo.  In  Verona  per 
Girolamo  Discepolo  1 S9S-  8Ù 

Dodici  libri  del  Governo  di  ftato  . In  Verona  per 

siticelo  Tomo  itfoo.  in  40 

La  Corona  del  Principe . In  Verona  per  Girolamo 

Discepolo  ijpo.  in  40 

Del  Governo  di  ftato  , e della  prudenza  politica , di  Fe- 

de- 


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Italiana  647 

derigo  Bonaventura . In  Vrbino per  ayflejfaudro  Corvi-  g7~jT.Cl.Vn 
no  1613.  in  40 

Del  Governo  de’  Regni  e delle  Repubbliche,  di  Francc- 
fco  Sanfovino . In  Venezia  preffb  il  Sanfovino  ijtfi.  e 
1778.  in  40 

L’iftituzione  del  figliuolo  di  un  Principe  dai  x.  anni  fino 
a quelli  della  discrezione , del  Faufto  da  Longiano . 

In  Vinegia  1142.  in  8 0 fenza  flampatore  . 

De’  Reggimenti  pubblici  della  città , di  Girolamo  Ga-N 
rimberto . In  Vinegia  per  Girolamo  Scotto  1744.  in  8° 

Coufiderazioni  politiche  e mòrali  di  Lodovico  bucco- 
lo . In  Venezia  per  Marco  Ginami  1613.  in  40  ediz. il. 

11  Principe  di  Giambatifta  Pigna  . In  Venezia  per  Fran- 
cefco  Sanfovino  1361.  in  40 

L’iftituzione  del  Principe  Criftiano  di  Mambrino  Ro- 
feo.  In  Roma  per  Madonna  Girolamo  Cartolari  1 743. 
i»4° 

— — E in  Venezia  per  Erafmo  Valgrifì  1 *49.  in  40 

Della  Ragione  di  Stato  libri  x.  con  tre  libri  delle  cagio- 
ni della  grandezza  delle  città,  di  Giovanni  Boterò  Be- 
nefc  . In  Venezia  preffo  i Gioliti  I 798.  in  4** 

11  Cittadino  di  Repubblica , di  Anfaldo  Ceba,  alla  valo- 
rofa  gioventù  Genovefe . In  Genova  per  Giufeppe  Fa- 
voni 16 1 7.  in  foglio  . 

Breve  Iftituzione  dell’  ottima  Repubblica  di  Giafon  de 
Nores,  e introduzione  fopra  la  Rettorica  d’Ariftotile. 

In  Venezia  per  Paolo  Mejetti  1778.  in 40 

Trattati , ovvero  Difcorfi  di  Bartolomeo  Cavalcanti  fo- 
pra gli  ottimi  reggimenti  delle  Repubbliche  antiche 
e moderne,  con  un  Difcorfo  di  Sebaftiano  Erizzo  de’ 

Governi  civili . In  Venezia  per  Francefco  Sanfovino 

if74.»»4°  ^ • 

Avvertimenti  civili  di  Gianfrancefco  Lottini . In  Firen- 
ze pel  Serenar  celli  1 774.  in  40 

Concetti  politici  di  Francefco  Sanfovino . In  Venezia 
per  G io.  sintomo  Ber  tono  1778.  in  8Ó 

Compendio.della  civile  o regai  poteftà  di  Francefco  de' 

Vieri . In  Firenze  per  Giorgio  Marefcotti  1787.  in  8° 

Dia- 


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648  Della  Elo  qjj  enea 

Bibuot.Cl.vii.  Dialogo  di  Giammaria  Memmo  [ Dottore  e Cavaliere] 
nel  quale  dopo  alcune  filofofiche  deputazioni  fi  for- 
ma un  perfetto  Principe,  una  perfetta  Repubblica,  un 
Senatore,  un  cittadino,  unfoldato,  un  mercatante . 
In  Vincg'ta  pel  Giolito  1 $63.  in  4° 

In  ceno  efemplare  ci  c una  lotterà  a penna  dell'  autore  al  Gran  ConteAa- 
bile  M-  Antonio  Colonna  . 

Trattato  di  Piero  Ribadeneira  della  religione  e virtù 
del  Principe  Criftiano  contra  Niccolò  Machiavelli , 
tradotto  di  Spagnuolo  in  Italiano  da  Scipione  Metel- 
li . In  Genova  prejfo  il  Pavoni  iypy.  «>4° 

La  Cattolica  difciplina  de’  Principi  del  Muzio  Giuftino- 
politano  [ contra  Giovanni  Brenzio  eretico  ] In  Roma 
per  Antonio  Biado  impreffor  della  Camera  Apojlolica 
1 $61.  in  8°  ediz.  t. 

11  Nobile  , ragionamenti  di  nobiltà , libri  v.  di  Marco 
della  Fratta  e Montalbano . In  Fiorenza  pel  Ponen- 
tino 1 548.  in  8° 

L'autore  nel  lib. il.  pag.  fj>.  foli  iene  per  cofa  lecita  al  particolare  > l’uc- 
cidere il  tiranno  ,cne  loda  gli  uccisori . 

Trattato  del  Governo  de’  Principi,  di  san  Tommafo 
d’Aquino  al  Re  di  Cipri,  tradotto  di  latino  in  volgare 
da  Valentino  Averoni , monaco  di  Vallombrofa. 
In  Firenze  per  Giorgio  Marefcotti  1 577.  in  8° 

Di  una  fola  parte  n'è  autor  tan  Tommafo  , fecondo  il  Frigoria  nella  Vita 
del  Santo  • 

l Dialoghi  e difoorfi  politici  del  Tallo,  che  danno  nel  tomo  ili.  delle 
fue  opere  , qui  pure  hanno  luogo,  e particolarmente  il  Forno  I.  e li.  il 
Goucaga  l.e  il.  e’1  Dialogo  della  Dignità  . 

Gli  relitti  politici  del  Parata  , del  Guicciardini  , del  Capelloni , dell' Am- 
mirato , e di  altri , G fono  congiunti  alle  lllorit  loro , e ai  volgariua- 
menti  di  Tacito . 


* C A P O . V 
Cavallerejca . 

DIfcorfi  del  Conte  Annibaie  Romei  Gentiluomo 
Ferrarefe , di  vili  in  vii.  Giornate . In  Venezia  per 
Francefco  Ziletti  iy8y.  in  40  ediz.  1. 

Ne 


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Italiana  649 

Ne  fono  altre  edizioni  , di  l'erona  per  Girolamo  Difcepolt  if  85.  di  Ferì  

rara  , e di  Pavia  , tutte  in  quarti  , e belle  j ma  non  altre  . Bl  BLIOT.  Cl.  VII. 

Il  Ta/fo  , che  al  fuo  Dialogo  del  Glutea  diede  il  titolo  di  Romeo  , loda 
quello  Conte  Annibale  , come  d'ogni ' maniera  dì  feelte  e belle  lettere  in- 
tendentijjimo  . Il  Porno  I.  Dialogo  del  T aJJ'o  intorno  alla  Kobiltd,  me- 
rita pure  di  e (Ter  qui  trafportato  . 

Difcorfi  cavallerefchi  di  Francefco  Birago  libri  iv.  In 
Bologna  per  Giufeppe  Longbi  1686.  in  40 
Difcorfi  cavallerefchi,  Dialogo  di  Gafpero  Toralto . 

In  Napoli  per  Orazio  Salvi  ani  1573.  in  40 
Dialogo  dell’  Onore  di  Giambatifta  Pofievino  Manto- 
vano . In  Vinegia  prejfo  il  Giolito  1 yy  8.  in  40  ediz.  il. 

Del  Conofcere  le  cofe,  pertinenti  all’onore,  e del  ridur- 
re ogni  querela  alla  pace,  libri  il.  di  Antonio  Poflèvi- 
no  Mantovano.  In  Vinegia prejfo  il  Giolito  lyy 9.  <04° 

Del  Vero  onor  militare,  Dialogo  di  Girolamo  d’Urrea, 
tradotto  di  Spagnuolo  iu  Italiano  da  Alfonfo  Ulloa . 

In  Venezia  preffo  il  Sefta  1 y 69.  in  8° 

Dell’  Onore , Confiderazione  di  M.  Claudio  Betti  Mo- 
donefe  , della  morale  e ordinaria  filofofia  pubblico 
lettore  nello  Audio  di  Bologna  . In  Bologna  per  A lef- 
fandro  Benacci  1367.  in  40 

Trattato  dell’ Onor  vero  e del  vero  difonóre  con  tre 
queftioni  , qual  meriti  più  onore  o la  donna  ,0  l’uo- 
mo , o il  foldato  o il  letterato , o l’artifta  o il  legifta  , 
di  M. Girolamo  Camerata  da  Randazzo  Siciliano, 
dottore  dell’  arti . In  Bologna  pel  Benacci  1 y 67 . iu  40 
Difcorfi  dell’Onore,  della  gloria,  della  riputazione  e del 
buon  concetto , di  Lodovico  Zuccolo  Accademico 
Filopono  di  Faenza.  In  Venezia  per  Marco  Ginami 
1623.  in  40 

Trattato  di  Fabio  Albergati , Gentiluomo  Bolognefe, 
del  modo  di  ridurre  a pace  le  inimicizie  private  . In 
Bergamo  per  Corniti  Ventura  1 y 87.  tu  40 
Trattato  di  Giambatifta  Olevano  del  modo  di  ridurre 
a pace  ogni  privata  inimicizia  , per  cagion  d’onore . 

In  Milano  per  Giambatifta  Bidelli  1620.  in  40  ediz.  li. 

Anche  RinalJO'Corfi  ne  fcrilTc  un  libro  , {Uniparo  in  Correggio  nel  if  yy. 

In  quarto . 

Nnnn  Trat- 


1 


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6 so  Della  Eloquenza 

Bi vii  Trattato  cavai  lercfco  coutra  l’abufo  delle  private  ini- 
micizie , di  Giufeppe  Anfidei . In  ‘Perpgia  pel  Cofian- 
tiui  1691.  in  40 

11  Gentiluomo  del  Muzio  Giuftinopolitano,  ove  in  tre 
Dialoghi  fi  tratta  la  materia  della  nobiltà , e fi  moftra 
quante  ne  fieno  le  maniere,  qual  fia  la  vera,  onde  ella 
abbia  avuta  origine , come  fi  confervi , e come  fi  per- 
da. Si  parla  della  nobiltà  degli  uomini  e delle  don- 
ne i delle  perfonc  private , e de’  Siguori  : e finalmen- 
te della  nobiltà  delle  armi  e delle  lettere  fi  difputa 
qual  fia  la  maggiore . lu  Venezia  per  gli  eredi  dì  Luigi 
Valva  (fori  1 $6  in  40 

Nel  libro  il.  pag.intf.  non  dice  bene  del  Gievio  , c nel  libro  III.  pag.aqi» 
dice  male  del  MacbiaveU « , del  quale  non  fi  può  die  bene  : e d Munia 
d’amendue  dice  male  anche  altrove  . 

Il  Cavaliere  in  rifpofta  al  Gentiluomo  del  Muzio  nella 
precedenza  dell’armi  e delle  lettere,  del  Cavalier  Do- 
menico Mora  [e  Morra]  Bolognefe,  Gentiluomo 
Grigione,  e Colonnello  di  Sigifinondo  III.  Re  di  Po- 
lonia . In  Vilna  per  Daniel  Lancieri fe  1 p 89.  in  40 

Quello  Gentiluomo  Grifone,  o Grigione  , parla  lèrnpre  al  Munto  diretta- 
mente  , ben  licuro  di  non  fcniitlì  da  lui  rifondere  , come  già  morto  : 
ne  confiderà  , che  le  armi  non  pofion  precedere  alle  lettere  , fe  quelle 
noi  vogliono  , appartenendo  alle  medeiime  la  privativa  di  concederlo  : 
c poi  egli  fa  , che  il  Cavaliere  rifponda  al  Gentiluomo  , quafiebe  follerò 
due  perfonc  divette  , quando  il  Attlnio  , che  Iva  fatto  il  Gemtilucme,  ha 
fatto  anche  il  Cavaliere  , fuo  fratello  carnale  . La  lingua  del  libio  , di 
cui  altrove  li  parlò  , ha  del  Grigione  più,  che  dell'Italiano  comune  . 

11  Cavaliere  del  Muzio  Giuftinopolitano^  In  Roma  per 
Emonio  Biado  1569.  in  40  E ne’  fuoi  Avvertimenti 
morali  pag.112. 

LaEauftina  dell’ armi  cavallerefche , a’ Principi 

c Cavalieri  d’onore  . In  Venezia  per  Vincenzio  Vai- 
grifi  i j5o.  in  8° 

E’  contta  un  Difeorjt  , aggiunto  dal  Fau/io  al  fuo  Duello  dell'ediaione  ti. 
di  renenia  frejjo  Rutilio  Bargomineria  da  Trine  IJfp.  in  atta  ve  . 

Al  Faujie,  difgullato  di  quefla  Fauflina  del  Mania,  non  riufeì  malagevole 
l'iogegnaifi  di  trafugarla  con  le  arti,  le  quali  non  mancano  in  tali 
v occalìoni , fpecialniente  poi  in  cofa  di  poca  mole . Elfcndo  quella  l’ul- 

tima volta  , che  da  me  fi  nomina  il  Fauflo  da  Longiana , dirò  qui  , e (Ter 
lu!  flato  pubblico  ptofcfl'ote  di  buona  lettere  in  Udine  . 

11 


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I 


Italiana  65 1 

Il  Gentiluomo  del  Fauflo  da  Longiano.  In  Venezia-, 
[ all’  infegna  deH’Angelo  di  Tobia  ] 1*44.  in  B°/e n- 
za  Jì  amputar  e [ Parte  i.  e il. Solamente  3 


Bi  suor.  Ct.VU. 


£'  in  fuU’andare  dei  libri  del  Doni  , che  poco  , o nulla  concludono  . 


Trattato  del  Debito  del  Cavaliere  del  Conte  Pomponio 
Torelli . In  Parma  per  Erafmo  Viotto  133)6.  in  40 
Trattato  delia  Nobiltà  di  Lorenzo  Ducei . In  Ferrara 
per  Vittorio  Baldini  1603.  in  40 
Delle  Mentite,  difcorfo  di  Camillo  Baldo  . In  Venezia 
per  Bartolomeo  Fontana  1633.  in  40  ediz.  il. 


La  voce  cavallcrefca  mentila  , in  latino  mendaci!  exprtiratio  , non  è 
antica  ; ma  fu  praticata  dal  Mudo  contra  l 'Ocbino  in  materia  di  Fe- 
de • Il  vero  ralvolra  avendo  innocentemente  faccia  di  menzogna , 
dee  rfuggirC  , come  dice  Dante  nel  Canto  avi.  dell’  Inferno  , benché 
non  li  a vivio  in  se  , conte  però  lo  è tempre  il  mentire  . La  voce  è ori- 
ginata da’  Cavalieri  erranti , a’  quali  per  la  loro  unica  profellione  d'ono- 
rcjdifeonveniva  il  mentire-,  onde  nelle  Novelle  antiche  G legge  uerilddi 
cavalleria  , come  fc  folle  una  fpecie  propria  , e diverta  dalla  comune  , 
per  avvito  di  atipie  Gentili  foptail  Canto  tv.  11.  ax  vi.  del  Taf»  : e 
può  vcderG  ancoia  fopta  il  Canto  ix.  A.  XXill.  e l'opra  il  Canto  il. 

fi.  XXII. 


II  Maremonte , ovvero  delle  Ingiurie , Dialogo  di  Sci- 
pione Ammirato  .Sta  nel  tomo  11I.  de’  fuoi  Opuscoli , 
i quali  nell’  approvazione  per  la  ftampa  dal  Coltellini 
lì  chiamano  pieni  d‘ ammaejìr amenti  cavallerefcbi  e ci- 
vili , nonché  poetici  e fcritturali . 

La  Spada  d’onore  del  Senator  Berlingero  Geflì . In  Bo- 
logna per  Domenico  Barbieri  1671.  Parti  vili,  in  4“ 

Lo  Scettro  pacifico  . Ivi  167 3.  in  40 

Pareri  cavallcrefchi.  Ivi  1673.  i»4° 

Editto  delCriftianifiìmo  Re  Luigi  XIV.  contra  i 

duelli  e rincontri, tradotto  in  Italiano.  Ivi  itf72.»»ta° 

Ve  ne  ha  una  bella  edizione  di  f'ienna  d’ Auflrìa  in  ottavo  . 


Il  Duello  di  Giambatifta  Pigna  , libri  ni.  ne’  quali  dell* 
onore  e dell’ordine  della  cavalleria  con  nuovo  modo 
fi  tratta . In  Venezia  per  Vincenzio  Valgrijì  1 3 *4.  in  40 
edizione  1. 

II  Duello  di  Dario  Attendolo . In  Vincgia  pel  Giolito 
1363,  in  8°  ediz.  ti. 

N n n n 1 II 


N n n n 1 


J 


/ 


Bis  hot.  Ci.  VII. 


-% 


Tag.  i *8.  2. 
T*l-  iW 


Lettere  r.utoliebe  IH. 
IV.  p. ij.  30&. 

Lettere  ftrjhri  lìk. 
li.ptf.  SS. 


Dinieghi  p.ij.  3if. 
220. 


652  Della  El  o qjj  e nz  A 

Il  Duello  regolato  alle  leggi  dell’ onore , del  Fauftoda 
Longiatio.  /«  Venezia  per  Vincenzio  Valgrift  lyja. 
>/;  8°  edizA.  L’ edizione  il.  fi  è accennata  di  fopra  . 

11  Duello  del. Muzio  Giuftinopolitano  con  le  rifpofte 
cavallerefche.i»  Vinegia  pel  Giolito  \$$%.in  8°  ediz.il. 
Dell*  Ingiuftizia  del  Duello  e di  coloro  , che  lo  permet- 
• tono,  libri  11L  di  Giambatifta  Sufio  all*  Invitrifiìmo  e 
Criftianifiìmo  Enrico  II.  Re  di  Francia  . In  Vinegia 
pel  Giolito  1555.  in  40 

Dedica  il  libro  al  Conte  Fulvio  Rangone  , dal  quale  con  molto  fuo  giu- 
bilo nc  avea  ricevuto  un  altro  latino  , di  argomento  limile  al  fuo* 
fcritto  da  Antonio  Muffa  : e impugna  Parit  de  Puteo  con  ìiambatifia 
Poffevino  , l’uno  de-’  quali  . come  legista  , e l’altro  . come  filojofo  , ma 
però  amendue  con  meri  fofifmi  , aveano  dato  il  Duello  per  lecito  . 

11  Mudo  , il  quale  in  fine  del Tuo  Cavaliere  non  favorifee  , ma  impugna 
il  Duello  , Umilmente  nel  libro  l v.  delle  t'ergeriane  affettila  di  averne 
ferini  i fuoi  libri  effettivamente  per  impedirlo  col  metterlo  in  dtforfo  , 
e per  farne  poi  nafeer  la  pace , ladove  prima  di  lui  ? queftionanti  pretto 
pretto  fi  uccideano  lenza  ammetter  diicorfo  : e dice  , che  tutte  le  que- 
rele , pattate  per  le  fue  mani  , il  erano  poi  rifolute  in  divulgar  ciafcuuo 
fcritture  delle  fue  ragioni , ovvero  fenza  altro  conchiudcndofi  in  paté,  di 
tante  centinaia  , che  a lui  ne  erano  venute  da  ogni  parte  da  configliare  , 
0 determinare  ; talché  dalle  fue  fcritture  di  Duello  ne  rifiutarono  molte 
volte  operadoni  non  folamente  laudabili,  ma  meritorie  appreffo  Dio.  Così 
la  difeorre  il  Mudo  anche  altrove  , benché  avette  fcritto  del  Duello 
prima  della  condanna  del  Concilio  di  Trento : e di  qui  ne  nacque,  che  san 
Pio  V.  con  Brevi  fpcciali  concede  al  Mudo  di  pubblicare  le  fue  opere 
Cavallerefcbe  , non  meno  , che  le  altre  in  materia  di  religione  , dopo 
rivedute  dagl’  Inquifitori  de’  luoghi  : c nell’  Indice  de'  libri  proibiti  di 
Clemente  Vili,  che  ì quello  de’  Pontefici  antecefl'ori  , accrefciuto  e 

Si  adottato  dai  lucceflori.fotto  la  lettera  D fi  dichiara,  che  duellorum 
ri  , litertt  , libelli  , fcripta  IT c.  quibus  eadem  Duella  ex  profeffo  ex- 
penduntur  , juadentur  , docenturque  , prorfut  vetantur  . ficut  iT  eorum 
deteflabilit  ufuj  a facro  Concilio  Tridentino  omnino  probibitus  efl . Indi 
poi  feguono  quette  parole  : si  qui  vero  ex  bujufmodi librit  , ad  con - 
troverfìat  fedandat  , pacefque  componendo!  proficere  poffint , expur- 
gati IT  approbati,  permittuntur  .rQuefti  libri  fon  que’  foli.-i  quali 
fi  appoggiano  ai  principi  ferini  e approvati  della  buona  Filofofia  mora- 
le . feguace  dei  ragionevoli  dettami  della  natura  . e non  d’altri  ; onde 
la  veto  Filofofia  cavallerefca  altra  non  é . che  la  Criflìana  , e chiunque 
c profeflore  di  etta.fu  detto  dai  nottri  degni  fcrittori  antichi  . i tir  Cbri- 
fiiana  pbilofopbia  . A propofito  del  Mudo  , il  Domenicbi  nel  Ragiona- 
mento delle  Imprelc  Icrive  , efler  lui  per  la  fua  rara  virtù  , e / in- 
goiar bontà  d'animo  , tenuto  in  gran  pregio  e molto  riverito  dal  mondo  : e 
per  li  dottijjìmi  e moralijjìmi  feruti  fuoi , lo  chiama  celeberrimo , e degnif  • 
fimo  d'eterna  fama  , aderendo  . che  il  Duca  d’Urbino  Guidubaldo  II. 
conte  tale  appunto  » il  teucra  predo  di  té . 


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I 


f 


Italiana 

C A P O . V 1 

Simbolica  . 


<*53 

BlBLIOT.  CL.  Vii. 


Dialogo  dell’  lmprefe  militari  e amorofe  [ in  latino 
mfiguia  ] di  Monfignor  Giovio  Vefcovo  di  No- 
cera,  e [le  lmprefe  eroiche  e morali]  di  Gabriello  Si- 
meoni  con  un  Ragionamento  di  Lodovico  Domeni- 
chi  [ nel  quale  fi  parla  d’imprefe d’armi  e d’amore] 

In  Lione  per  Guglielmo  Rovillio  1574.  in  8°  ediz.  ili. 

— E fotto  diverfo  titolo , con  un  difeorfo  di  Girola- 
mo Rufcelli . In  V enezia  per  Giordano  Ziletti  i;6o. 
in  8°  dopo  due  altre  edizioni  di  Roma  . 

Il  detto  Dialogo  del  Domenichi  il  trova  Rampato  Interne  con  gli  altri 
Tuoi  vii.  Dialoghi  io  Pine  già  pel  Giolito  in  ottavo • 

Le  lmprefe  illuftri  con  l’efpofizioni  e difeorfi  di  Jeroni- 
mo  Rufcelli , e con  la  giunta  di  altre  lmprefe, Il  tutto 
riordinato  e corretto  da  Francefco  Patrizio . In  Ve- 
nezia per  Corniti  da  Trino  di  Monferrato  1571  in  40 
■ E aggiuntovi  nuovamente  il  libro  iv.  da  Vincen- 
zio Rufcelli  da  Viterbo . In  Venezia  per  Francefco 
Frane tjcbi  1784.  in  40 

Ragionamento  di  Luca  Contile  fopra  la  proprietà  delle 
lmprefe,  con  le  particolari  degli  Accademici  Affidati. 

In  Pavia  per  Girolamo  Bartoli  1 174.  in  foglio . 

11  Rota , ovvero  dell 'lmprefe,  Dialogo  di  Scipione  Am- 
mirato . In  Firenze  per  Filippo  Giunti  1578.  in  40 

E ancora  nel  corno  1.  degli  Opufeoli  pag.  114. 

lmprefe  illuftri  di  divertì  con  difeorfi  di  Camillo  Ca- 
mini , e con  le  figure  intagliate  in  rame  da  Girolamo 
Porro.  In  Venezia  per  Francefco  Ziletti  1 5 86".  to- 
mi il.  vol.ì.'in  40 

Il  Conte,  ovvero  dell’ lmprefe , Dialogo  di  Torquato 
Tafl'o . Sta  con  le  fue  Lettere , Rampate  in  Praga , c 
tra  le  altre  fue  Opere . 

Delle  lmprefe , trattato  di  Giulio  Cefare  Capaccio  libri 

Iti.  In  Napoli  per  Gianjacopo  Carlino  1 ; £2.  in  40  \ , 

Le 


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6 s 4 Della  Eloqjjbnza 

Qi  «hot.  Ci.  vii.  Le  Imprefe  di  Scipione  Bargagli . In  Venezia  per  Fran- 
cesco Frauccfcbi  IS94.  ,u  4°  ediz.il I. 

llRolo  [crudo]  ovvero  Cento  Imprefe  dcgl’illuftri 
Signori  uomini  d’arme  Saneiì . In  Bologna  per  Gio- 
vanni RoJJì  ijsfi.  in  40 

Parere  di  Ercole  Marefcotti , fe  i concetti  favolofi  fi 
debbano  ammettere  ne’  corpi  dell,’  Imprefe . In  Bolo- 
gna per  Giovanni  Rojfi  16 1 j.  in  40 

Lettera  deH’illuftre  Signor  CoflanzoLandi  Conte  di 
Compiano  [ al  Conte  Guido  Sangiorgio  ] fopra  l’im- 
prefa  di  un  Pino  . In  Milano  per  Gio.  Antonio  degli 
Antonj  xytfo.  in  8° 

Lettera  al  Conte  Teodoro  Sangiorgio  [ fopra  al- 
tra Imprefa  ] Ivi  1 jtfo.  in  8° 

Difcorfo  di  Giovanni  Belloni  intorno  all’antro  delle 
Ninfe  Najadi  d’Omero,  Imprefa  degli  Accademici 
Ricovrati  di  Padova . In  Padova  per  Francefco  Bolzet- 
ta  1601.  in  40 

Sopra  l’Imprefa  degli  Accademici  Umorifti  Difcorfo  di 
Girolamo  Aleandro,  detto  nella  ftefla  Accademia-. 
l’Aggirato,  da  lui  in  tre  lezioni  pubblicamente  reci- 
tato . In  Roma  per  Jacopo  Ma  [cardi  16 1 1.  in  40 

Difcorfo  di  Fabrizio  Beltrami  da Cetona  intomoalle 
Imprefe  comuni  Accademiche.  In  Perugia  per  Alef- 
fandro'Petrncci  1611.  in  40 

Della  Realtà  e perfezion  dell’ Imprefe , di  Ercole  Taf- 
fo . In  Bergamo  per  Cornino  Ventura  itfia.  in  40 

Imprefe  feelte,  conforme  alle  regole,  per  Simon  Biralli. 
In  Venezia  pel  Ciotti  1600.  in  40 

Nella  pagina  1.  fono  cfprefli  gti  autori  , donde  furono  feelte  . 

11  Caftiglione , ovvero  delle  Armi  di  nobiltà,  Dialogo 
di  Pier  Grizio  da  Jefi.  In  Mantova  per  Francefco  Ofau - 
va  1 587.  in  40 

L’Araldo,  ovvero  dell’Armi  delle  Famiglie , trattato 
di  Gafpero  Bombaci . In  Bologna  per  Giambatifìa  Pe- 
roni 16 ji.  »»  40 

Trattato  di  M.  Francefco  Caburacci  da  Immola,  ove 
fi  dimoftra  il  vero  e nuovo  modo  di  fare  l’Imprefe , 

con 


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Italiana  6ss 

con  un  breve difcorfo  in  difefa  dell*  Orlando  furiofo  BiiuoT.Ct.vii. 
di  M.  Lodovico  Ariofto  . In  Bologna  per  Gio.  RoJJì 

ij8o.  i«4°  — 

Si  «ra  pollo  altrove  , ma  da  bene  anche  qui  . 

Trattato  de’ colori  nelle  arme , nelle  livree  e nelle  di- 
vife,  di  Sicillo,  araldo  del  Re  Alfonfo  d’Aragona_. 

[ tradotto  dal  Francefe  da  Giufeppe  Orologi]  In  Ve- 
nezia per  Domenico  Nicolino  i %6$.  in  8° 

I F rance  li  abbondano  di  libri  fopra  queft'  arte  , chiamata  Araldica  ed 
Heraldica  , e da  elli  Blafone , Noi  abbiamo  Dante,  il  quale  con  poche, 
ma  efl'enziali  parole  ne  lerillc  nel  Canto  X vii.  dell'  Inferno  , /piegato 
poi  dal  Geli i nella  lezione  iv.  della  Lettura  vii.  Abbiamo  pure  it 
T Tifino  , che  ne  tratta  nel  libro  X.  dell  'Italia  liberata  , e poi  t'incenr.ie 
Ber  gii  ni  nel  primo  difcorfo  del  Tuo  tomo  il.  . 

CAPO,  VII 

Giurìfprudenza  , Diritto  pubblico  , e delle  Genti  . 

LE  lllituzioni  Imperiali  di  Giufliniano  Augufto , tra- 
dotte in  volgare  da  Fraucefco  Sa  ufo  vino  con- 
l’efpofizione  di  quella  materia  . In  Venezia  per  Barto- 
lomeo Cefano  1551.  in  40 

Difcorfo  della  dignità  delle  leggi , rifpetto  a tutte  le  al- 
tre feienze  ed  arti , di  Pier  Benedetti  da  Urbino  . In 
Bologna  per  Alejf andrò  Scuoce 1 1570.  a»  40. 

Le  lflituzioni  deH’lmperio,  contenute  nella  Bolla  d’oro 
[ di  Carlo  IV.  ] nuovamente  dalla  latiua  nella  volgar 
lingua  tradotte  [ da  Luca  Contile  ] Nell’accademia 
Veneziano  1 j j8.  in  40 

L’Origine  degli  Elettori.  Ivi  isi9-  *«4° 

Difcorfi  della  Precedenza  de’  Principi , e della  Milizia , 
di  Sperone  Speroni . In  Venezia  per  Giovanni  s liberti 
1 598.  in  4° 

Ragioni  di  precedenza  [ tra  i Duchi  di  Ferrara  e di  Fi- 
renze ] In  ferrar  a per  Francefco  Raffi  1662.  in  foglio  , 

e ancora  in  40 

Capitolazioni , fatte  tra  N.  S.  Papa  Clemente  Vili,  e il 
Signor  D.  Cefare  da  Elle  nella  pace  e accomodamen- 
to delle  cofe  di  Ferrara  e fuo  ducato , a di  j.  Gennaro 

iyj>8. 


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656  Della  E l o qjj  e n z a 

Èia  li  ut.  Cl.  vìi.  1 *P8- *n  Faenza,exonfcrm*te  in  Conciftoro  ai  indet- 

to. In  Ritma  appresogli  Jìampotori  Camerali  i jp8.  in  8° 

. E in  Rimini  per  Giovanni  Simbeui  i yy8.  in  40 

Riftretto  del  difcorfo , fatto  fopra  la  caufa  del  Monfer- 
rato per  l’Altezza  Sereniffima  di  Savoia . In  Torino 
per  Luigi  Pizzamaglio  16 14.  in  foglio  , e ancora  in  40 

Trattato  del  Titolo  regio,  dovuto  alla  Sereniftìma  Cafà 
di  Savoja,  infieme  con  un  riftretto  delle  rivoluzioni 
del  reame  di  Cipri , appartenente  alla  Corona  [ del 
Padre  Pietro  Monodo  Gefuita  ] In  Torino  per  gli  ere~ 
di  di  Giandomenico  Tarino  1633.  in  foglio. 

Un  altro  libro  confimile  , ma  diverta , era  Aito  ivi  Rampato  da  Giorni*- 
tifa  Bevilacqua  nel  1 J94.  in  quarto  . 

Parere  di  Gafparo  Giannotti , fcritto  al  Signor  Giulio 
Cefare  Catelmi  fopra  il  Riftretto  delle  rivoluzioni 
del  reame  di  Cipri , e le  ragioni  &c.  In  Francfort  [an- 
zi in  Firenze ] 1 63}.  in  foglio , fenza  ftampatore  . 

Di  queRa  controversa  parla  Davide  Pei/ero  nella  lettera  LXVll.di  quel- 
le , che  Federigo  Gottelffio  Getterò  pubblicò  in  Jena  per  Erneflo  Claudio 
Bailiar  nel  1708.  m ottavo . Per  quello,  che  riguarda  i Fenetùaui  , 
Teodoro  Grafvinctt elio  , Giureconfulto  Olandefe  , rifpofe  al  Padre  Mo- 
nodo con  una  DiRèrtazione  , Rampata  in  Leida  dalF Eltevirio  nel  1644. 
iu  duodecimo , come  pur  dianzi  avea  rifpoRo  allo  Squittinio  della  liber- 
ti Veneziana  . 

Lettera  [diMonfignor  Felice  Contelori  ] in  rifpofta 
alle  ragioni  del  Duca  di  Parma  contra  la  prefa  della 
Città  c Ducato  di  Cadrò,  efequita  nel  1*41.  [ In 
Roma  ] in  foglio  , e ancora  in  1 1° 

Vi  fcriflc  pure  legalmente  in  latino  i'ierframcefco  de'  RcJJi  . 

Il  Dominio  temporale  della  Sede  Apoftolica  fopra  la 
città  di  Comacchio  con  la  Difefa  1.  In  Roma  [ per 
Francefco  Gonzaga  ] 1709.  in  foglio  . 

Difefa  II.  In  Roma  [ per  Francefco  Gonzaga ] 1 7 1 1 . 

in  foglio . - - 

Confutazione  di  uno  fcritto  Italiano  e Francefe, 

fparfo  in  Germania  intorno  a Comacchio . In  Roma 
[ per  Francefco  Gonzaga  ] 1711./»  foglio . 

Rifpofta  a varie  fcritture  contra  la  santa  Sede  in 

propofito  di  Comacchio . In  Roma  [ per  Francefco 
Gonzaga  ] 1720.  iu  foglio . 

Dell' 


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* : Italiana:  - ;•  ■ 6s7r 

w—+  Deiriftoria  del  Dominio  temporale  della  Sede  bTÌmot.  c*..  vii» 
Apoftolica  nel  Ducato  di  Parma  e Piacenza , libri  ni. 

In  Roma  [ per  Francesco  Gonzaga  ] 1720.  in  foglio . 

£ltri  limili  fcrittl  di  Diritto  pubblico  fono  trasfulì  ne’  tomi  x v.  del  Afer- 
curio  tfi  Vittorio  Siri  , diverlì  da’  fuoi  tomi  V tu.  delle  Memorie  re- 

condite: tutti  peto  inficine  concernenti  ridona  dell’ultimo fecolox  vii. 

• ’ * . » 

Il  Meflaggero,  Dialogo  di  Torquato  Tafi'o . In  Venezia 
per  Bernardo  Giunti  1582.  ##4° 

Trattato  della  Guerra  e unione  de'  Principi  Criftiani 
contro  ai  Turchi,  di  Cofimo  Filiarchi.  In  Vinegia 
prejfo  il  Giolito  1 J72.  in  40 

Difcorfo  intorno  alle  cofe  della  Guerra^con  una  Orazio- 
ne della  Pace  [ all’  Imperador  Carlo  V.  del  Cardinal 
Reginaldo  Polo  ] Nell'Accademia  Veneziana  ijj8. 
in  40 

Trattato  generale  della  Regalia,  tradotto  dal  Francefc 
[ del  Vefcovo  di  Pamiers  ] 1582.  in  40  fenza luogo , 

Qui  vanno  riportati  altri  dialoghi  del  Tajfo  , e più  cofe  di  Scipione  Am* 
mirato  t inferite  ne’  tomi  ni.  de* -fuoi  Opufcoli  • 

CAPO.  Vili 
Matematica  * 

DFlla  nuova  Geometria  di  Francefco  Patrizi  libra, 
xv.  ne’  quali  con  mira bil  ordine , e con  dimoftra- 
zioni,  a maraviglia  più  facili  e più  forti  delle  ufate , fi. 
vede , che  le  matematiche  per  via  regia  e più  piana , 
che  dagli  antichi  fatto  fi  è,  li  portano  trattare.  la: 

Ferrara  per  Vittorio  Baldini  * 5 87.  in  40 

Di  lui  ci '-fono  ancora  i primi  libri  tI.  latini  de  rerum  natura  , l’uno  de. 

Jpacio  pbyfico  j e l’altro  de  fpacio  mathematica  , ftampati  in  Ferrara  dal 
Baldini  1787.  in  quarto  . 

Pratica  della  Perfpettiva  di  Monfignpr  Daniello  Barba- 
ro , eletto  Patriarca  d’Aquileja , opera  molto  utile  a* 

Pittori, Scultori,  e ad  Architetti.  In  Venezia  per  Cam- 
millo  e Ruttilo  Borgominieri  1568.  in  foglio  9,ediz.  il.  ’ 

11  nome  di  ti  gran  Prelato  nobilmente  rifplcndc  in  quella  Eloquenza , e 

O 0 o o va- 


65Ì  Della  Eio^ekz  a 

.....  ■-  — anche  nell’  «leu  , come  in  pnl  facoltà  facte  e dviU  egualmente  cele* 

DI  ilioT.  Cl.  VII.  |,cc>  e nelle  ambafecrie  per  la  fua  patria  > e nel  giado  eccleffoftico  illu* 

(tre  ; onde  Mfonfo  Vile*  non  fi  faxia  di  lodare  il  Paetiarca  Giovanni 
Grimani  in  occasione  di  dedicargli  i Dialoghi  della  Naturai  filoibfix  di 
Giovanni  di  Pente  , per  elTerfi  eletta  Coadiutore  un  unt’  uomo  , da  lui 
chiamato  priucìfol  lume  di  quello  fecolo  , e (tèndo  la  fua  e le  a ione  (tara 
approvata  dal  Pontefice  Giulio  III.  ai  x vii.  Dicembre  ijjo.  Egli poi 
moti  nel  1174.  d'anni  lxi.  come  nato  ai  x vili,  di  Febbraio  if  i|. 
dell'  era  comune  : con  le  quali  Scure  dare  fi  emenda  chi  ne  recide  di. 
verfaiuente  . Gregorio  XIII.  furrogò  poi  Luigi  Giu/Tiniam  altro  coad- 
jutore  al  Grimani  .ai  xx.  Luglio  1574. 

Pratica  di  Profpetti va  di  Lorenzo  Sirigatti . In  V inezia 
per  Girolamo  Francefcbi  1 $ 96  ^in  foglio  . 

Le  due  regole  della  Profpettiva  pratica  di  Jacopo  Ba- 
rocci da  V ignola  co.’  Comentarj  d'Egnazio  Danti . /* 
Roma  prejfo  il  Zanuetti  158  j.i»  faglio  . 

Dell’  Ufo  e delia  fabbrica  dell’Aftrolablo , e del  planis- 
ferio  con  la  giunta  deli’  ufo  e della  fabbrica  di  nove 
altri  linimenti  agronomici,  di  Egnazio  Danti . In 
Firenze  per  li  Giunti  1578.1»  40 

General  trattato  di numeri,  e mifure  di  Niccolò  Tarta- 
glia. In  Venezia  per  Curzio  Trojano  1556.  Furtivi* 
voi.  t.  in  40 

Invenzione’,  del  corfo  della  Longitudine  di  Paolo  Inte- 
rino , Gentiluomo  Geùovefe , col  riftretto  della  Sfe- 
ra . Ih  Lucca  pel  Bufdrogo  1 5 5 1.  »»  40 

Della  Sfera  del  mondo  librivi,  di  Aleflàndro  Piccolo- 
mini.  In  Venezia  per  Gio.  Varifco- 1 595.1»  40  ediz.  il. 

Delie  Stelle  fiflè . In  Venezia  per  lo  Varifco  in  40, 

fenz‘  anno  . 

-■  Teoriche , ovvero  Speculazioni  de’  Pianeti . In 
Venezia  per  lo  Varifco  15 6j*  in  4? 

Annotazioni  fopra  la  lezione  delia  Sfera  del  Sacrobo- 
feo,  ove  li  dichiarano  tutti  i principi  matematici  c 
naturali  [di  Mauro  Fiorentino  J In  Firenze  per  lo 
Torreutiuo  1550.  in  4® 

La  Sfera  di  Gialbii  de  Nores . In  Padova,  per  Paolo  Me - 
petto  1589.  in  40 

La  Sfera  di  Proclo,  tradotta  da  Egnazio  Danti  con  an- 
notazioni . In  Firenze  per  li  Giunti  *573.  in  40 

E tra- 


\ 


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Italiana  659 

— . E tradotta  da  Tito  Gio.  Scandianefe  .In  Vìncgia 
pel  Giolito  1 f $6.  in  40 

Difcorfo  fopra  gli  anni  climaterici  di  Giufeppc  de’  Rof- 
fi  da  Sultnona.  A»  Roma  per  Jacopo  B cricchia  4» 

Trattato  della  Sfera  cou  le  pratiche  per  quelli,  che  delì- 
derano  efercitarfi  in  ella , e col  modo  di  far  la  figura 
celefte , fecondo  la  via  razionale , di  Urbauo  David . 
Ih  Roma  per  lo  Mafcardi  itf  81.  in  n° 

Degli  Elementi  d’Euclide  libri  xv.  con  gli  fcolj  antichi, 
tradotti  prima  in  lingua  latina  da  Federigo  Comman- 
dino, e di  contentar/  ili  nitrati , e ora  d’ordine  del  mc- 
defimo  trafportati  nella  uolìra  volgare , e da  lui  rive- 
duti . I»  Urbino  per  Domenico  Frifolino  1 J7  j.  in  foglio. 
Il  libro  v.  degli  Elementi  d’Euclide,  ovvero  feienza  uni- 
vertale  delle  Proporzioni,  fpiegata  con  la  dottrina 
del  Galileo  £ da  Vincenzio  Viviani  ] In  Firenze  alla 
Condotta  1^74.1*4° 

•—  Formazione , e mifura  di  tutti  i Cieli . In  Firenze 
per  Pier  Matini  1690.  in  40 

Lo  Specchio  ultorio  di  Bonaventura  Cavalieri , ovve- 
ro trattato  delle  Sezioni  coniche  . In  Bologna  per 
Giambatìfla  Peroni  iSfo.  in  40 
Fabbrica  degli  Orologi  folari  per  D.Valentino  Pitti  Ca- 
nonico regolare  di  san  Salvatore.  In  Venezia  per 
Marco  Gaarifco  1 y $8.  in  foglio  . 

Dialogo  di  Giambatifta  Viroercato, degli  Orologi  folari. 

In  Ciliegia  pel  Giolito  1 {67.  in  4® 

Degli  Orologi  folari  nelle  fuperficie  piane.  Trattato  .dì 
Muzio  Oddi  da  Urbino.  In  Milano  per  Jacopo  Latini 
1514.  in  4°  , ■ i 

— - Dello  Squadro,  Trattato.  In  Milano  per  Bario- 
lommeo  Folcila  i6ij.>«4® 

— — Della  Fabbrica  e dell’  ufo  del  Compaflo  polime- 
tro.  InMilano  pel  Folcila  tójj.  in  40 
Monicometro , ftrumento  da  mifurar  la  villa  Itando 
fermo , del  P.  D.  Francefco  Pifferi  Camaldolefe . In 
' Siena  per  Luca  Bonetti  ijfif.  i»-4a 
Fabbrica  del  (xynpaflò  di  proporzione  di  Paolo. Cafati. 

« * O o o o a In 


1 


66o  Della  Eloquenza 

- Bologna  per  G.  S.  F erotti  1664.  in  40  -- 

Bisliot.  Ci.  vii»  Di*  Sfoni  matematiche  di  Galileo  Galilei  intorno 
Dfdue  nuove  fcienze, attinenti  alla  meccani  » mo-; 

* vimcnti  locali . /»  Leida  per  gli  Elzevtr)  4 ti 

. Difcorfo  intorno  alle  cofe , che  ftanno  ^Jlacq^, 

o che  in  quella  fi  muovono . In  Ftreuze  per  Cojrno 

Giunti  1612.  in  4?  ediz.ìl.  • ' 

Pu  atta  ultimamente  in  Firenze  <bi  T-*W  •**"»  UoUOM  *d‘U<We 
■ delle  opere  del  GMlilti  la  tomi  «ri.  In  quarte  * 

C A P o . I x . ; 

Il  Calendario  e Computo  eccleftaftico . • ■> 

Difcorfo  di  Giovanni  ZantI  fopra  la  riforma  delT 
anno  , fatta  da  Gregorio  X11L  In  Roma  perento- 

t/10  Biado  1 y8x.  in  40  . , . R M n ' 

La  C hiave  del  Calendario  Gregoriano  del  R.  M.  U go- 
lino Martelli  Vefcovo  di  Glandeva . In  Itone  i*8*~ 
in  8°  fettza  Jlampatore . ‘ „ , 

pelato > non  comune  , del  Zm*1  • ><,  . ' / . • i. 

Trattato  del  Computo  ccclefiaftico  del  P.  Guido  g 
Sovvignl,  fàcerdote  dell  Oratorio  di  Erancia . In 
tfowa  per  Ludovico  Grignani  1641.  in  8°  • 

11  Computo  ecclefiaftico  riformato , facile , e » 

ordinato  e difpofto  ne’  nodi  delle  dita  da  Vincenzio, 
Cappellini  Finarefe.  In  Modana  per  Bartolomeo  So- 
li  ani  1647  .;«8° 

C A P O * X 


Architettura . 


,:o 


-.1 


LA  Milìzia  Romana  di  Polibio , Tito  Livio,  e Dio- 
nigi Alicarnafleo , da  Francefco  Patrizi  dichiara- 
ta, e con  varie  figure illuftrata,  la  quale  appiè  np^n-^ 


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♦ •Italiana  „ 66 1 

tefa  , non  folo  darà  altrui  ftupore  de’  fiioi’  buoni  or- 
' dini,  edifciplina,  ma  ancora  in  paragone  farà  chiaro 
quanto  la  moderna  fia  difettuofa  e imperfetta *1»  Fer- 
rara per  Domenico  MatmreM  158 3.  in  40 
— ■—  Paralleli  militari,  ne’ quali  fi  fa  paragone  delle 
milizie.antiche  con  le  moderne  [ opera  eziandio  poli- 
tica ] In. Roma  per  Luigi  Zannetti  15^4.  tomi  il.  voi,  i. 
in  foglio .. 

Nel  frontifpizio  fù  poi  mutato  il  nome  itilo  Stampatore  in  quello  di"  Cu* 
glieimo  Face  lotto  , e Tanno  nel  uSo  6.  quando  era  già  morto  il  Pafrix. j , 
che  dedicò  l’opera  al  Duca.Buonccunpagm  ,.  degnamente  esaltandolo 
per  gran  fautor  delle  lettere . Non  c poco  , che  due  uomini  grandi  » 
ma  non  di  rado  ugualmente  maligni  «.Superbi-,  ' Ciuf eppe  Scaligero  y e 
■ Claudio  Salmafio  , il  primo  Scrivendo  al  Cafaubono  , e l’altro  al  vec- 
chio  GrtmooitXy  lodino  queft’opera  dfcl  Patrixj  , e il  primo  ancora  nella 
Scaligera»»  j dandone  per  plagiario  GidPlo  Liffio  , perfona  onorata  , e 
da  non  tenerli  facilmente  per  tale  fòpra  un  vìdetur  del  Salmafioy  e mol- 
’ ito  meno  lenza  il  vidttur  , e nafcoSlamente  Sulla  nuda  parola  , o cairn»* 
nia  dello  Scaligero  : il  quale  per  altro  Tappiamo  da  Monfignore  \ Vendo 
©oq.  quante  atrocissime  ingiurie  oiò  di  trattate  IL  povero Liffio  di  pro- 
pria unno  ne’  margini  di  un  efèmplare  del  fuo  libro  de  Milìtta  Roma r 
nè  /korfe  in  ricompenfa  , che  il  buon  Liffio  parve  non  cercare  altro-, 
«hp  Jr.oocafoni  di.  lodar  lo  Scaligero  : del  cui  libro  bisognerebbe  an- 
r *ora  veder,  come  Sta  la  prima  edìzione  -.  L’inlìgnc  plagiario  , da  me  più 
*•  vòlte  accennato.  Si  feopre  ben  con  altro  , che  con  un  vìdetur  . Ma  peg- 
gio farebbe  , fe  io  riferilli  una  Tua  nuova  propoSìzionc  in  materia  dello 
Scalìgero:  la  quale  per  degni  rifpetti  non  voglio  quì  riferire.  Al  SaL 
ronfio  poi  , e allo  Scalìgero  non  fo  per  altro,  come  pollano  e (Ter  pia- 

ciuti  i Paralleli  del.  Patrixj  , a loto  certamente  non  favorevoli  • 

- ' * • - 

Difpareri  in  materia  d'Architettura  e profpettiva  con 
• pareri  di  eccellenti  e famofi  Architetti , che  gli  rifolr 
vono,  di  Martino  Bacci  Milanefe.  In  Brefcia  per 
Froncefco  Marchetti  1572.  in  40 
Trattato  deiTAcque  del  magnifico  Metter  Luigi  Coruar- 
ro , nobile  Viniziano  * In  Padova  per  Graztofo  Tetca- 
cino  i$6o.  in  40 

L’autore,  di  cui  parla  , oltre  agli  altri , gìidifopra  accennati,  anche 
il  Gaffendo  nella  Vita  del  Peirejlyo  , dice  di  averlo  fcritto  d’anni  8;»- 

. • . . . • 

;Tre  Difeorfi'  [ di  Giufeppe  Ceredi  ] fopra  il  modo  di 
alzare  Tacque  da’  luoghi  baffi.  In  Parma  per  Set  biot- 
to in  40 

Trat- 


lilBLlOT.  Cu  VII. 


Efifl.  extx.  li b.  11. 
f»g.  a3y. 

kfijì.  tcnt.fag.21j. 
xciv.ji6.xcvr.a20. 

liuti  ianapag.il. 


662  Della  Eloqitenza 

BiatioT'Ct.  vii.  Trattato  della  direzione  de*  Fiumi  di  Faraian  Miche- 
lini . In  Firenze  nella  ftamperla  della  Stella  1664..  in  4* 
Dialoghi  il.  di  Jacopo  Lantieri  da  Paratico  Brefciano 
del  modo  di  difeguarle  piante  delle  fortezze , fecon- 
do Euclide . In  Venezia  prejfo  il  Valgrifi  iffj.  in  4* 
Del  fortificare , offendere , e difendere  col  modo  di  tire 
alloggiamenti  campali,  di  Girolamo  Cataaeo  Nova- 
refe  . In  Brefcia  per  Tommafo  Bozzo! a 1567,1»  40 
1 quattro  primi  libri  d* Architettura  di  Pier  Cataneo  • /» 
Venezia  prejffo  il  Manuzio  1 5 J4.  in  foglio . 
Architettura  militare  di  Francefco  Marchi  Capitanò. 
In  Venezia  per. Francefco  Franceschi  1577.  in  foglio  . 

Ci  fono  altre  edizioni  di  queft'Arch  Itemi  ra  del  Marchi  , 000  poco  Ut* 
mata  dai  iincftri  della  milìzia  moderna  , 

Libri  iv.  deirArchitettura  di  Andrea  Palladio . In  Ve* 

• ■ nezia  per  Marcantonio  Brogiotto  1572.  in  foglio . 

E ivi  per  Rartóiommeo  Car amplilo  1581.  in  foglio  , 

Idea  deirArchitettura  di  Vincenzio  Scamozzi . in  Ve- 
nezia per  Giorgio  Valentino  161  f,  tomi  il.  »»  faglio w ■» 
— — Difcorfi  fopra  le  Antichità  di  Roma  [ con  figurò 3 
In  Venezia  per  Francefco  Ziletti  1/82.  in  foglio . 

La  Corona  Imperiale  di  Architettura  militare  di  Pier 
Sardi . In  Venezia  a fpefe  dell’autore  i5i8.  in  foglio, 
L’Architettura  di  .Baftiano  Serlio.  In  Venezia  per  li 
Francefchi  ly  84.  in  40 edizione  il. 

Della  Trafportazione  dell*  Ohelifco  Vaticano , c delle 
fabbriche  di  ^ifto  V.  fatte  dal  Cavalier  Domenico 
Fontana  . In  Roma  per  Domenico  Bafas  590,  in  foglio  . 
L Arte  militare  terrete  e marittima , fecondo  la  ragio- 
ne c l’ufo  de’  più  valorofi  capitani  antichi  e moder- 
ni libri  iv.  di  Mario  Savorgnano  Contedi  Belgrado  , 
pubblicati  da  Cefare  Campana . In  Venezia  per  Fran - 
. cefco  Francefchi  1599,  in  foglio , ediz,  f.  > •< 

Il  Savorgnano , ovvero  dèi  Guerriero-novello,  Dialogo 
del  Cavalier  Ciro  Spontone.  .In  Bologna  per  Vittorio 
Benacci  1603,  in 8°  ‘ * • 

I dieci  libri  deirArchitettura  di  Gio.  Antonio  Rufconi, 

fc- 


{ 


/ 


Italiana  663 

fecondo  i precetti  di  Vitruvio  [ con  figure]  In  Vini-  Vn. 

già  prejfo  il  Giolito  i $go.  in  foglio  , ediz.  i. 

I dieci  libri  dell’Architettura  di  M.  Vitruvio,  tradotti  e 
comentati  da  Monfignor  Daniello  Barbaro , eletto 
Patriarca  d’Aquileja , da  lui  riveduti , ampliati  e in 
più  comoda  forma  ridotti . In  Venezia  per  Francefeo 
Francefcbi  tsó-j.e  1 5 84.  in  40 

Monfignor  Barbari  divulgò  ciucila  Tua  opera  anche  2 parte  in  latino  , co- 
me il  Patitilo  la  Tua  lmitat.ione  foetìca  , il  Ca/a  il  Trattato  degli  Vficj 
mi/wrj 2 e il.  Bembo  Vi  fiotta  T'at  chiana . 

c a p a . x t 

1 . 

ì Militari  Greci  e Latini  volgarizzati .. 

DI  Erone  Aleflandrino  degli  Automati: , ovvero' 
macchine  femoventi  ,.  librili.  tradotti  dal, Greco 
da  Bernardino  Baldi  Abate  di  Guaftalla  [ con  annota- 
zioni ] In  Venezia  per  Giambatifta  Bertoni  itfoi.  in  40 
edizione  il.. 

Onofandro  Platonico  dell’ ottimo  Capitan  generale , e 
del,  fuo  uficio  , tradotto  di  Greco  in  lingua  volgare 
Italiana  da  Meflèr  Fabio  Cotta  Romano..  In  Viuegia 
per  lo  Giolito  1 *4 6.  in  40' 

Polibio  del  modo  del  l’accampare  , tradòttopcr  Filippo 
Strozzi  con  alcuni'apottemmidi  Plutarco  , e co',  nomi 
degli  ordini  militari.  di.Eliano ...  In  Fiorenza,  per  lo 
Totrcntino  1 $ J.aw  in  80, 

Eliano  del  modo  di  mettere  in  ordinanza , tradotto  per 
Francefco.Ferrofi ...  /*.  Venezia  preffo  il.Gio/ito.i sit- 
in  8°' 

Trattato  breve  dello  fchiérarc  in  ordinanza  gli'eferciti 
e dell.’  apparecchiamento  della  guerra , di  Lione  lm- 
peradore,.  nuovamente  dal la  G reca  n el  1 a uoftra  lin- 
gua ridotto  da  Filippo  Pigafetta:  con.fue  annotazioni. 

In  Venezia  per  Francefeo  Francefcbi  tf&6..iu./\?' 

Vegezio  dell’arte  militare , nella  comune  lingua  nuova- 
mente tradotto  da  Tizzone  Gaetano  da- Pofi  . In  Ve- 
nezia per  Gregorio , Gregorj  tu;,  in  8°  edizione  u 


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664  Della  Elo<£_ubn*a 

■ ■-  il  Vefcovo  di  Poi»  Attobello  Aneroidi,  Referendario,  e per  tutto  il  Doeai- 

Bi  biioTxCl>  Vii.  n*0  j;  Venezia  Legato  Apoflolico,  dando  con  fuo  editto,  qui  prcpoflo, 
molte  lodi  al  traduttore  , e al  fuo  libro , proibifee  a qualunque  perfo. 
na  con  pena  di  [comunica,  e di  fofpenjione  da  qualunque  uficio  io  quella 
Stato  per  feì  anni  , di  riltamparlo  , o riftampato  da  altri  di  venderla 
feti  za  la  volontà  di  Tizzone,  che  Io  dedica  a Federigo  Gonzaga  4 Signor 
di  Bozzolo  con  dire  di  averla  tradotto  nella  nojtra  comune  lingua  «r 
aver  veduto,  efler  fi  di  erta  lingua  ornatamente  veflae  la  Filofofia  fi  Aero- 
logia (cioè  1 ' Ajlronomia  ) la  Laica,  la  Legge  , la  Poefia  e Farle  oratoria  . 
Quello  editto  dijit  rvativa  del  Nuncìo  Averoldo  c dato  in  Venezia  net 
palagio  di  Tua  reCdcnza  a tan  Jacopo  delf  Orio  il  dì  l.  di  Marzo  ijau 

L’Architettura  di  Leo nbatifta  Alberti , tradotta  in  lin- 
gua Fiorentina  da  Cofimo  Bartoli . In  Firenze  per  Lo- 
. remo  Torrentiuo  1 yyo.  in  foglio  grande . 

Le  Meccaniche  di  Guidubaldo  Marcbefe  del  Monte  , 
tradotte  in  volgare  da  Filippo  Pigafètta . In  Venezia 
per  Francefco  Fr  ance f chi  1581.  in  foglio  . 

Parafrafe  di  Aleflàndro  Piccolomini  fopra  le  Meccani- 
che di  Ariftotile , tradotta  da  Orefte  Vannocci . i« 
Roma  fcr  Francefco  Zanuetti  1582.  in  4® 

C A P O . X 1 I 

‘Pittura  e Scultura. 

Vite  de’  Pittori  antichi  [ Zeufi,  Parrafio,  Apelle  , e 
Protogene]  fcrittc  e illuftrate  da  Carlo  Dati,  nell* 
Accademia  della  Crufca  lo  Smarrito.  In  Firenze  nella 
J lamperia  della  Stella  1667.  in  40  ediz.  1. 

Il  Dati  voleva  darei  tre  tomi , il  primo  de"  quali  contenerti:  un  Trattalo 
della  Pittura  antica  , il  fecondo  le  t'ite  , .0  il  terzo  un  Catalogo  di  tutti 
gli  artefici  . Ma  poi  G vide  aver  lupplico  a ciò  Francefco  Giunio  co* 
libri  ili.  de  Pittura  veterum  nella  edizione  il.  pubblicatane  la  prima 
volta  da  Giangioreio  Grevio  in  Roterdam  prejfo  Regnerò  Leert  in 

foglio  : della  quale  «pera  il  Dati  non  vide  lenon  l'edizione  I.  fattane 
in  Amferdam  da  Giovanni  Blaeu  nel  i<S}7.  10  quarto  . 

V Aretino,  Dialogo  della  Pittura  di  Lodovko  Dolee  , 
nel  quale  fi  ragiona  della  dignità  di  ella  , e di  tutte  le 
parti  neceflarie , che  a perfetto  pittor  fi  convengono , 
con  efempj  di  pittori  antichi  e moderni  : c nel  fine  u 
fa  menzione  delle -virtù  c delle  opere  del  divin  Ti- 
ziano . In  Vinegia  pel  Giolito  ly  57.  #>  3° 

La 


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Italiana  66 5 

La  Pittura  di  Leombatifta  Alberti, tradotta  da  Lodovico  jj,ilIOTt  Ci.  vii, 
Domcnichi . In  Vinegi  a pel  Giolito  1547.  in  8° 

Trattato  della  Pittura  di  Lionardo  da  Vinci  con  la  Aia 
Vita,  fcrittada  Rafaello  [Trichet]  Dufrefne,  aggiun- 
tivi i tre  libri  della  Pittura , e’1  trattato  della  Statua  , 
di  Leombatifta  Alberti  [ con  la  Vita  di  lui , che  fu 
coetaneo  di  Marlilio  Ficino  ] I»  Parigi  per  Jacopo 
La» gioii  16  fi.  in  foglio . 

Trattato  dell’Arte  della  Pittura  , Scultura , e Architet- 
tura , di  Giampaolo  Lomazzo . In  Milano  per  Paolo 
Go tardo  Ronzio  1 y8f.  iti  40 

Idea  del  Tempio  della  Pittura . In  Milano  per  lo 

Ponzio  1 590.  in  40 

Origine  e progreffi  dell’  Accademia  del  difegno  de* 

Pittori , Scultori , e Architetti  di  Roma  , raccolti 
da  Romano  Alberti . In  Pavia  prejfo  il  Banali  1604. 
in  40 

DueTrattati,  uno  intorno  alle  otto  principali  arti  dell* 

Oreficeria , e l’altro  all’  arte  della  Scultura  , dove  fi 
veggono  infiniti  fcgrcti  del  lavorar  le  figure  di  mar- 
mo , e del  gettarle  di  bronzo , compofti  da  Benvenuto 
Celimi . In  Firenze  per  Valente  Panizzi  1 j£8.  in  40 

Notizie  de’Profeflori  del  difegno  da  Cìmabue  inquà, 
dove  fi  moftra , come  , e perchè  la  Pittura  , la  Scultu- 
ra , e l’Architettura , dopo  lafciata  la  rozzezza  delle 
maniere  Greca  e Gotica  , fi  fono  ridotte  all’antica  lor 
perfezione,  opera  di  Filippo Baldiuucci  Fiorentino 
[ Accademico  della  Crufca  ] diftinta  in  fecoli , e in 
decennali  [fecoloi.  dalutfo.  al  1300.  ] In  Firenze 
per  Santi  Franchi  1681.  #«4" 

— — Secolo  il.  dal  1300.  al  1400.  In  Firenze  per  ‘Piero 
Matini  i6%6.  in  40 

— Secolo  ni.  [ Parte  1.  poftuma  ] dal  1400.  al  1340. 

In  Firenze  per  li  Tortini  e Franchi  1718.  in  40 

Secolo  iv.  Parte  1.  dal  i34o.'al  1380.  In  Firenze 

per  Piero  Matini  16 88.  iu  40 

— — [ Secolo  iv.  Parte  11.  poftuma  ] dal  1 380.  al  itfio. 

In  Firenze  per  Giufeppe  Man  ni  1 70».  iu  4® 

. T p p p Se- 


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666 


HllLIOT,  CU  VII. 


Taf!  }■  <£.  77. 


Della  Eloquenza 

. Secolo  v.  [ poftumo  ] dal  itfio.ali£7o.  la  Finn» 

ze  per  li  Tartiui  e Franchi  1738.  in  40 

Quelle  tinte  diviGoni  poteano  difporG  un  poco  meglio,  e in  minor  copia 
di  tomi  per  atro  di  cariti  vetfo  i comperatoti . 

Cominciamento  e progredì)  dell’  arte  dell’  inta- 
gliare in  rame  con  le  Vite  de’ più  eccellenti  maeftri 
di  tal  profeflione . In  Firenze  nella  /lamperia  di  Piero 

Matint  1686. Ì//40  , ... 

11  Vocabolario  Tofcano  dell  arte  del  dileguo  co 

propri  termini  e voci  non  folo  della  Pittura , Scultu- 
ra, e Architettura , ma  ancora  di  altre  arti,  e che  han- 
no per  fondamento  il  difegno . In  Firenze  per  Santi 
Franchi  1681.  in  40 

La  Vita  del  Cavaliere  Gianlorenzo  Bernino,  Seul-  ' 

tore , Architetto,  e Pittore  . In  Firenze  per  Vincenzio 
V angeli fli  1681.  »«  4’  . 

. Lettera , in  rifpofta  ad  alcuni  queliti  di  pittura . In 

Firenze  per  Piero  Macini  1687.  in  40 

La  Veglia , Dialogo  di  Sincero  Vero . In  Firenze 

pel  Matiui  1690.  in  40 

Lezione,  detta  nell’Accademia  della  Crufca  in 

• due  recite . In  Firenze  pel  Matiui  1692.  in  40 

11  Ripofo  di  Raffaello  Borghini , in  cui  fi  favella  della 
pittura  e fcultura , e de*  più  illuftri  pittori  e fcultori 
antichi  e moderni . In  Firenze  per  Michele  Neftenut 
1730.  in  40  edizione  il.  . . , 

Il  Getti  per  attedilo  del  Signor  Canonico  Salvimi  , ferine  pure  le  Vite 
de’  primi  Pittori  Fiorentini  : e mcdeGmamente  oltre  llDiJeguo  del 
Doni  , ftampato  /•  yinegia  dal  Giolito  1J49-  in  ottavo  , ci  fono  le  lue 
piuure , Rampate  in  Padova  da  Graùofo  fercacino  ljd4.  in  quarte  i | mi 
però  non  fono  altto  , che  fatture  del  Doni  il  vecchio  , molto  divcrfo  dal 
muovo  . Di  Paolo  Pino  ci  c un  Diaiolo  della  Pittura  , ftampato  m Ve- 
mecJa  nel  if4t.  in  ottavo  . % 

La  Vita  di  Michelagnolo  Buonarroti,  raccolta  per  Afca- 
nio  Condivi  dalla  Ripa  Traufone.  In  Roma  per  An- 
tonio Biado  ij sì.  in  40 

Le  Vite  de’ più  eccellenti  Pittori , Scultori,  e Archi- 
tetti , ferine  da  Giorgio  Vafari , pittore  e architetto 
Aretino.  In  Fiorenza  prejfo  i Giunti  1 y68.  Parte  1. 
e il.  volume  1.  in  40  adizione  il. 

Par- 


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r 


• Italiana  667 

— — • Parte  ni.  del  volume  1.  Ivi  1 jff8.  in  4* 

— Volume  il.  C della ] Parte  ni.  dal  isso.  il  1567. 
Ivi  1 j58.  in  40 

Tante  divilìoni  in  volumi  e in  Pjtiì  , fono  incomode  > e più  sbrigativa 
farebbe  (lata  una  fola  in  foli  tomi . 

Le  Vite  de’ Pittori  » Scultori,  e Architetti  moderni, 
fcritte  da  Giampiero  Bellori . In  Roma  prejfo  il  fuccef- 
for  del  Mafcardi  1671 . in  40  Parte  1.  [Solamente  ] 

Le  Vite  de’  Pittori,  Scultori , e Architetti  dal  1571. 
al  1542.  fcritte  da  Giovanni  Baglioni . In  Roma  per 
slndrea  Fei  1642.  in  40 

Le  Vite  de’ Pittori,  Scultori,  e Architetti  Genovefi , 
fcritte  da  Raffaello  Soprani . In  Genova  per  Giufeppt 
Bottari  i6t\.  in  40 

La  Feliìna  Pittrice , Vite  de’  Pittori  Bolognefi  di  Carlo 
Cefare  Malvalla  . In  Bologna  prejfo  il  Barbieri  167%, 
tomi  il  .in  40 

Le  Maraviglie  dell’arte,  ovvero  le  Vitedegl’illuftri  Pit- 
tori Veneti , e dello  Stato,  defcritte  da  Carlo  Ridolfì . 
In  Venezia  per  Giambatijla  Sgava  1648.  tomi  il.  in  40 

Il  titolo  di  Fife  non  avea  gtazia,  ne  ballava,  fé  non  ci  entcavano  le  Ma- 
raviglie dell'arte  , c i Flutti  per  li  Penepiani . Il  Iricbet  al  fuo  libro 
del  Fiuci  aggiunte  pure  nn  Catalogo  di  quali!  , che  hanno  felino  dì 
Pittura  , ma  lenza  \e  forme  , e gli  lìampatori  : cofe  minute,  ma  ueceffa- 
rit , come  ben  fanno  gl’intendenti  , ancorché  taluno  abbia  voluto  dire 
il  contrario  , ma  per  fecondo  fine  • 


Bìbuot.  Ci.  VII. 


C A P O . X I I I 


Muftca . 

DEI  Suono  e de*  tremori  armonici  dell’udito , trat- 
tati del  Padre  Daniello  Bartoli  della  Compagnia 
di  Gesù  . In  Roma  per  Niccolangelo  Tinajft  1679.  in  4° 
Tutte  le  opere  di  Giufcppe  Zarlino  da  Chioggia  [delle 
Iftituzioni  e dimoftrazioni  armoniche  ] In  Veuezia 
per  Francefco  Fraucefcbi  1 sSp.  tomi  il  .in  foglio , ediz.il. 
Il  Fronimo,  Dialogo  diVincenzid  Galilei  [padre di 
Galileo  ] fopra  l’arte  del  bene  intavolare , e retta- 
mente  fuonare  la  muftca . In  Venezia  per  Girolamo 
Scoto  if%}.tn foglio . „ 

Pppp  2 Del- 


i 


\ 


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BieuoT.  Ci.  Vii. 


66 8 Della  Eloquenza 

Della  Mufica  antica  e moderna,  Dialogo  in  fua  di- 

fefa  contra  Giufeppe Zarlino.  Iti  Firenze  per  Filippo 
Giunti  1601.  in  foglio  , edizione  il. 

— — • Difcorfo  intorno  alle  opere  di  Giufeppe  Zarlino . 

Iti  Firenze  per  Giorgio  Marefcotti  1 j8p.  in  8° 

Difcorfo  di  Francefco  Bocchi  fopra  la  Mufica  . In  Fi - 
renze  preffo  il  Marefcotti  1 j8o.  in  8° 

Dialoghi  il.  di  Mufica,  di  Luigi  Dentice  . In  Napoli  per 
Matteo  Cancer  1 j j a.  »*  40 

L’Antica  Mufica  ridotta  alla  moderna  pratica  , di  Nic- 
colò Vicentino . In  Roma  per  Antonio  Barri  1JJ7.  in 
foglio. 

11  Melone  1.  e il.  difcorfi  armonici  del  Cavaliero  Ercole 
Bottrigari . In  Ferrara  per  Vittori » Baldini  1601.  in  40 

■ Il  Patrizio,  ovvero  de’ Tetracordi  armonici  di 

Ariftoflèno./»  Bologna  per  Vittorio  Beuacci  1 $91 .in  40 

Compendio  del  Trattato  de’  generi  e de’ modi  della 
Mufica,  di  Giambatifta  Doni  con  un  Difcorfo  fopra  la 
perfezion  de’  concenti.  In  Roma  per  Andrea  Fei  16 li. 
in  4°- u 

Annotazioni  fopra  il  Compendio.  Ivi  1640.  in  40 

Ci  c pure  il  fuo  Dialogo  latino  de  Praflantia  Mufica  veleni , ftampato 
in  Firenze  per  Amador  Mafji  KS47.  in  quarte  : e dall’infaticabile  Signor 
Cori  fi  afpettano  Umilmente  del  Doni  altre  eofe  intorno  all’antica  mufi- 
ca ,.non  più  dampate  : e tale  fi  è la  Lira  antica  , da  lui  redimita,  e per 
onoranza  di  ehi  il  favoriva,  da  lui  detta  , Lira  Barberina  . Il  Darti  nell’ 
addotto  fuo  libro  latino  pag.49.  fcrive,che  il  tanto  celebrato  Pontefice 
Marcello  II.  avrebbe  ridotta  muficorum  licentiam  alla  mente  del  Con- 
cilio di  Trento  , fe  noi  gabbava  un  di  loro  . Tutto  (la  , che  a ridurla 
vi  ftfie  badato  il  pontificato  di  X XI.  giorno . Il  Venerabile  Cardi- 
nal Lemma  fi  , predo  , predo  ancor  egli  pel  fuo  Titolo  d’£fu;a/e  , al- 
tramente de*  santi  Stive  (ire  e Martino  , ve  la  ridulTe  a tenore  del  prc- 
fcritto  nella  Decretale  di  Giovanni  XXII.  dopo  il  VI.  negli  Eftrava- 
ganti  comuni  , libro  III.  de  vita  & bone/late  clericorum  tir.  I,  eap.  I. 
dulia  ranlìorum  Patrum  , dove  fi  proibirono  le  mufiche  , improprie 
alla  cafadi  Dio.  Ma  il  pio  Cardioale  pochi  giorni  prima  di  porvelà 
in  effetto  nella  Feda  di  «an  Silvedro  , effondo  caduto  infermo  , fu  chia- 
mato da  Dio  all' altra  vita  alle  ore  XH.  della  mattina  del  piimo  di 
Gcnnajo  171). 

Difcorfi  di  Mufica  di  Vincenzio  Chiavelloni . 1»  Roma 
per  Ignazio  de'  Lazzeri  1668.  in  4° 

Di- 


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Italiana 


66y 


Difefa  della  Mulìca  moderna  contra  la  falfa  opinione  ^ - • 

del  Vefcova  Cirillo  Franco,  tradotta  di  Spagnnolo  in  B,8l,#T*Cl* VI1, 
Italiano  . In  Perugia  per  Angelo  Laurenzi  1666.  in  40 
Breve  trattato  (òpra  le  Accademie  [ in  mufica  ] di 
M.  Aleflandro  Canobbio  ai  magnifici  Signori  Acca- 
demici novelli  di  Verona.  /»  Venezia  per  Andrea 
Bocbtno  ip 71.#»  40 

Del  Ballo , dialogo  di  Rinaldo  Corfo  . 'In  Venezia  per 
Sigi  [mondo  Bordogna  1555.  in  8° 

Il  Ballarino  di  Fabrizio  Carofo  da  Sermoneta  [ con 
figure]  In  Venezia  per  Francefco  Ziletti  1581.  in  40, 
grande . . . I 

Diciotto  anni  dopo  quella  edizione  1.  dedicata  alla  Granduchefla  Bianca 
Capello  , fc  ne  fece  un  altra  , dedicata  a Marta  de'  Medici  Reina  dì 
Francia  , con  un  fonett*  del  Ta  fio  all’  autore . . 

11  nobiliffimo  e antichiffimo  Giuoco  Pitagorèo,  nomi- 
nato Ritmomachia , cioè  battaglia  di  confonanze  di 
numeri , per  Francefco  Barocci  Gentiluomo  Vene- 
ziano in  lingua  volgare  a modo  di  parafrafi  compofto 
[ e da  lui  dedicato  a Cammillo  Paleotto  ] In  Venezia  " 

per  Graziofo  Percacino  1572.  in  40 

Quello  Percacino  (lampo  in  Padova  , e Umilmente  , come  fi  vede  , in 
Venezia  : delle  imprelfioni  della  qual  città  Antonio  Perfio  , fratello  di 
Afe an io  nel  fuo  Trattato  dell’  ingegno  dell’  uomo  pag.  66.  feri  Ile  quelle* 
parole  j che  ora  in  buona  cofcienza  non  potrebbe  fcrivcrc  : Cbi  non  fa, 
che  a Vinegia  la  pampa  è più  perfetta  , che  in  ogni  altra  cittd  d'Italia  . 

Da  Jacopo  Fabro  Stapulenfe  era  flato  prima  difiefo  il  libro  del  Barocci 
in  Dialogo  latino  * e accrefciuto  poi  da  Claudio  Bufferò  Delfinate  . Di 
quello  Giuoco  medefiiuamente  fenile  il  Varchi  preflo  il  Canonico  Sai' 


vini 


Fafti  pag.  44. 


V erfi  e regole  della  nuova  poefia  Tofcana  [ di  Claudio 
Tolomei , col  fuo  ritratto  avanti  ] In  Roma  per  An- 
tonio Biado  d*  Affla  i»  40 

In  fine  fi  promettono  ancora  1 Dialoghi  del  Tolomei  per  confermare  tpuefia 
JuafinvenxJone  con  principi  di  Filo  [afa  , e di  Mufica . Mapoi  non  fe  ne 
vide  altro  , benché  il  Tolomei  affai  dopo  fe  ne  morifle  in  Roma  al 
xxi n,  di  Marzo  IJJJ»  fecondo  Lucantonio  Ridelfi  nell* Aretefila  pag. 
M* 


CLAS- 


BiblioT'CiiVIIIi 


Bibliotbtct  forra  fo- 
rmi. fai.  353.  tilt. 
Ili. 


Taf. 314.  31;.  tiii.l. 
dii  Salvia»  , 


670  Deila  Eloquenza 


CLASSE.  Vili.  E.  ULTIMA 
La  Teolog  ia . 

CAPO . I 

? 

Biblica . 


BI  b L 1 a volgare  iftoriata  [ di  Niccolò  de’  Maler- 
mi , e anche  Malerbi  ] P'eaeiiis  typis  yindtlini 
de  Spira  mcccclxxi.  Kal.  Augufti , ia  folio  . 


Non  ((Tendo  mancato  chi  lì  c perliiafo  . che  Jacopo  , comunemente  dui* 
rtuto  Voragine  , dell’  ordine  de'  Predicatori  e Arcivefcovo  di  Genova, 
il  qual  vi  (Te  nella  metà  del  fccolo  xm.  folTe  il  primo  a volgarizzare  la 
Bibbia  ; il  Padre  Jacopo  le  Long  a ciò  con  ragione  li  è oppofto  per  non 
trovarfenc  alcun  rifeontro  lìcuro  • Aggiunga»  , che  per  la  faera  difei- 
plina  di  que'  tempi  era  difdetto  il  volgari  ma  ri  coti  nudamente  , fenza 
{piegatone  , e con  ifpirito  privato  .la  parola  di  Dio  fqritta  ; anzi  di 
più.  come  lì  c già  moftrato  , non  era  lecito  nè  pure  di  predicar  volgar- 
mente in  Chiefa  , ma  Colo  in  latino  , concedendoli  in  volgare  follmente 
fuori  di  Chiefa  , Il  Pajfavanti . del  medefimo  iflituto  del  Voragine  . e 
fiorito  alquanti  anni  dopo  lui.  chiaramente  con  più  ragioni  loinfegna 
nel  fuo  tetfo  Specchio  di  vera  Penitene Jt  . chiamando  avvilire  la  facra 
Scrittura  il  tradurla  in  lingua  volgare  : oc  11  Voragine  al  certo  fu  in 
tempo  di  pofledere  alcun  dialetto  romanzo  e volgare  , da  tenerli  pet 
adatto  c (ufficiente  a il  grande  imprefa  . O (ferrammo,  che  il  Clero  Óai- 
/rraae.folennemcnte  congregato, già  molti  anni  fece  (lampare  il  fegueote 
libro  , a cui  , almeno  in  riguardo  a noi  poveri  Italiani  , fi  latehbono 
potute  aggiungere  leaflcrzioni  del  Pajfavanti  , le  quali  vi  mancano  • 
il  titolo  del  lioro  fi  è quello  , che  non  farà  male  ridirlo  tutto  : Colledio 
quorumdam  gravimi  audorum  , qui  ea  prof  effe  ve  l ex  acca  fine  , facra 
Scripeara  ani  divinontm  ofcìorum  in  vnlgarem  linguaio  tranilaiionct 
data  nanne  , jujfn  Cleri  Gallicani  . Lntecia  per  Antonium  Vitrè  l66t. 
iu  quarto  grande . II  volgarittLOmento  del  Malermi . o Malerbi  , fe  pu- 
re è fuo  , e non  ptefo  da  qualche  codice  più  antico  di  lui . avendone  Io 
veduto  già  molti  anni  uno  qui  in  Roma  tra  quelli  del  Duca  SalviaJi , 0 
fi  Redi  citandone  pure  un  altro,  non  fi  è qui  riportato  per  eflèr  di  ufo 
alcuno,  come  barbaro,  e fenza  grazia  d’ortografia  e di  lingua  ; ma  fo- 
to , come  anteriore  a Lutero  , e a Calvino  , i quali  in  fcquela  di  altri 
crcfiarchi , loro 'precutfori  , ancor  elfi  allcttarono  quello  Audio  per 
inferirvi  le  proprie  erefie  , e in  tal  guifa  , all’ufanza  loro  proptia  , 
mortalmente  ingannare  gl’  incauti  in  traile  per  cofe  della  facra  Scrittu- 
ra . Della  Bibbia  del  Malermi  , il  cui  redo  ora  a noi  non  importa  di 
(famÌMi  per  minuto  , e che  chiama  lè  Hello  Venetum  , monaebum  lau- 
di 


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Italiana  67 1 

Sì Benedilli , ORDINI s Camaldulenfium  t per  efler  quello  un  Ordine  £ ' ' 

da  *c  , e a parte  > ma  che  fegue  la  regola  di  san  Benedetto  , come  altri  8 LIOT,Ct.VIU« 

ancora  , fi  trovano  varie  edizioni , una  delle  quali  diceli  fatta  cum 

lìc enfia  [aera  Congregatomi  lnquifitìonis , Veneti! s typit  Hieronymi 

Scoti  1167-  ìu  folio  . Ma  poi  , come  dice  la  Regola  iv.  dell’  Indice  , 

l’efperienza  ha  fatto  conofcere  , non  doverG  a tutti  indifferentemente 

permettere  la  lettura  volgare  , e fenza  [piegandone  di  forte>  di  tali  ver* 

Goni  , fatte  ancora  da’  Cattolici , ma  di  autorità  privata,  per  elTer  foliti 
gli  eretici  di  prevenire  i femplici  con  la  falla  opinione  , che  debbano 
trovar  nella  fola  Bibbia  tutti  i dogmi  di  Fede  • £ avendo  elG  attualmen- 
te commercio  tra’  cattolici , lo  Spargono  tuttavia  in  voce  e io  ifcrit- 
to,  benché  lì  folle  anticipatamente  a ciò  provveduto  Gn  già  dalla  prima 
comparfa  de’  nuovi  erelìarchi , e coutra  le  antiche  ver  foni  Franco  fi  in 
tempo  ancora  del  fommo  Pontefice  Innocenzo  III»  poiché  Valdo  «au- 
tor de*  Valdefit  Vicleffb,  Giovanni  'Ufo  , e altre  pelli,,  prima  di  Lutero 
e Calvino  , cercarono  medefiinamchte  d’infinuarfi  per  tale  Grada  • Ma 
la  noftra  [anta  Chiefa  , la  qual  fola  c la  vera  , non  vuole  imitare  le  al- 
tre , che  fon  fai  fi  , e non  fante  , nè  vuol  permettere  a*  fuoi  figliuoli 
Scriptura  operano  dare  eo  mòdo  , quo  id  faciunt  filìariorum  filatore/  & 
afccla  , abfque  certo  duce  (3“  interprete  , tT  abfque  MAGISTERI*) 
eccltfia  , cui  qui  non  adbaret , eum  necejfe  e/i  pracipitem  in  omnit  generis  • 

erroret  ferri  , come  fcrive  ottimamente  di  dò  favellando  il  Padre  *fa~  Barimi  & Merini 
copo  Gretfiro  In  un  libro,  il  qual  ballava,  che foflè  intitolato  , come  è,  pag.  222.  229. 
de  Contro  verfiarum  Fidei  judice  £JT  norma  . Per  qualche  altro  lume  non 
lafcerò  d’avvertire  , come  in  tempo  del  Re  Carlo  IX.  pubblicamente 
annidatali  l’erelìa  in  Lione , quivi  gl*,  apollati  Italiani  , rifuggir!  in 
qucH’afilo  d’impietà  , occultando  i veri  lor  nomi,  fecero  pel  uiedefimo 
no  fine  molte  edizioni  volgari  del  Ttliamento  nuovo  in  piccola  forma 
a maggior  comodo  (e  danno  ) de’ troppo  incauti  ftudiofi  : alcune  poche 
di  molte  delle  quali  edizioni  qui  fi  noteranno  : ed  effendoG  fparfo  In 
iftatnpa  per  gloria  di  Lodovico  Caflelvetro  , che  una  ve  ne  faceflè  ancor 
egli , di  cui  fiali  trovato  il  proprio  originale  , io  non  fapreì  dire  ( nè 
qui  m’importa _Ì1  cercarlo  ) qual  polla  eflèr  di  quelle  , da  me  vedute  * 
alle  quali  appieno  corrifponde  un  Maflimo  Teofilo  Fiorentino  co’  fuoi 
libri  l'opra  il  T efiamento  nuovo  , pancgirifla  ancor  quelli  della  buona 
Luche  fa  Renata . 

1 Appretto  Gio.  Cri/pino  ijf  f.  in  duodecimo  , latina  e volgare  , fenza  Ino- 
go  C fìawpatore  , . . 

1 In  Lione  prejfo  il-Rovìllìo  if  f 8.  in  duodecimo  , latina  e volgare  , che  G 
dice  tradotta  dal  Greco  , c conferita  con  molte  altre  traduzioni  volgari  e 
latine , tutte  (e  quali  però  , fuorché  la  fola  nollra  Volgata  , tot  faculo- 
rum  ufu  in  Ecclefia  probata  , come  di  quella  fola  , dichiarata  autentica^ 
cioè  conforme  all’orig/uo/e,  fu  ferino  innanzi  alla  edizione  di  Clemen- 
te Vili-  ad  mentem  del  Concilio  di  Trento,  rimafero  profetine  da 
quella  facra  adunanza  , congregata  nello  Sparito  tanto . 

3 l’cr  Giambo!  ili  a Pinaroli  1 f 7Ó.  in  duodecimo  , come  fopra,  latina  c vol- 
gare , e fenza  luogo  e fiampatore  » t 

4 Ce  n’c  un  altra  anteriore  , folo  iu  volgare  , compolla  da  Antonio  tru- 
cioli , che  al  folito  fuo  di  contrabando  la  dedica  al  Cardinale  Ertole 

Gon* 


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672  Della  Eloquenza 

iii  BLioT.C*..  Vili.  Gonzaga  . In  Anverfa  per  Ciò.  Grafo  Ifj8.  in  duodecimo  Te  pure  È 
' A’  Anverfa  . 

Sarebbe  fiato  defiderabile  , che  Riccarda  Statane  , e Jacopo  le  Long  , per 
non  moftrar  d'imitare  in  li  fatte  cofe  la  buon  anima  del  loro  Tuono  , fi 
fodero  compiaciuti  di  palefare  un  poco  meno  d’indifferenza  parlando 
delle  edizioni  di  quello  Bruciali  , già  dannate  in  prima  Clajfe  nel  Con- 
cilio di  Trento , come  piene  d’erefic  , e onorate  del  gradimento  di  Re- 
nala Duchefih  di  Ferrata,  difcepola  di  Calvina , favorita  di  larghi  enco- 
mjjdal  Bruciali  : il  quale  per  altro  G fece  autore  di  tedi,  prefi  da  quelli 
di  Santi  Pagnini  , e di  altri  ancora  , con  interpolargli  del  fuo  : e poi 
SamiMarmocchini , fenza  dirlo,  rifrifle  le  fatiche  del  Bruciali  , per 
ofiervazionc  del  Long . La  Bibbia  , tradotta  in  Praucefe  da  //acce  Lui- 
gi le  Maifire  di  Sacj  , motto  ai  1 v.  Gennajo  11584.  fi  permette  , come 
fpiegala  , eflendo  egli  flato  liberato  di  prigione  il  giorno  dopo  averla 
finita  • 

Dichiarazione  de’  Salmi  di  David,  fetta  dal  Padre  Fran- 
cefco  Panigarola  Minore  oflervante  [ Vefcovo  di 

* Crifopoli , e poi  d’Alti  ] In  Roma  prejfo  il  Gigliotto 
1587./»  8° 

Difcorlì  della  Penitenza  fopra  i vii.  Salmi  penitenziali 
di  David,  di  Niccolò  Vito  de’ Gozzi  Ragufeo  [con 
figure  ] In  Venezia  prejfo  sfido  i y8p.  in  8° 

Breve  riftretto  [ Iatiuo’e  volgare  ] de’  Salmi , che  com- 
prende i verfi  d’orazione , in  quelli  contenuti , per  ufo 
cotidiano  di  fere  orazione  ne’  giorni  fanti  di  feda , o 
di  penitenza,  e nel  tempo  dell’agonia  della  morte 
[ del  Cardinale  Giufeppe  Maria  Tommafi  ] In  Roma 
per  Giufeppe  Vana  acci  1699.  in  8° 

H venerabil  Beda  Io  fcrilfe  , imitato  poi  da  Eginario  Segretario  di  Car- 
lo Magno  , e il  Cardinal  Tommafi  lo  efirafle  dalla  libreria  Vaticana  , 
ornandolo  di  prefazione  , e al  folito  Tuo,  di  corte  e poche  note  , tutte 
puramente  letterali. 

Pillole , lezioni  e Vangeli , che  fi  leggono  in  tutto 
l’anno  alla  Mefià  , fecondo  la  conftietudine  della 
santa  Romana  Chiefa,  conforme  al  Meliate,  rifor- 
mato da  Papa  Pio  V.  [ ora  Santo  ] tradotti  in  volgar 
Fiorentino  da  Francelco  de’  Cattani  da  Diacceto  [Ca- 
nonico Fiorentino , e poi  Vefcovo  di  Fiefole  ] In  Fi- 
renze per  li  Giunti  1178.  in  foglio  , edizione  il. 

•E pillole  ed  Evangeli,,  ciré  fi  leggono  in  tutto  l’anno 
v alle  Mede , fecondo  l’ufo  del  Meliate  nuovo,  tradotti 

in 


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Italiana  67  ^ 

in  volgare  da  Remigio  Fiorentino  dell*  ordine  de’ 
Predicatori , con  annotazioni  morali,  con  iv.  difcorfi 
[ e con  figure  in  rame  ] In  Venezia  per  Giambatijìa 
Galignani  i fpg.  in  40  — 

C A P O . I I 

Morale  e dottrina  CriJUana . 

IL  Catechismo , cioè  Iftruzione , fecondo  il  decreto 
del  Concilio  di  Trento , a’  Parochi , pubblicato  per 
comandamento  del  Santiffimo  Signor  noftro  Papa 
Pio  V.  e tradotto  poi  per  ordine  di  Sua  Santità  in  lin- 
gua volgare  da  Alefiìo  Figliucci  dell’ordine  de’  Pre- 
dicatori . In  Roma  \_per  Paolo  Manuzio]  1 $66. in  8° 

E in  Venezia  per  Aldo  iy8a.  in  8° 

Tefio  aureo  e celebratiflimo  nella  fiatiti  della  dottrina  , e nella  proprieti 
del'a  Tana  eloquenza  , come  partitameme  comporto  da' valentuomini 
piu  Angolari  di  quella  eri  , non  prefi  da  un  Colo  irtituto  , ma  da  tanti 
che  lungo  farebbe  il  volergli  tutti  qui  riferire  : tra’  quali  vi  furono 
ancora  infigm  Prelat.  , c Cardinali , e taluni , gii  intervenuti  al  Con- 
cilio  di  Trento  : e poi  tutto  per  ordine  di  un  Pio  V.  fu  rivifto  dal  gran 
Cardinal  SirUto  J onde  Antonio  Potfevino  non  fi  faaia  di  efaltarne  Tori: 
Binale  in  più  luoghi  della  fua  Biblioteca  , ufeita  la  prima  volta  dalla 
ftampena Vaticana  ; e il  Padre  Prancefct  Vavajfore  , ottimo  giudice 
di  lingua  latina  j vi  nota  qualche  cofa  particolare.  Io  vidi  fiorire  In 

Olia  fanciullezza,  e lUDOnnon  . rhi»  vì  CnrlA,  . 1 r 1 ■ 


MarfifioFicin0  della  Religion  Criftiana,  opera  da  lui 
lidio  tradotta  in  lingua  fofeana  [ e già  prima  ftam- 
in  latino]  /»  Fiorenza  preffo  i Giunti 

L’Efpofizione  di  Monfignor  Luigi  Lippomano,  Vefcovo 
di  Verona  , fopra  il  Simbolo  Apoflolico , il  Paterno- 
ftro.e  1 due  precetti  della  Carità.  In  Venezia  per 
limiamo  Scoto  1 j 54.  in  8°  r 

Il  Libro  della  Carità  del  Cardinale  Giovanni  Domeni- 
ci Fiorentino  dell’ordine  de’  Predicatori  f In  Vene- 
zia] a tan  Luca , alfeguo  d.l  "Diamante  1 ;SS-  in  8° 

Nel  gtmde  feifm*  d'Occidcnte  , dopo  morto  Innocenzo  VII.  fueeelTote 

Qj  8 q di 


Biiliot.Cl.VIH. 


<?74  Deua  Eloqwbnza 

di  Bonifacio  IX.  Angelo  Corneo  , Prete  Cardinate  del  Titolo  di-  ila 
Marco.e  Patriarca  titolare  di  Coftantinopoli.ai  X x X-Novembre  1406. 
in  età  di  Copra  lxxx.  anni  eletto  Papa  col  nome  d!  Gregorio  XII.  pro- 
mife  con  giuramento  Cotenne  di  efl'er  pronto  a deporre  il  papato  per  la 
pace  e unione  della  ChieCa  , e di  non  crear  Cardinali  per  non  accrefce- 
re  impedimenti  alla  detta  unione.  Ma  urtato  poi  nel  Colito  Ccoglio 
del  fangue  , e lafciatolà  indurre  a non  far  conto  del  Cuo  giuramento  Co- 
lemie , declinò  al  polfibite  (ino  al  Concilio  «fi  Colìantca  dalle  prime  ap- 
parenze  , e pillato  a Lucca  , quivi  nel  1408.  IX-  K. al-  Mail , che  vuol 
dire  ai  X X IH.  di  Aprile  , e non  ai  IX.  di  Maggio  , come  ci  fu  chi  cre- 
dette. ne  creò  1 v.  riconoCciuti  poi  Colamcnte  nel  Concilio  di  Coilanza 
dopo  la  depofizion  di  Gregorio.  Uno  quelli  Cardinali , appretto  a‘ 
due  nipoti  , e al  Protonctat'C  Ja  Udine  , f acopino  del  Torjo  , fu  quello 
Giovanni  Domenici  dell'  ordine  de’  Predicatori  , Prete  del  Titolo  di 
tan  Si/lo  e Arcivefcovo  di  Kagugi , e dapprima  autore  del  monifte- 
10  delle  monache  del  Cor/mt  Domìni  della  città  di  Venezia  , alle  quali 
egli  Pedo  il  giorno  dopo  la  Cua  promozione  con  lettera  volgare  nc  diè 
parte  , dicendo  , cITcrgli  convenuto  accettare  quella  dignitd  , come  a 
Crìfio  la  corona  di ] pine  , e di  eflèr  fermo  nella  mente  dopo  la  pace  della 
Chiefa,di  ritornare  all'  ovile  di  Mejfer  tan  Domenico,  che  era  in  Fiefole  . 
In  riguardo  a quello  Cardinal  tan  Sifio  , cui  le  monache  chiamavano 

10  Gardenal  Padre  noftro  , di  qui  lì  comprende  l'origine  della  gran  paC- 
Pone  di  eflè  verfo  Gregorio  XU.'anche  dopo  lui  deporto  nel  Concilio  di 
PiCa  -,  e quantunque  i Cuoi  proptj  Veneziani , dopo  averlo  riconoCeiuto 
con  uua  Cotenne  Ambafcerta  di  viti,  de’  loto  Gentiluomini  3 ciaCcuno 
accompagnato  da  viti,  altri,  gli  avellerò  per  zelo  della  pace  della 
ChieCa  . levata  l'ubbidienza  , in  ciò  poCcia  imitati  da  molti  altri , eoa 
ricoooCeere  Aiejfandro  V.  e poi  Giovanni  XXIII-  il  che  però  le  mona- 
che appaflionate  attribuivano  a motivi  particolari  del  Doge  Michele 
Steno  .come  fi  legge  in  certa  Cronaca  a penna  . Ccritta  in  dialetto  della 
città  da  una  di  elle  . Bartolomea  Riccobona  . La  Repubblica  Penetcia- 
na  in  atto  ;ì  grande  li  guardò  dal  fare  a Gregorio  aleun  fegno  d'onore 
nel  Cuo  palléggio  da  Cbioggia  a Torcetto  per  andare  a tenere  il  Concilio  , 
da  lui  intimato,  nella  Cittd  del  Friuli , a quel  tempo  chiamata  Cittd 
ttAufhia  per  le  cagioni  , altrove  da  ine  già  eCporte , che  non  vanno  a 
riferirli  Cuori  d’Italia  . Ma  per  aver  Gregorio  deporto  dal  Patriarcato 
d'Aquileja  Antonio  Pancera  da  Portogruaro  , Cocce  bòre  di  Antonio  Gae- 
tano , totnato  a Roma  , i nollri  Vdìnefi , partigiani  e fedeli  al  proprio 
Supcriore,  e ubbidienti  ancor  ellì  al  Concilio  di  Pifa  , al  contrario  degli 
altri  , 0 attennero  dal  riconofeer  Gregorio  ; anzi  alenai  de’  principali 
Baroni  , Odori  co  di  Caflello  , antenato  dei  pretèsti  Signori  Frangipani , 
e Niccoli  Savorgnano  , gli  refero  agguati  per  imprigionarlo . Ma  a lui 
riuCcì  di  Calvari!  , rimanendo  prefo  un  traveftico  da  Papa  , che  la  mo- 
naca Riccobona  chiama  Polo  Arcivefcovo  • Indi  poi  citi  Baroai  Cotto 
Papa  Martino  V.  ad  cautelam  , cfpofio  il  fatto  alla  tanta  Sede  con  me- 
moriale , n’ebbero  in  rifporta  dal  Cardinale  Giordano  Orfino  , Vefcovo 
A'  Albano,  di  non  eflèr  incorfl  in  veruna  cenfura  . Tanto  lì  ha  da  memo- 
rie, concernenti  quelle  due  città  . Gregorio  XII.  ebbe  una  Corella,  Cotto 

11  cui  ritrarrò  Ci  leggono  quelle  notabili  parole  : Bariola  Canaria  forar 

-Gre- 


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Italiana  67  j 

Grt[tril  VII-  meter  Eugeni!  IP.  avia  Paul!  //.  Il  Cardinal  tan  Siile  ».  Jf 

trovali  aver  comporto  ancora  un  libro  latino  col  titolo  di  Lutala  , che  Otitl.VUI. 

forfè  per  umiltà  vuol  dir  Lucciola  , dove  ooo  parla  bene  del  troppo  Au- 
dio , che  vedea  farli  degli  autori  gentili  ; ondc'egli  merita  luogo  rra  gli 
fcrittoti  eecleliaftici  , come  in  eftetto  gliel  diede  Arrigo  Luigi  d' Abete 
CaRanèo  nel  luo  Nomenclatore  degli  feritori  Cordinoli  . P.ij.  71.  73. 

Ifiituzione  canonica,  nella  quale  fommariamente  fi  con- 
tengono le  leggi  di  santa  Chiefa  , fondate  ne’  detti 
evangelici  e fopra  le  fentenze  degli  antichi  teologi , 
le  ordinazioni  de’  fammi  Pontefici , e le  coftituzioni 
di  tutti  i facri  Concili , opera  utilifiìma  ne’  giudici  . 
criminali  e civili,  ealleperfoneecclefiaftiche,  e ai 
curati  dell’anime  Criftiane , raccolta  da  Mattia  degli 
Alberti  Fiorentino,  monaco  Olivetano  . Ih  Venezia 
per  Franccfco  Rocca  1 j 69.  in  40 

La  Somma  de’  Sacramenti  della  Chiefa,  fecondo  la  dot- 
trina di  Francefco  Vittoria  dell’ordine  de’ Predica- 
tori, tradotta  dilatino  inTofcano  da  Don  Silvano 
Razzi , monaco  Camaldolefe . In  Firenze  per  Barto- 
lommeo  Sermartelli  ijjf.in  n° 

Cento  cali  di  cofcienza  [ col  trattato  de’  cenfi , e de’ 
cali  de’  cambi , fecondo  Ja  dottrina  del  Soto]  raccolti 
da  Serafino  Razzi  dell’  ordine  de’  Predicatori . In  Fi- 
renze pel  Sermartelli  i;8j.  in  1 j° ediz.  il. 

Somma  de’ Cali  di  cofcienza  di  Bartolommeo  Fumi  , 
detta  sirmilla , volgarizzata  da  Remigio  Fiorentino 
dell’  ordine  de’  Predicatori . In  Venezia  per  Domenico 
Niccolini  1 j 88.  <«4° 

Difcorfo  del  vendere  a tempo , diTommafo  Buoninfe- 
gni . In  Firenze  per  li  Giunti  1*73.  in  40 

Difcorfo  di  Penitenza , raccolto  per  Paolo  Rofello  da 
un  ragionamento  del  Cardinal  Gafpero  Contarmi . In 
V enezia  1 $49.  in  8°  fenza  Jlampatore . 

Lo  Specchio  di  veraPenitenzia  del  reverendo  Maeftro 
Jacopo  Paflavanti  Fiorentino  dell’ordine  de’  Predica- 
tori. la  Firenze  apprejfo  Bartolommeo  Sermartelli  1 jS/. 
iu  lì* 

Oltre  a quella  pulita  e comoda  odiatene  1.  del  Caealier  Lionardo  Solvi  ali, 
che  e tutu  di  carattere  tondo.fcnza  diftiozione  de’  palli  in  cor  fi  ve  Ma- 
la  ooo  tifata  , t introdotta  poi  dal  Monconi,  o’i  una  di  Orante  Lombate- 

* *'&•  . 


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676 


DellA’Elo QJJ  ENZA 


Bi*liot,Ci»VUI. 


delti , e altra  anteriore  del  Canonico,  e poi  Vcfcovo,  Francefco  Cattami 
da  Diaeceto  , alrre  volte  già  mentovato  . Ultimamente  Ce  ne  vide  una 
di  Firenze  in  quarto  col  ritratto  del  Paffavanti , il  quale  per  entro  il 
libro  , che  merita  il  nome  di  Somma,  e (prime  più  volte  di  averlo  ferie- 
to  ancora  in  latino  • 

li  Criftiano  iftruito  nella  fua  legge , ragionamenti  mo- 
rali di  Paolo  Segneri  della  Compagnia  di  Gesù.  In 
Firenze  nella  Jlampcriadi  S.si.  i685.  Partii  il.  vola- 
mi il.  iti  40  edizione  1. 

In  principio  del  Proceffo  di  Ctlfo  Cittadini  G trova  nominato  un  volgarità 
> ^amento  a penna  della  Somma  di  tan  Tommafe  d"  Aquino  , allora  poflie- 
duto  in  Siena  da  Marcantonio  Tolomei , che  le  G delle  alle  (lampe  , non 
ci  farebbe  altro  da  deGderare  in  quella  materia  . I Morali  di  can  Gre- 
gorio Magno  lì  porranno  nel  capo  vi.  Ci  c ancora  la  Dottrina  Crifiia- 
na  del  Cardinal  Bellarmino  , e la  Tua  Dicbiaraùone  de!  Simbolo  ; ma 
quella  della  fola  edizione  ri.  di  Kapoli,  che  egli  flefl'o  nella  Kicognizio- 
ne  delle  fue  opere,  dichiara  , elfcre  omnium  optimum  . 

C A P O . Ili 

Polemica . 

COnfermazione  e ftabilimento  di  tutti  i dogmi  cat- 
tolici con  la  fovverfione  di  tutti  i fondamenti, 
motivi  e ragioni  de’  moderni  eretici , fino  al  nume- 
ro 482.  [ libri  il.  ] In  Venezia  nella  contrada  di  santa 
Maria  formo  fa,  al  fegno  della  Speranza  15-53.  in  4° 

MonGgnor  Luigi  l.ippomano  Coadjutor  di  Verona  , dipoi  Vcfcovo  di  Ber- 
gamo , e Segretario  del  fomnio  Pontefice  Paolo  IV.  efiendo  dellinato 
da  Paolo  IH.  Nuncio  in  Lamagna  pei  le  cofc  della  religion  cattolica  , 
Tenuto  pullulare  in  Penna  , come  dice  , la  mala  erba  Luterana  per  via 
di  libretti  volgari , /Zampati  e fparfi  nafeofamente  tra  ’I  volgo  dai  ooliti 
perfidi  apollati  , diede  ordine  al  Canonico  Maffeo  Albertino  , e all’  Ar- 
ciprete Giovanni  Delbene,  uomini  dotti  , timorati  di  Dio,  e lutanti  della 
fatate  delle  anime  , che  in  fua  aflcnza  per  ovviare  prontamente  al  ma- 
le , componelTero  un  libro  volgare  per  le  perfone  buffe  ,.in  cui  fi  trattaffe 
delle  correnti  materie  ■ Tornaro  pofeia  il  degno  Vcfcovo  , e trovato  il 
lavoro  a buon  legno,  egli  Hello  in  x x.  meli , lo  rivide  , e con  toccare 
talvolta  le  furbefche  malizie  d'Erafmo  indi  accrcfcintolo  per  più  della 
metà  , e fattolo  rivedere  da  perfone  letteratiffime  , e religiofiffme  , lo 
nife  alle  (lampe  con  una  lettera  pad  orale  in  principio  al  fuo  Clero  e 
popolo  di  Verona . Quello  gran  Prelato  ne’  gravitanti  impieghi  delle 
fuc  Nunciature  non  ville  oziofo  , ma  ci  diede  più  opere  ecclcfiafliche  , 
fpccialmente  fopra  la  parola  di  Dio  fetitta  , rendendo  ferviej  impor- 
tanti alla  Chiefa  Romana  anche  nel  Concilio  di  Tremo  , c nel  minille- 
rodi  Segretario  di  Paolo  IV. 

: Le- 


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Italiana  67  7 

Lezioni  Copra  i dogmi , fatte  da  Monfignor  Francefco 
Panigaroia  in  Torino , e da  lui  dette  Calvinichc . In 
Ferrara  per  Giulio  [Vafalmi  i y8y.  in  8° 

Tre  teftimonj  Fedeli, del  Muzio  Giuftinopolitano,  Ba- 
filio,  Cipriano,  e Ireneo . In  Pefaro  per  Bartolomeo  Ce- 
fono  con  privilegio  di  AI.  S.  Papa  Giulio  III.  e dell'Ec- 
tellentijfìmo  Signor  Duca  d’Vrbiuo  i yyy.  ir;  8° 

Il  Afelio  in  quello  libro  , da  lui  dedicato  a Vittoria  Pamele  Duchedà 
d'Urbino  , fcopre  ancpr  egli  non  poche  fraudi  à’Erafmo  contra  i santi 
/reato  , c Cifriamo  : e il  libro  contiene  altre  cole  particolari . 


BlBLIOT.Ct.VIU. 


Rifpofta  a una  lettera  di  M.  Francefco  Betti,  fcrit- 

ta  all'  Uluftriflìmo  Signor  Marcbefe  di  Pefcara . In 
‘Pefaro  [ per  Bartolomeo  Cefano  con  approvazione  de! 
molto  Reverendo  Monfignor  p'efcovo  Cojlacciaro  , e del 
Reverendo  Padre  Agapito  Fino  Inquietare  del  Ducato 
d'Vrbino  ] ryj8.  in  8° 

Sta  pure  in  primo  luogo  del  libro  i v.  delle  Cattoliche . 

— Rifpofta  a Proteo  [ a una  lettera  cieca  del  Betti  ] 
In  Pefaro  pel  Cefano  i y yp.  in  8° 

Quello  Betti  , al  Può  dire  , in  vederli  uccifo  nn  fratello,  rifolvette  di  paf- 
fare  col  tempo  a ùrlì  erecico  in  Zurigo  , ma  però  con  l'adultera  accan- 
to , donde  poi  andò  vibrando  gli  altri  sfili  de' pari  tuoi  , Argentina  , 
Bafilea  , Ginevra  , e Lione  . Qui  il  Afelio  lo  batte  malamente  , e poi 
molto  più  nelle  Malix.it  Belline  , parimente  stampate  in  Pefaro  tei  Cefa- 
no iftìj.  in  ottavo  , e indi  aggiunte  alle  Cattoliche  , l'ultima  delle  quali 
viene  ad  edere  quella  a Proteo  . Del  Betti  fu  buon  amico  Jacopo  Caliti- 
vetro  , che  da  lui  riconobbe  il  bel  regalo  del  Catalogo  di  Mattia  Biado 
Illirico  , liccome  di  propria  mano  lalciò  fcritto  nel  libro  delibi,  da  me 
veduto- Ma  il  nodto  Mudo , che  menava  altra  vita,  non  volle  amicizia 
con  limil  gente  , nè  regali  da  loro  , regali  poi  di  tal  forte . 

— — Difefa  della  Meflà , de’  Santi,  e del  Papato  contra 
le  beftemmie  di  Piero  Vireto  [librinl.]  con  pri- 
vilegio del  santillìmo  Signor  noftro  Papa  Pio  V.  e 
deH’eccellentiffimo  Signor  Duca  di  Urbino,  e con 
licenza  di  Sua  Eccellenza . In  Pefaro  per  gli  eredi  del 
Cefano  i y68.  con  approvazione  del  Reverendifftmo  Ordi- 
nario in  8° 


Per  le  folte  impodurc  e falfiScazioni  del  Vireto  , il  Mudo  , che  dedica  il 
fuo  libro  ad  Antonio  Elio  , Patriarca  di  Gerufalemme,  tratta  elfo  Vireto 
pag.  4$.  da  indiavolato  , moderno  ,falfo  , ignorante,  ammìnilìrattre  la- 
u v drt  o 


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67%  Della  E l o qji  enea 

a,  Bfff  dro  , ufurp  altri  e lupo  della  Cbiefa  di  Loft»»*  . Cedui  fu  predicante  in 

d imot.ui-  v u.  Gittvra  con  Calvino  , eia  Lione  a tempo  del  Re  Carlo  IX.  dove  il 

Foffevìno  giunfe  a tempo  di  reprimerlo  , e di  riparare  ai  danni  , fatti 
da  quello  minillro  del  Demonio,come  G legge  nella  Vita  del  Poffevino, 
poco  fa  fcritta  dal  Padre  Gio.  Dorigli  pag.  jij.  100.  ttf  • . 

Le  Mentite  Ochiniane,  con  privilegio  del  fommo 

Pontefice  Giulio  111.  dell’  Illuftriflimo  Senato  Vene- 
to , c d’altri  Principi . In  Vincaia  prejfo  il  Giolito 
i jji.  iu  8° 

Nelle  Cattoliche  libro  III.  pag.  14;.  il  Moti»  cita  un  tomo  di  fue  Lettere 
dogmatiche  al  Concilio  di  Trento  in  rifpofla  alle  cole  -,  che  per  ogni 
corriere  gli  venivano  fcritte  dal  già  detto  Patriarca  Elio  , Vicario  della 
Bafilica  Vaticana. e primo  Prelato  nel  Concilio  dopo  i Cardinali:  onore 
fatto  al  Muoio , come  dal  Concilio  G faceva  al  S irtelo  predo  l 'Olflenio 
Pai.  aj.  tilt,  il,  nell'aurea  Lettera  dogmatica  in  nome  di  Criiìoforo  Ranoovio  a Gier~  j 

gio  Calijto  . 

Il  Muoio,  che  dedica  le  Mentite  al  Cardinale  Ercole  Gonoaga,A\ct  pag. 7. 
di  edere  (lato  eccitato  dal  grao  Prelato  Galeaooo  Florimonte  a ferver- 
le contra  alcune  delle  Prediche  dello  ifratato  Bernardino  Ocbino , piene 
di  empie  menzogne,  le  quali  cfto  Muoio  va  recitando  col  fuo  antidoto 
appretto  , avendone  predo  motivo  da  una  lettera  alla  Marchefana  di 
Pefcara  , ferita  iM’ Ocbino  , così  detto  dalla  contrada  dell'  Oca  , dove 
flava  la  dia  cada  in  Siena  , c non  Occhino  , in  latino  Oceiiue  , come  Io 
diftero  altri  apoftati  , /Ionio  Falcarlo  , e Fulvia  Morata  , in  ciò  poi 
inavvertentemente  feguitati  anche  da  non  apoftati . 

* Antidoto  Criftiano . In  Venezia  pel  VahaJJori 

ijtfi.  in  40 

^ Il  Bullingero  riprovato . In  V enezia per  Gio.  An- 
drea Valiajfori  1 jAa.  in  4? 

L'Eretico  infuriato.  In  Roma  per  Valerio  borico 

iy<fa,  à»8° 

Coftui  fu  Matteo  Giudice  , profeffore  dell'  Accademia  di  °fena  , fecondo 
• Ippolito  Chioouola  nella  Rifpofla  alle  bcftetutnic  del  t'ergerlo  , ove  loda 

il  predente  libro  del  Mutuo  pag.  $4. 

-i— - Le  Vergeriane  [ libri  iv.  ] difeorfo  fe  fi  debba  ra- 
dunar Concilio , e trattato  della  comunione  de’  laici, 
e delle  mogli  de’  Cherici . In  Vinegia  pel  Giolito 
ifSi. in  8° 

11  Muoio  tenta  pronto  per  la  (lampa  anche  il  libro  v.  per  quanto  egli 
derive  a Domenico  Feniert , mandandogli  il  catalogo  delle  fue  opere 
nel  libro  ni.  delle  Cattoliche  pag.  >4;.  Può  edere,  che  io  quello  fuo 
libro  V.  vi  foflé  la  rifpofla  a quello  del  Tergerlo  conira  Monftgnor 
Kuncio  della  Cafa  , a lui  accennata  nelle  eclittiche  pag.  1$. 

La 


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Italiana  67  9 

La  ribalda  ignoranza-  é «facciata  impietì  dèi  Verger:*  gonfierò  a tal 
fegno  , che  il  Mux.ro,  fuo  concittadino  e flretto  amico  , provocato  per 
zelo  della  Fede  , come  dice  in  più  luoghi  e nella  Rifpofla  a Froteo  , fi 
mode  a feonfiggerlo  con  quello  libro  , al  quale  bifogna  aggiungere  il 
primo  delle  Cattoliche  : e il  Nuncio  di  Venezia  Mon/ignor  della  Cafa  , 
da. lui  pure  indegnamente  lacerato  per  aver  fatto  l'uficio  tuo,  privan- 
dolo del  Vcfcovado,  che  poi  negava  efler  vcroitna  di  averlo  egli  da  fc 
fpont*nc3mente  lalciato  , pafsò  a fvergognarlo  con  V Apologia  latina  , 
la  quale  per  non  trovarli  Rampata , il  gran  bibliotecario  Magliabecbi , 
mandò  al  Menagi»  , perche  la  RampaHc  , come  fece  nel  tomo  il.  dcìl* 
Antibaillet . Al  Magliabechi  gii  morto,  ma  celebratiflìmo  da  petrat- 
to , è ora  una  gran  lcmplicità,  per  non  dir  altro  , il  voler  decisamen- 
te preporre  perfona  ofeura,  e ignota  fuor  di  fua  patria  , fenza  faperlì  il 
perche  , come  ciò  non  folle  per  qualche  atto  di  gratitudine  dopo  aver 
fenza  grazia  , inutilmente  , c di  nafeofto  efpilati  i fuoi  zibaldoni  , fin- 
gendo poi  di  non  avergli  veduti.  Il  Cafa  in  quella  fua  Apologia  coti  feri- 
vo del  Muxào,  calunniato  dal  Vergerlo, mi  lenza  rifponderc  alle  Verge- 
riane  : De  Mutio  ajfrmare  libi  pojfum  , non  tibi  illum  honorem  , carni t 
te  fcrìpfit , habuijfe  , fed  patria  vefìra  . Ejus  igìtur  libri  in  luce  atque 
in  oculit  bormnum  funt , laudari  tur  a dotili  , emuntur  a borrii,  {S“  qttidem 
caro.  Fui  ab  opificibut  , fellulariifque  leguntur  , veneunt  vili , quan- 
quam  illetìas  tu  plebem,  quo  vendibilioret  eoi  faciat,  etiam  facetiii  - 
Mutium  Italia  Principe \r  domi  fua  jamdiu  in  magno  bonore  habent , bo- 
nefìe  nutriunt , lìipendium  dant . Il  Gretfero  , che  fu  nel  fuo  genere  un 
altro  MuxjÌo  per  la  Fede,  feoperfe  una  impoflura,  degna  del  Vergono  , 
in  aver  tradotta  la prefax-ione  di  Lutero  alla  lettera  di  san  Paolo  a*  Ro- 
mani , e poi  fotto  il  nome  autorevole  e venerabile  del  Cardinal  Fede~ 
rigo  Fregtfo  Arcivefcovo  di  Salerno  , piamente  già  morto  , in  averla 
fparfa  per  Tltalia  volgarmente  Rampata  inlìeme  con  altra  opera  , col- 
ma d’erefie  Luterane  , de  fide , jufti/icatione  , tT  operibut . Quando  poi 
vide  la  fua  impoRnra  dannata  col  nome  del  Fregofo  , ma  fenza  quello 
di  Cardinale  , penfandoG  follemente  di  vincere  ad  ogni  modo  , tornò  a 
fpargere  , che  al  vero  autore  fi  folle  levato  il  titolo  di  Cardinale  , per 
non  vederlo  confelTore  della  erefia  Luterana  . Quelli  è il  buon  Verge - 
rio , teftii  fumma  fycophantia  , a fe  commijfa , dice  il  Gretfero  nel 
fuo  libro  II.  de  Jure  ac  modo prohibendi  libra  cap.  V.  pag.  a8o.  Il  . 
Reuter , che  fentiremo  aver  pubblicati  gli  fcritti  del  Dudixào  , minac- 
ciava dì  fare  il  Umile  di  quegli  di  queR’  altro  iudegno  : e di  qui  fi  vede 
il  fuo  giudicio  , e buon  guRo  , quando  fino  il  Betti  ebbe  a fdegno  di 
vederli  niello  dal  Mux.io  a fafeio  col  Vergerlo  * 

Difcorfo  dell’  autorità  del  Papa  (opra  il  Concilio  , di 
Francefco  Cattani  da  Diacceto . in  Fiorenza  freffb  i 
Giunti  1 $62.  in  8° 

Rifpofta  di  D.  Ippolito  Chizzuola  Bresciano  Canonico 
regolare  Lateranefe,  alle  beftemmie  e maladicenze , 
contenute  in  tre  fcritti  di  Paolo  Vergcrio  contra  l*In- 

di- 


BlBUOT.Ct.VIII. 


Pa&'}1>  373*  eàit.u 


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Bl  BitOT.Cli.VlU. 


PiJ.  I4(< 


Ttg.  i8«. 


6 So  Della  Eloquenza 

dizione  del  Concilio , pubblicata  da  Papa  Pio  IV.  In 
Venezia  per  Andrea  Arrivabcnc  £ all'infegna  del  pozzo 
dello  Samaritana,  che  parla  con  Gesù  Cri/lo]  ijtfa.  in  40 

L'autore  , che  dedica  il  tibto  a fan  Certe  , fcrifle  ancora  ■ Difcorfi per  con- 
futare le  particolari  trofie  , e la  Difefa  della  tanta  Fede  Cattolica  , da  lui 
citati . il  Mutuo  nel  libro  li.  delle  Lettere  Cattoliche  fa  grandi  e meri- 
tati elog)  a quello  D.  Ippolito  , il  quale  nelle  Tue  Prediche  datoli  per 
tinto  di  Luteranifmo,  e citato  a Roma  ad  reddendam  ratìonem,  ci  ven- 
dete Cubito  , dove  (lato  lungo  tempo  , non  potè  mai  giuridicamente  eflèr 
convinto  ; ma  indi  pentito  del  Tuo  peccato  , e ito  da  sè  a confefl'arfene  , 
t difdettoG  , tornò  a Venezia  ; e dove  avea  fpatfo  il  veleno , pubbli- 
cò fpontaneamente  in  piò  prediche  dal  pergamo  l 'abiurandone  da  se  fet- 
ta privatamente  in  Roma  . L'intimo  amico  già  di  Lutero , Giovanni  Stri- 
dano, che  in  qualità  di  ("pia  della  fua  fetta,  allora  fe  ne  (lava  in  Trento 
a offe  rr  a te  le  cofe  del  Concilio,  avutone  avvifo  da  Venezia  , Cubito 
ne  die  patte  a Regger!  Afcamo  Inglefe  con  Tua  lettera  dell'  ultimo  di 
Febbtajo  i(|i.  fetta  pubblicare  dai  Calvlnlfti  del  Palatinato  pel  mer- 
lo del  loro  JQuiriuo  Keuter  in  Offenbac  ptelfo  Corrado  Nebenio  itfio.  in 
quarto  indente  con  le  belle  opere  dell'  apoflata  Andrea  Ondi  zio  . Lo 
Stridano  , che  pet  edere  il  C Ibinnuola  Canonico  regolare  di  toni'  Adotti- 
no , lo  chiama  menaebum  quondam  captivum  ordini t Augufiiniani  , di- 
ce , che  a tali  fue  prediche  intervenne  il  Nuncio  con  I v.  Vefcovi  : e 
quello  Tito  Livio  dell'  erefia  , delle  cui  menzogne  G vergognava  Gno  il 
Melantone  predo  lo  Sdoppio  nelle  Anfolidi  pa^.  180.  ( benché  poi  G 
vegga  lodato  di  fedeltà  dal  Tuono  ) chiama  \l  Chiztutola  captivum  , 
per  ifininuirgli  la  gloria  ; ladove  egli  fu  liberiflino  : e dice  ancora  , 
che  il  popolo  fe  ne  offefe  , itaut  populut  etìam  offenderetur  , quando  ne 
limafe  edificato,  e gli  eretici  foli  confufi  , allo  fetìvete  del  Mudo,  che 
vi  era  predente  , e che  porta  l'eftratto  delle  prediche  (lede  del  Cbiztuio - 
la  , pubblicamente  da  lui  dette  , palam  in  conclone  , fecondo  il  mede- 
Gmo  Stridano  : il  qua!  pure  Tuo  malgrado  confeda  , che  non  le  difiie 
sforzato  , ma  bensì  impetrata  venia  . Andate  a credere  a Ginil  gente  . 
Al  Cbinnuola  G adattano  qui  le  parole  di  santo  Agodino  nel  libro  XI  v. 
deCivitate  Dei,i  capi  XIII.  fuperbit  e/l  utile  cadere  in  aliquod  apertura, 
magnumque  peccatum  , unde  fihì  difpliceant  qui  fibi  plaudendo  ceci- 
derant . {.'trofia  vien  da  fuperhia  di  voler  raparne  più  della  vera  e tan- 
ta madre  Cbiefa  , ebe  c la  nollra  fola  , e non  altra . 

Compendio  d’errori  e inganni  Luterani  di  un  libretto , 
intitolato , Trattato  utiliflìmo  del  beneficio  di  Crifto 
crocififlò,  e contra  due  altri  libretti  e una  lettera 
dell’  Ochino  al  magiftrato  di  Balia  di  Siena , fcritto 
da  Ambrogio  Caterino  Politi  [ Sanefe,  dell’  ordine 
de’ Predicatori , prima  Vefcovo  di  Minori,  e poi  Ar- 
civefcovo  di  Confa  J In  Ruma  per  Gir  ulama  de’  Carto- 
lari 1 5 44.  *n  8°  , 

De’ 


1 


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Italiana  6 81 

De’  gran  mali , cagioniti  dal  primo  di  quelli  pelliferi  libri , che  dal 
erau  zelo  e fapere  del  Cattano  qui  G confutano  , difcorre  il  Padre 
D.  Antonio  Caracciolo  nella  Vita  volgare  a penna  del  Pontefice  Pao- 
lo IV.  e da  quello  llefl'o  , e da  altri  fomiglianti  intigni  libri  volgari, 
allora  ufcit!  , G vede  il  fornaio  bifogno  di  que’  tempi  , che  fopra  tilt 
importanti  materie  fcriveflero  volgarmente  uomini  grandi , come  in 
zealtì  , e per  Gngolar  grazia  di  Dio  ne  furono  molti , che  fcrilfero  , e 
tutti  bene,comc  particolarmente  rifulta  dai  pochi,  1 quali  G fon  riferiti. 

La  Spada  della  Fede  per  difefa  della  Chiefa  Criftlana 
contra  i nemici  della  verità , cavata  dalle  fante  Scrit- 
ture , da’ fanti  Concili , e da’  più  antichi  santi  Padri 
e Dottori  della  Chiefa  per  Frate  Niccolò  Granier, 
religiofo  di  san  Vittorio , tradotta  da  M.  Antonio 
Buonagrazia  [ o Bonaventura  ] canonico  di  Pefcia , e 
Protonotario  Apoftplico.  In  Vinegta  pel  Giolito  1564. 

»»4° 

— — Lo  Scudo  della  Fede  per  ribattere  i colpi  di  tutti 
i nemici  della  Chiefa  cattolica . In  Vinegia  pel  Gio- 
lito 1367.  in  40 

Il  Domenicbi  dedica  a Caterina  Buonvifi  gentildonna  Lucehefe  il  primo  di 
quelli  due  libri  , nel  quale  a capi  ex.  li  prova  , che  quei  degli  ereti- 
ci fi  deono  bruciare  . Il  Granier  , Canonico  regolare  di  san  Vittor  di 
Parigi , per  difciplina  di  umiltà  religioni , in  quelle  parti  tuttavia  pra- 
ticata , fi  fottoferive  Fra  , e non  altramente  • 

L’Efpofizione  della  Dottrina  della  Chiefa  cattolica  in- 
torno alle  materie  di  controverfia , fcritta  in  Francefe 
da  Mojifignor  Giacomo  Benigno  Bofi'uet,  Vefcovo 
di  Condom , Configliere  del  Re , e precettor  del  Del- 
fino , trafpoi  tata  in  Italiano  da  Francefco  Nazari . In 
Roma  nella Jiamperia  di  Propaganda  Fede  1678.  in  8° 

Chi  trafporta  da  una  lingua  romanica  nell’altra  , bifogna,  che  ben  fappia 
quella  , nella  quale  trafporta,  pcrguardarG  dal  prendere  e lafciarG  at- 
taccare le  frafi  e le  maniere  di  favellare  , proprie  dell’altra  fola  , come 
per  lo  più  fanno  Imperitamente  i moderni  traduttori  di  quelle  lingue 
romanice  ; onde  fomiglianti  verfioni  di  Francefe  in  Italiano,  piutto- 
fto  ,ehe  Italiane  , poìiono  dirfi  comunemente  Francefi . Si  fcrive  £u- 
carifiia,  e realt  A , non  Eu.  bare  Hi  a , nè  reatini  : e in  vece  di,  che,  in  pii 
luoghi  va  detto  , [enon  ; come  , non  fi  pai  fare  , fenon  por  articoli  ; 
non  fi  può  offerire  , fenon  a Dio  ; non  pomo  grati  a Dio  , fenon  in  lui  e 
per  lui.  Cosi  da  per  tutto  va  Cciino,fenon,m  vece  di  cbe:e  noi  Cattolici, 
«he  abbiamo  un  linguaggio  notlro  , e diverfo  da  quello  degli  Eretici , 

li.  r t c non 


Bibmot.Cl.VUI. 

» % * »•- 


fltumirinì  Schediti- 
fm.t  rie  librit  rxnonj- 
t nit  & ffetnÌBirjmn 


<>S2  Delia  Eloquenza 

non  diciamo  la  C«M  , per  dinotare  il  santijfmo  Sacramenti  dell* Eucari- 
stia , idituito  da  Gesù  Crido  nell’ultima  Cena  , tua  ufiamo  il  fuo  ver* 
nome  di  facramento  dell ' Eucariftia  ; frate  fcambiata  dallo  Sleidano  , 
quando  voltò  nel  fuo  latino  le  Memorie  dc\l’ Argentone  > come  altrove 
accennammo  • Perche  ì capi  de’  Calvìnidi  di  Francia  ditterò  , che  fe 
la  dottrina  del  tedo  di  quello  libro  fotte  Aata  quella  di  Roma  , 11  che 
negavano  t li  farebbono  tutti  fatti  Cattolici  > il  fondo  e la  dottrina  del 
libro  fu  riconofciuta  in  Roma  con  un  Breve  del  fommo  Pontefice  Inno - 
cenzio  XI.  e fu  anche  tradotto  il  libro  (ledo  nel  volgar  noflro  , e ira- 
predo  nella  damperia  del  Collegio  di  Propaganda  . Ma  non  giù  per  que- 
do  i Calvìnifti  mantennero  la  parola  di  bufi  Cattolici  , a riferva  di  al- 

Suantl  particolari  , in  ciò  avventurofi  , e da  Dio  per  fua  damma  grazia 
luminati  * Come  il  libro  fi  ridampafie  , ce  ne  farebbe  un  efemplaie  > 
non  poco  ritoccato  in  margine  di  queda  verdone  Italiana  . Il  Nazari, 
che  hi  Bcrgamafco  e che  un  tempo  ebbe  inano  nel  Giornale  de’  Let- 
terali di  Roma  , fe  ne  morì  qui  ai  xi  x.  dì  Ottobre  1714* 

- • I •#  * * * • • r 

C A P O . I V 

Afeetica , 

IL  Combattimento  fpirituale,  ordiuato  da  un  fervo 
di  Dio  [ Lorenzo  Scupoli  da  Otranto , Cherico  re- 
golare ] I»  Vittegiafirejfo  i Gioliti  1589.  in  8°  ediz.  1. 

Il  Conte  Girolamo  di  Porcia  il  vecchi*,  come  da  sè  de (To  egli  s’intitola,  per 
didinguctfi  da  altro,  di  lui  più  giovane  , del  medefiiuo  nome  e cafato  , 
allora  vivente  s già  Cdmerter  (egreto  di  san  Pio  V.  Nuncio  Apodolico 
in  Lamagna  « Vcfcovo  d* Adria  , e morto  poi  nel  1611.  fu  al  certo 
molto  avventurofo  In  edere  il  primo  a divulgar  con  le  celebri  dampe 
del  Giolito  quedo  famofo  e ditnatidìmo  libro  , che  non  molto  dopo  fi 
vide  ridampato  in  Bergamo  da  Corniti  Ventura  nel  1594.  c indi  altrove 
più  volte  : al  qual  libro  però  l’autore  per  atto  di  grande  umiltà  non 
aggiunte  il  fuo  nome  , cofa  praticata  ancora  in  quell’  altro  , ugualmen- 
te rinomato  libro  della  Imitatone  di  Crifto , potendoli  applicate  ad  en- 
trambi ciò  che  Crijiojiro  Auguflo  Eumanno  , efclufo  dalla  nodra  comu- 
nione , dianzi  fetide  di  quedo  fecondo  : Fugiffe  optìmus  ille  vlr  ea  de 
c auffa  puhlicum  confpectum  videtur  , ut  eo  magit  vana  gloria  fitìm  1* 
animo  extingueret  • Appunto  lo  Scupoli  nel  capo  LX  V.  con  poche  pa- 
iole  premunifee  il  fuo  lettore  contro  all’  affollo  della  Vanagloria  . Il 
favio  Conte  di  Fonìa  [ o di  Porsia  , in  latino  Purlìliarum  ] lì  palesò 
grati  conofcitore  del  pregio  del  libro  in  dedicarlo  alle  monache  Agofti - 
ninne  di  santo  Andrea  di  VenexJa  , delle  quali  , per  quanto  fi  vede  , 
egli  era  prudentiffitno  direttore  : nè  poteva  al  certo  offerire  a quelle  fa- 
cre  donzelle  più  proprio  regalo  di  quedo  , che  giunte  a riportare 
molti  e grandi  elogj  da  san  Francefco  di  Salet  j e di  efler  mentovato 
□egli  Atti  della  fua  canonizzazione  , ne’  quali  fi  afferma  , che  il  Santo 
lo  portò  fcco  per  x vii  1.  aant  • Col  nome  proprio  dell'  autore  fu  poi 
i ma- 


/ 


Italiana 


6Sì 


magnifieimente  ImpreCo  con  la  gianta  di  altre  cofe  minor?  , ma  forfè  " 

non  pari  al  Combattimento  , In  Parigi  nella  (lamperja  reale  nell'  anno 
itftfo.  in  foglio,  d’ordme  della  Reina  Ctìfthnìffim2,Anna  <f  AufiriaAat- 


. . . . \a*T*ja  rTCfujH*  gcncrwc  uc  LOCTIC!  TCgOlaTt  > gU 

flabiliti  in  Francia  Gn  dall’  anno  1643.  facendolo  rifìamparc  in  Roma 
nel  itfy7.  per  via  del  P.  D.  Carlo  Palma , che  fu  Vefcovo  di  Pozzuolo , 

Sia  lo  avea  dedicato  al  fommo  Pontefice  Alejfandro  VII.  e così  poi  me- 
c fi inamente  feguì  dell*  altra  edizione  reai  ai  Par  igi  , a cui  fece  la  pre- 
fazione  il  Padre  D. Olimpio  Mafotti,  Cherico  regolare  quivi  in  sant’An- 
na : il  qual  parimente  avea  tradotto  il  libro  in  Franceft  per  la  Reina  . 
Il  libro  fteflo  , che  c divifo  in  capi  ix  vi.  fu  poi  rlftampato  altresì  in 
Roma  da  Giufeppe  Vannacci  nel  i<Sp8.  in  duodecimo  col  nome  del  fuo 
vero  autore,  Lorenz*  Scapoli  Cberico  regolare  Teatino  : la  quale  ultima 
voce  però  , come  del  volgo  , è del  tutto  fuperflua  , perche  fenza  altro 
diftintlvo  3 fuorché  con  quello  folo  di  Congregazione  de'  Chetici  regola. 
r/jìn  tempo,  che  non  ve  n’era  alcun  altra,ella  fu  In  Roma  folennemen. 
te  iflituita  dapprima  ne’  fuoi  compagni  ( uno  de’  quali  fu  *an  Gaetano  ) 
dal  loro  capo  e gran  Prelato  , dipoi  fommo  Pontefice  Paolo  IV.  allora 
Giampiero  Carafa  Arcivefcovo  di  Cbietì,  in  latino  Teate  [e  non  Tbeate 3 
onde  elfi  Chetici  regolari  , propriamente  così  chiamati  , furono  detti  dal 
volgo  Chietini , e poi  Teatini,  che  è ij  medeGmo  . Quindi  è,  che  il  gran 
lume  di  quella  Congregazione  , e di  tutta  la  Chiefa  , il  venerabile  Car- 
dinal T ommafi , obbligato  ad  efprimere  il  proprio  Ifiituto  nelle  fue 
opere  , fu  foliro  dìrfi  Prete  Congregationis  Clericorum  regularium  , fen- 
la  alcun  altro  d-llintivo,  non  ulato  nè  pure  dai  fonimi  Pontefici  in  par-  • 
Jar  di  loro  . Egli  dunque  chiamava  se  flelfo  prete  , non  facerdotr  , e de’ 
Cheti-  i regolari , non  de’  Teatini  ; i quali  , come  i primi  degli  altri  , ve- 
nuti dappoi  , non  hanno  b;fo5no  di  alcun  dilllntlvo . A ciò  fi  uniforma 
Paolo  Morìgm  a capi  ix  x vi.  dell’lfloria  dell’ origine  degli  ordini  re- 
golari, volgarmente  detti  religioni  : e tuttavia  qui  in  Roma  nel  clauflro 
di  quelli  Chetici  regolari  di  san  Sìlvefiro  nel  paflare  alla  fagrellia,  è 
legge  in  marmo  la  feguente  modella  ifcrizione  , fatta  in  que’  tempi. 
pavlo . Ini . pì o . m 
CONGREGATIONIS 
CLBRICORVM  . RECVt  A RIVM 
INSTITVTORI 

Il  Padre  Scapoli  , che  fu  difcepolo  di  sant* Andrea  Avellino  , morì  ai 
xx  vni.  Novembre  itfio.  d’anni  80.  in  san  Paolo  di  Napoli,  dove  fi 
conferva  1 originale  dei  Combattimento  , per  lo  fuo  gran  pregio  non  fòlo 
piu  volte  Rampato  , ma  tradotto  in  piò  lingue  , e ancora  per  isbaglio 
attribuito  a div$rfi  prima  , c anche  dopo  , che  ne  folle  ben  noto  il  fuo 
vero  autore  i polche  nella  verfion  Prancefi  dei  Monaci  Fulienfi  di  Pa- 
rigi del  ifpf.  fc  nc  fa  autore  il  Conte  di Porcìa  , fuo  primo  divulgato- 
re , e altresì  nella  edizione  latina  di  Parigi  del  1*40.  In  altra  impref- 
Gonc  latina  di  Doyaì  del  itfrz.  e in  una  Francefe  dì  Parigi  del  Id7f» 
fe  ne  dà  per  autore  Ciò.  di  Cafiagniza  , Abate  Benedettino  di  Spagna  ; 
in  altre  Italiane  , di  Cuneo  del  16C8.  di  Lucca  del  1691»  e dì  Parma 

Rrrr  4.  del 


[ 


Bisliot.Ci.  Vili. 


684  Della  Eloquenza 

del  1700»  fi  atttibuifce  al  Padre  Achille  Gagliardi  Gefiiita  , morto  a! 
vi.  di  Luglio  del  1607.  benché  però  gli  autori  della  Biblioteca  degli 
retinoti  Gefuiti  , meglio  informati  degli  altri , non  caddero  in  quello 
errore  , in  cui  cadde  chi  affi  flette  alla  edizione  delle  opere  di  Teofilo 
Rainaudo  , fatta  in  Lione  in  foglio  nel  1 66  f.  dopo  lui  morto  , dachè  nel 
tomo  xi.  pag.  ZS7.  Erotema  X.  de  bonij  IT  malie  tihrii  » Partizione  i. 
0.  li.  lettera  A . il  Combattimento  fi  atttibuifce  al  P.  Gagliardi,  al  qua-' 
le  però  non  fi  era  attribuito  nella  edizione  1.  di  detti  Erotemi  , fatta  in 
Lione  nel  tfifj.  Al  rimanente  san  Francesco  di  Salci  non  una  , ma  più  , 
c più  volte  al  Combattimento  dello  Scapoli  di  molte  e gran  lodi  nelle  fue 
lettere  , di  libro  chiaro  , pratico  , di  juo  caro  libro  , e di  gran  libro  , co- 
me fi  può  vedere  nel  libro  I.  epift.  xxxtv.  libro  il.  epift.  xxvi. 
xxxiv.  xxxix.  XLViti.  libro  ni*  epift.  XU1.  xlviii.  libro  iv. 
epift.  xlviii.  1XXX.  libro  v.  epift.  ixx.  e nella  Filotea  Parte  il. 
cap.  xvn.  non  celiando  mai  di  lodare  , e raccomandar  la  lettura  del 
Combattimento  , da  cui  egli  riconofceva  i Tuoi  fpirituali  vantaggi  , fe- 
condo tutti  gli  fcrittori  della  Vita  del  Santo  , c che  perciò  merita  efier 
da  se  riftampato  , quale  il  diede  la  prima  volta  il  noftro  Conte  di  Por- 
eia  , come  ùmilmente  livide  fatto  di  tjucll'  altro  dell  ’ Imitazione  di 
Crilìo  da  quei  me  de  fi  mi , che  l'attribuivano  aT ommafo  da  K empii , 
avendolo  fepararo  da  altre  opere  con  ogni  ragione  , perchè  quella  fola 
fopta  tuttofi  cerca . 

1 Quattro  libri  di  Giovanni  Gerfon  [ anzi  Gerfen  ] della 
Imitazione  di  Grillo  , del  difpregio  del  mondo  e del- 
la fua  vanità , ne’  quali  tutto  l’ordine  della  vita  uma- 
na chiaramente  lì  apprende , nuovamente  riftampati  e 
corretti  T da  Remigio  Fiorentino  dell’  ordine  de’  Pre- 
dicatori j In  Vinegia  pel  Gioliti!  1 j6o.  in  1 

fra  Remigio  , che  dedica  il  libro  a Lucrezia  , conforte  delfuo  amicijjimo  , 
come  afferma  , M,  Gabriel  Giolito  , lodi  tt  , da  iè  ricorretto  , e quafì 
di  nuovo  tradotto  , in  bel  carattere  tondo  , fuorché  la  lettera  e l'indice 
di  corfito,  fupponendolo  egli  per  la  fua  grande  eccellenza,  lenza  cercar 
altro,  che  la  femplice  mutazione  della  lettera  e in  e,  del  Cancelliere 
Gerfon  , come  piu  noto  del  monaco  Gerfen  ; ladove  dopo  grandiliìme 
controverse  , anche  giudìciiric  , caldamente  agitate  , e minutamente 
deferitte  nel  tomo  1.  delle  opere  poftume  del  Padre  Giovanni  Mabil - 
Ione  , in  oggi  fi  di  comunemente  in  più  codici , e anche  impreftioni  , a 
Giovanni  Gerfen  ( che  fi  trova  fcritto  eziandio  Gefen  , e Gefjen  ) di  Ca- 
nabaco  nella  diocefi  di  Vercelli  , Abate  di  tanto  Stefano  di  detta  città  , 
dell'  ordine  di  lan  Benedetto  , e chiaro  tra  il  izjo.  e il  1x4 6.  concor- 
rendovi eziandio  un  codice  del  Patriarca  tan  Lorenzo  Giufìiniano  , da 
me  g:ì  mentovato  e veduto  ; e dandoli  T ommafo  da  Kempii,  Canonico 
regolare  Fiammingo  , per  calligrafo,  e coffa  , e non  per  autore  del  li- 
bro , intorno  al  quale  dopo  molti  ha  fermo  il  Padre  D.  Virginio  Val~ 
fecbi  monaco  Benedettino  ; e negli  anni  1714.  e 17x7.  per  una  parte  e 
per  l’altra  ufeirono  libri  anche  in  Augufia,  del  Padre  D Jlufcbio  Amori 

Cano- 


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Italiana  685 

Canonico  regola rt  » e del  Padre  D.  T ommafo  Srard  Benedettino  ; ed 
era  vi  già  la  Conjeffura  di  Monlignor  Giufeppe  Maria  Suarsfio  , fenza 
fuo  nome  Rampata  in  Roma  da  yacopo  Dragondelli  nel  1667.  ih  quarto, 
. « il  Teffimonium  adverfut  Gerfeniftat  triple x , che  fenza  prove  fi  dice 

«fiere  dell’  Qlftenio  , dell' Allacci  , e di  Cammillo  da  Capo a Benedettino  ; 
benché  niuno  di  loro  parli  da  se  nel  libro  , facendoli  poco  verifimil- 
mente  parlare  a nome  di  efii  un  avvocato  Antonio  Pajen  , che  lo  die 
fuora  in  Parigi prefio  il  Cramoitì  nel  lóft.  in  ottavo  , c che  c colà  pie- 
na di  maladicenza  contra  CoHantino  Gaetano  , come  fattura  del  Nau- 
dto  , (Iranamente  ponato  in  contrario  , jl  <jual  dedica  al  medefimo  Pa- 
jen l’opufcolo  di  (ole  pagine  $ a*  Dell’utilità  del  libro*  di  cui  parliamo* 
da  tutti  vengono  fcrittc  gran  cofe  , e fino  dagli  ftefli  cfclufi  dalla  nofira 
« comunione  * come  oltre  all’  Eumanno  , già  citato  * che  lo  chiama  libro 
. fantijjimo  , da  Andrea  Morello  Svizzero  , grande  antiquario  , in  una 
lettera  all’Abate  Claudio  Kicafio  prefl'o  Goffredo  Guglielmo  Leibnizio  , 
- dove  qualificandolo  per  uno  de'  piu  eccellenti  trattati  , ebe  fieno  mai  fiati 
componi  , chiama  felice  chi  ne  pratica  il  contenuto  , non  contento  di 
ammirarlo  . E pure  il  libro  1 v.  come  oppofio  ai  fettarj  fuoi  lodatori  * fu 
cagione  , ,che  r->j»nflara  Savoiardo  , Bafiìano  Cafialione  , con  dolofo 
pretefio  di  rivoltarlo  , come  fece  della  Bibbia  , in  fuo  latino  Cicero- 
► nlaho  * aufut  eO  caftrare  quarto  de  fanéìifiima  Eucbariflia  libro  , quo  ne- 
fariut  facramentariorum  errar  jugulatur^  lìccome  di  ciò  giufiamente 
fde'mato  , fcriflc  Auherto  Mireo  . L’edizione  1.  da  me  veduta  in  lingua 
Italiana  , che  ha  non  poco  del  dialetto  Lombardo  , benché  facile  a ri- 
durli al  letterario  comune  , fi  fece  fotto  nome  del  Perfine  in  Venezia 
per  Matteo  di  Codeca  da  Parma  a Manza  di  maeflro  Lucantonio  [ Giun- 
ta ] Fiorentino  nell’  anno  1485.  in  quarto  , edizione  diverfa  da  quella 
di  Fra  Remigio  , e da  altra  di  Fiorenza  per  Maefìro  Antonio  Mif  omini 
. *49*.  in  quarto  , in  niuno  de’  quali  volgarizzamenti  fi  vede  tradotta  la 
voce  exterius  del  capo  I.  libro  I.  in  quelle 'parole  : fifeiret  totam  Bi- 
llìam  EXTERIUS  * UT  omnium pbilofopborum  dilla  , quid  totum  prode •/. 
fet  fine  cantate  Dei  & gratin  ? Con  quella  fola  voce  exteriut  , la  quale 
1 altro  non  vuol  dire  * fenon  efteriormente  , e di  fuora  con  la  bocca  , ma- 
niera comune,  il  Naudeoy  a nome  dell 'Olfienio,  aliai  debolmente  fi  pcr- 
fuafe  di  convincere,  dietro  agli  sforzi  del  Padre  Eriberto  Rofveido , che 
l’autore  del  libro  fofle  Fiammingoy  dando  troppo  frettolofamente  quella 
••  maniera  per  Fiamminga  , quando  non  é punto  Rraniera  , ma  comune  j- 
e in  tanto  non  fi  vede  dai  nollrl  volgarizzata  , perché  s’intende  : fe  tu 
fapejji  tutta  la  Bibbia , non  potendoli  altramente  mofirar  di  /aperta  tutta 
in  tal  cafo  , fuorché  recitandola  efteriormente  ai  cireollantì  , e di  fuora 
con  la  bocca  , e a mente . Di  quello  libro  e del  fuo  autore  già  addietro 
• ’ parlammo  • 

Iftituzione  fpirituale  di  Mefler  Lodovico  Biofio  [ Abate 
Benedettino  in  Annonia]  utiliflima  a coloro, che  afpi- 
rano  alla  perfezione  della  vita,  tradotta  in  volgar  Fio- 
rentino dal  R.  M.  Francefco  Cattani  da  Diacceto , pa- 
trizio e canonico  Fiorentino,  e protonotario  Apofto- 
lico . In  Fiorenza  perii  Giunti  i in  8° 


Bibiiot,Cl,VILI.  • 


Otinm  Hsncvtcs- 
num  77. 


Elogio  Bel* ics  psg, 
$7.  c dit.  il.  in  4. 


Psg.  io.  ai.' 

Vindici*  Ktmptnftl 
esp.9Ul.psg.  3S7. 


I 


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BimoT.ct.vjn. 


6S6  Delia  Eloquenza 

Le  opere  di  Luigi  di  Granata  dell’  ordine  de’Predicatori 
[tradotte  da  diverfi]  In  Viuegia  pel  Giolito  i j58.i»  40 

— — Tutte  le  opere  [ o Fiori  della  Ghirlanda  fpiritua- 
le]  Ivi  1 sjo.  tomi  xiv,  in  bel  carattere  tondo  in  u° 

Il  temo  1.  con  prefazione  di  Niccoli  Aurifico  Saoefe  Carmelitano  , è de* 
dicaro  a «an  Pio  V, 

— I Frutti  del  Giardino  fpirituale . la  Venezia  per 
Giorgio  Angelieri  ij8a.  Frutti , 0 

tomi  xii.  in  4° 

— — Trattato  dell’  orazione , della  meditazione  , e de’ 
principali  mifterj  della  Fede  noftra  con  altre  cofedi 
molto  profitto  al  Criftiano , tradotte  dallo  Spagnuo- 

' lo  per  Vincenzo  Buondì  medico  Mantovano . In  Vi - 
riegia  pel  Giolito  i$6 1.  in  8° 

Delle  Meditazioni  fopra  i principali  mifterj  della  Vita 
e padrone  di  Crifto  N.  S-  raccolte  da  diverfi  santi  Pa- 
dri e da  altri  divoti  autori  dal  P.  Vincenzo  Bruno 
della  Compagnia  di  Gesù . In  Viuegia  pel  Giolito 
1 jj>8.  tomi  ni.  in  120 

Quelli  dita  è del  tomo  il.  e gli  altri  due  , i.  e I il.  erano  dirupati  prima  • 

Difcorfi  fpirituali  fopra  il  Giardino  de’  peccatori  nella 
efpofizione  de’ vii.  Salmi  penitenziali , di  Teofilo  Fe- 
dini  dell’Ordine  de’  Predicatori . In  Viuegia  pel  Gio- 
lito 1 s6 7.  in  40 

Pungilingua  e trattato  di  pazienza  di  Fra  Domenico 
Cavalca  [da  Vico  Pifano]  dell’ordine  de’Predicatori. 
In  Venezia  al  feguo  del  pozzo  15 63.  in  8° 

— — Difciplina  degli  fpirituali . In  Fiorenza  pel  Scr~ 
martelli  1 $69.  in  8° 

Lo  Specchio  di  Croce . In  Viuegia  prejjo  il  Gioli- 
to 1 J43.  in  1 6° 

Quelli  edizione  di  Cabrici  Giolito  de'  Ferrari,  accodandoli  all’ultima  del* 
le  tante  lue,  gii  riportate,  non  fati  male  il  dar  qui  di  In!  qualche  breve 
contezza  . In  una  delle  Prolufioni  di  Ottavio  Ferrari  Milanese  egli  c 
detto,  non  minima  pari  Ferrarti  nominit  : e Gafpero  Bucato  nella  Idoria 
univcifalc  libro  VII.  pag.  1013.  trattando  della  Tua  cala,  dice  , che  egli 
per  le  guerre  partito  da  Trino  ( in  latino  Trìdinum  ) terra  del  Monfer- 
rato verfo  Cajale , e patria  di  nobili  dampatoti,  come  Afola  nel  Bre- 
fclano,  andò  con  la  Tua  damperia  a dabilitfi  in  Venezia  ; che  Carlo  V. 
Impcradorc  in  Au^ujia  ai  a.  di  Scttcmbic  J547.  cou  ampli  Almo  diplo- 
ma 


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__  — 


Italiana 

mi  gli  confermò  Tintici  fui  nobiltà  , come  pur  fece  Momigliano  il, 
e che  ebbe  lucor  quello  della  cittadinanza  Veneziana  . 

Si  vorrebbe  , che  i Signori  Fiorentini  ci  deffero  due  pulite  impreffioni 
uni  di  tutte  le  opere  del  Cavalca  , c Tiltra  delle  volgiti  del  loro  Ar- 
civefcovo  tanto  Antonina . 

Del  difpregio  del  mondo  e delle  fue  vanità , del  Beato 
C Patriarca  di  Venezia,  ora  Santo]  Lorenzo  Giuftiuia- 
no  . In  Venezia  prejfo  sii  do  i 779.  in  4° 

■ Trattato  della  difciplina  e perfezione  monaftica  » 

e la  fua  V ita  . In  Vinegia  pel  Giolito  1 j 79.  in  40 
Meditazione  di  Flaminio  Nobili  fopra  il  Paternofter . 

In  Vercelli'  per  Francefco  Boriati  1191.  in  8° 

Trattato  di  Ubbidienza  di  Don  Paolo Giuftiniano  [da 
Vinegia,  monaco  e romito  di  Camaldoli]  con  una 
pillola  del.  medefimo  a M.  Marcantonio  Flaminio . 
In  Vinegia  prejfo  Stefano  da  Sabbio  ifjj.  in  8° 

Selva  di  orazioni  di  diverfi  santi  Dottori , e di  molti 
fcrittori  antichi  e moderni , Greci  e latini  per  ogni 
forte  di  perfone , per  ogni  tempo , e quali  per  tutte  le 
occafioni , ove  particolarmente  fono  le  divote  orazio- 
ni di  Landolfo  Certofino , raccolte  e tradotte  da  Nic- 
colò Aurifico  Sanefe,  Teologo  Carmelitano  . In 
Vinegia  pel  Giolito  1 j8  j.  in  1 1°  ediz.  il. 

Lo  Stadio  del  Curfore  Criftiano , compofto  da  Antonio 
Ulftio , Canonico  dell'  ordine  di  santo  Agofiino , tra- 
dotto di  latino  in  volgare  da  Lodovico  Dolce  [ con 
gli  Avvertimenti  morali  di  Bonaventura  Gonzaga 
appreflo]  In  Vinegia  pel  Giolito  ij58.  in  1 j° 

Vera  norma  di  glorificare  Iddio  e di  fare  orazione 
fecondo  Ja  dottrina  delle  divine  fcritture , e de’  santi 
Padri , efpofta  da  G.  M.  [ Giufeppe  Maria  Tommafi  ] 
Caro  , Prete  teologo . Quacunque  fcriptafunt,  adno- 
Jlrata  d ttlriuam  fcripta  funt . San  Paolo  nell'  Epifiola 
a’  Romani . In  Roma  pel  Vaunacci  1*87.  iti  la» 

Il  fcctnJo  cognome.  Caro,  portato  dai  Tommafi,  Baroni  Siciliani,  effeoda 
men  noto  del  frima  , fervi  alla  grande  umiltà  dell1  cmincntifltmo  e 
venerabile  autore  , come  di  nafcondiglio  , fenza  oflefa  della  verità  , 
nel  pubblicar  quello  fuo  libro  , da  lui  compone  in  vallare  per  le  fo- 
lcile monache  del  fuo  Ducato  di  Palma  , che  glielo  arcano  richic/lo  , 
per  eficre  gli  altri  Tuoi  libri  tutti  io  latino  • 

Ere- 


si euoT.Ci.VIIl. 


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/ 


BjauoT.CL.VUI, 


688  Della  Eloquenza 

— Breve  ritrazione  del  modo  di  affiftere  fruttuofa- . 
mente  al  fanto  facrificio  della  Meda  , fecondo  lo 
fpirito  e rintenzion  della  Chiefa  , per  lepcrfone , che 
non  intendono  la  lingua  latina  [ con  prefazione  ] In 
Roma  per  li  Tinajft  e Mainardi  1713.  in  iia  edizione  v. 

L’edizione  I.  ufcì  fenza  nome  d'autore  > il  quale  per  umiltà  diceva  di 
averla  fatta  pel  fuo  compagno  laico  , benché  Ca  per  tutti  • 

Trattato  della  Perfezione , di  Frate  Ugo  Pancera  [ da 
Prato  in  Tofcana  ] dell’ordine  de’  Minori  [ che  chia- 
ma sèfteflò  della  provincia  diTarteria,  dove  (lava 
nel  1312.]  I»  Genova  per  Antonio  Bellone  1 33  3.  in  8°, 

Gli  ferini  di  quello  Vgo  Panciera,  o Panciera  , fervirono  conua  l’erelìa 
de’  moderni  Quieti  fi , germoglio  degli  antichi  Gnoftici  : e ce  n’è  un 
codice  a penna  coi  fuo  ritratto  in  miniatura  nella  prima  lettera  ini* 

• siale  dorata  • 

C A P O . V 

Scrittori  ecclejìajlici  Greci  volgarizzati . 

ATenagoraAteniefe,  Filofofo  Criftiano  , della  re- 
furrezione  de’  morti , tradotto  da  Girolamo  Fa- 
teti . In  Venezia  per  Paolo  Manuzio  iyjff.  in  40 
Della  Preparazione  evangelica  libri  xiu.  di  Eufebio  Ce- 
fariefe.  In  Venezia  per  Michel  Tramezzino  1330.  in  8® 
fenza  traduttore  . 

Dionigi  [creduto]  Areopagita,  de’ divini  nomi,  tradotto 
da  Valeriano  Olmo  da  Bergamo . In  Venezia  preffo 
Rutilio  Borgominiero  i$6j.in  8° 

Della  perfetta  Verginità , de’ santi  Bafilio  e Agoftino 
con  una  breve  difputa  della  caftità  , un  fuccinto  di- 
feorfo  in  lode  della  medefima  di  sant’  Efrem  Siro , 
e alcuni  fpiritualifiimi  efercizj  di  santa  Gertrude  ver- 
gine , tradotti  da  Ilarione  Genovefe  . In  Brefcia  prejfo 
i Marchetti  t 3 66.  in  8° 

A proposto  di  unta  Gertrude,  il  Cittadini  nella  Tua  Parthcnodoxa  pag.$>8. 
cita  due  tefli  a penna  delle  Rivelaicitui  di  santa  Brigida  , volgarìucate 
nel  buon  fccolo . 

Del  Sacerdozio  libri  vt.  di  san  Giovanni  Grifoftomo  , 

• tradotti  in  lingua  volgare  da  Scipione  d’Afflitto  Na- 
poletano. In  'Piacenza  per  Francefco  Conti  1 374.  in  4® 

Della 


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V. 


Italiana  689 

Della  Verginità , tradotto  in  lingua  volgare  da  BiBuor.Ct.viir. 

Silveftro  Gigli . /«  Venezia  per  li  Guerra  1 ytf  y.  in  40 
Di  san  Giovanni  Damafceno  la  Paracletica,  tradotta 
prima  in  latino  , e poi  in  Italiano  da  Lodovico  Mar- 
racci . In  Roma  pel  Komarek  \6%p.  in  14° 

Altri  Padri  Greci  volgarizziti  fi  pofero  fra  gli  orar  ori  faeri . 

CAPO.  VI.  E. ULTIMO 

Scrittori  ecclejiaflici  latini  volgarizzati . 

GLiUficj  di  santo  Ambrogio,  Arcivefcovo di  Mi- 
lano , tradotti  in  volgar  Fiorentino  da  Francefco 
Cattani  da  Diacceto  con  annotazioni.  In  Fiorenza 
per  Lorenzo  Torr enfino  iyy8.  in  4° 

L’Efamerone,  tradotto  pur  dal  Cattani  da  Diac- 
ceto . In  Fiorenza  pel  r orreutino  1 yòo.  in  8° 

La  Regola  di  santo  Agoftino  , Vefcovo  e dottore  della 
santa  Chicfa  cattolica  , polla  nel  libro  delle  fuecpi- 
flole  nell’  epift.  cix.  tradotta  di  latino  in  lingua  vol- 
gare fedelmente  da  Bernardino  Scardeone  Canonico 
di  Padova  infieme  con  l’efpofizione  di  Ugone  di  san 
Vittore  . 1»  Vinegia  pel  Giolito  1 564.  in  8° 

Lo  S'.ardconc  avvertifce  , che  il  tetto  di  Ugone  è per  gli  uomini  » e l'altro 
per  le  donne  • 

Della  Città  di  Dio  [libri  xxii.  volgarizzati  da 

Niccolò  Piccolomini  ] in  foglio  . 

In  bel  carattere  particolare  , a due  colonne  , con  poche  , e non  molto  &• 

Aidiole  abbreviature  » con  la  tavola  de'  libri  e de’  capi  in  principio  , 
fenza  anno  , iraJuuore , luogo  e ilampatort , e col  regidro  nelle  can- 
tonate in  fine  della  Jtconda  colonna  . Di  quedo  volgarizzamento  G 
parlò  addietro  fenza  più  attribuirlo  al  Pajfavomi  con  Jacopo  Cerbi-  Pimpt  Sinijl  n,  z, 
netti  , ma  pluttodo  con  IJidoro  "Ugurgeri  a Niccoli  Piccolomini  • paj.  $63- 

— — Della  Predeftinazione  de’  Santi , e del  bene  della 
perfeveranza.  In  Bnfcia per  Lodovico  Britannico  ijj 7. 
in  40  fenza  traduttore  . 

Del  bene  della  Perfeveranza  , tradotto  da  Lodo- 

vico  Domenichi.  In  Venezia  al  fegno  de! pozzo  1544. 
in  1 6° 

S s s s * Le 


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69 o Della  Eloquenza 

BnLioT.Ci.vnr  Le  divote  Confeffioni  , tradotte  da  Vincenzo 

Buondì . In  Venezia  per  Bolognino  Zaltieri  t $64.  in  4.0 

— — I libri  xiii.  delle  Confeffioni , tradotti  dilatino  in 
Italiano  da  Giulio  Mazzini  Brefciano  con  annotazio- 
ni . In  Roma  nella  tipografia  Medicea  per  Jacopo  Luna 
*S91-  * *4° 

I libri  , ufciti  da  qucfta  tipografia  Medìcea  , fon  rari , e non  pure  gl 
Arabici  , ma  tutti  gli  alta  . 

L’Epiftole  di  san  Girolamo , tradotte  di  latino  in  lingua 
Tofcana  da  Gianfrancefco  Zeffi . In  Venezia  prejfo  i 
Giunti  1 j5i.  in  40 

- — Volgarizzamento  de’ Gradi  [ creduti  ] di  san  Gi- 
rolamo [ con  una  tavola , o G lodar  io  iu  fine  ] In  Fi- 
renze prejfo  il  Manui  1723».  in  40 

I Morali  del  Pontefice  san  Gregorio  Magno  fopra  il  li- 
bro di  Giobbe,  volgarizzati  da  Zanobi  da  Strafa  [ nel- 
la Corte  pontificia  d’Avignone  fegretario  de’  Brevi 
d’Innocenzo  VI.  ] protonotario  Apoftolico,  e poeta 
laureato  contemporaneo  del  Petrarca.  Impreflioue 
nuova , purgata  da  innumerabili  errori , e a miglior 
lezione  ridotta,  aggiuntevi  anche  le  citazioni  della 
fàcra  Scrittura.  Tomo  1.  che  abbraccia  ,i  primi  vut. 
libri . In  Roma  per  gli  eredi  del  Corbelletti  1714.  iu  40 

- Tomoli,  che  abbraccia  il. libro  ix.  fino  al  xvn. 

[ inclufivamente  ] In  Roma  per  lo  Tinajfi  1721.  in  40 

* Tomo  ni.  che  abbraccia  il  libro  xvm.fino  al  xxvt. 

In  Roma  per  Girolamo  Mainar  di  172  y.  in  40 

■ Tomo  tv.  e ultimo,  cheabbraccia  il  libro xxvn. 

fino  al  xxxv.  e ultimo  . In  Roma  prejfo  Rocco  Berna- 
bò 1730.  in  4® 

Dalle  prefazioni , prepone  a cialchedun  tomo,  fi  hanno  le  neceflarie  con- 
tezze intorno  ad  ogni  particolare  dell'  opera  , non  più  Rampata  dopo 
la  prima  impresone  in  due  gran  tomi  in  foglio,  fattane  all’ ufo  antico 
in  Urente*  da  Nictali  di  tamagna  nel  1480.  e vi  fi  hanno  anche  Intor- 
no al  (uo  nobile  volgarizzatore  : la  quale  opera  al  certo  è di  grande 
importanza  , non  tanto  per  la  fua  degna  e copiofa  materia  , quanto  per 
tutta  la  Tana  e vela  Italiana  Eloquenza  . 

1 Dialoghi  riordinati  e riftampati  da  Giammaria 

Tarila  Fiorentino  [ con  una  prefazione  per  eccitare  la 
• • gio- 


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Italiana  <6$  i 

gioventù  alla  lettura  de’  santi  Padri  ] In  Venezia  per 

Giambatijla  Boti  fa  dini  1606. "iti  120 

Le  Vite  di  xii.  Santi  , fcritte  da’  Padri  antichi . In  Ve- 
nezia per  Michel  Tramezzino  \$6o,  in  160  fenza  tra- 
duttore . 

Le  Opere  di  Giovanni  Caffiano, delle  Coftituzioni,e  dell* 
origine  de’  monaci , tradotte  da  Benedetto  Rufi , ere- 
mita Camaldolefe  • In  Venezia  per  Michel  Tramezzino 
1563.  <04° 

Trattato  [creduto]  di  san  Cipriano,  di  due  forte  di  mar- 
tirio , tradotto  da  Raffaello  monaco  della  Badia  di 
Fiorenza  . in  Fiorenza  per  lo  Torrenttno  1567.  in  8* 

Il  Mux.it  nelle  Lettere  Cattoliche  libro  il.  pag.  149.  fi  trovò  al  bujo  pec 
certo  luogo  di  quello  libro  , da  lui  fuppoQo  di  tao  Cipriano,  di  cui 
però  non  eflendo  , cade  ogni  Tua  dubitazione  • 

Libro  [ o Commonitorio  ] di  Vincenzio  Lirinefe , dot- 
tore antico  , molto  utile  a chi  dcfidera  intendere  la 
verità  della  religion  cattolica,  e le  acuzie,  frodi  e 
iuganni  degli  eretici  [ volgarizzato  da  Girolamo  Mu- 
zio Giuftinopolitano  ] In  Monteregale  per  Ltouardo 
Torrentizio  1565.  in  8° 

Jo  bel  carattere  tondo  , fuorché  nella  prefazione  del  Muzio  di  pagine  IJ» 
che  è di  cor/ivo  . Altre  verlioni  di  Padri  latini  li  poferotra  gli  Oratori 
/atri . Il  Munto  dieci  anni  dopo  aver  coronate  tante  fue  letterarie  fati* 
che  con  quefto  infìgne  volgarizzamento  , non  lenza  gravi  motivi  fatto 
{lampare  da  san  Pio  V.  in  quel  fuo  Vefcovado  , fc  ne  morì  in  villa  dèi 
grande  amico  fuo  Lodovno  Capponi  alla  Pauerttta  in  Valdelfa  tra  li- 
cenze e Siena  ,non  però,comc  gii  ridotto  all' c fremo  delle  mi  ferie,  fecon- 
dochè  dianzi  molto  incautamente  fu  fcritro;  ma  bensì  dal  Capponi  trat- 
tovi a forza  di  cortelie,fue  proprie  e pecfonali,e  perciò  da  non  doverne 
egli  dar  conto  ai  malevoli  del  Muzio  , avendolo  prima  calualmente  in- 
contrato in  Chiefa  a l’oggi  bonzi,  mentre  fe  ne  andava  a Firenze  a trat- 
tar col  Granduca  , c col  Duca  di  Bracciano  • Mancò  di  vita  nel  1 J7f.  di 
anni  80.  dicendo  egli  Hello  nelle  Lettere  cattoliche  libro  111.  pag  147.  di 
avere  avuti  74.  anni  nel  1569-  e nelle  Vergeriane  pag.  if8>  di  averne 
avuti  jo.  nel  1546.  come  nato  nel  149?.  In  cafa  del  Capponi  egli  mife 
in  ordine  le  fue  Battaglie  , fapcndo  bene  il  Capponi  , non  ellete  elle  di 
tal  natura  , che  dovettero  fvolgere*  l’animo  fuo  generofo  dal  favorire  il 
vecchio  e fido  amico,  il  quale  a lui  Umilmente  allora  moRrò  ogni  grati- 
rodine,  dedicandogli  l’edizione  il*  delle  fue  Lettere  focolari, (ziti  appreA 
fo  in  Firenze  dal  Sermartelli  1*90.  Quella  c la  vera  epoca  della  vita  e 
morte  del  Muzio, che  fu  allievo  c difccpolo  de’  due  valentuomini,  R*/*- 

S 1 s s 1 fatilo 


69 a Della  Eloquenza  Italiana 

iti  bliot.CuVIU.  R'g't  , * * atifi»  Egnazio  , e che  fctive  d!  avete  dagli  anni  x*i. 

* " fino  ai  L M x I v.  di  Tua  età  fervilo  e travagliato  i'«  tutte  te  Corti  Criftia. 

ne  , tra  gli  armati  eferciti  negoziando  e feri  vendo  , Tempre  (limato  a tal 
fegno  , che  il  Marcbefe  del  t'alio  , e Ferrando  Gonzaga  in  tempo  , che 
erano  capitani  generali,  e luogotenenti  Cefarei  in  Italia  , 1‘  onoravano  col 
titolo  splendido  di  magnifico  nelle  lettere  , venendo  egli  poi  man- 
tenuto da  tan  Pio  V.  acciocché  agiatamente  fenza  altro  poteflc  atten- 
dere a fcrivere  . E pure  Girolamo  Zoppi»,  partigiano  del  Parchi,  nel  Tuo 
Ragionamento  in  difefa  del  Petrarca  pag.  7p.  8o.  o«ò  maltrattate  un 
tanto  uomo  già  morto  . E perchè  poi  ? Per  avere  nelle  Tue  Battagli» 
pag.i  14.  z.  chiamati  i Filofofi  col  titolo  di  Patriarchi  degli  eretici  , len- 
za prima  avere  avuta  elio  Zoppio  la  bontà  d'iuformarfi  , come  innanzi 
al  Muzio  così  gli  avea  chiamati  Tertulliano  nel  libro  contra  Ermogene, 
e san  Girolamo  nella  lettera  a Ctefifonte  . -Luca  Olfienio  nella  Vita  di 
Porfirio  pag.  8.  edizione  ■-  la  Tenie  col  Muzio  Tenza  Taperlo  , e moftra  , 
che  così  appunto  ! FiloTofi  non  injuria'appellantur  ; effondo  certo  , che 
tra  i maggiori  nemici  e petTecutori  della  religion  Crifliana  furono  gli 
antichi  Filofofi  , Crefcente  Cinico  , Porfirio  , Irmele  , Giuliano  , e Celio  , 
come  altresì  molti  de'  nuovi,  particolarmente  Inglefi  , tutti  però  Talli,  e 
indegni  di  tal  nome  , quali  per  avanti  eziandio  furono  Piero  Abaiiardo  , 
Michel  Servito  , il  Pomponazio,  il  Cremonino,  i due  Sodai , lo  Spinofa, 
Votiti , il  Lorfte  , e non  pochi  altri,  limili  a quelli,  e anzi  empj  c con- 
tenz'oli  foli  (li  , che  veri  filofofi  : e Topra  ciò  potrebbe  ancora  vederli  la 
Predica  X X.  del  Savonarola  Topra  Amot  e Zacberìa . 

Il  Razionale  de’ divini  ufìcj , compofto  da  Guglielmo 
Durame  1 Vefcovo  Mimatenfe  , tradotto  di  latino  in 
vulgare  daColantonio  Carmignano  Napoletano  per 
comandamento  di  Bona  Sforza  Reina  di  Polonia . In 
Napoli  per  Gio.  Saltzbac  i$ì9-  in  foglio . 

Le  Opere  Spirituali  di  Tommafo  Malleolo  da  Chempis , 
tradotte  da  Borgaruccio  Borgarucci . In  Venezia  per 
Gafpero  della  Speranza  1574.  in  40 


IL  FINE 


GIUNTE 


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GIUNTE 

AI  LIBRI  ANTECEDENTI 


Co»  r indizio  numerico  delle  pagine  s e delle  righe  , o 
verfij  ai  quali  preci/amente  firìferifeono , e che  non 
inutilmente  pojfono  fcrvirc , come  di  note  ai  luoghi 
proprjìgiufla  le  varie  qualità  de'  caratteri  JìejpdelP 
opera  fenza  alcun  difagio  e incomodo  di  chi  legge . 

?*£■  ver/t 

2.  3‘  LeSg‘>  della 

8.  4.  Dopo  corrotta  , aggiungi , negli  accidenti 
11.  6.  Dalla  fiue , invece  di  donde , leggi , di  qui 
17.  a.  In  margine  leggi . 

26.  4.  Dalla  fine,  dopo , paefe , aggiungi . E il  Sabini  una  vol- 
ta riconvenuto  di  non  aver  prefa  la  buona  ftrada  nella 
condotta  di  molte  etimologie,  tratte  per  forza  dal  Gre- 
co fenza  penfare  agl*  idiomi  fetteutrionali , credette 
di  poterfene  fcappar  via  prontamente  con  dire,  che 
prima  erano  ite  di  Grecia  al  Settentrione  , e poi  di  là  ve- 
nute in  Italia  -,  ma  fe  egli  lo  dille  davvero , come  parve 
dirlo, ei  volle  guidarle  per  un  cammino  troppo  lungo. 
Quella  difgrazia  della  feienza  etimologica  è comune  all* 
altra  delle  fue  note , che  fu  vago  fcrivere  in  margine  ai 
libri , dandole  poi  fuora  fenza  dubitar  punto  della  loro 
infuflìftcnza  , come  particolarmente  fi  vede  da  quelle , 
che  per  conto  fuo  efaminò  Ezecbiello  Spanemio  in  fine  del 
tomo  1.  della  grand’opera  delle  Medaglie.  Maltaltre, 
che  Luca  (Jljienio  fu  folito  fcrivere  ne’  Tuoi  libri  , non 
poche  delle  quali  balla  fapere,  che  furono  fatte  (lam- 
pare dal  vecchio  Cardinal  Barberini,  fono  molto  diver- 
fe , e non  certo  mede  giù  in  fretta , ma  tutte  iftruttivc . 
28.  6.  Dalla  fine , leggi , teforo 
31.  Infine,  leggi, /n? 

39.  14.  Dalla  fine,  leggi, in Italiauo 

47.  tilt,  in  margine  , leggi  conftd . 

j8.  1.  Nel  numero  della  pagina,/^/' 58 


Clau- 


~rf.694  Giunte 

p 6 . 14.  Claudio , leggi , Niccolò 

1 6.  Libri  vili,  figgi,  tomi  vm.  volumi  11I. 

17.  Dopo  fe,  aggiungi , ftampati  in  Parigi  preffo  il  Groullau 

dal  ij4  3.  al  ijyo.  in  foglio. 

143.  12.  Dopo,  fiampate,  aggiungi , fenon  ultimamente  in  Fireu- 

«nel  1719. 

144.  3.  Dalla  fine, dopo, Cammillo,  aggiungi.  Celio  Caleagni- 

ni ,CimioGiraldi, 

jfo.  11.  Dalla  fine , dopo , lingua , leggi , fòlle  fiorita 

\66.  y.  Dalla  fine , dopo  , ftile,  aggiungi  : e perciò  ancora  nell* 
A po  teofi  di  Omero,  illustrata  dopo  altri  valentuo- 
mini, da  Giancarlo  Scotto, fi  veggono  effigiate  anche 
la  Commedia  e la  Tragedia 

172.  7.  Dopo  iitf.  aggiungi:  e poi  di  nuovo  dal  Gelli  inferita  in 
primo  luogo  tra  quelle,  che  egli  nel  15 y f.  divulgò 
fopra  Dante  e’1  Petrarca 

aoo.  17.  Dopo,  votivo,  aggiungi,  Gccomc  avrà  potuto  vedere  chi 
nel  leggerlo  ha  voluto  furtivamente  onorarlo  con  at- 
tribuire a sè  medefimo  alcune  cofe  particolari  di  e fio , 
le  quali  però  fi  riconoscono  facilmente  per  non  fue , 
benché  a bello  Audio  da  lui  contrafatte . 

307.  10.  Dalla  fine, dopo,  Pietramala,  aggiungi,  al  contrario  di 
Pietrafauto , altro  cafiello  in  Tofcana 

219.  7.  Dalla  fiae,dopo, Boccaccio, aggiungi,  e dal  vecchio  Am- 
mirato nelle  Famiglie  Napoletane  tomo  1.  pag.  154. 

137.  10.  Dalla  fine,  dopo,{inciul\o,aggiungi . Un  antico  faggio  di 
quello  fteflò  dialetto  Napoletano , o Vugliefa  , ci  ri- 
mane in  certa  lettera  , mefià  in  luce  dal  Signor  Biftio - 
. ai  con  le  Prof  e di  Dante  e del  Boccaccio  pag.  3 34.  e 
rammentata  afiài  prima  dal  Doui  ne’  Marmi , Ragio- 
namento 1.  pag.  .97. 

24<J.  9.  Leggi  , Valmaiaua 

247.  8.  Leggi , Ca  Zeno 

267.  io.  'Dalla  fine , otto , leggi , fette 

270.  11.  Dopo , Campidoglio,  aggiungi . Si  parla  di  lui  negli  Pla- 
nali di  Simone  della  To/'a , ultimamente  Rampati , 
pag.i 66.  e nelle  Famiglie  Fiorentine  dell’Ammirato, 
pag.iai. 

Dopo , 


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*75. 
27  9- 

283. 

*93- 


254* 

*$7 


wry-f  Ai  Librt  ANTECBDENTI  6^s 

1 1 . Dopo  , Gaetano , aggiungi , e in  alcune  di  Scipione  Car- 
terornaco  al  vecchio  slldo , che  non  fono  ftampate 
9.  Dalla  fine  , leggi , opera  di 

8.  Dopo , fcufarnelo  , aggiungi , benché  da  una  lettera  del 
Caro  nel  tomo  il.  pag.  affi,  dell’edizione  Aldina  noi 
fiamo  alfìcurati , che  il  Cardinal  Bembo  medefimo  in 
qaeJT  ultimo  avea  ritrattato  il  giudicio , fatto  per  prima 
f opra  Dante 
11.  Leggi,  fu  Greco. 

7.  Da  capo , tra  il  verfo  7.  e l’8.  aggiungi  . 

Regole  gramaticali  di  Jacopo  Gabriello  £ Gentiluomo 
Veneziano  ] non  meno  utili , che  neccflarie  a coloro , 
che  dirittamente  fcrivere  nella  noftra  lingua  fi  dilet- 
tano . In  Venezia  per  Giovanni  de * Farri  1 J4J.  in  4° 

£'  un  dialogo  in  bel  carattere  tondo  era  lui.  c Trifone  Tuo  zio  • 

A capo  giù  ballò  infine  dopo  la  nota,  che  fiuifee , avver- 
tita , aggiungi  . 

Annotazioni  della  volgar  lingua  di  Giovanni  Filoteo 
Achillino . In  Bologna  per  Vincenzo  Bonario  da  Tar- 
ma e Marcantonio  da  Carpo  1 y 36 . in  8° 

13.  Dopo,  Falconieri,  aggiungi . Per  altro  rutta  l’opera  col  rifeontro  de’  partì 
dovrebbe  ripulirò,  e ampliarli  da  uuoo  perita  con  piò  forte  di  carat- 
teri , io  fedo , e forma  più  propria  ,e  con  indici  copio  fi . 

8.  Prima  della  fine , dopo  , X retifea  , aggiungi . Io  redo  molto  forprefo  in 

leggere  le  feguenti  parole  negli  Arti  di  Llpfiadel  I7|I.  pag-  181.  Ori- 
gin  um  Italica  lingua  bodierna  c auditor  GiamhuUaritu . 

6.  Dopo , Fenucci , aggiungi , da  Safiuolo . 

In  fine , prima  del  Polito  ai  Adriano  Franci , aggiungi , 

Rifpofta  di  C Lodovico  Martelli]  all’ Epiftola  del  Trilli- 
no delle  lettere  nuovamente  aggiunte  alla  lingua  vol- 
gar Fiorentina  in  4.0  fenza  luogo  , anno,  autore , e Jlam- 
patore. 

Non  dille  il  Trifjino  di  aggiungerle  alta  lingua  volgar  Fiorentina,' mi  ben- 
sì a li'  Italiana  . 

A cape, prima  della  fine,  innanzi  alle  Battaglie  del  Mulo  , aggiungi  . 

Cortui  , che  fu  da  Seravallt  , dioceff  di  Cenoda  nello  dato  di  Venezia  , e 
amico  di  Claudi»  Tolemei , abbandonata  la  Fede  , e l’Italia  , lì  rifuggì 
in  Argentina  , e pofeia  in  Londra,  come  abbi  imo  dalle  Lettere  di 
Ruggeri  Alcamo,  a cui  fi,  caldamente  raccomandato  da  Giovanni  Stur- 
mio  per  effer  meliò  ingrazia  della  buona  Reina  Eli/abetta,  non  fonti 
indizi  gagliardi  di  avere  egli  involato  da  plagiario  folenne  il  famofo 
Teatro  di  Giulio  Cammillo  , di  cui  veggiamo  dampata  l’Idea  fòla . 

Dopo 


Pag.  *rf,696  Giunte 

199.  9.  Dopo  , grido  , aggiungi  j onde  il  Borghelì  nella  parte  il.  delle  Tue  lettere 

difcorfiue , pag.50.  ne  patii  aliai  nule  . 

i$‘  Leggi , In  Firenze  per  Giorgio  Marefcotti  158 6.  in  40 
— - De’  Punti  e degli  accenti  . In  Firenze  preffó  i 
Giunti  1 $66.  in  40 

3 7*  Aggiungi  a capo , dopo  , 'Difcepolo  : 

Avvertimenti  fopra  le  regole  Toltane  de'  verbi,  e delle 
variazioni  delle  voci , di  M.  Niccolò  Talli  dal  Borgo 
a san  Sepolcro . In  Venezia  per  Giovila  Ripario  ij  jo. 
in  40 

A capo  , prima  del  Capeee  dialogo  , aggiungi . 

Il  Cambi  nell’  Orazione  in  morte  del  Salviti i pag-  if.  mentova  il  volu- 
me ili.  degli  Avvertimenti  di  lui , non  niello  in  luce  • 

300.  9.  Leggi  fuggitivo  . 

3 4»  Dopo  , feconda  , aggiungi  ut.  e 1 v. 

302.  1 9‘  Dopo , mollra  , aggiungi  , contea  la  Tua  parola 

37*  Leggi  , Gratarolo  , pure  da  Bergamo 

4°*  Dopo  , Bologna  , aggiungi , e in  Pifa  . 

303.  lo.  Prima  della  fine  , leggi,  Buffano 

9.  Dopo  vicinanze  , leggi , di  Sermoneta  , e il  Monnoje  , o Moneta  uel  fuo 
Baili  et  tomo  V.  Parte  il.  pag.  f7-  sbaglia  in  aderire  , che  fi  chiami 
da  Buffano  , e non  da  Baffano  , che  è di  cafa  G telati  nel  Latto  : e per 
quello  Aldo  prefe  il  nome  di  Komanui  ; ladovc  Beffano  , Terra  nota  , 
(la  polla  nella  Marca  Trivigiana,  dominio  di  Venezia:  e vi  è ancora  un 
altro  Buffano  di  cafa  Giufhniani  neWVmòria  lungo  il  Tevere  • 

Piti  Torto  dopo  , Romanui  , aggiungi  , forfè  ancora  . 

304.  28.  Dopo  , Napoli  , aggiungi  . Mariangelo  Accurlio  Aquilano  cpmpofe  un 

iìbro  de  anliquitate  V obfoleto  Jermone  fugiendo  . 

Joy,  iy.  Dopo  , Alunno  , aggiungi , fecondo  Marcantonio  Guarini  nelle  Cliiefe  di 
Ferrara  pag.  141.  fu  di  cafa  Negri . 

In  fine  , verjo  ultimo  , dopo.  Ruchette  , aggiungi  , dopo  l’edizione  I-  di 
Pine già  preffo  i figliuoli  di  Aldo  ligi,  in  fogli*  . 

3 O 6 . 7 . Leggi  , nè 

310,  lo.  Leggi , di  Falco 

3 1 1 . Il,  Prima  della  fine,  avanti  » Ceffo  , aggiungi  , Giulie  Ottenellì 

312.  ly.  Dopo  Clemente  VII.  aggiungi  , portati  in  quelli  Vocabolari  , fi  fodero 
citate  ancora  le  pagine  de’  libri  lledi  , come  fu  già  praticato  da  altri , 
con  premettere  ancora  una  tavola  cfatta  delle  impreflìoni  feguitate  , 
ciò  farebbe  riufeito  di  molto  comodo  a chi  fe  ne  dee  fervire  nelle  oc- 
caGoni  . Ma  il  dottor  Salviti,  peraltro  cortele,  una  volta,  da  <c,  e non 
- ticercato,  ebbe  adire  fenza  niuna  fot  ma  caritativa  , che  l'accennato 
Vocabolario  non  era  fatto  per  altri  , che  per  li  Signori  Horentini . Non 
li  fa  il  motivo  di  tì  fatta  efprefiione  , lua  propria  , e che  ha  molto  del 
(ingoiate  • Però  qualunque  egli  fi  follc,allora  in  fui  (atto  gli  fu  riipoflo. 


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t*&.  vtrfi 


Ai  Libri  antecedenti  Zyj 

«he  fé  cosi  era  , non.  occorreva  Incomodar  fi  a flamparlo  , poiché  la 
(lampa  lo  rende  comune  a lutti  : e così  la ftu  protetta  lì  trovò  «Cele 
contraria  al  fatto  • * 

17.  Leggi  1 619. 

313.  28.  Pietro  , leggi , Rernardo 

314.  8.  Leggìi  poema, TI  quale 

315.  27.  Leggi  1332.  Iu  120 

317.  A capo , dopo  il  ver  fu  8.  aggiungi  . 

Topica  delle  figurate  locuzioni.  In  Venezia  per 

Fraucefco  Rampazzetto  1 yòo.  in  8° 

3i£.  22.  Prima  dell'  Oratore  del  Memo  , aggiungi . 

Difcorfo  intorno  all’artificio  delle  Prediche  e 

. del  predicare  di  Cornelio  Mudo . Sta  innanzi  alle 
Prediche  x.  del  Mallo  . In  Viuegia  pel  Giolito  1337. 
in  40 

330.  4.  Dopo  , Ma,  aggiungi,  Dante  non  foro  pierò,  come  H Marino,  che  per  altro 

non  fu  C inefe  ,nc  Tartaro  , nel  fenfo  Hello,  non  voluto  dal  Rinatemi  e 
dal  Dati , ufa  mi/ero  , e non  povero  nel  Canto  I.  e nel  x . del  Purgato- 
rio , e oltre  a ciò  volendoli  pute 

332.  12.  Prima  della  fine,  dopo,  avanti,  aggiungi  : e Marino  Betìebemo  n’ebbe  forfè 
meno  del  Paolìni  io  fatue  una  nel  lolo  fpazio  dixx.ore  in  motte  di 
Oiamkatida  Scita,  poeta  illultte  , da  lui  torto  recitata  a grande  uditorio 
nella  chiefa  di  santa  Maria  Fortnofa  di  Venezia  ; onde  il  Vartbi  fu  più 
fortunato  , che  per  fare  la  fua  in  motte  di  Stefano  colonna,  ebbe  tempo 
due  giorni , e altrettanti  Fabio  Paolini  in  compor  l’altra  de  Dottore  bu- 
manitatii  ; ma  aliai  più  Giovanni  Palmella,  che  in  cinque  giorni  fcrive 
di  aver  fatta  la  fua  pel  Cardinal  Sirleto  . Prima  di  tutti  Celio  Caliagnino 
nc  fece  una  e/fomporale  in  morte  di  Fecole  Stroiuci . Da  quelle  orazioni 
fi  vede  , che  il  Parchi  non  ebbe  quelle  glandi  Arettezie,  che  lpaccil 
per  onor  fuo  nella  Vita  di  Fraucefco  Diatceto  pag.  i $8.  per  quello  capo 
di  aver  comporta  in  me n di  tre  giorni  un  orazione  in  morte  di  Loreutco 
de'  Medici  , Duca  di  Urbino  . 

33 ì-  *9-  Dopo,  Doni,  aggiungi  1346.  e 

33  7 . Iti  principio  aggiungi . 

Orazione  per  l’efequie  del  Dottor  Celfo  Cittadini , reci- 
tata nell’Accademia  de’Filomati  da  Giulio  Piccolo- 
mini , lettor  pubblico  della  Tofcana  favella  nello 
Audio  di  Siena  ai  xy.  Marzo  1627.  In  Siena  prejfo  il 
Bonetti  1628.  in  40 

338.  Infine  , aggiungi,  dopo  Giolito  , W quale  tra  le  altre  ve  ne  ftampò  X.  col 
Difcorfo  del  Tomitano  fopra  l'artificio  del  predicare  del  Muffo  , porte 
nella  ClalTe  li.  capo  I. 

343.  . /»  fine  aggiungi . Ci  c ancora  il  Segretario , dialogo  di  Vincenzo  Grami- 

gna , Rampato  in  Firenze  da  Pier  Cccconcelli  1 6zo.  in  dodici . 

T 1 1 1 Prima 


Pag.  verfo 
346.  8. 

3So.  J3. 

3fi-  I. 
3 55-  18. 

367.  19. 
371.  6. 

374- 
377*  io. 

J78. 

384.  2 6. 
387.  4. 


69  8 Giunte 

Prima  di , Antonio  , aggiungi  a capo  . 

• — Libro  ni.  Ivi  1354.  iu  8° 

“Do/io,  Contarini , aggiungi  [ fc  <ò*<?  prime  a Trjfon  Ga- 
briello , la  rrrsij  al  Vefcovo  Florimonte  , e la  quarta 
a Vittoria  Colonna , Marchcfa  di  Pcfcara  ] 

Dopo  , Sic'luno , aggiunsi , che  non  fu  Prolato  , ma  femplice 

Dopo,  fiampatore,  aggiungi , che  però  è Comi » da  Trino 
di  Monferrato  . 

Leggi  , Ipponatte 

Leggi , tradotte 

In  fine  aggiungi . 

•  Le  Lettere  di  san  Girolamo  , tradotte  da  Giail- 

francefco  Zcffi  . Stanno  fra  gli  Scrittori  ecclefiaftici 
latini  volgarizzati , Clafl'e  viti,  capo  vi. 

Iu  fine  aggiungi  * 

Lezioni  del  Varchi  fopra  materie  poetiche . Stanno  nel- 
la Clafl'e  vii.  capo  il. 

Dopo , ritengono  , aggiungi  ■ Bernardo  Moneta  , o Moanojt  ia  Fiancete  > 
nella  fua  rilljmpa  dei  Giudici  del  BaiUet , tomo  III.  pag.  1 js.  dell'  edi- 
zione d!  /tm'terd  tm  1711.  in  ottavo,  folliene,  però  vanamente,  non  ave- 
re il  fuo  Baillet  confuto  il  trattato  del  poema  eroico  del  Taffo  con  la  fua 
Cavalletta,  Dialogo  della p sc/ia  Tofcana  ; ma  poi  non  avvertili»  , che  il 
Tufo  qui  nel  Dialogo  non  tratta  del  poema  eroico  , ma  della  poejSa  ia  ge- 
nere . Dice  aneota,  che  il  Baillet  non  faaltro,  che  riportate  i Gittate) 
degli  altri . E pure  è chiaro  , che  fpclfo  vi  porta  i funi  propri , rigettando 
quelli  degli  altri  quando  gli  pare  , e piace.  Il  Moneta  Hello  nella  pre- 
fazione al  tomo  vili.  Parte  I.  pag-  ▼.  dice  male  della  profopopea  del 
BaiUet  nel  giudicare . Io  fo  però  di  certo  , che  II  Moneta  lì  era  pentito 
di  avere  fccitte  sì  latte  inezie,  avendomelo  egli  (fedo  facto  lapcre . 

Dopo  il  verjo  4.  agg/ung;  da  capo . 

La  Nuova poejia  Tofcana  di  Claudio  Totomei  , di  cui  parla  il  t'archi  nelle 
Lezioni  pag.  «4 9.  e il  Conte  Matteo  di  tan  Mariino  nelle  Tue  Otlciva- 
rioni , Rampate  in  Roma  dai  fratelli  Dotici  1555.  in  ottavo  pag.  iti <5.  li 
uoveti  nella  dalle  vii.  cap.  ziti. 

Leggi  „ difeoprirvi 

Prima  dell»  fine  , aggiungi  dopo , eretico!  Tanaquìllo  Pahro  fopra  Lem 
gìno  pag.  zga.  della  fua  edizione  di  Saltnurio , taccia  giuilamente  tigone 
GroxJo  per  aver  lodato  il  divino  legislatore  Mote  dall  'ingegno,  quali- 
che  avelie  parlato  di  fuo  proprio  talento  , e non  gii  per  ispirazione  di 
Dio,  «ir  minime  vulgati!  ingenii.  Quelle  fono  le  parole  lidie  del  Grotto, 
alle  quali  fo»giunge  il  Pahro  : non  fiate! , ncque  tnitn  fine  peritalo  e?  fu- 
fpicione,  Mofct  ah  ingenio  laudari  fateti . Cosi  è . E poi  con  aflìlienza  di 
avvocati  e di  panegirifti,  dal  Cafìel  vetro,  perche  egli  c il  Caflelvetn, po- 
rri darli  AMarJito  a san  Paolo  Apoftolo , ugualmente  ifpirato  da  Dio  ì 

Dopo, 


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«*[•  Ai  Libri -antecedenti  699 

188.  if.  D°P°  J » >gg5ungf  > ottavi,  Refff  nelle  Lettere  , ftampatt  lo  Brefcia 
da  Bandemmeo  Fontana  ifitt.  in  ottavo  pag.  ».  d,  buon  cattolici  e 
letterato  ferire  a Francefco  Scoino  da  Salò  con  molto  difprezzo  del 
Ca/hivetro  , t della  fua  Poetica  , fcufaodofi  di  oon  poter  mandargliela, 
come  di  feritine  eretic,  , di  enfi  è rifinita  la  licenua  in  Roma . Da  ciò 
fi  rede  , che  quatti  elogj  non  fi  ritrovano  nel  folo  Indice  dell' Minia  del 
Cardinal  Palla  vicino , come  diami  fu  ferirlo  con  malto  incoofidera- 
ta  irrirerema.  Bernardin,  Partente  , interprete  di  Ormi , e intoni, 
Rtccehno  della  Poetica  di  ArifiotUe  , fecero  particolare  Audio  di  con- 
futare i fanfmi  del  Ca/ielvetro  , aderendo  il  Riccobono  nel  bel  principio 
del  luo  Comento  . che  colui  fi  era  iforzato  di  ofeurare  il  tette  7 et  ine. 
hra,  effondere , imbrogliandolo,  dum  replicare  cenata,  eft , , renden- 
dolo exfl, canne  indigentem  , itami  prof  ter  acutiffima,  ejm,  dubitatine, 
nulla  nane  a, , prcpemodum  effe  perturbatin  alarne  adeo  diffidi, or  tT  con- 
fufin  effe  vtdealur . In  fine  dichiara  di  non  aver  prefo  a confutare  om- 
nia callelvetrii  commenta  , cofa  troppo  lunga  e inutile,  qued  ione, ut 
fntajfefuitfei,  quam  utiliu,  . Il  gli  detto  Ottavio  Beffi  in  altra  delle  fue 
Lettere  ad  Andrea  Chiocce  pag.  igg.  nomina  le  fatiche  del  Mani  con- 
te» il  Caffet  vetro . S£ 

j8ff.  13.  Dopo  , ttampate  , aggiungi,  e dappoi  tradotte  ancora  do  Luigi  Alamanni 
il  giovane  , per  detto  di  Giovanni  Poveri,  in  una  lettera  allo  Scali  ter» 

. pag-ajo. 

3$.  Pruno  di  , D.fcorfi,  aggiungi.  DI  qui  fi  può  riconofcere  il  gran  fogno  del 
Moneta,  il  quale  nel  fuo  Baillet , tomo  viti,  parte  r.  pag.  15  j.  tbbea 
dire,  che  il  Caflelvetr»  per/egne  dijornmiffone  al  tanto  Vficìo  , rifìampb 
la  Poetica  in  Ba/ilea  , purgandola  dai  puffi  , che  erano  /piaciuti  agl'  Inqui- 
nimi. Tuttofallo,  perchè  le  medefime  erefie , bellee  lampanti , fi  tro- 
vano in  amendue  dedizioni , perciò  amendue proibite  , e condannate  del 
pari  dalla  lama  Romana  Chiefa  . . 

f.  Dalla  fine  , dopo,  Caftelvetro  , aggiungi.  La  Poetica  del  Piccolcmmi  fi 
trova  ancora  da  lè  Rampata  con  la  fola  vtrfione  , e fenza  nbte  . 

19\'  *3*  Dalla  fine, dopo  , corrente,  aggiungi.  Quello  (imbolo  dell1  llvearo  e dei 
Fumo  H vede  predo  il  devio  nel  dialogo  delle  linprele  , e in  una  bella 
medaglia  dell'ylr'a/la,  montatami  dal  Padre  D.  Cianf rance  tee  >- aldini, 
Chcrico  regolare  Somafco,  buon  conofeitore  di  tali  cfquifitezze  . 

399-  **•  Leggi , Rufinclli 

34-  Dopo , figure,  aggiungi,  a ciafchedun  Canto,  difegno 
e intaglio 

403.  3.  Si  capo,  dopo , in  8°,  aggiungi  , 

Oflervazioni  di  Orazio  Tofcanella  fopra  le  opere  di 
Virgilio . in  Vitiegia  pel  Giolito  1 p6 8.  in  8° 

404.  4.  Dopo,  Fiorentino,  aggiungi  [ in  verfo  fciolto  ] 

4 14.  14-  Aggiungi  dopo,  Saiviati  • E quelle  Cbiofe  nella  grazia  , ntlla  forza  , e nel 
fondo  non  hanno  che  fare  con  quelle,  onde  il  generofo  Conte  dì  Carpi 
Alberto  Pio  ornò  i margini  di  una  rifpotta  di  Erafmo  a certo  fuo  itnpor- 
tantilfimo  ferino  • 

41  y.  9.  Dopo , Dialogo , aggiungi , del  Piacere onefto 

T 1 1 t z 


A cape 


*n- 

428. 

432. 
43  3. 

444. 

4 Sf- 
458. 

4 !9- 

46  j. 
4*3. 
47». 

47J. 

478. 

47* 

Soj. 

504, 


, 700  11!  ; Gl  UN  TE  .1  I A 

verjo  - r t>i 

A capo  iti  ptincipio  , aggiungi  . 0 1 . ’ 1 

Tre  Lezioni  di  Jacopo  Mancini  Poliziano,  nell’Accade- 
mia degli  Aggirati  detto  ilConfufo,  fopra  alcuni 
verfi  di  Dante  intorno  alle  macchie  della  Luna.  In 
Gstiova  per  Girolamo  Battoli  1 ypo.  in  40 

2 p.  Dopa,  fcrifle  , aggiungi,  Roberto  Tilt,  dandogli  per  li  baglio  il  prenome  di 
Giorgio  Invece  di  Ridolfo,  ne’ Tuoi  Luoghi  controverC  libro  TI.  capo  X. 
e lo  confutò  parimente 

JO.  Dopo,  follmente  , aggiungi . Taccio  de’  Tuoi  pul  iti  ITI  ni!  verfi  Faleucj  in  lo- 
de di  Biagio  Elcelio , Configliere  dell’  Imperador  Viaflimigliano  I.  (tam- 
piti  in  Augufia  per  Sigifmondo  Grim,  e Marco  f'irfungt  fin  gii  nel  I s io* 
in  quarto  • 

2 $ . Prima  dell'  Amante  furlofo , aggiungi  a capo . 

Nelle  Lettere  libro  1.  pag.  $ i.  ne  mentova  un  altra  » forte  non  ifiampata  » 
col  titolo  di  Amicida  , diverta  da  quella  del  Nardi  , che  addurremo 
fra  poco  . 

34*  Dopi , Latinobarbaro  , aggiungi . Anzi  il  Leibnido  nel  tomo  ..delle  Mc- 
fcolanze  dell'  Accademia  di  Berlino  pag.  8.  nota  , che  tuttavia  predo  ì 
S ormati  con  la  voce  tirava , chiamali  un  lauto  banchetto  . 

In  fine  aggiungi  dopo,  Terendo  • Ma  prima  della  divulgazione  del  prefen- 
te  libro  efiendo^aallato  il  medefirao  autore  all’ altra  vita  ai  xvn.  Feb-  ( 
brajo  1 7 j t-  io  non  pollo  entrar  mallevadore  di  quanto  ho  fetitto  dì  fo- 
pri  in  propofito delia  fiampa. 

30.  Aggiungi  dopo,  onefii  . Il  Caro  in  una  lettera  al  Parchi  de’ f.  Dicembre 
If  tp.  tra  le  Pro/e  Fiorentine , Parte  iv.  voi.  li.  pag.  46.  rammenta  una 
P dorai  e,  da  sé  fcritta,  dicendo  : la  mia  Paflorale  dorme . Quella,  fe  fofi- 
fe  llamaata  , verrebbe  ad  c He r la  prima  di  tutte  • 

7-  Dopo,  divulgatore  , aggiungi,  predo  il  Ciotti  , e poi  leggi , vi  aggiunti  • 

7*  Dopo  Norei , aggiungi , da  lui 

14.  Dallo  fine,  dopo  Delbene  , aggiungi.  Danaio  e Davila,  e prima  di,  quelli», 
aggiungi, d' Avolo,  e d‘  Avita;  non  come  V Adriani, che  nelle  Uloric  libro 
avi  i.pag.rfdp.cdizion  I.in  vece  del  Cardinal  di  Lortno  Cecilie, deli' Ureno. 

7*  Leggi , ne\  Cavalcanti 

• 34.  Leggi , folleticare 

Dopo  il  verfo  9.  aggiungi  da  capo  . 

L’Aleflàndro,  ovvero  della  Paftorale,  dialogo-  di  Lo- 
dovico Zuccolo.  Jwco’fuoi  dialoghi  pag.  191. 

. o.  Dopo  rii.  aggiungi,  anzi  I v.  . 

37.  Dopo  1 1 1.  aggiungi  , anzi  I v. 

4 6.  Dopo  ut.  Aggiungi , anzi  I V. 

, j.  Dopo  III.  aggiungi , anzi  i V . 

II.  Dopo  1 lì.  aggiungi  » anzi  IV. 

2J.  Dopo  Mi.  aggiungi  , anzi  iv. 

28.  Dopo  ili.  aggiungi  , anzi  l V. 

• Avanti 


•M.1 

: Jt 


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P*t- 

jiy- 

yi  6. 
Si6. 


fa?. 

S33- 

537- 

*4». 


SSO, 


5Ji< 

552, 


, Ai  Libri  antecedenti  701. 

verfo 

l6»  Avanti  db*  fint>  fr>m*  di.  Ora  , aggiungi , eflendo  fcritto  di  lui,  clic  non 
fece  mai  nuli'  altro  di  bene  , fenon  quando  fe  ne  pafsò  di  quella  vita 
all'  Inferno  , qualificato  fin  dal  Goldafto  pag.  yo.  delle  note  a san  Valc- 
rìano  de  tono  difcìplina , per  empio  e federato  . K 

2^,  Dopo  Vico  , aggiungi,  Galeaxjco  Caracciolo  , «- 

Dalla  fine  , a capo  prima  di  , Lezione  .^aggiungi  » 

Qui  il  Cittadini  pag-  ftf.  confuta  da  buon  cattolico  il  Cafielvetro  per  aver 
. voluto  feguire  , come  dice  , la  dannata  opinione  di  Lutero  , Calvino  , e 
d’àltri  eretici  , come  fece  ancora  in  altre  parti  della  fua  Spoficìone  , piut- 
tofio  , chela  veritd  cattolica  intorno  alla  bcatidìina  Vergine  coatra  il  Pe- 
trarca , il  quale  ne  avea  fcritto  cattolicamente  . 

2.  osf  capo  y primo  di , Lezioni  , oggi  ungi  * 

:|1  Carrara  r Dialogo  di. Lodovico  Zuccolo  dei!’ amor 
j-  . pitonico , e del, Petrarca»  Sta  co’  dialoghi  del  Zuc- 
colo , ftampati  in  Perugia  nel  1615.  pag.83. 

A • A capo  aggiungi  f*  './■  , 

quello  toivo  iv.  pag.  ari.  dovrebbono  (lare  Sonetti  vi.  del  Caflelve- 
. ■ ?tfo , -additati  dal  Carro  nell’Apologià  pag.168.  169, 

« Infine  a capo , aggiungi . . ; . 

Codui , come  buffone  , feimunito  , c indegno  della  filma  di  perfone  gravi, 
intendenti  , fu  meritamente  fprc zzato  da  Tommafo  Cofio  nel  Ragiona- 
- {mento  1.  fopra  Scipion  Matctcelìa  pag.  11.  ij.  Ma  ebbe  poi  l’onore  dì 
sj  eficr  le  delizie  del  Saioini  , da  lui  eziandio  contentato  , acciochc  il  Ra- 
belaii  , e Bertoldino  non  fodero  foli  ad  aver  quello  onore  , non  meritato 
da  altri  > a loro  difiìmili . In  difefa  però  del  Salvini  ci  fono  le  lezioni 
del  S’gnor  Gio-  Antonio  Papini  fopra  il  Burchiello 
e.  Dalla  fine , dopo , lettera  , aggiungi . Il  Cafitlvetro  nella  Poetica  pag.  201. 

*•  I edizione  il.  ebbe  la  bontà  di  fcriverc  , che  II  chiariflimo  nome  degli 
A maltei  era  mutato  e finto per  vanità  a fin  di  nascondere  la  baffo  condì - 
telone  . Ma  egli  lo  fetide  per  fua  naturale  impofiura  , perche  quel  nomo 
fiedo  era  centinaia  d’anni  prima  di  lui  in  sì  rinomata  famiglia  , nella 
quale  fi  videro  fiorire  non  uno,  nè  due  foli,  ma  ben  XII.  letterati  A maltei- 
entro  il  foto  fecolo  x vi.  uno  de’  qu'ali  portò  le  buone  lettere  in  Vienna 
tf  AufìriaX*  verfo  l’Imperio  di  Federigo  III.  E aderire,  che  rutti  sì  fatti 
galantuomini  d'accordo  e per  vanii  d cofpiraficro  a mutarli  il  nome, 
fenza  dir  quale,  e fenza  che  alcuno  fuori  del  Cafielvetro  mai  fe  nc  accor- 
cede,quefto  con  buona  licenza, può  dirlì,nonchc  malignità,  ftrana  follia 

Rime  fpirituali  di  Gabriel  Fiamma , Canonico  regolare* 
Lateranefé  [ e poi  Vefcovo  di  Chioggia  } In  Vinegia 
per  Froncefco  Fraticcfcbi  1570.  in  8° 

Prima  di , Fuora  . aggiungi , la  quale  imprefa  fu  di  Aleff andrò  Pìceolomi- 
ni  predo  II  Domenichi  col  Dialogo  del  Giovio  , edizìon  di  Lione 
pag.  ajj. 

2,  Nella  fine  ,dop»  , diftint»,  aggiungi . Elitra  pur  di  Venezia  per  Andrea 
Arrivabene  1 jtfj.  in  ottavo  , parimente  con  le  tre  orazioni  apprelfo  • 

S • Prima  della  fine  leggi,  X X vi  li. 

30,  Prima  della  fine,  dopo,  Caftravilla,  aggiungi,  come  pur  fece  Roberto  T iti , 

Prima, 


Pag-  ver/o 

sn-  30. 


sss-  4- 
SS7-  7 • 
SS9-  IJ- 


jffi.  iy. 


34. 


jtfy.  i p. 


y^y.  4. 

y£d.  14. 


y68.  2j. 


J7°*  3 * • 

571.  11. 

y74-  8- 
575-  7' 


77*-  7 

18 


702  Giuht  b 

Prima  di,  Chiama , aggiungi  . E pure  il  vecchio  Scaligero  Io  avea  ^ià  . . : • 

diffamato  per  tale  fin  nel  if  jf.  tu  u«* 'lettera  ad  Irntldo  Petronio  , in  le- 
cita nel  tomo  vili,  delle  Amenitl  letterarie  ili  Giangiorgio  Schcloruio 
pag.  dot.  Il  Laudi  chiama 

Primi  delia  fine  , dopo  Fiorentina , aggiungi , e la  Francete  •• 

Prima  della  fine  , leggi  di  Sehailiant  Zecchini  . t . 

Dopo,  flatnpatoce  , aggiunti,  al  dir  di  lui  (ledo  in  (ine  del  tomo  1.  Il  Sai- 
vini  dice  ancora  male  del  Nìfieli  per  non  aver  parlato  a modo  fuo'di 
piatone  . Ma  il  famofiflìmo  Vefcovo  d’ Avtanehes , in  niuna  cofa  infe- 
riote,  e in  molte  fupcriore  al  Salvini  » a capi  lxxxvii.  pag.  atp. 
delti  l’uà  Huetiana,  lenii  aver  veduto  il  Nifieti , giudica  di  Platone  nel 
modo  (ledo  , che  quegli  ne  avea  giudicato  . • \ . 

Dopo  » Paolo  , aggiungi , folennizzata  ne’  campi  Elisj  il 
di  delle  none  di  Agofto  idiy.  fedelmente  riferita  da 
Menippo  Filofofo 

Dopo , X u.  aggi  ungi . In  conferma  dello  ferino  dal  Pignoria , ufcirooo 
fuora  mafcherati  a'trì  piacevoli  opufcoli  conita  il  Ptrtenari , di  Alberti, 
no  barìfoni , e di  Girolamo  Bronxerìo  , gii  rammemorati  dal  Senatore 
Domenico  Molino  a Giovanni  Meurfio  predo  Burcardo  Gotteljfio  Strini»  _ r j 
negli  Alti  letterari , fafeetto  vi.  pag.  19. 

Dopo  , tutti , aggiungi.  In  quella  edizione  di  Olanda  vi  è una  prefazione 
del  Fri  fio  , chiamiti , veramente  vituperofn  dal  Magliabechi  in  una  let- 
tera al  Cationico  Lortnvo  Panciatichi  nella  Parte  IV.  volume  1.  delle 
Profe  Fiorentine  pag.  ajo. 

Innanzi  alia  fine , leggi , Cefariefe 

Innanzi  alla  fine  a capo , prima  di,  Ariftea,  aggiungi  . 

La  Vita  di  Mosè , compofta  da  Filone  in  Greco , c tra- 
dotta da  Giulio  Ballino . In  Venezia  per  Niccolò  Be- 
vilacqua » ydo.  in  40 

A capo  , prima  di  Iconografia  , aggiungi . 

Giano  Nido  Etitteo  nella  Pinacoteca  1.  num.xxvn.  dice  , che  quello 
libro  maxima  ex  parlo  fu  fatto  da  'Giovanni  Zaratino  CaReitini  , da  lui 
cclebtato  in  più  lettere  , e anche  da  Carlo  Cefare  Malvafia  , il  qual  fer- 
bava  la  fua  raccolta  d’Ifctizioni  antiche. 

In  margine,  leggi , regefio  . 

A capo  , prima  della , Fiammetta , aggiungi . 

E Vcnttih  in  eedibui  Alexaudri  Paganini  isió.iu  14° 

Leggi  i Bernardo  Moneta 

Prima  della  fine  a capo  , aggiungi  • - 

Il  Cinonio  z quella  Impresone  dà  il  nome  di  fedelijjimo  tefto  nel  tomoli, 
delle  fue  Offervazioni  capo  cxt.vtt.pag.  418.  e il  Borgbefi  nelle  tene- 
re difeorfive  Parte  il.  pag.  59.  lo  chiama  ottimo  tefto  . 

, Prima  della  fino  , leggi , Centtnovelle  . 

, [n  margine  , leggi  > edif. 

Infine,  leggi  ,Clau- 


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7Qj 


, Ai  Libri  antecedenti 

Pag.  verfo 

578.  IO.  Oallafine  , dopo  aggiungi, ootaufuCaitto 

A capo  in  fine , aggiungi , 

Gli  Afolani  del  Bembo  .Stanno  nella ClalTe  ! v.  capo  vii. 

4.  si  capo  , prima  della  fine  , aggiungi . 

Giuoco  piacevole  di  Afcanio  de’  Mori  da  Ceno  con  al- 
cune rime.  In  Mantova  per  Jacopo  Rufinelli  1 580.  in  4* 

3.  Dopo  , i/batdini,  aggiungi  • .Ci  è ancora  li  Giuoco  degli  Scacchi  di  Luigi 
Lopez,  Rampato  in  Venezia  nel  1584.  in  quarto  . Ma  di  tutti  i Ciucchi 
ni  c da  dir  poco  bene  : e di  quello  in  particolare  , dopo  san  Pier  Damia- 
no può  vederti  il  Barberino  ne’  Documenti  pag.  j 14. 

17.  Dopo.  Marcolini,  aggiungi  , intitolate  Giardino  d) pen fieri  . In  l'inezia 
pel  Marcella}  1550.  in  foglio  edizione  il.  con  figure  , e col  frontiipizio 
di  Giufeppe  Porta . 

3.  Dopo  , polirti  citerò  , aggiungi , di  Vincenzo  Mirabella 

6.  Innanzi  alla  fine , leggi , Francefco  Saufovino 

l6.  A capo  , prima  di  ,Mi,  aggiungi  cori . 

gianiilao  Ofia  , fcolare  di  Romolo  Amafeo , e poi  gran  Cardinale  , fetide 
allora  una  orazione  al  Guicciardini  in  lode  di  I. azero  Bucnatnico  , di- 
cendo, che  elio  Guicciardini  era  a Clemente  VII.  quod  Atlanti  calimi 
yi t(linenti  fui l Herculer  , vel  quod  Herculi  fuit  Tbejruj , e che  il  Papa 
fi  fidava  in  tutto  de’  configli  del  medefitno  Guicciardini  - 

23.  A capo  prima  di  , Contentar  j , aggiungi  . 

Copiofa  di  non  pochi  particolari  importanti , che  non  fi  leggono  altrove  , 

e molto  intuitiva  fi  è l’Idoria  latina  de  Bello  Cyprio  di  Monfignote  An- 
lonmaria  Graziami  , già  prima  fpedito  a Principi  Cliftiani  per  folleci- 
targli  all’  impreta  delia  finta  lega , e poi  Vefcovodi  Amelia  e Nuncio 
Apollolico  in  Venezia  lòtto  Clemente  Vili. 

3 £4.  xi.  Dopo,  fcritta,  aggiungi , e pubblicata  da  Carlo  Gual- 
teruzzi , efccutorc  teftamciuario  del  Bembo , 

II.  A capo  dopo  , in  40 aggiungi . 

Se  n’è  veduto  un  efemplarc  con  note  a penna  di  Claudio  Salmafio  . 

2 1 . Dopo  , ToJcana,  aggiungi,  oltre  al  Rujcelli  nelle  note  del  Canto  x v,  dell’ 
ArioQo 

24.  In  margine  leva  pag. 

193.  11.  Dopo  \ 140.  aggiungi  ,\n  4°  c 

l6  Dopo,  fiorentino  , aggiungi.  Il  Giannoiti  in  una  lettera  al  Varchi,  fetit- 
* ta  da  Venezia  ai  x.  Giugno  1158-  nella  Parte  iv.  volume  1.  delle  Profo 
Fiorentine  pag-  9 i.  dice  di  eller  vicino  a perfezionar  quello  libro  in  lati- 
no • Paolo  Gualdo  nella  Vita  del  gran  Pinetli , come  chiamavaio  il  Li- 
pfio  , qualifica  il  Giannoiti  per  uomo  magni  fuo  avo  in  Italia  nomimi  : 
c li  tiene  pet  Tua  la  Vita  a penna  del  Conte  Girolamo  Savorgnano,  uomo 
inligne  in  armi  e in  lettere,  e benemerito  alfornmo  della  noftra  Re- 
pubblica Veneziana  . 

398.  7,  Innanzi  aito  fiat  jtopo,*mote , aggiungi,  olite  al  molti  eriori  del  Martella 

399.  13.  yi  capo , dopo  , edizione,  aggiungi . 

Della  Guerra  di  Cainpagna  di  Roma , e del  regno  di 

Na- 


380. 

382. 

583. 


387. 

390. 

591. 


S9S- 


ver/o 


1.  , 


704  ' Giunte 

Napoli  nel  pontificato  di  Paolo  IV.  l’anno  lyyff.  ' 

e iy;7.  Ragionamenti  ni.  di  Alefl'andro  di  Andrea  , 
pubblicati  da  Girolamo  Rufcelli . In  Venezia  per 
Giovanni  Andrea  VahaJJ'ort  1360.  in  40 
Pirtro  de  Notes , Ggliuol  di  Giafone  , fcriile  poi  largamente  l’i(toria  di 
quella  Guerra,  che  fcrbaG  a penna  . 

La  Congiura  de’ Baroni  del  regno  di  Napoli  coutra  il 
Re  Ferdinando  I.  raccolta  da  Cammillo  Pondo  [ con 
una  lettera  in  principio  del  Cardinal  Scripando  , che 
l’eforta  a fcriverla  in  volgare  3 lu  Roma  [ predo  Pao- 
lo Manuzio  ] 1 ydy,  in  40 

6 04.  1 6.  Dopo  , altri  , aggiungi . Aggiungerà  bemi  il  detto  di  Ballila  Cafale  nel- 
la  Tua  orazione  a Clemente  VII.  in  legem  agraria m prò  communi  utilità • 
te  fS"eeccle/Ì africa  liberiate  tuenda  s ed  c quelto  : Quid  ali ud  M art  inut 
Luth erut  molitur  , nifi  , ut  qua  Ecclefiarum  funi  , in  privatorum  ufus  m •> 

cedane  ? quo  nibil  effe  optabiliuj  potei 1 bit  , quot  improbità t ad  facìnut 
ptrduxit  • 

€09.  I.  tfggì  . c anche 

£ II.  ^ Prima  tltlla  fine  , leggi , tomo  il.  pag. 

6l1.  19.  Dopa  1 80.  aggiungi  . La  Vita  del  Bacioni  G trova  a penna  in  Perugia  per 
indulti!»  di  Pre/pero  P t diani , tratta  da  un  altra  di  Bernardino  Tomi- 
inno  . 

ÓCf.  IO.  Dopo ,1  Biondo,  aggiungi.  Notili  in  quella  luogo , che  Crìfiiane  Grifi» 
nel  (irò  librone  Baierorum  erroribut  geograpbicit  , prepollo  al  tomo  x> 
delle  Mefeolanze  di  LipGa  , dà  per  errori , mi  con  proprio  error  fuo  , 
alcune  maniere  di  (crivere  , che  non  fono  errori  , ma  forinole  , che  di  | t > , 

natura  propria  diverGGcano  in  lingua  Italiana  , fpecialmeote  dove  era 
noi  non  ha  luogo  17>  , Vy  , fc , ar  , e due  nr  attaccati  inGeme  . 

19.  Dopo  , foglio  , aggiungi  a capo  . Giufeppe  Rofaccio , che  fu  da  Pordenone  , 
ferire  nella  prefazione  del  fuo  Tolomeo  , (lampato  in  Venetàa  da  Mel- 
chior Beffa  nel  i fps.  In  quarto , che  il  Rufcelli  tradylTe  il  foto  libro  I.  e 
che  gli  altri  vi.  furono  tradotti  da  Piero  Andrea  Mattioli , e poi  cor- 
retti nelle  tavole  da  elfo  Rofaciio  , 

21.  e ij.  Leggi [,  Bonacciuoli  • 'i' 

6l6.  7.  Primi  della  /ine,  dopo,  Pefaro,  aggiungi . Pier  rettori  nel  libro  il.  delle 

Tue  Lettere  pag.  {<5.  ringrazia  Jacopo  Laurio  di  avergli  mandata,  a per- 
fuaGone  del  Robortello  , la  Tua  verdone  della  varia  tlìoria  di  Elìane  , 
che  G trova  anche  volgarizzata  e in  iflampa . 

tfl8.  3 • ^Si'unS‘ > dopo  Bandella,  e da  Pier  Lauro  Modantfe  . In  V meda  per 
Hichel  Tramo  crei  no  1(44.  In  ottavo  . 

619.  8.  A capo , dopo  , Tramezzili  > in  8*  aggiungi  . 

■ ■■  — Degli  Edifici  diGiuftiniano  Imperadore  , di  Gre-  • <\  ? 
co  in  volgare  tradotto  da  Benedetto  Egio  da  Spoleti.  i 
In  Venezia  pel  Tramezzino  iy47.  in  -8® 

Prima 


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f*g-  ntrfe 

619.  6. 


Ai  Libri  antec 

Prima  itila  fine  , dopo  fi  trentine  , aggiungi 
Bucato  , Domenicani . 


EDENTI  7O5 
, Omberto  Locate  , G afptre 


6 so.  aa.  Dopo,  Giolito , aggiungi  15*4.  e 

6 31.  8.  A capo  aggiungi , dopo  Aretino  . 

Vite  di  diece  Imperadori  di  Suetonio , tradotte  da 
Mambrino  Rofeo  . In  Venezia  pel  1 ramezzino  1 *44 
in  8°  N 

31.  A capo  , dopo  Tramezzino  in  8 ° aggiungi. 

Lucio  Floro  de’  Fatti  de’  Romani  da  principio  per  infi- 
no ad  Augufto  Cefare  , tradotto  nella  noftra  lingua 
per  Giandomenico  Tarila  da  Capodiltria  [ che  lo  de- 
dica a Mario  Savorgnano  ] In  Venezia  per  Piero  Ra- 
diano 1547.  in  8° 

611.  Ip.  Aggiungi  dopo  , Magnar  , e anche  quello  delle  varie  , che  Michelangelo 
Accurfio, avendolo  trovato  in  Ifpagna  nel  feguire  la  Corte  di  Carlo  V. 
fu  il  primo  a dar  fuora  in  Augufla  ex  aiibut  He  arici  Silicei  ijjj.  in 
foglio  . 

614.  1 6.  A capo  , prima  dell’  Moria  di  Eutropio  , aggiungi . 

L 'Moria  de’  Romani  di  Sello  Rufo  , tradotta  dal 

Conte  Vincenzo  Bclprato  con  l’Allioco  del  difpregio 
della  morte , di  Platone  , tradotto  dal  medefimo . In 
Fiorenza  per  Bernardo  Giunti  ijyo.  in  8° 

ózf.  tf.  Dalla  fine  , a capo  prima  dt , Compendio , aggiungi . 

E in  Venezia  per  Curzio  Marinella  al  J'egno  delle. 

Colonne  ij8i.  tomi  il.  /»  40 

627.  4.  Dopo,  Vergini,  aggiungi  [col  Breve  privativo  di  san 
Pio  V.]  Iu  Pejaro  per  Girolamo  Concordia  1567. 
in  40  e 

63 1.  4*  £«££''1717. 

4.  A capo  prima  della  Vita  di  san  Ruggero,  aggiungi . 

y Di  santa  Colomba  Vergine  facra  della  città  di  Aquileja 
in  tempo  del  Pontefice  san  Leon  Magno , e di  Attila 
Re  degli  Unni , Comentario  , fcritto  da  Monfignor 
Giulio  Fontanini,  Arcivefcovod’Ancira  . In  Roma 
nella  Pamperia  di  Rocco  Bernabò  172 6.  in  40 

— Ragioni  dell’identità  del  corpo  di  santo  Agofti- 
no,  Vefcovo  d’Ippona  , e dottor  della  Chiefa,  Co- 
perto nella  confeflione  della  Bafilica  di  san  Pietro  in 
coelo  aureo  di  Pavia,  ellratte  dalla  Difquifizione  latina, 
ultimamente  flampata./»  Roma  pel  Bernabò  i7i8./»4° 

V » v v . A cago 


Pag. 

6ìJ. 


63f. 


verfo 

IO. 


706  Gn/NTE 

, . \ 

A capo  prima  di , Topica  , aggiungi . 

Somma  della  Filofofia  di  Ariftotile , e prima,  della  dia- 
lettica [e  di  tutta  la  naturai  Filofofia  ] raccolta  da 
Lodovico  Dolce  . In  Venezia  per  li  Seffa  tomi  il.vo* 
lume  1.  in  8®  fenz'  anno . 

A capo  prima  di.  Tutte  , aggiungi . 

Il  Lifide  di  Platone,  tradotto  da  Francefco  Co- 
lombi , e il  Furore  poetico  [ l'Ione  J tradotto  da  Nic- 
colò Trivifaui  in  lingua  Tofcana.  In  Venezia  1*48. 
in  8 °feuza  Jlampatore . 

IlColombi  avea  x vii.  anni,  e amendue  fi  fanno  fcolari  di  Giovanni 
Fa  brini. 


L’Afiioco  , Dialogo  di  Platone  del  difpregio  della 

morte,  tradotto  da  Vincenzo  Belprato.  Sta  nclla_» 
Clafie  vt.  capo  xiv. 

y.  Prima  dell»  fine  , dopo  , t’archi  , aggiungi , e con  un  altro  da  porli  nella 
Clafie  vin.  capo  IV.  l'unico 

11.  A capo  prima  della  fine , dopo , Ziletti  in  4®  aggiungi 
L’Iftoria  dell*  uomo,  comporta  da  M.  Lodovico  Senfi 
Giureconfulto  Perugino , divifa  in  libri  ni.  nel  primo 
de’  quali  fi  ragiona  di  quello , che  ha  l’uomo  per  natu- 
ra entro  e fuoradi  sé , nel  il.  di  quello,  che  può  fo- 
pranaturalmente  aver  per  grazia  , nel  ni.  fi  parla  dello 
flato  dell’innocenza  , del  primo  peccato , e dei  difor- 
dini,  ne’ quali  l’uomo.incorfe  per  elio,  c finalmente 
delle  leggi , che  fono  i rimedi , con  che  Dio  , e gli 
uomini  providero  ai  detti  difordini , con  le  rime  del 
medefimo  autore.  In  Perugia  per  Baldo  Sahiani  Vi- 
neziano  1 y77«  in  40 

€36.  3.  Dopo  , Ehreo  , aggiungi , figlinolo  d’IGcco  Abarbanel  Caftigliano,  rifug- 

gito con  la  Aia  famiglia  in  Italia  per  glicdtici  del  Re  Ferdinando  il  ' 
Cattolico  contragli  Ebrei  di  Spagna  . 

6.  Dopo , Ragugco , aggiungi  , Cornelio  frangipane 


14.  eAt  capo  prima  di , Difcorfo , aggiungi , 

Problemi  naturali  e morali  di  Girolamo  Garimberto . In 
Vinegia  per  Vincenzo  Valgrifi  1 549.  in  8° 

In  line  fi  trova  incollata  una  pagina  , dove  fi  facca  quercia  agli  autori , ì 
quali  artribuifeono  i lorproprj  errori  agli  flampatori . Nel  Problema 
i xxv.  del  libro  ni.  fi  cerca  perche  in  ['ence.im  fieno  molti  balbu- 
aleuti , e fi  parli  adagio  . Francrjct  Cocci»  in  fine  del  fuo  volgarizza- 
mento di  4cbillc  Tat.it , Rampato  in  Tcncua  da  Domtn-ca  Cavalcam- 

f» 


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j>4$.  vtrfo  ^ 1 Libri  antecedenti  707 

»»  lf<j.  in  oliavo , e il  Canonico  Pierftancefco  Tote!  nel  Tuo  Parere 
fopra  la  voce  Occorrenza , ttattano  degli  criori  di  (lampa  . 

637.  5.  Leggi  1 sii.  edizione  ili.  in  8° 

il.  ^4 capo, prima  di,  Pen fieri , aggiungi. 

Lezioni  di  M.  Benedetto  Varchi , accademico  Fiorenti- 
no , lette  da  lui  pubblicamente  nell’Accademia  Fio- 
rentina fopra  diverte  materie  poetiche  efilofofiche. 
In  Fiorenza  per  Filippo  Giunti  1 jpo.  in  4° 

Ricettario  medicinale  £ Fiorentino  J neceflàrio  a tutti  i 
medici  e lpeziali . In  Fiorenza  per  li  Giunti  138 6.  in 
foglio. 

La  Pirotecnia  libri  x.  di  Vannuccio  Biringoccio  nobile 
Sanefe , ne’  quali  fi  tratta  non  folo  della  di  verfità  del- 
le miniere , ma  anco  di  quanto  fi  ricerca  alla  pratica 
diede,  e di  quanto  fi  appartiene  all’arte  della  fufio- 
ne,  ovver  getto  de' metalli,  odi  ogni  altra  cofa,  a 
quella  fomigliante  . In  Venezia  per  Comiu  da  Trino 
lSS9’i,J4a  edizione  ni. 

Libro  di  Federigo  Giorgi  del  modo  di  conofcere  i buo- 
ni Falconi,  allori,  fparavieri,  di  fargli,  di  governargli, 
e di  medicargli . In  Vinegia  pel  Giolito  1547 .in  8° 
Dialogo  della  Caccia  de’  Falconi , allori , efparvieri , di 
Francefco  Codroipo  gentiluomo  Udinefe . In  Udine 

per  Pietro  Lorio  itf'14.  edizione  il. 

Tre  libri  degli  uccelli  di  preda  di  Francefco  Carcauo 
con  un  trattato  de’  cani  del  raedefimo.  In  Vinegia 
pel  Giolito  1 j 8 j . in  40 
^3Ì-  6.  Leggi , Gualtieri 

l0-  Aggiungi , tomi  il.  in  foglio 

1 2"  , Momigìant 

9.  '‘Dalla  fine , dopo  , Ziletti  in  8° , aggiungi , 

Ifemplici  di  Luigi  Anguillara  [Botanico  in  Padova} 
in  pifi  pareri  a diverfi  nobili  uomini , mandati  in  luce 
da  Giovanni  Marinelli . In  Vinegia  per  Vincenzo  Vai- 
grifi  1361.  in  8° 

l/l  capo  in  fine  della  pagina  , aggiungi ,. 

Trattato  della  Neve,  e del  ber  frefeo  di  Giambatilla 
Scarampo . In  Fiorenza  pel  Sermartelli  1 774.  in  40 

Vvvv  j Ti-at - 


Pag.  verfo 

*39-  «2. 

640.  23. 

tf4T.  7. 

23. 
*43-  3. 

/ 

^44 1 12. 
28. 

21. 

« 

*4£ 


* 


708  Giunte 

Trattato  del  berfrefco  diCofimo  Salini.  In  Roma  pel 
F accio t ti  1609.  in  40 

Difcorfo  fopra il  berfrefco  di  Giambatifta  Berti.  In  Ro- 
ma pel  Ma  f cardi  1616.  in  40 . 

Del  ber  caldo , coflumato  dagli  antichi  Romani , di  An- 
tonio Perfio . In  Venezia  per  Giambatifia  Ciotti  1393. 
in  8° 

Ne  parla  il  Bulgari  ni  nelle  Ch'io  [e  pag.  pf.  e p<$. 

Dalla  fine  , dopo  i <S  i c-  in  quarto  , aggiungi  a capo  . 

Il  libro  , originalmente  fcritto  in  latino  , fu  Campato  in  Cuneo  per  Viotto 
Dolce  1507.  in  foglio  : la  qual  notizia  avrebbe  potuto  appagare  il  P/ gno- 
r/a, che  in  una  lettera  de’  XII.  Aprile  idi  3.  la  richiefc  al  Galilei. 

A capo , dopo , in  8° , aggiungi . 

Dialoghi  [vii.]  di  Lodovico  Zuccolo . In  Perugia  per 
Annibale  Ahigi  16T  j.  in  8° 

A capo  , dopo  , Bologne!! , aggiungi , 

Epiftola  della  Vita,  che  dee  tenere  una  donna  ve- 
dova . In  Roma  per  Lodovico  Vicentino  1324.  //;  40 

Leggi,  Lavinia 

Dalla  fine  , a capo  , aggiungi , 

- Il  Lelio,  dialogo  di  Cicerone  dell’  amicizia,  tra- 
dotto in  lingua  Tofcana  da  Orazio  Cardaneto . 
Fiorenzo  per  Lorenzo  Torreutino  1360.  in 

A capo  3 prima  di  , Civil  con  verfazione  , aggiungi . 

Daniello  Eremita  , il  quale  fu  in  poca  grazia  dello  Sdoppio  , fcrìflc  in  la- 
tino libri  iv.  intitolati  Vita  aulica  ac  civili i , ccn  altri  opufcoli  dell’ 
autore  , pubblicati  dal  Grevio  in  Utrcc  nel  1701.  in  ottavo  . 

Dopo , Cafa  , aggiungi , nel  quale  Cotto  la  perfona  di  un 
vecchio  idiota , ammaeftrante  un  Tuo  giovanetto,  fi 
ragiona  de’ modi,  che  fi  debbono  tenere  o fchifare 
nella  comune  converfazione.  In  Ruma  per  Valerio 
'Dorico  1 $6o.  in  8° piccolo . 

E in  Firenze 

Dopo  3 amico  3 aggiungi  a per  avergli  dato  impulfo  a farlo  , come  ferivo 
Orario  Gemini  nella  prefazione  alle  opere  Tofcanc  del  Cafa  : c col  no- 
me di  Galateo  Io  chiama  anche  Marcantonio  Flaminio  nei  libro  li.  de' 
Cuoi  verfi  latini . £ il  Cafa  cilendo 

Infine , a capo  , prima  di , Governo , aggiungi . 

Il  Concilio , ovvero  Configlio , e i Configlieri  del  Prin- 
cipe , di  Furio  Ceriola,  tradotto  di  Spagnuolo  in  voi? 
gare  da  Lodovico  Dolce.  In  Vinegia  pel  Giolito  1560. 
ia  8°  Dopo 


Ftg.  ver fo 
548.  If. 
649.  9‘ 


63  2.  12. 
«4- 


617.  4. 
SS9' 

661.  3- 


667.  13- 
673.  S. 


Ai  Libri  antecedenti  709 

Dppo  ediz.  1.  aggiungi . E nella  Selva  odorifera  pag.  3 3. 
A capo  avanti  alla  fino , aggiungi . 
li rattato  della  lode , deH’onorc,  della  fama,  e della  glo- 
ria , compofto  da  Francefco  de  Vieri . In  Fiorenza 
per  Giorgio  Marefcotti  1379.  in  8° 

L'autore  Io  dedica  a Pittarti  Cappello , fratello  della  Granduchedà  Bian- 
1 ca,t  loda  molti  della  Tua  cala  pag.  94.  (ino  a 98. 

Lezione  dell’  Onore  fopra  il  Canto  1 v.  dell’  Inferno  di  Dante , dì  Anni- 
baie  Rinuccini  . Sta  nella  Giade  ili.  capo  xil. 

Dopo  Mafia  , aggiungi  : e da  luì  rcnduco  Italiano  in  quell’  anno  fteflo, 
come  li  diri  a bado . 

Dopa  lecito  J aggiungi  . Il  libro  del  Putto  , o Pacco  , fu  da  lui  fcritto  in 
latino,  e ancora  in  volgare  ; e la  prima  edizione  in  dialetto  Lombardo  li 
c la  feguente  prelfo  il  Signor  Marchefe  Capponi . Libro  de  re  militari  ho 
materno  compofto  , fenz’  anno  e luogo  in  foglio  , In  fine  li  legge  . Sixtut 
Reijftnger . 

A capo  in  fine  della  pagina , aggiungi . 

Contra  l’ufo  del  Duello  per  Antonio  Mafla  daGallefc 
con  una  lettera  [ in  fine , di  Aurelio  Atellino  a Lelio 
Bcrofio]  In  Venezia  per  Miche!  Tramezzino  1 j j 3. in  8° 
Nella  dedicatoria  egli  prega  Baldovino  del  Monte  a fare  , che  il  Pontefice 
Giulio  III.  luo  fratello  tolga  via  li  empia,  fiera  e abbominevole  u finca, 
come  realmente  allora  appunto  legni , venendo  dannata  nel  Concilio  di 
Trento.  A capi  ili.  dice,  che  il  Mutuo  ha  intefa  meglio  quella  materia, 
e più  prudentemente  ne  ha  fcritto  d'ogni  altro  . 

A capo  , prima  di  , Altri  , aggiungi 

In  margine  a qualche  efemplare  di  quelli  libri  ci  fono  molte  giunte  dell’ 
autore  a penna  . ‘ 

A capo  , prima  dell’  ultimo  verfo  , aggiungi , 

La  Sfera  di  Giovanni  Sacrobofco  , tradotta  , e di- 
chiarata . In  Siena  per  Salveftro  Marchetti  1634.  if>  4® 
A capo , prima  di , Dialoghi , aggiungi , 

Trattato  delle  Alluvioni  de’ fiumi  e torrenti  di  Cariò 
Caracci . In  Bologna  pel  RoJJì  1602.  in  foglio. 

Nuove  invenzioni  di  Camillo  Agrippa  Milanefe  fopra 
il  modo  di  navigare . In  Roma  per  Domenico  Giglioni 
*S9S  '«4° 

Prima  delta  fine  , aggiungi . V Iconologìa  del  Ripa  lì  pofe  di  fopra  nella 
dalle  vi.  capo  I v. 

oA  capo,  primo  della  fine  , dopo , Scoto  , aggiungi , 
Dialogo  di  M.  Ortenfio  Landi  [ tra  Lucrezia  Gonzaga , 
eFilalcte,  che  è il  Laudi]  nel  quale  fi  ragiona  della 
confolazione  e utilità,  che  fi  riporta,  leggendo  la 

facra 


, rag. 
671. 

«7». 

t?  9- 


vtrfo 


6. 


710, 


Giunte 


facra  Scrittura , e fi  tratta  eziandio  dell’  ordine  da  te- 
nerfi  nel  leggerla , moflrandofi,  eflèrlefacre  lettere 
di  vera  eloquenza , e di  varia  dottrina  alle  pagane  fu- 
pcriorc . In  V inezia  al  fegno  del  Pozzo  ifjx.  in  8° 


O>po , Ordinali  , aggiungi . Beato  Renano  io  una  lettera  ferina  da  Bafi- 
l.aal  uitMtno  .(.i.  a Jacopo  Fabro  con  JaverlTone  latina  di  san 
Gtegotio  Nilìeno  de  Pbtlofopbia  , fatta  da  Giovanni  Conoae  dell1  ordine 
de  Predicatori , dopo  aver  lodato  il  nolUo  vecchi  o Meandro , dice, 
«he  nel  convento  di  quell' ordine  in  Bafilea  vi  era  copia  di  codici 
Gctcì  9 falciativi  per  reftamcnco  da  quello  Cardinal  Domenico  » detto 
di  Ragù# . 

Irruzione  a’  padri  per  ben  governare  la  famiglia  loro,  di 
Pier  Giuliano , co’ ricordi  del  beato  [e  poi  Santo] 
Carlo  Borromeo.  In  Milano  prejfo  il  Tini  1 603.  in  8° 


1 5-  Dopo,  in  40,  aggiungi . E nella  Selva  odorifera  pag.144. 

J 7.  Dopo , Giudice  , aggiungi , uno  de’  Centuriatori  Maddcburgeli  , e 
lp.  Dopo  aggiungi  » «h«  da  ancora  nella  Selva  odorifera  pag.  97. 

7*  Dopo, ('èrgerlo,  aggiungi,! t quale  generalmente  fu  fcreditato  a tal  fegno. 
ancora  predo  gli  altri  a po  flati  ed  eretici,  eh eVberto  Languito  , uno 
di  efff,  nelid  fue  Lettere  fegtete  ad  Auguflo  Elettor  di  Sadonit  libto  il. 
Parte  il.  Epifl.  x.  pag.  ji.  data  in  Vittemberga  agli  xi.  Dicembre 
IJ5J-  di  lui  fcrilTe  in  tal  guifa  : nudiuitcrtiut  accepi  ex  Aufirìa  librum 
plenum  ineptìarum  , quem  Wergeriut  recenr  e didi t lingua  Italica  ad  ver- 
Jur  Catalogata  pontificiarum  condemnationum  . Eum  librum  infcrìp/ìt 
Ma* imitiamo  , V in  prafatione  dicit , fé  plutei  talet  libra  antea  ad  eum 
tnifijfe  , Invebilurque  acerbifime  in  pontificio t , qua  rei  dieitur  magna  in- 
vidia onerare  Maximilianum  apud  parentem  [ Ferdinandum  Impera* 
torcili  3 

3.  Dalla  fine  , dopo , Giunti , aggiungi . 

Trattato  dell’Eccellenza  e maeftà  della  santa  Romana 
Chiefa  di  Alemano  Orlandi , Prete  e dottor  Bolo- 
gnefe . In  Bologna  per  Aleffandro  Benacci  1 y 66,  in  40 

6.  Dalla  fine  , prima  di , Difcorfo  , aggiungi , 

— — Selva  odorifera,  in  cui  fi  contengono.  I.  Difcor- 
fo , fe  convenga  ragunar  Concilio . il.  Trattato  della 
comunione  de’  laici,  e delle  mogli  de’  cherici . 11 1. 
Antidoto  Criftiano . iv.  Cattolica  difciplina  de’  Prin- 
cipi . v.  L’  Eretico  infuriato . vi.  Difcorfo  fopra  il 
Concilio  per  l’union  d’Italia,  vii.  11  Bullingero  ri- 
provato. vm.  Trattati  tre  della  fanta  Eucariftia. 
ne.  Rifpofta  all*  Apologia  Anglicana  . x.  De  Roma- 
na 


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r *&■  **rfi 

6 8o»  14' 
6 8i.  $• 

6 8*.  7. 
14. 


Ai  Libri  antecedenti  7 ir 

na  Ecclefia . in  Venezia  per  Gio.  Awdrea  Valvtjforì 
ijr 71.  [col  Breve  privativo  di  «in  Pio  Vi  ai- 
quale  il  Muzio  dedica  la  rifpofta  a \V  Apologia  Angli- 
cana ] 

Dopo  y Trento  » aggiungi  > a guardar  di  tual  occhio 

Dalla  fine  t dopo  , direttore  , aggiungi , e rfte  fii  Vittrio^cnerale  deB’al- 

«ro  Girolamo  , Vefcovo  d* Adra 

Dalla  fine  , dopo  , parlammo  , aggiungi  : e il  Gerfone  anche  per  quello  > 
che  di  lui  ha  fcritto  In  una  diflertazione  particolare  il  fu  Vefcovo  di 
Macra  , Monfignor  Matteo  Petitdidier  y non  dovrebbe  farfi  autore  di 
libro  sì  degno  . , . 

Aggiungi  a capo  , dopo  , Giolito  , 

11  Cammino  di  perfezione  ,e  ’i  caftello  interiore , libri 
della  B.M.Tcrefa  di  Gesù,  fondatrice  degli  fcalzi 
Carmelitani  [ora santa 3 per  tutte  leperfone  fpiri- 
tuali , religiofe,c  contemplative , e particolarmente 
per  le  monache,  di  fomma  utilità,  traiportati  dalla  . 
Spagnuola  nella  lingua  Ital iana  da CofimoGaci,  Ca- 
nonico di  san  Lorenzo  in  Damafo . in  Firenze  per  li 
Giunti  160$.  in  40 


TAVO- 


712 


TAVOLA  e INDICE 

Delle  cofe  notabili 
NELLA  ELOQUENZA  ITALIANA. 


Afi.it7.trd*  Pietro.autore  della  falfa  dii. 
lettici  pag.  *09. 

Ab.ubantl  1 ficco  padre  di  leone  Ebreo 

Abati  Migliore,  fcritcore  in  lingua  proven- 
zale 42. 

Abbiofo  Ottavio  389» 

Abboni  Patrizio , fuo  Teftamento  illuftrato 
da  Antonio  Lancellptto  304. 

Abiti  CaftJgner  Rupipozco  Arrigo  Lu'gi 
<**•  67** 

Ab  ri  ani  paolo  jtl.  403.  433. 

Affati fm  Alberto  , fua  Graffiatici  volgare 

?£li3oy. 

Aeftto  Regin  aldo  ao*. 

Affolli  Bernardo  . Aia  Commedia  444. 
Afhille  Tazio  706» 

Ad  ri  Ih  no  Giovanni  Filoteo  s J9» 

Aeqw* ovina  Andrea  Matteo  Deca  d’Atri,  fa 
Rampare  in  cafa  propria  il  poema  lati- 
no del  Sannazaro  487. 

Attriti  Ai  chi  prima  ufati  *72.  pn. 
Ad.il.tnh,  Conigliere  in  Verona  del  Re 
Pappino  n. 

Adamo  parlò  prima  di  Èva  ape,  a Dio  per 
glorificarlo  307.  in  quale  idioma  ac8. 

Adi m Ari  Alefiandro  , fuo  Pindaro  volgariz- 
zato *4*.  predica  Spagnuola  da  lui  vol- 
garizzata 4*6. 

Adìmaro  Guglielmo  129. 

Adriani  Giambatifta  riprefo  *92.  *9*. 

Adml atiorti  fporche  in  frontlfpizj  di  libri 
208.366. 

Affidati , Accademia  di  Pavia  *33.  6*3. 
Affìtto  Scipione  688. 

Ag occhi  Giambatifta  604. 

Affini  Antonio,  continuatore  del  Bojardo 
39t> 

Affimi  Lionardo  *87. 

Agófìini  Niccolò  403. 

Agcjlino  Antonio  Arcivefcovo  di  Taf  rigo- 
na  84.  *86» 


Afflino  Santo  206. 208.  342.  688.  689.70*. 

Aj'rifola  Ridolfo  djl» 

Jgrieoltmra , da  molti  illuftrata  61 8. 
Agrippa  Camillo  709. 

Ama  per/rrfM  227. 

Alamanni  Antonio  *87. 

Alamanni  Luigi  tea.  378.  398.  404.  4*4» 
467»  489.  *3a  *38.  *4». 

Alano  , finto  Signor  di  Gorizia  e del  Tirolo 
nel  Fortjlo , poema  Francefe  amico  ± 6. 

Albana  libreria  in  Roma  336. 

Albergati  Fabio  *78.  649. 

Alberigo  Longo.  Vedi  Longo . 

Alberigo  monaco  *.  77.  tot» 

Albertano  Giudice . icrutore  antico  639. 

Alberti  Federigo  603. 

Alberti  Filippo  Perugino,  uno  de* Confi- 
glieri  letterari  del  Tallo  <34. 

Alberti  Leandro  yj^.  6«4. 

Alberti  Lconbatlfta  664.  66*. 

Alberti  Mania  67*. 

Alberti  Romano  66*. 

Albert  ni  Maffeo,  canonico  di  Verona  676. 

Alberto  Jacopo, predio  contra  l'abufo  dei. 
le  Commedie  4 *6»  Vedi  Borbone  • 

Aìbhi  Francef^hino  fot*. 

Albomoiio  Egidio  Cardinale  azi* 

Jlfiaro  Terenzio  Gefuita  632. 

Aleionio  Piero  *70» 

Aidtano  Accademico  379»  Vedi  Villani 
Niccoli . 

Al  dot  ran  d<  ni  Cardinali . nipoti  di  Clemen- 
te Vili.  fautori  de' letterati  33*. 

Aldobrandirti  Cardinal  Cintio  46*. 

Aldobrandino  Carlo  6a9. 

Aldobrandino  da  Siena  , feri  ve  di  medicina 
in  lingua  provengale  32.  39. 

Aldo  Manuzio  il  riovane  371..  V*  Mannxio • 

Aido  Manuzio  il  verebio  nobilita  le  fue 
fiampe  con  due  impreflioni  di  Dante  , e 
Inventa  il  carattere  forfiyo  , da  lui  detto 
Aldino  187.  difeefo  da  BaJJiano  , luogo  di 


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Tavola 

Cafa  GlQiani  rei  -territorio  di  Roma 
*03-48  3 . sonoro  di  Andrea,  e cognato  di 
Federigo., Torrigiani  mJxi  infogna  573» 
AUrttt  Bernardo  5^.79.  154. 

Aldroraudi  Uliflc  607» 

* Aleandro  Francefco  639- 

Aleand  0 Cardinale  , Girolamo  il  vecchio 
87.  83.  551.  56a-  600  ?ic« 

Aleandro  Girolamo  il.{ioy.n/c  286.331.  337. 
382.  <41.  574.654» 

Alef.iiuir.'t ;o  Cardinale  , san  Pio  V.  (copre 
l'ecefie  del  Cajf  riverrò  5*0. 

Alrjfavdro  Duca  di  Firenze  uccifodaLo- 
ronzino  de  Medici  429»  440.  .Vedi  Me- 
dici • 

Alejftiideo  C«ampiero  412. 

Aieflandro  Ili.  fommo  pontef.ee  in  Vene- 
Ai*  predica  latinamente  1 16. 

Alefiudrc  Vi.  fautor  delle  lettere  , nell’or- 
nare  Al. lo  il  vecchio  di  privi  legj  287.» 
Alefìandio  Vili.  óu<. 

Al  fardo  Michele  , Aunali(la  lngtefe  lei. 
Altea  rttaJfeo  Dionigi  617»  66c. 

Alighieri  Pietro  comcntatore  latino  della 
Cwmted  a volgare  di  ifowfr  fuo  patire 
147. 

Alùnrdo , Arcivefcovo  dii. ione  parla  in 
lingua  Italiana  115. 

Aliarci  Leone  da  Scio  prefetto  della  libre- 
ria Vaticana  1 33.  151.  *86»  126.  441. 
444.  448.  4 53»  431.  joi.  560. 

Allegri  Aieflandro  539» 

Ahptlortenio  Teodoro  fcrive  dei  plagiar} 
434» 

AL  1 per  alt  reti , voce  della  Tavola  riion- 
da  tc6. 

Aitati  Arrigo  il  vecchio,  fue  Commedie 
446.447. 

Alterati  Accademia  di  Firenze  onora  il 

Tifi  m. 

Alunno  Francefco  A legri  305.  51;,  5 30. 
Antodi  Anton  mari  a 'iris. 

A madidi , romanzo  Spagnuolo  , fua  and» 
chili  , e corfo  84,  ìs- M-  87.  Si,  89»  9c. 
SJU  V-T<iTo  Bcrntrdo 

Amaltio  Attilio,  Arcivescovo  d'Atenc  407. 
U J. 

— Francefco  407. 

— Giambatifla,  fue  lodi  407.  uno  de* 
configlieli  letterari  del  Taflb  424. 

-m»  Girolamo  407» 

Amafeo  Romolo  24.  contrario  alla  Italiana 
Eloquenza  192.  loda  l’infcgnare  la  lin- 
gua latina  con  f ramar  ira  volgare  3-2.  fuc 
ormoni  in  diféfa  della  lingua  latina., 
impugnate  dal  Mu-'  j fuo  amico  pa*  di* 


e Indice  yij 

fefi  detritaliana  eloquenza  £27.  fa  con- 
trario a k'raf mo  553. 

Ambra  Francefco,  fue  Commedie  .-40, 4 
Ambrosi  Francefco  314. 

Ambrogio  Carnai Jolefc  34»* 

Ambrogio  unto  traduce  df Greco  in  Jatiuo 
Crimftpt*  i-bre 9,  trasformato  in  Egefipp* 
6 > 8. 

Amrlote  Dionigi  379. 

Amerò  del  Boccaccio  ; detto  Commedia  1 66. 
Ammirato  Scipione  il  verrino  à,  £k  121. 

Ì&  4J_ìe  480.  742.  529- 

6,3.  6lZ.  629-65».  653. 

Ammirato  Scipione  il  giovane  V.  Bianchi . 
Ampriio  Lucio  621. 

Amnìio  Marcantonio  Cardinale  3 :3.  Vedi 
Mula. 

Anaero.nte  vocalizzato  546. 

AnaJifi  del  libro  di  Dame  della  Volgare 
Eloqticnra  io 5.  2- 2.  *39.  3 18. 

Andrea  da  Bergamo  V>  Nelli , 

Anjlteatri , ebbero  due  fole  Porre  488. 
Anfiteatro  di  Padova,  all’ufo  delle  Colonie, 
mal  prefo  per  un  cortile  6c 6.  V.  C bifflc* 
ziù  • 

Anfiteatro  di  Roma;  fervilo  ancora  inr.ip- 
prefentazioni facre  498. 

Angeli  Bona  von  tura  60 5. 

Angeli  B*rgco,  o di  Barga  Piero  335.  -24» 
62  1. 

Angeli  Niccolò  f (iia  pa aorale  466.  fua  Tri» 
gedia  494» 

Angeli  non  hanno  bifogno  di  locuzione 
cfteriore  203. 

Angelico  Michelangelo  Vicentino  , fcrive 
in  più  dialetti  253. 

Angtloni  Francefco  586.  605. 

Angehteei Teodoro  da  Belfortc  tot.  540. 
Angioli  tri  Cecco  135» 

Anguilla  Francefco  .46. 

Angu  Uara  Giovanni  Andrea  39 6.  403.493* 
Animali  guidaci dall*  iflinto  dittatura  203- 
«dvw.i  Connena  104. 

Annali  e cronache  in  dòi/nfa  V tu  tri  ano 

Anotana  Scuola  456.  fuoi  autori  604. 

Au fiati  Ginfcppe  «feto. 

AntieornarO  V.  Corwiro  Luigi  • 

Anti/tori  B «diano  575. 

Antipapa  Vittore  13. 

Antiquaria  Jacopo  273» 

Antoni  ano  Silvio  Cardinale  314. 434.  537. 
64  — 

Antonini  Floriano  7 39» 

Antonio  Niccolò  67.72?  S4.  £7.  564»  68  r. 
Apatici  Accademia  381. 498# 

Xxxx  * Apoi» 


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rn 


Tavola 


Apollonio  Ti.mqe.96f, 

ApojlaifihtU  Fede  ;o2.  mal  difefi  per  rii 
di  sfacciati  panegirici  ;88.  itnlegnamcn- 
te  onorati  di  orazioni  funebri  5 aa. 

Afflano  Si  b« 


Apule jo  570. 


Aquila  con  la  fra la. , arme  degli  Scaligeri  di 
Verona  142# 

Aquile^,  Breviario  llampato  da  Andre. 1 
Torneano  f » L« 

Aquino  sauTomnufo  tcAimonlo  «lei  pre- 
dicarli latinamente  in  Chiefai  Tuoi  libri 
volgarizzati  a6<»  636.  648.  6?6- 

Arabi  . autori  dèi  favoleggiare  in  rima  79. 

Arabici , numeri , de’  mercatanti  121, 

Araffina  Giovanna  T4.;. 

Aragona  Tullia  S4t»  636» 

Aragona  . V.  1 aeofo  , 

Araldica  arte  delle  armi  delle  famiglie 


6^ 

A rame  a lingua  e Tetta  a iS, 

Arcano  • V»  Mauro  • 

Architettura  66c. 

Ardni no  Giovanni  , ritratta  in  pubblica 
forma  l'edizione  delle  fue  opere  4t  3. 
Aieua  , Anonimo  di  dnfiteatro  6^6. 
Anopagira  Dionigi  683. 

Alitino  L .ionardo  ..  V.  Bruno  .- 
Aretino  dialetto  , confervato  dal  Redi  nel- 
le Vite  di  Dante  ,e  del  Petrarca  , fi  ritte 
da  L ionardo  Aretino  S41»  fcS, 

Aretino  Pietro  , indegnamente  adulato  307. 
36 1.  non  fu  il  primo  a (la  m par  lettere  voi- 
gar t j6t.  mette  in  contribuzione  i Prin- 
cipi ;6j.  bajìardo  di  cafa  Bacci , ini  ; giu-.; 
1U nenie  vituperato  dal  Max  o 364»  fi 
falva  in  Venezia  centra  l’ira  di  Clemen- 
te VII,  i'W,  fuoi  fonetti  fcand itoli  inta- 
gliati in  rame , e comperati  in  Francia 
per  dìAniggergli , iV»,  fuo  Cavalierato 
t 36  >>  fue  ni  t dagli  e 366.  fuo  file  >67.  smi- 
stato in  Francia  ;6S.  tee  fue  Commedie 
falfamente  attribuite  a Luigi  Tanfi lio 
<47.  fuo  Arano  modo  di  lodare  4 43.  fa 
l'epitafio  a Serafini  Aquilano  467. 

Aleuti  Ago  Ai  no  , fua  paliorale  460. 

Argenti  Borio  , fua  Commedia  444. 
Argentone  Co tnineo  Filippo  adulterato  con 
foratole  eretiche  dallo  Stridano  334.612. 
Arguii  Giovanni  94  ì. 

Argomenti  brevi  ai  Sonetti,  e agli  Epigram- 
mi . non  ben  tralafcuti  9 liti 
Argomenti  di  una  Tragedia,  trattati  da 
molti  493.  493. 

Aringhi  Paolo  6} o. 

Axiojto  Lodovico  »o8.  393.  393-  394*  3 9f» 


E I N-D1.C  E 

I96-  J?o.  u{rii6. 

3.  6 Si»  V.  A riojfo  Orazio  . Caburacci  , 
Caleprefe  • Pomari,  Gir  aldi . Malattfia  . 
Marxiano  . Mazzoni  . Orlandi • Pellegrini) 

Pigna  . Rufceììi  • Striati  • Tofranella  • 
Ariofio  Orazio  398.  416. 

Arifiea  966. 

Arijlofane  4 *>6- 
Arijtoffeno  66S. 

Anglofile  1^  123.  334. 383.  389-  390*  421- 
6ts.  6v>.  676.  6 639-642.  647- 

drlr/  Cwtfi  e Afsrrfcf/i  di  Provenza  £9. 

delle  famiglie  674.6??- 
Armi  Giovapni  336. 
yfrmagnar  Cardinal  Giorgio  4 >8- 
Armilla  Somma  volgarizzata  • 675- 
Arnaldo  Antonio  63 1. 

Arnaldo  Daniello  rimatone  e prefatore" 
Provenzale  216»  220. 

Anrfgio  Bartolommco  *29.  943.  ? 

Armljini  Pompeo  Lucchefc  6 io. 

Aromatari  iVA'ltfi  Giu  Ceppe  428.  E fitto  no-' 
nte  di  Snbafiano  da  Sub.ifìo  , monte  d 'Af- 
fi fi  30 1.  V.  Tafani . 

Ai rejlì  della  Corte  di  Amore  di  ProteucA 
127.  V.  Marziale  • Sìnfonanj  . 

Amano  Borico  61  3. 

Arrighetti Niccolò  336, 

Arrigo  l.  Redi  Lamagna  bandifee  il  primo 
Tomeo  loo.  ru2« 

Arrigo  li.  Re  di  Francia,  zelante  della  Fe- 
de cattolica  3S9. 

Arrigncri  Michele  traferive  gli  Arrtjlì  della 
Corte  di  amore  129»  ' 

Arfitcìo  • V • M tgnanini . Vignale  • 

Arte  6ni  dei  plagiari  491. 

Arte  di  feri  vere  io  bel  carattere  286. 
Articolo,  dito  ai  nomi  , e al  titoli  dei  libri 
288. 

Arti  Re  d'Inghilterra , fuoi  Cavalieri  100. 

tot.  , 

Affamo  Ruggeri  680. 

Afina  parlò  a Balaam j , molla  negli  organi 
dall’Angelo  203. 

Afinari  Ottaviano,  Conte  diCamerjno  ,• 
fua  Tragedia  49?. 

Afido  , onde  fon  detti  gli  Afolani  del  Ben t- 
bo  , luogo  diverfo  da  Afilla  483. 

Ajfalone  , Prelato  Danefe  4??. 

Ajlori  Giovanni  Antonio  248. 

Aranagi  Dionigi  327.  346.  360  403.  932* 

<44.  <48.  «n. m. 

Atm agora  6S8. 

Ateneo  Antonio, fua  gramatica  volgare  2^3, 
Attananti  Paolo  predica  latinamente  in 
Chicli  268. 

Attea- 


% 


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Delle  Co s 

Arrtr. dolo  Dario  6s  t. 

Attila  . V.  Forejlo  . — 

Attimi ì G o vanni . pubblica  l yAcft  Vagola 
marina  di  Scinone  di  M iniano  480:' 
Aratri  Giammaria  , fua  pa  flora  le  e altre 
opere  46?» 

Aventino  Giovanni  17. 

Armido  Altobcllo  66*. 

Art  rotti  V alentino  648. 

Avertili  Giovanni  Aurelio  da  Ri  mini  280, 

282.  48». 

Au*ujto  infogna  a feri  ve  re  ai  proprj  nipoti 

286. 

Aureli  Lodovico  fu  2.  62?. 

Aur  jieo  Niccolò  Carmelitano  68*.  687. 
Aujìri, t d'Italia  diverfa  da  quella  di  La- 
magna , da  chi  prima/ro^ota  e fpiega- 

ta.491, 

Aufria  , c Iflria  provinole  d'Italia  unite 
217.  V.  renetta. 

Avvocato  del  Cajtelvetro  . V.  Cajìel vetro  . 

>1/  o»e  della  Csiwmiìm  di  Dante  t eomprefa 
in  vii»  giornate  i«>9. 

B 

BArctìli  Girolamo  404. 

Bacchiti  Benedetto  627» 

Bachtto  Claudio  Guafparrt , fua  Vita  di 
Efopo  >66. 

B.uei  Andrea  63$. 

Barri  d 'Are  zzo  ?6a. 

Barr  Martino  66t. 

Badrfa  Paolo  4c3. 

Bdoaro  Alberto  *40. 

— ^ Federigo  *40.  £i 6. 

- ■.  Lauro  S42.  • 

— -•  Pietro  328. 

B<ti/  ov/  Àflorre  *ti. 

Bastioni  Giovanni  667» 

B.t'jfo  Antonio  187. 

Batllet  Adriano  S4i.  S9S. 

Bah  Giovanni  27?» 

Balda  {[atre  , e non  Baldi  fera  , n<ì  Balda  far- 
ce 64  ?» 

Baldeììi  Francefco  S6t.  616.  617»  61?.  62?. 
624.  6lS* 

Bj/d/  Bernardino 706.  776»  477. 442,  6$;. 
Baìd  vi  Baccio  73».  *67.  61 1. 626. 
BaJdttrueri  Filippo  fue  opere  308.  66 5*666* 
Bj/do Càmmillo  6si. 

Bai  dona/co  Arrigo  56* 

Baììtto  Giulio  741»  64  7» 

Baimelo  Stefano  t^.  £0.  ilo*  12  l.  324*  SOS. 
Ballar  biafima  il  Cajlelyttro  78$. 


E NOTABILI  J*|jf 

•Barrtrgluotf  Graziuofo  fotto  nònifc  di  Bit* 

do  Bollichi  52  4- 

B a fichi  ^Accademia  di  Roma  534. 

Bande! fo  Matteo  da  Cajlelnuovo  ttìTorfonei 
fe  Frate  Domenicano,  Vefcovo  d'Agcà 
S80.  V.  E^efppo. 

Barba  Pompeo  643» 

Ba  rh  t Si  mone  324»  sas.  6ij. 

Barbara  lingua  , detta  anticamente  laGt* 
tira  , o la  Gotica  della  Mefia  2c. 

Barbarico  Gregorio  Cardinale  381. 
Barbarico  Niccolò  fcrive  la  Vita  del  Car- 
dinal Contanti  aso. 

Baratro  Daniello  Prelato  infigne  per  let- 
tere ; 18.  3» y»  448.49»»  6S7* 663. 

— Ermolao  patriarca  d'Aquiìeja  , fuo 
epitafio  fmarrito  per  colpa  de’ cuftodt 
della  Chiefa  del  Popolo  467»  ne  faune 
Ridolfo  Agricola  637. 

— Francefco  S93> 

» - » Gioftfat  617. 

— Marcantonio  348. 

Barba  foro  per  nomo  principale  , voce  della 
Tavola  rifonda  106. 

Barbato  Bartolommco  3 99» 

Barberini  Cardinal  Francefco  il  vecchia, 
gran  fautor  delle  lettere  541.  SS4.  s6o» 
766»  6o7» 

Barberino  Francefco . poeta  amico  , pieno 
di  formole  provenzali  56;  123. 139.  1 32, 
12'.  t)9« 

B.trJTG'ovanni  S83. 

Bardi  Girolamo  6 19.  volgarizza  il  Marti. 

rologlo  Romano  632, 

Bardi  Pirro  6 3 4, 

Bar%a  c Barato . V.  Anteli  • 

Baeptgli  Girolamo,  detto  il  Materiale  8$# 
amor  del  dialogo  d c‘ Giuochi  Santft  243. 
fua  Commedia  -141.  SSJ. 

*—  Scipione  19$.  264*296.  338.  442.SQQ» 
6*4* 

Bargia  Angeli  Piero  500,  contrario  alla  Ita- 
liana eloquenza  l SI» 

BarjJaethi  Niccolò  129.  S01.  rS8. 

Barifoni  Albertino  40?»  606. 634. 

Barletta  Gabriello  predica  Luittatnettt  in 
Chiefa  268. 

Barioni  Cione  Sci. 

Barocci  Francefco  669. 

Barocci  Jacopo  6s8. 

Baroni 0 Cefare  Cardinale  69.  sS9.  627» 
Barrio  Gabriello  contrario  alla  Italiana 
eloquenza  193. 

Bari  io  Gafpero 74.81.90,  t9o. a2s.601.61  x- 
Bartoli  Coli mo  294.  39S.  309.333.  429.426* 
427.607*  664. 

X x x x a Bar 


7i6 


T A T O L A 

301*306.  £38*  H* 


tamii  Daniello  194. 

6 3 1 . 6 667* 

■ Giorgio  39  ?. 

•—  Girolamo  , fìampatore  in  Firenze 

: 377* 

Barrolino  Toramafio  , fua  notomi  a iyt» 
Bartclommn  Girolamo  497. 

Bartolammto  da  Pifa  predica  latina*  tur  e io 
Chicfaa6E. 

Piero  331. 

Baftlt  Gì  imballila  <32. 

Bajìiio  «anto  341.  688. 

Bajfano  , c.i nello  di  cafa  Gaetana  nel  terri- 
torio di  Roma  , patria  de*  Mattati  llam» 
patori  prima  venati  là  da  Volterra  4S3. 
Bajìeio  Antonio,  fua  Ciafra  Provenzale  33. 
44* 

Barrazlie*  V.  Mas  io  • 

‘Battiferri  Laura  547. 

Battiferri  Marcantonio  7:6. 

Barato  Lodovico  , linperadore  intrufò, 
feifmatico  $1,$. 

TLta,’  i i paolo  confutato  6;<;. 

Buca  dello  Lodovico  34;  jfg- 
Bue. ir i Agoitino  , fua  pattar  <dè  4*9* 
Befana  Angela  Bianca  S44* 

Bere ir)a  Lancillotto  aqi.  V.  Landlloftor 
Btìjjrte  , patria  di  Teodoro  Angeìmcti  >40 
Btllamano  «V.  Conti • 

Bellarmino  Roberto  Cardinale  rifentita- 
mente  ripigna  Baùtta  Guirinì  478.  e 
nel  confutare  un  libro  eretico  dì  Fran* 
erica  Prror/o  ( calvi nifta  , giuftamente  «lo- 
ie Ila  tir.  Sonetti  proibiti  del  Petrarca 
<t.S.  S09.  fua  dottrina  Crijhana,  e dichia- 
razione del  Simboli  fahi 
dilli  GiarabaiifU  Accademico  Fiorenti- 
no 76- 

Bellori  Giovanni  6U^ 

BdhrtiQ  Pietro  78.  ( 

* Bellori  Gì  .impietrò  >86.  66*7» 

Wrlntcur e Piero  641* 

Beforato  VinceintrT77.  621.  634. 

Beli  rami  Fabrizio  473.  6>4» 

Bembo  Bctnnrdó , patire  del  Cardinale,  fuo 
tt  codice  del  Teforo  di  Brunetto  Latini  in 
an'ùc'a  lingua  Francete  jc.  £1. 
lembo  Dardi  63S.  641. 

Jlembo  rietro  Cardinale  ic6.i  3 5.  13S.33  V 
3SS-  573.  efaJia  Ut  favella  «il  proveiua 
30.  vuol  «ridurre  le  Vite  de’ poeti 
provenzali  £it  rifveclia  1*  imitaiiotte 
dell*  interne  bellezze  dello  ttile  144. 
avvertito  * che  Dante  fparfe  la  Commc- 
dla  di  fuus'a/t  146.  favorevole  all* 
Italiana  AL^nrsit  1S9.  riprende  Dante 


e Indice 

i*a.  i?3.  ma  poi  fe  ne  pente  iU.  re  pa- 
latole dell' Italiana  Lloqaetua  , anche 
fecondo  i Depurati  3»  ingelolito  delie 
regole  volgari  del  Fcrmtn'o  377. 280.183. 
fec  profe  M3-  afiR-  con  le  glume  del 
Cajìelretro , edizione  peggiore  di  tutte 
391.  fue  Opere  dell’edizione  ultima  Vw 
neiiana , a lui  inaiar  ofa  391.  e contraria 
alla  fua  ultima  volontà  350.  fue  Profe 
dell*  edizione  l.  M.  opere  a lui  (alfa- 
mente  attribuite  3*».  3 sa.  come  egli 
apprefe  la  lingua  cornane  de’  letterati 
d’itali*  39<.  emenda  i fuoi  Afolani  481. 
4$?.  484.  fue  note  al  Petrarca  $14.  voi- 
g .ir izza  la  propria  Ijìori * latina  >94.  lì 
duole  con  pubblici  richiami  contri  Pau- 
dacia  degli  ftampaiori  di  Venezia  éas* 
Etnei  Spinello  3 >9. 

Bendo  Trifone  d’Aittfi  pentodi  cifre  346. 
347* 

Bendatimi  Zuccherosi  volgarizzatore  di 
libri  Kranccli  antichi  j9.- 
Bendi iitllì  Antonio  469- 
Benedetti  Domenico  6-3 1. 

Benedetti  Piero  6fy. 

Beni  Paolo  :r3. 37.^4  »a-  4» 6»  412  461*- 
6j6*-fua/f«f.rr»fr.*bcfDta  dall’. ileamiro^ 
e dal  Pignori*  zuó-  impugna  il  ALlaeret* 
e *1  Guarirti  474,  dcrifo  dal  TaJJoni  y;9» 
V.  Pej  ceffi  • 

Bmiriem  Antonio  60$. 

Ben  ini  e ni  Girolamo  39  3.  539.  162*- 
Bentiroglio  Cardinal  Cornelio  4^2.- 
— • Enzo  479, 

— Ercole  306.  307.  5a8.  fuc  Commedie 
453* 

— — * Guido  Cardinale  779,  59  594.  mai1 

lodato  con  una  freddura  ;au  fuo  Letto- 
re 

Marchefc  Cornelio  fi  lafcia  ufeir  dal- 
le mani  con  gran  fornimento  del  laf. 
/•  il  tetto  imperfetto  «lei  tuo  Pocm» 
4 * 4*- 

Stolto  Angelo  , fcrirtore  in  dialetto  P .idora- 
no 246.  W.  Rasante  . 

Bt tardi  Crittoforo  da  Pefaro  corregge  In- 
dizione di  Dante  , di  Vindclino  da  Spi* 
ra  141.  t 

Berardo  Girolamo  4*6. 

Berengario  . o Berìitttbieii , Conte  dì  Pro* 
venza , non  ano  foto  , ma  cinque  ££.  6±* 
fot . fio*  63» 

Bergamo  Andrei . V.  Nelli  • • 

Bergamasco  dialetto  12S L aio,  a u.  ante  pò* 
fto  da  Pjnr.eo  Virante  al  Fiorentino 
*34. 

Bei - 


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Delle  Cose  no  tamii 


71? 


BerHn%bierì  Fnncefco  geografo  volgare  in 
ve  rii  £17. 

ìltnprdina  santo  da  Siena  . predica  latina- 
mente  in  Chiefa  . e le  fue  prediche  vol- 
garizzate per  ufo  fuori  di  Chiefa  368» 
271. 

Berti  arde  santo  342.  predica  in  Chiefa  la- 
tinamente , e i Cuoi  Monaci  trafportano 
le  fue  prediche  in  lingua  ronavza  per 
dirle  fuori  di  Chiefa 373. 

Berrei  Francefco  393»  538*  non  adula  i\drr* 
tim  363-  difpieiiato  inficine  col  Bur- 
chiello da  Niccolò  Villani  380. 

Beroaldo  Vincenzo , dichiara  il  poema  del 
Bolo*nctri  796* 

Bertrando  Cardinal  legato  Apodo !ico  dan- 
na la  monarchia  di  Dante  ijt*  178» 
Befjldo  Criftoforo  97. 

Beiti  Claudio  649. 

Be^i  Francefco  fue  malizie  ereticali  377* 
67 7»  confidente  di  Jacopo  G ifiMÌvttro 
717  . volgarizza  un  libro  di  Galeno  m6» 
V.  Bfv/'o  • • 

Brtmfi  Giufeppe  3>7*  360*  363-  401-  487» 
744.  769.  <yS.  l4c.  649» 

BcvUcù^ua  Giandomenico  401. 

JP/.t  Teodoro  4S2.  fuoi  feriti i eon  fue  let- 
tere e di  Calvino  , in  Turtagi*  1*1* 
Bianchi  Criftoforo,  Scipione  Ammirato  il 
giovane  602. 

Bibbia  in  lingue  volgari , difdeua  ai  Catta» 

tiri  $1*670,  671/ 

Bibita  a Bernardo  439. 

Biblioteca  Italiana  387» 

Biche  Annibale  faldato,  correttore  del  poe- 
ma de  W Aeiojìo  394* 

Bì^ct  Emerito  ut. 
itò/oGìanfranceùd  738» 
Zhovd/Gianfrancefco  , deferto»  della  F»*de 
61  a. 

Biondo  Michelangelo  6 38* 

B'ia*o  Francefco  399,  649» 

Blrdlh  Sìmone  674» 

Bigioni  Antoomaria  fue  opere  fio*  i6l« 

161. 163.407»  779» 

Blancagb  provenzale , celebrato  da  Sordci- 
lo  Mantovano 
Biondello  David  304. 

Bhfio  Lodovico  6.S7» 

Boccaccio  Giovanni  tc8.tt»«  7 69»  Hi*  777» 
<77.  778.  579. <19*  62  c«  emendato  6£± 
prende  i vocaboli  e laflrmtura  diedi 
dalla  Commedia  di  Dante  t77.  176* 
fcrive  J>vha  di  elio,  e ’1  Comcnto io* 
pra  1*  Infer no  1 58, 160.  437»  fuo  Amtto 
481.  riprefo  dc’faoi  ferirti  impuri  dal 


Beato  Pietro  Petroli  1 Certoftno  776»  fuoi 
furti  feopcrti  777.  V»  Aluneio  • Bocchini  • 
L*  bum  io  . Malevoli  i • Salviate  • 

Boccalini  Trajano  da  Loreto  778»fulle  trac- 
ce del  Caporali  e del  Franco  , aiutato  da 
Glanfrancefco  penatela  fa  i fuoi  lb*££»u- 
%ìi  di  Parvafo  56 fciiye  fòpra  Tacito 
6a^» 

Bocchi  Francefco  668- 
Bùrchio  Achille  79»» 

Boc colini  Giambatifia  awifato  a non  cela- 
re Tapoflafia  dei  Gentili  da  san  Gcnefio 
rei  Piceno  43i» 
linai  no  Giovanni  io» 

Boa  c 334.  633»  644 -fuo  dittico  iac*  Vedi 
Teti  . Farcir/  . 

Boiardo  Conte  Matteo  Maria  uà»  39**4?3* 

770»  617. 

Boivin  Giovanni  cuflode  della  libreria  re* 
già  di  Francia  792»  ^ 

Bollandoti , favoievoli  al  Gtrfcu  autore 
dell’  Imitazione  di Criflo  contra  i paffati 
lor  confratelli  36» 

Bolo^nefi  loro  dialetto  1 1 3»  non  ufarono  òi 
if entro  locuzione  ntmmeipalc  250. 

Boiata  etti  Francefco  , fuo  poema  398» 
Bolzauio  U roano  » zio  di  Pieri©  V aleriano  * 
fua  Gr. ematica  Grfca  513* 

Bombaci  Gafpero  674» 

Bona  Cardinal  Giovanni  56»  $66.  603» 

Botiate  ni  Filippo  788» 

Bona n ni  Scipione  da  Fuligno  , fua  orazio- 
ne  in  morte  del  Guarnii  336»  4$4» 

Bar  anni  Vincenzo  , Fiorentino  , Conien- 
latore  di  Dame  428- 
Bonar elle'  Guidubaldo , fua  paftorale  464* 
Boh.u tlli  Profpero  ,fua  Tragedia  49.6. 

Bonand: ere  de  iellato  pel  fuo  Antieomaro 
642.» 

Bonaventura  Federigo  646»  647* 

Boi  tei. ir  in  Marcantonio  379»  >8*»  , 

Botila r fio  Jacopo  127» 

Bottirhi  Bindo  . V»  Bambatfuoll . 

Boniftcj  da  Rovigo  , oltraggiati  di Batìjht 
Gnarini  469»  476» 

Bonifacio  BaMailarre  747»  574- 
Bonifacio  Giambernardino,  Marche »e  d'Oi- 
ra  , defertor  della  Fede  ìil.  7ia-  6ac. 
Bonifacio  Giovanni  3*0»  5a7»^7S»5*S»  606* 
Bonifacio  Vili.  V»  Giitbilro  , 

Bonino , Francefco  Auceloui  , conira  il 
Trijlan l>  7 86. 

Bonjì  Lelio  laf*- fue  Lezioni  fopra  Dante 

4*7*  . 

Borbone  Armando,  Principe  di  Conti,  fcri- 
ve conira  le  Commedie  4 >6» 

Bai' 


y i S , Tàvola 

Bordine  Benedetto  da  Padova  , miniatore 
in  Venezia  all’  infegna  della  Seti a , vero 
autore  degli  Scaligeri  letterati  333.  $Bc. 
613.  V.  Scaligeri, 

B orgarucei  Borg aruccio  483.  691» 

Borgheji  Bernardino  401. 

BbTfhtfi  Diomede  19*»  331»  355.  356.  49j. 
571.  uno  de’  Confislieri  letterari  del 
Jaflo  424.  oppofto  a Girolamo  Zoppio 
433»  biafima  i.  Contentar}  del  RufertU 
2ÌSL- 

Borgheji  M.  Antonio  442»  485* 

Borghi  ni  Raffaello  666»  fue  Commedie  444. 
fua  Paflorale  466*  ¥ 

Borghinì  Vincenzo  28.71»  118.  i»9»  Sl£» 
571.  575.  578.  t8o.  53:.  588.  607 » 655. 
principale  trai  Deputati 1 $6.  fu  a lettera 
al  Varchi contra  il  Cajfehetro  178.  biaft- 
ma  le  Giunte  del  Cajlilpetro  al  Bembo 
391.  393.  388.  pubblica  uno  ftr  accio  di 
Jeftjmento  del  Boccaccio  57 6» 

BoTiofrAtito  GiambatlAa  457. 

Bori  ufo  . Accademico  Montato  336» 
BorneVo  Giraldo  95» 

Borr  chio  Olao  23. 

Borromea  famiglia  Milanefe  . invcftftade* 
feudi  cinfifcati  a Giovanni  Bernardino 
Bonifacio,  Marchcfc  d’Oira,  spollaia 
dalUTgde  511»  51?. 

Jorromro  Carlo  santo  73i»  347»  631*  640» 
Bofio  Antonio  639. 

Bofio  Jacopo  6;o.  ’ 

jB<-£òmr©  Znerio  Marco  286» 

Moffùet  Jacopo  Benigno  , fua  efpofirione 
della  dottrina  della  Chiefa  , volgarizza» 
ta  da  Franccfco  ^wap  55»  16. 681 1 
Boterò  Gioyanni  6»4»  6t7t 
Battiti • Lodovico  419?  4 74» 

Botrigaro  Ercole  378.  53?»  668. 

Bottari  Giovanni  ?c.  260. 396, 398, 388, 
■Battano  Gianjacopo  , fuoi  Dialoghi  4 So. 
Bonche  Onorato  5£»  £!•  fua  Corografia  di 
Provenza  37. 

Bov  Ilo  CarlóTcrive  della  differenza  delle 
linone  pomàri  3o9.  314» 

Batta  Irancefco , fua  Tragedia  49?» 

Bracci  Ignazio  407. 

Braccio  Alcffandro  618. 

Braccio! < ni  Francefco  4o5«  fua  pafìoralf 
46  ••»  fue  Tragedie  496, 

Br  a fiche  11  enfi  Giamnnria  maeftro  del  facro 
Palazzo,  e poi  Vefcovo  cHPolignano, 
regiilra  n?l  fuo  Indice  efpurgatorio  Vero» 
/e  del  Cajìebetro  cftratte  da4  fuoi  libri 
*S3. 

Uremia  Giovanni  648» 


E I K D 1 c B * 

'Bretoni' 'in  Italia  34»  • 

Brrventani  Stefano  637»  » . . • 

fi  riparte  AnnibUc  638. 

Bri  ridà  santa  698.  j . t»i-’  .»"■»• 

Britone  Guglielmo  poeu  itterico.  fatino- 

barbaro  72.  22*  74» 

Broeo  Giovanni  fcrive  fopra  gli  Atti  di 
«anta  perpetua  e Felàdrt  489- 
B roveto  Cri  ffoforo  54  a, 

Bronterio  Girolamo  , difcnforc  dei  Pignori  a 
centra  il  Portonari  644»  •'**  1:  L 

Bricioli  Antonio  324.  Sc>4< 0.  6 élla 
634.  636»  646»  -daifnato  in  prima  claffe 
336*  volgarizza  da  eretico  i\  Ir /lamento 
nuovo  671»  672. 

Brunetti  Giulio  358. 

Brunetti  Orazio  325» 

Brunetto . V.  Latini  • 

Bruni  Antonio  496» 

Bruno  Cola  , non  Pre&fa  , ma  femplice  fa» 
miliare  del  Bembo  iti. 

Bruno  Lionardo  Aretino  171»  »4»-  Lfii» 
169.  t99»  Hi»’  26©:  Uli  bufi nu  la  Alo- 
narehia  di  Dante  1 6l » 

Bruno  Pietro  5>» 

Bruno  Vincenzo  686« 

Bmnone,  d poi  Gregorio  V»  fommo  pon- 
tefice 21, 

Biunone  ; dipoi  Leon  IX* ai» 

Brufoni  Girolamo  597» 

Bmti  .guidati  dalla  fola  natura  asi* 

Bruto  Stefano Ginnio,  cioè  Uberto  Langurto 

' 113»  596*  603, 

Bucanano  Giorgio 482.  fua  Tragedia  soo. 
Burcardo  Gianlacopo  578.539» 

Buccia rdo  Giovanni  781, 

Succiola  Ugolino  da  Faenza  344» 

Bucero  Martino  eretico  , folto  nome  di 
Arttio  Felino  fo7* 

Bue  lo]  di  ano  Gerardo  59*» 

Budeo  Guglielmo 
Bufalo  Rinaldo  77 9» 

Bugolo  Gafpero  596. 

Bugìa  , non  mai  lecita , nè  fenza  peccato 
422.629* 

Buglione  Goffredo  79. 

Buleo  Lcfare  Egaflio  386* 

Bulgaria!  Belllfario  iy5.  430.  471»  47*« 
tien  per  vero  libro  di  Duvrr  la  fua  Voi» 
gare  Eloquenza  367*  f*a  Commedia  441» 
Bullintero  Arrigo  , confutato  dal  Murin 

678. 

Buina  Idi  . V.  Montalbani  • 

Buommattei  Benedetto  299»  gcc*  559* 

Buona c ruoli  Alfonfo  6n» 

Buouaecorfi  Jacopo  éo2t 

Bua* 


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• T 


Del l e Cose 

Bnonatearfi  Luca,  fta  rapitore  in  Birtnt* 

6ac. 

Bwmea^ianta  da  Lucca  339. 

Baona^ra/ia  o Hao»avtrrura  Antonio,  vol- 
gari 7za  i libri  di  Niccolò  Granitr  681. 

Baonagaida  Lo  Ho  501. 

Baonamiti  Franccfco  taccia  il  Cafiehretro 
189.  impugna  i molti  foifmi  del  mcdcfi- 

♦ mo  526* 

Baonamieo  I. azero  41.  350.  contrario  all* 
Italiana  E Lea  evi*  193.  e a Erafmo  553. 

Baorf.ij-.irft  Niccolò  , fua  Commedia  441. 

Baofjiirrort  Filippo  Senatore  1 io.  13 1.  371. 
s 60.  <88.  63 1. 

Baonarroti  Michelagnolo  il  retrivo  333. 
3?4* 

Bai». irroti  Michelagnolo  il  ^imitile  34 t. 
fue  CommeJie  4**. 

Bàittebaipaini  Jacopo  Duca  di  Sora  , fautor 
delle  lettere  <78.  66 1. 

Baonciì  Vincenzo  636*  690. 

Baoninfr^vi  Domenico  602. 

Baon.vft^ni  Tom mafo  67  f. 

BaoHomotic  Gtufeppe  396. 

Baouromti  Bernardetto , Tue  Lezioni  fopra 
Dame  438. 

Baonrifi Caterina  Lucch.efe  681. 

Barrardi  "Jtcòpo , fcrittor  «Iella  Vita  di 
Ulriro  Vtttr/o  , farellitedi  Lutero  553 * 

Barthielh  % 37.  V.  Bervi . 

Bardeh/h  Giovanni  <7>> 

Barde» , Contea,  finta  dagli  Stali  gerì  per 
nafeondere  la  propria  origine  dai  Bor- 
doni Padovani . V.  Carnia . 

BarmAtufo  Pietro  560. 

Bautte  Tommafo,  plagiario  di  Franccfco 
Patrizio  gl 74 

B't/betjaio G\i\cn\o  Augerio  78. 

É**i*  Vincenzo  336, 

c 

CAbei  Giulio  Gelare  6*i* 

Cuba  ratei  Franccfco  413.  654. 

L odore , patfe  , e non  rafiello  ; donde  viene 
l’addiettivo  C.t dorino , il  cui  principal 
luOsO  lì  chiama  Piene  4^3. 

C affatela  Afcanlo  ftudia  di  ritrarre  il  Beiti 
dall’ creila 

Caffaro , Annali  di  Genova  121. 

Calta  guitti  Celio  3>f.  434*457*  contrariò 
all’ italiana  Eloquenza  193. 

Cale and-  la  Demet.io  57... 

Calcoad/la  Laonico  79» 

Calderoni  Alci! andrò , fua  fafioraìt  4 66* 


N or  All  LI  fiy 

Calendario  e compatto  66 
Caletj/io  Elido  , fue  difficolti  per  iferiver 
rifiorii  <4 9. 

Caliginofo  Accademico  Gelato  , Melchiorre 
loppio  454. 

Calligrafia  , cioè  bella  fcrittura  28  <. 

Calmet  Agoftino  comeniatore  della  fiera 
Scrittura  176 • 

Calmerà  Vincenzo  358.  28  i. 

Calmo  Andrea  346.  480.  file  Commedie 

448» 

Calopreft  Gregorio  principia , e non  finifee 
l’edizìoni  delle  fue  opere  41 3. 

Calot  Jacopo  , intagliatore  in  fame  496. 
Cobi  Bonifacio  , fcrittor  Genovefe  in  lin- 
gua provenzale  43* 

Cairi  Donato  mali/iofamcnte  nafeonde 
l’apofiafia  di  Guglielmo  Gratta  re  lo  3 15. 

Calviuifti  , in  cofe  di  religione  mancatori 
di  fede  682. 

Cairo  Andrea  65. 

Cambi  Importavi  A 'tonfo , fuo  Petrarca 
preferito  agli  altri  dalla  Crafea  <14. 
Cambi  Picrfnncefco , perora  in  morte  di 
Leonardo  Salpiate  3 34.  419.  549.  <75. 
Camdeno  Guglielmo^  feri  ile  in  bclcarat- 
tcrc3B6. 

Carneo  del  Savonarola  562.  voce  . ufata  di 
Bvlifilo  575. 

Camera»»  . V.  Affiati  • 

Camerario  Bartolomeo  9 1 . 

Camerata  Girolamo  649» 

Cammiili Caintnillo  398»  399.  547.  653. 
Cammilto  Giulio  57.  144.  aol<  315. 
317.  43 <.  6oc.  633.  fuo  Ermogcnc  vol- 
garizzato, e due  volte  falfificatonel  ti- 
tolo 322.  fue  note  alPetrarca  511.514. 
contrario  a Erafmo  , già  fuo  amica 
iti* 

Camola  Jacopo  Filippo  379. 

Campana  Agofiino  &i  u 
Cammina  Celare  s«9. 596.  61 1. 

Campani  Niccolò  , fue  Commedie  454* 
Campanile  F i I iberto  321. 

Camperai  Ridallo  , fua  p.ifiorale  465.  495. 
C JmpelU  Bernardino  da  Spoleti  6ot. 

Camptfi  Fiorentini  nel  Delónato  122. 

Campi  Piermaria  629. 

Campila  Maddalena , fu3  pafiorale  4 65* 
Campo  Antonio  598. 

Canrrtua  dell'  erefia  , formoli  di  san  Paolo 
Apoftolo,  empiamente  impugnata  dal 
Caji tiretto  385.  287. 

Caat  il  grande,  figliuolo  di  Afbcrto  della 
Scaja  Signor  di  Verona  1 42. 1 48. 

Cè* 


1 


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T a vo  l a . e Indice 


fio 

Citrini  Angelo  ferire  dei  dialetti  della 
Grecia  tj. 

Canini  Giovanni  568. 

Canini  Girolamo  623. 

Canneti  Piero , fu*  Diflcrtazionc  per  Fede- 
rigo Frezxi  563» 

Cano  Melchiorre  oppotto  al  romando  dell* 
AmadigiÒì»  fraude  net  titolo  di  un  filo 
^ libro 

Canobbo  Alctfandro  669. 

C*.i noffd  Lodovico  74 S« 

('fuittro  santo.  Re  dì  Danimarca  i±- 
Caorf.t , città  della  Galli  * Narbonef*  125, 
Caparrio  Giulio  Celare  653. 

Capijtrano  Giovatmi , santo  , predica  10 
/• irf*»a68 . 

C apiiuubi  Raimondo  Cardinale 
Citplguffhi  Sicinio  cerca  di  ritrarre  il  Betti 
dall'  erefia  $16. 

Capa  a f .teli  Piero  rat» 

Capotai,'  Celare  44?»  53  9» 

Cappella  ponti  taci  a non  ammette  le  predi. 

• che  in  i-olgare , ma  iclamente  in  latino 
i 67.  a68» 

Cappellano  Giovanni  405»  fuo  Dialogo  fo- 
pra  U roman7o  Frincefe  della  Tavola 

rironda  584» 

Cappellini  Vincenzo  66c» 

Cappello  Bernardo  533» 

Cappello  , cioè  ghirlanda  , voce  della  Tavola 
ritorni  1 , c di  Dante  106» 

Cappello  , cioè  corona  di  lauro  mc» 

Cappelloni  Lorenzo  393.  609.  f.ie. 

Capponi  Romano  , Aleffandro  Gregorio, 
Marchefe  j_££»  1 aa.  263»  298»  a*>9»  247» 
380»  406»  43o.  437*4^  538. 

586.  fuo  tetto  del  Cortigiano , con  atirt 
del  TaJJoni  , e del  Carchi  64 5» 

Capponi  Francefco  Antonio  regnicolo  *46* 
Giambatitta  Bolognefe  ;8u  fuo  giu- 
dicio  di  cento  Tragedie  493» 

*-■  — Giovanni  Bolognefe  581. 

— ■ l odovico  Fiorentino , amico  c ofpi- 
te  generofo  del  Mmiio  29 3,  69t, 

— Luigi  Cardinale  i97» 

— -*  Qrazio.Vefcovo  di  Carpentrafìo  430. 
uno  de'  Contiglieli  letterari  del  Tallo 
424» 

Cappuccini , detti  ancora  Seappnrrini 48  ?» 
Capri  Michele  , fua  orazione  in  morte  de! 
Grill  m» 

Capriata  piergiovanni  fue  Morie  5$6*  597»‘ 
Catarri  Adottino  598. 

Ca, orciolo  Antonio  385.  63  «•  fcrive  la  Vira 
di  Paolo  IV»  in  latino  e ip  voharf  co8» 
Caracciolo  Ferrante  $93, 


Caracciolo  Gale  a zzo  Mar  chete  di  Vico , ca« 
fca  nell’  unghie  di  Calvino  516. 
Caracciolo  Roberto  predica  in  Chjefa  lati- 
namente  a6R. 

Carafa  Antonio  da  Reggio  391, 

Carafa  Giambatitta  >99. 

Carafa  Giampiero , Paolo  IV»  vero  autor-* 
de’ Cherici  regolari  683. 

Catan i Lelio  370,  570.  61 9»  620» 

Carceri  , Badia  nel  Padovano  Lift. 

Cardinal* , fautori  delle  lettere  631»  632» 
Carireo  da  Barcellona,  verfato  in  lingua 
provenzale  antica  33.  traduce  alcuni 
fcritiori  in  Italiano  £j» 

Carli  B-irtolommeoaoi. 

Carlo  L Re  di  Sicilia  238. 

Cario  IV.  Imperadore  6 <5. 

Carlo  V»  fm  pera  do  re  610. 

Carlo  Vili.  Re  di  f rancia,  caia  in  Italia 
791»  392. 

Carlo  santo  . V»  Borromeo , 

Carmelitani  , loro  B eviario  SU» 

Oirwùi , mai  non  ebbe  alcuna  Cornea  di 
Burdtn , fognata  dagli  ultimi  Scaligeri 
Bordoni  233. 

Camicia  , ducato  fuori  (T Italia  ££*  6^ 

Caro  Annibaie  32;,  334.  241-342.  530.Hr, 
54*»  57^*  635»  *4c«  tue  lettere  f 57.  vuoi 
elTer  corretto  dai  Rafcelli , ma  dal  (.<*- 
Jlelvttro  non  già  , ivi , onorato,  »Vf.  inde- 
gnamente oltraggiato  385.  lodato  e di- 
fcfo-383»  389.  fai  Eneide  400  fuaCom- 
ntedia  439»  non  perfecutore , ma  perfe- 
gttitato  «lai  C ajlelvetro  517*  calunniato 
con  menzogne  519. 

( arofj  Fabrizio  669» 

Carovana  , raccolta  di  poelie  in  dialetto 
lente iano  246» 

Carpegua  Gafpero  Cardinale  r38» 

Cartari  Vincenzo  6u>» 

Cartario  Pietro  34 1. 

Carierò  Aleflfandro , ceuforc  e poi  difenfor 
re  di  Dante  433»  non  fu  plagiario  del 
J ìnlgarini  434» 

Canari  Ciarlo  6ic, 

Cattar i Vincenzo  547»  567»  568»  6ar. 
Crtrfrrvwaro  £ci  pione  6 , s . 

C afa  Giovanni , Arcivcfcovo  di  Benevento 
530*  443*5o2,  ?3i,  538.  fu»  678*  67 9. 
riprende  Dante  iu.  kz.  non  ben  cenfu- 
ra  un  motto  di  Csltruccio  Amclminelli 
225»  fcrive  de’ motti  321»  dedica  fenza 
fuo  nome  al  Doge  Francefco  Donato  rifio- 
rì a latina  del  Bembo  <04»  fuo  Galateo 
644*  7&8« 

Caf aitate  Cardinal  Girolamo  55i» 

C4f4* 


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I 


DeLLB  CoSt  NOTABILI 


731 


Cafati  Paolo  6^2- 

Ca  fan  bona  I Tacco  460*  486» 

CafelU , malico  mentovato  da  Dante  179. 


Ciriola  Furio  708. 

Cirri  iti  Cardinal  Marcello  , di  poi  papa 


CafAa  Niccolò  da  Boi  ogni  $83»  fcrittore  del 
Forejto  in  antica  lingua  Francefe  45» 
Ciifofr»  Giambatifta  1 t£.  73 *•  **9.  597* 
Caffiano  Giovanni  $11. 

Ca  fioJor 0,  con  roanifefta  impoftura  e con* 
tra  ogni  ragione  mutato  in  Caffiodorio 
62  «•  òlla 

Caffo!.*  Jacopo  da  PurmA  traduce  in  volga- 
re  Suetonio  4$. 

Caffo!*  Jacopo  da  piacenza  Tcrive  rifiorii 
della  Tua  patria  47. 

Capanna  Picr.mdrea  Ccrive  la  Vita  di  aamo 
Andrea  Cor  finì  270. 

Capalio  Cornelio  37?» 

Capai  ione  B-iftUno  eretico  , mntila  empia- 
mente 1*  Imitai  ione  di  Crifio  del  Gerfea 

6B7. 

Capando  Rupipozeo  • V.  Abtn  . 

Capei  barca  Atto  3.77. 

Cap  tììano  .dialogo  del  Trijfino  163.  169. 
Copriletti  Criftoforo,  Tue  Commedie  441. 
Tua  Paftorale  467. 

Capellini  Jacopo  , Tua  Commedia  473, 
Capello  Bernardo  798. 

Capelvetro  Giammaria  a 96. 

C opelverro  Jacopo  46».  463.  677. 

Cape! retro  Lodovico  a >16.  424.  777.  383* 
384.  387.  7S6.  787.  788.  789.  703.  714» 
sUC  Hi  Ufi*  IH:  510.  5«3»  <»6.  534- 
Capellone  Angelo  733. 

Capi^lione  Baldafiar  191.  281.  >84»  317. 
$44» 

Capi'lione  Giambatifta  734. 

Ca/HglfofffSaba  679. 

Captatane  C'ftruccio  608. 

Catalani  Gio.  Pietro  63». 

Cutaneo  Girolamo  66a. 

Catena  Girolamo  398.  3»?.  3*3.  618. 

Cattaui  Baldo  467. 

Cattaui  Franccfco  da  Diacceto  7c6.  679» 
687.  689. 

Cavalcante  Guido  133.  397.  7qi. 
Cavalcanti  Bartolomeo  314.  315.  4 fio. 
Carierò  ) acopo  77». 

Otaria**  Filippo  623. 

Ceka  AnTaldo  330.  3 7 9*  647* 

£ecef/ere%li  Aleflandro  6^8. 

Cellario  Criftoforo  24. 

Cellim  Benvenuto  34t»  667. 

Cnto , Terra  nel  Ferra  refe  30$. 

Centorio  Afcanio  484-  iSì_. 
t 'f (i  Giofeppe  6S1. 


Marcello  11.  343. 

Cervoni  Giovanni  727. 

Crfateo  Gabbriello  397. 

Cifan  CcTarc  * fue  Tragedie  491. 

Ce  fole  Jacopo  783.  . 

Cetona  , patria  Ji  Lara  Contile , e di  Fabri - 
t io  Beli  rami  433. 

Chetici  regolari  i&icuiti  dal  pontefice  Pao- 
lo IV.  fiBi.  683. 

Cherie j per  fermatoti  7. 

C herillier  Andrea  bibliotecario  della  Sor- 
bona  287*  tf>  7-  730.  77». 

Chiabrera  Gabriello  404. 7» 6*  fua  Tragedia 
496.  fue  rime  male  ftampaxe  736»  difefo 
con  tra  Carlo  Dati  330. 

Chiariti  Domenico  43  7. 

Chiavrlloni  V incenzo  663. 

Chiarenti. x ne’  Grigioni . nido  di  eretici , e 
dei  Capelvetro,  dove  mori  in  braccio  all' 
a pomata  Gì  talamo  Zanchi  «li.  do.  721. 

Chiefa  Romana,  Tuoi  decreti  con  tra  1 libri 
rei  703.  chiamata  Cnria  in  buon  TenTo  , 
ivi • proferive  i peflimi  libi!  710. 

Chifpezio  Giatuacopo  pubblica  la  ferie 
de*  Cavalieri  del  Tofone  Tenza  porvi  il 
Triffno  797.  parla  d di' Anfiteatro  di  Pa- 
daxA  606. 

ChijPezio  paolo  io3. 

Chili  Principe  Augufto  197.  Tua  Biblioteca 
378.278.  367. 

Chi  meliteli  Valerio  79o. 

ChifeiUte , romanzo  Spagnuolo  97. 

Chitreo  David  Luterano  72  l. 

Chiatto!, 1 Ippolito  Tcrive  contra  11  Vergerlo 
$79.  Tue  lodi  680 

Cloni  , o Sri  ni  Guglielmo  768. 

Ciani  Giovacchino,  Tua  arabi  Tenta  al  Boc- 
caccio in  nome  del  beato  Fieno  Vetrone 
77^« 

d appi  Marcantonio  6aP. 

Cibo  Filippo  continuatore  del  Torfcllino 

637. 

Cicala  Lanfranco.  Tcrittor  GenoveTc  in  lin- 
gua Provenzale  4 7.  6 4. 

Ciccateli  Antonio  62w. 

Cicerone  334.  *79.  74Q-  673.  643»  fue  let- 
tere voipitzsate  37  v. 

Ciceroniana  lingua , ignorata  in  tempo  di 
Dante  i70. 

Ciechi  t letterati  474» 

Circa  d’Adria  . V.  Grof©  • 

allento  Rafrsel’o,  contrarlo  all*  Italiana 
Eloquenza  per  favorir  la  latina  1 93. 

CinelU  Giovanni  577»  564»  $6$.  manifefla 

Yyyy  u» 


L 


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723 


Tavola  e Indice 


un  inganno  , fattogli  fopra  Seipio  Gentili 
420.4*»*  fu.»  5 torba  degli  feri  itoci  Fio- 
rentini *6o. 

Ci Antonio  402. 

Curi  Giambat irta  454.  fin. 

Cintiamo  Giovanni  104. 

Cino  da  Piftoja2i7.  ?oi. 

Cinofilo  . v.  A Limbelli • 

Cim  o Cenedefe  poeta  latino  4 &3. 

Citino  Giraldi . V.  G.raldì  • 

Ci**/// Marcantonio  390.403.  500, 

C 'tofani  Ercole  303* 

Ciotta  eri  Francefco  3^  o-  7»  l»  731-458»  dl- 
fprc/za  Baiti  ano  de*  Hoffi  39  ?• 

Cipriano  santo  741.  69»- 
Cirillo  Franco  669» 

Cimi  Am on francefco  794. 

, Citoìini  Aleflandro 397.  defcrtor  della  Fe- 
de 6 9?» 

C/rrÀ  del  Frinii  , detta  r/trà  iV  AnJìrU  674» 
Ci/Md/vi  Ceifo  6-  1A-  ££•  li-  zie*  19*.  aoo. 
319-  2B9.  a J9»  TOC.  337.4*6-  gol.  *26. 
676»  697-  opporto  malamente  al  Bembo 
a?8.  tiene  per  vero  libro  di  Dattre  la  fua 
fonare  hlo.jneuta  367. 

Civile  Fi  lofofia  644» 

C tritate  , per  mfare  in  città  2 » Si 
Cimilo  dal  Camo  337#  pocia  volgare  antico 
predo  V Aliarti  1 jl.  citato  da  Dante  ìiS» 
CU  ri  tino  Niccolò  autore  del  Dandolo.  Poe- 
ma 411» 

C lario  liidoro  predica  latinamente  in  Chieta 
272-. 

Ch rio  Lionardo  $41» 

Cìandiarto  290» 401.  4OV 

Clemente IV.  fom:r.o  pontefice  f calunniato 

278. 

Clemente  V*  condanna  le  gicAre  Hclht  Ta- 
vola  ritonda  fot» 

Clemente  VII.  31 9. 

Clemente  Vili.  6??»  chiama  a Roma  Frante - 
feo  Patri/io  318.  promulga  1’  Indite  de ’ /#- 
in*/  proibiti  , secretatalo  da  Siilo  V»  *o7- 
Clemente  XI.  377-  34?» 

CltmtJtn'ni C etere  A-  4. 

Clere  Giovanni  , fno>  re/piiUti  detettabili 
peri  feri  ver  rifiorì*  ?4f-  blaflmato  *94. 
CÙm  Galìtrano  condanna  1 volgarizzamenti 
della  BibUa  6jr» 
dima*»  6 santo  342» 

Clojìo  Fabio . fua  Tragedia  494* 

C lnfio  Carlo  6t8» 

Clmvtrio Filippo  «8- 

C<k.Hv  Merlino , f enfilo  Folengo  372, 

( otti»  FrancdVo  Angelo  »•  fofi. 

Ccr/er  Giovanni  4 ni  agoni  il  a di  Lurero  ?tl« 
455* 


Codire  argenteo  • V»  Ginn  io  . Ma  refi  al  lo  . t//» 
Cadici  antichi  Tofcani  c Provenzali  jg.  39. 

Cofa  tifati  ni  di  Dante  dr  Vulgati  tUjm  ernia 

l *2i 

Codrotpo  Francefco  707» 

Cointe  Carlo  Annaliftj  di  Francia  10.  77, 

C0/.1  di  Rienzo  . fua  Fifa  in  lingua  romi- 
nefea  amica  136-  a 19»  21. • 222. 133026» 

Serafino , barbiere  del  Guarini  469» 

47  6* 

Col l.i Irò  , Collarino  , e Manfredi  Conti  di 

*4  3-  550»  ?74» 

Collana  iltorica  , perchè  inventata  616» 

Coll  e nu  trio  Pamicjlfn  4 <6.  ?99» 

Colotri  Angelo  467*  tea,  vertalo  in  lingtfa 
P roventale  ; 3.  acricehifce  di  un  Votatola- 
00  la  lingua  Italiana  £2.  » 

Colomba  , Vergine  facra  d’Aquileia  log» 
C'Jomtono  da  Brefcia  traduce  in  Bergami*  « 
feo  il  libro  1.  delle  Met  amorfo  lì  di  Ovi- 
dio deU’Anguillara  2 jo. 

Colombella , voce  . bene  e non  reale  ut  ita 
dal  C hiabrera  3 30. 

Colombi  Francefco  7 cfi. 

Colomb itti  Giov-nni  .fonditore  ddl'ordinc 
de’  Gridati  ?tfi. 

Colombini  Giulio  Cefare  1 1 9» 

C ohnnjlo  Paolo  9c» 

Colonna  Egidio  Sci- 

- ■—  Francato  t altramente  rdijilo  27  fr 
573* 

— Girolamo  ?44« 

— • Guido  131.  5oi»  ?69» 

— — Livia  ?44« 

» Maria  ?44- 

— — •*  Stetano  697* 

— - Vittoria,  Marcheta  di  PefcarA  *42# 

6y7* 

Coltellini  AgoftinojSc»  381.  V.  Contarmi  » 
Colameli.  1 63c* 

Coma erb io  Principato  della  SedeApoftoli- 
ca  6? 6. 

Coni  mandino  Federigo  6*9- 
Commedia  , titolo  del  poema  di  Danto 
ififi.  V.  Darre. 

Corno  edu  in  tempo  di  Dante  , chiamato  lo 
podi  e di  èUmediaere  c inferiore  164»  biu- 
fimatc  4?6- 

Commendane  Cardinale  Giatrfraneefco  , lo- 
datore del  C'4re  *3?. 

Cornmtreìo  altera  la  pnritA  delle  lingue  *3# 
Compagni  Dino  , chioma trima  e voi* fermer- 
ei* la  Corina  ferrea  dì  Monta  60». 

Com- 


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Delle  Cos 

Camparti!  Lorenzo»  fnc  Commtiit  «i» 
ionici/. inn  «li  /ibi Moni  fi  copiano  fedel- 
mente l’un  l'altro  6ti. 

Courfifo  di  Pifa  depone  Gregorio  XII.  614- 
Ceti  riho  di  Tremo  comi  .nna  Sonetti  itr. 
«lei  Petrarca  con  moki  libri  rei  506.  an- 
cora i Da  lli  6;z. 

Ccafordtù  Bartolommeo  6f}. 

Condivi  Afeanio  666. 

C oh f •fico  delle  lingue  ace. 

Ceti  rinvio  Ermanno  era.  <»i. 

Confiti*  ( non  ron/rjlio  ) dr  «me» dando  Er- 
ri.^* , ordinato  da  Paolo  111,  a 67- 
Conji&tieri  letterari  del  h’Jo  nel  fui»  poema 
aaa. 

CoatAÌttni  Oiìilio  , Jf  opino  Coltellini  JjS. 
Contortili  Ambrogio  6n. 

11  1 Francefco  466. 

Gafpero  Cardinale  Ita.  g;o.  <7fr 

— — Giampietro  SSM. 

PierfranctCco  J jt. 

-v—.  Piero  aia* 

. Vincenzo  606. 

Ceni».»  di  Borito  , 6nta  dagli  Se  alfe  ri  nella 
Carnia  di  Provenza  ££.  fin.  éL  V.  B t- 
reniti  no  • 

Conte  di  >m  Mitriti»  Matteo,  fili  Granuli- 
ci volgare  291» 

Covre  , voce  dijitfa  , e non  abbrerit ita  447- 
C gattigli  Felice  *S9*ù^ 

Cove# , titolo  dovuto  ti  Feudatari  del  Par- 
lamento del  Friuli  4 tal» 

Cuti  Filippo  61 '« 

Covri  Giudo,  Rom  no,  fua  Btllamano  132. 
5 29* 

Conri  Infoilo  , Padovano  , lafcia  Rampare 
le  opere  dello  Speroni  fuo  aio  piene  d'er • 
tori  318.  319.  3aS. 

O nti  Santi  621. 

Contile  Luca  3**.  485.  ófils  teli  ***•  fll« 
Commedie  444.  aggregato  airAccademia 
Veneziana  Sì 6» 

Contumacia  , in  cui  fono  condannati  gli  ere- 
tici perverfamente  allegata  S19. 
Convenrione  in  Argentina  tra  j nipoti  di 
Carlo  Magno,  fatta  in  tre  Unirne  y.  le. 
ti.  12. 

Convivio  per  romito  ben  detto  • V-  Vinte  • 

C orbititi  li  Jacopo  49- 199*  ?<>*•  204. 
3ot.  2o6.  209»  327»  229»  234.339. 

344.  34  t.  34 6.  368.  404,  413.  939»  57 l- 
$91.  6C7.  6?o-  689.  ftta  edizione  del  Ccr- 
b.iffio  del  Boccaccio  4»-  bi  alienata  dal 
Mrtrio  198-  fpiega  il  beato  farcene  e U 
Murbiévelli  1 33.  pubblica  Da  ver  latino 
rft  Vulgati  Eloquenti*  1B0.  181,  >83.  uno 


S NOTABILI 

de*  Configlieri  letterari  del  Tifo  414, 

Cord  e fio  Giovanni  7?. 

Coreghi ElifabcttiTTua  Dorf  , favola  480. 
Cono  Bernardino  597.  fparge  11  dialetto  Mi- 
lancfc  nella  fua  6torù  231. 

Cantaro  Luigi  6ot.  661,  degnamente  cele- 
brato Sio. 

Cornelio  Nipote  89. 

Corona  ferrea  dPMonzt , tntta  d'oro  34T. 
prima  , e non  feconda  tot,  reftituit.t  alla 
fua  prima  venerazione  per  decreto  de!» 
la  santa  Sede  mi , fua  fatuità  giutlióca- 

ta  £o  Le 

Corone  regie  e imperiali,  do  e fole,  c non 
mal  ero  Sol. 

Corrodili o di  Svevia  , fatto  morire  da  Car- 
lo I.  d’Angiò  dopo  già  morto  Clemente 

IV.  di  ciò  calunniato  238. 

Corrado  Quinto  Mario  . contrario  ili*  Ita  ■ 
liana  CPoque  usa  193. 

Corraro  ( non  C'rrrrro  ) Angelo , Cardinale  , 
e Papa  Gregorio  Xil.  non  riconofeiuto 
dai  Venetianì  dopo  il  Concilio  di  pifa 
$74* 

Corfini  Andrea  santo  , predica  in  rollare  in 
piazza  di  Fiefole  2 69. 

Cor  fini  Bartolommeo  S4Ó- 
Coi f ni  Filippo  volgarizzatore  di  san  Leo» 
Magno  ?4*. 

Corfiro  carattere,  nei  p*fli  citati,  introdotte 
da  Jacopo  Mattoni  67S. 

Corfo  Antonlacopo  306.  S32. 

Corpo  Rinaldo  afo.  297..  $42,  649»  669. 
Coifmto  Pierantonio  im  pugnatore  “del  Sah 
viati '399. 

Cotte  f Amore  iu  Provenza  ta^.  129.  V.Pr* 
verna  • 

Corte  Girolamo  3 32.  6oy. 

Corre  Romana  in  Avignone  , città  proven- 
«ale  37. 

Corte  Siciliana  in  Napoli.  V-  Sicilia. 

Corte  unita  , t carte  fparf i d'itali!  251. 

Corte  , V.  Curia  , 

Correpe  Giulio  Cefrre,  poeta  in  dialetto  Ni* 
poletano  1 38.  fua  paflorale  466» 

Cortejia  , donile  venga  ita. 

Cortigiani  ozioii  , vaghi  dell’  Jmadigi pc0 
Cortig  ano  ( non  cortigiano  ) 644*  64 1.  646. 

V.  Cajiigliont  Baldaflarre  • 

- Corti  antiche  , nutrici  delle  virtù  ata. 

Corti  de’  Principi , profanate  da WAmadìgi 
8£.  9 ornate  di  pedone  gentili  agi» 
Cojimo  L Granduca  di  Tofcana  a richieda 
di  Carlo  V.  fa  volgarizzare  dal  Varchi  11 
Confola7ione  d i Boccio  486. 

Co/ nitro  Niccolò  347. 

Y yyy  a Co- 


724  Tatoia 

Cojlabfl*  Paolo,  maeftrodel  facro  palazzo  , 
approva  le  cernitimi  del  Boccaccio  per- 
meile dal  Papa  *76. 

Coffanrini  Antonio  Fcrrarcfe  qy. 

Cojlantini  Tolde  fuo  G indino  tfirtmo  , 
Poema  $lì« 

Coffa ntitto  Cefa re  Greco,  fcrivc  dell'Agri- 
coltura 638. 

Cojfamo  Alellandro  546. 

Coftan/o  Angelo  «>99» 

Cojfo  Tommafo  jriLaii»  *98.S99»6a3» 
<'r»iiToLion:rdo  pubblica  il  libro  di  Pvhfilo , 

1 con  gran  lodi  n}. 

Craffo  Njccolò  $9?» 

Ciemonmo  Ccfare  , fua  pafiorale  46$.  come 
creduto  autore  di  opere  dell’ Aromatari  t 
derifo  dal  Tafini  ?29» 

C 'renio  Tommafo  fcrivc  dei  vituperefi  pia- 
pari  4 ?4« 

C rtfceurr Piero  638- 
Cr^irnm*  Paolo  348- 

CrrJViiniiroi  Giammario , Monco  della  vol- 
gar  Poefia  44.  48.  lag*  Lìi^  336-  <63. 
?86.  erra  nell'epoca  delle  rime  Italiane 
11  ^confutato  intorno  all’anzianità  del- 
le Commedie  dcWArioJio  4?»»4 U»  4?3* 
difefo  483. 

Cm  font  e . V.  Merof* . 

Cr./fo  Giambatiftì  338.  fr8» 

C rijìallo  di  Preraariaco  375. 

C ripiani  Francefco  $46» 

C nfi-atto  , Arcivefcovo  di  Mogonza  in  Ve- 
ntila fpiegn  in  Italiano  ad  Alcffandro  111. 
quanto  1 ederigo  L.  dille  in  Tedefco  116» 
»»7* 

C rifina  , Reina  di  Svezia  , e fuoi  codici  in 
lingua  romanza  provenzale  43, 

Crijiofnro  Bernardo  fcrive  littoria  dell’Ac- 
cademia  del  Fontano  3 3* 

Croce  santa,  avuta  fempre  in  utntroiione 
630» 

Cmfca  Accademia  71-  109.  ito»  >3?»  414. 
416»  luo  Vocaboli  rio  311.  non  ammette 
tutte  le  lettere  del  Bembo  3fa.  fua  edi- 
zione di  Dante  feorsetta  408.  ignora 
l'edizione  della  Tarola  ritonda  ^8r- 
Ccttltrio  Giambatiila  , libro  a lui  attribui- 
to 3*3» 

Cotta  Fabio  66 3* 

Cmfca  Accademia,  fu©  Vocabolario  3ru 
conira  il  lofi  4 14.  impugnata  414*  4H. 
privata  , non  pubblica  416. 

Cmfca  Provenzale.  V.  BaJItro. 

Cnnijfa  , forella  di  Unelino  il  tiranno  metta 
nel  Paradtfo  di  Dante , e onorata  sei  fuo 
libro  de  Valgavi  Eloquenti*  6J* 


e Indice 

O.MJ’M  , casello  e confocKri»  antica  io 
Fritti  4oa. 

Cnpero  Giaberto  vii 

Corta  per  la  CMq*l Romana  . V.  Chitf*  • 
Caria  Urti/  jUmoomo  ita.  V.  Corre. 
Corloot  Cibo  Smodo  , Piemontefe,  a pollata 
dalla  Fede  aoa.aSa.  c<8.  fuoceco  di  Gi- 
rolamo Zometr,  altro  apoflata  Bergama- 
ftojatr  mette  in  latino  lavila  di  Ga- 
Ir  turo  Conuaolo  Marchefe  di  Vico  rid. 
Conio  Quinto  dao. 

Conio  Sinfotiaoo  Benedetto  4S1-VM- 

D 

DAcherio  Luca  6*4* 

Damafceno  Giovanni  santo  689» 

Danài  ni  Muzio  Vefcovo  di  Sinigaglit  4©f- 
Dandolo  Andrea  Doge  e iftorico  di  Venezia» 
fuo  bel  carattere  386. 

Dandolo  , poema  • V.  Chricìno* 

Danieli i Rigirio  <7?. 

Daniello  Arnaldo  r autor d*  Romanzi  Frnn- 
cefi  25-96»  tenuto  dal  Tafi  per  autore 
della  Tavola  rifonda  584. 

Daniello  Bernardino  ^ou  fifa  Poetica  37** 
fue  edizioni  di  Dante  e del  Petrarca  eoa 
le  fpiegazioni  d i Trifori  G.ibriello  4 2i  41-8* 
<13.  morto  in  Padova  ivi . 

Dante  Alighieri  11 8.  foi.efalta  la  parlata** 
Pranctfea  3 Li  ©e  fa  grand’  ufo  3Z*  U»  pre- 
pone la  lingua  romanza  di  Francia  a 
quella  d’ Italia  , ma  la  pofpone  dopo  aver 
pubblicata  la  fua  Co». media  fuo  Con- 

vivio , c non  Convito , ivi , fcrivc  de’  dia- 
letti Italiani  53*  taccia  d'ingratitudine 
Baimondj  Berengario  V»  Conte  di  Proven- 
za 63.  ebbe  cognizione  di  Tarpino  69.  13 
&fo?a  centrai  Fiorentini  , allignati  nella 
Gailia  NarboneCa  123*  fuo  Convivio , cor- 
rifpondente  in  certe  cofe  allibro  de  VnU 
gaii  hloqatuHa  , fìima  fopra  gli  altri  il 
dialetto  della  Gailia  Narbonefe  134» 
bilita  l’Italiana  lingua  ia6-  padre  delta 
Italiana  Eloquenza  » m,  fua  Commedia 
ammirata  nell’  invenzione  da  Cojiantino 
Zaffarti  138.  lue  grandi  applicazioni  nal 
fuo  poema  139»  quando  nacque  140.  ver- 
fato  in  arti  di  guerra  e di  pace  i4*»/tt® 
avventure 'v/«  Ambafciadore  a Bonifa- 
cio Vili*  hi,  confinato  a Verona  dai 
Neri  143.  fi  fa  Gibellino  ivi • altiero  c 
fuperbo  ivi  .tenta  invano  di  rientrare  in 
Firenze  ivi , muta  configlio  di 
Commedia  in  latino  143*  fue  Egloghe  la- 


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Delle  Cose  notabili 


line  iV , fot  Commedia  in  verfi  latini 
i V»  , fu  a perizia  in  malica,  e in  calligrafia 
144.  imitazion  dello  Hi  le  , a lui  infogni' 
ta  145.  usò  molti  dialetti  volgari  con 
ucci  latine  , t di  altre  lingae  136.  14?»  lì 
feufa  di  non  aver  comentate  le  Cantoni 
volgari  in  latino  , ma  in  volgare  147.  per- 
chè fenile  ùt  latino  della  Volgare  Elo- 
quenza 148»  dedica  a Cane  della  Scala  il 
Paradifo  con  ietterà  latini  ivi,  perchè 
faccia  sé  fteflò  hnitator  di  Virgilio  t?o. 
riprefo  dal  Bembo  e dal  Cafa  , ed  efalta- 
to  dallo  Speroni  ifa.  157»  » 54.  155.  tré. 
1*7.  fua  Monarchia  157.  permeilo  co’ 
foci  difetti  in  grazia  dell*  Italiana  EIo- 
nuenz  ■ ivi  , fuo  libro  delia  Bionarchia  Ia- 
ti nobarb  aro  , dannato  e fatto  pubblica 
mente  abbruciare  157.  t?P.  cacciato  di 
Firenze,  va  allo  Itudio  di  Bologna,  a 
Parigi . e altrove  1 <8.  accolto  in  Luni- 
giana  da  cafa  Bialafpina  159.  efalta  la 
famiglia  Malafpma,  e dedica  al  M irchefe 
Maroello  il  fuo  Purgatorio  16©.  ad  U%ue- 
rione  della  Fatinola  l’ Inferno,  ini , c a 
Ctirr  della  Sc  ila  il  Paradifo  , ivi , fotliene 
deputazioni  in  Parigi  ini,  fi  rifugge  in 
Ravenna  predo  Guido  da  Polenta  , mi , va 
fuo  Ambafciadore  al  nuovo  Doge  di  Ve- 
nezia Marino G« orti  ifii.  fua  lettera  lati- 
na a Gu*^,  maledica  contri  i Venezia- 
ni, ivi , altra  ad  Arrigo  VII.  W,  fuo  poe- 
ma perchè  detto  Commedia  ina. 16;.  164. 
ifi<.»6fi.  diftingue  ere  forte  di  poemi  tfi3. 
164»  vero  e indubitato  autore  del  libro 
latino  de  Vultan  Eloquenti  a 1 67.  fino  264» 
nella  Commedia  e nella  Volgare  Eloquenza 
concorde  in  parlare  della  lingua  di  Ada* 
mo  173»  174»  17?»  ufi  eloquium  ed  tlo- 
quentia  per  loquela  a_j.  196.  i97«  parla 
dell’  idioma  latino  , come  durevole,  e del 
nomare  , come  variabile  200.  contenta  le 
fue  Canzoni  in  v*l$ar< , e non  in  latino , 
ivi , nell  a. Póltre  Eloquenti  non  contri- 
dice  al  fuo  ( dnvivìo  zui*  divide  l’/ra//.i 
in  due  parti  217.  prepone  a tallii  dia* 
letti  11  comune  d'Italia  275.  chiamandolo 
Cortigiano  , vogare  c ìllujlre  1 39.  fua  Voi- 
| are  Eloquenti  da  chi  e perchè  data  per 
finta  138. 129.  non  termina  il  detto  libro 
3?  3.  autore  del  tefto  latino  perconfenfo 
dì  più  autori a?4.  a*?,  ufi.  257. 258.  fuo 
Bile  , limile  a quello  della  fua  Monarch'a 
^ 255.  il  fuo  nome  con  V articolo  , come 

titolo  del  libro  28B.  contentato  da  Tri - 
fon  Gabriello  49.  408.  fuo  poema  406. 
407»  408. 40?»  con  Particelo  1 ì per  dino- 


72J 

tare  il  libro  407.  di  ferodi  una  nuova  edi - 
tiene  dtlla  Commedia  476*  fue  Prqfe  48?» 
<519.  fua  Vita  557.  non  fu  plagiario , ivi  » 
mentova  gli  eroi  della  Tavola  rifonda 
$84.  fcrive  delle  armi  delle  famiglie  6*5- 
V»  Ma  redi.  Boccaccio  » Banfi  • Bulgari  ni  • 
Buonanni . Bnonromei , Capponi  Orazio  • 
C.iWrro  • Cafiravìlla  • Cerreto  • Corbinelli • 
Doni  • Geli i • Giambullari . Le  n tomi  •Bit- 
netti  • Mattoni . Ri n verini  . Sardo  . Str or- 
ti • Talentoni  • Tanfi . TriJJino  . Varchi  . 
Vberri  Aleffandro»  Veri»1  • Zoppi»  . 

Danti  Egnazio  &>  8. 

Darete  Frigio  569. 

Dartona  Vincenzio  , fcrittore  in  dialetto 
Genovese  241. 

Date  delle  lettere , mal  tralafciate  nelle  Barn. 

Pe  Hi; 

Par»  Carlo  ai.  729.  39c  33?»  3j6»3  37.fio7. 
664.  difefe  Dante  dalle  ceniti  re  del  Cafa 
1?  3.  fue  rotture  col  Padre  Daniello  Bar- 
toli  294.  mette  il  Mudo  tra  i benemeriti 
della  lingua  volgare  298.  300. 

— Giorgio  62 ».  62 3»  volgarizzatore  di 
Tacito  in  dialetto  comune  24;. 

Danari/ ari  Bernardo  l8§.  623.  627.  volga- 
rizzatore di  Tacito  in  dialetto  municipa- 
le Fiorentino  242* 

» Chiaro  ?oi. 

David,  fuoi  Salmi  volgarizzati  440.  $41» 
543» 

Danila  Arrigo  Caterino  132.  $94. 

Davi  fi  Urbano  659. 

Daufquio  Claudio  , fraude  intrufa  nel  tito- 
lo di  un  fuo  1 bro  322. 

Dtcamerone , bifognofo  di  un  Indice  per  tro- 
vare fpedit. interne  ogni  vocabolo  e frafe 
577»  fue  edizioni  ficure  578.579. 

Dtctmbrio  piercandido  620.  fia  t. 

Deciano  Tiberio  , confa  II  aio  dall’  Alunno 
gefi. 

Decio  Antonio  afi?»  fua  Tragedia  494. 

Delbtne  Giovanni  , Arciprete  di  Verona 
676* 

Delbent  Piero  Fiorentino,  trova  il  codice 
latino  di  Dante  de  Vulvari  Eloquenti a 
180. 

Delfino  Cardinal  Giovanni  497. 

■ Niccolò a3a,  fua  edizione  delDeci- 
merone  del  Boccaccio  3 ufi. 

— Piero  Cantaldolcfe  583.  fcriffe  Io  bel 
carattere  286.  fuo  dialogo  centra  il  Xi- 
vcnArola  562. 

Dcmajìtnt  740. 

Dentice  Luigi  fifi8. 

Deputati  alla  corre zion  del  Decameron  del 

Jjr- 


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7*6 


Tavola  e Indice 


Boccaccio  132.  S75»  si  6.  efaltano  il  Btm- 
hn  ip,  loro  annotazioni  tsfi. 

Tttftint  Francefco  587. 

Defiderio  Duca  di  Lucca  , e Re  de'  Longo- 
bardi 39. 

ììtfpitto  per  dispetto , voce  provenzale  125. 
Dettare  nelle  fcuole  non  approvato  286. 
Deafri , voce  Forlivefc  antica  244- 
lìitur rio.  V»  Carnai . 

P ieemanno  Giovanni  17. 20. 

Ditti»  Girolamo  348. 

Dialetti  diverlì  in  una  lingua  fola  194. 
Dialetti  Greci , Italiani , e Franceli  s3» 
Dialetti,  Imolcfe  , Ferrarefc  249» 

Dialetti  Italiani,  ufati  nelle  fcriitnre  in 
confuto  prima  , che  prevalere  il  Toftano 
13?.  fecondo  Dante  217.  n8.  da  lui  an- 
noverati 027. 

Dialetti  xir.  della  lingua  romanza  d’Italia 
209»  a 13.  loro  variazione  aia. 

- — ■ fparfi  nella  Commedia  di  Dante  14 fi.' 
M7* 

■ municipali  rigettati  da  Datile  nelle 

fcritture  nobili  339. 

«-  ■ ■ Romagnuolo  » Padovano,  e Venezia- 
no 244»  V.  Bergamàfco  . BoìotntJ'e , Cerio . 
Corti f t . Dante.  Fiorentintfco  • FolUetta. 
Paolo  . Frinii . Gatteri  . Genove}'»  . 'talli . 
Montai  batti . 

Dialettica  falfa  e contenziofa,  fonte  di  fo- 
fifmi , e d’errori  423. 

Dialetto  , e lingua  , variano  tra  loro  201. 
V.  Munoftni , 

Dialetto  Fiorentino  , feguitato  in  ifcritto 
nella  lingua  romanza  d'Italia  193»  dal 
Bembo  prepofto  al  Staffe  392. 

Dialetto  regnicolo  1 19.  694»  V.  Spinello  . 
Dialetto  volgare , cortigiano  , illujlee  , comune 
preferito  da  Dante  a tutti  gli  altri  340» 
Diodoro  Siciliano  616. 

Dione  £18» 

DionigT . V.  Aìicamaffito  . Areopagita  • 

Dionigi  Bartolomroeo  s96.fi  8. 

Dionigi  di  santa  Marta  43. 

Diofcoride  volgarizzato  da  più  638» 

Dirtto  Vincenzo  6ifi. 

Diritto  pubblico  , e delle  genti  fi>S. 
Difeendenti  di  buone  famiglie  , non  ricevo- 
no macchia  per  aver  prodotti  eretici  ed 
apoltati , purché  flano  contrari  alla  im- 
pietà  loro  5-17- 

Di/cetolo  Girolamo  , ftampatore  78. 

Dijeo  votivo  , fuo  Comentario  furbefeamen- 
te  efpilato  da  un  vano  plagiario  zoo»  4^1. 
Difcojto , voce  Italiana  buona  484» 

Din  c Carni  tono  $69» 

• s 


Divina  impropriamente  detta  la  Commedia 
di  Dante  407» 

D vift  degli  eroi  della  Tavola  vitanda  to'jf 
Dola  chiefa  , emula  della  Turontfe  44. 
Dolce  Agoflino , fua  Tragedia  496.  » 

Dolce  Lodovico  3*4-  324.  327.  339.  339» 
341*  346.  37«*  196  403.404.4S4.4gt» 
492»  493*499»  5c0.  Sa S.  Sia»  538.  S42. 
S46.SÓS»  S72.  S79.  S82.  6io.  618.  619» 
fin.  636.  fi  19.  643*  664.  687.  fuoi  libri 
di  lingua  volgare  293.  volgarizza  le  let- 
tere di  MiumettoG ran  Turco,  c di  Fala- 
ride  371»  volgarizza  la  Poetica,  e YEpiJìole 
di  Orarie  ivo»  fua  edizione  della  Comme- 
dia di  Dante  4 >,7.  fue  Commedie  442.  443. 
fue  Tragedie  . e fuo  Petrarca  $14» 

Dolcini  Bartolommeo  604. 

Domenichi  Lodovico  32?»  330.  3$S»  40 1» 
Sa6.  S3a»  S33.  S43»  S66f  6»  l.  6» S»  616. 
. 6 1 7»  fi»9.  624»  6»S-  636*  640-  643»  6S3» 
66s»fi8i»  689»  riforma  il  Poema  del  Bo- 
iardo 392.  fua  Tragedia  492. 

Domenici  Giovanni  Cardinal  di  Ragugi  673. 
autore  dei  moniitero  del  corpuj  ■Domini 
di  Vcnetia  674» 

Donati  , V.  Gemma  . 

Domilo  U gone  411. 

Donef mondi  Ippolito  409. fia9» 

Doni  Antonfrancefco  ifix.  327.  537»  543? 
S79-  S83.694.  ftampa  le  Piq/V  antiche  161. 
tacciato  dal  Betvjfi  3 fic,  adula  l’Attivo  , 
e poi  la  accufa  ai  Mudo  3 6 5-  plagiario  di 
un  volgarizzamento  di  Seneca  37 1 , llain- 
pa  Lezioni  fopra  Dante  4a6«’fua  opera 
col  titolo  di  Libreria  S49.  f So. 

D-.in  Giambatifta  211»  668. 

Doni  Salvino  voi» 

Dolutilo  , ciò.1  famiglio  4S4. 

Dottori  Benedetto  fili* 

Dottori  Carlo,  fua  Tragedia  496»  fcrive  c<>nr 
tra  Ottavio  Fcnari  497. 

Dorar,  in  latino  durai  tu  , Giovanni,  loda 
Dame  ut  Vulgati bloquentia  183. 

Paria  Andrea  , fua  Vita  , fcritta  dal  Capel- 
loni e dal  Stgonio  609. 

Doria  Antonio  pubblica  la  traduzione  di 
Dante  de  Vulgati  lìlo>;uent  a t8o.  Mar- 
chefe  di  santo  Stefano-,  cerca  di  ritrarre 
il  Betti  dall’erelia  s»ó* 

Doria  Simone  e Princivalle  . fcrittori  Ge- 
noveli  in  lingua  proveniate  43.  139. 

Dorigo  1 Giovanni  , fua  Vita  del  Pofntino 
678. 

Dorimbtrga  Beatrice  S4S» 

Dormiteti  Japopo,  jinpollor  leueraxia  447, 

Por- 


Delle  Cose 

Vtrteltta  Neri . (lampatore  309*  425» 

Dmji  Aratone  Pi  fa  no,  poeta  volgare  antico 
in* 

torneane  Carlo  £.  le.  u»  ìf.  33.  5 o»  5&-7*- 
io».  123»  216.225»  aaé»  275.  603. 
toner Ì Lorenzo  3 25»  651» 
tomeheftrt  Andrea  ?c. 

J>»rr  per  Date  mal  detto  331. 

Dati/io  Andrea  defertor  della  Fede  679. 
68  . 

Dntllt  , venuti  dalle  $>'cjirt  103.  lo*.  Impo- 
gn.it»  e proibiti  6 j. 

Vntììiti  Raimondo  ì^JL 

Darando  Guglielmo , fuo  Razionale  volga. 

rizzatola. 

Divalli 0 Giambatifta  585. 

E 

EArne  Tommafo  3*9»  6at« 

Errar  de  Giangiorgto  542» 
h dizioni  moltipllcate  per  comincia  di  gld- 
dicio  46 t- 

Edifica  nuove  , Peggiori  delle  pafttt  616. 
td  noni  deteftabili  e fcan  lalofe  con  £raude 
e contumelia  de*  Superiori  353» 

Edi/ioni  v#fh  t%  preferibili  alle  tmnrt  apa# 
Lfrew  santo  74i.  688. 

Ettfif^o  , rtoé Cfimftpur  Ebreo  6»8« 

Et,  d 0 Cardinal  da  Viterbo  « anzi  da  Cane- 
pina  6oc* 

Egi  nardo  Pr 2. 

L%  0 Benedetto  632»  volgarizzator  di  Pro* 

topio  6»  9. 704. 

Egloghe  Pa  fiorali  4^9. 

tin^io  Bautta,-  maeitfo  del  Mm/io  424.43^. 

6^-- 

Etneee  0 Gì  :m  ni  ir  Itele  11JL 
Einfigrein  Guglie  luto  impugnatore  dell  *//• 
li  ti  Cu  , e delle  fue  Centurie  5i5» 

Eìnfio  Oanieilo  , fu 4 apologia  286* 
hi  » ck>c  Dio  , voce  Ebraica  tifata  da  Dante 
« 4- 

Elette  in  tempo  di  Dante  , e ancora  prima 
Hi  lui , chiamati  i poemi  in  amile epietefo 
Bile  161-354» 

Eli. ino  dbj. 

Elm  Antonio  677.  678. 

Etioèuto  volg.irizrato  6?. 

Et  noto  fpiegato  nella  Vita  di  saft  Canuto  21. 
Elogio  per  iferijione.fri 
hit*  .menta  italiana  ampliata  dalla  lingua 
romanza  di  Francia  48.  accrefciuta  dalle 
pcrfbne  iJlultri , e non  dalle  illetterate 
137#  138.  quando  borita  499» 


NOTABILI  737 

hi  coment  a , o favella , propria  dell*  uomo 

folo  1..1m 

Eloqmiant  per  favella  in  buon  latino  13.  ma 
In  latinobarbaro  , non  è diverfo  da  Elo* 
qmtntia  conti  a il  Cittadini  196» 

£ff4vjf.i  per  evi  denta  f diverfa  da  rrtfijì*  , 
cheé  Veffif aria  Mp. 

Eneide  430» 

Eneo  Re  di  Sardigna  fot. 

Epitteto  64 2. 

Et  oca  de*  poeti  volgari  amichi  1 gì. 

Epopej  i , fue  regole  olTe»  vaie  da  Torquato 

7 affo  423* 

Equi  cola  Mi  rio  37.  42.  HE  59.  153»  377. 

62  *- 

Erafrno  57?»  643.  676»  677»  impugnato  da 
Giallo  Camillo  317,  confutato  da  Alberto 
Pio  518.  pollo  in  ludibrio  da  Ori  enfio 
Landi  552.  corrcttor  di  (lampa  falariato 
da  Aldo  s6a.  5Ó3«  odiofo  pel  fuo  Cicero- 
niano , ivi  • 

Erbe  re  Niccolò  di  E Aeri , traduce  in  Fran- 
cete il  romanzo  dcll’Amadigi 
Erberto  chcrico  5» 

Erbtrto  Conte  di  Sciampagna  63. 

Et  coloni  Giuieppe  542» 

Ercolano  dialogo  . V*  Varchi . 

Eredi  a Luigi  4 cp.  impugna  il  Gaaritti^qu 
Eternità  Daniello  fcrive  della  vita  civile 
6 >4» 

Ertfte  del  Cétjlelvetro  3B4.  38?.  386.  387, 
Ertfte  non  inai  comportate  da'  cattolici* 

284. 

Eretici  giuflameme  condannati  fa  contoma- 
eia  519.  allettarono  di  volguizjare  la 
Bibbia  6qc*  6v 

Eritreo  Giano  Nicio , Gianvlt torio  de’  Rodi 
2A2*  33a.  1 BiéSJE  i6±»  567*62  3.  ripren- 
de il  Pajtorjido  47B.  fila  lettera  latina  al 
Cardinal  Capponi  fopra  un  componi* 
mento  teologico  di  Ciro  di  Peri  497.  tac- 
cia il  Gaie  riordini  592. 

Eritreo  Niccolò  Veneziano  , fuo  Indice  di 
■ Virgilio  306.  fcrive  delle  origini  della 
lingua  volgare  322. 

Evito  Badi  ano  yaj.  582.  585.  635.  6J?» 
^47* 

Ermogent  • V»  Canoni  ilo  Giulio  • 

E codiano  6*9» 

Erodoto  6»  5» 

Ero  della  Tavola  ritorni*  io£.  t©$.  Crtàtatti 
ica.  107. 

Eroldo  Balillo  Giovanni  35.  fa  una  orazione 
in  Baiilea  contri  un  altra  di  Ortenjìo 
Landi  523.  rifponde  al  dialogo  di  Ot ttn- 
jio  Landi  in  morte  di  Er.*fmo  553. 

- Ercn 


ì 


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728  Tavola 

Erout  Ale  Mandrino 

E f chilo  foo* 

Efebi  ne  340, 

Efopo  sio.  fua  Vita  da  chi  fcritta  *66* 

£jte  Atro  Marchefe , parla  in  lingua  ro- 
manza 13. 

Etimologie  Italiane  vanamente  cercate  fuo- 
ri della  lingua  Gotica  4**. 

Etico  Parttnio , anagramma  di  Pietro  Art  ti- 
no 448» 

Euclide  6*9.  662. 

Eugenio  Nfccolò  39$»  396. 

Evidenza  . V.  Enarrici . 

Enmanno  Criftoforo  Auguflo  U ^Joda  l'Imi- 
tazione di  Criflo  del  Gt/fen  63a.  43*. 

Earpide  , Tue  Tragedie  tradotte  4 99.  500. 

Eufekio  Cefariefe  565*  633» 

Estasio  Filofofo  570. 

EmjloHria  Laura  adulata  419. 

Ezzelino  da  Romano  » il  Tiranno  , accompa- 
gna Ottone  IV*  a Roma  13.  con  altri  ti- 
ranni preflò  il  Rcccaccioé^.  pollo  da  Dan- 
te nell'Inferno  ivi,  detto  ancora  Attedino, 
declino  6 5.  66. 


FAhrica  • V.  Alunno. 

Fabretd  Raffaello  200»  *36.  fraude  nel 
titolo  di  un  Tuo  libro  323, 

Fabriui  Giovanni  303.  370. 

Fabrizio  Giorgio  sS?. 

Fabrizio  Giovanni  Alberto  497.  *66* 

Fabro  J acopo  66?» 

Fabro  Tanaglilo  ?J9*  *64» 

Faerno  Gabriello  , Tuoi  verfi  contra  Pietro 
Aretino,  e fua  lettera , Rampata  dal  Ro- 
bottello  , e poi  data  fuori  per  nuova  367. 
Faeiano  Niccolò  Villani  383* 

Fai  a ride , fue  lettere  volgarizzate  371» 
paleo  Benedetto  di , 310.  non  adula  YArtti- 
no  36?. 

Falconieri  Ottavio  406*607* 

Falereo  Demetrio  323.  688. 

Fanano , patria  di  Giu  Ho  OttoneW  , impro- 
priamente derifa  dal  Salviati  418. 
Fantolino  pc c bambino , voce  della  Tavola 
ritonda  106» 

Farina  Mirtino  498. 

Farnese  Cardinale  Aleffandro  341.  *30.  *33* 
difgufta  l'Alunno  in  non  rifpondergli 
306.  calunniato  385»  fautor  delie  lettere 
di*. 

Fa  rei  de,  Giulio  231. 

Farro  Ale  fi  andrò  b%6*  • • 


e Indice 

Fauehet  Claudio  %.  6.  io*  49.  j8*  6^*  127. 

186.  feopre  j furti  del  Boccaccio  577» 
Favoriti  Agoftino  487*  497* 

Faujh'ni  Agoftino  3 3 6. 

FauJIj  Baftùno  da  Lontano  321*  317.  370, 
fuoComento  al  Petrarca  *12. 

Fautori  delle  lettere  • V.  Aldobrandìni , 
Amulio  • Bsdoaro.  Barberini.  Farnese. 
Federico.  Francefco  L Re  di  Francia  . Me- 
ttici 1 

Federigo  Duca  di  Mantova  fa  (lampare  il 
Poema  di  Merlino  Cacajo  4«Qt 
Federigo  L Imperadore  infeuda  Raimondo 
Berengario  III.  Conte  di  Provenza  di  due 
Contee  dii.  lodato  dai  Trovatori , o poeti 
provenzali , ini , ignora  il  latino  , e fa  H 
provenzale  1 l6*  ifcrizlone  volgare  per  ea- 
fa  Vatdrai,  a lui  falfamente  r ferita  ufi* 
Federigo  11.  Imperadore  <ot.  fua  moneta  di 
Bergamo  219.  inficine  con  Manfredi  fuo 
bufi  ardo , empio  conira  la  Chicfa  Roma- 
na 238* 

Fedirti  Teofilo  686* 

Feliciano  Porfirio  4 6*« 

Felino  Arezio  L Martino  Bucero  Soj* 

Fen.ce  Uranio  *44* 

Ferrucci  La  zero  29*. 

Ftrchit  da  Veglia  Matteo  412.4312* 
Ferdinando  L Imperadore  6io. 

Fereciie  da  Sciro  , una  delle  lfole  Cicladi  * 
diverfo  da  Fcrecide  Atcnicfe  130* 

F trentilìo  Agoftino  404»  619- 
Fr renio  Silvio  320» 

Ferrari Criftoforo  *33» 

Ferra,  i Francefco  Bernardino  *4** 

Ferrari  Ognibene  *4*. 

Ferrari  Ottavio  *o.  227»  3131.4**.  686*  non 
ben  trac  la  lingua  comune  cFltalia  da  fo- 
li fonti  latini  e Greci  ad.  V.  Dottori  • 
Ferrato  Andrea  630- 
Ferro/i  Francefco  663* 

Feudatario  , non  Feudetan’o  336. 

Fi  per  Figliuolo , voce  in  dialetto  Friulano , 
prefiò  Dante  , 1 aturale  cimane  , e non  ac. 
cordata  , fecondochè  altri  fconligliata. 
mente  ha  pretefo»  nuda  $è  intera , come 
a Venezia  fi» , voce  Umilmente  intera  , e 
non  accorciata  138. 

Fiamma  Gabriello  339»  *43» 

Fieino  Marlilio  309.  393.  636.  673*  riprefo 
360.  fue  lettere  volgarizzate  371. 

Fiera  , Commedia  urbana  df  Michel  agnolo 
Buonarroti  il  giovane  341* 

Figliarci  AlefUo  673» 

FigUucci  Felice  340*  639*646*  volgarizza  le 
lettere  di  Marjiìio  Fieino  371» 


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e 


\ 


Delle  Cose  notabili 


Pigi  rette  efofifml  de’difenforl  e avvocati 
delle  male  caufe  5 >9. 

Pit  i I ere  U ropìenfe , Uìrìe 0 V treno , e Ortem- 
fio  Landò  557. 

• Pihlteo  Lucilio  fi  7 5» 

Filandro  Guglielmo  547. 

Pii  elfo  Francefco  199.  361. 

Fili  archi  Colimo  fi  7. 

Filippini  Aotonpicro  Borico  della  Corliea 
600. 

Filippo  Augufto  Re  di  Francia  77.  77» 
Tommafo  Ravennate  706. 

Filomelo  Francefco  Udinefe  616. 

FiljfoJi , detti  i Pii triareh:  degli  trof  ei  69 a* 
Filofofa  Cavallerefca  vera,'  e la  Cri  fi  ama 
fi5a. 

F lojtrato  767  • 

Flore  di  Premariaco  infegn.T l’armeggiare 

2JU 

Fiorentina  Accademia  176*  171»  556»  /-■6- 
èlica  , diverta  dalla  privata  della  Crufca 

li  fi* 

Fiorentine  famtg’ìe  , rifuggite  altrove  dopo 
la  rotta  di  Montaperti  13?. 

Fiorentine  Profe  per  Prof*  dì  Fiorentini  339. 
Fiorentine  voci  municipali  di  Dante  ass. 

346. 

Fioreutiuefco  dialetto , dal  P.i#i raitti  chia- 
mato il  plebeo  de  Fiorentini  57» 

Fiorentini  Francefco  Maria  2,  Gentiluomo 
e fcrittore  onorato  607. 604. 

Fiorentini  letterati  amici  e (limatori  del 
T-ìffo  47  *• 

Fiorentini  rifuggiti  in  Francia  30-  in  Ve- 
nezia * re. 

Fiorentino  Remigio  619» 

Fioretti  Benedetto  Udeno  NifitU  780,  419. 
contrario  al  gindicio  del  Cavalcanti  con- 
tri la  Canace  dello  Speroni  a6i.  26 a. 
V.  Nijhìi . 

Fioretti  Carlo  78?» 

F oriti. bene  Panfilo  fi  75. 

Fiortijiocca  Tom  ntafj  aao.V. Cola  di  Rienzo. 
Fietnretoìa  Agnolo  531*  578.970»  <8 1.  619. 
lue  Commedie  4 

Flaminio  Marcantonio  548.  644»  687.  rido- 
ce  a metodo  le  Profe  del  Bembo  397. 
Florido  Francefco  Sabino,  contrario  ali’ 
Italiana  Eloquenza  193» 

Fìorimonte  Galeazzo  V eleo vo  di  Seda  742. 
347.  679.  644-  eccita  il  Ma/io  1 fcrivcre 
centra  V Ocbino  678. 

Floro  LUCÌO  fili» 

Foglietta  paolo , fcrittore  in  dialetto  Gnro* 
9(0141* 

Vegliata  Uberto  jh  567»  6qq*6ìS»  contri- 


729 

rio  all’Italiana  Eloquenza  193» 
Folratchiero  , poeta  volgare  antico  131. 
Foìthtrro  da  Marfiglia  Genovefe  57.  ferino, 
re  in  lingua  provenzale  , mentovato  da 
Dante  e da)  Petrarca  43.  44. 

Folengo  Teofilo  Merlino  (.'orafo  792.  fuo 
poema  fiero  per  emenda  della  Macaro- 
nèa  408.  409. 

Fontana  Domenico  architetto  di  Siilo  V» 
66a. 

Fontana  Publio  >75»  43 1. 

Fontana  Simone  Teologo  della  Sorbona 
fi ik 

Fonte  Alfonfo,  fua  Somma  di  Fiiofota 
319. 

Fonte  Giovanni  fi? 8. 

Poppa  Marcantonio  749.  799»  57 6» 

Porci,  caftello  de!  territorio  Lucchefe,  ove 
Ortenfo  Laudi  fece  le  fue  Qurjtioui  Fot* 

ciane  4s  3. 

Fotrfe  Vincenzo  Niccoli  Villani  383. 

Foeijlo  Gabriello  743. 

Forejlo,  poema  in  lingua  antica  romanza 
Fcancefe  , della  guerra  d’Attila  , com- 
pendiato in  profa  volgare  fono  falfo  no- 
me di  Tommafo  d'Aquileja  45. 

Parlano  per  Forlefet  da  For/i  344. 

Fornati  Simone  796»  fua  fpiegazione  dell* 
Ariqflo  41 2. 

Fort  egu  erri  Niccolò  458» 

Fortunato  Venanzio  <?43* 

Fortunio  Gianfrancefco,  Schidione , pubbli- 
ca le  fue  retale  deJLt  volpar  lingua  Italia* 
na  prima  del  Bembo  376.377.  3 7 i» 3-79. 
mal  tacciato  di  plagio  380.381,  393.383» 

1B7* 

Fona  Fabio  Udinefe  544.  594» 

Forra  Virginio  779. 

Fafcarini  Egidio, aflolato  dal  fof petto  d’ere* 
Ha  520. 

Fra , titolo  de*  Canonici  regolari  ricambia- 
to in  Don  68t. 

Fracajìoro  Girolamo  564»  fii4.  muove  dub* 
bio  fopra  un  luogo  di  Dante  ifi.  153» 
cerca  di  ritrarre  Gaìeano  Caracciolo  dall* 
unghie  di  Calvino  rifi. 

Frachetta  Girolamo  375.  fot.  fafi.  676» 
Franetfea  lingua  , fn  Italia  14» 

Franceschi , popoli  delia  Francia  oc  riatta- 
tale 22* 

Franetfchi  Matteo  642» 

Francefco  L Re  di  Francia , gran  fantor  del* 
le  lettere  458. 

Francefco  pet  jtdtfto  17. 18. 

Franctfe , e Pran/efe , ugualmente  ben  det- 
to , ma  il  primo  è più  tornane 

Z * x 2 Pranr 


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73° 


Tavola  b Indice 


Franchi  occidentali  In  Italia  24, 

Franti  Adriano  >9*. 

Franti*  occidentale  usò  lingua  romanza  2o. 

32. 

Francia  orientale , fignoreggi.ua  dag  flmpc- , 
radori  Saflònici  col  nome  di  Temtottiea  , 
usò  lingua  Teohfca  20,22, 

Frane  inetta  per  Tedefco  18. 

Frane.'fen*  Jtrada,  la  via  Flaminia , e YEmi • 
lia  19. 

Franco  Niccolò  363.  368.  369-  4*3.  5*8. 
*73»  fue  Rime  480. 

Frangipane  Claudio  Cornelio  77*.  *44. 
Frangipani  , Signori  di  Nemi  <Bs. 

Frate  e Fra  , titolo  de‘  àCoimi-j  , e de*  Carto- 
nici regolari , e non  de*  foli  mendicanti 
*74« 

FranzejiMxttio  S38. 

Fretto  M aro  u ardo»  o.  promette  la  pubbli* 
cazionc  di  Enuoldo  Niello  16*. 


Frtfgfo  Batlfta  373. 

— - Cardinal  Federigo  733.  empia  im po- 
li ara  fatta  al  fuo  nome  dal  Verdino  679* 


— Cefare  mena  feco  in  Francia  il  Ban- 
della 580, 

Fretti  Federigo  Domenicano  Vefeovo  di 
Foligno  , fuo  poema  , non  piace  allo 
Speroni 412.  autore  del  ^■adrirfjio  *63» 
non  plagiario  del  Malpigli  *79, 

Fri  fio  Jacopo  9*- 

Frinii,  Forntn-JmlH  t fignoreggiato  da  due 
Farri  archi  Frante  fi  c*.  unito  da  Dante 
con  Vljlr:a  217,  fue  famiglie  402. 

Frinhnj  dialetto  12.  aia.  237.245.  men- 
tovato di  Dante , e da  Franto  Sacchetti 
<*.  ha  del  romanzo  Francefco , ivi , tal- 
volta ufato  dal  Barberino  , e da  altri  an- 
tichi 13 *•  Poeti  231*  V.  Fi. 

Frontini*  j di  libri  furbe  reamente  adulte- 
rati contra  la  mente  degli  autori  5*4. 

» ^ 

Frittone  , infegna  dell*  Accademia  della 
Crafcu  m. 

Pulì  farti  Jacopo  **9. 

Fabio  Andrea  498. 

Fumano  Adamo  332. 

Fimi  Bartolomraeo  67*. 


GAbritl1o]2Copo  **7.  613.  fua  Graniti- 
ca volgare  393. 

Gabriello  Trifoneaflo.  282.  42*.  **7.  613. 
f pulitore  della  Commedia  dì  Dante  • 
delie  Rime  dei  Petrarca  fono  some  di 


Bernardino  Daniello  49,  408.  *13.  amico 
di  Giafon  de  Notes  470. 

Gaetano  Coftantino,  maltrattato  dal  Mac* 
deo  68s. 

^ — 1 Santo , fparge  il  latino  in  fue  lettere 

volgari  273. 

— Tizzone  da  Pofl  volgarma  Venni 

663- 

Gagliardi  Achille  non  è autore  del  Com- 
battimento dello  Sete  poli  6 84. 

Gagliardi  Paolo  autore  dell*  edizione  delle 
opere  di  san  Gandensio  *89- 
G aliindi  Antonio  S82. 

Gaiatto . V-C afa, 

Galeno  34 u 
Qaiefii i/Pietro  307- 
Gali  lei  Galileo  s6o«  660, 

Galilei  Vincenzo  667»  668. 

Gal  ladri  Matteo  , fui  Tragedia  491. 

Galles , paefe  diverfo  da  Gamia , cioè  Pram- 
da  94» 

Gallia  Narbontfe , altramente  Goffra  e Pro* 
verna  , afa  la  lingua  romanza  67.  184. 
Gallicano  clero.oppofto  alle  Verjtonfnokari 
della  Bibbia  *i. 

Gallo  Pi  fino  poeta  antico  339. 

Gd Ionio  Antonio  630- 
Gallmcci  Giuseppe  609. 

Gallassi  Tarquinio  377. 

Gambara  Cefare  307- 
Gambini  Andrea  61^. 

Gandiui  Marcantonio  617. 643. 

Gandino  Lodovico  sa 6- 
Gano  o Ganti one  traditore  di  Carlo  Magno, 
fimo  da  Turpino  65.  70. 

Ganmbcitn  Girolamo  62^  647» 

Gariftndo  Andrea  aS3. 

Garofalo  Girolamo  396. 

Gaffe.; do  Piero  33.  li.  37P- 
Gatreri  Galeazzo  e Andrea  ferivo  no  in 
dialetto  Padovano  246. 

Gaudenti  Cavalieri  131, 

Gandemio  Paganino  541. 

Gaudio , tutto  in  Dio , e non  fuori  di  Ini 

GaufredoV  ofienfe7*. 

Gamia  , cioè  Franti  a 94. 

Gt  la  fio  L fommo  pontefice , fuo  decreto  in 
lingua  latina  alterata  6.  7.  fuo  Codice, 
Setto  Gthjhno  184. 

Getti  Giambatifta  xoB.  138.  373-  4 99-  *8>» 
66 6-  fpiega  a rovefeio  il  titolo  del  poema 
di  Dante  i6s.  malamente  oppofto  alla 
Volgare  Blocjmensa  di  Dènte  172.  fua  tufi* 
contra  la  parola  di  Dio  feriti*,»  intorno 
alla  lingua  di  AdAme  174*  fu<  Lezioni 
fopra 


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Delle  Cose  notabili 


fopra  Dante  e M Petrarca  426*  fue  CW 
mtdie  440» 

Gemma  Do  Dati,  moglie  di  Dante  141.  falva 
i fette  primi  Canti  dell*  Inferno  del  ma* 
rito,  e a lai  gli  manda  io  Lunigiaua  160. 
GenebraedoG liberto  777. 

Genovefe  dialetto  III.  241. 

Gentile  Piergirolamo  Genovefe  raccogli* 
tore  di  Rime  del  Chiabrera  736.  537* 
Gentili  , Marchili  atti , tre , apoftati  dalla 
Fede  302. 

Gentili  Sci  pio  398. 399.  420.  morto  Late- 
rano  coi  padre , e col  fratello  326.411. 
Gerard I Pietro  6o7- 

Gerardo  Abate,  fai  Vita  di  santo  Adalardo 

’ itti 

Gerardo  , Vefcovo  di  Padova  fpiega  in  voU 
lare  al  popolo  la  predica  latina  di  Olde- 
rigo  11.  Patriarca»  detta  in  chiefa  di  san- 
ta Maria  delle  Carceri  1 ìiL 
Geremia  Pietro  . predica  in  latino  268. 
Germania  , detta  U Mefi.t  de*  Ceti  lo* 

Gerfen  Giovanni,  e non  Geifon  , autore  del- 
la {rnitazione  di  Critto  36.  684. 

Gerfon  in  vece  di  Gerfen  68s. 

•Gertrude  santa  688. 

Gefnero  Corrado  96.  «94»  33?» 

Grjfaoo  Giannantonio,  fua  Tragicommedia 
498. 

Gefj I Ber  Ungerò  , Ceri  t tore  di  cole  Cavallc- 
refche  Sri. 

Gefi  Berlingero  , Nando  A pollai  ico  in  Ve- 
nezia e poi  Car  lina  le  » deferì  ve  le  qua- 
lità di  Jacopo  Cajtelvetro  462. 

Gefualdo  Giovanni  Andrea  , fua  fpofizione 
al  Petrarca , faccheggiata  da  un  plagiario 
Ui± 

Giti,  o Goti  zq. 

Ghilirti  Cammillo  377» 

Gbilini  Girolamo  764- 
Ghini  Leonardo  569*  61 8» 

Ghi  tardarci  Cherubino  A mudili  a di  Bolo- 
gna lii  604. 

Ghirardelìi  Giambuifta  Filippo  378-  fui 
Tragedia  in  profa  486.48-7. 

Giaeohtlli  Vincenzo , fua  Tragedia  49;. 

Gì  aromi  ni  Antonio  6o9. 

Gì  aromi  ni  Lorenzo  3-77. 

Giacomini  famiglia  Fiorentina  nel  Delizia- 
to zza. 

Giamboni  Bono  1 11. 

Giambnllari  Pierfrancefco  £2.  li.  18 6.700. 
llliàiiaiiii  trae  malamente  la  lingua 
Fiorentina  dall*  Ertufea  antica  , c dalla 
Ararne*  Siriaca  294.  fue  Lezioni  fopra 
43  4*6» 


73* 

Giostrarli  Artemio  » fua  Commedia  441. 
GianuelU  Gennaro  280. 

Gianm  Lapo  501. 

Gian  notti  Donato  770.  797. 

Giannotti  Gafpero  impugnatore  di  Pietre 
Monodo  676. 

Giannotti  Girolamo  volgarizza  le  prediche 
larn te  del  Savonarola  270. 

Giafio  Pietro  289. 

Giberto  Giammatteo . V.  Cadigliene  Ange- 
lo. 

G> fan  io  Oberto.  fuo  Indice  di  Lucrezia 
306. 

Gigli*  Stlveftro  689. 

Grg/io  Giovanni  Andrea  373. 

Ginevra  , cioè  Genovefa  103. 

Gioinvilla  Giovanni  Siniscalco  di  Sciam- 
pagna 72. 235* 

Giolito  Gabriello,  fua  edizione  delle  prode 
del  Bembo  290.  fua  patria  e nobiltà  63j3- 
Giolito  Giovanni  671» 

Giordano  da  Rivualto  predica  in  volgare 
fuori  di  Chiefa  nelle  piazze  26 0. 

Giorii  Bartolommco,  fcrittor  Veneziano 
in  lingua  provenzale  42.  64. 

Gioiti  Marino,  Doge  dì  Venezia  , riceve 
un  ambafeeria  di  Dante  per  li  Signori  da 
Po  lenta  1 6 1 • 

Giomande  iitorico  477» 

Gioftfe , alla  Marchigiana  per  Giufeppt 

Ìli-  <39. 

Gioire  della  Tavola  ritonda,  condannato 
dai  fommi  Pontefici  iqi.  offenJive  274» 
Giovanni  Fiorentino  7S1. 

Giovi 0 Paolo  26*  pc.  t^q.  227.  777»  4^7» 
600.  6» 3»  627.  638.  653» 

Giraldi  Cinti o Giambatìfla  18.  49.  98.  279» 
IH;  126»  420.73 
Eccole  fuo 


^ lodi  il  Boiardo  793. 

uo  poema  291*  fua  fatica  petto- 
rale 4)9.  fue  Tragedie  491. 492.  fue  No- 
velle igj . 694. 

Giraldi  Lilio  Gregorio  767.  fue  falfe  Iodi  a 
Benara  di  Ferrara  327.  fuo  libro  de*  Ditti 
volgari  non  imi  veduto  770.  fuo  retto 
dei  Viaggi  di  Mareo  Polo  6 11. 

Girolamo  santo  17.  fue  lettere  volgarizzate 
Spo.  698. 

Ginbilto  di  Bonifacio  VIH.  mentovato  da 
Dante  1 jp. 

Giudice  Giovanni  volgarizza  le  Vite  de* 
Poeti  provenzali  767. 

Giudice  Matteo.uno  de*  Centuriltori  Mld- 
deburgefi , confutato  dal  Mmiìj  678. 

Giudice  Michele  Siciliano  621» 

Giudici  fteani  in  cofe  letterarie  4 rr. 

Giuliano  di  Toledo  , fua  Crei  oca  finta  67. 

Z z z z 2 • Gin . 


7*2 

Giulio  Bordone , medito  Padovano  , trasfor* 
mato  in  Giulio  Ctfare  Scaligero  Vtronefe  , 
V.  Bordone  . 

Gi*Ho  CeOtrc  6 20. 

Giallo  Paolo  , antico  Giureconfulto  Roma- 
no , c non  padovano  634» 

Giulio  II.  fommo  Pontefice  orna  di  privi- 
legi Aldo  ìSj. 

Ginnrkcro  Criftiano  79. 

Giunio  Adriano  305. 

Giunio  Frincefco  444. 664-  illnftra  il  codi- 
ce argenteo  d'Ulfila  Vefcovo  de’  Goti 
4»  io. 

Giunti  Bernardo,  rime  antiche  jot. 

Giunti  Tommafo,  ftampatore  in  Venezia 

614-619. 

Giunti  ni  Francefco  6oaU 
Giuoebi  ;8a.  983. 

Giuramento  de'  nipoti  di  Cario  Magno . 

V.  Convenzione  . 

Giurifprndenza  694. 

Giufeppe  Flavio  617. 

Giuffdno , in  latino  Glnflianut , Giampietro 
1.631» 

Giuntilo  Crilloforo  fcriffe  in  bel  carattere 
286. 

Giujfi  Vincenzo  , fua  Commedia  444.  lue 
Tragedie  493. 

Ginjl. niane , Canzoni  In  dialetto  Veneziano 
a 47» 

GiuJUniano  Agofiino  Genovefe  499.  600. 

•  Augnilo , fue  lftituzioni  imperiali 

' 644. 

. Giovanni , Candiotto , volgarizzato, 
re  di  Terenzio,  c di  altre  opere  448. 

■ Girolamo  , Veneziano  400.  fua  Tra- 
gedia 497. 

— Luigi  618. 

*  . Orfato  400.  433-  440. 

— Paolo  687. 

san  Lorenza  Cinftiniino  Patriarca 
di  Venezia  687.  tiene  il  Gerfen  per  vero 
autore  del  libro  dell’  Imitazione  diCrijIo 
76.  predica  in  Chicfa  latinamente  a 69. 
Giujlino  [dorico  volgarizzato  6ao. 

Giujlolo  Pierfrancefco  dedica  le  fue  opere 
ad  Angelo  Coloeei  3ja. 

Ciurmale  42 6. 

Go«»'o  Zacheria  , oppodo  &\l'Amadigi  90. 
Goineo  Giambatifta  , lftriano  , contrario 
all*  Italiana  Elo<;utnza  192- 
Goldajio  Melchiorre  4. 102.461.  443.  difee- 
polo  del  Grttftro  , e poi  eretico  e fuo 
nemico  4o4«  fuo  libro  guadato  nel  tito* 
lo  144. 

Qpuzaga  Bonaventura  687. 


Tavola  e Indio 


e 


— • Curzio  446. 

- ..  Ferrante  609. 

» Lucrezia  444.  difcepola  del  Bandella 

480. 

c.  . Scipione  Cardinale  , nno  de’ Confi- 
glieri  letterari  del  Taffò  424.  traferivedj 
' fua  m3no  il  poema  di  Ini , ivi , corretto* 
re  del  Pafiorfido  477» 

Goti  Antonfrancefco  no.  438.668.  , 

Go/f/.n:  Giuliano  348.431.  609. 

Goti , collegati  ai  Romani . c diffufi  in  oc»' 
cidente  7. 

Goti  di  Francia  184. 

Opti  e Longobardi , in  Spagna , e In  Italia 
parlarano  Gotieo , e fcriffero  in  latino  14» 
Goti  oecidtntali , loro  reggia  in  Toledo  184. 
Goti  quanto  dura  fiero  in  Italia  33» 

Gotica  lingua  4.  allignata  in  Italia  494.  ne- 
ceflarii  a bene  intendere  1' etimologie 
Italiane , ivi . 

Gotofrtdo Dionigi , fnaedizione  delle  Me- 
morie del  Cominto  612. 

Gotttro  Federigo  Gottclfìo  646. 

Gotti  Niccolò  Vito  636. 646.  671. 

Gradendo  Piero , Doge  di  Venezia  161» 
541. 

Gradi  Stefano,  prefetto  della -Biblioteca 
Vaticana  460. 

Gramatica  mantiene  gl*  idiomi  at9.»  267.* 
diftingue  dal  volgare  ìlJatiuo  a66».  è inal- 
terabile  ivi . 

Gramatìeì  che  fanno  le  cofe , didimi  dai 
Gramatifti  che  fanno  le  fole  parole  284. 
volgarizzatori , e collettori  di  libri  Ita* 
liani  337. 

GramariJIi  Greci , vantatori  di  privative  « 
sforniti  di  cognizioni  978. 

Gramigna  Vincenzo  697» 

Granata  Luigi  636» 

Grandi  Jacopo  606» 

Grani er  N'ccoló  6St. 

Grafvinétel/o  Teodoro  , difenfora  de’  Vena» 
ziani  6' 6» 

Gratarolo  Buongiovanni,  fua  Tragedia  494. 
Grataroìo  Guglielmo  medico  Btrgamafro  , 
apodata  dalla  Fede  302.  3 6. 

Graziani  Antonmaria  462.  6o3.  fcrive  la 
Vita  del  Cardinal  Prof/itro  S-mtaeroet 
729.  aflolve  il  Guarirti  Ja  cenfure  incor- 
fe  473.  lodatore  del  Caro  539.  e di JLnlgi 
Cornato  642. 

Grazimi  Antonfrancefco  , detto'  il  Lafea 
409»  44-.  937.438.  93 9- 
Greea  Eloquenza,  come  l'Italiana , ufata  io 
verfo  prima  .che  in  profa  1 33. 

Qrtgota  Niceforo  619. 

Gri- 


I 


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Delle  Cos 

Gregario  Maino  fommo  Pontefice  742. fuoi 
Morali  » tradotti  in  Avignone  di  latino 
in  Tofcano  40»  69c*  fue  prediche  tarine 
volgarizzate  271. 

Gregorio  V,  parla  in  lingua  teotifea  , eco* 
manza  i$.  Franco  orientale  l6.  fuoepi- 
tafio  ivi  • 

Gregorio  XIII.  concede  la  correzione  del 
Boccaccio  $7 6*  V*  Sijlo  V. 

Gruferò  Jacopo  241.  5c$.  67  *•  fno  libro  del 
diritto  di  proibire  gii  ferini  cattivi  rio- 
difende  le  facre  pellegrinazioni  $j£.  (co- 
pre un  impoflara  del  Verdetto  679. 

Grerio  Giangiorgio  46 1 . 661»  biafima  le 
molte  note  ai  tefii  degli  amori  claffici 
392.  fuo  libro  guadato  nel  fromifpizio 
$55* 

Ori  baldi  Vefpaflano  574- 

Gridi  d'armi  , o tefferà  rotàie  226* 

Grtjio  CrÌftiano7Q4« 

Grifoni  Giovanni  Andrea  70;. 

Grillotti  ufi  no  lingua  romanza  £$. 

Grillo  Angelo  Abate  Ctfinefe  410.  411* 

41S.  141? 

Grillo  Giammatteo , fegue  il  Principe  di 
Salerno*  e poi  torna  alla  Fede  £i- 
Grillo  j acopo  , fcrittore  in  lingua  provar 
tale  4J. 

Gr^»4?J?Giamp301o  671, 

Grimaldi  Jacopo  aao.  22  3. 

Grimaldi  Luca  * fcrittore  in  lingna  froven- 
tale  47. 

G rimani  Giovanni  Patriarca  d’ Aquile;* 

U9*  332.  6$8. 

Grimatti Marino  Cardinale  428. 

Grimello Galeazzo  275. 

Grifoìora  E manne  Ho  174. 

Grifojìomo  Giovanni  tanto  68 S.  689. 

Gri/io  Piero  614. 

Greto  Luigi , Cieco  d’Adria  , fue  Commedie 
453.4  54.  f»e  Pajlorgli 464.  fua  Tragedia 
494- 

Granfierò  Andrea,  medico  eretico,  leva 
di. Ferrara  Olimpia  Morata  33$. 

Gruferò  Giano,  fraude  ufata  a una  fua  ope- 
ra 223.  ' 

Guadagni  Marchefe  390. 

Gualandi  Giambernardo  $86.  645. 

Gualdo  Paolo  fcrittot  della  Vita  ciiGun- 
vincenzo  Tinelli  '83. 

Guaite 'uni  Carlo  5S0. 194.  635.  efecutox 
te ft  ameni  ario  del  Bembo  3$o.  $30» 
Gualtieri  Flavio  6o4. 

Guarda  per  guardia  104. 

Gnardagrojofi , caftello  della  Tavola  rifonde, 

.t  del  Friuli  1 04. 


1 NOTABILI  * 73$ 

Guarivi  Batifta  226.  344*  159*  42  3»  6<>8. 
fua  Centura  contra  Gtanibatifia  Leoni 
359»  uno  de*  Configlieri  letterari  del 
Tajju  424.  fua  Commedia  446.  fua  Pajhtr 
vale  461.  462.  non  mai  aggregato  ad  al- 
cun ordine  eque J\  re  463.  464.  fuoi  l etali 
468.  469.  47c.  fuoi  fbfifmi,  c maniere 
improprie  471.  472.  compendiai  Vera- 
ei , riprefi  di  troppa  maledicenza  473. 
oro  a to  di  gran  doni  da  Dio  non  fenza Tuo 
abufo  4 79» 

Guatine  Marcantonio  463.  6a9. 

Guafro  Annibaie  641. 

Guajtavini  Giulio  39%.  399.  416.  418.  At 9- 
43 a.  fuo  argomento  alia  Tragedia  del 
Tuffo  4 96. 

Guazzo  Marco  23  $98. 

Guazzo  Stefano  544. 644* 

Gudio  Marquardo  $89, 

Guelfi  favoreggiati  dai  Re  di  Francia  (22* 
Gnetfucci  Capoleone  , fuo  poema  412. 
Guerra  di  Attila  , uloria  finta  583.  V.Fn» 
rejlo  . 

Guerra  Domenico  e Giambatifta , ftampa* 
tori  ^v6-  $$4. 

Guerra  letteraria  molla  dai  latini  all’ Italia- 
na Eloquenza  littL  189.  191. 

Gufo  , infogna  fu  p erba  del  CaJUlvetro  291» 

514.519.  534. 

Guglielmo  Conte  di  Aquitanla  63- 
Gughelno  Ti  rio  63». 

Guiberto  autor,  delia  Vita  di  un  Leon  IX. 
21. 

Guiberto  Niccolò  $39» 

Guii riardi  Giammaria  , fue  Pdfiorali  4 6U 
466* 

Guicciardini  Francefco  2 14.  fue  lodi  e bia- 
fimi  fQQ.  f9i.  fua  favelia  da  legitU  592* 
593*  595- 

Gu  uria  rditti  Lodovico  $96. 

Guidacci  Giovanni  perora  in  morte  del  Ni • 
ftelr  38*.. 

Guidotto  da  Bologna  327. 

Guidacci  Mario  6;6. 

Guì&lctioni  Giovanni  280.  $a 6.  $3*.  640* 
Guidi  cetani  Lelio  401 . 

Gutnicelli  , Qncfto  e Guido  $£.  Jet.  479- 
Guitton c d 'Arezzo  $6*122.131.  133.  )ou 
fue  lettere  130*  362*  pei  che  rigettato  da 
Dante  379. 

L7f  effondo  efclufa  dalla  pronunci.  Ita- 
diana  , non  11  ufa,  fuorché  in  cafo  di 
neceilitii  , e unita  a cordonante , come 
in  che , chi  &c* 


734 


Tatoia  e Indice 


J A oblili  Lodovico  6n. 

lampo  Re  di  Aragona  danna  la  Bibbia 
in  lingua romani  a go.  $i. 
idiofoni  Beato  378.  <oa.  ufa  tutti  i dialetti 
d’Itallai;!.  |)J.  coetaneo  di  Bajamontt 
Titpolo  148.  ala. 

iekifio Giorgio  n.  ai.  aia.  Jt?.  4 11.  Hiu- 
Rratore  delle  lingue  icttentrlonali  j. 
trae  la  lingua  comune  d’Italia  da  fonti 
fettentrionali  af.  riprende  il  Giambnl- 
fati  a 94. 

Jifit  Tragedia  407. 

Jintle  165.  641- 
Ilariont  Cenovefe  <88. 
lìdi  brindino  da  Padova,  mentovato  da 
Dante  141. 

Illirico  Mattia  Flacio , a pollata  dalla  Fede 
l'1. 677» 

Imitationt , rifvegliata  dal  limbo  . e da  ta- 
tti »44. 

Imitationt  di  CriBo , libro  di  fenttore  Ita- 
liano )6c 

Imola  Benvenuto  contenta  Danti  in  latine 
141. 

imperiali  David  . invefiito  de' feudi  , già 
conflfeati  per  capo  d’erefia  a Giovanni 
Bonifacio  , Mnrtbift  fOira  , e poi  dati 
a san  Carlo  Borromeo  Ita. 
imperiali  Gianviacenzo  198. 

Impoftmrt  letterarie , e ingiuriofe  j u-  3I1. 
V.  Plagiari , 

impartita  Chiefa  In  Tofcana  1 1 fi- 
larie» , Congregazione . iflituita  di6iflo  V. 

e non  prima  lol.  loé. 

'ledili  de’  libri  proibiti . fatto  dai  Concilio 
di  Trento  . e pubblicato  dai  fonami  Pon- 
tefici ga6.  lofi.  107. 

ledici  di  voci  e fraft  del  Decamerone  173. 
Sedili  a divedi  autori  gol,  306- 
Iefarìeaio . V.  Salriltl  Lionardb. 

Inferigno . V.  Biffi  Baili  ano  ■ 

Infiammati , Accademia  di  Padova  al*. 
interi, tri  Angelo  444. 371. 474-741  fcr,f« 
in  dialetto  Vtnrtìano  ni.  fua  rrpjtaij 

496.  . 

lejtj.fdecifivi  e difprertatori  <34. 
Innortnto  Ili.  fommo  Pontefice  condanna 
le  gioflrc  della  lavali  ritoeda  tot. 
lenocinlo  IV.  dona  la  rofa  d’oto  a Raimon- 
do Berengario  V.  Coen  il  trmrrnia  6i- 
ìnfigm . • timi  irtiltarii  delle  famiglie 
ip8» 

Inftefoto  EOatico.  V.  Ha  finì . 


Interrano  paolo  &2C«  él>. 

Intronati , Accademia  Sanefe , tiene  per 
vero  libro  di  Danti  Ja  fua  PolgartÉlo- 
furerà  ibi.  loro  Commedie  44  u 

Jb , particella  affermativa  nelle  lingue  fet- 
tentrionali  a 09. 

Ippocratt  6 non  ifcrlffe  in  lingua  Dorici 
14. 

Ife  Ottavio , fue  Commedie  446- 

ÀrMMjti. 

litania  . formoli  de'  librai  417.  419- 

ljlrta  unita  al  E-riuli  a 17.  fuo  di  detto,  ivi . 

Dalia,  detta,  paefe  del  ri  aio.  ati.giff. 
dlvifa  da  Dante  in  dee  parti  117. 

Italiana  Eìoqntnia  o favella  , ufata  in  vtrfa 
prima,  che  in  profa , come  la  Greca  130. 
occafton  di  contcfc  in  Firenze  18S-  189- 
girata  con  regole  da  rteuiani  n(.  per- 
fezionata fopra  il  Dtcamtrone  $77.  origi- 
nati dai  Settentrionali  3.  romani  a e fuoa 
principi  7.  fa  pota  da  perloniggi  grandi 
nel  fecofoxii.  ufi.  parlari  prima . che 
ferirti  117-118*  tifata  dapprima  in  cote 
vane  e plebee  ut.  nobilitata  da  Danti 
tag.  dilatata  184.  anche  per  la  Tofcana 
a»9.  V.  ferini oEgir . 

ballavi  fenderò  in  lingua  romanta  fronte- 

tale  j f,  43. 

Italiano  alfabeto , accrefciuio  dai  Trijfino 
38. 

K 

Quelli  lettera  non  entra  nell’  alfabeto  Ita- 
liano, fuorché  ad  arbitrio  in  nomi  pro- 
pri donazioni  ftraniere  . 

Ktmpit  Tommafo  69 a.  copiffa  c calligrafo  • 
non  autore  dell'  lmilaiioet  Ai  Cripto  35. 
684. 


LAbht  Filippo  f-  76.  muove  liti  gramati- 
cali  a Cianàio  J-ànrtlìolto  304.  fui 
edizione  de ' Concili  gu alUu  dii  P.  Ar- 
duino iff. 

Lare 01  de'  libri . imprudentemente  ac- 
cennitelo'pentivi  aio- 

Lamio  Diogene  tij. 

Lago  iti  ruoli , perché  detto  da  Dante  1 so. 

• Su 

Latri , detti  gl'  ignoranti  158. 

Inaili  GiambitifU  a 79.  405. 4ofi-  fcrive  in 
dialetto  Sabino  a;8. 

Lem- 


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Delle  Cose  Notabili 


73S 


Lamberto  Piero  prefetto  della  Biblioteca 
Cefarea  ij.  379. 

Lamberto  Cono  5. 

l Aironi  Puccio , Paolo  Mirmeei  40?.  V.  Zu- 
foli • 

L Amputi anc  Affollino  300. 

Lamprìdio  Giambeaedetto  Poeta  latino 
*74» 

Lanci Cornelio  $4 1.  fae  Coiti med ie  443. 

Làurr/ct/o  Claudio  , autore  delia  Gramaii- 
ca  di  Ponoreale  304*  fcrive  dell* Emina 
di  san  Benedetto  642. 

L And loft j del  Lago  , eroe  della  Tavola  rim 
tonda  log.  584.  mentovato  da  Dante  106. 
V.  l'alvafone  Era  fino. 

Zanài  Antonio , fue  Commedie  44% 

-■  ■ Baili  ano  , diverfo  da  Ortrnjk  fi]* 

■ Coftinzo  654» 

— ■ Giulio  566.  S7<>»  640.  fcrive  dei  mot- 
ti 321. 


- Ortcnfio  Tranquillo  369»  370.  391» 
393»  598.  oppofto  a ll§ Jmaéfg/  §9»  parla 
di  Luterani , condannati  in  Ferrara  1 


. 598.  oppofto  ill'Am.ieligi  8^»  pari 

385» 

non  diverfo  da  Ridolfo  Cajtrarilla  439. 
fuoi  libri  550.  gru  $$a.  553.  fue  Novelle 
182. 

Laudi  no  Criftoforo  169.406»  408.  coment* 
Dante  1 n.  volgarizza  Plinio  634. 

LaufranehiPiolo  da  Piftoja  , feriti  ore  in 
lingua  provenzale  42. 

Laminerò  Ubato  , apoftata  dalla  Fede  , di 
famiglia  riguardevole  di  Borgogna,  ora 
fattoli * 4 517. 

Lauti en  J acopo  66a. 

La  patri  ni  Alcflìo  449. 

Lapini  Frofino  304.  307#  524. 

Zafra . V.  Grattini  • 

La  fra  ri  Coftantino  , ammira  1*  idea  della 
Commedia  di  Dante  138. 

Lafena  Pietro  381.  538. 

Lafianofa  Gianvincenzo  194» 

Latina  lij.jaa , corrotta  uegU  accidenti  da* 
Longobardi  e da’ Goti,  e pronunciata 
in  Italia  a lor  proprio  talento  23. 

Latine  voci , perché  feminate  nella  Com» 
media  di  Dante  148» 

Latini  Brunetto  a3»  jc.  39*  l£.  40.  122* 

1 a 3.  i? 5»  156»  «39»  3*6»  1 M»  634»  6 39» 
loda  la  lin^na  Francefra  romanza  fopra  le 
altre  ifL  eli  liuto  in  Francia  fcrive  in 
ouella  lingua  ilfuo  Ttforo  5.24.  3 *f.  co- 
dici di  eflo  , iyi , fu  il  primo*  ripulirtela 
favella  de'  Fiorentini , ini , fuo  Teforttto 
135. pataffio  14 6»  156»  fue  proft  137. 

Latini , per  Iraliani  1 14. 

Latini  Latino  58 9% 


Latini  (dittati  traf portati  in  lingua  Fran» 
cefra,  e da  quefta  nell’  Italiana  38. 
Latino  idioma,  ufato  più  , che  ffroipire 
a7?« 

Lanum  e Latinttm  t per  Italia  e Italiano 

366,  • 

Laudi  f pi  rituali , e loro  nome  originato  dal 
Gotico . e non  dal  latino  342. 

Lavatola  Alberto  396. 

Lanria  Cardinale  56» 

Lauri 0 Jacopo  Udinefe  , configlier  lette- 
rario di  Francefco  Strozzi  nel  volgari*» 
lamento  di  Tucidide  616.70*» 

Làuro  Piero  617.  618.  704. 

Lauro  Vincenzo  Cardinale  343. 

Livio,  errregge  dalrlmpieti  i Ca- 
pricci del  Gelli  582. 

Legijt i forenft  344. 

Leibmzio  Goffredo  Guglielmo  3.4.  io.  12» 
233.  685.  700. 

Lelio  Gianluigi  637. 

Lemunio  Stefano  12 1. 

Lentino Jacopo  501. 

Leu  ioni  Carlo  294,  333.  574.  loda  Dante  in 
ufare  voci  Urani  ere  147.  lo  difende  dal 
Bembo,  e dal  Cafa  153.  fcrive  fopra 
Dante  394.  V»  Cafii^Unnt  Saba  • Lenoni» 
Mazzoni . 

Leo  Bernardino  404. 

Lune  i.  foni  no  Pontefice  , fuoi  fermonl 
342- 

LrooTX.  vicino  a morte  li  raccomanda  « 
Dio  con  orazione  Tedefca  ai. 

Leon  X.  orna  di  privilegi  il  vecchi#  A Ma 
287.  fuo  diploma  per  l’edizioncdel  Poe- 
ma del V Atiojto  o 1.  3 93. 

Leone  Ebreo  636» 

Lronr  Impera  dorè  66?» 

Leoni  Giambatifta  359»  f9»>  593»  608.  cri- 
ticato dal  Gnarinì  472.  fae  Tragedia  in 
profa  486.  fu  a Tragicommedia  499. 

Leon  irrito  Niccolò  61 8. 

Leovio  Pietro  600. 

Leporto  Lodovico  390. 

LeJJio  Lionardo  642» 

Leto  Pomponio  624. 

Letterati , che  fcrifTero  in  bel  carattere  a8f# 
Lettere  de’ Principi,  e loro  varie  edizioni 
?47«  348» 

Lettere  non  raddoppiate  in  dialetto\c ne* 
ziano  133.  134. 

Liberale  Giorgio , pittore  Udinefe  638* 
Liberalità  feirfa , ufata  al  Tallo,  e da  lui 
eternata  nella  memoria  355. 

Libìtinenfe,  una  delle  ponetegli  Anfiteatri. 
4B9. 

!*>• 


7$S  Tavola 

Xtfr.tf  e ftampatori , loro  profeflìoni  unite 
3ifi.  lore  fraudi  in  murare  i titoli  ai 
librila. 

Libri  erotici , murati  32*.  fi  deono  brucia* 
re  63i. 

Libri  rei , non  tofto  proibiti  *03. 

Li  barn  io  Niccolò  4 ->8»  4S4. *6a»  inter  no  Tu- 
tore della  Granatici  del  Portunio  187» 

Li  etnea  delle  (lampe  in  Vanni*  *28.  >36. 
Lecerne  d'impreSoni  di  libri  44*7. 

L.’ebio  Sigifmon  loCriftiano  pubblica  il  eo- 
...  nieccio  arcano  tra  la  Duchella  Rinsta  e 
C,tl /ino  tao. 

Liguria  , detta  Janunrfa  Ih rcht'a  da  Dante 
213. 

•JJlio  Zaccheria  £35. 

Limolino,  lingua  *6.  £7.  Amilo  alla  romj*- 
i<i  a»iica  ditali  1 13. 

.L'mdeobrogio  Federigo  15. 

faina  dominante  2. 

Li>Z*a  romauia  co  lune  de'  letterati  d'Ita- 
lia , abbraccia  vari  dialetti»  o proprietà, 
come  nata  2?.  fjo  nome  2fi.  non  ben 
tratta  da'  fo‘i  fonti  latine  e Greti  p 1*1  • 
non  regolata  avanti  del  fecolo  xn.  26. 
27.  dtpprìnva  fenza  dialetto  comune  par» 
titolar t 27».  prete  corpo  per  le  Ulorie  fa- 
volofc  in  Ingua  romanta  provenzale  ,iVi; 
perchè  detta  vomire  1 13.  come  apprefa 
dall'/Jro/fo  e dal  Bembo  3$$*  V.  Italiana 
Tofc.i  na . 

languì  del  ritiro  latino  antico,  diverta  dalla 
volg  ire  Italiana  200 • 

li <»£»■'  di  Adamo  tpenta  dopo  il  diluvio  » e 
dopo  già  comind.ua.  la  torre  di  Babilonia 

13i_.  JH» 

Lingua  latina  gramaticale  con  regole  L e del 
volgo  fema  reioJe  2 oc. 

Lingua  htiuobatbara , ufata  da  Dante  , co- 
me al  filo  tempo  comune  1 57.  161» 

X.  ngna  rotti. tura  variata  in  Italia  fi* 

L "gi.i  volgare  t ufata  nelfccolox.  e nell* 
XI  Li4.ll*. 

Lingne  antiche , proraoffe  e ftudiate  dai  no- 
tiri  maggiori  1.  a. 

Lingue  matrici , maggiori , e minori  aia» 
Lingme  orientali , coltivate  dagl'  Italiani 
prima  , che  da  altri  600. 

Lingue  nomante  d’Europa  affermano  cenare 
particelle,/)., or, ov)  aio. 
£jf/£*rfetteiitriona]i  affermano  col  dir e/ò 

299» 

Lingnt  fuggette  all’arbhrio , e regolate  con 

la  ji.tw.inrj  uf. 

£1 »gne  vive,  ogni  cinquanta  anni  mutate 


e Indice 

Lioba , difcepola  di  san  Bonifacio  martire 

h 

Leonardi  Aleflandro  374.  *4 9» 

Leonardo  da  Udine  predica  inChiefa  lari» 
riamente  268. 

Lione  città,  feggio  dell*  eretta  di  Calzino 
ia*.  rifugio  di  apoffati  ed  eretici  Italia- 
ni *1*.  671. 

Leppi  Lorenzo  fotto  nome  di  Pedone  Zip- 
poli , autore  del  Malmaotile  Poema  a 4 a» 
40*. 

Lippomano  Luigi  671»  676. 

Lippomano  Piero  333. 

Lipfio  Giudo  io.  23.  24.  a*,  oppofto  all’ 
Am adigi  89»  So.  giudica  della  litoria  del 
Bembo  fopra  un  efìratto  non  accurato 
$94.  parla  degli  anfiteatri  delle  Colonie 
6ofi.  calunniato  dallo  Scaligero  dffu 

Lirinefe  Vincenzo , volgarizzato  dal  Mutio 
*£!• 

Litanie  Caroline  mille  di  voci  romanze  g. 

Li  r trai  iter  vuol  dire  ùt  latino  i6*«  a66» 

Liturgie  cattoliche  nella  favella  non  fug» 
gette  a variazione  267. 

Levi  tra  Giambatilta  , fuo  Crtrfonte  Trage- 
dia 49*.  V.  Merope  . Telefonie . Torelli  • 

Lobera  Vafco  autore  dell'Amadigi  84. 

Locato  Omberto  fio*. 

Lodi  tccejjive , ambite  da  vani  ,.e  <1*  plagiar} 
477*  , .. 

Lodovico  il  Bava  re.  Impera  Jore  intrafo  234» 
2*2. 

Lotica  fi 34- 

Lolle  no  Luigi  296.  oppofto  all %A'madigÌ  &£* 

Lollio  Alberto  327.  334.  403.  fua  Pajlorale 
4 19- 

Lomauo  Giampaolo  *68.  fifil*  fcrive  in 
dialetto  Milauefe  230.  231. 

Lombardelli  Ora/io  299.  30?»  ?a«»  4>4»  of- 
traggiato  dalSiiviati  419»  420.43*.  67*. 

Lombardi  Bernardino,  fua  Conunedia  443. 


Long  Jacopo  670. 
Lungi  atto  B afflane 


ano  Faufto  319» 


607. 


6<-y.  638.643. 647»  6*o.6*i.  6*2. 

Longo  Alberigo  , aderente  ad  Annibai  Ca. 
ro,  fatto  uccidere  dal  Cajl riverrò  *34. 

Lungo  Giorgio  fcrive  del  modo  dlfigiUar# 
e di  aprir  le  lettere  371. 

Longo  Sofifta  volgarizzato  dal  Caro  $70. 

Longobarde  definenze  18*., 

Longobardi  in  Italia,  diffinti  dal  Romani 
nel  teflo  delle  loro  leggi  23.  ouamo  du- 
rarono in  Italia  ±4.  allignati  in  Tofc*». 
na  a*. 

Lettiga  Michele  6 >4.  . * 

Lopu  Domenico  Gelai  t a per  impofiurx 

latto 


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Delle  Cose  notabili 


fatto  autore  d!  un  libro  indegno  dell’ere. 
fi  arca  Paujlo  .forare  yyy. 

Locju \(  ta  , adattata  a ingroffare  i volami 

Loredana  Gianfrancefco  il  vecchio  , fue 
Commedie  44 y.  446. 

Lori  Andrda  401»  454» 

Lottini  Angelo  y3y. 

Lotti  ni  Gianfrancefco  647»  plagiario  del 
Qaicciardini  214. 

Lucano  volgarizzato  403. 

Lare  del  l'Evangelio  non  rivelata  in  fegreto. 

ma  predicata  in  pubblico  i&l.  386. 

Lucio  Giovanni  . Schiavo ne  *42.602.  feri- 
vo in  latino  , e in  Italiano  283. 

Lucrili 0 616. 

Lumini  Federigo  640» 

Lu  ifiui  Francefco  374. 

Lundio  Carlo  trae  la  lingua  comune  d'Ita- 
lia da  fonti  fettcnt  rionali  16, 

Lupo  Cri  (ti  ano  487. 

Lupi  Fiero  , faa  piftorale  466- 
Luter» , vago  dclVAtuadifi  da  lai  fparfo 
d'intorno  8£.  e perciò  nella  dieta  di 
Vormazia  deteftato  da\V  Aleandro  85. 
ftiL  epoca  della  fua  erefia  yop. 

Lutiamo  Agoftino . faa  Tragedia  494» 

M 

MAbiìlont  Giovanni  jLay.39. 

LU,  2Tì. 

Mora  conta  . V.  Folengo  . 

Macchia  Silveltro  letterato  da  Foligno  6t  6* 
JH.k chiave! li  Niccolò  643.  6<t>.  edizione  t. 
delle  fue  opere  36 3.  fuoi  libri  indegni 
non  torto  proibitfyoa.  tacciato  dal  Mu- 
iio  ypa. 

Middeburftfi  Centuriatorl , confutati  da! 

Mai  io  626. 

Biadateci  Cardinal  Crirtoforo  418. 

ALitjirt  d’bloqucnza  fono  gli  uomini  illn- 
ilri  per  opere  fcritte  178. 

Mafiei  Paolo  Alefltrodro  638. 

Maialoni  Lorenzo  637. 

Af  fari,  voce  municipale,  in  latino  utinam, 
venata  dal  Greco  24?. 

-Maggi  Melchiorre  560- 

Magj/  V incenzo  contri  il  Ctjltlvttro  6 99* 

Miggio  Ludo  636. 

Mafini  Giovanni  Antonio  6 ir. 

Mafliabtcbi  Antonio  369.  459.  488.  yy6. 
Kyj»  6 79»  tiene  un  Epigramma  di  Nicco- 
lò Steel;, ’ f alfa  mente  attribuita  al  C*T‘» 
44J. 


737 

Mapnanini  Ottavio  419»  detto  l’Arfic- 
ao  4 4 >.  fpiega  gl'intermezzi  dell' Alceo 
dell’Ongaro  479. 

Magno  Celio  401*  T33- ^4c»  % 78»  633* 

Magno  Pietro  314. 

Blajano  Dame  coi. 

Majer  Marco  $$7. 

Ma  inardi  Agortino  apertati  e predicante 
in  C %'aveetna  521. 

Malarreta  Giampietro  impugna  ilGnari'nf 
473.  impugnato  da  Giovanni  Savio  474, 

Ma laf pitta  Alberto  , fcrittore  in  lingua 
provenzale  42. 

Mal  affina  Celio  398. 

Mahjpina  Corrado  , e Maroello  iyp.  160* 
Mxlatejla  Giufeppe  412- 
Malavolti  Girolamo  Ubaldino  340.  fuo  Va» 
cabotano  al  Boccaccio  308*  fue  Conrtnrdie 

Matavolri  Orlando  Storico  Sancfe  603» 

Mal  e far  zi  F laminio  , faa  Commedia  454» 
Malermi  e Malerbi  Niccolò  67<?« 

Mal  e f pini  Lorenzo  327.  39*. 

Mal tf flint  Ricordano  20.  «22»  600- 
Malfatti  Cetite  <68. 

Mal  pierò  Girolamo  y; 9- 

Mal  marnile  poema  341.  242.  3o9.  4oy» 

Malmefburiefe  Guglielmo 77. 

M.idombra  Giovanni  61  y. 

Malpigli  Lorenzo  , uno  de'  Configlieri  let- 
terari del  Tallo  434. 

Mal  pi  f li  Niccolò , plagiario  di  Dante  579» 
Mtlvafia  Carlo  Ccfare  667. 

Marnatili  Maicamonio  col  nome  di  Cùm- 
ulo 394. 

Mambrtano  , Toema  3 9», 

Martelli  Giovanni  yo4« 

Min  etri  Antonio , tfuo  Dialogo  fopra  Dann 

435» 

Manfredi  Muzio  359.  477*  543-  &a  Trage- 
dia e vera  patria  494- 
Mattini  Ottaviano  413. 

Mannelli  Flaminio  414. 

Manoleffo  Emilio  Maria  yjj?. 

M.wr.qur  Tommaio  , macftro  del  fiero  pa- 
lazzo £2$.  * 

Mtmpi  Clambatirta  <<9. 

Mantova  Ben  a videi  Marco  418-  349.  350»  • 

524.  trilafcia  , come  indegni , t 1 v.  Jfo- 
nttti  dannati  def  Pttrarca  yo8. 

Manali 0 Aldo  il  vecchio  • V.  Aldo  • 

Mwuiio  , Ma, tacci  e Mannucci  Aldo  il  gio- 
vane 303.  3sy.  4T7-  $77-  Azioiil  di  Ca- 
ftrucio  Antelmlnelli  608.  Vita  di  Coli- 
mo L 6 ic.  Difcorfi  6 ac. 

Manuzio  Paolo  306-  34é-  yo4»  SOS-  fuoco- 
A a a a a 


7$S 


T A-V  OLA  eIMOIC 


gnome  vari  imeni  e ferino  355»  ftampa- 
«ore  dottillimo  381.  efercica  Aldo  il  fi- 
gliuolo nella  lingua  latina  4$  7.  fu  a 1 ilo- 
ria  del  Concilio  di  Trento  632» 

Mattano  Antonio,  fratello  di  Paolo 
Hi:  6*1» 

Mancano  Scipione  411.  541.  Acì  fu  a favola 
48j. 

Mininoli  Niccolò  deferivo  l’Iftria  433. 
Marra  Pietro  £2»  75. 

Alarea  TrivigianaTn. 

Marceli iui  Valerio  S40.  640» 

Marcellino  Ainmiano  624. 

Marcello  Niccolò  37$. 

AI. retilo  11.  foraino  pontefice  341.  342* 
668 

Marcbeji  Lucina  $44. 

Marchetti  Alcflandro  546. 

Muchi  Francefilo  662. 

Ma.cj  Aurelio  finperadore  volgarizzato 
<66» 

Marcolini  Franccfco  <83.  fila  e Jizione  del- 
le Profe  del  Bembo  jSv. 

Alareneci  Olimpio  4 <-4. 

Alare  Filiberto  557» 

Ala r emm a 11  a lingua  o dialetto  a 19, 

Ala  refe. ilio  Fommafo  , pubblica  il  Codice 
argenteo  d'Ulfila  4. 

Sia  refe  jt  ri  Ercole  654» 

Alarefu  Rolando  ,67.  %g\. 

Jlfctrg.tr» «ri  Cornelio  if. 

Margotti  L^nfnnco  358» 

Alatieonda  Antonio  {Sa* 

Marinelli  Giambatifta  587» 

>—  ■ ■-  Giovanni  306.  307. 

■ ■■  I.ucrezia  4 11. 

— — Pietro  24*» 

Alari  tu  Giambatifta  Cavaliere  330.  382, 

40?»  697. 

Alarmi  Anronfrancefco  Cavaliere  4S8. 
Marmitta  Jacopo  {33. 

Allettilo.  V»  Mal  afflitta  • 

Alerone  Andrea  , lodator  di  Polifilo  {73. 
Alaror  Clemente  , Segretario  di  Renata  di 
Ferrara  32 {«ili» 

Ala  tracci  Lodovico  639» 

Ala  tradì , cartello  di  Romagna  , patria  del 
Ptfcrtti  416*' 

Morrei  ti  Fabio  40?» 

M 'tra  Orazio  3897531» 

Jlf  rtclh  Lodovico  17».  354.  155.  y?t.  {38. 
fua  Temidi  a 489. 

1 ■'  Niccolò  356» 

— Picriacopo  ig$.  378» 

- - Ugolino  660»  . . 

— ■ ■■  Vincenzo  356* 


Martelli ni  Ridolfo  . fua  Commedia  4S4.- 
Mirtei!»  Pucciandone  £f* 

Alartene  td  mondo  £4.  ^8.  aS6. 

Martinelli  Bonifacio  42... 

Alarti nelli  p ioravante  233. 

Martinelli  lommafo  3 34. 

Martin  trip  Fortunato  , lodato  da  Ortenjit 
Laudi  {{a»  553» 

Alartiueuto  Girolamo  105* 

Marrius  Raffaello , fua  Commedia  441. 
Martinone  Gianfrancefco  635. 

Mar  tirano  ('ortolano  407. 

Martiri  falli  degli  eretici  385.  386. 

Mani  Alcflandro  ^09, 
Aitr/iWgd,Alvernta574»  deferive  gli  Arre» 
fti  della  Corre  dì  amore  ifc  127. 

Marziano  Levanzio^ii» 

Marzio  Gaicorto  315. 

Maftardi  AgolUno  327.  382. 548. 

Mufmi  Filippo,  Lji.u  1 co  Accademico  Infoi - 
fato  <26. 

Mafotti  Olimpio  Clierico  regolare  683, 
Malfa  Antonio  6sa. 

ALxjJii  Niccolò  633» 

Majfr.no  Teofilo  Fiorentino  , eretico  6?u 
Alajfmo  Tirio  631» 

ALiibne  Panino  prima  di  Pietro  de  Marci 
feopre  Tcti  di  Turpi  no  75.  77. 

Malfatti  Niccolò  . fua  Commedia  454. 

Mata /.latti  ój  u 

Materiale  • V.  Barali  Girolamo  • 

Matilda  Cometa  , dolofanicatc  calunniata 
6^ 

Alatrai  ni  Chiara  543» 

Matra  aJa  Tonimafo  391. 

Alatrei  Aleffandro  cerca  di  ritrarre  il  Bttti 
dall'ero  lia  516. 

Alatti  di  Pier  Andrea  638» 

Alat  tematica  657. 

A (anmerio  Gran  Turco , fue  lettere  volga- 
rizzate 371. 

Mini  i/o  Gerardo  13. 

Maurilio  Giambatifta , fuoi  Statuti  dell’or* 
dine  del  Tofane  397. 

Mauro  d* Arcano  377.  ;;8.  dal  Rufcelli  pre» 
porto  al  Bervi  310.  non  adula  VAretina 

363» 

Bianco  Fiorentino  6<8. 

Mauro! no  Franccfco  338.  4;£. 

Manjfaco  Filippo  313. 

Manditi  da  Narni  Fra  Girolamo  339. 

Af azorbio  Alertio  Simmaco  efpilato  da  un 
plagiano  in  una  fua  Varia  lezione  488.489» 
Alai  uri  ni  Cardinal  Giulio  fa  comperare  a 
fue  fpefe  molte  copie  deli*  irte  itterica 
del  Mafcardi  548. 

Mfd 


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Delle  Cos 


M.uirlla  Scipione  598. 

Munni  Giulio  69o« 

Macaoni  Jacopo  152.  309.  334.  335.412. 
423.  nota  , che  Dante  f parie  nella  Com- 
media molti  dialetti  146.  tiene  per  vero 
libro  di  Dante  la  Tua  follare  Izlojatma 
2&1a  primo  a ufare  il  eorftvo  nei  palli  ci- 
tati 431.  63 S.  difcnforc  di  Dante  431» 

432. 

Medici  AlefTandro,  fue  Temenze  6_8. 

- ■ * Colimo  I-  c II.  Gran  Duchi  di  Tofca- 
na  231. 

» ■ ■ ■ Ferdinando  Gran  Principe  di  Tofca- 
na  537. 

*—  » Giulio  Cardinale  , dipoi  Papa  CU- 
mente  VII#  591. 

*■■■■  Ippolito  4oi. 

i—  Lorenzi  no,  fa  a Commedia  439»  uc- 
cide il  Duca  AlefTandro  , hi» 

Lorenzo  392.428:532.537.  539* 

■ — » famiglia  nel  Dclfinato.  V.  Merillon  . 

Medina  Michele  97. 

Mtfifero  Girolamo  211. 

Mei  Girolamo,  uno  de* Configlicri  lette- 
rari del  Tallo  424. 

Melampodio  Falcidio  , cioè  Gittfeppe  Aro- 
matari K24.  V.  Tafani  . 

Melantone  Filippo  eretico  , (otto  nome  di 
Filippo  di  Terra  ntjra  303.  volgarizzato 
dal  Cajìelvttto  523.  confetta  con  Tuo  rof- 
fore  le  menzogne  dello  St fidano  63o. 

Mellone  • V.  Tafani  • 

Melimi  Domenico  608.  comunica  al  Jltv- 
eo ni  la  dedicatoria  latina  dc\  paradifo  di 
Dante  148. 

ilfrmma  Giammaria  Veneziano  319.  635* 

648. 

Memmoli  Decio  £3 !• 

Mena* io  Egidio  4.5.50.  53»  7».  2t6.  3 II» 
388.413.  455*  459*  éàh  527.  53 1. 

Mentili  Ottavio  4 » l»  54c.  . 

Menni  Vincenzo  295,  401. 

Mentire , deteftato  180.  651. 

Mentita  , mtndxeii  tiprobratio 

Mercati  Michele  s88. 

Merlino  Cocajo  , Tue  opere  e ritrattazioni 


4r-9*  410. 

Merlino  romanzo  , di  profezie  finte  582. 
Mtrope  argomento  <11  Tragedia  antica  , 
trattato  da  diverti  in  lingua  no  (Ira  , an- 
che folto  nome  di  Cresfbnte  , c di  Tele • 
fonte- ^pa.  £95- 
Memla  Paolo  lSa 
Mrf  chini  Domenico  33  6» 

Meprbino  romanzo  antico  fli»  83. 

Mejia  , o Bnlgherla  , ufa  la  lingua  Gotica  20. 


E NOTABILI  '7J 9 

Mefale  Gotico  , tifato  nella  Qallia  Gotica 
»84. 

Mefftrt , titolo  ufato  in  Italia  490. 

Metal  lino  CafUllo  223. 

Metello  Scipione  648. 

Mevillon  , Baronia  nelDelfinato  , poflfedu* 
ta  da  cafa  Medici  ìaa. 

Me/i  trota  Cardinal  Lodovico  5 30* 

Mticre  ifìorico  Francefc  63. 

Michele  ( non  Michitie  ) Agollino  327.  359* 
*375.  463.  fua  Tragedia  in  profa  486. 
Michele  ( non  Michele  ) da  Milano  predica 
inChicfa  latinamente  z£}L 
Ih  eh  eliti  i Famiano  662. 

Mito  Sanefe,  poeta  volgare  antico  131. 
Migliore  Ferdinando  Leopoldo  <Si9. 
Milanefe  dialetto  ajc.  V.  Lomaeeo  • 

Milione  , libro  cosi  detto  s8a. 

MH  fedoni  Antonio  632. 

Minerbi  Lucilio  318. 

Mim  Paolo  *67.  ingiurlofo  al  Mntio  518. 
Mino  Mocati  , Sanele  a 29. 

Minate  Paolo  309.  illuftratore  del  Mal- 
montitela*. 

Mi  uranio  Antonio  Sebaftiani  49»  2 53»  33V- 
373»  483.  54».  Tua  poetica  41*  tiene  per 
vtro  libro  di  Dante  la  fua  Follare  hloijnrti- 
sa  262.  intervenuto  al  Concilio  di  Tren- 
to alla  condanna  di  iv.  Sonetti  del  Petrar 
ca  307.  feopre  i plagi , fatti  al  Gefualdo 

5»a.  513- 

Mirabella  Vincenzo , fue  amiche  S racufc 

587. 

Miranda  Trsnccfco,  plagiario  del  Gelli  ili» 
Miravai  le  Raimondo  139. 

Mi  fero  per  povero  330. 

Jlf  reo  Auberto  s6a.  68S- 
Mocenigo  Filippo  jiiL 
Madido  Guglielmo  380. 

Madia  Giambatifta  5o2. 

Modonefe  per  Modonefe  , mal  detto  529. 
Moiftjfo  Fiottino  597- 
Molti  Gabriello  544» 

Moli  net  Claudio  588* 

Molino  Domenico  37 9*  606- 
Molino  Girolamo  533»  642. 

Multerò  Meinardo  Ha 
M d/a  5 jS. 

Monarchia  di  Dante  .V.  Danti  • 

Menar  de/  Niccolò  638. 

Mon falcone  Bernardo  72. 566» 

Moneta  Bernardo  313.  574» 

Monete  387.  388-  , 

Mon odo  Piero  656. 

Monofmi  Angelo  1 3 6.  304.  non  ben  trae  Li 
lÌDgua  comune  dTtalia  de  foli  fonti  la- 
A a a a a 2 


: 


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' 74°  TAVOtA  E iNDtC  ! 


tini  e Greci  2&.  ben  dilliiisue  dialetto  da 
lini.ua  202. 

jPlontalbani , Bum  aldi  Ovidio  308». 
Afmtalbano  Marco  648» 

Ah.tt aperti , rotta  data  ai  Fiorentini  jo. 
eontribuifce  all’  Italiana  LI .^ucn za  12 l* 

la;.  » 24. ' 

Aleuta  re  iTìuogo  io  Francia  , dove  Bava 
con  ti  nata  He  nata  buche  fi  a di  Ferrara.ac. 
cogliendo  gii  eretici  rat. 

M onte  Bakiovino  del , protegge  Y Aretino 

— — OniJuhaldo  664» 

— — I unucenzo  Cardinale,  condannato  «la 
san  Pio  V.  tèa. 

Aionrentagn*  Buonaccorfo  240. 
jtf3>;ffwrr/*G«ovanni  Stefano  307.- 
Aiouticoli  Anaftajio  239. 

Movr infarto  Marc  ntonio  678» 

Monta , eliti  ùntola  per  la  foro  ira  ferrea 

W*  Box. 

Mora  o Marra  Domenico  Griglone  ritiene 
nello  fcrivere  lingua  romanza^*.  6u* 
Morale  Cnjliaua  67  3« 
jUoral e Filofjfi*  639* 

Morali  di-san  Gregorio  volgarizzati  « Vedi 
Gregeio  Munirò . 

Morata  Fulvi.i  Olimpia  eretica  337.  non 
dee  dirli  Celebris  r nie  famofa  In  bnon 
latino  28 1. 3>6f 

Morato  Fulvio  Pellegrino  , padre  di-Olm- 
pfaj  il. 

Mordrrc  , padre  del  Re  Arti*  ioy*- 
Morelli  Colimo  746.- 
Morelli  Giovanni  6oò. 

Morello  Andrea  , loda  Vimitdtfone  di  Crijto 
del  Gtrfen  £3?.- 

Marcante  del  Pula’ , attribuito  al  Politiano, 
e al  Fi d m 392. 

Morivi  Giulio  403. 747. 

Mortilo  Giovanni  37$» 

Morino  Stefano  177. 

ZLront  Cardinal  Giovanni,  affocato  da' 
fofpctti di  erefia  *20. 

M r .fini  Andrea  63»* 

Morofitti  Paolo  797. 

Motta , patria  degli  Meandri  741. 

Aiutilo,  tratto  della  Tofcana  •tannarla 

«i2_. 

Mula  c Amulìo  Marcantonio  Senator  Ve- 
neziano,-© pòi  Cardinale  fautor  delle 
lettere  493.  V.  Se  ri  panda  . 

Alulltn  Andrea  illuftra  i Viaggi  di  Mano 

Polo  ^£3.  613. 

Blu  t.  eletto  lotnmafo  488. 

Mfiiileipfiic  , v.  Dialetto  *■ 


Muufiteo  badiano  ioo.  tea. 

Murerò  Marcantonio  14.  180.  Tua  teftimo- 
RÌanza  del YArioJtv  394.  loda  Lui^i  Cor- 
nato 6 43. 

Mufiea  667»  corruttrice  de ’ buoni  fj fiumi 


8i, 

Muffito  Albertino  134. 

Muffo  Cornelio  338.- 

Aiuti  Orazio  cerca  di  ritrarre  il  Metri  dall* 
erefia  716- 

Almi}  Giambatifta  641. 

Aiuiio  Jeronim a , e Girolamo  ( non  Gerola- 
mo ) Giu ilinopo Tirano  15»  sol*  266.370, 
***•  l££- 116.  39S.  Hi  *6^ 

571-  *7*.  626-  640.  648.  6*0.  6n, 

6 ».  677. 678.  679.  non  bene  oppoilo  al 
fan  hi sopra  la  lingua  provenzale  33.  34» 
fue  Batta*  li  e ± >.  2 7.  oppoilo  alJ’^madf» 
X*  69»  favorevole  al  Dante  de  Furari 
Elcqueut.a  177.179.  avveri lice  un  mot- 
to eretico  del  C-aJtelverro  297.  difefo  398. 
fuoi  inacitri , ivi  ; confutato  dall*. Uuu - 
no  3^6.  non  adula.T-drrrùro  364»  fui  Poc- 
tic  « 373.-374»  giuiùmenie  dà  per  eretico 
II  Cajteheirò  387.  338.  fuoi  precetti  di 
far  vedere  le  proprie  opere  434-  d’ordi- 
ne di  san  Pio  V.-  rifponde  a libri  emp) 
427»  non  i feri  de  coatta  Dante  429.  dife- 
fo contra  il  Zoppio  433.  433-  fue  egloghe 
467-  detefta  , come  eretici  iv.  Sonetti 
proibiti  del  Petrarca  7o3.  fcrive  contri 
Perche  di  Fcaneefco  Betti  51^5.  impugna 
il  predicante  fintoli *.  ribatte  il  r«rgf- 
rio  , ben  condannato  in  contumacia  4 1 9* 
difende  T Italica  lingua , e giura  di  ili- - 
mare  . e- riverir  Firenze  , da  sè  onorata 
e ammirata  427.  vilmente  ingiuriato  da 
Filippo  Valori  776*  preferifee  11  Decame- 
ron a tutte  le  opere  del  Boccaccio  5-79^ 
taccia  il  Guicciardini  di  molti  difetti 
g$2.  impugna  i Duelli  6x2.  confutato 
dai  Padri  del  Concilio  di  Tremo  678* 
lodato  dal  Ca/.i 679.  volgarizza  Finctuto 
Lirinefe  , e muore  d'anni  to*  in  villa  del 
fuo  amico  Lodovico  CappuUi  69i. 

Mutio  Giulio  Celare  pubblica  ic  Battaglie 
dei  padre  298. 


N 


NAli  Marcantonio  422.  V.  Ftrchit  • 

N augi  a Guglielmo  5. 

Nani  Ballila  597. 

Napoletani  rimatori  733. 

Pkfiolt  non* ebbe  Re  proprj  a pa/te , ma 

quei 


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Delle  Cose  notabili  741 


quei  di  Sitili  A 23  *.  fui  regi]  corte  efal- 
t at; itia  Dame  236»  237. 

Nani*  Jacopo  Ile.  £^609.  £19»  fua  Còni- 
media  in  verfi  più  antica  di  tutte  le  Ita- 
liane 4<s>.  ufi  il  verfe  friolto  4*1.  iti 
tempo  <TelJa  cacciata  de’  Medici  da  Fi- 
renre  4ca# 

Hard  ni  Famiano  60 7« 

Na.  dacci  Giovanni  546» 

Nunì • V.  Mattini  . 

Natta  Marcantonio  381. 

Naragero  Andrea  280.  ' 

Navarra  per  Chiara  , erroneamente  predo 
il  Boccaccio  6fi. 

Nawdto  'Gabriello  2j.  7*^  fua  Biblioteca 
Cordeiiana  81.  fuo  parere  Copra  Turpi» 
no  187.  337.  S09.  cól.  637*  MtfcuratU 10 
dialogo  390»  loda  Poli/ilo  sii»  e lacera 
Coftantiuo  Gaetano  éS$* 

Natati  Francefco  681.  mal  ferve  Diomede 
Borghefe  nell*  edizione  delle  lue  Lettere 
3*6.  Tuo  volgarizzamento  ditettuofo  . 
V.  Biffati  . 

Nataci  Giambatift.t  f7*„ 

Natianteno  Gregorio  santo  341.  chiama 
Omero  fcrittor  di  Commedie  t e di  T/age* 

die  1 f,6. 

Negri  Francefco  . V.  Alunno. 

Negri  Girolamo  348.  349- 
Nitri  Giulio  f 60. 

Ntgrifoli  Antonmtrio  401» 

Neuroni  Giulio  83. 

Neìii  Piero  , fotto  nome  diedre*  da  Ber* 
gaeno  <38- 

Mtmefi  , libro  di  Germano  de  Pecchi  Cimai- 
dolefe  S4P. 

Neri  prevalgono  al  Bianchi  141. 

Arri  Tom  malo  *61. 

Neri,'  Francefco  603. 

Nei, Ji  ria  d' Italia  da  chi  prima  fcoperia 
4**V 

Ncutootlfscco , plagiario  di  Giovanni  Ge- 
rardo Voffio  130. 

Weeta  619.  ' 

Nicodemi  Francefco  fono  nome  di  Lio  nar- 
do , fue Giunte  alla  Biblioteca  Napoleta- 
na del  Toppi  avute  dal  Magliabtcbi  44 6- 
1*7- 

NicoJetti  Marcantonio  *41. 

Nicolerta  da  Torino  , fcrittore  in  lingua  prò- 
ventale  43. 

Nicol, tri  Francefco  non  approva  la  favella 
sfata  dal  Davavtati  342. 

Nigella  Limolilo  1 7.  fciivc  a Lodoyico  Pio 


un  Poema  , col  nome  dì  Elegia , e non  di 

regia  164»  »6*. 

Nini  Ultore  5 oc. 

Niui  Giacinto  402. 

Nipote  Cornelio  £ai. 

Nificli  Udtno  , Benedetto  Fioretti  398.  300* 
311.  380.  38».  4g3.  *a6>  639.  mal  cenfu- 
ra  un  luogo  di  Dante  in.  cita  la  Volgare 
Eloqutnta  di  effo  264»  dà  del  fqjijta  al 
Cajìtlvetro  385.  riprende  il  Furiofo  dell* 
Ariojtn  394»  35>*»  fua  Viu  , fcritta  da 
Francefco  Ci  enarri  *t8»  mal  riptclò  dal 
Dottor  Salvini  • V.  Salvini . 

Nitardo  [dorico  y.  »c»  12* 

Niufio  Bertoldo  $91.  592* 

Nubili  FI.*. minio  63*- 687.  uno  de’  Confi- 
gjicrì  letterari  del  Taffo  424. 

Nobili  Roberto  5 $5* 

AVt  pinta  s86. 

Noci  Carlo,  tuo  Rimario  di  Dante  310*438^ 
fua  Padorale  46  >. 

ATo«  prefo  dalla  feudi  Annialta  per  epoca 
d'origini  di  città  464» 

Nomi  degli  eroi  della  Tavola  ritónda  im* 
propriamente  adottati  da  famiglie  pri- 
marie 70. 71.584. 

Atj  miftntì  Girolamo  , Aleffandro  Taffoiii  *1?- 
Norchiati  Giovanni  3^9. 42*. 

Notes  Giafone  e Denota  , come  Dcria  , a 
d’Ori  a , del  Bene  , c Dettene,  Arila,,  e 
Datila  , Aralo  . e Dilaghi  31Ó.  830.  493. 
6u.  647.  6i8.  coutcario  al  Guariti  373. 
fumatore  di  Dante  429.  impugna  le  Tra* 
gi commedie  468.  oltraggiato  dal  Guariuù 
4 69.  47c*  471»  472»  difefo  473. 

Norie  Cardinale  Arrigo  , mal  contradetto 
Copra  Tei»  dì  Angelo  CJocri  312.  operi 
falfaraente  attribuitagli  3*2.  cauto  in 
rispondere  a'  letterati  376. 

Normanni  in  Italia  portano  le  rime  in 
Francia , e indi  in  Italia  ói. 

Nojlradama  Giovanni  44;  *y»  òli  ór.  120. 
iii.  per  onor  del  Pciraici , cerca  di  da- 
re altro  fenfo  a’  fuoi  IV,  Sonetti  proibiti 
*o9. 

Note  eretiche  del  Cajleìvetro  fópra  iipe* 
trarci  *17. 

Note  ingombrano  gli  autori  clafCci  aja.. 

Nora/ ni  Luigi  332. 

Novelle  *79.  *8c.  *81. 582. 

Novelle  del  Boccaccio  , piene  di  verd  df 
Paure  1*4*  V.  Boeracciv. 

Nuunefto  Piergiovanni . uccia  i\CaJielr<*- 
tro  389.. 


Or*. 


-742 


Tavola 

o 

OC,  particella  affermativa  nella  Gal- 
li  a Narbonefe  , perciò  detta  di 

Lingua  d'oe  134.  aio.  316. 

Orbino , dall*0<vf,  Bernardino,  defertor 
della  Fede  , in  latino  Otbienus  , e non 
Ortìht  gay.  yi6.  reprefl’o  dal  A imito  678» 
Oddi  Muzio  6*9. 

Oddi  Niccolò  a 17. 43o. 

Oddi  Sforza  , fu  e Commedie  442. 

Odoni  Rinaldo  637» 

Ofimanno  Guafparri  loda  Lu'gi  Cornare 
641. 

Of enarro  Arnaldo 
Omero  403.  404. 

Oldcrigo  11.  Fatriarca  di  Acuitela  m Ven©* 
aia  fpiega  in  Ttdtfco  a Federigo  L Impe- 
• radore,  ciò  che  Aleffandro  111.  dille  in 
Urino  viti  predica  inl.tr/rro  in  santa  Ma* 
ria  delle* Carceri  1 
O levano  Già  sbattila  649» 

Olivo  Giambatifta  393. 

Olmo  Valeriano  688. 

Gljìtnio  Luca  489.  yfj.  fff.  <60.  607-  692* 
fetide  in  bel  carattere  286.  opera  con 
impollura  attribuitagli  352.  fua  latte»  1 
dogmatica  678* 

Ohrama  374» 

Orr  tra  famiglia  , detta  ancor  di  Romano 
6 4.  6f«  per  Nararra  , da  riporfi  predo  il 
Boccaccio  &£• 

•O  figaro  Antonio  46?.  fuo  Mirto  479» 
Onofandro  Platonico  66 3. 

Oradini  Lucio  yay. 

Orario  , fua  poetica  39o.  <46. 

Orditoti  funebri  in  morte  di  letterati  333. 

altre  indegne  in  morte  di  apofiati  yaa. 
Orci  nuovi  Lodovico  341. 

O indagar*  Girata  57* 

Or  fiamma  , bandiera  vermiglia  $ fa  me- fa 

7?*  73*  lài 
O» io  Ippolito  ^67» 

,Orit  Mitico  Domenicano  , penitenziere 
del  Papa  , fpedito  a Ferrara  dal  Re  Arri- 
go li.  contri  la Duchctìa  Renata 385. 
O'Idndt  Giovanni  4 ìa. 

Orlandi  Guido  yoi- 

O ri  andò  , famofo  per  cagion  di  Tarpino  78. 
V»  Arie  fio  • Rotando  . 

Orologi  Giufeppe  2^6.  396*  403»  dlS* 
Aat.  641.  6*5- 
O rfato  Sertorio  489. 

Orftolo  san  Pietro  2^3.  Doge  (nonDnrr) 
di  Venezia  , dipoi  motraro  dell*  ordine 


e Indice 

Btn tdtrr.no  , e non  Cautaldoìtfe  1 14.  y7g, 
parla  in  lingua  volgare  uy.  331. 

Orft  Giangiùfeppe  31  u 
Orfilago  Pietro  514» 

Orfino  Cammillo  609* 

O fin  » Fulvio  ?o3. 

Orfino  Giordano , Cardinal  Vefcovo  di  Al* 
bino  674» 

Ortica  AgoUi no  610. 

Orto  Garzia  dell'  638. 

Ortografia  volgare  de’  tedi  antichi  £22  infe» 
gnata  dalle  riine  179-  V.  Barali  Co  fimo. 
Barali  Daniello. 

O» borio  monaco  «9. 

Ofrro  in  Dalmazia  , vera  patria  di  France- 
feo  Patrizi  • V.  Patrie j • 

Or  fri do  Litio. 

Otr aliano  Porfirio  , liberato  dall*  dillo  per 
un  fuo  poema  in  lode  di  Cofiantino  Ma- 
gno 1 /ir. 

Ottonalo  Giambatifta  e Paolo  $3 9. 

Ottone  Magno  ignora  il  latino  ii£* 

Ottone  IV.  parla  in  lingua  romanici  17.  in- 
vade i Patrimoni  di  san  Pietro  74- 
Ottontlli  Giambatitla  fcrive  contea  le  Com- 
medie 4*6» 

Ottonili i Giulio  difenfore  del  Tallo  38  u 
£18.419. 

Ovtra  Orfa  , fi 'nera  di  Duino  , celebrata 
daCornel’o  Frangipani  544. 

Ov) , che  fi  pronuncia  hu) . particella  affef 
mativa  in  Francia  ai i*  ai  6* 

Ovidio  403.  T47-  579- 

Otto  ( in  latino  Ottiut  ) Giovanni  Arrigo 
*jy« 

P 

P Acciaiti  Felice  314. 

Paciurhtlli  Angelo  » mal  tacciato 
Padova  città  . fuo  dialetto  24f-  346-  V-  An- 
fiteatro • 

Paganino  Aleflandro,  ftampatorc  409.483. 
Pagi  Antonio  Cronologo  603. 

Palatino  Giambatilla  infogna  a fcrivere  in 
bella  lettera  a3y.  346. 

Pattar  io  Aon  io  303. 

Palladio  Andrea  s?3.  6ao.  66a.  fcrive  dclT 
Ar ricottura  638. 

Palladio  BlolTio  y 30» 

PalUvicitto  Sforza  Cardinale  8Si  fai-  S61- 
59a.  63  2.  641.  cita  gli  Atti  delle  depolì  - 
zionl  del  Cafitlvttro  in  materia  di  Fede 
nel  fanto  Udcio  di  Roma  391.  gol.  fuol 
Avvertimenti  gramaucali.  pubblicati  da 
Fra*- 


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Delle  Cose  notabili 


74J 


Francefco  Rainaìdi  701.  Hi  giuflamcnte  il 
titolo  «li  a prjUtA  al  L'ajle  berrò  787.  c per- 
ciò con  iinpofìnra  è impugnato  53;.  lo- 
da il  Cardinal  Bentiv^ìio  con  frafe  par- 
ticolare  711.  fu  a Tragedia  497. 

Jb/mf trino  , uno  degli  eroi  <\e\VAmadt£Ì 
Falmerio  Jacopo  loda  il  Santi  j/aro  483. 
Palmieri  Matteo  574.  57?.  609.  644» 

Pamela  Jacopo . fai oi  limitici 'adulterati 
nel  titolo  554. 

Pantera  e Vane  ir  ino  Antonio  da  Portogrwaro 
in  Friuli , Patriarca  di  Aquileja  e Cardi- 
nale 674» 

Pantera  Ugo  , frate  minore  della  provincia 
di  Tarteria  A38> 

Tanti r olì  Guido  606. 

Tane  ir  eli  Ottavio  6*9» 

]>.nrdo//</ Certofino  687. 

Pantiitijla  nuovo  del  Cafìel vetro  <17» 

£s neretta  t Villa  -di  Lodovico  Capponi  in 
Valdelfa  . dove  muore  il  , da  lui 

accolto  398. 

Panica  rota  Francefco  727»  731»  774.  7 96. 

3 3 9-  7 59-  677»  dichiara  1 Salmi  di  Da- 
vid 673. 

Tanfa  Muzio , fua  libroria  Vaticana  , adul- 
terata nel  titolo  $?4« 

Tanfa  Paolo  628. 

Pauvìmo  Onofrio  54?.,  loda  Annibai  Caro 

783. 789. 

Taoini  Fabio  773. 463*  498.  697. 

Paoli  Apojlolo  tanto  , empiamente  tacciato 
dall’eretico  Cailelvctro  787. 

Paolo  Diacono  62*.  fuo  Itali  eifmo  3?. 
farlo  Giulio  giureconfulto  Romano,  e non 
Padovano  j6  «• 

Paolo  HI.  fornmo  pontefice  , fuo  Breve  poi 
Teftamento  del  Cardinal  Bembo  intorno 
alle  file  opere  750» 

Patio  IV*  zelante  eftirpatore  de*  libri  rei 
$o8. 

fapafwa  Roberto  467* 

Papa  fava  Marfilio  497* 

Tafanane  Vitale  399. 

Parabofto  Girolamo  >87»  fue  Commedie 
444»  fua  Tragedia  493. 
fareo  Gianfilippo  J33. 
farii  Matteo  ito* 

Parlamento  della  corte  d’amore  in  Proven- 
za 137.  mentovato  dal  Barberino  e dal 
Redi  128. 

Parlatorio  e parlarlo  , cioè  piatta  370. 
Parlatura  Fr.mcefca  efaltata  da  Brunetto 
Latini  3«.«  71» 

Parma  e Piacenza  , città  di  un  Pietro  6i7. 
Tannici  ano  Lanfranco  fuo  Rimarlo  al  Pe- 
tiarca  $14. 


rat  tenie  Bernardino  144»  374. 4(  3.  578.  fua 
Imi  rat  ione  f ottica  in  Italiano  c in  latino 

Parata  Filippo  delle  medaglie  di  Sicilù 

illi 

— Gianjacopo  fopra  1 Armilo  796. 

— - Paolo  Iflorico  Veneziano  5^a.  s9j. 
Pafcalio  Valentino  465. 

Pajìni  Antonio,  cmcn«latore  del  Mattioli 

678. 

Pafqninate  , indegnamente  attribuite  al 
Sano  Ataro  483. 

Pajfayanti  Jacopo  107.  122*363.  67%  Or* 
pollo  a tutti  i volgarizzamenti  della  Bib- 
bia tu  670-  biafima  il  parlar  romanesco 
e il  pretto  Fiorentino  334. 

Pafftonei  Domenico  Nuncio  Apofiolico  fa 
tradurre  in  lingua  romanza  la  dottrina 
della  Chiefa  55. 

Pajìorali  favole  459. 

Pajlorah  impugnate  da  Giafon  de  Notes  775. 
Pataffio  di  Brunetto  Latini , coment ato  30- 
V.  Latini  . Ridoìji  Francefco  • 

Tataroìo  Lorenzo  47.  34°» 

Paterno  Lodovico  578. 

Patino  Carlo,  fraude  nel  titolo  del  fuo  S*e- 
tonto  722. 

patti  archi  di  Aquile}*  Francefi  , con  le  loc 
Coni  portano  nel  Ducato  del  Friuli  la 
lingua  romanta  de’  lor  paefi  su  - 

Tatri/ìu  Antonio,. tre  volte  Generale  de* 
Frati  Minori  .antenato di  Frantefto  318^ 
•— % Francefco  Sanefe  , Vcfcovo  di  Gae- 
ta ; 18. 

— Francefco  da  Offero  in  Dalmazia  , c 
non  da  Llìffa , nè  d’altro  luogo  717.  41 
433.  482.  Uh*  S4£.  543.  588.  653*  657- 
66o«  661.  non  inventore  di  verfi  Patri - 
siavi  i8t«  248.  778.  pubblica  opere  vol- 
gari di  Giulio  Cammillo  701.  514.  fua 
Rettorica  717.  fua  Partita  37*,  caro  » 
Clemente  Vili.  *V  • inroitui*  col  Mas- 
titi 471. 

Tanfania  61 5- 

Patri  Altonfo  deride  il  Glambnllari  peri* 
lingua  Jramea  394. 

Patti  Cofimo  , fua  lettera  a Giovanni  Pico 

27l! 

Pqna  Francefco  uditor  di  Rota  Spagnuolo 
deputato  a riveder  la  Difefa  di  Danto 
dei  Mazzoni  a fua  richieda  43 1. 
reifero  Davide  6s6. 

l*eirejkio  379. 578.  fludiofo  dell’antica  lin- 
gua provenzale  7 7.  fornito  dall’Italia  di 
poeti  provenzali"^. 

Pùroutt  Simone , fuo  Catalogo  di  Santi  per 


uiò  de*  Tanochi  sSv. 


Pel • 


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744 


Tavola  e Indice 


Pe1lt£rin.uiont  facre  empiamente  fchernite 
% dal  Calìelvetro  e da  altri  eretici  <i3. 
Pellegrini  Lelio  3?£. 

pellegrino  Ca  mimi  lo  il  vecchio  48. 49»  fgo 
dialogo  41;.  414»  4 >7»  4»8.  419. 
Pellegrino  Cammillo  il  «tTv.itte  £98, 

Pellìffon»  Paolo  , convertito  dal  Calviniano 
alla  Fede  cattolici  per  la  lettura  de* 
Santi  Padri  £66. 

Pentateuco  Samaritano  3^9. 

Pepe  Crefcenzio.  V.  Tafani . 

Pr poli  vendono  Bologna  ai  Vifconti  ^6. 
Veranda  Franccfco  t£3«  £46» 

Vere».:  Guglielmo  « Tuo  romanzo  delle  guer- 
re d'Italia  £8. 

Pere  fio  Giancammillo  ££9. 

Peretta  Flavia  <44- 
Perdami  ni  Jacopo  300.  311.  3 £3. 477. 
Pertanto  , nome  antico  di  città  dell’ut  , 
dato  ne’  tempi  balli  a Periamo  cittì 
d’Italia  139» 

Pericardio , borfa  del  cuore  1 £ t* 
Ptrinpkìoldo  Giovanni  3*3»  In»  Vita  di 
Teoderigo  Rè  dìtalia  *££. 
pzr ionio  Giovacchino  non  rifpetta  Pietro 
Aretino  i63. 

Perpetua  e Felicita  , atti  del  loro  martirio 
non  bifognofi  di  correzione  488.  48?. 
Perpìgnano  Piero  £04. 

Perranlt  Carlo  £64» 

P irrotto  Franccfco  Calvinilla  £08. 

Ptrrotto  Niccolò  287» 

pen  Ciro  di  379.  $43.  fuo  parere  fopra  tm 
Difcorfo  di  Pier  della  Valle  , e le  Trage- 
die, del  Conte  Dottori , e del  Cardinal 
pallavicino  497* 

Per/  Vincenzo  dì , volgarizzatore  di  Clan- 
diano  401. 

Pcrjieo  Panblo  306.  Zi 7’  34£« 

Prrfia  Antonio , da  Sfaterà 
Peifio  Afcanio  fratello  di  Antonio  18  £.  2Q7> 
312.  4££.  non  ben  trac  la  lingua  comune 
d’Italia  da  foli  fonti  latini  e Greci  2 6ó 
Ptrjh  poeta  fatirlco  amico  volgarizzato 
*4$» 

Ptfeetri  Orlando  da  Marradi 299»?oo-  3Q 9» 
4 1 6»  4 3 1 » impugnato  da  molti  47?»  474» 
47^.  adulatore  e feimia  del  Sa  Ivi  ari  4 ié. 
difprezzatore  del  Taffo,  e de*  fuoi  difen- 
fori  , ivi , adulator  del  Gnarini  477.  pla- 
giario del  Mureto  496» 

Petavio  Dionigi  673-  fcriffe  in  buon  carat- 
tere *36* 

petitdidier  Matteo  Abate  Benedettino  t 
.poi  Vefcovo  di  Macra  176. 

Petrarca  s&a.  £24»  loda  i poeti  provenzali 


£6»  comentato  da  Tri  fon  Gabriello 
513»  meglio  intelo  in  Lombardia  , che  in 
Pìrenie  irti,  -fertile  in  buon  carattere 
a86.  fue  lettere  volgarizzate  371.  cfpo- 
fio  dal  Geli*  4 36-  fuoi  Sonetti  proibiti 
£ut»  £04»  £o£.  £q6«  £o7-  Petrarca  del  Gir 
Jìtlvetro  degnamente  proibito  dai  fommi 

Pontefici  Siilo  V»  e Clemente  VII  1. 5 ló. 
517»  Petrarca  difefo  conua  le  note  ereti- 
che del  Cajlelvetm  £03»  £04»  £»7«  Petrar - 
ea  f puntuale  £3 9.  V»  Alunno.  Aromatari . 
Taffbni.  Uberei  Alcliandro  • 

Vetrone  Pietro  , Certofino , riprende  il  Boc- 
* « accio  576. 

Petromo  Arbitro  £60»  fuo  Frammento  le- 
gittimo 6^7. 

Petmcci  Cardinal  Piecmatteo  £37. 
Peutingero  Corrado  il* 
piccarto  Michele  loda  con  fua  orazione 
Scipio  Gentili  , morto  Luterano  431. 

£33» 

Piche  non  parlano  , ma  imitano  303, 
Piccolomini  Aleflandro  lo  Stordito  Introna» 
to  334.  389»  401.  4»*»  $35»  640»  6*3. 
664.  fue  Commedie  441* 

— ■—  Afcanio  6» 3» 

— Francefco  336» 

» — Giu'io  697- 

— M.  Antonio  64°» 

— . Mario  £62. 

_ Niccolò  iqC  volgarizza  la  Città  di 
Dio  di  santo  Agoftino  689. 

— Porzio  63  f» 

P1Y0  Giovanni  273.  £39» 

Pi  trio  V aieri  ano  £ij» 

Pietramala  e Pietrxfanta  , nomi  di  due  ca- 
sella in  Toscana  prefi  in  gergo  307» 
Pietra fanta  Silveftro  333# 

Pierri  Pietro  di  Danzica  benemerito  dell* 
Italiana  Eloquenza  3»  *» 

Pietro  figliuolo  di  Dante  6£; IO?»  comenta 
in  latino  U Commedia  volgare  del  pa- 
dre 407» 

Pffeh  Francefco  6£9. 

Pfgàfetta  Filippo  3;S.  399»  663.  *64» 
pigna  Gì  amba  ti  ita  4£.  48»  49»  9J 
376.  377-  796.  £>*■  8^-604. 
confutato  in  propofito  di  Dante  146* 
Plgnorta  Lorenzo  ag.  38»  21»  ifij*  »6a.  aac* 
*86»  5^8.  574.  £86.589. 

£97»  606.  63»»  tiene  per  vero  libro  di 
Dante  la  Volgare  Eloquenza  2 64»  fuo  epi- 
taffio a Merlino  Curai» aio*  nemico  della, 
falfa  Lotica  del  Portenari  6I4.  loda  ii 
Tacito  del  Politi  623» 

Pitoni  Qk?J&io  *gfr 

fÙK 


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Delle  Cose 

Piada ró  volgarizzato  949. 

lV«f//i'Gianvinccnzo  18. 383.  uno  de’  con* 
figlieri  letterari  del  Tallo  424. 

Tinelli  Niccolò, Fiorentino  949. gran  loda- 
tore di  Udeno  Nifttli  et  3» 

Pini'  Valentino  6$9. 

Tino  Bernardino  gag.'  346-  fue  Commedie 
447» 

Tino  Paolo  666. 

P/®  Alberto , Conte  di  Carpi , difcepolo  e 
largo  benefattore  di  Aldo  Manuzio  il 
vecchio  fuo  maeftro  303.  confuta  le  im- 
pietà di  Erafmo  <18.  699. 

Tio  Cardinal  Ridolfo  da  Carpigli,  cerca 
di  ritrarre  il  Betti  dall’ereiia  ci  6. 

P/o  V.  santo  672.  fa  caffare  dalle  opere  del 
Petrarca  tv.  Sonati  proibiti  , e per  font- 
ana grazia  concede  la  correzione  del 
Boccaccio  a Colimo  I,  Gran  Duca  909. 
576.  favorifee  le  opere  del  Muzio  626 . 
V.  Aleffiwdrino . 

Tifino  Francefco , Bolognefe,  Domenicano 
traduce  in  latino  I viaggi  di  Marco  Polo 

613. 

Titani  Paolo  <48. 

Tifa  città  , fua  ifcrizione  volgari  120. 121. 

Tijtoja  Antonio  391.  fua  Tragedia  499. 

Pitagora  643. 

Pireo  Francefco  660. 

Titeo  Pietro,  impoftura  attribuitagli  591» 

Tini  Buonaccorfo  60 1.  fua  Cronaca  di  Fi- 
renze con  note  erronee  66. 

Pittura  e fcultura  664. 

Tlatiarj  vani  , e furbi  434.461.  477.  gì  3. 
061.  V.  Bui  net . 

TI agj  a 1-7. 488.489.  491.  496.  g79«  g8a.  fé 
ne  accufa  Aon  io  Falcar  io  30  a. 

Tlantedio  Manilio  , compendiatore  del 
Guicciardini  493. 

Platina  Bartoloinmeo  £4.  628. 

Platone  63 y.  chiama  Tragedie  i poemi  di 
Omero  166. 

Plauto  volgarizzato  4 96. 

Plinio  Secondo  340.  634.  fue  lettore  volga- 
rizzate 371. 

Plutarco  618.  642.  663. 

Foe/ic  in  più  itili)  diverfamente  chiamate 
114 ? 

Po&i  Beltramo , fua  Tragedia  498. 

Poggio  Jacopo  60S.  617. 

Polemica  Teologia  676. 

Polla  eroina  Hi  P ohjilo  973.  974. 

Polibio  6 19»  660.  66t. 

Polijilo  . V. 'Colonna  Francefco  . 

Politi  Adriano  7.  19;.  242.  312-  374.  3*7* 

41  a.  621.  623.  fotto  nome  di  Lorenzo 


NOTABILI 

Salvi  301.  tiene  per  verd  libro  di  Dantc 
la  fua  Volgare  Eloquenza  >63.  fua  Com- 
media 443. 

Poltri  Ambrogio  Caterino  Arcivefcovo  di 
Confa  gót.llimato  dal  Concilio  di  Tren- 
to 162.  confuta  gl' inganni  Luterani,  e 
l 'Orbino  680.  6S1 . 

Poliziano  Angelo  1x6. 

Pollini  AlclTandro  Poeta  latino  3o9- 

Polo  Marco  782.  61 3. 

Polo  Reginaldo  Cardinale  6g7» 

Tona  Carlo  432. 

Volitano  Giovanni  Gioviano,  fua  Accade- 
mia 33. 

Tonfano  Giovanni  Ifacio  943. 

Ponte  Niccolò , Doge  di  Venezia  978. 

PonteJ.ci  calunniati  per  favorire  il  Ctf/Mvc- 
tro  297. 

Ponzo  Scipione  390. 

Popoli  fili  Dante  620. 

Pojipi  Salvcltro  raccoglie  Tir.  canzoni  in 
lode  di  san  Francefco  942. 

Porcaccbi  Tommafo  31 6.  3*7-  ?33«  338. 
346.  396.  930.  969.  79o»  muore  in  Odi- 
ne  613.616.  6t3.  620.  fua  Giunta  alla 
Fabbrica  dell’Alunno  307.  dichiara  l’Ar- 
cadia del  Sannazaro  481.  482. 

IW3.»  ( e IbrAt  ) .Conte  Lodovico  , ferivo 
in  antica  lingua  romanta  di  Francia 
r moria  favolerà  di  Giulio  Cefare  47. 

Torcia , Girolamo  il  vecchio  , pubblica  il 
Combattimento  fpirituale  di  Lorenzo  Scu- 
po li  6S2. 

Pordenone , patria  di  Andrea  Marciti  32  9. 
57V 

Porpora  Selvaggio  , Comtlio  Cardinal  Bcnti- 
voglio  4r  2. 

Porro  Girolamo  £j  7.  693.  fue  figure  al  Poe- 
ma deli'Arioflo  396» 

Porta  , Badia  Ciftercicfc  ir.  M:fnia  13. 

Porta  Giambaiiita  , fue  Commedie  444. 
449.  fue  1 ragedie  494. 

Porta  Malatefta  difenforc  di  Torquato  Taf- 
fp  82.  4 1 7»  4Zv. 

Torte  nati  Angelo  g6u  (v-f.-  amico  della 
falfa  Logica  634. 

Porro  Fxancefcc  Crctenfe  , Caivinifla  vec- 
chio antico  del  Cajì tiretto  gac.  meflag- 
gero  tra  C 'alvino  e Renata  di  Fonar.» , ivi . 

Tortogruaro  , Terra  in  Friuli  èéi  patria  di 
Giulio  Cammillo  317. 

Portortalt  304. 

Pere  0 Cammillo 704. 

Poffcvino  Antonio  Gefuita  32C.  649»  677- 
oppofto  ìtì’Amadigi  86.  reprime  in  Lio- 
ne il  predicante  Virerò  915.  678. 

B b b b b Pof- 


74^ 


Tavola 


e Indice 


V (.(forino  Giani  bai  iti*  649*  6*3. 

Yofiino  Piero  43*?. 

Poj/cllo  Guglielmo  fi  oppone  agl’  impugna- 
lori  di  Dame  dt  Valgaci  EUqmtutia  176- 
186.  187. 

P&yrro  per  mifero , voce  compafiionevole 
uf.ua  in  molte  città  d'itali*  Ho» 

Pozzo  CalUano  337.  $41. 

Precedenza  <S**- 

Predicatori  laritti  in  Chiefa  , e volgari  fuori 
di  Chiefa  per  antica  difeipliua  365.  a 68* 
a69.  *7v»  27  u >7*» 

Ptemariaco  • V»  Fio  re  CriAallo. 
f ricco  Giovanni  Inglefe,  fatto  Cattolico 

Princìpi  Italiani  fcherniti  da  Dante  per 
non  favorire  le  mufe  236. 117. 

P ri  fri  a nefe  Fr?ncefco  701. 

Prifciano  Greco  infegna  eferive  latino  283. 
Vriy.u  re  letterarie  . da  Gcamatifti  folle* 
mente  vantate  s8H. 

Privilegi  per  le  edizioni  de’  libri , non  ap- 
provano i libri  01. 

Prinll  Eufebio  » oratore  in  morte  di  Pier 
Delfino  28 6-  • 

Proclo  6*8» 

Procopio  6 19.  7C4» 

Profe/fune  «li  Fede  in  lingua  romanzi  fa. 
Proibizione  di  libri  • V.  Indici  . Grttftro  • 
P»frr6r©  . 

Pro)!  Pietro  , ridicolo  panegirifta  dell*  Tt- 
trapoli  Anniana  4*6. 

Proteo  , nome  prefo  dal  Betti  eretico  677* 
679. 

Provenza  , fignoreggia  la  Catalogna  *8.  fu* 
Corte  e parlamento  d'amore  S9* 
Provenzale  lingua,  arricchifcc  l'Italiana 
122»  detta  ancor  Tolefana  , Limofina,  e 
Cani. wa  123.  124.  fuoi  vocaboli  ufati 
dal  Barberino  , da  Dante  , dal  Petrarca  , e 
dal  Boccacci»  123.  chiamata  ancora  Frati- 
cefra,  ed  efaltata  fopra  tutte  le  lingue 
romanze  27.  2&.  30.  31.  32.  dilatata  in 
Italia  33.  37.  voci  Italiane  # indi  tratte 
predò  TVÈembo  , il  Ferrari  , i Deputati  , 
il  Salriati  , \*  Alunno  , il  Giambullari , il 
Varchi , il  Tafani  c’I  Bafitro  4 1 . fuoi  Poe- 
ti, Iodati  dal  Petrarca  fé.  piangono  il 
difonore  de' Cri  Alani  per  Terra  «anta  63» 
64-  fuoi  Principi  traggono  in  corte  la 
nobiltà  da  ogni  parte  59. 

Prove 1 Italiani  30 9» 

Pucci  Lorenzo  3c9* 

Pucci  nel  li  Placido  617» 

Pmliefe  favella  • V.  Spintilo  • * 

Pulci  Luigi  393» 


Pulci  nel  DeJùnato  122.  * 

Puffino  Niccolò  337. 

Putto  Pari*  6*2. 

Putirle.  Gabriello,  fuo  dialogo  del  purgar^ 
i libri  cattivi  ;o  9. 5 10» 


<ì_ 


QUadri regio  . V.  Prezzi  . 

Qnàttfi mali  latini  detti  in  Chiefa , d 
*“*'  non  fuor  a 268-- 

Quattromanì  Sertorio  390.  *46.  fue  lettere 
contengono  cofc  falfe  361.  trova  crefie 
nel  Petrarca  del  Cajithrttm , e fattamente 
egli  folo  le  attribuifee  agli  ftampator* 

di  Bafilea  523»  *31. 

Quetif  Jacopo  S62. 


ofa , voce  romatttfea  , e 


Quintiliano  326- 
Quinto  per  , ehi 
Narbonefe  219. 

Qui  rini  Girolamo,  efecutor  teiUmentario 
del  Bimbo  3*c. 


R 

R Abano  Mauro  ac. 

Rabetaif  Francefco,  fCrittor  empio  * 
V.  Sa  ntefio  4 

Raddoppiamento  di  lettere  efclufo  della  pro- 
nuncia Veneziana  133.  134. 

Rodevi  co , Canonico  dì  Frifinga  117. 
RdfatUa,  dialogo  di  AleATandro  Pi (colami ni, 
da  lui  ritrattato  640* 

Ragazzoni  Girolamo  740. 

Ragazzoni  J acopo  609» 

Ragione  , per  diftotfo  , e racconto  taf. 

Ragufeo  Giorgio,  antagonifia  del  Cremoni- 
no  467, 

RainaìUi  Francefco  301* 

Rainaudo  Teofilo  684. 

Halli  Giovanni  411. 

Ramazzi  ni  Bernardino  feopre  un  plagio 
fatto  al  Patrizi  317. 

Ran: baldi  Benvenuto , coment*  In  latino  la 
Commedia  volgare  di  Dante  147. 
Ramufio  Giambatifta  280.  fua  edizione  dei 
viaggi  di  Alareo  Polo  612.  fue  Navigazio- 
ni 614# 

Ramufio  Girolamo  14»» 

Rangone  Fulvio  6*2. 

Ranieri  Luigi  331. 

Rapino  Renato  , confutato  da  Francefco 
Vavaflore  fuo  compagno  ii2* 

Rapp refeg razioni  facre  498» 

JU- 


et 


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Il 


Delle  CoSe  notabili 


747 


Rat  e rio  VefcOVO  di  Verona  117. 

Ravano  Pietro  . ftampatore  accurato  71  3. 
Ravennate  Anonimo  18S.  fcrittorc  del  reca- 
lo tri.  e non  d’altro  22B. 

Ravennate,  carta antica a4.a7« 

Rat/ì  Girolamo,  fue  Commedie  4 4Q«  fua 
Tragedia  , c doppio  nome 
Ratti  Serafino  67S* 

Ratti  Silvano  611*67;. 

Reali  di  Francia  , Romanzo  71. 

Redi  Francefco  m.  141»  1 fife  4°6»  Sol* 
737*  777*  *83.  637* 

Regio  Rafaello , maeftro  del  Jtfazi»  433. 

69  r, 

Regner  Serafino  746. 

Regnicolo  dialetto  415.337. 

Regno,  detta  I'  Itola  di  Sicilia,  e non  le 
Terre  di  qua  dal  Faro  587. 

Rei  ole  gramaticali  della  lingua  volgare,  co* 
minciate  nello  Stato  di  Venezia  276. 
Redole  neceflarie  allo  fcrivere  330. 

R e jn e fio  Tommafo  73.  aoo.  impoflura  fatta 
al  fuo  nome  722.  tua  oflervazione  fopra 
Euri  tu  de  con  plagio  da  altri  ufurpata  per 
fua  488. 

R eìando  Adriano  6 47» 

Remici*  Fiorentino  314. 341.  747*  790*634* 
673*  677* 

Rena'Cofìmo  603* 

•Romm  Ducheffa  di  Ferrara  327.671*672. 
falfam  nte  lodata  di  [.entità  , e (Tendo  ere- 
t ea  32  7.367.  difcepola  di  Calvino  Sao» 
Remilo  Antonio  624» 

Reubero  Giulio  69* 
jRfnrrr  Quirino  680. 

Ribadeneira  Piero  631.  648. 

Ribeta  Pietro  , oppotlo  air^madi^j  39* 
Ribier  Guglielmo  81. 93. 

Riccardi  Niccolò  , fua  lfloria  del  Concilio 
di  Trento  633* 

Riccardo  Conte  di  Normandia  63. 

Ruchette  .V*  Alunno • 

Ricci  Bartolommeo  144*  contrario  all’  Ita* 
liana  Eloquenza  152. 

*— — Michcltnaelo  Cardinale  s6. 

. Caterina  Soa. 

— ■ ■ Dante  303. 

— Giuliano  6oo«  6ot* 

— - Vincenzo  340. 

Riero  Agollino , fua  Commedia  433.  beffeg- 
giato djll’Aretino , ivi . 

Riccobona  Bartolommea  , monaca  del  Cor- 
pi!» Domini  di  Venezia  674. 

Riccobono  Antonio 286.  333*  tafi.  fua  ora- 
zione in  morte  dello  Speroni  362. 

Ri  chi  I de , nipote  di  Federigo  1.  imperado- 

cH. 


re  , moglie  di  Berengario  HI.  Conte  di 
Provenza  60. 

Ri  et  io  Teodoro  774. 

Ricovrar:  Accademici  6S4» 

Rieqin'o  Giudo  431. 

Ridolji  Carlo  667*.  « 

Ridolji  Francefco  639*  coment»  il  pataffi* 
di  Brunetto  Latini  30. 136. 

Ridolji  Lurantonio  53.  636*  fuo  teQo  del 
Petrarca  <04. 

Ridolfo  monaco,  fcrlve  la  Vita  di  tanta 
Liobaq. 

Ricordo  32. 

Rime  antiche  Sol. 

Rime  afpre , ufate  a bello  Audio  da  Vanti 
iS7* 

Rime , infegnano  la  vera  ortografia  27 9. 

Rinaldi  Odori  co  221.223.627. 

Ringhi  tri  Innocenza  783. 

Rinuceini  Aleflatldro  33S. 

Rinuccini  Annibaie  S37»  fue  Lezioni  fopr* 
Dante  427. 

Rinuccini  Ottavio  330» 

Ripa  Cefarc  s63. 

Rifletto  dovuto  agli  autori  viventi  nelle 
ridampe  de’ loro  libri  345. 

Rijlampe  di  libri  dannati  41 1.  moderne 
non  preferibili  alle  prime  380. 

Riti  Congregazione  di  Cardinali  347*  rico* 
nofee  per  tanta  la  Corona  ferrea  di  Mon- 
ta 6oi. 

Rito  di  predicare  in  Chiefa  in  latino,  e 
non  in  voliate  267*368. 

Ritte-o  Giorgio  643. 

Rivelationi  buone  e vere,  non  fatte  agli  ere* 
tici  387.386. 

Roborteììo  Francefco  423. 700.  fa  fcacciare 
da  Lucca  il  turione  eretico  S22. 

Rocca  Angelo  233. 

Rocchi  Girolamo  747. 

Roderigo  Toletano , ingannato  da  Turfint 

68. 

Rodio  Apollonio  S84. 

Rtlandinu  Idorico  6s. 

Rolando  , altrtu’ente  Orlando  68. 

Rolando , Vefcovo  di  Trivigi  ScifmaticO 

7l* 

Romana,  t remanta  lingua  della  Francia 
occidentale  20.  diverfa  dalli  latina  44- 
diverfa  dalla  plebea , e rujnca  , detta  poi 
Gallica  , e Vallonsca  34.  271.  Romano  , e 

* romanzo  idioma , non  latino , ma  barba* 
ro  3. 4.  Romania  lingua  fiotto  i nipoti  di 
Carlo  Magno 5.  detta  ancor  Prancefca  14. 
ufata  in  Francia  , Catalogna  e Italia  49. 
mentovata  da  Jacopo  Re  di  Aragona  . e 
fi  b b b b a -dal 


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74S  Tavola 

rial  Triflnto  iole  da  Giovanni  Re  di  Boe- 
mia  jwufata  nc’  Grigioni  e nel  cantone 
Elvetico  di  Friburgo  SS»  Romamo  idioma 
184.  ufeito  dal  latinobarbaro  212.  213. 
} {ornano  , onde  cosi  detto  da  Romanat^. 
£j  voce  fattamente  fpiegata  48.49.  ori- 
ginato dalla  corruttela  dell’ antico  Ro- 
mano in  Italia , Francia,  e Spagnaio, 
chiamato  Romano  Raffica  93.  ufato  in 
Savoia  S4?  ss»  romane  d’Italia  , di  vifo  in 
xiv.  dialetti  218.  prcpofto  a tutti  i mu- 
nicipali 242-  lodato  da  Dante  2 <6.  Poe- 
ma romani)  dell’ Arioilo,  non  fuggetto 
alle  regole  dell*  Epopeja  423.  V.  Italia- 
na • 

Romantico  , dialettp  plebeo  di  Roma  , chia- 
mato Triftììoqnio  d 1 Dante  218.  219. 

Romani , detti  ’ucgli  delle  provincie  3.4. 

Ramami  in  profa  e in  vtrfo  , veri  e favolofl, 
facri  e profani  58.  corruttori  delle  corti 
de'  Principi  Bfi.  Francali  anrichi  583» 
SS4. 

Roma'  Annibaie  3 18.  648.  fi *9» 

Romeo  da  Villanuova  , miniflro  di  Staro  di 
Raimondo  Berengario  V.  Conte  di  Pro- 

rema  63» 

Romualdo  Salernitano  iftorico  ufi. 

Roneifrallt , luogo  famofo  ne’ romanzi  di 
Tarpino  , ai  monti  Pirenei  68. 

Ronconi  Fraticefco  464. 

Ronfardo  Piero  335.  491. 

Roritrìo  Fulvio  S4t. 

Rofa  d’oro  . V • Innoeeiìio  IV. 

R^/arr/a  Giufeppc,  fua  edizione  di  Tolo- 
meo 7Ó4. 

Rofa  rio  Criftoforo  volgarizzatore  in  profa 
di  Terenzio  458. 

Roftllo  Paolo  673. 

Rofeo  Mambrino  S9fi.  S98.  647.- 

Rojìtini  Bartolommeo  e Pietro  da  pra- 
Mttxjino  traduttori  di  Ariftofane  456. 
S^S. 

R'tft  Bafliano  414.  4tS.  638.  639.  detto 
l'Inferigno  511.312.  di  poco  fondo  394. 
3 9S«  fua  ediz  one  di  Dante  408. 

— Gianvittorio  , Giano  Nido  Eritreo 

?;6. 

— ■ — Girolamo,  fue  Llorie  guadate  né! 
frontifpizio  ry4'. 

— ■ Gìufeppe  649. 

Ottavio  72.  Sfl9» 

■■  » Picrfrancefco  fisfi, 

R [To  Paoio  29».  404.  Sol.  621. 

Rcfreido  Eriberto  68 S. 

Rota  Bernardino  $32.  fuc  Egloghe pefeato* 
rie  480. 


e Indice 

Rcryert  riero  , fcrittore  in  Jingna  preste*, 
zalc  43. 

Baccellai  Giovanni  404.  prefètto  diCaRel 
sant’Angelo  dà  il  titolo  diCaftellano  al 
dialogo  del  Triffino  1 69.  fue  Tragedie 
488.  fuo  Poema  delle  Api , giu&amentc 
corretto  da  Roberto  Titi  sio. 

Radello  Giuflredo  129. 

Ruji  Benedetto  691» 

Raffino,  falfamente  creduto  tradutror  fati- 
no di  Giufcppc  Ebreo  617. 

Ruderi  Giulio  . uno  de’  configlier  1 lette- 
rari del  Taffo  424'. 

Rafctlli  Girolamo  3 06.  327.  48?.  492.  S32. 
S42»  S44»  S79.  sSt.  6ts»  626.  >639»  640. 
éS3»  704*  indugia  molti  anni  a dar  fuora 
i fuoi  Contentar}  299.  fuo  Vocabolario  3 >t. 
3 lo.  fuo  Indice  313.  perito  dr  cifre  3^6. 
347»  349*  adulatore  di  Pietro  Aretino  , e 
perciò  riprefo  dal  Mario  364.  ripulisce  il 
Furiofo  dell’  Ariojlo  394.  39S»  396.  fue 
vane  promette  delle Bctttiit  del  Furiofo 
4 1 3.  fuo  Perrarca  illuilratq  $t4.  \r.  Bar- 
ghefe  Diomede  . Milioni.  Tofeanella . 

Rufetlli  Vincenzo  6 S3*  pubblica  i Cementar} 
del  zio  a 99» 

Rnfconi  Giannantonio  662.  V.  Vittorio  . 

Rufdorffio  Giovanni  Giovacchino  fila. 

Rn/licali Commedie  454.  4SS. 

Rotante , Antonio  Btolco,  fue  Commedie  in 
piu  dialetti  449» 

S 

S Abatini  Marcantonio  antiquario  ifiai 
SabelUeo  Marcantonio,  ingannato  da 
Tarpino  8c.  81.  fua  Moria  Veneziana  , 
Rampata  da  Andrea  Torrlgiano  su. 
Sacchetti  Franco  244.  402. 

Sae)  Ifacco  Luigi , volgarizza  in  Francefe 
\ s.  Bibbia , ma  con  fue  Spiegazioni  672» 
Siterò , detto  il  Poema  di  Dautt  140. 
Saerob'feo  6s8. 

Saerobnffo  Giovanni  613.- 
Sada  Ottaviano  sSfi. 

Saffo , poetetta  Greca  S4fi» 

Sagri  Niccolò  637» 

Saintejìo  Claudio  fcrive  contra  il  Rai  elidi; 
442. 

Saldeno  Guglielmo  fcrive  del  trafonifmo 
degli  eruditi  s»3« 

Salerno  Principe  , Ferrante  Sanfeverino  , 
cagioni  della  Sua  ruina  91. 

Salci  san  Franccfco  loda  il  Combattimento 
dtlio  Scapoli  683.  684« 


Delle  Cose  notabili 


Sàlice  Ridolfo , ercti«o  principale  di  Chia- 
ve* na  SJJ* 

Salio  Pietro  362* 

Salma  fio  Claudio  24.79.83.  777.  $7 0 . 661. 

Salmi  di  David  volgarizzati  f, 73. 

SaUmoni  Giandomenico  pubblica  l’Ermo* 
gene  di  Giulio  Cammèllo  321. 

Salterei  Domenico  64». 

Sahi  Lorenzo  37>-  V.  Politi . 

Salvia» » G afpero  336.  405. 

Saiviari  Filippo  3^6* 

Salvi atì  Leonardo  ij.  39. 40.  41.  io<. 
ne.  133.  ”J2*  *69.  299.  30*7.  311.  318. 
3^7*  IMi  22£i2£l±  lLblllf  623.  64»* 
677*  allega  con  arte  la  Follare  Eloquenza 
di  Dante  264,  fuo  Infarinato  416*417. 
418.  419.  421.423.  uno  de’  configlieri 
letterari  del  Taffo  't  poi  fuo  nemico  oc- 
culto 424.  fue  Commedie  440.  454.  uno 
dei  correttori  del  Pafi  orfido  477.  feri  ve 
precetti  d’Iftoria  549.  fua  nuova  edizio* 
ne  del  Decamerone  777*  578.  fua  Poetica, 
ùù,  fuo  grande  errore  . »W  • V*  Guajì  ovi- 
ni • Oddi  . Pellegrino  • Porrà  • 

Salvini  Antonmaria  dottore  39. 241.242. 
3 il.  404.484.  *46*  intendente  di  lìngua 
provenzale  33.  comenta  il  pataffio  di 
Brunetto  Latini  . già  contentato  da  Fran- 
cefco  Ridolfi  136.  mal  pone  in  debbio 
Dante  de  Fui  tari  Eloquentia  183*  fue  no- 
te gramaticali  alle  Commedie  del  J?*o- 
» arroti giovane , ignaro  di  lingua  Gotica  , 
e perciò  mal  fondato  nelle  fue  etimolo- 
gie lettore  di  Gramatica  Greca  , e 
per  gelofìa  di  privative  tra  fe  oppofto  a 
Vdeun  Ni  fieli , e ad  altri  * *8.  tre*  fuo 
detto  fopia  il  Vocabolario  della  Crufca 

6j  6* 

Salvini  Salvino  Canonico  136.  *74*  178» 
309.  339.427.  497-4 99»  534.  787.776. 
760.  fuoi  Fatti  le  iterar)  623*634*  666# 

Sammarco  Ottavio  744* 

Sammartmi  fratelli  761. 

Sanavivaria  e San  Ha  pilori  a , due  porte  di- 
verfe  degli  Anfiteatri  488.  489. 

Sandio  Criiloforo  73. 

Saneft  dialetto  243»  296* 

Sanefi  , loro  imprefe  674# 

« Già mbai itti  348* 

Sang  orgio  Cardinal  Raffaello  Ria  rio  , rifab- 
brica il  palagio  della  Cancelleria  di  Ro- 
ma 730. 

Soetleolini  Francefco  337# 

Sannazaro  Jacopo  778.  fuo  parto  della  Ver- 
gine volgarizzato  412.  plagiario  di  Sera- 
fino Aquilano  467*  fua  Arcadia  4S1. 


749 

Sanrtale  Abate , fuo  Catalogò  degl'  Iftorici 
497» 

Sa nf edotti  Aleflandro  401* 

Sanfeverino  • V.  Salerno* 

Sanfovino  Francefco  316.  327*  328.  344. 
373*  408.  738.  77l*  lil*  597*647* 
fna  ortografìa  41.  308.  illuliral’A- 
meto  del  Boccaccio  48 1*  fue  dichiara* 
rioni  al  Petrarca  7 13.  V.  Tatti • 
Santacroce  prof pero  fua  vita  337. 

Santa  Maria  in  Via,  convento  de’ Padri 
Serviti , dato  per  carcere  dal  sant’ Ufi* 
ciò  a Lodovico  Cafielvetro  , donde  col  fra- 
tello Giammaria  fe  ne  fugge  in  paeli  ere- 
tici 720. 

Santorio  Paolo  Emilio  777*799* 

Santuario  per  reliquiario , voce  della  Tavo- 
la ritonda 

Sardi  Aleffandro  ±3.  1I7.  fcrive  fopr* 
Dante  428.  l’Antimaco,  difeorfo  de’  Pre- 
cetti iftorici  748» 

Sardi  , non  Italiani , ma  cornicili  all’  Italie 
a37. 

Sardi  Piero  662# 

Sardi  Tom  maio  , fue  Poema  dell*  Anima 
pellegrina  777- 
Sarno  per  Arno  207.208. 

Sarravio  Claudio  797* 

Saffi  Dottore  Giufeppe  Antonio  , inganna- 
to, approva  un  libro  indegno,  che  poi 
fi  fa  ufeire  con  faife  date , e con  alcuna  , 
degna  del  libro  <22.  723. 

Saffoni  , detti  Francigene  19. 

Saturo  e Satira  486* 

Savio  Giovanni  difende  il  Poema  del  Gua- 
rivi 474. 

Savonarola  Girolamo  761.  762*  predicala- 
finamente  in  Chiefa  , e volgarmente  fuori 
di  Chiefa  tqo*  271. 

Savorgnoni  in  Friuli  cercano  d' imprigio- 
nare Gregorio  XI 1.  674. 

Savorgnano  M irio  66a, 

Sav»r*nann  Niccolò  339. 

Sav+rgnano  U rbano  770. 

Scaccianoce  Noferi , Franctf.o  don  acci  381. 
Scaino  Antonio  778.  783.  642.  646-  parli 
del  vero  Anfiteatro  di  Padova  606. 

Scala  Lorenzo  Fiorentino  735. 

Scala  , o Scaligeri , antichi  Signori  di  Vero- 
na 142. 

Scala  brino  Luca  , uno  de’  configlieri  lette- 
rari del  Tafo  424. 

Scalig  ero  della  Fratta  . V.  Banchieri . 

Scaligero  Giulio  Cefare , prima  dì  pallate 
in  Francia  , Ginlio  Bordone  , Padovano 
fcrive  le  Origini  della  lingua  latina  312. 

B b b b b 3 de- 


750 


Tavola  e Indice 


detetta  i nomi  de'  romanzi  , adottati  da' 
Criitiani  23.580.  585. 

Scaligero  Giufeppe  , figlinolo  di  Giulio  Bor- 
done t4«  n.  23.  33.  227. 230»  *33.  tratta 
delle  lingue  Europee  aia.  conviene  con 
Io  S [•troni  e con  Danti  Copra  le  tre  li  ti- 
gne romamet  ai  3.  defertor  della  Fede  . 
nella  bocca  , c nel  cuore  5p3.  appoggia 
la  fua  falla  nobiltà  al  romanzo  del  Fon- 
Jìo  46.  in  ciò  fchemiio  col  padre  dallo 
Spoppo  43.  divedi  dii  Principi  di  Vero- 
na etto.  613. 

Seamacea  Ortenfio  427# 

Scantoni  Vincenzo  66z. 

Scandiantfe  rito  Giovanni  404 «633.659. 
Starane  Lucio  486.  498. 

Scoritene  Bernardino  346.  598.  68};.  tiene 
. P«r  vero  libro  di  Dante  la  fua  Volgare 
1 Moquetti  a 364. 

Schiavo* a lingua  , Cuoi  dialetti 233. 

Sehiltero  Giovanni  12. 

Stilla  Saverio  587. 

Sdoppio  Gafpero  337.  386.  561.  59*.  613. 
63  à.  feri  (Te  in  buon  carattere  a86»contra 
Arrigo  Vottone  330. 

Scita  Giambatifta  . poeta  latino  da  Feltre  . 

ammiratore  di  Pblifilv  573.  691» 

Scimi.  V.  Choul . 

Scotto  Aleflandro  . fua  gramatica  Greca  53. 
Scorto  Giancarlo  ilhillra  l’ApottoJì  d'Omcro 

èilr 

Scrittura  sacra»  V. Bibbia  • 

Scriver  pulitamente  . V.  Arto . 

Scultura  . V.  Pittura  . 

Scuole  pie  , Oberici  regolari  con  ut! I pub- 
blico infegnano  a feri  vere  fnbelcarat- 
tere  286.  303. 

Scapoli  Lorenzo Cherico  regolare  6sa*  683* 
684. 

Scutzfieifchlo  Corrado  Samuello  £. 

Sebastiani  Antonio  • V . Mintumo  • 

Stetti  Niccolò  , fuc  Commedie  44?. 

Sedetti  lorjìo  Vito-Lodovico  Luterano  83. 
Secondo  , non  detto  alcuno  , fenon  dopo  già 
fiato  W primo  5 98. 

Segeto  Tommafo  Scozefe  461.  463.  fcrive 
per  lo  difprezzo  degl*  imperiti  e male* 
roti  604. 

Se  fri  tri  Paolo  3?  9»  676» 

Se^ui  Agnolo  Fiorentino  374. 

Bernardo  333.  334»  389.  634.  64»* 

éi£. 

— — » Giulio  Bologoefe  3*4.-418. 

— — Pietro  Fiorenti  no  733.  ?34» 

Segretari . e loro  uficio  fiimatiflinto  349» 

Sem  fc tondogenito  di'Noc  , autore  del  po- 


polo d'ifrael , usò  favella  Ebraica  209. 
Se  narrai  Matteo  371. 

Settatore  fu  il  vero  nome  proprio  e perfona* 
le  di  C affiodoro  62 2. 

Senna  644*  fuc  Tragedie  volgarizzate  foo. 
Senofonte  617» 

Stpeliuo  monaco  22. 

Serafini,  Aquilano  467. 

Serafino  Fiorentino  343.  344. 

Serario  Niccolò  , fraude  aggiunta  al  tìtolo 
di  un  fuo  libro  323. 

Seravalìe  da  Giovanni  Vefcovo  di  Fermo, 
comentatore  latino  di  Dante  437. 

Serbe  Ilo  ne  Gabrio  349» 

Serdonati  Prancefco 

Stri  pondo  Girolamo  Cardinale  338.  600. 
704. 

Se  ri  io  Baftìano  662. 

Serpente  . che  parlò  ad  Èva  , fu  modo  negli 
organi  dal  Demonio  203. 

St  rviiiale , cioè  fervi  dorè  454. 

Sejto  Rufo  n il» 

Srverano  Giovanni  61 9. 

Severino  Marcaurelio  157.  a99»  S31.  difen- 
de lo  ftile  di  Dame  ut.  157» 

Sferza.  V.  Landò. 

Sforza  Guido  Afcanio  Cardinal  Camarlingo 

3 là 

Sfor/a  ifabella  641. 

Si,  particola  affermativa,  tifata  in  tutta 
1*  Italia  , chiamata  perciò  paefe  del  /I 
aio.  2 1 6. 

Sicilia  , non  diede  le  rime  allaTofcana,  nè 
alla  Provenza  61  • fuoi  Re  in  Napoli  3^4. 
335.  è regno  587.  fua  favella  , ufata  nel- 
la reai  corte  di  Nat  oh  234»  diverta  dalla 
Pugiiefe  236. 

Si  filino  Giovanni  6iiL 
Signore , titolo  pcrfonale  400. 

Si gou io  Carlo  340.  6»o.  buiima  il  Roborttb 
io  per  una  azione  , degna  di  molta  lode 

423. 

SÌ Ivtfi rani  Cri  fioforo  61  la 
Simbolica  Fi  loffia  £5  j. 

Jimeom  Gabriello  538.  550.  568.  586.653. 
Sermoni  Gafpero  337.  541. 

S mone  Riccardo  599»  6oc. 

Simon  et  ri  Cefare  , fua  pafioraìe  4 65. 
SlmplÙM*  642. 

Si nforia no  Curzio  Benedetto  , chiofa  legal- 
mente gli  Arredi  d’amore  di  Marziale 
d'Alvernia  si*  e gli  contenta  127.  Vedi 
Curzio  • 

Sini  Jacopo  Segretario  di  Clemente  Vili. 

333» 

Sèppctefitin  Arrigo fcrivc  de* plagiar j 434- 


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Delle  Cose  notabili 


7Ji 


.Stri  Vittorio  ?97« 

Sirieatri  Loienzo  6s3» 

Xr/rzo  Cardinal  Guglielmo  calunniato  e 
dit'cfo  464.46*»  6q7.  confultato  dal  Con- 
cilio di  Trento  678» 

Strwondv  Jacopo  ic.  feri  fife  in  buon  caratte- 
re 286. 

Starmi  nuovi , follemente  vantati  633» 
StJioV.  non  pago  dell’edizione  del  Deca* 
mcrotte , fatta  dai  Deputati,  ne  ordina 
una  nuova  477. 

Sim  Maani  della  Valle  44*» 

Skiuntrj  Stefano  , fuo  Leflìco^. 

SlticLtno  Giovanni  6 a 8.  chiamato  il  7 ito 
Livio  degli  trttid  284»  fpia  de’  Luterani 
al  Concilio  di  Trento  . e fuc  menzogne 
63-3,  adultera  le  memorie  dc\V  Argento* 
wr  , traducendole  in  latino  682. 

Soave  Pietro  632» 

Svjiano  Michele  314» 

Scjifmi  . V.  rarefii . 

Sojifmi  de’  malevoli  604» 

Svjifmi  nelle  controverfie  centra  il  Taff> 

So  fotte  t fue  Tragedie  volgarizzate  jee» 
Salino  624» 

Sfìlerio  GiambatiQa  : 2 . 

Sommetfo  , Accademico  Infenfato  i£i» 
Soprani  Raffaello  667» 

Sordelìo  V ifeonte  del  Goito  nel  Mantovano, 
fcrittore  in  lingua  provenzale  ± 2.  toglie 
a Riccardo  da  san  Bonifacio  la  moglie 
Cuniffa  da  Romano  per  darla  ai  fratelli , 
e fi  rifugge  in  Provenza  £3»  61* 

Sordi  Piero  6 36» 

Soto  Pietro  634. 

Sovvieni  Guido  660. 

Spagnoli  nella  fabbrica  de’  r ornami , ante- 
riori ai  Provenzali  e ai  Franeeji  77. 
Spavento  Ezet  hiello  337.  confuta  certe  no- 
te del  Dottor  Salvini  693» 

Spannocchi  Pandolfo  390. 

Sfata  fora  Banolpmmco  327» 

Sperìin^io  Ottone  454» 

Spanni  Sperone  a a.  za.  31.  41»  63»  96 » 98. 
tea.  i2i.  134.  ia6.  379.  a ha»  3 » ?»  548» 
640.645.  fa  il  Bembo  ammiratore  di  Dan- 
te  154.  awertifee  le  gran  doti  di  Dante 
>4*.  146.  fpiegacio,  che  Dante  intende 
pel  nome  di  Tragedia  166.  fautore  della 
linxua  romanza  193.  tiene  Dante  per  ve- 
ro autore  del  libro  de  Vulvari  Eloquentia 
357. 178.  249.  (noi  THalaQtt  3t8.3a8.333. 
lodato  dal  Tuffo  , al  quale  mal  corrifpon- 
de  3 sé.  uno  de’ conilglieri  letterari  di 
lui  424.  dìicorfo  > a lui  fellamente  atui- 


bulto  4;  7»  f prezza  Serafino  Aquilano  e 
altri  463.  fua  Tragedia  489.490.  fue opc* 
re  maltrattate  e sfigurate  nelle  flarape 
a21±  . 

Spil imberrò , terra  nobile , e non 
efruro  4C3. 

Spilmber^o  Emilia  da  426. 

Spiìimbergo  Irene  da  4^2.  444* 

Spintilo  Aleffandro  , fua  Tragedia  492» 
Spinello  Matteo  fcrive  in  dialetto  Pu*lirft 

Spino  Pìeito  608. 

Spinola  Paolo  6ac. 

Spmofa  Benedetto  , fuoi  libri  indegni  con 
ingannevoli  e fallì  titoli  444» 

Splendiamo  , eroe  dcll’.dmadrgi'  9^» 

Spentone  Ciro  318.  378.  4 >6»  646.  66a» 
Sptrtno  Plutarco,  poeta  Friulano  233»  234. 
Stampa  Gafpera  481.  44  3.  574» 

Stampatore  delle  opere  di  L afflo  doto  nc  adul- 
tera il  vero  nome  622» 

Stampatori  e libra) , loro  profeffioni  unite 
3 16.  V»  Libra j • 

Stampe  dolofe  di  peflìmi  libri , e gii  con- 
dannati 410» 

Stamperia  Medierà  di  Roma  69o. 

St attuo  Marino , Stefano  Gladi  460» 

Sratilio  Paoli  ni  233. 

Stazio  volgarizzato  4C2. 

Stazio  Achille  314»  402. 

Stefano  Arrigo  S.  £4. 1 3^.  J3o» 

Stefano  Carlo  638» 

Srt fottio  Bernardino  377. 

Stellar,  Francefto  446.  637» 

Sreno  Michele  , Doge  di  Venezia  674» 

Stiaya  , cioè  ftbiava  444. 

Stitmielmio  Giorgio  455.  illuttra  il  Codice 
argenteo  d’Ulfila*. 

Stigliarli  Tommafo  158.  III*  349»  382. 
feonfig li at amente  railouuglia  sé  mede- 
limo  al  Cajielvetto  eretico  423»  424» 
Stordito  . V.  Piccehmini  Alettandro  • 

Strabene  volgarizzato  6t4. 

Strade  d’Italia  , per  dove  pattavano  i Jlar- 
bari , dette  Franei^ena  ig. 

Stiadiotto  , romanzo  antico  482. 

Sfrata  Zanobi , prelato  della  Corte  ponti- 
ficia di  Avignone  , volgarizza  i Morali 
di  san  Gregorio  40.  6Vù. 

Stravizzo  , voce  Gotica  per  banchetto  44^ 
Strozzi  Ercole  aco» 

— Filippo  167»  180»  663. 

— — Francefco  616. 

— Giambuilla  300.  320. 

•—  Giovanni  h fue  Lezioni  fopra  Danrt 
4 a 6* 

S>iw 


753  Tavola 

Strettì  LCOB6  8fil. 

I Cirio  Tommifo  , fui  librerii  in  Fi- 
renze n li 

Silurici  Burcardo  Gotielfio  448. 

Stmji  Piolo  volgirizzi  li  Lodivi  di  Anto- 
nio Armido  fi  34. 

Snpmi  Glo.  Niccolò  148^  fi  l’ornione  in 
morte  di  Celio  Secondo  Ceno»»  eretico 
<11. 

Snorrfìo  Giufeppe  Mirii  »1.  MÒ168S. 

Sebo  fieno  . V.  A roTm/orj  . 

Snetoni»  ài  li 

J'iimmo  Fluitino  jjìl  Impugni  le  Poftoroli 

ili-  . , , . 

Sammjttre  G10.  Antonio  W-  ««fonde 
nelli  fui  morii  di  Napoli"  la  Cronaca 
Pugliefe  dì  Monte  Spinello  ni*  188* 
Smmmortie  Piero  , fcrive  il  Colotei  fopn  i 
Libri  Provenzali . tradotti  in  Italiano 
dal  Ciriteo;  da  Barcellona  iq. 

Sofie  Giambatifia  fica. 

T 

T Acito  Cornelio  fii8-  volgarizzato  in 
dialetto  municipale , c in  tomenti  141. 
148* 

T4jIi.im»»ro  , fiume . che  divide  pel  mezzo 
il  Frinii  481- 

Talentoni  Giovanni  jll.lll-  fcrive  Copri 
Dante  413. 

Tettici  Mario , fue  Lezioni  fopra  Dontt  già» 
Tancia  , Commedii  nefiicaie  tu. 
lanfillo  Luigi  ritntta  pubblicamente  i fuoi 
Componimenti  giovanili  411,  fatto  con 
impolturi  autore  di  tre  Commedie  di  Pie- 
tro Aretino  44i  ili-  primo  autore  di 
favole  pajloratt  48S- 
Tarea^ttota  Giovanni  iSj.  5 Sfi- 
Tacita  Galeazzo  SJi. 

Toc  fio  Giammarii  883-  fiso- 
Tarfio  Tiberio  84fi- 
Tartaglia  Niccolò  658. 

Tuffi  Bernardo  !££•  8'3-  373-  83  >-  64°*fu0 
A modici  «a_.9a.S3- 
7 afo  Ercole  654. 

Tafit  Torquato  £3.  318.  838.  844-  849-8  85- 

8-77.  418.414. 41 8-41  fi-4l7-~4~ffi-88  8-  88  fi- 
889.  88i.  fi;a.  648.  fi49.  688.  6;?-  prefe- 
rifee  VAmaditi  ai  Romanzi  Framtfi  91. 
Sfi. ftudiofo  di  Dante  148.  149.  frequen- 
ta lo  Speroni  188.  biafima  uni  lettera  di 
Dante  contri  1 Veneziani  ifia.  fpiegi  il 
titolo  della  Commedia  di  Dontt  ifi  u 1 fifi. 
tiene  per  vero  il  fuo  libro  di  Dante  del* 


e Indice 

li  Voltare  Rloementa  a ($4»  biattm»  i(  Co» 
fielretro  388.  189.  fuoi  Formi’  epici  398» 
to9*  fuo  Rinaldo  400»  lodato  daCror'o 
Girala , ipi ; Tuoi  Pormi  farri  ni.fi  duo- 
le co*  Veneziani  della  (lampa  cattiva  del 
fuo  maggior  Poema  434»  fu*  morte  4M. 
faa  Pajforalt  460.  461 . fui  Tragedia  4 9f* 
496.  ingiuriato  da  Filippo  Valori  fne 
note  al  Convivio  di  Dante  481. 179.  fuoi 
cenfori  e difenfori.  V.Abriani.  Alefiandro, 
Beni . perchie  » Gentili . Gttajìaviui  • Lom- 
bardelli . Martinelli  Bonifacio  . Oddi  • 
Ottontlli . Porta , Salpiati . Celebrato  con 
più  orazioni  funerali*  V.  Ammirato.  Dar- 
ci . Mahfpini . Pellegrini,  Taffoni  Alcf- 
fandro . 

Taffoni  Alettandro  m.  129.  307.  33$.  419* 
428»  *29.  *49»  *92.  617»  intendènte  di 
lingua  provenzale  31.  41.  prende  il  no- 
me di  Àndrorinn  Melinone  aqk.  e diCrf- 
fren/io  Pepe  *28.  rralafcia  , come  indegni 
i iv.  Sonetti  proibiti  del  Petrarca  Su8. 
Tuff»  Giovanni  623. 

Tatti  Jacopo,  detto  Sanfovìno  701. 

Tarda  rifonda  , romanzo  fintile  alla  nave 
d 'Argo  jS.  fue  giofire  99.  100.  tot.  »oz. 
log*  104»  fue  leggi  102.  nome  pattato 
dalle  gioftre  al  libro  io4*'iof*  intefo  per 
gli  mauri  del  Re  Arti*  21 6*  fua  antichità 
*83.  584. 

Tatto  Achille  79.  770. 

Tebaldeo  Antonio  64.  529.  ggo. 

Tebaldo  Conte  di  Blois  63* 

Tedefra  o Teotifca  Unga.  1 antica , non  imo* 
fa  fenza  interprete  21.. 

Telefio  Bernardino  6?6« 

Ir //ir r Camraillo  compera  in  RomaH  vero 
frammento  di  Petronio  Arbitro  <60. 
Temptjta  Antonio  ?9S.  6?o« 

Tempo  Antonio  , Padovano  2». 

Tenda  ruffa  . V.  Tafioni  • 

Teobnildo  Re  di  Navarra  186.  fue  Canzoni 

ait. 

TeoJih  Fulvio  con  Liònardo  Salvimi  intro- 
metti per  aggitulare  il  Patrirj  col  Matto* 

ni  £^2. 

Teof rafia  6t8.  64 ** 

Teolog  a 67-. 

Teologia  afeetica  682. 

Teotifca  lingua  , cioè  Gotica  , ufiU  in  Fran- 
cia 4.  <4*  272* 

Termini 0 Antonio  404* 

Terminio  Marcantonio  ?99- 
Tertacina  Laura  543. 

Terrari  egra  Filippo  Mei. intoni  eretico  . voi* 
garitzato  dii Lajt elettro  291.  503*  1*3- 
Tetta» 


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_ . .f.  - 


Delle  Cose  notabili  75  3 


Teré§rì<r^og.  lai#  4 *7. 4S8. 

Tefo  retto  e Ttforo  di  Brunetto  Latini  .Vedi 
Lattiti  • 

Tejft re  militari  di  Cajlmreio , di  Ezttlìui  e. 

de’  faldati  Crifiiani  Ln  oriente  aas.  a; 6. 
Ttjia  Piero  317» 

Tejìamento  nuovo  volgarizzato  da  eretici 
' in  Lione  ni.  èli» 

Ttjii  originali  degli  autori  elidici  f piegati 
nelle  fcuole  386. 

Tejli  Fulvio . confutato  di  Ottavio  Magna- 
nini  419.  47 9. 

Tetrapob  fognata  di  Viterbo . V.  Pr&M  . 
.Tentoni*!  r yoei  e ftafi  negli  fcrittori  Italia* 
ni  15.  36* 

Titpoit  Baumonte  , coetanea  del  bcatoja- 
copone  148.  378. 

Tiepolo Niccolò  il. 

Tiìefto  Marcantonio  $46- 
Timeo  61 4. 

Tiranni  di  Lombardia  fou 
Tiri  Roberto  iua-  404*  621.  fa  l«  note  alla 
Confohzione  di  Boezio  volgarizzata  dal 
VartH  486-  prima  dello  Sdoppio  fa  gli 
Stai  iteri  di  cafa  Bordoni  da  Padova  s8w. 
700. 

Tito  Livio  da  Ferrara  6>t. 

Tiro  L ivio Padovano  33 9»  S8.9*  6i9»  66o« 
Titoli  alterati  di  libri  426. 4*7» 

Titìano  VecelUo  pittore  S44»  587. 

Tìtiont • V.  Gattono  • 

Toledo  Cardinal  Francefeo  , biafima  il  far 
giullare  il  carattere  alla  povero  gioven- 
tù col  dettare  286.  * 

Tolomei  CI  iodio  ivi.  328.  357»  49°.  6ts. 
640.  lodato  dal  il/w/io  435.  ignorò  , 
perchè  Dante  (trivelle  in  latino  la  fua  Vol- 
gare Elo  menta  36;.  autore  del  Mito  del 
Frana'  391.  filo Ctf.wo  , dialogo  zj6» 
Tomi  torio  Bernardino  lìLì.  3 18.  g?l.  540. 
contra  il  Cavalcanti  , favorisce  la  Canore 
dello  Speroni  362.  fcrive  de’ motti  tat. 
del  Muffo  647»  c la  Vita  di  Aftorre  Ba* 
glioni  7.4. 

Tomm  1 fi  Francefeo  641. 

Tomaia  fi  Giorgio  6i 1. 

Tommafi  Ghifeppe  Maria  Cardinale  184. 

663.  £2^683*  687.  dSS# 

Tomm.xfio  Jacopo  , fcrive  de  plagio  li  tirarlo 
?03»4  T«» 

Tomm. i/o  di  Aquileja  , autor  finto  587. 
Toppi  Niccolò,  lua  Biblioteca  Napoletana, 
piena  d’errori  5*7.  V.  Nieodtmi . 

7 bruirò  Gafpero  6i9. 

Tortiglioni  Miche  Lignota  Lucchefe,  volga- 
rizzatore di  Anacreonte  S4 6. 

•Tnt/ii fiojnppnio  ési.fue  Tragedie 495» 


Tort/»f/f  dialetto  a 50. 

Tornei  della  Tavola  rifondale,  paffati  in 
oriente  104.  fatti  con  armi  o/Tenlìve  274. 
Torre,  Comi  della,  in  Friuli , due  fami- 
glie diverfe  613. 

— — Cardinal  Michele,  fautor  delle  lette- 
re S7C* 

— - Pagano  Patriarca  di  Aquile  1 a 318. 
Tt»rre  Filippo  del,  Vcfcovo  d’Adria  217 • 

liiilll: 

Torrentino  Ermanno  , fuo  E luci  da  rio  313. 

Tv r ridiano  Andrea  e Federigo  , ilampatori 
da  Afoli  su» 

Torrido  Francefeo  Maria  »*»  $$9.629. 
Torftllino  Orazio  62 f. 
l'orfo  J acopino  da  Udine  , Cardinal  Piaco* 
no  di  santa  Maria  nuova  674. 

Torti  Maiteo  , vero  autore  , e non  finto  a$3. 
To  fra  l/a  , detta  de*  Longobardi  &• 

Taf  atta  lingua  , ampliata  da  non  TofcanF, 
della  grande  invidia  no’ Fiorentini  314. 
V.  Lingua . 

Tofranrìlo  Orazio  316.  33 1.  334.  226.  337. 
112;  4X2» 

Tufi  ano  Gì  a m ut  a t reo  loda  il  libro  latino  di 
Dante  de  Fulgori  Eloquenza  t8> 
lofi  Giovanni  6 12. 

Tofane  , ordine  cavallerefco , non  conferito 
a perfone  private  397.  487.  488. 

Toffano  Paolo  303. 

Truiatìnii , o voi  zar!  zza  menti  ( nonTa. 
dntton  ) di  autori  Greci , c Latini  in  air- 
tica  lingua  romanza  di  Francia , e di 
Spagna  , rivoltati  nella  Tofrana  j8.  30. 
Traduzioni  Francclì  in  Italiano,  dcTcuuo- 
f<  08 1 . 

Tragidie  in  tempo  di  Dante,  chiamati  i 
Poemi  di  mi  grave  tea.  166.  a si-  e an- 
cora quelli  dròmero  e di  Virgilio  166. 
Trame /tino  , itampatore  della  Tavola  ri  tea- 

da  io9m 

Tranquillo  Landi  Ortenfio  . V.  Laudi*- 
TraJniigra/iou e de’ popoli  altera  le.  lingue 

n± 

Trafon ifmo  letterario.  V.  Saldato, 

Tremblai  Frain  549. 

Trentino  , dia  lofio  aro. 
Trf//froTonimafo,fuo  /viiVe'di’Orazio 
Triehet  Raffaello  66<. 

Trino  Cornino  , ftampatore  4R;. 

Trijjit/o  Giingiorgio  $7.  icS.  i ah, 

fji*  546.  619.  6<?u  accrcfce  l’alfabeto 
Italiano  3S.  parla  della  lingua  roman- 
za Se.  fuo  dialogo  della  lingua  Italia- 
na 167.  1 7c.  171.  motlra  in  Firenze  il 
icllo  latino  di  Dante  de  Vulgati  Eloqutv- 
zia  176. 189.  male  impugnato  254*2$$# 


ys4  Tato  u e Indica 


257.  faci  libri*  di  grimatica  volgare  a 94. 
fcrive  d copioni  321.  Cadmo  Italiano 
347-  fui  poetica  772.  fua  Italia  liberata 
397.  non  fu  Cavalicr  del  Tofone , fri  j ca- 
lunniato < hi i fua  Commedia  443.  fua 
Tragedia  487. 

Trijfarto,  eroe  della  Tavola  ritonda  104.484. 

TriJUloqmio . V.  Romanffio  . 

Tritonio  Marcantonio  , fuo  difeorfo  fopra  il 
poema  del  Bolognetti  998. 

Tritonio  Roggeri  fcrive  la  Vita  del  Cardinal 
Vincenzo  Laureo  fuo  benefattore  632* 

Tririgiano  dialetto  245. 

Tririgiano  Marcantonio  331. 

Trirnlzìo  Cardinale  Agoftino , fua  libreria 

22Z. 

Trotti  Bernardo  640. 

Trorutori  provenzali  44.  poeti  della  Galli! 
Narbonefe , o Provenza  67. 

Tradotte  santo  , parla  in  lingua  romanza  an- 
tica 2;. 

Tmano  Jacopo  Auguflo  , erra  in  parlar  di 
Francefco  Patrizio  3 18.  empiamente  lo- 
da i defertori  della  Fede  cattolica  326. 

Taano  Francefco  Auguflo  fuo  figlinolo  .deca- 
pitato 377-animirato  dai  Protettami  iV. 

Tradì  de  616. 

Tndtvfe  Luci  £3. 

Turami  no  dialogo  • V-  Bargagli  Scipione  • 

T rubi  Francefco  , Carmelitano  360*  4^3. 
438.  440.  619. 

Taraneft  Chiefa  contende  con  quella  di  Do- 

U 54. 

7 hronefe  Concilio  8.  parla  della  litigai  ro- 
manza  43. 

Tarpilwjnio  , chiamato  da  Dante  ogni  dia- 
letto Tofcano  240. 

Tarpino  79.  fcrittor  favolofo  67.  63.  69- 
feguito  dai  Romanzatoti  Italiani  69-  e dal 
Bojardo  391. 

Tafta  per  Tafda  ac8. 

TaJJignano  Giovanni  342- 

V 

VAddìngo  Luca  318. 

V.tlbounaij  Prefidenfe,  fua  Ifloria 
del  Delfinato  iaa- 
Va  ìde r C,  io v an  n i 3 2 4- 

Valdefi  Eretici  fparfero  verfioni  Francefi 
deila  Bibbia  in  tempo  d'innoceuzo  111. 
671. 

Fai  dì  eh  tana  362. 

balenano  Giovanni  Pierio  439.  467.  favo- 
revole all’ Italiana  Eloquenza  189.  fuo 
Dialogo  della  lingua  volgare  396. 


Valefto  Adriano  Parigino  6.9.  òppoto  a|jg 
finta  nobiltà  de*  due  Scaligeri  47.  tiene 
l’idioma  romanzo  per  generato  negli  ac- 
cidenti ,da  corruttela  dell'  antico  Roma- 
no  40. 

Talefìn  Arrigo  fratello  A' Adriano  48$, 

VaUfio  Francefco  Romano  220.  222.  213. 

Valgrifi  Vincenzo  , ttampatore  395.  396. 

Valiero  Andrea  ittorico  Veneziano  497. 

Valìero  Cardinale  Agoftino  340,  349. 439, 
541* 

Valiero  Gianfrancefco  280. 

Valla  Lorenzo  199. 

Valle  Pietro  378.  379.444.fuoi  Viaggi  614.' 

Vallont  Giannantonio  446. 

Val  Ionica  lingua  . V.  Romana  • 

Valori  Baccio  600.  603. 

Valori  Filippo  ingiuriofo  al  Mario  428-  e 
al  Taffo  446» 

Valori  Niccolò  602.  609. 

Vaìfingamo  Tommafo  tot. 

V.iirafine  Erafino  316.  317.  401.  404.  400- 
$t4.  mette  in  poema  la  Tavola  rifonda 
106.  fuoi  poemi  facri  411.  V-  Sofocle, 
Stazio  poeta  • 

Valrafone  Jacopo  339.  414. 

Valrajjori  Clemente  396. 

Vanlejo  Unfredo  io. 

Va  uno  rei  Orette  664. 

Varebi  Benedetto  a6.  34.  200.  333.  334. 
5*7*  346-  634.  634.  640.  644* 

669-  697*  rifrigge  i fofifmi  del  Gelli  con- 
tra  la  Volgare  Eloquenza  di  Dante  178. 
fuoi  fofifmi  intorno  alla  liugua  Italiana 
193.  >94*  procura  una  edizione  delle 
profe  del  Bembo  389.290.  deride  il G*aw 
ballati  294.  tao  Siedano , dialogo  177. 
296.  lodato  dal  Mario  *24.  fcrive  fopra 
Dante  428,  fua  Commedia  439.  volgariz- 
za la  Confolazione  di  Boezio  486.  e la 
Logica  di  Arittotile  634. 

Varienti  Baldaflarre  Adamo  623. 

Variando  Ricco  401. 

Va  fa  ri  Giorgio  444.  666. 66 7. 

Varaffote  Francefco  I79.  673.  confuta  Re- 
nato Rapino  fuo  confratello  162. 

Vaticani  Codici  provenzali  64. 

Vatter  Giangiorgio  illuftratore  delle  lingue 
fettentrionali  4. 

Vazmotra  Giovanni  697. 

Vbaldini  Federigo  31.  33.  104.129.  134* 
136.  402. prevede  il  ReirtsUo  di  cofe  pro- 
venzali 46.  fua  edizione  delle  Rime  del 
Petrarca  424.  V.  Federigo  I. 

V ber  ti  Aleffandro  fcrive  fopra  Dante  , il 
Petrarca  e’J  Boccaccio  105. 

Vbtrti  Fazio  fot. 

<Jdr 


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r*— 


Delle  Cose  notabili 


755 


Vita*  . V.  Nlfitll. 

V ditte  Ercole  toc, 

Udine,  Cuoi  Deputai»  non  accettano  un  li- 
bro di  Germano  dt’  Vecchi  Camaldolefc 

*40. 

Vdintfi,  ubbidienti  al  Concilio  di  Pifa  674. 

tentano  d'imprigionare  Gregorio  XlI.iVf# 
Vtbero  Filiberto  108. 

Ve  uhi  Germano  , monaco  Camaldolefc  di- 
fapprovato  .V»  Udine  • • 

Veleno  663* 
ridi,»  • V.  Pecchie  • 

Vtìlurello  Aleflandro  106.  408.  pubblica  la 
Commedia  di  Asolino  Ricco  4*3.  fila 
Spofizione  al  Petrarca  ; iat 
Velluti  Donato  6wi. 

Ve  lo  Giambatiita.fua  Tragedia  in  profa  486* 
Velcro  Marco  241.  302#  340. 

Vei fero  Taolo  16*. 

Veltro  , Cane  dilla  Se  aia  , uccifor  della  L»* 
pA  , che  è l’avarizia  143. 

Vendrami tto  Federigo  644. 

Venezia  <95.  nata  infieme  con  li  lingua  ro- 
manza e comune  d’Italia  26*  nata  Cri- 
ftiina*7S.  chiamata  Vinegea  3 14. 
Veneziana  Accademia  c e non  Veneta  in  vol- 
gare) 498.  in  protezione  di  san  Pio  V» 
540.  cosi  dett  i >53» 

Veneziani  non  riconofcono  Gregorio  XII# 
per  vero  pontefice , ini  Aleflandro  V.  e 
poi  Giovanili  XXlll.  674» 

Veneziano  dia  letto  245.246.  ufato  dal  Jfcir- 
ber-no  , ed  efaltato  da  Pentirò  l ’trnnìo 
139.  134#  fopra  tutti  gli  altri  Italiani 
proveduto  di  opere  ferine  247. 

Venterò  Domenico  546.  678»  uno  de’ confi- 
glicri  del  Tafio  424#  lodato  dal  Muzio 
425# 

Veniero  Ma  fico  430.  fua  Tragedia  179.  496. 
fua  Canzone  in  lode  di  san  Francefco 
542. 

Ventefimo  per  vi*  e finn  310# 

Ventura  Niccolò  569-  . 

Venturi  Francefco  6»  7» 

Venturina  da  Bergamo  Domenico  predica 
latinamente  in  Chiefa  , e volgarmente 
fuori  di  Chiefa  270. 

Venuti  Filippo  , fuo  Dizionario  308. 

Tenzone , Terra  del  Friuli  66# 

Temei  r libri  maledici  del  Guarinl  469*470» 
Tetdier  Antonio  97 

Verdizzotti  Giammario  373#  396.  533*  S47. 
642- 

Vergata  Antonio , fuo  libro  di fet tonfo  587# 
Vergati , libro  di  tal  nome  381» 

Tergerlo  Pierpaolo  a pollata  92.  346.  3B6* 
387#  f©s#  $06*507.  508.516*  calunnù- 


tore  di  Claudio  Tolone!  3*7.  denuncia  a! 
Senato  di  ETaftìta  un  libro  eretico  del 
Cu  rione , ahro  apollata  522.  è confutato 
dal  Mmtin  678*  67 9* 

Verini  Francefco,  fue  Lezioni  fopra  Dante 
4*6. 

Verità  di  Cavalleria  651. 

Ve  flato  Leonoro,  fui  Tragedia  492. 

Veruni  io  Pietro  Martire,  apollata  in  Ari 
tentimi  3»  6* 

Vernaccia  Lodovico  131# 

Veruio  Contea  de’  Bardi  381# 

Vero  , con  faccia  di  menzogna  6fi* 

Verfi  fciolti  458. 

Terncci  Lodovico , Cappuccino  305# 
V.'iyueci  Niccolò  395. 

Vrjli  letterate  226* 

Vettori  Piero  l’antico  334.  609.  638. 

XJeeio  Pier  Daniello  46.61.62.67-  79.311» 
6 1 1 . 

Uggiti,  e Otgerio , nome  romanefeo , accat- 
tato da  Tarpino  74, 

Ugolino  Conte  fatto  morir  dai  Pifani  aio# 
Ugo»e  da  san  Vittore  689. 

Ugnato  Pompeo  629. 

Uiurgeri  lfidoroa442#  *00. 

Vicariato  fupremo  di  Crlfto  nel  fommo 
Pontefice  contea  il  C’a/Mvcfro^iB. 
Vicelio  Giorgio  428. 

Vicentino  Niccolò  668# 

Vico  Enea  585* 

Vida  Marco  Girolamo  fcrive  contri  rifio- 
rii del  Corio  231.  597.  edizione  delle 
vere  fue  opere  3 52» 

Vieti  Francefco  525.  634*  637*  64 7* 

Vignale  Antonio  , l\alr fierio  Intronato  309. 
442* 

Vigne  Piero  dalle  56.  5ot. 

Villani  Giovanni  73.94.  122.  225.  prende 
il  bore  dal  poema  di  Dante  is-6*  dice 
male  di  Dante  15S.  Matteo  e Filippo 
6oo.  601# 

Villane  Niccolò  127,.  134.  149#  221.  230# 
JJV  ati.  379.  *38c.  381.  383. 

499.  cciifma  Date  ne* vocaboli  e altro- 
v'e  147.  139.  150*  ili.  cenfura  il  Pajtor- 
fido 478#  defeda  i IV.  Sonetti  proibiti  del 
Petrarca  508.  contri  il  Berne  538.  539. 
Villaiduino  Goffredo  31.  39* 

Ve  il  e ramo  Abate  2o.  21# 

Veli; franchi  Giovani  4 59*  475*  fua  Amarvi* 
ta  4 So# 

Vineercato  Giambatifta  639. 

Vinci  Lionardo  665- 
Vint+ia . V.  Venezia, 

Vinta  Francefco,  fua  pafior2le466» 

Vini  miglia  Giovanni  561» 


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f 


7 56  Tavola 

Vioat  Arnoldo  4 12. 

Vippottt  fcrittore  1 7. 

tfrrft  Piero  , allievo  di  Calvino  . e compt- 
gno  di  Tcodorì  Bua,  re  pretto  dal  M»/io 

715.677*678* 

Virgilio  400.  4*)U 
Vi it riho  Polidoro  62 5. 

Virginio  Gianfrancefco  72?* 
r/rw/9  Ptvr/f*  cfalta  il  dialetto  Ber* 
gamafeo  fopra  11  fiorentino  114.  e il  Ve* 
neii.\»o  fopra  rutti  g!i  altri  247. 

Visconti  comprano  Bologna  dai  Pepoli  46* 
Vite  Ili  Vitello  350. 

Vi t mio  663* 

Vittore  Antipapa  1 17.  derifo  in  lingua  vol- 
gare t 18. 

Jrit torelli  Andrea  6ap. 

Vittoria  Francefco  67 5* 

Vhet  Gianlodovico , oppoflo  uWAmadìgi 
83. 

Viviani  Vincenzo  560.  659* 

Titani  Pompeo  *70.  604. 

V\ fila  autore  del  codice  argenteo  degli  Evan- 
geli Gotici  4.  Vefcovo  de*  Goti  della 
Me  Ha  45  5. 

Ulloa  Alfonfo  319*  357.  609.  610.  649.658. 

corregge  le  Novelle  del  Bidello  580. 

ITI/f  10  Antonio  687. 

t ImorijU  Accademia  di  Jloma  336»  654- 
Un-cabilie  per  unico  215. 
linai  di  origine  Sdrmatiea  3. 

Vocabolari  Italiani,  compofti  prima  di  tatti 
da  Angelo  Colocci  t e da  Giulio  C annullo 
3*a. 

Voci  Tofcane  antiche  nella  Tavola  rifonda 
106. 

Voljio  Giovanni  $48. 

Volgare  Eloquenza  di  Dante  , pubblicata  in 
latino  dal  Corbinelli  «77.  V.  Dante. 
Volgare  è mutabile t ma  non  il  gramaticale 
2 66. 

Tolgsri/tamenri  della  Bibbia  fono  fofpetti 
51.  52.  e difdctti  670. 

Volgarizzamenti  di  autori  Greci  e Latini  in 
.antica  lingua  romanza  di  Francia , e di 
Spagna  • V.  Traduzioni . 

Volgata  edizione  della  Bibbia . fatta  da 
Clemente  Vili.  671* 
polufeiu  Florenzio  641* 

Uomo  non  lì  muove  per  ijlmto , ma  t>er  ru 
gìone  203.  fua  favella»  dono  di  Dio  204. 
ao*. 

Vonjladio  Dieterico  20. 

. Voragi n e Jacopo , non  tradafle  U Bibbia  in 
vpigare  670* 


E I N D r C E 

Vojfio  Gerardo  Giovanni  77. 99.  £07.  pirla 
di  Polifilo  574. 

Vofjio  1 ficco  c Gerardo  127.  f enfierò  in  bel 
carattere  286. 

Vetrone  Arrigo  inglefe  462.  fuo  AJorifmo 
acerbamente  impugnato  dallo  Sdoppio 

Ile. 

Urbi  cetani  Buonaggiunta  36.  Joi. 

Utrea  Girolamo  649* 

Ufmano  Nugno  647. 

Utopia  , Anonimo . Orttnfio  Landò  Jfo. 
Utteno  U Irico  , partigiano  di  Lurtro  553. 
Vormio  Olao  47?. 

Voverio Giovanni  635* 

Uva  Benedetto  4 io* 

Vmrmbrand  Gianguglielmo  108. 

z 

ZA  bara  Criftoforo  933. 

Zaeagna  Lorenzo  , fuo  Catalogo  della 
libreria  Cafanatefc  ffi. 

Zanca  mola  Carlo , volgarizzatore  del  libra 
de’  Pefcz  delGiovio  638. 

Zantbi  Girolamo  , Canonico  regolare  Ber. 
gamafeo  . defertor  dalla  Fede  cattolica 
302.  326.  fi  6-  predicante  in  Chiavetta* 
ne’  Grigìoni , o Reti  521. 

Zane  Jacopo  533. 

Zanobi  da  Strata  volgarizza  i Morali  di  san 
Gregorio  271. 

Zaini  Giovanni  660. 

Zarlino  Giufeppe  667. 

Zrffi  Gianfrancefco  volgarizzatore  dello 
lettere  di  san  Girolamo  690. 

Zinano  Gabriello  , fua  Pajiorale  4 66. 

Zita  santa,  cosi  detta  in  lingua  romanza 
afa. 

Zito  Mario  423. 

Zonata  Giovanni  619. 

ZoUpio  Girolamo  400.470.  <34.  tiene  per 
vero  libro  dì  Dame  la  fua  Volgare  Elo • 
quenza  262.26 3*  fua  Tragedia  lotto  no- 
me degli  Accademici  Catenari  493.  ingiù* 
fornente  maltratta  il  Muzio  298.  692. 
Zoppio  Melchiorre  , figliuolo  di  Girolamo 
4 3 2 «fui  Commedia  454.  fua  Tragedia  4 92* 
Zucchi  Birtolommeo  345. 

Zuceht  Jacopo  567. 

Zuccol  i Lodovico  378.  647.  649. 

Y , X , W , quelle  tre  lettere  non  avendo 
luogo  nel  noftro  alfabeto  Italiano , per- 
ciò il  tralafciano.  ufandofì  invece  loro 
quelle  altre  j , f in  principio  di  parola  , 
e per  entro  /,  » . 


FINE 


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