Il ricordo di Vittorio Vettori in un luogo da lui frequentato Vittorio Vettori (Strada in Casentino, 24 dicembre 1920 – Firenze, 10 febbraio 2004[1]) è stato un poeta, scrittore, critico letterario e dantista italiano. Tra gli intellettuali di spicco del dopoguerra, fu autore di numerose opere, che spaziano dalla critica letteraria, alla poesia, alla filosofia. Profondo conoscitore del pensiero letterario e filosofico del Novecento; è stato autore di oltre 150 titoli di testi. Si è occupato anche di Dante Alighieri e delle varie esperienze poetiche che hanno segnato la storia di Firenze, fino alle avanguardie del secolo scorso.[2] Biografia Dopo l'armistizio di Cassibile del settembre 1943, ha aderito alla Repubblica Sociale Italiana[3]. Nel dopoguerra, dopo la pubblicazione del saggio Fascismo postumo e postfascismo con Guanda nel 1948, emergono gli interessi poetici e quelli storico-filosofici. Pubblica Poesia a Campaldino, a Pisa nel 1950, e nel 1951 fonda la rivista Studi gentiliani, cui seguiranno un testo su Benedetto Croce e dal 1966 tre volumi su Giovanni Gentile[4]. Alla fine degli anni '50 aderisce all'Istituto nazionale di studi politici ed economici[5]. Premio internazionale Fides per il suo primo romanzo (L'amico del Machia), ha poi scritto alcuni libri di viaggio e una guida del Casentino (Amoroso viaggio in terra francescana: itinerario casentinese illustrato), la sua terra natale. Dopo l'esperienza della rivista Revisione (1972-1986)[6], viene eletto presidente dell'Accademia Casentinese. È stato anche tra i fondatori del Premio letterario Casentino con Carlo Coccioli, Carlo Emilio Gadda, Nicola Lisi e Dante Ricci e presidente della giuria letteraria del Premio Firenze. Animatore instancabile delle conversazioni allo storico caffè letterario delle Giubbe rosse a Firenze, è stato legato da un lungo sodalizio all'editore pisano Giardini. È stato presidente dell'Accademia Pisana dell'Arte-Sodalizio dell'Ussero, segretario generale dell'Associazione «Amici della Rassegna di Cultura e vita scolastica» (di cui ha curato la rivista ufficiale), Membre d'honneur della Société libre de poésie di Parigi e fondatore nonché direttore della «Lectura Dantis Internazionale» di Pisa. Ha curato la terza pagina del quotidiano livornese Il Telegrafo.[7] Tra i giornali e le riviste cui ha collaborato vi sono Primato, ABC, Il Tempo, Il Piccolo, Il Veltro, Ausonia, Persona, Cultura e scuola, Dialoghi, Intervento, Secolo d'Italia.[6][8] Ha intrecciato relazioni lavorative e amicali con scrittori e filosofi della più diversa estrazione e provenienza: Piero Bargellini, Jorge Luis Borges, Giuseppe Bottai, Mircea Eliade, Vintilă Horia, Ernst Jünger, Giuseppe Prezzolini, Ezra Pound, Carl Schmitt e Léopold Sédar Senghor[9]. La sua formazione prettamente umanistica e cristiana ha visto in Dante il suo 'Virgilio esistenziale', soggetto letterario di vari studi che hanno ottenuto consensi oltre i confini nazionali accreditandogli stima e prestigio. Dal 2002 ha beneficiato della legge Bacchelli in quanto cittadino che ha «illustrato la Patria».[10] Un anno dopo la morte, nel 2005 in Via delle Ruote, a Firenze, gli è stata dedicata una targa, che lo ricorda come scrittore, dantista, poeta ed umanista.[11] Opere (selezione) Targa dedicata a Vittorio Vettori (via delle Ruote, Firenze) Vittorio Vettori fu autore di oltre duecento titoli, di cui molti tradotti all'estero. Le sue opere possono essere raggruppate in tre categorie: saggi, romanzi e curatele. Saggi Fascismo postumo e postfascismo, Guanda, 1948 Amoroso viaggio in terra francescana, con Piero Bargellini, Firenze, Edizioni Alvernia, 1949. Benedetto Croce e gli studi contemporanei d'estetica e storia, Firenze, Editrice Universitaria, 1951 Giovanni Gentile, Firenze, La Fenice, 1954 Grandezza e attualità del Manzoni, 1955 Maestro Dante, Milano, Marzorati, 1962 Letture dell'"Inferno", Milano, Marzorati, 1963 Il prologo della Commedia, Milano, Marzorati, 1963 Antonio Aniante, Milano, Marzorati, 1965 Letture del "Purgatorio", Milano, Marzorati, 1965 Giovanni Gentile e il suo tempo, 1966 Giovanni Papini, Torino, Borla, 1967 Motivi di critica dantesca nella letteratura contemporanea, Roma, De Luca, 1967 Antologia di Primato, Roma, De Luca, 1968 Benedetto Croce e il rinnovamento della cultura nell’Italia del Novecento, 1970 Letture del "Paradiso", Milano, Marzorati, 1970 Carducci e dopo, 1971 Mazzini o del futuro, 1972 Petrarca e Boccaccio, 1975 Gramsci e noi davanti al Duemila, 1977 Pirandello europeo, 1980 D’Annunzio e il mito del Superuomo, 1981 Soffici novatore, 1981 Dante in cielo, 1984 Dalla parte di frate Sole, Milazzo, Spes, 1987 Dino Campana oggi, 1987 Eleusis: il libro delle chimere, Firenze, Nardini, 1988 Dalla parte del Papa, Milano, Spirali, 1989 Ultrasera, Firenze, Nardini, 1990 Roma contro Roma, Milano, Spirali, 1991 L'uomo bipolare e triunitario, Chieti, Solfanelli, 1991 Dal cuor del cuore, Firenze, Nardini, 1993 Sulla via dell'Arcangelo, Cesati, 1993 Antipov, Milano, Spirali, 2002 Marino Biondi e Alice Cencetti (a cura di), Civiltà letteraria cultura e filosofia, Firenze, Le Lettere, 2009. Romanzi e raccolte poetiche Acquadarno, 1965 L'amico del Machia, Bologna, Cappelli, 1973 Una lunga gioventù, Fossalta di Piave, Rebellato, 1981 Diario apòcrifo di Aldo Moro prigioniero, 1982 L'oro dei vinti, Roma, Volpe, 1983 Il Vangelo degli Etruschi, Milazzo, Spes, 1985 Diario segreto del Patriarca, 1993 La notte e il giorno (1993), Nessuno e dintorni (1995) e Il Signore dei Post (1999) (scritti a quattro mani con la poetessa boliviana Ruth Cárdenas, cui fu legato sentimentalmente) Io, Pio XIII, 2001 Curatele Arturo Onofri, Poesie d'amore, a cura di Arturo Onofri, Milano, Ceschina, 1959. Girolamo Comi, Sonetti e poesie, a cura di Vittorio Vettori, con uno scritto di Arnaldo Bocelli, Milano, Ceschina, 1960. Vintilă Horia, Quaderno italiano, a cura di Vittorio Vettori, Pisa, Giardini, 1962. Ezra Pound, Il fiore dei Cantos, con un saggio introduttivo di Vittorio Vettori, Pisa, Giardini, 1962. Franco Alfano, Dovrò lasciarti la mano, prefazione di Vittorio Vettori, Padova, Rebellato, 1970. Geno Pampaloni, Sul ponte tra Novecento e Duemila : otto studi e quindici divagazioni, a cura di Vittorio Vettori, Firenze, Giubbe Rosse, 1998. Premi e riconoscimenti Per la sua attività di saggista, studioso e accademico, Vittorio Vettori ha ricevuto vari premi, tra cui sette premi della Cultura assegnati dalla presidenza del Consiglio dei ministri. È stato insignito inoltre dei seguenti premi: 1960: Premio Nazionale Letterario Pisa Poesia ex aequo con Massimo Grillandi[12]; 1974: Premio internazionale Fides; Premio Calliope Premio Muse. Note ^ È morto il critico Vittorio Vettori animatore della società letteraria fiorentina, in la Repubblica, 11 febbraio 2004. ^ Carlotta Mandel (a cura di), Vettori Vittorio, in Poesia italiana contemporanea, prefazione di Andre Peyrefitte, Milano; Napoli; Parigi, Relations latines, 1966, p. 327. ^ Renzo De Felice, Mussolini l'alleato: vol. II "La guerra civile (1943-1945)", Torino, Einaudi, 1997, p. 112n. ^ Giuseppe Panella, Una passione lunga tutta la vita ^ Atti del convegno ISPE sulla scuola del 1960, su maremagnum.com. Mario Bernardi Guardi, Vettori, l'ultimo umanista che peccava solo per eccesso (PDF), in Libero, 23 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2017). ^ Fra, p. 73. ^ Il parco Vittorio Vettori, su Comune di Arezzo.it. ^ Enrico Nistri, Ecco la rivincita di Vettori, ultimo umanista italiano (PDF), in Secolo d'Italia, 9 febbraio 2010, p. 8 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2016). ^ Attribuzione di un assegno straordinario vitalizio a favore del prof. Vettori Vittorio, letterato, su Gazzetta Ufficiale.it. ^ Con, p. 268. ^ Albo d'oro, su premionazionaleletterariopisa.onweb.it. URL consultato il 7 novembre 2019. Bibliografia Renzo Frattarolo, Commentario a dieci poesie ed altri studi, Pisa, Giardini, 1973. Carlo Bo e Antonio Altomonte (a cura di), Confessione d'autore, Firenze, Editrice La Ginestra, 1985. Ruth Cárdenas, Il giubileo letterario di Vittorio Vettori, prefazione di Marino Biondi, Firenze, Giubbe rosse, 2001. Giuseppe Panella, Introduzione all'opera di Vittorio Vettori : civiltà filosofica, poetica etrusca e culto di Dante, Firenze, Polistampa, 2014. Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Vittorio Vettori Collegamenti esterni Vittorio Vettori, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Vittorio Vettori, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata Ricordo di Vittorio Vettori, su literary.it. Vettori, Vittorio, su digitale.bnc.roma.sbn.it. Controllo di autorità VIAF (EN) 17347861 · ISNI (EN) 0000 0001 0956 8426 · SBN CFIV005049 · BAV 495/321987 · LCCN (EN) n82073821 · GND (DE) 123911303 · BNE (ES) XX1434220 (data) · BNF (FR) cb127524933 (data) · J9U (EN, HE) 987007409539305171 · NSK (HR) 000241941 Portale Biografie Portale Editoria Portale Letteratura Categorie: Poeti italiani del XX secoloScrittori italiani del XX secoloCritici letterari italiani del XX secoloNati nel 1920Morti nel 2004Nati il 24 dicembreMorti il 10 febbraioNati a Castel San NiccolòMorti a FirenzeDantisti italiani[altre]
Thursday, October 30, 2025
Grice e Vettori

Vittorio Vettori (Strada in Casentino, 24 dicembre 1920 – Firenze, 10 febbraio 2004[1]) è stato un poeta, scrittore, critico letterario e dantista italiano. Tra gli intellettuali di spicco del dopoguerra, fu autore di numerose opere, che spaziano dalla critica letteraria, alla poesia, alla filosofia.
Profondo conoscitore del pensiero letterario e filosofico del Novecento; è stato autore di oltre 150 titoli di testi. Si è occupato anche di Dante Alighieri e delle varie esperienze poetiche che hanno segnato la storia di Firenze, fino alle avanguardie del secolo scorso.[2]
Biografia
Dopo l'armistizio di Cassibile del settembre 1943, ha aderito alla Repubblica Sociale Italiana[3].
Nel dopoguerra, dopo la pubblicazione del saggio Fascismo postumo e postfascismo con Guanda nel 1948, emergono gli interessi poetici e quelli storico-filosofici. Pubblica Poesia a Campaldino, a Pisa nel 1950, e nel 1951 fonda la rivista Studi gentiliani, cui seguiranno un testo su Benedetto Croce e dal 1966 tre volumi su Giovanni Gentile[4]. Alla fine degli anni '50 aderisce all'Istituto nazionale di studi politici ed economici[5].
Premio internazionale Fides per il suo primo romanzo (L'amico del Machia), ha poi scritto alcuni libri di viaggio e una guida del Casentino (Amoroso viaggio in terra francescana: itinerario casentinese illustrato), la sua terra natale. Dopo l'esperienza della rivista Revisione (1972-1986)[6], viene eletto presidente dell'Accademia Casentinese. È stato anche tra i fondatori del Premio letterario Casentino con Carlo Coccioli, Carlo Emilio Gadda, Nicola Lisi e Dante Ricci e presidente della giuria letteraria del Premio Firenze.
Animatore instancabile delle conversazioni allo storico caffè letterario delle Giubbe rosse a Firenze, è stato legato da un lungo sodalizio all'editore pisano Giardini.
È stato presidente dell'Accademia Pisana dell'Arte-Sodalizio dell'Ussero, segretario generale dell'Associazione «Amici della Rassegna di Cultura e vita scolastica» (di cui ha curato la rivista ufficiale), Membre d'honneur della Société libre de poésie di Parigi e fondatore nonché direttore della «Lectura Dantis Internazionale» di Pisa. Ha curato la terza pagina del quotidiano livornese Il Telegrafo.[7] Tra i giornali e le riviste cui ha collaborato vi sono Primato, ABC, Il Tempo, Il Piccolo, Il Veltro, Ausonia, Persona, Cultura e scuola, Dialoghi, Intervento, Secolo d'Italia.[6][8]
Ha intrecciato relazioni lavorative e amicali con scrittori e filosofi della più diversa estrazione e provenienza: Piero Bargellini, Jorge Luis Borges, Giuseppe Bottai, Mircea Eliade, Vintilă Horia, Ernst Jünger, Giuseppe Prezzolini, Ezra Pound, Carl Schmitt e Léopold Sédar Senghor[9]. La sua formazione prettamente umanistica e cristiana ha visto in Dante il suo 'Virgilio esistenziale', soggetto letterario di vari studi che hanno ottenuto consensi oltre i confini nazionali accreditandogli stima e prestigio.
Dal 2002 ha beneficiato della legge Bacchelli in quanto cittadino che ha «illustrato la Patria».[10] Un anno dopo la morte, nel 2005 in Via delle Ruote, a Firenze, gli è stata dedicata una targa, che lo ricorda come scrittore, dantista, poeta ed umanista.[11]
Opere (selezione)
Vittorio Vettori fu autore di oltre duecento titoli, di cui molti tradotti all'estero. Le sue opere possono essere raggruppate in tre categorie: saggi, romanzi e curatele.
Saggi
- Fascismo postumo e postfascismo, Guanda, 1948
- Amoroso viaggio in terra francescana, con Piero Bargellini, Firenze, Edizioni Alvernia, 1949.
- Benedetto Croce e gli studi contemporanei d'estetica e storia, Firenze, Editrice Universitaria, 1951
- Giovanni Gentile, Firenze, La Fenice, 1954
- Grandezza e attualità del Manzoni, 1955
- Maestro Dante, Milano, Marzorati, 1962
- Letture dell'"Inferno", Milano, Marzorati, 1963
- Il prologo della Commedia, Milano, Marzorati, 1963
- Antonio Aniante, Milano, Marzorati, 1965
- Letture del "Purgatorio", Milano, Marzorati, 1965
- Giovanni Gentile e il suo tempo, 1966
- Giovanni Papini, Torino, Borla, 1967
- Motivi di critica dantesca nella letteratura contemporanea, Roma, De Luca, 1967
- Antologia di Primato, Roma, De Luca, 1968
- Benedetto Croce e il rinnovamento della cultura nell’Italia del Novecento, 1970
- Letture del "Paradiso", Milano, Marzorati, 1970
- Carducci e dopo, 1971
- Mazzini o del futuro, 1972
- Petrarca e Boccaccio, 1975
- Gramsci e noi davanti al Duemila, 1977
- Pirandello europeo, 1980
- D’Annunzio e il mito del Superuomo, 1981
- Soffici novatore, 1981
- Dante in cielo, 1984
- Dalla parte di frate Sole, Milazzo, Spes, 1987
- Dino Campana oggi, 1987
- Eleusis: il libro delle chimere, Firenze, Nardini, 1988
- Dalla parte del Papa, Milano, Spirali, 1989
- Ultrasera, Firenze, Nardini, 1990
- Roma contro Roma, Milano, Spirali, 1991
- L'uomo bipolare e triunitario, Chieti, Solfanelli, 1991
- Dal cuor del cuore, Firenze, Nardini, 1993
- Sulla via dell'Arcangelo, Cesati, 1993
- Antipov, Milano, Spirali, 2002
- Marino Biondi e Alice Cencetti (a cura di), Civiltà letteraria cultura e filosofia, Firenze, Le Lettere, 2009.
Romanzi e raccolte poetiche
- Acquadarno, 1965
- L'amico del Machia, Bologna, Cappelli, 1973
- Una lunga gioventù, Fossalta di Piave, Rebellato, 1981
- Diario apòcrifo di Aldo Moro prigioniero, 1982
- L'oro dei vinti, Roma, Volpe, 1983
- Il Vangelo degli Etruschi, Milazzo, Spes, 1985
- Diario segreto del Patriarca, 1993
- La notte e il giorno (1993), Nessuno e dintorni (1995) e Il Signore dei Post (1999) (scritti a quattro mani con la poetessa boliviana Ruth Cárdenas, cui fu legato sentimentalmente)
- Io, Pio XIII, 2001
Curatele
- Arturo Onofri, Poesie d'amore, a cura di Arturo Onofri, Milano, Ceschina, 1959.
- Girolamo Comi, Sonetti e poesie, a cura di Vittorio Vettori, con uno scritto di Arnaldo Bocelli, Milano, Ceschina, 1960.
- Vintilă Horia, Quaderno italiano, a cura di Vittorio Vettori, Pisa, Giardini, 1962.
- Ezra Pound, Il fiore dei Cantos, con un saggio introduttivo di Vittorio Vettori, Pisa, Giardini, 1962.
- Franco Alfano, Dovrò lasciarti la mano, prefazione di Vittorio Vettori, Padova, Rebellato, 1970.
- Geno Pampaloni, Sul ponte tra Novecento e Duemila : otto studi e quindici divagazioni, a cura di Vittorio Vettori, Firenze, Giubbe Rosse, 1998.
Premi e riconoscimenti
Per la sua attività di saggista, studioso e accademico, Vittorio Vettori ha ricevuto vari premi, tra cui sette premi della Cultura assegnati dalla presidenza del Consiglio dei ministri. È stato insignito inoltre dei seguenti premi:
- 1960: Premio Nazionale Letterario Pisa Poesia ex aequo con Massimo Grillandi[12];
- 1974: Premio internazionale Fides;
- Premio Calliope
- Premio Muse.
Note
- ^ È morto il critico Vittorio Vettori animatore della società letteraria fiorentina, in la Repubblica, 11 febbraio 2004.
- ^ Carlotta Mandel (a cura di), Vettori Vittorio, in Poesia italiana contemporanea, prefazione di Andre Peyrefitte, Milano; Napoli; Parigi, Relations latines, 1966, p. 327.
- ^ Renzo De Felice, Mussolini l'alleato: vol. II "La guerra civile (1943-1945)", Torino, Einaudi, 1997, p. 112n.
- ^ Giuseppe Panella, Una passione lunga tutta la vita
- ^ Atti del convegno ISPE sulla scuola del 1960, su maremagnum.com.
- Mario Bernardi Guardi, Vettori, l'ultimo umanista che peccava solo per eccesso (PDF), in Libero, 23 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2017).
- ^ Fra, p. 73.
- ^ Il parco Vittorio Vettori, su Comune di Arezzo.it.
- ^ Enrico Nistri, Ecco la rivincita di Vettori, ultimo umanista italiano (PDF), in Secolo d'Italia, 9 febbraio 2010, p. 8 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2016).
- ^ Attribuzione di un assegno straordinario vitalizio a favore del prof. Vettori Vittorio, letterato, su Gazzetta Ufficiale.it.
- ^ Con, p. 268.
- ^ Albo d'oro, su premionazionaleletterariopisa.onweb.it. URL consultato il 7 novembre 2019.
Bibliografia
- Renzo Frattarolo, Commentario a dieci poesie ed altri studi, Pisa, Giardini, 1973.
- Carlo Bo e Antonio Altomonte (a cura di), Confessione d'autore, Firenze, Editrice La Ginestra, 1985.
- Ruth Cárdenas, Il giubileo letterario di Vittorio Vettori, prefazione di Marino Biondi, Firenze, Giubbe rosse, 2001.
- Giuseppe Panella, Introduzione all'opera di Vittorio Vettori : civiltà filosofica, poetica etrusca e culto di Dante, Firenze, Polistampa, 2014.
Altri progetti
Wikiquote contiene citazioni di o su Vittorio Vettori
Collegamenti esterni
- Vittorio Vettori, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.

- (EN) Opere di Vittorio Vettori, su Open Library, Internet Archive.

- Ricordo di Vittorio Vettori, su literary.it.
- Vettori, Vittorio, su digitale.bnc.roma.sbn.it.
| Controllo di autorità | VIAF (EN) 17347861 · ISNI (EN) 0000 0001 0956 8426 · SBN CFIV005049 · BAV 495/321987 · LCCN (EN) n82073821 · GND (DE) 123911303 · BNE (ES) XX1434220 (data) · BNF (FR) cb127524933 (data) · J9U (EN, HE) 987007409539305171 · NSK (HR) 000241941 |
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Wednesday, October 29, 2025
Grice e Fontanini
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BIBLIOTECA
ernesTo monaci
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tlicAael Sortl/ò SculJL(
1
DELLA
ELOQUENZA
ITALIANA
DI MONSIGNOR
GIUSTO FONTANINI
ARCIVESCOVO D’ANCIRA
LIBRI TRE
Nel Primo lì fpiega 1* origine > e il procedo
dell’Italiana favella.
Nel Secondo fi tratta del fuo ingrandimento
per le opere Icritte .
Nel Terzo fi difpone una biblioteca ordinata d’autori
Singolari nelle materiepiù claffiche 5 illuftrata
di molte oilervazioni .
IMPRESSIONE NVOVA
£ iaìlt prete denti affatto dìver/a .
IN ROMA
Nella Stamperia di Rocco Bernabò mdccxxxvi.
CON LICENZA DE' SVPEMQRl.
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All* Eminenti [fimo e cp<erverendiJjimo 'Principe
IL SIGNOR CARDINALE
ANNIBALE ALBANI
VESCOVO DI SABINA
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E Camarlingo di Santa Chiefa ,
Gni ragion vok a.
Eminentissimo Prin-
cipe, che dovendo ufiu
re alla luce il prefentc
libro della Eloquen-
; za Italiana , dellajs
chiara memoria di Aloripgnor Arcive-
fcovo Fontanini , non ofqflc in quefta
fua nuova comparfa lafciarjì vedere ,
finza portare in fronte il venerato no-
a 2
me
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IV LETTERA
me di Vòstra Eminenza . hi primo lue -
go ella è degniamo nipote della finta
memoria di Clemente XI. le di cui
magnanime beneficenze , fiate compar-
tite all' autore in tutto il tempo del fino
gloriofo Pontificato , fono note ad ogni
genere di perfine ; onde per titolo non
filamente di giujìizia , ?na ancora di
gratitudine , doveanfi le ultime fatiche
letterarie del defonto Prelato confacra -
re al merito impareggiabile di Vostra
Eminenza, nella di cui grand anima
Jì veggono ravvivate e fiolpitc ad una
ad una le fingolari virtù del 'Ziio im-
mortale , Nè qui farebbe fuor di propo-
sto il rammentarne almeno una qual-
che parte di effe , fidò facendo , non fi
venifse ad offendere la fua rara mode -
fiia, che cerca bensì di fare azioni , de-
gne veramente disè , ma finza la bra-
ma diefigerne gli applaufi e le lodi al-
trui, Imperciocché chi non sa , che qual
vero imitatore dell ’ accennato gran-*
V"
DEDICATORIA
Pontefice , il di cui nome filo bafia per
un compendio di tutte le virtù , dal me -
dejlmo nel più alto grado pofie dutc , el-
la protegge le lettere finza rijparmiar
fatica al buon avanzamento di efse , e
col con figlio , e con l' opere accoglie be-
nignamente chiunque ricorre al fuo
valido patrocinio . Ala per non trafi
gredire i venerati comandamenti , che
mi vengono prefiritti da Vostra Emi-
nenza , che , come dijjì , vive molto alie-
na dal fentire le proprie lodi , ritornerò
al prefinte libro , che mi fò coraggio
dì offerirle , dalla Repubblica lettera-
ria già da molto tempo affettato , cj»
che all autore cojla fatiche indicibili di
non pochi anni . Per iftinto di fuagran
benignità Jì degni dunque di riceverlo
in buon grado , ed effendomi toccato di
avere con efso lui congionzione di pa-
rentela , ardifco in tale occajìone di
umilmente fupplicarla , che le piaccia di
ravvivare e perpetuare in me quegli
ejfet-
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VI LETTERA
effetti di fua innata umanità , che fu-
rono così frequenti verfo il Prelato de-
fonto . In quejìa maniera Vostra Emi-
nenza verrà in certo modo a difendere
dalle ingiurie del tempo la di lui me-
moria , che certamente maggior frutto
delle Jìie ultime letterarie applicazioni
non avrebbe egli potuto godere , quanto
di vederfele accolte da un Porporato co-
tanto riguardevole , e ornate col Jpe -
ciofo nome di Vostra Eminenza , della
quale fopr a ad ogni altra cofa mi pre-
gio di efsere
Di Vostra Eminenza
In quejìo dì I. lS[o-vemhre 1756.
Vtniiifs. Divotifs. Obbligatifi. Servitore
Domenico Montanini .
VII
AVVISO AL LETTORE
Intorno alla prefente opera.
DOpo parecchi anni , che quello libro della Eloquen-
za Italiana viene decelerato dagli eruditi , ora final-
mente elee alla pubblica luce , fiato già dal filo
Autore alcuni meli prima, chepafl'aflè da quella vita, af-
fatto compito , trattane la prefazione , in vece della quale
fi è giudicato , che niente difeonvenga il preporre il Ragio-
namento al Signor Marchefe GiaugiufeppeOrJì , altre volte
fiampato , ma ora riveduto , e in diverti luoghi migliorato
dal definito Prelato . Lo fiudio fingolare poftovi nel com-
porre una fimil’ opera , fi crede , che fia fuperfluo il doverlo
qui rammentare , mentre ognuno ben vede , che per racco-
gliere , e unire infieme unte , e si pellegrine notizie , fpet-
tanti alla Storia letteraria Italiana , quante per entro di ogni
pagina fi veggouo fparfe.uon eflère proprio fenon di chi, do-
po una lunga ferie di anni , impiegata nel leggere ottimi
fcrittori , va egli fornito di una gran fuppellettile di dottri-
na i e che tale ne fia fiato Monfignor Fontanini , farà facile
a chi fi fia il giudicarlo . E’ noto agli ftudiofi , che nel 1 706.
fu fiampato in Roma da Francefco Gonzaga un altro libro
in quarto di poca mole intorno alla Italiana Eloquenza i ma
ficcome quelli non contiene , che il detto Ragionamento al
Signor Marchefe Orfi con unfemplicee breve catalogo di
alcuni autori , che in efià hanno Ieri tto , cosi avea bifogno
di notabile accrefcimento . Nell’anno dunque 1 7 1 y. fu dato
principio all’imprela laboriofa , ma dopo che l’Autore ebbe
compofti i primi otto fogli, gli convenne fopralì'edere , per
le molte e varie incombenze dalla fama memoria di Bene-
detto XIII. ftateeli all’improvifo addofl'ate in fervigio di eflò
e della fanta Sede Apoftolica , e per altri urgenti motivi.
Frattanto che l’opera dovette rimanere cosi interrotta , vi
fu chi fi prefe l’affunto di continuarla, col fuppolto forfè, che
non farebbe andata più innanzi, attefe le occupazioni , nelle
quali di continuo fi trovava Monfignor Fontanini s il che
vili Avviso al Lettore
poi gli fervi di (limolo a perfezionarla nella maniera , chcr
qui fi vede . Erafi penfato di aggiugnere la Vita dell’Auto-
re da elfo in gran parte fatta , e poi continuata da chi ne
avea qualche lume del rimanente delle fue operazioni , per
la familiar confuetudine, in cui alquanti anni era villino
condlo lui i ma per non ingroflare di foverchio il libro , fi
è giudicato, che fià bene di tralafciarla . In di verfi luoghi
vi fi feorgeranno alcune perfonc , mentovate come viventi ,
e poi in divertì altri già morte , il che è addivenuto , per-
chè l’Autore interrottamente ,pe’gfi accennati motivi, ha
fatto {lampare quella fua opera . Nel fine evvi un Indie* de’
nomi propri, aliai illruttivo, e de’ più belli forfè, che il
detto Prelato in tanti altri fuoi libri abbia mai comporti : c
fenel medefimo vedrai tralafciatif come non c dubbio ) al-
tri fcrittori , i quali avrebbono meritato , che di erti ne
folle Hata fatta onorevole menzione, ciò fi dovrà fuppor-
re, che ila accaduto, perchè in una materia cosi vada,
l’Autore non è arrivato a fapergli , c non già perchè abbia
iutefo di deludergli . Di tutto ciò è occorfo di doverti ne-
cell'ariamenteavvifare,obeniguolettore, che riceverai in
buon grado le lunghe fatiche Hate impiegate a tuo unico
vantaggio e profitto , e vivi felice .
RA-
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RAGIONAMENTO*
DELLA ELOQUENZA ITALIANA
Scefo in una lettera al Signor Marchefe
Giangiufeppe Orli.
Illustrissimo Signore.
EG l i è pur troppo manifello il governo , che fanno della
lingua noftra Italiana quei medefimi ancora , i quali lia
noi l’adoperano , non che coloro , che dalle noftre contra-
de lontani , fi ftudiano di detrarre a’ fuoi pregi col porle
Innanzi alcune delle lingue viventi , e col valerli contro di eflk dal
canto noftro di quelle fcritture , che fenza difcernimento veruno fi
veggono girare tra il volgo . Quindi è finalmente che il diritto ben
richiedeva , Illuftriffiino Signor Marchefe , che ella , ficconte ha
fatto di frefco, fcrivendo dietro a così fatta materia e col fuo nobile
efempio, e con le ragioni fpiegate dalla fua eloquenza e dal fuo
fapere , moftrafle quanto vadano traviati e gli uni , e gli altri : que-
gli in lafiriare indifparte le natie bellezze del noftro linguaggio,
poco o nulla curando gl’ illuftri e hunofi Scrittori , che in tutte le
arti , e facoltà ragionando, lo hanno renduto chiaro , per dir poco,
ugualmente a ciafchedun altro: e i fecondi riputando queltome-
defimo noftro linguaggio sì poco adatto ad efprimere con propria
e naturai nobiltà i fentimenti dell’ animo , che, o cerchili nella fa-
coltà oratoria , o nella poetica , o pure in altra più frequente.»
nell’ ufo comune , a gran pena fi trovi chi in elio linguaggio vada
fcarico di mancamenti notabililfimi : sì povero egli è creduto , e
maiacconcio ad efercitare l’uficio proprio dell’ umana favella !
Ora ficcome nel genere umano avvi ogni forta di gente , e di
quegli uomini , i quali entrano nell’ interno delle cofe , come fe ne
abbia a proferir la fentenza t e di quegli altri ancora , che liberan-
doli da auefta briga, rimangono paghi di quello , che veggono al di
fuori; di qui è avvenuto, che certo libro ufeito in pubblico fopra
quello argomento , ha potuto far qualche fetta , arrivando a eliere
cagione , che mettano in dimenticanza gl’ ingegni fovrani , e padri
di quella lingua ; qualichè elfi ci avellerò vendute lucciole per
lanterne , e che fi llellèro nel bu jo quelli , che vegliano , e hanno
vegliato in ammirare e imitare le opere loro immortali : penfate
poi quel che fi dicono del rimanente de’ noftri chiari prolatori e
b poeti
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x Racionàmento
poeti . Ma di più quel medefimo libro ha fatto entrare inperfua-
lione taluno , che quelli fognati diletti non fieno tanto di quc’ no-
tori valentuomini , guanto della lingua lidia Italiana , come in fe
medelima viziofa ne valevole a comprendere in fe per comunicace-
le al pubblico , le produzioni dell’ intelletto dietro alla femplice
imitazione della natura . E certo a me Hello è accaduto di udire ,
che dopo aver letto forfè qualche feguace flraniero di quello dog-
ma , qualche fallito romanzo Italiano , qualche ragionamento , fio-
ria , e poefia di quelle , che V. S. IUufiriffima fa ; palfatofene poi
di quà da’ monti,e udito difcorrere qualche facro oratore di quelli,
i quali pur troppo fogliono andare intorno , fi è conformato di pri-
ma giunta nella fua fantafia ; cioè che la noftra lingua fia infelice e
tnefohina , nè a mille miglia fi accolli all’ eccellenza della Frantele:
onde poi quafi ben avventurofo in averla indovinata con l’ellcrfe-
ne da per fe Hello chiarito , andava fpacciando in giro le fue novel-
le, etorfe lo va ancora, indiferedito della lingua Italiana, con
altre cofe maravigliofe, che non è da farne memoria ; imperciocché
polldiì egli in fulla feverità di Catone, giudicava da quel folo , che
di primo lancio avea letto , e veduto, tortamente , c ofiinatamente
avvifando, che quivi conlifleflè il foimno degl’ingegni,che nell’Ita-
lica lingua ragionano, e che quei modi di favellare attraverfati per
la fua mente , fodero quali il vero canone di Policleto , a cui miraf-
fero tutti gli altri : ne fu egli poffibile il fargli conofcere quanto il
fuo penderò vagalfe fuor di cammino , nè trarlo d’inganno , men-
tre non potcafopra quello in maniera veruna toccarli il folto del
fuo cervello . _
Ma forfè non farebbe tanto da maravigliare , che un genio fo-
rafliero nudrito dell’ alta opinione delle cole proprie , e del conto
leggerillimo delle altrui , voleile anche inquefio affare della poca
dima , per non dir del difprcgio della favella Italiana , cavarli la
fantafia, quando fra noi Heflì, come io diceva , non ci avelie di que-
gli , che non lì credono di poter dare l’ultima mano agli fludj dell’
Eloqnenza per correr dipoi miglior acque , fenon impiegano tutto
il loro tempo in leggere i libri di limil fatta , che feritti nella lingua
Francefe ci vengono portati in Italia , i quali non prima giunti ,
fanno a gara di chi può leggergli prima ; ed indi , come il Gallo di
Efopo, iicrcdono di trar fuori le perle più fine per l’eloquenza
Italiana , mentre non pur le frali , ma anco le voci per tal ufo rac-
colgono : talché poi ne*difcorfi, e nelle lettere làmigliari fi inoltra-
no fchifi di dire racconto , e relazione , credendo che con più terfa
eleganza debba dirfi detaglio : ed anziché /parti mento c divijìone ,
vogliono dire partaggio . Nella medelima guifa , non dicono già :
io ho letto ora , ma io vengo di leggere i ed altresì : il tale è troppo
/»&•
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Della Italiana Èl&quénza xi
foggio e prudente per approvar la tal cofa , in vece di dire : egli i
tanto faggio e prudente , che non i capace di approvar la tal copi .
Quindi è, cheapparifce il favellar di coltoro un innetto Ita-
liano di vocaboli , e di forine ftraniere tra la copia delle parole ar-
dite , con le quali fpiegano i loro penfieri attratti , e connetti a mn*
faico, c tra le fanciullefcheallulioni, e le fredde e gonfie amiteli
fondate fui fallò, che dentro il loro Itile concifo vanno derivando
da luoghi impropri , c lontani per isfuggire il difagio di ricercare
con lo ftudio delle opere migliori le voci proprie , (empiici e natu-
rali , in che fta la finezza e la perfezione delle lingue . Laonde non
è poi da maravigliare gran fatto, fe dal capricciolo raccozzainenro
di tutte le mede lime voci rimane guado e ofeurato il candore del-
la vera e perfetta eloquenza : i cui fentiinenti allora fono più puri,
quando fono comuni di tutti gli uomini , e quando alla cognizione
ai tutti pervengono, o paiono pervenire, e nulla feinbrano aver
di penfato . Nò dee parere Arano , che v’inciampino anche perfone
d'ingegno, ettèndociò faciliflìmo, qualora difawedutamente fi
avvitai» , che gli uomini ancora di miglior fenno parlino e feriva-
no in Quella maniera fletta , e non altramente ; e che tutti i libri ,
che abbiamo, fieno di quel carattere , e di quel dettato : della qual
tàlfa credenza pregiudicati nell’ intelletto , parecchi non curano
pur di vedergli , non che di efaminargli per trarfi di errore : c pieni
poi di baldanza con paragoni’odioli ci oppongono i loro fcrittori
di tragedie , di comedie , di fiacre orazioni, di lettere famigliar!-, di
fìorie , di racconti , di traduzioni , e d’altre fcritture sì fatte . E fe
mai per avventura fi avveggono della loro difugguaglianza , per
rimanere ad ogni modo fuperiori mettono in opera ogni arte a
unico fine di far apparire vizj c difètti negli autori piu rinomati
d’Italia: ficcome per lo appunto ingegnolli di fare il Bouhours
nella fu a Maniera di ben penfare , dove mii'chiandofi de’ fatti no-
ftri , e del noftro idioma, dille di varie cofe , approvandole , epo-
nendo loro da per fe fletto il figillo , immaginando, che da noi gli
dovettero eflèr menate buone fenza alcun dubbio . E certo fareb-
be flato creduto da’ fuoi partigiani , che ciò gli fotte venuto fatto ,
fenonchè ne fu riparato per lo fenno , e per la provvidenza di
V . S. Uluftriffima , la quale moftrò ,
Che V antico valore
Negl Italici cor non è ancor morto ,
quando ella corfa , e commofla al romore della Maniera di ben
penfare , feoe feudo con le fue dotte e gravi Confderazi.ni , e feo-
perfe ignude le fallacie , e le iliufioni , che ingombravano i parlari,
pofti in bocca ai Dialogifti del Bouhours ; dando ella a vedere nel
...i b 2 me-
XII Ragionamento
medefimo tempo come in varj caratteri fi ragiona nell’ Italica lin-
gua fenza plinto mendicare i làllì colori della varietà delle sforza-
te metafore , e delle iperboli baldanzofe j e lenza andare accattan-
do le voci, e le frali da’ forallieri linguaggi; le quali cofe cagionano
poi la corruzione , e l'alterazione delle lingue ; e ciò ogniqualvol-
tachè fi efce dalla imitazione degli eccellenti fcrittori, che con le
, opere loro li fono acquatati il giullo vanto di eloquenti . La quale
imitazione li confeguifre col penetrare nell’ artificio , e nello Spiri-
to degli fcrittori , e non già , come falfainente credono alcuni , col
tradurre , o tra {portare da luogo a luogo le loro parole , i periodi,
elefcntenze- Certo il viziofo accoppiamento delle varie metafo-
re prelè di quà, e di là fuol riceverli per un gran fegno d’intelletto
icarfo di buon giudicio , e di finezza di frudio; e però Quintilia-
no , gran maelFro d’eloquenza, il quale dettò ifuoi precetti retto-
rie! , in tempo , che il linguaggio latino andava già declinando dal
fuo proprio candore , avverti , che adoperandoli in qualche calò le
metafore , terminallèro elle in quel genere , nel quale fi erano co-
minciate ; e che li guardalle di non cominciare dalla tempella , e
poi di terminare nel fuoco : la qual confeguenza da lui meritamen-
te vien detta fxdijjìma . Ma perchè l’eloquenza, e la perfezione
dell’ idioma nollro, come anche quella di tutti gli altri , non iflà
folamente nella feeltezza , e nella purità delle voci ; ma oltre a ciò
nella collocazione e legatura di elle , la quale abbia del naturale ,
e fenzafeoprir l’artificio nafeonda infellellà grand’arte; poiché
di vero grand’ arre ci vuole in Imitare perfèttamente al naturale ;
per quella cagione (Iella non è egli baflevole, che ne’ nollri difeorfi
concorrano tutti i numeri delle iftituzioni, e de’ precetti gramati-
cali , fe poi nel rimanente non fi parla Italiano , o Tofcano , come
vogliain dire , talché nulla ci vegga di foreftiero, nè con parole Ita-
liane fi parli Francefe, ovvero e con parole Italiane , eFrancefi
raccozzate infieme non fi pretenda di parlare Italianamente , fic-
oome a’ giorni nollri veggiamo farlo da molti •
Però quello, che dicea Quintiliano del latino idioma, che
altro era lo fcrivere gramaticalmente, c altro latinamente, fi dee
adattare ancora al nollro Italiano ; perchè ficcome la vera ìatinità
confervava il parlar puro , e da ogni vizio lontano, cioè dai fple-
cifmo, e dal harbarifino; il medefimo altresì accade nel parlar
Italiano , in cui fi fuole introdurre la corruzione nonfolo nel con-
giugnere fconciamente le parti dell’ orazione ; ma ancora nel ine-
ìcervi parole d’altri linguaggi , e molto più nel tirar quelle , che
fono fatte per un particolar lignificato , a dichiararcene un altro
diverfo , e lontano , fecondochè fanno quei, che s’invaghifcono det-
to flile fiorito e metafòrico , il quale abbiamo veduto regnare-,
tant’
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Dblla Italiana Eloquenza xiii
tant’ anni ; onde fono pieni gli fcritti di modi di favellare , i quali
lignificando letti realmente in sè deffi una colà , fi tirano in fenti-
mento dell’autore a lignificarcene un altra , come pdr cagione-,
d’efempio quello , che io udii dire una volta da un facro oratore :
Strafcinare la navicella del vivere ai lidi della veccbiaja ; le quali
parole ognun vede , che in sé deflè altro fenfo non hanno , che il
loro proprio e letterale , e non mai quello , che intendea l’oratore,
cioè invecchiare e menar lunga vita ; perchè il vivere non ha na-
vicella da Jlrafcinare ; nè la veccbiaja ha i lidi : nè tra la navicel-
la , e il vivere : nè tra la veccbiaja , e i lidi avvi alcuna proporzio-
ne , fe io pur non traveggo . Ma di quelli enimmatici e modruoli
parlari fono colmi i titoli , e i fronrifpicj de’ libri , nonché i libri
uiedefimi . Ora quelli tali non fi avveggono , che le locuzioni pro-
prie e native fono quelle , che a guifa di carne deono edere collo-
cate ne’ luoghi , che la natura dimanda pel corpo dell’eloquenza ,
come appunto ben dille Giulio Camillo , uomo di gran fenno e di
grande ingegno, in quel fuo trattato del! ' imitazione , che indiriz-
zò ad Erafmo da Roterdamo- Imperciocché al corpo umano orga-
nizzato, ma però ancora fecco,e in illato di defiderar la carne per
eilér vcftito e ripieno nelle parti vote, paragonò egli il corpo dell’
eloquenza in tempo che non avelie ricevute ancor le parole ; ma
che gii delle apparecchiato per riceverle , come cofagiA prollìma
all’eloquenza , e dall’ artificio già renduta acconcia e difpoda • E
ficcoine il corpo umano fpefi’e volte non vuol mollrare la carne,
ma le vellimenta ; così là ancora il corpo dell’eloquenza , le cui
vedi folto i traslati , i quali fi ufano* per neceffità fidamente , cioè
per coprire il corpo . fc s’egli è vero , che un corpo umano già or-
ganizzato volendoli empier non di carne, ma di que’ panni onde
li l'anno le vedi, diverrebbe una befana invece di un corpo umano:
nella maniera della empiendoli le parti vote dell’ orazione con
traslati, verrebbefi alare non già un fimulacro di grave eloquen-
za , ma bensì un corpo da muovere i-riguardanti alle rifa , come
quello della donna deferitta da Orazio .
Nègiàcredafi chichefia, che le vedimenta dell’orazione fi
pollano fare d’ogni panno s perocché di ragione non deono for-
marli fenon dicjuelfolo, che c proprio alla dia maellà ; cioè di
que’ foli traslati , che dagli autori di primo feggio fono dati ado-
perati, in guifa tale, che oggi non fanno più vida di effèr quelli ,
cioè traslati ; e che fono limili a quelle parti delle vedimenta , le
quali ad’ettandofi bene agli uomini pieni di corpo paiono di eflcr
nate con elio loro , ove lenza vaghezza di falde fi unifeono coi
rilievi • Come poi nelle parti , che vanno fcadendo non può anda-
re sì fatto allettamento , allora ivi hanno luogo lè falde delle pa-
role ,
XIV
Ragionamento
i ole , cioè i traslati , comporti dall’ artificio del medefimo autore .
Ma quelle virtù , che al tempo degli avi nodri veniano fpiegate ai
giovanili ingegni da que’ grandi uomini , che in tal’ arte invec-
chiavano per giovamento del pubblico, none maraviglia, che
oggi fieno poco note , dappoiché gli ainmaeftramenti per acqui-
ftarle pajono del tutto ertimi per colpa di chi empie poco degna-
mente i feggi ,che con tanta gloria e vantaggio delle buone lettere
occuparono quei valentuomini del fecolo decimofefto , quando
nelle fcuole sfinterpretavano gli antichi , e non i moderni fcrittori
da chi per lunga fperienza e Audio fapea interpretargli .
Ora per queltc conliderazioni etléndo aliai necellàrio il co-
nofcimento di quegli fcrittori , che più eccellenti fono riufciti nel-
la Italiana eloquenza , a fine di poter feguitare le loro veftigie in
ciafchedun genere , che fi pari d’avanti i mi è venuto di riflettere
più volte alla grande utilità , la quale fi recherebbe non folamente
a’ noftrali , ma a’ lòreftieri , che iono vaghi di apprender la lingua
nortra, ove fi raccoglieflèro , eli ftainpalTero in molti corpi , di-
vifi fecondo le materie loro , varie opere volgarmente comporto ,
e già pubblicate in tempo , che fioriva la lingua nortra, c il vero
ftudio della Italiana eloquenza : le quali opere oggi malagevol-
mente fi poflono rinvenire , o pure (e fi rinvengono , non fi cono-
feonodaquei, che più netengon bifogno; onde poi ne nafee la
falfa opinione , che la nortra lingua fia mancante di que’ libri, i
quali per non efler moltiplicati con le ftampe a’ noftri giorni, qual
tuoi farli di là da’ monti , non fi veggono di leggieri in pubblica
vendita efpofti , come accade per lo contrario dei Dialoghi del
Bouhours, delle Tragedie de’ due Cornelj , edclRacine, delle
Commedie del Moliere , delle Satire del Boileau j e di molti fcrit-
tori Greci e Latini rivoltati in linguaggio Francefe .
Ma per l’avarizia , e per l’ignoranza de’ noftri librai eftam-
patori Italiani , diverfillìmi da quei buoni antichi di già cento e
cinquant’anni, riufeendo quella miprefa quanto defiderabile , al-
trettanto difficile , e fe dee giudicarli da quel che fi vede , impof-
lìbile , per cosi dire , a ridurli a fine , poiché i medefimi ftainpatori
univerfalmente fra noi trovandoli molti in numero , e in cogni-
zione Tariffimi , e anche per lo più eflendo poveri di fuftanze , e
affatto nuovi nel loro meftiere , e quello che più importa, fenza
commercio ; non fono valevoli ad intraprendere altre ftampe, che
di cofe leggiere , e che hanno fpaccio tra il volgo : onde non è ma-
raviglia , le hanno già perduto il gufto e l’efquifitezza dello Ram-
pare , sìjnegl’ inchioftri , come nella diftribuzione , e nella qualità
de’ caratteri , per non dir nulla poi della imperfezione delle car-
te , che a fine eli rifparmio per lo più fi adopera vile : e per tacere
an-
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Della Italiana Eloquenza xv
ancori delle (correzioni , le quali lenza la continua alfiflenza de-
gli autori Reffi comparifcono in molto numero : il tutto per ca-
gione dell’ imperizia de’ medefimi Rampatoti, i quali fono abba-
ftanza rimproverati dall’ eccellenza delle Rampe antiche Italiane,
oggidì cotanto ammirate e cercate dagl’intendenti Oltramontani-
E pure egli è vero , che con una tale riRampa , da me dianzi
accennata troverebbonoda foddisfare anche alla loro avidità j im-
perciocché l’incauta gioventù , e particolarmente quei che hanno
vaghezza , e talento d’applicare all’ arte sì importante del ragio-
nare alla moltitud ine , fi prowederebbono delle opere di coloro ,
che a’ buoni tempi fiorirono in fapere e in eloquenza , e verreb-
bono a conofcere il grande inganno , che prendono in perderli die-
tro a certi volumi (fautori moderni , che gli fanno traviare con la
maniera de’ loro penfieri , difadatti alla gravità del perorare in
luogo facro , e in materia di alto affare con le voci , con le frali , e
co’ giri di elle : difpofli ad eccitare il rifo più che la compunzione;
e in fornata con tutto il corpo del ragionamento , veflito di cento
pezzi di veri! fra loro , e atti a fare tutt’ altro , che l’uficio di mo-
vere gli affetti , e gli animi di chi ode .
QueRa pelle letteraria , per chiamarla così , fra noi li è fparfc
dal tempo , in cui per grave danno reRaron chiufe fra noi le fcuole
lainofe degli Amafei , de’ Sigon; , de’ LuiGni , de' Robortelli, de'
Vettori , e di tanti altri lodatillimi padri e maefiri della purgata
c non falfa letteratura : e pofeia dall’ anno mille feicento ai noRra
Calme avvelenò , fi può dire , tutta l’Italia per opera degli fcrittori
di poelie, di romanzi , e di difeorfi accademici ; onde per queRo
il lecolo proffmumente caduto , in materia d’eloquenza , e di lin-
gua Italiana ha inoltrata una fàccia totalmente diverti dall’ altro
? recedente, degno d’eterna lode, ell’endo la medefiina lingua d’al-
orain quà andata declinando col fuo Alle coricettofo, o piuttofto
iperbolico , egìgantefeo , ficcome giunfe a dire fino il Francefe Me-
nagio nelle Annotazioni al Sonetto trentèlimo quarto di Giovanni
della Cafa ; quantunque non polla negarli, che anco in queRo tem-
po alcuni ingegni telici non abbiano làputo alzare la fronte dalla
corruttela comune : i quali però in riguardo della gran fòlla di
quegli fcrittori , che non hanno incontrata la medefiina ventura
per vero dire fono sì radi , che poca fatica ci vuole per annoverar-
gli. Perciò i librai tanto più dovrebbono accorgerli del vantag-
gio, che lor ne verrebbe; quanto più veggono ricercarli opere
fomiglianti dagli eruditi : il che ha molli già i Francefi , egliOl-
landefi a «Ramparne diverfe , conte fi c veduto di quelle del Cafa,
del Guarini , del Tallo, del Bonarelii, del Boccaccio, dello Rorico
Davila , e del Cardinal Bentivoglio •
E per
xvi Ragionamento
E per non dipartirmi da’ libri noftri Italiani in diverfe materie;
quelli mi fanno tornare alla memoria un debito antico già contrat-
to da me con Monfìgnor Giulio Imperiali ( oggi Principe di Sant’
Angelo) delie cui rare prerogative e ricevute dal nafcimento , e
da lui acquiftate , avrà fenza dubbio V. S. Illuftrilfima udito ragio-
narne . Imperciocché egli in occalìone di dover pallàrfene di là da*
monti per pafcer l’animo fuo (ignorile in vedere collumi epaefì
diverfi , ficconie ha fatto ; mi comandò , che gli diftendeflì un Ca-
talogo d’autori noftri de’ più eccellenti , che di varie facoltà avef-
fero fcritto in Italiano : e ciò appunto per poter ancor egli inoltra-
re con le fcritture alla mano i pregi della noltra tavella nelle con-
trade ove andava, qualora ne folle mai accaduto il bifogno ; imma-
ginando, che in quello particolare iopotelfi corrifpondere al fuo
deliderio non per altro riguardo , fenon per la copia di quelli e di
ogni altra forta di libri , che arrichifcono le danze della Biblioteca
dell’Eminentiflimo Signor Cardinale Imperiali. Laonde non aven-
do io mai prima d’ora colto il tempo di ubbidire ai comandamenti
del medehmo Prelato , parte per mia propria negligenza , e parte
ancora perchè io mi perluadeva , che realmente non tenellè egli
bifogno di un fimil Catalogo , come.quegli , che fenz’ altro è forni-
to delle cognizioni più nobili , ed è informato degli autori più ac-
creditati ; ora finalmente io fono entrato in rifoluzione di telfere
il medefìmo Catalogo , ordinandolo per claffi di materie in forma
di biblioteca . E quello, che mi muove a comunicarlo a V. S. II-
luflrilTima lì è la iperanza , che ella di fua mano tolga i difètti , che
porterà feco , e gli dia quel compimento , che le parrà più necef-
lario per un famigliarne lavoro , in cui non è mio penlìero d’inferi-
re altre opere che le già pubblicate con le (lampe : e di quelle non
tutte quelle , che vanno attorno fopra varj argomenti, ma fol quel-
le , che per la notizia , che io ne pollò avere , mi fembrano in qual-
che modo nel genere loro più degne di elfer conlìderate . E per
maggior ficurezza di chi avelie per avventura a fervidi in qualche
guifa del Catalogo fteflò , in calo che mai gli avvenillè di palVare ad
altre mani , che a quelle di V. S. Illuftriffima , io ftimo ben fatto il
fegnard oltre a’ luoghi , agli anni , e alle forme delle impreflìoni ,
anche i nomi degli llampatorl , ponendoci qualche breve annota-
zione di quando in quanao ,ove parrà , che il bifogno lo richiegga;
acciocché accadendo , che un libro Ha flampato più volte , e diver-
famente ; e che uno ftampatore lì a più accurato ed eccellente dell’
altro , lì fapjpia fcegliere l’impreffione migliore , e più intera ; ben-
ché però talora io lìa per accennare quella fola impreflìone , che
avrò veduta , non efcludendo già per quello le altre , le quali vi
potedèro'éirere . Una diligenza così minuta pare aliai neceflària
anche
Della Italiaha Eloquenza xvii
anche per un altro riguardo, ed è, perchè i molti de’ tnedefimi libri
cllèndo rari , nè mai più giunti alla notizia di qualche fcettico Ol-
tramontano, di quelli che fono facili a decretare , e a mettere in
dubbio le cofe più certe , con tanti contraflcgni di verità fervano
e (Ti a levare ogni occafione di fupporre , che fieno libri ideali o fit-
tizj : e perchè inoltre conofcendofì aver noi opere eccellentiilime
fopra tutte quante le facoltà più illuftri , dettate in lingua Italiana,
le quali Tempre fono Hate lette , e fi leggono tuttavia volentieri , e
dagl’italiani f le ili , e dagli ftranicri ; fi vegga ancora quanto ila
vana fatica quella, che fi fpende in cercare di vilipendere in varie
guifè lamedefima lingua, come fe folle incapace di fomiglianti
materie , e in particolare delle più gravi ; a unico fine poi di ante-
porle una lingua , nella quale per confentintento comune aerati
pena fi pollbno moflrare pochi fcrittori famofi , e per conto della
favella , autorevoli , che fieno più antichi di cinquant’anni ; ladove
i noftri più rinomati fono già vecchi di quattro fecoli . Si dee però
necefiariamente avvertire , che ci fono moltiffirne altre opere Ita-
liane non polle in quello mio Catalogo per ifchitàr la lunghezza ,
mentre a bello lludio fi è fatta feelta finamente di alcune poche ,
ferme intorno a certe principali materie . Rella di accennare , che
occorrendo di riltainpare alcune delle fuddette opere , come quel-
le delle più antiche edizioni, ^fognerebbe , che da qualche mano
perita fodero leggermente ritoccate nella interpunzione , e nella
ortografia per conformarle in quella cofa accidentale al gulto dili-
cito de’ tempi noftri, fenza però la minima alterazione della frafe,
e delle voci . Queflo è ciò che brevemente mi è occorfo di fcrivere
a V. S- llluftriffima inpropofito del noftro linguaggio , acuì ella
ft tanto onore co’ fuoi componimenti ; onde non rimanendomi
altro, che di foggiugnere il Catalogo, del quale ho parlato, la
fupplico ad accogliere il tutto con quella fua incomparabile uma-
nità , con la quale riguarda ogni cofa , e me fpecialmente che fono
Di V. S. Illustrissima
Roma in quello dì 30. Giugno 1706.
Di'votijjìmo ed ObbligatìJJtmo Servo
Giulio Fontanini .
XVIII
Imprimatur ,
Si videbitur Reverendiflìmo Patri facri Palatii
Apoftolici Magiftro .
N- Baccanti* Epìfcopus Bojancn. Viccsgercns .
APPROVAZIONI
i
AVendo attentamente , e confideratamente Ietto il
libro d e\ì’ Eloquenza Italiana di Monfignor Giulio Fon-
tanini Arcivefcovo d'Ancira, per ordine del Reverendiflì-
mo P. Gio: Benedetto Zuanelli Maeftro del facro Apoftoli-
co Palazzo , non ho in quello trovata cofa , che contraria fia
alla Cattolica Chiefa, & a’ buoni coftumi . Bensì ho in quel-
lo con grande mio piacere , c profitto letta , ed ammirata la
rara, e vada erudizione, con cui il valorofo , e tanto dell’
Italiana letteratura benemerito Autore ha compolla quella
graudeopera, nella quale da per intero raccolta 1* ilioria
degli lludj de’ Letterati Italiani , dapoichè è in Italia rina-
to il gufto , e la profelfione della vera , e foda eloquenza .
Quella è la teftimonianza , che ben volentieri io rendo , non
tanto del merito dell* opera , quanto di quella Angolare clli-
mazione , in cui ho Tempre tenuto per le rare lue doti di fa-
pere , zelo , finccrità , e probità Finitane Autore •
Dal Collegi? dementino quello di 16. Novembre 1736.
*D. Gianfraucefco Baldini Cberico Regolar?
della Congregazione Somafca ,
li
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LE t t A da me , e confiderata per commiflìone del Re-
vereudiflìmo Fadre Maeltro del facro Palazzo l’opera
intitolata l’ Eloquenza Italiana comporta da Monfignor Giu-
lio Fontanini Arcivefcovo d’Ancira di chiara memoria,
noti ho ritrovata iu erta cofa , che polla offendere la purità
delld Fede , e de’ buoni cortumi , anzi , che , oltre la profon-
da , e valla erudizione , apparifee da per tutto nella medesi-
ma quel zelo verfo la Cattolica Religione , che il dottifiìmo
Autore dimoftrò nel corfo della fua vita , onde per la molta
utilità , che particolarmente può arrecare a coloro , che allo
rtudio della irtoria letteraria attendono , la reputo deguiffi-
ma delle (lampe . In fede di che &c. quello di n. Novem-
bre 17 36.
Fraucefco Vale/ìo .
Imprimatur.
Fr. Jo: Beneditflus Zuanelli Ordinis Praedicato-
rum facri Palatii Apoftolici Magifter .
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XX*
INDICE
DE’ CAPI
LIBRO PRIMO
Si fpiega Parigine c il primo fittemi dell* Italiani
favella .
I. Lo fin dio delle lingue umiche già frequentato dagl'
Italiani. - }
II. La lingua Italiana f acceduta alla Latina - tvi-
III. Tre lingue Romanze t volgari , nate daV antica Ro-
mana* Latina. 3
IV. Antichità della lingua Romanza Italiana . 7
V. Lo della lingua Romanza ne’JàcoU oc- e x. ejp e-
cnlmeut* in Italia fino al principio del ft erto xn i. 9
VI. La lingua Tedejcn 0 Franctfcu , e Francigtna infieme
conia volgare t comune Romanza d'Italia ,pofjedu-
tt dal fummo Pontefice Gregorio V 15
VII. I Barbari fecero najccre la lingua Italiana . 25
Vili. I Letterati Italiani fcrijjère prima nell' idioma Ro-
manzo di Francia , che nel proprio d'Italia . 26
IX. Idioma Romanzo di Francia ditiefo ancora in Ita-
lia .
X. Idioma Romanzo di Francia (Untato fifra gii altri an-
che in Italiane' fecolixu- e xtit. • 30
XI. Dilatazione della lingua Provenzale e Fraucefca tra *
Letterati d’Italia. 37
XII. Ricchezze della lingua Provenzale, e Francefcu adot-
tate dagli antichi Scrittori Italiani . 4*
XI IL Opere di autori Italiani in antica lingua Romanza di
Franerà- 44
XIV. Origine delle ifterie favolofe in lingua Romanza, per-
ciò dette Romanzi , onde prefe accrefcimeuto I Ita-
■ liana Eloquenza . • 4®
XV. Ver poni della fi aera Scrittura in lingue Romanze, an-
ticamente vietate • 5°
XVI. Del dialetto comune , e di molti altri delle antiche. -»
V c j ha-
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XXII
INDICE
' ' lingue Romanze , alcune delle quali fono tuttavia
inefftre. ’ i ; 53
XVI fc Romanzi, chiamati anche i libri non favolo/i,ma ferini
in lingua Romanza . 57
Cinque Conti di Provenza, fotta i quali fiorirono gli
feriti ori, anche Italiani , di quella lingua Roman-
za. 59
Varie corti, nelle quali fiorirono fcrittori nella lingua
Romanza di Francia , profetata ancora dagl' Italia-
nl. • ■ ... 6z
Sor dello Mantovano, fcrittor e in lingua Provenza-
le • 64
Antichità del Romanzo di Tarpino . 67
Romanzo di Tarpino , già noto a Dante . 69
Antichità del Romanzo de' Reali di Francia già noto
a Dante. 71
Il Romanzo di Tarpino viene di Spagna . 75
Il Romanzo dì Tarpino quando compoflo , e fua gran
fama. 77
Il Romanzo del Mefcbino , e fua antichità . 82
Antichità del Romanzo dell’Amadigi di Gaula . 8 3
XXVIII. Cenfure del Romanzo di Amadigi di Gaula . 84
XXIX. Il Romanzo dell'Amadigi fparjo in Vittemberga al
tempo di Lutero . 8'
Il Romanzo dell’ Amadigi riprefo da molti .
XVIII.
XIX.
XX.
XXI.
. XXII.
XXIII.
XXIV.
XXV.
XXVI.
XXVII
XXX.
XXXI. Il Romanzo dell’ Amadigi a preghiere de' Grandi ri-
dotto in poema da Bernardo Tuffo . 90
XXXII. V Amadigi di Gaula non ha che fare con Ilnghilter-
ra. 94
XXXIII. Il Romanzo dell'Amadigi altamente Stimato daTor-
Juato Tuffo . 9S
tri particolari intorno al Romanzo dell Amadi-
gi • 96
XXXV. Origine del Romanzo della Tavola ritonda . 98
XXXVI. Origine de' Tornei , a ' quali fu dato il nome di Tavola
ritonda • 100
XXXVII. Il nome di Tavola ritonda pafsò dalle GioFlre allibro ,
che tratta de' Baroni di effe . 104
XXXVIII. Rara e perfetta edizione Italiana del Romanzo della
Tavola ritondo , citato dagli antichi .
109
Lb
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DE’ CAPI
XXI II
LIBRO SECONDO
Come pafsò a ingrandire per le opere fcritte •
I. V idioma Italiano perche chiamato Vulgare lati-
num . 1 1 3
II. TeHimonianze della lingua Italiana ne' fecali x. xr.
racii. 114
III. Puffo volgare antico in dialetto regnicolo . 1 1 9
IV. Memorie volgari in altri dialetti d' Italia . 1 20
V. La rotta di Montaperti contribuire ad accrefcerc _*
V Italiana Eloquenza . 121
VI. Lingua volgare impiegata dapprima in fole cofe vane
- ■ e plebee. 125
VII. Corte d' Amore in Provenza . 1 27
Vili. Scrittori Italiani prima in verfo , che in profa . 1 30
IX. Scrittori antichi ufarono varj dialetti d'Italia . 132
X- Pregio dì alcuni dialetti d' Italia . 1 34
XI. Dante fu.il Padre della Italiana Eloquenza f 137
XII. Eccellenza della Commedia di Dante . 1 38
XIII. Avventure di Dante e della fua Commedia . 1 41
XIV. Dante usò molti dialetti volgari con voci latine , e di
altre lingue . 14?
XV. Pregi della Commedia di Dante . * 148
XVI. Puffi di Dante mal cenfurati . 1 <0
XVII. Dante riprefo dal Bembo e dal Cafa \ ed efaltato dallo
Speroni. . i$z
XVIII. Altre doti avvertite dallo Speroni nella Commedia di
Dante . » ■
XIX. Nuove avventure di Dante , e della Commedia dopo
le [ìlio. •' ■ 158
XX. Ambafceria di Dante per Guido Signor di Ravenna
alla Repubblica Veneziana . 1 6 1
XXI. Titolo di Commedia , perchè impofio al Poema di Dan-
te . ... i6a
XXII. Identità del libro di Dante de Vulgari Eloquemia. 1 67
XXIII. Te fio latino , e verfitone Italiana de' due libri della Vol-
gare Eloquenza di Dante . 169
XXIV. Dante ne' due libri della Volgare Eloquenza , a torto
impugnati , non di / cor da punto dalla Commedia . 17 1
XXV • Tefio latino della Volgare Eloquenza di Dantefiampa -
to in Parigi , convince di falfità le critiche oppofie. 1 yj
xxiv:
XXVI.
XXVII.
XXVIII
Xxix.
XXX.
1 XXXI.
XXXII.
XXXIII.
XXXIV,
INDICE
Nuovcrapiani peri’ identità dell a Volgare Eloqucn-
’Romori eccitati in Italia per la Volgare Eloquenza a'I
Dante. , ' . r" ,88
Analifi della Volgare Eloquenza di Dante . ,95
Segue l' analifi della Volgare Eloquenza di Dan -
tf f 203
Segue r analifi iella Volgare Eloquenza di Dante, en-
trandofi a parlare de' xiv. dialetti della lingua Ro-
manza d’Italia , 20q
Segue r analifi della Volgare Eloquenza di Dotte , e
parla fi dcU antico dialetto Remane/io . 218
Altri dialetti Italiani » annonerati nella Volgare Elo-
quenza di Dante , 227
Si ragiona di alcuni altri dialetti Italiani rammentati
nella Volgare Eloquenza di Dante , 2 j2
XXXV.
XXXVI.
Lingua SrcMann , de Dante loda fopra le altro , fu
la comune Italiana , tifata dai Rotti dtUa reai Corte
di Napoli, 224
Dante prepone il dialetto comune d’Italia a tutti ì mu-
nicipali, anche Tofani , 235
Dante efalta la reai Corti di Napoli , tome fautrice
de' poeti eccellenti nel volger comune, diverfi dal
Pugliefie . 236
XXXVII. E' aver Dante Jpar lato del volger dialetto Fiorentino,
cefo per altro dopo lui fatta autor a dal Paffavaoti ,
flt cagioni che fi diedi per finto H fi w libro della-*
Volgare Eloquenza ; ma egli fptfìa ancora degli
altri dialetti. <£$
XXXVIII. Dialetto Genovefe e altri municipali , efclufi dalle
feri tttrri nobili , e rima/ti per h jote piacevoli .241
De' dialetti Romagnolo, Padovano, e Veneziano. 244
De' dialetti tmoltfe ,Ferrarefe , Modanefir, Manto-
vano , Cremontfe,- Brtfciano , Veroutje, Bolognefe ,
U di altri tutti inferiori al Romana* comune , 0 fio
volgare illuflre . 249
Dante non termina il fèti) libra della Volgare Elo-
quenza . eyg
Libro di Dante de Valgali Eloquenza approvato e
rkevun per Vere dopili valentuomini . aj7
Xxxix.
XE.
Xtl.
XLIL
Ll-
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DE’ CAPI
XXV
LIBRO TERZO
La volgar lingua Italiana innalzata alla predicazione
della Morale , ridotta a regole di Gramatica >
e fornita di fcrittori in ogni materia .
I. Antica difciplina di predicare in Cbiefa latinamente ,
e fuori di Cbiefa in lingua “Volgare . 26 3
II. Le Prediche latine fi faceano in Cbiefa , e le “volgari
fuori di Cbiefa . ' 269
III. Le Regole gramaticali della lingua volgare comin-
ciarono a farfi nello Hata di Venezia, principal-
mente dal Fortunio • 276
IV. Le Regole del Fortnnio , tacciato a torto di plagiario ,
fono fitte proprie , ni hanno che fare con quelle del
Bembo • 280
LA BIBLIOTECA
DELLA ELOQUENZA ITALIANA
Dove ordinatamente fono difpofe le opere fampate
in lingua nojlra volgare J opra le difcìpline
e le materie principali.
C L A S S E . I
La Gramatica .
I.
II.
III.
I.
II.
III.
Le Regole della lingua volgare .
Gr amatici volgari per la lingua latina .
yocabolarj e dizionari della lingua volgare •
CLASSE. II
La Rettorica.
L'Arte oratoria .
Retori Greci volgarizzati .
Retori latini volgarizzati .
2S*
301
SO?
3*4
322
. 324
IV. Ora-
XXVI
IV.
V.
VI.
VII.
Vili.
IX.
x.
XI.
XII.
XIII.
I.
II.
HI.
IV.
V.
VI.
VII.
Vili.
. IX-
x.
XI.
XII.
INDICE
Oralori in lingua Italiana .
Orazioni funerali in lode di letterati .
Oratori J, acri in lingua Italiana .
Oratori Latini Volgari zzati .
Oratori Greci volgarizzati .
Oratori facri Greci volgarizzati .
Oratori facri Latini volgarizzati .
Dell' ttficio di fcriver lettere .
Lettere Italiane •
Lettere Latine volgarizzate .
CLASSE. Ili
La Poefia .
3*7
33*
333
339
34°
341
34z
344
34 »
370
372
I.
li.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
Vili.
IX.
l'Arte poetica .
Spofitori volgari della Poetica Greca d' Arijlot ile. 383
Spo/ìtori volgari della Poetica latina d’Orazio . 390
Poemi epici • 39 1
Epici latini volgarhzati . 400
Epici Greci volgarizzati. 403
Poemi dùcer fi. 404
Poemi giocofi. 405
Poemi Jacri . 406
Scrittori intorno al Poema dell' Arioflo . 412
Scrittori intorno al Poema del Taffo . 413
Scrittori intorno al Poema di Dante . 425
Difegno per una nuova edizione de! Poema di Dan-
te . 436
C L A S S E . I V
Drxmatici .
Commedie in profa . 439
Commedie in ver fi . 449
Commedie Greche e latine volgarizzate . 450
Favole pa florali in verfo . 459
Scrittori intorno al Poema del Guarirti . 468
Favole pefeatorie in verfo . 479
Favole narrative e profe con poejìe per entro . 48 1
Tragedie in profa . 486
Tragedie in verfo • 487
X- Tra-
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xxvn
X-
XI-
I.
II.
III.
IV.
V.
vi.
VII.
L
II.
III.
IV.
v.
: vi.
vii.
vili.
IX.
x.
XI.
XII.
XIII.
XIV.
XV.
I.
II.
III.
DE' CAPI
Tragedie Greche 'volgarizzate .
Tragedie latine volgarizzate.
CLASSE.V
499
SO®
I Lirici .
Canzonieri antichi . •
Scrittori intorno al Canzonier del Petrarca .
Canzonieri moderni .
Canzonieri giocoli .
Canzonieri Jaert* . . .
Canzonieri di Donne , e per Donne illuHn .
Canzonieri Greci e latini volgarizzati .
CLASSE. VI
L’Iftoria .
L' Arte i Horica .
L’IHoria letteraria .
Vite letterarie volgarizzate .
L’IHoria favtlofa antica .
L‘l fioria javolofa antica volgarizzata .
Littoria favolofa moderna .
L’IHoria favolofa meno antica, o fia moderna
rizzata .
L’ IJloria nummaria e lapidaria .
L’ìftoria civile.
Vite di perfonaggi famofi in guerra e in pace.
La Cosmografia .
Geografi Greci volgarizzati .
istorici Greci volgarizzati .
Ifiorici Latini volgarizzati .
L’ IJloria ecclefiaftica .
CLASSE.VII
La Filofofia .
Razionale .
Naturale ■
Morale .
Soi
52 4
529
5V
S39
542
S4£
S 47
3
567
569
volga-
ci
S«S
607
6ix
6« S
ivi.
619
6x6
Ili
.6£
IV
1
XXVI li
' IV.
INDICE DE* CAPI
Civile. .
644
V.
C'avatlerejca .
648
VI*
VIT
Simbolici .
&
V il.
Giunfprudenza, diritto pubblico , e delle Genti .
Vili.
Matematica .
6<f7
IX*
li calendario , e Computo ecclejiajtìco .
660
X»
slrcbitettura .
ivi.
XI.
Militari Greci e Latini volgarizzati .
tei
All.
Pittura c Scultura .
ahi.
Jriujica •
667
CLASSE. Vili .E .ULTIMA
I.
li
La Teologia*
Biblica •
670
11.
HI.
onorate e dottrina Crljtiana .
Polemica .
973
676
IV.
si fcetica .
68?.
V.
Scrittori ecclejìajlici Greci volgarizzati .
688
VI.
Scrittori ecclefiajhci latini volgarizzati .
689
• •
Giunte ai libri antecedenti .
69?
t
Tavola e Indice delle coje notabili .
*712
DELLA
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1
DELLA
ELOQUENZA ITALIANA
LIBRO PRIMO
Si f piega r origine , e il primo fjlemct
del T Italiana favella .
No de’ contraffegni più illu-
: ftri , onde una volta ne’
reami , e nelle città più pu-
lite fi ravvifava di primo
afpetto lo ftabilimento del-
le nobili difcipline , fù Tem-
pre ftimato lo ftudio delle
Icientifiche lingue antiche ,
per bene apprenderle quali
non fu grave ai noftri maggiori il varcare infir»
da’ primi anni e monti , e mari fcorrendo paefi
lontani a fine di tornartene ricchi di gran tefori ,
da lodevolmente impiegare in beneficio della re-
ligione , e della repubblica , comunicando altrui
le merci letterarie , da elfi in tal guifa onorata-
mente acquiftate . Di qui ne nacque , che la vigi-
lanza de’ fommi Pontefici , padri e maeftri univer-
si della Chiefii, e le facre adunanze de’Concilj
ecumenici , ben perfuafe dell’ importanza di tali
acquifti , non tralateiarono in varie occafioni di
amplificare sì rilevante iftituto , e d’inculcarne l’of-
fervanza con memorandi e larghi provvedimenti .
. . t
MA la gran variazione , fopravvenuta nellfc
colè umane , portando ora fra noi , che nelle
Icuole , e nelle Accademie fieno ite in difufo cosi
A de-
r.
Lo (tudio delle Ur-
tile antiche gii fre-
quentato dagl' Ita-
liani .
IL
M lingua Italiani
fucccduta alla Lati-
na.
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Lib. I. Cip. II.
Di fi Uà /un , cf>e-
Yumto. il. pdg» 7i,
idit. Frid, Mortili .
a Della Eloquenza
degne e profittevoli coftumanze , e che gl’ingegni
in vece di applicarli all’acquilto delle lingue mor-
te , depofitarie della faenze ,fi veggano a’ dì noftri
comunemente occupati intorno alle lingue vive ,
non è maraviglia, fé il predio delle dottrine lì ve-
de traviato non poco dal fuo prillino elTere ; onde
noi, liccome Libanio per la dominante lingua latina
temette, che non perifie la Greca, ci troviamo quali
in illato di paventare altresì l’ellinzione dell’ antica
lingua latina, per gran mercè de’ noftri avi feli-
cemente rilorta da morte a vita nel lècolo xvi.
lingua fiera , e reina di tutte le occidentali , Cui la
potenza Romana cercò d’ingrandire lopra le lin-
gue flelfe d’Oriente , e al pari dell’ imperio del
mondo , per detto di santo Agoftino nel libro xix.
deCivitate Dei , a capi vii. dove ebbe a dire , che
dai Romani opera data eji , ut imperiosa civitas non
folum jugum , veruni etiam lingu a m suam domiti f
gentibui patto focietati s imponeret . E alla Romana
grandezza facilmente riufeì di render comune la
propria lingua j ladove in tempo di Cicerone tal
Jjregio otteneva la Greca , per quanto egli Hello
afeiò Icritto a capi x. della Orazione in favore di
Archia : Greca leguntur in omnibui fere gentibui ;
Latina fuii finibui , exiguis fané , continentur . Al
prefente quella lingua nell’ antico fuo llato a gran
pena fi vede rifuggita nel lèno di pochi , dappoi-
ché un altra fuccedutale le ne va fioreggiando ,
alla quale nel lècolo xvi. molti de’ noftri più rino-
njati fcrittori di tutti gli ordini col vivo elèmpio
della pratica valorofamente fi oppolèro . Il perchè
in oggi pattando le colè di veramente da quello,
che pattarono ne’ lècoli andati, non dee parere ftra-
bo , fe noi ci troviamo in obbligo di dovere efal-
ta-
*
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Li*. X. Cif.Ul.
Italiana j
tare quella medefima noftra Italiana favella in tem-
ilo , che , ficcome accadde a quell’ altra , lì cerca
di abbatterla, o gualcandola con nuove fornitile ,
e con nuove frafi e vocaboli , o anteponendole
alcuna delle altre viventi per non tenerfi piena
contezza dei pregi di erta , non a cafo da me ap-
pellata Eloquenza : de’ quali pregi ci reftano tanti
illuftri mallevadori , quanti furono gli uomini in-
figni , che fcrilfero volgarmente in tutte le arti e
fcienze , conforme fi farà particolarmente vedere
apprelfo nel libro ni.
LE tre più celebri lingue vive , Italiana , Spa-
gnuola , e Franccfe , dilatate da più lècoli in
Occidente , debbono il proprio elfere al difcadi-
mento della latina, cagionato principalmente dai
popoli del Settentrione , i quali lotto il generico
nome di Goti , fin prima del tempo dell’ Imperio di
Maffimino fi ftrinfero in lega co’Romani, e dipoi col
nome di Franchi , Vandali , Unni , e Longobardi
ortilmente fi diffufèro in amendue le Gallie , Ci-
falpina, e Trafalpina , e poi nelle Spagne . Que-
lle nazioni di un fol labbro ( a rifèrva forfè degli
Unni , riputati di origine Sarmatica , e perdóni
lingua Slavonica , da Goffredo Guglielmo Leibni-
zio ) avendo ne’ paefi occupati meda in commer-
cio la novità e barbarie del proprio linguaggio ,
a poco a poco fecero dapertutto mutar faccia al
dominante idioma Latino , ufato allora dagli abi-
tanti di quelle provincie , dove pofero il piede , i
quali fi chiamavano in quel tempo Romani , cioè di
legge e di lingua Romana ; talmentechè dall’altera-
zione di effo idioma latino fe ne Venne pian piano
a formare un altro , pofcia detto ancor egli Roma -
A 2 no.
in.
Tre lingue Roma*.
Xi e volgari, nate
dall* antica Ro*
«a o Latin a »
C omentario di tan-
ta Colomba +♦
Mi/tittama Btroìì.
mafia io, i- fai* S.
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L;l. i. LMp. IV.
Cantini •. birbi-
ras •
4 Della Eloquenza
no t e indi Romanzo \ non già perchè folTe Romano ,
ma perchè con tal nome li diftinguelfe dal Teoti-
fco ( cioè Tedefco antico ) fopravvenutovi , e al-
tramente chiamato Barbaro , che in radice non era
lenon il Gotico , nel quale il Vclcovo Ulfila, Icrit-
tore del quarto lècolo , o altri più antico di lui ,
trasportò i quattro Evangeli del famofo codice ar-
genteo , pubblicati e illuftrati daTommafo Marc-
Icallo Inglelè , e poi da Giorgio Stiernielmio Sve-
zefe , autore altresì del Magog Arameo , e dell’^«-
ticluverio , in cui s’impugna il penderò di aflegnare
ai Goti c ai Longobardi per lède primitiva la Prufi-
lia e il paefe lungo la Viftula , e non la .Scandi-
navia , o lia la Germania Settentrionale , chiamata
l’ officina delle genti , dove fono i reami di Svezia
e Norvegia , intorno a che è da vederfi anche il
wytniam» Erro». Leibnizio : e /opra la lingua del fuddetto codice
"" '*■ argenteo , dopo Francefco Giunio , e Giorgio Icke-
vritbur ^ ui/i,:. fio , chi n’è curiofo , può confultare eziandio Gian-
ÌZ'!I. giorgio Vatter, il quale minutamente ne ha fcrit-
EiymcMtùum j*. to . Stefano Skinnero pure acconfente , che la voce
iNenrmm v. ronua- Romance venga dal Francogallico Roman , o fecon-
do noi Italiani , Romanzo ; poiché l’idioma de’
Branchi , Goti , e Longobardi , tutti fchiatta Ger-
manica , mirto a quarto degli antichi nazionali ,
Spagnuoli , Francefi , e Italiani nelle contrade , ove
efli popoli Barbari fopravvenncro , affinchè fi di-
ftinguefle , come ho detto , dal Gotico , e Teotifco ,
appellolfi Romanzo : e indi in quello piuttofto , che
in quello, il quale dapprima ufavafi nel parlare,
ma non così nello Ieri vere , ficompofero i poemi,
e le ftorie militari , o cavallerelche , perciò dette
Romanzi . Quindi è , che l’idioma Romanzo , e il
Francefe pallavano per Anonimi . Apprelfo Egidio
Mer
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Italiana 5
Menagio in certi verfi , preporti a un codice delle
favole di Efopo , quelle fi dicono tradotte in Ro-
manzo, e anco in Francefe: e Guglielmo Nangio
Frate dell’Ordine de’ Predicatori , che dopo aver
dettata in Latino la ftoria di Francia , la Icrifle anco-
in Francefe , afferma di averla portata di Latino in
Romanzo. Un codice del Teforo maggiore di Bru-
netto Latini , antico noftro Icrittore Italiano, libro
molto celebre , e già (erbato nella Biblioteca ducale
di Torino, fi dice tradotto de Latin en Romani,
di Latino in Romanzo , o fia in Francefe : e un altro
della libreria del Re di Francia , mentovato dal
Padre Filippo Labbe , parimente fi dice meflo de
Latin en Francis ; benché in quanto al Latino ,
ciò non fulfifta . Anche Melchiorre Goldafto , lotto
nome di Giorgio Erardo , nelle Simbole a Petronio
cita il libro de' vii. Savj di Roma , tradotto di Lati-
no in Romanzo da Erberto Cherico nell’anno 1200.
aderendo, che il tefto latino fi allega dall’autore
del libro intitolato , Gefla Romatiorum : opera già
veduta dalla gran perfpicacia di Dante , e da lui
mentovata nella fua Volgare eloquenza , ferina in
latino. Alberigo monaco delle tre Fontane fcrive
nella Cronaca all’anno 1 177. che Lamberto da Lie-
gi multa libros , ò* maxime Vita s sanSlorum, & Attui
Apojlolorum de Latino verta in Romanum . Un altro
Lamberto , chiamato il Corto , fi diede pure a tra-
slatare in verfi Romanzi l’Iftoria di Aleflandro Ma-
gno nell’anno 1150. dandole principio con op-
porre il Latino al Romanzo , e con dire di sè mede-
fimo ,
Qui de Latin la trejl , & en Romani la mit
Che dì Latin la tralfe, e in Romanzo lamilè.
n
Lir. I. Cip. III.
DiSionnain Fjy-
mclo(iqiu 9. ro-
mani .
Sìbiioibeea minor
f“l- 171. J.XCII.
Vttronius tdil.
Lui<L anni iSi J.
fi.
Lih. r fai. 17. «ti),
Ialina .
Vai- 3 Sì-
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6 Dell a E l oqJ£bnz a
LiB i. CAp. iii. Il Prendente Claudio Fauchet ne ragiona in due
a7. 83. tiix. i. luoghi e nel libro 1. acapiiv. dell* Origine della
* Parigi tfti. lingua Francefe , e nel libro il. degli Antichi poeti
raitfana tag.tn. Francefi a capi il. Adriano Valefio , padre dell’an-
tica Moria di Francia , fi fottofcrive al parere del
Fauchet , comechè offervi , che nel 1 100. già fi era-
no cominciati i verfi in quell* idioma, forfè però
dettati più dalla piana , e volgare naturalezza , che
da arte o ftudio veruno . Si fcriiTe Roman , e Romani
p erRomanz nel numero Angolare : e dagl’ Italiani,
1 quali non fogliono avere terminazione di nomi in
lettera confonante , la definenza Francefe della let-
tera : , fu fcambiata in 2, alla quale aggiunterò poi la
vocale apprefTo con lo fcrivere diftefamente Roman-
zo , parola , che in realtà viene da Romania , e non
da Romanica! , voce finta dall’etimologifta Ottavio
Ferrari . Ma di quella lingua Romanza apprefTo tor-
neremo a parlare. Celfo Cittadini nel Tuo Procvjfi
della lingua volgare va efàminando la mutazione,
alla quale andò foggiacendo la lingua latina; benché
piuttoflo , che del fiflema di quella , ei parli della
corruzione di quella. Nelle carte antiche , e ancora
in molte memorie in pietra di varie Chiefe Italia-
ne , da me portate ultimamente nel Comentario
del Difco votivo Crifliano , trovato in Perugia ,
manifefli apparirono i principj di tal mutazione ,
la quale fpecialmente s’incontra nell’inneflo di non
poche parole barbare ed eflere , nelle fconcordan-
ze gramaticali , nelle declinazioni , e conjugazioni
fregolate de’ vocaboli , e nella ortografia , unifor-
me alla pronuncia di chi fcrivea : cole da me già
Di jvfìqtiìt. RortA toccate in dar fuora l’antichiffimo originale latino
t*t. 331. idu. ni. cje| Decret0 fincero del Pontefice san Gelafio 1. tra-
fcritto nel fecolo fèdo da chi più fapea quella lin-
gua
Italiana 7
gua volgare , o latina alterata , che quella del li*.i/c.p. n.
santo Pontefice, e de’ padri di quel Concilio Ro-
mano, in cui fu realmente fcritto il Decreto..
iv.
ORa bendiamo alquanto giù baffo al fecolo Astiche deli. iin.
vili, di noflra fàlute per contribuire dal Km/"""
canto noflro qualche altra cofa alla cognizione de’
f (articolari , i quali riguardano il primo effere del-
a Italiana favella . Io offervo , che nell’ anno di
Grillo 772. pafsò di quello fecolo santa Lioba , di-
fcepola di san Bonifacio , martire ed Apoflolo
della Germania , della qual ferva di Dio Ridolfo
monaco di Fulda , che ne diflefè la Vita , raccon-
ta, come uno Spagnuolo paralitico dopo vifitati i
fantuarj di Francia , d’Italia , e di Lamagna , andò sma*r *m*-
in Fulda al fepolcro di quella santa badeffa, e do-
po fattevi le fue preghiere, entrò nella grotta di
san Bonifacio , dove proftrato in orazione , vi
giacque come addormentato : e mentre taluno vo-
leva alzarlo , ne fu impedito . Frattanto lo Spa-<
gnuolo fenza più tremare fi alzò da sè : inter-
rogata: ergo a presbytero ( quoniam lingua ejus ,
eo quod ejjet it a lus , notit tatti bobebat ) retulit , fe
per excejfum menti: vidijje virum (yc. Di qui fi
trae, che nel fecolo vm. in cui feguì quello av-
venimento in paefè , dove fi parlava l’idioma Teo*
ti [co , già vi era il linguaggio Italiano ; e che non per
altro lo Spagnuolo s’intendeva da chi fapea l'Ita-
liano , fenon per effere entrambe lingue Romanze .
Io avverto , che Adriano Politi a capi xiv. del fuo Pat ^ t ^
Difcorfo della Vera denominazione della lingua no - im<.
Jlra volgare , da lui pubblicato finto altro nome ap-
piè delle fue Lettere , fuggerì , che ad effetto di
{coprire i principj e gli avanzamenti della lingua
Ita-
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Lift* !• Cap. IV.
Ju/ileUd tomo il.
f*l » 687. 690.
Hjpomntftt di Cèl-
li té ti mud 3.
8 Del l A Eloqjjenz A
Italiana , e come pian piano ella andò formando
corpo , farebbe molto a propofito il rintracciare le
carte antiche , fcritte nella comune lingua latina
corrotta fotto i Re Longobardi , già diftefi per
tutta l’Italia , e fimilmente per quelle parti di To-
(cana , che perciò fi chiamarono Tujcia Langobardo-
rum . Di tali carte e contratti approdo alla morte
del Politi , la quale feguì nel pontificato di Pao-
lo V. fe ne fono melfe fuora in così gran numero
anche dopo le divulgate da Scipione Ammirato ne’
Vefcovi di Ficfole , ai Volterra , e d’ Arezzo , e poi
daFrancefco Maria Fiorentini nelle Memorie della
Conteflfa Matilda , che lènza quelle ancora , le quali
in molta copia e inToicana e altrove rimangono
da Ramparli , quello punto viene ad elfer larga-
mente dilucidato . A ciò ha giovato non poco il
cercarne parimente de’ tempi alquanto pofteriori al
reame de’ Longobardi, mentre nel girare degli anni
crebbe in Italia lèmpre più l’alterazione della me-
definia lingua latina, talché nell’Imperio Carolino
già ella formava corpo dilìinto , quantunque non
©faflfe ufcirlène da sé fola in pubblico , ma per lo
più lè ne andalfe nalcofta fotto il manto fquarciato
della latina, a cui cercava d’attaccarfi . Chiari ve-
ftigj le- ne veggono nelle Litanie Caroline , nelle
quali il Padre Giovanni Mabillone riconobbe la
lingua Romana , o Romanza , detta da Arrigo Ste-
fano Jernio Romanttut\ leggendovifi nella invoca-
zione de’ Santi : tu lo juva per tu illum adjuva , e
più volgarmente , tu lo ajuta , o tu lo giova, che
noi diciamo , gli giova . Una delle più antiche
rimembranze , che abbiamo della lingua Romanza ,
fta regiftrata nel Concilio Turonefè ni. come di-
remo più avanti .
Ma
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Italiana' p
Li*. I. Cai>. Vi
MA fotto i nipoti dell’ Imperador Carlo Ma-
gno un chiaro e copiolo riicontro della
medefima lingua ci lì rapprelènta nella celebre
convenzione , ftipulata in Argentina nell’anno 842.
tra Carlo Calvo Re di Francia , pofcia Imperadore ,
e Lodovico I. Re di Germania , figliuoli amendue
di Lodovico Pio . Nitardo loro cugino , come nato
da santo Angilberto c da Berta figliuola di Carlo
Magno, racconta nel libro i:I. della fuallloria,
che quelli due Re dopo lunghe contele avute con
Lotario altro loro fratello , llabilirono una con-
cordia fra loro due; e che giulla l’ordine della
primogenitura ciafcuno di elfi ne giurò l’ofler-
vanza, non già nella propria lingua , ma bensì in
quella del paefe , dove l’altro fratello regnava ,
avendo Lodovico perorato prima a’ fuoi popoli in
lingua Teotifca , e Carlo a’ fuoi nella Romanza.
Così pure i valfalli di cialcuno de’ due Re nel
volgare idioma del popolo , fuggetto all’ altro ,
per inoltrar buona fede , e per meglio elfere intefi
da’ circollanti , approvarono il giuramento , che il
proprio Sovrano avea fatto al fratello : facramen~
(a , qua fubter notata funt , Ludovica: romana ì
Karolus vero Teudisca lingua , juraverunt : ac [fio.
ante Jacramenta , circumfufam plebem alter teu-
disca , alter romana lingua allocati funt ■. La
lingua Romana , o Romanza era del regno di Carlo,
cioè della Francia occidentale , e la Teotifca era del
regno di Lodovico, chiamato Francia Teutonica ,
ed anche orientale , altramente Aufìrafto in idioma
del paelè : del qual regno d 'Aujlrafia fi legge una
Diflertazione di Corrado Samuello Scurzfleifchio ,
ulcita dopo Adrianp Valefio, e Carlo Ducange , i
, . • , B quali
v.
Lo (lato Jclla lìngua
Rtmavzn re’ fecoli
ix. e x. c fpecial-
mente in Italia (irò
al princìpio del le*
colo XII i.
/
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IO l Della Elo q_u e n z a
\i*. i. c*p. v. quaI! Purc nc trattano . Ciò bifognò fare in tal
guifii , perchè que’ due Principi nel darli lo Icam-
bievole giuramento , doAreano foddisfare a sè ftelfi ,
e ai loro popoli circoftantiy da cialcuno de’ quali
ciafcuno de’ due Principi , ad effetto di efifere bene
intelo , e di far comprendere , che candidamente
operava , dovette parlare nell’ idioma volgare—»
dell’altro, e non nel proprio : donde fi trae , che
amendue le lingue fi ufavano ugualmente da cia-
fcuno de’ due fratelli . Molti hanno addotte quelle
due folenniffime formole, conlèrvateci da Nitar-
do , e fingolarmente Claudio Fauchet ( in latino
Falcetui ) nella Origine della lingua Francelè a ca-
<kfll "fi tl‘ >iit’ P* ,v* Giovanni Bodino nel libro v. a capi vi. della
Repubblica, Jacopo Sirmondo, Stefano Baluzio ,
Giulio Lipfio , c poi Marquardo Freero, il quale
nell’ illullrarle volle , che l’una folfe interlinea-
re e parallela dell’altra, cioè la Tcot/fca delh Ro-
manza . Ma niuno , a parer mio , le ha meglio
confiderate di Carlo Ducange a capi xxxvi. della
prefazione al Gloffario , avendole anche il Leibni-
cditSauta tiym o. zio alquanto emendate, benché lenza mentovare
il Ducange . Io mi maraviglio , che Carlo Cointe,
uomo d’ingegno critico e oifervatore, non abbia
ne’ fuoi Annali Ecclefiaftici di Francia fatta alcuna
rifleffione fopra quelle due formole , confiderabili
ancora per lo diritto delle genti , come ha notato
il Leibnizio. Unfredo Vanlejo nel Telbro delle
Lingue Settentrionali di Giorgio Ickefio rammen-
ta un elèmplare di quelle Formole di ragione di
Ffancelco Giunio . Per elser elle brevi , io le «
porrò qpì , come Hanno nel tello Romanzo , e da
me ancora volgarizzate con far ufo di certe pic-
cole varie lezioni del Ducange , e delle lue fpiega-
zioni ,
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Italiana i x
T.ioni , ma lenza portare l’altro tcfto in Favella in.’ i. cii.v*
TeotiJca , per non far egli al cafo noftro .
I.
Giuramento di Lodovico I. Re di Germania
a Carlo Calvo Re di Francia .
PRo Deo amar ò“ prò Cbrifiian poblo , <sr nofiro
cornuti falvamcnt , cT ijl dì en avant , in quant
Deus javir , dr podir me dunat , Ji Jalvarejo tifi
ni e on fradre Parlo , & in adhjudba , S“ in cadbuva
cofa , Jì cum om per dreit , fon fradre falvar difl
in o , quid il mi altre fi faret : dr ab Ludber nul
plaid nunquam prendrai , qui , meon voi , cifi meon
fradre Karlo in damno fit .
Volgarizzamento.
PEr amor di Dio e del popolo Criftiano , e noftro cornuti
Levamento , da quello dì Innanzi , in quanto Dio mi donerà
Capere e potere , io falverò quello mio fratello Carlo , e lo aiu-
terò in eia (cuna cofa, ficcome uomo per diritto dee fai vare il iuo
fratello , in ciò , che altri farebbe a me : e con Lotario non farò
alcuna convenzione, che di mio volere a quello mio fratello Cari*
fio ia danna.
II.
Giuramento predato al Re Lodovico
dal popolo fuggetto al Re Carlo .
SI Lodbvvigs facrament , que fon fradre Karlo
jurat , conferva t , & Karìus meon fenora de
ftto part non los taint ,fi io returnar non lini poiry
ne io , ne neuls cui io returnar , hit pois in nulla
adjudba cantra Lodbvvigs non li her .
B 2 V O L-
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Li*. I. C Ai’* V-
P /«;. xii.
12 Delia Eloquenza
Volgarizzamento.
SE Lodovico oflerva il giuramento, che fa al fratello Carlo ,
e fe Carlo , mio Signore , per fua parte non lo nctende ; fe
io non pollo , o non voglio a lui ritornare , da indi in poi in mu-
nì) ajuto andrò contra Lodovico.
Il dettato di quelle due forinole in, idioma Ro-
manzo ha in più cofe affai della noftra lingua Friu-
lana , ma ruftica e plebea , la quale ritien più del
fuo primo e non alterato originale , e molto fi
accorta alla Provenzale , e all’ antica Francete j
onde ben- dice il Leibnizio , che il faggio , tra-
mandatoci da Nitardo , in Provinciale: magi: , ipfof-
que Italo: vergit . Di qui apparitee lo ftato , in cui
nell’anno 842. trovavafi la lingua Romanza : e
tale dal più al meno ella dovette efsere ancora
negli altri paefi , dove ftendeafi l’imperio Caro-
lino , e principalmente in Italia ; ma non già cosi
in quei di Lamagna , dove correa la vecchia lingua
Teotifcà , e non la Romanza : alla qual lingua Teo-
tifca , e anco alle origini della noftra comune Ita-
liana darà gran lume il voluminofo Teforo delle
antichità Alamanniche di Giovanni Schiltero , Giu-
reconfulto d’Argentina , opera , la quale dopo es-
tere ftata lungamente defiderata , pretentemente
fi ftampa in Ulma . Intanto quelle due forinole
elsendo il piu lungo e antico, e l’unico docu-
mento di quel fecòlo , che noi abbiamo dell’ idio-
ma Romanzo , donde fi vede, che egli da principio 11
uliva nel favellare , ma non così nello fcrivere il
che tempre faceafi in latino . Il Ducange va riflet-
tendo fopra alcune particelle di efse due forinole ,
da lui credute, non lènza ragione, dopo tanti fe-
coli in qualche piccola cofa alterate , e poi recita
' ... uno
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LlC. 1. CAF.y.
Italiana . ‘ • ;i 3
uno linimento in lingua Limosina , fcrritto verlò
l’anno 1 100. lotto Lodovico VI. Re di Francia , da
lui Helso copiato nell’ archivio della badia di Con-
ca in Normandia : carta piena di maniere limili
alle Italiane , ma rozze , ruftiche , e Lombarde ;
come dire : da quejla ora a devant - ome , ni ferne-
tta - non i prendren , ni li feren - ni fon aver no li
tolren , ó“c. Tale a un di prefso era il nollro par-
lare Italiano in tempo dell’Imperadore Ottone IV.
per quello, che li può raccogliere da Gerardo Mau-
rilio Vicentino . Quelli nella Iltoria de’ Signori del 1 w«>-
Caltello di Romano , o vogliati) dire della cala di
Onara, delcrivendo il pafsaggio, che Ottone fece /«<. ».#*«. 1.
per quelle contrade nell’ anno 1209. in venirtene
a Roma a prendere la corona dell’ Imperio , narra ,
che cavalcando nel Padovano tra Azzo Marchefe
d’ilfle , ed Ezzelin da Romano , perfone princi-
pali di quel paefe, egli difse in lingua Francefca ,
cioè Romanza , ad Ezzelino , che (lavagli accanto:
■Sire Tcclin , falutem li Marebei ; la qual cofa dap-
poiché Ezzelino ebbe elèguita , Ottone rivolto al
Marcitele , gli dille : Sire Marche: , falutem Tcelin.
E vuol dire, Signore Ezzelino , folata temi il Mar-
ebefe ; Signor Marchefe , falcatemi Ezzelino . Dirò
di palleggio, che Azzo ed Ezzelino accompagna- Cb!?J”L
rono Ottone fino a Roma , e che nel ritorno ritro- «>/***</»••
vandofi amendue col medefimo in Terni , lòtto-
fcrifsero a un diploma , da lui. dato alla Badia Ci-
llerciefe della Porta in Mifnia nella diocefi di
Naumburgo, ai xxvi. di Dicembre nell’anno 1209.
Quelli due ultimi palli così , come Hanno , vengono
ad efsere la più antica memoria, che dopo un al-
tra de’ tempi di Vittore Antipapa, da riferirli più
avanti , io abbi;* incontrata della pura lingua Ro-
man-
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«.». 1
Sentili
*»«• «*'
14 Della Eloquenza
. ctv. v. manza d’Italia , ufiita in quel tempo, echiamata
dal Maurilio Francejca , lotto il qual nome lèm-
bra , che allora pafsafsero amendue le lingùe Ro-
manze e d’Italia , e di Francia , come Torcile , e
tra lor fimililfime , nè per anco molto diftinte
l’una dall’ altra . Altri faggi più lunghi di tal lin-
gua prelso i noftri autori non fi rinvengono, al-
meno in prola, che è il parlar naturale e comu-
ne j poiché , liccome ho detto , le nella lingua
medeiìma fi parlava , non però fi feriveva , ciò
faccndofi nell’ idioma latino , tal qual era in quel
tempo. E infatti i due folleciti indagatori di ciò
che riguarda quella noftra favella volgare , o co-
mune Romanza d’Italia , quali furono Lionardo
Salviati, e Celfo Cittadini , non lèppero darci di
efsa alcun documento , diftefo in profa innanzi
dell’ anno 1300. nè dopo fe ne fono trovati di
anteriori all’ anno 12Ò0. E appunto ofserva anche
i«jj! Giulèppc Scaligero , che i Goti in Ifpagna e nelle
Gallie parlavano Gotico , ma firriveano comune-
mente latino : e il medefimo dee dirli de’ noftri
Goti e Longobardi in Italia . In oggi pure in varie
parti di efsa parlafi in dialetti particolari , e diverfi
dal comune , ma non già però in quelli fi fcrive ,
nè vi fi fanno atti pubblici $ bensì nel dialetto della
lingua comune : nè è necefsario , che uno feriva
nella lingua , in cui nacque , nè Ariftotele Icrifse
in quella di Stagira Tua patria , nè Ippocrate nella
Dorica, da lui beuta col lattejma bensì nella Jonica :
e fopra ciò veggafi Marcantonio Mureto nel libro
xiv. delle Varie lezioni a capi xvm. Però i Gotir
e i Longobardi a lungo andare col loro barbaro
pronunciare- e peggio fcrivere tanto fecero, che
anche tra noi guaftarono le frafi , le voci , e i o
rat-
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Italiana 15
ratteri , e v’introdufsero molto del proprio . Per liirTciTrvir
comprenderlo , bafta aprire i Glofsarj Iati nobar-
bari di Federigo Lindenbrogio , di Ugone Grozio ,
di Cornelio Margarini , e di Carlo Ducange , ove
citano leggi , diplomi, autori , e carte d’Italia.
Sopra ogni altro leggafi il Cittadini a capi xxi.
del Tuo Procejfo , avvertendo però , non fufliftere
quanto ivi afserilce , che fino a’ tempi dell’ Im-
peradore Federigo I. quella medefima noftra lin-
gua volgare li chiamafse latina : e i paffì , che per
comprovarlo egli adduce nel capo fèguente , con-
vincono tutto l’oppollo . Ma farà bene , che tor-
niamo alquanto indietro per maggiormente dilu-
cidare quella materia .
v r.
NEH’ anno di Crillo 999. ai xvm. di Febbraio L* llnPj? redrfc*
pafsò all’ altra vita il Pontefice Gregorio V.
e il Clero di Roma depofe il Tuo corpo in un anti-
co pilo o larcofago Crilliano lungo, di marmo [i,„;npo0r'Ho“t'g‘1'1
bianco , e di facre figure ifloriato , che tuttavia fi Grc^rio v°°" c*
conlbrva nel fotterraneo della Bafilica Vaticana in
faccia alla Cappella del Salvatore , e vi fi legge in-
tagliato l’epitafio di Gregorio , già addotto da
molti, benché daniuno fenza difetti. Da quello
fi trae , che avendo egli fatti i fuoi Itudj in Vorma-
zia , città capitale dell ' Aujlrajia , o Francia orien-
tale , detta dagli antichi Germania 1. pofsedea tre
lingue vive di quel tempo , cioè la Teotifca , la
Volgare o Romanza Italiana , e la Latina . L’epita- a.d. j. t
fio è riportato dal Cardinal Baronio , da Francelco o,«„ *■*>/«»«
Maria Torrigio , dai Bollandifti * e da altri ; ma ora •
fedelmente rilcontrato con l’originale , e divifo in C""""' patii u
otto diftici , acialcun verfo de’ quali , tutti ugual- ‘w*
mente difpofti , precede una croce, fi è il lèguente
GRB-
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tu. I. Cai*. Vt
* GREGORIUS
• PP. V
>J< Hic, quem Claudi t burnus oculis vultuquc decor um ,
>5< Papa fuit quintili nomine Gregorius ;
* Ante tamen Bruno Francorum regia prole s ,
>J< Filius Ottoni ; de genitrice Judith j
Lingua Teutonicus , Vvangìa dottili in urbe ,
>ì< Sed juvenis cathedram fedii Apojìoltcam
Pp. Ad bino s annos & meufes circiter otto ,
>5< Ter fenos Februo connumerante dia .
>5< Vauperibus diva , per fmgula fabbata vefles
>J< Divijìt numero caututApoftolico.
• * >ì< Ufut Francifca , vulcari , & voce latina ,
>$< Inflituit populei eloquio TRiPucr.
* Tertius Otto fibi Vetri commijit ovile ,
>ì< Cognati s manibus unttus in imperium .
>5< Exuit & poflquam terrena; vincala carmi ,
>ì< Acquivoci dextro fubflituit latori.
DifceJJìt xii. Kal. Mari.
Gregorio benché Franco , cioè nativo della Fran-
cia orientale , da alcuni ftorici vien detto di na-
,rmmnLhVdbvi. *ione S afone , o perchè Liutgarde Tua avola fu
t.m umili Min. figliuola di Ottone I. Imperadore Saflfonico , o per-
che il paefè de’ Franchi fu indominio de’ Safloni
hiittiiu mì/i tiia. confinanti . Egli è chiamato Francorum regia pro-
les per la ftretta fua parentela con l’Imperadore
iHmtrui rtjuim- Ottone ni. come nato da Ottone , di lui cugino
mi hi v./*j.37<>. pCr vja (jciia niadre , e già Duca della Francia
ml'w lutici orientale , poi di Corintia , e Prefetto della Marca di '
$ 2,. ì,i /itii sim- Verona , o fia Trivigiana : dal qual Duca Ottono
X",‘ nacque fimiimente Arrigo il padre di Corrado I«
Im-
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Italiana 17
Imperadore , tra i Re di Germania fecondo di li*. 1. c*p. vi.
quello nome} (opra che può darfi una occhiata a
Vippone , Cappellano di elfo Corrado cognoni i-
nato il Salico , e fcrittore della fua Vita . Perciò «ir-
la lingua materna e natia di Gregorio fu la Teo-
tifca , o Tedefca , nell’epitafio appellata Francifca :
J J. . , 1 ,rj- - t J Caprini p. Unto* .
e per quello egli e detto ancora di nazione Tede-
Ico , lingua Teutonicus , che è il finonimo di Franci-
fcus , affinchè a niuno cadefse in penderò , che Gre-
gorio avelfe parlate quattro lingue, ladove nell’epi-
tafio fi dice , che ne parlò tre fole :
Inflituit populei eloquio triplici .
Nel medefimo epitafio preflb il Baronio in vece di
Francifca fi legge Francigena contra la verità dell’
originale ; benché per altro amendue quelle voci
fieno Anonime in lignificato di Tedefco e natio della
Francia orientale , o fia Germania , della quale in-
tende san Girolamo nella Vita di sant’ Ilarione ,
Icrivendo quelle parole : inter Saxones quippe &
Alamanno 1 ( che fono gli Svevi ) gens ejl non tam
lata , quam valida , apud bifloricos Germania , nane
vero Francia . Della medefima voce Francifca
per Tedefca prelTo Pietro Lambecio nella Biblio-
teca Cefarea fi valle Ermoldo Nigello nel fuo * 4 47-4
poema , dedicato all’ Imperadore Lodovico Pio ,
il cui nome derivando dall’ antica lingua Teotifca
o Francefca , era lo Hello , che populivia per detto
di Giovanni Aventino nella Nomenclatura appiè
degli Annali Bavarici , o populi refugium , fecondo
Giovanni Diecmanno nel Saggio del Glolfario Lati- 7<T
no-Teotifco, poco fa divulgato in Brema . Le parole
di Ermoldo fon quelle :
Seu quii franciscam mavult referare loquelam ,
Nominis ut pofjìt nofeere no tifi am .
C Al-
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i8 Della Eloquenza
li». i. cap.vi. Altrove egli qualifica quella lingua , chiamandola
fermonit ditta nefandi , elogio unicamente adattato
alla barbarie di dTa , la quale da Otfrido predo
vraitrtmi par*. Paolo Merula nel prologo agli Evangelj , da lui
parafa <m trita- trafportati in verfi Teotifchi , fi appella inedita &
indifciplinabilis , atque infueta capi fretto gramma-
tica arti s . Pare , che l’e (predio ne accennata di
Ermoldo Popra l’aPprezza della lingua Francica, fi
accordi con quella di Ovidio {opra la lingua Ge-
tica nel libro v. de’Trifti , eleg. xii. ©.55.
Omnia barbarie; loca funt , vocifque ferine ,
Omnia funt Gelici piena timore foni .
Il medefimo Otfrido nella prefazione de’ Puoi
Evangelj a Liutberto Arcivefcovo di Mogonza
predo il Lambccio , aderiPce di avergli Pcritti Teo-
tifee , e ancora Francifce j cioè nella lingua Te-
delca del lècolo ix. nel quale compolè quell’opera .
E ben nota il Lambecio , che era Teotijca in riguar-
do a tutta la Germania , e Francifca in riguardo
a quella parte di e fifa , che chiamava!! Francia orien-
tale . Il nome poi Francifcus è diminutivo di Francai
o Francicu 1 , come da Grecus fi difle Grectfcu 1 , da
Dacus DaciJcus , da Tento Teotifcui , da Syrut Sy -
rifeut , da Thrax Thracifcus , ed altri nomi , limili
a quefti , de’ quali toccammo qualche coPa nel Co-
mentario di santa Colomba. Nel medefimo figni-
ficato fi difife non fido Francifcus , ma anche Fran-
cigena -, onde il Panegirifta di Berengario I. Re
d’Italia e Imperadore.attefta , che Alberigo mandò
ut. ,f. f ^ u in aj«to di lui PoldatePche , ePercitate nelle giodre
'*'• '• Va,,f . militari di Germania , già principiate in que’ tempi :
quingcntaque robora belli
Educit , patriis borrentia viribui , atque
FRANCiGENis olim durìs exercita ludìs %
Al-
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Italiana 19
Alcune ftrade regie d’Italia , come la Flaminia , e
V Emilia , per dove pacavano gli efèrciti di Lama-
gna , calati in Italia , furono perciò chiamate Fran-
cigene . Donnizone nel libro il. a capi xvur. della
Vita della Contefla Matilda narrando, corno
Tlmperadore Arrigo IV. dopo fatto un congreflo
con lei nell’ Emilia , fè ne pafsò in Tolcana , dice ,
che
francicenam Jlratam tenui t Rexy pace per atta,
Tranjìvit certe tunc incipiente Decembre
Meriterà Far doni: , Tu] carne fuxit in oris .
Io ho fcritto Donnizone da Domnizo , come fi ha
ne’ codici antichi , e non Donizone fecondo l’acro-
ftico delle lettere iniziali , il quale non è in profa ,
ma in verfo,che vuol dire comporto sforzatamente.
La Via Flaminia è detta Umilmente Jlrata Francige- Dominio dona un-
no in atti antichi , altrove da me pubblicati . Ag-
giungafi , che i Safloni , popolazione Tedefca ,dopo /“*•
allignati in Inghilterra affai prima dei Normanni, wcktfi Diruti»
fi trovano preflo Giorgio Ickefio detti Francigence: tura yòfioHtrionili
e Osberto monaco nella Vita di san Dunftano Ar-
civefcovo diCantuaria, narra di alcuni , che aven-
do parlato Francigena lingua a un energumeno di ai v- t*t-
quel paefe , il demonio per bocca di lui rifpofe 1V>'
eadem lingua , ignorata però dall’ offerto . Io ho
voluto dir tutto quello, perchè fi vegga l’errore
di chi fu di avvifo , che la lingua Francejca ,efprefla
nell’ epitafio di Gregorio V. nativo della Francia
orientale , e perciò Tedejco , forte la Romanza Fran -
tefe , allora non chiamata nè Francijca , nè Francige-
na , ma Romana , per quanto fi trac chiaramente da
Nitardo , già addotto di fòpra , c da altri . Quert*
C 2 lin-
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30 Della Eioquìnza
Lir,. i. Cai. vi. lingua Romana e Romanza era propria /blamente
della Francia occidentale , e non così della orien-
tale , in riguardo a cui gli Ottoni Imperadori Saf-
fonici ne’ loro diplomi talvolta s’intitolarono Re-
ges Francorum : e quel paefe fu detto Francia Teu-
tonica , ficcome tra gli altri fpecialmente lo dille
Z!di. Berta monaca nella Vita di santa Adelaide . Col
in /sento vi. por- volger poi de’ fecoli il nome di Francia e di Fran-
cefco rimate applicato alla fola Francia occidentale ,
e ai popoli della medefima , conforme rifulta dalle
Iftorie Italiane di Ricordano Malefpini , de’ tre
Villani , e di non pochi altri noftri Icrittori . La
Grammi Allea fian» favella Francefca o Teotifca , come figlia , a parer
to-Tbooti/co jeu» ickgfio j della Mefogotica , nella quale è fcrit-
to il famofo codice argenteo , chiamato del Vefco-
vo Ultìla , nel primo tuo efsere fu già propria del-
epi/r. cxtxv. tdii. la Mefia , ora Bulgheria : del qual paefe , detto
Germania da san Girolamo , fi tiene , che foflero i
due fratelli Sunnia e Fretela , o Tritila , corrilpon-
denti del santo Dottore , il quale alla lingua lo-
ro diede il nome di Barbara , e a loro ftelfi quello
di Geli. Nella ftefsa lingua Francie a , o Francefca
il noti/fimo Abate di Fulda, e poi Arcivelcovo di
Mogonza , Rabano Mauro , fcrifle il Gloflario La-
tino-Teotifco fopra la Bibbia , intorno a cui però
è da confultarfi Giovanni Diecmanno nel Saggio ,
allegato di fopra . Otfrido monaco Veiflenburgele
difcepolo di Rabano , dettò parimente in quella
gumiacM fat. molte opere , tra le quali li annovera la Gramatica
Francica , già principiata da Carlo Magno . E Die-
M/ctiuuta li- terico Vonftadio , che poco fa diede in luce il
tl'.yx. T' r"1' Saggio delle antiche lezioni Francicbe , cfaqiinò pure
i componimenti di Otfrido . Nella medefima lin-
gua fu comporta la Parafrafi fopra la Cantica da
Vil-
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21
Italiana
Villeramo Abate Eberfpergefe , ficcome è chiamato
nella prima edizione , fattane in Aguenau predo
Guglielmo Seltz nell’anno 1528. in forma ottava
da Meinardo Moltero , che dedicolla a Corrado
Peutingero , celebre per le Tavole , che da lui
prelèro il nome . Di ciafcuna di quelle opere do-
po altri valentuomini tratta accuratamente l’Icke-
lio, e fe ne tratterà pure nel Teloro Alamannico ,
il quale attualmente lì va ftampando . Vero è , che
la lingua di quelli fcrittori in oggi è morta , nè dai
Tedefchi s’intende lènza interprete ; ma per quello
ella non rella di non elfere antica lingua Franca e
Tedefca , benché cambiata nel dialetto , e poi anche
in sè medefima per le vicende fopravvenute de’
luoghi e de’ tempi . Di condizione aliai diverla è
la noltra Italiana Eloquenza , che nella frale e nelle
voci , a riferva di alquante già ite in difufo , è
bella e intelligibile negli ferini antichi di già quat-
tro lècoli al paro , per non dire , affai meglio , che
in molti de’ nollri moderni : il qual pregio non ha
forfè alcuna delle altre lingue viventi . Mi rella a
dire , che da cinquanta anni dopo il Pontefice
Gregorio V. detto prima Brunone , un altro Bru-
none , Umilmente originario dello ftelfo paefe della
Francia orientale , congiunto di fangue alla cafa di
Gregorio , e alfunto al pontificato Romano col no-
me di Leon IX. ancor egli ebbe propria e materna la
lingua Teotifca , e allo fcrivere di Guiberto Arci-
diacono di Tul nella fua Vita, ritrovandofi vicino
a morte , raccomandò sè lteflo a Dio con una ora-
zione , che recitò Teutonica lingua : il che da Gui-
berto per cofa notabile fi racconta , perchè Leone
ordinariamente non doveva ulàr quella lingua fra
gl’italiani , ma bensì le due altre , delle quali pri-
ma
Lib. I. C*P. VxT
Ballottili A8o Sm.''
Btrum It. il. dit
xn.SpriJitf0f.t4f.
ct/.t. infint é fot.
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Lii* l* Cip» VI»
Ofufiula fai. ni.
ni. tdu. il.
Uniti* Galli tram
taf 304.
M. Jaltniì Vt> tri-
nici Atftrnr Galti-
Hucaf.ix.fafiai.
A3* SanScrvm J u*
Hi u. ni. dit x. f*f
I3J.M/.I1.J.1?.
A3* SanBorurn or-
dini* unti, Snidi -
Ut /acni* ri. tarli
ilt/aftf. f. 39.
22 Deua Eloqjjenza
ma fi valle Gregorio , Tuo nazionale e anteceflore ;
ed erano la noftra volgare ,e la latina , amendue in-
fieme con la Francejca attribuitegli nell’ epitafio :
il quale elfiendo fatto in Roma , e dal Clero di Ro-
ma, di qui fi fa chiaro, che la lingua efiprelfa
nel mcdefmio , era l’ Italiana , fin da quel tempo ,
volgare in Roma e in Italia , cui Gregorio non
poteva ignorare , come perlònaggio diftinto , e
prima anco del pontificato , vivuto in Italia col
padre , mentre quelli era Marcitele di Verona ,
oltre all’aver pallaio qualche anno nel pontificato.
Sicché il proprio fenfo della voce Francifca in det-
to epitafio rella pienamente giullificato , come re-
lativo alla fola Francia orientale , chiamata ancora ,
come ho detto , non folo Teutonica , ma con più
antica voce, TectiJ'ca , per olfervazione di Giufeppe
Scaligero, e di Adriano Valefio: e ciò affinchè li
diftinguelTe dalla Francia occidentale , detta Romana
da Liutprando nel libro 1. a capi vi. dell’ Moria ,
perchè in elfa correa volgarmente la lingua Ro-
manza , nata dalla Latina . Con quelle nozioni di
Francia Romana , e orientale li fpiegano molti palli ,
e fingolarmente uno di Elnoto nella Vita del Mar-
tire san Canuto Re di Danimarca, nell’ intendere il
quale rimafe imbrogliato il Padre Giambatilla Sol-
lerio, uno de’ celebri continuatori del Bollando.
Quivi Elnoto racconta , che il Santo ebbe gran fama
tra gl’ Italiani , e tra i Francigeni ancora e della
Francia occidentale , detti Romani . Le parole fon
quelle: Italici! vero termini s (per provincie) incognir
tu s non eroi , tir ipjis Francigenit , qui & Romani di- ,
cuntur . In quello luogo fi adatta quanto Icrifle ne’
tempi ftelfi di san Leon IX. Sepelino monaco deferi-
tene!© i miracoli di san Trudone,ed è, che un fiordo
e mu-
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Lir. 1. Cap. VII*
Italiana a$
e muto fi udì parlare in quattro idiomi , Teutonico ,
Romane , Latine , Grarce . Mi retta a dire , come
nell’ epitafio di Gregorio V. la parola eloquium è
polla in lignificato di favella e linguaggio , che nel
prelènte libro io dico Eloquenza dietro a Dante , il
quale usò l’una e l’altra parola in quel lènfo . Al
rimanente per avvilo dello Scaligero il nome delle
tre lingue Romanze venne introdotto dai Barbari
vincitori , nelle leggi de’ quali fu di due lòrte la
condizione degl’ ingenui , e la peggiore in que’ fe-
coli fi riputò la Romana , come già quella de’ Latini
in Roma in confronto ai éj Quiriti . In Italia i Lon-
gobardi , e nelle Gallie i Branchi e i Borgognoni
li diltinlèro dai Romani nel tello delle lor leggi ,
e altresì ne’ contratti , tuttavia elidenti .
ORa pattando ad altri particolari , Criftoforo
Cellario , uomo di nome chiaro perle molte
opere filologiche , da lui pubblicate , nella quinta
delle lue Dittertazioni accademiche otterva , che
il genio dell’ idioma de’ Goti e de’ Longobardi ,
fermati in Italia , andò fra noi tenacemente at-
taccandoft al latino , il quale da elfi non altramen-
te fi favellava , che fecondo il proprio loro talen-
to': il che , per avvertimento del Fauchet,e di Olao
Borrichio nella Dittertazione de Cauffìs diverfitatii
Ttnguarum , fuol lèmpre venire dai commerc), dalle
trafmigrazioni de’ popoli , e ancora dalla negli-
genza degli uomini . Giulio Lipfio nella lettera
xli v. della Centuria ni. ad Belga: nota pure,
che leviffimi: de caaffi: b<cc eveniunt ; genti um novo
adventu aut colonia ; imperio novo , pulfione , immt-
gratione: verità comprovata da molte fperienze .
L’imperio Gotico durò in Italia da lxx. anni e il
Lon-
vir.
I Barbi ri fecero na-
ie ere la lingua lt«-
tiann .
Origine de U Late,
gue Frunpife IU.il.
caf. il .fai. f.
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tifi. 1. CAf. VII.
fnft fat.ét.tiit.
nativa di firmi .
24 Deila Eioqjjenza
Longobardico daccvi. Ci vennero polcia i Franchi
occidentali , indi i Normanni , c anche i Bretoni , e
nel foggiorno di elfi quale e quanta alterazione
l’ufo continuo e il commercio abbiano potuta in-
trodurre in ciò , che riguarda l’idioma , u raccoglie
davanzo da quella, che ne introduflero in tutto il
refto $ maffimamente avverandofi , che anche lènza
tali avvenimenti le lingue vive ogni cinquanta anni
fi mutano , allo Icrivere di Dante nel Convivio .
Romolo Amalèo nella Scuola I. contro allo fcrive-
re in idioma volgare , da lui intitolata de latina
lingua ufu retìnendo , non poco ne accenna : ed è
certo, in quanto a noi altri Italiani , che nell’ im-
perio Gotico e Longobardico , durato fra noi da
trelècoli , fi tralalciò ogni regola ed arte di declina-
re per cafi , di cui parimente lbn privi i Tedelchi .
Si prelèro i cafi obliqui per lo retto: e i Tedelchi
aggiungono tuttavia le prepofizioni per legni de’
cafi, le quali i Latini fupprimono . La conjuga-
fcione fi gittò al Germaniimo , adottando i verbi
aufiliar j, avere ed ejffere , con l’ajuto de’ quali fi fin-
gono i tempi , e fi efprime la forma paflìva; laonde
io bo amato lènte dell’ indole Tedelca , e così molte
altre forme di dire . Quindi è, che i Tedefchi per
non avere in lor lingua il preterito perfetto , quan-
do Icrivono e parlano in Latino e in Italiano ,
facilmente danno nel barbarifmo , ufando il pre-
terito imperfetto dove andrebbe il perfetto . Il
Liplìo a capi ni. del Dialogo della retta pronuncia
della lingua latina , e Claudio Salmafio a capi v.
della Milcella fopra il Jus Attico e Romano prima
del Cellario aveano già toccati alcuni di quelli par-
ticolari a favore della lingua Italiana fui fonda-
mento della famofa carta Ravennate del lècolo vi.
detta
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Italiana - 25
detta plenaria fccnritatit , la quale dopo Barnaba u*. iTcap.vu.
Briflbnio e Gabriello Naudeo fu elprella con tutta
la maggiore accuratezza dal Padre Mabillone nel wtt-
Supplimento diplomatico . Al Lipfio ftefib a capi >"•
ni. dell’ accennato Dialogo parve di riconolcere
chiaramente un Italicifmo in quelle parole di Paolo
Diacono : torna , torna , jrater . Ma Carlo Dati
prelfo Egidio Menagio ne moftra difficoltà . Il Onpw*. tornire .
certo e indubitato fi è , che dal rozzo fludio de’
barbari Settentrionali in apprendere in quelli no-
ftri paefi il linguaggio latino , o piuttollo in gua-
llarlo , e dalla natura degl’ Italiani di que’ tempi
in tralcurare generalmente ogni lorta di lettere , ne
nacque poi col girare degli anni , che per tutto il
bel paelè , fpartito dall’Apennino , e circondato
dall’ Alpe e dal mare fi udì finalmente non più
la lingua latina , bensì un altra comune , che nel
corpo fembrò alquanto latina , ma però in fullanza
nella depravazione c nuova inflelfione , e llruttura
delle voci , e fimilniente nella miftura di non po-
che altre flraniere e non più udite parole , che non
fi roteano render latine , fi veflì di uno flrano e
pellegrino fèmbiante fino ancora negli (ledi carat-
teri, ficcome può riconofcerfi dalle Icritture ori-
ginali , dalle monete , e dalle ifcrizioni , (colpite in
pietra entro lo fpazio di que’ lecoli . Indi final-
mente quella medefima lingua comune , la quale per
disgrazia e per vizio di gente barbara fi era com-
porta, fu lèriamente da perfpicaci ingegni ripulita e
meffa in regola dappoiché nell’ Italia fi Igombrò il
torpore della dapocaggine; onde il parlare Italiano
comune , nato in tal guifii , potette per via degli
ferirti di uomini valorofi arrivare al gloriofo le-
gno , in cui fi trova al prefente , e che fiamo per
D di-
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Li*. I. C.ìp* VII;.
troft ft%. S;. 70.
Di*h[bi fai. S.
Pa[. 107.
Tbtfamnt Litfu.i-
rum Stf nutritila.
iinm ti. 1. Parti il.
PH- 91.
Vili.
1 Letterati Italiani
fcriflero prima nell*
idioma Iimn di
Francia . che nel
proprio d'Italia.
26 Della Eloquenza
dimóllrare . Acciocché la forinola di lingua Italiana
comune per avventura non lembrafle nuova , bade-
rebbe ritrovarla ufata da Paolo Giovio nella lette-
ra all’ Imperador Carlo V. prepolta a’ Tuoi Comen-
tarj delle cofe de' Turchi , llampati in Venezia predo
Aldo nell’anno 1541. e da altri ancora , le Dante
aliai prima col nome di volgare , e di tarlare Italico
non avelTe rammentalo il noftro idioma nel fuo
Convivio : la qual corti in fuftanza è lo fteflo , che
dirlo Italiano comune de' Letterati , i quali bene lo
ferirono . Lo Speroni , il cui grande ingegno fo-
pra ogni altro dottamente illuftrò l'Italiana Elo-
quenza , lo chiama più volte comune Romanzo d'Ita-
lia nella Parte il. del Dialogo dell’ Iftoria . E qui
cade in acconcio quanto dille il Varchi nell ' Erco-
lano , ed è , che dai mali , portati all’ Italia dai Bar-
bari , nacquero due beni , la noftra lingua volgare ,
e la città di Venezia . Tutto quello ne rende iftruiti
del quando , e del come nel latino , e pofeia in
quello volgare idioma allignarono molte voci e
formole Gotiche , e Teutoniche , la vera origine
delle quali non è facile ad efler comprefa da chi
non la trae dal Settentrione . Laonde Alcanio Per-
do , Angelo Monofini , Ottavio Ferrari , e qual-
chedun altro , i qilali a ciò non badando , fi avvia-
rono per lo più a’ fonti Latini e Greci unicamente ,
in eliminare moltirtìme voci e formole non bene fi
appolèro ; bensì l’Ickefio Inglelè , e Carlo Lundio
Svezelè , i quali per le vere nozioni delle jnedefi-
me voci Italiane ricorlèro al loro paelè .
AL già toccato regolamento della lingua no-
lira non pare , che fi penlalfe prima del feco-
lo xii. dopo il qual tempo giulta la varia indole e
co-
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Italiana; 27
eollituzione de’ popoli Italiani, lèrbarido ella va-
rie maniere e differenze , per altro comuni a tutti
i paefi , fu meftieri , che l’univerlàle degl’ inten-
denti concorrelfe nella elezione di un dialetto co-
mune per le Icritture , e per quello , che vuol dire
eloquenza , e feria dettatura . Sembra , che da prin-
cipio gl’ Italiani , giulta la diverfità delle opinioni ,
e degli affetti , non convcniflero nella qualità della
feelta , e che ciafcheduno fi compiacerle del pro-
prio dialetto in tempo , che tutti camminavano del
pari , e che niuno le ne ufurpava il primato . Quan-
tunque nelle città correderò due linguaggi , non
fi profefsò da principio di ftendere i meditati con-
cetti dell’ animo in favella del tutto volgare , co-
me riconolciuta per troppo ignobile , e di lunga
mano inferiore all’ altra , la quale , benché mifta
di barbaro , e di latino , era già deftinata propria-
mente per le gravi Icritture, cofa, che da principio,
come dicemmo , accadde pure quando fignoreggia-
va la lingua Gotica , e la Teotifca . In que’ primi
tempi , ne’ quali quella lingua nollra prele corpo
da sè , verlo la fine del fecolo xn. la Gallia brac-
cata , o Narbonefe , didima poi col nome di pro-
vincia Romana , e detta volgarmente Provenza , co-
me vicina alle contrade d’Italia, e piena di leg-
giadri collumi , e di Corti {ignorili , cominciò ad
edere frequentata non poco dagl’italiani . Portava
il bel tempo e il genio allegro di quella nazione ,
che generalmente confeguiflero grande applaufo
gli avvenimenti amorofi , e militari , dipoi ridotti
in iliorie favololè col nome di Romanzi , per cC-
fer delcritti in quell’ idioma Romanzo , chiamato
Provenzale , o Francefco , ohe dir fi debba: fra le
quali due lingue comechè allora paflafle qualche
Da di-
ca. I. Cip. Vili.
Canti tu v. Roma-
ni)» .
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28 Dell a El o qjjenz a
iir.i. c*p. ix. divario; nientedimeno il nome di Provenzale uft-
vafi indifferentemente , lècondochè riconolce Vin-
cenzio Borghini nel proemio delle Annotazioni fo-
pra il Decamerone , ufcite fotto nome dei Deputati,
il principale de* quali fu eflfo Borghini . E io vado
penfando , che ficcome l’idioma Italiano appelloflfi
Tof cario , così al Francc/co fi de fife talvolta il nome
• di Provenzale .
IX.
Idiomi Romania di
Francia diftefo an-
cor» in Italia .
• *
NOn fu malagevole , che la novità delle fcrit-
ture , dettate in tal lingua , fi ricevelfe con
applaufo in Italia , e nè pure , che molti de* noftri
non veggendo per anco nobilitato alcuno de’ dia-
letti volgari d’Italia con opere fcritte , o almeno
tali , che potefifero pareggiai alle tanto decantate
della Provenza , e del reno di Francia , correderò
ad invaghirfi di quella sì famofa e dilettevole lin-
gua Romanza , adottandola per deferivere in efifa i
concetti dell’ animo in verfi e in profa . Tra* primi
ciò fece Brunetto Latini , che fiorì dinanzi all’anno
1 294. nel quale fe ne pafsò di quello fecolo ; poiché
in fine del capo 1. del fuo Teforo , pubblicato la pri-
ma volta in Trivigi nell’anno 1478. in foglio , lenza
efpreflione di llampatore , e poi da Giovanni Anto-
nio da Sabbio in Venezia nell’ anno 1528. in forma
ottava per opera di' Niccolò Garanta , il quale cre-
dette aiefifere il primo adarlofuora, ci avvifa di
una colà notabile , attellando di aver egli compollo
il fuo Tefore in lingua Francefca , cioè Romanza , per
efifer quella la più dilettevole , e la più comuna (per
comune ) che tutti gli altri linguaggi di quella età ,
cioè dell’anno 1 260. nel quale , come fi ha dalla fua
Rettorica , elsendo egli sbandito di Firenze , pafsò
in Francia , e quivi fcriflfe il Teforo in quel dilette -
Italiana 29
vale e comune idioma : ed egli ftefso pure il raccon-
ta nel Tef retto in verfi , mefso in luce da Federigo
Ubaldini , che lo dà per fatto full’ elèmpio della
Confolazione di Boezio , e lo tiene per un rijlretto
del Teforo , benché tratti lolo di colè morali , c , a
parere del Caftel vetro, vada perciò meritamente
del paro con gli aurei verfi di Pitagora , e con quei
di Focilide . Pietro figlio di Dante nel comento
latino a penna fopra la Commedia del padre, nel
canto xv. dell* Inferno dice pure , che Brunetto
{critee il Teforo Gallico fermone : ed io accenno
anche quello , perchè fi vegga , efler porta la cofa
in tanta chiarezza , che non fi può dubitarne $ e che
Giambatifta Gelli cadde in errore due volte , affer-
mando , che Brunetto compole il Teforo in lingua
noftra . Brunetto con le addotte parole , efiftenti
nel tello Francelè , e da Lorenzo Pignoria , e dal
Padre Giovanni Mabillone avvertite ne’ volgariz-
zamenti a penna , e in iftampa , leva due pregj ad
ogni altra lingua volgare di quella medefima età .
Ciò fi conferma con l’autorevole teftimonianza di
Giovanni Villani , il quale nel libro vili, dell’ Ifto-
ria Fiorentina a capi x. ne accerta , che Brunetto
fu il primiero , che cominciaffè a digroffare i Fio-
rentini , e a fargli forti in ben parlare, legno
evidente , che prima di lui ufàvano parlatura grof-
folana , e non buona ; e che in que’ tempi il loro
dialetto era lemplice municipale non meno degli
altri d’Italia, a cagione del non avere dal confenfo
degl’ Italiani ottenuto per anche regolamento, nè
prerogativa alcuna di poterfi innalzare al grado , e
all’ effere di comune , illuftrandofi per via di nobili
opere Icritte , ficcome felicemente avvenne dap-
poi. Lo flato rozzo ed inculto dell’idioma de’
Fio-
Lih. !• Cap. IX.
Fai» 46. eth 1.
Fèttica fai* 31.
•di 1, il.
Li ziorn il. dilla
liti ut a ni* fovru
Vh^ftrno di Lauti
M’
— — Lettura vi. iti
fim della Lezione x.
Spicilnium ad Al •
btitinurn Afuja -
tur » fu. 14.
Mujkum le attenuo
to. 1 ./tj. i6y.
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jo Delia Eloquenza
lu.1. Cip. x7 Fiorentini prima di Brunetto , rifulta copiofamente
dal Tuo Pataffio , che è un tefluto di voci antiche (
ofcure , e difficili a intenderli , per teftimonianza
eziandio de’ Tuoi eruditi Cementatori , Franceico
Ridolfi , e Signor Dottor Salvini , le fatiche de’
quali non fono ancora ftampate . Lo Speroni
nella Parte il. del Dialogo dell’ Iftoria ci rappre-
Piaitiiì fci-tot. lènta , che Brunetto non degnò di adoperare la lìngua
volgare , ma fcriver volle nella Francejca i Juoi Te -
Jori , come piti bella della Tojcana : e ebe , dopo la
rotta di Mont aperti , fuggendo in Francia iFioren- \
tini , e co' popoli di quel regno famigliarmente di-
. . mejlicandoji , la lingua loro cominciò a farjì ampia ,
e gentile. Di tal fuga forlè verrà tempo di tener
qualche difcorlo più oltre .
ai Uello elaltare , che Brunetto fece cotanto la
ty» gh altri anche \ J parlatura Francejca per la più dilettevole , e
‘".."•“V1*’ fccoli pid comma di tutte le altre , non piacque a
un antico volgarizzatore del fuo Tejoro : il quale
per li rilcontri , che ne ho fatti , è Bono Giamboni in
un mio codice, Icritto in Cortona da Vanni di Be-
nedetto nell’anno 1 3 68. Imperciocché o egli , o
Vanni il copifta , per timore , che quelle due clau-
fole non pregiudicaffero alla eccellenza della To-
Icana favella , fi prele la libertà di levarle di pian-
ta . Ma , come d’ordinario fuole accadere in filmili
eventi di alterazioni di codici , il fuo tentativo an-
dò a voto , perchè le lidie due claufole vi rimafero
poi tutte intere ne’ telài originali Francejt,e Italia-
ni , accennati di fopra, uno de’ quali lì lèrba tut-
cwtiw.jjoj. tavia nella libreria Vaticana , e fu del Cardinal
Bembo , comperato già da Bernardo fuo padre in
Gualcogna : il qual codice è mentovato da Sperone
' - Spe-
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Italiana. 31
Speroni in una lettera a Luigi Mocenigo . Corri- lib. i. cap. x. '
fponde almedefimo un altro della libreria del Re untrt^. ju
di Francia, non diverfo per avventura da quello ,
che il Ducange allega più volte nel Gloffario all’
Iftoria di Goffredo Villarduino : e altresì vi cor-
rifpondono due tedi del volgarizzamento , (erbati
qui in Roma nelle librerie Vaticana , e Chigi , e
un altro pure di cafa Strozzi , citato nelGlofTario
o fia Tavola di Federigo Ubaldini ai Documenti
del Barberino fotto la voce comma . Laonde non
fu ben condsdiato chi Iufin?andofi di falvare fuor
«J kJ
di bifogno la riputazione della lingua Tofcana,
prefe rifoluzione di tor via quelle due claufole;
non potendo poi giungere a torle dagli altri co-
dici . E per altro potea tralafciare d’incomodarfl
a torle ancora dal fuo , eifendo flato effetto di
troppo zelo , e di foverchio timore il lafciarft
cadere in penderò , che da quelle efpreffioni na-
fceffe alcun pregiudicio all’Italia , quando è chiaro,
che il Latini con quelle parole non intefe di par-
lare , fenon del fuo tempo , nel quale non ha
dubbio , che la parlatura Romanza e Francefca non
folte la più dilettevole , e la più comuna di tutte e
per l’ufo univerfale , e per la quantità delle ope-
re , in quella compofte , e da tutti lette . Il per-
chè dubito appreffo a Brunetto Latini così fu ella
medefimamente qualificata dalla penna di Dante ,
gran conoflitore di effa , nel libro 1. de Vulgari
eloquenza , dove la chiamò (opra le altre facìliorem
& deleclabiliorem vulgaritatem . Lionardo Salviati ,
sì ben verfato in quefte materie , ancor egli nel
tomo 1. libro il. de’ fuoi Avvertimenti foprail De-
camerone in fine del capo vii. non ebbe alcuna r*g. 19.
diflicultà di aderire ,-che la favella Provenzale ,
rtc-
3* Dell a Eloq_u e nza
Lib.i. ca». x. trecento anni addietro , di tutti / volgari elle II
vanto . Prima del Salviati il Cardinal Bembo avei
d,t dritto nel libro i. delle Prole , che era per tutto il
Ponente la favella Provenzale ne' tempi , ne' quali ella
fori , in prezzo e in ijlima molta , e tra tutti gli altri
idiomi di quelle parti , di gran lunga primiera $ tal-
ché non lolo eiafcuno o Franceje , o Fiammingo , o
Guajcone , o Borgognone , e qualunque volea bene fcri-
' vere , comechè Provenzale non f offe , il facea proven-
zalmente r e non folo Catalani , e Spagnuoli così
fecero , al dire del Bembo ; ma Italiani ancora , e
lopra gli altri quei di Tolcana , lècondochè fi an-
drà poi dimoftrando . Per la qual cola leggero , e
mal ficuro lèmbra lo (campo del Giambullari , che
per fottrarfi , ma lenza bifogno ancor egli , come
quel di Cortona, alla forza di tal verità , fi ridufle
rJZiTmn ,1‘ a ^,re nc^ Cello , che , le i Tofcani (enfierò in lin-
i m r» »#. gUa provenzale , non vi fermerò , come nella pid
bella 5 ma fe ne Jervirono per la più comoda a mani-
feftare i concetti loro a quelle donne , che non inten-
deano , fenon Provenzale . In tal guifa con ragione
aliai debole e mendicata la lente il Giambullari ,
quafichè tra le donne di Tofana , e del redo d'Ita-
lia , dove fi fcrifie in idioma Provenzale , non fi folle
intclo in que’t«mpi altro parlar, che quel folo .
Ma lènzachè non tutte le opere dritte e in verfo ,
e in prola da’ noftri nel Provenzale idioma, furono
1>er le donne , Brunetto drifie forle ancor ei per
e donne il fuo Teforo , che tratta di materie filolo-
fìche , e fuperiori all’intendimento delle medefi-
me ? Così parimente Aldobrandino da Siena il fuo
libro medicinale ? E Dante ancora la fua Comme-
dia , in cui non pur tante frafi , e parole , ma più
verfi provenzalmente dritti fi leggono in fine
del
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Italiana. 33
del Canto xxvi. del Purgatorio , dipoi reftituiti
alla vera lezione con Pajuto de* buoni tefti da Lo-
dovico Caftelvetro ( ma forfè meglio daCefare__»
Noftradama) e letteralmente da lui {piegati nella
Correzione dell* Ercolano del Varchi ? Tal verità
fopra la lingua Provenzale , dilatata già cinque fe-
coli fra ipiù chiari ingegni Italiani , è sì ferma, e
provata , che tutti quei valentuomini , i quali vol-
lero internarli nella cognizione della favella de’
noftri autori volgari , per meglio venirne a capo ,
{limarono proprio di addottrinarli negli fcritti de'
Provenzali . Così dopo gli antichi fece prima d’ogni
altro il Cariteo , di patria Barcelonelè , ma alli-
gnato in Napoli , e così Angelo Colocci , dipoi Ve-
feovo di Nocera , amendue della famofi Accade-
mia di Giovanni Gioviano Pontano , l’Iftoria della
quale avea con lungo ftudio comporta Bernardo
Criftoforo , allo {crivere di Giacinto di lui figliuolo
nella prefazione al libro matematico de Con finizione
tequationum . Così pur fecero il Bembo , il Varchi ,
ilCartelvetro , il Talloni , l’Ubaldini , e il Redi con
altri non pochi , fra’ quali fi diftinguono a’ dì noftri
i Signori Dottore Antonmaria Salvini , e Don Anto-,
nio Ballerò concittadino del Cariteo, e Canonico
di Girona , che ha divulgata ultimamente , ficcome
accennai , la Crufca Provenzale : e trattandofi di lin-
gua fpenta , il dirlo è un dar lode . Per quello ri-
guardo le librerie di Firenze fono affai ben fornite
di opere Provefizali , allo feri vere eziandio delFU-
baldini nelle Tavole al Barberino , di Pier Galfendo
nella Vita di Niccolò Fabbrizio Peireskio, e del
Redi nelle Annotazioni al Tuo Ditirambo . Io lo,
che Girolamo Muzio nelle Battaglie in difefa del T
Italica lingua non trovofli in iftato di potere ade-
E rire
LlB. I. CAP. x.
Hijtoin de Privtn-
e 1 , Panie il. fai.
Pai. 99.
Lib.v. fai. 31 a.
edtt. 1.
Tal. 1 9.
34 Della Euoqjjenza
li*, i. cap. x.' rire al Varchi , fineolarmente ove tenne , che la
lingua Provenzale forte una delle due madri della
noftra volgare , dicendo erto Muzio di non fàpere,
quando ella acquiftaffe tal vanto , nè come verniero
i Provenzali ad occupar la Tof caria . Ma il Muzio ,
ferittore di gran merito e grido, è compatibile ,fe
trovandoli punto dal Varchi nell’ Ercolano , o fia
Dialogo delle lingue , talvolta lo affale con argo-
menti men forti ; imperciocché il procedere poco
obbligante del Varchi traffe il Muzio , già fuo ami-
co , a rifentirlène per ogni verfo , e ne fu cagione
altresì il non vederfi , che il Varchi averte daper-
tutto ben provati gli affunti , da sè proporti , effen-
doiì affai perduto in equivoci , e in verbofi dive-
nienti , ftile proprio di chi non vuol prenderfi pena
di giuftificare quanto dice, ove fi tratti di cofe , che
dall’ autorità ricevono la fuffiftenza . Ora al Muzio
con civiltà fi rifponde , che la lingua Provenzale in
realtà fu madre in gran parte dell’ Italiana dopo
il fecolo xi. e che per verificarlo non è neceffaria
incomodarfi a moftrare , che i Provenzali occupajjero
la Tofcana , avendo potuto farlo abbaftanza il com-
mercio pacifico ( del quale parlerò poi ) de’ popoli ,
e degl’ ingegni di quelle , e di quefte contrade ,
tutti di favella Romanza , e anche fra loro di (uma-
zione vicini , non effendovi tra la Tofcana , e la
Contea di Provenza altri paefi di mezzo , che Ita-
liani , quali fono il Genovefato , il Piemonte , il
Monferrato , e parte di Lombardia , conforme lo
fteffo Muzio riconofee : le cui letterarie Battaglie
ufeirono dopo la morte dell’autore, accaduta verfo
la fine dell’anno 1575. e il medefimo feguì pure
dell’ Ercolano del Varchi : e ciò ferva qui di pafe
Aggio a far comprendere quanto difdica per sì fat-
te
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, Italiana:; 35
te quiftioni sfogarli contro alla memoria degli uo-
mini illuftri , e benemeriti del nome Italiano , quale
non meno del Varchi, fu il Muzio , nelle cui Badar
glie (e vi è colà , che non cammini in materia di
lingua Italiana , ve ne ha pure nelle opere di altri
famolì Gramatici , come in quelle del Sai viari ,
del Cittadini , di Diomede Borghefi , e di fomi-
glianti . Per altro il Muzio è llimabile ancora per
le Battaglie , quantunque per debolezza umana,
non immuni da sbagli , Ipecialmente qualora ei
parla di cole ifloriche , ficcome appunto ove feri-
ve , che i Longobardi ( che vuol dire gli antichi
Teutonici ) in Tofcana non ebbero ftgnoria , quando
beniflfimo ve l’ebbero, e lunga , e memorabile anco-
ra , lino alla caduta del regno e in Chiuli , e in
Lucca ( dove l’ultimo Re Defiderio fu Duca) e in
Firenze , e in Siena ed altrove : e per làperlo , ba-
lla olfervare il Codice Carolino , le Memorie del Fio-
rentini , e la Serie de’ Duchi e Marchefi di Tofcana
di Cofimo della Rena , opere venute fuora dopo il
Muzio , alla cui notizia fi vede , che nemeno arri-
varono i decreti del Re Liutprando , promulgati
ancora per la Tofcana . E pure Bafilio Giovanni
Eroldo gli avea dati fuora al tempo del Muzio . Ma
fe ora è difficile il giungere a veder tutto, molto
più lo era in quel tempo . Del refto l’imperio de-
gli antichi popoli di Germania fra noi ftabilito ,
avendo propagato e trasfulo in Italia il proprio
idiotifmo nel comune linguaggio latino , fu poi
cola facile e naturale , che quello fleffo nella fua
alterazione Umilmente fé ne paffaffe nel comune
Romanzo Italiano . Quindi non è maraviglia, fe
negli fcrittori noflri e latini , e volgari de’ fecoli
inferiori s’incontrano dai periti non folo vocaboli ,
E 2 ma
Luu 1* Cai*» X.
Piti. 10.
Orili ut t pél. ao?
aio. aia. aay. iiq
*ì 9-
Lin. I. Cap. X.
Cmaimi Pmlt i|.
fai. gì.* J. xi.
$6 DEIf LA ElOQJJBNZA
ma fpefte frafi e idiotifmi , in tutto corrifpondenti
ai Teutonici . Ne abbiamo un chiaro argomento
nell’ aureo e decantatiffimo libro della Imitazione di
Cri/io, che i Padri Arrigo Sommalio ed Eriberto
Rofvveido fui fondamento degl’ idiotifmi Teutoni-
ci , onde è fparfo , prefero animo di attribuire con
molta infiftenza al loro nazionale Tommafo da Kempis
Canonico regolare , levandolo a Giovanni Gerfen ,
monaco Benedettino Italiano, e Abate di santo Ste-
fano di Vercelli . Ma poi l’accorta critica dei Bol-
landifti , dopo ceffato il caldo della contela, avendo
a fangue freddo e lenza paffione ripigliato feria-
mente l’affare per mano, conclulero, che quegl’idio-
,tifmi , avuti per Teutonici dai loro maggiori , erano
meri Italicifmi, a noi portati dagli antichi Teutonici,
o Longobardi : e uno di efTì Bollandifti in perfona
propria e d’altri così ne fcrifTe : agnofeo , idiotifmot
ilio s acque , aut magis [poffare Italicam linguam ,
ex latina formatam , & velcri Langobardica , ma-
gnani cum Teutonica Jimilitudinem habente . Se il
luogo lo comportale , io potrei qui moftrare , che
alcuni de’ medefimi idiotifmi fono puri Tofcanifmi
antichi . Tal modo fincero di fcrivere dei Bollandifti
merita di efler fompre imitato non folo dai loro
confratelli e compagni, ma da tutti gli onorati forit-
tori . Ai codici poi , che ne fanno autore il Gerfen ,
il qual nome con facile foambio di una lettera fola
pafsò nel più noto di Gerfon , io qui aggiungerò la
notizia di uno , da me veduto nella libreria di
san Giorgio maggiore di Venezia , foritto nell’ an-
no 1465. da quel che fi legge in fine del libro iv.
dove fègue una preghiera , comporta per dii um Lau-
rent ium ^fujiinianum ( Patriarca di Venezia) c fopra
una tavoletta delle coperte efteripri del codice ,
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Italiana 37
giuda il folito ftile, in un taffello di cartapecora
è fcritto di mano del primo copiatore : 'Joannes
Gcrfen de Imitatione Chrijli . Ora torniamo al pri-
miero noftro difcorfo del parlar Provenzale , che
dianzi lateiammo un poco in difparte .
NOn durarono però tempre que’ giorni felici,
ne’ quali fu tanto acclamato effo idioma in
tempo , che la Provenza col teo dominio era diftefii
agli Arverni, ai Guateoni , e ai Goti di quelle—»
parti, e anche piùoltra, tecondo il Ducangej e
affai più là con l’idioma , al dire tra gli altri dell’
Equicola , del Bembo , e di Onorato Bouche nel
libro 1. a capi vi. della Corografia di Provenza $
imperciocché le cote dipoi cambiarono afpetto, e
la lingua noftra cominciò a farfi fentire , e a colti-
varfi ancor ella in sì fatta guiià , che dopo Brunetto
fi vide in iftato di non effere inferiore a veruna
delle viventi , e di poterfi innalzare fin fopra la Pro-
venza/e fteffa , a tal fegno , che Dante , quantunque
pieno di Provenzuliftnì e di cote Romanze , nel fuo
Convivio ( come lo chiamano il Varchi , il Salvia»
ed altri , e come a lui fteffo piacque per più gravi-
tà intitolarlo con voce latina, tecondo il Signor Sal-
vini ) pafsò a querelarli altamente di chi pofponeva
il vulgare Italico al Provenzale . Ma Dante non fece
fintile sfogo , tenon dopo aver pubblicata la tea
Commedia . Per altro non è già folo il Latini a te-
ftificarci il gran pregio e la propagazione della
lingua Francejca occidentale fra i noftri maggiori,
eziandio ne’lecoli xii. e xm. prima , che la no-
ftra volgare aveffe corte ; poiché il gran numero
degl’ingegni Italiani, i quali non in altra lingua
Romanza , che in quella , diftetero i loro componi-
menti.
tu. I. Cap.XI. '
X I.
Dilatinone delti
lingua Vrovtnzalt
e Praact/ca tra i
Latenti d’Italia •
Nato tra d'amori
lib.v.pag, j}7. ntit.
I. dii Giolito .
Ytoft lib. i« p,i£.
Profi pa£. 69 • 19»
Noti alla Plora ,
Commtdia p*{>4i9,
a.
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Lu.L CapTxÌT
r* t- 9. «li.
38 Delia Eioquenza
menti , lo manifella : e quando cominciò a illu-
ftrarfi l’Italiana favella , non d’altre opere mag-
giormente fi procurò di arricchirla , che delle—»
trafportate dalla lingua Francefca. Laonde Gian-
vincenzio Pinelli , nome chiaro ne’ falli della Re-
pubblica letteraria , fu di opinione , al riferire di
Lorenzo Signoria nello Spicilegio alla Moria di
Albertino Multato , che i libri di autori Latini , an-
ticamente volgarizzati da’ noltri , non venifsero a
dirittura dalla lingua latina ^ ma bensì dalla Frati -
cefca , e Romanza : la qual cofa al Pignoria fi rende
aisai verifimile per eflere flato allora il dialetto
Provenzale in gran pregio apprefso gl’italiani . Qui
mi torna alla memoria un opera , tradotta di Fran-
eefe in nollro volgare , e già prima di Greco in La-
tino , e poi di Latino in Francefe . Il codice ha que-
llo titolo : Trattato della sfera di Alf agrano filofafo
in Greco , e di Greco tradotto in Latino , e traslato
di lingua Gallica , cioè Francefca , in Fiorentino vol-
gare per Zucchero Bencivenni notajo di Firenze uelP
anno 1 g 1 3. in cartapecora in foglio : ed è notabile ,
che in quello codice fi dillingue la lettera u vocale
dall’ v confinante : colà forfè a noi venuta dai Pro-
venzali e Francefiy i quali con la maniera del pro-
nunciare dillinguono tuttavia l’una dall’altra let-
tera . Indi il famofo Giangiorgio Trillino mentre
novello Cadmo pensò di accrelcere l’alfabeto ,
adattandolo alla pronuncia Italiana , difliniè 1 ' u
vocale dall’» confonante , e di più fu il primo in-
ventore deiry confonante , conforme fi riconolce
dalle fue opere , Rampate in Roma, e in Vicenza , e
fpecialmente dai Dubbj gramaticali , dove pure in-
trodufse lo z in vece del t dopo vocale , e innanzi
all’/', cui lègue altra vocale , come vizio , malizia : e
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Italiana 39
in ciò ebbe lèguito , benché tardi . Perchè non paja ti*. t. Cie.xì7
Urano ,che il volgarizzamento del Bencivenni a noi
giungere per tanti canali , avvertali , che il Signor
Dottore Salvini nelle note alla Fiera , Commedia **>•
di Michelagnolo Buonarroti il giovane , cita un
codice di Plutarco , prima tradotto in lingua Greca
110/gare , poi nell' Aragonefe , e finalmente nella To-
fana. Il Salviati nel libro il. a capi xn. del tomo 1. P4j.n1.
degli Avvertimenti {òpra il Decamerone ramme- •
mora un altro libro , portato di Francefe in volgare
dal Bencivenni nell’ anno 1310. ed e Aldobrandino
da Siena , Icrittore di cofe mediche : volgarizza-
mento pieno di voci Francefcbe , per confelfione
del Salviati ; donde fi trae , che Aldobrandino ,
quantunque Sanelè , fcrifse ancor egli totalmente
in Provenzale , o Francefe , che vogliano dire : coli
pure afserita nel proemio delle Annotazioni dei
Deputati alla correzione del Centonovelle , i quali
ci danno per ilcrittori in tale idioma Brunetto non
meno , che Aldobrandino . Qui avverto , che men-
tre in l’Italiano fi parla e feri ve quella voce Francefe
col c , non pochi logliono Icriver Franzefe con lo z,
avendo ciò preio dalla medefima lingua , nella quale
fi Icrive tal voce per f . Dachè lòno in eftere tanti
codici del Teforo di Brunetto in lingua Francefca ,
fi farebbe notabile beneficio all’Italiana favella , le
fi ftampafse a colonnette col volgarizzamento del
Giamboni ad elèmpio del Ducange , il quale nella
fua Illoriadell’ Imperio Francelè di Coltanrinopoli
inlèrl pure l’antico tefto originale di Goffredo Vii—
larduino , mettendovi accanto la verfione in dia-
letto più moderno : la qual cola potrebbe farli
eziandio del Teforo con la necefsaria accu rarezza ,
c con la divifione in capi , almeno per via di nu-
meri
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40 Della Eloquenza
UjTi. cap.xìT" tneri marginali : la qual cofa dovrebbe farli i/i tutte
le nuove edizioni di profe antiche, e ancora in quel-
le di Dante, particolarmente nel Convivio , e ciò die-
tro alle antiche imprelfioni, ad effetto di agevolarne
in tal modo a chi legge l’ufo opportuno . Nè farebbe
mal fatto il diftinguere con diverfità di carattere i
palfi degli antichi , citati e volgarizzati in limili
opere, additandone in margine i luoghi , da ritro-
vaci ad altrui piacimento nelle più accurate edi-
zioni moderne , giufta il modo da me praticato in
quella de’ Morali di san Gregorio Magno, volgariz-
zati in Avignone nel buon fècolo xiv. da Zanobi
da Strata, Segretario de’ Brevi del fommo Pontefice
Innocenzo VI. e amico del Petrarca $ benché in
ciò fi dovette lèguire il tenore de* primi fogli , da
me corretti , ma principiati a ftamparfi per altra
mano . Pacendofi dunque nel modo prefcritto la
nuova edizione del Teforo Francefe e Italiano di
Brunetto Latini , fi potrebbe fupplire il volgariz-
zamento del Giamboni , e migliorarlo dove occor-
refse , avvertendone il lettore con diverfità di ca-
rattere , fenza però feguire l’ortografia de’ tefli
e codici antichi , la quale , come in oggi a noi
.ftrana , confufa , non fifsa , e latinizzante , riefce
per lo più di tal fatta , che meglio è lalciarla Ilare ,
che metterla fuori , fenon fofse talvolta per darne
elèmpio , ma non già da imitare . Di tal lèntimen-
. uh ni to fi vede, che fu eziandio il Cavalier Salviati ,
fj1.199.i04. zelante allonimo e principal promotore delle piu
elquifite finezze della Italiana eloquenza . I figgi
di quella ortografia difulàta a un bifogno fi pofi-
fono vedere accozzati infieme nelle Battaglie del
?*t. 19.io.j1. Muzio , il quale ne raccolfe non pochi dalla edi-
zione del Corbaccio ( altramente il Laberinto d'ame-
Italiana 41
re) del B occaccio , fatta con fedeltà fuperftiziofà l:&.i. up.xii.
in fu i codici antichi da Jacopo Corbinelli in Pari-
gi prefjo Federigo Morello nell’anno 1 569. A ciò
corrifponde quanto fcrive Francefco Sanfovino nel
proemio alla fua Ortografia .
TAnta copia d’italiani fcrittori nel Provenzale, Ricchezze deiiaim.
e di verfioni di opere Provenzali nell’ Italia-
no idioma , cagionarono, che affaiffinie formole ,
particelle , e voci di là , e non più dal Settentrione , ' ’
o dal Lazio , pafTaffero ad arricchire la noflra fa-
vella . Di non poche fu ciò notato dal Bembo nel
libro 1. delle Prole : e il Ferrari ne mifè alcune in
fronte alle fue Origini. Di ciò pure fi feritóie dai
Deputati fopra il Decamerone , e dal Salviati negli .9,
Avvertimenti. Francefco Alunno appiè delle Rie- ft ; * * ’
chezze della lingua volgare fopra il Boccaccio di- «mi'*’' *'
fpofe parimente un catalogo di vocaboli Italiani ,
venuti dalla Provenza . Uno ne fece il Giambullari p<*. 1 ja
nel Gello , uno il Vefcovo Antonio Minturno nel li- v*t.30t. 3e3.
bro iv. della fua Poetica Tofcana ; un altro ne mile
infieme Benedetto Varchi nel Dialogo delle lingue :
e poi niuno -.più ne feoperfè di AlefTandro TafToni
nelle Confiderazioni fopra il Petrarca . Ma una lifta
molto abbondante ne ha data ancora il Signor Ca-
nonico Ballerò appiè del tomo 1. della fua Crufca
Provenzale . Perciò lo Speroni , il quale con mente
critica e filofofica ragionò volgarmente di quella
e di altre illuflri materie , fece dire nel Dialogo
delle lingue con ogni ragione a Lazzero Bonamico,
che la lingua Italiana aveva avuta Parigine , e Pac-
crefcimento da' Barbari , e da quelli principalmente ,
che più odiarono i Romani , cioè da' praneeji , e da'
Provenzali , da' quali non pure i nomi , i verbi , e
E gli
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42 Delia £lo q_u e n z a
li», i. cip. xii. gli avverbj di lei , ma Parte ancora dell' orare , e del
poetare derivò . Quindi è , che il Ferrari non bene fi
oppofe al Bembo , quafichè certe voci , che quelli
deriva dalla Provenza , vengano piuttofto dal La-
zio . E le può dirli , che vengano alcune veramente
dal Lazio , di quà prima elle pattarono in Provenza ,
e quivi corrotte, fé ne tornarono pofcia in Italia con
tante altre nelle occafioni avvifate di fopra . E in ve-
ro , che oltre alle voci, le frali, le maniere , e le for-
inole con le particelle , e con tutto quello , che vuol
dire eleganza degli antichi fcrittori Tofcani per lo
più fi traette dai telli delle fcritture Provenzali , e
Romanze , egli è facile a riconolcerfi con Telarne de’
_ codici inligni di prole e poelie , dettate in tal lin-
gua , i quali furono di Paolo Petavio, di Giovanni
Bourdelozio ,e poi della Rcina di Svezia , appretto
alla cui- morte pattarono nella libreria Vaticana.
Laonde non può rivocarfi in dubbio il parere di Ma-
rio Equicola nelle fue IJlituzioni , cioè a dire , che
di Provenza derivale in Italia Udire in rima , e di
più anche in prout, dachè i noftri fcritti volgari
degni di lezione , fono tutti pofteriori ai Provenzali,
e a gran pena falgono più sù dell’anno 1250. In
conferma di ciò balla riflettere , che il Cardinal
Bembo nelle Prole , Francelco Redi nelle note al
Ditirambo , e lopra tutti il Nollradama nelle Vite
de’ Poeti Provenzali , annoverano molti Italiani ,
d’ingegno e di qualità riguardevoli , i quali fenza
etter nati nella Contea di Provenza , o nel reame
di Francia , Icrittero in quel vago dialetto . Tali fu-
rono Sordello, Viiconte e Cattano della famofa rocca
del Coito nel territorio di Mantova , Bartolommeo
Giorgi gentiluomo Veneziano , Alberto Malafpina
di Lunigiana , Paolo Lanfrancbi da Piftoja , o fecon-
do
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Italiana 43
do altri da Pifa , e Migliore degli Abati da Firen- lh.i. cap.xii.
ze , regiftrato da Saba Caftiglione ne’ Tuoi Ricordi . *,«,</, CXXXUi.
Seguono Pier della Rovere , e Niccoletto da Torino ,
amendue Piemontefi j Luca Grimaldi , Bonifacio Cal~
vi , Lanfranco Cicala , Jacopo Grillo , Simone , e Prin-
civalle Doria , e palchetto da Marfglia , tutti celebri
Genovefi . E niuno mai difle , che quelli non ifcri-
veflero bene in quell’ idioma , benché non nati , e
forfè perla maggior parte non mai (lati in Provenza :
cofa non necellaria , trattandofi , come dicemmo ,
di lingua comuna . Di Polchetto con frafe latina , e
con molta grazia Icrifle il Petrarca a capi iv. del
Trionfo d’Amore :
polchetto , che a Marfglia il nome ha dato ,
Ed a Genova tolto , ed all' eftremo
cangiò per miglior patria abito , astato .
VilTe Polchetto in Marfiglia , e poi quivi fi velli
monaco Ciftercielè , dove fu Velcovo , e pofcia in
Tolofa : e il nome fuo è diminutivo di palco, in
latino Palco , col qual nome Uberto Foglietta lo c/«r.rw»
colloca tra i chiari Genovefi . Ma il Padre Dionigi
di Santa Marta nella nuova edizione della Gallia
Crilliana fi moftra vario e incollante fopra la prela- Tom-l-tdt
tura di Folco in Marfiglia, e in Tolofa: nè <juì è
tempo, nè luogo, che io mi ponga a llabilirla .
Dirò folo , che Dante col nome di Folco lo mife nel
Canto ix. del Paradifo , e che con quel di Folchetto
fu da lui nominato nel libro latino de Vulgari elo- «*.»i •/*•«*•
quentìa , opera indubitata , con pieno e legittimo
fondamento attribuita a Dante , e degnilfima di lui
folo , ficcome io fpero di far vedere apprelfo nel
libro il. contra chi da foverchia palfione lalciò con-
durfi a negare una verità più chiara del Sole . Da
E a quan-
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44 D E L t A E L O CLU E N Z A
Lii.ù ctr.xii?. quanto dififi , apparile la {lima, in cui tennero Fal-
chetta e Dante , e il Petrarca : i quali amendue il
fecero fcrittore di cole amorofe , prima però , che
mutalTe abito e flato . Nel codice Vaticano 2304.
egli è veli ito di abiti pontificali : e Guglielmo Ca-
jMn^LtiuS'c te^° nelle Memorie di 'Tolofa e di Linguadoca
a».. ▼. iff porta un canto di Folcbetto , affai pio , in quella
lingua . L’elTer egli {lato , allo {crivere del Noflra-
dama , per li fuoi componimenti in molta grazia
di Riccardo I. Re d’Inghilterra , che fall a quel
trono nell’anno 1188. potrebbe far credere, che
Folcbetto dopo tal tempo avelfe lattiate le cofe__>
mondane per farfi monaco j benché potette ancora
aver conolciuto Riccardo in Provenza preffo il
Conte Raimondo Berengario IV. prima, che eifène
pa{faflfe a quel regno . Sopra ciò veggafi il Noftra-
dama a capi xli. I componimenti Provenzali della
più parte de’ mentovati valentuomini Italiani con
le lor Vite , mefle in fronte ai medefimi , fi ferba-
no tuttavia ne’ codici Vaticani : e {opra tutti bel-
liflimo è quello , che porta il numero di J232. Gli
fcritti di quelli , e di altri non pochi ha frelcamente
con molto ftudio efaminati il Signor Canonico Ba-
llerò nell’ accennato fuo libro della Crufca Proven-
zale , llampato in Roma nell’ anno 1 724. Altri
particolari intorno alle opere Provenzali fi traggo-
no dalle Vite di quei Poeti , o Trovatori , cioè
compofitori , e inventori , come fi chiamarono , già
delirine dal Noftradama , e di nuovo poco fa vol-
garizzate , c di note arricchite dal Signor Arci-
prete Giammario Crelcimbeni .
xnr.
Opere di tutori Itt-
Jiini in antica lingua
Rowstua di Frin-
ii* •
ORa facendo palfaggio ad altre confiderazio-
ni , bifogna avvertire , che fopra tutti gl’ita-
liani
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Italiana 45
liani nella lingua Francefca e Romanza comune fi
legnalo Niccolò da Cafola Bolognelè , il quale circa
i tempi di Giovanni Boccaccio fcriffe un groflo
poema nella medefima lingua , intitolato il Foreflo ,
di cui fa menzione AlefTandro Sardi in uno de’ Tuoi
Dilcorfi , che è fopra la pocfia di Dante , aderen-
do , che lo fcrifie in ottava rima , e in lingua Pro-
venzale , intefa da molti per la Francefca , e Ro-
manza comune , di cui era dialetto . Quello Niccolò
Cafola da Bologna mi fa ricordare di un 'Jacopo Caf-
fola da Parma , che nell’ anno 1372. tradufie in
volgare le Vite de’ xn. Cefari di Suetonio per
fervizio del Marcitele Niccolò da Elle , da me ve-
dute in un codice in cartapecora in foglio . Con
quello Jacopo Cafola da Parma non ha che fare un
altro Jacopo Cajfola , ma da Piacenza , morto nell’
anno 1370. il qual compole in latino una Cronaca
della fua patria , non per anche llampata . Il Forefìo
del Cafola , o Cafolio , come vien detto daGiamba-
tilla Pigna , non fu diverlo dal fuo poema della
Guerra cP Attila in rima Francete , l’ellratto del
quale in buon dettato e in proli Italiana fu a’ tem-
{>i del Pigna fotto finto nome di Tommafo <PAqui-
eja , nobilmente llampato in Ferrara da Franceteo
de’ Rolfi nell’ anno 1 568. in forma quarta : e Ale-
manno Fino nell’ anno apprelTo il fece rillampare
in Venezia da Domenico Farri in forma ottava:
e amendue l’edizioni portano il titolo di Guerra
(P Attila flagello di Dio , tratta dalP archivio de ’ Prin-
cipi cPFfii . Il Pigna citando il medefimo eftratto , lo
dice compollo in antico idioma Tofcano , benché non
fia tale , che non potelfe correre a’ tempi nollri .
L’opera originale è tuttavia in elfere in forma vo-
luminolà , e compolla quando Bologna fu venduta
Ltf.i. CAt. xnr.
dii Giolii» .
Iftria lik.t. fdg.}».
•dit.il. dtlVMgrifi.
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tu. I. Cap. XIII.
ìftrrié di Biltfiia
tomo il. Ut, XXIL
t‘t- >99-
V* Antiquimtt ur-
iti Va.avii fai-ilf.
3ft-
fantini, otn.
ccii. f. f.&cctx.
in Cardunum .
4 6 DellaElo q_u e n z a
dai Pepoli a Giovanni Vifeonti Arcivelcovo di
Milano: il che lèguì nell’anno 1350. perloftru-
mento , dato in luce da Cherubino Ghirardacci .
Con quello poema della Guerra <T Attila , Icritto ,
come di (fi , in Romanzo comune di Francia f non ha
che fare un altro libro nel medefimo idioma , e non
in verfi , ma in prolà , il qual tratta parimente
della Guerra di' Attila , e lèrbalì in Padova nella
libreria de’ Canonici regolari Lateranefi di san
Giovanni di Verdara , Icritto nel lècolo xiv.
L’eroe di quella illoria favololà è Vanducco , men-
tovato per altro dal Cajola j ladove quello del
poema del Cajola Hello è Foreflo : dal qual libro
Bernardino Scardeone tralcrilfe quanto regillra
nelle Claflì xm. e xiv. del libro ni. delle Anti-
chità di Padova . Ora entrambi i fuddetti Romanzi
furono la forgente di tutti i favolo!! racconti , fparfi
dappoi fopra la guerra d’Attila e l’alfedio d’Aqui-
leja , dai quali facilmente lì lafciarono gabbare non
pochi autori Italiani de’lecoli polleriori alCafola,
come troppo creduli , e sforniti d’ingegno critico
nella cronologia, e nell’ illoria . Tra quelli per
proprio interelfe , ma troppo vano , fi contano i
due famofi Scaligeri , Hranamente vaghi dell’ im-
maginaria antichità del loro legnaggio , cui cerca-
rono di dedurre da Alano, più volte dal Cafola
rammentato , non però , come Signor di Verona ,
ma di Gorizia , fituata in Friuli fopra Aquileja : la
aual voce Alano è nome di cane\ onde , al lor ere-
ere , nella Ichiatta de’ Signori della Scala , pre-
tefi loro antenati , vi furono e i Cani , e i Majlìni :
e la modellia di Giulèppe arrivò ancora a vantarli
di faper mordere , perchè veniva da Canit da Ma-
Jlifii. Ma pofeia amendue gli Scaligeri ne rimalèro
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Italiana 47
ben chiariti da Gafpero Sdoppio , e da Adriano t»n. c*p.xm.
Valei'10 . Pare , che la principal mira del Cafola ne’ »«/<««•
fuoi trovati folle di lufingare alcune originarie, e ■ Ampkttidtt
per altro cofpicue famiglie dell’Italia Trafpadana, *»w*»«*
quafichè fofsero Hate potenti, e riauardevoli in Ita- *»>■*"» Trancia-
Iia uno a tempi d Attila , che vuol dire nella meta jat. , 7o.
del fecolo v. di noftra falute: e l’efTerfi egli abbat-
tuto in una età , nella quale gli uomini lì prendeano t«t- 17*- <»»*>«•
poco penfiero di giurtificare le genealogiche filia-
zioni , non lafeiò incontrargli difficoltà nello fpac-
cio . Oltre al Cafola , che compofe la fua opera in
verfi , abbiamo un altro ferittore Italiano in lingua
Francefca , e in profa : e quelli è il Conte Lodovico di
Porcìa del Friuli , il quale dirtele in tal lingua l’Ifto-
ria favolofa di Giulio Cefare in tempo, che ei go-
vernava , come Capitano , la città di Vicenza per
Antonio della Scala Signor di Verona . £ un bello
elèmplare di quella IJloria , fcritto nell’anno 1384.
da benedetto da Verona in cartapecora in foglio , fi
conferva in Venezia dal Signor Lorenzo Patarolo ,
egregio cultore delle lettere più pulite . Ora da
tutto quello fi apprende, che la parlatura prance-
fca ne’ fecoli xn. xm. e xiv. fecondo l’efpreflìo-
ne di Brunetto Latini , era più dilettevole , e piti
comuna delle altre non lòlo in Francia , ma ancora
in mezzo all’Italia , dove i primi lumi della noftra
favella conio rtudio delle fcritture Franceji e del
dialetto Provenzale , e del comune abbellirono i lo-
ro componimenti , traendone le voci, le maniere,
le formole , e ancora i penfieri , e i materiali ftefli
con tal fortuna , che i Provenzali a lungo andare ne
rimafero al di fotto ; poiché le colè loro non han-
no che fare con quelle de’ noftri : e facciano pur
ceffo i Franceji a lor fenno , come dice il Talloni ,
men-
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Lxfi.I. CAP.X1V.
XIV.
Origine delle Iflorie
fa?olofe in lingum
%omantn , perciò
dette Romanzi, on-
de prete accrefci-
memo I* Italiana
eloquenza •
Dtftrj; paf.f.
Rimanti ftf. n.
48 Della Eloquenza
mentre le antiche opere loro nemeno fi guarda-
no , ladove le noftre da tutti fi ammirano .
MA le i dicitori Provenzali fecero paflare ad
acquiftar pregio , e ad allignare in Italia il
proprio idioma , molto più ciò avvenne del Frati-
cefco e Romanzo comune , mercè non folo delle poe-
fie, ma delle alfailfime prole , nel medefimo Icrit-
te , e fpecialmente delle iflorie favololè , che di là
prelèro l’efler loro e il nome di Romanzi : della
origine , e del procelso de’ quali avendo io già an-
ni , come per fupplimento e per correzione pur
dell’ Origine de' Romanzi del chiaro prelato Pier-
daniello Uezio , fomminiftrate molte oifervazioni
f (articolari al Signore Arciprete Crelcimbeni , da
ui per diftefo inferite nel tomo 1. libro v. de’ Tuoi
Comentarj , non pare , che ora difdica alla qualità
del prefente argomento il farne qui ufo a fine di
dichiarare la grande ampliazione, che l’Italiana elo-
quenza prefe da quello fonte difutile , per non dire
altrettanto velenolò e nocivo, quanto lufinghiero,
e allor dilettevole de’ Romanzi Franceji , de’ quali
fecero fpefla menzione i primi capi della medefima
noftra lingua , Brunetto , Dante , il Petrarca , il
Boccaccio , e gli altri , che vennero dopo . Già dif-
fufamente moftrammo di fopra il vero , e naturai
fenfo della voce Romanzo j onde fvanilcono gl’inge-
gnofi , ma del tutto fallaci penfieri di Giambatilla
Giraldi , del Pigna, e di Cammillo Pellegrini il vec-
chio , Primicerio della Cattedrale di Capoa , tutti i
quali con grande lludio, ma con troppo vano allon-
tanamento , fi diedero a invelligarne i principj in'
varie allufioni: chi nella Greca voce pnMH, che vuol
dir forza , e chi nel nome della città di Rem:, in
riguar-
Italiana 49
riguardo al fuo decantato Arcivefcovo Tarpino , , ùp X1V‘
tenuto per lo primario fondatore di sì fatti compo-
nimenti . Ma Claudio Fauchet nel libro v. a capi iv.
dell’ Origine della lingua Francefe fi fece le rifa del
Giraldì , e del Pigna per sì nuovi trovati: e dop-
piamente le ne farebbe rifo , fe aveflfe offervato, che
fi pafsò a trarne il nafeimento fino da Romolo, autore
del ratto delle Sabine . E il Fauchet avrebbe fatto
il medefimo del Pellegrini , che lo traffe dalla voce
ritmo, la quale vuol dir canto in rima j quando,
come già fi è detto, e provato , la voce Romanzo , da
lunghiflìmo tempo applicata a fignificarci le Jlorie
favolofe e in verfo e in profa , non venne daltron-
de , che dalla lingua Romana, o Romanza , nel par-
lare e nello fcrivere volgarmente ufàta ne’fecoli
andati in Francia , in Catalogna , e in Italia. Tra i
noftri intigni Italiani Trifon Gabriello , gentiluomo
Veneziano , coetaneo del Bembo , e riputato il So-
crate de’ fuoi tempi , fubodorò quella derivazione
con la face delle colè Provenzali e Romanze , e la
fcriffe nella Spoiìzione della Commedia di Dante
fopra il Canto xxvii. del Purgatorio : la quale Spo-
fizione Bernardino Daniello Lucchefè , che ne porta
il nome , finceramente confeffa nella lettera, prepo-
fta al Canzoniere del Petrarca , da lui pure con
l’ajuto di Trifone illuflrato, effer opera di effo Tri-
fone : cofa accennata eziandio da Diomede Bor-
ghefe nelle Lettere difeorfive . Il Vefcovo di Ugen-
to , e poi di Crotone , Antonio Minturno nella fua
Poetica Tofcana faggiamente fpiega pure la mede-
fima origine , e dopo lui Jacopo Corbinelli nelle
note al Corbaccio di Giovanni Boccaccio , e al libro
latino di Dante de Vulgari eloquentia . Quindi è,
che il Pellegrini nella Replica alSalviati, autore
G della
Parti nr. pai. i S.
tdiz . 1.
drtt fenica IH. r.
fas.i6.
Pai. 164.
Pai. i«.
Replica fai. ff.
tdiz. 1.
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Lif. I. Cap.XV.
Ivf.uin. il. pa^ 49.
XV.
Vctfioni della fiera
fcrittnr* in lingue
Rumarne , amica-
mence vietate.
Pai. »S9*
Rirum Francie a-
rum temo 1. Uè» vi.
Rag. aty.
Fonica , divisone
vi. pH. |j. a.
50 Della Elo q_u e n z a
della Difefa dell’Afiofto , e de’ due Infarinati , vin-
to dalla ragione , fenza dirlo palfa con deflrezza
in opinione, diverfa dalla fua antecedente .
DA'II* unanime fentimento di sì grand’ uomini
non fi diparte Bernardo Aldrete Canonico di
Cordova nel libro 1. a capi xn. dell’ Origine della
lingua Caftigliana , e nel libro 1. a capi xx. delle
Antichità di Spagna : e non credo , che alcuno pote
fa dipartirtene , perchè fi tratta di cofa evidente .
Laonde non è maraviglia , te Andrea Duchefne
nelle note ad Alano Cartier, il Ferrari nelle Ori-
gini , il Ducange nel Glolfario latino , e il Menagio
nell’Etimologico Francete , fi uniteono di concerto
in follenere , e illultrare quello cominciamento
dell’ idioma Romanzo volgare , generato dalla cor-
ruttela dell’antico Romano , o Latino nelle pro-
vince Romane di Francia , di Spagna , e poi anche
d’Italia . Occorrendo fi può conlultare fopra ciò
anche Adriano Valefio . Qui torna affai bene in
acconcio un luogo delle Collituzioni MSS. di Jaco-
po I. Re di Aragona prelfo il Ducange , il qual luo-
go ancora per altro motivo è degno di (ingoiare
avvertenza , mentre nel medefimo fi proibitee il
ferbare i libri della (aera Scrittura , trafportati in
lingua Romanza , e volgare . Le parole delle Co-
ftituzioni fon quelle : flatuimut , ne aliquii libro :
veterii & novi Tejlamenti in romancio babeat ,
<2r Ji aliquii babet , tradat eoi loci epijcopo combu-
rendot : quod nifi fecerit , Jìve clericus fuerit , fvoe
laicui , tanquam fufpebfut de hxrefi habeatur . OC-
tervo , che Romancio per Romanzo usò di terivere
anche il Trillino alla Spagnuola , e che Stefano Ba-
luzio ha ftampata una lettera latina di Giovanni
Re
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I
I T A l I A N A
51
Re di Boemia , dove la medefima voce fi prende uf.i. c*p.xv.
per ilcrittura volgare , favolofia e bugiarda , dicen- jui/e*n. «. x. fai.
do egli , che /affi funt romancii , cbronicat mo- l6*-,64-
tetti , in guibui cantra vcritatem plurima continen -
tur (opra il pretefo avvelenamento delPlmpera-
dore Arrigo VII. di lui. padre. Il luddetto Re
Jacopo I. cominciò a regnare in Aragona nell' an-
no 1 2 1 3. onde fi vede , che già in que’ tempi correa
la difciplina ecclefiaftica , affittita eziandio dal brac-
cio regio , di vietare la lettura della Bibbia , trasia^
tata privatamente , e fienza pubblica autorità in
lingua Romanza e volgare . Dunque ciò non è cola
sì nuova , come la fanno i Settarj , intefi a fiparge-
re tra '1 volgo fenza legittima podeftà le private
loro verdoni de’ libri fiacri , anche liturgici , di
che ultimamente ha ficritto con molto fenno il Pa-. p ... . J ,
dre Pietro Bruno : e in vero non dovrebbe ne me-
no trattacene in altro idioma, che nel Latino tIr*
Intorno a quello vi è ancora una Raccolta di gravi
fcritture , fatte ttampare in Parigi dal clero Galli-
cano pretto Antonio Vitrè nell’anno iòdi., Mapri- ^
ma di pattar più oltre, poiché damo inqueftodi-
ficorfio > non farà male addurre un luogo del celebre
Jacopo Pattavanti dell’ ordine de’ Predicatori nell*
aureo Specchio di vera Penitenza , da lui comporto
nell’anno 1354. Quivi non fitto ei dà per fiofpetti
tutti i volgarizzamenti della Bibbia, ma ne trae
fingolare eccezione dal vizio de’ principali dia-
letti volgari , e fipecialmente de’ nottri Italiani , e
del To frano, c del Fiorentino in particolare. Le pa-
role del Pattavanti fon q nette, ove parla dei tra- JJàiJi/i, \f,dis,u
duttori volgari de’ libri fiacri : non gli J 'pongono
fecondo P intimo e f pirituale intendimento ; ma fola -
mente la f cor za di fuori della lettera , fecondo la gra-
G 2 ma ti-
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52 Della Eloquenza
tiiui. cap.xv. natica , recano in volgare . E perché non hanno lo
f pirituale intendimento , e perchè il nojlro volgare ha
difetto di proprj vocaboli , fpejfe volte grojfamente e
rozzamente , e molte volte non veramente , la fpongono :
ed è troppo gran perìcolo ; imperocché agevolmente fi
potrebbe cadere in errori . Senzachè eglino avviliro-
no la Scrittura , la quale con alte fentenze , e fqui-
fiti e proprj latini , con belli colori rettoricì , e di
leggiadro fi ile adorni , quale col parlar mozzo la tron-
ca , come i Francefcbi , e i Provenzali j quali con lo
/curo linguaggio l'offufcano , come i Tedejchi , Un-
gberi t e Inghilefi j quali col volgare bazzefco , e crojo
(cioè grolfolano , e duro ) la incrudifcono , come
fono i Lombardi $ quali con vocaboli ambigui e dub-
biofi dimezzandola , la dividono , come Napoletani ,
e Regnicoli ; quali con l'accento ajpro l arrugginì [cono,
come fono i Romani . Alquanti altri con favella ma-
remmana , rufiicana , alpigiana 1 arrozzì fcono , e al-
quanti meno male , che gli altri , come fono i Tofcani>
malmenandola , troppo la infucidano , e abbrunifcono :
tra ’ quali i Fiorentini con vocaboli fquarciati , e
Jmaniofi , e col loro parlare Fiorentinefco fendendo-
la , e facendola rincrefcevole , la intorbidano , e rtmc-
fcolano con occi , e pofcia , aguale , e vievocata , pu-
diatizi , mai pur si , e berreggiate : tutti modi mu-
nicipali, vili, e plebei de’ Fiorentini di quel tempo.
Cosi il iavio e buon PalTavanti ci dà gl’idiomi vol-
gari , come non fiffì , e alla giornata variabili , per
difadatti ad efprimere degnamente la divina mae-
ftà e grandezza de’ libri facri : e poi conclude ,
che fi dovrebbe vietare , che non fe ne volgarizzaf-
fero più , e che quegli , che fono volgarizzati , fi cor -
reggeffero per per fina , che V fapejfe ben fare .
Gl’ idio-
JDigitized by Google
Italiana sì
GL’ idiomi di tutti i regni. e provincie fi parla-
no in varj dialetti , più , e meno eleganti ,
coltivati nelle corti , e nelle opere fcritte ; onde
Angelo Canini fece un trattato particolare di quei
della Grecia , che fta inferito nella Gramatica Gre-
ca di Alettandro Scotto : e de’ noftri Italiani fcriffe
Dante nel libro de Vulgari eloquentia con accura-
tiiTìma ditti nz ione dopo ettere ito egli fletto intor-
* no a ottervargli dappretto per le città e provincie
d’Italia. Ma fra tutti ve ne fu fempre un comune
per la generale civiltà del commercio , e per la
fcambievole corrifpondenza e comunicazione delle
fcritture. Lo ebbe la Grecia , lo ebbe la Francia ,
e lo ha l’Italia . In Francia i più diftinti dialetti fu-
rono i feguenti , fecondo il Fauchet nel libro i. a
capi xiv. della Poefia Francete, il Provenzale, il
Limolino , il Vallone , appellato anche Guallone , e
Gaulefe , e poteia il comune . I non intefi fra loro
fi riducono dallo Scaligero a tre , e fono il Bafco ,
il Bretone , e il Romanzo , detto così , perchè fi co-
nofcette , che non era Latino , o Romano grama fico ,
ma Romano volgare . Nè mi fpiace il Menagio , che
lo chiama Romanefco , cioè plebeo , in riguardo al
Latino , come il Pattavanti al parlar plebeo ( e non
comune Italico ) de’ Fiorentini , diede il titolo di
Fiorentinefco . Ma i dialetti Italiani , che fra sè ap-
pena s’intendono , io credo , che fieno affai più .
Etto idioma Romanzo fu anche chiamato con molta
proprietà Romano rujlico nel canone xvn. del Con-
cilio i il. di T-urs , celebrato nell’anno 8ig. in cui
fi prefcrive , che le Omelie , fatte dal Vefcovo in
Latino , per intendimento del popolo fi trafportino
in rujlicam Romanam lìnguam , aut Teotifcam , cioè
Lw. 1. Cap. xvi.
xvi. -
Del dialetto comu-
ne , e di molti altri
delle antiche lingue
Remante , alcune
delle quali fono tut-
tavia in eflere .
Scalìgera»* pag.
Condì, te, vii. fag.
I »6J.
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54 De L LA E LOQJJENZ A
Li*, i. cap. xvi. in alcuna delle due lingue volgari di que’paefi,
che erano la Romanza , e la Gotica . In tempo del
Pontefice Lucio ni. verfo la fine del fecolo xir. in
certo dame a favore della Chielà Turonefe con-
tra quella di Dola , un teftimonio depone d’avere
udito il Vcfcovo Ugone fare la profefìfione della fe-
de in lingua Romana , & in Latina . Il Padre Ld-
nitram/c'ìficram monc}0 Martene , il quale divulgò quelli atti, of-
w.ui.tdii.Mi- ferva, come a capi xeni, degli Ufi Cmercieli fi
legge, che, fi converfus ejl , vel monoebus , qui non in-
telligit literas, idem illi Romane exponat Jacerdos , &
Romane confiteatur , che vuol dire in lingua Ro-
manza. L’infigne Padre Mabillone nel libro il.
capo i. §. il. della grande opera de re diplomatica
' mette due lingue Romane volgari , una de’ letterati ,
che accollava!! alla Latina , ma era imbrattata di
molti vizj i e l’altra plebea e rullica , detta poi
Gallica , e anche Vallonica , benché fotto il nome
di lingua rufiica venifle anche la prima, e da’ plebei
folle intelà. L’aver notate quelle due lingue vol-
gari , fervirà per altro dilcorlo . Della feconda
s’intende un palio di san Gerardo nella Vita dell’
Abate di Corbeja santo Adalardo , ed è quello :
qui, fi VULCARI , idefi romana lingua loqnere-
hì /«rw* i». ear- tur omnium aliar um putarctur infeius : lì vero Tea-
tonica (che era la Tcottjca , e barbara) emtebat per-
fcEtiut : fi latina , in nulla omnino abfolutius . Quelli
Santi fiorirono in Francia nel principio del leco-
lo ix. c Adalardo configliere in Verona del Re
4a*ai MtUrài Pippino , e molto amato dal Pontefice Leon ni.
***' 'U* pacificò gli Spoletani co’ Beneventani . Arrigo Ste-
HjpmmSn di aaj. fano fi-'operfe ne’ confini di Francia , e d’Italia il
avo liuti* fi. 3. vecchio idioma Romanzo , fingolarmente in Savo ja :
e tra i faggi , che ne adduce , ve ne fono , che chia-
ramen-
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Italiana 55
famente fi accodano al Friulano , il quale , come lu. i. cap.xvi."
già toccai, ha molto dell’antico Romanzo France-
fco , fpecialmente in alcune parti montuolè, e nella
campagna , dove più fi mantiene la femplicità an-
tica : la quale ancora può eflervi fiata accrelciuta .
nel principato afioluto di due Patriarchi di Aqui-
le ja Francefi del (ècolo xiv. i quali furono Bertran-
do del Quercl , e Filippo Cardinale della reai cafa
d’Alanfone. La corte di quefti due gran Principi
ecclefiaftici , e quella in particolare del primo ,
abbondò di Provenzali ,Caorfini , e Guafconi t impie-
gati in cariche fiacre , e civili nel Ducato del Friuli ,
e nel Marchefato d’Iftria : con la quale occafione
potettero maggiormente Copra il dialetto Friulano ,
già mentovato da Dante , e da Franco Sacchetti ,
e molto Cimile al loro nelle voci tronche , e in varj
accidenti, fpargervi il proprio idioma fino a quei
fegno , che tuttavia dura , e di cui forfè altrove
diftefamente ragioneremo. Ma l’antica favella Ro-
manza fiuffifte pur ne’ Grigioni ; anzi nel cantone
Elvetico di Friburgo , e in qualche altro luogo ella
corre tuttavia con tal nome , accoftandofi molto
all’ Italiana : e il Cavalier Domenico Mora gen-
tiluomo Grigione , d’origine Bolognefie, e colon-
nello di Sigifmondo III. Re di Pollonia , ne riten-
ne non poco nel filo Cavaliere in rifpojìa al Gen-
tiluomo del Muzio , opera da lui ftampata in Vilna
prefio Daniello Lancienfè nell’anno 1589. informa
quarta . Nè voglio pafiare in«filenzio , che prefen-
temente Monfignore Domenico Paflìonei Arcive-
fcovo d’Efefo.e Nuncio Apoftolico nell’Elvezia, fa
tradurre in quella lingua Romanza la celebre Efpo-
fvJone della dottrina della CbieJa cattolica di Monfi-
gnore Jacopo Benigno Bolfuet , giufta la verfione
Ita-
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S6 Della E l o q.ij e n z a
lis.i.cap xvi! Italiana già ulcita da quella flamperia della (aera
Congregazione di Propaganda Fede con l’appro-
vazione di quattro Cardinali , Berta , Ricci , Capi -
zuccbi , e Lauria , e poi con l’elogio di un Breve
del fommo pontefice Innocenzo XI. I nollri Ita-
liani da principio abbracciarono fopra gli altri
l’idioma Romanzo Provenzale , preponendo i poeti
di quello a quelli del Limosino , come fece Dante .
7y«*h/« f&mrt Medefimamente il Petrarca lodò fopra ogni altro i
Provenzali', e il famofo Peireskio òenator Proven-
zale fe volle iltruirfi de’ poeti dell’antica favella
della lua patria , dovette ricorrere all’ Italia per
averne i vocabolari >e granitiche , allo Icrivere
tH. jii. di Pier Gaflcndo nel libro v. della fua Vita : e dalla
libreria Medicea di san Lorenzo , e dal Conte Fe-
derigo Ubaldini ne fu provveduto ampiamente .
E quanto l’Ubaldini ne folle ammaellrato , il fanno
comprendere le fue fatiche fopra i Documenti di
Francefco Barberino , Icrittore pieno di voci e di
formolc Provenzali , e de’ volgari dialetti d’Italia ,
nonché delTofcano. Nel Barberino avvertì Fran-
celco Redi le formole Provenzali , e in altri anco-
ra , come in Pier dalle Vigne , in Guittone , e in
Lippo d’Arezzo , in Buonaggiunta Urbicciani da
Lucca , in Onello e in Guido Guinicelli , amendue
da Bologna , in Pucciandone Martello da Pifa , in
Arrigo Baldonalco , in Guido Cavalcante, inzuc-
cherò Bencivenni , ne’ due Danti , nel Petrarca , e
in altri pip antichi , ai quali il parlar materno riufeì
da principio così milèro e Icario , che non fi tro-
varono in illato di poterne far ufo lènza il foccorfo
del Provenzale. E ne’ tempi da noi meno lontani
71. il Velcovo di Nocera Monfignore Angelo Colocci ,
per atteftato dell’ Ubaldini , che ne fcrilfe la Vita ,
non
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Italiana 57
non folo fi rendette benemerito delle più nobili di- Lui. l c.»p. xvn.
fcipline , ma eziandio della lingua Italiana , cui
prima d’ogni altro , a rifèrva forfè di Giulio Cam-
mino fuo coetaneo , ei pensò d’illuftrare con un
Vocabolario , come quegli, che fu fludiofifTìmo de-
gli antichi fcrittori Francefi , e particolarmente—»
de' Provenzali , detti da lui Umotini . Ma il Tril-
li no avanzò tutti quelli , per aver letti non pure i
Greci , e gl’ Italiani , ma i Siciliani , i Provenzali ,
e gli Spagnuoli per farne ufo nelle fue opere : e lo
dice egli ftelfo nella Divifione v. della Poetica .
Del Colocci poi , ciò rifulta da una lettera , non
per anche llampata , di Pier Summonte , il quale
ogni cura impiegò per procurargli in Napoli gli
fcrittori Provenzali tradotti nella lingua volgare
dal Cariteo , mentovato di fopra , le cui rime Ita-
liane furono quivi per la feconda volta flampate
da Sigifmondo Maìr nell’anno ijop. in quarto,
edizion poco nota . Fiorì il Cariteo fotto il Re
Ferrando II. e nella invafione del Re Carlo Vili,
feguì la fortuna di elfo Ferrando fino alla morte di
lui , che accadde nell’anno 14 pò. Tutto quello
efprime la lettera del Summonte , il quale tra le
poefie Limoline , o Provenzali , mette anche quelle
di Folchetto da Manìglia .
XVII.
PRofèguendo il nollro divifamento fopra i Ro- *•*»«»»•, chiamati
manzi , così chiamati dalla qualità del lingua#- ioios
gio , in cui erano fcritti , chiara cofaè, che affai lin*n* «»«» .
prima del pafTaggio della Corte Romana in Avi-
gnone, città Provenzale, fèguito al principio del
fecolo xtv. egli diede notabile accrefcimento al
noflro Italiano , e fu sì fattamente ingentilito
nelle famofe Corti de’ Re Franchi , e de’ Principi.
. H di
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f.ie. UC*P. XVII.
5? Della Eloquenza
di Provenza ( la frgnorìa de’ quali, come ho deuo ,
lì (tendeva in fi no in Catalogna ) che fall ad efler te-
nuto per lo più nobile e dilettevole di quanti al-
lora fi ufaflero : e ciò rifulta , nonché dal Latini ,
ancor dal Ducange nella prefazione al fuo Gloffa-
rio Latino a capi xxxvi. Indi alle opere fcritte in
’ elfo linguaggio Romanzo fu dato il nome di Romanzi
o folferoelle in prò] a , o in verfo , o fa ere , o profa-
ne , o vere , o favolofe . Così chiamolfi il Romanzo
della Rofa , in cui d’altro non fi ragiona , che_>
d’amore , e di filofofia : e così anche i Romanzi di
san Giambatijla , e della prefa di Gerufalemme nella
guerra di Tito , i quali per altro nel fondo loro
non fono favole , ma iftorie effettive . Guglielmo
della Perena diede il titolo di Romanzo alla fua
Iftoria in verfi Francefi delle Guerre d’Italia , alle
quali egli fteftb intervenne co’ Bretoni per difefa
de’ patrimoni di san Pietro nel pontificato di Gre-
gorio XI. nell’anno 1378. L’ Iftoria fu mefla in luce
SJÌmjK dal Padre Martene , e nel titolo vi fi dice , che Gu-
a$8. *dit. glielnio fcriife quejlo Romanzo per amore , e onore
della noftra fanta madre Cbiefa . Parecchi altri libri
inediti di tal fatta col titolo di Romanzi fi contano
dal Ducange nel catalogo degli autori , da lui citati
nel Gloflfario latino, e dal Prefidente Fauchet nella
Origine della Poefia Francete . Perchè poi fi cercò
nelle gran Corti , e altrove di dar piacere con mi-
rabili narrazioni di prodezze equeftri , e di ten-
zoni particolari , teguite per follie di profani amori
nelle gioftre , e ne’ tornei , e fpiegate in lingua Ro-
manza per adefeare i curiofi in tal maniera a leggere
ftraordinarj , e non più uditi avvenimenti , di qui
ne nacque , che sì fatte profè e poefie , dove l’in-
venzione , e la favola più , che l’iftoria , aveano
luo-
il. fat
in
Italiana 59
luogo , fi dittero comunemente Romanzi : nella
qual profettìone , ricolma di piacevole novità, i
Provenzali fopra tutti furono pronti a lègnalarfi ,
dachè, per avvilo dell’ Equicola nel libro v. della
Natura d’amore , i loro Principi tratterò la prima-
ria nobiltà del rimanente di Francia , di Catalo-
gna , e d’Italia a converlàr feco , e a darfi bel
tempo in quella fplendida Corte , dove per mag-
gior delizia eravi pure la famolà Corie , o Parlamen-
to d'amore , di cui favella il Noftradama in più luo-
ghi, gli Arrefti della qual Corte , (crini da Marziale
d’Alvernia nel regno di Carlo VII. e legalmente
chiofati da Benedetto Curzio Sinforiano , fi veg-
gono più volte ftampati in Lione da Baftiano Gri-
llo. Ora perchè FEquicola attribuire quelli gran
pregi al Conte Raimondo Berengario ( chiamato dai
noftri Italiani fcrittori col nome di Berlingbieri)
quafichè un folo ne fotte (lato di quello nome ,
ladove ne furono fino a cinque ; parmi qui ne-
cettario , nonché ben fatto , di porre in chiaro
quello punto , che riguarda in più cole l’iltoria
letteraria Italiana.
AI Conti dArlety i quali per due fecoli figno-
reggiarono la Provenza dall’ anno 900. fino
al 11 00. di Crillo , ettendo fucceduta la feconda
fcbiatta de * Conti ( detti anche Marchefi ) di Proven-
za , quella vi durò 145. anni dal 1 100. fino al 1 245.
Onorato Bouche nel libro ix. dell’ Illoria di Pro-
venza di tre alberi genealogici , che ei porta di
quella feconda fcbiatta regale Aragonefe de’ Conti,
non già della fola Provenza , ma di Catalogna e di
Barcelona , ci dà egli il terzo pel più fondato , dal
quale noi abbiamo cinque Raimondi Berengarj , tutti
H 2 Conti
Lift. I.Càr. XVIII.
Pai. 337- tdìx.t. dii
Gioliti .
XVIII.
Cinqne Conti di
Provenza , lotto i
J inali hot irono gli
crittori, anche Ita.
Iiani,di quella lingua
Romanza .
Nifloirt dt Provette*
«• il./# U. li. taf. 1.
fa^ ivo.
Lib. I. Cap. XVIII.
Pat. 133.
60 Della Elo qj; e n z a
Conti di Provenza uno dopo l’altro , non però
immediatamente , perchè ve ne furono altri di
mezzo , come Raimondo , cognominato lldefonfo , o
Alfonfo I. e dai Provenzali detto Anfos , e Nanfa ,
oltre a Pietro II. amendue Re Aragonefi , e Ilde-
fonfo IL e Sancio con altri , intorno ai quali non
accade , che io mi diffonda .
1 Raimondo Berengario I. di quello nome , Con-
te di Provenza, ebbe in moglie Dolce, figliuola
di Gilberto ultimo Conte di Provenza della prima
f chiatta : e cominciò a dominare nell’anno 1 100.
2 Raimondo Berengario II. figliuolo del primo ,
e padre del Alfonfo I. fu detto il vecchio per ef-
fere flato tutore di Raimondo Berengario III. detto
il giovane , di lui nipote , e figliuolo di Berengario
Raimondo fuo fratello . Il fuo dominio ebbe prin-
cipio nell’anno 1131.
3 Rannondo Berengario III. nipote del fecondo t
già mentovato , ebbe in moglie Richilde, nipote
dell’ Imperadore Federigo I. dal quale in Torino
dopo la diflruzion di Milano nell’anno 1162. ad
efclufione di Ugone del Balzo , reflò infeudato
delle due Contee , di Provenza , e di Forcalchieri :
e il Bouche ne ha divolgata l’inveflitura . Il No-
flradama a capi il. delle Vite de’ Poeti Provenzali
narra, che il nuovo Conte di Provenza in tale oc-
cafione fece lodar Federigo dalla numerofa corte__>
de’ Tuoi Trovatori con tanto di lui gradimento , che
egli fleffo corrifpofe con un madrigale nella mede-
fimadingua , in cui celebrò i pregi di ciafcuna delle
nazioni , che vi erano prefènti , e lodò in partico-
lare la danza Trivigiana .
4 Quello Raimondo Berengario III. detto il gio-
vane 7 fu fnento in Nizza dopo aver fignoreggiato
dall’an-
Italiana 6 1
dall’ anno 1145. al 1 1 76". e appretto lui entrò a
dominare in Provenza nel 1177. Tuo cugino Piero
Conte di Cerdagne , figliuolo di Raimondo Beren-
gario IL e fi chiamò Raimondo Berengario IV. nè
di P lafciò dipendenza .
5 Raimondo Berengario V. Conte di Provenza ,
figliuolo d’Ildefonfo II. ebbe in moglie Beatrice di
Savoja , e cominciò a dominare nell’anno 1209.
La quarta figlia loro Beatrice nell’anno 1245. fi
fposò a Carlo I. Conte d’Angiò , dipoi vincitor di
Manfredi , e Re di Sicilia , e della Terra di qua dal
Taro , avendo ella portata in dote al marito la Con-
tea di Provenza : donde pofcia il caldo genio di rima-
re de’ Provenzali , col mancar della corte , mancato
in quelle parti , pafsò a far lega con gl’ ingegni Si-
ciliani , già per altro si fortemente inclinati a fimile
Audio , che il Caftelvetro fu di penfiero , che l’arte
di rimare foffe pattata di Sicilia in Tofcana , e an-
che in Provenza . Ma ciò egli atteri per vaghezza di
contradire al Bembo , anziché per fondamento di
fode ragioni , e di neceffarie teftimonianze . Il
VePovo Uezio ricercando l’origine delle rime ,
crede , che prima i Normanni le portaffero di
Francia in Sicilia , e che poi di Sicilia fé ne veniffe-
ro al rimanente d’Italia , dappoiché i Provenzali col
Re Carlo I. pattati in Sicilia , alle medefime diede-
ro maggior corpo , avendole etti prima ricevute
dagli Arabi della Spagna . Elle poi fi attaccarono
eziandio ai verfi latini, i quali fra noi aveano comin-
ciato ad etter frequenti in rima al tempo de’ Nor-
manni , e affai prima degli Angioini . L’albero della
dipendenza di Carlo e di Beatrice , Conti di Pro-
venza della terza Phiatta , vien portato dal Bou-
chc . A Raimondo Berengario V. il Pontefice Inno-
en-
Lir. I. Cai . XVU1.
Corri zie» t *1 Dia»
lego dal fateti
i 7O. J<M-
Matti Arto caf.
LXXYlU./é£. I?(.
Uh. 1*. fitì. ili.
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JLra. 1. cap* XIX*
xrx.
Viri» corti . rrtll*
«jtiili fiorirono fctit-
tori nclli linjui Ro-
nuu di Fnncii,
proferiti incora
dipi* Italiani .
Htuiim fai tj.
«dia i.
Ta. I. IH. il. t»f. Tl.
IH ««•
62 Delia Eloqjjenza
cenzo IV. da lui per légno di onoranza vifitato in
occafione del Concilio I. di Lione , fece il dono
folenne della Roja d'oro , la quale il Conte dopo
aver offerta per divozione alla chiefa cattedrale
d’Ais (mentre per altro i Conti di Provenza rifé-
dettero ancora in Arles ) quivi pafsò all’altra vita
ai xix. di Agoflo dell’anno 1245. e il Pontefice
concedette indulgenza a chi , visitando la niedefi-
ma chiefa , pregava Dio per l’anima del Conte ,
ivi fépolto . 11 Breve pontificio , dato in Lione ai
x. di Aprile del 1250. lì legge predo il Bouche ,
notizia con molte altre sfuggita a Carlo Cartari
nel libro della Roja d'oro.
NOn farebbe gran fatto , che per l’addietro in
una ferie di tanti Principi del medefimo no-
me vi foffe corfo talvolta qualche poco di equivo-
co , maffimamente efléndovi flato oltre a quefli
cinque Rahnondi Berengarj , anche un Berengario
Raimondo . Noi di tutti penfammo di formare il
catalogo a cagione del ritrovarfi indeterminata-
mente fcritto , che fotto Raimondo Berlingbieri
Conte di Provenza vi furono in pregio i profef-
fori della lingua Romanza , già nsifta di Catalano ,
e di antico Francefe ; e per avere offervato , che
Monfignore Uezio nell' Origine de ’ Romanzi mette i
Trovatori di Provenza nella fine del fécolo x. e la
ftupenda propagazione di erti nel feguente féco-
lo xi. da cui non difeorda il Bouche , deducendo-
ne ancor egli il principio, e la fama dal ilio, e
in quella guifa attribuendo a tutti cinque i Rai-
mondi Berengarj tal vanto , con l’efémpio de’ quali
non folo in Provenza , ma in altre corti di quelle
contrade fu grandemente favorita e promorta la
glo-
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Italiana 6j
gloria de’ dicitori in quella lingua Romanza di
varj dialetti . Il Fauchet vi nomina le corti di
Riccardo Conte di Normandia, di Erberto Conte
diTroja e di Sciampagna, di Tebaldo Conte di
Blois , di Guglielmo Conte di Guienna e d’Aqui-
tania , e di Goffredo Conte d’Angiò, oltre a quella
de’ già detti cinque Bercngarj , lignori di Proven-
za , di Linguadoca , e di Catalogna . Anzi il quinto
di efli dettò ancor egli in lingua Provenzale : e i
Tuoi componimenti flanno infieme con altri nel co-
dice Vaticano 3207. Ma Dante nel Canto vi. del
Paradifò lo taccia d’ingratitudine verfo Romeo di
Villanuova , miniftro generale di tutti i Tuoi flati.
Però il Bouche e Francefco di Mezerè difendono
il Principe , inoltrando la vera qualità di Romeo :
fopra il cui nome , che per altro vuol dire ancor
pellegrino , il genio Romanzetto de’ Provenzali in-
ventò la novella, prefa dipoi per cofà vera , e_»
mefTa in credito dalla penna di Dante , e da Gio-
vanni Villani nel libro vi. a capi xcii. della Ifto-
ria . Il Noflradama nelle Vite de’ Poeti Proven-
zali ragiona di queflo Conte Raimondo Berenga-
rio v. a capi xxviii. e lo Speroni ancora nell’Ora-
zione per la pace ad Antonio Re di Navarra ne
parla con lode per efTere fiata in Provenza al fuo
tempo , e innanzi a lui per molti anni una corte di
gentiluomini , Jimile molto all" antica del Re Artà
(Ringhili erra , Jenoncbì in quefta t Provenzali furono
cavalieri e poeti . Il medefimo Speroni gli efàlta
principalmente per avere ne’ loro componimenti
Provenzali non tempre cantato delle vanità d’amo-
re , e di cavalleria , ma pianto il generai difonore
de’ Principi Crifliani in aver negletta Pimprefà ,
che far doveano del ricuperamento di Terra San-
ta,
Li*. 1. Cap. XIX.
Lli. I. CDf. 17.
f'*t- il. !»•
Bombi IH. r*. >3.
il. J. IX
Oratimi fai . ft.
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>*
lift* I. CaP. ).X.
Hierote. Perii /ni-
fi ore s A ufi ri nei 10-
W7CI l-ag.i46.4H 7.
dr aliti .
lèilne ^oliati to-
mo ni. lik.v pag.Hg.
Caflelvetre Ceire-
wiene pag. 48.
<?4 Dei,la Elo q_u e n z a
ta. E in effetto lo troviamo verificato ne* codici
Vaticani 3204. e 52$ 2. al qual propofito io farò
qui rimembranza di due Italiani , che fcriffero in
tale argomento, e furono Lanfranco Cicala Geno-
vefe , e Bartolcmmeo Giorgi Veneziano . Quello fe-
condo , il quale fu amico di Bonifacio Calvo , e
Cartellano di Corone e di Modone in Morea per
li Veneziani dopo fèguita la pace tra elfi e i Geno-
vefi, de’ quali il Giorgi fu vii. anni prigioniero ,
tra le fue canzoni morali una ne fcrifle per la detta
ricuperazione di Terra finta , e un altra in morte ,
di Federigo il Bello Auftriaco , figliuolo dell* Im-
peradore Alberto I. e competitore di Lodovico IV.
di Baviera : il qual Federigo morì ai xm. di Gen- •
najo dell’anno ijjo. cola qui da me avvertita,
perchè può fervire a inoltrarci il tempo , nel quale
il Giorgi col fuo nome onorava la celebre fchiera
de’ Trovatori Provenzali , gli ferini de’ quali con
le lor Vite , come ftanno ne’ codici Vaticani , fa-
rebbe dcfiderabilc , che dopo tanti fècoli ufeiffero 1
in luce : cofa già meditata dal Bembo , fecondochè
abbiamo da una fua lettera ad Antonio Tebaldeo .
Ma vi Infognerebbe l’affiftenza di perfona, fimile 1
al Bembo , il quale , al dire del Varchi nella Ora-
zione in fua morte , pofledette appieno tal lingua . I
X X.
Sorgilo Mimon-
no , fcrittore in lin-
gua Provenzale»
H./eriti Mammina
Ut.
Q?
Uì ragion vuole , che fi faccia rammemo-
ranza particolare di Sordcllo , Cattano , Si-
re della rocca del Goito , e nato nell’
anno 11 S9. fecondo Bartolommeo Platina nel li-
bro 1. deU’Iftoria di Mantova. Nella Vita, prèpo-
rta alle fue Canzoni Provenzali ne’ codici Vaticani ,'
fi legge , che egli per gratificai la cafa d’Onara ,
cioè i due fratelli Alberigo , ed Ezzelino il Tiranno,
detto
j
I
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Italiana 65 «
detto comunemente dai noftri fcrittori volgari Az-
zolìno , e dai Provenzali Icelin , e cognominato
dalla iignoria di Romano , cartello della Marca Tri-
vigiana , ricondurti ai medesimi Cuniffa , loro To-
rcila , toltala al Conte Ricciardo da san Bonifacio,
di lei marito , il quale nell’anno 1236. reggea
Mantova contra Ezzelino , allo fcrivere del Monaco
Padovano . Il Platina riferifce altre cole di Sor-
delio j ma noi parlandone tralcorrentemente , ci
vogliamo attenere a quelle, che ci lomminiftrano
i codici Provenzali , donde fi ha pure , che egli per
tema del Conte da San Bonifacio , c forlc ancora di
Ezzelino ftelTo , per quello , che ne dice Rolandino
Iflorico di que’ tempi , fi rifuggì nella corte di
Provenza fiotto il Conte Raimondo Berengario V.
dove prefie moglie , e avuto un cartello , vi ficrifle
tra le altre cofie un poema funebre in morte di
Blancafib Baron di Provenza , in cui figrida tutti i
principi Criftiani : e il Nortradama ne dà l’eftratto
a capi xl vi. Dante , pratichirtìmo delle cofie più
rilevanti d’Italia , il qual milc Ezzelino nel Can-
to xii. dell’ Inferno , diè luogo ^Cunijfa nel Can-
to ìx. del Paradifio , e a Sordcllo nel Canto vi. del
Purgatorio, di cui fece onorevol menzione ancora
nel libro de Vulgarì eloquentia . L’aver mentovata
la cafia di Onara , in latino Honaria , già cartello
famofò del contado di Padova , mi ritorna alla me-
moria un parto corrotto del Boccaccio in fine del
Canto xiii. dell’Amorofia vifione , ove dopo anno-
verati alcuni Tiranni , come Pijijlrato , e Gerone Si-
racufiano , così fioggiunge nelle copie ftampate ;
Ma di Navarra Azzolin pi cojloro .
I Cel-
Lu. I. C*p. XX.
Cbroniccrt flt.r. pai.
fSj. «di'/.!. Xlìjlìjii .
Cbreuinn IH. I.
citf. III.
Poi- ir-
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66 D E,L L A E L OQJJ E N Z A
ti», i. cip. xxT Cello Cittadini nelle note a penna (opra l’edizione
fattane in Venezia prelTo il Giolito nel ijjS. fcri-
ve così nel margine : chi è cojìui ? Si rilponde al
Cittadini , che egli è Azzolino da Ottura , c che il
verfo ha da dire ,
Ma d'Onara Azzolin dopo co/loro .
Andrea Calvo , che fece la prima edizione di quel
poema in Milano nel 1521. non intendendoli no-
me proprio di Honara, vi leflfe Navarra , e poi fi pre-
fe la confidenza di aggiuftare il verfo a fuo modo .
Così Onora pafsò facilmente in Navarra : e così
pure fomiglianti difordini accadono fpelTo qualora
chi maneggia gli fcrittori e latini , e volgari de’
fecoli baffi , è poco pratico della geografia e dell’
Moria de’medefimi. Dianzi ufcì alla luce una pic-
cola Cronaca particolare molto efatta e diflinta ; ma
nelleuiote s’incontrano alcuni errori , fimili a quel-
lo di Navarra . Per efempio vi fi nomina Venzone ,
Terra del Friuli , detta già in latino Vendo , e__»
Avendo , e ora Venzonum , nello flato de’ Venezia-
ni, e in Italia, intorno al qual luogo chi fcrilfe
le note , vi commife tre, o quattro notabili sbagli
..in quelle poche parole : monte di Venzone , lat.piut
mons : monte della Corniola preffo al fiume Venzone
nel Friuli . Ella è Terra , e non monte : e il Ducato
del Friuli , in latino Forum-*] ulti , e altra volta Ve-
netia infet tar , Ila pollo in Italia , e non in Corniola ,
provincia fuori d’Italia , volgamente chiamata il
Cragrto , e anticamente Pannonia I. Il fiume poi , o
torrente , chiamafi Venzonajfa , e non Venzone . Più
oltre vi fi nomina Portogruaro , altra nobil Terra
pure del Friuli, bagnata dal fiume Lemine, ove
rific-
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\
Italiana 6y
✓ rifiede il Velcovo di Concordia : e da Venezia per m. i. ca». xxi.
acqua vi fi va in un fol giorno . Anche quella Terra
vien trafportata nella Corniola , dove l’autor delle
note pare , che abbia qualche podere . Ma gli al-
trui errori , i quali è lempre bene emendare , aven-
doci tratti alquanto fuori di ftrada , ora vcggia-
mo di riporci in cammino .
xxr.
DUnque , tornando al noftro intendimento , fi Amichiti dei **•
vede, che per lo grande ftudio , fatto lungo *"**
tempo fopra la lingua Romanza della Gallia Narbo-
ncfe in Corte di tutti cinque i Raimondi Beren-
garj , ma in particolare fiotto l’ultimo , ne nacque ,
che i Provenzali riportarono l’elogio di Trovatori ,
e che a loro elèmpio molti di varie nazioni , e prin-
cipalmente Italiani , nonché il rimanente de’ Tran-
cefi , e anche i vicini Spagnuoli , di tale applaudito
ftudio invaghiti , fi diedero ancor elfi a poetare , e
a romanzare largamente in verfi e in profa per ogni
contrada , porgendone loro , fecondo me , copiolà
materia l’iftituzione de’ cavallerefichi tornei , fic-
come dirò più avanti . De’ Francefi fùciò notato
dal Velcovo Uezio nell’Origine de’ Romanzi : e
degli Spagnuoli lo Icrive l’Arciveficovo Pietro de
Marca nella Iftoria del Bearn membro illuftre_*
dell’antica Aquitania; poiché nel libro il. a capi vi. *" *•*”•
egli tiene, che qualche fecolo prima dell anno i ioo. »«•
nel quale , a parer fiio , Giuliano Arciprete di To-
ledo compofie la fiua Cronaca , folfie già in eflere
in quelle parti la ftoria favolofia , attribuita a Tar-
pino , appellato altramente col fiuo vero nome Til-
pino . Ma che quella Cronaca di Giuliano ita finta, lo */«•<**« hì fin»
ha moftrato Niccolò Antonio . Però l’importante fi /,4'ri,‘ tMt‘
è , che il Marca ha per fiermo , che quello Roman-
I 2 zo ,
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Lir. I. Gap. XXI.
P.pnk/trdat in Vita
CsreH enp. IX.
De rebus Hifiattim
ab. iv. cap. x.
Lib. iv. fai. 16. in
Andre* Se botti Hi •
/pania Muffirai* te-
rni iv.
<J3 Della Eioquenza
zo , appellato le Roman de Tarpin tra limili Icrit-
ture Francefi a penna predo il Ducange , folle com-
porto in Ifpagna verlo il fecolo x. a fine di avvan-
taggiare con tal mezzo le glorie di quella nazione
per aver nelle anguftie de’ Pirenei fra le monta-
gne di Roncifvalle disfatta la retroguardia dell’
armata di Carlo Magno nell’ anno 778. ove tra gli
altri , annoverati da Eginardo , cadde eftinto
Rolando , prefetto della corta Britannica , chiamato
dai noftri con la trafpofizione della prima lettera ,
Orlando. Ora il Marca riflette, che lungo tempo
appreffo a quefta disfatta , la quale ai popoli di
quelle parti, come a ribelli di Carlo Magno, re-
cò più ignominia , che onore , la vanità umana
rivolle il pcnficro ad attribuirli il trionfo de’ xu.
Pari , o Paladini di Francia, quantunque nè allora ,
e nè anche d’indi a molti e molti anni , quella bri-
gata foffe in rerum natura . La colà venne poi fo-
mentata in maniera più fplendida per le invenzioni
favolofe , fcappate fuora finto nome di Tarpino ,
Arcivelcovo di que’ tempi, e di una delle chicle
più cofpicue di Francia . Roderigo , eletto Arci-
velcovo di Toledo nell’anno 1208. fi lafciò talmen-
tè ingannare dal pretefo Tarpino di Rems , che_»
pafsò a Icrivere , non aver Carlo Magno in quelle
parti fatta veruna conquifta , anzi ellervi fiato bat-
tuto nel palfare in Navarra per lo famofo luogo di
Roncifvalle tra i monti Pirenei . Ma dall’altro can-
to Luca Tudenfe , continuatore della Cronaca di
santo Ifidoro fino all’anno 1236. attefta tutto il con-
trario , cioè a dire , che quel monarca pafsò benifi-
fimo i Pirenei , e che vi foggiogò i Goti , e gli Spa-
gnuoli di Catalogna , Gualcogna , c Navarra . E
chiunque abbia qualche perizia di arrivare a diftin-
•gue-
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Italiana 69
guere il vero dal fallo , liberamente confetta dopo
il Cardinal Baronio , che l’Iltoria di Tarpino , lati-
namente inferita da Giulio Reubero fra gli fcrit-
tori Germanici , è uno fpacciato ed effettivo Roman-
zo : e per tale ella palla ancora apprelfo i noltri
poeti , Luigi Pulci , il Conte Matteo Maria Bojardo ,
e Lodovico Ariojìo , i quali della fua autorità non
da buon lenno , ma per ilcherzo e poeticamente li
vallerò.
CHe però affai prima di quelli celebri autori il
fovrano poeta Dante abbia avuta cognizione
pienilfima di Tarpino , lo raccogliamo da tre luo-
ghi , poco, olfervati , della fua Commedia . Il pri-
me è nel Canto xxxi. dell’ Inferno , ove allude al
corno eburneo di Orlando , mentovato da Tarpino ,
quando racconta, che Carlo Magno per tradimento
di Gano , o Ganelone , come lo dice Tarpino , in
Roncifvalle fu rotto da Marfiglio Re de’ Saracini
di Spagna :
Là nella dolorojà rotta , quando
Carlo Magno perdi la J anta gejla ,
Non fonò sì terribilmente orlando.
L’altro luogo è nel Canto xxxii. pur dell’Infer-
no , in cui Dante fra gl’ infigni traditori colloca
Ganelone , da Turpino rapprelèntato per tale :
Gianni di Soldanier credo , che fa
Più là con ganelone; e Tribaldello ,
Che aprì Faenza , quando fi dormia .
Pietro figlio di Dante nel Comcnto MS. a quello
luogo , feri ve così : Ganelonus de domo Maganti* ,
LiiuI. CaP.XXII.
A.D. Sii. 5. xtiii.
Tc. i.p.ig. st.
XXII.
Rtm/tnzti di Turpi .
»•, gii noto ■ Dan-
te . ,
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70 Della Eloquenza
lib. i. Cip. xxii. prodìtor Karoli Magni , ér fu* comitive . Il Velco-
vo di Foligno Federigo Frezzi nel libro il. del fuo
Quadriregio , o Poema de’ regni , a capi xvi. mette
pur Gano fra i traditori infieme con Giuda :
Quanti Gatti fon qui , e quanti Giudi !
Così credo , che naturalmente debba leggerfi , e
non Giani , come fi legge nella bella edizione ,
fattane ultimamente in Foligno . Similmente nel
Romanzo di Tarpino a capi xxm. Ganclone , cioè
Gano , pel tradimento lì fa fimile a Giuda . Udiamo
il terzo luogo di Dante , che è nel Canto xvm.
del Paradifo :
Coti per Carlo Magno , e per orlando
Duo nè fcguì lo mio attento Jguardo ,
Come occhio Jegrte fuo falcon volando .
Quelli palli ci fanno chiaramente comprendere ,
come in tempo di Dante , cioè nel 1300. il Roman-
zo di Turpino era notiflìmo per l’Italia j dove pure
il nome eroico di Orlando , o Rolando fu antica-
mente adottato da principali famiglie , e fra le
altre da quelle de’ Conti di Collalto , già Signori di
Trivigi , e de’ Pallavicini , e de’ RoJJì , già Signori
di Parma . Nelle, antiche lettere di Fra Guittone
Cavaliere Gaudente , che le Icrilfe in volgare affai
prima di Dante , e ora le ha date in luce il Signor
Dottore Giovanni Bonari , dotto e ftimatiÌTìmo
amico mio , la xxxi. è Icritta a un Orlando da
Chiufi . Il Romanzo di Turpino fu noto ancora a
Filippo , nipote di Giovanni , e figliuolo di Matteo
Villani , poiché da quello egli traile quanto Icri-
ve
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» Italiana 7 1
ve della cafa di Baviera nel libro xi. dell’ Moria
a capi lxxviii. Anzi fin nel lecolo xi. vi fu Ro-
lando Velcovo di Trivigi , {climatico , e {comuni-
cato dal santo Pontefice Gregorio VII. cui Gio-
vanni Bonifacio con doppio errore chiama Arealdo ,
e il fa contrario a Guiberto Antipapa, di cui fu
acerrimo partigiano . Nel tempo fteflo Vincenzio
Borghini ci ricorda pure un Rolando di Federigo :
e tal nome fu proprio ancora di Alelfandro III.
prima del pontificato . Così appreffo dimoftrere-
1110 , che più cafe cofpicue delle contrade Italiane
per grandigia ufarono i nomi celebri degli Eroi ,
celebrati nell’altro famofo Romanzo della Tavola
ritonda .
MAteria relativa a Turpino fi è l’altro vecchio
Romanzo Italiano de’ Reali di Francia , di
cui Lionardo Salviati nel libro il. del tomo 1. de-
gli Avvertimenti a capi xn. allega un codice ,
ferino nell’anno 1350. Il titolo del libro legue la
frale latina della baflfa latinità , in cui Regala li
dilfero \ figli dei Re , e i Regoli , e lomoflrano gli
efempj predo il Ducange nel Gloflario . Il Borghini
a quello libro dà il nome di vecchi Annali > forfè
perchè comincia dall’ Imperador Collantino . Celiò
Cittadini nelle Origini della Tofcana favella a ca-
pi v. lo chiama opera antichijfima , e della prima
lingua : e il Menagio fenza nominare il Cittadini,
nelle fue Origini lo trafcrive . Da quello libro de’
Reali di Francia , di cui fi vede una vecchia edi-
zione , fatta in Venezia da Crifiofioro de Ronfi: da
Mandello nell’anno 1499. *n foglio , gli Accademi-
ci della Crulca in una nota al Canto xxxi. del
Paradifo pajono inclinati a credere , che Dante—»
pren-
Lib. I. Cap. XXIIL
Ctnci/. to. r. pag.
3S1. tdit. 1. Labbei .
JI3.1 SanSorum
Maii to.vi.pag.ifg.
•JT*
Ifloria Trivigiana
Itb. Il .pttg. 137.
Di/torjì tomo il.
pag.g)t.
XXIIF.
Amichiti del Re*
manzo de’ Reali di
Francia , gii noto *
Dante •
Di/corfi to. 1. fdg. f.
Pag. «a. tdìg. il.
Origini v. coraggio.
Lis. J. CAi .iJClII.
Va$. atf.
V. Oriflamme .
Pag. 31.
«f. D. fiif» a pud
Ducbt/n nm te. v.
t*l- )9'
72 Della Elo q_u e n z a
prendere il nome d 'Orifìamma , ovvero , come egli
dice , Orìafiamma , che è il volgare del latino Au-
reafiamma , applicandolo alla beata Vergine . In-
torno a tal nome , che lignifica la bandiera di
zendado vermiglio , o fia il labaro e Jlendardo della
regai Badia di san Dionigi , folito già portarli in
guerra dagli avvocati e protettori di quella Badia ,
e polcia dai Re di Francia, divenuti proprietarj
de’ beni di elfi avvocati , il Ducange ha fatta una
egregia Dififertazione , che è la xvìii. fopra Tuto-
ria del Re san Luigi , comporta in antica lingua
Francete da Giovanni di Gioinvilla : e il Padre Don
Bernardo di Monfalcone promette eziandio di trat-
tarne nella Clafife 1 v. de’ Tuoi Monumenti della Mo-
narchia Francefe . Frattanto può vederfi anche il
Menagio nel Dizionario etimologico . Il Pignoria
nello Spicilegio al Muffato parlando dell’ Orijìam-
ma , fi rimette a un trattatello di Ottavio Roffi Bre-
fciano fopra di elfa . I ver fi , ove Dante ne favella,
fon quelli :
Così quella pacifica orìafiamma
Nel mezzo fi avvivava , e da ogni parte
Per ugual modo allentava la fiamma.
Chiama la beata Vergine Orìafiamma , che vuol dir
facra bandiera , dietro alla quale militano i beati ,
perchè Taltra Orifìamma precedeva a tutti . La
chiama pacifica per opporla a quell’ altra , la qua-
le era bellica : vexillum beati Dionyfii , quod omnes
pr eccedere in bella debebat , dice Rigordo , il quale
elfendo cappellano di Filippo Augurto Re di Fran-
cia , Icrilfe in profa TIftoria delle fue imprele , che
poi Guglielmo Britone Aremorico milè in verfo i
L’afta
Italiana 7 $
L’afta era dorata , e la bandiera vermiglia , e in lu.lcap.xxui.
figura di fiamma , detta perciò dagli fcrittori de’
fecoli baffi fiammulum , e flammula : ed era fintile
a que’ lunghi gonfaloni , o ftendardi , che in Italia , imiittm’.
e altrove alzati fi portano avanti nelle proceffioni
(blenni . Udiamo , come in fuo linguaggio lo (pie-
ga l’accennato Guglielmo nel poema iftorico della
Filippide lib. xi. v. 32.
A]f regi fati: ejì tenue: crifpare per aura:
VEXiLLUM fìmplcx , cendato Jimplice textum ,
Splendori: ri/bei , letama quali ter uti
Ecclejìana folet certi: ex more diebu: :
Qued q u uni fiamma babeat vulgariter aurea nomen ,
Omnibn: in belli: babet omnia figna fruire :
Qiiod regi profilare folet Dionyfiu: abba:
Ad bellum quotie: Jumti: proficifcitur armi:.
Giovanni Villani nel libro xir. dell’ Iftoria a ca-
pi lxxxv. così favella di quella ntedefimo fatto
di Filippo Augufto , dcfcritto dal poeta Guglielmo :
fece trarre di :an "Dionigi l'infegna d oro e fiam-
ma , la quale per ufanza non Ji trae mai , Jenon a
grandi bi fogni e neccjfitadi del Re , e del reame : la
quale è addogata d'oro , e di vermiglio . Però il Vil-
lani s’inganna in fupporre , che 1 ' or fiamma ( a
riferva dell’afta ) folle addogata , cioè lìfiata d oro ,
quando era tutta vermiglia . Gerardo Giovanni
Vofiìo mette Guglielmo fra gli fcrittori di tempo tn- »°r-
incerto. Ma Criftoforo Sandio olfcrva, chedivul- Seta in ViJfHai
gò il fuo libro nell’anno 1224. e Tommafo Rei- tH‘ ,f,m
nefio prima del Sandio già lo avea pienamente ino-
ltrato nel libro ni. a capi x. delle Varie lezioni,
dove illuftrò più luoghi di quello Poeta innanzi
K che
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Lh-.LCaf. XXill.
Tiifijk i. del domi -
rtio della santa Sedi
tn Cornacchie cap.
*lr,/4X* »**•
Ad a SanHorum or •
dntis san Vi Bene -
d'BifucHio ir.
74 Delia £lo qjj e n z a
che fi folte per anche veduto il Contento di Gafpe-
ro Bartio . E di vero Guglielmo nel libro x. parla
dell’ invafione de’ patrimonj di san Pietro, fatta
dall’Imperadore Ottone IV. con la prefa di Vico ,
Vetralli, Viterbo, Montefiafcone, Acquapendente,
Radicofani , e san Quirico : le quali colè accaddero
nell’ anno 1 209. conforme fi è altrove narrato .
Guglielmo poi dedicando il poema a Lodovico
primogenito del Re Filippo Augulto , dice di dri-
ver colè , da sè vedute :
Cur ego qua novi , proprio qua limine vidi ,
Non aufim magni magnolia fcribere regii ?
Non avendo però i Re Franchi , fecondo il Ducan-
ge , portata in guerra Yorifiamma prima del lèco-
lo xi. di qui ne nalce , che il Romanzo d e? Reali di
Francia , in cui lè ne parla , fu Icritto dappoi : e
lèmbra , che di e(to libro intenda il Boccaccio nel-
la Novella vm. della Giornata vi. temendo , che
una certa donna era sì altera , che , fe fiata fojfe de'
reali di Francia , farebbe flato foverchio . Ma (è
tal libro con quel ai Tarpino è sì antico, e rican-
tato in Italia , quello lècondo il fu anche maggior-
mente di fuori , come tolto vedremo . Nel depo-
fito di Otgerio ( che è 1’ Uggeri di Tarpino, e de’
noltri romanzatoti) nel moniftero di sanFarone
nella diocefi Meldenfe, fi veggono intagliati Or-
lando , e Alda tua moglie prelfo il Mabillone , il
quale negli Atti de’ Santi Benedettini ne ha pub-
blicata la memoria .
Que-
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* Italiana
75
QUefto celebre autore, io dico il Mabillone ,
in altra opera Tua applaudendo al Marca per
■"avere fcoperti i natali del menzognero Tur-
pino , feri ve , che intcrcjl aliqu arido noffe edam fa -
bularum antiquitatem & originerà . Però in que-
llo dilcoprimento non è la gloria tutta del Marca;
imperciocché molti anni prima di lui Papirio Maia-
lone avea già {coperta l’età di Tarpino , deducen-
dola ne’ Tuoi Annali di Francia dal lecolo x. poco
apprelTo all’ Imperio di Carlo Calvo . E quantun-
que Arnaldo Ojenarto levi a Tarpino qualche (eco-
io di antichità ; nientedimeno il fa nato prima
del 1200. E come vogliamo ben conftderare il paf-
fo , in cui egli fi fonda , che è di Gaufredo , Prio-
re della Badia Vofienfe , nella prefazione al fuo
proprio codice 'di Tarpino , già di Giovanni Cor-
defio Canonico di Limoges ( della cui rinomata
libreria formò il Catalogo Gabriello Naudeo) noi
Vedremo ben torto , che l’Ojenarto nulla toglie
all’ antichità del favololo Tarpino , ma che anzi
per lo contrario ve la ftabilifce . Quivi Gaufredo
prima dell’ anno 1200. lcrivcndo la fila prefazione
racconta , qualmente eflendogli arrivato di Spagna
allora frefeamente , nuper , un codice dell’ Iftoria
di Tarpino , egli l’aveva ingenti Jìudio fatto tra-
fóri vere , emendandolo , e ripulendolo egli fteflo ,
per trattarli di un libro , dinanzi in quelle parti
ignorato: maxime quod apud nos ijìa latuerant ha-
ffenuSj a rilèrva di quanto ne fpargeano i ciurma-
dori'nelle loro canzoni . Soggiunge Gaufredo , che
la fcrittura del codice originale, di cui parla, era
per la fua vecchiezza sì guafta , e quafi cartata , che
v’impiegò grandiflìma fatica infupplirla e correg-
K 2
ger-
Lin. L Cip.XXIV.
XXIV.
Il Remanto di Tur.
Rim Tieni di Spi-
AnahSa tomo iv.
tal- óo.
Annuiti Framt-
mm IH. i|.
«di*, il.
Ojbtntrti Kitina
tutta/qut Vajconi*
lib.nl. caf.
397. «dii. 1.
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ji,IB. I. CAP. XXIV.
biilitibtta le. il.
t“f ì}«-
nutrii* f,,t,
76 Delia Eloquenza
gerla , non però in torvi le cofe fuperfiue , ma in
aggiungervi quelle , che vi mancavano . Tutto ciò
ei dice di far Capere ai Canonici della chiela di san
Marziale di Limoges ( a’ quali indirizza la mede-
fima prefazione) affinchè niun creda, che in farlo
egli abbia voluto detrarre alle glorie di Turpino ,
autore del libro . Ma farà bene portar le parole
ftelTe diGaufredo, già noto ancora per la Cronaca
da lui fcritta nell’anno 1 1S4. e divulgata dal Padre
Filippo Labbe : quia vero Jìriptura ipfa fcrip forum
vitto depravata , ac pene dcleta fuerat , non Jine ma-
gno Jìudìo , decorando corrcxi , non fttperjiua fub-
trabem ,fed qti£ necejfaria deerant ( nel tetto dell’
Ojenarto fi legge aderant per isbaglio ) adden: , ne
qui: meputet reprehendere inclytae laudi: Turpinum ,
qui fe infraferipta fcripfijje fatetur . Or chi da tali
parole non vede , che il codice , capitato novella-
mente di Spagna a Gaufredo prima dell’anno 1200.
non era già nuovo , ma antico , dachè la fcrittura
di cfTo appariva sì depravata , e deleta , che vi volle
cotanto fludio per trarne una copia corretta , e
ben fatta : non Jine magno Jìudìo , decorando corrcxi ?
L’età del codice dovette giungere almeno al 1 100.
Ed è notabile, che a Gaufredo ei venne di Spa-
gna , ex Hefperia : e che prima dallora in quelle
parti Aquitaniche non fi fapea delle maraviglie ,
narrate da Turpino, fènon quel tanto , che nedi-
ccano i giocolari , e i commedianti : la qual cofa
però ci fa parimente comprendere , che dinanzi ve
ne era trapelata qualche notizia . Qui non è male
avvertire , che un codice latino antichifiimo di
Turpino col nome di Tilpino fi cita dal Padre Giam-
batifta Belli nelle Dilatazioni ftampatein Tolofa.
In-
/
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77
Italiana
> ' * ' * * *
, / * • *
INtorno pure all’ antichità di quello Romanzo di
Tarpino è colà notabile, che Papirio Malfone, il
quale fu il primo a fubodorarla , lo diede per com-
porto ab homine ociofo in juventutis grati am apprcf-
fo all’Imperio di Carlo Calvo, che vuol dire,
giufta il parere di Cario Cointe , dopo Frodoardo
là verfo la fine delfecolo x. li Maflfone allega un
codice di Tarpino della libreria regia , antiqua ac
pene obfoleta Gallorum lìngua , vetuflijfimifquc cha -
ratteribus . L’antichità del Romanzo viene ancor fa-
vorita da Guglielmo Malmesburicfe , il quale nel li-
bro ni. de Gejlis Rcgutn Anglorum , narrando il com-
battimento di Guglielmo ilBaftardo Duca di Nor-
mandia con Aroldo Re d’Inghilterra , Icrive le le-
guenti parole , copiate poi letteralmente da Albe-
rigo monaco delle Tre Fontane nella Cronaca fotto
l’anno io 66. e ancora da Matteo Paris : tunc can-
tilena Rolandi inchoata , ut Martium viri exem-
plum pagnaturos accenderet : inclamatoque Dei aaxi -
Ho , pralium utrinque confertam . Tali particolarità
ci fanno conofcere , che gli Spagnuoli non furono
porteriori di tempo ai Provenzali , nè a gli altri
Francefi nella fabbrica de’ Romanzi , come credette
l’Uezio: e che quegli da querta nazione , come a
a loro vicina , l’arte di romanzare non appararo-
no ; bensì piuttorto i Provenzali dagli Spagnuoli ,
all’ imperio de’ quali foggiacquero lungo tempo .
Ma non vi fu giammai più gradito argomento di
quel di Tarpino , ftante la rtrepitofi fama di Carlo
Magno . Da quello nacquero altri famofi libri Fran-
cefi , non per anche ftampati , come fono i due Ro-
manzi , di RoncìJ'valle , e di Rinaldo , mentovati dal
Ducange , il fecondo de’ quali forfè è quello rteflfo ,
tiR. I. Cap.XXV.
xxv.
Il R ornane» di Tur -
fin • quando com-
porto , e Tua gian
fama •
A. D. Soo.
$. LXXXIX.
Armala Francorttm
Jib. il. fag. 91. 9».
tdit. il.
Pag. f oi. tdit. Htn-
rici Sa vi Hi .
Hi/lori* Art> Ha
pag. 3. //». 46. tdit»
Londini 1640.
Origini duRor***t
tal' 7f*
r.ir. i. Ci», xxv
Th/ato-ui le. il.
t*t- »•* •ni.».
Ufi fi ota fai. 13I.
tdii. Oxeniinjìi an-
ni ite».
73 Dblu Eloquenza
'» che fotto nome di Storia di Rinaldo di Montalbano
vien citato dal Salviati nel tomo 1. del libro 1. de-
gli Avvertimenti a capi xv. Il nome di Orlando , o
Rolando per gran mercè de’ maravigliofi racconti
d \ Tarpino andò rifuonando per ogni parte, non-
ché nell’Italia; onde Guglielmo Britone nel li-
bro ni. dell’addotto poema della Filippide , dietro
all’ autorità di Tarpino fcrilfe in tal guifa al v. 394.
Haud focus Wfpanas Karolus properabat in ora s ,
Quando Marfxlii corruptus rnunere regi s
Infelix Gancio , Francorum tradì die ala s ,
Dum cupit indignar vindiFlam reddere /Ir agi ,
Qua dux rolandus pofl inclyta bella , ducefque
Bis ferii , quorum forebat Francia laude ,
Saracenorum manibus recìdere cruentis ,
Sanguine Roncevalum generofo nobilitante .
Di Orlando , e di Uggeri parla Guglielmo anche
nel libro vm. Negli Archivj regj di Suezia fi
ferbano più codici antichi in lingua Scandica de’
fatti degli Eroi di Tarpino , e della giornata di
Roncifvalle , come può vederli preffo l’Ickefio .
Ma colà degna di ammirazione fi è, che per ca-
gion di Tarpino la fama d’ Orlando penetralfe in
Oriente fra i Turchi, mentre Pietro Bellonio nel
libro ni. delle Ofifervazioni a capi xlii, narra,
che in Prufa , città capitale della Bitinia, fi moftra-
va al fuo tempo la fpada , creduta d 'Orlando , ap-
pelà alla porta della fortezza : e Augerio Busbe-
quio nella terza delle fue Lettere delle cofe Tur-
chelche riferilce , che nel paelè di Coleo , detto
in oggi Mengrelia , fi ode frequvns Rotondi nornen .
Sofpetta il Busbequio , che ve ne portallero la fa+
ma
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Italiana 79
ma i Francefi in tempo di Goffredo Buglione: undc
to tr amia t uni , non conjicìo , nifi tram mare migravi t
una cum Gotbofrido Bullionio : de quo Rolando multo
narrant prodigìofa , magi s etiam ridicala , quam no-
firl , talium fabularum architetti. Io però andava
penfando , che gli Arabi e i Maomettani di Spagna
poteffero avernelo comunicato a’ loro attenenti
dell’ Afta; non parendomi difprezzabile il fenti-
mento di Claudio Salmafio , amico già dell’ Uezio ,
che la Spagna avendo apprelà tal arte di favoleg-
giare in rima e in profa Romanza dagli Arabi ,
l’avelfe poi comunicata al rimanente d’Europa,
ficcome forfè ancora fece de’ numeri volgari , chia-
mati Arabici . E gli Arabi primitivi potrebbono
averne prefo il gufto dai vicini Perfiani , ai quali
il medeumo Salmalìo nella prefazione ad Achille
Tazio ne attribuì la prima invenzione, con l’aflenfo
poi di Gisberto Cupero in una lettera , inferita da
Criftiano Giunckero nel Comentario della Vita di
Giobbe Ludolfo . Il Salmalìo però , in quanto ai
Romanzi , venuti a noi dagli Arabi di Spagna , fi
fece bello di una opinione non fua, ma del Pigna ,
il quale a chiare note nel libro i. de' Romanzi ne
fu l’autore. E l’Uezio, che in altro propofito cita
il Pigna , potea prefTo lui {coprire tal verità . Già
la Spagna fu piena d 'Arabi : di che il Canonico
Aldrete fcrive a lungo nelle fue Antichità : e Nic-
colò Antonio degli fcrittori Arabici di Spagna for-
mò la fua Biblioteca Arabico- Ifpana . Fra tanti al-
tri libri fuppofitizj , de’ quali quello elàttiflimo au-
tore ha trattato nella Biblioteca ifpana antica , dee
andare ficuramente anche Tarpino : di cui ebbe
pure contezza Laonico Calcondila Ateniele , che
fcrivea nel 1490. poiché nel libro il. delle cofe
Tur-
Liji. I. Cap.XXV.
Orìpnt dii Reumi
tH • 7>*
Pat. t,f.
P»{. S 1.
P<£. 4f. 4 t. tilt.
rrji* .
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’ir^‘
So Della Eloquenza
Lm. i. or. xxv. Turchefche racconta, che Carlo Magno , Orlando ,
Rinaldo, Ulivieri , e altri Paladini furono illultri
nelle guerre contra i Saracini di Spagna : colè per
l’appunto narrate nelle dicerie di Tarpino . Quelle
però a niuno fcrittore per avventura imbrogliaro-
no il capo , quanto a Marcantonio Coccio Salicili-
co , uomo in vero di gran lettura; onde ragione-
volmente di lui fu Icritto nel fuo epitafio :
. Quem non rei bominum , non omni s ceperat attas
Scribentem , capit h<rc Coccion urna brevità
Ma egli per vizio non fuo , bensì del tempo , in
cui ville , che fu quel medelimo del Calcondila,
talvolta lì palesò non ben fornito di tutto il fano
rf cr*teno- Il Sabellico dunque nel libro vm. dell’
•dit.Bnfiittnji, Ht>- Enneade vm. abbattutofi in Tarpino, fi milè a
m'1"' narrare fu Ila fua parola le imprelè di Carlo Magno ,
di Orlando , e de’ Paladini, {caricandotene fopra Tur-
pino : ut Tur pinta fignificare videi ur ; ut Turpinus
prodidit . Molìra di avere avuto per le mani più di
uno elèmplare dell’opera di Tarpino, dicendo in un
luogo : alias Turpini codex Rainaldum habet prò Ar-
naldo , dr prò Bellanico Albenfem . Ma poi non_»
fìdandofi appieno del parlar di Tarpino , palTa a du-
bitare di quanto dice , così Icrivendo : fi Turpinus
vera: ejl audlor . Indi trattando di Ferraù , fiefpri-
nie in tal guifa: laborant haud dubie fide qua; Tur-
pinus de hominis magnitudine & inviolabili corporc
prodidit . Ove poi delcrive la rotta famofa di Ron-
cilvalle per tradimento di Gatto , o Ganelone , da
lui ( forlè per errore di ftampa ) detto Gavalone ,
così conclude : dr Turpinus in hunc maxime mo-
dum memoratijfimam illam Caroli expeditionem di-
ge-
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Italiana Si
gerii : cut , pretterquam in pandi , quìbui , quia im- n».. i. c*isicxy.
modicui inibì vide tur , Jludìo , credo , fax genti s no-
bilitando , aut certa; augendx rei cauja , nento fanut
temere accejferit . In ceterii non video quid fit , cttr
jidet tanto viro pojjìt abrogar i , aut quia facerdot fuit ,
aut quod ea fcripfit , quibui interfuit . Sicché il Sa-
bellico nel grò (lo delle cofe predò fede a Tarpino
e come a prelato , e come a teftimonio di veduta .
Ma apprelfo egli fi fpiega di nuovo : contro , Tur-
pini Jidet (fi Turpini ejì oput ìllud , quod equi nomine
tircumfertur ) receptx ea de re opinioni vebementer
adjìipulatur ; Laonde fi vede , che quantunque il
carattere , e la qualità di Turpino aveffero gran
forza fopra Tanimo del Sabellico , non ne ebbero
Ìierò tanta , che egli non titubafle in fidarfi della
ita autorità . Gafpero Bartio nel comento a Gu- ** «i. t*t- »7*.
glieimo Britone fu di parere , che altri dorici gravi
andadero parchi in ragionare d 'Orlando , per non
opporfi alle già ricevute narrazioni , benché favo-
iole , di T urpino : contro quai , ut vulgo obtinentei ,
fcribere nemo aufut ejl , aut voluit . Affirmare erubue-
runt aperte fi£?a , omnet . Egli è bene ancora avver-
tire , che il libro di Turpino fu fcritto in tempo, che
fi ufavano le macchine militari , chiamate mangani ,
petraje , e troie , cioè fcrofe , delle quali tratta il
Lipfio, citandovi anche il capo ix. di Tarpino : ed r./..™;™ m m.
erano già in ulb ne’fecoli ix. e x. per quello, che
può vederfi predo il Ducange . Quedo è quanto e«j,«r rama-
mi è accaduto odervare intorno alì' opera di Tur-
pino , tenuta dal Naudeo per la prima e indubi- 4,,/»*,, i.tH.
tata forgente di tutti gli antichi Romanzi . Come 11
fcrittore di grande autorità , fi trova egli citato in
arredi del Parlamento di Parigi predo Guglielmo
Ribier : e ai primi nodri epici Italiani lommini-
L drò
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£:b. I.Cap. XXVI.
xxvi.
Il Romanzo del/i'f-
Jcbino , e fua ami-
chici .
Cttaìoim fai. io.
Pij. ifio.
82 Della Eloquenza
flrò le imprefè e gli eroi principali da celebrare
ne’ loro famofi poemi ,
\ S • , .
. * I »
DAi Romanzi di Tarpino e de’ Reali di Tran-
cia ha dipendenza l’altro , che fra ’l volgo
non è men conofciuto , e fi chiama il Guerrino di
D arazzo ^ detto \\ Mef chino , divifo in libri vii. di
cui fi trovano artiche edizioni , fatte in Padova da
Bartolommeo di Val di Zocchia nell’anno 147$* in
foglio , c indi in Venezia da Gerardo di Fiandra
negli anni 1477. e 1481. medefimamente in foglio ,
oltre a quella pur di Venezia dfell’anno 1480. in fo-
glio fenza nome di flampatore. Un bel codice in
cartapecora, fimilmente in foglio, fé ne conferva
nella famofa e cofpicua libreria dell’Eminentiffimo
Signor Cardinale Imperiali : e puòeffere flato egli
trafcritto nel fecolo xv. Michele Poccianti , che
ne rammenta un altro di cafa Gaddi , chiama l’au-
tore Andrea , di patria fiorentino . Il codice Im-
periali ha un prologo di chi traffe fuori dell’ obli-
vione quella leggenda , come egli la chiama , da lui
rinvenuta fra antiche novelle e i/lorie ; onde , al
fuo dire , per ?ion e [fiere ingrato del beneficio , ricevuto
da Dio , la comunicò al pubblico . Anche nel fine
di elfo prologo , o fia capo 1. fi attribuire il libro a
un tale , che fi chiama il diletto Macjlro Andrea .
Per quello , che riguarda l’antichità di tal libro ,
Malatefla Porta nel Rojfi , Dialogo fopra le obbie-
zioni dell' Infarinato alla Gerufalemme delTaffo,
crede, che Dante da quella favolofa ifloria pren-
dere l’invenzione delle bolge , e de’ cerchi , da
lui mefsi nell’ Inferno , come l’autor del Mefchino
gli avea mefsi nel pozzo di san Patrizio . La det-
tatura del codice non è moderna, bensì antica To-
fca-
Italiana 8$
fc: ina , leggendovi^ fanza per fenza , ntejfer san Ja- r.uu. c*P.xxvn.'
capo di Galizia : A gelante il maggiore deir ojle degli
Africani : ebbono : e ' Turchi, e'I quale , con altre sì
fatte maniere di dire. Il libro però fembra com-
porto dappoiché la j chiatta de' Re Francejì Angioi-
ni appretto ai Normanni e agli Svevi entrò in
fignoria della Sicilia e delle terre di qua dal Faro',
dachè per entro fi parla non folo di Carlo Magno ,
ma del reame di Puglia , e de.' principati di Taranto
e di Dura zzo , donde fi fa difendere il Mefcbiuo :
e fòpra ciò fi avvolge l’iftoria . Tullia d’ Aragona ,
che rivoltò quell’ opera in verfi nel fecolo xvi. fi
efprelfe di averla tratta dallo Spagnuolo. Ma fi ve-
de , che il tello originale è Tojcano , ed ha l’onore
di effer citato non folamente da Merlino Cocajo
nel libro xxv. della Macaronèa , ove dice , che
taluno rammentava
.Quid de Mef chino Guerrino legerat olim ;
ma poi anche da Biagio Vigenerio nelle note Fran- ln tr,nfu,
cefi agli Eroici di Filollrato . NelComentario delle in*."' ,u'
cofe de’ Turchi e di Giorgio Scanderbeg , Principe tf.,.
dell’ Epiro, che lègue quelli del Giovio e di An-
drea Gambini , ftampati in Venezia da Aldo nell’
anno 1541. fi tiene , chei Principi Albanefi difeen-
de fiero da Carlo Magno per -eia del Mef eh ino , afle-
rendovifi pure , che nella Città di Croja il medefimo
Carlo fi moftri f colpito in pietra viva in luogo de-
gniamo.
• *■ * * xxvir.
L’Avvifo del Salmafio , o per meglio dire del Arrichiti dei’
Pigna , ricordato di fopra , che gli Spagnuolì ”i7iaatl
avefiero apparata dagli Arabi lor nazionali d’arte
di comporre i Romanzi o fiorie favolofè in lingua
L 2 Ro-
mdnzc ittt'Zmtii-
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tio.i,CAi*.xxvni.
P*t- 16- tdiz. il. di
Scw4 del 1 6yo.
- BibUoebtca Hi /patta
vttus Jib. vai. cap.
vii. $- 291.
xxviit.
Cenfiire del F •*»*»-
f di Amatali di
Gatti* .
Dtckbttrut de feri-
ftis aitffùs J*&.
ix. pa^ JJJ. /di#,
n*.
84 Della Elo q_u enza
Romanza , non poco è avvalorata , oltre a Turpino
capo di sì fatti mitologi, dall’altro notilsimo Ro-
manzo Spagnuolo di Amadis di Ganla , fparfo e di-
vulgato con doppia fama e buona, e rea per tutta
l’Europa, talché n’è penetrata la notizia fin nell’
Islanda , ampia e remota Ifola del mar Settentrio-
nale , e tenuta per l’ultima Tuie dell’ antichità 5.
perocché qui in Roma da più anni fi trova un me-
dico , nato in quell’ ifola , che ha il prenome di Vlo-
reftano , uno di que’ chimerici eroi del Romanzo di,
Amadis di Gaula . Dal famolò Afcivelcovo diTar-,
ragona Antonio Agoflino , il quale nel Dialogo il.
delle medaglie fi dichiara di dar fede alle cofe— *
{parie della Fenice , quanto a quelle di Amadis di
Gaula , fi apprende , che i Portoghefi vogliono , che
quello libro folfe compollo da Vafco Lobera , o Lo~s
beira , come il chiama Niccolò Antonio , facendolo
vivuto in tempo del Re Dionigi verfo la fine del
fecolo xiii. e attellando, che l’originale in antica
lingua Romanza di que’ paefi refli tuttavia in eflfe-
re . Perchè il libro è pieno d’incantefimi , e di llu-
pende tralmutazioni, io ho gran fofpetto , che—»
Dante , il qual vide tutto quello, che a’ Tuoi dì,
potea vederi!, pofifa aver veduto ancor quello, e,
che dalla lettura di elfo gli fi rifveglialfe la fantafia
di fingere quelle fue trasformazioni d’uomini in
bronchi e in iflerpi , le quali fi trovano nel Can-
to xiii. dell’ Inferno. ...
ORa accollandoci più apprelfo all’autore dell’
Amadis , o Amadigi , come è detto dai no-
flri , certo è , che i favj ne fanno generalmente fini-
ftro giudicio . Giovanni Deckerro , avvocato della,
c&mera Imperiale di Spira con l’autorità d’altri il
■ « chia*-
Italiana 85
chiama aulicum quondam HiJpanum , magica rei cal- Li».i.c*r.xxvm
lentijjimum , Jub hoc involucro arce: diaboli propa-
gare Jatagentem j Mahometanum illum , vcl Sarace-
firtm , doemotiiacum , & damonomaniam profejfum .
Con fomigliantc cenfura , sì poco vantaggiofa a
quel libro , appieno s’incontra quella , che ne die-
de il chiaro Veficovo di Belluno Luigi Lodino .
Quelli contro dt\\' Amadigi fcrilTe un opulcolo , in- rn-M- «*• *»■»*•
titolato Amuletum advcrjus Amadifiana legioni: ma-
leficio , dove afierilce , che l’autore ha dello Spa-
gnuolo , ritoccato da’ Francefi , e che al Tuo com-
parire tolle la mano ai Romanzi di Lancilotto , di
Trillano , e di altri , i quali fon quelli della Tavola
ritonda , che dappoi ci darà materia di ragionare -
In fatti Girolamo Bargagli nel Dialogo de’ Giuochi r*m 1.
«Ielle vegghie Sanefi , ufcito lotto nome del Mate- •< — Parl'
riale Intronato , racconta , che le donne Sanefi de’ «fi. * * u
Tuoi giorni per allegria oltremodo fi dilettavano
di leggere V Ama digi di Gaula , e di Grecia . Il
Lodino venendo alle corte lo tiene per opera di
uno incantatore di Mauritania , che fiotto fallo no-
me di Crijìiuno , eflendo realmente Maomettano e
pieno di vanità magiche , abbia gabbati molti con
la rea lufinga dell’ impenetrabilità : e in ciò il Lol-
lino s’incontra con quanto prima ne fcrilTe il Si-
gnor della Nue nel fello de’ fiuoi Dilcorfi politici ,
dove qualifica i libri dell’ Amadigi per illrumenti,
atti a corrompere i collumi : e ne dà per autore un
mago cortigiano , trillo , ed accorto , la mira del
quale fia fiata di porre in credito l’arte fiuaco’ma-
ravigliofi avvenimenti, che narra . Aggiunge, che
l’opera nacque inlfipagna, fu rabbellita in Francia,
lòtto il Re Arrigo II. nel qual tempo chi l’avefise *
bialìmata , fi farebbe tirato addofso l’odio univer-
J fiale.
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Lih.ICap.XXVW.
I '*t- 4M-
Tat- li), i*’/. Vé-
tican* mi i f94*
Et Hi. in.
JtS. ili. caf.
CC CICVIII. pd£.
398. to. il. tdit-
V tutto tonti itfoa.
8 6 Deila Eloquenza
Tale. Gli autori degli Atti di Lipfia lotto l’anno
1684. diinno per calunniofa impoltura il detto del
Padre Angelo Paciuchelli dell’ ordine de’ Predica-
tori nelle Tue Lezioni morali fopra Giona , che Lu-
tero facefse rivoltare in idioma Francefe YAmadigi
di Gaula per introdurre infenfibilmente negli ani-
mi incauti naufea e avverfione alla fiera Scrittura
e ai libri fpi rituali nel far correre per le oziofe e
mondane Corti de’Principi quel profano Romanzo.
Il Paciuchelli non efprime donde egli traefse il
fondamento di sì fatta afserzione, la quale negli
autori degli Atti di Lipfia eccitò, come hanno la
bontà di fpiegarfi , non ìndignationem ,fed rifum ; ma
puòdarfi il calo , che la traefse dal famofo Gefuita
Antonio Pofsevino, mentre quelli nel libro 1. della
Biblioteca leelta acapixxv. diftende pureun<jr«-
tidoto col nome di cautio fopra la lettura dei libri
del X'Amadigi: e gli dà quello titolo : de Amadijto
dr aliti ejufmodi libri s , quot variii linguìt hoc no-
viffìmo faculo edito s nobile s potijjìmum verfarunt
magno pietatii damno , ad magiam vero tir ad Jcrtile-
gia , denique <¥ ad harefim ojlìo per eoi patefa&o .
Avverte il dotto e zelante Pofsevino, che il de-
monio ha Tempre cercato per varie lìrade di ten-
dere i lacci alle anime : e che dopo i tempi antichi
ciò egli tentò perlofpazio di 500. anni prefso la
nobiltà d’Europa e nelle Corti de’ Principi col
mezzo de’ Romanzi d’ amor e , e di cavalleria , come
fono la Tavola ritonda , il Giron eortefe , YAmadigi ,
il Decamerone , e l 'Orlando : ai quali , come egli di-
ce liberamente , ut fuavius venena injlueret , dedit
de veneno fuo di ab olut , eloquentia & ìnventionefa-
bularum ditoni ingenia , qua tam mifera Jupelletfilii
voluere effe officina . Indi fi ferma a verificar tutto
que-
Italiana 87
quello nel folo Amadigi : in uno Amadifio i/la in-
t tu am ur . Venerai bic liber aliena lingua in Gallias .
luthero autem Satana s jam utebatur , tanquam
mancipio in Germania , qui: pene omnis aut cecide -
rat , aut nutabat ad cajum : cumque ( Satanafso )
in folidijpma fidei regnum velie t invadere , Amadi-
jium curavit in Gallicam linguam elegantijjtmc ver ti .
Hac prima fuit illecebra , & tanquam Jìbilus , quo
inejcavit ( Satanafso ) nobilium aulìcorum ingenia .
Sparferat enim in et libro quifquis fuit audlor, amore s
foedos , inaudito s congrejfu s equejlret , magicas art et .
Sic bis mente s , illis corpora pertraxit in najfam : in
qua innumera propemodum anima perierunt ater-
num . Nam fic ablegata funt /India facrarum rerum ,
divinaque bijloria oblivioni funt tradita . Sicché
non fu Lutero a dirittura , fecondo la niente del
Pofsevino , ma in tempo di Lutero fu Satanajfo que-
gli , che fece rivoltare in lingua Francefe l’ Amadigi
per infinuarfi negli animi della nobiltà con la lettu-
ra di efso .
CHi però ancora dicefse, che Lutero ftefso a
dirittura avefse cercato di fare ilfervizio di
Satanajfo contro alla religione cattolica per mezzo
dell 'Amadigi , forfè non direbbe cofa sì llrana , che
dovefse in altrui muover le rija , conforme gli au-
tori degli Atti di Lipfia così facilmente fe ne mo-
ftrarono perfuafi j imperciocché il Cardinale Giro-
lamo Aleandra il vecchio in quella fua ftrepitofa
orazione , la quale, elsendo Nuncio Apoltolico in
Lamagna , difse contra Lutero per lo fpazio di tre
ore nella dieta di Vormazia il dì primo di Quarefima
dell’anno 1520. in prefènza dell’ Imperador Car-
lo V. e de’ Principi dell’Imperio, aringo eziandio
Lis. I. CaP.XXIJÌ*
XXIX.
11 Romanzo dell*
Amadigi fparfo in
Vittemberga al
tempo di Lucerò .
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ti». I. Cap.XXX.
Cmmnuriui bi-
/Iniciu di luibtra-
nifim n. i. hi. i.
fi- •». tdit. il.
Ta. f.
tdit. il.
XXX.
Il Konunio dell'
Annidili riptefo d»
molti .
88 De lì a Eloquenza
fortemente lòpra il punto , che in Vittemberga ,
primaria refidenza di quella buon anima di Lutero ,
fi facefse andare in giro il Romanzo dell’ Amadigì di
Gaula per eccitare con la lettura di efso i Criftiani
ad avere in ludibrio le cofe facre , e gli ordini re-
ligiofi . Di quella opportuna notizia fiamo debitori
al Manetone e al Berofo della ftoria Luterana , io
dico a Vito Lodovico Seckendorfio , il quale nell*
archivio Vinariefe la ripefeò dal Jommario dell' ori-
zione del medefimo Nuncio Aleandro, già raccolto
fui fatto in lingua Tedefca per alcuno de’ circo-
lanti dalla viva voce dell’oratore : cofa accennata
dal Cardinale Sforza Pallavicino nel libro i. a capi
xxv. della Storia del Concilio di Trento .
DAllo fpefso mentovare , che fa il Polsevino
gl’ ingegni lubrici delle Corti , fi vede , che
egli non fu del numero di coloro, i quali lènza
guardare gran fatto a sè ftelsi , cercano ad ogni
prezzo d’introdurvifi , e di vivere in buona grazia
ai else : alla qual cofa non fi moftrò inclinato nè an-
che il degno confratello del Pofsevino , Giulio Ne-
groni, per quanto fi fece intendere nella Dilserta-
zione de Lìbrorum amatoriorum legione vitanda , e
nell’altra non men rara , de Aula dr aulicìfmi fuga ,
da lui non a calo comporta : e vedremo fra poco ,
eflerc ftato ancora di sì lodevole lenimento Giulio
Lipfio . In tempo dell' Aleandro, e di Lutero, Gian-
lodovico Vives tra i libri pejliferi , da non efser
letti dalla donna Criftiana , annoverò l’ Amadigì
con gli altri di quella fchiera : e in fine del libro il.
deCauftis corruptarum artium , moftrofsi parimente
non poco {degnato contra i libri di Amadis di Gau-
la , della Tavola ritonda , e di altri sì fatti : qui libri
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Italiana 8 9
( dice egli ) ab bominibu: funi ociojìs confìtti > pie rum- Ln.i. c*r.xxx.
que eo mcndaciorum genere , quod nec ad fciendum
quicquam confcrat , nec ad bene vel fentiendum vel
viveudum : tantum ad itianem quondam titillatio-
nem voluptati: . Quo: legunt tamen bomines corruptit
ingenti: , ab odo , <2r indulgentia quadam fui . Il
famolo Muzio mcdefimamente fconiìglia il Cavalie-
re dalla lettura deìV Amadigì e della Tavola riton- r»u tH. w.
da : c Ortenfio Landi nella Sferza degli autori an-
tichi e moderni , che va fotto nome di AI. Anonimo
di Utopia > dice pur male de\\' Amadigi . Il chiaro ,
e famofo maeltro in divinità Melchiorre Cano nel
libro xi. de’ Luoghi teologici a capi vi. lo chiama
libro di favole inerudite , che nulla conferirono
ad bene beat eque vivendum , fed ne ad rette quidem
de rebus humani s fentiendum . Quid enim ( dice egli)
conferant mene cr vana tinga , ab bominibu: ociofis
fìtta , a corrupti : ingenti: ver fatai Così pure Pie- a» //**< »*
tro Ribera ci dà i medefimi libri per datìnofi all’in-
tegrità de’ collumi. L’ottimo e perfpicacilfimo Li-
pilo non difeorda punto dal parere di tanti e sì
illuftri Icrittori fopra quello Romanzo . Recita egli odKMi.eé.
un palio di Cornelio Nipote intorno al collume de’
Romani , ed è il feguente , pollo in principio della
Vita di Epaminonda : feimus , mufuen morìbusno-
flri : a beffe a principi: per fona , f alt are edam in vi-
ti/: poni : palio aureo c molto ben degno de’ ge-
nerofi Romani : e dovrebbe eflferlo di tutta la
nollra Italica nobiltà : al qual paltò il Lipfio ag-
giunge , in propofito dell’ Amadigì , quelle altre
parole : atque bac fi arceo ( la mulìca e il ballo )
quid de fabelli : , ad corruptelam fatti: ? In quo nu-
mero Amadìjiu : ( nella llampa fi legge Amadau : )
ingeniofi vogatori: prole: , pefìilcn: liber , fi unquam
M fui ti.
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po Della £lo CtH enza
Lm.i cap. xxxi. fuit : dr natu: blande inficere , aut interjicere juven-
tutem . Fughe , principe s dr aulici , qui vera dr
ce hi. ni. mi/hu. ferì* amati: . Altrove nota , che i buoni libri non
•fift.va. deono leggeri! , come i Romanzi : apage tale: ijlos :
& ad AmadìJ'vtm ( qui pure lì legge Amadceum fuum )
c,m. n. mijcriL aut -fi a^t,Ui aJfurg?rc velint , Heliodorum , eant .Indi
tftfi. ixivi. fi lagna di nuovo , perchè i cortigiani oziofi Ama-
dim Juum ( per Amadifium ) & tale: fcriptore: le-
gunt , loquuntur , dr cogitant j idejl nuga: , dr ine-
p:ia: , corruptela: , irpejlc: . Nelle Lettere fcritte
imi a ZaccheriaGoezio certuno chiama l’Amadigi ju-
ventuti: peflem , e ne dà per autore un tal Gorreo
Francefe , maforiè vorrà dir , traduttore . libello
orni» taS. fio. fi è , che Paolo Colomefio nelle Mefcolanze , igna-
ro di tutti quelli particolari , arrivò a fcrivere di
non lapere , perchè il Lipfio nell’ addotto ultimo
luogo ( unicamente da elfo Colomefio veduto) sì
forte biafimafle il Romanzo dell’ Amadigi . Si vede ,
che del medefimo (èntimento fu Gafpero Bartio ,
a: rr. ih xtxiii ^ <lua^e <Iueft0 Romanzo fu detto nobilijjìma fa-
rf.iìi. pii- 1 j1," buia , dandole ancor egli il nome di Amadaru: . Nè
di ciò è maraviglia ; poiché il Bartio quanto fu
letterato , altrettanto fu inteiò ai folli amori .prin-
cipale argomento dell 'Amadigi . Paolo Giovio nel
Ragionamento lopra i motti e i dilegni d’armi e
4‘ VJ: d’amore, che lmprefe comunemente fi chiamano,
unì isso. fembra far capitale degli Eroi de Romanzi , che
le portarono, e fra quelli di Amadi: di Gaula .
Ma lalciamo Ilare il Giovio con Paolo Colomefio ,
e col Bartio .
xxxr.
Il Romanxo dell*
i preghiere
dc'Grandi ridono in
poema da Bernardo
Tiflb •
SEnza ufeir fuori d’Italia in trattare della Italia-
na eloquenza , io trovo , che una delle Corti ,
dove in tempo di Lutero , c di Calvino piacevol-
men-
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Italiana pi
mente fi annidò ì'Amadigi , fu quella di Ferrante lu.i.c*p. xxxi.
Sanfeverino Principe di Salerno , perfonaggio ma-
gnifico , e amante delle lettere ; ma ancor della
mulìca e della lalcivia , e poi finalmente dell’ere-
fia . Veggalì il vecchio Scipione Ammirato nelle rmi. p*n,u
famiglie Napoletane , e la lettera , Icritta da Giam- ,H’ ,r‘
matteo Grillo Salernitano a fuo fratello Matteo /•.
dell’ ordine de’ Predicatori, mentre, dopo aver
feguita la nula rifoluzione del Principe, ritornò ip
in feno della Chieli cattolica nell’anno 1567. Dun- , ’ ’
que per comandamento del Principe di Salerno,
e ad Manza di perfonaggi primarj della Corte Ce-
farea di Fiandra , e anche di quella di Spagna , Ber-
nardo Tallo , di lui Segretario di fiato , prefi: a ri-
durre in poema il Romanzo dell’ Amadigi di Gaula , e
divifolo in cento canti, il fece poi nobilmente ftam-
pare in Venezia preflo Gabriello Giolito nell’anno L*nn> a Bnnani»
! 360. in forma quarta con una prefazione di Lodo- U,H‘ ,4*-
vico Dolce , e con privilegio di tutti i Principi . Ma •/«*}« o.
quello del Papa non fu cafo di averlo nè lòtto Pao- 3 3 3
10 IV. nè lotto Pio IV. per non efiere fiato efibito e
riveduto il poema: e il modo ftcflbfu praticato con
Bartolommeo Camerario da Benevento, uomo dot-
tiamo di quel tempo ,e poi con Lionardo Salviati ,
11 quale tra i privilegj di tutti i Principi d’Italia ,
i quali prepole alla quarta delle edizioni , che ei
fece delle Giornate del Boccaccio , non vi potè far
comparire quello del Papa . Quelle cole da me fi
notano , perchè credo , che tal cautela nalcelfe dal-
la mala voce degli eretici per un fomigliante di-
ploma , fpedito lotto il pontefice Leon X. in favore
del poema dell 'Ariofto , lènza che fotte riveduto in
Roma; quafichè un lèmplice privilegio di Segre-
teria , il quale feco altro non porta , che il divieto
M 2 della
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tir. I. Ui.XXXl.
KiUtr t§ il. ptg.
37* 3*o. j*i. tir.
PJ-
g 2 DeLLAElO Q_U ENZA
della riftampa del libro contra la volontà dell’au-
tore fra tanto tempo , avefle portata la pontificia
approvazione e canonizzazione del contenuto del
libro . Io non foftengo , che il folo Amadigi face (Te
prevaricare l’infelice Principe di Salerno , ma giu-
ftifico il PofTevino , ed il Lipfio , i quali afierifco-
no , che nel fecolo xvi. quel Romanzo era la deli-
zia delle gran Corti . Al rimanente l’indegno apo-
ftata Pierpaolo Vcrgerio nel fuo Giudicio , ftampato
lènza nome e luogo nell’anno i jjj. fopra le Let-
tere di xin. uomini illuftri , pubblicate la prima
volta da Dionigi Atanagi in Venezia nel 1544.
credendo di dar biadino a Bernardo TaJJo , uomo di
gran fondo e nelle lettere , e negli affari politici ,
gli fece un grande e onorifico elogio, tacciando-
lo empiamente di non aderire al fuo padrone , men-
tre da ogni banda rifuonava , che fua Eccellenza non
enea le orecchie fchife dalF udire la verità dell' Evan-
gelio , fecondo lui , ma fecondo noi , le menzogne
dell’erefia . DelTafso, e del Principe di Salerno
fi parla nelle Lettere e memorie del Ribier , e nel
Gonzaga 1. Dialogo del piacere onefto delTafso
figliuolo . In propofito dell’ arte magica , fparfa
nell’ Amadigi , Bernardo in principio del Canto ix.
di quel poema così ne fcrifse , cercando di apporvi
qualche onefto rimedio .
1.
Dirà certo qualcun , eh' io faccio a volo
Le navi andar , quafi per Fonde abete ,
Or fatto il caldo , or fatto il freddo polo
Per le Jlrade del del ferene e liete :
Ch' io f e curo folcar fo il cavriolo
Virato mar , come balena , 0 cete ,
E liquida la terra , e F acqua dura
Ofo fuor cF ogni legge di natura . Ma
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Italiana
9i
2. Lft.LCAp.XXXI.
Ma non fanno effi , eòe la magie' arte
Fu ne'fecolt andati in J lima e in pregio ,
E che al mago ubbidia Saturno , e Marte ,
E l' altre Jlelle , onde ha il ciel forza , e fregiò ,
Come ne fanno teflhnon le carte
Di pid d'uno fcrittor fido ed egregio ;
E con erbe , e con pietre , e con incanti
Far pietofo Fiutone eran baflanti .
I-
Forfè non fan , che la figlia d'Eeta
Fra Falere opere fue chiare e leggiadre
O per virtd di Jlelle , o di pianeta ,
Fè di Giafon tornar giovane il padre .
Or la religion nojlra ci vieta ,
Siccome cofe fcellerate e ladre ,
Che ufiamo Fopre de' magici incanti ,
State approvate , già tant'anni , e tanti ,
Il Varchi nell’ Ercolano lafciò Icritto , che l’ Ama- r ‘t-w-
digi di Gaula era flato da Bernardo Tuffo in ottava f n u
rima tradotto. Ma Bernardo ftcfso avea fcritte al H
Varchi queft’altre parole : non crediate , come molti
credono , che io abbia tradotto FAmadigi , perchè
togliendo foto quelle parti delF opera , che io conobbi
ejfere atte a ricevere ornamento e fplendore , ed ag-
giungendovi e nuovi cavalieri , e nuove invenzioni del
mio , di comune Fho voluto far proprio . E Torquato
nell’Apologià dice , che Tuo Padre in Corte del
Re Cattolico cfòrtato a ridurre in poema l’iftoria
favolofa <iel\' Awadigi , egli , come vergato nell’ar-
te , per far Poema dì una fola azione , formò la fa-
vola (opra la difperazione di Amadigi per Oriana,
•terminando con la battaglia tra Lifuarte e Cildar
da-
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$4 Della Eloquenza
ijìI.cap xjoui. dane con narrare negli epifodj i fuccelfi , prima e
dopo avvenuti . Soggiunge , che egli vi trovò mol-
te cofe oltre a quelle del primo autore , e che vol-
le , che le fatte da lui follerò uguali di bellezza e
di numero alle altre .
XXXII.
V Alluditi di Giul-
ia non h« che Cure
con l ‘hiibihnra •
Luterò lo. il, faf.
l'ì-
IL medefimo vecchio Talfo in una lettera a Gi-
rolamo Rulcelli tenne opinione , che il «im-
pofitore del Y Amadigi avelTe tratta in parte la fua
invenzione da qualche ftoria della gran Bretagna
con averla pofcia abbellita , e meda nello ftato in
cui trovafi . Ma tal fua perfuafione Bette appoggiata
all’aver egli creduto , che Gaula , patria di Amadigi ,
fi folle prefa in quel libro per altro,che per h Fran-
cia : e luppolè ancora malamente, che il primogenito
del Re d’Inghilterra fi chiamalfe Principe di Galla
in riguardo al reame di Francia , fopra cui l’Inghil-
terra pretende ragione : cola pure accennata nel
libro il. dell 'Amadigi di Gaula a capi xx. Ma la vo-
ce Gaula nell’antico idioma Francefe lignificando
unicamente la Francia , non poteva ella pigliarli in
altro fignificato dall’autore dell' Amadigi . PerWal-
lia poi , o Guallia , e anco Gaula non s’intefe la
Francia ; ma il paele e principato di Galla , in la-
tino Cambria , donde s’intitola il regai primogenito
d’Inghilterra . Il perchè Giovanni Villani , il quale
ai popoli di Francia non dà altro nome , che quello
di Francefcbi , dipoi congiunge IpelTo gl’ lngleji co’
Gualefi , come diverfi dai Francefcbi, e nel libro xii.
dell’ Illoria a capi lxvi. fcrive quelle parole :
Adoardo IV. figliuolo del Re d'Inghilterra , Prenze
di Gala . Matteo Villani figliuolo di Giovanni nel
libro vii. a capi xm. ulà la frale di Prenze di Gau-
la ( cioè di Galla ) e non di Gaula , nè di Francia .
Ve-
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Italiana 95
Vero è , che il Re d’Inghilterra s’intitola Re di liu.i.Cìe yyvTT
Trancia ; ma non già Re di XUallìa , nè di Galles ,
perchè quello principato non è fuori del regno fuo
d’Inghilterra . Per la qual cofa non era bilògno,
che Bernardo Tallo fi giuftificalTe , come fece in
più luoghi, di avere Icritto Trancia per Gaula , &ntn a.
quafichè il Lobeira , primo autore dell’, imadigi ,
non foffe giunto a fipere , che Gaula era la Tran-
cia $ imperciocché egli ottimamente il feppe : e la
voce Gaula dimoftra l’antichità di quel libro , coni-
pollo , quando fi fcrivea volgarmente Gaula per
Gallia o Trancia, come fu detta dappoi.
XXXII.
TOrquato Tallo nel libro il. de’ Dilcorfi del
poema eroico per affetto alla memoria del ’d* t«Su«.
padre preferì 1 ' Amadigi di Gaula a tutti i Romanzi '° *"
Trancefì, non eccettuandovi nè pur quelli di Ar-
naldo Daniello Provenzale , sì altamente lodato in *•«*•
que’ verfi di Dante nel Canto xxvi. del Purgatorio
Verfi d'amore e prosb di romanzi , •
Soverchiò tutti , e lafcia dir gli flotti ,
Che quel di Limosi credo n , che avanzi .
Quelli è Giraldo di Tornello da Limoges , per avvilo
del Varchi nell’Ercolano . Di lui fcrive alTai cole v‘,t-,sì-
il Signore Arciprete Crefcimbeni nelle note alle »
Vite del Nollradama a capi xliii. Il Petrarca tra
la folta fchiera de’ poeti , che vide incatenati nel
Trionfo d’ Amore, per fegno di onoranza a capi iv.
vi mife in primo luogo Arnaldo:
Tra tutti il primo Arnaldo Daniello ,
Gran maejlro d'amor , che alla fua terra
Ancor fa onor col fuo dir nuovo , e bello .
Il
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$6 D E L L A E L O QJU E N Z A
LiiJ.C/p.xxxm II Tallo nientedimeno fu di penfiero , che Dante
( e perciò anche il Petrarca ) fe avelfe letto alcuno
de’ due Amadigi , o di Gaula , o di Grecia , o il Pri-
maleotie ( il quale è uno de’ xxii. Romanzi , che lè-
guono P Amadigi ) per avventura avrebbe mutata
opinione, e vuol dire in pregiudicio d’Arnaldo ; im-
perciocché egli preferì quelli Romanzi Spagnuoli ai
prancefi , tutto all’oppolfo dello Speroni, come
vedremo . Ma Torquato ebbe tale opinione per af-
fetto piuttofto , che per proprio giudicio : e Dante ,
al creder mio. Ielle benilTimo l 'Amadigi, che in
temP° di lui con la fua comparii levò dileggio i
t*t- C n ’ più famofi Romanzi , al dire del Vefcovo Lolliuo .
xxxnr.
Aliti pnticoiiri in- *r> Egnando il Crillianillìmo Francelco I. Clau-
iM'Amciì^Tiao dio di Erberè Signore di Eflers trafportò i
libri vii. deli' Amadigi di Gaula in lingua France-
fe, perfuafo, cheefsi da principio originalmente fofi-
lèro flati ferini in quell’ idioma , dachè Amadigi fi
finge di Gaula, cioè di Francia-, e tanto più an-
cora , che effo Erberè vi avea letti codici antichi!^
fimi di quello Romanzo in idioma Francelè Picardi-
co . Tenne egli per fermo , che dopo i primi lette
libri , gli altri , che arrivano , come ho detto , al
.numero di tomi xxii. folfero fiati comporti da Icrit-
tori, diverfi dal primo, ficcome non da un lolo,
ma da diverfi furono tradotti in Francete . Jacopo
?*i. 33 • Frifio nel Supplimento all’Epitome della Biblioteca
di Corrado Gefnero chiama l’Amadigi nugat Gal-
lica! , e dice , che contiene turpìjjjmo: ér fxdijfmot
amore : , & ita quidem , ut re: ipja cetili : fubjician-
tur . ApprelTo conclude , che di tali fiorie favolofe
nulla Gallorum fam ilice careni , qttod non ali un de
lingule Gallica puritatem difeere fe pu tati t . Quello
però
Italiana P7
però in oggi non più fi verifica . Criftoforo Befol-
do nel libro de Educatone & bijloriit literarum , a
capi v. §. vi. parlando di quella favola Amadigia -
na , con errore l’attribuifce all 'Erberè , il quale
ne fu fidamente il novello interprete . Niccolò An-
tonio in fine della Biblioteca Ilpana nuova pure ne
tratta , quali mal fofferendo , che V Erberè la levalfie
alla Spagna per lame dono alla Francia, quando il
primario fiuo autore Spagnuolo per maggiormente
accreditarla , finfie apporta accaduti quegli avveni-
menti in paele eftero , e lontano dal luo : e per
meglio colorir la finzione, cercò di far credere ,
che un mercatante Unghero averte riportati di Gre-
cia i primi libri di quello Romanzo . Del tomo i. di
Antodi s di Gaula , divilo in libri iv. e degli altri
fcrive parimente Antonio Verdier nella Biblioteca
Francete: e Lucantonio Ridolfi talvolta gli cita
nel Dialogo dell’Aretefila , oltre al Pigna nel li-
bro i. de’ fuoi Romanzi . Ma il piacevole ingegno
di Michele Cervantes nel libro i. a capi vi. del fiuo
DonCbifciottc mifie in beffa gli ftudiofi dell 'Atnadh
di Gaula , non oftante , che Don Garzia Ordognez
di Montalvo per allettargli averte cercato di ridur-
lo in iftile più terfio , pubblicandolo in Salamanca
per via delle (lampe di Pier Lafio nell’anno 1 575.
in foglio . I nomi eroici di Palmerino , e di Spleti-
diano , che fanno principal figura in quello Roman-
zo , fi trovano con fiommo abufo adottati in calate
Italiane , dachè il libro ftelTo corfie da più lècoli in
lingua noftra volgare . Quindi c, che il vecchio Sca-
ligero contrai il Cardano nella Etercitazione.CLxvi.
non ebbe torto di biafimare un coftume sì in-
degno , uficito da quelli libriprofani : ed è maravi-
glia , che Michele Medina palude a mettere l 'Ama-
N digì
UM.CAr.XXXtu.
Te.il. fti. iiu
Bibliaioiam fai.
103. 1 1 17.
Sniffila futi. 9».
Cbti/Hane furetti,
fir Uh. I. caf. ni.
Wl «■
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tiiiXcAr.XXXlV.
ti/corjì pa£. 37.
T)ialo(bi ’pd£. 467.
Romanzi lib.t .
49.
XXXIV.
Origine del Roman»
r.o della Tavola ti •
tonda .
9 8 Della Eloqjjenza
dìgi al paro delle opere di Senofonte , di Euripide 9
Sofocle , Plauto e Terenzio , fenza trovarvi altro
da riprendere , che la fola finzione . Ci refla a di-
re , che quantunque VAmadigi col rimanente di
tanti altri Romanzi Spagnuoli folte agl’ Italiani in
tempo dello Speroni più noto , che non erano i
Francefchi , talché , allo fcrivere di Cintio Giraldi ,
P Ari olio in alcune colè imitò V Am a digi , e quegli
altri ancora j nientedimeno il niedefimo Speroni ,
nella Parte il. del Dialogo dell’ Moria fi efprelfe di
trapaffargli per contenere miracoli , dal naturale
lontani ( il quale avvilo . fu pure del Pigna y emulo ,
e plagiario del Giraldi ) non elfendo fondati quelli
Romanzi Spagnuoli , come i F rance [chi , full a bafe
del vero , nè fcritti in modo , che i’Eloquenza Ita-
liana fe ne potefTe arricchire , alla quale natural-
mente e per lunga ufanza l’aria e la grazia delle
prote Francefche ne’ tempi antichi erano molto
conformi .
MA è tempo oggimai di rivolgerci a ragionare
della più celebre fra quante iliorie favolofe
in lingua Romanza co’ libri Provenzali, e France-
fili fra noi fifpartero fin da que’ tempi , ne’ quali
il comune idioma d’Italia cominciò a trovarfi in
filato di cltere da* fuoi primi ampliatori ternamente
«lato in gravi componimenti . Di quella Ifloria
Romanzai ne’piùfamolì teritti nollri volgari ram-
memorata col nomedi Tavola ritonda , e per offe r-r
vazione del Pigna confiderata quale li fu prelfo i
Greci la Nave d'Argo , piena d’Eroi , non potrà qui
difdire , che te ne fpieghi a dillefo l’origine : il che
tervirà ad aprirci l’intendimento di varj luoghi de’
principali fcrittori Italiani . Dunque la Tavola ri-
fonda
I
Italiana 99
tonda nel primo fuo edere non fu altro , che una
fpecie di decurfione cqucjhrc , o ajliludio , e tornea-
mento , per dirlo co’ vocaboli della bada latinità .
In fignincato ancora di fteccato , o barriera per
limili decurioni, in carte vecchie s’incontra campai
haJììluBaminh . Le medefime decurioni , che fi difi-
{ èro poi con nome più noto Giofire , e anche Duelli ,
fi faceano da principio con maggiore , e minor nu-
mero di Cavalieri, i quali avanti di entrare in batta-
glia, ovvero dappoi ,fi bacchettavano fra loro a una
menfa, a bello fiudio fabbricata informa circolare
e ritonda , affinchè tra i perfonaggi , alla medefima
aflifi, non fi eccitafTe veruna gara di precedenza ,
fuggerita per avventura dall’ amor proprio, e dall’
anibiziofo talento di occupare l’onoranza del pri-
mo luogo . Po Adoni o d’Apamea , continuatore di
•Polibio , ci rapprefenta quello rito cavallerefco tra
i noftri popoli occidentali per antichiflimo , narran-
do egli predo Ateneo nel libro iv. delle Cene de’
Savj a capi xnr. che i guerrieri clipeati ed afiati t
per dirlo co’ termini degli antiquarj , lèdeano fra
i Celti a tavola ritonda , naSu/unti , medi giù
in orbem , e in giro . Pofidonio fu in Roma al tempo
di Pompeo Magno nell’ anno di Roma 70$. come
ha notato Gerardo Giovanni Vofiio. Tal cortuman-
za predo Guglielmo Camdeno fi fa rinnovata nella
gran Bretagna in fine del fiecolo v. dal famofo Re
Artù medefimamente con la Tavola ritonda , la qua-
le volgarmente fi ode rammemorare dalle bocche
di tutti , e fi tiene , efler quella fteda , che fi vede
appefa alle mura del cartello di Vincefter in In-
ghilterra . Ma poiché ciò fi mette in dubbio dall’
avveduto criterio del Camdeno , a cui ella lèntbra
fattura de’ fecoli meno remoti , bifogna almeno
N 2 con-
Lia.I. CaP .XXXIV.
/<*/*. ed't. O. L.
Lui'd altni l6l«.
De fìifloricit Gra*
eit lib. f. caf. xxir.
Britanni a
tdii»*nni 1609.
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r.18.1. cap.xxxv.
XXXV.
Origine de* Tornei,
a* qnati fu dato tl
nome di Tave/a fi-
laoda .
r*i-
A. B nn.fa(. fi.
tdit .Lcudintnfi en-
tri lé*0.
ioo Della Eloquenza
concedere, che fia lavoro, Tatto in memoria di quel-
la prima, intorno alla quale già lèdettero i celebri
cavalieri della magione del Re Arti) , per dirlo con
la frafe , onde eglino fono chiamati nel Romanzo
della Tavola ritonda , antico c decantatiflìmo in
Francia , donde tifcì , e in Italia , dove fu accolto
con incredibile applaufo,ficcome diremo appreflo .
LA gran fama del concorfo alle Giojìre , ed a’
Tornei cavallerefcbi , i quali da nodri Italiani
lì differo ancora Torncamentì , e Torniamcnti , prin-
cipiò a fpargerfi in Occidente nel fecolo x. aprendo
alla nobiltà di Francia , di Lamagna , e d’Italia un
largo campo di profani abufi , e di follie d’ogni for-
te . Tali furono le contefe e le avventure per va-
nirà di cavalieri e di donne j donde poi fi diffulè
il medierò , e la profeffione de’ duelli , la quale—»
introdotta con falla apparenza di religione , arrivò
a tanto di fard propria della nobiltà : e di qui ne
vennero le dorie e i Romanzi , pieni di sì fatti rac-
conti, dilettevoli allafantafia ,e infinuanti nell’ani-
mo un edremo affetto e difpofizione aimedefimi.
La prima idituzione, o rinnovazione di sì fatti fpet-
tacoli lì attribuire ad Arrigo I. Re di Lamagna ,
cognominato l 'Uccellatore , padre dell’ Imperadore
Ottone il Grande , facendofi da lui bandito in Mad-
tleburgo il primo Torneo nell’anno diCridopjS. *
allo fcrivere di Badiano Mundero nel libro ni.
della Cofmografia . Da quel tempo in Francia fi
propagarono quedi militari efercizj con tal fre-
quenza , che ebbero il nome di conjììftu: Gallici
predo Matteo Paris j come pure in Fiandra , in Ita-
lia , e in Inghilterra , didinguendoiì generalmente
col nome di Tavola ritonda , giuda le tedimonianze
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Italiana ioi
di Alberigo Monaco delle tre Fontane nella Cro-
naca all’ anno 1235. di Matteo Paris all’anno 1252.
e del fommo Pontefice Clemente V. il quale , udite
le morti , cagionate in tali conflitti , ancor egli , co-
me aveano fatto Innocenzo II. Eugenio III. Alcfi-
fandro III. c Innocenzo III. pafsò a condannargli
con una Bolla, data nell’anno 13 13. in cui dice di
farlo , quia in facicndis ^jujlis prxdiflis ( cioè le gio-
ii: re ) qu£ Tabula rotund* in ali qui bus par ti bus
valgavi ter nuncupantur , ea danna & pericula immi-
ncnt , qutc in tornearnentis prxdiftis . Sopra ciò può
vederli il Ducange nella Diflertazione vi. (opra la
Storia del Re san Luigi . Ma ciò non ottante , anda-
rono Tempre più dilatandofi :c per continuare a dar
loro una origine antica, fi lèguitò a farne primo itti-
tutore Artù Re d’Inghilterra , vivuto nella fine del
fecolo v. di nottra falute per fentimento di Michele
Alfordo negli Annali Britannici . Nella vecchia Cro-
naca di Boemia la Corte del Re Artù porta il nome
di Tavola ritonda : e il bandir quella , era il medefi-
mo , che il pubblicare , doverfi tenere un Torneo ca-
vallerelco . Laonde quando fi legge pretto Tomma-
fo Valfingamo , che R uggeri di Mortomare una ne
ittituì in Inghilterra nell’anno 1260. un altra pure
il Re Eduardo nell’anno 1 344. ed altre ancora di-
verfi altri Principi altrove, ciò fa comprendere,
che quelli Principi pubblicarono, doverfi fare ne’
loro flati quelle Gioftre , chiamate volgarmente la
Tavola ritonda , delle cui gran fette tratta il Ducan-
ge , ottervando , che dopo il combattimento i Guer-
rieri difàrmati andavano a convito pretto il promo-
tor della fetta a una Tavola ritonda , per ilcanfare ,
come dicemmo di fopra , ogni gara di precedenza :
e quivi giuridicamente fi decideano le contefe in-
forte ,
Lit.l. Cai’.XXXv.
Pa(. >70. 171. & in
Clcffnrit v. Tabuli,
& v. Tornea man-
tam •
Timo ì.fai.
J. TU.
C btontcnt Attili m
fi- «»• *<4-
Clojat ium v. Tl-
buia .
In Jiimit-
Um Dtjit i. vil,
tl- *7*.
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t»t- 144 ■ 14f-
Ttmtì.fm in.
Tomo il. ftl'
toi Dblla Eloquenza
tu.!, cìp.xxxv. forte , pronunciandofi la temenza e il premio della
vittoria a favore del più valorofo . Fu anche biso-
gno di promulgar gli ftatuti da oflervarfi in quefte
aflemblee cavallerefchc , i quali fi attribuifcono co-
munemente all’ accennato Arrigo I. Re de’ Fran-
chi orientali , o fia di Germania : e gli ha pub-
blicati il Munsero nella Cofmografia , e poi Mel-
chiorre Goldafto nel corpo delle Coftituzioni Im-
periali due volte con qualche divario. Luigi Ala-
manni innanzi al fuo Poema del Giro n Cortefe di-
ftribuì quefte leggi in xx. articoli , tutti diretti a
difender l’onore, e lagiuftizia. Gli ammeflì alle
prove, fanno profeflione di cfter Criftiani : c te-
viaktu condo lo Speroni nella Parte il. del Dialogo dell’
Iftoria , le condizioni de’ Cavalieri della Tavola
ritonda , furono le feguenti , le quali in forma fo-
lenne giuravano di oflervare
I. Vìver fedeli di Gesti Grifo .
II. Amar l'onore piti , che la vita .
' III. Mai non mentire sì nell attendere alle pro-
ntejje , come in narrar puramente i cafi loro ,proJperi
o avverf , che Juccedeffcro , perché memoria ne rima-
nere.
. IV. Ejfer difendi tori di ogni giufizia , fpeci ai-
mente per le donzelle , per le vedove e per li pupilli
contra gli sforza e le fraudi d' ingannatori e di vio-
lenti . E perciò fare opportunamente , raro e corto
era il lor' ozio , andando ejjì ad ognora a uno , a due ,
0 a tre di luogo in luogo con le loro arme a cavallo ,
offerendofi prontamente a ogni imprefa pericolofa ,
che pia fojje ed onefa : e perciò erranti Jon nomi-
nati . Così lo Speroni, il quale pareggia quelli ca-
valieri a quei famofi della Grecia , Ercole , Teteo,
Giafone, e ad altri fintili, domatori de’moftri, cioè
de’
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Italiana 103
de’ vizj e de’ Tiranni : i quali Eroi fomniiniftra- FiiTcIìoBfxv.
rono copiofi argomenti agli antichi poeti della Gre-
cia e del Lazio, ficcome pur fecero ai noftri delle
lingue Romanze quegli altri della Tavola ritonda ,
i più rinomati de’ quali fono Arni , detto anche Ar-
turo , Lanci lotto , Tri/lano , Galvano , Galeotto , Lio-
nello , Brunoro , Febo, Palamede , Et torre , o Ajlorre ,
Malealto , Princivalle , GalaJJo , Lamoraldo , o Amo-
raldo , Arcoano , Polinore , Sagramoro : e le donne
fono Morgana , Ginevra , Ifotta . Quelli nomi , tutti
favolofi, tranne Ginevra , che vuol air Genovefa , no-
me di gran Santa in Francia, ft videro trafpiantati in
principali famiglie Italiane, vaghe d’iltillare nel loro
fangue la memoria e l’imitazione dell’ immaginato
valore di colloro, che dapertutto ne’ palfati lecoli fi.
udì celebrare da’ noftri poeti c Romanzatori ; don-
de poi ne nacquero altri inconvenienti , difficili a
fradicarfi , e fono i puntigli cavallerefchi , fomenta-
tori delle difeordie, la decilione de’ quali fi rimette,
alle fpade , come praticavafi negli antichi Tornea -
menti e nelle Gio/lre , che al buon dettatore , e
pari maeftro in divinità , Jacopo PalTavanti , come
al fuo tempo troppo frequenti , diedero occafione
di deteftarle più volte nel fuo nobililfimo Specchio
di vera penitenza ^ ove riferilce gli efempj di Cefario
Monaco , fcrittore del lecolo xm. antecedente al
fuo . Di qui pure , lènza bifogno di falire ai tempi
remoti de’ Longobardi , ebbero il primo loro co-
minciamento i pravi coftunii e i tanti libri di duelli
e di paci , diffuli in Italia nel lecolo xvi. in tempo ,
che nelle corti de’ Principi Italiani di altro non ft
ragionava, che di Gio/lre, e di Duelli, e di Romanzi ,
allo fcrivere di Giambatifta Pigna , famofo maeftro u Datilo
di fienili ftudj. Nè fidamente fi videro fra noi rinno-
vati
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Lu.I.CafXXXVI.
Infarinai» il. fag.
Cani» vi. »j.
a fieli» faf. iyj,
•dir. di roraia
frtjfh il Baldini
!jy«.
Fat-lft. no.
xxxvr.
Il tomi di Tavola
rifonda ptf.ò dille
G olire al libro .che
tratta de' Baroni di
elTc •
104 Dell a E l o qjj e n z a
vati i nomi di quegli Eroi della Tavola ritonda \
ma quegli ancora delle cartella incantate della me-'
defima , quali furono Guardia giojofa , e Guardia
dolorofa ; o Giojofa guardia, c Doloroja guardia ; poi-
ché nel noftro paele del Friuli molte cofpicue fami-
glie portarono quei nomi : e un cartello dell’antica
e famofa fchiatta de’ Signori dì Vanno , da’ quali
difendono i Signori del cartello di Pers , appellofli
Guarda giojofa . La voce Guarda in vece diGuardia
è Provenzale , e Tofcana antica : e lo moftra Fede-
rigo Ubaldini nella Tavola al Barberino. Laonde
ebbe torto il Salviati di cenfurare il Taflo d’avere
ufata quella voce nel fuo poema della Gcrufalcmme
liberata : e il medefimo Taflo , che meglio de’ Tuoi
campioni leppe con gravità e con valore foftener
la fua caula , nell’Apologià fi difefe con dire , che
guarda era voce antica e propria della lingua . Di
più , l’ufo de’ Tornei e de’ Tinelli non potendo
■riftringerfi nelle noftre terre , le ne parto in Orien-
te : c lo ha oflcrvato nelle note all’Alefliade di An-
na Connena , e all’ Iftoria di Giovanni Cinnamo il
Ducange , di cui pure edavederfi la Diflertazio-
ne vi. l’opra il Gioinvilla .
ORa non farà malagevole il comprendere la
cagione , per la quale all’Iftoria favolofa de-
gli accennati guerrieri fu dato il famofo titolo di
T avola ritonda : la quale Irtoria decantatilfima , al
fuo arrivo di Francia in Italia rapì a se gli animi
e gl’ingegni di tutti i noftri fcrittori , cominciando
da’ più rinomati ed antichi , Brunetto Latini ,i due
Danti , da Majano , e l’Alighieri , Giovanni Boc-
cacio , il Petrarca , e l’Ariorto , tutti i quali fpar-
lèro ne’ loro componimenti la rimembranza dj
quell’
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Italiana ioj
quell’opera della Tavola ritonda , eflcndofene an- lh.i^aP.xxxvi.
eora fparfi i volgarizzamenti Italiani per maggior
diletto e cognizione di tutti . Quello Romanzo ,
che abbraccia le imprelè di Lanciotto , di Trijlano ,
e di altri non pochi , di fuori porta il titolo d Tfloria
di Lanci lotto dal Lago, che fu in tempo del Re Artù t
diilinta in libri irl. che fono tre tomi grolli in for-
ma ottava : ed è (lampato in Venezia da Michel
Tramezzino nell’anno 1559. dedicato a Girolamo
Martinengo, e tradotto dall’idioma Francete in
buon dettato, che moftra elfere antico Tofcano .
Perchè non polla mai dubitarfi , che quella ljìoria
non Ila la Tavola ritonda , sì rinomata , noi leggia-
mo le lèguenti parole dentro nel bel principio del
libro e tomo 1. Qui comincia il primo volume della
tavola ritonda di Lancìlotto dal Lago . In prin-
cipio del libro e tomo il. fi legge così : Qui comin-
cia il volume fecondo della tavola ritonda di
Lancìlotto dal Lago. Il terzo poi ha quello titolo :
Libro terzo de' gran fatte del valorofo Lancìlotto dal
Lago . Ciò che narra Dante nel Canto v. dell’ In-
ferno , fi legge nel libro 1. di 'quell’opera a capi
txvi. E già Pietro Alighieri , figliuolo di Dante,
avea fcritto nel Comento latino a penna lopra la
Commedia del Padre , che ciò egli avea tratto dal
Romanzo della Tavola ritonda. II palio del Canto
xxxii. pur dell’Inferno fopra il colpo , dato dal Re
Artù al proprio figliuolo Mordrec , già efaminato
da Alelfandro degli Uberti nel Ragionamento in-,
torno ad alcuni luoghi di Dante , del Petrarca , e
del Boccaccio, fi trova nel libro ni. della medefi- P-v* <4.
ma lUoria a capi clxii. Mordrec dall’ Uberti per
isbaglio è chiamato Mordredo , e Modrec da Erafmo
di Valvafone , di cui parlerò apprefio . Quello che
O Dante
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10(5 De l l a Et oqj;e K z a
Lim.i.capjìxxvl Dante alferifce nel Convivio , che Lanciotto fi ren -
Pioji aof. de a religione , cioè fi fece Romito , dicefi appunto in
fine del libro ni. a capi clxv. di quella Iftoria di
Lancilotto , nella quale fono fparlè più voci Tolcane
antiche, come nel libro i. a capi xix. e txvi. cap-
pello per ghirlanda ; a capi ixxv. fantolino per
bambino ; voce rimafta fra’ Veneziani e Friulani ,
e che il Bembo nel libro il. delle Profe diede per
Veneziana , facendo , che Giuliano de’ Medici , co-
gnominato il Magnifico , ripigliafle Dante d’averla
inferita nella Commedia , cioè nel Canto xxiv. del
Purgatorio , e nel Canto xxm. del Paradifo , ben-
ché , al fuo credere , folTe voce originaria de’ Ve-
neziani . Da principio farà fiata comune anche in
Tofcana , e dipoi rimafta ai foli popoli accennati;
poiché nel Vocabolario della Crufca fi dice ufata
anche da Giovanni Villani. Ma il Villani al genio
delicato del Bembo , nel fatto della lingua parve
Icrittor plebeo . In detto libro i. della Tavola ri-
fonda a capi cxliii. abbiamo ahi per altresì . A
capi cxlv. non lolo vi è fantuario per reliquia ,
o reliquiario ; ma barbajforo per uomo principale ,
e terra per pacfc con molte altre voci di firn il fat-
ta . Nè dee paffarfi in filenzio , che Erafmo Signore
di Valvafone , già noto per molte fue opere , fi mife
a ridurre in poema quello Romanzo , come Bernardo
Tafto avea fatto de.IV Amadigi : e Cefare Pavefi col
titolo di Lancilotto pubblicò i Quattro primi canti
del Valvafone in Venezia preflo i Guerra nell’ anno
1 580. in forma quarta . L’autore principia il Can-
to il. con ilpiegare in che confiftea l’iftituto prin-
cipale della Tavola ritonda ; onde ne nacque il pro-
verbio, che dice, efler degno di Ilare a Tavola riton-
da chi per virtù fi diftingue . I verfi del Valvafone
fon quelli: Se
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Italiana 107
1 • • . * , i ' ’ ' *
1
Se ogni gran Re di qucfta etade avejje ,
Conte Arturo , una Tavola ri tonda ,
Ove con più bel? ordine ftdejfe
Prima Viriti , poi Nobiltà fecouda ,
E nè foggio , ni onor fi concedere
A chi nrtP oro J'ol fua fpente fonda ,
Tofio fi fcorgcria con miglior forte
Stato e faccia cangiar ciafcuna corte .
2
' . *' 1 X *
Mi fera Europa ! Io mi fgomento e ploro ,
* Che in te veggio il contrario appunto farfi j
Poggiar gonfio ed altero in alto Toro ,
Verace nobiltà negletta fiarfi ;
1 Errar di qui , dì là fenza decoro
• » Nudo valore , e in vano altrui mofirarfi ,
Cbe regio fguardo rare volte degna
Chi ePofiro e gemme i mcrtì fuoì non fegna .
I Paladini, ©Cavalieri di quello Romando del Lan-
ci lotto fi fauno effere Criftiani , e con le armi , o
droife : le quali pure s’incontrano in quelli dell 'A-
madigi : cofa notata da Paolo Giovio nel Ragiona-
mento (opra 1 e Imprefe . Quindi è, che il libro fi
palefa comporto dopo il lècolo xi. E chi lo teneffe
per affai più amico deìl'Amadigi , non fi allonta-
nerebbe dal vero , trovandoli citato già per antico
in libri , anteriori all 'Amadigì , come fon quelli di
Brunetto Latini. Le divife poi erano ai niedeiimi
Cavalieri neceffarie o nella bandiera , o nella tar-
ga , o in filila cotta o lopravvefta dell’armatura, o in
lulla gualdrappa del cavallo , o ancora in tutti que-
O a Ili
tal. Cap XXXVI,
Peto. 4. tdìx. di Ve-
ntzia pTtffe il Zi -
Uni 1563.
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Jo A/ Ubatiti Hti-
v recti Syrtmtrr.a di
Jtyllit .
10S Della Eloquenza
x.iui.capjcxx vi fti arredi ( come fi trova , che fpeflo ve l’ebbero )
per poter efler da quelle riconofciuti ne’ combatti-
menti , dachè cavalcavano armati e coperti in tutte
le parti del corpo , a rilerva degli occhj foli : e lo
apprendiamo dalle (lampe degli antichi figilli con
Oliva} ti Ih e dìi fi. le armi delle illuftri famiglie , pubblicati da Uli-
iifacemuumru». vjerj Uredio , da Giammichele Eineccio , da Rai-
mondo Duellio , da Filiberto Uebero , dal Conte
Gianguglielmo di Vurmbrand , e da altri . La leg-
ge non permettea di combattere a chi non era ar-
. nato , e creato Cavaliere da uno di quelli della Ta-
jrnfiru <x vola ritonda , di cui fon detti compagni i Baroni di
"yi. vrHb'hni a e^a* ^er altro quell’ufo, che i Guerrieri, an-
wmnbrmd cd/,. che Principi grandi , fi faceflero armar Cavalieri ,
•n,ai,u,ai»t'ca. mj^(es , ajtri , fi vede , che fu già comune in
quella età e nel fecolo xii. ficcome rifulta dagli
elcmpj , addotti da Paolo Chifflezio nel libro de
Nobilitate fanpii Bernardi . E Dante nel Canto xv.
del Paradiio dice ,che uno de’ fuoi maggiori, paca-
to a guerreggiare in Terra Santa , fu cinto dell’ono-
re della milizia , cioè fu armato Cavaliere , dall’ Im-
peradore Corrado III. che fu in tempo di san ber-
nardo . L’Ariollo, nel particolare delle divife imitò
e nobilitò l’efempio de’ Romanzi : e da tali divife
cavallerefche nacquero poi le infegne ereditarie
delle famiglie , chiamate armi , e anche armature ,
perchè fi portavano dall’ uomo armato fopra l’ar-
matura del corpo , rapprelèntate e riftrette a fei
colori , due de’ quali, il giallo , e’1 bianco erano me-
tallici , oro ed argento . E quelli ftefiì colori , fe-
condo le regole fondamentali dell’arte , frano^già
notiffima nel lèccio xm. furono efprelfi dalla penna
maefira di Dante nel Canto xvn. dell’ Inferno ,
ove da tali infegne ( allora già proprie delle cale
. • < illu-
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Italiana 109
illuftri) che alcuni , da lui trovati ne’ fupplicj In-
fernali , portavano addolfo , gli venne fatto di rico-
nofoere la lor condizione . Ma molto prima di
Dante i medefimi colori fi trovano mentovati nella
Tavola ritonda . Sopra la nobil materia di quelli
colori delle armi è da leggerli il Trillino nel libro x.
dell’Italia liberata, il Celli nella Lettura vii. fo-
pra l’Inferno di Dante , e ancora il Boccaccio nel
Canto xliv. dell’Amorofa viiione .
PEr legno evidente , che l’antico tello dei Lan-
ci lotto , o Ga della Tavola ritonda , fu Proven-
zale , o prancefco che vogliam dire , fono rimarti
per entro il volgarizzamento Italiano alquanti no-
mimeli© fteflb originale idioma , in cui da principio
il libro fu Icritto , come Gavvan per Galvano , e
Galeault per Galeotto , e anche Monjignore per titolo
ignorile alla Francele . Bifogna poi certo , che
l’efatta e bella edizione del Tramezzino per la fua
rarità non giungere a notizia de’ primi compilatori
del Vocabolario della noftra Accademia della Cru-
foa , dachè non ne fanno alcuna menzione : e gli
efempj , che in elfo allegano , tratti non fono dalla
Tavola ritonda ftampata , ma da’ codici ferirti a pen-
na, feorretti , mancanti, e di poca importanza.
Così pur fecero i Deputati alla correzione del Boc-
caccio , e dopo loro il Sai vinti negli Avvertimenti ,
e il Redi nelle note al Ditirambo; quando però
tutti con minore incomodo loro e del pubblico ,
avrebbono potuto rimetterfi al tefto , già corretta-
mente ftampato, fe ne averterò avuta notizia . I
luddetti Deputati nel proemio alle loro Annota-
zioni ci danno contezza di due traslazioni della
Tavola ritonda , cavate dal Provenzale : di una ordi-
LuU.Car.XXXVU
XXXVII.
Rara e perfetta edi-
zione Italiana del
Romanzo della T<*-
vola rifonda , citato
dafcli antichi •
1
LiB.l.C*r.XXXVlI
JtwiTtim. la. t.
Ili. il. taf, xi li.
Mjnj.
Kav. *ui.
Vnfl fa;. ìof.
jlpmnim Ut. li.
taf. xn. in fina
t"l- «33.
Tei- 17.
no Della Eloqjjenza
noria , molte antica , e d’altra , ufcita dal Conte Pie-
tro di Savoja , giuda gli originali del Re di Fran-
cia; fenza però faperlène l’autore . Il perchè noi
non polliamo {coprire di chi fia il volgarizzamento
ftampato , il quale fi vede , che è perfetto , e pie-
nilfimo dal Tuo principio fino alla fine ; ladove i co-
dici Fiorentini non fono nè molto antichi , nè per-
fètti, nè interi; ma rozzi, (corretti e mancanti,
e divifi {blamente in capi , e non già in libri . Due
di quelli codici fi (erbano nella libreria Medicea di
san Lorenzo , e un altro , già citato dal Salviati , co-
me di Pier del Nero, {lava preffo il Senatore Giam-
batifla Guadagni . Il tefto , che fi cita nel Vocabola-
rio della Crufca , fu di Giambatifta Strozzi della
cafadel Signor Principe di Forano. Dal Signor Se-
nator Buonarroti io redo di tali cofe informato per
l’elàtte offervazioni e rifcontri del Signor Dottore
Antonniaria Bilcioni , cu (lode della mentovata li-
breria Medicea, e noto al pubblico per la nuova edi-
zione , che ha fatta delle Prole volgari di Dante , e
del Boccaccio . Dalla noftra Tavola ritonda , o Ijlo-
ria di Lanciotto , che Lancialotto è chiamato nelle
Centonovelle antiche , e nel Convivio di Dante ,
vengono alquante di effe Novelle , e fono quelle ,
fecondo l’edizione del Borghini : la xxvii. i.xii.
lxxx/. lxxxiii. xcix. Alcune dal Salviati fono
riputate più antiche di Dante , il qual pure oltre al
Canto v. e al xxxii. dell’Inferno , fimilmente nel
Jibro de Vulgari Eloqnentia accenna la Ijìorìa di
jMncìlotto col nome di Artui regii ambage s , che
vuol dire gli Erranti del Re Artd . Prima di lui ,
come dicemmo , ne fece menzione il Latini e nel
Pataffio in propofito di Triffano , e nel Teforo ancora
del mio tefto a penna , volgarizzato dal Giamboni ,
e Dan-
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Italiana iii
e Dante da Majano nel Sonetto vi. del libro vii.
delle Rime antiche , rammentando Ifotta , una dell’
Eroine principali della Tavola ritonda . Indi il Boc-
caccio inteiè di quella nel Corbaccio , o fin Labe-
rinto d’amore , e nella Fiammetta , lodando i Ro-
manzi Erancefcbi , che parlano di Lancilotto , Gine-
vra , Triflano , e Ifotta : e nel Canto xi. del poema
dell’Amorofa vifione così Icrivendo :
Venia dopo cojlor gente gioconda
Ne' lor fembianti , tutti Cavalieri
Chiamati della Tavola ritonda .
Il Re Art ti quivi era de' primieri ,
A tutti , armato , avanti cavalcando ,
Ardito y con penfier f oblimi e alteri .
Seguialo poi lo fpkndido e onorando
Princivalle , ed il faggio Galeotto ,
A picchi pafjì injieme ragionando j
E dietro ad ejji vidi Lancilotto .
Il Boccaccio ne parla eziandio nel Canto xxix. Ma
udiamo , come il Petrarca con più gentilezza di
tutti ne ragiona a capi ni. del Trionfo d’Amore :
Ecco quei y che le carte empion di fogni ,
Lancilotto , Triflano e gli altri Erranti
Onde convien , che il vulgo errante agogni.
Vedi Ginevra , Ifotta , e T altre amanti ,
E la coppia tt Arimino , che injieme
Vanno facendo doloroji piatiti »
Finalmente Lodovico Ariollo ne favella in tal
guifa , ragionando della lèlva Caledonia nella gran
Bretagna :
Gran cofe in effa già fece Triflano ,
Lancilotto , e GalaJTo , Artd , e Galvano .
Ed
Lin i UiOCXXVlI
f. ltl.filg.fi. tilt,
dt' Giunti M94.
——Ih. rn. j. 17.
P“l- 110. tdix. di’
Giunti ijff.
It. fd.
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112
LM.1.CAF.XXXVU
Della Eloquenza
Ed altri Cavalieri e della nuova ,
E della vecchia Tavola famojì :
Rejlano ancor di più (Tana lor prova
I monumenti , ed i trofei pompoji .
Qui per le due Tavole non s’intendono due libri ,
così intitolati , ma due mente e Tavole ritonde ef-
fettive, ove fedettero quei Paladini fotto il Re Uter
Fandragone , e Ariti fuo figliuolo : ed entrambe fi
veggono mentovate parimente nel Romanzo flelTo
della Tavola ritonda . In tempo dell’ Ariofto era
più , che mai famofiflimo quello Romanzo , per-
chè allora di frelco Antonio Verardo fin dall’
anno 1480. per lo fpazio di xx. anni fi era fegna-
lato in Parigi con io flampare in caratteri Gotici
gran copia di sì fatti Romanzi in antica lingua Fran-
cete , e fpecialmente quello di Lancilotto , di Tri-
nano , e degli altri Cavalieri erranti , da lui flam-
bato nell’anno 1494. in tre tomi figurati in foglio:
i quai libri in quella età , molto vaga di fomiglianti
follie , ebbero da per tutto grandiflìmo fpaccio ,
fingolarmente in Italia , dove fopra gli altri Sve-
gliarono ad imitargli con l’allettamento del verfo i
due Pulci , il Conte Matteo Maria Bojardo , e_j
l’Ariollo . Da quanto fi è olfervato intorno al Ro-
manzo della Tavola ritonda , il quale in que’ primi
tempi fece sì gran figura ne’ libri più infigni d'ita-
liana Eloquenza , noi veniamo a comprendere , elfer
verilfimo il detto del giovane Plinio nella lette-
ra xxiv. del libro vm. cioè , che talvolta, anche
in materia di favole , noi ci troviamo in tali circo-
ftanze di dover dire: fu apudte honor antiquitati ,
ft fabulii quoque .
J . DELLA
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II3
DELLA
ELOQUENZA ITALIANA
LIBRO SECONDO
Come paftò a ingrandirji per le opere fcritte.
A quanto abbiamo già divi-
fato , chiaramente rifulta ,
che il decadimento del la-
tino idioma , prodotto in
Italia dal numerofo , e va-
rio concorfo delle nazioni
ftraniere , venne a dare il
primo effere a quefla lingua
Romanza ; e che pofcia il
commercio de’ noftri co’ Franchi, e fpecialmente
co’ Provenzali , ficcome a noi più vicini , fu cagio-
ne , che la loro favella , fimilmente Romanza , fé
ne paflafle ad allignare fra gl’ ingegni Italiani , e
che poi la noftra pigliando di mano in mano corpo
filTo e regolato , giungere col girare degli anni a
farfi diflefàmente ammirare in ileritto , ladove tal
pregio della fcrittura flimavafi proprio del folo
idioma latino , tal quale correa ne’ lecoli guafti, e
confufi dalla barbarie dominatrice in tempo , che
il Romanzo , cioè il volgare del latino , conforme lo
dice il Minturno , ufavafi nel parlare , ma non così
nello fcrivere . Dal Giamboni , volgarizzatore di
BrunettoLatini , quello flelfo parlare fu detto pure
volgar latino, e dal Boccaccio ancora verfo il fine del
Poema della Tefèide, cioè volgare comune d'Italia, e
non di una fola città e provincia ; perocché l'Italia
P , ne’
i.
L’idioma Italiano
perché chiamato
Vuliar t latinum.
Tu tic a Hb, iy, fégm
296.
jì vvtrtim. del Seti •
viali SC,I.£ 4J.I0J.
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I.1B. II. CAP. II.
L\br$ 3 a.
/. tfj. 70. ìoj.
r.>t. ss.
li.
TdHmooé«it*t del-
la lingua Italiana
ne* fenoli X xt. e
su.
JtU S anB ci um ar-
éiwit sstttli E /vedi-
ti: j* in .c VfMg'tìf.
114 Della Eloquenza
neTecoli inferiori chiamavafi Latium ,e Latini g\' Ita-
liani . Così abbiamo Angolarmente dal Panegirista
dell’ Imperador Berengario. Dante ufa la medesi-
ma frafe nel libro latino de Vulgari eloquentia , dan-
do al noftro idioma il nome di vulgare latìnum ,
che nella verdone , pubblicata dal Trillino , fi tra-
duce , volgare Italiano . Segue Dante : ijlud , quod
totius Italie; ejl , latìnum vulgare vocatur ; e nella
verfione : que/lo , che è di tutta V Italia , (i chiama
volgare Italiano . Dante Steffo nel Convivio lo dille
Italica loquela , e parlare Italico : e a Guido da
Montefeltro diè il nome di nobilijjìmo Latino , cioè
Italiano. Per lo contrario il vero idioma latino da
lui fu chiamato , latino Romano . Qui fi può vedere
anche il Procelfo delCittadini. Ora nell’atto di pro-
feguire quello ragionamento ci fi affacciano nella
Storia Italiana de’ fecoli x. xi. e xii. altre teftimo-
nianze della noftra lingua volgare : e quelle fono
alcune poche efprelfioni di quei tempi , Scritte in tal
lingua , nudi poche righe , comechè fi moflri con
[>rove abbondanti , che la uiedelìma lingua in Ita-
ia fi favellalle comunemente .
DUnque in primo luogo mi fi parano da-
vanti gli Atti di san Pietro Orlèolo Doge
di Venezia, e poi Monaco Benedettino nella Badia
di san Michele di Coffano in Catalogna nella dio-
cefi di Elna , e ora di Perpignano nella Contea di
Rofciglione, e dall’anno 1642. in temporal Signo-
ria della Corona di Francia : nella qual Badia egli
morì nell’anno di Cristo 997. Imperciocché negli
Atti medefimi fi racconta , che il Santo ravveduto
di certa tentazione venutagli di ricondurli alla pa- '
tria , s’ inginocchiò dinanzi all’ Abate , chieden-
dogli
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Italiana * 115
dogli in lìngua Italiana di eflfer difciplinato in pe-
na di non aver prontamente refiftito alla tentazio-
ne del Demonio : ait Abbati lincua propriae
nationis : 0 Abba , rogo, 1 frusta me, hoc ejl ,
virgis cade me . * credule rnihi , idejl crede mihì
( quod Jibi mos erat di cere ) merito de beo ver ber ari ,
quia non reflit i dtemonum tentationibut . Dunque la
lingua volgare della noftra nazione fi parlava in
que’ tempi , e non però fi Icriveva . A quelli Atti di
san Pietro Orléolo corrifpondono altri del Vene-
rabile Alinardo Arcivefcovo di Lione , inferiti nel-
la Cronaca Divionefe della Badia di san Benigno
in Borgogna , di cui egli fu monaco e Abate . Qui-
vi fi narra , che quello degno Prelato , il quale ai
xxix. di Luglio dell’anno 1052. avvelenato in un
pelce , fe ne pafsò alla vita eterna nella Badia di
san Gregorio qui in Roma, dove frequentemente
folea trasferirli per venerare i corpi de’ santi Apo-
ftoli e Martiri , favellava con molta grazia e pro-
prietà la noftra , e ogni altra lingua Romanza ;
laonde fu talmente amato da’ Romani , che a fpele
pubbliche il fecero onorevolmente lepellire nella
Bafilica di san Paolo : diligebant enim eum valde
Romani propter facundiam oris fui , ér affabilitotcm
fermonis . Ita enim proferebat vernaculum sonum
loquela b uniufcujufique genti s , quoufique lati-
na penetrat lingua , ac fi eàdem patria ejfet progeni-
tut . Dianzi elfo Alinardo verlo il di vii. di Maggio
dell’anno 1050. dopo elTere intervenuto al Conci-
lio di Laterano , in cui dal Pontefice san Leon IX.
fu canonizzato san Gerardo Velcovo diTul nell’
antica Auftrafia o Lorena , le n’era palfato a Firen-
ze , dove ai xm.di Luglio , fottolcrilfe un memo**
riale , diretto al medefimo san Leone da un altro
P 2 Ge-
Lu. II. Cip. II.
1. Frodimi»
a. Credilo a me •
Dacbtrii Spiniti.
re. !./<(/. tdit.i.
ARo Stm&$rnm er-
dinis t tinti i Benedir
Qi fitte u!q vi. Par-
ie II. pai 39* ««re
nttm. 7.
Annoiti Btntiitil-
m rè. iv» fég. f j«.
J.xxn.
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Li E. II. Cap.H.
Tc.il.fns. 49-
tt/ireninr A-D.irj^.
$. i xix. ixxr.
Cintili* Libiti to.
X. p/tg.14 97 tàil.1.
AtU Stmthrum tr-
éini t tanfi i Bent -
ditti /eternit v. page
xwr.J. 17*
n6 Della Eloquenza
Gerardo , Vefcovo di quella atta : la qual carta
fu divulgata ultimamente dal Signor Abate Giam-
batifìa Cafotti nelle Memorie della Chiefà dell’
Impruneta . Circa un fecolo e mezzo appretto a
quelli Atti , nella pace , conclula in Venezia nell’
anno 1177. tra il fommo Pontefice AlefTandro III.
e l’Imperador Federigo I. col quale il parlar Pro-
venzale ebbe maggior fortuna, che non ne ebbe il
Latino, da lui non intefo , bifognò, che Olderigo II.
noltro Patriarca d’Aquileja fpiegalfe in lingua Te-
desca a Federigo ciò che il Papa in quel folenne__»
congrelfo pronunciò in Latino , literaliter . Dipoi
Federigo avendo ri/pofìo al Papa in lingua Tede -
fca , Criftiano Arcivefcovo di Mogonza , che inten-
dea l’Italiano , ridilfe al Pontefice tutto il Cefareo
dilcorlo in lingua nollra volgare , o fia Romanza
comune d’Italia : Chrijliano verba Jua vulgariter
exponente , e lo riferifee Romualdo Arcivefcovo di
Salerno , intervenuto a quella rinomata funzio-
ne , il quale attefla parimente , come Papa Alef-
fandro in tale occorrenza fece una predica in lati-
no , literatc , e che avendo olfervato , come l’Im-
peradore l’udiva con particolar divozione , glie la
fece andare efponendo in Tedefco dall’ accennato
Patriarca Olderigo : cumque , editto evangelio , Rapa
afeendiffet pulpitum , ut alloqueretur populum , lm-
perator accederli propiut , capit verba ejus attentius
aujcultare : cujus devotionem rapa diligentcr atten-
dens , verba , qua ipfe literate proferebat , fecit
per Ratriarcbam Aquilegia in lingua Teutonica dili-
genter exponi . Che poi Federigo I. ignorale il lati-
no , parmi , che non dovrà giunger nuovo a chi fa ,
che l’Imperadore Ottone il Magno patì la medefima
difgrazia , come ha notato il Mabillone : mal co-
mune
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/-I 11. C*P. 11.
Italiana 117
mune allora ne’ Grandi, i quali , allo fcriverc di
Raterio Vefcovo di Verona , che palsò all’ altra
vita nell’ anno 974. non attendeano alle lettere ,
fènon per ambire le dignità ecclefiafliche : men ma-
le finalmente , che conlègu irle lènza tintura di let-
tere , come fi è veduto fuccedere in altre flagioni .
Quindi è , che per lo più i foli Chcrici effondo lette-
rati , quelli due nomi comunemente palliavano per
Anonimi . Che poi Criltiano Arcivefcovo di Mo-
gonza , rammentato di fopra, fàpelfe ottimamente
parlare la volgar favella d 'Italia , noi lo appren-
diamo ancora dalla Illoria Mogontina di Niccolò
Serario . E che quefla medefima lingua fi parlalfe
generalmente in quel tempo , ce nealficura un al-
tro fcrittore Tedefco , ed è Radevico , Canonico di
Frifinga , e Capellano del Velcovo Ottone , zio
materno dell’ Imperador Federigo I. il quale Ot-
tone morì nel 1158. cioè nove anni prima della
pace di Venezia. Dunque Radevico nel libro il.
a capi lxvi. della continuazione della Cronaca del
Velcovo Ottone , racconta , che nella fpuria elezio-
ne dell’Antipapa Vittore , intrufo nell’anno 11J9.
da Federigo nella cattedra di san Pietro contra il
vero Papa Alejfandro , gli fcifmatici, partigiani di
elfo Vittore , fi udirono gridare per la città: Papa
Vittore , santo Pietro lo elegge . Per lo contrario
negli Atti di Alejfandro , pubblicati dal Cardinal
Baronio , fi legge, che le donne Romane, divote
al vero Pontefice Alelfandro , fentendo , che l’An-
tipapa Vittore , per dirlo con la frafe di Dante, fi
era ufurpato e pollo indolfo il gran manto del le-
gittimo Papa Alejfandro, beffeggiavano effo Antipa-
pa col nome volgare di fmantacompagno . Così di-
cono gli Atti , dopo efpofli i ludibrj , che fecero
a VU-
Ditebirìi Spici Ze-
li u/j fo.il. paj. t8jf.
Cangi mi o. Clcricu j.
Mogunti aceti utn re -
rum /ib.y.pitg. I j|.
yf. D.iifj. £. xxxr.
In/, e. xi*.
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Li*, li. Cap. II.
Vìjhrfi ti. il. f^t
»7*
Ciminiirj li J. fu
il. )ti.
x i S Delia Elo qji enea
a Vittore i fanciulli per le contrade di Roma : mu~
lieres quoque blafpbemantes ipfum , dr btreticum
appellante s , cadem 'nerba repetebant , & alia deri -
Joria nerba decantabant , nominante s eum lingua
vulcar! , Jmantacompagnum . Ancor qui noi veg-
giamo , che fi parlava in volgare , benché in volgare
non fi fcriveffe . In tempo del medefimo Impera-
dore , dodici anni apprefTo alla pace di Venezia,
Goffredo Patriarca di Aquileja, fuccefifore del già
detto Olderigo IL nell’anno 1189. ai xxvn. di
Marzo dopo aver con alcuni Vefcovi Tuoi fuffra-
ganei confacrata la chiefa della Badia di santa Ma-
ria delle Carceri nel territorio Padovano , predicò
in latino , literaliter fapienter : e la fua predica fu
da Gerardo Veteovo di Padova {piegata al popolo ,
maternaliter , che vuol dire in lingua Romanza e
volgare , per quanto fi trae da una carta di dona-
zione , fatta in tal dì a quella chiefa dal medefimo
Patriarca . Alla perfona dell’Imperador Federigo ,
e all’anno 1184. vien riferita certa ifcrizione fopra
la cafa Ubaldini in verfi rozzi volgari , ffampata già
fedelmente ne’ Difcorfi di Vincenzio Borghini , che
ce la diè per legittima: e aggiunte in prova di ciò,
che quella famiglia non avea bifogno d’illuflrarfi
con finte memorie . E quello ed altro fi può con-
cedere tenza difficoltà , purché fi conceda parimen-
te , che fimili cate talvolta ne fieno fornite più
delle altre . Il fu Signor Crefcimbeni , avuta da
me la prima notizia di quella ifcrizione , la prete
per epoca certa delle rime Italiane : ed io per me
vorrei , che lo fo(Te ; ma tra gli altri dubbj , che
non fon pochi , mi dà faflidio la forma de’ carat-
teri . Vero è , che il Borghini afferifce trovarli
menzione della niedefima in un contratto dell’an-
00
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Italiana up
no 1414. Ma appunto i caratteri pajono di quel
tempo : e Infognerebbe dichiarare elattamente_*
quello , e non pochi altri particolari prima di darla
per antico e buon tello di lingua volgare. Nè fa-
rebbe forfè piccolo impaccio il provare , che Fede-
rigo I. nella Hate di quell’anno 1 1S4. per divertirli
alla caccia con quegli di cafa Ubaldini , conforme fi
fa dire a quella lapida , fofle ito in Mugello , tratto
della Tolcana annonaria fopraFiefole , già fegna-
lato fin dall’anno di Grillo 542. per le {correrie del
Re Totila , mentovate da due famofi Icrittori , Mar-
cellino Conte fra’ Latini , e Procopio fra’ Greci .
Per ifcarico del Borghini fi può mettere in confide-
razione , che quel fuo libro, dove l’ilcrizione Ha
regillrata , non fu da lui ripulito ; ma èpollumo;
ed è noto , che i divulgatori di opere limili , nel
metterle in luce , d’ordinario non badano più , che
tanto alla fama e riputazione degli autori di elfe .
Non potendoli dunque da noi far capitale di quella
ifcrizione di cafa Ubaldini , farà meglio , che ci
rivolgiamo a più certe memorie .
PErtanto efsendo mellieridi calare un poco più
baffo a ripelcare telli licuri ne’ dialetti volgari
d’Italia , uno ce ne viene fomminillrato da Riccar-
do da san Germano fotto monte Cafino , nella
Cronaca all’anno 1 2 33. dove ragionando egli di un
Frate dell’ ordine de’ Minori , capitato in quel
luogo di san Germano , dice , che convocava il
popolo gridando ad alta voce : benedica , laudata ,
& glorificata la Pai re 5 bcnediftu , lauda tu , & glo-
rificata lu Filiu } benediSlu , lauda tu & glorificata
lu Spirita fdnttu , alleluia . Quello palèo ci fa com-
prendere , che l’ idioma di quella età , almeno
nell’an-
Limi. cap. 111.
Ili*
Pillo volgare antico
in dialetto regnico-
lo.
U^belli hai. facrm
te. iti . ioai.
edit. 1.
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LiB.lI. c*p. IV*
Di/quijìr’e df C#r-
pore situili Jtu*u/li-
>”/>**• 4»*
Piterfl pai- 49. fo.
idi*. 1.
Origini pag. 34.
idi*, li.
IV.
Memorie volgari in
litri dialetti d’ita-
Jia.
120 Della Eioqubnz a
nell’antico dialetto regnicolo, gittando via l’ultima
lettera S dalle voci latine terminanti in US nel pri-
mo cafo fingolare , dava loro la terminazione in U ,
fecondo il coftume , proprio ancora de’ Siciliani , e
de’ Sardi . E abbiamo altrove olfcrvato , che nelle
facre pitture del Dittico eburneo di Boezio il. di-
notante il fuoConfolato il. che cadde nell’anno di
Crifto 522. s’incontra pure , Geronima , Auguftinu ,
Gregoriu ; donde apparifee , che i primi vagiti della
noftra favella portarono a noi quella terminazione,
la qual poi nella lingua Romanza , e comune <T Italia
pafsò a finire con più dolcezza inO , efsendo rima-
rla quell’ altra definenza in U ai maremmani , e
àgi* tfolani di Sicilia, e di Sardigna . Per l’anti-
chità di sì fatta volgar definenza è da vederfi il
Cittadini nel Procefso , e nelle Origini ancora.
DAI dialetto delle terre , cioè de’ paefi ,di quà
dal faro , efprefle volgarmente in que’
tempi col titolo di Reame di Puglia , ora pacan-
do altrove , noi ritroviamo , che nella città di Pifa
lungo Arno nel popolo di santa Lucia nella fac-
ciata della cafa , dove abita il Signor Bali Lifci da
Volterra, fi legge una ilerizione volgare dell’an-
no 1244. in cartella di marmo con nera cornice ,
comunicatami dall’efatta e molta erudizione del
Signore Antonfrancefco Gori , tal quale io <^uì la
efpongo in comuni caratteri con la fua ortografia
e mifura de’ verfi .
>J< Die
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Italiana
hi
lib.ii. Ckf.y.
«J* Die ice Marie de Settebre Anno Dni MLLO CCXLUII. Indi tt. 7.
fa manifeflo annoi e al pia dele perfine che nel tempo di Buonacorfi
de 1 Folade li Pifini andaro a cum Galee CV. e uenuti cum C. a
Porto Venere fletterai per die XV. eguaflaro tutto e aure berlo prefi
non fujfe lo Conte Pandalo che non uolfi obera trai tote dela Corona
e poi nandammo nel Porto di Genova cum C1II. Galee di Pifa e
cuaccbe gente e auremola combaduta non fujfle bel tempo non
proprio . Dns Dodut fecit publicare boc opus
In fine del verfo 1. fembranii di vedere introdotto
adefpriniere il numero il. uno de’ volgari numeri
Arabici de’ mercatanti , che dovrebbe eflere il 2.
ma pare il 7. benché in certi fogli di conti dell’
anno I2<5d. eftratti dalla libreria Strozzi di Firen-
ze , e mandatimi dal Signor Senatore Filippo Buo-
narroti , fi veggano ufati i numeri Romani , e non
per anche gli Arabici prima dell’anno 1355. Sopra
l’origine di tali cifre numeriche può concitarli il ®» «*>*««»• ».
Mabillone , e Stefano Lemonio . Ora valicando tUc*t xxtnu*-x-
nella Liguria , noi troviamo , che Bartolommeo , "•,I*
Cancelliere di Genova , nel libro vi. degli Annali
delCaffaro fiotto l’anno mcclvi. porta queft’altra
olcura ilcrizione volgare , (colpita in pietra :
Scopa loca al Zertoefe ,
Crepacuore al Portovencrefc ,
Stroppa borfello al LuccbeJ'e .
IN quel torno accadde la fuga de’ Fiorentini in u .ott.'di mom*-
Francia, e in varie parti d’Italia dopo la famofa
rotta di Montaperti nel territorio di Siena , fèeui- e|oi«oj».
ta con la peggio de’ Guelfi nell’anno mcclx~ la
qual
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Ci».' II. Cai. V.
Tu. i, f/t[. ut.
i2a Delia Eloquenza
qual rotta da Scipione Ammirato nel libro il. delle
Iftorie Fiorentine fi pareggia a quella , che i Ro-
mani ebbero a Canne . Ricordano Malelpini a ca-
pi cxlvii. e Giovanni Villani nel libro vi. a capi
lxxxi. delle loro Morie , fanno rammemoranza
di molte famiglie , che in quel temporale ufcirono
di Firenze per non elfer vittime del furor Gibelli-.
no . Quefte fi diffuferodapertutto , e non pur nell*
Italia , ma in Francia , talché in tempo del Ponte-
fice Gregorio X. verfo l’anno 1274. nel Delfinato fi
trovavano (labili te le calè Fiorentine de’ Giacomi-
ni , de’ Pulci , Campeji , P affa vanti , e ancora de*
Medici , già Signori della contrada e Baronia di
Mcvillon , lècondochè ultimamente ha moftrato il
Te. 1 fa;, jjj. tft. Prefidente di Valbonnais nell’ Moria del Delfina-
to . Ora quefte , e non poche altre famiglie , quà
e là confinate , portarono feco le voci , le frali , e
le forinola Fiorentine e Tofcane, le quali con un
poco di olfervazione tuttavia fi rinvengono imba-
lordite con altri dialetti d’Italia . Le cafe poi , le
quali pacarono in Francia, mentre quei Re favoreg-
Ta;- ,<*.
piavano
C/
1 Guelfi , col loro andare e tornare pari-
mente vi portarono feco le parole e le maniere ,
non pur del comune , ma de’ varj dialetti di là
dall’ Alpi , e fpecialmente del Provenzale , come
del più celebrato degli altri , il quale fervi ad ac-
crefcer mirabilmente quella noftra favella Romanza,
e ad arricchir la Tolcana , che , per o(Tervazione__»
dello Speroni nella Parte il. del Dialogo dell’Ifto-
ria, prima era povera e rozza, per quanto fi vede in
Guittone d’Arezzo, in Guido Cavalcanti, ne’ Poeti
antichi , pubblicati da’ Giunti , e da Leone Allacci ,
e in altri , che cantarono in rime all’ ufanza de’
tempi loro: e in Brunetto Latini, che non pure
de-
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Italiana ijj
degnò di adoperare la lingua comune Francefca , ut. il c*r. v.
ma in efla , come in più bella della Tolcana , fi pre-
giò di fcrivere il Teforo dopo l’accennata rotta di
Montaperti, quando i Fiorentini, allignati tra i
popoli Franchi , andarono facendo più ampia e_ »
gentile la propria favella } non elTendovi nelle ope-
re Tofcane di que’ tempi , e di quegli, che vennero
appreso , alcuna bella locuzione , che non fia nata
Francefca , e per adozione Tofcana . Anzi ancora
non poca parte de’ vocaboli foreftieri , ufati da
Francefco da Barberino, da Dante, dal Petrarca,
e dal Boccaccio , fono del dialetto Provenzale ,
nonché del comune di Francia ,comechè lo Speroni
faccia dire a Girolamo Zabarella , uno de’ Tuoi
Dialogifti , che i Fiorentini non in Provenza , ma
in Francia vera fi riparaffero dopo la rotta di
Montaperti : la qual colà non fuffifte in modo tale ,
che pofla dirli , non elferfene fermati nella vicina
Provenza , o fi a Gallia Narbonefe , di cui è parte il
Delfinato , del quale fi è Icritto di lòpra . E in Pro-
venza più , che nel refto di Francia , fiorì lo ftudio
della lingua, chiamata ancor Tolofana , e Limosi--
na , che dal Canonico Ballerò fi ha per mera Cata-
lana , allora in varie provincie dirtela . Dante—*
Itelfo nel Canto xi. dell’Inferno sfoga l’atra bile
contra i fuoi concittadini di Caorja , in latino Ca-
durcum , città delle parti Aquitaniche prelTo alle
contrade di Linguadoca , già Gallia Narbonefe , indi
Occitania,e anohe Gothia , dove i Fiorentini dallora
efercitando la mercatura , palìavano per ufurai .
Si olfervino i cementatori di Dante, e ilDucange
alla voce Caorcini . Il medefimo Dante nel Convi-
vio alla favella di quelli paefi , principale e molto
diffulà a que’ tempi , diè il nome di lingua d’ ce , a
f^_2 dif-
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Lm. 11. Cap. V.
Trti/if^. 31. <9.
libro ì. pi[. 13. 14.
«r-
lib. I. tip. XTIII.
t*l- 61 .
124 Della Elo q_u e n z a
differenza di quella degli altri paefi di Francia , che
diceafi lingua d’ ovì , perchè in'Linguadoca la par-
ticola Italiana sì efprimeafi per oc , e nelle altre
parti del regno per ov) . E perchè i popoli di Lin-
guadoca editavano il loro idioma d’ oc fopra il no-
Uro del sì , esli fdegnofo proruppe in dire , che fi
partivano dalia verità . A quello, che Dante alferi-
fce in quello propofito nel Convivio , corrifponde
quel tanto, che dice ancora nel libro de Vulgari elo-
qucntia . E ciò inficine con altre non poche ragioni
da efporfi più avanti , potrà ajutarci contra i fòfìfnii
del Varchi a giudicare quel libro per legittimo e
degno parto di Dante . Dunque è cofa chiariffima ,
che egli nell’ addotto Tuo paragone tra le due lin-
gue , d’oc , e di sì , non fa conto d’altro d ialetto vol-
gare di Francia , che del famofo della Gallia Nar-
bonelè. E fe quello, chiamato ancor Limosino *
parve allo Speroni appetto al comune di Francia
quale fi è il Bergamafco in confronto al Tofcano,
così non parve a Dante , nè ad altri , che ne’ tempi
antichi l’ebbero in pregio . Secondo lo Speroni
Hello molti anni innanzi alla rotta di Montaperti,
regnando in Provenza Raimondo Berengario V.
del quale addietro parlammo , affai vocaboli di
quelle parti con la maniera deljpoetare correano
per l’Italia; e al fentirelui Hello, fu maraviglia,
che in Francia la lingua comune elfendo bella, e
leggiadra , la poefia non così riulcilfe in quella ,
ma rozza; ladove in Provenza la poefia Helfa era
.bellilfima, e co’ Tuoi grolfi vocaboli delicata , verifi-
candofi il fentimento di Omero, che Giove non di-
Hribuifce a ciafcheduno ogni bene , ma parte a
quello, e parte a queH’ altro di noi mortali. Da
tutto ciò lìamo avvifati di non elfer facili a cenfurare
le
v
Li3.ll. C*r. VI.
Italiana 125
le voci e le forme di dire de’ noftri fcrittori anti-
chi , come da noi poco intefe , e ite in difufo ; pe-
rocché le oggi pajono ftrane , non lo parvero così
altrevolte , ma vi ebbero la loro grazia. Ne ad-
durrò unefempio nella voce defpitto , dal Petrarca
adoperata in quello verlo :
Ver isfogare il fuo acerbo despitto.
Credettero alcuni , che fcrivelfe così per la rima ,
dovendo dir zdifpetto. Il Trillino nel fuo Dialogo
del Cartellano li contentò di chiamar quella voce ,
non Fiorentina ;e nella Divifione v. della Poetica la
chiamò barbarifmo . Il Talloni dietro al Caftelve-
tro non dille altro , lènon , che la voce defpitto per
difpetto l’usò anche Dante :
Come aveffe P Inferno in gran despitto.
Ma Saba da Caftiglione la fa Provenzale . E con
ragione , perchè tale in fatti ella è in Amerigo di
Bellenoi, citato dal Redi, e prelfo Gio. Arrigo Ozio.
Perciò non è ufata per licenza poetica , ma natura-
lizzata al pari di tante altre , per privilegio di Dan-
te, e del Petrarca. Così ragione in fignifìcato di
racconto , e difcorfo , è voce mera Catalana delle me-
defime parti di Provenza , razon :
Canzon , chi tua ragion cbiamajfe ofcura
dilfe il Petrarca : e Dante affai prima nel Convi-
vio : tuttociò , che è narrato in quefla racione. E
più avanti : la fentenza di quefla ragione .
PErò con tutte quelle ricchezze , lòpravvenute
di Francia alla noftra lingua d’Italia , noi non
liamo in iftato di moftrar documenti , o memorie
di confcguenza oltre alle già riferite , che fieno
vol-
P irte I.r«».ITIXtT.
«d/i. dii Rivi Ilio .
Pai- iti.
In}, c. x.
Ricordi cxxxm.
«dfi.il.
Ditirambo (• ijj.
Ottii Franto^alHa
r*t- »'f.
Faucbtt Uh. 1. cnf.
viti. pa(. ih.
Pilrarcd Ptrto t.
rimi. xxir.
Prift fu. <>. 4].
4/1.47.
‘ VI.
Lingue volgare im-
piegata dapprima in
Iole cole rane c ple-
bee;
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ì
126 Della Eloquen* a
Li». u. cap. vi. volgarmente fcritte a diftefo prima del fecolo xm.
imperciocché , ficcome dicemmo , fo popolarmente
in lingua volgare fi favellava , non perciò la gra-
vità del coftume piegò a comportare , chei concetti
dell’animo in quella efpreflìone del volgo fi dettafi-
foro , e commetteflero alla permanenza della forit-
tura , deftinata ad altra favella più grave , e men
popolare della corrente; benché quella fi coftumafi-
fo dapprima in colè anche premeditate ; ma però
plebee , e deforittc nella fola memoria . Furono
di tal fatta le rancide e triviali canzoni , i Roman-
zi , e le Novelle popolari, che poi fervirono di
primo canale per far palfaggio dal parlare allo fori-
vere volgarmente: la qual cofa non foguì fenza
copiofa mifiura di tutti i dialetti Italiani , e di voci
e di frafi Latine, Greche, Gotiche , Longobarde ,
Teutoniche , e particolarmente Francefi , comuni
e Provenzali , della qual miftura , come fparfit
Pcr tutto H bel paefe ,
Che Apennin parte , e il mar circonda e P Alpe ,
non potette lavarli le mani nè meno Dante , che
prima di ogni altro foppe nobilitarla con la magni-
ficenza de’ penfieri e delle invenzioni , rinchiufo
nella confonanza del metro ; eflfendochè i primi
noftri componimenti volgari di qualche conto , fu-
rono dirteli in verfo rimato per lufingare più facil-
mente con quello folletico l’ingegno groflolano, e
l’orecchio materiale del popolo : e ciò generalmen-
te forvi da principio ad amplificare le lingue , e
poi le foienze , ficcome gentilmente ha moftrato
Angelo Poliziano in quel fuo poema, ofolva, a
cui diede il titolo di Nutricia . Simili verfi nel pri-
mo elTere non aveano forfè altro di confiderabile ,
che
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ItAUANA 127
che il ritmo , introdottovi ne’ tempi barbari e in-
sulti , quando con lo fmarrimento delle lingue—*
erudite li era perduta ogni arte di ben meditato e
fano difcorfo . Del nafcimento di quello ritmo vol-
gare , dopo Claudio Fauchet nel libro i. della Lin-
gua ejpoeiìa Francefe a capi vii. e viii. ha trattato
dottamente Ifacco Voflfio , dandogli il nome di
fpur/Q , il quale le difpiacque agli antichi Latini e
Greci, tanto dilettò i nollri buoni antenati , che
ne lalciarono l’eredità a noi pofteri . Dunque agl*
Italiani nello flato , in cui fi trovavano , convenne
accattare un nuovo gullo , e artificio poetico dai
vicini popoli , barbari sì , ma più ripuliti degli al-
tri 5 e principalmente da quelli di Sicilia e di Pro-
venza, paefi già entrambi fuggetti all’ imperio de’
Franchi , donde i nollri con la maniera di penfare ,
ne trafiero anche la materia , per lo più delicata e
piacevole , cioè conforme al genio di quelle nazio-
ni , e della nollra : cole già toccate da Niccolò
Villani nel Ragionamento della Poefia giocofa .
NE’ fecoli xili. e xiv. sì fatto lludio in Pro-
venza fu sì comune, che vi fi videro aperte
le Accademie per elfo . Tal fu la Corte e il Par-
lamento eP Amore , in latino Curia : e abbiamo alle
Rampe un libro di Arrejlì d Amore , defcritti da
Marziale d’Alvernia fotto il Re Carlo VII. i quali
furono poi comentati in latino con citazioni piene
di tefli legali da Benedetto Curzio Sinforiano , e
le ne veggono fino atre diverle imprelfioni . Mar-
ziale in detto filo libro, che è in verfi e in profa
Francete antica , finge di elferfi trovato al Parla-
mento d Amore , e di avervi tentiti egli flelfo i de-
creti e gli arrejli , che riferifce di mano in mano , e
che
Lw.'ll. Cap. vii.
Dt Pttmtiium tin-
ti* & vitibni rbyib -
mi fit. if.
U-
vir.
Corte d’Amore in
Froirengi .
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Lib.II.Cap. VII.
128 Della Eloquenza
che dal Sinforiano fono chiamati Arefli concima
femplice lettera r . Simili particolari fervono a
farci bene intendere i (entimemi de* noltri Poeti .
Di tali Arrejli , cioè decreti e fentenze , parmi aver
veduta alcun altra edizione in forma piccola . A
quello Variamento d' Amore , mentovato anche dal
Barberino , volle alludere il Redi nel terzo de’ Tuoi
Sonetti , già fatti fplendidamente (lampare dal fu
gran Principe di Tofcana Ferdinando de* Medici :
Aperto aveva il parlamento Amore
Nella foli t a faa rigida Corte ,
E già fremean falle ferrate porte
Le ufate guardie a rifvcgliar terrore .
Sedea quel faperbiffimo Signore
Sovra un trofeo di frali , e P empia morte
Gli fava al fianco , e la contraria forte ,
E il fofpiro , e il lamento appo il dolore .
lo mefio vi fui tratto e prigioniero \
Ma quegli allor , che in me le luci qffijfe ,
Mife uno firido dif pie tato e fiero }
E pofeia aprì l'enfiate labbia , e dijfe :
Provi il rigor coflui del nofro impero :
E il Lato in marmo il gran degreto fcrijfc .
Quello Decreto fu l 'Arrefio della Corte , cioè del
Variamento (P Amore. Mi torna qui alla memoria
certuno , il quale non conolcendo altro Variamento
fuorché i moderni , a cagione di quella voce, donde
ne viene tutta la grazia, fi vide palelar poca (lima al
Sonetto del Redi, per ignorarne l’illoria . 11 Petrar-
ca, le cui Rime abbondano di voci e di formole anti-
che, Francefi comuni, e Provenzali, già dal Talloni
avvertite in gran numero, accennò la Corte d Am ore
nel Sonetto, che comincia ; Do -
I
Italiana 129
Dodici donne onejlamente lajje j
dachè appunto le Dame di quella Corte erano xn.
e con Laura xin. le quali inlìeme adunate pro-
mulgavano i loro Decreti ed Arrejìì per lecontro-
verlie di Cavalleria , a loro portate davanti . Il
Talloni l'opra il Petrarca, e l’Ubaldini nel Gloffa-
rio al Barberino ne fanno motto ; ma il Noltrada-
ma affai più ne difcorre nelle Vite de’ Poeti Pro-
venzali , e fegnatamente in quelle di Giuffredo
Rudello , di Guglielmo Adimaro, di Raimondo
diMiravalle, e di Princivalle Doria , additando i
luoghi ftelfi, ne’ quali Iblea ragunarfi quella rino-
mata Corte <T Amore . In un codice Fiorentino a
penna del Signor Niccolò Bargiacchi trovandofi
alquanti Arrejìi d' Amore , tralcritti da un Michele
Arrigucci nell’anno 1408. quelli furono nielli in lu-
ce dal fu Signor Crelcimbeni : ed è notabile per
l’antichità loro , che uno di quegli fi fa promulgato
nell’anno 1164. al primo di Maggio , nell’Indizio-
ne vii. nel qual numero è corfo però abbaglio, men-
tre in quell’anno 1164. non correa l’Indizione vii.
bensì la xn. Laonde bifogna, che il numero x. di
Lotto guaito, foffe prefo dal copilta Arrigucci per v.
Finalmente fu sì grande e applaudita la riputazio-
ne e la fama di sì fatta Corte tT Amore , che tutti i
dicitori in rima di qualche nome affettarono di uni-
formarfi allo Itile della medelìma ne’ loro fcritti
anche più gravi , ficcome fece il già detto Barberi-
no nella fua opera ,■ alla quale , benché d’altro non
tratti , che di cole nioraliffime , ei diede il titolo di
Documenti d' Amor e per allettare in tal guifa gl’in-
gegni fchivi e prevenuti ad affaporarla .
R Co-
IJIi.fi. Cap. VII.
Pai. }aj.
Cimentar/ te. il.
Parili. pat-91-
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'Della Elo q^j. e n z a
130
Li». 11. Gap. Vili.
VIII Osi dunque la noftra Italiana Eloquenza , nata
scrittori italiani v„< dalla corruttela di tutte lé buone arti , e_>
m'pn,ór» .re,fo ’ che dalle tenebre dell’ignoranza, andò pian piano,
come da fcherzo pigliando piede, con effe re dappri-
ma ufata in materie compofte a cafo per traftullo
del volgo, e da perfone illetterate, gareggiando
in ciò con l’origine della Greca Eloquenza , la qual
pure nel fuo principio flette occupata in finzioni
poetiche , non avendo i Greci avuta alcuna opera
in profa prima , che Ciro il Re de’ Perfiani s’im-
padroniffe dell’ Afta , il che fi fa conto , che avve-
ÌL'%rCM- nl^e in tempo del Re Servio Tullio, quando Fereci-
de da Sciro, una delle ifole Cicladi dell’Arcipelago,
e dopo lui Cadmo Milefio , furono i primi a (crive-
re in profa : il che nel bel principio della fua riftret-
ta Cronologia ha notato il Cavaliere lfacco Neu-
tone , avendolo prefo da Gerardo Giovanni Voffio
nel libro iv. degli Storici Greci a capi iv. benché
non lo nomini . Così parimente le prime bali del
parlar noftro confiftettero in (empiici e viete fin-
zioni poetiche fin verfo la declinazione del (èco-
io xm. mentre poi dallo fcrivere in difeorfo, legato
dal metro , fi trapafsò a fare il medefimo in profa
volgare , nella quale avanti ad ogni altro componi-
mento , che in oggi fi trovi dopo le Lettere di
Fra Guittone , recentemente ftampate , comparve-
ro ferini i favolofi racconti delle Novelle antiche, e
de’ Reali di Francia, e le Storie di Ricordano , con-
correndo in certa guifà gli autori di effe con Fere-
cide PAtenielc , diverfo da quello di Sciro, il quale
Ateniefe fu il primo de’ Greci, che ufeiffe in campo
a dettare componimento dorico in profa , come il
furono preffò noi gli autori accennati, ladove_»
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Italiana iji
innanzi non fi era veduto nè udito altro , che_> ui.ii. cp.vm.
l’olcuro e nojofo cicaleccio de’ verfi falchi e plebei
di Gallo del Canto e di Guido Colonna Siciliani, di Fra
Guittone , del Guinicelli , e di altri fintili , che fcri-
veano blajmo, piacere, meo, e Deo per biafmo , piace-
re, mio, Dio , conte nota il Caflelvetro .Tutti quelli r,u
rimatori fono allegati da Dante nella Volgare Elo-
quenza,e. alcuni altri (tapparono fuora per opera di
Leone Allacci , oltre ai verfi di Folcacchiero e di
Mico Sanefi , di Agaton Drufi Pilino , rammentato jmmmim. n.u
dal Salviati , di Lodovico Vernaccia da Urbino , di M' ,JI’
Pier dalle Vigne Capoano, di Enzo Re di Sardigna,
e di altri men chiari , che tutti vilfero prima del
1300. Dante nella Vita nuova afferma, che i dici-
tori d’amore in lingua nollra volgare cominciarono
poco prima di lui . Le fue parole fon quelle : e non ì tr*fi tn- !«•
molto numero d'anni pajfato , che apparirono qucjll
poeti volgari . Indi aggiunge, che allora non v’erano
cofe Icritte in volgare oltre a centocinquanta anni
addietro . Quello luogo, ignorato dal Crelcim beni, n u
fi accenna da Lionardo Aretino nella Vita di Dante.
Venne poi Fra Guittone dell’ordine de’ Gaudenti ,
de’ quali parla il Ducange, Guido Cavalcanti, e altri «.Futrci.
non pochi, fintili a quelli, delle rime de’ quali, mede
fuora da’ Giunti e dall’Allacci , ragiona il medefimo
Crefcimbeni: e tutte fono ricolme di voci antiche, e
di maniere e forinole llrane,e prive di ogni ameni-
tà, in confronto alle nollre . Anzi le irfute Cantiche
del beato Jacopone da Todi, morto nel 1306. e che
fiorì anche prima del pontificato di Bonifacio Vili,
fono piene ancor effe di voci , prefe dai dialetti di
tutta l’Italia , allora non per anche fegregati e di-
ftinti l’uno dall’altro per l’elezione della favella Ro-
manza eomune , ma tutti infieme confufi . Quindi è ,
R 2 per
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U*. 11. C»r. IX.
Scrifterti ordini!
ifinorum pnj.ii.
Anualn io. uL
r*i- si.
t*i- 71.
Jflorit di Tranci*
iib. ti. A» D. 1 5'7i.
IX.
Scrittori antichi
ofirono Tarj dia-
letti d’Italia .
132 Della Eloquenza
per avvertimento ancora di Luca Vaddingo , che i
poemi del medefimo Jacopone , il quale fu autore
del noto inno latino ,
Stabat water dolorofa ,
fono tefluti di grolfolani vocaboli. Umbri , Tofcani ,
Calabreji , Puglicjt , Siciliani , e forfè anche di altri .
Nè sì fatta rugginofa mifturaoffefe la delicatezza
del celebre Fiorentino Jacopo Corbinelli , ficchè
tra gli autori Italiani , i quali, eflfendo egli sbandito
in Francia , fpiegava d’ordine della Reina Caterina
al Re Arrigo III. di lei figliuolo, non entrale il bea-
to Jacopone , conforme attefta Guglielmo Portello
in una lettera rtampata dal medefimo Corbinelli col
libro della Volgare eloquenza di Dante . E dal Cor-
binelli rteflo nella prefazione alla Bellamano di
Giulio de’ Conti , divulgata in Parigi , la qual man-
ca nella nuova edizione di Firenze, il beato Jacopo-
ne vien detto un altro Umbro Callimaco . Ma quel
valentuomo al beato Jacopone , del quale eziandio
fece parola nelle note al Corbaccio , accompagnava
poi Niccolò Machiavelli , fpiegando parimente le
opere di quello fecondo al Re di Francia , per at-
teftato di Arrigo Caterino Davila .
NE fu già lolo quel venerabil fervo di Dio, Ja-
copone , in accattar voci da quello e da que-
llo dialetto Italiano in tempo, che tra loro non
erano, come ho detto, per anche {èparati per l’ele-
zione del primario e comune fopra tutti gli altri ,
ma fe ne (lavano infieme accoppiati e confufi ; pe-
rocché ne’ Documenti del Barberino, contemporaneo
del medefimo Jacopone, fe ne veggono affollati in
gran numero. I Deputati alla correzione del Deca-
meron del Boccaccio nel proemio delle loro Anno-
ta-
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Italiana 13$
tazioni confettano , che il Barberino, come tutto tir. 11. c*p.ix.
intefo agli ftudj legali, d’ordinario poco amici della
pulitezza , troppe voci Provenzali vi mefcolaffe . L’af-
fare però non batte qui folo ; dachè il corpo di que-
gli intigni , per non dire aurei Documenti nella
fuflanza , oltre all’ etter colmo di quella fletta an-
tica ruggine , che fi vede attaccata alle colè di Tra
Guittone , e del beato Jacopone , fi trova tutto
afperfò anche di voci mere latine , e fimilmente di
quelle di varj dialetti d’Italia , e in particolare del
Veneziano: 1 quali dialetti incorporati al latino,
tutti del pari fioriano verfo la fine del fecolo xm.
Il Barberino ci fomminiflra non pochi faggi del
Veneziano , da lui adottati , forfè talvolta comuni
ad altri dialetti . Eccone alcuni : elio , in tutti i cali
è mero Veneziano ; e fimilmente cavegli , che al
prefente fi dice caveli , per capelli . Cosi parimen-
te abbiendo per avendo , che ora dicefi abbiando .
Si riducono alla medefima clatte le voci faveri , e
favejfe per faprà , e fapeffe j infegnado , e levado per
infognato , e levato ; longo per lungo , treza ,faza ,
vorrave, lu, aqua, arlogio , e comenza per treccia, fac-
ci a, vorrebbe , lui , o egli , acqua , orologio , comincia .
Tali fon pure i verbi piagere , e difpiagere , dappoi
mutati con la variazione di una lettera in piafere ,
e difpiafere . Segue cattino, che in oggi dicefi cadau-
no, per ciafcuno, o ciafcbeduno , voce di Fra Guitto-
ne, incaflrata nel Pataffio del Latini, e frequente in
.Giovanni Villani . Vengono quefle altre appretto:
bo , diga , omo , rama , adafio per bue , dica , uomo ,
ramo , adagio . E’ colà notittima , e lo avvifa ancora
il Cardinal Bembo , che i Veneziani ni una lettera
mai non raddoppiano nella pronuncia ; e però di-
cono , ano yfano , tare , detrare , deno , dano ,Jlano ,
per
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Li». II. C*r. X.
ni. i. n fini.
lik II. fiL 4). ».
X.
Pregio di alcuni dia»
letti d'Italia •
/1/.147.
r».ixir. m- xif.
134 Della Eloquenza
per anno , fanno , torre , porre , detrarre , denno ,
danno , fanno . Laonde Niccolò Villani nelle note
alle Storie di Albertino Muffato, avverte, che que-
llo autor Padovano nello fcrivere latinamente fegui
talvolta la pronuncia de’ Veneziani Tuoi vicini , i
quali bellum internecinum geminati! omnibus Uteri:
indixijfe vìdentur : quo fit, ut quelo, elo, belo , fato ,
puto,/r<? quello, elio, bello, fatto, putto, dr tandem
id genus omnia tenui boc fono pronuncient . Della
pronuncia de’ Veneziani , e anche di altri , parla
Stefano Guazzo nella fua Civile converfazione.
ORa il Barberino , quafi di tante gemme, or-
nò le fue rime di sì fatti vocaboli, alla Ve-
neziana diltefi . E perchè feemi la maraviglia ,
che da ciò forfè potrebbe nafeere , mi giova qui
riferire, in propofito del dialetto Veneziano , l’af-
fèrzione di Pontico Virunio nelle "Dichiarazioni
tumultuarie degli Erotemi di Emanuel Grifolora ,
compendiati dal vecchio Guarino , le quali furono
Rampate in Ferrara da Giovanni Mazoco nell’an-
no U09. in forma ottava . Quivi il Pontico dopo
aver favellato de’ cinque dialetti principali de’ Gre-
ci , che fono il comune , l’ Ionico ,l’ Attico , il Dorico,
e l’ Eolico , così foggiunge : in Italia Venetus pul-
eberrimus & dodlijfmut omnium fermo , in quo redo-
let tota lingua Grata majeflas . Se quello per avven-
tura pareffe nuovo, io credo , che affai più il parerà
quello , che fegue : tum Bergomenfes, àr Fiorentini.
ÀfTegna qui egli l’ultimo luogo tra i dialetti Italia-
ni al Fiorentino , pofponendolo al Bergamafco . Fu
il Pontico uomo grande j ma di quel carattere , che
rifulta dal tenore della fua vita , già efpofla nel
Giornale de’ Letterati d’Italia: e in quella fua fin-
g°-
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Italiana 135
golarità di fentimento non è egli favorito nè meno Llt. ii. c*7 x7
da Arrigo Stefano nel Dialogo de lnjlituendh Gree-
c<e Ungine Jludii: . Aveva efl'o Pontico ripieno il capo
di cole Greche : e la fua fantafia gliele facea ritro-
vare ne’ dialetti dianzi accennati più, che nell’ulti-
mo . Ora tornando al Barberino , quelli ne’ fuoi Do-
cumenti non folo v’infilza vocaboli Veneziani , ma
eziandio de’ meri Lombardi , e de’ Regnicoli , e fino
de’ nodri friulani. Di quelli ultimi fono : mejfe-
dato per mefcolato , agocchia , in oggi agucchia , per
maglia , nom per nome , e Jiòn per turbine . Nè
di ciò è da ftupire , perchè Cecco Angiolieri preflo
l’U baldi ni ufa anche Fi per figliuolo : tutti i quali
vocaboli vivono attualmente in bocca del nollro
popolo Friulano : e Fi s’incontra medefimamente
predò il Latini nel Tefbretto , nonché predò il fuo
gran difcepolo Dante nel Canto xt. dei Paradifò;
donde fi vede , che la voce fi Icrivea cosi per ufo , e
non per licenza , e che nè meno fi troncava , perché
ciòvenijfe in acconcio , come fi nota in margine dell*
edizione di Dante , fatta dalla nodra celebre Ac-
cademia della Crufca : ma era ed è voce per lun-
go ufo tronca originalmente così , come da : e__>
qued’ ufo è rimado vivo predò i nodri Friulani .
11 perchè bifogna concludere , che in quella età fi
praticadero generalmente in confufo tutti i dialetti
d’Italia, quando pure non li volede dire, che in
Tofcana correderò tutti per moneta comune , qui-
vi pofcia difmeda , e trapaffata a queda, e a quell’
altra nazione , dappoiché 1’ univerfale confenti-
mento de’ Letterati Italiani fi difpofe infenfibil-
mente a ricevere fopra tutti gli altri il folo dialetto
della Tofcana , e principalmente il Fiorentino , che
in oggi corre unicamente nelle fcritture più pulite.
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LiB.ll. CAP. X.
ba%. 6f. aio*
5>7<
fin halite limxa
Jik.i.pa) 9 & lik. il,
fi i)i. in fiat.
i}6 Della Eloquenza
lènza più ammetter lega di altri dialetti . Quello ,
che fi vede praticato ne’ Documenti del Barberino ,
s’incontra pure nella Commedia di Dante , il quale,
novello Omero, non ebbe Icrupolo di ufar voci ,
fomminiftrategli da altri dialetti e linguaggi , con-
forme appunto Omero ne prelè da quegli di tutta
la Grecia . E per farne buon ufo non ci voleva
altro, che l’ammirabile induftria degl’ ingegni fo-
vrani di un Omero e di un Dante . Qual forte poi
10 ftato dell ' Italiana Eloquenza prima di Brunetto
Latini , può in parte ritrarfi dalla fua operetta in
terza rima , chiamata Pataffio , e divifa in dieci ca-
pitoli, tutta comporta di migliaja di voci, motti,
proverbj e riboboli sì ofcuri per l’antichità loro ,
che di cento non fc ne intende pur uno , a parere del
Varchi nell’Ercolano j quantunque, come dicem-
mo , l’Abate Francelco Ridolfi , di cui parla il Si-
gnor Canonico Salvino Salvini ne* Tuoi Farti con-
folari della noftra Accademia Fiorentina, s’ingegnò
di fpiegargli con fare a quello Pataffio il contento :
la qual fatica ignorando il Signor Dottore Salvini ,
fi ftudiò ancor egli di dar qualche lènlò a molti vo-
caboli di elTo Pataffio , così detto in lingua antica
e nella Vita di Cola di Rienzo, per Epitaffi, o Epi-
taffio , quali una radunanza di vocaboli vecchi , di-
fufati , e conformi a quelli delle antiche lapide , o
epitaffi] . Predo i noftri Friulani , pataffio , e pataf
accorciato , vuol dir gotata , guanciata , o fcbiaffio ,
come fe una percolfa , data in vilò con le quattro
dita ftrette della mano, fi pareggiale a una lapida di
altrettanti verfi , gittata nell’altrui faccia . Dal Pa-
taffio, chiamato in latino Epitapbium da Angelo Mo-
nofini,è diverfo il Teforetto, comporto in verfi corti,
11 quale fu già dato in luce dall’Ubaldini , opera no-
I
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Italiana - 137
bile , morale , e Criltiana , quanto i Documenti del lu.u. cap.xi.
Barberino . Per quello poi , che riguarda le Prole
del Latini, come fono la Rettorica , già Rampata
in Roma , e 1* Etica , data fuora in Lione dal Cor-
binelli , quelle lembrano parti e membra , fiaccate
dal Teforo maggiore , dettato , come fi dille , in lin-
gua Francefcà . Dell’ Etica non ne dubita il Sai- jvvtnim. n. 1.
viati ; ma dubita , fe la Rettorica fia del Latini . Il *"*' ia,‘
vero fi è , che piuttoflo fi debbono dire volgariz-
zamenti , che originali . Ora farà bene di rivolgerci
X Dante, mentre poi de’ dialetti Italiani tornerà a
darci materia di ragionare il fuo famofo libro de
Vulgari eloquenti a .
xr.
DAnte fenza dubbio fu di tutti il primiero,
che innalzalfe la lingua Romanza <T Italia a quenzt .
narrazioni illoriche , geometriche , filolbfìche ,
geografiche , allronomiche , notomiche , e teolo-
giche in verfo , avvezzandola a trattare di altro,
che di follie d’ amore , ficcome i fuoi precelfori
aveano coftumato di fare ; poiché il beato ^Jacopo -
ne, e il Barberino , Icrittori di componimenti fa-
cili e andanti , benché ufcirono alquanto del cam-
mino , battuto fino a quel tempo , non fono già da
porfi in riga con Dante , nè furono di lui più anti-
chi: e perciò Aleflandro Sardi nel Dilcorlò della dijc*jì t*t. *4;
Poefia di Dante aflfegna a lui folo il primato fopra
tutt( gli altri . Sicché Dante a ragione può dirli il \
Padre della Italiana Eloquenza , avendo egli fatto
conolcere al mondo , che gli autori delle lingue
nobili non fono le perlònc illette-rate e plebee , ma
quelle bensì, le quali con laggie e lunghe vigilie
fcientifiche e con olTervazioni letterarie lalgono in
tale eccellenza di virtù, che nulla Icrivono acafo
S c inu-
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tu. 11. Cu. XII.
XII.
Fccellcnzi del!»
Commedia di
Dante .
i$S Della Eloquenza
c inutilmente, ma con profonda meditazione mi-
furando la ftruttura , la Umazione, la forza , e il
Tuono d’ogni formola e voce , nonché il tenore e
la condotta della fontenza , diffondono con matu-
rità i proprj concetti dell’animo , Ombrando loro
poco invidiabile la felicità di quegli ingegni , i
quali , come fuol dirli , currenti calamo , e lenza mu-
tare o far cacature, mettono in luce i lor parti , voti
di cole utili , e involti in molta loquacità, unica-
mente adattata a ingroflare i volumi . Non può in-
tanto negarli, che per opera della gran madre natu-
ra fpefle volte non fi oda ufeire il buon feufo con la
proprietà delle acconce efprdfioni , anche di boc-
ca agli uomini di Icarlà letteratura , per non dire
idioti e volgari . Ma elfi non fono per quello i
maeftri della Eloqruerua , e in dirlo fi farebbe gran
torto alle perfone , illullri per le opere forine .
PEr non dipartirci dal noltro Dante, certo è,
che il folo penfare alla invenzione , e al Alte-
rna della fua Commedia ( del qual titolo, da lui ftelfo
importo al Poema , fi parlerà approdo ) può tenere
occupato ogni alto intelletto , e capace di rifletter-
vi fopra : e di tal fornimento fi vede , che furono
Tempre i più nobili ingegni , dal tempo di Dante
fino al noftro . Quindi è , che nella felice età di
Piero Bembo , che fu il fecolo delle Mufe , Co-
rtantino Lafoaris , di lui maeftro nelle arti Greche
in Meflina, a taluno , che foco moftrò di ftupire ,
come Dante traefle a fine la fua Commedia fertza la-
fciarla imperfetta, rifpofo, che piuttorto era da
reftarne attonito, che le averte dato principio len-
za atterrirli dell’ idea , che prima ne avea conce-
puta . Ciò abbiamo da Giambatirta Celli , grande
am-
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Italiana i$9
ammiratore di Dante , nella Orazione prepofta alla f™. a. c*p. xn.
Lettura ni. lopra l’Inferno . Però non fu mal chi fot, «»•
meglio di lui ftelfo , cioè di Dante, arrivafle a com-
prendere la magnificenza della* fua opera , della
quale con gravilfima frafe antica egli ebbe adire
nel Canto xxxii. dell’Inferno,
Che non è imprefa da pigliare a gabbo
Defcriver fondo a tutto f Univerfo ,
Nè da lingua , che chiami mamma , o babbo .
Efprime dì defcriver fondo a tutto F Univerfo , per-
chè nell’edificio della fua mirabil opera egli fece
concorrere la delcrizione del mondo , de’ Cieli , e
de’ Pianeti , i varj caratteri degli uomini , l’imma-
gini delle virtù , de’ vizj , de’ meriti , e delle pe-
ne , della felicità , della milèria , e di tutti gli fiati
della vita umana . Dipoi nel Canto xxv. del Pa-
ratifo non potendo aftenerfi dall’ accennare lo Au-
dio , e le grandi applicazioni , da lui per più anni
impiegate in condurre avanti il Poema , con pari
maniera lignificante fi lalciò intendere di fperare ,
che il compimento del medcfimo avelie a fare tanta
impresone in fu gli animi de’ fuoi nemici di Fi-
renze , che dovelfero fpontaneamente richiamarlo
dal lungo efilio , e accorlo come in trionfo , con- ^
ferendogli la Corona di lauro nella Chielà di san
Giovanni , nella qilale egli avea ricevuto il fanto
battefimo . Udiamo , come lo /piega :
Se mai continga , che il Poema facro ,
Al quale ha pojìo mano e cielo e terra ,
Sicché mi ha fatto per piti anni macro ,
S 2 Vin-
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Li». II. Cip. XII.
Tf «•<.
Annotai. fn£-tt
j Della E l o q_u ekza
Vinca la crudeltà , che fuor rni ferra
Del bello ovile , ove io dormi] agnello ,
Nemico a ’ Lupi , che gli danno guerra ;
Con altra voce ornai , con altro vello
Ritornerà poeta , ed in fui fonte
Del mio battefmo prenderò il cappello .
Dante per quello cappello intefe la ghirlanda , o
corona di lauro , della qual voce da me altrove fi
fece motto nel favellare del volgarizzamento -ftam-
pato della Tavola ritonda : e ne parlano ancorai
Deputati alla correzione del Decamerone del Boc-
caccio . Ma in ciò che Dante intefe di vaticinare
del ricevimento di tal fuo cappello, o. i fu li mitro
indovino -, perocché quantunque dette fine all ai-
tiamo fuo lavoro , non ne fu mai per quello richia-
mato alla Patria , nè prefe il cappello nella Chiefa
particolar del BatHla , bensì nel tempio dell im-
mortalità . Egli diede il titolo di J, acro al Poema ,
per trattarfi in etto con profondo fapere, e con
ordine a maraviglia difpofto, de’ tre flati dell'ani-
ma , feparata dal corpo , fecondo i divini principj
della noftra religion Criftiana : e quelli frettati ,
ai quali fece corrifpondere le tre Cantiche , fono
1’ inferno col limbo , di cui fa menzione nel Can-
to i v. della prima Cantica , il Purgatorio , e ’1 Pa-
ratifo ; avendovi fparfo dappertutto il fiore della
più viva eloquenza co’ lumi delle più alte e recon-
dite cognizioni , le quali dalla perfpicacia de’ faggi
intelletti non fi poffono baftevolmente ammirare .
Dante , uomo di Repubblica , venne alla luce_»
nell’anno 1265. dopo tornati i Guelfi in Firenze
dall’efilio fotterto, per la già mentovata fconfitta
di Montaperti. Così abbiamo dalla fua Vita,com-
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Italiana 141
polla da Liotiardo 'Bruno , che dalla Patria fi cogno-
minò V Aretino . Ri liberalmente ammaeftrato in
tutte le più nobili difcipline , che a’ Tuoi giorni
fiorifiero , e nelle arti di guerra e di pace ; effendo
anche per la Patria intervenuto con la cavalleria
Fiorentina a qualche battaglia , da lui accennata
in principio del Canto xxn. dell’ Inferno , e da lui
fteflo poi latinamente defcritta , fecondo la tefli-
monianza di efla Vita , la quale , fparfa talvolta del
dialetto Aretino ( benché non quanto le Lettere di
Pra Guittone) il Bruno ne fcrifle dopo quella prima,
che ne avea diftefa il Boccaccio . Di quella finora
le ne fono vedute ben cinque imprejponi con qualche
divario tra loro ; e la prima lotto la correzione di
Crilloforo Berardi da Pelàro fi fece in Venezia da
Vendelino da Spira nell’anno 1477. infieme conia
Commedia , volgarmente contentata da altri , che
da Benvenuto da Imola, che avea ciò fatto latina-
mente . Quella feconda Vita di Dante , compolla
dall’Aretino, fu mefia in luce dal Redi , e l’avea ci-
tata Lodovico Dolce in quella, che prepofe alla fiu
edizione della Commedia Dantefca : e fe ne valle
parimente Crilloforo Landino nell’altra fua , che
pofe avanti al Comento della Commedia llefla ,
benché noi dica .
DAnte con gran fervore attele agli fludj più
gravi , conversò civilmente, propagò la fami*
glia con la conforte Gemma Donati , e foflenne ca-
riche principali nella Repubblica . Ma poi nell’an-
no igoo. ritrovandofi egli in Roma Ambafciadore
al Pontefice Bonifacio Vili, vennero in Firenze a
contelà le parti de’ Bianchi e de’ Neri , nate amen-
due dai Guelfi : e prevalendo i Neri, quelli confilca-
ro-
Lia. II. Cap.XIII.
XIII.
Arrenture di Da»,
re e dell» fu Cera-
media .
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142 Della Eloquenza
li», a. or. xui. rono a Dante , che pendeva in parte Bianca , tutti i
beni $ onde egli confinato a Verona , quivi fi riparò
in Corte , ficcome dice , del gran Lombardo , che fu
Cane della Scala , cognominatoli Grande , figliuolo
di Alberto , e fratello di Alboino , e di Bartolom-
meo Signori di Verona : il qual Cane è dinotato nel
Canto i. dell’ Inferno fiotto il nome di Veltro , uc-
cifior della Lupa , cioè dell’avarizia, della quale
parla pure nel Canto xx. del Purgatorio . Della
fua gita a Verona ei fa , che la fiua Beatrice ne parli
profeticamente a lui fteffio con le foguenti parole,
nel Canto xvii. del Paradilo , cui dedicò al fiud-
detto gran Cane , come fi dirà apprefio :
Il primo tuo rifugio , e il primo ojlello
Sarà la cortcjìa del gran Lombardo ,
Che ih fulla Scala porta il fanto Uccello .
Quella Scala con 1’ Aquila fiopra , da lui con frale
ardita e da trafiportatillìmo Gibellino , chiamata
il fanto Uccello , come infogna dell’ Imperio , con- ,
forme nel Canto vi. l’avea detta Uccel di Dio , fu
l’arme de’ Signori di Verona . Dice , il primo rifu-
gio , perchè Dante non iftette fompre in Verona ,
ma fiolo per alcun tempo , come abbiamo dall’Are-
tino : e apprelfo alla fiua cacciata , vinto dalla pafiio-
ne , di Guelfo , che egli era, dichiaratoli Gibellino ,
moftrò in ognioccauone animo altiero e pieno di
maltalento. Nell’anno 1304. egli tentò ai rien-
trare in Firenze , e pofoia in tempo del paflajjgio
in Tolcana di Arrigo VII. Imperadore, che legul
nell’anno 1312. Ma andategli le colè in finiftro , e
niefio l’animo in pace , pensò di sfogarli in tirare
avanti l’opera fiua, già da lui principiata innanzi all’
. efilio in terza rima volgare , chiamata Catena , della
• qua-
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Italiana 14$
quale il Bembo lo crede inventore . Ma prima di lu.ii. CAf.xm.
Dante Brunetto Latini, come dicemmo, ufatal’avea
nel Pataffio . Erafi egli provato di far la Commedia
in veri! latini e in letterato flile , per dirlo con le
parole dell’Aretino , il quale avverte, che Dante
mutò penfiero dopo aver conofeiuto sé fteftb più
atto allo flile volgare in rima , che al latino e lette-
rato, e che molte colè dille leggiadramente in efla
rima volgare , le quali non avrebbe faputo , nè po-
tuto dire in lingua latina e inverjt eroici , come le
ne voglia formar giudicio dalle lue Egloghe in verfi
efametri , che non fono ftampate . La cagione però
di quella infufficienza di Dante nel verfo latino ,
non dee afcriverfi a lui , ma al fecolo tenebrofò ,
in cui vilfe , datofi tutto adire in rima volgare',
perocché di proprietà, e di gentilezza in profa e in
verfi latini nulla intefero gli uomini di quel tem-
po , come rozzi , e lenza perizia di buone lettere ,
benché per altro così all’ ingrofifo follerò dotti e
verfati nelle difciplìne al modo fratefco , e fcolajlico ,
per accennarlo con la fra fe dell’Aretino . Il Signor
Dottor Salvini nelle Note al Comento del Boccac-
ciò fopra il Canto 1. dell’Inferno, rammemora un
tefto di Dante a penna con xx. o xxx. verfi latini
in principio a fronte del tefto volgare. Ma in un
altro , che tengo io , ne fono le centinaja $ donde
chiaro fi vede il gran fènno di Dante in aver mu-
tato configlio di comporre la fan Commedia in la-
tino, come l’avea cominciata, fecondo il Boccac-
cio , che ne diè quefto faggio , alterato pofciadal
Varchi nell’ Ercolano :
Ultima regna canam , fluido contermina mando,
Pro meriti: cujufque Jais .
Dante
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M4 Della Eloquenza
Li». ii. cuochi. Dante adunque rifol vette di far la Commedia in voi-
gar lingua , e in quella con ammirazione univertàle
a lui riufcì di trarla a fine, come a quello, che fopra
ogni altro era fornito di tutte le cognizioni, che po-
teano averfi in quella età , di gran caligine ricoper-
ta; e per aver egli ancora faputo ,ftante la grandez-
alt.°^Penetrantiinmo ingegno, affai più,
che d ordinano fe ne fapeva dagli altri; poiché oltre
a tutte le arti e tcienze , fu iftruito eziandio della
vilifica , e de'fuoni , e fino della Calligrafia di quel
tempo , allo Temere dell’Aretino , che ne potea
dar conto , come quegli , che fu Segretario di quat-
tro Tonimi Pontefici , e poi della Repubblica Fio-
rentina, e che vide Tcritture originali di Dante • di
cui lo ftudio principale effendo Poefia non ifierile
nè fantafiica , ma icaftica ^feconda, ricca, e ft abilita*
da vera Tcienza , e da moltiffime diTcipIine, gli fu
agevole di comprendere in rima volgare tante co-
lè , le quali non avrebbe faputo efprimere in verfi
latini ed eroici , perchè quantunque egli moftri
fomma ftima a Virgilio , da lui preio per guida in
quel Tuo maravigLiofò viaggio ; nientedimeno la
tolta nebbia, che in quel tempo tutti gl’intelletti
generalmente appannava } non gli permitè inter-
narfi ne’ pregi e nelle bellezze Virgiliane , perche
rilèrbavafi quello lume dopo due Tecoli ad altri in-
gegni, piu felici e piu ftudioii della Imitazion dello
Itile , a tutti i quali col tuo etempio andò avanti il
Cardinal Bembo: e quella difgrazia, che fu comu-
ne , e del tempo , recò a Dante una ventura gran-
diffima, perchè ii fece effere originale . Il Bembo
dunque alzando il primo la face della Imitazione,
ri (veglio tofto Giulio Cammillo , Bartolommeo
Ricci , Bernardino Partenio , e Baftiano Potilo Mor-
zillo
/
Italiana I451
zillo con qualchedun altro , a ridurre in proprio
fidema l’arte e lo fpirito di quella Imitazione , in-
cognita a Dante nel fatto delle interne bellezze
del dire in latino , e più a quelli , che prima di lui
cominciarono a fegnalarfi nello feri vere in noftra
lingua Romanza , tutti i cjuali egli foverchiò di
feienza , di pulitezza, e di leggiadria, talché le
molte e gran cofe dottrinali da lui fparfe nella
Commedia con ugual cognizione di leggi varie , di
coflumi , e di dorie antiche e moderne , maffima-
mente Italiane , alle quali fembra edere intervenu-
to , il fanno ad ogni atto ammirare dagl’ intendenti
e forniti di rifiedìone ,
PEr altro in tempo di Dante la codituzione__j
della lingua Romanza d’ Italia fu tale , che
egli per tutta la fua Commedia non livide in i dato
di prenderfi gran fuggezione nel fatto di eda lin-
gua in più cofe , dalle quali fi guardò la delicatez-
za del Petrarca ; ma egli difprezzando le minute
diligenze, badò a’fènfi profondi più , clic a’ mcn
nccedarj ornamenti . Quindi c , che al chiaro filo-
lòfo Marco Aurelio Severino ei parve ingiuda-
mente accufato , come di vizio , della miglior vir-
tù , che rifplenda nello dile efprelfivo , e niente
affettato , e nella maniera propria di efporre alla
guilà d’Omero, i fentimenti con evidenza , e l’imi-
tazione della natura ( in che confide la Poefia ma-
nica) per mezzo di voci c forinole fomminidrate
da’ molti dialetti , e non fempre da un folo : la qual
cofa benché i luoghi della Commedia badadero a
giudicare , io voglio , che qui redi giudicata da-
gli fcrittori di varie parti d’Italia, Veneziani, Lom-
bardi , Romagnu oli , Gentniejì , e Fiorentini , i quali
T in
Lit. II. C*i». XIV.
XIV.
Dante usò molti
dialetti volgari con
voci latine , e di al*
tre lingue •
Querela della de oc-
en fiata f-tg. a?.
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Lll.ll. CAP. XIV.
Si • if.
Hi. II. fal- I09-
Ilo.
Vafo il Riarda
cxxxni.yi/.ii;. 2.
Di' i.'oj» dilla vallar
hniua /.ij. 34. 33.
Vartit. ix. fai. 43.
lit. iti. /M£. 11.
Oiéhjbi ft j.i 1 4.
145 Della Eloquenza
in efla Commedia vi riconobbero i proprj dialetti ,
ficcome le varie nazioni Greche vi riconobbero i
loro ne’ Poemi di Omero .
1 Venga ora in primo luogo il Cardinal Bembo,
che al dire dell’ Ariofto nel Canto xlvi. del Furiofo,
il puro e dolce idioma nojlro ,
Levato fuor del volgare ufo tetro ,
Quale ejfer dee , ci ha col fuo efcmpio moflro .
Il Bembo dunque nelle Profe nota , che Dante fe-
minò nella Tua Commedia parole Veneziane.
2 Saba da Cajliglione o (ferva , che Dante fece
ufo di tutti i dialetti d’ Italia , e attefta di averne
tenuto difcorfo col Sannazzaro e col Bembo. Di
tal fentimento fu anche Pierio Valeriano .
3 Jacopo Mazzoni nel fuo DiJcorJ'o in difefa di
Dante , il qual poi diede occalìone all’ altra fua
rinomata opera , trova ancor egli nella Commedia
voci di molti dialetti d’Italia, Veneziane, Roma-
gnuole , Bologne/i, Ferraref, Lombarde , Marchiane,
Romanefcbe , e Siciliane , oltre alle Provenzali , To-
fane pure , cioè barbare , e antiche , e anche da
lui fteflo non lènza grazia inventate , come altresì
Latine , Greche ed Ebraiche : e il Mazzoni le fortie-
ra: tutte per bene adoperate dal fovrano ingegno
di Dante. Di qui fi raccoglie , che il Pigna negli
Eroici traviò nell’ aflerire , che Dante non ebbe
nella Commedia , da lui detta , in tutto miracolofa ,
la diverfità delle lingue nel modo , che l’ebbe Ome-
ro , quando l’ha avuta beniffimo per detto eziandio
de’ medefimi fuoi cenfori . A ciò alludendo lo Spe-
roni, fece dire al Bembo, che la lingua di Dante
fpcfso ha più del Lombardo , che del Tofcano ,.e che
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Italiana 147
dove è Tofcano , lo ì piuttoflo dì contado , che di Città . lu.ii. c*r. xiv.
Se poi Dante in ciò non ebbe dopo sè imitatori ,
quefto nacque dal non efserci ftato finora , fenon
un fol Dante .
4 Anfaldo Ceba nel fuo Gonzaga , Dialogo del
Poema eroico , chiama Dante purijfimo , quanto al-
le fortne del dire , affermando , che quanto a’ voca-
boli , (opra ogni altro del filo fecolo egli ufcì del
territorio di Firenze , e fi dipartì più volte di To-
fcana andando in traccia di parole foreftiere per
inneftarle nel Tuo Poema .
5 Carlo Lenzoni nella Difefa della lingua Fio-
rentina e di Dante non moftra veruna difficoltà di
entrare nel parere del Bembo : e ladove Bernardi-
no Tomitano nella prima edizione de’ Tuoi Ragio-
namenti della lingua Tofcana avea riprefo Dante
di troppa licenza in ufar voci ftraniere^, ei lo di-
fende , e con varie ragioni il loda di averle ufate .
Che fè poi nell’ ufo delle voci latine il Villani gli
dà dell’ intemperante, bifogna riflettere , come egli cd»jm«*-«;oh / t*t-
fcrifle in tempo , che l’idioma latinobarbaro corre- ***•
va in Italia per le bocche di tutte le pedone inten-
denti affai più , che il volgare , o Romanzo comune ,
allora per le opere fcritte non per anche ben dila-
tato ; il perchè quefto non avea luogo in compo-
nimenti gravi , e di qualche confiderazione , maf-
fimamente in profa . Quindi è , che Dante nel Con-
vivio a lungo fi fcufà di effere ufcito dello ftile ** (u
ordinario in aver contentate le fue Canzoni volgari
in lingua volgare , e non già in latino , come fi co-
ftumava , e come fecero ancora Pietro di lui figliuo-
lo , e Benvenuto Rambaldi da Imola primi Ce-
mentatori della Commedia , che la cementarono in
latino , feguendo in ciò P ufo corrente di fcrive-
T 2 re
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Li*. 11, C»r.XV.
Taf. fi.
lunediti' unrn.fi.
XV.
Fte»i delta Camme-
dia di Dante.
148 Della Elo q_u e n z a
ré in latino , e non in volgare , in cui per altro
fembrava più convenevole , che dovelTero conten-
tarla , ficcome quella , che era fcritta in lingua
volgare. E qui torna in acconcio quanto accen-
nammo nel libro 1. a’ capi xvi. delle due lingue
Romane volgari , più e meno barbare Puna dell’
altra , le quali fi ufavano ancora ne’ lècoli ante-
riori a Dante . Di più , Dante flelfo eziandio com-
pofe in latino il famofo libro della Volgare Elo-
quenza , cui per ogni ragione dovea fcrivere in
volgare per conformarfi alla materia dell’ opera . E
oltre a tutto quello , la lettera , con la quale egli
dedicò al gran Cane della Scala fuo Mecenate la
terza Cantica del Paradifo , fu medefimamente da
lui fcritta in latino , e non in volgare. Ella trovali
mentovata dal Mazzoni nella Difefadi Dante , a cui
ne fece comunicazione Domenico Mellini fioren-
tino , e già alquanti anni fu ftampata in Venezia .
CHiaro è dunque, che Dante dietro allacollu-
rnanza della fua età credette di recar pregio
al fuo Poema , adornandolo di forinole, voci , frali ,
maniere , e verfi latinobarbari del tenore praticato
a quel tempo ,.il quale non fu quello di Augufto ,
nè quell’altro del Bembo . E lè quella latinità , fe-
minata con arte nella Commedia Dantefca, non ha la
fortuna di elfer grata agl’ingegni, fchifi di tutto
quello , che non è Itile fiorito, e più intefi all’elterna
corteccia , che alla midolla-delie cofe ; non già così
accadde nel fecòlo di Dante , e nè anche nel xvi. in
cui parecchi grandi uomini fi applicarono allo Au-
dio di quel Poema , fra’ quali Torquato Talfo per
avventura fi fegnalò più di tutti , come rifulta da’
fuoi dottilfinti , e altrettanto gravi Dialoghi, ne’
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Italiana 149
quali fovente ricorlè all’ autorevole dottrina di Uè. IL CAP.XV,
Dante , efprimendoiì ancora di credere , che nel Lllltre t,llìlBI
particolare della lingua le licenze di lui non foflero fi'-tt.
ni tante , nè tali , come molti Jlimavano . Non è dun-
que ficuro il giudicio , che fi pronuncia delle opere
de’ Poeti , limili a Dante , lènza eliminare la qua-
lità , e i coftumi de’ tempi , ne’ quali fiorirono . Il
perchè Niccolò Villani , mentovato di l'opra .quan-
tunque fornito di molte cognizioni , Toicanc , La-
tine, Greche, ed Ebraiche , fu poco atto a fintile
imprelà, come abbagliato dal lulto , che in materia
di Eloquenza Italiana , correva a’ Tuoi giorni , men-
tre non eflfendo egli iftruito dello fiato delle let-
tere e de’ coftumi Italiani del tempo di Dante, cor-
fe a riprendere nella Commedia quelle cole, che non
erano conformi al fuo gufto , e principalmente le
forinole, e voci latine con molte altre, non frequen-
ti nel fecolo xvii. non avvertendo egli , che Dante
fenza quelle non farebbe Dante , le cofe del quale
fe ad alcuni rincrelcono , di ciò , come fu detto de’
Poemi d’Omero , n’è cagione l’antichità de’ coftu-
mi , i quali a chi è avvezzo ai prefenti , pajono ran-
cidi , benché noi parvero a Dante , nè a molti altri .
Meglio del Villani Tintele Torquato Tallo, che
alfegnò a Dante il terzo luogo fra Omero e Virgi-
lio , e che lo diede per più lìmigliante al primo nel D>> ,r»<«
mcfcolamento delle parole antiche , c in quella virtù ,
che da’ Latini fu detta evidenza ,e da’ Greci enargiaì
diverfa dalla energia , che è T efficacia : la quale
enargìa non men propriamente da noi fi direbbe
chiarezza , o ejprejjìone , cfsendo quella virtù , che
quafi ci fa propriamente vedere le colè narrate , e
che flafce da un diligcntilfimo racconto , in cui nul-
la fi tralafci , e non pur le parole , ma nè anche gli
-a atti
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t SO DeLLAElO C IV ENZA
tiB. 11. c*p. xvf. atti e i movimenti . Quelli requifiti dell’ evidenza ,
unita al fuorto , e al numero corrifpondente , furono
tutti ofservati da Dante : e fi vanno partitamente
in più luoghi annoverando dal Tallo . Vero è , che
il medefimo Dante , il quale nella evidenza rartomi-
elia Omero , fa sè Hello imitatore e dilcepolo di
Virgilio.: e in fatti lo è nella brevità , nella magni-
ficenza, e nel cojiume . Che Dante poi fapelfe di Gre-
co, e aveiTe letto Omero , non per anche allora tra-
dotto dal fuo originale , io crederei , che contra il
Lenzoni potefle nioftrarfi con più ragioni, fe qui
fofle luogo di efporle . Ma non contento il Villani
ji». ai}. «4. «j. di cenfurare le voci latine , inferite fra le comuni
—uttiiumrafaf. e volgari di Dante, e come vili e bade le cole ,
che in lui fanno maravigliofamente rifplendere__»
l’ evidenza , vi cenfura fino la qualità del latino per
aver egli ufiito un dico , quod , che non è Ciceronia- •
no. Così appunto farebbe chi volelfe tacciare il
libro latino di Dante de Vulgari Eloquentia , per
non eflere fcritto in lingua Ciceroniana , quafichè
fenza altro quella lingua averte fiorito in tempo di
Dante .
XVI.
ran; di Du» mai /T A oggimai tralafciando limili oppofizioni ,
XVA le quali ben ponderate , ritornano in lode
di Dante , judianne qualchedun altra di non mino-
-e importanza . Il Poeta nel Canto 1. dell’ Inferno
Jefcrivendo il relpiro , che , giunto appiè d'un col-
le , ei prefe dopo il patimento fofferto nella Selva
ofeura , così la difeorre :
Allor fu la paura un poco queta ,
Che nel la co del cor m'era durata
La notte , che io pajfai con tanta pietà j
Cioè
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Italiana 151
Cioè con tanto affanno e moleflia . Il Villani fi lagna
di elserfi appunto molto affannato per intendere
quelli verfi , e di non aver potuto rinvenir la ca-
gione , per cui Dante abbia rajfomigliato il cuore
ad un lago : la qual cola però certamente egli non
fece , perchè il lago , da lui rammentato , è diverlb
dal cuore. Udeno Nilieli in uno de’ Tuoi Progin-
nafini per lo medefimo capo riprelè Dante . Ma la
cenfura d’entrambi venne da mancanza di rifleflìo-
ne per elfere fiati inefperti di notomia , della quale
Dante fu peri ti (fimo . La paura , di cui egli ragio-
na, affale di primo lancio il fonte della vita , che
è il cuore , e che Ila pollo in un vafo , o borfa , detta
dai Notomifti Pericardio , nel quale per conferva-
zione di effo cuore vi è dell’ umido: e il fovrano
Poeta con naturai proprietà il chiama lago , quafi-
chè il cuore appunto vi ftefse proporzionatamente
fituato , come in un lago. Veggafi Tommafo Barto-
lini nel libro il. a capi v. della Notomia . Sicché il
paffo cenfurato fi rende chiariamo. E quello dee
farci comprendere , come talvolta i caldi ingegni ,
ma fcarfi di cognizioni , che tratti dall’ amor pro-
prio , affettano di far credere di làper tutto , e an-
che le cofe , che realmente non fanno ( i quali in
oggi ancora non mancano ) nel moftrarfi vaghi di
riprendere gli fcritti de’ valentuomini , fogliono
gravemente inciampare , dando a divedere in tal
guifa , che gli errori non fono fempre d’altrui , ma
loro proprj , e che nalcono dal troppo ardire , e
dall’ ignoranza de’ riprenfori piuttofto, che da que*
valentuomini , che fi riprendono . Afsai più cauto
e modello fi palesò Girolamo Fracaftoro , perfona
di letteratura eminente , il quale preffo Bernardi-
no Pino in una lettera a Giambatifta Ramufio , Se-
gre-
LIB. II. CAP. XVI.
Vìi. v. Prrg' nr.
Kiuvii /folta ii In.
un
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DifuA Eloquenza
LiB.ii.CAr.xvn. gretario del Configlio di X. della Repubblica di
Venezia , altro uomo dottiamo , cioè della qualità
tle’ Segretarj di quel tempo , per varie ragioni pro-
pofe , come ofcuro un luogo di Dante nel Can-
io il. del Purgatorio fenza pigliarti la libertà di
-riprenderlo , lìccome poi fenza ritegno fece il Vil-
*an* • Il luogo fi è quello :
Già era il fole all ’ orizonte giunto ,
Lo cui meridian cerchio coverchia
Gerufalem col fuo più alto punto :
E la notte , che oppofita a lui , cerchia ,
XJfcia di Gange fuor con le bilance ,
Che le caggion di man , quando foverchia .
< * .
Potrebbe forlè dar lume in quello propofito il Maz-
zoni nel libro i. a capi xvn. della Difefa di Dante :
■e io vado meco divifando , che per illuilrare con
acconcia brevità , e fenza verbofe dicerie , le quali
molto annojano , e pochilfimo infegnano , tutti i
paflì olcuri e riprefi dal Villani e da altri nella
Commedia , non farebbe mal fatto il penlàre a una
•novella impresone della medefima , il filtema del-
la quale può elTere , che da me fi proponga nel
libro ni. della prelènte opera , fe avrò tempo di
farlo .
XVII.
iip,cfo dii TNtanto non fi debbono qui trapalare in filenzio
f* , ed tiihno dallo A due nofrri celebri e gran dicitori , 1 quali , co?
Speroni . me dotati d’ingegno fopramodo pulito e gentile , fi
palefarono alquanto ritrofi verlo alcune colè di
Dante , benché il fecero con tal cautela e modellia,
che parvero quafi timidi e Icrupolofi nel farlo : e
quelli furono il Cardinal Bembo, e MonfignorGio-
van-
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Itali an-a i Si
vanni della Cafa . 11 Bembo nelle fue nobili(fime__»
Profc , le quali per la figura principale, che in effe
vien fatta da Giuliano de' Medici , cognominato il
Magnifico, fi potrebbono intitolare , il Magnifico ,
Dialogo della lingua volgare , fu il primo per avven-
tura a moftrar difficoltà di approvare in Dante certe
voci, e maniere, ficcome quegli, che tutto era affiffo
alle gentili e delicate efpreffioni de’due altri gran
lumi della Italiana Eloquenza , che fono il Petrar-
ca , e il Boccaccio . Vili perciò parvero al Bembo ,
e con troppa licenza ufate nella Commedia Dante-
Ica alcune parole . Ma vili non dovettero già pa-
rere in tempo di Dante , dal quale infino al Bembo
corlèro 200. anni : e in cofè tali bifògna riflettere
alla diverfità de’tempi, e de’coftumi. E qui fi
adatta un luogo di Aulo Gelilo nel libro xu. a
capi xill. delle Notti Attiche : confuetudo quum
omnium domina rerum , tum maxime verborum ejl .
Però il Bembo quali pentito di efferfi efpreffo in
pregiudicio di Dante, pafsò indi a onorarlo con
l’elogio di grande , e magnifico Poeta : e il Lenzoni
ancora cercò poi di foddisfare alle obbiezioni del
Bembo , al quale , come a fommo arbitro , e a pri-
mario regolatore della Italiana Eloquenza , fu dato
più volte il titolo di gran Padre , di buono , e di
amorevole balio di quejla lingua dai Deputati del
Lxxm. alla correzione del Decameron del Boc-
caccio . Che fe dopo il Bembo anche il Cala nel
fuo pulitiffimo Galateo ebbe a tacciare d’inciviltà
e baffezza qualche maniera Dantefca , il Lenzoni a
ciò generalmente fi oppole con lo feudo della imi-
tazione : e poi Carlo Dati , altro chiariffimo auto-
re , nella prima delle Veglie ToJcane , da lui cotn-
pofte ad elempio delle Notti Attiche , e non_*
V per
Li». II. C*P.XVI1-
Xil.ll. fai ■ 6f. ilo.
— A*. Ili- fatiti.
J natta» fai. 6. io.
ijo.
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1.54 Della Eloquenza
Ln. ii. CAr.xvii. per anche venute in luce, fcriffe una piena difela di
Dante contra le riprenfioni del Cafa , della quale fi
r *i- ri». parla ne’ Falli del S.ignor Canonico Salvini . Tanto
per altro è lontano , che il Bembo , ftudiofiltimo del
Boccaccio , le cui Novelle fon piene di verfi di Dan-
te , dal quale ei tolfe , come diremo , la lingua delle
medefime , non pregiafle in materia d’ Italiana
Eloquenza la Commedia , che anzi dallo Speroni nel-
viii'ibi j7. la Parte il. del Dialogo dell’ Iftoria , noi fiamo arti-
curati , che il Bembo tenne Dante per maejlro de ’
maejìri di colai lingua , e fidamente aver lui dubi-
tato, che l’eccellenza della materia maravigliolà ,
da elTo Dante trattata , non difvialTe i lettori dall’
umil cura delle parole , con lèmplice artificio piace-
volmente accozzate dagli altri due fegnalati mae-
Oratiui t»f ' ii*. ftri . Oltre a ciò lo Speroni ftefso nella Orazione
in morte del Bembo ci fa comprendere , che fu fuo
intendimento di configliare in que’ primi tempi
gl’ingegni a indirizzai tra’ Poeti volgari al Pe-
trarca , non già per dare a quello il primo , e a
Dante il fecondo onore , quali mettendo in para-
gone l’uno con l’altro , la qual cofa , a parere dello
Speroni , alto llimatore di Dante , non conveniva
allamodcltia , nè all’intero giudicio del Bembo;
ma egli bensì volle indurre con ragione , e con arte
i meaefimi ingegni all’amore di quella Eloquenza t
confortandogli dal primo cominciamento a darfi ai
dicitori facili , e femplici , come fi era quello tra’
Poeti , le voci del quale non robulte, ma delicate , e
più leggiadre , che gravi , fi dimollravano agli afcol-
tanti . A quello fi vedea portato il foave genio dei
Bembo , ladove altri inclinano a rimaner perfuafi ,
efser meglio avvezzare da principio gl’ingegni al-
le cofe gravi e robulle per ben fondargli nel fo-
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Italiana ' 1 55
do e perfetto conofcimento , ed aflicurargli in tal
guifa di non errare dappoi nello ftudio delle cole
più facili, e delle tenere e dolci maniere , quan-
tunque nè pur quelle manchino in Dante .
POichè liamo in difcorlo dello Speroni , gran
dettatore per Tana, e non falli , nè lifciata Elo-
quenza, e famofo illuftratore della medefima per via
di opere fcritte , ragion vuole, che non lì tralafcino
in quello luogo altri Tuoi notabili lèntimenti l'opra
la favella Dantefca . Egli dunque nel Dialogo dell’
Illoria dopo avere accennato, che il vecchio Aldo,
il quale nobilitò le fue ftampe con due edizioni di
Dante , da lui fatte negli anni di Crilto 1502.
01515. lodavalo per giudicio del? Accademia del
gran Lorenzo de' Medici , pafsa a divirare, come il
Boccaccio tolle dalla Commedia di Dante la lingua
delle Novelle , cioè non i foli vocaboli , ma ezian-
dio la Bruttura di elfi j onde fovente il lavoro del-
la fua profa apparilce tefsuto con tal maeftria , che
per entro vi fi trovano i verfi interi di Dante con la
politura llefsa de’ vocaboli, i quali perchè lungo
farebbe annoverare , lo Speroni fi rillringe a por-
tarne due elènipj co’ loro numeri e fiti , l’uno de’
quali è di un fol verfo , e l’altro di due . Il primo Ila
nel cominciamento della Novella v. Giornata vii.
Pcjlo avea fine al Juo ragionamento ,
cioè Lauretta : ed è p refi) dal principio del Can-
to xviii. del Purgatorio. Il lècondo fi è quello
della Novella vi. Giornata il.
Ma poiché l' accoglienze onefile e liete
Euro iterate tre e quattro volte :
< V 2 E amen-
ti». u.cap.xviu.
XVIII.
Altre doti arrerti -
te dallo Speroni nel-
la Commedia di
Dante .
Diafoibi pttfé «j
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1 56 Della Eloquènza
Lic.ii. caaxvhì. E amendue quelli verfi fon prefi altresì dal Can-
to vii. del Purgatorio . I Deputati del lxxiii.
p*i- jf. w- ioo. nell’ infigne libro delle Annotazioni , il quale per
la Tua eccellenza vien tutto attribuito alfolo Bor-
ghini , che fu uno , e il principale di loro , oltre ai
fuddetti due luoghi ne additarono diverfi altri ,
fparfi con proprietà lèmplice e naturale per entro
il Decamerone : tutti i quali infieme convincono ,
che il Boccaccio in dettarlo fi ftudiò di attignere
dal Poema di Dante il fondo e il fiore dell’ Elo-
quenza . Lo Speroni , perfpicaciflìmo ofservatore
di quelle materie , aggiunge , che oltre al Boccac-
cio , Giovanni Villani nella fua Iftoria fece il mede-
fimo prima di lui , e che il notarlo non è da tutti ,
ma folo da chi bene intende la Commedia . Anzi
di più egli fi fpiegadi riputare avventurofo , e di
gran fenno fornito quello Storico Italiano , il qua-
le per trarre a fine la fua imprela , fi terrà Dante
per guida; {limando egli il nollro comune Roman -
zo d'Italia fopra qualunque altro adattato a illo-
riare le imprefe umane : e che nefsun Poema in
alcuna lingua fi trovi al mondo , che , in quanto al
fuggetto , fi pofsa alla Commedia di Dante parago-
nare, trattando egli del veronoftro Dio , della vera
fua religione , della pena e del premio de’ felici , e
degl’ infelici : e che efsendo egli maifempre Poeta
foVrano , fempre fu Ajlronomo , fempre Filofofo ,
fernpre Teologo Crijliano , e il primo , che poetafse
altamente in detto nollro comune Romanzo djtalia ,
tefsendo i verfi in modo nuovo , cioè non più tenuto
in cole gravi da alcuno de’ fuoi precefsori ; perocr
chè Brunetto Latini usò la terza rima in cofa non
grave . Indi nota l’accorgimento di Dante , filmile
a quel di Virgilio , recitando il principio del Can-
to
Italiana 157
to xxxn. dell’ Inferno , dove fcelle parole , con-
formi alla materia. Nel Dialogo della Rettorica
avea fimilmente avvertito , che Dante non a cafo ,
nè per ufanza , ma a bello Audio fi valle talvolta
di rime afpre , perchè ai /aggetto a/pro , e privo di
ogni dolcezza , di cui parlava , fi convenivano : il
che notò pure Marco Aurelio Severino , già fopra
da me addotto , e afsai prima Torquato Tafso , che
per cagion di onoranza fi pregiava di aver frequen-
tata , mentre Jludiava in Padova , la privata camera
dello Speroni , da lui detto , uomo eccellentijjìmo .
Tali fono i fondati ed onorifici lèntimenti dello
Speroni in favore di Dante , nell’efporre i *^uali
io nqn fono però di quelli , che quafi gli danno
l’incenfo , e per poco non fi attengono di annove-
rarlo fra gli fcrittori canonici , fapendo io ottima-
mente , che tali e tante fue doti , per debolezza
umana non andarono lènza difetti , e che quelli
in grazia del V Italiana Eloquenza furono dilfimulati
dall’ autorità de’ noftri maggiori 5 ofservandolì
nella fua Commedia non poca licenza , per non dire
eccelso, in più cofe , con elprefifioni dure a pattarli,
le quali farebbe molto defiderabile , che con qual-
che buon fenfo potefsero conlolarfi , tanto più , che
taluno , come trillo avverlàrio della Chielà Ro-
mana, non ha mancato di farne mal ufo, e di ca-
lunniarla con le voci di Dante : cola già da me
altrove toccata,. Del medefimo tenore li fu lo fcan-
dalofo, e pelfimo libro della Monarchia, A a lui Icrit-
to nel maggior fuoco delle fue pafsioni contra Pau-
torità pontificia in dettato latinobarbaro, e in ittile
Icolaftico , il qual libro affai piacque agli adulatori,
e ai falli Teologi di Lodovico il Bavaro : e dal
Cardinal Bertrando Legato Apottolico di Giovan-
ni
LiD.11.CAP.xvm.
Diah^hi fa&. »j4.
Del Poe mi ertici
!ib. il./»/»». J4.
— /j'Ì.v pa g. 1 33»
D omini » delta tan-
ta Sede fofra Co-
rnacchie io. II. /A£.
i8a. edix. 1.
Vita di Dante nell*
Vreje del Boccaccio
paS. ayj.
133 Della Eloquenza
r. ii. c.i.x x. ni XXII. fu dannato , e pubblicamente fatto ab-
d. bruciare , con gran pericolo , che non feguifse il
*ò>- $. ,s. mcdeGmo delle ofsa di Dante , dianzi morto , e fe-
pellito in Ravenna. A quello propofito può ve-
itnm fat. i3j. derii ancora Tommafo Stigliarti in una lettera al
Cardinale Virginio Orfini . Non dee qui trafcu-
rarfi Giovanni Villani , il quale nel libro ix. a
capi cxxxv. della fua Iftoria , didimamente di lui
ragionando , e delle fue opere, confefsa , che nella
Commedia Ji dilettò di garrire , e /clamare a guij a di
Poeta , forfè in parte piti , che non Ji conveniva . Che
forfè il fuo efilio gliel fece fare . Che del fuo favere
fu alquanto prefuntuofo , fchifo , e fdegnofo , e che
quajì , aguija di Filojofo mal graziojo , non ben fapea
converfare co' laici . Il nome di laici allora per lo
fiiù in Italia elprimeva gli uomini indotti e fenza
ettere , per efsere generalmente rillretto il fapere
alle fole perlone ecclefiaftiche . Laonde il Villani
Itefso in principio della fua Iiloria , opponendo
i laici ai letterati , detti altramente eziandio Che-
rici , dichiara di icriverla in piano volgare , accioc-
ché i laici ,/ccome gli alletterati ne pojfano ritrarre
frutto e diletto .
XIX.
Nuove avventure di
Dante e della Com-
media dopo Pclilio .
Tornando ora all’ efilio di Dante , icrive il
Villani, che egli, cacciato di Firenze, an-
dolfene allo ftudio di Bologna , e indi a Parigi , e
ancora in altri paeii , de’ quali , come da sè veduti,
parla nella Commedia , il che narrato dal Villani
•confufamente, vuole adattarfi al tempo, che ven-
ne dietro al fuo rifugio in Verona predò la corte-
Jia del gran Lombardo \ imperocché dal Boccaccio
nella Vita di Dante , e nel Comento fopra il Can-
to vm. dell’Inferno noi apprendiamo, che egli
ftef-
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Italiana 159
fteflfo parecchj anni dappoi ad effetto per avven-
tura di trovarli più da vicino a tentare co’ Tuoi
partigiani di rientrare in Firenze , fé ne pafsò in
Lunigiana , accoltovi generolamente dal Marchefe
Maroello Malafpina , chiamato erroneamente da
alcuni Marcello , e Morivello . Di quefta Tua gita
in cafa Malafpina , egli ftefìfo nel Canto vili, del
Purgatorio ne fece onorata menzione , introdu-
cendo T ombra di Currado , capo della medefima
gloriola famiglia , a vaticinare 3 che Dante fette
anni appretto vi farebbe andato : la qual cola va a
cadere nell’anno di Crillo 1307. mentre l’azione
della fua Commedia , comprefa nello fpazio di fette
giornate, cadde per l’appunto nel Giubileo dell’an-
no 1300. e nell’anno 35. di fua età, cioè nel colmo,
e appunto nel mezzo del camntindi fua vita> fecondo
i principj , efpolli da lui medefimo nel Convivio.
L’epoca del Giubileo del i$oo. chiaramente riful-
ta dal Canto il. del Purgatorio, ove fa dire a
Cafella , Mulico famofo di que’ tempi ,da lui trova-
to nel Purgatorio , che l’Angelo da tre mefi ad-
dietro portava le anime in Paradifo, liberate dalle
pene del Purgatorio per la buona mercè delle In-
dulgenze del fanto Giubileo . Le parole di Calella
a Dante fon quelle :
Ed egli a me : nejfun mi è fatto oltraggio ,
Se quei , che leva e quando e cui gli piace ,
Più volte mi ha negato efo pajf aggio ^
Che di gì ufo voler lo fuo fi face :
Veramente da tre mesi egli ha tolto
Chi ha voluto entrar con tutta pace .
Sicché già erano tralcorfi tre mefi dell’Anno lànto,
promulgato dal fommo Pontefice Bonifacio Vili.
.. quan-
L18. II. co- xtx.
Profi 19J- »*4*
I9f. 196.
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\6o Della Eloquenza
ita. n. caj>. xix] quando Cafella tenne quello difcorfo con Dante ,
il che di necelTità dovette lèguire nel mele ài Apri-
le di detto anno x joo. poiché il Giubileo Tuoi pro-
mulgarli, in principio dell’anno. Dante poi non
contento di avere altamente lodata la famiglia
Malajpina per le magnanime accoglienze fattegli
da Maroello , egli dedicò a lui Hello la feconda
Cantica del Purgatorio , avendo dedicata ad Uguc-
cione della Faggiuola Signor di Pila la prima dell’
Inferno , e a. Cane della Scala , come dicemmo , la
terza del Paradifo : delle quali tre dedicatorie ci
è ritmila però folamente quella ultima . Il Boc-
caccio in amendue le mentovate fue opere, cioè
nella Vita di Dante , e nel Comento fopra il Can-
to vili, dell’ Inferno ci alficura, che innanzi all’efi-
Iio ei diede principio al lavoro della Commedia , e
che Gemma fua moglie prima del lacco della cala
avendo làlvate le carte del marito , a lui mandò in
Lunigiana i Jette primi Canti dell’Inferno, e che
egli poi ripigliando il filo tralafciato , nell’ attac-
carvi il Canto vrii. da sé compollo di nuovo , fi
lèrvì della formola : lo dico feguitando . Di Luni-
giana palfato Dante in Parigi , e quivi datofi agli
lludj filofofici e teologici , ritornò ancora in sé
delle altre Icienze , e vi follenne folenni deputa-
zioni de quolibet , all’ufo di quel lecolo : e fi trova
tuttavia in elfere una fua Que/lionc latina, avuta
in Parigi nello Itile delle altre, la quale tratta
de duobui elementi t aqua (y terra , ed è llampata
in Venezia da Manfredi da Monferrato nell’an-
no 1508. in forma ottava . Ritornato poi egli da’
fuoi lunghi viaggi in Italia, prelè ricovero in Ra-
venna predò Guido da Polenta Signore della Cit-
tà, dal quale nell’anno ijtj. fu Ipedito per fuo
Ambafciadore ai Veneziani . Il
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Italiana idi
IL Doge Pier Gradenigo e (Tendo pattato di querta
vita , la Repubblica di Venezia in detto an-
no i g i j. gli furrogò Marino Giorgi ; onde il prin-
cipal fine della legazione di Dante fi fu il rallegrarli
della elezione del nuovo Doge : e lo dice egli (letto
nella Lettera , (crittane al Polentano , la quale (ì
fcorge per tutti i verfi colina d’orgoglio , e di mal
talento contra i Veneziani . La Lettera , fecondo
l’ufanza ordinaria di que’ tempi , fu da lui ftefa in
latino , benché Antonfrancefco Doni Frate Servita
la pubblicatte in volgare tra le Profe antiche in Fi-
renze nell’anno 1547. (ènza aver la bontà defor-
marci, fe tutte quelle Tue Profe in realtà fottero (late
da principio fcritte originalmente involgare, o in
latino , ovvero dappoi volgarizzate , (èmbrando elle
tutte infieme , fenza veruna dittinzione , di un me-
defimo dettato : il che particolarmente rifulta dall’
accennata Lettera di Dante , la quale nel corpo non
corrifponde all’altra , che il Signor Dottor Bifcioni
ha .metta fuori ultimamente con le Profe di Dante ,
e che fi fa data con piena verità da Venezia ai xxx.
di Marzo dell’anno 13 ij. e non del /314. come
erroneamente fi legge nella edizione del Doni . In
amendue dedizioni parimente fi legge in volga-
re l’altra Lettera di Dante all’ Imperadore Arri-
go VII. da lui fimilmente ferina in latino con alto
dettato , al dir del Villani : il quale , attai gene-
rofo di lodi , chiama diftefa con alto latino anche
la Monarchia , ladove il Bruno d’Arezzo , che fa-
pea di Latino un poco più del Villani , la tiene per
comporta frateftamente ( cioè alla fcolaftica) fenza
ninna gentilezza di dire . Il Pignoria pottedette il
tetto latino di quella feconda Lettera , per quanto
X ne
Lil. II. CihXX.
XX.
Ambafceria di Dan-
ce per Guido Signor
di Ravenna alla Re-
pubblica Venezia-
na •
P*t-
P“l- il(.
Vitti dì Dtutit '
lì •
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tu. II. Co. XXI
/Vj. 19.
fnji fag. ito.
P«t- SS. idi z. di
Aldo .
XXI.
Titolo ili C§mtnt*
da p:rch t impililo
al Poema di Dance .
Rfjexiottt pttf. 140.
$. X VI.
Rtm/trquit pai* 59.
edit. 1.
162 Della Eloquenza
ne dice egli fteffo nello Spicilegio alla Storia di
Albertino Muffato. E dalla Vita di Dante , fcrit-
tane dal Boccaccio, apprendiamo , averne lui det-
tate molte altre , le quali non farebbe difearo , che
tutte, inlìeme adunate dall’induftria del Signor Bi-
feioni , fi deffero in luce , ficcome il Pignoria volea
dar quella , che egli lerbava , ferina ad Arrigo VII.
Torquato Taffo nel Forno I. Dialogo della Nobil-
tà rimafe talmente maravigliato , che Dante nelk
Lettera al Polentano aveffe detratto all’onore de’
Veneziani , che alla fua gravità e modeftia non
fovvenne altro colore per ifcufarlo , fenon riguar-
dandolo, come uomo,' il quale facea fpeffo cono-
feere di parlare anzi per affetto , che per opinione .
IO mi fon rilèrbato in quello luogo a trattare
del titolo di Commedia , importo al Poema di
Dante , fopra il quale i noftri Gramatici milero
gran romore nel fecolo xvi. fenza , che dappoi fiali
dato mai fine a tanta contelà. Il Padre Gefuita
Renato Rapino nelle fue Rifleffioni fopra la Poetica
ebbe a dire , che gl 'Italiani del fecolo xi v. ( come
fuppongo) furono quelli , che diedero il titolo di
Commedia A Poema di Dante: nè l’altro Padre, Umil-
mente Gefuita , Francefco Vavaffore, nello fcrivere
contra le medefime Rifleffioni, diffe cofa alcuna di
quello; ma folo in un luogo con raro elèmpio toccò
vivamente quel fuo Padre Compagno per avere af-
fé rito , che il talento più unraerjale della fua nazione
non /òffe ilgiudicio ; onde pafsò ad avvertirlo , che
non dovea mai favellare in tal guifii d’altri, che di si
folo . Il vero fi è, che Dante fu egli fteffo l’autore del
titolo e del Poema . E perchè non poteffe mai dirli,
che altri di fuo talento fi foffe prefa la libertà
d’in-
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Italiana i 63
d’incallrarlo in fronte del libro , egli da se con lu.il c.p.xxi.
l’accento acuto alla Greca lo efprede in due luo-
ghi del Canto xvi. e del xxi. dell’ Inferno. Nel
primo egli dice :
Ma qui tacer noi pojfo , e per le note
Di quejla commedia , lettor , ti giuro.
Nell’altro cosi favella:
Cosi di ponte in ponte altro parlando j
Che la mia commedia cantar non cura.
Il volerne però cercar la cagione predo gli antichi,
o nell’Arte poetica d’ Orazio , e d’Ariftotele , o
ne’ loro Cementatori , ficcome fece la gran turba
de’ Critici , quello fi è un vaneggiare folennemen-
te . Per venirne a capo , e dar fine alle controver-
fie , bifogna ripesarne l’origine altrove : e Dante
ftedo potrà darcene piena contezza , mentre nel
libro il. a capi iv. de Vulgari eloquentia entrato a
parlare della varietà dello Itile , egli dice , che cia-
Icheduno , fecondo il precetto d’Orazio nella Poe-
tica ,
Sumite materiam,ve/lris,qui fcribitis}cequam viri bus,
ha da mifurare le proprie forze ad effetto di rico-
nofeere a qual forta di poefia debba appigliarli ,
cioè le alla Comica , alla Tragica , o alla Elegiaca .
Le proprie fue parole fon quelle : deinde in bis , r-iS. <t. ,n,. ut*
qua dicendo occurrunt , debemus diferetione potiri ,
utrum tracice , fine comice , Jive elbciace fint
canenda 1 Per tracoediam, fuperiorem Jìilum in -
duimus . Per comoediam , infcriorem . Per ele-
ciam , Jlilum intelligimus mijerorum . Sicché Dan-
te in quelle poche parole , piene di buon lenti-
X 2 nien-
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1^4 Della Hlo q jj e n z a
lib.ii. ca/ xxi. mento , riduce i Poemi volgari a tre dalli , giufta la
varia qualità dello ftile di ciafcheduno . Indi le-
guita a dire : Ji tragice canenda videntur , tunc
adfumendum ejl vulgare illustre , per corife-
quem ( oportet ) cantionem ligare . Si vero comi-
c e , tu?ic quandoquc humile vulgare fuma tur : &
difcretionem in quarto hujui rejervamus ofìen -
dere . Si autcm elegia ce ,folum humile noi oportet
fumere . Stilo equidem tracico tunc uti videmur ,
quando cum gravitate [ente fitia tam fuperbia carmi -
, qaam confinici ionii e la t io , dr excellentia vo-
» cabulorum concordata Da quelle parole di Dante__»
noi vegliamo decilà la gran controverlìa (opra il
titolo di Commedia , impollo da lui medefimo al
fuo Poema , dachè egli flelTo ci fa comprendere la
nozione recondita di tal voce , ricevuta al fuo
tempo, ed è , che i Poemi in illile mediocre e in-
feriore , quantunque non dramatici , o rapprelènta-
tivi , fi chiamavano Commedie \ che gli ferirti in illil
grave , fi confideravano per Tragedie , e che l’ Elegie-
erano dillefe a tenore dello llile proprio de' mife-
rabili : per elegiam , flilum intelligimu: misero-
rum . Che poi sì fatta nozione di quelle voci , c
particolarmente quella dell’ultima , che è l’ Elegia ,
correlfe anche alfai prima di Dante , noi lo ricavia-
mo dal Poema di Ermoldo Nigello de’ Fatti dell’Im-
peradore Lodovico Pio , ufeito alia luce in Milano
dopo cominciatofi a (lampare quello mio libro ; im-
perocché Ermoldo verfo l’anno di Grillo 8 26. tro-
vandofi efiliato e carcerato in Argentina per affari
di flato , compofe quel fuo Poema per impetrare la
libertà dall’ Imperadore , e gli diede il titolo di
Elegia , voce , la quale chiaramente rifulta dal
foggio de’ caratteri , intagliati in rame avanti al
Poe-
Italiana i 6 5
Poema , i quali dicono elegia Ermoldi , e non
regia , che non ha lènlo , come leflfe malamente—*
chi ha pubblicato quel libro , il quale in fuftanza è
un Poema iftorico in verfi elegiaci di libri iv. già
promeflo da Marquardo Ersero in una lettera tra le
lcritte a Melchiorre Goldajlo . Ermoldo ve rio il fine
del libro ìv. così parla a Lodovico Pio.
Hoc tìbi , C<cfar , opui Jlolida crocitante cicuta
Porrigìt Ermoldus exul , egenut , ìnopi .
Indi fi accorta con quelli verfi a terminare il Poema:
Qonfcr opem lapfo , ollifum filare mifillum ,
Erige labentem , carcere filve reum .
Ermoldo lèmbra in quello aver voluto imitare Publi-
lio Ott aziono Porfirio , il quale per ottenere ancor
egli la grazia di efler liberato dalPefilio, fece un
altro Poema , benché in diverlò ordine e Itile , in
lode di Coftantino il Grande , già dato in luce da
Pietro Piteo, e poi meglio da Paolo fratello di Mar-
co Velièro . Dunque le noi ora Tappiamo il vero
titolo del Poema pietofo d 'Ermoldo , e la cagione ,
che mofle l’autore a intitolarlo Elegia , ed Elegiaco ,
noi di quello dobbiamo averne tutto l’obbligo a
Dante : e ancora di efler giunti a comprendere ,
perchè quelli intitolafle Commedia il fuo ricantato
Poema . Di qui fi ravvifa , che il Gello nella Lezio-
ne il. della Lettura 1. fopra l'Inferno, e feco il Len-
zoni nella Difelà pure di Dante , male fi appolèro in
credere , che forte detto Commedia , perchè rappre-
fintavacofe piacevoli ; poiché almeno l'Inferno non
è al certo cofa piacevole . In quello lopra tutti ben
vide Torquato Taflo , il quale in una fua Lezione
fopra un inetto del Cala accortofi della divifione
di
Li*. IL Cìp. XXI.
Rerum lialicarum
Rari t li. nmi il.
fH. 1J.
Efifl. CCTlfv.
fi 1J4-
Pai. fi.
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JLib. 11. Cap. XXI.
Rimo e Pro/i P*r-
ttil.p/ig. no. tdi i.
di Aid o •
Dinieghi pag. 4)2.
56 6.
Optra to 1. pag. ip.
tc. il. f4|.?9l.
tdn ■ Jo. Stirarti .
Optra t&.l. pai.\04.
tilt. Mortili.
Apologia t lesioni
pei la Canate pag.
15 6. Oli. 239.
j 66 Della Eloquenza
di tre fpccie di Poemi, efpolta da Dante, lafciò
fcritto, che egli non per altra cagione diede il tito-
lo di Commedia al Juo nobil Poema , fenon per averlo
fcritto in iftile medioere . Pietro di lui figliuolo nel
Comento lopra il Canto 1. dell’ Inferno dice di
più , che fuo Padre usò il titolo di Commedia , per-
chè quella a trijtibui incipit , fed in l<ctii definit .
Quindi è , che il Boccaccio ancor egli per lo ftelfo
riguardo chiamò Commedia l'Ameto , fuo Romanzo,
parte Icritto in terza rima , e parte in profa, alla
maniera del Sannazaro: del qual nome di Comme-
dia ragionando egli nel fuo Comento fopra il Can-
to 1. dell’ Inferno dietro .alla nozione volgare—»
delle Conimedie di Plauto , e di Terenzio , e non
giuda quella di Dante , dopo lungo giro fi riduce
a concludere ,che Dante così chiamalfe il fuo libro,
perchè comincia da' dolori , e dalle trìbulazìoni in-
fernali , e fini f ce nelripofo , nella pace, e nella glo-
ria , la quale hanno i Beati in vita eterna . Da
-quanto fi è detto noi reftiamo parimente infor-
mati, perchè Dante nel Canto xx. dell’Inferno
diede il nome di Tragedia all' Eneide , cioè per
edere fcritta in grave fièle : nella qual guilà, per av-
vertimento dello Speroni , anche Platone il diede
all’ Iliade, e all’ Ulifea d’Omero , cioè nel Teeteto,
e nel libro x. della Repubblica : e san Gregorio
Nazianzeno nella Orazione 11L contra Giuliano
chiama Omero , grande fcrittore di Commedie , e di
Tragedie , per efibr ne’ fuoi Poemi colè liete del
pari e calamitole , da lui narrate in diverlb Itile .
Lo Speroni difendendo la fua famolà Tragedia del-
la Canace contra il Giudicio di Bartolommeo Ca-
valcanti ,fpiegò a maraviglia in più luoghi quello,
che Dante intefe per lo nome di Tragedia , non
pren-
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Italiana 167
prendendo egli tal voce nel fenfo volgare , lìccome
l’emulo avea {conciamente fuppollo , bensì in al-
tro men noto a que’ tempi , ma notitfimo in quelli
di Dante , ed e lo Itile alto , edilluflrc , cioè proprio
della Tragedia , della quale fcride Ovidio nel li-
bro il. de Triflìbut , Elegia I. ®. 381.
Omne genm /cripti gravitate Tragedia vinci: .
IL libro della Volgare Eloquenza di Dante, più
volte mentovato in quell’ opera , alla qualt__>
eziandio fonimi nifi rò il titolo , qui neceflaria-
mente richiede , che di eflTo tenghiamo dilcorlo
particolare , ad effetto di rifchiarar molte colè ,
appartenenti al medelìmo importantilfimo libro' e
principalmente l 'identità lùa , melfa da taluno va-
namente in dubbio per bocca di Filippo Strozzi
predo Giangiorgio Triflìno nel Caflellano , Dialogo
della lingua Italiana : e poi con meri fofifmi impu-
gnata dal Gello e dal Varchi , perfone intendenti
per altro e benemerite dell’ Italiana Eloquenza ,
ma prevenute in eccedo dalle opinioni particolari
dell’ età loro , anzi lor proprie, e molto diverlè
da quelle , che correano in tempo di Dante . Che
Dante fcrivelfe tal libro in idioma Iatinobarbaro
all’ ufo già mentovato di quel tempo, nel quale
correano due lingue vive , una Romanza per le
cofe piacevoli , e l’altra latinobarbara per quelle
di maggior conlèguenza , non le ne può dubitare ,
perchè il Villani nel libro tx. a capi cxxxv. della
Storia Fiorentina con quelle parole il diede per
• fatto : altre sì fece un libretto , che intitola de vul-
g a ri eloquentia , ove promette far quattro
libri j ma non fe ne trovano , fenati due, forfè per
lo
/
Lui. II.Cap.XX1I.
Ci udì do dilla Ct f-
nact/òl.292.ed:x.J*
XXIT.
Identità del libro di
Dance de Vuotati
Eloquentia •
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LiB.lI. C»r. XXII.
Prtfifai.it,
frqfi fai 160.
168 Della Eloquenza
lo affrettato fao fine , ove con forte e adorno lati-
no ,e belle ragioni ripruova tutti i vulgari d'Italia .
Dante poi nel Convivio affai prima erafi dichiarato
di voler comporre tal libro per trattare in effo
de’ dialetti volgari d’Italia . Le Tue proprie paro-
le fon quelle : vedemo nelle Città d'Italia , fe bene
volemo guardare a cinquanta anni , molti vocaboli
effere fpenti , e nati e variati ; onde fe il picciol
tempo coti trafmuta , molto più trafmuta il maggio -
re . Sicché io dico , che fe coloro , che partirò di
quefta vita già fono mille anni , tornajfero alle loro
Cittadi , crederebbono , la loro Cittade effere occupa-
ta da gente frana per la lingua , da loro difeor dan-
te . Di quefio fi parlerà altrove piti compiutamente
in un libro , che io intendo di fare , Dio concedente ,
di volgare eloquenza . Quello libro lleffo della
Volgare Eloquenza , che Dante promilè di fare , dal
Villani fi diede per fatto , e divifo in due , benché
aveffe l’autore , come udimmo , promeffo di farne
quattro . Al Villani fi accorda il Boccaccio, affe-
rendo nella Vita di Dante, che quelli già vicino
alla Jua morte , compofe un libretto in profa lati-
na , // quale egli intitolò , de vulgari eloquen-
ti a , dove in tende a di dar dottrina a chi imprendere
la voleffe , del dire in rima , E comcchè per lo detto
libretto apparifea , lui avere in animo di dovere in
ciò comporre quattro libri , o che più non ne fa-
ceffe , dalla morte forprefo , o che perduti fieno gli
altri , più non appari] cono , che due folamente .
Quelle folenni tellimonianze , munite di tutti
quegli autentici requifiti , che poffono ricercarli
dalla Critica più leverà, pienamente ci rendono
perfuafi , che Dante fcriffe tal libro , e che quello
realmente efilleva nel fecolo xiv. entro il quale
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Italiana 169
furono effe teftimonianze tramandate alla memoria
de’ poderi . Venne appreffo nel fecolo xv. Leo-
nardo Bruno d’Arezzo , il quale ancor egli nella
Vita di Dante , da lui fcritta in Firenze nell’an-
no 1436. ci afficura , che quelli fece quel libro . E
tal verità venne pure affermata daCriftoforo Lan-
dino comentatore di Dante verfo la fine del mede-
fimo lecolo xv. «'
DI qui paffando più avanti , cioè al fecolo xvi.
bifogna alquanto fermarci nelfopraccennato
Dialogo del Caftellano , così intitolato dal Trillino
per la figura principale, che in effo vien fatta da
Giovanni Rucellai , allora Caftellano , cioè Prefet-
to , di Cartel Sant’ADgelo nel pontificato di Cle-
mente VII. fuo cugino. In quello Dialogo ( del
quale io non cito le pagine per effere fenza nu-
meri ) fi vede ,che il Trillino in perfonadel Rucel-
lai rammenta il jefto latino de’ due libri della Vol-
gare Eloquenza non folo , come legittimo parto
di Dante, e da lui veramente comporto in idioma
latinobarbaro , ma eziandio , come notillimo , e al-
lora efiftente ; poiché il medefimo Trillino fa , che
lo Strozzi per vaghezza di contradire trovi da
opporgli a cagione del non effere Icritto in volga-
re , ma bensì , per quanto dice egli fteffo , in un
latino , non degno di tanto autore . Quello giudicio
corto , e laconico fopra il fondo e la qualità del
latino , è propriillìmo : nè potea mai darli da altri ,
lènon da chi aveva il tefto latino in mano , che in
piùcofe veramente è barbaro al fommo; ma però
appunto per quefto egli è degno di Dante , e del lè-
coio , in cui egli lo fcriffe . Nè al certo dovca Ieri—
verloin altra latinità , fenon in quella fteffa, nella
Y ' qua-
LuII.Caf.XXUI.
Viu di Vénti
71*
XXIII.
Tefto latino , e *er-
fione Italiana de*
due libri della Vol-
gare Eloquenza di
Dante •
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Ltt.II. CAV.XXIII.
170 Della Eloquenza
quale egli fcrilfe il rimanente delle indubitate Tue
opere, dianzi annoverate. Perla qual cofa il la-
tino de’ due libri di Dante nel tempo, nel quale
furono ferini , era degno di tanto autore . Ma non
potrebbe dirfi già tale , fe folle fcritto in quel la-
tino Ciceroniano , che da’ valentuomini rifiorato
in tempo del Trillino e di Leon X. fi praticava
folto Clemente VII. quando fu fatto il Dialogo del
Cajlcllano . Il Trillino in quello Dialogo cita poi
anche il volgarizzamento de’ due libri, ivi appref-
10 al detto Dialogo ftampati in Vicenza da To-
lomnieo Gianicolo nell’anno 1529. e dedicati al
Cardinale Ippolito de’ Medici da Giambatijla Do-
ria, Nobile Genovele, e non già dal TriJJino . Il Do-
ria , che ne fu il pubblicatore , ci diede il volgariz-
zamento per fatto dalla penna di Dante a fine , che
11 libro elfendo prima dettato originalmente in
latino ( al fuo dire ) per gli Spagnuoli , Provenzali ,
e Francefi , ma però in ifiile rozzo , e di qi te' tempi ,
e perciò non comune generalmente agl’ Italiani }
con l’elfere in tal guilà da lui Itelfo volgarizzato ,
divenilfe comune , e intelligibile a tutti . Il Trillino
in perlona del Cafiellano lì vede , che non approva
la ragione del Doria, che il libro folTe fcritto in
latino per elfere intefo dagli Spagnuoli , Provenzali ,
e Francefi di quella età . E appunto di qui fi fa chia-
ro, che le egli dilcorda in quello dal Doria , non
può elfere autore del libro , melfo fuori dal Doria,
il quale moltrò d’ignorare il collume , più volte da
noi rammentato , del fecOlo di Dante , quando cor-
reano due lingue vive, una Latinobarbara per le ma-
terie gravi, qual 'il è l’àrgòrnento della Volgare Elo-
quenza ; e l’altra volgare e Romanza per le comuni ,
e men gravi t come d’amore , e di favolofe inven-
zio-
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Italiana 171
zioni. Che poi dallo Itile del volgarizzamento
pofla ritrarfi, che il libro folte lavoro di Dante, non
farebbe erefia raffermarlo . Certo è , che fi palefa
per ilcrittura di quel lècolo , e non del Triflino : e
a noi balla poter liberamente aderire , che non è
farina fua , e che egli del pari fece menzione del
tejìo latino , e della verfione Italiana , la quale fi
trova con ogni maggior fedeltà corrilpondere in
tutto e per tutto al tefto latino , venuto in luce_j
molti anni dopo la morte del Triffino per gran
mercè del celebre letterato e gentiluomo Fioren-
tino Jacopo Corbinelli , come diremo più avanti .
UScito fuora il volgarizzamento de’ due libri
di Dante , gli antefignani della noftra nobi-
liiìima Accademia Fiorentina fi milèro in gran co-
fternazione , per avervi olfervate alcune cole , po-
co favorevoli , anzi pofitivamente contrarie alle
nuove loro opinioni in propofito della Volgare Elo-
quenza , le quali fi vedea , che a Dante Itelfo , e all*
età fua erano fiate del tutto incognite . Il perchè
dopo lungo e vario bisbiglio , rifolvettero d’impu-
gnare ad ogni rifehio quelle cole , che in detti' due
libri non accordavano ai loro dilègni . E in oltre
per andare al ficuro, prelèro configlio di cercare
ancora di abbattere da’ fondamenti l’identità ftelTa
dell’ opera ; benché tali e tante follerò le altre__»
colè particolari , e proprie del coftume , e del lè-
colo , nonché del lolo ingegno di Dante , per en-
tro rammemorate lènza fini Uro incontro di oppo-
fi zione , che quelle Iole , per quanto vedremo dap-
poi, fmifuratamente ballavano a fai vare il libro
d alla minacciata ruina . Non farà facile il ritrovare
e fempio d’altro libro, limile a quello, checagio-
Y a naffe
Lic.il. CiP.XXi V.
XXIV.
Dante ne* due libri
della Volgare Elo-
quenza , a torto im-
pugnati , non di (cor-
da punto dalla Com-
media .
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172 Della Eloquenza
Li*.n.c*ftxxiv. naflfe tanto fcompiglio fra i letterati per mere con-
troverfie di nomi . Il primo dunque a venire a
giornata contra il libro della Volgare Eloquenza , fi
fu il Gcllo . Quelli in una Lezione fopra il Can-
to xxvi. del Paradilo , da lui recitata nell’ Acca-
demia Fiorentina , e niella in luce con altre dal
Doni in Firenze nell’anno i J47. immaginando per
mancanza di riflefsione , che Dante in quel Can-
to fi fofse palefato di fentimento diverfo da quello,
che fi legge nel libro 1. a capi vi. e vii. della
Volgare Eloquenza intorno alla lingua di Adamo ,
fenza porvi fu nè Tale , nè olio , diede fubito que-
llo libro per finto , parendo a lui , che Dante nell’
opera in profa non avelie dovuto mollrarfi di pa-
rere diverfo da quello , del quale elfo Gcllo crede-
va , che Dante fi fofse moftrato nella Commedia in
quelli verfi , da lui polli in bocca di Adamo :
La lingua , che io parlai , fu tutta fpenta
Innanzi , che alP opra inconftmabile
Fojfc la gente di Nembrotte intenta .
Dunque al Gello in quelli verfi parve di riconofce-
re , che Dante fofse fiato di lentimento , che la
lingua , la quale Iddio nel principio del mondo
niile in bocca di Adamo dachè lo ebbe formato ,
folse tutta mancata innanzi , che Nembrotte avefse
impiegate le fue genti a fabbricare la Torre di Ba-
bilonia . £ così il buon Gello per foverchia pafsio-
ne di contrariare il libro della Volgare Eloquenza ,
venne a far dire a Dante una folenne erefia , la qua-
le non avendo egli mai detta , perciò ella viene ad
efser del Gello , e non fua $ poiché Dante nella
Commedia fu del fentimento ftcfso , di cui fu nella
Voi-
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Italiana 173
Volgare Eloquenza , dove Io fpiegò a lungo , e con lie.u.c»p.xxiv.
vera e lana dottrina in quei due capi del medefi-
mo libro 1. che di fopra allegammo , ne’ quali andò
egli inoltrando , che la lingua d 'Adamo non fi fpenfe
prima , che apprefso al Diluvio fi fofse dato prin-
cipio all’edificio della Torre di Babilonia, il che
fe avefse detto , farebbe contro alla parola di Dio
ferina ; ma dice , che fu fpenta nell’atto ftefso , che
\dalla gente di Nembrottc fi andava tirando avanti
l’edificio della medefima Torre . Il tefto della Sa-
cra Scrittura in principio del capo xi. delGenefi,
ove fi narra , come nell’atto , che la gente di Nem-
brottc , per dirlo con le parole di Dante , era in-
tenta a innalzare la gran fabbrica della Torre, la
quale avea piuttoflo della Città , Dio confale le
lingue degli operai , fi è quello : defeendit autem
Domina s , ut videret civitatem dr Turrim , quam
adifìcabant filli Adam , ó“ di xit : ecce unus kJI po-
pulus , ó* unum labium omnibus : coeperunt-
que hoc fa cere , nec defifient a cogitationibus fuis ,
donec eas opere compleant . Venite igittir , defeen-
damui , & confundamus linguam eorum , ut
non audiat unufquifque vocem proximi fui. Uno
de’ più gran miracoli , che ci narri la Sacra Scrit-
tura , fi è quello a chi lo legge con gli occhi della
Fede e della tradizione , cioè col perpetuo e una-
nime fentimento della Chiefa , e non già con la
rea feorta degl’increduli, e de’ pravi critici, e_»
puri Gramatici . Ora io voglio qui addurre le pa-
role del tello volgare , e del latino di Dante , per-
chè fi vejjga, come ben corrifpondono a quelle
del Gene» :
Te-
\
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'174
Lia.ll. Cii .XXIV.
Della Elo t^u e n z a
I. II.
Testo volgare di Dante , Testo latino di Dante ,
pubblicato dal Doria pubblicato dal CorbincUi
Libro i. top. vi.
Libro i. cap. vi.
Dico , cbe una certa fór-
ma di parlare fu crea-
ta da Dio injteme con F anima
prima : e dico forma , quan-
to ai vocaboli delle cofe , e
quanto al proferir delle co-
flruzioni : la qual forma ve-
ramente ogni parlante lingua
uferebbe , fe per colpa della
prefunzione umana non fofìe
fiata diffìpata , come di fotta
fi moftrerà. Di quefìa for-
ma di parlare parlò Ada-
mo , e tutti ifuoi pofleri fino
alla edificazione della Torre
di Babel , la quale t'inter-
preta lo Torre della confu-
sione . Quefìa forma di locu-
zione hanno ereditata i fi-
gliuoli di Ebcr , i quali da
lui furono detti Ebrei , a cui
foli dopo la confufione , ri ma-
fie, acciocché il nofìro Reden-
tore , il quale dovea nafeer
di loro, uf affé, fecondo T uma-
nità , della lingua della gra-
zia , e non di quella della-»
confufione . Fu adunque FE-
hraico idioma quello , cbe fu
fabbricato dalle labbra del
primo parlante .
DIcimus , certam for-
mam locutionis a_>
Deo cui» anima primam
concreata!» fuifle . Dico
autem formam & quantum
ad rerum vocabuia , &
quantum ad vocabulorum
condrudioncm , & quan-
tum ad condrudionis pro-
lationem : qua quidem for-
ma omnis lingua loquen-
tium uteretur , nifi , cul-
pa prxfumptionis humanx,
difilpata fuiflct , ut inferius
oftendetur . Hac forma lo-
cutionis locutus ed Adam .
Hac forma locutionis locuti
funt omnes poderi ejus uf-
que ad xdificationem Tur-
ris Babel, quxTurris confu-
fionis interpretatur . Hanc
formam locutionis hxrcdi-
tati funt filii Heber , qui ab
eo didi funt Hebrai . His
folis pod confufionem , re-
manfit, ut Redemptor no-
der , qui ex illis oriturus
erat , fecundum humanita-
tem , non lingua confufio-
nis , fed gratix frueretur .
Fuit ergo Hebraicum idio-
ma id, quod primi loqucn-
tis labia fabricaverunt .
Non
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Italiana 175
Non potea {crivere sì fatte cofe altri , che Dante ,
il qual tutto Teppe , e di tutto fcrifse . Le Tue pa-
role ci fanno comprendere , aver lui tenuto , che la
lingua primitiva, la quale Adamo per infufione__*
ricevette da Dio , fi fu ì Ebraica , da lui tramandata
a’ fuoi poderi fino al Diluvio , e poi da Noè fino a
Nembrottc . E tal fentimento , il quale è comune
degl’interpreti più famofi della Sacra Scrittura,
vien dottamente illullrato dal Padre Abate D.Ago-
ftinoCalmet, infigne Comentatore della Bibbia.
Dante fu altresì del parere di altri Icrittori gravif-
fimi , che la detta primitiva Lingua lino alla confu-
fione di Babilonia fi confèrvafse per fingolar pri-
vilegio di Dio nella famiglia del Patriarca Eber ,
pronipote di Sem , e pofcia in quella di Abramo , e
che per quello folse chiamata Ebraica . La chiarez-
za del tefto profaico di Dante, sì volgare , come /</-
tino , ferve a renderci perfuafi , che l’altro fuo fe-
llo del Paradifo non è contrario alla profa j ma con
efsa appieno concorda , e che Dante per bocca di
Adamo non difse altro , lènon, che la fua lingua pri-
mitiva fu tutta fpenta innanzi , che lagente di Nem -
brotte fojje intenta , cioè apparecchiata, a confumare ,
cioè a profeguire , e a tirare avanti doperà, cioè
la fabbrica della Torre , già cominciata \ ma per fu-
prémo volere di Dio , inconfumabile , e imperfe-
zionabile , che vuol dire , da non confumarjì , nè
perfezionarfi , come leguì per la miracolola con-
fufione , in cui pergaltigo dell’orgoglio umano la
primitiva lingua dìi Adamo fu fpenta nell’ulo co-
mune , e per fingolar beneficio di Dio rifervata in
pochi eletti. Il perchè è falfo, che Dante nella,
fua Volgare Eloquenza in tal propofito contradica
a quanto avea fcritto nella Commedia j anzi è colà
Luì. li. Oap.XXIV.
Commini aire far la
Bible to.i. pai-XviU,
& 116.edU.il.
Lig.II. C»r.XXlV.
Tirila linrua, cii fi
furia in Firmi*
fH. ii.it.
Pff 71*
17 6 Della Eloquènza
certa , che in amendue quelle opere egli è di un
(blo, e di un medefimo parere, e non di due . Senza-
chè , la prefa , la quale fu l’ultimo lavoro di Dante ,
ha da fpiegare il verfo , ove ne fia bilògno ; nè fi fa la
cagione , per la quale in due opere differenti , Tana
in verfo , e l’altra in profa , non fi pofsa circa un
medefimo punto efser di due pareri fra sè diverfi j
benché Dante nel calò noftro certamente noi fu .
Il Gello non pago di avere efpofta quella fua criti-
ca nella Lezione , volle efporla di nuovo nel Ragio-
namelo , pubblicato da Pierfrancefco Giambullarì ,
dove ripetendo la folita cantilena , che il libro era
finto , difse di più , che il Trifsino andato a Firen-
ze con la Corte di Leon X. vi portò (èco l’operetta
de Vulgari Eloquenti a , fcritta a penna, e che nel
giardino di cafa Rucellai gli furono fatte le obbie-
zioni, quivi ridette daefso Gello per co(è di gran
confègucnza . Ma Guglielmo Portello in una let-
tera al Corbinelli , annefsa all’edizione del tefto
latino della Volgare Eloquenza , opponendofi ancor
egli al Gello , al Giambullarì , ed al Varchi , già Tuoi
amici, e vantatori di quel fofifma , conclude (è nza
lefione di fantafia , in difefii di Dante , che , extinfta
ali ter non fuit illa lingua ante aftum operi 1 Baby Io-
ni ci , fed in ipso actu , itane illa folummodo fuerit
confervata in mente piorum paucorum . Della primi-
tiva lingua di Adamo hanno (critto perfonedi gran
letteratura , che qui non ferve allegare . Però chi
volefse informarfene , e maggiormente chiarirti
quanto fia proprio e fondato ilTentimento di Dan-
te , può confultare fra gli altri il fu Monfignor
Matteo Petitdidier Vefcovo di Macra nella Difiser-
tazioneil. fopra la Sacra Scrittura , e il già men-
tovato Padre Abate Calmet , benemeriti amendue
delle
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Italiana 177
delle facre Lettere , e amici miei Angolari , ai quali l.b u.cap.xxv.
a un bifogno potrebbe!! aggiungere Stefano Mori-
no a capi vili, delle fue Efercitazioni de Lingua
primeva. E qui non dee tralafciarfi la ragione—»
portata da Girolamo Muzio nelle Battaglie a fa-
vore di Dante (opra la lingua di Adamo , non edili-
tà ( come è di Fede ) prima , bensì nell’ atto fteflb
della confufione di Babilonia . La ragione del Mu- •
zio in fuftanza fi è quefta . La fuccellione di Ada-
mo avendo apprefa da lui una lingua , che diede il
nome alle cole , nè eflendovene altra al mondo ,
non v’era cagione alcuna , per cui ella dovefle mu-
tarli ; poiché ciò nelle lingue Tuoi procedere dal
commercio con altre lingue j onde le lingue natu-
rali fi confervano dove meno eftranio commercio
fi trova . Quindi è , che la lingua di Adamo elfendo
Tempre fiata unica e Jola al mondo fino alla confu-
fione di Babilonia , di qui ne viene , che la mede-
fima lingua tèmpre confervolfi immutabile fino a
quel gran miracolo della giuftizia di Dio contra
l’umana fuperbia.
PEr accollarci bel bello ai luoghi particolari,
che tirarono addoflo al libro di Dante la tem-
pefta di sì fatte oppofizioni , bifogna fentire quello,
che ne fcrilfe Benedetto Varchi nell’ Ercolano , Dia-
logo delle Lingue , il quale in un anno fiefifo 1 570.
fu ftampato dai Giunti di Firenze e di Venezia , cin-
que anni dopo la morte del Varchi , lèguita nel
ijòj. due anni foli apprelfo a quella del Cello .
Quefta opera fu intraprefii dal Varchi per confi-
glio del Borghini in occafione della guerra lette-
raria accela tra il Caro e il Caflehctro : e fu inter-
rotta a perfuafione pur del Borghini per la fuga da
Z Ro-
xxv.
Teflo latino del!»
Volgare Eloquenza
di Dame , Campato
in Parigi , convince
di fallici le critich*
oppoite •
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17S Della Elo QJJ enea
Lio. ii. c*r. xxv. Roma del Cajlelvetro , proceifato dal fant’ Uficio
per materie di Fede , e riputato , come per mor-
to . Ma poi di nuovo il Borgbini ftelfo le diede la
fpinta , poiché arditamente vide (cappato fuora il
Cajlelvetro con la Giunta alle Profe , o per dir me-
glio , contro alle Profe del Bembo, ufcita dalle.-»
(lampe del Gadaldino di Modona nell’anno 1 563.
Di quelle cole ci rende iftruiti una lettera del Bor -
ghìtii al Varchi , della quale fiam debitori all’indù-,
Uria del Signor Canonico Salvini. Ora il Varchi
nel Tuo Dialogo non avendo cofe nuove da oppor-
re allibro de Vulgari Eloquentia , rimile in campo
i vecchj fofilmi del Gello fenza nominarlo , dando
ancor egli con motteggevoli elpreflioni quello li-
bro per Jìnto , a cagione di non accordarfi alla Com-
media fopra la lingua di Adamo : e al Varchi fu affai
facile il dir quello ed altro , non elfendo più vivo
nè Dante , nè il TriJJtno . E perchè il fuoco di sì
fatte contefe , e di altre ancora di maggiore im-
portanza , riduce talvolta i perdenti a deporre_»
ogni verecondia, e a negare ollinatamente le cofe
più certe ( il che a me llelso è toccato provare in
altrui) veggendofi il Varchi sfornito di ragioni,
cercò di ajutarfi pervia d’inchielle e rifpolte, or
piacevoli , or fredde , come porta la natura del
Dialogo , facendo in fùftanza , che tutto il fuo dire
per bocca del Borgbini andafse a battere in quello,
che il tejlo latino di Dante non era al mondo , e
che niuno lo avea mai veduto . Ma ladifgrazia del
Borgbini , e del Varchi fi fu , che fi levarono trop-
po tardi , afpettando a cercarlo dopo la morte del
TriJJtno , il quale nel Cajlellano fi era efprelso di
averlo : e , come perfona onorata , non era capace
di fcrivere il falfo . Il Varchi, fegue a dire , che il
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Italiana 179
volgarizzamento , dato in luce dal Doria , veniva lib.il c*p.xxv.
dalle mani del Trijfino: la qual cofa in buon lin-
guaggio vuol dire , che quefti lo avea finto , ben-
ché il Varchi facefse la cortefia di riputare il
Doria capace di volgarizzarlo da sè . In fomma
conclude , che l’ opera fembrava di Dante , ma_,
non era di Dante , nè ferina col lènno e con la
dottrina , onde è ferina la Commedia di Dante .
Che Lodovico Martelli diceva , che o la Commedia ,
o la Volgare Eloquenza non era di Dante, e che
il Borghini per non efser mai giunto , come ho
detto , a vedere il tefio latino , fi ridea di chi da-
va il Volgarizzamento per farina Dantefca . Indi
il Varchi quafi dubitando, che quefti riguardi non
baftafsero a levare il credito al libro , fi ridufle
a dire , che ve rierano mille altri , e che uno ba-
llava per mille : e quello fi è 1’ avere il Trijfino
( perchè tutto il male fi fa ricadere lopra lui folo )
a bella pofia celato il tefio latino . Il Muzio fu que-
llo punto nelle Battaglie fi dollè altamente, che r„ti. 91.
il Varchi , lènza aver buone ragioni in mano, fi la- —M9**
Iciafse trafportare sì avanti di trattare il Trijfino
d’impoftore . £ in fatti , fe il Trijfino in pubbli-
che ftampe promulgò la notizia del libro , non può
dirli , che egli ftefso a bella pofia il tenelse celato .
II Muzio avendo olservati nell’ Ercolano tanti sfor-.
zi del Varchi contro all’ identità del libro di Dan-
te , ebbe adire , che così fanno gli Eretici , i quali /u. 9«. ».
tofio che fi avveggono , che alcun grave autore non fa
per loro , dicono , che quel libro non è di quello au-
tore . Veramente quella nuova arte critica di dare
per finte le opere clalfiche , quando non fi fa , o non
fi vuol capire il contenuto di efse , non può ren-
derfi degna di applaufo : nè può mai crederli , che
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i8o Della Eloquenza
Lu.ii. c**. xxv. il TriJJìno ( uomo illuftre per molti e gran titoli)
nè meno a conto di bugie uficiofè , non mai lode-
voli , e fempre cattive , abbia penfato di entrare
in coppia con veruno del tempo fuo , il quale per
acquillar nome, benché di poca durata , fofse ito
cfercitandofi piacevolmente nella rea profedìon di
mentire quali (copertamente , e di fare impofture
in voce , e in ileritto . Quelle arti non fono mai
proprie dell’ uomo onorato, civile , e di lettere ,
e principalmente Crilliano ;
Mentivi noli , nunquam mendacia profunt .
E chi vuol fentirfi onorare , come 'veridico , bifogna,
che fi compiaccia di non profelfar di mentire:
Talcm te preejla , quatem te pofeis haberi .
hjfihmi, jHOHtiiiì. Quelli due verli di Marcantonio Mureto , fono
atTiomatici , e primi principi in quella delicata ma-
teria della fanta onefti. Il TriJJìno dunque ebbe
in mano il vero tejlo latino di Dante , nè lo nafeo-
fe , ma il videro feco , oltre al Sannaiaro , i chiari
e notiflìmi Fiorentini , Filippo Strozzi , e Giovan-
ni Rucellai , introdotti a parlarne per entro il
Dialogo del Cajlellanp . Il Doria diede in luce la
traduzione vera e fedele del tejlo latino : e poi
.finalmente dopo morto il TriJJìno , il Devia , il
Gello , e il Varchi , e gli altri avverfarj dell* iden-
tità del libro Dantefco, la verità, che non può
Tempre celarfi , ma a lungo andare vien fuora ,
fi vide trionfar della pacione , e della vana e fal-
la critica , mentre Piero Delbene gentiluomo Fio-
rentino , trovato in Padova un codice a penna del
tejlo latino di Dante, lo trafmife in Parigi all’al-
tro fuo concittadino Jacopo Corbinelli , il quale con
tan-
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Italiana j8i
tanta allegrezza lo ricevette , che dopo averlo li*.ii.c»p.'.xxv.
illudrato di note, volle fenza indugio comunicar-
lo al pubblico per via delle dampe fotto gli au-
fpicj del Re Cridianiflìmo Arrigo III. E in una
Tua lettera a Piero Forget Configgere e Telòricrc
del Re , dichiara , che Ce dalla onorabile cafa Dei-
bene egli avea ricevuti nelle Tue traverfie didimi
favori , il regalo fattogli del codice di Dame, cui
chiama originale ,folo , ed unico , rimafto dall’ingiu-
ria del tempo, era una delle più care grazie , che
potelle defiderare . Dice di farlo paleje e comune ,
acciocché molti fi chiarifichino, che pure è il
libro , che fcrijfie Dante de vulcari eloquentia
in profa latina , per edere data , come foggiunge ,
codumanza in que’ tempi , di fcrivere latinamente
fopra le cofe volgari ed Italiche , ma(dmamente_»
trattandofi di letterate materie . Al Corbinelli par
verifimile , che Dante lo Icrivefle in Parigi , e che
perciò ancora eleggere più la lingua letterale, che
la volgare , fervendofi del metodo filofofico per di-
fputare partitamente della volgarità delle lingue e
poefie , de' loro metri , e ritmi , e (T altri mufici ter-
mini , alla medefima volgarità appartenenti , ficco-
me fu egli il primo ed unico repertore , e infegnatore
di quell'arte , di cui poteva egli filo con confa , e come
autorevole , pertrattare . Certo è , che il famofo
tefio latino di Dante , già meflo in dubbio con tanta
pafTione , e con critiche sì dudiate , non lènza gra-
ve oltraggio della memoria del Triffino , uomo per
lealtà , e per dottrina fingolariifimo , non potea
venirci da più degne e candide mani di quelle
di due sì degni e riguardevoli Fiorentini , quali
furono Piero Delbene , e Jacopo Corbinelli , il quale
con quedo titolo il diede alle dampe in forma
ottava , DAN-
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Della Eloquenza
DANTIS ALIGERII
Prn-cellentiJJìmi Poeta
DE VULGARI ELO QJJ B NT I A
Libri dao
Nuncprimum, ad vetufli àr unici j cripti codici s exem-
plar , editi ex libri s Corbinelli , ejufdemque
adnot adombri i illujlrati .
AD HENRICUM
Francia , Polouiaque Regem ChriJlianiJJìmum .
P A R I S I I S
Apud *}o. Corbon via Carmelitarum ex adverfo
Collegii Langobardorum 1J77.
Cum privilegio .
Precede l’indice de* capi latini d’amendue i libri ,
i quali dal principio alla fine corrifpondono a quelli
del Volgarizzamento , pubblicato dal Dori a . Simil-
mente il tenore del tejlo latino con pieniflìma fe-
deltà corrifponde al volgare , non mancando altro
nell’edizione latina , che i foli numeri de’ capi
della volgare . 11 Corbinelli per abbondare in dili-
genze poteva aggiungergli , e riftamparvi ancora
la traduzione accanto al tefto latino ^ affinchè fcam-
bievolmente fi defìfero luce fra loro . Ma quello ,
che il Corbinelli non fece , potrà farlo qualchedun
altro in grazia dell’ Italiana Eloquenza . Quella
gran fedeltà de’due tefli fa poco onore ai men-
dicati fofifmi del Varchi , il quale in tal contro-
verfia lavorando di fottigliezze d’ingegno , tutte
fondate in fui falfo , ebbe a Icrivere , che ogni buo-
na ragione volea , che fi Jbfpettajfe , avere il Tril-
lino finto quel libro aguflo Juo , pigliandovi qualche
accidente , e mefcolandovi qualche parola di q uè' tem-
pi per meglio farlo parere di Dante 9 ovvero , che
182
Lib. II. Cap. XXV.
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Italiana 183
fe pure ( il Trillino ) lo ebbe mai , egli lo abbia anco Uui. c xxvT
mandato fuor a , come è tornato bene a lui , e non
come egli flava . Sarà malagevole ad incontrai
un cumulo di efpreffioni più colme di confidenza ,
e più eforbitanti di quelle, l’inconfideratezza delle
quali ci rende ammoniti a guardarci dall efempio
del Varchi in dare così precipitofo giudicio delle
opere antiche , qualora non fi trovano confacevoh
ainoltri appalfionati, e ciechi penfieri . L’edizio-
ne del Corbinelli fu accompagnata in Parigi dall
applaufo degli eruditi ; perciocché Giovanni Dorata
in latino Aurata: , le premife alcuni fuoi verfi in lo-
de di Dante 3 Giammatteo Tofcano Milanefe , autore
del Peplo d'Italia , lo accompagnò con un epigram-
ma ,' e Antonio Baifio con un componimento in verfi
Francefi , nel quale fpiegò al Re di Francia ugual-
mente le lodi di Dante , e quelle del Corbinelli.
Mi duole indiremo , che nell’atto, che fi (lampa-
no le colè prefenti , fia palmato di quella vita il Si- Mani» ni»,
gnor Dottore Antonmaria Salvini , di chiara fama ,
da me rammemorato più volte , e già mio lliniatif-
fimo amico , il quale in principio delle fue note al
Pataffio di Brunetto Latini, feguì fenza penfarvi
le vecchie altrui prevenzioni , citando il libro de
Vulgari Eloquentia , come libro , attribuito a Dan-
te , die in buona lingua vuol dire , nonjuo . Io ho
sì buona opinione di lui , che tengo per fermo ,
che fe egli , come amante del vero , avefife potuto
leggere e confiderare sì gran numero di ragioni ,
cofpiranti per ogni verfo a favorire l’identità del
libro di Dante , non lo avrebbe più qualificato per
attribuito a Dante , ma per vero e legittimo parto
dell’ ingegno di Dante , benché ciò potea farfi an-
che alfai prima , poiché la maggior parte di quelle
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LiB.ll.CiP.XXVI.
XXVI.
Nuove ragioni per
J’nlcntitk della Vol-
gare Eloquenza di
Dame .
P.rg. a a. at.
184 Della Eloquenza
dimoftrazioni con un poco di efame e di ftudio ,
lenza animo preoccupato , erano facili a poter fard
da chichè Ha . E pure niuno ha mai penfato di farle.
APpiè dell’ edizione del Corbinelli fi trova un
catalogo di autori , Spagnuoli , Provenzali , e
Italiani , detti dal medefimo Dante nel libro 1. a
capi vili. Uifpani , Galli , Latini ( che vuol dire Ita-
liani ) 1 quali Icriifero in lingue Romanze le opere,
da lui citate ne’ due libri accennati . Per gli Spa-
gnuoli egli intende quelli de’ paefi limitanei di
Francia , già comprefi fotto il nome di Gallia Nar-
bonefe , e poi di Gallia Gotica , per elfer fignoreg-
giati dai Goti occidentali , che teneano la Reggia in
Toledo. A quelli Goti di Francia appartenne i’in-
lìgne Meffale Gotico , meffo in luce dal Venerabile
Cardinale Giufeppe Maria Tommafi appiè del Co-
dice Gelavano , e poi riportato nell’antica Liturgia
Gallicana del Mabillone . Que’ paefi al tempo di
Dante erano fuggetti al dominio de’ Catalani : e fo-
no chiamati altramente di Lingua d’Oc da lui ftelfo
nel luogo accennato, e ancora nel lib. il. a capi xn.
perochè i popolari di quelle contrade rifpondeano
con la particella Oc , ladove i nobili dicono Ovì , e
noi altri Italiani 5/, allo fcrivere del Corbinelli nelle
fquifite annotazioni al libro 1. di quella operetta, le
quali fe in altra edizione a colonnette col fedo la-
tino da una parte, e col volgarizzamento dall’altra,
fi difponelfero giù baffo di mano in mano appiè di
ciafcuna pagina , ufando loro qualche carezza , ver-
rebbono ad efTer più comode . Tutti gli accennati
autori compiono il numero di xxix. comprefbvi
Dante , il quale undici volte cita sè dello , ma per lo
più con modellia ,fuppreJfo nomine : e poteano ridurfi
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Italiana 185
al numero pieno di xxx. dachè vi manca C)/tllo,o fia lib.ii.cm'.xxvl
Citilo , dal Canto , detto da altri Ciclo , e Celio iT Alca-
mo , che fu Siciliano , e in tempo dell’ Imperadore
Federigo II. poiché Dante nel libro 1. a capi xii.
porta lenza nominarlo , quello Tuo verfo
Tragemi d'e/le focora , fe e' c/le a bolontate .
Co’ lumi , fomminiftrati dal Corbinelli nelle note
al libro di Dante, fi (piega il verfo in quella ma- r
niera : traggimi di que/lì fuochi , fe ti ì a volontà ,
quali dica: Jì tibi e/l voluntatì . Il verfo d i Ctullo
è di quelli, che nel mezzo fi fpezzano in recitar-
gli , della qual fona fe nc veggono lparfi ne’
Cantici del Beato Jacopone . Afcanio Perno in un • sr7-
fuo componimento per Arrigo III. Re di Francia ,
quando pafsò per Venezia, il chiama Verfo eroico
Tatriziano . Si vede però, che non fu invenzion *”■£*, ,v
del Patrizj . L ameno ingegno del Dottore Pierja- «•
copo Martelli , già Segretario del Senato di Bolo-
gna , e mio amico , lo rinnovò nelle fue Tragedie :
e fe folle vivo, godrebbe in fentire l’antichità di
tal verfo . La definenza della voce focora è Lon-
gobarda , come in fundora ,pratora , ortora , borgo -
ra ,gr adora ,campora ,ein molte altre, non difficili
ad incontrarfi negli antichi fcrittori anche volgari
d’Italia, come avverte il Bembo nelle Profe,e il Du- ut. ni. u«.
cange nel Gloflario . L’Anonimo Ravennate nell» v. a>c<«.
fua Geografia latinobarbara Umilmente ha colfora
per golfi . E quella fola cofa, quando non ne foifero
altre , balla a mollrar la perizia di un novello cuci-
tore di zibaldoni , il quale per modellia celando il
fuo nome , ha con gran cicaleccio fpacciato di frefco
l’Anonimo Ravennate per compilatore del lècolo
ix. o x. e non del vi. ritrovando eziandio qualche
A a adu-
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i8 6 Della Eloquenza
adulatore , prodigo panegirilta delle fue merci . II
Corbinelli , benché verfatiflìmo in quelle materie ,
non avendo letti i codici Vaticani e Barberini , i
quali poi leflfe Leone Allacci per dar fuora i Poeti
antichi , tra’ quali fu Giulio dal Canto , non arrivò a
penetrare di chi folle quel verfo Siciliano, che l’ Al-
lacci feoperfe elfer di Giulio . Dante poi , come dice
il medeiimo Allacci, il volle eternare nel fuo libro
della Eloquenza Italiana , e portarlo per efempio della
loquela Siciliana . Sicché anche quello difeoprimen-
to ferve a farci vie più conofcere la {inceriti del
libro di Dante , cui niun altro era capace di mette-
re infieme in tempo del TrijJìno , quando Giulio dal
Caino, e tanti altri Scrittori con tante cofe , narra-
te nel libro , erano incogniti , o noti a pochillimi .
Aggiungali un altro argomento per l’identità del
libro Dantefco , ed è , che Claudio Fauchet quattro
foli anni dopo l’edizione del Corbinelli, avendo
rifeontrati ne’ codici antichi tre verfi delle Canzo-
ni Provenzali di Teobaldo VII. Conte di Sciampa-
gna , e primo Re di Navarra di quello nome , ci-
tati nel libro i. acapiix. e nel libro il. a capi v.
e vi. della Volgare Eloquenza , appunto gli ritrovò
fedeliffimi , per quanto ne ferive nel libro il. a ca-
pi xv. de’ Poeti Francelì , vivuti prima del i$oo.
Apprelfo al mentovato catalogo feguono due let-
tere non intere , fcritte al Corbinelli dal famofo
Pojlello intorno agli antichi Etrufcbi , relativamen-
te a quanto ne avea fcritto nel fuo libro , ftampato
in Firenze dal Torrentino nell’anno 1550. col tito-
lo di Commentatio de originibui Et r uri te Ó* de aurei
fteculi dodfrina , fecondo i guaiti principi della fua
fantafia, molto vaga delle vifioni Aramee, che fu-
rono le delizie del Gìambullari fuo ammiratore ,
fic-
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Italiana 187
ficconie quelle del Giambullari in oggi cominciano
a elferlo di qualchedun altro . Gabriello Naùdco
nel Giudicio delle cofe , ftampate in Parigi contra
il Cardinal Mazzarini da’ vi. di Gennajo al 1. di
Aprile dell’anno 1649. detto altramente il Dialo-
go del Mafcurat dal nome dello ftampatore, che
parla nel libro , ci dà il Pojlcllo per uno d et' primi
letterati di Europa ; ma però lo mette fra quelli ,
che ebbero la fantafia depravata in riguardo a un
filo oggetto , benché in lui furono due , cioè le fol-
lie fopra la fua Madre Giovanna , e l’eccellenza , e
antichità de’ Gomerijli , e Gaulefi , ai quali fece en-
trar di mezzo anche gli Etrufcbi . Dopo le accen-
nate due lettere del Pojlcllo , che loda molto le
opere Italiane di santa Caterina da Siena , della
beata Angela da Eoligno , e di Fra TJacopone da Todi ,
viene un capitolo antico in verfi con qualche altra
cola intorno a Dante, e poi la già mentovata lettera
del Corbinelli , con la quale indirizza al regio Con-
lìgliere Forget le fue note al libro 1. della Volgare
Eloquenza , in fine delle quali fi lagna di taluno, che
per invidia fparlava di quella edizione ; ma egli
in ciò fi rimette al tempo futuro, efente daquejlo
male . Fu certo un peccato , che il Corbinelli fi ftan-
calfe di tirare avanti le note anche fopra il libro il.
Al rimanente egli ha ragione di dolerfi , che Dante
non compiere l’opera co’ due altri libri , terzo , e
quarto , da lui promelfi nel libro il. a capi iv. ma
poi non componi $ mentre dalle teftimonianze del
Villani e del Boccaccio già recitate, fi vede, che
ne’ codici , da loro veduti , Umilmente mancavano
i fuddetti due ultimi libri : i quali altresì manca-
no ne’ due tefti , latino , e volgare, dopo tanti anni
felicemente a noi pervenuti j l’uno per mezzo del
A a 2 D 0-
Lis.II. Cap.XXVI.
lu’tmem f»[. 3,0.
Pé[. j«. m /ire .
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LiMI.CAr.XXVH.
XXVII.
Romori eccitati io
Italia per la Voi*
(ire Eloquenza di
Dante .
Spimi m' Dialisi
pai. « ja.
Trijfmo mi Cajltl-
l«"o p*l-n. «f/xil.
di far ara .
iSS Della Eloquenza
Boria , e del TriJJìno , e l’altro per grazia di Piero
Dclbene , e del Corbinelli . Con l’ajuto del Corbi-
nelli qui ci farebbe da fviluppare qualche altro lò-
fifina del Varchi ; ma quello fi farà dopo, e ora
frattanto farà meglio padare avanti .
Slamo finalmente arrivati alla pietra di Manda-
lo , che diede occafione d’inciampo al Gello ,
al Giambullari , ed al Varchi, facendogli armare
terribilmente contra il libro di Dante , come fc fi
folle trattato della falute pubblica. A quel tempo
erafi rifvegliato per tutta l’Italia con gran fuccelTo
lo lludio dell’ Italiana Eloquenza fopra i tedi claf-
fici di Dante, del Petrarca e del Boccaccio : e con
l’elèmpio avventurofo del Bembo i più alti ingegni
con molte vigilie e applicazioni fi erano dati a
confiderare ne’medefimi telli per via di regole il
buono e il bello , non più intelo dagl’ Italiani , nè
olfervato dai Tofcani , talmentechè i valentuomini
Fiorentini , nielli a tal novità in gran geloGa , e
prefi da invidia letteraria , penfarono di volerne
elfi la privativa . Il perchè Saltarono fuora a folle-
nere con tutto l’ardore , che non fervide l 'arte e
lo Jlttdio dei tejli j ma che folle necelfario il nafcer-
vi , o almeno il padare a far foggiorno in Firenze
per apparare l 'Italiana Eloquenza non tanto dai
letterati , quanto dal volgo , infillendo con gran
fervore in quello fecondo punto; ladoveil primo
farebbe dato più facile a fuperarii , non dovendo
ederci difficoltà di confultare le perfore illudri in
lettere per approfittarfi de’ loro infegnamenti ;
ma il doverlo cercare dal volgo imperito , parve
pretenfion troppo dura. Di qui poi ne venne la
drepitolà pubblicazione dell’ arredo letterario ,
det-
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Italiana i 89
dettato dal Celli nell’ Accademia Fiorentina, che
P Italiana Eloquenza non più tale dovefle appel-
larli , nè Volgare , come appellava!! , ma femplice-
mente Fiorentina , o per lo meno Tofcana . Sì fatto
editto accelè grandilTìmo fuoco in tutta la Repub-
blica letterata d’Italia , la quale in quel tempo
lotto il magnanimo Pontefice Leon X. era concor-
da in Roma: e fi venne all’ armi per dilcutere la
materia , follenendofi dai Corifei dell’ Italiana
Eloquenza , che i nomi d’ Italiana , o Volgare , bene
Itenero alla medefima : al quale effetto fi compo-
fero molte opere Angolari , tutte diftefe in forma
di Dialogo tra gl’interelTati d’entrambe le parti , per
dar campo in tal guifa di ponderar le ragioni . II
primo a ufcir fuora fi fu il Bembo , Segretario del
Papa , col fuo Dialogo , da lui chiamato , della
Volgar lingua : e come Prelato di natura dolce,
appunto con dolce e foave modo egli trattò la ma-
teria. ApprelTo al Bembo venne Pierio Valeriana ,
Prelato ùmilmente della Corte del fommo Pontefi-
ce , e foltenne la cauli comune col fuo Dialogo del-
la Volgar lingua , che però non comparve in luce ,
lènon molti anni dopo lui morto . Ebbe gran parte
in quelle contele il TriJJìno Vicentino , Prelato pure
della Corte pontificia , alle mani del quale elfendo
avventurofamente capitato il famofo libro di Dan-
te de Vulgari Eloquentia , da lui compollo 200. anni
prima , e perciò in tempo vergine, egli ne fece gran
feda, inoltrandolo in Roma e in Firenze per tcllo
decifivo di sì famofa controverfia , mentre il libro
non folo s’intitolava de Vulgari Eloquentia , che—»
vuol dire della favella volgare d'Italia , ma il gran-
de autore avea per ileopo di provare in elfo per
via liltematica , che quella favella dovelfe chiamarfi
Vol-
Lim.CAP.xxvn.
Lh.Ii.Caf.XXVU.
ipo Della Eloquenza
Volgare , Italica , cortigiana , ed illujlre , come in
fatti diftefiimente, e con forza, degna del fuo alto
ingegno, prova per tutto il corfo del libro. Al
TriJJìno fu dato addotto con qualche fofifma nell’
atto di efporre il libro alla confiderazione de’
grand’ uomini della parte contraria ; ma egli ben
torto cercò di farlo fvanire al fottìo delle fue riso-
rte nel Dialogo del Cajlellano , da lui fcritto con
mira di propugnare dal canto fuo col nome della fa-
vella anche l’operetta de Vulgari Eloquentia . Que-
lla dunque lì fu l’origine della guerra letteraria
intorno al libro di Dante ,accefafi allora ,e tiratali
avanti per gran parte del lècolo xvt. finché il Cor-
binelli , uomo non fofpetto , e affai capace della ma-
teria , benché arrivato affai tardi , mife fuora il tejlo
latino di Dante , dando fine con effo dopo tanti
anni all* oftinata conteli ; talmente però , che la
parte vincitrice, per la tardanza non ne fece più ca-
lo, e la perdente con deftrezza fé ne infinlè . E fu
molto facile , che l’affare non deffe nell’occhio,
trattandofi di un libro , dettato in lingua non Ci-
ceroniana , ma del lècolo di Dante , e perciò poco
allettatrice ; e in oltre di poca mole , e giunto alle
mani di pochittimi Italiani , come ftampato in Fran-
cia: e forlè a bello ftudio fottratto alla cognizione
comune , le fi riflette all'invidia , per la divulgazio-
ne del libro fufcitata contro al povero Corb incili ,
come dice egli fteffo ; effendocene anche rare le
copie a’ dì noftri . Al rimanente non furono foli il
Bembo , il Valeriano , e il TriJJìno a guerreggiare in
quella contefa , perchè oltre al Gello , e al Giambul-
lari , e finalmente al Varchi , fi vide fcappar fuora
di rincontro Carlo Lenzoni co’ Tuoi Ragionamenti,
concertati col Gello 3 e co \ Giambullari , a favore
del
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Italiana 191
del nome della lingua Fiorentina e di Dante , di-
vifi in tre giornate , e dati in luce da Cofimo Bar-
toli . Dall’altro canto Claudio Tolomei , Prelato an-
cor egli della Corte Romana , col fuo Dialogo ,
detto il Cejano , trattò del nome , con cui doveafì
chiamare la Volgar lingua , concludendo , come po-
teva afpettarfi da un bravo Sanele , che fi chiamale
Tofcana . Per bocca d’altri fi moftrò egli incollante
{òpra il tejlo latino di Dante , parlandone prima ,
come di cofa reale , benché non troppo divulgata ; e
indi per ignorare il collume, che correva al fecolo
di Dante , di trattare le cofe gravi in latino , e non
in volgare, come già fi è moftrato ampiamente , mof-
le un dubbio affai vano fopra l’aver Dante Icritto il
libro in latino ,e non in volgare : e poi lo diede per
finto , citando il Martelli , già citato dal Varchi.
Bernardino Tomitano ne’ Tuoi Dialoghi della lingua
Tofcana , di vili nella quarta edizione ih quattro Ra-
gionamenti, circa la favella pafsò nella parte del To -
lomei , lenza far gran cafo del nome , a patto però ,
che la filolòfia foffe neceffaria alla buona Eloquen-
za . Ma Saba da Cajliglione volle ne’ Tuoi nobili Am-
maejlramenti lenza altro lèguitare il Trijfno . Tenne
altra via Baldajfar Cajliglione , mentre atterrito dal
roniore di si gran lite , effendofi meffo a comporre
il Dialogo del Cortigiano , fparfe per quieto vivere
di non intendere nè la lingua Tofcana , nè la Fio-
rentina , e perciò di volere fcrivere il fuo Dialogo
in lingua Lombarda , fua propria : al che però a
niun patto il Tenzoni volle dar fede , in quello
più cortefe del Varchi , il quale in parte non gliela
volle negare . Dal bisbiglio di quelli dibattimenti
fvegliati i profeffori dell’ Eloquenza Latina , accor-
fero da varie parti d’ Italia al litigio , mettendo
Lu.ll.C4P.XXVW.
Ctfatn (ag f. Sf.
Dos* il ticirth
CXZx111.yW.w9.
PrtAx.
Giti Hata 1. fag. if.
Etcì Utn fag. fj.fS.
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Lio.1I.Cai-.XXVU.
Amtfti tritimi
fd%. 101.
Spumi i M* Dinh.
gbi p/lf. 102.
F.rc >/<»i fa ■. j<0.
Ifl. »42. A4j.
193 Della Eloquenza
altilfime (Irida contro alla Eloquenza Italiana , qua-
lunque nome ella portafTe , c dolendoli , che fi vo-
leflfe efaltare la ferva fopra la padrona , quando , a
loro avvilo , per la fua condizione non dovea la-
firiarfi pigliar confidenza con altri, che con la plebe,
volendo elfi , che il favellar nobile e gentile folle
rifcrbato alla fola Eloquenza Latina . Il perchè da
quella fazione fi tentò di rimetter quell’ altra Elo-
quenza nel fuo antico , e prillino (lato , quando fi
fcriveva in latino , e fi parlava in volgare . Ma per lo
poderolò e gran feguito degli avverfarj andò a voto
qualunque sforzo , non oliarne , che i nemici della
Eloquenza Italiana , e amici della Latina, folfero au-
torevoli ,e in molto numero . Il primo di quelli fu
Romolo Amafeo , il quale nell’anno 15 29. trovan-
doli in Bologna Clemente VII. e Carlo V. aringo
due giorni alla fila contro alla Italiana Eloquenza ,
e ne fu feguitato da’fuoi difcepoli e partigiani j
perocché in Padova non fidamente Lazero Buona-
\nico , ma Giambatijla Goineo corfero dietro alle in-
fegne di Remolo : e Piero degli Angeli da Barga al-
tresì aringo pubblicamente nello lludio di Pifa_,
contra la lingua volgare , mollrando opinione , che
U Bembo avelie allutamente eccitati gli altri a fcri-
vere volgarmente , affinchè , abbandonate da elfi le
Greche e latine lettere per dar opera alle volgari,
egli folo ne rinuncile in quelle eccellente . Celio
Calcagnino nel fuo libro de Imitationc , diretto a
Cintio Giraldi , fi dichiarò pure altamente contra-
rio alla lingua volgare : ed entrarono nella medefi-
ma fehiera Quinto Mario Corrado , Rafaello Cillenio , .
Uberto Foglietta , Gabriello Barrio , Bartolommeo
Ricci , e prancefco Florido Sabino , tutti unitamen-
te biafimando 1* Italiana Eloquenza , come inca-
pa-
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Italiana 193
pace di cofe gravi : la qual trilla opinione avere
avuta a’ Tuoi dì generalmente i cnaeftri dell e Jcuole
latine , attefta lo Speroni in una lettera a Bene-
detto Ramberti . In tanti ftrepiti Bernardino Par-
tenio , chiaro profelfore delle medefime , penfàndo
a’ Tuoi cali , venne in rifoluzione di Ilare a cavallo
del foflo , approvando la lingua Tofcana comune ,
ma non la municipale e plebea ; laonde dopo Icrit-
ta la fua Imitazione Poetica in Italiano , la tradulTe
in latino . Lo Speroni ,Cavalier veterano, ne’ Tuoi
Dialoghi , delle Lingue , della Rcttorica, e deWlflo-
ria fi portò da buon politico , nafcondendo il pro-
prio penderò; onde il Varchi tutto confufo ebbe a
dire nell’ Ercolano di non aver mal potuto intender
bene f e P intendimento fuo era di lodare , 0 biafimarc la
lingua Tofcana . Però comunque fi folle , lo Speroni
dille tanto della lingua Romanza , che quello balla a
farlo comprendere. Tutto il gran fuoco di quelle
letterarie follevazioni traile l’origine fua dalla com-
parfa del libro di Dante de Vulgari Eloquentia : e
pare, che, circa il nome , fervide a fomentarlo un fo-
fifma , per lo gran caldo della pafsione sfuggito alla
perfpicacia di tanti dialettici ; non potendoli mette-
re in dubbio , che la nollra Eloquenza e favella co-
mune e Romanza d’Italia non debba chiamarfi Ita-
liana , non eflcndo ella nè Ebrea , nè Caldea , nè
Arabica per grazia di Dio , nè Turcbefca ; nè Tede-
fca al certo , nè Inglefe ; bensì Italiana , ufata dai
letterati d’Italia e nel commercio, e ne’ tribunali, e
ne’ fuggelli, e nelle Accademie, e nelle Corti ; ma il
dialetto , ricevuto dal conlènfo univerfale di chi par-
la e Icrive pulitamente in quella lidia favella Ro-
manza d’Italia, fi è il Tofcano, e fopra gli altri della
Tolcana il Fiorentino . llperchèdal Varchi , e dagli
Bb al-
Lis.II.Cap.XXVU.
Orati» pr* tintila
Ialina ,
VH- >5».
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1,13. 1I.C4P.XXVU.
Ercolino pag. aj7.
176.
FoJ. ioa. x
P.if. ff. tdìt. il.
Gé/parit lY.tftri .
ip4 Della £lo qu, e n z a
altri non doveafi mai confondere il genere con la Jpe -
ac, nè la lingua comune co' Tuoi particolari dialetti,
fotto effa compre!! , come dialetti , e non come //»-
gue . Fu pure fofifma del Varchi il chiedere in qual
lingua (Pltalia fcrivelfe Dante , e fe fcrilTe in lin*
gua Italiana ? Doveafi rifpondergli , che fcrilfe in
lingua Romanza e comune d'Italia, ma in Tofcano
dialetto , mifchiandovi dialetti di più parti d’Italia
con altre lingue Romanze , qual fi è la Provenzale ;
e non Romanze ancora , quali fono la Latina , la
Greca , e l’ Ebraica . Altro fofifma del Varchi fi fu
quefto , non ben rifoluto dal Muzio nelle Batta-
glie : la lingua latina fu comune a tutta l’ Italia ,
alle Gallie , e alle Spagne : nè per quefto fi chiamò
italica , nè Gallica , nè Ispanica ; ma Latina . Dun-
que nè meno la noftra dee chiamarfi Italiana . Si
rifponde , che la lingua Latina antica non fu lin-
gua Romanza , come lo è la noftra Italiana , fua
primogenita; ma fu originaria del Lazio , e per-
ciò non potette mai dirfi , fe non Latina , perchè
in Italia fi parlavano altre lingue , che non erano
dialetti della Latina , ma lingue dìjlinte , e da que-
lla diverfe . Tali furono la lingua Ofca , la Volfca ,
la Sabina , l’ Etrufca , 1' Umbra , e la Ligujlica ( fe
pur quelle due non furono dialetti dell’ Ftrufca )
la Celtica, e la Greca. Similmente nelle Gallie vi
era la lingua Greca e la Celtica , e nelle Spagne la
Celtica , la Greca , e la Punica , o Libica , fecondo-
Corrado Gefnero nel Mitridate : e chi giungere a
fpiegare le antiche medaglie Ifpaniche del Mufeo
ftampato di Giovanni Vincenzio Laftanofa , potreb-
be darne gran conto , benché ne ha dato abbaftan-
za il Canonico di Cordova Bernardo Aldrete nel-
le fue Antichità Ifpaniche . Aggiungo, che Ulpiano,
vi-
Italiana 19J
vivuto nell’ Imperio di Severo AleflTandro, nomi-
na quattro lingue , Latina , Greca , Punica , e Gal-
licana , nelle quali poteano fard i fideicommifli .
Ora è tempo diefporre Panai id della Volgare Elo-
quenza di Dante , il che fervirà maggiormente a
dilucidare qualunque dubbio , che per diferazia
ci folle ri mallo di mezzo .
TRa le molte cognizioni , delle quali Celfo Cit-
tadini , più volte da me rammentato , d vide
nobilmente fornito , unad fu la perizia della Ita-
liana Eloquenza , benché d moflralTe talmente—»
preoccupato a favore del fuo dialetto Sanelé , che
non d allenne alle volte dal cenfurare dno il Bem-
bo , (omino e primario rilloratore di ella , a cagio-
ne dell’aver egli preferito ad ogni altro dialetto il
Fiorentino , come adottato dal comune degli Icrit-'
tori più illullri , anche Saned , i quali d pregiano
di pulitezza. Tal qualità del Cittadini fi (tende
ancora più e meno a Diomede Borgbefe , Gramatici
amendue troppo ritrod , benché forfè non quanto
Scipione Porgagli , Bellifario Bulgarini , e Adriano
Politi , ad alcune opere de’ quali , per altro degni
fcrittori , chi in materia di Eloquenza Italiana cor-
re a dar fede fenza qualche poco di prevenzione ,
può facilmente inciampare j perocché nello (ludio
delle lingue vive , e perciò a lungo andare in qual-
che cofa variabili anche nelle (critture eleganti ,
non è bene feguir la (corta di unfol Gramatico , ma
bifogna vederne più d’ uno . Fu coftume del Cit-
tadini poftillar di fua mano i volumi (lampati , che
gli capitavano davanti , alcuni de’ quali fi (èrbano
qui in Roma nella libreria del Signor Principe—»
D. Augujlo Chigi t e altri apprelfo il Signor Mar-
rè b a chc-
Lib.11.Cap. XX Vili,
Di' tt/l. Ut. XI».
II'/. I. <ft Itft. J
fiituom. L. xi.
xxvm.
Aiutili della Voi.
gare Eloquenza di
Dance.
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Li£.ii.CAP.xxvnf.
Tnfi pai.ii.
i $6 Della Eloquenza
chefe Alejfandro Gregorio Capponi , mio gentiliflimo
amico , e molto benemerito della noftra Italiana
Eloquenza per la copia de’ libri fcelti , che intorno
alla medefima ha radunati . Ora il Cittadini nelle
note al Cejano del Tolomei , alle Battaglie del Mu-
zio , e alla Giunta del Caftelvetro perfide oftina-
tamente in voler di potenza, che il titolo dell’ope-
retta di Dante , da lui per altro ammerta , come Io
è , per indubitata , abbia da dire , de Vulgari Elo-
quio , e non , Eloquentia , aggiungendo , che altro
c in latino Eloquium , e altro Eloquentia : la qual
colà è verifTima . Si vede , che il Cittadini ebbe in
teda il latino Ciceroniano, e non quell’ altro ,
molto diverfo , che correva in tempo di Dante •
Amendue quelle voci , Eloquium , ed Eloquentia ,
fono ottime , e in fenfo Ciceroniano trasèdiver-
fe $ ma ne’ fecoli baffi la nozione della feconda
predo Dante e molti altri , non era Ciceroniana ,
ma Anonima di quella d’ Eloquium j poiché non
Agnificava quello , che fignificò predo gli antichi
fcrittori Latini, cioè facondia , e copiojo dijcorfo ,
bensì favella , loquela , idioma , e lingua : e in que-
llo fignificato ella trovali regiftrata anche nel Glof-
fario latinobarbaro del Ducange . Eloquentia dun-
que ed Eloquium per lingua , favella , idioma , e
loquela , ne’ fecoli inferiori effendo Anonimi, perciò
ottimamente nel titolo del libro di Dante fu fcrit-
to , de Vulgari Eloquentia . 11 Boccaccio e ’l Villa-
ni così lo Arriderò ne’ paffi , da me portati , facendo
menzione di quello libro , come di lavoro , da edo
Dante comporto, c così da lui fteffo intitolato : la
qual cofa parimente A trae dal fuo Convivio , dove
egli aderirne di volere fcrivere un libro di Volgare
Eloquenza. WCorbinelli per confolazione del Cit-
ta-
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Italiana 197
tadini offerva di buona fede , che Dante nel codice Lw7u.c»r.xxvlil!
fcrifTe , de Vulgari Eloquentia , e ancora de Vulgari
Eloquio , fivc idiomate , e che , Volgare foftantivo
fi prende per lingua in genere , e Volgare aggetti- ,
vo per quella lingua particolare, che da ciascuno
volgarmente fi parla . Anzi Dante fteffo per entro
il tetto niedefimo fc riffe così : cum neminem ante
noi de vulcaris eloquenti,^ dottrina quicquam
inveniamus trattafe , atque talem ,fcilicet eloquen-
tiam , pcnitui omnibus necejfariam videamus . Indi
apprelfo nel medefimo capo 1. per finonimo di Vol-
gare Eloquenza fcrive più volte : locutioni vulga-
ri um gentium , e vulgarem locutioncm . Laonde fo-
pra quefto punto non ci rimane alcun dubbio da
rifchiarare . Il titolo dunque dell’operetta di Dan-
te ci fa comprendere , effer fua intenzione! di trat-
tare in effa diftefamente della dottrina dell 'idioma
volgare , cioè naturale : de Vulgaris Eloquenti £ do-
ttrina . Con quefta mira ej»li entra nella materia ,
accennando , che niuno prima di lui ne avea (crit-
to , benché fi trattaffe di una dottrina , a tutti ne-
ceffaria ; mentre gli uomini, le donne , e i fanciulli,
in quanto la natura il permette , ufano la propria
favella volgare . Quindi egli dice di aver prefa
rifoluzione di fcriverne a fine di giovare all’idio-
ma del volgo, intendendo per Volgare Eloquenza
quella, che i fanciulli di qualunque nazione ap-
prendono col nafcimento , mentre cominciano ad
articolare e a diftinguer le voci di quel primo par-
lare , che fenza veruna regola fi apprende col fo-
lo imitare la balia : Vulgarem locutionem ajferimus
quatti fine ornai regula , nutricem imitantes , accipi-
mus . Mette poi Dante una fecondarla locuzione ,
detta dai Romani Gramatica : quam Romani Grarn-
• ina—
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UeÙI.Cap.XXVIU.
Ere e lavo fai . 5 S.
r«i {•
19S Della Eloquenza
maticam vocaverunt , la quale non fi conlèguilce da
tutti , nè fi ha da tutti , perchè ci vuol tempo e
Audio per acquiflarla . Di quelle due lingue, na-
turale, cioè volgare , e gramatìcale , cioè artificia-
le , egli tiene la prima per la più nobile , come più
antica e comune , benché di vifa in varie pronun-
ciazioni , e vocaboli ; e perchè in fornma è natura-
le e fenza artificio; ladove la fecondarla è artifi-
ciale : e di quella prima egli intende di fcrivere .
Il Corbinelli avvertifee , che la prima ti parla , e la
feconda lì fcrive : al quale uficio fi diede il verfo
prima , che la profa , il cui collume fi è di feguire
il corfo della lingua . Il Varchi, intefo a lavorar
di fofifmi contro all’ identità di quello libro Dan-
telco , qui fi confonde , avvifando , che Dante ab-
bia fcritto , che gli antichi Romani favellaJJ'ero To-
fcanawente , come facciamo noi , e poi fcrivejfero in
latino ; o che i Greci avejfro altra lingua , che la
Greca . Indi s’inviluppa in altro fofifina , perfuafo ,
che Dante abbia creduta più nobile la nollra lingua
Italiana e Tofcana volgare , che la Latina . Le fue
parole fon quelle : Dante ( fe cotale opera di Dan -
te fojfe ) contradirebbe un altra volta manifejlifpma-
mente a sé medejimo ; perciocché nel Convito , il quale
è opera fua legittima , afferma indubitatamente , e
più volte , che il latino è più nobile , che il volgare .
Il Corbinelli avvedutofi de’ lòfiimi del Varchi, il
qual prefe il parlare dell’antico volgo latino , e del
Greco per lingua e parlare Italiano , o Tofcano , fi
fa le rifa del Varchi, lenza nominarlo : ed ha molta
ragione di farfele , perchè il Volgare di quelle due
lingue , Latina e Greca , non è il volgar nollro Ita-
liano; ma il parlare del volgo Latino , e quello
del Greco : rei ef ridicala & nimit jocofa , dice
qui
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Italiana 199
qui il Corbinclli , già per altro amico del Varchi ,
dal quale è nominato in principio dell’Ercolano .
In fatti , come nota ilCorbinelli , Dante non fa la
noftra lingua volgare piti nobile , che la latina } ma
dice , che la lìngua volgare , cioè la naturale e prima-
ria di qualunque idioma , è fernpre più nobile , che
la fecondarla ffia ella pure Latina , 0 Greca , 0 Ebrea ,
0 fe altra fi può trovare. E quello egli dice in riguar-
do di alcuni , i quali non la dilcorreano a modo
fuo : volente 1 difcretionem ali quali ter lucidare ilio-
rum , qui , tanquam caci , ambulant per platea s ,
plerumque anteriora , pofieriora pu tanta . Al rima-
nente benché in fenlo di Dante il parlar volgare
Italiano, che ci è naturale , ila più nobile, che il
non naturale , inquanto ogni lingua parla col fuo
proprio , e in quanto la natura è prima dell’arte;
non ne fegue per quello , che Dante alfolutamente
tenga la primaria locuzione volgare per più nobile
che la fecondarla , gramaticale , e letterata , o che-
rica , ficcome la dice il Cor bine Ili ; ma Dante vo-
lendo trattare di quella primaria , la chiamò più
nobile in riguardo ai più , che la parlano ; ladove
l’altra è di pochi : ad babitum bujut fauci perve-
niunt. Il Muzio nelle Battaglie s’inviluppa in equi-
voci nel rifpondere al Varchi , fupponendo ancor
egli , che Dante per la lingua volgare degli antichi ,
e de’ fulfeguenti latini , intenda la nollra volgare
Italiana ; quando egli intende la naturale del Vol-
go , e lènza regole , cioè diverfa dalla più culta , e
apprela con regole , la quale ufavafi nello fcrivere,
nè era comune agl’ iudotti . Gafpero Bardo è pure
di tal fentimento : e dopo Dante il furono Lo-
renzo Valla contra il Poggio , e Francefco Filelfo
contra Lionardo Aretino } che prefero la lingua
Ln>.H.c»pxxvni.
r-
Fttl. 91. 91.
Aivtrf IH. X. a f.
XIX.
— i IH. ziti. ap. ■(.
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200 Della Eloquenza
liB.ii.c*p.xxviii. del Volgo latino antico per la noftra Volgare Ita-
*>*. i. 7. liana. Il Bembo fteflo nelle Profe ragiona di que-
lle due lingue , che fono la Latina gramaticale con
regole, e quella del Volgo lènza regole : la qual
feconda lingua ei fa , che da Ercole Strozzi fi pigli
per la noftra Volgare Italiana , dovendo pigliarli per
la lingua latina del Volgo degli antichi latini , e de’
fulfeguenti, ma fenza regole; e non già per la lingua
noftra volgare Italiana , dell’origine e dell’accre-
fcimento della quale fi è trattato nel libro antece-
dente . Di quella lingua latina lènza regole , già
propria e comune al Volgo de’lècoli antichi, trat-
ta il Cittadini nel fuo Procedo , adducendo mol-
te ifcrizioni lapidarie in tal lingua fenza regole
di Gramatica : e molte altre lè ne portano dal Gru-
tero , dal Reinefio , dal Fabretti, e alcune da me an-
cora nel Contentano al Dilco votivo . Quello fi è
quanto in propofito delle due lingue , rammemorate
dal noftro Dante , mi ha dato nell’ occhio contra le
cavillazoni del Varchi: e io refto forte maraviglia-
to, che l’altro Sofìfta fuo avverlàrio , cioè il Ca-
ftelvetro, nella Correzione dell’ Ercolano abbia
falciati pattare impuniti tanti fofifmi lènza dirvi una
fola parola in contrario a favore del libro Dante-
Ico , sì vanamente dal Varchi impugnato . Dante
p»«>/^,cs.<9.7o. p0i benché nel Convivio afterilca per altri riguar-
di , che il Latino idioma , come durevole , è più no-
bile , che il Volgare , come variatile , egli loda però
quello fopra quello, avendo anche tralafciato di
contentare le fue Canzoni in Latino , come fi pra-
ticava , per contentarle in lingua Volgare , da sè ,
come dice , naturalmente amata per molti rifpetti
particolari , che va, annoverando : e declama alta-
mente contra i poco amorevoli al Volgare Italiano .
Dante
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Italiana 201
Dante dunque , per avvertimento anche del Mu-
zio , nell’ un libro e nell’altro fu mollo a Icrivere
della lingua Volgare da diverfi , e non dagli fteflì
rifpetti : e in entrambi quei libri ei rende ragione
della diverfità de’ Tuoi fentimcnti in modo , che il
Varchi non può da indi trarre alcuna padura per
coglier Dante in contradizione , e con quello bel
giuoco levargli il libro de Vulgari Eloquenza , per
sì gran numero di titoli e di ragioni a lui folo
dovuto. Io olfervo qui finalmente in conferma di
quanto fi è detto , che Dante nel libro 1. a capi ix.
dichiara di aver generalmente ogni dima per la
lingua , accompagnata da regole : Grammatica t/il
alìttd ejl , quam qu<cdam inalter abilis locutionis
idemptitai diverfi, ; temporibui atque lodi . Hccc, cum
de communi confenfu multarum gentium fuerit r e-
culata , nulli fingulari arbitrio videtur obnoxia ;
Vy per confequem nec variabilis effe potefi . Adin-
tenerunt ergo illam , ne propter variationem fer-
monis , arbitrio fingularium fiui tanti! , vel nullo mo-
do , vel fialtem imperfette antiquorum attingercmui
auEIoritatet & ge fi a ffive illorum , qua a nobii loco-
rum diverfitai facit effe diverfot . Dante non potea
fpiegarfi meglio di quello , che qui ha fatto in pie-
niffima confonanza a quanto fopra tale argomento
dianzi avea ragionato nel Convivio ; tanto è lonta-
no , che in queda operetta della Volgare Eloquenza
egli abbia in modo veruno contradetto a quello ,
che prima avea fcritto in e(To Convivio . Ora con-*
cludafi quedo capo con avvertire di nuovo, che
l’accennato divario tra lingua , e dialetto , tra il ge-
nere, e la fpecie , o fia tra la lingua Italiana, e il dia-
letto Fiorentino di e (fa lingua Italiana, e sì ragione-
vole , che l’egregio nodro' Accademico dellaCru-
C c fca.
Lie.I1.Cap.XXV1!1.
Ballailitfiil. 98.
fnji
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202 Della Eloquenza
LiB.ii.CAr.xxix. fca. Angelo Monofiniy già cento e più anni ùmilmente
lo fubodorò avanti alla prefazione del fuo libro >
intitolato, Fio: italica Ungine , additandolo con
quelle parole : titulo generali , Fiori s italica
lingue (coerente ai motto dell’imprefa dell’ Ac-
cademia : il piti bel fior ne coglie ) fubd/di : de con -
gruentia florentini froe Etrujci fermo ni: potili: ,
quam abfolute , Etrujci : qu<e dialectus ( Fioren-
tina ) abjque controverfia in Italia principem locum
obtinet . £ pure il cieco affetto , feompagnato dal-
la rifleffione, ha per tanti anni impedito, che fi ma-
nifelli una cofa sì chiara , la quale con niente , e
con dare il fuo a ciafcheduno, mette fine a sì lunga
e ollinata contefa fopra il nome della medefima
lingua nollra comune, conforme al dialetto Fioren-
tino , ricevuto in oggi nelle fcritture pulite dal con-
fenfo de’ Letterati d’ Italia .
XXIX.
Seeue l’analifi della
Volgare Eloquenza
dà Dante .
DOpo quelli preliminari bilogna , che palliamo
avanti a internarci nel fondo della Volgare
Eloquenza di Dante * A capi il. del libro i. fi llen-
de egli a mollrare , che la favella , o Eloquenza , è
propria delPuomo folo , il quale con ella fpiega
agli altri il concetto della fua mente : cola dagli
Angeli eletti , e dagli animali inferiori non fatta.
IlCorbinelli penla , che Dante abbia potuto dir
quello in riguardo a Platone, e a Omero , i quali
attribuirono agli Dei , e a* bruti un proprio dia-
letto : della qual cofa tratta Porfirio , Clemente
Alelfandrino 3 e poi Francefco Patrizi nel Lamber-
to , Dialogo i. della Reti erica . Etti Angeli efpon-
gono tra loro i concetti con una prontilfima e inef-
fabile fufficienza d’intelletto , o per quello fpec-
chio luddismo , in cui tutti chiarilfimi e veggono
e fo-
Italiana 26}
c fono veduti ; onde loro non fa di meftieri alcun
legno elleriore di locuzione. Gli Angeli reprobi ,
come ribelli a Diò , non eflendo del noltro com-
mercio nelle colè buone , debbono lalciarfi in_>
difparte: e manifellando citi fra sè la loro perfi-
dia , fanno le altre colè , elfendofi conofciuti l’un
l’altro prima della caduta. Gli animali inferiori y
come guidati dal folo Minto di natura , non hanno
bifogno di locuzione ; poiché quegli di una medefi-
ma fpecie avendo gli atti e le pafTioni ftelfe , pofi-
fono per quelli conolcer le altrui . A quegli poi di
varia fpecie non fu necelfario il parlare , non dan-
dofi tra elfi commercio amichevole. Vero è , che
il Serpente parlò ad Èva , e l’ Afina a Balaam 0 j ma
in quello il Demonio , e in quella V Angelo modero
gli organi ; onde ne ufcì la voce, articolata in
guila di vero parlare : e il parlar del Serpente altro
non fu , che il fbilo , e quello dell’ Afina il raglio .
La voce delle Piche non è parlare , ma imitare il
fuono della voce umana in quanto noi foniamo,
e non già in quanto parliamo . Il perchè fe la Pica
efprelfamente ridicele quel tanto, che da altri fi
favellale , quello non farebbe altro, che rapprelèn-
tazione , o imitazione del fuono di chi avelie prima
parlato . Dunque all’uomo folo fu dato il parlare :
e per qual cagione a lui folle necelfario , Dante—»
brevemente lo fpiega nel capo ni. Per la qual colà
non movendofi l’uomo per ifimto , ma per via di ra-
gione : e quella diverfificandoG in ciafcheduno circa
la dilcrezione , il giudicio , o l’elezione , pare , che,
cialcheduno goda della propria fua fpecie . I bruti ,
privi di ragione , e guidati dalla fola natura , non
fono difcrepanti nell’ operare , perchè il naturale
non patifce divario . Quindi è , che niun uomo in-
C c 2 ten-
Lid.1I. Caf.XXIX.
Gtntf. Iti. c.
Kumtr. Xxii. a 9.
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204 Della Eloquenza
Lib.iucap.xxix. tende l'altro per li Tuoi proprj atti e padioni , come
fa l’ animale , e nè anche per via di fpeculazione
fpirituale , come fanno gli Angeli : e ciò per edere
la noftra anima ricoperta dalla grodezza e opacità
del corpo mortale . Fu dunque meftieri , che il ge-
nere umano per comunicare i fuoi concetti avede
qualche fegno e razionale , e fenfibile ; perocché
dovendo egli prendere qualche cola dalla ragione ,
e nella ragione portar qualche colà , bilbgnò , che
fode razionale : e non potendo veruna cofa paffare
da una ragione all’altra , (ènon per mezzo fenfbiley
bifognò;, che quefto mezzo folfe appunto fenfibile \
perocché le fode razionale (blamente , non potreb-
be padare alla ragione : e le fode (blamente fenfi -
bile , non potrebbe prendere dalla ragione , nè
deporre nella ragione. Dante dice , che quefto è
légno , che il fuggetto , di cui egli tratta , è nobi-
le$ perocché in quanto h fitono , è cofa fenjìbile y e
in quanto è a piacere di ciafcheduno , è cofa razio-
nale , avendo parte in quefto nobil fuggetto del
parlare e la natura , e la volontà noftra , cioè la
parte fenjìbile , e la razionale , e concorrendo amen-
due alla formazione del parlare . Efprime Dantt_*
quefto fuo fentimento nella profa latina con tali
parole: hoc equidem ejl , ipfutn fubjcftum nobile ,
de quo loquimir , natura fenfibile quidem9 in quan -
tum fonui ejl , effe ; rat tonale vero , in quantum ali-
quid fgnipeare v/detur ad placitum . Tutto que-
fto egli fpiega a maraviglia , e con più chiarezza e
nobiltà nel Canto xxvi. dei Paradifo per bocca,
di Adamo :
Opera naturale è , eh' uom favella ;
Ma così , o cosi , natura la f ci a
Poi fare a voi 9 fecondo , che vi abbella *
Duit-
Italiana 2oj
Dunque l’uomo folo in perlona del primo nodro
padre Adamo ebbe il dono del parlare , come »
Dante legue a dire a capi iv. E benché dal Genefi
apparifea , edere data Èva la prima a parlare nel
risponder, che fece al nemico Serpente, il parere
di Dante fi è , che Adamo parlade prima di lei :
nec ìnconvcnienter putatur , tam egregium bum ani
generis aEtum prius a viro , quam a f emina profiuxif-
Je. Nè egli dubita punto , che la prima fua voce,
da lui , fubito dopo creato , a Dio diretta , non
folte , Dio . Udiamolo da lui (ledo : quid autem
prius vox primi loquentis fonuerit , viro fatue mentis
in promptu effe non tituba , ipfum fuijfe , quod deus
e/l , Jc ilice t el , vel per modum interrogationis , vel
per modum refponfionis . Il Corbinelli vuole, che
nel Canto xxvi. del Paradifo Adamo dica a Dante:
el pofeia fi chiamò , e ciò conviene ,
E non , ely fi chiamò pai , come fi legge ne’ tedi
d’Aldo , e negli dampati anche prima : e molto
meno, £///', come in altri poderiori fu fcritto . Sa-
rebbe cofa drana e fommamente adurda, a «nudi-
no di Dante , il penfare , che l’uomo avefìfe fa pri-
ma volta nominato altro , che Dio , il quale avealo
creato dal nulla : e ficcome dopo la fua preva-
ricazione fi cominciò a parlare dall’ òca, voce di
medo vagito , così prima fi dovette cominciare da
voce di gaudio . E perchè niun gaudio è fuori di
Dio , ma tutto è in Dio ; e perchè Dio dello è tut-
to gaudio , di qui ne viene , che la prima voce del
primo parlante fu , Dio , fenza però , che Dio ab-
bia dovuto parlare con quella medefima loquela
elfendo ogni cofa fiedibile al femplice volere , e
ceiyio di Dio , che il tutto ha fatto , governa e
man-
Lia.lLCtH.XXIX.
Gtittf. ni. a.
Puf. 1 1.
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aoó Della Elo qjt e n z a
Lic.li. capJOìix. mantiene . Santo Agoftino nel libro xvt. della
Città di Dio a capi vi. dice, che non parla così
Iddio agli Angioli , come noi parliamo l'uno all'altro a
noi, o a Dio, o agli Angioli ; o ejji Angioli a noi , ovvero
Iddio per gli Angioli a noi ; ma per un modo ineffabile ,
mofiratoci al modo nofiro . Certo la più fublime locu-
zione di Dio innanzi al Juo fatto , è la immutabile fua
ragione di effo fuo fatto , la quale non ha fitono , che fi
ferita, o che paffi, ma virtù, che Jempiternamente dura,
e temporalmente adopera . Per qttefia parla agli An-
gioliJan ti : e a noi , pofii da lunge , parla altrimenti :
e quando eziandio noi con gli orecchi dentro compren-
diamo qualche cofa di quefia cotale locuzione , ci ap -
prejjìamo agli Angioli . Sicché a me non è da render
ragione continuamente in quefia opera delle locuzio-
ni di Dio ; perocché ovvero parla la incommutabile
Verità ineffabilmente per sé medefima alle menti del-
la creatura razionale ; ovvero parla per la mutabile
creatura , o per ifpirituali immagini ai nofiro Jpirito ■
ovvero per voci corporali al nofiro Jent intento del cor-
po . Fin qui parla il Santo giufla l’antico volgariz-
zamento , rifcontrato col tefto latino , e nobilmente
flampato a due colonne in foglio, ma lènza efpri-
merfi il traduttore, il luogo , l’anno, e il nome dell’
Pa;. u. imprelfore : e dal Corbinelli è creduto di Jacopo
Palfavanti anche nella prefazione alla Bcllamar.o di
Ciufio de' Conti , Campata in Parigi : nel qual lènti-
niento del Corbinelli, intendentilfimo di quelle ma-
terie , caddi ancor io prima di avere ofscrvato , che
Towift sant/: »«. i. Ifidoro Ugurgeri ne dà per autore Niccolò Piccolo-
rai f*3‘ mini. Dante va ragionando, come Dio, quantunque
c«p.y. difcerne , anzi antivede fenza parola ogni noftro
lègreto anche prima di noi ftefli , e lèppe e conob-
be il concetto del primo parlante fenza parlare;
nien-
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Italiana 207
nientedimeno ei volle, che Adamo parlale, affinchè
da lui dello nella fpiegazione di tanto dono li glo-
rificale chi glielo avea dato . Per arrivare a com-
prendere in quale idioma Adamo parlalte, Dante
così la difeorre . Le cofe umane li trattano in varie
lingue , la diverfità delle quali è cagione , che_»
molti non altramente fono intefi da molti , che fé
in realtà non parlaltero . Quindi è , che bifogna
cercare qual folte la locuzione di quell1 uomo pri-
mitivo , che nacque lènza madre , fi nutrì lènza lat-
te , e che l’età pupillare e adulta non vide . Se
alcuno tenelTe la propria fua patria per lo più deli-
zioso e vago paefe del mondo , quelli potrebbe an-
cor facilmente formare il medefimo giudicio della
propria fua lingua , dandola per la più bella di tut-
te , anzi ancora per quella llelTa , che Adamo parlò .
Chi folte capace di porli in capo una opinione sì
llranaj potrebbe dir l’uno e l’altro j imperciocché
Pictramala , città vaftifsima , a parere di Dante , è
patria natia a gran parte dei figliuoli di Adamo
non folo in quello negozio della lingua , ma anco-
ra iu molte altre colè , che vale a dire , nalcono in
paefi , non i più belli , nè i più nobili del mondo ,
il che in fulianza è il medefimo , che nalcerc in
mal terreno , e in Pietramala , come, Icherzando in
fui nome , dovea dirli per gergo a’ tempi di Dante .
Però egli , che pretendea di non efser nato in Pie-
tramala , ma che il mondo gli fofse patria , quale
ai pelèi è il mare, noi autem , cui mundut ejl pa-
tria , velut pìjcìbui tequor , benché dica di aver
beato in Arno prima di avere i denti , e protelli di
amar talmente Firenze, che per lei pativa ingiu-
llamente Pefilio , quanq'tam Samum biberìmu: ante
dentei , Ò‘ Plorentìam adco diligamut , ut , quia di *
le -
Lii.U.Cav.XXUì,
C tp. vii
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Li*. II. CtpJCXiX.
208 Della Elo qjj e n z a
le x ivi u: , exjiliam patiamur injufle \ e quantunque ,
fecondo 1’ affetto umano , ci tenga Firenze per lo
più ameno luogo del mondo ; nientedimeno confi-
derate attentamente le circodanze , dichiara candi-
damente rottone magit , quam fenfu di reputare, che
vi fieno città e paefi più nobili e delizio!! , che non
è la Tofcana e Firenze , onde firn oriunda: dr chi: ,
come egli dice ; aggiungendo , che molte genti e
nazioni ufiino favella più dilettevole e utile, che
quella degl’italiani : plerafque nationes <& gente: de-
leSlabìliorì atque utiliorì fermone ut: , quam Latino:,
che vuol diregi 'Italiani, per quanto abbiamo al-
tre volte modrato. Egli dunque venendo alle »
corte ha per fermo , che Dio crcafse con l’anima
una certa forma di locuzione , certam formam lo at-
tieni: , in quanto alle voci , allacodruzione di effe,
e al proferimento della coftruzione , e che tal for-
ma tuttavia uferebbe ogni lingua parlante , come
non foffe fiata difsipata dalla profunzione umana .
Con quella forma di locuzione fegue a dire , che par-
lò Adamo e tutti i Tuoi poderi fino all’edificazione
della Torre di Babilonia , chiamata di confuftone ,
come altrove fi diffe . Quindi è, che Dante con-
clude , efsere dato P idioma Ebraico quello , che
efprefsero le labbra del primo parlante : e tal fuo
detto c conforme al fentimento di santo Agodino
nel libro xvi. a capi xi. della Città di Dio , del
qual (omino Dottore fi vede , che Dante fu dudio-
fifsimo . Non potea ragionare in tal guifa altri ,
che Dante , il qual parla di Firenze , del fuo cf.lio ,
del fuo nafe intento , della dia cittadinanza , e di
varj paefi da sé- veduti, ufando Samum per Ar-
num , e Tttfiam per Tufciam all’antica , oltre alle
'fpefse maniere latinobarbare di quel tempo , fe-
con-
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Italiana 209
condochè il Corbinelli avvifa di mano in mano lèn-
za tralalciar di accennare i luoghi fimili della Com-
media , i quali fanno vedere , che un folo fu l’au-
tore di entrambe quelle opere , e che quelli non fu
altri che Dante . Aringa egli contro alla natura
umana , inclinata al peccato , e contro alla fuperbia,
che la indulfe a tentar di alzare nel campo di Sen-
naar la Torre , onde ne venne la deferitta confufion
delle lingue : nel quale attentato non avendo avu-
ta fenon pochiffima parte la famiglia di Sem , non
terzo , ma fecondo^ nito di Noè, da cui difcefè il
popolo d’Ifrael , quello , per avvifo di Dante , fino
alla fua difperfione usò l’antichilfima favella Ebrai-
ca de’ Tuoi maggiori ,
DOpo la confufion delle lingue, la quale > al
dir di Dante , altro non fu , che una dimen-
ticanza della primitiva , qute nil aliud fuit , quam
prioris oblivio , gli uomini fparfi per tutto il mondo
portarono feco molti idiomi , uno de’ quali fi dila-
tò dalla palude Meotide agli ultimi termini di Po-
lente , diffondendofi fra gli Schiavarti , gli Ungberi ,
i Tedefchi , i Sajfoni, e gl’ Ingleji, e anche più oltre,
in varj linguaggi, ai quali per dillintivo del loro
principio , rimafe un contrallcgno , che quafi tutti ,
rifpondono jò nell’ affermare . Di tali particelle
affermative può vederfi Carlo Bovillo nel libro de
Dijferentia vulgarium linguarurn , llampato in Pa-
rigi da Arrigo Stefano nell’ anno ijgj. in forma
quarta. Dall’ Ungheria , dove termina sì fatto idio-
ma , un altro fe ne fiele a Ponente ; e di là un altro
per lo rimanente d’Europa, a cui Dante diede il
nome di tripartito a cagione, che in tempo fuo nelle
tre lingue Romanze d’Europa , Ifpanica, o Catalana
D d del-
Lm. II. Car.xXX.
PUf. 17. 1».
Cuf. TU.
Gvttf. II. 1.
XXX.
Segue l’aniliS delti
Volgare Eloquenza
di Dante, entrandoli
a parlare de' xit.
dialetti della lingua
Rtmanzà d’Italia .
Ce/, vii.
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Lia. II. Or. XXX.
210 Della Eloquenza
della Gallia Narbonefe , Franca, e Italica l’affer-
mazione efprimealì con quefle tre particelle , sì ,
oc, ovj , o come allora dovea dirli per avvilo di
Dante, oil. Tali particolarità corrifpondono pie-
namente a quanto egli dice nel Convivio, lìccome
altra volta accennammo . L’indizio, che tutti e tre
quelli linguaggi Romanzi , o per ulàre le parole di
lui Hello , iftarum trium genti um Vulgaria, venga-
no da un lòlo idioma , che fu il latinobarbaro , già
proprio di cialcuna di quelle contrade , rifulta dall*
ufar tutti e tre in più colè le medelime voci , come,
Dio , Cielo , amore , mare , terra , vive , muore , ama ,
e molte altre, che fi tralalciano per efTer notilfi-
me . Ora tra quelli popoli meridionali d* Europa ,
quelli , i quali in Romanzo comune profcrilcono oc ,
fono occidentali , e cominciano dai termini Liguri,
o del Genovefato . Quelli , i quali medefimamente
in Romanzo comune di tutti i dialetti d’Italia , che
fino a xiv. fono annoverati più (otto dal nollro
Dante , e anche dal Varchi nell’ Ercolano , ulano il
si , vengono ad elfere orientali ne’ fuddetti confi-
ni, e fi (tendono dAV Adriatico alla Sicilia . Sicché
un folo idioma , divifo in tanti dialetti , fi è quello*
il quale, per olTervazione di Dante, in contralTcgno
della fua unità , per tutta quanta l’Italia nell’affer-
mare adopera la particola sì : ed egli Heflb ciò con-
ferma nella Commedia , mentre nel Canto xxxiir.
dell’ Inferno delcrivendo , veramente da maellro,
in pochilfime parole tutta la medefima Italia , difò-
norata dai Pifani nell’ inudita e fiera morte del
Conte Ugolino e de’fuoi figliuoli , ei lo efprime
con dire , che vituperarono il belpacfe del sì . Que-
lli fono i fuoi verfi , i quali con tali avvertenze—»
rielcono chiari , ladove fenza effe riufeirebbono
quello ,
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I
Italiana ai i ,
quello , che certamente non fono , cioè ofcuri , o lm.ii. c*r. xxx.
almeno infulfi :
Ahi Pifa , vituperio delle genti
Del bel paese, là dove il SI fuona\
%
Il Petrarca dando pure all* Italia il titolo di bel Panti.stn.cxv.
paefe la delcrilfe un poco più alla larga , chiaman-
dola
il BEL PAESE ,
Che Apetmin parte , e il mar circonda e l'Alpe .
Dunque il bel paefe del SI è tutta P Italia , perchè
nel fuo continente in tutti i dialetti del Romanzo
comune fi afferma con quella particola : e ciò vol-
garmente fi chiama , dir di sì . I popoli , i quali af-
fermano con la particola ovj , fono fettentrionali ,
rifpetto agli altri , poiché hanno a Levante e a Set-
tentrione i Tedefchi , a Ponente il mar Britannico ,
ei monti Aragoneji , e a mezzodì la Provenza col
declivio dell’Apennino . Dante con tal cofmogra-
fia avendo delineato il giro di quelle lingue , paffa
a trattare di cialcuno de’ xiv. dialetti della mede-
fima lingua Romanza d’ Italia ; e per la voce amor ,
comune a tutte e tre le fuddette lingue Romanze ,
in primo luogo adduce ordinatamente alcuni po-
chi verfi , Provenzali , Prancefi , e Italiani , da lui
chiamati di Dottori trilìngui , che fono Geraldo di
Brunello , Teobaldo Re di Navarra , detto il buono nel
Canto xxii. dell'Inferno, e Guido Guinicelli , o Gui-
nizelli, Bolognelè, i due verfi del quale ultimo, che
Dante recita , fi ritrovano in principio di una Can-
zone di elfo Guido nel libro ix. dette Rime anti-
che , flampate in Firenze da’ Giunti nell’anno 1 527.
Di quelle , e di altre lingue d’Europa tocca qual-
D d 2 che
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ut Della Eloquenza
lib. ii. cap.xxx. che còfa Giufeppe Scaligero nella Scaligerana della
r.Lang0e*/4j.ajo. edizione di Paolo Colomefio; ma più diftintamen-
te ne tratta negli Opufcoli con una Diatriba delle
Lingue Europee , le quali egli riduce a xi. e non
a più ; quattro delle quali , perchè fono ampliarne,
e le altre vii. molto inferiori , a quelle prime quat-
tro egli dà il titolo di matrici maggiori , e alle altre
quello di matrici minori . Le parole , propagginate
dalla matrice in più dialetti , fanno vedere , che la
lingua è una fola; ma dal loro trafporto , mutazio-
ne e infleflione fi moftra il vario dialetto , e la di-
ve rfa propaggine o diramazione dalla matrice ;
imperciocché , tralafciando qui di parlare delle lin-
gue fcttentrionali , che a noi non importano più ,
che tanto , le tre lingue , italica , lfpanica , e Galli-
ca , fecondo lo Scaligero , tutte fi riconofcono per
lingua latina da una fola voce latina , in tutte e tre
variamente fcritta . Per efempio la voce latina ge-
neravi italiano in Ifpagnuolo yerno, inFran-
cef c gendre , fono latine , fe li guarda l’origine ; ma
fe Sconfiderà la voce ftefla , alquanto variata , cia-
fcuna di quelle tre nazioni fe la fa fua . Perciò noi
potfhimo prender una voce della lingua matrice , la
qual fia comune alle propaggini o diramazioni , e
dialetti , dalla qual voce la matrice polfa prendere
il nome . Tal voce fia Deus , che è della matrice
latina, donde viene l’Italiana Dio , la Francefe__>
Dicu , e la Spagnuola Dio s . Quelle tre diramazio-
ni e dialetti di una voce fola, per offervazioné
dello Scaligero , il quale in ciò confronta con lo
Speroni, da me altrove citato , fi chiamano lingue
Romanze : que omnes uno nomine Romanza? , idcjl
Roman enfes , Jìve Romanze vocantur : quam appella -
iionem uiciorcs Barbari induxerunt . Di qui lì vede
la
Italiana 215
la fina penetrazione di Dante, col quale in tal pen- ub. ii. cap.xxx.
fiero della varia diramazione delle tre lingue Ro-
manze lo Scaligero dopo lo Speroni fi. è incontrato
nel ragionare con sì efatta chiarezza , come altresì
e (To Scaligero in altra fua Diatriba de Hodiernis
Francorum linguis , s’incontra con Dante, ragionan-
do delle tre lingue Romanze del si, dell’or, e dell’
ovj . Quelle particolarità e rifleflioni , cadute in sì
alti ingegni dopo Dante, fanno grande onore al fuo
libro de Vulgari Eloquenza , nel quale , e nel Con-
vìvio egli fu il primo a parlarne . Tutto quello fer-
ve a giullificar maggiormente l’identità di tal libro
contra i vani fofifmi di quelli , i quali fi sforzarono
di contrattarla . Le canzoni di Teobaldo , detto an-
che Tebaldo , e Ti baldo , Re diNavarra, il quale
fecondo il Fauchet, fuccedette al Re Sancio V. fuo
Zio nell’anno 1235. fi trovano nella libreria Va- Lif‘ jj- 'fa'*'
ticana tra i codici della Réina di Svezia . Dante di ? ' "9’‘
qui palla a notare, come diverfamente parlavano tra
loro i Padovani, i Pifani , i Milancfi , i Veronefi,i Ro-
mani, i Fiorentini, i Napoletani , e 1 Gaetani , i quali
due ultimi vengono fotto un medefimo nome . Ci
avvifa pure, come altramente parlavano i Ravennati,
e altramente i Faentini : e quello , che è più nota-
bile, come in una fola città fi parlava diverfamente,
mentre in Bologna di Borgo san Felice parlava-
no in una maniera, e quegli di Strada maggiore in un
altra . Della eccellenza della lingua, o dialetto Bo-
lognelè , anche fopra il Tolcano , ha Icritto un Di-
feorfo Adriano Banchieri Abate Olivetano , fotto
nome di Cammillo Scaligeri della Fratta , riltampa-
to con accrefcimento in Bologna da Clemente Fer-
roni nell’anno 1630. in forma ottava . Dante attri-
buire le fuddette variazioni alla umana inabilità
nella
\
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LiB.lt. Cap. XXX.
Pre/t ffiS6i.
214 Deila Elo q_u e n z a
nella guifa , che alla niedelima fi attribuifce la di-
vertita fa' coflumi , e degli abiti , i quali variano
ogni tanto , giufta la dillanza de’ luoghi ,'e de’
tempi : e qui il Corbinelli ci rimanda a Carlo Bo-
villo de vitiis vulgarium linguarum a capi xvm. e
all’ Enchiridio di Francefco Guicciardini . Così egli
chiama un libro , che l’anno avanti alla fua edizione
della Volgare Eloquenza egli avea pubblicato in
Parigi preilo Federigo Morello nell’ anno 1 57 6.
in forma quarta col titolo feguente, P iti configli e
avvertimenti in materia di repubblica e di priva-
ta , la maggior parte celatamente inferiti due_»
anni prima da Gianfrancelco Lottini ne’ fuoi Av-
vedimenti civili , ftampati in Firenze dal Sermar-
telli nel 1574. pure in forma quarta . Quivi il
Guicciardini a capi cxxiv. Icrive quelle parole ,
le quali corrifpondono a quelle di Dante : fe offer -
vate bene , troverete , che di età in età Ji mutano
non folo i vocaboli , e i modi del vejlire , e i cojlu-
tni ; ma ancora ( quello , che è più ) i gajli , e le in-
clinazioni degli animi : e quejla diverjìtà Ji vede etiam
in un tempo medefimo di paefe in paefe , dove non folo
i diverfità di cojlumi , che può procedere dalla diver-
fità delle ijlituzioni , ma ancora di gufi , di cibi , e
appetiti varj degli uomini . Quindi è , che le opere
nodrc fono più differenti da quelle degli antichi
noftri concittadini , che noi fono da quelle de’ no-
lìri coetanei , anche da noi lontani ; e , a parere di
Dante , fe gli antichi Paveji folfero rifufeitati , li
ftrebbono uditi parlare in favella diverfa da quel-
la , che in tempo di elfo Dante fi praticava in Pa-
via. Quello fuo fentimento viene da lui efprelfo
anche nel Convivio , come già olfervò il Corbinelli ,
benché ivi non parli di Pavia , ma generalmente_j
delle
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4
Italiana sii
delle città d'Italia , aderendo, che le in effe riguar- lumi.Cap.xxx.
dafi a cinquantanni, molti vocaboli lì trovano [pentì,
e nati , e variati ; onde fe il picciol tempo coi ì traf mu-
ta , molto pili trafmuta il maggiore . Sicché io dico
( Dante è quegli, che lègue a parlare ) che fe coloro ,
che partirò di quejla vita già fono mille anni , tornaf-
fono alle loro cittadi,credercbbono,la loro cittade cjfere
occupata da gente Jbrana, per la lingua , da loro di f cor-
dante . Di quejlo fi parlerà altrove pid compiutamen-
te in un libro , che io intendo di fare , Dio concedente ,
di volgare eloquenza . Pruova più autentica
per l’ identità di quell’ opera non potrebbe mai
darli , mentre la cola Ileffa , che feri ve nel Convivio ,
promette di tornare a Icriverla , e veramente la
Icrive nella Volgare Eloquenza . Segue poi egli a
dire in detta Eloquenza , che la variazione fi fa a
poco a poco lènza nollro accorgimento , e che__*
quelli , i quali credono, che in una città fiali Tempre
parlato in una loia maniera , debbono dilprezzarfi ,
come limili ai bruti, riputando, eandem civitatem
unicabili J'emper civicajfe fermane , dove per civicajfc -
dovrà leggerfi civitajfe , voce regiftrata nel Glof-
lario del Ducange , come prela da Ifidoro in Ten-
fo di ufare in città , Dell’altra voce unicabili per
unico , potrà regalarli il Ducange . Conclude , che
ad effetto di rimediare alla continua variazion del-
le lingue, fiiggette all’arbitrio, fi convenne di
regolarle con la Gramatica per dubbio, che le così
non facealì , ci fcappaffero le memorie de’ Fatti an-
tichi, e di coloro, dai quali per la diverfità de’
luoghi , fiamo difgiunti . Sicché l’arte Gramatica è
quella, che ci mantiene gl’idiomi: e noi non fa-
remmo allo Tcuro intorno all’ antichilfima lingua
EtruTca, le l’ arte Gramatica ne avelie inciòpro-
ve-
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Eia. 11. C.w.XXX*
c»f. x.
21 6 Della Elo qjj e n z a
veduto . Appretto a quello patta Dante a /piegare
con più diltinzione i pregi del triplicato idioma
Romanzo , avvertendo , che quello del si , originato
dal Jic de’ Latini , concilia più autorità agl’ Italia-
ni , che lo ulano , benché ciafcuno degli altri abbia
le Tue ragioni per difendere il proprio : e le ragio-
ni fon quelle . La lingua d'ovj fi fa forte con la dol-
cezza , per edere tutte le Prole in quell’ idioma :
propter fui faciliorcm <£r delcdlabiliorem vulgarita-
tem , quidquìd redaBum ,five ìnvcn tum efl ad vulgate
profaicum , Juum e/l. Sicché le profe Romanze di
que’ tempi erano tutte in Francese o tradottevi
d’altre lingue , o in efla originalmente compotte ; e
molte di ette , tralportate dappoi nella favella Ro-
manza d’Italia , fecondochè già altrove accennam-
mo , di là le ne pattarono a noi . Dante otterva , che
in quella fi trovava Icritta la Bibbia con le Storie
vere e favolofe de’Trojani , de’ Greci, e de’ Roma-
ni , e con quelle ancora della Tavola ritonda , intelà
da lui col nome di Attui Regis ambage s , e già da
noi mentovata nel libro i. La lingua d’ oc attribui-
va à sé fletta i primi Poeti, come Pietro d'Alvernia ,
ed altri più antichi : e il genio di quelli poeti di
lingua d'oc, altramente Provenzali, feguendo la
corte de’ Re di Sicilia e delle terre di qua dal Faro,
fi era già ricongiunto co’ noftri : e molti codici degli
uni , e degli altri fono citati da Egidio Menagia
nell’Etimologico Francete , dal Ducange nel Glof-
fario, e non pochi ne /èrba la libreria Vaticana.
Dante nel Canto xxv. del Paradifo in un fol verfo
abbracciò i Poeti dell’ oc , 'e i profatorì dell’ ovj , nel
lodar, che fece Arnaldo Daniello Provenzale, che,
al filo dire ,
Versi cP amore , c prose di Romanzi
Soverchiò tutti . La
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Italiana
217
La terza lingua , qu£ Latinorum cjl , cioè di noi
altri Italiani , avea due privilegi * I. Cfie i più
dolci Poeti erano i noftri , come Cino da Pijìoja , e
Dante : puta Qnas Vijìorienftt cb* amicus cjus , con
che accenna sè ftefl'o. II. Che i noftri ItaliAni ba-
Lu.
davano alla gramatica , cioè alla lingua latina, ma-
dre de’ tre dialetti Romanzi . fi quello égli ftima
grandiffimo argomento dell’ eccellenza della noftra
favella . Di quefto però egli lafcia.il giudicio ad al-
tri, e fi rifiringe a trattare de’ dialetti del Romanzo
comune d’Italia, la quale ei divide fri due parti,
cioè nel lato dejlro , e nel ftnijlro dell’ Apennino .
Le provincie di ciafcun lato fono da lui nel modo
f.-guente annoverate . Nel lato dejlro egli. mette
la Luglio in gran parte , Roma' col fuo ducato , la*
'Tojcana , e la Liguria , da lui detta ^anucnfis Mar-
chia . Nel lato ftnijlro ei colloca il rimanente della
Puglia , la Marca d'Ancona, la Romagna , la Lombar-
dia , e la Marca Trivigiana con Venezia , e il Friuli
con Vljlria : nella qual colà egli fegue la Notizia
dell’Imperio, in cui fi legge , Venetia & Iftia , cioè
la Venezia inferiore , che è il Friuli : e Dante fiegue
ancora la Geografia Longobardica, la qual pure
congiunfe quelle due provincie *fotto nome d'Au-
Jlria e d'IJlria : cole da me à lungo moftrate nell*
Elogio iftorico della chiara memoria di Monfignor
Filippo del Torre, Velcovo d’ Adria, prepofto
alla edizione.iil. de’ fuoi Monumenti di' Anzio , fat-
tafi in Roma nell’anno 1724. il che io accenno in
riguardo a chi dianzi con bel vifo ha voluto pi-
gliarfi l’incomodo di adottare celatamente per fue
quelle mie offervazioni , confondendole con* le
proprie, le quali benché facilmente fi riconofca- *
no , verrà forfè il cafo di farle maggiormente co-
fi e no-
Lib.II. CAP.XXXI.
XXXF.
Segue Tanalifi della
Volgare eloq'ienja
di Dante, c p^rLfi
dell* antico dialetto
Komanefco .
Cap. »».
218 Della Eloquenza
nofcere . In amendue quei lati d’Italia variavano!
dialetti fra loro: il Siciliano dal Pugliele, il Pu-
gliefe dal Romano , il Romano dallo Spolctino , e
quello dal Tofcano : e così pure il Tofcano dal Ge-
novefe,e il Genovefe dal Sardo, e il Calabrefe dall1
Anconitano . Quello altresì variava dal Romagnuo-
10 , il Romagnuolo dal Lombardo, il Lombardo dal
Trevigiano e dal Veneziano , e quelli dal Friulano ,
o Furiano, cui Dante chiama ancora Aquilejefe dal
titolo del Principe fovraqo , che allora vi fignorcg-
giava, e che negli ultimi anni di Dante fu il Patriar-
ca Pagano della Torre . Quello dialetto Friulano è
pure dlvcrfo da quello dell’ lllria; ondeilnollro
Dante jn tal guifa, come ho detto, viene a dividere.
11 Romanzo comune d’ Italia almeno in xiv. dia-
letti, i quali poi variano fra se ftelfi, come in Tolca-.
na il Sanefe e V Aretino , e in Lombardia il Ferra-
re fc e il Piacentino. E sì fatto difcorfo è di Dante.
J T r
• K * ^ .
DOpo' annoverati i dialetti volgari d’Italia,
bifògnava , che- Dante palfalle a darcene i
faggi per trarne fuora il pi ù bello iiluflre . Ciò
appunto egli fece , fpiegandolènecòn quelle paro-
le : tam multi s varietatibut latìo dijfonante vol-
ga r t, decentiorern atque tllujìriorem Italia vene-
ra ur loquela m . Segue a dire , Chei Romani del fuo
tempo erano in pretenfione , citte il loro dialetto
a tutti gli al(ri dovefle anteporfi , e cljeegli altre-
sì lo antepone,, cioè franandolo gflratto primaali
tutti -..Ai cimai ergo , Romanorum non v algore , Jed
poti ut tri/ìiloquìum , Italo rum vulgorium omnium effe
turpijjtmum . Dante, al fuo folito , in poco dice
affai . Tali erano in quel tempo , fecondo lai , an-
che i collumi e gli abiti loro : nec mirum , quum
. * edam
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, Italiana aio*
t ' u
ntorum habituumque deformitene pr£ curiati: ue.ii. c^.xxri.
vidtantur f attere . Si vede, che i Romani , o Ro~
manefehi antichi , davano in poca grazia di Dante :
è del loro trifliloquio , o parlar flebile e melenlò ,
pare , che ne fia rimafto negli Ebrei , e qualche—»
cofa nel popolo diTraftevere , come alquanto lè-
parato dal commercio della Città . Udiamo il fag-
gio , che Dante riferifee del dialetto Romanefco
dell’età Tua . Mezzure, quinto dici ? E vuole efprimer
quello : me fare, cioè, mia fura , o fora , come in og- »
gi tuttavia proferirono ( cioè fuora , o lòrella.) che
cofa dici tu ? Dalla voce , quinto , ufata pure in lin-
gua d’Or, al dire del Corbinelii , cioè nel paefe
di Linguadoca della Gallia Narbonele , a noi venne
il ebente delle Profe volgari antiche in fignificato
di , quale . A Rieti , all’Aquila , e a Nettuno fi ulà
tuttavia la parola quinto per , che cofa : e la plebe
di Roma fi ode pure talvolta adoperare nel mede-
fimo fenfo la voce quinte . Ora veggafi un poco ,
fe il Trillino , o chiunque altro , nel fecolo xvi.
potea fapere , o fingere quelle colè per imbafiire il
libro fotto nome di Dante . Celfo Cittadini nel
fuo Procedo allega in quello dialetto una Cronaca tni-t*-
Romana de’ tempi di Dante , allora ferbata in Sie-
na predo Giulio Celare Colombini . Sul medefimo
andare in gran parte fi è la famolà Vita dì Cola di
Rienzo , qualificata dai Deputati alla correzion del
Boccaccio per ileritta in lingua Romanefca antica ,
o maremmana ; che vuol dire in quella ragione di
lingua , che corre in maremma , o fia nella fpiaggia
marittima . Vero è , che nel tefto di Siena fi legge,
lu , Galla , Mar cu , Valeriu ; la qual definenza in a
ha piuttofto del regnicolo , e del parlare della
Sabina e del Lazio, che 'dell’ effettivo e pretto
E e 2 v Ro- *.
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. i2o Della Eloquenza . ,
lib.u. c*rJcxxL Romanelco. Nè tal definenza s’incontra nell* ac-
cennata Vita di Cala di Rienzo , confidente in al-,
quanti capitoli , diftaccati da una piena Moria del-
le colè di Roma e degli Stati di san Pietro dall’
anno i$oo. al i$jj. diftefimente ferina da un
Anonimo Romano in quell’ antico dialetto . Il
.. principio di tale Iftoria , comunicatami dal Signor
Francefco Valefio , mio amico , e di rare cognizioni
fornito, fi è quello : Dice lo gloriofo Mijjore santo
IJtdoro . La Vita di Cola , lenza nome di Autore.,
fu intitolata Iftoria , e non Vita , dai Deputati del
lxxiii. piu di cinquanta anni prima , che fotto no-
me di Tammafo Fiortijiocca , Scriba , o Cancelliere
del Senato Romano , folle pubblicata in Bracciano
da Andrea Fei , ftampatore del Duca Don Paolo
Giordano Orlino nell’ anno 1624. in forma duode-
cima . Dopo èlferlene fpacciate duemila copie , il
Fei tornò a rillaniparla nell’anno iffji. levato via
il nome del Fiortijiocca, mentovato per entro la Vi-
ta ; non però come autore del libro : fotto il qual
nome fu citato dal Pignoria nello Spicilegio alle
J“m" Storie del Multato. Quella feconda impresone, di-
vifa in due libri , e in più capi , ha gli argomenti in
lingua comune d'Italia ( ma il tutto è ad arbitrio )
col gloflario , con la Canzone del Petrarca in lode
’ di Cola, e con due ritratti dilui, prefi, come fi dice,
dal Mulèo Barberino. Jacopo Grimaldi predo l’ Al-
lacci afferma , che quella Vita in alcune cofe davafi
per interpolata dal Ceccarelli . Ma il fofpetto è va-
lliflfimo, ballando Paini vocale perpetua fincerità
del folo dialetto del fello , allor» ito in difufo , a
giullificarl»: e*i Deputati , uno de’ quali fi fu il
Borghrni , capacissimo di tali materie , fenza ecce-
zione veruna la diede -alquanti anni prima della
t . ru-
Clff.l-./flM,
.*-**• 334-
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Italiana
221
<v
punizione del Ceccarelli , per ifcrittura genuina , lik.ii. ckp.xxxl
ed antica ; benché il Baluzio per certe cole , toc-
canti qualche Cardinal Francete , non la reputi di
terittore coetaneo ; quafichè gli fcrittori , eziandio
coetanei, talvolta non prendano equivoci ne’ fatti, t*t- *»»• *
e nelle perfone particolari e lontane , dipendenti
dal vario Tuono delle voci fparfe . Per altro l’au?
tore parla con tanta efattezza e didinzione , ade-
rendo ancora di edere dato prefente in Ancona,
quando il Cardinale e Legato Apodolico Egidio
Albornozio pubblicò la-Crociata contra i Tiranni
dello dato della Chiedi , che non ci rimane veruna,
ancorché leggeridima apparenza da poter mai dubi-
tare dell’autentico efler del libro : e Odorico Ri- •
naldi nella Continuazione degli Annali Ecclefia- . „
dici (pedo allegandolo fi tempre lo trova corri-
fpondente agli atti pubblici. L’autore poi di detta
Idoria , donde è tratta la medefima Vita , così dice
di sè dedo : mentre , ke prenno \dele£fo iti qucfla
opera, (lo remuoto , dr non Jiento la guerra, dr li affan-
ni , li quali curro per lo paefe , dr li quali per le
moitc trivolaziotti Jìente triflì dr. miferaveli non
folamente ki li paté , ma ki li afcoita . fanello , ke
io ferivo , fi ene fermamente vero : e di ciò ve fia te-
Jlimonìo Dio , dr quelli , li quali de mò vivo co meco ,
ke le infraf cripte cofe fuoro vere , dr io le vidi , dr •
fcntille . Maffmamente alcuna cofa , che non fo in
mio paefe , intejx da perzone ,fede degne , le quali con-
cordavano ad uno : dr de ciò io psnerajo cierti J'ennali, -
fecunno la materia cune , li quali fuoro concurrenti
con effe cofe . §fiejti Jenna li farao lo lejere effere,
cìerto , dr no fujpeclo de mio dicere . Anke qucjìa Cro-
nica ferivo in vulgare , perkè d» ejfa pozza trovare
militate onne jente , la quale fimplicemente lejere faa ,
« ca-
vi
•i*
*Digitized Jay Google
Liu.II.CAr.XXXI.
Ai fan fi Cì/Utnii
Vii * piniifieum ér
Cor dinaltum tx rt-
ctnfion» Hinonymi
A lunàri j untori s
to. il. pagali,
•
• EUucbut Cai dina-
litan io.il. fag. 117.
T4|. 76.
121 Della Eloquenza
conto foco vulvari , mercatanti , e altra r/ioìta tona
jente , la quale per libere non entenne , Dunque per
commune ut Hit ut e ér dclefto fio quejìa opera vulgare , *
benché l'aja ja fatta per liÙiera con uno latino motto
( elegante .) Ma l'opera non ene tanto ordenata , né
tanto copio fa s corno quefla , Anke quefla opera de -
Jiinguo per capitoli , perkè volenno trovare cobelle ,
fcnza affanno Je pozza trovar* . Così dice di sè fteflfo
il Romano Ittorico nella parte non iftampata . la
un tetto del Signor Marchelè Capponi , da me__>
altrove nominato per onoranza , come follecito
acquiftatore , e conlervatore di cofe fare e pregia-
te ,‘la Vita di Cola , trafcritta nel fecolo xvi. fi fa
cominciare dal capo xxm. in un codice del Cardi-
nal Trivulzio , che era ì'Jf/oria accennata dell’Ano- *
nimo Romano . Quanto ivi fi dice del Giubileo
del 1350. che nella Vita ttampata , erroneamente è
fcritto 1353. viene a formare il capo xxvii. di
quella Iftoria. In altro luogo, che è il capo v.
dice Pittorica di parlare delle condizioni di Dante ,
ér foa vita . Ma poi fi vede , che ciò manca nel tetto
del Signor Valefio , e che mancava.pure nel codice
del Cardinal Trivulzio , di nome Ago fi ino , che fu
creato dal Pontefice Leon X. e morì in Roma ai xxx.
di Marzo dell’anno 1 547. fecondo gli Atti concitto-
riali , citati da Felice Contelori : ed ebbe una bi-
blioteca, celebrata dagli fcrittori : il che io accenno
per torre l’equivoco, elfendovi (lati cinque Cardi--:
nalidi quella cofpicua famiglia . Tutti quelli parti-
colari furono molto anteriori al Ceciarelli, Niccolò
Villani nel Ragionamento della Poefia giocofa no-
mina altre Vite , compofte in tal dialetto Romane-
fco . Una fi è del Magnifico Ma tallono, il quale in un
tetto del Signor Marchefe Capponi diedi della fa-
* mi-
Italiana ai f . .
miglia de’ Porta a cafa del rione de’- Monti . Ma £n.n. c»r.xxxt.
quella Vita è infulfiftente, e prela di pianta da quel-
la di Cola , del quale elfo Motalieno fi fa uccifore e
fuccefibre nel Tribunato, ladove è certo, che a Cola
non altfj fuccedette in tal grado, che Francefco Ba-
roncello , di cui fi trova la Vita , dirtela medefima-
mente in tal lingua . 11 Villani aggiunge altra Vita
di Lodovico Monaldcfcbi j ma quella , che è cola bre-
vilfima , e porta il titolo di Annali , e non di Vita ,
da Monfignor Giufcppe Maria Suarefio nella Pale-
rtrina antica fu data o in tutto, o in parte per farina ■ ’»"><
del Ceccarelli . Trovali ancora un Priorijla , per et- ni/v'
dirlo alla Fiorentina , delle famiglie di Roma del
rione della Regola , fiotto nome di Cajlallo Metalli -
no : il qual libro da principio fu ferino in antico
dialetto Romanelco ; ma l’elèmplare , comunicato-
mi dal Signor Valefio , è ritoccato più degli Annali
del Monaldefchi . Fioravante Martinelli nella Ro-
ma fiacra cita quella operetta del Metallino, come r«;. uo. 1
divilà incapi, olfervando , che a capi clxvii. ei
parla di certa procelfione, rammemorata dallo Icrit-
tore di una Vita di Gregorio IX. prerto Odorico a x>. mj* j. a*.
Rinaldi : e il palTo 4cl Metallino, in puro dialetto
Romanelco prerto il Martinelli , convince il ritoe-
camento della favella primitiva nell’elèmplare del
Signor Valefio . Il Grimaldi predo l’Allacci anche
qui mette fuora il fiofip^tto delle mani del Cecca-
relli. Sed non ego credulus illi y e molto meno 'cre-
do , che l’autore floride nell’anno 896. che farebbe
un dargli troppo eforbitante antichità, la quale a
niun patto fi ricava dal libro , in cui poiché fi ragio-
na di cala Orjini , e delle armi e de’ cognomi delle
famiglie, io per quello non mi lento di farlo più an-
tico del fiecolo xiii. La voce Cajlallo potrebbe edere,
al-
» 1 * • .
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p-k- vi-
224 Pelea Eloquenza
ÌZ^SSS: alterata da Cialde, che fi dille parimente
do , come particolarmente fi può vedere nelle Uri
, gini della lingua Italiana di Ottavio Ferrari •
nome di uficio , anche riguardevole : e di Cajlaldo
fi fece Caflallo , come follato di foldato , Anniballo
di Anni baldo , Ver t olio e Ra mallo di Bertoldo e-»
‘ Rannaldo',o Rinaldo , in dialetto Romanefco nella
Vita di Cola , giuda la natura de’ dialetti , i quali in
poco fi dirottano dal comune , talché fi poflono
ridurre al medefimo nell’atto fteflb di farne copia :
e di qui nacquero! ritoccamenti accennati . Per al-
tro non folo Dante , ma ancora il Paflavanti nello
Specchio di Penitenza , diede eccezione alla ta-
vella de’ Romani , perche con V accento afpro P ar-
rugginivano . Ma entrambi parlarono de’ tempi , ne
quali in Roma r.on ci era più laCorte pontificia,
fedendo pafTata in Avignone nell’anno 1305- e di-
moratavi fino al 1376. Laonde none maAviglia , ,
fe per quello allontanamento la favella In que
tempi rimafe bruttiffma , come dice Dante, e con
. B accento afpro arrugginita , fecondo il Paflavanti .
Ricondottavi poi la Corte nell’anpo 1 377. da Gre-
* aorio XI. il parlar de’ Romani tornò pian piano a
ripulirli ; onde in una Vita di quel Pontefice , data
fuora dal Baluzio , e ancora. in certe lettere del
ru. .*«- Collegio de’ Cardinali , fcritte dopo lui morto , fi
trovano molti faggi del parlar volgare di quel tem-
4<s,‘ Te»»® ìi . pai. P° » che non fono fprezzabili . Poco appretto alla
8*6'. u-j. ^9. 840.' niorte di Dante , Cajlruccio Antclminelli Tiranno di
Lucca, trovandoti in Roma nella comitiva di Lo-
dovico il Bavaro, che lo avea fatto Cavaliere , Du-
ca, Conte Palatino , e Senatore di Roma, comparve
in pubblico pompofamente veflito , con un motto
volgare di ricamo a lettere d’oro in petto, che dice-
0 va :
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Italiana 225
va : egli è quello , che Dio vuole . E nelle Spalle di
dietro avea quello altro motto : c fi farà quello , che
Dio vorrà . Ciò riferifce Giovanni Villani nel li-
bro x. delle litorie a capi lx. Eerò Monfignor
Giovanni della Cafa nel Tuo Galateo portando que-
lli due motti alquanto alterati , gli tenne per più
confacevoli al Trombetta di Cafiruccio , che alui.
Ma Paolo Giovio, più difcreto del Cafa , nel fuo
Dialogo delle Imprefe militari gli diede follmente
per troppo lunghi . Si vede, che il Cafa , uomo
grande nella pulita letteratura , che fioriva al Tuo
tempo , non fu del pari verfato nella cognizione
de’coftumi de’ fecoli baffi , a lui preceduti . Quell’
ornamento di Cafiruccio , il quale al Villani non
parve sì ilrano , come al Cafa , fu teffera , o fegno
militare , ufato allora nelle fopravetle , o cotte
d’armi , intorno alle quali fi legge una Diserta-
zione particolare del Ducange con quelle , che ha
feri ite fopra l’Illoria di San Luigi , compolla dal
Sinilcalco Gioinvilla . Quindi è , che Umilmente
in Padova nella Cappella di San Giovanni accanto
alla Chicla cattedrale ,'fu in alto è dipinto Ezze-
lino il Tiranno a cavallo con la telfera , o motto
in petto S. P. Q;_R. perchè lèguitava le parti dell’
Imperadore Federigo II. gran vantatore dell’ an-
tico Romano Imperio contra i fommi Pontefici ,
colà molto gradita a qualche nuovo Arillarco di
elfi , e Icimia della buona anima di Marfilio da Pa-
dova , che fu uno di quei famofi e degni Teologi
e configlieri di Lodovico il Bavaro , i quali non
mancano mai . In conformità di ciò Gafpero Bar-
tio nel Glolfario agli Scrittori antichi della Guerra
fàcra , pubblicati da Jacopo Bongarfio , nqta , che
in Paleltina i Soldati Criiliaor ancor effi aveano la
Ff tef-
LiB.ll. Cap.XXXI.
Pei?» fi - edìziont dt '
Csunti dtl t fu.
Pa idi ticnt dii
Rovinio dii i 57 j.
DiJffrtaij. pi*. 1 27.
Jo, Vetri Ludi wi-
tti Reliquia io. n[.
Pa&‘ ?•
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2 16 Della Eloquenza
Lic. ii.Cap.xkxj. tejjera militare , data loro dal Pontefice Urbano II.
nel Concilio di Chiaramente, la quale fi trova chia-
mata ,figtiumDei , e che in antica lingua Francete
diceva : Deus le volt . £ così le milizie Criftiane ad
alta voce andavano intuonando le parole. Deus le
volt , cioè , Dio il vuole , che noi liberiamo la Terra
Tanta dalle mani degl’ Infedeli . Leone Oftienfe ,
il quale medefimamente ne parla nel libro tv. a ca-
pi xi. della fua Cronaca, tempre tcrive , Deus lo
t*t- »»• volt . Monfignore Angelo della Noce nelle note a
Leone chiama tejfcra muta la croce, che i toldati
Criftiani aveano cucita nelle vefti fopra le fpalle j .
e dà il nome di tejfera vocale a quel motto , che al-
tri chiamano Grido (Tarmi , del quale il Ducange
tratta a lungo in due DitTertazioni topra il Gioin-
villa, che fono l’xi. e la xn. Trovati parimente una
corta Diatriba del Vefcovo Suarefio, de Vejlìbus li-
ter a tis, nella quale eziandio fi fa menzione di quel-
la di Caftruccio . Quetlo fi è quanto in propofito
• ■ della favella volgare di Roma verfo l’anno 1300.
mi è occorto avvertire fopra Dante lènza pericolo
d’inciampare nelle impofture del Ceccarelli ,con le
quali dopo avere egli imbrattate alcune delle pri-
me catè d’Italia, fi tirò addotto nell’anno IJS3.
la fentenza di morte , altrove da me pubblicata , e
Cornateti» ». ii. non veduta da Monfignore Allacci , che trattò mi-
M J,s,‘ nutamente delle impofture del Ceccarelli nella edi-
zione il. del libro contra le Antichità Etrufche di
Curzio Inghirami , al quale poi fece fuccedere al-
tro oputcolo lòtto nome di Bennone Durkundurko
Slavo , in rifpofta a una lettera , difenfiva delle
medefime Antichità . In propofito della Vita di
Cola , i[ Cittadini prima , che fotTe Rampata , le
diede il nome d’ Jjlorìa , degnijfma di ejjer letta da
dar
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Tf A L I A N A 227
elafe uno t a capi vii. del filo Procedo , avvertendo,
che per far leggerla con più gufto, fu traslatata
nella forma e ortografia d’oggidl .
DAnte non fa maggior grazia al parlare Spo-
etino , e Marchigiano , di quella, che ne fac-
cia al Romanéfco . Allega molte Canzoni , com-
pofte , al Tuo dire , in improperium ijlarum trium
linguarum , e tra le altre una di certo Cafra Fio-
rentino , la qual cominciava
Una ferina va feopai da Cafcoli
Cita , cita fen già grande aina .
Il Corbinelli confetta di non penetrare il lènfo del
primo verfo: ed iofeco mi unilco . Ma fuppofto,
che Cafcoli fia nome proprio di luogo , nè diverfo
da Cafoli , che fia nell* Abruzzo citeriore ( non en-
trandoci Afcoli , città della Marca verfo l’Abruzzo
ulteriore) io propongo la fèguente lettura:
Una ferina vofeo poi da Cafoli
Zitta , zitta J'en gì a grande aina :
cioè a gran fretta ; perchè aina , e aìnare vuol dir
fretta e affrettare pretto i Romanefchi . Anzi fe-
condo Giufqppe Scaligero in una lettera a Ifacco
Cafaubono , aina fignifica pure la medefima cofa
preffirgli Spagnuoli , e viene dall’Arabo . Cita , o
zita per zitta , è voce dinotante il cenno, che fi
fa per indizio di filenzio ; e vuol dir cheta , o que-
ta , fecondo il Corbinelli . I Latini lo efprimeano
con due lettere fra’ denti , che fono st . Il Ferrari
nelle Origini ufa il vocabolo cita ancor egli alla
F f 2 Lom-
LiB.I1.CaP. XXX li.
?‘i- 9.
xxxir.
Altri dialetti Ita! fi*
ni annoverati nella
Volgare Eloquenza
di Dente .
OfuJhuU faf. }4>t
•Ut. il.
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328 Della Eloquenza
Li».n.or.xxxlL Lombarda, e lo fegue il Menagio, benché entram-
bi ne facciano motto fimilmente alla voce zitto .
Altro verfo Anconitano predo Dante fi è quello:
Chignamente fiate fiate .
Anche qui ci è del bujo. Il Corbinelli piglia chi-
gnamente per qualmente . 11 volgarizzatore ha fia-
tefiiate , e il tefìo latino fiatefiate . Dante poi fe
ne palla ai dialetti , Milanefi , Bergamafio , e a’
loro vicini : pofi quos ( gli Spoletini e i Marchigia-
ni ) Mediolanenfis atquc Pergameos , torumque fini -
timo : eruncemu s ; e intende di fterpargli , come a
forza di ronca, per dinotare il difprezzo , che nc
ha , quali di piante falvatiche. Chiama Pergameos ,
e non Bergomates, i popoli Bergamafcbi , fecondo
il collume di quc’ tempi , ne’ quali Pcrgamum , no-
me di famofa città dell’ Afia, per certa ralfomi-
glianza attribuivafi a Bergamo , città degli Orobj ,
o de1 Cenomani, detta propriamente in latino Ber-
gomum j intorno a che può vederfi l’Italia antica
di Filippo Cluverio nel libro i. a capi xxv. II
Cofmografo anonimo Ravennate , e Paolo Diaco-
no ne’ fecoli vii. e vili, furono i primi a dirla
Pcrgamum . Contra l’ardita imperizia di qualche
nuovo giudice, diladatto a ben ragionare di tali
materie , dirò qui di palleggio , che del Ravennate
fono in eflere tuttavia tre codici a penna , fra sè
' . concordi, uno in Francia , l’altro in Olanda, e’1
terzo in Roma . La città di Bergamo in tempo del
Tridui© fi chiamava in latino Bergomum , e non
Pcrgamum , e molto meno Pergamci i Bergamafcbi ;
bensì Bcrgomenfcs , o Bergomates , che é meglio .
Dal nome non fuo di Pcrgamum le è rimallo in
volgare quello di Bergamo, fcambiata la prima let-
tera
L t
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Italiana 229
tera P in B . I Friulani dicono Bergum , e Bergo-
mafc , da Bergomum , e da Bergoma: ; e non da
Pergamum , nè da Pergamcus > come dille Dante .
Prefto jpe fi confèrva qualche moneta d’argento ,
dove intorno a una tefta giovanile, imberbe, e lau-
reata leggefi fredericvs imm. Dall’ altra parte è
la città con quello motto peroamvm . Egli è Fe-
derigo II. Il faggio della parlata Bergamajca prefio
Dante è meglio efprefl’o nella verfione , che nel
tefto latino : la qual colà con altre mi rende per-
fuafo , che il codice latino del Trillino fofle diver-
fo da quello del Corbinelli : e così vegnamo ad
aver cognizione di due codici latini del tefto pri-
mitivo di Dante , ai quali fi può aggiungere \\ ter-
zo , allegato in un altro della Libreria Vaticana
fegnato $20 5. dove fopra una delle Canzoni Pro-
venzali di Arnaldo Daniello fi legge quefta nota
alla pag. 90. fcrittavi , per quanto fi vede , prima
del Trillino: Dante: de Vulgati eloquio citat batic
bis . L’accennato faggio del dialetto Bergamafco ,
in miglior ordine da me difpofto , fi è tale :
In te Poro del vefper
Ziò fu del me s (P Occhiover ,
E vuol dire in dialetto comune :
Nel? ora delvefprot
Ciò fu del mefe <P Ottobre .
In oggi fi dice tuttavia,/» te l'ora anche in Venezia
e altrove , per efprimere nell' ora : e fi trova fcrit-
to anche in nelP ora , eflendo finonimi le due for-
atole , in tei, e in nel . Il Salviati tradufle la No-
vella ix. della Giornata 1. del Boccaccio anche in
dia-
LnJI.CAlOOCXIl.
Scafiitrian* V . lin-
gue pdt, a *9. tdit.
C ohm» hi .
>
Pdf.Si.
230 Della Eloquenza
dialetto Bergomafco ; ma per fecondo fine . Però al
Salviati potrebbe taluno rammemorare di bel nuo-
vo Pontico Virunio , che prepofe il dialetto Borga-
ta afro al Fiorentino . E qui torna in acconcio Palle r-
zione di Giuleppe Scaligero , ed è , che i varj dia-
letti di una medejìma lingua fi ridono gli uni degli
altri , i Bergamaschi del Tofcano , quelli del Poitd
del Bicordo , e va via dilcorrendo . Graziofa oltra
ogni credere fi è la parodia in favella Bergamafca
del libro 1. delle Metamorfofi di Ovidio , volga1-
rizzato con gli altri da Giovanni Andrea dell’An-
guillara, e poi rivoltato in ottava rima Bergama-
fca con trasformazione ancora della fentenza , c
talora di parte dell’ argomento . L’autore finta-
mente fi chiama Baricocol , dottor di vai Brembana ,
che vuol dire del territorio di Bergamo , bagnato
dal fiume Brembo ; ma realmente egli fu D. Colom-
bano Brefcianiui da Brefcia monaco Benedettino
nella Badia di santa Eufemia . Niccolò Villani nel
Ragionamento della Poefia giocofa porta il prin-
cipio del primo Canto , eftratto da un elèmplare
della libreria del Cardinale AlelTandro d’Efte . Sic-
ché da due monaci Cafinefi ci fono venute due forte
di poefie di nuova invenzione j da D. Colombano
da Brefcia quelle Metamorfofi Bergamafche , e da
D. Teofilo Folengo da Mantova , le maccheroniche .
Ma udiremo nel libro iti. che quello fecondo ne
fece ammenda e ritrattazione . Dante non porta
alcun faggio del dialetto Milanefe , ballandogli
quello del Bergamalco , quafichè fodero flati a
quel tempo tuttuno , ficcome comprefi amendue
fotto il nome di lombardi. Abbiamo però in quel
dialetto alcune Poefie del Pittore Giampaolo Lo-
mazzo , llampate in Milano da Gotardo Ponzio
nell’ -
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»
Italiana 2$i
nell’anno 1589. in due tomi in quarto , malagevoli £n.u.CAP.xxxin
a capirli da altri , che dai nazionali . Tira a quel
verlo per via men tenebrofa l’Iftoria di Milano di
Bernardino Corio , Icritta da 180. anni dopo Dante ,
e ftampara in Milano da AlelTandro Minuziano nell’
anno 150$. in foglio grande , e con tutta la fplen-
didezza. Marco Girolamo Vida Velcovo d'Alba ,
il quale nell’anno i 550. fenza fuo nome , diè fuora
tre Verrine a favore de’ fuoi Cremonefi in materia
di precedenza contra i Pavefi , nella prima di effe
parla con molto dilprezzo dell’ Iftoria del Corio,
e del dialetto della medefima, chiamandolo Ornile
a quello dei facchini di Valtellina . Alle Verrine
del Vida fu rifpofto con altrettante da Giulio Sa-
lerno , le quali non li fono vedute in iftampa .
L’Iftoria del Corio fu impreffa più volte j ma la mi-
gliore edizione dopo la prima , fi è quella , che
Giammaria Bonelli ne fece in Venezia nell’ anno
I5J4» in forma quarta ; però trafmutata nel dialet-
to , il quale fu ridotto al comune , conforme il Bo-
nelli confeffa nella prefazione , che G vede compo-
rta in bel carattere corfivo , e diverto da quello
del rimanente dell’ opera . Còsi pure la breve let-
/ tera dedicatoria della Cronaca di Marco Guazzo ,
ftampata in Venezia da Francelco Bindoni nell’an-
no 1 55 j. lì è in bel carattere corGvo, del quale non ,
le ne trova nel rimanente del libro , fecondochè
lo ftampatore dovette averne penuria . Giulio Fa -
roldo Cremonelè divulgò finalmente in Venezia
preffo Giovanni Varifco nell’anno 1577. informa
ottava gli Annali di quella città , fcritti in lingua
Lombarda , come egli medefimo afferma .
Dai
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Della Eloquenza
232
/
/
Tai- 36
Li». II.Cap.XXXHL
Si figton» di .legni T^V Ai Bergamafehi patta Dante a crivellare ( per
1‘triinrinrViV ndi!!!Ì * ufar ^a f"ua ^ra^ ) *1 dialetto de’ noftri Friu-
tioqueiu. Ioni , da lui chiamati , come dicemmo , Aquilejefi ,
di D»te. a’ quali congiunge gl’ l/lrianì ; benché il dialetto
di quelli fecondi non abbia che fare col noftro,
anche al parere del Salviati , che porta l’accennata
Novella del Boccaccio tradotta (non però-fenza
sbagli ) in entrambi que’ dialetti , come fra loro di-
veda . Il faggio , che Dante riferifee , è veramente
Friulano, ces fajlu , benché oggi lì pronunzi, ce fa-
Jlu ? E vuol dire , che fai tu ? Nè quel crudeliter
accentuando erucluant di Dante, in vece di eruElant ,
fi verifica più , fenon forfè in bocca di qualche
rozzo villano . Il Corbinelli avverte , che in lftrìa
( vuol dire in Friuli ) fi. pronuncia ze fajlu ? Le
perfone civili ferivono ce , e pronunciano ze ; ma
non così i villani . Si dice yàr per fai : e nella Gal-
lia Narbonefe parimente, che fajlu ? I Friulani ,
che hanno molto del Provenzale , fcambiano il che
in ce alla Francefe . Qui mi torna alla memoria
Franco Sacchetti , il quale , fecondo Scipione Am-
mirato, vivea nel 1380. che vuol dire da lx. an-
ni dopo Dante. Quelli nelle Novelle xcii. e—»
cxxxvii. recita altri palli del dialetto Friulano:
e il Corbinelli ftelfo allega quello, che è prefo dal-
la Novella cxxxvii. ma lo applica malamente ai
Forliveft, come non informato, che Forum-Livii,
città della Flaminia è diverfo da Forum-fulii, città
della Venezia , e così Foro-’Julienfes da Foro-Li-
vienfes , de’ quali parla Dante a capi xi v. de libro 1.
xvut. Paolo Merula nella Cofmografia porta l’orazione
pai 41. <dif.ii. Am- Domenicale tradotta in lingua Friulana : e Giovan-
ji,hd. apad Gemi nj Camberlainio già pochi anni ne fece una nuova
lvs‘,Ui ' edi-
Va{.
f antri. Hh.iv.cap.
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I T'A LIANA
edizione in più lingue, dove però nel tetto I:riu- uo.ii.cap.xxxu
lano s’ incontrano alcune voci ftorpiate . Angelo
Rocca nella fua Biblioteca Vaticana t la. confiderà v‘i% *«*•
per un mefcuglio di più linguaggi} e Girolamo Me-
gifero nella Tavola v. del fuò Tej'oro poliglotta fe-
paratamente diftende uno de’ dialetti dell’idioma
Illirico , o per dir meglio Slavo , o Schiavone , fino
alle nottre contrade , ove realmente fi ufa in qual-
che parte fuperiore fra’ monti : e quello idioma a
un di pretto è quel medefimo , che u pratica in Mo- amll.
fca , per oflervazione avutali dal Leibnizio : c vi
-concorda lo Scaligero con aflerire ,che tale idioma
Slavonico , fornito di ben viti, dialetti , corre fino
al Ponto Eufino,e al mar Cafipio, dipoi giungendo al
dominio de’ Veneziani K Dallo Scaligero Hello nella
lettera cxlvi. del libro il. fcritta a Marco Veliero,
quella lingua è detta Semislava , e metta nella no-
ftra Carnia , doveei mile ancora la fua immaginaria
Contea di Burden per quivi nafeondere la cala Bor-
doni, della quale fu l’avolo fuo Benedetto , miniatore
in Venezia all’ infogna della Scala in piazza a san
Marco . Monlìgnorc Jacopo Sini , mio concittadino ,
che fu Abate di Saccolongo nella diocefi di Padova,
Cameriere fegreto del Pontefice Clemente Vili,
e fuo Segretario dimeftico appretto alla morte di
Monfignore Statilio Paolini da Ofimo , già amico di
Torquato Tajfo, compofe alcune leggiadre poefie nel
comune dialetto Friulano , mentovate da Niccolò Dfarjt f*t. T«.
Villani, il quale ne rammenta ancora di altri rima-
tori Udinefi: e quelli lòno Paolo Caravella, Girolamo
MiJJìo , Paolo Fijtulario , Daniello Forza , Brunellefco
Brunellefcbi , Francefco di Zucco , Giampiero F abiu-
ro , e Plutarco Sporeno , tutti ingegni fingolari nel
poetare in quello dialetto, fòpra cui , fe ci fotte
Gg luo-
Lib.11 .Cj r.XXXlV «
XXXIV.
Lingua Siciliana,
die Dante loda fo
pra le altre, fu la co*
snune Italiana, ufata
dai Poeti della reai
Corte di Napoli •
Pii;- tz«
Parlatorio Canto
atri
Gioì una ì. Nov. i.
JuuetaZ • f*£. 17. e
112.
234 Della Eloquenza
luogo , fi potrebbono fare non poche oflgjvazio-
ni . Dello Spor e no , fotto nome. di Ruptuni , ferbafi
preflb me una graziola Canzone fopra certe nozze
di contado .
POichè Dante ha toccata qualche cofa dei Sardi,
i quali , al fuo dire , non avendo proprio vol-
gar dialetto , in guila di Scimie umane imitavano
la gramatica latina , fatta a crivellare nel capo xii.
del libro 1. il vokar Siciliano , nel fatto della poe-
fia innalzandolo (opra tutti gli altri j nani videtur
Sicilianum Vulgate fibi f amarti pr<c alili adfeifeere ,
eo quod quicquid poetantur Itali , Sicilianum voca-
tur , & eo quod perpluret doBoret indigena s inveni-
mus graviter cecinijje. Qui il Corbinelli riflette ,
come a tali ragioni di Dante fi può aggiungere,
che i Siciliani furono i primi ad amare la poefia , e
che l’elogio di Siciliana , da lui dato all'Italica
poefia , è fondato fu quella ragione della , per la
quale gl 'Italiani , al dir pure di Dante , furono
franeejeamente appellati Lombardi : con la qual de-
nominazione s’intefero i Veneziani , i Fiorentini , e
tutti gli altri Italiani , come fi vede nella Novel-
la 1. della Giornata 1. del Decamerone : e fono an-
cora da vederli i Deputati del lxxiii. Quello pa-
rere Dantelco fopra il nome di Siciliana , dato alla
noftra comune favella -d’ Italia , il qual parere fu
adottato dal Bembo , trafle l’origine dalla regia
-Corte di Sicilia, che i Re Angioini dopo Federigo e
Manfredi, fermarono in Napoli, città primaria delle
pertinenze Siciliane , ritenendo effi però tuttavia
l’antico e primiero nome di Redi Sicilia, della qua-
ieCarloVIIl. Redi Francia in un fuo manifello ,
pubblicato in Firenze nell’ andare a conquidala-.
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Italiana ' 233
feri ve così : regnum Sicilia? , quod Neapolitanum ap-
pellane . Perciò tal Corte, allora piena di poeti vol-
gari Italiani , fu cagione , che quelli dal nome della
medefima reai Corte fi appellaflfero Siciliani , il che
in fuftanza volea dire Italiani . Il Cartel vetro nella
Correzione dell’Ercolano del Varchi ne dà qualche
cenno|, ma non lenza frapporvi la zizania de’ Tuoi
confueti fofilmi , malfimamente ove dice , che tro -
vaDaji la Corte de* Napoletani Re a q uè* tempi in Si-
cilia , quando egli dovea dire tutto Toppofto, cioè*
che trovavaji la Corte de * Siciliani Re a que' tempi m
'Napoli , mentre, a parlare efattamente , la città di
Napoli non ebbe Re propri , perchè i Re , che re-
gnarono in Napoli , non furono altro, che Re di
Sicilia , i quali comunicarono il proprio lor nome
a quelle contrade. Quelle poi a differenza dell’Ifola
di Sicilia , che propriamente è reame , furono dt-
ftinte col nome collettivo di Terre di qua dal Ta-
ro , e ancora di Ducato dì Puglia , e di Principato
dì Capoa , facendofi cadere in tal guifa il titolo regio
Culla fola Sicilia , come fola confiderata per prin-
cipale , e il rimanente per accejforio . Tale avvifo
può conferir molto a diflipare importantilfimi equi-
voci in quella materia .
IL nortro Dante avendo favellato del dialet-
to Friulano , al quale accentui cnormitate egli
accompagna quello de’ Cafentinati e Pratefi , palla
a dire , che i Sardi non fi debbono avere per Ita-
liani , ma per conneffi all’Italia , come foli efiftenti
lènza proprio Volgare, fervendoli del latino in guifa
di Scimie. Corrado Gefnero nel Mitridate avver-
tile, che i Sardi dopo elfere flati in fignoria de*
pifani , e Genoveji , e degli Spagn itoli , e Africani ,
Gg 2 '* pa-
Lra.II. C*r. XXXV.
XXXV.
Dan» prepone II
dialetto connine »
<i’ Italia a tutti I
municipali , anche
Tofcani .
P4£. 75. idi* . ti.
f.tr.fl. CAr.XXXVi,
XXXVI.
Dante efcira la reai
Corte di Napoli, co-
me fautrice de’ poe-
ti-eccellenti nel voi-
gar comune, diverso
.«'.al Pugliefe •
2^6 • Della Iìlo qju enza
patirono corruttela nel primitivo loro idioma , Or-
bando però molte voci , che in altri non fono . Per
quello., che fpetta al volgare della regia Corte di
Napoli , col dirti nt ivo di Siciliano già dai nortri
antichi poeti innalzato fopra gli altri dialetti d’Ita-
lia , il medefimo Dante non dirtinguendolo dal Tuo
proprio , dice : quicquid nostri prccdrcejfores vulva-
ri ter protuìerunt , sicilianum vocatur : quod quidem
retincmus ér nos; ed aflferilce, che al tempo Tuo cf-
ièndo mancato lo fplendoredi quella Corte , i com-
ponimenti , rimarti in tal lingua, lèrvivano di rim-
provero ai prelènti dallora : in opprobrium Italorutn
Principum remanfcrunt , per eflere fpenti Federigo
c Manfredi , celebrati da lui con lodi eccedi ve , alla
Gibellina , anche nel Canto uL e nel xvi. del Pur-
gatorio . Però egli mette divario tra il natio Siti- '
lìano , il Pugliefe , e il comune Volgare Italiano.
Indi fé la prende nel capo xm. coltra tutti i To-
fcani , perchè attribuiTcono a sè foli il Volgare il la-
dre : qui propter arnentiayu fuam infr uniti , titulum
fibi Vulgarh illujlrii arrogare videntur ; ladove egli
al loro difeorfo dà il nome di municipale , e di tur-
piloquio , e non di Volgar cortigiano : e ne trae certi
fàggi dagli Ieri tti de’ Fiorentini , Pifani , Vuchefi ^
Sa ne fi , e Aretini , lenza parlare de’ Perugini , e di
quelli d'orvieto, di Viterbo , e di Civita CaJlellana ,
perchè tengono dello Spolettilo , e del Romano più*
che altro .
DAI nome poi di Siciliana , importo alla vol-
gar favella e poefia , Dante , fecondo il folito
fuo carattere , piglia occafione di pungere afpra-
mente i Principi italiani , perchè ad e (empio di
Federigo e Manfredi 3 non favorivano le Mule nel-
le
/
' 9
t T A L I A N*A 2$7
le ior Corti, dicendo, che allora il nome della Corte n*. u. c*r. xxxv£
Siciliana di Napoli' ridondava in opprobrium Italo-
rum Principum , qui- non heroico more , fed plebejo ,
fequuntur fuperbiam : e ciò tutto all’oppofto, fe-
condo lui, di Federigo e Manfredi , mentre quic-
quid excelleniet Latinorum ( che vuol dire Italo-
rum ) ni te bau tur ,primitus in tantorum Coronatorum
aula prodibat . Et quia regale folium erat Sicilia ,
faSlum ejl [ut ] quicquid nojlri prtedecejfores valga -
riter protulcrunt , Siciliauum vocaretur : quod qui-
detn retinenvn ó* nos , come già fu detto di fopra .
Diftingue però egli i Siciliani antichi dell’ Ifola di
Sicilia da quelli, che al fuo tempo fiorivano nella
Corte Siciliana di Napoli ; imperciocché allegando
i verfi , altrove confiderai , di Ciullo dal Camo ,
comporti in vero dialetto Siciliano, afferma, che
quello dialetto ab ore primorum Siculorum ema-
nat , Ut in preeallegatit cantionibus perpendi potejl
eche èdiverfo dal regnicolo d e' Pugliefi , i quali
tur pi ter barbar izant : il che Dante attribuire all*
c-lfer confinanti co’ Romagnuoli, e co’ Marchigiani :*/
e fi vale di quefto efempio :
Voliera , fhe chiagneJfe<lo quatraro ,
cioè a dire : vorrei , che piangere il fanciullo. Nell’
altro dialetto Siciliano fcriffero con molta grazia
Antonio Veneziani nel fecolo xvi. e nel féguente
Simone Rau Vefcovodi Patti. Nell’antico dialet-
to Pugliefe Matteo Spinello da Giovenazzo, ca-
rtello nel territorio>di Bari , dove egli fu Giudice ,
compofè la fua Cronaca , in cui deferifle «fatti da
sè veduti , o intefi dall’anno 1247. al 1268. Il tefto
dello Spinello fu da Gio* Antonio Summonte tras-
fufo a pezzi nel libro i*L del tomo il. della fua
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Lir.ILCap.XXX VII.
Cottami farti il.
t*l- 4<><- »
XXXVI!.
L’aver Dante fpir-
Uto del volgar dia-
letto Fiorentino, co*
U per altro dopo lui
f-itta ancora dal Paf-
iavanti, fu cagione ,
..che fi diede per fin-
to il fuo libro della
Volgare eloquenza ;
ma egli (parla anco-
ra degli altri dialet-
ti.
238 Deliba Eloquenza
Storia Italiana di Napoli , alterato però netta fm-
cerità del primitivo dialetto > in cui è malagevole
il ritrovarlo : equeltefto, che i Bollandidi ebbero
dalla libreria del Cardinale Scipione Co bell ucci ,
lalciata al loro Collegio di Viterbo , dovette edere,
eziandio ritoccato ; altramente non farebbe dato
facile , mafliraamente a perlone eftere , il rivoltarlo
in latino , ficcome fecero. Effi da buoni cattolici y
a rovefcio di qualchedun altro , non lalciarono di
notare , che la verdone dello Spinello ferve a due
colè. I. a farci con ofcere didimamente 1* impietà
di Federigo II. e dei fuo badardo Manfredi con-
tro alla Chiefa Romana . II. la calunnia di chi fece
primario autore della morte di Corredino il Ponte- •
dee Clemente IV. ladove con indelebile infamia
del Re Carlo I. ella lèguì undici med dopo già mor-
to quello Pontefice . Dalle colè accennate viene
Dante a concludere , che nè il dialetto Siciliano ,
nè il Pugliefe può dirli , che da quel Volgare , che
in Italia è il più bello di tutti : n'eque Siculum ,
tieque Appulutn ejje illud , quod in Italia pulcherri -
mum ejlVulgare . Nell* ufo del Pugliefe, o Napo-
letano , a cui fi accoda il Sabino , fegnalold tra gli
altri Giulio Ccfare Cortefc , de’ cui poemi fi dima
l’edizione xv. dell’anno 1664. Nel Sabino compolè
Giambatifia La Ili da Norcia .
DAI dialetto Puglielè palfa Dante di nuovo a
trattare di quegli della Tolcana in un ca-‘
pitolo a parte , che è il xni. del libro 1. e quedo
lì è quello , che in realtà più degli altri armò fie-
ramente i concittadini fuoi poderi contra la verità
di qued’ opera, perchè (parla del proprio Volgare
della (uà patria, quantunque generalmente ripu-
Italiana 239
tato il migliore di «urti ; non però certo da eflo rTr-l.-r.. yyy7n~
Dante, il quale tenea rivolto ilpenfiero a un altro .
dialetto, comune de’ Letterati d’Italia, da lui detto
Cortigiano , e Volgare ìlluftre , e preferito ai mn~
nicipali , fecondo il parer fuo , tutti ignobili , e
imbrattati di plcbeifmoj onde venivano a renderli
improprj nella fcrittura . Udiamo , come egli fteflo
ne parla : poff h<ec vcniamu : ad Tufcot , qui propter
amcntiamjuam infr uniti , titulum Jibi Vulgari 1 illu-
flrii arrogare videntur . Et in hoc non folum plebe-
jorutn dementai intentio , fed famofoi compiterei viroi
hoc tenuijfe comperimi . Mette in quello ruolo
Guittone di Arezzo, che mai non fi diede al Vol-
gar cortigiano : qui nunquam fe ad curiale bulgare
direxit . E infatti il fuo dire in rima e in profa
ha pure aliai del municipale , che li potrebbe dire
arcaifmo , e vizio di que’ primi tempi , le Dante ,
che venne apprelfo a Guittone , non gli delfe il
nome di puro municipale . Seguono fiuonaggiunta
da Lucca , Gallo Pifano , Mino Mocati Sanefe , e Bru-
netto Latini da Firenze , la favella de’ quali non
è cortigiana , ma folamente municipale . Brunetto
pafsò di quello lecolo nell’ anno 1294. che vuol di-
re xxvii. anni prima di Dante , che ne vigervi,
e venne a mancare anni lui. innanzi al Petrarca ,
il quale non ville oltre agli anni lxx. IlCorbinelli
diede in luce alcune prole di Brunetto , che però
non lono originali , ma puri volgarizzamenti , Ac-
rome il Teforo . Laonde non può trarli da quelle il
carattere municipale , che però chiaramente rilutta
dal Pataffio e dal Tejoretto , fue opere in verfi . E
perchè Dante fi querela, che iTolcani pre aliii in
hac ebrtciatc bacchantur , di preferire i loro dia-
letti municipali al comune , chiamato da lui corti -
già-
240 Della Elo <*ti e n z a
Lis.li. Cit.xxxvuì'. giano , e Volgare HluJlre , perciò egli palla a sfiorare
. di alcune forinole municipali ( dette da lui col no-
me di turpiloquio , ficcome con quello di trifiilo-
quio avea chiamato il dialetto Romano ) varj dialetti
della Tofcana ; ma il fa folo per ifcartargli col
mettergli io villa. Quelle formole fono tratte dai
dialetti. Fiorentino, Pijano , Lue chef e, Sanefe, Aretino,
non volendo egli trattare di qtjpgli delia Tofcana
fuburbicaria , come del Perugino , Orvietano , Viter-
befe, e di Civita Otflellana , a cagione dell’affinità ,
che ièrbano col Romano ,e con lo Spoletino. Lo Icopo
- di Dante in quello fuo ragionamento fi è di fare
avvertiti gli Itudiofi della favella volgare , che vo-
lendo Icrivere per lo comune degl’intendenti , e
non per le fole lor patrie , fi guardino dalle voci e
locuzioni , proprie fidamente de’ dialetti partico-
lari , e non comuni all’ intendimento del rello
d’Italia : nel qual turpiloquio egli olferva, conforme
poi fece ancora il pulitiffimo PaJJavanti , aver pec-
cato quafi tutti i Tofcani del tempo fuo , benché
alcuni pochi avellerò conofciuta l’eccellenza del
Volgar cortigiano ed illajlre . Ma quelli pochi da lui
fi riducono a tre foli j a due Fiorentini, che lòno, un
Guido Lapo , o Lupo , il quale fènon è il Cavalcanti ,
di cui torna a parlare a capi xvti. faranno due,
tra loro diverfi , un Guido , e l’altro Lapo . Buonac-
corlò Montemagno fu figliuolo di un Lapo . Dante
per V altro , accenna sè Hello j e per quello da Pi-
Jloja , che è il terzo , intende Cino . Al rimanente
quel tanto efaltare,che fa Dante il dialetto comune
de’ letterati Italiani fotto nome di Volgare illuftr e,
concorda appieno con quanto ne avea prima ragio-
nato nel Conviviojonde non può ri vocarfi in dubbio
il libro della Volgare Eloquenza , lènza fare il limile
del Convivio , del quale addietro parlammo .
• Di
I
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w
Italiana
241
Lic.H.Cap.XXXVIIL
DI quìnenafce, che Dante avendo eliminata xxxviii.
la varietà delle Tolcane loquele , afferma di Diletto Genovefe
reltar perfuafo , che il Volgare , da sè cercato , non ^S'dSefcr'iuù'ré
fia quello de* popoli di Tofcana . E finalmente do- "° £!*■ •• ,imtl f* pcr
po avere fcartati 1 dialetti municipali di quella pro-
vincia, fa il medefimo di quello d e' Genovefi , di-
cendo, che fe quelli per dimenticanza perdettero
la lettera z, correrebbono gran rifehio di rollar
mutoli, e di avere a provvederli di altra favella,
dachè nella maggior parte de’ loro dilcorfi fanno
entrar quella lettera , pronunciandola non fine
multa rigiditate . Nel poetare in quello fermone ,
il quale dal Velfero tra le note di Jacopo Gretfero Adcaputvm. Kbii
alla Storia di Giovanni Cantacuzeno, è chiamato ut^96t'
inter Italica s dialetto: craJJìjfinju s , fi legnalarono
Paolo Foglietta , e Vincenzio Dartona , i quali però
dal Villani fi prendono come per una fola perfona .
Nel plebeo Fiorentino , rimallo più puro e lempli-
ce nel contado , Michelangelo Buonarroti il giovane
compofe la Tancia , Commedia rufticale in ottava
rima , ultimamente rillampata con note copiole del
nollro dottor Salvini, che vi premile la Fiera , altra
Commedia, pure del Buonarroti quali tutta in verlo
fciolto,fpartita in cinque giornate, quante appunto
ce ne vorrebbono a rapprelèntarla lopra la leena .
Benvenuto Cellini , fatoofo orefice e Icultor Fiorenti-
no, imperito di lingua latina, ma lungo tempo vivu-
to in Roma , Icriffe alla buona in quello dialetto la
fua propria Vita , Rampata in quell’anno 1 7 $0. con
la falfa data di Colonia. A lato alla Tancia può anda-
re i! Malmantile racquifiato , che è nome di cartello
diftrutto nel territorio di Firenze, poema, che dall*
autore Lorenzo Lippi fu talmente ripieno di frafi e
Hh det-
LiB.n.c*fJtxxvni.
1 ' Imperio dii ri {»*
di Tiberio .
lenire t*l- 34 J*
JH- ‘dii. u
ptrr/icotb* Hi. CMp.
xiviri.
2 42 Della Eloqj/enza
dettati popolari , che per farlo intendere fuori
della città, fu meltieri , che Paolo Minucci , in gu idi
della Tancia , ancor egli lo ricolmate di folte note,
tra le quali ve ne furono pur del Salvini , miniera
abbondante di quelle piacevoli cole gramaticali .
Anzi ora in Firenze è ufeita una nuova imprelTìone
del Malmantile , affai più carica di quella feconda ,
che venne fuora nell’anno 1688. Da tutto l’elpo-
llo fi trae , che Dante colpì nel vero , mettendo
eccezione in tutti i dialetti municipali d’Italia; poi-
ché il tempo , venuto apprelfo , ha fatto compren-
dere, che il Romanzo comune ha prevaluto nelle ferie
feritture, e che i municipali non hanno potuto giun-
gere a prender corfo pubblico in opere gravi , nè in
altre, fuorché nelle fole piacevoli , quali fono in
profa le Cicalate , e le Commedie ; e più particolar-
mente nelle poetiche , cioè a dire nelle fatire , e
ne’ Capitoli . Quindi è , che Bernardo Davanzali nel
fuo volgarizzamento del tefto nobile e (ignorile di
Tacito , volendo cimentare il baffo dialetto del
popolo Fiorentino , da lui fte(To chiamato , Fìoren -
tlnifmo, non ne riufeì con applaufo , per confelTione,
nonché del Politi , che fu Sanefe , ancora de’ pro-
prj fuoi parziali , e affezionati concittadini , i quali
veggendolo in abbandono , e fenza fequela , fi ri-
ftrinfero a lodarlo della buona intenzione : e qui
ottimamente fi adatta ciò , che in tal propofito
ferite Giano Nido Eritreo : audivi ego Francifcum
Nicolinum, Fiorenti a fummo genere natum , fui mul-
to: annoi hic Rome magni Duci s oratori t funFlut e/l
munere , a quo etiam Avanzati librum , dono mibi
datum , accepi ; a udivi , inquam , quum di cere t , fe
quotici in aliquo illiui auShrii verbo , quod nunquam
(Ili m aurei accepijfent , barerei , quod fapi//ime con-
Digitized by Google ì
Italiana *4$
tinger et , contìnuo ad latinam ipjiut Taciti hip ori am tm.ii. cap.xxxviu.'
eonfugere , ejufque auxilio faltem fufpicione ajfequi
quid verbum illud fignificaret, con quel , che fiegue .
Il Davanzati conofcendo i termini angulti della fui
imprefa , non osò pareggiarla a quella di Giorgia
Dati , il qual parimente volgarizzò tutto il corpo
delle opere di Tacito con ampio pile e largo , con~
■Benevole al fuo pne , di farlo cbiarijjimo , conforme il
Davanzati Hello ebbe a dire : ea è in quello luogo
notabile , che egli alla favella, da sè ufata , attribui-
ta il nome di Fiorentinità , chiamando poi lingua
comune Italiana quella , che s’impara , come le lin-
gue morte, ne’ tre famofi fcrittori. Dante , Petrarca
e Boccaccio , nella quale foggiunge , che molti grandi
hanno fritto mirabilmente j ma non nell’ altra, pri-
ma del Davanzati . Or quella dunque ancor noi
chiamiamo lìngua comune de' Letterati d'Italia . Non
diverfa fortuna da quella del Davanzati , incontra-
rono , come altrove fi dille , col loro Sanefe dia-
letto Bellifario Bulgarini , e Scipione Bargaglì : e
per fincerarfene , balla dare una occhiata al Dialo-
go di quello fecondo , intitolato , il Turamino , che
tratta del parlare , e dello fcriver Sanefe : nella qual
guifa] altri Dialoghi non meno eruditi e piacevoli
potrebbono farfi del parlar Pifano , del Volterrano ,
dell 'Aretino, e di tutti gli altri dialetti Totani , i
quali dal gran fenno di Dante furono sbanditi dal-
le fcritture nobili e gravi . Anzi i più culti Sanefi
prepofero nell'atto pratico al loro proprio dialetto
il Romanzo comune de' Letterati tP Italia : e balla
rammemorare per molti il folo Girolamo Bargagli
nel bello e curiofo Dialogo de’ Giuochi delle veg-
ghie Sanep.
* * . , ‘
• Hh 2 Nell’
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LiB.li.C»r.XXXlX.
XXXIX.
De' diiletti Rnrni-
fnuolo, l'adovano ,
c Veneziano .
*<*• «7- 1».
244 Della Eloquenza
NEH’ ufcir di Tolcana, varcati i gioghi dell’
Apennino, fi entra nella Romagna , l’ultima
città della quale , a parere di Dante , fi è Forlì $
fituata nel mezzo della provincia, i cui popoli par-
lano, come le femmine. Egli dice di avere oflervate
in Italia due fpecie di parlar volgare : dicimus , ttos
duo in Latto invenijfe vulgaria . L’uno , per la ma-
niera del pronunciar molle , fembra in bocca degli
uomini parlar di donna . L’altro per l’afprezza de’
vocaboli e degli accenti irfuti , ip bocca delle don-
ne fembra parlar d’uomo . Dante nel primo genere
annovera i Forliveji , così volgarmente chiamati dal-
le voci latinobarbare , Forlivium , e Forlivenfs per
Forum- L/vii , e Foro-Livienjis , i quali fono molto
diverfi dai noltri Furiarti , o Friulani , che Fr 'totani,
e Frigolani ancora, dalle voci Friuli , Frioli, e Fri-
goliì fi di fiero in Tofcana . Il perchè , tefla Forlana,
motto proverbiale di quelle parti della Flaminia ,
chiamata con voce de’focoli inferiori e più comune,
Romagna, vuol dire tefta da Forlì, e Forlivefe, quali
F or le/e . Quindi è, che traviò il Corbinclli nelle
note al libro di Dante , pigliando Forlivenfet per
Foro-^ulien/eSfC riferendo l’efempio del noltro dia-
letto Friulano , prefo da Franco Sacchetti , ladove
quello non ha punto che fare col Forlivefe . Dante
£er faggio di quello de’ Romagnuoli , e in partico-
ire de’ Forliveji , porta la voce affermativa deufci,
venuta dal latino Deut fcit , cioè in noftra lingua ,
Dio 'l fa: e celo meo , e corada mea , per occhio mio'. ,
e cuor mio. Rammenta ancora certi rimatori di
quel pacfe, i quali nel poetar volgarmente non
fcguirono il proprio dialetto :e quelli furono Tom -,
tnafo y e Ugolino Lucciola da Faenza . Porta indi la
* 1 ■ _! vo-
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>
Italiana 245
voce magarci ( che così dee leggerli , e non mana-
ta ) come propria de’ Brefciani , Veronefi , e Vicen-
tini , anzi ora quafi poco men , che comune in Ita-
lia, per magari , come pajjìm dicono i Veneziani e
altri di quelle parti : ed è voce tratta dal Greco ,
cioè beato , e corrifponde al latino , utinam : colà
avvertita ancora dallo Scaligero fopra i Frammenti
legittimi di Berofo , diverli da quegli altri di An-
nio . Dante poi fcorre ai Padovani , i quali turpiter
fyncopantet , troncano i nomi , terminati in tui , e
in tai , dicendo merco per mercatui , e bontè per
bonitai . Indi vi accoppia i Trivigiani , i quali , co-
me i Brefciani , ed altri del vicinato , che vuol dire
inoltri Friulani', riducono la lettera® conlònante
in/, proferendo quelli nof e quelli nuf per nove , e
vìf per vivo ; così uf per uovo , lof per lovo , come in
lingua Veneziana , e di quelle parti li chiama il lupo.
Venendo al dialetto de’ Veneziani , dopo elferfene
alquanto parlato altrove , Dante non fa loro grazia
del Volgare ìUuflrc , perchè a quel tempo diceano per
le plage de Dio tu non verdi , o venrdt, alla Friulana ,
come fi legge nel volgarizzamento . Il Corbinelli of-
ferva , che in quella lìagione pronunciavano plage
per piaghe , e crede , che la taccia vada a colpire fu
quel verdi . Ma poi Dante (ómbra dilatare il dialetto
Veneziano ai Padovani , dandoci egli il lòlo lldebran-
dino da Padova per dilungato dal materno dialetto, e
intefo al Volger cortigiano : e dice di averlo cono-
fciuto : vidimai . Il volgarizzatore lo chiama Bran-
dirlo , e così pure lo Scardeone , che non vide il ledo
latino di Dante . Da quelle due voci venrd^e Bran-
dino , meffe nella traduzione in un modo , e nel te-
fto latino in un altro , fi Icopre, che quello , di cui
ii valfe l’autore della verdone , fu diverlb dall’ al-
tro
'ì
Ul.ll. CiP.XXXlX-
Di Emtndntitni
ttmfmum fai-Ji.
in fitti .
Zìi. tT. taf. ix.
fi- «»•
Vai. f«-
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Lib.II.Cap.XXXIX*
Tt fati quii Al e Ur-
iti P/tiAvii Ut. il.
>.:*& ». fi. ajj.
aif
JD inhgbì p<t£. 46.
«»#• 4jy.
T.retUno fa*. 942.
ediz. ni.
]téj£ivnam' pa^ 74.
1S •
346 Della Elo q_u e n z a
tro del Corbinelli : e perciò ancor qui fi comprova
Pendenza di due codici latini della Volgare eloquen-
za . Intorno a quelli dialetti , Padovano e Veneziano ,
avvertiremo , qualmente nel primo li fegnalarono
lòtto nome di Merton , Magagnò , e Begoto, Agolìino
Rava, Giambatilla Maganza , e Bartolonimeo Ru-
ftichello , tutti e tre da Vicenza , i quali fi vaifero
della rultica favella Padovana , e Vicentina : e a que-
lli lì aggiunge Luigi Valmanara . Ma il primiero a
nobilitare il dialetto Padovano fu Angelo Beolco fot-
to nome di Ruzzante, avendo egli in tal dialetto
compolle vi. Commedie di cinque Atti in profa ,
nelle quali ogni attore parla diverfo dialetto , Ve-
neziano , Bolognefe , Bcrgamafco , Padovano ru/lico ,
Tofcano , e Greco volgare , idea fuggerita dal Penalo
di Plauto . Anche Andrea Calmo in alcuna delle lue
Commedie fi vale di più dialetti , come del Ber-
gamalco , e del Greco volgare . Al Beolco , di cui
fcrive lo Scardeone , e che molto è lodato dallo
Speroni , e dal Varchi , fuccede Gìambatìjla Livie-
ra da Vicenza , il Campagnola , il Buzacarino , Ber-
tovello dalle Brentelle con altri , annoverati dal
Villani . Galeazzo e Andrea Gatteri in quello dia-
letto , ma incivilito, fcrilfero le Storie della lof
patria . Nel Veneziano poi fi legge un poema fo-
pra Cale Bionda Biriota , cioè Caterina Bionda del
luogo chiamato Biri , che è un rione di Venezia,
abitato dalla plebe. Si rammentano ancorale rime
di Benedetto Cornaro , di Domenico , Luigi , e Maffeo
Venieri , di Leandro Beccajo , e di Michelangelo An-
gelico, con una raccolta di varj autori, intitoli'
ta , la Carovana . Ci fono parimente i Verji alla
Veneziana d i Angelo Ingegneri, llampati in Vicen-
za da Angelo Salvadori nel 1612. in ia.9 Il Car-
di-
\
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Italiana 247
dinal Bemb 0 tenne , che la favella Veneziana avefi- Lnui.c*r.xxxix.
fe poche opere in verfo , tra le quali ei diede il **•
vanto alle Canzoni Giuflimane , cosi dette dal lo-
ro autore , e alle rime di Niccolò Cofmico Padova-
no , benché quefte non folfero in tutto Veneziane,
Altre Canzoni del Cofmico fi trovano a parte llam-
pate in Venezia da Bernardino de Celeri da Lore-
ce nel 1478. in 40. e in Vicenza da Rigo da Caze-
no nel 1481. in 40. Ma in prolà natia non fovvenne
al Bembo fcrittore , che andalTe ordinariamente per
mano; poiché non mife egli in tal numero gli an-
tichi Annali ^ e le Cronache della città. Venezia-
namente compoftc , e che non fon poche , tutte
molto lèmplici , ma altrettanto {limabili , e gra-
ziofe , le quali fi leggono volentieri , quantunque
affai più , che per le mani del volgo , le ne vadano
per quelle degli eruditi . Quelle Cronache fi ac-
cennano dallo Speroni: e alcuni nalfi ancora le ne
allegano nella mia Diflertazione ai San Pietro Or-
lèolo , Doge di Venezia , e poi monaco in Rolci-
glione . Da quello apparisce , che niun dialetto Ita-
liano dopo il Romanzo comune, è provveduto di
maggior numero di opere fcritte , di quello, che ne
è il Veneziano , al quale da Pontico Virunio , come
addietro dicemmo , fra tutti i dialetti Italiani fu a
dato il vanto di bellilTimo c dottilfimo : in Italia
Venetus puleberrimu s & dotti fjìmui omnium fermo .
Così egli fcrilfe nelle Dichiarazioni deeli Erotemi
del Guarino, il qual libro , per dirlo qui di paleg-
gio , è il primo , che fi ritrovi llampato co’ numeri
in fulle carte ; e non già fu in alto , come fi prati-
ca, ma giù baffo appiè di ciafcuna delle prime
facce, e nel mezzo . In dialetto antico Veneziano ,
e de’ tempi, che era più nativo e meno alterato ,
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I.u. INCap.XXXIX.
X/t. ii.yt/.iu. u<.
— Xii. IV./»/. 153.
— Irt. VI .'/il. iSi.
•di/. il.
Zìi. il. caf.TXti.
tH • »*!•
'248 Della Elo qjj e n z a
che non lo è ora per la varietà del commercio, e per
avervi prelo gran piede il Romanzo comune , molti
epitafj e ifcrizioni, (colpite in marmo per la città, fi
trovano fparfe nella Venezia di Francefco Sanfovi-
no , e alcune di non poca lunghezza . Ne porrò qui
una rimata delirio, prefa da una colonna fuori
della chiefa di Santo Agoftino , attaccata alla ca-
pella del Sacramento , benché ora non fia facile il
rilevarla , ed è contra Bajamonte Tiepolo , perfo-
naggio famofo nella Storia Veneziana :
I
De Bagiamonte Tiepolo fo quejlo terreno
Et mo è pojlo in comm un , a celo eh e Jia
A ciafchedun /pavento per Jempre & fempre mai .
Del mille trejento ó" diefe
A mezo il mefe delle ceriefe
Bagiamonte pafsò il ponte
Et per ejfo fo fato il eonfegio de diefe .
11 primo , il terzo , e l'ultimo verlo , che fi rompo-
no in mezzo , fono di quegli del Beato ^Jacopone ,
coetaneo di Bajamonte , ai quali , per quanto fi difi-
fe altrove, fu dato poi malamente il nomediP<z-
triziani. Altra più antica lapida , ma forfè rinno-r
vata , nel chioftro del moniftero de’ Santi Giovanni
e Paolo de’ Frati Domenicani , fi è la feguente :
II
Sep. de mifer Lorenzo , & de mifer
Nicolò Loredan fratelli , foli che fo de mifer
Zane de S. Cancian , & de fo eriedi 1279.
Porterò qui la terza , ivi pure efiftente , per elfer
breve : e mi fu già trafinelfa con altre dall’erudi-
to amico mio Signor Dottore Gio. Antonio Atto-
ri Canonico della ducal Bafilica di San Marco :
• - in
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Ln.ll. C*r. XI.
Italiana' 249
ih
mcccxliki. dì xv. de Luto fer Zan Gra-
dendo, dito Grcze , Conte de Arbe , Alifeta
Comiteja , ufor fua .
Ne’ chiodri di altri monideri , come di San Fran-
cefco della Vigna , e della Madonna dell’ Orto
altre pur ve ne fono , mentre allora, giuda l’antica
difciplina Cridiana, i morti fi feppelliano ne’chio-
dri fuori di chiefa . Somiglianti epitafj in lingua
Francefe antica fi adducono dal Padre Edmondo
Martene in amendue i Tuoi Viaggi letterarj .
PErchè non mancavano lodatori del parlar Bo-
lognefe , come creiciuto con quello degl ' Imo-
leji, de’ Ferrare/i, e Modaneji vicini , Dante approva
la loro opinione con l’efèmpio del famofo Sorde/io ,
il qual modrava , che la favella Mantovana parteci-
pale di quella delle vicine città , Cremona , Brefcia
e Verona , comechè poi Sordcllo deiTo ne’ fuoi com-
ponimenti non ufade il dialetto natio , ma il Pro-
venzale, e ancora il Romanzo comune d'Italia. Se-
gue Dante appredo a notare negl ' Imoleji , e ne’
Ferrareji un favellar molle , e ne’ Modaneji certa
garrulità o loquacità (come traduce il volgariz-
zatore ) propria de’ Lombardi : in Mutinenfibui
aliqualem garrulitatem , quei proprie Lombardorum
ejl : e la crede allignata per lo mefcolamento de-
gli ederi , e principalmente de’ Longobardi , attri-
buendo egli a queda garrulità il non trovarfi nel
tempo fuo poeti volgari ac Ferrareji, nè Modaneji ,
nè Reggiani , perefier tutti alla medefima intefi ,
e perciò inabili a conlèguire il Volgar cortigiano.
lènza gran difficoltà, o acerbità , per dirlo con
1 i l’efpref-
XL.
De* dialetti Imole-
fc 1 Ferrarefe, Mo-
di ntfe, Mantovano,
Cremo ne le, Brefcia-
no, Veronefe, Bolo*
gnrfe, e di alt ributti
inferiori al Roman-
zo comune , ofio
Volgare Ululile •
Lib. f. csf. xr.
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»J0 Del i/a Biìoqj/ e nza
l». iu CAt.ix.. l’efpreflione fua propria: colà ancor più comune
ai Parmigiani , \ quali diceano monto per molto.
Se dunque i Bolognejt accrebbero la propria favel-
la con l’ajuto delle vicine-, a Dante non difpiace
il dirli , che per quella miltura il loro dialetto rie-
fca temnerato di lodevole foavità . Il perchè llan-
do in fui paragone degli altri dialetti municipali
d'Italia , municipali a Latinorum iulgaria comparan-
do, ei volentieri ne adegua il primato al Bologne-
fe , del quale altrove li accennò qualche cofa . Ma
Dante non per quello gli coniente il titolo di Voi-
gar cortigiano , ed illu/lre , o fia di Romanzo comu-
ne . La ragione fi è, perchè quando tal folfe llato
il parlar Bolognefe , 1 due Guidi , il Guinizelll , è *1
Gbitlieri con Fabrizio , Onejlo , e altri concittadini ,
malagevolmente fi crede , che avefifero dovuto ab-
* bandonare il loro dialetto per ifcrivere in quell’
altro comune , fecondochè fecero , da uomini ve-
.» ramente pieni di cognizione in difeernere i dialetti
volgari; Di qui ne rifulta j che i medefimi Bolo-
gnefi in ileritto ufarono locuzione , diverfa dalla
natia , e dalle altre municipali : e lo dinota il fag-
gio , che Dante riferilce , comprefo in un verfo di
ciafcuno di quei rimatori . Conclude appreffo , che
i dialetti de’ Trentini , de’ Torinefi , e degli AleJJan-
drini , fon obruttifjmi , talché fe in quelli fi ricerca
il Volgare illufire , che è il Romanzo comune d’Italia,
m illis latium illufire invenir ì non potefl . Benché
dunque, a parere di Dante, in ciafcuno di tanti
dialetti municipali fi trovi qualche cofa di bello ,
non però ve n* è alcuno , in cui tutto fia bello .
Quello medefimo noftro Volgare , da lui nel libro i.
a capi xvit. xviir. e xtx. fi dillingue con gli fpe-
arali aggiunti e attributi d ' illufire ^ cardinale, cu-
ri a-
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a. Italiana agi
riale , aulico , e cortigiano , tutti i quali aggiunti in u».u. J
fuftanza vogliono dire una medefima cofa , cioè
nobile : e ci fanno in tal guifa comprendere il vero
eflere di detto Volgare , cui Dante nel Convivio avea
chiamato , Volgare Italico, lingua , e loquela Itali -
ca , nojlro Volgare , e preziofo Volgare di tutte le
città Italiane in genere , e di nefluna in partico-
lare con la privativa delle altre , come quello , che
pigliava qualche cofa da tutte le città e nazioni
Italiane ; onde venne a formarfi il linguaggio Ro-
manzo Comune , per avvilo eziandio dello Speroni ,
nonché di Dante . Quelli poi ci rende elàtta con-
tezza de’fuddetti aggiunti e attributive confille in
quello f che nelle Reggio , e nelle Corti de’ Grandi
fi converfa , e ragiona civilmente con perfone Or-
nate e gentili ; onde la volgar favella ( Vulgare la -
tinum ) rimane quivi illullrata e nobilitata più , che
altrove; accennando egli in tal guilk di averla im-
parata non lòlo dai libri , che cita in gran numero »
ma dal praticar nelle Or//, e non tra la plebe ; e
così viene ad avvifare tacitamente , doverli dagli
altri fare il medefimo per lègtìalarfi . Ma è ancora
notabile il modo , con cui Dante ribatte P obbie-
zione , che potea farfi del non avere in quel tempo ••
Yìtalia veruna gran Corte', imperciocché a ciò egli
rifpotìde cdn diltinguere la Corte Unita dalla Cof- W. ». «/■»"*•
te fparfa . La Corte unita , come quella del Re di
Lamagna , ut Curia Regie Alamanni ce , veramente
allora in Italia non v’era ; ma nientedimeno egli
folliene , che falfum ejb. Curia cèrere Italie ; quo - '
tiiam Curiam babemue , licei corporaliter fit dìjper-
fo ; tifpolla veramente acutiffima , e degna di Dan-
te. Da ciò fi vede* che egli con tali diviftmenti , •
intele di giullificare sé Hello nell’ «vèr prefo da >
’ l i 2 . . tutti
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C'*" ,l- e“f. Ig.
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*• dJ a,tr°Ve confideSta'rena {^font”>edia : co-
&* Alamanni* abbiam aU ' Da^a frate, Cwm n
;«>ti di tal libro ] polis0 °Ur° «TciSd efc
> • ««A . Curia Zt„.
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tale: e perciò egli fenilX!! n°rc\uto ^davico per
rammentò femSice 222 T' a,cuno P« nome
f; Da CM, W « w:
>. la quale In renio di Duu M^aaue
librata regala eorum \Z*l ’ niblifliud eftt qaam
V°ce tratta lo 4»^ uÌ'ZTZ** • W tal •
5 1* pre/è per e <• ,. delle Tue orazioni;
Jacopone predi» il Cabinata"? a f,ncÌe daJ Beato
«1 quale , perchè nelle rw ■ ^ ° ^ed° £>*»/<?
/ belli cojlumi fi tifavano diédr^T^*' h virtudi é
eJ ontftadc, per /infuno r* G**W' le voci ,
fto Volgare illufre ,e ^ proPofito di que-
qui lui lòvyiene, che mSm^ìT** d',le C°»'' .
gme Lucchefe del fecoL A“ d,.santa Zita, Ve r-
^ \\^i * ^ dic® *cbc il dettò ^ pubb1'^ Si
quella -w, è ddj; " detto nome , proprio di
ANA u„ Virgili t ; Zita>»'rnpe
dialetto Sane/e, intornnV r ’ efre°do voce del *
"ag'o nelle Origini . Ora^ómPU? Vedere jl Me-
* met-
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Italiana * 253
inette Michelangelo Angelico , il quale - fcriffe pure u». ii.CAr.XLL
in dialetto Bergamafco , Veneziano , Brefciano , e nel
fuo Vicentino , o Padovano , come fi è detto . Se-
guono Giulio Ce fare Croce , e Gianfrancefco Negri ,
traduttore di Goffredo del Tajfo , di cui però non
fono fiampati altri Canti , che i primi dieci.
XLI.
Rimangono xiv. capi del libro il. della Volga- JE.'Sp
re Eloquenza , che Dante piu non ne fece , voigm eloquenza,
quantunque a capi tv. di quello medefimo libro il.
aflerifea di avere intenzione di trattare de’ Sonetti ,
e delle Ballate nel libro iv. ove penfava ancor di
parlare del Volgar mezzano : e noi ftelfi addietro
inoltrammo , che tale , e tanta appunto , e non più ,
fi era l’opera in tempo di Giovanni Villani. Ma
quella parte , che Dante non potè a noi tramanda-
re , fi vide fupplita dal Tuo coetaneo Antonio di
Tempo , Giudice Padovano , fecondo l’ufo dallora ,
parimente in latino , proprio di quella età , come-
chè intorno a materia volgare : e l’ha pure fupplita
ampiamente il Velcovo d’Ugento Antonio Mintur-
no , nel libro ni. della Poetica Tolcana , benché fa-
rebbe fiato meglio ,che Dante cel’ avelie perfezio-
nata del fuo . Il tefto a penna del Padovano fi trova
nelle librerie Vaticana , e Cbigiana 5 ma è ancora in
ifiampa, dedicato dall’ autore nel 1332. ad Aberto
della Scala Signor di Verona : e il fuo titolo , ripor-
tato dallo Scardeone , fi è quello : Summa arti s
rbytbmica vulgari s disamini: . Mario Equicola nel
libro v. della Natura d’amore , e il Trillino nella r*yw. #«*.*/
Poetica fanno di lui gran cafo . Ma quelli ne fa affai
più del libro di Dante : e in ciò non- è folo , come
vedremo. Or Dante ne1 mentovati capi xiv. de-
fcrive lo Itile poetico della Volgare Eloquenza , di-
vi-
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2 J4 Della EloqjjeKea
«.iB.u. *y.p.xLi. vifando a qual materia propriamente convenga, e
in quanti modi fi ferivano i veri! volgari . Tratta
della varietà dello ftile , della telfitura de’ verfi, e
delle fillabe j degli autori Provenzali e Tofcani , del-
la diftinzion de’ vocaboli , e come fi varia la mede-
fima Volgare eloquenza . Ragiona de’ componimen-
ti , allora dinotati con nozione particolare fiot-
to i nomi di Tragedia, di Commedia, e ài Elegia,
uh. n. t*f. to. di- che già parlammo ; e che per oflervazioni , già
j. j-atte dallo Speroni , e dal Tallo, importano i tre
Aiti di verfi , alto, mediocre , umile . Così pure
tratta delle Canzoni , delle ftanze , del numero de’
piedi , delle fillabe , e delle rime , e così termina
fienza altre note del Corbinelli , conforme fi di (Te
Con tante, e sì forti ragioni, tratte fuori dall’
òpera fletta , fin qui fi è giufiificata la fincerità fua
contra i fiofifimi contrarj , che non fi vede bifiogno
alcuno di maggiormente provarla . Nientedimeno
affinchè non li creda , che noi fiamo sforniti dell’
autorevole giudicio e fientimento ancora di grandi
e famofi ficrittori ,al noftro in tutto corrifipondenti,
andremo annoverando le teftimonianze di molti ,
i quali non folo non dubitarono mai della verità '
di quel libro , ma pofitivamente lo tennero per in-
eontraAabile e per vero parto di Dante , e di lui
molto ben degno : e fi vedrà facilmente , che tali
ficrittori , per numero , e per qualità ugualmente
ftimabili , in noli» debbono riputarli inferiori al __
Geli} , al Giambullari , a Lodovico Martelli , al Vàr-
chì , e a qualunque altro , il quale per affetto piUt-
tofto, che per giudicio cavillando con animo di
porre in dilevedito la verità di tal libro , fu vagjo
di urtare col Tfìfflno, a fui noti deliramente attri-
• finendolo , lènza curar di riflettere ai contenuto di
• . • elfo r
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Italiana 2 ss
effo j cui niun altro , nè allora , nè poi fu capace Lia.ii.cir.xti7
di ftendere con tanti lumi,, e sì gran copia di co-
gnizioni , particolarmente di lingue , e dialetti ,
in quel tempo vivi , e poi cambiati, alterati, o
fpenti , fuotchè il folo ammirabile ingegno di Dan-
tej convincendolo ancora per fuo, oltre affondo
fcientifico del raziocinio , le citazioni di tanti , e
sì varj poeti , Provenzali , F rance/i , e Italiani , al-
lora efmenti ; la dettatura, e la lingua, da impin-
guare i Gloifarj latinobarbari , in tutto Ornile a
quella del fuo libro della Monarchia , da lui Jcritto
fratefcamente^ec ufare la formola di Lionardo Are - vita /v. 7 j.
tino . Finalmente la maniera , lo Itile , e la frale fco-
lattica, tutte Ongolarità proprie ed uniche di quel
fecolo, poco , anzi nulla Ciceroniano, unite infieme
con la forza dell’ efprelfioni , inoltrano ad eviden-
za , elTer l’opera di quel tempo, nel quale, per
bocca propria di Piante nel Convivio , e poi del Boc-
caccio j di Giovanni Villani , e dell'Aretino , indubi-
tatamente egli la fcrilfe : e quantunque non Oa el-
la compolta nel linguaggio della Commedia , e di
altre fue opere , ella però di primo afpetto li fav-
vifa per fua . Nè ferve dire , che quello , Che Dante
affermò nel Convìvio , fu promejja , e non pagamen-
to , fecondochè dille il Martelli nella Rijpo/la al
Triffino fopra le lettere nuovamente aggiunte alla
lingua volgare , della qual Rifpo/la il Varchi fe-
fteggia nell’ Ertolano j perocché fi rilponde , che il
Villani , il Boccaccio , l'Aretino , Pietro Delbene , e ’l '
Corbìnelli non parlano di promejfa , ma di pagamento
effettivo , e che realmente lì tiene in mano < Quinto
poi alle voci , introcque , cioè intanto , da intra hoc ,
o intere a , e manicare per manducare , o come anche
fi dille , mantecare , le quali voci Dante nel libro 1.
a ca-
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2 56 Delia Eloqj/enza
Li»'.i'i.CA|..xZr a capi xm. diede per municipali Fiorentine , ben-
ché da lui ftelfo ufate , la prima nel Canto xx. e
l’altra nel Canto xxxm. dell’Inferno, fi rifon-
de , che egli le usò appunto per municipali, ficcome
ne usò tante altre d’altri dialetti del rimanente
.d’Italia , e anche di Francia , da lui fteflo fcartati in
quello libro, per vaghezza di efaltare il folo Volga-
re illu/lre , o fia Romanzo comune Italiano : del qual
Volgare con le proprie qualificazioni d ' illu/lre , di
aulico, e di curiale , cioè cortigiano ( e non già foren-
yè)egli non fece motto nel Convivio , nè altrove,
per non avere ancora in quel tempo compollo que-
llo fuo ultimo libro , cui prelè l’aflùnto di compor-
re apporta per trattare la materia a fondo : nè poi
fu in iftato di terminarlo , perchè fe ne morì . E
quello ferve a dileguare il fofifma di chi oppole ,
che Dante nell’altre fue opere npn parlò delle colè,
trattate in quello libro , quafichè egli avelfe do-
vuto veramente parlarne molto prima di Icriverle ,
dachè quello fi tu l’ ultimo libro , che egli fece vi-
cino a morte ; onde non fi ritrovò in iftato di più
parlarne , e nè anche di ridurlo a fine . Balla però*
che nel Convivio egli abbia promejfo di farlo , e che
fi trovi tuttavia per la fua maggior parte dirtelo , e
tal quale appunto il Villani , il Boccaccio , e V Areti-
no lo diedero per comporto . Da quanto fi è detto,
ne viene , che tutte le alferzioni, efpreife per entro
quella opera , fono vere di Dante , e che perciò du -
gerito anni dopo lui, furono malamente impugnate ,
come non fue , dal Gelli , dal Giambullari , dal Mar-
telli, dii Varchi, e da altri loro compagni in tempo,
che lopra l'Italiana Eloquenza fra quei valentuomini
correaro lèntimenti nuovi , e molto diverfi da que’
primi , che ebbe Dante , il gran padre di detta Elo-
quen-
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Italiana
quenza. Quelli nuovi fentimenti , ufciti nel caldo Lr*. ii.cap.xuH
della contefa col TriJJìno , non farebbono flati fa-
cili altramente a fàlvarfi , che col dare per fallò
ed apocrifo il libro di Dante , in tutto contrario
ai medefimi fentimenti . Vero è , che gl’ impugna-
tori della verjione Italiana per isbrigarfène con mi-
nore impaccio , diedero del falfo, per non dire dell’
immaginario, anche al tejlo latino , lenza cercar di
vederlo . Ma ciò non balla a /bufargli, perchè prima
di dare la medefima verjione per fattura del TriJJìno ,
ragion volea , che aveffero ufàta qualche diligenza
per ritrovare il tejlo latino , da lui non tenuto na-
fcofto , ma pubblicamente efibito, e citato ,iiccome
egli realmente anche dappoi fi ritrovò da onorati
gentiluomini Fiorentini , e incapaci di dar fuora
cofe finte per vere, mafTìmamente in pregiudicio
delle opinioni , poco prima adottate emefleinlu-
ce da’ loro proprj concittadini .
XLII.
VEgnamo ora alla ferie di coloro , i quali di- £lb/° J?”“ *
nanzi e appreffo alle violente cavillazoni approvato e riceva-
degli avvifiiti oppofitori , tennero l’ operetta di p‘*
Dante per legittima dopo averla attentamente—*
confiderata nel fondo , oltre a quelli , i quali già
fi fono fparfamente citati .
i Lo Speroni , a maraviglia verfato in tali ma-
terie , ne tratta ne’ fuoi Dialoghi , e Angolarmente
in quello dell' IJloria , dove in congiuntura di feri-
vere, che il fermone Romanzo comune del Tetrarca ,
e di Dante , va mijchiato agli altri di tutta P Italia ,
i quali fon molti , afferifee, che Dante gli ha nomi-
nati un per uno in queflo fuo libro, di cui parlia-
mo , dove pur vuole , che il Volgar noflro corti-
giano , cioè nobile , debba pigliarli dalle provincie
Kk di
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ajft Della Eloqj/bnza
ti». ii. Cif. xlii. di tutta l'Italia , le quali molte fono , e diverte , e ad
una ad una lpecificate nel medesimo libro tuo . Di
qui offervo , che Vincenzio Calmela nel dare il no-
me di cortigiano a quello nollro Volgare , non par-
lò affatto in aria, come fi perfuale il Bembo nel
libro i. delle Profe , e molto più il Varchi nell’
Ercolano . Anzi da ciò li apprende , aver lui fubo-
dorata qualche cofa del libro di Dante de Vulgari
Eloquenza . Quello del Calmeta non fu llampato j
ma il Cartel vetro , che il vide a penna , ci attefta,
qualmente era intitolato , della Vulgar poefia , di
cui folamente trattava , e non già della profa : e
qualunque lì folle il Calmeta , certo è , che egli
volea , come Dante , e quafi per le ragioni fteffe
di Dante , che alla noftra lingua fi deffe l’ aggiunto
e attributo di cortigiana . Celiò Cittadini nelle no-
te MSS. alla Giunta del Caftelvetro fopra le Prole
del Bembo nella libreria Chigi , inoltrando poco
genio al Cardinale , come pur fecero altri Sanefi ,
per aver egli preferito al loro dialetto il Fiorenti-
no , gli fi avventa con quelle parole : almeno aveffe
letto Dante de Vulgari eloquio . Ma , Signor Cello ,
e come mai il Bembo potea leggerlo , fe nell’anno
1 5*5. quando le fue Profe vennero fuora in Venezia
preffo Giovanni Tacuino in forma di foglio , il li-
bro di Dante nè in latino , e nè anche in volgare
fi era veduto in iftampa ? Dell’ affare di quello
libro lo Speroni tratta di nuovo nell'Apologià , e
nelle Lezioni in difefa della fua Canace ; perocché
avendo egli comporta quella Tragedia , e per leggi
dell’Accademia degl’ Infiammati di Padova , traf-
melfala al lègretario della medefima per elfer data,
benché non in tutto fornita , a rivedere ai cenfo-
ri , ne ufcirono copie a penna j talché poi nell’an-
no
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Italiana a
no 154 j. a Bar tolommeo Cavalcanti , in quel tempo
dimorante in Padova , dove ancora fé ne morì nell’
anno 1562. (ècondochè abbiamo dal fuo epitafio ,
medio in luce dal Vefcovo Jacopo Filippo Tomma-
fini , non riufcì malagevole averla in mano , e farle
un afpra cenfura in forma di dialogo col titolo di
Giudicio , che dappoi nell’anno 1 550. fenza nome di
autore ( tutto all’oppofto di quello, che ne fuppofe
il Crefcimbeni) infieme con la Tragedia fu mandato
a (lampare in Lucca a Vincenzio Bufdrago , che lo
dedicò a Giambati/la Giraldi Cintio , (crittore non di
una fola, ma di ben nove Tragedie, e allora (ègreta-
rio di Ercole II. Duca di Ferrara , nella Corte del
quale a un tempo (ledo era pure annoverato il Ca-
valcanti, ficcome di amendue lo attefta Bartolom-
meo Ricci in una delle fue lettere . Lo Speroni aven-
do letto il Giudicio del Cavalcanti molto prima
che fi (lampade , fi difefe dal medefimo con cinque
Lezioni , da lui recitate pubblicamente nell’altra
Accademia degli Elevati di Padova; e indi ricevu-
tolo ancora in iftampa , e perfuafo , che il Giraldi in
Corte di Ferrara e predo il Duca ne fefteggiafle ,
vi compofe fotto altrui nome l 'Apologia , dedican-
dola al Duca Alfonfo II. figliuolo , e fuccelfore di
Ercole IL In amendue quelle opere egli difende
la fua Tragedia dagl’ infiliti dell’ avverfario , cui
chiama , ignoto , ignobile , e ignorante f crittore , dir
cendo , che per avvelenare degl' innocenti la fama ,
dimojlra t'odio palefe , e cela il nome , e la faccia . Si
fortifica lo Speroni co’ detti , e co’ principi , fparfi
nel libro della Volgare Eloquenza di Dante , nel par-
ticolare della qualità de’ verfi pentafillabi , ed etta-
Jillabi, mifti agli endecafillabi , da lui nella fua Canate
adoperati alla Greca per fare lo flile alto e illuflre, a
K k 2 cui
Ln.U. C*p. XLH.
Urli'/ P*t*r>ia* 11*-
Jctiftmti (*i. ijl.
{fiori* teli* rolftr
l’ctji* ponili, itti*.
II.
Epifl.lH. ir. filiti,
tilt. Ferrati* ani
I (fi.
Sfolli. f*l . l)f.
■ 40. 141. 141.
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2Óo Della Elo e n z a
LBruTcXjvXLuT cui Barite diede il nome di Tragico, ficcome quello
di Comico al \' inferiore , e di Elegiaco a\\' umile : della
qual cola altrove parlammo . II Cavalcanti innanzi
di cacciar fuora il Tuo Giudicio , avendo penetrato ,
che lo Speroni fi facea feudo con l’autorità di Dan-
te, cadde in erronea fuppofizione , che quelli non
avede fcritta altra opera , che la Commedia , men-
tre diedefi per ignaro del libro della Volgare Elo-
quenza , in cui Dante avea trattato de’ veri! accen-
nati , come proprj dzM'alto , e tragico flile . Quindi
è , che il Cavalcanti nel fuo Giudicio , dappoi rmam-
jj. pato anche in Venezia nel 1 566. fi lalciò trafportà-
re a chiedere con ifcherno , come lo Speroni poteva
affermare di aver ciò fatto con P autorità di Dante ?
E ldegnofamente pafsò a dire di non volere , che
quejla vergogna a lui fi facerte , Raggiungendo , che
Dante non avea così compojla P opera Jua . Che que’
fuoi verji rotti non conveniauo a Tragedia . Che lo
Speroni aveva intefo Dante a rovefeio, e prefa la
mela per la pefea . Ma lo Speroni avendo col titolo
di calunniatore e di maledico additato il Cavalcanti ,
e dato al fuo Giudicio il nome d'invettiva , dopo
averlo nella fua Lezione iv. rimandato al capo v.
f** !c£ ’U‘ ,f( ^ ^ro il' di Dante , torna ne\V Apologia a fare
il medefimo , chiamando il libro fteflo , opera a
tutti nota , fuorché ad uno , che infegna ad orare per
li tinelli , in ciò dinotando la fua vantata Rettorica :
e altrove individuandolo , il chiama , il Fiorentino
della Rettorica. Di Dante ancora dice quelle paro-
le : il dottijpmo Alighieri in quel fuo libro , che non
fa andare per li tinelli , ma volentieri fuole albergare
nelle Accademie de' letterati . E perchè il Cavalcanti
avea derifo lo fcrivere dello Speroni , quelli gli
rinfaccia quel fuo Tofcan cortigiano della Rettorica
’ f'p-
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Italiana -> 26 1
Jeppellìta , cioè nell’obblivione , benché già da più lib.ii.cap.xlii.
anni ftampata , e dal Cavalcanti efpreflamente ram- *4.4,.*.
memorata nel fuo Giudicio . Ridotto egli fuor della
patria , viflfe in più corti j onde anche il Pigna nel i«.i
Duello gli diede l’elogio di perfetto cortigiano , ap-
punto, come quello del Cajliglione : e lo Speroni per
beffa gli ricordò lo ftudio de’ tinelli , nome proprio
del luogo , dove a quel tempo ne’ palagi de’ Grandi
mangiavano i cortigiani . L’amico Tuo Cintio Giral-
di nel Difcorfo 1. intorno ai Romanzi , fcritto ai
xxix. di Aprile del 1549. alludendo a quel fuo
Giudicio della Canate , non per anco venuto in luce ,
ne parla in tal guifa : il mio gcntilijjìmo e dotto Caval-
canti , come fede ne fa il giudicio , che egli fa delle
cofe altrui , e la fua molto ben confiderai a R et lorica .
Il Varchi nell’ Ercolano tenne la medefima frale con
dire : laCanacedelP eccellenti (fimo mejfere Sperone ,
è fiata giudicata da altri ingegni e giudizi , che
il mio non è : e vuol dire dal Cavalcanti . Così en-
trambi, quafi timidi e rifpettoli verfo lo Speroni,
non ofarono favellarne , fenon di nafcofto , e come
in cifra, di cui finalmente fi è trovata la chiave . Non
bene perciò fi appole Benedetto Fioretti fiotto nome '*•
di Udeno Nifieli , Icrivendo, che l’autore di quel
Giudicio , allo ftile non era perfona Fiorentina per
certo. Di qui veggiamo quanto fia pericolofio il de-
finire delle opere altrui perfida ragione dello ftile
di una intera nazione , e cosi in generale fienza al-
tro particolare confronto. Ma forfè così parve al ••
Nifieli per qualche voce , alterata nella ftampa
Luccbeje , quale fi è fèmpre Firentino per Fiorenti-
no . Il mentovato Nifieli ignorando il vero autore
di quel Giudicio , e fermamente perfiuafio, che egli pn;>a. 9. }>.«•/. 1.
non folle Fiorentino , tira giù alla gagliarda , favel-
lan-
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I
ttB.ll.CAP.XUI.
Pnpm.if.fi. 97-
voi. ni.
T*t. J4<.
Viftorfi t*l- ol-
Trottole io' DiUtm-
tifi!- JJ.a. jS.
Lik.ul.fm.itf.iU.
262 Della Eloquenza
landone con ogni difprezzo , tutto a rovelcio del
Giraldi e del Varchi , che lo conofceano j poiché
il Nifeli ora lo chiama perverfo e forfennato Giu-
dizio; ora all’autore dà il nome di Zoilo j ora lo
dice , non ama (or del vero , non ammaejlrator del
giuflo , non feguitator dell' oncjlo , ma tutto infuriato
nella fua p a fon e , e ciecamente dal fuo torto giudi-
zio qua e là trajportato } pieno di Jciocca indocilità ,
ridicolo], 'amente jcrupolofo , e goffamente cieco . Vero
è , che il Nijieli non approva gran fatto la qualità
dell’ argomento della Tragedia , ma a quello già da
altri è (lato rifpofto . Non voglio qui palfare in fi-
lenzio Bernardino Tomìtano , il quale nel libro IV.
della Lingua Tolcana , fcrive , che la Canace viveri
nelle bocche degli uomini tanto , quanto durerà Podio
comune contro di chi non per ver dire , ma per ifogare '
V empito delP invidia verfo lo Speroni , e Podio con-
tro alla patria nojìra ,Jt forzò di ferirla con le mala-
dicenze più , che con vere ragioni . E certo fu affai ,
che un rifuggito in Padova, olàffe tanto contra un
principali (fimo Padovano , e altamente (limato per
tutta l’Italia : (òpra che è da vederfi l’orazione di
Antonio Riccoboni in fua morte .
2 II famolo difenlòr di Dante ^Jacopo Mazzoni
riconobbe per opera indubitata di lui quella de
Vulgari Eloquenza , e come di tale , fe ne valfe ,
allegandola più d’una volta .
3 II Vefcovo di Ugento e poi di Crotone An-
tonio Minturno , nella Poetica , la quale mandò a
{lampare in Venezia ritrovandofi al Concilio di
Trento , ricorre ai precetti , che Dante dell’ Ita-
liana Eloquenza ci diede , ulando in tal forma il tito-
lo lleffo , da me ulàto nella prelènte opera .
4 Girolamo Zoppio in più luoghi delle Particel-
le >
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I
ITALIANA' 26$
le , e nella Poetica fopra Dan; e tiene per ficuro lib. u.cìp.xuT
quello libro de Vulgari Eloquentia . fn- fi.
5 La noftra valorolà Accademia Sanelèdegl* '
Intronati con unanime lèntimento abbraccia quello
libro di Dante , lòtto la Icorta di Claudio Tolomei ,
che nel Tuo Ccfano , Dialogo fopra il nome della Vol-
gar lingua , citollo più volte , folo freddamente^»
vaneggiando , perchè Dante avelTe fcritto in la- «r. * H ' ’ ‘v
tino della lingua volgare , e dicendo in perfona del
Ccfano da Pifa , che Lodovico Martelli ingegnofa-
tnente averte tentato di inoltrare , che il libro non
forte di Dante . Certo ingegnofamente avea tentato , e
non altro . Di quelle colè già da noi fu ragionato
quanto ballava con far vedere , che Dante promifè
di Ieri vere in latino (òpra la lingua Volgare \ e che
pofeia il Villani, il Boccaccio, e l’Aretino attellaro-
no , avervi pure lui fcritto in latino j onde non fer-
ve cercar di vantaggio .
6. Ma Celfo Cittadini tenne lèmpre il detto li-
bro, come di Dante , lènza mai rivocarlo in dubbio , cdf’ xrttm
nè da Icherzo, nè davvero . Così fece nel Procedo , — -af.x.x u.tH-
e nelle note MSS. alle Profc del Bembo , alla Gian-
ta del Callelvetro , al Cofano del Tolommei , e alle
Battaglie del Muzio , tutte le quali opere , da lui
poltillate, lì trovano in Roma , parte nella libreria
Chigi , e parte in quella del Signor Marchefe Cap-
poni .
7 Al Cittadini fi accorda Bellifario Bulgarini in
più luoghi de’fuoi volumi intorno alla Commedia *>««/**. 7* fi-
di Dante. Il Crefcimbeni, da me avvertito dell’ xìfrftùizqti»
identità di quella operetta , nel favellarne affai
leggermente , uso qualche arte per fua propria e
troppo vifibile fuggezione . ' wi
8 ApprelTo al Bulgarini fe ne viene Adriano
Po-
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tic. II. Cap. xlii.
Lctnrt pag.^6%. 433.
Turami m pag. 4.
»>• *b aj. 39.
D» Antiquii. Pota-
mi pai. ìfì-
Spici!. pag.rj. cel.i.
■ . . pag . a*. co/.i.
Muti» Litttri pai .
*49-
Bai tallii fiì. 93 • a.
— /W.96. 99.117.
Avvirthntnti to.l.
iib.lU Cdp.ni. pag.
Prtiiu. 17. vtl.r.
«
264 Della Eloquenza
P*/;// nel Dìfcorfo , aggiunto alle Tue Lettere T
9 Segue finalmente a moftrarfi del medefimo
parere Scipione largagli nei Turani ino , Dialogo
del parlare e dello fcriver Sanefe .
10 Aggiungiamo due Padovani , lo Scardeone 9
e Lorenzo P/gnoria nello Spicilegio alle Storie di
Albertino Muffato } indi il Muzio , il Cor lineili ,
Torquato Ta[fò , il Touch et , e 1’ Allacci , altrove ad- .
dotti , e avremo il decreto folenne e favorevole di
un intero Senato di valentuomini , fenza , che vi
aprano bocca in contrario i due imperiofi Critici
della Italiana Eloquenza , Lionardo Salviati , e
Udeno Nifieli , il primo de’ quali fiotto voce a gran
pena di quefto libro fece menzione, e il fecon-
do pur fi contenne in non rammentarne altro , che
il titolo , in tal guifa a bel diletto sfuggendo amen-
due l’entrarne in difcorfo . Dunque con la forza
delle ragioni interne , e dell’autorità efterna efi-
fendofi abbaftanza giuftificata la verità del libro
di Dante de Vulgari Eloquentia , pafferemo ora ad
efporre nel lèguente libro ni. 1’ ultimo compi-
mento dell’ opera noftra .
DEL-
2 6s
X DELLA
ELOQUENZA ITALIANA
LIBRO TERZO
La volgar lingua Italiana innalzata alla predicazione
della Morale , ridotta a regole di Grama fica ,
e fornita di ferì t tori in ogni materia .
Uantunque da principio la
noftra lingua Romanza , o
volgare , fi vedelTe ordina-
riamente occupata in foli
argomenti fedivi e piace-
voli , mentre gli altri li ri-
ferbavano all’ idioma lati-
no , da ciò non ne lègue,
che per idruzione del po-
polo non fi penfalfe dai fa-
cri minidri a predicare in favella Romanza fino
dal tempo , che ella cominciò aver ufo comune tra
la moltitudine . San Tommafo di Aquino , che nac-
que verfo l’anno di Crido 1224. nelle lezioni ni.
e v. de’ Tuoi Comentarj fopra il capo xi v. dell’ Epi-
doto r. di san Paolo Apodolo ai Corintj , ne dà
contezza, come al fuo tempo benché i nodri po-
poli Italiani favellalTero comunemente in vulgari ,
che vuol dire in idioma Romanzo , nientedimeno
in Chiefa, per olfequio e riverenza del luogo, e
della lingua facra , fi favellava fotomente in lati-
no : omne: loquuntur literaliter in Ecclefia , quia
omnia dicuntur in latino , che è il latino grama-
tico , altramente letterale j mentre il termine lite-
L 1 tali-
r.
Antica d !fc 'pil-
li .1 di predicate in
Chiefa Latinamen-
te a c fuori di
Chiefa io lingua
volgare ,
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266 Della Eloquenza
lib.iii.cap.' ’i. raliter , lignifica latinamente , che Dante ditte an-
jtvxtnim io i cora èrainmatìce : co fa pure accennata dal Cavalier
Uh. i. espi x ini Salviati . Quefta voce , grammatica , importa fenfo,
t‘i- M-mfin*. contrario a quello di vulgare , nome ruttanti vo, cioè
lingua e fermone , che volgarmente da ciafcheduno fi
parla , il cui oppofto fi è letterato , e gramaticale ,
come già più volte abbiamo avvertito; perocché la
gramatica dittiate dal volgo il noftro parlare , chia-
mato per altro, vulgare latinum , che fovente fi pre-
te per lo medefimo , che volgar comune Italiano ; da-
chè pretto Dante e il Boccaccio , conforme a quanto
fi ditte, latium e latinum corrifpondono a Italia ,
e Italiano . Di ciò altresì ragionarono il Trifjtno nel
fuo Dialogo del Ca/lellano , il Muzio nelle Battaglie,
e per avvito del Corbinelli in principio delle no-
* te al libro della Volgare Eloquenza , Dante prima
d’ogni altro, il qual prete quefto nome, volgare, fu-
llantivo, per favella e lingua , volgarmente e co-
munemente ufata ; come Volgar Fiorentino , Volgar
Sanefe, il cui oppofto fi è gramaticale , e letterale ,
cioè latino intento noftro; ladove latino in tentò
di Dante , e di altri , vuol dire , Italiano . La ra-
gione , per la quale in Chiefa fi parlava in latino
gramaticale , e non in volgare , ci vien tonimi nift rat a
dal medefimo Dante nel libro i. a capi ix. della
Volgare Eloquenza , dove riflette , che il fermone la-
tino gramaticale è inalterabile e comune , ma il
volgare di quando in quando è mutabile . Le paro-
le di Dante furono altrove dame portate; ma ora
debbo di nuovo portarle ad altro fine : gramma-
tica nibil aliud e/l , quam queedam inalterabili s lo-
ca ti oni i idemptitat diverfit temporibui atque lodi .
Hate quum de communi confenfu multar um gentium
fuerit regulata , nulli /iugulari arbitrio videtur ob-
noxia .
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Italiana 267
noxia , & per confequens nec variabili s effe potejl .
Sicché la Gramatica in fenSo di Dante , mantiene
invariabile l’ identità della lingua latina , la quale
per antichissima disciplina cattolica , non alterata
fino alle ultime novità dell’ erefie, fi evoluta dai
capi Supremi e visibili della noftra Santissima reli—
}»ione conservare intatta nella liturgia e uficiatura
aera , non ammettendo , che in ChieSà nè pure fi
predicale la parola di Dio in volgare , ma Solo in
favella gramatìeale , e letterata , che vuol dire in
lingua latina , già ricevuta e Stabilita con regole
SìSTe per confenfo generale di tutti , de communi
confenfu multar um genti um , quando al contrario le
lingue vive, per avvertimento del medefimo Dan-
te , variando ogni cinquanta anni , la ChieSà latina
fi guardò Sèmpre di non foggiacere nelle fue litur-
gie a quefte variazioni , per non avere a Sconvol-
gere , e a mutare ad ogni tanto la fua divina uficia-
tura . Perciò nè anche volle ammettere , che nella
cafadiDio fi predicaSfe in altro idioma, che nel
latino ; ladove in qualche paefe altro non manca ,
fenonchè in Cbiefa comincino a recitarfi i Drami
muficali , e le Commedie . Nel famofo Configlio de
Emendando ecclejia , dato al Pontefice Paolo III.
d’ordine fuo da nove grandi uomini , otto de’ quali
furono Cardinali , e un Papa , fi annovera tra gli
abufi il permettere , che fi diSputi in chiefa , e che
vi fi trattino rei divine: coram popolo valde irreve -
renter in conclufioni pubbliche, etiam de rebus theo-
logìcìs , qua certe multum exiflimationis perdoni apud
vulgo s: e fi configlia levarle . 11 rito di predicare
in Cbiefa in latino , e non in volgare fi mantenne
fino a’ Secoli, a noi vicini; e in Roma dura tutta-
via , mentre in capella pontificia al Sommo Pastore ,
Lia al
Li*. III. Ca?. I»
;
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Li i. III. Cap.I.
Configli del Gulc -
eiardlni fa ». 88.
ì6 8 Della Eloquenza
al facro Collegio de’ Cardinali , e ai Prelati , con
lui rapprelèntanti la Tanta Romana Chielà , ila in
olfervanza l’antico rito di predicare folamente in
latino . In volgare poi fi predica fuori di capella
in fiala del Conciftoro , 'a porte chiufie , e privata-
mente , lènza che alla (coperta vi fi vegga il Ponte-
fice , quafichc egli in Tua prelènza non ammetta la
predicazione in altro linguaggio , che nel facro ,
che è il latino. Non ci mancano altri incontralla-
bili teftimonj di quella venerabile dilciplina di non
ammettere in chiefia le prediche in lingua Romanza ,
o volgare , ma folamente in latino : e ciò rifulta da
più Quarefimali , Icritti , pronunciati, e poi llampati
latinamente da celebri Italiani de’ lor tempi . En-
trano in quello numero le Prediche di Gabriello
Barletta della città d’Aquino , onorato dal Corbi-
nelli con l’elogio di graziofo , le quali fi trovano
llampate in Lione da un De voli nel 1502. in forma
ottava: e per entro in vece di finti Padri fi citano
Dante, e il Petrarca . Latini fimilmente fono i Qua-
refmali , e i fermoni più volte llampati del nolTro
Lionardo da Udine , e di Pietro Geremia , tutti Frati
dell’ordine de’ Predicatori . Tali pure fon quelli
de’ due Santi, Bernardino da Siena, e Giovanni da
Capi/ìrano j e poi quegli altri dii Roberto Caracciolo
Velcovo di Lecce , di Michel da Milano , e di Barto-
lommeo da Pifa, tutti dell’ordine de’ Minori . Il Qua-
rejintale di quell’ ultimo fi trova llampato in Mila-
no da Olderigo Sciczenceller nel 1496. in quarto .
Quello di Paolo Attavanti Fiorentino dell’ ordi-
ne di Santo Spirito di Roma , che pure invece di
santi Padri cita Dante , e il Petrarca , fu llampato
in Milano dal detto Sciczenceller e da Lionardo
Pachel nel 1479. in foglio. Latine fono ancora le
Pre-
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- — — — -
'Italiana 269
Prediche di san Lorenzo Giufiiniano , ultimo Vefco-
vo, e primo Patriarca della città di Venezia : e tutti
quelli infigni predicatori furono tra loro coetanei ,
come fioriti nel fecolo xv.
VEro è , che le Prediche , non ancora ftampate ,
di Fra Giordano da Rivolto , altresì dell’ordine
de’ Predicatori, e molto più antico degli accennati,
come quegli , che le fece dall’anno 1300. al 130 6.
furono da lui dette' e compolle in volgare , e non in
latino . Però fi ha da riflettere , che non le difle già
egli in Cbiefa, ma nelle piazze dinanzi a varie Glie-
le di Firenze , come fi trova notato in principio di
alquante di effe Prediche in un codice antico della
nollra Accademia della Crulca, additatomi dalla
erudizione e ugual gentilezza del Signore Abate
Bottari , dove fi cfprimono le piazze di tanta Ma-
ria novella , de’ Priori, di tanto Apollinare , de’ Fre-
fcobaldi, di santa Reparata , di santa Felicita Oltrar-
no , di santo Stefano a Ponte, e di san Lorenzo . E le
altre Prediche del medefimo Fra Giordano , le quali
fi trovavano anche ne’ codici di Francefco Redi , fi
danno per fatte in qualche Chieja al dire ancora del
Cavalier Lionardo Salviati , bifogna confiderare ,
che di que’ tempi leChiefe aveano annelfe le fab-
briche d e? portici , e dell'atrio , che in fufianza era-
no parti elleriori delle Gliele , dove fi predicava
Jualora la pioggia, o altro incomodo impediva il
arlo di fuora in piazza al concorfo del popolo .
Santo Andrea Corfini, dell’ ordine de’ Carmelitani ,
e Velcovo di Fiefole nel lècolo xtv. concorre ad
autenticare col fuo efempio la collumanza , attefla-
taci da san Tommafo cT Aquino , di .non far Prediche
volgari in Chiefa , ma fuora in piazza j imperciocché
Piero
Lib.HI. CAf.lI.
11.
Le Prediche lati-
ne fi ficcano in
Cbiefa 5 c le vol-
gari fuori di Cbie-
fa.
Avvertita, to. t.
Uh. il. cap. xii.
pag. no.
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370 Della Eloquenza
li». ih. cap.ii. Piero Andrea Cajlagna nella Vita di quel santo Vc-
fcovo Icrive , che egli predicava al Tuo popolo
ca(. v. $• xxi. fuper plateam Fefulanam , perchè lo faceva in lin-
gua volgare . L’autore dell’antica Idoria di Roma
. in favella Romanza , da me altrove allegato , donde
fu tratta la Vita di Cola di Rienzo , narra a ca-
pi vi. come nell’ anno 1334. Fra Ventanno da Ber-
gamo dell’ordine de’ Predicatori con gran con-
cordi de’ Romani predicò nella Cbiefa della Mi-
nerva , e che poi fuori di Cbiefa andò a predicare
al popolo nella piazza del Campidoglio . Udiamo
le parole dell’ Iltorico : predicao in santa Maria
Minerva lo die dell' Annunciazione . Puoi predicao in
Campituoglio nello parlatorio . Per quello parlato-
rio , detto anche parlagio , s’intende la piazza , in
latino , forum , fecondo il Vocabolario della Cru-
fca . Segue l’Idoria : tutta Roma truffe per odire fog
predica . Forte teneano mente Romani . Quoti fava-
nò , e Roncano cura , fe peccava in faizo latino ,
cioè le faceva qualche (cappata lènza chieder licen-
za a Prifciano, perchè il Frate inChiefà alla Mi-
nerva, giuda la codumanza, predicava latinamente ,
e non in volgare , come poi fece fuori di Chiefa in
piazza del Campidoglio . Se caliamo giù baffo , tro-
veremo , che il medefimo rito di predicare in Chie-
, fa latinamente , e fuora di Chiefa in volgare , durò
lino alla fine del lècolo xv. e forfè più avanti . Fra
Girolamo Giannotti da Pidoja dell’ordine de’ Pre-
dicatori volgarizzò xxv. Sermoni , o Prediche la-
tine del famofo Fra Girolamo Savonarola del me-
delimo ordine , le quali Prediche latine erano date
da lui dette in tempio dive Reparate , allo Icrivere
del Giannotti nella lettera , prepoda al fuo volga-
rizzamento. Dice egli di^iconofcere per lingolar
gra-
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Italiana 271
grazia di Dio il penfiero venutogli di volgarizzare
xxv. Sermoni latini del Savonarola (opra il Sal-
mo lxxii. intorno alla divina previdenza verfo i Tuoi
eletti: e per chiarirli della fedeltà del volgariz-
zamento,invita altrui a leggere il tefto latino , pre-
dicato dal Savonarola in Cbiefa di tanta Maria del
Fiore di Firenze . Quelle Prediche fi trovano ftam-
pate in Venezia da Agollino de’ Zanni nel 1528.
in forma ottava . Altri Sermoni , o Prediche xlvii.
dette dal Savonarola in Firenze negli anni 1494.
e 1495. fopra Giobbe , e parimente ftampate in Ve-
nezia per Niccolò Bafcarini nel 1545. in ottavo, fu-
rono tradotte di latino in volgare da altra perfona
religiolà . Sicché il Savonarola recitava le lue Pre-
diche latine in Cbiefa : e perchè fi leggefiero e reci-
taflero anche di fuori al popolo , elle furono rivol-
tate in favella volgare. Cosi pure san Bernardino da
Siena recitò in varie cattedrali , e in quella di Ve-
rona, le fue prediche latine, le quali da chi udì reci-
tarle in Firenze nel 1424. mefle in buona favella
volgare , io vidi a penna in un groflò volume in fo-
glio prefio il mio ftimatifiimo Signor Senator Buo-
narroti . Pel medefimo fine di giovare al popolo
fuori di Chielà con dargli un ottimo e ficurifiimo
tefto di Prediche Italiane , fi videro intorno a quel
tempo volgarizzate le Omelie di san Gregorio Magno,
e ftampate in Milano dallo Sciczenceller e dal Pa-
chel nell’anno 1479. in foglio . E così pure i Morali
del medefimo santo Pontefice fopra il libro di Giob-
be furono volgarizzati daZanobi da Strata, Prelato
della Corte pontificia d’Avignone lotto Innocen-
zo VI. della qual opera da me ultimamente fi è data
una nuova edizione . Quello coftume di volgariz-
zare gli antichi fermoni de’ Padri latini , e de’ Greci
an-
LiaJU.CAP.II.
Cap. v. ai.
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num.WU.
272 Della Eloquenza
Lm.ni.CAi-.il. ancora, per irruzione degrimperiti, fi vide poi rin-
novato per ordine del Concilio di Trento ,ficcome
udiremo più avanti . Le fuddette confiderazioni ci
aprono il campo a fpiegare qualche dubbio , pro-
Prjfatio in lomum pollo dal Padre Mabillone intorno ai Sermoni di
san Bernardo , anticamente ferini in lingua Ialina ,
nii690.fag.joc. e anche nella Romanza , o Gallicana volgare , dai
Teotifchi , o Tedelchi, appellata Vallonica , lardan-
do quafi in dubbio in qual delle due lingue foflero
ferini e recitati dal Santo : il quale però nella let-
tera xvii. a Pietro Cardinal Diacono e Legato
Apoltolico , afferma, che aliqui fratre: nonnulla ex
hi: , qua , me coram audiere loquentem , suo stilo
excepere . Dunque san Bernardo fcrilfe e pronunciò
i fuoi lèrmoni in latino , conformandofi alla rice-
vuta difciplina , perchè gli faceva in Chiefa , come
pur fecero anche i noftri Predicatori Italiani: e vi
fu chi raccogliendogli dalla bocca del santo Abate
in Chiefa , ne fece trafporto in lingua Romanza
Gallicana , ficcome appunto accadde in Firenze di
quelli di san Bernardino da Siena , per poterne far
ufo fuori di Chiefa . Si vede , che la coftumanza di
far prediche latine in Chiefa durava tuttavia in Ita-
lia nel pontificato di Paolo III. veggendofi quelle
CClfidoro Clario , Velcovo di Foligno, col titolo di
Orationes extraordinarie: , dedicate a san Pio V. e
ftampate in Venezia da Domenico Niccolini nel
1567. in due tomi in quarto. La Predica xvi. del
tomo 1. così comincia : frequem ijle , quem cerno ,
•oirorum, mulierumque conventus . E dopo il prin-
cipio della Predica xvm. fi leggono quell’ altre
parole : era: àr duobu: olii: deincep: diebu: , quemad-
modani fuperiore Donunico die admonuimu: , folemnes
prece: bic ita in temvlo fieni . A que’ tempi gli uo-
‘ mini
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Italiana 273
mini dotti erano tuttavia più inclinati a fcrivere in XiTm. c a r il
latino , che in volgare Italiano , talché famigliarmen-
te fcrivendo in noftra favella, vi cacciavano dentro '
affai piu del latino , che del volgare , per quanto
mi c accaduto vedere in qualche lettera di Jacopo
Antiquario Perugino , Segretario ducale di Milano,
e in una , fcritta al Conte Giovanni Pico della Miran-
dola da Cofimo de' Pazzi , dipoi Arcivelcovo di Fi-
renze , fopra la morte di Marco Barbo Cardinal di
•san Marco, e Patriarca d’Aquileja ; ficcome anco-
ra in altra di san Gaetano 3» perocché le voci latine
di primo afpetto più delle altre fembravano amrni - Avveri,
rabilì e venerande, per dirlo con l’efpreflfione del «1p.xu1.7wj.4f.
Salviati . Laonde Frate Francefco Colonna, Cano-
nico regolare Trivigiano , e autor conofciuto col
nome di Polifilo , fi ftudiò più di tutti di coltivare,
non da fcherzo , come Fidenzio , e Merlino Cocajo ,
ma fedamente , quel medefimo itile nel fuo mi-
rteriofo Romanzo , al quale con voce , comporta di
tre parole Greche, TriNOc . Epnc . maxh diede il
nome di Pugna d'amore in forno , o fogno , intitolan-
dolo , Hypnerotomocbia . In quefto Romanzo egli
volle moftrare , che le cofe , per l'ainor delle quali
tanto quaggiù fi vaneggia , non fono altro , che fo-
gni. Il libro fu fcritto in Trivigi nelFanno 1467.
e per opera da Lionardo Graffo Giureconfulto Ve-
ronefe fu dipoi meifo alle ftampe in Venezia la pri-
ma volta dal vecchio Aldo nell’anno 1499. Qui fi
potrebbe dir qualche colà dei libri ix. de’ Detti e
fatti memorabili , fcritti in lingua volgare da Ba ti-
fa Fregofo ( non Fulgofo ) Doge di Genova nel fe-
coloxv. ma non eflendoci altro, che hfohver-
fone latina di Cammillo Gbilini , dapprima ftam-
pata in Milano da Jacopo Ferrari nell’anno 1508.
M ni in
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274 Della Eloquenza
ht.in.CAr.il. in foglio, non polfiam dirne di più. Rimarrebbe
a parlare del Pellegrino , Romanzo di Jacopo Cavi-
ceo Parmigiano , fcimia del Filocopo del Boccac-
cio in tempo del Pontefice Aleflandro VI. ma l’ora
ornai tarda ci chiama a riandare il primo regolamen-
to gramaticale di quella noltra favella. Però innan-
zi di farlo , non è da palTare in filenzio un noftro ,
il quale in principio del fecolo xv. trattò dell’ar-
meggiare da corpo a corpo in iibarru o {leccato
et oltranza , come egli fi fpiega nell’opera volgare ,
che fopra quella materia dillefe in dialetto corren-
te : e vuol dire in gio/lra offenjìva , e ne’ tornei ,
fra la nobiltà d’Italia frequentilfimi in quella età ,
re’ quali erano degenerate le feftevoli giollre , che
prima fi collumava di fare con armi innocenti $ e
fé talvolta accadeano cafifunefH, ciò era contra
la mente degl’inventori , i quali cercarono di ri-
mediarvi con leggi opportune . Ma inproceflodi
tempo le ne introduliero delle altre, giollrandofi
con armi da guerra , cioè a dire con lance e fpade
MattbS, Psrìi Hi- non ifpuntate ; donde Matteo Paris prele motivo
fior. Angtorum ut. chiamare quella fpecie di tornei , Torneamentum
*}’. erueHtum s perche le due parti ollilmente fi af-
ub.wi.A.D. frontavano con armi offenftve . I Francefi le dittero
ji47 fg.7}i*tìt. armi a cutrance , la voce outrer lignificando tra-
'Ltndmemfii • r- .r , i • ^ .
figgere con ìfpada o lancia, e panare il nemico da
parte a parte ; donde vennero le voci Italiane
oltraggio e oltraggiare . Laonde armi a outrance
efprimeano le zuffe con armi offenjive , le quali
non terminavano lenza fpargimento di lingue, o
morti , o fenza che l’atterrato fi delle per vinto .
Tali armi fi prendeano di comune conlèntimento ,
e fenza determinazione di giudici , benché dinanzi
a’ giudici , eletti dalle parti , e fiotto condizioni ,
fcam-
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Italiana 27 j
fcambievolmente accettate. Se quelli combatti-
menti erano perfonali , e da uomo a uomo , fi di-
flingueano dai duelli , fatti Tempre con l’ordina-
mento del giudice . Carlo Ducange ha comporta una
infigne Differtarione fu quefto argomento , ed è
la vii. tra quelle fopra l’Iftoria di san Luigi IX.
Re di Francia , fcritta , come dilli altrove , in an-
tica lingua Francete da Giovanni Signore di Gioin-
villa , e Sinifcalco della Sciampagna . Ora il noftro
autore Italiano , che divisò di quell’arte micidiale
di armeggiare da corpo a corpo, detta in France-
te a outrance , col fuo nome proprio fi chiamò Fio-
re , e fu della antica fchiatta de’ Signori liberi del
cartello di Premariàco , ficcome afferma egli Hello
in un tefto membranaceo a penna , che era in Ve-
nezia prelfo il Signor Niccolò Marcello di santa Ma-
rina. A Criftallo , antenato di quello Fiore, che
fu gentiluomo della Città del Friuli , l’Imperado-
re Arrigo V. diede un privilegio onorifico in Ve-
rona nell’anno 1 1 io. Dunque Fiore di Premariàco
delcrivendo i Tuoi militari avvenimenti , ufa la pa-
rola Italiana oltranza , tratta dalla Francefe outran-
ce, nell’annoverare gli allievi , da sè fatti in quell’
arte fanguinaria, tra’ quali, oltre ai Tedelchi,
fi contano Galeazzo de' Cattaui di Gr insello da Man-
tova , Lancillotto da Beccaria Pavele , Giovanni da
Bajo Milanete, e Azzo da Cajlelbarco nelle parti
di Trento. L’armeggiare, inlegnato da Fiore ,
fu di lancia , azza , Jpada , e daga : e i combatti-
menti de’ Tuoi fcolart teguirono in Perugia , Imola,
Pavia , e Milano , a’ quali egli inlègnò l’arte di na-
fcofto e con giuramento efprelfo di non palefarla :
e dice , che per grazia di Dio nè egli , nè alcun
fuofcolare fu mai perditore ; donde fi vede , come
M m a in
Lih.lU.CitpJU.
III.
le Regole grama*
ricali della lingua
volgare comincia-
rono a farli nello
flato di Venezia ,
principalmente dal
fortumo .
'Varchino top. III.
2 “6 Della Eloquenza
in quel tempo la noflra nobiltà Italiana era sì bene
iftruita della religion Criftiana , che in una profef-
fione così oppolla alla legge di Crillo , faceva en-
trare la grazia dì Dio , immaginata a fuo modo.
Se mai fo(Te cafo di avere il codice intero di Fiore ,
in cui egli deferire le fue prodezze , fi potrebbe
fargli qualche carezza erudita , e metterlo in luce
per informaz.ione de’ collumi di quella età, molto
differenti da quelli della noftra , in cui dalle per-
fone gentili , cioè nobili , fi profeffa generalmente
una difciplina molto divella .
ENtriamo finalmente nel principio del lèco-
lo xv r. quando gli ftudiolì della Italiana Elo-
quenza , già crelciuta a maraviglia per le fatiche
di molti eruditi , capo de’ quali fu il Bembo, co-
minciarono a penfar di Affare in ileritto le fue re-
gole gramaticali , traendole con matura offervazio-
ne dalle opere de’ tre famofi maeftri , Dante , Pe-
trarca , e Boccaccio . A quelle regole niuno della
nazione Tofcana per l’addictro avea nwipenfato,
contentandofi ciafcheduno di ufiare la propria fa-
vella , e di leggere , come a cafo , le opere , det-
tate nella medefima, lenza internarfi nell’effenziale
di effa . La prima gloria dell’invenzione di quella
nollra Cromatica Italiana è totalmente dovuta ai
letterati della nazione , fuggetta all'imperio della
Signorìa Veneziana , e principalmente ai dettami ,
e agli elempj del Bembo, quantunque Gìatfrance-
feo Fort urlio, uomo di profeffione legale in Vene-
zia , al dir di lui ItefTo in principio della fua opera,
ma Schiavane , fecondo il Muzio nelle Battaglie,
cioè nato in Dalmazia , innanzi ad ógni altro pub-
blicale le fue Regole gramaticali della velgar lìngua ,
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Italiana 177
che furono primieramente ftampate in Ancon.i-j Lm.in.CAP.uj.
nell’anno 1516. profetando egli di averle tratte
in particolare da trefoli territori , Dante , Petrar-
ca e boccaccio , da lui frequentemente allegati per
fonti principali delle fue Regole , che in nulla con-
vengono con quelle del Bembo , efpofte ne’ tre
libri intigni delle fue mirabili Profe , le quali ei
mife in luce in Venezia nei 1525. nove anni dachè
il Fortunio avea pubblicate le fue. Ma decorile i
cultori delle belle arti hanno le loro particolari
affezioni e gelofie di non effer prevenuti nella
divulgazione delle proprie feoperte in materia di
lettere ,• il Bembo nel veder le Regole del Fortunio ,
non potè contenerfi dal moftrarne qualche lènfi-
tivo difgufto , talché vinto dalla debolezza uma-
na cercò di feemare alle medelime il pregio , per
quanto fi raccoglie da qualche fua lettera , confi-
dentemente tcritta ad amici , e dappoi ftampata.
Per altro il Fortunio nel bel principio atferitee di
aver nella fua verde elude comprete quefte fue Re-
gole in libri v. per ammaeframento di sè medefimo
con la fpetfa lettura e offervazione de’ tre accen-
nati maejlri , il terzo de’ quali , che è il Boccacio,
egli chiama il volger Cicerone Certaldcfe a diffe-
renza del Latino Arpinate , dichiarando di non
avere avuto penderò di metterle fuora ; ma, che
Tda molti giudicioji e cari amici , che di loro lettura
fatti erano fovent e partecipi , più volte con preghiere
configliato a farle comuni , gli parve ditconvenevo-
le il non farle , comcchè rimanetfe perfuafo di non
aver da riceverne lode , mapiuttollo biafimo da
coloro , che ne davano per Vana l’impreta a cagio-
ne di non aver lui cognizione di tutti i dialetti
delle Italiche regioni , e delle loro cittadi e ca fella,
' lado-
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278 Della Eloquenza
Ln.in.CAP.iii. ladove , fecondo quefti , farebbe flato meftieri di
ridurgli tutti a regole,© particolari,© comuni: colà
imponibile, nonché malagevole per la varietà del-
le pronuncie, e mutabilità dcWufo , giufta l’ader-
2 ione di Dante in principio de'fuoi Convivj : nel
qual ufo , come in cofa mobile , regole nè generali,
ni particolari , che J labili fodero , poteano fondarfi.
Soggiunge , che altri meno indifereti , diceano,
che quantunque ben fofife il moli rare altrui le Re-
gole degli autori Tofcani , ciò al Fortunio , come ad
uomo di prof e [pone molto diverfa , c di loquela alla
Tofca poco Jomigliante , più , che a ogni altra perfò-
na difeonveniva. A quelle e ad altre oppo(Ì2Ìoni
rifponde il Fortunio , che il folo Tofcano dialetto ,
come il meno corrotto di qualunque altro d’Italia ,
ftoteva porgere il regolato ordine di parlare : nè a
ui difeonvenire il dar fuora le fue Redole , da sè
ritrovate nello fludiare i tedi de’ tre autori To-
fcani , l’idioma de’ quali non era mutabile , ma po-
co diverfo dal comune de’ letterati , che dal più al
meno ufàvano le flefle parole Toicane de’ mento-
vati fcrittori . Intanto egli dice di avere il primo
ritrovate le Regole della lingua volgare ; di edere
flato il primo volgar gra malico a difendere in campo j
di aver data cagione a più alti ingecni, e piti
ej, ere/ tati di lui nella volgar lingua , di pensare a
formar nuove Regole dello fcriver correttamente j
e che dopo lui farà agevole , alle cofe già ritrovate
aggiungere : donde apertamente rifùlta , che il
Fortunio accenna altri : e che quefti non può edere
fenon il Bembo co’ fuoi amici , i quali allora , come
udremo dappoi , fudavano in quefto aringo della
Italiana Eloquenza . Edo Fortunio alla fua Grama-
tica dà il titolo di nuova: e benché nel chiamarla
bajfa
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Italiana 279
baffo polvere , Tenta modeftamente di erta ; dice HBjxr.CAr.uj.
contuttociò di Tperare , che niun vento, qua, e là
per l' aria dimenandola , potrà difperderla : e di-
chiara , come di cinque libri , da se preparati , egli
dava per allora in luce i primi due , per trattarfi in
quelli il modo di dirittamente parlare , e corretta-
mente fcrivere : e promette di dare gli altri non
molto dopo. Verfo la fine del libro il. fotto alla
lettera S, di bel nuovo accenna il Bembo, ragio-
nando della voce Narciffb , ferina dal Petrarca in
rima con doppio SS , comecbè , dice il Fortunio ,
nelle carte di lodevolijjimo fcrittore moderno fi legga
con un folo S, e qui vuole elprimere il libro il. de-
gli Afolani , llampati allora di frefeo la prima volta
in Venezia dal vecchio Aldo nell’anno 1 504. Vera- fi
mente l' ufo Italiano porta , che delle due voci In pr'nc'p.‘°|r*(irf.r
latine , ParnaJJu s , e Narciffus , facciali Parnafo, e 1 .ìUdÌuiI '**
Narcifoj ma quelli fono cali particolari : e del pare-
re , che le rime infegnino la vera ortografia, furono
eziandio il Muzio, e lo Speroni . Quindi fi rende
chiaro, che il Fortunio fu il primo a darci Regole 'Le*l'Kl\v u
gramaticali dell'Italiana Eloquenza , e che le diede c*na*t paj'h*.
affai proprie , e ben ragionate , prendendole con
lutto 1’ avvedimento dai tre lovrani maellri , e in
primo luogo dalla Commedia di Dante, la quale
per elàtterza di regole al delicato gullo del Bembo
non fu in molta grazia : onde lo Speroni fi trovò in Or»tufai. i4j.
necelfità di procurar di fallamelo. Ma cornee quan-
to il Fcrtunio folfe verfato in Dante 00 n meno , che
ne’ due altri , lo manifellano le Tue copiolè citazio-
ni , e piene di buon fenno , avendo egli più volte
corretto il tondino, e confultati i tcfli a penna, fra’
quali ne nomina uno antico di Dante, comunicatogli
da Cornelio Cafialio, g i u r econ fu 1 1 o, o ra t o re, c poeta,
da lui molto efaltato . Benché
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s8o
Della Eloquenza
Lib.III.Cap.IV.
XV.
Le Regole del
J-ortunio , taccia-
to a torto di pla-
giario , fono lue
proprie , nè han-
no che tare con
quelle del Bembo ,
Lettere volgari to-
mo 1 1. lib. 1 1. pag.
17.18. edizione di
Aldo del rjfo.
\
BEnchc quelli particolari intorno al Fortunio ,
fieno così ben fondati , che non fi polTono ri-
vocare in dubbio; nientedimeno rimangono ancora
fortificati da una lettera , che il Bembo fcrirte da
Roma il di primo Aprile dell’anno 1512. a Trifon
Gabriello nel mandargli a Venezia i due primi
libri , fino allora da se comporti [opra la volpar lin-
gua , i quali egli facea conto , che poteflero abbrac-
ciare la mezza parte di tutta l'opera. Dichiara il
Bembo di fpedire il fuo ftefio originale, perchè fia
letto da Trifone , da Giovanni Aurelio Augurelli , da
Niccolò Tiepolo , da Gianfrancefco Vallerò , da Giam-
batijla Ramufio , e da Andrea Navagero , tutti fuoi
comuni amici , i quali , come periti della materia ,
aveano voluto veder quella parte , così , come era , im-
perfetta e incorretta , al dire del Bembo , che pre-
ga cialcheduno di loro a dargli fenza rifparmio un
ejlratto , e un quinternetto degli errori 0 avverti-
menti , che avranno veduti , per trattarli di opera ,
che ha da effere a comune utilità di quejla lìngua .
L’ Augurelli , da gran tempo dimorante in quelle
parti, era da Rimini, e già flato maeftro del Nava-
gero, c del Bembo , il quale perciò in fegno di grata
onoranza ei chiama col titolo di Padre. Il vecchio
Aldo rtampò le fue Canzoni latine, e il poema della
Crifopeja , o fabbrica dell’oro , dignu: profetilo , ut ,
quod tom fedulo qmsrebat , inveniret , di lui Icrive
Lilio Gregorio Gir aldi nel Dialogo 1. de’ Poeti del
Aio tempo . Il Bembo richiede nella lettera con pre-
murofiifima iftanza , che niuno pigli efempio , o co-
pia veruna di quelle fue carte : e ne fa guardiano fe-
dele il Ramufio . Indi a lui rivolto, finifee con que-
lle parole : ceterum , perché fono alquanti , che ora
feri-
\
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Italiana aSi
fvrivono della lingua volgare, come intendo ,
pregate da parte mia quelli , che quefli miei fcritti
legger anno, eh e non vogliano dire ad altri la con-
tenenza loro j che non mancano in ogni luogo Calmeti .
Del Calmcta , di cui ragionammo altrove, e che
è rammentato da Baldajfar Ca/liglione nel libro i.
e il. del Tuo Cortigiano , parlò il Bembo con poca
flima nel libro i. di dette Tue Proje : e di lui ci fono
alle Itampe non poche poefie col titolo di Fioret-
to , pubblicate in Venezia da Niccolò Zoppino nel
1 503. e altre col nome di Compendio dicoje nuove, ivi
pure Rampate da Manfrino Buono da Monferrato
nel medefimo anno 1508. in forma ottava : colè in-
vero di poco affare, lenon in quanto è notabile, che
il Sonettafopra l’imprefa della lettera S d’oro, por-
tata in fronte dalla Duchefla d’Urbino,già attribuito
dal Cajìiglione a Bernardo Accolti , detto l'Unico Are-
tino , e Rampato appiè del Cortigiano nella edizione
del Rovillio del 1 562. fi trova in principio di detto
Compendio , come parto del Calmeta . Dunque fi fa
chiaro dalle addotte parole del Bembo, che allora in
Venezia nel 1512. alquanti [trincano della lingua
volgare. E quelli è il Fortunio con quei molto giudi-
cioji , e cari fuoi amici , mentovati nel proemio , i
quali da lui fatti fovente partecipi de' J'uoi libri v.
delle Regole gramaticali ( ficcome il Bembo pur fece
delle fue gli accennati fuoi amici ) con preghiere lo
ajìrinfero a divulgarle . Sicché il Fortunio in Venezia
le avea ferine e con altri comunicate in tempo , che
il Bembo in Roma andava {tendendo le fue , e con
molta gelofia tralmettendole agli amici di Venezia.
Il Trijìno ancor egli avvertile nel fuo Dialogo del-
la Lingua volgare, che dalla provincia, chiamata Ve-
nezia, vennero le prime Regole di ejfa Lingua volgare,
N n co-
Lib-II1Cap.IV,
Il Catìellan» ptgi
17- 'dii* di ter.
rara ,
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ri8.iii.CAP.iv.
Dante Catti» iv.
dell' Inferno .
Dialoghi pag. 430.
282 Della Eloquenza
cominciateli a ojfervare in Padova dal? Augurellì , e
feguite appretto dal Bembo , da Trifon Gabriello , dal
Fortunio , da Niccolò Delfino ( che poi ci diede una
{limata edizione delle Novelle del Boccaccio) dal
Fracajloro, e dal noffro Giulio Commi Ilo , tutti fra
loro coetanei , e la maggior parte amici j donde il
Trittino, il quale ancor egli per la CuaGramati-
ebetta andaya annoverato fra cotanto fenno, viene
a concludere, che il Petrarca meglio s’intendeva
in Lombardia , che in Firenze , perchè di Lombare
dia , o per dir meglio dalla Venezia , vennero le
prime ojfervazioni fopra la lingua di etto Petrarca .
Quindi è, che lo Speroni nella Parte il. del Dialogo
dellTftoria ebbe a dire , che il Bembo , non Tofco, ma
gentiluomo Veneziano tefiinf e la generale opinione , avu-
ta fino a quel tempo in tutta C Italia , di chi fcrivea
volgarmente , che non per elezione ciò facejfe , ma per
piti non potere , fendo ignorante delle altre lingue ;
imperciocché cjfi Bembo f coprì per entro i verfi del
Petrarca , e nelle profe delle Novelle il buono e il
bello della lingua Tofcana , non piti intefo da' Lom-
bardi , e da' Tofani non ojfervato , mofrando con
quale e quanto artificio di nuova gufa di Poefia e
di Grawatica foffer compofte da' loro autori j e con-
figliandoci ad imitargli per potere fcrivere al modo
loro di ogni materia più gentilmente , che dopo quelli
non fi faceva . Ora concludiamo , che l’Italia al For-
tunio è debitrice delle prime Regole della volgare
Eloquenza , dipoi nobilmente ampliate , c arricchite
dal Bembo-, e che appretto aver egli ulate le più cau-
te avvertenze , perchè il contenuto delle Tue carte
non pattatte alla cognizione di altri, fuorché de’ foli
accennati Tuoi confidenti, non ferve più, che alcuno
fi metta a oltraggiare la memoria del Fortunio con
la
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Italiana ' 283
la taccia troppo offenfi va di plagiario $ perocché in
quanto all’avere fcritto il Bembo a Bernardo Tafifo
nell’ anno 1 529. che il Fortunio gli avea furate al-
cune poche cof e, fcritte in un fuo libretto , che egli
vide prima , che fapeffe ben parlare , nonché male fcri~
nere , e chef mettere a insegnare quello , che non fa~
pena , il Bembo in ciò non folo palela umana patfione
contra il Fortunio , ma contradice alla propria fua
lettera , già fcritta a Trifone . E di più fé il Bembo
ftefio alle cote furategli dal Fortunio ( forfè allora
già morto ) dà il nome di poche , non fervi va neme-
no parlarne fenza udire il Fortunio ; poiché fi trat-
tava di colè trite , e comuni , al valor delle quali e
ancora ai detti del Bembo mal corrifponde l’efprefi-
fione adulatrice di Andrea Garifendo in altra lette-
ra da lui frittagli nell'anno 1517. Al rimanente
circa l’eflere fiato un tempo, nel quale il Fortunio
non fapefie nè parlare , nè fcrivere in lingua vol-
gare , forfè come Scbiavone j le fue Regole poi ino-
ltrarono tutto il contrario : nè certo è da credere ,
che i Romani pariafiero in tal guifa de’ Greci e de’
Semigreci , i quali preflò Suetonio furono i primi a
fcrivere le regole gramaticali della lingua latina , e
Prifciano pure , che fu fiato Greco di Cefirèa , e
non latino . Diamo fine a quelli litigj con dire , che
chiunque illuftra le lettere, merita lode, fia pur
egli di qualunque nazione efier fi voglia . Giovanni
Lucio , umilmente Scbiavone , e noto per l’opera la-
tina de Regno Dalmatico &Croati<c, fcrifie le Me-
morie iftoriche di Tratì fua patria ( in latino Tragu-
rium ) nella comune lingua de’ Letterati d’Italia ,
chiamandola, non pili Italiana , che Dalmatina , e
feufandofi piacevolmente , fe per efiere intefo da’
fuoi Dalmatini , non ifcriveva Tofcanatnente : nel
N n 2 qual
Lib.II1.Cap.IV.
Lettere volgari to-
mo ni. litro
/•gì-»-.
Ledere al Semi»
to.x.fegl. 8,. edì-
rjene del Saafovi-
no •
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L nun.CAP.iv.
Orazioni ptg. 14$.
r«s- 477«
2S4 Della Eloquenza Italiana
qual modo ancora il Ca/liglione fi fcusò di avere
ferino il Tuo Cortigiano in lingua Lombarda per non
fàper la Tofcana , intendendo per avventura del na-
tivo e rigorofo dialetto municipale , e non del no-
ftro comune , di cui lo Speroni ebbe a dire nella
Orazione in morte del Bembo, che, Franeefcbi ,
Spagnuoli , Tedcfchi , schiavoni , Ungberì , e Greci
aveano caro di leggere e favellare volgarmente alla
maniera d'Italia , la cagione di ciò attribuendo egli
alla Aia maravigliofa dolcezza. Ma entriamo oggi-
mai nella no Ara Biblioteca della Eloquenza Italiana
per comprendere , fe il Ca/lelvetro può avere avuta
buona intenzione , o piuttofto mal talento di sfo-
garti con fofitìni e cavillazoni contra il Bembo ,
quando aflerì nella Aia Correzione del Dialogo del
Varchi , non aver la noftra Lingua volgare , tanto
celebrata dal Bembo , niuno fcrittore delle feienze c
dell' arti . Con tale occafione poi fi potrà forfè an-
che arrivare a conofcere, fe altre buone perfone
lènza avvederfene fi fieno veramente incontrate
con piena felicità in quello parere del Ca/lelvetro ,
LA
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285
/
L A
BIBLIOTECA
DELLA
ELOQUENZA italiana
Dove ordinatamente fono difpofte le opere
Hampate in lingua noftra volgare fopra
le difcipline e le materie principali •
C L A S S E : I
La Gramatica .
CAPO. I
Le Regole della lingua volgare .
L libro di Giambatifta Palatino citta- Biblioteca
dino Romano, nel quale s’ in Teglia a Cl.i. Cap.i.
fcrivere ogni forte di lettera antica e
moderna con le fuc regole , mifure ed
efempj , c con un breve ed util difeor-
fo delle cifre . In Roma in campo di
Fiore per Antonio Biado 1547. tn 4?
. edizione il. riveduta dall ’ autore .
NOTE
Uno de’ pregi della Gramatica fi riduce allo Icriver bene e correttamente*
e confido in quella parte , che i Greci chiamarono Gramatipica j poiché
elfi j allo fcrivere di Suetonio , didinfero i Gramatici dai Qramatiflì 3 Oc Gravtmatìrf*
efcrcitandofi quedi fecondi in Accenda fcriptione & computation* , co- raf' ,v*
me va eruditamente modrando Giovanni Voverio nella Polimatia . Ver ìVonxn’ì PeJjmuL.'a
quedo innanzi a tutti i G ramatici noi abbiamo qui podo il libro del Pa- ri.
latino , che infogna lo feri ver bene , detto con Greca voce calligrafia , '
la quale -dovrebbe eder propria di ciafchcduno , e particolarmente dell*
«omo dotto c civile , c non de’ foli icgrctarj , c copi Ai , eficndo arte
uccclliuia c utililCma alla Repubblica 4 per avvifo anepra di santo Ago.
Aino >
Bibliot* Cui.
Ut Ordirti hb. Il*
<%»/>. XII.
Va%* 259»
Vtttrts feriptortt
n. Ul, 9*4.1231,
2S6 Della Eloquenza
Aino , dal quale li chiama , Grammatica infamia , quam Varrò litera-
tiontm vacai . Ma ella li vede nelle fcuole moderne con molta barbarie
generalmente negletta » per non dire fprczzata , fuorché in quelle de’
Chetici regolari delle Scuole pie , i quali per umiltà profeflàno l'i Aituto
di abballarli a infegnarc ai fanciulli , oltre alle primarie difciplinc , lo
fcrivere pulitamente , e il computare : cofa degna di fomma lode , alla
3uale fellamente in tutte le altre fcuole fi dovrebbe pcnlàre . Io ho ve-
ute fcritture originali di celebri c gran letterati, diftefe con bel ca-
rattere , cioè intelligibile : c queAi fono , il Sirmondo , il Petavio ,
V Meandro , il Vignarla , Io Sdoppio , l'Qlflenio , il Giufìcllo , il Camde-
nt , Gerardo c IJacco P’offio , e altri moltìfiimi ( anche Principi di alto
feggio ) che lungo (irebbe 11 volergli qui tutti annoverare . Le Rime di
mano propria del Petrarca , ferbate nella libreria Vaticana , fono pure
di bel carattere , in riguardo alla pratica di quel tempo : c il rinomato
Doge di Venezia Andrea Dandolo , amico del Petrarca , ierivea parimen-
te con bel carattere . Chi vilipende tal cofa , fa male , per efler ella di
tale importanza , che Augufio , il primo , e più gloriofo di tutti gl' Im-
peradori , non ebbe a fdegno d’inlegnare a fcrivere a’ fuoi nipoti • Sue-
tonio per cofa notabile regifira il fatto con queAe parole a capi lxiv.
della tua Vita : nepotei IT literas , O" notare ( forfè notare ) aliaque rudi-
mento per fe plcrumqut docuit , oc nihit aque laboravit , quam ut imila-
rentur chirographum fuum . Quedo luogo di Suetonio con altro , che fi
legge a capi lxxxviii. fu d! belle odervazioni IlluArato di Marco
Zuerio Bo/fornio in una lettera , inferita nell’ Apologia di Daniello
Einfio per le fut Efercitazioni fopra il nuovo Tefiamento contra Gio-
vanni Crojo • Eufebio Priuli Abate Camaldolefc del inonifiero delle
Carceri , nella Orazione in morte del fuo famofo Generale Pietro Del-
fino , dianzi pubblicata dal Padre Edmondo Marrone , afferma , che per
compimento de’ gran pregi di quel valentuomo , accedebat ad ìpfiut tr-
natum mira quadam in Jcribendit liter ariti cbaraHeribus UT fuavitai (T
pulebritudo , ut diferte ipfiut editionet , tam pr.a tara Utero deferipta ,
viderenrur c/cladet auro texta ac immenfir monilibut ornata . Al Car-
dinal Francefco Toledo cotanto fpiacque il veder nelle fcuole guadarli il
carattere della gioventù fotto alle dettature de' maefiri , che nella prefa-
zione a' fuoi Comenrarj fopta la Fifi'ca di Arifiotile , fe ne dolfc alta-
mente co’ fuoi Padri, attribuendo quedo c molti altri non leggieri di-
fordini al prurito, che aveano di dettare le fpeculazioni del proprio
ingegno , non di rado tumultuariamente compodc il giorno avanti , in
vecedi rifparmiare a se , e ai loro difeepoli sì gran difagio , fpiegando
con maggior frutto , ficcome prima faceafi , i tedi degli autori elaflici ,
di gii approvati , e ricevuti per buoni e ficuri : al qual fine prima dell*
introduzione di tal corruttela fi ritrovano tuttavia dampati in forma
comoda per ufo delle fcuole e delle pubbliche Accademie , fenza ee-
cettuarvifi la (itera Scrittura , il Maefìro delle Sentente , i santi Dottori,
Tommafo , c Bonaventura , il corpo del Diritto canonico , e del civile ,
Platone e Arifiotele . In tempo del Toledo fi vide concorrere nel mede-
fimo fentimento l’Univcrfitl di Padova , come narra Antonio Riccobono
nel libro I v. a capi X VI. de’ fuoi Comentarj . Io ho uditi molti lagnarli
di avere con gran danno ( anche della propria falute ) guadato il carat-
tere , fcriveudo precipltofamentc le coafuete lezioni lotto l’altrui det-
tata-.
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Italiana 2S7
tirati , feoza fàperle poi leggere , nc intendere dopo fcrirte , oltre allo Biouot Ci I
(pedo frapporvi!! falj* cum verit ,1S Mit ip/it dubi* fideì monumenti! , ’ ' '
per dirlo con le parole ded'e del Toledo . Ora (eguitiamo ad annove-
rare i Granatici della lingua volgare .
1 Le Regole gramaticali della volgar lingua , di Gianfran-
cefco Fortunio [librili.] In Ancona per Bernardino
Vere eli ef e iji 6. in 40
2 — ■ In Venezia nelle cafe de' figliuoli di Aldo issi.
• in 8°
Edizione bella , lenza abbreviature , e in carattere , che i Francefi chia-
mano Italico , e Aldino da Aldo il vecchio , che ne (ài il primo invento-
re , e che avanti ad ogni altro cominciò a praticarlo nelle Tue (lampe fui
bel principio del fccolo xvt. in vece del tondo , lino allora praticato ,
che fu il primiero, e che correa da per tutto innanzi, che degenerane nel
Teutonico , volgarmente chiamato Gotico , Iparfovi nelle (lampe di Ve-
nezia, e di Lione . I fonimi Pontefici hleffandro VI. Giulio II. e Leon X.
intefi tra le gran cure del pontificato all’ onor delle lettere , diedero ad
Aldo bellWIimi privilegi di privative , giuftamente dovutegli per li fuoi
gran meriti letterari , e maggiormente per quello fuo nobile e graziofo
trovato ad communem omnium literatorum utilitatem , come dice Giu-
lio II. predo Andrea CbeviUier nella eccellente Diflertazionc idonea fo- I. par. 1 1 J.
pra l’Origine della (lampa nella cittì di Parigi* I Brevi e privilegi , cho
Aldo ehbc dagli accennati Pontefici, fi trovano in principio della Tua pri-
ma edizione del Cornucopia di Niccoli Perotto Arcivcfcovo di Manfredo-
nia,fatta nell'anno ifij. in foglio . Noi chiamiamo corftvo il carattere 1
Aldino, perchè fi accolla alla corrente fetittura della penna, talché i vo-
lumi, in quedo carattere Aldino dampati , calamo confcripta effe videan-
lur , dice il Pontefice Giulio . E tal carattere fu ben ricevuto , non foto
perche imitava lo fcritto a mano , allora ben fatto , ma perchè occupava
poco fpazio . Però la (perienza avendo poi fatto conofccrc , che quedo
carattere Aldino per le opere grofi'c non era buono , c che fiancava la
vida , fi riferbò ai libri di poca mole , ritenendoli per gli altri il tondo ,
anche dal mcdelìmo Aldo . Qucda edizione del libro del Fortunio in
cafa A' Aldo fa vedere la dima , che fe ne faceva : c dall’ cfler fatta
appiedo alla morte del Bembo , accaduta nel 1547. fi vede , che non fe-
guì piima per non difgudarlo , quantunque per avanti da altri danza-
tori ( non però comparabili ad Aldo ) fenza tanti riguardi fe nc fodero
fatte le feguenti edizioni .
3 In Venezia per Giovanni Garone 1 J27. in 8°
4 In Venezia per Marchiò ( cioè Melchiorre ) Seffd
1734. in 8°
Edizione di libri ili. interpolati , c accrcfciuti da Niccolò Liburnio .
y — In Venezia per Domenico Zio ( cioè Giglio ) a
ijlanza d(l Sejfia 1338. in 8°
In
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Ei ti un. Cui
288 Della Eloquenza
\6 In Venezia per Francefco Bi ridoni iffo. in 8*
L'edizione Aldina del Fortunio potrebbe rinnovarli con qualche piccola
carezza di pcrlona Intendente, la quale rifeontrafle le citazioni : e affio-
chì de fleto nell* occhio a chi legge , le faccfl’e di carattere dlvctfo dal
te Ilo , mentre ora , che il fondo e ritornato in ufo , il ctrfivo non fuole
adoperarli comunemente , fuorché nei palli delle citazioni e in cofe no-
tabili , e talvolta nelle prefazioni , e dedicatorie de* libri .
1 [ Le ] Profe di M. Pietro Bembo , nelle quali fi ragio-
na della Volgar lingua , fcrittc al Cardinale de’ Me-
dici , che poi è fiato creato a fomroo Pontefice , e
detto Papa Clemente VII. divife in tre libri. In Vi-
ti e gin per Giovanni Tacitino ifif. in foglio .
Da quanto dicemmo addietro , fi vede , che il Bembo impiegò più di /re-
dici anni in perfezionare la prclcntc opera . Quella prima imprcllìonc è
in bel carattere tondo , in carta nobile , e con margini IpaziofI da tutti
i lati . Le facce fono legnate da una fola parte con numeri Romani , e
per entro il tcfto del libro con lettere majufcole fono clprcfle le voci , e
le particelle , (opra le eguali il Bembo fa cadere la forza de’ Tuoi ragiona-
menti , affinché il diAintivo di quel carattere ferva di avvifo per l'oc-
chio di chi legge a riflettervi fopra : cofa in oggi afl*ai praticata dagl*
intendenti : e la prima invenzione dee riferirli al Bembo , H titolo delle
cui Profe in quella prima edizione non e in faccia , ma dietro alla prima
pagina : e così parimente fu fatto nelle feguenti rlllampc , non cflendofi
penfato di preporre 1* articolo alla parola Profe , che e la prima del titolo
del libro : il quale articolo per altro dal Parchi nella prelazione al Duca
Colimo , li trova aggiunto , ove dice , che il Bembo h pofe a fcrivere U
detto fuo Dialogo , intitolandolo , Le Profe della volgar lìngua j donde
fi vede , che per mera inavvertenza nel titolo deWa terna edizione del
Parchi , e nella prima del T acuino 9 manca V articolo . Ma egli non
manca in quella di Lodovico Dolce prefl’o il Giolito , come vedremo dap-
poi : e P articolo non manca ne pure nella prima edizione degli Afolani
del Bembo , fatta aliai prima dì quella delle Profe , da Aldo con quello
titolo : Gli Afolani ; cflendo alfioma in Gramatica Italiana , e propria-
mente un primo principio , non da tutti femprc avvertito , che avanti ai
tìtoli 3 e ai nomi de’ libri lì debba porre 1' articolo y quando anche i me-
definii titoli follerò nomi proprj , qual farebbe , Il Dante 3 a cui fi trova
prcpolìo Varticoloynon come zMaperfona di Dante3n\a come a nome e co-
gnome del libro di Dante , perche in tal cafo quello nome proprio dinota
cofa appellativa , quale fi e il libro . A ciò non favorì di riflettere chi
dianzi fi prefe la libertà di dar mala voce al titolo della impresone di
Dante , fatta in Lione da Giovanni di Toumet nell’ anno 1*47. in for-
ma xvi. per efl'cre con quello titolo : Il Dante . E pure non il folo au-
tore dì quella edizione , che fu uno de’ molti Fiorentini , in quel tempo
fermati in Lione j ma altri ancora prima di Ini così appunto aveano Inti-
tolato il libro di Dante y per avvifo dei Deputati del lxxiii. i quali
provarono, che ciò fi fece ottimamente, Celfo Cittadini abbattutoli in
una
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Italiana 289
uni» edizione del Galateo fenza l’articolo il , vi fetide quelle parole nel
marcine : [enea articolo malamente fi j>ui foflenerc , perciocché i Sopran-
no ni e cognomi (empre vogliono l'articolo : e quello è chiaro per e/empj ,
come io non leggo : Timeo , Decamerone ; ma il Timeo , il Decamerone .
Però in una edizione di Firenze predo i Giunti fi legge , Il Galateo con
[‘articolo, e non fenza . Così parimente diciamo, il Virgilio del Fama-
/rio , T Orlando dell' Ariofio , il Goffredo del T affo , il Tuffo del Cafielli ,
il Dante della Grafica : c fe noi lo diciamo in voce , dobbiamo ancora
fcrivcilo in carta, per effer piiino principio, che fi feriva, come regolar-
mente fi parla . Quelle cole parranno forfè troppo minute ; ma elfe non
parvero tali ai Deputati , ne al Cavaliet Salt/iati , i quali fi mifero a di-
vifainc efpr diamente ne' loro feriti! . Il Bembo in quello propofito infe-
gna, che limili avvertimenti , comecbé avuti Jopra leggiere e minute cofie ,
pure fion tali , che raccolti , molto adoperano , cioc fervono •
2 Profe di Monflguor Bembo . In Vmcgia per Frati -
cefco Mar colmi 1538. in 40
Non fieno in ottavo, come parve a taluno, il che acccnno,perchè non fi creda,
che io sbagli • II Marcoliui nella faccia feconda rimediò alla mancanza
dcU'articolo nella prima, dicendo. Delle Profic (con quel, che feguc) libri
tll.edie.ione il. Ella c rara,di carattere corfivo.e proprio de! Marcolini,
il qual folo, e non altri, ne avea le madri . Il Signor Gennaro Giannelli ,
letterato , e medico infigne , ha un efemplare di quella edizione il. con
molte note nel margine , attentamente Icr'ttcvi da perfona Fiorentina ,
intendente , fpadìonata , c ammiratrice del libro del Bembo . Una di
quelle note mi par degna dieflcr qui regidrata . Il Bembo avea fcritto
nel libro I. non poterli dire , che fia veramente lingua ( cioè nobi-
le , fecondo il Varchi ) alcuna favella , che non ha fcrittore . L’autor
delle note cosi la difeorre nel margine : Sicché lingua é quella , che ha
fcrittore . Adunque la Tofcana {ola i lingua in Italia , che ha fcrittori .
Non é adunque in Italia altra lingua , che la Tofcana . Dunque la To-
fcana è la lingua it ali an a . Quello galantuomo prende qui il nome
di lingua per lo nodro dialetto comune , adottato fopra tutti da! pie-
no conicnio de’ Letterati d’Italia : la qual cofa non è avvenuta agli altri
dialetti Italiani , perchè quantunque fi trovi , che alcuno di efii abbia
fcrittori , quelli fogliono edere adai pochi , e fuori dell’ ufo comune , il
che, in riguardo all’univcrfale, è , come fenon vi fodero . E in ciò l'au-
tore fi accorda a quanto da noi fu fcritto ne' libri antecedenti . L’cfem-
plarc del Signor Giannelli appartenne a Ottavio Abbiofo , che lo ebbe da
M. Pietro Gìafio fino precettore , come fi legge notato in principio del li-
bro . Un altra edizione di dette Profe cof medefimo titolo di quella del
Marcolini , fu fatta in Venezia nell’anno 1540. in S° e detta ancor que-
da , ma falfamcntc , feconda . Ve n’è un altra limile del 1547.
3 Iti Firenze per Lorenzo T (irretititi a 1349. in 40
Qucda è 1* impredione ili. in carattere tondo, procurata e dedicata dal
l'archi al Duca Cofimo , dipoi Granduca di Tofcana , primo di quedo
nome • Ha in line una tavola di rutta la contenenza del libro , fecondo
O 0 l’ot-
Bibliot. Ci. I.
Annotazioni fapr.i il
Decamerone p.i£.-j 9.
Atvrrtimeitri to. II.
1:b.ll,eap.\ui. pAi»
104.
Profe 1ib.lt. fMf.to?*
téli» I. del Doire .
Va*. 3 6» tdi:. I. del
Dolce .
Ercolino pag. 1 61 #
ed ' e. 11 a ora .
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apo Delia Elo qjj e n z a
— _ 1 “ l'ordint dell’ alfabeto , la quale , benché non pienilfima , fi vedo fsdcl-
Bl bliot. Ll> !• niente copiata da aliti . Dice il Forchi nella lettera , e credo , che dica
il vero , che quello Dialogo del Bemho fi accolla al Ciceroniano Oratore .
Che i Fiorentini baftcvolmcntc non pedono ringraziare il Bembo per
aver egli la loro lingua dalla ruggine de’ p affati fecali non pure purgata ,
ma intanto fcaltrita e illuiìrata , che ella ne è divenuta quale fi vede
con profitto non pur de* T ofeani , ma eziandio delle altre provincia
d'Italia , e ancora de' popoli oltramontani , dati già a fcrivcre , mercé
del Bembo, con molta cura e diligenza : e aggiunge, che quella nuova, e
più perfetta edizione del libro , riveduto , ampliato , c dichiarato dall’ au-
tore , affinché di nuovo fi riflampajfe , fu a lui coramella da Girolamo
Jjtuirini , c da Carlo Gualtcruucì, clccutori tedamentarj del Cardinale .
4 — - In Venezia per Gualtiero Scotto i$yi. in 8°
j In Venezia per Comin da Trino i y 54. in 8°
fi Le Profc del Bembo, rivide con (omnia diligen-
za da Lodovico Dolce. In Vinegia apprejfo Gabriel
Giolito de' Ferrari 1 fj6. in il” ijf8. e ipfii. in 110
con pojlille .
La piima di quelle tre ultime imprelfioni c fenza poflille , e vi fpicca a ma-
raviglia il carattere corfivo garamoncino con bella penna , e proprio del
folo Giolito • In principio vi c la tavola, copiata da quella del Forchi, e il
ritratto ancora del Bemho in legno , ottimamente intagliato . Qui confi-
dero,che in que' tempi gli ftampatori principali ed infigni aveano in pro-
prietà le madri de’ loro caratteri, co’ quali elfi foli, e non altri, ufavano
di (lampare i libri, come Cubito fi riconofcc dal Colo aprirgli c vedergli,
anche lenza badare alla data delle (lampe, dalla varietà delle quali rilut-
ta tuttavia la bellezza delle medefime , ladove in oggi le noflrc fon ratte
limili , perchè 1 fabbricatori delle madri gettano i caratteri per tutti gli
flampator! . Ma tali non furono in particolare Aldo, il Marcolini, il Gio-
lito, /tlejfandro Paganino , Plinio Pielrafanta, c non pochi altri , ciafcun
de’ quali tcnea da se le madri de’ Cuoi caratteri . Il Dolce dedica le Profe
del Bembo a Piero Gradenigo , e dice di farlo, perchè egli più , che altri e
dì giudizio , e di fiile fi avvicinava al Bembo . Indi per farfelo maggior-
mente benevolo , come Uretra parente del Cardinale , palla ad aderire ,
che quantunque ufeiffero fuori le Regole del Fonunio prima", che quelle
Profe ( del Bembo ) nondimeno tutto quello , che [crtffe il Fonunio , lo
ebbe da Meffer Pietro ; il quale però non dille mai quello , come addie-
tro fi c dimollrato . Profcguiamo le altre edizioni .
7 Iti Venezia per Francesco Rampazetto 1 $61. in 11°
ImpreJJione fatta da France fio Sanjmuo .
8 Giuda la rcvifione del Dolce e con lepodillein
margine . In Venezia per Girolamo Scotto 1 163. in 12°
Quella edizione è di bel carattere corfivo antico , due gradi maggiore del
„ ^ar amo mi no del Giolito •
- . i*
Digitized by Google j
Italiana api
g — — In Venezia per Niccoli Moretti i j 8 6. in 8°
Edizione con poftille , come zitte del Dolce , le quali fervono a tm bifo-
gno pet trovar predo le cofe .
io Le Profe del Bembo, unite con le Giunte di Lo-
dovico Caflelvetro . In Napoli per Bernardo Michele
Jtaillard , e Felice Mofca 1714. tomi il. in 40
Chi antepone quella ultima edizione a tutte le altre , onorandola col ma-
gnifico elogio di omnium praftantijjimam , ha i Tuoi oppofitori , non
mancando chi la tiene per la peggiore di tutte , c per molto ingiuriofa al
Bembo , come inondata , e propriamente opprefla dal gran torrente de'
{odimi del Caflelvetro , talché fi dura gran pena a ripcfcare perentro
quella edizione ilpurotello delle (limatili™ t Profe del Bembo , ridotto
a brani lenza alcuna confolazionc di parole c confido in ogni pagina
con le viete e nojofe cavillazoni granuticali del Caflelvetro* ’ a legno
tale , che cercandovi!! le dette Profe , non ci c modo di Venirne a capo
nel folto bofeo di tante regole, e acucczzc fcoladiche , il legger le quali
è propriamente un perdere il tempo , e nuli’ altro impararvi , che a non
faper mettere infieme due righe , pulitamente e nobilmente dilìcfe . De-
gna in tal propofito di eflèr veduta è una lettera , che il chiaro ed infi-
gne monaco Benedettino Vinctmùo Borgbini Icrilfe al Parchi nel vedere
flambata la prima di quelle Giunte Ad Caflelvetro : e dobbiamo averno
obbligo particolare al Signor Canonico Salvini , che molto opportuna-
mente ce l'ha data a leggere ne' fuoi Fafli confolari della nollra Acca-
demia Fiorentina . Dunque nell' anno i jtf j. ufei dalle (lampe di Corne-
lio Gadaldino da Modc.no il libro in quarto della Giunta del Caflelvetro
al ragionamento degli articoli e de' verbi del Bembo , ma fenza nome
d’autore , di che per altro non vi era bilogno , palefandolì per fe abba-
llane dalla fuperba intprefa del frontifpizio , che è il Gufo di Minerva
full' urna , o boflolo rovefeiaco eo’ voti degli Areopaghi per terra , e
col motto KEKPIKA giù bado , dinotante la fentenza già data . Appiè
del libro fi vede un fanciullo ignudo col giglio in mano , a cavallo della
te fi aggine , cofe, che accennano Vinuoceuia , la flemma e il candore del
buon Caflelvetro in riguardo all* efièr lui fuggito di Roma , e dal con-
vento di santa Maria in Via, datogli pet carcere dal fupremo tribunale
del Tanto Uficio , dopo feoperto di aver tradotto in lingua volgare il
libro eretico de’ Luoghi comuni di Filippo Melantonc , e fono nome di
Filippo di T erranegra, che vuol dir Melantone , averlo fatto (lampare in
Venezia , e impunemente fparfo pet qualche tempo iu Italia , e in Roma
ftelfa , dove poi fu bruciato per mano del carnefice . Di ciò parlano lo
Scaligero , e li Cardinale Sforza Pallavicino, che cita gli Ani delle depo-
fizioni del Caflelvetro. Il Borgbini , veduta quella Giunta, ne die parte
fubito al Varchi il di p. Maggi* avviandolo , come il Caflelvetro cor-
reggeva , btaflmava , o finiva le Profe del Bembo , e che al [olito fuo pro-
cedea molto fotlilmenle , fcrivendo nelle cofe di quefla lingua , come oli
jcolaflici in quelle Juppofidoni e logiche di Pietro Ifpano . Che la Giun-
ta era un» dottrina fcolaflica , e che fe prima efl'o Borghini avea rifcal-
O 0 z dato
Bif liut. Ci . I.
Scali' tra tra pd£. 342.
{Porta del Concilio di
Trento lib.xv. caf,.x.
in fine* ed 1, U.
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292 Della Eloquenza
— -• dato il Varchi a Scrivere Sopra la differenza , nata fra il Caro , e il Cd*
Bl BLIOT. Ct. I. fielvetro j e quando poi quelli fi fuggì di Roma con tanto pregiudicio della
perfetta , e dell'onore e nome fuo , ve io fconSigliò affatto, per non parere,
che andaffe a ferire un morto, quale riputava!! 11 Caflelvetro-, ora conside-
rate le circostanze , mutava pensiero , riconSìgliandolo a tirare avanti il
fuo Dialogo delle lingue , non già per contradire al Caflelvetro, fc talvolta
diceSTe il vero, ma per confutarlo dove infognava il falfo . Che il Bembo
arca fcrltto tanto gentilmente e con tanto guflo di quefla lingua , che era
tino flupore , c tace (fero pure i profanino fi , ebe avevano avuto animo di
taffarlo, non meritando di nominarlo . Che il procedere del Caflelvetro era
molto incivile contro alla perfona di quell ' onoratifjìmo Signore ; e clic CM
J litico e fofifìa nel modo d'infegnare ; mali aio fo poi , o vogliam dir cavila
lofo in certe parti , Siccome il Borgbini va dimoftrando con aggiungere ,
che l’ Accademia Veneziana Si farebbe parimente fatta feutiro . Quello
ed altro fcrUTe il Borgbini al Varchi , e affai piu ne ferverebbe ora , Se
folle a vedere si fattamente rinnovati gli oltraggi del Bembo anche nella
fua gloriola patria con altra edizione in foplio glande , in cui le Profe
Sì veggono caricate delle vecchie contumelie , gii {lampare in Modana
c in Bafilea -, c di altre ancora non più vedute , talché le Profe netta-
mente non Si rinvengono , e par proprio un difegno di voler di potenza/
che prevalgano i Soffimi dell* avversario, e che non Si legga il tefto del
Lembo , fenon da pcrtutto fmembrato e ingombrato dagli oppoffi co-
nienti , ai quali di più in queft* altra edizione in forma di Atlante , fono
Siate foprappoffe le chiofe del Cittadini , vaghe la parte loro ancor elle ,
e non forS'e dettate da livore contri il Bembo , per non aver egli feguito
il dialetto Sanefe , ma il Fiorentino , il quale per altro fi vede abbrac-
ciato dai più tcrSì fcrittori Sane/i. Altre volte nel procurarli nuove edi-
zioni delle opere d’infigni fcrittori , Si lludiava di onorargli ; ma ora Si
Sa rutto il contrario con impedire , che Sì leggano da se per diffefo , e
fc parate dai comcnti , che Sturbano la lettura dei telli , fotto ai quali
cl’intendenti Sì appagano di corte, poche, c buone note , Secondo il puro
bifogno . Quindi è , che il famolo profcfl’orc d’eloquenza Giangiorgio
Grevio innanzi alla fua ristampa dell* cpillolc familiari di Cicerone li
duole, che da qualche tempo Sì affollino tante note fopra i rcfti degli au-
tori claSIìci , in vece di rigettarle in finem lìbromm j e parti a dire, che
quella nuova ufanza ante non multo s annoi in bis tetris invalnit ,invi-
Tis viri* doéfis, cioè in Olanda , donde ora Sì feorge volata in Italia % Le
note però contra il Bembo non doveano porli nc meno appiè del libro ,
ma fuori alla lontana, c da non cfler vedute per forza j ma folo ad arbi-
trio di chi voltile vederle dopo lette le Profe . Quello gaSligo badava a
Salvar l’onore del Bembo , il quale die tanta luce a Venezia Sua fplendi-
d irti ma patria, alle lettere latine, c volgari , c a tutta 1* Italia . La nobiltà
poi delle impreffioni non confifle nel S'atSì clic in molti c gran tomi in
foglio , alti due dita l’uno , e in caratteri , margini , c felli Sproporzio-
nati j ma nell’ efferc in forma propria , comoda c bella , da poterli agia-
tamente acquiSlarc c Studiare da chi vuole i libri per leggergli c iffruir-
fene , c non por inutil pompa di galleria . Concluderemo con un avvifo
a chi ha vaghezza di buoni libri, cd c, die poff'cdcndo k vecchie edizio-
ni , Se le tenga pur care , c non badi alle nuove prima di elici bene arti-
curato , che non licno peggiori delle vecchie •
Jl Le
/
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Italiana 2pj
* i — — « Le Profc del Bembo1, ridotte a metodo da M. An- bisuot. Ci. i.
tonio Flaminio . In Napoli per Gtrtfeppe Caccbj 1 581.
in ii°
Quello libro viene ad effere , come un Vocabolario delle Profe del Bembo :
e dopo [ante edizioni , non ferve addurne altre .
LaGramatica volgare di M. Antonio Ateneo . In Na~
poli per Giannet Sultzbac 1333. in
Le Olìervazioni della lingua volgare di diverfi uomini
illuftri . In Venezia per Fraucejco Sanfovino 1 36 1. in 8°
Quelti uomini illuflri fono il Bembo , Jacopo Gabriello nipote di Trifone, il
Fortunio , Rinaldo Corjo , c Alberto Accarifio , a ciafcuno de' quali pre-
mette il Sanfovino una fua prefazione .
I quattro libri delle olTcrvazioni [ nella volgar lingua]
di Lodovico Dolce , di nuovo da lui medefimo ricor-
rette e ampliate, e con poftille . In Vinegia prejfo il
Giolito 1362. in 12° ediz. vm.
II Dolce nella prefazione loda molti fcrittori illuftri in quella lingua , delle
parti di Venezia , che a que1 tempi boriano : e fono , oltre al Bembo ,
Bernardo Capello , Domenico Venterò , Bernardo Zane , Girolamo Moli-
no , Alejfandro Contarmi , Bafliano Erie.x.0 , Piero c Giorgio Gradenigo ,
Federigo Badoaro , Giambatìfìa Amalteo , ed Ercole Bentivoglio , pareg-
giato dal Dolce nelle Commedie, e nelle Satire a Plauto , a Terenzio , e
ad Orario .
• Modi augurati e voci culle ed eleganti della vol-
gar lingua con un dlfcorfo l’opra i mutamenti e di-
verfi ornamenti dell’Ariofto . In Venezia prejfo il Sef-
fa 1 364. in 8°
Il preferite libro eoi falfo titolo di Nuove offervaxJoni fu rime Ho fuora con
la fola rlftampa del frontifpizio c con la data del ifp7* predo il Seffa ,
ad effetto di farlo paliàre per nuova opera del Dolce • Ma fi convince il
contrario dalla dedicatoria , dove egli cita le fuc 0/ftrvax.ioni intorno
allo fcriver regoLitamente : c di qui apparifee , il fecondo titolo efl’er fal-
lo , c che per coprirlo 9 Ci c apporta la voce Nuove . Qualche altra im-
poftura , fonile a querta 3 farà piu innanzi avvertita .
Le Olìervazioni gramaticali c poetiche della lingua Ita-
liana di Matteo Conte di san Martino . In Roma per
Valerio Dorico 1333.111 8a
Ofler-
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li i elio r . Cl. I
tei- 11J.214' li?
2^4 Della Elo qjj b n z a
; Oflcrvazioni della lingua Italiana del Cinonio [ M. An-
tonio Mambel li Gelui ta] Parte 1. contenente il trat-
tato de' verbi . In Forti per Giufeppe Selva itf8y. in 12»
Parte il. [in cui fi tratta delle particelle] In Fer-
rara per Giuseppe Gironi 1544. in ia°
Qu etll feconda Parte , coinè più importante, fu Rampata molti anni avanti
alla prima . Corfero diflenfioni tra il Padre Daniello Battoli compagno
del M.imbelli , e Carlo Dati , per Tediatone della prima Parte , principia-
tali in Hren/c dal Dati , il quale non volle profcguirla pet le accufc ,
contro di lui fparfe dal Bartoìi , qualìchc avelie avuto penlicro di rubar
l'opera del Cinonio , c pubblicarla per fua . Il Dati di ciò rifcntiio , fcrif*
le ai 16. di Gconajo a <5<S j . una lcttcta all’inlignc amico fuo Ottavio Fal-
conieri .
Pierfrancefco Giambullari della lingua, che fi parla e
fcrive in Firenze, e un Dialogo di Giambatifta Gelli
[ in principio] fopra la difficultà dell’ ordinar detta
lingua. In Firenze [per Lorenzo Torrentino iyyi.]
in 8°
■ Origine della lingua Fiorentina , altrimenti il
Getto. In Firenze prejfo il Torrentiuo 1 54.9. in 8° edi-
zione \\.
L’ediaionc 1. di quello libro co! titolo di Cello fn fatta in Pircnzc dal Doni
nel 1J46. in 40 . I] Giambullari per lingua Fiorentina intefe V Etrujca
antica, e già fpenta, dalia quale, e dalla Ebraica, o Aratnca s’ingegno di
trarre il moderno dialetto della fua patriarci che fu derifo da' uioi con-
cittadiqi,c non folo da Atfonfo de'Paxs.i ne’ Sonetti, ma dal Varchi nell*
Ercolino . Giorgio lekjfio nella prefazione al Tfforo delle lingue Setten-
trionali pag. IV« loda il Giambullari per avere intitolato il fuo libro
dal Gcllo , da cui fu ajutato a farlo ; ma poi lo riprende pag.x x i v. per
aver tratte Ai\Y Ebreo molte voci Italiane , le quali fono d’origine Go-
tica o Tcoiifca .
Carlo Lenzoni in difefa della lingua Fiorentina, e di
Dante con le regole di far bella e numerofa la profa .
Iti Firenze preffb il Torrentiuo 1777. in 40
Dopo morto il I.cnxjni , prefe il Giambullari 1* allumo di dar fuora il li-
bro ; ma poi morto ancor liti , Cofimo Bartoli , uno degl’ interlocutori ,
il fece '(lampare con l’orazione in fine , da jc recitata nell’Accademia
Fiorentina in morte del Giambullari .
Eie.-
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Italia n a 295
Elementi del parlar Tofcano di Giorgio Bartoli. In
Firenze prejfo i Giunti 1584. in 40
Libro pubblicato da Colimo fratello dell' autore , e mentovato da Scipion
Barbagli nel Tarantino pag. roj.
Ragionamento l’opra alcune oflervazioni della lingua
volgare, di Lazaro Fenucci. In Bologna per Aufelmo
Giaccarello 1 y y 1 . in 8°
Regole della Tofcana favella di Vincenzio Menni . In
Perugia per Andrea Brefciano iytfS. in 8°
Regole , olVervanze , e avvertimenti fopra lo fcriverc
correttamente la lingua Tofcana in profa e in verfi
[ di Paolo del Roflo^] . In Napoli per Matteo Canee
if4f.i»4°
Il Teforo della volgar lingua di Reginaldo Acceto dell’
ordine de’ Predicatori . In Napoli per Giufeppe C ac-
cbjiyyi. in 40
Quantunque il libro porti il titolo di Trattato I. non le n’c veduto alcun
altro . L’autore pag. 17. rammenta gli fcrittori Napoletani fognatati al
fuo tempo nello fcnvcre in lingua volgare .
Il Cartellano, Dialogo di Giangiorgio Trillino, nel quale
fi tratta della lingua Italiana. In Vicenza per Tolomeo
Gianicolo 152 9. in foglio .
- — In Ferrara per Domenico Mamarelli i j8j. in 8°
La prima edizione di Vicentia è comporta delle lolite lettere , Inventate
dal Tri/fino ; ma non quella di Ferrara , a cui precede la Pollare elo-
quenza di Dante . Querta feconda non ha la prefazione » che fi legge in
quella di Vicenza j ma riefee più comoda c meno fartidiofa •
La Gramatichctta . In Venezia prejfo il Gianicolo 1 $29.
in 40
* Epiftola intorno alle lettere, nuovamente aggiunte
alla lingua Italiana. In Vicenza prejfo il Gianicolo 1 j 29.
in foglio .
11 Polito di Adriano Franci , ovvero delle lettere , nuo-
vamente aggiunte. In Venezia per Niccolò Annoti-
le 1 S31. in 8°
Il Barbagli nel Ter.tm.no pag. jo. nc fa principale autore Giulio Telomci ,
al quale il Paniti nell' Ut. olino in tutio lo amibuifee . L ‘edizione 1. di
que-
lli bliot. Cl. I.
Pjj. «ca. edV.nr.
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2C)6 Della Eloquenza
■ '■ — prj — quello Dialogo del Franci fu fatta in Roma per Lodovico Vicentino In
BLior» . • quarto fenza anno * che però Tu 11 xjjo*
llCefano, Dialogo di Claudio Tolomei , nel qual fi
difputa del nome, concili fi dee chiamare la volgar
lingua . Ih Vinegia per Gabriello Giolito 1 5 5 y. in 4°
Dialogo della volgar lingua di Giovanni Pierio Vale-
riane Bcllunefe , non prima ufeito in luce . Iti Vene-
zia per Giambatifta Ciotti 1620. in 40
Panfilo Perfidi il diede alle (lampe , avutolo dal Vcfcovo di Belluno Luigi
Loti: no , a cui dobbiamo alcuni altri ferini latini di Pie rio , Nel Dialo-
go s'introducono principalmente a parlare Antonio Marofliu, il Colocci,
il Tolomei , il T Tifino , il Te boldeo , Ale fiandre de' Panni j c il Cardinal
Giulio de' Medici a che fu Papa Clemente VII.
11 Turammo [ Dialogo ] del parlare e dello fcrivcr Sa-
nefe del Cavaliere Scipione Bargagli . Ih Siena per
Matteo Fiorimi 1602. »«4°
L’Ercolano, Dialogo di Benedetto Varchi , nel qual fi
ragiona delle lingue, e in particolare della Tofcana e
della Fiorentina . In Firenze prèjfo i Tortini e Fran-
chi 1730. ;«4° edizione ul.
Noi dobbiamo quella nuova c ripulita edizione all' induflria del noflro
chiaridimo Signor Abate Giovanni Bonari , il quale , oltre alla prefa-
zione > c alle lue note , quà e là fparfe opportunamente , vi ha aggiunto
un bteve Dialogo anonimo / opra il nome della lingua volgare . Le due
prime edizioni dell' Ercolano ufeirono a un tratto amenduc appreflo alla
morte del t’archi per opera di Filippo Gluma in Firenze c in Venezia
nell'anno 1570. in quatto . Già c noto , clic il Varchi dettò queA’oper*
in occafione de’ contraili fra il Caro' e il Cafielvetro , il quale avendo
fcritra la Correzione di quello Dialogo , Giammaria fuo degno fratello ,
con lui rifuggito fra gli Eretici di Lione , di Gineura , di Cbiavenna, c di
Bafilea , co' quali ebbero entrambi particolar confidenza c genio di
convcrfjrc , la fece quivi (lampare col titolo ftguente :
Correzione di alcune cofe del Dialogo delle lingue di
Benedetto Varchi , c una Giunta al primo libro delle
Profe di Pietro Bembo , dove fi ragiona della vulgar
lingua , fatte per Lodovico Cafielvetro . In Ba/ilca
1 J72. in 40
Senza nome di flamparorc , c con la folita imprefa del Gufo e dell'urna ro-
vefeiata con le lave , o palle bianche e nere de’ voti giudichili per ter-
’47« ra ■ Per non mancare in quello libro motti ereticali alla maniera Ca-
fitlve-
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Italiana 297
Kelvetrica , in ludibrio del fileremo Vicariata di Crifto nella perfona Bibliot f. ?
'del fommo Pontefice , e in befla della confezione auricolare , egli entrò or* ''
con tutte le altre opere del Caflelvetro nell’ Indice de' libri dannati , fo-
lenncmcnte promulgato con le regole del Concilio di T tento dai Ponte-
fici Sifìo V. c Clemente Vili, dopo il primo di Paolo IV. del Iffp. L'ac-
cennato fecondo motto fu avvertito dal Mudo nelle Battaglie . Io ne Pag. ff.
parlo, e ne parlerò di nuovo piò avanti per difefa de’ fommi Pontefici ,
calunniati ai frefeo pervia di fimirette e di] panegirici in onore del
buon Caflelvetro , quali non giuAamente proceduto c convinto d'erefie
manifcfle .
Fondamenti del parlar Tofcano di Rinaldo Corfo . In
Venezia per Comin da Trino 1 £45. in 8°
In Roma per Antonio Biado 1 $64. in 8°
Difcorfo di Afcanio Perito intorno alla conformità del-
la lingua Italiana con le più nobili antiche lingue , e
principalmente con la Greca . In Venezia per Giam -
batifta Ciotti 1 Jpi. in S"1
In Bologna per Giovanni Rojp nell'anno fleffo 1591.
in 8° edizione migliorata .
Il Purgagli nel Turamino pag. (Sf . loda il Per fio , che fu da Muterà : e il
loda parimente Andrea Scotto nel libro v. delle Oflervazioni a capi
XX viri, c Gafpero Sdoppio nelle Anfotidì pag. 14). c 166. Compole
l’ Indice de’ poemi di Omero , e ne fu (lampara una parte in Bologna da
Giovanni Roffi nel 1 JP7 . in 8°. Antonio Per/io , altro uomo dottilfimo ,
fu fratello di Afcanio . Io ho voluto dir quello per non veder fatta men-
zione alcuna di ti chiari fratelli nelle Biblioteche Napoletane del Top-
pi , e del Nicodemi .
Lettera di Aleflàndro Citolini in difefa della lingua
volgare, c i luoghi del medefimo con una lettera
di Girolamo Rufcelli al Muzio in difefà dell’ufo del-
le Signorie . In Venezia al fegno del Pozzo 1 y y 1 . in 8°
Le Battaglie di Jeronimo Muzio Giuftinopolitano per
difefa dell’ Italica lingua con alcune lettere al Cela-
no, al Cavalcanti , a Renato Trivulzio, e a Domenico
Veniero fopra il Corbaccio , con la Varchina , e con
le note fopra il Petrarca . In Venezia prejfo Pietro Du-
Jìnelli xj8;./»8°
Il Mudo volle Tempre chiamarli Jeronimo all’ antica , liceome pur fece il
Savonarola ; e non Girolamo J fecondo l’ufo piò comune de’ ferii c leg-
giadri fcrirtori Italiani , fopra che bada vedete le lettere del Bembo ,°c
le opere del Rufcelli , U quale fi dille ancora Jeronimo , Però Gerolamo
P p c alla
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Buiiot. Ci. I.
F.tjìi Confali ri piu
“Por. 1 1 J.
P.1*. 72.
25)8 Della Eloquenza
c alla mercantile in dialetto Venerano . Il Muzio fu ingemo grande ,
e difenfor della Tanta Cattolica fede contra molti Eretici e a portati
del tempo Tuo, come dimoftrano altre Tue opere, da nominarli più
avanti . Nacque in Padova , al dir di lui rterto in quelle Battaglie: c ciò
fegui nell’ anno 1457* affermando egli di cllcre in età di anni 78. allora
nefl’anno tJ7f • in cui le fc riffe., e mori nella Paneretta , villa di, Lodovico
Capponi tra Siena e Firenze in Valdclla tre miglia Iungc da Firenze , do-
ve il Capponi Tuo rtrcttitlìmo amico , e gcncrofo antenato del Signor
Mar die je Ale fiandre Gregorio , Furicr maggiore del Tacto Palazzo , per
forza il condurti , avendolo in fui far della fera incontrato a Poggibon-
zi , mentre Te ne andava a Firenze , chiamatovi da Paolo Giordano Or/i-
ni Duca di Bracciano » al dire del Muzio fteffo in una lettera al Duca :
il qual Muzio in altra al Capponi li gloria di cfl'crc flato difcepolo di
due macftri famofi , Rafie Ilo Regio , e Batijìa £gnazio : e tali colè
da me non lì rammentano indarno . Si vede , che quelle letterarie Bat-
taglie del Muzio contra i Pentimenti di perfonc particolari, dal Capponi ,
predo il quale ebbero il lor compimento , non furono ptefe in mala par-
te , come altri poi fecero con loverchia delicatezza . Anzi il Capponi
trattò magnificamente 1’ amico in vita , c anche in morte, dandogli ono-
revole fepolrura nella Chiefa di san Hufiniano con l’cpitafio , recitato
dal nortro Signor Canonico Salvini ■ Le Battaglie furono date in luce da
Giulio Cefare Muzio fcrte anni appreffo alla morte del padre . Quelli
riprende l’edizione del Corbaccìo, fatta in Parigi dal Corbinclli , difende
se rterto dal Varchi , e taccia nella locuzione il Guicciardini , Girolamo
Rufcelli, e il Ca/ltlvetro . Nella Giunta alle Battaglie a capi c X I x . rag-
guaglia il pubblico, cflcrvi chi fcrivea contra la fila Vacchina , allcttan-
do , che le ne morirti j c dichiara , non efler lui Romano , ne Tofcano ,
quantunque viverti iu Roma . Niuno avendo finora fcopcrto quello fe-
greto avverfariodel Muzio , làppiali , che ci fu Girolamo Catena da Nor-
cia , per quanto lì trac da una delle Tue Lettere con la data di Roma
del t j8j. otto anni dopo la morte del Muzio ; ma con le altre rtampata
fidamente nel 1589. ed è la prima del libro vii. Nel medelìmo anno
1585. Girolamo Zoppio, già amico del Varchi, volle parimente cimentati!
col Muzio in uno de’ fuoi Ragionamenti , che c in difefa del Petrarca»
Ma il Catena , c il Zoppio troppo indugiarono a divulgare gli fcrltti loro
contra il Muzio dopo lui morto . Ora qualunque fiali la forra delle Bat-
taglie’, elle fervono a più cofc: e il Dati per cagione di dii mette il Afa-
zie tra i benemeriti della lingua nella fua prelazione alle Profe Fiorenti-
ne . Vdeno Ni fieli nc\ Proginnafmo 18. de! Volume v. le chiama Batta-
glie di Rond i valle ; ma poi fc ne vale più volte In buona parte . Laonde
fc ne dovrebbe lire una nuova edizione da ehi fapeffe accarezzarle,
come ha fatto il nortro Signore Abate Bonari all’ Ercolano del Varchi .
Dc’Comcntarj della lìngua Italiana di Girolamo Ru-
fcelli Vi terbefe librivi!» Ih Venezia fcr Damiau Zo-
nato 1 j8i. in 40
Il Rufcelli per molti « molti inni ebbe a TattenereH-mondo «mola Tpe-
sa m
/
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Italiana 299
rama dì dar fuori quelli Tuoi Cementar) , «è mai lì videro comparire.,
fcnon molto dopo . che egli fe ne era già paflato di quello fccolo : e ciò
fcgui per opera di f'inctnx.io Rufcelli fuo nipote . Il Piena da 30. anni
prima ne uvea fatta precorrer la fama nel libro ni. del fuo Duella . Il
Rufcelli nella lettera prepolla a quelle di XIII. uomini illultri della edi-
zione di Venezia predo Francefco Lorenzini da Torino del if j tf. dille ,
che quelli fuoi Contentar j allora gìd ufeivano alla luce : e come di cola
fatta , ne patio foventc nelle file note all' Orlando deU'Ariodo . Ma poi
comparvero afl'ai dopo , e non corrilpofero ai grido .
Bl ELIOT. Cl. I.
P-'Z-
Della lingua Tofcana di Benedetto Buommattei libri il.
In Firenze per Zanobi Pignoni 1643. in 40 edizione ni.
Un altra edizione ne ha fatta dianzi il Signor Abate Ciambatilla Cafotti •
L’Arte del puntare gli fcritti , formata e illuftrata da
Orazio Lombardelli . In Siena per Luca Bonetti i j 8 y.
in 8°
Difefa della Zeta. In Firenze iy88. in 8°
La Querela dell' & accorciato , di M. Aurelio Severi-
no . In Napoli per Marino Cavallo 1644. in 40
Ampliazionc della lingua volgare, fondata da Vitale
Papazzoni parte in ragione , c parte in autorità . In
Venezia per Paolo Mejetti 1387./» 8°
• Apologia in difefa della fua ampliazionecontra le
oppofizioni di O. P. [Orlando Pefcetti] In Padova per
Paolo Ale jet ti 1 y 8 8 . in 8°
Lettera di O. P. a Guifcardo Rinieri , nella quale fi chio-
fa quella di Vital Papazzoni. In Verona per Girolamo
Dijcepolò 1387. in 8°
Gli Avvertimenti della lingua fopra il Decamerone ,
del Cavalier Lionardo Salviati . In Venezia prejfo i
fratelli Guerra 1584. Volume 1. in 40
— — Volume il. In Firenze nella Jlampcria de' Giunti
1 j 8 6. in 40
Il Capece , ovvero le riprenfioni , Dialogo di Picranto-
nioCorfuto, nel quale fi riprovano molti degli Av-
vertimenti del Cavalier Lionardo Salviati . In Na-
poli per Jacopo Carlino 1 392. in 40
Trattato della vera origine , e del procedo e nome della
coltra lingua, fcritto in volgar Sanefe daCelfoCit-
Pp 2 tadini.
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\
300 Della Eloquenza
Bibliut. Ct. I. tadini . In Venezia per Giambatifla Ciotti 1601. in 8°
’ Le Origini della Tofcana favella. In Siena per
Ercole Gori 162%. in 8° edizione il.
Il primo di quelli due libri per diftinzionc Tuoi citarli col nome di Pro-
ce/fo . Il Cittadini , c Diomede Borgbefi in materia di lingua hanno pre-
venzioni particolari .
Trattato della lingua di Jacopo Pergamini daFoflom-
brone . In Venezia prejfo i Giunti 1636. in 8°
Lumi della lingua Italiana del Fuggito Accademico In-
domito [Agoftino Lampognano] In Bologna per Carlo
Zenero 16 5 2. in 120
L’Anticrufca, ovvero il Paragone dell* Italiana lingua ,
di Paolo Beni. In Padova per Batijla Martini i5ij.
in 40
Francesco Cionàcci nella Vita di Z>Jeno Kìjìeli pag. xiv. afferma, che
quelli rifpofe al libro del Beni col Frullone dell' Anticrufca ; n»a che Ba-
ftiano de' Roffi ne impedi Tedizionc a fpefe dell’Accadcmiaj onde il Ni-
fieli fi sfogò contro di lui con far le note al Vocabolario della Crufca
della fua prima edizione , e più ampiamente in molti Proginnaimi
del tomo v. ove fpcfl’o difende la locuzione del Taffo , e cenfu ra ga-
gliardamente quella dell ' Ariojìo , propugnato dalla Crufca contra gli am-
miratori del Taffo . Per altro benché all’Anticrufca del Beni non man-
caflcro parziali , tra quelli non furono il Pignoria , nò l'oleandro . Ulti-
mamente in Padova fi trovò a penna la feconda parte di detta Anticrufca.
Rifpofta di Orlando Pefcetti all* Anticrufca di Paolo
Beni . In Verona per Angelo Tanto 1613 • tn 4°
Il Cavalcanti, ovvero difefa dell’Anticrufca , di Miche-
langelo Fonte [ Paolo Beili ] In Padova per Francefco
Bolzetta 1514. in 40
Difcorfo dell’obbligo di ben parlare la propria lingua
di C. D. [ Carlo Dati ] Oflervazioni intorno al parla-
re e fcrivereTofcano diG. S. [ Giambatifta Strozzi ]
con le dichiarazioni de* verbi di Benedetto Buom-
mattei . In Firenze per Francefco Onofrj 1657. in I2°
■ — Le Offervazioni dello Strozzi [a parte] . In Firen-
ze per Francefco Livi 1674. in 120
Il Torto e’1 Diritto del non fi può , dato in gihdicio fo-
pra molte regole della lingua Italiana, eDminato da
Fer-
Italiana 301
Ferrante Longobardi, cioè dal P. D.B. [Daniello Bar- bibuoi'.'ci.. i.
toli 3 Ih Roma pteffo il Varefe 1668. in 1 20 edizione ni.
Il tìtolo ha del (ingoiare ; ma il libro ha il Tuo pregio , benché vada prefo
con difccrnimento, per infegnarfi in cflo a difender gli errori di lingua ,
i quali c meglio non fare , che avergli ortinatamente a difendere •
Avvertimenti gramaticali [ del Cardinale Sforza Palla-
vicino] per chi fcrive in lingua Italiana , dati in luce
dal Padre Franccfco Rainaldi della Compagnia di
Gesù . In Roma prejfo il Varefe 1661. in 8°
In Roma per Ignazio de' Lazeri 1671. in u°
La Gramatica di Giulio Cammillo, che in tempo va tra
le prime, fu pubblicata da Franccfco Patrizi nel to-
mo il. delle opere del Cammillo.
Il Difcorfo di Lorenzo Salvi va con le lettere di Adria-
no Politi , al quale appartiene . Qui andrebbono le
Lettere di Diomede Borgbefi , ma fi troveranno più
avanti .
Altre opere di quelli e delli Tegnente elafe , Tono inferite , benché per lo
più fpczzatamcnte , fra gli Auttri del ben parlare , uniti inficine da Giu-
feppe Aromatari , detto Suba/ìano da Subafio monte , appiè del quale Ha
A jfifi Tua patria , e Rampati in t'enee.ia nella Salitala ( cioè Selciaia )
nel 164?. tomi vii. in 40
Qui fi pollóne ridurre molti comcntatori , critici , c apologifti de' Profai
tori e Poeti .
C A P O . I I
Gramatici volgari per la lingua latina .
FRancefco Prifcianefe Fiorentino , della Lingua Ro-
mana [librivi.] In Vinegia per BartoLmmeo Za-
netti da Brtfcia 1 *40. in 40
* De’ primi principi della Lingua Romana . In Vi-
negia prejfo il Zanetti 1 540. in 40
In fronte di amenduc queflc opere fi vede il bel ritratto dell’ autore , il
oualc nella lettera a Lodovico Bocci , c a Luigi del Riccio , porta in fin*
del libro vi. nomina per Tuoi amici Tiziano , Pietro Aretino , Jacopo
Nardi , e lo Statuario Jacopo Tatti , cognominato il Sanfovino , che fu
padre di F'rancefco , noto ictittorc di molte opere *■ I detti due libri, che
van-
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joa Della Eloquenza
Bibliot Cl r vinno uniti inliemc , piacquero tanto al noftro Remolo Amafeo , età»
' profcll'orc di Eloquenza Romana , clic (crivendo all* autore una bella e
grave lettera latina , commendò altamente l' allumo d’infegnare la lìn-
gua latina con la stomatica volgare ; e il Prifcianejc aferifle a molta fua
gloria il poter collocare la lettera dell ’Amajeo con la Tua rifpofta in vol-
gare nella edizione il. della fua opera , fatta in Venezia da Niccoli Be-
vilacqua nel Ifd7. in ottavo ; ma lenza il ritratto delfautorc . In quella
edizione , dedicata , come l’altra , al Re I ranccfco I. di Francia , lì
trovano copioli indici ; ma le parole del titolo , lingua Romana , fono
cambiate in lingua latina ; affinché forfè non s'inrenaclTe trattar l’autore
della lingua Romana moderna, o Romanefca . Nel titolo dell’altro opu-
scolo de’ primi Principi fi veggono aggiunte quelle parole , omero il
Prifcìanello .
Concetti di Aonio Paleari per imparare infieme la gra-
nitica, e la lingua di Cicerone col fupplimentodc’
concetti della lingua latina , e col Dialogo delle fol-
le efercitazioni delle fcuole . In Venezia per FrauceJ'co
Francefchiui i $67. iti 8° edizione il.
La ptefente edizione il. procurata da Orazio Tofc anello inoliti di non ede-
re accuratamente emendata, come la prima, da me non veduta . Il Dia-
logo fu riflampato pia anni in Perugia , c a me dedicato . L’autore , che
(il da lrertili , città del Lazio , mal corrifpolc alle grazie , impartitegli
largamente da Dio co’ talenti di potetti a maraviglia (ègnalare nella
Eloquenza latina , mentre poi cadde nel funeflo precipizio dell' erclìa »
come fventuratamente fecero il Cafielvetro da Modena , Pietro Carnefec-
cbi , e Pietro martire l'ermilio , Fiorentini , Francefco Betti di quelle
patti , Girolamo Zancbi da Bergamo , Guglielmo Grataralo da Parma ,
Matteo Gentili con Alberigo c Scipione fuoi figliuoli , da San Genefe nel
Piceno , Celio Secondo Curione Piemontcfc , e molti altri iufeliciffiinfin-
gegni Italiani di quel tempo , che fu laanetà del fecolo x vi. onde poi
avendo erti ingratamente , e con detcdabile pertinacia nel male , fatto
pclfimo ufo de’ gran beneficj , ricevuti dalla fuprenu bontà , e rimalli
per ptopria colpa abbandonati dalla divina grazia , perirono con clito
infame, chi per decreto della terrena giullizia, c ehi volontariamente in
perpetuo cClIo tra gli Eretici , e in feno agli apollati dalla Tanta Roma-
na Chiefa , come il Cafielvetro , il Zancbi , il Curine , c altri non po-
Ep'Jt. Xcvi. epe, un chi , imbrattati della medelima pece . Tra le opere di Marco Velfero lì
178- legge una lita lettera a Roberto Titi da Borgo San Sepolcro , nome chia-
ro nelle buone lettere, le quali egli iljudrò con le (lampe , c prò-
fcfsò pubblicamente in Bologna . Il Titi avea fcritto al Veliero , non ef-
fer del PaDario , conforme credeali , i libri , per altro fani , de Immor -
talitate animorum . II Velfera a tale avvifo , rimallo maravigliato ,
prega il Titi ad avvilarlo , fc ne fa altro , e chi ne Ila veramente l’au-
tore ; ma noi non Tappiamo poi quello , che in tal particolare il Tilt re-
plicane al Velfero . Il Cardinal Sadoleto , il Pigna , e chiunque ne fece
menzione , mai non dubitò , che il Poema non folle del Paleario , che
lo diede fuora per fuo . Ma perchè in quelli adàri di lettere non meno ,
(he
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Italiana 30$
■che in altri > fcguono pur troppo c piccoli e anche gran furti , i quali TT — ~ — "T
poi dalle pcrfonc un poco cfpcrtc , finalmente fi riconofcono , anzi tal- Ull° 1 ' '•'L*
volta fi feoprono al fiuto , non farebbe mal fatto , che quello del Palea-
rio fi purificaflè alquanto meglio : e potrebbe farlo chi dianzi fetide
certe memorie del Tifi 3 inferite in qualche Giornale de’ Letterati d’Ita-
lia . '"Jacopo Tommafio , uomo Tedefeo, ha fatto un libro eie Plagio lite-
rario , il quale a un bifogno fi potrebbe accrcfccr non poco •
Giovanni Fabrini da Fighine [Fiorentino ] della Teori-
ca della lingua [ latina ] In Venezia per Marchiò Sci -
faij66.ini»
Principi della lingua latina, praticati in Firenze nelP
Accademia degli Sviluppati [ libri ili. ] in Roma per
Domenico Marciani 1643. in 120
I reggenti di quella Accademia dedicano il libro al Padre Giufeppe 3 fon-
datore e Generale dell’ ifiituto delle Scuole pie , cfaltando il gran frut-
to , che i fuoi Padri , a preghiere di detta Accademia da lui mandati
in Firenze , per più anni arcano fatto in educare i nobili giovanetti con,
quello modo d’inlcgnare'la lìngua latina con Gramatica -volgare *
Specchio della lingua latina di Giovanni Andrea Grifo-
ni da Pefaro , profefìòre delle lettere umane in Ferra-
ra . In V'tne già prejfo il Giolito 1 $ f 4. e 1 $ 59. in 8°
Elocutiones [volgari e latine ] qua: in epiftolis familia-
ribus Ciceronis leguntur, a Dante Riccio excerpta:-
Veti etiti per Francifcum Zilettum 1583. in 8°
Locuzioni [ latine e volgari ] di Cicerone, feelte da Er-
cole Ciofano . In Venezia prejfo il Ziletti 1584. in 8°
Locuzioni di Terenzio , ovvero modi familiari di dire,
Leciti da Aldo Mannucci [ il giovane] In Vwezia
[ predo Aldo ] 1585. in 8°
Aldo j che per ufo della gioventù raccolfc ancora l’ Flegajize dì Cicerone 3
dedica il prcfcntc libro alla gioventù della Segreteria della Repubblica
Veneziana . Qui ci conviene avvertire 3 che Aldo volle chiamarli Ma-
nux.10 3 Manucci 3 c anche Mannucci 3 come difeefo dalla famiglia di tal
nome di Volterra ; benché Aldo fixo avolo fi chiamafle da Baffano 3 terra
nelle vicinanze di Trrvigi- Aldus Manutius Bafjìanat 3 egli fi ferivo
nella dedicatoria del tomo I. delle opere Greche di Arinotele e di Teo-
fra/io ad Alberto Pio Principe di Carpi , da lui (lampare in Venezia nel
1497. in foglio . S’intitolò anche Pius dalla cafadel medefimo Alberto3
filo difcepolo c magnanimo benefattore , c Rornantts per la cittadinanza
avutane . Paolo Tofano , il eguale nel efi’cndo profefloredi lettere
umane in Eidelberga, pubblico in Oppcneim, cirri del Palatinato jla Fra -
geologia Pere ariana , fi maraviglia, come fopra quello fcritrore ciTendo
-tante caftigax.ioni.ti varie le rioiùyTi poco o nluniinno.*Ila .gioventù, alla
«quale
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Vi bliot. Cl. X,
Ullh'on.u'rt htjir.olo-
l‘t*e pt’.lli, col. a.
304 Della Eloquenza
Huile Terenzio per la (ingoiar putiti della favella dee meritamente ede-
re a cuore , niun altro avelie penfato a darci la Praff elegia T erenx-iana ,
(limata di grand’ ufo a’ fanciulli . Però noi vcgglamo, che Aldo avea
comporta funil fatica da X x vili, anni avanti al Tuffano , con fornirla
di due indici copiolì , un ■volgare , e l'altro latino .
Euphrofyni JLapinii Inftitutionum Fiorentina: lingux
libri il. Fiorenti <e apud J urici as 1 774. in 8° editto il.
Angeli Monofinii Floris Italica: lingua: libri ix. Vene-
ti! t per Jo. Gnerilium 1504. in 40
I] Monofini , che nella Pinacoteca III. di Giano Nicio Eritreo, num. tl V»
c detto per is baci io Moropni , tratta in quello fuo lihrp , come Affamo
Perfio nel fuo , benché in altro modo, della conformiti della lingua vol-
gare con la Greca , c Romana •
Nuovo metodo per apprendere la lingua latina , tratto
dal Francefe nell’Italico idioma , a ufo del Seminario
[ dell’Arcivefcovado ] di Napoli . In Napoli per Fe-
lice Mofca 1722. voltimi il. in un fol tomo in 8°
Quella è la fainofa Gramatica, chiamata di Portoreale ; nome di una Badia
di monache Ciderciclì nelle vicinante di Patigi , dove ella Gtamatica
(ì praticava nell' iflruire i fanciulli , avendola compofta Claudio Lan-
celotto , dipoi monaco Benedettino , morto in età d’anni 79. nel monifle-
rodi £>uimpcrlì nella badi Bretagna ai ir* Aprile 1695. A quello Lan-
. colono molle qualche lite gramaticale il Padre Filippo labbe predo Egi-
dio Monagio nell’ Etimologico Franccfc • La fatica di quello copiofo
volgarizzamento è veramente grande j ma fembra a taluno , che ella
farebbe (lata forfè minore , quando li foflè (ludiato di fare , che la det-
tatura Italiana comparili più naturale , e meno dentata c feguacc dello
Bile e dell’antica lingua Tofcana , all’ufo di Napoli. Vero c , che
il traduttore nella prefazione adduce in ileufa il fuo poco genio alla
lingua Italiana corrente , diverfa , anzi divariata , conte egli dice , da
quella degli antichi • Ma perche il valentuomo ferire per gli altri , e
non ptr te folo , pare , che lafci defiderarc qualche ragione piu con-
vincente . Qui torna iu acconcio il Trattalo delle Sibille , che David
Biondello fetide in amica lingua Franccfc, • diverfa dalla corrente . Una
dama di Parigi avendone lette alcune pagine fenza nulla poterne inten-
dete , ebbe a dire quelle parole : è un peccalo , ebe quefto libro per e (fere
inteff , non fta tradotto in buona lingua nofiralc . Ciò racconta Gianja-
eopo Chilflezio nel libro contri il Biondello , intitolato Imago Francie i
everfarit pag. 6. Nel rimanente all’udire il nome di Portoreale , niuno li
pigli fpavento,perchc fc la Gramatica in se non è cofa cattiva, in quedo
libro non ci c alcun male . Claudio fece tre altri Metodi fopra la lingua
Greca , l ‘Italiana , e la Spagnuola ; e fetide ancora dell'Emina di san
Benedetto . Antonio fuo nipote, da me conofciuto in Roma, ha illudra-
to il Te/lamento di Abboni Patrizio nella edizione il. della Diplomatica
del Mobiliane in fine .
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305
Italiana
C A P O . I I I
yocaboìarj t diiionarj della lingua volgare.
Vocabolario , Gramatica , e Ortografia della lingua
volgare , di Alberto Accarifio . In Cento prejjo
l’autore 1 343. in 40
La Terra di Cento , dove quello libro fi vede llampato , è dipendenza del
Ferrarefe , e luogo degno di particolar memoria per l’onore di aver
avuta una ftamperta ; poiché lo Iplendore , che vien dalle lettere , porta
onorevolezza dovunque arriva .
Le Ofl'ervazioni di Francefco Alunno da Ferrara fopra
il Petrarca • In Vivegia per Paolo Gherardo 1 j yo. in 8°
e dii. il.
In principio di quella opera , che c un Indice , alquanto ragionato, di tut-
te le voci coniprcfe nel Canzoniere del Petrarca , fi vede il ritratto dell’
alunno , intagliato in rame , e a parte la fua Imprefa , che è Mercurio
in atto di folca re l’Aonia campagna di notte a lume di Luna , mentre il
cavallo Pegatèo vicino a una pianta di Lauro , da cui pende una lucerna
accefa , va tirando avanti l’aratro . Giù ballo c l’oriolo, guardato da una
Gru , e da un Cane , col motto intorno a tutto il corpo dcU’imprcfa :
Kofle agii ad normam fulcot incurvai arator .
L’ Alunno in quelle Tue nuove Ofl'ervazioni , molto più copiole delle al-
tre , ufeite la prima volta col fuo proprio Petrarca , llampato in Vene-
zia dal Marcolini nell’anno if 55. in ottavo , cita le carte di quella flclla
edizione, c dedica il libro a Giovanni Ronchegallo fuo concittadino . In-
di il Rufcelti ne fa altra dedicatoria a Giambatifla d ’Azzia Marcbefe
della Terza . Qui debbo dire , che V Alunno fu matematico provifiona-
to dalla noflra Signoria di Venezia , fecondo lui (leflo nelle Ricchezze
alla voce Francefco . Adriano Giunto oflèrvò da una lettera dell’Areti-
no , eflcr lui fiato ad miraculum eccellente nello fcrivcrc minutijjimis
ebarafleribut con ifluporc di Clemente VII. c di Carlo V.
" Le Ricchezze della lingua volgare fopra il Boc-
caccio con le dichiarazioni , regole , ofl'ervazioni, ca-
denze e definenze di tutte le voci del Boccaccio e del
Petrarca per ordine d’alfabeto , e col Decameronc
fecondo l’originale, llampato dall’Accademia Fio-
rentina, e fognato co’ numeri corrifpondcnti all’ope-
ra , che fono in margine del Boccaccio . In yiuegia
per Paolo Gherardo issi, in 40 edii. v.
Anche quelle Ricchezze , ora notabilmente ampliate , hanno le fuddette
Q^q figu-
Uiiliot. Cl. I,
AutmAdvetf.i Jìb . I*
(Ap, vi. in Jw( .
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$o6 Della Eio^enz a
T iTi i V — T fi"ure ’n Pr'nc'P'0 e ncl fin* ■» c (on° puf' u» Indice, alquanto ragionato,
D iiioi. del Decameron del Boccaccio, di cui l'Alunno cita le carte , corrispon-
denti alla fua propria edizione in quarto , che allora nel IJ57. per cura
fua ne fece Patio Gherardo co’ numeri in margine , e conforme alle Ric-
chezze, fopra quella , che i Giunti di Firent* dopo l’altra loro del if itf.
e quella di Niccolò Delfino gentiluomo Veneziano prefì'o Gregorio Grc-
gorj pure del if i«. corretta fui proprio originale ne aveano fatta nell’
anno ìf i7- con l'aftìRenza di perfonc intendenti , comprefe ii\V Alun-
no (otto il nome collettivo di Accademia Fiorentina , con ciò volendo
egli accennare quella antica di Lorena j> de’ Medici . L’Alunno in dedi-
care quelle fuc Kiccbex jte al Cardinale Aleffdndro Farnefe , liberamente
lì duole , che avendo a lui dedicata otto anni avanti l'edizione l. della
mcdcCma opera con fargliela prenotare da 'Jacopo da Ferrara , medico
del fommo pontefice Paolo III- il Cardinale non gli avelie dato un mi-
mino cenno di rifpoRa ; ladovc il Duca , c poi Granduca Colìmo I. con
légni di magnanimo gradimento gli avea rilpoRo, per avere a Ini dedica-
to l'altro Indice, nomato la Fabbrica del Mondo . Così veggiamo ,
che negli ferirti degli uomini illuflri talvolta rimangono eternate anche
le increanze de’ Grandi, benché forfè involontariamente fognile per col-
pa de’ Segretari , o di altri loro miniftri . Dice l'Alunno di aver perfe-
zionate fe fuc Ricchezze col eiudicio fra molti altri del Muzio , del
RufceUi , di Paolo Manuzio , del noRro rinomato Giureconfulto Tiberio
Deciano , e di Antonjacopo Ctrfo , le cui Rime, dedicare da Giufeppe Oro-
log) ad Ercole Bentìvogho , furono da lui meflé fuora in Venezia predo
Comin da Trino nell'anno rffo. in ottavo . Sarebbe gran pregio di
quelli due Indici dell' Alunno , fe li potclfe trovar modo di adattargli a
tutte dedizioni del Petrarca , e del Boccaccio , (ìccome quell' altro mfi-
gne , e furiere di tutti gl’indici , di Niccolò Eritreo, Giureconfulto Ve-
neziano , Rampato la prima volta in Venezia da Giovanni Antonio Nic-
colini da Sabbio nel Ifj8. in ottavo , a cni nell’anno feguenre venne
appretto l'edizione di Virgilio co' richiami, e con le chiofe dcll'fn'rr» ,
fatta dal medelìmo Rampatore , fu poi accomodato a tutte l’edizioni
delle opere di Virgilio j e Umilmente quello di Tommafo T reterò a tutte
l’cdizioni di Orazio . QueRi Indici con quello di Oberto Gifanio a I u-
crezio , c col Vitruviano dell’Abate di GuaRalli Bernardino Baldi , fono
illruttivi , e nelle occorrenze molto opportuni agli Rudioti ; c in fomma
fono altra cofa , che i moderni , fogeiunti agli autori ad ufum Delpbini .
Ma per giungere a fargli , come gli addotti , ci vuole indugio , c non
quella gran fretta , che da molti lì pratica . Palliamo ad altro maggiore
Indice dell 'Alunno .
Della Fabrica del Mondo libri x. ne’ quali fi con-
tengono le voci di Dante , del Petrarca , del Boccac-
cio , del Bembo , e di altri buoni autori . In Venezia
nella flamperia di Francefco Sa tifavi no 1 j£8. in foglia .
L’Alunno dedica la prefente edizione a T ommaft Filologo da Ravenna ,
ria profeflore di medicina in Roma , in Bologna , e allora in Padova,
lodato di gran ma&niHccnza . Il loda pure Giovanni Mannelli ncl dent-
eargli
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Italiana $ 07
ci r pii la Pratica medica di Giovanni Arcolano Veronefe* rirtampata in rr — ?
Venezia dal VaLgrifi nel iytfo. in foglio Vedi il Sanfovìno nella Vene- 1 aUoT’ Cl. I
aia • Quella Fabbrica c ampliata di più di yoo. vocaboli latini e volgari , Librot. fai. pj. a.
e fornita in principio di una copiofa tavola . In margine fono appodi a *!•
ciafcuna voce i numeri da citarli , perche tal volta l’autore dello gli ci-
ta . Ale ([andrò Tajfoni * inclinato naturalmente al ridicolo* nelle fuc Con-
fiderazioni [opra le Rime del Petrarca G prende giuoco di qucda Fab- Pag. 34 j.
brica * chiamandola di mattoni malcotti • Il Salviati fa il Umile nelle fue
Con (ider azioni Torto nome di Carlo Fioretti * dicendola ancor egli, eccelfa p.i», 1 j.
Fabbrica . Ma i motti sforniti di ragioni * riefcon freddi * poiché non
convincono * e nulla infegnano •
- — E con un Vocabolario di Tommafo Porcacchi [feii-
za la dedicatoria dell’Alunno ] In Venezia per Giam -
batijla Vfcio 1588. e per Paolo V golino 1^3. in foglio .
Prima di quelle due imprcflioni ve n’c un altra del 1784. come fi trae dal-
la prefazione c dalla dedicatoria nel fine» Eorgaruccio Borgarucci ebbe
cura della dampa , e gli autori nuovi * donde c tratto \\ Vocabolario t
fono il Giovio , il Caro * il Firenzuola , Ercole Bentivoglio , V Alamanni ,
Jacopo Nardi, il Varchi , il Fortunìo, Jacopo Gabrielli , e’1 Guicciardini .
Copia delle parole di Giovanni Marinelli . In Venezia
per Vincenzio- Valgrifi \$6i. tomi il. voi. 1. in 40
Teforo della lingua volgar latina di Monfignor Pietro
Galefinj Protonotario Apoftolico . In Vinegia per
slltobello Salicato 1584. in 8°
Vocabolario delle voci latine con l’Italiane , feelte da
migliori fcrittori da Girolamo Rufcelli . In Venezia
per Valerio Bonello 1588. in 40
Altro Vocabolario di Lucilio Minerbi da col Decameron del Boccaccio di "
Venezia predo Bernardino Vitali if jf. in ottavo ; altro del Rufcelli con
la fua edizione del Decamerone * c altro di Frofìno Lupini latino e To-
fcano appiè de’ Dialoghi di Lodovico Vivet in Firenze per li Giunti iyd8.
in ottavo .
Delle Frali Tofcane libri xii. di Giovanni Stefano da
Montemerlo gentiluomo di Tortona . In Venezia per
Camillo e Francefco Francefchiui 1566. in foglio .
L’autore * che dedica il libro a Cefare Gambata 3 Vefcovo di Tortona ,
nipote di Vberto , c cugino di Gianfrancefco , amendue Cardinali , fi fer-
ve oltre agli antichi* dell’autorità de \V Ariofto * del Sannazaro, del Bem-
bo * c anche di Pietro Aretino * dalla sfrenata adulazione tenuto per
meritevole di quell’onore* e di altri maggiori* come udiremo più avanti.
L’opera del Montemerl e c fornita di tre tavole , una de’ capi , l'altra
' • Qjj » delle
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J08 D E L L A E L OQ_U e N Z A
r- — — — — — delle fn(ì e maniete Tofcine , c la terza delle latine . I titoli di qoe-
* or* • • (la , e di altre dedicatorie nella prefente Bibliotbeca non ingombrano di
primo afpetto , come oggi Tuoi farli dalla vile adulazione , i frontifpizj
de’ libri , anche non compofti da chi gli dedica i ma danno a parte , e
da se nella carta lèguente ■ Agli anni pillati non fu mai calo, che io po-
rcili perfuadere a eertuno, che nella ridampa di un eccellente libro, non
fuo , cui egli dedicava ad un Grande , non aggiungere nel frontifpizio
fubito appiedo al titolo del libro altra ferie di titoli , che a lui premeva
di far comparire in quel luogo (proporzionato , di cui giudamente potei
dirli : fed nane non eral bit lo cui .
Ortografia delle voci della lingua noltra , ovvero Dizio-
nario volgare e latino di Francefco Sanfovino , nel
quale s’impara a feri ver correttamente ogni parola,
cosi in profa , come in verfo per fuggir le rime falfe ,
e gli altri errori , che fi pofl'ono commettere favel-
lando c fcrivendo. In (Venezia prejfo il Sanfovino 1 568.
in 8°
Il Sanfovino fcrive quedo libro a 'Jacopo fuo figliuolo , al quale ne fpiega
l’ufo , e ne promette un altro , intitolato , Teforo della lingua volgare .
L’Ortografia Italiana, trattato del P.D. B. [ Padre Da-
niello Battoli } In Roma per Ignazio de' Lazeri 16 70.
in 8°
Dizionario volgare e latino di Filippo Venuti da Cor-
tona . In Parma per Erafmo Viotto 1 ypi. tu 8° edizio-
ne accrefciuta .
Il Venuti in tempo , che fiorivano le buone lettere , le profcfsò in Vent-
ila , dove li ammogliò a una gentildonna patrizia di cafa Minio . Da
fanciullo io adoperava quedo Dizionario , di cui mi c rimada la ricor-
danza »
Vocabolario Tofcano dell’arte del difegno , di Filippo
Baldinucci . In Firenze per Santi Franchi 1681. in
foglio piccolo .
Vocabolifta Bolognefe di Gio. Antonio Bumaldi [ Ovi-
dio Montalbani } In Bologna per Jacopo Monti 1 660.
in 11 0
Moftra di tutti i verbi , e de’ loro participi e gerundi ,
adoperati nel Decamcrone del Boccaccio , fatica del
Cavalier G [ irolamo ] LJbaldino Malavolti • In Sie-
na prejfo il Bonetti 1650. in 40 grande ,
Dì
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Italiana 1309
Dì quello libro , dedicato al Principe Mattias di Tofcanl ', non li veggono
dampate più di olio fole pagine , cucite in principio dell’ originale a pen-
na di colonne 1514. con l’approvazione dell’ Inquilitorc di Siena nel
fine* La fatica c immenfa per le citazioni ; e il Malavolti impugna il
Muzio , il Rufcelli , il Pergamini , il Salviati , e la Crufca : difende al-
cuni luoghi del Taffo contro alla Crufca , c chiama Tuoi maeftri il Citta-
dini , e il Borgbefe . Si trova nella cofpicua libreria Italiana del Signor
Marcbefe Capponi : il quale ha pure un compendiofo Vocabolario di ma-
no di Lodovico Verace! da Norcia , frate Capuccino , del quale fi conta-
no altri componimenti predo il Vaddingo , che lo chiama Verruccino .
Nell’ opera del Malavolti , che c piena di oflervazioni , fi citano i Gra-
, natici volgari , e talvolta s'impugnano , però non fenza fuc prevenzioni
partjeolari . Scrive fadiga per fatica , alla Sanefc , amaro per amerò , c
foglio pei pagina , mentre il foglio abbraccia due pagine .
De’ Dittonghi di Giovanni Norchiati [ nomato in lati-
no Naclantus ] In (Venezia per Gio. sintomo Nicoli-
ni 1 3 39. in 8°
Difcorfo .de’ Dittongi di Jacopo Mazzoni. In Cc fetta
per Bartolomeo Raverio 1572. in 8°
Il Contento di Marfilio Ficino lòpra il Convito di Pla-
tone con un difcorfo dell* ortografia , di Neri Dorte-
iata , c con una copiofa tavola in (ine . In Firenze per
Neri Dortelata 1*44. in 8°
d.el Cemento , che riguarda la pronunzia Fiorentina , è quella
fteda del Difcorfo, il cui autore e' Cofimo Battoli . Parlano di qucd’opcra
(leda Claudio Tolomei nel libro III. delle Lettere , il Sorgagli nel Tura-
mmo, e il Varchi ncWEr colano . Si podbno anche vedete i Patii del Si-
gnor Canonico Salvini • II Dortelata ocU’anno fteflo if44* ftampò Pier-
francefilo GtamkuUarì delfito , forma e mifure dell' Inferno di Dante 9 In
ottavo con la mcdclima ortografia dell’accennato Contento .
Alcune lettere piacevoli , una dcll’Arficcio Intronato
[ Antonio Vignale] in Proverbi, e l’altre di Alef-
fandro Marzi • In Siena per Luca Bonetti 1587. »»4°
Proverbi Italiani di Orlando Pefcetti. In Venezia per
Lucio Spi 7; e dii 16^18. iti 12°
Si portano molti Proverbi nel Fiore della lingua Italiana del Monofini ,
nell Predano del Varchi, e nel Malmantile' di Lorenzo Pucci, cemen-
tato da Paolo Minacci . Il Lombardelli ne’ Fonti Tofcani pag. (So. fetidi:,
che ci mancava un Proverbiano , cominciato gii dal Sodo Accademico
Intronato , il qual Proverbiano fpiegato , potrebbe effere quello (ledo ,
che ferba il Signor Marcbefe Capponi in due grodfì tomi in foglio a pen-
na, du podi pei ordine di alfabeto : c furono di Aleffandro Pollini, nobil
poeta
Bibliot. Cl. I.
Siriptons ordiate
Minoinm pag, 246.
Crtfeimhtai Ijìoria
pag. 451. tiii, t[.
— Co mentarjeo.
re. pag. 307.
— to.v.pag.ìh.
Poi. 38. a.
r.ij. mg. tu.
P-’S-zi*.
Pag. io.
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gio Della Eloquenza
Bi bliot C.T~ f poeti latino in tempo del Pontefice Aleflandro VII. A quell* operai
che dalla fillaba En giunge alla lettera Z , manca quello , che le dovea
precedere dalla lettera A ; onde c difettiva del tomo i. La fatica è ori-
ginale , bella al maggior légno, e comporta dopo l'anno ifpr. nel quale
fu (lampara 1* Ifìoria Trevigiana di Giovanni Bonifacio , che c citato
al proverbio* tìuomo della cappellina, clpofto dal Bonifacio nel libro vi.
pag. $zj. Alla voce fummo , cioè fumo, l’autore chiama Pier Vettori,
già mio macflro . E al proverbio , martel d'argento , cita il Monofini f
clic diede il fuo libro alle (lampe nell'anno 1604. ■ -
m
Rimario [ di Benedetto ] del Falco . In Napoli per Mat-
teo Ganze [ o Canee ] da Brefcia 1 $3 in 40
A due colonne, in corlìvo, e lènza alcun numero alle pagine, come fi ufa-
va nelle prime (lampe . Il Falco promette un Vocabolario a parte, e chia-
ma più faggia la feconda impresone del Poema dell* Ariofio, perchè fetide
ventefimo , trentefimo , e quarantefimo in vece di vigefimo , trigefimo , c
quadragefimo , come prima avea fcritto • Il Falco vedendo allora , pec
, quanto dice , il potentijjìmo fiato della Signoria Veneziana fopra gli altri
fiorire d'uomini dotti , avrebbe voluto , che ella con la confulta de' me*
defimi ave /fé riformato l'idioma Italiano , componendo una fola lingua #
comune 0 tutti , che generalmente fi poteffe ufare fenica biafimo , come n’era
una latina per tutto il mondo .
Del modo di comporre in verfi nella lingua Italiana ,
trattato di Girolamo Rufcelli [ con un Vocabolario
nel fine] In Venezia prejfo il SejJ'a 155$. in 8°
Il Rufcelli a capi vm. pag. ex vii. nello (lile piacevole antepone il no-
Aro Mauro d' Arcano al Berni •
Il Rimario della Comedia di Dante ordinato ne* Cuoi
verfi interi co’ numeri , regnati in ciafcun terzetto .
In Napoli per Gianjacopo Carlino 1607.. in 40
Sicché In quello Rimario (la tutta la Commedia di Dante ; onde non oc-
correva raddoppiarla con rirtamparlo di nuovo inficmc con la medefi-
ma , c molto meno aggiungervi altro Rimario delle delÌRenzc , fc tutte
quelle fi trovano nel detto Rimario del Noci , il quale fu autore della
. Cintia , Favola bofchereccia : e quelli non diede il Rimario per fuo ;
ma , come opera altrui , lo dedicò al Conte di Palma , primogenito del
Principe di Conca della cafa di Capoa , d'ordine del quale, e forfè da lui
Hello, era (lato comporto . La bella (lampa c tutta di foprafilvio corlìvo,
per ufare il termine nuovo , e con le citazioni de’ Canti fuora nel mar-
gine ; ma c inutile nella mole a cagione de’ verfi interi, quando badava
portare al più le due ultime parole di ciafcun verfo , che fervono a un
bifogno di guida per trovare nella Commedia i verfi interi , de* quali fi
tic* premura , ne fi ha memoria del luogo precifo , in cui fono •
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Italiana 311
Rimario e Sillabario di Udeno Nifieli . In Firenze per bibliot. Cl.iT
Zanobi Pignoni 1542. in 1 2°
Arte del verfo Italiano del Cavalier Fra Tommafo Sti-
gliarli . In Roma per Angelo Bernabò i6y8. in 8°
Il Memoriale della lingua di Jacopo Persamini da Fof-
fombrone . In Venezia per Giambatijìa Ciotti 1602.
in foglio .
Quello è il primo Vocabolario pieno e metodico , tratto da foli autori ap-
provati . Memoriali , fecondo il Tuffo nelle Differente poetiche , erano
libri per memoria delle co/e , che fi doveano trattare più perfettamente . Il
Pergamini fu Segretario del Patriarca , e poi Cardinale, Scipion Gonna-
ga , amico del Taflo • L’imprcllìonc c molto bella , di carattere corfi-
vo 3 a due colonne , e con le voci, che vengono in difcorlo, di majufco-
lette . Un altra a tre colonne ne fu fatta in Venetua preffo i Onerigli
nel itfjtf. in foglio da Paolo Jbrianì , traduttore della Farfaglia di
Lucano •
[ Il ] Vocabolario degli Accademici della Crufca con
tre indici delle voci , locuzioni c proverbi latini e
Greci. In Venezia per Giovanni Alberti 1612. in foglio.
«— — » In Venezia per Jacopo Sarzina 1623. in foglio , edi-
zione il. accrefciuta.
Amcnduc quelle edizioni fon fatte da Bafliano de* Rofji , detto 1 * Inferigno,
Segretario dell’Accademia della Crufca , il quale fu il primo » che per
inavvertenza non prepofe l’articolo alla parola Vocabolario . L’edizio-
ne 1. fu da lui dedicata al Marcfciallo d’Ancrc Concino Concini , c la /e-
conda al Cardinale Francefco Barberini il vecchio . Sono amendue in
bel carattere tondo , a due colonne , c con la medefima prefazione in
entrambe . Per venire amcnduc dal Rofji, già nemico di Torquato Taffo,
non c maraviglia , fc per entro non fi vede citata alcuna delle fue opere,
come poi fi c fatto nelle due feguenti edizioni Fiorentine , /crudeli*
anno itfpi. c quarta , che ora lì tira avanti in più tomi , c (Vendono ufeiti
già due • Non pochi valentuomini poflillarono i margini di quelle due
prime edizioni , come Celfo Cittadini , Alejfandro Taffoni , Vdeno Nifieli,
Giambatifia Doni , Tommafo Stigliarti , c Pietro Pietri di Danxjca , in
latino Gedanum, c Dantifcum , città primaria della Pruflia regale: il qual
Pietri fu pure Accademico della Crufca . Le poftillc del Cittadini Hanno
in Siena ; c parte di quelle del Taffoni furono flampnte in Venezia da
Marino Proietti nel in foglio . Le altre del Nifieli , divede dalle fuc
Annotazioni , parimente al Vocabolario, furono dal Cardinal Leopolio
de* aMedici inficme con quelle del Pietri , donate airAccadetuia della
Crufca , fecondo il Cionacci nella Vita del Nifieli pag. xxxu. Le altre
dello Stigliarti erano predo Monfìgnor Marcello Sevcroli , c cj utile del
Doni fi conferva vano dall'Abate Angelo fuo figliuolo , già mio amico .
AL
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3 1 2 DellaEloqj/enza
Bibiiot. Ct. I.
Avvertir*. to. t. pag.
66. I25>. 2 li.
7*.
J’.|. 6o. ji.
Dizionario Tofcano di Adriano Politi gentiluomo Sa-
nefe . In Venezia per Andrea Boba i$zp. in 8°
A quella edizione il* del compendio del Vocabolario della Crufca j fecon-
do l'edizione I. precede una lunga prefazione di Curzio Politi .
Le Origini della lingua Italiana di Egidio Menalo
Gentiluomo Francefe con la giunta efe’ modi di dire
Italiani. In Ginevra per Giu. Antonio Cbovet i6$f.
in foglio .
In fine vi fono fei pagine di errata . Altra edizione in quarto grande ne
era fiata fatta in Parigi . In margine a un mio cfemplare della fuddetta
edizione il. io ho notare altre origini 3 c citazioni , diverfe da quelle
del Menagi. , il che ho fitto pure alla feguentc opera •
Oftavii Ferrarli Origines lingule Italie* . Patatài tyfis
Pctri Maria Fr amboni 1676. in foglio .
Prima di tutti Niccolò Eritreo » dianzi rammemorato * fende delle Origini
della noftra lingua volgare nello Stoico > fuo Dialogo , più volte da lui
citato nell’ Indice Virgiliano , e nelle chiofc all’ Eneide . Filippo Mauj"-
faco nc* prolegomeni alla Storia di Arinotele de Animalibui, tradotta in
latino > c arricchita di Comcntarj da Giulio Celare Scaligeros > c poi meda
in luce in Tolofa da Raimondo Colomerio nel 1619* in foglio j ragiona
de’ libri ex x. delle Origini > compilate dallo Scaligero > alcune delle
quali egli ne fparfe nelle fue E fere unzioni contra Girolamo Cardano .11
Mono fini 9 e il Perfio ne fpiegano alquante ; ma perche non guardando
fenon alla Grecia , ebbero il prurito di trarle (olo dal Greco 9 hccome lo
arca parimente il nodro Dottor Salvini , efli poco felicemente fi appofe-
ro . Giorgio lekjtfo con migliore avvedutezza ricorfc al Settentrione ,
donde le popolazioni Yennero più volte ad allignare In Italia . Quindi c.
Al rimanente il Vocabolario fu opera del folo Salvioti , per fuo proprio
atreflato y c non gii del Rofp , allievo fuo , ma di non gran talento , allo
fcriverc del Cionacci . Per altro Angelo Colo ai 9 Giulio Camrhillo , uo-
mini periti filmi in quelle materie , prima di tutti fi applicarono a com-
porre Vocabolari Italiani * atteftandolo del primo Federigo Vbaldini
nella Vita ; c del fecondo Orazio Lombardelli nc* Fonti Tofcani, il quale
rammenta ancora un Vocabolario fieniffimo di Afcanio Per/io . Il Colocci
fu dell’Accademia del Pontano 9 al cui celebrava ogni anno il dì natali-
lio , per teftimonianza di Pìerfrancefco Giufiolo Spoletino in dedicare
al Colocci le opere da se compofte , e dampate in Roma da Jacopo Ma -
zocbio t nel 15 io. in quarto : cofe ignorate òi\Wbaldini • Laonde come
fi voglia procedere pervia di pontificati j fiorì il Colocci da Innoccn-
20 Vili, a Paolo III. inclufivamente * il che fi accenna per cflere dato
pur dianzi ridrerto con fecondo fine 9 e contro alla fondata aflerzionc del
Cardinal Norie , al folo pontificato dì Clemente VII.
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Italiana gig
che egli Belli fui Gramatica Franco-Teotifca tede nn catalogo di voe1
Italiani, paffute a noi da quelle contrade] e un altro più diAùlo ne recita
Giovanni Peringtkiold , regio Archivifta delle amichiti di Svezia , nelle
fue note alla Vita di Teoderigo Re degli Oftrogoti, e à.' Italia , gii fetitta
da Giovanni Coclèv , e nell'anno itfpji. come altrove lì dille , da lui fatta
riftampare nella cittì di Stockolm , oflcrvando egli , che fe il Perfio , il
Ferrari, e '1 Menagli iu trattar quello all'unto , avefiero potuto acco-
dar (ì al fonte Gotico , "^vrebbono con minor fatica tratto di lì gran nu-
mero delle origini , le quali con tanto Audio fi affaticarono di trarre
dal latino e dal Greco • Datò fine a quello capo de’ Dizionari con por-
tarne due altri di nomi ptoprj antichi ad ufo de’ Poeti volgari : c fono
tyicfli • ’ „
Elucidano poetico , nel qual fono contenute iftorie ,
favole , ifole, regioni, città , fiumi , e monti più fa-
mofi con altre cofe di quefta maniera , opera necefia-
ria a tutti gli ftudiofi di poefia , raccolto da Ermanno
Torrentino , e di latino tradotto in volgare da Ora-
zio Tofcaneila . In Venezia per Giorgio Cavalli ij 6$.
in 8°
Indice degli uomini illuftri , di Jeronimo Rufcelli . In
Venezia per Comi» da Trino 1572. in 4”
Dopo 11 principio vi è il ritratto laureato del Rufcelli . Un tale , che lì
chiama L.Ctllini, dedica il libro a Colantonio Caracciolo Marchiti di Fi-
co, avvertendo per onor del Rufcelli , che in tanti libri, da lui Rampati,
mai non li vide una fola parola , che folli: mcn convenevole a fcrittore
onorato e cattolico, tutto all’oppolto di quanto in oggi da taluni fi pra-
tica, ad effetto di averne applaufo dai pati loro, il quale anche non
manca . Pietro Moneta nella Menagiana tomo l v. pag. aj S. tenne que-
llo Indice per altro da quello , che egli c , fupponcndiolo trattare di uo-
mini illuftri moderni , quando tratta di foli antichi , toltone tan Bona-
ventura , e forfè qualchedun alito ,
Rr CLAS-
SI li LIO 1. Clv I.
P’i- J8é. 400.
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Bibiiot. Ci. II.
314 Della Eioquenza
CLASSE.'II
La Rettorica .
\
C APO.I
V Arte oratoria.
LA Retorica di Bartolomeo Cavalcanti gentiluo-
mo Fiorentino divifa in vii. libri , dove fi contie-
ne tutto quello, che appartiene all’arte oratoria .
Ih Vinegia apprejfo Gabriel Giolito de ’ Ferrari 1560. iti
foglio , edizione III. anzi iv. accrefciuta .
U Cavalcanti , fuoru (cito di Firenze , la qual cittì ci chiama , allora lite-
ra patria 9 cloc quando II Cardinal di Ferrara 9 che fu Ippolito I. da Erte,
a cui V Arlotto intitolò il fuo Poema , e che commlle all* autore di com-
por quello libro * nel farne l’anal ili al Cardinale y arterifee di abbrac-
ciar la dottrina di Arittotele » traducendo , accomodando , allargando ,
illuttrando * c adomando le cofe con chiaro Itile * e conveniente alla
mede lima • Il Giolito * che prima ne avea fatta altra edizione , alle due
tavole de’ capi , e de* luoghi degli autori citati qui * aggiunfc la terxjt
delle cofe notabili . Quella edizione il* del Giolito * viene ad eflèr la i v*
compitando le altre - In principio del libro ci fono var) componimene?
in encomio del Cavalcanti * cioè di Pietro Magno 9 dì Lodovico Dolce 9
di Remigio Fiorentino 9 di Michel Sofia no 9 di Felice Pacioni 9 di Achille
S tardo , di Lorenzo Frizolio 9 di Francefco Ambrogio 9 e di Silvio Amo-
ni ano •
La data di quella edizione iv. di Vinegia 9 qui mi fa ricordare una volta
per fempre 9 che nelle Rampe Veneziane di libri volgari * quali uniche
in Italia 9 e frequentiUime fin verfo la line del fecolo x vi. tutti quelli ,
che lì pregiavano di bel dire , fenderò Vinegia 9 e Viniziano 9 dietro a
Dante 9 c al Boccaccio 9 del cui Decamerone per l'eloquenza furono gli
uomini dotti cotanto vaghi in quelle parti « e a loro efempio nelle altre*
che fu ri Rampato preffo a cinquanta volte nella (bla cittì di Venezia •
Laonde fra’ nativi Tòfcani 9 c fpecialmcnte Fiorentini 9 fi fceltò per que-
llo sì gran gclofia * che vennero in rrfoluzione di tentar propriamente
di mettere in difperazionc gli Audio fi non Tofcani di quella /avella 9 co-
me il Cafìiglione graziolàmcntc ebbe a dire nella prefazione al fuo Cor-
tigiano ; e dì qui nc nacque , che i letterati Fiorentini fenza avveder-
cene * di comune 9 che ella era fatta con fua gran gloria per iftudio cd
elezione de’ letterati d'Italia * partirono a darla per municipale 9 met-
tendoli a fo {lene re , che la lingua non potefie apprenderli perfettamente
dal libri 9 ma* che agl’ Italiani llclfi per Caperla folle bi fogno di erte r
nati in Firenze * o almeno di elìcivi Hat» lungamente per impararla
- • non
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Italiana 3 i j
cl.ii;
Speroni , come gii fu inoltrato . Mi fc camminine il difcorfo , non fi
farebbe dovuto nè anche fcrivere i libri , e nè meno Oampargli . l’ero i
Veneziani , e tanti altri famofi ingegni di quelle contrade , non lafciaron
per quello la magnanima imptefa di ampliare , e illullrare la lingua con
laute opere, nobilmente compofte , e in patte cegillrate nella predente
Biblioteca . Quelli dunque fenderò comunemente Vincaia , e poi Dante I
nel Canto xix. del Paradifo il milc in rima , perche non poreflé mai
dubitarli dell' ortografia della voce . Similmente fi fcriffe Vinezia , e
Vineziano , e non mai Veneto , nome del popolo antico della Ve ne aia ,
che ne’ fecoli inferiori li dille in latino Vendicai dalla Vene ni a , pro-
vincia marittima , c poi cittì di tal nome , per le ragioni toccate da Ga-
leotto Marzio nel libro de Dottrina prormfena . Nell’antico dialetto Pa;. i9r. aSi. Fio-
popolare di Venezia li trova ferino Veniexia , perchè la lettera X in reati* opnH Terrea-
quel dialetto non ha fona di doppia , ma di S tenue . I Provengali ferii- 'M*1
iero Venecia , c VeneciaH , che in virtù della pronuncia vuol dire Vene-
fi* , e Venefian . I Francefi dicono Venife , e i notlri Friulani Vignefie ,
Vinizìan , donde in dialetto cornane e Tofcano ne nacque Vinegia ,e
Vinìziano , eflendo proprictì di quello dialetto il dite adafio per adagio ,
indufiarc per indugiare , Biafio per Biagio , valife per valigia ; e così
fu coflume di fcrivere Venie fia , che poi Dante , e il Boccaccio con più
dolcezza deriderò Vinegia • Anzi in un mio codice a penna del T eforo ,
dettato prima in Francefe da Brunetto Latini, dipoi volgarizzato da Bono
Giamboni , e fetitto in Cortona nel i jtfS. da un Vanni, cioè Giovanni, di
Benedetto , li legge Vinefgia per proprictì c forza naturale di pronun-
cia . Il Cavalcanti per bocca del Giolito nella prefazione a quell' opera,
che tutta , fuorché la dedicatoria , è di carattere , chiamato foprafilvio
cor/ivo , dichiara di non ticonofcerc per fuc le tre altre edizioni , come
Sìampate molto imperfettamente , ejfendovi anche fiata aggiunta qualche
cofa fenza offervare m ciò quel rispetto , che fi debbb, e che fi
suole offervare nelle cofe di a LTR i : con le quali parole il Cavalcami
tratta la iiia e anche la mia caufa • Io ho detto , che l’edizioni , prece-
dute a quella , furono tre , c non due , come il Giolito volle dare a cre-
dere con farne di due una fola , per non pregiudicare alla prima Aia
del 15J9. che fu la terza innanzi a quella j imperciocché in tutto elle fu-
rono quattro , e non tre : c appunto fon quell mt
1. In Venezia per Camillo Fmncefcbi ifa8. in 40
3. In Pe faro per Bartolomeo Cefo no 1 j jp. in 40
3. In Venezia per Gabriel Giolito 1 j jp. in foglio.
4. In Venezia per Gabriel Giolito 1 $60. in foglio .
Può diete , che lo Speroni , conforme a quanto od'ervammo , dilprezzafle
col titolo di fepellita , cioè negletta e poco (limata queda Retiorica del
Cavalcanti in riguardo ai difetti delle pallate edizioni , i quali in que-
lla I v. e ultima confida egli (ledo di rieonofeervi , movendoli perciò a
dichiararle tutte per non lue. £’ notabile in quella edizione iv. che il
Rei C*r-
non più dal libri , ma dalla bocca del volgo , quafichè ella fodi piena j "
di tanti miderj , che per ufeirne , a ttuila o a poco fervidi la lettura
de' libri, anche eccellenti . Uno diqocfti orgoglio!! fodenitori di tal
' il Cavalcanti , pieno di livore c di mal talento contro dello
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Siiliot.Cl.II.
$1 6 Della Eloquenza
Cardila! Diacono di tanta Maria in Via lata , Guido Ajcanìo Sforna ,
Camarlingo di santa Chicfa , oltre al privilegio del pontefice Paolo IV.
ne concede altro con la privativa a parte al Giolito librato e ftampatore ,
le quali due profeflìoni andavano unite : e a tal privilegio , regiflrato in
Camera Apoftolica ài x X x. Maggio 15551. fottofcrivo'no quattro cheti-
ci di Camera con la foratola , Vifa , c giù ballo , Pietro Attavanti .
Della Retorica di Giafon de Nores libri ni. ne’ quali
oltra i precetti dell’arte fi contengono venti Orazio-
ni tradotte da’ più famofi c illuftri filofofi c oratori.
In (Venezia per Paolo Mejetto 1 584. in 40
Di Franccfco Sanfovino in materia dell’Arte [ orato-
ria ] libri ni. ne’ quali fi contiene l’ordine delle cofc ,
che fi ricercano all’oratore . In yenezia apprejfo Fran-
ccfco Sanfovino 1561. tu 4° *
Dell’Arte oratoria libri ni. nella quale fi contie-
ne il modo, che fi dee oflervare nello fcrivere orna-
tamente e con eloquenza cosi nelle profe, come ne’
verfi volgari. In yenezia per Jacopo Sanfovino 1569.
in 40
Quello libro , che lì dice , di nuovo amplialo , riveduto e convito , c il me-
delìmo , che il precedente , mutato follmente il titolo , e aggiuntivi la
voce , oratoria , corrifpondendo nel rimanente il principio c ’l fine, e
fino i numeri delle pagine . Il Sanfovino nel cominci amento dell1 opera
loda due trattati del Cammillo , i quali fono compre!! nelle foguenti
belle edizioni delle fue opere , e vengono anche a patte .
Di Giulio Camillo Delminio tutte le opere [ minori , e
volgari ] In yenezia prejfo il Giolito issi, tomi il.
voi. 1. in 1 1°
Il Dolce le dedica a Jacopo Palvafone 9 già amico di Giulio » c dorico della
comune patria •
— — Ricorrette da Tomaio Porcacchi , con lalavola e
con le poflille . In yenezia prejfo il Giolito t $66. to-
mi il. voi. 1. in 1 1°
Qucftc dile edizioni fono le più belle di tutte le altre > c il Porcacchi dedi-
ca quefta feconda a Erafmo de’ Signori di Palvafone 9 poeta illuftrc j e
di famiglia di ver fi da quella di Jacopo , amendue però nobiliflìme ,
pregandolo a fare ufeire il Teatro del Cammillo > per non eflcrne fuori 9
fenon Videa . Il tomo il* che tra le altre cofc contiene la Tonica , eia
Gramatka > da Francesco patrie] 9 fommo ftiniatorc del Cammillo > c de-
dicato al Gente Seftgrio di Cottali» > Abate di tfarvefa •
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[
*
Italiana 317
Il Cammillo , per detto dcll'aeeennato fuo amico fiacopo Valvafone , fu da
Portogruaro , Terra nobile del Friuli , c tefidenza del Vcfcovo di Con-
cordia , indi poco difcolta ; benché Girolamo Cefarini in un fuo Dialogo
a penna Copra l'origine della Terra di San Vito, il faecia nato nel camel-
lo di Zoppola , nobil feudo della cafa di tal nome . Elio Cammillo dopo
i Greci * e i Latini fu il primo a tentare l’unprelà della memoria artifi-
ciale , allo fcrivcrc di Panfilo Pcrfico nel Segretario libro i. eap. IX»
Qiy , fc ci folle luogo , fi porrebbono dire di lui moltillime altre cofe •
Bl BLIOT. Cl.
II.
— — Due trattati , l'uno delle materie , che poflòno
venire lotto lo Itile dell’ eloquente , e l’altro dell’
Imitazione [ contra il Ciceroniano, dialogo di Eraf-
mo , già Tuo amico, ma non in quello] In Vinezio
prejjo il Foni IJ44. in 40
Il Cammillo trovando^ in Francia , chiamatovi dal Re Francefco I. mandi
quefti due Trattati ad Ercole II. Duca di Ferrara : e ftanno anche tra
le lue accennate opere .
Della Retorica , Dialoghi dieci di Fi3ncefco Patrizio ^
ne’ quali fi favella dell’arte oratoria con ragioni ripu-
gnanti all’opinione, che intorno a quella ebbero gli
antichi fcrittori . In Venezia per Francesco Sane/e 1 ;6i.
in 40
Dal Lamberto , Dialogo I. di quello libro * Tommafo Èumet prefe confi-
glio di formare il fuo nuovo fiftema , Q fogno , col titolo di Telluri'
theoria /aera, (lampato in Londra nel 1081. pretendendo inoltrare ,
che la faccia della terra nella prima fua origine innanzi al diluvio avef-
fc forma diverfa dalla prefente ; e che non vi follerò nc marij ne monti*
nè valli * nc fiumi ; ma che tutto l’abifib deH’acquc fe ne {Ielle rinchiufo
nelle vifeere della terra; e che poi elle sboccare mora da ranelle immenfe
voragini , e fcroftando tutta la fabbrica della terra , cagionaflero il di-
luvio univerfale : e che dopo celiato quello > nc rimaneflero fuora alcu-
ne porzioni , ridotte in monti * ifale , [cogli , e cofe limili col rimanente
guaito e mutato in altro fembiante . Il Patritdo, cognominato il Platoni-
co, il quale ebbe del novatore in tutte le arti e fetenze* finge tratto que-
llo penfiero* che fu fuo proprio* dagli Annali di Etiopia* e dipoi narrato
da un Filofofo AbilTino in Ifpagna a Baldajfar Cahiglione . Il dottor
Bernardino Kamaxxdni da Modana fcoperfe,come l’autore Inglefe, nulla De Fotnitm Moti-
badando all’ apertura delle cateratte del cielo * furò al Patrix.it> quello in- ntnfmm fejtnrigme
gegnofo * ma altrettanto aflurdo trovato , e lo diede per fuo. Il Patri- eap, tv. pag,^c.
odo * o Patrie.} * che chiamò fc (ledo ancora Patrie} , no» fu da Cli/fa ,
fortezza mediterranea in Dalmazia di lì da Spalato * c allora del Turco
e non de’ Veneziani prima del 1(544. c non fu *1 Patritdo oc anche d'Al-
bania , nè Sanefe * nc Perrarefe , nè PencxJano ; ma da Ojfero , ifola e
città Vcfcovylc fono la metropoli di Zara, e vicina alludila . Egli fìeflp
"• nel
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L
Bibliot. Cl. II.
***• if.
Annui es orditi ir Mi -
tlumm tomo VI!!.
A, D. t T» 7*
XXIX.
Jt Alili fèrri forno V.
f4£.2fl. tdìt. II.
domiti i. Pag. 4.
«Rr. drl Zifttri del
I5«f.
lofi ri iato IL Aranti
Ati.l pAg. |.
7T//?. 7/6. cxiX. par.
2l^•
pi n.i roth tra 1.
Pampe ilu/f/i fo. I.
531.
318 Della Eloquenza
nei Bidernuccio , Dialogo il. dell’ Ifloria > narra , che frate Antonio Va-
trizio Marcello , tre volte Generale de’ Frati minori , dipoi Vefeovo di
Città' nuova in lflria9 e Arcivcfcovo di Patraffo nel Pcloponncfo, Fu fra~
telài fuO' avolo . Luca Vaddmgo lo chiama Àntomum Marcellum Cheri-
num j cioè da Cberfo 3 congiunto a Offero per mezzo di un ponte . C berlo
in latino Crepfa , e Offero chiamali Abforut . Giulia il Vaddingo , qucRo
Prelato , Fatto ArciveFcovo di Patraffo ai zi. Maggio ifio. mori Ve-
feovo di Città nuova nel ifitf. e giace fcpolto nella Chicfa de’ Frati
Conventuali di Cberfo , dove palli per Antonio Marcello Veneto , in vece
di Antonio Patrizio 3 con la giunta di Marcello . Annibaie Romei Per-
rarefe , che conobbe il noRro Patrizio in Ferrara , dove leggeva la.Fi-
lofofia Platonica , ne* fuoi Difcorfi lo chiama Prancefco Patrizio nobile
di Dalmazia 3 e Ciro Spontone Bolognefe nel Bottrigaro , Dialogo Ram-
pato in Verona da Girolamo Difccpolo nel if8p. lo chiama Prancefco
Patrizio da Offero in I febiavonia cioè in Dalmazia : la qual citta c
lx x x. miglia dì viaggio di mare lungc da Ancona , fecondo il Patrìzio
Reflo nello Strozzi , Dialogo x. de\V Ifloria . Il Salviati procede alla
larga , chiamandolo per propria nafeita del fèliciffimo flato de* Venezia-
ni . Egli nacque nell’anno if zp. c perciò nel if 80. avea li* anno , co-
nte lì legge intorno al fuo ritratto nelle Difcuftioni paripat etiche y Ram-
pate in Baltica dal Perna nel 1582* in romi iv. che Fanno un volume
iblo in Foglio * Io ho voluto avvertir queRc cofe per gli errori comincili
nello fcrivcr di lui , dal Tuano , da Giano Nido Eritreo 3 da Ifidoro
Vgurgeri3 c da altri compilatori di Biblioteche e di Dizionarj . Egli morì
in Roma nel ifp7* chiamatovi dal pontefice Clemente Vili, avendo
nella perdita del reame di Cipri patiti gran danni , Cypria clade opprtf-
fus 3 al dir fuo nella lettera prcpoAa al tomo iv. delle DifcuRioni ; ed
cflendofi ivi anche prima riparato predo l’ Arci vefeovo Filippo Moceni -
go 3 col quale fe nc tornò in Italia dopo lunghi pellegrinaggi per mare e
per terra fino dall'età fua di nove anni , come adériicc nella lettera a
Zacberia Mocenigo in fronte del tomo i. Cento anni prima vi Fu un al-
tro Prancefco Patrizio , ma Sanefe , e Vefeovo di Gaeta •
Dialoghi [dieci] di M. Sperone Speroni. InVinegìa
in cafa de' figliuoli di stldo I ; 42. in 8° edizione I.
hi 1 *44. in 8° edizione il. riveduta .
Ci fono alcuni Difcorjt anonimi in ottavo di Marco Mantova Senavidei
fopra quelli Dialoghi . Quelle due edizioni J ehe poll'ono riputarli una
fola , fiiron. fatte fenza faputa dell’ autore . c dedicate a Ferdinando
Principe di Salerno da Daniello Zìariaro^ dipoi eletto Patriarca di Aqui-
leja .
— - ■ E con altri non più ftampati . In Venezia prej) 0
Roberto Mejetti 1 596. in 40 edizione u I.
Ingolfo Conte de* Conti , di cui lo Speroni Fu avolo materno * dedicò quella
copiofa edizione al Cardinal Pietro Aldobrandini ; ma egli fu si mal
fcrvico nella Rampa , che bifognò Fare una gran tavola d'errata nel fine.
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Italiana 919
1» quale nè anche bada i e il Conte Ingolfo nel titolo di cfla efibifee eli
originali per far vedere , che gli errori non fono dello Speroni , ma deGa
(lampa . Per la qual cofa è de/iderabilc , che i gcnerofi Signori Comi ,
gentiluomini Padovani , e anche Veneziani , per propria onoranza , e di
quel valentuomo , di cui furono eredi , procurino , che fi faccia una pu-
lita e decorofa impresone ( in quarto , c non in foglio ) di quelli Dia-
loghi , e di tutte le altre opere dello Speroni , cfartamente collazionate
da perfona intendente con gli originali , predò loro ferbati . Quelli poi,
die hanno il prurito di riOamparc , e per lo più malamente , le opere
mille volte dampate , fi potranno occupare con maggior lode ridam-
pando in proprio e bel modo quede , lì quali una fola volta , e mala-
mente (urono dampate •
Quattro libri della lingua Tofcana di Bernardino To
mitano , ove fi prova, laFilofofia eflcr ncceflàriaal
perfetto oratore e poeta, con due libri nuovamente
aggiunti , de’ precetti richiefti allo fcrivere e parla-
re con eloquenza . In Padova per Marcantonio Olmo
1J70. iti 8° edizione iti.
Se le Profe del Bembo in fentimento del Varchi fi accodano all’Oratore di
Cicerone , quedo Dialogo , intitolato ncll’altrc edizioni , Ragionamento ,
con tutta proprietà e grazia lo efprime ; onde è meritevole di una bella
e pulita tiftampa , accompagnata da pieno Indice .
L’Oratore del magnifico dottore, e Cavaliere M. Gio-
vati Maria Memo [gentiluomo Veneziano] In Ve*
netta per Giovanni de' Farri 1 J4f. in 40
Altrove da se me de fimo egli fi chiama anche Mcmmo • Il Dialogo > dlv'fcj
in libri ni* c per un'SenMor Veneziano * e fu da luì dedicato al Car-
dinal Niccoli Ridolfi •
Della Eloquenza , Dialogo di Monfignor Daniello Bar-
baro Eletto Patriarca di Aquileja , mandato in luce
da Girolamo Rufcelli • In Venezia per Vincenzio Voi -
grifi issi- •« 4°
V Eloquenza di quedo Prelato , niente Barbaro , il cui avolo fu fratello
del grande Ermolao , è diverfa dalla piefcntc nodra , che in buon latina
chiamali Eloquium , c non Eloqutntia j ficcomc l’altta . Egli nacque
in Venezia a! 18- Febbraio if 14. che fu il lfi;« fecondo lo itile Vene-
ziano : c trovandoli egli Ambafciadore della l'uà patria a Eduardo VI.
Re d'Jnghiltcrta , fu dato coadiutore al Patriarca Giovanni Grimani dal
Pontefice Giulio III. nel 1550. Alfonfo Vlloa nel dedicare al Grimani il
(ùo volgarizzamento della Somma di naturai filofofia di Alfonfo di Fon-
te,
Biiliot.Cl. II.
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Bl SLIOT. Cl. II.
• Andrt* Minrosml
JllJluna Vtnttx 11.
Vli.paj. jjé. td.t.l.
Ctf. n. jdj. ij.
*fX*
SmMlmtntx ionie r.
JtO.il. ft[. Sj.
320 Della Eloquenza
II , (limpato Io Peluria par Hinie Pìeirafanta nel if ?7* In qulrfo
efalta II G.-in» «»i p:r cifoli eletto un tal lucceflorc , che però morì
aliai prima del Ilio principale nel ifdjf- in eti di «uni lv. Tal" cofe
da me fi accennano qui brevemente , per edere occorfi non pochi «ba-
gli in quelle epoche j benché non antiche ed aftrufe , come quelle de*
Siromacedouì .
Il Doria , ovvero dell’ Orazion panegirica , Dialogo di
AnfaldoCeba. In Genova per Giufeppe favoni i5ai.
in 8°
Aforifmi fcolaftici di Orazio Lombardelli . In Siena
per Salve ftro Alar eletti 160). in 8°
— — I Fonti Tofcani . In Firenze per Giorgio Marefcotti
ijp8. i»8°
Quelli Fonti della lineua Tono diretti ad Arrigo rottone Inglefe , dipoi
tre volte Ambafciadorc del Re Jacopo I. in Venezia . Coftui fu feoiare
del Cafaubono , c pattando una volta per Anguria , vi lafciò fcrltto uno
flrano aforifmo , o definizione dell* Ambafciadore > ed c quella : legatur
e fi vir bonus, peregre mi (fui ad mentiendum Reipublu* i auffa . Capitata
la carta in mano dello Scioppto , quetti la (lampo nell* Ecclefiafiico , rin-
facciando al Re Jacopo con fuo gran fentimcnto la ribalda maflìma del
fuo Ambafciadore , e ne parlò anche nelle Anfotidi . Anzi fotto nome di
Oporino Grubinio diede fuoia in Ingolflat nel K14* contra il rottone un
libro , intitolato , Legatus Latro . Per la qual cola il rottone temendo la
minacciata difgrazia del Re , cercò feufarfi del malvagio aforifmo con
due Apologie (lampare , una a lui * c l'altra al relfcro j dicendo di aver
voluto fenerzare nell* equivoco Inglefe del verbo latino mentir] , che
in quella lingua (ìgnifica dimorare , e anco mentire , in luoghi efteri j
ciocj to lie abroad . Ma l'aforifmo non eflendo giocofoj ma (brio j e non
Inglefe , ma latino , leva ogni fcampo all* equivoco . Del rottone > il
quale in premio delle fuc Ambafcerie ebbe per grazia la prefettura del
collegio d’Etona , picciol borgo della Contai di Buckingam , dove fe
ne mori nel 1 <S$p. lì apprendono altre particolarità da* fuoi opufcoli In-
glcfi , riftampati in Londra la quarta volta nel in ottavo , per
quanto abbiamo dagli Atti di Lipfia • Trovali una Relazione a penna di
congrettì , da lui tenuti in Venezia nel itfo?. col celebre Padre Gefuit*
Antonio Poffevino . Il Lombardelli , a cui Roberto Tifi avea fatto cono-
feere il rottone , (lampo ancora un libro della Pronunzia Tofcana , in
Firtnze pretto il Marefcotti nel in ottavo #
Il Chiariti, Dialogo del Conte Silvio Felonio, ove
trattandoli de’ Fonti Tofcani di Orazio Lombardelli ,
fi va ragionando di altre cofe. In Lucca prcjfo il Buf-
drago ij 99. in 8°
Difcorfo di Girolamo Catena fopra la traduzione delle
feien-*
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Italiana 321
fcienze , e di altre facoltà . In V enezia per Francefco bhhot.Cl.il
Ziletti 1$ 81. in 8° > ,
Dialogo di [ Baftiano ] Faufto da Longiano del modo4i
tradurre da una in altra lingua, fecondo le regole, ino-
ltrate da Cicerone. In Venezia per Gio.Grifio 1 5 y 6 .in 8°
Il rinomato Vcfcovo Picrdanicllo Uczio , in latino Huetiue, fcriflè un Dia-
logolatino, divifo in libri lì. Copra quello mede (imo argomento; il
primo de optimo genere interpreiandi , e l’altro de clarii interpreiihui .
Le Idee , ovvero forme dell’ Eloquenza , di Filiberto
Campanile , fecondo la dottrina di Ermogcne , e di
altri Retori antichi . In Napoli per Giumbatijìa Sot-
tile 1606. in 40
A quello capo fi potrebbono ridurre i Dialoghi di Giovanni della Frana ,
della dedicazione de' litri , Rampati in Venezia nel ifpi. in quarto .
Difcorfi cinque di Orazio Tofcauella [ fopra lo (India-
re , tradurre, e difeorrere ] In Venezia per Pietro
Frane efebi isjs.iu 40
Artifici oratori , e poetici , oflervati in Cicerone,
Virgilio, Orazio, e Terenzio . In Venezia preffu il Sef-
fa 1797.111%''
Precetti nccefiàrj fopra cofc di Gramatica , Ret-
torica, Topica , Loica , Poetica, e Iftoria . In Viuegia
per Lodovico ydvanzo 1 567. in 40
De* motti y In latino jota > appartenenti all' arte oratoria , hanno fcritto II
Catti 2,1 ione nel libro il. del Cortigiano , Giulio Landi nelle dizioni mo-
ralitomo I* libro v. il Tomitano nel libro iv. il Triflino nella divìGo-
nc vi. della Poetica 3 il Cafa nel Galateo : e de* motti con efempj anti-
chi , U Cavalcanti nella Rettorica libro v. pag* 3 16.
Trattato dello Stile , c del Dialogo , comporto dal Pa-
dre Sforza Pallavicino della Compagnia di Gesti.
In Roma prejjo il Mafcardi 1662. in 120 edizione ni.
Il Cardinal Pallavicino , che fenile quell’ opera in fua gioventù , volendo
lodate a capi v. pag. ;p. il Cardinal Guido Beniì voglio , dice , eh c/eppe
illu/lrare la porpora con l'inchiojlro .
Coufiderazioni [ del Marchefe Giangiufcppe Orli ] fo-
pra un famofo libro Francefc , intitolato , la Maniera
di ben penfare ne’ componimenti, divife in vii. Dialoghi,
ne’ quali fi agitano alcune quiftioni rettoriche e poe-
tiche. In Bologna per Cojlautiuo Pifarri 1702 .in 8°
Ufi. irono quali ucl medefimo tempo altri ferirti , telativi al pccfcnce •
Ss CA-
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32 2
Della Eloquenza
CAPO.II
Retori Greci volgarizzati .
%
Bibliot, Ci. IL
léldee, ovvero forme dell’ orazione , da Ermogene
confiderate , e ridotte in quella lingua da Giulio Ca-
millo Delminio Friulano . A quelle fi aggiunge l’ar-
tificio della Bucolica di Virgilio, opere mandate in
luce da Giandomenico Salomoni . In Vdine per Giam-
batifìa Natoltni 1 5^4. in 40
La preferite impre/fione c in bel carattere tondo , chiamato antìchetto .
Allora la città di Vdine , in latino Vtinum , aveva una copiofa c nobile
ilampcria di caratteri tondi , corfivi , c anche Greci : e la /lampa non
molti anni dopo il fuo ritrovamento vi fu portata da Gerardo di Fian-
dra . Al detto libro fu mutato il frontifpizio , non una , ma due volte
fotto i nomi di Bernardo Giunti c di Gìambatifìa Ciotti , iibraj di Ve-
nezia ; perocché nel idoi. il titolo fu rifatto in tal guifa : Artificio tì
dello fcrtvere e giudicare le ferine orazioni , come anco del? orare per la
via dell' Idee d’ Ermogene &c. Dipoi nel itfo8. vi fu mcfl'o quc/l'altro :
Atodo del bene orare 3 e del comporre le orazioni , cavato dalle Idee dei
dottiamo Ermogene &c. Non c mal fatto , che il pro/limo ne rimanga
avvertito , affmchc non corra pericolo di prendere per tre libri diver/ì
quello , che realmente c un foto . Di tali impofturc fe ne incontrano
molte . Il libro de Relationibus medicorum di Fortunato Fedeli medico
Fiorentino , che fu ftampato del rdoj. dopo riftampato in Lipfìa da Cri -
fiiano Michele nel 1674. 'n ottavo , nel frontifpizio fu poi falfificato ,
e con la finta data dell'anno i«S7p. dal medefimo /lampatorc cambiato
in quell’ altro ; Schola fureconjultorum medica , auilore Thoma Reine -
fio , medico e letterato famofo : e per maggiore inganno vi fi mife una
prefazione , piena di menzogne, la quale gabbò Giorgio Abramo Mer-
catino nel fuo Lindenio rinnovato , che tratta de fcriptis medicorum pag.-
IOZJ. c. fimilmentc vi cadde il compilatore della Biblioteca Oifeliarut
pag. afo.
Qui c bene avvertire , che al fei tomi grofli del Teforo critico di Giano
Grutero , che c una raccolta di varj critici del fecolo x vi. .ufeiti dalle
/lampe di Francfort dall’anno idoi. al 1607. in ottavo , nel 161.3. ne fa
aggiunto un altro col titolo di fettimo ; ma queflo libro , il quale non ha
cne far col Grutero > non c altro > che una rapfodia di Gianfilippo Pareo ,
J;ià col titolo di Eletta Plautina, /lampara in Spira nel 1617. A Suetonio ,
enza gran pompa di note illuflrato da Carlo Patino , e pubblicato in Ba-
filea del 1675. in quarto , già alquanti anni fu mutato il Frontifpizio . Così
pure all’infigne opera Ortografica di Claudio Daujquio 3 Rampata in Tor-
na) per Adriano Cinque nel idjz. in foglio 3 fu tolto via il frontifpizio
con gli emblemi intagliati in rame , rapprc/cntanti i primi inventori del-
le lettere, e vi fu mefla la falfa data di Parigi pre/lo Federigo l.iottardo
nd 1577. Ai Luoghi teologici di Melchior Catto , ftampat» in Colonia da
dirmi-
Digilized
Italiana 323
Arnoldo Afilìo del i<Sof. In ottavo , il detto librajo Lìenardo (cambiò il
frontifpizio , mettendovi il fuo nome proprio , auafi di opera , da se.
Rampata in Parigi nel 1678» AI libri delle cole ai Motomea di Niccolò
Scrario , quivi Rampati nel 1604. in quarto , fu mutato II frontìfplzio , e
portovi l’anno 1614. con la giunta dì quelle fraudolenti parole : Editto
pofirema , priori auflior , quando però l’edizione non e divcrla dalla
prima del 1604. Finalmente non debbo tacere un altra temerità , ed e
quella . Monfignor Rafaello Fabretti , già mio amicone ne pafsò all’altra
vita qui in Roma nel 1700. appena terminata la Rampa delle lue Ifcri-
xJoni da Domenico Antonio Ercole , delle quali però il compolitore fu il
medelìmo Fabretti in cafa propria a san Pietro , donde poi rimandava le
caflctte delle pagine comporto all'Èrcole, perche ne facerte tirare le Ram-
pe . Gli eredi vendettero gli clèmplari del libro a un tal Galera , il
auale vi rtrappò i frontifpizj ad effetto di riporvi il fuo nome , lcvan-
ovl anche il /imbolo , o Imprefa dell’autore , che era l’ Ifirice , o porco -
l 'pino , filile cui punte Ranno infilzate alcune frutte col motto Greco, che
viene a dire in volgare : con le frutte regala gli amici, e con gli Arali
offende i nemici : il «piai motto io già mortrai aver fomiglianza con al-
tro pur Greco , che dice In volgare : Pontico Virunio , abitante nell'Ape,
cioè a dire , che fa male ai nemici col pungiglione , c bene agli amici col
mele . Quelli due motti , prefi cosi ad literam , hanno poco del Criftia-
no ; ma fi può dire , che fieno diretti a minacciare , più che a far male .
Altri efempj di falfificazioni di titoli c frontifpizj fi porteranno più
ovanti , per non cfl'er troppo nojofo in portargli qui tutti , non lafcian-
do frattanto di accennare, come ai tomi ili. de’ Monumenti della chiefk
Greca di Gìambatt/la Cotelerio , cominciati a ftamparfi in Parigi da
Francesco Muguetnel 1677. in quarto , nc fu aggiunto un nuovo t che
non è fuo , benché degno di cflcrlo j ma è dì alcuni Monaci di san Mau-
ro, dapprima intitolato Analefla Graca , c Rampato in Parigi da Ga-
briel Martini nel itfS8- in quarto . In fomma ci farebbe larga materia
per un libro , de Fraudibus bibliopolarum .
Demetrio Falereo della Locuzione , volgarizzato da
Pier Segni , con poftille al tefto, edefempli Tofca-
n i , conformati ai Greci . 1» Firenze per Coftmo Giun-
ti 1603. in 4°
Il Predicatore di Francefco Panigarola , ovvero para-
ffafe , comento , e difeorfi intorno al libro dell’ Elo-
cuzione di Demetrio Falereo . In Venezia per Ber-
nardo Giunti \6o$. in 40
La Retorica e Poetica di Ariftotelc, tradotte di Greco
in lingua volgar Fiorentina da Bernardo Segni . In
Firenze per Lorenzo T or remino 1 54^. in 40
Retorica di Ariftotelc, fatta in lingua Tofcana dal Com-
mendatore Annibai Caro [ libri ni. ] In Venezia al fe -
gtio della Salamandra 1570. in 40
Ss 2 Itrc
Bui mot. Ct. U.
Giornale dc’Lttre rari
d’Italm tqpio Xxiv.
pag.2 84.
324 Delia Eto qj/ enea
~bib«.iot.Cl.ii. 1 trc libri della Retorica di Arsotele a Teodette, tra-
dotti in lingua volgare da Aleffàndro Piccolomini . In
Venezia per Francefco Frane efebi 1571. in 4°
Ltk ni < .. ,0- Marcantonio Majorapo nel comento fopra quelli libri nega ( cd altri an-
cor a ) clic Aridotclc gli feri velie a Teodette .
Parafrafe nel libro 1. della Retorica di Aditotele.
In Venezia per Giovanni Varifco 1565. in 40
Parafrafe nel libro il. In Venezia per Gianfrance-
J'co Camoziu 1 569. in 40
• Parafrafe nel libro ni. In Venezia per Giovanni
Varifco IJ72. in 40
C A P O . I I I
Retori latini volgarizzati .
IL Dialogo dell’Oratore di Cicerone , tradotto da
Lodovico Dolce , e nuovamente da lui ricorretto ,
e riftampato con una utile fpofizione nel fine . In Vi-
negia per Gabriel Giolito issi- in u°
La Topica di Cicerone col comento di Simon della Bar-
ba , e le differenze locali di Boezio . In Vinegia prejfo
il Giolito iy $6. in 8°
Al Tofcanella nel libro , da mentovarli fra poco , loda quello comento del
Barba , e altra firail fatica di Rocca Cattaneo fopra le Partizioni di
Cicerone .
La Retorica di M. Tullio Cicerone a Gajo Erennio , tra-
dotta in lingua Tofcana per Antonio Brucioli [libri
iv. ] In Venezia per Bartolommeo Zanetti 1 558. in 8°
Ridotta in alberi da Orazio Tofcanel la , con tre
tavole . In Vinegia per Lodovico Avanzi 1 $66. in 4"
■ Efaminazionc fopra la Retorica a Gajo Erennio ,
fatta per Lodovico Caflelvetro . In Modoua per gli
eredi del Cafftani 16 f 3. in 4?
I noflti Granatili vanno d'accordo in non dar quelli libri a Cicerone , mi
poi non convengono in adeguarne l’autore . II Brucioli Fiorentino , pri-
mo di quell! tre ultimi volgarizzatoti , milc mano a più cofc , e anche
ai libri faciolanti della Bibbia, traducendogli dall'Ebraico , c cementan-
doci
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Italiana 325
do%l: alla Luterana in più tomi , con dare tutti i fogni più certi c palpa- _ ' 1T
biìi di cfl’er raanifcllo Eretico , fecondo la coltumanza di non pochi de’ u B °
noftri Infelici Italiani di quel peflìmo tempo , ad alcuno de* quali il vo«
lcrc oggi arditamente date la tcficta di Cattolico , e di perfeguitato , chia-
ma a s"c tutta la più attenta ammirazione . Il primo di quelli tomi , voi -
gari multi e contentati dal Brucioli , che fono Jei in foglio , imprcflTi dallo
Hello di lui ftampatorc Zanetti da Brefeia , e poi nel redo da Franctfco
e fratelli Brucioli , fu da Antonio dedicato a Renata di Francia , figliuola
del Re Luigi XII. moglie d’Èrcole II# Duca di Ferrara., e difcepola del-
la buon anima di Calvino : alla quale ancora lervì di Segretario l'altro
famofo empio , e poeta dorifore della’Fcde cattolica , Clemente Marot .
Gli fcrittori Italiani di quel tempo la chiamano Renèa alla Franccfc , e
Celio Caleagnini Irenea in una lettera a Olimpia Morata , figliuola di
Fulvio Pellegrino Morato Mantovano, Umanifta in Ferrara: la quale
Olimpia avendo fucciata l’crcfia in corte della Duchclì’a , e fpofatalì al Optra Oìj rupi* Me-
medico Tedefeo Andrea Gtuntlcro , andò con fcco a finire i fuoi giorni eatapag.Si. 97.165-
tra gli eretici d’Eidclbcrga , dove mori nel 1555. Il Brucioli fpaccia la
DuchclTa Renata per una Santa , anzi fantijjima anima ; e per tale altri
Umilmente la qualificarono , come farebbe dire Giufeppe BetuJJì a capi
x li. della Giunta alle Donne illuflri del Boccaccio , da lui volgarizzate,
Orazio Brunetto medico da Pordenone , luogo nobile delle noilre parti ,
detto in latino Poma Naonit , e Gianfrancefco Virginio Brefeiano , in
dedicarle quegli le fuc Lettere , Icminatc di frali Profetanti , e (lampare
in Venezia all’infcgna del Pozzo » cioè da Andrea Arrivabeni nel 1748.
in ottavo , e quelli indirizzando a lei pure le fuc Parafra/i fopra l’EpiftoIc
di san Paolo , pubblicate in Lione , allora feggio primario dcll’crclìa ,
nel iy y 1. in forma duodecima : il qual libro con alcuni appunto di que-
lli del Brucioli , di Bernardino Ocbino , di Giovanni Va Idei , e di altri
della medefima farina, nello fmurare una cafa in Urbino nel 171$. fi
trovarono infieme nafeofti , e quivi mutati per falvargli dal fuoco in
tempo, che Paolo IV. pontefice zclantilfimo, nel 1 frfp. promulgò l’edit-
to , mentovato da Afeanio Centorio , contra fitnil pelle di libri , onde era Contentar} tomo il.
ammorbata la povera Italia. Io rollo molto maravigliato, che Lilio ^r0 vir- pag.221.
Gregorio Giraldi , morto nel if f i- in (ine della prefazione alla DuchclTa
Renata fopra la (loria de’ Poeti , e in quella fopra la DilTerrazionc de
Annit CT menfibut , cfalti ancor egli in ellrcmo la fantità di Renata , anzi
di più , oietatem , tT religionem in Deum : cofe , che fanno orrore, con-
fiderando , come allora in materia di Fede cattolica li (lava in Ferrara ,
e in Italia • Renata dopo morto il Duca Ercole nel 1 ffp. fc ne tornò in
Francia, dove mori qual vide nel 1 ftSf. fenza che fi vederti in Ferrara
alcun fegno di funerale o lutto cattolico . Il Nuncio , e poi Cardinale ,
Profpcro Santacroce , di cui fetide la Vira il Vcfccvo d’Amelia Atit orina-
ria Grazia ni jdi lei parlò non poco ne’ fuoi Regiftri a san Carlo Borromeo
nel pontificato di Pio IV. Non dovrà riputarli mal data quella breve
nozione per ogni cafo , che fi vederti mai fcappar fuora qualche av-
vocato anche di quella gente , imporrando moltilfimo alia religione
cattolica , che colloro fempre fieno conofciuti , e che mai non fi lafcino
ulcirc in mafehera , poiché il non dire , che tolfcro Eretici , non e altro,
che un procurare di fargli partir per Cattolici . Quindi e, che non merita
alcuna ladc il Padre Donato Calvi , mentre nel fuo libro degli Scrittori p‘,r,f u i"ér ■,w”*
Ler-
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Bi bliot.Cl. II»
Libra il.
3*3'
Arrertirr. tomo I*
hb o II. ef. XII.
/•«J.IOJ. li*.
326 Della Eloquenza
Bergamo (chi, a cui diede il comico tiralo di Scena letteraria, favellando
del medico Guglielmo Gr al. irido , tacque » che fu defettotc della (anta
Fede cattolica . Ma balia il trovarlo chiamato in religione furijjimum
U" in arie medica excellentijfmum , e il Capelli , che in Bergamo furono
confii'cati i beni a Tua moglie 1 come a fcguacc dell* crelìa del marito •
Quelle cofc rifultano dalle Lettere del fuo concittadino c compagno nell*
apoAafia , Girolamo Zancbi , già canonico regolate Latcrancnfc , e indi
pellilcntillìiuo Sacramentario 3 e forfè anche peggio , di cui furono pa-
renti e colleghi , ma niente a lui Umili , Bafilìo , c Giovanni Grifoflomo
Zancbi , c un altro Girolamo giurcconfulto » tutti nel mcdclimo tempo .
Al Calvi , il quale credette gran pregio il potere inferire tra le opere
del fuo Gratarolo un libro de notti Anticbrilh , dovea ballate J’avvifo *
che folle morto In Bafilea , e che non mcritafle di efler lodato da altri ,
fuorché da fcrittori della qualità del Ivano . Già pochi anni taluno »
che nello fcrivere de’ due fratelli , Scipio , e Alberigo Gentili da san Ge-
nele nella Marca d'Ancona , volea tener la mcdeGina Grada del Calvi ,
fu da me avvertito a dir candidamente , che amendue con Matteo lor
padre morirono apojìatì dalla Fede . Nella edizione 1. dell' Indice de’
libri proibiti » fatta in Roma da Antonio Biado , Rampator camerale Cot-
to Paolo IV. nell'anno 1559. in quarto, e poi anche nelle altre edizioni
di Si fio V. e di Clemente Vili, il Brucioli , di cui parla fcarfamente il
Doni nella libreria t . fi vede annoverato con gli autori eretici , e don-
. nati in prima c loffi . Egli , il quale avea prima volgarizzato a parte il
tetto della Bibbia , e fattolo Rampare in Venezia da Lncantonio Giunti
, nel ifja. in foglio, ville in detta Città co' fratelli» Rampatoti e libtaj,
• i quali ufatido bel carattere tondo , c particolare , coftumarono di porre
in fine delle proprie Rampe l'intaglio di una vite , appoggiata a un palo ,
carica di foglie c di grappoli • Dalle cofe accennate può trarli non inu-
tile avvifo per li miniftri delle due podefti fupreme di quanto importi
ad entrambe per la Calure pubblica , vegliar feriamenre al prurito , che
talvolta alcuni ipocriti , c femidotti , pieni di reo cottumc e di malevo-
lenza vctfo il nome , e Vautoritd della Canta Romana Chicfà , per farli
ammirare da’ pari loro , Cogliono aver d'imbrattare liberamente le carte
e le (lampe di formole> beute negli autori da noi feparati» ma a loro con-
giunti c aliai cari , fenza averne la minima verecondia •
Iftituzioni oratorie di M. Fabio Quintiliano , tradotte da
Orazio Tofcanella . In Vinegta per Gabriel Giolito
1 s 84. in 40
Retorica di Scr Brunetto Latini In volgar Fiorentino .
hi Roma per V alerio Dorico 1 54 6. in 40
Quello libro , che dal fuo divulgatore Francefco Serfrancefcbi c indiriz-
zato ad Antonio da Barberino , dICcendcntc da Francefco , autore di
qucll'altro libro de* Coflumi , intitolato Documenti d'amore, non c altro»
che un volgarizzamento contentato del libro 1. delle Partitoni oratorie
di Cicerone , il quale da Lionardo Saiviari fi dà per fatto intorno agli
anni ino* Dietro all’ Etica di Brunetto Latini , Rampata in Lione pref-
fo Giovanni de Toutncs con le note del Cerbinelli nel if 68. in quarto ,
fi tro-
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Italiana 327
£ trova tina Re ttorica , già prima Rampata fotto nome <11 Guìdotto , o
Galeotto da Bologna : e ancor quella lì fa efler di Cicerone . Sotto nome
di Rettorica Ciceroniana di Galeotto Guidoni j lì trova modernamente
xiAampata in Bologna -
C A P O . I V
Oratori in lingua Italiana -
O Razioni volgarmente fcritte da molti uomini illu-
ftri , raccolte da Francefco Sanfovino . In Venezia
per Jacopo Sanfovino 1569. tornili, voi. 1. in 40
In Venezia per Altobello SalicatO 1584. tomi il.
voi. 1. in 40 edizione accrefciuta -
Fiorirono a quelli tempi per lo più io Venezia alcuni valenti Gramatici j
lodevolmente applicati a volgarizzare , e a raccogliere le opere altrui
per arricchirne le Rampe . Qucfti Furono 1. Francefco Sanfovino . li. Lo-
dovico Dolce .' ili. Lodovico Domenicbi . IV. Girolamo Rufcelli . v. Dio-
nigi Atanagì. Vi. Tommafo Porcaccbi .vii. Bafliano Faufto . Vili. Ber-
nardino Pino . IX. Alfonfo Vlloa . x . Oraxào Tof cartella . xi.Anlon-
francefco Doni . XII. Ago fiino Micheli .
Orazioni [ xi. ] di Alberto Lollio , Gentiluomo Ferrare-
fe tomo 1. [ folamente ] In Ferrara per Ralente Paniz-
za Mantovano 1 563. ina* In bel carattere tondo , e con
una lettera in lode della villa,.
Queflc Orazioni fono compoRe.in più generi . In principio vi è una lettera
al Lollio di Giambatifia Giraldi Cintio . Nella Orazione XII» della lin-
gua Tofcana y dice , che quello c quel tanto celebrato parlare , chiamato
da Dante fra ruttigli altri , cortigiano 3 cardinale , e ìlluflre -
Orazioni [ iv. ] e difeorfì di Lorenzo GiacominI Tebal-
ducei Malefpini- In Firenze prejfoil Semartelli 15.97.
in 40
Orazioni [ xv. ] del Cavalier Lionardo Salviati [ raccolte
da Silvano Razzi 3 In Firenze per li Giunti 1575. in 40
libro \. folamente .
Quattro Orazioni di Bartolomeo Spatafòra di Moncata,
Gentiluomo Veneziano [pubblicate da Girolamo Ru-
fcelli ] In Venezia per Plinio Pietrafanta 1754. in 40
Tre Orazioni [ della lingua Tofcana ] di Celfo Cittadi-
ni . In Siena per Salveflro Marchetti 1603 - in 8°
Ora-
.Bibliot, Cl.II.
Fogl. 196-3-
lirnwor. Cl.IL
Litro Vii. J.I*. 46?'
hrrolaiio 363*
j2S Della Eloque kz a
Orazioni [ ix. ] di Sperone Speroni . / » Venezia pre/fu
Roberto Mejelti ij 96. in 40
Il Conte Ingolfo de' Conti nipote dello Speroni le mire In luce , dedicandole
a Francefco Maria della Rovere Duca d’Urbino , al cui padre Guido -
baldo lo Speroni fu caro . Ma II Conte ingolfò cflendo flato anche qui
mal fcrvito nella (lampa, fi rende Tempre più defiderabile , che I Signori
Conti Tuoi pofleri fi rilolvano di penfarc a una nuova impresone di que-
fta , c di tutte le altre opere dello Speroni , come ricordammo di fopra :
c ciò tanto maggiormente , quanto noi vegliamo , che quefle Orazioni
infieme co’ Dialoghi Tono citate per tefli ^i lingua nel Vocabolario de’
noflrl Signori Accademici della Ciufca •
Orazioni civili [ v. ] di Pietro Badoaro Gentiluomo Ve-
neziano , fecondo lo Itile di Venezia ncH’agitar caufe .
In Venezia per GiarrtbatiJIa Ciotti 1 ypj. in 40
Orazioni 1 il. di Torquato Tallo . Stanno nel tomo ìv.
delle fue Opere , /lampa te in Firenze dai Tortini e Fran-
chi nel 1724. in foglio .
Due Orazioni in lingua Tofcana [ di Claudio Tolom-
mei ] Accufa contra Leon Segretario di fegreti rive-
lati , Difefa . In Forma per Set Viotto 1 548. in 40
Sema nome dimore ; ma il San/ovino vcl pofe , inferendole nella Parte T.
delle Orazioni . Il Tolommci , che le fece per cfercizio , morì in Roma
ai xx ili. di Mano ijf j. Lucantonio Ridotti ncIl’Aretefila pag.125.
Orazione della Pace . In Roma per Antonio Bla-,
do 1533. in 40
. Orazione in nome de’ Sancii ad Arrigo II. Redi
Francia . Senza luogo e anno , e col ritratto del f olommei
nel principio ,in 40
E in Venezia per Francefco Marcolini fenza anno
in 8°
Quelle due Orazioni fi ledono pure tra quelle del Sanfovino j inacquila
, prima della Vmc , che è iodata dal Cavalcanti nella Rettorica , c dal
Varchi antcpofla alla feconda , ha di più la lettera del Tolommci a Viu-
cenzlo Buonvifo •
Due Orazioni di Giambatifta Crifpo profeflòre di Filolo-
fia , per la prefente guerra contra’ Turchi dell’ anno
1 J94. a’ Principi Criftiani . I» Roma pre/fo a Luigi
Zauuetti 1 JP4. in 40
Ora-
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r
Italiana 329
Orazioni xi. di Scipione Ammirato . St attuo nel tomo 1.
de'fuoi Opufcoli .
» Orazioni [ v. ] e altre Profe di Giambatifta Strozzi . In
Roma per Lodovico Grigliarti 163 f. iti 40
Profe Fiorentine , raccolte dallo Smarrito [ Carlo Dati ]
Accademico della Crufca, Parte prima, contenente
Orazioni . Volume primo . la Firenze all' infegtia del-
la Stella 166 1. in 8°
Sono dieci Orazioni , le quali poi non ellendo (late profcgu’te dal loro pri-
mo raccoglitore Carle Dati , che nc promilè quattro altre parti , in que-
lli anni addietro vi fii chi profeguì con più tomi in carta e (lampa infe-
riore «juello primo , che è U migliore . Ma nella riltampa non (i pensò di
, ricominciare a numerar le pagine da quelle della prefazione , la quale il
Dati avendo preporti al volume dopo averlo Rampato , non avverti di
apporre alle molte pagine di erta prefazione i numeri Imperiali , come
tifano dire gli ftampatori , o Romani , come dichiamo noi , cioè divertì
da quelli del rimanente del libro : e quelli, come Arabici c volgari , non
dovendo per buona regola incontrarli con la qualità e fèrie nuova di
quelli della prefazione, perciò i primi Cogliono farli di altra manicra,cioc
Romani . Tal diligenza , che ferve per comodo di chi nelle occorrenze
vuol citare ,lc pagine delle prefazioni con numeri diverli da quelli del
libro, non cammina , quando in una feconda riltampa la cartolazione ,
o numerazione li può far tutta feguita , incominciando da capo . 11 Dati
fu Icrittore infigne , e di molta e recondita erudizione ; ma perche non
poco penficro li ricerca in far bene i titoli ai libri , pare, che quello fuo
» di Profe Fiorentine , patifea eccezione , c che meglio avrebbe fatto in
chiamarlo , Delle Profe di autori Fiorentini &c. Parte prima &c. perchè
non li direbbe , Profe Sanefi, o Luccbefi, nc Bologne/i, o Veneziane, in-
tendendoli di Profe , non compollc in dialetti municipali , ma nel Tofca-
no , c comune de* Letterati d’Italia . Certo nc il Doni alle Profe , da sè
raccolte, nc il Firenzuola alle fue, diedero il titolo di Fiorentine . Veg-
go , che il Dolce nella prefazione alle fue Ojfervazioni , parlando del no-
me delbi volgar lingua , li duole , che tutto il pregio della medclima lì
Voglia rillringere alla fola ventura del nafeimento, e non all'arte, e allo
Audio; c che in tal guifa non Lenza ingiuria ella li voglia ridurre ad eflcr
pluctorto lingua di volgo municipale , che del comune d'uomini eccel-
lenti in letteratura , anche dopo edere (lata erti lingua innalzata dal con-
fenfo univerfale di tante famoli (Time opero , al grado cecelfo , in cui lì
vede rifplcndere . Pare, che il Dati , benché perfona modella c Ri-
matrice ancora degli altri , forte inclinato a tal Pentimento ; polche in
querta fua prefazione , molto erudita , aderifee a Tanaquillo Fabbro ,
che giunfe a tacciar Tito Livio di aver , come Padovano , ignorato il
fenfo nafcollo della voce latina claffet in lignificato non folamentc di
navi, ma di truppe a cavallo . Però nella Vita del noftro Monlignor
Filippo del Torre Vefcovo d’Adria di chiara memoria , li accenna , che
il Fabbro in ciò fu faggiatnentc da lui confutato , e con applaudì di
Tommafo Farne nella nobile edizione di Livio, fatta in Osford nel 1708.
Tt Di
Bl ELIOT. Cl.IT.
Pag. 14. eiit. tv.
Pag. jc. od: e. vili.
Marnimi» tt meni
Anni' pag.xv. fr 64.
t dir. Iti. JtonMtt, .
Tomo vi. pag. 9a. ,u
noria ad libri Iv. ra-
pai XxXIT.
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3JO De lì a Eloquenza
Bibli t Ci II Dsl‘ ® 8rlB ca^° * cl,e Ottavio Kinuccinì averte dato d«! fore-
° ’ * /litro in faccia al Cavalier Marino per avere a lui fuggerUo , che io un
verfo della fua Arianna Tragedia meglio avrebbe fatto in dire la mi-
fera , che la povera Arianna . Ma il fuppoflo mi fiero di qucAa voce po-
vero , diverfa da mifero, c aliai triviale, e notillìmo a tutti, Jpcc';al men-
te poi nelle parti Veneziane , nonchd in Roma , dove , povero , e pet
fegno di maggior tenerezza , poveretto, diminutivo , fi ufa comunemente
non meno , clic in Firenze , in lignificato affetntofo c compajjiontvole , e
non tanto, di povero di beni di.tortuna . Per la qual cola il volgo Fio-
rentino in quello particolare non ha verun privilegio fopra il volgo di
altri paefi : c cosi ancora potrebbe dirli di non pochi altri termini, quale
fi c quello di Colombella , nfato per vezzo dal Cbiabrera , fenza avver-
tire ( come il Dati fupponc ) che lignificafle una fpecic di Colombe fal-
vatiebe . Le Colombelle , che altrove col. folo dillintivo di torrigìane , fi
chiamano come le altre , c che in Roma fi dicono palombelle dal latino
palumbei , fono minori de’ palombacci , e dimcflichc e cittadine alfa!
più , che lalvalicbe ; oltrachc il Cbiabrera predo il Dati fa forza folo ne-
gli occhi, i quali fenza tanti mirtee) c nelle colombe , e nelle palombelle, o
Colombelle, fono i mede fi mi . Bifogna però confertare, che il Dati, uomo
lineerò , ncll’opufcolo fopra V Obbligo di ben parlare la propria lingua ,
fi rifentc contra i fuoi proprj nazionali , perche , fidati del folo nafei-
rnento , trafeurino il parlar bene , e difprczzino Io Audio interiore delle
regole , da lui credute recedati® allo fcriverc pulitamente , conse quelle,
che fi app endono con lo ftudiare, e non col nafeete ; altramente in que-
llo non ci larebhc divario tra l'uomo dotto , c l’ignorante : e pur ci ha
da edere • Sembra finalmente , che il Dati metta la lingua volgare trop-
po fopra la (ledi latina , e forfè non fenza fofifml .
» Panegirico in lode di Luigi XIV. Re di Francia .
In Firenze all' iu/egna della Stella 1 669. in 40 grande .
Panegirico diGiafon de Nores in laude della Repubbli-
ca di Venezia . In Padova per Paolo Mejetti 1 ypo. tu 4®
Orazione di Monfignor [Giovanili] Guidiccioni [Ve-
feovo di Foflombrone J alla Repubblica di Lucca con
alcune Rime del medefirao . In Firenze [ pel Torreib
tino ] iyj8. in 8°
Quello buon Prelato piange ne* Tuoi re rii le dlfgrazìe d’Italia . Il divul-
gatore è Lodovico Domenicbi , e VOraxSone Ita pure con quelle del San*
[ovino • •
Orazione di Monfignor Giovanni della Cala ai Vene-
ziani contro a Carlo V. Imperadore . Sta con le altre
nelle fue opere volgari dell’ edizione di Egidio Meuagio ,
fatta in Parigi per Tommafo lolì 1667, in 8°
Orazione di Anfaldo Ceba nella incoronazione di Ago-
flino Doria Duce della Repubblica di Genova . In Ge-
nova per Giufeppe Pavoni 1601. in 4®
Que-
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1
Italiana 331
Quello titolo , Date, in profa non è ben detto per Doge , nome antico e
j>iì ricevuto per Principe , e Capo di Repubblica , e non pure dai più ac-
curati fcrittori Veneziani , ma da altri futilmente . E benché in carta
lì dica talvolta anche Principe ; nientedimeno fuol dirli comunemente
Doge , e non Duce , almeno da chi li pregia di fcrivere lènza affettazio-
ne , e con qualche maniera di pulitezza . Laonde elfcndotì letto un fo-
glio di certa Accademia fopra il Doge san Pietro Orfeolo , dal folo ve-
dervif fcritto Duce ben quattro volte , c non mai Doge , ù condufc »
che la dettatura del foglio non potea venite da fcrittor Ve tulliano .
Orazione di Francefco Panigarola in morte di Carlo
Borromeo Cardinale di santa Praflède [ dipoi Santo ]
In Firenze preffo il Ser martelli ij8y. in 40
Orazione di Diomede Borghefi in perfona [ o nome 3
dello Studio Sanefe . In Siena per Luca Bonetti 1 j$o.
in 40
— Orazione intorno agli onori , e a’ pregi della Poe-
fia, e del l’Eloquenza . In Siena per Luca Bonetti 1196.
in 40
Orazione di Bernardino Tomitano , recitata per nome
dello Studio Padovano nella creazione del Principe di
Venezia Marcantonio Trivifano . In Venezia per Gio-
vanni Grifo 1 J54. in 8°
L'autore , che la dedica a Luigi Ranieri , tocca per entro più cofe intor-
no alle amichiti Veneziane •
Orazione di Pier Bafadonna in morte del Patriarca [ di
Venezia Pierfrancefco ] Contarmi . In Venezia al fo-
gno del Pozzo prejfo Andrea Arrivabcue t$S7- in 8°
Orazione di Baccio Baldini, fatta nell’Accademia Fioren-
tina in lode di Cofimo Medici Granduca [1.] di Tofca-
na . Iti Firenze per Bartolommeo Sermartelli 1574. *«4°
Orazione di Vieri Cerchi delle lodi del Granduca di
TofcanaCofimo li. recitata nell’Accademia degli Al-
terati . In Firenze prejfo i Giunti 162 1. in 40
Eflcndofi fin qui recidiate Orlzioni in tutti 1 generi , c particolarmente
in lode di Principi e gran perfonaggi , ora , poiché le vite d'uomini
illuftri in lettere Q leggono volentieri , c le Orazioni in lor morte nc
contengono buona parte , di quelle fe nc porteranno alquante delle più
degne di particolat memoria , e potranno fervirc ad illudili non poco
Tutoria letteraria .
T t t CA-
dJCllOT.Cl.il.
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Bibliot. Cl. II.
Sfar! a di Verona to.
«•oli. libro XX. pi ig.
72J.
T*i» 2c6» «*w, 461*
332 Della Eloquenza
C A P O . V
Orazioni funerali in lode di letterati .
O Razione di Frate Angelo Caftiglionc da Genova
Carmelita nell' Efequie del Vefcovo di Verona
Giahimattco Giberto, detta nel duomo in luogo di
predica . Senza luogo , 0 altro froutifpizio , in 8°
Fu recitata nel giorno di san Silveflro del 154J. Cubito appreflo alla morte
di sì gran Vefcovo, feguita nel giorno avanti, che fu il x X X. di Dicem-
bre , eflendoft poi fatte le grandi e folcnni efequie con la depofizionc
del corpo al due di Gennaio con Cornino lutto e concorCo di tutta la cit-
tì, per le Cuc alte virtù , celebrate negli Cerini de' valentuomini di quel
tempo, e da tutti avute in Comma venerazione. L’Orazione da un tale ,
che Cotto il titolo nella breve prefazione ai Vercnejì, dinota sè Delfo con
la fola lettera iniziale Z fu fcritta furtivamente in tempo , che il Padre
Cafiigtione l'andava pronunciando . Quindi c , clic il medcfimo'dlvulga-
torc chiede per grazia , che gli trrori lì perdonino a lui , che la fenili^
in fretta, e che, per far piacere al pubblico , non ebbe, come dice , tutto
il dovuto rifpetto al nome del dotto ed eloquente Padre Angelo , il qual
diede il ritratto dell’animo , (iccome il pittore Antonio Badile vi aveva
efpteflà 1’ effigie del corpo . Altra Orazione latina in quello medefìmo
argomento fu fatta dal Canonico Adamo Fumano , il quale, per detto di
Girolamo dalla Corte , a tutti cavò le lagrime . Ella lì trova Rampata
negli opufcoli del Padre Luigi Novarini . Ma io credo , che quella del
Capigliene in lingua volgare e in fempliee Alle cavajfe le lagrime , corno
atta a Carlo generalmente a (fai più , che l’altra latina del Fumano , della
qual fola, recitata due giorni dopo , il Corte ebbe notizia predo a cin-
quanta anni dopo il traulìto del Giberto . L' Eritreo nella Pinacoteca ili.
num. Lzxin. fa gran maraviglie , che Silveflro Pielrafanta Gefuita per
comporre l’Orazione in morte dell'Imperador Ferdinando II. non avelie
avuto più tempo di fei ore del giorno antecedente al funerale , da farli in
capclla pontificia . 11 noflro Fabio Paolini n’ebbe^alfai meno per far la
fua in morte del Patriarca d'Aquileja Giovanni Grimani , poiché la
compofc la notte avanti . Il medehmo a un di prefTo può dirli del Capi-
gliene . Narra egli in quella fua Orandone , che ne' due anni precedenti
erano motti due fantijjimi Cardinali , Fregofo e Contarmi . Che niuno
ardiva lodare il Giberto , perche abborrlva ogni umana laude , e che in
cento prediche , da lui recitate tre anni prima in fua prefenza , egli non
osò mai dargli un titolo di onore < Che folto Leon X. e Clemente VII.
faceva tutto , ma con raro efempio di fomma umiltà c moderazione •
Che nella notte , in cui Clemente VII. fuo Signore fu fatto Pontefice ,
non fi commoQe quanto una muraglia , e averglielo giurato lui fello .
Che non volea la dignità di Vefcovo , ma che glie ne fu fatta cofcienza .
Che vide in quella x vi. anni , e che in tutta l’Italia e fuora non vi era
uheiatura ùmile a quella del duerno di F'trona , e che l’abito del clero
in
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Italiana 333
In tutta la Crìftlanitl non era sì modello , come Ivi . Che ficcome santo
Ambrogio nominò san Simpliciano per fuo fucccflbrc nel Vcfcovado ,
così il Giberto, fenza che niuno il pcnfaflc, vi nominò Pier Contarmi non
lonza gran confufione di quello, fperando egli, che la Sede Apoftolica lo
approvaflc perle Tue gran virtò, efaltatc dall’oratore . Ma non faccndo-
fene alcun motto nella ferie de’ Vefeovi di Verona preflò l’Ughelli ,
dove al Giberto fegue immediatamente Pier Lipp ornano , io non faprei
dirne altro • Parlano del Cafliglìone Raffaello Soprani e Michele Giufli-
niani negli Scrittori Liguri . Per colmo delle glorie del Giberto balli
il dire , che san Carlo Borromeo nel governo della fua Chiefa di Milano
fi propofe di fcguitarc gl’iftituti e le regole del Giberto . Tra le Prediche
de’ Teologi illuftri , tìivulgate da Tommafo Porcaccbi , n’c un altra del
Bafliglione , da lui fatta nel duomo di Milano nel iffj. per confolare
alcuni, i quali fubito dopo la Predica doveano pubblicamente abjurar
l’crefia , nella quale In quella fùnefta e pericolofa llaglonc erano fven-
turatamcntc caduti .
Orazione di Benedetto Varchi in morte del Cardinal
Pietro Bembo [ da lui recitata neH’Accademia Fio-
rent ina ] 1» Firenze prejfo il Doni 1 $ $ i . in 40
» E con quelle ancora del San foli no .
Orazione di Sperone Speroni in morte del Cardinal
Bembo . Sta con quelle dello Speroni , ma ft corretta e
mancante nel fine j onde ba bifognodi emenda in una nuo~
va impresone delle fue opere .
Quelli due valentuomini, il Varchi , e Io Soeroni , non credettero di dover
difonorarc , ma onorare dal canto loro la chiara memoria del Cardinal
Bembo , tutto all’oppofto di quanto in ogni fi vede praticato da altri con
attribuirgli cole , che egli nell’ ultima lua volontà non riconobbe per
fnc . Le iodi dello Speroni, lodatore del Bembo , furono poi celebrate in
latino da Antonio Kiccoboni .
Orazione di Cofìmo Bartoli in morte di Carlo Lenzoni .
Sta dietro alla fua Difefa di Dante .
- Orazione recitata nell’Accademia Fiorentina nell*
Efcquie di Pierfrancefco Giambullari . Sta in fine dell*.
Ifioria del Giambullari .
Orazione di Michel Capri Calzaiuolo in morte di Giam-
batifta Gelli . In Firenze per Bartolommeo Ser martelli
1563. inafi
Orazione di Giammaria Tarfia neH’Efequic di Michc-
lagnolo Buonarroti . In Firenze prejfo il Sermartelli
1554. in 40
Ora-
Bibiiot.Cl. II.
Italia farro tomo v.
fag. y98. edir. nova.
Il G infuno nella Vi*
ta di Sin Carlo libro
I. rap, il pag. 34.
• capjtu.pag.j 1.
• • libro xl. rap. il.
fag. jj. eiit. t. di
Bontà ,
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3$4 D EL L A Él O QJ7 E N Z A
iiiLioT.ct.il Orazione di Benedetto Varchi neH’Efequie di Michela-
gnolo Buonarroti . In Firenze preffo i Giunti 1 sòl-
iti 4°
Orazione del Cavalicr Lionardo Salviati in lode della
Pittura in occafigne dell’ Efequie di Michelagnolo
Buonarroti . Sta co n quelle del Salviati pag. 37.
- — ** Orazione recitata per l’Accademia Fiorentina nell’
Efjquie di Benedetto Varchi. Sta in quinto luogo tra
quelle del Salviati .
• L’Autore prima di darla in luce avendola mandata a rivedere ad /Inalbai
Care , quelli gli fece l'amica , e oltremodo faggia cenfura , che li legge
ue\i' ùltima delle Tue Lettere di ftampa d’Aldo , fecondo la qual eenluia
il Salviati corredi: la Tua Orazione , come dal confronto lì riconofcc . Il
Caro Aedo rivide ancora VErcolano del t'archi , per quanto apparifee
dalla modelima lettera , e da altra delle antecedenti : le quali cofe io
non trovo , che licno date prima odcrvate •
Orazione funerale delle lodi di Pier Vettori , Se-
natore e Accademico Fiorentino . In Firenze prejfo i
Giunti 138 j. i»4°
DI fuori fi dice dedicata a Sifto V. ma il Salviati per maggior atto di rive-
senza la indirizza al Panigarola , acciocché egli la preferiti al Pontefi-
ce • In principio vi c il ritratto del Vettori , intagliato in rame •
Orazione funerale di Pierfrancefco Cambi delle lodi del
Cavalier Lionardo Salviati Accademico Fiorentino .
In Firenze per yìnton Padovani i S90. in 40
Orazione di Alberto Lollio in morte di Bartolommeo
Ferrino . Sta con quelle del Lollio, .
Appreflo al Lollio , Bartolommeo Ricci parimente ne fece un altra j ma in
latino ,
Orazione di Pier Segni , cognominato nell’Accademia
della Crufca l’Agghiacciato , recitata da lui nella det-
ta Accademia per la morte di M. Jacopo Mazzoni.
In Firenze per Giorgio Marefcotti 1 $99. in 40 Sta pure
tra quelle del Dati .
Oltre 2 queda Orazione del Segni io morte del Mazzoni , un altra latino
nc fu recitata in Cefcna da T ommafo Martinelli fuo genero , che la dedi-
cò al Cardinal Pietro Aldohrandini , c fu traivi Rampata da Francefco
Ravcrio nel 1 f 58. in quarto . Il Mazzoni , al dite del Segni , fu nell’Ao.
cadcmia della Crufca detto lo Stagionato ; ma io leggo altrove , Stazzo-
nato , in latino oltre ffatui : cefa propria della patio . In ella Accademia
egli
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iooJt’
Italiana 335
ejjii recitò due Lezio»! , mentovare dal Martinelli 3 e dal Segni , le quali
(i trovano fcrittc a penna , c fono Intorno al bere j c ai brindifi degli an - * L,0T* Ci* II*
tiebi l'opra quello verfo dell’Arioso nel Canto xxix. danza li.
Non era Rodomonte tifato al vino .
I due Cardinali A Idobr andini riputando fomma lor gloria U favorir la
virtù , gareggiarono in cfler protettori de* gran Letterati , come Cintio
del Tuffo 3 e Pietro del Mazzoni • Da per tutto 3 ma principalmente in
Roma > « deliderabile > che non manchino quelli nobili efcmpj •
* •
Orazione in lode di Torquato Tallo , fatta nell’Accade-
mia definii Alterati da Lorenzo Giacomini Tebalducci
Malcfpmi. In Firenze per Giorgio Marefcotti 1 jyy. in 40
Anche la prefente Oratone fi legge tra le Profc del Dati ; mi In quella pri-
mi edizione ci è la dedicatoria a D. Giovanni de Medici con un poe-
metto di Alefandro Rinuuini . Di quella Accademia degli Alterali ci
dà contezza il Signor Canonico Salvini ne’ fuoi Falli coofolati pag. 103»
Orazione in morte di Torquato Tallo , fatta da Lorenzo
Ducei. Ih Ferrara prejj'o il Baldini 1600. in 40
Orazione di Scipione Ammirato in morte di Torquato.
Tallo . Sia negli Opuscoli dell' Ammirato to.11l.pag.49g.
Oltre a quelle tre Orat-ionl Italiane , fatte in mone del Tallo , a*thc Lelio
Pellegrini, pubblico profeflbrc di Filofofia morale nello Studio gene-
rale della Sapienza di Roma , e lodato dall' Etittco nella Pinacoteca I.
ne fece un altra latina in obitum Torquati Tapi , poeta tT pbitofopbi eia-,
rijjìtni , quivi Rampata da Guglielmo Facciotto nel ifp7. in quarto col
ritratto del l'affo in principio , dedicata a Jacopo Davi Vefcovo Ebroi-
cenfe , e poi Cardinal di Perrona , a cui per altro il Pellegrini l’avea
già data a penna in tempo del Tuo ritorno in Francia dopo feguita la
ribenedizione del Re Arrigo IV. dicendo peto il medefimo Pellegrini d!
temete il paragone di quella , che il Perrona (ledo area latta in motta
del famofo Poeta Francefe , Pietro Ronfardo . Forfè niun letterato ebbe
mai cotanti pubblici onori di funetali Orazioni , come il T affo .
Delle lodi di Piero degli Angeli da Barga , Orazione di
Francefco Sanieoi ini Fiorentino, recitata nell’Acca-
demia della Crufca. In Firenze per Giorgio Marefcotti
IS97- iu 4°
Orazione di Giambatifta Strozzi in morte di Piero degli
Angeli da Barga [ recitala nell’Accademia Fiorenti-
na nel 1 sg 8. ] Sta con le Orazioni dello Strozzi .
Ne’ Falli confolaii del Signor Canonico Salvini fi trova la Vita latina del Pag. aSp.
larga, detto anche Angeli, Angelio , c Bar geo , da lui medeiimo fetitta •
Ora-
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Bl BLIOT. Cl< II.
336 Della Eloquenza
Orazione funerale di Frate Giovanni dalle Armi , Mino-
re oflervante , in morte di Frate Francefco Panigarola
Vefcovo d’Afti . In Firenze per Giovarmi Antonio Te-
lia 1595. in 40
Delle lodi di Filippo Salviati , Orazione di Niccolò Ar-
righetti Accademico della Crufca , cognominato il
Difcfo , da lui pubblicamente recitata in cfl’a Accade-
mia . In Firenze per Coftmo Giunti 1A14. in 40
Meritò poi 1 ’Arrigbetti di cfl'cr giuftamente jncor egli lodato con altra
Orazione da Carle Dal! .
Orazione funebre in lode di Bernardino Baldi da Urbino
Abate diGuaftalla , fatta da Marcantonio Vergili Bat-
tiferri . In Vrbino per sllejfandro Corvini 16 fj. in 40
Il Canonico ( c dipoi Arciprete ) Crefcimbeni in tempo della fanta memo-
ria di demente XI. fcriUc diffufamcnre la Vita del Baldi, rimalia nella
libreria Albana .
Orazione del Boriofo Accademico Filomàto in morte
di Francefco Piccolomini , Filofofo chiariflìmo . Sta
eon la Narrazione delle fue Efequie , fatta da Domenico
Mejchini , e flampata in Siena per Salve tiro Marebetti
nel itfoS. in 40
Orazione funerale dell'Accademico Ardente [ Scipione
Buonanni ] recitata in lode del Cavalier Batifta Gua-
rnii nell’Accademia degli Umorifti . I» Roma per Ja-
eopo Maf cardi 1 6 1 3 . in 40
Se eoe da se la Relazione delT Apparato , feruti 'da Vincenzio Bario, e
ìlampata in Rema dal Mafcardi itti J • in quarto. Ciano Nido Eritreo, cioè
Gianvittorio de' Roffi , nell’ Epiflola x. del libro il. tra quelle a Diverfi
ringrazia Alefandro Tafani per avere inlieme con Monfignorc Antonio
J^uerengo , preferita V Orazione latina di eflo Eritreo in morte del Guari-
ti a quella del Buonanni , da lui con anagramma chiamato Nabonnur ,
liccome per Valfiantu intefe Cafpero Salviani , gran lodatore dell’ Ora-
zion del Buonanni. Quella deU'£ri/ree c la x. tra le fue XXII. latine. Il
Cuarini è da lui detto Guerrinui , e Guerini da Veleno Nifielì : nel qual
modo i Provenzali, e i Tofani, particolarmente Fiorentini, per proprie-
tà di dialetto fcriilèro Nerbona , Loteringp e Catelano , per Narbona ,
Lot aringo e Catalano, e Tarerò pure o Lazzaro, per Lazaro . Indi all’op-
pollo , Sanefe per Senefe ,fanza per fenza , feàvatico per felvaggio , o
come fuol dirli ancora , fctvalico : e Salveftro per Silvepro . Ma un altro
per fare la Tamia di quelli , ha ridicolofamente affettato di fcrivere con
nuova eleganza ,feudelario , e non feudatario , come fi dee fcrivere , e
fi ferire anche dall'Accademia della Crufca ,
la
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* Italiana- 337
In morte di Girolamo Aleandro , Orazione di Gafpero
de Simeonibus , detta in Roma nell’Accademia degli
Umorifìi ai xxi. di Dicembre 1 631. In Parigi per Se-
bajliano Cramoisi flampatore del Re 1 636. in 40
Monlìgnore Ago (Uno Ma fardi , il quale nella Sapienza di Roma lodò pu.
■ re il nodro Aleandro , mono ai ix. di Marzo del 1619. con la VI- delle
fue Differtotioni Romane , (lampare in Parigi dal Cramoisi nel idjp. in
quarto , dedicò la prefente Orazione a Prancefco Auguflo Tuono , pri-
mogenito di Jacopo Auguflo lo Storico ( tanto ammirato dai Prote-
ftanrr) e conigliere e Segretario de* memoriali del Re di Francia Lui-
gi XIII- il qual Francefco Auguflo dianzi in Roma aven converfato
con V Aleandro : e quelli prima cITcndo in Parigi col Cardinal Legato
Apollolico Francefco Barberini , vi avea ricevute grandi onoranze dai
• principali perfonaggi , e fpecialmonte dal fuddetto giovane Tuono , co-
me dice l’Orazione . Ma quelli poi nell’ anno 1041, inlieme cou Arrigo
Coifjier <fEJfiat Marcbefe di Cinqmart (ù fatto decapitare in Lione per
aver tralafciato di rivelare una congiura , benché Colo in parte e legger-
mente a lui conlìdata dal Marcbefe , e fortemente dal Tuono fieflb im-
pugnata, la quale con la Spagna crai! ordita di Catione Duca d’Orleani ,
da Federilo Maurizio Duca ai Buglione e Principe di Sedano , dal Cinq-
marj , e da altri • Però fu gran ventura di entrambi i condannati , che
, con animo eroico , e veramente C ridiano incontrailero la mone •
Delle lodi del Commendatore Caffiano dal Pozzo, Orar
zione di Carlo Dati , In Firenze all' infegua della Stel-
la 1664. in 40
Oltre a un epigramma di Eeecblello Spanemio in principio , e al ritratto di
Caffiano, morto in Roma ai xxn. Ottobre idf 8. vi e un albero, fpartito
in diramazioni o dadi delle Antichità Romane , fatte difegnarc per cura
fua da due famofi in tal profedione , Niccoli Puffino e Pietro Tefla, e di-
fpodc in tomi x X I V . in foglio grande, i quali col rimanente dcU'inligne
libreria Puteana pattarono in quella del fommo Pontefice Clemente XI.
Ultimamente andò in dlfpcrCone anche il mufeo , ricco di medaglie ,
particolarmente di uomini illuAri , edendov! a gran pena rimali! in cafa
Lanccllotli , crede di quella del Poca co , i ritratti de’ Letterati , amici di
Caffiano , fopra i qual! Gabriel Naudeo fece gli epigrammi , pubblicaci
in Roma , 0 in Parigi con le (lampe del Cramoisi : e sic ancora il
litratto di Gafpero Sdoppio, di cui fu ferino, che non volle mai lafciarlt
dipingere ; ina Burcardo Gotteljflo Stranio poco fa ne .diede l’effigie ,
prefa nel ttfoz. nell’ etì fua giovanile di xx vi. anni , e perciò molto
diverfa da quella , di cui parliamo • Lo Sdoppio mori in Padova ai
XIX. Novembre 1649- Al Potuto , in propofito di quella Orazione , lì
può con piena giudizia applicare l’elogio , ferino da Plinio il giovane
lopra Virginio Rufo , quando Cornelio Tacito , datogli per fucccflorc
nel Coofolato , gli fece l’Orazion funerale ; bit fufremut felicitati ejut
cumulai accefflt , laudator eloquentijflmui . Il Dati, rapito dalle virtù
V» di
Bismot. Ci. li-
ti Mirrarlo di ritto-
rio Siri tomo II. Uh,
ni. pag. noi. c/a
inulti .
Ada lìteraria tomo
II. Fofrie. v.
Jor. Tì’ilìppt Tomaji -
ni Gjnnafium P.itti-
vinam libro IV. pdg,
4*4-
LibM.tpifl.t.nmm.(.
W
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jj8 Delia Eloquenza
B ni t Cl IL d' Ca/fano (i dimenticò di ninnerete le pagine della fua lungi , ma al-
Bi» ior. c. .11. nettanto egregia Omu'm; . Qui per fine potrebbe , a ragione di com-
pimento , aver luogo l'Orazione di Scipion Bargigli in lode delle Acca-
demie, poiché tra le molte difgraVie dell’Italia lì annovera ancor quella
di veder li bello iftiruto di cfercitare la Tana eloquenza volgare e latina,
andarfenc quali generalmente in dittilo , non lenza gran minaccia al
rimanente delle buone arti e nobili difcipline , le quali con immortai
gloria tra noi fiorirono. Piaccia a Dio , che non abbiamo a dire un
giorno anche in quello , che ci rimane : beufuimut T na 1
C A P O . V I
Oratori / acri in lingua Italiana .
P Rediche di diverfì illuftri Teologi , raccolte da
T ommafo Porcacchi . In Venezia per Giorgio Ca-
valli i $66. Parte \. f folamente ] in 8°
Prediche [ xv. ] di Girolamo Seripando, Arcivefcovo
di Salerno , e poi Cardinale , e Legato al Concilio di
Trento, fopra il fimbolo degli Apolidi, dichiarato co*
fimboli del Concilio Niceno, e di santo Atauafio •
In Venezia al fegno della Salamandra in 40
Non ì lode , che non li debba a quelle poehe , ma gravi e illruttive Pre-
diche , recitate dal Seripando al Tuo popolo di Salerno . Le mifc in luce
Marcello fuo nipote , il quale nel dedicarle al Cardinale Marcantonio
Amulio , amico ed efecutore teftamentario del Seripando , per cura dr
lui promofio al Cardinalato da Pio IV. per due qualità cfalta V Amulio,
I. per edere (lato maifempre fautore degli uomini dotti , II. per aver
nella profpeta e nell’ avverfa fortuna beneficati gli amici • trancefco
Maurolico a lui con replicata e diverta lettera dedicò il fuo Martirolo-
gio in amendue dedizioni, in quarto . e in x vi. .
Prediche di Cornelio Mudo , Minore conventuale , e
poi Vcfcovodi Bitonto , fatte in diverfi tempi , e luo-
ghi * la Venezia per li Giunti 1 j8i. tomi il. in 40
Prediche quarefimali. In Venezia per li Giunti
ifpo. in 40
— — Prediche non più Rampate . In Venezia per li
Giunti. 1 ypo. in 40
■ Prediche fopra il fimbolo degli Apoftoli. In Ve-
nezia per li Giunti 1 $90. in 40
Ve ne fono altre edizioni , Catte prima in Venezia dal famofb Gioliti .
Pre-
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Italiana 339
Prediche quarefimali di Francefco Panigarola , Minore bibuot.Ci.u.
oflèrvante , e poi Vefcovo d’Afti . In Roma prejfo St e-
fono Paolini i y 96 . tornì il. voi. 1. in 40
Prediche di Gabriel Fiamma Canonico regolare Late-
ranefe, e poi Vefcovo di Chioggia. In Venezia per
Francefco Sanefe 1 579. in 8°
Difcorfi fopra le Pillole , e i Vangeli di tutto l’an-
no . In Venezia prejfo il Francefcbt iy8o. in 8°
Prediche , fatte nel Palazzo Apoftolico da Girolamo
Mautini da Narni Cappuccino . In Roma nella Stam-
peria Vaticana 1632. in foglio . E ivi 1639. '«4°
Quarefimale di Paolo Segneri della Compagnia di Ge-
sù . in Firenze per Jacopo Sabatini 1679. in foglio.
Gli autori di Prediche, e di Quarefimali , oltre a quegli, che fi fon
mentovati nel libro iti. eflendó in grandiflìmo numero , fi fono ficchi
quelli pochi , lenza pregiudicio degli altri .
C A P O . V I I
Oratori Latini volgarizzati .
LE Orazioni di M. Tullio Cicerone, tradotte da Lo-
dovico Dolce. In Vinegia prejfo il Giolito 1361.
tomi ni. I* 40
- — Di latine fatte Italiane, e divife per li generi in
Eiudiciali , deliberative, e dimoftrative [dal Faulto da
ongiano ] In Vinegia iyytf. tomi ni. in 8°
1,'alberoy infrena delio fiampatore, che tacque il Aio nome, dinota Lodovico
Avarino • Il Faufto in fine del tomo ili» tratta de* Sefierzj, e feguono le
Aie Annotanioni per alfabeto * dirette ad Anaflagìo Monticoli da Udine
Aio amico » al quale dì conto del fuo volgarizzamento * c oltre al dedi-
care quello tomo ili» a Niccolò Savorgnano, rammemora altri Tuoi ami-
ci Udì ne/i , particolarmente "Jacopo V alva forte , e Floriano Antonini ,
gentiluomini e letterati cofpicui di Udine * dove cflo Fau fto compofe la
Aia operetta delle Nozze di varie nazioni . Palefa i nomi di quelli* che
l'ajutarono a tradurre le dette Orazioni , c fono Ottaviano Tara da Mo-
nopoli, Baftiano Cavalli, e Pietro Renujfon Prancefe . Lo follccitarono a
pubblicarle Antonio Manta da Monopoli , e Girolamo Bianco Mcdanefe
- Frate Servita* confultato, e ammirato in Piceni*, dove il Fattilo dimo-
rava, come oracolo di molta e Tanta dottrina . Promette un opera della
Lingua ,e un Dizionario • Più (otto a capi x i v. fari mentovato di nuovo.
V v a Lo
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*
, 34° Della Blo qjj é n z a
e;;;-, ■ r',1 7 - — * Le Filippiche contra Marcantonio , fatte volgari
per Girolamo Ragazzoni. In Vinegia prejfo Paolo Ma-
n u zio i$$6. in 40
fl Ragazzoni , che fu difcepolo di Carlo Sigonio , fetide ancora un breve
. Conicutario latino , da lui dedicato a VincenxJo Ricci , uomo dottia-
mo , e fegretario del Confielio di X. di Venezia , fopra l'ordine c la fe-
rie de’ tcmpijin cui furono lcritte le Lettere famigliati di Cicerone. Erto
' Ragazzoni, Prelato infìgne, e famofo nel Concilio di Trento , fu amico
di san Carlo Borromeo , c pieno di molti e gran meriti con la fama Sede
Apoftolica . Dal fuo Vcfcovado di Bergamo , chiamato a Roma da In-
nocenz.o IX. e fermatovi dal fucceflorc Clemente Vili, vi mori ai v. dt
Marzo ifpz. fepolto nel Titolo di san Marco, dove gli fu pollo l'epitafio
dal Cardinal Titolare Agotlino Faliero fuo amico . I Ragazjconi , ora
fpcnti , furono Conti del Cartello di tanto Odorico in Friuli , e aggregati
al nortro generai Parlamento , dove nell’ anno iy8 1. accollerò in un
lóro palagio nella nobil Terra di Salile , Maria d'Aufìria , figliuola di
Carlo V.tmoglic di Martimigliano II. c madre di Ridolfo II. Impcradori,
deftinata dal fratello Filippo II. Re di Spagna al governo di Portogallo*
Il Panegirico di Plinio a Trajano, fatto volgare dal C. G.
V. M. [ Cavalier Girolamo Ubaldino Malavolti ]
Sanefe. In Roma per Bartotommeo Zannati 1628. in
Fu volgarizzato ancora interne con gli altri Panegirici antichi , e di brevi
. note c medaglie illurtrato, col tefto latino a rincontro , da Lorenza Fa-
tarole Veneziano , già mio amico . L’edizione il. da lui riveduta, fa
■ fatta in Venezia da Niccolò Pezzana nel 17 ip. in ottavo •
C A P O . V I I I.
Oratori Greci volgarizzati .
DUe Orazioni, una di Efchine contra Tcfifontc,
l’altra di Demoftene a fua difefa , di Greco in vol-
gare nuovamente tradotte per un Gentiluomo Fio-
rentino. In Vinegia prejfo i figliuoli d'Aldo 1554.
in 8°
Orazione di Demoftene contra la legge di Lettine , la
quale togliea via tutte Perenzioni . In Vinegia prejfo
• * figliuoli di Aldo 15 j j. in 8° fenza traduttore .
• Undici Filippiche con una lettera di Filippo agli
Ateniefi, dichiarate in lingua Tofcana da Felice Fi-
gliucci . In Roma per Vincenzio Valgrift 1550. in 8°
• Tutte
Digife^y^ Goojle
f
i
Italiana 341
Tutte le Orazioni d’Ifocrate, tradotte in lingua Italia- biauot. Ct. ir.
na da Pietro Carrario . In Vinegia per Michel Tra-
mezzina 15 j //; 8°
Orazione di Galeno , nella quale fi efortano i giovani
alla cognizione delle buone arti , tradotta per Lodo-
vico Dolce . In Vinegia prejfo il Giolito 1 548. in 1 20
Orazioni militari raccolte da Remigio Fiorentino da
tutti gli Storici Greci e latini , antichi e moderni .
In Vinegia prejfo il Giolito 1560. in 40 edizione il. ac-
crejciuta .
r Orazioni in materia civile e criminale , tratte da-
gli Storici Greci e latini , antichi e moderni , raccol-
te e tradotte per Remigio Fiorentino . In Vinegia-»
prejfo il Giolito 15^1. in 40
C A P O . I X
Oratori / acri Greci volgarizzati »
LE Prediche [ xxiv.] del gran Bafilio Arcivefcovo di
Cefarea di Cappadocia , già raccolte da’ Tuoi fcritti
per Simone, Maeftro e Camarlingo del facro Palagio,
e ora nuovamente trafportate nella Tofcana favella da
Giulio Ballino . In Venezia per Gio. Andrea Valvajfori
1 ;66. in 8°
Sermoni di Sant’ Efrem , tradotti di Greco in latino da
Ambrogio Camaldolefe, e in Italiano da Lodovico
degli Orcinuovi, Canonico regolare . In Vinegia al
fegno del Pozzo 1545. in 8°
Due Orazioni di Gregorio Nazianzeno Teologo , in una
. delle quali fi tratta quel che fia Vefcovado , e quali
debbano eflere i Vefcovi » nell’altra dell’amore verfo
i poveri : e il primo Sermone di san Cecilio Cipriano
fopra l’elemofina , fatte in lingua Tofcana dal Com-
mendatore Annibai Caro. In Vinegia prejfo Aldo
Manuzio 1569. in 40
C'iambatìfLa _Caro nel dedicare quella opera del Zio, tre anni foli dopo efl'ct
lui morto , al Cardinal Vicccancellìcre Ale (fandrar Farne Je , dice , che il
detto ilio Zio fece quefto YoUjaiuuoifnt© <* re^uìjirjonf di Papa Mar-
cel-
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34? Della Eioqverza
— ; — y ■ cello II. allora Cardinale di tanta Croce , benché il Commendatore foflè
0111.10 r. Ci- XI. totalmente occupato , e del continuo in fervigio di Czf» Farncfe , alla
3uale avea dedicato l'ingegno e la per fona . In Tatti egli morì nel palagio
ella Cancelleria in Corte del Cardinale , che gli crcfTc ancora il depo-
rto nell’ aggiunta Tua Diaconia , o Titolo di san Lorenzo in Damale : il
che fia detto per confondere l’intpoftura del novello Avvocato del Ca-
lici vetro , il quale ha finto e fpacciato , che il Caro in grazia del Caj} ri-
vetto , uomo al Tuo dire , innocente , e perseguitalo da Cafa farntje , e
dal fante V/icit a rcquifizionc del Caro , dipoi cadefi'c in dilgrazia ,
reftando privo del gloriofo carattere di attuai fcrvidore di quel gran
Cardinale . Il giovane Caro quali replica le medefime cofe nel dedicare
al Duca Alejfandro le feguenti Rjme del Zio, della cui lunga ferviti! con
la cafa farnefe egli chiama fe Hello erede , c JucceJfore . Ma fe piima il
Zio (leflo ne era flato diferedato, come mai il nipote poteva efleme erede
per [uccejpone ? Altri particolari , ugualmente grazio!!, udiremo più ol-
tre e del Caro, e della gran religione e innocenza del buon Caflelvetro .
Sermoni di san Giovanni Climaco, tradotti da Pier Ma-
rinelli . In Venezia prejfo Pier Bertano i6o-j. in 8°
C A P O . X
Oratori j acri latini volgarizzati .
I Sermoni di san Leon Papa , volgarizzati da Gabriel
Forefto da Brefcia . In Vinegta al fegno della Speran-
za i J47. in 8°
Furono affai prima volgarizzati da Filippo Corfini , e Rampati in Firenze
nel 1485* in quarto » lenza nome di Campatole •
Omelie di san Gregorio Papa fopra gli Evangeli . In
Vtnegia per Francefco Bindoui 1 S43. in 8° Jcttza tra-
duttore .
Sermoni di san Bernardo , ridotti in lingua Tofcana .
In Firenze per Lorenzo Margiani 14 p j. in 40 Jenza tra-
duttore .
— — Sermoni fopra le folennità di tutto l’anno ( tra-
dotti da Giovanni da Tuflìgnano Vefcovo di Ferrara)
In yinegia al fegno della Speranza iyyS.i// 8°
Sermoni di santo Agoftino , e di altri cattolici ed anti-
chi Dottori , utili alla falute dell’ anime , mefiì infie-
me , e fatti volgari da Monfignor Galeazzo [ Fiori-
monte ] Vefcovo di Sella . In fritte già prejfo il Giolito
li $6. libro primo it] 40
Ivi
Digitiigdjay Google
34?
Italiana
— — Ivi prejjo il Giolito if6j. in 40
Ivi ptejjb il San favino i$6$. in 40
- — Libroil. con alcune Omelie del Florimonte. la
Vinegia per Girolamo Scotto 1 564. in 40
Libroni, di altri fcrittori, fatti volgari da Raf-
faello Caftrucci monaco della Badia di Firenze a imi-
tazione di Monfìgnor Galeazzo Vefcovo di Scila . In
Firenze per li Giunti 1 772. in 40
Libro iv. di altri Sermoni , tradotti in lingua To-
fcana per Serafino Fiorentino , monaco della Badia
di Firenze . In Firenze per li Giunti 1572. in 40
U celebre Florimonte Vefcovo di Aquino , e poi di Seffa , con fua lettera ,
ferina in Roma ai X. Luglio tjfi. dedica il libro , oiomot . di qucfti
Sermoni al gran Cardinal Marcello Cervini , che fu poi Papa Marcello U.
per foli XX 11. giorni: il quale gli avea impollo di volgarizzargli* fieco-
me al Caro fece mede lì inamente volgarizzare le Orazioni * addotte di fo-
pta . Dice il Florimonte che il Cervini cllcndo in Bologna Legato al
Concilio , trasferito da Trento In quella città , venne più volte a ragio-
nare in pubblico e in privato delle provviGoni da far fi in Ialine e profit-
to del popolo Criitiano ; e che fu parer fuo e dell’altro Legato del Motor
te, dipoi Giulio III. e di molti Prelati* che fi facefle un libro volgare di
Ragionamenti fpirituali per ufo privato de’ laici* e de’ padri di famiglia*
e ancora de* Preti e Frati* che non intendeano il latino; ma che poi ahro
non fé ne fece * perchè il Concilio nota ebbe il fuo compimento in Bolo-
gna . Soggiunge però , che egli trovatoli in villa con l’Arcivefcovo Lo-
dovico Beccadello Nuntio Apoflolico in Venezia * c femprc penfando al
frutto, che da operatale farebbe feguito * egli fi mife a volgarizzare da
cento Sermoni di santo Agofiino , e di altri Dottori : i quali Sermoni a lui
parvero più atti a indurre l’uomo all’ amore e al timor di Dio . Che in
più volte gli mandò a Roma , e a Gubbio al Cardinal Cervini * il quale
non meno , che il Cardinal Reginaldo Polo * avendogli uditi leggere alla
fùa menfa , efartó il Florimonte a comunicargli al popolo Criitiano *
ficcome poi fece .
Dalla lettera , che Raffaello Cattrucct ptepofe al tomo III. abbiamo , che
Caleatuco fu medico * ficcome a que* tempi il fu ancora il Cardinal Fin-
cenno Lauro Vefcovo di Mondovì ; e che eflo Caleauco prima di efl'er
fatto Vefcovo di Aquino da Paolo III. frequentava la Badia di Monte-
cafino in tempo * che traduceva gli accennati Sermoni per comando del
Cardinal Cervini e- degli altri Prelati *. che fi trovavano in Bologna ,
I quali per utilità de* Preti e de’ Frati poco periti di lingua latina * cosi
determinarono * perchè più facilmente con quello ajutopoteflero efor-
rare e predicare nelle parrochie - Che il Florimonte particolarmente
cercava ì Sermoni * che trattavano de’ tuoni coltami » delle opere di ca-
rini * c che riprendeano i vite] .. Che la fua fatica avea fatto pan fruii*
per tutta F Italia * ed era Hata ricevuta allegramente , e con defiderio *.
imitatele per fonc fpirituali: la qual colà avvenendo il Caffeucci» 6 era
polis
\
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Sto hot. Cl.II.
344 Della EloqjjeKza
porto i imitare il Florimonte con fune una nuova fcelta J mi eh* t (Ten-
do gii vecchio , nè dopo il tomo III. potendo tradurne altri , fece
ftampare il tomo i v. de' Sermoni , volgarizzati dal Padre Don Serafino
da Firenze . Gli Scrittori delle cole del Concilio di Trento non ebbero
contezza di quelli particolari .
C A P O . X I
Deir uficio di fcriver lettere .
DEI Segretario di Francefco Sanfovioo libri vii. con
molte lettere di Principi , e a Principi . In Vene-
zia per Cornelio Arrivatene 1584. in 8°
Il Segretario , Dialogo di Batifta Guarini , nel quale non
folo fi tratta dell’ uficio del Segretario , e del modo
di compor lettere , ma fono fparfi molti concetti , alla
/etorica , loica , morale , e politica pertinenti . In Ve-
nezia preffb Roberto Mejetti 1600. in 40
Qui Tono introdotti a parlare di cofe irtruttive quattro gentiluomini Ve-
neziani , Girolamo Zeno , tartan Venterò , Jacopo Comarini , c Fran-
F, ir. i£o. cefeo Morofini . Mortrandoli in un luogo , che i legifìi , come tali , non
fono atti a bene fcrivere ,n< 1 trattar negozj imporranti, t’intendono ì
puri legtfii forenfi, e contenziofi , e non i Gtureconfulii, degni di tal nome,
1 quali , come verfati- nella interiore giurifprudenza , ed efperti ancora
nel diritto pubblico , e pieni di ottime cognizioni , fono atti fopra gli
altri a maneggiar le materie gravi , e gli affari più rilevanti : e quelli ,
benché in numero veramente non corrifpondano a gli altri , pure non
mancano .
Del Buon Segretario libri iti. di Angelo Ingegneri . In
Roma per Guglielmo Facciotto 1 y $4. in 40
L' Ingegneri , che fu Veneziano , e per quella e per altre fue opere chia-
ro , dedica il libro , nobilmente ftampato , ai Cardinal Cintio Aldo-
brandini , di cui fu Segretario : e 1’ amico Torquato T afro con un So-
netto loda l’autore , il litro , e ’1 Cardinale .
Il Segretario di Torquato Tallo . In Venezia per Jacopo
Vincenzi 1588. Partili, in 8°
■ E nel tomo 11I. delle fue Opere, ftampate in Firen-
ze pag. 1 s 9.
Trattato del Segretario di Tommafo Collo . In Napoli
[ per Coflantino Vitale 1 1604. in 8°
Del
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Del Segretario di Panfilo Pertico libri iv. In Venezia BlaLIOT. Culi.
per Damian Zenaro 1610. in 40
Edizione bella , e da lui dedicata al Cardinale Alejfandro Or/ìnì , fratello
del Duca di Bracciano , del quale il Perfìco fu Segretario in Firenze ,
come dice egli Bello nel dedicare al Cardinal Carlo de' Medici il Dia-
logo della Volgar lingua del fuo concittadino Pierio Valeriano , da me
collocato di fopra nella dalle l. cap. 1.
L’Idea del Segretario di Bartolomeo Zucclii Gentiluo-
mo di Monza , città Imperiale, rapprefentata in un
trattato dell' Imitazione, c in lettere di eccellentifiì-
mi fcrittori . in Venezia preflu Fier Dupnelli 1514.
Farti v. tomi il. in 40 edizione iv.
Gran parte di quelle lettere fon prefe da altre raccolte ,• e qui in nuovi or-
dini c dadi difpofie . La città di Monica fu detta in latino con più nomi,
il più comune de’ qual? c il più ricevuto fi è Modoetia . In Tojcano an-
tico j e anche iu latìnobarharo fi difìc Monda , e poi Monica , giufla la
pronuncia Lombarda 3 fecondo la quale fi ferirti ancora Alicatui per
jilciatui 3 Gontdca , e poi Gonicaga , per Gonciàca , di che non ferve
portar le giuftificazioni 3 perche fi parla di cofa chiara . Parimente ia
qualche libro latino di Lilio Giraldi fi vede Rampato Ziralduj per Gy-
raldus . Taluno con finezza particolare in cognizione di lingue , fcrifl'e
Francia 3 e altri Franica alla Lombarda per Francia : cofa piacevole do-
po fidato dal confenfo universale il vero modo di parlare , c di fcrivere
in quella lingua . Nella Bajilica del Batifla in Monica fi ferba la famola
Corona di ferro , la quale , benché interamente fia tutta d’ero , nientedi-
meno mai non fu detta aureay nè d'oro t ma femore ferrea , o del ferro da
Un cerchietto o lamina appunto di ferro t la quale , formata di un chiodo
di quelli di Nortro Signor Gesù Crirto , fi fende in giro nella parte in-
teriore di erta Corona d'oro , da me propugnata con una Disertatone
contro all’ardire di chi mendicando lenza alcuna verecondia tutte le
eccafioni, anche mercenarie , di far quello, che non dovrebbe, fi fa glo-
ria fimi! mente di opporli con pubbliche Rampe ai piu venerandi c fo-
lenni decreti , promulgati da qucRa /anta Romana Chiefa contra i fuol
folli divilamcnti in materia si delicata 3 quale fi c il culto di reliquie
della Palfione di CriRo , e de* Santi . La Dijfertatone fu cl’prcrtamente
comporta per la / aera Congregatone de’ Riti 3a cui fu dedicata dall’uno
e dall’altro numerofo Clero , dai magirtrati 3 e dai cittadini di Monica ,
con uficj ancora in nome dell’ Impcrador Carlo VI. benché gli uficj fie-
ro inutili dove non può entrare l’arbitrio . Indi col voto uniforme di
xvi. Lminentillimi Cardinali 3 c per decreto , dipoi confermato dal
fommo Pontefice clemente XI. fu r Rituita la detta Corona all'antico
fuo culto e venerazione . Nel libro fi difende ancora il Zuccki
( per
ancora
«ui lode barta dire, che fu 3mico del Raromo ; come fi vedrà nella nuo
va editorie contro a chi per fuoi fini particolari non la fcrivere fenza
Romachevole profufionc di lodi , o difprezzi , che vuol dire fenza
fctlipolo di mentire .
CA*
PtrgAmiel Lettere
pog. a 6 6.
Xx
Siiiiot. Cu II.
j4 6 Della Eloquenza
CAPO . XII
Lettere Italiane .
LEttere volgari di diverfi nobiliflìmi uomini edec-
cellentiffimi ingegni , fcritte in diverfe materie , li-
bro i. [ raccolto da Paolo Manuzio ] In Vinegia in
cafa de' figliuoli d' sfido i J42. in 8°
1 ’aolo dedica a Federigo Badoaro , c a Domenico gemerò quelle lettere , co-
me un esemplare di Tana eloquenza Italiana .
Libro il. In Vinegia nelle cafe de' figliuoli d' Aldo
' 1548. in 8°
Antonio Manutdo fratello di Paolo dedicando il prefente libro li. a Paolo
Trono , afferma di aver con gran fatica feelte quelle Lettere , c di man-
darle in luce a comune utilità , acciocché quelli , che non poffono fcriverc
in latino , con l'efempio di tanti nobili ingegni ferivano, fecondocbè oc-
correrà , i loro concetti in volgare , e quelli , che pojfeggono la lingua Ro-
mana , l'accompagnino con quella . Vtn'è altra eduzione di libri IV.
del iftìo.
Lettere di diverfi eccellentiffìmi uomini , raccolte [ da
Lodovico Dolce] In Vinegia preffa il Giolito 15*4. in 8°
Delle Lettere di xiu. uomini illuftri [ raccolte da Dio-
nigi Atanagi] libri xm. In Roma per Valerio Dorico
1 j 54. in 8° edizione 1.
L’ Atanagi , che fu da Cagli , e cittadino Romano , come dice il Bceve di
Giulio IH. pollo in principio, dedica il libro al Cardinal d'Urbino Giu-
lio della Rovere . Giambaufta Palatino nel fuo libro del modo di [crivere
mette 1* Atanagi con Girolamo Rufcelli , con Trifone Bendo , e con altri
periti di cifre . A quella edizione de U' Atanagi l'infame apollata Verge-
rlo fece le fue indille , c del pari indegne note , col titolo di Giudicio al-
trove da me rammentate . Le mededme Lettere poi, ridotte a libri X v.
furono riliampate in Venezia da Francefco Lorentdni da Torino nel
lido, in ottavo , e dedicate a Tommafo Marini Marcbefe di Cafalmag-
giore . Manca il nome dell’ autor della lettera dedicatoria , data in Ve-
nezia ai vii. di Giugno i?fS. ma quelli è il Rufcelli , perche vi nomina
1 fuoi proniclli Comentarj della lingua Italiana . Il Porcaccbi ne fece al-
tra edizione in libri x vii. che è la più copiofa di tutte , in Vinegia per
Giorgio Cavalli if dj. in ottavo : e ve n’è anche un altra , ivi pur fatta
da Giammaria Bonetti 157I. in ottavo .
Nuova fcelta di lettere di diverfi nobiliflìmi uomini in
diverfe materie [ libri iv. ] con undifeorfo della co-
modità dello fcrivere di Bernardino Pino da Cagli-
Iti Vinegia 1574. in 8° Jenza ftampatore .
L'infcgna c di A orna armaci con la Lupa , che allatta Romolo e Remo
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Lettere di Principi , le quali , o fi fcrivono da Principi , uTÈVior. et. 11,
o a Principi , o ragionano di Principi , libro primo
nuovamente mandato in luce da Girolamo Rufcelli .
All’ Illuftriflimo e Reverendiflimo Cardinal Carlo
' Borromeo . In Venezia preffò Giordano Ziletti al J'e-
gno della J iella ig6ì. in 40 edizione 1.
11 Rufcelli nella dedicatoria a san Curio difcorre del Tuo volgarizzamento
della Geografi* di Tolommeo , pubblicato l'anno paflato M 6 1 . In Pene-
z ja preffo t'incenz.io V ahrì fi in quarto, e da lui dedicato allTmpctador
■f ordinando I. Qui non lari forfè mal fatto il notare alquante cofe in-
torno alle varie edizioni del corpo di quelle Lettere de’ Principi . La let-
tera I. di quello litro, o tomo !• e ferina al Pontefice Leon X. dal Cardi-
nal Gaetano da l'io , e l'ultima c di Aurelio Porcelaga a t'incenz.io Gon-
zaga Prior di Barletta . Dopo morto il Rufcelli , nelle feguenti edizioni
di quelle Lettere , già tutte ferine fopra negozj importanti , non fenza
molta ingratitudine fu tolto via dal frontifpizio il nome di lui , che ne
fu il primo raccoglitore , ficcome egli attcfla parimente nel corpo della
lettera a san Carlo . In oltre li pafsò nelle feguenti edizioni a turbar
l’ordine delle Lettere » da lui tenuto in quella prima , e fua propria »
nella quale perciò niuno » fuor di lui foto » avea ragion di por mano»
Ora profeguiamo a dilporre V edizioni di quello » c degli altri tomi .
— Tomo i. In Venezia per Giordano Ziletti i$6 4.
in 40 edizione il.
Il Ziletti nella prefazione avvertirne rutiliti principale di quelle lettere
per la cognizion deW Ifiorie , ani molto più vere e più chiare , che non
fono nel Giovio , e nel Guicciardino , e in altri molti fcrittori de’ tempi
no fi ri . Soggiunge il Ziletti, che le prefenti lettere fi fono avute la
maggior parte proprie e vere originali : e dice bene» perche io ne ho
trovate parecchie in un Regifìro del Signor Marcbefe Capponi, tfafcritto
da perfona accurata in Affifi , e in Perugia nel rj7f. e 1578. dagli origi-
nali di propria mano del Sanga fegretario di Clemente VII. e da copie ,
dettate da Jacopo Salvimi , cognato di Leon X. e pallate in mano di Tri-
fon Bendo d’Afpfi , fegretario della cifra , e rinomato pet entro gli
ferirti d'uomini illullri • Segue la dedicatoria del Rufcelli a san Carlo
con le note qua e là fparfe di carattere tondo per entro il corpo del li-
bro » che è di corfivo , come nell’antecedente prima edizione . La let-
tera r. è del Cardinal Beffarìone a Crilloforo Moro Doge di Venezia »
c finifee con quella del Porcelaga .
• Tomo 1. In Venezia per Giordano Ziletti i f 70.
in 40 edizione 11 1.
Con la prefazione del Ziletti , con la lettera del Rufcelli a san Carlo , e in
principio con una tavola de* nomi di quelli» che lcrivono» e a quali fono
fcritte le prefenti Lettere » c con un Jommario di quello » che in lor fi
X x a con-.
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$48 Della Elo qji e n z a
a~tr>_ r contiene. La lettera i. c quella del Cardinal Beffartene al Doge Cri*
• CI» il. ftoforo yWbro . 1 1 Zittiti dichiara di non avere aggiunto nulla a quanta
Aava nella edizione i. Finifcc con un difeorfo anonimo l'opra la Vita
d’Auguflo j prefo dal libro I. deli’IAoria di Tacito .
Tomo i. In Venezia per Francefco Toldi 1 573. in
Edizione Umile all’antecedente con la lettera del Rufcelli a tan Carlo di
carattere tondo , e con tutto il rimanente del libro* comprcfevi anche le
note > di corfivo .
— Tomo 1. In Venezia per Francefco Ziletti 1381.
in 40
Il Ziletii dedica il libro a Carlo Emanuel Duca di Savoja * fenza la lettera
del Rufcelli a san Carlo , e fenza il fommario in principio , il quale In
quella e nelle feguenti edizioni c ridotto in ciafcun tomo a fempliee e
puro indice de* nomi , e con le note per entro il corpo del libro di carat-
tere tondo . Comincia dalla lettera del Soldano ai Babilonia al Re di
Cipria e finifcc con una di Girolamo Negri a Marcantonio Michele • " ’
— Tomo il. In Venezia per Francefco Ziletti 1 $7^
in 40 fenza prefazione , fommario , e note .
Il Ziletti Io dedica a Emanuel Filiberto Duca di Savoja . Comincia da un*
ietterà di Loremco de’ Medici alla Signoria di Firenze , e finifcc con al-
tra di Girolamo Diedo a Marcantonio Barbaro Bailo in Coftantinopoli *
fopra l’armata de’ Turchi , rotta da’ CriAiani nel if7r. *
Tomo il. In Venezia per Francefco Ziletti 1571,
in 40
Il libro comincia da uni lettera di Lodovico Canoffa Vcfcovo di Bajufa
a Francefco I. Re di Francia * e finifcc con una di Giambatifla Sanga al
Duca Alejfandro de’ Medici . Nel reAo è limile all’antecedente *
**— Tomo il. In Venezia prejfo Giordano Ziletti 1581.
in 40 Jtmile all * antecedente .
— - Tomo ni. In Venezia per Giordano Ziletti 1177,
in 40
Comincia dalla lettera I. di Lorcnx.0 de’ Medici alla Signoria di Firenze )
c finifee con quella del Diedo al Barbaro .
'Tomo ni. In Venezia per Giordano Ziletti 1577*
in 40
Con la dedicatoria del Ziletti a Luigi Michele , Comincia da lettere ▼.
fcrittc da Orvieto, cioc Orvieto , nel ijz8. a Paolo Crefcenz.io Nnncio
ApoAoiico prefl'o Odetto di fatarti Generale de’ f ranccJi in Napoli *
dopo
\
)
Italiana $49
dopo la liberatone del Pontefice Clemente VII. a (Tediai© In Oaflel San-
tangclo . Finifce con una di Antonio Ttepolo , ferina da Coflantinopoli
a Stipici 1 Cofianx.o . Poi feque la Relarione di Gabrio Serbcllone della
prefa di Tunili , dedicata cfa Orario TofcaneUa a Giantommafo Coflanio
Colonnello de’ Veneziani e Governatore della nuova Fortezza di
Cor/ù .
• Tomo ni. In Venezia per Giordano Ziletti ip8i.
in 40
Dedicato a Luigi Michele . Comincia da una lettera del Pretefanni a Cle-
mente VII. e tinifee con altra di Agoftino t'alierò Vcfcovo di Verona a
un Fofcarini . Il corpo di quelle Lettere, a cui manca una tavola copiof»
delle materie , non li trova in alcuna di tante edizioni , tutto inlicme
Rampato in un anno , fuorché in quella ultima del ij8r. e perciò chi le
cita > bil'ogna , che li compiaccia Tempre di efprimerne Vedirione .
Il Rufctlli , primo raccoglitore , neH'cfl'cr fuo , fu benemerito della lette-
ratura Italiana per tante opere , che mife alle (lampe ; laonde farebbe
degno di molta lode chi , di tutte bene iflruito , ne forraaflc una piena»
t ben ragionata ricognizione . Marcantonio Poppa nella prefarione al
Dialogo di Torquato Tajfo , intitolato il Mintumo , in cui tratta della
Belle caca , parla con poca (lima del Ruscelli , mifurando il merito fuo
dal Rimario » e da qualche piccola fua raccolta , di brevi note fornita
( cofc nientedimeno > che hanno il lor pregio ) onde il Poppa moflra di
credere , che Torquato in quel fuo Dialogo non abbia feriamente intro-
dotto il Ruf celli a parlare con quel Prelato . Ma il Tufo , anche lènza lo
fue particolari obbligazioni al Rufcelli , gii allora palmo di quella vita»
non fu capace di tanto , eflendo perfona leale , e non lima . E poi ,
quanto al Miniamo , quelli dedicò al Rufcelli il fuo libro latino de
Poeta , (lampato in Veneria da Francefco Rampanetto nel ijf 9. in quar-
to : e di più Bernardo il Padre di Torquato nel tomo il. delle fuc Let-
tere con illima particolare ne fetide parecchie al Rufcelli : e quelli no
fece una aliai lunga al Re cattolico Filippo II. in difcolpa di efl'o Ber-
nardo per aver egli fervito a Ferdinando Sanfeverino Principe di Saler-
no prima della lua ribellione . Il Rufctlli in quella fua lettera loda il
Poema dell’ A madigi , dedicato dal Tuffo al medeliino Re , e loda an-
cora il fanciullo Torquato , di lui figliuolo , allora (nel 1561. ) in età
di foli anni 17. Incominciati . Tal lettera del Rufctlli fi legge nel to-
mo 1. di quelle de’ Principi ; fra le quali ne fono molte del iatnofo Gi-
berto , e ai Girolamo Negri Veneziano , Segretario del Cardinal Luigi
Cornato in tempo , che nelle Corti eflendo in gran pregio l’uficio del
Segretario , quello folca conferirli a valentuomini , 1 quali con la loro
virtù , e per gloriofo iflinto de’ lor Signori , proprio di que’ tempi ,
frequentemente Tali vano ancora a podi più alti . Il Negri , divctfo da
un altro Girolamo Negri , pubblico profedore di Medicina nello Studio
di Padova , fu poi Canonico della cattedrale di eflà città . Le Lettere e
trarioni latine di quello noltro , dopo lui morto > furono da Marco
Mantova Benavidet fatte (lampare in Padova per Simon Galignani
nel M»p. In quarto , e tra efle vi c una Apologia a ‘ Principi Crifliani per
la tratlarione del Concilio di Trento a Bologna , opera sfuggita alla noti-
zia dì coloro , che fenderò di quel fagrofanto Concilio . Nel fine poi fi
nova
BlflLIOT.Cl.il.
Opert pcflnme tomo X.
pog.jfi.
File. II. pop. 119.
tilt- ul.pag.aai.
P*l- 47-
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Li b Lio r. Cl.II.
l'tnuìs libro XUU
4co.
Libro il. fai* 4*1» 3*
visi, XI.
350 Della Eloquenza
trovi uni Orazione in morte del Benavidei , fatta dal Negri in tempo
che , trovatolo in illato di filate difpcrati , ci tenne per fermo , che
non potcflè campare ; e intanto il Negri nel Xff7* fc nc morì nell’ età
lui di anni lx in. lafciando rifanato l'amico d'anni LX X X vili, il
aitale poi diede in luce il libro del Negri , meritevole di nuova impref-
fione , anche per emendare in quella opera polluma gli errori di (lam-
pi . Trovali a parte una Orazione latina del Negri in morte di Lazaro
Buonamico . Ma farebbe maggior ventura , fe li trovaflero 1 fuoi Ce-
mentar j , da lui chiamati , Rerum memorabitium , nella lettera li. al
Benavider , il quale , come dilli , fu autore de’ Difcor/i fopra i Dialoghi
dello Speroni , e ancora delle Annotazioni fopra le Rime del Petratta ,
delle quali parlerò poi . Il Sanfovino dice qualche altra cofa del Negri .
Lettere iv. del Cardinal Gafpero Contarmi . In Firenze
per Lorenzo Torrentino 1 j j8. in 8°
La terza di quelle lettere fopra 1’ utilità del Concilio , c ferirti al Fiori-
monte . Oltre alla Vita latina del Contarini , fcritta da Monlignor della
Cafa, un altra , pure latina , compolla da Niccoli Barbatilo , vien men-
tovata da Paolo Manuzio nelle fue Lettere volgari : c ben farebbe., che li
trovalle .
Lettere di diverfi a Vitello Vitelli [ raccolte da Lelio
Carani ] In Firenze per Lorenzo Torrentino ijji.
in 8°
Lettere di M. Pietro Bembo [Cardinale ] a Commi Pon-
tefici , a Cardinali , e ad altri Signori e perfone ec-
clefiaftiche [ volume i. libri xu. ] In Roma prejjo Va-
lerio e Luigi Dorico 1*48. in 40 edizione 1.
In quella nobile impresone C veggono le carte numerate in entrambe le
Iacee , cofa non comune in que’ tempi, benché vedremo più avanti, co-
me duo nel 1} 17. Aldo in Venezia , c il Frobenìo in Bafilea aveano gii
cominciato Umilmente a numerarle ; ma fenta efler poi feguitati . A
quello tomo di lettere del Bembo precede un Breve del Pontefice Pao-
lo III. in cui (T narra , qualmente Carlo Gualteruzzi da Fano , come efe-
cutore teftamentario del Cardinale infieme con Girolamo Jguirini gen-
tiluomo Veneziano , avendo clpollo di avere fpecial commillione per
la fua ultima volontà di date alle llampc ad publicam literatorum
bominum commoditatem , varie opere fue , latina ITGraca , ac eliam
materno fermone /cripta , cflb Pontefice gli concede il privilegio della
privativa per lo fpazio di X v. anni folto le folitc pene ai eontrafatton .
Valerio Dorico dedica a Guido Afcanio Sforza Cardinale di tarda Fiora ,
e Camarlingo di santa Chicli il tomo , dove il Bembo nel libro vii.
pag. aS$. ai 3. di Luglio del ìjaf • partecipa al Sadoleto di aver data a
ftampare 1‘ opera della lingua volgare , cioè le fue Profe , che prima m
quel medefimo anno fanto egli Hello avea portace in Roma al Papa
mente VII. a cui le avea dedicate . Di qui fi conferma , che 1 imparti-
tone I. di dette Profe fi è appunto quella del Tatuino , da me riferita ,
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Italiana 35 1
è in tal anno fatta con l'aftiAenza di Cola Bruito Siciliano , famigliate
del Bembo , che a lui fcrivc piti lettere nel libro x I. del volume o to-
mo ni. E quello può fervir di lume a chi Aerte dubbiofo in dar quella
edizione per la prima di tutte . Il comminarlo Gualteruzzi non profe-
guì in Roma 1* edizione degli altri tomi delle Lettere del Bembo ; ma in
Venezia lì fecero le feguenti edizioni, ordinate in diverfb modo da que-
Aa prima di Roma , la quale , come Jìa e giace , non fu mai riAampara •
Delle Lettere volume i. [ libri xn. con un refiduo
del libro i. prefi dalla edizione di Roma ] In Vinegia
[ per Gualtiero Scotto ] xy ya. in 8°
■ Volume il. [ libri xu. ] In Vinegia ad iftanza del
Gualteruzzi prejfo i figliuoli di Aldo isso- tn 8°
Dunque il tomo primo dell’edizione di Roma , e queAo fecondo di Aarapa
d 'Aldo, munito altresì del Breve di Paolo III. in principio, c dedicato da
Antonio Manuzio a Girolamo girini i'Ifmerio , diverfo dall’altro, che
Tentata! di Aiuti vo, fu efecutore tefìamentario del Bembo , vengono foli
dal Gualteruzzi , commifiàiio dichiarato in Ac me col uirim nel 27-
{} amento del Bembo .
In Vinegia [ per Gualtiero Scotto ] iyya. in 8°
— — Volume ni. [libri XII. ] In Vinegia [prejfo Gual-
tiero Scotto , che lo dedica al Cardinal Giulio della Ro-
vere] xyya. in 8°
■■ Volume iv. [ Parte i. fidamente ] In Vinegia prefi
fo Gualtiero Scotto [ che lo dedica a Lifabetta Quirino ]
iyya. in 8°
La Parte il. con alcune delle ultime lettere antecedenti , non è del Bembo ,
ed è indegna di effer fua, e di qualunque perfona oneAa : nè fenza gra-
ve ingiuria gli A può attribuire contra V ultima fua volontà ; benché lo
Scotto, o altri, nella prefazione ( tralafciata però da Francefco Sanfovino
nell' altra fua edizione ) cerchi Aoltamentc di darle qualche one/to co-
lore , che propriamente può dirli zfétbiopem lavare .
i L’edizione di quelli tomi iv. fu poi rinnovata a parte dal
Sanfovino , il qual vi premile una fua Vita del Bembo .
In Venezia prejfo lui JieJfo i yòo. in 8°
a Altra edizione , fimile a quella del Sanfovino , parimente
fu fatta in Venezia da Girolamo Scotto i ytfa. in 8°
3 Altra fimile ne diede Corniti da Trino . In Venezia if&4-
’ in 8°
4 E finalmente altra limile Gualtiero Scotto . Iti Venezia
lS7S- in 8°
Que-
Bibliot.Cl. II.
L
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Bisliot. Cl. II.
352 Deuà Eloquenza
Queda ultima edizione dello Scotto fi cita da \V Accademia della Crttfca nel
Vocabolario $ ma pero il Montemerlo con fomma prudenza ne’ Tuoi /*-
bri XII. di Frajì Tojcane non ammifc altre lettere del Bembo , fuorché
quelle de’ due primi volumi , perche quedi due foli , e non altri , erano
legittimamente ufeiti in luce a tenore dell’ ultima dlfpofizione del Bem-
bo , c da lui riconofciute per Tue proprie nel Testamento , e come Tue ,
xaccomandate elle fole , perchè fi dampallero , ai due Tuoi Commijfar),
Mirini e Gualttrux.d , a* quali il Varchi nella dedicatoria delle Proft
al Duca Co/ìmo perciò diede il titolo di fedeli dell* ultima jua volontà ese-
cutori . Le altre lettere del Bembo , Indi (lampare in Milano nel 1**4. e
in Brefcia , o Breffa , come dice la data , nel 116 j. non furono mai dal
Bembo riconofciute per lue : nc da’ Tuoi Commi [Jarj ed ejecutori fedeli ,
come gli chiama il Varchi , nè elle per legittime fi debbono a ver un
patto riconofccrc da perfone onorate • e perciò nc pure fi doveano in
efle con riccrcamcnri troppo affettati chiaramente /piegare tante cofe
ofcurc , e degne dell'obblivionej in cui fc nc (lavano , come indegne d»
eflcr fapute dopo tanti anni da perfone di buon cnflumc . Delle feguenti
ultime lettere ciò non fi dice , per eflcr prefe da carte originali . Monfi-
gnor Marco Girolamo Vida C re moncle , Vefcovo d’ Alba , fece una
piena edizione di tutte le fue Poefie latine in Cremona p re ilo Giovanni
MuxJo e Bernardino Locbeta nel if f o. in ottavo , dichiarando , eflcr elle
tutte fue prof rie ; ma le altre , non comprcfe in qucflo volume , volle ,
che fi teneflcro per adulterine ; e lo cfpreflè con quelle aflcrtivc e de»
Pretorie parole in fine del libro : Si quid forte pr.eterea ullo uNQi am
tempore adjeéìum fuerit , adultprinum cenfeto , ab ali quo aut
maligno, aut in re aliena nimit officio fo ac diligente , adinven-
tum . Ora dopo una tal dichiarazione del Vida , chi (ara mai sì teme-
tario di attribuire per forza a quello degno Prelato una Egloga latina
faflorale fopra la morte di Giulio II. in nome fuo dedicata ai Cardinale
Ltonardo della Rovere Vefcovo Agennenlè in forma quarta , c fenica luo-
go, nè anno, benché fi riconofca (lampara in Roma da Jacopo Maicocbioì
Sotto nome del rinomato Monfignore Oljìenio ufeirono al fuo tempo
alcuni fogli di pagine ip. con quello titolo : Dijfcrtatio Lmcx Holjìenii il t
libellum Cbrifìopbori Ronconi 1 ad JanéìifJimum Dominum nofirum <Vr-
banum Vii! . Rom.e ex typit Vattcanis 1 640. fuperiorum permiffu in
quarto . L’aflunto è di provare , che gli Ambafciadori , i quali nc’ luo-
ghi del Principe , a cui fono mandati , commettono fccllcragginì > non
pollano eflcr puniti dal Principe dello , come gli altri , il che fofteneva
il Ron coni . Quefli fogli nel Catalogo della Biblioteca Barberina fi di-
tono edere impoflura larvati nebulonit . Ma farebbe cofa molto curio-
fa , che riflampandofi tutte in un corpo le opere dell' Olflenio , vi fi
metteflè ancor queda per fua , e che umilmente in quelle del Cardinal
Morii s*inferiflc la finta Palinodia , la quale , come jua propria ^ fi vide
Iparfa da’ fuoi malevoli , ma da lui rifiutata . Quefto difeorfo in favore
del Vida , dell’ Olflenio , c del Norii , cammina ugualmente in favore
del Bembo , dappoiché fi trova nel fuo Teftamento, citato nel Breve di
Paolo III. aver lui nominatamente efpredè a* fuoi Commijfarj le opere
fue , le quali inrendeva , che fi deflcro in luce , ovvero che fi ridampaf*
fero * ficcomc realmente cominciò a farli in Roma predo il Dorico , e
ifi Veneda predo il Manudo con la prnrjuira del Bìcv« di Paolo HI*
Nc
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Italiana 353
Nc al certo j i plret mio , fcnza graviflìmo oltraggio , à lui fi poflono
attribuire componimenti o latini , o volgari , diverti da quelli , e per
pentimento di tutte le perfone onorate ,fcandaIofi, e obbtobriofi al Tuo
grado, e di natura loro ili ogni luogo e tempo biafimcvoli per diritto di
legale e Ctilliana ornila , che c chiamata fama dal Taffo : fama onejìà ;
e qui da’ particolari ne rimane ancora violato il jus genitura . Qualche
fimil cofa dirò altrove del Petrarca, del Cafa , del Sannazaro, e del
TriJJino . Debbo parimente avvertire , che in regola non Colo di buona
morale Crifiiana , ma civile ancora , le cofe malvagie , e in un fecolo
corrotto eziandio vere , ma poi giufiamente fepellitc , non lì dcono
con reo pretello di fare edizioni compite (ma fcandalofc ) rimetter fuora
per buone in tempo migliore , e in onta ed infamia di chi non c in
filato , nè in luogo di poter parlare , e che , fc ci folte , arrolfirebbe in
vederle a si attribuite , dovendo con ncccfl’ario pentimento a rrollirnc
chi vuol falvarfi , mentre le colpe nel fupremo tribunale non fi rimet-
tono per altra via, clic per quella . Simili [lampe , dalle quali non nc
nafee mai bene , ma Tempre danno e pregiudicio alla religione , nonché
al decoro d’intera e illultrc nazione , fervono , con difgiifio de’ buoni ,
a dar corpo alle male voci degli Eretici , già fparfe in libri , pur troppo
noti a chi ha fenfo di leggere per illruirlì nel bene , c per avete in or-
rore il male , c il pericolo di corruttela ne’ ooliti Cattolici, potendoli
qui molto a propolito dimandare con Giovanni Sare tberiettfe , Vcfcovo
Jnfigne , nel libro J. del fuo Policratico in fine del capo vili, nempe qui
nequitiam fovet , cline bonus ? Perciò non par degno di feufa chi ftct-
tolofamcnte corfe il primo a dar pronta approvazione per la [lampa di
colè tali , nc chi maltzlofamcnte la cflorfe . Ma ora non cll'cndoci altro
rimedio , che quello , il quale dirò piu avanti , quello fia detto per una
tal quale difefa dell’ onor pubblico ,_Ia cui falvczza dee premere a ogni
galantuomo .
Nuove lettere famigliari di Pietro Bembo a Giammat-
teo Tuo nipote [ pubblicate da Francefco Sanfovino ,
che le dedica a Guidubaldo delia Rovere Duca d’Ur-
bino] In Venezia per Francefco Rampazetto 1 *64. in 8°
Delle Lettere di divertì Re e Principi, Cardinali e altri
uomini dotti, fcritte al Bembo, primo volume [li-
bri v. (blamente ] In Venezia per Francefco Sanfovi-
no \$6o. in 8°
Lettere di Bernardo TafTo [ con gli argomenti a ciafcuna
lettera ] In Vinegia prejfo il Giolito 1s62.i1/ 8° Farle 1.
edizione il,
** Parte il. In Vinegia prejfo il Giolito isil- *» 8°.
col ritratto del Taffo in principio.
Ve nc fono altre edizioni , del Giolito , del Falgrijt , e di Francefco Lo -
'lendini ,
Y j Delle
Bi mio r. Cl. II.
Germfal, Canto il,
fi r 17.
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SS 4 Della Eloquenza
b7buot. Cl. ii. Delle Lettere familiari di Torquato Taflò libro i. [e il.]
Iti Bergamo per Comi n Ventura 1 588. in 40
li Ventura promette Ì1 libro 1 il. di Lettere poetiche , o dijcorfive , ma que-
lle già erano ufeite l'anno avanti in Venezia a iflanza dì Giulio Vaffa- '
lini libraio in Ferrara inficine co* Difcorfi dell’Arte poetica . Si fcula il
Ventura di non avervi mede le date , perche non vi erano ; e prometto
di darle in altra edizione , la quale poi non fece .
— Lettere [ familiari ] non più ftampate [ mefle in
luce da Giulio Segni ] In Bologna per Bartolommeo
Co citi 1 616. in 40
— • Lettere familiari non più ftampate [ mede in luce
da Antonio Coftantini ] con un Dialogo dell ’ Impre-
fe , del quale in elle Lettere fi fa menzione . In Pra-
ga per Tobia Leopoldi 1617. in 40
fc’S- 4 ih
fi’, tai. a» tdù. di
ÌUli %
Quelle due ultime edizioni non hanno che fare l’una con l’altra , fenonin
in quanto vi c replicata qualche lettera a cagione dell’ aver l’autore di
quella di Praga ignorata nella fua afl'cnza l'altra di Bologna , nella qua-
le pag. 8j>. lì trova la lettera a Scipion Gonzaga , che in quella di Praga
è in primo luogo . L’edizione i. di Bologna fu dedicata a Ferdinando
Gonzaga Duca di Mantova da Giulio Segni Bologncfe, amico del Taffoy
il qual Segni dice,che le Lettere jin quella fua edizione comprefc, furono
raccolte in buona parte da Antonio Collantini , altro grande amico del
Tuffo . Ciafcuna edizione ha in principio un Indice di quelli , ai quali
le lettere fono fcrittc : ma in quella di Bologna non ve n’è alcuna , cho
fia fcritta al Coftantini j ladove in quella di Praga ve ne fono C X c VI.
Quello balla a farci comprendere , che l’autore della edizione di Pra-
ga , dedicata in nome deh' Agitato al Principe elettoral Palatino Vot-
fango Guglielmo , fu il Co flamini , che prefe tal nome dall’ Accademia
degli Olimpici di Vicenza , in cui egli era aggregato j e il quale appunto
in quell'anno (leflb 1617. ritrovavafi in Praga , fpeditovi da Ferdinando
Duca di Mantova , come fuo Segretario » col titolo di Conftgliere a trat-
tare affari importanti con l’Imperador Ferdinando II. allo fcriver del
Poppa nella prefazione al Coftantino » dialogo della Clemenza , nel to-
mo 1. delle opere pollume del Tuffo . Tutte quelle Lettere Hanno con le
altre del T affo nel tomo v. delle opere fue dell’ ultima edizione di
Firenze . A me però molto più comodo riefee averle a parte , benché
fenza indici di materie, e lenza numeri alle Lettere , oltre all’eflcre
ancora le fcritte a una fola perfona, quali tutte feguentemente regiftrate
• alla fila, di rado ripetendoli il nome dopo la prima volta, o frammetten-
dovifi lettere di altri j ma quafi Tempre dicendoli , al medefimo , c in tal
guifa obbligandoli il lettore con fuo dilagio a torna rfene in dietro per
molte carte a cercare qual fia il nome di quel medefimo , frequentemente
notatole così veggo farli anche in quelle dello Speroni . Il povero Tuffo
in una di quelle lue Lettere confidentemente partecipa all’amico fuo Co-
ftantini , come avendo fatte due Canzoni , una al Granduca Ferdinan -
t TAIIAUA 3J5
do C l’altrl il ObU Pirginio Orfini, ciafcun d! lor3 gl! donò fo. feudi,
e che non fur (foro , come Apponeva il Coflantini . Soggiunge poi que-
lle parole : Dogliomi nondimeno , che in tanta difuguagliania di gran -
devia j e di nccbexxa , il Granduca abbia voluto nella liberalitd ejfer
fari aD. Virginio , non avendo alcun riguardo alle compofirJoni , ebe
[ non ] erano uguali . Còsi le penne de’ valentuomini fanno, anche mo-
deftameme parlando , eternare i fatti piccoli , ma poco onorevoli al
Grandi. Si potrebbono ellrarre molti e notabili particolari da quelle
Lettere ; fed obe , jam fatii 1 Chi procuraflc una nuova edizione a par-
te di tutte le Lettere del T affo , ma ben difpofla in quarto , e. fornita del
bifo®nevole prò more bodierno cultiorit t/pograpbia .per dirlo con le
parole di un intendente -, renderebbe (ingoiar benefìcio al pubblico .
Lettere di Antonio Minturno . Iti Venezia per Girolamo
DitLior.Ci,
Scotto i J4p. in 8°
Lettere di Luca Contile [ libri iv. ] In Pavia per Girolar
mo Bartoli i $64. tomi il. volume 1. iti 8°
— E in Venezia 1 tomi il. voi. u in 8° feuza flam -
patore .
L’infcgna è un fafeio di frecce col motto , unirai , e fu ora d'intorno :
crefcunt concordia parva . Simile infegna porta l'edizione il. degli An-
nali di Papirio Muffane .
Lettere volgari di M. Paolo Manuzio , divife in libri iv.
In Venezia [al fegno d'Aldo] ig6o. iti 8° edizione il.
La prima fu fatta da Bartolommeo Cefano in Pefaro nel rfj<. in ottavo ,
e tra effe vi corre qualche diverfità .
Lettere volgari di Aldo Manucci [ il giovane ] In Roma
preffo al Santi IS92. i«4°
Già notammo , che il giovane Aldo chiamò Ce (Icffo Manurio , Manucci ,
e Mannucci . Il vecchio Aldo parimente in alcune delle fue edizioni ,
regi (Irate negl! Annali tipografici di Michele Maittaire, volle chiamarli
In latino Manutiut , e anche Manuciut . Coli Boccatlut , Colotiut , Al-
latiut in latino , fi differo tu volgare Boccacci , Colocci , Allacci .
Lettere volgari di Monfignor Paolo Giovio da Como
Vefcovodi Nocera, raccolte da Lodovico Domeni-
chi . In Venezia prejfo il Sejfa 1 jffo. in 8°
Lettere [civili] di Girolamo Muzio Giuftinopolitano
libri iv. In Firenze per Bartolommeo Sermartelli 1
in 40 edizione il,
«——Lettere catto! iche[con le Malizie Bcttiue] libri iv.
In Venezia per Giovanni Andrea Valvajfori 1 y 7 1 . in 40
Lettere [ famigliari ] di Diomede Borghefi . In Padova
per Lorenzo fafquati 1578. /// 40
Y y » Let-
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Delia Elo qjj e n z a
iiBLior.Ci.il. Lettere [difeorfive] In Padova preffo il Pafqnaii
IJ84. Parte 1. in 40
. Parte il. In Venezia per Francesco Francefcbi 1 5 84.
in 40
Parte 11L In Siena per Luca Bonetti 1603. in 40
Nc fu fatta in Roma un altra edizione in quarto piccolo ; ma perche n’cb-
bc la cura Francejco Nazutri Bergamafco edipei motto ai x ! x .di Ottobre
del 1714* ella non riufeì conforme all* animo {ignorile di chi l’aveva
ordinata] onde chi ha la prima* fc la tenga* perche e migliore dell’altra.
Lettere di Sperone Speroni . In Venezia per Giarnbatìfta
Ciotti 1606. tu 8°
J)rf(Orft dtl Tomul
Miro libro il. io Jì-
*4«
Opere paflnme tomo
tu» Pài» 212.
To’. Ijc. I
Il T affo , uomo onorato * colmò Tempre di (inccre e gran lodi lo Speroni ,
gloriandoli , come Tuo privato difcepolo * di aver frequentate in Pado-
va le Tue ftanite * c da lui apprcTo molto dell* arte poetica • DÌ più il
T afro nel pallàdio , che V Imperadrice Maria d* Auftria fece per Padova
nel 1584. a cui egli Tcriflc allora un memoriale* che lì vede ftampato
nelle Tue Lettere della edizione del Segni pag. jop. dille in un Sonetto *
che in tale occafionc compoTe * ballare * che V Italia per moftra del*
la Tua gloria * prefentaflé all' Imperadrice due Tuoi pcrTonaggi * in va-
lore 3 e in fapere più rinomati degli altri * Alfonfo 11. figliuolo di Erco-
le li. Duca di Ferrara * e lo Speroni * amendue i quali allora li trovava-
no in Padova *
D' Alcide il figlio * e degli fludf il Padre •
Maggior lode al certo non potea mai darli allo Speroni * che fn chiamar-
lo* degli J 1udj il Padre . E pure l'invidia della gloria del Tajjo, benché si
grato * e oilequiofo * fece cader lo Speroni in tal debolezza di tacciarlo
in quelle Tue Lettere di arrogarli le coTe di lui . Lo Speroni ci ferva di
documento per andar cauti nello fcrivcr certe cofe con lulinga di ftar
fegreti > perche le Lettere fi confcrvano * e il tempo le fa fcappar Tu ora •
11 Cardinal Norit mi dille una volta di non ifcrivere * nc rilponder più
a letterati* perche ftampavano le Tue lettere* le quali* benché dotti (Time
e degne di luce * pure alla Tua modeftia non piaceva * che li ftnmpallcro .
Quello però va intefo con diftinzione * eflendo alle volte ben Tatto * e
propriamente difpdfizione divina * che di certuni Te ne confcrvino* per-
ché la divulgazione delle medefime * unita ad altri particolari * polla
col tempo iftruirci c far conofccrc * che furono divcrli in fegreto da
quello * che per fecondi fini li ftudiarono di Tarli credere in pubblico j
anzi ipocriti ancora * e talvolta eretici clancularj * per dirlo con voct
latina elprcffiva : e gli elcmpj non mancano •
Lettere di Niccolò Martelli . In Firenze a iflanza dell'
autore 1 $.\6. in 40 Parte t. [ [diamente ]
Lettere e rime di Vincenzio Martelli . In Firenze prejfo
i Giunti 1 363. in 40
- — £ ivi per Cofmo Giunti 1607. in 41
tee-
/
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Italiana 357
Lettere di Claudio Tolomei . In Vincaia prejfo il C/'o-
litcri J47- in 40
Vi fono altre minori edizioni del Giolito , e di Domenico Giglio ; ma in
quella ci fono gli » vocali , e confonanti per la pronuncia , cofa = che
viene a battere ne' ritrovamenti del noftro Cadmo Italiano , io dico del
1 rijjino . Il Tolommei nella lettera I. del libro tv. rifpondendo a un
dubbio propollogli , fe il Principe dee gaftigare pubblicamente i mini-
ftrt , delinquenti nelle lor cariche , prova di si . L 'Orazione del Tolom-
mei ad .-Irrigo II. Re di Francia , addotta di fopra a capi III. nella edi-
zione t. fattane in Parigi da Carlo Stefano ftampatore del Re nell' an-
no in quarto , dicefi recitata dall'autore in Compie gne nel Dicem-
bre dell'anno antecedente ifji. L’apoftata Vergerlo accrebbe gloria a}
Tolommei , fetivendo e refe contra quelle fuc Lettere cattoliche .
Delle Lettere familiari del Commendatore Annibai
Caro , volume i. [ e il. ] In Venezia prejfo sii do Ma .
inizio 1572. 1 57 y- *n 4°
Edizione più bella delle altre * benché 1* errata fia lungo nel fine » Il ni-
pote Giambatifla nella lettera 1. al Cardinal Girolamo da Correggio fi
fciila di non poter dar fuora le Lettere di negoz.) * a fine di non pregiudi-
care al jervigio de ' Padroni 9 per li quali dal zio furono fcrittc • Il
Commendatore dice il medefimo a Paolo Afanudo * al Rufcelli * e a
Laura tìattiferra 9 che glie le aveano dimandate : e pur elle farebbono
ora le più gradite . Da quelle Lettere fi vede , che il Caro fu in alta
(lima de’ maggiori perfonaggi in dottrlrja , e in dignità * che fionderò
allora : cofa * la quale non può riferirli ad altro , che alle fuc virtù e
qualità pcrfonali . Egli mai non parla di se con vanti gramaticali * co-
me 1’avvcrfario ; ma Tempre con umiltà e modcllia . Fu fatto Commen-
datore 9 e Cavaliere di Malta dal Papa , ma ferivendo al Gran Maeflro
dell’ Ordine , dice * che volle cfler legittimato e riconofciuto per dipen-
dente dalla Religione . Col Rufcelli fi cfprlme con quelle parole : mi
terrò fempre a favore di ejfer corretto da un fuo pari * e per Dio da ogni
altro 9 che dal Cafielvetro 9 il quale non lo fa nè da amico 9 nè da lette-
rato 9 nè da gentiluomo . Qui falta in campo l’Avvocato del Cafielvetro *
afl’crendo , che il Caro prima fu di povero 9 e baffo flato . Chi parla in tai
guifa* verrà certamente dalla cafa Anicia . Ma la guerra ofl’enfiva, inci-
vilmente molla dal Cafielvetro al Caro * fu ella forlc di quarti di nobili J9
c non di cofe letterarie * anzi della gramatica più cavillofa e ridicola *
che fiafi'mai fornita ? Come dire * cheli Petrarca non avrebbe ufato il
verbo cede ; che le voci fimulacri * inviolata 9 iUuflrì , tarpato 9 propìda *
amene * c fintili* non fon buone 5 ma •bensì quell’ altre * leggiadramen-
te ufate dall’Arillarco del Caro : parte fici * fica * dea9 guer 't , ada filare *
riottofe , abituri 9 fozzutre 9 rinome . Al Caro poi ballava di cfler oneflo 9 c
di famiglia onorata c didima della fua patria Civiti nuova nelle vici-
nanze di Macerata * dove poco fa rlmafe fpcnra •
Lettere di Adriano Politi . In Roma per Jacopo Ah fan-
di 1617. in 8° tane 1. Afillamente ]
Fu-
Iil ELIOT. Cl. Ili
Libro Ti. p.tj, 8.4.
>5J. J 9S.
Apoi og io dtl Cor «
Libro II. ptg. ljS.
M3-
Afohgi.l dii Litro
1^.156.
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$58 Della Eloquenza
SibLiotCl~IL Furono r'ftampate anche in Venezia dal Vinelli , con attribuire al Politi ,
piana i, VU Ho a cui veramente appartiene , il Difcorfo intorno alla Denominatone del-
la lingua , U quale nella (lampa di Roma va fotto nome di Lorenzo Sal-
vi. 11 Miti fece vedere tal Ilio Difcorfo a Jacopo Ptrgamìno , il quzlp
Copta ciò gli rilponde nelle Tue Lettere pag. iyj.
Lettere diJacopoPergamino da Foflombrone , In Vene»
zia prejfo il Ciotti i6i%. iti 8°
Lettere di Giuliano Gofeliui , In Venezia per Paolo Me*
jetti i sg 2. in 8°
Lettere di Girolamo Catena [ libri xn. ] In Roma per
Jacopo Tornieri i j 8p. in 8° tomo i. [ follmente ]
Lettere di Francefco Peranda , Parti il. In Venezia pref-
fo Giambatijla Ciotti 1601. itt 40 edizione accrefciuta .
Del Peranda fi trova un tomo a penna dì Lettere di nevox-j , ferine al Pa-
triarca c poi Cardinale Arrigo Gaetano in tempo delle fuc legazioni •
Lettere del Cardinal Lanfranco Margotti , fcritte per lo
più in tempo di Paolo V. a nome del Cardinale [ Sci-
pion] Borghcfe,/» Roma nella Stamperia camerale 1627,
in 4°
Iq quelle Lettere , t In molte di quelle del Peranda , e di altri , per inav-
vertenza fi tralafciò di metter le date , ficcome pur fece il Ventura in
quelle del T affo : cola mal fatta , perchè le date fervono talvolta a piò
cole importanti «
Lettere di Tommafo Collo [ libri v. ] In Napoli per Co*
fianzo Vitale itfoj. in 8° edizione accrefciuta .
Lettere di Giulio Brunetti in nome di Francefco Ma-
ria [ II. ] Duca VI. d’Urbino , In Napoli per Giando*
menico Roncagliolo 16 fi, in 40
Nelle Lettere de' Segretari de' Principi non fogliono ritrovarli cofe recon-
dite , perchè non danno fuora quelle di negozj . In quelle del Brunetti j
come in quelle del Margotti , mancano le date , perehc nq’ regilìri eflèn-
do coflumc di notare 1 nomi de' luoghi , gli anni , e i me fi in principio ,
e non in fine , accade poi , che nel copiarle fi trajafeino tali cofc , quali
inutili. Quello flilc va ora ufeendo fuora de' regi Uri i e contro alla
regole , anche di civiltà , da taluni fi pratica nell' ufo comune , alia
Prancefe , e come alla mercantile -, non però da chi fetive con qualche
oflervanza . In una di quelle Lettere del Brunetti il Duca d’Urbino
lodando il Lomento , mandatogli da Paolo Beni (opra il Goffredo del
Taflo j afferma , che quelli può dirfi allevalo con {eco , fin da' primi fuoi
anni effondo flato lungamente in fua cafa . Di qui noi vegnnmo a
comprendere la cagione , per la quale fra' codisi Urbinati delia libre-
P*
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Italiana $59
ria Vaticani fi trova uno (traccio originale del primo lavoro di quel
Poema > dedicato dal Tallo rrGuìdubaldo Duca d’Urbino : ed è , per-
che dapptima ci lo compofc ancor giovanetto in quella celcbratiflìma
Corte . Quella e cola da me avvertita già molti anni .
Lettere del Cavalier BatiftaGuarini , raccolte da A go-
ftino Michele. In Venezia prejfo il Ciotti 15 96. in 4°
edizione ni. E ivi IS9S. e 1604. in 8°
Il Michele nell’ cfaltar quelle Lettere , alquanto verbofe , palcfa la grande
amicizia , che avea col Guarirti ,
Lettere di Anfaldo Ceba . In Genova per Giufeppe Pa-
voni 1633. /«40
— Lettere a Sarra Copia [ Ebrea ] In Genova prejfo il
Pavoni 1633. in 40
In principio di amendue quelli libri fi vede efprcllb il ritratto del Ceba •
Lettere di Muzio Manfredi , fcritte tutte in un anno,'
una per giorno ad ogni condizion di perfone in ogni
ufitata materia [e tutte in Nansl ] In Venezia per
Giambatijìa Pulciani 1606. in 8°
Delle Lettere ramiliari di Giambatifta Leoni , Parte 1 .
[ il. e ni. ] In Venezia prejfo il Ciotti 1 S93. in 40 edi-
zione il.
U Guarirti nel Tuo Dialogo del Segretario introduce taluno a pillare di
quelle Lettere lenza lode , nè biafimo , perche 1’ autore vivea . Ma
egli poi contra la Vita di Francesco Maria I. Duca d’Urbino , compo-
lla dal Leoni 3 Lenza riguardi fcrific una difiùlà cenfura , (erbata nella
la mola libreria del nollro. Monfignore Arcivcfcovo d’Efefo Domenico
Pafjìonei , Nuncio Apollolico alla Corte Cclàrea t nella qual libreria io
difpongo da capo la prefente Italiana .
Lettere di Spinello Benci . In Firenze per Amador MaJJì
1548. in 40
Lettere di Monfignor [ Francefco ] Panigarola Vefcovq
d’Afti . In Milano per Giambatijìa Bidetli 1619. in 8°
Lettere del Cardinal [ Guido ] Bentivoglio , fcritte in
tempo delle fue Nunciature « In Parigi prejfo Pietro
Re col et 1635. tn 4°
Dì quello Cardinale ci rimangono altre lettere nfln mal ftampate •
Lettere del Cavalier FraTommafo Stiglìani . In Roma
per Domenico Manel fi itfji. in 110
Lct*
111 B LIO T. CL.iI.
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Bl 8LI0T.Cl.il.
Vafli confo] mi ùfl
Sabini j>a«, XiJ,.
VirtAcothtcA i[p
narri, J,lv.
3^0 Della Eloquenza
Lettere di Sertorio Quattromani [ con altre fue opere ]
In Napoli per Felice Mofea 1714. in 8°
Le ha pubblicate il Signor M*ttco Egix-io , ma per entro vi foio dell#
cole falle e foiifliahe * come in quelle dello Stiglimi •
Lettere facctc’e piacevoli , raccolte da Dionigi Atanat-
gi . In Venezia per Bolognino Zalderi iftfy. in 8° edi-
zione il.
Libro il. raccolto da Francefco Turchi [ Carme*'
Jitano da Trivigi ] In Venezia 1 J7f . in 8° fenza Jìam-
patore , all’ infegna di Roma con la lupa , che allatta Ro-
molo e Remo . lì ivi preffb Nido ij8j. tornili, in 8°
In quelli libri s’incontrano certe lacune co’ puntini , quali fe ne veggono
pure nel Di fi or jo del Tuffo intorno alla vita fua , dato alle (lampe in
Padova da Mariino Sandelli j c nelle opere del Cafa dell’ ultima im-
prcllione di Firenze . Ma farebbe (tato aliai meglio tralafciare adatto
limili componimenti , che dargli fuora cosi pertugiati , mettendo Co-
lpetti in ehi gli vede , che in quei pertugi vi fodero cote empie , o di-
foncllc , le quali al certo non v'erano . Nella Vita di Dame di Lionat-
d 0 Bruno , detto con altro nome Aretino > meda in luce dal Redi , li
trova uno di quelli pertugi co’ puntini , dove il Bruno fertile , che il
libro della Monarchia di Dame era cotnpodo fratefeameme , che vuol
dire fc olaflicamente , e , come poi Lionardo legue a (piegare , fenta
ninna gentilesca di dire : libro in vero non Colamenti barbaro , ma in-
degno al- fommo , come fatto per fecondare il furiolo c mal genio de'
Gibellini , c perciò giallamente dannato , ne da altri Rampato , che da-
gli Eretici . E pure Mar/ilio Ricino volle Cporcar la fua penna volgariz-
zandolo : nella qual colà fece conofcete ancor egli la fua mala inten-
zione . Dunque li porca tralafciare di mettere i fantini a quella parola
della Vita di Dante . fcrltta dal Bruno , per non rinnovare l'illoria di
Romolo Paradifo , narrata da Giano Nido Eritreo .
Tre libri di Lettere del Doni . In Vinegia per Francefco
Marcolini 1 jjj. in 8n
In principio del libro 1 il. è una Lezione di Oramatica volgari. Gran
parte di quelle Lettere fono fcritte in Piacene. a : del qual fogeiorno del
Doni parla Giufeppt Bctufft nel Raverta Dialogo , trattandolo , corno
J>rete , dopo ulcito , o ('cacciato dall’ ordine de’ Servi . Ma ivi il Betuffi
efee poi del feminato favellando di Roma • I libri feguenti G accenna-
no , perchè vi G vegga il carattere dell' autore .
Lettere di M. Pietro Aretino . In Vinegia prejfo il Mar-
colini 1537. in foglio [ libro primo folamenfe ]
p dj
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Italiana 361
r- — E di nuovo . Ivi per Niccolò d' Ariftotìle, detto Zop- b‘*uot.Ci . u.
pino 1 J38 .in 8° edizione il.
Al magno Duca d’Urbino . In Vinegia per Gio-
vanni Padovano a iflanza di Federigo Torrigiani da
Si fola IJ35>. in 8° edizione i il.
la principio e in fine vi è il ritratto dell’ autore , ornato di una collana gi-
gliata (òpra le fpalle e innanzi al petto , e con quelle parole giù bado :
verità! odium pari! . Nel giro lì legge : D. Fermi Aretinui flagcllum
Principum .11 libro non lì chiama primo, perchè V Aretino allora non do-
vette peniate di farne altri •
— In Vinegia preffo il Marcolini 1*42. in 8° ediz. iv.
■» Al facratiffimo Re d’Inghilterra il fecondo libro
delle Lettere . In Vinegia preffo il Marzolini 1 J42. e
1 147. in 8° col ritratto dell’ Aretino in principio.
Al magnanimo Signor Cofimo de’ Medici il terzo
libro delle Lettere . I » Vinegia preffo il Giolito 1/4 6.
in 8°
Al magnanimo Signor Giovali Carlo Affàetati il
libro quarto delle Lettere . In Vinegia preffo il Cefauo
iyyo. in 8°
— — Alla bontà fortuna del magnanimo Signor Baldo-
vino del Monte il quinto libro delle Lettere di M. Pie-
tro Aretino , per divina grazia uomo libero . In Vi-
• vegia per Corniti da Trino isso, in 8°
Anche quello ci tocca Cernire , l'Aretino , uomo libero , eioc indipendente,
e per divina grada , come appunto i Principi fovrani •
— - Ecco , che al , come magno , magnanimo Ercole
Eftenfe , ha dedicato Pietro Aretino per divina grazia
uomo libero, il fefìo delle fcritte Lettere volume. In
Vinegia preffo il Giolito issi • ,n 8°
Lettere , fcritte al Signor Pietro Aretino da molti Spi-
gnori , comunità , donne di valore , e altri eccellen-
tilTìmi fpiriti , divife in due libri . In Vinegia preffo il
Marcoliui issi, tomi il. voi. 1. in 8°
De’ fuddetti tornivi, ne è un altra edizione di Parigi preffo Matteo il
Macflr, [ le Maìjìre ] itfoj. io ottavo . L’Aretino in una delle fuc Let-
tere a Niccoli Martelli nel tomo ni. vanta di eflcre (lato il primo a *• (di'». *
Rampar Lettere volgari con quella fua edizione 1. del 1537. Ma erra « ^*nV*
perche le Lettere di tanta Caterina da Siena, Rampate da Aldo nel if 00.
j. Zz ' ~ In
Hi & lio r. Cl.II.
\ fori a e Comentéij
temo IV. 44« *
3*9» td<: • il» di Vi-
ti rii*' .
/frtMj/diM tomo IV.
M- 243*
O'+fcoli torno if.
26S.
l6o Della Eloquenza
in foglio , fono volgati j e un altro libro di Lettere di Francefili Filelfo
col titolo di Epiftole vulgati e latine, fu Rampato in Milano da Giovanni
da Cafliglione nel 1J io. in quarto . Sono 114. Lettere , tutte numerate ,
e nclfuna e nell'altra lingua . Pietro Salio da Vercelli in fine de’ verfi ,
medi in principio , dice tra altre cofe , che il Filelfo ,
Kc fora ulta fuo fine munire qua fludet , alai ,
Difciptdh Jcripfit quod modo cernii , oput ,
Sicché il Filelfo fcrifle quelle breri Lettere volgari e latine per ufo de'
fuo! difccpoli , di lui leggendoli nella prefazioncella : quo duce , non
folum latina lingua fiofculot decerpent [ adolefcentuli ] verum etiam
ipfiut lingua VER HA CUI AB ( quod non ab refuerit ) elegantiam fibi
comparabili il , quoniam utroque mirifict poetam noflrum polluiffe , dolio-
rum ambigli nemo . Il tefio latino fi vede tolto da Cicerone . Ma quando
anche l’Aretino folle Rato il primo a Rampar Lettere volgari , non fu gii
egli pcrqucRo il primo a feriverne , perchè in quelle de’ Principi ne
fono molte , fcrittc prima delle fue ; oltrachc il padano di lui , Fra
Guittone , un pieno volume ne avea fcritto tre fecali prima di elfo Areti-
no . Quefli fu ha /lardo di Luigi Bacci, gentiluomo d’ Aree-no , al dire del
Crefcimbeni , che lo apprelè dal fuo areico Jacopo Maria Cenni nel libro
a penna , intitolato le Glorie letterale di Valdicbiana . Il Cenni , che
fu da Sinalonga , Terra chiamata Afinalunga dal Geografo Antonio
Magini , e fituata nelle parti d’ Arerjjo in Valdicbiana , dagli antichi
detta Clufina paini , mori gii 40. anni in Napoli Segretario del Cardi-
nale Iacopo Cannimi , dopo averne in quefio uficio ferviti degli altri .
ScriRc la Vita di Mecenate , che c Rampata, lafciando altre opere, non
date m luce : e gran parte de' fuoi libri , fpccialmcnte volgari , fu ven-
duta a Monfignore Arcivefcovo Paffìonei . Se foflè in luce quello del
Cenni ( che non iferiflè per opinione) fi avrebbe maggior contezza
del primo edere dell'Aretino [ter lume d! chi , dietro al Moneta , il
quale non oflervò , citarli dal Crefcimbeni l’ Ifioria letteraria del Cenni fc
defideraya faperne di più . Nelle accennate Lettere, ferine ili' Aretino, fe
ne trovano diverfe dei Bacci d’ Arevio,\l cognome de' quali ei non volle
pigliare ; ma quello della patria , come avea fatto il Bruno . Nel feco-
lo degli fcandali , che fu il X vi. egli venne ad appefiare il mondo con
le Aie flomachevoli ribalderìe , facendoli temere e lodare da tutti , e
fino chiamare non folo Flagello de' Principi , ma divino , e dioinijjimo 1
ancora . Anzi all' ardir fuo riufeì di mettere in contribuzione i Principi
della terra , talché Scipione Ammirato fece conto , che di quefia ragione
gli capitaflero in mano più di fettantamila feudi, tutti da lui gittati nello
sfogo de’ fuoi vii) . Non fi può baRantemente ammirare la viltà di tanti
grand' uomini , abballati a incenfare queRo idolo di Baal ne' detti due
volumi di Lettere , a lui fcritte , c da lui ferbate per prove convincenti
delle fue glorie, c poi Rampate dall' antico e compare fuo Marcolini, il
quale con' lettera da lui dettata confacrò il primo al Cardinale Innocen-
xjo del Monte , che per II fuoi meriti fu privato di tutte le fue rendite
ecclefiafiichc , e condannato da san Pio V. in carcere a Montecafino >
cflendo poi morto in Roma, e privatamente fepolto , còme i rei , fenza
alcun fegno d’onore .
Non mancarono però alcuni , i quali , fdegnando di entrare nella folta
fidùcia «li tanti e sì fatti adulatori dell’Aretino , in vece di Iporcare le
carte
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Italiana 363
carte con leTuc lodi , nc fcriflero col dovuto ludibrio . Di quelli lì con- ■ ■■
rano cinque Italiani , quattro in volgare , e uno in latino 3 co* quali con- Cl. II*
corfc il Jeflo, di nazion Francefe , parimente io latino 3 e per Tuo mag-
gior comodo * non in ver fi 3 ma in profa .
I Francefco Bemi , fegretario del Giberto , allora Datario di Clemente VII.
nel Sonetto contro all’Aretino in difefà del Papa , che comincia ,
Tu , ne dirai , e farai tante , e tante 3
Lingua fracida , marcia , e fenica fale ;
lo trattò qual meritava , ricordandogli ancora le coltellate , dategli in
fàccia da Achille dalla Volta Bolognese .
a II noflro Mauro cf Arcano ( coti detto dal feudo antico della lua cali )
nel Capitolo delle Bugie onorò l’Aretino con quelli vcrli in confonanzz
col Berni j
Sono in Italia de ' Poeti affai ,
Che durian fcaccomatto all’ ARETINO «
Ed a quanti Aretini fur giammai 5
Se volejfero andar per quel cammino
Di Jcriver fempre male , e dire il vero 3
Come ìmfegna la fcuola di Pafquino .
Chi brama ejfer Poeta daddovero ,
Coti vada dal ver fempre lontano ,
Come da fcogli un provvido nocchiero .
L’Alt eti n per Dio grazia è vivo e fano 3
Ma il moftaccio ba fregiato nobilmente 3
E più colpi t che dita 3 ba in una mano *
Jguefto gli avviene per ejfer dicente
Di quelle cofe 3 che 'tacer fi denno 3
Per non far gire in collera la gente •
Egli ebbe il torto , e non quei 3 che gli denno 3
Perchè dovea faper 3 che a gran Signori
Senza dir altro 3 balia fare un cenno •
Altri , che fono incorfi in tali errori 3
Han finiti i lordi f opra tre legni 3
E pafeiuti gli corvi 3 egli avvoltoti •
Qui pare propriamente che il Mauro , inoltrando pattar di colà paflard t
profetarti: di Niccolò Franco Beneventano 3 prima ajutante di fìudio 3 e
poi nemico dell 'Aretino , (ìccomc di quefto profetò veramente Giufeppe P<*£. oy
Betu/Ji nel Dialogo amorofo 3 diverfo dal Raverta 3 altro fuo Dialogo
d'amore . Dell'Aretino in altra guifa avea profetato il Boccaccio 3 per
I quanto Pentiremo dal Muzio .
3 Benedetto Falco nel fuo Rimario, alla voce Metafora3à\cc}nor\ efler metafo-
ra l’appropriare la parola divino a’ maledici jd'iccndoGjì 1 divino Aretino ,
e fpiacergli , che i modefìijjimi Veneziani permettertelo , che tal prepo-
ftera metafora fi fiampafie . Però bi fogna conlìderare, che a que’ tempi
certe cofe non faceano fpccie pii), che tanto 3 almeno al più della gente*
conforme li riconofce da molti libti ftraniflìmi * liberamente allora
flampati : e tanto poco lì badava alle llampc , che le profe di Niccoli
Zìi Ma-
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Bì etioT. Cl. II*
4
Libro llì.pa •. 230*
X*etttre aV'Jnt Ino
tomo il.p.tj.a0».2c*.
ac 6»
Vite de' V rtori F.tr-
U III.
202. 3?f*
*— — Parte Zìi. y;7.
11. pj$.8ic.
364 Della Elo qj/ e n z a
Machiavelli fi videro la prima volta ufcire dalla ftamperia camerale di
Antonio Biado da Afola In Roma nel if $ 1. e Jfjr.in quarto con un Bre-
ve di privativa » conceduto da Clemente VII. e ferino da Bloffìo Palla-
dio . 11 Biado dedica I Dijcorji del Machiavelli a Monlìgnor Giovanni
Caddi , Chcrico di Camera , dicendo , che furono ettratti dal proprio
originale» ferbato dal Cardinal Niccolò Ridolfi .11 Principe (a da lui de-
dicato a Filippo S/roxau » e le Iporie , prima dedicate dal Machiavelli
fletto a Clemente VII. qui furono dedicate dal Biado a Monlìgnor
Caddi .
Il Mudo y il qual pure dopo il Falco non fu della fchiera di quelli , che
alY Aretino fecero credere, nou enervi fallite fuori della fua buona era-
ila , a capi xiv. delle fue Battaglie ripiglia il RufceUi per avergli dato
il titolo ai divinijjimo con cfaltarlo fopra molti » da se nominati» quan-
do egli in se non ebbe veruna eccellente a , ma fu un ignorante , c urta
fontina di vie.) . Rammenta di avere fcritto a. Giulio Cammillo » che
quando II Boccaccio nella Novella il. Giornata iv. ( non però nell’edi-
zione I. del Salviati , fatta In Venezia nel if 8z. ) diede a Vinegia il no-
me di ricevitrice (Fogni bruttura , egli profetò di Pietro Aretino , che in
quella città dorava aver ricetto : e aggiunge di avere alla fua divinitd
xenduta teftimonianza nel mandare a Roma il fuo libro della Tmanitd
dì Criflo > annoverando Y crepe , nel medefimo contenute ; onde allora
furono dannate tutte le fue fcrltture » fenza far menzione di lui » come
di omaccio , che peccaffe per ignoranza . Nel rimanente il Mudo fi rimet-
te a quanto fopn quella fua Vmanita di Critto avea rapprefentato al
Cardinal di Trani Giovanni Bernardino Scotto , d; poi Vcicovo di Pia -
cerne* , in una delle fue Lettere cattoliche , feritagli da Pcfaro il dì j.
Maggio if 58. mentre Il*llbro era flato al Mudo trafmcfib e accufato dal
Doni , come pieno di coje non tolerabilif, affinchè ne informafl’c i Cardinali
del fatuo (Jncio . Etto libro» fopra materie di sì alta importanza» c com-
porto alla poetica » e in guifa di effettivo romanzo» tutto pieno di folli e
Urani racconti . Il Mudo facendone la cenfura della meta » da lui letta»
vi trova la rea dottrina di Vkltjfo , di Giovanni Ih , e di Lutero , ag-
giungendo , che tali cofe non erano in lui nuove » eflendo egli fuggito
d'Arexjco per aver compofto un Sonetto contro alle Indulgenza . Indi a
piedi c fenza altro arnefe » che quel folo » che aveva indotto » pafsò a
Roma nel pontificato di Leon X. allo fetivere dcll’v*»»r»/r/a/o per bocca
dello Speroni, il quale però ancor egli un tempo fu de’ fuoi adulatori •
Qui poi V Aretino , fecondo Giorgio Vafari , dopo fatti xx. infami So-
netti fopra xx. abominevoli difegni di Giulio Romano , intagliati in
XX. rami da Marcantonio Raimondi Bologne fé , fc ne andò con Giulio a
Mantova , donde pafsò a ttare in t^eneda CUmente VII. di ciò fde-
gn.it i (fimo » fece carcerare rintagliatore j ma il cugino Cardinale Ippo-
lito de ’ Medici gli faivò la vita . V Aretino nella lettera 1. del libro 1.
ringrazia il Doge Andrea Grìtti per averlo ricevuto in Venezia > e fata-
togli V onore c la vita dallo fdegno di Clemente VII. benché in guanto
all’onore, non glielo faivò certo. Quelli xx. fcandalo fitti mi rami
pattati in Francia » furono con fine fanto comperati per cento feudi da un
altro intagliatore » uomo dabbene , e infigne in pietà , e di coftumi ve-
ramente cattolici , chiamato Jvllain , il quale gli dUlruflc a fine di le-
var
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Italiana r 365
var daHnondo pfr Tempre quell’ obbietto infernale . Della notizia di g i.
quello gloriofo fatto (iamo debitori ad Andrea Cbevillìcr , dottore e ■hot. Ci. IT.
Bibliotecario della Sorbona, nella Difl'ertazione illorica, altrove citata, Psnc il. cop.iz.tn-
dell'Origine della (lampa in Parigi , dove tratta l 'Aretino da empio , e za*. ’ ‘ ®"
Ateo , parlandone in modo di far comprendere , che i Sonetti fodero in-
tagliati ancot elfi inficine .con quei dijegni: e ciò pur fi raccoglie da una
lettera dell’ Aretino a Cefare Fregofo • Non ci mancano prove da far ve- r. por. 13. a.
dere, che egli ebbe commercio di lettere con l 'Ocbino defertor della Fe- n*’
de , anzi inventore di nuove crede , partito in Gineura nel 1341. E pure
agli anni partati ci toccò vedere addotto per.ifcritrore autorevole un mo- Difift t. di Cornac-
Uro lì detellabile , in menzogne poi notorie c manifelle , da chi non ar- dW» top. lxxxiv.
rofii di citarlo contro alla Santo Romano Cbiefa . Andate a credete a
fimil gente in altre materie . Egli c notabile, che il Doni , benché di
lui pancgirilla , di cui nella Zucca promile di dar Ja Vita , chiamando- F ratti dilla Zecca
lo anche per onoranza Yillufire Signor Cavalier Pietro Aretino , forte poi P-'l-iì- tdit. il. iti
d’accufatore del fuo libro , il. quale , dedicato all'Impcradrice, era ufei- >!P<
to la piima volta , come la Zucca del Doni , dalle (lampe del Marco-
lini fin dal 1138. in ottavo col ritratto della belila in principio . Di-
cendo il Muzio nella Tua Lettera del ifjS- che il libro dell 'Aretino,
mandatogli dal Doni , era venuto in luce piò di x.anni prima, non
può avere intefo della edizione t. del Marcolini, (mi X X. anni avanti,
ma piuttollo della feconda , ufeita da otto anni prima in cafa d’Aldo ,
ornata di quello bel titolo , Al Beatifjimo Giulio III. Papa , come il fe-
condo , ammirando , il Genefi , l'Vmanitd di Crifto ,ei Salmi , opere di
M. Pietro Aretino , del facrofanto Monte umil germe , e per divina grazia
uomo libero. In Vinegia in cafa de’ figliuoli di Aldo iff 1. in quarto .
Anche qui egli torna a chiamarli , uomo libero . L'edizione veramente
è bcllirtima , in carattere tondo , e non mai degno di efi'cr difonorato
con le fcritture dell’ Aretino , il quale in quella impresone li. tolfe via
la fua prima dedicatoria all’ Imperadrice per furrogarvi quell' altra a
Giulio ìli. Il buon Muzio , autore di tanti libri contra 1 nemici del
pontificato Romano , e i delcrtori della Fede cattolica , fu compatibile,
fe nella fua Lettera al Cardinal di Tra*/ fi dolfe , che l’Aretino ripor-
tane in Roma un Cavalierato • Ma quella grazia venne da Baldovino
del Monte , il quale , fenza badare al decoro pubblico , c alla riputa-
zione fua propria e del pontefice fuo fratello , per farG merito col pae-
fano Aretino, li ellorfe a Giulio III. E l’Aretino poi con farne buon ufo
à gloria del benefattore , la palesò a tutto il mondo , (lampando poco
approdo le due lettere , fopra ciò vilmente fcrittegli da Baldovino , e
anche dedicandogli il libro , o tomo v. delle fue proprie .
Il Cavalierato , che il Doni nel promettere la Vita di quello fuo Cavalier
malvagio, cercò di fpacciare per una riguardevole dignità equelire ,
altro non fu , che la rendita vitalizia di un uficio venale e vacabile col
nome di Cavalierato di tan Pietro, fondato fui capitale di feudi 1500.
fecondochc fi raccoglie da Girolamo Lunadoro nella Relazione della Pag. 6S. rdit. dii
Corte di Roma ; onde il frutto polca montare a fei in fette feudi il me- Romapnf.
fe , i quali veramente farebbono flati aliai meglio collocati nel Afa- ‘ calco .
f-m , difenfor della Fede , c flagello degli eretici del fuo tempo , fe Viri di’ Pittori P.u-
l'Aretino lo era de' Principi -UJn fimil Cavalierato di tan Pietro fu dato, tt il.nl.U. pag.qiy,
fecondo il Vafari , da demente VII. allo fcultoie Baccio Bandinelii, per in fui .
aver
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Bibliot. Cl. ir.
Zttftrt aW Arttino
remo ll.juij.3s3.
J uvnihnt Jfln il.
«£r. il. v.2c.
3 66 Della Eloquekza
aver difegnato il martirio di alcuni Santi da porti nella cappella mag-
giore di san Lorenzo in Firenze • Balda ulne del Monte ai vii. di Mag-
gio deliffi. impaziente di crefccre in grazia dc\V Aretina , gli fpedì
follcclcamcnte colera/;'/ la bolla del Cavalierato e con (Lpreffioni piene
di alta (lima, affinchè vi cofliluijfc un procuratore a pigliarne 1 frutti. Per
compimento delle fortunate indigniti di coflui , aggiungeremo qui la
notizia di tre medaglie di bronzo , battute in onor tuo .
I
DITTI . P. ARRETINVS • FLAGELLVM . PRINCIPVM
La tefta barbata .
IJJ7. V ERI! AS . ODI VM . P * R IT
Entro una corona di lauro , come quella delle antiche medaglie col
Divos . 1 vli vs , e di altre , fpccialmente d'Augufio . Li Aretino nella
Lettera, gii citata, a Niccoli Martelli, dice di se quelle parole : Del mio
fapere fanno fede le gerarchie de' Principi , i quali non Jota mi rendo be-
nevoli , febben non refe di pubblicare i lor vir-j , ma gli r fori» a inter-
tenermi con l'oro de’ continui tributi .
II
DIVVS . PETRVS . ARETINVS
La fella barbata •
VERITÀ* • ODI VM . PARIT
La Verità , in forma di Donna ignuda fedente , appoggia il detiro pjede
fopra le gambe di un fatiro , e guarda Giove fu tra le nubi , che ftringe
con la delira i fùlmini , e con l’altra addita il fatiro . La fama alita
ftandole dietro , la incorona. Quelle lucdefimc ligure lì veggono an-
cora intagliate in legno nella Zucca , ne’ Marmi , e ne’ Mondi del
Doni , delle edizioni del Marcolini . Il Doni campava alle fpalle dell*
Aretino .
Ili
DI WS . PETRVS . ARET1NVS
La iella barbata .
I PRINCIPI • TRI BVT ATI . DAI . POPOLI . IL . SERVO • LORO
TRIBVT ANO
Un armato prefenta un vafo all 'Aretino , fedente in trono con un libro
mila delira , e un altro gli rende ollcijuj in compagnia di due togati .
Nelle più laide adulazioni con medaglie in ogni forte di metalli , cam-
mei , fatue , pitture , e altre cofe , non può andarli più lì di quello ,
che ne va il Doni nell’ultima delle Lettere, fetitte ili’ Aretino , dove an-
che il loda di aver trattato con riverenza delle cole di Dio , tutto il con-
trario di quello , che il Doni fteffo a parte conlido al Munto . Ma bilò-
gna poi leggere quanto contra il vizio àt\\' a.lulatàone lerillè il Doni nel
fuo Cancelliere deli Eloquenza pag. p. Di qui fa meftieri concludere, che
gli adulatori per li lor fini , Lenza alcun Legno di verecondia fono
capaci di paffute ogni termine . In tal particolare Tcrenzjo mette alcu-
ni bei vcrC in bocca di Gnatone : ed io per non allungarmi ne ridirò tre
foli .
die quid dicunt , laudo . Id rurfum fi negant , laudo ìd quoque :
Negai quii , nego . Alt , ajo . Poflremo imperavi egomct miti
Omnia affentari di quafiut nunc efi multo uberrimut .
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Italiana 367
la beftia , io dico l'Aretino , col talento naturale j e con l’ajuto della fa-
vella e loquacità paefana , lì ajutava a imbrattar le carte con un dire
Iperbolico , e pieno di vituperofa audacia . Il Tofcanella nella Reiterila
ad Erennio taccia il fuo Itile di gonfievea , e Umilmente il Guari ni nel
Segretario lo rapprefenta per frequentiamo nelle terminate if ertoli : e
li può dite in veti! e in profa in full’andarc del Ciampoli . Ora dai ooliti
Italiani j che largamente gli fecero giudizi* in volgare J come doveva
fargliela anche il Monte merlo in vece di allegate nel fuo Tefioro per
tedi di lingua i libri di collui , quando non ne mancavano di migliori ,
noi paHercmo a quelli , i quali gliela fecero in latino .
Bituor. Cl.II.
Fogl.qoi.
y Gabriello Faerno Cretnonelè, per la fua gran bontà e virtù , flimatidimo da
tan Carlo , fenaa pigliarli vetuna fuggezione della fomma temerità dell’
Aretino , gli diede una folennc fpellicciatura con un epigrammaj il quale
nell'ultima edizione de’ fuoi verfi latini , fatta in Padova , non fu rav-
viato per quello , clic egli era . Ma li ravvifa badantemente dal titolo
antonomaflico , in Maledicum , mentre egli cosi dinotava!! , e tuttavia
nelle parti di Venezia per efprimere un Maledico , li dice proverbial-
mente , egli è un Aretino ; oltre a che nel corpo fieflb dell'epigramma ,
degnamente afperfo di tutto il fiel d’Iponatte , li accenna il luo elogio
di Flagello de" Principi . L’epigramma , che allude al verfo del Beni ,
Lingua fracida , marcia , e fenica Jole ,
fi è quello j
Impura lingua , qua venenit Mila ,
I tributa felle noxio ,
Gravo fufurrot fipargii , V fermonibuj
Amara mifeet tonica :
Conviciorum quii tuorum unquam modut ì
Quii terminut probrit eril I
Qua finii impudentibut calumniit 5
Quibui impium vinti vomii )
In omnium aurei , inclptamque PRINCIPI; M «
Si eie Ha , r A M A M vellicai ?
y*m nulla lego M le refrenatoe vinchi* ,
Multi coercent o a ic Et
Timor ìs , aut pudori: ,aut a equi (7 IONI ,
Qua cunlia prò n'thilo pittai .
Homines , df.osque [pernii ,V ras ,17 nepas
Eodem babei in ordine .
Quid imprecer , virtutibui dignum tuie ,
0 , vipera omni favior 3
Nifi 3 ut cruenta ,fieUa carni fieli manu ,
Teirumqut fundem fanguinem
Ali flit m veneno , C7 ultima eden! fibila ,
Humi fupremum palpito ?
Però l’Aretino ebbe fortuna di fcapolare le imprecazioni del Faerno t
ma non cori il Franco quelle del Betu/fi . In line della fuddetta edizione
di Padova fi legge una lettera volgare del Faerno contea l'Emendaxjoni
Livia ne di Carlo Sigonio , non però nuova , ina altre volte fiampata , e
thè fi uova con l’Efcmtridi Padovane di Francefilo Robortcllo . Scrina-
no ’
I
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3^3 Della Eloquenza
„ ■ — — mo il felh autore, non Italiano , ma Prancefe , il qual pure in latino , q
10 ' * ' lenza cerimonie , dille il fatto fuo oli’ Aretino . s
6
Menoginos romo rii.
t*$. ;di. 384.
Air tifi no libro
VZIVIIJ. tdf . IX.
Libro HI. pop 577.
Quelli fu Giovaccbino Perionio , famofo monaco Benedettino, gran Filofo-
Fo , 0 Teologo dcU’Univerfità di Parigi , il quale modo dalla indigniti
delle flampe dell 'Aretino , e forfè ancora dal vederlo cominciare aver
luogo didimo in quelle di due altri Luciani della Francia , Clemente
Maro t, e Francefco Rabelait , da religiofo e zelante del buon coftume,
venne in rifoluzione di pubblicare contro di lui la feguente Orazione ,
diretta a tutti i Principi Criltiani , c principalmente al Re di Francia
Arrigo II.
Ad Henricum, Calila Regem clariffimum ac polenliffmum , ceterofque Cbri-
slianx religio nrr Principe 1 , Joachimi Perionii Bencdiffini Cormtrriaceni
in Petrum Arelinum Orario'. Pari fi 1 apud Nicolaum Guineani IfJI. in
ottavo. Segue appretto un altra breve Orazione in lode di ranGiam-
batida .
}uì il Perionio con tutto il maggior zelo invoca il braccio de* Principi
Cridiani contea l'Aretino . Dice , che leget omnei divinai , humanafque
non Jolum violat , fed etiam labefaCìat W abroga I , quarum voi Deus
cuflodei , de/enforei tT vindice 1 voluit . Lo chiama ccenum , monflrum ,
portemum , non fotum ex no fini , fed ex barbarorum fi ni bui ejiciendum .
Dice , parergli imponibile , che egli mandarti al Re Francefco I. padre
di Arrigo II. certi vcrG , colmi d’impietl , che lì veggono dampati »
edendo troppo oft'enlivi della religione de’ buoni Francelì di quel tem-
po ; altramente ed'o Arrigo , e il Padre , avrebbono procurato , ut Ve-
neti , quorum in imperio ifte vivi I , tir apud quor plurimum vaici amici -
tìalT gratin, de eo fupplicium , quo digniffimui efi , voi fumerent ipfi ,
ve l eundem ad voi primo quoque tempore vinihim mitterent . Che i luoj
nefandi componimenti, traducendoli dall'Italiano, faranno gran male in
Francia, nifi mature .ne id fiat , prudenti! tua provi deai. Per la dia (come
dice) nefariam, obfccenamque hbidinem , lo chiama Arieiinum in vece di
Arelinum , in conformiti di che Gafoero Barilo , che dallo Spagnuolo
tradurti in latino ano de’ perverli Dialoghi dell'Aretino, prima tradotta
dall’ Italiano nello Spagnuolo , onora l’autore con quedo elogio : prodi-
giofa impudicttin ES" infami! libidinii demonflrator egregiui . Dionigi
Lambivo trovandoli in Roma col Cardinal di Tur none nel ifft. avuta
notizia da Giovanni Maludano dì queda Orazione del Perionio , in
lina fua lettera fra quelle,, che raccolfc Giammichel Bruto , rifpondedi
averne tifo ; nam , quod arguii , iUum effe impurum , fceleralum , im-
pilila ; quid rum ptfiea ? Tolti bominei non verbii aut Jcriptii cafiigandi,
fed legibui W pernii ccercendi . Qui dice bene il Lambino ; ma, per gra«
fortuna dell'Aretino , queda feconda parte non toccava al Perionio : e
fe folfe a lui toccata , l’Aretino forfè non avrebbe tifo, come rife il
Lambino .
I*e Pillole vulgari di Niccolò Franco [ libri ni. ] In Ve-
nezia per Sìntonio G ardane 1 $ 39. in foglio. E ivi prejfo
il Cardane 1542. in 8° edizione il. più bella > ma non
diverfa della prima f fuorché nell’ammenda dell' errata.
■ . Querte
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Quelle Lettere , le quii! Tennero fiioci Cubito appreflo i! tam» r. in foglio
di quelle dell- Aretino , contengono pure di litanie cofe , mi fervono a
dilucidarne dell’altre • Del Franco, amico , e poi nemico AM Antimo,
veggaG Prancefco Ricodemi nelle Giunte alla Biblioteca Napoletana di
Riccolò Toppi , le quali da Firenze qui a Roma furono ferine da Anto-
nio Magliaiecbi a Stefano Pignatclli in tempo della Reina di Svetua : e
poi) mandate in Napoli a Pietro Valero Diati, quelli le diede a Prancefco
Ricadenti -, onde ivi ufeirono Cotto nome del fratello di lui , Lionardo ,
ferondochc una volta mi ferirti il medeGmo Magliaiecbi . Nel Peplo
d'Italia di Giammallco Tofcano G legge , clic il Franco Odjfieam Homeri
Etrttfcit carminibut ineboaverat . In conferma di ciò già anni vqn-
dendoG certi libri , venuti da Utbino, di ragione dell'Arcivcfcovo San-
torio , de' quali io nc pteG alcuni , G t:o\o Vinifica d 'Omero in ottava
rima di propria mano del Franco in un tomo in foglio , che fu portato
con altri libri alla Canta memoria di Clemente XI. e da me venne la pri-
ma notizia di quello particolare .
Lettere di Scipione Ammirato . Stanno nel tomo 11I. de’
Tuoi Opufcoli .
Confolatorie [di Ortenfio Landi in nome] di diverfi
autori. In Venezia al fegno del Pozzo [ per vlndrea
vlrrivabeni ] i y yo. in 8°
. Lettere [ di Ortenfio Landi in nome ] di molte
valorofe donne. In Venezia prejfo il Giolito 1 148. in 8°
Lettere [ di Ortenfio Landi in nome ] di Lucrezia
Gonzaga da Gazuolo. In Venezia per Gualtiero Scot-
to i$yi. in 8°
Quelli tre ultimi libri fono di Ortenfio Landi , medico Milanefe , il quale
nc fcrilfe molti altri e latini , e volgari fenza fuo nome , o con nomi
Gnti , rovefeiati , retrogradi , o abbreviati : e de’ due primi ne vien
fatto autore anche dal Doni nella Libreria 1. Egli , che in più cofe fu
Binile al Doni , ma ne Ceppe aliai più , nelle dedicatorie di quelli libri ,
tutti di un medeGmo Itile , tace il fuo nome : e molte delle ultime Let-
tere fono da lui fcritte a se llcflb . In fine del libro antecedente a nome
• di molte valcrofc donne , egli all'erma in una lettera latina , che eat ex
variij Italia lodi multo [udore, multotjue impendio Hortenfìui L andui col-
legii . Segue un Sonetto del Dolce a quelle valorofe donne , ove dice :
A lui , per cui ti ricche al mondo [eie
Di beltà , di valor , d'ingegno , e d'arte ,
Ron tanto e coti vivo obbligo avete ,
Quanto al buon Landò, che ogni rara parte
Di voi confacra ; onde chiare vivrete
Rei vago flil delle SUB DOTTB CARTE .
Le ultime Lettere a nome di LucrerJa , moglie di Giampaolo Mantiene
Romano , G fingono venir quafi tutte dal cartello della Fratta nef Fer-
rarefe : e il Landi in una di elle fa , che ella feriva al Rufcelli d’avee
A a a lct-
Bibliot, Ci.. II.
Libro tv.fog.teS,
P'l-16-
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Bibliot, Ci. II.
370 Della Eloquenza
letto un Panegirico , tedino ( al Tuo dire ) non fo da cui , in mia commen-
darione . Ma quello Panegirico , il qual G finge traslocato di lìngua la-
tina in Cafligliana , e poi nella no Ora volgare , è appunto del Landi , e
infieme con un altro in lode della Marchesana della Padula di cafa
d'Efle , fu ftampato in yinegia prejfo il Giolito nel I {fa. in ottavo lenza
nome dell’autore . che dedica amendue quei Panegirici a Bernardo Mi-
ca.< . L'autore però non fu altri . che il Landi , lei dal Rufeclli in una
lettera a Lucretcia , datone' per autore • Di quello Landi , il quale per
altro compolc anche de’ libri , che meritarono di efièr dannati in prima
elafe , ci riparleremo piò avanti . Qui fi tralafciano molti altri volumi
di Lettere , affinchè non lì dica .
Scriptut tr in tergo t needam finitut Orefici ,
C A P O . X I V
Lettere Latine volgarizzate .
E Pillole famigliar! di Cicerone , tradotte fecondo i
fetilì dell'.autore , e con figure, proprie della lingua
vulgare . In yinegia frejfo i figliuoli a’ Aldo x J4J.
e i J4p. in 8° edizione il. riveduta .
Senza nome del traduttore, che però fu Aldo il giovane , il qual poi vi mife
' il fuo nome ncll'edizioni , da lui fatte nel 1505. e 15 «fi. forfè per averne
onore dal confronto della fua verdone con la fegueme del Fauflo , men-
tre Aldo nella dedicatoria a Francesco Cofano Parmigiano , dove tratta
del modo di tradurre , promife di /coprirli dopo uditi fopra tal fuo vol-
garizzamento i giudicj >lttui .
Tradotte dal Faufto da Longiano. In yinegix-a
frejfo il yalgrift iyyy. in 8°
Il Faufto nella dedicatoria al Cardinal Ranuccio Famefe , annovera tutte
le fue opere , fino allora compolle .
Contentate in lingua volgare Tofcana da Giovan-
ni Fabrini [ da Fighinc Fiorentino ] a utilità de' nobi-
lillimi figliuoli del generofo e magnanimo Signor
Cornelio Bentivogli . In Vinezia per Giambatijla e->
Marchiò Sejfa 1561. in foglio..
Dice il Fabrini di e (Te re (lato coflrctto dal Bentivoglìo a fare quella lun -
gbijjima, c fatico/ì(]ìma opera per li figliuoli di lui i e foftienc ancor egli,
doverli infegnare la lingua latina con la gramatica volgare , come lì
dille nel capo il. della ClafTc I. La ftatnpa del libro è molto bella : il
tetto latino in mezzo è di carattere corfivo garamoncino, c il volgare* da
due lati, c di garamoncino tondo-
Tipi-
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Italiana 371
Epiftole ad Attico fatte volgari da Matteo Sena- bi«liot.Ci,.ii.
rega . In yiuegia prcffo Paolo Mauuzio ISS3- ’» 8°
Epiftole di Plinio , del Petrarca , e di altri eccellentiflì-
mi uomini , tradotte da Lodovico Dolce . la yinegia
prejjo il Giolito 1548. in 8°
Epiftole di Seneca , ttadotte in lingua Tofcana da An-
tonfrancefco Doni . la yinegia per Aurelio Pinci»
1 J4p. in 8"
Lodovico Domeuicbi nel Dialogo della Stampa tra eli altri Tuoi dcll’cdizio- Pag. 384..
nc del Giolito del if Si. in ottavo , circoferivendo il Doni con poco onor
Tuo, lo accula di plagio , volendo,che quello volgarizzamento Ha amico,
t non juo di lui . Il bello li è poi, che il Dotti nc' lùoi Frutti della Zucca
pag. dell'edizione del Marcotini del 1531. in ottavo, avea molto Io-
dato il Domeuicbi ; onde quelli poco bene gli corrilpolc , quando pure
tra loro non vi palio altro di mezzo -
Lettere di Marfilio Fidilo , tradotte da Felice Figliucci
Senefe [ libri xu. j la yinegia preffò il Giolito 1163*
tomi il, in 8° edizione il.
Qui il Figliucci non lì chiama Sattefe alla Provenzale , ma Senefe , eome
il Tolommei , che , per detto del Cittadini nelle note MSS. alle Batta-
glie del Mudo pretto il Signor Marcbefe Capponi , fu il primo a chia-
marli in tal guilà • Il Figliucci a quelle Lettere diede il titolo di divine,
che in quel bel tempo correa per le piazze a buon mercato ,
Lettere del gran Maumetto Imperadore de’ Turchi,
fcritte a divertì Re , Principi , Signori e Repubbliche
con le Rifpofte loro , ridotte nella volgar lingua da
Lodovico Dolce , infieme con le Lettere di FaTaride .
In Vinegia preffo il Giolito iy 63. in 8°
Darò line a quelli due capi di Lettere con accennare , clic della maniera da
(igillarle ha fcritto Giorgio Longo prefetto della Biblioteca Ambro-
giana nel fuo libro de /Inulit /sgnatoriis antiquorum * (Uniparo in Mila-
ne da Pacifico Ponzio nel itfiy . in ottavo » dove pur traiti della indi*
gniti di aprirle furtivamente , la quale a capi ix. ci chiama nefariam
IT turpijjimam • Il Dolce dedica quello ultimo libro a Giantommafo Co -
fìan*.o di Cipri , I cui maggiori da lui lì fanno di un fanguc (ledo con
quelli di Napoli •
A ita 1 CLAS-
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Biìuot.Cl.III.
Vjollirma
1*tr 34*
37» Della Eloquenza
CLASSE. Ili
La Poefia.
C A P O . I
L'Arte poetica .
LA Poetica di Bernardino Daniello Lucchefe . In
Venezia per Giovanni Antonio Miccolini i in 40
Della Poetica di Giangiorgio Triffino , Divifioni ìv.
Iti Vicenza per Tolommeo Gianicolo 1 56 ì. in foglio ,
• Divifione v. e vi. In Venezia per Andrea Arriva -
bene 1 564. in 40
la Rampa di Vicenza delle prime I v. Dì vi fiotti è fatta eon le nuove let-
tere , introdotte dal T tifino nell’ alfabeto Italiano : e quelle due altre
Divifioni fono Rampate in lettere correnti •
Della Poetica di Francefco Patrie; la Deca iftoriale
C e la Difputata] In Ferrara per Vittorio Baldini 1 y 8 6.
tomi il. voi. 1. in 40
Il Patrivj , che In quelli libri volle chiamarli Patricj , rivolge foffopra la
Poetica Aridotelica , (iccome fece di tutte le arti e facoltà , paflando per
novatore nelle cofe letterarie , in Rettorlca, Poetica, Filofofia , e Geo-
metria . Fu egli amico di Clemente Vili, che da Cardinale gli Scrive-
va in latino ; e in una lettera de’ j. di Ottobre del 1591. lo ringrazia
di avergli dedicato il libro xiv. della Pancofmia , «omprefa nella fua
Nova de univerfit PbHofopbìa , Rampata di carattere tondo Ferrari a a pud
Bencdiflum MammareUum 1 59 1. in foglio, c dedicata al Pontefice Gre-
gorio XIV. Il loda molto per aver compoRa una filosofia , qua cttm
Cbrifiiana pittate congruere (JT convenire viietwr , fcartando tutte le
altre . Lo invita a Roma , offerendogli la propria cafa : e in un altra
del Seguente mefe dice di avere avuto ragionamento di lui con Orazio
Capponi , e trattato co’ Cardinali , c col Papa Gregorio XIV. per farlo
venire a legger Filofofia nella Sapienza di Roma . Appena eletto a Som-
mo Pontefice , il chiamò da Ferrara per farlo prolèfl'ote di Filofofia
Platonica in quella Univcrfiri : e ci venne d’ Aprile del i(9Z. Il Car-
dinal Bellarmino, prevenuto a favor à’ Arifiotele,x\on approvò quefia let-
tura , e la forza delle fue ragioni fi può rieonofccte predo il Padre
Jacopo Full gatti a capi X v. nella Vita del Cardinale . Intanto 11 Patri-
zi ebbe la cattedra , ma poi fe ne morì ai vii. di Fcbhrajo 1597- come
•trnfatit -notò Niccolò Angelo Cafcrri , sbagliando però in chiamarlo da Cliffa ,
quando ei Gì da Offerì . Nel pubblico Studio di Ferrar a vi (piegava
Ari-
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Italiana
373
Jn Houle , t con metodo oppofto il praticato fino allora , impugnava .
fuoi libri , talché per quello capo i devoti d AnJhtcU , ai quali adenfee
\ Eritreo nella Pinacoteca 1. 11 guardavano di mal occhio . Il Tuano ne
di contezza ne' Cementar) della fua propria vita . eflendo flato a que
tempi in Ferrara •
Di bliot.Cl.IIT.
Uba. A.D. i S73-
Difeorfo di Giafon de Norcs intorno a quei principi ,
cagioni , e accrcfcimenti » che la Commedia , la Tra-
gedia , e ’1 Poema eroico ricevono dalla tilofoha
morale e civile , e da’ Governatori delle Repubbli-
che I» Padova per Paolo Mejetti 1*87. tu 8°
La Poetica [parti tre, i. della Tragedia, il. del Poe-
ma eroico, 11I. della Commedia ] In Padova per Pao-
lo Mejetti 1588. tu 40
Il Non, nel bel principio del capo I. profeta di continuate in qnefla fui
Poetica ciò , che avea cominciato a trattare nell antecedente Difcorjo,
che fu rotiginc de' contralti Intorno alla Tragicommedia del Guarmi ,
allora non per anche trfeit, in luce . mentre il Non, generalmente impu-
gnò le Tragicommedie panerai, . Nella prefazione del libro , da lui de-
dicato all’Abate Oirolamo Conte Mantengo . loda il Fi do Amante,
Poema di Curdo Gonzaga ,11 Co f redo del Tuffo .1 Elettra .Tragedia
j.i __nrn Eraimo di Valvafone , la Semiramide di Muzio Manfredi ,
V Eri file di Vincenzio Giuiii da Udine, e VEudoffa di Attilio Bailammi.
Non fono quelle tre ultime nella Dtamaturgia deliaca ; onde può
edere, che non fieno (lampare: e in fatti il Non, dice in genere di quelli
Poemi , che di breve usciranno , ficcome realmente ne ulcirono alcuni j
ma non tutti , che lo lappia .
L’Arte poetica di [ Sebaftiano ] Antonio Minturno
[ Vcfcovo di Ugento , libri iv. ] In Venezia per Gio-
vanni .4 n deca Vtilvaffori 156^. in 40
11 Miniamo ferito ancora in latino libri vi. de Poeta in dialogo , da lui
dedicati a Girolamo RufceUi , con indirizzare ad Ettore Pignatelli Duca
di Montelconc[ Vibonenfium in latino) tutta l’opera. (lampara in Venezia
da Francefco Rampazetto nel if 59. in quarto . Trovandoli al Concilio
di Trento, dedicò l'Arte poetica all'Accademia Laria di Como con di-
fcorfo , in cui tratta delle Accademie d'Italia riftoratrici delle lcttctc .
L’Arte poetica del Muzio Giuftinopolitano libri ni. In
Vinegia per Gabriello Giolito lyyi.f» 8°
Quella Poetica in ver fi [ciotti , de' quali il Muzio fu -parziale , come fi ve- Leeiotri ft%. 647.
de ancora dalle fue Ègloghe, vien lodata dal Varchi . Per qualche poco 64S.
di faggio della medefiraa riporterò alcuni verfi , che trattano della lin- tffc| . t
-gua Tofcana de’ letterati , al fcnfo dcl qual faggio li accoda ìl Dati nell
ShUigo di ben parlare la p copila lingua .•
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Della E lo q_u e n za
tri di rutili di Itr i ti» bari f iatilo in fafce
In riva al fiume , cbt T ofcana infiora ,
Lodo l' opinion . Fra lor non marna
Chi fi crede diaver col primo latte
Beuti d' eloquenza i chiari fonti ,
£ forfè van peri lalor men culli .
Siccome a ’ Greci , e ficcarne a' latini
Naj cere affai non fu Greci, o latini ,
Coti non bufa il nafciruento Tofco .
La belt.i , la nelle reca delle lingue
Si conferva tra i libri , e da fcr inori
Scriver t'impara , e non da vulgo errante .
•Quel , che canti i Pafior , le Fitte , e l' Arme ,
Colui , che fcrijfe l'Arte, che ora io ferivo ,
£ gli amanti di Letbia , e di Corinna
Non fur Romani , e la lingua di Roma
Illuiirar più , che i cittadin del Tetro .
£ per tacer degli altri , qual latino
£’ più latin di chi col falfi Eunuco
Fè la beffa all’amico di Trafitte ?
£ chi ne diè cojìui ? Non latin fuolo ,
Non Italica piaggia , e non Europa ;
Ma Porgogliofi Bagrada , e la terra ,
Dal mare e dal voler , da noi divifa .
Della Imitazione poetica di Bernardino Partenio [ da
Spilimbergo, libri v. ] In Viuegìa preffo il Giolito
1 560. intff1
li Partenio , aurore di molte opere , prefe il tòprannomc di Spilimbergio ,
come nativo della nobìl Terra di Spilimbergo in Friuli lungo II fiume
Tagli amento ; donde ha il nome l’antica famiglia de’ feudatar) del luo-
go . Quello libro , prima diretto dal Partenio a Melchiorre Biglia MI-
lanefc > fu poi da lui medefimo trattato In latino , c dedicato con uni
elegia in latino all’Imperadore Ma flimigliano II* in Venezia per Lodo-
vico Avanzi ifdf . in quarto . In amcnJue i refi! fi leggono efèmpj vol-
gari c latini . L’opera c in Dialogo , ove parlano Trifon Gabriello , il
Trillino, Paolo Manuzio, e Francefco Luigini da Udine • Agnolo Segni
nella prima delle feguenti Tue Lezioni tratta pure dell* Imitazione poe-
tica •
Ragionamento di Agnolo Segni fbpra le cofe pertinenti
alla Poetica. In tireuze per Giorgio Mar ej cotti 1581.
in 8°
Dialoghi di Aleflandro Lionardi, della Invenzione poe-
tica , e infieme di quanto all’ iftoria , e all’ oratoria
appartiene, e del modo di finger la favola [Dialo-
ghi il. ] In Venezia por Plinio Pietrafanta 1 j J4. in 40
La
374
Bi suoi.Cl.III.
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I
}.
• Italiana 375
La Topica poetica di Giovanni Andrea Gilio . In Vene- biuiot.cljii.
zia per Orazio de ’ Gobbi iy8o. in 40
\ Ragionamento della Poefia , di Bernardo Tallo . In Vi -
uegia preffb il Giolito 1 ? 61. in 40
Del Proprio e ultimato Pine del Poeta , trattato di Pu-
blio Fontana. In Bergamo per Cornino Ventura 16 if.
%
Dialogo del Furor poetico di Girolamo Frachetta [ da
Rovigo ] In Padova per Lorenzo Paf quoti 1 y 8 1 . in 4°
Con la Cini felice di Prancefco Patrie.) vi è un fuo Difcorfo della Diverfiii
de' furori poetici , "e tra le Oraeionì di Loreneo Giucomini ri è pure un PJJ.S5*
Dìfcorfo del Furor poetico : e vi c ancora l'ottavo tra quelli di Pouf ino
Sommo . Giammario Verdizzotti Veneziano fcrifle alcreil un poemetto
latino de Furore poetico , intitolare Geniut , da lui diretto a Claudio Cor-
nelio Frangipane , e (lampare in Venezia nel Ij7f. in quarto fe nza nome
.di (latnpatorc •
Della Poefia rapprefentativa , e del modo di rapprefen-
tare le Favole fceniche, Difcorfo di Angelo Inge-
gneri. In Ferrara per Vittorio Baldini iyj>8. in 40
Difcorfi poetici di Eauftino Summo Padovano , ne’ quali
fi decorrono le più principali quiftioni di Poefia , e fi
dichiarano molti luoghi dubbj, e difficili intorno all’
arte del poetare , fecondo la mente di Ariftotele , di
Platone , e di altri buoni autori. In Padova per FratP-
cefco Bolletta 1600. in A?
— — • Rifpofta in difefa del Metro nelle Poefie, e ne’
Poemi , e in particolare nelle Tragedie , e Comme-
die contra il parere di Paolo Beni,. Iti Padova prejfo
il Bolletta itfoi. in 40
.11 Summo qui jtrende a Impugnare una Deputartene latina del Bem •
Difcorfo di Agoftino Michele, in cui contro alla opinio-
ne di tutti i più illustri fcrittori dell’Arte poetica ,
chiaramente fi dimoftra , come fi pofiòno fcriverc_»
•con molta lode le Commedie e le Tragedie in profa ,
.e di molti precetti di tal arte copio&mente fi ragiona .
Jn Venezia per Giambatijla Ciotti. 1 552. in 40
Delle Commedie e Tragedie in profa IcritTe ancora il Summo nel Difcor-
fo ìx. il Ni/ieli nel volume III. Proginnafmo 4 6. e Giambati Ha Filippo
stirar delti nellaDifefa del. fuo Coflamino , Tragedia in profa..
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Sibliot.Cl.III.
R '!• 4-
Dlfrft l.di Camurìi»
t‘i‘ 43*
Ns-uf.
JJIorid di Ftrrdrd di
Sfgcjh'tro F.tqjlini //.
fcnoil. /MJ. 6u
376 Della EloqubnzA
Difcorfi di Giambatifta Giraldi Cintio intorno al com-
porre de’ Romanzi , delle Commedie , e delle Trage-
die , e di altre maniere di Poefie . In Vinegìa prcJJ'o il
Giolito 1 j J4-. in 40
In fine di quello libro , dedicato dall'autore al Duca Ercole II. foeliono
ritrovarli a parte due Lettere poco amichevoli > d'altra Rampa , che è di
Ferrara , pallate tra il Giraldi , c il Pigna , pretendendo quegli , che il
fecondo , già'fuo fcolatc , avelie da lui tolta. Tenia pattarne, la materia
del feguente fuo libro fopra il medefimo argomento j laonde efl’o Girat-
ili in principio de' fuoi Difcorfi , diretti al Pigna , vi mife quello epi-
gramma 1
Cyntbius Jo. Bapùfta Gyraldat
jfo. Bop tifi* Pigili difcipulo optimo atque carijfmo .
J$u* domi , dum te puerum fuper ardua Cjrrba
Perduxi , lauri qui dedi recubare fub umbra ,
Et firmare animum , facrafque e fontibui undat
Haurire Aonìdum , IT Pinchi penetrare recepiti ,
linde libi flore t legerei , & feria pararei , \
dj>ua cupiunt omnei , laudi 1 quei excitat arder ,
Kunc etiam offerimui , parve coltella libello ;
Ipfa libi longum ut Cyntbj telìentur amerem .
Tu grato cape dona anime . Sii g R a TI a tantum
Ili a relata mibi : nil te ultra , Pigna , repefee .
Il Pigna all’oppollo s’innoltra a dare del plagiario delle cofe fue al proprio
maeflre, indirizzando a D. Luigi da Elle il Tuo libro. Rampato nell’anno
RclTo dell'altro . Ma perche il Pigna, emulo del Giraldi, e delle qualità,
rapprefentate dal Tallo in perfona i' diete nel fuo Goffredo , prevaleva
apprefl'o alla morte del Duca Ercole II. in Corte del Duca Alfonfo II.
di lui figliuolo , il Giraldi rifolvette col prcteRo delle troppe fatiche
negl' impieghi di Segretario ducale e di pubblico profeflore , di libcrar-
fene , portandoli col favore del Duca Emanuel Filiberto di Savoia a
legger l'Arte oratoria nella nuova Accademia di Mondovì ( in latino
Peloni regali 1 ) dove Rampò J fuoi Ecatommiti . Indi pafsò allo Studio
di Torino , c di qui il Senato di Milano il condufl'c in quel di Pavia .
Parla di ciò Laica Contile nel Ragionamento delle Iniprcfc degli Acca-
demici Affidati di Pavia, dove il Giraldi li trovava nell'anno if 74- onde
non può eflèr morto in Ferrata nel 1373. come altri ha fetitto. Il Pi-
gna morì nel if7J. E allora il Giraldi farà tornato alla Patria , e poi
quivi morto ancor egli .
I Romanzi di Giambatifta Pigna al S. Donno Luigi da
EfteVefcovo di Ferrara , divifi in libri iti. ne’ quali
della Poefia e della vita dell’Ariofto con nuovo mo-
do fi tratta. / » Viuegta per Vincenzio Valgrifi\st\.
in 40
Italiana 377
Gli Eroici [ libri ni. ] In Vinegia prejfo il Gio-
lito i$6i. in 40
Difcorfi di Torquato Tatto dell’Arte poetica , e in par-
ticolare del Poema eroico [ libri ni. ] e il primo libro
delle Lettere intorno alla Gerufalemme liberata. I»
Venezia a ijlanza di Giulio Vaff alini 1 587. in 40
• Difcorlì del Poema eroico [ libri vi. ] In Napoli
per lo Stigliala in 40 fenza anno .
Effondo quelli Difcorfi dedicati ai Cardinal Pietro Aldobrandini dal Taffo,
ritornato a Roma la fella volta nella Primavera del ìfpz. fecondo il
Marcbefe Giambatifla Manfo nella fua Vita al num. loft, dopo aver de-
dicato nel ìfjt}. il fuo Poema della Gerufalemme Conquiflata al Cardi-
nal Cintiti Aldobrandini , di qui ne viene , che elfi Difcorfi ufeirono in
luce nel 1594. c ciò rilutta dalle fue Lettere ; effondo poi morto il Taffo
nel if fi. Vi è ancora la Cavalletta, Dialogo della Poefia Tofcana , cosi
intitolato da Orfina Cavalletta , introdotta a parlar nel Dialogo , dedi-
cato a Criflo/oro Taffo : e quelle opere fono tutte Inficine nel tomo I v.
dell’edizione di Firenze , ma, giuda l’ufo ordinario delle rifiampe. Ten-
ta le dedicatorie , e le prefazioni ; onde per quedo capo vengono a ren-
derli neccflàrie le prime dampc , che le ritengono •
Il Gonzaga , ovvero del Poema eroico , Dialogo di An-
faldo Ccba . In Genova per Giufeppe Pavoni 1621. in 4®
Parlano in ouedo Dialogo Scipion Gontcaga , Profpero Martinengo , e Tor-
quato Tafi'o .
Rinovazione dell’antica Tragedia , e difefa del Crifpo
[Trai-edia latina del Padre Bernardino Stcfonio Ge-
suita ] Difcorfi del Padre Tarquinio Galluzzi . In Ro-
ma nella Stamperia Vaticana 1633. in 40
La Veronica, o del Sonetto , Dialogo di Vincenzio Bei-
prato . In Genova per Girolamo Bar foli 1 j8$. in 40
La dampa , che quedo Bartoli tenne anche !□ Pavia , è tonda , e molto
bella.
Iftituzioni di Mario Equicola al comporre in ogni forte
di Rima della lingua volgare. In Milano 1541. *«4®
fenza Jlampatvre .
Marco Sabino col mezzo di Francefco Calvo facendo ufeir quedo libro,
lo dedica a Uberto Strame! Mantovano , rammemorando l’ Accademia ,
che in cafa fua , confacrata alle Mufe , tentali in Roma , dove quafi
ogni giorno fiaccano il lor concìfloro il £erni , il Mauro , il Cafa, Lelio
B hb Ca-
lli BLIOT.Ct.JZI.
Lttttrtpog.iq9.iio:
fdft, di Praga ,
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Sibliot.Cl.III.
378 Della Eloquenza
Capilupo 3 il Firennuola , Gianfrancefco Bini 3 il Giovi , o Giova da Lne-
ca 3 c molti altri . Quella Lettera manca nell* edizione il. di Venezia
prclìo’ Sigifmondo Bordogna del Ijyj* in quarto j c ancora vi lì vede
{cambiato il titolo d’IflituxJoni in quello d’ Introduzione .
L’Eridano in nuovo verfo eroico , di Francefco Patri-
zio , co’ ioftentamenti del detto verfo . In Ferrara
■per Francefco de * Rojfi da Valenza 1557. tn 4°
Quello Verfo eroico y dal Patrizio chiamato Nuovo , c Patrizzano da Afca-
nio Perfio y come fi diflc addietro , quali da lui folle inventato , non c
già Nuovo 3 ma antico , e ufato fino a’ tempi del Beato Jacopo ne 5 e dì
Baiamonte Tiepolo , fuo coetaneo in principio del fecolo xi v. onde può
dirli , che il metro venga dal fecolo antecedente . Egli fi {pezza c tron-
ca nel mezzo, cflendo di x in. lìllabe ; ma perche non riefea troppo
duro c nojofo , bifogna avvertire y che il troncamento vada a cadere
Suafi tra una parola c l’altra , c non fulla parola Hefl'a . Darò qui per
aggio il primo verfo di quello Hello Poema dell’ Eridano :
0 f acro Apollo tu , che prima in me fpirajli .
Il Verfo In fullanza c alla Francefe , e fc ne compiacque il Martelli Bo-
logne/e nelle fue Tragedie, però lenza faperne 1’originc, da me accenna-
tagli poco prima della fua morte . Luigi Alamanni inventò un altra fot-
ta di verfo fdrucciolo di lìllabe xvi. ulandolo nella fua Flora , Com-
media , la quale inferiremo più avanti . Per faggio ferva il primo verfo
dell’Atto 1. Scena 1.
E' mi conviene ogni mefe , come or , venire a rendere .
Nìuna di quelle due maniere di Vcrfi ha punto che fare con quella* che
il Tolommei tentò d’introdurre; ma per quanto rifulta dalle lue Lettere,
con poco applaufo , particolarmente di Tti/on Gabriello . Il Putrir. j
dice , che il Tolommei prefe la via del tempo , ed egli quella dell’ armo-
nia . Elfo Patriz-j nel Dilcorfo, che fegue , diretto al Cardinal d’Ellc ,
cita i fuoi Dialoghi della Mujica poetica , non iftampati , per quanto io
ne fappia .
Il Bottrigaro, ovvero del nuovo verfo Enneafillabo ,
Dialogo di Ciro Spontone . In Verona per Girolamo
Difcepolo 1580. in 40
Si trovano libri , flampati da quello Girolamo Difcepolo anche in Viterbo •
Difcorfo delle ragioni del numero del verfo Italiano ,
di Lodovico Zuccolo . In Venezia preffo Alarco Gi-
ti animi \6i$.in\Q
Di Tre maniere di verfo fdrucciolo , Difcorfo di Pier
della Valle, nell’Accademia degli Umorifti il Fan-
tatti-
/ db. Vtr. pilg. 109.
eoi:. I.
Italiana g7<>
taftico , detto nella ftefla Accademia ai xx. di No-
vembre del 1 633. In Roma prejfo Pieranlonia Fac-
cioni 1534. i» 40
Per prova della riufeita di quelle manine di ver/i , vi c In fine un Sonetto
di Goff ero Salviani * e due di Niccoli Villani . Il prefente opufcolo
da "Jacopo Filippo Camola fu dedicato a Domenico Molino Gentiluo-
mo Veneziano , il quale avendone mandata copia al Cavaliere Virginia
Forza, Giureconfulto e Storico Udincfe.pcr fentirne il giudicio del Ca-
valiere Fra Ciro Signore di Pere * quelli lo fpiegó con una bella lettera
al Forza . Il Valle , che da’ fuoi Viaggi orientali fu detto il Pellegrino ,
portò a Roma il famofo Codice del Pentateuco , unico In Europa , cha-
radere SS lingua Samaritanum * fecondo Giovanni Morino , a cui fu
mandato fino a Parigi dal Valle con patto di rellituzlone . Se ne parla
nella Vita di Niccolò Claudio Fabrizio Peiretkjo,compoda da Pietro Gaf-
fendo , e nelle Lettere del Morino * col titolo di Antiquitatet Fede fu
orientali 1 , pubblicate in Londra do Giorgio Web nel 1 68 z. in ottavo i
e poi con cjucllo di Monumenta epiftolica variorum , c col nome del Pa-
dre [ Dionigi ] Amelote dell’ Oratorio di Francia , di nuovo iniprefle
io Leida predo Baldovino Vanderaa nel itfpp. pure in ottavo. Tra quelle
Lettere ne fono diverfe latine del Valle al Morino con le rifpofte : e
altre (ut a Bafiiano Tengnagelio , Bibliotecario Imperiale* furono pub-
blicate da Pietro Lambecio . Le carte poi di Pier della Valle cficndo
Hate prelentatc al Pontefice Clemente XI. dal Signor Marcbefe Rinaldo
del Bufalo * erede di cafa della Valle , come nipote di Pietro* motto
In Roma d’anni lx vi. e giorni XI- ai XXII. Aprile del idja. eliciti?
Cerne col Pentateuco Samaritano pattarono alla Libreria Vaticana .
Ragionamento dell’ Accademico Aideano [ Niccolò
Villani da Piftoja ] fopra la Poefia giocofa de’ Gre-
ci, de’ Latini, e de’ Tofcani con alcune Pocfie pia-
cevoli. In Venezia per Giampietro Fiuelli 1634. ,n 4°.
Il Villani cjuì tratta non folo delle poefic tidicole c fcurrili de’ Greci * e
de’ Latini; ma feorre per tutti i dialetti volgati d'Italia con annoverare
moltilfimi componimenti* in cìafcun di loro dettati . A chi legge quell’
opera, fpiace la brevità del Difcorfo* e la lunghezza de’ Capitoli annetti .
Il nome Aideano , proprio ncU’Accadcmia degli Vmorìfti , incui dal
Villani fu recitato il Difcorfo , in Greco vuol dire crefeiuto pel caldo del
Sole , come i vegetabili . Intorno a quello argomento * a lui fuggetito
dall 'Eneide travedila di Giambatijla Lalli , (lampara in Roma da Pie-
rantonio Faccioni nel itSjf 'n citavo * fcrifle pure* benché in maniera to-
talmente diverfa, Marcantonio Bonciario il Tuo Dialogo Latino* intitola-
to Efl-ticut,/ive de ludicra Poe/t, niellò fuora in Perugia da Marco Nac-
carini US i f . in ottavo ; e poi Francejco Vavajfore Gcluita Francefc il fuo
libro de ludicra diiiionc * ufeito In Parigi predò il Cramoisì nel irffU.
in quarto , il qual parimente fi trova con le fue opere della iniprcCìone
d ' Amfìerjarn fatta da Piero Umberto 1709. in foglio . Entrambi quelli
due fi contengono in bialìuiare i temi ignobili* e poco onciti anche de*
Bob a udiri
Binuor.Ci.UI,
Et trn lario j. in Pen-
taremihnm top . t.
ni. ni.pog. 10.
Libro vi. ptg. aa;.
e ajy.
Bibliothteo Cefo no
to.t. pag. i8r.
— — to.Hl. pog.j ji.
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li BlIOT.Cl.III.
P* 4J-
Pregi’»». 94. voi. T.
Viniliva ealumnìii
viti dettai taf. 1.
380 Deila Hioqjbnza
noftri Poeti volgari : e il Villani fi moftra pure di tal fentimento in un
cfemplare delle Rimo del Borni predo il Signor Mtrchefe Capponi : il
3ual parere in fudanza è quello (ledo , che fi legge nelle Rime piacevoli
cl Villani , dove egli al Burchiello e al Borni dì 11 titolo di buffoni
Febei , che è quanto eflì medefimi poteano delìderare . Quello elogio
con la giunta di una fola parola viene ad edere quel medefimo, il quale,
con gran rifentimento di Veleno Ni/ieli , feordato del fuo carattere di
Apatifla , fu applicato da Guglielmo Madido al Berni , fenza nominar-
lo , e con dir foto , che nel dare dell' Ignorante a Virgilio , egli era
[cuora maledicuj .
Proginnafmi poetici di Udeno Nifieli [ Benedetto Fio-
retti] da Vernio. Iu Firenze per Zanobi Pignoni 1610.
volumi il. in 40
— Volume ni. In Firenze preffo Pier Ceccoucelli 1627.
in 40 edizione il. accrefciuta .
■ Volume iv. la Firenze per Zanobj Pigaoai 16 38.
iu 4°
•— Volume v. In Firenze per Piero Nefti 1 639. in 40
■ Aggiunzioni ai Proginnafmi [ pubblicate da Ago-
ftino Coltellini] la Fireaze per Francefco Oaofri 1660.
iu 40
Fiero Marini riftampò quell! volumi v. in Firenze nell 6ff. in quarto',
ma fenza aver prefa informazione anticipata della varietà di dette edi-
zioni . e del miglioramento , che vi fi potea fare } imperciocché il Fio-
retti avendo lafciati correre 1 due primi volumi in carattere filvio , e
tardi avvedutoli , che negli altri volumi debilitando a valertene , la mo-
le farebbe troppo crefeiuta , ne’ tre volumi Tegnenti fece cambiar carat-
tere ,' fervendoli del garamone , ancorché per quello divario l’opera
fcomparilTe . Il Marini avrebbe anche potuto porre tutte le Aggiunzio-
ni a’ ìor luoghi , e farvi fare , fenon l’Indice copìofo a tutti i volumi ,
almeno una tavola generale de’ titoli de’ Proginnafmi di cìafcuno per
ifminuire al lettore l’incomodo di andargli nelle occalion! a cercare un
per uno in ciafchedun tomo ; e con premettere a tutta l’opera una prefa-
zione illruttiva infieme con l'Oratuone delle lodi del Fioretti , detta ai
XXiv. Settembre ifif I. dal Canonico Giovanni Guidacci nove anni do-
po lui morto ai x xx. Giugno del 11141. ficcomeiil Dati fei anni dopo
morto Caffiano dal Potuco, vi fece la fua . Quelle ed altre particolarità ci
rendono perduti, che le vantate moderne rmampe, come per lo più pro-
curate fenza confi gl io,e da gente imperita, profuntuofa, e vilmente data
con pubblico danno aU’intercfié, non fono preferibili alle prime edizio-
ni! onde Cimo co tiretti ad avvertire chi feroa quelle, a tenerfclo care, e
a non lafciarfi facilmente abbagliare da ingannevoli avvilì e falli titoli
di novelle edizioni , che tra noi per lo più fogliono edere peggiori delle
vecchie per molte ragioni , tutte provenienti dalla grande avidità del
uoppo guadagno con pochifiiau fpefa ed iacpiuydo , < fenza alcuno di-
moio
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Italiana 3S1
molo dì riputazione . Paolo Manuzio , famofo e dottiamo flampatore,
in una lettera a Marcantonio Natta , che gli avca mandato un fuo libro,
annovera alcuni de' molti difetti della Rampa , ai quali non badano 1
noRri autori di nuove edizioni : quod ad typos attinct , vìdeo paullulum
detritos ejfe^ vetufiat e j ilaque specie ìlia , quam recentes
babtre folent , prorsus careni ; (ST compactum nimh atramentum
vide tur : ex quo fi t OBSCURUM quiddam , quod legentìum acido t of-
fe ndat . Menda quadam deprehendì , nimh fohda , nec ejufmodi ,
ut dijjìmularì pofjint : cujus incommodi cauffam puto libi non latore .
Sape enim dum ìmprimitur , ve l emendatìonì remo pr.ee fi , vel praejfe
folet homo mercenarius 13“ parum Ut eri j infirufìuj , & ts y cui
PECUNIA , quam FAMA , fit antiquior . Kos tamen & quia de EXI-
STIMATIONE laboramus , & quod te nimium diligimut ob tuam pro-
bitatem , nimiumque colimui ob eruditionem , enitemur (5T contendemus
quantum feret ACIES oculorum nofirorum , ut fatis in hoc genere fiat
tua voluntatì . Fin qui il Manuzio . Ma quelli difetti fono alcuni , e
non tutti j perche adelTo molti nc fono , che allora non v’erano , come
la qualità dell* incbiofìro , le parole delle righe mal connefl'e , e peggio
difpofle , i felli delle pagine fproporzionati , i caratteri fenza gran gu-
llo intagliati nelle madri , c fpecialmcntc il corlivo , il quale a quel
tempo era pulitillimo , come furrogato al tondo , e ufato ne’ libri in-
teri > ladove in oggi dagl’ intendenti elfcndoli ripigliato il tondo , li ò
tralafciato il corlivo, fuorché in poche cofe . La carta poi general-
mente c mal fabbricata : tutte mancanze , nate dall’avarizia . La llam-
peria del Seminario di Padova , fondata dal venerabile Cardinale Gre-
gorio Barbarigo, vi li dillinguc in ogni cofa dalle altre , ove le prelìeda.
chi abbia a cuore , almeno del pari , il decoro , come il guadagno , il
3 naie certamente non manca , le l’altro v’interviene . Nelle Memorie
egli Accademici Gelati di Bologna G legge , che Giambatifia Capponi ,
perfona molto erudita,fcrilfc Annotazioni copioje a' quattro primi tomi di
quelli Proginnafmi del Ni fieli ^ , non ufeite in illampa . Quello Benedetto
Fioretti da Vernio , Contea limitanea nella dioceG di Pilloja tra lo Rato
Bolognefe , e il Fiorentino , anticamente della cafa Alberti , e poi de’
Conti Bardi , fu parente di quel Carlo Fioretti , fotto il cui nome Lionar-
do Salviatì fece ufclre le fue Confider azioni contro a ìfiifeorfo di Giulio
Ottonelli in difefa del Poema del T affo : delia qual cofa parleremo pili
avanti . Eflo Fioretti per atto di modcRia. occultando il luo nome nelle
fue opere , volle chiamarG Vdèno Ni fieli , nome compoRo di tre voci ,
una Greca , e una latina attaccata alla terza Ebraica , le quali voglion
dire , di neffuno , fenon di Dio mio : e oltre al motto della fàcra Scrittu-
ra , omnis Japientia a Beo efi , e all’altro d’Orazio ,
Nullius addi fluì [jurare in verba magifiri ,
prefe per'diRiniivo il nome di Accademico Apatifia , che Ggnifica , fpaf-
fionato-y donde poi Agofiint Coltellini fuo amico pigliò l’occaGonc di dare
alla fua adunanza letteraria il nome di Accademia degli Apatifii , dove il
Fioretti fu il quinto Priore . Noferi Scaccianoce , anagramma di Fran-
cefeo Cionacci , di ciò ne rende iRruiti nella Vita del Nifieli , prepo-
fta alle fue 0 (fé ovazioni di creanze . L’imprefa dell’Accademia , che
tuttavia fiorifee , e alla quale io ho l’onore di cù'erc aferitto , c uno
fpec-
Bibliot.Cl.I1I.
Libili, tpijì. 34.
Eeeìi. r. 4.
Vb. I. tpijl. f. 14.
Buliot.Ci
K,S- 7 ».
KlJ. le?.
3S2 Della Eloquenza
“TTT fptccbio pian 9 col motto* prcfo dal Canto lui* del Purgatorio dt
*AlU Dame ;
Che la figura imprcjfa non trafmuta »
I Vergati di Piero Lafcna * In Napoli per Gianjacopo
Carlino 1616. in 8° Parte 1. [folamente]
II titolo di ^ergati corrìfpondc al Greco Stromata , che vuol dir tapexjce-
rie di più colori , voce dipoi trasferita ai libri dì varie mefcolanze . La
Vita del Lafina , altramente Lefiina , che fu Napoletano > ma d’origine
Francefe * comporta in latino da Giovanni Buccardo fu col fuo ritratto
lirtampata in Roma dal Nlafcardi nel 1637. in ottavo , da coi V Eritreo
prefe quanto ne fciifiè nella Pinacoteca 1. Predo me fi conferva una fua
Tragicommedia paflorale , non ufclta alle rtampc , intitolata Orfilla , c
fc ritta nell* anno 1611» di fua propria mano. Aggiunge d’averne data
nel irfif . una copia migliore a Marcio Florio da Lanciano, perchè la fa-
ccflc rtampare in Venezia > e che ciò non feguì ; ma fc ne vide un altra
col titolo di quefia , c flimo, dice egli , con manifefio furto . Quella c di
Giovanni Capponi , che Io non ho tempo di rifeontrare col tcrto a pen-
na : e fu Rampata in Venezia predo il Piotati nel itfij. in forma dodi-
ccfima . Si confultino le Memorie degli Accademici Gelati . Il Nifieli
impugna i Porgati del Lafina nc’ Proginnafmi e pi. del Volume iv»
Rifpofta di Marcantonio Bonciario aGiambatifta Sacco,
ove fi dimoftra l’eccellenza e la difficoltà del poetare
in lingua latina . Sta col fuo libro intitolato SautH
Caroli b umana felicitai . Perù fine per Marcum Nocca -
rtnura 1^14. in 8°
Difefa dell'Adone, Poema del Cavalier Marini, di Gi-
rolamo Aleandri , per rifpofta all’ Occhiale del Ca-
valiere Stigliani . 1» Venezia per Jacopo Scaglia 1619.
in 12°
Parte il. [ con la prefazione di Agoftino Mafcar-
di ] Ih Venezia preffo lo Scaglia 1630. in 120
VÀ leandro eflendo morto in tempo , che la Parte I. fi andava Rampando
tenia fuo nome , quello vi fu ntcflb a fuo difpctto , per dar maggior
credito all'opera , in riguardo alla fama dell' autore, il quale per la rne-
defìma opera vien citato dal Menagio nelle Origini , e dal Redi nelle
note al Diiirnmbo .
L’Uccellatura di Vincenzio Forefe [ Niccolò Villani ]
all’ Occhiale del Cavalier Fra Tommafo Stigliani ,
contro all’Adone del Cavalier Giambatifta Marini ,
e alla Difefa di Girolamo Aleandro . In Venezia per
sintonia Pinelli 1631. in 12°
Con-
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Italiana 3S3
— — Confìdcrazioni di Mefler Fagiano [ Niccolò Vii- bTÌ. ,OT r. ur-
larli ] fopra la feconda Parte dell* Occhiale del Ca-
» valiere Stigliano contro all’Adone del Cavalier Ma-
rino, e fopra la feconda Difcfa di Girolamo Aleandro.
In Venezia per Giampietro pivelli 1631. in 120
In quelle ultime opere non lì prendono a difendere altre cofc , che le fole
Ipettanti all’erre fonica . Altri libri, divulgati in Somiglianti materie
dal Dolce , dal RufccUi , dallo Stigliani , e da altri , fono nielli tra i
Granatici nella Clallc I. e altri li metteranno oc* capi Seguenti .
C A P O . I I
Spojìtori volgari della Poetica Greca d' Ariflotel e .
LA Poetica d 'Arinotele vulgarizzata e fpofta per
Lodovico Caftelvetro . In Vienna d' A ttjlria per
Gafpero Stainofer 1570. in 40
— Riveduta e ammendata fecondo l’originale, eia
mente dell’Autore . Aggiuntovi nella fine un raccon-
to delle cofe più notabili , che nella (porzione fi con-
tengono . In Ba/ìlea a ijlanza di Pietro de Sedabonit
1S76. in 40
> In principio di cìafcuna di quelle imprelfioni , amendue proibite , e fatte
in luoghi diverti , comparisce la fupctba infegna del Gufo fopra l'urna
roveSciata , col motto Greco giù bado , KEKPIK A , che vuol dire ,
io ho giudicalo , c data la mia Sentenza -, imprefa gii alzata dal Caftel -
vetro fin da principio delle Sue ftampc , fatte in Modano dal Gadaldino ,
c derifa nel V Apologia dell’Accademia di Banchi.
JL’impreffione 1. di t’ienna , dove il Caftelvetro li rifuggì , Scappato dal
Convento di santa Maria in Via , nel quale dopo convinto d’eretica pra-
vità , era confinato dalla Sacra Inquifiiione di Roma , fu da lui dedi-
cata all' Imperadore Ma/pmigliano II- E qui fi ttalaScia di cSporne le
cagioni. Nella impretTIone ih di Bafilea il librajo Sedabuoni aggiunfe
altra dedicatoria a Gianvincenrào Piacili , Gentiluomo GenovcSe di
gran fama lettcratia , la cui vita, da lui menata iu Padova , Su deferitta
da Paolo Gualdo Vicentino Arciprete di ella città • In quella edizione li-
die fi dice riveduta e ammendata full’ originale , fi vede un grande duo-
lo A' errata in principio , e vi c una tavola delle cofc notabili in fine , la
quale non va Senza errori ne' numeri : e Spacciandoli da per tutto l’crt-
ginale del Caftelvetro , di qui fi vede , che l'edizione non ufcì da altre
mani,che da quelle del fratello' di lui Giammaria , padre di Jacopo, tutti
e tic ugualmente Sporchi e molto imbrattati di una medelima pece . Nel-
la prelazione fi parla in plurale , come in fatica di più ,d‘uno , che vuol
dire di Giammaria e di ‘Jacopo , io mano de’ quali fi trovava il decanta-
to
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Della Eloquenza
3S4
BifluoT.c1.111. STAI ìT'\ ’t'/fr* *u‘
le quali candidamente fi ctof l'o t itte'/e»^ £& -tenute»; ,
f.de, da Lodovico : . le ^
coièrrT uTJTtf° ardirt dÌiTre oC
TE dj ognuno, uvrebhono nondimeno ’in ou E s T ''nodW <i,MP.°RTA'
peruwenturu offendere oli orecchi di molte nLrV 7P'
preflo vien detto , offerii meffo un mfterifeo dove fi è levata TITÌi' Ap*
Sopra quelle poche parole ci è molti da notate ? f‘ *
C ftmpre hanno offefi gl! orecchi
perfone coftoto con maniera ironica danno ;i .i.„i„ j; “ • * l ^“al1
: jem-
■ r. - V' *•* «/ /<■ perfone cattoliche aIU n
perfone cofioro con maniera ironica danno il titolo di dima? • -q
Ri. SZ ItJhSSL*^ i^S *4» ?U
Amphoridu pog. 113.
fi". * ; 7 T , ,U1C Per 1010 «duplicità pig iailiro 1’
Ks2r ‘ *8 *-5ì . 1. de
III. Che I Signori Cafìelvetrì intendano qui ere Zìe iiianifePe .
po avute per tali a come richiede la perpe.ui.d della Fcd’ec«tXL''"<ì
convince dal r, Contro delle due edizioni della loro Poe.iciT?,3 ^
n^Jr'T 3 COmC a anche dopo levate alcune £
non offendere , cornee (Ti dicono , gli orecchi delle divo, e perfone e \JT
ne tuttavia quanto bada per ricoprirvi Verefie . Le piatole djl a 7dV
fi buon Cnnelve,ro lenza punto intereflirvifi a favor nóftró . qui oaiU
vero aderente alla parte contraria . e come realmente fi parlerebbe
i uni fr:a. P0*0.. “Portante , e non 5? 1
vénder ' articoli della nofira fantifiima Fede . Di p'"ù fcr
vendofi egli del linguaggio degli Eretici, ufa il vocabolo Ceni da loro
foli «fato dopo nate ile ultime erede; e non da’ noftri Ca„ofiei! in fplifi
eato del fantiffimo fieramente delI'Eucariftia iftituitn di n n " c^"
Gesù Crilto nell'ultima cena, e conE 7. ..Tè .tn.olì!° s'g»ot
del Tuo vero corpo ™ de'TfuV vero ft™"/! r!’° :“'ruento.
Siedano , chiamato il Tilo Livio dell' Ere fìa ■ noi h^ I ' Giovannt
latino le Memorie di FUippo
uftti da noi Catto"-’
df f/pretici ^
vea dirli Liner... „ r~ 1 ■ '•rum per maggior diftinrione do-
intervenirvi . Ma’ ^!fXZnc7Tc,U difh^T'' ' ^ "*•*
tanto .1 fuo altare , benche/ lo feoperfe quanto bai^! ”0- ‘‘W1
penderò di efporre tutte le cofc escali .
«di-
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Italiana 385
edizioni , mi folo ilcnne poche , le quali fono più j che bìlhnti a rap-
prcfcntarci l'autore per quello , che fu veramente in carne ed ofla . Ora
3ucfti nella fua edizione I. di Piemia , al foglio tff. pag. a. e nella il.
i Bafilea pag. 118. num. io. parlando degli apoflati e defencri della
Fede Cattolica , i quali piuttofto , che abiurar f'etefii , da loro in que’
tempi infelici delle novità di Lutero , Zuinglio , e Calvino abbraccia-
ta , vollero o innatamente foggiacere alla morte , dice , che quefto si e’
veduto in coloro 3 a' quali fu rivelata per benignità' di-
vina la LUCE dell' evangelio , conciojfiacofacbè in quelle con-
trade (di Francia e d'/MÌÌ«,che però il Caftelvetro non vuol nomina-
re ) dove fi videro alcuni con gagliardo , e sicuro animo foftenere
//martirio, molti t'incorarono altre ti per efempio fuo , a foftenerla
con fermezza d’animo . Ma in quelle contrade (e qui pure non
vuol nominarle ) dove i primi , chiamati a render teftimonìan/ca della
verità', fi [marcirono per l'afprexjca de’ tormenti , e RINECARO
Crifio , furono di grande fiondalo agli altri con V efempio loro , e furono
cagione 3 che gli altri fimilmente rinegassero Crifio per paura de’
tormenti .
Quelle parole del Caftelvetro , benché raccozzate in maniera furbefca ed
equivoca , fon chiare in amendue dedizioni della Poetica , nelle quali ,
fecondo il fralàrio degli Eretici , che hanno parimente i loro Martiro-
logi, elio Caftelvetro onora col titolo gloriolo di martiri quegli, i quali,
oftinati nell’ erefia , piuttofto , che abiurarla , vollero (offerire la mor-
te . Quelli Martirologi degli Eretici lì trovano da loro Aampati : c de’
fallì martiri , de’ quali parla il Caftelvetro, nc fu al filo tempo buon
numero, particolarmente in Ferrara (ledi , dove egli in cafa loro flette
nafeofto dopo fuggito da Roma,come lo ha divulgato il fuo Panegirifta.
L'indegna Olimpia Morata , eretica Fcriarefe ( a cui dianzi un incauto
diede iT titolo onorifico di celebre , in vece di chiamarla infame , come
dcono chiamarli gli Apoftati ) fetifle allora queltc parole : ex Uteri ir ,
quat proxime ex Italia accepi , Ferrarla crudeliter in Cbrilìianot [ hte-
reticos ] animadverli inletlexi , nec fummìt , nec infimi/ porci . Alio/
vincici, alio t pelli, alio/ fuga fibi confulere, come fece il Caftelvetro. Cori
Ortenfio Landi nel fuo Cementarlo giocolo dì Italia tocca pure quella in-
qui licione-, feguita in Ferrara contro de' Luterani , la cancrena de' quali
anche in Modano lavorò alla gagliarda , dove tutta la cafa del Co iai-
di no , ftampatore del Caftelvetro , fu appellata dall'ereiìa : e lo fcrive
Antonio Caracciolo nella Vita Italiana di Paolo IV. divetfa dalla ftam-
pata in latino . Di là poi , e dagli (liciti parenti del Caftelvetro vennero
a Roma le accufc contea la fua miferedenza , e non certo dal Caro , nc
dalla cafa Farnefe , come al (olito fuo , calunniofamente ha (parlo l'in-
trepido PanegirMa di quell'eroe . Le perquifizioni fuddette fi fecero in
Ferrara negli ultimi anni del Duca Ercole II. per cagione della Ducbeffa
Renata fua moglie , peftilentiflima eretica , e fautrice de' Settarj con la
direzione del (ilo impuro Clemente Maro t ; onde , riufeiti vani i tenta-
tivi , fatti incontrario dal Duca Ibofo , il Re di Francia Arrigo II.
nipote di Renata , picn di gran zelo per la fede cattolica , v'imp'cgò
tutti gli «forzi ad effetto di rimediate al male , cou aggiungere alle pre-
ghiere il rigore, e con lo fpedire appofta a Ferrara Matteo Oria, dell’
ordine, de' Predicatori , Dottore della Sotbona , e Penitenziere del
C e c Papa ,
Bibliot.Cl.IH,
Opere rrietehe del
Capii /, erro pag.j i.
ìì-
EpjUlb.lt. pqg.lq).
PH- 3*-
Opere rritieht pag.
Ji* ja.
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Bibliot.Cl.III.
JIìJì. to.y i. pi jg. 29 7.
Jlfim. to.l. pii£. 747.
edu. 1.
Ifiorit di Ftrrar.t
libro ì. pii%. 34.
Epifl. lib. 1. pittici.
C otiti Scartili Cm ria-
lti c tpijl. lib. I. p.ig.
*3*
Libro ni. 187.
Itolofern! 1 Kri^f sede-
ri Rcf gonfio ad Gl*
f-mboitam p.t*. 38.
Matihxi x. 37.
Pjah xr ni. 5.
$86
Delia Eloquenza
Papa « che la Francia efercitava l’uficio d’ Inquifhore , uomo illuflre , e
mentovato da Cefare Egafpo hulco nell’ Moria dcll’Univerfità di Parigi •
Ma il Duca , in quanto a Renata , non potette far altro , che levarle
l’educazione de’ Puoi figliuoli . L’Iflruxjone regia , veramente degna
di quel Monarca , in materia di si grande importanza , trovali pubbli,
cata da Giovanni Laborcur Configlicrc del Re di Francia , nelle Memo-
rie di Michele di Caflelnau . Di due opinati eretici , allora fatti morire
in Ferrara , parla Agoftino Fauflini : e Olimpia Morata di un altro , di
cui , dopo arfo , furono gittate le ceneri in Po • Quelli fono i martiri
di Olimpia , c del Caflelvetro , il quale nell* efpredioni , riportate di
fopra , con fomma aftuzia alludendo a quelle materie , ci fa intendere
di parlar de' fuoi giorni , mentre ufando la forinola del tempo , a lui
profilino (fi e veduto ) fi vale ancora de’ termini più cinpj c facrileghi »
.ufati dagli Eretici dell’età fua , chiamando replicatamcntc rinegar Cri fio
il rinegar l'cre/ìa . Gli Eretici di quel tempo fi fervivano di un idioma .»
loro proprio c particolare , dando il fallo nome di rivelazione e mant-
feflazione della luce dell' Evangelio e della verità , allo Ipargimento
dell’ creda dì Lutero e Calvino 3 come fingolarmcntc fu avvertito dai
noflri Controvcrtifli cattolici , pratici del loro linguaggio . Il Muzio
in una lettera tra le fuc Cattoliche 3 fcritta al Pontefice Paolo IV. in
tempo 3 che era Decano del facro Collegio de’ Cardinali 3 c univerfale
Inquifitot della Fede 3 ne riporta un altra del Vergerlo , pure defcrtor
della Fede , il quale parlando dell’ altro Eretico e falfo Vcfcovo di Pela
ilio fratello , dice» che gli fu manifestato e rivEiato Gesù
Criflo , cioè la dottrina Luterana . Sopra tali parole il Muzio ivi cosi
foggiunge : quefla è loro principal hejlemmia di dire , che ad efji e
SCOPERTA la LUCE della verità’ , la quale per molti fecoli è Jlata
nascosta . E [e a colui [ a ilio fratello , falfo Vcfcovo di Pola ] era
fiato rivela to quel Criflo 3 che era flato rivela TO a lui [ all’ altro
Vergerlo 3 falfo Vcfcovo di Capodifiria ] ejjendo la fua dottrina diabo-
lica j non è dubbio 3 che anche diabolica fu la RIVELAZIONE di quell'
altro . Lo Sdoppio inerendo fui medefimo punto , prima adottato daj
Caflelvetro , c dal Vergerio 3 come proprio e comune agli Eretici, degli
ultimi tempi , in una fua Rilpofta dogmatica al Cafaubono , lo ribatte
con quelle cfprclfioni : qua enim Lutherut & Calvmus adverfus fando-
rum3 Hieronymi , Ambrofìi3 Auguflini3 Cypriani, ac fìmilium, fententiam3
docuere 3 ea Sdoppiai nunquam prò veritate babuit 3 ncque ftnquam
ita demens fuit 3 ut [ putarct ] Spìritum fanfìum veram Jacrarum litera-
rum intclligentiam, [andìfjìmìi tot faculorum dofloribut occult at a m
( come dicono gli Eretici , e vuol dire il Caflelvetro ) bac extrema
TANDEM mundi alate Lutbero aut Calvino revelasse. La vera
luce dell' Evangelio non fu rivelata fegretamente agli Ercfiarchi Lute-
ro, c Calvino, nè ai loro feguaci ; ma» come dinota la voce flcfl'a Evan-
gelium, fu promulgata» c pubblicamente annunciata » e predicata a tutto
il Mondo dagli Apofloli » c da’ loro fucccflori » conforme all’ avvifo di
Criflo : pradicate fuper teda j onde poi ne rimale verificata la profezia
di David, che dice , in omnem tcrram exivit fonui eorum • E qui io ho
per difficile , che il Caflelvetro fra noi cattolici polla mai trovare altri
Avvocati 3 pari a quello » che ha ultimamente avuta la fortuna di ritro-
varli : il quale per via di fcandaJoli fofifmi , c di figure , quanto puerili ,
Italiana 387
iJfrttftnto ptrrtrfc e ingiuriode alti fanti Romàni Chìefe , intrepida-
mente fi è accinto » difendere la tea caufa del Caflelvctro . Non fi dee
pillare in filenzio un altra erefia , rcgiftrata in entrambe dedizioni dì
quella fui Poe/icu, nella prima alla pag.KSj. e nella feconda alia pag.qSf .
num. to. Quivi il Caflelvctro con quel medefimo orgoglio gramaticale ,
con cui cenìura gli autori profani , ofa riprendere la parola di Dio ferii,
ta in una locuzione di san Paolo Apoflolo , anzi dello Spirito Santo , il
quale , come c di Fede , la dettò a san Paolo , ed ella riguarda i nova-
tori , opporti alla dottrina di Gesù Orlilo . Il palio, empiamente riprefo
In san Paolo dal CaSlelvetro , fi trova nella Lettera II. a Timoteo , ed
è quello a capi li. v. 17. tT fermo eorum , «/ c A K c E R , ferpit ■ San
Paolo, vafo dello Spirilo Santo , e Dottor delle Centi , qui parla delle
novità dogmatiche degli Eretici , che lì attaccano indcnfìbilmcnte alle
perfone , amanti di novità , e le infettano , come fa la cancrena , la
«piale guaftando a poco a poco il fangue , va ad infettare la carne fana ,
late carnem fanam depafeit , come dinota il tedo Greco. L’erefia de’
Gnomici , fimile alla cancrena , fece inuditi progredì in principio della
Chieda , traendo nella perdizione più anime , che non ne trafl'c il furore
delle perfecuzioni . Il Caflelvctro , infettato da quella cancrena dcll’ere-
fia , parta a bialimar l’clpredìone , con cui lo Spirito Santo la rapprefen-
ta al vivo per bocca di san Paolo : e l’empio Soffia mette del paci san
Paolo con Euripide , aderendo , che egli [ san Paolo ] forfè non mena
ARDITAMENTE , che Euripide , usò la voce cancrena. Mi fi gela
il fangue nelle vene in leggere , che quello infelice Gramatico abbia
avuto fronte dì dare dell’ ardito a san Paolo Aportolo , e di paragonar-
lo nell’ arditezza ad Euripide . Gesù Maria dove mai giunge la malva-
gità degli Apoftati 1 E pure collui ha trovata perdona cosi intrepida, che
fi c meda a darcelo per Cattolico in onta della fanta Romana Chieda ,
che non lo vuole , dopo aver condannati i duo! libri con quello decreto:
Ludovici Caflelvelrii opera omnia . E collui non fu Eretico , al dire del
fuo Panegirica e gran difenfore delle buone caufe , Umili a quella : il
quale ancor de la piglia contea chi fece l’indice alla Storia del Cardi-
nal Pallavicìno delia edizione I. dove il Caflelvctro fu onorato col tito-
lo di Apoflata dalla Cattolica Religione , perchè forfè non lì trova il
corpo del delitto nelle fue opere ! Di qui lì vede con quanta ragione il
Muzio nelle Battaglie , dopo riferito il motto del Caflelvctro , altrove
accennato, contro alla confeflione auricolare , da lui data per violenta
nell’affermare , che folto il Papa altri è costretto a confes-
sarsi , giudicò il motto per fommamente empio , cllèndo limile a un
altro deH’Apollata Vergerlo predò il Muzio Hello ncll’addotra Lettera a
Paolo IV. dove quegli pure diede alla confeflione il titolo di tirannica .
Ma quello motto del Caflelvctro contro alla confeflione non ballava ,
de nel libro (ledo , dove lo mide , non ne metteva un altro contro al
Primato del Papa , e al duo Vicariato fupremo, illituito da Gesù Crirto .
II motto c quello : Paolo III. Earnefe voleva effer tenuto fucceflore di
tan Pietro , che fu Giudeo : e ciò Kntiremo da lui replicarli nelle fue
note al Petrarca . E il Caflelvctro non fu eretico ! Da quel dolo primiero,
motto del Caflelvctro il Muzio raccolfe , lui doler fi a torlo , ebe gli fieno
Date fatte perfecuzioni , perche quelle non fono perfecuzioni -, ma lievi
gafligature . Aggiunge il Muzio di aver daputo , che nella fua Arte
Ceca Fot-
Ili B HOT .CtJH.
Ttrtnll. dt Vrafcript ,
top. VII.
Open rrìrùht pag,
44»
Cap. X.
Corrt/i’oiìt deli* E ret-
i-ino dtì ehi
247.
Lttttrt e art oli thè
188.
Corra ione fa* 36*
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Bibliot.Cl.UI.
**• SS-
Vag- «j.
r<*. w».
Optrt fritteli pog.
*6.
- Corrltionl pag. 5*
JMrfMgidiM ramo II.
pe*. 8s- ’ii’- il-
] tifi. xxl. lift. v.
fìcurrit toma I.
Lettili po etichi
f-'J-èV
L'ft.i. p^.403.
rd/d.I. Vél^riJU .
388 Della Eloqjbnz a ^
Poetica non vi mancano di tali , e di più aperti metti; ma de per
e /ferie fitte tagliate le gambe , ella non era a cafa fua onora arrivata ;
donde apparilce , che il Muzio , flagello degli Apoftati dalla Fede cat-
tolica , era difporto a fcrivere contro all’ercfie , Geminate dal Callelve-
tro nella fua Poetica , fenon gli era per viaggio arredata . Il Muzio poi
conclude cpn quelle parole : a me tanto balta , ferino e fendo nella Cri-
fliana legge , che chi in una cofa pecca 3 ai tutte è fatto colpevole . Di
altre e re Gè, fyarfe a larga mano dal Cafielvetro nelle lue note il Pe-
trarca, mi riferbo a parlare un poco più avanci , perchè G vegga la Tua
perfidia concra i principali dogmi della Fede cattolica : e turco ciò egli
iparlc da gran trillo per via di motti , come più acconci a infinuarfi
fenza lungo difeorfo, i quali poi non eflendo molto difficili acmcn-
darfi, e a cancellarli da' Tuoi libri, fu loro d'ordine dei fonami Pontefici
apporto il divieto, che non G portano leggere, nifi priui repurgentur, co-
me Ila ferino ne\i' Indice di Pio IV. accrefciuro da Sifio V. e promulgato
da clemente Vili, la quale emenda però non è mai Arguita . I luoghi ve-
lcnoG , gii legnati da Giammaria Braficbellenfe , macllro del (acro Pa-
lazzo , c poi Vcfcovo di Polignano , G trovano nell' Indice de' libri
proibiti , da efpurgarfi . Ho chiamato Panegiri/la l’Avvocato del Ca-
ltele etra , come lo chiama anche il Signor Abate Bonari nella fua pre-
fazione alla rlrtampa dcU’Ercolano del Parchi , eflendo veramente gra-
ziofa quella nuova invenzione di difendere altrui , e fpecialmentc gli
Apofiati dalla Fede , per via di Panegirici , e fenza mai citare altre per-
fonc , che quelle (Ielle, in tal guifa lodate e difefe , e con dir male delle
altre, a quelle opporte .
Ora dopo aver parlato dell* Erefie , fparfe dal CalUlvetro nella fua Poeti-
ca , dirò in quanto al rimanente , che ella è un aggregato di varie e
inutili fottigliezze , cioè di fofifmi alla maniera di Pietro Ifpano , come
il Borgbini ebbe a dire delle Tue Giunte gramaticali alle Profe del Bem-
bo • Trovavafi egli in Lione tra gli %/gonotti, fpecialmentc Italiani
Tuoi confidenti , allora annidati in quella città . quando accefoG il fuo-
co nella fua cafa , egli G mife a gridare : la Poetica , la Poetica , falva-
temi la Poetica ! Così racconta Egidio Menagio . Ma quando ella G forte
anche abbruciata , non ne farebbe venuto gran danno alla Repubblica
lctterar!a,e G farebbe forfè potuto campare anche fenza coterta Poetica .
Il Menagio lo dà per autore ofeuriflimo , e che ha quella virtù di non mai
portare , fenon la metà de’ partì , che cita ; anziché tal volta nou ne
riporta, fenon le prime parole, le quali non fanno per lui , comprenden-
do il rimanente con un & cererà. Il fuo vizio dominante-è il lofifma ;
onde Gianluigi Balzac nelle Lettere a Gio. Capellano lo uccia , come
dato fovcrchiamentc alle contenziofe e vane fortigliezze, e qucllo,che è
peggio, come nemico pubblico , che non può j offrire il merito e la fama di
emetti fia . In quello' il Balzac fi accorda col Ta/fo , il qual pure av-
vertile , che fempre fra le fuc opinioni mescola un non fo ebe di rilrofo
e di fantaflico . Lafcio di ragionare ( fegue il Taflb ) di quella fua rab-
bia di morder ciafcuno ; che quello è vizio dell'appetito , ntm dell' intellet-
to . 11 Balzac aggiunge , che il Caro è più onorato del fuo awerfario • E
certo per conofcerlo , bada aprir le lue Lettere , e vedere il conto, che
di lui fece Onofrio Panvinio nel Comenro ai Farti confolari : Hannibal
Canti , vir ingenio , judieio, varia eruditione , dilìgentia , prebitate , mo-
rum-
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Italiana 389
rumque fu avi late prxfìantiffimut . E dopo averlo efaltltO , come perito ~ 1 ■
deU'ant ichiti Romane , e gran raccoglitor di medaglie , da lui genero- BI.10T.Cl.nj.
famente comunicate ad erto Panvinìo , promette di parlarne altrove
diÀufainente : ccttrum in bujut viri laudibut , velini in vaftijfimo pelago,
eri I aliud lempui , quo vela paniere licebit , & nei totoi profperrìma au-
ra committere, [cribereque de eo , quum multa , tum maxima . Obiter
enim de ejut viriate verba f acero nefat pene effe exUlimo . Niun ga-
lantuomo ha mai date sì fatte lodi al Caftelvetro , il quale al Caro in
nulla fu fupcriore, nè in prefa, nc in verfo , nè in Greco , nè in Ialino , nè
in volgare . 11 Caro rtadufie dal Greco la Rellorica d’ Ariftotele , alcune
Orazioni di «n Gregorio Nanianrano,e le Paflorali di Longo, non ancora
{lampare. Di latino in volgare tradurti qualche fermone di san Cipriano,
t in verfo fciolto l'Eneide: il tutto da fcrittor nobile, e non da Gramati-
fta: e tali fatiche fi videro dopo lui morto . Il Cafielvetro tentò di fcam-
biargli anche la patria, facendolo da San Maringallo , che per diligenze _
ufate non fi fa dove foflcs quando la vera patria del Caro fu Crviianuova, lT/r0^ ‘ 3< £
a tutti nota, e come tale, da lui regillrata nelle fue Lettere. Piergiovanni ” *
Nunnefio nelle note alla Crejiomatìa di Predo taccia il Cafielvetro di
avere contro f idem omnium codicum adulterato un luogo intero d’ Ari-
ftotele : e quello è un bel fcgrcto per interpretare a luo modo gli Au-
tori . Chiunque nomina il Cafielvetro , anche lènza averlo mai letto ,
fuol dargli attributi di fonile ed acuto , proprie e uniche doti de’ So-
fifti , i quali con accumulare fottigliezze a fottigliezze , e cavillazoni
a cavillazoni, cercano d’imbrogliare la verità per non darli mai vinti .
E qui appunto lo colle Francefco Buonamici nel libro leguente , dove
H convitile di molti paralogifmi e fofifmi . Nè ci voleva altri, che que-
llo famofo Peripatetico a Ivaligiarlo de’ eontraband! , che porta addof-
fo . 11 Kificli pure gli rivede i conti in piò luoghi, dandogli del Soffia . P rogiti. 41. ml.lv.
Difcorfi poetici in difefa di Ariftotele , di Francefco
Buonamici [ contra Lodovico Caftelvetro ] la Firen-
ze per Giorgio Marefcotti 1 $97. in 4°
Spofizione della Poetica d'Ariftotele di Orazio Marta
col Caftelvetro . Sta con le Fime e Prof e del Marta,
ftampate in Napoli da Lazaro Scoriggio 1616. in 40
Annotazioni di Aleflàndro Piccolomiui fopra la Poeti-
ca di Ariftotele con la traduzione del medefimo libro
in lingua volgare. In Venezia per Giorgio Varifco
*S1S‘ in 40
Il Taffo nelle Lettere poetiche prepone in maturiti di giudicio , e in dot- pjg. <4.
trina il Piccolomini al Cafielvetro .
L’Arte poetica d’Ariftotele volgarizzata da Bernardo
Segni . Sta di fopra nella Clajje il. cap. il. infteme con
la Rettorica Ariftotele , tradotta di Greco in lingua
volgar Fiorentina dal Segui .
Qui
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BlBLlOT.Ct.UI»
222.
Jfiorla lo. ». 75,
tiil. li.
390 DetiA Eioqjenja
Qui farebbe da collocarli la Poetica d’ Arinotele , contentati dal Cavalle*
Lionardo Salvimi , fc forte in luce , come egli io più luoghi delle ti«
opere , e Ipccialmente nella dedicatoria al Duca di Sora della Tua edi-
zione 1. del Decameron del Boccaccio » ed altri ancora fulla parola fua >
ci fecero fpcrar di cederla . Serbaceli a penna in due tomi in foglia
predo il Marcbefe Pierantonio Guadagni in Firenze ; ma diche fu pre-
data al cofpicuo letterato Valerio Cbtmentelli , non fc ne ebbe più nuo-
ca . Cosi abbiamo dalle Notizie della no (Ita Accademia Fiorentina .
C A P O . I I I
Spojìtori volgari della Poetica latina d’Orazio .
LA Poetica d’ Orazio tradotta da Lodovico Dolce
[ in verfo fciolto 3 In Venezia per Fraucefco Sindo-
ne 1 y jf. in 8°
• É co’ Sermoni , e con le morali epiftole d’Orazio -
In Viuegia prejfo il Giolito 1 J4p. in 8°
La Poetica d'Orazio , tradotta ili ottava rima da Scipio-
ne Ponzo , con la fpofizione de’ luoghi più ofeuri .
In Napoli per Gianjacopo Carlino 1610. in 4?
L’Arte poetica d’Orazio volgarizzata [ in verfo fciolto ]
da Paudolfo Spannocchi [ il vecchio ] con la giunta
del Rapimento di Profcrpina di Claudiano , tradotto
da M. Antonio Cinuzzi. In Siena nella flamperia del
Pubblico [ 1717. ] in 8°
La Poetica d’Orazio tradotta da Lodovico Leporeo [ in
verfo fciolto 3 In Roma per Fraucefeo Corbelloni 1630.
in 8°
Il Leporeo nacque in Brugnara , cartello rinomato del Frinii , detto anche
Brugnera , e in latino Brugnaria -, e la fua famiglia li troca in Vdìne •
Fu oziofo inventore di componimenti fantartici , pieni di rime varie >
tutte infulfe , i quali egli chiamò Leporeambi , e Iti il primo , e l’ultimo
a Ramparne aliai Rimi • Il Cref imbenì , che di lui ha ragionato più volle,
porta qualche efempio molto anteriore al Leporeo di tali poelic, {nana-
mente rimate . Gabriel Naudco nel filo Dialogo , altrove da me citato
col nome di Mafcurat , mene il Leporeo tra i profeùbri di memoria ar-
tificiale •
L’Arte poetica d’Orazio, voltata in profa e in verfo
fciolto da Sertorio Quattromani . Sta con le fue opere
pag. 24 J*
CA*
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Italiana $91
C A P O . I V
Poemi epici .
L’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo
Conte di Scandiano [ libri ni. ] In Venezia per
Pietro Niccolini da Sabbio if}g. in 40
Seguono altri libri iti. aggiunti a quei tre da An-
tonio degli Agoftini . In Venezia per Giovanni An-
tonio e Pietro Niccolini 1 544. in 40
Antonio Carafa da Reggio con una lettera latina dedica i libri ni. del Bo-
iardo a Cammillo di lui figliuolo.fotto il di X vin.di Maggio del 149*.
Segue un epigramma in lode dell’ autore c dell’ opera con Sonetti v. di
Antonio Pifiofa , e di Tommafo Mattatoi* . Il Crefcimbeni non potè ri-
pesare il prenome di quello Pifioja . Avanti al libro 1. G dice , che il
Boiardo traile l’opera fua dall'Ifloria di Turfino, dedicaudola a Ercole I.
Duca di Ferrara , e che quella edizione c prefa dall’originale , e aecre-
feiuta . L 'Agogni in line dice di aver comporti i Tuoi libri ni. nel breve
fpazio di dicci giorni , e ciò in grazia di Niccoli Zoppino , che ne fu Io
ftampatore antecedente al Niccolini , come dice in quella ottava , che
manca in altre edizioni :
Non perchè degno fia dì pletto d'oro ,
Non per acquifiar fama , onore , e gloria ,
Non per voler coronarmi d'alloro ,
Non perlafciar di me qualche memoria ,
Non per accrefcer di Parnafo il coro ,
Comporla ho all' improvifo quefta ifloria
In dieci dì ; ma per lo mio Zoppino
Niccoli , faggio , accorto , e pellegrino .
Il Bojardo cita pajfim Tarpimi , che può dirli l 'Apollodoro della poeGa
romanza d’Italia , e conclude i fuoi libri ni. con quella rtauza , che ci
dà l’epoca del tempo , in cui terminò 1’ opera :
Mentre , eh’ io canto ( oimi , Dio Redentore ! )
Peggio l'Italia tutta a fiamma , e a fuoco
Per quefii Galli , che con gran furore
Vengo n per difettar non fo che loco ;
Pero vi l afeio in quefio vano amore
Di Fiordtfpina , ardente a poco , a poco :
£,'» altra fiata , fe mi fia conceffo ,
Racconterovvi il tutto per efpreffo .
Ma poi non ne fece altro , per elTer morto in Reggio , capitino della
Fortezza, ai xx. di Fcbbrajo del 1494. mentre Carlo Vili. Re di
Fran-
Bhuot.Cz.III,
IJtoria tomo n[. p.tg
jaj. tilt, ti.
Giornale ir'I.ttttrati
i' Italia tomo xiii.
M- a?a.
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Bibliot.Cl.IU*
Godtfro ) JUJÌ. de
Charles vili. pag.
asa.
Gtr. Jo . Voflias de
Fotti s Gratis cap.
Hi. Oljtnp. XXXlIt.
Vlftorfi /.i£. S. 144.
Lettere di Bernardo
Taffo tomo l.pap 147.
— • fo.ll. ^.307.
FoJ. ai. a«
Lettere poetiche
A*£. 63. a.
Infarinato il
393 Della Elo qj; enza
Frane'.-» calato in Italia, andò .Ila conquiAa di Napoli e delle terra dì
?[ui dal Faro , comprefe Torto il nome di regno di Sicilia , che é proprio
olamentc AeU'Ifola , anche lecondo il ManideAo , divulgatoli XXII.
di Novembre del 1494. dal medefimo Re dopo giunto In Firenze . Una
impresone, più antica dell' accennata, ne fu fatta in Milano da Lionar -
do Vegio nel if IJ. in quarto . Adunque il Boiardo Tu alla noflta Poefia
romanza qual Tu Pifandro con la Tua Ercoleid e all’ epica Greca 1 poiché
M'Ariofio in principal luogo Tuggeri il gran penderò del Tuo Orlando
con relazione a quello di efl’o Boiardo , da cui egli prelè i nomi de' Tuoi
perfonaggi con l'autorità di T urfino , alla quale entrambi feAcvolmen-
te lì appoggiano •
— Riformato da Lodovico Domenichi . In Venezia
per Comi n da Trino ijy 3. e 1 $6$. in 40
E in Venezia per Michel Bonetto xyj 6. in 40
Quelle fono le migliori edizioni de’ libri nl.del poema del Conte Bojardo,
a rifate i quali miTe mano Francefco Beni ; ina il Tuo rifacimento ,
più volte Aampato, in Venezia da' Giunti nel 1441. e If4f. in quarto , e
111 Milano da Andrea Calvo nel 1*4». pure in quarto , per le Tue Tcanda-
lofe e butfoncfche interpolazioni fi rendette meritevole della cenfura di
chi preliede alla Chieda universale con Suprema autorità nelle code della
religione , e della morale Crifliana • Quindi è , che quelli , i quali in
onta del capo vi libile della Chieda , in cui vivono, con fraudi e per vile
intercide non li tecano a Scrupolo di dar paflura agl' ingegni profani ’,
moltiplicando con le riAampe I componimenti dannati , giuAamcnte li
rendono deteAabili alle onefte petfonc , tanto più poi. Te con molta
irriverenza non arroltifcono Tarli autori di Somiglianti edizioni uomini
tali , che ancora in riguardo al loro carattere , Tono in precido obbligo
di doverfene vergognare. Il Mambriano , altro Poema romanzo di
Francesco Cieco da Ferrara , coetaneo del Bojardo , benché Senza Alle
avuto in qualche conto dall 'Arìojto , e dal Ta(Jo , non è da paragonarli
con quello del Conte Bojardo , al quale Cintio Giraldi diede il titolò
d'inventore molto vago e gentile in tal materia , e di primo , che mette ffe
il piede nella buona firada ; chiamandolo ancora fimite a Lucrezio in
nofira lingua , quanto al feguir la natura , quantunque un poco piè rozzo,
che la bellezza del componimento non richiedeva j in che però bifogna
confidcrare , che l'opera è pofluma . Qtu C potrebbe parlare del Mor*
Sante di Luigi Pulci , alquanto più vecchio del Bojardo , e all' uTanza
egli antichi Rapfodi , già letto aHa menda di Lorenzo de' Medici , Alle
poi Seguito AM' Ario/lo in Ferrara prcfl'o i Principi EAcnC : il qua! Poe-
ma del Pulci Tu patto del Poliziano , al dire di Merlino Cocajo Torto no-
me di Limerno Pitocco ( che è Teofilo Folengo ) ne\V Orlandino , e di Or-
tenfio Laudi nella Sferza degli Scrittori : e vi ebbe mano anche Mar/dio
Ficino , Secondo il Taffo ; ma non ferve Io Aenderci a ragionare di effo
Morgante , per cflèr pieno di colè vili, e plebee, ed empie altresì;
onde anche Senza le condanne della Chieda , non li vede , che meriti il
luogo , affegnatogli dal Salviatì , il quale con Soverchia paffione , e per
Solo genio di conttadire alla verità manifcAa con Io Aar nafceAò Torto
il nome A' Infarinato , non dubitò di preporlo ai due Talli , dappoiché
alni
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Italiana 393
iltrì erano partati a metterlo innanzi al Furiofo , per detto del Varchi „
nell* £ nolano . L’edizione più fopportabile del Morente , anche fopra * 9
quella di Lodovico Domcnichi , fatta in Venezia da Girolamo Scotto p*g,2 8. a*,
nel if4f • e fopra l'altra di Comin da Trino del if fo.amendue in quarto,
fi è quella di Firenze predo Bartolommeo SermartcUi del 1 J74. In quar-
to . Il Laudi , fiotto li titolo di gran ciurma di Parabolani e perdi gi or - Sfitta dfjli Scrittori
nate , comprende i poeti romanzi , venuti dopo il Bojardo, e \ Ariofto ; M 2o* *•
intorno ai quali rimetteremo i lettori alla I fioria , c ai Coment arj del
Crefcimbeni •
L’Orlando Furiofo di Lodovico Ariofto con la giunta
de’ cinque Canti . In Venezia prejfo i figliuoli d’al-
do 1 J4J’. in 40
Antonio Manuzio dedica quella imprcllìonc al Capitano Giambatifta Olivo
dal Goito , luogo nel territorio Mantovano, al quale Olivo, Paolo l,t. nr. tptfi.it,
Manuzio fratello di Antonio , fcrifl'e due lettere , una latina e l'altra * .
volgare . Antonio dice di avere avuti da Firrinio figliuolo di Lodovico '
Ariofto quelli Canti v. la (lampa de’ quali col rimanente è in bel carat- ‘ *’
rete corfivo ; ma per inavvertenza vi fi tralafciò di numerare le Aanzc,
da poterti citare nelle occorccnze , fallo per altro comune quali in tutti
i Poemi allora Rampati , - fuorché in quello A' Amore , e della bellenta
dittina , di Girolamo Benivieni , pubblicato in Firenze da Antonio Tu-
bini nel 1500- in foglio appiè delle altre fuc rime , da lui medefimo co-
ntentate : nel qual Poema alle fanne , e anche alle carte , fi polito i
numeri , non arabici , ma Romani . Un fimi! difetto di non effere i nu-
meri , ove doveano andarvi , fi vede nella Pinacoteca i. deli' Eritreo , in
cui mancano a ciafcuno elogio ; benché nelle due feguenti Pinacoteche
fi trovino ; onde con l'ollervar quelle due , fi poteva emendarne il tra*
lafciamento nella prima di clic . Così pure nell’ edizione i. de’ Ragio-
namenti di Lorenx.o Capelloni , fatta in Genova da M. Antonio Bellone
nel t<7 6. in quarto , li tralafciò di apporvi i numeri per comodo di chi
avelie mai voluto prenderli il gufto di puntualmente citargli •
Le due prime edizioni dell’ Orlando dell ’Ariofio fi fecero in Ferrara da Lo-
dovico Marcio negli anni 1 ; 1 1 ■ e ij itf. in quarto , e la terna parimente
in Ferrara da Giambati/ìa della Pigna Milanefe nel Ifir. in quarto col
diploma di Leon X. in principio per la privativa della Rampa , altrove
da me rammentato, e ferino ai XX vii, di Marzo del iftd. dal Car-
dinale Jacopo Sadoleto , allora Segretario de' Brevi - Ma qui contra la
malignità di qualche eretico bifogna avvertire , ebe queRo diploma non
fu dato fopra tutti i Canti il vi. quali ora fi trovano, c come poi l'Ario-
fto gli accrebbe fino a tal numero dopo oncnuto il diploma , eficndo le
tre fuddene edizioni di foli Canti xl. perocché gli altri fei Canti ,
compoRi dappoi cou poco fcrupolo , furono da lui , come tanti epifo-
dj , dcRramcnte qua e là collocati per entro i mede lìmi Canti XL.
Lenza variare nè accrefccre lo Rato del primo e dell* ultimo Canto {
onde il corpo del Poema in tal guifa Iparfamente accrefciuto , venne ad
clfere in tutto di Canti xlvi. Altri diplomi, limili a queRo, furono
conceduti iW’Ariofìo dal Re di Francia , da’ Feneniani , da' Fiorentini ,
da’ Genove fi , t da altre Potenze . Dunque appccflo alle tre accennate
Da d edi-
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Bl 8LIOT.C L.IIt.
**?• Jc. editìon di
f entità prtfl. il
liti is6o. io 8.
Jfyultjttr in Àpologìà
f* $. $5. «tir. I. /•.
Tritìi*
lettere alT Aretino
•o • ». M* 3°7*
lettere del Franto
jol.xu 3. ri/*. I.
Cnp, xiv.foì, 46- ».
r/r« del ffifitìi
t*i' «*•
394 Del l a Elo qj; enz a
edizioni Ferrarefi f« ne venne la quarta , pur di Ferrara predo Frante-
feo Roffo da Valenza del tf Ji. in quarta , che Ai Ja prima intera e com-
piuta di Canti x Ivi. coi ritratto dell'autore nel fine, il quale rredefi ina-
mente fi vede molto ben fatto , pure in legno , dopo il Poema dell'edi-
zione Hi. del Dolce del 1744. predo il Giolito , la quale, computandoli
tutte le altre antecedenti , viene ad edere la X I. Gii molti anni io vidi
V A rio fio, dipinto da Tiziana , predo i Signori Vi anali in Venezia a tao
Canciano • Dopo le quattro gii dette edizioni , fatte lotto gli ocelli
Aedi deU'autotc , ne ufeirono molte altre , principalmente in Venezia ,
cominciandoli il primo degli ultimi cinque Canti fopra la favola delle
Pale , dalla danza , che è la feconda nell’ edizione d'Aldo , il quale Ai il
primo a mettergli in luce : e quella edizione Aldina eflendo mancante
di più danze in cjue’ cinque Canti , per altro con poco danno del pubbli-
co , fu poi fupplica nelle feguenti . Qui c da notarli , che Marcantonio
Mttreto nel litro X viti, delle Varie lezioni a capi vili, ragionando
del fommo Audio , podo da fovrani ingegni in ripulire i propri compo-
nimenti nella {frattura e collocazione delle parole , narra , per bocca
( a mio credere ) d ' Ippolito II. Cardinal di Ferrara , fuo Mecenate , che
V Ar lofio in fare e disfare i due primi verfi del fuo Poema , pofe gran-
didima applicazione : nudivi a maximi 1 virit , quiqne faciliime id nojfe
poter ani tLudovicum Areofium, noiiliffimunt nobili f ma domai praconem,
in Dt/oius primi > grandiorit itliui poematii fui versisui ,plufquam
credi polefl , laborafe , ncque fibi prìut animum euplere potuijfe , quam
quum Mot in omnem partem diu multumque verfafet . Idem accidit O"
nobili foto Etrufcorum poetarum , Francifco Patrarcba , cujmt ex auto-
grapbo , quod babuit tur prafiantifmnt Pelrut Bembut , facile te mi tur ,
rum intimando SECONDO item poema! um fuorum v ersu , [ape fudaf-
fe . li Dolce nel Dialogo de* Colori dimò degno di particolare attenzione
il limbolo di due Jerpt, a una delle quali è tagliata la lingua , e all’altra
Aa per tagliarli , che l 'Ariofla pofe contra l’invidia nella edizione il- del
fuo Poema . Ma nella edizione ili. mutò (imbolo, alzandone in fine
del libro un altro alTai chiaro in mezzo alla pagina contra l’ingratitudi-
ne t cd è un alveatio di pecchie , fuggitive dal fuoco , accedivi forto per
ucciderle , e trarne il mele, fabbricatovi dalle medefime , e con un ma-
glio artorcigliato a una [cure da una vipera , limbolo dtll'ingratitudine ,
raddoppiato in ciafcuno de' quattro lati dell’ ultima pagina , e in prin-
cipio del libro , col motto , (partito nelle cantonate , prò bone malum ,
che c moneta corrente . Ne’ primi anni dell' Arioso non fi faeea molto
Audio nelle minuzie gramaticali della lingua volgare , e (fendo dati il
Fortumi , il Bembo , e i due Gabrielli , Trifone e 'Jacopo , i primi a ba-
darvi , come dicemmo nella Claflè I. Però trovandoli a que’ tempi m
F errata Annibai Bicbi Sancii , di profeflione foldato , già conolciuto
dal Muzio , come dice nelle Battaglie , quedo Bicbi , amico dell'Areti-
no , c del Franco , diede una rivide al Furiofo , per quanto potea fare
un foldato fenza lettere col folo ajuto della natura , mentre gli altri
Incantiti dalla novità e moltitudine degli avvenimenti , lènza guardar
più che tanto agli ultimi apici della favella , davano inrefi ad ammirare
il fotte dell’ efpreliiva c della facondia . Indi vi mife mano il RufcrUi ,
Ma venne poi Vdeno Nifieli , il quale mal foddisfatto di Boftiano iP
Koffi , arbitro della Ctulca , ficconac allievo del Salariati , « di poco
fon-
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Ita liaka
Ì9S
fondo, al dìe del Cienacci , per far difperio alle reliquie della fetta aar or-
fana del Tajfo, da elio Nijieli con gran lodi innalzato , fchicró minuta-
mente ne' Tuoi Progìnnafmi innumerabili cofe del Fnriofo in materia di
favella , editandone però ancora le fue bellezze , e le fomme dot! , le
qual! coprono tanti nei , talché ora palliano in quel Poema pct felli , af-
francati dalla gran fama e autorità del Poeta • £ cori avvenne in altri
più antichi , perchè Le lingue dipendono dall' ufo , e dall'arbitrio degli
feritrori autorevoli e granili • Si oflervino in particolare fopta Ariofto {
Ptoginnafmi in. 14J. e irfj- del Volnme III. e i Proginnafmi j 1. e
del Volume v. E per le invenzioni, da lui con gran fenno accattate dagli
altri, vcggali il Proginnafmo ire. dell’addotto Volume ili. Vero è, che
1 'Ariofto, fecondo gli feritrori della fua Vita , nell’ anno ifi}. che fu
il xxxix. dell' età fua , per efler lui atto nel 1474- fu condotto a Fi-
renze da Niccoli Vefpncc ! a veder le felle, follie farli nel giorno del Be-
li jì* ; ma ctTcndòvi andato per tutt' altro , che per apparate dal volgo la
lingua comune de' letterati d’Italia : e non ellcndovl dimorato prodi
fei meli , pochi (lì reo ne potette apparare , avendone già apparato da'
libri e dal commercio con gl’ intendenti , quanto potei ballargli per
ifpitgarli in ifcritto con propria e fina eloquenza , elìcndo egli final-
mente Italiano , e non Teìlefco . Il medelimo dee dirli del Bombo , che
'andatovi nell'anno 1478. in età di foli anni vili, con Btrnardo fuo pa-
dre , Ipcdiro con Giovanni Emo Ambafciadore ai Fiorentini , giuda la
tedimonianza di Scipione Ammirato ncll'lltoria di Firenze , vi dette due
Coli anni-, onde ancor egli pochilllmo ne potette apparare perafeienza
in età cosi tenera , e in tempo sì breve . Il perche bìlbgna per torti i
verli , che ci rimettiamo al folo dudio , e alte vigilie d’entrambi , ef-
fendo veriltimo quanto il Mux-io , riferito dal Varchi , dille in quedo Emione (tp
propolito , che
Il Ciel , l’arte , lo J ìndio ,e’l fante Amor*
Dan vita t /pino ai nomi ti alle carte .
BiiuoT.Ci.m.
Litro xzrv. tomo r(.
Parte il. p. ij. 1 14.
' V •
L’Orlando Furiofo di Lodovico Ariofto con cfpo-
fizioni del Dolce e argomenti in profa . Iu Vinegia
preflo il Giolito 1 149. in 40
Ivi x 5 14. in 8° tn carattere garamoncino .
Ivi 1 jj j. in 40
* Con le annotazioni , gli avvertimenti, e le dichia-
razioni di Girolamo Rufcelli, e con altre cofe in prin-
cipio c nel fine , fenza i Canti v. In (Venezia per Vin-
cenzio Volgrift 1 s 56. iu 40
Qui I* danze dei Canti non fon numerate , come poi furono in altre edi-
zioni del Valgrift ; ma et è La fomma di eflt in fine di ciafchcdun Can-
to , e poi di tutte inficme appiè dell'ultimo •
■ ' Con la dichiarazione delle ftorie e favole , toc-
cate nel Poema , compofta da Niccolò Eugenico . In *
Viuegia prejfo il Volgrift ìff 8. in 40
D d d 1 Qui
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<
Bi bliot.Cl.III.
396 Della Eloquenza
Qui fi tralasciano altre legìttime edizioni del Valgrifi , tra le qual! non
entra una con quello mede fimo frontifpizio, e con la data del itfoS. per
cfler falfa , come ulclta da Niccolò Moretti , ttampatore d’infima nota •
— Con gli argomenti di Gio. Andrea dell’Anguilla-
ra , e con l’allegoria di Giufcppe Orologi . Iti Vetie-
zia per Gio. Varifco 1^63. e 1568. in 40
— — Con la Vita dell’ Ariofto , fcritta da Simon For-
nari, con le allegorie di Clemente Valvaflòri , con gli
argomenti di Giammario Vendizotti , con note di Lo-
dovico Dolce , con Pareri in ditello , con dichiarazio-
ni diTommafo Porcacchi, c con altre diGianjacopo
Paruta . In Venezia per Gio. Andrea Valvajfori 1 $66.
in 40
Con argomenti , e nuove allegorie del Porcacchi .
In Venezia per Domenico e Giambatifla Guerra
in 40
* Con nuovi argomenti del Dolce . Iti Venezia pref-
fo i Guerra 15^8. in 8°
Quella edizione dì bel carattere tondo nel tetto, d! cori! vo negli argo-
menti , con le ttanze numerate , con la vita , fcritta dal Fornati , e con
una tavola de’ nomi proprj , c dedicata da Domenico Guerra ad Ercole
Podocataro Cipriotto •
Riveduto fopra le correzioni del Rufcelli . In Lio-
ne prejfo il Rovillio 1 369. in 1 1°
— — Con gli argomenti del Dolce e con le allegorie
del Porcacchi [che dedica l’edizione a Piero Marti-
re Sandrini ] Iti Vinegia prejfo i Guerra 1570. in 8°
* Con le figure in rame di Girolamo Porro Pado-
vano [ diverfe da quelle in legno ] In Venezia per
Francefco Franceschi Sanefe 1584. iti 4°
In molti cfemplari della prefcntc imoreffione il rame del Canto xxxnr.
con 1 e pitture delle cofc avvenire, fattevi fare dal mago Merlino , e fpie-
gate a Bradamante , per isbaglio del tiratore fi trova replicato nel Can-
to xxxiv. In quetta edizione oltre alla Vita , fcritta dal Pigna , c da >
Girolamo Garofalo , e alle tavole de’ nomi proprj, e degli epiteti, ci fono
le note del Rufcelli , e le altre fatiche del Pigna , deli’ Eugenico , di Al-
berto Lavexj.ola , e l’allegoria di Giufeppe Bononome .
— E [ con le fuddette fatiche ] In Venezia per li
Valgrifì 1 c8o. in 40
L'Italia
Italiana 397
L'Italia liberata da’ Goti , di Giangiorgio Trillino [ li-
bri xxxvii. ] In Roma per Valerio e Luigi Dorici a
petizione di Antonio Macro Vicentino 1547. •» 8°
Apple del libro fi legge , in Venezia per Tolomeo Gianlcolo da Brefci *
1*48. L’Autore nella dedicatoria a Carlo V. dice di avere oflcrvate le
regole d' Arinotele , e prefo nel fuo Poema Omero per duce , componen-
dolo in più di x x. anni continui ; c di cflcrcrtato Nuncio Apoftolico di
Leon X. all’Imperador Maffimigllano Tavolo di elio Carlo. Qui in fine,
c in altri fuoi libri, fi vede la pelle , o vello d'or» del montone di Friflo,
da lui fofpefo a un elee in Coleo , e cuftodito dal Drago , col motto Gre-
co, pofto anche in principio : TO EHTOTMENOT AAOTON , il quale
effendo prefo dalia Tragedia dell’ Edipo Tiranno di Sofocle al v. i io. in
fuftanza efprime il proverbio volgare , chi cerca trova , e chi non cerca
non trova , volendo il Trijjino con quella fua imprefa , alzata all’ ufo di
que’ftcmpi, alludere alle fue letterarie fatiche, e da se ancora Intitolan-
doli^, dal vello cT oro . Ma non per quello egli intefe di farli Cavaliere
dell'Ordine del Tofone , fempre cosi chiamato nelle lingue volgari . Que-
llo prlncipalilfimo ordine cqucflre fu per difefa della fama Fede irtituito
nell’anno 1450. in Bruges città di Fiandra da Filippo il Buono , Duca III*
della Borgogna nuova , come la chiama Volfango Lazio , o fia Franca
Contea, donde ebbe nome il Circolo Burgundico , eretto dall’Iruperadore
Malfimigliano I. il qual Circolo , benché pollo fuor di Germania, abbrac-
ciava le provincte di Fiandra. L’ordine del Tofone fu confermato dal
fomnii Pontefici Eugenio IV. e Leon X. c Gianjacopo Chifjiezk > ha data
la ferie de’ Cavalieri e de’ loro fupremi capi dalla prima fua irtituzionc,
in cui fu prefiflo il numero di x xiv. fino a Filippo IV. Re di Spagna ,
crede de’ Duchi di Borgogna : c ne ha fcritto ancora un tomo in foglio
Ciambatìfla Maurizio ,Araldo del Re Cattolico, e altri pure hanno pub-
blicati gli Stalliti dell’ ordine , e gli elogj de’ Cavalieri , ma fenza fare
alcun motto del Trijjino , che non era da trafeurarfi , quando veramente
vi forte flato : e ciò tanto meno , che in'quefto affare ci entrano anche
gli Araldi , o Re d’armi , per allignare a ciafcun Cavaliere lo feudo , e
rinfegne , tutte le quali fi leggono efprcrtè dal Chiffiezio . Il Trijjino
nella edizione del luo Poema inferì fconfigliatamcnte qualche cola, me-
ritevole di grave cenfura; ma poi da buon Criftiano, ravveduto del fal-
lo , ne fece l’ammenda , riftanipaudo le carte , e da se mutando i verfi
già feruti . Per la qual cofa reca gran maraviglia , che offendendoli la
memoria e riputazione del Trijjino nel riftamparfi le fue opere ( non
però con l'ortografia da lui fleflò inventata ) fiali voluto in onta fua ,
e non lenza contumelia della Chiefa Romana , fargli 1’ oltraggio di
preferire alla giuda fua correzione le cofc , volontariamente da lui me-
defimo ritrattate, contra le quali da onorato gentiluomo e da buon
Criftiano altamente fi fdegnerebbe , fe forte in vita .
L'Èrcole di Giambatifta Giraldi Cintio . In Modano prej -
fo il Gadaldino 1557. in 4°
II
DiaLioT.CL.UI.
Commentarti in gì -
nealogiamAujlriaeam
lib.U pag, 146. 147.
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Bibliot.Cl.III.
jpg Della E lo qjj e hz a
Il Collante di Francefco Bolognctti . In Bologna per
Gio. Roflì i s66. in 40
Marcantonio Ttitonio da Udine fopra quello Poema fece un Difcorfo
Rampato in Bologna per Aleflandro Bcnacci nel 1570* in quarto, e Vin-
ccnzjo Bertoldo pubblicò la Dichiarazione di tutte le voci proprie , pi-
tinicntc in Bologna preffo il Bcnacci 1570. in quarto .
L’Amadigi di Bernardo Tallo . In Vinegia per Gabriel
Giolito 1 560. in 40 col fuo ritratto in principio ,
- Il Fiondante. In Mantova per Francefco Ofanna
1 j88./« ii°
Il figliuolo Torquato foci (lampare quello poema , e ne parla piò volte
nelle Lettere al fuo Coflantìni da Ferrara dell' edizione di Praga . I
primi vili, di quelli Canti, che fono in tutto XIX. lì trovano quali
interamente nell' Amadigi , egli altri xi. fono parto di Bernardo
vecchio , al dir di lui (ledo In principio del Canto 1 X* Le prime edizio-
ni furono fatte l'anno avanti in Bologna dal Bottacci in ottavo e in quarto .
11 Giron Cortefe di Luigi Alamanni. In Venezia per
Comin da Trino 1 J4p. in 40
L’Avarchide . In Firenze per Filippo Giunti i J70.
in 40
La Gerusalemme liberata di Torquato Tallo . In Ferra-
ra per Vittorio Baldini Ij8x. (#4°
Quella imprelTIone , coliazionata con l’originale del Tallo , fu li prima ,
che fi fece accuratamente » e la terna , e la migliore delle tre , (atte nel
folo Ipazio di fei meli di quell' anno ij8i. la prima ili Cafalmaggiore
Set Antonio Canacci , e la feconda in Parma per Erafmo Viotto , amen-
ue iti quarto .
E [ col titolo di ] Goffredo , con gli argomenti di
Orazio Ariofto , un difcorfo di Filippo Pigafetta , con
varie lezioni , co’ cinque canti di Camillo Camilli ed
altro, per opera di Celio Malafpina. In Venezia per
Francefco Francefcbi Sanefe 1 j 8 j. in 40
La Gerufalcmme Liberata di Torquato Taffò con le
figure in rame di Bernardo Caftel lo , con le Anno-
tazioni di Scipio Gentili, e di Giulio Guaftavini, e
con gli argomenti di Orazio Ariofto . In Genova per
Girolamo Battoli 1 y$o. in 40
E in
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Ita liana 399
—— E in Genova perGiufeppe Pavoni 1617. infoglio. 5r,U0TtCL.Uj"
Qui le figure fono divcrfc. dalle altre , e ci fono tutte le cofc dcJl’cdiziou®
antecedente •
— - - Con gli argomenti di Gianvincenzio Imperiali,
figurata da Bernardo Caftello . In Genova prejfo il Pa-
voni 1604. in ia°
Le figure di quella edizione j alquanto fcorretta > fono diverfc dalle altre .
■ ■■.— [Col titolo di] Goffredo, ovvero Gerufalemme li-
berata , con gli argomentici Orazio Ariofto , e con le
figure in rame [ di Antonio Tempefta ] In Roma per
Gio. Angelo Ruffinelli 1607. in xxiv. edizione il. dopo
un altra , fatta pure in quejV anno dal Rufinelli .
— — . Con gli argomenti di Orazio Ariofto , con le An-
notazioni d’incerto , con un difcorfo di Filippo Piga-
fetta, e con cinque canti di Camillo Camilli . In Ve-
nezia prejfo i Franceschi 1604. in 40
Coniavita del Taflo, con gii argomenti di Bar-
tolomeo Barbato , con le Annotazioni di Scipio Gen-
tile , e di Giulio Guaftavini , e con le Notizie iftori-
che di Lorenzo Pignoria . In Padova prejfo Pierpaolo .
Tozzi 1528. in 40
■ ■■■■« E [ fenzanote]. In Parigi nella Jlamperia Reale
1^44. in foglio.
In cjuefta impresone con le figure del Tempefta , che c la più eccellente
di tutte a G trafeurò dì numerare le flanze .
La Gerufalemme conquiftata di Torquato Taflo libri
xxiv. I» Roma per Guglielmo Facciotto 1593. in 40
* E in Parigi per Abel d'Angelieri 1615. in 120
Quella bella e molto accurata impresone è di carattere corfivo . -
Dichiarazioni e avvertimenti poetici , iftorici , politici ,
cavallerefchi e morali di Francefco Biraco nella G-e-
rufalemme conquiftata di Torquato Taflo . In Mila-
no per Benedetto Somafco 1616. in 40
Marcantonio Foppa nelle opere poftuiue del Tajfo diede in luce i libri il.
dei Giudicò) del medefim© a favore di quello rifacimento del fuo Poe-
ma a
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1Siiiiiot.Cl.III.
400 * Della Eloquenza
ni» , di cui però il Mondo non rimile talmente appagato di rifolverd
* preterirlo a quell' altro . Il Rinaldo , altro Poema del Taffo , da lui
feqretamente comporto nello fpa-zio di dieci mefi nell' età fua d'anni
xvill. mentre di volere del Padre , come atte (la nella prefazione , fe
ne (lava in Padova per attendere agli ftudj legali , fu ftampato la prima
volta in Venezia per Francefco [ Francefcbi ] Saneft nel tf«i. in quarte
con la dedicatoria al Cardinal Luigi da Elie . Tre anni dopo quefta
edizione del Rinaldo, Cintio Giraldi nel capitolo in fine de' Tuoi Ecatom-
miti , loda Torquato , e Bernardo fuo Padre con quefti verG
Bernardo Taffo io dico , che amo , e colo ,
Il qual ti viene incontro allegramente ,
Compagno avendo il fuo gentil Figliuolo .
Jfuejti per torfi dalla vdgar gente , _
Segue di quanti fon buoni , i veftigi
Con pronto pafo , e con vivace mente 5
E ammirando del Padre CAmadigi ,
Cerca di fargli ir preffo il fuo Ri N A ldo ,
Sicché non tema i laghi Averni e fligj .
C A P O . v
Epici latini volgarizzati .
L> Eneide di Virgilio , tradotta [ in verfo fciolto ] da
Annibai Caro . 1» Venezia per Bernardo Giunti
1 y8i. i»4°
Quella verdone del Caro è particolarmente (limata , per aver celi con la
fua perizia nell' antichità mirabilmente efprefli in volgare i (entimemi
latini di Virgilio , fopra che può vederfene un faggio predo il Ptgnona
nelle Origini di Padova a capi xil.
L’Eneide inTofcano [ in ottava rima ] del Cava-
lier [ Aldobrando ] Cerretani [ Sancfe ] In Firenze
per Lorenzo Torrentino iq6o. in 4°
I primi quattro libri dell’ Eneide, tradotti da Gi-
rolamo Zoppio con alcune annotazioni in fine di cia-
fchedun libro. In Bologna per Aleffmdro Benaici 16 j8.
« L’Eneide , ridotta in ottava rima da Ercole Udine
Mantovano . In Venezia per Bernardo Giunti , e Gtam-
batijla Ciotti 1507. in 40 edizione 11I. con note .
L’Enei-
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Italiana 461
■ ■■-- L’Eneide di Virgilio , tradotta in verfo fciolto da
Teodoro Angelucci . In Napoli per Ettore Cicconio
1649. in i2°
L’ Angelucci , ornato , al dire di Giovanni lìonì/acio , della cittadinami
di Trivigi y fcrifle alla fcolaflica in materie AriRotelichc contra Fran-
cesco Patri*.] y che gli ripofe con una / tpologia latina , Rampata in Fer-
rara da Domenico Mamarellì nel 1*84. in quarto y c diretta a Ce far e
Cremonino , Fllofofo AriRotclico della fchiera di Pietro Pomponarcio ,
e di Andrea Cefalpino . Andrea Torello contra quello fecondo mife in
luce il libro intitolato , Alpes cafe , hoc eli Andrea Cafalpini monflrofa
dogma fa di f cu fa UT excuffa . Ci fono ancora de\Y Angelucci due lezioni
intorno alla famofa Canzone fopra Dio , comporta da Celio Magno , iè-
gretario del Coniglio di Dieci di Venezia .
■■■ I Tei primi libri dell’ Eneide di Virgilio tradotti
[ 1. da Aleflàndro Sanfedoni . il. da Ippolito Cardinal
de Medici . ni. da Bernardino Borghefi. tv. da Barto-
lomeo Carli . v. da Aldobrando Cerretani . vi. da
Alefl'andro Piccolomini] a più illuftri e onorate
donne [ Sanefi , e tra le altre ad Amelia Tolomei Bor -
gheft , alla quale Vincenzio Signore di Peri ., che fu
Decano dell’ infigne Collegiata di Udine , dedicando
tutto il volume, promette un fuo volgarizzamento
del Ratto di Profcrpina di Claudiano ] In Venezia per
Cornili da Trino 1540. in 8°
Il fettimo dell’ Eneide, tradotto in verfi fciolti da
Giufeppe Betuffi . In Venezia per Corniti da Trino
1 54 6. in 8°
Le Opere di Virgilio , da diverfì autori tradotte
in verfi fciolti [ la Bucolica da Andrea Lori , e la
Georgica da Bernardino Daniello ] e raccolte da Lo-
dovico Domenichi . In Firenze prejfo i Giunti 1536.
in 8°
— - E in Venezia per Onofrio Farri 1339. tn 8°
Ci è pure l’Eneidc , tradotta in verfi fciolti da Lelio Guidiccioni Luc-
chcfe > Canonico della noRra Bafilica di fanta Maria maggiore di
Roma y quivi Rampata nel 1641. in ottavo .
— La Bucolica di Virgilio, tradotta da Vincenzio
Menni. In Perugia per Girolamo Biancbino 1 544. in 120
— — La Georgica, tradotta in verfi fciolti da Antonina-
E e e rio
BiBtioT.ci.ur.
l/toria Trivigì tna
BiiliotpCi.IU-
/
403 Della E l o qj; e n z a
rio Negrifoli . In Venezia per Niccolò Bafcoini ryyi.
in 8°
La Tcbaide di Stazio, tradotta in ottava rima da Erafmo
Signore di V alvafone . In Venezia per Francefco Fran-
cejcbi i sto. iti 40
Me’ Contentar) del Crefcimbeni della edizione di Venezia tomo 1 v. pag.
jod. fi mette in dubbio, fe Erafmo de’ Signori di V alvafone folle Conte .
Anche quello ci tocca leggere fra tante bellezze , aggiunte alla Storia
della volga: Poefia . In Friuli due cafe Valvafon'e hanno titolo di
Conti , amendue aggregate a quel Parlamento ; ma di origine diverte ,
offendo l’una de’ Signori del Caftello di Valvafone , e l’altra derivata
da qoelli di Maniaco . De’ primi fu Erafmo , ai cui maggiori l’Impe-
rador Carlo IV. diede il titolo di Conti in Norimberga ai x v. di Gen-
najo dell’anno 1 )<5a. in un diploma, diretto ai due fratelli Vlrico e Schi.
nella , Signori del famofo Caftello di Cucagna , in latino Cutanea , la
qual famiglia fi divilé in quattro rami , Falvafoni , Zuccbi , Frefcki ,
e Partiftagni . Segue ivi nelle note ai Comentarj fenza cautela a pOrfi
' in dubbio , fc convenga il titolo di Conte a rutti i Feudatari del Fimi! ,
perché forfè non bada ai nobili Feudatari di quel generai Parlamento
averlo per re/lriptum Principi i . Altrove oftervammo, che Spilimbergo
è qualificato per villaggio o/curo j onde ora l'antica « nobil Terra mu-
rata di Spilimbergo non folo è divenuta villaggio , ma villaggio ofeu-
to . Cosi non parlò Franco Sacchetti già quattro fecoli nelle fue No-
velle $ non cosi Bernardino Partenio , che fi pregiò di nominare Spi-
limbergo nelle fue opere , non già, come villaggio «/cure, ma come fua
chiara patria s in conformità di che V Atanagi nella Vita d'Irenc di Spi-
limbergo gli diede il nome di antico e nobile caftello , o piuttoflo di pic-
cola cittd : e nell’ epitafio di Cintio Cenedefe , amico del Sabellico , fi
legge Vrbt Spiliberga ; talché per chiamare quell’ illuftre luogo divei-
famente , bi fogna eflèrc Indiano , e non freneranno . Avvertali un al-
'tro errore geografico nelle note a’ Comentarj tomo v. pag. 170. ove
Cadore aliai leggiadramente vien detto luogo principale del paefe Cado-
, fino . Quello paefe , che è nella patte occidentale dei Carni, fi chiama
Cadore , e in latino de’ tempi balli Contenta Cadubrii , donde viene
l’addiettivo Cadorino . Il luogo principale poi non fi dice Cadorino , nè
Cadore , che è jl nome proprio di tutto il paefe j ma fi chiama Pieve di
Calore , in latino Plebi Cadubrii .
La Tcbaide di Stazio , tradotta in verfo fciolto da Già- .
cinto Nini . In Roma 16 30. in 8° fenza Jlampatore .
• E da Selvaggio Porpora . In Roma per Giammaria
Salvioni 1630. in foglio .
Quello magnifico vojgarìzzamcnto del Signor Cardinale Cornelio Benii-
vogho , c con pari magnificenza Rampalo in carattere tutto corfivo .
Le
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Italiana
Le Trasformazioni [ d’Ovidio, in ottava rima ] di Lo- «r:., ^ n
dovico Dolce . In Vinegia prejfo il Giolito i$6i. in 4° ' llK l
edizione vi. ampliata .
E tradotte in ottava rima da Fabio Marretti , col
tefto latino apprettò . In Venezia per Bologniuo Z al-
tieri is 70. in 40
— E da Giovanni Andrea dell’Anguillara con le An-
notazioni di Giufeppe Orologi , e gli argomenti , e
le poftille di Francefco Turchi . In Venezia per Ber-
nardo Giunti 1584. in 40
Molto prima Niccolò Ago/lini , continuatore del Bojardo , àvea tradotte le
Metamorfoji in ottava rima , non però , come il Dolce , il Marretti , o
P Anguillara . Ne parla il Rufctlli nel terzo de’ fuoi Difcorfi contra il
Dolce pag. zj j.
Lucano delle Guerre civili , tradotto in verfo fciolto da
Giulio Morigi . In Ravenna per Francefco Tebaldini
1*87. in 40
— — E da Paolo Abriani . In Venezia per Giambatifla
Catoni 166 8. in 8° .
11 Moreto di Virgilio, tradotto in verfi volgari fciolti
per Alberto Lollio . In Vinegia prejfo il Giolito 1 *48.
in 8°
Il Ratto di Proferpina di Claudiano, in ottava rima
ridotto da Giandomenico Bevilacqua , con gli argo-
menti c le allegorie di Antonio Cingule . In Palermo
per Gianfrancefco Correrà 1 j 8^. i»4°.
11 Rapimento di Proferpina di Claudiano , tradotto in
volgar Tofcano Sancfe da M. Antonio Cinuzzi . In
Venezia prejfo i Francefcbi 1608. in 120
Traduzione e confiderazioni della Fenice di Claudiano
per Ignazio Bracci . In Macerata prejfo Pier Salvioni
1621. in 8°
C A P O . V I
Epici Greci volgarizzati .
L’Iliade d’Omero, tradotta in lingua Italiana da
Paolo Badefia [ libri v. in verfo fciolto ] In Pado-
va per Graziofo Per catino 1 564. in 40
• Eee 2, In
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Bibliot.Cl.I1I.
404 Della Elo qjj e n z a
■■ In ottava rima da Bernardino Leo . In Roma per
Bartolomeo Tofo 1563. in 120 Dell’ Iliade del Franco
vedi pag. 369*
» L’Ulifl'ea>tradotta in volgar Fiorentino da Girola-
mo Baccelli. In Firenze prejfo il Sermartelli 1 $ 82. in 8°
» Ulifiè , tratto dall’ Ulillèa d’Omero , e ridotto in
ottava rima per Lodovico Dolce [infieme con la Bat-
taglia de’ topi e delle rane ] In Venezia prejfo il Gio-
lito 3. in 40
Il Salvinì ancora In vcrfo (clolro divulgò in Firenze nel 1715. i fuoi vol-
garizzamenti dell’ Iliade e dell’ Vlifrea .
C A P O . V I I
Poemi diverjt.
LA Coltivazione di Luigi Alamanni e le Api di Gio-
vanni Rucellai [in verfi fcialti] con gli epigrammi
dell’Alamanni e le Annotazioni [di Roberto liti] Co-
pra le Api . In Firenze per Filippo Giunti \$go. in 8°
Il Poemetto del Rucellai non fenza efprcflioni poco fané f* ftampato la
ptima volta in Firenze dai Giunti nel iyjp. in ottavo , tralafciatovi il
nome dello (lampatorc ; c nell’ anno ftefl’o in Venezia per Gio . Antonio
Kiccolini da Sabbio pure in ottavo .
La Caccia [ in ottava rima] di Erafmo di Valvafone
con le Annotazioni di Olimpio Marcucci . Iti Berga-
mo per Corniti Ventura 1593. iti 40 edizione corretta e
ampliata dopo la prima del 1591.
Della Caccia [ libri iv. in ottava rima ] di Tito Giovan-
ni Scandianefe. In Vinegia prejfo il Giolito 1 in 40
La Fifica del Cavaliere Fra Paolo del Rodò [ in terza
rima con le note di Jacopo Corbinelli, che la indirizza
a Piero Forget , come fece della Volgare eloquenza di
Dante] In Parigi per Piero Voirrier 1578. in 8°
Stanze di diverfi illuftri Poeti, raccolte da Lodovico
Dolce. In Vinegia prejfo il Giolito \$$6. iti 120
— Farteli, [raccolta da Antonio Terminio] In Vi-
lleggia prejfo il Giolito 1572. in 120
Scelta di ftanze , raccolte da Agoftino Ferentillo . I»
Vinegia prejfo il Giolito 1572. iti 1 20 tomo 1. \_folamente 3
Poemetti di Gabriello Cbiabrcra . In Firenze per Filippo
Giunti 1598. in 40 CA->
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Italiana 40 5
C A P O . V I I I
Poemi giocofi .
IA Secchia , Poema eroicomico di Androvinci Me-
j lifone [Alelìàndro Tallóni ] con gli argomenti del
Canonico [ di Padova , e poi Vefcovo di Ceneda ]
Albertino Baritoni , e col Canto 1. dell’ Oceano . Ih
Parigi per Tuffano duBray 1622. in 12° ,
Quello Poema , dopo efleifi aggiunta la voce rapita al nome di Secchia ,
c fattevi certe mutazioni a fu poi riftampato con dichiarazioni di Ga-
fpero Salviani in Venctciaper jacopo Sartina itfjo. in duodecimo .
Monfignor Mudo Dandìnì , già Vefcovo dì Sinigaglia , pattato di quella
vita nel lyia. mi narrò di aver faputo in Parigi da Giovanni Capellano,
autore del Poema Francefe della Pulcella d’Orleans , che il Cavalier
Marini , amico del Capellano , preti tal gelofia nella divulgazione di
quello Poema del Tajfoni , che cercò di fcteditarlo ad ogni potere ;
temendo , che ofeurafle la Tua fama in propolito di PoeSa Italiana .
Stanze del Laica [ Antonfrancefco Grazini ] in dilpre-
gio delle sberrettate. In Firenze per Fraucefco Dini
1 S79- ,H 8°
La Guerra de’Moftri . In Firenze per 'Domenico
Manzani 1 j 84. in 40
E con la Gigantea , e la Nanea di diverli . In Fi-
renze per Antonio Guiducci 1611. in 12°
Lo Scherno degli Dei, Poema piacevole di Francelco
Bracciolini. In Roma preffo il Mafcardi 1 626. in 12®
edizione il.
11 Malmantile racquiftato , Poema di Perlone Zipoli
t Lorenzo Lippi } con le note di Puccio Lamoni
Paolo Minucci ] In Firenze alla Condotto i588. in 40
-- ■ ■ E ivi per Michele JVe/ienus 1731. *» 4° edizione
accrejciata di proverò) e maniere Tofcane dal Signor
Dottor Giovanni Bifcioni .
L’Eneide , traveftita da Giambatilla Lalli . In Roma per
Antonio Faccioni 1 633. in 8°
Da quello libro Niccoli Pilla*! prelc occaCone di fcrlvere il fuo Ragio-
namento della Poefia giocofa .
La
Bibiiot.Cl.III>
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406 Della JEtÒQ^BKZA
Bi iliot.Cl.iii. La Franceide , poema giocolo . In Foligno per
Ago/lino Alteri 1619. *" *2°
» La Mofcheide . In Bracciano per Andrea Fei 1640.
in 1 20
. Bacco in Tofcana , Ditirambo di Francefco Redi con le
Annotazioni . In Firenze preffo Piero Mulini 1691,
in 40 edizione ni.
CAPO. IX
Poemi /acri.
LE Terze rime di Dante . In Venezia nelle cafe ? Al-
do ijoa. in 8°
Quella edizione della Commedia dì Dante eoi titolo di Terna rime , come
ottima , fa per Io più feguitata nell’ultima , che giù baffo rammentere-
mo , ufcita a nome dell'Accademia della Crulca •
— — Dante. In Vinegia nelle cafe d'Aldo e dì Andrea
d' Afolafuo fuocero iyiy. r» 8°
Andrea da Afola fuocero d'Aldo dedica a Pretoria Colonna Marchefa di
Pefcara la prelènte edizione con la (èmplice fopra&rìtta , Dante , fenza
l’articolo. Unefemplare del Signor Marebefe Capponiteli del Varchi,
e poi di Baccio Valori , fu ritoccato in più luoghi da buona mano e
con bel carattere , ma diverfo da quello del Varchi, e del Valori.
Monfignore Ottavio Falconieri , Prelato inlìgne nel Pontificato di Alef-
fandro VII. in una lettera a Leopoldo Principe . e dipoi Cardinal di
Tofcana , a favore del Tuffo , cita una edizione del Poema di Dante .
tutta fregiata di polìille della fica penna, vedute , come dice, con ammi-
razione •
- — La Comedia del divino Poeta Dante con la fpo-
fizione di Criftoforo Landino . In Vinegia preffo il
Giolito ifj6. in 40 grande .
Con la nuova efpofizione di Aleflandro Vellutel-
lo . In Vinegia per Francefco Marcolini 1*44. in 40
— — Dante con nuove e utili cfpofizioni [ in fine di
ciafchedun canto , e con la vita , cavata da quella del
Bruno d’Arezzo , dedicato da Guglielmo Rovillio a
Lucantonio Ridolfi ai xxv. Aprile ly ji. ] In Lione
preffo il Rovillio 1 y 7 y . in i6° Altri frontifptzj portano
gli anni lyyi. xyy2. iy7i.
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Italiana 407
— Il Dante con argomenti e dichiarazioni . In Lione
per Giovanni de Tourues 1 147. in 1 5°
Altrove fi è dimofttato , che qui II Dante con l’atticolo dinotando it
litro , e non la perfona , c ben deno , nc lo lUmpatore o librajo Tour-
nee , come Ftancefe , qnì tiene alcun bi fogno di fcufa , noti avendo er-
rato , e per altro fapendofi , che foniiglianti edizioni non fono impecio
da femplici l ìampatori , ma da valentuomini , de’ quali non pochi , fpe-
cialmente Italiani e fiorentini , le ne uovavano a quel tempo in Lione .
— — La Divina Comedia di Dante, di nuovo alla tua
vera lezione ridotta con l’aiuto di molti antichifiì-
mi efemplari, con argomenti, allegorie, poftille_>
[ con un indice de’ vocaboli più importanti , col ri-
tratto di Dante , e con figure in legno ] In yincgia
per Gabriel Giolito lyy y. kt ia°
U Dolce dedica quella impresone , che è di bel carattere corffvo ( ben-
ché non Tenia ertoti ) a Cotiolano Martirano , Vefcovo di San Marco ,
e Segretario del Coniglio dell’ Impcrador Carlo V. in Napoli , dicen-
do di efl'ctfì valuto di un efcmplare, ferino di propria mano del figliuo-
lo di Dame, che fu Pietro, cementatore latino della Commedia del Padre,
e morto ìnTiivigi. Il Dolce atfetma di aver avuto il codice da Giam-
katifta Amalteo , a cui dà il titolo di dottiamo giovane , e il loda pari-
mente nella prefazione alle Tue OJfcrvaxJoni , mettendolo tra ali eccel-
lenti fcr inori in volgare , in Grece , e in latino : e il Ruscelli nella prefa-
zione al Decamerone del Boccaccio , Rampato dal Valgrifi nel I5$z. in
quarto , il chiama vero miracolo della Natura . Ci c a penna un fuo vo-
lume di Lettere volgari , tutte fetitte da Padova ■ Eflendo egli molto (li-
mato da san Carlo Borromeo , fu il primo ad aver la carica di Segretario
della facra Congicgazione de’ Cardinali interpreti del Concilio di
Trento , la auale dal (omino Pontefice (i confenfce a un Prelato • Fu
Cavaliere dell’ordine di Gesù Crifto, e zio di Monfignore Attilio Amal-
teo Arcivelcovo d‘ Atene, eofpicuoper legazioni Apodolichc,c figliuolo
di Girolamo fratello del Cavaliere, amendue nati da Francefco , letterato
pure didimo , de’ quali tutti , che furono da Uderzo nel Ducato del
Friuli , parlerei più a lungo , fc il luogo lo comportafTe . Giambatifla
mancò di vita in Roma ai x ili- di Febbraio isti- e daU’Arcivcfcovo
gli fu pollo l’epitafio nella Chiefa , allora Titolo , di san Salvatore in
Lauro ; ma con qualche errore» Quella edizione della Commedia di Dan-
te , fu la prima a intitolate divina- Per ò Dante non fa sì ardito di
darle egli (ledo tal titolo , contento di quello di Poema facto, da lui da-
tole ncICanto x X v. del Paradifo ; onde auì tra’ Poemi ] acri in primo
luogo la pongo ancot io: e niun libro fuori di quelli del Canone ecclefia-
dico , tenendoli per divino , la Commedia di Dante non doveva in tal
guifa intitolarli nè meno in fentimemo iperbolico , c nc auchc per lode
giuda, che non ha luogo ne’ titoli de’ libri, dove lì ricerca la (impliciti
naturale, difdicendo in sì latte macerie il lafciarfi traiportaie dalla paf-
(ione ,
Bibliot.Cl.I1I.
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BlEtIOT.Cl.in.
40S Della Elo qV ehza
Cone j e di fentimcnti particolari . Domenico Farri foprì l’edizione
prefente ne fece nn altra in Venezia nel rjtfp. in duodecimo .
■ Dante con l’efpofizione di Criftoforo Landino , e
di Alefl'andro Vellutello , con tavole , argomenti , e
allegorie, riformato , riveduto eridotto alla fua vera
lezione da Francefco Sanfovino . In yenezia preffo il
Seffa 1 J64. in foglio .
— Con l’efpofizione di Bernardino Daniello da Luc-
ca . In yenezia per Pietro da Fino 1 $6 8. in 40
Se a quella edizione , della quale parlammo altrove , fi aggiungono a
penna dodici verfi , che per isbaglio le mancano nel Canto vt. del Pur-
gatorio , ella fi può dir la migliore , che abbia le Ipiegazioni , e quelle
fono di T rifon Gabriello •
La Divina Commedia di Dante Alighieri , nobile
Fiorentino , ridotta a miglior lèzionè dagli Accade-
mici della Crufca . In Firenze per Domenico Manzoni
ifpf.in8°
Oltre all'efTcre quella edizione in carattere corfivo frullo, e acche Iporeo ,
ha molte altre macchi* , fpccialmente nelle interpunzioni , nelle voci
fineopatc , e in quantità di virgole, foverchiamente cacciate a forza do-
ve non debbono andarvi . In fine fi trovano fette parine di errata : nè
però quelle contengono tutti eli errori , feorfi per colpa del divulgatore
Baftiano de’ Roffi , uomo arbitrario , come fi vede in quella edizione ,
che meglio farebbe riufeita in carattere tondo garamoncino , o nel tei li-
no , di cui fon le poflillc nel margine . La lettera del RoJF in principio
è molto debole , e la prefazione c poco illruttiva . Di piu nel fecondo
verfo del Poema fi attraverfa una virgola fuperflua dopo le prime paro-
le , Mi ritrovai , dovendoli leggere lenza virgola :
Mi ritrovai per una felva o/cura ,
dove la particola per dinota (lato con movimento nella felva ofeura ,
coinè Bella per t/£malhiot di Lucano . Quelle edizioni di Dante fono
alcune delle molte e migliori , che fi hanno i ed ellendomi io efprell'o
di volerne proporre una nuova , mi riferbo a farlo brevemente un poco
piò avanti in pccafione di annoverare a patte gli efpofitori della Com-
media .
L’Umanità del figliuolo di Dio in ottava rima per Teo-
filo Folengo Mantovano . In yenezia per Aurelio Pèn-
do 1*33. i»4°
Il Folengo , monaco Benedettino , e fratello dell’ altro monaco Giamba-
tifi a , che ha llampati Comentarj latini fopra i Salmi e fopra Pepi fole
canoniche , dedica quello Poema ai Tuoi confratelli della Badia d‘ Poli-
tone,
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Italiana 409
ione , territorio di Mantova , aderendo di averlo compollo in ricom-
pi n fa de' piò frtfcbi giorni , da lui ti giovanilmente intorno al ridicolofo
Baldo giunti, con che accenna i Tuoi componimenti maccaronici, e l'opra
gli altri il ridicolofo Poema, da lui fetitro in latino grodolano , e pieno
di voci, in gran parte Mantovane e Lombarde , latinizzate , dove Baldo
è l’Etoe principale . Ippolito Donejmondi natra , che il Folengo fetide
cucilo Poema facro in Sicilia , andatovi col Viceré Ferrando Gonza-
ga . Egli pur fece l’altro Poema dell’ Orlandino Pitocco di Limerno ,
cioè di Merlino, mentovato nel fuo Codi del Triperuno , e già Oampato
in Venezia da A go furto Sindoni nel irto, in ottavo, edizione dipoi con-
traffatta modernamente . Il Caot è divifo in tre felvc , che fono vera-
mente un Caot di prole c poche, volgari, latine, c maccaroniche, dove
Merlino tratta in dialogo delle tre età . 11 libro fu (lampara in Venezia
da Gio. Antonio Niccohni da Sabbio nel 1517. in ottavo, e chiamollì
Triperuno alla Mantovana , cioè Tre per uno , portando in principio tre
Folaghe , arine di cafa Folenga, con quelle lettere frappolle M. L. T. F,
che voglin dire , Merlino , Limerno , Teofilo Folengo , c che vengono
a edere Tre per uno . In principio del Poema dell’ Vmanità di Cnllo ,
da lui compollo in emenda dell’ errar giovanile , egli deplora da buon
icligiofo co’ feguenti verfi il tempo vanamente impiegato .
Vero è , che un dolor grave ognor mi elice
Vento dal petto , e pioggia fuor degli occhi
Di aver Jeguito in van t'aìulatrice
Mia voglia , e quella più <P alcuni /ciocchi •
Scrijji gld follo nome , onde l'ultrice
Fiamma dal Ciel per Jempre in me trabocchi ;
Home di leggerezza } or me ne fpoglio ,
£ quel , che jUona amor di Dio , ritoglìo ,
Le Poche , le quali Teofilo qui efemplarmente ritratta , G chiamano
maccaroniche, o maccheroniche per la.palla gradi della locuzione burlc-
fca e barbata , nella quale fono a bello (ludio comporto , dicendoh
maccaroni in Lombardia , e gnocchi in Roma quel cibo di palla leda-
la , che c condito di cacio e buriro . Quelle opere del Folengo furono
(lampare ’a prima volta da Aleffandro Paganino in Tufculano , Terra
predo il lago Denoto , altramente di Garda , territorio e dioceh di Die-
te'0. , dove il Paganino avea tratferita da Venezia la fua (lamperia di
caratteri cor/ivi tuoi propri , e di llrnrtura e difegno particolare , come
dal confronto h riconofce in tutti i libri latini c volgari , da lui rtam-
pati , c particolarmente dalle edizioni del Orbaccio del Boccaccio , e
degli d fola ni del Bembo , fatte dal Paganino in Venezia negli anni 1 1 1 1 .
e if 'fi. in forma di x x 1 v. prona di partire in Tufculano , luogo inh-
gne anche per le fabbriche di bella catta a cagione della bontà dell’ ac-
qua , dove egli nel 1 5 16. (lampo le Metamorfofi A' Ovidio in qu..rto, co-
ntentate da Raffaello Regio , con alcuni verh nel frontilpizio , coninoli!
da un nortro Friulano acopo Mu\eo . Il titolo di tutta l'opera del Fo-
lengo h c quello : Opus Mereiai Cocaii poeta Mantuani Alaiuronicorum .
Tufculani adlacum Benacen/em per Aleaandrum Paganinum [fu* in
duodecimo . Nel line vi cuna letteza volgare di Meri 1,0 ( o Ri Folengo )
allo Aamfator Paganino-, col quale G feufa <fi non poter mantenergli
f ff U
Et l'Liu i'.Cl.III.
Storia di Mantova
lif. VII. page 171,
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BllLIOT.Cl.Jll.
t^ntaiy/M romo.X»
p*S* 464.
Tafani Serrò f A
Canto viltà JU 24».
PJ£. 88.
410 Della Eloquenza
la parola data di mandargli il Tuo codice originale del libro » da si
ritoccato , e attribuifee a te Ile (lo il nome di fiotto in averglielo pro-
meflo j trattandoli di eofa, non Tua, ma de' Tuoi Superiori . Si duole di
eflcre (lato incauto in lafciatG dapprima ufeir l'opera dalle mani , e di-
ce , che quando il libro fu promulgato dal Paganino , egli trovavali di
vita e di abito , alieno da quello , in cui fu allora , quando per fua
difgrazia il compofe ; onde , fentito quello , non potè non attrifiarfent
fino alla profufione di lagrime . Che però efl’endo l'opera gii (lampara ,
pentó per minor male di tiformarla , fperandd , che il finto nome di
Merlino lo do velie occultare i ma che non ricordevole allora del detto
dello Spirito Santo» nibil occultum, quod non revelabttur , vedutoli final-
mente (coperto , egli nega al Paganino l'adempimento della promedà :
il qual rilponde di non accettar Te fuc feufe » per trattati! di eofa , bra-
mata da gran Signori • Che elio Folengo non ha da temerne feorno ,
avendo compollo il libro in cempo » che liberamente potea comporlo ,
Ì è pur ciò allora non gli converrebbe ; benché alcuni fofpettino averlo
lui fatto da Monaco , e in quel medclimo (lato » in cui fi era meli. .
Che ad cflo Paganino fu dato fcgretamcntc a (lampare da chi l'avca
rilccato in piò cole ; e che il Duca Federigo di Mantova glie ne avea
fomminillrato un tetto » non così rifecato , nè così pieno, come quello,
che il Folengo avea bruciato . Che le poi fi era pubblicato , ne incol-
pane tutti quelli, i quali adrinlèto il Paganino a darlo Inora ■ Aggiunge
di mandargli la lettera, fermagli dal Duca,e ciò in difcolpa degli errori
di (lampa , feorfi per entro a cagione di non aver mai potuto nello fpa-
2 io di un anno averne altra copia , emendata e limata . Mori il Folengo
tra’ Tuoi monaci di santa Giullina nel Priorato di Campefe predò Rafia-
no territorio di Padova ai IX. di Dicembre dell’ anno 1544- onoratovi
nella chielà di tanta Croce conepitalj in piò lingue, tegilirati da Arnol-
do l'ione . Un altro , compofio dopo da Lorentoo Pignoria pel P. Angelo
Grillo , fi legge nella fua Mìfcella d’ Elogi con quello dittico in fine :
Grada quid Latto vix unum obtendu Homerum )
Vna duot numerai Mantua Mceonidat .
Un atto memorabile , fimilc a quello di Merlino , fi c veduto nel Padre
Giovanni Arduino , le cui Opere col titolo di ferite, edèndofi (lampare in
Amflerdam da Giovanni Lodovico de Lorme nel 1709. in un corpo in
foglio , ritoccato , e accrefciuto di parecchie cofe non più (lampate ,
con la prefazione , fcritta ai xm. dì Dicembre del 1708. e con fei
pagine a colonnette di giunte e mutazioni nel (ine , fi vide fuora una
ritrattazione In data di Parigi ai x x vi 1. Dicembre 1708. che le con-
danna , come pernioiofe , e piene di cofe ree ( già per altro (chernite e
confutate in gran parte da perfone intendenti ) con la fottoferizione de*
fuoi Superiori , e di lui (te(To , inferita poi nelle Memorie Trevohciane ,
e anche nella Biblioteca f celta di Giovanni Clero, tomo x vi 11. pag.if tf.
Le Vergini prudenti di D. Benedetto dell’ Uva [ mona-
co ] Caliuefe , cioè il martirio di S. Agata » di S. Lu-
cia , di S. Agnefa , di S. G infima , di S. Caterina , il
Penfìer della morte , c il Doroteo . /« Firenze per
Bartolomeo S'ormar ulti 1587. in 4J
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Italiana 41 i
Il Monto! iveto di Torquato Tallo . In Ferrara preJJj il
Bai divi 160 j. iv 40
Le Lagrime di Maria . In Roma per Giorgio Fer-
rari IS9Ì- 4°
E con quelle di Gesù Crifto . In Ferrara per Be-
nedetto Mammorelli I $93. iv 4°
— — • Le fette Giornate del mondo creato [ in verfo
fciolto ] Iti Viterbo per Girolamo 'Difcepolo 1607. in 8°
L’Angeleida di Erafmo di Valvafonc. In Venezia per
Giambatifta Sumafco 1 y 90. in 40
Scipione di Mainano , autore del poema del Dandolo , di note illudrat»
da Niccolò Ciarli. ino , e della Favola marina dtU'Aci , (lampo Copia
V Angelcida un DifcotCo in Venezia predo Jacopo Antonio Somafco
nel tfpt. in quarto j c il t'alvajone (ledo nomina due altri Dìfcorfi in-
torno alla Tua nnreleide , uno di Giovanni Rolli , e l’altro di Ottavi »
Mtnini , tutti noltri Friulani .
Le Lagrime di Maria Maddalena . Stanno infieme
con quelle di Poeti illuftri. In Bergamo per Comi»
Ventura 1 193. in 8° grande .
— E aggiunte da Giulio Guaftavini a quelle del Tan-
nilo [ non perfezionate ] con un Capitolo del Padre
Angelo Grillo al Croci filì'o . In Genova per Girolamo
Bartoli 1587. in 8°
Le Lagrime di san Pietro di Luigi Tallitilo [ perfezio-
nate] la fua Canzone a Paolo IV. con gli argomenti ,
e le allegorie di Lucrezia Marinelli , e un difeorfo di
Tommafo Coito . In Venezia per Barezzo B orezzi
1606. in 40
Il Tonfilo da buon CrìlHano condanna e ritratta in quede PoeCc la li-
berti de' Cuoi componimenti giovanili , proibiti nt\\' Indice, promulga-
to per ordine del (ottimo Pontefice Paolo IV. al quale il T anfiUo aven-
done chiedo in tal guifa pubblico perdono , fu poi levato il fuo nome
dall’ Indice : la qual cofa dovrebbe (èrvir di eonl’ufione a chi per vile
interede dolofamcnte riCtampa gli fcritti fcandalofì e dannati , che di-
fonorano gli autori , i quali di ciò ravveduti , ne fecero emenda .
11 Quadriregio o Poema de’ quattro regni di Federigo
Prezzi, dell’Ordine de’ Predicatori , e Vefcovo di Fo-
ligno , con annotazioni [ di diverfi ] in Foligno per
Fompeo Campana 1725. tornili, in 40 . . .
fff » n
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4i 2. Della Eloquenza
- — : 5a#7Tr 0 Corbinellì |o dà pcc non indegno d'ir dietro a Dante ; ma lo Speroni ne
tti euot^I.IÌJ. parja ncjp Qraxjone in morte del Bembo pag. 146,
Del Parto della Vergine del Sannazaro libri iti. tra-
dotti in verfiTofcani da Giovanni Giolito de’ Fer-
rari • In Venezia prejjo i Gioliti ij 88. in 40
Ci fono altri Potrai facri , come il Rafano di Capoleone Cuelfucci , lodata
non folo dal Beni nel comcnto del Goffredo pag. tfro. ma da Adriano
Polii! nell' ultima delle fue Lettere , e dal Padre Matteo Fercbie da
Foglia , nelle Ojfervadoni al Goffredo . Il Ciudkio oliremo di Toldo Co*
flamini, ftampàto io Padova dal Frambstto nel 1648. in quarto , eb-
be pure i fusi lodatori
CAPO. X
Scrittori intorno al Poema dell' Ariofto .
LA Spofizione di Simon Pomari da Reggio fopra
l’Orlando Furiofo di Lodovico Ariofto. In Firenze
per Lorenzo Torrentiuo 1 J4p. 1 y yo. tomi il. voi. 1. in 8°
Compendio [di Giovanni Orlandi da Pefcia ] delle Sto-
rie , citate da Lodovico Ariofto nel Canto xxxnr.
dell’ Orlando Furiofo [ con la prefazione diAlefl'an-
dro Piccolomiili ] In Roma per V alerio Dorico lass-
iti 40
Della nuova Poefia , ovvero delle difefe del Furiofo ,
Dialogo di Giufeppe Malatefta • In V trono, per Baftian
dalle Donne 1 y 8p. in 8°
Della Poefia Romanzefca, ovvero delle difefe del
Furiofo, Ragionamento il. [e ni. ] In Roma per Gu-
glielmo Facciotto 1 yptf. in 40 , e non in 8° come il primo.
Quefto Malate /la vi (fé in Roma , e fcrifTe ancora una Ifloria , che non è
ftampata .
Il Mauuni nel Difeorfo de’ Dittong i cita parimente i fnoi Dialoghi in
difefa della nuova Poefia deWAriotìo , allora [ net 1571. ] pronti , come
dille , a flamparfi -, de’ quali però non fe ne fa altro •
Bellezze del Furiofo di Lodovico Ariofto , feelte da
Orazio Tofcanclla, con gli argomenti, e le allego-
rie de’ Canti . In Venezia prejjo Pier de' Fraucefcbi
*574- ‘«4°
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Italiana 413
Il Rufcelii trattenne TI Mondo lino all’ ultimo di Tua vita con la promeQ'a
delle Tue decantate Bellexjct del Furitjo , le quali mai non li videro .
Torquato Tallo ne parla nel fuo Minturno , Dialogo della Bellerra ,
e ancora il già detto Malatefta nel Dialogo !• pag. 37.
Trattato di Francefco Caburacci da Imola fopra le Im-
prefc con un Difcorfo in difefa dell’Orlando Furiofo
di Lodovico Ariofto . In Bologna per Giovanni Rojfi
1580. in 40
Antidoto della Gelofia , diftinto in due libri, eflratti
dall’Ariofto per Levando Marziano con le fue No-
velle . In Breftia per Damiano Tarlino 1 j8 6. in 40
Lettura fopra la Concione di Marfìfa a Carlo Magno ,
contenuta nel Furiofo al Canto xxxvnr. fatta da Gre-
gorio Caloprefe , nella quale oltre all’artificio adope-
rato dall’Ariofto in detta Concione, fi pone ancora
quello , che fi è u&to dal Tallo nell’Orazione di Ar-
mida a Goffredo . In Napoli per Antonio Bulifoue
1691. in 40
Il Caloprefe , che non fu {limatore del {olo Ariofto , ma ancora del Taffo ,
quantunque dapprima divi delie la Tua Lettura in 1 v. parti, non fe ne vi-
dero poi ftampate altre, che quefta fola, che c la prima . E coti egli puc
fece delle Rime del L'afa, delle quali non efpofe più di foli Sonetti x X I*
della prima Parte , facendovi entrar da per tutto i principi della fui
l ilofofia CartcGana • Altre opere fopra il Furiofo , ulcite in occafione
de’ contrafti per la Gerufalemmc , lì vedranno annoverate nel capo Te-
gnente ; non occorrendo parlare de’ Romane! del Giraldi , e del Pigna-
fopra l’ Ariofto , poiché fe ne è parlato di fopra pag. 376,
C A P O . X I
Scrittori intorno al Poema del Tajfo ,
IL Carafa , ovvero dell’Epica Poefia , Dialogo di Ca-
millo Pellegrino [Primicerio della Chicfa metro-
politana di Capoa,mefiò in luce da Scipione Ammira-
to ] In Firenze nella jlamperia del Serrnartelli 1 j 84» in 8°,
V Ammirato dedicò il Dialogo allo fteflo Marcantonio Carafa principale
interlocutore , avvifando il Pellegrino , che avrebbe trovata contradi -
rione , ma che però farebbe {lato ambe difefo in Pirenei da letterati ,
fautori del Tuffo ,
Degli
Ciii.ior.Ci.Jlt3
/
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Bf BLIOT. CL.JIt»
4:4 Della Eloq^ueìiza
Degli Accademici della Crufca Difefa dell’ Orlando'
Euriofo dell’ Ariofto contra il Dialogo dell' Epica
l’odia di Cammillo Pellegrino, Stacciata prima . In
Firenze per Domenico Manzani Jlampator della Crufca
■ 1584. in 8° Appiè lì efprime lo ftampatore Giorgio
Marefcotti .
ttiefce facile il Comporre m un Cubito libri , limili a quello , il qual non
è altro , che una lemplice rilUmpa del Dialoga del Pellegrino con di-
velli motti , oHcnfivi del Pellegrino , e del T affo , qui e 11 nel Dialogo
feminati Tenta ragioni e dottrine autorevoli , ! quali poi tacconandoli
tutti indente , a gran pena li riducono a un foglio . Da Bafiiano de' Roffi
nella dedicatoria a Cranio Rucellai G dicono Cbiofe , ed egli chiama fe
Hello creatura di perfora , congiunta a Flamminio Mannelli , che c
Lionardo Salvia! i .
ZI Lombardelli ne’ Tuoi Fonti Tofcani pag. 48. ne di per amore il Salvimi :
« la fola prefazione difetedita quelle Cbiofe , come piena di molto di-
fprezzo . Quella è la piima ftampa , che porta nel frontilpizio inta-
gliato il Frullone , inlegna dcU’Accademia della Crufca , ma fenza il
motto , prelb poi dal Petrarca , il più bel fior ne coglie . Benché G dica
Stacciala prima, non fe ne videro altre • Stacciata, cioè vagliata , dallo
fiaccio o Jetaccio , come G dice in Roma , e tamifo a Venezia , che è il
vaglio , col quale G Pepata il Gor di farina dal groflb • L'imprcfa , ben-
ché umile in apparenza , non fa confidente per tale in fuftanza •
Replica di Camillo Pellegrino alla Rifpofta degli Acca-
demici della Crufca , fatta centra il Dialogo dell’Epi-
ca Poefià , in difefa , come dicono , dell’ Orlando Fu-
riolò [ con una lettera del Pellegrino all’Ammirato
nel fine ] In Vico Equenfe per GiuJ'eppe Cacchi 1
in 8°
Il Pellegrino dedica quella Tua Replica a Don Luigi Ctrafa Principe di Sti-
gliano fratello di Marcantonio , fiftampando la lettera c la piefazione
del Rofi col Dialogo , e tutte le Cbiofe con le fue Repliche ad una ad
una , che attivano al numero di 193- cattamente fi duole nella prefa-
zione di edere dato fenza alcuna modeflia in più guife oltraggiato •
Lettera di Baftiano de’ Rolli , cognominato l’Inferigno
Accademico della Crufca , a Flamminio Mannelli ,
nella quale fi ragiona di Torquato Tallo, del Dialogo
■dell’ Epica Poeiia di Cammillo Pellegrino , della Ri-
fpofta fattagli dagli Accademici della Crufca , e delle
famiglie , c degli uomini della città di Firenre [ pub-
blicata da Flammiuio Mannelli ] In Firenze a jta .za
degli Accademici della Crufca if8j. in li®
E in
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Italiana- 415
E in Mantova per Francefco Ofatwa 118*. in 110
— — E in Ferrara per Giulio Ce far e Cagnacini [ o lit-
torio Baldini"] 1585. in 8°
In quella Lettera , che nella edizione i. ha pare 51 Frullone della Orafe*-
in principio fen2a il foiito motto , come non per anche trovato , cot#"
gran palnonc fi cercò di portare una caufa civile aJ criminale . Cori al-
lora fu fentimento di valentuomini in Roma , ficcome traggo da certe
cane : c balìa legger la Lettera ftefla per convincerlo ad ogni riga . Il
Dialogo del TaJJo, qui impugnato , è il Gonxaga I. che di ragione ufcl
prima del Gomutga Uff ammalo inVencx.ia dai Giunti nel 1581. in quarto»
Rifpofta di Torquato Taflò all’Accademia della Crufca
[ cioè alla Lettera di Baftiano de’ Roffi J in difefa del
fuo Dialogo del Piacere onefto . In Mantova per Fran-
cefco O J'ann a 1585. in ia°
*— E in Ferrara per Giulio Ce far e Cagn acini 158 in 8°
Non vi fu chi replicafle a quefta Rifpofta del Tallo , tutta piena di gravi-
tà , e di buon fenfo , in cui non mai nomina il Roffi ; ma la fola Acca-
demia della Crufca , alla quale attribuifee la Lettera, e forfè al Sai'
viali 3 che ne era il capo .
— Apologia in Difefa della Gerufalemme liberata
contra la Difefa dell’ Orlando Furiofo degli Accade-
mici della CrufcaJw Mantova per FO fauna 1 58 $.in 1 20
E in Ferrara prejfo il Cagnacini 1585. in 8°
Parere di Francefco Patrizi a Giovanni Bardi in difefa
di Lodovico Ariofto fopra il Dialogo del Pellegrino .
In Ferrara prejfo il Cagnacini 1$ 85. in 8°
Difcorfo di Torquaio Taflò a Giovanni Bardi Conte di
Vernio fopra il Parere di Francefco Patrizi in difefa
di Lodovico Ariofto. in Ferrara prejfo il Baldini
1585. in 8°
Il Trimerone > rifpofta di Francefco Patrizi al Difcorfo
del Taflò [ fatta in tre giorni J . Sta con la Poetica
difputata del Patrizi pag. aix.
Delle due collexJoni di varj fcrittì contra e in favore del 'Taffo , pare, che
la Mantovana pretaglia alla Ferrarefe , fpccialmentc a quella del i j8$.
* non bene Intitolata , Apologia di Torquato Taffo : il aual titolo cfl'cnda
di un folo de’ fuoi opufcoli , che ne anche è il primo ai elfi , non dove-
va applicarli a tutta la collexJone . In fatti Tcdizionc 1. di Ferrara dell*
anno antecedente jy 8y . prefl'oil Ca&nacini 3 fi trova intitolata diverfa-
mente-
BiflLIOT.CL.III*
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BtBL10T.CL.HI.
fl>J. to8. 10».
fl'V
41 6 Della Eloquenza
mente dalla feconda, più copiofa, ma fcorrctta del 1586. predo Vittorio
Baldini , la quale non c ben difpofta , ed c ancora confuta , oltre alle
{correzioni , che non fon poche , difgrazia frequente nella ftampa delle
opere del Taflo , che l’attribuiva a mal talento de’ fnoi nemici . Simili
coll ciionl, come fieno ben fatte, fono (limabili; ma talora imporra l’ave-
re a parte i libri Aedi tali , quali dapprima vennero Aiora .
Difefe del Furiofo , fatte da Orazio Ariofto contra al-
cuni luoghi del Dialogo dell’Epica Poefia di Camillo
Pellegrino . In Ferrara preffo il Baldini 1 y8y. in 8°
Le Differenze poetiche di Torquato Taflo [ pubblicate
da Ciro Spontone] per rifpofta a Orazio Ariofto. In
Verona per Girolamo Dìfctpolo 1587. in 8°
Dell’ Infarinato £ Lionardo Salviati ] Accademico del*
laCrufca, rifpofta all’Apologià di Torquato Taflo
intorno all’ Orlando Furiofo , e alla Gerulalcmme li-
berata . In Firenze per Carlo Meccoli eSalveJlro Ma-
glioni i y8y. in 8°
E in Mantova per PO fauna iy8y .in 120
l’edizione t. fino alla pag.pd. è in carattere frodo, e il rimanente con xu
altre pagine dopo la dedicatoria ad Alfonfo II. Duca di Ferrata , è in
altro migliore . Il Salviati pag. Ji. e 5». di all* Accademia Fiorentina il
nome di pubblica , e quel di privata alla Crujca . Egli ufa la medefima
diftlozione in una lettera, inferita nella Difefa del Patri*) contra il Maz-
zoni pag. ) • La prefente Rifpolìa fi diferedita nel bel principio in dirli
dettata con doppio [degno .
DiOiulio Guaftavinl Rifpofta all’ Infarinato Accade-
mico della Crufca intorno alla Gerufakmme liberata
[ in difefa dell’Apologià di Torquato Taflo ] In Ber-
gamo per Comin Ventura iy88. /» 8°
Del primo Infarinato , cioè della Rifpofta dell Infari-
nato Accademico dellaCrufca all’Apologià di Tor-
quato Taflo , Difefa di Orlando Pefcetti contro a Giu-
lio Guada vini. In Verona prejfo il DiJ'cepolo iy$a.
in 8"
JJ Pefcetti, adulatore e felini» del Salviati nelle maniere oflenfive , fu da
Marradi in Romagna , luogo nelle montagne della dio ce fi di Faenea ,
alla qual città prima appartenne , e dopo alla Signoria de’ Fiorentini .
Infegnó Gramatica In Verona, e parlando con ogni difprezzo del lajfo,
t de' fuol difenfori , urtò in Paolo Beni , il quale nel fuo Cavalcanti in
difefa AelV Anticrufca lo fervi egregiamente , non avendo mancato di
fare il medefimo anche il Guafiavini ue’ Di/cor/i fopu la Gerufalemme .
11
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Italiana 417
li Roflì , ovvero del Parere fopra alcune obbiezioni, fat- biihot-CiJU.
te dall'Infarinato Accademico della Crufca intorno
alla Gerufalemme liberata di Torquato Taflò, Dia-
logo di Malatefta Porta. In Rimino per Giovanni S im-
beni 1 y8j>. in 8°
Il Parta in età di X X V. inni compole queAo libro contri quello del Sai-
viali , che chiamali l’ Infarinato II. Nella prefazione Cogliono manca-
re alcune carte , dove il Parta contri Matteo Caiani tocca la Tua rifpo-
fta a un cartello de* mantcnitori di certa gioAra di Rimino .
Dialogo di Don Niccolò degli Oddi Padovano [ Abate
Olivetano ] in difefa di Camillo Pellegrino contra gli
Accademici della Crufca. In Venezia prejj'o i Guer-
ra 1587. in 8°
Lo ’Nferinato fecondo, ovvero dello ’Nfarinato [Lionar-
do Salviati ] Accademico della Crufca Rifpofta alla
Replica di Cammillo Pellegrino , nella qual rifpofta
fono incorporate tutte le fcritture pallate tra detto
Pellegrino , e detti Accademici intorno all’Ariofto ,
e al Taflò, in forma e ordine di Dialogo [ con più let-
tere in fine]/« Firenze per Ancori Padovani t y88. in 8°
Quefta Incorporazione non placo a chi ha gufto d! leggere i libri a parte .
In quell’altro primo libro Aa fcrltto l 'Infarinato , e in queAo lo ' sfari-
nato, il quale ha il frullone In principio , ma fenza motto : e non eflendo
un vero Dialogo , che debba prendere il titolo dal principale interlocu*
tore , come quegli di Platone , e come il Raffi , e il llejfa del Forra , e
molti altri, uon potea di ragione intitolarli l'Infarinato fecondo ; ma per
non dare in battologia nel titolo, così dovea concepirli: Dell' Infarinato
Accademico della Crufca Rifpofta alla Replica di Cammillo Pellegrino in
difefa del Carafa, fuo Dialogo. L’Accademico Infarinato Ai nome Ji una
fola perfona, ma due fono i fuoi libri : e così appunto Fintele il Porta, il
quale ferivendo contra l 'Infarinato, citò il primo e il fecondo libro dell’
Infarinato , in vece dell' Infarinato I. e dell'Infarinato II. comcchc nel
citare folle più comodo il dire l'Infarinato I. e V Infarinato II. II Sol II Po fi pog. ti. 14.
viali in queAa Rifpofta per via di Cbiofe , un poco più lunghe delle pri- 64. 7 J. 81.
me , impiega il Tuo Alle in offefa di piu valentuomini, e anche del Padre
Abate D. Niccoli degli Oddi Padovano con vilipenderlo in materia di Pjg.
, lettere per efler monaco . Si gloria il Salviati di aver già lifpofto al Dia-
logo dell' Oddi in difefa del Pellegrino, qua/i, come ei dice, in fu qui li' an-
dare di Carlo Fioretti , altra op ra di lui pure, per quanto li dira appref-
fo . Ma tale Rifpofta , vantata dal Salviate riinafe invi libile , perche 11
dicono molte cole, che poi non fono . Vero c, che egli chiama in tefti-
. monio della ftampa del fuo Infarinato II. tre principalijfitni gentiluomini
, della fua patria ; ma Curili titoli non erano privativamente di quefti
■ r ... Gg» foli ,
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tiBLior.Ci.Jn
4 >S Della Eloquenza
Itfttrf fortithr
fi1* 56. 57»
Difcorfi di Giulio Ottonelli fopra l’abufo del dire , Sua
Santità , Sua Maeflà , Sua mitezza , fetiza nominare il
Papa , /' Imper udore , il Principe , con le difefe della Ge-
rusalemme liberata dalle onpofizioni degli Accade-
mici della Crufca [ nella Difefa dell’Ariofto contra il
Carata , Dialogo del Pellegrino] In Ferrara per Giu-
lio F'af aiuti i 58 6. in 8°
Confiderazioni [di Lionardo Salviati fotto nome] di
Carlo Fioretti da Vernio intorno a un Difcorfo di
Giulio Ottonelli da Fanano fopra alcune difpute die-
tro alla Gerufalem di Torquato Taflò . In Firenze per
Antonio Padovani i f %6. in 1 3°
Il LoeniardeUì ne' Finti Tofcsmi pag. 48. ne fi aurore il Salvimi , 11 qual
veramente pag. 97. e 1(0. di quelle mcdelime Confideroxàoni cita il fùo
Infarinai- li. dopo avere efpreflo il proprio (ùo nome pag- >9. in tem-
po , ciac quello Infarinato il. da niuno era fiato per anche veduto ;
poiché cappò Cuora {blamente nel 1(88. che vuol dire dot nani dopo
u fette in luce quelle C* afideroteioni ; onde l 'Ottonelli non potea vedere
l’ Infarinato II. (c {lava runa via fotto chiave m mano del Satinali . Di
qui vergiamo lo (baglio di chi diede il Come Giovanni de" Sardi per
aatore delle prelènti Confiderarjoni , nelle quali fi carica di tutti gli
fcherni immaginabili non poi l 'intentili, per ialino beffeggiandoli la lua
patria Fonano , cartello riguardevole per altro nel Frignano , provincia
dell Apennitio rra Piftoja, e Modana; ma di più lì deridono il Tuo cafato
«1 Tuo grado , e nominatamente ancora gli altri Difrnftri del T affo ,
come il Padre Abate Grillo e il Guadarono, e eoo ludibri, alluftvi ai lor
nomi , li trattano ì niedefimi «Mentori lino da perirne vili , da Merea-
tanttu-rJ , e da Pedanti , e ciò non per altro , che per avere ofaro di
contradire letterariamente agli ferirti dell’ Infarinato . V Ottonelli, per-
fora onorata , e uguaimentc'dotta , e che uvea lodato il Salvimi nel tao
Difcor-,
foli , pecche anche H Te fé , e i due Padri Abati, Oddi, t Grillo, becche
monaci , e altri dilèidbri del Taffo , lucono principalijjimi gentiluomini
delle lor patrie , fe tal rcquiGto averte dovuto vantarli in conrefe , pura-
mente letterarie . All1 Oddi il Tufo da lui beneficato fcrive più lettere
ara quelle, pubblicate da Godio Segni , Nel rimanente bifiagna riflettere,
che il Salvimi , quando avertè mert'o in qucQi libri il vero fuo nome , fi
farebbe attenuto dal dir molte cofe , le quali fc egli dille in mafehera ,
non l'avrebbe dette a vilo feoperto , ricordevole ancora di aver egli
adii prima di quelle contefe, che mifero a romote tutta l’Italia, fponra-
neamente cercata l’amiema del T affo , lodando in tempo vergine il fuo
Poema , c offerendoli ancora di celebrarlo netta fila Poetica , la quale
fio da quel tempo i(7f. inoltrava di dover dare alle (lampe . Papiano
de’ Kojp in una lettera appiè dcll’/a/inviM/e II. parla attuta mente e eoo
qualche alterazione di quelli particolari , perche allora il Tafo non era
in irtato di potere applicare a farli feotirc .
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Italiana 41 p
Zfifcerfo, *fW»oJoC del biafimo imiverfale di qnefte Confiderazioni , .
uno replico loro , lafciando rii cura ad altri, e fpccialmcmc a I edovi.o ®* •HOT.Cl.DT.
Buoni» Perugino, che io poche parole oc diede il giudicio io una Lettera dt! 3 i . .
tifano Bulgari mi . Pei le rirpofe bensi ri Gualìavini ne- Dijlorfi fo- , , ‘
pr*la Gerufatemme peg. pg. pp. reprimendo ringhinole maniere dell'
Autore con molto riicntimeoto . In quanto all' Ot umetti , ballò per lui,
che il Granduca Ferdinando 1. avendolo in alta Itima , il rratteneflè più
anni in Firenze , dove l'opra il Vocabolario delta Crufca egli fcrifli co-
pio fa mento .perciò editatone da AU fiandre Tuffimi nel libro x . a ca-
pi il. de’ PenCeri diverli , e da Ottavio Magnanimi, amendue Accade-
mici della Crufca , nella Lezione II. degli Occhi, il qual Magnanimi Poe. lì.
ancora io certa foa piacevole , e non pubblicata Rilpofta a una Lettera
di PtdvtoTefii in difpregio dello (lile ufato dal Magnanimi ne’ Dìjcorfi
intorno alla rapprefentazione dcll'.tiieo dclt'Ongaro , fcriflè quelle pa-
role : fe avverrà , che alla luce comparivano una volta gli ferini pre-
giatifjimi di Giulio OtloneUi, nel cui petto è riposa una notizia tanto fina
_ m m 4 fin*
t rara di ti dolce favella , che forfè tua ci fu per lo innanzi chi lo pareg-
graffe , fi vi fard chiaro, fe a cjuejT ora abbia futi fecoto Toro indugiato
a rifufeitare . Il Cambi nell' Orazione in morte del Salviati accenna
quelle di lui Confederazioni , mettendole nel numero de’ libri , che egli,
•Iti* ai due altri eoi titolo A' Infarinati , diede (bora , ficcomc ei dice ,
reo foprannome finto , e non fuo , quale appunto fi fu quello , per altro
vero , di Carlo Fioretti da Ver mio , prefo dal Salviati per far credere ,
che fi litigilTe rra due uomini di montagna , e per contrapporlo a Giulio
Ottonclli da Poetanti . Il Salviati in eti di anni fo. dopo un anno di
febbre trasformato c idropico, agli XI. di Luglio del If8p. mori in Fi-
renze tra i monaci Camaldolefi degli Angioli; ma perciò non fi fpenfe-
ro fòco le contefe , da lui eccitare ; perocché alquanti degli accennati
libri nfeirono dopo lui morto , e CammìUo Pellegrino il giovane , non
inferiore io dottrina al vecchie , difefe il Dialogo del Zio contea Orazio
Ariofio , benché l'opera non fi trovi (lampara . Benedetto Fioretti , pa-
rente di Carlo, per (uoi rilpctri particolari tutto ciò dilCmuIando , volle
chiama rfi Vdèno Krfieli : nel parlare della qual eofa non é molto efat-
to il Cianacci nella fi» Vira .
P'I- *4.
Opere drl Ts-ffe fi—
mo v. /wj. jfit.
Sopra il Goffredo di Torquato Tatto Giudizio di Ora-
zio Lombardelli . I» Firenze per Giorgio Marefcotti
ry8i. mtp
Difcorfo intorno a’ contratti , che fi fanno fopra
ia Gerufalemme liberata di Torquato Tatto . In Fer-
rara per (littorio Baldini i ; 84. in 8“
E in Mantova J>er l'O fauna i y 84. in 1 2»
Quelli (crini del Lombardelli , profcfl'ore di umane lettere nello Studio
pubblico di Siena, fecero, die il Salviati, già per altro aliai facile a mal-
trattare chiunque non aderiva alle fu e critiche , paflafl'e nella prefazio-
ne del fuo libro fono nome di Carlo Fioretti a qualificargli per fretto-
Ir, leggende , e profuntuefe pecoraggini dì pedanti , additando
<!»* ¥ Lombardelli , e di più feri vendo l’ultima voce io lettere majvfoo-
' - G g g * le ,
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Bibiiot.Cl.II1.
Operi iti J-f, tomo
*•
Opere del Tuffo lo. v.
39S* 3?7*
f 'S- ?8.
An noi ai ioni del Gen-
tili al Canto vii.
J4« *dit»U
420 Delia Eloquenza
le , per &r meglio comprendere di chi egli parlavi . E pure il Lomham-
delli con gran virtù dimmulando limili ingiurie , nc‘ fooi Fonti Tofani
lodò il Stivisi! j concitare ancora quefto libro Aedo , nel quale egli
era Tenia nome oltraggiato . L "Oddi , che nel ifSp. conobbe il Lom-
bardelli in Siena, nel fare llringere amicizia tra elio e ’l Pellegrino , di
lui Tctive a quello fecondo , che conofcerà quanto , appreso alle lettere ,
egli fio gentile , e cortefe gentiluomo . >
Rifpofta di Torquato Tatto al Difcorfo di Orazio Lom-
bardelli interno a’ contratti, che fi fanno, &c. In
Ferrara a i fi ansa di Giovanni yafalini 1 f 85. in 8°
E in Marnava per l'Ofanna 1 j 85. in 1 a° come pu-
re nelle Lettere famigliati del T affo lib. 1. pag. ilo.
II Lombardelli rimafe poco foddisfatto di quella rifpofta del Tuffo per
qualche efprclfìone , che l 'Oddi confidò al Pellegrino , e «he non fu ne
pure da quello approvata .
Il Beffa , ovvero della Favola dell’ Eneide , Dialogo di
Malatefta Porta con una difefa della morte di Soli-
mano nella Gerufalemme liberata, recata a vizio dell*
arte in quel Poema . In Rimino per Giovanni Stmbe-
ni 1 y 89. » . 8°
Annotazioni fopra la Gerufalemme liberata di Torqua-
. to Tatto , fatte dal Cavalier Bonifacio Martinelli [ da
Cefena } In Bologna per Aìtff andrò Benacci 1 j 8 7 . in 40
Annotazioni di Scipio Gentili fopra la Geru&lemme
liberata di Torquato Tatto . In Leida 158 5.i» 8 °fen-
za Jìampatore .
Quello Gentili tradurti in verfi efametri i due primi Canti del Poema del
Tuffo , gii col titolo di Solrmeidoe fatti (lampare la prima volta dal
giovine Aldo in Venezia predo Altobello Salitalo nel tf8y. inquarto
con Tua lettera al Gentili , e approvati dal Tuffo in ahta ad Alberto
Parma tra quelle della edizione di Praga . Ci fono ancora i due ultimi
Canti , da lui parimente fatti latini . Giovanni Cintili udendo medico ia
San Gene fio , patria del Gentili nel Piceno , o Matea di Ancona , ingan-
nato da un parerne di lui , fetide nella Scantùa XI. della Tua Biblioteca
volante , che quello Scipio moti a Spole! i , mentre andava a Roma ,
chiamatovi da Paolo V. per Segretario delle lettere latine . Ma it famofo
Maghahecbi avendo l’anno dopo comunicata al duelli una lettera di
Giovanni Fabritjo , venutagli da Altorf , luogo vicino a Norimberga
in Ftanconia ne’ confini del Palatinato fupetiore , con avvifo , che il
Gentili, in quell’ Accademia Luterana d'Altorf già profefiore di legge
in luogo di Pier Vejftmbecio , era ivi jnorto eretico ai vii. di Ago-
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Italiana: 421
fio liti- elfo Cìntili vedendo , che fi trattivi dì cofa grave , bentofio
nella Scanala xl v. fc nc difdilfc pubblicamente , manilcllando ancora
per nome la gettona , che lo aveva ingannato • Il Gentili , che fu lodato
con Orazione funetale da Michele Piccarlo , non però fenza menzogne ,
rimafe quivi fepcllito predo Vtone Dentilo con epitafio, portogli da' Tuoi
figliuoli , in cui fi e (prime la lua apodafia dalla cattolica fede, c quella
parimente della moglie Maddalena Calaodtina Lucchefe,di Alberigo fra-
tello di Scipio , e di Manto , padre d’entrambi , il quale fu protomedico
in Lubiana , capitale del Ducato della Catniola , altramente Craona 3
donde cflo Mance con la famiglia dovette partire per redittoJdelT Ar-
ciduca, e indi Imperadote Ferdinando II. il qual volle,che ne’ fiioi fiati
ereditari fi profe dalle la fola religione Cattolica . Siccome Scipio Gen-
tili 3 coti Lodovico Cafielvetro , al dire dell’ ultimo fuo Panegirifta ,
ebbe la fortuna di trovare ancor egli chi lo efaltafle con bello epitafio ,
e con Orazione funerale in Cbiavcnna , luogo nell’ eretica popolazione
in tutto limile ad Aitar/ : il che diede lì gran pena altre volte , che lì
palio a fingere , che folfe morto in patria , e non in C'hiavenna . Dirò
qui di palleggio, che GiamBatifia Beccoliti nel 1714. avendomi trafmef-
fo il profpctto della fua Ifloria degli Scrittori deil'Vmbrìa e del Piceno ,
cominciata a Ramparli in Foligno , fu da me avvertito a non far pollare
per cattolici quelli Gentili , defertori della lama Fede , con occultare
ancor egli chi fodero , e come finirono . Si nominano Imperadori apo-
llati, e Re, e Principi grandi, per loro funefta e fontina dilgrazia caduti
in tal precipizio ; e non li avranno da nominare i Gentili da San Gene-
fio , nome per altro comune in Italia a più famiglie degne e cattoli-
che , qui e la fparfe , le anali non hanno che fare l’una con l'altra.
Nel rimanente il libro delle Annotazioni del Gentili, da lui mede fuora
inerì di XXIII. anni , mentre col fratello Alberigo fe ne (lava in Lon-
dra, donde venne il libro in Italia, e dove l'imptcifione era fatta, c non
in Leida, il che chiaramente li efptime in principio della dedicatoria, è
filmabile per molte e belle odcrvazioni ; e come altro non ci fofic , ba-
llerebbe quello foto a mofirara il gran pregio della Gerufàlentme : e fu
edo libro a quel tempo in Italia alfa! ripurato , come fi feorge da una
lettera del Padre Abate Oddi al Primicerio Pellegrino . Quindi c, che
dietro al Poema del Tado fi rifiampò due volte in Genova, c poi un al-
tra in Padova avanti alle prime Annotazioni del Guaflavini , le quali
accrefcìute, furono poi (lampare a parte, come diremo; benché però nel-
le riftampe Italiane del libro del Gentili, non fi mlfe la fua lettera dedi-
catoria a Guglielmo cf Albafpina , Ambafciadore di Francia in Inghilter-
ra , e padre di Gabriello , famofo Vefcovo d’Orleans . Alle Annotazioni
del Gentili, e del Guaflavini , polle infieme a parte fenza il Poema , e
riftamparc in Venezia predo Niccoli Atijferini nel 1 5zf. in ventiquattro,
e indi unite al Poema in Padova preffo Pier Paolo Tozzi 1 6 18. in quarto,
li aggiunfero le Notizie ilìoricbe di Lorenzo Pignoria con alcuni verfi
latini di Publio Fontana , e di Giufio Kicquio .
Difcorfì , e annotazioni di Giulio Guaftavini fopra la
Gerufalemmc liberata di Torquato Taflo [ con un
Indice ridotto a capi ] In Genova frejfo gli eredi di
Girolamo Bar ioli i j. in 40
li
BtBLiaT.Ci.nl.
Pag. gl.
Opttt triti eh p. ig.
77*
Opere del Tufi ft>, v.
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Bibliot.Cl.II1*
Lttttrt 7/i.r. png.Si-
tdù, di Btrg.tmo .
422 Della E lo q jj enea
H Guafi.t vini oltre al reprimere, che fa in quello libro' il Pefcetri, e'I Sai-
viati fenza nominargli, rifponde ancora a Giovanni Talentoni da Friz-
zino, eh: nella fua Legione fopra il principio del Container del Petrarca
area fatte oppofizioni alla propofixJone e invocazione del I affo , il qual
poi feri vendo al Gu*(i*vì*i3à\cc^.ha il Talentoni fi è attribuite molte eofe
. Jue nell’ Impugnarlo * hi fogna avvenire , che qeello libro del Gonfia-
vini fu (Uniparo in Pavia , non cflendofi potuto fiampare in Genova per
cagione , la quale fi tace . Cosi a nome delio ftampator Battoli fi paiola
nell' avvifo , prepofto ai Luoghi , ojferoati dal Guafiavini , appiè della
G era fole tome , da lui ftampata in Genova nell'anno ifpo. inquarto .
Ma poi anefte poche parole furono tolto via dalle oltre edizioni .
Dimoftrazione di Giampier d’AIeflàndro de’ Luoghi,
tolti e imitati dal Taflò nella Gertifalemme liberata .
Iti Napoli per Coftantino Vitale 1604.. in 8°
Comparazione di Torquato Tafio con Omero e Virgi-
lio iuficme con la difefa dell’Ariofto , paragonato ad
Omero , di Paolo Beni . In Padova per Batifta Marti-
ni 1612. in 40 edizione il.
Il Goffredo , ovvero la Gerufalemme liberata del
Tallo col comento [fopra canti x. ] In Padova per
Francefco Bolgetta 16 16. in 40
Oflervazioni [lxxxii. 3 fopra il Goffredo di Torquato
Taflo , compofte da Matteo Ferchie da Veglia Miaor
Conventuale, Teologo pubblico dellTJniverfità di Pa-
dova . In Padova per Giambatijla Paf quali 1642. in 1 a°
Riguardano var) luoghi di tetti i Canti X X. nè il Padre Veglia andò
più avanti , perchè, (lecerne io ìntefì da chi lo conobbo, ogni qual vol-
ta vi raife mano , fu fopraggiunco da malattìa mortale . Nella Oflerva-
ziouc xxiv. lègaendo egli tutti i buoni Teologi dietro al Macero
delle Sentenze nel lib. ni. Dift. xxxvui. fenza fofifmi e fotrigliezze
tratta fanamente della bugia , raoftraudo , nou eflèt mai lènza peccato
veniale , o mortale «
Rìfleflìone di Carlo Pona intorno alla prima Offerva-
zione fopra il Goffredo del Tallo del P. Matteo da
Veglia . In Verona per Francefco RoJJt 1 642. in 120
Confronto critico di Marcantonio Nall tra la prima Of-
fervazione del Padre Veglia , e la Rifleflione dei Por
na , medici di Verona . 7 n Padova preffo H\ Crivellar»
[ 1643. 3 in 12°
Il Natici Mouragnana , Terra del Padovano, attribuifee ai due PoM,
francefco e Carlo , padre e figliuolo , la Rifieffione di poche carte , che
nella Aampa è attribuita ad un folo »■ e qualificata col nome di fludtofa .
Italiana 425
il Vaglio, rifpofte apologetiche di Paolo Abriani alle Bi»uoT.Ci..m.
Ofiervazioni dd Padre Veglia fopra il Goflrcdo di
Torquato Tallo . 1 n Venezia per t ratte ef co V ulva fev-
fe 1687. *»4°
Bilancia critica di Mario Zito , in cui bilanciati alcuni
luoghi, notati , come difetto!! , nella GerufaJemme
liberata del Tallo , trovanfi di giufto pelò fecondo le
pandette della lingua Italiana . In Napoli prejjo il Ca-
valli i58j. in 8°
Qui finifeono gli fiudj , t le controverse incorno al Poema del Taffo , le
quaB furono accompagnate da non pochi fofìfmi e cavillazoni , mafli-
mamente per parte della no (Ira tamofa Crnjca , alla quale non aderiro-
no molti de' principali nè meno in Fittane , benché il Salutati s'inge-
gnafl'c d'intereflàrvi tutti , e anche i Ferrare^ , co’ quali Spedo trova-
vafì , come provifionaro dal Duca di Ferrara , dopo eflérlo (lata da
quello di Sora . Il Patria.), nemico d’ Arilìotìle, poco direto ad Omero, e
unicamente Seguace delle Sue proprie opinioni, vi cadde , come gli altri,
nel Suo Parere , e più nel Tnmerome , dove palerò molto cruccio di
eflerne flato colto dal Taffo nella Sua Rifpofia , il quale però non volle
più replicargli . Il Matuuim , e il Coartai , guadagnati con lu fingile , fi
contennero da politici , (laudo a guardare . Cori fu allora ollérvato da opr„ 4,1 Tafi io v
Domenico Chiariti Lucchcfc in una lettera al Pellegrino . Ma generai- pjg, <00,
mente poi tutta l'Italia per più riguardi , Senza pregiudicio dell' Aripflo,
£ vide favorevole al T affo . Il Sol-viali fteflo io una lettera al Pellegri-
no fi ridufle a qualificare le Sue altercar ioni per Difperte dialettiche ; e
in fine della Sua Stacciato primo, coti deira quafichc le Seguenti non do-
vetelo , come quella , elice di fiordi farina , ma di cretfchelU , ebbe a
confettare di aver contrariato al Tallo per fervìre olla confa , che in
fuftanza vuol dire, per contendere , all'ufo de' fiiperbi c oftinati Sofifli »
i quali non vogliou mai cedere . Il PaUegrino in una lettera al l.ombor.
dalli diede a quelle conceSc il nome proprio di f lit glieajce , come origi-
nate dalla faiu e contenziofà dialettico , la quale per molte prove fi
Sa, edere]!! vero fonte de’ tafiSmi ,« di tutti gli errori- Il tnedefimo
Pellegrino in quel fuo Dialoga altro non fece , che niodcflamentc dire ,
come fi pratica uè' Dialoghi , che il Poema epico del T affo a lui parca
più conforme alle rigale dell'fpopejc, infegnate full’ofl'crvazione de' più
famofi antichi nella Poetica è' /trinatile , che non era il Poema romanico
dell’ Arioflo , ala cui non Sembra , che nè por fi penfafSe a tal libro , il
quale a quel tempo , prima del Irtffino e del Roherietlo , era general-
mente negletto , e appena guardato , Specialmente poi da’ noflri Poeti
volgari ; per non dire tenuto in pochiflimo conto iu paragone degli
aliti libri Ariflotelici, ilquali nelle Scuole, dove per anco non penetrava
alcun lume di buona letteratura , per via d'interpreti e di litigio!! co-
ntentatoti t'intrufcro dapertutto ; ladore m tante Scritture dijfopra ac-
cennate , fi pretefe di foflenerc , che il Goffredo Sofie flato del tutto
anrepoflo all’ Orlando , benché in contrario e il Taffo , e il Pellegrino
apertamente fi dichiara&ro , Salvo , che al T affa , nomo onefliflimo ,
par-
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Si BLlOT.Cl.III.
Luteri turchi par,
*6.
Lutili M5.171.418.
tiii. di) Sigili,
1
1
434 Delia Eloquenza
parve talvolta , che V Ariofle , e Dante ancora , da lui per altro al fora*
ISO (limato t cntraflcro nel numero di cibare , 1 quali , come ebbe a di-
re , fi lafciano cadere le brache .
Per far conoscere a qual fogno arrivarti la modeftia e docilità del Taf»
in prender configlio in cofe letterarie e del Tuo Poema dagli uomini
più didimi , i quali al Tuo tempo fiorivano in Italia , fbggiungeró qui i
nomi non pia di tutti , ma di molti , de' auali (i vede (atta rammemo-
ranza negli fciitti di lui (ledo , e m quelli di altri .
1 Alberti Filippo
x Amalteo Giambatitta
j Angeli da Barga Piero
4 Antonia no Silvio , dipoi Cardinale
( Borgbep Diomede
6 Capponi Orazio , dipoi Vefcovodi Carpentrafla
7 Corbinelli Jacopo
8 Contagli Scipione , Patriarca , e poi Cardinale
9 Guarini Batiila
>0 Malpigli Lorenzo
1 1 Mei Girolamo
lt Nobili Flamm'nio
1} Fintili Gianvincenzo
14 Ruggero Abate Giulio
if Salvimi Lionardo
r 6 Scalabrino Luca
J7 Speroni Sperone
18 Venterò Domenico •
Perciò non è maraviglia , trovarrt più tedi originali di quel Poema ,
oltre all' averlo il Patriarca Contrago traforino di fua propria mano .
Di qui avvenne, che in tale oceaGone G (lampo, e rirtampò Tempre con
gran dilpiacimento del T ajfo , dachè ufeito il primo tetto di mano al
Marchcfc Cornelio Bentivoglio , antenato del vivente Signor Cardinale
, del medeGmo nome, dame qui mentovato per cagione di onoranza , fe
ne vide la prima volta (lampata una parte con tal Pentimento del Taffo ,
che fe ne dolfe con Ippolito Ggliuol di Cornelio , e Gno co' Vene trioni .
Si vede , che il Taffo ebbe a cuore il preceno , ricordato dal Mutuo
co' feguenti vcrG nel libro III, dell'Arte poetica
non ve' , ebe tu ti appaghi
Del ino giudici 0 , che ragion non vuole ,
CIP altri prenda di ti l'ultima cura ,
Se d' alcun fcritto mio fari penfiero ,
Cb' egli abbia a faticar delC altrui lingue ,
10 fari anche ptnper , prima ebe't vegga
làbraje , 0 flampalor , che '1 mio Acciajuoll
Vi adepti il juo martello , eia fua incude .
1 Pregherò il dotto Celio , che Iralafci
Cli alti fuoi fludj , ed a me porga orecchio :
Pie andrò a trovare il mio caro maefiro ,
11 reverendo Ugnarlo , 1 diri : Padre
Deh per Dio vedi i parti del. tuo fgliti
, Pian lafceri di gire al picciotReno
A Iro-
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Italiana
A trovare il gran Romolo , oltre alt" Alpi
A cercar manderò Giulio Camillo .
Ricorrerò ai maeflri della lingua ,
Al buon Tri fon Gabriello , al [acro Bembo {
Andrò in To/cana al Parchi , al Tolomei ,
E correrò a Pinegia al buon Pet fiero .
Finalmente il TaJJo mancò di vita in Roma d’anni li. tra I Frati Giro»
lamini di tant' Onofrio ai x x v. di Aprile ìfyf . E fopra gii onori, a
lui fatti , ci è una lettera di MaurAio Catanco ad Ercole Tafl'o de‘
xxix. di detto mefe .
C A P O . XI I
Scrittori intorno al Poema dì Dante*
Dialogo di Antonio Manetti £ racconciato da Giro-
lamo Benivieni] circa il lìto, la forma, e le mifure
dell’ Inferno di Dante [infìeme.con la Commedia]
In Firenze prejfo i Giunti 1506. in 8°
Il Comento di Giovanni Boccaccio fopra xvi.. Canti , e
xvii. verfi del Canto xvii. dell’Inferno di Dante . Sta
nel tomo v. e nel vi. di alcune delle Opere volgari in
prò fa del Boccaccio ftampate in Napoli nel 1714. con
la falfa data di Firenze in tomi vi. in 8°
Pierfraucefco Giambullari Accademico Fiorentino , del
Sito , forma , e mifure dell’ Inferno di Dante . In Fi-
renze per Neri Dor telata 1*44. in 8°
In principio e io fine vi è Tire* di Noè col motto di- Dante nel Ciuco il.
del Pamdifp,
L'acqua , eh' io prendo , giammai non fi cor/e .
Il Parchi nell’ Erodono In vece di Dondola, fcrive <T Ortolata , e fi
poca Aima della fua ortografia per la pronuncia Fiorentina , ufata an- P.g. |ij.'
che nella verdone del Comento del Ficino fopra il Convivio di Plato-
ne, la «piale ortografia dal Signor Canonico Salvini li attribuifee a Cofi- fojli p„g,
mo Bandi ; e il Mudo feci rendo al Marchcfc del Vado accenna tale
ortografia con dire di non mettete a quefìa , 0 a quella parola muovi Lttttn p»g. |f.g£,
accenti , in 'che ella condite . Giovanni Norchiati nel dedxarc at
Giambullari il fuo Trattato de’ Dìttongi Tofani loda il Comento di
lui fopra Dante , del quale non Te ne fa altra nuova . Pecò l'originale
fui Canto 1. potrebbe elferci tuttavia con queAo principio : 1 558. a il
XV. di Ottobre, Martedì fera a ore J.di notte . Suol cjfere cornute ujanna,
— • Lezioni fopra alcuni Luoghi di Dante . In Firenze
prejfo il Ponentina issi, in 8°
Hhh Le.
4 «5
's Buiior.CiJir.
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42iJ DbliA Eloquhnza
bi bÙot~l.iÌÌ. Lezioni di Accademici Fiorentini fopra Dante [rac-
colte da Antonfrancefco Doni : e fono di Francefco
Verini , di Giambatifta Gelli , di Giovanni Stroz-
zi , di Pierfrancefco Giambullari , di Cofimo Bar-
toji , di Giambatifta da Cerreto, e di Mario Tau-
ri ] In Firenze preffo il Doni 1547. libro 1. [ folam an-
te ] in 4q
Lettura [ prima , divifa in lezioni xn. ] di Giambatifta •
Gelli fopra l’Inferno di Dante , letta nell’Accademia
Fiorentina . In Firenze [per Bartolommeo Sermartelli ]
1 in 8°
Lettura il. [ lezioni x. ] fopra l’Inferno di Dante .
In Firenze freffbil Torrentino ìyyy. in 8°
—— Lettura ni. [ lezioni ix. ]{ fopra l’Inferno di Dan-
<te . In Pirenze [ preffo il Torrentino ] ryjtf. in 8°
• Lettura iv. [ lezioni x. ] fopra l’Inferno di Dante .
In Firenze preffo il Torrentino 1 y$8. in 8°
— — * Lettura v. [ lezioni x. ]’ fopra l'Inferno di Dante .
./» Firenze [ preffo il Torrentino ] ryy 8. in 8°
— Lettura vi: [ lezioni x. ] Copra l’Inferno di Dante .
In Firenze [ preffo il Torrentino ] 1 ytf 1. in 8° 1
— *-s Lettura vii. [ lezioni xi. ] fopra l’Inferno di Dan-
te . In- Firenze preffo il Torrentino rytfi. in 8°
— IlGello fopra un luogo di Dante nel xvi. Canto
<Jel Purgatorio , della creazione dell’ anima razionale
[ lezioni 11I. col ritratto del Gello in principio] In
Firenze preffo il Torrentino ] 1*48. in 8°
Lezioni [xti.] fette nell’Accademia Fiorentina
‘ fopra varj luoghi di Dante [del Canto xvi. del Purga-
torio, e del Canto xxvi. del Paradifo] e del Petrarca .
In Firenze [ preffo il Torrentino'] lyyy.i» 8°
• 1 Non veggo di alcuno oflèrvatò , come il preferite titolo , che è il vero
di, quello ultimo libro , per inganno fu fcambìato In un altro , il quale
dì primo afperto fi riconofcc per falfo , ed c quello : Tutte te Unioni di
Glambati/ta Getti , fatte da lui nell'Accademia Fiorentina . In Firenze
fer Lorenzo Torrentino 1JJ I. Quello titolo fi convince per falfo dall’al-
tfo vero , diami riferito : e con ragione , perchè quelle Lezioni , che
per inganno G dicono Tutte , non ion Tutte ; ma xrr. fole , cioè.una
piccolajpartc di Tutte , come apparifee dalle luddetre Letture del me-
detimo Getti , ciafcutu delle quali conti! oc- più Lezioni , Ptbéadul.
•oTl 1 ;i I . - - - teiiu
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Italiana t 437
terazioni de* titoli ho parlato altrove ; ma qui per iflnizicne altrui fe — ■ •
re potranno certe altre , forfè non poco importanti a fjpcrfi . La prima l*l**-1OT.Cl. .HI.
fi è quella : Dialogo di Giacopo Offanefi , nel quale fi feoprono le afiueje,
• eoa che i Luterani fi tfornano d' ingannare le perfine {empiici , e tirarle
alla loro fetta , e fi moflra la via , ebe arebbono da tenere i Principi , e i
magi firmi per eftirpare dagli flati loro le peflì dell’ enfia , cefa in quelli
‘ tempi ad ogni qualità di perfine , non filo utile , ma grandemente rteftj-
] aria da intendere . In ottavo , fenaa luogo, che però c Bafilea . In fine
lì trova efpreflò l'anno tf 58. Il Dialogo è tutto eretico , c per entro fi
dice il contrarlo di quanto furbefeamente fi promette nel titolo per age-
volare impunemente al libro peflifero l'infidiofo padaggio in Italia . Il
Mario nella Varcbina tra le Battaglie j o tontefe letterarie , come fpiega Pi*. 15.
Cefare fuo figliuolo, feri ve, che tan Pio V.gli ordinò di rifpondcrc a un
libro, intitolato ; àpologìà Anglicana , nome in apparenza modeflo,
ma che in effetto era una acerbi/Jima invettiva conira il Papa , e coatra
la Cbiefa cattolica ; e foegiungc , che cosi ufano di fare gli eretici ; dai
libri de’ quali perciò b" fogna Ilare attenti in guardarli - Altro indegno
componimento fi c l'infame Satira Soladica de arcani! amorii ty Vene-
rii , che fi fa tradotta in latino da Giovanni Meurflo , e fuppofla a Lui-
gia S igea Tolti ana , dottiflìma del pari e oneflifTima donna in tempo
nel Re Filippo II. come fcrisre Niccoli Antonio , ii quale non moflfa BiWotbeea Wfftne
avere avuta notizia di si nefanda impoflura . Più fopportabìle di que- nera temo tl.
(le falCficazionl fi è la fegucntc , fatta però ancor ella con fraude, e pec
fin di guadagno. Giovanni dirigo Beclero nell’anno itfgj. pubblicò in
Argentina prdfo Giofia Stedelio l’Iftoria dell’ Imperador Pederìgo III.
fcritta da Enea Silvio con aggiungervi diverti fcrittori , come il Poeta
SafTonico , Tegano , ed alcuni altri , gii prima Rampati , e con far pre-
. cedere < tutti una prefazione di Giangiorgio Kulpifio , la quale fu poi
tolta v!a,e mutato il primo titolo in quello di Scrittori Germanici, c mef-
, fa la data pur di Argentina , ma del 1701. predo Reinardo Dulflec^ero ,
facendoli aurore della collezione non più il Beclero, ma Giovanni Schil-
tero , famofo Giurecenfulto di detta città , al quale fi attribuiate la
„ nuova prefazione , in cui fi correggono alcune poche cofe di tutto il
volume, accennandoli la mutazione nell’ ordine , e con far precedere il
Poeta SafTonico • Nel rimanente il libro è lo liefTo di prima .
i^pattro lezioni di Annibale Rinuccini [ la prima dell’
1 Onore è fopra il Canto iv. dell’Inferno di Dante ] In
Firenze per Lorenzo Torrentino 1 $6{. in 8°
Cinque Lezioni di Lelio Ronfi, lette neirAccademi*
Fiorentina [ la v. è fopra un luogo del Cauto vii.
1 dell’ Inferno di Dante ] In Firenze prejfo i Giunti
1 ;6o. in 8°
Cagionàmenti di Cofimo Bartoli fopra alcuni luoghi '
* difficili di Dante . In Venezia per Franctfco Ftancc-
’febi 1167. in 4?
Kbh 1 Di-
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42S Della Eloquenza
ri 7iT Difcorfo della Fortuna [ fopra il Canto vii. deir Inferno
di Dante] divifo in due Lezioni da Bcrnardetto Buon-
romei Accademico Fiorentino . In Firenze per Gior-
gio Marefcotti 1*72. in 8°
Difcorfo di Vincenzio Buonanni fopra la prima Cantica
del diviniflìmo Teologo Dante Alighieri dei Bello ,
nobiiidìmo Fiorentino , intitolata Commedia . In Fi-
renze per Bartolorameo Sèrmartelli 1*72. in 4°^
Difcorfo di Giovanni Talentoni in forma di lezione ,
fopra la Maraviglia , intorno al Canto iv. del Purga-
torio di Dante. In Milano per Francefco Faganefco
1 S97. in 40
Lettura di Benedetto Varchi fopra il Canto xvn. del
Purgatorio di Dante . Sta nelle Lezioni del Inarchi
pag. 4XP* " _
Dichiarazione fopra il Canto xxv. del Purgatorio
di Dante [ Parti il. J Sta nelle Lezioni del Parchi
pag. a 8. 135»
La Difefa di Dante di Carle Lenxjonì fu da noi collocata tea i Cromatiti
nella Clalle I. capo 1. pag. 1*4.
Difcorfo di Aleffandro Sardo della Poefia di Dante •'
Sta ne* Difcorfi del Sardo pag. 7 j.
Le Tre fontane di Niccolò Liburnio [ Piovano di santa
Folca in Venezia ] fopra la Graraatica e l’Eloquenza
di Dante , del Petrarca e del Boccaccio . In Penerà a
per Gregorio Gregorj 1326. in 40
L’autore dedicando il libro al Patriarca d’Aquileja , e dipoi Cardinale ;
Marino Grimani » dice, che Tanno aranti trovandoli m Udine al Tuo
fer vizio con Antonio Maria Montcmerlo , ride Àmbafciadori di vario
cittì , ivi comparii a riconofcere il Patriarca •
— La Spada di Dante . In Penezia per Gio . Antoni •
F/iccolini da Sabbio 1534* tn
VffrfW Giorgio Picelio mòtte il Liburnio tra gl* Ululiti Italiani ’d# fuo tempo
che fu il 15} 1.
1*37. in 4. hi, U rt- 13
vf* Ut, u» Difcorfo di Ridolfo Caftravilla, nel quale lì moftra l*int»
perfezione della Commedia di Dante contro al Dia-
logo delle lingue del Varchi • Sta con le Chiofe del
Bui*
/
Italiana 429
Bulgarini fopra la Parte 1. della Difefa di Dante del
Mazzoni pag. 10 s.
Quello Difcorfo , che (il cagione di gran liti letterarie eontra e in favore
del Poema di Danti , prima d’ora non fi fcppc di chi fofl'e • Il Cittadini
in certe fuc note a penna fopra le Confideranioni del Buttarmi fofpetta,
che ne folle autore il Munto , fondato fopra qualche parola delle fue
Battaglie in difefa dell’Italica lingua a capi XX ili. pag.Utf. linea j. ove
dice , parergli Dante ogni altra cofa piuttoHo, che Poeta . Ma il Cittadini
«'inganna , perche il CaflraviUa rigetta in tutto il Poema di Dante , la-
dove il Manie (limò U gran donna di Dante per la dignitd del fuggetto ,
t della dottrina , opponendoli al Varchi in quanto lo prepofe ad Omero
• a Virgilio , benché tutti e tre non avellerò fcrirto in una medefima
lingua; il perchè, fecondo il Munto , non porca farli paragone tra loto.
Che fé poi gli tolfe in certo modo la qualità di Poeta , fu del parer dì
coloro , che fondandola principalmente nella imitanione d’anione , per-
ciò la tolfcro anche ad Empedocle , ì Monandro , a Sereno], a Lucredo ,
a Manilio , e ad altri fcrittorì di opere intigni , ma che non imitavano
anioni : c così pure fu levata anche a Lucano da chi tenne , che fcriveflè
I fiorii : e pero Marziale piacevolmente fece dire al mcdclimo nel li-
bro xvi. epigr. ex cu.
Sunt quidam , qui me dicunl non effe Poetam ,
Ciafon de Norei nella Tua Apologfa eontra il Guarini pag. jp. promette
un Difcorfo per moftrare ; che la Commedia di Dante fia una Teologia ,
ovvero una Filofofia morale iwvtrfo nella maniera , che era la Fìlojofia
naturale d’ Empedocle , e la Filofofia Epicurea di Lucrenìo ; e non Com.
media , nè Tragedia , nè Satira , nè Poema eroico , nè in fomma Poe fi»
Ariflotelica . E fegue a dire , che col levare a Dante il nome di Poeta ,
attribuendogli 11 nome di Teologo , o di Filofofo morale , non penfa di
fargli ingiuria , ma di onorarlo , effondo fenna dubbio più chiari e illu-
Jhi titoli, che non era quell' altro . E Je pur vorremo, dice egli , concedere
alla fua opera , effondo fatta per imitanione , il nome di Poema , diremo
infieme con effo lui, che fio Poema facro, cioè Teologia fatta in verfo. Cho
11 Difcorfo del CaflraviUa non abbia che fare col Munio , fi vede ancora
dallo dite, divedo dal fuo nella maniera e feelta delle voci: e io credo,
che quello Difcorfo non folle compollo in Italia , ma in Bafilea , perchè
l’Autore fcrive nel bel principio , che trattando fi di J. lampare la Rifpofla
del Caflelvelro aW Erodano] del Varchi , egli fu ricerco di leggerla , o ‘
dirne U fuo giudicio, come fece in quello Difcorfo . La Correndone di Lo-
dovico Caflelvelro eontra il Varchi fu veramente fatta (lampare in Bafi-
lea nell’anno lf7>. da Giammaria Caflelvelro di lui fratello , il quale
con fua lettera in data di Vienna ai x v. di Gennaio di detto anno , la
dedicò ad Alfonfo li. Duca di Ferrara . Chi del Dlfcotfo del Caflravil-
la facelfe autore Ortenfio Laudi, che al pari di Gafpero Sdoppio, fii il Pro-
teo degli Scrittori , ed errante per varie parti , come fi dira nella Ciaf-
fe vi. capo il. fiorii non andrebbe lunge dal vero . A me Balla di non
tenerlo per fattura del Mudo . Quello Difcorfo andò lungamente in
giro a penna prima , che il Bulgarini , avverfario di Dante , Io facefie
(lampare in Siena nell’ anno 1608. Ed eflcodp poi fiato tiafmeflo da
. • ~ " Firen-
BiaiioT.CL.ni.
Battaglie
188.
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4JÒ De I I A 'E LOQJJt N Z A
Ài i r Vl'r Filcnic neltf71- ài.Tranquillo Venturell! o\ Marconi fuo eoncjttadt-
9 ulor.U.llI. no j perche vcdefié di rifpondetgli , quedi.neiretì Tua di xxrv-annil,
in meno di un mcfc vi fece il libro Tegnente .
Difcorfo di Giacopo Mazzoni in difefa della Comedia
del divino Poeta Dante [contra il Difcorfo di Ridolfo
Caftravilla]/« Cef'ena per Bartolomeo Raverj ifjj.iu 40
Alcune Conlìderazioni di Bellifario Bulgarini , gen-
tiluomo Sancfe, fopra il Difcorfo di M. Giacopo Maz-
zoni fatto in difefa della Comedia di Dante , e Ram-
pato in Cefena l’anno 1173. [con alcune lettere in
fine] h Siena appreffó Luca Bonetti 1583. in 40
Vnfii pag. «in-
orarlo Capponi , dipoi Vefcovo di Carpentraffe , avendo ricevute dal Bui.
garini quelle Confiderà tei oni , rifpofe con una erudirà , e lunga lettera
da Vignale, Tua villa in Voltiamo ai XX v.di Gennaio if7f . La lettera
non fu Rampata , ma ferbalì originalmente qui in Roma predo il Signor
Match tCe Ateffandro Gregorio Capponi , mentovato più volte in quell’
opera - Ella comincia con quelle parole : L'avere io indugiato cieca un
anno a rispondere . L’autore dice ai elfer legate , ma fi mani feda vetfato
: nella buona letteratura , amico del Taffo , di Maffeo Venterò , c del
Sai vi ali , con cui dice di aver Ietto il fuo Cemento fopra la Poetica t
aggiungendo ancora » che il Cafìravilla è nome finto, nè fi può fapere
chi fojfè : ed io per me , come ho detto , inclino, a darlo per Ortenfio
Laudi , qualichc egli in quello fuo Difcorfo abbia voluto llcndcre un
t nuovo Paradoffo da poterli aggiungere agli altri fuoi xxx. già Ram-
patiche nell' all'unto , e nella dettatura mi pajono in tutto limili a
quello , cficndovene contra Arinotele , Cicerone e ’l Boccaccio : e uno
ve ne maneava contro a Dante , benché per altro il prctefo Cajlravitla ,
chiami col nome di Paradojji i divifamenti del Varchi in favore di
Dante . Contra lui pure fetide Antonio Altoviti Arcivcfcovo di Firen-
ic , mentovato dal Signor Canonico Salvini •
Il Bulgarini fenra prenderli foggeiiotie , che i fogli del Capponi fodero
ferirti a penna , rifpofe ai medelimi in iflampa , la qual coli non li fa,
come piacque al Capponi . Il titolo del libro del Bulgarini , in bello e
particolar carattere corlivo , come gli altri dello dampator Bonetti ,
che fu da lui dedicato a Carlo Emanuello Duca di Savoja , fi è quedo :
Repliche di Bellifario Bulgarini alle Rifpoftedel Signo-
re Orazio Capponi fopra le prime cinque Particel-
le delle fue Confiderazioni interno al Difcorfo di
M. Giacopo Mazzoni, compofto in difefa della Go-
media di Dante [ con Rifpoftc particolari al Zoppio »
e con la Replica alla Rifpofta di lui alle Oppofizioni
Sancii ] In Siena appre/Tu Luca Bouejii 1 j8j. it> 4° -
Della
%
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Italiana 431
Della Difefa della Comedia di Dante , diftinta invìi. b,,i.,oT.ci..jii.
libri , nella quale fi rifponde alle oppofizioni , fatte
[ da Bellifario Bulgarini] al Difcorfo di M. Jacopo
Mazzoni , e fi tratta pienamente dell’Arte poetica »
e di molte altre cofe , pertenenti alla Filofofia , e alle
belle Lettere , Parte 1. che contiene i primi 11I. libri ,
con due tavole copiofifiìme . In Cefena per Bartolo-
meo Rover} 1587. iu 40 edizione 1.
Il libro c dedicato da Tucìo dal Cerne al Cardinal Ferdinando de Medici ,
che fu poi Granduca di Tofcana , prime di quello nome : e Torte affer-
ma di avere ajutato il Mazzoni a fcrivcre il libro di fua propria mano
più d'iena volta nell’ atto , che il Matuconi l’andava componendo , il
quale era dotato di si gran memoria , che (dea citare ffejjo gli autori a
mente fenica veder di nuovo quello, che diceano . Cosi egli medesimo
alierifce nella prefazione alle fue Ragioni contra il Patrie.] . In quell’ al-
tra modella fua prefazione G narra l’illoria della controverlia Dantcfca,
affermandoli , avet voluto il Marconi , che U fuo libro per le colè
Teologiche folle prima efaminato in Roma da qualche Teologo della
fàcra Congregazione dell’ Indice , al che con gran piacer fuo fu depu-
tato Francefco Pegna , infigne Prelato Spaenuolo , e Auditore della
Ruota Romana • Il Matuconi in quella Difefa pag. 717. cita i fuoi Co-
ntentar j del Fedone Dialogo di Platone , non mai pubblicati .
— Della Difefa della Comedia di Dante , diftinta in
libri vn. Parte il. che contiene i libri iv. i quali fé-
gu ono la Parte 1. In Cefena per Severo Verdoni itf8g.
in 40
Quella Parte il. che fu tratta dall’ originale della Biblioteca Barberina ,
benché ciò fi taccia, nella pulizia ed efattezza non corrifponde alla Par-
ttn della edizione t. nella qtlale con maraviglia degl' intendenti il
Maniconi fu in tutto ben fervito nella qualità de’ caratteri Greci e Lati-
ni eflendo forfè quello libro fiato il primo dopo il ritrovamento della -
Rampa a vederli in bel carattere tondo, e con le dillinzioni in corjho de*
palli allegati .
...... 1 v\ ... .
Rifpofta di Francefco Patrizi a due oppofizioni , fatte-
gli dal Signor Giacopo Mazzoni . In Ferrara per Vit-
torio Baldrui i 587. iu 40
Difcorfo d^acopo Mazzoni intorno alla Rifpofta e al-
le oppofizioni, fattegli dal Signor Francefco Patri-
cio, pertenente alla Storia del Poema di Dafni, o
Litierfà di Soliteo , Poeta della Pleiade . In Cefena
per Bartolomeo Raverj 1587. «4°
i’..„ '* '* Difefa
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Bhiliot.Cl.U1.
pinurttheti il. mm.
Tn.
Litro 111. fag. rpj.
P^. 71. 74.77. 7J.
F7« .
433 Della Eloquenza
Difefa di Franccfco Patrizi dalle Cento accufe dategli
dal Signor Jacopo Mazzoni. In Ferrara per Vittorio
Baldini 1*87. *» 40
Ragioni delle cofe dette , e di alcune autorità citate da
Jacopo Mazzoni nel Difcorfo della Storia del Poe-
ma di Dafni o Litierfadi Sofiteo . lu Cefeua per Bar-
tolomeo Rover j 1587. in 40
A quelli libri , rotti ufciti in un inno , diede oceilione la Parte 1. della
Ditela di Dame > per aver quivi il jltiuni con ornila femplicità con.
tradetto In un luogo foto in due cofe al Patrie.) , il qual poi nella Rifpofìa
gli oppofe xxv. errori per avergliene opporti due foli . Il Cavaiicr Sal-
viati , e Fulvio Teo/ili Vefeovo di Forlì , intremefli per aggiuflare la
controvcrlìa letteraria tra quelli dne valentuomini J non fu calo j che
vi riufeiflero , come li trae dal Patrie.) neHa Difefa , e dal Maee.oui
ancora nelle prefazioni al Difcorfo , e a quelle Ragioni , dove oflerva
pure l'imprefa nuova , polla dal Patriejfm fronte alla fua Difefa con la
Prudeneu , che ha lo fpecchio in mano col motto : Prudentia negotium •
non fortuna duca t : e fi lagna della pertinacia mflelTìbile e offenlìva dell*
àvrerfario > troppo dato alla fofirtiea e litiglofa dialettica , che nulla
infegna , fuorché a non mal cedere al vero , a cui però quella volta
fu dal Maejconi affretto a cedere .
Ragionamenti del Signor Jeronimo Zoppio [contra le
ConCderazioni di Bellifario Bulgarini ] in difefa di
Dante e del Petrarca. In Bologna per Giovanni Raffi
J y 83. »'»4°
- — 1 Rifpofta di M. Jeronimo Zoppio alle Oppofizioni
Sanefi{ fatte da Diomede Borghefi ] a'fuoi Ragiona-
menti in difefa ;di Dante . In Fermo per Sertorio de *
Monti JfSf. in 40
■ - - Particelle poetiche fopra Dante, difputate da Je-
ronimo Zoppio Bolognefc [ contra quelle di Bellifa^
rio Bulgarini ] In Bologna per Alejfandro Benacci
iy87.i»4°
— — La Poetica fopra Dante di M. Jeronimo Zoppio
[pubblicata da Melchiorre fuo figliuolo ] In Bologna
per Alejf andrò Benacci 1 ;8p. in 4®
Quello Girolamo Zoppio -, detto mela mente Zobbio dall* Eritreo , fu Padre
di Melchiorre , nitro fcrittor Bolognefe , e volle chiamarli Jeronimo »
come il Mueio , il quale ne die le ragioni orile fue Lettere civili • Fu
profetTore dell' Etica nel pubblico Studio di Macerata : e ne’ Tuoi
Ragionamenti , come già aulico del Parchi» fparla del MueJo , dianzi
ma «7
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Italiana 433
•mancato di vita , e che più di lai , e prima di luì , ficeome pilefa nella — —
Poetica, fu amico c (limatore del Varchi , arrivando il tZoppto fino a di- I*1 bliot.Ci.III.
re , che il Cailclvetro fu maggiore del Mutuo , il di autorità , come di
lettere , e che elio Zoppio in tante occaGoni , avute in Vcneoia , in Ro-
ma , e alla Corte di Urbino di comofcerlo , non fé n’era curato • Ma
blfogna , che al Zoppio foflè rimproverata sì fatta manieraci fetivere ;
perocché nella già detta Rijpofla Tene difdicc ; benché il faccia con
magra e inGpida fcufa • Però contra il Zoppio , e a favore del Mutuo ,
può badare il fentimento di Lodovico Botonio con quello del Bulgaria i -, D'f'fe png, u3. 1 14.
ed è , che il Muoio in tutto nc Teppe a Dai più del Zoppio . In anni e in
lettere egli fu Gngolare : e oltre al/edere dato in pregio alle Corti de*
Principi del Tuo tempo , e tnaedro e governatore del penultimo Duca
d’Drbino Francefco Maria II. della Rovere , egli fu invitco c gran di-
fenf ore della cattolica Religione contra i defertori e ribelli della mede- . .
Gma , cofa di tale importanza , che le die opere in quello particolare
furono approvate da una continuata fucce/pone di fei Romani Pontefici ,
cioè da Paolo e da Giulio III. Marcello II. Paolo IV. Pio IV. e dal pre-
fente fantiffimo PioV . come fetive egli (ledi» in dedicate al Cardinale
AlcG'andrino il dio Coro pontificale ; onde almeno per quedo gli G dove-
va un poco di rilpetto anche dal Zoppio . Ma fe diamo a lui fede , il
Muoio non fapea nè men di latino , cofa ignota a tanti apodati , da efl’o
impugnati -, perchè forfè le die opere volgari poteano fard da chi non
fapea di latino , e il libro latino de Romana Ecclefia non è forfè del
Muoio ; il quale G gloria di edere daco difcepolo di Raffaello Regio ,
e di Batifìa Egnaoio , gran profed'ori di lettere Greche e Latine , nelle
quali il Muoio fu peritiamo , c ancor nell' Ebraiche non meno, che in ttettrr CattoVrht
tutte le difcipline umane e divine • E per conofccrlo bada veder le Tue Ii4.ui. 243.
opere, annoverate da lui dedb, e da Niccolò Manovali nella Defcrioione j\,.
deU'lflrìa, il quale però sbaglia in 'farlo morto di $4. anni , quando fu-
rono 8o..folamente . Ma il Zoppio è sì pronto a calunniare il Muoio , Chetila /opra Dento
che pad'a a farlo autore anche di motti in ludibrio'di Dante , i quali fo- P*h‘ *• a*
no del Caflravilla, e non del Muoio, di cui verrà in acconcio di riparlare Dlfnifo del Cepre-
altrove . Maniera propria del, folo Zoppio G fu tnedefimamente il dare ri,,t t‘’S' >M-
il nome di Oppofìnioni Sanefi a una breve lettera di Diomede Borgbefi ,
come fe a farla, e fopta cofe vi libili, e comprefe in poco più di due pa-
gine, vi avelie cofpitato inficine tutta la citta di Siena . Il Bulgaria i me-
ritevole di ugual plaufo G farebbe modrato,fe avelie vantato ancor egli
di fcrivete contra i Ragionamenti , ole Particelle poetiche Bologneji in
vece di efpritnere , di Girolamo Zoppio •
Breve & ìngeniofo Difcorfo [ oppofto a quello del Maz-
zoni in confutazione dell’ altro del Caflravilla] con-
tra l’opera di Dante , di Monf. Alefl'andro Carierò .
In Padova per Paolo Mejetto 1 j 81. tu 40
Apologia di Monf. Aleflàndro Carierò Padovano
contro le imputazioni del Signor Bclifario Bulgarini
Sanefe. Palinodia del medefimo Carierò , nella quale
<ì dimoftra l’eccellenza del Poema di Dante . I» Pa-
dova per Paolo Me jet ti 1/84. #>4°
Iìi II
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1
Bi buot.Cl.III.
Elogiato. I. 36*»
/*J£.
9V
Diftft pag.su
Anti di frorfo p>\&»
lì*
># iir/rrAjy.ii/ Msrtiaì»
Libili. tfi£r»lvltl*
f'j- ?«•
434 Della Eioquinza
Il Bulgari*! nelle fuo Di/e/e contri 11 Carierò ( in latino Carrerimt , alme-
no predo il Vefcovo Tommajini ) non Iafciò cafcare io terra la voce
ingeniofo per ingegnofo , ufita dal Carierà , nè il titolo di Monftgnort ,
proprio dei foli Prelati , e non de’ fempliei Preti , quale era il Carter» ,
Gentiluomo Padovano . Vero è , che in quelle parti per abufo volgare
talvolta tuoi datG quel titolo a fempliei EcclefiaAici , benché non fie-
no Prelati-, ma ciò per quello non lafcia.di edere abufo a tal fegno, che
la plebe non fiiol dare a’ Prelati il titolo di Moafignore per tema di of-
fendergli con un vocabolo.che crede proprio de’ foli Preti, vedendolo a
quelli accomunato . Il Carierà , autore di altre opere , ma latine, dopo
avere in quclto fuo Difcorfo impugnata la Commedia di Dante , fe ne
difdide nella Palinodia , imitando Stefieoro , che orò prima in biad-
ino , e poi in lode di Eletta . E perchè il Bulgaria, in principio e io fine
delle fue Confiderat-ioni , e poi ancora nelle Difefe e altrove lo tacciò
di plagiari 0 , quafichè fi folle approfittato di ede, a lui moArate in Sie-
na , prima che fi (lampafièro , il Carierò non fidamente fc ne difèfe con
l ‘Apologia \ ma con la Palinodia ritrattò il fuo Difcorfo , buttandoli
dalla parte dei difenfori di Dante.e inoltrando con fedi autentiche, polle
in fine dell’ /f /»(<>.{ ù», e della Palinodia, di avor compollo ii fuo Difcorfa
nel 1777. due anni prima di andare a Siena con Brancefco Piccoltmìni ,
pubblico profe libre di Filofolia nello Audio di Padova , il che Iti nel
IJ7». In fatti non par vetifimile , che in tal materia con la femplice
villa di un opera , fenta involar le parole , fi podi rubarne i pender! ,
ancorché ordinarj , e per altro comuni j poiché il Bulgaria i intende di
queAi foli , e non del materiale del libro : nè al certo le cofe del Ca-
rierò fon tali , che a lai potè , qualunque egli fi folli , non poteflito ve-
nire in mente non meno , «he al Bulgaria i , efiindo faifo quanto luppo-
li V Eritreo , ehe egli camalli la Palinodia del plagio , fatto al Bulgarì-
ni , quando per lo contrario eoo V Apologia G difefe da queAa aceufa ;
e non fece altro co* la Palinodia , che ritrattarli di aver biaGmato
Dante, e non gii di eflirfi furtivamente appropriate le cofe del Bulgari-
ai . Laonde per qneAo capo della fola conformitd d' opinione » per dirlo
con la formola , ufata dal Bulgaria, nella lettera, con cui dedica le Con-
fideraùonì al Cardinal Luigi da EAe , à cui Umilmente il Carierò avea
dedicate’ le tre fue fatiche , queAi con tutte le grandi Indiente , più
volte inculcate dall' avverfario , non dovrebbe aver luogo nel libro de
Plagio literario di Jacopo Jommaji» , nelle due Dificrtazioni de Furibut
librarii t di Tommafo Crealo , o nel Catalogo de’ Plagiari d> T e odoro
Almeloveenìo, aecrcfciuto da Arrigo SippenHei* . Quell'onore può rifer-
barfi a qualchedun altro , plagiario non meno delle o nervazioni udite
ne' difeorfi , che lette negli fentti : e di tale può dirli, come dilli Pietro
Scriverlo di Loro ma Ramire a, plagiario dello Scaligero : diflimulat qui
ad vsrbum inde omnia exterpfit . Seguono altri libri del Btdgarìni , fe-
condo l’ordine cronologico delle loro impreflioni -
— — Difefe di Bellifario Bulgarini in rifpofta all’Apo-
logià c Paliuodia di Monfig. Alcflandro Carierò Pa-
dovano , c alcune lettere paliate tra ’l Signor Lodovi-
co Botonio, nell’Accademia dcgl’lnfcnfàti di Perugia
detto
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Italiana 4$j
detto l’Agitato , e il medefimo Bellifario per Tocca- bibuot.CiJiÌ.
fione della controverfia , nata fra eflo Bulgarino , il
• Signor Jeronimo Zoppio , il fopradetto Carierò , e il
Signor Jacopo Mazzoni , decorrendoli intorno alla
Commedia di Dante. In Siena appreJJ'o Luta Bonetti
i j88. in 40
— .Riprove delle Particelle poetiche fopra Dante ,
difputatc dal Signor Jeronimo Zoppio Bologncfe, per
Bellifario Bulgarini ferine nell’idioma Tofcano di
Siena. In Siena nella /lamperia di Luca Bonetti 1601.
in 40
■ Annotazioni , ovvero Chiofc marginali di Belli-
fario Bulgarini l’Aperto Accademico Intronato , fo-
pra la prima Parte della Difefa, fatta da M. Jacopo
Mazzoni per la Commedia di Dante Alighieri , com-
pilate nell’ idioma Tofcano Sanefe , all’ Illuftrilfima
ed Eccellentiflìma Accademia Veneziana dedicate,
aggiuntovi il Difcorfo di M. Ridolfo Caftravil la fo-
pra la medefima Commedia [ con lettere pallate fra
il Mazzoni , e il Bulgarini , una fua giuftificazione
contra l’Orazione di Pier Segni in morte del Mazzo-
ni ] ed infkme il racconto delle materie più notabili
di tutta l’opera [ compofto da Orazio Lombardelli ,
il quale dopo averlo terminato , fe ne morì ] In Siena
appreJJ'o Luca Bonetti 1608. in 4.0
Nel frontilpitio di quello libro lì veggono tre filare , in doppio ordine
difpode 3 di più mortaletti > o cannoncini in arto di fpararlì . col motto
fopra : bine su oliere molti ; ladove il Bulgarini negli altri Tuoi libri
avea polla un Aquila fopra il nido con un fallo nell' artiglio deliro io-
contro al vento contrario , e col motto : munii •
— — Antidifcorfo, ragioni di Bellifario Bulgarini Sa-
nefe , l’Aperto Accademico Intronato , in rifpofta al
primo difcorfo fopra Dante , fcritto a penna fotto fìn-
to nome di M. Sperone Speroni . In Siena appreJJ'o il
Bonetti 1616. in 4.0
Al Bulgarini , caduto apopletico , e in età decrepita , eflcndo portato il
Difcorfo da un Frate , venuto da Milano , egli qui lo confuta , ma fenza Pag. -•
ftaniparlo ; onde non polliamo dar ghidicio di detto Difcorfo , per al-
tro lapcodoli J che lo Sfoconi , allora già morto , fu grande ammira-
. 1 i i a tote ,
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Bi-bliot.Cl.IH.
4 $6 Della Eloquenza
iore , e Gimatore'di Dante nc’ fuoi Dinieghi . Il Bulgaria! pag. yj. ^
e altrove fa autore del Dijcorfo il Carierò , e non lo Speroni : e pag. 49.
mette per lodatoti e difenditi d! Dante » Diomede Borgbefi , e Celfo
Cittadini Sane lì , Tuoi amici .
Fin qui le guerre l’opra Dante . Se mi li chiedefle qual male glie ne venne
per quello, dachè l'Eritreo ne afl’cgna la vittoria al Bulgarini,certaminit
vilior difcefft , G potrebbe rifpondere , che Dante rimaTe Dante , quale
era prima . Qui per ifcarico delle proraede date , G dovrebbe proporre
11 difegno di una nuova edizione del dio Poema ; onde per non proce-
dere in infinito , quello G fari brevemente al polGbllc .
'Difegno per una nuova edizione dei Poema di Dante.
QUella nuova edizione dovrebbe fatfi in bello e pulito carattere
tondo 3 gittato in buone madri, e non frullo, uè fporco, nc ufato, nè
- Tenta {palla; e non già in corfivo, o aldino , detto ancora Italico, il
quale per edere da qualche fècolo, e non Tenta ragione, allatto difmeflo
nel corpo intero e continuato de' libri , e perciò l'occhio non efl’cndovi
più avvetto , pare , clic venga a patire in leggere qualunque opera , fe-
guentemeote Rampata in tal carattere, puramente corfivo-. e di quello gii
parlammo addietro . Dunque la nuova edizione di un ficuro e ottimo
tello di Dante in Torma di quarto , e a fomiglianza di alcuna delle mi-
gliori editioni , ufeìte per ufo del Delfino di Francia , dovrebbe farfi
con incblodco di buona tinta , e in carta di corpo confidente , e per-
fettamente biauca , con bel margine da ogni lato , e conforme alla di-
TpoGtionc e al fedo dei Canti del Poema , ciafeuno de' quali , con avere
innanti il Tuo argomento , prefo dalla editione i. del Dolce , G dovreb-
be cominciare Tu alto, e Tempre in principio di pagina col porvi nel vano
fupetiore il titolo di ciafcuna delle tre Cantiche, come dire: Della Com-
media di Dante , 1‘ Inferno , il Purgatorio , e U Paradifo , e fuori nel
margine il Canto col Tuo numero , per agevolare il ritrovamento di
quanto a un biTogno G ricercafl'e , non elTendo neceflario il numerare
anche i verfi , per non edere i Canti ordinariamente lì lunghi , che non
G polla a un tratto rinvenire quanto vi G braraafl’e cercare . Che Te poi
G voltile in fine di ciaTchedun Canto Raggiungere l’allegoria, prelà pure
da quelle del Dolce , quello non farebbe mal Tatto , effondo elle brevi .
In queda nuova edizione , la quale per maggior comodo G dovrebbe fare
in un fol tomo , come realmente richiede il Poema , che è un Tolo , giù
bado appiè di ciafcuna/accia , o pagina , in bel carattere , e didimo da
quello del tedo del Poema , fi potrebbono difporre le note co’ richiami
in numeri piccoli , non Gaio inferiti a* lor luoghi nel tedo , ma poi an-
che tirati fuora nel margine a dirittura , diligenza uTata dal Padre Ma-
biUone , per non avere a penare in cercar dove vadano a riferirG i nu-
meri di effe fiere brevi, ncceffarie , e relative ai palli di Dante, i quali le
richledefliero per letteraria fpiegazlooe del tedo, riguardando la grama-
tica , la favella , l fenfì , l'cfpreffioni , le voci , 1 termini , e le frali
antiquate , e le più notabili , le co Te idoriche , i coltami dei tempo , e
le dottrine ofeure , o recondite ; ma il tutto in Torma tcRuale , breve ,
a fenza ingombrare il margine ; polche i lunghi coment! piuttodo aa-
■ebbig-
t
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Italiana '437
debbiano di quello , che ilIuAiino i tetti , come fanno i periti : per lo -
che fare j oltre all’ cfame del tetto , fervirebbe non poco il confulcare aitor.Ct.Ili.
con fenno e fpogliare i varj inteiprcti , fpofitori e difcnfori di tutto ,
0 di parte del Poema di Dante , non Colo Rampati , Ina non iflampaii , t
fopra gli alni , che non fon pochi , Pietro di lui figliuolo , che fu il pri-
mo a illuttrarlol in /arine con dirlo, Commentum juper tribut Comadii t
Danti t Aligberii . Un altro Dante , tradotto ad literam in latino , e co*
mentito pure in latino da Giovanni da Seravalle Frate Minore della
dioccfi di Rimino , e Vefcovo e Principe di Fermo , fi trova a penna
pretto il Signor Marcbefe Capponi » fatica, da quel Prelato compotta
nel 1416. mentre fi ritrovava al Concilio di Coflaneat , e ciò a richieda
di Amadeo da Salurcuo Cardinal Diacono di santa Maria nuova , di Nic-
coli Buivit Vefcovo Satonienfe e Vellenfe ,' e di Roberto Alane Vefcovo
Sareiberienfe , amendue Inglcfi . In quelle note bifognerebbe vedere di
coonettare con qualche buon fenfo i luoghi , che pofiono averne medie. ^
ro,con ricordarli, che liamo Cattolici, e che dopo l’età di Dante foprav-
vennero le turbolente Cunette dcll’ercfie, che talvolta hanno fatto pren-
dere maligna pittura dall’autorità di Dante , contra la fua intenzione ,
«omejpottiamo ragionevolmente fuppotre. Sarebbe flato mio penderò
di dar qui , come per faggio di quella nuova edizione , il Canto I. dell'
Inferno , letteralmente , e brevemente fpiegato dal Giambullari , ma il
tiraot di non date in lunghezze , me ne difvia : e ciò pure mi fa trala-
feiare altre cofe •
Nel line di tale edizione fi potrebbe fenza verbofo cicaleccio difporre un
folo Indice , o Tavola generale in forma di Glojfario , limile a quello di
Federigo Vbaldini ai Documenti del Barberino , e all’altro di Mondgnor
Giovanni Pignoli al tomo I* del fuo Anali a fio , o Libro pontificale , di
cui afpettiamo il fecondo > In quello Indice li dovrebbe incorporare
tutto quello , che partitamente fi condenfa in più Indici , Imitando an-
cora con miglioramento quel famofo Virgiliano di Niccoli Eritreo , per
non foggettare il lettore a cercare in più luoghi quel tanto , che potreb-
be trovare in un folo . Meritcrcbbono ancora di efler confiderai! , il
Borgbini nelle fue Cbiofe alle Novelle antiche , e al Decamerone , l'Alun-
no pure ne’ due Indici , al Decamerone , e al Petrarca dell’ edizione il*
un mio Amico nella Tavola al volgarizzamento de’ Gradi , attribuiti a
san Girolamo , e il Ducange nel fuo Glojfario all’ Ittoria , fetitta in an-
tica lingua Francefe da Goffredo Pillarduino . Non fi vorrebbe , che in
quello Indice E ftudlaflc troppo di qualificare,e decidete, nc di fpiegare
le cofe trite ; ma folamente quelle , che ne hanno bifogno ; non cnttate
a chiamar nobilijjìme le città, e le famiglie , già note per tali ; non ufac
da pet tutto le voci bellifjime , notiffime ,famofifjime , prudtntiffime , va-
lorofiffime , onoratijjime , empiendo cosi di vani fuperiativi le carte •
Quando fi dice Ipclito , fi dovrebbe aggiunger cosi : e ancora Ippolito .
Alla parola Dionigi , batterebbe aggiungere : detto l" Areopagita , antico
fcriltore ecclefiaflico ; ballando qui dare un cenno a chi intende ; mentre
ad altri non bafterebbono i libri interi. Alla parola Tagliamento , fi po-
trebbe dire : Fiume , che divide pel mexjco il paefe del Friuli, [olito perdi
denominar fi con te formolo : di Id, e di qua del Tagliamento . In fomma
fi vorrebbe , che in quello Indice non fi affettane di voler troppo fare
1 dottori , ma folo fpiegare le cole , poco intefe • Nella ripulitura del
teli*
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Bmior.CL.in.
Epijl. irxxtr. fi
UÓJ.
Jofrriptionej Etrw
■ ri * re. I. fi', j 1 1.
438 D ELBA E L 0 Q_V ENZA
redo non vocrei bofehi di accenti, di virgole, e di apollrofi , fovtrch'a-
niente dinari ; ma co fé Ppedite , lifee , andanti , e naturali , dachè tal-
volta molte di quelle diligenze fogliono ufard nel leggere piti, che nello
fcrivere : ed è bene ancora il penfare a facilitarne per gli ederi la com-
prendone , fenza difficultarla con sì fatte minuzie . GiulioCefare Scali-
gero in poco accenna il rutto , parlando di fare dampare certi Puoi verd
latini : per le caftigali edantur ; fed ha , ut He quid lima defederete in
editione ipfa . Punita vero libi commendo, quorum rationem adeo ntceffa-
riam duco , ul W illuferiorem ferri eralionem pulem , hoh folum /eufemia,
diftingui . Così mededmamente, per non replicare rana la Commedia di
Dante nel Rimario di Carlo Noci , gii fatto per renerd da se a parte , e
non unito al Poema , edo Rimario d potrebbe con aggiudaca didribu-
tlono ridurre folamente alle ultime voci di clafchedun verPo per diftin-
aione di uno dall’ altro , lafclando poi nel loro edere in margine le ci-
tazioni dei Canti per guidi in ogni occorrenza di rifcontrargll : e d
dovrebbe avvertire di non mai cominciare in tale ordine di alfabeto da-
gli articoli, nc da' pronomi, come da, il, lo, la, quefeo, quello, uno, tale,
quale, non potendo dmili voci Pervire d'indizio per trovare la eofa cer-
cata . Per motivo poi di Ppeditezza maggiore, il tutto dovrebbe rifcrird
alle pagine del Poema , e non alle Camicie , nè ai Cauli , nè al vtrfe del
mededmo , che c eofa troppo ePquidra . Il Signore Anloufrancefco Goti
nella prima delle fue famole opere mentovando un nuovo Rimario di
Dante, gli lavorato da un Può amico , a quello d potrebbe penfare.
Tale infuftanza è il penderò e la direzione , che potrebbe renerd in
quella nuova imprellione della Commedia di Dante con farle precedere
mia prefazione ìflruttiva , ma aon verboPa ,'eioè che fofle men piena di
parole , che di cole , e da fard dopo Rampato il compitilo dell' opera
per efprimervì accuratamente tutto 11 necelTario , e ciò con un titolo e
frontiPpizio Pemplice, e non affollato da lunga, e nojofa non meno , che
ricercata rimembranza di troppi particolari , ivi poco importanti ; con
libertà poi di Dcnderd In dnefopra quelli , che non potettero aver luo-
go nelle note • Quello però dovrebbe fard con attinenza di perfone in-
tendenti , e verfate non tanto nella corrente favella natia , quanto in
quella comune de’ letterati , e de’ libri : le auali perfone non fogliono
mancite nella Ciltd di Firenze . Che Pepo! fi penfafle a ornare ogni
Canto di dgure intagliate in rame , conformi a quella di un codice
Vaticano , già de' Duchi d’Urblno ; quello farebbe troppo . Però non
farebbe da tralafciarvid la medaglia di Dante , non difficile a ritro-
•vatfi .
CLAS-
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Italiana
4 }9
C L A S S E . I V
Dramatici .
C A P O . I
Commedie in profa .
LA Calandra Commedia dì Bernardo [Divizio] da
Bibicna . In Roma 1524. in \i° feuza flampatore .
E i» Firenze preffo i Giunti 1 jy8. i» 8°
— — E in Venezia preffo il Giolito 1 561. in 120
I Lucidi di Agnolo Firenzuola. In Firenze preffo i Giunti
i/4 9. i/ya. in 8°
E in Venezia preffo il Giolito i$6o. in 120
La Trinuzia . In Firenze preffo i Giunti i/4£.
iS93~ •» 8°
— - E in Venezia preffo il Giolito 1 $61. in 1 20
Gli Straccioni" di Annibai Caro . In Venezia preffo sildo
1 j8a. 1 j8 9. in 12®
Afflino Voliere , che fu Vefcovo e Cardinal rinomato , avendo tichiclia
al Care per alcuni Gentiluomini Veneziani quella Commedia , allora
nel 1 ftff . a penna , non Tu cafo , che poteflc ottenerla per le ragioni ,
che il Caro addufle nella fua rifpoda , dipoi Rampata .
La Suocera di Benedetto Varchi . In Firenze per Barto-
lomeo Sermartelli 1 / 69 . in 8*
L’Aridofio di Lorenzo [ detto Lorenzino ] de’ Medici .
In Lucca per Vincenzio Bufdrago 1 548. in 8°
E in Firenze per Filippo Giunti ifpf. in 8°
li buon Loremcino, che la compofe, fu 11 traditore e parricida dell'infelice
Duca Ale j] andrò de’ Medici , cui egli cercava di trattenere con G mi li
fpallì per crudelmente ammazzarlo , decorno gli riulti di fare , fecon-
do il Giovio nel libro X X x viti, delle Morie . 11 Rufcelli nel Suppli-
«nento alle medelìma Morie., volgarizzate da Lodovico Domemcbi ,
feri ve , che Loremcino nel parlare di quella fua Commedia , promette-
va , che dopo fattane fare la recitazione , avrebbe data una Tragedia
nel più bel ftiggetto , che G folle veduto , alludendo alla ucciGone , che
macchinava del Duca : e nel Prologo di quella Commedia Della dell'/frr-
dofio , egli accenna fu rbefea mente quello , che dovea fare , e che fece .
11 mal fu , che i gerghi non bene >' intendono prima de' fatti • Qui
gtrala-
Bl3UOT.Ct.lv.
Lttrtrt tomo II. pa«.
395, idi/, d'Aldo ■
r.l,f, II. infine, p.tg.
31. idi/, di Ptot/ia
dii 1573.
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1
BlM.10T.CuIV.
Librerìa 1. pJjg. 30.
•dii. II.
I nf.l nuoto lU
>S5>.
44O Della Elo q^; e n z A
tralafcio altre cofe . e dico foto , che il Doni promife di dai fiiora la
t'ita di Lortnt-ino con la fua medaglia j ma quefta non fa la prima co-
la , da lui promcfla , e poi non fatta . La medaglia però lì ritrova col
tovefcio del piteo tra due pugnali , che c quello appunto della medaglia
di M- Giunto Bruto , uccifore di Giulio Cefare , col fuo motto in poco
mutato. A. III. ID. IAN. che tu il dì vi. di Gennajo del if )6. all’ ufo
di Firenze . • *
La Sporta di Giambatifta Celli [ col fuo ritratto ] In Fi-
renze [ preffo il Torrentiuo ] 1 548. in 8°
— — E ivi preffb Bernardo Giunti 1 f jo. i$s6. in 8°
E ivi preffb Giorgio Marefcotti 1587. in 8°
• L’Errore. In Firenze preffo i Giunti 1603. in 8°
Quella Sporta c fatta fulfandare della Aulularia di Plauto : e lo accenna il
Celli fteflo nella lettera dedicatoria • Il Lafca però ebbe a dire » che
non era fua del Geli! » ma bensì »
Che fece anch’ egli una Commedia nuova ,
Che Cavea prima fatta il Machiavello .
La Gclofia di Antonfrancefco Grazzini , detto il Lafca .
In Firenze preffb i Giunti i$$i. in 8°
— — E con gl’ Intermedi . In Firenze preffo i Giunti
1 jd8. in 8°
La Spiritata. In Firenze preffo i Giunti 1 $60. in 8°
Quelle due Commedie in profa , non fenza qualche mutazione li trovano
con le altre i v. ddl Lafca in verfi , c fono la Strega , la Sibilla , la Pin-
aocbera, c 1 Parentadi , In VenexJa preffo i Giunti i;8a. in ottavo .
La Spina del Cavalier Lionardo Salviati . In Ferrara
per Benedetto Mammarelli ifpa. i J93. in 8°
E in Firenze per Coftmo Giunti 1606. in 8°
* — - E infieme col Granchio [ in verfi] In Firenze pref-
J’o il Torrentiuo i;f6. in 8°
E amendue . Ivi per Coffmo Giunti 1606. in 8°
La Balia di Girolamo Razzi . In Firenze preffo i Giunti
1 $6 o. e 1 364. in 8° edizione il.
La GoftanZa . In Firenze preffo i Giunti iy 63.
1604. in 8°
La Cecca. In Firenze preffb il Torrentiuo 1563.
in 8° edizione il.
Il Furto di Francefco d’Ambra. In Firenze preffo i
Giunti 1 $6 4. in 8°
La
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•Italiana , ? 441
La Capraria di Gigio Artemio Giancarli Rodigino. ite ». ,.7
■ Vinegia prcffo il Marcali ni 1 y y4. in 8° «ior.ct.iy.
E ivi per Francefco Bartolomeo Cefano if ja. tu 8°
La Cingana . In Vinegia per Camillo Francefcbini
iytf4. in 8°
L’autore , che nel prologo fi dice Pittore , la dedica al Cardinale Ercole
: Genica ga , e ri nomina la fua Capraria , come fatta recitare da e(To Car-
dinale , e da quello da Epe , Ippolito II. La Scena di quella Cingana fi
rapprefenta in Trivi gì , ed è in più dialetti di quelle parti . Cingana,
alla Veneziana* per Zingana, che fi dice anche Zingara-, fopra che può
vederli il Menagio nelle Origini . L'Allacci non avendo avuta notizia di r ag.-jg,
quella edizione 1. ne nomina un altra del i«io.
Il Furbo di Crifloforo Caftcllctti . la Venezia per zllef-
f andrò Grijfio i y 84. in 1 1°
Ci fouo due altre fue Commedie , Rampate pure in t'enexja dal Sejfa. nel .
1587. e 1 rs>d.
Amore fcolaftico di Raffaello Martini . In Firenze per
Filippo Giunti 1 $68. in 8°
Il Pellegrino , e il Ladro [ Commedie il. ] di Lorenzo
Comparini . In Vinegia prejfo il Giolito 1 y y4. in 1 20
La Vedova di Niccolò Buonapartc . In Firenze per Fi-
lippo Giunti 1 yp j. iti 8°
L’Amòr collante di Aleflandro Piccolomini [ lo Stor-
dito Intronato ] In Vinegia per Gabriello Giolito
1 yyp. in 12°
L’Alefl'andro . Iti Vinegia prejfo il Giolito iyyj.
in 12°
* L’Grtenfio [ già recitato in prefenza di Carlo V.
Imperadore ] In Siena per Luca Bonetti tfji. in 8° -
Gl’ Ingannati degli Accademici Intronati [ di Adriano
Politi ] In Siena per Matteo Fiorimi 1611. in 12°
Gli Scambi dell’Aperto Intronato [ Bellifario Bulgari-
ni ] Iti Siena per Matteo Fiorimi 1 611. in 1 1°
E ili prejjo il Bonetti 1623. in ia°
La Pellegrina del Materiale Intronato [Girolamo Bar-
gagli ] In Siena per Matteo Fiorimi 16 1 1. in 1 20
Commedie [ vi. ] degli Accademici Intronati di Siena ,
raccolte nuovamente , e rivedute . Iti Siena per Bar-
' tolumeo Francefcbi 161 1. tomi il. in n°
Le prime iv. gii annoverate , fanno il tomo primi , e le due altre li
; - [cc,Hd° ’ Kkk ' L*Amor
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Ribliut. Ct.lV»
fot CUI, u tiù. I,
in fol •
Ji, Bnur Epiftjì*
rltramm vir.tnm
■nt.xcn.pog.i8i.
Trtfuio ti Urne-
tisi Pormi pag. 6.1.
tilt. il.
Ttl- 16.
T.mc I. ptf.tfl.
Birre ii Lwrt Conti .
lf W- Jt.
tA2 Delia Eloque nz a
Vfsasssss&tt^
UBo’ii" dell' Alliccio Intronato [ Antonio Vignali )
d.lla I Xw. «« — ’■ —
y,«<£ » . ■> ** •
nel tfjp. Viete*» f'*»*** fctl. . ■ - che F*rcenntno eomponlmen-
’ul fi conforma taq-W» * ^,%P.?ondc quoi folte quello ^c-
10 a u letto eoo le indigniti dell HTttmn i on M Francete coo-
£ fi ravvia da tali funi a.n.«t, tei mfu r # Utino K»-
temporaneo , e tutto folk » »«» » £f /„ £££ Stinte fio: Atbf,
btljtfm , e X, »'>
• » r-.?M!rEBK
f- «'a-,
introtuf . , ... Duello d’amore c dami-
‘•'gSfSstoSi-oSS ?i. «-'rti# ■»*•
Jlu Prigione* Amore. /« »«*• f" Fm»‘
^*1 Motti* vivi f;. *-* £« *£
_l'f; Amico wSfcte. IrrWara P"/» «"
^to’di Yrrfovico Dolce. I» "««“ frr/«d»-
**»
1 <47. IltfO. IO ®* Il
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Italiana 44$
— H Marito . b Vinegio preffo il Giolito itfo.iu 12° jti*woT.Ct4v.
Ne fono d»e altre * ftampate pur dal Citi ito od medefimo anno tytfo.
L’Alchimifta di Bernardino Lombardi . In Ferrara per
* littorio Baldini i j8j. in 8®
La Meftola di Cornelio Lanci . b Firenze per Giorgio
Mar e f cotti 1583. in \i°
La Niccolofa. la Firenze per Bartolomeo Servar-
telli 1591. ia i2° .
_ L’Oli vetta, la Firenze preffo il Servarteli/ 15*7 .
in 12°
La Pimpinella . In Vrb’tno per Bartolomeo Ragufi
1588. /» 8°
La Ruchetta . In Firenze prejfo il Servarteli/ 1384.
in 1 2°
Scrocca. In Firenze prejfo il Ser martelli 1583.
in 12° #
— — I] Vefpa . In Firenze prejfo il Ser martelli ij8 6,
I Piffimili [l’Affiuolo, la Moglie e gl’ Iucantefimi >
Commedie ìv. ] di Giammaria Cocchi . In Vinegra
prejfo il Giolito 1530. in 120
Qnì nel tìtolo degl’ Incanterai , la qual Commedia non meno , che la
Moglie , fi trova ancora in ver fi , 9 fono ftampate amenduc da’ Giunti ,
fi legge Cerchi * e nell’altra Cechisti Ceccbj ; unto ^ facile il aoa ve-
dare talvolta gli errori di ftampa » anche più vifibili .
Il Beffa di Niccolò Secchi . b Forma per Set Viotto .
1384. in 8°
La Cameriera . In Venezia per Cornelio Arma -
bene 1583. in 8°
V Intereflè . In Vinegia per Francefco Ziletti ■
1581.#;; 8°
- Gl* Inganni , In Firenze prejfo i Giunti ifdi *in 8°
Cucila Ultima fa recitata m Milano in prdenzadel Re Ctttolico Filip-
po II. Sappiamo , che U Magliari per «ftruz.ocedel Menajw Itti*
ad Emerito Bìgot di ferbare preffo di tc a penna, tome ^arto del Secchi,
l’epigramma dèlia Formica , già p«r calunnia attribuito al fao con-
temporaneo Monfignor Giovanni della. Cafa . Qui fi aTVcff ifca , non
efl'er noftro penderò di qualificare , © approvata 4ium fa Gmtnu te •
r Kkk 1 fien-
JnttbtìUtt temi il.
M*»»*
— « 1 1 '*
Bibliot.Cl.IV
4^4 Dblla Eloquenza
benché Rampate co» le dovute liceale ,!n q»«fto, e nel fepewe eapo
eomprefe j ma folo intendiamo , all'ufo delle Biblioteche, “‘.riferirle ,
come ufeìte in luce , cola a bello Audio gii praticata 3 benché in altro
modo , da Monfignore AUaccl nella fua famofa Dramaturgia .
La Prigione di Borfo Argenti nobile Ferrarcfe . In Ve-
nezia per li Sejfa 1 587. in ia° edizione li. in bel carat-
tere tondo . • .
1 Contenti di Girolamo Parabofco . In yinegia prejfo il
Giolito ij 60. in u°
— L’Ermafrodito. /» yinegia prejfo il Giolito 1S49.
i$6o. i»ia° . .
. . La Fantefca . In Venezia per li Sejfa 1 $97. in 11
11 Ladro . In yinegia prejfo il Giolito 1 5 SS- in 8°
Il Marinaio. In Vmegia. prejfo il Giolito \$6o.
- ,n 12° .
La Notte . In yinegia prejfo il Giolito 1 jtfo. in 11
. Il Pellegrino . In yinegia prejfo il Giolito i$£o.
in 12° _
. Il Viluppo. In yinegia prejfo il Giolito ijóo.
t iy£8. in ia° . „
La Virginia <li Bernardo Accolti . In yinegia per Bar-
tolomeo Cefano 1 y y 3. in 8° -, ^
La Pefcara [ la Ce&rea Gonzaga , e la Trinozia . Com-
medie 11 1. ] di Luca Contile . In Milano per France-
sco Marche fino ijyo. »» 4°
L’Amante furiofo di Raffaello Borghini .<■ In Firenze
per Giorgio Marefcotti IJ83. in ia°
• La Donna collante . In Firenze prejfo il MareJcOtti
itS-a. è» iap „„ , r, .
Il Fortunio di Vincenzo Giudi da Udine . In yeuezia
• per Niccolò Moretti ij 93* in i»° a
— — E ivi per Marcantonio Bonibelli 1 J97-J" 11
* 1 due Fratelli rivali di Giambatifta delU Porta . In Ve-
nezia per Francefco Ciotti 1606. in la .
L. 1 due Fratelli Amili . In Napoli per Gnnytcofo
LaTabemaria^ In Roncighoae per Domenico 'Do-
menici 1616. in 1 a°i _ La
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Italiana 445
m ■ - ■ La Trappolarla. Io Bergamo per Corniti Venturo
ijptf. in 9\
. La Chiapplnaria . In Roma prejfo il Zatinetti \6og.
• iti la*
La Carbooaria . la Venezia per Gianjacopo Soma-
fio 1606. in ia°
, La Cintia . In Venezia per Gianjacopo Somafco
1606. in ii°
- 11 Moro . In Viterbo per Girolamo Difcepolo 1607.
in ia°
. . ... L'Olimpia. I» Venezia per il Sejfa 1 jp7. in 12°
— — La Sorella . In Napoli per Lucrezio Nuoci 1604.
iti li3
La Turca. In Venezia per Pietro Ciotto 1606.
in 12°
La Fantefca . In Venezia per Giambatijla Boufa •
ditto 1610. in la'’
L’Aftrologo-. In Venezia per Piero Ciera 1606.
in 12°
La Furiosi . In Napoli per Giambatijla Gargano
161 8. in 129
Di quelle Commedie X IV. del Porta , e di altre non poche ci fono moke
odtztoni •
Il Commodo di Antonio Landi co’ Cuoi Intermedi . In
Firenze prejfo i Giunti 1 j 66. in 8°
La Ninnetta di Cefare Caporali . In Venezia per Giam-
batijìa Collefmi 1604- in 120
Lo Sciocco, lo Venezia prejfo il Combi 1628. in 14 ’
Quelle due Commedie dopo morto 1" autore , lì dicono pubblicate da
Francefco Buonafede . Il Sommergo , Accademico Inferì filo , ncl\' Invet-
tiva contri lo (lampare compolizioni accademiche s ufeita in Perugia
predo Vincenzo Colombara nel 1607. in marlo, fedire,, che al Caporali
furo* a lolle te fue Rime , e {ìamfaic coajuo dolore •, c per quello a noi
ballerà di averle qui ricordate .
La Berenice di Gianfrancefco Loredano [ il vecchio ]
In Venezia alla Speranza itfoi. in 8°
— — H Bigonzio . In Venezia per Bartolomeo degli sìl-
berti itfo8. in 8° -
L’In-
Bm110T.Cl.IV.
1
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BlaLIOT.Ct.IV.
Pag. Jc8.
Ciotti in
»5J>6. in A
446 Della Eie q jj * n z a
L’ Incendio . In Venezia alla Speranza iffj. Ih •*
La Malandrina . In Venezia alla Speranza € j8t.
in 8»
La Matrigna . In Venezia alla Speranza itfoi. fa 8*
La Turca. In Venezia alla Speranza 1 j 517. in 80
I Vani amori . In Venezia alla Speranza * *$7. fa 8°
L’Idropica del Cavai ier Batista Guarirai . In Venezia per
Giambatifla Ciotti 1613. in S°
, * f
Fu Rampata dopo luì morto , il quale ne portò l'argomento in una delle •
tdù. dtl fne lettere . I Capi del Conlìglio di X. ne concedono l'imprelfione per
ItnetiA fede, allora fatta con giuramento dal P.Inquifitore, e dal Segretario del
Senato , clic nel libro nulla lì trovaflè contea le leggi , e che li a degno di
{lampa : cofa meritevole di lunga durata > e d’imitazione •
-L’Alvida di Ottavio d* Ifa da Capoa . ht Napoli per
Jacopo Carter io 16 16. in 1 20
■ ■ ■■ ■ É in Viterbo per Girolamo Dif cepola tifai, fa a*
■ — — LaFlamminia. In Viterbo prejjb il Dif copulo \6n.
fa 12°
- E in Napoli per Ottavio Beltramo 1618. fa il*
' La Fortunia . In Napoli per Tarquiuio Long» i6r*.
in 12°
— - ■■ E ivi per Domeuico Maccaraoo t&ii. fa 120
La Ginevra . In Viterbo prejfo il Discepolo itfjo.
, in ta°
E in Napoli per Camillo Cavalli 1641. in 12®
— — ■ Il Malmaritato . In Napoli per Ottavia Beltramo
1 633- 1639- tn IJ°
quelle Commedie v. vìen fatto autore FrmutfcatP Ija , e non Ottavio
di lui fratello t che le diede in luce • Così pure le Addixàoni alla Bi •
blioteca Napoletana del Toppi lono di Francefco Nùodemì , e non di
Lienardo il fratello , che (ìmilmente le diede In loc$ .
L’Amerigo di Arrigo Altani £ il vecchio ] Conte di
Salvarolo. In Venezia per Gherardo Imberti 1621 .
in 12°
« — — Le Mascherate . la Trivigi per Niccoli Righetti -
ni 1 63 3. in 1 2°
— — 11 Mecam Bafsà , ovvero il Garbuglio * In Trivigi
per Angelo Righettivi 1623. in 12°.
Là
Italiana . 447
— — La Prigioniera . In Venezia per Gherardo Imberti
1621. in 1 1®
La voce Conte qui è dirtela , e non abbreviata , come la fanno taluni , S
quali Unaa Caperne il ocrohd , la Cctivono accorciata , Co: in (ingoiate >
c Co 0: in plurale con due puntini appreflb , quali non dovelTe flcndeifi ,
come Ce folle parola di Ione Ila , la quale fervendoli e Rampandoli In-
teta , vituperaSé quelli J ai quali fi crede , che Caccia onore • Valerio
Probo , e il Conto Sortono Orjato , che CcrifTcro delle antiche abbtev'a-
ture j non penfhroao a tal uovità , originata a’ di noftti dal rifpurtnlo
di fatica e (ctittura pel vii guadagno di tre lettere Cole . Co: per Come .
Meno peri ne riporta chi invece di Cavaliere col C , a dilpctto dei Ca-
valier Salviati , vuole Ccrivere per maggior vezzo , /tavoliere col K ,
all’ ufanza vecchia affumicata da' tedi a penna della Vita di Cola di
Jt Jeaxa , e delle ptime edizioni delle Novelle aatikf .
I fallì fofpetti di Bernardino Pino da Cagli . In Venezia
prego i Sega i j88. in u°
— — ■ Gl’ ingiù Ili fdegni . In Roma per Valerio Dorico
*Sfìr in a
— — Lo Sbratta . In Roma per Vincenzo Laurino ijji.
in 8°
— — L’Evagria . In Venezia preg'o il Sega 1 f 84. in 2 1*
II Sofìlia, Comedia belliQìma del Signor Luigi Tan Cl-
io, nuovamente polla in luce. In Vicenza per Gior-
gio Greco 160 1. in 8°
— ■ Il Cavallerizzo, Comedia ingegnofa . In Vicenza
prego il Greco iffoi. in ia°
Il Finto , Comedia leggiadra . In Vicenza prego
il Greco 1601. in n°
■ E tutte e rie . Ivi per Giampier Giovanuin* 1610.
in u°
Il Tonfilo, gii pubblico penitente per aver eompofte rime licenzip'e , non
Coguò mai di comporre quelle tre Commedie , con inGpida affettazio-
ne commendate , qGale per ieUiffima , quale per iugegnoja , e quale per
leggiadra . Allo Stigliami dal vederne due Cole , vi volle poco per farlo
accorgere , che erano Carina di un ignorante Vicentino , tal fupponcndo
egli il divulgatote 'Jacopo Dorameli , da cui furono dedicate a Piero
Capponi , Gentiluomo Fiorentino . Il vero 6 ò, che il Crtfcìmkenì tafiò
più da vicino la fraude J feoprendo , che Pietro Aretino , uomo di pelli-
ma fama , era fiato l’autore di effe Commedie , le quali già con tutto
il Cafcio delle fue ribalderie furono pei zelo del Mudo dalla fuprema
autorità eccleGafilca dannate > tali , quali andavano in giro col fuo
vero nome , e co' titoli feguenti :
II
Biii.iot.CuIV.
Lttttrt pig. Uf.
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Bisliot. Cl.IV.
44S Del'U'Elóqjìenza
I 11 Filofot'o . In Vincgia puffo il Giolito 1(49. in 12°
3 II Marcfcalco . In Vincgia per Francefco Marcolini
1 33 6. i» 8° •'
3 L’ Ipocrito . In Vinegia puffo il Marcolini 1 342. in 8°
_ — .E ivi puff» H Giolito is$ì. in il°
Ma il Doroneti fi pensò di gabbare il mondo fenza urtare in eenfure , fa-
cendone bugiardamente autore il Tanfillo , di celebre memoria , qoafi ,
come dice , fodero (late da lui compolle foco fri ma del fuo morire , av-
venuto xxx. anni prima . Così il Dorrmeti impunemeote nmife fiiora
' le tre feonofeiute Commedie dopo «vervi fcambiati fittoti ,c i nomi
do1 pi r [onagri co’ principi de’ Prologhi , e cadati alcuni paffi liceo ziofij
cioè degni ée\V Aretino > Perciò quello Dorimeli, chiunque Gallato»
fenza altrui pregiudicio merita luogo particolare nejia Ordinazione di
Jlttr cardo Gottcìjfo Struvio » capace di molti accrefciruenti , intitolata >
' de Impolloribm literariìi , il quale aggiunto ci (la meglio di quello de
dolili ; perche non a tutti gl’ Impo fiori in eofe letterarie può darG il
norme di doni. Il medcGmo giuoco fu fatto di altee opere deliberino ,
rimefle fuora fotto il nome di Partente Biro , anagramma di Pietro
Arteino. L’ Allacci, fidato fui la parola del^ Padre Fra Angelico Apro/io
da Fintimi fiio , G credette , che non pure il Fikfofo del l’Aretino , ma
]• Oraria , (ìinilmentc fua , non G trovaflcro , fenon a penna j ladove
cucila ancora » che è in verfi fciolti , G trova , come il Ftlofofi » ftam-
pata in Fittela preffo il Giolito i?4«- in ottavo , e dall’ autor dedicala
• Paolo Iti. gran Vicario di Oifio i ma neo gii eoi titolo di Commedia »
bensì In fembianza di Tragedia , quantunque egli noi dica } mentre
l’ardir fuo giunfe a tanto di pigliarli la confidenza di dedicare a Cardi-
nali , e di più a Sommi Pontefici le indegne fue baje s poiché al Cardinal
di Trento enfio foro Madrucei , dedico la Cortigiana » la quale non me-
no » che la fua Talanta , fu (lampara in Fina già dal Giolito nel tffo.
e mi. in XII. e quivi lodando quel Cardinale di opporG all erefiar-
ia Lutero , egli diede a collul dell’ arguto » Gccome in ffne del fuo Ipo-
crite Marnò Daniello Barbaro , che lu un gran Prelato , col nome dr
graxjofo , ritenendo poi dolcemente per se il titolo di divino .
II Saltuzza di Andrea Calmo . In Vinegia preffo Stefa-
no d'slleff _
La Pozione . In Viuegia preffo Stefano d Aìefft
1332. in 8°
Las Spagnolas [ fotto nome ] di Scarpella Berga-
mafeo . In Viuegia puffo Stefano e Batifla cognato
1 34 9. in 8°
11 Travaglia . In Trivigi per Fabrizio Z anetto
itfoL. r« 8° . ' .
11 Calmo qui nella dedicatoria al Conte Ottaviano V, mercato fi duole ,
che la Rodiana . altra fua Commedia , recitata m Venezia nel i34°-
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Italiana 449
* e altrove , fi (lampade io Vicenza , come le foglienti , fotto nome del
Rubante , forfè per edere le Commedie d’amendue più ne’ popolari , e “••HOT.Cl.ly.
rullici dialetti di quelle parti , che nel folo comune , benché il Calmo
fcrlUè per lo più nel feneijano , nel qual pure (lampo due libri di Let-
tere piacevoli in Zinegia per Bartolomeo Cofano Iffo* in ottavo .
£a Fiorina [ la Piovana , la Vaccaria , e l’Anconitana ]
Commedie iv. di Ruzante [ Antonio Beolco Pado-
vano ] In (licenza freffo Peri n Libraro 1558. in 8°
Dì quefto famofo Rubante , o Beolco » che in dialetto Friulano vuol dir
Bifolco y dopo lo Speroni , e lo Scardeone j fcrifle il Vefcovo Tommafni Tomo 1.
negli Elogj j dove porta ancora il Tuo ritratto : e dì lui , e dei Calmo Ragionamento par.
Umilmente parla Niccolò Villani • Il Parchi poi si fattamente onora <7. 7$. 7 y. 84.
il primo ì che prepone le fue Commedie alle antiche Àtellane • E' BreoUno pag»
edii, in.
142.
C A P O . I I
Commedie in verjì.
L* Amicizia , di Jacopo Nardi Fiorentino . In Firen-
ze in 40 in bel carattere tondo , fenza luogo , anno , e
Jl am fatar e .
Quella Commedia del famofo volgaritucatore di Tito Lidio , della quale
V Allacci, ignorando l'edizione predate, ne poetò altra di Firmai pref- Oratoti, pag. 17.
fo Bernardo Zucchetta in ottavo, fenz’anno , fu la prima di tutte , che lì
vedeflè fcritta in verfo Italiano , c diede tanto cruccio all’ I (lotico della Crofeimbmt ritorta
volgar toefia , che tribolò molto per cercare di torte la precedenza n>. 1. pag. o63.
del tempo fopra quelle dell 'Ariofio, arrivando fino a negare, che in ella p.,..,..,
ti folfcro ver/i fcìolti ; che pur ci fono : c ce ne lono anche di fdruccioli : tdii. il. 77‘
c dico io, che ci fono, perchè la ho folto gli occhi, tenendola in mano .
Ma egli con tanti fuoi sforzi , fe ne rimale non poco fmarrito , come
vedrafii , perchè quella è certamente la più antica di tutte , e ciò chiato
fi manifefla per la (piatiti della (lampa , e dell1 ortografia antica , non
meno , che per altri parcicolari da dirG appiedo . In principio ci lì leg-
gono quelle Iole parole : Comedia di Amlciaia ; e dietro nell’ altra
faccia è un Epigramma di Alefjio Lafaccini , che dice con grazia poe-
tica , aver Pitagora ammirato per cagione di quella Commedia verifi-
carli nel Kardi il fuo dogma della crafinigrazione in lui dell' anima di
Plauto . Non fari male il portar qui l’epigramma intero , dachc non è
lungo •
Legerat hunc Samim , nefeio qua forte , libeUum
Pptbagorai , vrlerii grande Arcui Sophia ;
Miratufque falet , vita (X documenta Jevera ,
Et lepida urbanit {commala carrninibut ;
Plautina 1 , inquìi , venerei agnofeo , jocofque ,
Et latium Turco vatìt in ore decut ;
Scilicet baudquaquam noflra eli j emenda mendax ;
Quii aanque , buie Plauti fpiritum ìneffe neget ?
LU Segue
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BnuoT.Ci.IV.
4J0 Della Eloquenza
Se»ue una belli e graziola lettera latina del Nardi “■?>"*" f
dedicazione della Commedia . la quale . per quanto G d.ffe , c impreffa
ali-antica . fenza efpreflionc di luogo . d. ftampatote , d. tempo . e d.
panine . Ella è divifa in Atti v. ma , come U Sofon uba del Infine ,
la °Canace dello sproni, e il Torrifmondo del T affo . non porta numera-
te le feene . facili però a contarli dalle compiile degl interlocutori,
che Tono xn. di (hi bui ti in mezzo al fello Inleuere maiufcole .
Efla Commedia . la quale , col titolo di Amino.,» , fi nota «ftnjjj Tfjfg
Nardi Fiorentino in fronte al Prologo , che e m verfi i, felle filabe
l’ano, vien detti Favola nuova . e primo frutto di nuovo autore in ld,‘mn
Tolto . E per effer forfè mifteriofo il fugeetto.vì fi foggìunge. aceoftarG
ella al qcnVte delle Favole Palliale . Udiamo per grazia arcani di dettt
Ttrli . coaticevoli eziandio ad altri tempi , e fotle ai notai i
lina fabula NUOVA ,
Se diafcoltar vi giova .
yien nel veflro cofpctto .
Cti ne prende élleno ,
Tener contenti fin ,
. Silenzio in corte fa ,
Chi nò , pagi di fuori .
Benigni [pettatori .
E ceda agli altri loco j
Ma fe la piace poco
( Di ebe più temo ) a tutti'.
Stufate i primi frutti
Di quefio nuovo autore ,
g incolpate l'errore
Del cieco fecol noflro ,
Il qual non v’ ba dimofro
In quefii no II ri tempi
Di quegli antichi rfempj
De' poetici ingegni t
Ma fa chi a me tnfegni
In qfefta mitra etott
• Augufto , t Mecenate ,
Il qual conforti e {freni
Porga , Mfid) e doni
Agli animi gentili a
I quai diventan viti ,
yedendofi negletti , '
Conculcali ed abbietti ,
E fenica alcuno onore .
Chi a virtù porti amore
Non trovo di mille uno ,
Bruchi benigno alcuno ,
g gemo , effer conofco .
Nell' IDIOMA roteo
Tal fabula i comptfta .
A qual gemer fi accolla >
rutilar* fi chiami •
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Bi*tioT.Ci..IVr>
L teloni ptg- 647.
Canto xxxvu. 12 „
Crtfrimbrni Jjìaria
to.ll.paz.j-fl.
•Italiana 451
Chi altra [pecie brami ,
Togata quella dica ,
benché maglio fi efplica ,
Chiamarla LACBRATA ,
NUOVA fpecie , ufitata
In quefii tempi nostri •
Appreflo ai Prolog» feeue l'argumemo in verfi [rialti, donde ne nacque ,
che il Varchi , il quale per la rarità dì quella Commedia fino a’ Tuoi
giorni , non avendo potuto vederla da se ; e dietro alla relazione di
Francefco Guidetti , già mentovato à *11' A rie fio , avendo fcritto , che il
Nardi l N una fua Commedia aveva tifato il verfo [dolio , e in ciò per
attrazione di mente , o troppa fretta male intefo dal Crefcimbeni , parve
a quelli , avere il Varchi aflerito , che la Commedia folle tutta compolla
in verfi [ciotti , ladove quegli altro non aflerì , i'cnon che il Nardi in
una f uà Commedia , cioè nel Vargumento, chele di X XIII. verfi, e dopo
il Prologo , usò già molto prima [ Ac\Y Alamanni , e del TriJJino ] coiai
maniera di verfi [ fciolti Js il che c verilfimo , perchè in verfi [delti ci
è 1’ argumento , c nuli* altro . Al rimanente il corpo della Commedia
tutta c in terra , e talvolta in ottava rima , nc ci manca talora il verfo
[traccialo , il qual folo, piacque poi tanto fopra tutti all’ Adolfo , che lo
Srefcelfc nelle fue Commedie . Per alno , che V argumento folo di que-
a del Nardi , e non il Prologo , nc altro , folle fcritto in verfi fciolti , .
già era fiato avvertito da Carlo Lenzoni nella Giornata i. della fua Di-
fefa della Lingua Fiorentina e di Dante, ove parla in genere de’ in princìpio,
verfi fciolti volgari , dal Nardi innanzi a tutti , come dice , adoperati
negli argumenti delle Commedie . Quindi c , che a nulla ferve il volere
ofiinatamonte fbttilizzare intorno alla qualità de’ verfi della Commedia
del Nardi „ fenza averla ben confidcrata , nc forfè veduta . Sarà pari*
mente cofa inutile affatto il più tapinarli nell’avvenire per contrattarle
la precedenza dell' antichità , come or ora fi finirà di provare *
Dopo la Commedia ci fono quattro ottave , cantate , come ivi fi dice ,
falla lira davanti alla sic MORI A , quando fi recitò la predetta Comme-
dia • Quello ci là comprendere, efier ella ufeìta in tempo della Repub-
blica di Firenze , e non dopo : e ciò molto più fi dinota ne’ feguenti
verfi :
Salute , o [anto seggio , eccelfo , e degno ,
Da quel , da cui ogni [alute pende $
Letizia e pace a cui [otto il tuo fegno
Si pofa , e lieto ogni tuo bene attende :
MARZIAL FURORB e S DEC NO ,
Che fa tremare il mondo , Italia incende ;
Che T clangor delle tube, e il Juon dell ’ armi
Non lafcia modulare i dolci carmi . __
Un poco più oltre 1J Nardi torna a parlare della fua Commedia , come di
cola nuova , chiedendo feufa di averla fcritta prima d’ogni altro in
idioma volgare :
Ma quello Dio , che agli alti ingegni afpira ,
Ed ogni opra difprtzza abbietta e vile , . „
JL 1 1 z. Tanto
BllLIOT.Cl.IV.
ApolofU dtl Soro tu-
ra* paf. 146.180.
Lib. il. pog. 60.
— Lib.tll.pag.3ji'
•— Lib. vili. par.
3JJ. tiii. il. di Fi-
rtmt •
Vit* psg. 68. 7J.
JJtoria tit» Jlv. pag.
516.
Vite dt' Pittori to. 1.
Parte Hi. pég. 276*
edìf de' Gitemi •
— - Tomo il. Parti
Ili. pag. 477.
453 Della Eloquenza
Tanto favor , benigno oggi ne fpira ,
Che pur la fronte t lì olle il s oc co umile ;
Ma fe l'odore antico non refpira ,
SCUSATE r IDIOMA, e il baffo fi ile ,
E [tufi il tempo l'uom faggio e difcreto ;
Che molto importa il ettaro tristo, o lieto .
Quando fard , che in porto al /ecco lido
Salva, FIORENZA mia, tua barca vegna
S E c 1; R A in tutto ornai dal mare infido ;
To fio , fe il j acro Apollo il ver m' infogna ,
Segua pure il nocchiero accorto e fido ,
E viva e regni pur chi viete e regna ;
Aliar , fe alcun defir dal del t'impetra ,
Diri le laudi tue con altra cetra .
Aliar , mutato il cielo in lieto afpetto ,
Rinovera nel mondo il fecol d’auro ;
Aliar farai d'ogni virtù ricetto ,
Citta felice , e di mirto e di lauro
Coronerai chi onore ha per obbietto ,
E nota ti farai dall' Indo al Mauro >
Ma or , che il ferro , e'I Foco il mondo ha in preda ,
Convien , che a Marte ancor minerva ceda .
D* qui veggiimo , che li prefente Commedia fu comporta e rapprefeutata
in tempo delli Repubblica Fiorentina , e di guerre, icccfe in Tofcana , e
per tutta V Italia , il che pienamente corrilpondc all'anno 1494. in con-
giuntura della venuta del Re Carlo Vili, in Italia , e della cacciata
de’ Medici da Firenze a' tempi di Fra Girolamo Savonarola , di che par-
la anche Fra T ommafo Neri . Il Nardi fteffo nelle fue Storie Fiorentine
fono l'anno 1495. dice di ertele flato prefente alle cofe del Savonaro-
la , e io dice con quelle paiole : Io riferifeo puntualmente quelle parole,
fecondochè allora le udj pubblicamente dire . Più avanti Icrive cosi : le
quali cofe bo io voluto minutamente narrare , come allora minutamente ,
e veramente fe ne ragionava . Altrove poi di lè afferma di edere flato
Gonfaloniere nel 1515. Di più , come colè di fu a memoria , egli tocca
eziandio quelle nella t'ita di Antonio Giacomini , da lui nobilmente
fetitta nel 1148- in Venezia , dove fe ne vivea confinato , elfendoegli,
al fuo dite , oggimai molto vicino al fine di fua vita . A ciò G aggiunge,
che il t'archi , il quale, eflendo nato nell'anno 1 joa. fetide di tenete il
Nardi per fuo Padre , e sè per di lui figliuolo , intendendo pei l’alfe-
zinne, e ancora per l'età, nei parlare di certa Orazione, recitata da elfo
Nardi in Napoli a Carlo V • nell'anno tf j j. dice , che ne fu poco inrefo j
perchè, vecchio , e timorofo , avea parlato piano . Il talento
del Nardi in materie letterarie , e di Ipcttacoli e Commedie , vieti tedi-
li caro rcplicatamenre da Giorgio Vafari , fotto que’ tempi fteflì , che fu-
rono quelli di Lorenzo de’ Medici , narrando egli , che il Nardi per
ordine de' Magi Arati di Firenze fece alcune mascherate , da rapprefen-
tarfi per la Città . Quello è quanto di ficuro fopta la precedenza del
tempo della Commedia del Nardi a quelle deli’ Ariofio fi trae dal
rifeontro de’ tedi originali , preferi bilicai fofifmi della /alfa dialettica,
fnpel-
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Italiana 453'
fuptllettlle ordinari! di ehi , elfendo sfornico del fondo di buona lettu- _ _
la , alza fopra chimeriche fortigliezze gran montagne d’errori . Dun- ’ *
«]ue l’epoca della Commetti a del Nardi e (fendo quella (feda del Boiardo
nella eonclulione del Tuo Poema d’ Orlando , di qui (i può vedere , Ce
ella (la più antica di quelle dtWArioJìo , lalciando intanto, che penfi j Jetmanegìa pag.
«hi vuole al Timone , altra Commedia del Boiardo in terra rima predo 3 ■
l’ Allacci , e ’l Crefcimheni • f/lon'e libai. ptg.%6.
La Cartaria [ la Lena , il Negromante , la Scolaftica,
e i Suppofiti, Commedie v.J di Lodovico Ariofto. In
Vtnegia per Gabriello Giolito 1 $6i. in 1 1°
Quelle Commedie v. in vetfo fdrucciolo prima d’ogni altro compone
dall’ Ariofto , feguito poi dal Cieco d' Adria nel Teforo , e nell’ Emilia ,
e da Giovanni Giuftiniano nel volgarizzamento di Terenzio , erano gii
fiate da lui fesitee , e mede alle (lampe in profa , tranne la Scolalìica ,
la quale dopo lui morto, fecondo il Pigna , fu compita da Gabriel paj. ,0<.
fuo fratello .
I Tre Tiranni di Agoftino Ricco daTucca . Iti Venezia
per Agoflino de' Vitali 1333. iti 40
Il buon Pietro Aretino nel fuo Dialogo delle Corti beffeggia quello Ricco , poi. a.
o Ricchi , e nell'Atto V. Scena iti. del Marefcalco afferma , che quella
Commedia fu da lui rampolla nella fua prima adolefcentca con /’ imita-
ndone de’ buoni Greci e latini , la quale fu recitata in Bologna alla pre-
tenda di tanti Principi , rancori! all’ incoronazione di Carlo V. e poi di-
vulgata da Aleffandro Vel'.utello , che l'cfalra nella prefazione , donde
V Aretino prefe le fuddette parole .
1 Simillimi diGiangiorgioTriflìno [ne* caratteri, da lui
tifati ] In V enezia per Tolomeo Gianicolo 1548. in 8°
I Fantafmi di Ercole Bcntivoglio . Iti Vinegia per Ga-
briel Giolito J343. 1 547. in 8°
11 Gelofo [dedicato dal Domenichi ad Alberto
Lollio J In Vinegia preffb il Giolito 1 J4f. 1 548. in 8° • arenatimi pa’.if*
* E con altre fue Rime . In Parigi per Prancefco
Furnier 17 19. in 8” Libreria *6. .
Marmi, R^iion.
L’autore per l’eleganza di quelle fue Commedie fu molto Iodato dal v. pag. (.
* Dolce , dal Varchi , e dal Doni : e 11 lodano pure Lilio e Cìnlio Gì- — Cancelliere lib-
raldi , Giufeppe Beiuffi , il Domenichi , e "il Pigna . D ^ Pb^" ìb I
II Medico di Jacopo Cartellini . In Firenze per Lorenzo, pop. *3.
Torrentino 15 62. in 8° .
L Alteria di Luigi Groto , Cieco d Adria . hi Venezia Nobiltà delie Dome
per Fabio Z oppiai 1587. in n° ’ M. v. par. ,,.
■ — L Emilia. In Venezia per gli Zopptnt 1 396. tu n° 10y.
il
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9mliot.Cl.1V.
45 4 Delia Eloqjjbnza
Il Teforo . In Venezia per gli Zoppivi i j8j. in 8°
Tre famofi Ciechi fiorirono quali a un tempo ftefl'o , quello <?4ctri.i ,
Giambatijia Strozzi lo Firenze , e Marcantonio Bonciario io Perugia •
La Cofanaria di Francefilo d’Arabra . Iu Firenze prejfo
i Giunti I jpj. /» 4° e ancora in 8®
-* I Bernardi . In Firenze prejfo i Giunti i *$4. in 8°
Il V elettalo di Niccolò Maflncci da Recanati . b*t Fi-
renze per li Giunti 1 y8f. in 8°
Il Servigiale di Giammaria Cecchi Fiorentino. lu,Fi~
reuze prejfo i Giunti 1 y5i. in 8°
— • Il Douzello [ la Dote, gl’ Incantefimi, la Moglie,
il Corredo , Io Spirito , e la Stia va , Commedie vii. j
In Venezia per Bernardo Giunti 1 j8y. in 8°
In dialetto municipale di Firenze Donzella , e Servitale fono corti peni-
dori particolari . Stia va , cioè Schiava .
La Vedova di Giambatifta Cini. In Firenze prejfo i
Giunti 1 $6g. in 8°
11 Capitano [ e ’l Marito, Commedie J. ] di Lodovico
Dolce . In Vinegia prejfo il Giolito 1 o. in 1 1°
Il Granchio del Cavalier Lionardo Salviati . 1» Firenze
prejfo i Torrentini 1 j $6. in 8°
E [ con la Spina , altra fua Commedia in profa . }
In Firenze per Coftmo Giunti 1606. in 8°
La Teodora di Flaminio Maleguzzi . In Venezia per
Domenico Farri 1572. iu 8°
La Flora di Luigi Alamauni con gl’ Intermedi di An-
drea Lori . In Firenze f prejfo il Torrent>na]is$&. in 8°
Iverfi di quella Commedia fono di C 1 labe X vt. l’uno •
Il Diogene accufato del Caliginofo Accademico Gela-
to [ Melchiorre Zoppio ] In Venezia per Gafpero
Bindoni 1 y p8. in 1 2°
I ver fi , ne’ quali c comporta , fono di v. vii. e ix. fillabe l’uno .
II Trimpella trasformato , Commedia rufticale di Ri-
dolfo Martellali . In Siena prejfo il Fiorimi 1618. in 8°
Lo Strafcino , Commedia rufticale di Niccolò Campa-
ni Sancfe . In Firenze nel Garbo 1 ; 7J. in 8°
À
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Italiana 455
— — Il Coltellino» Commedia rufticale. In Siena alla
Loggia del Papa rtfo8. in 8°
La Fiera, Commedia [ urbana } e la Tancia Commedia
rufticale di Michelagnolo Buonarroti il giovane con
le annotazioni di Antonmaria Salvini . In Firenze
per li Tortini e Franchi 1716. in foglio .
La prima non più (lampara è colma di termini da impinguare il Vocabo-
lario della Crufca , ede comporta di Atti X X v. e cjualichc in fé conte-
nerti: Commedie (u recitata io Firenze nello fpazio di giorni v. nell'
anno ttfi8. La Tancia *i fu recitata ancor ella nel rtfri. Le note fon
piene di ortervazioni gramaticali fopra le cole notabili , (parie per en-
tro le due Commedie , e (chier.ua a parte in un copiofo indice ; ma tal-
volta fono arbitrarie , e poco (ondate ■ ove li tratta martimatnente dell*
origini Italiane o Tofcane , per illurtrar le quali , lenza dare ne' (ogni ,
lì ricercherebbe qualche pratica negli fcritti de' tempi barbari , lenza
1 quali è molto facile fcappar fuora in mere piacevolezze con tutto lo
Audio de' Latini e de' Greci , nella favella de’ quali , per conto de'
libri, il Salvimi di chiara memoria, fu a maraviglia verfato . Per
efempio , egli dà per evidente la Tua etimologia della voce popolare di
Firenze , flravixjue , per banchetto a modo di convenzione , traen-
dola da extra , c bibitit , quali , al Tuo dire , ex Iraordinaria bikìtie ,
volendoci tutto queAo a compire l'indovinello , per accortarlì al Me-
nagio , il quale mcdeGmamente palesò gran genio a quella recondita
parola , bioilio , unita poi a extra , come fe ne’ conviri e banchetti non
fi facefle altro , che bere fenza mangiare , L’etimologia non Polo non
fembra evidente , ma c infelice , invetifimile , e fredda ; vedendoli
chiaro , che ftraviexa vien da altra (èrgente , ed è diminutivo Tofcano
di tirava , parola Cotica , e allignata in Italia fino dal fecoio vi. la
quale predo gli ferittori Settentrionali vuol dite convito , banchetto.
Giornande , prima Cancelliere , e poi Vefcovo de' Goti di Ravenna in
tempo dell' Imperzdor Giuftiniano , ufa tal voce per convito t capi
x li x* deile cole Gotiche , o Ottiche , Il che vubl dire il medefimo : c
Umilmente Olao formio con altri apprertb il Ducange nel Glojfario , da
lui chiamato Latinobarbare . Quindi c , che in cali materie affai me-
glio , a parer mio, la"difcorrono i Letterati Serteotrionali , Giorgia
lekejto nella Gramatica Francoteotifca , e dopo Francefco Giunto an-
che Giorgio Stìernielneio in latino Stìernbielmiut , fopra la verdone
Gotica degli Evangeli , fatta dal rinomato Vefcovo Vlfila a* tempi del
Concilio I. Niceno , Ottone Sperlingio nelle note al Teliamento di Afa
[alone Arcivefcovo di Landa , cittì di Danimarca , oggi di Svezia , e
Giovanni Perìngibioldo nelle fue alla Vita di T eoderico Re degli Ortro-
goti , che erano i noftr! Goti , cosi detti , cioè orientali , in riguardo
agli tccidentali di Spagna , che pure in lor lingua , li dirtero Vifigotì :
la qual Vita fu ferirti gii aoo. anni dal famoio antagonirta di Lutero ,
Giovanni Coelèo . Gii addotti valentuomini , benché pieni di Aima de’
nortri, talvolta non hanno avuto li lotto di prenderli qualche giuoco
de' noti etimologlAi , come del CiamboUlarì , di Afcanio Per fio , del
Ferrari , c del Menagie , ■ quali , come fe io Italia non ci fodero mai
Aat«
Bi BLIOT. Ci.IV.
Pag. 3S4. nl.u
Ibefanmt Lingn.tr .
Srpfeutr. te. t. Pane
ri. pag.pi.
Gioia r. Vlphiiagoth.
fi’ 47-
Sptrling. in Ttflam.
Abfal. pag. 1 ff.nnm.
77- .
Vita 7eted.paj.4co.
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1
Bibliot.Cl.IV.
>
a. a. Qiur/V.CttvlIX»
4j5 Della Elotìjjensà
fiate popolazioni fuori delle fole Anni ane, Grtcbe, e latine, avendo po-
co da fare , lì prefero l'incomodo di andare a cercar le più fegtete ori-
gini Italiane pei l'Otiente ; anzi fi corfe fino tra gli Aramei , per taceit
degli Armeni , e degli antiohi Pelafgbi , confidenti di qualche nuovo e
formidabile [ e non gii ridicolo ] allievo e maefiro della fua benedetta
Scuola Anniana , il qual di nzfcofio ha faputo approfittarli della-bella
Orazione di Pietro Proja alla fua T amputi , niun di cofioro volendo far
grazia di penfare al Settentrione , donde con le irruzionTJdi que’ popoli
•nell' Italia , a noi vennero le alterazioni , come ufa dire Cetfo Citi anni ,
-negli accidenti sì dello fcrivere , come del parlare la lingua latina , con
fatai poi nafeere anche i tanti dialetti dell’ idioma mollare Italiano ,
Ma lafciando le fchifofe reliqnie della gii fracida , e fpcnta fetta Ara-
mia con la fua pellegrina erudizione Anniana , palliamo avanti •
Contra l'abufo delle Commedie ci è una Predica del Padre ’facopo Alberto,
Gefuita Spagnuolo , volgarizzata da Alejfandro Adimari, e (lampara in
. Firenze da Luca Francefchini nel 1648. in quarto ; e perchè I’ autore la
dilfe nel giorno della Cirtoncifion del Signore , volle intitolarla , Cir-
concisone dell a Commedia . Anche Armando di Borbone Principe di Conti
fetide in Francefe un infigne Trattato delle Commedie e degli Spettacoli ,
gl uffa la tradir.ione della Cbiefa , e fu ftampato in Parigi da Luigi Bil-
iaine nel 1567. in ottavo. San Tomma 0 £ Aquino, gran maefiro della
buona morale , mettendo le Commedie fotto l'uficio degl' Ifirioni , le
concede , come ordinate ad folatium , bominibui exbibendum , però
fotto certe condizioni , e fon quelle : I. dummodo moderate utantur :
II. non utendo aliquibut illicitìi ver bit nel fallii , ad ludum . III. non
adbibendo ludum nerociit t? temporibus indebiti: . Giambatifla Otronelli
Gefuita da Fanano fetide in quella materia libtijO tomi v. col titolo di
Crilìiana moderazione del Teatro , Rampati in Firenze dal Prancejcbini
nel 1648. 164;. e da Ciò. Antodio Bonardi nel 1651. in quarto .
C APO.II1
Commedie Greche e latine volgarizzate .
LE Commedie di Ariftofàne , tradotte dal Greco
nella lingua comune d'Italia [ in profa ] da Barto-
lomeo e Pietro Rofitirii da Prataiboino . In Vinegia
per Vincenzo Valgrifi i J4f. in 8°
V Anfitrione di Plauto, tradotto di latino [ in terza ri-
ma] da Pandolfe Collenuccio . In Venezia per Nic-
colò Zoppino i $jq. in 8“
La Cafina , e la Moftcllaria [ Commedie il. ] tra-
dotte [ in terza rima ] da Girolamo Berardo nobile
Ferrarefe . In Venezia prejfv il Zoppino i jjo. in 8°
— — L’Afinaria [ in terza rima ] In Venezia per Bendo
da Lecco xja8 .in 8° fenza traduttore.
I Me-
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Ita lia n A 457
I Mcnccmi [ in terza rima ] In Venezia preffo il b,.uot.CUV;
Zoppino lyjo. in 8° fenza traduttore.
— Il Pendo , nella comune lingua [ in profa ] In
Venezia prejfo il Zoppino i $32. in 8° fenza traduttore.
I) Milet glor'tofm , che vuoi dite il Millantatore , di Plauto , fu volgariz-
zato in ptofa da Celio Calcagnimi , allo Temere di Cinlic Giraldi nella
difefa della fua Didone Tragedia , alla quale va unita .
Le Comedie di Terenzio [ fatte tradurre in profa vol-
gare da Giambatifta da Borgofranco , e da lui dedi-
cate a Benedetto Curzio , Gentiluomo Pavefe , Am-
bafciaylore di Franccfco li. Sforza Duca di Milano
predo i Veneziani ] In Venezia per Bernardino Vitale
a iftanza di Gtacob da Borgofranco 1 S33. in 8°
Quella formoli , a i (imita , cioè a fpefe , frequente a incontrarli in prin-
cipio e in fine de’ libri , dinota il librajo , o venditore , a conto
di cui fu llampato il libro . Benché quel primo Borgofranco dica of-
ferii sformato di far tradurre Terenzio di latino in volgare , per più ca-
gioni pare . che ne lia flato egli delio il traduttore .
I. Dedicandolo al Curii egli dice di feguir gli elenio; antichi e moderni
di chi dedicò le ofere sue « uomini chiari e illujìri . Dunque l’opera
è fua propria , e non d'altri .
II. Che il nome del Curii recherà maggior laude e fama al libro : il che
non potea dire di un libro non fuo .
III. Che il Curii gli darà orontezza a più orrevole ìmprefa'. Quella impre-
fa , che fu la prima , dunque c fua del Borgofranco , Gccome tale pur
l'altra farebbe (lata •
— — Le Comedie di Terenzio volgari [ in profa ] di
nuovo ricorrette , e a miglior traduzione ridotte. In
Venezia in cafa de' figlinoli d’sildo 1544. *n 8°
Quello volgarizzamento c quello Aedo del Borgofranco , ma fenza la de-
dicatoria , e ritoccato da Paolo Manuzio , per efercitare il giovane
Aldo fuo figliuolo nella lingua latina , a cui Umilmente fece volgariz-
zare le Lettere famiglìari di Cicerone , prima ftampandole fenzirtiomc ,
e poi col nome di detto Aldo , e dando fuora nel 1 5 87. in duodecimo le
Locuzioni, indi fcelre . Si vede , ehe fece il limile ancor qui nelle Com-
medie di Terenzio ; donde poi Aldo col fuo proprio nome (lampo in
Venezia nel ul[. le Locuzioni di Terenzio in ottavo , dicendo nella
lettera alla Gioventù della Segreteria della Repubblica Veneziana , del-
la qual Gioventù egli era pubblico iditutore e maellro , di averle
ridotte incapi gid da ti per efercizio de‘ fuoi giovanili P.udj .
L’AUaccì , a cui (fuggirono le dette due prime edizioni , del Borgo-
franco , e di Aldo , ne accennò altre , nell" cfpriiner le quali e quelle
di AriSlofane, egli nomina clafchcduna di elle a parte , e non tutte mite-
ne , carne fono ftampate , fenza elice difgiunta luna dall'altra •
Mona Le
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1
4J8 Della Eloquenza
Bibliot.ci.iv. Le Comedie di Terenzio, tradotte nuovamente
in lingua Tofcana [ in profa da Criftoforo Rofario da
Spolcti] In Roma per Bartolomeo Zannetti 1612. in 12®
Dramon^U pag. V Allacci a noi fcoperlè que fio volgarizzatore nafcoflo . Il libro è imprcf-
3°' fo in bel carattere rondo garamoncino , e approvato perula {lampa da
Manto Torli , noto perTue opere particolari in ditela del Cardinal Bel-
larmino , di cui era familiare , e non pedona fuppoda, conte parve agl?
avverfarj di quel degniamo Cardinale .
Gli Adelfi , Comedia , tradotta [ in verfi fciolti 3
da Alberto Lollio . In Ciliegia prejfo il Giolito xy J4.
in ii°
L’Andria e l’Eunuco [ Commedie il. tràdottein
verfo fdrucciolo] da Giovanni Giufiiniano da Candia .
In Vinegia per Francefco da A fola 1*44. in 8°
...... Quelle Commedie , volgarizzate dal Giuftiniano in vedo fdrucciolo die-
ixxxvt. a. tto all’ «tempio de\\' Ario fio, fi veggono lodate da Niccoli Franco •
•in. in foi. ' L’interprete dedicando al Cardinal Giorgio d’Armagnac , Inviato di
Francefilo I. Re di Francia ai Veneziani l’altro fuo volgarizzamento
della Filippica il. di Cicerone , flanipato in Venezia da Venturina Ru-
fintili nel tjj3. in oliavo , afferma di aver fimilmente volgarizzate le
altre Commedie di Terendo , le quali il Cardinale , dopo lette , e fatte
fcrivere in belliffima lellera , mandò al Re Francefco fuo Signore > gran
fautor delle lettere , che non gli furono ingrate , perchè gl'impartirono
l'immortalità della filma : e le ei la meritali» , bi fogna fentirlo da Gio-
vanni Gagnejo nella lettera, prepolla ai Comeniarj di Prima fa Vcfcovo
d'Utica [o d'Adrumeio] fopra l’epiflole di san Paolo, flampati In Lione
dal Grifio nel ifìj.'m ottavo . Il Giufiiniano , il quale ita amico del
Giovio 1 di Luigi Alamanni , di Lakero Buonamico , di Gio. Monluc , di
Marco Mantova , e di Andrea Matteo Acquaviva figliuolo del Duca
d'Atri , feri ve più lettere al Cardinal d’ Armagnac tra le Tue latine,
{lampare in Bafilea da Giovanni Oporino nel if f 4. In duodecimo , e parla
r<(' <• in una di elle di quello fuo T erendo volgare , promettendo ancora il
volguizzamento degl! ultimi libri vi. dell’ Eneide , e altresì di Suelo-
nio • Monfignor Niccoli Forleguerri , che io nomino qui per onoranza,
e della cui antica amicizia didimamente mi pregio , ha di nuovo eoa
molto e felice Audio volgarizzato Terendo al modo, preferito) dal
Mudo nella Poetica, cioè in verfi fciolti , come fono i Simillimi del
Trifjino , il Pellegrino del Parabofco , c tante altre Commedie del feeo-
lo x v 1. I Prologhi però da lui fon fatti in verfo fdrucciolo , e il libro G
va ora imprimendo in foglio nella magnifica (tampcria Aliena io Vrii-
no col teflo latino accanto , e di piu con le figure e mafebere degli
Attori , nobilmente intagliate in rame , quali elle Hanno nel famofo
codice Faticano di Terendo .
CAPO
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Italiana
C A P O . I V
Favole faflorali in verfo .
BiauoT.Ct.ir.
45?
IL Sacrificio , Favola paftoralc di Agoftino Bcccari
da Ferrara [ dedioata alle due Principcfiè Lucrezia ,
e Leonora da Efte , e rapprefentata due volte in Fer-
rara nel 1554. Ih Ferrara i^f 5. ] in 8° fenza flampa -
tore .
■ E [con un Prologo nuovo, dedicata a Marco
Pio ] Ivi preflo Giulio Cefare Cagnacini a iflanza di
yilfonfo Carafa xy 87. in n°
Quello Carafa , a iflantux del quale feguì la ridampa , era libraio in Fer-
rara , dove a iftantut , cioè a fpefe lue , parimente un altro ftampatore
imprefle il Virato i. del Guarirti , come fi dirà nel i'eguentc capo V.
A quello Beccar! Lilio Girateli intitola il dio Dialogo ix. e di lui parla il
Guarini nel Verato il. pag. 106. 107. Al Adenagio , bramofo di veder
quella Favola , lu ella mandata con Tuo gran piacere dal Maglìabechì .
Per altro già fi mofirò , che la prima Favola pafìorale , meda in ifcena
con la durata di tre ore , t'u il Ttrfi di Luigi TanfiUo , per quanto ofler-
vammo dall’ Idoria Siciliana di Francefco Maurolico : nc fi dee badare
al Crefcimbeni , ove con debolezze e fofifmi della Tua falfa dialettica
oppone , che fc queda del Fan filo fi dille Comoedia , fi aggiunfe però ,
quafi pafìoraits Ecloga, come fe ciò potefle alterare l’elTerc di Commedia,
quando per lo contrario Giano Nicio Eritreo a tutte le più intigni Com-
medie , Tragicommedie e Favole paliorali , e pefeatorie ancora dà il
nome di Egloghe , eflendo V Egloga una piccola Pafìorale , e la Pafìorale
una grande Egloga , al dire del Guarini : e benché noi confenta Luigi
d Eredia , l’ Eritreo però così chiama \' Aminta del T affo, cosili Pa-
fiorfido del Guarini , così V Amaranta di Giovanni ViUifrancbi , c così
1’ Alceo dell’ Ongaro , non ufando con quedo altro didintivo , che
Jjuello di Amynta madidus • Queda del Beccati , e la feguentc non fono
ènza qualche cofa offenfiva dell’ onedà .
L’Arctufa , Comedia paftorale di Alberto Lollio [ rap-
•prefentata in Ferrara nel 15^3. e dal Lollio e dallo
ftampatore Panizza infieme , dedicata a Laura Eufto-
cbia con lettera imbrattata di grandi adulazioni } In
Ferrara per V aleute Panizza Mantovano flampator du-
cale 1364. su 8°
L’Egle , Satira di (fiambatifta GiraWi Cintio [ col Tuo
ritratto in principio, e in fine con un Sonetto di Ercole
Beutivoglio t rapprefentata due volte in Ferrara nel
1^4 y. In Ferrara 1*43.] fenza ftampatore in 8°
. • M m in z
Utfelanit pag.tfa.
tdù. t.
Iftoria to.u pag. ajy.
Vento il. fag. 148.
*4 9-
Apolog. pjg.6.tdit. r,
Ttitaeothtea I. par.
9S- 166.
* — - Pinacothtca ni»
mm. xxxvllt. •
L’Au.
4 60 Della Elo q_u e n z a
1 L’Autore negli efametri , co* ^uali dedica al Duca Ercole II. quello Tuo
II! 0 LfoT.CL.lv. componi meato. Il chiama invtfur, n pridem Latto , e appretto a un Solet-
to a Damone quivi fepie una Tua lettera io profa volgare a Bartolo m-
meo Cavalcanti » in cui replicatamente dando il nome di nuova a quella
Satira , cioè alla Greca , c non alla latina : e dicendo di edere egli flato
• il primo a farla dopo mille anni , loda il Cavalcanti , come tra * dotti
giuiiciofifjimo , e tra' giudiciofi dottifjimo . Qui fi vede , che co* titoli
di quede e di tante altre dedicatorie 46 que* tempi non s'ingombra-
vano i frontifpix.j /confondendogli co* tìtoli fletti de’ libri ; mali dea-
deano i medefimi titoli onorar) a parte nella carta feguentc , non ettea-
dofi allora per anche inventato quedo nuovo rito di «deriore , pili vi- .
libile , e troppo affettata adulazione fiiora ne’ titoli dedì de* libri ,
quafìchè non badatte lo dendere i titoli dentro nelle prime pagine dopo
il frontifpizio , fe di fuora non fi metteano invida, il Giraldi pei
avervi introdotti Satiri c Ninfe , chiama il fuo componimento Satira »
* che all’antica fi difle'eziandio Satura , fopra che Ifacco Cafaubono fcrif-
fe un libro particolare •
• Lo Sfortunato , Favola paftorale di Agoftino Argenti
Ferrarefe . In Vinegia preffo il Giolito i y£8. in 40
L’Arninta , Favola bofchereccia di Torquato Tallo ,
tratta da fedelilfima copia , di mano dell’autore cor-
retta , e accrefciuta . In Tarma per Erafmo Fiotta
[che ladedica al Conte Pomponio Torelli] »j8i.
in 12°
■ E [ con la Parte t. delle Rime del Tallo ] In Ve «
t/ezia preffo sfido Manucci 1 s 8 1 . in 12*
E ivi preffo sfido 1582. x j8j. <» li0
» E ivi [ col ritratto del Tallo , e con figure in ra-
me ] preffo sfido 1 590. in 4°
- ■ ■ E i» Cefeua per Francesco Rover j 1600. in ii°
• • E in Ferrara per Vittorio Baldini i5oj. in 110
— — « E con l’elogio iftorico del Tallo . In Parigi per
Claudio Cramoisj all’ infegna del facrificio d’ Abele _•
[ col motto del fàmofo verfo retrogado , facrum pin-
gue dolo , nec macrum facrificabo ] 1654. tn 4*
E con le annotazioni di Egidio Menagio • In Pa-
rigi per Agoftino Coutbè itfjy. in 40
Qu_ì dovrebbe riporli l'edizione il. dell ‘Ambita difeft , e illustrato , gii
prometta , mi non fatta per anche da chi elidette aver tempo di poter
farla : e il non avella fatta , inoltra , aver lui in minoi conliderazione
quel giovanile componimento , che altri non l'ebbe . Ma fe pure ciò av-
vedile mai, fenza mettere in conto errori di /lampa , avventurofamente
emendaci da chi di ciò non pago , ftimò dover lune pubblica pompa
con
1
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«
Italiana 461
con annoverargli un per uno , allora fi potrebbe non poco migliorare _ — jrr
l’edizione f. e fcoprire ancora , come Taluno facendoli bello delle cofe 111 r^OT.U.lV'
non Tue , fi lufingò di non effere oflervato dal padrone legittimo ne' •
furti a Ini fatti : male per altro con faciliti rimediabile, benché altrove
■ ancora celatamente arrecategli da altra Arpia plagiaria, intrufa fin den-
tro nel Cementarlo dii Difcc varine , la quale può edere , che però
non nc rida Tempre .
Un altra edizione dell ‘Amirila fu fatta in T curi del ifpi. In due J turno ,
una in Leida nel \6^6- parimente in duodecimo , e altre in Amfitrdetm
predo l'ffunV» 1640* in 24- e i«?8. in duodecimo . Qui non fi è in-
tero di annoverare tutte le edizioni di quella Favola , ma folo di por-
ne alcune delle più nobili , come già fi c fatto , c fi fari di quelle di
non poche altre opete • «
Il Paftorfido, Tragicomedia paftorale di Batifta Guari-
ni , dedicata al Sereniflìmo D. Carlo Emanuel Duca
di Savoja nelle nozze di Sua Altezza con la Serenif-
fima Infanta Donna Caterina d'Auftria [ di Spagna ]
con privilegio . In Venezia per Giambatijìa Bonfadi -
no 1 y$o. in edizione 1. . •
In bel carattere eorfìvo , dove prima del Prologo vi è pollo Porrata del
libro*
E in Ferrara per Domenico MammareUi xypo. in
il0 edizione il. fenza l'errata dell1 edizione 1.
■ E [infieme coni’ Aminta del Tallo] In Londra
per "Giovanni Volfeo a fpefe di Giacopo Ca/lelvetri
1 jpi. in 13°
Quello Callelvttro con fila lettera da Londra de’ vi. di Giugno 1*91.
dedica il tutto a Carlo Blunt , avendo la bontà di chiamare gUrìo/ìflimo
quel reame per ifpeeial gratcìa di Dio , poiché la Kcina Elijabetta vi re-
gna eoi fuo fommo favere . E fio CaHilvetro feee lungo foggiorno in Ba-
jilea , pubblicandovi nel i;tfa. col fuo proprio nome un libro in ottavo ,
fenza luogo,' e anno , con fingere nel titolo del libro , fecondo l’arte
de' pari fuoi , da me altgove accennata , che vi fi trartafié , non conira,
ma del Concilio di Trento : e tal libro ebbe anche l’onore di entrare in
tal guifa nella Biblioteca Viadana , ufeita in luce con la direzione del
Grevio • Vi pubblicò pure in Ba fitta i libri di fuo zio Lodovico , pieni farti li. pag, 35»
d'erefie , e perciò condannati dalla fuprema autorità della Tanta Roma-
na Cbiefa . Dopo ciò Jacopo fé ne pafsò finalmente in Inghilterra . Di
quelli libri di Lodovico fi riparlerà nella feguente Clafle v. poiché l'in-
trepido Panegirifta di sì degni Signori comanda , che fe ne riparli . Il
aaedefimo Jacopo Safelvetro fc ne venne alla fine da Londra a Vene -
1 eia •. e che egli quivi fe nc vivefle nell' anno 1407. fi raccoglie da una
Lettera di T ommaft Segeto Scozefe , diretta a quell’ altra buon anima
di Melchiorre GoldaLlo , e fcritta da Anau , in latino Hanovia , cartello
nelle vicinanze di Frane fort , noto per libri , ivi ftampati . Il Segeto ,
che
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Ul BUOT.Cl.IV.
Epifi. cixxii. ad
Goldajtan /MJ-loS-
4 62 Delia Eloquenza
che era (lato difccpolo di Giulio Lippe , e che dimorando in Pndova
ebbfl’amiciiu del PineUi e del Pignori» > e feri (le un opufcolo de
Prinùpibuj Iteli* , in quella Tua lettera al GoUoSìo parlando di Jacopo
Capri vetro , qui Veneri h api , il chiama comuni amico , fuo e del Gel-
daflo , e parimente vi nomina per comune amico , Arrigo Voltane, a
quel tempo Ambafciadote in Venezia del Re Jacopo U' Inghilterra . In
oltre ai Goldaflo egli ricorda , ma non dice a qual fine 3 in ufum Jacobi
Caflelvetrìi , certe erbe, qua in mortuorum craniis nafeuntur • Il N anelo
Apoftolico di Venezia Berlingato Ge/Ji , Vefcovo di Rimini , ai $• di
Gennajo i6op. fetide a Roma, che quello Caftelvetro era di mente peffi-
ma , e poco Cattolico ; non però di alcuna dottrina , nè atto con ragiona-
menti a Sovvertire altri- , benché pericoloso , come diftributore di libri
cattivi , che tenea per eredità del zio [ Lodovico ] 0 per occ afone di effe-
re flato libra jo , 0 perchè in altro modo gli avejfe procurati ; e dice , che
allora egli attendeva a infecnar la lingua Italiana a tetti foreflieri • In
conformiti di ciò effondo (iato rinchiufo nelle carceri del fané* Uficio
di Venezia * ebbe la fortuna , che l’ Ambafciadore Voltane Teppe far-
velo fcappare in principio di Settembre dell* anno 16 1 1. Stimali colpa
uguale il dare fenza alcun fondamento per eretici i buoni Cattolici , e
U fpacciare per Cattolici quelli , che noi fono , ma che vogliono efl'ere
eretici • • •
■ — Il Paftorfido , Tragicomedia paftorale di Batifta
Guariiji col fuo elogio iftorico . In 'Parigi per Claudio
Cramoitj itfjo. in 40
In quelle edizioni , proveoìenci da quella prima originale del Guarivi ,
non fi vede , ebe l’autore porti il titolo di Cavaliere , per non eflet mai
flato aggregato a vetun Ordine equeftre, benché il metitafle. Quindi è,
che egli da sé medefimo e in pedona propria non t’intitolò mai Cava-
liere , nè in latino , nè in volgare 5 poiché in ninna delle lite Orazioni
laiine , fepa tara mente da Ini (lampare in varie occorrenze , mai non fi
ledè altro , che Baftifla Guarirti juniorit . Nell’ epitafio , erettogli *
dopo mone dall’Accademia degli Vmorifli , fu fcritto Baptilìa Guarino,
fenza altro titolo : e Giano Nido Eritreo nella già mentovata Orazione
latina deile file lodi , recitata ivi in fila morte , non mai lo chiamò Ca-
valiere, Di più il Guarini Aedo nell’ iscrizione , da «è comporto , e
collocata nella fua propria enfia o villa della Guariva , contrada della
Parrochia di fan Bellino, diocefi d’ Adria nel Polefinc di Rovigo , vi
nife quelle parole: Baftifla Guarinui junior a fundamentit erexil anno
fal.M dlxxxi. fenza porvi alcun titolo di Ordine cavnllerefeo, ficcome
per altro in tali memorie non fi tralafcia di fare . Il Tafo un anno do-
y,,. 3g po nel fuo Dialogo del Mejfaggero , che fa flampato in V enezia da Ber-
nardo Giunti nel ij8i* in quarto , in occafione di lodarlo infieme con
altri , come cfpcrto in lettere , e in maneggi di affiti di Principi , non
gli diede altro titolo , che quello di Signor Batifla Guarino . Che fe
poi altri per ornamento e decoro il vollero favorire di quello titolo ,
egli il lalcìò corcete , come fegno vecfo lui di onoranza , quantunque
unicamente fondato in averlo il Duca dl/onfo II. di Fetrara creato , co-
me dille il Buonantù nell’ Orazione in fua lode , o piuttofto dìtbiarato ,
Ga-
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Italiana 4 6$
Cavaliere , cioè Gentiluomo , come fuol dirli , della (uà Cotte , allo
fcrìvere di uno ftretto fuo parente , che è Marcantonio Guarini : e tutte
quelle date fono polleriori all’epoca di tal dichiarazione . Il rimanente.,
che dianzi lì vide fcritto, elee da vane fuppoGzioni , unicamente ori-
ginate dalla balordaggine di chi alla edizione ni. delle Lettere del
Guarini , tanto cfaltate da Agoftino Michele , avvocato in Venezia di
caule criminali, che fé ne fece il divulgatore, nella quale edizione, qui-
vi fatta dal Gjatti nel ifpd. in quarto , vi lì aggiunte la Parte il. lenza
averli la bontà di avvertire , che quelle ultime Lettere , benché dettate
dal Guarini in Padova fenza (pecificazione di anni, per lopiù non erano
propriamente fue del Guarini , ma (empiici minute da lui compolle per
altri , e principalmente per Roberto Papa/ava , Gentiluomo Padovano ,
il quale avendo impetrato dalla Religione dì santo Stefano in tempo del
Granduca Francesco l’abito equcflre con obbligo di fondare del fuo in
Tofcana un Priorati) ; e apprettò in vece di quello , un Balìaggit ; per
non aver poi foddisfatt© all’ obbligo di tal fondazione , gli convenne
depor l’abito , in vece del quale ottenne dal Re di Francia quello di
*an Michele : e fopra ciò in fine del libro addotto vi c anche un Patire
del Guarini , efpreflamentc a favore del Papafava , in tutto conforme
alle fuddettc Lettere , ma con la data di Verona preffo Girolamo Disce-
polo a iftanza del Ciotti Sanefe libra jo in Venezia if 8 6- Il Guarini pe-
rò nel confegnar per le (lampe il fafeio di quelle fue carte , non andò
fenza colpa j imperciocché dovea badare a farvi preporre un poco d’av-
vile Ulruttìvo lopra il contenuto di ette Lettere , lenon per altro , al-
meno per levare ad altrui nell’ avvenire ogni occalione di sbaglio : e
in que’ xvì. anni, che egli vi fopravvifl'e , potea comodamente
rimediarvi, e noi fece né anche nella impreflìone vi. del Ciotti del
rtfoj. nè vi lì vide rimediato in altra del idif- dopo morto il Guarini ,
di cui li dirà gualche altra cofa nel Capo feguente , che dentri abbrac-
ciare gli fcritti intorno alla fua Pafloraìe •
Bibliot.Cl.IV.
Dille Cbitft di Fer-
rata lib.llbpai.l1S.
— Il Paftorfido, Tragicomedia paftorale del molto
illuftre Signor Cavaliere Batifta Guarini , ora in que-
lla xxvn. impreflìone di curiofe , e dotte annotazioni ,
e di belliflìme figure in rame ornato, con un Compen-
dio dì Poefia, tratto dai duo Veratì, con la giunta di
altre cofe notabili , per opera del medefimo Cavalie-
re . I n Venezia prejfu Giambatijla Ciotti itfoa. in 40
Quella edizione , prometta dal Guarini l’anno avanti , nella prefazione
al fuo Compendio de* due Ferali , fiammato dal Ciotti nel itfoi. non è
fenza errori e negligenze : c qui al prenome , o fi a nome battefimale
di eflo Guarini fi prepolc il titolo di Cavaliere , che nog avea , e che
però non vi fi vede intorno al fuo ritratto col di dico giù fotto del nolìro
Fabio Paolìni , da cui vien detto , Mujarum , non Martis Eques . Egli vi
comparifee con due collane in petto , uon però cavalleresche , ma l’una
donatagli dal Duca di Savoja , e l’altra da qpalchcdun altro di que*
Principi , appiedò ì quali fu Arhbafciadore , o Inviato del Duca di per-
• rara'.
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4^4 D ELLA BlO QJJ ENZA
rara * come dire da Arrigo il Vale fio Re di Pollonia • Se il Guarirti fofle
fiato uno di quegli , i quali fon vaghi di gonfiarli per le molte edizioni
de’ loro ferirti , per altro di pochifiima fpefa , e procurate con ani oc»
« culte , ma poi feoperte , avrebbe potuto anche lenza tante arti accre»
feere di molto lefuc xxvii. edizioni qui annoverate ; poiché l’Aria
treo nella Orandone latina in morte di lui dice , che egli ebbe la gloria
di vedere fiampato il fuo Paftorfido 48* volte , o&iei (T quadratiti ; e
S cìpi on Buonanni nella fua volgare afferifee , che fojpnentc In Italia
fu ri Rampato 40. volte : fortuna per altro comune talvolta per corrut-
tela di giudicio a’ libri men buoni , come all 'Adone , al CaUoandro , e
a non pochi di quella fatta , e forfè anche peggiori , fe la dilgrazia
porta , che ve ne fieno , come pur troppi in ogni tempo fe ne veggono •
[ La ] Filli di Sciro , Favorla paftorale del Conte Guidu-
baldo Bonarelli, detto l’Aggiunto Accademico In-
trepido [ con figure ] In Ferrara per fattorie Baldini
1607. in 40
E in Venezia prejfo il Ciotti 1607. in 120
Difcorfi in difefa del doppio amore della fua Ce-
lia . In Ancona per Marco Salvioni 1612. in 40
■* -« Opere [ la Filli di Sciro » e i difcorfi col ritratto
in principio , e con la Vita , fcritta da Francefco Ron-
coni] In R orna per Lodovico Grignani 1640. in xa°
Quella edizione c fatta in bel carattere garamoncino tondo .
— — La Filli di Sciro con l’elogio iftorico dell’autore .
In Parigi prejfo il Cramoiij 16 $1, in 40
Il Pentimento amorofo , Favola paftorale di Luigi Gra-
to , Cieco d’Adria . In Venezia per gli Zoppini 1 ;8 3.
in 1 2*
— La Califto , Favola paftorale. In Venezia per gli
Zoppini 1585. in 12°
Il Grato qui non è meno graziofo > che nel T tforo, Commedia in verfi , gii
riportata , la quale fi accolla ol\Y A ulularia di Plauto , e alla Sporta del
Celli : e or mi fovvienc cofa notabile, ed c, che ivi nel Prologo piacevol-
mente alludendo ad Andrea Nicolio , che avea fcritta Y Iftoria di Rovi-
go t traendone l’origine dall' Arca di Noè con la folita fida feorta dell’
erudizione Anniana , come fenon fi potelfe fcrivere llloria di Cittì .
fenza cominciar da Noè , dice , che Umilmente i temi delle Commedie
allora fi folcano prendere dal Sacco di Roma , di Napoli 3 di Mefjina ,
e d'Algeri , e che egli di ciò naufeato volle prendere quel fuo da
altro luogo per far vedere , non eflccvi bifogno di andare In paefi così
lontani per far di belle Commedie »
Italiana 465
La Fiori, Favola bofchereccia di Maddalena Campigli.
In Vicenza per Tommafo Brunello 1588. in 8°
L’Amaranta , Favola bofchereccia di Cefare Simonetti
[ con un epigramma di Valentino Pafcalio in fua
lode ] In Padova per Giovanni Cantoni 1588. in 8°
11 Satiro, Favola paftorale di Giammaria Avanzi da
Rovigo . In Vinegia per USeJJa 1587. in 110
B1a110T.C1.IV.
V Avanzi nella lettera a Don Michele Pereti! nomina le Tue Lagrime dì
Ciac eh > e dice di fcrivere i fucceffi di fama Cbiefa , e ancora delle Lee -
gì e de* cofìumi più famofi delle Genti •
L’Amarilli , Favola paftorale di Criftoforo Caftelletti .
In Vinegia per li Seffd 1587. in ia°
Precedono in fua lode Sonetti di Baldo Cattaui , di Porfirio Feliciano , di
Antonio Ongaro , e di Anton Decio : e la flampa c in bel carattere corfi-
vo » come quella dell' Avanzi .
La Cintia , Favola paftorale di Carlo Noci . In Napoli
per Gtanjacopo Carlino 1 5 94. in 4°
■ E in V cuezia per la Compagnia minima 1 596. in 1 a»
Le Pompe funebri , ovvero Aminta e Clori , Favola
filvcftre di Cefare Cremonino. In Ferrat a per Vitto-
rio Baldino x $91. in 4° e lypp. in ia°
E in Venezia per Francefco Bolletta 1610. in 1 1°
Codui , che male audiit all’ufo del fymponazio in Filofofia Aridote-
Ika , compofe imitando Arijlofane , le Nubi , Commedia Satirica in
verli e a penna contra Giorgio Kagufeo da Raguli fuo antagonilla nello
Studio di Padova •
Il Filarmindo , Favola paftorale del Conte Ridolfo
Campeggi. In Bologna per Giovanni Rojji 160$. in 4°
■ E in Venezia per Giorgio Vale» tini 1624. in 1 1°
— — E ivi pel Ciotti 1606. 162 in t2°
L’Amorofo fde -no, Favola paftorale di Francefc o Brac-
ciolini . In Venezia pel Ciotti [ che la dedica a Batt-
ila Guariui ] 1*97. in 1 20
li Sogno, Favola bofchereccia di Giammaria Ciucciar-
ci da Bagnacavallo . In Ferrara per Vittorio Baldini
>6oi. in 8°
Nell Atto v. Scena 1. col nome di Tir fi fi celebra il Taflo e'I funerale,
fattogli da Unito > prenome del Cardinale Aldobrandtnì , dcro .incora
N n a òan^ior*
/
V
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8in.ioT.CulV.
4,66 D
San glorgio , a cui la
(la altia Favola .
ella Eioqubkza
Favola è dedicata . Del Gukciardi c! c anche
que-
. La Paftorella regia . In Ferrara pel Baldini nel
1602. in 8°
Diana pietofa, Commedia paftorale di Raffaello Borghi-
ni . In Firenze per Giorgio Marefcotti 1587. in 8°
La Caridc , Favola paftorale di Gabriel Zinano da Reg-
gio . In Parma per gli eredi di Set fiotto 1 y8a. in 8°
Il figurino, Favola paftorale di Niccolò degli Angeli 1
da Montelupone. In Venezia per Federigo Aborelli
Guerriglia IJ74. in 8°
L’Efilio amorofo. Favola bofchereccia di Alcfl'andro
Calderoni da Faenza . In Ferrara per littorio Baldini
1607. in i2°
Il Rapimento dLCorilla , Favola bofchereccia di Fran-
cefco Vinta . /« Venezia pel Ciotti 160;. in 4°
I Sofpetti , Favola bofchereccia di Piero Lupi Pifano .
In Firenze per Bartolomeo Sermartelli 1 j8 9. in 8°
La Fida Ninfa , Favola paftorale di Francefco Contari-
ni. In Vicenza a tjìauza di Francefco Bolzetta lj$y.
iti 1 2° edizione iti.
La Rofa , Favola bofchereccia di Giulio Cefare Cortefe \
[in dialetto Napoletano ] In Napoli per Novello de
Bouii 1666. in ia° con le altre fae opere dell'edizione xv.
II Cortefe nel Canto v. (lama xv. del Tuo Viaggio di Pamafo delcri-
vcndo un banchetto , imbandito da Apollo alle Mule e ai Poeti, ci
aflicura , che eflendo portate in tavola per antipodi le più celebri Pafio-
rall , i convitati fi leccarono le dita del Palìorfido , della Filli di Sarò,
del Filar», indo , e poi dice, che V Aminta (opra tutte fu filmato pa-
lio da Signori. Alla Filli di Sciro prepone il Fitarmindo in grana del
Campeggi fuo amico . raggiungendo , che le altre Fa/ìoraW rimaftevi .
li lardarono ai fervideri :
Vennero l’anlefa/ìe , buone afaje .
£ d'Ecroghe , e de Farne , e Paflorale ,
De li quale a beufa fe mugnaie ,
Perdi erano barreffia prencepale :
De MertUlo , le dela fe leccaje ,
, De Fille . e Pilarminno , de ediu baie .
£ d' Aminta . che i cefa da Segnare s
Vanire l affato fe li Jervelure .
V Ingegneri nel fuo Difcorfo della l’ocGa rapprefentativa fie menno»»
d' altre Favole , fomiglianu alle addpttc . Ora concludali quello capo
con
1
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Italiana 4 67
eon l 'Egloghe partorali , che tra le prime , fe pur non fono le prime ,
a incontrarli in verfo fdrucciolo , pajono quelle di Strafine Aquilana ,
Cavaliere della teligion militare di lan Giovanni , chiamata da zoo.
anni in qui , di Malta dopo il fuo pafl'aggio da Rodi in quell' ifola :
il qaal Serafino fu in molto favore del Duca Valentino (Inolila morte ,
feguita in Roma ai x.Agorto nel i joo. Le Tue Egloghe fi veggono fra le
fue opere, (lampare di tondo in Venezia da Giovanni Andrea Va va fiori
[ e anche Vntva/leri ] detto Guadagnino nel If ;t. in ottavo : e Tubi*
to approdò alla Vita di Serafino , la quale e diverfa da quella , che ne
ferine il Calmerà: ed è pure in altra edizione corfiva , che fembra
del Zoppino j ma TTon è gii nella prirxa di Rema predo Giovanni Befi-
cleri del t jo{. in ottavo , e (Tendo quivi un Sonetto di Monfignore Angelo
Coloccl da Jcfi 3 che fu Vefcovo ai Nocera nell’ Umbria , furrogatovi
all' altro Prelato , ugualmente celebre , Varino Favorino ; tal Vita po-
trebbe efiere del CoLocci . Quivi Serafino fi dice nato nella città dell'
Aquila di non ignobile fììrpe con riferirvi!! il feguente cpitafio , portogli
da Pietro Aretino in Roma alla Madonna del Popolo , dove però con
tanti altri , per colpa unica della barbarie , non piò fi ritrova , e ne me-
no quel tanto famofo di Ermolao Barbaro :
dpuì giace Serafin . Partirti or puoi :
Sol d'aver villo il [affo , che lo [erra ,
Affai Jei debitore agli occhi tuoi «
Lo Speroni nella Orazione in morte del Bembo fa poca grazia a Sera-
fino , e altresì al Jsheadriregio , e al Dittamondo 3 chiamandogli tutti in-
dente , ufeiti/uora di alcune caverne difabitate . Ma bifogna confide-
rare, che gran parte de’ loro difetti fono del tempo, deila rozzezza
delle prime imprelfioni volgari , c del nollro idioma , allora non per
anche dal Bembo levato fuor del volgare ufo tetro , come dlllé 1 ’ A rio fio ,
Il Sannazaro però non ebbe a fchifo di approfittarli delle fue Egloghe ,
prendendone fino i verfi interi di pianta • Fu Serafino molto (limato
dadi autori delle Collcttante in fua morte , date in luce da Gio- Filetto
Acbilliniia Bologna per Caligola Bazalicro nel ijoq. in ottavo.
L’Egloghe di Girolamo Muzio [ libri v. ] In J/’inegia
frefp) il Giolito I jyo. tu 8°
Ci fono ancora le Egloghe di Luigi Alamanni tra le fue opere Tofcane ,
Rampate in Lione da Baftiano Grifio nel if jj. in ottavo : e prima di tut-
te, in quanto all’ eccellenza , le Egloghe del Sannazaro , venute fuora
dopo quelle di Serafino , anzi dopo lui morto , le quali fi porranno piò
avanti nel Capo vii.
Nnni CAPO
Bl BLIOT.Cti.IV'*
Pag. m6.
Canto Xlvt. tfi
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Della Elo qjj e n z a
C A P O . V
Scrittori intorno al Poema del Guarini .
Difcorfo di Giafon de Nores intorno a que’ principi,
caufe e accrefcimenti , che la Comedia , la Trage-
dia , e il Poema eroico ricevono dalla Filofofia mora-
le ecivile, e da’ Governatori delle^Republiche . In
Padova preffb Paolo Mejetto 1587. in 40
Quello libro , che dee precedere la Poetica del Noeti , e da lui dedicato
all' Abate Galeauco Piar io , qui fi ripone di nuovo , come primaria ori-
gine di gran liti, dando, quantunque in genere , per tanti moftri le Tra-
gicommedie , e le Paflorali , lenza fpccificarne però alcuna per nome ,
articolarmente poi quella del Paflorfido , allora non ancora ftampata ,
enchè per altro notilfima , come rapprefentata , Iridata leggere c co-
piare , e anche letta dal Guarini Beffo più volte a grande auditorio in
Veneua , e in Padova . Di qui poi ne vennero i libri feguenti .
Il Verrato, ovvero difefa di quanto ha ferino M. Gia-
fon de Nores contra le Tragicomedie , e le Paftorali
in un fuo Difcorfo di Poefia . In Ferrara [ per Vin-
cenzo Gaidura ] a ijlanza di sllfonfo Carafa ij88./«4°
con l'errata in fine .
Quello titolo per troppa fretta fu mal coneeputo , oltre al contenere due
* errori manifclti , che non fono di lingua , nè di (lampa . Primo, il Ver-
rato , nome de! porco mafehio intero , in latino Verrei , e in Francete
Verrai, diverlo da Verato , nome proprio di famiglia Fcrrarefe . Se-
condo , non dovea dirli , di quanto , ma da quanto . Il Guarini dopo gli
avvili del Norei , accennati da Fau/ìino Summo nel fuo Difcorfo xi.
dove chiama , buono , e fanto vecchio il Nord , deliramente corredi:
l’uno, e l'altro errore nel fuo Verato 1 1. adii peggiore del primo •
Perche a far bene i titoli dei libri bifogna pcnfarci un poco , quello del
Verato !• dovea (tenderli in quell’ altra maniera : Il Verato , ovvero Di-
fefa delle T ragicomedie e delle Panorali, da quanto ha ferino M. Giafon
de Norei in un fuo Difcorfo di Poefia . Qui nafee altra difficolti , ed è, fe
l’autore del litro polla convertire se mede fimo in titolo del libro con di-
re il Verato del Verato , mentre qui fi fa, che il Verato , famofo ìflrio-
ne fcenico di que’ tempi , fenza prenome , fenza appicco , e fenza in-
troduzione di parole , dedichi il fuo libro , detto pare il Verato , a Ja-
copo Contarini , e a Francejco Vendramino , dipoi Patriarca di Venetcja
t Cardinale , ! quali nelle lor cafe aveano udito leggere il Paflorfido
dalla viva voce del proprio autore . Che il libro della Commedia di
Dante fi trovi chiamato il Dante , va bene ; ma -non mai li diffe , il
Dante di Dante ; nc Dante per quello chiamò il Dante la fua Comme-
dia,
468
Bhuot.Ci.JV.
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Italiana 4 69
din • 11 Notti fece 'accorgere il Guarini di duella fua battologia , che
perciò prontamente anele a emendarla nel Verato il. con attribuire
?|uefto nuovo libro , non più al Verato , ma ad altri , come vedremo : c
ece bene a ogni modo , perchè quei due libri non effondo Dialoghi , !
quali , come quei di Platone , debbano prendere il nome dal principale
mterlocutore , non poflono così intitolarli . Il Cuarini però di nuovo
ricadde nel medefimo fallo in altro fuò libro, ugualmente ingiuriofo, e
maledico al fommo contra i due onorati fcritton, Giovanni e Baldaffar
Boni fac) da Rovigo, avendolo intitolato il Barbiere , da Serafino Colato
Barbiere , e fuo fcrvidore , per atto di maggior difprezzo e con impro-
prio cofhimc da lui finto autore dellibro , di cui troppo lungo qui
darebbe il ragionare • Paolo Beni , alla fua Difcfa d c\V Anticrufca contra
Orlando Pefcetti , prcpofe ancor egli il nome di Cavalcanti , fenza dire
di chi intendere , chi folle , e come v*entraffo quel fuo Cavalcanti a
parlare • Si vede , che il Guarini in que’ nomi di Verato 1. e li* volle
imitare l'amico Tuo Lionardo Salviati , il qual pure mife fuora contra il
T affo i due noti libri > i quali ei volle chiamare dal foprannome fuo »
i due Infarinati •
Il Nora nel mentovato fuo Difeorfo pag. 42. giura cerano Deo , che quanto
egli ha icritto delle Poche tragicomiche c fafiorali , non è fiato nè per
offender altrui , nè per iftudio di contradire , nè per alcuna forte di am -
bit-ione , ma latamente per ifeoprire la fua opinione facetamente 0 buona
0 cattiva , che ella fi fia , difpofio però a rimetterla a più mature giudicio,
e a lafciarla anco totalmente , quando con più falde ragioni fi dimoflraffc
il contrario • Quelle parole fiche, benché non tutte , h riportano qui nel
Verato !• pag. A un Gentiluomo e letterato C ridiano, prole fior
pubblico dì Filofofia morale , e per le ftie qualità per fon a li , umverfal-
menre rifpettato e (limato , il quale avea ferino col fuo proprio no-
me ,pare , che dal Guarini potea darli fede , e non lacerarlo vilmente
con libri fotto nome di buffoni , fervidori, e commedianti per metterlo
in maggior beffa . Carlo Sigonio ad Antonio BendincUi Lucchefe , venuto
con feco in rotture letterarie , fcrifl'c quelle parole : io reputo > che ogni
ingiuria , per grande che fia , riceva conveniente fati j fascio ne qualunque
volta colui , che è imputato , nega di aver ciò fatto con animo di fare in-
giuria , 0 dice , c beigli jpiace , che fia accettata penale . Ma il Guarini
lenza far conto delle aUerzioni e de’ giuramenti/ fatti dal Note» in pub*
blica forma , volle fpargere in quello fua Verato I. ogni contumelia
nella più rabbiofa maniera contro di lui , il quale perciò due anni ap-
prodò , e non fubito allora , eodem anno , giuda Antonio Riccóbono , fi
difefe col feguente libro , dedicandolo a oue' me de lì mi due Gentiluo-
mini Veneziani , ai quali il Guarini pur dianzi avea dedicato il Vera-
to i. Che fi debba reprimere fenza rifpctt? umani , e con ogni maggior
forza la perfidia , • l* impoflura di chiunque delofamenre e per detefla-
bile malevolenza ofa oltraggiare con privato e pubblico inganno la ra-
gione delle notorie verità , non ci c,da battere s ma il calo del Notes
non entra in quello difeorfo »
Apologia contra l’autor del Verato , di Giafon de No-
res,di quanto egli ha detto in un fuo difeorfo delle Tra-
gico-
Barbiere 2% 26-
44*
Errata Sgonfi inter
Opnfcnla Benditi dUi
De Gjmnafio Pata-
vino lib. iv. caf.vn.
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Bi bliot.Cl.ZV»
Apoi. /•/. ii»2. 43*
Ve GpmtAfio P<tM-
Wn* /f'òb III. rap.
XLVIII.
470 Della Eloquenza
gicomedie , c delle Paftorali . In Padova prejjb Paolo
Mejetti 1590. in 40
Meglio farebbe Aato lo Rendere queAo titolo , come icgue : Apologia na-
rra V autor dei Serata , di guarnì. cUftm de Norei ha della i » un fuo Di-
fcarfa della Tragicamedie , e dalle Pafìorali . Qui il Sarei altamente li
duole de’ ludibri contro di lui Rampati fotto nome d'un I fìttone , quale
era il Aerala : e con forza e graviti da onorato Filofofb foAienc la
Tua caufa, non mai nominando l’avverfario, nè il fuo libro, ma Infitten-
do nell’ impugnare in ragion poetica per tanti moliti le Tragicomme-
die , e le PoStarali con rammentarne alcune , da noti e famofi I (trioni,
! quali eziandio chiama per nome, rapprcfentate in Padova (tedi , dove
foleva Rare il Guarini .Tra queRe ne fu una della Pamua d' Oriunda ,
anteriore , come le altre , al Paftarfida, pretefo unico dal Serata, come
fe prima non vi foffe mai Rata P afiorale , o Tragicommedia veruna ,
onde perciò il Norei avelie intefo di colpir quella loia . Parla della Tua
fchiatta lìgnorilmente , e fol quanto richiede la moderata difefa, come
di principale in Cipri innanzi alle funeRe difgrazie, occorte nella perdi-
ta ai quel Regno . Dice, che non doveva introdurli con tanti fchemi un
mimo e i Urlone a lare Acazio di lui , gii Rato onorevolmente diAinto
dalle prime tefle in dottrina / come da Trifon Gabriello , da Paolo Ma-
nuieio , da Sperone Speroni , e ancora da que’ due medelimi Gentiluo-
mini , a' quali era diretto il Serate . Intanto il povero Noni , autore
di molte opere latine e volgari , e al certo vir nobtiiffimut tf lilera-
tifjimui , maximeque indignai ndverfa fortuna , quam propler Cyprum
infulam occupalam perfeffm olì , allo fcrivere del Riccehono , eflendo
gravato dal pefo degli anni, e più dai travagli , nel itpo. fe ne pafiò di
queAo fecolo , e il Guarini tre anni dappoi die fuora que A’ altro fuo
libro •
11 Vcrato li. ovvero replica dell’Attizzato Accademico
Ferrarefc in difdà del Paftorfido contra la feconda
• fcritrura di Mefler Giafon de Nores, intitolata Apo-
logia . In Firenze per Filippo Giunti 1593. in 4.0 con
Ferrata in fine .
Il nome’ di Auiiucato , cioè irritalo , e ifligoto , diferedita fubito il libro ,
rapprcfentandolo quale è egli veramente dal principio alla fine , pieno
di tutto il fiel d’ipponatte . Chi foflè queAo Allineala , che il Guarini
qui furrogó, anzi congiunfe, al Serata, lo fpiega il Beni nel Cavalcanti
con qucAe parole pag. no. Egli [ il Pcfcetti ] fi è tafcialo indurre per
fofìiiulo del Serate, edell’Altiieiealo , MI MI affai MOTI al lor tempo .
Si vede , che il Guarini era inclinato a fimil gente . Egli dedica il fuo
libro a Sincenteio Gomeaga , Duca di Mantova , al cui fcrvigio era
pafiàto :’e fi Rudia d'interefiarvelo fui motivo di avervi latto rappre-
fentare il Paiìorfido : e le punture , dategli , come ferire , non tanto dal
Norei , quanto da’ fuoi UUgoteri piuttojìo , che configlieri , vengono da
lui qualificate per villane e difonefìe , benché il Norei non aveflé mai
cenfurata nominatamente la fua Tragicommedia , ma folo dietro ai
prinei-
r-
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Italiana 471
principi della Filofofia « dell' alte poetica , eoa Ogni maggior civiltà
difapprovamla , c follmente in genere con altre di limil l'atta . Il Gua-
timi mandò a (lampare a Firenze quello Tuo Iterato il. iìduo nell' aflì-
ftcoza delle reliquie rimaftevi de’ Tuoi amici, avrerfarj del Tufo, quali,
dopo motto il Snlviati , erano Boftiono de' Kofi , Giovanni Bardi , e
Giambatijìa Doti i non però Bernardo Cani fi orni , ne GiambatiHa Stron-
zi , giudi (limatori del Tuffo , c altresi amici del Guarirti • Segue nel
Verni 0 il. la prefazione , medelimamentc doti' Attizzato , che alierma
di aver finita la Peptica duo amai prima , benché la dia (bora due anni
dopo : e dalla uccia , che prevede contro di tè per avere fcritto cantra
un morto , cerea anticipatamente di ripararli con dire di aver coti (arto
anche il Notti conira il Votato » già morto , e che cd'o Guarirli fcrive ai
lettori , i quali fon vivi , e conrra la dottrina del Norei ; e non al Norei,
nè conira il Norei : rutti fofifmi , e vane battologie di conrenziotà c
Alfa dialettica per più ragioni :
I, il Notti fin nel citolo (ledo del Tuo libro efpredà mente dichiarò di fcri-
vere la fua Apologia conira V autor del Veraio , e non contro il Ve rato ,
dal Guarini , e non da sè ingiuriofamentc introdotto fenza propofito
alcuno a parlare contra il Norei ; non imporuudo a quello di faperc ,
fe quell' Ifiriant allora foiTe poi vivo , o morto ■ Che il Norei ferivede
contra V Autor del Virato , il Guarini il confedà nelle piime righe di
Jiuefla fua Replica , o piuttollo declamazione da (Irepitoib e loquace
odila •
II. il Guarini direttamente fetide contra la perfona (leda del Notti , cari-
candolo io ogni Accia di oltraggi •
IIL il Norei non accusò , nè oltraggiò , ma lì difefe contra l’ Autor del Ve-
raio . Somiglianti fofifmi , anche puerili , fi trovano pafim per entro il
libro , come per eiempio , ove fi dice , che il Virato fu cillodin Ferra-
refe . Ma non per quello fu comparabile al Norei ; e profcfsò il melliere
dell' i/ì rione , cioè per previa c pagamento me' più magnifici , e Jtruuofi
teatri d'Europa , come fcridè Marcantonio Guarini ; onde vanamente
l'ardito Pefcetti fi affaticò di cooncftarlo . Pari leggerezza ancou fi è il
dire,che il Tuffo fece un Sonetto in fua morte; perchè noi fece altramen-
te, che come a un bravo iftrione . Il medefimo conto fi dee fare dell’af-
(ermerli , che V Attizzato non fapeflc , die il Aceezcra di cafa de Norei
per eflèrlì (crino Denorei , e non de Norei , come , fc chi è di cafa
Noria , t Detiene , non porcile dirli d'Oria , c del Bene . Qucfti Verini
modero tanta naufea , die tra gli avvocati Aedi della caufa del Guarini ,
non vi fu chi atdidc lodargli fuor del Pefcetti , uomo sfornito di dottri-
na , ma non di petulanza , dote propria de' vili adulatoti e fofifti ,
afflai facili a ravvifarfi col folo guardargli in vifo ; onde perciò il Beni
lo frodò malamente , e talora non lenza applaulo ddl' ApatiHa Niffoli •
Ma i Virati mai non potettero nemen giungere a coafcguir l’onore, per
altro ordinario, dalla turba de'Critici di eder cinti in materie poetiche.
IV. tutte le feufe del Guarirti per la fua maniera di fcrivere contra un
morto , riefeono magre , perche fe egli volca far credere di pigliatala
contro alla don ritta , e non alla perjona , non dovea (lampare quelle
tante , e si ingiuriate maladicenze , da lui con larga mano («minate in
ogni pagina ; ma dovea contcnetll nell’ impugnate le fole opinioni : la
qual con certamente egli non fece . Il libro , che è grolle 41 pag. jrn.
non
Disti iot.C iJV.
DtUe Chltfe di ptt-
raraiià. v.pil*,}!?.
Dififa paj.j a.
Pn£. rj.rol. Ili,
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Bibliot.Cl.IV»
6l •
Libro iv. M/>. VII»
P<t*8.
>»
Ifrffr* 70. 1 1.
icS. 13 J. l^o. JJ4-
156»
lettere pog. 77. 12?»
132.
Chitft ài Furar»
pag. 180.
Pùntoti}, 1» pn». $7.
473 Della Eloquenza
non hi alcun ordine , o divisone , td c qualità propria anche delle
altre opere del Guarini , come fon quelle contra i due Bonifacj ; contri
il collegio de' Dottori di Cremona, il Segretario, le Lettere, il Parere in
favore del Papafava , e una Critica a penna * altre*! molto verbofa ,
da lui conipoda in Vrbino a precipizio contra la Vita del Duca Frana
cefeo Maria I. deferitta da Giambatifìa Leoni Veneziano , e per altro
lodata dal Beni del Cavalcanti . Il Riccobono , amico del Guarirli , men-
tovando quello Ferat » il. come proprio di lui parto , e non d’altri ,
onora ^eloquenza dell’ autore , chiamandola fané admirabìlem , della
ouale però farebbe potuto dirli , che non erat hic io cui • Il Riccobono
dipoi foggi unge , avere il Guarini trattato tam afpere W acerbe il No-
te t , quanto Arcbiloco trattò Licambe j talché fe non era morto , fa-
rebbe flato in pericolo di finirla appunto , come Licambe . Quella non
c gran lode al Guarini , almeno , come a fcrittore onedo , per non die
Crifliano * nè così certamente trattato dal Noret , come dicemmo : e
dianzi fi è già efbrefla la grande filma , che il Riccobono fece del Noret ,
e così chiunque di lui ne fcrifle , tranne il Pefcetti . L’ Ingegneri nel luo
Difcorfo , lodando il Noret per uomo di dottiffma memoria , quali per
far difpetto all’ awerfario Guarini protella di onorarlo femore con ogni
fuo fpirito , ficcome ebbe , mentre egli riffe , in fomma offeroanna la
vera nobiltà del fuo fangue , e la foavità incomparabile de' fuoi lodatijjimi
cofiumi . Più non fi potea dire in poche parole • Il Verato il. in fu-
flanza ci rapprefenta al vivo il vero carattere del Guarirti , qual fu
non folo co’ privati * ma co’ Principi flelli, da lui per fuo difetto in
poco tempo ferviti e con nota di altiero , p:cn di amor proprio , pun-
tiglielo , e querulo al maggior fegno de’ fuoi naufragi , delle ingiù-
ne della dura e mala fortuna , e delle fue perfecurioni , come foleva
dire , tutto ciò riluttando dalle proprie fue Lettere , c dalla Scena 1.
dell’ Atto v. del Padorfido in perfona di Carino . Così egli fi portò
principalmente col Duca Alfonlo II. di Ferrara , fuo naturai Signore « *
al quale dopo edere (lato da lui con grandi e onorevoli impieghi c fpe-
dizioni didimo * egli voltò le fpallc nei if88. per andare a lervire di
Segretario il Duca di Sano) a , dove era dato Ambafciadore d ' Alfbnfo
prima del 1571. Ma poi vi durò poco in Torino , lcvatofene col freddo
pretedo dell’effe re occupato quel Duca nell'imprefa di Saluxjco nel 1 5 88-
Indi fe ne pafsò ai fcrvigj di Fincenrio Duca di Mantova , poi a quegli
di Ferdinando Arciduca d'Infpruc , e appretto entrò in Corte di Ferdi-
nando I. Granduca di Tofcana , a cui ferviva attualmente di Segretario
nell’anno idoi* come li ha dalla lettera , prcpofla da Giovanni Savio
alla fua Apologia del Padorfido . Ma di lì a poco il Guarini fazio an-
cor del Granduca , fe ne pafsò al Duca d’Urbino Francefco Maria II»
e poi lafciaro ancor quefto, e trasferitoli a Feneria , fi rldufTe quivi
per fua difgrazia , fi può dir volontaria* a finire i fuoi giorni a'1’ ojteria
il dì vii. di Ottobre del 16 it. nella parrochia di san Mauririo , dove
fu fepellìto* per arredato di fuo nipote Marcantonio Guarini , fpiegan-
dolo il contemporaneo Eritreo con quede parole : quum ad cappo-
ne m divertiffet , fenio curìfquecon/eftus , ex ceffi e vita j non però di
pompe funerali onorato da quella Sereniffma Repubblica , come per man-
canza di pratica dille il Buonanni , perchè ciò ella non ufa * fenon co*
(òli attuali Nuucj del Papa , e Con gli Ambafciadoii de’ Re * i quali
Orai, pog, 14.
V
V
' • •
Italiana' 473
aoa muo)ono all* olle ria : e il Guarini da tutti i fuddetti Prìncipi fe né ■ - — rrp
partì predo, e annojato . Per altro diè faggio di Criftiano , e cattolico, 1,1 8 ,0T*'-*'**V*.
particolarmente quando incorfo nelle cenlure, promulgare dal fommo
Pontefice Clemente Vili, per l’occupazione alla Chicfa Romana del
fucato di Ferrara, e di ciò ravveduto , cicorie al Nuncio Apoftolico di
Venezia Monfignore Antonmaria GraxJani per impetrarne i’aflbiuziono»
Intanto , ornai ritornando al Notes , non mancarono a quello i Tuoi non
difpregiabili difenfori contra i Venati , cori richiedendo le fue virtù ,
generalmente efal tate , per quanto fi trae dalle feguenti opere : e'blfo-
gna , che i romori contra elfi Verati fodero granai , poiché il Guarirti
col pretefto di ridurre que’ due Tuoi libri in Compendio , rifolvette di
tot via le tante, e sì verbofe maldicenze , fenza mai più nominar il
Notes per entro il Compendio , da lui fatto, come dice , fin nel rfpp*
In un tefio-di «fio pag. jf. fi leggono le feguenti parole , ferine in mar*
gine di propria mano di Fabrizio feltrami, concittadino di Luca Contilo
da Cetona nello fiato di Siena, il qual Beltrami da indi in latino prete il
nome di Scythonienfis ,e fcrìfie un Difcorfo delle Imprefe accademiche, in
cui cita un fùo E fame del Paftorftdo. Le fue parole fon tali: quefto dice [il
Guarini ] per isfogare la collera , che uvea con Alfonfo Duca di Ferrara ,
che fi fervi ne' maneggi e più importanti nego *./ , dell" Imola [ Giara*
batifia Ladcrchi ] in luogo del quale faria voluto entrare quefto autore ;
ma più acerbamente (foga quefto fdegno nel libro , che fece del Segreta-
rio , foggetto appella prefo da lui per quefto fine . Il Beltrami in altra fua ,
nota al Verato il. pag. x6p. fopra la riga 4. corrifpondente al tenore
accennato , dice cosi : vedi in quefto propofito il Segretario del Guarino ,
e vedrai , l' Attizzato e (fere il Guarino . Quelli alludendo all’ Imola ,
fi vede , che lufinga aliai poco i nudi e puri Legifti anche altrove , e
forfè non fenzà ragione • ' ** v*
Due DifcjorfF di Fauftino Summo Padovano , l’uno con* #
tra le Tragicomedie , e le moderne Paftorali , l’altro
contra il Paftorfìdo con una Replica allaDifefadi Or-
lando Pefcetti . In Vicenza per Giorgio Greco a (fiati za
di Francesco Bolzetta librajo Badavano 1601. in 40
Quell» due Difcorfi , tratti dai Poetici del Summo , fiampati in Padova dal
Bolzetta 'nel 1600. in quarto , .vengouo quivi ?d eficrp Pxi.e’l x 11.
Confiderazioni di Gio. Pietro Malacreta , Dottor Vi-
centino , detto nell’ Accademia degli Orditi di Pa-
dova l’ Innaspato , fopra il Paftorfìdo, Tragftomedia
paftorale del molto illuftre Signor Cavalier Batifta
Guarini . In Vicenza per Giorgio Greco a ifìanza di
Francefco Bolzetta , librajo Padovano 1600. in 40
■■ B in V inezia per Marcantonio Z altieri 1600. xóot.
in 12°
O 0 o Precede
I
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è
Sjsaiot.Cji.IV,
^S-3. >f.
I
474 Della Eloquenza
Precede la licenza del Configlio di *• per la (lampa in virtù della relazio-
ne del Padre, Inquifitore , del Segretario del Senato Lorenzo Mafia , t
di ZyiS/o Paoli ni ? lettor pubblico di buona lettere,! quali, a ciò depurati,
aUcftano , come nel libro non vi c cola contra le leggi , e che c degno
; divampa •
J1 Guari ni nella prefazione al Compendio de’ fuoi Ferali ? (parla al (olito
del Summo e del Malacrcta , cioè con difprezzo ; ma non pare , che
fodero da fregiarli : nc con loro al certo fu paragonabile il campione
jj «[tetti , fcncrnitorc ancor egli e del Tafio , e del Guafiavìno per vile
adulazione « fome perfona delle qualità , cfpccfl'e dal Beni nel Caval-
i t 4. '
Apologia d? Giovanni Savio Veneziano, Dottore, in
difefa del Paftorfido Tragicomedia paftorale del mol-
to illuftre Signor Cavalier Batifta Guarini , dalle op-
pofizioni fattegli dagli eccellentitfimi Signori Faufti-
110 Summo , Gio. Pietro Malacreti , e Angelo Inge-
gneri , divifa in tre Parti .
Nel lai. lì ragiona della Tragicomedia in univerfalc .
Nella il. della Favola del Paftorfido .
Nella ni. del Paftorfido diftefo.
hi Venezia per Orazio Landucci 1601. in 12°
Il Savio pag«4r. parlando della Prigion >€ amore, Commedia di Sforna Od-
do , che fu legifia , dà a quello il nome di fuo maeflro . L‘ Ingegneri
non ifcrifle a patte contra il PaflorfiJo , ma bensì nel fuo Difcorjo , e
fenza nominarlo , dopo averlo per nome lodato .
Rifpofta alle Confiderazioni o dubbi del Dottor Mala-
crcta fopra il Paftorfido con altre varie dubitazioni,
tanto contra detti dubbj e Confiderazioni , quanto
contra 1* ifteflò Paftorfido con un Difcorfo nel fine
per compimento di tutta l’opera , di Paolo Beni . In
Padova per Francefco Balzella 1600. ///40
Il nome di Paolo Beni andava ineflb in principio dopo la voce Rifpofia . Il
Difcorfo , aggiuntovi a parte , ha la data di Fé nex-ia pre/Jo Paolo Violino
affanna dell' autore i Coo- iu quarto , col privilegio del Senato per la
licenza e privativa della (lampa , benché il libro (ia di fole pngirte ip.
onde bifogna , che in Padova , dove fu Rampata la detta Rilpofìa , il
Difcorfo aggiuntovi , comcchc non contenga patricolarità faflidiofe > per
le fazioni, allora calde, iucontraflc tali difficoltà, che movcflcro il Beni
a ricorrete dirittamente a Venezia per la licenza di pubblicarlo ,
Difefa del Paftorfido , Tragicommedia paftorale del
molto illuftre Signor Cavalier Batifta Guarini da
quan-
Italiana 47$
quanto gli è (lato fcritto contro dagli eccellentifllmi iuniràT.ca.iy.
Signori Fauftin Summo , e Gio. Pietro Malacteta con
una breve rifolu/.ione de’ dubbj del molto reverendo
Signor D. Pagolo Beni , d’ Orlando Pefcetti . In Ve-
rona per Angelo Tomo 1S01. in 40
Qui pare 11 nome del Pefcrit! dovca porli in principio con dire : Difefd
•di Or lande Pefiettì feria Tragicommedia pa florale del Pali orfido Ve.
Apologia di Luigi d’ Eredia , nella quale fi difendono
Teocrito, e i Doricfi, Poeti Ciciliani, dalle accufc
di Batifta Guarini , e per incidenza fi mette in difputa
il fuo Paftorfido . In Palermo per Gio. Antonio tran -
cefcbi \6oj. in 4"
E in Vicenza per Lorenzo Lori 1608. in 8°
Quello Eredia con Criftiana umiltà aggiunge in una procella alla fine del
libro , che fe per dì f grazia , 0 per ignoranza fua fi trova fe in quefia , a
in altra fua finltura, alcuna cofa , ripugnante ai decreti della cattolica ,
ortodojfa , Romana Cbiefa , ei la ritratta , e rifiuta , offerendo fi pronti '[-
fimo a difdirla , fecondocbè gli verrd comandato da' Superiori . Se chiun-
que llampa , imitafl'c YEredra , meno difturbi avrebbe la fuprema au-
torità della Chicfa . Egli dice di aver avuta pratica de’ letterati di
Roma , e di altre città d’Italia , e in poche pagine oppone affai cofe all'
elezione , e alla flruttura della Favola , non appoggiata a fama , nè ad
autorità alcuna , ma di pianta invernata , è tutta finta dal Guarivi : e le
oppofizionì , quantunque cffenziali , e in X 1. anni prima della morte
del Guarini due volte Rampate, non fi videro fciolte . V Eredia nel
bel principio ragguaglia il pubblico , avere il Guarini per lo fpazìo di
TANTI anni eletto di faticar l' intelletto intorno a quello fuo componi-
mento pastorale . Quello fpazìo dì TANTI anni fi riduOc in tutto alla .
fomma di X XI. ficcome Giovanni VillifraUcbì da Volterra , che dianzi
jn Corre di Tofcana dovette aver conofciuto il Guarivi , ne rendette
informato il Pii fitti , che lo riferifee infine dell’ ultimo Proginnafmo
del Volume il. Laonde c gran leggerezza dopo tali afièrzioni il voler
dubitarne fui frivolo fondamento , che l’autore nacque nel if }7- Anzi
egli nacque nel 1 T } 8- poiché nel if8a. egli alièrma di ritrovarli allora k
appunto nel quarantefimo quarto anno di Jua età : e già prima dell’ anno 4"'?., l0*"
ài?1, *gl‘ fit , come dice. Inviato per Alfonfo li. Duca di Ferrara a
Carlo Emanuel Duca di Savoja , e per due foli me fi , per quanto fi rac- Lttttre pop 48.
coglie, da una fùa lettera al Barone Sfondiate Ambafciadore del Re Lattee pò t-oif.
Cattolico a quella Corte . Se in tal congiuntura egli prefentò al Duca
il fuo Paftorfido a penna, come in effetto nel i*8f. fcrivendo al medefi-
wo , dice di averglielo prefintato ne’ tempi addietro, onde poi vi fu an-
che rapprefentato eon regai magnificenza nelle nozze del Duca con
l’Infanta Caterina figliuola del Re Filippo II. di Spagna, di qui fi vede
chiaro lo fpazìo dixxi. tono dal nafiimento del libro alla fua pubblica-
z iene per via delle ftampe. Nell’anio If8a.egli ferine al Idarcbefi Cor- Letteti pog.ttò.
. O 0 o a nello
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BlBLIOT-Cl.IV.
Litri rifa’. 117,
teneri fa^ 53»
34.
Lettere pag^a, sj 9.
l(Or ? • •
. ,*V
y
47« X> ELLA E LG QJJ ENZA
nello Sentì voglio di aver fc trito il Duca dì Ferrara in onorevoli impie-
ghi lo fpazio di x 1 v. anni contìnui : cd avendo egli fi e fio , come poi fi
dirà,fatto (lampare il fuo Poema nel ir 90. di qui retrocedendo, fi arriva
all’anno if<Sj>. E vi corrifponde bcniflìmoil tempo di averlo trattenuto
- .e limato, fecondo V Eredia , per lo fpaxJo di tanti anni , che arrivano in
tutto a x xi. mettendoli in conto ancor quelli , che fi frappofcro , de’
Tuoi molti viaggi ed impieghi; non effóndo mai (tata a lui tolta la facoltà
di ripulirlo , migliorarlo , e mutarlo , a cagione di averlo dapprima fi m
dal Juo nascimfn ro dedicato e prefintata al Duca di Savoja , con-
forme egli ne fcrifle a lui (ledo nel tf 8f. in cui nc feguì la famofa rap-
prefintavione in T ormo* Similmente al Tufo notv fi tolfe la libertà di
fare il medefimo al Poema della Gerufalemme dopo averlo nc’ Tuoi pu-
mi anni dedicato e prefintato al Duca d'Vrbino , quale tuttavia fi con-
ferva nel fuo codice originale dfella Libreria Faticava , da me prima
• additato . Ma per meglio chiarite la verità delle cofc , e la gran debo-
lezza in voler dubitarne fui fondamento di fotìlliche fottigliezze , non
potrà eflcr malfatto clporre un poco l’iiloria , non punto difonorevole
al Guarivi , di tali ripuliture, da fui fatte alla fua Tragicommedia dietro
agli avvertimenti c configli , non certo di un folo , ma di piò valentuo-
mini , appunto nel corfo di xxi. anno , cominciando dal if rfp. in cut
egli dovette averle dato princìpio .
Quanto egli odentafl'e l’altrui (lima verfo le cofc fue , la quale veramente-
fu grande , per non dire eccedi a , da lui medefimo fi pilefa abbondan-
temente ne’ due Fetali . Quindi è, che nell’altro libro, da lui fcritto >
come dicemmo , a nome di Serafino Colato , Barbiere da san Bellino ,. e
fuo fcrvidorc , contra i Boni/ac j , i qual?, veduto , come egli gagliar-
damente h opponeva alla traslazione, da loro propoli* del corpo di san
Bellino a Rovigo dal villaggio , dove fi trova, e che porta il nome del
Santo , e olfef» da alcune lue (lampe , avendogli ricordato con- maniera ,
nel vero poco obbligante, l'eflcr fuo di Poeta piùyche volgare , il buoi»
Guarivi per eccedo di verecondia prontamente negò di aver egli da se
pubblicato il fuo Pa/lorfido . Le proprie fue parole fon quelle : nè fu-
rono le cofe fue poetiche ye'l Pa/lorfido massima mmntb , pubblicate
da lui . Ma il Guarinì non dovea così fcrivere , perche qui egli negò la
: verità manifeda , dlanai da lui medefimo cfpoda al Conte Giovanni de ’
Bardi , quando ^li fetide il dì xix. di Agodo 1*89- defiderar di
fiamparr il Paflòrfido , nè poter differirlo ; onde perciò lo pregava a
impetrargli dal Granduca il privilegio della privativa della dampa »
Approdò ringrazia il Cavalle r Finta Segretario del Granduca il di I.
dell’ anno 1190. di avergli mandato il privilegio . Alcuni anni avanti
avendone pure fcritto a Turino al Barone Sfsndrato , c al Marchefi da
E/le , per mezzo loro ebbe licenza dal Duca di dare alle dantpe il Ppe-
ma, a lui già dedicato a penna> onde ragion. vo!ea,che fenza fuo pofitTvo
confenfo non ne facclle la d’vulgazione . Ntl ts8p. il Guarinì richiefe
. altro privilegio al Duca di Parma ; e tutti epiedi atti danno regidrati
• nelle fue Lettere , già damp.tte prima , che egli nel fuo Barbiere , coaa-
: podo nel 1609- negafle dì avete avuta patte nella pubblicazione del
Fafìorfido . Io per me non credo , che faceffó bene a negarlo , perché
negò il vero, che non dee mai negarli dall’uomo onedo per via. di
aicuzogne , e molto meno in pubbliche Sìampt , Invanito degli appiani!
, ? . del
Italiana
477
4*1 fuo Poema , ne fii gelofidìmo , volendo per forza , che ognun l’atn-
■tiraflè , t guai a chi ave (Te ardilo pcnl'arc , non che aprir bocca in
contrario : e lo fa il Noret . Coti in tal propolito pafiim lucccdc in chi
oltre al farli bello di cofe , furtivamente efpilare ne' libri altrui , anzi
di pei folte ancor vive , come privativamente c largamente prevenuto
in favor proprio , naufeando lodi ordinarie , con intrepidezza rilolve
di farfelc da sì folo , e lino di comporre a fe llelVo In altrui nome le
dedicatene , e le ifcrizioni , che fenza pericolo di tralafciar nulla , con-
tengano tutto il dicibile : e di potenza li fanno anche entrare di contra-
bando (indentro nelle altrui approvazioni de' libri, dove elle prima
fenza fuperlati vi , fembravano fearfe : onde poi non li bada , che in ral
gu'fa interpolate , compatifcano prive di fenfo . Il Guarirli Ungeva di
avere a fchTo il titolo di Poeta volgare per profeffione : e niuno mai lo
ambi pili di lui , come rifulca dai V e rati , dal corpo delle fue Lettere , e
dal Barbiere .
Bifogna però confettare , che il Guarini non contento della privata lode ,
riportata , come dice , altana volta per la fua Paflorale in molte parti
d'Italia , dove era fiata udita , egli volle prima di (lamparla udirne
ancora in voce e a penna il parete di parecchi grand' uomini , fotto-
poncndola alla loro cenfura • Cosi fece al Cavalier Lionardo Salvimi
nel i(86- il quale con gradimento lo rendette fervilo di una fua ferii-
tura iopia il Poema , a tal line mandatogli a penna : e quella fcrittura
fi ferba attualmente in Ferrara dal Signor Marcbeje Guido Benlivoglio J
che nomino per cagion di onoranza . Nè il Salvimi , qual valentuomo,
di fquilire lettere ornato , fu già unico , e folo a efler pregato dal Gua-
rini di conliglio letterario , conforme vanamente credette l’adulatore
. Fefcetli nella Ri jp oli a all' dnticrujea del Beni > imperciocché oltre a lui,
non pochi altri ebbero quello medelimo onore. Tali furono Ferrando II.
e Lurido Gonzaga , e I due chiari fcrittori , Muzio Manfredi , e Ber-
nardino Baldi , Abate di Guaftalla . Il Manfredi però dopo ricevuto il
Poema in iflampa , non mancò diavvifar l’autore , che vi avea molte
eofe contrarie, o diverfe dall'arte dramatica : e il Guarini fcrifl'c al Baldi,
che il Paftorfido dal fuo nafeimento ebbe allevatrice la corte fa , e la
lingua fua, merce delle quali, fua creatura, ufc't, e crebbe felice parto in
grazia del mondo . Tali grazie non li fanno Tempre con la fola penna ,
ma talvolta con la viva voce : e di quella intefe il Buonanni , ove mife
il Guarini tra i conligi ieri del Tajfo in cofe, appartenenti alla fua Geru-
falemme ; onde è mallicuro il rifuggire all’emenda di errori di pampa in
alcuna delle prime edizioni, niuna delle quali venne dal Tajfo, per
quanto altrove li c ocularmente inoltrato . Ma fopra tutti, il Patriarca,
* poi Cardinale » Scipion Gonzaga cflcrne Rato didimo dal Guarini in
chiedere i Tuoi configli a penna , lo manifeda una lettera al Guarini in
nome del Cardinale , fcritta da Jacopo Pergamini fuo Segretario , la
quale da ancora tra quelle del Guarini . In queda lettera dice il Gon-
zaga di mandargli nota di alcune cofette , da tè confiderai e nel Poema ,
e di piò una fcrittura di Gentiluomo di bellijpmo ingegno, e di molta dot-
trina , e ciò non con altra intenzione , come dice il Patriarca, che di far
quel , che fi fa in fervigio e onor del Guarini . Se poi tjuedi in tutto li
modralTe arrendevole alle cofe avvlfate , a noi non e noto ; ma per
altro Tappiamo la gran tempeda di oppofizioni , che dopo dampato il
Pot-
ili a LioT.Ci.1V.
Lettere pag. a c. jt.
tue.
— Parte tì.pag.6}.
Barbere pag. 134.
Leteere pag. 34. 37.
4U. 1(4. 15*.
Pag.iS. ita. 113.
Lettere pag. 1 98.
Parte 11. pag-
6 9- li-
Lettere pag- ai j.
Orai. pag. xl.
Lettere pag. 301.
Littore pag. 157.
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Bl BLtOT.Cl.IV.
Cotf fldtrAlìont fA£.
570. fyt. *7*. 516.
Lttrtrtf^i . 7f.
L'Vomt di Irttrt
Parte il. 133.
1^4. #J»z. I.
? intuiti, t. />*£. 56*
478 Dbua Eloqobnza
Poema , gli vennero addoffo • Senti per lettera de’ xtv- di Novembre
17 1 a. già fcrictane da Rovigo , con ftnno veramente fopra qualunque
altro di petfpicace e perito offervatore , dal rinomato Monlignot Fi-
lippo del Torre Fefcovo d' Adria , podiimo a fermare , che quelli , aven-
do congiuntamente avuti più tedi originali a mano di quel Poema , in
uno di cali tittovò ferino , ma poi cajfato , il titolo di Favola faflorale,
e furtogatovi quello di Tragicommedia paflorate ; onde, oltre al (uomo
pet l'aggiunto paforale dopo il nome di Paftorfido , ne nacquero appref-
fo alla divulgazione que’ tanti romori , che fono già noti . 11 Prelato
contenendoli in riguardare il vario rifacimento dell'opera nelle carte ,
che aveva in mano , oflervò di vantaggio , che in un tetto non vi erano
i Ceri tra Atto ed Atto , perchè l’autore da principio dovette feguire
chi non gli vuole ; ma poi configliatone altramente , fi vede , che gli
compofc . Che l'ultimo teflo , benché ripulito , non cortifpondeva alla
Rampa , efl'endo una maraviglia il vedete nelle folte caffatare , e
rime(fei\ centinaia di verfi , come il principio della Scena 1- fi rrovavjk
in tre guife , tutte dlverfe dalla Rampa > e di più in iftile badi (lìmo , e
propriamente da vergognatane , ofletvandofi , che torti i luoghi , rifiu-
tati , e corretti nel margine , erano infelici , o cattivi 1 onde forate
perfuadetfi , che qualche amico giudiciofo , e di gran fenno fornito, gli
avelie migliorati , o fatti abbandonare dall' autore . Che da alcuni de'
ptimi fogli, per le moltiffime caffature , con parole fopra, e fono rifat-
te , replicate, e corrette, fi veniva t feoprire la fua gran farica in com-
porre ; onde appariva , avervi alcuno avuta mano per configlio , e an-
cor per ajuto in migliorare ogni cofa ; non effendo credibile , che tetti
luoghi dcbolilfimi fodero Rati in nobil forma ridotti da chi gli aveva
conipoRi dapprima • Fin qui Monfignor Fefcovt'del Torre .
Concludiamo , che tutti convengono , l'eloquenza poetica del Poema tiu-
feirt a maraviglia dolce , e melata , per non dit troppo litica e luflurcg-
giunte , e come fi direbbe in latino, calami frata . Niccoli V Ulani olite
a più cofe, blfognévoli di forte difefa, vi avverte dopo Mutolo Manfredi
gran numero di madrigali; ma quel che è peggio notano entrambi,edèrvl
nel codume talvolta qualche lafcivia , che pare a bella poda inventata
per folleeitare i lettori e gli (penatoti . £ in vero le maflime licemoiofe
iparfevi, non fono atte a (are alcun bene • In fatti il Padre Daniello Bar-
teli, Gefuita Ferrarefe, deplora in particolare i mali, cagionati da quefia
Tragicommedia : e fe l’autore ne fu candidamente e fenza rifpetti umani
rìprefo dal Cardinal Bellarmino in occafione di eflcr quefii fra gli altri
del facro Collegio, vifitato da lui, come da Ambafcladore della cittì di
Ferrara alla tanta Sede nel pontificato di Paolo V. la riprenfione non fu
al certo da difpregiarfi, come fece dianzi con poca circofpezione chi eb-
be a fcrlvcre, che il Guarino rintunnaflc il rimprovero del Cardinale con
arguta rifpefla\ perocché un Porporato della qualità del Bellarmino, non
fu perfora da rintutotoarfi con argute rifptjìe : e l'Eritreo dopo efler prima
Rato il Panegirifla del Guarini , fi ridufle a fcrivere , che la fua Tragi-
commedia ciedeafi morto» forteffe integritati non ut Hit . Etenim in ejut
dtdeedine Juavilateque , tanquam in infeflo Sìrenibut mari , in quo etiam
VljJfet erravi r, Firginet, nuptaque Complures pudicitia naufragium
fecijfe dicuntur . Ora pare,che il tempo ci abbia rimediato, facendo mol-
to raffreddare a’ dì noAri il gran fervore di que' primi appiaufi , talché
fem-
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Italiana ' 479
fembra , che non C abbia a rapprefcntare mai più . Al rimanente il , ’ • " - —
Guarini fu ornato da Dio di gran doni, ed e (lindo lì abbattuto in tempo, 01 * '
che la Tana idituzione letteraria e giovanile andava tuttavia felicemente
nelle fcuole Cotto veterani e petiti maeflrl , a lui fu molto agevole ini*
poflcflarlì delle lettere Greche e latine : e ne poQono fare qualche redi-
monianza le fue Orazioni , fpatfamente Rampate in divetfe occorrenze;
leggendoli ancora , efler lui metodi X vili. anni attivato a confcguire
il grado di pubblico pcof eUo ce di Filofofia merde nella celebre Uuiver-
liti della Tua Patria.
C A P O . V I
Favole pefeatorie in verfo ,
L’Alceo , Favola pefeatoria di Antonio Ongaro , re-
citata in Nettuno, caftello [allora] de’ Signori Co-
lonnelì . In Venezia per Francefco Ziletti 1582. in 8°
- E ivi per Giambatifìa Bonfadino 1592. 1599- *^oy.
in 1 20
— — - E in Ferrara a iftanza di Alfonfo Cara fa 1 j 8 8.i« 1 1°
t ■ E in Venezia per Niccolò Te baldi ni 1603. in 12°
• E con gl’ intramezzi [ già invenzione ] di Batifta
Guarini , fpiegati con dichiarazioni e difeorfi dalL’
Ariiccio , Accademico Ricreduto [ Ottavio Magna-
nini ] In Ferrara per Vittorio Baldini 1614. in 40
Quella edizione dell’arce , troppo anticipatamente fatta ufeire prima del
tempo , che fioco Sentì voglio lì era picfiflò per farlo magnificamente
rapprefcntare in Ferrara nel fuppodo attivo del Caidlnal Domenico Ri'
virola , e del Principe D. Michele Pereti! , rimafe fondata in aria , per-
chè non vi giunterò ; onde il Bentivagli o per fuoi afiari andato a Roma,
e poi tornato a Ferrarli Invece deli' Alce* vi fece rapprefcntare Vicinità,
Tragedia di Maffeo Verniero, Arcivescovo di Cocfu, alloca quivi pub-
blicata in duodecimo fenza efpcellionc di tempo , forfè per tema di non
errate di nuovo , come fi era fatto nell ’ Akeo , e con nuovi hUrameunJ,
deferirti pur dall’ armeria , il qual parimente per le Rampe del Baiaini
nel Idia, inquarto pubblicò la Relazione dell’appaiato di un Torneo ,
fattovi fare da Enea . Il Magnanini fopra l'ASco vi motteggia l’Anti-
crufca del Beni , alloca ufeita ; ma nello dile egli pure fu motteggiato
da Fulvio Teflì , al quale peto il Magnanini tilpofe non fenza grazia
nel mede lìmo Bile. In quanro all’CIvf aro , egli non fu da Padova , nè
da Nettuno , dove fu rapprefentato il filo Alceo ; ma nacque nella città
di Venezia , ed egli dello in pcifona di Genero , anagramma di Ongaro,
nella fua Egloga , intitolata Fillide , lo dice con quedl vcrC :
Adria è la patria mia, Ganoroì! nomef
Nel gremito d’ Adria io N Acqui , onde fortuna
Targar
Rimi Tini nt. par.
139. ila. dii doni
dii 16J0. in >]•
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<480
Bivuot.Ci.-IV'
Della Elo^enza
fargeletto mi tolti , allorché appena
Sapeva aprir le labbra alle parole :
E mi condujfe ai COLLI d'AmarìUi •
Pei quelli celli potrebbono intenderli i famoli Euganei del Padovana .
L’Amaranta , Favola pefeatoria di Giovanni Villifran-
chi . In Venezia per Bernardo Giunti 16 lo, in 1 a0
In altee pofleriori edizioni non mancano etrori fino nel frontilpizio .
L’Aci , Favola marina di Scipione di Manzano , in cui fi
loda la Repubblica di Venezia. In Venezia pel Ciotti
1600. in 40
Il divulgatore Giovanni de Atlimii dice di averla crtratta dall' originala
dell’autore , già morto prima di aver potuto ripulirla fecondo i 'preceti?
dell’ arte, da lui efpofla ne’ Tuoi Difcorfi poetici , che l’Altlmii promette
di pubblicare , ma che poi non fi videro • Quelli due Gentiluomini fu-
rono di famiglie didime nel frinii .
La Dori > Favola pefeatoria d’Ifabetta Coreglia , Luc-
chefe . In Napoli per Giandomenico Montanaro 1634.
in 12°
Egloghe pefeatorie [ xiv. ] di Berardino Rota [ pubbli-
cate da Scipione Ammirato ] In Napoli per Gio. Ma-
ria Scotto 1 i6o. in 8°
v E in Vinegia prejfo il Giolito 1 $ 66. in 8°
^ E in Napoli per Giufeppe Cacchi 1 573. 1 J74. in 40
con le altre opere del Rota .
Il Reta fu 11 primo , che di propolito facclfe un corpo di Egloghe pefeatorie
In dialetto comune de’ letterati d’Italia dopo il Sannazaro, che ne fece
in latino ; onde qui non ferve allegare Andrea Calmo , che fetide le
fue Rime pefeatorie nel Penetriamo , le quali fi trovano (lampare con
altre fue colè in Peneri a per Domenico farri nel ifrp. in ottavo - Se
poi fe ne trovano di Bernardo Tuffo , e di qualchedun altro In dialetto
comune, quelle fono di sì poca importanza, che appena fcncfail
nome : e bifogna aver la bontà di avvertire , che 1' immiralo ferivo »
avete il Rota meflo mano allefuc nel ijjj. clic vuol dice aliai prima
d'ogni altro . T ' *
Dialoghi marittimi di Gianjacopo Bottazzo , e alcune
Rime marittime di Niccolò Franco , e di altri divertì
fpiriti dell’Accademia degli Argpuauti. In Mantova
per Jacopo Rnfinclli 1 547. in 8°
CAPO
I
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Italiana . »
CAPO.VII
Favole narrative e profe con poefie per entro .
4SI
BiBuot.C1.4v,
Meto , Comedia delle Ninfe Fiorentine [ o Ninfa-
l le ] di M. Giovanni Boccaccio . In Firenze prefo i
Giunti if2i. in 8°
E in Vi tic già prejjb il Giolito 1 *4*. hi 8°
~ E con la dichiarazione de* luoghi difficili, di
rrancefco Sanfovino [che lo dedica a Gafpara Stam-
pa ] evi if y 8. in 8°
L’Arcadia di Jacopo Sannazaro [ dedicata da Pietra
Summonzio al Cardinal Luigi d'Aragona ] In Na-
poli per Sigifmondo Mair 1$ 04. in 40
Si fcrive Sannazaro, e non Sana*x.aro , cognome prefo da San Natane :
caftello nel Pavefe , donde renne U (chiatta dell'autore .
' S iH F**”™ prefo i Giunti iy 14. iyip. iyJ2. hi 8®
— E tu Vi negl a nelle cafe d'aldo [il quale con luterà
latina indirizza il libro all’autore ] iyi4. e ivi [conte
Rime ] 1134. in 8° L
E ivi per Ale f andrò Paganino [ che dedica il libro
con lettera latina a Giovanni Aurelio sluvurcllo da Ri-
mini ] 1 f 1 in 240
* 7 E in PTefo Niccolò d'AriJlotilc, detto Zot m
pino 1 5 30. in 8° con le Rime , aecrefciute della terza parte
[{puna} per Frange fco Bindoni 1 sjó.in 8® fenza luogo.
E ritornata alla fua vera lezione da Lodovico
Dolce . In Vi/iegia prefo ,1 Giolito i„2. iss6. ju , 2o
“T. E t con le Rime in libri il. foli , che fono i veri 1
Ivi prefo il Giolito 1 ytfo. 1 y 62. in 1 a° J
d Vita» *nno‘«ioni, e dichiarazioni di
iommafo Porcacchi . /« Vmegia prefo il Giolito
Dove . e quando morilli il Portateti , fi diti poi .
— — - E per opera di Francefco Sanfovino . In Venezia
Per rrancefco Ramfaz.tto iff9.ifhi2<> ",
— E„con tle ej le annotazioni del Sarfovino.
- tft Altobello Saiicato 1 y8 j. in 1 20
: * E TP E [con
V \
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BiaLior.Ci.IV.
4S2 Della Eloquenza
E [ con le Rime ] In Venezia per Crijloforo Za ri-
ti etti i y 74. in 1 20
E con annotazioni del Porcacchi , del Sanfovino ,
e di Giambatifta Maflarengo . In Pavia per Andrea
Viani 1 ypy. 1 196. in 120
— — ■ ■ E con la Vita , annotazioni , e dichiarazioni del
Porcacchi [ in bel carattere , tondo , e corfivo ] In
Venezia per li Sejfa 1 y 7 8. i» 1 a0
E [ con le rime, c] le annotazioni di Borgaruc-
cio Borgarucci . In Venezia per Pietro Marinelli iy8p.
in 1 1°
—— E [ con figure ] e annotazioni del Sanfovino . In
Venezia per Giovanni Varifco in 1 i^fenza anno .
IJItrii tomo I|. puj.
341. giu baffo .
da fiori* Oraeoi
7*7- S-$.
Quelle edizioni Tono le migliori , e le meo cariche di cofe inalili , non per
arricchire , ma per ingrolfare il corno . Se delle opere Ialine del Sanna-
laro qui forte luogo di ragionare, fi potrebbono aire aliai cofe del toc-
co enorme in farlo comparire con la rea macchia di empio ed ingrato ,
c in figura di autore di pafquinate contra i fonimi Pontefici , dai quali
fu ornaco di Brevi onorifici , gii Rampati col fuo maggior Poema in
Hapoli in cafa di Andrea Matteo Acqua viva , Duca dt Atri , per Antonio
Frena da Corinaldo iji d. in fot . Per dar credito col fuo nome Ululi re
• a li fatti libelli , i quali , come è noto , per timor deH'infaraia efeauo
fempre fenza nome di chi gli ha compolli , efll furono fpinti fuora da
eretici e apollati della qualità di Celio Secondo Catione , e uniti da Ar-
rigo Stefano ai degni parti del fido allievo e fucceflor di Calvino , Teo-
doro Beia , e ad altri limili 'di Giorgio Bucanano . Ma con la notizia
della nuova rifìampa di elle Pasquinate , fatta con fommo abufo e di-
fprezzo delle autorità fupreme , fi è ultimamente voluto abbellire
‘ 1 ‘ liloria del buon galantuomo Crefcimbeni , già coflituito in facra di-
• gnità in una delle intigni Diaconie di Roma , cflendoli fluivi ferino ,
lenza però farne avvertiti dell’ impo fiuta , che in fine di alcuni efem-
plari delle Poefie latine del Sannazaro , Rampate in Padova nel 17 1 p. in
quarto , vi è annejfo un foglio delle medefimc pafquinate , non già con
tal vero titolo, ma con quell'altro calunniofo e falfo : A Dii Sinceri Pan-
natami quadam epigrammata , e con la data , bugiarda , ma degna del
foglio, quafichc non folle impreflb in Padova, ma bensì amstblo-
dami 1719. in quarto . Si vede , che gli autori di lì belle edizioni fono
molto telanti . Aggiungerò, che Jacopo Palmerio nelle fue Efercitazionf
onora il Sannazaro con l’elogio di felice c leggiadrijfimo imitatoc di
Teocrito in alcuni luoghi dell 'Arcadia .
Gli Afolani di M. Pietro Bembo [ da lui dedicati a Lu-
• crezia Borgia Ducheiìk di Ferrara ] In Venezia nelle
cafedi Aldo Rtpauv ijo/. if if, in trofia grande.
EUtn-
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Italiana 483
Mendofi gii ferirlo , che Aldo fi chiamò BaJJiatiai , il qual nome latino
dinota anche Beffino , Tetra nella Marca Tri visiona , qui fi avverte »
in ptopolito d' Aldo , ciò doverli intendere di Baciano, ca dello de’ Cat-
taui a già Conli di Fondi , e poi Duchi di Sermoneta e Principi di Cadet-
ta , polio nel territorio di Roma • Aldo il giovane in una lettera al
Caidinal Niccoli Gaetano da Scrmontta , (opri il modo di Ilare a tavo-
la , de accumbendi W comedendi catione , chiaramente lo accenna , ram-
mentando al Cardinale , avum [ Aldo il vecchio ] ex to loco, cui fanti-
na tua jut dici I , avitoque imperio praeft , originem ducere . Il luogo
predio i dal vecchio Aldo altrove , come fi dille » nominatamente fpe-
> ci(i erro , fi chiama tuttavia Bastano ■ t perciò efiendo egli palTato a
Venecia , volle da principio non lido dirli Aldui Mantuiut firn , da
Alberto Pio , fuo allievo e protettore j ma » come natio di quelle con-
trade , anche talvolta BaJJianai , e più fovente poi Romanus , cficndovi
però» allo fcrivere del giovane Alio in altro luogo» la fua cala da
100. anni prima dell’avolo» venuta da Folterra .
E in Fiorenza per Filippo Giunta 1 j 1 y . in 8°
- E in Vinegta per Aleff andrò Pagauiuo 1515. in 24.
Quella edizione , la qual follmente giù biffo porta numerate le carte in
note Romane » ladove quella del Laberinto d'amore del Boccacce » fat-
ta pure dal Paganino nei if il. nella medefima forma, le porta in faccia
fu alto nelle cantonate , è di carattere corfiro alla maniera » propria
della loia (lampcria del Paganino » c da lui dedicata con lettera latina
al Beiubo , pontificio primario fecretario , a cui dice fra l’altre cofe t
Jfulanoi tuoi , vir dofii jime , quoi jampridem edidilìi » quique omnibus
aJeo placcai , ut polì Petrarcba numero t , nìbil eque alai no/ira admi-
retur , excudendot bac etiam forma curavimut . Cui vero jufliut , quam
parenti fuo » filli commendentur ? A ut quii aquìor indufirìa mea anima-
ter effe poterà , quam iUe , qui frfovil trainili Segue poi la lettera
del Bembo alla Ducbeffa di Ferrara .
-r— E in Bologna per Froncefco da Bologna 1 y 1 6, in 1 a0,
Gli Afolani fono eoli detti da Afolo , anticamente città Vefcovale del-
Trtvigiano , in latino Afjlum , luogo diverfo da Afola del Bresciano »
io latino Afula » patria di più Rampatoti famolì . Da quelle edizioni »
conformi nel teflo alle due peime Aldine » variano un poco le feguenti :
*— — In Vinegia per Gio. Antonio e fratelli da Sabio
1 jjo. in 40
Quella » che ti conta per 1 ‘Udini arte il. appiedo alle accennate due prime
Aldine, fonti dcllclaltrc» e prefe tutte» in riguardo di ciò» per una fola»
fu dal Bembo di duovo emendata, ed elprclla nelle feguenti : il che pure
fi accenna da Galeauco Captila Innanzi alla fua Antropologia della ri-
ftampa Aldina del l) j 3. in ottavo .
■" ■■ In Vinegia per Comi u da Trino 1 $40. 1 *44. itt 8°
Ppp a E ivi
Uibliot.CImIV.
De Qmefitit Ut. 1.
EpJI- ir. fog. jp.
edir. i.
Vita di CofmoGraa •
dura l. pog. j.
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484 D E L L A E L O QJJ E N Z A
Sr»LioT. Ct.iv. * E *vi per Bartolomeo , detto l’imper udore 1 in 8°
— E ivi per Gualtero Scotto i/y 3. in 8°
Lo Senio , che dedici il libro al Cardinal Luigi Cornato , ha per inCcgnl
Mercurio e Pollale armati , che tengono inficine due lor piedi Copta un
libro , e gli altri due Copra un dado , e poffono dire , virente duce , co-
rnile fortuna •
E ivi per Comin da Trino 1 y 54. in 8°
Senza la lettera dello Scotto, ma bemì con la preCaziona , dove l'autore C
CottoCcrive N. S. e dice , e (Ter Catta quella edizione , come l’altra della
Scotto, Copra un tefio, corretto di propria mano del Bembo innant-i l’ora
del fuo trapalo . Nel CrontiCpizio del libro , a cui Cono anncITe con altro
limile CrontiCpizio anche le Rime , vi è l’albero palma con tre fanciulli
ignudi , uno de' quali pende in aria , firiogendone un ramo , col motto
Exttcìt, in aulirti ‘"torno : digita feret pramia confarli animiti . 11 Palmerio porta una
tiratoi "pai. ri?. fimil *8url d» palma e di perCona ignuda , la quale col cinto ai lombi j
raccomandato alla palma , lì sforza di Calirvi , ajutando il cinto IlefTo
Con le mani per poter ginngere a troncare i rami e ad empier del vino
o Cugo di efli , dopo troncati^ le veggio o vafi , a eiò preparati . Co»ì
la aiCcorre il Palmerio per illudrarc un paflo di Plinio. Il Cuddetto
ttarapatore Comin da Trino di Monferrato in altri libri ha per inCegna
un CaCcio di frecce col motto Copra , unitat , e intorno : concordia parva
rei crefcunt . Così pure i Guerra alzarono due infegne diverCe .
Di qui fi vede , come regga , che il Bembo approvale poco i fuo i Afolani ,
dove fi trova la parola difcolìo per lontano , canforata dal Guariui
nella t'ita del Duca d’ Vrbino , compofta dal Leoni : la qual parola sin*
contra però in autori piti antichi del Bembo , e in altri pure del tempo
Cuo , quali Cono il Firenzuola , e il Celli , addotti dalla CruCca .
— — . E ivi prejfo il Giolito ifj8. in u° edizione del Dol-
ce con indice in fine .
— — ■ E ivi prejfo il Giolito ìfji. in ia° edizione del Por-
caccbi .
- — — E ivi prejfo il G rifio if 93. in 8°
Le SeJvette [ vii. ] di Metter Nicolao Liburnio . In Vi-
negiaper Jacopo de Penci da Lecco iji 3. in 40
11 Liburnio , che non Cu Frale Domenicano , ma Prete Cecolare , comejfi
dille , e Piovano di tanta Fofca in Venezia , loda il Tebaldeo , il San-
naiutro , t il Bembo , dando il nome di Cuo precettore al Camòfo Marco
Mufuro , e quello di amico a facopo Antiquario . Dianzi taluno Cece
grazia di chiamarlo fcrittor goffo j ma non fo in tal concetto al Cuo tem-
po : e ridampandofi i Cuoi libti con qualche piccola carezza, noi Careb-
Porne folta la roti be ne pure al noflro . II vecchio Salvini fi mollrò più corteCe in favorir
Occorrenza pog. 6- di chiamarlo buono amante , e fautore della lingua Tofana .
L’Aura foave [ libri ni. ] di M. Afcanio Centorio , Ca-
' ~ ’ ‘ yaUei;
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Italiana 485
valier di san Giacopo . In Viuegia prejfo il Giolito
1 y f6. in 8°
Il Centorio qui nel libro III. pag. 181. mentova i Frati Capticela i , come
abitanti fuori di Nano , cioc Nani , cartello .da X vi. miglia lungc da
Roma, in quel tempo de’ Colonne/i, e ora de' noftri Signori Frangipani:
e gli chiama Scapucclni all’ufo tuttavia del volgo in qualche parte d’Ita-
lia , e di Pietro Aretino nel Ragionamento delle Corti .
L’Amore innamorato [e Panegirico in laude di Amore]
di Antonio Minturno . In yenezia per Frauccfco Ram-
pazetto is$9- in 8°
La Vita nuova di Dante . In Firenze pel Sermartelli
157 6. in 8“
« 11 Convivio . In Firenze per Francesco Bttonaccorfi
1490. in 8° grande ,04°
E amendue con le Profe di Dante e del Boccac-
cio . In Firenze prejfo il Tortini 1723. in 4°-
Non Convito , ma Convivio c detto nelle prime edizioni : e nen una > ma
cinque volte dal Parchi . Cori fetide il Boccaccio nella Pila di Dante ,
e così il Tuffo, ragguagliando il Padre Abate Grillo di averlo illurtraro
di note : così pure foftiene il vecchio Salvini . La Crufca tralafcia Con-
vivio , e mette Convito , ma poi Ila Convivio nella Tavola delle citazio-
ni • Dante lo cita a capi , e il Parchi ancora : e così rta nella edizione I.
di Urente , Ballava porre i numeri alla Romana in ftiora ogni qual
volta il difeorfo torna a principiare da capo .
Le Imagini del Tempio di Donna Giovanna d’Arago-
114, Dialogo di Giufeppe Betuflì . In Firenze pel Tor-
r enfino issò- ,n 8°
Il Tempio , ih cui vanno quelle Immagini di Donne illurtri , è quello’»'
che fa pubblicato dal RufccUi in Peneeàa per Plinio Pielrajanta nel
ijf 4. in ottavo » che è la fisa vera data .
Le Rime di;M. Luca Contile, divilè in tre Parti, con
Difcorfì e argomenti di M. Francefco Patrizio [ alla
Parte 1.] e con argomenti di M. Antonio Borghefi
[ alle altre due ] e con le vi. Canzorti , dette le fei So-
relle di Marte. In yenezia per Francefco Sanfovino e
compagni i$6o.in 8°
.Mefcolanze di Egidio Menagio . In Parigi per Luigi
Bilame 1678. iu 8° edizione 1.
v Boezio
Bibliot.Cl. w.
Fot. a. a. tiit- del
»S8 9.
Ermi, pdg.4ij.q3 fi
Profe pag, afe. )
Opert to, v. pa%, 33*
col, a*
Note fotra In Piers
Conmedia p,i£, 459.
col, a.
Ercol. pag. 43J.
Convivio p.ifr 154»
»*7*
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Bl 8LI0T.Cl.IV.
Df S.uir.t lib. li.
taf. II. fof,. 257.
362. 267.J6S. 26?.
370. fd«>. I.
•— Cd/', iv. /aj.
318. 320. 331.
4S6 Dblla Eloquenza
Boezio Severino della Confolazione della Filofofia, tra-
dotto di lingua latina in volgar Fiorentino da Bene-
detto Varchi. In Firenze per Lorenzo Torrentizio 1551.
in 40
» 1 H con le note di Roberto Titi. In Firenze per
Giorgio Mar ej cotti 1584. in 120
Cofimo I. Granduci a richieda deilMtnperador Carlo V. il fece volgariz-
zare dal Varchi ,r: . ' • , „ ' • • .. _
Somiglianti libri , chiamati Satira , t Satura dagli amichi predo il O»-
faubono , fi accodano con Boezio a Marziano Captila , c fopta tutti a
qualchedun altro , ma perduto t di Vairone .
CAPO. Vili
Tragedie in profa , '
LA Tamarre » Azione tragica di Giambaiifta de Ve-
lo . In Vicenza per s4g°Jl‘n della A/ oce 1 j 8 6. in 1 20
Il Cianippo , Tragedia di Agoftino Michele . In Berga-
mo per Corniti Ventura 1 jpd. in 40
Quella Tragedia , alla quale il Michele nel if 94. uvea fatto precorrere
li fuo Dilcorfo per lo fcrivere Commedie t Tragedie in profa, rcgiflrato-
fi già nel principio , diede occafione a Lucio Scarano profetar pubbli-
co in libreria di san Marco di fare in contrario il [fuo Dialogo latino ,
intitolato Scenophylax , Rampato in Venezia dal Ctottt nel 160 r»
In quarto . , . ,.
La Converfione del peccatore a Dio , Tragicomedia
fpirituale di Giambatifta Leoni . In Venezia per Frati -
cefco Francefcbi iyp2.i»8° _
. La Falfa riputazione della Fortunay Favola mora-
le, recitata dagli Accademici Generofi del Seminario
■patriarcale di Venezia. In Venezia per Gtambatijla
Ciotti ijpó-. iti 8° ' : ' " *
- £ ivi per Francefco Ciotti 1600. in 12
11 Coftantino , Tragedia di Giamhatifta Filippo Gbirar-
delli con la Difefa della medefima . In Roma per sin-
toti maria Giojoft in 12° edizione 1. con intaglio in
rame nel frontifpìzio .
La Difefa fu Rampata preflb gli Brodi del Marnai per deludere io Ramj
patoie Giojoft , che nell’ imprimere 1* Tragedia a fpefe dell autoi*^^
Italiana 487
ivea tirati efetnplari per tè . Efl'o agrore perciò nell’ errata rifiuta gli
c&mplari del Giojo/i , privi del rame , della lettera a chi legge , e della
Difefa , e fcnza la correzione degli errori appiè di quella edizione i. E
nientedimeno con gran bontà quelli mcdefimi particolari * gii podi in
fine di ella edizione l. intera* fi leggono appiè di un altra* detta feconda,
con dedicatoria , diverfa dalla prima * benché con la Difefa * ma lenza
il rame : ed è fatta in Rema da Bernabi dal Ferme a fpeje degli Andreoli
nel lèdo, in duodecimo . L'oppofitore Ago/lino Favoriti, che poi fu
Prelato infigne in Roma* fc ne morì in età di anni i viti, il dì X ili.
di Novembre del i«8t. ornato nella nollra Bafilica patriarcale di tanta
Maria Maggiore di epitaiio e di nobil depofitoJdaU’amico Tuo Ferdinan-
do di Furìfemberg , Vefeovo c Principe di Paderborna e di Mnnfler ,
Del Favoriti fi ha , che non potefie rendere all'odor delle Rofe , e che
lì poco cibo pigliad'e * che fod'e una maraviglia il vederlo campare . Fn
folito dire, che due fieri animali* il Leone * e il Lupo , avvezzi a divo»
rare la greggia , allora al Tuo tempo la difendeano , accennando Leone
Allacci , e Crijìiano Lupo , Tuoi amici * difenfori delle dottrine cattoli-
che . Il Gbirardelli , che avea compofia la Tragedia in X xx li. giorni*
per la calda applicazione in fare la Tua Difefa in foli x il. giorni * ca-
duto infermo * fe ne morì di anni X x X. ai x x vi. di Ottobre itffj. e
fu fepelito con epitaiio nel Titolo di tanta Maria in Via ,
C A P O . I X
Tragedie in verfo .
LA Sofonisba , Tragedia di Giangiorgio Trillino [da
lui dedicata a Leon X. ] In Roma per Lodovico degli
irrighi Vicentino fcrittore 1524. in 40
E in Vicenza per Tolomeo Gianicolo ifjp. in 40
■ E [ lenza i caratteri del Trillino ] In Vinegia per
Francefco Lorenzini lytfo. in 8°
» E ivi prejjail Giolito 1 $62. 1 j8y. in 12°
Difcorlì di Niccolò Rolli Vicentino intorno alla Tra-
gedia . In Vicenza per Giorgio Greco iy 90. in 8°
In quedi Difcorfi trovandoli rammentata la Sofonìtba , che fu la primi
Tragedia, volgarmente coinpoda fecondo le regole * li è voluto qui
collocargli • Edcndod già modrato* non fulfidere* che il Tri fino, tome-
che talvolta fi dicefle dal Fello d’oro , e meritalle per altro ogni onore *
folle perciò Cavalier del T afone, perchè meritare non vuol dir confe-
guire* qui fi può aggiungere* che qticdo fupremo ordine , detto in latino
velieri i aurei, nelle lingue volgari fi chiamò del Tofane : e che folfe chia-
mato così nell’ Imperio di Carlo F. fi può vederlo nel Comentario delle
fue Guerre* ferino da Luigi Dovila , gran Commendatore d'Alcanta-
aa * che è uafporrato in tutte le lingue ; e ancora nella Deputazione de
£qut-
Bibliot.Cl.IV.
Fu’. 7<. a. fi/'/, il
l'inula del
in 8.
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Ribliot.GuIV.
c»/.iv. r-'i-v-
TfciU
Di Poitìj Dialogo li.
t*i‘ $3. “f". >•
DrJm.it. p*%. gof.
<0$.
Varr.tr, Ili I li. ut.
«^IL juj.373.374.
Mjthciratb i latini
to.u ii» Jnditiitante
W^W*
pjj.17t.raf. 1.
4S8 Della Eloquenza
Equhìbut & equcft ribus ordinibus di Filippo Re inardo V Urtarlo , che tri
altri cita Luigi Guicciardino • Nè può edere Inutile II ridurli a memoria,
come ne* tempi del Trinino fiori V Accademia degli Argonauti , conqui-
da: ori del Vello d'oro , poco fopra accennata . Se poi egli fi dille Comes
er Eques j ciò nulla importa « perchè non fu folo a chiamarli in tal
guida .
LaRofmunda, Tragedia di Giovanni Rucellai , Patri-
zio Fiorentino , della Rocca d’ Adriano difenfor fede-
iiffimo . lu Siena per Michelangelo di Sarto . F. [ cioè
di Bartolomeo Figliuolo^] a i flati za di Aleffandro librajo
* i$2$. in 8°
— E iti V enezia per Niccolò Zoppino 1 J2 8.1 f 30, 8°
— E ivi per Bartolomeo Cefano ijfo. in 8°
— — E ivi per Frartcefco Sindoni 1 5 $ 1. //; 8°
» E in Firenze per Filippo Giunti 1 $6 8. 1 5\93» ** S®
Del Tri/fino e del Rucellai veggafi Scipione Ammirato negli opufcoli*
Se quella Tragedia , la quale , fecondo Lilio Giraldi » c compofla a imita*
2Ìone.deir£c«è« d'Euripide , nella lezione iv. dello Speroni in difefa
della Canace , fi fupponc di Co/imo , c non di Giovanni Rucellai , come
non fia sbaglio da uuTratello all* altro , potrebbe edere flato di chi non
ben lede l’ociginale coti abbreviature, ficcoine avvenne anche altrove •
Ci è pure ì'Orefle del Rucellai , Tragedia , meta dall’ Ifigenia 1 aurica
d 'Euripide , e famofa anche prima dì edere Aampata , come il fu in
. Roma nel ijtO» dopo ufeita dalle fpoglie letterarie del cclebratilfimo
Magliabecbi per la mercè del fuo crede Signor Cavaliere Anton-
fiancefco Marmi . Per altro 11 MagCiabecbi fin nel 1666.^ ne avea di-
flintamente informato V Allacci . Ella fi lecito nel Collegio Clementi-
ne con mutazioni , le quali , come arbitrarie , iì potei far di meno di
.mettere nella Aampa : e nel primo «rerfo in vece di , fé ben Ptlade Jai ,
potea dirli » Pìlade , feben fai . Nc parla Igino nella favola cxi»
che è prefa , come altre ancora , da Euripide , per oflcrv alone, fatta-
ne prima di tutti da Tommafo Reinefio onde non.ferviva , che il ban-
ditore delle proprie lodi in hac luce lite rarum t’incomodaflc dopo il
primo avvifo , avutone dal folo Tommafo Muncksro , a fattene bello »
come di cofa fila , fenza tema di entrare nei libri de Plagio , perchè poi
ha da entrarvi più volte , e per molti titoli •
Ma Tentiamo un altra facezia , limile a quella . Il degno Signor Canonico
Alefjio Simmaco Mazochio nel fuo bel libro dell 'Anfiteatro di Capoa
propofe modeftamentc un fuo penderò di murare una paiola negli Atte
«delle tante Perpetua e Felicita , ove col nome di Sanavivaria fi ram-
t menta una delle due porte fra fe oppofte dell’ Anfiteatro ò\ Cartagine ,
entrambe comuni agli altri Anfiteatri ancora j pctffando egli , non pero
con alcuno ajuto di codici , ma con la feorta dei folo Ingegno , ex inge-
rito , che quella voce Sanavivaria , come poco elegante , fi potcfl’e mu-
tare in Sandapilaria > quafichè la porta fofle cori detu dal portarli fu ora
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Italiana
489
«et efla T rimili* morti . Ma poi cofa nc avvenne ? L'unico e primario ■■
autore di tutte le cofe belle laltò fuora fubitamcnte a farli intendere, "J bìIot.Cì..! V*
che il pellegrino penlìero era (lato prima fuo , che del Signor Canonico ;
ma che tanto godeva in veder (èco nella felicità d’indegno incontrarli il
Signor Macchio • Veramente il giuoco farebbe piu guftofo , quando
per dilgrazia non G trovafl'e conGlterc cou buona licenza in una folcnne . -
freddura, della quale G farà poi rifo anche il Signor Canonico ; perocché
fic una porta dell’ Anfiteatro, (iccome il Padre Piero Pojjino ricava da Giu-
J lo Lìpfto , chiamavali Libitinenfii , c anche mortualit , a che ferve chia-
mar falera Sandapilaria,(c tal parola verrebbe a dire la mcdeGma cofa,
che Libitinenfis , e mortualit ? Quella porta G chiamava Sanavivaria ,
perche gli ufciti Jani e vivi dalla pugna, o dalle Gere, per quella G por-
tavano fuora ; ladovc per l’altra G portavano i morti affatto: e la parola
non G trova già ella in un fol luogo , nè in un fol codice di quegli Atti j
onde con quello bel fegreto , dapprima venuto in mente a quell’vmVo ,
e primario autore , G debba mutare in peggio ; ma G legge in più di un
i quegli Atti , i quali parimente
non fono nè uno , nè due , ma fe ne contano almeno quattro o cinque
fenza mettervi il Ruinart , il TiUemont , il Pagi , e il Cupero , tutti dot-
tiflìmi c peritilGmi conofcitori di quelle materie , non eflendo , al parer
mio, da difprezzarG Arrigo Vale/io, Giovanni Broeo , e Giovanni Prìceot
dopo MonGgnor Luca Olftenio , e il Padre Pofjino j tanto più , che il Gre -
vio , fcrittore non barbaro , elpreflamente approva la detta voce negli fn/prtfor.
Atti di quelle Sante . Bifogna aggiungere ancora , che il Pofjino avea
bcnifGmo avvertito , che ella non è Ciceroniana ; ma bensì provinciale
Africana , come ne fono tante altre negli Scrittori antichi di quel paefe,
le quali per quello non pare , che debbano toccarG nè pur leggermente
per farle a forza diventar Ciceroniane .
Tbtfdttri to. TX. té
L’Antigone , Tragedia di Luigi Alamanni . Sta con le
fue opere pag. 67. dell’ edizione di Venezia predo il
‘ Niccolini da Sabio a iftanza del Sejfa del 1531. in 8°
— E in quella più ampia del Grifio in Lione isn .
in 8° pag. 1 3 f. Il Varchi l’attribuifce ad Euripide . tu'onl pog. « 3$
[ La Tullia] Tragedia di Lodovico Martelli . Sta con le
fue opere pag. 1 18. della riftampa di Firenze prcjjd
Bernardo di Giunta 1548. in 8° . -
LaCanace, Tragedia di M. Sperone Speroni. In Vi -
ttegia per Vincenzo Valgrifi 1 54 6. in 8°
E in Fiorenza preffo il 'Dotti 1 54 6. in 8°
r ■ E [fenza il nome di Canace , ma col folo titolo di ]
Tragedia di M. Sperone Speroni, corretta fecondo
l’efemplare approvato dall’ autore . in Vinegta prejfo
il Giolito 1562, in la0
0,3 1 • J) '
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Bl8LIOT.Ct.IV.
Orti. n. il. f. t$. 50.
Zittire IH. ii. fot.
56. a. tdù. 1, in 4.
F*j. 801.
490 Della Elo qjj e n z a
Il C/dr/o fa dedica al VefcovolAfdr/irdwo, Segretario di Cari» V.in Napoli:
e fe dice male del cenfore della Tragedia , che fu Bartolommeo Caval-
canti, non ne dice bene il Riccobino nell* Orandone latina in motte dello
Speroni , ove fcrive , edere fiata riprefa editti _ famofit libellis , i quali
confifiettero in un Dialogo narrativo, che dallo Speroni è chiamato /*-
veniva , e che fi finge feguito parte in Bologna , e parte in Venezia . I|
difenderli e il difendere onefiamente dalle ingiurie , è ben fatto j ma
non mai l’offendere con calunnie e con fofifmi infidiofi di accufe , che
in apparenza pajon modelle e vere , ma che in realtà fon falfe c mali-
gne • Il Dialogo del Cavalcanti ha quello titolo :
Giudizio (oprala Tragedia di Canace eMacareo, con
• molte utili confiderazioni circa l’arte tragica e altri
Poemi , con la Tragedia apprettò . Iti Lucca per Viu -
cenzio Bujdrago 15 50. iti 8°
- E in Venezia 1 $66. in 8° fetiza Jìampatore .
Il Bufdrago dedicando il libro a Giambatifia Giraldi Cintio , Segretaria
del Duca di Ferrara , di concerto , come fi vede , con l’amico di lui
Cavalcanti , qui detto ad arte , occulto autore , chiama quell’opera,
prima fatica della fua ilamperia . La data in fine del Dialogo , c del'
primo di Luglio 154$. innanzichc la Tragedia fi ftampafle : nel qual
tempo fu letta in Roma in cafa del Vescovo di Brefcia , che era Andrea
Cornar 0 3 dipoi Cardinale , elfendovi prefente Claudio Tolomei , il quale
allora appunto lo fcrifle a Gianfrancefco Bini . Del Cavalcanti e dello
Speroni elfendofi già parlato , qui non ferve più riparlarne , da ciò re-
nando emendato qualche piccolo errore del Crefcimbeni .
— - La Canace , Tragedia del Signore Sperone Spero-
ni , alla quale fono aggiunte alcune altre compofi-
zioni , e una Apologia con alcune lezioni in aifcfa
della Tragedia . In Venezia per Giovanni Alberti
1597- tu 4?
Jjo Speroni in altre opere e nel fuo cpitafio è onorato del titolo di Me fi-
fere-, ma qui è detto Signore . Nell’ avvifo Innanzi alle Parti vi. delle
Rime di Diomede Borgbefi Gentiluomo Sanefe , flampate in Padova da
Lorenr-o Paf quali lf66. in ottavo , fi dà contezza > che a quel tempo in
Venexàa , Pirone* , Siena , c in tutta Tofcana non fi farebbe chiamato
Signore , alcun Gentiluomo principale » ladove in divelli altri luoghi -
era ingiuria chiamarlo Mejfere . Sr vede , che tal collume era mutato
nel Ifp7« Lo Speroni fotto altrui nome indirizza la fua Apologia al
Duca Alfonjo il. di Ferrara per opporla alle prevenzioni , fparfevì, a
fuo credere , dai Segretario Giraldi . Bifogua però confefi'are , che il
Giraldi nel Capitolo in fiae degli Ecatommitì , ove loda i valentuomini
t Italiani del fuo tempo , rende giufiizia alio Speroni , dicendo , che egli
onora Padova
Con fili canaio » e con giadicio {aldo »
4
Italiana 491
Tn dett» Apolog:’ , 1* quale (in nel iff 8. infitme con un Dialogo del - — — -
medefimo Speroni fopra il modo dì compor la Tragedia, dove* (lampa rii ® uiot.Cl.IV.
dall' Accademia yenedana , chiamata cosi per eccellenza , come Tanti- Somma delle opere,
ca Fiorentina , lo Sperone fi duole , che un Sanefe gl’involaflc due Tuoi ™ *•* "'andare
Dialoghi , uno d' Amore , e l’altro della Cura della famiglia , fiampan-
dogli francamente per Tuoi ; onde il Senatore , e poi gran Prelato, Da - “ " •n*’‘n "
niello Barbaro, per vendicare l’amico da tale ingiuria , fece fubito im-
primere , contra voglia diluì, in cafa de’ figliuoli d'Aldo nel 1741.
come già fi dille, e poi nel 1144. e nel if ja. in ottavo , i due Dialoghi,
involati , inficine con otto altri : e ne fu lodata la vendetta , allo feti-
vere del medefimo Speroni \ perchè poi non piace il vedere d‘ mezzo
giorno tubare » e ccn bel vifo attribuire a sè Je cofe rubate . 11 Barba - P<i{. 140.
ro, e lo Sperone per atto di cortefia tacquero il nome di quel plagiario ,
ed io foil limile di qualchedun altro , che però è notillimo • Di qui fi
vede , che l’intrepida , ma non certo onefia, fetta plagiaria, vaga di ar-
togarfi privativamente le cofe non fue , non c nuova d’adeflo , quando '
tanti anni fono , toccò allo Speroni di vedetfi con gli occhi propri tu-
bare , e dal ladro (lampare per Cuoi due Diàloghi interi . Ciò , che fi
dice de’ Dialoghi , può Umilmente dirli di ogni cofa letteraria , in qua-
lunque materia confida, o da ella ferina , a ha pure f colpita , e intaglia-
ta j e malti munente poi trattandoli di {blenni e liturgiche formale anti-
che , Tempre nel medefimo fenfo ptefe da’ nodri maggiori , e dianzi , t
non prima, copiofaiiieptc illudrate in Comentario particolare , fatto ap-
pella per ifpiegarle , qual fi fa , efler quello del Difco votivo Crifiiane Difrvr argenteo! ra-
dei Mtefto Albano , me fio in luce fenza vanti , non ora di frefeo , ma "yM‘ rtternm eh ri-
mi 1717. e poi ultimamente nel 1751- fei anni appre(To , con molta Commen-
grazia, ma di nafeodo. Taccheggiato da chi fi lufingò di occultare il iyVao.J6. j7^*ao?zi!
furto col folo imbrogliare alquanto alla Tua propria maniera di eitare , ja| *6. all
e adutamente variare tutti i numeri delle citazioni per fargliicosì patere
fuo ritrovamento , accompagnando ancora 11 tutto di qualche grolla
piacevolezza , come fi dirà poi con citar fedelmente i luoghi, e con mo-
Arar la bellezza di certa giunta , nuova e molto curiofa . £ pur quedo
farebbe poco, fe di più non fi vedeflere co» gran filenzio ufurpate anche Vita Thillppi a Tar-
lo intere provincie, come T Auflria e la Neuflrìa d'Italia , già prima giu- " Bpfe-pi eo, ■■*/!>
ftificatamente ofl'ervate , e mede in luce nel 1714. E quedo fia detto an"
quì di palléggio . Dopo l'Apologià non intera dello Speroni Temono le II" & ,v*
vi. Tendoni iti ditela della Canace , da lui recitate a mente in lei giorni
■ell’Accadeir.ia degli Elevati di Padova lènza averle fcritte ; pero me Lettere pag. 119.160.
ritevoli di nuovo rifeontro con gli originali , ferini da ehi le udì ; e di
tidamparfi con le dovute carezze, inficine con le altre opere fue,memo- hlogia 1 % 1, pog.pt,
vate dal Vefcovo Tommajlni , ma troppo sfigurate dall’ imperizia di chi ba-
ie diè fuora . Dal libro addono fi vede , che lo Speroni fu amico di Pag, ic6.
Pietro Konnardo , al Tuo tempo famofi* letterato e Poeta Francefe .
L’Orbecche, Tragedia di Giambatifta Giraldi Cintio da
Ferrara . In Vinegia preffo il Giolito 1 jji .in 120
E di nuovo corretta fecondo l’originale dell’ au-
tore . In l^inegia preffo il Giolito 1772. in 120
F|j tratta dalla Novella il, Peci il, degli Ecatommiti dell’ autore •
Qjq » ' E«-
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Bl BLIOT.Cl.1V.
Di nifi. Lari riti iti.
111. cdf.u. fn-.66}.
Ve Qtjh't langofc
Jit.lv. «p.xxxvllt.
4^2 Delia Eloquenza
E infame con le altre vii. di lui Tragedie ^'Aiti-
le, Didone , Antivalomeni , Cleopatra , Arrenopia ,
Eufimia , Selene . In Venezia per Giulio Cefare Ca-
gna ini i j8j. in 8°
Bartolomroeo Cavalcanti , dice di edere ftato frenatore in parte , di quelle
Tragedie , lodandole , ma fopra tutte l’Orbeccbe , in una lettera al Gi-
raldt (letto , come Erafmo lodò Roberto Gaguino ma in lettera, a lui
medefimo ferina , per o detrazione di Gerardo Giovanni'#' offe ,
La Cleopatra [e la Scilla, Tragedie il.] di Celare de*
Cefari. In Venezia per Gio. Grifio ijya. in 8°
Il Rufcelli nella prefazione alla feconda , chiama l’autore di cognome
CeJ arino •
La Cleopatra , Tragedia di Aleflandro Spinello . In Vi-
negia per Pietro Niccolini da Sabio isso- •» 8°
Col nome di Cleopatra effendoci piò T ragtdie, c quella tra l’altre di Cinti*
Gir aldi , la comune trivialità dell' unico argomento fa fminuire 11 pre-
gio , che poteflero avere , come accade altresì nelle tante Medie, Me-
ropi , Progni , Ippoliti , Didoni » e Tancredi •
La Rodopeja , Tragedia di Leonoro Verlato . In Vene-
zia per Fràucefco Ziletti x j8 j. /» 8°
La Romilda , Tragedia di Cefare de’ Cefari . In Venezia
per Francesco Biodoni ìffi.iit 8°
Dice di darla fuora a perfuaGone del RufceUi, mentovando anche V Argia,
Nell' Atto i. Scena I. la Duchefla Romilda è detta, fecondo Paolo!
Diacono ,
Gid di tutto il Frinì donna , e Rana ,
E Cacdno a bello (ludio c mutato in Calcdno .
La Progne , Tragedia di Girolamo Parabofco . In Ve-
nezia per Contiti da Trino 1 54-8 * in 8°
La Progne , Tragedia di Lodovico Domenichi . In Fi-
renze prejjb i Giunti 1561. in 8°
La Medea , Tragedia di Matteo Galladei . In Vinegia
preff j il Grifio 1558. in 6°
La Medea efule. Tragedia di Melchiorre Zoppio . In
Bologna per Giovanni RoJJt 1602. in 8°
La Medea , Tragedia di Lodovico Dolce . In Vhegi»
prejjo il Giolito J5J7*
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Italiana 493
Come fi c detto , non è gran lode lo fcrivere in un argomento , già più ^TTuÒtÌCiJV»
volte trattato , e non male , da varj fcrittori .
La Didonc , Tragedia . In Vinegia prejfo i fi-
gliuoli d’yildo 1 J47. in 8°
E ivi prejfo il Giolito i $60. in u°
• La Marianna Tragedia. In Vinegia prejfo il Gio-
lito i in 8°
• Tragedie [ vi. Giocada » Didone , Tiede , Medea»
Ifigenia , Ecuba ] In Vinegia per Domenico Farri
I $66. in 8° edizione il.
Il Dolce con lettera degli x l. di Gennajo i rfp. fé dedica a Marcantonio
da Mula Senator Veneziano [di poi Cardinale» detto 1 ’ Amulto ] lodan-
dolo di aver data opera da' primi anni agli fludj delle buone dijciplino >
t di aver pienijjima cognizione della lingua Greca , dilla latina , e di,
quella nofìra volgare , e per aver fempre tenuta familiarità d'uomini
dotti , e foflenute ambafeerie appreso i primi Prìncipi d’Europa . 11 Mu -
zio in tutto la fente col Dolce nella dedicatoria degli Avvertimenti
Morali, riftampati in Venezia dal Valvaffori nel IJ7»- in iuarlo .
L’Edipo , Tragedia di Gio. Andrea dall’Anguillara . In
Padova per Lorenzo Pafquati i $6$. in 40
Il Norei nella feerico non approva le giunte» attaccatevi dall' Anguillara, Parte T» pag. 9»
La Fedra , Tragedia di Francefco Bozza . In Vinegia pel
Giolito 1178. in 8°
L’Ippolito , T ragedia di Vincenzio Giacobelli . hi Roma
per Guglielmo Facciotto 1601. in 8°
L’Atamante , Tragedia degli Accademici Catenati [ di
Girolamo Zoppio , autore dell’Accademia ] In Alace-
rata per Bafiian Martelli ni 1579. in 40
L’Irene , Tragedia di Vincenzo Giudi da Udine .Iti Ve-
nezia per Francefco Rampazetto i$79- in 8°
L'azione c comporta di avvenimenti , patte veti » patte finti , « dianzi fe«
guiii nel if7i. in occafione della perdita del reame di Cipri . L’autore
divide il Coro in due parti » che parlano a vicenda ; cola non prima
ufata .
■ 1 L’Almeone , Tragedia . In Venezia per Giambatì*
fi a Somafco j $ 88. in 8°
*— L’ Ermete , Tragedia . In Venezia per Giovanni
Alberti itfo8 .in ia°
L’Ariaa-
\
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Bi iuot.Cl.IV,
P!*{. Jlf.
T*i- >>*
494 Della Elo qj; e n z a
L’Arianna, Tragedia nuova. In V dine per Pietra
Lorio 1610. in 4°
DI lui ve aneoral’£l/>/«4 , Favoli paliorale . In Vdìne per CiamlatUla
Piatoti»! IJpf. in oliavo .
L’Uliflè , Tragedia di Giambatifta della Porta . In Na-
poli per Lazaro Scoriggio 1514. in 8°
— ■ ■ Il Giorgio , Tragedia. In Napoli per Giambatifta
Gargano 1 6 1 1 . in 1 20 »
L’Arfinoe, Tragedia di Niccola degli Angeli da Monte-
lupone . In Venezia per Federigo Gabrielli 1 594. in 1 1°
L’Edclfa , Tragedia di Agoftino Luzzago , Accademico
Sventato . In Verona per Bartolomeo Merlo 1617. *n 4°
La Dalida , Tragedia nuova Q anche nel nome ] di Luigi
Groto , Cieco d’Adria . In Venezia per gli Zopptni
1583. in ia°
E ivi prefto il Sefta 1610. in 12°
L’Acripanda, Tragedia di Anton Decio da Orte. In
Firenze pel Sermartelli 1192. in 40
■ E in Venezia per Paolo Ugolino ligi, in 40
— E ivi per Giambatifta Bonfadini 1 yp8. in 8°
L’Altea , Tragedia di Buongiovanni Gratarolo . In Ve-
nezia per Francesco Marcolini ijytf. in 8°
L’ Elifa , Tragedia di Fabio Ciofio . In Mejftna per Pietro
Brea iy$8./»4°
— E in Trivigi per Fabrizio Zannetti itfoi. in 8°
La Semiramide, Tragedia di Muzio Manfredi . In Ber-
gamo per Comiu Ventura 1 jgj. in 40
Il Manfredi fcrifle col medclimo titolo di Semiramide, o Semlramit ,
come egli dice , uni Favoli ■ bcfchereccia . Di entrambe ragiona egli
Aedo in più luoghi delle Tue Lttitre , anzi in una fola lì veggono amen-
due nominate , come tra rè diverfe . Afferma in un altra , che Rimiao
i Jua patria , e non altra città : e dovea ben egli Calerlo . A gloria di
quella Tragedia li òlTerva , che il Patrie .j nel dedicare la tua Poetica
difpuiata al Principe D. Ferrando Gonzaga , la diede per t [empio di
Tragedie . Ma qui non è luogo di ricercare , fé cosi egli fcrivellc per
giudìcio fondato , o per affetto particolare verfo l'amico •
IlTelefonte , Tragedia di Antonio Cavalierino. InMo-
„ dona per Paolo Gadaldiuo 1 581. in 40
'DigiiizecLhy Qoogl
Italiana 495
11 Cresfontc , Tragedia di Giambatifta Liviera . In Pa-
dova per Paolo Mejetti 1 j 88. in 8°
Bl 8LIOT.Cl.IV.
Ebbe qualche impugnaaione da FauMno Summo . Quelle due Tragedie
inficine con la feguente hanno un medeCmo fondo , e tutte e tre ven-
gono da //l'oc, che ne (lefe l’argomento uella Favola CLXXXIV.
avendolo tratto dal Cretfentt , compollo da Euripide , e poetato in lati-
no da Ennio . Alcuni llracci del tefto Greco, g:à confervatt da Gio- £„,/(, pr.ift.
vanni Siche» , furono raccolti da Girolamo Celomi* , e fi trovano pur agi. <Z‘r. il.
divulgati da tigone Crcx.ro . La Tragedia è citata da tutti i Ccmentaicri _
della Poetica a' Arifiotile , onde è affai poca lode il trattare di nuovo in /• V-'/j v-
qualunque modo quello triviale argomento , già più volte prima trac- '
tato da tanti^ e non male, come dilli, e da tutti in una medeliina lingua»
La Merope, e il Tancredi , Tragedie [ il. ] del Conte
Pomponio Torelli infieme con gli Scherzi del mede-
fimo autore . In 'Parma per Erajmo fiotto 1598. in 8°
edizione il. ampliata e corretta.
• La Galatea , la Merope , la Vittoria , il Polidoro ,
e’1 Tancredi, Tragedie [ v. ] In Parma pel Fiotto
itfoy. in 40
Il Tancredi , Tragedia di Ottaviano Afinari , Conte di
Camerano . In Bergamo per Comin Ventura 1 y88. in 40
Il Tancredi, Tragedia del Conte Ridolfo Campeggi .
In Bologna per Bartolomeo Cocbi 14. in 40
La Gifmonda , Tragedia di Girolamo Razzi . In Firenze
pel Sermartelli 1569. in 8°
E’ prefa con le tre altre antecedenti dalla Novella i. Giornata iv. del
Boccaccia . Il Rateici , che nel farli Camaldolefe , laicità il prenome di
Girolamo , pigliando quello di D. Silvano , fu fratello di Serafino, dell'
ordine de' Predicatori , ancor egli noto per Tue opere .
Il ReTorrifmondo , Tragedia di Torquato Tallo . In
Mantova per Francefco OJ'auua \$%-j.in 120
- ■ E in Bergamo per Comin Ventura 1*87. in 40
■ E in Verona per Girolamo Difcepolo a ijlanza di
Marcantonio Palazzolo 1587. in 8°
*• • E accomodata di nuovo in molti luoghi fecondo
l’intenzion dell’autore, con una giunta del medefimo.
In Venezia per Fabio e Agoflino Zoppini 1 y 88. in 1 20
Giovanni Loccenia nel libro t. della Storia Svecana parla di Germondo ,
qui introdotto . 11 Re Torrifmondo , fucceduto nel Regno de' Goti al
padre fgo Tevdtrìgo , vica mentovato da Alieno Krapue nel lib. ni.
della
\
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496 Della Elo qjj enea
p “ — — della Cranica di Svezia > a capi v. Quedi Goti fettentrioHali fùra-
li auoT.C-UiV. no il ceppo degli Occidentali di Spagna , detti in lor favelli , Vifigoli ,
e de’ nodri Orientali dTtalii , chiamati pure in lor lingua Oflrogoti. 11
Tuffo in una lettera al Coflantini fca quelle dell'edizione di Praga , cita
F‘g- }!• a. di quella fua Tragedia una copia migliore, e flit corretta e piena di quel-*
la , che allora appunto nel 1587- fi Rampava in Bergamo : t farà quella
ultima , pulitamente ridampata in Vernicia : e ci è ancora con l’eroe-
mento del GuaSìavini , e con la numerazione delle fccne •
L’ Idalba , Tragedia di Maffeo Vernerò - In Venezia per
ylndrea Mufcbio 1 596. in 40
LaTomiri , Tragedia di Angelo Ingegneri. In Napoli
per Gianjacopo Carlino 1607. in 40
U Cefare , Tragedia di Orlando Pefcetti . In Verona per
Girolamo Difcepolo 1604. in 40
Nel Cavalcami del Beni li fa nuovo (Irazio di Cefare per colpa di que-
fjg- icp. Ho autore , come di plagiario del Mureto nella Tragedia latina del
Cefare . Si vede , che i ladri letterari, colti in flagranti , come fuccede,
£ rendono poi Icherniti , e ridicoli ; e che poco giova l’andarli ratnpi-
cando per forza, quali erba parietaria , Tulle indultrie degli altri , come
Te fodero loro proprie , con cercar poi di occultarlo , quando per cono-
{cerio di primo afpctto , ci vuole aliai poco , mentre le cofe o predo , o
tardi fi Xcoprono •
L’Almida, Tragedia di Agoftino Dolce . In V dine per
Giambaùfla Nat olmi i5oj\ in 40
L’ Evandro .[ e l’Arpalice , Tragedie il. ] di Francefco
Bracciolini . In Firenze per li Giunti 1613. in 8°
— — La Pentefilea , Tragedia . In Firenze prejfo i
Giunti 161 f. in 8°
Il Solimano, Tragedia del Conte Profpero Bonarelli
[con figure In rame di Jacopo Calot] In Firenze
prejfo Pier Ceccoucelli 1610. in 40
— E [ con dette figure, e due lettere ad Antonio
Bruni ] In Roma per Francefco Cor belletti 1 632. in 40
Blegtt re. t, pog. pj. Carlo Perrault nell* Elogio del Calot , dai nodri Italiani chiamato Callotti,
che fu da Nane! in Lorena , per errore lo fa difcepolo di Pietro Parigi-
no , e non Perugino , Pariflen invece di Perupen .
L’ Erminia , Tragedia di Gabriello Chiabrera . I» Getto •
va prejfo il Pavoni 1 622. in 1 1°
L’Ariftodemo , Tragedia di Carlo de* Dottori . In Pa-
dova prejfo il Cadoxino 16 $ 7. in 40 edizione 1.
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Italiana 497
Il Cavaliere Fra Ciro , Signore dì rert , efpofc il paret Tuo In una lettcta ■-
molto propria , intorno a quella Tragedia , comunicatagli daU’auiore : I»1 *HOT.Cr..I\A
e quanto (orti atto ad erpotlo , non blfogna giudicarlo da un qualche
Smetto , comporto a calo , o portumo , conforme li pratica nella Storia
della Polgar poefia ; ma piuttorto da altro , come farebbe dire dal luo
componimento ’in quartine l'opra la Ptedefl inazione e la divida gratta,
efaltato da Giano Nido Eritreo in una lettera latina a penna al Cardinal
Luigi Capponi : e ciò medelìniamente lì potrebbe comprendere da’ Tuoi
Piaggi filile Galee di Malta , da lui dcfcrhti in veri! Ittioli! , che furo-
no trafportati ancora in verli latini . Il Conte Dottori tu ancor egli ver-
fato in Greco e in latino, ma Tenia farne quella vana pompa, che fc qe fa
da altri . Trovali a penna un filo Satirico , fatto a imitazione di quello
di Petronio , e una Profa a Mar/ilio Papafava contra Ottavio Ferrari ,
con quello titolo : Nonii Argentari! NoÒtta in QBavii .Eerrarii Minerva
Clvpeum,che è la Prolufìone XXX I II. nel tomo 1 . del le Opere varie.Ael
Ferrari, ftampate con qualche giunta in Volfenbutcl nel 17 > !• in ottavo.
Qui non è luogo di dire altro qel Ferrari , come fe ne potrebbe dire •
L’icfte, Tragedia di Girolamo Giuftiniano Gentiluo-
mo Genovefe . In Parma per Set Viotto 1 j8j. in 8°
La Tragedia d'Iefte del Bucauano , volgarizzata da Scipione Purgagli , fi
porri nel capo xt .
L’Ermenegildo , Tragedia [del Padre Sforza Pallavici-
no , dipoi Cardinale] recitata nel Seminario Roma-
no , con un Difcorfo in fine [ ad Agoftino Favoriti ]
In Roma pel Corbelletti lóff. in 8° edizione il.
Sopra quella Tragedia ci è pure una lettera a penna del Cavaliere Fra Ci-
ré, Signore di Peri al Patriarca e pei Cardinale , Giovanni Delfino, che
gliel'avca comunicata . Nell’ l Porta della Volgar poefia non moflran- Tento If. pog. in-
dolì alcuno fcrupolo in profondete a larga mano dcciiivc lodi , le quali
Tempre dovtebbono effer vece , non lì bada piò , che tanto a Tediarli
da quelli , che fono ivi onorati del titolo di proftjfori , e da altri anco-
ra , i quali non-curann quello onore , accadendo purtroppo, che d
odano giudicj imperiali e ammirabili , anzi ancora tra sè opporti , qua-
le appunto una volta fi fu il fentiefi decidete , che il Fabrizio nella jua
Biblioteca Greca non valcfle nnlla ; e poi da altro poco lontano il aua-
-lificarli decilivamcnte il medolìmo autore per un miracolo d'erudinicne
de' tempi noflrì , Si bramerebbe , che in Ibmiglianti miracoli , i quali
-forfic a tutti non pajon tali , li andaflè un poco adagio , perche vi po-
rrebbe entrar di mezzo l’avvlfo , attribuito per la lua impoitanza a’
piò gran Savj dalla Grecia : nequid etimi 1 . In quella fchlcra d: giudici
ammirabili entrano pure non pochi di quelli , che I? veggono aflilfì al
Catalogo degli Storici dell'Abate di tan Beale , riftampato in Parigi
nel t7ij. tacitavo . In quanto alle Tragedie facre, Girolamo Bario. otri' I fa/K por. 5J1.
mei ne rtampò vili, mentovate dal Senot Canonico Salvini, Mail Dromi, pag.qjq,
Padre Qrtenfio Scammacta , Gcfuita Siciliano paltò più avanti , contpo- 4,6*
Kit ucu-
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4p8 Delia EloqjjeUza
ÒT g — — nendone di fiere , morali, e non fiere , fino al numero di n x vi. «
O TibUVi può c(fere > c|ie ne fieno adii più , mede in luce in gran parte da Mar-
tino la Farina in Palermo in tomi xiv. nel td}q- tdjf. lSj8. In ottavo.
Ma tante , per dire la retiti , mi pajono troppe .
La Cangenla, Tragicomedia di Beltramo Poggi . In
Firenze prejfo i Giunti i y5i. in 8°
L’Antiloco , Tragicomedia di Giambatifta Leoni , Ac-
cademico Veneziano , In Ferrara per Benedetto Mam-
morelli [ con l'injegna del Ciotti , che è Minerva armata
co l Gufo full'afta , e col motto volgare : e arme e lettere ]
a iftanza di Giambatifta Ciotti ftampatore dell'accade-
mia Veneziana I 794. in 4°
In principio vi fono verri latini di Pabio Paolini all’ autore , e nel fine
duo Orazioni , una volgare del Leoni , e l’altra latina di Lucio Scorano ,
recitate nell’ Accademia Veneziana in lode della roederima . La data
loro è di Venezia prefo il Ciotti I *94. con Minerva , fenza il Gufo , e
col motto Greco riOAEMEI . K AI . AIAAEKEI , pugna , e infegna .
La Sofronia , Tragicomedia di Gio. Antonio Gettano .
In Napoli per Lazero Scoriggio 1612. in 1 a0
La Penelope , Tragicomedia di Giambatifta della Por-
ta . In Napoli per Matteo Caucer l s^i.in 1 1°
Memorie degli Area-
d/miti G iloti pafr
J6>* ,
P.ij. :;<5. fili/, ti.
Se folle venuto in luce il Giudicio , che Giambatifla , figliuolo di Giovanni
Capponi , Bologncfe , avea compollo fopra cento Tragedie Tofcane col
nuovo titolo di Trafila , che vuol dire lo (frumento , per cui ri fa paf-
fete l’argento per aflbttigliarlo , qui ri potrebbe veder di parlarne . Ma
intanto per tornare addietro alla prima origine delle Tragedie e Com-
medie , rinnovate in Italia , bifogna ridurli a mente le Rapprofentazioni
volgari , delle quali ne ferbx copiofo numero in quarto il Signor Mar-
che f Capponi , per lo più [acre, e morali , e Rampate in Tofana , dove
molto fiorì il cofiume di recitarle pubblicamente , come taceafi ezian-
dio in Roma di quelle della Pajfione di noflro Signor Geiù Crifto, a gran
concorfo di popolo ne\V Anfiteatro , per tefiimonianza di Andrea Ful-
vio nel libro 1 v. delle Antichità di Roma , dedicate al Pontefice Cle-
mente VII. Ma tal materia , già da Francesco Cionacci , uno de’ princi-
pali foficnitori dell’Accademia degli Apatifli , la quale fu iflituita da
Agolìino Coltellini , ed ebbe il nome di Udeno Nifieli , cficndo fiata
con molta diligenza efaminata nelle Ojfervazioni alle Rime facce di Lo-
renzo de Medici il vecchio [ Padre di Leon X. ] e di Lucrezia £ Toma-
buoni , madre di Lorenzo ] dal mede (imo Cionacci pubblicate in Fi-
renze dalla flampcria nella torre de' Donali nel i«8o. in quarto , fari
bene rimetterci a quelle , badando a noi di riflettere , che <ì fatte poc-
Ce , come ancor elle dra miriche all’ ufo popolare , quantunque difiete
alla buona , c con fempliciti naturale , non vanno lcompagnatc dalla
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Italiana 499
Jot grazia , e più ancora dalla pietà , cd evidenza ; onde ne nafce Jra-
prefnone e movimento di puri alletti in chi le afcolta : e non potrebbe
difdire , clic fé ne rinnovailcro ic R apprefentazioni , inallimamente fra
le comunanze innocenti c rcligiofe , invece di quelle delle opere , o
Orami in mafie*, ricolmi petto più di perniciolo coflumt , c di mal
efempio , nonché di altri fpropoliti . Ma non c pericolo , che C rinno-
vino le eofe buone , pct difgrazia ite in difufo . E qui potrebbe avet
qualche luogo la Satira di Niccoli ['Ulani , intitolata : noi canimut
Jurdii . A que’ tempi Antonio da Pifioja compofe in terza rima una
Tragedia , che può intitolarli il Demetrio Re di Tebe , dedicata ad Er-
cole I- Duca di ferrata , divlfa in Arti v. e limile nella fudanza alle
l'opraceennare di Tancredi e Gifueonda , introducendovi!! l 'ombra di Se-
neca a far Targo memo . Fu ftampata in FeneeJa per Manfredo Buono
da Monferrato nel j;o8. in ottavo .
C A P O . X
Tragedie Greche volgarizzate .
L’Ecuba, Tragedia di Euripide tradotta [in verfi
fciolti ] da Lodovico Dolce . 1 u Vinegia prejfo il
Giolito 1 543. in 8°
—— E da Gianibatifta Celli [ In Firenze] in 8° fenza
luogo , anno , e jiawpatore .
V Allacci la dico parimente. volgarizzata con V Antigone, con V Edipo Tiran-
no, e con l’ Elettra, tutte (inora a penna, da Alberto Parma, che fu amico
del Ta/fo : e il Signor Canonico Salvini mentova il volgarizzamento
AM'Ecuba , fatto da Michelangelo Buonarroti il giovane ■ Tra le opere
da damparli dall'Accademia Veneziana , doveano entrare le Tragedie
d’Euripide volgarizzate • Il già mentovato Giambalifla Capponi avea
fatto il limile di quella d’ Ifigenia in Aulide , e v'è pure l’ Ifigenia del
Dolce, prefa o in tutto, o in parte da Euripide . La cagione , perchè al-
lora da. molti feparatamente li volgarizzafléro i mede limi tedi , non fu
cafuale , nè originata da plagio, nè dall'ignorarli , che tali fatiche lette-
rarie fodero già date fatte -, e molto meno da odentazione , degna Colo
di chi ambifee di vaneggiare da gramatida,c non di fapere da letterato;
ma ella-vcnne unicamente dalla codumanza lodevole e fruttuofa di efer-
citare l'ingegno a bene impodédard delle tre lingue con volgarizzate le
opere più famofe degli. amichi fcrittori , anche già prima volgarizzate ,
il difprezzo e tralafciamcnto del quale utilidimo dudio , allora comu-
ne e famigliare ai nodri maggiori , ha poi fpalancato il varco all’ intro-
duzione dell' ignoranza , fpecialmente nell’ Italiana Eloquenza , che a
que’ tempi felici , per la buona mercé di tanti onorati c grandi uomini,
con ben pubblico , e gran decoro della Religione , dapertutto li vede*
fattamente fiorire •
Rrr j L’Elet-
BlBttOT.CL.IV.
*
V rumor, feg. jtj.
6a6*
Enfi pog. 34J.
Somma , reg. P.
Memorie de’ Gelati
fag- 261.
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DlBJ.10TrCl-.lv.
Sant fi to,
m- s«».
yoo Della Elo q u e n z a
L’ Elettra , Tragedia di Sofocle , fatta volgare da Eraf-
mo di Valvafone. In Venezia prejfo i Guerra 1588.
in 8°
— L’Ajace flagellifero, Tragedia tradotta involga-
re da Girolamo Giuftiniano Gentiluomo Genovefe .
In Venezia per Lucio Spineda 1(03. in 8°
L’Edipo Coloneo , Tragedia tradotta dal mede-
fimo Giuftiniano . In Venezia per Antonio Vinelli
1611. in ia° , '
L’Edipo Re, tradotto dal medefimo Giuftiniano
In Venezia per Ba/Iian Combi 1610. in iì°
E [ col titolo di ] Edipo Tiranno , tradotto da
Orfato Giuftiniano, Gentiluomo Veneziano . In Ve-
nezia per Francefco Ziletti i j8j. in 40
E da Piero Angeli Bargeo . In Firenze pel fermar-
tela is&g.in 8° Quella dell ' Anguillar a fi mife di fopra.
Vi Prometeo, Tragedia A' E [Mio , volgarizzata da Marcantonio (Semai
Saliere , che fece il Gmilc del Ratto di Proferpioa di Claudiano , G tro-
▼a a peana tra ! codici Urbinati della Libreria Vaticana, Allora
Efcbilo era ftaro emendato e pubblicato in Greco dal Robortello no-
li ro, che lo dedicò a Mariano Savelli in Venezia prejfe Gualtiero Saetta
iljh/n ottave »
c a p o . x 1
Tragedie latine volgarizzate »
LE Tragedie di Seneca, tradotte da Lodovico Dolce:
Ih Vinegia pel Giolito 1 $60. in 120
. £ da Ettore Nini. In Vinegia per Marco Ginami
1622. in 8°
Il Dolce non contento di fate vi. Tragedie del fuo , che fono le T rojanei
la Diione , la Giocano , l’ Ifigenia , la Medea , e la Marianna , vollo
ancora volgarizzare oltre a WEcuba di Euripide * qucfto X # di Sottoca •
L’Iefte , Tragedia di Giorgio Bucanano, recata di latino
in volgare da Scipione Bargagli . In V enezia per Mat-
teo Valentin i 1S00. in 180
Fra Ifiioro -Vgurgeri con doppio ridicolo errerà ferire Efi* per Ifflt • *
Beveroni per Bucenaeo •
CLAS-
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Italiana
C L A s s e ; vi
I Lirici.
C A P O . I
Canzonieri antichi ,
SOnetti e Canzoni di diverti antichi autori Tofcani
in x. [ anzi xi.] libri raccolte [ da Bernardo di Giun-
ta ] In Firenze porgli eredi di Filippo di Giunta 1517.
in 8°
Gl! autor! fono: Dante Alighieri , Cine da Pijieja , Guido Cavalcanti ,
Dante da Majano , Guiltone di Arexjco , Francefcbino degli Albnei ,
Faiùe degli liberti , Lapo Gianni , Loffo Bonaguida , One fio e Guido
Guìnix-clli Bolognefi , Bonaggiunla Vrbiliani da Lucca J Jacopo da
Lentino, Guido dalle Colonne , Pier dalle t'irne , Unno Re di Sardigua ,
Federigo IL Imperadore , Chiaro Davanxjtti , Guido Orlandi , Salvino
Doni , Ricco da Variando , e Clone Buglioni con altri anonimi . In
fine »! fono varie lezioni fopra le Cannoni di Dante , e di Guido Ca-
valcanti .
Canzone d’amore di Guido Cavalcanti con l’efpofizione
del Maeftro Egidio Colonna Romano degli Eremita-
ni con alcune brevi annotazioni di Celio Cittadini
infieme con la vita, e le rime di eil'o Cavalcanti. In
Siena per Salvejìro Marchetti 1601. in 8°
E col comento del Cavaliere Fra Paolo del Rodo.
In Firenze per Bartolomeo Sermartelli 1 j58. in 8°
- ■ ■ E con la fpofizione di Girolamo Frachetta . In yi*
ne già prejfo i Gioliti 1 j 8 $. in 40
I Poeti antichi, raccolti da’ codici MSS. della Bibliote-
ca Vaticana e Barberina da Monfignor Leone Allac-
ci . In Napoli per Bajliauo d'Alecci 1661. in 8°
Nell’ originale del Catalogo d! quelli Poeti di man propria dell’ Allacci
ne feguita un altro pur Tuo , di autori latin! , che fiorirono prima
del i;oo. V Allacci , fcrittore infaticabile , e non femplicc guardiana
oziofo de! tefori , cuflodiri nelle gran Biblioteche , degnamente alla
fua cura cominelle , avea difpoflo di darne altri tomi , fenon moriva ,
e in tal congiuntura avrebbe potuto di nuovo rifcontrlze quello primo
S»‘ tefti 0 doadc lq avea tratto • 11 Redi ne ebbe un codice di altri , e
SOI
Bisliot. Cl. V.
v
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502 DbliaEloqjtemza
« _ ne hi pure il Signor Nicchiò Bargiaccbi in Firenze,! quali, come quelli
ci ELIOT. v,i» dell’ /(//«cri, e i due fegucnti, benché (ugginofi , pur fervono almeno a
farci vedere lo (lato primitivo della lingua con le molte vcfligie , per
entro fparfcvi di varj dialetti Italiani e llranieri, prima , che a tutti pie*
valefl'c il Tofcano , ora comune de’ letterati d’Italia .
I Documenti d’amore di M. Franccfco Barberino [ con
figure xvi. in rame , e con la prefazione , e la Tavola
di Federigo Ubaldini ] In Roma per Vitale Ma fcardi
1640. in 4°
Sono XII. avvenimenti morali, d I vi fi in più documenti e regole . Il Barbe-
rino ferrile ancoca altra opera fopra i collimi! delle donne e donneile , 'la
3uale (i credea fmarrita ; ma fi c trovata dal Signor Marchcfe Aleffan-
ro Gregorio Capponi , clic la portiede . Amendue fono ripiene di onefti
civile, e di ben fondata morale , parendo, che il Cafa traelfe da quella
prima il fondo dell' aureo fuo Galateo. Vi'baldìni , che fu Segretario
del facro Collegio de’ Cardinali , e mori in Roma d'anni xlvii. nel
1677. eflendo fcppellito nella Cliiefa della Certofa , oltre alla Vita di
Angelo Colocci , la quale fu (lampara latinamente in Roma da Michele
Èrcole nel 1 675. mollavo, pubblicò parimente \e Rime del Petrarca ,
C (Ir arte con le cartature dal fuo proptio originale , come vedremo .
I Cantici del Beato Jacopone da Todi con alcuni difeor-
fi [ di Giambatifta Modio ] e con la vita [ con reper-
tori , e con la tavola delle voci in fine ] In Roma per
Ippolito Salviatti iyj8. in 40
Il Modio dedica il libro a Suor Caterina de' Ricci Fiorentina dell’ ordine
de’ Predicatori nel monlllero di san Vincenzo di Prato , ultimamente
beatificata dalla Chiela Romana . Altra edizione col nome di Cantici
e Laudi fi vede fatta in Firenze per Francefco Buonaccorji nel 1490. in
quarto , una in Venezia per Bernardino Benalio 1714. in quarto , altra
pure col titolo di Laude in Venezia alla Speranza 1 jjd. in ottavo , .e
finalmente una in Napoli per Lazero Scoriggio nSif . in ottavo . Il toma
grofi'o , contentato da Frate Francefco Trefoli i in Venezia per Niccoli
Mifferini 1617. in quarto , per la lua rozzezza non dee porli con que-
lle edizioni, la più bella delle quali fio la fuddetta di Roma prefio il
Salvìani in caratteri tondi . Ora partiamo 1 riferire alcune delle più
nobili e ufuali edizioni del Principe di rutti i Poeti Lirici Italiani, fatte
dopo cominciata per iltudio del Bembo a ripulir fi la nollia favella .
Le Cofe volgari di M.Francesco Petrarca [con Ja pre-
fazione in fine ] I» Vinegia nelle cafe d'Aldo Roma-
no mdi. in 8°
Furono elleatte per lo più dagli originali del Tetrarca, porteduri allora dal
Bembo , poi da Lodovico Beccadelh , e appreffo da Fulvio Or fino , che
.gli lafciò alla Biblioteca Vaticana >
Le
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Italiana 50}
Le Opere volgari di M. Francefco Petrarca . In Fano per
Girolamo Soncino i yoj. in 8°
Cofii ammirabile fi è il voler ferteggiare injmbbliche (lampe fino con In-
ibiti conrra i venerandi deeeeti della Chiefa Romana , per aver trovati
naftoli! in merlo ai tomo di quella impresone di Fano , città del Papa,
i tre Jcandalofi Sonetti , dipoi condannati con altri libi! dalla fuprema
autorità della Chiefa, prima, che fi terminarti il Concilio , radunatoli in
Trento per fare argine al torrente dell’ erefia di Lutero e Calvino ; co-
me fe le pcllifere fcritture e dottrine , fenon fi condannano fubito, che
fcappano fuora , non li potert'ero più condannare dappoi . Per cori ra-
gionare , non bifogna avere alcuna contezza dell’ Irtoria ecclefiadica ,
nc aver limito mai nominare Origene , Teodoro Mopfuefleno , Pelagio ,
Keflorio , Elipando Toletano , Calvino , il Molinot , e i loro feguaci , le
propofizioni c ree dottrine de’ quali fi videro condannate nc’ loro
feritti molto dopo crtirfi.infinuate fra' Cattolici : e bifognerebbe dire
ancora , che la fuprema e dogmatica autorità della Chiefa cattolica in
cofe tali 'non partirti oltre a Pano , c alle città del Papa . Le opere del
Machiavelli ih tempi , che non li ufavano tutte le vigilanze e cautele ,
falutevolmenre introdotte dappoi , fi pubblicarono in Roma nella flam-
petia camerale del Biado , dedicate a Clemente VII. e appiedo in altre
città cattoliche Italiane . I Luoghi teologici di Filippo Melantone folto
nome di Filippo di Terrone gr a , volgarizzaci dal Caftelvetro : e , allo
fcrivere di collui , Umilmente i Contentar) di Martino Bucero fopra i
Salmi col nome finto di Aretcio Felino , corfero lungamente fra’ Catto-
lici anche in Roma fteHa ; e per quello , fe diamo orecchio ai maeftli
della moderna maravigliofa 'dialettica , non doveano condannarli , nc
levarli di mano agl'ingannatl Cattolici,dopo feoperti dalla fuprema au-
torità della Chiefa Romana , la quale prell'o gli approvati fcrittori ec-
clefiadici , e ancora ne’ Mejfali , e ne’ Rituali , veniva folto il nome
di Curia , per quanto altrove fu dimollrato : e fino il Savonarola
l'efprefle con quelle parole : io non dico, che abbia da mancatela Chiefa
Romana , che ubi Papa , ibi Curia . Tu fai , che la Corte è fiata fuori di
Roma altre volte , e non perdette mai il nome di Chiefa Romana . Quella
Chiefa non c Scuola d'errori e tempio d'erefia ,
Come dice un de’ Sonetti ; ma ne' fuoì dogmi fantilfimi c fine macula ,
e fine ruga . I tedi di quei tre Sonetti, attribuiti al Petrarca, e frappati
luora prima , che fi faceflero fcntlre le bcdcmmle degli ultimi credat-
eli!, io se delfi letteralmente dovunque fi trovino, portano feco di loro
natura la qualità di eretici, mentre in quelli aflèrtivamente,non la Città,
o la Corte particolare, quali cofa diverta dalla Chiefa di Roma , fecondo
il nuovo linguaggio , che pur farebbe empia calunnia ; ma la rtcrta
Chiefa Romana , refidente allora col fuo capo vifibile in Avignone , li
chiama co’ nomi ereticali di kuola d'errori , e di tempio d'erefia . Più
di quedonon potrebbe mai dirli , nè immaginarli da qualunque fepa-
rato dalla comunione Romana : e con tutto ciò i tre tcfil di quei Sonetti,
cosi tra loro (laccati, c ancora da tutti gli altri, fe diamo fede ai novelli
maedri de’ capi vilìbili della Chiefa , non debbono tenerli per condan-
nati e proibiti iu qualunque (lampa fi trovino, o dì Fano, o di Bologna ,
Bi suo r. Ct. V-
Poetica fol. in.
edito i.
Cardo Tfìomajti An-
tiqui libri Miffarum
Parte il.
eoi • 2. i 13.col.lo
Difquifitio de Corpo *
re So An^tjlinì c.ip,
dopalo ay. a 6.
Predica XX, fopra
Amor pA^o ìpo» *•
lu Venezia per Or-
t Ariano Scoto
in 8. edito del Bin-
doli .
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BldL1€>T. Ct. V*
Varrei» pi
Lettere fo.i. ^.1^,142.
edii, del 153^.
litro vn. etfJL IX*
J04 Della Eloquenza
o di Firenze , o di Venezia ,'o di Lione , od! Padova , o dì qnalnnque
altro luo^o : e i noRri maggiori , i quali dopo la prima condannagio-
ne» mai più non permilcto, che, di loro Caputa, li riflampaiVero in veru-
na città cattolica dall' anno if tfo. al itfaa. fecero male ; onde prcfcnte-
-mente i tre Sonetti , dopo edere Aari finora proferirti , non pur fi hanno
a veder divulgati , perchè cosi vogliono i nuovi correttori di quanto
fecero i capi lupremi della religione cattolica , ma fi ha da infegnare io
pubbliche Rampe e da foftenere , io onta e disprezzo delle auloritd fu -
freme , che fi debbano riRampare, e che male fifece a levargli dalle
opere del Petrarca , dove , fenza che niun vi badaflè , riufeì ai medefi-
mi Ire Sonetti di Rarfene lungo tempo nafcoRi, finche gli eretici ed apo-
fiati fopravvenuti gli traflcro fiiòra , facendone ufo malvagio e degno
di loro , quali di tello autorevole per cooneRare la propria impietà coa-
tta la nofira tanta Romana Cbiefa , macflra di ventd , e tempio di vera
fantitd e religione ; .onde chi Ra fuora di quefia [cuoia e di quello tem-
pio , non è Cattolico . >
Ci c una edizione del Petrarca , fatta Copra un teflo di Lucantonio Ridolfi
in Lione da Guglielmo Rovillio nel if jl. in dodici , o fia ella in ledici , in
tempo che quella città, mallìmamente poi Cotto il giovaoe Re Carlo IX,
fi trovò infetta dell’ erefia di Calvino • In quefia edizione , dedicata da
efib Rovinio a Giovanni Mannelli Gentiluomo Fiorentino , con anno-
tazioni di chi tacque il proprio nome , come peRifero eretico , qual fu
sintonie Brut ioli , e che è diverfa da un altra del mede (imo anno , ivi
pur fatta dal Rovillio , con un Sonetto a centoni del Ridolfi avanti alle
Rime , che qui è avanti al Rimario , parlandoli di quefii tre Sonetti ,
melfi dentro nel libro , fi cfpone il lor tefio , come cofa abbomincvole
contea la Cltiefa cattolica Romana dolchi io non ofo di portar qui le pro-
prie parole con quanto elprimc l'aurore dell'annotazione ai mede fimi ere
Sonetti , mentre anche per fuo fentimento non fi poffono leggere fenza
.orrore . ERI dunque non fono tclU di facra Scrittura , o di Santi Padri ,
che abbiano a dirli buoni in se flelG , e Colo altrove depravati in fenfo
degli eretici ; ma bensì dovunque fieno , fon quel che fono • Chi folle
il Bruciali , già altrove fi fece Caperlo : e li può intenderlo ancora , fe
Vi bifogno , da una lettera de' vn. Novembre if J7. fcrittagli da Pie-
tro Aretino, fuo partigiano , il quale vedendolo giuRamentc diffamato
per Luterano a cagione de’ fuoi libri volgari del Secchio e nuovo tefla-
mento , iu prima clajfc mede (imamente proferitti , egli da empio e igno-
cante,lo adula, ciò attribuendo in Ilio proprio linguaggio,a malignità di
Frati . Il Brucioli avea già prima pubblicato il Petrarca inficine con fue
annotazioni in Venezia preffo Ale jf andrò Brucioli , e ancor fenza nome
di (tamparore, in un foto anno , che fu il 1548. in ottavo : la quale edi-
zione dappoi fenza nome del Brucioli fu rinnovata in Lione dal Rovillio
.nel 15 so. in dodici , o fia in J odici ; perocché al Rovillio , come a pcr-
fona Franccfc , per malizia degl' Italiani , rifuggiti nell’ alilo di Lione,
accadde in que’ tempi infelici di efl'er gabbato nelle fue Rampe di libri
-volgari . Per altro Paolo Manuzio nel ifSj. ringraziando il Padre Pie-
tro Perpignano di averlo avvifato da Lione , che certo Italiano aveva in
quella città apoRatato dalla Fede Cattolica , lo prega a falutare in no-
me fuo , non già coRui , al quale egli fi dichiara contrario finche non
ritorni là, donde fventujatamente erafi dipartito i ma bensì il Rovillio,
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Italiana
!joj
w «
Egregie de religio ** fentìetuem . Coti ferirono I reti e degni letterati .
Michele Molli ai re per quella lettera fa grande onore al Manuuo ,
■chiamandolo, Roman* Ecclefia Juifque fan Uni addiClìfmum . II Muoio
ancor egli fii amico de ll’a pollati V ergerlo prima di feoprire il fuo gua-
■fto e avvelenato animo contro alla Fede antica e vera de’lùoi niagi’foti;
« coititi il Gruferò del Goldalìo , fuo fcolare , prima di ravviarlo per
■quello , che poi G diede a conofcere . Quelli famoG e illuftri efempj
ci ammoniscono dell’ obbligo, che ci corte di non lafciarci Infingale
dagl’ inGdioG e loquaci fofifti , ipocriti , e nemici coperti della Cbiefa
Romana -, e dopo feoperti , neH'occorrenze a reprimergli Tenta rifpetti
umani , quando anche prima G folle avuta qualunque amicizia con lo-
to : e non parlo a cafo . Perle ragioni efprelfe , chiaramente appari-
le > che i celli letterali io’ quattro [e non ire] Sonetti , attribuiti al
Petrarca , che nulla di buono infognano, e che, per contener gran male,
elgionano ai buoni Cattolici , e ancora agli eterici , grave fcandalo ,
come è chiaro , G convincono in se ftellì per dannaci iffo jure , dovun-
que G trovino. Io gli dico, attribuiti al Petrarca , perchè non può
giurarG che Geno di lui , nè G leggono entro I Tuoi proprj originali .
Ma fe mai per difgrazia il fodero (lati, dobbiamo ridurci a mente , che
il Pet rarca fotto Inno entro VI. per Gmili Tuoi trafpotti ineorfe la tac-
cia d’eretico ficcome oflcrvó l'Arcivefcovo fieccadello nella fua Vita .
Laonde convien dire, che egli in tale occaGone pentito , abbruciali le
C1?e 5jf>olc*1'.n°i Tappiamo , che in un tempo fi fanno , e G fcrivono
eoi tali , che in un altro poi non G vorrebbe averle mai fatte , nè ferk-
** . E certo è’, che il Petrarca in una delle fue lettere predo il Vefcovo
T ommafinì partecipa a un altro di avete , come G vede , per motivo di
cofcienza , abbruciate varie fue canea Vulcano corrigenda! tra didi ,
non fine fufpiriti . Di tale abbruciamelo parla ancor Wbaldini : ed
cflendo fiati da un amico trafineffi al Petrarca i principi di certe pocGe
volgari , tenute per fue , cosi rifponde : Ego fubito , ih confpeBu , non
tantum mtellexi, me a non ejje, [ed indolui ,fed erubui , [ed obflupui , po-
nti f e tlla vel mea viderì aliti , vel te dubium tenui fe . Noi lappiamo
ancora , che il Petrarca non meno , che altri Italiani , pieni di mal ta-
lento , l’avea Geramente contea il PonteEce Giovanni XXII. col fup-
polio. ehe, per aver continuato a fermare in Avignone la fua refidenza
V*. Lodovico il Bavaro , e del fuo Antipapa Niccoli V. eeli
odiafTe 1* Italia ; tf ideo nullam fidem meretur in rebut , qua/ fcriofit
adverfut eum , _ al dire Gn dei Baltucio , dal quale efld Petrarca c chia-
mato palam inmtcut di quel PonteGcc . E di vero non mancherebbe
altro , lenonche G delTe anche fede alle calunniofe e maligne pafquinatt
de malcontenti ut grazia di chi le efalta con tanta pubblichi , e le ri-
flamoa , impugnando arditamente non folo il fatto , ma ancora il dirit-
to . La perizia de1 nuovi avvocati de’ libri proibiti, e zelanti maedri di
buona inorale, ugualmente rifplcndc ove con gran booti padano a di-
5* * c™ ‘1 be} hbro ( «ho * del tergerlo, defenor della Fede ) llampato
■n Baflea oel rjjf.e altrove più volte , col titolo fraudolento di Al.
cunt luoghi importanti , in cui vanno quel Sonetti , fn meritamente proi-
bì o dalla [aera Congregazione dell’ Indice ; e vqgiion dire , anzi lodi-
cono chiaro , ma falfamenre e con nuova dialettica , cioè loro propria,
«he j tre [ aiuj quattro ]| Sonetti non furono gli proibiti prima > nc fuori
UIBLIOT. Cl.V.
Annuiti tjfvgrafbiri
re.n|. Terre II. par.
Uq.
rrrgerionefogaf.i.
31- a- SJ. ■ 64.
Gemina drfrrfio in
Geldojlnm liba. rapi
ini. pog. i4j. 141.
Tetro erba rt Urtino
pag. 38. «dir. ri.
Prtf. allo Rime del
Ferrano .
Senilitnr Hb.1l.tp/Jl.
tuitn ìltnncf'ttriti* m
Vii € pii fa rmm
ttioomjimm toni» /dj*
7
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1
Situar, Ci.V.
C tnjlit, 1TXIV.
506 Delia Eloobinza
4t detto libro , ma folo nutetialmeme , e , come piflàno » dire molta
aoftmente .con proibitone paeticoUre, inno tm quel hbrt fteffo;
, a parer loro , è derivato l’vf«rw. d« creder prò, btt, 1 tri [ anzi
nartràl Semi,} quali però, fecondo n .. «atto parfere, noi fono/i»r»
dtl libro del Zergerio . E batta , che decisamente effi, iqoaline tanna
pi* di tutti , e della CkUfé fteffa , lo dicano , perche <;<«i ^ba eflere,
e perchè a loro appartenga iflcrire a di noftri , che i Sonetti , lafcian
a }uo lutto , KON furono MAI proibiti , e che per SOLA IONOR A N-
1, facciati furono dal Cannoniere . Sentite quella modella e bella
manìe» di parlare : per fola ignorane Cosi
Cva ragionando fenza mai favorir di nominare il Concilio di Trento ,
ma bensì con dire molte altre eofe , che mi vergogno di riferite . La
Vera conte, gavone de «’ Indice, che fu la vui Tra Inette , a ifam i?
Concìli or. fo.il.
ISSB.Da f tifala
Curi inni Prt77.iy/>»Vra
Jjiorin del Concilio
JfklXIV. etti Vili,
k 4* tomo III. \&l.
8;a. tdù» il.
— libro XV. rapn
Svili. XIX.
cote del luo minuterie , egli , feguendo l’antica di fcipHiva
• taceflori , i quali crattavuno quelle materie ne Conci fiori, tiene 111 ciò
• fate la medefima lltada pervia del preib.jeno della Cbìefa Romana ,
che vuoi dire de’ Cardinali, da Ini deputati fecondo le oceonefue, a
quali egli comunica in parte la fui automi , e poi , ft gli pare , confer-
• ma il giudicato doloro, come fece *an Zofimo Papa in condannare
a; Cele (Ho bel Titolo di lanCltitoenle col feto conci-
« molti anni dopo il nafdmento della mede-
«ma erefia ; onde in tal gnift 6>‘ f«>«> ""‘“‘i f “ C°" •* ‘“r'
Bina ere a , o- . qitattra Sonetti del Petrarca , i quali io
MrSa*dite che fonate» . 5» qualunque luogo fi ritrovaflero, fimlU
:: ‘tf "feto innati , e nU gu|n.llf4l« «irte , .Ho» «orl-
iate e materialmente pallate per le mani dtì preti deno di lan Zofimo .
Così lintendeano i noftri maggiori . ai qual. In tal guife ,« ftn» tante
« >ì belle dialettiche , In oggi fcappate (bora ad ammaefttare gl i£o-
rami , fra i quali entrano ancora i rommi l ontefici i, ciufcivl di fchiac-
«lare i velctmfi componimami . e 1 libri perverfi, 1 quali ancora da per
.èfteffi, a cagione della materia, che trattano, benché non folfero
nominatameme carelli negl’ Indici , portano fece .1 divieto , e la con-
danna . à|ii di quello, forfè alquanto impor-
A1™n" . ^ cetumente poco neceffario difeorfo , 1 Padri , deputati
2? Conato di Trento per Sfarne de’ libri rei , o fofpett. , ftcondo .1
Decréto, efprcfio in principio della Sefflone xv.ll. de Canon, mi
Kit’,; avendo finamente compito il lavoro dcUnooo Mue do.
promulgarli dopo’ altri .‘gii promulgati dal fommo 1 ontefice Paolo IV.
il «afinffero al fuccellorl di lui Pio IV. per la pubblicar, one, col fe-
guentc .itolo fetta in R«..a nell’ annoi»?, dbve ‘
F.btl , che cominciano dalla lettera L , v. fu pollo quello , nel qui e
fi trovano 1 ricantati Sonati del Petrarca inficine con altre cofe della
ine de li ina ria qualità .
Index aufhrum & librorum , 1ȓ ab Officio fan/U Romana V un, virfali,
Intuizioni, c averi ab omnibu, V fin gali , in umverfa Cbr, frana repu*
tifa mandarne , Jub tenfuri, entra legentc, vcl lenente, faro, prob^
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Italiana
507
I
\
bitet 11 t Bulla , UlU eft in Corna Domini , expteft , &fut alili pa- £ ' 1 —
ni), in decreto ejufdem [acri Ojficii coment il . Ol 1 L10T. Cl.V.
Index venundatur a pud Antonium Bladum Carne tale m impreforem de
mandalo [pedali [acri Ojficii ,
Roma anno Domini ijfj). menfeffanmarìi in 4 0
Quello Indite , che nel medefimo anno fi vide rifiampito in Novara , non
Ai però , come ho accennato , nè il primo , ni l’unico a promulgai fi ,
ma beni) il quinto. Le Accademie della Sorbona e di J cranio con le
loro cenfure Cattoliche nc aveano promulgati degli aliti j e un fuo
Ipccialmcote la Sede Apofiolica , il quale fu Aaiupato in Venezia ncglt
anni If4*. affa, e un altro pure , divulgato in Firenze, in Milano, e in
Venezia prclTo il Giolito nel 1554. in ottavo . Or tutti quelli Indici fono
rammemorati dallo «faccialo e infame apofiata I eretto nelle fue difpe-
rate annotazioni contro al nollro Indice del Concilio di’T renio , facen-
do egli empio ufo di quelli lì ricantati Sonetti ( i quali diciamo di nuo-
vo , che fon quattro , e non tre foli ) e valendoli ancora particolarmente
del verfo , gii detto di fopra . Quivi il Vergerlo , con poco onore al
certo di chi ora prezzando ogni avvifo , gli lòfliene e ri (lampa , fi
diede per aurore del libro , da lui prima fparfo per l’Italia , il quale
col titolo gli enunciato di Alcuni luoghi importanti , trovali condan-
nato in quello medefimo Indice , che poi , per la nuova «nelle dell' em-
pie zizanie fopravvenute , effondo fiato acctcfciuto da Siilo V. fu dì
nuovo promulgato da Clemente Vili, con accompagnamento di tre let.
tere pontificie o bolle in principio , con prefazione, regole , ifiruzione , e
effervatione , cofe , riconofeiure generalmente per fantilfiuie c utiliflì-
me a tutti i dominj e principati Cattolici . Fuora nel frontifpizio vi è
poi quello titolo : Index lihrorum prohibitorum cum regnili confeBit per
Potrei a Tridentina S/nodo deleBot , audor itale Pii IV, editai , polita
vero a Xyfio V. auBut , V nunc demum S. D, N. Clementi t Papa Vili .
jnfn rtcognitut V fnMicatur , in fi milione adjeBa de exequenda proli-
hitìonit , Acque finctre emendandi tV imprimendo libro! rottone .
Homo apud Impre forti Camerale t cum privilegio fumati Pontifici i ad bien-
«“"» tfSd. in 40
il Miniano , che in queliti di Ve/co no di Vgento inficine con tanti altri
Vefcovi della Criftianici perfonal mence intervenne al Concilio di Tren-
to, donde nel ij<j. dedicò i\V Accademia laria di Como il fuo libro
dell' Arte poetica, Rampato nel feguente anno io Venezia dal Valva fori,
cita indue luoghi i qÙuattro [e non /re] Sonetti del Petrarca , in M- '7*-
amendue qualificandogli per vietati ; e il buon Prelato per mettere io *“* L1i.IV.pej.4j1.
qualche modo a coperto la riputazione del Petrarca , uomo per altro
cattolico. Prete e Canouico, ma non fante, oc puro da quei difetti,! quali
fi vuole ora per forza,ehe egli da Memo, t da Pafquino, e non certo da
"" Bernardo , trovate da riprender negli altri , allegria il fondamento
della loro proibizione , che in fufianza viene ad etere quello lUfio del
Batuz io , e anche del Cardinal di Ferrino, il qual prefe quei Sonetti all’
iwroflb: e il fondamento fi è quefio,pereèè procedtano da [degno. Di più
d ,covo Mù**™ aggiunge , avere la Santità del Signor noftro Papa
Paolo IV. ragionevolmente volulp , che dal Canzoniere fi tolgano quei
ey# attico Sonetti i onde io molti efemplari delle vecchie edizioni io-
S • 1 a no
P trtonlont fog.itp.
idi* H Colon. IhSbo
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Biiliot. Cl.V.
Sealigcrons pag, 30J.
AnutUrùul 0] Te-
trarrà fAj.30l.371.
Cenfdcraeione far.
*74- **4-
Bottiglie fog, i»I*
Cnfi. ptg. 174.
Tir» 1 .Sonetti XCII.
* Croi. tdteioHe del
trucioli . r altrove
r CI», ovvero
cr. > ctji.
Battaglie pag. 8c.3.
Ragionivi. p«j. 37.
Opime tilt. Coho,
arto! >617. fa. TU.
f"'à- 5S7-
508 Della Eloquenza
no t Talmente «tappati , e cadati : c Giufeppe Scoli poro , che dentro e
fuora , nel cuore , nella lingua, e nelle corte , e ftmpre di cuore , e dod-
dovero , come il Vtrgerio , e VOchint [ e qui non patio a calo ] fu ne-
mico e defettore della Fede cattolica , medefima mente il confeflà .
L’ApoRolico 1 gran zelo di Paolo IV. per eftirpaie i libri > nella reli-
gione e nel coflume pernicioG a noi Cattolici , e a tutu la Ctiftiana te*
pubblica! li ravvila da quanto altrove accenno!!! dai Cementar) eh
Afcaetio Centorio , e dalle due Vitej latina e volgare , di quel Pontefice,
fetitte da Antonio Caracciolo , 11 perchè nel Petrarca del Caflelvetro ,
Rampato in Bafilea nel i$8i. ancorché per altro lia pieno d’erelie , non
li trovano i quattro Sonetti , quantunque gii incaricati nella edizione
Aldina dell' anno 1714. da lui feguiu nella fua di Bafilea . Quindi è ,
che a dai ptima di Alejfandro Tafini , il quale dichiarò di travalicargli
ancor egli , come fcandalofi e proibiti , il dotto e onorato gentilnotuo
Padovano , Marco Mantova Benavidet , gli avea pure travalicali nelle
fuc note al Petrarca , Rampate in ÌPadova da Lorent-o Paf quali , o Pas-
quale nel 1 j <S<S. in quarto . Il Mutuo fra unte perfone ignoranti può
eflère ancor egli fentito . Egli, che fu difenfot della Tede Cattolica an-
che nelle Battaglie letterarie , e di lingua Italiana , dice di non (opere ,
fe altro luogo fin più dannabile di quello , che viene ad cflèr nel quarto
di quelli Sonetti , dove il Petrarca a Roma , cioè alla Cbiefa Romana ,
dà il nome dà
Scuola d'errori , e tempio dì ere fio
X limile egli dichiara dell' altra palio , che c nel primo de* quattro So-
netti-proibiti , dove la Cbiefa Romana vien detta , madre d’errori . Al
T afoni bafiò dire, noncWerfi fatta gran perdila nella por fio , perchè /of-
fe flato proibito- queflo Sonetto -, ma ciò non badò al Mutuo , trovandovi
agli di più' grandijp me errore , per eficre evtdtntifflma erefta l'aver tale
opinione di quella Cbiefa , che è La maeftra della verità . Protetta di non
difettdere ì vite.] , fe ve ne fono , e di non negare , che non ve ne fieno , E
poi conclnde : e dove non ne fono 7 Ma io difendo la dottrina . Coti il
Mutio da par Tuo la difcorre in poche parole . Ne c da dire , che egli
parli in tal guifa per malignità,pcrchè in ciò fi conforma ad altri grand'
uomini , tutti degnilfimi : e per altro al Petrarca egli dà il fuo , chia-
mandolo uno dei tre principali fcriuori , che abbiamo , Dopo il Mnzio
Niccoli Villani volendo favellar dolcemente , fi contentò di mettere
quelli Sonetti ( e fu gnn favore ) nel numero delle Satire, cioè Pafqni-
1 iole , delle quali in fùRaoza niun uomo degno vuole apertamente far-
fétie autore , nè lodatore , per non concorrere all' infàmia di chi dopo
forre, fe n'è forfè CiiAianamente pentito, mafEmamente poi nel vederle
Jrofctitte da chi h> l'autotità di profcriverle . Il Cardinal Bellarmino
dito di confutate i libri pclliferi, che andavano ufeendo a danneggiare
la noRra Fede , ciò ficee in particolare di uno in volgare fenza nome ,
con la falla dau di Monaco, c col titolo ingannevole m Avvifo piacevole
alla beila Italia , me fio Cuora da Francefco Petrolio Signor di Metterà,
Calvinifta Parigino , e noto al fuo tempo nelle contrade luliane , il
quale Rolumente petfuafo di autenticare le lue erefic , fece ufo , anzi
. . abufo, come il Vergerlo, di quefii Sonetti del Petrarca , e di altre fintili
ribalderie del Boccaccio, e di boote. la tale occafione il degniamo Car-
o dì-
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Italiana
J09
dittale fcrive, che tan Pio V. volle , che quelli Sonetti li «(Tallero dalle
oltre opere del Petrarca : e coli parimente quitto gloriole» e vigilan-
ti (lìmo Pontefice effettuò da lè Afflo nel Decamtrone del Beccacelo per
la correzione , che poi fc ne fece , richiedagli per fontina grazia da Co-
fimo l. Granduca di Tefcana , per quanto lì vede tuttavia nell’ origina-
le • Il venerabile e gran Cardinal Bellarmino , che non pare da dllprez-
zarfi , come ignorante , e ingannato dal volgo , favellando di quei So-
netti , foggiunge , che , fi Petrarcba fufpicari fotuijfet , futuro t fuìffe
alienando beminet [ limili al Vergerio ] qui ejut verfibut óbuterenlur ad
Fìdem catbolicam labefadandam , atque ad eoi confirmandet errore 1 ,
quei ipfe feto federe execrabalur , fine dulie manibut ipfe fuU illot in
ignem conjecijfct , fe pure , come dicemmo , realmente nel fece, di ciò
pentito , e però falvato , ut ex ejut pcenitentia confido -
Bifogna finalmente confiderare , che tre di quefti Sonetti , dopo nfeiti dal-
le tenebre , nelle quali meritavano di ttarfempre, fecero limatami-
Iireflione ai Cattolici , che alcuni pretto Giovanni di Noflradama , per
evarne, o fminuirne lo fcandalo, li ttudiarono di dar loro altro fenfo ,
come fe fodero feriti! contra la madre dì Marce Brnfco » o Marcabru-
no , Poeta Provenzale , chiamata Rema , e da lui caricata di quei titoli
obbrobrio!! • Quella è la pura iftoria de' quattro Sentiti del Petrarca ,
oggi dopo unti anni con bel vifo rimetti in campo a fuo difpctto , e con
fuo graviflimo oltraggio , e di tanti altri , che ho nominati , fra i quali
entrano fammi Pontefici , anche Santi , e Cardinali , e Prelati , e valen-
tuomini di varie forti , tutti favoriti ad un modo . Io conofco un. ga-
lantuomo , da cflèr pollo ancor egli tra gli ignoranti » il quale , benihc
ttudiofo del Petrarca , ebbe fempre in tanto onore quei Sonetti , che
non gli volle mai leggere •
Se poi l’altrui buona coutenza con dialttrìc», in tutto Umile a quella' di
Pietro /t ballar do , rapprefèntata da un Bernardo nella lettera ex. e poi
da Gabriello Naudeo, non è sì delicata di fentire in ul guifa , non fi cre-
de per quetto , che li debba dar leggi, oppottc alle gii ricevute dagli al-
ti! , i quali li fpeca , che ne giudicheranno molto diverfanxnte , fapen-
do , che la Cbtefa , e principalmente il luo Capo vifibile , al quale in
pecioni di san Pietro , dovunque G ritrovale , fu detto da Crifto Signor
noftro , pape e ovet meat, ha il fupremo privilegio d’infegnare alla greg-
gia quali fieno i buoni e i ficuri pafcoli , e di allontanarla dai cattivi
con vietar la lettura di certi libri o nuovi , o vecchi , che fieno , e fcap-
pati fuora prima > o dopo l'anno 15 1 J. che è l'epoca dell’ ctelìa di Lu-
tero ; io virtù del qual fupremo privilegio lì vietarono o in tutta , o in
parte oltre ai quattro Sonetti del Petrarca, la Monarchia di Dante, certi
ferini di Guglielmo Occamo , di Marfilio da Padova , dei Boccaccio , di
Pier dalle Vigne , del Poggio , del Pantano , di Lorentco Valla » di Luigi
Pulci , del Savonarola , di Arnaldo da Villanutoa , di Niccoli Cieman-
eio , di Teoderigo di Niem , di Pietro Pomponaràe , e di aliti non pochi,
benché tutti antecedenti all’ anno ifif- che ora in pubbliche (lampe ci
vien rinfacciato con altura , ma poco a propofito ■ La cagione di quetto
può anribuirfi non tanto ad orgoglio, pieno d'irriverenza, quanto a fu-
-plni ignoranza di quello,che (1 dovrebbe fapere; e al non eflertt letto il
Teolimo , Dialogo de toUendii VT erpungendit malli libriti, compottfcr da
Gabrielle Puterbeo , dottore della Sotbona , da lui dedicato a Pietro Re-
Bi oziar. Ci. V.
l'ite ie" Tolti Pre-
miteli cape Lxii-
Sjntarma degnilo
liberati fa*. 43.
Ji. XTI.17-
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Bl BLIOT. Ct. V.
BUA t» éliixtnu
fj/u,
CW/7. r*. nn. ftif*
5*5* E* edit.ulét’
4m*t •
5io Della Eloquenza
mania , primo PreGdente del Parlamento di Roano , e (lampare in
Parigi da Giovanni Rtigni nel 1(49- in ottavo . £ forfè ancora ciò viene
daU'cB'crfi ignoralo, o (preirato quanto il Padre Jacopo Gruferò fetide
contri Frante fet Giunto , e Giovanni Pappo , l'un C alvinifta , c l'altro
Luterano , nella grave e importante materia do jttre & modo prohibendi ,
expurgandi V abolendi libro » hareticoi , CT Marre/ , fcrirtura ufeita dal-
la famperìa Ederiana d’ In golfi at nel itfoj. in guano, col Supplimmo,
aggiuntovi dopo , e anneflo alle Tue EfercieazJtni teologiche . A quelli
libri dee foggiungerfi il tomo I. dell' Indice del Padre Gio. Maria da
Brifigbolla , maelìro del [acro Palano* , e poi Pefcovo di Polignano ,
promulgato in Roma dalla ftampcria Camerale nel itfor- in ottavo , do-
ve s’infegna , fc «erti libri , non meritevoli In ratto di proibizione , li
debbano emendare , o, come dicono , ca/hare , ellendo meritevoli di
quello gallilo > c non ballando il rimedio di nn caule lego , Polito porli
ne* libri di Scrittori eccleliaftici,ove lì urti In qualche pad'o duro, e pe-
ticolofo . Ridettali tonalmente, che le irriverenti e falle ragioni contra-
tte, fono direttamente ofienlìve ancora delle fupreme Podeftd focolari, le
quali talvolta per convenienze de' loro Stati vietando certe (lampe , o
iidampe Intere di libri , tali quali furono feritti , o altre volte dam-
nati , non G arriva a comprendere , come , e perchè non podi ciò fare
la Cbiefa Romana per bocca del fonino Pontefice in tutta l’edenlione
del Cattolichifmo , quando fan Leon Magno fende al Vefcovi Africani ,
come in cofa chiarìlbma , di aver egli lacura cnivers® eccle/ìa , e
di averla «divina nifi inaiano : la qual Chiefa perciò è Stato fpirU
tmale del vero e fommo Picario di Grifo , fucccffor di *an Pietro, Padre,
Dottore , e capo fupremo e vi f bile di tutti i Crmiani , come fu definito
nel Concilio Fiorentino • Il perche noi , che vogliamo profetare il do-
vuto rifpetto a decreti cori venerabili e (ènti , fermamente fperiamo , e
crediamo , che , non odami le dolofc (lampe e riftampc , che delle già
deteftate impietri , e difone/U , da qualche tempo 1 novelli interpreti
delle leggi CriGiane vanno arditamente facendo, la divina Prowidoura
Gì per alGGere alle fupreme Podeflà noltrc , per non lafciar con fanello
danno de’ loro Stati , contaminare la Tanta Religione e il buon co fumé
ctidiano in tanta inondazione di pravi fornimenti , e di pedimi libri ,
liccome altre volte viGbilmente affiflettc in tempo, che per gran dilgra-
zia dell' Italia , ci G vivea , fecondo r opinion Luterana , come ebbe a
fcrivere con molto fenfo e dolore il ramo , e sì degnamente celebrato
gran Vecchio , Luigi Cornare , nel bel principio del fuo famofo Trat-
tato della Pila fobria , che la prima volta G vide (lampare in Padova da
Graniofo Percacino nel if f 8. in quarto . Quello, che fi è detto dei
quattro Sonetti , dee Gmilmcnte applicarli alle dpi del Rucellai, Rampa-
te da' Giunti in Ftrenrce nel ifjp. in ottavo-, ma non invano feoza
cfprcflìone di luogo e di (lampatore , e giuftamente corrette nella edi-
zione dal T iti , alla quale non 6 può concradire fenzi favorire l’impic-
tì con nuovi fcaudaloG fofifmi ,
- — Le Rime del Petrarca. In Firenze per Filippo di
Giunta xyio. ifif. i jai. in 8°
, !..
Il
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Di.liot. Cl. V.
Italiana 51 i
— — Il Petrarca . la Viucgia utile cofe d'Aldo Romano
*114. in 8°
Qi^efta edizione , e l'alita Umilmente A' Aid» del ijei. (ì ferbano nella
Biblioteca Vaticana con molte note MSS. di Giuli* CammìUo .
*
— E ivi velie caf* d'Aldo Romano , e di Andrea [ 7*or-
rigtano ] A filano [ da Afola ~\juo fuocero ìjn./w 8°
Anitea . La cofa è chiarì (lima , perche Federi go T erri gì ano nella Dre-
fazione al grande Etimologico (jreco, da lui Campato in FenexJa alTinfc-
gna d'Aldo nei 154 p. Iu lòglio > feri ve cosi : pater meni Andreas TUfri-
Janus , ejujque gener Alaus . £flb Federigo ebbe in moglie una forelia
4* Aldo’, onde furono cognati doppj, jororii. Quindi appiè della edizione
Greca delle opere d’ Ariftotele dtl j 551. in tomi vi. in oliavo , fi legge :
Veneùìs apud Aldi film yeep enfi / nobili / viri FritUrici deìTurri/anu , eo-
rum avuncuti . Il mede fiuto Federigo dedicando nel 157 j. il Cardinale
Ridolfo Pio da Carpi redizione Greca in ottavo delle orazioni di Dion
Grifo Uomo, gli ricorda il zio Alberto , gii proiettore di Andrea fvo
padre > c di Aldo fuo cognato . 11 luddetto Andrea prima di afiòciariì
ad ildo > Rampava da se » chiamandofi Andrea Torrigìano : e con tal
nome Rampò in Penex.ia nel 1487. in foglio Tlftoria PenexJana del Sa-
belino* apud Andream de Terrejanis • Un Breviario de* Carmelitani fu
da lui Rampato in Fene^ia nel J4Pf. apud indream de Torrejanis de
Ajuta in ottavo» Il fiutile diciamo dal noftro d’ Aquile ja , ivi pure fiam-
pato nei 14^6* in ottavo • Franccfco T artigiano fu fratello di Federigo •
— E [ con annotazioni , già promefle da Aldo, padre
di Paolo , il qual dedica il libro a Giovanni Bonilacio
Marcitele d’ Oria J Ih Vinegìa nelle cafc degli eredi
d'Aldo Romano , e di Andrea A f alano [di lui fuocero]
iS33.io 8°
Qucfla famigli» de' Boni/ac j , Marche G della cittì, volgarmente chia-
mata CJi’r*. in latino Cria , Principi di Francavilla , e di Cafal nuovo io
Puglia j (ventu rara mente G fpenfe in Gì* vanni Bernardin o, ancot lui de-
ferto! della Fede cattolica (trantfuga ) e Luterano, folto il qual no-
me partivano allora tutti gl! eretici, come poi fotto quello di Prete- Memoria ijbrict di
Pianti . Perciò egli, lunge da’ fuoi Stati volontariamente ramingo, G Briaiìfi hi. v. pag.
rifuggì ne’ foliti aGii di Rafie a e di Lione • Andrea della Monaca vi ag- 648.
giunge anco Ginevra . Indi partito in Londra, e di qui in Tranfiloania , Famiglie Napclennt
e in Collant inopoli , Analmente G fermò in Lituania predo Piina, dove, tomo 1. pag. 78.
abbandonato dalla divina graaia , fe ne vivea nel ly 8 6. con quelle fchi- fae.ioy.
fofe ed epicuree laidezze , che racconta Scipiont Ammirato . Per que- r ..
da aportafia i fuoi Stati , ricaduti al Flfeo , partirono in Signoria dalla c,|r,0 ”°j_ f'f
cafa Borromea da Milano : • tati Cario per diftribuituc il prezzo in limo- xxvni. " ‘ "
. (ine.
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5i2 * Della' Eloqjje hza.
hiiLioT Cl V » f* ne Sfogliò adatto ; Onde poi nell’ inno tf7f . il Cattolico Re
* ’ * Filippo II. per mino del Carenai di Granvela Antoni» Perenti» , (ilo
Vieste in Napoli > ne inveiti con atte le prerogative David Imperiali ,
Gentiluomo principile della cittì e Repubblica di Genova, i cui po-
lle ti attualmente gli pofleggono .
— Con la fpofizione di AleflTandro Vellutello. In
Vinegia per Bernardino Vitali rya8. in 40
E ivi per Bartolomeo Zannetti a ijlanza del Vellu-
tello , e di Giovanni Giolito iyj8. in 40
— E ivi per Gio. Antonio Nìccolini da Sabio 1 j41.1V; 8°
— — E ivi preffo il Giolito 1 J44. 1 J4 j. in 40
——11 Petrarca coli l’efpofizione del Vellutello [e con
prefazione di Lodovico Domenichi] In Vinegia prejfo
il Giolito 1 J47 . in 40
Qui li ebbe ('avvertenza di fare II tallo del Petrarca In corfivo , e il co-
mento di tondo •
E col medefimo Vellutello . In Venezia per Gio,
Grifio i JJ4. in 40
E in Vinegia prejfo il Giolito 1 ytfo. in 40
— E in Venezia per Niccolò Bevilacqua 1 jdj. ij58.
in 40
JaK.tjiie paj. jjj j. Quella edizione del Bevilacqua è lodata dal Munì» .
— E col Coraento di Baciano Fanfto da Longiano .
In Venezia per Francefco Bindoni e Maffeo Fafini I J33.
in 8°
lettori tir Antimi Del Fateli» , éi, e fu da Lengìaao, ca Hello fra Cefetta e Rimiti!, donde egli
tomo 1. p»r. aoj. nel If J4> lèrivendo oli’ Aretine dice , che quella cittì c prejf» al fuo di-
Littore del Miei» lettofo paefe , il Mando in una lettera al Duca oli Savoja parlandone
litro iv. p»g. ,07. male , fcrive , che zoppicava nella Fede . E veramente certo fuo libro
Ultori» tL teu <»• £0* t',0^° Tempio di veritd , ricordato in qucHa fui lettera all'^rrti-
n» , e ancora dal Doni , non fa peufar bene di Ini .
— Con la fpofizione di Giovanni Andrea Gefualdo.
In Vinegia per Giovanni Antonio Ni c col ini da Sabio
JJJJ. iJ4». in 40
■ E ivi preffo il Giolito 1 jf 3. in 40
— ■ - E ivi per Domenico Giglio 1 j J3. in 4*
■ 1 E ivi per Aleffandro Grifio 1 y 8 1 . in 40
lettore IH. vili. Il Miniamo f«tl vendo alla Marchefana della Padula , alla quale il GefuaU
t»t- ><1. a. do dedica illibto,moltra,ehcil FauJIo , t Silvani da Penafr* furono
t**-
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Italiana j ij
plagiari del Gefualdo , benché ftampaflero i loro Coment! prima di luì ;
talché quella buona razza in ogni tempo c fiorita , in ciò differente da-
gli altri ladri , che a quelli piace 1'alttui, e il loro piace agli altri , come
Putito Siro ebbe a dire in peri ona loro :
Alienum notti , noflrum fluì alili placet ;
ladove quello de’ plagiar) venendo o (fervalo dappre(fb,non piace ugual-
mente^ ciò per lo gran divario, che patta tra il rubato, e il lor proprio.
— Il Petrarca con le Oflervazioni di M. Francefco
Alunno . In Venezia per Francefco Marcolini da Forlì
if3p. in 8°
■ lì . In Vinegia per Paolo Gherardo [ e in fine per
Corniti da Trino ] ijyo. tomi il. in 8° edizione il.
Z.C O/fervationi dell Alunno in quella edizione il. di carte jty. vengono
a fare altrettante pagine in un tomo grotto a parte , e fono ampliate , e
diverfe da quelle dell’ edizione i. che vanno appiè del tetto , c fon»
amenduc per ordine di alfabeto .
U Petrarca./» V cinzia per Vincenzio Valgrift i ?4o.
in 8°
■ Sonetti , Canzoni , e Trionfi con l’efpofizione di
Bernardino Daniello da Lucca. In Vinegia per Gio.
sintonia de' Miccolini da Sabio ip4i. 1 545. in 40
Il Daniello , che dedica il libro al Veieovo di Brcfcia Andrea Cornaro ,
non da ingrato plagiario c maliziofo copifta , ma da fcrittore onorato,
dichiara , che la prefente opera in gran parte è di Tri fon Gabriello ,
•tenuto pel Socrate de’ Tuoi tempi , c che anzi piuitofìo è di Trifone , ibe
/uà , fìccome altra volta ott'ervammo , e ora qui fi ridice per avviar-
ne i plagiar j , affinchè tornino e corrano pretto a farfene etti i belli , e
1 primi autori anche di quella piccola oflérvazione , fenza mai dire
donde l'hao prefa , e con efprcttioni di tal quattri , che ci riducano a
•niente quanto ha fcritto Guglielmo Saldcno de Tbrafonifmo erudito-
morbo epidemico • Il Daniello mori In Padova , onorato cou
epitano .
■ Il Petrarca . In V etuzia nelle cafe de' figliuoli d’sil-
do 1 y+tf. in 8®
E con dichiarazioni di Francefco Sanfovino . In
V enezia prejfo Pietro Radano 1 545. in 8°
Ometto /Lavano,’*, latino Rabanuj.ehe fu flampatore accurato^ nel if4f.
,a. ."“?va c bcl,a edmoue accrefciuta della Cromatica Greca ,
ridotta in libri I x. in quarto da Urbano BoUanio Bdlunefe , Frate Mt-
nore conventuale^acflro-di Leon X. e zio di Giovanni Pietro BoUanio,
-a cui dal babeUico , fuo macftro, fu pollo il nome di Pàtrio t'alenano .
Jtt II
Diuiot. Cz. V,
De libri/ f vsrìoqwt
enntm ufm & .U.nfm
lib. il. CApa Ili.
Totnajini Jnftriptie «
net Parar>i r* /«ir*
1 «4.
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Si (HOT. Ci.V.
514 Delia Eloquenza
— — Il Petrarca corretto da Lodovico Dolce . In Vi-
negia prejfo il Giolito 1551. in n°
• E corretto dal Dolce con avvertimenti di Giulio
Camillo. In Vinegia prejfo il Giolito 1554.1557. in 120
VEfpoJizione del Cammillo (opra i due primi Sonetti del Petrarca fi legge
a parte nel tomo il. delle fuc opere volgaci , compilato e diretto da
Francefco Patri zj al Conte Sertorio di Collatlo nella edizione fattane dal
Porca. chi , e da lui dedicata ad Erafmo dì Pale-afone in Pinegia prejfo
il Giolito t t<Sj. in duodecimo , mancando quello tomo il. nell’altra edi-
zione , fatta prima dal Dolce , e da lui dedicata a Jacopo Palvafone ,
pur Gentiluomo , e ancora Iftorico del Frinii , in Pinegia prejfo U Gio-
lito 1551. in duodecimo . Ci fono però altre cofe volgari , e latine del
Cammillo , non comprefe in quelle, nè in altre edizioni delle file opere
minori . Vengono efiremamente decantati gli fiudj , fatti fopra l'arte
dell’ Eloquenza da Giulio Cammillo , uomo dato alle feienze occulte >
come il Patrie.) , e verfato ancora nelle lingue orientali ■
* Il Petrarca, corretto da Girolamo Rufcelli , con
annotazioni, e un vocabolario, e col Rimario di
Lanfranco Parmigiano . In V etiezia per Plinio Pietra-
fan la 1554. in 8°
— — Il Petrarca con dichiarazioni, e annotazioni, trat-
te dalle Profc del Bembo - In Lione prejfo il Rovillio
1558.»» 160
» E in Venezia per Afte colò Bevilacqua 1558. 1562.
1564. 1568. tornili, voi. i. in 120
— — E ricorretto dal Dolce . In Vinegia prejfo il Gio-
lito 1559. 1560. in 8°
> - Il Petrarca con note del Bembo . In Vinegia pel
Nkcolini 157 3. in 12°
— — - E con nuove fpolizioni [ del Bembo fin Lione pel
Rovillio 1574 _/« 1 6°
L’Accademia della Crufca. nelle citazioni del fuo Pocalolario fi vale di
quella fola impreliione , attribuita ad Alfonfo Cambi Importuni , la qua-
le nel vcrofi può dir molto bella con pace di altre fitnili , che vi pof-
fano eficre , non confufc , nè alterate nell’ordine, e nella ricevuta nu-
merazione de* componimenti ..
— ■ Le Rime del Petrarca , brevemente fpofte per
Lodovico Callelvetro. In Bajìlea adiflanza di Pietro
de Sedabouit [ con la folita infegna del Gufo in princi-
pio 1 1582. in 4q
/ /
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Italia n a 5 if
Il btlon Jacopo , figliuolo di Giammaria Cafielvetro , cLe fu, come fi dilTe, g, 8LIOT.
fratello di Lodovico , altrove già rammemorati , dopo la morte del />4-
dre c del zio , feguita in pacìe e comunione di eretici , divulgò quello
f roflo libro , eflcndofi prefo l’ardire di dedicarlo ad Alfonfa II. Lften-
e , Principe Cattolico , fuo Signor naturale , c Duca di Ferrara , con
lettera ( le non mente ) fcritta da Modana il di i. di Febbrajo if 81.
Quello Jacopo fu intimo confidente di Francefco Beni , defertor della
Tede, il quale rifuggitoli in Augufta , e apprefl'o In Zurigo , c dato
fuora il manifcllo della fua apoltalia , che il Mux.io chiama , disfida ai
Cattolici , follemente diretto in illampa al prode c cattolico Marcbefe
del Za/lo , da elio Muzio , flagello e terrore de* clandcllini c pubblici
Apofiati , dopo la promulgazione delle Zergeriane , e delle Mentite
Ochiniane in difefa della Fede , ricevette ancor egli bcntollo la fila
pronta . e dovuta Rifpofla , che fu flampata in Pejaro dal Cefano nel
if y 8. in ottavo , con approvazione del Vefcovo Coflacciaro , e del Pa-
dre Agapito Fino , Inquifitorc nello Stato di Urbino . Indi il Muzio
fetide contro di lui le Malizie Bettine , che vanno aggiunte alle Tue
Lettere Cattoliche . Qui mi, occorre di nominare il libro indegno dell*
altro Apollata Mattia Francoviz , Scbìavone da Alborta, che volle chia-
marli Flacio Illirico , perfona diverfa dall’altro Mattia Illirico , di co-
gnome Garbizio , lordo pure della medefima pece , il qual libro, falfa-
mcnte intitolato Catalogus teftium veri/atis , cnc dovea dirli mendacio -
rum , fu imprelfo in Argentina da Paolo Macheropeo a fpefe di Giovanni
Oporino da Bafilea nel i ytfz. in foglio con una Appendice , {lampara in
Bafilea dall’ Oporino nel medefimo anno . A quello fraudolento Cata-
logo di menzogne, proprie deU’ Illirico , lì oppolc Guglielmo Einfegrein
da Spira, impugnatore eziandio delle Centurie , compilate principal-
mente dal medefimo Illirico , c fcrlflc un altro Catalogo , giuflamente
intitolandolo nel modo Aedo , che fu (lampato in Dilinga da Sebaldo
Mejer nel ittfy* in quarto - Quello fecondo Catalogo è una catena di
nollri Dottori cartolici , principiando da CriAo , -contrari alle menzo-
gne , c impiota dell’ Illtrico , abbominato dagli flclfi Luterani di Zit-
temberga , fin come ladro. ancora , e fallarlo di codici .antichi : e fc il
fuo Catalogo non folle abbafianza difereditato , fi potrebbe anche mag-
giormente difcreditarlo Ora Jacopo Caflelvetro , per cagion del quale
io fon venuto in qucAo difeorfo , mentre fe ne flava all’ aura Joave
dell’ alilo di Lione , prima di palì’arfcne in Londra nel bel tempo di Eli-
sabetta , occupatricc di quel reame , eflendo flato favorito dal lùo fido
Acate Francefco Betti del regalo di un efcmplarc di quel Catalogo dell*
Illirico , volle nella fine di elio farne degna memoria di fua mano pro-
pria in bel carattere con quelle parole : di Giacopo Cafielvetri Modonefe
è il prefente libro , il quale gli fu mandato di Bafilea a Lione dal Signor
Francefco Betti Panno 1^67- In Lione appunto fotto la direzione del
Predicante Pietro Zireto , allievo di Calvino e compagno del Beza , ' f}lo, Din'gii) Vita
impugnato a parte dal Muzio , c repreflo in Lione dalla viva voce del dd Pvff'vino lìb, il.
Padre Antonio Poffevino , fi vivea quella buena gente , per confcflìone Pa£’ 99»
di Lodovico ftetTd nella Correzione al Dialogo del Zar chi , meflo fuora l’.ij. j.
nel if 72. in Bafilea da Giammaria fuo fratello,il padre di Jacopo . Che
il beiti in Bafilea li follazzaflc con la lettura, di quello empio Cala -
. logo dell’ Illirico , follecitamcntc da lui fpedito al luo Jacopo Qafielve -
Ttt t lro9
BmtioT. Cl-V.
Dffi fa’. 4\ 430.
Sarai;?. II. XX. Jy.
Biffi fag.iit. 7gg..
Biffi fagli ii~
Ji 6 Delia Eloquenza
tn , Io palcfa il Belli deffo con lode nelle fue rie Difefe , dove lo dice i
{lampara più d'uria volta QUI in Bafilea a comune utilità de ’ Crìfliani ,
elaltando il vivente alloca Teodoro Betta , come capo di Ginevra , lue-
ceduto a Calumo . Dunque per intorniarci del Caflclvetro , bada dire ,
che egli iniii amicitiat con collui , cioè col Belli , cujut opera fuerunt
impii; '/ima , per dirlo con le parole della facra Scrittura . A gloria di
alcune primarie famiglie Italiane e Romane , per confeflìone del Beni «
dello , pcrver fo e bugiardo foli (la in tutto il rimanente , e qui foto ve-
race , dirò j.come Antonio Doria Marcbefe dì Santo Stefano , del quale
il Belli chiama se dello domeftico di molti anni , e al quale il Aiuti a de-
dicò le fue Egloghe , palla ndo per Argentina , allora frequente ricetto,
e fontina di fchiuma di apodati e Sacramentar) della qualità dell’ Illiri-
co , dell* Ocbino , del Porgerlo , di Pietro Martire Perniilo , di Girola-
mo Ponchi , e del Betti , elio Dotia con molte proferte da par fuo , cioè
degne d} geuerofo Cavalier CtiUiano , cercò di ritrailo dall’ abiflo ,
in cui lì era precipitato. Coir pur fecero Afcanio Cajfarelli , Sicinio
Capizuccbì , Ale/fandro Malici, c Orario Muti , nobilitimi gentiluomini
Romani , e fopra tutti il Cardinal di Carpi Ridolfo Pio , Inquietar fu-
premo , col quale il Belli avea trattati affari , al tuo dire , per como de'
puoi Signori . Tutti quedi , che ho nominati , di configlio di quel gran
Cardinale gli fetiffero a parte , ma invano ; conte allora Umilmente il .
Eracafloro e molti altri invano operarono per levare dall’ unghie di
Calvino il Marcbefe di Pico , per detto di Celio Secondo Curione , che
mife in buon latino la fua pclCnta Vita . 11 Belli poi ripaffato da Argpn-
tina all'altro lieto nido di Bafilea , quivi nella Tua ultima età , la quale,
come egli feri (fo , era nel r 4 3 7 . diede Cuora predo Corrado Paldlgirc
in ottavo il fuo volgarizzamento di Galeno Copta il modo di conojcere e
medicare le proprie pajjioni dell’ animo , ma non già quelle delle fue ini-
quità , c colpe enormi di ribellione a Dio , Signor nodro a legno tale ,
che in un luogo li fa fuperiote all’ Ocbina , e al Porgerlo , impugnati
pure dal Muzio : c il Beni affettò a dar (uora col titolo di Difefe le fue
nuove bedemmie c impodute, infine della vita del Muzio.
Jn queda imprelììone del Petrarca , di cui parliamo , ci fono per lo piò
lunghi argomenti , tutto all’ oppodo di quelle edizioni , dove non fe ne
legge nell'uno, il che mi pare aliai poco , c troppo all’ antica ; ondean-
Aehc qui ci va il nejuid nimit , dovendoli migliorare certe cofe , e non
adottarle nell'adettata fingolaiirà e rozzezza, in cui fi ritrovano- SI
fanno brevi argomenti agli epigrammi di Marziale , e ai componimenti
latini di altri , meno antichi di lui , come di Tito e Pefpaftano Strozzi ,
del Sannazaro , degli Amatici , c di quc‘ tanti, die raccolfc Giano Gru-
ferò ; e non fi avranno da fare al Petrarca t Nelle impredioni delle Ri-
me del [affo , fatte da Aldo , c da altri , fu rimediato a quedo difordi-
ne , mettendovi!! brevi argomenti per entro nell’ Indice delle medefi-
ine . Però in quelle del Lhiabrera fi pofero in poche parole nel1 bel
principio di ciafchedun componimento . Ma non fempre c da tutti il
concepir Cubito in tre parole titoli fomiglianti , i quali fervòno in poco
a dircene il contenuta a un bifogno , fenza obbligo di fiancarci in leg-
ge lo tutto per arrivare a Caperlo . Qimdo Petrarca del Calìelvetro con
tutte le altre fue opere fu condannato con piena giudizia , come vedre-
mo , e pollo fra i libri proibii i da chi avCa la fuprema autorità di po-
ter-
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Ita liana 517
letvelo porre , come l’ebbero 1 rommì Pontefici Siilo V. e Clemen-
te Vili- c l'hanno i lor tuccclìori. Che il libro per le rie note con gran
malizia di motti eretici , cacciativi dentro per t'orza di\ Caflelvetro ,
lo mcritaflc , non ottante la fcandnlofa profopopea del tuo Panegirifìa
in difendete confacela intrepida le cofic dannate di tal natura , c a vitti
di tutta l'Italia infunando alla nottra fama Chicfa Romana , niun veto
Cattolico può dubitarne, ficcotne da alcune (ole di tali note li andrà qui
djmotlrando per avvifarc gl'incauti a guardartene • Gran difgrazia per
retto fi fu, che da onorate famiglie fi vedelfcro ufeire limili moltri ; ma
i dilcendeati non ne ricevono macchia, eflindo quelli all'oppotto, degni
e buoni cattolici , e fotdi e contrari alle infidiofi lufinghc degl’ indegni
loti (ti e perfidi adulatori , i quali fi veggono giungere a tanto , di dare
gli eretici per non eretici ; e i condannati e convinti per non convìnti , nè
ben condannati , ladove tuttavia dalle proprie lor catte , piene d'crctie,
rifulta la giutiizia delle loro condannagioni . Non voglio qui tralafciar
di accennate , come ultimamente il Padre ditate di Morimondo , Procu-
rator generale in Roma dsWordine Cilterciefe, e fratello di Monfignore
Arcìvejcovo di Seni , Prelato sì degno e benemetito della religione cat-
tolica , parlando meco fi cfprcfle candidamente in tali vendimi finti-
nienti fopra Viario Languito , uno de' fuoi antenati , uomo dotto , ma
defertor della Fede c Lurerano , feguace del Melantone , e poi Calvin't-
fla , e che fu l’autore del temolo libro , Stephani Junii Bruti Celta Vin-
dici* centra Tjtrannoi , impretfo in forma ottava finta luogo , anno e
/{amputare ; ma che G crede (lampare la prima volta in Parigi dal Veche-
poco avariti al if 78- fecondo Crittoforo Augutlo Eumanno fopra il
Teatro degli Anonimi di Vincenzo Piaccio . Tommafo Bettolini oflcr-
va , che predo gli antichi non fi usò- mutare i nomi , come a’ dì notti!,
ne’ quali bunc fucum vel timor exprejjit , vel modelìia. Al Languito però
nel fuo libro bunc fucum timor expreffit , non mode/lia certamente . Or
qui firmandoci un poco nelle note del Caflel vetro , ci dà nell' occhio
quello verfo della Canzone x vi. pag. ifj.
E la jìrada del del fi trova aperta j
dove l’acuto Interprete Caflelvetro da fpacciato Luterano fcrive le fo-
glienti parole contea il fenfo cattolico e ottodofl'o del Petrarca nell' ar-
ticolo del merito delle buone opere . Le parole ereticali del Caflelvetro
fon quelle : è pur fermo [ il Petrarca ] in quella opinione , che per
opere meritevoli fi acqui/li il Paradifo . Quello parlare àt\ Caflelvtiro
non c dunque da eretico , ma da cattolico : è pur fermo in quella opi-
nione ? Non opinione , come egli fetive empiamente, ma dogma certo ,
e articolo ((abilito di Vede , fi c quello , in cui era fermo il Petrarca ,
cioè , che l'uomo per la Fede viva fi falvi col merito delle buone opere ,
le quali noi Cattolici tenghiaino per fermo , cfler dono di Dio : e , me-
diante l’adcnfo e la coopcrazione della Fede viva, per IT meliti dì
GcsùCrltlo, edere editto della fua finta grazia , da noi liberamente
ricevuta . In quello articolo di Fede, e non già opinione patticolate, fe-
condo il rio linguaggio del Caflelvetro , fi vede , che il Petrarca da
buon cattolico dava fermo : la qual cofa non piacque al Caflelvetro, oggi
canonizzato per innocente, come perfeguitato da Annibai Caro, e iogiu-
fiamcntc dichiarato eretico , e nominatamente /comunicato .Vecchi con-
ua-
BialioT, Cl.V.
Jlenmanni Schediate
m.i paj. ii$,
Dijfrrt. dt libri 1 It-
gendi I p.tj. jy. edi'f*.
mia •
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ji8 Della Elo qju enza
Eibliot. Ci. V tr*r'* * quello noftro articolo di Fede , ebbe allori gran eorfo , e fu
dominante , come atta a fomentare l’epicurcifmo fcnza bifogno di buo-
- ne opere, di confezioni , di penitente , e di ofl'ervanza di leggi crilliane,
Rifaflé pag. %(• »• parendo bella cofa , come (crilTe il Mudo al Belli , il fentirc , che nel
darli buon tempo Tenta altro fi andafl'e con ogni comodità in Paradi-
fo . In fomma quella ereGa fu novità di Luterò , e perciò molto grata
al Vergerlo , all’ Ocbino , o al Belli , apoflati precursori del Cafielvetro >
tutti bravamente reprclli dal Mudo . Ma non contento il Cufici vetro
d’avere efprcfla quelli Tua ereGa Luterana in un luogo , ha voluto cac-
, ciarla in più altri , Tempre contea il vero fentimcnto cattolico del Pc*
turca pag. ara. 41;. 418. c nella Parte il. pag. jtfi. jdi.
Il Cafielvetro altrove cenfura il Petrarca per aver tenuta co’ buoni Catto-
lici la libertà , e non con Lutero , col Vergerlo , e con l’ Ocbino la fervi-
la dell 'arbitrio pag. Jptì. 597- In fequcla di tali impictà pag. io?, egli
1 fchemifce le [acre peUegrìnadod , in eiò conformandoli pure a Lutero ,
ad Erafmo , al Cafaubono , e a Pietro Molineo, confutati da’ no Uri fcrit-
tori Cattolici , dal Principe e liberto Pio da Carpì nelle rifpoHe ad Eraf-
mo , e ampiamente dall’ invitto P. Gretfero ne’ libri de fieni peregrina-
tionibui . Medefimamentc con Lutero ed Era/»»» egli tiene pag.jif. non
e (Ter lecito ai Crifliani far guerra nc meno ai Turchi e Saracini per
liberar Terra Tanta : coutro alla quale opinione d’eretici fenderò già i
cattolici, e particolarmente il fuddetto Alberto Pio , il Mudo ne’ Tre
teflimonj fedeli, e in altri de’ Tuoi trattati . Più avanti pag. J5f . di
concerto con gli eretici non ammette il Purgatorio , dal Petrarca catto-
licamente ammeflo e creduto : e pag. (9. co’ medcGmi eretici nega il
Primato del Papa, la Tua ifiitudone divina , e la fuccefiione a san Pietro
Apoùolo , e correggendo il Petrarca ove da buon cattolico chiama il
Papa , Vicario di dritto ,' il Lattei vetro con ludibrio mutando frafe, non
■ dice , che Ga tale , ma bensì , che egli fi crede effer Vicario di Crifio :
e cosi pure nella Tua Corredone al Dialogo del Varchi pag-)7. dille, che
il Pontefice Paolo III. voleva effer tenuto fucceffor di tan Pietro ( che
fu Giudeo ) e Vicario di Crifio in terra . Quelle poche , ma primarie e
grolle crede, anche fenza tante altre , dal Cafielvetro a bello (ludio Ge-
minate in quelle Tue rapfodie gramaticali , poflono ballare a informar-
optrt critichi ci della Tua perverfa credenza : e tuttavia . elìdendo l’originale delle
bS- medelimc, Tpartito in private lederli , da lui fatte alla gioventù fiudiofa
fin nel 1547. di qui lì vede , che fin da quel tempo egli avea ripieno il
cuore di tante erede per corromperne la povera gioventù cattolica della
Tua patria, nella purità della Fede : alla qual cofa non ci li può riflettere
fenza orrore . Voglio qui aggiungere , che un mio amico, molto inten-
dente, ed ottimo CriHiano, c Cattolico , entrato nna volta in una libre-
ria per veder qualche cola nel decantato Petrarca del Cattelvetro , e ca-
Tualmcnte abbattutoli in alcuna di quelle erede , ne rimafe talmente
naufeato, e forprefo, che gittatolo via, non volle mai più vederlo: e per
altro egli è pienamente ornato di tal purità di Tentitncnti, in tutto dc[>ni
e cattolici , che Te prima avelie mai potuto immaginare sì ria qualità
nelle note del Cafielvetro finon aviere in verun modo bramato, nè cer-
cato mai divederle. Ma l’ariofo Avvocalo non l'intende così , mentre
parlando di altri libri del Tuo cliente in materia del Pater notter e dell»
lauta Meffa , definitivamente a Ile dice , che il fu» eroe Cafielvetro non
/“ \
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Italiana jip
fu gld quello eretico , eie volle furio credere [ in Roma ] la brigata de'
letterati fuol nvverfarj , e la sentenza, contro lui proferita in contu-
macia dilla Tanta Romana Chicfa j e il TofiRa infaticabile con enorme
calunnia, e al Tuo folito In aria , atttibuifee al Caro , e all' appoggio de’
fuoi protettori TetTcrc fiato il CaPìelvetro condannato , c [comunicato , co-
me dice egli (fedo , a cagione nondimeno della sola contumacia e
come presunto reo delle colpe, a lui appo/le, dicendo con ifeberno , che
eie fu pubblicata la [entrava co' [oliti riti , da efib Avvocato detifi , con-
fcllando, che il f ratello di lui Giammaria, citato ancor egli a Roma f otto
pena di [comunica , non fi [enti voglia di ubbidire . E per quello, al Tuo
dire, nè men egli Tu eretico • Io non ho addio alle mani quei Tanti libri
intorno al Paternostro , e alla Mcffa , editamente Rampaci Tenta alcun
nome ; ma dico , che Tc il Cafielvtlro non fi aflcnnc dallo Tpargete
tante erede ne’ Tuoi libri volgati di coTe meramente graia alienti , e poe-
tiche , molto meno può cflcrfì aitenuto dallo Tpargcrne in quegli altri ,
da lui, Totto la consueta indegna del Gufo , clandeflinamcntc Rampati
prcfl'o il Tuo Gadaldino : e dico ancora , che il Panegiri/ìa continuando
in tal guiTa a levarfi la ma[cbera , c capace a pubblica vifia , c Tenta la
minima fuggezionc , d'imbrattare le carte di qualunque altra più irrive-
rente c indegna eTprcflione per ben Teraiard in quel credito , in cui d
ritrova. Tutti gli Ereliarchi cd eretici furono condannati in contumacia ;
e Te qucRo giova a favorirgli , Lutero , Calvino , il l'ergerio , l’Ocbino
con tanti altri , giuda il linguaggio di quello nuovo teologo e avvocato ,
daranno tutti (alvi , c innocenti . Tale appunto fu Tempre la fotte difefa
e l'ordinaria cantilena di tutti i Tuoi pari, e ancor del l'ergerio, contea il
qual parimente la [entenva fu proferita in contumacia , Udiamo il Mu-
tolo , come ne parla : intendo, che egli fi duole ora [ come appunto P Av-
vocato del Cajlelvetro ] di ejfcre Plato dannato [enea efferfi Jervati i ter-
mini della giuPUrJa , il che , oltracbè io intendo , ejferfalfijjimo , ridon-
do coti , else egli o è eretico , o no . Senen è eretico , non dovea fuggire
agli eretici [ A' Argentina , di Bafilea , di Berna , di Zurigo , di Tubin-
ga , di Stutgardia , di Lipfia e di Prujjia ] ma ricbiamarjene , e ricor-
rere alla Sedia Apofiolica , che , non [olamente , mojlrandofi innocente ,
farebbe fiato ajfohuo -, ma ancora nocente , confeffdndofi , e umili indo fi ,
farebbe nel grateiofiffimo grembo delta Cbiefa fiato ricevuto . Ala egli Ja
bene , come Pia . Ila l'anima avvelenata , e non vuol medicina : e peri
fi è ridotto fra perfine , che hanno bruto del mede fimo veleno . Fin qui il
gran Muttào contro al l'ergerio , e agl! altri condannati , e [comunicati ,
come apoRati dalla Fede , e parimente contra i loro Avvocali . Conte
lolite arti c dgurette di Tpefi'e , anzi di continue bugie e di TodTmi +
armi proprie di dmil gente , li cerca nella l'ita del. Cajlelvetro dal
principio alla dne d'imbiancare l'Etiope , cinicamente calunniando il
Caro , e '1 Cardinal parnrfe , Ai lui Signore „ come intefi a trarre
quel fant’ uomo , io dico il Caflelvetro , al tribunale dell’ Inquifivio ne ;
c poi li confefla , che il proprio di lui fratello Paolo Cajlelvetro fu que-
gli , che nc venne alla denuncia in Roma flelfa . E benché queRo
leguifle col folito giuramento di npn far ciò per pafiìone , o per odio ,
nientedimeno l’Avvocato non ha fcrnpolo di fingere e Tpacciare in aria
gran cofe in diferedito di quello Paolo , perchè diè tutti i Tegni di buon
Cattolico , feuza però, che li picflaiìe ogni Tedi alle [ole Tue denuncic .
u
UlBLIOT. Ct. V.
Opere eritiebt pag.
40. 70.
Vtrgertane par* i64--
Opere e ri ti thè p.'.r.
M- 3»- 33- 31-
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5 20 Della Eloqjie>jz a
Bxb hot. Ci.V.
Sfarmi Parte ||.
P*S- *1.
Opere critiche pag.
3+ 35* 36. 37.
Operi rrìrlrhe paj.
6. q. 30. 41-41- 4ì-
M- 4S-4M7- «*•
*?■ 77-
D'fltrtat. hìflar'tpie
de l'origine de i'im-
frimerle a Parte, P.' r-
tfe ni. riip.il. ]>-.*.
a6o. aiu
Diatriba de P frodo-
eejmii Jo. Colrwi
f>a*. 41. 4 a.
La loquacità , fempre ardita , fi ftende con ragioni, tutte calunniofè , e
oca di frefco inventate c fparfe a tarpa mano in più carte , a dirci , che
il Caflelvetro non credette ben fatto di comparire , citalo ; ma che dopo te-
nutoli occulto , fi prefentò finalmente con falvocondotto , fe fi crede all’
Avvocato ; ed ebbe , come per carcere il convento di tanta Maria ito
Via . Sentite anchequefta : il Caflelvetro fi prefentò con falvocondotto .
Vi G aggiunge poi , che egli ebbe tema del Cardinale Aleffandrino, che
fu Santo , e Papa Pio V. a cui nella Vita di «fio Caflelvctro fidi qualche
lode , però sforzata , come tolto ci fa accorgere il m a , che le fegue
appiedo , il quale fiotto Ipecie di lodare , bialima e diftrugge fiurbelca-
mente ogni lode , in fcquela degli efiempj , recati dal Doni . Per abbre-
viarla , concludcli finalmente , che il buon Cafietveiro , avendo pendala
bene a’ latti iiioi col (catello , fie ne fuggì a gran giornate da Roma , e
qui fi fa ficotta a sì degna coppia con una lunga comitiva di menzogne ,
tutte, conforme a ciò, che poteva afpettarfi , fondate in aria, come dire
full’eflcte fiati procedati due Veficovi di Modana, il Cardinal Giovanni
Mortine , ed Egidio E of carati , per Colpetti di mala credenza ; onde il
Caflelvctro atterrito , cercò di metterli in (alvo in paci? eretici . Qu.cfti
due però non cercarono di Calvari! in paefi eretici , nc fi rifuggirono in
Ginevra , in Lione , o in Chlavenna , come fece il Cafietveiro : e la ra-
gione fi fu, perche erano Cattolici, come per le loro giufiificazioni nc fu-
rono ancora con gloria dichiarati peccali , e ne ragionano le Ifioric ;
ladove del Caflelvctro , per le prove e tefiimonianze delle proprie fut
carte , da tutti gli fcrittoti informati e timorati di Dio , fiempte fie ne
dille, e fie ne dirà tuuo il contrario , cominciando fin da Vincendo Bor-
ghi ni : e l 'Avvocalo fteflò, che chiama rifondere il non tacere, afferma,
che Lodovico inficine col fino frate! Giammaria nel ifSi. fi rifuggì in
Cbiavenna, terra eretica de’ Grigioni oltre al lago di Como, dovc,al!o
fetivere del medefimo Avvocato e panegirica , ne fu gentilmente ac-
colto da Francefco Porto Greco , fuo vecchio amico , e della ria fcuola di
Calvino , la quale egli finalmente fi riduliè ancora ad aprire pubblica-
mente nella reggia ftcfl'a di Ginevra . Si erano nmendue firetti fta loro
adii prima anche in Ferrara al bel tempo della Ducheffa Renata , fida
allieva c difcepola di quell’ erefiarca . Nella Vita del Caflelvetro fi -dice,
che quelli trattando col Porto , il tjuale dovea paflare in Parigi , s' in-
vogliò di paflarfiene ancor egli agli amici Francefi , i quali non Inficia-
vano di [Mediarlo, che pafiaffe in loro contrada , e che gl’ inviarono an-
che danari pel viaggio - Si tacciono però i nomi di sì buoni, c caritativi
amici Francefi , che ebbero sì gran bontà verfo di lui , benché noi lap-
piamo , che uno di quelli fi fu Arrigo Stefano , già pratico dell’ Italia ,
e con Roberto fiso padre, orribilmente trafportato alle bestemmie c all'/n-
pietà più lacrileghe in certi de’ Cuoi ferirci d'inferno , come dice il de-
gniUunu Bibliotecario della Sorbona, Andrea CbeviUier . Sì (atti-viaggi
del Porlo e del Caflelvetro non èrano lenza miticro , il quale però non
-fi vuol dite ■ Ma lo dirò io, ed è , che il Porto anche prima area l’ono-
re di efl’er fido meflàggicro fra Renata e Calvino : la qual fiegreta cor-
rifipoideuza pur dianzi ci c fiata coitcfemcute (coperta dal Segretario
del Duca Federigo II- di Safi'cngota , Sigifmondo Criftiano Liebio , nel
pubblicare , che ha fatto il commercio accano di lettere , appsttenent!
a quell’ erefiarca , nafcollo fiotto varj nomi finti , in su» delle quali
Rfa
I
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Italiana 5*1
Renata gli ferì»* i a Mentirgli ai x vi. Dicembre tfff. di aver rice-
vati ani fua lettera con le buine ammonizioni , inviatele perniano di
Francefco Porte : cofe di canta premura e gelofia, che quelli v’incomodò
a portargliele pedonalmente fino in Montargli lì da Parigi . dove ella
fe ne (Uva confinatalad accogliere i fettarj piò empj : ed effe lettere
con altre carte furono trasferite di Ginevra fino in Turingia da un caro
difcepolo di Teodoro Bruì , depofitario fedele di quelle , c di alrre il
fatte gioje • Con sì bel lami .avuti per fomma grazia di Dio , il qual
vuole e difpone , che un giorno o l'altro fi feopra la verità , malgrado
di chi maliaiofamente e con pubblico danno cerca di occultarla , là
rifehiarano i fini occulti de' mUterioli viaggi del Porto , e del Caflelve.
tre . Quelli intanto da' Tuoi vecchi e fidi amici accolto in Ginevra , e in
Urne , dove compiè la fua Poetica ai X X. di Gennaje 1567. per quanto
£ legge nel tello originale, puntualmente allegato : e dopo ito egli
fleffo a farla (lampare in Vienna d' A ufi ri a , dedicandola a Maftmigha-
ooo 11. Imperadore in quel tempo favorevole, e si decantato nelle Let-
tere di David Chimo , tornò poi a (labilirfi nella fua amata Cliavenna ,
accarezzatovi da Ridolfo Sali. e . etetico principe! di quel luogo.
L'Avvocato per mollrarfi pratico anche in geografia , dice . che il fu»
cliente felle quell* ottima danza per trovarvifi in buona vicinanza di
Trento .*e vuol dire per andare ancor egli a fallì fentire al Concilio ,
parendo a lui , che Ghia venni fia al verfò di Trento . c che non vi foffn
•Irto luogo da ritirarvi!! in buona vicinanza di Trento . fuorché Chia-
venna , n do pedifero di adottali e fucramentarj di prima dalle , e dì
lì lontano , quanto è la diocefi di Como dalla Cittì di [renio ; c dove
appunto nel icS\. da argentina era giunto inaualaàdi Predicante , o
come tifano dite , mini/ìro . il nottlfimo apodata Girolamo Zancbi , pe-
reto di Celio Secondo Cnrioae . e nato in Alzana , quattro miglia lunga
da Bergamo , effendovi dato fpedito dal Senato A' Argentina agli eretici
Chiavennafehi della nazione Italiana per quell’ uficio d'Inferuo in «li-
na delle anime . già da lui fodcnuio anche in Ginevra . e in Lione > e
allora fuccedendo ivi all' altro apodata Agofìino M ain ardi , intimo e
paefano del Cariane , che fu da Crr/V ,* e da racopo Troiaio Catione, t da
Carlotta fuoi genitori cattolici . allevato in Moncalieri , territorio di
Torino. Il Mainardi vi morì di anni Di. nella fine di Luglio del 1 f 5 1 -
crucci cofioro erano della ria combcicoli di Ginevra , ed 1 Lione . Il
Zancbi (di cui narra qualche cola il Cardinale Sforza Palla ui< ino) fer-
vendo nel tjSq. al Grindalio , falfo Veicovo di Londra , gli dicecoii :
inleUigat, me non amplila pro/iteri Argentina, fed mini fi rum agereCla-
vettna, qua e/l in foribui Italia, oc propterta Clavenna appeUatur, quod
oflii ex Italia in Gcrmauìam , tT vici/fim ex Germania in llaliam fu
clavit . Il Zancbi (ledo in dette Lettere parla del Mainardi , fuo anre-
ccffore in Chiiuenna , c ne parla altresì Giovanni Galero Veineik. nella
deferizion della dazia, o paefe de’ Grigiori i .ferina in lingua Tedefca .
Dello dato infelice poi di Cbiauenna , anisnoibata daH’erefia di Zaiin-
glio e di Calvino , dopo il Zancbi c'informano in poche parole il Bo-
lero , il Giurano nella Vira di «a n Cado .c il Gabuzio in quella di rari
pio V. Quivi dunque in lega col Zcnrhr.cretiro dannato in prima claffe.
come il Mainardi, il Porto, e'1 Curione, dì nuovo fermatoli il Caflel te-
tro, fi morì finalmente ancor egli d'anni <s«ai x xi. di Lebbra; 0 1571.
V r v giuda
Biuliot.Cl. V,
* Lat. Cjrtart nn .
Touch • fi pipai* toc
«"• II. pag. f. ttfi
447-
IJI.n l lit.tr. rlt.r*
tomo 111. pog. 63P.
Ilb.xtn. /« 15.177.1.
Belai ioni Parte III.
1/i. s.
fila di [.Carlo Ut.
vir. taf, iv. t >l
p.ig. 414. 466.
De t’ita & rtbnj ff.
pie Pii V. Iii.1. eop.
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ja»
Delia EtOQjjBNZA
BibiioT. Ct.V. B'UR* ' calcoli del fuo fedele Idoneo , il quale altresì ei racconta per
^ ’ cofa grande , che fu lodato con Orazione funebre : veramente onor lin-
golate , e, che fu fatto ancora a Scipio Gemili in Altorf da Michele Pic-
carlo ; in Ha fica da Gin- Miccoli Stufano a Celio Secondo Curione, ancor
quelli de’ Favoriti della Ducbeffa Renata , che da Ferrara il fece paf-
fete a Lacca , benché il RoboncUo il facclfc dileggiare di là , e da tutta
l'Italia: per si degna e cattolica azione biafimatodal folo Carlo Sitomo,
fuo nemico , e fcolate di Francefco Porto j ma il libro conrumcliolò ,
dove ciò fece , fu proibito e fuppreflo dopo Rampato : e meritamente ,
perche il Curione fu perdona infetta, a tal légno, che co’ fuoi Dialoghi de
Amplitudine regni Dei , ove introduce a patiate il Mainardi , col quale
ft n’eta già intefo in Pavia , giunfc a fcandalizzare Gno il F ergerlo , il
quale palsò a denunciarlo al Senato di Bafilea . Quivi in Bafilea poi ,
io propoGto di Orazioni , o declamazioni funebri ad eretici e apollati
con manifefie impodure , Bafilio Giovanni Eroldo ne fìcee pur una ad
Erafmo in occaGone di altra , molto divella , ivi fparfa , e fattagli da
Qrten/ìo Landi . Quelle tre Orazioni G veggono tutte Rampate ■ Ma la
difgtazia porta * che nilotico non ci lalcia vedere quella delle lodi
del fuo CaSìelvetro , compiacendoG con gran libertà di cofeienza di
JHft. lii. Il- A. D. parlar dolcemente della Tua morte , come fece il Tuano di quella di
***$• Lutero ; e di darci ancora il fuo cpitaGo , in cui lì dice , che il Calìel-
vetro I >sproborum [jrvitiam fugit , e che in LIBERO folo L I a FU
morieut , libere quiescit . L’autore di sì bello epitaGo, contra lo Gilè
ordinario , in pregiudicio della verità i Gotica volle occultatG in quefìe
lettere iniziali , non difeifrate dal Panegirica , F. M. M. Ma può ede-
re , che un giorno rimangano difeifrate - A chi ledè non ha gran tempo,
che per la nuova e forte ragione di un improvifo fui ejfere , non è di
Fede , che l'crcGarca Lutero G Ga dannato , potendo effere, che fiati pen-
tito, quantunque abbandonato dalla divina grazia, ineflo in balia dei de-
monio, e morto imbriaco dopo cena, non darà gran maraviglia 11 tenore
di qucGo epitaGo . Al rimanente quefìe Opere critiche , le quali hanno la
difgrazia di elfer molto vetbofe e piene di confuGonc e difotdine , man-
cando alla Vira, e a tutto il libro- il lucidut orde, e principalmente poi la
verità e l'oneGà ; e mettendoli prima quelle cofe , che andrebbono do-
po , e in un luogo quelle , che vanno in un altro , furono Rampare in
Milano dall’ Argelati con approvazione e licenza , appoggiata alla fede
del Signor Saffi , dottore, e Prete ancor egli della Congtcgazione Am-
brogiana degli Oblati : e nella fua approvazione, per lomma inavver-
tenza , come fuppongo , G dice , che il libro contiene confona omnino
cattolica fide! , Però bifogna , che poi G venilfe a conofcere , ciò non
fulGGere , e come il libro era indegno di eifere Rampato in Milano ,
città cattolica , perchè G mutò il frontifpizio ; e in vece della data di
Milano , G mife quella di Berna . Ma perchè qui non G Rampano ope-
re , confona cmnino catbolica fidei , benché 11 libro non folfe degno per
altro di comparire in fembianza di efl'ere Rampato altrove , che in Ber-
na , o in altra fomigliante città non cattolica , G pensò di mutare anche
quefto fecondo frontifpizio , e di mettervi il terzo , ugualmente falfo ,
con la data di Lione del 1717- predò Pietro Fofpent , liampator di Brtt-
. fella , e non di Lione . Ma tanto in qualche elemplare con gran torto
del Signor Saffi vi riuufe in fine dei libro la fua approvazione , nella
. ■' ‘ quale
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t Italiana ’
<5aale fi ”d* »«j»e '* buon Sacerdote fu grandemente Ingannato nel bel
principio In lafciarla correre col fuo nome per favorire chi da lui cer-
to in materia >ì delicata e importante non meritava qneft' onore con
unto difpendio della verità cattolica, e non dico già in poche parole, o
righe , difavvedutamente mal dette , o non oflervate ; ma in tutta il
coltello della Vita, lunga e verbofa, a fema verecondia e alcun tiface-
lo dirtefa : eofa di peflìmo efempio , per quanto a me pare , e inudita
fra noi Cattolici Italiani , uno de* quali io fono per grazia di Dio .
.Dopo c dirli maneggiata ogni forte di ludibtj e fotifmi per falcare il Ca-
fl'lvttT' con la bell' arte delle lolite figurette , fi palla a un imptovi-
!ata * ed c quella : io non fon fu, per difendere , ofcotpare il Caftelvetro,
f*r foche egualmente ignoro da un canto le accufe , e i lor fondamenti , e
dall altro le gmftificaxjon, e ragioni .favorevoli a queflo mio infine con-
cittadino . Non e qui per difendere , o [colture il Caftelvetro , e non ha
fatto altro , che tentar di difenderlo e fcolparlo per ogni verfo , calun-
mando chi mai non dove* . Indi con nuove improvifate ancora di rene*
,* fi"1'1' P«ro alle N°**' chimiche di un libro Tedefeo , mentova-
to dal Leibnino , f»lta ai criminalilU , follencndo , che il timore e
lì tuia non fono f curi fegni di caufa cattiva, ma d'innocente e di retta
oojciencu ; onde ne cava , che il fuo Caftelvetro non fii eretico , benché
[comunicato e condannato per tale ne' fuoi proprj libri , pieni delle eli
«citate erede . E quello non e difendere il Cajielvetro , come fa da per
tutto . Se la piglia ancora con la tavola dell' Uìoria del Cardinal Palla-
vicino, dove, come fi dille, egli è chiamato apoftata dalla cattolica reli-
gione, quali non folli ciò vero : e recitando un paffo dei Cardinale , fi
compiace d. portarlo mutilato . tracciando le Tegnenti parole : efen-
tendofi nretto dalle interrogar.,, nt , e piu anca dalla teflimoniamea di
un empio Uro d, Melatone, da [e volgari ruoto [ fatto nome di Filippo
] f /“° carattere di ftile, che non può e fere conte af-
fatto , per ifmama d, timore , prefe la fuga . Il Calìelveiro adunque, che
^Tfnr^Tfi emp'° !'ÌroJel Zelantone , non era eretico, mTìnnocen-
•e a forza d. figurette infulfe ? Dice di più , che egli volgariztò il Te-
/lamento nuovo , e «he ne refìa copia in mano di un amico : e quella pure
^“nonfa bC h T* 1 2 <5U'.1 tCmP° Sl: «IH*-»' l'oUani dUio-
7uovo- . „ ra"° 1 tr.° ’• che ’0lg.lr,“a" !n ftvor loro il Tcilamcnt,
vìccoii tuirn^ nH> te tutte P« m:,gg'or comodo in forma
~^ d^?«duÌÌ^- P[°Lb'te' <’UlC mtte ™ hione, e fenza
IfiflTd.lL n«,.iX‘; fi,teb,b.e g”" fatt0 * Che llcunl d! <1-'°' «-
* di AnvZa ^Lrri^W#”- C' " C>3 *« trucioli con la da-
«an namr « ri M I ^ v ^ fe"“ daU ' e *,Me e°' n°™ dello
ftampatotc Guglielmo RoviUio , e tutte con erede nel cello voigarizza-
to . Queflo può ballarci per ora di avere olivato nelU Vitìdeì^a-
fhr dTmJJa-C'° '®'nPrcndcr>d°fi chiaramente la poca infoto.azione ,
^di quella importante materia ebbero Sertorio Quat, romani , e Tom-
Zt^ÉZerZ avendo incontrare nelle no, e al Pe-
trarca dell erefie, no fcnlfe ail’Arcivcfcovo di Cofenza, qualificandole
«ol nome troppo lifeio di errori, e inclinando a fofpewr?, «£ vi M-
‘ ^ZrT^oZT'7 "ZZA P" !l 1!bro C'o Ì
autti AW'}v',n> e deWeref' * « covano in
10 Jlbtl J ** , dii fratello , e dal nipote llampatl -, onde
V*v a 3».
UiiLtor.Ct.^
Opere critiche fag.
Il* 43* 44147"
Tomo II. lìhro XX.
tip. X. pag, 6^6-
Lettere ìli. T. pag.q.
Giornale de" I, rin-
cori d'itaha uni,
t*b »P5*
1
\
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Bibliot. Ci.
Littore pag, pj.
524 Della Eloquenza
i ribaldi non bifogna cercargli fuori di loro . Lo Stigliami poi , mele»
più femplice , c male informato , e ignaro di tutte le cofe accennate t
credette per mancanza di giudicio e di cognizione , di ben ripararli
dalle Satire del Marini raflomigliando con gran cecità (è mede fimo al
Cafttlvttro 1 dUàvvedutainentc c falfamente da lui troppo tardi fuppoQo
per quel , chc’non fu .
- — 11 Petrarca , riveduto e corretto . In Venezia. per
Fabio e Agofìino Zoppivi 1583. iti 12°
E con nuove fpofìzioni . In Venezia per Giorgio
Angeli tri 158 6. in i 20
•— Le Rime di M. Francefco Petrarca, eftratte da un
luo originale [ per Federigo Ubaldini ] 11 Trattato
delle virtù morali di Roberto Re di Gerufalemme [ o
di GraziuoJo Bambagiuoli Bolognefe *3 Il Teforetto
di Brunetto Latini con quattro Canzoni di Bindo Bo-
llichi da Siena . Iti Roma nella Stamperia del Grigliavi
1542. in foglio.
Ora dopo I Cementatori feguono a parte altri ffofitori del Petrarca in cefo
particolari «
C A P O . I 1
Scrittori intorno al Canzonier del Petrarca ,
LUoghi difficili del Petrarca , dichiarati da Giamba-
tifta Cadigliene . In Venezia per Gio , Antonio
Niccolini ly 32. in 8°
Annotazioni breviffimefopra le Rime di M.F. Petrarca,
le quali contengono molte cofe apropofito di ragion
civile ► In Padova per Lorenzo PaJ quale 1 $66, in 40
Nella faccia feconda il monogramma in una mano vuol dire , Marco
Mantova j autore del libro , il quale riftampandofi con qualche ripu-
litura j non farebbe da deprezzarli •
Lezione vii. di Pietro Orfìlago fopra il Sonetto del
• Petrarca : Pajfa la nave , ili Firenze 1547. in 8° feti za
flampatore ,
Vi faranno ancora le altre fei precedenti Lezioni • Di lui parla il Signor
Canonico Salvini ne’ fuoi Fafti •
I ** ■ *
Lezione di Frofino Lapini fopra un Sonetto del Petrar-
ca . In Firenze per Lorenzo Tauizzi 1547. in 40
Le*
Italiana £25
Tc
LeSd daùcioOradini [Copra due Sonetti del Pe-
trarca! lu Firenze pel T orrentinoi $ jo. m »
Giovanni Cervoni da Colle Copra il Sonetto del Petraj"
ca- Simor fortuna. In Firenze pel Terremmo 1 j y o. /» 8
Lezioni v. di Lelio Bonfi [ Copra alcuni Sonetti del Pe-
trarca con altre coCe ] In Firenze per li Giunti 15*°.
DifcorCo di Pier CaponCacchi Pantane» Aretino intor-
no alU Canzone del Petrarca '.Vergine bella . In
renze Ber Gioreio Marefcotti is6j.m ^
Lezioni v. del Cavalier Lionardo Salvia», della Speran-
7i della Felicità , e di altre materie, Copra il Sonetto
del Petrarca: Poiché voi ed io più volte. In Firenze
preffo i Giunti 1 J 7 J 4° . . ,
Lezione di Giovanni Talentoni daFivizano , lettor d
medicina nello ftudio di PiCa . Copra il Pr"icipi^-
Canzonier del Petrarca . In Firenze preffo » Giunto
ECnofizione* dì Baciano Erizzo nelle tre Canzoni di
FranceCco Petrarca , chiamate le Tre Corelle , manda-
ta in luce da Lodovico Dolce. In Venezia per An-
àrea 1562* ///40
Quello Gentiluomo Veneziano fu gran lume della Pria»* i*jP« >
allora giunta al foromo per la merce fua le di Ccfatea
fondatamente iftiuitt L veterani tnaeftr. . Nella Biblioteca Celare.
vi fono di rari codici Greci . gii flati di fila ragione .
ECpofizione di Angelo Lottini intorno alla
Petrarca: Vergine beltà. Ili Venezia per Francejio
Franceschi i c or . in 4.* .
Nuova Cpofizione del Sonetto del Petrarca, che comin-
cia : In nobìl fangne , Copra la vera nobiltà di Madonna
Laura , per Simon della Barba . In Firenze 1 5 J4- 8
DTcorf/Sa G randezza e felice Fortuna di M. Laura ,
di FranceCco Vieri . In Firenze per Giorgio Marefcott
Lc-
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hmior. Cl.V.
525 t) E L L A EtOQjTfNZA
— < Lezione [ fopra un Sonetto del Petrarca ] dove fi
ragiona delle idee e delle bellezze . In Firenze pel Ma -
refcotti \$%i.in 8°
Lettura di Bartolomeo Arnigio fopra un Sonetto del
Petrarca . In Brefcia 1 $6 $. in 8° fenza fiampatore .
Difcorfo di Ubaldo de Domo fopra la Canzone xxn.
del Petrarca . In ‘Perugia per Vincenzo Colombari
' 1^04. in 40
«Ragionamento di Antonmaria Amadi fopra il Sonetto
del Petrarca : Quel che infinita , tratto dal fuo Convi-
vio fopra il Can/onier del Petrarca[e dedicato a Emi-
• lia forella dlrene di Spilimbergo] In Padova pet • Gra -
ziofo Percacino 1 $6o. in 40
Lezioni dell’Eftatico Infenfato [ Filippo Mafini , fopra
alcuni Sonetti del Petrarca e del Guidiccioni ] In Pe -
• ragia prejfo Pierjacopo P e tracci 1 5 8 8 . in 40
J1 Mafini 3 che qui difende il Petrarca dalle oppofizioni del Caflelvetro
nella Poetica , avrebbe fatto aliai meglio in difenderlo da tanti altri fa-
fifmi 3 impugnando a benefìcio dell’ incauta gioventù l’etcfle 3 a bello
Audio fcminate dal Caflelvetro nelle fue maliziofe Annotazioni al Pe-
trarca. Ma la difgrazia fi è,che ì libri pervcrfi e dannati fi rimettono in
campo a villa di tutti , e fi propongono e ammirano fenza fcrupolo an-
i che da chi più degli altri dovrebbe avergli in orrore , e per Tana cautela
del profiìmo additarne il veleno mortifero 3 mi coperto . In materia
>poi di maligni e tcncbrofi fofifmi , che è il forte 'del Caflelvetro } bifo*
gna vedere 3 oltre al Buon amici , come ne parlano Girolamo Fracbetta
nel Dialogo del Furor poetico , il Niflelì nel Proglnnalmo xxxi. del
volume v. e il Riccobono fulla Poetica d’Ariflotelc .
j Partbenodoxa, ovvero efpofizione della Canzone del Pe-
trarca alla Vergine, madre di Dio, per Celfo Citta-
dini . Jn Siena per Salvefiro Marchetti 1504. in 4 0
Lezione di Lodovico Gandino fopra un dubbio , come
il Petrarca non lodaflè Laura efprefiamentc dal nafo .
; In yenezia al fegno della pace 1581. in 8°
Difcorfo di Gabriello Chiabrera fopra un Sonetto del
Petrarca. In Aleffandria per Giovanni Soto 1616. in 40
Lezioni il. di Anfaldo Ceba fopra due Sonetti del Pe-
trarca. Stanno tra^uoi Efercizj accademici. In Ge-
nova per Giuseppe Pavoni 162 1 . in 40
Lettura di Francefco Patrizi fopra il Sonetto del Petrar-
"l Ita IlANA - - *7 327;
ca: La gola e il forino . Sfa nella fua Città felice . In
Venezia per Giovanni Grifo i ss 3. in 8°
Lezioni il. di Giovanni Bonifacio (opra due Sonetti del
Petrarca . In Rovigo per Daniello Bijfuccio 1624. 1623.
in 40
Lezione di Annibaie Rinucrini fopra un Sonetto del
Petrarca . Sta con le iv. fue Lezioni fopra Dante .
Lezioni ix. di Benedetto Varchi fopra un Sonetto , e le
tre Canzoni degli occhi , del Petrarca t Stanno con le
fue Lezioni pag.3 1 8, 4; 8.
Lezione di Ottavio Maguanini fopra un Sonetto del Pe-
trarca . Sta con le fue Lezioni accademiche pag. 12*
In Ferrara per FranceJ'co Sazio 1639. ,H 4°
Lezione di Egidio Menagio fopra il Sonetto vit. del Pe-
trarca . Sta con la fua Iftoria latina delle Donne filo-
fofe . In Lione per Pslniffone 1690. in 120
Annotazioni del Muzio fopra il Petrarca . Stanno nelle
fue Battaglie pag. 120.
Dì altri IpoGrori del Petrarca 3 come del Getti .Gc già parlato t e fi par*
lane del Signor Canonico Salvini • Ma lì corre facilmente a la»
cerare lenza proposto gli uomini grandi » e fi dice male del Muzio
fenza riilcetcre alrifpccto, che gli fi dee » come ad una delle magm
giovi glori t d' Italia j anche a giudi ciò di Carlo Dati , di Andrea Ca-
v ale ansi , e di Lorenzo Fauci atubi , gran letterati Fiorentini prclFo II
Lincia nella Biblioteca volante . Tutta la cicca pa filone contro di |ui ,
sì benemerito per ogni ver fo dell* Italiana eloquenza non meno ., che
della Religione cattolica , nafee dalle Tue Battaglie , nelle quali pag.iff •
ci fono I due libri in difefa dell * Italica lingua da lui farci per cfercp»
aio in occafione , che il Tuo cariflìmo c ftimatilfimo amico Romolo
Amafeo in tempo della coronazione di Carlo V. recitò pubblica*
niente in Bologna le due fantofe Oraziani latine , intitolate Scuole
in difefa della lingua ialina contri la noftra volgare , che era a quel
tempo in grandimmo corfo • Ma ficcome a oiiino mai cadde in pen-
fiero di malignare contri il noftro Amafeo per quelle due Scuole , che
fono Campate j così ora reggali un poco , le alcuoo , ftnza nemeno
fapcr l’occalioncj che prefi: Il Mutuo di fare i detti due libri , ebbe
mai ragione di pigliaiicla contro di lui per l’afl’unto di rifpondere
alle accennate due Scuole > dove non volle nominare l’amico , da lui
onorato nella Poetica Io vita., e con un Egloga in morte. Nelle Battaglie
protetta fino con giuramento , e con chiamar Dio in tcfHmonio,# filmare
e riverir Fiorenza 9 qua’ membro nolilijjtmo al gloriofo corpo d.' Dalia ,
dalla quale fi moflrai o alcuni de fiderò jì di tenerla feltrata j di uon
aver nemico animo 3 nè C igiene di averlo contro a quella citli , da $«
onorata c ammirata , e che perciò in quella imroduilc il fiuo Dialogo
Stantia f, ptg.fo.
Cap* it* pag. M, t.
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Bmior. Ci.
538 Della Elo^uimia
“ di NoUltd . E pure di Pati» Miai, di Filippo Poltri, e di lift’ C noie
lenii decoro , e 1 forza di contumelie lutto il conuirio i
Confiderazioni fopra le Rime del Petrarca , di Aleflàn*
dro Talloni col confronto de’ luoghi de’ Poeti anti-
chi di varie lingue , aggiuntavi nel fine una feelta del-
le annotazioni del Muzio, riftrette, e parte eliminate .
In Moderna per Giulia n CaJJiani 1609. in 8°
Rifpofte di Giofeffè degli Aromatari alle Confiderazioni
di Aledandro Talloni fopra le Rime del Petrarca . In
Padova per Orlando Jadra 1611. in 8°
f Aromatari da Affili , giovane di n< anni fludlando in Padova Ftlo-
fofia fono il Cremenino , léce quelli rifpofla al Talloni , che era in età
di X Li I. anni , difendendo folaineuc i dirti primi Stariti : t il Talloni
tifpofe fubito col Tegnente libro :
Avvertimenti di Crefcenzio Pepe a Giofeffò degli Aro-
matari intorno alle Rifpofte , date da lui alleConlìde-
razioni di Alefi'andro Tafl’oni fopra le Rime del Pe-
trarca. In Modona per Giulia» Cajftani 1611 . in 8°
Dialoghi di Falcidio Melampodio [Giufeppe degli Aro-
• matarj] in rifpofta agli Avvertimenti, dati fotto nome
di Crefcenzio Pepe a Giofeffe degli Aromatari intorno
alle rifpofte , fatte da lui alle Confiderazioni del Si-
gnor Alefi'andro Tafiòni fopra le Rime del Petrarca .
lu y cucita per Evangelica D tue bino 1613. in 8°
Anht qui I tre Copi del Configli, di X. con gran cinteli In virtù di fe-
de , avuti dii Riformatori dello Studio di Padova per relazione de’
due , a ciò deputati , cioè del Padre Inquieterò , c del Segretario del
Senato, eoa giuramento, che nel libro non lì trova cofa centra te leggi ,
« ebe è degne di pampa ( i quali due deputati per maggior lìcurtzza
dovettero elltrlì valuti di altri revifori ) concedono la licenza della
tmpteffiooe .
La Tenda roda , rifpofta dì Girolamo Nomifenti ai Dia-
loghi di Falcidio Melampodio . Igncm gladio nc Co-
diai . la Pianoforti in Modona ] 16 1 3. in 8°
Ci è un tungo errata nei line , che nella riftampa , fattane con la mcdeG-
«ni data in Penetra tici 1701. f < levato via , ma con agg-uogere nuovi
errori nel libro, ove (i vede in più luoghi , che il l afoni , il quale
per.maggior deprezzo, fotto nomcjdel fuo fervidore da Pienta, tome il
Gusrini Catto quella dà Serafino Celate da taa Sellino , qui inuma ,
anzi
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• Italiana jfip
«ari muove U gutrtt all'awerfatio con lo fpiegire 11 tenda, o bandiera _ r v
fo^i, facendone principale aurore il Cremi- itine, e non altramenie l'yfr*- “* *“®T‘ *'
rnatar j, e fpeflb alludendo al gran nafo, di cui era flranamenic fornito,
« alla Tua dottrina pagana intorno all' immortaliti deU’anima , la quale
fotto l'indegno preteso di fpiegire [da interprete Gentile, e non certo
Criftiano ] il puro redo di Arinotele , egli eri disamato di efpocre
con Comma ignominia nelle Tue pubbliche e private lezioni . Benché
11 Tajfoni dica di efter da Modena , non vuol però Cernirli dir Modo-
refe , per non effer creduto da Modino in Morca . Nell' errala appiè
delle Lettere volgari del Bembo , ftampate in Roma dai fratelli Doriti , gag. fu
fi corregge Modena in Modena . In un codice antico del Martirologio
accrefciuto di Seda , parlandoli di tanGimignano ai X X XI. di Gen-
najo , fi legge Molina per Mulina ; donde poi nacque il volgare Mode-
na , e Modino , tuttavia ufato in qualche parte d’Italia . 11 Ta/foni , di
natura motteggevole , li fa beffe dell' /tremolar] per eflerfi chiamato
alla Marchigiana , Giofeffe , e non Giufeppe , o Giofeffo^ , e per aver fa-
vorito il Cremonino del titolo di Principe de’ Filofofi ; i cui libri pero ,
in tal materia Rampati , oggi a gran pena fon noti ai librai più famofi ,
perchè non fe gli fentono mai dimandare . Deride la Pafìerale del Cre-
monino, rifponde alla uccia, data a rè di plagiario degli fcritti a penna
del Caftelvetro , e fi prende giuoco AeW Anticrufca del Beni , chiaman-
do talvolta in plurale i Tuoi Acrverfar^ , quali piè d’uno, ma per di-
fprezzo : e poi concludendo di aver gittati due me fi in rifpondere a uro
[al Cremonino] cbt partiva per Jngbilterra a concordar Calvino con
Aleffandro dfrodifeo , foftenitore della perverfa opinione del fuo inae-
flro Arinotele . Il Pignoria pure in qualche Tua lettera al Galileo ferivi
fenza (lima del Cremonino , e AeW Anticrufca del Beni . Ora patteremo
ad altri Cannonieri , meno antichi di quelli , che_abbiamo di lopra an-
so venti..
C A P O . Ili
Canzonieri moderni .
LA Beliamano , libro di NI. Giulio de’ Conti Senato-
re [ Romano , con rime antiche «el fine] riftorato
per M. Jacopo CorbineHi Gentiluomo Fiorentino . In
•Parigi per Mumerto PatiJJbu , regio Jlampatore ìs&i-
in ia°
La prefente edizione G preferlfce alle fatte prima e dopo 5 -ticll* ultimi
delle quali di Firenze del 1715. per opera del Salvini , mancano phl
cole di quella di Parigi . Il Conti , morto iti Rimini alla metà del feco- v** ^rllo Velgao
lo xv. fu quivi repellilo «on epitelio nella Cliicfa di ran franccfco . jj,
Sonetti e capitoli.di Miflere Antonio Tebaldeo . In Mo-
dena per M. Dominilo Rooociolo j joo. a' di vu.disJpri-
Xxx lo.
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Dibliot. Cl. V*
Dr rotti j IA,u
10.J5».
Lettere rema r. ptti
Mf« eJ/V. H[. eie/
MJf*
'5^0 DeLI’A ELO’Qj/EkzA
/o , imperante Ercule Duca di Ferrara , Modèlli, f Fez«>
[cioè ^ejjgio ] in 4°
A quella data corrifpondono altre , non invano piima d'ora da me riferi-
te . Bifognerebbe , clic 11 libro , dedicato da Jacopo Tebaldi cugino
dcll’autotc al Marcbe[e di Mantova » folle con altri del T ebaldeo ripu-
lito da perfona » Umile al Carbinoli , o al liti > poiché Lilio Giraldì
snella > cfl'etlì lui doluto, che quelli componimenti , per colpa del cu-
gino tollero ufeiti parano cafìigata , avendogli eflb compolli adolefcent.
tr pene puer , juvenili quodam calore : e dice ancora , che le poche la-
tine fanno chiaro il Tebaldeo apud dolici , e le volgari apodi ndoUot .
Rime di M. Pietro Bembo . In Venezia per li fratelli da
Sabio 1 530. »«4° edizione 1.
— — E ivi 1 yjy. in 40 ediz. ìl.feguitata da quefte altre -
Ivi per ósfndrta Valv affare 1 544. in 8°
1 £ ivi per Gualtero Scotto 1 J44. in 8°
, E ivi per Corniti da Trino 1 J44. in 8“
. E ivi per Bartolommeo detto l'Lmperadore 1 S^j.in &*■
- — E ivi per Francefco Bindoni 1 J48. in 8°
- . —, £ ivi per Corniti da Trino x 548. in 8°
. Delle Rime di M. Pietro Bembo fmpreflione til-
In doma per Valerio e Luigi Dorici 1*48. tri 40
Precede il Breve di Paolo III. ferino da BlolTìo Palladio», eletto Vefeo-
vo di Foligno » all’ elccutor tcflaincntatio Carlo Cualteruxa.i da Fano
per la privativa della (lampa di quella c di altre opere volgari , latine
e Greche del Bembo » dum modo vel aitila , vel reformata , aut in me-
lili/ redalia fiat » a tenore dell' ultimandomi del Cardinale . / innibai
Caro dedica il libro al Cardinal Farnefe , Vicecancclliere , dal fuo pa-
latelo dì tan Giorgio , che è quello della Cancelleria a campo di Fiore ,
annetto a san Lotenzo In Damafo, e cosi detto dal Cardinal Sangiorgio
Raffaello Riario , che dopo il Cardinal Lodovico Mex-xarota lo rifab-
bricò > avendo vinti al giuoco Oormila feudi a Ftanccfchetto Cibo , ul
dite dell’ Aretino . Conformi a quella edizione ili. delle Rime del
Bembo , fono le leguenti *
Ivi preffo il Giolito 1 148. in 1 1°
- ■■ Ivi per Corniti da Trino 1 y 14. in 8°
. Ivi pel Giolito IJJ7- iy j8./« n°
. — — Ivi per F rance fcó Sau favino 1561. iti n°
* Ivi per Giambatifta Bonfadino 1 $99. in 1 2*
Rime di Lodovico Ariofto ► In Venezia pei Sanfovino-
1 y 6 1. iu 8°
— ■ — » E rivide da Tommafo Porcacchi . Iu Vtitcgùu*
- preffo il Giolito 1 y 70. iu ix°
/ . Ri-
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Italiana
Rime di tre Poeti illuftri , Bembo , Cafa , e Guidiccioni — r— •
[infieme con quelle di Buonaccorfo da Montemagno] 4llB,,,OT*
In Venezia per Francesco Tortonari 156-], in 12°
Rime e profe £ non tutte] di Monfignor Giovanni della
Cafa . In Venezia per Niccolò Bevilacqua 1554. tn 4°
— Rifcontrate con gli originali £ e con l’indice al
Galateo ] In Firenze per Filippo Giunti 1 j$8. in 8°
Con le annotazioni £0 radunanza di luoghi.fimili]
di Egidio Menagio £ fopra le rime ] In Parigi per
Tommafo Ioli nel palazzo alla palma e allo feudo d’ Olan-
da 1667, tu
Con V Orazione , Tion prima flampata , per muovere ! Veneziani a còlle-
garfi col Papa, col Re di Francia, e con gli Svizzeri coatta l'Itnperador
Carlo V.
Le Rime [ folamente ] fpofte da Sertorio Quat-
tromani . In Napoli per Lazero Scoriggio 1616. in 40
* Spofte £ Sonetti xxi. folamente ] per Marcaurelio
Severino , fecondo l’idee di Ermogene-, con la giunta
del Jefpofizioni di Sertorio Quattromani , e di Grego-
. rio Caloprefe . In Napoli preffo il Bulifone.1694.. inq*
— Tutte le opere latine e volgari. In Firenze per
GiuJ’eppe Marmi 1 707. tomi 11 1. voi. 1. in 40 piccolo .
Autore di quella edizione fu il Signore Abate 'Giambatì/ia Cafoni , il qua-
le per eflerlì rimetto con buona fede ai compofltori della flampa , -a.
quelli, e non a lui dee attribuirli Pellet ella riufeita {proporzionata *
maldilpoda , e con notabili negligenze •
Rime e Profe di Orazio Marta. In Napoli per Lazero
Scoriggio i6i6.inq°
Rime di Giangiorgio Trillino . In Vicenza per Tolomeo
Gianicolo i y 29. in 4 0
Rime di Bernardo Tallo £ libri v.] In Viuegia prejfoiì
Giolito 1 j 60. in i2°
Le Opere di Lodovico Martelli • In Firenze per Bernar-
do Giunti 1548. tn 8°
Le Fiamme .di GiambatiftaGiraldi Cintio . In Vinegia
pel Giolito- 1548. in 8° . •
Rime di Giuliano Gofelini . In Venezia per Francéfco
Francefcbii j 8 8. v>; 8° edtz.v.
JCxx'i Podìe
«
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Delia Eìo^enza
Bj»ljot.Cì.v. Poetie volgari di Lorenzo de’ Medici col fu» Coment©
[ fopra alcuni de* Sonetti ] In Vinegia prejfo Aldo
* i yj4. in 8°
jLe Opere Tofcane di Luigi Alamanni [ cbe in tutte
loda il Re Francefco I. gran fautor delle lettere ] In
Lione per Bajlian Grifo 1 sjj. in 8°
Rime di Jacopo Marmitta. In Parma per Set Viotto 1 564.
in 40
Rime di Antonjacopo Corfo . In Vinegia prejfo Aldo
lffj. in 8° ediz.ll.
Sonetti, Canzoni , Egloghe pefcatorie , e altre Rimedi
• Berardino Rota , Cavalier Napoletano. In Vinegia
prejfo il Giolito iyd>. in 8#
— ■ Rime [ e vertì latini ] In Napoli per Giufeppe Cac-
chi ry7i. in 40 edizione ni.
Rime di Galeazzo di Tarfia, raccolte da Giambatifta
Balile . In Napoli per Giandomenico Roncogliolo 16 ij.
in ii°
Fiori di Rime di Poeti illnftri , Raccolti e ordinati da
Girolamo Rtrfcdli. In Venezia prejfo il Sejfa 1 jj8.
iytfp. iy8tf. in 1 20
Rime di diverti nobili Poeti Totcani , raccolte da Dio-
nigi Atanagi. In Venezia per Lodovico Avanzi ijdtf.
; ro»»il.i»80
Le Rime di M. Agnolo Firenzuola Fiorentino . In Fio-
renza per Bernardo Giunti 154 9. in 8®
L'autore, particolarmente, come Abate Vallombrolàno dì lama Praflcde ,
non merita lode io tutti qucfti componimenti .
Rime feelte [ da Lodovico Dolce] In Vinegia prejfo il
Giolito 1 s&s- tun,i ri .in *2° edizione il.
Rime diverfe di molti eccellentiffimi autori [ raccolte
da Lodovico Domenichi] /« Vinegia per lo Giolito
1 y4p. in 8° [ tomo 1. ] edizione il.
Tomo if. Ivi pel Giolito 1 148. in 8.°
— ... Tomo 11I. di diverti nobilitami autori . In Vene-
zia per Bartolomeo Cofano al fogno del Pozzo i yyo.
in V>
E con
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Italiana SS3
— — E co» Rime di Napoletani. Ivi pel Giolito i yya. b,BW0T,'cl.vì
, edizione il.
Tomo ir. [raccolto da Ercole Botrigaro] In Bo-
logna per e/frìjelmo Gì accorcilo xyyi. in 8°
Tomo v. di Napoletani ed altri [ raccolto dal
Dolce ] Ivi pel Giolito i yy y. »» 8° edizione il.
Tomo vi. con un difcorfodel Rufcelli. In Venezia
per Giammaria Bottelli i y yy. in 8°
• Tomo vii. di Napoletani e d’altri [raccolto dal
Dolce ] Ivi pel Giolito I y y 6. in 8°
1 — ■ [ Tomo viri. 3 raccolto da Criftoforo Zabata . In
Genova iy8a. 1379. [così] Patti il. in 8° fenza Jlam-
fatore .
■ Tomo ix. In Cremona per Vincenzo Conti i$6o.
in 8°
Rime di Celio Magno , e di Orfato Giuftiniano [Gen-
tiluomo Veneziano] In Venezia per sindrea MuJ'cbio
1600. in 40
Componimenti in morte di Celio Magno , raccolti da
Criftoforo Ferrari , e dedicati a Orlato Giuftiniano .
In Verona per Fraucefco dalle Donne 1600. in
Rimedi M. Bernardo Cappello [ Gentiluomo Venezia-
no ] In Venezia prejfo i fratelli Guerra i ydo. in 40
Edizione in bel carattere tondo , dedicata diU'AtMnagi al Cardinale
Ale fiandra Farnefc con rete e gran lodi per la Tua gran protezione alle
lettere .
Rime di Jacopo Zane [ Gentiluomo Veneziano , pub-
blicate da Dionigi Atanagi ] In Venezia prejfo i fra-
telli Guerra lytfi. in 8°
Rime di M. Girolamo Molino [Gentiluomo Venezia-
no , dedicate da Celio Magno al Procurator Giulio
Contarmi , con la Vita del Molino , fcritta da Giam-
mario Verdizotti ] In Venezia 1373. in 8° fenzt-a
Jlampatore .
Rime di Pier Gradenigo [ Gentiluomo Veneziano ] In
Venezia pel Rampazetto 1 y8y. in 4°
Rime degli Accademici Affidati di Pavia . In Tavìa per
Girolamo Battoli 1/45. in 40
Rime
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5^4 Della E l o qjj enea
Bim-iot. Cl"" Rime e Profc di M. Girolamo Zoppio . In Bologna per.
o/tleffandro Benacci 1567. in 8°
Xc Prefe -confi (lo no in un fol diftarfo intorno alle oppoGtioni , fatte dal
Catlelvetro alla Canzone de' Gigli d'oro di Annibai Care .
-Rime del Commendatore Annibal Caro . In Venezia
per sAldo Manuzio i$6p. in 40
« E ivi per Bernardo Giunti 1 584. in 40
Apologia degli Accademici -di Banchi di Roma contra
Lodovico Caftelvetro da Modena in forma di una
fpaccio di Maeftro Pafquino con alcune operette del
Predei la, del Buratto , di SerFedocco in difefa della
feguente Canzone del Commendatore Annibai Ca-
ro , appertencnti tutte all’ufo della lingua Tofcana , e
al vero modo di poetare- In Parma per Set fiotti
ly y8. in 40 in bel carattere tondo .
Nel frontifpiz’o vi è nn fucile Icari eato , con la miccia per aria, e col
motto , vino vi .
11 Caflelvtcro rilpofe a quello libro con rifriggere e acerefcere ' da fofi Ila
le fue pallate cenfnre nel feguente libro,jda lui fatto (lampare in Pituita
d' Auflria , dove li ritrovava per fue faccende particolari , che oca non
ferve Ipecificarc . 11 titolo c quello .
Ragione dì alcune cofe, fognate nella Canzone di Anni-
bai Caro : Venite all'ombra de' gran Gtgh d’oro in 40
Con la folita infegna del Gufi in principio , fenza nome , luogo , Rampa-
tole , e anno »
» — E in Venezia per Andrea Arrivabene 1 $60. inU0'
— - - E con l’Apologià degli Accademici di Banchi,
In Parma per Set Viotto 1 57 y. in 8°
Banchi è contrada nota di Roma , vicina al Ponte di Calici tant’ Angelo
per andare al Vaticano , eoli detta dai Banchi , o panche , niedevi fuor
delle porte per comoditi di federe in convenzione , mentre a quel
tempo eilendo quivi gli Uficj della Curia e de’ Magiflrati , vi concor-
reano le perfone. Il Taffo nel Calanco, Dialogo dcgl7<tot, fenza aderi-
re al Catlelvetro , tocca leggermente ancor e|li quella contcfa, più, che
letteraria, nella quale «'ingerirono il Zoppio, il Parchi, il Borgbini, e al-
tri , nonché Alberigo tango Salentino , perfona dottiRima , di cui li tro-
vano componimenti Greci e latini , e tra quelli una Cannane al Cara ,
Varie fue traduzioni dal Greco ‘di Vite di Santi furono pubblicate da
Luigi Lìppomano , " Vefcovo diVerona. Ma perchè Alberigo prefe le
patti del Caro, ne fu ammazzato da un allievo del Calìelvetro , di con-
fornimento , e ordiae Juo, cene dice in più luoghi la prcfeKC Apologià,
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’ T T A L T A N A
* *ITa quale , benché dì perfora avveifaria » può darfi fede » perchè altri
v ancora lo dicono : c nulla prova il negarlo col folo dir : non i vero ».
e derido vcrìflimo il fatto . In quello libro dei Caro C rinfaccia al Ca-
fìc Ivrtro per cofa notoria il BOI» credere di là dalla morte , e l‘e(Tor lui
corrompitore della verità , della buona crenata , e delle buone lettere ,
un furiofo , un empio » un nimico di Dio » e degli uomini . Degno è an-
cora da oflervarfi , che , quantunque [‘Apologià folle (lampara in Farm a
in prefenza del Caro » quefti non volle » che ufcijfe in pubblico dapcr-
tutto fenza l’approvazione di Monfignor Daniel bianchi Maflro del
J 'acro Pala uro , come apparifee da lettera del Caro , a lui fcritu da
Parma a Roma ai XIII. di Gennajo-iffp. un mefe dopo llampata eda
Apologia , 4 quale però già era ufcita fuora il di I, di Marzo feguente »
eflendovid murata qualche cofa nel folo frontifpizio » che fubito prin-
cipiava con dire , Spaccio di Maeflro Pafquino . Dell’ Prcolano del Par-
chi il Caro ferire fimilmcnte , benché. non contendi: al certo crede , di
voler, che in Roma fi approvi per la Rampa , la qual poi d fece in Piten-
ue dopo la rnort d’entrambi . Ufcirono pure contea il Caflelvttro alcu-
ne Parodie latine di varj componimenti di Catullo , e di Orario con qual-
che altro componimento, parimente latino» diretto a Silvio Antoniano ».
M'Atanagi, t ad altri te di piò alcuni Sonetti, favorevoli al Cafltlvetrc
eontra la Corona del Caro : il quale dichiara in detta fua Apologia di
aver per amici i principali Signori di Modano , pregali dal Caflelvttro a
efortarlo a difenderd dalle lue critiche pedantefche : e in ciò il Caflel-
vetro ebbe la;confolazione di rimanerne efaudito- Per veder poi, le il
Caro fu in pregio d’onoratezza ( per tacor quello di buon cattolico ) a
tutto il dorè de' Cardinali » de’ Prelati » de’ valentuomini , e della no-
- biltài-di Roma , e d'Italia » oltre all' edere dato caritfimo a) tanto lo*,
dato Pontefice Marcello II. bada oficrvac le fue lettere» da lui non.
ifcritro per dard alle dampc . Mondgnore Anlonmaria Gratinai nella
Vita del Cardinal Commcndone derive , che quefti prater celerò t ,fa-
miliariter ufut efl Hannibalc Caro propter morva & vita elegantiam 13'
J uavitatem telo chiama» virum fané optimum IT urbanarum rerum diu-
turno ufu atque obfervatione in primi! peritura . Quelli' c Annibai Caro , .
con tanti fodfmi e menzogne , caricato in oggi di oltraggi e di (pacchie
calunnie» non fenza offefa di gravillìmi perfonaggi , e di gran magi-
ftraci , e poi, come facci » certamente rifpcttabili per ogni conto .
Rime e Profe di Torquato Taflò . /« Venezia preJforAl~
do 1583. Parti il. in\\a ' .
■ Parte ni. c IV. Iti Ferrara preJJb il Vajfalini i j8p„
in 12?
■ ■ ■ Parte v. e vi. Gioje di Rime e Profe.. In Venezia
a ijìama del VaJJalini 1587; trifl 20
— ■ Rime nuove , compofte in Roftia . In Ferrara pref-
fo il V off alini 1 j 8p. in 1 1°
Rime. con refpofkìbne. dell’autore . In Brefci*-*
. prcjfo Piermaria. Marchetti 1592. 1593. Parti il ..in 8®
Ope-
Biiliot. CtV.
Lik.u top. v.rttr.
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Bihiiox, Ck.V.
5^6 Della Eloquenza
— Opere non più ftampate [ in profa e in verfo ] rac-
colte da Marcantonio Foppa . In Roma per Jacopo
Drago» delti 1666 . tomi ni. voi. il. in 40
Rime di Gabriel Chiabrera . In Roma prejfo il Salvi oui
i7i8.tomiuL in 6°
In. carattere eorfivo , ma grotto , e difufnto , e in carta anche grotta , C
in forma corrifpondcnte : ne cì fono tutte le fue Rime , nè veruno de*
tanti fuoi poemetti epici e dratnatici , nè le profe . Il fu Cardinal San-
cefareo Gtambatifta Spinila , che diede Tincombenza di quella edizio-
ne a chi fe ne rimife alla perizia dello Rampatore , avendomi ricercato
di oflcrvarla dopo gii principiata , mi avvenne talvolta di penfar le
giornate intere per arrivare^ intenderne i fenfi , ofeuri a cagione della
mala ortografia 3 e interpunzione 3 o punteggiatura : la quale le mai fi
-ricerca cfatta , e Radiata , ciò ha da edere nelle Poclìe , dove l’inter-
punzione ben fituata 3 ferve ad agevolare , e ajutate la chiarezza de*
fenfi » tralpoRi nelle Rrettezze del verfo . Jiriftotele nella Rettorie*
libro ili. a capi v. attribuì l’ofcurità degli ferirti à’Eraclito alla mala
difpofizione di quefii particolari ; donde fi vede , che fino allora fi pra-
ticavano: e il Taffo nelle fue Lettere 3 di Rampa di Braga, moftrò sì gran
fenfo per colpa di famigliami difetti nella Rampa delle fue Rime , che
£]i tenne per tnfidia proditoria de’ fuoi nemici ad effetto di dargli biafi-
mo per tal via . Io però in propofito dell’acccnnata edizione del Chi**
itera , me ne liberai ben toRo 3 dovendo allora patiate a Vtneùa*
— Le Fette dell* anno Criftiano . In Roma per Jacopo
Ma f cardi 1628. in 40
Canzoni. In Genova per Girolamo Bartoli 1585.
1587. tornili.
— — Poefie , da Ini ftettò ordinate . In Genova prejfo il
Tavoli i6os, tomi ni. in n°
— Canzonette. In Roma pel Corbellati 1 62$. in n°
Poefie liriche diverfe . In Firenze per Francefco
Livj 1^74. in 12°
■■■ ■ . Poemi eroici poftumi . In Genova per Benedetto
Gaafco 1653. in 120
Rime, raccolte da Piergirolamo Gentile, e da
Criufeppe Pavoni . In Venezia per Bajhan Combi 160$.
Parti il. voi. 1. tu ia°
Con licenza del Configlio di X. invitti di fede , avuta dai Riformatoti
dello Studio di Padova per relazione dei due 3 a ciò deputati 3 cioè
dall’ Inquìfìtore e dal Segretario del Senato con giuramento 3 che noi
libro non fi trova cofa (entra le leggi , cd c degno di pampa .
\
Rime
Italiana
537
» j /
— — Rime raccolte da Piergirolamo Gentile , e da —
Giufeppe Pavoni . In Venezia pel Combi 1610. Parti ,OT’
ni. [ anzi iv.] in u°
CI fono tre licenze per la (lampa , tutte Umili alle accennate di Copra.
. Altre . In Genova per Giufeppe Pavoni i6oe. to-
mi ni. in 8°
Altre. In Firenze per Zanobi Pignoni 1627. to-
mi ìv. in 1 20
Altre . In Firenze per Francefco Livi 1674. in 1 1°
IJ ferbava altre, già da lui (leffo monta-
temi . I ero a difporle tutte mfieme con Cenno In buon ordine , forma ,
Cl vorrebbe pedona Intendente affai più di chi può fee-
feffe h ja <5?gj‘r“nr dl femP ;e‘ ^'«patorl , e che Copta tutto fa-
focata^ 11 d‘rpoCz,oae J aU ortografia . e Interpunzione, ben col-
Sonetti di Francefco Redi . In Firenze nella fìamperìa di
Jua Altezza reale per Pierontonio Brigonci 1702. in fo-
glio reai grande . .
El Si "3Snifi?eo1 lltt*Cto,de,1,amore » * con rami in principio e in
dine di e** j1*" S°nc^°* chc fono ix* c un folo per carta, ftampatid’or-
e A 'nanf°. G'*nPrtnùpe di Tofana , immaturamente levatoci
d\ J f, h ^ •fu°‘ Stati >e d! tutw . nonché delle lettere :
ftò Uh' b !”C”0-rif pe.r un cfcmplare,da lui fteflò mandatomi di que-
«mi. ’ Che ,V‘ fut,ftamP«o anche Informa piccola, ma fenza
C A PO. IV
Canzonieri giocofi.
C Onetti del Burchiello, e di Antonio Alamanni con
U la Compagnia del mantellaccio , e co’ Beoni di Lo-
renzo de Medici . In tirane prejfo i Giunti ijja. e
lyOo. IH 8°
IdJÌ/c!l'.J fa"e amendue da Antonfranctfco Gratini, cognominato il
— — • I Sonetti del Burchiello, comentati [ a capriccio]
dalDoni. In Venezia per Francefco Marcolini tSS3]
Yyy Sari-
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Di»liot
f)t P.itrid
PH* 2S8,
NdntUì tp
M-S$6.
538 Della Eloquenza
Cl. v. Satire di Lodovico Ariofto . Iu Vinegia prejfo il Gioliti
1 jtfo. in ii°
— E ivi per Francesco San l'ovino 1 $61. in 1 1°
E con note di Francefco Turchi Trivigiano. I *
Venezia per Giufeppe Guglielmi 157;. iu u°
Satire, raccolte dal Sanfovino libri vii. /* Venezia per
A/iccolò Bevilacqua 1 563. in 8°
Satire e rime di Gabriel Simeoni . In Torino per Martini
Cravotta 1 14.9. in 40
Satire alla Carlona di Andrea da Bergamo [ Piero Nelli
Sanefe] In Venezia per Paolo Gberardii$/\£. 1*4.8.
tomi il. in 8°
Satire di cinque Poeti illuftri [Lodovico Ariofto, Fran-
cefco Sanfovino, Ercole Bentivoglio, Luigi Alaman-
ni, Lodovico Paterno ] In Venezia per Gìo. Andrea
Valvajfori 1*6*. in ia°
Le Sitile di Luigi Alamanni (Unno Incora con le Tue opere di (lampa di
Lione pag. Jf7-
Le Opere burlefche di Francefco Berni, di Giovanni
della Cafa, del Varchi, del Mauro, del Bino, del
Molza, del Dolce , e del Firenzuola [ dedicate dal
Lafca a Lorenzo Scala] In Firenze per Bernardo Giunti
1*48. iy*a. tomo i. in 8°
Tomoli. [ che di più nc contiene di Lodovico
Martelli , di Mattio Franzeft , dell’Aretino , e di di-
verti altri ] In Firenze prejfo i Giunti i$s$.in 8*
lì Lafca in tempi adii meno fcrupoloC de’ notiti fece quede edizioni.'
Predo il Signor Marcbefe Capponi , confcrvatore delle cofe più (ingo-
iati, fi (erba il tomo I. della fuddetta edizione I. del 1748. con una let-
tera di Niccola Villani , feritea da Villajreda ai 3. di Ottobre del 1 djy.
a chi gli avea predato il libro, di che lo ringrazia , e gli manda un pie- 4
no Capitolo in terza rima contra il mal codume , l'impietà , la maniera
plebea , e, come dice , la favella da taverniere del libro , e principal-
- mente contra il Berni , cui maltratta per o°ui verfo , nè forfè in tutto
lenza ragione . Quegli, al quale è diretto il Capitolo , da lui fi chiama,
del Pan/io cielo chiara / Iella , e di cognome, Bufciardo , coti detto, alla
Itorr.trl Francefe, ancor AM Allacci , ed'endo egli Gianjacopo Bucciardo , o Bue-
tardo, Parigino, autor della Vita di Pier Lagena, e che ai xxi. Dicem-
bre del 11S37. nell'Accademia degli Umori di di Roma recitò un Ora-
f. rxziv. * ione latina in morte del famofo Peireikjo , la quale lì legge appiè della
fua Vita , fcritta rial Gajfendo . 1
.. _ - Can-
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; Italiana
Canzoni , o Mafcherate carnafcialefche [ cioè carnova- »
Jefche ] di Giambatifta dell’ Ottonaio , Araldo della c‘,v«
. Signoria di Firenze [ pubblicate da Paolo di lui fra-
tello ] In Firenze per Lorenzo Torre» tino i $60. in 8°
Trionfi , carri , mafcherate , o canti carnafcialefchi , dal
tempo di Lorenzo de’ Medici . In Firenze i$$p. in 8#
feti za flampatort .
Quella edizione , in cui furono mede alcune C«um' del fuddeito Giam-
oatifta deU’Ollonajo , ma feorrette e manchevoli , venne pure dal Laica,
il quale a idanza di Paolo delC Ottonaio vide fuo mal grado per or-
dine fupremo tagliarli le carte fra la pagina api- e jp8. nel libro, dopo
Rampato : co fa , che prima , o dopo , ma piuttoilo prima di ufeire in
luce , meritavano altri non pochi .
Rime piacevoli di AlefTandro Allegri . In Verona per
Bartolomeo Merlo dalle Donne 160$. Parte i. in 40
— — Parte il. In Verona per Bartolomeo Merlo dalle-.
Donne \6erj. in 40
Parte ni. In Firenze per Gio. Antonio , e Rafael! 0
Graffi itfo8. in 40
* Parte iv. In Verona per Bartolomeo Merlo dalle.
Donne 1613. in 40
Oltre alle Rime di Cefare Caporali , più volte Rampate , e fpeeialmente in
Venezia di Bernardo Giunti nel Ko8. in duodecimo , ce ne fono altre
di quella fatta , che non ferve qui rc.iftrare : e non fenza giuftizia fi
potrebbero tralafciare ancor quelle , dalle quali poco , per non dir
nulla, di buono fi apprende : e a gran parte di cflè convengono gli sfo-
ghi di Niccoli Villani nelTaccennato fuo Capitolo al Bocciardo .
I
C APO.V
Canzonieri /acri.
IL Petrarca fpiritual e di Girolamo Malipiero , dell*
Ordine de’ Frati Minori oflèrvanti . In Venezia per
Francefco Marcoliui 1336. in 40
E [ con un Sonetto di Pierio Valeriano all’ auto-
re J Ivi per Corniti da Trino 1 J4J. in 8°
Opere di Girolamo Benivieni, c una Canzone dell’amo-
re celefte e diviuo col comento del Conte Gio. Pico
Lk Y y y a Mi-
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Bibuot. Cl. V.
Tmfcuì. qnxjì. Bb» I.
tip. XViii.
JL'i.XXXV. e.tp.T.
S40 Della Elo qjj e n z a
Mirandolano . In Venezia per Niccolò Zoppino 1 *22.
• in 8°
Dsrii , Canzone fpiritnale di Celio Magno con un di-
feorfo di Ottavio «Melimi , un Comento di Valerio
Marcellini , e due Lezioni di Teodoro Angelucci.
In Venezia per Domenico Farri 1579. in 40
Il Magno , Segretario de! Configlio dì x. die dedica il libro a Orfato
GiuRiniano , trovandoli in Ifpagna con l’Ambafciadorc Alberto Badoa~
ro [ in latino Boduariut ] fece quella maravigliofa Canzone con di legno,
di aggiungerne cinque altre , tutte fopra i fei principi , a’ quali la noRra
Fede fi attiene : c fono quelli : Deus , prò nobis , natus , mortuus , re~
Jurrexit , rediturut . L' Angelucci , da me altrove rammentato, me-
dico natio di Beiforte nelle vicinanze di Macerata , c antagonilla di
Francesco Patrie.) a favor à' Arijìotele , fu Ae\V Accademia Pene sciatta ,
così detta per eccellenza , la quale con animo grande , c piutrollo da
Principe . che da privato , folto la protezione del Cardinale Aleffandrì-
noj dipoi fommo Pontefice san Pio V. fu iflituica dal Cavalier Federigo
Badoaro con nobile (lainperia , nella quale fi veggono egregiamente
Rampate non poche buone opere in bel carattere tondo , e per lo più
in forma di quarto : cofa dappoi non più vedutali .
"V
Traduzioni de’ Salmi penitenziali , fatte da diverfi , c
raccolte daFrancefco da Trivigi Frate Carmelitano
[chiamato altrove Francefco Turchi ] In Vinegia-*
preJJ'o il Giolito 1 j 72 . in 1 20
Lagrime penitenziali in vu. Canzoni a imitazione de*
vii. Salmi penitenziali di David, compofte da D. Ger-
mano de’ Vecchi da Udine monaco Camaldolefe [ e
dedicate a Urbano Savorgnano ] In Venezia per Jaco-
po S imbeni 1574. in 40
Bernardino Tomltano loda il libro con una lettera a Giovanni Martinen-
go . Il Padre Vecchi avrebbe fatto meglio a contentarli .delle lodi del
luo Razzi, del Varchi , c di Torquato Tajfo , che in voler fare anche da
Antiquario c da Uiorico , ficcomc fece in un fuo libro in foglio , a cui
diede il titolo petulante e fuperbo di Nemefi, mettendoli, mal fornito di
buone cognizioni e armato di fofifuii , a foRener di potenza paradolfi
ridicoli , 1 quali non gli fecero alcuno onore ; perocché avendo offerto
il libro , da lui qualificato per Nuovo difeorfo della Patria [ così co-
munemente fi chiama il Friuli ] ai Se'tte deputati della città di Vdinc
ai xxiv. di Dicembre del if8?. quelli ne fecero tal conto, che non
curarono , che fi Rampato . Ci c un bel detto predo Cicerone , adat-
tato a più d’uno , che fi vede pronto a far libri • Il detto fi c queRo ;
quam quifque norit artem, in bac J'e exerceat : e u’è un altro, ugualmente
bello > in Plinio : ne fulor ultra trepidar» «*
IlS
Italiana 541
Le Lagrime di penitenza di David , di Scipione di Man-
zano [ al Cardinale e Vefcovo di Verona Agoftino
Valiero , pubblicate da Marcantonio Nicolctti , Ifìo-
rico dei Friuli] I» Venezia per oStliobello Salicato
iypa. in 40
I Salmi penitenziali in terza rima , di Luigi Alamanni .
Stanno con le fue Opere pag. 411.
Canzoni di Antonio Minturno fopra i Salmi . In Na-
poli per Giammaria Scotti 1 jtfi. tu 40
■ Sonetti , tolti dalla Scrittura , e da detti de’ santi
Padri. Ivi i$6\. in 40
Le Lagrime di penitenza di Girolamo Aleandro [ il gio-
vane] a imitazione de’ fette Salmi penitenziali. Iti
Roma per Guglielmo Faccioni 1 623. in 8°
II noli ro Aleandro dedica all' amico fuo Caftan» dui Pozzo quelle vii.
Canzoni Ipirituali con aggiunger nel margine il redo latino di David .
Dice con piena giuflizia , che il nome di Caftan» in Roma e ne' luo-
ghi remoti rifplendc , come di amatore delta lettere , e di fautore de’
letterati ; e dice pure di aver compolle elle Cannoni , come per una pa-
rafrali di quei Salmi a contemplazione di perfona divota , nell’ età fua dt
XVI. anni : per la qual cofa appunto ddriano Baillct diede luogo all’
Meandro nel fuo Trattato iftorico de’ Fanciulli , divenuti celebri per li
loro ftudj , o ferirti » stampato in Parigi preffo il Detatllier nel r <5 3 8 - in
duodecimo in lingua t-rancetc . L' Aleandro Aedo avea prima pubblicati
in verfi latini elegiaci i Salmi penitenziali in Trìvi e i prefto Domenico
Amico nel ijpj. in quarto , dedicandogli nell' età Aia di xix.anni al
Patriarcali Venezia Lorenzo Priuli . Non Teppe il Baillet , che V Alean-
dro mancò di vira in Roma ai ix. di Marzo itfzp- onoratovi con Ora-
zion funerale da Monlìgnor Gafpero de Simeonibut, e con altra in Pila
da Paganino Gaudenzio , e poi con epitelio e nobil depofiio dal Car-
dinal Vicecancelliere Francefco Barbenni il vecchio in san Lorenzo
fuor delle mura . Egli era nato in Friuli nella Terra della Biotta ai
xxix. di Luglio 1(74. da Scipione Aleandro , e da Amaltea, figliuola
di Girolamo , e Torcila di Attilio Amalteo , già Nuncio Apoftolico in
Tranlilvanla , e in Colonia , e Arcivcfcovo d'Atenc . Quello Scipione
fu figliuolo di Vincenzi , fratello del gran Cardinale Girolamo Alean-
dro .,’pcr molta raliomiglianza chiamato da alcuni Leandro con levargli
la pii ma lettera .
Rime fpirituali di Fulvio Rorario . In Venezia preffo i
Guerra iy8i.i» 40,
Rime teologiche e morali di Lionardo Clario del Friuli,
medico de’ fu<?i tempi cccellentiirimo, pubblicate da
Giam-
UlILIOT.Cl.V.
?tg. 204.
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1
B/bliot. Cl. V.
Temo il. p. ty.aja.
i
Commentari i tomo t.
lil.jxv. p*£. 733.
542 Della Eloquenza
Giambatifta Tuo figliuolo . In Venezia prefj i i Giunti
e i Ciotti 1608. in 120
Sette Canzoni di fette famofi autori in lode di san Fran-
ccfco d’Afiifi , raccolte da Salveftro da Poppi . In Fi-
renze per Gào. o/tntonio Cuneo 1609. in 40
'Sopra tutte rifplende quella di Maffeo Veniero , Arcivefcavo di Cor fù ,
celebrata dall’Armrtirato negli Opufcoli . Ci fono ancora ì libri di Lau-
di fpirituali di Bianco Ingejuato , di Caffettano Caffettani , di Francefco
Cionaecì , di Dionigi Morfì , di Fra Serafino Razzi , fratello di D. Sil-
vano y di Giufeppe Sbarra e di altri, Rampate in Firenze, e in Venezia: il
qual nome di Laudi non venne d’ Italia , nè di Tofcana -, ma prima ci fu
portato dai remoti Settentrionali , predo i quali nell’antica lingua Goti-
ca , o Teotifca , fecondo la varietà della pronuncia , Leudi , e Liedi
erano Canti c Canzoni , in latino Cantilena ; che fi direbbono ancora
carmina , pceanet , cantica , e perla vicina radomiglfanza , anche Lau-
da . Della prima origine Gotica innanzi alla venuta de’ Longobardi
ci rimangono le teftimoniauze preffo il noftro Venanzio Fortunato , già
notate da Criffoforo Brovuero , c in qualche libro particolare da Gio-
vanni Ifacìo Pontano : cofc sfuggire a quelli , che lcriffero delle noflre
Laudi Italiane , i quali appagandoli acll' apparente origine latina da
Laudes , fenza penlare più oltre , le riftrinfero a Laudi vere , e di folo
•cofe fpirituali . Scrive Giovanni Lucio nel libro il. a capi VI. de Re-
gno Dalmati* , che quivi le Laudi tuttavia fon praticate . Gli Anglo-
J’aflbni le did'ero Leod , e Leotb 3 i Safloni le chiamano tuttavia Leed ,
e i Tedefchi Lied ; e Xffinilodes vuol dire cantica amatoria j poiché
XP ine è amicus , procut , amafiut predo Vilteramo , per avvifo di Gian-
giorgio Eccardo . Oltre agli addotti Canzonieri f acri , ce ne fono degli
altri , come di Gabriel Fiamma , Canonico regolare , e poi Vefcovo di
Chioggia , di Lauro Badoaro , .di Bartolomeo Arnigio , di Scipione Am-
mirato , di Bernardino Baldi , di Angelo Grillo , del Cavaliere Fra Ciro
di Pctj intorno ai miderj del Rofario per la Granducbeffd Vittoria dì
Tofcana : e ora molto fi ledano le facro Canzoni di Monfìgnor Giufeppe
Ercolani , il quale co’ fuoi pregi onora il proprio grado . J)i Rjmt facre
di Donne illudri fi parla nel Capo feguente^.
■CAPO.V I
Canzonieri di 'Donne , e per Donne ili ufi ri •
Rime di D. Vittoria Colonna Marchefa di Pefcara ,
•corrette da Lodovico Dolce. In Vinegia preffo il
Giolito 1 y 52. in 12°
• E con refpofizione di Rinaldo Corfo ^mandata iu
luce da Girolamo Rufcclli-. In Venezia per li Seffa
8. in 8°
Rime
• Italiana 545
Rime di Tullia d’Aragoua . In Vinegia prejfo il Giolito
1*47. i» 8°
—— E [ con la Tirrenia > Egloga del Muzio ] In Vine-
gia prejfo il Giolito 1*45». iu i j°
Rime di Laura Terracina [con una Diceria del Doni]
In l^inegia prejfo il Giolito iffo. in n°
• E [ corrette dal Domenichi ] Ivi i $60. in 8°
— — Difcorfo in ottava rima fopra il principio di tutti 1
Canti dell’ Orlando furiofo dell’Ariofto. In Venezia
per Jacopo Godiui 1*77. in 8°
Le Quarte rime . In Venezia per Andrea Valva fi
fori isso, in 8°
— — Le Quinte rime . Ivi 1 ssi.itt 8®’
• Le Sede rime . In Lucca per Vincenzio Bufdrago
i*yi. in 8°
. E in Napoli per Raimondo Amato 1 sdo. in 8°
Rime di Madonna Gafpara Stampa [ dedicate dopo lei
morta da Caflandra fua forella a Monfignore Arci-
vefeovo Giovanni della Cafa ] In Venezia per Plinio
Pietrajanta 1**4. in 8°
Gafpara , che morì fanciulla , dinota se ftefla col nome di AnafilU , e da*
pcrtutto loda il Conte dall’Alto colle , cioè Collatino di Collalto , chiaro
per armi e per lettere • II Sanfovìno, chiamandola nobilìjfima e valoro-
jijjima , a lei dedica non pure l’Ameto del Boccaccio , ma la Lei clone del
Parchi fopra il Sonetto del Cafa contro alla Gelofia , il qual Parchi la.
dice j
Saffo de" nofhri tempi , alta Gafparra ».
Opere Tofcane di Laura Battiferri Ammannati . In Fi-
renze per li Giunti 15*2. in 8° libro 1. [filamento ]
- — 1 fette Salmi, tradotti, in. lingua Tofcana. Ivi.
1 s66. e 1*70. in 40
Rime [e lettere] di Chiara Matraini Lucchefe. /«-*
Lucca per Vincenzio Bufdrago i;$s-in 8°
Ne fono pure di Veronica Gambata , di Lucrala Marinella , di Madia *-
lena Campitila , e di altre non poche . >
Rime di diverfi per Donne Romane , raccolte da.Mu-
zio Manfredi . In Bologna per oAleJfaudro Beveteci-
IJ7J. iu 8°
Elice
CiiLio r. Ct. V.
\
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Bisliot. Cl.V.
Vite At Pittar! voì.t.
Varie III. pjg. 8(5.
tiìu de' Giunti •
544 Della Elo qj j enza
Elice, Rime e vedi [ latini ]< di vari compolìtori della
Patria del Frioli fopra la Fontana Elice del Signor
Cornelio Frangipani di Cartello [ in memoria di Orfa
Overa , altramente Ofera, Signora di Duino ] In Vene»
zia alla Salamandra i j 66. in 40
La Fontana , fatta accanto al palagio del fuo cadetto di Tarcento , di
lui li deferire in principio del libro .
Rime di divedi autori tu lode di Lucrezia Gonzaga
Marchefana . In Bologna per Gio. RoJJì i$6$. in 40
Lagrime di Sebeto di Gabriel Moles per la morte di
Maria Colonna d'Aragona , mandate in luce da Gi-
rolamo Rufcelli. /« Venezia per Gio.Grifio 1 y y<*. in 40
Lagrime di divedi nobiliflìmi Spiriti in morte di Luci-
na Savorgnana Marchelì , raccolte da Fabio Forza .
In Udine per Giambatijla Natolini 1 S99- ,n 4°
Rime di diverfi in morte di Donna Livia Colonna . In
Roma per Antonio Barri ifsf. in 8°
Il Tempio di Girolama Colonna , eretto da Ottavio
Sammarco. In Padova per I.orenzo Pafquati 1 564./» 40
Il Tempio di D. Giovanna d’Aragona, fabbricato da
tutti i più gentili Spiriti [e dedicato da Girolamo Ru-
fcelli al Cardinal Criftoforo Madrucci] In V euezia per
Plinio Pietrafanta 1**4. in 8° Parte 1. [ folarnente ]
Le Imagini del Tempio di Donna Giovanna d'Aragona,
di Giufeppe Betuflì . In Venezia per Giovanni de’ RoJJì
iSS7- in 8° e in Firenze pel Torrentizio :libro già altro-
ve accennato.
Il Tempio a Flavia Peretta Orfina , eretto da Uranio
Fenice . In Roma per Giovanni Martinelli 1 ypi. in 40
La Ghirlanda della Conteflà Angela Bianca Beccaria»
contefta di Madrigali di divedi autori , dichiarati
da Stefano Guazzo . In Genova per Girolamo Bat toli
JS9S- in
Rime [ e verfi latini ] di diverfi in morte d’Irene di Spi-
limbcrgo [ con la fua Vita , fcritta da Dionigi A>ana-
gi , che dedica il libro a Claudia Rangona di Correg-
gio ] In Venezia prcjfo i Guerra 1561. in 8°
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Italiana 545
Il Sepolcro di Beatrice di Dorimbergo, da gentiliflìmi fll#* ^
ed eccellentiflimi ingegni nella Tofcana e latina lin- ’ ■
gua eretto e celebrato [edaOgniben Ferrari dedicato
a Caterina d’Auftria Reina di Polonia] In Brejìia per
Vincenzo da Sabbio 1 j68. in 8°
Il Funerale di Sitti Maani della Valle [ natia di Mefo-
potamia] celebrato in Roma nel 1627. edefcritto da
Girolamo Rocchi . In Roma per Bariolommeo Z annetti
1617. in 40
Allafunzione intervennero nella Chiefa d’Araceli xxiv. Cardinali : e
Pietre della Valle nel dir l’Orazion funerale , diretta alla conforte , fu
interrotto da tante lagrime» che non potè profeguirla • Gli Accademici
Vmorifli co* loro componimenti celebrarono la dcfonta Maani .
C A P O . VII
Canzonieri Greci e latini volgarizzali .
LE Ode di Pindaro , tradotte in parafrafi e in rima
Tofcana , e dichiarate con oflèrvazioni e confronti
di alcuni luoghi, imitati e tocchi da Orazio, per
Aleflàndro Adimari . In Pija per Francesco Tanagli
itfji. in 40
V Adimari vien lodato più volte da Nicceli Piarli! Fiorentino nella Tua
Giunta [ Additarne ntum ] alle note di Giovanni Argot i fopra i Giuochi
Circenfi di Onofrio Panvinio , da Jui comporta in Padova , non da fem-
ptice Gramatieo , o Gramatirta , ma da valentuomo , pieno di rare co-
gnizioni, benché permodertia egli dica di averla fatta per li princi-
pianti : prò quihui [ tironibut ] hoc quicquid eli lahorit fuiììffe me fa-
teor, ell'endo profefTore di lettere Greche e latine nel nuovo Collegio dì
Nobili Veneziani , iftituitovi dal Senato nel itfj7 . del quale un dopo
l'altro furono Prefidenti e Rettori» Baldaffar Bonifacio , Arcidiacono di
Trivigi » e poi Vefcovo di Capodiliria , Prancefco Bernardino Ferrari »
Dottore del Collegio Ambrogiano del Cardinal Federigo Borromeo »
e zio di Ottavio , e Tolda Cofìantini da Scravalle pretto Ceneda , già
Vicario generale del Vefcovado di Trivigi, e poi de’ Cardinalizj di
Frajcati , di Porto , e di Velletri . Il Piacili veggendo poi ftninuirG il
Collegio, con la gran libreria, di cui era fornito, fé ne pafsò alla Terra
di Cafielfranco nella Marca Trivigiana , dove con molto frutto ed ap-
plzufo aperte altro Collegio di Nobili convittori, alcuni de’ quali
fono flati da me couofciuti •
Z z z Ana-
I
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S46 Della Elo qjj e n z a
Bjbliot.Ci» v. Anacreonte, Poeta Greco, tradotto in verfo Tofcano
da Bartolommeo Corfini . In ‘Parigi 1672. in 12 °J'en-
za Jiampatort .
Tradotto, e di annotazioni illuftrato dall’Abate
Serafino Regner Defmarais . In Parigi per Giambatifta
Coignard 1 6ps- >n 8°
— E tradotto da Antonmaria Salvini . In Firenze per
CeJ'are Hindi 169$. in 120
11 Salvini (fcguitato poi da Aleffdndro Marchetti ) come portato a far vol-
garizzamenti di Poeti j anche da altri prima di lui volgarizzati > volle
pur tradurre Anacreonte dopo tanti , che lo aveano tradotto : e forfè il
primo di rutti> altnen de’ moderni * e anche di Francesco Antonio Cappo-
ni regnicolo , fu Michelagnolo Torcigliarti Luce he f e , che fiori in Ve-
nezia nella metà del fecolo pa flato x vii, avventurofo in fa pere imitare
qualunque antico » per quanto inceli da perfoua molto intendente , che
lo conobbe •
Difcorfi di Francefco Anguilla Copra un Oda di Saffo ,
C alcune rime . In Venezia per Giordano Ziletti 1572.
in 40
Odi diverfe d’Orazio , volgarizzate da alcuni nobiliffi-
• mi ingegni , e raccolte per Giovanni Narducci da Pe-
rugia . In Veuezia per Girolamo Polo 160$. in 40
Quelli volgarizzatori fono XII. AUffandro Co fi anno , Annilal Caro , Co-
fimo Morelli t Curzio Gonzaga 3 Domenico Peni ero Francefco Veranda^
Francefco Cri fila ni 3 Giangiorgio Trifjino , Giulio Cavalcanti j Marcan-
tonio Tilejio , Sertorio <£>a* attromani > Liberio Tarfia •
1 Sermoni ,c Patire , e l’epiftole d’Orazio con la Poeti-
ca, ridotte in verfi fciolti da Lodovico Dolce . In Vi-
ntgia preffo il Giolito 1 549. in 8°
Paratralì di Lodovico Dolce della Satira vi. di
Giovenale delle miferie degli ammogliati , e Dialogo
del tor moglie con l’epitalamio di Catullo nelle noz-
ze di Peleo e di Teti [ in verfo fciolto ] In Venezia
per Curzio A/avo iyj8. in 8°
Le Satire di Perfio con la fpofizione di Gio. Antonio
Vallone . In Napoli per Giufeppe Cacchi 1376. in 8°
Tradotte in verfo fciolto e dichiarate aa France- \
feo Stelluti . In Poma per Jacopo Mafcardi 1632. in 40
I Fatti
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Italiana fàj
I Fatti d’Ovidio , tratti alla lingua volgare [ in verfo
fciolto] per Vincenzio Cartari Reggiano. I» Venezia
. per Francefco Marcolini i y y i . in 8°
— — Le Difavventure d’Ovidio [ de Triftibut ] tradotte
[ in verfi fciolti ] da Giulio Morigi . In Ravenna trer~
Jo il T ebaldini I y 8 1 . in 1 2°
I Rimedi d’amore,ridotti in ottava rima da Ange-
lo Ingegneri . I» Avignone per Pietro Rojfo \ Sj6. I» 4®
— ■ ■■ E i» Bergamo per Comin Centura 1604. in 8°
L’Epiftole eroiche tradotte in verfi fciolti da Re-
migio Fiorentino . In Vinegia prejfo il Giolito 1 560.
in 1 1®
E in terza rima daCammillo Cammilli. In Ve-
nezia preffo il Ciotti 1587. in n°
Cento Favole morali de’ più illuftri antichi e moderni
Autori Greci e latini, fcelte e trattate in varie ma-
niere di verfi volgari da M. Giammaria Verdizotti ,
nelle quali oltra l’ornamento divarie e belle figure
[ venute da Tiziano] fi contengono molti precetti,
pertinenti alla prudenza della vita virtuofa e civile.
In Venezia per Giordano Ziletti 1570./'» 40
• * •’ . *
CLASSE. VI
L’ I fioria .
C A P O . I
L'Arte i/lorica .
DElla Iftoria , diece Dialoghi di Francefco Patri-
zio , ne’ quali fi ragiona di tutte le cofe , apparte-
nenti all’ Iftoria , e allo fcriverla , e all’oflèrvarla . In
Venezia per Andrea Arrivabene 1 j5o. in 4®
In fronte : a quello libro fi vede l’infegna del potatoi tempo alato , Il qua-
le additandone il fondo, tiene in mano una latxa col motto fu alto :
ni t>r‘a i C^eJe > tannerai la fronte .
Altri libri Tenia efpreffione di ftatnpatore portano la medeGma <»//-
ina , come allora badante da iè a dinotarlo . Dalla prefazione fi vede
Zza» qui a
BiauoT.Ci-.VI.
TJawd (0 *tl Mìfn k
nrpdg. 71.rrf1z.il.
548 De UA E h 0 Q_U ENZA
3uj , thè il Patrizi face» fperate tutta l'Eloquenza , fp'egata pervia
i cognizioni e principi, (ìccornc avca fatto della Rettorica1 e dell'S/fa-
ri* . Quelli dirci Dialoghi furono trafportati in latino da Giovati Nic-
coli Stufano , medico Grigione , e inferiti poi da Giovanni Volfio nel
tomo i. dell'opera , intitolata, Urlìi biflorìca penui , tifcita in tomi ti.
dalle (lampe di Bafilca di Pirro Perna nel 1 J7S- in ottavo : il quale
Stufano j come già dilli , fece l'Orazione in morte del noto Apollata
Pieniontefe Celio Secondo Curione . Dopo la raccolta del Volito , liber-
to Foglietta trattò de Ratione fcrìbenda hifioria : e Paolo Beni , con-
' futato da Lorenzo Pignoria nella lettera X li v. che c in difefa di Tito
JJvio , diede fuora in Venezia nel ttf 1 4. i fuol libri tv. de Hifloria in
quarto, e poi Gerardo Giovanni Vojfìo il fuo de Arte hiftorica , rillam-
pato da Giovanni Maire in Leiden nel rdjj. parimente in quarto .
L’Antimaco de’ Precetti iftorici, Difcorfo di Aleflàn-
dro Sardo . Sta con gli altri fuoi Difcorfi , ftampati
in Vinegia dal Giolito nel 1585. in 8° pag. 13 a.
Ragionamento dell’ Iftoria , di Dionigi Atanagi . Sta
dopo il Supplimento del Ruf celli alla Parte il. delle
lftorie del Giovio, volgarizzate dal Domenichi pag.6*.
dell’edizione di Venezia per Altobello Salicato 1572.
in 4® Un altro ve n’ è in principio dell’ lftorie di Ce-
fare Campana , dell* edizione- di Venezia prejj'a i Giunti
del 1607. in 40 fatta un anno prima della fua morte .
Dialogo dell’ Iftoria , di Sperone Speroni . Sta co’ fuoi
Dialoghi pag. 361. dell’edizione di badava .
Quella edizione c molto bìfognofa di emenda 3 come fi di fife altrove • E
tale affamo farebbe proprio di chi li pregia di ben fapere il niefliere
dijcorreggcre le impreflìoni , mentre qui potrebbe trarfì la voglia con
grande onor fuo » quali ad ogni parola > nonché ad ogni riga alzando
trofei contra nuovi moliti di errori di (lampa • Lo Speroni in queft*
Dialogo afferma , che Marcantonio Flaminio in tempo del Pontefice
Paolo III. effendofi offerto di porre in buon latino il Saltnifla , i Vro -
•e riti * c VEcclefiaRe di Salomone , la fua proferta non folamcnte non fu
accettata * ma fu abbonita • **
L’Arte iftorica di Agoftino Mafcardi . In Roma per Ja-
eopo Faccioni 1636.1/14°
Il Cardinal Mazzarini , benefattore delle perfone di lettere , ne fece
comperar generofamente molti cfemplari per ifgravio dell' autore ,
che L'avea Rampato aluefpcfe, come non fenza maraviglia de' fore-
ftieri , accade comunemente in Italia de' buoni libri agl! autori , che
hanno fenfo di vedergli bene ftampati .
Dodici capi di Paolo Pirani , appartenenti all’Arte ifto-
rica
1
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Italiana j 49
rica di Agoftino Mafcardi , con nuove dichiarazioni .
In Venezia per Giaujacopo Erti 164.6. in 40
Cambi nell' Orazione in morte del Cavalicr Lionardo Salviati fra le
Opere , da quello compone ne mette una col titolo di Precelli dello
Jc ri ver e P liìoria , i quali non etfendofi veduti Cuora , fi dovrcbbono
cercare , per dargli in luce , come ne fieno meritevoli . Alejfiandrt Eio-
nardi , addotto nella ClalTe i il. Capei, tratta eziandio dell' Ifloria
nel Tuo Dialogo i. dell' Invenzione poetica , principiando dalla pag. iS.
Nel rimanente quelli maeftri dell' Arte iRorica hanno un bel dire in
attratto ; ma poi bifogna nell'atto pratico aver la bontà di Cernire chi
inette le mani in patta , e fra gli altri Eli fio Colendo , Cctittor CamoCo
Culla fine del Cecolo x v. il quale a chi lo eCortava a (crivere 1 ’lfiorit
de’ Cuoi tempi , così riCpoCc : boriarii , furiane , ut Betgarum Ducii ,
Heluttiorumque bella, quibui affuerim , in /cripta redigam , ue rei aovi-
taj ir mira militia di/ciplina depereat . Fateor equidem , id fiore peru-
tile . forum de Prìncipibut male loqui , non tutum ; bene autem , non
boni , quum mendacia profetai ; nam temporii nofiri bene falla fi colli-
mai , in nudi tefia concluda . Vnde igitur eri! , in bìfiorìam quoi confi-
dai ? Satini exilìimarem ,fi facilitai daretur , eorum gelìa confcribere,
quorum alai longe ante noi de/uevit, IT qui, fi velini ira/ci, non queant,
quum vita fimul omnem detexerii ordinem . Fauci enim , quibui lingua
libera fiuil , IT animui rerum malarum impatieni , Prìncipibut grati .
Verentur enim , turpia falla ne corrigat , ideoque odio babenl . Ajfen-
lalorei autem futilejque biflrionet , granfimi , quoniam nibil unquam
proferunl ingratum ; laudani omnia, fimul admirantur qua fecerint ; ri-
doni lìultitiam , IT accifiunt prò /celere meriium . Ego autem filere pa-
tta/ fatui , quam vera /cribere . Furiane , ce/fa . Cosi la diCcorre Elifio
Colendo , e a lui corriCponde Alejfandro Tafioni in fine del capo XIII.
del libro X. de' Penfieri ; ma farebbe da vederli ancora Sidonto nel li-
bro v.epitt. xxil. E qui nulla dico del nuovo legislatore Giovanni
Clerc , non Colo autore dì fentlmenti e di libri peftifcri , ma inventore
di requiGti indegni per ifcriver Vlflorìa , meritamente deteftati dal Si-
gnor Frain du Tremblai , uno dell'Accademia d'Angers» nella fua Cri-
tica della falfa Iftoria del facrofanto Concilio di Trento .
CAPO. II
4
I.’ lfloria letteraria .
LA Libreria del Doui Fiorentino , nella quale fono
fcritti tutti gli autori vulgari con cento difeorfi
fopra quelli, e tutte le traduzioni , fatte da altre lin-
gue nella noltra. hi Vinegia preffo il Giolito isso,
in n° ediz. il.
• La feconda Libreria . In Venezia preffo il Marco-
lini t$si. e i sss- •» t»°
n
Bibiiot.Cl.VI.
P*S- 69.
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U1iliot.Cl.VI.
»!•
5JO Della Elo^bhza
Il Doni , il quale rifuggito in Venezia con altri Fiorentini , come Antoni»
Bruciali , Gabriel Simeoni , 'Jacopo N'ardi , Banolommco Ca valcanti , e
Donato Giannotti , vi campava dello fcrirere libri volgari , dopo aver
data fuora la Tua Libreria I. degli Autori ftampati, opera di bella inven-
zione , fe fofl'c meglio efeguita con lo fpacciarc me» parole » che cofe »
dice nella prefazione di quella feconda di non volerne dare un altra de‘
cicalatoci a penna , credendo , che pochi fieno per venire a i lampa . 11
Parchi ot\\'£rcolano cita un lirail libro a penna di Lilio Gregorio Girai ~
di fopra i Poeti volgari , non mai però venuto in luce ; e pure il Calìel-
vetro , benché d'ordinario faccia profclGonc di edere {pirico di contra- -
dizione, il lafcia paliate impunemente. Io non fo , che alcun altro
nomini quello libro, come elìdente . Non certo il Doni .
La Sferza degli fcrittori antichi e moderni di M. Ano-
nimo di Utopia [Ortenfio Landò] con unaeforta-
zione allo Audio delle lettere . In Vincgia [ per An-
drea Arritiabeue ] 1 550. in 8° all' infegna del pozzo col
tempo alato .
11 Landi , mentovato altrove , il quale dal Tuo vagare in più parti , volle
chiamarli non foto di Vtopia , cioè di niun luogo , ma ancora di Polito -
pia , quali di più luoghi , qui li pregia di aver hiafimalo Cicerone : cofa,
clic ferve di fpia per farci conolceie , che i due Dialoghi , intitolati ,
Cicero relegami , (y Cicero revocatut , ftampati in Lione da Sebajtian»
Grifio nel tfjq. e in Penezia dal Seffa nel ifjp. in ottavo , fono fari-
na di lui: il qual pure ciò manifefta nel xixr.t ultimo de* fuoi Para-
dojji , affermando di avere accufato Cicerone nel fuo Dialogo latino di
Cicerone rilegato , per cagion del quale Mario Ni odio gli fetide contro
nelle OJJervaxJoni Tulliane , c altri ancora . Il Landi cita se (ledo » e
dice male di Cicerone ancor nella Sferzai . Quei Paradofft , cioè fentenz»
fuori del comun parere , furono mededmamente da lui Redo , mentre le
ne ftava in Lione, fatti quivi (lampare da Giovanni Pullon nel r T 4 J • ha
ottavo in grazia del Conte Collatino di Collalto , celebrato nelle Rime
di Gafpera Stampa : t il Landi , intitolandoli medico , dedicò il libro I.
a Crifloforo Madrucci , Vefcovo di Trento , dipoi Cardinale , e il li-
bro il. a Cola Maria Caracciolo , Vefcovo di Catania , edendo quelli
due libri riflatnpati apprcd'o in Pinegia nel 1544. in ottavo fenza nome
di ftampatore , con l'infegna di un albero, colpito di notee a ciel fereno
da un fulmine , e col molto in giro .
Sotto la fe del cielo all' aer chiaro
Tempo non mi parea da far riparo •
Fuora dintorno ci c quell’ altro motto, prefo da’ Provetbj di Salomone
a capi zvil.
Omni tempore diligi t fui amie tu e fi .
N'c pure un altra edizione di Petunia , del mededmo anno , fenza Ram-
patole , unica alla confutazione de’ Paradofft , in tre orazioni diftinta •
L’ultimo Paradojfo finifee così : Suifnetroh Tahtdul, le quali parole di-
cono.
*
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Italiana jji
cene, lene a rovefcio : Ludebat Htrttnfiut • La prefazione è in fine a
nome di Patio Mafcranico , il qual dice , che il libro è di M ■ 0. L. M.
dotto per foprannome il Tranq. donde rilutta, Mejfer Ortenfio Laudi Mi-
lantfe , il Tranquillo , foprannome confucto del Landi , che lìmilmen-
te in una lettera M /trotino lì Ibttofcrivc in tal gnifa : Ortenfio Tran-
quillo Landò Milanese, e a lui vilmente lì raccomanda, perchè lo nomi-
ni ne’ fuoi ferini, e particolarmente nella prefazione alla Vita di tanta
. Caterina. Così egli parimente l'intitola ncU‘ tipologia appiè de’ fuoi
fermtni funebri [XI.] in morte di diverfi animali , flatnpati in Vìnegia
dal Giolito nel 1148. e in Genova nel 1 j f p. in ottavo , fesca flainpatore ,
e il medelimo afferma Niccoli Morra appiè del libro , che ha quello
titolo : Comentario delle più notabili e mefiruofe cofe d'Italia , e di altri
luoghi , di lingua arami» in Italiana tradotto [ dal Landi ] In Ve-
neteia per Bartolomeo Cefano nel lyjj. in ottavo , col ritratto laureato
del Landi in principio , il quale non è nell’ edizione 1. di Venezia al
fegno del Potevo 1550. in ottavo , dedicata al Conte Lodovico Hangeni ,
ove nel primo titolo del libro lì dice, che il Catalogo degl’ Inventori
delle coje , che fi mangiano , e fi beano , nuovamente ritrovato , e melìo
in amendue l'cdizioni , è fano da Meffere dnonimo d'Vtopia , che c il
Laudi: e in line del libro lì legge così : Svijnetrob Sudnal rotuat fe , che
leggendoli a rovefcio , viene addire : Hortenfiuj landus efi autor • I
periti di lingua Ararne* potrebbono efultarc in vederla qui mentovata *
le per difgrazia noi folle in beffa • Il Landi nella dedicatoria de* due
fuoi Dialoghi latini conrra Cicerone 3 diretta a Pomponio TrivulxJo 3 G
fotto feri ve con quelle quattro lettere iniziai! H. A. S. D. che voglion
dire > Hortenfiuj Anonymut jeriptor Dialogorum , perché non quelli foli 3
ma altri ancora ne fenile . Il primo di quei due nomi è ulato da lui
Hello in fine de* Paradoffi 3 e il econdo eziandio nella Sfera* . Arrigo
Luigi d’Abin , altramente Caflanèo Rupìpox.eo 3 Vefcovo di Poitiert 3
credette nel fuo Nomenclatore de ’ Cardinali 3 ftampato in Limoges nel
ìóióu in quarto 3 che in quelle due prime lettere H. A. Ci nalcondefle
Hieronymus Aleander y noftro Cardinale rinomatidìnio , così facendolo
autore di quei due Dialoghi : e così pure fu fcritro nel Catalogo della
Libreria del Cardinal (,irol*mo Cafanata 3 degno dì (lampa , come fatto
dalPinligtie cuftode Lorenx.o Zacagna 3 il quale con queGa e con altre
fue gran fatiche letterarie dopo la promozione de! Cardinal Norie
meritò dal Pontefice Innocenzo XII. la prefettura della libreria Varici»
un, avendo egli compollo il Catalogo avantij che il Cardinal Cafanata,
Bibliotecario della Sede Apofiolìca , con quello facefTc dono della fua fcci-
ta libreria al Convento de* Padri Domenicani della Minerva . Dal l«o-
ghi già addotti lì convince Ortenfio I andò per vero autore degli avvi-
fati Dialoghi ialini contri Cicerone : c ciò ancora apparlfce dal nominar-
vi, che ci fa molti fuoi concittadini Milane fi 3 e dal fuo riconofcere nel
Dialogo 1. come nel Paradojfo X x. per proprio macflro il noftro faniofo
Romolo Amafeo , con cui 1’ .{leandro non ebbe che fare , come già flato
in età di x X. anni pubblico profcflorc d’Hloqucnza nell* Vniverfitd di
Parigi , chiamatovi dal Re Luigi XII. jiflai prima , che Y Amafeo lo fof-
fc in Bologna e in Roma : nel qual tempo V Ale andrò e fendo Atcive-
feovo di Brindili, ftette occupato in Legazioni Apoftoliche in Venezia?
in Francia , e io Lamagna . Il Landi però nel Comentario chiamando
* fuo
*\
Bibuot.Cl.VI.
Lettere sì V Aretino
tOulUpag. i6j.
Pai.iji.
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B4bliot.Cl.VL
H- 3 I1 »•
S$2 Della Elo q_u e n z a •-
Aio prefatore anche Celio Rodigino , di qui fi vede , che l'avevl udirò
in Milano in tempo . che vi era pcoiellore » chiamatovi dal Duca e
Re di Francia Luigi XII.
Sette libri di Cataloghi [ di Ortenfio Landò ] l»
JSinegia prejfo il Giolito ly ja. in 8*
In alcuno di quelli Cataloghi ti parla degli uomini di que’ tempi , chiari
in dottrina , e il Landi nomina se raedcGmo nel libro i v. pag*j4J.
— — Quattro libri di Dubbj con le foluzioni a ciafcun
Dubbio. In Vinegia prejfo il Giolito ìfft. in 8°
Qui pure il Landi nomina se medelìmo pag. 180. dove rammenta alcuni
di quelli Tuoi libri , ma non tutti : nè (ari male avvertire , che negl*
Indici di Pio IV. di Siilo V. e di Clemente Vili. HortenJiuj Tranquil-
lai , aliai Hieremiai , aliai Lamini , fi vede regiRrato fra gli autori
proibiti in prima Clajfe .
Oracoli de’ moderni Ingegni si d’uomini » come
di Donne . In Vinegta pel Giolito i jyo. in 8°
Vari componimenti. In Viuegia prejfo il Giolito
iSSS.iu 8°
Qui nel Ragionamento li. tra un Cavaliere errante , e un folitario , il
Landi pag. 90. nuovamente accenna sè (ledo . e pag. tot. dice di chia-
mati! dnonimo ,t diede: nato da padre Piacentino di cala Landi , e in
Milano . Chiamali Milanefe anche nelle Quinte rime di Laura Te r-
racina , /lampare in Venetàa da Gio. Andrea Valvaffori nel iff »#
pag. 18. Di lui , e di altre opere fue gii fi parlò nella Gaffe il.
cap. xii. e nella Gaffe III. cap. xu. dove egli, mafeherato col nome
di Ridolfo Caflravilla , fi feoperfe autore del nuovo e famofo Para-
dojfo contro a Dante , Amile agli altri > da lui fatti contro a Cicerone ,
ftj.M. e al Boccaccio ; palesandoli in dir male di Dante ancor nella Sferra 1 .
Al Difcorfo del Caflravilla , mandato da Firenze al Mariani ncllf7J>
Un anno dopojconipofto in B a file a , quelli Cubito tifpofe in un mefe eoa
altro Difcorfo , da lui meffo in iftampa allora appunto in Cefena : e nel
Pojll del Sibili medelìmo tempo l'Arcivefcovo di Firenze Antonio Attiviti con ua
pag. aia. Trattalo particolare impugnò il Caflravilla .
IX Landi , nafcotlo Cotto nome di Pbilaletbei ex Vtopia , compoCe altri
Dialoghi latini , e tra quelli uno contra la perCona di Erafmo, gii morto
quattro anni avanti in Bafilea ai x 11. Luglio ijjS. per dove elio Lan-
di', che tcnea preparato il Dialogo , pattando nell'anno ifqo. e predo ,
fire fio, ingannando i compofitori della Rampa col fingete di celebrarjncl
ibro l'eCequie d' Erafmo , SI Cccc Rampate eoa intitolarlo : in Defideriì
Erafmi Rnerodami funai , Dialogai lepidiflimui, nane primum in lucem
editai . Quivi chiama sè fleffo medico , introduce a parlare Arnold ■
Arlevio , e dedica 11 libro al Conte fortunato Martinengo ; onde eflèn-
dofì CparCo in Bafilea, mile la contrada a romorc , talché Bafilìo Gio-
vanni Eroldo per vendicare il ludibrio , che ne ricevea la citta , Rimò
oe-
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r
Italiana
„ recedano di rifpondergli dubito con una impetuofa diceria , quivi da
lui recitata nel IJ41. nella pubblica Univeriità con invito de’ magl-
(Irati , a’ quali la dedicò , e che ultimamente fu rifiampata in fine del
tomo vili, delle opere d' Erafmo . V Erotto , noto anche per altre Tua
/lampe , ebbe qualche barlume , che l'occulto autore del libro fofle di
cada Laudi, come lo era Baciano Laudi, non Milanefe , ma Piacentini ,
ancor egli medico , autore di più opere , già profeflote di lettere Greche
in Bologna> e poi di mediaina in l’adova,dovc du trucidato da ficarj nel
1)5). onde il mede/imo Erotto con equivoco de la prede contra quello
BaJJiano Laudi , nominandolo più volte in vece d ’Ortenfio Laudi , il
quale in fine del libro il. delle Queflioni Forciaue , dotto nome di Pbi-
laletbet Polftopienjit , flampate in Bafilea a pud Banholomxum ’Veiìbe-
merum 1144. in ottavo , da lui dedicate a Francelco Turchi da Lucca .
e cosi dette da Ford , luogo di quel contado , nel quale fi fa , che fieno
degù ite, nomina Ba/Jiauo , come da se diverfo, con chiamarlo juvenem ,
frivatim Grace projitentem, allora in Bologna , e con dir di fpiegate va-
ria Italorum iugeuia . Fu l 'Erotto uno degli dporchi adulatori odi’ Are-
tino , al quale il dì 1. di Settembre 1/48. deride una lettera volgare da
BaGlea, dandogli, oltre al titolo di divino, quclh) di ccceUeutut, inficine
con altre lodi Brabocchevoli , e con dite d'aver tradotte in Tedcfco
alcune due opere , e del Machiavello . UEroldo chiama il Dialogo del
Laudi contra Eradmo , libellum famojum , e l'autore , amante del /alfe ,
invece di amante del vero , come egli fiera chiamato , Pbilopfeuden in-
vece di Pbilalethen, benché dica, che quelli non fa menzione iter nomi-
ni: fai propri!, nec appcllationit Jua patria : Pbilalethen fe ipfum vocat,ex
Vtopia civern : funut Erafmi Koterodami dialogo lepidipfimo celebrare ft
profitetur . Si avverta , che il Landi fu il primo a chiamare Eradmo ex
coudemnato concubini natum , al che l 'Erotto non feppe ridpondere , de-
non confettando , che veramente egli era fiato il primo a divulgarlo : e
10 divulgò medefimamenre nel Paradojfo x vin, del libro il. Chiama
11 Mattinengo, a cui c dedicato il Dtalop,oJiterarum amantìfjimum Prin-
cipem con eTaltare la dua famiglia . Non vuol credere, che Lai-aro Buo-
namico , Giulio CammiUo , e Romolo Amafeo , non fodero (limatori di
Erafmo , come il Laudi avea fccitto , intendendo per avventura del Ci-
ceroniano, duo Dialogo, pel quale non elfi foli, ma altri non pochi fi di-
chiararono awerfi ad Erafmo . Dice bensì 1* Erotto, che nello (lampare
il Dialogo, /rande circumventi funi tjpograpbì . Del redo il Laudi prede
qui il nome di Pbilaletbet per occultarli e confonderli in apparenza con
Vlrico Vi tene , furiodo partigiano della buon anima di Lutero ; poiché
Virilo dotto il nome di Pbilaletbet civit •Otopienfit nel ijii. avea dato
fuota il feguente Dialogo , il quale dal dolo titolo fi fa condannare per
quello che c : de Pacultatibnt Komanenfium nuper publicatit : e l'altro
Fior di virtù Melchiorre Gottaflo , follecito raccoglitori di tali delizie,
degne di fimil gente , il fece riftampare per ufo delle perfone , a sè
conformi , come pur ora fi pratica degli leniti più (candalofì . Mi fpia-
ce , che qui non fia luogo di parlare alquanto di quello Vlrico Vtteno
[ de Hutten ] mentre il farei volentieri per far vedere , che , fe altri
danno in lilenzio dopo morto il Gretdcro , noi fiamo ancor vivi , e in
ifiato di parlare un poco all’orecchio a Jacopo Burcardo , nuovo com-
petitore della bella Vita dell' Vtteno .
A a a a Dell!
\
/
Bibliot.Cl.VI.
Tomo ftr. de G jmnofa
Patavino Iib.lW.pag.
411.
Lettere olT Aretino
tomo II. pog. 30J.
Pag. 61 7.
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3 34 Delia Elo qju en z a
|Iì»i1«t."Cì..V% Dell* Libreria Vaticana , Ragionamenti di Muzio Pan-
fa, di vili in quattro Parti . I» Roma [ prejfo Jacopo
Rufiiiclli ] a iftanza di Gio. Martinelli i j^o. in 40
A quello libro , nel quale li rratta del folo materiale della libreria Va-
„ ricatta (conte io altro fimilc,ina latino.nc trattò medefimamente tintelo _
Rocco ) c che dal Panfa è dedicato al Cardinale Scipioo Gemicala , dap-
poi li mutò il frontifpizio e la dedicatoria , mettendovi!! con la tjata di
Roma frejfo Jacopo Mofcordi o ijtauna del Martinelli tdoS- io quarte ,
il titolo di Vogo e dilettevole giardino di varie tendoni , con mutarli
ancora il Panfa in Panno all’ ufo della plebe Romanesca , la quale in
• , pronunciate muta l’ t in * , dicendo difterico , Ottennio, memo , forno ,
faine, per diftorfo , Ortenjio , morfo , forfo , e falfo ■ A tali cambia-
menti di frontifpizj , de' quali parlammo anche altrove, (i può aggiun-
gere quello de’ Liturgici di 'Jacopo Pamelio , Rampati in Colonia da
Gervino Calenìo nel r«7t. in tomi li. in quarto , il qual titolo fu inf-
uturato in quello di Rituale SanHorum Patrum latinorum con la data
pur di Colonia predo Gianguglielmo Frieffen lÓ7f. Simile fcambiamen-
to accadde alle Lettdfo Filologiche di diverti , pubblicate dal 0 oldaflo
in Franclorr nel itilo, quando il primo c vero titolo di effe paflò in
quello di Epiflolica Jfttafiionci . Maapoi Ermanno Conringio col fuo pri-
mo «itolo , e eoa una fua prefazione , per altro di poco momento , le
fece (iftanipare in Lipjia nel 1674- Cori parimente accadde ai libri x.
delle Ulor 'te latine di Ravenna di Girolamo Rojfi della edizione il- di
Venezia « tjrpograpbia Guerraa del io foglio con un lungo er-
rata nel fine ; imperciocché a quella feconda e vera impresone , che
è di bel carattere tondo col retto de' diplomi in eorftvo , dedicata dai
( Magi (Irati di Ravenna al Pontefice Siilo V. fu fcambiato il fiomifpi-
zio , e puflovi il nomo a altro Rampatole , F rance feo Francefcbi Saneft
con l’anno 1(90- E perche quelle fola mutazione parve poca , fi pemò
di farne un altra nel idoj. Ma con quanto fenno , bada òflerrarlo dal-
la fine del libro prima degl’ Indici , dove , come ho avvertito , il libro
veramente & dtee ufcho in luce ex t/pograpbia Guerraa ijgs- Due
Jole furono dedizioni di quelle I fiorie del Ro/Ji , e amendue di Vene-
nJa , la prima dell'anno 1 J7». in cafa di Aldo ; e poi qucRa feconda pred-
io i fratelli Domenico e Giambatijla Guerra del luogo di Valvafene In
Friuli , i quali nella fine del libro portano qui per indegna uno ftoglio
marittimo , battuto dalle tempcRe , e col motto. Virivi deride t impelai «
,iua altrove portarono, come il Giolito, la Fenice con le parole,
muovala fuutntut • Due altre mutazioni di frontifpiz) , morbo epide-
mico , non^debbono qui tralafciarli . Una c delle Note c Cofìiganioni di
Luca Oidi enio fopra il libro de Vrbibut di Stefano Binanti no , gli nobil-
mente Rampate in Leida apud Jacohum Hnckjum nel 1684. in foglio , e
dedicate per gratitudine da Teodoro Ricijo alla Rtina di Svenia , dalla
quale II Cardinal Francefili Barberini il vecchio gli aveva impetrata
licenza di pubblicarle, dandogllfino l'originale A queRa edizione non
molto dopo fu mutato il Crontifpizig , e tolta via la lettera alla Reina ,
nella quale il Ritkjo narrava l'iRoiia del Codice: onde l'edizione è fal-
la , e canto lontana dal pocer di{G accreftiuta , che c per lo contrario
■ .. ..
Italiana SSS
fmìnuita, come quella dei Conci!) de! Libbc, fatte da! V. Arduino, che,
a rorefcio dell’altre , le quali (pelle troice o per veto , o pet inganno lì
dicono accrefciule , e noi fono , fa botlefcamente chiamata «di'ti* nova ,
ma cum diminuitone . La ftaude al libro delPOi/?*»/* fu fatta nel 1 691.
per mettervi il nome di Pietro Ponderai, libraio in Leida a fine di dare
ad intendere , che quella opera folle nuova , s allora da lui pubblicata ,
e non già otto anni prima dall ’AckJt . L’altra delle due mutazioni , già
mentovate , fi fece itxVtrec da Guglielmo onde valer nel 1716. nel
libro , dianzi Rampato da lui mcdelimo nel 1701. per opera di Gian-
giorgio Grevio col titolo di Sintagma variarum Differì ationum : il qual
«itolo fu poi trasformato in quell’ altro , Coltralo Di ffertationum Tariffi-
martini Wc. Quelle fraudi, indirizzata a gabbare i comperatoti incauta
con la falfa prontelfa di opere nuove , provennero tutte dall' ingordigia
de' poco onorati libra], i quali etfendo iu qnc' paoli eziandio [flamparori ,
e vedendo non tiufeir loro di fpacciare i proprj libri fubito appena Ram-
pati,li lufingarono per altra via di agevolarne lo Ipaccio col fargli com-
parire in nuovo fembiante , quali fodero opere diverfe da quelle , che
erano . Nò qui fi ridettero le fraudi , perche entrarono anche in eofe
graviflime e di religione , coprendo libri erapj al maggior fogno con
falli titoli di pietà , dalle infidie de’ quali non lenta grave e mortai pe-
ricolo potrà ufeirne chi non ha pratica dell’ ilioria letteraria : di tale e
tanta importanza fi è Caverne qualche perizia ; non dico poi nulla dì
chi talvolta per nficio è obbligato forfè di averne , e qon ne ha 1 anzi
fenza eonofeer la fua miferia , ofl'crva con poca grazia chi ne può ave-
re . Quindi c , che un libro , fommamenre peRifero , dell’ erefiarca
Fonilo Sterno , fi trova Rampato con efccranda menzogna fotto nomo
di Domenico Lopez Gefuita , e col titolo, ugualmente falfo e fàcrilego ,
de Sacra Scriptum aulhriiate . Così altri dell’ infame Ebreo , e dipoi
Calvinilta , anzi Ateo , Benedetto Spino/d , li cacciarono fiora con m-
fidiofiflìme fopraferitte di Chiave del Santuario , di Rijteffioni curiofe ,
e di Cerimonie degli Ebrei . Ed è bene , che gl’ incanti e non informati
ne rimangano avvertiti , per faperfi guardare da libi! ai velcnofi , e
ingannevoli :
Frigidaì ( 0 patri fughe bine ! ) late t ungule in terbi .
Sommario delle Opere , che in tutte le feienze e arti più
nobili, e in varie lingue, ha da mandare in luce l’Acca-
demia Veneziana , parte nuove e non più ftampate,
parte con traduzioni , correzioni , e annotazioni rifor-
mate. A/eli’ Accademia Veneziana iyj8. in foglio , e
ancora in 40 ma tradotto in latino .
Quella Accademia Veneziana , così detta per eccellenza , come la Fieren -
lina , ebbe per Infegua la Fama alata“pet aria col manco piè fopra un
globo in atto di fonare la tromba , col motto :
lo volo al Ciel per ripofarmi in Dìo .
Di quella Accademia, che ebbe magnifica ftampcria propria, donde
A a a a a ufei-
BisuoT.Cl.VL
VitglU Ed,
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556 Della Elo q_u e n z a
■- ufcirono più libri , fu iflitutore , come dilli , il Cavali" Federigo Ba-
B' IUOT. CL-VI. joart ; t di quella , notilfima , e non d'altra , imcfe il Crejcimbeni nel
Ijl. «.il. ptig. 383. trattare di Luta Contile , già onorato dalla medelima con farlo uno de"
•dii. il. fuoì , e con iltaropare nel 1558. e iffp-in quarto i Puoi volgarizza-
menti delle Ifìituùoni delC Imperio , e dell' Origine degli Elettori .
La Vita di Francefco Cattarli da Diacccto , fcritta dal
Varchi . Sta co’ libri d’Amore del Cattani pag. 173.
La Vita di Lodovico Ariofto . Sta co’ Romanzi del Pi-
gna pag. 71.
Termini di mezzo rilievo e d’intera dottrina tra gli ar-
chi di cafa Valori in Firenze, col fommario della vita
di alcuni , compendio delle opere d’altri , e indizio di
tutti gli aggiunti nel difcorfo dell’ eccellenza degli
fcrittori , e nobiltà degli ftudj Fiorentini [ di Filippo
Valori]/» Firenze per Crijlofano Marefcotti 1604. in 40
Qui non fono efpreffe quelle merre (lamette in figura dt termini , rappre-
sentanti letterati Fiorentini ; ma il Calori le accenna nel dir qualche
cofa de' medelimi,cominciando però 31 libro dalle offefe d'uomini gran-
di , come del E affo e del Mario , e con motti e allulìoni ingiuriofe , c
fanciullefche peraltro, dando al primo il nome di più fonnaccbiefo »
thè Tuffo , e al fecondo quello di topo d'Uìrice , per effcre (lato della
cittì di Capodiflria , In latino -JuffnopolU : nella qual cofa il Falori
trafeorfe per aver quelli due valentuomini voluto onoratamente difen-
derci da ehi per cole , puramente letterarie , gli offefe , anche Tema ap-
provazione de’ proprj concittadini , fpaùionati, e non prevenuti . Poco
graziofo altresì nel titolo del libro è 11 contrappello di meato rilievo ,
e d'intera dottrina .
Ritratti di Scipione Ammirato [ gran parte d’uomini
illuftri per lettere ] Stanno negli Opufcoli ddl’Am-
mirato tomo il. pag. 127.
Notizie d’uomini illuftri dell’Accademia Fiorentina .
In Firenze preffo Pier Matinì 1700. in 40 Parte 1.
[ folantetne ]
Libro non Inutile 9 benché compilato hi fretta da dirci fi conTajuto dei
Magliabechi •
I Fafti confolari dell’Accademia Fiorentina di Salvino
Salvini . In Firenze perii Tariini e Franchi 1717. in 40
Quella Accademia Fiorentina , così detta per eccellenza ancor ella, come
la Veneziana , fu, come dilli , qualificata per pubblica dal Salviati , a
differenza di quella della erutta, detta da lui privata. Sono defiderabili
più libri , limili a quello , al certo meritevole di gran lode , in cui per
DO.
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t
Italiana 557
modcftla fi tralafciò d’inferire il contenuto dell’ antecedente', renden-
doli quello fecondo in tal guifa relativo a quell’ altro feoza bifogno , è
con dilanio di quei , che non l’hanno . £’ un peccato, che il faggio au-
tore, amico mio , non penfaflé a fargli un copiofo Indice : fatica, vera-
mente nojofà a chi la la , la quale non c da tutti, ma c grata altrettanto
a chi fe ne ferve . Ci vorrebbe qualche altro tomo fopra gli Accade-
mici, come fopra tanti Confoli fuffetti,per darci la materia più compita •
La Biblioteca Napoletana di Niccolò Toppi . In Napoli
per Antonio Bnlifou 1678. in foglio .
Addizioni copiofe di Lionardo, Nicodemo alla
Biblioteca del Toppi . In Napoli per Salvator Cajlaldo
a fpefe di Jacopo Kaillard 1683. in foglio .
B1au0T.CL.Vi.
Nel prefente libro, mclTo inficine con l’ajuto del Magliabechi , fi correg-
gono molli , ma non tulli gli errori del Toppi , che di foverchio grande
farebbe (lata l’iniptcfa : e quella farebbe onore a chi foffe atto c badan-
te a rifare da capo tutta la medefima Biblioteca , per la quale imprefa fi
trovano fcritte più colè in margine a qualche cfcmplarc .
La Vita di Dante Alighieri, ferina da Giovanni Boccac-
cio. In Roma per Francefco Prifcianefe 1544. in 8°
— — E con la Vita nuova di Dante . In Firenze per
Bartolomeo Ser martelli 157 6. in 8°
— — E con le Profedi Dante e del Boccaccio pag.np.
dell’edizione di Firenze del 1713. in 40
Le altre due antecedenti prime edizioni in più luoghi variano molto fra
loco .
La Vita diTrifon Gabriello, Gentiluomo Veneziano.
Sta efprefla per entro il Dialogo della Sfera di Jacopo
Gabriello fuo nipote. In Venezia per Giovanni de' Farri
1 74f. in 4°
Le Vite di Dante e del Petrarca , compofte da Lionardo
[ Bruno ] Aretino , cavate da un manoferitto antico
della libreria di Francefco Redi , e confrontate con
altri tedi a penna . In Firenze all' infegna della Stella
1671. in 12°
Il medico Giovanni tinelli da un altro fuo codice le avea fatte (lampare
in Perugia prejfo gli eredi del Zeccbininel 1671. in duodecimo .Filiberto
della Mare , Scnator di Oigisne [ Divionenfit ] in Borgogna , che ci
diede la Vita di Guglielmo Filandro , comentator di Vitruvio , e che
fetide quelle ancora di Gilberto Genebrardo , e di Claudio Salma/io, non
per anche (iampate , divulgò ivi predo Pier Pallio t nel itff }. in quarto
il Projpetto delle opere di Lionardo Aretino , le quali tutte in un corpo
tenta preparate per date in luce •
La •
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5 j8 Della Eloquenza
Ohliot.Cl.vi. La Vita del Petrarca , fcritta da Lodovico Beccadello ,
Arcivefcovo di Ragugi . Sta nel Petrarca redivivo
del Vefcovo Tommafini dell’edizione il. di Padova ,
infieme con l’altra , fcritta dall’Aretino > ma l’origi-
nale dell’ Arcivefcovo ha principio diverfo , ed è ri-
toccato in più parti .
L'edizione del Redi e (Tendo la migliore , come confrontare con più NJSS.
non ha bifogno , che ie «'ingombrino i margini d'inutili varie lezioni ,
le quali guadano le voci del dialetto Aretino , portevi a bello (ludi*
dall'autore , e rifeAatevi dal Redi , concittadino di Lionardo . Altre
l'ite di fcrirtori fi trovano unite alle opere loro .
11 Petrarchifta di Niccolò Franco [ miAo di cofe inven-
tate ] In Vinegia preffó il Giolito IS39- in 8°
La Vita di Jacopo Sannazaro [ col fuo ritratto in rame ]
deferitta da Giambatifta Cnfpo da Gallipoli . In Ro-
ma per Luigi Zannetti 1 193. in 1 1° ediz. il.
La Vita di UdenoNifìeli [ Benedetto Fioretti col fuo
ritratto ] fcritta dal S. N. S. Sta con le fue O nerva-
zioni di creanze , accrcfciute da Oftilio Contametri
[ Agoftino Coltellini ] In Firenze £ per Jacopo Saba-
tini^ 167?. in ia° edizione il.
Le tre leitere iniziali S. N. S. voglion dire Signor JV» feri Scaccianoce ,
anagramma di Francefco Cionaui . In quella rila ci e qualche «baglio,
come in dare per Fiorentino Gianvittorio Rojfi , che fu Romano , in
attribuire le Confiderauioni di -Cario Fioretti al Conte Piero de" Bardi ,
al quale fon dedicare, e che da altri, pur malamente , fi attribuirono al
P*t‘ *1. Xtr. Conte Giovanni fuo padre , quando elle fono del Salviati j nel darli al
Pefcetti il prenome di Francrfco invece di Orlando , e nel dirti , che
quelli dimoiava in Romagna , quando (lava in Verona . Il Nifieti, uo-
mo di gran lettura , e che non parla in genere , ma cita in particolare ,
fu molto lodato dal Dati , dal Redi , t da altri fcrittori Fiorentini j ma
il famofo Salvini , che in vita del Coltellini lo a vea rifpettato, come pri-
Pa.fr il. Dlfior. matlo onore deU'Accadeniia degli Apatirti, dov’cra efpofto in ritratto ,
nxxir. pog.fofé dopo l*i morto , in uno di que' fuoi problematici Difcorfett! , da lui ,
clic avrebbe potuto far cofe niaggioti , aH’improvUb comporti per da-
re animo ai giovani deU’Accademia^d eccitargli a ragionare,fecc poco
onore alla degna perfooa del Nifieti , giungendo anche a dire , che non
teppe di Greco nè punto ,nè poco: e pure ne teppe ahnen tanto, che feppe
formarli il prenome io Greco . Ma Niccoli Piaciti Fiorentino, vetfatilli-
mo in Greco fin giù nel fondo , fece ben altra conto del Ni fieli , nella
M cop.xix. Giunta all’ArgoTi co*ì dicendo : fi cui minim fit, quod e tot literatorum
bujus evi.uniui Vdeni Nifieli a me fa/la fit mtntio,ali$i, velai ex ultimit
ceni exjpunOot , prateritoi volai J id a me fa3um effe inteUigat , non qu od
eju'dem Mufa viri , ejufdem civìtatij alunni V veleni amicitia nexu
vinili
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Italiana S59
vinfiì fimuj \ (ed quod enm boditrnn die inter tritieoi & (ululoni lltera- 'V ~'^ ~yV~"
nr/ virtù , famUiam ducere cxìfìimo . Lo chiami virum infatti laberit **'* ’yl’
IT diligenti* -, che ave» letto omnet omnium Pentium audoret : velerei ,
neve! , 0 R *COS , Intinti , vernacolai indefijft {Judit ledila (fi, ttfque,
ni fic dicam , in fuccum U Janguinem vertijfe . Itaque jure tS merito
unui ilio mibi flato prò cmnibui . Al tinelli li conformò l' Eritreo , Knteoth. il.
alleai amendue dall’ iniulrare per gelolia e volpar debolezza di priva- IUi>
rive , a chi fijftudia dal canto Tuo di giovare alle lettere ufeendo dai
riftretti cancelli di bellezze puramente gramaticali . Il Citnacci ne adì- \
cura j che il KìfitU , peiitlflimo di lingua Greca , per la difgrazia di
grave malattia , perdutane la memoria , la rivide tutta da capo, benché
non affcttaUc di feminar le Tue catte di parole Greche , Lenza bifogno ,
non tenendone per altto i caratteri il ilio Rampatore .
La Vita di Torquato Taflò, fcritta daGiambatiftaMan-
fo , Marchefe di Villa. In Veuezia per Evangelica
Deu chino 1611. tu ia°
Nuovo difeorfo di Torquato Tatto , fcritto da lui fletto
[ a Scipion Gonzaga ] l'opra molti accidenti della fua
vita . In Padova per Giambatijla Martini 1 629. in 40
La Vita di Monfignor Felice Contelori, fcritta da Gian-
cammillo Perefio . In Roma per Francefco de' Latori
1584. in 40
La Vita del Cardinal Roberto de* Nobili [figliuolo di
una forella del Pontefice Gjulio 111. ] fcritta da Fran-
cefco Torrigio. In Roma preffo Stefano Paolino 1632.
in 40
La Vita di Roberto Cardinal Bellarmino della Compa-
gnia di Gesù , comporta dal P. Jacopo Fuligatti della
medefima Compagnia . In Roma per Lodovico Griglia-
vi 1644. in 40 ediz. il.
— ■ - E dal P. Daniello Bartoli . In Rama per Nicco-
laugelo TivaJJt 1^78. in 40
Memorie del Cardinal [Guido ] Bentivoglio , con le .
Suali deferive la fua Vita , libri il. In Venezia per li
1 iunti e Ruba 1648. tu 40
Edizione alquanto fcottetta , e meritevole di rlnnovarG con altra più
elattz t
La Vita di Benedetto Buommattei [ col fuo ritratto in
rame] fcritta da Daliflo Narceate, Pallore Arcade
[ Giambatirta Cafottì ] In Firenze per Jacopo Guidacci
i7i4.i»4*
La
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Bibliot«Cl.VI*
L/tmbteil JlìbUothtca
CsfàrtA to. !,£.}{. 12.
Mmfrwm Irsi leniti
to. I. pa^. 203*
lJ»/Jo/o£. Bpìjt
XCVIII. pai-ifi.
560 Della Elo qjj e n z a
La Vita di Galileo Galilei , fcritta da Vincenzio Vivia-
pi . Sta ne’ Falli del Canonico Salvini pag. 397.
Il Cìntili , che morì medico di Loreto , imbatti la Storia degli fcrittori
Fiorentini e Tofcani , da me letta io Loreto nel Dicembre del 1717»
predo Montignor Governatore Melchiorre Maggi , dipoi Cherico di
Camera , il quale generofamente a mia iftanza ne fece dono ai Signor
Senatore Filippo Buonarroti perule del Signor Canonico Salvini , o del
Signor Bifcioni , e di chiunque altro avelie voluto ricomporre da capo
limile ifloria per migliorare anche quella uullicura e fcorrcttidima del
P. Giulio Negri .
La Dramaturgia di Leone Allacci , divifa in fette Indi-
ci . In Roma per lo Mafcardi 1666. in 1 20 con tre pagi-
ne di errata in principio .
Se quelli fette Indici , o Cataloghi , di nuovo rilcontrati e lappile! fecon-
do dedizioni originali , lì rifacedero con una efatta e pulita riltampa in
forma quarta , riporterebbono applaufo dagli tludioli della Italiana
Eloquenza , anche fenza farvi altra continuazione di componimenti ,
ufcitl appretto alla morte di Monltgnore Allacci , il quale tempre infa-
ticabile , benché occupato in molte e gravi applicazioni , non ifdegnò
di abballarti alla prefente . Intendo pero , che il Signor Dottor Bifcioni ,
cuQode della Libreria Medicea di san Lorenzo , da me ricordato al-
trove J abbia via preparata quella fatica , e che non le manchi altro ,
che di llamparla • Dopo Montignor Luca Olftenio , che morì nel ttfSi.
onorato dal gran Cardinal Barberini , Padre delle lettere , con epitelio
e depolito nella Chiefa dell'Anima , Y Allacci , li eco me V Olftenio e
tanti altri valentuomini , ufeito ancor egli dalla Corte del medelìmo
Cardinale, che per le lettere non fu men gloriola di quella si decantata
dell’altro gran Cardinale Aleffandro FarneJe3tveado confeguita dal Pon-
tefice Aleflandro VII. la prefettura della libreria Vaticana,da elio Allac-
ci per le molte opere fue meritata aliai prima , fe ne pafsò di quello fe-
colo nel ìdSp. e l’Abate Stefano Gradi-di Kagugi in Dalmazia , a luì
fucccduto in quella primaria carica , non Mando punto oziofo , quan-
tunque più che di Bibliotecario , folle in credito di Gramatico ( che
per altro in fenfo antico non è poca lode ) fcrifle la Vita dell' antecedo»
re , non ancora llampata , e Icriflé parimente intorno al Probahilifmo
nella Morale Crìfiiana , e in nome di Marino Slatilio da Traù YA/olo-
già del famolo e indubitato Frammento di Petronio Arbitro , da me ve-
duto originalmente in Roma nel 1700. quando fu comperato dall'Abate
Cammilio Tellier di Lovvoit per la libreria del Re di Francia , di cut
egli era Bibliotecario. Io già fcrillì a Pietro Burmanno l'illoria della
controverlia di quello Frammento , la quale gli li fmarrì fra le mani ,
come attcfla nella prefazione alla fui edizione di Petronio : fopra cut
per altro io fono in rutto del parere del Padte Mabillone : nobìt Petto-
nii genium UT fìilum ignorare convenir , rimettendomi nel rimanente
alla lettera , da lui citata predo Melchiorre Goldado • L’Allacci »
Ipedito da Grcgotio XV. a pigliate la Biblioteca Palatina in Eidelberga,
donata al Pontefice per la Vaticana da Maffimigliano Duca di Baviera,
non
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Italiana
non Tenia gnn difagj e pericoli ei U conduflè a fiilvamento in Roma ,
dove al Tuo ritorno trovato morto il Pontefice , che in ricompcnfa gli
area promeflo uu Canonicato , il galantuomo infermò gravemente , e
lo Sdoppio , al quale , benché folle di quelle parti , V Allacci era (lato
preferito in tal commiftione , per medicina gli aggiunte l 'accula di
elicili appropriati i migliori codici : dalla quale però ei Teppe difen-
derli , allo fcrivere dell'altro gran Bibliotecario Gabriello Naudeo ami-
co d’entrambi • Degna di cfler letta è la Relazione a penna dell’ Allac-
ci Cafri tal Tuo viaggio • Qua lì polìono riferire le Orazioni funerali ,
polle nella ClalTe li. cap. v. contenendo dal più al meno le Vite da'
Letterati » in morte de' quali fon fatte <
De’ Poeti Siciliani [ antichi ] di Giovanni Viutimiglia .
In Napoli per Sebajliano Alecci 1 66 j. in 40 libro 1.
[ /blamente ]
L’Atteftazione di Giulio Paolo [per Lorenzo Pignorla]
In Fadovh preffb Piero Paolo Tozzi 162 y. in 40
Le patrie degli uomini famofi Tono de' principali oggetti della Storia let-
teraria • Quello antico Giurcconfulto da quelli, i quali, come il P. An-
gelo Portenari , Tono facili ad appagarli di tradizioni J puramente vol-
gari , e appoggiate a foli autori della qualità del Biondo , e di Leandro
Alberti, li tenea Tenia altro per Padovano . Ma il Pignorìa, che non fu
di quelli , e che fu divetfo dal Padre Angelo Tuo avverfario , di cui po-
rrebbe dilli , impar congreffut Achilli , modra , elTcr lui (lato Romano ,
c non Padovano , e ne parla eziandio nella Lettera x li.
Difcorfo del Rev. Frate Ambrogio Caterino Politi dell’
Ordine de’ Predicatori contra la dottrina e le profe-
zie di Fra Girolamo Savonarola . In Vinegia pel Gio-
lito 1548. in 8°
Apologia del Rever. Padre Fra Tommafo Neri Fioren-
tino dell’Ordine de’ Frati Predicatori in difefa della
dottrina del R. P. F. Girolamo Savonarola da Ferrara
del medefimo Ordine , indiritta al molto R. e magn.
S. Canonico Fiorentino M. Francefco Diacceto, data
nuovamente in luce con licenza de’ Superiori . la
Fiorenza apprejfo i Giunti 1 5^4. in 8*
Nel pontificato di Paolo IV. fi trattò di dannare la memoria del Savona-
rola per certi punti erronei e fcandalo/i , cavati dalle Tue Prediche , !
quali comunicati al Padre Stefano Vjodimare Genovefe , Generale de'
Domenicani , quelli gli diede al Padre Neri , perchè rifpondclTe , co-
me fece in latino per uTo del giudicio , che Te ne dovea Tare ; e poi tor-
nato a Firenze , quivi diede alle Rampe alcuni anni dappoi quella Tua
rifpofta in volgare , il Neri l'ingegna di rifpoodcic a tutto , U che può
£ b b b patte
B1sLi0T.Ca.VI.
Nondeona ptg, a. e
l)(. tdil. II.
1 ■
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S6i Della Eloquenza
Bibuot.Cl.VI.
Ctnef.cAp.Xvi.v.u.
Tomo II. lib'ix. r.tp,
vi. II. par. 23.
fdù. II.
Foì . *0.
r-1*' lu-
pare! troppo , mentre talvolta J.i foverchia palTìone e fiducia de' difen-
forì , ruina le caule anche buone , tra le quali parò io non annovero la
prtfenie , e ricordo il Dialogo , pubblicato in quella materia nel 1497,
da Fioro Delfino , ultimo Generale perpetuo dell'Ordine Camaldolefc,
da lui medefimo ricordato nel libro vi. epirtela v. Il Padre Neri in
quello luo libro pag. 113. dice male del Caterino Tuo confratello , per
avere fcritto contra il Savonarola , t date le fuc carte (lampare al Pon-
tefice Giulio III. fupremo giudice ; onde perciò nel darle non fece egli
alcun ruale , da efi'cr trattato dal Neri per un nuovo IJmacllo con abu-
fare contro di lui , già morto Arcivefcovo di Confa , le parole della
facra Scrittura : e bifogna confiderare , che il Caterino fu un gran Pre-
lato , e in tanta Dima del Concilio di Trento , che per conrcfc lettera-
rie litigandoli fra lui e il Maeftro del facto palazzo con vicendevoli
opporti libretti , i Legati al Concilio fenderò al Papa con pregarlo a
ordinare al detto Maeftro , che defifteflè dal travagliare Monlignor Ca-
terino j per eflere la fua vita e dottrina approvata da tutti . Così rife-
rifee il Cardinale Sforza Pallavicino nell' Irtoria del Concilio di
Trento . Non era dunque egli un nuovo ìfmaello . Per altro il Neri
dichiara erprelfamente, non efler fua intenzione di difèndere la condot-
ta , c la difubbidienza del Savonarola al Tornino Pontefice , alludendo
forfè , benché ofeuramente, al Dialogo di Piero Delfino : e molto meno
pretende di darlo per /amo , ma folamcnte di foftencr la Tua dottrina
per Jana, e non eretica . Il vero però li è, che pcrcagion di propofizio-
ni non fané , in quel giudicio furono proibite molte delle fue Prediche e
Sermoni , anche avanti proibiti , donec punta tenfurat Patrum deputato-
rum emendati prodeant : e la ferie fi legge nell'Indice di Clemente Vili.
Bifogna anche fapere , che eflèndofi riftampato il fuo permeilo Trium •
pbut Crudi nel Collegio di Propaganda Fede, non fi volle , che ciò ap-
parine nella data di fuori , la quale dopo l’imprertìonc fu tolta via dalla
ftampa . Il Signor Marchcfe Capponi gii tempo miTece vedere un.fafcio
di varj ferirti rtampati del Savonarola , i quali al certo non gli fon fa-
vorevoli : e nè meno lo è il Cammeo , da lui ferbato , gii di Monfignor
Leone Si rottaci , poi di Marcantonio Sabatini , e finalmente del fu Si-
gnor Mario Piccolomini ; impcreiocchc il morto di quello Cammeo non
c pafiabile a nlun patto : e qui nulla dico della fua Vita , (lampara in
Parigi nel 1S74. dal Padre 'Jacopo ^uetif . I Santi non fi fanno , o di-
chiarano per via di fazioni , ma con la facra difciplina della Chicfa ,
fuprema «politati! e arbitra della quale è la fola Romana • Olirà una
Jettcra di Girolamo Benivieni a Clemente VII. è da vederli dato amarla
Uraniani Vcfcovo d'Amelia nel libro de Cafibut virorum illuftrium .
•Le Occorrenze umane , per Niccolò Liburnio compofte
[con xxvi. cpitafj volgari nel fine] In ffinegia iti
cafa de’ figliuoli d'Aldo 1 54 6. in 8°
Il Liburnio qui defcrlve le particolarità, occorfe e ofTcrvate ne’ Tuoi viag-
gi , non poche delle quali fon letterarie , e dal principio delle medefi-
me fi convince , che Hrafmo , da lui trovato in Bruget dopo averlo co-
nofeiuto in Pine già x x v. anni avanti , fu realmente correttore delie
i lampe falariato , cioè mercenario , in cafa d'Jldoc. cofa alatamente
" i ■ rin-
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i Italiana- j<5j
impacciatagli dal «echio Scaligero , prepone motivo dal filo Ciceronia- 1 ■
no, che da lui fi chiama nefarìut , come oSìcoGvo di tutti i Letterati *1,OT.C*.VI.
d'Italia , con dargli dell’ ubbriaco , dello sfratato , del vagabondo , Oretltaet H. in E-
del parafilo , del bugiardo , e del vile , e dicendo , che gli errori dei refmnmptg. e.y.13.
fogli , da Ini correrti nella llamperia d'Aldo , puz/avano pii! di vino , '?• >7* *7. al. edir.
che d'inchiofiro , e dandogli ancora del plagiario del Leonico . 1
I Ragguagli di Parnafo di Trajano Boccalini Romano,
Centuria i. e il. In Venezia per Gio. G iterigli 1614.
tomi il. in 40
E in Amfìerdam per Gio. Blaeu 1 669. tomi il. in 120
l\ Boccali ni , benché fi dieelfe Romano , Pu natio di Loreto , e in quelli
Ragguagli , da lui filile piime tracce, datene dal Franco e dal Caporali ,
graaiofamente inventati con l'ajuto di Gianfrancelco Peranda , egli
tratta con Pale non tanto di coPe letterarie > quanto di politiche de’ Puoi
tempi : negozio poi riuPcitogli molto male , fecondo V Eritreo , che in 0™/°'.' *’
due, anzi in tre luoghi di lui parla, e che ciò attribuire alla Pietra xxìu uà, *" "*"*
del Paragone politico , il qual libro viene a fare la Parte ni. de’ Puoi
miOerioG Ragguagli , e ne contiene x x x I. Ma poi non abbiamo una
vera chiave di tutti .
Diflcrtazionc apologetica del Padre D. Pier Canneti
Abate Camaldolefc intorno al Poema de’ ìv. Regni, o
Quadriregio di Monfìgnor Federigo Frezzi dell’Or-
dine de’ Predicatori, cittadino e Vefcovo di Foligno,
e uno de’ Padri del Concilio di Coltanza. In Foligno
per Pompeo Campana 1 723. in 40
L’iftoria e i Comentarj della volgar Poefia di Giovanni
Mario Crefcimbeni . In Roma per Antonio de Roffì
1702. 1710. 1711. 1714. tomi vi. in 40
E in Venezia per Lorenzo Bafejo 1731. [anzi 1 730.]
tomi vi. in 40
In quella edizione il. i Comentarj Peno uniti a pezzi tll’Ifìoria con varie
nate, ma non Tempre ficure, giù baffo in piè delle pagine . I tomi , giuda
la coltumanza, che corre in Venezia di farne molti in quarto e in foglio,
ma però non più alti per ciafchcduno di circa un dito, ad effetto di coti
accrcfcere nella vendita il prezzo a ragione del numero de' tomi ,
con lafciar fuora più cofe inutili fi poteano comodamente ridurre a fre
foli in vece di farne fei . Il Crefcimbeni dopo ragunatc con l’ajuto altrui
più memorie , difegnava di rifar da oapo tutta l’opera , incorporando
ogni cofa a' Puoi luoghi , fecondo l’ordine de’ tempi , a fin di levare al-
trui l'incomodo di andar cercando in più (orni le cofe , appartenenti a
una fola materia . Per agevolarne il rittovamento , bifognava troncate
le verbofe ripetizioni : e ci voleva ancora a patte un Polo , cfattoe eo-
piofo indice, adattato a trovai tutto fpeditamente • Per altro la copia di
U b b b a tanti
" /
\
L
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Bi »liot.Ci.VI.
?4t. JC.
Forno XI. {*£• ift.
564 Della Eloquenza
tinti fpecialmente moderni , che C veggono rammentiti in quefl'opera,
fi può confiderare per una oziofa e gran turba di verfificatori volgari ,
per lo più iforniti di cogniaioni e di buona letteratura , anziché veri
Averi e valentuomini, i quali fon poeti , come difle Dante . Non è gran
tempo , che Tu (lampara in Olanda una Diflertazione di Tanaquillo Fi-
bro, de futilitate poetteet, intendendo la vana • Ma il Crefcimteni con eo-
ceflb di gentilezza e per foavitì di natura, ne favorì molti di generofe c
gran Iodi con forrifo di chi gli conobbe, mifurando egli fenza divario il
valor di ciafeuno dal faggio di qualche Sonetto , fatto per lo più a cafo,
ladovc nè il Girateli , nè il loffio pet via di limili faggi , come dire di
£pijramnvi,giudicarono del pregio di poeti latini; quantunque io fappia,
eflerci un Sonetto del F vaca fioro , e un Epigramma del Cardinale diam-
etro , che potriano ballare per faggio del valore di lì gtand' uomini ; ma
qui però fi tratta del Fracafloro , e de 11' //leandro . In oltre il Crefcim-
beni col rnedefimo fuo buon genio di lufingare , volle pillare , benché
avvertito in contrario , a dar la fentenza , che il Mutuo farebbe (lato
de’ maggiori letterati del fecole , fe non aveffe fritte le Battaglie per di-
fefa dell" Italica lingua ; onde , al fuo dire , noi fu , perchè quelle per
avventura gli fecero difonore : e forfè il Munio , al Icntire , non ifcrif-
fe altro , che le Battaglie . Di tal fentimento non furono al certo i va*
lentuomini Fiorentini , rammentati dal Cintili nella Scanala v. della
fua biblioteca volante . La carta in quella edizione >1. dell’ Ifloria e
d e' Cementar) , è molto inferiore e incivile ; cd effendovi degli efem-
plati in carta men vile , meglio era (lampargli tutti in quella fola, men-
tre chiunque è difpollo a comperar. l’opera , non avrebbe tralasciato di
comperarla in carta buona per la piccola fpefa di pochi quattrini di più;
mcnrre]niun galantuomo ha 'gullo di aver libri , (lampati in carta {trac-
cia : e ! (ignori libra) dovrebbono aver la bontà di non mTfurare col
loro animo quello de’ comperatoci ■ Qui per non dare in fallidiofc
lunghezze , fi rralafciano altri libri , come noti per li loro titoli d!
Scene , Teatri , Mufei , dienei , Licei, di Glorie , di Pompe , e di Elogi ,
nc* quai libri , come ingombrati di gran borra di vane parole , il me-
no, che lì ritrovi, lì è qualche leggera e per lo più triviale, e non efatta
notizia di cofe letterarie , come copiati dipianta dagl: altri Zibaldoni,
per altro non fare , che moltiplicargli , elfendo sì fatti libri molto di-
velli dagli Elogj di duóerto Mireo fopra gli fcrittori Belgici , di Scivola
di Santa Marta , c di Carlo Perrault fopra I Fra ice fi , c dalla maniera l
tenuta da Niccoli dntonio in tratrare degli Spagnuoli . Il Gbilini , poco
più comportabiie degli altri , clic ne fcrific tomi tv. due de' quali fono
(lampati , fi allargò troppo alla larga fuori d'Italia , entro i termini
della qual fola dovea contenerli , abbondando in efattezza , e non in
parole , e principalmente in dare la recenftone accurata delle opere , c
non in empier le carte di ciarle , che nulla infegnano • Chi dal Gbilini
ripigliane cronologicamente i foli Italiani , rifeeando le tante fuper-
fluita , farebbe qualche fcrvigioalla Repubblica letteratia . Non man-
cano altre opere di tal fatta , come gli Scrittori Liguri del Soprani e
del Ginfliniani , i Reggiani del Guafco , i Salentìni dell’ Angeli/ , il
quale meritamente è riprefo nel Giornale de’ Letterati d'Italia per ave-
re calunniofan.ente fparlato del gran Cardinale Guglielmo Sirleto , qua-
fiebè uu uomo lì finto avelie per vizio della l’uà nazione con male
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Italiana . $ 6s
irti edotto il Cardinalato , ImpoAura indegniflìmà , e facile a fmentirfi
col folo epìtafio in san Lorenzo in Panijperna , in cui fi legge , che
Pio IV. lo creò Cardinale > f acro innante Collegio . Ed egli lo accettò
invittu , a preghiere di san Carlo , il qual poi molto fi maneggiò per
farlo Papa . Ci è una diatriba di Tommafo Scgeto de contemnendit n «*
peritomi» & malorum bomìnum vocibui , e ci è pure un diAico del Poe-
ta Catone
<§>uum rette vivai , ne curei yerba malorum ,
Arbitri} non efl nottri quid quifque loquatur ,
Qua vengono a riferirli ancora i Giornali de’ Letterati , di Roma, di
Parma e di Venezia , relativi a quefio capo , le Vite degli Arcadi , e
la Biblioteca volante del Cinedi , drvifa in più Scanzie , Aampatc in più
anni e luoghi fpezzatainente, cominciando dal 1677. in Firenze per An-
tonio Bonardi in ottavo , benché non fenza errori , e replicazioni .
Invettiva del Sommerto [ Accademico] Infenfato eon-
tra lo {lampare compofizioni Accademiche . Iti Pe-
rugia per Vincenzio Colombara 1597. tn 4°
BllL10T.Cl.iVI,
Lib. ni.
CAPO. Ili
Vite letterarie volgarizzate .
LE Vite de’ Poeti Provenzali , fcritte in Francefe da
Giovanni di Noftradama , e tradotte in Italiano da
Giovanni Giudice [ Genovefe , difcepolo del Robor-
tello ] Iti Ltotie per o/tlejfandro MarJ'tlj i$7$.iti 8°
Il Crefcimbeni nella Parte 1. del volume li. de’ Tuoi Cotnenrarj ne diede
un altro fuo volgarizzamento con note , ma prefo da queAo •
Le Vite de* Filotofi di Diogene Laerzio , dal Greco
ridotte ili lingua comune d’Italia [ dai fratelli , Bar-
tolommeo e Pietro Rofitini da Pratalboino ] Iti Vi-
tiegia per Vincenzio Valgrijì 1 545. in 8°
E [ col titolo variato ] Ivi per Domenico Farti
1561. in 8°
Di quelle Vite ci fono altri volgarizzamenti più antichi , ftamptti in Fi-
renze nel e in Bologna nel 1494.
Filoftrato della Vita di Apollonio Tianeo , tradotto per
Francefco Baldelli con la confutazione, o Apologia di
Eufebio Cafariefe contra Jerocle, tradotta per lo me-
defimo . In Firenze per Lorenzo Torrentino 1549. iti 8°
— — - E la fola Vita , tradotta in lingua volgare da Lo-
dovico Dolce . Iti yinegiuprejfo il Giolito 154^. iti 8°
I do-
r
Bibliot.Cl.VI.
Trionfa d' Amore
etp.l.
’B'bMotbtts Gr*e\
ic. ir. ^.3.
Fai» 176* 9itgm ni.
dtll’Aja 1688. in 12.
B'hìioth. Gr*cs
019 ìl./t-tg.jiBt
5 66 Della Eloquenza
I dodici libri di Marcaureliolmperadore, disè fletto ,
e a sè fletto , traslati dal Greco , con varie lezioni de’
tetti Greci , e con un riftretto di notizie [ del Cardi-
nal Francesco Barberini il vecchio ] In Roma per Ja-
copo Dragondclli 1667. tu 8°
Tomm.ifo Gatackjro Inglefc, ave» dianzi nobilmente illullrat» quell’ope-
la in latino : e trattandoli di un libro , per quanto porca fare un Gen-
tile , pieno di buone miflimc , onde meritò , che il Partire* di celle
dell'autore ,
Fedi il buon Marc» d'ognì laude degno ,
Ften di Filofofia la lingua e’I fello ;
11 Cardinal Barberini , che n'era maeftro , ne fece a parte quella altri
edizione in volgare , tacendo per modelli» il fuo nome » perciò igno-
rato da Gio. Alberto Fabrizio .
La Vita di Efopo , tradotta e adornata dal Conte Giulio
Laudi . In Vinegia prejfo il Giolito 1 J4J. tu 8°
— — E in Milano per Gio, Antonio Anton] 1 $61. in 8°
La Vita A' Efopo , fetitta in Greco da Ma/Jimo Pianude , vlen riputata un
Romanzo, eflendo compolla troppo tardi nel pontificato di Urba-
no VI. che vuol dire piu di due mila anni dopo Ejofo , che vide a’
tempt del Re Crcfo , anni f7». prima di Crilto Signor noftro ,- e da
zoo. prima d 'Euripide , che lì cita ancora nella ptefente . Ma Paolo
Pellijone , celebre per la Tua gran dottrina , e converlìone alla Fede
cattolica , nell' Illorla AtW Accademia Francese , così detta , come la
Fiorentina, e la Veneziana, ci dà per vera un altra Vita A' Efopo, fcritta
in quell'idioma da Claudio Guafpjrri Bachilo di Meziriac, e Rampata in
Bourg, città primaria del paefe della Brcflà, da Gio.Taìnturicr nel 16}
in fatici . Il Conte Laudi , chiaro eziandio per altre opere , qui li chia-
ma Come con la parola diflefa , e non abbreviata , di che altróve par-
lammo •
Aiiftea de’ Lxxit. Interpreti , fcrittor Greco, tradotto
per Lodovico Domenichi . In Firenze prejfo il Tor-
r enfino isso, ini0 '
Quello driiìea , già volgarizzato ancora da alti! , in oggi nelle cireollan-
ze de’ fuoi racconti , quantunque citato da Giufeppe Ebreo , da Eufe-
bio , e da più antichi prefi'o l'inlìgne amico noflro , il 1’. D. Bernardo
di MonfaUone innanzi a’ fuoi Efapli d'origine , foggiace , anche in fet 1-
timcnto del Cardinal Bona , a molte eccezioni , fenza pregiudicio dell*
canonica fantiti del Tello del Pentateuco , portato ( forfè co' libri pro-
fetici ancora) d' Ebraico in Greco da quelli inlerprtti .detti comune-
. mente i LXt. Il Fabrizio non feppe , che l'autore di.quello volgariz-
zamento fofle il Domenichi, il che « poco male, e perciò da non alzarne
trofei, per effer tali minuzie facili a incentrarli in mezzo alle llr*de an-
che di HOtte , e fenza lanterna .
Le-
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Italiana 567
Le Ifcrizioni , polle fotto le vere immagini degli uomi-
ni famolì [ ili lettere] del Giovio , tradotte per Ip-
polito Orio Ferrarefe. In Firenze prejfo il Torrenti-
no if fi. in 40
Rolando Mirtfio nella lettera x xv. del libro il. nota il Gicvh di effer
troppo fuperficialc e Icario di notizie , tin non metter l'cpoche , al-
mcn delle morti : difetto , comune a Lilio Giraldi , a Pierio Paleriano,
a Uberto Foglietto , a Giano Nido Eritreo j e ad autori di altre Vite ,
non letterarie . Ma pure ciò nel Giovio farebbe poco, fe non vi folle di
peggio . Oflerva il Mare/io , ufarfi meno propriamente la voce Elogium
• per Infcriftio , come l'Orto ha qui volga rizzato . E veramente , a ra-
gion d’ijcritioui , quelle del Giovio fatebbono troppo lunghe , e fuor
dello Olle , come fodero tali . Il Pignoria in un tuo libto particolare
diftlnfe tra Elogia , Adilamationei , Adloeutionet , Ctoclamalionct ,
- Epirapbia , er Infetiditine t ; onde l’Or;'# nel fuo volgarizzamento de-
511 Elogj latini del Giovio poteva ufate liberamente quello nome Hello
'Elogi invece dell’altro , che egli uiò d' If trilioni .
C A P O . I V
V iporia favtlofa antica.
DIfcorfo [di Baccio Baldini] (òpra la mafeherata
■della Genealogia degli Dei . In Firenze prejfo i
Giunti 1 f6f. in 40
Paolo Mini nel Difcorfo della Nobiltà di Firenze pag. 6(. della edizio-
ne il. fcrive , che quella Mafeherata fu fatta fopra XXI. carro trion-
fale .
Difcorfo fopra gli Dei de’ Gentili , e le loro imprefe
[ dipinte dall’ autore fnel palagio de’ Rucellai in Ro-
ma al Corfo , oggi del Principe Rufpoli ] con un
breve trattato delle azioni de’xn. Cefari con le di-
chiarazioni delle loro medaglie antiche, compofto
da Jacopo Zucchi , pittore del Granduca Ferdinan-
do!. diTofcana. In Firenze per Domenico Giglioni
1602. in 4“
Le Immagini degli Dei degli antichi di Vincenzio Car-
tari Reggiano , ridotte da capo a piedi alle loro reali,
e non più per l’addietro oflèrvate llmiglianze , cavate
da marmi , bronzi , medaglie , gioje, e altre memorie
antiche con efquilìto ftudio e pascolar diligenza di
Loren-
\
Bibiiot.Cl.VI.
\
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Bibmot.Cl.VI.
56 8 Della Eloqj/enza
Lorenzo Pignorla Padovano , aggiuntevi le annota-
zioni del medefimo Copra tutta l’opera , eundifcorfo
intorno alle Deità dell’ Indie orientali e occidentali
con le loro figure , tratte dagli originali , che fi con-
fervano nelle gallerie de’ Principi , ene’mufei delle
pedone private , con le allegorie alle immagini, di
Cefare Malfatti Padovano , migliorate, e accrefciute
nuovamente , e un catalogo di cento più famofi Dei
della Gentilità, con la giunta di un altro catalogo de-
tli autori antichi e moderni , che hanno trattata que-
a materia , ordinato e raccolto dal medefimo Pi-
gnorla , che ha accrefciute le annotazioni , e aggiunte
molte immagini . In Padova nella ftamperia di Piero
Paolo Tozzi 1626. in 40 edizione il. del Pignoria , ef-
fendone altre antecedenti , ma non fue .
Quell» feconda , benché men bella e corretta della prima del iSif. predo
il Pafquaii , è più eopiofa ; e meriterebbe di rinnovarli , ma da buona
mano, con altra più clan» c pulita, e con le ligure in rame .
Della forma delle Mufe, cavata dagli autori Greci e
latini da Giampaolo Lomazzo . In Milano per Paolo
Gotardo Ponzio 1 y$i. in 40
Iconologia di Cefare Ripa . In Padova prejfo il Tozzi
itfi8, in 40 edizione il.
Iconografia, cioèdifegnid’Immagiui , cavate perGio.
Canini da frammenti di marmi, da gioje , e medaglie
con le annotazioni di Marcantonio Canini . I» Roma
per Ignazio de’ Lazari 1 669. in foglio .
* Difcorfo della religione antica de’ Romani infic-
ine con un altro difcorfo della caftrametazione , difci-
plina militare, de’ bagni, e degli efercizj antichi di eflì
Romani, compofii in Franccfe da Guglielmo Choul
[ Sciul in Italiano ] c tradotti inTolcano da Gabriel
Simconi , illuftrati di medaglie e figure . In Lione per
Guglielmo Rovillio i$$9- ,n foglio , e 1 $69. in 4°
CA-
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/
f
1
Italiana 569
C A P O . V
L’ifìoria favolofa antica volgarizzata .
LA Genealogia degli Dei di Giovanni Boccaccio ,
tradotta da Giufeppe Betulfi da Bafi'ano [ nella
Marca Tri vigiana ] libri xv. Ih Venezia al fegno del
Pozzo [per l’arrivo beni ] 1 741. in 40
— — — E ivi per Jacopo San [ovino 1 $69. in 40
L’Iftoria della Guerra diTroja di Guido dalle Colonne
£ Giudice ] Mcffinefe • In Venezia per sHeJfandro del-
la Paglia 1481. in foglio .
E pubblicata dagli Accademici della Fucina della
città di Meflìna./« Napoli per Egidio Longo 1 66$. in 40
Gli Accademici , ignorando , che vi folle altra edizione , credettero d’ef-
ferc i primi a darla in luce , avendone avuta copia , ferina a mano, da
Firenze , dove il libro non fu mai dampato , come altri ha fuppode ;
onde citali a penna dai Signori della Crufca . Ma con minor difagio di
prima , dopo quella ridampa egli potea citarli Rampai » , come non di-
verte dal tedo , che avanti citava!! a penna .
li volgarizzatore in alcuni codici lì chiama Filippa Ceffi Fiorentino ; mi
in altri è detto Niccoli Ventura da Siena ; onde bifogna , che alcun di
loro, fe non l’uno e l’altro, tede copifla, e non volparitucatore del libro,
trovandocene efemplari , uniformi tra sè nel dettato , e col nome ora
di uno , ora dell’altro : ed è noto ai periti , che i copifti e calligrafi dei
codici per autentica vi lafciavano fcritto il proprio nome in fine di
ella • Il tedo latino , che lì trova ftampato in idilc de’ tempi badi , te
compodo nel fccolo xitl. fui tendo fuppolitizio di libri fpurj da Gui-
do Colonna Siciliano a richieda di Matteo della Porta Arcivcfcovo di
Salerno : e ne parla il Voffio padre .
Ditte Candiotto e Darete Frigio della Guerra Troiana ,
tradotti per Tommafo Porcacchi da Caftiglione Are-
tino , con l’ordine da tenerfi nella concatenazion dell*
Iftorie . In Vinegia pel Giolito 1^70. in 40
L’Iftoria d’Eliodoro delle cofe Etiopiche, tradotta dalla
lingua Greca nella Tofcana da Lionardo Ghini . In
Vinegia prejjo il Giolito-i 560. in 8°
H Ghini , che fu da Cortona , in altra edizione del tt8d. parimente pref-
fo il Giolito, vien per Ssbaglio chiamato Oliaci. Fu profeflorc d’filoquen-
Za in Siena , e confronto co’ tedi Greci le Vite di Plutarco , volgariz-
zate dal DomeniJti , e magnificamente ridampate dal Giolito nel i
Ccce figli
BiaLioT.Ca.VI.
De flifttriete lah'tìt
hi. il. eap. IX. fa*.
4JI.
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BtBLlOT.CL.VI.
Dei arderti Tottti
Frajneh lib. II.
D* E*ftU* h^.itnt
priir, rtyfto r.nl.
I
J7< 5 Della Elo q_u e n z a
Egli dedicandoli prcfcntc libro al noflro Conti Michel detti Torre , Ve-
feovo di Centda , poi A ’unc io Afojiotico in l-raucia, c Carditi ile, c allo-
ra Govcmator di Perugia , dice di avergli recitata ima orazione in
tempo , clic Paolo III- andò a Perugia , e di avere intefe di lui gran
cofc dal n oiiro e fuo Romolo Amafeo. Lo efalta per gran prorettor delle
lettere , le qual! , come fi vede anche qui , non mai fogliono edere in-
grate a chi le f avori ice . E' notabile, che il Chini al Prelato dà il titolo
iS' Itlutlriiji/no c Ile vere ndi/Jimo , che a quel tempo Coleva ed'cr proprio
de’ Cardinali . L’edizione G. L. di Ciò, Bourdclor-io c di Parigi predo
Luigi hehurier itfip. in ottavo •
Achille Tazio Alcflàndrino dell’ amore di Clitofonte c
diLcucippe, tradotto di lingua Greca in Tofcano da
Francefco Angelo Coccio . In Venezia per Domenico
' Cavalcai tipo i $6 }. in 8°
E in Firenze prejfo i Giunti i Jp8. in 8°
L'edizione G. L. del Salma/io c di Leida predò f rancefco Egero 1640.
In duodecimo •
Gli Amori d’Ifmenio [ e d’Ifmene ] compofti per Eufta-
zio Filofofo , c di Greco tradotti per Lelio Calano .
In Firenze per Lorenzo Torrentino iyyo. in 8°
■ E in Venezia per li Guerra 1 jtfo. in 8°
Erafto , e i Tuoi compaflìonevoli avvenimenti , opera
dotta e morale, di Greco tradotta in volgare . In
Viuegia pTcJfu il Giolito 1 j y8. in iz° fenza traduttore .
Claudio Fatiche t chiama quello libro in «c Italiano , tacendolo preCo in
fudanza dal Romanzo branco fe de' [ette favj , di Metterlo .
Delle Padorali di Dafni e di Cloe libri 1 v. di Longo Sodila, volgarizzati
da Annihat Caro , non Cono per aneo Rampati • Gli ferirti erotici Greci
non edendo i piò cadi e modelli del mondo , modero il zelo de' facer-
dori a bruciarne molti , come Demetrio Calcondila raccontò i\V Alcio-
nio : e così ancora fenza alcun pubblico danno potrebbono bruciarli
tutti gli altri e latini e volgari , lafciando Prillare chi vuole .
Le Favole di Efopo , tradotte dal Conte Giulio Landi .
In Venezia per Domenico Farri 1567. tu jì°
Apuleio dell’Afillo d’oro , tradotto da Agnolo Firen-
zuola Fiorentino . In Firenze prejjo i ùiuuti 15 45.
J spS. 1602. in 8°
— E in Vinegia prejfo il Giolito 1 567. in 8°
Prima del Firenicuola fi trova Rampato il volgarizzamento del Bojardo
Conte di Scandiano , c dopo liti quello di Pompeo fincati 1 Dologocfc .
- CA-
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Italiana
C A P O . V I
57 1
Bisiiot.Ci.VX.
L’IJloria favolofa moderna. \
IL Corbaccio [ o Laberinto d’amore J di Giovanni
Boccaccio [con le note in fine, di Jacopo Corbinelli]
In Parigi per Federigo Morello 1569. in 8° >
Dioiucde Borghej f efalta con termini generali quella fola edizione , t il orf*r
Mux.ìo per pii capi la biafima grandemente • ***“
■— Co’ rifeontri de’ tetti a penna , alla Tua vera lezio- m* «;•
ne ridotto . In Firenze per Filippo Giunti i *54. in 8° M*
[ Col titolo di ] Laberinto d’amore , e con la let-
tera confortatoria a Pino de’ Rolli . In Firenze prejfo
i Giunti xy 1 6. in 8°
— La Fiammetta, riveduta co’ tetti a penna, e con
pollili e in margine. In Firenze per Filippo Giunti
1 JP4. in 8°
— — È in Vinegia prejfo il Giolito IJ42. in 8 0 ij6ì.
in 12°
Il Filocolo [o Filocopo] alla fila vera lezione
ridotto co’ tetti a penna . In Firenze per Filippo Giunti
1 J5>4. in 8°
È riveduto daFrancefco Sanfovino. In Vinegia
per Giovila Kapizio xyyi. in 8°
L’Urbano. In Firenze per Filippo Giunti 1 yp8.i» 8°
Le fuddene opere del Boccicelo con qualchedun altra, altrove da me regi-
mata, furono riltampate in Nipoti nel 1714. Cotto il falfo nome di Fi-
renze, e con quello titolo : Delle Opere di Giovanni Boccaccio il Filocopo
volume I. Ma dovea dirG così: delle Opere [ volgari e minori ] di Giovan-
ni Boccaccio, tomo 1. che abbraccia il Filocopo dal libro I. fino al libro 1 v.
inclufiuamente : e a quello titolo fi doveano uniformare i feguenti in
ciafehedun tomo , a fine di rapprefentar chiaramente il contenuto di
effi . Quindi è , che nel frontifpizio del tomo v. doveva aggiungerli , ,
che abbraccia il tomento / opra l'Inferno di Dante dal Canto 1. al Can-
to vi, e fimi] mente negli altri . E’ da notarli , che il Boccaccio nel Fi-
locopo tratta degli amori ( in altri libri ancor mentovati ) di Fiorio e
Biancofiore , e che nel libro vir. parla a lungo e fanamente della reli-
gionCriiliana : ma con buona licenza del Borgbìnì in principio del futa
proemio all e jlnnotardoni dei Deputati del lx x 111. Copra la cotrezion
del Decamerone, il Boccaccio non per quello c feufabilc delle Fcfceonine
. . Cete » im-.
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Cibliot.Cl.V1.
J72 Della Eloquenza
impietà, buffoncfcamcnie da lui feminate in elfo Decamcrone, delle quali
per efl'crfi fcandalofamente abufati i feguaci degli ultimi creliarchi* ob-
bligarono la vigilanza de* fupremi capi della Chiefa a torlo con folcimi
divieti dalle mani de’ Cattolici , benché poi per fomma grazia , come
dirò appretto , ne permettelfero la lezione agli fiudiofi della favella do*
po la fedele c dovuta emenda .
LaFilena di Niccolò Franco [ libri xir. ] In Mantova
per 'Jacopo Rnfinelli 1547. in 8°
11 libro c compollo a imitazione della Fiammetta del Boccaccio .
Il Pellegrino di Jacopo Caviceo da Parma . In Vinezia
per Riero Niccolìui da Sabio 15-38. in 8° edizione lv.
Quello pure c fatto a imitazione del Filocopo del Boccaccio .
Hypnerotomachia [ pugna d’amore in fogno , o in fon-
no ] Poliphili [ di Frate Francefco Colonna] ubi hu-
mana omnia nonnifi fomnium efle docet, atque obiter
plurima , feitu fané quamdigna , commemorat . Ve-
netiis in cedibili sì Idi Marniti i 14 99. in fol. edizione 1.
Per vezzo in que’ tempi foleano farli i titoli latini* e anche Greci ai libri
volgari . La data dell' impredìone eflendo polla neU’ultima pagina do-
po l'errata, e quella per ederli poi (laccata* leggendoli nella carta prece-
dente quelle parole : Tarvi/ìi cum decorijjimìt Poltx amore lorulii di-
flineretur mijeUui PolipbìUti mcccclxvii. Kalendii Mail * fenza
mettervi fu ne fate * nè olio , fu da taluno creduto * che quello folle il
vero luogo e l'auno dell' Impecinone * quando quelle note fono 1 ca-
ratteri e l'epoca del foto compimento della fcrittura .
In Venezia nell’ anno 1545. nelle c afe de’ figliuoli d’Aldo fu fatta una edi-
zione il. di quello libro col titolo volgare, fenza numerazione di pagi-
ne, come la prima , che c in bel carattere tondo , e con'molte ligure di
più forte* bene intagliate in legno* ma fenza l’infegna A’ Aldo nel fronti-
fpizio * che poi fu melTa in detta edizione il. della quale infegna parla
Érafm, dicendo, che c un Ancbora,<juam me di am Delpbiaui obtorto collo
circumpleUitur col motto fefiina leale, e che li trova in una medaglia di
Tito, donata da Pietro Lembo, allora giovane, al vecchio Aldo, il quale
però non avendo ufata quella fuainlègaa tipografica nell'edizione 1. di
quello libio, nel corpo del quale (ì trova intagliata infieme con akri
eapticci* io fofpetto, che in Aldo Ai qui appunto li rifvegliaflc il penderò
di alzar quell' infogna * giuflifcatagli poi dal Bembo con la medaglia di
T ito ; donde può diete , ebe prima Poli/ilo Tavelle prefi . Il Dolce nel
Dialogo de’ Colori per isbaglio, come credo, la chiama di Tiberio, e ne
parla anche il bibliotecario della Sorbona Andrea CbevtUier nell' Ori-
gine della (lainperia di Parigi . Quello famofo libroni poli/ilo è ferino
in una lingua Italiana, tutta nuova * e di pianta inventata dall' autore*
il cui veto nome lì nafeonde nell’ Acrollico delle lettere iniziali di cia-
fchedun capo dcll’opeia * divifa in libri li, poiché dalle medelìnje let-
tere
Cintarle I. Cblliodt
*1. pog. 4cS. td ir.
Lardun. .1 - uj Qrj-
pbiam IS49. infoi.
H'i- 54.
Tei. lei.
Digitized.by Google
Italiana j7g
tere unite rifultano quelle parole , Poliam Frater F ranci fcut Columna ■■
peramavit,effc ndone all'autore prccorlì gli efempj antichi di altri Acro- Di aLlOT.Cl.Vi,
Ilici fi mili nella Collezione degli Oracoli Sibillini , nelle Minzioni di
Commodiai io , nell’ Moria di Filoflorgio , in quella di Rolandino Pado-
vano , in Gitlcmaro . monaco di san Germano , e in qualche luogo pure
di penando Fortunato : offendo ufati per avventura ad effetto di {co-
prire i plagiar j di quelle opere in ogni calo , che di nafcotlo vi avellerò
mede le unghie , come anche allora doveva accadere .
lìonardo Graffo Giureconfulto Veronele chiama il libro novum quoddam
t!T admirandum Polìpbili oput , aderendo, che , ne intenebri i diutiut
Intere t , [ed mortalibui prode ffet, a fuc fpefe lo fa (lampare, dedicandolo
con lettera latina a Guido di Monteftltro Duca di Urbino, come a Prin-
cipe amante e ptotettor delle lettere , e foggiungendogli , che nel li-
bro tanta eft non modo Jcientin , fed copia , che in vederlo , non magii
omnet velerum librai , quarti natura ìp/ìut occultai rei vidìffe videarìi ,
Notili quel tanta feientia , e quell" occultai rei . Soggiunge approdo ,
che rei una in co miranda eft , quod quum noftrate lingua loquatur , non
minui ad eum cognofcendum opui pt Graca Or Romana , quarti Tuffa ,
V vernai ula . Poteva dire anche Cbaldaica , Ebraica , c Arabica , delle
quali talvolta ne c fparfo il libro . Cogiiavìt enim vir fapientijftmui , p
ila loquereiur , unam effe viam IT rationem , qua nullut , quia aliquid
differet » veniam negligenti [un pretendere poffet ; ffd tamen itafe tem-
peravii , ut , nip qui doUiftimut foret , in dottrina f uà facrarium pene - (
trare non poffet -, qui vero non defluì accederei , non de 'perarei tamen .
E poco dopo : non bic funi rei vulgo expopta , W triviu decantando ,
fed qua ex phitofopbia penu depromla, IT Mufarum fontibui haufta, qua-
dam dìcendi novitate perpolita , ìngeniorum omnium gratiam mercan-
tar . Giambatida Scita loda e ringrazia il Craffo d'aver meffo fuora un
tal libro , il quale da lui c chiamato mirabili ST novui libeliui , aquan-
dui veterum librii avorum , benché inquanto a libellut , non può dirli
tale un groffo volume in foglio • Un altro poeta fegue a dire , che a chi
non piaceffe la materia erotica, piaceri almeno la lingua nuova , novuf-
que fermo gravi t , la plofopa, la geometria , e poteva aggiungere ancora
l’erudizione Egida , architettonica , mitologica, e antiquaria, e l’udirli
rammentare pietre, piante , fabbriche , factificj ,
Et nova divini f omnia Polìpbili ,
Dopo la prefazione in profa volgare , che fpiega il contenuto de’ due
libri , viene un capitolo in terza rima , diretto al Craffo , parimente in-
torno al libro, e poi ungraziofo epigramma latino del noflro famofo
Andrea Marone , di padre Friulano da Pordenone nato in Breffia , e
prima di partire a fard ammirare e celebrare in Ferrara , e poi anche
in Roma nel pontificato di Leon X. gii pubblico profcd'ote di buone
lettere nella Terra di Pennone. Pare ,che il Marone già ne fapeffe il ve-
ro autore, mentre chiedendo alla Muda chi fia Polipi, fa, che rifponda
di non voler dirlo prima d'intendere il pubblico Pentimento dell’opera ,
c che fé quello larà favorevole , il dirà , ma non altramente - L’Eroina
Polla, celebrata nel libro,non può effer della riguardevole cala Pela da
Trivigi , città fpeffo , c unicamente mentovata nel libro , perchè quella
cafa non mai fi chiamò Eolia, ma Pela dalla città di tal nome nel ì'Iftria.
Scm-
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lii «liot.Cl.VI.
Par. 3 6. tilt. Lagn-
ai opotl Grjpbìnm
1 533. in «.
Menogiana to. 17.
pii. 155.
Giornata
Dt nifi. Ut. Vi. ni.
rag. tx. piti. 803.
lii.il. P’I’fi- A. li.
A. 111.
iii. il. P'I’fi. A. II.
Rtgtfi. A. III.
574 Della Eloquenza
Sembra pìuttoflo nome Greco, dinotante la moli* fapienzl.efprefEi, per
non dir tutto, col folo aggiunto di Pelia, «he in fuGanza vuol dii molta,
onde Polifilo fi dice amante di ella : e appunto da Benedetto Curila Sin-
foriano nel Contento latino degli Arrefli d'amore ( o Areiìi, come da lui
fon detti ) FranccG di Marziale d'Alvemia . che vide in tempo di Cu-
lo VII. Re di Francia , i chiamato maltifciur Francifcm Column.t . Del
libro'di Polifilo, che due volte fu tradotto ancora in Franeefe, parla Pie-
tro Moneta : e Carlo Pennoni nella fua Difefa di Dante fciive, che Poli-
filo , autor non Pofcano, mife nel fuo libro voci Arabe , Greche ed Ebree j
Greche e latine Matteo /Wm/er, '.credendo in tal guifa di farli ammirare
avendo amendue nelle loro invenzioni in fogno, imitato Dante . l'uno
in verfo nel Poema della Cittd di Dìo > e l’altro in piofa in quella I Boria
favolofa. alla quale, come più latina, che volgare, il Vojfio diede luogo
tra’ fuoi 1 fiorici latini , elTcndonc (lato brevemente informato da’ due
valentuomini. Balda (far Bonifacio , 0 Lorenzo Pigneria . Gli amanti
delle fetenze occulte per entro vi trovano miflerj chimici . benché im-
penetrabili : e chi avelie la fortuna di bene intenderlo . vi troverebbe
altre gran cofe . eflendo enriofo c pieno d’eloquenza in quella fua fa-
vella . benché . per non tacer nulla , il giovane Aleandro in una fua
opera, non iDampata, lo chiami librum nugatorium • Per altro la Poli a
li decantata, fpecialmente nel libro il. ove G celebra la fua Schiatta
col dirli , die fu della afa Lelia nella regione, dall' alt-o monte
nttneupata, potrebbe farci venire in niente la cafa Collalta, Eccome Ga-
fpara Stampa celebrando il fuo Collatino di Collalte , lo chiamò il Conte
dall' aito colle . E Coti narrando Polifilo , co me "un a della fehiatta
della fua Polla, dal magnifico fuo padre , opulente e lautiffimo Signore,, e
regalo A ltioolo fotte il giufiijjimo imperio del fante e feroce Leone ma-
rino , ebbe in dote gran parte della decinta regione Femia , che i la
Marca Trivigiana , di cui G vede, che Polifilo fu natio , e parlando egli
parimente di Aitino, e di Porcello, ma non gii della citta di Venezia-, di
3 ni fembra pluttoGo alludere alla cafa de' Conti di Collalto , principali
i quelle contrade, amicamente Signori di Trivigi , e per la loro gran-
dezza , già da più feeoli aferitti alla patrizia nobiltà Veneziana ; onde
Benedetto Lampridio , di uno di eflì , che fu Manfredi , ebbe a dire
Marni regi bui Ole Partii finii .
Quella miflica Polla dice poi chiaramente di avere avuto il nome di
jMcrexia, e che nudrita patriziamente con molte delixje , perven-
ne al fiore dell' età fua nell’anno della redenzione umana 14 61. Che poi
le narrazioni del libro fieno tutte morali, comejfuppofè il Voffio , io per
me noi credo, per non eliérvi ragione di nafeondere fole dottrine morali
folto i mi li erio li velami di tanti , lì Grani , e ofeuriflimi nafcondigli •
Nè meno io ci veggo , come Polifilo , o Francefco Colonna, polii efiere
flato Frate Domenicano, e della città di Venezia , come patmi, che pen-
failè leandro Alberti e altri con ièco . Che in quanto al (itolo di Frate ,
tfprclTo nell’.tcre/J/t» , quello in que’ tempi del fecolo X v. non nfaval,
come oggi, da’ foli Prati mendicanti.che lo ritengono per fegno d’umil-
tà, ma era comune ai monaci Benedettini, e ai Canonici regolari, come fi
ha particolarmente dalle Lettere di Matteo Boffo,e più dall’Apologià del
Padre Mobiliane per la precedenza de' fuoi Benedettini ai Canonici re.
gola- .
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Italiana J75
golari: e tutti via è loro comune fimi I d’Italia ; onde io inclino piattono
a prender Pelici» per Canonico regolare , tauro più .clic nelle figure in-
tagliate , e frequentemente fparfe nel libro , egli lì vede capretto in
abito di eafa , detto volgarmente zimarra . l>er altro fembra , a parer
mio, aver lui deferitto in profi quello lùo fogno a imitar ione della
Commedia di Dune , dal duo autore cbiamata Vìfione , oltre al quale
non folo Malico Palmieri , ma anche Tommafo Sardi Fiorentino dell’
Ordine de’ Predicatori , dcfcriflc altro fogno in poema , pure in terra
rima .col citolo d’ Anima pellegrina . Giovanni Beimi fiuto nella Tua moria
Trevigiana nel parlar brevemente del libro di Polifilo, ha commetti due
sbagli e nel titolo, e nell'anno dcll’imprcttìone, ai quali lì può facilmen-
te aggiungere ancora il terzo nell’eflcrlì perfuafo, che folto velame d' in-
grgnofa favola egli parli dtlC antichità di Trivigi , delle fonti , e de' fiu-
mi , che entrano nel Sile, e d’altre cofe , appartenenti a quella città, quali
tante cofe, tutte inventare, e non efiftenri, follerò da metterli vanamen-
te io mitteriofa fàvola difeorfiva • La voce Carneo per pietra orientale
faldata , con lavori di rilievo , trovali la prima volta in quell' opera ,
che dal Naudeo vicn lodata di gentile tu .
Della Trafmutazione metallica Sogui tre di Giambatifta
Nazari Brefciauo. Iti Brefcia prejfo Piermaria Mar-
chetti in 40 edizione il.
Tei la fomiglianza de’ /»£»/ io metto qui anche quella libro , dedicata a
yefpafiano Grihaldi Arcivefcovo di Vienna iu Francia , dicendo fau-
tore di avere inrefe le fuc Iodi dal proprio paefano e amiciiliiuo Girola-
mo Muoio ; onde il Nazari non farebbe fiato da Brefcia , ma da Co*
podiftria : e appunto pag. 159. ci c una Canzone di Kigino Daniclli
Giufiinepolìtano fopra il lapit filo [e fico : e il libro mi fu latto vedete da
un amico , fofpctto di attendere a quelle occulte per non dii folli >
feienze .
Il Dccamerone [ o Cento novelle , difeorfe in x. Gior-
nate ] di M. Giovanni Boccacci , cittadino Fiorenti-
no , ricorretto in Roma , ed emendato , fecondo l’or-
dine del facro Concilio di Trento, e rifeontrato iu
Firenze con tedi antichi , c alla fua vera lezione ri-
dotto da’ Deputati di loro Altezze Sereniifime . In
Fiorenza nella J 'lamperia de' Giunti 1573. in 40
• Annotazioni e difeorfi fopra alcuni luoghi del
Decameron di M. Giovanni Boccacci , fatti dai molto
magnifici Signori.’Deputati di loro Altezze Sereuiifi-
me [ da Vincenzio Borghini] fopra la correzione di
eflò Boccaccio, ftampato l’anno 1173. In Fiorenza
pelta l lamperia de' Giunti 1374. in 40
Di quelli Deputati fu principale il Borghini con Pierfrancefco Cambi , e
BllllOT.CL.VIt
Uh. xt. par. fri.
Additino oli’ JTfloire
di Lotti t X/.dup.tiI.
t*i • 71-
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Ei BLio r.C i.VI.
Jfo San forum Mail
tomo vii» die XXIZ*
C.lp.Xl, ^.15.328.229.
Operum psg, 740.
à»U ìltnrirpetrinu
Btjtktnfu ijgs.
376 Della Eloquenza
Ba filano Antinori , avendo il Granduca Co/ime I. per fonimi grilla off
tenuto dal (ornino Pontefice san Pio V. che la lettura del Boccaccio
( col qual nome fuolc intenderli il Decamerone ) per le Aie impicci e
difonedi proibito dalla («premi autoritì della Chìela giuda le difpofi-
aioni del Concilio di Trento , potefl'e a cagione dell'eleganza permec-
tetlì agli dudiofi della Eloquenza Italiana con le dovute correzioni ,
le quali furono fatte e approvate in Roma , dove tuttavia originalmen-
te li confcrvano nella libreria Albana col ledo di dampa de’ Giunti in
Firenze del 1 5 17. in quarto , tutto corretto da tan Pio V. E quede rne-
defime Annotazioni portano feco l'approvazione del P. Paolo Colatile
maeP.ro del [acro Palazzo de' 30. Ottobre 1773. onde tutte le prime edi-
zioni , anteriori a queda , non meno , che le poderiori , famigliami ad
effe prime , c da queda corretta diverfej, vengono ad efler ugualmente
proferitte . Si vede , che il Boccaccio nel fuo naturale e proprio edere ,
ajutato dalle corruttele del tempo, il quale però non ifeufa, ma aggrava
la colpa volontaria in chi dee sfuggirla , fu di riladàto e inai codume ,
perche in carta non fogliono efporii cfprcflioni e Pentimenti divertì da
Duelli , che lì hanno dentro nell'animo , edendo falfo e ridicolo il detto
i quel poeta gentile : lafciua eli nobii pagina , vita proba . In quello
luogo merita conlìderazione quanto fcrifle il Beato Giovanni Colombini,
fondatore dell’ Ordine , ora luppredo , de' Gefuati , nella Vita del
Beato Pietro Petrone Certojìno fuo amico , amendue Sancii , tradotta di
volgare in latino da Bartolommeo Certojìno , parimente Sanefe j ed é ,
che il Beato Pietro prima della fua morte, feguita ai x x IX. Maggio
1361. avendo ordinato al fuo compagno Gievaccbino Ciani di doverli
portare dal Boccaccio per fargli un ambafeiata , quedi andatovi , a no-
me del fervo di Dio lo riprefe de' fuoi fcritti impuri , feoprendogli le
eofe piò lèerete dell' animo fuo d'ordine del Bealo Pietro, che mai non
lo avea veduto : della qual cofa il Boccaccio dordito , ne diede patte
all’ amico Petrarca , nominatovi pure dal Certojìno : il che bada a veri-
ficare la doria . Il Petrarca nella lettera tv. del libro I. delle Senili
confefla la faniild t i miracoli del Beato Pietro , e benché replichi per
confidarlo piò cofe men caute, proteda però di dar fede all’ambafciata:
non extenuo vaticini! Jiiem , e loda il Boccaccio del propolito di mutar
vita , la quale «gli ebbe tempo di mutare , come vivuto x v. anni do-
po tal calo , e morto nel 1376- di lxii. anni , perche Dio per fua mi-
fericordia fpelfo concede all’ emenda piò tempo di quello , che peral-
tro li merita . Dallo draccio del fuo Te/ìamento , pubblicato dal Bor-
gbini , G vede , che da Dio in confeguenza egli ebbe la grazia di poter
fedamente pentirli de' fuoi errori , e di morire Ctidiaoamcnte . I
Giunti nella dedicatoria di queda loro edizione del Qenttnovelle nar-
rano le avventure dellibro, e ancora il Pontefice Gregorio XIII. nel
Breve , che fegue di privativa ai Giunti , e il Cardinal Granvela Vi-
ceré di Napoli nel fuo privilegio . Il P. T ornmafo Manrique , maejìro
del [acro Palazzo atteda , che san Pio V. più volte da molte e varie per-
fone fu importunato a far quella grazia , che poi Gregorio finalmente
riduflc ad effetto , fecondo le faggie dilpofìzioni dcH’anteccflbic .
CA-
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Italiana 577
Claudio Fauchet nelle fae Vite degli antichi poeti Frlncefl, unite al fuo
libro I. dell* Ocigiue della lingua e poefia Fiancefe , delle Rime , e DlBt,OT.Cl.VI,
de* Romani! , avvertifee , che alcune delle novelle del Boccaccio , e
forfè le più licenziofe , furono prefe dagli fcrittori di quella nazione ,
come la novella il. della Giornata ni. la i v. della vii. e I'viji, del- Libro il ratxrn
la vili, da Erberto , ove il Fauchet nota di più, che la Vita di Gioia fot, ' ~
la quale è una irruzione ai Re , fi a pur tolta dal mcdelìmo autore \
Così ancora la novella tx. della Giornata i V. dal Caflellano di Couci,
e la x. della Giornata tx. dal Rutebeuf, le Vite de* quali fono ivi
fcritte dal Fauchci . E qui fi può notar Umilmente , che la Novella v. Ctp. txXXjlt;
della Giornata i. fecondo Paolo Emilio Santorio nelle lltoric latine del-
le .provlncie di qui dai Fato . dette volgarmente Reame di Napoli , Lmtr, nitori Ut,
e tftoria vera , c non/avola predo il giovane Aldo . 87.88.
Dopo eflerfi fatti per V Eloquenza Italiana fopra il Dccamcrone tanti (ludi
e lavori , che lommamente lungo farebbe il nominargli qui tutti , po-
tea fatfene uno , il quale fopra ogni altro farebbe flato opportuno : e
quello fi era raggiungervi una tavola , o Indice accurato per trovare
fpeditamente qualunque vocabolo, termine , e frale nel Decornerò! se .
La fatica , fu già compofla dal raro e geometrico ingegno di Franccfco
diunno , e Rampata a parte , anzi fattane in Venezia da Paolo Gerardo
nel ijf 7‘ in quarto una impteflìone , accomodata alla edizione del
' Dccamcrone , da lui data pure in Venezia apprefo Paolo Gerardo in
quarto fenza anno , benché in qualche cfcmplare vi fi» il rj 17, il che
non può (lare , fenon per efprimere , che il rcfto fia quel medefimo del
1717. Quello Indice dell'alunno , che è ragionato, e remilfivo per
numeri al Boccaccio del Gerardo a fine di ritrovar fubito , come diffi ,
ogni vocabolo , fi potrebbe adattare con poca fatica all* edizioni per-
rnelTe, dei Deputati , c del Saluiati , come feguì degl* Indici latini dell*
Eritreo , e del Fretterò , utilmente e facilmente adattati a tutte dedizio-
ni di Virgilio ,e di Orazio. Bifogna , che il Pontefice Siilo V. come
pador fupremo e vigilante al buon coflumc , non fofle appieno conten-
to delle correzioni Fiorentine , fatte al Boccaccio dai Deputati del
LXXilt. di permiflione di Gregorio XIII. immediato fucceflore di
san Pio V. perchè ncll’/ndicc del mcdefiine Siilo pag. f 6. vuoili, che il
Decameronc fi corregga di nuovo . E appunto così fu fatto , mentre il
Granduca Prancefco ne die l'incombenza al Saluiati , il quale perciò
rx. anni foli dopo quell'altra edizione del ixxm, vi divulgò la fua,
che c la fegueute .
11 Decameron di Meflèr Giovanni Boccacci , cittadia
Fiorentino, di nuovo riftampato , e rifeontrato in Fi-
renze con tedi antichi , c alla fua vera lezione ridotto
dal Cavalier Lionardo Salviati , deputato dal Sere-
niamo Granduca diTofcana con permiffion de’ Su-
periori , c privilegio di tutti i Principi , e Repubbli-
che. ìn Venezia del mefe d' Agojlo per li Giunti di
Firenze ij8 2. in 40 Edizione 1.
Dddd II
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BjgLlOT.CL.VI.
Tog. ai fi.
Pitti. t dì Parafane ,
dopo il Rtfifi, E • 3*
*. tdit. I.
578 Della Eloquenza
li Salviati lo dedica a ’facopa Buoncompagni , Duca di San, [ut Signore,
a’ cui [ervigj ei dice di vivete già fono preff 0 a cinque anni , e gli pro-
vette di pubblicare fra poco la (tra Poetica , fatica di x v 1. anni , la
quale però non C vide : c piaccia a Dio , che poi non folle involata e
nafeofta con intenzione di farne plagio , benché non ancora feoperto .
11 Duca di Sora a que’ tempi fi fegnalava in protegger le lettere , le
quali poi nè meno a lui furono ingrate per bocca di Bernardino Parte-
nte , di Carlo S ‘gonio , di Antonio Scoino , di Fabio Albergali , di An-
drea Palladio , e di Francefco Patrie .) , confidente del Salviati : il quaf
pure folto gli aufpicj del Duca , non meno , che elio Patrie.) i fuoi Pa-
ralleli militari , diè fuora i tomi li. d ’A svenimenti fopra il Decamero-
ne , da lui letto a tal fine ben XX. volte, e già da me liferiti di feprj
tra i Gramolici folto la Claflè I. Fu gran ventura per quei valentuomi-
ni di efl'erli imbattuti in que’ tempi del Duca di Sora, e non in altri . li
Doge di Veneiia Niccolò da Ponte nel diploma per la privativa della
(lampa del Decame rene , diftefo dall’ infigne Segretario Celio Magno ,
cfptime di darlo in gratificazione del Duca Buoncompagni al Cavalier
Leonardo Salviati [no gentiluomo , dii quale pag.i86. vi è il chirografo,
intagliato lo rame per autentica e certa riprova della fedeltà dell’ edi-
zione , da lui (ledo riconofciuta per tale . Qui ci bifogna avvertire ,
eli# il Salviati nell’ ufeire della riga di gramatifta interpolando un luo-
go della Novella il. Giornata IV. vi «omiuife nn grofCdìmo errore
d’iftoria , facendo accadere eerto particolare ne’ tempi , come egli dice,
( ma falfamente ) cho in Vintgia , pure allora edificata, non era in gni-
[a ricevuta la Crifiiana religione , ebe [cacciata ne Jbjft per la più parte
• quella de' /difi Iddi! . L’errore del Salviati è inlopportabile , perchè
nella città di Venezia mai non fu idolatria , eflendo nata Crifiiana', e
da Crifìiani fondata almeno da cinque fccoiì dopo la venuta di Clifto:
e mi maraviglierei , che ciò nella (lampa lì folle ivi lafciato correre ,
fenon fapelfi , che tuttodì contra la verità e il decoro pubblico acca-
dono tali fconvcncvolezzc di contrabando a cagione dell’ imperizia o
eollufione de’ rcvifori, come ultimamente li è veduto in nn certo zibal-
done col titolo di Pila di tan Pietro Orfcalo , prima da me veracemente
illudtaca fen/a badate ad alcun partito . Da ciò fi comprende , che il
reqnihto di [empiite gramoli fi a lenza alrre cognizioni , non baila per
metter inano in certe matccic de' fccoli eziandio inferiori • Il Borgbini,
che non fu [empiite gramatifta , non era si incauto , e difa v veduto di
cadere in limili errori : e non vi cadde . Il Boccali» ti in uno di que*
fuoi K. agguagli fatirici di Parnafo , che poi gji collaron la vira , narra
‘ per piacevolezza più, che per altro, come il Salviati a Manza de’
Giunti di Firenze per vile intcrcffo di xxv. feudi avendo aflàlito con
più coltellate il Boccaccio , sì fàttamrnte lo deturpò , che più-non fi rico-
nobbe ; onde per tal uiiifatto nella ringhiera de’ rodai io Patnafo ne
fu dichiarato pubblico e notorio ajfatfiuo .
E iu Firenze del mefe di Ottobre nella pamperia de'
Giunti 1581. iu 40 grande . Edizione il.
In Venezia del mefe d' Ago fio per li Giunti di Firen-
ze ij8y. in 40 ma feuza la dedicatoria al Duca di Sora .
ì*. U
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Italiana 579
Il chirografo del Salviate è intagliato la rame pag. 587.
Edizione ni.
— In Firenze nel mefe di Febhrajo nella ftamperia de'
Giunti 1*87. in 40 fenza la dedicatoria e ’i chirografo.
Edizione iv.
. In Venezia per Giorgio Angelieri 1 y $4, in 40 di
corfivo , fenza la dedicatoria , e col chirografo fi amputo ,
• e non intagliato . Edizione v.
Dopo quelle edizioni Gcurc nel fatto del codumc , e approvate nella lin-
gua volgare , in cui per lo Alle , fecondo 11 Muzio , non è da far cefo
d'altre opere del Bottacci» , che del foto Detamerone , non ferve , nè
conviene addarne più tra quelle tante altre , che fe ne trovano , fino
fopra il numero di LX.
Profe antiche di Dante , del Petrarca , del Boccaccio ,
e di molti altri nobili , e virtuofi ingegni [ raccolte
dal Doni 3 /» Firenze preffo al Doni 1 147. in 40
Le Profe di Dante Alighieri e di Giovanni Boccaccio
[ con note del Dottor Antonmaria Bifcioni ] In Fi-
renze per Giangaetano Tortini e Santi Franchi 17 33.
in 40
Giovanni Fitoieo Acbillino nelle fue Annotazioni della volger lingua ;
dampate In Bologna da Vincenzo Bonario da Parma e Marcantonio da
Carpo nel t yjd. in ottavo pag. io. li. la. taccia Dante di plagiario per
efl'erfì attribuito 11 Confo (fo di Guido GuiniceUì Bologne/e , mutandone il
titolo in quello di Convivio , benché poi faccia dire a Romolo Amafro ,
che Guido piuttodo rimoveflc il primo titolo, mettendogli il fecondo per
appropriarlo a lè dello . Coli pur fece Niccoli Malpigli variando il no-
me del Vefcovo fedtrigo Prezzi al Poema del J^uadriregio, per metter-
vi 11 Tuo . Quello Convivio , e nou Convito , nc Confeffo , andando divifo
in capi per comodità di chi vuol citarlo , io ne ho ferirti ad uno i nu-
meri in margine . Dante delio eoli lo cita pag. 194. 197. e il Parchi
nc\V Ercolano pag. 4} ;. 439. dell’ edizione ni. 11 Tuffo derive ad /fn-
gelo Grillo nel tomo v. delle opere pag. ) J. col. a. di avergli fatte An-
notazioni , in si gran pregio egli lo tenne 1
Tre difeorfi di Girolamo Rufcelli a Lodovico Dolce,
• l’uno intorno al Decamerone del Boccaccio , l’altro
alle Oflèrvazioni della lingua volgare , e il terzo alla
traduzione di Ovidio. In Venezia per Plinio Pietra-
fanta 1yy3.it/ 40
Libro di Novelle , e di bel parlar gentile , nel quale lì
contengono cento novelle , altra volta mandate fuori
D d d d 2 da
B11t10T.Ca.VI.
Battolile pag. *1.'
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2iiliot.Cl.VI.
iij. iju
Tomo II. fog. Sjo.
tdit, tiw* •
l
Sio Della Eloquenza
da Metter Carlo Gualteruzzi da Fano, di nuovo ri-
corrette con la giunta di quattro altre nel fine , e con
una dichiarazione [ o Glofi'ario] di alcune delle voci
più antiche [ di Vincenzio Borghini] In Fiortuzz->
nella flamperia de' Giunti 1571. in 40 Edizione iv.
Le Novelle del [ Padre Matteo ] Bandello . In Lucca
prejfo il Buf drago 1554. tomi ni. tu 40
Tomo iv. lu Lione per Aleffandro Marfilj 1S73-
in 8°
In quello tomo iv. ci è la Novella di Simon Turchi, la quale a iflanza
de' parenti fu tolta via dalla edizione di Lucca , ficcome qui affermali
pag. l(t. 11 Padre Bandello , che fu nipote di Vincendo Bandelle , Ge-
nerale del fuo Ordine de’ Predicatori , e di lui fetide la l'ita , andato
in Francia con Cefare Fregofo, e fatto Vefcovo d'Agen nell' Aquitania il.
dove era medico Giulio Cejare Bordoni, allora chiamato Scaligero, diede
quelle Novelle per iftorie vere, dedicandone ciafeuna a qualche perfona
il lu fi re , come a lui, a! Pracmfioro , a Balda (far Calti gliene , e ad altri .
Ma lì compiacque di fcrivcr talvolta con troppa licenza , lìberiori fi ilo ,
coite li avvertifee nella Calila Criiliana ; onde corrette da dlfonfo VI-
loa , furono riftampate in Veneda da Cammillo Francefcbinì nel 1 jtftf.
in quarto : cofa ignorata dal Bibliotecario di Spagna Niccoli Antonio .
Ciufeppe Scaligero , a cui Roberto Titi prima dello Sdoppio , diede in
capo del Bordone , nella Tua prctefa Confutatone Torto nome di Giano
Ruigerfio , della favola , anzi ifloria de’ Bordoni , cittadini Padovani , e
non Ve ronefi. Tuoi veri antenati, chiamando il Bandello Injubrem, come
natio dello (lato di Milano , e della Terra di Cafìelnu evo nel Tortonefe,
il mette fenza prove per uno degli adulatori di Tuo padre nella falfa di-
pendenza della Tua cafa da quella degli Scaligeri , Principi di Verona .
Qui nò attengo dal dire altre cofe per non dar nuovo comodo a qualche
vano plagiano di torte per Tue, e al Toliro ringraziarne tè Hello . Il Bau-
delio nel tomo I. pag. 8. fetive di te Detto quelle parole : Io fono Lombar-
do , e in Lombardia nato ai confini della Liguria . Pag. 1 1 6. a Girolamo
Adorno , fi fa fuo parente , e dice di eflere flato in Roma in tempo del
Pontefice Giulio lì. affermando ancora pag. 1 j 7. e 141. che Tuo padre ,
sbandito dalla patria, 'trovava!! in Roma . Pag. 1 £4. fcrive coti: la terra
nofira di Calìelnuovo è pofta non molto lontano dall" A pennino : e fegue a
raccontar l’origine della Tua cafa • Quelli, e non pochi altri particolari ,
TpatG nel tomo 1. c negli altri , che per brevità fi tralafciano , chiara-
mente convincono, che il Bandello non fu Lucchefe, ma vero Lombardo .
Compendiò le Vite di Plutarco , volgarizzò VEgefippo latino di lant’
Ambrogio , fece una Orazione in lode della città di Fermo , e compofè
Rime Italiane , Canti xr. in ottave delle lodi di Lucrezia Gonzaga di
Gazuolo con le Tre Parche in terza rima per lo nafeimento di Giano
Fregofo . In Guienna nella città di Agen per Antonio Reboglio If4f. io
ottavo . Vitti il Bandello nel tfjo. 1114. lafciando governare quel fup
Vcfcovado a Giovanni Valerio, Vefcovo di Grafie .
Il
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* Italiana j8i
Il Pecorone di Giovanni Fiorentino . In Milano per Gio.
degli Muto nj ijj8. in 8°
Profe di M. Agnolo Firenzuola Fiorentino . In Fioren-
za per Lorenzo Torrentino »» 8°
Ne fono edizioni de’ Giunti del 1748. e ifda. in oliavo . Ma anche que-
llo Padre Firenzuola ferivo con liberti , poco decente al fno (lato .
Gli Ecatommiti [ o Centonovelle ] di M. Giovambati-
fta Giraldi Cintio , nobile Ferrarefe . Nel Monterega-
le apprejfo Lionardo Torrentino 16 ss. tomi il. Deche x.
in 8°
Quella edizione è in bel carattere co rfivo, e le dedicatorie a ciafcuna De-
ca, in tondo . In principio del tomo il. vi fono Dialoghi III. dcll'alle-
vare , e ammaeftrare i figliuoli nella vita civile , e in fine un Capìtolo
alla fua opera , in cui nomina gli uomini Ululili in lettere del fuo tem-
po .|Sotto al titolo , e in fronte di ciafcun tomo vi è un Elefante fopra
una tavola entro una corona di quercia col motto : prìncìpit amor , ci-
vium felicitai, t dietro al frontifpizio il ritratto del Giraldi , e poi la fe-
guente procella per avvifo di qualunque fecolare, come era il Giraldi, e
. maggiormente non fecolare, che olì di fitte sfrontatamente il contrario •
D, 0. M.
Hit in Hecatomm/lbii meli
Jguibui vitia damnare , vita
Ac moribuj confulere
, Sacrofanda pontificia
Audoritoti , ac Romana
Eccle/ia dignitari honorem
Hahere fìudui ,
Omnia pia , fonda , ac piorum
Patrum , Pontìfcumque
Maximorum feitit , etrdinibui
Decreti 1 , confliiuiionibufque
,• * Confentanea funto .
Si quid forte ab bit alienum
Ter imprudentiam ( quod lamen
Minime reor , hoc enim
Maxime cavi )
Mibi excideril , id omne
Irritar» , caffum , in di Slum
Ac infedum penimi ejlo .
» ■— E in Venezia per Girolamo Scotto if66. tomi il.
in 40
Cento Novelle di Francefco Sanfovino , feelte da più
'• nobili Scrittori della lingua volgare . In Venezia per
Francefco Rampazzetto i;5j. in 8° Edizione ni.
Varj
Bibliot.Cl.VI.
1
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Bi bliot.Cl.VI.
Jj hrtJ deir Artide»
n.lt Franrefc ro. il,
faj. VJ.
tjlorit lib, V. <4 f,
X»1X.
Arrtrt m. to, I. pé%,
ic9.
Annotili quì palili
Antoni/ BUÌìothtox
Jf/fpans tiova to , It
fàl* 34**
J
l
582 Dell a Eloqj/emz a
Vari Componimenti di Ortehfio Landò [ Dialogo di
Ulifi'e , Ragionamento tra un Cavaliere , e un foli-
tario , Novelle e Favole} In Venezia prejfoil Gioli-
to 1 j jy. iu 8°
Il numero c entenario , dito 1 quell! NtvtUÌ eri, efpritne la lotOiimmenlità ,
eflendo anche arrivati al numero Milionario predo gli Arabi , principali
autori di «i fatte ciaace; onde il gran letterato Antonio GalUndio, mem-
bro dell’Accademia Francefe.t già amico mio.ne tradulTe da qutU'idio-
ma in gtan numero , note col nome di Mille , e di una notte , «(Tendone
fuora tomi x .che non pallino la quarta parte. Per quella cagione ai libri
III. de' Piagli orientali di Marco fola, Gentiluomo Venerano, Ai dato
il titolo di Milione predo Giovanni Villani , credendofi allora pieno di
Favole , ma non più aderto . Il Borgbini e’I Salviati ne parlano dopo
il Villani , ma non lo (piegano . Di edi Viaggi ne è una bella edizione
latina , fatta da Andrea Multerò in Berlino pretfo Giorgio Sentxin nel
1671.10 quarto .
I Capricci del Bottaio di Giambatifta Gelli > Accademi-
co Fiorentino , ne’ quali Cotto x. Ragionamenti mo-
rali tra il corpo e l’anima, fidifeorre di quanto dee
operare l’uomo per viver fempre felice , quieto , e
contento . In Venezia per Marco degli Alberti 160;.
in 8° edizione ni. corretta dal Padre Maeftro Livio
tregge. Teologo deputato, dell’Ordine di S.Agoftino .
II libro veramente avea gran bifogno di edèr corretto anche dopo lo lira-
no plagio, ofctirameme accennato dal correttore , e fattone al Getti da
francejce Miranda , che per fuo divulgò U libro in lingua Spagnuola .
La Circe [ Dialoghi x. ] In Fiorenza preffo il Tor-
rentizio isso, in 8°
Quedi due tomi erano (lati proibiti nell’ Indice del Pontefice Siilo V.
Le fei Giornate [ di novelle morali ] di Sebaftiano Eriz-
zo [ Gentiluomo Veneziano, in latino Erytius ] man-
date in luce da Lodovico Dolce . In V ’ettezia prejfo il
Vari/co is6y. iu 4“
Tre Giornate delle Favole Aganippce di Antonio Ma-
riconda . In Nàpoli per Giampaolo Sciuganappo ijjo.
in 40 . . .
Il Giuoco degli Scacchi , de’ coftumi degli uomini , e
degli uficj de’ nobili , e di altri umani fiati >_di Frate
Jacopo da Ceflòle dell’Ordine de’ Predicatori . In Fi-
renze per Antonio Mijcoroini 1491* ,r> 4°
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Italiana 5Sj
— — E in Venezia prtffo il Bindoni 1334.. in 8° rr^j
Il Redi Io cica a penna , ignorando , che li trovaÓé in irtauipa ; ni» non
così YVbaldinì .
Dialogo de’ Giuochi , che nelle Vegghie Saneli li ulano
di fare, del Materiale Intronato [Girolamo EargagliJ
In Siena per Luca Bonetti 1 772. in 40
Cento Giuochi liberali e d’ingegno, novellamente da
M. Innocenzio Ringhieri , Gentiluomo Bolognefe ri-
trovati , e in libri x. defcritti . In Bologna per Anfelmo
G laccar etti 1 y j 1 . in 40
Trattato del Giuoco della Palla di Meflerc Antonia
Scaino da Salò . In Vmegia prejfo il Giolito 1 33 3. in 8°
Gli AfoUni del Bembo G mifero altrove . Il PiUani nel Ragionamento
della PoeGa gìocofa mentova lo Stradiotto , Romanzo antico , da aliti
non mentovato • A quelli ultimi libri, ingegno/! piuttollo, che fave loti,
pollone agginngerG V Oracolo di Girolamo farabojco , le Sortì di Frati-
te/co Marcolini , Il Calcio di Giovanni de’ Bardi , i Mondi , 1 Marmi ,
e la Zucca del Doni .
C A P O . VII
V Ijìoria favolo fa meno antica , o fa moderna ,
volgarizzata .
LA Guerra d’Atila , flagello di Dio [ fotto finto no-
me di Tommafo d’Aquileja ] tratta dall’Archivo
de’ Principi d’Efti . In ferrar a per Fraucefco de’ Raffi
da Valenza i j68. in 40
In quedo Romanzo di bel carattere tondo , prefo dal poema Provenga-
le di Niccolò da Cafola Bolognefe , e niellò in buona favella Tofcana ,
come fi dille , Hanno fparfe poche voci antiche non fenza grazia . Il
Piatta ne fece grand' ufo nella fua Ifìoria , da lui pubblicata due anni
approdò : alta quale fece precorrere quello libro coir due lacune in fine
per fargli confcguire maggior credito di amichiti •
La Vita di Merlino con le fue profezie, libri vi. In Ve-
nezia per Venturina Rufinelli 1539. in 8°
Viene da un codice Francete di Piero Delfino , non Terna qualche poco del
die letto Veneziano . Vi G nomina per entro alcuno degli Eroi della
Tavola ritonda , alla quale il libro ha relazione , e 1 ’Ariofto non lafció
di farne ufo net fuo Poema .
L’il-
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584 Della Eloquenza
BiiuoT.Ci.vi. L’illuftre e famofa Iftoria di Lancilotto del Lago, che
fu al tempo del Re Artù , nella quale fi fa menzione
dei gran fatti e dell’ alta fua Cavalleria, c di molti
' altri valorofi Cavalieri Tuoi compagni della Tavola
ritonda. I» Viuegia per Michel Tramezzino [ alla Si-
billa ] 1 j j 7. libri [ cioè tonti ] iti. in 8° dedicati a Gi-
rolamo Martinengo .
Le Opere magnanime dei dueTriftani, Cavalieri della
Tavola ritonda [ libri il. ] In Vinegia per Michel Tra-
mezzino [ alia Sibilla ] 1 y;y. in 8° dedicati a Flammi-
• ilio dell’ Anguillara . Nel privilegio di privativa del
Senato di Venezia , l’opera fi dice tradotta dallo Spa-
glinolo . _
Totrleo di vi ficai VI,
Fi- 3». »•
11; f * 4 C-
Atlmoirei di IiffpJ*
ture, ir d'hìjloirt, lo *
W' ri. Furti! Il, fuj.
3 Sia
Amcndue quelle opere , citare anche dal Triffno , eollituifoono il famofo
Romanzo della Tavola ritenda , venuto originalmente di Francia, e
come noti (Timo tra ! notiti, anche prima del lecolo XIII. qual fu l’^r-
gonautlca A' Apollonia Rodio tra i Greci , già mentovato dai tre fovrani
fcrittori Italiani , Dante , Petrarca , Boccaccio . Da Torquato Tuffo nel
libro il. del Poema eroico fé ne fi autore Arnaldo Daniello , morto cir-
ca l’anno 1 ipo. a cui Dante nel Canto X X vi. del Paradifo attribuire
Verfi d'atnore , e prose di romanzi , per le quali Profedi romanici
come non l’intendano quelle dilla Tavola ritonda , mi farà caro il feu-
tirne trovate altre . Giovanni espellano , perfonaggio principale nell’
Accademia Francefe , e famofo per Io Poema della Pulcella d'Orleant ,
intorno a quello Romanzo della Tavola ritonda compofe un Dialo-
go , diretto al Cardinal di Reta , e intitolato : delta lettura de' vecchi
Romanzi , concludendo , efler quello del Lancilotto , o della Tavola
ritonda , come una illoria, che rapprefenta i collumi del lecolo , pieno
d'ignoranza del buon collume e delle bell’arti , in cui vide l'autore ,
che dal espellano lènza alcun fondamento lì fa meno antico delle Ilio-
rie' del Gioinvilla , e del Villarduino . Egli viene ad efler favolofo e
idoneo in Ile me , eflèndo per altro Criltiani gli eroi della Tavola ri-
tonda, e come l'Ordine cavallerefco della Cartiera : e il libro , benché
voluminofo, fu toflo adottato da tutte le lingue; onde poi quello dei due
Trilioni fu più facile a ritrovarli in Ifpagnuoto , che in Provenzale , o
francefe , per tornarlo in Italiano : cofe non latte in un fubito , tua in
tratto di tempo , perchè fi rendefle comune in Italia , e ciò lino da'
tempi molto anteriori a quelli di Dante, il quale ne parla, come di colà
nota , c per conlèguente più antica di lui , nonché del Petrarca , c del
Boccaccio , per quanto ancora può tifultare dai nomi propri di efla Ta-
vola ritonda , anticamente adottati per idinto di vanita da famiglie pri-
marie, come particolarmente fon quelli di Galeotto , Lancilotto , Galva-
no , Trifìano , Feto , Palamede , Ginevra , e Ifotta -, benché quelli duo
ultimi nomi vengano dalle due gran Sante , Genovefa , ed EUJabetta , i
quali due nomi però inliemc con gli altri , non fi vollero pieuder veri e
Ctilliani , ma trasformati e profanati in elG Romanzi , errando perciò
gran-.
)
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Italiana
grandemente chiunque in latino da Ginevra ferire Junipera invece di
Genovefa : eofa , la quale in lì fatti nomi romanzefehi , abulivamente ®,,t,OT»Cl.VI.
tenduti battelìmali , vien dete fiata dal vecchio Scaligero nella fua Efer-
citazione cixVi. onde Simone Peironet per zelo di efiirpare quello in.
degno coflume , (lampo in Tolofa prefo Gianjacopo Boude nel 706. in
futrit un Catalogo di Santi e di Sante a ufo de'Parroehi in amminiflrare
il Sacramento del Santo batti, fimo per aflegnarc ai novelli Crifliani i no-'
mi di veri Sant! , loro protettori prelTo la divina MaefU : e Giovanni
Bonifacio area prima Rampato l' Ercole , dialogo do’ nomi, che a' figliuoli
fi deono imporre in Rovigo per Daniel Biffacelo 1614. in quarto ; ma
3ueflo libro non ha che fare con l’altro . Eflendo le Iflorie favolofs
ella Tavola ritonda ferine in buona favella, c maraviglia, come altro-
ve fi dille , che i compilatori del Vocabolario della Crufca non ne avef-
fero contezza , allegando tedi a penna , mal licori, e imperfetti in vece
di quelli , che fono accuratamente fcritti , e Rampati dal Tramex.xJno .
CAPO. Vili
L'IJloria nummaria e lapidaria .
DUcorfi di Enea Vico Parmigiano Copre le medaglie
degli antichi [da lui dedicato al Duca Cofimol.
col fuoritratto in rame] lu fi'inegia prejjb il Giolito
1 / j 8. iu 40 di corj'tvo .
-—— E reftituitidaGiambatifta Duvallio, regio Segre-
tario e interprete delle lingue orientali e ftraniere
[ che dedica il libro al Cardinal di Savoja ] libri il.
In Pangt per Mace » Rilette 1619. in 40 grande , di ton-
do con Indice delle cofe .
In principio ci e un catalogo degli antiquari , preffo i quali fi trovavano
le medaglie, da lui citate : e tra queRi fono i noRri , Giovanni Grimani
Patriarca d Aquileja , e Tiberio Deciano . Del Vico ci fono ancora le
AuguRe ip Venexja pel Valgrtfi if {7. in quarto .
Difcorfo diBaftiano Erizzo [Gentiluomo Veneziano]
Copra le medaglie degli antichi con la dichiarazione
delle monete Confolari , e delle medaglie degl’Im-
peradori Romani . In fi' euezia per Giovanni fi' arif co e
fogno ino Paganini in 40 grande , fenza anno, edizione iv.
Altra edizione anteriore , qualificata pet corretta e ampliata , e dedicata ,
comi la rodente, dal Rufeelli a Si.ifm..d. Re j; Polonia nel ijjji. fa
Ifd8. in quarto di pag.780#
. la prima col di Scotio e la
pag. zSt. la feconda delle
: Trat-
fatta in Venexja per G10. Varifco e compagni
ma è dlverfa da queRa , che è in due parti ,
dichiarazione delle Monete [Confolari] di
Medaglie antiche [ Imperiali J di pag. 571.
E ect
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RllUtfT.CL.VI.
Della Eloquenza
Trattato delle monete e valuta loro , ridotte dal coftii-
me antico all’ ufo moderno da Guglielmo Budeo, tra-
dotto e accrefciuto per Giambernardo Gualandi Fio-
rentino . h * Firenze preffv i Giunti i $6i.in 8°
Dialoghi [xt.] di Antonio Agoftini Arcivefcovo di
Tarracona intorno alle medaglie > ifcrizioni, e altre
antichità , tradotti di lingua Spagnuola in Italiana da
Dionigi Ottaviano Sada . In Homo per Filippo de‘ Roffì
ifijo. in foglio, edizione il.
L’ lltoria Augufta da Giulio Ccfare a Cosammo il
Magno , illuSrata con la verità delle antiche meda-
glie da Francefco Angeloni con l’emendazioui poSu-
mc , e col fupplimento de’ rovefei » che mancavano
nelle tavole, tratti dal Teforo delle medaglie della
Reina di Svezia , e deferitti da Giampietro Bellori ,
fuo'Bibliotecario e antiquario . In Roma per Giamba-
tijìa Buffoni a fpefe di Felice Ctferetti in foglio,
edizione il.
li Anteioni oltre a due Commedie In proti , e all' Iftorèa di Terne , fcrifle
ancora il Bonino, ovvero Avvertimenti al Triftnno intorno agli errore
4tU« meda etie nel tomo I. de' {noi Contentar j iftorice , m « tarlo , lena»
luo-o , anno e fiumparore . Il Signor Marchefe Capponi ferba un altro
libro a penna intorno al mede6mo argomento .
*f.i f rt* Deum marrì/
t<U* <y Att iUi ini-
tia psgn a*#- Prànm
*o 'furti • 439- pfi t*’
tronìnnt 1» 4.
De Cofani** Tr*jd»i
a-s-
I fiori* dtìU Cbìtf*
di sMté Mat.a ih
Cojwtdm jtign 36*
Illuftrazàoni di epitafj e medaglie antiche di Gabriel
Simeoni Fiorentino . In Lione per Gio. de Tournes
1 y y 8. »»4°
— — Dialogo pio e fpeculativo con diverfe Temenze la-
tine e volgari • In Lione appreffv Guglielmo Roviglio
1 560. in 40
1 Pienoria dice , che il Simeone , • l 'Ervarto furono ingannati dal fallo
difegno di ceno marmo nel modo di rapprefentare la note ptnea , dedi-
cata 1 Cibele . li Simeoni in detto Dialogo pag. «01. pana una gran
tetta di marmo, alta cinque piedi con la bocca afe pM ,ed ogni intorno
etinita , che celi chiama radiata , attribuendola ad Apollo , quali folle
dell' oracolo ; edè in full’ andare di quella di fiora Maria 10 Lojmeden M
volgarmente' detta la tace. della noA* , . prefi per un»
bocca di chiavica , cioè di fgotgamento d. acqua 1 fopra la quale il
Cri fi intieni fi trattiene in molte parole . Un altra ne e fu in alto nel
muto della cafi a man delira entrando nella Villa Loievifi , qui fopra 1
PP. Cappuccini . Il ritratto ili Simeoni (U ael Dialogo pag. «U-
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r
Italiana 587
Dichiarazione della pianta delie antiche Siracufe , e di
alcune leelte medaglie di efl'e , e de’ Principi , che
quelle pofledettero [con figure in rame] In Napoli
per Lazero Scoriggio 16 1 3. in foglio , edizione 1.
La Sicilia di Filippo Panna , deferitta con medaglie,
con la giunta di Lionardo Agoftini . In Roma per Lo-
dovico Grignaui 1649. in foglio edizione il. dopo la
prima e rara di Palermo del itfia. in foglio , parte 1.
[fidamente ] efiendoveue anche un altra di Lione del
1697. in foglio , meno pregiata , fotto nome di Marco
Majer , in cui ebbe mano Francefco Defeiue , librajo
Francefe in Roma, il quale però veduto nel titolo
il nome di Giambatifla Marinelli , famigliare di cafa
Maliimi , lo tolfe via da tutti i Tuoi efemplari .
Le Monete del Regno di Napoli [ anzi di Sicilia] da
Ruggeri a Carlo VI. [mancandovi quelle di Filip-
po V.] raccolte e fpiegatc da Antonio Vergara. In
Roma per Francefco Gonzaga 171 j. in 40
La prerogativa di Regno , per Bolle d'Itivelliture pontificie , principiate
fu alto da Innocenzo li. fu annetta alla fòla ifola di Sicilia di là dal
Faro , che propriamente è regno , eie altre provincie di qui fi qualifi-
carono dal fonimi Pontefici per Terre , e Ducalo , e non regno : fopra
che in un elcmplatc di quello libro ci fono alquante non inutili note a
penna • Col nome di Ducato elle provincie fi trovano efprefle anche in
monete de' Re Guglielmo I. e II. e di Carlo I. Re di Sicilia , così
chiamati in tempo , clic rifiedeano con la corte e regnavano in Napoli ;
ma però come Re di Sicilia , e Duchi di Puglia : di che parlammo già
nel libro il. I.a disgrazia porta , che talvolta certe opere t'intraprcn-
dono da perfonc .sfornite de' requifiti , rieceflarj per fatte . L’autore,
che fu capcllano del Cardinal san Cefarco Giambatifla Spinola , non a
eafo tralafciò certe monete importanti , e per altro non rare , quanto
quelle Pefcennio Negro : e non a cafo ancota fi attenne dal citare Filip,
po Parata , fuorché una fola volta per impugnarlo , ma indebitamente p.,j, l00,
c lenza grazia .
. JBrcve notizia di monete pontificie antiche e moderne
fino alle ultime dell’ anno xv. del Pontefice Clemen-
te XI. [ fenza figure ] raccolte da Saverio Sciita . In
Roma per Francefco Gonzaga 17 1 j. in 40
Come la fpefa non avefli atterrito Cantore , avrebbe potuto dar fuora
intagliate e difpotte in buon ordine tutte quelle monete , fenza Ren-
derli ad altro , che alla fola deferizione di ette .
^ - Iteti Qui
1
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Si bliot.Cl.VI.
Tomo II. p4'.j6- ót.
*7‘
i. li lìmiti. l. io.
58S Della Eloqjjbnza
Qui fi tratta di monete , t non d! medaglie , delle quali hanno a Sufficien-
za trattato il Padre Don Claudio Moline 1 , canonico regolare di «anta
’Gcnovefa » c il Padre Filippo Buonanni Prete Gefiiita . Delle antiche
monete pontificie contra gii altrui maligni fofifmi fu da me fcritto il
neccd'aiio nelle Difelè del Sovrano impetio di san Pietro in Comaccbii
e in tutti i Tuoi (lati , onde l’oflinarfi più a fotte nere il contrario , non
può afcrivetfi ad altro , che a fola perfidia .
Della Moneta Fiorentina e di altre ha fcritto 11 Borghini nel tomo il.
de’ fuoi Difeorfi pag. 117. e tra- gli Opufcoli di Bernardo Davancati
pag. rotf. vi è una fua Ltidone delle Monde, che intendo ferbarfi accre-
sciuta pretto il Signor Niccoli Bargiaccbi . De' Se fi enei tratta il Fauflo
da Longiano col Tuo volgarizzamento delle Orazioni di Cicerone .
Qflcrvazioni iftoriche fopra alcuni medaglioni antichi
[ del mufeo del Cardinal Gafpero di Carpegna , fcrit-
te da Filippo Buonarroti , allora fuo Auditore , e poi
del Granduca diTofcana Cofimo III. eSenator Fio-
rentino ] in Roma per Domenico slniouio Ercole 169%.
in 40 grande .
Quello valentuomo, amico mio di fopra x xxi v. anni, fu profondo nel.
Te lettere interiori e nelle nobili discipline , onorato, grave e modella ,
di collumi antichi : rifpettofittimo verfo il Pubblico e non follila ; Sen-
za amor proprio , alleno dall' opinare Sulla fola fola fua parola , e mot-
to più dal cercar miflerj dove non fono, e dall'cflcr copiatore di quegli,
che fi fono copiati l'un l’altro j non decllivo, nè precipitoso, nc plagia-
‘ rio per farli bello delle cufc altrui : la qual fotta di gente da san Paolo
A portolo fi unifee ai bugiardi , e agli Spergiuri : plagiariit , mendacibui
ij perjurii ; ma anzi egli fu vago diciture i primi ottervatori , d lui
noti , come verace , c non dato a incenfare sè (letto per cofe non fue ,
anzi nè meno per le fue proprie . Egli dunque con gran danno della
buona letteratura , eflèndo Auditore del Granduca di Tofcaua , Giova u
Gallone , ci fu tolto da Dio agli vni. Dicembre 17? ?• Fu pieno di ta-
le , e non volgari cognizioni e oflervazloni , tutte fue proprie , e non
nate in folo alieno , nè fabbricate puramente ex ingenio ; ma recondite ,
t da lui (Iettò fondate fopra i tetti originali degli antichi autori claflicl,
facri e profani , con attenzione e ordinatamente da lui medefimo (lu-
diati , nc' quali tutti , da lui Spogliati , e ne’ loro illuftratori , e»li fu
verfatlffimo, e non chi ufo ne’ ioli confini, dianzi lènza grazia prescritti
con la decifiva frafe di antiebild figurata , nella quale però non può
. andar (ìcuro chi è sfornito della polimatìa , che non fi acquifla in un
giorno , e che in lui , fenza vanti di privative , e di promette anticipa-
te, ampiamente riluttò . In Somma egli fu fine fuco , e fenica cerimonie di
liquidi criflalli , e di pargolette viole , per dirlo con la grazia del de-
vio in certa fua lettera ; leggendoli ne’ libri di lì cofpicuo Gentiluomo
atta! men parole, che cole» Tale f|i il Senator Buonarroti , di cui
tiparleicMO altra volta »
Degli
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If A'L I A N A lU 585
Degli Obelifchi di Roma , di Michele Mercati . In Ro- Bl3LtOT;Cli,VI,
ma per Domenico Bafn 1589. r;;4° 1 * -
Confiderazioni Copra gli Avvertimenti di Latino
Latini intorno agli Obelifchi di Roma . lu Roma per
Domenico Bafa ly^o. m 40
■Nella Metalloteca del Mere ati,Httaf iti già anni in Roma, vi fi portarono
le Iodi alui date dal Cardinal Baronia ocl tanto J- degli Annali dcU’cài-
zione di Roma , ih propofito del vino mirrato , eilcndofì ignorato , che
tutte furono poi ritrattate , e perciò non mede nell'altre edizioni dopo
le impugnazioni di Niccoli Gnibrtio , medico Lorenefe in Roma , per
edere dato il Baronio avvertito dal Padre Sirmondo , che il Guibcrto le
avea Rampate in Francfott nel l?97< nella tua Addizione de Murriinìi .
I Marmi eruditi , ovvero lettere Copra alcune antiche
ifcrizioni , di Sertorio Orfato Cavaliere . In Padova
per ‘ Piermaria Frambotto 1669. [ tomo 1. ] in 40
• f Tomo il. } In Padova per Giufeppe Cornino 1719.
in 40 grande con note del ‘padre Abate Don Giovanni
Antonio Orfato Benedettino , nipote dell' autore .
Nel tomo I. pag. 144. narra l 'Orfato, qualmente Marquardo Godio feoper-
fe , che l'ifcrizione antica ne! Palazzo pubblico di Padova , creduta
dell' Illorico Tito Livio , età di un Libetto di Livia , Tua figliuola :
colà , che fi conferma in poche parole era le Ifcrit-ioni dcl^Gudio , ulti-
mamente Rampate pag. ccixiv. 1. Mail Pignoria molto prima l’avea
fubodorata , benché con ragioni , diverfe da quelle del Godio . £ <juì
non pnò badantetntnrc ammirarli la femplicità di Giorgio Pahhrir.10 ,
•omo per altro erudito , nel penfare , che san Tornino jo folle Rato il
primo a darci Tito Livio per Padovano , quafichc , ove ancora non et
forte altro , non poterti badare in contrario la fola Pataviniti , ob- D.i*;4rm Jàìrrtrmw
buttatagli da Afinio Ptliitne . ’ pog. yi.
Le Memorie Brefciane di Ottavio Rolli . In Brefcia per
Domenico Grami 1 693. in 40
Quella edizione , benché accresciuta , eflendo rozza , t non accurata ,
potrebbe ripulirti , ed efatramente rinnovarli col rifeontro degli origi-
nali da qualche erudito Brcfciaao , qual farebbe il Signor Canonico
Paolo Gagliardi .
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Della Eloquenza
C A P O - I X
, ' • >
L’IJìoria civile .
L» lftoria d’Italia di Franccfco Guicciardini.Gentiluo*
mo Fiorentino . In Fiorenza per Lorenzo Torrenti -
no i $6 1. in foglio [ libri xvi. follmente ]
. £ ivi tornili, in 8°
E con l’indice, co’fommarj , e con le annotazioni
in margine , fatte da Remigio Fiorentino . In V enezia
per A/iecvlò Bevilacqua ij6j. in 40
In quelle ere tdicìemi , la prima delle quali è li più bella , mancano gli
ultimi libri 1 «. Rampati a pitlt in rimtgia per Gabrieli* Guitto IJ1S4.
in quarto > e in Parma per Sci Fiotto in quarto •
s . - . . -
Libri XX. dove fi deferivono tutte te cofe , feguite
dall’ anno 1494. fino al 1 jja. rifeontrate da Remigio
Fiorentino con tutti gl’ lftorici, che ne hanno tratta-
to , e pofti in margine i luoghi , degni di efler notati ,
con tre tavole , co’ fommarj , e con la vita dell’ auto-
re. In ymegia ptr Gabriello Giolito \^6p. in \° grande
E libri xx. nuovamente rifeontrati con tutti gli
altri lftorici , c autori, che delle ftefic cofe abbiano
ferino , e ornata in margine con le annotazioni de
rifeontri , fatti da Tommafo Porcacchi , c con un giu-
dici© del medefimo per difeoprire tutte le bellezze di
quella lftoria , e una raccolta di tutte le fentenze fpar-
fe per l’opera , e con due tavole . In V enezia per Gior-
■ gio AnteUeriTll^. in 40
Epìtome ac’ libri xx. dell’ lftoria d’Italia di Francefco
Guicciardini [ ridotti in libri xvii. da Franccfco San-
ccfco Sanfovino J con annotazioni e ritratti di vari
Principi . In y enezia per Jacopo Sanfovino 1 j8o. i» 8°
Confiderazioni civili fopra l’ lftoria di Francefco Guic-
ciardini , e di altri iftorici, trattate per modo di difcor-
fo da Remigio Fiorentino . In y enezia per Damian
Z ettaro ij8a./«4°
59°
Bi iuoT.Ci.VI.
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. . ìtauaha S9\
Configli € avvertimenti di Francefco Guicciardini in
materia di repubblica e di privata con le annotazio-
ni di Jacopo CorblneUi . In Parigi per Federigo Mo-
rello \ 176. in 4?
Confiderazioni di Giambatifta Leoni fopra 1’ Iftoria_j
d’Italia di Francefco Guicciardini [ libri vi.} In Vene-
zia per Giambatifta Ciotti 1 $99. iu 4° edizione ij. .
I! Guicciardini , come uomo legale , di talento atto a maneggi , e popo-
lare , fu molto dipinto , e ancora beneficato dì lucrofe e rìguardcvoli
cariche dai fommi Pontefici , banche non foflè ecclefìafUco , nè vaflàl-
lo della lanca Sede • Gerardo Bukjoldiano dedicandogli Ì Tuoi libri ni.
de Inversione i3" amplificatone oratoria , fine ufu locorum , Rampati ia
Lione dal Gliconei r^i. in ottavo t fcrivc di offerirgli ampliamo»
prtncipique viro , inclite Bononienfìs Rei pub. Prefitti gravifjimOy Franci-
feo Guicciardino » e gli dà grandiffime lodi in affari e configli politici ,
ne’ qu^lì con Rio gran vantaggio e onore fu adoperato da* fonimi Pon-
tefici . Achille Uocbio dopo dedicato a Giulio Cardinal de' Modici , «he
fu Papa Clemente VII. il libro xvii. della Tua I fioria latipa di Bolo-
gna , fcritta a penna , in fine vi mette qnefta IfcriaÌQno : . .
B onorile ex édib.
A • Bucbii equir. Bori
• • '• 1 • Menf. Dectmbr.
.1 MDXXXIll.
S£ua tempo fiate Francifcus Gtiicciardinur
Vrb. pref. 13" amor , ex Gallia reverfut _ ’
$uso Juperiorìbuj dieb. una cum demente VII.
Pont . Max. ad Francifcum Regem prò fiatu Chriflìane
Rcip. confirmando profeltus erat , incredibili bonor.
Omnium gratulatone ac lettila exceptui c|f
Geòrgia Manicalo , viro ìntegorrimo , publtci confili i principe •
Ma il valentuomo immemore delle onorifiche beneficenze , conferite»
• gli dalla f*nta Sede , affettò di _ malignare contro di effa nella fu» Jfìo-
. ria , rimafa fciicra a penna in libri x vi. e pubblicata dopo lui morto
da Angelo fuo nipote, mentre poi gli altri quattro ultimi libri, piuttoflo
abbozzati , che finiti , vennero appreffo alla luce . La Tua autorità ef-
fendo, come accade, molto innalzata anche uel le cofe falfe , dai ne-
mici della Chicfa Romana , che mai non maneanq , fu , fecoudochè
conveniva , da uie confutata più di una volta , e fpecialmente in propo-
fito di Parma e Piat tnx.a , anche per due mallgniftìmi Bracci , Rampati
• dagli- fe retici dopo le prime edizioni dell* IHoria , dove non erano prò
ma Rati inferiti , come non fuoi-, o pieni di fallii . Ermanno Contine.
j aio .Luterano , dopo gli^Uri volle di nuovo rimetter fuora il piò lungq
; 3' e (fi con una prcfarcìoae , già prima ufeita dalle officine d’Eidelberga ,
fbtto nome di Pier Fitto , prima Eretico , e poi Cattolico j ma Bertoldo
Hiufio , tale ancor egli , fu accurato da Giovanni Morino , uomo già
parimente Eretico , ma poi aaeor egli Cattolico 4 eie? la (tefaiciout era
BituoT.Ci.VL
Iforià del dominio
dtlh tonto Stdt fo-
pra fam a e piaetn-
ta libro Ill.p4j.ra8.
NihwfU Prolog ut ad
Aìhtii confutarlo,
ntm fabuU de Jo-
hann a Papijfa .
BiaLioT.CL.VI.
Rihai Flit p.ig. 61.
f irroghi (MJ.47»
Ad dtyirfoi Epijl .
SUI. Ili. VII.
tonigli p-1[. 4*.
Ir*. XV. tJp. Tf.
f-lg. 141. 1S0.
X.it>a v^4Mi|.MI.
■ nb. viti. top,
XV. 4. il.
— rsp.rru UH.
592 Della Eloquenza
■ni folenne importar» contri il morto Pitia, li quale Giovanni Stia in,
cuftode della Librerìa del Re di Francia, fu incauto in non ravvifare di
primo afpetto . Il vero li è , che il Munto , difenfor della Fede , taccia
il Guicciardini d' intendi , di a fiottoni, di' «die , e di altri difetti , co-
muni a lui , e ìlMachiavtlli : e Giano A fido Eritreo fendè al Niufio ,
che C pileli , tanquam ntfariut aliquit pruda Ecclefia Romana , cujut
tutor effe dlhtrli , perche conatur diriptrt palrimonium , a rtligio/ifjìmii
Principibut ipfi rtliBum . Indi foggiunge : Francifcut Guìccìardtnut in
tam fraudtm dtlapfut tfi adio Romana aula ai qua nifi io quid impura ri
non potuit , cujut eral in primit cupidui , Al quaaum irai confa , cur tot
tcclijiaflica Hi/hria fcriptorei , qui di variò opidorum donotionibus ,
Ecclefia Romana faBò , tradidtrunt, folfi arguirti ; ni fi actrbum quod-
dam IT implacabili odium I Quid tum impulir , ut tabulit publicit CT in-
flrumcntit autbenticò , qua in tabularia Romana Ecclefia conftroantur ,
fidtm conarrtur adimtre , nifi quidam iracondia ftimuli , quibut , tan -
quam furiò, agirabatur ? T ralafcio altre cofe, degne di elfcr lette pref-
fo l'autore , e’ 1 Rioni . Circa la lingua del Guicciardini , il Mutuo ,
come di dottor di legge , la trova piena di frali , e voci ferenti , e il
Tafioni uè' Pcnfitri dice , che i Fiorentini del (no tempo per quelle non
lo Rimavano .
DcH’Iftorià de* fuoi tempi di Giambatifta Adriani, Gen-
tiluomo Fiorentino, libri xxn. [ dal ij3tf. al 1574.
col ritratto dopo il frontifpizio ] In Firenze nella jlam -
feria de' Giunti 1383. in foglio , edizione 1.
V Adriani li mortra tinto della medelima pece del Guicciardini nello fcri-
vere degli affari , che riguardano la tanta Sede ; e per elfcre , come
l'alrro ancor egli prontamente addotto da chi c vago di tali tellimo-
nianze , ne fu aa me confutato : e come ciò non balli , fopra lui può
vederli in più luoghi il Cai d mal Pallavicino nell* IRoria del Concilio
di Trento . Da Marcello il figliuolo fu pubblicata quella IRoria dopo
la morte del padre .
L’Iftoria Veneziana di Paolo Parma, Cavaliere e Procu-
rator di san Marco [dal ijij. aliffi.e poi la Guer-
ra di Cipri dal 1570. al 1372.00! fuoritratto in prin- -
cipio ] In Venezia per Domenico Ntccoltm ìòoj. “Far-
ti il. •volume 1. in 40 edizione 1.
— - — Della Perfezione della vita politica libri ni. In
Venezia per Domenico /Vtccoliui IS79- •» foglio, ediz.1.
— E ivi 1 fpp, tu 40 1
« Difcorfi politici libri il. con un Soliloquio nel
fine , In cui l’autore fa Telarne [ Criftiano ] di tutto il
corfo della fua vita [ elfendo Ambafciadore in Roma
prefiò il Pontefice Clemente Vili, e dai fratelli fi de-
dica
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I T ASIANA JpJ
dica l’opera al Patriarca d’Aquileja Franccfco Barba- bTb'w'ot.Cl.vi
ro ] la {Venezia pel Niccoliui i S99- in 4° ’
Il Paruta , che nato ai xi v. di Maggio 1540. mori ai *1. di Dicembre
1798* fu fcrittorc di gran Cenno , avveduto e penetrante , di fatto di-
feorfo , verace e timorato di Dio : non maligno* non loquace , ne fofi-
(la; ma grave, onorato, e ilfpcttofo del Pubblico; amante della patria,
ma anche di tutta l’Italia , e che feriflc i Dlfcor/ì per idruzione , e non
per vanità di pompa accademica . Tra quelli pajono da conliderarli il
X v. del libro 1. Copra VOUracifmo degli AtenieG , e il V. del libro il.
intorno alte Leghe . Ce n'è un altro , non iflampato , per la neutralità
della Tua e noltra Repubblica . In propolito del Guicciardini, gii men-
tovato di fopra, qui li può aggiungere, che ci fono le fue Ifìorie , ridot-
te in compendio da Manilio Piantedio . In Roma per Giufeppt degli
ytngeli 1571- in ottavo .
L’iftoria nuova de’ (uccelli della Guerra Turchefca , e
dell’ occorfo nel mondo dal 1570. al 1171. comporta
da Emilio Maria Manoleflò , dottore e Cavaliere . la
Padova per Lorenzo Paf quoti \331.in 4"
L’iftoria delle cole fucccflè dal principio della guerra
morta da Selim Ottomano a’ Veneziani fino al di del-
la gran giornata vittoriofa contra’ Turchi, deferitta da
Gio. Pietro Contarmi . la Venezia per t'raacefco Ram~
pazetto 1572. »«4°
I Comentarjdi Ferrante Caracciolo delle Guerre, fatte
co’ Turchi da Don Giovanni d’Auftria, dappoiché
venne in Italia [pubblicati da Scipione Ammirato ]
In Fiorenza per Giorgio Mar tf - otti 1 j 8 1.. iu 40
[Le] Opere del Cardinal [ Guido ] Bentivoglio , cioè
le Relazioni di Fiandra e Francia, l’iftoria della
Guerra di Fiandra [ dal iyy 9. al 1607. ] e le Lettere ,
fcritte in tempo delle fue Nunciaturc. la Parigi per
Giovanni *Joft 1648. in foglio . 1
— — Della Guerra di Fiandra [ libri x. ] In Colonia
1633. Parte i. in 40 lenza jlan.patore .
Parte il. In Colonia 1636 in 40 fenz • J lampatore .
Parte ni. InColonia 1 6 39 40 fai za ji a top a tur e .
■ Relazioni in tempo delle fue Nunciature , date in
luce da Ericio Puteano [con dedicatoria latina alfa-
bella Chiara Eugenia , Infanta di Spagna] In Anverfa
per Giovanni Mocrbecio 1619. in 40
( ■ F f f f - E in
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Bisliot.Cl.V1*
BfbVothtfwt rhoifit
lo. t. Arile. Tir. f«j.
tH. J17.
I<i. I. tp’J l XIU
JP4
Della Eloquenza
- E tu Colonia 16 jo. Tarli il. voi. 1. in 40 fenzt
flampatore .
- — Della Guerra di Fiandra . In Venezia per Fraucifco
Boba 1640. libri xvm. Parti ni. voi. u in 40 di corftvo ,
L’iftoria delle Guerre civili di Francia di Enrico Cate-
rino Davila t dal 1 J47. al 1 la Venezia per Paolo
Baglioni i5j8. in 40 edizione ni.
- E in Parigi nella pamperia reale 1^44. tomi il. in
foglio grande .
Della Ifloria Veneziana di Pietro Bembo Cardinale,
volgarmente ferina, libri xn. [dal 1487. al ijij.j
In Vinegia per Gualtero Scotto 1 j j 1. in 40
• E con indici di Alamanno Fino . In Venezia per
Giordano Ziletti e compagni 1570. in 40
Quella tfioria, la quale e (Tendo prima didefa in latino dall'autore, appiedo
alla Tua motte , feguita ai X viti, di Gcnnrjo 1747- tu flanipata in Ve-
arda nelle cafc d' lido nel if ; t. in foglio , e fu biro ne] m. delìmo an-
no di bel carattere tondo liftampata in Parigi da Michel Vaftojano io
quarto , fu poi da lui dello ridotta in volgare , per artedato dello Spe-
roni nell’ Orazione io Tua morte pag. 1 4 { - c del Mornemerto in princi-
pio delle Frafi Tefcane; onde viene ad edere originalmente Italiana con
miglioramento dell'altro tedo : il che può vederli dal rilcontro di en-
trambi per oflervarc la fudidenza delle eenfure,fanevi poi da Giujto Li.
pfio (opra nn femplice edratto.c non molto accurato, e poi dal etere, il
quale confa fetivere cofa alcuna fenza fporcar la carta d! crede. Ro-
lando Mare fio , che loda la cenfura del Lipfio , confetta , che per tal
critica predo alcuni , i quali chiama ineptoi , rati ohreilaiione non ca-
ruit . Quefti autori, come imperiti delle cote Italiane , ignorarono il
prefente volgarizzamento , anzi nuovo tejìo originale , divulgato, non
meno , che il primo , dopo morto il Cardinale , dall' efecutor Guaite-
ruzzi , giuda l'ultima diQ>o!ìzione tedamenratia del Cardinale , e 'I
Breve di Paolo III. e potrebbe edere ancora , che il Bembo preferide
quedo fecondo tedo volgare al primo , da Ini ferino in Ialino : il qual
primo dopo lui morto , e non avanti , come falfamente ebbe a ferivete
il Clert , fu dedicato al Doge Ftancefco Donato con lettera , già com-
poda da Monlìgnor Giovanni della Cafa , che fi legge ancora a parte
in fine delle fue opere latine della ediziooe il. de’ Giunti in Firenze
del iftf;. in quarto : nella qual lettera il Cafa non pofe il fuo nome ,
perche coli a lui conveniva , come a Kuncio del Papa in Venezia : il
che fia deno per appagare la importunità del Clerc , Il quale ignorando-
ne l 'autore , bramò di (àpere , perchè vi avelie taciuto il fuo nome ■ e
poteva anche da fe con poca fatica impararlo dall' edizione ti. di dette
fue opere latine , intitolate Latina monumenta . Fabio Forza, Gentiluo-
mo da Udine, fetide parimente una Apologia, non idampata, per rido-
tta del Bembo cootra il Lipfio ; ma fi può dubitare, fe folle {ufficiente .
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Italiana
Lo Sdoppio fece poi le vendette del Bembo nel fuo trattatello de tlilo v_
bìlìor ito, notando il Liffio di gran borborigmi , e folecifmi. Delle ope- ^ ,V "
te fojiume fi Ha poco talvolta a imbaflirc le «itiche fenza badare a Jvg toomu dtt Situo
molte eofe , tra le quali appunto quella dell’ efler poliamo , non è l’ul- r.. r. rotto t. po j.
tima , riflettendo a un capitolo del BoiUei intorno ai Pregiudicj , ehe JV°* •*».
fono i giudici anticipati , delle «pere poflume . Coti per far Jjualcbe fet- “m *T*fc «* *•
vìzio al GuicciunUai e all’. Idrioni , ma non forfè agli credi j potrebbe ptejuset.
concederli a ciafcun di loro il poter dir con Ovidio :
Emendoiurui , fi litui fiet , crom .
Libro della Republica de’ Viniziani , coropofto per Do-
nato Giannotti . In Roma per Antonio Biado 1540.
in ia° .
In quello dialogo , che doveva efler feguitato da due altri , parlano Tri-
fon Gabriello , e Giovano! Borghcrini Fiorentino : e fu flampato in
latino dall’Elzevirio con note di Niccoli Crajfo, ma fenza la prefazione
del Giannotti a Franccfco Nafi Fiorentino ■
L’Iftoria della città e Republica di Venezia di Paolo
Morofini Senator Veneziano . In Venezia per Paolo
Buglioni 1637. in 40
Molti degli fcritrori paflati folcano trattare de* fccoli antichi; lènza dire ,
come Orpellerò le cofc ; da lot non udite , nè vedute ; e uno adendo
flato quelli, fi riceverebbe per fomma grazia , fe da buona e perita
mano fi riflampalfe con aggiungerci di fuora le citazioni autorevoli , e
con mettere io altro tomo appretto gli Atti interi delle prove neceflà-
rie , e non comuni , in piena giullificazione de’ nudi racconti , come fi
vede fatto lodevolmente da tanti grandi uomini .
Venezia, città nobilifiìma e Angolare, deferitta in li-
bri xiv. da Francefco Sanfovino , e ampliata da Gio-
vanni Stringa Canonico di san Marco . In Venezia
per Altobello Salicato i6o\. ediz. il.
L’iftoria di Europa di Pierfrancefco Giambullari , Gen-
tiluomo e Accademico Fiorentino dall’anno 800.
fino al 9 1 3. di noftra falute [ col fuo ritratto dietro al
titolo , e in fine con l’Orazione di Cofimo Bartoli in
fua morte] In V enezia per Francefco Sanefe 1 366. in 40
Se l’autore non mancava di vira , dovea prolèguit l’iftotia fino al 1 zoo.
L’iftoria del mondo di Giovanni Tarcagnota dal prin-
cipio al ifij. In Venezia puffo i Giunti 1 Parte I.
»»4° ediz. il.
— — Volume ri. della Parte l. In Venezia puffo i Giun-
ti if 92. in 40 ediz. il.
Ffff » Par-
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v.
BmLioT.CL.Vl*
Jo. M'cb. lira ti Epìfl*
1/6.11 .pdg.86»** *dit.
1. Cr.u iryj(n fu .
Della Eloquenza
- ■ . - Parte il. 1» Venezia preffo i Giunti i j8f . in 4*
ediz. il.
Parte ni. [ volume i. ] di Mambrino Rofeo . In
Venezia preffo i Giunti 1 598. in 40
. Volume il. della Parte ni. di Mambrino Rofeo
con la giunta di Bartolomeo Dionigi fino al 1583.
In Venezia preffo i Giunti 1 j8y. in 40
Comentarj di Lodovico Guicciardini delle cofe di Eu-
ropa dal 1 al 1 ytfo. In Anverfa per Guglielmo Sil-
vio 1 36 5. in 4°
L’anno dietro furono tiftampatì in Venezia , pure in quarto .
Comentarj delle Guerre di Tranfilvania [libri vi.] di
Afcanio Centorio degli Ortensi . 1» Vinegia preffo il
Giolito 1 $6 j. in 40 Opera lodata dal Bruto .
Tomoli- delle cofe d’Europa , libri viu. /» Vi-
negia preffo il Giolito 1 5651. in 40
• Difcorfi di Guerra. In Vinegia preffo il Giolito
1 y y 8. 1 j S9- 1 S^o. libri , 0 tomi v. in 40
Comentarj di Antonfrancefco Cimi Corfo [ da Nebio]
dell’ ultima guerra di Francia , della celebrazione del
Concilio dirTrento, del foccorfo d’Orano, dell’ im-
prefa del Pignone , e dell’ all'edio di Malta . In Roma
per Giulio Accolto 1 367. in 40
L’Iftorie del Mondo , deferitte da Cefare Campana dal
1570. al 1 $96. In Venezia preffo i Giunti 1607. l°m*
il. in 40 edizione il.
Giunta alle Iftorie del Campana dal 1 yp5. al ttfoo.
In Brefcia per F rance feo Tebaldiuo 1601. tu 40 edizio-
ne 1 1. fenza autore .
L’Iftoria univerfale di Gafpero Bugato dell’Ordine de’
Predicatori . In Venezia preffo il Giolito x 770. in 40
— — Giunta alla fua Moria univerfale dal 1 s66. al 1 j 81.
In Alitano per gli eredi di Simon Tini 1587. iti 40
Dell’Iftoria di Piergiovanni Capriata libri xu. dal 1^x3.
• al 1534. In Genova preffo Piergiovanni Calenzauo 163 8.
in 40 edizione ni.
— — Parte il. libri vi. dal 1534. al 1544. In Genova per
Giammaria Favoni 164^. in 40
L'an- .
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Italiana S97
L’autore fcrivendo a CiambttìR* Raggi fi fcolpa dell’ acculi datagli di
aver offefa la Repubblica di Venezia narrando la guerra di Mantova ,
e ne parla littorio Siri nelle Memorie recondite , tomo vii. pag. 1 18.
11 Capriata in favor Tuo efalta la grandezza d’animo di Zacberia Sa -
gredo 3 e della Repubblica ftefla .
• Parte ni. librivi, dal 1644. al itfyo. [pubblicata
daGiambatifta, figliuolo dell’ autore già morto ] In
Genova per Giovanni Ambrogio Vincenti 1663. tn 40
Dell’ Iftoria d’Italia di Girolamo Brufoni libri xlvi.
dall’anno itfay. al 1579. /» 'Torino per Bartolomeo
Zappata i58o. in foglio, edizione vn. ma fenza alcun
Indice delle co fé in un groffu volume di pagine 1082.
L’iltoria della Republica Veneziana di Batifta Nani ,
Cavaliere c Procurator di san Marco [dal 1613. al
1671. ] tn Venezia prejfo il Combt i66i. 1679. tomi li.
in 4° grande. j
L’Iftoria dell’ultima Guerra del Friuli, di Fauftino
Moifefiò [ libri il. ] In Venezia per Barezzo Barerai
1A23.//Ì140 ■
• . *.
Ke parlano il Pignoriti nelle Origini , e Claudi» Sarravie in una lettera
al Snlmafio , oltre all’Abate Cnfttti nella Vita del Buommjilci .
L’ Iftoria della Guerra di Candia di Andrea Val icro,
Senator Veneziano, dal 1644. al i66y. In Venezia per
Paolo Buglioni 1619. in 40 grande .
L’ Iftoria di Milano di Bernardino Corio. In Milano
per Alejfandro Miuuziano 1507. in foglio grande , ediz.i.
Qucrta Iftoria y ftampara con molta magnificenza nel folito d'altora , ca-
lartele tondo , fu dall’autore di Re fa in dialetto Lombardo p'uttorto, che
nel comune de’ letterati d’Italia , c per eflete fenza indici , c fenza
nu meritile pagine , vi fa dappoi rimediato con un Repertorio , per ufo
del quale fu fupplìcatoil lettore a numerare le pagine del fuo proprio
cfcmplarc » con altri particolari , che fi veggono accuratamente efprclfi
nel tomo X x NI. del Giornale de * letterati d'Italia , cominciando dalla
J>ag. 5 85. Il Vida nella prima delle fue Anioni 3 o per dir meglio afpte
Verrine & nome de* fuo\<iremoneft cotnra i Pavé fi 3 ne parla con trop-
po livore 3 e difprezzo , non folo dandola per ifcritta in lingua de*
facchini di Valtellina j ma arrivando fino a diramarla con la fr.ife di
* Catullo , Annales Voluft . Quella edizione !• del Corio fu poi rinnova-
ta in Vinegia per Giammaria Honelli 1^4. in quarto con titoccamcnto
nel dialetto , ma fenza alterazione del torto : la quale impresone il.
può confiderarfi per la migliore dopo la prima 3 avendo un Indice nel
principio 3 cd eflendo tutta di carattere coriìvo , nu di ver io da quello
della
UlBLlUT.Cl.
*
) .•
De An ri qni tilt fa-
tava libro II» CUfc
Xl.pOg. 2 58.
Cataletti libro vi.
P*Ì' tl4-
59 8 Della Eloquenza
della prefazione del Bonelii * il qual certo è più bello : cofa Umilmente
avvertita nella Cronica di Marco Guavco * Rampata in VenexJa un an-
no foto prima di quella del Coria , in carattere tondo * eccettuatone
Vindice * che è di corfivo . In Venetùa per Francesco Sindoni ijf j. in
foglio .
La dedicatoria del Cumulo al Duca di Firenze Cofimo de' Medici è in ca-
rattere corfivo alTai bello , e limile a quello della mentovata prefazio-
ne del Bonelii . Ma è notabile la troppa fretta avuta di dare nel fron-
tifpizio a quella edizione il dillintivo di prima * non elTendo poi (lata
mai la feconda ; e così fecero ancora quelli* i eguali all* Imperador Leo-
poldo* a Giangaftone Granduca* e a Luigi Principe di Spagna anti-
ciparono a dare ij dillintivo di primi * fenza volere afpettare * che vi
ventilerò \ fecondi * «jualìchc prima di elTerc quelli fecondi potclTero dirli
elfervi Rati quei primi : al qual proposto tu Londra fotto il Re Car-
lo II. fu dichiarato falfo uno Rrumento dal folo dirli ferino nel regno
di Carlo I.pcr efl'erlì fublto conofciuto*come finto allora fono Carlo II*
per lo fola diRintivo di primo * dato all’ altro Carlo in tempo * che era
fupcrHuo * per non efiervì allora per anco Rato il fecondo * e per non po-
terli chichc lia dir primo * fenon dopo venuto il fecondo . Del Cumuli
da Mantova , nato m Padova , parlano lo Scardeone * c Ortenfo Landa •
Cremona, fedelilfima città e nobiiiffima colonia de*
Romani , rapprefentata in difegno col Tuo contado , e
illuftrata con una breve ftoria delle cofe più notabili
appartenenti^ eflà, e de* ritratti naturali de’ Duchi e
Duchefle di Milano [ intagliati da Agoftino CaracciJ
e compendio delle loro Vite , da Antonio Campo
Pittore c Cavalier Cremonefe [ libri iv. Iti Cremona
in cafa deir autore 1585. in foglio , edizione 1.
Defcrizione dei Regno di Napoli di Scipion Mazzella ,
In Napoli per Giambatifla Cappello 1601. in 4?
— Ragionamenti di Tommafo Collo intorno alla
defcrizione del regno di Napoli e delle Antichità di
Pozzuolo, di Scipione Mazzella . In Napoli per lo Sf i-
gliola 1 S9$. in 40
L’autore vi annovera in fine le proprie fue opere «
Apparato alle Antichità di Capua , ovvero Difcorfi del-
la Campania Felice di Camillo Pellegrino , figliuolo
diAleflandro. In Napoli per Francefco Savio 16 sì,
in 40
— - Dell* Origine dell’ antica famiglia di Colimenta
Difcorfo • In Napoli prejfo il Savio 1643* in 40
Due
Italiana 599
■ ■ Due Difcorfi di un antico lignificato della voce
Porta , e dell* antico (ito di Capua . hi 1643. iti 40
Apologia de’ tre Seggi illuftri di Napoli di M. Antonio
Terminio daContorfi . la fSetiezia per^Domenico F ar-
ri 1 $81. in
E in Napoli per Lazero Scoraggio 1633. i» 8°
Littoria del Regno di Napoli di Pandolfo Collenuccio,
Mambrino Rofeo, e Tommafo Cotto. In Venezia
preffo i Giunti 1 6 1 3. in 40
L’Iftoria della città e del regno di Napoli di Giovanni
Antonio Summonte . Iti Napoli per Gtanjacopo Car-
lino 1601. tomi il. in 40
Tomo ni. Ivi per Francefco Savio 1640. iti 4°
Tomo iv. Ivi per Jacopo Gaffaro 1^43. iti 40
L’edizione di quelli tomi c la prima .
Littoria del Regno di Napoli di Giambatifta Carafa.
Iti Napoli per Giufeppe Cacchi 1572. in 40
Littoria del Regno di Napoli di Angelo diCoftanzo,
Nell* àquila per Giufeppe Cacchio 1 5 8 1 . in foglio , edi-
zione il.
Delle Famiglie nobili Napolitane di Scipione Ammira-
to . Iti Fiorenza per Giorgio Marefcotti 1380. Parte i.
in foglio grande .
Ce q’c un cfetnplare con note a penna di Paolo Emilio Santorio .
— — Parte il. Iti Firenze per Amador Majft 16 51. in foglio .
Si trovano a parte molti Alberi volanti di famiglie di Principi Italiani ,
e delle maggiori d'feuiopa , nobilmente intagliati in rame , e mandati
d*U' /Immirato al detto fuo amico Santorio } che mori Arci vefeovo
^d’Urbi no.
I Caftigatittìmi Annali con la loro copiofa tavola , della
eccelfa e illuftriffima Republica di Genova del Re-
verendo Monfignore Agoftino Giuftiniano [ dell* Or-
dine de* Predicatori > e Vefeovo di Nebio , fino al
1328. ] In Genova coti diligenza e opera del nobile Lo-
renzo Lomellitio Sorba , per Antonio Bellone Toritieje
'S37‘ in foglio.
Riccardo Simone parla di quello Tnligne Prelato , i! quale godendo in Pa-
rigi la protezione de] Re Francefco I.avea preparata una Bibbia poliglot-
ti»
Dl8tIOT.CL.VL
Eplfl.Xf I. tomo ni.
Bi euQT.Ci.VI.
/
600 Della Eloquenza
la, come verfato nelle lingue orientali» Greca» Ebrea» Caldea» ed Ara-
bica : de’ quali idiomi fcicntifici la progenie degli ultimi erelìarchi lì
ufurpava la privativa , quantunque l'Italia per gcncrofa mercè degli
antichi gran protettori della buona letteratura » faceflc conofcere a
quel tempo anche quella gloria per lua propria » ellendo allora fioriti
nel pofleflo di dette lingue orientali oltre a Monfignor Giultiniano , c a
più di un altro degli Ordini regolari» come degli Agoflìniani , de’ Pre-
dicatori » e de’ Minori , il noflro vecchio Girolamo oleandro , Egidio ,
detto da Piterbn , benché folle da Canepina , Girolamo Scolpando , — f
amendue dgoflìnìanì, e tutti c tre dappoi gran Cardinali » Pietro Leonio
da Spolcti » e Giulio Cammillo » parimente noflro .
Il Gì olio fetive con difprczzo della (loria del Giuftiniano » e il Simone
Francefe entra a fparlare della favella. Ma non per quello li crede »
che l’opera lafci di eflcr buona » e di contener cofe » che non fi leggono
altrove: c»come dille un antico» biftoria quomodocumque [cripta dclcflat.
Riftretto delle Iftorie Genovefi di Paolo luteriano . Ih
Lucca per Vincenzio Bui drago 1 5 5 1 . 40
Uberto Foglietta della Republica di Genova libri il.
In Roma per Antonio Biado imprejjbr Camerale 1 5 j g.
in 8°
E in Milano p'er Antonio degli Anton j 1 373. in 8°
Littoria di Corfica di Antonpier Filippini . In Turnone —
per ClaudioMicbeli IS9S- tn 4°
L’Iftoria antica di Ricordano Malefpini, Gentiluomo
Fiorentino ,fino all’anno 1181. con la Giunta di Gia-
chetto fuo nipote fino ali a 85. In Fiorenza preffo i
Giunti 1 jtf 8. in 40 «
Ce n’c un alrra nuova edizione inficine con la Cronica di Giovanni Mo-
rtili •
[ La ] Storia di Giovanni Villani , cittadin Fiorentino ,
corretta, e alla fua vera lezione ridotta [da Baccio
Valori] col rifeontro de’ tedi antichi [ fino al 1348.
con rimefl'e nel fine, preleda un codice di Jacopo
Contarmi ] In Fiorenza per Filippo e Jacopo Giunti
1587. in 40
Le Iftorie di Matteo Villani , cittadin Fiorentino , che
continua quelle di Giovanni il fratello [ libri xi. fino
al 1360. rifeontrati con un codice di Giuliano de’ Ric-
ci ] con la Giunta di Filippo Tuo figliuolo , le quali
arrivano fino a tutto il 1364.//; Fiorenza preffo i Giun-
ti 1381. in 4°
Quelle
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Italiana 6oÌ
Quelle fono le più efatte e comode edizioni di quelle Iflorie , che dappri-
ma ebbero il nome di Croniche , il che tuttavia fi legge avanti al fette
mio di ciafcheduna . Quella di Matteo fu rifeontrata con l’unico, ficuro,
c più antico te fio del Rìcci , a' di nofiri ancora (erbato in Firenze : ed
io da quella incorrotta edizione contea gli altrui vani sforzi , e molto
fludiofamente ricercati fofifroi , giuftificai la [amila della Corona Fer-
rea di Monda , ora Monica , quivi onorata da tanti fccoli nella Bafi-
lica del Batifia , e cosi detta , benché tutta d'oro , da un fuo cerchietto di
ferro , comporto di uno de’ Chiodi di Noftro Signor Gesù Crifio : teli-,
quia memorabile , ponderata , e (biennemente riconofciuta dal facto
confelfo della Congregazione de’ Riti con decreto particolare de’ io.
Agofio 1717. dipoi confermato dalla fanta e gloriofa memoria di Cle-
mente XI. il perche non merita alcuna attenzione l’arte contenziofa di
chi dietro al fuo genio di non tacere per cootradite alle verità più ve-
nerabili e manifefte , col falfo e eoniiieto rimbombo di puri negati-
vi argomenti ha fudaco anche dopo quello decreto per eluderne la
forza , fognando piacevolmente , che predo il V Ulani fi dovete Icg.
gere , feconda , abbreviato , e poi , come ha la bontà di foggiuugere ,
diflefo e [cambiato in [anta , e tapinandoli per infino in Francia a men-
dicare graziali puntelli per si nuovo trovato, ben degno dell’unico fuo
autore ; comechc le Corone Regie c Imperiali d'Italia, da re confidente,
e non relative ad altre, non fi trovino mal fiate più di dne [ole j e quella
di Monza non folle mai la feconda » bensì la prima , ficcome la chiama
anche Dino Compagni , fetittore più antico di Matteo Villani : c partalo
già pet le candide mani del noftro contradittorc . Nè alcun altra Co-
rona ferrea d'oro , come quell’ una , ebbe l'aggiunto di [anta , che feco
porta un fenfo particolare , e per eccellenza reputato dall’ ufo comu-
ne . Gafpero Barilo , pratico della frafe , e difctplina de’ (ccoli Criftia-
ni , c fcrittote non fofpetto , mette fra le cofe [ante , e le [acre quella
* differenza : mot nimìrum [anelai rei facìt , [aerai dedicatio t5* cura ,
onde non ferve qui folleggiate Copri le cofe fante , e le [acre . II codi-
ce Ricci di Firenze per non averne aliti fuperiori , e per cllérgli cor-
rlfpondenci altri buoni selli , confcrvati in quella cittì , ritien luogo di
originale , come unico , e più antico di tutti : Copra il quale ultima-
mente fu Rampato un foglio , molto particolare , in cui fe ne mentova'
qualchedun altro . Avvertirò per cola notabile, che Giovanni e Matteo
Villani ai Signori particolari di Città c luoghi delle provincie fuburbi-
carie , di Tofcana , e di Lombardia , fefllpre danno il titolo di Tiranni ,•
Cronichette antiche di varj fcritiori del buon fecolo
della lingua Tofcana . In Firenze per Domenico Maria
Manni 1733, #7/4°
Cronica di Firenze di Denato Velluti dal 1300. al 137°*
In Firenze per Domenico Maria Manni 1731. ///40
Moria di Dino Compagni dal 1280. al 1311. In Firenze
preffo il Manni 1728. in 40 ediz. il.
Cronica di Buonaccorfo Pitti [ dali4ta. al 1430. con
G g g g au-
BianoT.Ci.VL
Lib. iv. top, imi.
IJtorio Iti, ni, f„g,
7J. tilt, IL
Airerf, Ut, «IV I.
rap.II. paj.ias j.
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)
ffoa Della Eloquenza
Éi ino?. Ci VX. annotazioni ] In Firenze prejfo Giufeppe Marmi 1710.
in 40
Diario de’ filarelli più importami, feguiti in Italia , c
particolarmente in Fiorenza dal 1498. al 1312. rac-
colto da Jacopo Buonaccorfi con la Vita di Lorenzo
de’ Medici il vecchio di Niccolò Valori . In Fioren-
za prejfo i Giunti 1 768. in 40
Littorie di Firenze di Jacopo Nardi , cittadin Fiorenti-
no , dal 1494. fino al 1 73 «• con un catalogo de’ Gon-
falonieri di Giuftizia del Magiftrato fuprcmo, e un
Difcorfo di Francefco Giuntini fopra la città di Lio-
ne . In l.ione per Teobaldo a/fncelin 1582. in 40 ediz. j.
Littorie Fiorentine di Scipione Ammirato [Canonico
di Firenze ] con le Giunte di Scipione Ammirato il
giovane [Criftoforo Bianchi da Montatone, domefti-
co , e poi erede adottivo dell’Ammirato , libri x. fino
al 1373. ] In Firenze per Amador MaJJì Por live] e a
ijlauza di Giambo tijla Landini 1647. Parte 1. tomo 1.
in foglio , edizione il.
— [Parte t.] tomo il. [dal 13 13- al 1434. libri xv. col
ritrat'o dell’autore] Ivi 1641. in foglio .
- Parte il. [del tomo il. dal i4J3- al 1 773. libri x. ]
— - •• Ivi 1647. in foglio .
■ L’Albero e littoria della famiglia de’ Conti Gui-
di con le Giunte di Scipione Ammirato il Giovane.
In Firenze per q/tmador Majfi 16 30. in foglio, ediz. il.
■ Delle Famiglie nobili Fiorentine . In Firenze pref-
fo i Giunti 161 j. in foglio grande , Parte i. [fola mente]
Manca la Parti il. di X vi. famiglie $ preparala pii dall'autore . In qual*
che efciuplare la dedicatoria è al Granduca fraiictfci j ma negli altri
è al Granduca Cifimo II. con la data del 1617.
— ' Gli Opufcoli . In Firenze per Mmador MaJJì , e Lo-
renzo Laudi 1^40. 1637. i^4 a. tomi ni. iu 40
Littoria Fiorentina di M. Piero [ anzi Domenico ]
Buon infegni, Gentiluomo Fiorentino [ fino al 1410.]
Lo Fiorenza per Giorgio Marefcotti 1781.1*4°
— Littorie dal 1410. al 1460. In Fiorenza nella Jìam-
t parta del Lendini 1637. in 40
rr.t , I Co-
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V
\
Italia n a - 6o£
I Comcntarj de’ Fatti civili , occorfi nella Città di Bi- k...^ r-.’ZT
renze dall’anno iaiy. al IJ37. ferini dal Senatore **
Francefco Nerli Gentiluomo Fiorentino . In Augufla
[ anzi in Firenze ] 1728. per David Raimondo Mettz ,
e Gianjacopo Majer , i/J foglio .
Difcorfi di Monfignor Vincenzio Borghini . In Fiorenza
prejfo i Giunti 1584. iy8y. tomi il. in 40
Difcorfo [ al Cavalier Baccio Valori ] del modo
di fare gli Alberi delle famiglie nobili Fiorentine . In
Fiorenza prejfo i Giunti 1601. in 40
Le Difefe de’ Fiorentini contra le falfe calunnie del
Giovio [ o! volgarizzamento di Federigo Alberti del-
la prefazione latina di Giammichel Bruto alla fua
Iftoria Fiorentina ] l» Lione per Giovanni Martino
1 ;66. in 4°
Se Confolfe calunnie , in buon difcorfo non dorrebbono dlrfi calunnie .
Della Serie degli antichi Duchi e Marciteli di Tofcan»;
con altre notizie dell’Imperio Romano , e del Regno
de’ Gpti , e de’ Longobardi, dall’.efijip di Momìllo
Auguftolo , alla morte di Ottone III. Imperadore,
raccolta da Cofimo della Rena. In Firenze prejfo Nic-
colò Coccbiui 1690. in foglio , Parte 1. \_folamente J
L’autore lafciò il rimanente pretTo gii eredi . Badano ora quelli per
Littoria dì Firenze .
* <
L’Iftoria di Siena , fcritta da Orlando Malavolti [ lino
di 1 J J J. ] In [Venezia [ anzi in Siena ] per Saivej.r*
Marchetti iy 99. farti ili. voi. 1. in 40 ediz. il,
Col ritratto deli’ autore , e con la dedicatoria al Granduca Ferdinanda L
dopo motto il Malavolti , che l'area dedicata a Cofimo II. onde in
qualche cfcmplare trovali Luna e l’altra , ' «.
Memorie di Matilda, la gran Contclìà d’Italia , di Fran-
cefco MariaFiorentini,reftituita alla patria . In Lucca
per Pellegrino Bidelli 1642. in 40
A, quello libro del Fiorentini, meritamente (limato dai celebri feri «ori,
Giovanni Cardinal Bona, Luca Olflenio, Antonio Pagi , e Carlo Ducange,
II qual però intefe la voce Fiorentini per nome della patria , e pon per
cognome di ri degno e onorato gentiluomo , non è mancato a' di nofirt
chi , fecondo le fue buone inclinazioni in fequela degli antichi feifma-
G g g g a ticia
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Abliòt»Cì#VL'
Afmd Inwlawi*
libro III, J uri* Grx-
ro-Raman» ro. I.
137. téit» AUrqn*u-
di Frthtri 1596»
504 Della Eloquenza
- tici , h» duellato di calunniare dolofamente le gran virtù della Coo-
tefla Matilda per aver lei fatta profeflione di beneficate e difendere
con animo invitto la Chiefa Romana in perfona de’ fonimi Pontefici
* contea i loto nemici . A chi fi perfuade , che baiti il fremere , perche
. fi efalti chi difende la Chielà Romana , fé qui il luogo io comportane ,
mi fermerei a rammentare più cofe , con le quali fi c dato poco a in-
ero (Tare ì volumi di conghietture vanifllme > e colme di ardire . Ci c
1 un giudo e pieno libro, compodo nel KS14. da Micheli Litigo [ Leoni-
cv/ ] della Terra d’F-de , gii prefetto dell’Archivio Vaticano , He Inft-
, om donazione Cerniti (fj Matildit . Non bifogna imbrattate immode-
ftamente di menzogne le carte con lu finga, che un dì non fi feopra
l’infidia • non oportet in ih , <?«< technaj fapbi/iicar non aimittunt , cal-
lìditate foghi pica uti , fcride Gcnnadio Coftantinopolitano : e di T»w-
m ‘li Segete ci c una Diatriba de centemnend'u imperiterum V male-
' rum hominum vocihuj . Molti hanno fcritto di queda gran Principejfa ,
ma dopo il Fiorentini , qui ora non ferve addurne altri •
L’iftoria de’ Principi d’ Elle di Giambatifta Pigna [ fino
al 1476. con una tavola di autorità, non prima citate]
In yiuegta per Vincenzo Valgrift 1*72. in 4° ediz, il.
It tomo ri. non flt dampato : c quedo primo ne' lontani racconti ha bifo-
gno di molte cautele , da altri già ricordate .
L’iftoria di Bologna [lino al 1320. } di Fra Cherubino
' Óhirardacci Bologncfe dell’ordine Eremitano di san-
to Agoftino. In Bologna per Giovanni Rojft 1596. to-
mo 1. in foglio . ■
* Tomo il. dal 1 jxi. al i+xf . I» Bologna per Jacopo
Motiti 1 669. in foglio .
li copto! 111. non è per anche lUmpato .
La Storia di Bologna di Pompeo Vizani libri x. In Bolo-
gna pcrGiovann-i Raffi ijptf. in 40 edizione 1.
„/ — I due ultimi libri . In Bologna pel Rofifi 16 08. in 40
L’Antica fondazione e dominio della città di Bologna ,
lettera rifponfiva di Monfignor Giambatifta Agocchi
Arcivefcovo di Amalia al Canonico Bartolommeo
' Dolcini , ove fi difeorre della potenza e dell* imperio
de’ popoli antichillìmi di Tofcana , e fi fcuopre la ifal-
lìtà di alcuni autori [Anuiani] In Bologna prejfo il
• Benacci 1626. <«4°
Raccolto iftorico della fondazione di Rimino , e dell
origine e vite de’ Malatefti > libri xv. di Cefare Cle-
.• tnen-
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Italiana 6oj
mentini . In Rimino prejfo il Simbeni 1617. 1627. to - Biiliot.Cl.VI.
mi il. in 40
Cronica dell’origine di Piacenza, già latinamente fat-
ta per Omberto Locato [ dell’ordine de’ Predicatori ]
e ora dal medefimo ridotta fedelmente nella volgar
noftra favella . In Cremona per Vincenzo Conti 1564.
in 40 di bel carattere tondo .
L’iftoria della Città di Parma di Bonaventura Angeli
Ferrarefe libri vili. In Parma per Erafmu Viotto 1591.
in 40
Per entro vi c qualche carta rifiampata in miglior carattere dell' ordì-
nario • •
L’iftoria de’Rofiì Parmigiani di Vincenzo Canari, Giu-
reconfulto Ravennate . In Ravenna per Francesco Te-
baldini 1 j8 3. in 40
Dell’ autore ci è pure l’Origine de’ Conti Guidi dal Bagno , el’ Iftoria di
Romagna , non Scampata •
L’iftoria di Verona di Girolamo dalla Corte, Gentiluo-
mo V eronefe [ fino al 1317.] In Verona per Girolamo
Difcepolo 1 396. tomo j. in 40
' Tomoli, [fino al 1360. ] In Verona prejfo il T)i~
fcepolo 1 391. in 40
Le Iftorie di Spoleti di Bernardino de’ Conti di Campel-
lo [fino al 910. ] In Spoleti per Giandomenico Ricci
1672. in 40
Il tomo il. non è Campato : e quello primo li potea Rampar meglio al-
trove con porre i riporti dntro nel tetto , e non in fine di ciaichedun
libro con troppo incomodo di chi legge •
L’ Iftoria di Terni , deferitta da Francefco Angeloni
[ con due ritratti , uno del Cardinal Mazarini , e l’al-
tro dell’ autore , che gli dedica il libro] In Roma per
eVTndrea Fei 1645. in 40 grande .
Qui fi parla dell' antico cimiterio Crittiano di Terni , di cui fi trovano
Ifcrizioni, parimente Crifliane , traforine e mandate al vecchio Car-
‘ ' dinaie Francefco Barberini dal Governatore Pietro Ottoboni , che fu
poi Papa Alefiandro Vili.
L’iftoria BeUunefe di Giorgio Piloni . In Venezia per
^/tnionio Rampazetto 1607. tn 40
L’Ifto-
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Bibliot.Cl.VI.
Dt Amphìthtdtrii
r*p, x. OfMmm to-
mo ni. pog. fij.
»8S.
606 Della Eloqj/bnza
L’IftoriaTrivigiana di Giovanni Bonifacio. In Trivigi
per Domenico cimici 1 j$i. in 40
Lo (lite pire diverfo da quello delle altre opete volgati del Bonifacio , al
quale il Duca di Ferrata Alfoufo I J. regalò un diamante legato in oro
per ayctvi parlato Je Ila fua famiglia . Sarebbe defiderabile , che alcu>
no vi aggiungete un tomo li. contenente gli Atti a fopra i quali G fon-
da l'Ilìoria , di cui trovaG un efemplare con alcune correzioni in mar-
gine , fattevi dall' autore .
Le Origini di Padova di Lorenzo Pignoria . In Padova
per Pietro Paolo Tozzi 161j.it/ 40
In un cfemplare di carta grande ci fono più note a penna , le quali con-
fermano quante ha fetitto l’autore •
— L’Antenore. In Padova prejjoil Tozzi 161j.it/ 40
Mitrili 10 Barifeni , dipoi Vefeovo di Ceneda , avendo ricevuto dal fa-
mofo Domenico Molino ono llraccio dell’ A ale nore , già comporto da
yinccnr.0 Coniarmi , il Pignoria ne traile la prefente operetta onorata-
mente^ fenza fa rii bello da plagiarlo delle altrui letterarie faticheicome
avrebbe potuto fare, e ancora lenza fondarG in «uteri Juppofìi,e rigettali
dal confenfo comune degli feriti tri più eruditi , come gii eraG cfpreGò in
principio delle Origini , alle ^uali fu molto facile a Frate Angelo Por-
tenari con l’ajuto della dottrina contenzioni di opporG con V Apologià
della libertd de’ popoli Veneti antichi per foltenere quanto di bello egli
area prima inferito nella fua Felicild di Padova ; ma G può dire di lui.
impar congrejfui Achilli , I) buon Pignoria non ebbe tempo di replica-
re : e quando anche lo avete avuto , può crcderG > che non avrebbe
degnato fi farlo • Ivi nelle Origini egli parla dell'antica Arena o Anfi-
teatro di fWov«,quate era comunemente nelle Colonie , crehrum, fecon-
do il LipGo,non potendoG crederei che un tant’uomo, qual fa il Pigno-
ria , a difpetto di Antonio Scaint , di Gianjacopo Cbiffienio , e di tutti
i Padovani , prendete difavveduta mente un cortile per un Arena : fopra
il qual nome bada otervare il Ducange nel Glollario Latino , fenza
incomodarG a copiare i palli da lui portati , per farfene primo autore .
Cori pure quello medelìmo Anfiteatro G trova detto in carte antiche ,
uon meno, che quello ( e non già altra fabbrica ) d ’Aquileja: e a Giuli t
Lipfiotc he non fu lì materiale di prendere ancor egli i conili per Arene ,
parve dignum nota , quei (T badie bac omnia feti loca AREM A s ap-
pellane , retenta prifea feilieet t5" vulgata voce .
Raccolta di alcune cofc più fegnalate, che ebbero gli
antichi , e di alcune altre trovate da’ moderni , opera
di Guido Panciroli con le conOd.erazioni di Flavio
G ual tieri , In Venezia per B eri/- rdo Giunti 1611.1// 4®
Rifpolta di Jacopo Grandi a una lettera di Alellàndro
Pini fopra alcune richiede intorno a santa Maura e
alla
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Italiana $07
alla Preveft . Iu Venezia preffo il Combi 16&6. in 1 j° r
Memorie iftoriche diTragurio, ora detto Traù [libri n,,,t,OT-Ct-VI-
vi.J di Giovanni Lucio [ con le Ifcriiioni Dalmati-
che a parte nel fine ] In Venezia preffo Stefano Cinti
167 3. in 40 * *
U Luci», che morì 'm Roma ai vi. di Ottobre 16I4. qu 1 tratta In partì-
colate del rinomato frammento di Petronio . Divulgò ancora in latino
1 libri vi. ite Regno Dalmati* (T Croati* , i quali ripuliti con quelli
altri , e Iteli nel le troppe abbreviature de' tedi latini addotti , mctite-
rebbono una bella e accurata liflampa ■
Le Antichità della città di Roma, raccolte per Lucio
Mauro, infieme con le fiatile antiche , le quali per
tutta Roma in diverfì luoghi e cafe particolari fi veg* •
gono , raccolte e deferirle per M. Ulilfc Aldrovandi .
In Venezia per Giordano Ziletti 1 j j 6. in 8°
Roma antica di Famiano Nardini [pubblicata da Otta-
V1° fa^couieri con un fuo difeorfo intorno alla Pira-
mide di C. Ceftio , e alle pitture , che fono in efi’a , e
con una lettera a Carlo Dati fopra l’ifcrizione di un
mattone antico J In Roma preffo il Falco 1666. in 4*
edizione 1.
C A P O . X
Vite di perfonnggi famoft in guerra e in pace .
\T e fiefii di Ezzelino III. da Romano di Pietro
V Gerardo Padovano . In Venezia per Venturina
Rufinello 1 jq.4. in 8°
Jacopo Cortinclli in fine delle note a Diate de fulgori eloquenti* pie. fi.
lo citi fiotto nome die 'olgarinamento della Vita dì Eiielina , per le
particole non , podi in ajfermatioo . Il primario autore latino fu Ro-
tondino da Padova . Il Paufio da Lengiano dedicò quella compcndiofa
verdone al Marcbefe Sfori* PaUavìcino lenza dir veramente , fe folle _ , ,
> o del Gerardo , il quale al Voffio fa dato per autore fuocofitiiit . D‘ hi- nl>
La Vita di Federigo Barbaroflà Imperadore Romano di
M. Cofimo Bartoli . In Firenze per Lorenzo Torrenti-
ri 0 1 yjp. in 8°
La Vita di Filippo Scolari [ detto Pipo Spano , Conte di
Te-
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6 08 Della Eloquenza'
Temefvar, e Generale di Sigifmondo Imperadore ]
fcritta da Domenico Melimi . In Firenze pel Sermar-
telli \6o6. in 8° edizione il.
II giovane Poggio, di nome Jacofo, l'avea fcritta in latino .
L’Iftoria de’ Fatti di Cefare Maggi da Napoli , dove li
contengono tutte le guerre , fuccedute nel fuo tempo
in Lombardia e in altre parti d’Italia» e fuori d’Italia »
raccolta da Luca Contile . In Pavia per Girolamo Bar-
toli 1564. in 8°
L’Iftoria di Girolamo Muzio de’ Fatti di Federigo di
Montefeltro Ducad’Urbino [col fuo ritratto ] In Ve-
nezia per Giambatijìa Ciotti 160 y. in 40
La Vita di Francefco Maria [I.] di Montefeltro della
Rovere , Duca IV’. d’Urbino , defcritta da Giambati-
fta Leoui [Veneziano] In Venezia prejfo il Ciotti
i6os. in 40
t
Altrove lì c mentovata l’ampia e lunga cenfura di Bttifla Guarirti , col
nome di /tvvertimentr , fopra lo Itila di quella Vita.
Le Azioni di Caftruccio Caftracane degli Antelminelli
Signore di Lucca con la genealogia della fua fami-
glia , cftratte dalla nuova defcrizione d’Italia di Aldo
Manucci [il giovane] In Roma per gli eredi di Gio-
varmi Giglioni 1 jjo. in 40
Delle Azioni e feijtenze di Aleftandro de* Medici , pri-
mo Duca di Fiorenza , Ragionamento di Aleftandro
Ceccheregli Fiorentino . In Vinegia prejfo il Giolito
1 ;6 4. in 40 edizione 1.
Giufcppe Betufli nel Ravcrta , Dialogo , pag. f j. 1. fcrive , che il Duci
Alti] andrò a' giorni /noi fuptri di fentenre tutti i favj . Noi altrove dt
lui parlammo , e ne parla eziandio Monfignor Graziaci de Ca/ibut
virorum iiluflrìum pag. 177,
L’Iftoria della Vita e de’ Fatti deH’eccellentiflimo Capi-
tano di Guerra Bartolomeo Coleone [ col fuo ritrat-
to ] fcritta da Pietro Spino . In Venezia per Graziofo
Percacino i $6g. in \°
In dialetto Lombardo Co-Leone vuol dir capo di leone j e cosi da princi-
pio li chiamò la famiglia * fecondo lo Spino lib» l. pag. j. Il Betufli nel
Rai
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Italiana *00
Rig ioni mento del Cataj, pag. cv. ». «che fecondo Marne Palmieri
continuatole della Cronaca di Profpero Aquiranico dietro fu, 1.7* «J
biana di aan Girolamo, forre l’anno ,447? E perc°ò auella & • r
dapfrima tenne per arme due trombe iu bocca aFueZiMi* ,*5'glw
<ìnchc la fconcia corruttela del volger dialetto ebbe (otri A' **1* ’
H yif^ .di>c°p? Ragazzoni Conte di Sant* Odorico
[ ni Friuli ] ferma da Giufeppe Galiucci . In Venezia
per Giorgio Ricciardo i6io.i»^°
La Vita di Pier Vettori l’antico , gentiluomo Fintanti
no, feruta da Meflère Antonio Benivieni Canonico
i/v°^Ta' ltt?,0™zaPr'ff°i Giunti , °‘oC°
La Vita di Antonio Giacomini Tebalducci Malefnlni
cntta da Jacopo Nardi . In Fiorenza nelle caie del
Sermartelh i yp7. in 4° J
LaMVita,di Lorenzo de’ Medici il vecchio, fc ritta da
tr,jr‘ 1 aimi ,<ei-
La Vita del valorofiflìmo e gran Capitano Don Ferrante
gonàtao-.^-ope di Molfetta , deferitta da Alfonfo
’ ^ljoa , nella quale oitre ai fuoi fatti, c di molti altri
Principi e capitani , li deferivono le guerre d’Italia e
di altri paefi, cominciando dall’anno i y2y. fino al
[ 7‘ {r 1 Per Niccolò Bevilacqua i jtfj. in 4»
— La Vita del Principe D. Ferrando GonLa , in tre
)^±Vf P/f GlUjian° GofelJni • *• Milano per Rao-
11 con*0 '*74" +° 1.
Il Ct fella, palla ,n filenzio X'Vlloa 5, ma l'uno e filtro G-.'ir
a? a* iì ^ :.ci 'Lt: ’nKrp?;:^
fino di Francia . "C P°“a U"a ’ che ,,SUir<Ji' ■'avveleoanuiiuo del Del-
dar;!fUftr,1^m0. S«g»orCamilIo Orfino, de-
Icritta da Giufeppe Orologi , nella quale fi vendono
a narrare le Guerre dalla venuta di Carlo Vili. Ìc di
lancia in Italia fino al 1 y ^9- f col fuo ritratto] In
rinegia freffo il Giolito 1 ,6,. «4» J
renio CalnHÌnCÌ'Pr An^rea Pori *’ deferitta da Lo-
™ "mni 1 “ y‘‘‘SÌ’
FI h h h
*18llOT.Cl*Vfc
(Jiq x Delia Eioiìusnza
Ragionamenti varj fopra efempj con accidenti mi-
fti , feguiti ed occorfi , non mai veduti in luce . In Ge-
nova per Marcantonio Bellone 1576 . in 40 ediz. 1.
Anche la Vita del Dona per lo mcdeRmo fine fu fatta fetivere non pure
dal Cappotto* i in volgare , ma in latino da Carlo Sigonio , e poi volga-
rizzate da Pompeo Arnolfini , Gentiluomo Lucchefe, e Segretario del
Principe Ciò. Andrea Doria , in latino da lui pubblicata in Genova per
Girolamo Battoli 1581$. in quarto , e in volgare ivi predo Giufeppe Pa-
voni ijs>8. in quarto .
La Vita dell’ Invittiflìmo e facratiflìmo Impcrador Car-
lo V. deferitta da Alfonfo Ulloa , con le cofe occorfe
dal xyoo. al ip6o. In Venezia per Vincenzo Valeri fi
1561. in 4° edizione il.
E deferitta da Lodovico Dolce . In Vincaia prejft
il Giolito 1 $67. in 40
J1 Dolce qui pie. 17. da fetittore onorato e Criftiano, tratta dell’ uficio
dell' Iniperadore . v
La Vita del potentiffimo e Criftianiflimo Impcradore
Ferdinando I. deferitta da Alfonfo Ulloa, con lo
Guerre di Europa dal ijao. al 1*54. In Venezia per
Camillo e Fraucefco Fraucefcbini i$6$. in 40
E deferitta da Lodovico Dolce . In Vinegia pref-
fo il Giolito 1 567. in 40
U Dolce nella lettera avanti al fuo libro, falfamente intitolato , Nuova
OjferoatUoni , chiama l’Ulloa gentiluomo virtuojfjjìmo , e oltre alle altre
ielle e iagegnofe opere , da lui fatte , coti gentile e fedel traduttore de‘
componimenti Spagnuoli in lingua Tofcana , eie par nato non in Ifpa-
gna , ma nell' Italia ftejfa , ojfervando pienamente ogni minuta regola
di queflo idioma .
/ Le Vite di tutti gl’ Imperadori , compofle da Pietro
Media in lingua Spagnuola , c da Lodovico Dolce
tradotte e ampliate , aggiuntavi la Vita di Carlo V.
In Vinegia preffb il Giolito 1 $6 1. in 40
La Vita di Colimo de’ Medici primo Granduca di To-
fcana, deferitta da Aldo Manucci [ co’ ritratti , di
lui, e del Granduca Francefco] In Bologna \p%6. in
foglio , feuza jlampatore .
. E deferitta da Baccio Baldini . In Firenze per Bar «
tolommeo Sermartelli 1778. in foglio , edizione 1.
E fcrit-
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Italiana U, i
E (critta da Giatnbàtiftà Cini . In Firenze prejj » i B7»LioT.Ct,yL
Giunti 161 1. in 40 s ■
La Felicità di Cofimo de’ Medici , Granduca di
Tofcana, di Mario Matafilani. In Firenze preffo il
Mar e f cotti 1 573. in 40
La Vita del Cattolico e invittifiìmo D. Filippo II. d’Au-
ftria , Re delle Spagne con le Guerre de' Tuoi tempi ,
deferitte da Cefare Campana , Gentiluomo Aquilano,
e divife in vii. Deche , nelle quali fi ha cognizione
de’ moti d’arme , in ogni parte del mondo avvenuti
dall’anno 1 J37. fino al 1558. con un volume degli al-
beri delle famiglie, che hanno poflèduti i domini,
ne’ quali per retaggio è fucceduto il detto Re [ Par-
te 1. Decai. e il. libri xx.] In Vicenza per Giorgia
Greco 1609. in 40
— ■— Parte il. dal 1 547. al 1 $69. [libri x vin.] Ivi 160$.
in 40
Parte ni. dal 1147. al 15*7. [libri xvi. ] Ivi i508.
. in 4°
Parte iv. che contiene gli alberi co’ legittimi ti-
toli . Ivi itfoy. in 40 >
Supplimento , o compendio di quanto è avvenuto
dal iy8 }. al 1596. di Agoltino Campana, e iftoria
univerfale dal 1 $96. al 1 $99. di Cefare Campana . In
Venezia per Bartolomeo Carampello 1609. in 40
Vite di cinque uomini illuftri , M. Farinata degli liber-
ti, Duca d’Atene , M. Salveftro Medici, Cofimo Me-
dici il più vecchio , e Francefco Valori , fcritte dall’
Abate Don Silvano Razzi Camaldolefe . In tirenze
preffo i Giunti 1602. in 40
L’ìftoria varia di Lodovico Domenichi , in cui fi con-
tengono molte cofe argute , nobili^ e degne di memo-
ria di diverfi Principi e uomini illuftri libri xiv. In
Vinegia preffo il Giolito 1 $6 y. in 8° edizione il.
La cita il Br.rtìo fopra Stazio, tomo il. e pag. 118S. in proposto dell’ in-
vocate il Demonio .
La Battorea di Monfignor Giorgio Tomafi,Protonotario
Apoftolico. In Couegliatto per Marco ClaJ'eri nfo£. in 4®
Hhhb } Del-
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*1 ■iiot.Cl.VI.
0t 2 Delia Eloquenza
Della Ribellione de’ Boemi contra Mattia e Ferdinando
lmperadori , Moria di Lodovico Aureli Perugino . In
Roma per l' erede di Bartolomeo Zannetti 161$. in 8°
edizione I.
Il capo de’ ribelli eretici, affiditi dalla lega de’ Principi Procedenti, ehia-
. mata degli VnitniJU , fu il Coalt Arrigo Mattia della Torre dell’antica
famiglia d'VngreJpac in Friuli , d'veifa da cjuella di Milano , che eb-
• be quattto gran Principi e Patriarchi d’Aquileja , e che allora ne fece
pubbliche dichiarazioni contro dell' altra. Creato Re Federigo V.
Fletter Palatino , il Tuo Inviato in Londra , Giovanni Giovaccbino Rnf-
dorffio , fetide a Lodovico Camerario , Ambafciador di Svezia in Olan-
da , come facea confutare quedo piccolo, ma ftdidiofo libro, da Gian-
francefeo Biondi , delettor della patria , t della Fede ; ma poi Don le
ne vide altro .
Criftoforo Silvt/lrani Carmelita fcrifle la Vita di Aflorre Buglioni , Ita to-
pata in Verona per Uadian dalle Donne nel ifpr. in quarto , e Giovan-
ni T ofi fetide lo latino , e ancora in volgare quella di Emanuel Fili-
berto Duca di Savoja , molto lodata dal Panigarola nelle fuc lettere
pag. 180.
Le Memorie di Filippo di Comines Signor d’Argento-
• ne, intorno alle principali azioni di Lodovico XI. e
di Carlo Vili, fuo figliuolo , Re di Francia , tradotte
da Filippo Conti . In Genova per Girolamo Bartoli
1 JP4- in 4° edizione i.
Una magnifica edizione fé ne lece nella Tua lingua natia da Dionigi Goto-
fredo con la giunta di più atti e documenti , in Parigi nella f lamperia
regia 1649. in foglio , ridotta poi anche in forma minore e più co-
moda •
C A P O . X I
La Cosmografia .
BReve trattato del mondo , e delle file parti , di Gia-
fon de Nores . In Venezia per Andrea Mufcbto
1571. in 8°
Invenzione del corfo della longitudine di Paolo Inte-
riano , gentiluomo Genovefe , col riftretto della sfera
del meaefimo . In Lucca preffio il Bufdrago 1 j ji. in 40
Dialogodi Jacopo Gabriello [Gentiluomo Veneziano}
in cui della sfera , e degli orti e occafi delle sfere mi-
nuta-
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V
Italiana. 6 13
Mutamente fi ragiona . In Venezia per Giovanni de* jITluJt ZuVL
Farri I J4J. in 40
Tee contener quello libro I* Viri di Trifon Gabriello , ilo dcH'autare > fi
■nife di l'opra anche nell’ Ifioria letteraria .
Trattato della Sfera, raccolto da Giovanni di Sacrobu-
fto e da altri, per Antonio Brucioli . In Venezia per
Francefco Brucioli , t Frategli 1143. in 40
Le Ifole più famofe del mondo , deferitte da Tommafo
Porcacchi da Caftiglione Aretino, e intagliate da
Girolamo Porro . In Venezia per Simon Gali guani
1604. in foglio edizione il.
Dice di averle deferitte pretto Ottaviano Martini , che fu chiaro ugual-
mente per lettere , e per gcneroh'tà , nella fui villa creila Colombaia
di Rubigoaco fuori della Cittì del Friuli . Il Poreaccbi ctfendo poi
motto incafa del Manini in Veline nel 1 f 76. quelli gli fece una me-
moria onorevole quivi nel clairltro della Madonna delle grazie. Ci é
anche V Ifoiario di Benedetto Rondone Padovano , miniatore all’ infegna
iella Scala , e vero padre di Giulio Cefare , e avolo di Giujeppe Scali-
geri , come per via di molte impolluie vollero farli credere in mutar
pattia , e il fecondo in mutare empiamente eziandio religione: cola
pienamente convinta anche prima dello Sdoppio , del quale ultimamcn-
. te li videro nuove prove in quella materia
Viaggi [ di Giofafat Barbaro , e di Ambrogio Contarmi,
Gentiluomini Veneziani , e di altri ] fatti da Venezia
alla Tana, in Perfia, India, e in Coftantinopoli con
la deferizione delle Città , luoghi , fiti c coftumi , e
della Porta del gran T ureo [ raccolti da A ntonio Ma-
nuzio ] In Venezia nelle caje de’ figli neh a'sildo 1 J4J.
i u 8°
Contentar) delle cofede’ Turchi di Paolo Giovio, odi
Andrea Gambini , co’ fatti e con la Vita di Scander-
beg . In Venezia in cafa de' figliuoli d'aldo 1 541. in 8°
Marco Polo [Gentiluomo] Veneziano delle Maraviglie
del mondo, da lui vedute . In Venezia per Marco Cla-
feri i$97.in 8°
Francefco Pipino Bolognefe dell’ Ordlae de’ Predicatori , coetaneo del
Poto , che fcrilfe nel fecolo x nr. lo traditile in latino , e un tefio .gii
di Lilio Giraldi , li trova io Ferrara nella libreria Bentivogli , e altro
ancora in Berlino , fopra il quale rindrea Medierò , fece ivi la fua bel-
la edizione nel i«7r. in quarto . Ma bella lì c pure l’edizione volgare
ad conio li. pag. p. delle Navigazioni del Ramujìo »
Del-
L
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Oi bliot.Cl.VI.
\
6 14 DelLA EiOQJfENEA
Delle Relazioni univerfali di Giovanni Boterò Benefe
Parte 1. nella quale lì dà ragguaglio de’ Continenti ,
e dell’lfole , fino al prefente feoperte . I n Roma nelle
cafe del ‘Popolo Romano per Giorgio Ferrari i^gf.in 40
Parte il. lu Roma a iflanza di Giorgio, Ferrari
1 jpi. «14°
■ — Parte ili. In Roma nelle cafe del Popolo Romano
prejfo il Ferrari iypy. in 4°
1 Viaggi [ di Turchia, Perfia, India] di Pier della Valle,*
il Pellegrino , deferirti da lui medefimo in liv. lettere
familiari all* erudito fuo amico, Mario Schipano , con
la Vita dell’ autore . In Roma per Jacopo Dragondelli
\66i. in 40 edizione il.
» Parte il. In Roma per Biagio Diverfìno 8. in 40
Parte ni. Iv'n66i. /«40
Defcrizlone di tutta l’Italia di Fra Leandro Alberti
dell’ordine de’ Predicatori . In Bologna per Anf elmo
Giaccarello*ìf yo. in foglio , edizione 1.
Le Navigazioni, e i Viaggi , raccolti da Giambatifta Ra-
mufio,e con molti difeorfi da lui dichiarati e illuftrati.
In Venezia nella Jlamperia de' Giunti 1588. in foglio ,
tomo 1. edizione iv.
— — Tomo il. In Venezia prejfo i Giunti 1 j8 3. in fo-
glio , edizione il.
Tomo ni. In Venezia nella Jlamperia de' Giunti
ii6$. in foglio .
Quella Colle rione, «he è la più nobile e imporrarne, vedutali a que’ tempi,
fu dal Rtmufio , uomo grande , e Segretario del ConGglioai X. intra-
prefa per ben pubblico , e per infiammate i noflrl e Tuoi l'enetiani al
gloriolo penderò delie navigazioni , già proprio de' magnanimi loro
antenati . Ciafcun tomo con iftruttiva prefittone particolare , da lui fu
diretto al fornaio amico fuo Girolamo Prncafloro : e il primo eSendo
ufeito feparatamente dagli altri , ebbe tanto applaufo , che bifognò
farne la IV. edìtione . Il tomo III. ufcì prima del il. per non eflee
quello ancora all’ ordine • Morì intanto il Ramupo in Padova nel Lu*
glio del if|7. e quattro meli apprètto con grave danno elfendoarfa la
Aamperia de’ Giunti , vi volle del tempo a cacciar fuora il tomo li. il
quale fenon riufeì , come gli altri , ne furono cagione quelle difgrazie ,
e fpeclalmente la perdita del Ramufio ; onde ora non ferve tapinarli In
cercar migliori edizioni di quelle , da lui (ledo lardateci , fuora delle
•quali non fi può dire, che altre ,a lui polleriori dì tempo, fieno Tue,
quan*
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Italiana " 61 s
quando erà già morto; e perciò nè anche fi vide il tomo iv. prò- ■ - 1
niello nella prefazione del tomo I. per bocca di Tommajo Giunti , a lai Bl*HOTiCl«Vl
fopravivuto , di cui non fi vede alcuna prefazione al tomo ni. per ef-
fcre ancor egli allora già motto .
Ci fono le / ette giornate della geografia [ in terza rima ] di Francete»
Berlingbicti Fiorentino , che fu amico di Marfilio Ficino , e che le
dedica a Federigo Duca d’Urbino , in foglio grande , fenra luogo , an-
no j t fampaiore , con gtan barbarie d'ortografia , c d’interpunzione .
Quanto alle cole antiche, egli fegue Tolomeo , e quanto alle mode ine ,
il Biondo »
c a p o . x 1 1:
Geografi Greci volgarizzati ..
LA Geografìa di Claudio Tolomeo Alefl'andrino, già
tradotta di Greco in Italiano da Girolamo Ruscel-
li, ericorretta da GiovannLMalombra . In Venezia
fer Giovanni Ziletti, i J74. in 40 edizione il..
— E nuovamente rifeontrata c corretta da Giovanni
Antonio Magini, c per opera di Lionardo Cernoti .
In Venezia per Giambatijla e Giorgio Galignani 1 j^8..
in foglio ..
La Geografia di Strabone ,, tradotta di Greco in volgare
Italiano da Alfonfo Banacciuoli Eerrarefe .. In Vene-
zia per Francefco Sanefe 1 $61. tomi il. volume 1. in 40
Defcrizione della Grecia di Paufania , tradotta di GrecOi
in volgare da Alfonfo Banacciuoli Ferrarefe. In Man-,
tova per Francefco O fauna 1 $93. in 4°.
CAPO. XIII;
Ifiorici. Greci volgarizzati
E Rodoto,, tradotto dal Conte Matteo Maria Boiardo ..
In Venezia, per. Giovanni Antonio de Nicolini ijjj..
in 8° *
• E ivi per Bernardino Bindoni igjg. ini0
— E ivi per l elio Barileto i$6y. in 8°
Polibio , tradotto da Lodovico Domenichi . In Viuegia:
troffbil Giolito i} 46. 1JJ3* tomi\\..in 8?-
E [ con.
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616 Della Eloquenza
fcruoT.Ci.vi. — — E [ co» nuova dedicatoria del Porcacchì a Filippo
Pini, oltre alla prima del Domenichial DucaCofimo
de’ Medici ] la yinegia preffo il Gioliti 1564. <«4°
Il forcaceli! per far fervizio al Giolito ,tnc Beffo con obbligar la gente
a comperare, e 3 Giolito a vendere tutti i volgarizzamenti uniti, e
non feparati , perirò d'inventare la fua Collana iftorica , incatenata , e
Tta rè unita, e compofla quali di Snella , cioè di libri , e poi ancora
di Giojo delle Anella,cht tono altri libri, relativi alle medefime Amila ,
come fe i lettori in guifa di ciarlatani, o bargelli, avellerò dovuto por-
tartele al collo, o tare una uialcherata . Ma così egli campava a fpefe
del Giolito , correndo anche allora le cabale nell'edizioni di libri per
chi ad effe vi li attaccava , come l'erba patietaria, per farli nomina-
re , in modo per altro più fopporrabile di quello, che ora li pratica •
Quella edizione li. di Polibio viene a fare l’Anello v. della collana
ijì urica , da lui divifa in XII. Amila fecondo l'ordine, che prepofe
al Tuo volgarizzamento di Dine C retenfe , o Candidilo , che forma
l'Anello I. il qual Ditte , fu già poflo addietro nell' llloria favolofa.
L' Anello li. di quella Collana era de Binato ad Erodoto ; ma non fu mai
flarupato dal Giolito : e la /.oliata doveva ufeire dalla loia fua Banipe-
ria , e non da alcun altra, per far meglio il fuo negozio •
Gli otto libri di Tucidide delle Guerre, fatte tra i popoli
di Morea , e gli Atcnieli , tradotti dal Greco idioma
nell’ Italiano da Francefco di Soldo strozzi Fiorenti-
no. la yeticùa per yinceazo y algrtjt 1 545. 8° etltiA.
■ Tucidide iftorica Greco . la yinegia prcjfu il Gio-
lito I ytfq.. iti 40
Quello è l’Anello sii. della Collana , con tavola , poffille , e nuova dedi-
catoria del Porcacchi a Bernardino Ferraci , oltre alla prima dello
Stroiuci al Duca Colìmo , il quale nella prefazione all’ Accademia
Fiorentina candidamente fi fa debitore del fuo Volgarizzamento ai
conGgli di due valentuomini , Silvefìro Macchia da Foligno , e Jacopo
Laudo da 'Udine , giovane gentiliftimo , nutrito e allevato del continua
negli efercitc.) della lingua Greca , nella quale è egli coti pronto , come fi
fia ciajcbcduno nella jua materna : elogio moltoainorifico al Laurto , o
Lodo , come fi diffe la fua famiglia , e che fu amico de’ due Paoli ,
Ramufio , e Manu ciò , c di Francefco Filomelo , e Vìncendo Dirceo ,
fuoi puliti 'concittadini , e in molta grazia de' Gentiluomini Veneziani
di eafa Pefaro .
L’Iftoria , ovvero Libreria iftorica di Diodoro Siciliano
delle Memorie antiche non pur de’ Barbari innanzi e
dopo la Guerra Trojana , ma ancora de’ Greci , e de*
Romani , tradotta di Greco in latino da diverfi autori,
-e nella noftra lingua da Francefco Baldelli . Iti yine-
già frejfo il Giolito 1 J7J. tomi il. in 40
, • Viene •
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Italiana 6 17
Viene il effere l'jMtttt VI. della Collana . Si crino prima veduti alcuni
pochi libri di Disdoro , volgarizzati e Rampati in Fiorenia per Filippo
Giunta nel rf ad. in ottavo lenii traduttore • in PiHKKM 1(41. e quivi
predo il Giolito 1147. parimence in ottavo .
Dionigi Alicarnafl'eo delle cofe antiche di Roma , tra*
dotto iu Tofcano da Francefco Venturi Fiorentino .
Iti Venezia per Niccolò Bofcorini a ijlanza di Michel
Tramezino if4J. <«4°
Se il libro fofle Rampato dal Giolito , coli per altro di poca ira portanta ;
non edendo queda dampa inferiore ad alcuna , verrebbe a fare ['Anel-
lo vii. della Collana degl’ Ijlorici Greci .
Le Guerre de’ Greci , fcritte da Senofonte , nelle quali li
• continua l’Iftoria di Tucidide. In Venezia i/jo. i«4®
fenza traduttore e flampatore .
r— I fette libri di Senofonte dell’ imprda di Ciro mi-
nore , tradotti da Lodovico Domenichi . Ite Vinegia
preffo il Giolito 1 j jS. in 8°
«-1— • De’ Fatti de’ Greci, tradotti dal Domenichi . In
Vinegia preffo il Giolito 1 J48. in 8°
• Della Vita di Ciro , Re de’ Perii , tradotta in lin-
gua Tofcana da Jacopo di Poggio . In Fiorenza preffo
. i Giunti 1 f 21. in 8°
■ E in Tufculanoper Aleffandro Paganino ifiy. in 8*
— Le opere , tradotte dal Greco per Marcantonio
Gandini , con annotazioni . In Venezia preffo Piera
Dufiuelli 1 538. in 40
l/IRorie di Senofonte do verno comporre V Anello iv. ideato dal Poti
cacchi •
Di Flavio Giufeppe delle Antichità de’ Giudei libri xx.
tradotti nuovamente per Francefco Baldeili . In Vi-
negia preffo i Gioliti 1 j8 1 . in 40
>» — » Della Guerra de’ Giudei libri vii. e libri il. con-
to Apione , tradotti dal Baldeili . In Vinegia preffo
• ì Gioliti 1 £ 8 1 . in 40
Fu tradotto anche da Piero Lauto Modanofe : e prima di tutti lì videro*
libri vu. della Guerra Giudaica volgarizzati e Rampati in Fiorenza
per Bartolommeo P. 1495 . in foglio, prefi dall’ edizione latina del
Platina , generalmente , ma ialfamente attribuita al noRro famofo Ru-
fino , che mai non traduffe alcuna opera di Giufeppe , come a luogo
propri^ abbiamo provato • Quelle opere di Giuieppc erano dcRinate
Hit per
tfig Deua Eloquenza
- per V AntUo vtll. dell» Collana inorici . Ci c porc Ege/ippo della mi-
Bl BL10T.Cl.VI. JJa J-, Gcrufalcrome , cioè Giuseppe , come altrove ho montato , meflb
in latino da uni' Ambrogio , c volgarizzato da Afarrro Bandella .
]Le Vite di Plutarco Cheroneo degli uomini illuftri Gre-
ci e Romani , nuovamente tradotte per Lodovico.
Domenichi ed altri, e diligentemente confrontate
con teftiGreci per Lionardo Ghini , con la Vita dell*
autore, lcritta daTommafo Porcacchi • In Vinegia.
• PrcJTu ll Giolila 1 S66' tomi 'I* ,n 4° &ra1,de -
Quello è l'Anello IX. della Collana inorici de' Greci .
Appiano Aleftànfirino delle Guerre civili [ ed efterne J
de’ Romani , tradotto da Aleflàndro Braccio, e còr-
retto da Lodovico Dolce . In Ciliegia. prejfo Bartolo^-
meo Cofano ig go. tomi il. tu 8°
E ivi prejjo Mldo iggi.in 8n' '
E ivi prejfo il Giolito issi, tomi il. in 1 a° "t
E ivi prejfo i Guerra 1 gój. tomi il* volume 1. in 80, -»
Quello c l’ Anello X. della Collana
Arriano di Nicomedia , chiamatanuovo Senofonte-, de*
Fatti del Magno. Aleflàndro Re di Macedonia , nuo-
vamente di Greco tradotto in Italiano da Piero Lau-
ro Modauefe * In Venezia per Michel Trame zitto 1/44.’.
in 8° Va. ,
Quello è 1‘ Anello x I. della Collana ».
Di Dione [ Caflìo Coccejo Niceno] Iftorico-Gneco, del-
le Guerre Romane libri xxnl tradotti ili Tolcano da
Niccolò Leoniceuo . In Venezia, per Niccoli, di Ari*
' Jlotile IJ32. in 40 ■.
E ivi per Giovanni de ’ Farri 1 J42. in 8°
— — . E nuovamente nella noftra lingua ridotto da
Francefco Baldelli, dal libro xxxv. al lx. dalla guer-
ra di Candia fino alla morte di Claudio Imperadore .
In Vinegia prejfo il Giolito 1 $6$. iti 40
» - Epitome [ di Giovanni Sifilino ] dell’ Moria Ro-
mana di Dione Niceno, tradotto daLBaldelli . In Vir-
uegia prejfo il Giolito 1 gói. in 4./
Dione forma V Anello x.u» della Collana »
t'Ifla*.
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/ : Italiana fTi’jf
L’Moria diErodiano, tradotta in lingaa:Tofcana. In - ■
Fiorenza per Filippo Giunti i fii.iu %°Jenz# traduttore . ' l•VI,
■ — — E tradotta di Greco da Lelio Carani . In Vinegia
t preffo il Giolito i j y i < in 8°
Procopio Cefariefe della Guerra diGiuftinìalioImpcra-
dore contra i Perfiani libri ti. e della Guerra contra i
,r Vandali libri il. tradotti da Benedetto Egio da Spot-
. leti . In Venezia preffo il Tramezitto 1 J47. in 8°
L’Iftorie di Giovanni Zonara dal cominciamcnto del
. mondo fino ad Alefiio Conneno , tradotte nella voi-
gar lingua da Lodovico Dolce . In Vinegi» preffo il
Giolito 1564. tomi il, in 40
Vittoria degl’ Imperadori Greci , defcritta da Niceta
Acominato [Coniate] dall’Imperio di Giovanni Con-
neno , dove lafcia Zonara , fino alla prelà di Coftanti-
, nopoli del 1445.. con la.giunra dell’ Moria di Nicefo-
ro Gregora dopo Niceta, dall’Imperio di Teodoro
Lafcari I. fino alla morte di Andronico Paleologo il
giovane , tradotte da Lodovico Dolce , e rifcontrate
e migliorate co’ tetti Gricci .da Agoftino Ferentillo.,
In Vinegia preffo i Gioliti 1 57 1. tomi il. in 40
CAPO.X1V
V
lfl orici I attui volgarizzati .
LE Deche di Tito Livio delle Morie Romane , già
tradotte da Jacopo Nardi , e ora rivedute , corrct-
. tc, c accrefciute de’ fommarj a ciafcun libro , degli)
. anni della città, e del lupplimento della Deca il. di
Francefco Turchi Trivigiano [ che dedica il tomo a
Paolo Sergio Pola da Trivigi ] In Venezia preffo i
<• (ftaniti tsjf.jn foglio . ^ )
1J Turchi in qucAa , e in altre fue «pere tacque il Tuo eiTere di Frate Car-
melitano, come fecero ancora Remigio Fiorentino Domenicano , /tute-
lo Fi rene.» c/la Vailombrofano , Girolamo Sardi Camaldolefe , c qual-
chedun altro yquafi vcrgonandoli di cfTcre d'illituto religiofo . Da una’
lettera del Bembo a Giammatteo fuo nipote, fi vede, che il Trifpno ebbe -•
la Deca 1. di Livio, tradotta in volgar dal Boccaccio ; ma che leni a un Lettere ro.ll. lib.nl.
altro tefto migliore, Iconfigliava ^ che fi ftnmpaffe. da Tommajo Giunti, taZ'U.i-J'tefi Mio.
■ < I i i i » e che
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BlBLlOT.Ct.VI.
Liner* lo* m. Iib.tr
tu. ìi.
Arvtrtìm. ro.l.lib.11.-
taf. xn. P>J£. lei.
6 zo Delia Elo qjj inza
e che fi accompagna Se ad altre verfioni .Altrove mentova unì Ceca £
più antica, ma non dal boccaccio: e quella è (olle la Rampata in F ir ern-
ie* da Luca tenace or fi cartolaio, che fu dedicata a Bernardo Combini, io
faglio , a due cotenne , fenica anno e luogo ; graiiofa nelle foratole , mi
piena di vocaboli gid tralafciali , come dille il Bembo di un tetto , che
vide . Il Salviati nomina appunto due volgarizzamenti della Deca u
tratti amendùe dal Provenzale .
Difcorfi politici [ xxv. ] Ibpra Livio della Guerra il.
Cartaginefe, di Aldo Manuzio [il giovane] In Ro-
ma per Guglielmo Facciotto t6oi. in 8°
Difcorfi fopra Tito Livio di Antonio Ciccarelli da Fo-
ligno . In Roma puffo Stefano Paoliui 1 548. in 4°
Sallufiio con alcune altre belle cofe , volgarizzato per
Agofiino Ortica della Porta Genoyefe . In Venezia
per Giorgio Rnfconi 1 j 1 8. in 8a
. Etradotto da Giambernardino Bonifacio , Mar-
chefe Doria [cioè d’Oi>«, ii>latino Vria ] /« Piorenza
per Lorenzo Sorrentino ipyo. in 8°
Fu volgarizzato anche da Lelio Corani , e da Paolo Spinola .
I Comentarj di Cajo Giulio Cefare , tradotti in volgare
da Francefco Baldelli . In Vtntgia preffo il Giolito
ijj8. »»8I>
E tradotti da Francefco Baldelli , e da luirivedutt
e corretti , con figure e tavole . In Vinegia preffo il
Giolito Yyyi. in 11?
- — E [ fenzà traduttore ] illuftratida Andrea Palla-
dio . In Venezia per Pietro francefcbi iS7f- tu \°
Ci fono altri volgarizzamenti , fatti ào Dante Popotefbi - e iiAgojlim
Ortica .
Giuftino rfiorico nelle Iftorie diTrogo Fompeo, tra-
dotto per Tommafo Porcacchi al magnifico evalo-
rofo Signor Girolamo Magnocavallo [con note] li*
- Vinegia preffo il Giolito i$6i. in 4*
Quinto Curzio de’ Fatti di Alefiàndro Magno, Re de’
Macedoni , tradotto da Tommafo Porcacchi con an-
notazioni- In Vinegia preffo il Giolito ij$$. in 40
Ci è pure il volgarizzamento di Pier Candido Decembrio da Vigevano A
Filippo Maria Duca di Milano, Rampato anche in Fiorenza da Bernard»
Giunti nel t{ jo- in ottavo , che lo dedica a Francefco Guidetti , Patri,
zio Fiorentino . 11 Decembrio dedicò ad Unfiedo Duca di Glocefter «
fta-
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1 1 A l I A N k 6l\
ditello di Arrigo V. Re d’Tngilterra , e gran protettor delle lettere , ì _ VT
libri x. delta Repubblica di Platone, da lui tradotta come fi avvertifee ' ' '
ne) Giornale de’ Letterati d’Italia tomo x. pag. ajj. ove di clioDe-
cembrio diflintatnente C parla : e perciò la memoria di quei Principe ha
meritato di vivere negli relitti del galantuomo da Vigevano, e in quelli
di Tir# Livlt da Ferrara, detto però Emo-'Julitnfii nella Vita , che
«gl i fcrlfle di Arrigo V. diana! pubblicata da Ttmmafo Earne . Quello
Tito Livio fiaamico di Lioaardo Aretino.*
le Vite di xn. Cefari, di Cajo Suetonio Tranquillo,
tradotte in volgar Fiorentino- da Paolo del Rodò con
l’ordine di leggeregli Scrittori dell’lfforia Romana di
Piero Angeli da Barga , tradotto da Francefco Scrdo-
nati[e già ftampatoanche da Roberto-Titi,e da Adria-
no Politi} In Firenze per Filippo Grumi itfi i .in 8°
Il libro degli uomini ilhiftri di Gajo Plinio Cecilio f an-
zi di Cornelio Nipote } ridotto in lingua volgare da
Dionigi AtaivagLÌtt ISeuezia prejfu i Guerra i-ytfa.»«-8°
Valerio Maffimo de* Detti e fatti memorabili , tradotto,
di latino in Tofcano da Giorgio Dati Fiorentino . In
Roma per sintonia Bla io j jjp, in 8P
» E in Venezia per Michel Tramezino 1 547. in 8°
Le Morie Romane di Lucio Floro con le notizie df Lu-
cio Ampelio, tradotte da Santi Conti col riftretto
dell’ Imprefc de’ Romani di Sello Rufo , e la crono-
logia di Domenico Benedetti. In Roma per gli sal-
ir eoli 161 a. in u°
■ L’Moria de’ Romani di Sello Rufo , tradotta da
Vincenzio-Belprato . In Firenze prejfo r Giunti ijyo.
m 8°
Delle Dignità de’ Confoli e degrimperadori-, e dell’ac-
crefcimento dell’ Imperio [ libri ] ridotti in- compen-
dio da Sello Rufo e da Caffiodoro , e da Lodovico
Dolce tradotti e ampliati . In Vtuegia prejfo il Giolito
if6i. in 40
f molti nomi propri di Caffiodoro , «ludi l’ufo de’ fuoi tempi , gii notato
di grand' uomini, furono quelli , Magavi Aureliui Caffiodorut Seaa-
tor ] : e l’ultimo fu il prof rio tuo pedonale , il quale per ignoranza ne’
tempi inferiori eflendoprefo per appellativo , venne talvolta a trafa-
fciatlì dagl’ Imperiti copifti , facendoli a credere , che il proprio (offe
Caffiodorut , t non Senatori ladove quello era di alcuna delle fue cogna-
lit ni , e tratto dalla geme Caffi a con la giunta della voce Greca doro»
' quafii
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Hi nLio i .Cl.VI.
9
$22 D E L t A E t 0 !£N Z À
quali donum Ca/Jii , come I/ìdorut , Dìodorut , Theodorui , Heliodorvr ,
Apollodorui , Po'ydorui, Artemidofui , e mòltiffimi altri , che frequente-
mente s’incontrano ancora nelle antifche Ifctizioni latine : onde la pri-
ma origine Greca , ritenuta poi Tempre nell mfleflìone latina * mai non
perniile dirli Ca/Jiodoriui, nè Ifidoriut * Diodoriui, Theodorìw , Hdiodo-
riut, &rc. nel primo cafo: e fe per difgrazia lina volta* e anche più d’tma
in un folo tra tutti ì codici del mondo* oltre ài mancarvi i ducutimi
nomi'proprj * Magni Aurdii , fi vede fcritto In genitivo Cafjiodorti con
due li* non fi crede* che quella novità pofia*nc debba alterare la regola
antica*per cflcr polleriormcntc ciò nato da Waccento grave latino in det-
» to fecorido‘cafo*pronunciato ed cfpreflo dal copillicol raddoppiament!»
delia lettera I , come fi trova ancora in Homerii per tìomeri , e in Divii
per Divi, Tempre nel folo caTo genitivo* dove ebbe forza l’accento gra-
ve in voci di più fillabc* e in tempo* clic era già In tutto fpenta l’antica
regola Romana di terminare i nomi proprj in ius * intorno alla quale
■ variamente fcrificro , come è noti (fimo j uomini grandi . Quelle parti-
colarità fon trite* c più volte oflcrvate pure da uomini grandi e periti *
i quali uicdcfimamcntc hanno avvertito , che non folo i copi/li nfcllo
fcrivere ; ma ancora gli fcarpellini nell’ intagliare i fallì* feguitavano
con fedeltà la pronuncia corrente : cofe sì chiare , che non hanno bifio-
gno prefiò gl’ intendenti di cflcr maggiormente chiarificate . CaJJiodoro
Hello nel libro I. Epift. IV. parla della gente di quello nome con dire*
che CaJJìodoros precedente! fama concelebrai , e che proprium confìat e fé
fumili*, da lui chiamata ,antiqua proles .’ La modcllia non gli avrebbe
permeilo di parlare in tal guifa della Tua propria famiglia * come d’al-
tra * a lui cognata. Nelle librerie del Re di Francia , del Cblbert
C °g£’ Purc del di Franc>3 ) e de’ nionaci di san Germano de’ Prati
vi, lono moltilfimi codici di CaJJiodoro ; ma niuno ha il prenome di
Marcii! , c molti hanno Magnut . Come poi il nome proprio Senator
talvolta fu tralafciato * così quello di Clemem in Prudenxio , e di Por -
tunatut in Venant.io furono creduti ne’ baffi tempi nomi appellativi , e
quali di lode , e non proprj della perfona , quali erano : e il folo vedere
per ignoranza del collume paflato e già antico* tralafciati que’ nomi* fa
• conofccre pienamente la vera età del codice unico* dove ciò s’incontra*
molto remota da’ tempi * ne’ quali fiorirono i tnedefimi autori ; quello
del nome Ca/Jiodorii eflendo del fecolo ix. e in tutto limile a un altro
del Sacramentario' Gregoriano • Quindi è , che l’ultimo nome fu ve-
rum & proprium ,come lo chiama u Sirmondo , e non certo per isfor-
zo di fo fi fini o d’impollurc * ma di prove indubitate : c perciò t
Stat vetut V nullo le x inttritura fub evo ,
• che il nome perfonalc* vero * c proprio di CaJJiodoro * fu'Senator , trala-
feiarovi in elfo codice del Jecolo i x. da chi Senatori t nomea , non pro-
prium, fed epitbelon effe fufpicaba/uur, fecondo il mcdclimo Sirmondo *
che il vide : c perciò lo flnmpator Penepiano , che nel lare per fecondo
fine la nuova edizione*e non ncccflarla,delle opere comuni di CaJJiodoro »
dianzi ebbe l’ardire di adulterare il nome dell’autore i (cambiando CaJ •
fi odori in CaJJìodorii invece dì mettere a parte quello * che ne fapea di-
re * eccedette le Tue facoltà * nè merita approvazione dai periti dejle
- materie * c non facili a correre per gran voglia di eflere i primi.
icidcrc. 'GB
/Italiana ~ 623
Gli Annali [e le Morie] di Cornelio Tacito , tradotti ’Bt bmot.'c'ì.vìT
. di latino in lingua Tofeana da Giorgio Dati con un
difeorfo del C. L. S. [ Cavalier Lionardo Salviati ]
, fopra Je prime parole dell’ autore, dove fi inoltra,-
perchè Roma agevolmente potè metterli in libertà,
e , perdutala , non potè mai racquiltarla . In Venezia
per Bernardo Guniti 1582. in\a
• L’Imperio di Tiberio Cefare , fcritto da Cornelio>
Tacito negli Annali , efpreflb in lingua Fiorentina'
I propria da Bernardo Davanzati Bollichi [ con note in.
fine , da lui chiamate pollille ]In Fiorenza per Filippo.
Giunti 1600. in 4?
- Le opere con la traduzione del Davanzati in voi-
gar Fiorentino , polla a rincontro del tolto latino con
• le pollille del medefimo , e le dichiarazioni di alcune
voci meno intefe .. in Firenze, per Fietro Nefli 1637*.
- in foglio..
II Signor Canonico Salvini ferivo con molti fquitttezza del Davanzati ,
tacciando il Baillet , che lo riprefe dopo aver copiato forle V Eritrei
nella Pinacoteca ili. num. L vili, perche quello c l’ufo di molti com-
pilatori di zibaldoni, di andarC fedelmente copiando l'un l'altro/
- Confetta però.il Signor Canonico che il fuo proprio fratello non era. fag. jjo,.
favorevole al Davanzali . .
*“ — E con gli Aforifmi di Baldafiàrre Alamo Varien-
ti, tralportati dalla lingua Caftigliana nell’ Italiana
da Girolamo Canini con la traduzione di Adriano
Politi , e la fila Apologia , e dichiarazione di alcune
voci più. difficili .. hi Venezia prtffo i Giunti 1618.
in 40 grande ..
La verlionc del Putiti in lìngua Saneft , più volte lodata dal Pignoriti , fu_
prima Rampata a parte in Roma , e indi in t'inizia .
Difcorfi di Scipione Ammirato.fopraCornelio.Tacito .
In Firenze per Filippo. Giunti 1 jp8. in 40 ■
Difcorfi di Filippo, Cavriana Ibpra i primi v. libri di
Cornelio Tacito ..In Firenze per Filippo Giunti 1600.
, i»4°’ ,
Avvertimenti civili , eftratti da Monfignore Afcanio
. Piccolomini Arcivefcovo di Siena, da' vi. primi libri
degli Annali di Cornelio Tacito,, dati in luce da Da-
• » nicl-
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DwiLJOT.Ct.Vl.
<
624 Dell a E l o qu ènea
niello Leremita [in latino Eremita ] Gentiluomo del
Sereniffimo Granduca di Tofcana. In Fiorenza per
Volcmar Ttman \6o$. in 40
Forfè niuno vi penetrò »ì addentro , come il Boccallnì nell' opera fna a
penna , .grande e volunainofa , di Ojfervaxàoni Copra Tacito , piena di
tatti reconditi dell* idoria moderna » e dedicata dal proprio figliuolo a
Uladiflao IV. Re di Polonia , di cui col falfo titolo di Contentar j t at
Cu già Rampata una piccola parte , ma guada , e colma d’errori .
• _ 1 a
L’Iftorra naturale di Gaio Plinio Secondo , tradotta da
Lodovico Domenichi , con poftillein margine. In
Vinegìa prejfo il Giolito 1561. in 40
CI Tono ancora i volgarizzamenti , o edizioni del Landino , e del £ru~
citii ,
Solino delle cofe maravigliofe del mondo , tradotto da
Vincenzo Belprato . In Vincgia prejfo il Giolito 155 7*
in 8°
Littorie d’Eutropìo, tradotte di Latino in lingua Italia-
na. In Venezia prejfo il Trame zitto .1*44. in 8° fenza
traduttore ,
Ammiano Marcellino delle Guerre de* Romani, tradot-
to da Remigio Fiorentino . In Vittegia prejfo il Gio-
lito 1550. in 8°
Littorie di Paolo Diacono , ieguenti a quelle d’Eutro-,
pio , tradotte di latino in volgare da Antonio Renul-
lo . In V enezia prejfo il Tramezino 1.548. in 8°
Paolo Diacono della Chièfa d’Aquileja , dell* origine e
de’ Fatti dei Re Longobardi, tradotto per M. Lodovi-
co Domenichi . In yinegia prejfo tl Giolito 1558. #«.8°
fcuca'Dachetio.j Copra mólti altri giudice competente di opere tal! , nel
tomo 1. dello Spicilegio, chiama Paolo, optimi notte aufiorem, come te*
fio unico in quede materie: il quale ancora non^nanca di ckate ferie*
tori , che piò non fi trovano i ma In queda inondazione d’ingegni de*
ci fi vi , I quali eoa difprozzar gli altri fi credono diTapertutto erti foli,
non c mancato l’altro dì.chi, per. farli onore ,/ì èpcefa la confidenza d£
(parlare intrepidamente di Paolo Diacono • Parciut ifta virit ,
Compendio dell’ lftoria Romana di Pomponio Leto ,
. dalla morte di Gordiano il giovane fino aGiuftino,
tradotto da Francefco Baldcili . In Vinegia prejfo il
Giolito 1 54p. ;// 8®. , % . ;
Bre-
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Italiana’ 625
Breve definizione del mondo di Zacheria Lilio Vicenti- bhuot.Cl.vl
no , tradotta da Francefco Baldelli con l’addizione de*
nomi moderni . /« Vinegia prejfo il Giolito 1 y y 2. in 8°
Riflretto dell’ Iftorie del Mondo di Orazio Torfellino
Gefuita, col fupplimento di Lodovico Aurelj, tradut-
tore dell’opera . 1» Venezia per Francefco Boba itfjj.
in u°
Ci è a penni la enntinuazione latina del Torfellino , {atta dal Cavalier
Fra Filippo Cibo dal lypa. al 1613»
Di Polidoro Virgilio degl’inventori delle cofe , libri
vm. tradotti da Francefco Baldelli . In Fiorenza pref-
fo i Giunti 1587. in 40
L’Iflorie di Genova di Uberto Foglietta litri xit. tra-
dotti da Francefco Serdonati Fiorentino . In Genova
per Girolamo Bartoli 1 797. in foglio .
L’ìftorie del fuo tempo di Monfignor Paolo Gjovìo da
Como , Vefcovo di Noccra [ in Puglia 3 tradotte da
Lodovico Domenichi , e da lui di nuovo rivedute e
corrette , con le poftille in margine , e con la tavola ,
copiofifiìma di tutte le cofe notabili [col ritratto del
Giovio in principio] In Fiorenza per Lorenzo Torretta
tino iyy8. Parte u .che finifee nel libro jtvili. Edizio-
ne il. in 40
■ Parte il. [ che finifee nel libro xlv. ] In Fiorenza
prejfo il Torrentino 1y.y3.iw40
— — Il Compendio dell’ iftorie di Monfignor Paolo
Giovio, fatto da M. Vincenzio Cartari da Reggio
con le poftille e con la tavola* In Vinegia pel Giolito
lytfa. in 8°
Il Torrentino , che già nel iyyo. area magnificamente Rampate le I fi oele
latine del Giorno in due gran tomi ita foglio * qui nella prefazione (ì
•foga contra l’ignoranza e temerità di quelli , che nelle riftampe le
aveano depravate , ! quali perciò egli chiama l 'infamia e ài vituperio
deir arte nofìra , parendogli , che non fi debba fenica ticenea por mano
nelle cofe d'altri . A tal propolito il Bembo In una lettera al Kamufio ,
Segretario del Configlio di x. fi dotte fino con pubblici richiami , di
certa ingiuria , fattagli , come dille , da cjue malvagi fìampalori : Lettere ra.lt. Iii.nl.
rifeatiniento , degno pure de’ tempi noftri . Il Domenichi avendo perciò t"Jo Alino
in moiri luoghi raffilata e racconcia 1'edit.ion fua , e fattevi in margine
[ del corno i.J alcune poflille , degne di eonlìderazioue^e non vane, co-
Kkkk me
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Di sl.iot.Cl. VI.
626 Della Eloquenza
me tinte lltre j ma necejfarie e utili all' intelligenza dell' Ifìorta , Via
fatta ri (lampare in modo ai efler tenuta più cara della prima edizione .
Ci è un altra ritlanrpa della Parte I. in t'enezia prejfo il Bottelli ijtfo.
e della Parte li. ivi predo Altobello Salitalo if 71. amendue in quarto
col Supplimcnto di Girolamo Rufcelli , e con un Ragionamento di Dionigi
A tan agi , con una tavola de’ nomi propri antichi e moderni , e con po-
Dille cllcnziali in amendue i tomi , che non fono nell’ edizione del T or-
remino . Le Gioje della collana Sferica, comprendendo autori, già medi
a parie in divertì luoghi , ouì li (lima fupernuo il perder tempo in tor-
nare ad annoverargli con diverto nome , per favorire l’cftrcma ingor-
digia de’ librai , che fopra ci fanno gran mitlerj . I libri una volta fi
Dampavano in forma propria , perche , ferirà grave fpefa comperati ,
comodamente fi leggelTero , come quelli del Giovi. j ma da un tempo
in quà fi Rampano in guifa d' Atlanti per chi fi lafcia trarre dalla for-
ma , di fuori magnifica , e ingrandita eziandio da una infinità di ver-
bofe prefazioni , che nulla inlegnano ; e fparfamente anche inferitevi
per ingroflate i tomi , e per non dir tutto brevemente in una fola io
principio di ciafehedun tomo , come fecero il Ducbefne , il Dacberio ,
il Mobiliane , il Baluzio , il Marlene , il Grevio , t tanti altri galantuo-
mini , i quali non fi dilettarono di far nuove edizioni , peggiori delle
patiate ; arte lucrofa , ma non degna di loro .
CAPO. XV
Vljloria ecclejìajlica .
DEIla Iftoria facra del Muzio Giuflinopolitano [ de-
dicata a san Pio V. ] In Venezia per Giovanni An-
drea Valvajfori , detto Guadagnino 1570. tomi il. in 40
I Centuriatori Maddeburge/i , per aver trattato della Fede a ritrofo , qui
fono utilmente reprelli , quanto potea farli opportunamente in buona
lingua volgare con gli fcrittori ecclefiaftlci , che correano allora , Ten-
ta pregiudizio di poterlo effettuar maggiormente in latino , come poi
tanti altri il fecero appretto • Segue il Breve di moto proprio di san
Pio V. in favore delle opere morati , cavallerefcbe , e cattoliche , le
quali, dopo rivedute e approvate dal Maeftro dei fatto palazzo , o
dall' Inquiiitote del luogo della (lampa, il Muzio dovea metter fuora .
— — Il Coro pontificale, inciti fileggono le Vite di
san Gregorio , e di xn. altri fanti Veicovi . In Vene-
zia prejfo il Valvajfori 1 570. in 40
Nella lettera al Cardinale Aleflandrlno tiene per grande onor fuo , che i'
Juoi Jcritti da una contìnua fuccejfione di vi. Komani Pontefici fieno flati
approvati, cioè da Paolo III. e Giulio Ill.da Marcello linda Paolo IV \ da
Pio LV • e dal prefente Jantijjimo Pio V • dal quale , per dirlo con le pro-
prie parole fuo » jp edulmente le cafe mie fempre benignamente fono fiate
ricc-
\
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Italiana 627
ricevute , dal {ìacerlfimo fuo giudici » c trameniate , e dalla Jua bentd — 1 ■ — — -
<1 Claudio RIMUNERATE . «IAM«TkCLkVI,
La Beata Vergine incoronata, e J’iftoria di xit.
Vergini . In Milano per Michel Tini ij8j.»»4°
Dell’Iftoria del Monaftero di san Benedetto di Polirò-
ne nello flato di Mantova, libri v. comporti da D. Be-
nedetto Bacchini monaco di san Benedetto della
Congregazion Cafinefe . In Modano prejfo il Capponi
1696. in 40
Cronica della Chiefa e del monafterio di Santa Croce di
Safl'ovivo nel territorio di Foligno , ferina da Lodo-
vico Jaeobilii. In Foligno per Agojiino Alteri 1613.
in 40
L’iftoria dell’ eroiche azioni di Ugo il Grande, Duca di
Tofcana , con la Cronica della Badia di Firenze , del
Padre D. Placido Puccinelli . In Milano per Giulio
Cefare Malatejìa 166$. in 40
-Edizione il- in quanto all'Iftoria ; ma di tutto ce ne bisognerebbe nn al-
tra pili cfatta •
Definizione del reai Tempio e monaftero di santa Ma-
ria nuova di Monreale con le Vite degli Arcivefcovi»
Abati e Signori , di Gianluigi Lello , accrefciuta da
Don Michele del Giudice , Prior Cafinefe . In taur-
ino per Agojlino Epiro 1703. in foglio .
•di Annali ecclefiaftici , tratti da quelli del Cardinal
Baronio per Odorico Rinaldi Trivigiano , Prete della
Congregazione dell’Oratorio di Roma • In Roma per
Vital Mafcardi 1 6 $6. tomi v. in 40
- Gli Annali ecclefiaftici , che cominciano dall’an-
no 1198. ove terminò i fuoi il Cardinal Baronio. In
Roma prejfo il Varefe 1670. tomi ni. in 40
'Scifma d’Inghilterra fino alla morte della Reina Maria,
riftretto in lingua propria Fiorentina da Bernardo
Davanzati Bollichi . In Roma a iftanza di Gio. Angelo
Rufiuelli per Guglielmo Facciotto. 1600. in 8°
"Si vede Rampata anche in Flre «te con alcce cofe nella Romperla del
Ma/fi e del Laudi inquarto. Il rifecare le verbofirà è ottima
-cola , purché il troppo riftringere non faccia urtare nello Scoglio d’Ora-
,aia : brevi/ effe labore , obfcurut fio .
Kkkk.» t’Ift»-
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Biiuot.Cl.VI.
62 3 Del». A Eloquenza
L’Iftoria cattolica de’ tempi nottri del S.Fontenodotio-
re in Teologia [ Simon Fontana , Teologo della Sor-
bona ] contra Giovanni Slaidano [ anzi Sleidano ] li-
bri xvu. [dal i y 17. al 1 74$. ] tradotti di lingua Fran-
cefe nella noftra Italiana per M. Giufeppe Orologi .
lu Venezia per Gafparo Bindoni iy 63. in 8°
Fu prima (lampara in Parili da Claudi» Fremì nel ijfS. in ottave , e Pin-
tore , che li fa teflimonio delle cofe di Leon X. non fu di quei Dottori ,
che Radiano tutta la vita loto pet malignate contra la nota Romana
Chicli a appettando l'ora opportuna di fporcar le catte col veleno , in
lungo tempo riunito , e applicato ai loco dilegui di farli onor grandt >
tema alcuno fcrupolo di mentire .
Vite , ovvero Fatti memorabili di alcuni Papi, e di tutti
i Cardinali pafl’ati , di Girolamo Garimberto , Vefco-
vo di Gal loie . In Vinegia prejfo il Giolito 15^7. in 40
Parte 1. [ (blamente]
Vite de’ Commi Pontefici, di Bati(la[anzi Bartolomeo]
Platina, ampliate fino a Clemente Vili, e a Paolo V.
tradotte in Italiano da Bartolomeo Dionigi , e da
LauroTefta . In Venezia prejfo i Giunti 1613. in 40
Vita del gran Pontefice Innocenzo IV. [ con quella di
Papa Adriano V. fuo nipote } ferina già da Paolo
Panfa GenoveCe , c da Tommafo Collo corretta e mi-
gliorata di Itile e di lingua , e arricchita di poftille e
di fommario . In Napoli per Gtanjacopo Carlino 1601.
in 40
Vita del gloriofiflìmo Papa [e poi Santp] PioV. de-
fcritta da Girolamo Catena . In Roma per Alejfandro
Gardano , e Francefco Goal tino 1587. in 8° edizione il.
Ci è anche quella, «he no fcrift il Cavalier Paolo Alejfandro Muffii ,
autor delle Gemme figurate , mede fuora in Roma predo il RolU co-
mi iv. in foglio , c dell' Apologia del Diario Italico del Padre D* Bei»
■aldo dtMonfalcone j io Venezia per Antonio Borcoli 1710. in quarto •
Compendio dell’ eroiche , gloriofe azioni , e (anta vita
di Papa Gregorio XIII. raccolto da Marcantonio
Ciappi Sanefe . In Roma prejfo gli Accolti 1596. in 4®
edizione ni.
I Vcfcovi di FieCble , di Volterra, e di Arezzo, di Sci-
pione
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Italiana 629
pione Ammirato con le giunte di Scipione Ammira-
to il giovane. In Firenze preffo Amador MaJJi e Lo-
remo Laudi \6 37. in 40
Compendio iftorico dell’origine , accrefcimento, e pre-
rogative delle Chiefe della città e diocefi di Ferrara,
fcritto da Marcantonio Guarini . In Ferrara per Vit-
torio Baldini 162 1. <«4°
Firenze illuftrata da Ferdinando Leopoldo del Miglio-
re. In Firenze nella jìamperia della Stella 1684. iti 4*
libro 1. Parti ni. [ folamente]
Dell* Iftoria ecclefiaftica di Mantova d’Ippolito Donef-
mondi Minore oflervante . In Mantova per Aurelio e
Lodovico O fauna 1613. 1616. tomi il. in 40
Iftoria di Piacenza, ecclefiaftica e fecolare , di Piermaria
Campi . In Piacenza per Giovanni Bazacbi 1669.1672,
tomi ni. in foglio*
L’Iftoria delle Stazioni di Roma , che fi celebrano la
Quarefima , di Pompeo Ugonio . In Roma per Barto-
lomeo Bonfadino 1 j88. in 8°
ITefori nafeofti dell’ alma città di Roma, raccolti da
Ottavio Panciroli , Teologo da Reggio . In Roma per
Luigi Zannetti 16 00. in dedizione 1.
Memorie fiacre delle vn. Chiefe di Roma , e di altri luo-
ghi , che fi trovano per le ftrade di eflè , raccolte da
Giovanni Severano , prete della Congregazione dell*
Oratorio- di Roma . In Roma per Jacopo Ma/cardì
1630% tomi il. volume 1. in 8°
Le fiacre Grotte Vaticane di Francefca Maria Torrigio
Romano. In Roma per Vita l Mafcardi 1639. *n 8®
edizione il.
L’Iftoria de’ Giubilei pontifici da Bonifacio Vili, fino a
Clemente VI1L ferina da Andrea Vittorelli Baflà-
nefie [ nella Marca Trivigiana ] In Roma preffo il Ma -
/cordi 162 f. in 8°
Roma fotterranea di Antonio Bollo , accrefciuta da_>
Giovanni Severano r e pubblicata da Carlo Aldo-
brandino . In Roma per Guglielmo Facciotto 1 632* in
foglio grande reale •
filBLIOT.CL.VJQ
E ivi
I lUOT.Cl.VI»
6 j o Della Eloquenza
E ivi per Lodovico Grignam itfyo. in edizione il.
con figure non replicate più di una odue volte, co-
me il fono nell’ altra .
Paolo Aringhi mifc poi l’opera in latino , pubblicandola in Roma pretto il
Mafcardi in due tomi in foglio , tiftampata anche fuota .
La Trionfante e gloriofa Croce , trattato di Jacopo Bo-
llo [Piemontefe] In Roma mila Jlamperia del Signore
yllfoufo Cincone ìtfio. in foglio .
Si vede tradotto anche io latino . Fu Tempre grande la venerazione alla
tanta Croce , mantenutali ne' Crittiani per tradizione originale in me*
moria della morte del nottro divin Salvatore : e pure alcuni de' mo-
derni eretici fon giunti a chiamarla juper [Unione . Tertulliano , che
non è fcrlttore dell'altro giorno > nel libro de Corona militi! a capi III*
fcrive quelle parole : ad omnem progrcJJ'um atque promotum , ad om-
nem adilum U exitum , ad vefiilum & calceatum , ad lavacro, ad
menfai , ad lumina , ad cuhilia , adfedilia , qualunque noi converfailo
axercel , fronlem crudi sicnaCulo TE Ri m us . Si noti quel Ieri,
mui . Uno di etti eretici , Paolo Bauldri fopra Lattanzio de mortibus
perfeciuorum pag. 88- per via di fofifmi vorrebbe , che da noi non lì
renette per tale chi fprezza difciplina, si antica della Cbìefa, perchè noi
pure ne abbiamo lafciate molte altre : non mai però quella , come al
certo la più importante . Quello Bofio ha fcrirta pure Tutoria della
facra milizia di Malta , {lampara in Roma dal Facciotto tomi ni- ta
foglio •
Del Cimiterio Nolano con le Vite di alcuni Santi , ivi
repelliti , Trattato dell’Abate Andrea Ferrara , Ca-
nonico eTeforiero della Cattedrale . In Napoli per
Francefco Tommafi 1644. *u 4°
Trattato degli Strumenti, e delle varie maniere di mar-
tirio , ufate da’ Gentili contra i Criftiaui , defcritte , e
intagliate in rame [ da Antonio Tempefta ] opera di
Antonio Gallonio Romano. In Roma per stfcanio e
Girolamo Donangeli 1 jpi .in 40
L’autore il fece poi anche in latino . -
Le Rofa d’oro pontificia , racconto iftorico di Carlo
Cartari , Orvietano . In Roma nella Jlamperia came-
rale 1687. in 40
In certo efemplare fi veggono aggiunte a mano più note . II Cartari pag.
tot- promette altro opufcolo del cappello [ o pileo~\ c dello fiocco pea-
Affido.
Ofler-
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f>
Italiana 631
Ollervazioni (opra alcuni frammenti di vali antichi di B,ill0T.ci.vi.
vetro , ornati di figure , trovati ne’ cimiteri di Roma
[del Senatore Filippo Buonarroti] In Firenze per
'Jacopo Guidacci e Santi Franchi 1616. in foglio .
La Vita di san Ruggero , Vefcovo e confettare , patron
di Barletta, fcritta dal Padre Giampaolo Grimaldi
Napolitano della Compagnia di Gesù . In Napoli per
Tarquinio bongo 1607. in 40
La Vita del Padre [ c poi Santo] Ignazio Lojola , de-
fcritta da Piero Ribadeneira, nuovamente tradotta
dalla lingua Spagnuola nell’ Italiana da Giovanni
Giolito de’ Ferrari . In Venezia prejfo il Giolito 1 j 85.
»»4° edizione 1.
E fcritta dal Padre Daniello Bartoli della Com-
pagnia di Gesù . In Roma per Ignazio de’ Lazari 16 ; 9.
in foglio edizione il.
Le Imprefe e fpedizioni di terra fanta , e l’acquifto dell'
1 Imperio diCoftantinopoli , fatto dalla Repubblica di
Venezia , di Andrea Morofini r Senator Veneziano .
In Venezia per Antonio Piacili 1617. in 4"
L’Iftoria della Guerra facra di Gerufalemme di Gugliel-
mo Arci vefcovo di Tiro , tradotta da Giufeppe Oro-
logi . In Venezia per Antonio Pinelli i5io. in 4 0
Vita di san Carlo Borromeo , Prete Cardinale del tito-
lo di santa Praflede, e Arcivefcovo di Milano, fcritta
dal Dottore Gio. Pietro Giuliano , nobile Milanefe
della Congregazione degli Oblati di santo Ambro-
gio . In Roma nella J lamperia della Camera Apojìolica
i5io. in 40 edizione 1.
La Vita di santa Giuftina Vergine e protomartire Pa-
dovana , fcritta da Lorenzo Pignoria . In Padova per
Giamhatifla Martini , e Livio Pafquati r 616. in 40
Vita del Cardinale Gio. Garzia Mellino Romano , fcrit-
ta da Decio Mcmmoli fuo Segretario . In Roma per
Gio. 'paolo Rocchetti 1544. in 4 0
Entro il libro (la frmpre MiUint , e non Mettine . Il' Memmeii , eh* fri
da Ariano nelle parti di Benerento , efalta pag. <4. l’animo gcnerolo
del Cardinale , che lenza Tua preghiera e (apura il fece fare da Pao-
lo V. Segretario de’ Brevi fegreti , cameriere, c Canonico di santa
Maria
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Biiuot.Cl.VI.
6^2 Dblla EtoQjJiNr a
Miti* mlgg'ore , benché , al fuo dite , non maneadèto altri (aggetti ,
abili a tal carico . Di altri (inaili efcinpj veramente non ci è grandini*
ma copia , ma pur ce ne fono . Il noftro Abate buggeri Triionie nella
Vita ael Cardinal f'incenzo Laureo pag. 80. ferive , che quelli , erga
domefiicot Juoi liberali ffìmui , munificentifiimufque femfer fuit , e che a
lui dello rinunciò la Tua Badìa di Pittando , diana! conferitagli da Si-
ilo V. Si legge del Cardinale Alejandro Farne/e , che cercava di fare I
valentuomini Tuoi dimenici pari a se (ledo : e realmente non pochi ne
fece ; e le lettere , da lui favorite , non gli furono ingtate , la qual
cola di molli altrilnon li può dire .
Altre Vite di Cardinali lì fon mede tra quelle di perfooaggi Ululici in
lettere .
L’Iftoria dd Concilio di Trento, fcritta dal Padre Sfor-
za Pallavicino della Compagnia di Gesù, ora Cardi-
nale della santa Romana Chiefa , ove infieme rifiu-
tali con autorevoli teftimonianze un Iftoria falfa , di-
vulgata nello fteflo argomento lotto nome di Pietro
Soave Polano . Iti Roma per Biagio Diverfeno , e Felice
Cefaretti 1664. tomi ni. in 40 edizione ri. dopo quella
ài Angelo Barttabò 1 6$6. 16 $7. tomi il. ittfog'io cdiz.i.
- E feparata dalla parte contenziofa , e ridotta in
più breve forma da,Gio. Pietro Cataloni [ Segretario
del Cardinale ] In Roma per Giufeppe Corvo ij 66. in
foglio
In qualche cfemplare di detta edizione ti. pag. 7. lin. 1. dopo rivoltare ,
manca una piccola giunta , inferitavi approdo , che principia con que-
lle parole; Mi dd materia . Il Padre Dionigi Petavio nella lettera ni.
del libro ni. rifponde al Padre Terenzio dlciato , rettore del Collegio
della penltenzieria di fan Pietro , che gli avea partecipato di fcrivere
quella lltoria : di che parla il Cardinale nella Tua Introduzione , a ca-
pi v. pag. li. Ma Paolo Manuzio nella prefazione al Concilio , da lui
stampato in piò forme in Roma nel ifSq. promlfe quanto prima , pro~
pediem , l'iiloria del Concilio , trium Pentificum difiìnaam temperi-
imi: particolarità non prima avvertita , benché divulgata dal Manu -
zìo dello , il quale fc ne moti in Roma x.anni dappoi . Ci é una
Tfloria a penna di Antonio Milledeni , Segretario del Coniglio di x. e
degli Ambifciadori Veneziani al Concilio, e altra latina di Niccoli
Riccardi, Maeftro del (aero palazzo , che nel pontificato di Urba-
no .Vili. ne pubblicò il profpetto col titolo di Sjnqp/it , in Roma per
Lodovico Grignani 1657- in dodici .
Ci é per fine l' Iftoria ecclefiafìica d'Eufebio della verdone e continuazio-
ne latina di bufino , volgarizzata da Benedetto Egio da Spoleti , fenza
fuo nome , e ci é il Martirologio Romano , volgarizzato parimente da
Girolamo Bardi Camaldolefe , autor pure di una valla Cronologia uni-
.vtrfale , che però ha la difgtazia di edere abbandonata , come tcfliita
all'ufo
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Italiana
il I* ufo di chi non ha in bocca altro , che nuovi fiflemì , che poi fono
cofe comuni , e altrettanto vane , quanto fondate in aria , e che in oggi ,l*OT. Cl. VII»
non ferve più incomodarG a feguite , e molto menooflinarfi a difen.
dere in bac luce literarum, come fanno quelli, i quali per avversione al-
la veliti conofeiuta , non hanno fcrupolo d'ingegnaru a dar per vere le
colè /alfe , e le /alfe per vere . r
CLASSE. VII
La Filofofia .
C A P O . I
Razionale .
LA Dialettica di Tito Giovanni Scandianefe. In Vi-
negia preffo il Giolito 1 563. in 40
Ridolfo Agricola Frilìo della Invenzione dialettica ,
tradotto da Orazio Tofcanella . In Venezia per Gio-
vanni Bariletto t $6 7. in 40
Gli alberi del libro I. fono di Celio Magno , Segretario del Coniglio
di X. V^gr itola ebbe la gloria di eflère amico' di Ermolao Barbaro ,
che gli fece poi l’epitafio in Eidelberga , trovandoli in quelle parti
Ambafciadore della fua patria Venezia alÌTmperador Federigo Iti.
Loica di Niccolò Malia. In Venezia per Frane efeo B in-
dotte 1 J4p. in 40
Trattato di Baftiano Erizzo dello linimento , e della via
inventrice degli antichi . In Venezia per Plinio Pie-
tra fama 1 jf4. #»4°
La Topica di Cicerone col comento di Simon della Bar-
ba, e le differenze locali di Boezio. In Vinegia prcjfo
il Giolito ijj6. in 8°
La Topica di Giulio Camillo. In Venezia per Fraucefco
Rampazetto ijtfo. in 8°
È nel tomo il. delle fue opere minori.
— — Le Idced’Ermogene, volgarizzate dal Camillo ,
dopo lui morto lìftamparouoin Veline a parte , come
fi dille altrove.
Trattato dell’ Ingegno dell’ uomo di Antonio Perito
Llll [da
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634 Delia Eloquenza
5 r, VTT f da Matera , fratello di Afeanio ] la Venezia per Al-
DIBLIUT. VII* L, . . • qo
do Manuzto ij 7°- '» 8 . ltt , , ,,
Difeorfo del fuggetto , del numero , dell ufo , e della
dignità , e ordine degli abiti dell’ animo , cioè delle
arti , dottrine morali, feienze fpeculative , e facoltà
ftrumentali , di Francefco de’ Vieri , cognominato il
Verino il. la Firenze pre/fu i Giunti iy68. in ia°
Difeorfo di Torquato Tallo dell’ arte del Dialogo. Sta
nel tomo iv. delle fue opere , ultimamente (lampare
in Firenze .
E’ famora l'Arte di fenfare , o Lotica , di Antonio Arnaldo , chiamata dt
Portoreale , che V A baie Paolo della Stufa , Gentiluomo Fiorentino,
gii mio amico , avea volgarizzata ; ma dopo lui morto in Roma al
». Marzo 1711. non fc oc Teppe altro . Della Dialettica e della Logica
degli amichi parla Glo. Voverio nella Polimatìa cap. X X. Il Signor
Canonico Saluini ne’ Falli pag. 45. mentova un redo originale della
Logica d’Ariftotile , volgarizzata dal Varchi , che dovrebbe (lampara .
Il male è , che molti libri fon pieni di uu altra logica , non idruttiva ,
ma contcnziofa e falfa , chiamata dal Pignori* .'.(boriale . come fonda-
ta in orefitnaMUÌ aliene , che per forza fi vuole , che abbiano mg re fio
nell' ilioria , e nella certezza dei fatti , a difpette. della buona logica ,
come c quella di quel valentuomo nell’ Alte/laxJone per la vera patria
dell'antico Giurcconfujto Giulio Paolo , Roma , e non Padova . cen-
tra i molti fofifmi del Padre Angelo Portenari , perfuafo , all* ufanza
d'altri , con quella fua fola faifa logica di faper torto , e perciò eflendo
in poca grazia del Pignoria e de' Cuoi campioni , Girolamo Brentano ,
Albertino Bari/oni , e di qualcheduu altro : tutti cari alle Mufe , e dt
petfuafione ntolto divetfa da quella del Portenari .
C A P O . I I
Naturale .
IL Teforo di Bruuetto Latini . In Venezia per lo Sefa
if33. >» 8° ediz.ulc
La Fifica d’Ariftotile, tradotta di Greco involgare da
Antonio Brucioli . In Venezia per Bartolomeo Impera-
tore ISSI- inia ”,
Trattato di Bernardo Segni , Gentiluomo Fiorentino,
fopra i libri dell’ anima d’Ariftotile . la Fiorenza per
Giorgio Marefcotti 1583. in 8°
Trattato di Timeo da Locri intorno all’anima del Mon-
do,
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Italiana
do, e i dialoghi [fpurj] tradotti da Dardi Bembo.
In Venezia pteffb il Ciotti 1607. in 12°
Dialoghi di Platone , tradotti di lingua Greca in Italia-
na aa Baftiano Erizzo , e dal medefimo di molte utili
annotazioni illuftrati , con un comento fopra il Fe-
done . In Venezia ]>er Giovanni Varifco 1 J74. in 8°
La Repubblica di Platone , tradotta dalia lingua
Greca nella Tofcana da Panfilo Fiorimbene daFof-
fombrone . In Viuegia prejfo il Giolito 1754. in 8°
Tutte le opere di Platone , tradotte in lingua vol-
gare da Dardi Bembo . In Venezia per Domenico Mie-
coliti i i6oi. tomi v. in 120
Difcorfi di Maffimo Tirio , filofofo Platonico , tradotti
dal Conte Piero de’ Bardi . In Venezia prejfo i Giunti
1541. in 40
Il Giuramento , e le fette parti degli Afbrifmi d’Ippo-
crate, dalla lingua Greca nuovamente nella volgare
Italiana tradotte da Lucilio Filalteo con le annota-
zioni Greche e volgari di Gianfraucefco Martinone .
In 'Pavia per Francefco Mofcbeno iyya. in 8°
La Filofofia naturale di Aidiandro Piccolomini , dipin-
ta in due parti con un trattato .intitolato Strumento,
e con la terza parte di Porzio Piccolomini . In Vene-
zia per Francefco Francefcbi 1 j8 y. in 40
Della Grandezza della terra, e dell’acqua . In Ve-
nezia per Girolamo Ziletti 1 y y 8. in 40
Tre libri della Sufianza , e forma del mondo di Giam-
maria Memo [oMemmo] Dottore e Cavaliere. In
Venezia per Giovanni de ’ Farri 1 J4y. in 40
Trattato de’ Sogni , fecondo Ariftotile , per Benedetto
Dottori . In Padova per Lorenzo Pafquati 1 y 7 y. »» 4®
Trattato dell’Amore umano , di Flaminio Nobili. I»
Lucca per Vincenzio Bttf draghi 1567. in 40
libro Iodato dal Caro, dal Gualtmizx.! , e dal Varchi, e fonico in lingua
volgare dell'infigne autore , che fu di molte lettere c grande amico del
* *TaJfo . -
Della Natura d’amore di Mario Equicola . In Venezia
per Lorenzo Lorio de Portes iy 2 y. in 40
Lilla E cor-
ni biio r. Ci. vii.
.1
A /
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Bi dLtor. Cl. VII.
6$6 Della Eloquenza
■ E corretto da Lodovico Dolce . In Vinegia prejfo
il Giolito i j 14. in u°
Molti hanno fcritto in quello argomento, come apprelfo a Leone Ebreo ,
Danti, Mar/ilio Ficino , Frantelo Cattami da Diacceto , Lue ani mi 9
Ridolfi , il Domenìib't , Alejfamdro Fatta , Tullia d’ dragata , Niccoli
Filo de' Gozi Ragugeo , e altri non pochi •
Dialoghi [ filofofici ] di Antonio Brucioli , divift in li-
bri IV. Ih Venezia per Bartolomeo Zannetti 1 537. i#4°
La Filofofia di Bernardino Telcfio, riftretta in brevità ,
e fcritta in lingua Tofcanadal Montano Accademico
Cofentino . In Napoli per Giuseppe Cacchi 1585. iu 8°
Degli Elementi , e di molti loro notabili effetti . In Ve-
nezia prejfo il Manuzio i$S7- ,n 4° fenz> untore .
Difcorfo fopra le Comete , di Piero Sordi . Iu Parma
per Set Viotto 1578' in 40 ,
Difcorfo delle Comete di Mario Guiducci. Iu Firenze
per “Pier Ceccoucelli 1619. in 40
Del Terremoto , Dialogo di Lucio Maggio Bologncfe .
In Bologna per Sllejfandro Benacci 1 571. in 40
Filofofia naturale , chiamata Meteora , d’Ariftotile »
chiofata da san Tommafo d’Aquino. In Venezia per
Comiu da Trino 1534 .in 8° fenza traduttore .
Breve Spofi/.ione di tutta l’opera di Lucrezio , nella_>
quale li difamina la dottrina di Epicuro, e li moltra in
che lia conforme col vero e con gl’ infegnamenti di
Ariftotile , e in che differente , con alcuni difcorli fo-
pra l’ Invocazione dell’ opera , fatta per Girolamo
Frachetta nell’Accademia degl’ Incitati di Roma . In
Venezia per Pietro Paganino 158 9. in 40
Difcorfo di Baccio Baldini dell’ eflenza del Fato , e del-
le forze Aie fopra le cofe del mondo , e particolar-
mente fopra le operazioni degli uomini. In Firenze
per lo Sermartelli 1578. iu foglio .
Del Tevere di M. Andrea Bacci , medico , e Filofofo ,
libri ili. In Venezia \_preffo Aldo ] 137 6. in 40
Difcorfi fopra l’inondazione del Tevere, di Paolo Beni .
In Roma per lo Faccioni 1 S99- in 40
Ragionamenti fopra la varietà de’ Bulli , e rifluflì del
gio-
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Italiana 637
mare Oceano occidentale , raccolti da Niccolò Sa- bTìIio't. Cl.vìT.
gri . In Venezia per Domenico Guerra 1174. in 4*
"trattato delle Meteore, di Francefco de’ Vieri, cogno-
minato il Verino il. In Firenze per Giorgio Marefcotti
1 J73. in 8° edizione il.
Dilcorfo di Rinaldo Odoni pervia peripatetica, ove fi
dimofira , fe l’anima , fecondo Ariftotile , è mortale ,
o immortale . In Venezia preffo il Manuzio 1 j j 8 . in 40
Trattato dell’ origine de’ venti , de’ nomi , e delle pro-
prietà loro , compofto da Stefano Brcventano . In Ve-
nezia per Gian francefco Camozio 1571. in 40
De’ Penfieri diverfi di Aleflàndro Taflòni libri x. In Ve-
nezia per lo B orezzi 1 646. in 40
Saggi di naturali fperienze, fatte nell’Accademia del
Cimento, e deferitte dal Segretario di efla Accademia
[ Lorenzo Magalotti ] In Firenze per Giufeppt Cocchi
1 666. in foglio , ediz. 1.
Efperienze intorno alla generazione degl’infetti , fatte
da Francefco Redi . In Firenze all ’ injegua della Stella
1668. in 40 ediz. 1.
— Efperienze intorno a diverfè cofe naturali , c par-
ticolarmente a quelle , che ci fon portate dall’ Indie .
In Firenze all’ injegna della Nave 1671. in 40 ediz. 1.
— Oflèrvazioni intorno alle Vipere . In Firenze all*
infegna della Stella 1664. ine? ediz. 1.
■ Ofl’ervazioni intorno agli animali viventi , che fi
trovano negli animali viventi . In Firenze per Pier
Matini 1684. in 4? ediz. 1.
— — Lettera fopra alcune oppofizioni, fatte allefuc
Oflèrvazioni intorno alle Vipere . In Firenze per Pier
Matini i68f. in 40 ediz. 1.
Trattato del legno Follile minerale, nuovamente Co-
perto , di Francefco Stelluti Accademico Linceo da
Fabriano . In Roma ptf Vital MaJ cardi 1637. in figli»’
II Noi ideo nel Mofcurat pag. 471. ediz. I. pretende , che non fia fojjìle ,
mi che vengi di qualche bofeo, fepolto nelle feofie di qualche tremuo-
10 , e che nel girare de’ fecoli abbia acquidita la durezza e nerezza ,
che tiene .
Del -
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6}% Delba Eloquenza
bi»iToV.~Cì. vii Del Ghiaccio , c della coagulatone , trattati del P. Da-
niello Bartoli della Compagnia di Gesù .In Rot/ia pe(
lo Varefe i58i. in 4°
Hi fermo ancora della Temfìone e prt/foni •
il Giovio de’ Pefci Romani , volgarizzato da Carlo Zan-
caruolo . In Venezia per lo Zaltieri i s6o. in 40
Difcorli di Piero Andrea Mattioli ne’ fei libri di Pcda-
cio Diofcoride [ con l’erbe in legno , difegnate da
Giorgio Liberale , dipintore Udinefe ] In Venezia per
Felice Volgriji 1 j8y. in foglio , edizione ni.
Si trov» pure volgarizzato dii Pauflo da l.ongìano , t incora da Mar-
cantonio Momigliano, ftafnparo in Venezia nel 1541. e in Firenze ij 47.
— in ottavo .
Annotazioni ed emendazioni di Antonio Pafini a detta
edizione del Mattioli è In Bergamo per Cvmin Ven-
tura if 93. in 40
Dell’ Iftoria de’ fcmplici,aromati, e altre cofe, portate
dall’ Indie orientali per ufo della medicina [ libri il.J
di D. Garzia dell’ Orto , medico Portughefe con an-
notazioni di Carlo Clufio, con altri libri il. di quelle
dell’ Indie Occidentali di Niccolò Monardes , medi-
co di Siviglia , tradotti in Italiano da Autiibale Bri-
ganti daChicti , medico . In Venezia [ per Francefco
Ziletti j I jSs.i» 8°
Trattato dell’Agricoltura di Pier Crefcenzi, rivifto
dall’Inferigno [ Baftiau de’ Rolli ] Accademico del-
la Crufca . In Firenze per Cofemu Giunti i6of. iti \°
lftoria delle Piante, diTeoftafto, libri iti. tradotti iu
lingua Italiana da Michelangelo Biondo . In Venezia
preffo il Biondo 1 349. in 8°
Ci fono dell'a^ricoi/Hr* altri ancora , come Coflantino Cefare , Palladio ,
Colmatila , t Carlo Stefano , volgarizzati ; ludi Giovanni Talli Luc-
chefe , Pier Pittori , e alai •
CA-
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Italiana
C A P O . I I I
Morale .
$39
Bibliot. Cu VII.
L’ Etica di Ariftotile , ridotta in compendio da Bru-
netto Latini, con altre traduzioni e fcritti dique*
tempi e alcuni dotti avvertimenti [ di Jacopo Cor*
binelli ] intorno alla lingua . In Lione per Giovanni de
Turnet ij,68.»»4°
Di Felice Figliucci Sanefe della Filofofia morale libri x.
fopra i dieci libri dell’ Etica d’Ariftotile . In Roma per
Vincenzio Valgrifi lift, in 40
Ragionamenti di Monfignor Galeazzo Florimonte Ve-
fcovo di Seda fopra l’ Etica d’Ariftotile , ad Alfonfo
Cambi Importuni . In Venezia per Domenico Miccoli-
ni 1 367. in 40 (dizione ìv.
Dopo quella di Cinenìa per Plinio Pietrafanta i j * 4. in quarto , dedi-
cata da Girolamo KufeeUi a Monfignor Franttfco Air andrò Atcivefcoro
..di Brindi fi , nipote di Girolamo il Cardinale - In quella edizione 1 v.
' lib. I v. pag. 1S7. con gran Cenno lì inoltra , che la bugia di natura fui
è fcauptemai viziofa , a perciò detedabilo •
Trattati di Albertano Giudice da Brefcia , riveduti con
più tedi a penna dall’ Inferigno Accademico della—»
Crufca [ Baftian de’ Rolfi ] in Firenze preJJ'a $ Giunti
ìtfio. in 40
Ammaeftramenti degli antichi , volgarizzati da Barto-
lommeo di san Concordio , e rifeontrati dal Rifiorito
Accademico della Crufca [ Francefco Ridolfi ] In Fi-
renze all ’ infegua della Stella 1661. in 1 1°
Ricordi di Monfignor Saba da Caftiglione, Cavalier .
Gerofolimitano . In Venezia per Paolo Gerardo 1560.
in 40 edizione il. I
Efercizj morali di Udeno Nifieli [ Benedetto Fioretti }
In Firenze prejfo il Caudini 1633. in 40 volume 1. [ fo-
lamente ]
— — ©nervazioni di creanze . In Firenze alla condotta
[ l67 !• Jù» tdiz. il.
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640 Della Elo qjj e n 2 a
Bibuot, Cl. VII. 11 Diamerone di Valerio Marcellino , ove fi moftra , la
morte non eflèr quel male , che il fenfo fi perfiiade ,
con una lettera ovvero difcorfo intorno alla lingua
volgare . In Venezia prejfo il Giolito 136$. in 40
Le Azioni morali del Conte Giulio Landi . In Vinegia
prejfo i Gioliti 1 $64. tomo 1. in 4° ediz. r,
- Tomo il. Piacenza per Francefco Conti 1 fjf.in 4®
Avvertimenti morali del Muzio. In Venezia pel Val-
vajfori 1571. in 40 ediz. ni.
Della lftituzion morale di Aleflandro Piccolomini li-
• bri vin. [ anzi xii. ] In Venezia per Giordano Ziletti
1 y 7 j. in 40 edizione il.
Contiene l’ Iftituxjoi te deW uomo nobile , a miglior forma ridotta « Nel
libro ni. cap. xi. pag. j. 14. dice » che 1 non Tofani fono più ofler-
. vanri della lingua , e che più numerofamente padano e fcrivono , che
, non fanno molti Tofcani . Pag. 1 xj. loda le opere del Caro , Tolomti ,
Caftì&lione , Guldiccìone > Bernardo T'affo , M. Antonio Piccolomini ,
Domenichi t Rufcelfi , Speroni t Parchi . Nel libro X. cap. ixi pag 4*.
da vero letterato e gentiluomo degno d'imitazione , ritratta la fu a
Rafaelia t Dialogo della Creanza delle donne .
La Leonora , Ragionamento di Giufeppe Betuffì fopra
la vera bellezza. In Lucca prejfo il Bufdrago 1557.
in 8°
Dell’ Educazione Criftiana de’ figliuoli libri ni. di Sil-
vio Antoniano [ dipoi Cardinale ] a iftanza del Car-
dinal di santa Praflède Arcivefcovo di Milano £ san
Carlo Borromeo ] In Verona per Bajltau dalle Donne
1584. in 4° ediz. 1. 1
Dialogo del Matrimonio e della vita vedovile , di Ber-
nardo Trotti. In Torino prejfo il Bevilacqua 1580./// 4®
Della Bella donna, di Federigo Luigini da Udine £libro
pubblicato da Girolamo RufcelliJ In Venezia per Pii -
uio Pietrafanta 1 5 54. in 8°
La Donna di Corte di Lodovico Domenichi . In Lucca
preffo il Bufarago 1 564. in 40
— La Nobiltà delle donne . In Viuegia pel Giolito
1 $ S4- in 8°
Dialogo della iftituzion delle donne di Lodovico Dol-
ce . In Viuegia prejfo il Giolito 1 *47. in 8°
^Jigilized by Gjogle
i
Italiana
I Ritratti [ di Donne d’Italia ] di Giaugiorgio Trillino . lftT r, vrr
In Roma per Lodovico Arrighi 1*34. in 4° di bliot. Cl. VII»
Altro libro ne fcride Monfìgnore Pìerdanìetlo 'Uex.io in fna gioventù , fo*
■pra Darne e Principefle di Francia , (tampato nel idf 9. in quarto gran*
de fenza nome ; e un altro minore > ma non iftampato , pure allora ne
fcrifle V Abate Domenico Salvetti , Segretario delia cifra del pontefice
Aleflandro VII» fopra ix. Dame Bolognelì .
Gli Efempj della virtù delle donne del Cavalier Corne-
lio Lanci . Iti Firenze per Fraticefco Tojì iypo. iti 1 2®
Reggimento del Padre di famiglia di Francefco Tom-
mafi . In Firenze per Giorgio Mar ef cotti 1580. iti 40
Degli Uficj , e de’ coftumi de’ giovani libri iv. di Ora-
zio Lombardelli . In Firenze prejjo il Marefcotti
iti 12°
Della Tranquillità dell’animojfopra il Dialogo di
Florcnzio Volufeno metafrafe. In Siena per Luca
Bonetti 74. iti 40
Della vera Tranquillità dell’animo, opera d’Ifabella
Sforza . In Venezia prejfo Aldo 1 544. iti 40
Dialoghi dell’Amicizia di Lionardo Salviati . In Firen-
ze per li Giunti 1 564. in 8° libro primo [ folamente ]
Ragionamento di Annibai Guafco a Livinia fua figliuo-
la della maniera del governarli ella in corte, andando-
vi per Dama. Iti Torino per li Bevilacqua 158 6. in 8°
L’Iftituzione della Spofa del Cavalier Piero Belmonte
Ariminefe . In Roma pre/fo il Gigliotto 1587. in 40
Gli Ornamenti della Gentildonna vedova di Giulio Ce-
fare Cabei . In Venezia per Crijloforo Zantietti 1574.
iti 8°
Dell’ Ingratitudine , ragionamenti ni. di Giufeppe Oro-
logi . In Vitiegia pel Giolito 1 $62, in 8°
L’Inganno, Dialogo . Iti Vitiegia pel Giolito 1 ;6j.
Della Cognizione di sè fteflo , dialoghi di Giambatifta
Muzj . In Firenze perii Giunti 1 595. in 40
Del Bene , libri iv. di Sforza Pallavicino della Compa-
. gnia di Gesù [ dipoi Cardinale ] In Roma pel Corbel -
letti 1544. in 4°
in 8°
M m mm
IDia-
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I
642 Della Eloquenza
v. ... r~. irrT X Dialoghi morali del Taffo , che' ora Hanno nel tomo nL delle (ite ope-
Bi.UOT.Ct.VXX. re , fono degni di (lare anche qui . P
Trattato della Vita fobria del magnifico M. Luigi Cor-
naro nobile V iniziano . In Padova per Grazio/» Perca-
duo I y j 8. in 4° ediz.'t.
11 libro fu rìdampato più volte e tradotto in più lingue , e Tempre loda-
to col Tuo grande autore da tutti gli uomini di buon (inno > come dal
M urtiti fopra la Lettera t vili, di Stmtca , da Giammario Perditaatti
nella Vita di Girolamo Molino , dal Vefcovo Graxdani in quella del
Cardinal Commendane, da Guafparri Offmanno nelle Lettere di Giorgio
, Rittero , dal P. D. Claudio Lancillotto nella Dille nazione dell* Emina
di san Benedetto , e dal P. Lionardo Loffio , che il fece latino . Con-
tiene Trattati rv. di poca molo , il primo , ferino dall'autore In età di
S3. anni , il fecondo di 8 6. il lirico di pi. e il quarto di pt • E pure un
ceno della Bonaudicrr nel 1701. osò contra tutte le regole dell' oneltà
di (lampare in Parigi per Niccoli de Vaux in duodecimo il Tuo Antìeor-
naro, da riporli con le [olire perftmali del Baillet, Te par noetica anche sì
fatto onore . Il buon Cornato , clic fetide parimente dcW Acque [ o La-
gune ] chiamandole fortiffime e fante mura di Pentita , fi duole in que-
llo famofo libro della Pila fobria , di aver vedati al Tuo tempo intro-
dotti in Italia tre mali collumi • 1. L 'adulandone e le cerimonie . li.
L ‘opinion Luterana . ut. La crapula : epoca veramente cri Hi Hinu t di
gran mali , nc inferiore a quelle di Canne , e d’ Egitto , notate ne' Ca-
lendari . L'opporli al Cornar 0 c un darli per epicureo •
L'Etica d’Ariftotile , tradotta in volgar Fiorentino da
Bernardo Segni . In Firenze per Lorenzo Torreutiuo
if yo. in 40
L’Etica d’Ariftotile a Nicomaco , ridotta in modo di
parafra fe da Antonio Scaino con varie annotazioni
(òpra divertì dubbj . /« Poma per Ginfeppe degli An-
geli 1 J74. mi 40
1 Caratteri morali di Teofrafto, interpretati perAnfàl-
do Ceba [ al Cardinal Federigo Borromeo J In Geno-
va per Ginfeppe Pavoni 1 610. in 40
. Si vale fpefTo del Galateo , e pel Comentatqr Francefe egli incende il Ca-
V fattbono .
L’Arte di corregger la vita umana , fcritta da Eprtteto
filofofo , contentata. da Simplicio , e tradotta da Mat-
teo Francetchi Veneziano- In Venezia per Francefco
Ziletti Ij8j. in 8® r
La Morale Filofofia di Epitteto e di Ariftotil? con Plu-
tarco dell’amor de’ genitori verfo i figliuoli, di Gre-
’ - co
\
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Italiana
*4*
co ridotta in volgare da Giulio Ballino. Inezia UT
pel Valvafori i$6$. in 8° Bibuot. Ci. VII.
Adriano Rei andò , gii mio amico , il qual fece la fua bella edizione
G. U Awm .n Utrec nel v?i i. in quarto , „on ne nomina alcuna in
favella Italiana : e qui ne fon due .
Comeuto di Jeroclc filofofo fopra i verfi di Pitagora,
detti d oro , volgarmente tradotti da Dardi Bembo .
Io Venezia per B orezzo Bar eizi 1604. •« 4°
Opere morali di Senofonte, tradotte da Lodovico Do-
menichi . In Vtnegia prefo il Giolito 1 S67 i„
Opere morali di Plutarco [ il Convito de’ vii', favi , del
lodare sè dello lenza biafimo , e della garrulità 1 tra-
dotte da Lodovico Domenichi . In Lucca per Vincer*
zio Bufdrago i $60. in 8°
Opufcoli morali di Plutarco , tradotti in volgare
da Marcantonio Gandini. In V tue zia per Fioravaute
"Prati 1614. tomi il. tu 40
— — - Apottemmi , tradotti in lingua Tofcana da Giam-
bernardo Gualandi . In Vinegia prefo il Giolito 1 <6 7
in 4° '*
Apottemmi , raccolti da Erafmo , e tradotti dal Faufìo
da Longiano . In Venezia prefo il Valgrifi 1 ,4<y. 8°
Le Tufculane [ quiftioni ] di M. Tullio Cicerone , re-
cate in Italiano. In Vinegia per Vincenzio Valeri lì
1 y 44. in 8° a J
\\Pauft.daL<m&laH» dandole io tue, 1. dedica al Marcl.efe GìtoUmo
» «*»««««» di Cortemagg.orc, fuo Mecenate nc fa volgarizzatore un
Gentiluomo Fiorentino , che le tradufle a iftanza di Augno Gufo, ano
Spagnuolo, e dice di non fuppr.mcre da Indegno plagiario gli autori
delle opero, die gli capiuno alle mani . Buona inaffima del Faufìo , da
tutu non praticata . J »
Op^re forali di M. Tullio Cicerone , cioè gli Ufic;,
1 dialoghi, i paradofli , e il fogno di Scipione , tra-
dotti da Federigo Vendramino nobile Viniziano , e
corretti da Lodovico Dolce . Iu Vinegia prefo il Gio-
lito 1 y 64. in 8° ediz. v.
Difcorfi filofofici di Pompeo della Barba fopra il Plato-
nico e divin fogno di Scipione a Marco Tullio . In
Venezia per Giammaria B anelli ryyj. in 8°
M m m m 1 Se-
A
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$44 Della Eloquenza
3i » hot. Ci. vii. Seneca de’ Benefici , tradotto in volgar Fiorentino da
Benedetto Varchi . In Fiorenza pel Terremmo 1**4.
in 40
E ivi per li Giunti 1$ 74. in 8°
Li Confolazione di BoexJo , volgarizzata dii Varchi, fu podi altrove
con le rime e profc ; mi fi leggo volgarizzata ancora da altri , nonché
dal Varchi .
C A P O . I V
Civile .
D Ella Vita civile libri iv. di Matteo Palmieri [ad
Aleflandro degli Aleflandri, Fiorentino] In Fio-
renza per li Giunti 1 j 29. in 8°
La Civil convenzione di Stefano Guazzo Gentiluomo
di Cafale di Monferrato. In Venezia per Altobcllo Sa-
licato IJ74. in 40
Dialoghi piacevoli . In Venezia per Antonio Ber-
tano 158 6. in 40
Il Galateo di Monfignor Giovanni della Cafa . In Fi-
renze preffo i Giunti iftfo. in 8°
Va unito ancora alle fue opere. Il Ca/a denominò il libro , come Dii»
logo , dal gran Prelato Galeaxju Fieri menu , Tuo amico : ed offendo
Nuncio Apodolieo in Venezia , il compofe nella Badia di Narvefa
de' Conti di CoUalto , dove talvolta fu Polito di portarli .
■ Trattato degli Uficj comuni tra gli amici fupe-
riori e inferiori . In Milano per Gio. Antonio degli
Antonj i;s9 • in 8°
E quedo pure da con le fue opere , avendolo egli fcritto in latino ; ma il
redo volgare è pur fuo : e il Taffo , autor competente , lo dà per tale
nel fuo Dialogo ad Padre dì Famiglia , nel tomo ili. delle fue opere
• Pag- 1P7*
Il Cortigiano del Conte Baldaflar Caftiglione. In Ve-
nezia nelle caje d'Aldo Romano e di Andrea da Afola
fuo fuocero IJ28. in foglio ediz. 1.
Nelle prime copie di quedo libro , date a [lampare al vecchio Aldo ,
Juando il Conte fi trovava Nuncio di Papa Clemente VII. alla Corte
i Carlo V. in Ifpagna , entrarono alcuni arbitrj » non conformi allo
Itile dell’ autore : e cominciando dalla piima parola del titolo , vi
coro-
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Italiana 645
eompJtifce la voce litro , forfè per dubbio, che tralafciandoli , il libro
non lì tenefle per litro , ma per altra cofa . Vi fegue la voce non To-
fcana comune , Cortegiano per Cortigiano , contro alla mente dell' au-
tore , il quale , come non fi» de’ tempi Gotici , ufa quella voce , e non
l’altra in due lettere , ferine da Mantova al Bembo nel if 18. e tfao.
Rampate dal Sanfovino tra quelle di diverfi al Bembo nel libro i li.
pag- j 9. ediz. il. di Venezia ìfdo. in ottavo . Laonde fc il Conte Bai-
daffare licito usò Cortigiano, e non Cortegiano, fegno c, che l’altra voce
nel libro non venne da lui : e in buona lingua comune de’ Letterali
d’Italia dee fcriverlì Cortigiano^ non Cortegiano, come lì fcrive altretì
artigiano , partigiano , Parmigiano , Marchigiano , Lodigiano , Colli-
giano da Colle, cittì di Tofcana, e Lnnigiana da Lumi . Segue il nome
proprio Baldefar,Baldifera,e Baldi fera per Balda fare, o Balda ffarr e, c\\0
ai fattamente alterato fu niello nelle edizioni, piuttollo alla Veneziana,
A quei tempi , molto liberi , paffacono in quello libro più cote , merite-
voli di riprenfìone , le quali poi diedero giudi motivi al Conte G»m-
millo Capigliene , figliuolo dell’autore , di ricorrere, da molto degno e
ottimo gentiluomo , per mezzo di cala Contenga al proprio e legittimo
tribunale della facra Congregazione de’ Cardinali del inni’ ’Uficìo di
Roma per ('emendazione del libro : la quale vi fu fatta con gran fenno
• prudenza : e quella li vede qui io Roma ferina con ogni accuratezza
e fedeltà in uno (limabile efemplare del Signor Marcbefe Capponi, Ram-
pato da Aldo in Venezia ìjqf. in foglio in bella carta e carattere ton.
do , ove nel fromifpizlo dopo quelle parole ; nuovamente riiìampato ,
li leggono immediatamente ferine a penna quell'altre ; e riformalo con-
forme all’ ordine degl' llltlfirijfimi e Reverendiffimi Cardinali dell’ Inqui-
fizione di Roma : le annotazioni della qual riforma furono mandate dal
molto lllufire Signor Claudio Gonzaga da Roma j otto gli 8. di Ottobre
1J7 f. e arrivarono in Mantova a’ 17. Novembre 1576. procurale dal
molte Illupre Signor Conte Camillo Calìiglione : e detta riforma fu fini-
ta e riportata /opra un altro volume , fimile a quello a' x. Aprile 1777. e
fu confermata dal Reverendo Padre Inqui filore di Mantova .Non li po-
trebbe concepire un efemplare più proprio e accurato di quello , nel
quale oltre alle perpetue note in margine del teflo per dinotar quello ,
che vi (la perentro,in principio di ciafcuno de’ libri 1 v.vi è l’argomento
del contenuto : e ! luoghi emendati fono efpredi con una fonile e fem-
plice linea a traverfo del tefio , afhnahc facilmente G pollano dicevate,
e confrontare con l'emendazione . In fine poi del codice vi fono gl’in-
dici delle eofe contenute nel libro , che G vede edere (lato con tanto
Audio preparato per farne una nuova edizione , la quale fenza dubbio
farebbe timalla applaudita da tutte le perfone onede , come onorevole
all’autore ; ina bifogna , che per qualche accidente , ora ignoto , non G
efcquifleie intanto è bene averne qui ragionato aoche per onoranza del
Signor Marcbefe Capponi , poflelfore di quello libro , e di molti altri ,
ugualmente filmabili, come fono due Danti di Rampa d'Aldo , uno con
note del Parchi , e l'altro del Tafani . Il nome Cortigiano fuol pren-
derfi comunemente in mal fenfo , ma qui il Come lo prende per Gen-
tiluomo , il quale , dotato di riguardevoli e virtnofe parti , le ne vive
nobilmente in Corte de’ Graudi . Intanto finche per favore del Signor
. Mar-
Bibliot. Ci. VII.
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Ili u noi. Cl. Vii*
646 Della Eloquenza
M.irchefe Capponi fi faccia da pcrfona fidata l’unica cfqoifita «dizione
del CtrtìfisHt , degna di andar con (ìcurezza per mano di rutti fenza
altro verbofo accompagnamento , porri correre quella non men rive-
lente, la quale dedicata in Roma al Duca d'Urbino^ie fece Àntenit Ci-
carelli , Teologo di Foligno in Venera» fer Bernard* B»f» 1784. in
ettaoo j poiché non bada effer coti dici in certe cole , e non in tutte ,
dovendovi alla cattolica entrare anche la kuona morale , che non alli-
gna nell* bruttezza: ne qui ferve alzarli in contrario per via di fofifmi.
Gli otto libri della Repubblica, che chiamano Politica,
d’Ariftotile, tradotti di Greco in volgare Italiano
per Antonio Brucioli . In Venata per Ale/fandro Bru-
ciati 1 547. in 8°
Trattato de' Governi d’Ariftotile , tradotto di
Greca lingua in volgar Fiorentino da Bernardo Segni.
In Firenze per Lorenza Torrentizio 1 S49- in 40
La Politica d'Ariftotile, ridotta a modo di para-
frafe da Antonio Scaino con alcune auuotazioui, e fei
difeorfi Copra diverfe materie civili . In Roma nelle ca-
fe del Popolo Romano 1 J78. in 40
Della Politica , ovvero feienza civile, fecondo la dot-
trina di Ariftotile , libri vili, di Felice Figliucci ,
fcritti in modo di Dialogo . In Venezia per Gtambati -
/la S orna f co 158 3. in 40
lo Stato delle Repubbliche, fecondo la mente d’Arifto-
tilc , con efempj moderni , Giornate vm. con ccxxit.
avvertimenti civili per coloro , che governano ftati ,
e in fine una Apologia dell’ Onor civile, di Niccolò
Vito de’ Gozzi Ragugeo. In Venezia pre/fo sìldo 1591.
i» 40
Ercole difenfore di Omero , dialogo di Ciro Spontone ,
nel quale oltre ad alcune nobilimmc materie, fi tratta
de’ Tiranni , delle ingiurie contro di loro , della ma-
gia naturale, e dell’ u fido donnefeo. In Verona per
Girolamo Discepolo 1 S9S- 8Ù
Dodici libri del Governo di ftato . In Verona per
siticelo Tomo itfoo. in 40
La Corona del Principe . In Verona per Girolamo
Discepolo ijpo. in 40
Del Governo di ftato , e della prudenza politica , di Fe-
de-
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Italiana 647
derigo Bonaventura . In Vrbino per ayflejfaudro Corvi- g7~jT.Cl.Vn
no 1613. in 40
Del Governo de’ Regni e delle Repubbliche, di Francc-
fco Sanfovino . In Venezia preffb il Sanfovino ijtfi. e
1778. in 40
L’iftituzione del figliuolo di un Principe dai x. anni fino
a quelli della discrezione , del Faufto da Longiano .
In Vinegia 1142. in 8 0 fenza flampatore .
De’ Reggimenti pubblici della città , di Girolamo Ga-N
rimberto . In Vinegia per Girolamo Scotto 1744. in 8°
Coufiderazioni politiche e mòrali di Lodovico bucco-
lo . In Venezia per Marco Ginami 1613. in 40 ediz. il.
11 Principe di Giambatifta Pigna . In Venezia per Fran-
cefco Sanfovino 1361. in 40
L’iftituzione del Principe Criftiano di Mambrino Ro-
feo. In Roma per Madonna Girolamo Cartolari 1 743.
i»4°
— — E in Venezia per Erafmo Valgrifì 1 *49. in 40
Della Ragione di Stato libri x. con tre libri delle cagio-
ni della grandezza delle città, di Giovanni Boterò Be-
nefc . In Venezia preffo i Gioliti I 798. in 4**
11 Cittadino di Repubblica , di Anfaldo Ceba, alla valo-
rofa gioventù Genovefe . In Genova per Giufeppe Fa-
voni 16 1 7. in foglio .
Breve Iftituzione dell’ ottima Repubblica di Giafon de
Nores, e introduzione fopra la Rettorica d’Ariftotile.
In Venezia per Paolo Mejetti 1778. in 40
Trattati , ovvero Difcorfi di Bartolomeo Cavalcanti fo-
pra gli ottimi reggimenti delle Repubbliche antiche
e moderne, con un Difcorfo di Sebaftiano Erizzo de’
Governi civili . In Venezia per Francefco Sanfovino
if74.»»4° ^ •
Avvertimenti civili di Gianfrancefco Lottini . In Firen-
ze pel Serenar celli 1 774. in 40
Concetti politici di Francefco Sanfovino . In Venezia
per G io. sintomo Ber tono 1778. in 8Ó
Compendio.della civile o regai poteftà di Francefco de'
Vieri . In Firenze per Giorgio Marefcotti 1787. in 8°
Dia-
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648 Della Elo qjj enea
Bibuot.Cl.vii. Dialogo di Giammaria Memmo [ Dottore e Cavaliere]
nel quale dopo alcune filofofiche deputazioni fi for-
ma un perfetto Principe, una perfetta Repubblica, un
Senatore, un cittadino, unfoldato, un mercatante .
In Vincg'ta pel Giolito 1 $63. in 4°
In ceno efemplare ci c una lotterà a penna dell' autore al Gran ConteAa-
bile M- Antonio Colonna .
Trattato di Piero Ribadeneira della religione e virtù
del Principe Criftiano contra Niccolò Machiavelli ,
tradotto di Spagnuolo in Italiano da Scipione Metel-
li . In Genova prejfo il Pavoni iypy. «>4°
La Cattolica difciplina de’ Principi del Muzio Giuftino-
politano [ contra Giovanni Brenzio eretico ] In Roma
per Antonio Biado impreffor della Camera Apojlolica
1 $61. in 8° ediz. t.
11 Nobile , ragionamenti di nobiltà , libri v. di Marco
della Fratta e Montalbano . In Fiorenza pel Ponen-
tino 1 548. in 8°
L'autore nel lib. il. pag. fj>. foli iene per cofa lecita al particolare > l’uc-
cidere il tiranno ,cne loda gli uccisori .
Trattato del Governo de’ Principi, di san Tommafo
d’Aquino al Re di Cipri, tradotto di latino in volgare
da Valentino Averoni , monaco di Vallombrofa.
In Firenze per Giorgio Marefcotti 1 577. in 8°
Di una fola parte n'è autor tan Tommafo , fecondo il Frigoria nella Vita
del Santo •
l Dialoghi e difoorfi politici del Tallo, che danno nel tomo ili. delle
fue opere , qui pure hanno luogo, e particolarmente il Forno I. e li. il
Goucaga l.e il. e’1 Dialogo della Dignità .
Gli relitti politici del Parata , del Guicciardini , del Capelloni , dell' Am-
mirato , e di altri , G fono congiunti alle lllorit loro , e ai volgariua-
menti di Tacito .
* C A P O . V
Cavallerejca .
DIfcorfi del Conte Annibaie Romei Gentiluomo
Ferrarefe , di vili in vii. Giornate . In Venezia per
Francefco Ziletti iy8y. in 40 ediz. 1.
Ne
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Italiana 649
Ne fono altre edizioni , di l'erona per Girolamo Difcepolt if 85. di Ferì
rara , e di Pavia , tutte in quarti , e belle j ma non altre . Bl BLIOT. Cl. VII.
Il Ta/fo , che al fuo Dialogo del Glutea diede il titolo di Romeo , loda
quello Conte Annibale , come d'ogni ' maniera dì feelte e belle lettere in-
tendentijjimo . Il Porno I. Dialogo del T aJJ'o intorno alla Kobiltd, me-
rita pure di e (Ter qui trafportato .
Difcorfi cavallerefchi di Francefco Birago libri iv. In
Bologna per Giufeppe Longbi 1686. in 40
Difcorfi cavallerefchi, Dialogo di Gafpero Toralto .
In Napoli per Orazio Salvi ani 1573. in 40
Dialogo dell’ Onore di Giambatifta Pofievino Manto-
vano . In Vinegia prejfo il Giolito 1 yy 8. in 40 ediz. il.
Del Conofcere le cofe, pertinenti all’onore, e del ridur-
re ogni querela alla pace, libri il. di Antonio Poflèvi-
no Mantovano. In Vinegia prejfo il Giolito lyy 9. <04°
Del Vero onor militare, Dialogo di Girolamo d’Urrea,
tradotto di Spagnuolo iu Italiano da Alfonfo Ulloa .
In Venezia preffo il Sefta 1 y 69. in 8°
Dell’ Onore , Confiderazione di M. Claudio Betti Mo-
donefe , della morale e ordinaria filofofia pubblico
lettore nello Audio di Bologna . In Bologna per A lef-
fandro Benacci 1367. in 40
Trattato dell’ Onor vero e del vero difonóre con tre
queftioni , qual meriti più onore o la donna ,0 l’uo-
mo , o il foldato o il letterato , o l’artifta o il legifta ,
di M. Girolamo Camerata da Randazzo Siciliano,
dottore dell’ arti . In Bologna pel Benacci 1 y 67 . iu 40
Difcorfi dell’Onore, della gloria, della riputazione e del
buon concetto , di Lodovico Zuccolo Accademico
Filopono di Faenza. In Venezia per Marco Ginami
1623. in 40
Trattato di Fabio Albergati , Gentiluomo Bolognefe,
del modo di ridurre a pace le inimicizie private . In
Bergamo per Corniti Ventura 1 y 87. tu 40
Trattato di Giambatifta Olevano del modo di ridurre
a pace ogni privata inimicizia , per cagion d’onore .
In Milano per Giambatifta Bidelli 1620. in 40 ediz. li.
Anche RinalJO'Corfi ne fcrilTc un libro , {Uniparo in Correggio nel if yy.
In quarto .
Nnnn Trat-
1
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6 so Della Eloquenza
Bi vii Trattato cavai lercfco coutra l’abufo delle private ini-
micizie , di Giufeppe Anfidei . In ‘Perpgia pel Cofian-
tiui 1691. in 40
11 Gentiluomo del Muzio Giuftinopolitano, ove in tre
Dialoghi fi tratta la materia della nobiltà , e fi moftra
quante ne fieno le maniere, qual fia la vera, onde ella
abbia avuta origine , come fi confervi , e come fi per-
da. Si parla della nobiltà degli uomini e delle don-
ne i delle perfonc private , e de’ Siguori : e finalmen-
te della nobiltà delle armi e delle lettere fi difputa
qual fia la maggiore . lu Venezia per gli eredi dì Luigi
Valva (fori 1 $6 in 40
Nel libro il. pag.intf. non dice bene del Gievio , c nel libro III. pag.aqi»
dice male del MacbiaveU « , del quale non fi può die bene : e d Munia
d’amendue dice male anche altrove .
Il Cavaliere in rifpofta al Gentiluomo del Muzio nella
precedenza dell’armi e delle lettere, del Cavalier Do-
menico Mora [e Morra] Bolognefe, Gentiluomo
Grigione, e Colonnello di Sigifinondo III. Re di Po-
lonia . In Vilna per Daniel Lancieri fe 1 p 89. in 40
Quello Gentiluomo Grifone, o Grigione , parla lèrnpre al Munto diretta-
mente , ben licuro di non fcniitlì da lui rifondere , come già morto :
ne confiderà , che le armi non pofion precedere alle lettere , fe quelle
noi vogliono , appartenendo alle medeiime la privativa di concederlo :
c poi egli fa , che il Cavaliere rifponda al Gentiluomo , quafiebe follerò
due perfonc divette , quando il Attlnio , che Iva fatto il Gemtilucme, ha
fatto anche il Cavaliere , fuo fratello carnale . La lingua del libio , di
cui altrove li parlò , ha del Grigione più, che dell'Italiano comune .
11 Cavaliere del Muzio Giuftinopolitano^ In Roma per
Emonio Biado 1569. in 40 E ne’ fuoi Avvertimenti
morali pag.112.
LaEauftina dell’ armi cavallerefche , a’ Principi
c Cavalieri d’onore . In Venezia per Vincenzio Vai-
grifi i j5o. in 8°
E’ contta un Difeorjt , aggiunto dal Fau/io al fuo Duello dell'ediaione ti.
di renenia frejjo Rutilio Bargomineria da Trine IJfp. in atta ve .
Al Faujie, difgullato di quefla Fauflina del Mania, non riufeì malagevole
l'iogegnaifi di trafugarla con le arti, le quali non mancano in tali
v occalìoni , fpecialniente poi in cofa di poca mole . Elfcndo quella l’ul-
tima volta , che da me fi nomina il Fauflo da Longiana , dirò qui , e (Ter
lu! flato pubblico ptofcfl'ote di buona lettere in Udine .
11
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I
Italiana 65 1
Il Gentiluomo del Fauflo da Longiano. In Venezia-,
[ all’ infegna deH’Angelo di Tobia ] 1*44. in B°/e n-
za Jì amputar e [ Parte i. e il. Solamente 3
Bi suor. Ct.VU.
£' in fuU’andare dei libri del Doni , che poco , o nulla concludono .
Trattato del Debito del Cavaliere del Conte Pomponio
Torelli . In Parma per Erafmo Viotto 133)6. in 40
Trattato delia Nobiltà di Lorenzo Ducei . In Ferrara
per Vittorio Baldini 1603. in 40
Delle Mentite, difcorfo di Camillo Baldo . In Venezia
per Bartolomeo Fontana 1633. in 40 ediz. il.
La voce cavallcrefca mentila , in latino mendaci! exprtiratio , non è
antica ; ma fu praticata dal Mudo contra l 'Ocbino in materia di Fe-
de • Il vero ralvolra avendo innocentemente faccia di menzogna ,
dee rfuggirC , come dice Dante nel Canto avi. dell’ Inferno , benché
non li a vivio in se , conte però lo è tempre il mentire . La voce è ori-
ginata da’ Cavalieri erranti , a’ quali per la loro unica profellione d'ono-
rcjdifeonveniva il mentire-, onde nelle Novelle antiche G legge uerilddi
cavalleria , come fc folle una fpecie propria , e diverta dalla comune ,
per avvito di atipie Gentili foptail Canto tv. 11. ax vi. del Taf» : e
può vcderG ancoia fopta il Canto ix. A. XXill. e l'opra il Canto il.
fi. XXII.
II Maremonte , ovvero delle Ingiurie , Dialogo di Sci-
pione Ammirato .Sta nel tomo 11I. de’ fuoi Opuscoli ,
i quali nell’ approvazione per la ftampa dal Coltellini
lì chiamano pieni d‘ ammaejìr amenti cavallerefcbi e ci-
vili , nonché poetici e fcritturali .
La Spada d’onore del Senator Berlingero Geflì . In Bo-
logna per Domenico Barbieri 1671. Parti vili, in 4“
Lo Scettro pacifico . Ivi 167 3. in 40
Pareri cavallcrefchi. Ivi 1673. i»4°
Editto delCriftianifiìmo Re Luigi XIV. contra i
duelli e rincontri, tradotto in Italiano. Ivi itf72.»»ta°
Ve ne ha una bella edizione di f'ienna d’ Auflrìa in ottavo .
Il Duello di Giambatifta Pigna , libri ni. ne’ quali dell*
onore e dell’ordine della cavalleria con nuovo modo
fi tratta . In Venezia per Vincenzio Valgrijì 1 3 *4. in 40
edizione 1.
II Duello di Dario Attendolo . In Vincgia pel Giolito
1363, in 8° ediz. ti.
N n n n 1 II
N n n n 1
J
/
Bis hot. Ci. VII.
-%
Tag. i *8. 2.
T*l- iW
Lettere r.utoliebe IH.
IV. p. ij. 30&.
Lettere ftrjhri lìk.
li.ptf. SS.
Dinieghi p.ij. 3if.
220.
652 Della El o qjj e nz A
Il Duello regolato alle leggi dell’ onore , del Fauftoda
Longiatio. /« Venezia per Vincenzio Valgrift lyja.
>/; 8° edizA. L’ edizione il. fi è accennata di fopra .
11 Duello del. Muzio Giuftinopolitano con le rifpofte
cavallerefche.i» Vinegia pel Giolito \$$%.in 8° ediz.il.
Dell* Ingiuftizia del Duello e di coloro , che lo permet-
• tono, libri 11L di Giambatifta Sufio all* Invitrifiìmo e
Criftianifiìmo Enrico II. Re di Francia . In Vinegia
pel Giolito 1555. in 40
Dedica il libro al Conte Fulvio Rangone , dal quale con molto fuo giu-
bilo nc avea ricevuto un altro latino , di argomento limile al fuo*
fcritto da Antonio Muffa : e impugna Parit de Puteo con ìiambatifia
Poffevino , l’uno de-’ quali . come legista , e l’altro . come filojofo , ma
però amendue con meri fofifmi , aveano dato il Duello per lecito .
11 Mudo , il quale in fine del Tuo Cavaliere non favorifee , ma impugna
il Duello , Umilmente nel libro l v. delle t'ergeriane affettila di averne
ferini i fuoi libri effettivamente per impedirlo col metterlo in dtforfo ,
e per farne poi nafeer la pace , ladove prima di lui ? queftionanti pretto
pretto fi uccideano lenza ammetter diicorfo : e dice , che tutte le que-
rele , pattate per le fue mani , il erano poi rifolute in divulgar ciafcuuo
fcritture delle fue ragioni , ovvero fenza altro conchiudcndofi in paté, di
tante centinaia , che a lui ne erano venute da ogni parte da configliare ,
0 determinare ; talché dalle fue fcritture di Duello ne rifiutarono molte
volte operadoni non folamente laudabili, ma meritorie appreffo Dio. Così
la difeorre il Mudo anche altrove , benché avette fcritto del Duello
prima della condanna del Concilio di Trento : e di qui ne nacque, che san
Pio V. con Brevi fpcciali concede al Mudo di pubblicare le fue opere
Cavallerefcbe , non meno , che le altre in materia di religione , dopo
rivedute dagl’ Inquifitori de’ luoghi : c nell’ Indice de' libri proibiti di
Clemente Vili, che ì quello de’ Pontefici antecefl'ori , accrefciuto e
Si adottato dai lucceflori.fotto la lettera D fi dichiara, che duellorum
ri , litertt , libelli , fcripta IT c. quibus eadem Duella ex profeffo ex-
penduntur , juadentur , docenturque , prorfut vetantur . ficut iT eorum
deteflabilit ufuj a facro Concilio Tridentino omnino probibitus efl . Indi
poi feguono quette parole : si qui vero ex bujufmodi librit , ad con -
troverfìat fedandat , pacefque componendo! proficere poffint , expur-
gati IT approbati, permittuntur .rQuefti libri fon que’ foli.-i quali
fi appoggiano ai principi ferini e approvati della buona Filofofia mora-
le . feguace dei ragionevoli dettami della natura . e non d’altri ; onde
la veto Filofofia cavallerefca altra non é . che la Criflìana , e chiunque
c profeflore di etta.fu detto dai nottri degni fcrittori antichi . i tir Cbri-
fiiana pbilofopbia . A propofito del Mudo , il Domenicbi nel Ragiona-
mento delle Imprelc Icrive , efler lui per la fua rara virtù , e / in-
goiar bontà d'animo , tenuto in gran pregio e molto riverito dal mondo : e
per li dottijjìmi e moralijjìmi feruti fuoi , lo chiama celeberrimo , e degnif •
fimo d'eterna fama , aderendo . che il Duca d’Urbino Guidubaldo II.
conte tale appunto » il teucra predo di té .
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I
f
Italiana
C A P O . V 1
Simbolica .
<*53
BlBLIOT. CL. Vii.
Dialogo dell’ lmprefe militari e amorofe [ in latino
mfiguia ] di Monfignor Giovio Vefcovo di No-
cera, e [le lmprefe eroiche e morali] di Gabriello Si-
meoni con un Ragionamento di Lodovico Domeni-
chi [ nel quale fi parla d’imprefe d’armi e d’amore]
In Lione per Guglielmo Rovillio 1574. in 8° ediz. ili.
— E fotto diverfo titolo , con un difeorfo di Girola-
mo Rufcelli . In V enezia per Giordano Ziletti i;6o.
in 8° dopo due altre edizioni di Roma .
Il detto Dialogo del Domenichi il trova Rampato Interne con gli altri
Tuoi vii. Dialoghi io Pine già pel Giolito in ottavo •
Le lmprefe illuftri con l’efpofizioni e difeorfi di Jeroni-
mo Rufcelli , e con la giunta di altre lmprefe, Il tutto
riordinato e corretto da Francefco Patrizio . In Ve-
nezia per Corniti da Trino di Monferrato 1571 in 40
■ E aggiuntovi nuovamente il libro iv. da Vincen-
zio Rufcelli da Viterbo . In Venezia per Francefco
Frane tjcbi 1784. in 40
Ragionamento di Luca Contile fopra la proprietà delle
lmprefe, con le particolari degli Accademici Affidati.
In Pavia per Girolamo Bartoli 1 174. in foglio .
11 Rota , ovvero dell 'lmprefe, Dialogo di Scipione Am-
mirato . In Firenze per Filippo Giunti 1578. in 40
E ancora nel corno 1. degli Opufeoli pag. 114.
lmprefe illuftri di divertì con difeorfi di Camillo Ca-
mini , e con le figure intagliate in rame da Girolamo
Porro. In Venezia per Francefco Ziletti 1 5 86". to-
mi il. vol.ì.'in 40
Il Conte, ovvero dell’ lmprefe , Dialogo di Torquato
Tafl'o . Sta con le fue Lettere , Rampate in Praga , c
tra le altre fue Opere .
Delle lmprefe , trattato di Giulio Cefare Capaccio libri
Iti. In Napoli per Gianjacopo Carlino 1 ; £2. in 40 \ ,
Le
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6 s 4 Della Eloqjjbnza
Qi «hot. Ci. vii. Le Imprefe di Scipione Bargagli . In Venezia per Fran-
cesco Frauccfcbi IS94. ,u 4° ediz.il I.
llRolo [crudo] ovvero Cento Imprefe dcgl’illuftri
Signori uomini d’arme Saneiì . In Bologna per Gio-
vanni RoJJì ijsfi. in 40
Parere di Ercole Marefcotti , fe i concetti favolofi fi
debbano ammettere ne’ corpi dell,’ Imprefe . In Bolo-
gna per Giovanni Rojfi 16 1 j. in 40
Lettera deH’illuftre Signor CoflanzoLandi Conte di
Compiano [ al Conte Guido Sangiorgio ] fopra l’im-
prefa di un Pino . In Milano per Gio. Antonio degli
Antonj xytfo. in 8°
Lettera al Conte Teodoro Sangiorgio [ fopra al-
tra Imprefa ] Ivi 1 jtfo. in 8°
Difcorfo di Giovanni Belloni intorno all’antro delle
Ninfe Najadi d’Omero, Imprefa degli Accademici
Ricovrati di Padova . In Padova per Francefco Bolzet-
ta 1601. in 40
Sopra l’Imprefa degli Accademici Umorifti Difcorfo di
Girolamo Aleandro, detto nella ftefla Accademia-.
l’Aggirato, da lui in tre lezioni pubblicamente reci-
tato . In Roma per Jacopo Ma [cardi 16 1 1. in 40
Difcorfo di Fabrizio Beltrami da Cetona intomoalle
Imprefe comuni Accademiche. In Perugia per Alef-
fandro'Petrncci 1611. in 40
Della Realtà e perfezion dell’ Imprefe , di Ercole Taf-
fo . In Bergamo per Cornino Ventura itfia. in 40
Imprefe feelte, conforme alle regole, per Simon Biralli.
In Venezia pel Ciotti 1600. in 40
Nella pagina 1. fono cfprefli gti autori , donde furono feelte .
11 Caftiglione , ovvero delle Armi di nobiltà, Dialogo
di Pier Grizio da Jefi. In Mantova per Francefco Ofau -
va 1 587. in 40
L’Araldo, ovvero dell’Armi delle Famiglie , trattato
di Gafpero Bombaci . In Bologna per Giambatifìa Pe-
roni 16 ji. »» 40
Trattato di M. Francefco Caburacci da Immola, ove
fi dimoftra il vero e nuovo modo di fare l’Imprefe ,
con
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Italiana 6ss
con un breve difcorfo in difefa dell* Orlando furiofo BiiuoT.Ct.vii.
di M. Lodovico Ariofto . In Bologna per Gio. RoJJì
ij8o. i«4° —
Si «ra pollo altrove , ma da bene anche qui .
Trattato de’ colori nelle arme , nelle livree e nelle di-
vife, di Sicillo, araldo del Re Alfonfo d’Aragona_.
[ tradotto dal Francefe da Giufeppe Orologi] In Ve-
nezia per Domenico Nicolino i %6$. in 8°
I F rance li abbondano di libri fopra queft' arte , chiamata Araldica ed
Heraldica , e da elli Blafone , Noi abbiamo Dante, il quale con poche,
ma efl'enziali parole ne lerillc nel Canto X vii. dell' Inferno , /piegato
poi dal Geli i nella lezione iv. della Lettura vii. Abbiamo pure it
T Tifino , che ne tratta nel libro X. dell 'Italia liberata , e poi t'incenr.ie
Ber gii ni nel primo difcorfo del Tuo tomo il. .
CAPO, VII
Giurìfprudenza , Diritto pubblico , e delle Genti .
LE lllituzioni Imperiali di Giufliniano Augufto , tra-
dotte in volgare da Fraucefco Sa ufo vino con-
l’efpofizione di quella materia . In Venezia per Barto-
lomeo Cefano 1551. in 40
Difcorfo della dignità delle leggi , rifpetto a tutte le al-
tre feienze ed arti , di Pier Benedetti da Urbino . In
Bologna per Alejf andrò Scuoce 1 1570. a» 40.
Le lflituzioni deH’lmperio, contenute nella Bolla d’oro
[ di Carlo IV. ] nuovamente dalla latiua nella volgar
lingua tradotte [ da Luca Contile ] Nell’accademia
Veneziano 1 j j8. in 40
L’Origine degli Elettori. Ivi isi9- *«4°
Difcorfi della Precedenza de’ Principi , e della Milizia ,
di Sperone Speroni . In Venezia per Giovanni s liberti
1 598. in 4°
Ragioni di precedenza [ tra i Duchi di Ferrara e di Fi-
renze ] In ferrar a per Francefco Raffi 1662. in foglio ,
e ancora in 40
Capitolazioni , fatte tra N. S. Papa Clemente Vili, e il
Signor D. Cefare da Elle nella pace e accomodamen-
to delle cofe di Ferrara e fuo ducato , a di j. Gennaro
iyj>8.
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656 Della E l o qjj e n z a
Èia li ut. Cl. vìi. 1 *P8- *n Faenza,exonfcrm*te in Conciftoro ai indet-
to. In Ritma appresogli Jìampotori Camerali i jp8. in 8°
. E in Rimini per Giovanni Simbeui i yy8. in 40
Riftretto del difcorfo , fatto fopra la caufa del Monfer-
rato per l’Altezza Sereniffima di Savoia . In Torino
per Luigi Pizzamaglio 16 14. in foglio , e ancora in 40
Trattato del Titolo regio, dovuto alla Sereniftìma Cafà
di Savoja, infieme con un riftretto delle rivoluzioni
del reame di Cipri , appartenente alla Corona [ del
Padre Pietro Monodo Gefuita ] In Torino per gli ere~
di di Giandomenico Tarino 1633. in foglio.
Un altro libro confimile , ma diverta , era Aito ivi Rampato da Giorni*-
tifa Bevilacqua nel 1 J94. in quarto .
Parere di Gafparo Giannotti , fcritto al Signor Giulio
Cefare Catelmi fopra il Riftretto delle rivoluzioni
del reame di Cipri , e le ragioni &c. In Francfort [an-
zi in Firenze ] 1 63}. in foglio , fenza ftampatore .
Di queRa controversa parla Davide Pei/ero nella lettera LXVll.di quel-
le , che Federigo Gottelffio Getterò pubblicò in Jena per Erneflo Claudio
Bailiar nel 1708. m ottavo . Per quello, che riguarda i Fenetùaui ,
Teodoro Grafvinctt elio , Giureconfulto Olandefe , rifpofe al Padre Mo-
nodo con una DiRèrtazione , Rampata in Leida dalF Eltevirio nel 1644.
iu duodecimo , come pur dianzi avea rifpoRo allo Squittinio della liber-
ti Veneziana .
Lettera [diMonfignor Felice Contelori ] in rifpofta
alle ragioni del Duca di Parma contra la prefa della
Città c Ducato di Cadrò, efequita nel 1*41. [ In
Roma ] in foglio , e ancora in 1 1°
Vi fcriflc pure legalmente in latino i'ierframcefco de' RcJJi .
Il Dominio temporale della Sede Apoftolica fopra la
città di Comacchio con la Difefa 1. In Roma [ per
Francefco Gonzaga ] 1709. in foglio .
Difefa II. In Roma [ per Francefco Gonzaga ] 1 7 1 1 .
in foglio . - -
Confutazione di uno fcritto Italiano e Francefe,
fparfo in Germania intorno a Comacchio . In Roma
[ per Francefco Gonzaga ] 1711./» foglio .
Rifpofta a varie fcritture contra la santa Sede in
propofito di Comacchio . In Roma [ per Francefco
Gonzaga ] 1720. iu foglio .
Dell'
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* : Italiana: - ;• ■ 6s7r
w—+ Deiriftoria del Dominio temporale della Sede bTÌmot. c*.. vii»
Apoftolica nel Ducato di Parma e Piacenza , libri ni.
In Roma [ per Francesco Gonzaga ] 1720. in foglio .
£ltri limili fcrittl di Diritto pubblico fono trasfulì ne’ tomi x v. del Afer-
curio tfi Vittorio Siri , diverlì da’ fuoi tomi V tu. delle Memorie re-
condite: tutti peto inficine concernenti ridona dell’ultimo fecolox vii.
• ’ * . »
Il Meflaggero, Dialogo di Torquato Tafi'o . In Venezia
per Bernardo Giunti 1582. ##4°
Trattato della Guerra e unione de' Principi Criftiani
contro ai Turchi, di Cofimo Filiarchi. In Vinegia
prejfo il Giolito 1 J72. in 40
Difcorfo intorno alle cofe della Guerra^con una Orazio-
ne della Pace [ all’ Imperador Carlo V. del Cardinal
Reginaldo Polo ] Nell'Accademia Veneziana ijj8.
in 40
Trattato generale della Regalia, tradotto dal Francefc
[ del Vefcovo di Pamiers ] 1582. in 40 fenza luogo ,
Qui vanno riportati altri dialoghi del Tajfo , e più cofe di Scipione Am*
mirato t inferite ne’ tomi ni. de* -fuoi Opufcoli •
CAPO. Vili
Matematica *
DFlla nuova Geometria di Francefco Patrizi libra,
xv. ne’ quali con mira bil ordine , e con dimoftra-
zioni, a maraviglia più facili e più forti delle ufate , fi.
vede , che le matematiche per via regia e più piana ,
che dagli antichi fatto fi è, li portano trattare. la:
Ferrara per Vittorio Baldini * 5 87. in 40
Di lui ci '-fono ancora i primi libri tI. latini de rerum natura , l’uno de.
Jpacio pbyfico j e l’altro de fpacio mathematica , ftampati in Ferrara dal
Baldini 1787. in quarto .
Pratica della Perfpettiva di Monfignpr Daniello Barba-
ro , eletto Patriarca d’Aquileja , opera molto utile a*
Pittori, Scultori, e ad Architetti. In Venezia per Cam-
millo e Ruttilo Borgominieri 1568. in foglio 9,ediz. il. ’
11 nome di ti gran Prelato nobilmente rifplcndc in quella Eloquenza , e
O 0 o o va-
65Ì Della Eio^ekz a
..... ■- — anche nell’ «leu , come in pnl facoltà facte e dviU egualmente cele*
DI ilioT. Cl. VII. |,cc> e nelle ambafecrie per la fua patria > e nel giado eccleffoftico illu*
(tre ; onde Mfonfo Vile* non fi faxia di lodare il Paetiarca Giovanni
Grimani in occasione di dedicargli i Dialoghi della Naturai filoibfix di
Giovanni di Pente , per elTerfi eletta Coadiutore un unt’ uomo , da lui
chiamato priucìfol lume di quello fecolo , e (tèndo la fua e le a ione (tara
approvata dal Pontefice Giulio III. ai x vii. Dicembre ijjo. Egli poi
moti nel 1174. d'anni lxi. come nato ai x vili, di Febbraio if i|.
dell' era comune : con le quali Scure dare fi emenda chi ne recide di.
verfaiuente . Gregorio XIII. furrogò poi Luigi Giu/Tiniam altro coad-
jutore al Grimani .ai xx. Luglio 1574.
Pratica di Profpetti va di Lorenzo Sirigatti . In V inezia
per Girolamo Francefcbi 1 $ 96 ^in foglio .
Le due regole della Profpettiva pratica di Jacopo Ba-
rocci da V ignola co.’ Comentarj d'Egnazio Danti . /*
Roma prejfo il Zanuetti 158 j.i» faglio .
Dell’ Ufo e delia fabbrica dell’Aftrolablo , e del planis-
ferio con la giunta deli’ ufo e della fabbrica di nove
altri linimenti agronomici, di Egnazio Danti . In
Firenze per li Giunti 1578.1» 40
General trattato di numeri, e mifure di Niccolò Tarta-
glia. In Venezia per Curzio Trojano 1556. Furtivi*
voi. t. in 40
Invenzione’, del corfo della Longitudine di Paolo Inte-
rino , Gentiluomo Geùovefe , col riftretto della Sfe-
ra . Ih Lucca pel Bufdrogo 1 5 5 1. »» 40
Della Sfera del mondo librivi, di Aleflàndro Piccolo-
mini. In Venezia per Gio. Varifco- 1 595.1» 40 ediz. il.
Delie Stelle fiflè . In Venezia per lo Varifco in 40,
fenz‘ anno .
-■ Teoriche , ovvero Speculazioni de’ Pianeti . In
Venezia per lo Varifco 15 6j* in 4?
Annotazioni fopra la lezione delia Sfera del Sacrobo-
feo, ove li dichiarano tutti i principi matematici c
naturali [di Mauro Fiorentino J In Firenze per lo
Torreutiuo 1550. in 4®
La Sfera di Gialbii de Nores . In Padova, per Paolo Me -
petto 1589. in 40
La Sfera di Proclo, tradotta da Egnazio Danti con an-
notazioni . In Firenze per li Giunti *573. in 40
E tra-
\
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Italiana 659
— . E tradotta da Tito Gio. Scandianefe .In Vìncgia
pel Giolito 1 f $6. in 40
Difcorfo fopra gli anni climaterici di Giufeppc de’ Rof-
fi da Sultnona. A» Roma per Jacopo B cricchia 4»
Trattato della Sfera cou le pratiche per quelli, che delì-
derano efercitarfi in ella , e col modo di far la figura
celefte , fecondo la via razionale , di Urbauo David .
Ih Roma per lo Mafcardi itf 81. in n°
Degli Elementi d’Euclide libri xv. con gli fcolj antichi,
tradotti prima in lingua latina da Federigo Comman-
dino, e di contentar/ ili nitrati , e ora d’ordine del mc-
defimo trafportati nella uolìra volgare , e da lui rive-
duti . I» Urbino per Domenico Frifolino 1 J7 j. in foglio.
Il libro v. degli Elementi d’Euclide, ovvero feienza uni-
vertale delle Proporzioni, fpiegata con la dottrina
del Galileo £ da Vincenzio Viviani ] In Firenze alla
Condotta 1^74.1*4°
•— Formazione , e mifura di tutti i Cieli . In Firenze
per Pier Matini 1690. in 40
Lo Specchio ultorio di Bonaventura Cavalieri , ovve-
ro trattato delle Sezioni coniche . In Bologna per
Giambatìfla Peroni iSfo. in 40
Fabbrica degli Orologi folari per D.Valentino Pitti Ca-
nonico regolare di san Salvatore. In Venezia per
Marco Gaarifco 1 y $8. in foglio .
Dialogo di Giambatifta Viroercato, degli Orologi folari.
In Ciliegia pel Giolito 1 {67. in 4®
Degli Orologi folari nelle fuperficie piane. Trattato .dì
Muzio Oddi da Urbino. In Milano per Jacopo Latini
1514. in 4° , ■ i
— - Dello Squadro, Trattato. In Milano per Bario-
lommeo Folcila i6ij.>«4®
— — Della Fabbrica e dell’ ufo del Compaflo polime-
tro. InMilano pel Folcila tójj. in 40
Monicometro , ftrumento da mifurar la villa Itando
fermo , del P. D. Francefco Pifferi Camaldolefe . In
' Siena per Luca Bonetti ijfif. i»-4a
Fabbrica del (xynpaflò di proporzione di Paolo. Cafati.
« * O o o o a In
1
66o Della Eloquenza
- Bologna per G. S. F erotti 1664. in 40 --
Bisliot. Ci. vii» Di* Sfoni matematiche di Galileo Galilei intorno
Dfdue nuove fcienze, attinenti alla meccani » mo-;
* vimcnti locali . /» Leida per gli Elzevtr) 4 ti
. Difcorfo intorno alle cofe , che ftanno ^Jlacq^,
o che in quella fi muovono . In Ftreuze per Cojrno
Giunti 1612. in 4? ediz.ìl. • '
Pu atta ultimamente in Firenze <bi T-*W •**"» UoUOM *d‘U<We
■ delle opere del GMlilti la tomi «ri. In quarte *
C A P o . I x . ;
Il Calendario e Computo eccleftaftico . • ■>
Difcorfo di Giovanni ZantI fopra la riforma delT
anno , fatta da Gregorio X11L In Roma perento-
t/10 Biado 1 y8x. in 40 . , . R M n '
La C hiave del Calendario Gregoriano del R. M. U go-
lino Martelli Vefcovo di Glandeva . In Itone i*8*~
in 8° fettza Jlampatore . ‘ „ ,
pelato > non comune , del Zm*1 • ><, . ' / . • i.
Trattato del Computo ccclefiaftico del P. Guido g
Sovvignl, fàcerdote dell Oratorio di Erancia . In
tfowa per Ludovico Grignani 1641. in 8° •
11 Computo ecclefiaftico riformato , facile , e »
ordinato e difpofto ne’ nodi delle dita da Vincenzio,
Cappellini Finarefe. In Modana per Bartolomeo So-
li ani 1647 .;«8°
C A P O * X
Architettura .
,:o
-.1
LA Milìzia Romana di Polibio , Tito Livio, e Dio-
nigi Alicarnafleo , da Francefco Patrizi dichiara-
ta, e con varie figure illuftrata, la quale appiè np^n-^
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♦ •Italiana „ 66 1
tefa , non folo darà altrui ftupore de’ fiioi’ buoni or-
' dini, edifciplina, ma ancora in paragone farà chiaro
quanto la moderna fia difettuofa e imperfetta *1» Fer-
rara per Domenico MatmreM 158 3. in 40
— ■— Paralleli militari, ne’ quali fi fa paragone delle
milizie.antiche con le moderne [ opera eziandio poli-
tica ] In. Roma per Luigi Zannetti 15^4. tomi il. voi, i.
in foglio ..
Nel frontifpizio fù poi mutato il nome itilo Stampatore in quello di" Cu*
glieimo Face lotto , e Tanno nel uSo 6. quando era già morto il Pafrix. j ,
che dedicò l’opera al Duca.Buonccunpagm ,. degnamente esaltandolo
per gran fautor delle lettere . Non c poco , che due uomini grandi »
ma non di rado ugualmente maligni «.Superbi-, ' Ciuf eppe Scaligero y e
■ Claudio Salmafio , il primo Scrivendo al Cafaubono , e l’altro al vec-
chio GrtmooitXy lodino queft’opera dfcl Patrixj , e il primo ancora nella
Scaligera»» j dandone per plagiario GidPlo Liffio , perfona onorata , e
da non tenerli facilmente per tale fòpra un vìdetur del Salmafioy e mol-
’ ito meno lenza il vidttur , e nafcoSlamente Sulla nuda parola , o cairn»*
nia dello Scaligero : il quale per altro Tappiamo da Monfignore \ Vendo
©oq. quante atrocissime ingiurie oiò di trattate IL povero Liffio di pro-
pria unno ne’ margini di un efèmplare del fuo libro de Milìtta Roma r
nè /korfe in ricompenfa , che il buon Liffio parve non cercare altro-,
«hp Jr.oocafoni di. lodar lo Scaligero : del cui libro bisognerebbe an-
r *ora veder, come Sta la prima edìzione -. L’inlìgnc plagiario , da me più
*• vòlte accennato. Si feopre ben con altro , che con un vìdetur . Ma peg-
gio farebbe , fe io riferilli una Tua nuova propoSìzionc in materia dello
Scalìgero: la quale per degni rifpetti non voglio quì riferire. Al SaL
ronfio poi , e allo Scalìgero non fo per altro, come pollano e (Ter pia-
ciuti i Paralleli del. Patrixj , a loto certamente non favorevoli •
- ' * • -
Difpareri in materia d'Architettura e profpettiva con
• pareri di eccellenti e famofi Architetti , che gli rifolr
vono, di Martino Bacci Milanefe. In Brefcia per
Froncefco Marchetti 1572. in 40
Trattato deiTAcque del magnifico Metter Luigi Coruar-
ro , nobile Viniziano * In Padova per Graztofo Tetca-
cino i$6o. in 40
L’autore, di cui parla , oltre agli altri , gìidifopra accennati, anche
il Gaffendo nella Vita del Peirejlyo , dice di averlo fcritto d’anni 8;»-
. • . . . •
;Tre Difeorfi' [ di Giufeppe Ceredi ] fopra il modo di
alzare Tacque da’ luoghi baffi. In Parma per Set biot-
to in 40
Trat-
lilBLlOT. Cu VII.
Efifl. extx. li b. 11.
f»g. a3y.
kfijì. tcnt.fag.21j.
xciv.ji6.xcvr.a20.
liuti ianapag.il.
662 Della Eloqitenza
BiatioT'Ct. vii. Trattato della direzione de* Fiumi di Faraian Miche-
lini . In Firenze nella ftamperla della Stella 1664.. in 4*
Dialoghi il. di Jacopo Lantieri da Paratico Brefciano
del modo di difeguarle piante delle fortezze , fecon-
do Euclide . In Venezia prejfo il Valgrifi iffj. in 4*
Del fortificare , offendere , e difendere col modo di tire
alloggiamenti campali, di Girolamo Cataaeo Nova-
refe . In Brefcia per Tommafo Bozzo! a 1567,1» 40
1 quattro primi libri d* Architettura di Pier Cataneo • /»
Venezia prejffo il Manuzio 1 5 J4. in foglio .
Architettura militare di Francefco Marchi Capitanò.
In Venezia per. Francefco Franceschi 1577. in foglio .
Ci fono altre edizioni di queft'Arch Itemi ra del Marchi , 000 poco Ut*
mata dai iincftri della milìzia moderna ,
Libri iv. deirArchitettura di Andrea Palladio . In Ve*
• ■ nezia per Marcantonio Brogiotto 1572. in foglio .
E ivi per Rartóiommeo Car amplilo 1581. in foglio ,
Idea deirArchitettura di Vincenzio Scamozzi . in Ve-
nezia per Giorgio Valentino 161 f, tomi il. »» faglio w ■»
— — Difcorfi fopra le Antichità di Roma [ con figurò 3
In Venezia per Francefco Ziletti 1/82. in foglio .
La Corona Imperiale di Architettura militare di Pier
Sardi . In Venezia a fpefe dell’autore i5i8. in foglio,
L’Architettura di .Baftiano Serlio. In Venezia per li
Francefchi ly 84. in 40 edizione il.
Della Trafportazione dell* Ohelifco Vaticano , c delle
fabbriche di ^ifto V. fatte dal Cavalier Domenico
Fontana . In Roma per Domenico Bafas 590, in foglio .
L Arte militare terrete e marittima , fecondo la ragio-
ne c l’ufo de’ più valorofi capitani antichi e moder-
ni libri iv. di Mario Savorgnano Contedi Belgrado ,
pubblicati da Cefare Campana . In Venezia per Fran -
. cefco Francefchi 1599, in foglio , ediz, f. > •<
Il Savorgnano , ovvero dèi Guerriero-novello, Dialogo
del Cavalier Ciro Spontone. .In Bologna per Vittorio
Benacci 1603, in 8° ‘ * •
I dieci libri deirArchitettura di Gio. Antonio Rufconi,
fc-
{
/
Italiana 663
fecondo i precetti di Vitruvio [ con figure] In Vini- Vn.
già prejfo il Giolito i $go. in foglio , ediz. i.
I dieci libri dell’Architettura di M. Vitruvio, tradotti e
comentati da Monfignor Daniello Barbaro , eletto
Patriarca d’Aquileja , da lui riveduti , ampliati e in
più comoda forma ridotti . In Venezia per Francefeo
Francefcbi tsó-j.e 1 5 84. in 40
Monfignor Barbari divulgò ciucila Tua opera anche 2 parte in latino , co-
me il Patitilo la Tua lmitat.ione foetìca , il Ca/a il Trattato degli Vficj
mi/wrj 2 e il. Bembo Vi fiotta T'at chiana .
c a p a . x t
1 .
ì Militari Greci e Latini volgarizzati ..
DI Erone Aleflandrino degli Automati: , ovvero'
macchine femoventi ,. librili. tradotti dal, Greco
da Bernardino Baldi Abate di Guaftalla [ con annota-
zioni ] In Venezia per Giambatifta Bertoni itfoi. in 40
edizione il..
Onofandro Platonico dell’ ottimo Capitan generale , e
del, fuo uficio , tradotto di Greco in lingua volgare
Italiana da Meflèr Fabio Cotta Romano.. In Viuegia
per lo Giolito 1 *4 6. in 40'
Polibio del modo del l’accampare , tradòttopcr Filippo
Strozzi con alcuni'apottemmidi Plutarco , e co', nomi
degli ordini militari. di.Eliano ... In Fiorenza, per lo
Totrcntino 1 $ J.aw in 80,
Eliano del modo di mettere in ordinanza , tradotto per
Francefco.Ferrofi ... /*. Venezia preffo il.Gio/ito.i sit-
in 8°'
Trattato breve dello fchiérarc in ordinanza gli'eferciti
e dell.’ apparecchiamento della guerra , di Lione lm-
peradore,. nuovamente dal la G reca n el 1 a uoftra lin-
gua ridotto da Filippo Pigafetta: con.fue annotazioni.
In Venezia per Francefeo Francefcbi tf&6..iu./\?'
Vegezio dell’arte militare , nella comune lingua nuova-
mente tradotto da Tizzone Gaetano da- Pofi . In Ve-
nezia per Gregorio , Gregorj tu;, in 8° edizione u
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664 Della Elo<£_ubn*a
■ ■- il Vefcovo di Poi» Attobello Aneroidi, Referendario, e per tutto il Doeai-
Bi biioTxCl> Vii. n*0 j; Venezia Legato Apoflolico, dando con fuo editto, qui prcpoflo,
molte lodi al traduttore , e al fuo libro , proibifee a qualunque perfo.
na con pena di [comunica, e di fofpenjione da qualunque uficio io quella
Stato per feì anni , di riltamparlo , o riftampato da altri di venderla
feti za la volontà di Tizzone, che Io dedica a Federigo Gonzaga 4 Signor
di Bozzolo con dire di averla tradotto nella nojtra comune lingua «r
aver veduto, efler fi di erta lingua ornatamente veflae la Filofofia fi Aero-
logia (cioè 1 ' Ajlronomia ) la Laica, la Legge , la Poefia e Farle oratoria .
Quello editto dijit rvativa del Nuncìo Averoldo c dato in Venezia net
palagio di Tua reCdcnza a tan Jacopo delf Orio il dì l. di Marzo ijau
L’Architettura di Leo nbatifta Alberti , tradotta in lin-
gua Fiorentina da Cofimo Bartoli . In Firenze per Lo-
. remo Torrentiuo 1 yyo. in foglio grande .
Le Meccaniche di Guidubaldo Marcbefe del Monte ,
tradotte in volgare da Filippo Pigafètta . In Venezia
per Francefco Fr ance f chi 1581. in foglio .
Parafrafe di Aleflàndro Piccolomini fopra le Meccani-
che di Ariftotile , tradotta da Orefte Vannocci . i«
Roma fcr Francefco Zanuetti 1582. in 4®
C A P O . X 1 I
‘Pittura e Scultura.
Vite de’ Pittori antichi [ Zeufi, Parrafio, Apelle , e
Protogene] fcrittc e illuftrate da Carlo Dati, nell*
Accademia della Crufca lo Smarrito. In Firenze nella
J lamperia della Stella 1667. in 40 ediz. 1.
Il Dati voleva darei tre tomi , il primo de" quali contenerti: un Trattalo
della Pittura antica , il fecondo le t'ite , .0 il terzo un Catalogo di tutti
gli artefici . Ma poi G vide aver lupplico a ciò Francefco Giunio co*
libri ili. de Pittura veterum nella edizione il. pubblicatane la prima
volta da Giangioreio Grevio in Roterdam prejfo Regnerò Leert in
foglio : della quale «pera il Dati non vide lenon l'edizione I. fattane
in Amferdam da Giovanni Blaeu nel i<S}7. 10 quarto .
V Aretino, Dialogo della Pittura di Lodovko Dolee ,
nel quale fi ragiona della dignità di ella , e di tutte le
parti neceflarie , che a perfetto pittor fi convengono ,
con efempj di pittori antichi e moderni : c nel fine u
fa menzione delle -virtù c delle opere del divin Ti-
ziano . In Vinegia pel Giolito ly 57. #> 3°
La
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Italiana 66 5
La Pittura di Leombatifta Alberti, tradotta da Lodovico jj,ilIOTt Ci. vii,
Domcnichi . In Vinegi a pel Giolito 1547. in 8°
Trattato della Pittura di Lionardo da Vinci con la Aia
Vita, fcrittada Rafaello [Trichet] Dufrefne, aggiun-
tivi i tre libri della Pittura , e’1 trattato della Statua ,
di Leombatifta Alberti [ con la Vita di lui , che fu
coetaneo di Marlilio Ficino ] I» Parigi per Jacopo
La» gioii 16 fi. in foglio .
Trattato dell’Arte della Pittura , Scultura , e Architet-
tura , di Giampaolo Lomazzo . In Milano per Paolo
Go tardo Ronzio 1 y8f. iti 40
Idea del Tempio della Pittura . In Milano per lo
Ponzio 1 590. in 40
Origine e progreffi dell’ Accademia del difegno de*
Pittori , Scultori , e Architetti di Roma , raccolti
da Romano Alberti . In Pavia prejfo il Banali 1604.
in 40
DueTrattati, uno intorno alle otto principali arti dell*
Oreficeria , e l’altro all’ arte della Scultura , dove fi
veggono infiniti fcgrcti del lavorar le figure di mar-
mo , e del gettarle di bronzo , compofti da Benvenuto
Celimi . In Firenze per Valente Panizzi 1 j£8. in 40
Notizie de’Profeflori del difegno da Cìmabue inquà,
dove fi moftra , come , e perchè la Pittura , la Scultu-
ra , e l’Architettura , dopo lafciata la rozzezza delle
maniere Greca e Gotica , fi fono ridotte all’antica lor
perfezione, opera di Filippo Baldiuucci Fiorentino
[ Accademico della Crufca ] diftinta in fecoli , e in
decennali [fecoloi. dalutfo. al 1300. ] In Firenze
per Santi Franchi 1681. #«4"
— — Secolo il. dal 1300. al 1400. In Firenze per ‘Piero
Matini i6%6. in 40
— Secolo ni. [ Parte 1. poftuma ] dal 1400. al 1340.
In Firenze per li Tortini e Franchi 1718. in 40
Secolo iv. Parte 1. dal i34o.'al 1380. In Firenze
per Piero Matini 16 88. iu 40
— — [ Secolo iv. Parte 11. poftuma ] dal 1 380. al itfio.
In Firenze per Giufeppe Man ni 1 70». iu 4®
. T p p p Se-
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666
HllLIOT, CU VII.
Taf! }■ <£. 77.
Della Eloquenza
. Secolo v. [ poftumo ] dal itfio.ali£7o. la Finn»
ze per li Tartiui e Franchi 1738. in 40
Quelle tinte diviGoni poteano difporG un poco meglio, e in minor copia
di tomi per atro di cariti vetfo i comperatoti .
Cominciamento e progredì) dell’ arte dell’ inta-
gliare in rame con le Vite de’ più eccellenti maeftri
di tal profeflione . In Firenze nella /lamperia di Piero
Matint 1686. Ì//40 , ...
11 Vocabolario Tofcano dell arte del dileguo co
propri termini e voci non folo della Pittura , Scultu-
ra, e Architettura , ma ancora di altre arti, e che han-
no per fondamento il difegno . In Firenze per Santi
Franchi 1681. in 40
La Vita del Cavaliere Gianlorenzo Bernino, Seul- '
tore , Architetto, e Pittore . In Firenze per Vincenzio
V angeli fli 1681. »« 4’ .
. Lettera , in rifpofta ad alcuni queliti di pittura . In
Firenze per Piero Macini 1687. in 40
La Veglia , Dialogo di Sincero Vero . In Firenze
pel Matiui 1690. in 40
Lezione, detta nell’Accademia della Crufca in
• due recite . In Firenze pel Matiui 1692. in 40
11 Ripofo di Raffaello Borghini , in cui fi favella della
pittura e fcultura , e de* più illuftri pittori e fcultori
antichi e moderni . In Firenze per Michele Neftenut
1730. in 40 edizione il. . . ,
Il Getti per attedilo del Signor Canonico Salvimi , ferine pure le Vite
de’ primi Pittori Fiorentini : e mcdeGmamente oltre llDiJeguo del
Doni , ftampato /• yinegia dal Giolito 1J49- in ottavo , ci fono le lue
piuure , Rampate in Padova da Graùofo fercacino ljd4. in quarte i | mi
però non fono altto , che fatture del Doni il vecchio , molto divcrfo dal
muovo . Di Paolo Pino ci c un Diaiolo della Pittura , ftampato m Ve-
mecJa nel if4t. in ottavo . %
La Vita di Michelagnolo Buonarroti, raccolta per Afca-
nio Condivi dalla Ripa Traufone. In Roma per An-
tonio Biado ij sì. in 40
Le Vite de’ più eccellenti Pittori , Scultori, e Archi-
tetti , ferine da Giorgio Vafari , pittore e architetto
Aretino. In Fiorenza prejfo i Giunti 1 y68. Parte 1.
e il. volume 1. in 40 adizione il.
Par-
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r
• Italiana 667
— — • Parte ni. del volume 1. Ivi 1 jff8. in 4*
— Volume il. C della ] Parte ni. dal isso. il 1567.
Ivi 1 j58. in 40
Tante divilìoni in volumi e in Pjtiì , fono incomode > e più sbrigativa
farebbe (lata una fola in foli tomi .
Le Vite de’ Pittori » Scultori, e Architetti moderni,
fcritte da Giampiero Bellori . In Roma prejfo il fuccef-
for del Mafcardi 1671 . in 40 Parte 1. [Solamente ]
Le Vite de’ Pittori, Scultori , e Architetti dal 1571.
al 1542. fcritte da Giovanni Baglioni . In Roma per
slndrea Fei 1642. in 40
Le Vite de’ Pittori, Scultori, e Architetti Genovefi ,
fcritte da Raffaello Soprani . In Genova per Giufeppt
Bottari i6t\. in 40
La Feliìna Pittrice , Vite de’ Pittori Bolognefi di Carlo
Cefare Malvalla . In Bologna prejfo il Barbieri 167%,
tomi il .in 40
Le Maraviglie dell’arte, ovvero le Vitedegl’illuftri Pit-
tori Veneti , e dello Stato, defcritte da Carlo Ridolfì .
In Venezia per Giambatijla Sgava 1648. tomi il. in 40
Il titolo di Fife non avea gtazia, ne ballava, fé non ci entcavano le Ma-
raviglie dell'arte , c i Flutti per li Penepiani . Il Iricbet al fuo libro
del Fiuci aggiunte pure nn Catalogo di quali! , che hanno felino dì
Pittura , ma lenza \e forme , e gli lìampatori : cofe minute, ma ueceffa-
rit , come ben fanno gl’intendenti , ancorché taluno abbia voluto dire
il contrario , ma per fecondo fine •
Bìbuot. Ci. VII.
C A P O . X I I I
Muftca .
DEI Suono e de* tremori armonici dell’udito , trat-
tati del Padre Daniello Bartoli della Compagnia
di Gesù . In Roma per Niccolangelo Tinajft 1679. in 4°
Tutte le opere di Giufcppe Zarlino da Chioggia [delle
Iftituzioni e dimoftrazioni armoniche ] In Veuezia
per Francefco Fraucefcbi 1 sSp. tomi il .in foglio , ediz.il.
Il Fronimo, Dialogo diVincenzid Galilei [padre di
Galileo ] fopra l’arte del bene intavolare , e retta-
mente fuonare la muftca . In Venezia per Girolamo
Scoto if%}.tn foglio . „
Pppp 2 Del-
i
\
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BieuoT. Ci. Vii.
66 8 Della Eloquenza
Della Mufica antica e moderna, Dialogo in fua di-
fefa contra Giufeppe Zarlino. Iti Firenze per Filippo
Giunti 1601. in foglio , edizione il.
— — • Difcorfo intorno alle opere di Giufeppe Zarlino .
Iti Firenze per Giorgio Marefcotti 1 j8p. in 8°
Difcorfo di Francefco Bocchi fopra la Mufica . In Fi -
renze preffo il Marefcotti 1 j8o. in 8°
Dialoghi il. di Mufica, di Luigi Dentice . In Napoli per
Matteo Cancer 1 j j a. »* 40
L’Antica Mufica ridotta alla moderna pratica , di Nic-
colò Vicentino . In Roma per Antonio Barri 1JJ7. in
foglio.
11 Melone 1. e il. difcorfi armonici del Cavaliero Ercole
Bottrigari . In Ferrara per Vittori » Baldini 1601. in 40
■ Il Patrizio, ovvero de’ Tetracordi armonici di
Ariftoflèno./» Bologna per Vittorio Beuacci 1 $91 .in 40
Compendio del Trattato de’ generi e de’ modi della
Mufica, di Giambatifta Doni con un Difcorfo fopra la
perfezion de’ concenti. In Roma per Andrea Fei 16 li.
in 4°- u
Annotazioni fopra il Compendio. Ivi 1640. in 40
Ci c pure il fuo Dialogo latino de Praflantia Mufica veleni , ftampato
in Firenze per Amador Mafji KS47. in quarte : e dall’infaticabile Signor
Cori fi afpettano Umilmente del Doni altre eofe intorno all’antica mufi-
ca ,.non più dampate : e tale fi è la Lira antica , da lui redimita, e per
onoranza di ehi il favoriva, da lui detta , Lira Barberina . Il Darti nell’
addotto fuo libro latino pag.49. fcrive,che il tanto celebrato Pontefice
Marcello II. avrebbe ridotta muficorum licentiam alla mente del Con-
cilio di Trento , fe noi gabbava un di loro . Tutto (la , che a ridurla
vi ftfie badato il pontificato di X XI. giorno . Il Venerabile Cardi-
nal Lemma fi , predo , predo ancor egli pel fuo Titolo d’£fu;a/e , al-
tramente de* santi Stive (ire e Martino , ve la ridulTe a tenore del prc-
fcritto nella Decretale di Giovanni XXII. dopo il VI. negli Eftrava-
ganti comuni , libro III. de vita & bone/late clericorum tir. I, eap. I.
dulia ranlìorum Patrum , dove fi proibirono le mufiche , improprie
alla cafadi Dio. Ma il pio Cardioale pochi giorni prima di porvelà
in effetto nella Feda di «an Silvedro , effondo caduto infermo , fu chia-
mato da Dio all' altra vita alle ore XH. della mattina del piimo di
Gcnnajo 171).
Difcorfi di Mufica di Vincenzio Chiavelloni . 1» Roma
per Ignazio de' Lazzeri 1668. in 4°
Di-
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Italiana
66y
Difefa della Mulìca moderna contra la falfa opinione ^ - •
del Vefcova Cirillo Franco, tradotta di Spagnnolo in B,8l,#T*Cl* VI1,
Italiano . In Perugia per Angelo Laurenzi 1666. in 40
Breve trattato (òpra le Accademie [ in mufica ] di
M. Aleflandro Canobbio ai magnifici Signori Acca-
demici novelli di Verona. /» Venezia per Andrea
Bocbtno ip 71.#» 40
Del Ballo , dialogo di Rinaldo Corfo . 'In Venezia per
Sigi [mondo Bordogna 1555. in 8°
Il Ballarino di Fabrizio Carofo da Sermoneta [ con
figure] In Venezia per Francefco Ziletti 1581. in 40,
grande . . . I
Diciotto anni dopo quella edizione 1. dedicata alla Granduchefla Bianca
Capello , fc ne fece un altra , dedicata a Marta de' Medici Reina dì
Francia , con un fonett* del Ta fio all’ autore . .
11 nobiliffimo e antichiffimo Giuoco Pitagorèo, nomi-
nato Ritmomachia , cioè battaglia di confonanze di
numeri , per Francefco Barocci Gentiluomo Vene-
ziano in lingua volgare a modo di parafrafi compofto
[ e da lui dedicato a Cammillo Paleotto ] In Venezia "
per Graziofo Percacino 1572. in 40
Quello Percacino (lampo in Padova , e Umilmente , come fi vede , in
Venezia : delle imprelfioni della qual città Antonio Perfio , fratello di
Afe an io nel fuo Trattato dell’ ingegno dell’ uomo pag. 66. feri Ile quelle*
parole j che ora in buona cofcienza non potrebbe fcrivcrc : Cbi non fa,
che a Vinegia la pampa è più perfetta , che in ogni altra cittd d'Italia .
Da Jacopo Fabro Stapulenfe era flato prima difiefo il libro del Barocci
in Dialogo latino * e accrefciuto poi da Claudio Bufferò Delfinate . Di
quello Giuoco medefiiuamente fenile il Varchi preflo il Canonico Sai'
vini
Fafti pag. 44.
V erfi e regole della nuova poefia Tofcana [ di Claudio
Tolomei , col fuo ritratto avanti ] In Roma per An-
tonio Biado d* Affla i» 40
In fine fi promettono ancora 1 Dialoghi del Tolomei per confermare tpuefia
JuafinvenxJone con principi di Filo [afa , e di Mufica . Mapoi non fe ne
vide altro , benché il Tolomei affai dopo fe ne morifle in Roma al
xxi n, di Marzo IJJJ» fecondo Lucantonio Ridelfi nell* Aretefila pag.
M*
CLAS-
BiblioT'CiiVIIIi
Bibliotbtct forra fo-
rmi. fai. 353. tilt.
Ili.
Taf. 314. 31;. tiii.l.
dii Salvia» ,
670 Deila Eloquenza
CLASSE. Vili. E. ULTIMA
La Teolog ia .
CAPO . I
?
Biblica .
BI b L 1 a volgare iftoriata [ di Niccolò de’ Maler-
mi , e anche Malerbi ] P'eaeiiis typis yindtlini
de Spira mcccclxxi. Kal. Augufti , ia folio .
Non ((Tendo mancato chi lì c perliiafo . che Jacopo , comunemente dui*
rtuto Voragine , dell’ ordine de' Predicatori e Arcivefcovo di Genova,
il qual vi (Te nella metà del fccolo xm. folTe il primo a volgarizzare la
Bibbia ; il Padre Jacopo le Long a ciò con ragione li è oppofto per non
trovarfenc alcun rifeontro lìcuro • Aggiunga» , che per la faera difei-
plina di que' tempi era difdetto il volgari ma ri coti nudamente , fenza
{piegatone , e con ifpirito privato .la parola di Dio fqritta ; anzi di
più. come lì c già moftrato , non era lecito nè pure di predicar volgar-
mente in Chiefa , ma Colo in latino , concedendoli in volgare follmente
fuori di Chiefa , Il Pajfavanti . del medefimo iflituto del Voragine . e
fiorito alquanti anni dopo lui. chiaramente con più ragioni loinfegna
nel fuo tetfo Specchio di vera Penitene Jt . chiamando avvilire la facra
Scrittura il tradurla in lingua volgare : oc 11 Voragine al certo fu in
tempo di pofledere alcun dialetto romanzo e volgare , da tenerli pet
adatto c (ufficiente a il grande imprefa . O (ferrammo, che il Clero Óai-
/rraae.folennemcnte congregato, già molti anni fece (lampare il fegueote
libro , a cui , almeno in riguardo a noi poveri Italiani , fi latehbono
potute aggiungere leaflcrzioni del Pajfavanti , le quali vi mancano •
il titolo del lioro fi è quello , che non farà male ridirlo tutto : Colledio
quorumdam gravimi audorum , qui ea prof effe ve l ex acca fine , facra
Scripeara ani divinontm ofcìorum in vnlgarem linguaio tranilaiionct
data nanne , jujfn Cleri Gallicani . Lntecia per Antonium Vitrè l66t.
iu quarto grande . II volgarittLOmento del Malermi . o Malerbi , fe pu-
re è fuo , e non ptefo da qualche codice più antico di lui . avendone Io
veduto già molti anni uno qui in Roma tra quelli del Duca SalviaJi , 0
fi Redi citandone pure un altro, non fi è qui riportato per eflèr di ufo
alcuno, come barbaro, e fenza grazia d’ortografia e di lingua ; ma fo-
to , come anteriore a Lutero , e a Calvino , i quali in fcquela di altri
crcfiarchi , loro 'precutfori , ancor elfi allcttarono quello Audio per
inferirvi le proprie erefie , e in tal guifa , all’ufanza loro proptia ,
mortalmente ingannare gl’ incauti in traile per cofe della facra Scrittu-
ra . Della Bibbia del Malermi , il cui redo ora a noi non importa di
(famÌMi per minuto , e che chiama lè Hello Venetum , monaebum lau-
di
1
Digltized by GoQgle
Italiana 67 1
Sì Benedilli , ORDINI s Camaldulenfium t per efler quello un Ordine £ ' '
da *c , e a parte > ma che fegue la regola di san Benedetto , come altri 8 LIOT,Ct.VIU«
ancora , fi trovano varie edizioni , una delle quali diceli fatta cum
lìc enfia [aera Congregatomi lnquifitìonis , Veneti! s typit Hieronymi
Scoti 1167- ìu folio . Ma poi , come dice la Regola iv. dell’ Indice ,
l’efperienza ha fatto conofcere , non doverG a tutti indifferentemente
permettere la lettura volgare , e fenza [piegandone di forte> di tali ver*
Goni , fatte ancora da’ Cattolici , ma di autorità privata, per elTer foliti
gli eretici di prevenire i femplici con la falla opinione , che debbano
trovar nella fola Bibbia tutti i dogmi di Fede • £ avendo elG attualmen-
te commercio tra’ cattolici , lo Spargono tuttavia in voce e io ifcrit-
to, benché lì folle anticipatamente a ciò provveduto Gn già dalla prima
comparfa de’ nuovi erelìarchi , e coutra le antiche ver foni Franco fi in
tempo ancora del fommo Pontefice Innocenzo III» poiché Valdo «au-
tor de* Valdefit Vicleffb, Giovanni 'Ufo , e altre pelli,, prima di Lutero
e Calvino , cercarono medefiinamchte d’infinuarfi per tale Grada • Ma
la noftra [anta Chiefa , la qual fola c la vera , non vuole imitare le al-
tre , che fon fai fi , e non fante , nè vuol permettere a* fuoi figliuoli
Scriptura operano dare eo mòdo , quo id faciunt filìariorum filatore/ &
afccla , abfque certo duce (3“ interprete , tT abfque MAGISTERI*)
eccltfia , cui qui non adbaret , eum necejfe e/i pracipitem in omnit generis •
erroret ferri , come fcrive ottimamente di dò favellando il Padre *fa~ Barimi & Merini
copo Gretfiro In un libro, il qual ballava, che foflè intitolato , come è, pag. 222. 229.
de Contro verfiarum Fidei judice £JT norma . Per qualche altro lume non
lafcerò d’avvertire , come in tempo del Re Carlo IX. pubblicamente
annidatali l’erelìa in Lione , quivi gl*, apollati Italiani , rifuggir! in
qucH’afilo d’impietà , occultando i veri lor nomi, fecero pel uiedefimo
no fine molte edizioni volgari del Ttliamento nuovo in piccola forma
a maggior comodo (e danno ) de’ troppo incauti ftudiofi : alcune poche
di molte delle quali edizioni qui fi noteranno : ed effendoG fparfo In
iftatnpa per gloria di Lodovico Caflelvetro , che una ve ne faceflè ancor
egli , di cui fiali trovato il proprio originale , io non fapreì dire ( nè
qui m’importa _Ì1 cercarlo ) qual polla eflèr di quelle , da me vedute *
alle quali appieno corrifponde un Maflimo Teofilo Fiorentino co’ fuoi
libri l'opra il T efiamento nuovo , pancgirifla ancor quelli della buona
Luche fa Renata .
1 Appretto Gio. Cri/pino ijf f. in duodecimo , latina e volgare , fenza Ino-
go C fìawpatore , . .
1 In Lione prejfo il-Rovìllìo if f 8. in duodecimo , latina e volgare , che G
dice tradotta dal Greco , c conferita con molte altre traduzioni volgari e
latine , tutte (e quali però , fuorché la fola nollra Volgata , tot faculo-
rum ufu in Ecclefia probata , come di quella fola , dichiarata autentica^
cioè conforme all’orig/uo/e, fu ferino innanzi alla edizione di Clemen-
te Vili- ad mentem del Concilio di Trento, rimafero profetine da
quella facra adunanza , congregata nello Sparito tanto .
3 l’cr Giambo! ili a Pinaroli 1 f 7Ó. in duodecimo , come fopra, latina c vol-
gare , e fenza luogo e fiampatore » t
4 Ce n’c un altra anteriore , folo iu volgare , compolla da Antonio tru-
cioli , che al folito fuo di contrabando la dedica al Cardinale Ertole
Gon*
\
T\
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672 Della Eloquenza
iii BLioT.C*.. Vili. Gonzaga . In Anverfa per Ciò. Grafo Ifj8. in duodecimo Te pure È
' A’ Anverfa .
Sarebbe fiato defiderabile , che Riccarda Statane , e Jacopo le Long , per
non moftrar d'imitare in li fatte cofe la buon anima del loro Tuono , fi
fodero compiaciuti di palefare un poco meno d’indifferenza parlando
delle edizioni di quello Bruciali , già dannate in prima Clajfe nel Con-
cilio di Trento , come piene d’erefic , e onorate del gradimento di Re-
nala Duchefih di Ferrata, difcepola di Calvina , favorita di larghi enco-
mjjdal Bruciali : il quale per altro G fece autore di tedi, prefi da quelli
di Santi Pagnini , e di altri ancora , con interpolargli del fuo : e poi
SamiMarmocchini , fenza dirlo, rifrifle le fatiche del Bruciali , per
ofiervazionc del Long . La Bibbia , tradotta in Praucefe da //acce Lui-
gi le Maifire di Sacj , motto ai 1 v. Gennajo 11584. fi permette , come
fpiegala , eflendo egli flato liberato di prigione il giorno dopo averla
finita •
Dichiarazione de’ Salmi di David, fetta dal Padre Fran-
cefco Panigarola Minore oflervante [ Vefcovo di
* Crifopoli , e poi d’Alti ] In Roma prejfo il Gigliotto
1587./» 8°
Difcorlì della Penitenza fopra i vii. Salmi penitenziali
di David, di Niccolò Vito de’ Gozzi Ragufeo [con
figure ] In Venezia prejfo sfido i y8p. in 8°
Breve riftretto [ Iatiuo’e volgare ] de’ Salmi , che com-
prende i verfi d’orazione , in quelli contenuti , per ufo
cotidiano di fere orazione ne’ giorni fanti di feda , o
di penitenza, e nel tempo dell’agonia della morte
[ del Cardinale Giufeppe Maria Tommafi ] In Roma
per Giufeppe Vana acci 1699. in 8°
H venerabil Beda Io fcrilfe , imitato poi da Eginario Segretario di Car-
lo Magno , e il Cardinal Tommafi lo efirafle dalla libreria Vaticana ,
ornandolo di prefazione , e al folito Tuo, di corte e poche note , tutte
puramente letterali.
Pillole , lezioni e Vangeli , che fi leggono in tutto
l’anno alla Mefià , fecondo la conftietudine della
santa Romana Chiefa, conforme al Meliate, rifor-
mato da Papa Pio V. [ ora Santo ] tradotti in volgar
Fiorentino da Francelco de’ Cattani da Diacceto [Ca-
nonico Fiorentino , e poi Vefcovo di Fiefole ] In Fi-
renze per li Giunti 1178. in foglio , edizione il.
•E pillole ed Evangeli,, ciré fi leggono in tutto l’anno
v alle Mede , fecondo l’ufo del Meliate nuovo, tradotti
in
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Italiana 67 ^
in volgare da Remigio Fiorentino dell* ordine de’
Predicatori , con annotazioni morali, con iv. difcorfi
[ e con figure in rame ] In Venezia per Giambatijìa
Galignani i fpg. in 40 —
C A P O . I I
Morale e dottrina CriJUana .
IL Catechismo , cioè Iftruzione , fecondo il decreto
del Concilio di Trento , a’ Parochi , pubblicato per
comandamento del Santiffimo Signor noftro Papa
Pio V. e tradotto poi per ordine di Sua Santità in lin-
gua volgare da Alefiìo Figliucci dell’ordine de’ Pre-
dicatori . In Roma \_per Paolo Manuzio] 1 $66. in 8°
E in Venezia per Aldo iy8a. in 8°
Tefio aureo e celebratiflimo nella fiatiti della dottrina , e nella proprieti
del'a Tana eloquenza , come partitameme comporto da' valentuomini
piu Angolari di quella eri , non prefi da un Colo irtituto , ma da tanti
che lungo farebbe il volergli tutti qui riferire : tra’ quali vi furono
ancora infigm Prelat. , c Cardinali , e taluni , gii intervenuti al Con-
cilio di Trento : e poi tutto per ordine di un Pio V. fu rivifto dal gran
Cardinal SirUto J onde Antonio Potfevino non fi faaia di efaltarne Tori:
Binale in più luoghi della fua Biblioteca , ufeita la prima volta dalla
ftampena Vaticana ; e il Padre Prancefct Vavajfore , ottimo giudice
di lingua latina j vi nota qualche cofa particolare. Io vidi fiorire In
Olia fanciullezza, e lUDOnnon . rhi» vì CnrlA, . 1 r 1 ■
MarfifioFicin0 della Religion Criftiana, opera da lui
lidio tradotta in lingua fofeana [ e già prima ftam-
in latino] /» Fiorenza preffo i Giunti
L’Efpofizione di Monfignor Luigi Lippomano, Vefcovo
di Verona , fopra il Simbolo Apoflolico , il Paterno-
ftro.e 1 due precetti della Carità. In Venezia per
limiamo Scoto 1 j 54. in 8° r
Il Libro della Carità del Cardinale Giovanni Domeni-
ci Fiorentino dell’ordine de’ Predicatori f In Vene-
zia] a tan Luca , alfeguo d.l "Diamante 1 ;SS- in 8°
Nel gtmde feifm* d'Occidcnte , dopo morto Innocenzo VII. fueeelTote
Qj 8 q di
Biiliot.Cl.VIH.
<?74 Deua Eloqwbnza
di Bonifacio IX. Angelo Corneo , Prete Cardinate del Titolo di- ila
Marco.e Patriarca titolare di Coftantinopoli.ai X x X-Novembre 1406.
in età di Copra lxxx. anni eletto Papa col nome d! Gregorio XII. pro-
mife con giuramento Cotenne di efl'er pronto a deporre il papato per la
pace e unione della ChieCa , e di non crear Cardinali per non accrefce-
re impedimenti alla detta unione. Ma urtato poi nel Colito Ccoglio
del fangue , e lafciatolà indurre a non far conto del Cuo giuramento Co-
lemie , declinò al polfibite (ino al Concilio «fi Colìantca dalle prime ap-
parenze , e pillato a Lucca , quivi nel 1408. IX- K. al- Mail , che vuol
dire ai X X IH. di Aprile , e non ai IX. di Maggio , come ci fu chi cre-
dette. ne creò 1 v. riconoCciuti poi Colamcnte nel Concilio di Coilanza
dopo la depofizion di Gregorio. Uno quelli Cardinali , appretto a‘
due nipoti , e al Protonctat'C Ja Udine , f acopino del Torjo , fu quello
Giovanni Domenici dell' ordine de’ Predicatori , Prete del Titolo di
tan Si/lo e Arcivefcovo di Kagugi , e dapprima autore del monifte-
10 delle monache del Cor/mt Domìni della città di Venezia , alle quali
egli Pedo il giorno dopo la Cua promozione con lettera volgare nc diè
parte , dicendo , cITcrgli convenuto accettare quella dignitd , come a
Crìfio la corona di ] pine , e di eflèr fermo nella mente dopo la pace della
Chiefa,di ritornare all' ovile di Mejfer tan Domenico, che era in Fiefole .
In riguardo a quello Cardinal tan Sifio , cui le monache chiamavano
10 Gardenal Padre noftro , di qui lì comprende l'origine della gran paC-
Pone di eflè verfo Gregorio XU.'anche dopo lui deporto nel Concilio di
PiCa -, e quantunque i Cuoi proptj Veneziani , dopo averlo riconoCeiuto
con uua Cotenne Ambafcerta di viti, de’ loto Gentiluomini 3 ciaCcuno
accompagnato da viti, altri, gli avellerò per zelo della pace della
ChieCa . levata l'ubbidienza , in ciò poCcia imitati da molti altri , eoa
ricoooCeere Aiejfandro V. e poi Giovanni XXIII- il che però le mona-
che appaflionate attribuivano a motivi particolari del Doge Michele
Steno .come fi legge in certa Cronaca a penna . Ccritta in dialetto della
città da una di elle . Bartolomea Riccobona . La Repubblica Penetcia-
na in atto ;ì grande li guardò dal fare a Gregorio aleun fegno d'onore
nel Cuo palléggio da Cbioggia a Torcetto per andare a tenere il Concilio ,
da lui intimato, nella Cittd del Friuli , a quel tempo chiamata Cittd
ttAufhia per le cagioni , altrove da ine già eCporte , che non vanno a
riferirli Cuori d’Italia . Ma per aver Gregorio deporto dal Patriarcato
d'Aquileja Antonio Pancera da Portogruaro , Cocce bòre di Antonio Gae-
tano , totnato a Roma , i nollri Vdìnefi , partigiani e fedeli al proprio
Supcriore, e ubbidienti ancor ellì al Concilio di Pifa , al contrario degli
altri , 0 attennero dal riconofeer Gregorio ; anzi alenai de’ principali
Baroni , Odori co di Caflello , antenato dei pretèsti Signori Frangipani ,
e Niccoli Savorgnano , gli refero agguati per imprigionarlo . Ma a lui
riuCcì di Calvari! , rimanendo prefo un traveftico da Papa , che la mo-
naca Riccobona chiama Polo Arcivefcovo • Indi poi citi Baroai Cotto
Papa Martino V. ad cautelam , cfpofio il fatto alla tanta Sede con me-
moriale , n’ebbero in rifporta dal Cardinale Giordano Orfino , Vefcovo
A' Albano, di non eflèr incorfl in veruna cenfura . Tanto lì ha da memo-
rie, concernenti quelle due città . Gregorio XII. ebbe una Corella, Cotto
11 cui ritrarrò Ci leggono quelle notabili parole : Bariola Canaria forar
-Gre-
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Italiana 67 j
Grt[tril VII- meter Eugeni! IP. avia Paul! //. Il Cardinal tan Siile ». Jf
trovali aver comporto ancora un libro latino col titolo di Lutala , che Otitl.VUI.
forfè per umiltà vuol dir Lucciola , dove ooo parla bene del troppo Au-
dio , che vedea farli degli autori gentili ; ondc'egli merita luogo rra gli
fcrittoti eecleliaftici , come in eftetto gliel diede Arrigo Luigi d' Abete
CaRanèo nel luo Nomenclatore degli feritori Cordinoli . P.ij. 71. 73.
Ifiituzione canonica, nella quale fommariamente fi con-
tengono le leggi di santa Chiefa , fondate ne’ detti
evangelici e fopra le fentenze degli antichi teologi ,
le ordinazioni de’ fammi Pontefici , e le coftituzioni
di tutti i facri Concili , opera utilifiìma ne’ giudici .
criminali e civili, ealleperfoneecclefiaftiche, e ai
curati dell’anime Criftiane , raccolta da Mattia degli
Alberti Fiorentino, monaco Olivetano . Ih Venezia
per Franccfco Rocca 1 j 69. in 40
La Somma de’ Sacramenti della Chiefa, fecondo la dot-
trina di Francefco Vittoria dell’ordine de’ Predica-
tori, tradotta dilatino inTofcano da Don Silvano
Razzi , monaco Camaldolefe . In Firenze per Barto-
lommeo Sermartelli ijjf.in n°
Cento cali di cofcienza [ col trattato de’ cenfi , e de’
cali de’ cambi , fecondo Ja dottrina del Soto] raccolti
da Serafino Razzi dell’ ordine de’ Predicatori . In Fi-
renze pel Sermartelli i;8j. in 1 j° ediz. il.
Somma de’ Cali di cofcienza di Bartolommeo Fumi ,
detta sirmilla , volgarizzata da Remigio Fiorentino
dell’ ordine de’ Predicatori . In Venezia per Domenico
Niccolini 1 j 88. <«4°
Difcorfo del vendere a tempo , diTommafo Buoninfe-
gni . In Firenze per li Giunti 1*73. in 40
Difcorfo di Penitenza , raccolto per Paolo Rofello da
un ragionamento del Cardinal Gafpero Contarmi . In
V enezia 1 $49. in 8° fenza Jlampatore .
Lo Specchio di veraPenitenzia del reverendo Maeftro
Jacopo Paflavanti Fiorentino dell’ordine de’ Predica-
tori. la Firenze apprejfo Bartolommeo Sermartelli 1 jS/.
iu lì*
Oltre a quella pulita e comoda odiatene 1. del Caealier Lionardo Solvi ali,
che e tutu di carattere tondo.fcnza diftiozione de’ palli in cor fi ve Ma-
la ooo tifata , t introdotta poi dal Monconi, o’i una di Orante Lombate-
* *'&• .
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676
DellA’Elo QJJ ENZA
Bi*liot,Ci»VUI.
delti , e altra anteriore del Canonico, e poi Vcfcovo, Francefco Cattami
da Diaeceto , alrre volte già mentovato . Ultimamente Ce ne vide una
di Firenze in quarto col ritratto del Paffavanti , il quale per entro il
libro , che merita il nome di Somma, e (prime più volte di averlo ferie-
to ancora in latino •
li Criftiano iftruito nella fua legge , ragionamenti mo-
rali di Paolo Segneri della Compagnia di Gesù. In
Firenze nella Jlampcriadi S.si. i685. Partii il. vola-
mi il. iti 40 edizione 1.
In principio del Proceffo di Ctlfo Cittadini G trova nominato un volgarità
> ^amento a penna della Somma di tan Tommafe d" Aquino , allora poflie-
duto in Siena da Marcantonio Tolomei , che le G delle alle (lampe , non
ci farebbe altro da deGderare in quella materia . I Morali di can Gre-
gorio Magno lì porranno nel capo vi. Ci c ancora la Dottrina Crifiia-
na del Cardinal Bellarmino , e la Tua Dicbiaraùone de! Simbolo ; ma
quella della fola edizione ri. di Kapoli, che egli flefl'o nella Kicognizio-
ne delle fue opere, dichiara , elfcre omnium optimum .
C A P O . Ili
Polemica .
COnfermazione e ftabilimento di tutti i dogmi cat-
tolici con la fovverfione di tutti i fondamenti,
motivi e ragioni de’ moderni eretici , fino al nume-
ro 482. [ libri il. ] In Venezia nella contrada di santa
Maria formo fa, al fegno della Speranza 15-53. in 4°
MonGgnor Luigi l.ippomano Coadjutor di Verona , dipoi Vcfcovo di Ber-
gamo , e Segretario del fomnio Pontefice Paolo IV. efiendo dellinato
da Paolo IH. Nuncio in Lamagna pei le cofc della religion cattolica ,
Tenuto pullulare in Penna , come dice , la mala erba Luterana per via
di libretti volgari , /Zampati e fparfi nafeofamente tra ’I volgo dai ooliti
perfidi apollati , diede ordine al Canonico Maffeo Albertino , e all’ Ar-
ciprete Giovanni Delbene, uomini dotti , timorati di Dio, e lutanti della
fatate delle anime , che in fua aflcnza per ovviare prontamente al ma-
le , componelTero un libro volgare per le perfone buffe ,.in cui fi trattaffe
delle correnti materie ■ Tornaro pofeia il degno Vcfcovo , e trovato il
lavoro a buon legno, egli Hello in x x. meli , lo rivide , e con toccare
talvolta le furbefche malizie d'Erafmo indi accrcfcintolo per più della
metà , e fattolo rivedere da perfone letteratiffime , e religiofiffme , lo
nife alle (lampe con una lettera pad orale in principio al fuo Clero e
popolo di Verona . Quello gran Prelato ne’ gravitanti impieghi delle
fuc Nunciature non ville oziofo , ma ci diede più opere ecclcfiafliche ,
fpccialmente fopra la parola di Dio fetitta , rendendo ferviej impor-
tanti alla Chiefa Romana anche nel Concilio di Tremo , c nel minille-
rodi Segretario di Paolo IV.
: Le-
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Italiana 67 7
Lezioni Copra i dogmi , fatte da Monfignor Francefco
Panigaroia in Torino , e da lui dette Calvinichc . In
Ferrara per Giulio [Vafalmi i y8y. in 8°
Tre teftimonj Fedeli, del Muzio Giuftinopolitano, Ba-
filio, Cipriano, e Ireneo . In Pefaro per Bartolomeo Ce-
fono con privilegio di AI. S. Papa Giulio III. e dell'Ec-
tellentijfìmo Signor Duca d’Vrbiuo i yyy. ir; 8°
Il Afelio in quello libro , da lui dedicato a Vittoria Pamele Duchedà
d'Urbino , fcopre ancpr egli non poche fraudi à’Erafmo contra i santi
/reato , c Cifriamo : e il libro contiene altre cole particolari .
BlBLIOT.Ct.VIU.
Rifpofta a una lettera di M. Francefco Betti, fcrit-
ta all' Uluftriflìmo Signor Marcbefe di Pefcara . In
‘Pefaro [ per Bartolomeo Cefano con approvazione de!
molto Reverendo Monfignor p'efcovo Cojlacciaro , e del
Reverendo Padre Agapito Fino Inquietare del Ducato
d'Vrbino ] ryj8. in 8°
Sta pure in primo luogo del libro i v. delle Cattoliche .
— Rifpofta a Proteo [ a una lettera cieca del Betti ]
In Pefaro pel Cefano i y yp. in 8°
Quello Betti , al Può dire , in vederli uccifo nn fratello, rifolvette di paf-
fare col tempo a ùrlì erecico in Zurigo , ma però con l'adultera accan-
to , donde poi andò vibrando gli altri sfili de' pari tuoi , Argentina ,
Bafilea , Ginevra , e Lione . Qui il Afelio lo batte malamente , e poi
molto più nelle Malix.it Belline , parimente stampate in Pefaro tei Cefa-
no iftìj. in ottavo , e indi aggiunte alle Cattoliche , l'ultima delle quali
viene ad edere quella a Proteo . Del Betti fu buon amico Jacopo Caliti-
vetro , che da lui riconobbe il bel regalo del Catalogo di Mattia Biado
Illirico , liccome di propria mano lalciò fcritto nel libro delibi, da me
veduto- Ma il nodto Mudo , che menava altra vita, non volle amicizia
con limil gente , nè regali da loro , regali poi di tal forte .
— — Difefa della Meflà , de’ Santi, e del Papato contra
le beftemmie di Piero Vireto [librinl.] con pri-
vilegio del santillìmo Signor noftro Papa Pio V. e
deH’eccellentiffimo Signor Duca di Urbino, e con
licenza di Sua Eccellenza . In Pefaro per gli eredi del
Cefano i y68. con approvazione del Reverendifftmo Ordi-
nario in 8°
Per le folte impodurc e falfiScazioni del Vireto , il Mudo , che dedica il
fuo libro ad Antonio Elio , Patriarca di Gerufalemme, tratta elfo Vireto
pag. 4$. da indiavolato , moderno ,falfo , ignorante, ammìnilìrattre la-
u v drt o
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67% Della E l o qji enea
a, Bfff dro , ufurp altri e lupo della Cbiefa di Loft»»* . Cedui fu predicante in
d imot.ui- v u. Gittvra con Calvino , eia Lione a tempo del Re Carlo IX. dove il
Foffevìno giunfe a tempo di reprimerlo , e di riparare ai danni , fatti
da quello minillro del Demonio,come G legge nella Vita del Poffevino,
poco fa fcritta dal Padre Gio. Dorigli pag. jij. 100. ttf • .
Le Mentite Ochiniane, con privilegio del fommo
Pontefice Giulio 111. dell’ Illuftriflimo Senato Vene-
to , c d’altri Principi . In Vincaia prejfo il Giolito
i jji. iu 8°
Nelle Cattoliche libro III. pag. 14;. il Moti» cita un tomo di fue Lettere
dogmatiche al Concilio di Trento in rifpofla alle cole -, che per ogni
corriere gli venivano fcritte dal già detto Patriarca Elio , Vicario della
Bafilica Vaticana. e primo Prelato nel Concilio dopo i Cardinali: onore
fatto al Muoio , come dal Concilio G faceva al S irtelo predo l 'Olflenio
Pai. aj. tilt, il, nell'aurea Lettera dogmatica in nome di Criiìoforo Ranoovio a Gier~ j
gio Calijto .
Il Muoio, che dedica le Mentite al Cardinale Ercole Gonoaga,A\ct pag. 7.
di edere (lato eccitato dal grao Prelato Galeaooo Florimonte a ferver-
le contra alcune delle Prediche dello ifratato Bernardino Ocbino , piene
di empie menzogne, le quali cfto Muoio va recitando col fuo antidoto
appretto , avendone predo motivo da una lettera alla Marchefana di
Pefcara , ferita iM’ Ocbino , così detto dalla contrada dell' Oca , dove
flava la dia cada in Siena , c non Occhino , in latino Oceiiue , come Io
diftero altri apoftati , /Ionio Falcarlo , e Fulvia Morata , in ciò poi
inavvertentemente feguitati anche da non apoftati .
* Antidoto Criftiano . In Venezia pel VahaJJori
ijtfi. in 40
^ Il Bullingero riprovato . In V enezia per Gio. An-
drea Valiajfori 1 jAa. in 4?
L'Eretico infuriato. In Roma per Valerio borico
iy<fa, à»8°
Coftui fu Matteo Giudice , profeffore dell' Accademia di °fena , fecondo
• Ippolito Chioouola nella Rifpofla alle bcftetutnic del t'ergerlo , ove loda
il predente libro del Mutuo pag. $4.
-i— - Le Vergeriane [ libri iv. ] difeorfo fe fi debba ra-
dunar Concilio , e trattato della comunione de’ laici,
e delle mogli de’ Cherici . In Vinegia pel Giolito
ifSi. in 8°
11 Muoio tenta pronto per la (lampa anche il libro v. per quanto egli
derive a Domenico Feniert , mandandogli il catalogo delle fue opere
nel libro ni. delle Cattoliche pag. >4;. Può edere, che io quello fuo
libro V. vi foflé la rifpofla a quello del Tergerlo conira Monftgnor
Kuncio della Cafa , a lui accennata nelle eclittiche pag. 1$.
La
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Italiana 67 9
La ribalda ignoranza- é «facciata impietì dèi Verger:* gonfierò a tal
fegno , che il Mux.ro, fuo concittadino e flretto amico , provocato per
zelo della Fede , come dice in più luoghi e nella Rifpofla a Froteo , fi
mode a feonfiggerlo con quello libro , al quale bifogna aggiungere il
primo delle Cattoliche : e il Nuncio di Venezia Mon/ignor della Cafa ,
da. lui pure indegnamente lacerato per aver fatto l'uficio tuo, privan-
dolo del Vcfcovado, che poi negava efler vcroitna di averlo egli da fc
fpont*nc3mente lalciato , pafsò a fvergognarlo con V Apologia latina ,
la quale per non trovarli Rampata , il gran bibliotecario Magliabecbi ,
mandò al Menagi» , perche la RampaHc , come fece nel tomo il. dcìl*
Antibaillet . Al Magliabechi gii morto, ma celebratiflìmo da petrat-
to , è ora una gran lcmplicità, per non dir altro , il voler decisamen-
te preporre perfona ofeura, e ignota fuor di fua patria , fenza faperlì il
perche , come ciò non folle per qualche atto di gratitudine dopo aver
fenza grazia , inutilmente , c di nafeofto efpilati i fuoi zibaldoni , fin-
gendo poi di non avergli veduti. Il Cafa in quella fua Apologia coti feri-
vo del Muxào, calunniato dal Vergerlo, mi lenza rifponderc alle Verge-
riane : De Mutio ajfrmare libi pojfum , non tibi illum honorem , carni t
te fcrìpfit , habuijfe , fed patria vefìra . Ejus igìtur libri in luce atque
in oculit bormnum funt , laudari tur a dotili , emuntur a borrii, {S“ qttidem
caro. Fui ab opificibut , fellulariifque leguntur , veneunt vili , quan-
quam illetìas tu plebem, quo vendibilioret eoi faciat, etiam facetiii -
Mutium Italia Principe \r domi fua jamdiu in magno bonore habent , bo-
nefìe nutriunt , lìipendium dant . Il Gretfero , che fu nel fuo genere un
altro MuxjÌo per la Fede, feoperfe una impoflura, degna del Vergono ,
in aver tradotta la prefax-ione di Lutero alla lettera di san Paolo a* Ro-
mani , e poi fotto il nome autorevole e venerabile del Cardinal Fede~
rigo Fregtfo Arcivefcovo di Salerno , piamente già morto , in averla
fparfa per Tltalia volgarmente Rampata inlìeme con altra opera , col-
ma d’erefie Luterane , de fide , jufti/icatione , tT operibut . Quando poi
vide la fua impoRnra dannata col nome del Fregofo , ma fenza quello
di Cardinale , penfandoG follemente di vincere ad ogni modo , tornò a
fpargere , che al vero autore fi folle levato il titolo di Cardinale , per
non vederlo confelTore della erefia Luterana . Quelli è il buon Verge -
rio , teftii fumma fycophantia , a fe commijfa , dice il Gretfero nel
fuo libro II. de Jure ac modo prohibendi libra cap. V. pag. a8o. Il .
Reuter , che fentiremo aver pubblicati gli fcritti del Dudixào , minac-
ciava dì fare il Umile di quegli di queR’ altro iudegno : e di qui fi vede
il fuo giudicio , e buon guRo , quando fino il Betti ebbe a fdegno di
vederli niello dal Mux.io a fafeio col Vergerlo *
Difcorfo dell’ autorità del Papa (opra il Concilio , di
Francefco Cattani da Diacceto . in Fiorenza freffb i
Giunti 1 $62. in 8°
Rifpofta di D. Ippolito Chizzuola Bresciano Canonico
regolare Lateranefe, alle beftemmie e maladicenze ,
contenute in tre fcritti di Paolo Vergcrio contra l*In-
di-
BlBUOT.Ct.VIII.
Pa&'}1> 373* eàit.u
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Bl BitOT.Cli.VlU.
PiJ. I4(<
Ttg. i8«.
6 So Della Eloquenza
dizione del Concilio , pubblicata da Papa Pio IV. In
Venezia per Andrea Arrivabcnc £ all'infegna del pozzo
dello Samaritana, che parla con Gesù Cri/lo] ijtfa. in 40
L'autore , che dedica il tibto a fan Certe , fcrifle ancora ■ Difcorfi per con-
futare le particolari trofie , e la Difefa della tanta Fede Cattolica , da lui
citati . il Mutuo nel libro li. delle Lettere Cattoliche fa grandi e meri-
tati elog) a quello D. Ippolito , il quale nelle Tue Prediche datoli per
tinto di Luteranifmo, e citato a Roma ad reddendam ratìonem, ci ven-
dete Cubito , dove (lato lungo tempo , non potè mai giuridicamente eflèr
convinto ; ma indi pentito del Tuo peccato , e ito da sè a confefl'arfene ,
t difdettoG , tornò a Venezia ; e dove avea fpatfo il veleno , pubbli-
cò fpontaneamente in piò prediche dal pergamo l 'abiurandone da se fet-
ta privatamente in Roma . L'intimo amico già di Lutero , Giovanni Stri-
dano, che in qualità di ("pia della fua fetta, allora fe ne (lava in Trento
a offe rr a te le cofe del Concilio, avutone avvifo da Venezia , Cubito
ne die patte a Regger! Afcamo Inglefe con Tua lettera dell' ultimo di
Febbtajo i(|i. fetta pubblicare dai Calvlnlfti del Palatinato pel mer-
lo del loro JQuiriuo Keuter in Offenbac ptelfo Corrado Nebenio itfio. in
quarto indente con le belle opere dell' apoflata Andrea Ondi zio . Lo
Stridano , che pet edere il C Ibinnuola Canonico regolare di toni' Adotti-
no , lo chiama menaebum quondam captivum ordini t Augufiiniani , di-
ce , che a tali fue prediche intervenne il Nuncio con I v. Vefcovi : e
quello Tito Livio dell' erefia , delle cui menzogne G vergognava Gno il
Melantone predo lo Sdoppio nelle Anfolidi pa^. 180. ( benché poi G
vegga lodato di fedeltà dal Tuono ) chiama \l Chiztutola captivum ,
per ifininuirgli la gloria ; ladove egli fu liberiflino : e dice ancora ,
che il popolo fe ne offefe , itaut populut etìam offenderetur , quando ne
limafe edificato, e gli eretici foli confufi , allo fetìvete del Mudo, che
vi era predente , e che porta l'eftratto delle prediche (lede del Cbiztuio -
la , pubblicamente da lui dette , palam in conclone , fecondo il mede-
Gmo Stridano : il qua! pure Tuo malgrado confeda , che non le difiie
sforzato , ma bensì impetrata venia . Andate a credere a Ginil gente .
Al Cbinnuola G adattano qui le parole di santo Agodino nel libro XI v.
deCivitate Dei,i capi XIII. fuperbit e/l utile cadere in aliquod apertura,
magnumque peccatum , unde fihì difpliceant qui fibi plaudendo ceci-
derant . {.'trofia vien da fuperhia di voler raparne più della vera e tan-
ta madre Cbiefa , ebe c la nollra fola , e non altra .
Compendio d’errori e inganni Luterani di un libretto ,
intitolato , Trattato utiliflìmo del beneficio di Crifto
crocififlò, e contra due altri libretti e una lettera
dell’ Ochino al magiftrato di Balia di Siena , fcritto
da Ambrogio Caterino Politi [ Sanefe, dell’ ordine
de’ Predicatori , prima Vefcovo di Minori, e poi Ar-
civefcovo di Confa J In Ruma per Gir ulama de’ Carto-
lari 1 5 44. *n 8° ,
De’
1
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Italiana 6 81
De’ gran mali , cagioniti dal primo di quelli pelliferi libri , che dal
erau zelo e fapere del Cattano qui G confutano , difcorre il Padre
D. Antonio Caracciolo nella Vita volgare a penna del Pontefice Pao-
lo IV. e da quello llefl'o , e da altri fomiglianti intigni libri volgari,
allora ufcit! , G vede il fornaio bifogno di que’ tempi , che fopra tilt
importanti materie fcriveflero volgarmente uomini grandi , come in
zealtì , e per Gngolar grazia di Dio ne furono molti , che fcrilfero , e
tutti bene,comc particolarmente rifulta dai pochi, 1 quali G fon riferiti.
La Spada della Fede per difefa della Chiefa Criftlana
contra i nemici della verità , cavata dalle fante Scrit-
ture , da’ fanti Concili , e da’ più antichi santi Padri
e Dottori della Chiefa per Frate Niccolò Granier,
religiofo di san Vittorio , tradotta da M. Antonio
Buonagrazia [ o Bonaventura ] canonico di Pefcia , e
Protonotario Apoftplico. In Vinegta pel Giolito 1564.
»»4°
— — Lo Scudo della Fede per ribattere i colpi di tutti
i nemici della Chiefa cattolica . In Vinegia pel Gio-
lito 1367. in 40
Il Domenicbi dedica a Caterina Buonvifi gentildonna Lucehefe il primo di
quelli due libri , nel quale a capi ex. li prova , che quei degli ereti-
ci fi deono bruciare . Il Granier , Canonico regolare di san Vittor di
Parigi , per difciplina di umiltà religioni , in quelle parti tuttavia pra-
ticata , fi fottoferive Fra , e non altramente •
L’Efpofizione della Dottrina della Chiefa cattolica in-
torno alle materie di controverfia , fcritta in Francefe
da Mojifignor Giacomo Benigno Bofi'uet, Vefcovo
di Condom , Configliere del Re , e precettor del Del-
fino , trafpoi tata in Italiano da Francefco Nazari . In
Roma nella Jiamperia di Propaganda Fede 1678. in 8°
Chi trafporta da una lingua romanica nell’altra , bifogna, che ben fappia
quella , nella quale trafporta, pcrguardarG dal prendere e lafciarG at-
taccare le frafi e le maniere di favellare , proprie dell’altra fola , come
per lo più fanno Imperitamente i moderni traduttori di quelle lingue
romanice ; onde fomiglianti verfioni di Francefe in Italiano, piutto-
fto ,ehe Italiane , poìiono dirfi comunemente Francefi . Si fcrive £u-
carifiia, e realt A , non Eu. bare Hi a , nè reatini : e in vece di, che, in pii
luoghi va detto , [enon ; come , non fi pai fare , fenon por articoli ;
non fi può offerire , fenon a Dio ; non pomo grati a Dio , fenon in lui e
per lui. Cosi da per tutto va Cciino,fenon,m vece di cbe:e noi Cattolici,
«he abbiamo un linguaggio notlro , e diverfo da quello degli Eretici ,
li. r t c non
Bibmot.Cl.VUI.
» % * »•-
fltumirinì Schediti-
fm.t rie librit rxnonj-
t nit & ffetnÌBirjmn
<>S2 Delia Eloquenza
non diciamo la C«M , per dinotare il santijfmo Sacramenti dell* Eucari-
stia , idituito da Gesù Crido nell’ultima Cena , tua ufiamo il fuo ver*
nome di facramento dell ' Eucariftia ; frate fcambiata dallo Sleidano ,
quando voltò nel fuo latino le Memorie dc\l’ Argentone > come altrove
accennammo • Perche ì capi de’ Calvìnidi di Francia ditterò , che fe
la dottrina del tedo di quello libro fotte Aata quella di Roma , 11 che
negavano t li farebbono tutti fatti Cattolici > il fondo e la dottrina del
libro fu riconofciuta in Roma con un Breve del fommo Pontefice Inno -
cenzio XI. e fu anche tradotto il libro (ledo nel volgar noflro , e ira-
predo nella damperia del Collegio di Propaganda . Ma non giù per que-
do i Calvìnifti mantennero la parola di bufi Cattolici , a riferva di al-
Suantl particolari , in ciò avventurofi , e da Dio per fua damma grazia
luminati * Come il libro fi ridampafie , ce ne farebbe un efemplaie >
non poco ritoccato in margine di queda verdone Italiana . Il Nazari,
che hi Bcrgamafco e che un tempo ebbe inano nel Giornale de’ Let-
terali di Roma , fe ne morì qui ai xi x. dì Ottobre 1714*
- • I •# * * * • • r
C A P O . I V
Afeetica ,
IL Combattimento fpirituale, ordiuato da un fervo
di Dio [ Lorenzo Scupoli da Otranto , Cherico re-
golare ] I» Vittegiafirejfo i Gioliti 1589. in 8° ediz. 1.
Il Conte Girolamo di Porcia il vecchi*, come da sè de (To egli s’intitola, per
didinguctfi da altro, di lui più giovane , del medefiiuo nome e cafato ,
allora vivente s già Cdmerter (egreto di san Pio V. Nuncio Apodolico
in Lamagna « Vcfcovo d* Adria , e morto poi nel 1611. fu al certo
molto avventurofo In edere il primo a divulgar con le celebri dampe
del Giolito quedo famofo e ditnatidìmo libro , che non molto dopo fi
vide ridampato in Bergamo da Corniti Ventura nel 1594. c indi altrove
più volte : al qual libro però l’autore per atto di grande umiltà non
aggiunte il fuo nome , cofa praticata ancora in quell’ altro , ugualmen-
te rinomato libro della Imitatone di Crifto , potendoli applicate ad en-
trambi ciò che Crijiojiro Auguflo Eumanno , efclufo dalla nodra comu-
nione , dianzi fetide di quedo fecondo : Fugiffe optìmus ille vlr ea de
c auffa puhlicum confpectum videtur , ut eo magit vana gloria fitìm 1*
animo extingueret • Appunto lo Scupoli nel capo LX V. con poche pa-
iole premunifee il fuo lettore contro all’ affollo della Vanagloria . Il
favio Conte di Fonìa [ o di Porsia , in latino Purlìliarum ] lì palesò
grati conofcitore del pregio del libro in dedicarlo alle monache Agofti -
ninne di santo Andrea di VenexJa , delle quali , per quanto fi vede ,
egli era prudentiffitno direttore : nè poteva al certo offerire a quelle fa-
cre donzelle più proprio regalo di quedo , che giunte a riportare
molti e grandi elogj da san Francefco di Salet j e di efler mentovato
□egli Atti della fua canonizzazione , ne’ quali fi afferma , che il Santo
lo portò fcco per x vii 1. aant • Col nome proprio dell' autore fu poi
i ma-
/
Italiana
6Sì
magnifieimente ImpreCo con la gianta di altre cofe minor? , ma forfè "
non pari al Combattimento , In Parigi nella (lamperja reale nell' anno
itftfo. in foglio, d’ordme della Reina Ctìfthnìffim2,Anna <f AufiriaAat-
. . . . \a*T*ja rTCfujH* gcncrwc uc LOCTIC! TCgOlaTt > gU
flabiliti in Francia Gn dall’ anno 1643. facendolo rifìamparc in Roma
nel itfy7. per via del P. D. Carlo Palma , che fu Vefcovo di Pozzuolo ,
Sia lo avea dedicato al fommo Pontefice Alejfandro VII. e così poi me-
c fi inamente feguì dell* altra edizione reai ai Par igi , a cui fece la pre-
fazione il Padre D. Olimpio Mafotti, Cherico regolare quivi in sant’An-
na : il qual parimente avea tradotto il libro in Franceft per la Reina .
Il libro fteflo , che c divifo in capi ix vi. fu poi rlftampato altresì in
Roma da Giufeppe Vannacci nel i<Sp8. in duodecimo col nome del fuo
vero autore, Lorenz* Scapoli Cberico regolare Teatino : la quale ultima
voce però , come del volgo , è del tutto fuperflua , perche fenza altro
diftintlvo 3 fuorché con quello folo di Congregazione de' Chetici regola.
r/jìn tempo, che non ve n’era alcun altra,ella fu In Roma folennemen.
te iflituita dapprima ne’ fuoi compagni ( uno de’ quali fu *an Gaetano )
dal loro capo e gran Prelato , dipoi fommo Pontefice Paolo IV. allora
Giampiero Carafa Arcivefcovo di Cbietì, in latino Teate [e non Tbeate 3
onde elfi Chetici regolari , propriamente così chiamati , furono detti dal
volgo Chietini , e poi Teatini, che è ij medeGmo . Quindi è, che il gran
lume di quella Congregazione , e di tutta la Chiefa , il venerabile Car-
dinal T ommafi , obbligato ad efprimere il proprio Ifiituto nelle fue
opere , fu foliro dìrfi Prete Congregationis Clericorum regularium , fen-
la alcun altro d-llintivo, non ulato nè pure dai fonimi Pontefici in par- •
Jar di loro . Egli dunque chiamava se flelfo prete , non facerdotr , e de’
Cheti- i regolari , non de’ Teatini ; i quali , come i primi degli altri , ve-
nuti dappoi , non hanno b;fo5no di alcun dilllntlvo . A ciò fi uniforma
Paolo Morìgm a capi ix x vi. dell’lfloria dell’ origine degli ordini re-
golari, volgarmente detti religioni : e tuttavia qui in Roma nel clauflro
di quelli Chetici regolari di san Sìlvefiro nel paflare alla fagrellia, è
legge in marmo la feguente modella ifcrizione , fatta in que’ tempi.
pavlo . Ini . pì o . m
CONGREGATIONIS
CLBRICORVM . RECVt A RIVM
INSTITVTORI
Il Padre Scapoli , che fu difcepolo di sant* Andrea Avellino , morì ai
xx vni. Novembre itfio. d’anni 80. in san Paolo di Napoli, dove fi
conferva 1 originale dei Combattimento , per lo fuo gran pregio non fòlo
piu volte Rampato , ma tradotto in piò lingue , e ancora per isbaglio
attribuito a div$rfi prima , c anche dopo , che ne folle ben noto il fuo
vero autore i polche nella verfion Prancefi dei Monaci Fulienfi di Pa-
rigi del ifpf. fc nc fa autore il Conte di Porcìa , fuo primo divulgato-
re , e altresì nella edizione latina di Parigi del 1*40. In altra impref-
Gonc latina di Doyaì del itfrz. e in una Francefe dì Parigi del Id7f»
fe ne dà per autore Ciò. di Cafiagniza , Abate Benedettino di Spagna ;
in altre Italiane , di Cuneo del 16C8. di Lucca del 1691» e dì Parma
Rrrr 4. del
[
Bisliot.Ci. Vili.
684 Della Eloquenza
del 1700» fi atttibuifce al Padre Achille Gagliardi Gefiiita , morto a!
vi. di Luglio del 1607. benché però gli autori della Biblioteca degli
retinoti Gefuiti , meglio informati degli altri , non caddero in quello
errore , in cui cadde chi affi flette alla edizione delle opere di Teofilo
Rainaudo , fatta in Lione in foglio nel 1 66 f. dopo lui morto , dachè nel
tomo xi. pag. ZS7. Erotema X. de bonij IT malie tihrii » Partizione i.
0. li. lettera A . il Combattimento fi atttibuifce al P. Gagliardi, al qua-'
le però non fi era attribuito nella edizione 1. di detti Erotemi , fatta in
Lione nel tfifj. Al rimanente san Francesco di Salci non una , ma più ,
c più volte al Combattimento dello Scapoli di molte e gran lodi nelle fue
lettere , di libro chiaro , pratico , di juo caro libro , e di gran libro , co-
me fi può vedere nel libro I. epift. xxxtv. libro il. epift. xxvi.
xxxiv. xxxix. XLViti. libro ni* epift. XU1. xlviii. libro iv.
epift. xlviii. 1XXX. libro v. epift. ixx. e nella Filotea Parte il.
cap. xvn. non celiando mai di lodare , e raccomandar la lettura del
Combattimento , da cui egli riconofceva i Tuoi fpirituali vantaggi , fe-
condo tutti gli fcrittori della Vita del Santo , c che perciò merita efier
da se riftampato , quale il diede la prima volta il noftro Conte di Por-
eia , come ùmilmente livide fatto di tjucll' altro dell ’ Imitazione di
Crilìo da quei me de fi mi , che l'attribuivano aT ommafo da K empii ,
avendolo fepararo da altre opere con ogni ragione , perchè quella fola
fopta tuttofi cerca .
1 Quattro libri di Giovanni Gerfon [ anzi Gerfen ] della
Imitazione di Grillo , del difpregio del mondo e del-
la fua vanità , ne’ quali tutto l’ordine della vita uma-
na chiaramente lì apprende , nuovamente riftampati e
corretti T da Remigio Fiorentino dell’ ordine de’ Pre-
dicatori j In Vinegia pel Gioliti! 1 j6o. in 1
fra Remigio , che dedica il libro a Lucrezia , conforte delfuo amicijjimo ,
come afferma , M, Gabriel Giolito , lodi tt , da iè ricorretto , e quafì
di nuovo tradotto , in bel carattere tondo , fuorché la lettera e l'indice
di corfito, fupponendolo egli per la fua grande eccellenza, lenza cercar
altro, che la femplice mutazione della lettera e in e, del Cancelliere
Gerfon , come piu noto del monaco Gerfen ; ladove dopo grandiliìme
controverse , anche giudìciiric , caldamente agitate , e minutamente
deferitte nel tomo 1. delle opere poftume del Padre Giovanni Mabil -
Ione , in oggi fi di comunemente in più codici , e anche impreftioni , a
Giovanni Gerfen ( che fi trova fcritto eziandio Gefen , e Gefjen ) di Ca-
nabaco nella diocefi di Vercelli , Abate di tanto Stefano di detta città ,
dell' ordine di lan Benedetto , e chiaro tra il izjo. e il 1x4 6. concor-
rendovi eziandio un codice del Patriarca tan Lorenzo Giufìiniano , da
me g:ì mentovato e veduto ; e dandoli T ommafo da Kempii, Canonico
regolare Fiammingo , per calligrafo, e coffa , e non per autore del li-
bro , intorno al quale dopo molti ha fermo il Padre D. Virginio Val~
fecbi monaco Benedettino ; e negli anni 1714. e 17x7. per una parte e
per l’altra ufeirono libri anche in Augufia, del Padre D Jlufcbio Amori
Cano-
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Italiana 685
Canonico regola rt » e del Padre D. T ommafo Srard Benedettino ; ed
era vi già la Conjeffura di Monlignor Giufeppe Maria Suarsfio , fenza
fuo nome Rampata in Roma da yacopo Dragondelli nel 1667. ih quarto,
. « il Teffimonium adverfut Gerfeniftat triple x , che fenza prove fi dice
«fiere dell’ Qlftenio , dell' Allacci , e di Cammillo da Capo a Benedettino ;
benché niuno di loro parli da se nel libro , facendoli poco verifimil-
mente parlare a nome di efii un avvocato Antonio Pajen , che lo die
fuora in Parigi prefio il Cramoitì nel lóft. in ottavo , c che c colà pie-
na di maladicenza contra CoHantino Gaetano , come fattura del Nau-
dto , (Iranamente ponato in contrario , jl <jual dedica al medefimo Pa-
jen l’opufcolo di (ole pagine $ a* Dell’utilità del libro* di cui parliamo*
da tutti vengono fcrittc gran cofe , e fino dagli ftefli cfclufi dalla nofira
« comunione * come oltre all’ Eumanno , già citato * che lo chiama libro
. fantijjimo , da Andrea Morello Svizzero , grande antiquario , in una
lettera all’Abate Claudio Kicafio prefl'o Goffredo Guglielmo Leibnizio ,
- dove qualificandolo per uno de' piu eccellenti trattati , ebe fieno mai fiati
componi , chiama felice chi ne pratica il contenuto , non contento di
ammirarlo . E pure il libro 1 v. come oppofio ai fettarj fuoi lodatori * fu
cagione , ,che r->j»nflara Savoiardo , Bafiìano Cafialione , con dolofo
pretefio di rivoltarlo , come fece della Bibbia , in fuo latino Cicero-
► nlaho * aufut eO caftrare quarto de fanéìifiima Eucbariflia libro , quo ne-
fariut facramentariorum errar jugulatur^ lìccome di ciò giufiamente
fde'mato , fcriflc Auherto Mireo . L’edizione 1. da me veduta in lingua
Italiana , che ha non poco del dialetto Lombardo , benché facile a ri-
durli al letterario comune , fi fece fotto nome del Perfine in Venezia
per Matteo di Codeca da Parma a Manza di maeflro Lucantonio [ Giun-
ta ] Fiorentino nell’ anno 1485. in quarto , edizione diverfa da quella
di Fra Remigio , e da altra di Fiorenza per Maefìro Antonio Mif omini
. *49*. in quarto , in niuno de’ quali volgarizzamenti fi vede tradotta la
voce exterius del capo I. libro I. in quelle 'parole : fifeiret totam Bi-
llìam EXTERIUS * UT omnium pbilofopborum dilla , quid totum prode •/.
fet fine cantate Dei & gratin ? Con quella fola voce exteriut , la quale
1 altro non vuol dire * fenon efteriormente , e di fuora con la bocca , ma-
niera comune, il Naudeoy a nome dell 'Olfienio, aliai debolmente fi pcr-
fuafe di convincere, dietro agli sforzi del Padre Eriberto Rofveido , che
l’autore del libro fofle Fiammingoy dando troppo frettolofamente quella
•• maniera per Fiamminga , quando non é punto Rraniera , ma comune j-
e in tanto non fi vede dai nollrl volgarizzata , perché s’intende : fe tu
fapejji tutta la Bibbia , non potendoli altramente mofirar di /aperta tutta
in tal cafo , fuorché recitandola efteriormente ai cireollantì , e di fuora
con la bocca , e a mente . Di quello libro e del fuo autore già addietro
• ’ parlammo •
Iftituzione fpirituale di Mefler Lodovico Biofio [ Abate
Benedettino in Annonia] utiliflima a coloro, che afpi-
rano alla perfezione della vita, tradotta in volgar Fio-
rentino dal R. M. Francefco Cattani da Diacceto , pa-
trizio e canonico Fiorentino, e protonotario Apofto-
lico . In Fiorenza perii Giunti i in 8°
Bibiiot,Cl,VILI. •
Otinm Hsncvtcs-
num 77.
Elogio Bel* ics psg,
$7. c dit. il. in 4.
Psg. io. ai.'
Vindici* Ktmptnftl
esp.9Ul.psg. 3S7.
I
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BimoT.ct.vjn.
6S6 Delia Eloquenza
Le opere di Luigi di Granata dell’ ordine de’Predicatori
[tradotte da diverfi] In Viuegia pel Giolito i j58.i» 40
— — Tutte le opere [ o Fiori della Ghirlanda fpiritua-
le] Ivi 1 sjo. tomi xiv, in bel carattere tondo in u°
Il temo 1. con prefazione di Niccoli Aurifico Saoefe Carmelitano , è de*
dicaro a «an Pio V,
— I Frutti del Giardino fpirituale . la Venezia per
Giorgio Angelieri ij8a. Frutti , 0
tomi xii. in 4°
— — Trattato dell’ orazione , della meditazione , e de’
principali mifterj della Fede noftra con altre cofedi
molto profitto al Criftiano , tradotte dallo Spagnuo-
' lo per Vincenzo Buondì medico Mantovano . In Vi -
riegia pel Giolito i$6 1. in 8°
Delle Meditazioni fopra i principali mifterj della Vita
e padrone di Crifto N. S- raccolte da diverfi santi Pa-
dri e da altri divoti autori dal P. Vincenzo Bruno
della Compagnia di Gesù . In Viuegia pel Giolito
1 jj>8. tomi ni. in 120
Quelli dita è del tomo il. e gli altri due , i. e I il. erano dirupati prima •
Difcorfi fpirituali fopra il Giardino de’ peccatori nella
efpofizione de’ vii. Salmi penitenziali , di Teofilo Fe-
dini dell’Ordine de’ Predicatori . In Viuegia pel Gio-
lito 1 s6 7. in 40
Pungilingua e trattato di pazienza di Fra Domenico
Cavalca [da Vico Pifano] dell’ordine de’Predicatori.
In Venezia al feguo del pozzo 15 63. in 8°
— — Difciplina degli fpirituali . In Fiorenza pel Scr~
martelli 1 $69. in 8°
Lo Specchio di Croce . In Viuegia prejjo il Gioli-
to 1 J43. in 1 6°
Quelli edizione di Cabrici Giolito de' Ferrari, accodandoli all’ultima del*
le tante lue, gii riportate, non fati male il dar qui di In! qualche breve
contezza . In una delle Prolufioni di Ottavio Ferrari Milanese egli c
detto, non minima pari Ferrarti nominit : e Gafpero Bucato nella Idoria
univcifalc libro VII. pag. 1013. trattando della Tua cala, dice , che egli
per le guerre partito da Trino ( in latino Trìdinum ) terra del Monfer-
rato verfo Cajale , e patria di nobili dampatoti, come Afola nel Bre-
fclano, andò con la Tua damperia a dabilitfi in Venezia ; che Carlo V.
Impcradorc in Au^ujia ai a. di Scttcmbic J547. cou ampli Almo diplo-
ma
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__ —
Italiana
mi gli confermò Tintici fui nobiltà , come pur fece Momigliano il,
e che ebbe lucor quello della cittadinanza Veneziana .
Si vorrebbe , che i Signori Fiorentini ci deffero due pulite impreffioni
uni di tutte le opere del Cavalca , c Tiltra delle volgiti del loro Ar-
civefcovo tanto Antonina .
Del difpregio del mondo e delle fue vanità , del Beato
C Patriarca di Venezia, ora Santo] Lorenzo Giuftiuia-
no . In Venezia prejfo sii do i 779. in 4°
■ Trattato della difciplina e perfezione monaftica »
e la fua V ita . In Vinegia pel Giolito 1 j 79. in 40
Meditazione di Flaminio Nobili fopra il Paternofter .
In Vercelli' per Francefco Boriati 1191. in 8°
Trattato di Ubbidienza di Don Paolo Giuftiniano [da
Vinegia, monaco e romito di Camaldoli] con una
pillola del. medefimo a M. Marcantonio Flaminio .
In Vinegia prejfo Stefano da Sabbio ifjj. in 8°
Selva di orazioni di diverfi santi Dottori , e di molti
fcrittori antichi e moderni , Greci e latini per ogni
forte di perfone , per ogni tempo , e quali per tutte le
occafioni , ove particolarmente fono le divote orazio-
ni di Landolfo Certofino , raccolte e tradotte da Nic-
colò Aurifico Sanefe, Teologo Carmelitano . In
Vinegia pel Giolito 1 j8 j. in 1 1° ediz. il.
Lo Stadio del Curfore Criftiano , compofto da Antonio
Ulftio , Canonico dell' ordine di santo Agofiino , tra-
dotto di latino in volgare da Lodovico Dolce [ con
gli Avvertimenti morali di Bonaventura Gonzaga
appreflo] In Vinegia pel Giolito ij58. in 1 j°
Vera norma di glorificare Iddio e di fare orazione
fecondo Ja dottrina delle divine fcritture , e de’ santi
Padri , efpofta da G. M. [ Giufeppe Maria Tommafi ]
Caro , Prete teologo . Quacunque fcriptafunt, adno-
Jlrata d ttlriuam fcripta funt . San Paolo nell' Epifiola
a’ Romani . In Roma pel Vaunacci 1*87. iti la»
Il fcctnJo cognome. Caro, portato dai Tommafi, Baroni Siciliani, effeoda
men noto del frima , fervi alla grande umiltà dell1 cmincntifltmo e
venerabile autore , come di nafcondiglio , fenza oflefa della verità ,
nel pubblicar quello fuo libro , da lui compone in vallare per le fo-
lcile monache del fuo Ducato di Palma , che glielo arcano richic/lo ,
per eficre gli altri Tuoi libri tutti io latino •
Ere-
si euoT.Ci.VIIl.
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BjauoT.CL.VUI,
688 Della Eloquenza
— Breve ritrazione del modo di affiftere fruttuofa- .
mente al fanto facrificio della Meda , fecondo lo
fpirito e rintenzion della Chiefa , per lepcrfone , che
non intendono la lingua latina [ con prefazione ] In
Roma per li Tinajft e Mainardi 1713. in iia edizione v.
L’edizione I. ufcì fenza nome d'autore > il quale per umiltà diceva di
averla fatta pel fuo compagno laico , benché Ca per tutti •
Trattato della Perfezione , di Frate Ugo Pancera [ da
Prato in Tofcana ] dell’ordine de’ Minori [ che chia-
ma sèfteflò della provincia diTarteria, dove (lava
nel 1312.] I» Genova per Antonio Bellone 1 33 3. in 8°,
Gli ferini di quello Vgo Panciera, o Panciera , fervirono conua l’erelìa
de’ moderni Quieti fi , germoglio degli antichi Gnoftici : e ce n’è un
codice a penna coi fuo ritratto in miniatura nella prima lettera ini*
• siale dorata •
C A P O . V
Scrittori ecclejìajlici Greci volgarizzati .
ATenagoraAteniefe, Filofofo Criftiano , della re-
furrezione de’ morti , tradotto da Girolamo Fa-
teti . In Venezia per Paolo Manuzio iyjff. in 40
Della Preparazione evangelica libri xiu. di Eufebio Ce-
fariefe. In Venezia per Michel Tramezzino 1330. in 8®
fenza traduttore .
Dionigi [creduto] Areopagita, de’ divini nomi, tradotto
da Valeriano Olmo da Bergamo . In Venezia preffo
Rutilio Borgominiero i$6j.in 8°
Della perfetta Verginità , de’ santi Bafilio e Agoftino
con una breve difputa della caftità , un fuccinto di-
feorfo in lode della medefima di sant’ Efrem Siro ,
e alcuni fpiritualifiimi efercizj di santa Gertrude ver-
gine , tradotti da Ilarione Genovefe . In Brefcia prejfo
i Marchetti t 3 66. in 8°
A proposto di unta Gertrude, il Cittadini nella Tua Parthcnodoxa pag.$>8.
cita due tefli a penna delle Rivelaicitui di santa Brigida , volgarìucate
nel buon fccolo .
Del Sacerdozio libri vt. di san Giovanni Grifoftomo ,
• tradotti in lingua volgare da Scipione d’Afflitto Na-
poletano. In 'Piacenza per Francefco Conti 1 374. in 4®
Della
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V.
Italiana 689
Della Verginità , tradotto in lingua volgare da BiBuor.Ct.viir.
Silveftro Gigli . /« Venezia per li Guerra 1 ytf y. in 40
Di san Giovanni Damafceno la Paracletica, tradotta
prima in latino , e poi in Italiano da Lodovico Mar-
racci . In Roma pel Komarek \6%p. in 14°
Altri Padri Greci volgarizziti fi pofero fra gli orar ori faeri .
CAPO. VI. E. ULTIMO
Scrittori ecclejiaflici latini volgarizzati .
GLiUficj di santo Ambrogio, Arcivefcovo di Mi-
lano , tradotti in volgar Fiorentino da Francefco
Cattani da Diacceto con annotazioni. In Fiorenza
per Lorenzo Torr enfino iyy8. in 4°
L’Efamerone, tradotto pur dal Cattani da Diac-
ceto . In Fiorenza pel r orreutino 1 yòo. in 8°
La Regola di santo Agoftino , Vefcovo e dottore della
santa Chicfa cattolica , polla nel libro delle fuecpi-
flole nell’ epift. cix. tradotta di latino in lingua vol-
gare fedelmente da Bernardino Scardeone Canonico
di Padova infieme con l’efpofizione di Ugone di san
Vittore . 1» Vinegia pel Giolito 1 564. in 8°
Lo S'.ardconc avvertifce , che il tetto di Ugone è per gli uomini » e l'altro
per le donne •
Della Città di Dio [libri xxii. volgarizzati da
Niccolò Piccolomini ] in foglio .
In bel carattere particolare , a due colonne , con poche , e non molto &•
Aidiole abbreviature » con la tavola de' libri e de’ capi in principio ,
fenza anno , iraJuuore , luogo e ilampatort , e col regidro nelle can-
tonate in fine della Jtconda colonna . Di quedo volgarizzamento G
parlò addietro fenza più attribuirlo al Pajfavomi con Jacopo Cerbi- Pimpt Sinijl n, z,
netti , ma pluttodo con IJidoro "Ugurgeri a Niccoli Piccolomini • paj. $63-
— — Della Predeftinazione de’ Santi , e del bene della
perfeveranza. In Bnfcia per Lodovico Britannico ijj 7.
in 40 fenza traduttore .
Del bene della Perfeveranza , tradotto da Lodo-
vico Domenichi. In Venezia al fegno de! pozzo 1544.
in 1 6°
S s s s * Le
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69 o Della Eloquenza
BnLioT.Ci.vnr Le divote Confeffioni , tradotte da Vincenzo
Buondì . In Venezia per Bolognino Zaltieri t $64. in 4.0
— — I libri xiii. delle Confeffioni , tradotti dilatino in
Italiano da Giulio Mazzini Brefciano con annotazio-
ni . In Roma nella tipografia Medicea per Jacopo Luna
*S91- * *4°
I libri , ufciti da qucfta tipografia Medìcea , fon rari , e non pure gl
Arabici , ma tutti gli alta .
L’Epiftole di san Girolamo , tradotte di latino in lingua
Tofcana da Gianfrancefco Zeffi . In Venezia prejfo i
Giunti 1 j5i. in 40
- — Volgarizzamento de’ Gradi [ creduti ] di san Gi-
rolamo [ con una tavola , o G lodar io iu fine ] In Fi-
renze prejfo il Manui 1723». in 40
I Morali del Pontefice san Gregorio Magno fopra il li-
bro di Giobbe, volgarizzati da Zanobi da Strafa [ nel-
la Corte pontificia d’Avignone fegretario de’ Brevi
d’Innocenzo VI. ] protonotario Apoftolico, e poeta
laureato contemporaneo del Petrarca. Impreflioue
nuova , purgata da innumerabili errori , e a miglior
lezione ridotta, aggiuntevi anche le citazioni della
fàcra Scrittura. Tomo 1. che abbraccia ,i primi vut.
libri . In Roma per gli eredi del Corbelletti 1714. iu 40
- Tomoli, che abbraccia il. libro ix. fino al xvn.
[ inclufivamente ] In Roma per lo Tinajfi 1721. in 40
* Tomo ni. che abbraccia il libro xvm.fino al xxvt.
In Roma per Girolamo Mainar di 172 y. in 40
■ Tomo tv. e ultimo, cheabbraccia il libro xxvn.
fino al xxxv. e ultimo . In Roma prejfo Rocco Berna-
bò 1730. in 4®
Dalle prefazioni , prepone a cialchedun tomo, fi hanno le neceflarie con-
tezze intorno ad ogni particolare dell' opera , non più Rampata dopo
la prima impresone in due gran tomi in foglio, fattane all’ ufo antico
in Urente* da Nictali di tamagna nel 1480. e vi fi hanno anche Intor-
no al (uo nobile volgarizzatore : la quale opera al certo è di grande
importanza , non tanto per la fua degna e copiofa materia , quanto per
tutta la Tana e vela Italiana Eloquenza .
1 Dialoghi riordinati e riftampati da Giammaria
Tarila Fiorentino [ con una prefazione per eccitare la
• • gio-
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Italiana <6$ i
gioventù alla lettura de’ santi Padri ] In Venezia per
Giambatijla Boti fa dini 1606. "iti 120
Le Vite di xii. Santi , fcritte da’ Padri antichi . In Ve-
nezia per Michel Tramezzino \$6o, in 160 fenza tra-
duttore .
Le Opere di Giovanni Caffiano, delle Coftituzioni,e dell*
origine de’ monaci , tradotte da Benedetto Rufi , ere-
mita Camaldolefe • In Venezia per Michel Tramezzino
1563. <04°
Trattato [creduto] di san Cipriano, di due forte di mar-
tirio , tradotto da Raffaello monaco della Badia di
Fiorenza . in Fiorenza per lo Torrenttno 1567. in 8*
Il Mux.it nelle Lettere Cattoliche libro il. pag. 149. fi trovò al bujo pec
certo luogo di quello libro , da lui fuppoQo di tao Cipriano, di cui
però non eflendo , cade ogni Tua dubitazione •
Libro [ o Commonitorio ] di Vincenzio Lirinefe , dot-
tore antico , molto utile a chi dcfidera intendere la
verità della religion cattolica, e le acuzie, frodi e
iuganni degli eretici [ volgarizzato da Girolamo Mu-
zio Giuftinopolitano ] In Monteregale per Ltouardo
Torrentizio 1565. in 8°
Jo bel carattere tondo , fuorché nella prefazione del Muzio di pagine IJ»
che è di cor/ivo . Altre verlioni di Padri latini li poferotra gli Oratori
/atri . Il Munto dieci anni dopo aver coronate tante fue letterarie fati*
che con quefto infìgne volgarizzamento , non lenza gravi motivi fatto
{lampare da san Pio V. in quel fuo Vefcovado , fc ne morì in villa dèi
grande amico fuo Lodovno Capponi alla Pauerttta in Valdelfa tra li-
cenze e Siena ,non però,comc gii ridotto all' c fremo delle mi ferie, fecon-
dochè dianzi molto incautamente fu fcritro; ma bensì dal Capponi trat-
tovi a forza di cortelie,fue proprie e pecfonali,e perciò da non doverne
egli dar conto ai malevoli del Muzio , avendolo prima calualmente in-
contrato in Chiefa a l’oggi bonzi, mentre fe ne andava a Firenze a trat-
tar col Granduca , c col Duca di Bracciano • Mancò di vita nel 1 J7f. di
anni 80. dicendo egli Hello nelle Lettere cattoliche libro 111. pag 147. di
avere avuti 74. anni nel 1569- e nelle Vergeriane pag. if8> di averne
avuti jo. nel 1546. come nato nel 149?. In cafa del Capponi egli mife
in ordine le fue Battaglie , fapcndo bene il Capponi , non ellete elle di
tal natura , che dovettero fvolgere* l’animo fuo generofo dal favorire il
vecchio e fido amico, il quale a lui Umilmente allora moRrò ogni grati-
rodine, dedicandogli l’edizione il* delle fue Lettere focolari, (ziti appreA
fo in Firenze dal Sermartelli 1*90. Quella c la vera epoca della vita e
morte del Muzio, che fu allievo c difccpolo de’ due valentuomini, R*/*-
S 1 s s 1 fatilo
69 a Della Eloquenza Italiana
iti bliot.CuVIU. R'g't , * * atifi» Egnazio , e che fctive d! avete dagli anni x*i.
* " fino ai L M x I v. di Tua età fervilo e travagliato i'« tutte te Corti Criftia.
ne , tra gli armati eferciti negoziando e feri vendo , Tempre (limato a tal
fegno , che il Marcbefe del t'alio , e Ferrando Gonzaga in tempo , che
erano capitani generali, e luogotenenti Cefarei in Italia , 1‘ onoravano col
titolo splendido di magnifico nelle lettere , venendo egli poi man-
tenuto da tan Pio V. acciocché agiatamente fenza altro poteflc atten-
dere a fcrivere . E pure Girolamo Zoppi», partigiano del Parchi, nel Tuo
Ragionamento in difefa del Petrarca pag. 7p. 8o. o«ò maltrattate un
tanto uomo già morto . E perchè poi ? Per avere nelle Tue Battagli»
pag.i 14. z. chiamati i Filofofi col titolo di Patriarchi degli eretici , len-
za prima avere avuta elio Zoppio la bontà d'iuformarfi , come innanzi
al Muzio così gli avea chiamati Tertulliano nel libro contra Ermogene,
e san Girolamo nella lettera a Ctefifonte . -Luca Olfienio nella Vita di
Porfirio pag. 8. edizione ■- la Tenie col Muzio Tenza Taperlo , e moftra ,
che così appunto ! FiloTofi non injuria'appellantur ; effondo certo , che
tra i maggiori nemici e petTecutori della religion Crifliana furono gli
antichi Filofofi , Crefcente Cinico , Porfirio , Irmele , Giuliano , e Celio ,
come altresì molti de' nuovi, particolarmente Inglefi , tutti però Talli, e
indegni di tal nome , quali per avanti eziandio furono Piero Abaiiardo ,
Michel Servito , il Pomponazio, il Cremonino, i due Sodai , lo Spinofa,
Votiti , il Lorfte , e non pochi altri, limili a quelli, e anzi empj c con-
tenz'oli foli (li , che veri filofofi : e Topra ciò potrebbe ancora vederli la
Predica X X. del Savonarola Topra Amot e Zacberìa .
Il Razionale de’ divini ufìcj , compofto da Guglielmo
Durame 1 Vefcovo Mimatenfe , tradotto di latino in
vulgare daColantonio Carmignano Napoletano per
comandamento di Bona Sforza Reina di Polonia . In
Napoli per Gio. Saltzbac i$ì9- in foglio .
Le Opere Spirituali di Tommafo Malleolo da Chempis ,
tradotte da Borgaruccio Borgarucci . In Venezia per
Gafpero della Speranza 1574. in 40
IL FINE
GIUNTE
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GIUNTE
AI LIBRI ANTECEDENTI
Co» r indizio numerico delle pagine s e delle righe , o
verfij ai quali preci/amente firìferifeono , e che non
inutilmente pojfono fcrvirc , come di note ai luoghi
proprjìgiufla le varie qualità de' caratteri JìejpdelP
opera fenza alcun difagio e incomodo di chi legge .
?*£■ ver/t
2. 3‘ LeSg‘> della
8. 4. Dopo corrotta , aggiungi , negli accidenti
11. 6. Dalla fiue , invece di donde , leggi , di qui
17. a. In margine leggi .
26. 4. Dalla fine, dopo , paefe , aggiungi . E il Sabini una vol-
ta riconvenuto di non aver prefa la buona ftrada nella
condotta di molte etimologie, tratte per forza dal Gre-
co fenza penfare agl* idiomi fetteutrionali , credette
di poterfene fcappar via prontamente con dire, che
prima erano ite di Grecia al Settentrione , e poi di là ve-
nute in Italia -, ma fe egli lo dille davvero , come parve
dirlo, ei volle guidarle per un cammino troppo lungo.
Quella difgrazia della feienza etimologica è comune all*
altra delle fue note , che fu vago fcrivere in margine ai
libri , dandole poi fuora fenza dubitar punto della loro
infuflìftcnza , come particolarmente fi vede da quelle ,
che per conto fuo efaminò Ezecbiello Spanemio in fine del
tomo 1. della grand’opera delle Medaglie. Maltaltre,
che Luca (Jljienio fu folito fcrivere ne’ Tuoi libri , non
poche delle quali balla fapere, che furono fatte (lam-
pare dal vecchio Cardinal Barberini, fono molto diver-
fe , e non certo mede giù in fretta , ma tutte iftruttivc .
28. 6. Dalla fine , leggi , teforo
31. Infine, leggi, /n?
39. 14. Dalla fine, leggi, in Italiauo
47. tilt, in margine , leggi conftd .
j8. 1. Nel numero della pagina,/^/' 58
Clau-
~rf.694 Giunte
p 6 . 14. Claudio , leggi , Niccolò
1 6. Libri vili, figgi, tomi vm. volumi 11I.
17. Dopo fe, aggiungi , ftampati in Parigi preffo il Groullau
dal ij4 3. al ijyo. in foglio.
143. 12. Dopo, fiampate, aggiungi , fenon ultimamente in Fireu-
«nel 1719.
144. 3. Dalla fine, dopo, Cammillo, aggiungi. Celio Caleagni-
ni ,CimioGiraldi,
jfo. 11. Dalla fine , dopo , lingua , leggi , fòlle fiorita
\66. y. Dalla fine , dopo , ftile, aggiungi : e perciò ancora nell*
A po teofi di Omero, illustrata dopo altri valentuo-
mini, da Giancarlo Scotto, fi veggono effigiate anche
la Commedia e la Tragedia
172. 7. Dopo iitf. aggiungi: e poi di nuovo dal Gelli inferita in
primo luogo tra quelle, che egli nel 15 y f. divulgò
fopra Dante e’1 Petrarca
aoo. 17. Dopo, votivo, aggiungi, Gccomc avrà potuto vedere chi
nel leggerlo ha voluto furtivamente onorarlo con at-
tribuire a sè medefimo alcune cofe particolari di e fio ,
le quali però fi riconoscono facilmente per non fue ,
benché a bello Audio da lui contrafatte .
307. 10. Dalla fine, dopo, Pietramala, aggiungi, al contrario di
Pietrafauto , altro cafiello in Tofcana
219. 7. Dalla fiae,dopo, Boccaccio, aggiungi, e dal vecchio Am-
mirato nelle Famiglie Napoletane tomo 1. pag. 154.
137. 10. Dalla fine, dopo,{inciul\o,aggiungi . Un antico faggio di
quello fteflò dialetto Napoletano , o Vugliefa , ci ri-
mane in certa lettera , mefià in luce dal Signor Biftio -
. ai con le Prof e di Dante e del Boccaccio pag. 3 34. e
rammentata afiài prima dal Doui ne’ Marmi , Ragio-
namento 1. pag. .97.
24<J. 9. Leggi , Valmaiaua
247. 8. Leggi , Ca Zeno
267. io. 'Dalla fine , otto , leggi , fette
270. 11. Dopo , Campidoglio, aggiungi . Si parla di lui negli Pla-
nali di Simone della To/'a , ultimamente Rampati ,
pag.i 66. e nelle Famiglie Fiorentine dell’Ammirato,
pag.iai.
Dopo ,
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*75.
27 9-
283.
*93-
254*
*$7
wry-f Ai Librt ANTECBDENTI 6^s
1 1 . Dopo , Gaetano , aggiungi , e in alcune di Scipione Car-
terornaco al vecchio slldo , che non fono ftampate
9. Dalla fine , leggi , opera di
8. Dopo , fcufarnelo , aggiungi , benché da una lettera del
Caro nel tomo il. pag. affi, dell’edizione Aldina noi
fiamo alfìcurati , che il Cardinal Bembo medefimo in
qaeJT ultimo avea ritrattato il giudicio , fatto per prima
f opra Dante
11. Leggi, fu Greco.
7. Da capo , tra il verfo 7. e l’8. aggiungi .
Regole gramaticali di Jacopo Gabriello £ Gentiluomo
Veneziano ] non meno utili , che neccflarie a coloro ,
che dirittamente fcrivere nella noftra lingua fi dilet-
tano . In Venezia per Giovanni de * Farri 1 J4J. in 4°
£' un dialogo in bel carattere tondo era lui. c Trifone Tuo zio •
A capo giù ballò infine dopo la nota, che fiuifee , avver-
tita , aggiungi .
Annotazioni della volgar lingua di Giovanni Filoteo
Achillino . In Bologna per Vincenzo Bonario da Tar-
ma e Marcantonio da Carpo 1 y 36 . in 8°
13. Dopo, Falconieri, aggiungi . Per altro rutta l’opera col rifeontro de’ partì
dovrebbe ripulirò, e ampliarli da uuoo perita con piò forte di carat-
teri , io fedo , e forma più propria ,e con indici copio fi .
8. Prima della fine , dopo , X retifea , aggiungi . Io redo molto forprefo in
leggere le feguenti parole negli Arti di Llpfiadel I7|I. pag- 181. Ori-
gin um Italica lingua bodierna c auditor GiamhuUaritu .
6. Dopo , Fenucci , aggiungi , da Safiuolo .
In fine , prima del Polito ai Adriano Franci , aggiungi ,
Rifpofta di C Lodovico Martelli] all’ Epiftola del Trilli-
no delle lettere nuovamente aggiunte alla lingua vol-
gar Fiorentina in 4.0 fenza luogo , anno, autore , e Jlam-
patore.
Non dille il Trifjino di aggiungerle alta lingua volgar Fiorentina,' mi ben-
sì a li' Italiana .
A cape, prima della fine, innanzi alle Battaglie del Mulo , aggiungi .
Cortui , che fu da Seravallt , dioceff di Cenoda nello dato di Venezia , e
amico di Claudi» Tolemei , abbandonata la Fede , e l’Italia , lì rifuggì
in Argentina , e pofeia in Londra, come abbi imo dalle Lettere di
Ruggeri Alcamo, a cui fi, caldamente raccomandato da Giovanni Stur-
mio per effer meliò ingrazia della buona Reina Eli/abetta, non fonti
indizi gagliardi di avere egli involato da plagiario folenne il famofo
Teatro di Giulio Cammillo , di cui veggiamo dampata l’Idea fòla .
Dopo
Pag. *rf,696 Giunte
199. 9. Dopo , grido , aggiungi j onde il Borghelì nella parte il. delle Tue lettere
difcorfiue , pag.50. ne patii aliai nule .
i$‘ Leggi , In Firenze per Giorgio Marefcotti 158 6. in 40
— - De’ Punti e degli accenti . In Firenze preffó i
Giunti 1 $66. in 40
3 7* Aggiungi a capo , dopo , 'Difcepolo :
Avvertimenti fopra le regole Toltane de' verbi, e delle
variazioni delle voci , di M. Niccolò Talli dal Borgo
a san Sepolcro . In Venezia per Giovila Ripario ij jo.
in 40
A capo , prima del Capeee dialogo , aggiungi .
Il Cambi nell’ Orazione in morte del Salviti i pag- if. mentova il volu-
me ili. degli Avvertimenti di lui , non niello in luce •
300. 9. Leggi fuggitivo .
3 4» Dopo , feconda , aggiungi ut. e 1 v.
302. 1 9‘ Dopo , mollra , aggiungi , contea la Tua parola
37* Leggi , Gratarolo , pure da Bergamo
4°* Dopo , Bologna , aggiungi , e in Pifa .
303. lo. Prima della fine , leggi, Buffano
9. Dopo vicinanze , leggi , di Sermoneta , e il Monnoje , o Moneta uel fuo
Baili et tomo V. Parte il. pag. f7- sbaglia in aderire , che fi chiami
da Buffano , e non da Baffano , che è di cafa G telati nel Latto : e per
quello Aldo prefe il nome di Komanui ; ladovc Beffano , Terra nota ,
(la polla nella Marca Trivigiana, dominio di Venezia: e vi è ancora un
altro Buffano di cafa Giufhniani neWVmòria lungo il Tevere •
Piti Torto dopo , Romanui , aggiungi , forfè ancora .
304. 28. Dopo , Napoli , aggiungi . Mariangelo Accurlio Aquilano cpmpofe un
iìbro de anliquitate V obfoleto Jermone fugiendo .
Joy, iy. Dopo , Alunno , aggiungi , fecondo Marcantonio Guarini nelle Cliiefe di
Ferrara pag. 141. fu di cafa Negri .
In fine , verjo ultimo , dopo. Ruchette , aggiungi , dopo l’edizione I- di
Pine già preffo i figliuoli di Aldo ligi, in fogli* .
3 O 6 . 7 . Leggi , nè
310, lo. Leggi , di Falco
3 1 1 . Il, Prima della fine, avanti » Ceffo , aggiungi , Giulie Ottenellì
312. ly. Dopo Clemente VII. aggiungi , portati in quelli Vocabolari , fi fodero
citate ancora le pagine de’ libri lledi , come fu già praticato da altri ,
con premettere ancora una tavola cfatta delle impreflìoni feguitate ,
ciò farebbe riufeito di molto comodo a chi fe ne dee fervire nelle oc-
caGoni . Ma il dottor Salviti, peraltro cortele, una volta, da <c, e non
- ticercato, ebbe adire fenza niuna fot ma caritativa , che l'accennato
Vocabolario non era fatto per altri , che per li Signori Horentini . Non
li fa il motivo di tì fatta efprefiione , lua propria , e che ha molto del
(ingoiate • Però qualunque egli fi follc,allora in fui (atto gli fu riipoflo.
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t*&. vtrfi
Ai Libri antecedenti Zyj
«he fé cosi era , non. occorreva Incomodar fi a flamparlo , poiché la
(lampa lo rende comune a lutti : e così la ftu protetta lì trovò «Cele
contraria al fatto • *
17. Leggi 1 619.
313. 28. Pietro , leggi , Rernardo
314. 8. Leggìi poema, TI quale
315. 27. Leggi 1332. Iu 120
317. A capo , dopo il ver fu 8. aggiungi .
Topica delle figurate locuzioni. In Venezia per
Fraucefco Rampazzetto 1 yòo. in 8°
3i£. 22. Prima dell' Oratore del Memo , aggiungi .
Difcorfo intorno all’artificio delle Prediche e
. del predicare di Cornelio Mudo . Sta innanzi alle
Prediche x. del Mallo . In Viuegia pel Giolito 1337.
in 40
330. 4. Dopo , Ma, aggiungi, Dante non foro pierò, come H Marino, che per altro
non fu C inefe ,nc Tartaro , nel fenfo Hello, non voluto dal Rinatemi e
dal Dati , ufa mi/ero , e non povero nel Canto I. e nel x . del Purgato-
rio , e oltre a ciò volendoli pute
332. 12. Prima della fine, dopo, avanti, aggiungi : e Marino Betìebemo n’ebbe forfè
meno del Paolìni io fatue una nel lolo fpazio dixx.ore in motte di
Oiamkatida Scita, poeta illultte , da lui torto recitata a grande uditorio
nella chiefa di santa Maria Fortnofa di Venezia ; onde il Vartbi fu più
fortunato , che per fare la fua in motte di Stefano colonna, ebbe tempo
due giorni , e altrettanti Fabio Paolini in compor l’altra de Dottore bu-
manitatii ; ma aliai più Giovanni Palmella, che in cinque giorni fcrive
di aver fatta la fua pel Cardinal Sirleto . Prima di tutti Celio Caliagnino
nc fece una e/fomporale in morte di Fecole Stroiuci . Da quelle orazioni
fi vede , che il Parchi non ebbe quelle glandi Arettezie, che lpaccil
per onor fuo nella Vita di Fraucefco Diatceto pag. i $8. per quello capo
di aver comporta in me n di tre giorni un orazione in morte di Loreutco
de' Medici , Duca di Urbino .
33 ì- *9- Dopo, Doni, aggiungi 1346. e
33 7 . Iti principio aggiungi .
Orazione per l’efequie del Dottor Celfo Cittadini , reci-
tata nell’Accademia de’Filomati da Giulio Piccolo-
mini , lettor pubblico della Tofcana favella nello
Audio di Siena ai xy. Marzo 1627. In Siena prejfo il
Bonetti 1628. in 40
338. Infine , aggiungi, dopo Giolito , W quale tra le altre ve ne ftampò X. col
Difcorfo del Tomitano fopra l'artificio del predicare del Muffo , porte
nella ClalTe li. capo I.
343. . /» fine aggiungi . Ci c ancora il Segretario , dialogo di Vincenzo Grami-
gna , Rampato in Firenze da Pier Cccconcelli 1 6zo. in dodici .
T 1 1 1 Prima
Pag. verfo
346. 8.
3So. J3.
3fi- I.
3 55- 18.
367. 19.
371. 6.
374-
377* io.
J78.
384. 2 6.
387. 4.
69 8 Giunte
Prima di , Antonio , aggiungi a capo .
• — Libro ni. Ivi 1354. iu 8°
“Do/io, Contarini , aggiungi [ fc <ò*<? prime a Trjfon Ga-
briello , la rrrsij al Vefcovo Florimonte , e la quarta
a Vittoria Colonna , Marchcfa di Pcfcara ]
Dopo , Sic'luno , aggiunsi , che non fu Prolato , ma femplice
Dopo, fiampatore, aggiungi , che però è Comi » da Trino
di Monferrato .
Leggi , Ipponatte
Leggi , tradotte
In fine aggiungi .
• Le Lettere di san Girolamo , tradotte da Giail-
francefco Zcffi . Stanno fra gli Scrittori ecclefiaftici
latini volgarizzati , Clafl'e viti, capo vi.
Iu fine aggiungi *
Lezioni del Varchi fopra materie poetiche . Stanno nel-
la Clafl'e vii. capo il.
Dopo , ritengono , aggiungi ■ Bernardo Moneta , o Moanojt ia Fiancete >
nella fua rilljmpa dei Giudici del BaiUet , tomo III. pag. 1 js. dell' edi-
zione d! /tm'terd tm 1711. in ottavo, folliene, però vanamente, non ave-
re il fuo Baillet confuto il trattato del poema eroico del Taffo con la fua
Cavalletta, Dialogo della p sc/ia Tofcana ; ma poi non avvertili» , che il
Tufo qui nel Dialogo non tratta del poema eroico , ma della poejSa ia ge-
nere . Dice aneota, che il Baillet non faaltro, che riportate i Gittate)
degli altri . E pure è chiaro , che fpclfo vi porta i funi propri , rigettando
quelli degli altri quando gli pare , e piace. Il Moneta Hello nella pre-
fazione al tomo vili. Parte I. pag- ▼. dice male della profopopea del
BaiUet nel giudicare . Io fo però di certo , che II Moneta lì era pentito
di avere fccitte sì latte inezie, avendomelo egli (fedo facto lapcre .
Dopo il verjo 4. agg/ung; da capo .
La Nuova poejia Tofcana di Claudio Totomei , di cui parla il t'archi nelle
Lezioni pag. «4 9. e il Conte Matteo di tan Mariino nelle Tue Otlciva-
rioni , Rampate in Roma dai fratelli Dotici 1555. in ottavo pag. iti <5. li
uoveti nella dalle vii. cap. ziti.
Leggi „ difeoprirvi
Prima dell» fine , aggiungi dopo , eretico! Tanaquìllo Pahro fopra Lem
gìno pag. zga. della fua edizione di Saltnurio , taccia giuilamente tigone
GroxJo per aver lodato il divino legislatore Mote dall 'ingegno, quali-
che avelie parlato di fuo proprio talento , e non gii per ispirazione di
Dio, «ir minime vulgati! ingenii. Quelle fono le parole lidie del Grotto,
alle quali fo»giunge il Pahro : non fiate! , ncque tnitn fine peritalo e? fu-
fpicione, Mofct ah ingenio laudari fateti . Cosi è . E poi con aflìlienza di
avvocati e di panegirifti, dal Cafìel vetro, perche egli c il Caflelvetn, po-
rri darli AMarJito a san Paolo Apoftolo , ugualmente ifpirato da Dio ì
Dopo,
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«*[• Ai Libri -antecedenti 699
188. if. D°P° J » >gg5ungf > ottavi, Refff nelle Lettere , ftampatt lo Brefcia
da Bandemmeo Fontana ifitt. in ottavo pag. ». d, buon cattolici e
letterato ferire a Francefco Scoino da Salò con molto difprezzo del
Ca/hivetro , t della fua Poetica , fcufaodofi di oon poter mandargliela,
come di feritine eretic, , di enfi è rifinita la licenua in Roma . Da ciò
fi rede , che quatti elogj non fi ritrovano nel folo Indice dell' Minia del
Cardinal Palla vicino , come diami fu ferirlo con malto incoofidera-
ta irrirerema. Bernardin, Partente , interprete di Ormi , e intoni,
Rtccehno della Poetica di ArifiotUe , fecero particolare Audio di con-
futare i fanfmi del Ca/ielvetro , aderendo il Riccobono nel bel principio
del luo Comento . che colui fi era iforzato di ofeurare il tette 7 et ine.
hra, effondere , imbrogliandolo, dum replicare cenata, eft , , renden-
dolo exfl, canne indigentem , itami prof ter acutiffima, ejm, dubitatine,
nulla nane a, , prcpemodum effe perturbatin alarne adeo diffidi, or tT con-
fufin effe vtdealur . In fine dichiara di non aver prefo a confutare om-
nia callelvetrii commenta , cofa troppo lunga e inutile, qued ione, ut
fntajfefuitfei, quam utiliu, . Il gli detto Ottavio Beffi in altra delle fue
Lettere ad Andrea Chiocce pag. igg. nomina le fatiche del Mani con-
te» il Caffet vetro . S£
j8ff. 13. Dopo , ttampate , aggiungi, e dappoi tradotte ancora do Luigi Alamanni
il giovane , per detto di Giovanni Poveri, in una lettera allo Scali ter»
. pag-ajo.
3$. Pruno di , D.fcorfi, aggiungi. DI qui fi può riconofcere il gran fogno del
Moneta, il quale nel fuo Baillet , tomo viti, parte r. pag. 15 j. tbbea
dire, che il Caflelvetr» per/egne dijornmiffone al tanto Vficìo , rifìampb
la Poetica in Ba/ilea , purgandola dai puffi , che erano /piaciuti agl' Inqui-
nimi. Tuttofallo, perchè le medefime erefie , bellee lampanti , fi tro-
vano in amendue dedizioni , perciò amendue proibite , e condannate del
pari dalla lama Romana Chiefa . .
f. Dalla fine , dopo, Caftelvetro , aggiungi. La Poetica del Piccolcmmi fi
trova ancora da lè Rampata con la fola vtrfione , e fenza nbte .
19\' *3* Dalla fine, dopo , corrente, aggiungi. Quello (imbolo dell1 llvearo e dei
Fumo H vede predo il devio nel dialogo delle linprele , e in una bella
medaglia dell'ylr'a/la, montatami dal Padre D. Cianf rance tee >- aldini,
Chcrico regolare Somafco, buon conofeitore di tali cfquifitezze .
399- **• Leggi , Rufinclli
34- Dopo , figure, aggiungi, a ciafchedun Canto, difegno
e intaglio
403. 3. Si capo, dopo , in 8°, aggiungi ,
Oflervazioni di Orazio Tofcanella fopra le opere di
Virgilio . in Vitiegia pel Giolito 1 p6 8. in 8°
404. 4. Dopo, Fiorentino, aggiungi [ in verfo fciolto ]
4 14. 14- Aggiungi dopo, Saiviati • E quelle Cbiofe nella grazia , ntlla forza , e nel
fondo non hanno che fare con quelle, onde il generofo Conte dì Carpi
Alberto Pio ornò i margini di una rifpotta di Erafmo a certo fuo itnpor-
tantilfimo ferino •
41 y. 9. Dopo , Dialogo , aggiungi , del Piacere onefto
T 1 1 t z
A cape
*n-
428.
432.
43 3.
444.
4 Sf-
458.
4 !9-
46 j.
4*3.
47».
47J.
478.
47*
Soj.
504,
, 700 11! ; Gl UN TE .1 I A
verjo - r t>i
A capo iti ptincipio , aggiungi . 0 1 . ’ 1
Tre Lezioni di Jacopo Mancini Poliziano, nell’Accade-
mia degli Aggirati detto ilConfufo, fopra alcuni
verfi di Dante intorno alle macchie della Luna. In
Gstiova per Girolamo Battoli 1 ypo. in 40
2 p. Dopa, fcrifle , aggiungi, Roberto Tilt, dandogli per li baglio il prenome di
Giorgio Invece di Ridolfo, ne’ Tuoi Luoghi controverC libro TI. capo X.
e lo confutò parimente
JO. Dopo, follmente , aggiungi . Taccio de’ Tuoi pul iti ITI ni! verfi Faleucj in lo-
de di Biagio Elcelio , Configliere dell’ Imperador Viaflimigliano I. (tam-
piti in Augufia per Sigifmondo Grim, e Marco f'irfungt fin gii nel I s io*
in quarto •
2 $ . Prima dell' Amante furlofo , aggiungi a capo .
Nelle Lettere libro 1. pag. $ i. ne mentova un altra » forte non ifiampata »
col titolo di Amicida , diverta da quella del Nardi , che addurremo
fra poco .
34* Dopi , Latinobarbaro , aggiungi . Anzi il Leibnido nel tomo ..delle Mc-
fcolanze dell' Accademia di Berlino pag. 8. nota , che tuttavia predo ì
S ormati con la voce tirava , chiamali un lauto banchetto .
In fine aggiungi dopo, Terendo • Ma prima della divulgazione del prefen-
te libro efiendo^aallato il medefirao autore all’ altra vita ai xvn. Feb- (
brajo 1 7 j t- io non pollo entrar mallevadore di quanto ho fetitto dì fo-
pri in propofito delia fiampa.
30. Aggiungi dopo, onefii . Il Caro in una lettera al Parchi de’ f. Dicembre
If tp. tra le Pro/e Fiorentine , Parte iv. voi. li. pag. 46. rammenta una
P dorai e, da sé fcritta, dicendo : la mia Paflorale dorme . Quella, fe fofi-
fe llamaata , verrebbe ad c He r la prima di tutte •
7- Dopo, divulgatore , aggiungi, predo il Ciotti , e poi leggi , vi aggiunti •
7* Dopo Norei , aggiungi , da lui
14. Dallo fine, dopo Delbene , aggiungi. Danaio e Davila, e prima di, quelli»,
aggiungi, d' Avolo, e d‘ Avita; non come V Adriani, che nelle Uloric libro
avi i.pag.rfdp.cdizion I.in vece del Cardinal di Lortno Cecilie, deli' Ureno.
7* Leggi , ne\ Cavalcanti
• 34. Leggi , folleticare
Dopo il verfo 9. aggiungi da capo .
L’Aleflàndro, ovvero della Paftorale, dialogo- di Lo-
dovico Zuccolo. Jwco’fuoi dialoghi pag. 191.
. o. Dopo rii. aggiungi, anzi I v. .
37. Dopo 1 1 1. aggiungi , anzi I v.
4 6. Dopo ut. Aggiungi , anzi I V.
, j. Dopo III. aggiungi , anzi i V .
II. Dopo 1 lì. aggiungi » anzi IV.
2J. Dopo Mi. aggiungi , anzi iv.
28. Dopo ili. aggiungi , anzi l V.
• Avanti
•M.1
: Jt
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P*t-
jiy-
yi 6.
Si6.
fa?.
S33-
537-
*4».
SSO,
5Ji<
552,
, Ai Libri antecedenti 701.
verfo
l6» Avanti db* fint> fr>m* di. Ora , aggiungi , eflendo fcritto di lui, clic non
fece mai nuli' altro di bene , fenon quando fe ne pafsò di quella vita
all' Inferno , qualificato fin dal Goldafto pag. yo. delle note a san Valc-
rìano de tono difcìplina , per empio e federato . K
2^, Dopo Vico , aggiungi, Galeaxjco Caracciolo , «-
Dalla fine , a capo prima di , Lezione .^aggiungi »
Qui il Cittadini pag- ftf. confuta da buon cattolico il Cafielvetro per aver
. voluto feguire , come dice , la dannata opinione di Lutero , Calvino , e
d’àltri eretici , come fece ancora in altre parti della fua Spoficìone , piut-
tofio , chela veritd cattolica intorno alla bcatidìina Vergine coatra il Pe-
trarca , il quale ne avea fcritto cattolicamente .
2. osf capo y primo di , Lezioni , oggi ungi *
:|1 Carrara r Dialogo di. Lodovico Zuccolo dei!’ amor
j- . pitonico , e del, Petrarca» Sta co’ dialoghi del Zuc-
colo , ftampati in Perugia nel 1615. pag.83.
A • A capo aggiungi f* './■ ,
quello toivo iv. pag. ari. dovrebbono (lare Sonetti vi. del Caflelve-
. ■ ?tfo , -additati dal Carro nell’Apologià pag.168. 169,
« Infine a capo , aggiungi . . ; .
Codui , come buffone , feimunito , c indegno della filma di perfone gravi,
intendenti , fu meritamente fprc zzato da Tommafo Cofio nel Ragiona-
- {mento 1. fopra Scipion Matctcelìa pag. 11. ij. Ma ebbe poi l’onore dì
sj eficr le delizie del Saioini , da lui eziandio contentato , acciochc il Ra-
belaii , e Bertoldino non fodero foli ad aver quello onore , non meritato
da altri > a loro difiìmili . In difefa però del Salvini ci fono le lezioni
del S’gnor Gio- Antonio Papini fopra il Burchiello
e. Dalla fine , dopo , lettera , aggiungi . Il Cafitlvetro nella Poetica pag. 201.
*• I edizione il. ebbe la bontà di fcriverc , che II chiariflimo nome degli
A maltei era mutato e finto per vanità a fin di nascondere la baffo condì -
telone . Ma egli lo fetide per fua naturale impofiura , perche quel nomo
fiedo era centinaia d’anni prima di lui in sì rinomata famiglia , nella
quale fi videro fiorire non uno, nè due foli, ma ben XII. letterati A maltei-
entro il foto fecolo x vi. uno de’ qu'ali portò le buone lettere in Vienna
tf AufìriaX* verfo l’Imperio di Federigo III. E aderire, che rutti sì fatti
galantuomini d'accordo e per vanii d cofpiraficro a mutarli il nome,
fenza dir quale, e fenza che alcuno fuori del Cafielvetro mai fe nc accor-
cede,quefto con buona licenza, può dirlì,nonchc malignità, ftrana follia
Rime fpirituali di Gabriel Fiamma , Canonico regolare*
Lateranefé [ e poi Vefcovo di Chioggia } In Vinegia
per Froncefco Fraticcfcbi 1570. in 8°
Prima di , Fuora . aggiungi , la quale imprefa fu di Aleff andrò Pìceolomi-
ni predo II Domenichi col Dialogo del Giovio , edizìon di Lione
pag. ajj.
2, Nella fine ,dop» , diftint», aggiungi . Elitra pur di Venezia per Andrea
Arrivabene 1 jtfj. in ottavo , parimente con le tre orazioni apprelfo •
S • Prima della fine leggi, X X vi li.
30, Prima della fine, dopo, Caftravilla, aggiungi, come pur fece Roberto T iti ,
Prima,
Pag- ver/o
sn- 30.
sss- 4-
SS7- 7 •
SS9- IJ-
jffi. iy.
34.
jtfy. i p.
y^y. 4.
y£d. 14.
y68. 2j.
J7°* 3 * •
571. 11.
y74- 8-
575- 7'
77*- 7
18
702 Giuht b
Prima di, Chiama , aggiungi . E pure il vecchio Scaligero Io avea ^ià . . : •
diffamato per tale fin nel if jf. tu u«* 'lettera ad Irntldo Petronio , in le-
cita nel tomo vili, delle Amenitl letterarie ili Giangiorgio Schcloruio
pag. dot. Il Laudi chiama
Primi delia fine , dopo Fiorentina , aggiungi , e la Francete ••
Prima della fine , leggi di Sehailiant Zecchini . t .
Dopo, flatnpatoce , aggiunti, al dir di lui (ledo in (ine del tomo 1. Il Sai-
vini dice ancora male del Nìfieli per non aver parlato a modo fuo'di
piatone . Ma il famofiflìmo Vefcovo d’ Avtanehes , in niuna cofa infe-
riote, e in molte fupcriore al Salvini » a capi lxxxvii. pag. atp.
delti l’uà Huetiana, lenii aver veduto il Nifieti , giudica di Platone nel
modo (ledo , che quegli ne avea giudicato . • \ .
Dopo » Paolo , aggiungi , folennizzata ne’ campi Elisj il
di delle none di Agofto idiy. fedelmente riferita da
Menippo Filofofo
Dopo , X u. aggi ungi . In conferma dello ferino dal Pignoria , ufcirooo
fuora mafcherati a'trì piacevoli opufcoli conita il Ptrtenari , di Alberti,
no barìfoni , e di Girolamo Bronxerìo , gii rammemorati dal Senatore
Domenico Molino a Giovanni Meurfio predo Burcardo Gotteljfio Strini» _ r j
negli Alti letterari , fafeetto vi. pag. 19.
Dopo , tutti , aggiungi. In quella edizione di Olanda vi è una prefazione
del Fri fio , chiamiti , veramente vituperofn dal Magliabechi in una let-
tera al Cationico Lortnvo Panciatichi nella Parte IV. volume 1. delle
Profe Fiorentine pag. ajo.
Innanzi alia fine , leggi , Cefariefe
Innanzi alla fine a capo , prima di, Ariftea, aggiungi .
La Vita di Mosè , compofta da Filone in Greco , c tra-
dotta da Giulio Ballino . In Venezia per Niccolò Be-
vilacqua » ydo. in 40
A capo , prima di Iconografia , aggiungi .
Giano Nido Etitteo nella Pinacoteca 1. num.xxvn. dice , che quello
libro maxima ex parlo fu fatto da 'Giovanni Zaratino CaReitini , da lui
cclebtato in più lettere , e anche da Carlo Cefare Malvafia , il qual fer-
bava la fua raccolta d’Ifctizioni antiche.
In margine, leggi , regefio .
A capo , prima della , Fiammetta , aggiungi .
E Vcnttih in eedibui Alexaudri Paganini isió.iu 14°
Leggi i Bernardo Moneta
Prima della fine a capo , aggiungi • -
Il Cinonio z quella Impresone dà il nome di fedelijjimo tefto nel tomoli,
delle fue Offervazioni capo cxt.vtt.pag. 418. e il Borgbefi nelle tene-
re difeorfive Parte il. pag. 59. lo chiama ottimo tefto .
, Prima della fino , leggi , Centtnovelle .
, [n margine , leggi > edif.
Infine, leggi ,Clau-
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7Qj
, Ai Libri antecedenti
Pag. verfo
578. IO. Oallafine , dopo aggiungi, ootaufuCaitto
A capo in fine , aggiungi ,
Gli Afolani del Bembo .Stanno nella ClalTe ! v. capo vii.
4. si capo , prima della fine , aggiungi .
Giuoco piacevole di Afcanio de’ Mori da Ceno con al-
cune rime. In Mantova per Jacopo Rufinelli 1 580. in 4*
3. Dopo , i/batdini, aggiungi • .Ci è ancora li Giuoco degli Scacchi di Luigi
Lopez, Rampato in Venezia nel 1584. in quarto . Ma di tutti i Ciucchi
ni c da dir poco bene : e di quello in particolare , dopo san Pier Damia-
no può vederti il Barberino ne’ Documenti pag. j 14.
17. Dopo. Marcolini, aggiungi , intitolate Giardino d) pen fieri . In l'inezia
pel Marcella} 1550. in foglio edizione il. con figure , e col frontiipizio
di Giufeppe Porta .
3. Dopo , polirti citerò , aggiungi , di Vincenzo Mirabella
6. Innanzi alla fine , leggi , Francefco Saufovino
l6. A capo , prima di ,Mi, aggiungi cori .
gianiilao Ofia , fcolare di Romolo Amafeo , e poi gran Cardinale , fetide
allora una orazione al Guicciardini in lode di I. azero Bucnatnico , di-
cendo, che elio Guicciardini era a Clemente VII. quod Atlanti calimi
yi t(linenti fui l Herculer , vel quod Herculi fuit Tbejruj , e che il Papa
fi fidava in tutto de’ configli del medefitno Guicciardini -
23. A capo prima di , Contentar j , aggiungi .
Copiofa di non pochi particolari importanti , che non fi leggono altrove ,
e molto intuitiva fi è l’Idoria latina de Bello Cyprio di Monfignote An-
lonmaria Graziami , già prima fpedito a Principi Cliftiani per folleci-
targli all’ impreta delia finta lega , e poi Vefcovodi Amelia e Nuncio
Apollolico in Venezia lòtto Clemente Vili.
3 £4. xi. Dopo, fcritta, aggiungi , e pubblicata da Carlo Gual-
teruzzi , efccutorc teftamciuario del Bembo ,
II. A capo dopo , in 40 aggiungi .
Se n’è veduto un efemplarc con note a penna di Claudio Salmafio .
2 1 . Dopo , ToJcana, aggiungi, oltre al Rujcelli nelle note del Canto x v, dell’
ArioQo
24. In margine leva pag.
193. 11. Dopo \ 140. aggiungi ,\n 4° c
l6 Dopo, fiorentino , aggiungi. Il Giannoiti in una lettera al Varchi, fetit-
* ta da Venezia ai x. Giugno 1158- nella Parte iv. volume 1. delle Profo
Fiorentine pag- 9 i. dice di eller vicino a perfezionar quello libro in lati-
no • Paolo Gualdo nella Vita del gran Pinetli , come chiamavaio il Li-
pfio , qualifica il Giannoiti per uomo magni fuo avo in Italia nomimi :
c li tiene pet Tua la Vita a penna del Conte Girolamo Savorgnano, uomo
inligne in armi e in lettere, e benemerito alfornmo della noftra Re-
pubblica Veneziana .
398. 7, Innanzi aito fiat jtopo,*mote , aggiungi, olite al molti eriori del Martella
399. 13. yi capo , dopo , edizione, aggiungi .
Della Guerra di Cainpagna di Roma , e del regno di
Na-
380.
382.
583.
387.
390.
591.
S9S-
ver/o
1. ,
704 ' Giunte
Napoli nel pontificato di Paolo IV. l’anno lyyff. '
e iy;7. Ragionamenti ni. di Alefl'andro di Andrea ,
pubblicati da Girolamo Rufcelli . In Venezia per
Giovanni Andrea VahaJJ'ort 1360. in 40
Pirtro de Notes , Ggliuol di Giafone , fcriile poi largamente l’i(toria di
quella Guerra, che fcrbaG a penna .
La Congiura de’ Baroni del regno di Napoli coutra il
Re Ferdinando I. raccolta da Cammillo Pondo [ con
una lettera in principio del Cardinal Scripando , che
l’eforta a fcriverla in volgare 3 lu Roma [ predo Pao-
lo Manuzio ] 1 ydy, in 40
6 04. 1 6. Dopo , altri , aggiungi . Aggiungerà bemi il detto di Ballila Cafale nel-
la Tua orazione a Clemente VII. in legem agraria m prò communi utilità •
te fS"eeccle/Ì africa liberiate tuenda s ed c quelto : Quid ali ud M art inut
Luth erut molitur , nifi , ut qua Ecclefiarum funi , in privatorum ufus m •>
cedane ? quo nibil effe optabiliuj potei 1 bit , quot improbità t ad facìnut
ptrduxit •
€09. I. tfggì . c anche
£ II. ^ Prima tltlla fine , leggi , tomo il. pag.
6l1. 19. Dopa 1 80. aggiungi . La Vita del Bacioni G trova a penna in Perugia per
indulti!» di Pre/pero P t diani , tratta da un altra di Bernardino Tomi-
inno .
ÓCf. IO. Dopo ,1 Biondo, aggiungi. Notili in quella luogo , che Crìfiiane Grifi»
nel (irò librone Baierorum erroribut geograpbicit , prepollo al tomo x>
delle Mefeolanze di LipGa , dà per errori , mi con proprio error fuo ,
alcune maniere di (crivere , che non fono errori , ma forinole , che di | t > ,
natura propria diverGGcano in lingua Italiana , fpecialmeote dove era
noi non ha luogo 17> , Vy , fc , ar , e due nr attaccati inGeme .
19. Dopo , foglio , aggiungi a capo . Giufeppe Rofaccio , che fu da Pordenone ,
ferire nella prefazione del fuo Tolomeo , (lampato in Venetàa da Mel-
chior Beffa nel i fps. In quarto , che il Rufcelli tradylTe il foto libro I. e
che gli altri vi. furono tradotti da Piero Andrea Mattioli , e poi cor-
retti nelle tavole da elfo Rofaciio ,
21. e ij. Leggi [, Bonacciuoli • 'i'
6l6. 7. Primi della /ine, dopo, Pefaro, aggiungi . Pier rettori nel libro il. delle
Tue Lettere pag. {<5. ringrazia Jacopo Laurio di avergli mandata, a per-
fuaGone del Robortello , la Tua verdone della varia tlìoria di Elìane ,
che G trova anche volgarizzata e in iflampa .
tfl8. 3 • ^Si'unS‘ > dopo Bandella, e da Pier Lauro Modantfe . In V meda per
Hichel Tramo crei no 1(44. In ottavo .
619. 8. A capo , dopo , Tramezzili > in 8* aggiungi .
■ ■■ — Degli Edifici diGiuftiniano Imperadore , di Gre- • <\ ?
co in volgare tradotto da Benedetto Egio da Spoleti. i
In Venezia pel Tramezzino iy47. in -8®
Prima
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f*g- ntrfe
619. 6.
Ai Libri antec
Prima itila fine , dopo fi trentine , aggiungi
Bucato , Domenicani .
EDENTI 7O5
, Omberto Locate , G afptre
6 so. aa. Dopo, Giolito , aggiungi 15*4. e
6 31. 8. A capo aggiungi , dopo Aretino .
Vite di diece Imperadori di Suetonio , tradotte da
Mambrino Rofeo . In Venezia pel 1 ramezzino 1 *44
in 8° N
31. A capo , dopo Tramezzino in 8 ° aggiungi.
Lucio Floro de’ Fatti de’ Romani da principio per infi-
no ad Augufto Cefare , tradotto nella noftra lingua
per Giandomenico Tarila da Capodiltria [ che lo de-
dica a Mario Savorgnano ] In Venezia per Piero Ra-
diano 1547. in 8°
611. Ip. Aggiungi dopo , Magnar , e anche quello delle varie , che Michelangelo
Accurfio, avendolo trovato in Ifpagna nel feguire la Corte di Carlo V.
fu il primo a dar fuora in Augufla ex aiibut He arici Silicei ijjj. in
foglio .
614. 1 6. A capo , prima dell’ Moria di Eutropio , aggiungi .
L 'Moria de’ Romani di Sello Rufo , tradotta dal
Conte Vincenzo Bclprato con l’Allioco del difpregio
della morte , di Platone , tradotto dal medefimo . In
Fiorenza per Bernardo Giunti ijyo. in 8°
ózf. tf. Dalla fine , a capo prima dt , Compendio , aggiungi .
E in Venezia per Curzio Marinella al J'egno delle.
Colonne ij8i. tomi il. /» 40
627. 4. Dopo, Vergini, aggiungi [col Breve privativo di san
Pio V.] Iu Pejaro per Girolamo Concordia 1567.
in 40 e
63 1. 4* £«££''1717.
4. A capo prima della Vita di san Ruggero, aggiungi .
y Di santa Colomba Vergine facra della città di Aquileja
in tempo del Pontefice san Leon Magno , e di Attila
Re degli Unni , Comentario , fcritto da Monfignor
Giulio Fontanini, Arcivefcovod’Ancira . In Roma
nella Pamperia di Rocco Bernabò 172 6. in 40
— Ragioni dell’identità del corpo di santo Agofti-
no, Vefcovo d’Ippona , e dottor della Chiefa, Co-
perto nella confeflione della Bafilica di san Pietro in
coelo aureo di Pavia, ellratte dalla Difquifizione latina,
ultimamente flampata./» Roma pel Bernabò i7i8./»4°
V » v v . A cago
Pag.
6ìJ.
63f.
verfo
IO.
706 Gn/NTE
, . \
A capo prima di , Topica , aggiungi .
Somma della Filofofia di Ariftotile , e prima, della dia-
lettica [e di tutta la naturai Filofofia ] raccolta da
Lodovico Dolce . In Venezia per li Seffa tomi il.vo*
lume 1. in 8® fenz' anno .
A capo prima di. Tutte , aggiungi .
Il Lifide di Platone, tradotto da Francefco Co-
lombi , e il Furore poetico [ l'Ione J tradotto da Nic-
colò Trivifaui in lingua Tofcana. In Venezia 1*48.
in 8 °feuza Jlampatore .
IlColombi avea x vii. anni, e amendue fi fanno fcolari di Giovanni
Fa brini.
L’Afiioco , Dialogo di Platone del difpregio della
morte, tradotto da Vincenzo Belprato. Sta nclla_»
Clafie vt. capo xiv.
y. Prima dell» fine , dopo , t’archi , aggiungi , e con un altro da porli nella
Clafie vin. capo IV. l'unico
11. A capo prima della fine , dopo , Ziletti in 4® aggiungi
L’Iftoria dell* uomo, comporta da M. Lodovico Senfi
Giureconfulto Perugino , divifa in libri ni. nel primo
de’ quali fi ragiona di quello , che ha l’uomo per natu-
ra entro e fuoradi sé , nel il. di quello, che può fo-
pranaturalmente aver per grazia , nel ni. fi parla dello
flato dell’innocenza , del primo peccato , e dei difor-
dini, ne’ quali l’uomo.incorfe per elio, c finalmente
delle leggi , che fono i rimedi , con che Dio , e gli
uomini providero ai detti difordini , con le rime del
medefimo autore. In Perugia per Baldo Sahiani Vi-
neziano 1 y77« in 40
€36. 3. Dopo , Ehreo , aggiungi , figlinolo d’IGcco Abarbanel Caftigliano, rifug-
gito con la Aia famiglia in Italia per glicdtici del Re Ferdinando il '
Cattolico contragli Ebrei di Spagna .
6. Dopo , Ragugco , aggiungi , Cornelio frangipane
14. eAt capo prima di , Difcorfo , aggiungi ,
Problemi naturali e morali di Girolamo Garimberto . In
Vinegia per Vincenzo Valgrifi 1 549. in 8°
In line fi trova incollata una pagina , dove fi facca quercia agli autori , ì
quali artribuifeono i lorproprj errori agli flampatori . Nel Problema
i xxv. del libro ni. fi cerca perche in ['ence.im fieno molti balbu-
aleuti , e fi parli adagio . Francrjct Cocci» in fine del fuo volgarizza-
mento di 4cbillc Tat.it , Rampato in Tcncua da Domtn-ca Cavalcam-
f»
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j>4$. vtrfo ^ 1 Libri antecedenti 707
»» lf<j. in oliavo , e il Canonico Pierftancefco Tote! nel Tuo Parere
fopra la voce Occorrenza , ttattano degli criori di (lampa .
637. 5. Leggi 1 sii. edizione ili. in 8°
il. ^4 capo, prima di, Pen fieri , aggiungi.
Lezioni di M. Benedetto Varchi , accademico Fiorenti-
no , lette da lui pubblicamente nell’Accademia Fio-
rentina fopra diverte materie poetiche efilofofiche.
In Fiorenza per Filippo Giunti 1 jpo. in 4°
Ricettario medicinale £ Fiorentino J neceflàrio a tutti i
medici e lpeziali . In Fiorenza per li Giunti 138 6. in
foglio.
La Pirotecnia libri x. di Vannuccio Biringoccio nobile
Sanefe , ne’ quali fi tratta non folo della di verfità del-
le miniere , ma anco di quanto fi ricerca alla pratica
diede, e di quanto fi appartiene all’arte della fufio-
ne, ovver getto de' metalli, odi ogni altra cofa, a
quella fomigliante . In Venezia per Comiu da Trino
lSS9’i,J4a edizione ni.
Libro di Federigo Giorgi del modo di conofcere i buo-
ni Falconi, allori, fparavieri, di fargli, di governargli,
e di medicargli . In Vinegia pel Giolito 1547 .in 8°
Dialogo della Caccia de’ Falconi , allori , efparvieri , di
Francefco Codroipo gentiluomo Udinefe . In Udine
per Pietro Lorio itf'14. edizione il.
Tre libri degli uccelli di preda di Francefco Carcauo
con un trattato de’ cani del raedefimo. In Vinegia
pel Giolito 1 j 8 j . in 40
^3Ì- 6. Leggi , Gualtieri
l0- Aggiungi , tomi il. in foglio
1 2" , Momigìant
9. '‘Dalla fine , dopo , Ziletti in 8° , aggiungi ,
Ifemplici di Luigi Anguillara [Botanico in Padova}
in pifi pareri a diverfi nobili uomini , mandati in luce
da Giovanni Marinelli . In Vinegia per Vincenzo Vai-
grifi 1361. in 8°
l/l capo in fine della pagina , aggiungi ,.
Trattato della Neve, e del ber frefeo di Giambatilla
Scarampo . In Fiorenza pel Sermartelli 1 774. in 40
Vvvv j Ti-at -
Pag. verfo
*39- «2.
640. 23.
tf4T. 7.
23.
*43- 3.
/
^44 1 12.
28.
21.
«
*4£
*
708 Giunte
Trattato del berfrefco diCofimo Salini. In Roma pel
F accio t ti 1609. in 40
Difcorfo fopra il berfrefco di Giambatifta Berti. In Ro-
ma pel Ma f cardi 1616. in 40 .
Del ber caldo , coflumato dagli antichi Romani , di An-
tonio Perfio . In Venezia per Giambatifia Ciotti 1393.
in 8°
Ne parla il Bulgari ni nelle Ch'io [e pag. pf. e p<$.
Dalla fine , dopo i <S i c- in quarto , aggiungi a capo .
Il libro , originalmente fcritto in latino , fu Campato in Cuneo per Viotto
Dolce 1507. in foglio : la qual notizia avrebbe potuto appagare il P/ gno-
r/a, che in una lettera de’ XII. Aprile idi 3. la richiefc al Galilei.
A capo , dopo , in 8° , aggiungi .
Dialoghi [vii.] di Lodovico Zuccolo . In Perugia per
Annibale Ahigi 16T j. in 8°
A capo , dopo , Bologne!! , aggiungi ,
Epiftola della Vita, che dee tenere una donna ve-
dova . In Roma per Lodovico Vicentino 1324. //; 40
Leggi, Lavinia
Dalla fine , a capo , aggiungi ,
- Il Lelio, dialogo di Cicerone dell’ amicizia, tra-
dotto in lingua Tofcana da Orazio Cardaneto .
Fiorenzo per Lorenzo Torreutino 1360. in
A capo 3 prima di , Civil con verfazione , aggiungi .
Daniello Eremita , il quale fu in poca grazia dello Sdoppio , fcrìflc in la-
tino libri iv. intitolati Vita aulica ac civili i , ccn altri opufcoli dell’
autore , pubblicati dal Grevio in Utrcc nel 1701. in ottavo .
Dopo , Cafa , aggiungi , nel quale Cotto la perfona di un
vecchio idiota , ammaeftrante un Tuo giovanetto, fi
ragiona de’ modi, che fi debbono tenere o fchifare
nella comune converfazione. In Ruma per Valerio
'Dorico 1 $6o. in 8° piccolo .
E in Firenze
Dopo 3 amico 3 aggiungi a per avergli dato impulfo a farlo , come ferivo
Orario Gemini nella prefazione alle opere Tofcanc del Cafa : c col no-
me di Galateo Io chiama anche Marcantonio Flaminio nei libro li. de'
Cuoi verfi latini . £ il Cafa cilendo
Infine , a capo , prima di , Governo , aggiungi .
Il Concilio , ovvero Configlio , e i Configlieri del Prin-
cipe , di Furio Ceriola, tradotto di Spagnuolo in voi?
gare da Lodovico Dolce. In Vinegia pel Giolito 1560.
ia 8° Dopo
Ftg. ver fo
548. If.
649. 9‘
63 2. 12.
«4-
617. 4.
SS9'
661. 3-
667. 13-
673. S.
Ai Libri antecedenti 709
Dppo ediz. 1. aggiungi . E nella Selva odorifera pag. 3 3.
A capo avanti alla fino , aggiungi .
li rattato della lode , deH’onorc, della fama, e della glo-
ria , compofto da Francefco de Vieri . In Fiorenza
per Giorgio Marefcotti 1379. in 8°
L'autore Io dedica a Pittarti Cappello , fratello della Granduchedà Bian-
1 ca,t loda molti della Tua cala pag. 94. (ino a 98.
Lezione dell’ Onore fopra il Canto 1 v. dell’ Inferno di Dante , dì Anni-
baie Rinuccini . Sta nella Giade ili. capo xil.
Dopo Mafia , aggiungi : e da luì rcnduco Italiano in quell’ anno fteflo,
come li diri a bado .
Dopa lecito J aggiungi . Il libro del Putto , o Pacco , fu da lui fcritto in
latino, e ancora in volgare ; e la prima edizione in dialetto Lombardo li
c la feguente prelfo il Signor Marchefe Capponi . Libro de re militari ho
materno compofto , fenz’ anno e luogo in foglio , In fine li legge . Sixtut
Reijftnger .
A capo in fine della pagina , aggiungi .
Contra l’ufo del Duello per Antonio Mafla daGallefc
con una lettera [ in fine , di Aurelio Atellino a Lelio
Bcrofio] In Venezia per Miche! Tramezzino 1 j j 3. in 8°
Nella dedicatoria egli prega Baldovino del Monte a fare , che il Pontefice
Giulio III. luo fratello tolga via li empia, fiera e abbominevole u finca,
come realmente allora appunto legni , venendo dannata nel Concilio di
Trento. A capi ili. dice, che il Mutuo ha intefa meglio quella materia,
e più prudentemente ne ha fcritto d'ogni altro .
A capo , prima di , Altri , aggiungi
In margine a qualche efemplare di quelli libri ci fono molte giunte dell’
autore a penna . ‘
A capo , prima dell’ ultimo verfo , aggiungi ,
La Sfera di Giovanni Sacrobofco , tradotta , e di-
chiarata . In Siena per Salveftro Marchetti 1634. if> 4®
A capo , prima di , Dialoghi , aggiungi ,
Trattato delle Alluvioni de’ fiumi e torrenti di Cariò
Caracci . In Bologna pel RoJJì 1602. in foglio.
Nuove invenzioni di Camillo Agrippa Milanefe fopra
il modo di navigare . In Roma per Domenico Giglioni
*S9S '«4°
Prima delta fine , aggiungi . V Iconologìa del Ripa lì pofe di fopra nella
dalle vi. capo I v.
oA capo, primo della fine , dopo , Scoto , aggiungi ,
Dialogo di M. Ortenfio Landi [ tra Lucrezia Gonzaga ,
eFilalcte, che è il Laudi] nel quale fi ragiona della
confolazione e utilità, che fi riporta, leggendo la
facra
, rag.
671.
«7».
t? 9-
vtrfo
6.
710,
Giunte
facra Scrittura , e fi tratta eziandio dell’ ordine da te-
nerfi nel leggerla , moflrandofi, eflèrlefacre lettere
di vera eloquenza , e di varia dottrina alle pagane fu-
pcriorc . In V inezia al fegno del Pozzo ifjx. in 8°
O>po , Ordinali , aggiungi . Beato Renano io una lettera ferina da Bafi-
l.aal uitMtno .(.i. a Jacopo Fabro con JaverlTone latina di san
Gtegotio Nilìeno de Pbtlofopbia , fatta da Giovanni Conoae dell1 ordine
de Predicatori , dopo aver lodato il nolUo vecchi o Meandro , dice,
«he nel convento di quell' ordine in Bafilea vi era copia di codici
Gctcì 9 falciativi per reftamcnco da quello Cardinal Domenico » detto
di Ragù# .
Irruzione a’ padri per ben governare la famiglia loro, di
Pier Giuliano , co’ ricordi del beato [e poi Santo]
Carlo Borromeo. In Milano prejfo il Tini 1 603. in 8°
1 5- Dopo, in 40, aggiungi . E nella Selva odorifera pag.144.
J 7. Dopo , Giudice , aggiungi , uno de’ Centuriatori Maddcburgeli , e
lp. Dopo aggiungi » «h« da ancora nella Selva odorifera pag. 97.
7* Dopo, ('èrgerlo, aggiungi,! t quale generalmente fu fcreditato a tal fegno.
ancora predo gli altri a po flati ed eretici, eh eVberto Languito , uno
di efff, nelid fue Lettere fegtete ad Auguflo Elettor di Sadonit libto il.
Parte il. Epifl. x. pag. ji. data in Vittemberga agli xi. Dicembre
IJ5J- di lui fcrilTe in tal guifa : nudiuitcrtiut accepi ex Aufirìa librum
plenum ineptìarum , quem Wergeriut recenr e didi t lingua Italica ad ver-
Jur Catalogata pontificiarum condemnationum . Eum librum infcrìp/ìt
Ma* imitiamo , V in prafatione dicit , fé plutei talet libra antea ad eum
tnifijfe , Invebilurque acerbifime in pontificio t , qua rei dieitur magna in-
vidia onerare Maximilianum apud parentem [ Ferdinandum Impera*
torcili 3
3. Dalla fine , dopo , Giunti , aggiungi .
Trattato dell’Eccellenza e maeftà della santa Romana
Chiefa di Alemano Orlandi , Prete e dottor Bolo-
gnefe . In Bologna per Aleffandro Benacci 1 y 66, in 40
6. Dalla fine , prima di , Difcorfo , aggiungi ,
— — Selva odorifera, in cui fi contengono. I. Difcor-
fo , fe convenga ragunar Concilio . il. Trattato della
comunione de’ laici, e delle mogli de’ cherici . 11 1.
Antidoto Criftiano . iv. Cattolica difciplina de’ Prin-
cipi . v. L’ Eretico infuriato . vi. Difcorfo fopra il
Concilio per l’union d’Italia, vii. 11 Bullingero ri-
provato. vm. Trattati tre della fanta Eucariftia.
ne. Rifpofta all* Apologia Anglicana . x. De Roma-
na
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r *&■ **rfi
6 8o» 14'
6 8i. $•
6 8*. 7.
14.
Ai Libri antecedenti 7 ir
na Ecclefia . in Venezia per Gio. Awdrea Valvtjforì
ijr 71. [col Breve privativo di «in Pio Vi ai-
quale il Muzio dedica la rifpofta a \V Apologia Angli-
cana ]
Dopo y Trento » aggiungi > a guardar di tual occhio
Dalla fine t dopo , direttore , aggiungi , e rfte fii Vittrio^cnerale deB’al-
«ro Girolamo , Vefcovo d* Adra
Dalla fine , dopo , parlammo , aggiungi : e il Gerfone anche per quello >
che di lui ha fcritto In una diflertazione particolare il fu Vefcovo di
Macra , Monfignor Matteo Petitdidier y non dovrebbe farfi autore di
libro sì degno . , .
Aggiungi a capo , dopo , Giolito ,
11 Cammino di perfezione ,e ’i caftello interiore , libri
della B.M.Tcrefa di Gesù, fondatrice degli fcalzi
Carmelitani [ora santa 3 per tutte leperfone fpiri-
tuali , religiofe,c contemplative , e particolarmente
per le monache, di fomma utilità, traiportati dalla .
Spagnuola nella lingua Ital iana da CofimoGaci, Ca-
nonico di san Lorenzo in Damafo . in Firenze per li
Giunti 160$. in 40
TAVO-
712
TAVOLA e INDICE
Delle cofe notabili
NELLA ELOQUENZA ITALIANA.
Afi.it7.trd* Pietro.autore della falfa dii.
lettici pag. *09.
Ab.ubantl 1 ficco padre di leone Ebreo
Abati Migliore, fcritcore in lingua proven-
zale 42.
Abbiofo Ottavio 389»
Abboni Patrizio , fuo Teftamento illuftrato
da Antonio Lancellptto 304.
Abiti CaftJgner Rupipozco Arrigo Lu'gi
<**• 67**
Ab ri ani paolo jtl. 403. 433.
Affati fm Alberto , fua Graffiatici volgare
?£li3oy.
Aeftto Regin aldo ao*.
Affolli Bernardo . Aia Commedia 444.
Afhille Tazio 706»
Ad ri Ih no Giovanni Filoteo s J9»
Aeqw* ovina Andrea Matteo Deca d’Atri, fa
Rampare in cafa propria il poema lati-
no del Sannazaro 487.
Attriti Ai chi prima ufati *72. pn.
Ad.il.tnh, Conigliere in Verona del Re
Pappino n.
Adamo parlò prima di Èva ape, a Dio per
glorificarlo 307. in quale idioma ac8.
Adi m Ari Alefiandro , fuo Pindaro volgariz-
zato *4*. predica Spagnuola da lui vol-
garizzata 4*6.
Adìmaro Guglielmo 129.
Adriani Giambatifta riprefo *92. *9*.
Adml atiorti fporche in frontlfpizj di libri
208.366.
Affidati , Accademia di Pavia *33. 6*3.
Affìtto Scipione 688.
Ag occhi Giambatifta 604.
Affini Antonio, continuatore del Bojardo
39t>
Affimi Lionardo *87.
Agófìini Niccolò 403.
Agcjlino Antonio Arcivefcovo di Taf rigo-
na 84. *86»
Afflino Santo 206. 208. 342. 688. 689.70*.
Aj'rifola Ridolfo djl»
Jgrieoltmra , da molti illuftrata 61 8.
Agrippa Camillo 709.
Ama per/rrfM 227.
Alamanni Antonio *87.
Alamanni Luigi tea. 378. 398. 404. 4*4»
467» 489. *3a *38. *4».
Alano , finto Signor di Gorizia e del Tirolo
nel Fortjlo , poema Francefe amico ± 6.
Albana libreria in Roma 336.
Albergati Fabio *78. 649.
Alberigo Longo. Vedi Longo .
Alberigo monaco *. 77. tot»
Albertano Giudice . icrutore antico 639.
Alberti Federigo 603.
Alberti Filippo Perugino, uno de* Confi-
glieri letterari del Tallo <34.
Alberti Leandro yj^. 6«4.
Alberti Lconbatlfta 664. 66*.
Alberti Mania 67*.
Alberti Romano 66*.
Albert ni Maffeo, canonico di Verona 676.
Alberto Jacopo, predio contra l'abufo dei.
le Commedie 4 *6» Vedi Borbone •
Aìbhi Francef^hino fot*.
Albomoiio Egidio Cardinale azi*
Jlfiaro Terenzio Gefuita 632.
Aleionio Piero *70»
Aidtano Accademico 379» Vedi Villani
Niccoli .
Al dot ran d< ni Cardinali . nipoti di Clemen-
te Vili. fautori de' letterati 33*.
Aldobrandirti Cardinal Cintio 46*.
Aldobrandino Carlo 6a9.
Aldobrandino da Siena , feri ve di medicina
in lingua provengale 32. 39.
Aldo Manuzio il riovane 371.. V* Mannxio •
Aido Manuzio il verebio nobilita le fue
fiampe con due impreflioni di Dante , e
Inventa il carattere forfiyo , da lui detto
Aldino 187. difeefo da BaJJiano , luogo di
Digitizèd by Google
Tavola
Cafa GlQiani rei -territorio di Roma
*03-48 3 . sonoro di Andrea, e cognato di
Federigo., Torrigiani mJxi infogna 573»
AUrttt Bernardo 5^.79. 154.
Aldroraudi Uliflc 607»
* Aleandro Francefco 639-
Aleand 0 Cardinale , Girolamo il vecchio
87. 83. 551. 56a- 600 ?ic«
Aleandro Girolamo il.{ioy.n/c 286.331. 337.
382. <41. 574.654»
Alef.iiuir.'t ;o Cardinale , san Pio V. (copre
l'ecefie del Cajf riverrò 5*0.
Alrjfavdro Duca di Firenze uccifodaLo-
ronzino de Medici 429» 440. .Vedi Me-
dici •
Alejftiideo C«ampiero 412.
Aieflandro Ili. fommo pontef.ee in Vene-
Ai* predica latinamente 1 16.
Alefiudrc Vi. fautor delle lettere , nell’or-
nare Al. lo il vecchio di privi legj 287.»
Alefìandio Vili. óu<.
Al fardo Michele , Aunali(la lngtefe lei.
Altea rttaJfeo Dionigi 617» 66c.
Alighieri Pietro comcntatore latino della
Cwmted a volgare di ifowfr fuo patire
147.
Alùnrdo , Arcivefcovo dii. ione parla in
lingua Italiana 115.
Aliarci Leone da Scio prefetto della libre-
ria Vaticana 1 33. 151. *86» 126. 441.
444. 448. 4 53» 431. joi. 560.
Allegri Aieflandro 539»
Ahptlortenio Teodoro fcrive dei plagiar}
434»
AL 1 per alt reti , voce della Tavola riion-
da tc6.
Aitati Arrigo il vecchio, fue Commedie
446.447.
Alterati Accademia di Firenze onora il
Tifi m.
Alunno Francefco A legri 305. 51;, 5 30.
Antodi Anton mari a 'iris.
A madidi , romanzo Spagnuolo , fua and»
chili , e corfo 84, ìs- M- 87. Si, 89» 9c.
SJU V-T<iTo Bcrntrdo
Amaltio Attilio, Arcivescovo d'Atenc 407.
U J.
— Francefco 407.
— Giambatifla, fue lodi 407. uno de*
configlieli letterari del Taflb 424.
-m» Girolamo 407»
Amafeo Romolo 24. contrario alla Italiana
Eloquenza 192. loda l’infcgnare la lin-
gua latina con f ramar ira volgare 3-2. fuc
ormoni in diféfa della lingua latina.,
impugnate dal Mu-' j fuo amico pa* di*
e Indice yij
fefi detritaliana eloquenza £27. fa con-
trario a k'raf mo 553.
Ambra Francefco, fue Commedie .-40, 4
Ambrosi Francefco 314.
Ambrogio Carnai Jolefc 34»*
Ambrogio unto traduce df Greco in Jatiuo
Crimftpt* i-bre 9, trasformato in Egefipp*
6 > 8.
Amrlote Dionigi 379.
Amerò del Boccaccio ; detto Commedia 1 66.
Ammirato Scipione il verrino à, £k 121.
Ì& 4J_ìe 480. 742. 529-
6,3. 6lZ. 629-65». 653.
Ammirato Scipione il giovane V. Bianchi .
Ampriio Lucio 621.
Amnìio Marcantonio Cardinale 3 :3. Vedi
Mula.
Anaero.nte vocalizzato 546.
AnaJifi del libro di Dame della Volgare
Eloqticnra io 5. 2- 2. *39. 3 18.
Andrea da Bergamo V> Nelli ,
Anjlteatri , ebbero due fole Porre 488.
Anfiteatro di Padova, all’ufo delle Colonie,
mal prefo per un cortile 6c 6. V. C bifflc*
ziù •
Anfiteatro di Roma; fervilo ancora inr.ip-
prefentazioni facre 498.
Angeli Bona von tura 60 5.
Angeli B*rgco, o di Barga Piero 335. -24»
62 1.
Angeli Niccolò f (iia pa aorale 466. fua Tri»
gedia 494»
Angeli non hanno bifogno di locuzione
cfteriore 203.
Angelico Michelangelo Vicentino , fcrive
in più dialetti 253.
Angtloni Francefco 586. 605.
Angehteei Teodoro da Belfortc tot. 540.
Angioli tri Cecco 135»
Anguilla Francefco .46.
Angu Uara Giovanni Andrea 39 6. 403.493*
Animali guidaci dall* iflinto dittatura 203-
«dvw.i Connena 104.
Annali e cronache in dòi/nfa V tu tri ano
Anotana Scuola 456. fuoi autori 604.
Au fiati Ginfcppe «feto.
AntieornarO V. Corwiro Luigi •
Anti/tori B «diano 575.
Antipapa Vittore 13.
Antiquaria Jacopo 273»
Antoni ano Silvio Cardinale 314. 434. 537.
64 —
Antonini Floriano 7 39»
Antonio Niccolò 67.72? S4. £7. 564» 68 r.
Apatici Accademia 381. 498#
Xxxx * Apoi»
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rn
Tavola
Apollonio Ti.mqe.96f,
ApojlaifihtU Fede ;o2. mal difefi per rii
di sfacciati panegirici ;88. itnlegnamcn-
te onorati di orazioni funebri 5 aa.
Afflano Si b«
Apule jo 570.
Aquila con la fra la. , arme degli Scaligeri di
Verona 142#
Aquile^, Breviario llampato da Andre. 1
Torneano f » L«
Aquino sauTomnufo tcAimonlo «lei pre-
dicarli latinamente in Chiefai Tuoi libri
volgarizzati a6<» 636. 648. 6?6-
Arabi . autori dèi favoleggiare in rima 79.
Arabici , numeri , de’ mercatanti 121,
Araffina Giovanna T4.;.
Aragona Tullia S4t» 636»
Aragona . V. 1 aeofo ,
Araldica arte delle armi delle famiglie
6^
A rame a lingua e Tetta a iS,
Arcano • V» Mauro •
Architettura 66c.
Ardni no Giovanni , ritratta in pubblica
forma l'edizione delle fue opere 4t 3.
Aieua , Anonimo di dnfiteatro 6^6.
Anopagira Dionigi 683.
Alitino L .ionardo .. V. Bruno .-
Aretino dialetto , confervato dal Redi nel-
le Vite di Dante ,e del Petrarca , fi ritte
da L ionardo Aretino S41» fcS,
Aretino Pietro , indegnamente adulato 307.
36 1. non fu il primo a (la m par lettere voi-
gar t j6t. mette in contribuzione i Prin-
cipi ;6j. bajìardo di cafa Bacci , ini ; giu-.;
1U nenie vituperato dal Max o 364» fi
falva in Venezia centra l’ira di Clemen-
te VII, i'W, fuoi fonetti fcand itoli inta-
gliati in rame , e comperati in Francia
per dìAniggergli , iV», fuo Cavalierato
t 36 >> fue ni t dagli e 366. fuo file >67. smi-
stato in Francia ;6S. tee fue Commedie
falfamente attribuite a Luigi Tanfi lio
<47. fuo Arano modo di lodare 4 43. fa
l'epitafio a Serafini Aquilano 467.
Aleuti Ago Ai no , fua paliorale 460.
Argenti Borio , fua Commedia 444.
Argentone Co tnineo Filippo adulterato con
foratole eretiche dallo Stridano 334.612.
Arguii Giovanni 94 ì.
Argomenti brevi ai Sonetti, e agli Epigram-
mi . non ben tralafcuti 9 liti
Argomenti di una Tragedia, trattati da
molti 493. 493.
Aringhi Paolo 6} o.
Axiojto Lodovico »o8. 393. 393- 394* 3 9f»
E I N-D1.C E
I96- J?o. u{rii6.
3. 6 Si» V. A riojfo Orazio . Caburacci ,
Caleprefe • Pomari, Gir aldi . Malattfia .
Marxiano . Mazzoni . Orlandi • Pellegrini)
Pigna . Rufceììi • Striati • Tofranella •
Ariofio Orazio 398. 416.
Arifiea 966.
Arijlofane 4 *>6-
Arijtoffeno 66S.
Anglofile 1^ 123. 334. 383. 389- 390* 421-
6ts. 6v>. 676. 6 639-642. 647-
drlr/ Cwtfi e Afsrrfcf/i di Provenza £9.
delle famiglie 674.6??-
Armi Giovapni 336.
yfrmagnar Cardinal Giorgio 4 >8-
Armilla Somma volgarizzata • 675-
Arnaldo Antonio 63 1.
Arnaldo Daniello rimatone e prefatore"
Provenzale 216» 220.
Anrfgio Bartolommco *29. 943. ?
Armljini Pompeo Lucchefc 6 io.
Aromatari iVA'ltfi Giu Ceppe 428. E fitto no-'
nte di Snbafiano da Sub.ifìo , monte d 'Af-
fi fi 30 1. V. Tafani .
Ai rejlì della Corte di Amore di ProteucA
127. V. Marziale • Sìnfonanj .
Amano Borico 61 3.
Arrighetti Niccolò 336,
Arrigo l. Redi Lamagna bandifee il primo
Tomeo loo. ru2«
Arrigo li. Re di Francia, zelante della Fe-
de cattolica 3S9.
Arrigncri Michele traferive gli Arrtjlì della
Corte di amore 129» '
Arfitcìo • V • M tgnanini . Vignale •
Arte 6ni dei plagiari 491.
Arte di feri vere io bel carattere 286.
Articolo, dito ai nomi , e al titoli dei libri
288.
Arti Re d'Inghilterra , fuoi Cavalieri 100.
tot. ,
Affamo Ruggeri 680.
Afina parlò a Balaam j , molla negli organi
dall’Angelo 203.
Afinari Ottaviano, Conte diCamerjno ,•
fua Tragedia 49?.
Afido , onde fon detti gli Afolani del Ben t-
bo , luogo diverfo da Afilla 483.
Ajfalone , Prelato Danefe 4??.
Ajlori Giovanni Antonio 248.
Aranagi Dionigi 327. 346. 360 403. 932*
<44. <48. «n. m.
Atm agora 6S8.
Ateneo Antonio, fua gramatica volgare 2^3,
Attananti Paolo predica latinamente in
Chicli 268.
Attea-
%
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Delle Co s
Arrtr. dolo Dario 6s t.
Attila . V. Forejlo . —
Attimi ì G o vanni . pubblica l yAcft Vagola
marina di Scinone di M iniano 480:'
Aratri Giammaria , fua pa flora le e altre
opere 46?»
Aventino Giovanni 17.
Armido Altobcllo 66*.
Art rotti V alentino 648.
Avertili Giovanni Aurelio da Ri mini 280,
282. 48».
Au*ujto infogna a feri ve re ai proprj nipoti
286.
Aureli Lodovico fu 2. 62?.
Aur jieo Niccolò Carmelitano 68*. 687.
Aujìri, t d'Italia diverfa da quella di La-
magna , da chi prima/ro^ota e fpiega-
ta.491,
Aufria , c Iflria provinole d'Italia unite
217. V. renetta.
Avvocato del Cajtelvetro . V. Cajìel vetro .
>1/ o»e della Csiwmiìm di Dante t eomprefa
in vii» giornate i«>9.
B
BArctìli Girolamo 404.
Bacchiti Benedetto 627»
Bachtto Claudio Guafparrt , fua Vita di
Efopo >66.
B.uei Andrea 63$.
Barri d 'Are zzo ?6a.
Barr Martino 66t.
Badrfa Paolo 4c3.
Bdoaro Alberto *40.
— ^ Federigo *40. £i 6.
- ■. Lauro S42. •
— -• Pietro 328.
B<ti/ ov/ Àflorre *ti.
Bastioni Giovanni 667»
B.t'jfo Antonio 187.
Batllet Adriano S4i. S9S.
Bah Giovanni 27?»
Balda {[atre , e non Baldi fera , n<ì Balda far-
ce 64 ?»
Baldeììi Francefco S6t. 616. 617» 61?. 62?.
624. 6lS*
Bj/d/ Bernardino 706. 776» 477. 442, 6$;.
Baìd vi Baccio 73». *67. 61 1. 626.
BaJdttrueri Filippo fue opere 308. 66 5*666*
Bj/do Càmmillo 6si.
Bai dona/co Arrigo 56*
Baììtto Giulio 741» 64 7»
Baimelo Stefano t^. £0. ilo* 12 l. 324* SOS.
Ballar biafima il Cajlelyttro 78$.
E NOTABILI J*|jf
•Barrtrgluotf Graziuofo fotto nònifc di Bit*
do Bollichi 52 4-
B a fichi ^Accademia di Roma 534.
Bande! fo Matteo da Cajlelnuovo ttìTorfonei
fe Frate Domenicano, Vefcovo d'Agcà
S80. V. E^efppo.
Barba Pompeo 643»
Ba rh t Si mone 324» sas. 6ij.
Barbara lingua , detta anticamente laGt*
tira , o la Gotica della Mefia 2c.
Barbarico Gregorio Cardinale 381.
Barbarico Niccolò fcrive la Vita del Car-
dinal Contanti aso.
Baratro Daniello Prelato infigne per let-
tere ; 18. 3» y» 448.49»» 6S7* 663.
— Ermolao patriarca d'Aquiìeja , fuo
epitafio fmarrito per colpa de’ cuftodt
della Chiefa del Popolo 467» ne faune
Ridolfo Agricola 637.
— Francefco S93>
» - » Gioftfat 617.
— Marcantonio 348.
Barba foro per nomo principale , voce della
Tavola rifonda 106.
Barbato Bartolommco 3 99»
Barberini Cardinal Francefco il vecchia,
gran fautor delle lettere 541. SS4. s6o»
766» 6o7»
Barberino Francefco . poeta amico , pieno
di formole provenzali 56; 123. 139. 1 32,
12'. t)9«
B.trJTG'ovanni S83.
Bardi Girolamo 6 19. volgarizza il Marti.
rologlo Romano 632,
Bardi Pirro 6 3 4,
Bar%a c Barato . V. Anteli •
Baeptgli Girolamo, detto il Materiale 8$#
amor del dialogo d c‘ Giuochi Santft 243.
fua Commedia -141. SSJ.
*— Scipione 19$. 264*296. 338. 442.SQQ»
6*4*
Bargia Angeli Piero 500, contrario alla Ita-
liana eloquenza l SI»
BarjJaethi Niccolò 129. S01. rS8.
Barifoni Albertino 40?» 606. 634.
Barletta Gabriello predica Luittatnettt in
Chiefa 268.
Barioni Cione Sci.
Barocci Francefco 669.
Barocci Jacopo 6s8.
Baroni 0 Cefare Cardinale 69. sS9. 627»
Barrio Gabriello contrario alla Italiana
eloquenza 193.
Bari io Gafpero 74.81.90, t9o. a2s.601.61 x-
Bartoli Coli mo 294. 39S. 309.333. 429.426*
427.607* 664.
X x x x a Bar
7i6
T A T O L A
301*306. £38* H*
tamii Daniello 194.
6 3 1 . 6 667*
■ Giorgio 39 ?.
•— Girolamo , fìampatore in Firenze
: 377*
Barrolino Toramafio , fua notomi a iyt»
Bartclommn Girolamo 497.
Bartolammto da Pifa predica latina* tur e io
Chicfaa6E.
Piero 331.
Baftlt Gì imballila <32.
Bajìiio «anto 341. 688.
Bajfano , c.i nello di cafa Gaetana nel terri-
torio di Roma , patria de* Mattati llam»
patori prima venati là da Volterra 4S3.
Bajìeio Antonio, fua Ciafra Provenzale 33.
44*
Barrazlie* V. Mas io •
‘Battiferri Laura 547.
Battiferri Marcantonio 7:6.
Barato Lodovico , linperadore intrufò,
feifmatico $1,$.
TLta,’ i i paolo confutato 6;<;.
Buca dello Lodovico 34; jfg-
Bue. ir i Agoitino , fua pattar <dè 4*9*
Befana Angela Bianca S44*
Bere ir)a Lancillotto aqi. V. Landlloftor
Btìjjrte , patria di Teodoro Angeìmcti >40
Btllamano «V. Conti •
Bellarmino Roberto Cardinale rifentita-
mente ripigna Baùtta Guirinì 478. e
nel confutare un libro eretico dì Fran*
erica Prror/o ( calvi nifta , giuftamente «lo-
ie Ila tir. Sonetti proibiti del Petrarca
<t.S. S09. fua dottrina Crijhana, e dichia-
razione del Simboli fahi
dilli GiarabaiifU Accademico Fiorenti-
no 76-
Bellori Giovanni 6U^
BdhrtiQ Pietro 78. (
* Bellori Gì .impietrò >86. 66*7»
Wrlntcur e Piero 641*
Beforato VinceintrT77. 621. 634.
Beli rami Fabrizio 473. 6>4»
Bembo Bctnnrdó , patire del Cardinale, fuo
tt codice del Teforo di Brunetto Latini in
an'ùc'a lingua Francete jc. £1.
lembo Dardi 63S. 641.
Jlembo rietro Cardinale ic6.i 3 5. 13S.33 V
3SS- 573. efaJia Ut favella «il proveiua
30. vuol «ridurre le Vite de’ poeti
provenzali £it rifveclia 1* imitaiiotte
dell* interne bellezze dello ttile 144.
avvertito * che Dante fparfe la Commc-
dla di fuus'a/t 146. favorevole all*
Italiana AL^nrsit 1S9. riprende Dante
e Indice
i*a. i?3. ma poi fe ne pente iU. re pa-
latole dell' Italiana Lloqaetua , anche
fecondo i Depurati 3» ingelolito delie
regole volgari del Fcrmtn'o 377. 280.183.
fec profe M3- afiR- con le glume del
Cajìelretro , edizione peggiore di tutte
391. fue Opere dell’edizione ultima Vw
neiiana , a lui inaiar ofa 391. e contraria
alla fua ultima volontà 350. fue Profe
dell* edizione l. M. opere a lui (alfa-
mente attribuite 3*». 3 sa. come egli
apprefe la lingua cornane de’ letterati
d’itali* 39<. emenda i fuoi Afolani 481.
4$?. 484. fue note al Petrarca $14. voi-
g .ir izza la propria Ijìori * latina >94. lì
duole con pubblici richiami contri Pau-
dacia degli ftampaiori di Venezia éas*
Etnei Spinello 3 >9.
Bendo Trifone d’Aittfi pentodi cifre 346.
347*
Bendatimi Zuccherosi volgarizzatore di
libri Kranccli antichi j9.-
Bendi iitllì Antonio 469-
Benedetti Domenico 6-3 1.
Benedetti Piero 6fy.
Beni Paolo :r3. 37.^4 »a- 4» 6» 412 461*-
6j6*-fua/f«f.rr»fr.*bcfDta dall’. ileamiro^
e dal Pignori* zuó- impugna il ALlaeret*
e *1 Guarirti 474, dcrifo dal TaJJoni y;9»
V. Pej ceffi •
Bmiriem Antonio 60$.
Ben ini e ni Girolamo 39 3. 539. 162*-
Bentiroglio Cardinal Cornelio 4^2.-
— • Enzo 479,
— Ercole 306. 307. 5a8. fuc Commedie
453*
— — * Guido Cardinale 779, 59 594. mai1
lodato con una freddura ;au fuo Letto-
re
Marchefc Cornelio fi lafcia ufeir dal-
le mani con gran fornimento del laf.
/• il tetto imperfetto «lei tuo Pocm»
4 * 4*-
Stolto Angelo , fcrirtore in dialetto P .idora-
no 246. W. Rasante .
Bt tardi Crittoforo da Pefaro corregge In-
dizione di Dante , di Vindclino da Spi*
ra 141. t
Berardo Girolamo 4*6.
Berengario . o Berìitttbieii , Conte dì Pro*
venza , non ano foto , ma cinque ££. 6±*
fot . fio* 63»
Bergamo Andrei . V. Nelli • •
Bergamasco dialetto 12S L aio, a u. ante pò*
fto da Pjnr.eo Virante al Fiorentino
*34.
Bei -
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Delle Cose no tamii
71?
BerHn%bierì Fnncefco geografo volgare in
ve rii £17.
ìltnprdina santo da Siena . predica latina-
mente in Chiefa . e le fue prediche vol-
garizzate per ufo fuori di Chiefa 368»
271.
Berti arde santo 342. predica in Chiefa la-
tinamente , e i Cuoi Monaci trafportano
le fue prediche in lingua ronavza per
dirle fuori di Chiefa 373.
Berrei Francefco 393» 538* non adula i\drr*
tim 363- difpieiiato inficine col Bur-
chiello da Niccolò Villani 380.
Beroaldo Vincenzo , dichiara il poema del
Bolo*nctri 796*
Bertrando Cardinal legato Apodo !ico dan-
na la monarchia di Dante ijt* 178»
Befjldo Criftoforo 97.
Beiti Claudio 649.
Be^i Francefco fue malizie ereticali 377*
67 7» confidente di Jacopo G ifiMÌvttro
717 . volgarizza un libro di Galeno m6»
V. Bfv/'o • •
Brtmfi Giufeppe 3>7* 360* 363- 401- 487»
744. 769. <yS. l4c. 649»
BcvUcù^ua Giandomenico 401.
JP/.t Teodoro 4S2. fuoi feriti i eon fue let-
tere e di Calvino , in Turtagi* 1*1*
Bianchi Criftoforo, Scipione Ammirato il
giovane 602.
Bibbia in lingue volgari , difdeua ai Catta»
tiri $1*670, 671/
Bibita a Bernardo 439.
Biblioteca Italiana 387»
Biche Annibale faldato, correttore del poe-
ma de W Aeiojìo 394*
Bì^ct Emerito ut.
itò/oGìanfranceùd 738»
Zhovd/Gianfrancefco , deferto» della F»*de
61 a.
Biondo Michelangelo 6 38*
B'ia*o Francefco 399, 649»
Blrdlh Sìmone 674»
Bigioni Antoomaria fue opere fio* i6l«
161. 163.407» 779»
Blancagb provenzale , celebrato da Sordci-
lo Mantovano
Biondello David 304.
Bhfio Lodovico 6.S7»
Boccaccio Giovanni tc8.tt»« 7 69» Hi* 777»
<77. 778. 579. <19* 62 c« emendato 6£±
prende i vocaboli e laflrmtura diedi
dalla Commedia di Dante t77. 176*
fcrive J>vha di elio, e ’1 Comcnto io*
pra 1* Infer no 1 58, 160. 437» fuo Amtto
481. riprefo dc’faoi ferirti impuri dal
Beato Pietro Petroli 1 Certoftno 776» fuoi
furti feopcrti 777. V» Aluneio • Bocchini •
L* bum io . Malevoli i • Salviate •
Boccalini Trajano da Loreto 778»fulle trac-
ce del Caporali e del Franco , aiutato da
Glanfrancefco penatela fa i fuoi lb*££»u-
%ìi di Parvafo 56 fciiye fòpra Tacito
6a^»
Bocchi Francefco 668-
Bùrchio Achille 79»»
Boc colini Giambatifia awifato a non cela-
re Tapoflafia dei Gentili da san Gcnefio
rei Piceno 43i»
linai no Giovanni io»
Boa c 334. 633» 644 -fuo dittico iac* Vedi
Teti . Farcir/ .
Boiardo Conte Matteo Maria uà» 39**4?3*
770» 617.
Boivin Giovanni cuflode della libreria re*
già di Francia 792» ^
Bollandoti , favoievoli al Gtrfcu autore
dell’ Imitazione di Criflo contra i paffati
lor confratelli 36»
Bolo^nefi loro dialetto 1 1 3» non ufarono òi
if entro locuzione ntmmeipalc 250.
Boiata etti Francefco , fuo poema 398»
Bolzauio U roano » zio di Pieri© V aleriano *
fua Gr. ematica Grfca 513*
Bombaci Gafpero 674»
Bona Cardinal Giovanni 56» $66. 603»
Botiate ni Filippo 788»
Bona n ni Scipione da Fuligno , fua orazio-
ne in morte del Guarnii 336» 4$4»
Bar anni Vincenzo , Fiorentino , Conien-
latore di Dame 428-
Bonar elle' Guidubaldo , fua paftorale 464*
Boh.u tlli Profpero ,fua Tragedia 49.6.
Bonand: ere de iellato pel fuo Antieomaro
642.»
Bonaventura Federigo 646» 647*
Boi tei. ir in Marcantonio 379» >8*» ,
Botila r fio Jacopo 127»
Bottirhi Bindo . V» Bambatfuoll .
Boniftcj da Rovigo , oltraggiati di Batìjht
Gnarini 469» 476»
Bonifacio BaMailarre 747» 574-
Bonifacio Giambernardino, Marche »e d'Oi-
ra , defertor della Fede ìil. 7ia- 6ac.
Bonifacio Giovanni 3*0» 5a7»^7S»5*S» 606*
Bonifacio Vili. V» Giitbilro ,
Bonino , Francefco Auceloui , conira il
Trijlan l> 7 86.
Bonjì Lelio laf*- fue Lezioni fopra Dante
4*7* .
Borbone Armando, Principe di Conti, fcri-
ve conira le Commedie 4 >6»
Bai'
y i S , Tàvola
Bordine Benedetto da Padova , miniatore
in Venezia all’ infegna della Seti a , vero
autore degli Scaligeri letterati 333. $Bc.
613. V. Scaligeri,
B orgarucei Borg aruccio 483. 691»
Borgheji Bernardino 401.
BbTfhtfi Diomede 19*» 331» 355. 356. 49j.
571. uno de’ Confislieri letterari del
Jaflo 424. oppofto a Girolamo Zoppio
433» biafima i. Contentar} del RufertU
2ÌSL-
Borgheji M. Antonio 442» 485*
Borghi ni Raffaello 666» fue Commedie 444.
fua Paflorale 466* ¥
Borghinì Vincenzo 28.71» 118. i»9» Sl£»
571. 575. 578. t8o. 53:. 588. 607 » 655.
principale trai Deputati 1 $6. fu a lettera
al Varchi contra il Cajfehetro 178. biaft-
ma le Giunte del Cajlilpetro al Bembo
391. 393. 388. pubblica uno ftr accio di
Jeftjmento del Boccaccio 57 6»
BoTiofrAtito GiambatlAa 457.
Bori ufo . Accademico Montato 336»
BorneVo Giraldo 95»
Borr chio Olao 23.
Borromea famiglia Milanefe . invcftftade*
feudi cinfifcati a Giovanni Bernardino
Bonifacio, Marchcfc d’Oira, spollaia
dalUTgde 511» 51?.
Jorromro Carlo santo 73i» 347» 631* 640»
Bofio Antonio 639.
Bofio Jacopo 6;o. ’
jB<-£òmr© Znerio Marco 286»
Moffùet Jacopo Benigno , fua efpofirione
della dottrina della Chiefa , volgarizza»
ta da Franccfco ^wap 55» 16. 681 1
Boterò Gioyanni 6»4» 6t7t
Battiti • Lodovico 419? 4 74»
Botrigaro Ercole 378. 53?» 668.
Bottari Giovanni ?c. 260. 396, 398, 388,
■Battano Gianjacopo , fuoi Dialoghi 4 So.
Bonche Onorato 5£» £!• fua Corografia di
Provenza 37.
Bov Ilo CarlóTcrive della differenza delle
linone pomàri 3o9. 314»
Batta Irancefco , fua Tragedia 49?»
Bracci Ignazio 407.
Braccio Alcffandro 618.
Braccio! < ni Francefco 4o5« fua pafìoralf
46 ••» fue Tragedie 496,
Br a fiche 11 enfi Giamnnria maeftro del facro
Palazzo, e poi Vefcovo cHPolignano,
regiilra n?l fuo Indice efpurgatorio Vero»
/e del Cajìebetro cftratte da4 fuoi libri
*S3.
Uremia Giovanni 648»
E I K D 1 c B *
'Bretoni' 'in Italia 34» •
Brrventani Stefano 637» » . . •
fi riparte AnnibUc 638.
Bri ridà santa 698. j . t»i-’ .»"■»•
Britone Guglielmo poeu itterico. fatino-
barbaro 72. 22* 74»
Broeo Giovanni fcrive fopra gli Atti di
«anta perpetua e Felàdrt 489-
B roveto Cri ffoforo 54 a,
Bronterio Girolamo , difcnforc dei Pignori a
centra il Portonari 644» •'** 1: L
Bricioli Antonio 324. Sc>4< 0. 6 élla
634. 636» 646» -daifnato in prima claffe
336* volgarizza da eretico i\ Ir /lamento
nuovo 671» 672.
Brunetti Giulio 358.
Brunetti Orazio 325»
Brunetto . V. Latini •
Bruni Antonio 496»
Bruno Cola , non Pre&fa , ma femplice fa»
miliare del Bembo iti.
Bruno Lionardo Aretino 171» »4»- Lfii»
169. t99» Hi»’ 26©: Uli bufi nu la Alo-
narehia di Dante 1 6l »
Bruno Pietro 5>»
Bruno Vincenzo 686«
Bmnone, d poi Gregorio V» fommo pon-
tefice 21,
Biunone ; dipoi Leon IX* ai»
Brufoni Girolamo 597»
Bmti .guidati dalla fola natura asi*
Bruto Stefano Ginnio, cioè Uberto Langurto
' 113» 596* 603,
Bucanano Giorgio 482. fua Tragedia soo.
Burcardo Gianlacopo 578.539»
Buccia rdo Giovanni 781,
Succiola Ugolino da Faenza 344»
Bucero Martino eretico , folto nome di
Arttio Felino fo7*
Bue lo] di ano Gerardo 59*»
Budeo Guglielmo
Bufalo Rinaldo 77 9»
Bugolo Gafpero 596.
Bugìa , non mai lecita , nè fenza peccato
422.629*
Buglione Goffredo 79.
Buleo Lcfare Egaflio 386*
Bulgaria! Belllfario iy5. 430. 471» 47*«
tien per vero libro di Duvrr la fua Voi»
gare Eloquenza 367* f*a Commedia 441»
Bullintero Arrigo , confutato dal Murin
678.
Buina Idi . V. Montalbani •
Buommattei Benedetto 299» gcc* 559*
Buona c ruoli Alfonfo 6n»
Buouaecorfi Jacopo éo2t
Bua*
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• T
Del l e Cose
Bnonatearfi Luca, fta rapitore in Birtnt*
6ac.
Bwmea^ianta da Lucca 339.
Baona^ra/ia o Hao»avtrrura Antonio, vol-
gari 7za i libri di Niccolò Granitr 681.
Baonagaida Lo Ho 501.
Baonamiti Franccfco taccia il Cafiehretro
189. impugna i molti foifmi del mcdcfi-
♦ mo 526*
Baonamieo I. azero 41. 350. contrario all*
Italiana E Lea evi* 193. e a Erafmo 553.
Baorf.ij-.irft Niccolò , fua Commedia 441.
Baofjiirrort Filippo Senatore 1 io. 13 1. 371.
s 60. <88. 63 1.
Baonarroti Michelagnolo il retrivo 333.
3?4*
Bai». irroti Michelagnolo il ^imitile 34 t.
fue CommeJie 4**.
Bàittebaipaini Jacopo Duca di Sora , fautor
delle lettere <78. 66 1.
Baonciì Vincenzo 636* 690.
Baoninfr^vi Domenico 602.
Baon.vft^ni Tom mafo 67 f.
BaoHomotic Gtufeppe 396.
Baouromti Bernardetto , Tue Lezioni fopra
Dame 438.
Baonrifi Caterina Lucch.efe 681.
Barrardi "Jtcòpo , fcrittor «Iella Vita di
Ulriro Vtttr/o , farellitedi Lutero 553 *
Barthielh % 37. V. Bervi .
Bardeh/h Giovanni <7>>
Barde» , Contea, finta dagli Stali gerì per
nafeondere la propria origine dai Bor-
doni Padovani . V. Carnia .
BarmAtufo Pietro 560.
Bautte Tommafo, plagiario di Franccfco
Patrizio gl 74
B't/betjaio G\i\cn\o Augerio 78.
É**i* Vincenzo 336,
c
CAbei Giulio Gelare 6*i*
Cuba ratei Franccfco 413. 654.
L odore , patfe , e non rafiello ; donde viene
l’addiettivo C.t dorino , il cui principal
luOsO lì chiama Piene 4^3.
C affatela Afcanlo ftudia di ritrarre il Beiti
dall’ creila
Caffaro , Annali di Genova 121.
Calta guitti Celio 3>f. 434*457* contrariò
all’ italiana Eloquenza 193.
Cale and- la Demet.io 57...
Calcoad/la Laonico 79»
Calderoni Alci! andrò , fua fafioraìt 4 66*
N or All LI fiy
Calendario e compatto 66
Caletj/io Elido , fue difficolti per iferiver
rifiorii <4 9.
Caliginofo Accademico Gelato , Melchiorre
loppio 454.
Calligrafia , cioè bella fcrittura 28 <.
Calmet Agoftino comeniatore della fiera
Scrittura 176 •
Calmerà Vincenzo 358. 28 i.
Calmo Andrea 346. 480. file Commedie
448»
Calopreft Gregorio principia , e non finifee
l’edizìoni delle fue opere 41 3.
Calot Jacopo , intagliatore in fame 496.
Cobi Bonifacio , fcrittor Genovefe in lin-
gua provenzale 43*
Cairi Donato mali/iofamcnte nafeonde
l’apofiafia di Guglielmo Gratta re lo 3 15.
Calviuifti , in cofe di religione mancatori
di fede 682.
Cairo Andrea 65.
Cambi Importavi A 'tonfo , fuo Petrarca
preferito agli altri dalla Crafea <14.
Cambi Picrfnncefco , perora in morte di
Leonardo Salpiate 3 34. 419. 549. <75.
Camdeno Guglielmo^ feri ile in bclcarat-
tcrc3B6.
Carneo del Savonarola 562. voce . ufata di
Bvlifilo 575.
Camera»» . V. Affiati •
Camerario Bartolomeo 9 1 .
Camerata Girolamo 649»
Cammiili Caintnillo 398» 399. 547. 653.
Cammilto Giulio 57. 144. aol< 315.
317. 43 <. 6oc. 633. fuo Ermogcnc vol-
garizzato, e due volte falfificatonel ti-
tolo 322. fue note alPetrarca 511.514.
contrario a Erafmo , già fuo amica
iti*
Camola Jacopo Filippo 379.
Campana Agofiino &i u
Cammina Celare s«9. 596. 61 1.
Campani Niccolò , fue Commedie 454*
Campanile F i I iberto 321.
Camperai Ridallo , fua p.ifiorale 465. 495.
C JmpelU Bernardino da Spoleti 6ot.
Camptfi Fiorentini nel Delónato 122.
Campi Piermaria 629.
Campila Maddalena , fu3 pafiorale 4 65*
Campo Antonio 598.
Canrrtua dell' erefia , formoli di san Paolo
Apoftolo, empiamente impugnata dal
Caji tiretto 385. 287.
Caat il grande, figliuolo di Afbcrto della
Scaja Signor di Verona 1 42. 1 48.
Cè*
1
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T a vo l a . e Indice
fio
Citrini Angelo ferire dei dialetti della
Grecia tj.
Canini Giovanni 568.
Canini Girolamo 623.
Canneti Piero , fu* Diflcrtazionc per Fede-
rigo Frezxi 563»
Cano Melchiorre oppotto al romando dell*
AmadigiÒì» fraude net titolo di un filo
^ libro
Canobbo Alctfandro 669.
C*.i noffd Lodovico 74 S«
('fuittro santo. Re dì Danimarca i±-
Caorf.t , città della Galli * Narbonef* 125,
Caparrio Giulio Celare 653.
Capijtrano Giovatmi , santo , predica 10
/• irf*»a68 .
C apiiuubi Raimondo Cardinale
Citplguffhi Sicinio cerca di ritrarre il Betti
dall' erefia $16.
Capa a f .teli Piero rat»
Capotai,' Celare 44?» 53 9»
Cappella ponti taci a non ammette le predi.
• che in i-olgare , ma iclamente in latino
i 67. a68»
Cappellano Giovanni 405» fuo Dialogo fo-
pra U roman7o Frincefe della Tavola
rironda 584»
Cappellini Vincenzo 66c»
Cappello Bernardo 533»
Cappello , cioè ghirlanda , voce della Tavola
ritorni 1 , c di Dante 106»
Cappello , cioè corona di lauro mc»
Cappelloni Lorenzo 393. 609. f.ie.
Capponi Romano , Aleffandro Gregorio,
Marchefe j_££» 1 aa. 263» 298» a*>9» 247»
380» 406» 43o. 437*4^ 538.
586. fuo tetto del Cortigiano , con atirt
del TaJJoni , e del Carchi 64 5»
Capponi Francefco Antonio regnicolo *46*
Giambatitta Bolognefe ;8u fuo giu-
dicio di cento Tragedie 493»
*-■ — Giovanni Bolognefe 581.
— ■ l odovico Fiorentino , amico c ofpi-
te generofo del Mmiio 29 3, 69t,
— Luigi Cardinale i97»
— -* Qrazio.Vefcovo di Carpentrafìo 430.
uno de' Contiglieli letterari del Tallo
424»
Cappuccini , detti ancora Seappnrrini 48 ?»
Capri Michele , fua orazione in morte de!
Grill m»
Capriata piergiovanni fue Morie 5$6* 597»‘
Catarri Adottino 598.
Ca, orciolo Antonio 385. 63 «• fcrive la Vira
di Paolo IV» in latino e ip voharf co8»
Caracciolo Ferrante $93,
Caracciolo Gale a zzo Mar chete di Vico , ca«
fca nell’ unghie di Calvino 516.
Caracciolo Roberto predica in Chjefa lati-
namente a6R.
Carafa Antonio da Reggio 391,
Carafa Giambatitta >99.
Carafa Giampiero , Paolo IV» vero autor-*
de’ Cherici regolari 683.
Catan i Lelio 370, 570. 61 9» 620»
Carceri , Badia nel Padovano Lift.
Cardinal* , fautori delle lettere 631» 632»
Carireo da Barcellona, verfato in lingua
provenzale antica 33. traduce alcuni
fcritiori in Italiano £j»
Carli B-irtolommeoaoi.
Carlo L Re di Sicilia 238.
Cario IV. Imperadore 6 <5.
Carlo V» fm pera do re 610.
Carlo Vili. Re di f rancia, caia in Italia
791» 392.
Carlo santo . V» Borromeo ,
Carmelitani , loro B eviario SU»
Oirwùi , mai non ebbe alcuna Cornea di
Burdtn , fognata dagli ultimi Scaligeri
Bordoni 233.
Camicia , ducato fuori (T Italia ££* 6^
Caro Annibaie 32;, 334. 241-342. 530.Hr,
54*» 57^* 635» *4c« tue lettere f 57. vuoi
elTer corretto dai Rafcelli , ma dal (.<*-
Jlelvttro non già , ivi , onorato, »Vf. inde-
gnamente oltraggiato 385. lodato e di-
fcfo-383» 389. fai Eneide 400 fuaCom-
ntedia 439» non perfecutore , ma perfe-
gttitato «lai C ajlelvetro 517* calunniato
con menzogne 519.
( arofj Fabrizio 669»
Carovana , raccolta di poelie in dialetto
lente iano 246»
Carpegua Gafpero Cardinale r38»
Cartari Vincenzo 6u>»
Cartario Pietro 34 1.
Carierò Aleflfandro , ceuforc e poi difenfor
re di Dante 433» non fu plagiario del
J ìnlgarini 434»
Canari Ciarlo 6ic,
Cattar i Vincenzo 547» 567» 568» 6ar.
Crtrfrrvwaro £ci pione 6 , s .
C afa Giovanni , Arcivcfcovo di Benevento
530* 443*5o2, ?3i, 538. fu» 678* 67 9.
riprende Dante iu. kz. non ben cenfu-
ra un motto di Csltruccio Amclminelli
225» fcrive de’ motti 321» dedica fenza
fuo nome al Doge Francefco Donato rifio-
rì a latina del Bembo <04» fuo Galateo
644* 7&8«
Caf aitate Cardinal Girolamo 55i»
C4f4*
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I
DeLLB CoSt NOTABILI
731
Cafati Paolo 6^2-
Ca fan bona I Tacco 460* 486»
CafelU , malico mentovato da Dante 179.
Ciriola Furio 708.
Cirri iti Cardinal Marcello , di poi papa
CafAa Niccolò da Boi ogni $83» fcrittore del
Forejto in antica lingua Francefe 45»
Ciifofr» Giambatifta 1 t£. 73 *• **9. 597*
Caffiano Giovanni $11.
Ca fioJor 0, con roanifefta impoftura e con*
tra ogni ragione mutato in Caffiodorio
62 «• òlla
Caffo!.* Jacopo da PurmA traduce in volga-
re Suetonio 4$.
Caffo!* Jacopo da piacenza Tcrive rifiorii
della Tua patria 47.
Capanna Picr.mdrea Ccrive la Vita di aamo
Andrea Cor finì 270.
Capalio Cornelio 37?»
Capai ione B-iftUno eretico , mntila empia-
mente 1* Imitai ione di Crifio del Gerfea
6B7.
Capando Rupipozeo • V. Abtn .
Capei barca Atto 3.77.
Cap tììano .dialogo del Trijfino 163. 169.
Copriletti Criftoforo, Tue Commedie 441.
Tua Paftorale 467.
Capellini Jacopo , Tua Commedia 473,
Capello Bernardo 798.
Capelvetro Giammaria a 96.
C opelverro Jacopo 46». 463. 677.
Cape! retro Lodovico a >16. 424. 777. 383*
384. 387. 7S6. 787. 788. 789. 703. 714»
sUC Hi Ufi* IH: 510. 5«3» <»6. 534-
Capellone Angelo 733.
Capi^lione Baldafiar 191. 281. >84» 317.
$44»
Capi'lione Giambatifta 734.
Ca/HglfofffSaba 679.
Captatane C'ftruccio 608.
Catalani Gio. Pietro 63».
Cutaneo Girolamo 66a.
Catena Girolamo 398. 3»?. 3*3. 618.
Cattaui Baldo 467.
Cattaui Franccfco da Diacceto 7c6. 679»
687. 689.
Cavalcante Guido 133. 397. 7qi.
Cavalcanti Bartolomeo 314. 315. 4 fio.
Carierò ) acopo 77».
Otaria** Filippo 623.
Ceka AnTaldo 330. 3 7 9* 647*
£ecef/ere%li Aleflandro 6^8.
Cellario Criftoforo 24.
Cellim Benvenuto 34t» 667.
Cnto , Terra nel Ferra refe 30$.
Centorio Afcanio 484- iSì_.
t 'f (i Giofeppe 6S1.
Marcello 11. 343.
Cervoni Giovanni 727.
Crfateo Gabbriello 397.
Cifan CcTarc * fue Tragedie 491.
Ce fole Jacopo 783. .
Cetona , patria Ji Lara Contile , e di Fabri -
t io Beli rami 433.
Chetici regolari i&icuiti dal pontefice Pao-
lo IV. fiBi. 683.
Cherie j per fermatoti 7.
C herillier Andrea bibliotecario della Sor-
bona 287* tf> 7- 730. 77».
Chiabrera Gabriello 404. 7» 6* fua Tragedia
496. fue rime male ftampaxe 736» difefo
con tra Carlo Dati 330.
Chiariti Domenico 43 7.
Chiavrlloni V incenzo 663.
Chiarenti. x ne’ Grigioni . nido di eretici , e
dei Capelvetro, dove mori in braccio all'
a pomata Gì talamo Zanchi «li. do. 721.
Chiefa Romana, Tuoi decreti con tra 1 libri
rei 703. chiamata Cnria in buon TenTo ,
ivi • proferive i peflimi libi! 710.
Chifpezio Giatuacopo pubblica la ferie
de* Cavalieri del Tofone Tenza porvi il
Triffno 797. parla d di' Anfiteatro di Pa-
daxA 606.
ChijPezio paolo io3.
Chili Principe Augufto 197. Tua Biblioteca
378.278. 367.
Chi meliteli Valerio 79o.
ChifeiUte , romanzo Spagnuolo 97.
Chitreo David Luterano 72 l.
Chiatto!, 1 Ippolito Tcrive contra 11 Vergerlo
$79. Tue lodi 680
Cloni , o Sri ni Guglielmo 768.
Ciani Giovacchino, Tua arabi Tenta al Boc-
caccio in nome del beato Fieno Vetrone
77^«
d appi Marcantonio 6aP.
Cibo Filippo continuatore del Torfcllino
637.
Cicala Lanfranco. Tcrittor GenoveTc in lin-
gua Provenzale 4 7. 6 4.
Ciccateli Antonio 62w.
Cicerone 334. *79. 74Q- 673. 643» fue let-
tere voipitzsate 37 v.
Ciceroniana lingua , ignorata in tempo di
Dante i70.
Ciechi t letterati 474»
Circa d’Adria . V. Grof© •
allento Rafrsel’o, contrarlo all* Italiana
Eloquenza per favorir la latina 1 93.
CinelU Giovanni 577» 564» $6$. manifefla
Yyyy u»
L
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723
Tavola e Indice
un inganno , fattogli fopra Seipio Gentili
420.4*»* fu.» 5 torba degli feri itoci Fio-
rentini *6o.
Ci Antonio 402.
Curi Giambat irta 454. fin.
Cintiamo Giovanni 104.
Cino da Piftoja2i7. ?oi.
Cinofilo . v. A Limbelli •
Cim o Cenedefe poeta latino 4 &3.
Citino Giraldi . V. G.raldì •
Ci**/// Marcantonio 390.403. 500,
C 'tofani Ercole 303*
Ciotta eri Francefco 3^ o- 7» l» 731-458» dl-
fprc/za Baiti ano de* Hoffi 39 ?•
Cipriano santo 741. 69»-
Cirillo Franco 669»
Cimi Am on francefco 794.
, Citoìini Aleflandro 397. defcrtor della Fe-
de 6 9?»
C/rrÀ del Frinii , detta r/trà iV AnJìrU 674»
Ci/Md/vi Ceifo 6- 1A- ££• li- zie* 19*. aoo.
319- 2B9. a J9» TOC. 337.4*6- gol. *26.
676» 697- opporto malamente al Bembo
a?8. tiene per vero libro di Dattre la fua
fonare hlo.jneuta 367.
Civile Fi lofofia 644»
C tritate , per mfare in città 2 » Si
Cimilo dal Camo 337# pocia volgare antico
predo V Aliarti 1 jl. citato da Dante ìiS»
CU ri tino Niccolò autore del Dandolo. Poe-
ma 411»
C lario liidoro predica latinamente in Chieta
272-.
Ch rio Lionardo $41»
Cìandiarto 290» 401. 4OV
Clemente IV. fom:r.o pontefice f calunniato
278.
Clemente V* condanna le gicAre Hclht Ta-
vola ritonda fot»
Clemente VII. 31 9.
Clemente Vili. 6??» chiama a Roma Frante -
feo Patri/io 318. promulga 1’ Indite de ’ /#-
in*/ proibiti , secretatalo da Siilo V» *o7-
Clemente XI. 377- 34?»
CltmtJtn'ni C etere A- 4.
Clere Giovanni , fno> re/piiUti detettabili
peri feri ver rifiorì* ?4f- blaflmato *94.
CÙm Galìtrano condanna 1 volgarizzamenti
della BibUa 6jr»
dima*» 6 santo 342»
Clojìo Fabio . fua Tragedia 494*
C lnfio Carlo 6t8»
Clmvtrio Filippo «8-
C<k.Hv Merlino , f enfilo Folengo 372,
( otti» FrancdVo Angelo »• fofi.
Ccr/er Giovanni 4 ni agoni il a di Lurero ?tl«
455*
Codire argenteo • V» Ginn io . Ma refi al lo . t//»
Cadici antichi Tofcani c Provenzali jg. 39.
Cofa tifati ni di Dante dr Vulgati tUjm ernia
l *2i
Codrotpo Francefco 707»
Cointe Carlo Annaliftj di Francia 10. 77,
C0/.1 di Rienzo . fua Fifa in lingua romi-
nefea amica 136- a 19» 21. • 222. 133026»
Serafino , barbiere del Guarini 469»
47 6*
Col l.i Irò , Collarino , e Manfredi Conti di
*4 3- 550» ?74»
Collana iltorica , perchè inventata 616»
Coll e nu trio Pamicjlfn 4 <6. ?99»
Colotri Angelo 467* tea, vertalo in lingtfa
P roventale ; 3. acricehifce di un Votatola-
00 la lingua Italiana £2. »
Colomba , Vergine facra d’Aquileia log»
C'Jomtono da Brefcia traduce in Bergami* «
feo il libro 1. delle Met amorfo lì di Ovi-
dio deU’Anguillara 2 jo.
Colombella , voce . bene e non reale ut ita
dal C hiabrera 3 30.
Colombi Francefco 7 cfi.
Colomb itti Giov-nni .fonditore ddl'ordinc
de’ Gridati ?tfi.
Colombini Giulio Cefare 1 1 9»
C ohnnjlo Paolo 9c»
Colonna Egidio Sci-
- ■— Francato t altramente rdijilo 27 fr
573*
— Girolamo ?44«
— • Guido 131. 5oi» ?69»
— — Livia ?44«
» Maria ?44-
— — •* Stetano 697*
— - Vittoria, Marcheta di PefcarA *42#
6y7*
Coltellini AgoftinojSc» 381. V. Contarmi »
Colameli. 1 63c*
Coma erb io Principato della SedeApoftoli-
ca 6? 6.
Coni mandino Federigo 6*9-
Commedia , titolo del poema di Danto
ififi. V. Darre.
Corno edu in tempo di Dante , chiamato lo
podi e di èUmediaere c inferiore 164» biu-
fimatc 4?6-
Commendane Cardinale Giatrfraneefco , lo-
datore del C'4re *3?.
Cornmtreìo altera la pnritA delle lingue *3#
Compagni Dino , chioma trima e voi* fermer-
ei* la Corina ferrea dì Monta 60».
Com-
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Delle Cos
Camparti! Lorenzo» fnc Commtiit «i»
ionici/. inn «li /ibi Moni fi copiano fedel-
mente l’un l'altro 6ti.
Courfifo di Pifa depone Gregorio XII. 614-
Ceti riho di Tremo comi .nna Sonetti itr.
«lei Petrarca con moki libri rei 506. an-
cora i Da lli 6;z.
Ccafordtù Bartolommeo 6f}.
Condivi Afeanio 666.
C oh f •fico delle lingue ace.
Ceti rinvio Ermanno era. <»i.
Confiti* ( non ron/rjlio ) dr «me» dando Er-
ri.^* , ordinato da Paolo 111, a 67-
Conji&tieri letterari del h’Jo nel fui» poema
aaa.
CoatAÌttni Oiìilio , Jf opino Coltellini JjS.
Contortili Ambrogio 6n.
11 1 Francefco 466.
Gafpero Cardinale Ita. g;o. <7fr
— — Giampietro SSM.
PierfranctCco J jt.
-v—. Piero aia*
. Vincenzo 606.
Ceni».» di Borito , 6nta dagli Se alfe ri nella
Carnia di Provenza ££. fin. éL V. B t-
reniti no •
Conte di >m Mitriti» Matteo, fili Granuli-
ci volgare 291»
Covre , voce dijitfa , e non abbrerit ita 447-
C gattigli Felice *S9*ù^
Cove# , titolo dovuto ti Feudatari del Par-
lamento del Friuli 4 tal»
Cuti Filippo 61 '«
Covri Giudo, Rom no, fua Btllamano 132.
5 29*
Conri Infoilo , Padovano , lafcia Rampare
le opere dello Speroni fuo aio piene d'er •
tori 318. 319. 3aS.
O nti Santi 621.
Contile Luca 3**. 485. ófils teli ***• fll«
Commedie 444. aggregato airAccademia
Veneziana Sì 6»
Contumacia , in cui fono condannati gli ere-
tici perverfamente allegata S19.
Convenrione in Argentina tra j nipoti di
Carlo Magno, fatta in tre Unirne y. le.
ti. 12.
Convivio per romito ben detto • V- Vinte •
C orbititi li Jacopo 49- 199* ?<>*• 204.
3ot. 2o6. 209» 327» 229» 234.339.
344. 34 t. 34 6. 368. 404, 413. 939» 57 l-
$91. 6C7. 6?o- 689. ftta edizione del Ccr-
b.iffio del Boccaccio 4»- bi alienata dal
Mrtrio 198- fpiega il beato farcene e U
Murbiévelli 1 33. pubblica Da ver latino
rft Vulgati Eloquenti* 1B0. 181, >83. uno
S NOTABILI
de* Configlieri letterari del Tifo 414,
Cord e fio Giovanni 7?.
Coreghi ElifabcttiTTua Dorf , favola 480.
Cono Bernardino 597. fparge 11 dialetto Mi-
lancfc nella fua 6torù 231.
Cantaro Luigi 6ot. 661, degnamente cele-
brato Sio.
Cornelio Nipote 89.
Corona ferrea dPMonzt , tntta d'oro 34T.
prima , e non feconda tot, reftituit.t alla
fua prima venerazione per decreto de!»
la santa Sede mi , fua fatuità giutlióca-
ta £o Le
Corone regie e imperiali, do e fole, c non
mal ero Sol.
Corrodili o di Svevia , fatto morire da Car-
lo I. d’Angiò dopo già morto Clemente
IV. di ciò calunniato 238.
Corrado Quinto Mario . contrario ili* Ita ■
liana CPoque usa 193.
Corraro ( non C'rrrrro ) Angelo , Cardinale ,
e Papa Gregorio Xil. non riconofeiuto
dai Venetianì dopo il Concilio di pifa
$74*
Corfini Andrea santo , predica in rollare in
piazza di Fiefole 2 69.
Cor fini Bartolommeo S4Ó-
Coi f ni Filippo volgarizzatore di san Leo»
Magno ?4*.
Corfiro carattere, nei p*fli citati, introdotte
da Jacopo Mattoni 67S.
Corfo Antonlacopo 306. S32.
Corpo Rinaldo afo. 297.. $42, 649» 669.
Coifmto Pierantonio im pugnatore “del Sah
viati '399.
Cotte f Amore iu Provenza ta^. 129. V.Pr*
verna •
Corte Girolamo 3 32. 6oy.
Corre Romana in Avignone , città proven-
«ale 37.
Corte Siciliana in Napoli. V- Sicilia.
Corte unita , t carte fparf i d'itali! 251.
Corte , V. Curia ,
Correpe Giulio Cefrre, poeta in dialetto Ni*
poletano 1 38. fua paflorale 466»
Cortejia , donile venga ita.
Cortigiani ozioii , vaghi dell’ Jmadigi pc0
Cortig ano ( non cortigiano ) 644* 64 1. 646.
V. Cajiigliont Baldaflarre •
- Corti antiche , nutrici delle virtù ata.
Corti de’ Principi , profanate da WAmadìgi
8£. 9 ornate di pedone gentili agi»
Cojimo L Granduca di Tofcana a richieda
di Carlo V. fa volgarizzare dal Varchi 11
Confola7ione d i Boccio 486.
Co/ nitro Niccolò 347.
Y yyy a Co-
724 Tatoia
Cojlabfl* Paolo, maeftrodel facro palazzo ,
approva le cernitimi del Boccaccio per-
meile dal Papa *76.
Coffanrini Antonio Fcrrarcfe qy.
Cojlantini Tolde fuo G indino tfirtmo ,
Poema $lì«
Coffa ntitto Cefa re Greco, fcrivc dell'Agri-
coltura 638.
Cojfamo Alellandro 546.
Coftan/o Angelo «>99»
Cojfo Tommafo jriLaii» *98.S99»6a3»
<'r»iiToLion:rdo pubblica il libro di Pvhfilo ,
1 con gran lodi n}.
Craffo Njccolò $9?»
Ciemonmo Ccfare , fua pafiorale 46$. come
creduto autore di opere dell’ Aromatari t
derifo dal Tafini ?29»
C 'renio Tommafo fcrivc dei vituperefi pia-
pari 4 ?4«
C rtfceurr Piero 638-
Cr^irnm* Paolo 348-
CrrJViiniiroi Giammario , Monco della vol-
gar Poefia 44. 48. lag* Lìi^ 336- <63.
?86. erra nell'epoca delle rime Italiane
11 ^confutato intorno all’anzianità del-
le Commedie dcWArioJio 4?»»4 U» 4?3*
difefo 483.
Cm font e . V. Merof* .
Cr./fo Giambatiftì 338. fr8»
C rijìallo di Preraariaco 375.
C ripiani Francefco $46»
C nfi-atto , Arcivefcovo di Mogonza in Ve-
ntila fpiegn in Italiano ad Alcffandro 111.
quanto 1 ederigo L. dille in Tedefco 116»
»»7*
C rifina , Reina di Svezia , e fuoi codici in
lingua romanza provenzale 43,
Crijiofnro Bernardo fcrive littoria dell’Ac-
cademia del Fontano 3 3*
Croce santa, avuta fempre in utntroiione
630»
Cmfca Accademia 71- 109. ito» >3?» 414.
416» luo Vocaboli rio 311. non ammette
tutte le lettere del Bembo 3fa. fua edi-
zione di Dante feorsetta 408. ignora
l'edizione della Tarola ritonda ^8r-
Ccttltrio Giambatiila , libro a lui attribui-
to 3*3»
Cotta Fabio 66 3*
Cmfca Accademia, fu© Vocabolario 3ru
conira il lofi 4 14. impugnata 414* 4H.
privata , non pubblica 416.
Cmfca Provenzale. V. BaJItro.
Cnnijfa , forella di Unelino il tiranno metta
nel Paradtfo di Dante , e onorata sei fuo
libro de Valgavi Eloquenti* 6J*
e Indice
O.MJ’M , casello e confocKri» antica io
Fritti 4oa.
Cnpero Giaberto vii
Corta per la CMq*l Romana . V. Chitf* •
Caria Urti/ jUmoomo ita. V. Corre.
Corloot Cibo Smodo , Piemontefe, a pollata
dalla Fede aoa.aSa. c<8. fuoceco di Gi-
rolamo Zometr, altro apoflata Bergama-
ftojatr mette in latino lavila di Ga-
Ir turo Conuaolo Marchefe di Vico rid.
Conio Quinto dao.
Conio Sinfotiaoo Benedetto 4S1-VM-
D
DAcherio Luca 6*4*
Damafceno Giovanni santo 689»
Danài ni Muzio Vefcovo di Sinigaglit 4©f-
Dandolo Andrea Doge e iftorico di Venezia»
fuo bel carattere 386.
Dandolo , poema • V. Chricìno*
Danieli i Rigirio <7?.
Daniello Arnaldo r autor d* Romanzi Frnn-
cefi 25-96» tenuto dal Tafi per autore
della Tavola rifonda 584.
Daniello Bernardino ^ou fifa Poetica 37**
fue edizioni di Dante e del Petrarca eoa
le fpiegazioni d i Trifori G.ibriello 4 2i 41-8*
<13. morto in Padova ivi .
Dante Alighieri 11 8. foi.efalta la parlata**
Pranctfea 3 Li ©e fa grand’ ufo 3Z* U» pre-
pone la lingua romanza di Francia a
quella d’ Italia , ma la pofpone dopo aver
pubblicata la fua Co». media fuo Con-
vivio , c non Convito , ivi , fcrivc de’ dia-
letti Italiani 53* taccia d'ingratitudine
Baimondj Berengario V» Conte di Proven-
za 63. ebbe cognizione di Tarpino 69. 13
&fo?a centrai Fiorentini , allignati nella
Gailia NarboneCa 123* fuo Convivio , cor-
rifpondente in certe cofe allibro de VnU
gaii hloqatuHa , fìima fopra gli altri il
dialetto della Gailia Narbonefe 134»
bilita l’Italiana lingua ia6- padre delta
Italiana Eloquenza » m, fua Commedia
ammirata nell’ invenzione da Cojiantino
Zaffarti 138. lue grandi applicazioni nal
fuo poema 139» quando nacque 140. ver-
fato in arti di guerra e di pace i4*»/tt®
avventure 'v/« Ambafciadore a Bonifa-
cio Vili* hi, confinato a Verona dai
Neri 143. fi fa Gibellino ivi • altiero c
fuperbo ivi .tenta invano di rientrare in
Firenze ivi , muta configlio di
Commedia in latino 143* fue Egloghe la-
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Delle Cose notabili
line iV , fot Commedia in verfi latini
i V» , fu a perizia in malica, e in calligrafia
144. imitazion dello Hi le , a lui infogni'
ta 145. usò molti dialetti volgari con
ucci latine , t di altre lingae 136. 14?» lì
feufa di non aver comentate le Cantoni
volgari in latino , ma in volgare 147. per-
chè fenile ùt latino della Volgare Elo-
quenza 148» dedica a Cane della Scala il
Paradifo con ietterà latini ivi, perchè
faccia sé fteflò hnitator di Virgilio t?o.
riprefo dal Bembo e dal Cafa , ed efalta-
to dallo Speroni ifa. 157» » 54. 155. tré.
1*7. fua Monarchia 157. permeilo co’
foci difetti in grazia dell* Italiana EIo-
nuenz ■ ivi , fuo libro delia Bionarchia Ia-
ti nobarb aro , dannato e fatto pubblica
mente abbruciare 157. t?P. cacciato di
Firenze, va allo Itudio di Bologna, a
Parigi . e altrove 1 <8. accolto in Luni-
giana da cafa Bialafpina 159. efalta la
famiglia Malafpma, e dedica al M irchefe
Maroello il fuo Purgatorio 16©. ad U%ue-
rione della Fatinola l’ Inferno, ini , c a
Ctirr della Sc ila il Paradifo , ivi , fotliene
deputazioni in Parigi ini, fi rifugge in
Ravenna predo Guido da Polenta , mi , va
fuo Ambafciadore al nuovo Doge di Ve-
nezia Marino G« orti ifii. fua lettera lati-
na a Gu*^, maledica contri i Venezia-
ni, ivi , altra ad Arrigo VII. W, fuo poe-
ma perchè detto Commedia ina. 16;. 164.
ifi<.»6fi. diftingue ere forte di poemi tfi3.
164» vero e indubitato autore del libro
latino de Vultan Eloquenti a 1 67. fino 264»
nella Commedia e nella Volgare Eloquenza
concorde in parlare della lingua di Ada*
mo 173» 174» 17?» ufi eloquium ed tlo-
quentia per loquela a_j. 196. i97« parla
dell’ idioma latino , come durevole, e del
nomare , come variabile 200. contenta le
fue Canzoni in v*l$ar< , e non in latino ,
ivi , nell a. Póltre Eloquenti non contri-
dice al fuo ( dnvivìo zui* divide l’/ra//.i
in due parti 217. prepone a tallii dia*
letti 11 comune d'Italia 275. chiamandolo
Cortigiano , vogare c ìllujlre 1 39. fua Voi-
| are Eloquenti da chi e perchè data per
finta 138. 129. non termina il detto libro
3? 3. autore del tefto latino perconfenfo
dì più autori a?4. a*?, ufi. 257. 258. fuo
Bile , limile a quello della fua Monarch'a
^ 255. il fuo nome con V articolo , come
titolo del libro 28B. contentato da Tri -
fon Gabriello 49. 408. fuo poema 406.
407» 408. 40?» con Particelo 1 ì per dino-
72J
tare il libro 407. di ferodi una nuova edi -
tiene dtlla Commedia 476* fue Prqfe 48?»
<519. fua Vita 557. non fu plagiario , ivi »
mentova gli eroi della Tavola rifonda
$84. fcrive delle armi delle famiglie 6*5-
V» Ma redi. Boccaccio » Banfi • Bulgari ni •
Buonanni . Bnonromei , Capponi Orazio •
C.iWrro • Cafiravìlla • Cerreto • Corbinelli •
Doni • Geli i • Giambullari . Le n tomi •Bit-
netti • Mattoni . Ri n verini . Sardo . Str or-
ti • Talentoni • Tanfi . TriJJino . Varchi .
Vberri Aleffandro» Veri»1 • Zoppi» .
Danti Egnazio &> 8.
Darete Frigio 569.
Dartona Vincenzio , fcrittore in dialetto
Genovese 241.
Date delle lettere , mal tralafciate nelle Barn.
Pe Hi;
Par» Carlo ai. 729. 39c 33?» 3j6»3 37.fio7.
664. difefe Dante dalle ceniti re del Cafa
1? 3. fue rotture col Padre Daniello Bar-
toli 294. mette il Mudo tra i benemeriti
della lingua volgare 298. 300.
— Giorgio 62 ». 62 3» volgarizzatore di
Tacito in dialetto comune 24;.
Danari/ ari Bernardo l8§. 623. 627. volga-
rizzatore di Tacito in dialetto municipa-
le Fiorentino 242*
» Chiaro ?oi.
David, fuoi Salmi volgarizzati 440. $41»
543»
Danila Arrigo Caterino 132. $94.
Davi fi Urbano 659.
Daufquio Claudio , fraude intrufa nel tito-
lo di un fuo 1 bro 322.
Dtcamerone , bifognofo di un Indice per tro-
vare fpedit. interne ogni vocabolo e frafe
577» fue edizioni ficure 578.579.
Dtctmbrio piercandido 620. fia t.
Deciano Tiberio , confa II aio dall’ Alunno
gefi.
Decio Antonio afi?» fua Tragedia 494.
Delbtne Giovanni , Arciprete di Verona
676*
Delbent Piero Fiorentino, trova il codice
latino di Dante de Vulvari Eloquenti a
180.
Delfino Cardinal Giovanni 497.
■ Niccolò a3a, fua edizione delDeci-
merone del Boccaccio 3 ufi.
— Piero Cantaldolcfe 583. fcriffe Io bel
carattere 286. fuo dialogo centra il Xi-
vcnArola 562.
Dcmajìtnt 740.
Dentice Luigi fifi8.
Deputati alla corre zion del Decameron del
Jjr-
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7*6
Tavola e Indice
Boccaccio 132. S75» si 6. efaltano il Btm-
hn ip, loro annotazioni tsfi.
Tttftint Francefco 587.
Defiderio Duca di Lucca , e Re de' Longo-
bardi 39.
ììtfpitto per dispetto , voce provenzale 125.
Dettare nelle fcuole non approvato 286.
Deafri , voce Forlivefc antica 244-
lìitur rio. V» Carnai .
P ieemanno Giovanni 17. 20.
Ditti» Girolamo 348.
Dialetti diverlì in una lingua fola 194.
Dialetti Greci , Italiani , e Franceli s3»
Dialetti, Imolcfe , Ferrarefc 249»
Dialetti Italiani, ufati nelle fcriitnre in
confuto prima , che prevalere il Toftano
13?. fecondo Dante 217. n8. da lui an-
noverati 027.
Dialetti xir. della lingua romanza d’Italia
209» a 13. loro variazione aia.
- — ■ fparfi nella Commedia di Dante 14 fi.'
M7*
■ municipali rigettati da Datile nelle
fcritture nobili 339.
«- ■ ■ Romagnuolo » Padovano, e Venezia-
no 244» V. Bergamàfco . BoìotntJ'e , Cerio .
Corti f t . Dante. Fiorentintfco • FolUetta.
Paolo . Frinii . Gatteri . Genove}'» . 'talli .
Montai batti .
Dialettica falfa e contenziofa, fonte di fo-
fifmi , e d’errori 423.
Dialetto , e lingua , variano tra loro 201.
V. Munoftni ,
Dialetto Fiorentino , feguitato in ifcritto
nella lingua romanza d'Italia 193» dal
Bembo prepofto al Staffe 392.
Dialetto regnicolo 1 19. 694» V. Spinello .
Dialetto volgare , cortigiano , illujlee , comune
preferito da Dante a tutti gli altri 340»
Diodoro Siciliano 616.
Dione £18»
DionigT . V. Aìicamaffito . Areopagita •
Dionigi Bartolomroeo s96.fi 8.
Dionigi di santa Marta 43.
Diofcoride volgarizzato da più 638»
Dirtto Vincenzo 6ifi.
Diritto pubblico , e delle genti fi>S.
Difeendenti di buone famiglie , non ricevo-
no macchia per aver prodotti eretici ed
apoltati , purché flano contrari alla im-
pietà loro 5-17-
Di/cetolo Girolamo , ftampatore 78.
Dijeo votivo , fuo Comentario furbefeamen-
te efpilato da un vano plagiario zoo» 4^1.
Difcojto , voce Italiana buona 484»
Din c Carni tono $69»
• s
Divina impropriamente detta la Commedia
di Dante 407»
D vift degli eroi della Tavola vitanda to'jf
Dola chiefa , emula della Turontfe 44.
Dolce Agoflino , fua Tragedia 496. »
Dolce Lodovico 3*4- 324. 327. 339. 339»
341* 346. 37«* 196 403.404.4S4.4gt»
492» 493*499» 5c0. Sa S. Sia» 538. S42.
S46.SÓS» S72. S79. S82. 6io. 618. 619»
fin. 636. fi 19. 643* 664. 687. fuoi libri
di lingua volgare 293. volgarizza le let-
tere di MiumettoG ran Turco, c di Fala-
ride 371» volgarizza la Poetica, e YEpiJìole
di Orarie ivo» fua edizione della Comme-
dia di Dante 4 >,7. fue Commedie 442. 443.
fue Tragedie . e fuo Petrarca $14»
Dolcini Bartolommeo 604.
Domenichi Lodovico 32?» 330. 3$S» 40 1»
Sa6. S3a» S33. S43» S66f 6» l. 6» S» 616.
. 6 1 7» fi»9. 624» 6»S- 636* 640- 643» 6S3»
66s»fi8i» 689» riforma il Poema del Bo-
iardo 392. fua Tragedia 492.
Domenici Giovanni Cardinal di Ragugi 673.
autore dei moniitero del corpuj ■Domini
di Vcnetia 674»
Donati , V. Gemma .
Domilo U gone 411.
Donef mondi Ippolito 409. fia9»
Doni Antonfrancefco ifix. 327. 537» 543?
S79- S83.694. ftampa le Piq/V antiche 161.
tacciato dal Betvjfi 3 fic, adula l’Attivo ,
e poi la accufa ai Mudo 3 6 5- plagiario di
un volgarizzamento di Seneca 37 1 , llain-
pa Lezioni fopra Dante 4a6«’fua opera
col titolo di Libreria S49. f So.
D-.in Giambatifta 211» 668.
Doni Salvino voi»
Dolutilo , ciò.1 famiglio 4S4.
Dottori Benedetto fili*
Dottori Carlo, fua Tragedia 496» fcrive c<>nr
tra Ottavio Fcnari 497.
Dorar, in latino durai tu , Giovanni, loda
Dame ut Vulgati bloquentia 183.
Paria Andrea , fua Vita , fcritta dal Capel-
loni e dal Stgonio 609.
Doria Antonio pubblica la traduzione di
Dante de Vulgati lìlo>;uent a t8o. Mar-
chefe di santo Stefano-, cerca di ritrarre
il Betti dall’erelia s»ó*
Doria Simone e Princivalle . fcrittori Ge-
noveli in lingua proveniate 43. 139.
Dorigo 1 Giovanni , fua Vita del Pofntino
678.
Dorimbtrga Beatrice S4S»
Dormiteti Japopo, jinpollor leueraxia 447,
Por-
Delle Cose
Vtrteltta Neri . (lampatore 309* 425»
Dmji Aratone Pi fa no, poeta volgare antico
in*
torneane Carlo £. le. u» ìf. 33. 5 o» 5&-7*-
io». 123» 216.225» aaé» 275. 603.
toner Ì Lorenzo 3 25» 651»
tomeheftrt Andrea ?c.
J>»rr per Date mal detto 331.
Dati/io Andrea defertor della Fede 679.
68 .
Dntllt , venuti dalle $>'cjirt 103. lo*. Impo-
gn.it» e proibiti 6 j.
Vntììiti Raimondo ì^JL
Darando Guglielmo , fuo Razionale volga.
rizzatola.
Divalli 0 Giambatifta 585.
E
EArne Tommafo 3*9» 6at«
Errar de Giangiorgto 542»
h dizioni moltipllcate per comincia di gld-
dicio 46 t-
Edifica nuove , Peggiori delle pafttt 616.
td noni deteftabili e fcan lalofe con £raude
e contumelia de* Superiori 353»
Edi/ioni v#fh t% preferibili alle tmnrt apa#
Lfrew santo 74i. 688.
Ettfif^o , rtoé Cfimftpur Ebreo 6»8«
Et, d 0 Cardinal da Viterbo « anzi da Cane-
pina 6oc*
Egi nardo Pr 2.
L% 0 Benedetto 632» volgarizzator di Pro*
topio 6» 9. 704.
Egloghe Pa fiorali 4^9.
tin^io Bautta,- maeitfo del Mm/io 424.43^.
6^--
Etneee 0 Gì :m ni ir Itele 11JL
Einfigrein Guglie luto impugnatore dell *//•
li ti Cu , e delle fue Centurie 5i5»
Eìnfio Oanieilo , fu 4 apologia 286*
hi » ck>c Dio , voce Ebraica tifata da Dante
« 4-
Elette in tempo di Dante , e ancora prima
Hi lui , chiamati i poemi in amile epietefo
Bile 161-354»
Eli. ino dbj.
Elm Antonio 677. 678.
Etioèuto volg.irizrato 6?.
Et noto fpiegato nella Vita di saft Canuto 21.
Elogio per iferijione.fri
hit* .menta italiana ampliata dalla lingua
romanza di Francia 48. accrefciuta dalle
pcrfbne iJlultri , e non dalle illetterate
137# 138. quando borita 499»
NOTABILI 737
hi coment a , o favella , propria dell* uomo
folo 1..1m
Eloqmiant per favella in buon latino 13. ma
In latinobarbaro , non è diverfo da Elo*
qmtntia conti a il Cittadini 196»
£ff4vjf.i per evi denta f diverfa da rrtfijì* ,
cheé Veffif aria Mp.
Eneide 430»
Eneo Re di Sardigna fot.
Epitteto 64 2.
Et oca de* poeti volgari amichi 1 gì.
Epopej i , fue regole olTe» vaie da Torquato
7 affo 423*
Equi cola Mi rio 37. 42. HE 59. 153» 377.
62 *-
Erafrno 57?» 643. 676» 677» impugnato da
Giallo Camillo 317, confutato da Alberto
Pio 518. pollo in ludibrio da Ori enfio
Landi 552. corrcttor di (lampa falariato
da Aldo s6a. 5Ó3« odiofo pel fuo Cicero-
niano , ivi •
Erbe re Niccolò di E Aeri , traduce in Fran-
cete il romanzo dcll’Amadigi
Erberto chcrico 5»
Erbtrto Conte di Sciampagna 63.
Et coloni Giuieppe 542»
Ercolano dialogo . V* Varchi .
Eredi a Luigi 4 cp. impugna il Gaaritti^qu
Eternità Daniello fcrive della vita civile
6 >4»
Ertfte del Cétjlelvetro 3B4. 38?. 386. 387,
Ertfte non inai comportate da' cattolici*
284.
Eretici giuflameme condannati fa contoma-
eia 519. allettarono di volguizjare la
Bibbia 6qc* 6v
Eritreo Giano Nicio , Gianvlt torio de’ Rodi
2A2* 33a. 1 BiéSJE i6±» 567*62 3. ripren-
de il Pajtorjido 47B. fila lettera latina al
Cardinal Capponi fopra un componi*
mento teologico di Ciro di Peri 497. tac-
cia il Gaie riordini 592.
Eritreo Niccolò Veneziano , fuo Indice di
■ Virgilio 306. fcrive delle origini della
lingua volgare 322.
Evito Badi ano yaj. 582. 585. 635. 6J?»
^47*
Ermogent • V» Canoni ilo Giulio •
E codiano 6*9»
Erodoto 6» 5»
Ero della Tavola ritorni* io£. t©$. Crtàtatti
ica. 107.
Eroldo Balillo Giovanni 35. fa una orazione
in Baiilea contri un altra di Ortenjìo
Landi 523. rifponde al dialogo di Ot ttn-
jio Landi in morte di Er.*fmo 553.
- Ercn
ì
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728 Tavola
Erout Ale Mandrino
E f chilo foo*
Efebi ne 340,
Efopo sio. fua Vita da chi fcritta *66*
£jte Atro Marchefe , parla in lingua ro-
manza 13.
Etimologie Italiane vanamente cercate fuo-
ri della lingua Gotica 4**.
Etico Parttnio , anagramma di Pietro Art ti-
no 448»
Euclide 6*9. 662.
Eugenio Nfccolò 39$» 396.
Evidenza . V. Enarrici .
Enmanno Criftoforo Auguflo U ^Joda l'Imi-
tazione di Criflo del Gt/fen 63a. 43*.
Earpide , Tue Tragedie tradotte 4 99. 500.
Eufekio Cefariefe 565* 633»
Estasio Filofofo 570.
EmjloHria Laura adulata 419.
Ezzelino da Romano » il Tiranno , accompa-
gna Ottone IV* a Roma 13. con altri ti-
ranni preflò il Rcccaccioé^. pollo da Dan-
te nell'Inferno ivi, detto ancora Attedino,
declino 6 5. 66.
FAhrica • V. Alunno.
Fabretd Raffaello 200» *36. fraude nel
titolo di un Tuo libro 323,
Fabriui Giovanni 303. 370.
Fabrizio Giorgio sS?.
Fabrizio Giovanni Alberto 497. *66*
Fabro J acopo 66?»
Fabro Tanaglilo ?J9* *64»
Faerno Gabriello , Tuoi verfi contra Pietro
Aretino, e fua lettera , Rampata dal Ro-
bottello , e poi data fuori per nuova 367.
Faeiano Niccolò Villani 383*
Fai a ride , fue lettere volgarizzate 371»
paleo Benedetto di , 310. non adula YArtti-
no 36?.
Falconieri Ottavio 406*607*
Falereo Demetrio 323. 688.
Fanano , patria di Giu Ho OttoneW , impro-
priamente derifa dal Salviati 418.
Fantolino pc c bambino , voce della Tavola
ritonda 106»
Farina Mirtino 498.
Farnese Cardinale Aleffandro 341. *30. *33*
difgufta l'Alunno in non rifpondergli
306. calunniato 385» fautor delie lettere
di*.
Fa rei de, Giulio 231.
Farro Ale fi andrò b%6* • •
e Indice
Fauehet Claudio %. 6. io* 49. j8* 6^* 127.
186. feopre j furti del Boccaccio 577»
Favoriti Agoftino 487* 497*
Faujh'ni Agoftino 3 3 6.
FauJIj Baftùno da Lontano 321* 317. 370,
fuoComento al Petrarca *12.
Fautori delle lettere • V. Aldobrandìni ,
Amulio • Bsdoaro. Barberini. Farnese.
Federico. Francefco L Re di Francia . Me-
ttici 1
Federigo Duca di Mantova fa (lampare il
Poema di Merlino Cacajo 4«Qt
Federigo L Imperadore infeuda Raimondo
Berengario III. Conte di Provenza di due
Contee dii. lodato dai Trovatori , o poeti
provenzali , ini , ignora il latino , e fa H
provenzale 1 l6* ifcrizlone volgare per ea-
fa Vatdrai, a lui falfamente r ferita ufi*
Federigo 11. Imperadore <ot. fua moneta di
Bergamo 219. inficine con Manfredi fuo
bufi ardo , empio conira la Chicfa Roma-
na 238*
Fedirti Teofilo 686*
Feliciano Porfirio 4 6*«
Felino Arezio L Martino Bucero Soj*
Fen.ce Uranio *44*
Ferrucci La zero 29*.
Ftrchit da Veglia Matteo 412.4312*
Ferdinando L Imperadore 6io.
Fereciie da Sciro , una delle lfole Cicladi *
diverfo da Fcrecide Atcnicfe 130*
F trentilìo Agoftino 404» 619-
Fr renio Silvio 320»
Ferrari Criftoforo *33»
Ferra, i Francefco Bernardino *4**
Ferrari Ognibene *4*.
Ferrari Ottavio *o. 227» 3131.4**. 686* non
ben trac la lingua comune cFltalia da fo-
li fonti latini e Greci ad. V. Dottori •
Ferrato Andrea 630-
Ferro/i Francefco 663*
Feudatario , non Feudetan’o 336.
Fi per Figliuolo , voce in dialetto Friulano ,
prefiò Dante , 1 aturale cimane , e non ac.
cordata , fecondochè altri fconligliata.
mente ha pretefo» nuda $è intera , come
a Venezia fi» , voce Umilmente intera , e
non accorciata 138.
Fiamma Gabriello 339» *43»
Fieino Marlilio 309. 393. 636. 673* riprefo
360. fue lettere volgarizzate 371.
Fiera , Commedia urbana df Michel agnolo
Buonarroti il giovane 341*
Figliarci AlefUo 673»
FigUucci Felice 340* 639*646* volgarizza le
lettere di Marjiìio Fieino 371»
. Digitized by Google
e
\
Delle Cose notabili
Pigi rette efofifml de’difenforl e avvocati
delle male caufe 5 >9.
Pit i I ere U ropìenfe , Uìrìe 0 V treno , e Ortem-
fio Landò 557.
• Pihlteo Lucilio fi 7 5»
Filandro Guglielmo 547.
Pii elfo Francefco 199. 361.
Fili archi Colimo fi 7.
Filippini Aotonpicro Borico della Corliea
600.
Filippo Augufto Re di Francia 77. 77»
Tommafo Ravennate 706.
Filomelo Francefco Udinefe 616.
FiljfoJi , detti i Pii triareh: degli trof ei 69 a*
Filofofa Cavallerefca vera,' e la Cri fi ama
fi5a.
F lojtrato 767 •
Flore di Premariaco infegn.T l’armeggiare
2JU
Fiorentina Accademia 176* 171» 556» /-■6-
èlica , diverta dalla privata della Crufca
li fi*
Fiorentine famtg’ìe , rifuggite altrove dopo
la rotta di Montaperti 13?.
Fiorentine Profe per Prof* dì Fiorentini 339.
Fiorentine voci municipali di Dante ass.
346.
Fioreutiuefco dialetto , dal P.i#i raitti chia-
mato il plebeo de Fiorentini 57»
Fiorentini Francefco Maria 2, Gentiluomo
e fcrittore onorato 607. 604.
Fiorentini letterati amici e (limatori del
T-ìffo 47 *•
Fiorentini rifuggiti in Francia 30- in Ve-
nezia * re.
Fiorentino Remigio 619»
Fioretti Benedetto Udeno NifitU 780, 419.
contrario al gindicio del Cavalcanti con-
tri la Canace dello Speroni a6i. 26 a.
V. Nijhìi .
Fioretti Carlo 78?»
F oriti. bene Panfilo fi 75.
Fiortijiocca Tom ntafj aao.V. Cola di Rienzo.
Fietnretoìa Agnolo 531* 578.970» <8 1. 619.
lue Commedie 4
Flaminio Marcantonio 548. 644» 687. rido-
ce a metodo le Profe del Bembo 397.
Florido Francefco Sabino, contrario ali’
Italiana Eloquenza 193»
Fìorimonte Galeazzo V eleo vo di Seda 742.
347. 679. 644- eccita il Ma/io 1 fcrivcre
centra V Ocbino 678.
Floro LUCÌO fili»
Foglietta paolo , fcrittore in dialetto Gnro*
9(0141*
Vegliata Uberto jh 567» 6qq*6ìS» contri-
729
rio all’Italiana Eloquenza 193»
Folratchiero , poeta volgare antico 131.
Foìthtrro da Marfiglia Genovefe 57. ferino,
re in lingua provenzale , mentovato da
Dante e da) Petrarca 43. 44.
Folengo Teofilo Merlino (.'orafo 792. fuo
poema fiero per emenda della Macaro-
nèa 408. 409.
Fontana Domenico architetto di Siilo V»
66a.
Fontana Publio >75» 43 1.
Fontana Simone Teologo della Sorbona
fi ik
Fonte Alfonfo, fua Somma di Fiiofota
319.
Fonte Giovanni fi? 8.
Poppa Marcantonio 749. 799» 57 6»
Porci, caftello de! territorio Lucchefe, ove
Ortenfo Laudi fece le fue Qurjtioui Fot*
ciane 4s 3.
Fotrfe Vincenzo Niccoli Villani 383.
Foeijlo Gabriello 743.
Forejlo, poema in lingua antica romanza
Fcancefe , della guerra d’Attila , com-
pendiato in profa volgare fono falfo no-
me di Tommafo d'Aquileja 45.
Parlano per Forlefet da For/i 344.
Fornati Simone 796» fua fpiegazione dell*
Ariqflo 41 2.
Fort egu erri Niccolò 458»
Fortunato Venanzio <?43*
Fortunio Gianfrancefco, Schidione , pubbli-
ca le fue retale deJLt volpar lingua Italia*
na prima del Bembo 376.377. 3 7 i» 3-79.
mal tacciato di plagio 380.381, 393.383»
1B7*
Fona Fabio Udinefe 544. 594»
Forra Virginio 779.
Fafcarini Egidio, aflolato dal fof petto d’ere*
Ha 520.
Fra , titolo de* Canonici regolari ricambia-
to in Don 68t.
Fracajìoro Girolamo 564» fii4. muove dub*
bio fopra un luogo di Dante ifi. 153»
cerca di ritrarre Gaìeano Caracciolo dall*
unghie di Calvino rifi.
Frachetta Girolamo 375. fot. fafi. 676»
Franetfea lingua , fn Italia 14»
Franceschi , popoli delia Francia oc riatta-
tale 22*
Franetfchi Matteo 642»
Francefco L Re di Francia , gran fantor del*
le lettere 458.
Francefco pet jtdtfto 17. 18.
Franctfe , e Pran/efe , ugualmente ben det-
to , ma il primo è più tornane
Z * x 2 Pranr
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73°
Tavola b Indice
Franchi occidentali In Italia 24,
Franti Adriano >9*.
Franti* occidentale usò lingua romanza 2o.
32.
Francia orientale , fignoreggi.ua dag flmpc- ,
radori Saflònici col nome di Temtottiea ,
usò lingua Teohfca 20,22,
Frane inetta per Tedefco 18.
Frane.'fen* Jtrada, la via Flaminia , e YEmi •
lia 19.
Franco Niccolò 363. 368. 369- 4*3. 5*8.
*73» fue Rime 480.
Frangipane Claudio Cornelio 77*. *44.
Frangipani , Signori di Nemi <Bs.
Frate e Fra , titolo de‘ àCoimi-j , e de* Carto-
nici regolari , e non de* foli mendicanti
*74«
FranzejiMxttio S38.
Fretto M aro u ardo» o. promette la pubbli*
cazionc di Enuoldo Niello 16*.
Frtfgfo Batlfta 373.
— - Cardinal Federigo 733. empia im po-
li ara fatta al fuo nome dal Verdino 679*
— Cefare mena feco in Francia il Ban-
della 580,
Fretti Federigo Domenicano Vefeovo di
Foligno , fuo poema , non piace allo
Speroni 412. autore del ^■adrirfjio *63»
non plagiario del Malpigli *79,
Fri fio Jacopo 9*-
Frinii, Forntn-JmlH t fignoreggiato da due
Farri archi Frante fi c*. unito da Dante
con Vljlr:a 217, fue famiglie 402.
Frinhnj dialetto 12. aia. 237.245. men-
tovato di Dante , e da Franto Sacchetti
<*. ha del romanzo Francefco , ivi , tal-
volta ufato dal Barberino , e da altri an-
tichi 13 *• Poeti 231* V. Fi.
Frontini* j di libri furbe reamente adulte-
rati contra la mente degli autori 5*4.
» ^
Frittone , infegna dell* Accademia della
Crafcu m.
Pulì farti Jacopo **9.
Fabio Andrea 498.
Fumano Adamo 332.
Fimi Bartolomraeo 67*.
GAbritl1o]2Copo **7. 613. fua Graniti-
ca volgare 393.
Gabriello Trifoneaflo. 282. 42*. **7. 613.
f pulitore della Commedia dì Dante •
delie Rime dei Petrarca fono some di
Bernardino Daniello 49, 408. *13. amico
di Giafon de Notes 470.
Gaetano Coftantino, maltrattato dal Mac*
deo 68s.
^ — 1 Santo , fparge il latino in fue lettere
volgari 273.
— Tizzone da Pofl volgarma Venni
663-
Gagliardi Achille non è autore del Com-
battimento dello Sete poli 6 84.
Gagliardi Paolo autore dell* edizione delle
opere di san Gandensio *89-
G aliindi Antonio S82.
Gaiatto . V-C afa,
Galeno 34 u
Qaiefii i/Pietro 307-
Gali lei Galileo s6o« 660,
Galilei Vincenzo 667» 668.
Gal ladri Matteo , fui Tragedia 491.
Galles , paefe diverfo da Gamia , cioè Pram-
da 94»
Gallia Narbontfe , altramente Goffra e Pro*
verna , afa la lingua romanza 67. 184.
Gallicano clero.oppofto alle Verjtonfnokari
della Bibbia *i.
Gallo Pi fino poeta antico 339.
Gd Ionio Antonio 630-
Gallmcci Giuseppe 609.
Gallassi Tarquinio 377.
Gambara Cefare 307-
Gambini Andrea 61^.
Gandiui Marcantonio 617. 643.
Gandino Lodovico sa 6-
Gano o Ganti one traditore di Carlo Magno,
fimo da Turpino 65. 70.
Ganmbcitn Girolamo 62^ 647»
Gariftndo Andrea aS3.
Garofalo Girolamo 396.
Gaffe.; do Piero 33. li. 37P-
Gatreri Galeazzo e Andrea ferivo no in
dialetto Padovano 246.
Gaudenti Cavalieri 131,
Gandemio Paganino 541.
Gaudio , tutto in Dio , e non fuori di Ini
GaufredoV ofienfe7*.
Gamia , cioè Franti a 94.
Gt la fio L fommo pontefice , fuo decreto in
lingua latina alterata 6. 7. fuo Codice,
Setto Gthjhno 184.
Getti Giambatifta xoB. 138. 373- 4 99- *8>»
66 6- fpiega a rovefeio il titolo del poema
di Dante i6s. malamente oppofto alla
Volgare Blocjmensa di Dènte 172. fua tufi*
contra la parola di Dio feriti*,» intorno
alla lingua di AdAme 174* fu< Lezioni
fopra
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Delle Cose notabili
fopra Dante e M Petrarca 426* fue CW
mtdie 440»
Gemma Do Dati, moglie di Dante 141. falva
i fette primi Canti dell* Inferno del ma*
rito, e a lai gli manda io Lunigiaua 160.
GenebraedoG liberto 777.
Genovefe dialetto III. 241.
Gentile Piergirolamo Genovefe raccogli*
tore di Rime del Chiabrera 736. 537*
Gentili , Marchili atti , tre , apoftati dalla
Fede 302.
Gentili Sci pio 398. 399. 420. morto Late-
rano coi padre , e col fratello 326.411.
Gerard I Pietro 6o7-
Gerardo Abate, fai Vita di santo Adalardo
’ itti
Gerardo , Vefcovo di Padova fpiega in voU
lare al popolo la predica latina di Olde-
rigo 11. Patriarca» detta in chiefa di san-
ta Maria delle Carceri 1 ìiL
Geremia Pietro . predica in latino 268.
Germania , detta U Mefi.t de* Ceti lo*
Gerfen Giovanni, e non Geifon , autore del-
la {rnitazione di Critto 36. 684.
Gerfon in vece di Gerfen 68s.
•Gertrude santa 688.
Gefnero Corrado 96. «94» 33?»
Grjfaoo Giannantonio, fua Tragicommedia
498.
Gefj I Ber Ungerò , Ceri t tore di cole Cavallc-
refche Sri.
Gefi Berlingero , Nando A pollai ico in Ve-
nezia e poi Car lina le » deferì ve le qua-
lità di Jacopo Cajtelvetro 462.
Gefualdo Giovanni Andrea , fua fpofizione
al Petrarca , faccheggiata da un plagiario
Ui±
Giti, o Goti zq.
Ghilirti Cammillo 377»
Gbilini Girolamo 764-
Ghini Leonardo 569* 61 8»
Ghi tardarci Cherubino A mudili a di Bolo-
gna lii 604.
Ghirardelìi Giambuifta Filippo 378- fui
Tragedia in profa 486.48-7.
Giaeohtlli Vincenzo , fua Tragedia 49;.
Gì aromi ni Antonio 6o9.
Gì aromi ni Lorenzo 3-77.
Giacomini famiglia Fiorentina nel Delizia-
to zza.
Giamboni Bono 1 11.
Giambnllari Pierfrancefco £2. li. 18 6.700.
llliàiiaiiii trae malamente la lingua
Fiorentina dall* Ertufea antica , c dalla
Ararne* Siriaca 294. fue Lezioni fopra
43 4*6»
73*
Giostrarli Artemio » fua Commedia 441.
GianuelU Gennaro 280.
Gianm Lapo 501.
Gian notti Donato 770. 797.
Giannotti Gafpero impugnatore di Pietre
Monodo 676.
Giannotti Girolamo volgarizza le prediche
larn te del Savonarola 270.
Giafio Pietro 289.
Giberto Giammatteo . V. Cadigliene Ange-
lo.
G> fan io Oberto. fuo Indice di Lucrezia
306.
Gigli* Stlveftro 689.
Grg/io Giovanni Andrea 373.
Ginevra , cioè Genovefa 103.
Gioinvilla Giovanni Siniscalco di Sciam-
pagna 72. 235*
Giolito Gabriello, fua edizione delle prode
del Bembo 290. fua patria e nobiltà 63j3-
Giolito Giovanni 671»
Giordano da Rivualto predica in volgare
fuori di Chiefa nelle piazze 26 0.
Giorii Bartolommco, fcrittor Veneziano
in lingua provenzale 42. 64.
Gioiti Marino, Doge dì Venezia , riceve
un ambafeeria di Dante per li Signori da
Po lenta 1 6 1 •
Giomande iitorico 477»
Gioftfe , alla Marchigiana per Giufeppt
Ìli- <39.
Gioire della Tavola ritonda, condannato
dai fommi Pontefici iqi. offenJive 274»
Giovanni Fiorentino 7S1.
Giovi 0 Paolo 26* pc. t^q. 227. 777» 4^7»
600. 6» 3» 627. 638. 653»
Giraldi Cinti o Giambatìfla 18. 49. 98. 279»
IH; 126» 420.73
Eccole fuo
^ lodi il Boiardo 793.
uo poema 291* fua fatica petto-
rale 4)9. fue Tragedie 491. 492. fue No-
velle igj . 694.
Giraldi Lilio Gregorio 767. fue falfe Iodi a
Benara di Ferrara 327. fuo libro de* Ditti
volgari non imi veduto 770. fuo retto
dei Viaggi di Mareo Polo 6 11.
Girolamo santo 17. fue lettere volgarizzate
Spo. 698.
Ginbilto di Bonifacio VIH. mentovato da
Dante 1 jp.
Giudice Giovanni volgarizza le Vite de*
Poeti provenzali 767.
Giudice Matteo.uno de* Centuriltori Mld-
deburgefi , confutato dal Mmiìj 678.
Giudice Michele Siciliano 621»
Giudici fteani in cofe letterarie 4 rr.
Giuliano di Toledo , fua Crei oca finta 67.
Z z z z 2 • Gin .
7*2
Giulio Bordone , medito Padovano , trasfor*
mato in Giulio Ctfare Scaligero Vtronefe ,
V. Bordone .
Gi*Ho CeOtrc 6 20.
Giallo Paolo , antico Giureconfulto Roma-
no , c non padovano 634»
Giulio II. fommo Pontefice orna di privi-
legi Aldo ìSj.
Ginnrkcro Criftiano 79.
Giunio Adriano 305.
Giunio Frincefco 444. 664- illnftra il codi-
ce argenteo d'Ulfila Vefcovo de’ Goti
4» io.
Giunti Bernardo, rime antiche jot.
Giunti Tommafo, ftampatore in Venezia
614-619.
Giunti ni Francefco 6oaU
Giuoebi ;8a. 983.
Giuramento de' nipoti di Cario Magno .
V. Convenzione .
Giurifprndenza 694.
Giufeppe Flavio 617.
Giuffdno , in latino Glnflianut , Giampietro
1.631»
Giuntilo Crilloforo fcriffe in bel carattere
286.
Giujfi Vincenzo , fua Commedia 444. lue
Tragedie 493.
Ginjl. niane , Canzoni In dialetto Veneziano
a 47»
GiuJUniano Agofiino Genovefe 499. 600.
• Augnilo , fue lftituzioni imperiali
' 644.
. Giovanni , Candiotto , volgarizzato,
re di Terenzio, c di altre opere 448.
■ Girolamo , Veneziano 400. fua Tra-
gedia 497.
— Luigi 618.
* . Orfato 400. 433- 440.
— Paolo 687.
san Lorenza Cinftiniino Patriarca
di Venezia 687. tiene il Gerfen per vero
autore del libro dell’ Imitazione diCrijIo
76. predica in Chicfa latinamente a 69.
Giujlino [dorico volgarizzato 6ao.
Giujlolo Pierfrancefco dedica le fue opere
ad Angelo Coloeei 3ja.
Ciurmale 42 6.
Go«»'o Zacheria , oppodo &\l'Amadigi 90.
Goineo Giambatifta , lftriano , contrario
all* Italiana Elo<;utnza 192-
Goldajio Melchiorre 4. 102.461. 443. difee-
polo del Grttftro , e poi eretico e fuo
nemico 4o4« fuo libro guadato nel tito*
lo 144.
Qpuzaga Bonaventura 687.
Tavola e Indio
e
— • Curzio 446.
- .. Ferrante 609.
» Lucrezia 444. difcepola del Bandella
480.
c. . Scipione Cardinale , nno de’ Confi-
glieri letterari del Taffò 424. traferivedj
' fua m3no il poema di Ini , ivi , corretto*
re del Pafiorfido 477»
Goti Antonfrancefco no. 438.668. ,
Go/f/.n: Giuliano 348.431. 609.
Goti , collegati ai Romani . c diffufi in oc»'
cidente 7.
Goti di Francia 184.
Opti e Longobardi , in Spagna , e In Italia
parlarano Gotieo , e fcriffero in latino 14»
Goti oecidtntali , loro reggia in Toledo 184.
Goti quanto dura fiero in Italia 33»
Gotica lingua 4. allignata in Italia 494. ne-
ceflarii a bene intendere 1' etimologie
Italiane , ivi .
Gotofrtdo Dionigi , fnaedizione delle Me-
morie del Cominto 612.
Gotttro Federigo Gottclfìo 646.
Gotti Niccolò Vito 636. 646. 671.
Gradendo Piero , Doge di Venezia 161»
541.
Gradi Stefano, prefetto della -Biblioteca
Vaticana 460.
Gramatica mantiene gl* idiomi at9.» 267.*
diftingue dal volgare ìlJatiuo a66». è inal-
terabile ivi .
Gramatìeì che fanno le cofe , didimi dai
Gramatifti che fanno le fole parole 284.
volgarizzatori , e collettori di libri Ita*
liani 337.
GramariJIi Greci , vantatori di privative «
sforniti di cognizioni 978.
Gramigna Vincenzo 697»
Granata Luigi 636»
Grandi Jacopo 606»
Grani er N'ccoló 6St.
Grafvinétel/o Teodoro , difenfora de’ Vena»
ziani 6' 6»
Gratarolo Buongiovanni, fua Tragedia 494.
Grataroìo Guglielmo medico Btrgamafro ,
apodata dalla Fede 302. 3 6.
Graziani Antonmaria 462. 6o3. fcrive la
Vita del Cardinal Prof/itro S-mtaeroet
729. aflolve il Guarirti Ja cenfure incor-
fe 473. lodatore del Caro 539. e di JLnlgi
Cornato 642.
Grazimi Antonfrancefco , detto' il Lafea
409» 44-. 937.438. 93 9-
Greea Eloquenza, come l'Italiana , ufata io
verfo prima .che in profa 1 33.
Qrtgota Niceforo 619.
Gri-
I
Digitlzed by Google
Delle Cos
Gregario Maino fommo Pontefice 742. fuoi
Morali » tradotti in Avignone di latino
in Tofcano 40» 69c* fue prediche tarine
volgarizzate 271.
Gregorio V, parla in lingua teotifea , eco*
manza i$. Franco orientale l6. fuoepi-
tafio ivi •
Gregorio XIII. concede la correzione del
Boccaccio $7 6* V* Sijlo V.
Gruferò Jacopo 241. 5c$. 67 *• fno libro del
diritto di proibire gii ferini cattivi rio-
difende le facre pellegrinazioni $j£. (co-
pre un impoflara del Verdetto 679.
Grerio Giangiorgio 46 1 . 661» biafima le
molte note ai tefii degli amori claffici
392. fuo libro guadato nel fromifpizio
$55*
Ori baldi Vefpaflano 574-
Gridi d'armi , o tefferà rotàie 226*
Grtjio CrÌftiano7Q4«
Grifoni Giovanni Andrea 70;.
Grillotti ufi no lingua romanza £$.
Grillo Angelo Abate Ctfinefe 410. 411*
41S. 141?
Grillo Giammatteo , fegue il Principe di
Salerno* e poi torna alla Fede £i-
Grillo j acopo , fcrittore in lingua provar
tale 4J.
Gr^»4?J?Giamp301o 671,
Grimaldi Jacopo aao. 22 3.
Grimaldi Luca * fcrittore in lingna froven-
tale 47.
G rimani Giovanni Patriarca d’ Aquile;*
U9* 332. 6$8.
Grimatti Marino Cardinale 428.
Grimello Galeazzo 275.
Grifoìora E manne Ho 174.
Grifojìomo Giovanni tanto 68 S. 689.
Gri/io Piero 614.
Greto Luigi , Cieco d’Adria , fue Commedie
453.4 54. f»e Pajlorgli 464. fua Tragedia
494-
Granfierò Andrea, medico eretico, leva
di. Ferrara Olimpia Morata 33$.
Gruferò Giano, fraude ufata a una fua ope-
ra 223. '
Guadagni Marchefe 390.
Gualandi Giambernardo $86. 645.
Gualdo Paolo fcrittot della Vita ciiGun-
vincenzo Tinelli '83.
Guaite 'uni Carlo 5S0. 194. 635. efecutox
te ft ameni ario del Bembo 3$o. $30»
Gualtieri Flavio 6o4.
Guarda per guardia 104.
Gnardagrojofi , caftello della Tavola rifonde,
.t del Friuli 1 04.
1 NOTABILI * 73$
Guarivi Batifta 226. 344* 159* 42 3» 6<>8.
fua Centura contra Gtanibatifia Leoni
359» uno de* Configlieri letterari del
Tajju 424. fua Commedia 446. fua Pajhtr
vale 461. 462. non mai aggregato ad al-
cun ordine eque J\ re 463. 464. fuoi l etali
468. 469. 47c. fuoi fbfifmi, c maniere
improprie 471. 472. compendiai Vera-
ei , riprefi di troppa maledicenza 473.
oro a to di gran doni da Dio non fenza Tuo
abufo 4 79»
Guatine Marcantonio 463. 6a9.
Guafro Annibaie 641.
Guajtavini Giulio 39%. 399. 416. 418. At 9-
43 a. fuo argomento alia Tragedia del
Tuffo 4 96.
Guazzo Marco 23 $98.
Guazzo Stefano 544. 644*
Gudio Marquardo $89,
Guelfi favoreggiati dai Re di Francia (22*
Gnetfucci Capoleone , fuo poema 412.
Guerra di Attila , uloria finta 583. V.Fn»
rejlo .
Guerra Domenico e Giambatifta , ftampa*
tori ^v6- $$4.
Guerra letteraria molla dai latini all’ Italia-
na Eloquenza littL 189. 191.
Gufo , infogna fu p erba del CaJUlvetro 291»
514.519. 534.
Guglielmo Conte di Aquitanla 63-
Gughelno Ti rio 63».
Guiberto autor, delia Vita di un Leon IX.
21.
Guiberto Niccolò $39»
Guii riardi Giammaria , fue Pdfiorali 4 6U
466*
Guicciardini Francefco 2 14. fue lodi e bia-
fimi fQQ. f9i. fua favelia da legitU 592*
593* 595-
Gu uria rditti Lodovico $96.
Guidacci Giovanni perora in morte del Ni •
ftelr 38*..
Guidotto da Bologna 327.
Guidacci Mario 6;6.
Guì&lctioni Giovanni 280. $a 6. $3*. 640*
Guidi cetani Lelio 401 .
Gutnicelli , Qncfto e Guido $£. Jet. 479-
Guitton c d 'Arezzo $6*122.131. 133. )ou
fue lettere 130* 362* pei che rigettato da
Dante 379.
L7f effondo efclufa dalla pronunci. Ita-
diana , non 11 ufa, fuorché in cafo di
neceilitii , e unita a cordonante , come
in che , chi &c*
734
Tatoia e Indice
J A oblili Lodovico 6n.
lampo Re di Aragona danna la Bibbia
in lingua romani a go. $i.
idiofoni Beato 378. <oa. ufa tutti i dialetti
d’Itallai;!. |)J. coetaneo di Bajamontt
Titpolo 148. ala.
iekifio Giorgio n. ai. aia. Jt?. 4 11. Hiu-
Rratore delle lingue icttentrlonali j.
trae la lingua comune d’Italia da fonti
fettentrionali af. riprende il Giambnl-
fati a 94.
Jifit Tragedia 407.
Jintle 165. 641-
Ilariont Cenovefe <88.
lìdi brindino da Padova, mentovato da
Dante 141.
Illirico Mattia Flacio , a pollata dalla Fede
l'1. 677»
Imitationt , rifvegliata dal limbo . e da ta-
tti »44.
Imitationt di CriBo , libro di fenttore Ita-
liano )6c
Imola Benvenuto contenta Danti in latine
141.
imperiali David . invefiito de' feudi , già
conflfeati per capo d’erefia a Giovanni
Bonifacio , Mnrtbift fOira , e poi dati
a san Carlo Borromeo Ita.
imperiali Gianviacenzo 198.
Impoftmrt letterarie , e ingiuriofe j u- 3I1.
V. Plagiari ,
impartita Chiefa In Tofcana 1 1 fi-
larie» , Congregazione . iflituita di6iflo V.
e non prima lol. loé.
'ledili de’ libri proibiti . fatto dai Concilio
di Trento . e pubblicato dai fonami Pon-
tefici ga6. lofi. 107.
ledici di voci e fraft del Decamerone 173.
Sedili a divedi autori gol, 306-
Iefarìeaio . V. Salriltl Lionardb.
Inferigno . V. Biffi Baili ano ■
Infiammati , Accademia di Padova al*.
interi, tri Angelo 444. 371. 474-741 fcr,f«
in dialetto Vtnrtìano ni. fua rrpjtaij
496. .
lejtj.fdecifivi e difprertatori <34.
Innortnto Ili. fommo Pontefice condanna
le gioflrc della lavali ritoeda tot.
lenocinlo IV. dona la rofa d’oto a Raimon-
do Berengario V. Coen il trmrrnia 6i-
ìnfigm . • timi irtiltarii delle famiglie
ip8»
Inftefoto EOatico. V. Ha finì .
Interrano paolo &2C« él>.
Intronati , Accademia Sanefe , tiene per
vero libro di Danti Ja fua PolgartÉlo-
furerà ibi. loro Commedie 44 u
Jb , particella affermativa nelle lingue fet-
tentrionali a 09.
Ippocratt 6 non ifcrlffe in lingua Dorici
14.
Ife Ottavio , fue Commedie 446-
ÀrMMjti.
litania . formoli de' librai 417. 419-
ljlrta unita al E-riuli a 17. fuo di detto, ivi .
Dalia, detta, paefe del ri aio. ati.giff.
dlvifa da Dante in dee parti 117.
Italiana Eìoqntnia o favella , ufata in vtrfa
prima, che in profa , come la Greca 130.
occafton di contcfc in Firenze 18S- 189-
girata con regole da rteuiani n(. per-
fezionata fopra il Dtcamtrone $77. origi-
nati dai Settentrionali 3. romani a e fuoa
principi 7. fa pota da perloniggi grandi
nel fecofoxii. ufi. parlari prima . che
ferirti 117-118* tifata dapprima in cote
vane e plebee ut. nobilitata da Danti
tag. dilatata 184. anche per la Tofcana
a»9. V. ferini oEgir .
ballavi fenderò in lingua romanta fronte-
tale j f, 43.
Italiano alfabeto , accrefciuio dai Trijfino
38.
K
Quelli lettera non entra nell’ alfabeto Ita-
liano, fuorché ad arbitrio in nomi pro-
pri donazioni ftraniere .
Ktmpit Tommafo 69 a. copiffa c calligrafo •
non autore dell' lmilaiioet Ai Cripto 35.
684.
LAbht Filippo f- 76. muove liti gramati-
cali a Cianàio J-ànrtlìolto 304. fui
edizione de ' Concili gu alUu dii P. Ar-
duino iff.
Lare 01 de' libri . imprudentemente ac-
cennitelo'pentivi aio-
Lamio Diogene tij.
Lago iti ruoli , perché detto da Dante 1 so.
• Su
Latri , detti gl' ignoranti 158.
Inaili GiambitifU a 79. 405. 4ofi- fcrive in
dialetto Sabino a;8.
Lem-
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Delle Cose Notabili
73S
Lamberto Piero prefetto della Biblioteca
Cefarea ij. 379.
Lamberto Cono 5.
l Aironi Puccio , Paolo Mirmeei 40?. V. Zu-
foli •
L Amputi anc Affollino 300.
Lamprìdio Giambeaedetto Poeta latino
*74»
Lanci Cornelio $4 1. fae Coiti med ie 443.
Làurr/ct/o Claudio , autore delia Gramaii-
ca di Ponoreale 304* fcrive dell* Emina
di san Benedetto 642.
L And loft j del Lago , eroe della Tavola rim
tonda log. 584. mentovato da Dante 106.
V. l'alvafone Era fino.
Zanài Antonio , fue Commedie 44%
-■ ■ Baili ano , diverfo da Ortrnjk fi]*
■ Coftinzo 654»
— ■ Giulio 566. S7<>» 640. fcrive dei mot-
ti 321.
- Ortcnfio Tranquillo 369» 370. 391»
393» 598. oppofto a ll§ Jmaéfg/ §9» parla
di Luterani , condannati in Ferrara 1
. 598. oppofto ill'Am.ieligi 8^» pari
385»
non diverfo da Ridolfo Cajtrarilla 439.
fuoi libri 550. gru $$a. 553. fue Novelle
182.
Laudi no Criftoforo 169.406» 408. coment*
Dante 1 n. volgarizza Plinio 634.
LaufranehiPiolo da Piftoja , feriti ore in
lingua provenzale 42.
Laminerò Ubato , apoftata dalla Fede , di
famiglia riguardevole di Borgogna, ora
fattoli * 4 517.
Lauti en J acopo 66a.
La patri ni Alcflìo 449.
Lapini Frofino 304. 307# 524.
Zafra . V. Grattini •
La fra ri Coftantino , ammira 1* idea della
Commedia di Dante 138.
Lafena Pietro 381. 538.
Lafianofa Gianvincenzo 194»
Latina lij.jaa , corrotta uegU accidenti da*
Longobardi e da’ Goti, e pronunciata
in Italia a lor proprio talento 23.
Latine voci , perché feminate nella Com»
media di Dante 148»
Latini Brunetto a3» jc. 39* l£. 40. 122*
1 a 3. i? 5» 156» «39» 3*6» 1 M» 634» 6 39»
loda la lin^na Francefra romanza fopra le
altre ifL eli liuto in Francia fcrive in
ouella lingua ilfuo Ttforo 5.24. 3 *f. co-
dici di eflo , iyi , fu il primo* ripulirtela
favella de' Fiorentini , ini , fuo Teforttto
135. pataffio 14 6» 156» fue proft 137.
Latini , per Iraliani 1 14.
Latini Latino 58 9%
Latini (dittati traf portati in lingua Fran»
cefra, e da quefta nell’ Italiana 38.
Latino idioma, ufato più , che ffroipire
a7?«
Lanum e Latinttm t per Italia e Italiano
366, •
Laudi f pi rituali , e loro nome originato dal
Gotico . e non dal latino 342.
Lavatola Alberto 396.
Lanria Cardinale 56»
Lauri 0 Jacopo Udinefe , configlier lette-
rario di Francefco Strozzi nel volgari*»
lamento di Tucidide 616.70*»
Làuro Piero 617. 618. 704.
Lauro Vincenzo Cardinale 343.
Livio, errregge dalrlmpieti i Ca-
pricci del Gelli 582.
Legijt i forenft 344.
Leibmzio Goffredo Guglielmo 3.4. io. 12»
233. 685. 700.
Lelio Gianluigi 637.
Lemunio Stefano 12 1.
Lentino Jacopo 501.
Leu ioni Carlo 294, 333. 574. loda Dante in
ufare voci Urani ere 147. lo difende dal
Bembo, e dal Cafa 153. fcrive fopra
Dante 394. V» Cafii^Unnt Saba • Lenoni»
Mazzoni .
Leo Bernardino 404.
Lune i. foni no Pontefice , fuoi fermonl
342-
LrooTX. vicino a morte li raccomanda «
Dio con orazione Tedefca ai.
Leon X. orna di privilegi il vecchi# A Ma
287. fuo diploma per l’edizioncdel Poe-
ma del V Atiojto o 1. 3 93.
Leone Ebreo 636»
Lronr Impera dorè 66?»
Leoni Giambatifta 359» f9»> 593» 608. cri-
ticato dal Gnarinì 472. fae Tragedia in
profa 486. fu a Tragicommedia 499.
Leon irrito Niccolò 61 8.
Leovio Pietro 600.
Leporto Lodovico 390.
LeJJio Lionardo 642»
Leto Pomponio 624.
Letterati , che fcrifTero in bel carattere a8f#
Lettere de’ Principi, e loro varie edizioni
?47« 348»
Lettere non raddoppiate in dialetto\c ne*
ziano 133. 134.
Liberale Giorgio , pittore Udinefe 638*
Liberalità feirfa , ufata al Tallo, e da lui
eternata nella memoria 355.
Libìtinenfe, una delle ponetegli Anfiteatri.
4B9.
!*>•
7$S Tavola
Xtfr.tf e ftampatori , loro profeflìoni unite
3ifi. lore fraudi in murare i titoli ai
librila.
Libri erotici , murati 32*. fi deono brucia*
re 63i.
Libri rei , non tofto proibiti *03.
Li barn io Niccolò 4 ->8» 4S4. *6a» inter no Tu-
tore della Granatici del Portunio 187»
Li etnea delle (lampe in Vanni* *28. >36.
Lecerne d'impreSoni di libri 44*7.
L.’ebio Sigifmon loCriftiano pubblica il eo-
... nieccio arcano tra la Duchella Rinsta e
C,tl /ino tao.
Liguria , detta Janunrfa Ih rcht'a da Dante
213.
•JJlio Zaccheria £35.
Limolino, lingua *6. £7. Amilo alla romj*-
i<i a»iica ditali 1 13.
.L'mdeobrogio Federigo 15.
faina dominante 2.
Li>Z*a romauia co lune de' letterati d'Ita-
lia , abbraccia vari dialetti» o proprietà,
come nata 2?. fjo nome 2fi. non ben
tratta da' fo‘i fonti latine e Greti p 1*1 •
non regolata avanti del fecolo xn. 26.
27. dtpprìnva fenza dialetto comune par»
titolar t 27». prete corpo per le Ulorie fa-
volofc in Ingua romanta provenzale ,iVi;
perchè detta vomire 1 13. come apprefa
dall'/Jro/fo e dal Bembo 3$$* V. Italiana
Tofc.i na .
languì del ritiro latino antico, diverta dalla
volg ire Italiana 200 •
li <»£»■' di Adamo tpenta dopo il diluvio » e
dopo già comind.ua. la torre di Babilonia
13i_. JH»
Lingua latina gramaticale con regole L e del
volgo fema reioJe 2 oc.
Lingua htiuobatbara , ufata da Dante , co-
me al filo tempo comune 1 57. 161»
X. ngna rotti. tura variata in Italia fi*
L "gi.i volgare t ufata nelfccolox. e nell*
XI Li4.ll*.
Lingne antiche , proraoffe e ftudiate dai no-
tiri maggiori 1. a.
Lingue matrici , maggiori , e minori aia»
Lingme orientali , coltivate dagl' Italiani
prima , che da altri 600.
Lingue nomante d’Europa affermano cenare
particelle,/)., or, ov) aio.
£jf/£*rfetteiitriona]i affermano col dir e/ò
299»
Lingnt fuggette all’arbhrio , e regolate con
la ji.tw.inrj uf.
£1 »gne vive, ogni cinquanta anni mutate
e Indice
Lioba , difcepola di san Bonifacio martire
h
Leonardi Aleflandro 374. *4 9»
Leonardo da Udine predica inChiefa lari»
riamente 268.
Lione città, feggio dell* eretta di Calzino
ia*. rifugio di apoffati ed eretici Italia-
ni *1*. 671.
Leppi Lorenzo fotto nome di Pedone Zip-
poli , autore del Malmaotile Poema a 4 a»
40*.
Lippomano Luigi 671» 676.
Lippomano Piero 333.
Lipfio Giudo io. 23. 24. a*, oppofto all’
Am adigi 89» So. giudica della litoria del
Bembo fopra un efìratto non accurato
$94. parla degli anfiteatri delle Colonie
6ofi. calunniato dallo Scaligero dffu
Lirinefe Vincenzo , volgarizzato dal Mutio
*£!•
Litanie Caroline mille di voci romanze g.
Li r trai iter vuol dire ùt latino i6*« a66»
Liturgie cattoliche nella favella non fug»
gette a variazione 267.
Levi tra Giambatilta , fuo Crtrfonte Trage-
dia 49*. V. Merope . Telefonie . Torelli •
Lobera Vafco autore dell'Amadigi 84.
Locato Omberto fio*.
Lodi tccejjive , ambite da vani ,.e <1* plagiar}
477* , ..
Lodovico il Bava re. Impera Jore intrafo 234»
2*2.
Lotica fi 34-
Lolle no Luigi 296. oppofto all %A'madigÌ &£*
Lollio Alberto 327. 334. 403. fua Pajlorale
4 19-
Lomauo Giampaolo *68. fifil* fcrive in
dialetto Milauefe 230. 231.
Lombardelli Ora/io 299. 30?» ?a«» 4>4» of-
traggiato dalSiiviati 419» 420.43*. 67*.
Lombardi Bernardino, fua Conunedia 443.
Long Jacopo 670.
Lungi atto B afflane
ano Faufto 319»
607.
6<-y. 638.643. 647» 6*o.6*i. 6*2.
Longo Alberigo , aderente ad Annibai Ca.
ro, fatto uccidere dal Cajl riverrò *34.
Lungo Giorgio fcrive del modo dlfigiUar#
e di aprir le lettere 371.
Longo Sofifta volgarizzato dal Caro $70.
Longobarde definenze 18*.,
Longobardi in Italia, diffinti dal Romani
nel teflo delle loro leggi 23. ouamo du-
rarono in Italia ±4. allignati in Tofc*».
na a*.
Lettiga Michele 6 >4. . *
Lopu Domenico Gelai t a per impofiurx
latto
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Delle Cose notabili
fatto autore d! un libro indegno dell’ere.
fi arca Paujlo .forare yyy.
Locju \( ta , adattata a ingroffare i volami
Loredana Gianfrancefco il vecchio , fue
Commedie 44 y. 446.
Lori Andrda 401» 454»
Lottini Angelo y3y.
Lotti ni Gianfrancefco 647» plagiario del
Qaicciardini 214.
Lucano volgarizzato 403.
Lare del l'Evangelio non rivelata in fegreto.
ma predicata in pubblico i&l. 386.
Lucio Giovanni . Schiavo ne *42.602. feri-
vo in latino , e in Italiano 283.
Lucrili 0 616.
Lumini Federigo 640»
Lu ifiui Francefco 374.
Lundio Carlo trae la lingua comune d'Ita-
lia da fonti fettcnt rionali 16,
Lupo Cri (ti ano 487.
Lupi Fiero , faa piftorale 466-
Luter» , vago dclVAtuadifi da lai fparfo
d'intorno 8£. e perciò nella dieta di
Vormazia deteftato da\V Aleandro 85.
ftiL epoca della fua erefia yop.
Lutiamo Agoftino . faa Tragedia 494»
M
MAbiìlont Giovanni jLay.39.
LU, 2Tì.
Mora conta . V. Folengo .
Macchia Silveltro letterato da Foligno 6t 6*
JH.k chiave! li Niccolò 643. 6<t>. edizione t.
delle fue opere 36 3. fuoi libri indegni
non torto proibitfyoa. tacciato dal Mu-
iio ypa.
Middeburftfi Centuriatorl , confutati da!
Mai io 626.
Biadateci Cardinal Crirtoforo 418.
ALitjirt d’bloqucnza fono gli uomini illn-
ilri per opere fcritte 178.
Mafiei Paolo Alefltrodro 638.
Maialoni Lorenzo 637.
Af fari, voce municipale, in latino utinam,
venata dal Greco 24?.
-Maggi Melchiorre 560-
Magj/ V incenzo contri il Ctjltlvttro 6 99*
Miggio Ludo 636.
Mafini Giovanni Antonio 6 ir.
Mafliabtcbi Antonio 369. 459. 488. yy6.
Kyj» 6 79» tiene un Epigramma di Nicco-
lò Steel;, ’ f alfa mente attribuita al C*T‘»
44J.
737
Mapnanini Ottavio 419» detto l’Arfic-
ao 4 4 >. fpiega gl'intermezzi dell' Alceo
dell’Ongaro 479.
Magno Celio 401* T33- ^4c» % 78» 633*
Magno Pietro 314.
Blajano Dame coi.
Majer Marco $$7.
Ma inardi Agortino apertati e predicante
in C %'aveetna 521.
Malarreta Giampietro impugna ilGnari'nf
473. impugnato da Giovanni Savio 474,
Ma laf pitta Alberto , fcrittore in lingua
provenzale 42.
Mal affina Celio 398.
Mahjpina Corrado , e Maroello iyp. 160*
Mxlatejla Giufeppe 412-
Malavolti Girolamo Ubaldino 340. fuo Va»
cabotano al Boccaccio 308* fue Conrtnrdie
Matavolri Orlando Storico Sancfe 603»
Mal e far zi F laminio , faa Commedia 454»
Malermi e Malerbi Niccolò 67<?«
Mal e f pini Lorenzo 327. 39*.
Mal tf flint Ricordano 20. «22» 600-
Malfatti Cetite <68.
Mal pierò Girolamo y; 9-
Mal marnile poema 341. 242. 3o9. 4oy»
Malmefburiefe Guglielmo 77.
M.idombra Giovanni 61 y.
Malpigli Lorenzo , uno de' Configlieri let-
terari del Tallo 434.
Mal pi f li Niccolò , plagiario di Dante 579»
Mtlvafia Carlo Ccfare 667.
Marnatili Maicamonio col nome di Cùm-
ulo 394.
Mambrtano , Toema 3 9»,
Martelli Giovanni yo4«
Min etri Antonio , tfuo Dialogo fopra Dann
435»
Manfredi Muzio 359. 477* 543- &a Trage-
dia e vera patria 494-
Mattini Ottaviano 413.
Mannelli Flaminio 414.
Manoleffo Emilio Maria yjj?.
M.wr.qur Tommaio , macftro del fiero pa-
lazzo £2$. *
Mtmpi Clambatirta <<9.
Mantova Ben a videi Marco 418- 349. 350» •
524. trilafcia , come indegni , t 1 v. Jfo-
nttti dannati def Pttrarca yo8.
Manali 0 Aldo il vecchio • V. Aldo •
Mwuiio , Ma, tacci e Mannucci Aldo il gio-
vane 303. 3sy. 4T7- $77- Azioiil di Ca-
ftrucio Antelmlnelli 608. Vita di Coli-
mo L 6 ic. Difcorfi 6 ac.
Manuzio Paolo 306- 34é- yo4» SOS- fuoco-
A a a a a
7$S
T A-V OLA eIMOIC
gnome vari imeni e ferino 355» ftampa-
«ore dottillimo 381. efercica Aldo il fi-
gliuolo nella lingua latina 4$ 7. fu a 1 ilo-
ria del Concilio di Trento 632»
Mattano Antonio, fratello di Paolo
Hi: 6*1»
Mancano Scipione 411. 541. Acì fu a favola
48j.
Mininoli Niccolò deferivo l’Iftria 433.
Marra Pietro £2» 75.
Alarea TrivigianaTn.
Marceli iui Valerio S40. 640»
Marcellino Ainmiano 624.
Marcello Niccolò 37$.
AI. retilo 11. foraino pontefice 341. 342*
668
Marcbeji Lucina $44.
Marchetti Alcflandro 546.
Muchi Francefilo 662.
Ma.cj Aurelio finperadore volgarizzato
<66»
Marcolini Franccfco <83. fila e Jizione del-
le Profe del Bembo jSv.
Alareneci Olimpio 4 <-4.
Alare Filiberto 557»
Ala r emm a 11 a lingua o dialetto a 19,
Ala refe. ilio Fommafo , pubblica il Codice
argenteo d'Ulfila 4.
Sia refe jt ri Ercole 654»
Alarefu Rolando ,67. %g\.
Jlfctrg.tr» «ri Cornelio if.
Margotti L^nfnnco 358»
Alatieonda Antonio {Sa*
Marinelli Giambatifta 587»
>— ■ ■- Giovanni 306. 307.
■ ■■ I.ucrezia 4 11.
— — Pietro 24*»
Alari tu Giambatifta Cavaliere 330. 382,
40?» 697.
Alarmi Anronfrancefco Cavaliere 4S8.
Marmitta Jacopo {33.
Allettilo. V» Mal afflitta •
Alerone Andrea , lodator di Polifilo {73.
Alaror Clemente , Segretario di Renata di
Ferrara 32 {«ili»
Ala tracci Lodovico 639»
Ala tradì , cartello di Romagna , patria del
Ptfcrtti 416*'
Morrei ti Fabio 40?»
M 'tra Orazio 3897531»
Jlf rtclh Lodovico 17». 354. 155. y?t. {38.
fua Temidi a 489.
1 ■' Niccolò 356»
— Picriacopo ig$. 378»
- - Ugolino 660» . .
— ■ ■■ Vincenzo 356*
Martelli ni Ridolfo . fua Commedia 4S4.-
Mirtei!» Pucciandone £f*
Alartene td mondo £4. ^8. aS6.
Martinelli Bonifacio 42...
Alarti nelli p ioravante 233.
Martinelli lommafo 3 34.
Martin trip Fortunato , lodato da Ortenjit
Laudi {{a» 553»
Alartiueuto Girolamo 105*
Marrius Raffaello , fua Commedia 441.
Martinone Gianfrancefco 635.
Mar tirano ('ortolano 407.
Martiri falli degli eretici 385. 386.
Mani Alcflandro ^09,
Aitr/iWgd,Alvernta574» deferive gli Arre»
fti della Corre dì amore ifc 127.
Marziano Levanzio^ii»
Marzio Gaicorto 315.
Maftardi AgolUno 327. 382. 548.
Mufmi Filippo, Lji.u 1 co Accademico Infoi -
fato <26.
Mafotti Olimpio Clierico regolare 683,
Malfa Antonio 6sa.
ALxjJii Niccolò 633»
Majfr.no Teofilo Fiorentino , eretico 6?u
Alajfmo Tirio 631»
ALiibne Panino prima di Pietro de Marci
feopre Tcti di Turpi no 75. 77.
Malfatti Niccolò . fua Commedia 454.
Mata /.latti ój u
Materiale • V. Barali Girolamo •
Matilda Cometa , dolofanicatc calunniata
6^
Alatrai ni Chiara 543»
Matra aJa Tonimafo 391.
Alatrei Aleffandro cerca di ritrarre il Bttti
dall'ero lia 516.
Alatti di Pier Andrea 638»
Alat tematica 657.
A (anmerio Gran Turco , fue lettere volga-
rizzate 371.
Mini i/o Gerardo 13.
Maurilio Giambatifta , fuoi Statuti dell’or*
dine del Tofane 397.
Mauro d* Arcano 377. ;;8. dal Rufcelli pre»
porto al Bervi 310. non adula VAretina
363»
Bianco Fiorentino 6<8.
Mauro! no Franccfco 338. 4;£.
Manjfaco Filippo 313.
Manditi da Narni Fra Girolamo 339.
Af azorbio Alertio Simmaco efpilato da un
plagiano in una fua Varia lezione 488.489»
Alai uri ni Cardinal Giulio fa comperare a
fue fpefe molte copie deli* irte itterica
del Mafcardi 548.
Mfd
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Delle Cos
M.uirlla Scipione 598.
Munni Giulio 69o«
Macaoni Jacopo 152. 309. 334. 335.412.
423. nota , che Dante f parie nella Com-
media molti dialetti 146. tiene per vero
libro di Dante la Tua follare Izlojatma
2&1a primo a ufare il eorftvo nei palli ci-
tati 431. 63 S. difcnforc di Dante 431»
432.
Medici AlefTandro, fue Temenze 6_8.
- ■ * Colimo I- c II. Gran Duchi di Tofca-
na 231.
» ■ ■ ■ Ferdinando Gran Principe di Tofca-
na 537.
*— » Giulio Cardinale , dipoi Papa CU-
mente VII# 591.
*■■■■ Ippolito 4oi.
i— Lorenzi no, fa a Commedia 439» uc-
cide il Duca AlefTandro , hi»
Lorenzo 392.428:532.537. 539*
■ — » famiglia nel Dclfinato. V. Merillon .
Medina Michele 97.
Mtfifero Girolamo 211.
Mei Girolamo, uno de* Configlicri lette-
rari del Tallo 424.
Melampodio Falcidio , cioè Gittfeppe Aro-
matari K24. V. Tafani .
Melantone Filippo eretico , (otto nome di
Filippo di Terra ntjra 303. volgarizzato
dal Cajìelvttto 523. confetta con Tuo rof-
fore le menzogne dello St fidano 63o.
Mellone • V. Tafani •
Melimi Domenico 608. comunica al Jltv-
eo ni la dedicatoria latina dc\ paradifo di
Dante 148.
ilfrmma Giammaria Veneziano 319. 635*
648.
Memmoli Decio £3 !•
Mena* io Egidio 4.5.50. 53» 7». 2t6. 3 II»
388.413. 455* 459* éàh 527. 53 1.
Mentili Ottavio 4 » l» 54c. .
Menni Vincenzo 295, 401.
Mentire , deteftato 180. 651.
Mentita , mtndxeii tiprobratio
Mercati Michele s88.
Merlino Cocajo , Tue opere e ritrattazioni
4r-9* 410.
Merlino romanzo , di profezie finte 582.
Mtrope argomento <11 Tragedia antica ,
trattato da diverti in lingua no (Ira , an-
che folto nome di Cresfbnte , c di Tele •
fonte- ^pa. £95-
Memla Paolo lSa
Mrf chini Domenico 33 6»
Meprbino romanzo antico fli» 83.
Mejia , o Bnlgherla , ufa la lingua Gotica 20.
E NOTABILI '7J 9
Mefale Gotico , tifato nella Qallia Gotica
»84.
Mefftrt , titolo ufato in Italia 490.
Metal lino CafUllo 223.
Metello Scipione 648.
Mevillon , Baronia nelDelfinato , poflfedu*
ta da cafa Medici ìaa.
Me/i trota Cardinal Lodovico 5 30*
Mticre ifìorico Francefc 63.
Michele ( non Michitie ) Agollino 327. 359*
*375. 463. fua Tragedia in profa 486.
Michele ( non Michele ) da Milano predica
inChicfa latinamente z£}L
Ih eh eliti i Famiano 662.
Mito Sanefe, poeta volgare antico 131.
Migliore Ferdinando Leopoldo <Si9.
Milanefe dialetto ajc. V. Lomaeeo •
Milione , libro cosi detto s8a.
MH fedoni Antonio 632.
Minerbi Lucilio 318.
Mim Paolo *67. ingiurlofo al Mntio 518.
Mino Mocati , Sanele a 29.
Minate Paolo 309. illuftratore del Mal-
montitela*.
Mi uranio Antonio Sebaftiani 49» 2 53» 33V-
373» 483. 54». Tua poetica 41* tiene per
vtro libro di Dante la fua Follare hloijnrti-
sa 262. intervenuto al Concilio di Tren-
to alla condanna di iv. Sonetti del Petrar
ca 307. feopre i plagi , fatti al Gefualdo
5»a. 513-
Mirabella Vincenzo , fue amiche S racufc
587.
Miranda Trsnccfco, plagiario del Gelli ili»
Miravai le Raimondo 139.
Mi fero per povero 330.
Jlf reo Auberto s6a. 68S-
Mocenigo Filippo jiiL
Madido Guglielmo 380.
Madia Giambatifta 5o2.
Modonefe per Modonefe , mal detto 529.
Moiftjfo Fiottino 597-
Molti Gabriello 544»
Moli net Claudio 588*
Molino Domenico 37 9* 606-
Molino Girolamo 533» 642.
Multerò Meinardo Ha
M d/a 5 jS.
Monarchia di Dante .V. Danti •
Menar de/ Niccolò 638.
Mon falcone Bernardo 72. 566»
Moneta Bernardo 313. 574»
Monete 387. 388- ,
Mon odo Piero 656.
Monofmi Angelo 1 3 6. 304. non ben trae Li
lÌDgua comune dTtalia de foli fonti la-
A a a a a 2
:
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' 74° TAVOtA E iNDtC !
tini e Greci 2&. ben dilliiisue dialetto da
lini.ua 202.
jPlontalbani , Bum aldi Ovidio 308».
Afmtalbano Marco 648»
Ah.tt aperti , rotta data ai Fiorentini jo.
eontribuifce all’ Italiana LI .^ucn za 12 l*
la;. » 24. '
Aleuta re iTìuogo io Francia , dove Bava
con ti nata He nata buche fi a di Ferrara.ac.
cogliendo gii eretici rat.
M onte Bakiovino del , protegge Y Aretino
— — OniJuhaldo 664»
— — I unucenzo Cardinale, condannato «la
san Pio V. tèa.
Aionrentagn* Buonaccorfo 240.
jtf3>;ffwrr/*G«ovanni Stefano 307.-
Aiouticoli Anaftajio 239.
Movr infarto Marc ntonio 678»
Monta , eliti ùntola per la foro ira ferrea
W* Box.
Mora o Marra Domenico Griglone ritiene
nello fcrivere lingua romanza^*. 6u*
Morale Cnjliaua 67 3«
jUoral e Filofjfi* 639*
Morali di-san Gregorio volgarizzati « Vedi
Gregeio Munirò .
Morata Fulvi.i Olimpia eretica 337. non
dee dirli Celebris r nie famofa In bnon
latino 28 1. 3>6f
Morato Fulvio Pellegrino , padre di-Olm-
pfaj il.
Mordrrc , padre del Re Arti* ioy*-
Morelli Colimo 746.-
Morelli Giovanni 6oò.
Morello Andrea , loda Vimitdtfone di Crijto
del Gtrfen £3?.-
Marcante del Pula’ , attribuito al Politiano,
e al Fi d m 392.
Morivi Giulio 403. 747.
Mortilo Giovanni 37$»
Morino Stefano 177.
ZLront Cardinal Giovanni, affocato da'
fofpctti di erefia *20.
M r .fini Andrea 63»*
Morofitti Paolo 797.
Motta , patria degli Meandri 741.
Aiutilo, tratto della Tofcana •tannarla
«i2_.
Mula c Amulìo Marcantonio Senator Ve-
neziano,-© pòi Cardinale fautor delle
lettere 493. V. Se ri panda .
Alulltn Andrea illuftra i Viaggi di Mano
Polo ^£3. 613.
Blu t. eletto lotnmafo 488.
Mfiiileipfiic , v. Dialetto *■
Muufiteo badiano ioo. tea.
Murerò Marcantonio 14. 180. Tua teftimo-
RÌanza del YArioJtv 394. loda Lui^i Cor-
nato 6 43.
Mufiea 667» corruttrice de ’ buoni fj fiumi
8i,
Muffito Albertino 134.
Muffo Cornelio 338.-
Aiuti Orazio cerca di ritrarre il Metri dall*
erefia 716-
Almi} Giambatifta 641.
Aiuiio Jeronim a , e Girolamo ( non Gerola-
mo ) Giu ilinopo Tirano 15» sol* 266.370,
***• l££- 116. 39S. Hi *6^
571- *7*. 626- 640. 648. 6*0. 6n,
6 ». 677. 678. 679. non bene oppoilo al
fan hi sopra la lingua provenzale 33. 34»
fue Batta* li e ± >. 2 7. oppoilo alJ’^madf»
X* 69» favorevole al Dante de Furari
Elcqueut.a 177.179. avveri lice un mot-
to eretico del C-aJtelverro 297. difefo 398.
fuoi inacitri , ivi ; confutato dall*. Uuu -
no 3^6. non adula.T-drrrùro 364» fui Poc-
tic « 373.-374» giuiùmenie dà per eretico
II Cajteheirò 387. 338. fuoi precetti di
far vedere le proprie opere 434- d’ordi-
ne di san Pio V.- rifponde a libri emp)
427» non i feri de coatta Dante 429. dife-
fo contra il Zoppio 433. 433- fue egloghe
467- detefta , come eretici iv. Sonetti
proibiti del Petrarca 7o3. fcrive contri
Perche di Fcaneefco Betti 51^5. impugna
il predicante fintoli *. ribatte il r«rgf-
rio , ben condannato in contumacia 4 1 9*
difende T Italica lingua , e giura di ili- -
mare . e- riverir Firenze , da sè onorata
e ammirata 427. vilmente ingiuriato da
Filippo Valori 776* preferifee 11 Decame-
ron a tutte le opere del Boccaccio 5-79^
taccia il Guicciardini di molti difetti
g$2. impugna i Duelli 6x2. confutato
dai Padri del Concilio di Tremo 678*
lodato dal Ca/.i 679. volgarizza Finctuto
Lirinefe , e muore d'anni to* in villa del
fuo amico Lodovico CappuUi 69i.
Mutio Giulio Celare pubblica ic Battaglie
dei padre 298.
N
NAli Marcantonio 422. V. Ftrchit •
N augi a Guglielmo 5.
Nani Ballila 597.
Napoletani rimatori 733.
Pkfiolt non* ebbe Re proprj a pa/te , ma
quei
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Delle Cose notabili 741
quei di Sitili A 23 *. fui regi] corte efal-
t at; itia Dame 236» 237.
Nani* Jacopo Ile. £^609. £19» fua Còni-
media in verfi più antica di tutte le Ita-
liane 4<s>. ufi il verfe friolto 4*1. iti
tempo <TelJa cacciata de’ Medici da Fi-
renre 4ca#
Hard ni Famiano 60 7«
Na. dacci Giovanni 546»
Nunì • V. Mattini .
Natta Marcantonio 381.
Naragero Andrea 280. '
Navarra per Chiara , erroneamente predo
il Boccaccio 6fi.
Nawdto 'Gabriello 2j. 7*^ fua Biblioteca
Cordeiiana 81. fuo parere Copra Turpi»
no 187. 337. S09. cól. 637* MtfcuratU 10
dialogo 390» loda Poli/ilo sii» e lacera
Coftantiuo Gaetano éS$*
Natati Francefco 681. mal ferve Diomede
Borghefe nell* edizione delle lue Lettere
3*6. Tuo volgarizzamento ditettuofo .
V. Biffati .
Nataci Giambatift.t f7*„
Natianteno Gregorio santo 341. chiama
Omero fcrittor di Commedie t e di T/age*
die 1 f,6.
Negri Francefco . V. Alunno.
Negri Girolamo 348. 349-
Nitri Giulio f 60.
Ntgrifoli Antonmtrio 401»
Neuroni Giulio 83.
Neìii Piero , fotto nome diedre* da Ber*
gaeno <38-
Mtmefi , libro di Germano de Pecchi Cimai-
dolefe S4P.
Neri prevalgono al Bianchi 141.
Arri Tom malo *61.
Neri,' Francefco 603.
Nei, Ji ria d' Italia da chi prima fcoperia
4**V
Ncutootlfscco , plagiario di Giovanni Ge-
rardo Voffio 130.
Weeta 619. '
Nicodemi Francefco fono nome di Lio nar-
do , fue Giunte alla Biblioteca Napoleta-
na del Toppi avute dal Magliabtcbi 44 6-
1*7-
NicoJetti Marcantonio *41.
Nicolerta da Torino , fcrittore in lingua prò-
ventale 43.
Nicol, tri Francefco non approva la favella
sfata dal Davavtati 342.
Nigella Limolilo 1 7. fciivc a Lodoyico Pio
un Poema , col nome dì Elegia , e non di
regia 164» »6*.
Nini Ultore 5 oc.
Niui Giacinto 402.
Nipote Cornelio £ai.
Nificli Udtno , Benedetto Fioretti 398. 300*
311. 380. 38». 4g3. *a6> 639. mal cenfu-
ra un luogo di Dante in. cita la Volgare
Eloqutnta di effo 264» dà del fqjijta al
Cajìtlvetro 385. riprende il Furiofo dell*
Ariojtn 394» 35>*» fua Viu , fcritta da
Francefco Ci enarri *t8» mal riptclò dal
Dottor Salvini • V. Salvini .
Nitardo [dorico y. »c» 12*
Niufio Bertoldo $91. 592*
Nubili FI.*. minio 63*- 687. uno de’ Confi-
gjicrì letterari del Taffo 424.
Nobili Roberto 5 $5*
AVt pinta s86.
Noci Carlo, tuo Rimario di Dante 310*438^
fua Padorale 46 >.
ATo« prefo dalla feudi Annialta per epoca
d'origini di città 464»
Nomi degli eroi della Tavola ritónda im*
propriamente adottati da famiglie pri-
marie 70. 71.584.
Atj miftntì Girolamo , Aleffandro Taffoiii *1?-
Norchiati Giovanni 3^9. 42*.
Notes Giafone e Denota , come Dcria , a
d’Ori a , del Bene , c Dettene, Arila,, e
Datila , Aralo . e Dilaghi 31Ó. 830. 493.
6u. 647. 6i8. coutcario al Guariti 373.
fumatore di Dante 429. impugna le Tra*
gi commedie 468. oltraggiato dal Guariuù
4 69. 47c* 471» 472» difefo 473.
Norie Cardinale Arrigo , mal contradetto
Copra Tei» dì Angelo CJocri 312. operi
falfaraente attribuitagli 3*2. cauto in
rispondere a' letterati 376.
Normanni in Italia portano le rime in
Francia , e indi in Italia ói.
Nojlradama Giovanni 44; *y» òli ór. 120.
iii. per onor del Pciraici , cerca di da-
re altro fenfo a’ fuoi IV, Sonetti proibiti
*o9.
Note eretiche del Cajleìvetro fópra iipe*
trarci *17.
Note ingombrano gli autori clafCci aja..
Nora/ ni Luigi 332.
Novelle *79. *8c. *81. 582.
Novelle del Boccaccio , piene di verd df
Paure 1*4* V. Boeracciv.
Nuunefto Piergiovanni . uccia i\CaJielr<*-
tro 389..
Or*.
-742
Tavola
o
OC, particella affermativa nella Gal-
li a Narbonefe , perciò detta di
Lingua d'oe 134. aio. 316.
Orbino , dall*0<vf, Bernardino, defertor
della Fede , in latino Otbienus , e non
Ortìht gay. yi6. reprefl’o dal A imito 678»
Oddi Muzio 6*9.
Oddi Niccolò a 17. 43o.
Oddi Sforza , fu e Commedie 442.
Odoni Rinaldo 637»
Ofimanno Guafparri loda Lu'gi Cornare
641.
Of enarro Arnaldo
Omero 403. 404.
Oldcrigo 11. Fatriarca di Acuitela m Ven©*
aia fpiega in Ttdtfco a Federigo L Impe-
• radore, ciò che Aleffandro 111. dille in
Urino viti predica inl.tr/rro in santa Ma*
ria delle* Carceri 1
O levano Già sbattila 649»
Olivo Giambatifta 393.
Olmo Valeriano 688.
Gljìtnio Luca 489. yfj. fff. <60. 607- 692*
fetide in bel carattere 286. opera con
impollura attribuitagli 352. fua latte» 1
dogmatica 678*
Ohrama 374»
Orr tra famiglia , detta ancor di Romano
6 4. 6f« per Nararra , da riporfi predo il
Boccaccio &£•
•O figaro Antonio 46?. fuo Mirto 479»
Onofandro Platonico 66 3.
Oradini Lucio yay.
Orario , fua poetica 39o. <46.
Orditoti funebri in morte di letterati 333.
altre indegne in morte di apofiati yaa.
Orci nuovi Lodovico 341.
O indagar* Girata 57*
Or fiamma , bandiera vermiglia $ fa me- fa
7?* 73* lài
O» io Ippolito ^67»
,Orit Mitico Domenicano , penitenziere
del Papa , fpedito a Ferrara dal Re Arri-
go li. contri la Duchctìa Renata 385.
O'Idndt Giovanni 4 ìa.
Orlandi Guido yoi-
O ri andò , famofo per cagion di Tarpino 78.
V» Arie fio • Rotando .
Orologi Giufeppe 2^6. 396* 403» dlS*
Aat. 641. 6*5-
O rfato Sertorio 489.
Orftolo san Pietro 2^3. Doge (nonDnrr)
di Venezia , dipoi motraro dell* ordine
e Indice
Btn tdtrr.no , e non Cautaldoìtfe 1 14. y7g,
parla in lingua volgare uy. 331.
Orft Giangiùfeppe 31 u
Orfilago Pietro 514»
Orfino Cammillo 609*
O fin » Fulvio ?o3.
Orfino Giordano , Cardinal Vefcovo di Al*
bino 674»
Ortica AgoUi no 610.
Orto Garzia dell' 638.
Ortografia volgare de’ tedi antichi £22 infe»
gnata dalle riine 179- V. Barali Co fimo.
Barali Daniello.
O» borio monaco «9.
Ofrro in Dalmazia , vera patria di France-
feo Patrizi • V. Patrie j •
Or fri do Litio.
Otr aliano Porfirio , liberato dall* dillo per
un fuo poema in lode di Cofiantino Ma-
gno 1 /ir.
Ottonalo Giambatifta e Paolo $3 9.
Ottone Magno ignora il latino ii£*
Ottone IV. parla in lingua romanici 17. in-
vade i Patrimoni di san Pietro 74-
Ottontlli Giambatitla fcrive contea le Com-
medie 4*6»
Ottonili i Giulio difenfore del Tallo 38 u
£18.419.
Ovtra Orfa , fi 'nera di Duino , celebrata
daCornel’o Frangipani 544.
Ov) , che fi pronuncia hu) . particella affef
mativa in Francia ai i* ai 6*
Ovidio 403. T47- 579-
Otto ( in latino Ottiut ) Giovanni Arrigo
*jy«
P
P Acciaiti Felice 314.
Paciurhtlli Angelo » mal tacciato
Padova città . fuo dialetto 24f- 346- V- An-
fiteatro •
Paganino Aleflandro, ftampatorc 409.483.
Pagi Antonio Cronologo 603.
Palatino Giambatilla infogna a fcrivere in
bella lettera a3y. 346.
Pattar io Aon io 303.
Palladio Andrea s?3. 6ao. 66a. fcrive dclT
Ar ricottura 638.
Palladio BlolTio y 30»
PalUvicitto Sforza Cardinale 8Si fai- S61-
59a. 63 2. 641. cita gli Atti delle depolì -
zionl del Cafitlvttro in materia di Fede
nel fanto Udcio di Roma 391. gol. fuol
Avvertimenti gramaucali. pubblicati da
Fra*-
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Delle Cose notabili
74J
Francefco Rainaìdi 701. Hi giuflamcnte il
titolo «li a prjUtA al L'ajle berrò 787. c per-
ciò con iinpofìnra è impugnato 53;. lo-
da il Cardinal Bentiv^ìio con frafe par-
ticolare 711. fu a Tragedia 497.
Jb/mf trino , uno degli eroi <\e\VAmadt£Ì
Falmerio Jacopo loda il Santi j/aro 483.
Palmieri Matteo 574. 57?. 609. 644»
Pamela Jacopo . fai oi limitici 'adulterati
nel titolo 554.
Pantera e Vane ir ino Antonio da Portogrwaro
in Friuli , Patriarca di Aquileja e Cardi-
nale 674»
Pantera Ugo , frate minore della provincia
di Tarteria A38>
Tanti r olì Guido 606.
Tane ir eli Ottavio 6*9»
]>.nrdo//</ Certofino 687.
Pantiitijla nuovo del Cafìel vetro <17»
£s neretta t Villa -di Lodovico Capponi in
Valdelfa . dove muore il , da lui
accolto 398.
Panica rota Francefco 727» 731» 774. 7 96.
3 3 9- 7 59- 677» dichiara 1 Salmi di Da-
vid 673.
Tanfa Muzio , fua libroria Vaticana , adul-
terata nel titolo $?4«
Tanfa Paolo 628.
Pauvìmo Onofrio 54?., loda Annibai Caro
783. 789.
Taoini Fabio 773. 463* 498. 697.
Paoli Apojlolo tanto , empiamente tacciato
dall’eretico Cailelvctro 787.
Paolo Diacono 62*. fuo Itali eifmo 3?.
farlo Giulio giureconfulto Romano, e non
Padovano j6 «•
Paolo HI. fornmo pontefice , fuo Breve poi
Teftamento del Cardinal Bembo intorno
alle file opere 750»
Patio IV* zelante eftirpatore de* libri rei
$o8.
fapafwa Roberto 467*
Papa fava Marfilio 497*
Tafanane Vitale 399.
Parabofto Girolamo >87» fue Commedie
444» fua Tragedia 493.
fareo Gianfilippo J33.
farii Matteo ito*
Parlamento della corte d’amore in Proven-
za 137. mentovato dal Barberino e dal
Redi 128.
Parlatorio e parlarlo , cioè piatta 370.
Parlatura Fr.mcefca efaltata da Brunetto
Latini 3«.« 71»
Parma e Piacenza , città di un Pietro 6i7.
Tannici ano Lanfranco fuo Rimarlo al Pe-
tiarca $14.
rat tenie Bernardino 144» 374. 4( 3. 578. fua
Imi rat ione f ottica in Italiano c in latino
Parata Filippo delle medaglie di Sicilù
illi
— Gianjacopo fopra 1 Armilo 796.
— - Paolo Iflorico Veneziano 5^a. s9j.
Pafcalio Valentino 465.
Pajìni Antonio, cmcn«latore del Mattioli
678.
Pafqninate , indegnamente attribuite al
Sano Ataro 483.
Pajfayanti Jacopo 107. 122*363. 67% Or*
pollo a tutti i volgarizzamenti della Bib-
bia tu 670- biafima il parlar romanesco
e il pretto Fiorentino 334.
Pafftonei Domenico Nuncio Apofiolico fa
tradurre in lingua romanza la dottrina
della Chiefa 55.
Pajìorali favole 459.
Pajlorah impugnate da Giafon de Notes 775.
Pataffio di Brunetto Latini , coment ato 30-
V. Latini . Ridoìji Francefco •
Tataroìo Lorenzo 47. 34°»
Paterno Lodovico 578.
Patino Carlo, fraude nel titolo del fuo S*e-
tonto 722.
patti archi di Aquile}* Francefi , con le loc
Coni portano nel Ducato del Friuli la
lingua romanta de’ lor paefi su -
Tatri/ìu Antonio,. tre volte Generale de*
Frati Minori .antenato di Frantefto 318^
•— % Francefco Sanefe , Vcfcovo di Gae-
ta ; 18.
— Francefco da Offero in Dalmazia , c
non da Llìffa , nè d’altro luogo 717. 41
433. 482. Uh* S4£. 543. 588. 653* 657-
66o« 661. non inventore di verfi Patri -
siavi i8t« 248. 778. pubblica opere vol-
gari di Giulio Cammillo 701. 514. fua
Rettorica 717. fua Partita 37*, caro »
Clemente Vili. *V • inroitui* col Mas-
titi 471.
Tanfania 61 5-
Patri Altonfo deride il Glambnllari peri*
lingua Jramea 394.
Patti Cofimo , fua lettera a Giovanni Pico
27l!
Pqna Francefco uditor di Rota Spagnuolo
deputato a riveder la Difefa di Danto
dei Mazzoni a fua richieda 43 1.
reifero Davide 6s6.
l*eirejkio 379. 578. fludiofo dell’antica lin-
gua provenzale 7 7. fornito dall’Italia di
poeti provenzali"^.
Pùroutt Simone , fuo Catalogo di Santi per
uiò de* Tanochi sSv.
Pel •
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744
Tavola e Indice
Pe1lt£rin.uiont facre empiamente fchernite
% dal Calìelvetro e da altri eretici <i3.
Pellegrini Lelio 3?£.
pellegrino Ca mimi lo il vecchio 48. 49» fgo
dialogo 41;. 414» 4 >7» 4»8. 419.
Pellegrino Cammillo il «tTv.itte £98,
Pellìffon» Paolo , convertito dal Calviniano
alla Fede cattolici per la lettura de*
Santi Padri £66.
Pentateuco Samaritano 3^9.
Pepe Crefcenzio. V. Tafani .
Pr poli vendono Bologna ai Vifconti ^6.
Veranda Franccfco t£3« £46»
Vere».: Guglielmo « Tuo romanzo delle guer-
re d'Italia £8.
Pere fio Giancammillo ££9.
Peretta Flavia <44-
Perdami ni Jacopo 300. 311. 3 £3. 477.
Pertanto , nome antico di città dell’ut ,
dato ne’ tempi balli a Periamo cittì
d’Italia 139»
Pericardio , borfa del cuore 1 £ t*
Ptrinpkìoldo Giovanni 3*3» In» Vita di
Teoderigo Rè dìtalia *££.
pzr ionio Giovacchino non rifpetta Pietro
Aretino i63.
Perpetua e Felicita , atti del loro martirio
non bifognofi di correzione 488. 48?.
Perpìgnano Piero £04.
Perranlt Carlo £64»
P irrotto Franccfco Calvinilla £08.
Ptrrotto Niccolò 287»
pen Ciro di 379. $43. fuo parere fopra tm
Difcorfo di Pier della Valle , e le Trage-
die, del Conte Dottori , e del Cardinal
pallavicino 497*
Per/ Vincenzo dì , volgarizzatore di Clan-
diano 401.
Pcrjieo Panblo 306. Zi 7’ 34£«
Prrfia Antonio , da Sfaterà
Peifio Afcanio fratello di Antonio 18 £. 2Q7>
312. 4££. non ben trac la lingua comune
d’Italia da foli fonti latini e Greci 2 6ó
Ptrjh poeta fatirlco amico volgarizzato
*4$»
Ptfeetri Orlando da Marradi 299»?oo- 3Q 9»
4 1 6» 4 3 1 » impugnato da molti 47?» 474»
47^. adulatore e feimia del Sa Ivi ari 4 ié.
difprezzatore del Taffo, e de* fuoi difen-
fori , ivi , adulator del Gnarini 477. pla-
giario del Mureto 496»
Petavio Dionigi 673- fcriffe in buon carat-
tere *36*
petitdidier Matteo Abate Benedettino t
.poi Vefcovo di Macra 176.
Petrarca s&a. £24» loda i poeti provenzali
£6» comentato da Tri fon Gabriello
513» meglio intelo in Lombardia , che in
Pìrenie irti, -fertile in buon carattere
a86. fue lettere volgarizzate 371. cfpo-
fio dal Geli* 4 36- fuoi Sonetti proibiti
£ut» £04» £o£. £q6« £o7- Petrarca del Gir
Jìtlvetro degnamente proibito dai fommi
Pontefici Siilo V» e Clemente VII 1. 5 ló.
517» Petrarca difefo conua le note ereti-
che del Cajlelvetm £03» £04» £»7« Petrar -
ea f puntuale £3 9. V» Alunno. Aromatari .
Taffbni. Uberei Alcliandro •
Vetrone Pietro , Certofino , riprende il Boc-
* « accio 576.
Petromo Arbitro £60» fuo Frammento le-
gittimo 6^7.
Petmcci Cardinal Piecmatteo £37.
Peutingero Corrado il*
piccarto Michele loda con fua orazione
Scipio Gentili , morto Luterano 431.
£33»
Piche non parlano , ma imitano 303,
Piccolomini Aleflandro lo Stordito Introna»
to 334. 389» 401. 4»*» $35» 640» 6*3.
664. fue Commedie 441*
— ■— Afcanio 6» 3»
— Francefco 336»
» — Giu'io 697-
— M. Antonio 64°»
— . Mario £62.
_ Niccolò iqC volgarizza la Città di
Dio di santo Agoftino 689.
— Porzio 63 f»
P1Y0 Giovanni 273. £39»
Pi trio V aieri ano £ij»
Pietramala e Pietrxfanta , nomi di due ca-
sella in Toscana prefi in gergo 307»
Pietra fanta Silveftro 333#
Pierri Pietro di Danzica benemerito dell*
Italiana Eloquenza 3» *»
Pietro figliuolo di Dante 6£; IO?» comenta
in latino U Commedia volgare del pa-
dre 407»
Pffeh Francefco 6£9.
Pfgàfetta Filippo 3;S. 399» 663. *64»
pigna Gì amba ti ita 4£. 48» 49» 9J
376. 377- 796. £>*■ 8^-604.
confutato in propofito di Dante 146*
Plgnorta Lorenzo ag. 38» 21» ifij* »6a. aac*
*86» 5^8. 574. £86.589.
£97» 606. 63»» tiene per vero libro di
Dante la Volgare Eloquenza 2 64» fuo epi-
taffio a Merlino Curai» aio* nemico della,
falfa Lotica del Portenari 6I4. loda ii
Tacito del Politi 623»
Pitoni Qk?J&io *gfr
fÙK
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Delle Cose
Piada ró volgarizzato 949.
lV«f//i'Gianvinccnzo 18. 383. uno de’ con*
figlieri letterari del Tallo 424.
Tinelli Niccolò, Fiorentino 949. gran loda-
tore di Udeno Nifttli et 3»
Pini' Valentino 6$9.
Tino Bernardino gag.' 346- fue Commedie
447»
Tino Paolo 666.
P/® Alberto , Conte di Carpi , difcepolo e
largo benefattore di Aldo Manuzio il
vecchio fuo maeftro 303. confuta le im-
pietà di Erafmo <18. 699.
Tio Cardinal Ridolfo da Carpigli, cerca
di ritrarre il Betti dall’ereiia ci 6.
P/o V. santo 672. fa caffare dalle opere del
Petrarca tv. Sonati proibiti , e per font-
ana grazia concede la correzione del
Boccaccio a Colimo I, Gran Duca 909.
576. favorifee le opere del Muzio 626 .
V. Aleffiwdrino .
Tifino Francefco , Bolognefe, Domenicano
traduce in latino I viaggi di Marco Polo
613.
Titani Paolo <48.
Tifa città , fua ifcrizione volgari 120. 121.
Tijtoja Antonio 391. fua Tragedia 499.
Pitagora 643.
Pireo Francefco 660.
Titeo Pietro, impoftura attribuitagli 591»
Tini Buonaccorfo 60 1. fua Cronaca di Fi-
renze con note erronee 66.
Pittura e fcultura 664.
Tlatiarj vani , e furbi 434.461. 477. gì 3.
061. V. Bui net .
TI agj a 1-7. 488.489. 491. 496. g79« g8a. fé
ne accufa Aon io Falcar io 30 a.
Tlantedio Manilio , compendiatore del
Guicciardini 493.
Platina Bartoloinmeo £4. 628.
Platone 63 y. chiama Tragedie i poemi di
Omero 166.
Plauto volgarizzato 4 96.
Plinio Secondo 340. 634. fue lettore volga-
rizzate 371.
Plutarco 618. 642. 663.
Foe/ic in più itili) diverfamente chiamate
114 ?
Po&i Beltramo , fua Tragedia 498.
Poggio Jacopo 60S. 617.
Polemica Teologia 676.
Polla eroina Hi P ohjilo 973. 974.
Polibio 6 19» 660. 66t.
Polijilo . V. 'Colonna Francefco .
Politi Adriano 7. 19;. 242. 312- 374. 3*7*
41 a. 621. 623. fotto nome di Lorenzo
NOTABILI
Salvi 301. tiene per verd libro di Dantc
la fua Volgare Eloquenza >63. fua Com-
media 443.
Poltri Ambrogio Caterino Arcivefcovo di
Confa gót.llimato dal Concilio di Tren-
to 162. confuta gl' inganni Luterani, e
l 'Orbino 680. 6S1 .
Poliziano Angelo 1x6.
Pollini AlclTandro Poeta latino 3o9-
Polo Marco 782. 61 3.
Polo Reginaldo Cardinale 6g7»
Tona Carlo 432.
Volitano Giovanni Gioviano, fua Accade-
mia 33.
Tonfano Giovanni Ifacio 943.
Ponte Niccolò , Doge di Venezia 978.
PonteJ.ci calunniati per favorire il Ctf/Mvc-
tro 297.
Ponzo Scipione 390.
Popoli fili Dante 620.
Pojipi Salvcltro raccoglie Tir. canzoni in
lode di san Francefco 942.
Porcaccbi Tommafo 31 6. 3*7- ?33« 338.
346. 396. 930. 969. 79o» muore in Odi-
ne 613.616. 6t3. 620. fua Giunta alla
Fabbrica dell’Alunno 307. dichiara l’Ar-
cadia del Sannazaro 481. 482.
IW3.» ( e IbrAt ) .Conte Lodovico , ferivo
in antica lingua romanta di Francia
r moria favolerà di Giulio Cefare 47.
Torcia , Girolamo il vecchio , pubblica il
Combattimento fpirituale di Lorenzo Scu-
po li 6S2.
Pordenone , patria di Andrea Marciti 32 9.
57V
Porpora Selvaggio , Comtlio Cardinal Bcnti-
voglio 4r 2.
Porro Girolamo £j 7. 693. fue figure al Poe-
ma deli'Arioflo 396»
Porta , Badia Ciftercicfc ir. M:fnia 13.
Porta Giambaiiita , fue Commedie 444.
449. fue 1 ragedie 494.
Porta Malatefta difenforc di Torquato Taf-
fp 82. 4 1 7» 4Zv.
Torte nati Angelo g6u (v-f.- amico della
falfa Logica 634.
Porro Fxancefcc Crctenfe , Caivinifla vec-
chio antico del Cajì tiretto gac. meflag-
gero tra C 'alvino e Renata di Fonar.» , ivi .
Tortogruaro , Terra in Friuli èéi patria di
Giulio Cammillo 317.
Portortalt 304.
Pere 0 Cammillo 704.
Poffcvino Antonio Gefuita 32C. 649» 677-
oppofto ìtì’Amadigi 86. reprime in Lio-
ne il predicante Virerò 915. 678.
B b b b b Pof-
74^
Tavola
e Indice
V (.(forino Giani bai iti* 649* 6*3.
Yofiino Piero 43*?.
Poj/cllo Guglielmo fi oppone agl’ impugna-
lori di Dame dt Valgaci EUqmtutia 176-
186. 187.
P&yrro per mifero , voce compafiionevole
uf.ua in molte città d'itali* Ho»
Pozzo CalUano 337. $41.
Precedenza <S**-
Predicatori laritti in Chiefa , e volgari fuori
di Chiefa per antica difeipliua 365. a 68*
a69. *7v» 27 u >7*»
Ptemariaco • V» Fio re CriAallo.
f ricco Giovanni Inglefe, fatto Cattolico
Princìpi Italiani fcherniti da Dante per
non favorire le mufe 236. 117.
P ri fri a nefe Fr?ncefco 701.
Prifciano Greco infegna eferive latino 283.
Vriy.u re letterarie . da Gcamatifti folle*
mente vantate s8H.
Privilegi per le edizioni de’ libri , non ap-
provano i libri 01.
Prinll Eufebio » oratore in morte di Pier
Delfino 28 6- •
Proclo 6*8»
Procopio 6 19. 7C4»
Profe/fune «li Fede in lingua romanzi fa.
Proibizione di libri • V. Indici . Grttftro •
P»frr6r© .
Pro)! Pietro , ridicolo panegirifta dell* Tt-
trapoli Anniana 4*6.
Proteo , nome prefo dal Betti eretico 677*
679.
Provenza , fignoreggia la Catalogna *8. fu*
Corte e parlamento d'amore S9*
Provenzale lingua, arricchifcc l'Italiana
122» detta ancor Tolefana , Limofina, e
Cani. wa 123. 124. fuoi vocaboli ufati
dal Barberino , da Dante , dal Petrarca , e
dal Boccacci» 123. chiamata ancora Frati-
cefra, ed efaltata fopra tutte le lingue
romanze 27. 2&. 30. 31. 32. dilatata in
Italia 33. 37. voci Italiane # indi tratte
predò TVÈembo , il Ferrari , i Deputati ,
il Salriati , \* Alunno , il Giambullari , il
Varchi , il Tafani c’I Bafitro 4 1 . fuoi Poe-
ti, Iodati dal Petrarca fé. piangono il
difonore de' Cri Alani per Terra «anta 63»
64- fuoi Principi traggono in corte la
nobiltà da ogni parte 59.
Prove 1 Italiani 30 9»
Pucci Lorenzo 3c9*
Pucci nel li Placido 617»
Pmliefe favella • V. Spintilo • *
Pulci Luigi 393»
Pulci nel DeJùnato 122. *
Puffino Niccolò 337.
Putto Pari* 6*2.
Putirle. Gabriello, fuo dialogo del purgar^
i libri cattivi ;o 9. 5 10»
<ì_
QUadri regio . V. Prezzi .
Qnàttfi mali latini detti in Chiefa , d
*“*' non fuor a 268--
Quattromanì Sertorio 390. *46. fue lettere
contengono cofc falfe 361. trova crefie
nel Petrarca del Cajithrttm , e fattamente
egli folo le attribuifee agli ftampator*
di Bafilea 523» *31.
Quetif Jacopo S62.
ofa , voce romatttfea , e
Quintiliano 326-
Quinto per , ehi
Narbonefe 219.
Qui rini Girolamo, efecutor teiUmentario
del Bimbo 3*c.
R
R Abano Mauro ac.
Rabetaif Francefco, fCrittor empio *
V. Sa ntefio 4
Raddoppiamento di lettere efclufo della pro-
nuncia Veneziana 133. 134.
Rodevi co , Canonico dì Frifinga 117.
RdfatUa, dialogo di AleATandro Pi (colami ni,
da lui ritrattato 640*
Ragazzoni Girolamo 740.
Ragazzoni J acopo 609»
Ragione , per diftotfo , e racconto taf.
Ragufeo Giorgio, antagonifia del Cremoni-
no 467,
RainaìUi Francefco 301*
Rainaudo Teofilo 684.
Halli Giovanni 411.
Ramazzi ni Bernardino feopre un plagio
fatto al Patrizi 317.
Ran: baldi Benvenuto , coment* In latino la
Commedia volgare di Dante 147.
Ramufio Giambatifta 280. fua edizione dei
viaggi di Alareo Polo 612. fue Navigazio-
ni 614#
Ramufio Girolamo 14»»
Rangone Fulvio 6*2.
Ranieri Luigi 331.
Rapino Renato , confutato da Francefco
Vavaflore fuo compagno ii2*
Rapp refeg razioni facre 498»
JU-
et
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Il
Delle CoSe notabili
747
Rat e rio VefcOVO di Verona 117.
Ravano Pietro . ftampatore accurato 71 3.
Ravennate Anonimo 18S. fcrittorc del reca-
lo tri. e non d’altro 22B.
Ravennate, carta antica a4.a7«
Rat/ì Girolamo, fue Commedie 4 4Q« fua
Tragedia , c doppio nome
Ratti Serafino 67S*
Ratti Silvano 611*67;.
Reali di Francia , Romanzo 71.
Redi Francefco m. 141» 1 fife 4°6» Sol*
737* 777* *83. 637*
Regio Rafaello , maeftro del Jtfazi» 433.
69 r,
Regner Serafino 746.
Regnicolo dialetto 415.337.
Regno, detta I' Itola di Sicilia, e non le
Terre di qua dal Faro 587.
Rei ole gramaticali della lingua volgare, co*
minciate nello Stato di Venezia 276.
Redole neceflarie allo fcrivere 330.
R e jn e fio Tommafo 73. aoo. impoflura fatta
al fuo nome 722. tua oflervazione fopra
Euri tu de con plagio da altri ufurpata per
fua 488.
R eìando Adriano 6 47»
Remici* Fiorentino 314. 341. 747* 790*634*
673* 677*
Rena'Cofìmo 603*
•Romm Ducheffa di Ferrara 327.671*672.
falfam nte lodata di [.entità , e (Tendo ere-
t ea 32 7.367. difcepola di Calvino Sao»
Remilo Antonio 624»
Reubero Giulio 69*
jRfnrrr Quirino 680.
Ribadeneira Piero 631. 648.
Ribeta Pietro , oppotlo air^madi^j 39*
Ribier Guglielmo 81. 93.
Riccardi Niccolò , fua lfloria del Concilio
di Trento 633*
Riccardo Conte di Normandia 63.
Ruchette .V* Alunno •
Ricci Bartolommeo 144* contrario all’ Ita*
liana Eloquenza 152.
*— — Michcltnaelo Cardinale s6.
. Caterina Soa.
— ■ ■ Dante 303.
— Giuliano 6oo« 6ot*
— - Vincenzo 340.
Riero Agollino , fua Commedia 433. beffeg-
giato djll’Aretino , ivi .
Riccobona Bartolommea , monaca del Cor-
pi!» Domini di Venezia 674.
Riccobono Antonio 286. 333* tafi. fua ora-
zione in morte dello Speroni 362.
Ri chi I de , nipote di Federigo 1. imperado-
cH.
re , moglie di Berengario HI. Conte di
Provenza 60.
Ri et io Teodoro 774.
Ricovrar: Accademici 6S4»
Rieqin'o Giudo 431.
Ridolji Carlo 667*. «
Ridolji Francefco 639* coment» il pataffi*
di Brunetto Latini 30. 136.
Ridolji Lurantonio 53. 636* fuo teQo del
Petrarca <04.
Ridolfo monaco, fcrlve la Vita di tanta
Liobaq.
Ricordo 32.
Rime antiche Sol.
Rime afpre , ufate a bello Audio da Vanti
iS7*
Rime , infegnano la vera ortografia 27 9.
Rinaldi Odori co 221.223.627.
Ringhi tri Innocenza 783.
Rinuceini Aleflatldro 33S.
Rinuccini Annibaie S37» fue Lezioni fopr*
Dante 427.
Rinuccini Ottavio 330»
Ripa Cefarc s63.
Rifletto dovuto agli autori viventi nelle
ridampe de’ loro libri 345.
Rijlampe di libri dannati 41 1. moderne
non preferibili alle prime 380.
Riti Congregazione di Cardinali 347* rico*
nofee per tanta la Corona ferrea di Mon-
ta 6oi.
Rito di predicare in Chiefa in latino, e
non in voliate 267*368.
Ritte-o Giorgio 643.
Rivelationi buone e vere, non fatte agli ere*
tici 387.386.
Roborteììo Francefco 423. 700. fa fcacciare
da Lucca il turione eretico S22.
Rocca Angelo 233.
Rocchi Girolamo 747.
Roderigo Toletano , ingannato da Turfint
68.
Rodio Apollonio S84.
Rtlandinu Idorico 6s.
Rolando , altrtu’ente Orlando 68.
Rolando , Vefcovo di Trivigi ScifmaticO
7l*
Romana, t remanta lingua della Francia
occidentale 20. diverfa dalli latina 44-
diverfa dalla plebea , e rujnca , detta poi
Gallica , e Vallonsca 34. 271. Romano , e
* romanzo idioma , non latino , ma barba*
ro 3. 4. Romania lingua fiotto i nipoti di
Carlo Magno 5. detta ancor Prancefca 14.
ufata in Francia , Catalogna e Italia 49.
mentovata da Jacopo Re di Aragona . e
fi b b b b a -dal
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74S Tavola
rial Triflnto iole da Giovanni Re di Boe-
mia jwufata nc’ Grigioni e nel cantone
Elvetico di Friburgo SS» Romamo idioma
184. ufeito dal latinobarbaro 212. 213.
} {ornano , onde cosi detto da Romanat^.
£j voce fattamente fpiegata 48.49. ori-
ginato dalla corruttela dell’ antico Ro-
mano in Italia , Francia, e Spagnaio,
chiamato Romano Raffica 93. ufato in
Savoia S4? ss» romane d’Italia , di vifo in
xiv. dialetti 218. prcpofto a tutti i mu-
nicipali 242- lodato da Dante 2 <6. Poe-
ma romani) dell’ Arioilo, non fuggetto
alle regole dell* Epopeja 423. V. Italia-
na •
Romantico , dialettp plebeo di Roma , chia-
mato Triftììoqnio d 1 Dante 218. 219.
Romani , detti ’ucgli delle provincie 3.4.
Ramami in profa e in vtrfo , veri e favolofl,
facri e profani 58. corruttori delle corti
de' Principi Bfi. Francali anrichi 583»
SS4.
Roma' Annibaie 3 18. 648. fi *9»
Romeo da Villanuova , miniflro di Staro di
Raimondo Berengario V. Conte di Pro-
rema 63»
Romualdo Salernitano iftorico ufi.
Roneifrallt , luogo famofo ne’ romanzi di
Tarpino , ai monti Pirenei 68.
Ronconi Fraticefco 464.
Ronfardo Piero 335. 491.
Roritrìo Fulvio S4t.
Rofa d’oro . V • Innoeeiìio IV.
R^/arr/a Giufeppc, fua edizione di Tolo-
meo 7Ó4.
Rofa rio Criftoforo volgarizzatore in profa
di Terenzio 458.
Roftllo Paolo 673.
Rofeo Mambrino S9fi. S98. 647.-
Rojìtini Bartolommeo e Pietro da pra-
Mttxjino traduttori di Ariftofane 456.
S^S.
R'tft Bafliano 414. 4tS. 638. 639. detto
l'Inferigno 511.312. di poco fondo 394.
3 9S« fua ediz one di Dante 408.
— Gianvittorio , Giano Nido Eritreo
?;6.
— ■ — Girolamo, fue Llorie guadate né!
frontifpizio ry4'.
— ■ Gìufeppe 649.
Ottavio 72. Sfl9»
■■ » Picrfrancefco fisfi,
R [To Paoio 29». 404. Sol. 621.
Rcfreido Eriberto 68 S.
Rota Bernardino $32. fuc Egloghe pefeato*
rie 480.
e Indice
Rcryert riero , fcrittore in Jingna preste*,
zalc 43.
Baccellai Giovanni 404. prefètto diCaRel
sant’Angelo dà il titolo diCaftellano al
dialogo del Triffino 1 69. fue Tragedie
488. fuo Poema delle Api , giu&amentc
corretto da Roberto Titi sio.
Radello Giuflredo 129.
Ruji Benedetto 691»
Raffino, falfamente creduto tradutror fati-
no di Giufcppc Ebreo 617.
Ruderi Giulio . uno de’ configlier 1 lette-
rari del Taffo 424'.
Rafctlli Girolamo 3 06. 327. 48?. 492. S32.
S42» S44» S79. sSt. 6ts» 626. >639» 640.
éS3» 704* indugia molti anni a dar fuora
i fuoi Contentar} 299. fuo Vocabolario 3 >t.
3 lo. fuo Indice 313. perito dr cifre 3^6.
347» 349* adulatore di Pietro Aretino , e
perciò riprefo dal Mario 364. ripulisce il
Furiofo dell’ Ariojlo 394. 39S» 396. fue
vane promette delle Bctttiit del Furiofo
4 1 3. fuo Perrarca illuilratq $t4. \r. Bar-
ghefe Diomede . Milioni. Tofeanella .
Rufetlli Vincenzo 6 S3* pubblica i Cementar}
del zio a 99»
Rnfconi Giannantonio 662. V. Vittorio .
Rufdorffio Giovanni Giovacchino fila.
Rn/licali Commedie 454. 4SS.
Rotante , Antonio Btolco, fue Commedie in
piu dialetti 449»
S
S Abatini Marcantonio antiquario ifiai
SabelUeo Marcantonio, ingannato da
Tarpino 8c. 81. fua Moria Veneziana ,
Rampata da Andrea Torrlgiano su.
Sacchetti Franco 244. 402.
Sae) Ifacco Luigi , volgarizza in Francefe
\ s. Bibbia , ma con fue Spiegazioni 672»
Siterò , detto il Poema di Dautt 140.
Saerob'feo 6s8.
Saerobnffo Giovanni 613.-
Sada Ottaviano sSfi.
Saffo , poetetta Greca S4fi»
Sagri Niccolò 637»
Saintejìo Claudio fcrive contra il Rai elidi;
442.
Saldeno Guglielmo fcrive del trafonifmo
degli eruditi s»3«
Salerno Principe , Ferrante Sanfeverino ,
cagioni della Sua ruina 91.
Salci san Franccfco loda il Combattimento
dtlio Scapoli 683. 684«
Delle Cose notabili
Sàlice Ridolfo , ercti«o principale di Chia-
ve* na SJJ*
Salio Pietro 362*
Salma fio Claudio 24.79.83. 777. $7 0 . 661.
Salmi di David volgarizzati f, 73.
SaUmoni Giandomenico pubblica l’Ermo*
gene di Giulio Cammèllo 321.
Salterei Domenico 64».
Sahi Lorenzo 37>- V. Politi .
Salvia» » G afpero 336. 405.
Saiviari Filippo 3^6*
Salvi atì Leonardo ij. 39. 40. 41. io<.
ne. 133. ”J2* *69. 299. 30*7. 311. 318.
3^7* IMi 22£i2£l± lLblllf 623. 64»*
677* allega con arte la Follare Eloquenza
di Dante 264, fuo Infarinato 416*417.
418. 419. 421.423. uno de’ configlieri
letterari del Taffo 't poi fuo nemico oc-
culto 424. fue Commedie 440. 454. uno
dei correttori del Pafi orfido 477. feri ve
precetti d’Iftoria 549. fua nuova edizio*
ne del Decamerone 777* 578. fua Poetica,
ùù, fuo grande errore . »W • V* Guajì ovi-
ni • Oddi . Pellegrino • Porrà •
Salvini Antonmaria dottore 39. 241.242.
3 il. 404.484. *46* intendente di lìngua
provenzale 33. comenta il pataffio di
Brunetto Latini . già contentato da Fran-
cefco Ridolfi 136. mal pone in debbio
Dante de Fui tari Eloquentia 183* fue no-
te gramaticali alle Commedie del J?*o-
» arroti giovane , ignaro di lingua Gotica ,
e perciò mal fondato nelle fue etimolo-
gie lettore di Gramatica Greca , e
per gelofìa di privative tra fe oppofto a
Vdeun Ni fieli , e ad altri * *8. tre* fuo
detto fopia il Vocabolario della Crufca
6j 6*
Salvini Salvino Canonico 136. *74* 178»
309. 339.427. 497-4 99» 534. 787.776.
760. fuoi Fatti le iterar) 623*634* 666#
Sammarco Ottavio 744*
Sammartmi fratelli 761.
Sanavivaria e San Ha pilori a , due porte di-
verfe degli Anfiteatri 488. 489.
Sandio Criiloforo 73.
Saneft dialetto 243» 296*
Sanefi , loro imprefe 674#
« Già mbai itti 348*
Sang orgio Cardinal Raffaello Ria rio , rifab-
brica il palagio della Cancelleria di Ro-
ma 730.
Soetleolini Francefco 337#
Sannazaro Jacopo 778. fuo parto della Ver-
gine volgarizzato 412. plagiario di Sera-
fino Aquilano 467* fua Arcadia 4S1.
749
Sanrtale Abate , fuo Catalogò degl' Iftorici
497»
Sa nf edotti Aleflandro 401*
Sanfeverino • V. Salerno*
Sanfovino Francefco 316. 327* 328. 344.
373* 408. 738. 77l* lil* 597*647*
fna ortografìa 41. 308. illuliral’A-
meto del Boccaccio 48 1* fue dichiara*
rioni al Petrarca 7 13. V. Tatti •
Santacroce prof pero fua vita 337.
Santa Maria in Via, convento de’ Padri
Serviti , dato per carcere dal sant’ Ufi*
ciò a Lodovico Cafielvetro , donde col fra-
tello Giammaria fe ne fugge in paeli ere-
tici 720.
Santorio Paolo Emilio 777*799*
Santuario per reliquiario , voce della Tavo-
la ritonda
Sardi Aleffandro ±3. 1I7. fcrive fopr*
Dante 428. l’Antimaco, difeorfo de’ Pre-
cetti iftorici 748»
Sardi , non Italiani , ma cornicili all’ Italie
a37.
Sardi Piero 662#
Sardi Tom maio , fue Poema dell* Anima
pellegrina 777-
Sarno per Arno 207.208.
Sarravio Claudio 797*
Saffi Dottore Giufeppe Antonio , inganna-
to, approva un libro indegno, che poi
fi fa ufeire con faife date , e con alcuna ,
degna del libro <22. 723.
Saffoni , detti Francigene 19.
Saturo e Satira 486*
Savio Giovanni difende il Poema del Gua-
rivi 474.
Savonarola Girolamo 761. 762* predicala-
finamente in Chiefa , e volgarmente fuori
di Chiefa tqo* 271.
Savorgnoni in Friuli cercano d' imprigio-
nare Gregorio XI 1. 674.
Savorgnano M irio 66a,
Sav»r*nann Niccolò 339.
Sav+rgnano U rbano 770.
Scaccianoce Noferi , Franctf.o don acci 381.
Scaino Antonio 778. 783. 642. 646- parli
del vero Anfiteatro di Padova 606.
Scala Lorenzo Fiorentino 735.
Scala , o Scaligeri , antichi Signori di Vero-
na 142.
Scala brino Luca , uno de’ configlieri lette-
rari del Tafo 424.
Scalig ero della Fratta . V. Banchieri .
Scaligero Giulio Cefare , prima dì pallate
in Francia , Ginlio Bordone , Padovano
fcrive le Origini della lingua latina 312.
B b b b b 3 de-
750
Tavola e Indice
detetta i nomi de' romanzi , adottati da'
Criitiani 23.580. 585.
Scaligero Giufeppe , figlinolo di Giulio Bor-
done t4« n. 23. 33. 227. 230» *33. tratta
delle lingue Europee aia. conviene con
Io S [•troni e con Danti Copra le tre li ti-
gne romamet ai 3. defertor della Fede .
nella bocca , c nel cuore 5p3. appoggia
la fua falla nobiltà al romanzo del Fon-
Jìo 46. in ciò fchemiio col padre dallo
Spoppo 43. divedi dii Principi di Vero-
na etto. 613.
Seamacea Ortenfio 427#
Scantoni Vincenzo 66z.
Scandiantfe rito Giovanni 404 «633.659.
Starane Lucio 486. 498.
Scoritene Bernardino 346. 598. 68};. tiene
. P«r vero libro di Dante la fua Volgare
1 Moquetti a 364.
Schiavo* a lingua , Cuoi dialetti 233.
Sehiltero Giovanni 12.
Stilla Saverio 587.
Sdoppio Gafpero 337. 386. 561. 59*. 613.
63 à. feri (Te in buon carattere a86»contra
Arrigo Vottone 330.
Scita Giambatifta . poeta latino da Feltre .
ammiratore di Pblifilv 573. 691»
Scimi. V. Choul .
Scotto Aleflandro . fua gramatica Greca 53.
Scorto Giancarlo ilhillra l’ApottoJì d'Omcro
èilr
Scrittura sacra» V. Bibbia •
Scriver pulitamente . V. Arto .
Scultura . V. Pittura .
Scuole pie , Oberici regolari con ut! I pub-
blico infegnano a feri vere fnbelcarat-
tere 286. 303.
Scapoli Lorenzo Cherico regolare 6sa* 683*
684.
Scutzfieifchlo Corrado Samuello £.
Sebastiani Antonio • V . Mintumo •
Stetti Niccolò , fuc Commedie 44?.
Sedetti lorjìo Vito-Lodovico Luterano 83.
Secondo , non detto alcuno , fenon dopo già
fiato W primo 5 98.
Segeto Tommafo Scozefe 461. 463. fcrive
per lo difprezzo degl* imperiti e male*
roti 604.
Se fri tri Paolo 3? 9» 676»
Se^ui Agnolo Fiorentino 374.
Bernardo 333. 334» 389. 634. 64»*
éi£.
— — » Giulio Bologoefe 3*4.-418.
— — Pietro Fiorenti no 733. ?34»
Segretari . e loro uficio fiimatiflinto 349»
Sem fc tondogenito di'Noc , autore del po-
polo d'ifrael , usò favella Ebraica 209.
Se narrai Matteo 371.
Settatore fu il vero nome proprio e perfona*
le di C affiodoro 62 2.
Senna 644* fuc Tragedie volgarizzate foo.
Senofonte 617»
Stpeliuo monaco 22.
Serafini, Aquilano 467.
Serafino Fiorentino 343. 344.
Serario Niccolò , fraude aggiunta al tìtolo
di un fuo libro 323.
Seravalìe da Giovanni Vefcovo di Fermo,
comentatore latino di Dante 437.
Serbe Ilo ne Gabrio 349»
Serdonati Prancefco
Stri pondo Girolamo Cardinale 338. 600.
704.
Se ri io Baftìano 662.
Serpente . che parlò ad Èva , fu modo negli
organi dal Demonio 203.
St rviiiale , cioè fervi dorè 454.
Sejto Rufo n il»
Srverano Giovanni 61 9.
Severino Marcaurelio 157. a99» S31. difen-
de lo ftile di Dame ut. 157»
Sferza. V. Landò.
Sforza Guido Afcanio Cardinal Camarlingo
3 là
Sfor/a ifabella 641.
Si, particola affermativa, tifata in tutta
1* Italia , chiamata perciò paefe del /I
aio. 2 1 6.
Sicilia , non diede le rime allaTofcana, nè
alla Provenza 61 • fuoi Re in Napoli 3^4.
335. è regno 587. fua favella , ufata nel-
la reai corte di Nat oh 234» diverta dalla
Pugiiefe 236.
Si filino Giovanni 6iiL
Signore , titolo pcrfonale 400.
Si gou io Carlo 340. 6»o. buiima il Roborttb
io per una azione , degna di molta lode
423.
SÌ Ivtfi rani Cri fioforo 61 la
Simbolica Fi loffia £5 j.
Jimeom Gabriello 538. 550. 568. 586.653.
Sermoni Gafpero 337. 541.
S mone Riccardo 599» 6oc.
Simon et ri Cefare , fua pafioraìe 4 65.
SlmplÙM* 642.
Si nforia no Curzio Benedetto , chiofa legal-
mente gli Arredi d’amore di Marziale
d'Alvernia si* e gli contenta 127. Vedi
Curzio •
Sini Jacopo Segretario di Clemente Vili.
333»
Sèppctefitin Arrigo fcrivc de* plagiar j 434-
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Delle Cose notabili
7Ji
.Stri Vittorio ?97«
Sirieatri Loienzo 6s3»
Xr/rzo Cardinal Guglielmo calunniato e
dit'cfo 464.46*» 6q7. confultato dal Con-
cilio di Trento 678»
Strwondv Jacopo ic. feri fife in buon caratte-
re 286.
Starmi nuovi , follemente vantati 633»
StJioV. non pago dell’edizione del Deca*
mcrotte , fatta dai Deputati, ne ordina
una nuova 477.
Sim Maani della Valle 44*»
Skiuntrj Stefano , fuo Leflìco^.
SlticLtno Giovanni 6 a 8. chiamato il 7 ito
Livio degli trttid 284» fpia de’ Luterani
al Concilio di Trento . e fuc menzogne
63-3, adultera le memorie dc\V Argento*
wr , traducendole in latino 682.
Soave Pietro 632»
Svjiano Michele 314»
Scjifmi . V. rarefii .
Sojifmi de’ malevoli 604»
Svjifmi nelle controverfie centra il Taff>
So fotte t fue Tragedie volgarizzate jee»
Salino 624»
Sfìlerio GiambatiQa : 2 .
Sommetfo , Accademico Infenfato i£i»
Soprani Raffaello 667»
Sordelìo V ifeonte del Goito nel Mantovano,
fcrittore in lingua provenzale ± 2. toglie
a Riccardo da san Bonifacio la moglie
Cuniffa da Romano per darla ai fratelli ,
e fi rifugge in Provenza £3» 61*
Sordi Piero 6 36»
Soto Pietro 634.
Sovvieni Guido 660.
Spagnoli nella fabbrica de’ r ornami , ante-
riori ai Provenzali e ai Franeeji 77.
Spavento Ezet hiello 337. confuta certe no-
te del Dottor Salvini 693»
Spannocchi Pandolfo 390.
Sfata fora Banolpmmco 327»
Sperìin^io Ottone 454»
Spanni Sperone a a. za. 31. 41» 63» 96 » 98.
tea. i2i. 134. ia6. 379. a ha» 3 » ?» 548»
640.645. fa il Bembo ammiratore di Dan-
te 154. awertifee le gran doti di Dante
>4*. 146. fpiegacio, che Dante intende
pel nome di Tragedia 166. fautore della
linxua romanza 193. tiene Dante per ve-
ro autore del libro de Vulvari Eloquentia
357. 178. 249. (noi THalaQtt 3t8.3a8.333.
lodato dal Tuffo , al quale mal corrifpon-
de 3 sé. uno de’ conilglieri letterari di
lui 424. dìicorfo > a lui fellamente atui-
bulto 4; 7» f prezza Serafino Aquilano e
altri 463. fua Tragedia 489.490. fue opc*
re maltrattate e sfigurate nelle flarape
a21± .
Spil imberrò , terra nobile , e non
efruro 4C3.
Spilmber^o Emilia da 426.
Spiìimbergo Irene da 4^2. 444*
Spintilo Aleffandro , fua Tragedia 492»
Spinello Matteo fcrive in dialetto Pu*lirft
Spino Pìeito 608.
Spinola Paolo 6ac.
Spmofa Benedetto , fuoi libri indegni con
ingannevoli e fallì titoli 444»
Splendiamo , eroe dcll’.dmadrgi' 9^»
Spentone Ciro 318. 378. 4 >6» 646. 66a»
Sptrtno Plutarco, poeta Friulano 233» 234.
Stampa Gafpera 481. 44 3. 574»
Stampatore delle opere di L afflo doto nc adul-
tera il vero nome 622»
Stampatori e libra) , loro profeffioni unite
3 16. V» Libra j •
Stampe dolofe di peflìmi libri , e gii con-
dannati 410»
Stamperia Medierà di Roma 69o.
St attuo Marino , Stefano Gladi 460»
Sratilio Paoli ni 233.
Stazio volgarizzato 4C2.
Stazio Achille 314» 402.
Stefano Arrigo S. £4. 1 3^. J3o»
Stefano Carlo 638»
Srt fottio Bernardino 377.
Stellar, Francefto 446. 637»
Sreno Michele , Doge di Venezia 674»
Stiaya , cioè ftbiava 444.
Stitmielmio Giorgio 455. illuttra il Codice
argenteo d’Ulfila*.
Stigliarli Tommafo 158. III* 349» 382.
feonfig li at amente railouuglia sé mede-
limo al Cajielvetto eretico 423» 424»
Stordito . V. Piccehmini Alettandro •
Strabene volgarizzato 6t4.
Strade d’Italia , per dove pattavano i Jlar-
bari , dette Franei^ena ig.
Stiadiotto , romanzo antico 482.
Sfrata Zanobi , prelato della Corte ponti-
ficia di Avignone , volgarizza i Morali
di san Gregorio 40. 6Vù.
Stravizzo , voce Gotica per banchetto 44^
Strozzi Ercole aco»
— Filippo 167» 180» 663.
— — Francefco 616.
— Giambuilla 300. 320.
•— Giovanni h fue Lezioni fopra Danrt
4 a 6*
S>iw
753 Tavola
Strettì LCOB6 8fil.
I Cirio Tommifo , fui librerii in Fi-
renze n li
Silurici Burcardo Gotielfio 448.
Stmji Piolo volgirizzi li Lodivi di Anto-
nio Armido fi 34.
Snpmi Glo. Niccolò 148^ fi l’ornione in
morte di Celio Secondo Ceno»» eretico
<11.
Snorrfìo Giufeppe Mirii »1. MÒ168S.
Sebo fieno . V. A roTm/orj .
Snetoni» ài li
J'iimmo Fluitino jjìl Impugni le Poftoroli
ili- . , , .
Sammjttre G10. Antonio W- ««fonde
nelli fui morii di Napoli" la Cronaca
Pugliefe dì Monte Spinello ni* 188*
Smmmortie Piero , fcrive il Colotei fopn i
Libri Provenzali . tradotti in Italiano
dal Ciriteo; da Barcellona iq.
Sofie Giambatifia fica.
T
T Acito Cornelio fii8- volgarizzato in
dialetto municipale , c in tomenti 141.
148*
T4jIi.im»»ro , fiume . che divide pel mezzo
il Frinii 481-
Talentoni Giovanni jll.lll- fcrive Copri
Dante 413.
Tettici Mario , fue Lezioni fopra Dontt già»
Tancia , Commedii nefiicaie tu.
lanfillo Luigi ritntta pubblicamente i fuoi
Componimenti giovanili 411, fatto con
impolturi autore di tre Commedie di Pie-
tro Aretino 44i ili- primo autore di
favole pajloratt 48S-
Tarea^ttota Giovanni iSj. 5 Sfi-
Tacita Galeazzo SJi.
Toc fio Giammarii 883- fiso-
Tarfio Tiberio 84fi-
Tartaglia Niccolò 658.
Tuffi Bernardo !££• 8'3- 373- 83 >- 64°*fu0
A modici «a_.9a.S3-
7 afo Ercole 654.
Tafit Torquato £3. 318. 838. 844- 849-8 85-
8-77. 418.414. 41 8-41 fi-4l7-~4~ffi-88 8- 88 fi-
889. 88i. fi;a. 648. fi49. 688. 6;?- prefe-
rifee VAmaditi ai Romanzi Framtfi 91.
Sfi. ftudiofo di Dante 148. 149. frequen-
ta lo Speroni 188. biafima uni lettera di
Dante contri 1 Veneziani ifia. fpiegi il
titolo della Commedia di Dontt ifi u 1 fifi.
tiene per vero il fuo libro di Dante del*
e Indice
li Voltare Rloementa a ($4» biattm» i( Co»
fielretro 388. 189. fuoi Formi’ epici 398»
to9* fuo Rinaldo 400» lodato daCror'o
Girala , ipi ; Tuoi Pormi farri ni.fi duo-
le co* Veneziani della (lampa cattiva del
fuo maggior Poema 434» fu* morte 4M.
faa Pajforalt 460. 461 . fui Tragedia 4 9f*
496. ingiuriato da Filippo Valori fne
note al Convivio di Dante 481. 179. fuoi
cenfori e difenfori. V.Abriani. Alefiandro,
Beni . perchie » Gentili . Gttajìaviui • Lom-
bardelli . Martinelli Bonifacio . Oddi •
Ottontlli . Porta , Salpiati . Celebrato con
più orazioni funerali* V. Ammirato. Dar-
ci . Mahfpini . Pellegrini, Taffoni Alcf-
fandro .
Taffoni Alettandro m. 129. 307. 33$. 419*
428» *29. *49» *92. 617» intendènte di
lingua provenzale 31. 41. prende il no-
me di Àndrorinn Melinone aqk. e diCrf-
fren/io Pepe *28. rralafcia , come indegni
i iv. Sonetti proibiti del Petrarca Su8.
Tuff» Giovanni 623.
Tatti Jacopo, detto Sanfovìno 701.
Tarda rifonda , romanzo fintile alla nave
d 'Argo jS. fue giofire 99. 100. tot. »oz.
log* 104» fue leggi 102. nome pattato
dalle gioftre al libro io4*'iof* intefo per
gli mauri del Re Arti* 21 6* fua antichità
*83. 584.
Tatto Achille 79. 770.
Tebaldeo Antonio 64. 529. ggo.
Tebaldo Conte di Blois 63*
Tedefra o Teotifca Unga. 1 antica , non imo*
fa fenza interprete 21..
Telefio Bernardino 6?6«
Ir //ir r Camraillo compera in RomaH vero
frammento di Petronio Arbitro <60.
Temptjta Antonio ?9S. 6?o«
Tempo Antonio , Padovano 2».
Tenda ruffa . V. Tafioni •
Teobnildo Re di Navarra 186. fue Canzoni
ait.
TeoJih Fulvio con Liònardo Salvimi intro-
metti per aggitulare il Patrirj col Matto*
ni £^2.
Teof rafia 6t8. 64 **
Teolog a 67-.
Teologia afeetica 682.
Teotifca lingua , cioè Gotica , ufiU in Fran-
cia 4. <4* 272*
Termini 0 Antonio 404*
Terminio Marcantonio ?99-
Tertacina Laura 543.
Terrari egra Filippo Mei. intoni eretico . voi*
garitzato dii Lajt elettro 291. 503* 1*3-
Tetta»
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_ . .f. -
Delle Cose notabili 75 3
Teré§rì<r^og. lai# 4 *7. 4S8.
Tefo retto e Ttforo di Brunetto Latini .Vedi
Lattiti •
Tejft re militari di Cajlmreio , di Ezttlìui e.
de’ faldati Crifiiani Ln oriente aas. a; 6.
Ttjia Piero 317»
Tejìamento nuovo volgarizzato da eretici
' in Lione ni. èli»
Ttjii originali degli autori elidici f piegati
nelle fcuole 386.
Tejli Fulvio . confutato di Ottavio Magna-
nini 419. 47 9.
Tetrapob fognata di Viterbo . V. Pr&M .
.Tentoni*! r yoei e ftafi negli fcrittori Italia*
ni 15. 36*
Titpoit Baumonte , coetanea del bcatoja-
copone 148. 378.
Tiepolo Niccolò il.
Tiìefto Marcantonio $46-
Timeo 61 4.
Tiranni di Lombardia fou
Tiri Roberto iua- 404* 621. fa l« note alla
Confohzione di Boezio volgarizzata dal
VartH 486- prima dello Sdoppio fa gli
Stai iteri di cafa Bordoni da Padova s8w.
700.
Tito Livio da Ferrara 6>t.
Tiro L ivio Padovano 33 9» S8.9* 6i9» 66o«
Titoli alterati di libri 426. 4*7»
Titìano VecelUo pittore S44» 587.
Tìtiont • V. Gattono •
Toledo Cardinal Francefeo , biafima il far
giullare il carattere alla povero gioven-
tù col dettare 286. *
Tolomei CI iodio ivi. 328. 357» 49°. 6ts.
640. lodato dal il/w/io 435. ignorò ,
perchè Dante (trivelle in latino la fua Vol-
gare Elo menta 36;. autore del Mito del
Frana' 391. filo Ctf.wo , dialogo zj6»
Tomi torio Bernardino lìLì. 3 18. g?l. 540.
contra il Cavalcanti , favorisce la Canore
dello Speroni 362. fcrive de’ motti tat.
del Muffo 647» c la Vita di Aftorre Ba*
glioni 7.4.
Tomm 1 fi Francefeo 641.
Tomaia fi Giorgio 6i 1.
Tommafi Ghifeppe Maria Cardinale 184.
663. £2^683* 687. dSS#
Tomm.xfio Jacopo , fcrive de plagio li tirarlo
?03»4 T«»
Tomm. i/o di Aquileja , autor finto 587.
Toppi Niccolò, lua Biblioteca Napoletana,
piena d’errori 5*7. V. Nieodtmi .
7 bruirò Gafpero 6i9.
Tortiglioni Miche Lignota Lucchefe, volga-
rizzatore di Anacreonte S4 6.
•Tnt/ii fiojnppnio ési.fue Tragedie 495»
Tort/»f/f dialetto a 50.
Tornei della Tavola rifondale, paffati in
oriente 104. fatti con armi o/Tenlìve 274.
Torre, Comi della, in Friuli , due fami-
glie diverfe 613.
— — Cardinal Michele, fautor delle lette-
re S7C*
— - Pagano Patriarca di Aquile 1 a 318.
Tt»rre Filippo del, Vcfcovo d’Adria 217 •
liiilll:
Torrentino Ermanno , fuo E luci da rio 313.
Tv r ridiano Andrea e Federigo , ilampatori
da Afoli su»
Torrido Francefeo Maria »*» $$9.629.
Torftllino Orazio 62 f.
l'orfo J acopino da Udine , Cardinal Piaco*
no di santa Maria nuova 674.
Torti Maiteo , vero autore , e non finto a$3.
To fra l/a , detta de* Longobardi &•
Taf atta lingua , ampliata da non TofcanF,
della grande invidia no’ Fiorentini 314.
V. Lingua .
Tofranrìlo Orazio 316. 33 1. 334. 226. 337.
112; 4X2»
Tufi ano Gì a m ut a t reo loda il libro latino di
Dante de Fulgori Eloquenza t8>
lofi Giovanni 6 12.
Tofane , ordine cavallerefco , non conferito
a perfone private 397. 487. 488.
Toffano Paolo 303.
Truiatìnii , o voi zar! zza menti ( nonTa.
dntton ) di autori Greci , c Latini in air-
tica lingua romanza di Francia , e di
Spagna , rivoltati nella Tofrana j8. 30.
Traduzioni Francclì in Italiano, dcTcuuo-
f< 08 1 .
Tragidie in tempo di Dante, chiamati i
Poemi di mi grave tea. 166. a si- e an-
cora quelli dròmero e di Virgilio 166.
Trame /tino , itampatore della Tavola ri tea-
da io9m
Tranquillo Landi Ortenfio . V. Laudi*-
TraJniigra/iou e de’ popoli altera le. lingue
n±
Trafon ifmo letterario. V. Saldato,
Tremblai Frain 549.
Trentino , dia lofio aro.
Trf//froTonimafo,fuo /viiVe'di’Orazio
Triehet Raffaello 66<.
Trino Cornino , ftampatore 4R;.
Trijjit/o Giingiorgio $7. icS. i ah,
fji* 546. 619. 6<?u accrcfce l’alfabeto
Italiano 3S. parla della lingua roman-
za Se. fuo dialogo della lingua Italia-
na 167. 1 7c. 171. motlra in Firenze il
icllo latino di Dante de Vulgati Eloqutv-
zia 176. 189. male impugnato 254*2$$#
ys4 Tato u e Indica
257. faci libri* di grimatica volgare a 94.
fcrive d copioni 321. Cadmo Italiano
347- fui poetica 772. fua Italia liberata
397. non fu Cavalicr del Tofone , fri j ca-
lunniato < hi i fua Commedia 443. fua
Tragedia 487.
Trijfarto, eroe della Tavola ritonda 104.484.
TriJUloqmio . V. Romanffio .
Tritonio Marcantonio , fuo difeorfo fopra il
poema del Bolognetti 998.
Tritonio Roggeri fcrive la Vita del Cardinal
Vincenzo Laureo fuo benefattore 632*
Tririgiano dialetto 245.
Tririgiano Marcantonio 331.
Trirnlzìo Cardinale Agoftino , fua libreria
22Z.
Trotti Bernardo 640.
Trorutori provenzali 44. poeti della Galli!
Narbonefe , o Provenza 67.
Tradotte santo , parla in lingua romanza an-
tica 2;.
Tmano Jacopo Auguflo , erra in parlar di
Francefco Patrizio 3 18. empiamente lo-
da i defertori della Fede cattolica 326.
Taano Francefco Auguflo fuo figlinolo .deca-
pitato 377-animirato dai Protettami iV.
Tradì de 616.
Tndtvfe Luci £3.
Turami no dialogo • V- Bargagli Scipione •
T rubi Francefco , Carmelitano 360* 4^3.
438. 440. 619.
Taraneft Chiefa contende con quella di Do-
U 54.
7 hronefe Concilio 8. parla della litigai ro-
manza 43.
Tarpilwjnio , chiamato da Dante ogni dia-
letto Tofcano 240.
Tarpino 79. fcrittor favolofo 67. 63. 69-
feguito dai Romanzatoti Italiani 69- e dal
Bojardo 391.
Tafta per Tafda ac8.
TaJJignano Giovanni 342-
V
VAddìngo Luca 318.
V.tlbounaij Prefidenfe, fua Ifloria
del Delfinato iaa-
Va ìde r C, io v an n i 3 2 4-
Valdefi Eretici fparfero verfioni Francefi
deila Bibbia in tempo d'innoceuzo 111.
671.
Fai dì eh tana 362.
balenano Giovanni Pierio 439. 467. favo-
revole all’ Italiana Eloquenza 189. fuo
Dialogo della lingua volgare 396.
Valefto Adriano Parigino 6.9. òppoto a|jg
finta nobiltà de* due Scaligeri 47. tiene
l’idioma romanzo per generato negli ac-
cidenti ,da corruttela dell' antico Roma-
no 40.
Talefìn Arrigo fratello A' Adriano 48$,
VaUfio Francefco Romano 220. 222. 213.
Valgrifi Vincenzo , ttampatore 395. 396.
Valiero Andrea ittorico Veneziano 497.
Valìero Cardinale Agoftino 340, 349. 439,
541*
Valiero Gianfrancefco 280.
Valla Lorenzo 199.
Valle Pietro 378. 379.444.fuoi Viaggi 614.'
Vallont Giannantonio 446.
Val Ionica lingua . V. Romana •
Valori Baccio 600. 603.
Valori Filippo ingiuriofo al Mario 428- e
al Taffo 446»
Valori Niccolò 602. 609.
Vaìfingamo Tommafo tot.
V.iirafine Erafino 316. 317. 401. 404. 400-
$t4. mette in poema la Tavola rifonda
106. fuoi poemi facri 411. V- Sofocle,
Stazio poeta •
Valrafone Jacopo 339. 414.
Valrajjori Clemente 396.
Vanlejo Unfredo io.
Va uno rei Orette 664.
Varebi Benedetto a6. 34. 200. 333. 334.
5*7* 346- 634. 634. 640. 644*
669- 697* rifrigge i fofifmi del Gelli con-
tra la Volgare Eloquenza di Dante 178.
fuoi fofifmi intorno alla liugua Italiana
193. >94* procura una edizione delle
profe del Bembo 389.290. deride il G*aw
ballati 294. tao Siedano , dialogo 177.
296. lodato dal Mario *24. fcrive fopra
Dante 428, fua Commedia 439. volgariz-
za la Confolazione di Boezio 486. e la
Logica di Arittotile 634.
Varienti Baldaflarre Adamo 623.
Variando Ricco 401.
Va fa ri Giorgio 444. 666. 66 7.
Varaffote Francefco I79. 673. confuta Re-
nato Rapino fuo confratello 162.
Vaticani Codici provenzali 64.
Vatter Giangiorgio illuftratore delle lingue
fettentrionali 4.
Vazmotra Giovanni 697.
Vbaldini Federigo 31. 33. 104.129. 134*
136. 402. prevede il ReirtsUo di cofe pro-
venzali 46. fua edizione delle Rime del
Petrarca 424. V. Federigo I.
V ber ti Aleffandro fcrive fopra Dante , il
Petrarca e’J Boccaccio 105.
Vbtrti Fazio fot.
<Jdr
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r*—
Delle Cose notabili
755
Vita* . V. Nlfitll.
V ditte Ercole toc,
Udine, Cuoi Deputai» non accettano un li-
bro di Germano dt’ Vecchi Camaldolefc
*40.
Vdintfi, ubbidienti al Concilio di Pifa 674.
tentano d'imprigionare Gregorio XlI.iVf#
Vtbero Filiberto 108.
Ve uhi Germano , monaco Camaldolefc di-
fapprovato .V» Udine • •
Veleno 663*
ridi,» • V. Pecchie •
Vtìlurello Aleflandro 106. 408. pubblica la
Commedia di Asolino Ricco 4*3. fila
Spofizione al Petrarca ; iat
Velluti Donato 6wi.
Ve lo Giambatiita.fua Tragedia in profa 486*
Velcro Marco 241. 302# 340.
Vei fero Taolo 16*.
Veltro , Cane dilla Se aia , uccifor della L»*
pA , che è l’avarizia 143.
Vendrami tto Federigo 644.
Venezia <95. nata infieme con li lingua ro-
manza e comune d’Italia 26* nata Cri-
ftiina*7S. chiamata Vinegea 3 14.
Veneziana Accademia c e non Veneta in vol-
gare) 498. in protezione di san Pio V»
540. cosi dett i >53»
Veneziani non riconofcono Gregorio XII#
per vero pontefice , ini Aleflandro V. e
poi Giovanili XXlll. 674»
Veneziano dia letto 245.246. ufato dal Jfcir-
ber-no , ed efaltato da Pentirò l ’trnnìo
139. 134# fopra tutti gli altri Italiani
proveduto di opere ferine 247.
Venterò Domenico 546. 678» uno de’ confi-
glicri del Tafio 424# lodato dal Muzio
425#
Veniero Ma fico 430. fua Tragedia 179. 496.
fua Canzone in lode di san Francefco
542.
Ventefimo per vi* e finn 310#
Ventura Niccolò 569- .
Venturi Francefco 6» 7»
Venturina da Bergamo Domenico predica
latinamente in Chiefa , e volgarmente
fuori di Chiefa 270.
Venuti Filippo , fuo Dizionario 308.
Tenzone , Terra del Friuli 66#
Temei r libri maledici del Guarinl 469*470»
Tetdier Antonio 97
Verdizzotti Giammario 373# 396. 533* S47.
642-
Vergata Antonio , fuo libro di fet tonfo 587#
Vergati , libro di tal nome 381»
Tergerlo Pierpaolo a pollata 92. 346. 3B6*
387# f©s# $06*507. 508.516* calunnù-
tore di Claudio Tolone! 3*7. denuncia a!
Senato di ETaftìta un libro eretico del
Cu rione , ahro apollata 522. è confutato
dal Mmtin 678* 67 9*
Verini Francefco, fue Lezioni fopra Dante
4*6.
Verità di Cavalleria 651.
Ve flato Leonoro, fui Tragedia 492.
Veruni io Pietro Martire, apollata in Ari
tentimi 3» 6*
Vernaccia Lodovico 131#
Veruio Contea de’ Bardi 381#
Vero , con faccia di menzogna 6fi*
Verfi fciolti 458.
Terncci Lodovico , Cappuccino 305#
V.'iyueci Niccolò 395.
Vrjli letterate 226*
Vettori Piero l’antico 334. 609. 638.
XJeeio Pier Daniello 46.61.62.67- 79.311»
6 1 1 .
Uggiti, e Otgerio , nome romanefeo , accat-
tato da Tarpino 74,
Ugolino Conte fatto morir dai Pifani aio#
Ugo»e da san Vittore 689.
Ugnato Pompeo 629.
Uiurgeri lfidoroa442# *00.
Vicariato fupremo di Crlfto nel fommo
Pontefice contea il C’a/Mvcfro^iB.
Vicelio Giorgio 428.
Vicentino Niccolò 668#
Vico Enea 585*
Vida Marco Girolamo fcrive contri rifio-
rii del Corio 231. 597. edizione delle
vere fue opere 3 52»
Vieti Francefco 525. 634* 637* 64 7*
Vignale Antonio , l\alr fierio Intronato 309.
442*
Vigne Piero dalle 56. 5ot.
Villani Giovanni 73.94. 122. 225. prende
il bore dal poema di Dante is-6* dice
male di Dante 15S. Matteo e Filippo
6oo. 601#
Villane Niccolò 127,. 134. 149# 221. 230#
JJV ati. 379. *38c. 381. 383.
499. cciifma Date ne* vocaboli e altro-
v'e 147. 139. 150* ili. cenfura il Pajtor-
fido 478# defeda i IV. Sonetti proibiti del
Petrarca 508. contri il Berne 538. 539.
Villaiduino Goffredo 31. 39*
Ve il e ramo Abate 2o. 21#
Veli; franchi Giovani 4 59* 475* fua Amarvi*
ta 4 So#
Vineercato Giambatifta 639.
Vinci Lionardo 665-
Vint+ia . V. Venezia,
Vinta Francefco, fua pafior2le466»
Vini miglia Giovanni 561»
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f
7 56 Tavola
Vioat Arnoldo 4 12.
Vippottt fcrittore 1 7.
tfrrft Piero , allievo di Calvino . e compt-
gno di Tcodorì Bua, re pretto dal M»/io
715.677*678*
Virgilio 400. 4*)U
Vi it riho Polidoro 62 5.
Virginio Gianfrancefco 72?*
r/rw/9 Ptvr/f* cfalta il dialetto Ber*
gamafeo fopra 11 fiorentino 114. e il Ve*
neii.\»o fopra rutti g!i altri 247.
Visconti comprano Bologna dai Pepoli 46*
Vite Ili Vitello 350.
Vi t mio 663*
Vittore Antipapa 1 17. derifo in lingua vol-
gare t 18.
Jrit torelli Andrea 6ap.
Vittoria Francefco 67 5*
Vhet Gianlodovico , oppoflo uWAmadìgi
83.
Viviani Vincenzo 560. 659*
Titani Pompeo *70. 604.
V\ fila autore del codice argenteo degli Evan-
geli Gotici 4. Vefcovo de* Goti della
Me Ha 45 5.
Ulloa Alfonfo 319* 357. 609. 610. 649.658.
corregge le Novelle del Bidello 580.
ITI/f 10 Antonio 687.
t ImorijU Accademia di Jloma 336» 654-
Un-cabilie per unico 215.
linai di origine Sdrmatiea 3.
Vocabolari Italiani, compofti prima di tatti
da Angelo Colocci t e da Giulio C annullo
3*a.
Voci Tofcane antiche nella Tavola rifonda
106.
Voljio Giovanni $48.
Volgare Eloquenza di Dante , pubblicata in
latino dal Corbinelli «77. V. Dante.
Volgare è mutabile t ma non il gramaticale
2 66.
Tolgsri/tamenri della Bibbia fono fofpetti
51. 52. e difdctti 670.
Volgarizzamenti di autori Greci e Latini in
.antica lingua romanza di Francia , e di
Spagna • V. Traduzioni .
Volgata edizione della Bibbia . fatta da
Clemente Vili. 671*
polufeiu Florenzio 641*
Uomo non lì muove per ijlmto , ma t>er ru
gìone 203. fua favella» dono di Dio 204.
ao*.
Vonjladio Dieterico 20.
. Voragi n e Jacopo , non tradafle U Bibbia in
vpigare 670*
E I N D r C E
Vojfio Gerardo Giovanni 77. 99. £07. pirla
di Polifilo 574.
Vofjio 1 ficco c Gerardo 127. f enfierò in bel
carattere 286.
Vetrone Arrigo inglefe 462. fuo AJorifmo
acerbamente impugnato dallo Sdoppio
Ile.
Urbi cetani Buonaggiunta 36. Joi.
Utrea Girolamo 649*
Ufmano Nugno 647.
Utopia , Anonimo . Orttnfio Landò Jfo.
Utteno U Irico , partigiano di Lurtro 553.
Vormio Olao 47?.
Voverio Giovanni 635*
Uva Benedetto 4 io*
Vmrmbrand Gianguglielmo 108.
z
ZA bara Criftoforo 933.
Zaeagna Lorenzo , fuo Catalogo della
libreria Cafanatefc ffi.
Zanca mola Carlo , volgarizzatore del libra
de’ Pefcz delGiovio 638.
Zantbi Girolamo , Canonico regolare Ber.
gamafeo . defertor dalla Fede cattolica
302. 326. fi 6- predicante in Chiavetta*
ne’ Grigìoni , o Reti 521.
Zane Jacopo 533.
Zanobi da Strata volgarizza i Morali di san
Gregorio 271.
Zaini Giovanni 660.
Zarlino Giufeppe 667.
Zrffi Gianfrancefco volgarizzatore dello
lettere di san Girolamo 690.
Zinano Gabriello , fua Pajiorale 4 66.
Zita santa, cosi detta in lingua romanza
afa.
Zito Mario 423.
Zonata Giovanni 619.
ZoUpio Girolamo 400.470. <34. tiene per
vero libro dì Dame la fua Volgare Elo •
quenza 262.26 3* fua Tragedia lotto no-
me degli Accademici Catenari 493. ingiù*
fornente maltratta il Muzio 298. 692.
Zoppio Melchiorre , figliuolo di Girolamo
4 3 2 «fui Commedia 454. fua Tragedia 4 92*
Zucchi Birtolommeo 345.
Zuceht Jacopo 567.
Zuccol i Lodovico 378. 647. 649.
Y , X , W , quelle tre lettere non avendo
luogo nel noftro alfabeto Italiano , per-
ciò il tralafciano. ufandofì invece loro
quelle altre j , f in principio di parola ,
e per entro /, » .
FINE
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