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uigiiizea by V^OOgle
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IL NOVIZZO
A sevo
FIORI DI, R
. Ciò è
^ Scelte Maifime per T Arte Oratoria
» . •
D 'fis'nte in Libri Tre
J. De' Theoreroi . II Dell'Ornato. III.
Delle Parti Principali dell'Eloquenza.
0 'I> t-R E T T A
pUutidMtat e etmftUta d* ao. Autori > ti fttéth
pHote /tfMi' Gtomne fimdiar ttAimritm
Pei M. R.. P' M, pi Prouincule
TOM A^O L\«GI FRANCAVILLA
d' Acqiiauiua j. de' Predicatori.
,^nilujir,jbr* Eccdl. Vrincìpino
P. JN E M B R O T T E
O R S I M: O-
\ l
IN VENEZIA, MDClpDlI.
niìiiii ì I nìrni|i^'"rfi^' mn.
Apprcflo AndreaPoIetti,airiuli%
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lUuftirifs. & Eccelleutifs.
Principe.
«
» V
Timarà k parte iìferiore del
Mondo femplice d* hauer K
E. fortito vn nomeftrano^
impoftok più dal capriccio y
eie disila rifleJTtone f e pur
inganna ; non Capendo , chejta orìgìnàr»
rio della fua ghriofi/fma Stirpe Hem-
al j " ' brot'\
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brotfe , di 3^<7f pèr retta linea Tronipch
te , detto nella Santa Lìngua Nembrod,
cb^ era quanto dif, Robuftus Venator
cx>ram Domino. Gen. io. Egli per la
fortexjfl delle fuenate fere altresì didus
eft Vrfus ; i>ìide , coate s' bà da B^binii
Filij autem eius , quia paruuli eranc,
vocabantur Vrfini , Tanto pur dì Co»
mer di'bti germano ingegna di prouare
U Sanfmno . Ver vna ferie non interrot"
ta fin boggi queflo rìconofce la l^obìlìjfi»
ma "Pianta Orfita Progenitore * Egli dop^
po il diluuio fà il primo à cinger corona
nel mondo . I^^on fol primo Trincipe , ma
princìpio d" ogni Sdegnante Ipfecaepit eflfe
potensin terra,* vnde prouerbium: Quaiì
Nembrod rolniftus. Fuit autem princi-
pium regni eius Babylon, Arach, & A-
chad , & Cahalanne in terra Sennaar.
E tanto non bacandoli, fu di sì alto gC'
nio y e così dì penfieri anco giganti , che
à fine di ynagnìficar il fuo nome , macbinè
inalifix Jtn^ al Cielo vna torre \nè baureb'
he fatto defifiere da quell* opra sì ardita^
fe Dio , con la confuftone deUe lingue , i
mani degl'artefici non confondeua,
Hor fe Coglion ejfer fatali i J^omi ; j'-
afpeitarà^ K E. fdntìficaf quello Nem-
brod , e renderlo , più trà P acque dello
Batte/ano , che del diluuio famofo \ e ren- -
der
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dft si ftejjo , più di virtà ; the' dì mem*
^ bra gigante , ad mak/tr templi di bfBore
à Dìo , non torri di temerità à ftelleV'
Ì>^è io fon fuor di ragione , col dedica fF'
ad Eroe sì grande vn sì picciaia LAriC"»
dolo : Se alla gran l^a Orjtaa quefii te' *
nuì fortdi^ettorica confagro; mentre pur
filettano gV ^Amichi offerire almafftmùde^"
ì^umi le prime sbozsiflHire di Vrimauera
Doueuo ad vn Cbrifiiano li^embroHe-^ ff^
non primo , prìnciptd. Signore , dedicar \
deUe lettere la primaria 'Brincipeffa ^ ch^ è ■
T Eloquenti . Fu gran Cacciatore il graa^
figlio di ChfSy ma di fere; furenti Cat^
ìolici defcendenti Eroi Orfini , predatori^
tntt di cuori. Ver quello fi cónfufero te lìn-
gue , per quejìì fi refero tutti armonici gP
Idiomi . Mercè V. Impero degF animi' ^ dif-
fero gP ^Antichi Mercurio 2^»w dell-ElO''
quenxfi , figlio dì Gioue x E fe contengono
grandi erudimeHti , fecondo Ambrogio ,
fauole'y fingendolo fenxfi braccia ^ volferoi
additare , che preualeua ad ogni forx0 di
valore , con V eleganzn del ben dire , V'
ita lingua . Col meisu> di quefia^ che non
fecero Cefave xSeJf andrò; le cui vii'
torie , non pe^l ferro , e foco delle arma*
, te\ mà per hauer faputo cò fiudiati di'
fcorfi animar alla pugna , furono ammi'
rate ì Treudleaa' in guerra ^rcbìdamo
a 4 ȏ
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^ Lacedemone à Ter tele, detto Olimpi-
€^ pernii ben dire , e pme neUo fi elfo
tempo , e nelP \fieSfe guerre cedendo alP
eloquenzit , da qu^o vìnto dìchiaraut^fi
U vincitore ; per tacer di Tullio , di
CrafCQ y di CrafOy di Aiarc* ^Antonio,'
e di Catone y che della volontà de' popo-
ne per la lingua , baueuano ajfoluto il
. dominio, £lo4ueAÙa omnium Resina.
(Pico.)
ifdegni dunque la fua Grande:!:
90 d' accogliere quefta I^ina d'ognipii^
mhile T^rtfeJJione , cb^ è la Batterica ; nè
per U titolo fi imi quefio Lìbrìcciolo efchi*
dibik dedh fiudkh Camd ì m feo % pier^
recando, w '^e Verudiiioni^ Sacre , e del
fecoìOy non è così limitatamente fcrìtto^
per la Satek di ^puizxf nel Cbiofiro ,
fbg non ^ adatti parimente al gaèinet-
$0 de* Trencipi nel Takjxfi . ^a K E, '
pià cbe da ogn^ altro, e pià di qualun-
que Difciplina , deu^ ejfere la Isterica
a^racciata , per Pefempio glie ne ban da-
tù i fuoi GloriofiJJimi ^Auìtì Eroi: Men»
txe fe fi riflette à i Sacri ; fà così ar*
fieniofo S. Benedetto y cbe cantò fin daW
vteró della madre ; efà così metrico
Gregorio il Votttefice y ebe neUa Cbìefìt
itttrodtdJe il canto, fin betggi detto Gre-'
goriano , e fcrijfe di I^ttorica nel fuo
to' TP
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/
terzfi Libra della 'Pafictraì Cura ; e tré
Cardinali del nofiro Ordine , coW Emi-'
~ nenxA finente ( per tacer degV altri)
tutti tre r ban profeffata cò font-
ìho plaufa ^ e gran fratto Terga-
mi : trà quak U Beato Matteo Latino
OrfinOy cò quel famofo ^^itmo del Ui^
irae, dies illa ; che dà fpìrtto à tiui^
e vita ^ morti ; à pari dell' ^Angelico ,
col Pangc lingua , che quanto piàfre'
qiientemente replicati , più rendon auidi
gl'orecchi, refe fin gVomei del Targato-
rio armoniofi . Se fi riflette agV %Atkti
del fecolo \ così più per la lingua ^ che
jper il brando fi refero immortali ; che
parue in guerra, e in pace, di Mere»»
rio il Caduceo portajfero jiella bocca ^
che ben> de i fafii del ben dire Faufio
cjfcruòr
Lingua nil joielius lingua, nil peius
eadem:
Tri)ftia cum dulci tp/Hca melle ge-
rit.
Se r ammirabile ekquenzfi de Gracchi
fà da Tullio afcritta alP imitaT^done del"^
' la lor madre Corneba ; non bà in che in- ~
uidiarla V. E. bauendo fortite Genitri"
ce , is* *Aue così in eccejfo erudite ; .ff
qu^Senafina, Domenicana delP:^a '^J3U''
(bejfk Tofjft/bora Maire;, Batti-
• »■ ir:;: ft<^
* • ... ^
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fi a dello Spìrito Santo , quale fà in
ma ammirata per vna wra Tallade
Cmytiana \ ' '
Sìa dunque fajlo della ^ofa Orjtna^^ -
V apprendete 'V*Arte del ben dire ed Un*
g^ua di porpora y e di porpora r Ebh
quenTjt ed labra dijofe: Vidimus Ror .
Ìas lòquentes; e con lefpìne ^Autore-
Itoli proteggere quefti fiori , cò quali oj^
fequìqfamente inchinato fuplica il fiore
Ma grazia ^
I>i KM.
»
Veiiezl^$S.G»e P.Ie zaSetc i (9 1.
» .
MmmUi[i. OJJeiHìoJif, thlìgMìft, Strak, -
F. Tomaia luigi FraiiCauUi»*
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P R E L V S I O N E.
il'huomopcril parlare diflin-
c^ucfidallebertie: PcrlaRct*.
corica con argucc?.za anche'
i'huonio dairhuomo fi di-
rti ngue 5 mentre per virtù di
cjueftadiuiiìwi Pìcodai plcbei,peril partati
bene,tancoiìdiflinguono ii^iù gl huomi*^
ni,quanco ne! difcorrere gPAngeli dagt*
buo . ini dilFcrifcono. Quella c quell*
Arre, chedà fpìriro alle conuerfazioni
ciuiii^dà anima alle morce ragioni^^ au^
uiiia gréllinti nomi. Arce, che per tirar à
fegranimiiinfegaò dalle bocche huma-
ne a filar con THércole Gal lieo catene d*
oro* A rte ben detca da ^x^z\\\.OyC£Ìefiis^^
fi£0y fe il primo Autor ne fii Dio^quale
con eccelfe figure dal Cielo prima agr
huommi f-autIlò;cpoi , ancodegnacofi
dcirhuoianità, venne il Verbo>còme^a«
fore,e cò'paraboIeade(Tcrcicar/a interra.
Quindi par che da Dio h ^uefle ancora'
con le tante varietà di regole partecipata
rimmenficà, ondeibglionoi Giouani
confondere rinteJietto; e ncIJ'aprender T
Trna,perder Pakra , per cflcf troppoinnu-^
merabili,e iiffu/ejperiochefàd'vopo in-
gegnarG/ccglieré^pcr la prima i fiorì deU
Jc ma flS me pi lì i m po r ta n t i , e vo i c il r r re
da quelli vn chimico diftiliatò, coUi vK
gorojfo^che epilbghi in poche (lille d'in«^
- / * 6 chio-
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chioflro ifpiriciFÌiieflrenzuU dcli'EIo-
. queoza.
^ Arte,iI(recanto la pid magnifica,qu«ii-
Co fja la più diffìcile : quale ricbicdendQ
molte parti nel Sogetto,che deae eilerci-
tar]a,AQn a cuui fi rende praticabile^ noti
acuti con^ceuole^edctlbrtarei molti i«
necii^anon perdere inQtìiifomnumfCr
/««w; comediccua Pittagoracò quell'i-
netto Tuo rcoJare,ma perche m Voi rico-
nofco quelle doti,che a rari compartifce
il Cielojcìoèdi hauei vnitainentecon la
£ne2za dell'intelletto vn purgato giudi-
zio, gran volontà di raperete gian manie-
je d*erprimerv',cò quel !a difpc fizione , ò
iìa grazia del dire , q uale c: hiamafì talen-
to jc per efTcrfol da Dio difpcnfato, po-
co»ò nulla in qucilopolTono mettere del
loro i Maeftrijfenon clie vna qualche e-
fierna regolale polizia d'artifìcio .
SedefiniuaAriftotile: l'Arte cflcrvn*
habito con la vera rafiionc efièttiuo.No*
tifiqueft'?ltimaparoIa>neIIa quale tutto
. confi fte. Qaefto cquel punto piu*ef-
fsn/iale di tutti , e meno intefo da molti.
Qucircffettiuo in quefl'Arte vuoldireil
fapermuouer gì' affetti con l'Eloquenza,
che mamente efi art artium • Tanto fpe-
ioefeguiremo,mercèla Diu'naafTiflcn-
2a> eia voftra buona indole 9 & applica*
ne: Studepuir, dumlmpMfb^hes »dum
prci/icit etaf^ Faif»
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MOTIVO
DELL' AVTORE
Per k prefènte Operetta;
r
Ome che fù in vn'hortoii^
primo Padre creato , fi
trasfuiè ancora ne' figli Ja
propenfion locale del gca^r.
genio hanno tutti gl'huo-
inini a' Giardini. Non fù IbloAgato-
de, che ìui volfe efalar Tvltimo fpi-
rico, doue coglieua alla vita il conti'*
nuo re/piro; e fin hoggi nella fua Villa
ne parlano i marmi > co quel LaconiP
mo : Hic *AgatocIes , vbi haufit , mìfit '
fpìntum . In quali fmanie non «Jicde
Acab il Rè Giudeo , per la brama dV- ,
furparfi preflb il Palazzo T horto dell*.
infelice Nabot. IRelig/ofipiù Afceti-
ci » come quelli , ch'anelano al Cielo ,
non iàn viuere iènza il loro pomieie:
imitano Dio , che non in altre colè
create , ma in vn giardino fece all' huo-
mo vna copia del Paradiiò. Non poten-
do hauerlo nell'anguria d'vna celiai
Nouizzi , lo fi epilogano in qualche vi"
tiaio della loggiola , od in qualche vaie
nel balconzino . Tanto io riflettendo;
jfi» foo giardino chiamò San Cariò la Bi^ '
jjif^iyilizeu by GoOgLe
' bla , quanto più tal nome meritano le
intiere Biblioteche ; quali , perche
non può la pouertà de' noiiri Prófellì
poiìèder nella camera , e mafl^mamen-
te de' Libri di Rettorica , che fon si rar
ri , hòda molci fcelciiììmi Autori , e
dal mio {pérìmeotale eHèrcizio epilogar
te in quefto Epitome, comevngrama-
glietto di fiori , leMalììmepiù neceflft-
rie dell'Oratoria ProfeiBoiie ; prole-
guendo leinfegaanze del Grifoilomo:
Sicut ^pis cìrcumuolat omnia prata^vt
promptam aìijs praparet menfam ; Sic
fac is^ tu homo , ijv. ( hom. i z. ad po-
pul. Antioch. ) E tu Studiofo Nouizzo,
che leggio altresì oflèrua ciò , <che t'in-
iinua il Celle u(è : di/cune Scripturarum
amanijjimos campoSy kge^ ìsr feconde in
étlueoh memoria fuauijjimos odoris flore
Òv. ( liU ep. 1 3. ) £ come che , giù-
ila i fenfi d'Agoftino j lEfi quafdam Eh-
quentia , qu<e magli atatem iuuenikm
decet, éfi qua fenilem, ( lib.4. de DoA.
cap. é } Studia ade^ la florida» cb'a-
preflb nel Nouizzo in Pulpito appren-
derai la Rettorica fruttuofa; e mentre
io d'inalzar temi ricordo nel pulpito.
Tu per giouarmi di me fa memoria ad ■
•dram,
E PL V-
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t
V
E PLVRlByS VNVM
• ■ *
Inftar *Apis debes var^s excerpere- librisi
Melltfhu!^ maneflt dulàs ab ore liquor, .
( Gio:.Auden. )
Nota di rari) fcelti SCRITTORI di
' Retcorica Écclefìaft ìca,e Secolare,
de-' quali fi è auua luto inque-
* fta Operetta T Àutorp .
De Scrittori Sacri.
Da S. Gregorio Papa nel }. libro della
curaPaft.
Dal nofiro VencrabJP.M.F.Luigi Gra-
nata ^fcrltta d'ordine dell' Em.Card.
' , Enrico atl'Acad. Eborenfe, e
DalP.M.Fotifeca,citato dalmedefimor
Da Monfig. Valerlo Nob, Veti, fcritta
' ad i danza di S; Carlo Borr, net 1 5 7 5.
Da Monfig. Pannig Francefcano 1 584.
Da Monfig. Are/lo Teatino i^ri. .
Dal P.M. Antibrofio QoifquiUio Ago-
firniano y il cui Libro è folo i n Pado-
' • tra nella Libraria del fuo Ordine.
Dal P. Giuglar^ della Saplentifiìmji
Compagnia. * ' " '
Dal RettoricO Candidato.
Dal Teatro dèirEIoq. della medema.
De Scrittori Maefiri de Grandi.
Da Seneca nelle ControuejrCie, MaeftrQ
de
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Dai Gran Saauuedra, Maeilro de' Gran
Monarchi di Spagna.
Da Moasù delia Motu > MaeflÀx della
Corona dì Francia.- / .
Dal Conte Emanuel Tefaurò, Maefiro
de*Principi di Sauoia.
DaLud. Carb. Maeilro de'Principi £c«
clefiafticL
l>é B^ttorici antichi del Foro,
Da Ariftotile Stagickt.
Da Demetrio Falareo, Greci. •
Da Tullio Orator Romano.
Dà Qui.ntiliaao Spagnola
Dall'Autore ad Herennio Corni£
TrèSac. Concilij ne hanno date molte
Regole, iiColonienfe, ilMediol»*
n en fé , il JLaceranenife.
Il Poilcuino annouera altri antichi Au-
tori dì quell'Arte, quali io non hò ve»
duti>e fono: U P.FDiego Scella,Lucft
. Balliono , Lorenzo à Villa , AUonfo
Torillo , Diego Vallada , Giacomo
Pareto > il Turfiguano» eGugliel-
mo PariHenfè nel 1230.
Studi) pure il Nouizzoquì quelli adu-
nati Principi] , perche , come al figlia
di Po 11 ione difìfe Virgilip:
l^fa tibi bkndos fundent cunabula flores.
DcU''
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Deir Origine , ed Inuentori
della Rettorica.
m
0 pace della, "Francia per ti fuo
Gallico ^Alcide , della Grecia
per ìlfuoVericle : antequera
nulla erat doflrina docendi :
(Tuli) Della noftra Italia è la prima gloria
dljauer in j^anxa ìnuentata quefi* ^Arte :
Terche fe Corace , e Crejìa Siracufani nella
Sicilia furon priàii à rìmienire il formar
"Proemio , Argomenti , Epilogo ; in con/e-
guen%.a daejfiefcìla prima foflanza deirO-
rat Oria Vrofejfione . Quindi dò ragione à
Siciliani, che tanto rifero di Uermodoro,
difcepolo di Tlatone , quale approdando itt
que' lidi , non portando altre merci , che
vari Commentari] y e copie descritti del
fuo Maejlro , per venderli in quei nidi deW
EloquenTjt , ne fu beffeggiato , comeportajfe
vafià Samo : Hermodorum prò merci-
bus portare verba;f diprefumere far mer^
cariija dì leUe parole nelP Jfola originaria
del ben parlare. .
Dall'Italia dunque ^per mexjfi dì Gorgia
Leontìno trafmigrò in ^Atene . Dì quefìofù
difcepolo Ifocrate , quale emulando poi ^Ari-
fiotile , cominciò ne i Tortici à darne più di-
latate infegnanTj \ enei medejìmo tempo Te<h
dette Hermagora, ^ lìermo^ne ne am-
pli'
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pìificaronoirué^mentklndiperyefebhte
fikto pafsò in B^di -^eda ^tene anco fu tra-
/portata nella Scola filolofica d^tAleffandrta^
%A Mejjfltani ni tempi di M. ^moni&anche
ton altri fiudij vi rifiorj . 2sl/ tempi di TuU
Ho per tApolionìo Molone cominciò à compa^
tire sù i B^llrì di I\pma . V ordine f onorò
delle parole .at^ribuifcono gV Egixjj^Mgr*
curio \ ^ ■ '
. Mercuri facundeKcpos A th la ntis
Qui feroscultus hominem recentuoi
. Voce ibr maft i catus , & decora ,
Morj Paleftrae.(Hor.Od.ro,)
^onfòjjtjler opinion di coloro, che ne fanno
inuentrice VoUmnia , vna delle Mufcy/eco»-
do Hermogene , IslJ meno altri, che le dannò
Origine (tn da tempi di Mosè , mercè che in-,
uiato da Dio f Oratore à Faraone , rifpon'
dejfe : Non fum Eloquen^ . ('Exod. 4. ) '
mercè, che per Eloquemjt s'intendeua queU
y retta loquela y indettata dalla natura ,
quaFè ordinaria negP buomini: Onde con*
chiudo , che di quefta, e d^ogni buon talento^
il primo Maefiro di itterica è Dio,
Deus ipfè à quo Sapì. mia cundla
Opcimuseft Rhetor,nobifque fideliter
arteni ^
^anc dcdit, ve bonitatem eiii3 celebre*'
musiAeuura» . .
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R ISO L VZ I O N E
D I ,Qjr E s I t o, ;
» ' . I ' . . .
Se nel Làtirio^ ò neu Italiano Idioma •
• fpìegar Jì debba fa ^ettorica}, ,
r , » t
Ria che, per Inalzare terVifri
rariamente vna torre verib
il Cielo i Giganti di Babilo-
J nia,dalGieIo richiamaflèro
jfl terra ì fòlitritii , e fa dìuifìòae de' lin»
guaggì , fi hà dal Sacro Tefto , che erat
terra labìjs vnius , is' jèrmonum eorurt"
dtni, ^{(àtii.' ti.) Erai) tutti, iècbddo
fottilmeiue o(Teruar il Gaetano , d' vna
lingua, non folo quanto alle voci, mà
dVil ibi labvó ,ch'èqiiantó dire', - dVit
medeilmo accento ; ed Jiora pure qua'^
Ubet ^^gio ( come di/Tè Geronimo) f
pr^priemesfuas ; • *Gahìéuy loquela
tognofcitur y Eupbratbel ab tìebreis ; le
Prouincie non folo, ogni Città tiene
in ciò lefuediftinzioni, almeno di ar-
ticolare : neque Hi/panica lingua apud Hìfi
panos vb'fqueeadem , {crifle quel Moder»
no . Eflendo però a tutti i Dotti d'ogni
Mzione 9 commuae la liiigua Latina ; «-
s . na-
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iiaKlonali noi 4'ItaIIa, forge il dubbio:
In qua! di due dettar ù debbano i pre-
cetti per l'artificio del ben dire ?
In Italico Idioma , breuemente , e ri-
folutamente rifpondoi perche il modelr
Io deiieiì conformare con Topra ; l'opra,
òììa nel Pulpito Sagro, òfia nel JR.oftro
del Foro fi eoft urna in lingua Italiana,
dunque nel medefimo linguaggio , de-
. uono di tal' Arte efifere gì' AforiiÌQi^
Quindi dolgonfi alcuni Autori , non
poter fcriuere del numero Oratorio ,
quia nqfier Or a t or Latino ^ptiturfermone^
- in quo nulkm adirne numerum ìnuenerunt ,
isr mee^tatm altfrms Unpidf difcenda
wibìs impofuerunt, . .
Poppo fludiato nelle Scuole ilRet-
torico Candidato , e forfè anco la Lo-
gica , Arti ambe in latino , non iàrà fdi-
ceuole allo Scolaro ftudiare l'Arte del
perfuadère in <iuella lijigua , che deuel^
jellercitare.
Mi ìi dirà, che Marco TulUafcriflè-
la in latino . Rifpondo : Che ule allho-
ra era il latino appreflòi Romani, qua-
le hoggi a noi è il volgare; ed a quei
Popoli latini, quel che a noi èhoggila
JinguaLatina,CEaadeffilalìnguaGre- '
ca ; onde potendola fcriuere Tullio in
gFCco, non lo fece, ma per renderla
più.
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più comune , fcriflèla In latino , e tal fù
il Tuo fi»e , che che fi dica quel Satirico
fuo Riuale , che lo facelle , per coprire
con lafrafe il furto fattone in Atene:
• EtinVerre, fcriue di sèmedefimo lo
ftellò Marco Tullio . che , grauìter ac-
cnfatus ejl (l B^manis , quod Syrncujts Se'
natili Syracufano Gracè locutus effet.
Nè il latino è così comune , comè noi
ci penfiamo, perche nell' Italia mede-
ma , il meno fono cjuei , che del latino
s'intendono ; e la noftra Italica lingua ,
hoggi fi è introdotta nella Spagna,Fran-
cia, Portogallo, e tutte le Riuieredel
Mar Ionio ; nei Dalmati , Illirici , Ma-
cedoni, Epiroti, neirifole tutte dell*
Arcipelago, inCoftantinopoli , nella
Morea, nella Tracia, in Cipri, & in
tutta TAfia vi è r Italica sì , condottaui
dal negozio mercantile, non la latina
loquela, come il Muzio ofièruò.
Ariftotile , Platone , Ifocrate, Erma-
gora , Quintiliano , Hermogene , Òc al-
tri Maefìrr di queft' Arte , nel materno
linguaggio la fcrifièro,e non nel latino.
Quanto a'Moderni,il noftro P.Granata,
cP.M. Fonleca in lingua Spagnola na-
2Ìonale,e così nell'Italiana Monf. Vale*
rio poi portato in latino; e Monfìg.Pan-
nigarola, eMonfig.Arcfioi & vltima- ,
men-
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mente il CUualiej: Tefauro> CJuefto od
iijQfanjgfo Canocchiale al grinjo Capo
/ protefta , ched^qtielIeSer^aiflime Al-
.ice9%9 veniuaiepomandato , pei; fodi^f^-
.^yone della Corte , fcriuerlo iateranjea-
•te Italiano , e gralcrì due' primi Apo^
-dolici Maefijri , iì sà bejie 4>oteaQo,
anzi cò magio.r facilità^ yfar frafe iaùn%,
^ non volgare; e pure ambidue hanno ,
*iìdi%(ìtmenoeiì;ricto nei matecnol^a-
iico Idiongia Anche la Poeiujti^ijauii^ .
^to a' tempi noftri plaufo magiore, con
yeftire le Gale lEaliane , ^he i Rohpnl
delXii^o.. Il Sauijilìmo Maejflro niio-.
uo Seneca deIla£)orte di Spagna, iprifle
]>ure nella lingua nack le infògnanze
.piùiTìieuate a quella Maefieuoie Qaxcy
jia, D.DiegQ Saauedra; Se il Signor
della Motta , Monsù Le Vajer, altre-
iXaMto iàpientiiliBio n^jUaiinguaFran-
;Cere > anco poic^ò ri^ruzioni fcientifir
-.ehedel Regnante Rè Luigi . Leopoldo
' .Ceiare ìn Vienna hà ti P^dìcaoore Ica-
' ^Uaup, ^ egHcQronaniio le Mufe^ in
;.que.fta .lingua cornpone le Ppe^e.. §e
, (dunque co$ì l'incendono i Prenci pi in
-/queiio ièicjftlo » perche.ooi non cidQt^
-remo conformare con la ragipnie , cqn
-i' vfo , e con sì fin|;olari^mi ei9ièi|i-
. • VX
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DÌ ^arlo Quinto è fama , che nel co-
mandare i'eflercito vfaua lingua Spa-
gnuola, neiradirarfi laTedefca, nel
compire cò Dame la Francefe , ma nel
configliare , joel perfuadere, trattare
negozi] ardui, la lingua Italiana^ per
efierquefta più acconcia advna feria
maturatezza, per efler linguaggio gra-
ue, concettofo, grauidodifignificati,
nobile, e chiaro.
Fra le maledizzioni , che Dio minac-
cia al popolo d'Ifraelc nel Deuterono-
mio al 28. per bocca del Profeta , non è
delle inferiori quella, che : Mittct Do-
mhius fuper te gentemde longinquo^ cuius
lirìguam inteUigere non polfis.
Caftigo del Cielo altresì dirò io èa'
Popoli Chriftiani , quando li fi deftina-
no taluni Predicatori , che foglionofqr
ftudio sù certi termini impercettibili ; e
farfi fama d'intelligenti dal non efier
intefij^ a fegno, che tal volta richiefti,,
gualche definizione di quei loro fall
Empirici, e diftillati capricci , giura-^
no ancor effi dì non fàperla. Quali Ani-»
me lucraranno quefti a Dia : e quali
caule guadagneranno a' Clienti liAu;^
uocati , con così fatte ofcurità , che noa
capite dairiatelletto ,è impoffìbilej^
che vaglian a mouere la yolontà ì
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1
mirtem verha mo^m Csù refperienza giu-
ra Tullio^ ntJtmhquìiiufdemUnguceJo'' \
cietate coniunéius ^ . ^ limpide22a
dunque , e polizia di lingua Italica
fcriueremo queftopicciol Trattato, di
cuipiùdifiulàmeme difcorreremo net
Ja fua fede, ch'è il Capitolo de Eloc^-.,
'tìorte , ftudiando imitare il Sole, che
febene và per alto , mai fi icompagna
dalla chiarezza . Conchiudo in iòmma
.con Agofliao, che mah a Grammaticis-
re^rebendi^ ^tirnUpopuh non melliti -
* » * » *
- IL
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A S C V O L A,
FIORI DI RETTORICA
Del P. M. FB(/Ù^C^AVILL»A cC Ucqua-
uiua , de' Tredicatori.
LIBRO PRIMO.
. Delle I^ole.
CAP. PRIMO.
Della Definhùone , e dell'Orìgine.
§. I.
eh cofajta B^ttoricà?
Riftotile , Quintiliano, Tul-
lio , la defìnifcono, che fi)
*Ars bene dìcendi.
Definizione è vn fpiegamento
dell' ellenza della cofa , Ja<juaIecofta di
due termini. Genere, e Differenza:
come V. g. homo ejl animai rationale. Per
A il
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% Plori di I{et lorica.
il pr'mo , geaericaminte conniene cò
tutti gl'altri animali. Per il fecondo fi
^iHeriice da'tiitti gra:kr# animali irra^
2Ìoff'ali^ e |iOiuii&ornui> . '
Cò pace gitanti Ji^toxl'ioh de£ni-
i^o cosi : Ejl ^rs htve ^ Ì3^ ornati dìcen*
M, ^ ordinatè perfuadendi\ elaragio*
ne iì è> perche il ben dire appartieu«
Ibloall'ornato , qiiaieè vn' accidente^
iìàti al fine èflènziale , qual'è d' inge-
gnarfi , con^i'rpoiiere argomenti Ret«
torici , e Logici a perfuadere , e far in- "
chinar vn* animo in tutto quello , che
fi d«iìd«ra ^ GÒdi&;or|è»bej» difpo^o \ e
regolato dalf Arte, * "
Si che la Rettorica deue ellèrecome
Ja Cctriidi.Terpandro,,.chc regolau-
rneote fonando ; hor dolcemente mo-
. iicua gli alletti ad Aleflàndro, «Schor
llrepitofamente gliacccndeua Tanimo.
alla guerra. -
£ notifì» .che fì chiatta Arte , ma
Liberale, non Mecanìca.'
$v a
I , . . D^i'S crigìae della ]{ett erica.
DEu:fi ofìèruare, che» non fù pri-
: ttm h Kcctotica , cioè ix>a fù pri-
•ttM- l'Afte, e poi l'opitt} inaprinaa^o-'
•j>ra , epoil'arte. Sicome neMaGram-
^natiea , pi-im» fà 14 Htigaa. latina, e
A poi
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* r -
: Libro Tr'mo. ' \
poi s'è canata dalli feri tti latini l'Arte, e
le Regole della Latinità: Cosi parimen-
te furono rOraziooì , o Declamazioni
de' Greci , dette cò tanto ncruo , e tan*
to garbo, clie petfìiadeuano , emoue-
uano gr animi , facendo inchinar i
-Giudici al loro volere ; e poi da quelle
compofizioni naturali fi eft rafie T Arte
per imitarle, i
Aridotile nella prefazione del i. del-
la Rettorica dice , chefidiffidaua mol-
to poternele cauare ; ma che poi , a po* *
co, a poco fminuzzando le cofe , riu-
fcille di farne i cinque libri , quali fe be-.
se difficililììmi a capirà da' Figliuoli ,
^o , quanto a me , li migliori di tu tti^
& il Tefauro , primo ingf gnp d' Italia ,
10 hà icielto per Tuo yÌ9xSea% nel;£imo«
iinìmo fuo Cannocchiale AciftotelicOy
nella nollra lingua Italiana i per pii
commodo della Corte , quale èlioggi
11 Maeflro de'-^rimi Maefiri di ^uefia
profeflìonef ,, v'
TuUiofò il primo , che in Atene, la
rubbò da' Libri greci, edaifencire gli
Oratori Atenìef] , quali la teneuano,co9
me vn mifterio Eleufino , cò gran gelo-
iìa , e ilima , acciò ooa eici(& da' loro
Paciì; ipa Tullio la trafmigfò in Roma^
onde deue l'Iulia al fudetto Priu(cip<Sr
A a de- ^
uiyiuzcu L/y Google
4 Fiori di J^ttòrica.
àesX OratorLMarco Tullio cooferuaf'
ne Tobligazione ; Se egli la riportò nel
Latiho Idioma ; e la praticò cò quel
plauiòtchel Mondo sà. s
§. III. . . .
D V B B I O.
Se ogrC oéf te. produce U fuo effetto , quan^
do tal volta /' Oratore mn perfuadeffe
r VditorlOy onero i Giudici ^ come puà
dirji 'perfetto Oratore^
SIrifpond.e, che non perciò ilegrada
la perfezzione dell' Oratore , ò del-
la Compo6zkme , perche non fortilce
Teffetto.
- Da qui iì comprenda » quanto fopra
ogni Scienza, e fopra ogn' Arte fia diffi-
cile la Rettorica , e preminente ; men-
tre il Pittore , perche dipende folo da
conuincerfi con la Rettorica, queflo
non degrada l'Oratore ; eflèndo che £<>•
lo Dio è patrone di mouer gli animi e
le altrui volontà , e da qui comprenda^,
che la Rettorica è vn' Arce , che hà del
diuino.
$. IV.
Della Materia.
LA Materia dell'Arte Medica fono i
yari) morbi \ della Pittura li colo«
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' Uèra Vfìmo. f
ri i dell' Oratore però è ogni cofa del
mondo , e qualfiuoglia queftione pud
eilère iìia materia . £ da qui anche com-
prendafi eflère la Rettorica (òpra ogn'
Arte, e fcienza ; perch' è fopm tutte piiìt
Tniueriàley e prefiantiifima.
CAP. II.
pelli tre generi delle Caufe , Giudlcìale^
Oeliberatluo , Eflbrnatiuo , otte"
ro Deflioftratiuo , che da Greci è
chiamato Epidittico» ouero Vanegirico.
IL Giudiciale fi diftingue in Accuià'*
ÙQVBty ò Defenfiooe.
Il Delìberatìuo in Suafìone > ò Di£^
ioafione.
Il Demqfiratiuo la Lode > à Vitupe-
razione .
^ I.
w4uuertiment<K
SI auuerta , che il Giudkìale fèmpre
èfu'l tempo preterito di co(àpa{Bi'*
ta, del qual fatto, òfù acculato, òiè
n'hà da prendere la difenfione.
Il Delìberatìuo per contrario riguar-
da il tempo futuro , ooiiie e(Iorure,de*
liberare , òpàce, ò guerra, chehàda
cflcre , e da feauire appreflb.
A $ Il
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6 Fiori di J^^ttorìca.
II D^ìiqfiratiuo rjguar<k il ^tGsAì
te , òc il paÓ^to , ne' quali può »àlodart
li, ò vituperarli qualunque. ,
Il fine <kl primo è , Ò che iì pun tici ^
d che lì allblua : dei 4condo i' vcilicàdt
quella cofa^che fiperfuade,,òdi(ruadje5' .
per euitare iJ male : il terzo per rendere
più amabile il Principe , che A loda, allt ^
Popoli; ò rendere, quando il Panegi-
rìeoè dì Santi , magiot k dij^ozione , ò
eflòrcarerimitazione. ^ ' :
$.11. , .
DeUe Tar ti della J^ttorica.
ARiftotile , e tutti gli altri Maeftri
diqueft'ArtedlftinguOnoinciiir *
que parti il miniflero dell' Oratore , "e
ÌQ»o
Inumzfow , Dijpiifiziow , Eketamc^
Memoria^ eVronun^iaTjoìifi^
JnuettzfOffe è vn penfiere, ò come dico-
no i Latini Excoghafio dtella colà , che
deue prouarfi,- ouero vn Verilimiledi
quello , eh' inandemo prouare , ed ef- .
(agerare. ' . %• ,
Si auuerta , che la Figura del Veri-
Cmile non fi hà d'amplificar moIto,per-
^he parerebbe , l'Oraaione foliè pià
della Figura,che del iigurato ; naa ben^
quando fi può, nel fine di ogni fatto,
con vno, òduc periodi allo più, farli
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X9(iere su di quel Veciiiavle; e die Ha
noto. . '.ì .
- La LiJpo/izmeèynvàéttermotdJim^
ò per ii]egU& dke ia^ vaa^^sdaiziovm.
.. Rettoricale co fé inueacatejComioQiatH
do dalle cofe inferiori- alJé ragioni più
iieruofe ben difpoiie, percheÒnoud/^«2-
perdcbet cr.efcere ; benché la prinu.ra?
gione deue efTer fempre neruola. . .
.1 L' Mheufjmie.twai accattiochgtenttt
idoiie^delle parole, lignificanti iceice^
epolice, perefpumer le colè iauencac
te-, onde £fbrim k Per iodix '
.> Memoria, è rÌQordo di colte Idi^f
gioni inuentate, difpofte, & adornai^
te conia fcekezza delle parole y ò delle
Là Ifromnciaxione è anca yna moder
razióne delie fudecte cole , c^zato al
ifiorpo , « quanto alla voce 5 col gefto^
.e coir enfkù. , più , e meno , rendendck-
Jemagiormentcamtnirabili^ >
Equeitaè tanto neceflària, e timo
|)EeuaIe a tutte le parti Hectoriehe y che
-Demolirne eilèudo naturalmente
-tónguato-, ecohofcendo quanto li c*»
di pregìudizio>'ad vn cke U4:biefiié^iQ2MAr
Jmt partes Qrationis l .quafi difpecaca-
mente, rifpofè, in véce didir<7tti»5'«Ci
funt tres ; Vjiontittc 'mh , 'Pronunciatio ,
. .A4 Prfl-
8 Fieri di itterica »
Troftuuciath ^ confluendo veramen^
tutto nella grazia del dire, e del talento,
quale lo. dà Iddio, e dagr iiuomiiiiiòló
fi perfezziona 9 per il quale fperimeatia-
itio, che alcuni li fentìamo difcorrere
voleotieri, ed altri non poffiamo iòfirir*
li; equedo nafce dalla grazia > e ^ma-
niera del dire .
Leeinqueparti dell'Eloquenza fi pa-
ragonano alla natura: fi richiede per la
parte deir anima, vu veloce ihgegnoa
ritrouare cofe fcelte , & hauer buon
ricordo di elle. Quanto al corpo , buoa
petto , voce fonora» lingua fciolu > &
vna belk azzione corporale.
: Quanto all'Arte , e perche fi oni
ànduilria lo fcegliere , e giudicare k cor.
fe ìnuentate dall'ingegno naturale.
Quanto ail' cflèrcizio,pcrche Orator
fity fi vafempre per&z3Ùonaado> jCOA
l'eflèrcitaie la profeilìone , e l'ingegno,
e la lingua al proferire , e la memoria al
lìiggcrire .
Tutte quelle parti , ed buona pace
degl'Autori, fe ben fono cinque , fi ri-
ducono a due , e^no Inuenzme, e Coà-
fimuTjone^ ouero Comprobazione dell*
Inùeatato.. Per, dirla in vna; Nel prò-
ponér , e prouace il punto. . *
. ■ De
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Libro Vrim, - $
$. III.
Di Luoghi Topici,
SVpponiamoIe per hora , che d'a-*
preflò , pòi nel fine metteremo le
Categorìe, cioè a dire le Sedi topiche
da prendere gì' argomenti della Retto-,
rica , per qualfiuoglia queftioue. In tan-
to daremo , fecondo gl'Autori , alcune
prime notizie dì detu ferie.
L't/^J2:<»»^W' è vna probabile inuen*
zione , che cagioll1^ la fede di quelle
còlè, che a dicono, ed ancora l' opi-
nione. ^
• L' Amplificazione dell' Argotaetito
è di due maniere: Intrinièca, ed £ ftrin-.
•fcca. ,
L' Intrinfeca è quella , che fi prende
dali'eilènza della coià . V Eftrinfeca è
quella , che fi prende dalle coTe efterio-
ri, cioè quelle, cheiono extra rem prò»
pojttam ; ma che ancora prouano rm
propo/itMtt.
Le Sedi, òi Luoghi intrinfèci Cono -
&did : Definizione , Entimerazion del-
le parti ,Notazione,Congiugati, Gene-
re}, Forma,Similitudine , DiiTimilitu-
dine. Contrari}, Aggiunti , Antece^
denti , Confa guenti , Repugnanti 9
Caufe , Effetti, Comparazioni.
Li Efirinfeciionofei: Pregii^itio,
* A 5- Fa-
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■ 1
*
IO Fiori 4i J{ftti>rica.
Fama , Tauole s Giuramemì , Tor-
menti, Tejftimoni}. '
IV. ■ ' r
De* I^ufgbi In$rinfecK \
Della Definizione fi trafcorre^ eflendofì
detta io{||cincipk>.
Ldk Emmeraxjon delk partL
«
X 'J^|gifl|ja«razioiie il ià , quaofio ì\ gèi
-1 j uej^lidiuide nelle iue parti, co-,
ine V. g. neir eflàgerare » efaeta Repu-
h^ì&idi Venezia pauièe penuria, iìili-
ui4« in enumerare» che i n o^ni Prouin* .
eia v'è fame , e careftia , come nella
Dakoazia, nel Padouaoo, Se ia ogni
Città particolare ^ e così d conchitida^
che tutto quefio Dominio patendo pe-*
Alicia., tiene ncoeffità- %Ae CoccoìGìh
.-.Se atmctf u » die l'Oratore non il di^
fonda, per non tediare , né iìa^tanta
• laconico , come quelli d'itaca , chcan»
^ci Ambafciatorì , per chieder foccor-
fo agrAteniefi , per fecondarli lo genia
fenza parlare ^ iàlirono sù i Roi^ri , ed
.'apeiti akuoì faecbi viioti , eò bóccsL
de' racchi fecero. T Orazione Suaforia,
cdquefte fole parole: Itac^fame periti
: , ».
" ' ' Digitized by Google
4- V,
t? ..I>€lle 'HptaTjom , e Congiurati. ■*
W ' A prima è Uthìmolo^y cioèia>d«ri«
j j uazione dei nome, ò della co{*^
Exemplu^ ; mirumfiquosfocìaiiìt no-
men'i fdciauìt culfia. Chrìfolog. de. Mtiuh
G^itL^ -Patria x^lator^ jr«'^^«^n B-n^i^
latuséfi , eroo optìmus Con fui.
Congiugati fi fanno col matar«.15<t
ftefìiò vocabolo i& più mamece » comé'
Auavo , Auafi^ia , A uarameute.
Argomento : Chrifko«ffoftò la pacv
M non l^ioftèwi , dunque non fei Ch»-
ftiano , o congitìgato da Ghrifto - j ^
♦~r' ; «• v^. VI.
: : ' SStà'Oenere della. HmM* •
I L <3eneie^è quello , che coctùeae piÀ
parti , quali tutti conuengoiio ^é-
efib gén^re^ ma fon ^ia f» &e^. «tl.^)e^*^
eie differenti . Pcj^efemfio: La Virtù
è genere ; dunque k Giuft izia , Tem-
peranza', Prudentói',?Sec* Ttìit«lbn^=
Virtù , ma vna BO»^'Ch^'ÌArd coilt
' Argoménto : li tale hà in 5è la Vircòv"
jUtale «malaJ^iazione Veneta ^dwoq^ >
non piiòhauer fatto ^alea quet^artJì'*'
colare VcuMùtBOUi • :' i
A 6 Fox-
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tz Firn di ^tmicét.
Forma ^ vna parte del genere fogget-
V. ,ta,CQme farebbe d ire : Quel Giouine è
amico deila Caftità^dun^ue anui U.Vif^
tù;. \ ^'
VII. ^
JD^iKn JSmi&tttdine , ^ DiJJimiìitUdìnt. \
LA prima traduce.quaIiìuogliaco& »
far parità, abenche fijno ,ttìfpara»
te. Chi iià deprauato il fenno y odoc,
JK>n£:nts^ cosi vn' Iracondo^ vbrJaco
4'odio,, quel che ia., non vede^ ^ituHk
ÀJcuni fi fèriiono de* benefici) , cornei
4e'&>ci; tanto grati^quanfiftfoa frefchi*
- .La DiiTimilicudine Argomentar co^
SI, v^g»Conuincere vn'oziofo con sSk
tempio dVn fatigofo; come direfilmo-
TArgoineato- , che fece.Chci&o a gli
Apoftoli , che vegghiando eflb: tntiai
notte io Orazione, quelli dormiuaso^
. V f ' VI".
Di. Contrarila t degV OppoHi.
SOn« .di quattro generi , diteti Oppo^
fti. Il primo di Contrarietà , ó au*
uerfione di due coffe , frà di fe ftefìÈ di-
StA^mSmst , come Viltà ,t Vizio'. Se-'
condo di priua«ìone ; come hauer vna*
colà, della quale le ne refla poipriuo».
v.g. Vita ,e Morte, r Terzo di Relazio- .
ne; Ci^n^Diice» & 'Mkmto,^^ Quarto
' di
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Libro Vrimo, 15
diNegatìoiie : edè^uand' vno nega 1-
altro, come ^ueftidue teunioi. Pio,
& Empio.
La maniera d'argomentare daqnefli
ò, con £ur cosi , v.g. Ama la Virtù, dun-
que odia il V izio. Li è cara la Y ita^dun-
que la Morte li fpiace . Il Duce è nelle
Frontiere , dunque ì Soldati, &c. Cur
fi^ vk pius f V9cas etim impium»,
• $. IX. ■ ' :
• Delli Jfggàttttiy e CircofiauH.
OVeftiibnq della coià fuccelEi; ùt
flettere al luogo , al tempo , a ì
compagni, dee. Quetti dell' Anima io*
no vizi), e virt^. QueUrdeicorpo iono
fortezza, cdebQk:;E,za^ bello , e brutto^
't. g. Il tale fàireduto con lo ftile fopra
il tal ponte vicino à^uel luogo ^ ou'è
iuccedutir r homicidio » ergo , e così de^
gli altri. ■ ' .
. . ' X
ANtecedeoti iòno , non come gì»
aggiunti , pei accidente > ma per
neceiTità congiunti con li conièguenti:
come era vibitoil Soie , dunque neceir.
^riamente ilfattofùdigiornoi. ,
- Confeguenti , qucgF atrcora per ne»
.ccfiltàconre^uifconoj&c- Tiene la ci*
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14 F'Ori di ' ^noxica.
catrice y dunque hàjriceuiKo>Ìaj&nta. i
ReipugnajQtlXonQquellr, che fièper
legge, nè per numero dilrcrifcono tra
cài : Come per e0ètn{ùaipi:ou(ry che
iion lo hà ferito; mentre eHèndoii gran?
de amico , è cofa ripugnante. . . ■ . v
. . : - §• ■' -•<*."-.. '»
• . > j.I . . ^ Beile C^iife.j . : .
LA Caufa è quella , che per fua ija^
trinfeca fortóiproHuce quello, di
cui è caufa , come- il- bnigiameato lo
cagionali fuoco. Quattro fono igene-
ri delle caufe . Finale , Efficiente, For-
male , eMàcenakv'La prima è quella
cofa , per cui £ 3 . La iècohda è qiiella
che fa, come il Soleè, che ^ iliadi. La
terza è quella ragioiie^ peiitiiliviià cofr
fi diftiaguedall' altra; come h raiiona*
iità neirhuomo « .La^quarta è quella., in
cui la colà li troua ; come ilmarhio, ò
il legno , ne' qiudi trouanfì le £gure :
benché ia 6iule il,a polla primai^ia, è
prima neir interaioQe, & vltima neir
decozione,' •' *
GUeifecti il dicono co' medeiimi^Oc
mi delle cauiè Effe8usfinales , <5cc sì che
quanti fono ì generi delie-Càalè , tanti
fonò i generi degli eletti.
Argomento ab effetto v. g. Ja sfaccia-
ta libidine parLOiifcc inJamia dii'nquC'
fide-
I
fideueitigìre: In quella parte è fumo;
dunque^ nectf&tÌQ >càe vi lì» &ìqgq, .
Della Comparazione.
OVando due cofe , ò più banoo tn
di efiè qualche commuAe fingo-
lanca > per la quale lì conuengono infie-
me: come dire , piò ilhiftco k fialìiM
del Soldato nella pugna, che nella fugaw
La palina è texmine: à tutù due.com-
mune. • '
Si ià» di tre fòrti : Dal magiare ni
.minore; dal minore al maggiore;. a
pari . Primo.e/Tempio Se non.Ja potè*
rooo criit}u«y ''dnnqiie*fiiciix> ilipoeraa
due y e pero^ppo&o & |^ i«kco, eò. que*
ila parola , molto più , v. g. ha foppor*
tato pazientemente te feiite , dunque
eo magis le paiole. ' * . Zi
< A pari : come Ifoerate hà riportato
moka lode pereffktMw> vo grandmo
ratore ; dunque tale co^faià, à
pari riporterà rifleiTa lode*
§. XUl.
IL Pregiudizio è ^ueH^ CQj& » cBe
quando lu ftatuita, portó.a* giu4^
candì Tefcmpio ; che deue &gnire<eos3^
V. Se r Oratore portali, €^e lìmi li
giudizi] fijooitaù flabiliti in. alxre f^ìatr-
Fiori di I{ettorica.
^t , oncie pregiudicarebbe i Giudici aon
farJb io quella , ed aaco iàcebbe pregiu-
dizio al Cliente , &c.
DaJJa iàmaiì argomeoto , per la
comuaeopinioae .
• Dalle tauole, fi £k argomento, co-
fliedalle publiche i(crizioflt>, lapidi , li-
' bri , V. g. coftacosi , e da quelle lapùli,:.
che diuidono il Dominio , &c.
Dal giuramento ; fi argomenta da
huommi , che con giuramento afo*-
mano.
Da tormenti ; prouando , che hanno
cpnièflàtoafbrzaelfirei j ouero ioo&<^
iàpeuoli , le cole che deuoao prouarii.
Da teftimonij^ quando moki TaiBst-
numo.
G A P. Ili
> *
iDc^a dìjpiì/kìw^ mero deUc parti
• . ' deW. Ormone,
$. L
Trinàpaìmente delT EJptrdto,
QVattro fono le parti dell' Oiazìo^'
ne , cioè Bfibrdio , Narratiaa ,
Confermazione > e. Perorazione » ò fia
Confutazione.
• L'ElTordio è vna parte dell'Orazione
per
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Libro Tr 'mo. 17
]>er cattiuarfi T Vditórìo , lo che filà in
tré modi ; cioè cò renderlo beneuolo ,
attento , e docile,
Beneuolo,ri^GOfitaBdo le Virtù deU^
Vditorio , e del Tribunale . Secondo y
l'Oratore di sè fteflb moftra la mode- «
ftia, el-humiltà. Terzo, fc dimoftn^
ismorianidia^ dell' auueiiària
Attento ; fe fi promette far difcorf^
di cofe grandi, neccflàrie, & vtilK , ì
Docile; fe modraremo di che gran
maceria li iì bà da parlare* . -^ì^' '
' Li Eflòrdij deiion eflère accurati , ed
accorti , cò bellefeat«nze , ed .accoace
parole, e di colè conuenienti al reo , e
di ciò , che vale ad allettare,, & ad inci-»
tarrVditore. ' '^^TX^'^-H-v-X^Ait^^'.
Vi&i>4ellli;0òrdio . Primo quanda è
così generica, come TOfficio de comue-
ni Stmàorum , <|iiale può adattarli ad Q»
gni di&oriò ^ Secondo , quando ^uò
.dall* Auueriàrio , per eficr commune ,
iiiutarfi cò poche parole in concrasìd-
fènfo,. Terzo , quando 4 lungo , nao-
ilrando imprudenza , cò tanta molti-
plicità di parole . QH3rto , quando è
traslato, ouero feparato , che nonap-
partiene a tal cgufa, ouero contra i Pre-,
cetti prefcritti all'Éflòrdio. l :
■ >.-% •■ .• ^ - . -, • . ->.- . . .
Delia
Digitized
Fiori di l\ettatìca, .
i . < §. IL - * -,
Della CQV^rmazÌQne,-
LA Confirminzione è vna parte dell'.
Qcazicme» che conMe ì&> quelli
4ìuerlj ..fondamenti, co*. quali & pcoua
k propofizione dellà caiifa.promella
BclI'Eflòrdio. . ^ .. . .
La Confutaziojieè{}er oppoilo^qwuK
do.noi-ribattemo, «.confutiamo le co-
lè , chi8 ci (3 riportiraois contrario , fc»
condoja £Uto deiiajcau^i. ■ ' - . ' "1
Lobato delle caufe è quella queftio»
Ite , -elK*iia£se:dalla prima dilcuflSone ,
V. g. Tizio hà comellò il Sarta , dice V**
Accufatore ; rAmiocatodifenfore dice
dinòi).dji.quefle due nafce il terzo,ch'è
kqueftione, v.g. fe Tizio vsò prima
eerte aftuzie , equaifiuogliaakraiimiie
circoftanza , d .1 Ila quale pofìfa dipende»
*c il giodiiawilfatto'del sì , ò del nò, •
. U GÌ32dÌGai:eiì. liidèriice xlaiio fiato ;
quale fi a doppo .vdite le ragioni,- eli
iot^isuaetiti ex vfraque parte. •
K Di tremaniere è io.ftatt> dvlk <jaufa .
res jtr, quU fu'^ quatis Ottf*
ìivi bà congiurato centra la Republica. "
( ^ res fit-y i QuU fit res ) Che
cofafùTarquinio/''Fù Rwino© , ^
Djcatore ? \ QualU fit ) -Nerone- fik
huomo, ò. fiera? Qualdi dua: Se la
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Libro "Prima, •
guerra di Cefare contro Pompeo , d di
Occauk) coocro d'Antonio Triomui'?
ri j lligiufta, òingiufta ** E tucte que-
lle cofè fi mettono neil' Oraftiodi per-
via d'Argomenti. ■ •. «
. $. III.
DelP Argomentazione, /
QVattro iòooiefpecitf , non Logi-
, i:he , ma Rettoriche da ibrmace
gl'argomenti: Razioci nazione , Indu-
zioni , Entimemi , óc Eflèmpi j . . Alk
quali il può aggiungere in voce^gceca
VEpicbetema , Sorites, Dilemma, r -i
■ Sogliono pifenderfi da j Lochi y tScr
di Retcociciie , pigliando colie fode > e
probabili da formarne gl'argome liti. >
Le cofe fodere cert€ fon qiielle , che
con li fenfi O parcei^ifeoaftA come fi ve-
comase opinione ti prouiioò
^u^lie f che , ò per legge delle eaufe , 4
per vìq » e coHume fono comunemente
riceuute . Quarto quelle colè , che fono
prouate , e daU'iileflì amuerlàrij^ Icmip
concellè.
$. IV. ,
Q Vetta èia più perfetu argumentav
zione, qual cofia di tré propofi-
:uojii . La prima è vnisierfale; La iècon-
- da
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-20 ' Fiori di p^ttarica.
^ è particolare . La terza è confegu ^li-
te d'ambkiue » v. g. il vizio , e li t iziofi
ibno alla Republìca pernìciofì . Tizio è
TÌziofo, dunque Tizio è alla Republicà
perniciofo.
$. V.
DeìP Entimema.
L'Argumentazione per entimema è
di due fòle propoiìziooi » e fi chia-
ma parte dell' Argiimentaziooe imper-
fetta, -cotae \. g. rAuarìziaè vn gran
male , dunque il deue fuggire , eilèndo
in quefla maniera più riftreto^ , ridu-
cendofi quefta al Silk>gÌ(hK> , diiebbe
così : Ogni male fi deue fuggire ; l'Auar
xizia è vn gran male , dunque^&c.
* ' Deli* JadusoMUie,
L'Induzzione è vn' Orazione ^ la qua-
le fi deduce per enumerazione; e
^iù coiè certe , contennce fi>tto il mede-
iimo genere , v. g. Se fi argomentailè
così : La Giuftizia è lodabile -, la Pru-
denza è lodabile; lodabile ancora èia
Temperanza , Scc. dunque la Virtù,pei:
fe fteilà > è lodabile : ouero dunquèo-
gni Virtù deue' Jodarfi. Onde fi vede,
che tuue queAe parti fi conten gono lot-
to il genere della Virtù , e per enume-
razione fe ne fàrargomento. .
■Se-
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I
Libro Trjm.
21
Secondo modo , fi fi l'Induzzione ,
per varie comparazioni, ò interrogazio-
ni, òrefponfioni. Eflempio: Quarèil
primo trà gl'afliri ? Se non che il piià lu-
cido. Quarè il più nobii frutto degl'
arbori ? Se non il più foaue . Qual'è trà
i deftrieri il più nobile ^ Se non il più
veloce . Così parimente trà gì' huomi-
ni, farà più illuftre , non quello, che
vanta folo i natali ; ma quello , che hà
lo fplendore delle Virtù, ed è tra gì'
huomini più virtuofo di tutti .
Due ccfe deuonfioflèruare neirin-
duzzione. L'vna, che le colè, quali fi
prendono a num:'rare, fiano cofe non
dubie , ma certe . La feconda-, che là
perfona, per cui fi 0 l'Induzzione, vi
habbia qualche fìmilitudine , e caufa ,
che fi tratta , & habbia fimilitudine con
l'altre caufe.
Ncor quefto è Induzzione Retto
jCjL rica , ma imperfetta , per la qua-
le da vn limile argomentiamo nella
caufa vn' altro fimile , come v.g. Pietro
ruppe l'ordine di feria quarantena per
il fofpetto di pefte , e non fò condan-
nato a morte ; dunque Francefco , che
bà commeflò la medefim^ trafgreflione
non
§. VII.
Dell' Ejfempio.
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XI Fiori M ^ifiopca.
odn deueeilère condannato a morte. O
pure, fa Giuft/zia confifte nel mante-
aere l'equità : Se in<juefio cafofì diP
pensò Antonio , Tizio , e Silueilf o ;
dunque il non difpenfàfe quello nù^è'-
rabileè vn farli ìngiufiizia.
■ Sìauuerta, che quello argumentare
dair £(ìcmpio , il diiiènice dall' argu-
mejitar per Sillogifmo , ouero Entìme"
xna ; perche in quelli Tempre H affiime
vna propoiìzione vniuerfale, e fi con-
chiude vna particolare , ed in quefli
da v-na particolare ad vna parcicola-
jre . DiÒerifce ancora dair Induzzio-
x>e ; perche quella origina la propofizrio-
he particolare da più propollzioni parti-
colari, enumerate; ma rEdèmpio-tii
deduce da vna fola.
Vili.
DeìP Epicherema , Sorites , Dilemma,
L^Epicheremaàvzk brcue argomento,
' che tutte le parti vnifceinvno;
come: Senza eaufa il Seruo accula il
Signore; la quale argonieotasión^^ig*
giungendo le altre parti, fi riduce al •
Sillogifino , V. g. Non deue il Seruo
accufiur« il Siguoie ; quedo è SeMo dì
Fabrizio ; dunque non, deue accuiàr
Fabrizio.
' Sorhes è vna generale argomentazio-
ne.
4 •
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. Libro Tr'ma* '
*5*
nfe, quale compiette molte particole
iotto^iiè.cun^aktamente, che vaari-
ehiam»llti^ltc^ , v. g; quel ,ch'è buono, è
^cfiderabile : Si deue cercare quel che
é^ebito di cerco»: -DeueilappcGniare.
^ei chiè degna d'qiitèr approuato: £
cofa lodabile , dunque quel ch'è buono,
- ìì Ùilemma è VA'acgomentaAÌooe . im«
perfetta , che coda di due parti contra-
" riè , quali ambidue , T A iiuerfario ci
•concede , v. g. Se £ano implaca^iii i fu-
rori, fegno è di fomma afprezza: $^
fono eflbriìb|ili , legno di foinma gen-
tìkzzt : Concèdendo ambedue queile
propoiizioni rauuerfarjo , (è ne deduce
contro di lui vna terza cofa.
-comprendere hitte le parti próicipaU
dell Orazione cò fomma breuità , acciò
reflino a memoria, e più facilmente
-peclhadkio il noftraintentOk
Due parti principali contiep^ , cioè.
Amplificazione , & Enumerazione.
Quanto al primo : Se l'Oratore muoue
sè fleflo , iàrà fàcile , che muoua gl'ai'
tri . L'EQumerazione li fà-quando , cò
E
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24 Fiori di ^itmkà,
qualche garbo Retcorico, di tp^o li
Difcorfo fenefòvna Repetizione brc-
ue , ma non già infilata , coméileinam^
belle» òiìanJ^taralletti alia caouccia,
ò ad vn £io » zua cò qualche diQ>olìzia-
ne di ordine » e cò qualche figpira^coine
fi dirà neli'appreilo.
Quanto all' Elocuzione , ne diremo
doppo fommariamente le cofe princi-
pali, iheatre , fecondo gl'Autori, è vna
materia vaftilTima ,^ualeiielle colè in-
feriori potrà iludlarfela da se, chi ne
^nto.
Tanto bafli de' primi Teoremi della
Rettorica quanto a* primi elementi.
Della memoria , e della Pronunzìazio-
ne, benché gl'Autori la traicorrino ièa-
za dirne coià alcuna , noi nel Libro ,
che componemo per diuertimento la
ièra , ne &remo le iìie lezzioni a fuo
tempo ; e della Rettorica infegneremo
poi le prafli ; confìftendo il vero faper-
ne , non iblo nell' intender le regole ,
ma nel praticarle con ia diuerUtà delle
compoilzioni , fcuti Deo anmentc ^ &r
remo appredo.
•
CAP.
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CAP. IV.
Della Ziocfizione , e fingoUrmente
' deila Teriodo.
*
$•1.
I
DeìU Veriodo in geHerale.
DAI greco. Periodo vuol direcir-
cuico , onde poi da quell'ambito,
ò cìrcolo di parole dicefi da' Latini an-
che Periodo.
Due fono le parti , membro > cioè a
dire Cùlon io greco , & itcifìm , quale
•i Greci dicOìQO cmma , cioè troncato. \
11 Membro è vna parte perfetta , che
defìnifce vna fentenza , ma refta fofpe-
fa, arpettaodo il refio la mente dièU'
_ Vditore , in maniera che l' orecchio
* no n refta totalmente pago , e così pari-
^ mente dell'altra parte.
L'incifo è lìiQilmente iènib-imper'
ietto, come v.g.Inquefia caufa tanto
iniqua ^ in vnf tal perturbazione idi
. tempo ; e limili ^ alli quali fe fi aggiun-
ge y n' altro uonco , v. g. neflùno è ; an-
cor fè aggiungi queft' altro membro,
farà periodo compiu; cioè: Che non
il imi molto il trouarfi in Venezia, 9r
B piéf-
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3t4 Fiori di Ì{ett9rìca. .
prcflb h giuftizia di ^uefto rettifllmo
Tribunale. ' "
Si noti , che nel dire Periodo , dico
femfq:e «ella maniera iìdiietta , cioè con
la numerolità di tutti i membri vniti . Il
dire fpezzato è vq parlare a membro ; %
membro , come v. g. Jl Morofini , Dio
lo fènafcere al Soglio; la Virtù Terudì
alla pietà,* il Vaiorei^coudv^fè al po-
llo ; ^Digoiiàgiifabi^G^ JoScefcroi;
ir l^Eqiùcà^i diede ìnmmo il gouernò.
zi^come vn Mofaico,
' IPer j^'inciiiaocor è U iàrne TOra*
' xioM , «on «ennmeraziotie : come It
facead««ée>£uicÌ4i4ii ; < ^««m^ratioaef
il traiètiilare , il digrignare, fai*
^rllare, dire iniJzzie , andar vagando,
ttmadsrM giuochi, a t8i«f io* ^rei"
. ■ i II
VIuj4leJia Periodo: PriiDo > quan-
do noa è numerpCa , e non ,
4rioè corrente: Secondo ,fe giunge pa-
■mà^ f ^kt noa impttrtànc ^ mai^po-
Ae per pontelle di fi» aiffliaiiia t Terzo»
iè nella ileda forma (emfte ^a Perlo-
id» fegi^ aM' «Itt» , ld«Hc cagioia va
. . No-
- Libro Trimo, zy
Notifi, (ècondo Tullio J^f. de Ora'
tore, che la Periodo allhora è perfetta,
quand'è numerofa sì , ma non così nu-
merolà , come la Poefia , che paia fatta
ad arte; nèdeueefTere così fuor di nu-
mero, come il difcorfo naturale del
volgo; ma in maniera, che ci fia l'ar-
te , e paia della natura ; dello che deue
efifere giudice l'orecchio.
Per qual ragione hoggidì piace più
quello ftile fpezzato , che quell'altro
della Periodo rotonda ; Queft'è , per-
che la noftra natura inchina molto alla
varietà; onde ci piace più veder vna
corona, che fij di varij fiori, che fe
fofTè folamente di Rofe . Sentiamo più
volentieri piùmufici vniti, che vna
voce fola; e ne' giardini , quello difpa-
rato intreccio di varie piante è quello,
che più diletta, ed anco icibbi (dice
Agoftino ) vtirietate placenta e maffima-
mente nel (ècolo d'hoggi, lo Stile detto
Laconico, ouero Concifo,èquello che
tiene il primato : ne diremo apreflb il
vero modo di formarle.
$. III.
Del ms-do di contejfere la Ver'wdo.
DVe colè deuonfi ofleruare nella
Periodo . li maneto , e la dila-
B * II
I
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a8. FmiJi"I{eitorìca.
< II numero , fècando Ariftotile itb. j»
ca)>. 8. è vn cercò Ritmo non-efquiitto^
sè canoro., comeaeliePodlìe^ne'Caii-!
ÙQÌ.^ ma così difinuolto ^ e così occul-»
to, chefìfènca, nòti sàqtiate ìooflèr-
lidbik armonia nel conchiuderey che
paia^naiì naturale. • .
' Quefto nùmero coofifte , ckeikno
le parole tràiè fteflecosì adattate» &
intreocigce ». cjbie . faccino all' orecchio
vn certo fuono j come direflìmo letre
drj^ie , ciìe dando l'vna mano all' al«
tra , concordemente ballaflèro; deUo
che fbmmamente rvdìto fi diletta.
Pendequeflo numera d« certa quaa-
fjtà delle .iìUabe, con vna iaduilrioià
collocazione , e difppfizione dellepa"
role , e delie ièàcenze', e che foaue*
^ente renda l'Qraiuo^ejCortenteje non
da qualche parte maacl^euole » e zoppi*
canté. . '
li modo còcui ficoneìlia il numero
airOrazione fi è , quando la commiflù-
ra, e la ferie delle parole fudettCiCosì
infieme fian vnite , Qhe non vifm oo&fy
che offenda l'orecchio. SecondariameA-
te j anzi raaflìmamen^e fe fi ofiféniano
certi piedi nel principio , <e- néLfine di
terminarlo, ch'è il pKìncipale.
Finiice decQrofamente CQJO^razia
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Lihro Vrìmo. 29
la Perìodo, quando cò voci grani, e
lun^-he fuol terminare : E fia redola
Angolare , che le due parole , cioè la
penultima , e IVltima , vna fia di filla-
be fdrucciole , e Taltra dVn quatrifiUa-
bo , lungo, come v. g. dicefi •, che fia
comparfoneir Vngaria vn Trace ardi-
to a fare vn formidabile accampamen-
to. Quelle due finali fono, che fanno
il mirabile CQncerto: ficòme anche fa
così diceffimo nel Latino. San Leon
Papa da buon Rettorico, parlando di
Roma fantificata , e prima idolatra:
qu^ erat magìftra errorìs ^ faBa efl di-
fcipula veritatis . Chiamano la cadente
con la folleuata; chela Periodo par,
che rilieui , e Tullio nella Filippica 2.
ìiegcit ìudicìim homìmm , in magi/irati^
bus mandandìs , corrumpi voluptatihis
cportere .
Mi chiederà la loro nobile accortez-'
za : vtrum ; Se deue fempre in ogni Pe-'
riodo deir Orazione oflferuarfi quefto
mètodo? . .
- Rifpondo : Signor nò ; perche fk-^
rebbe vn vizio grauifiimo . Vero è, che,
il numero di più parole concertate è
fempre necefìfario, ma il finir fempre
con r ifteilb metodo , farebbe , in vece
d'apnoflia ^ far vna tediofa continua
B 5 can-
Digitized by
I
m
3x> ¥ 'tor% di ^tmica .
qùando; e né.H'alue Pcr^ifimett*
quifii , lo che (K>i>'k fetf » &.i«Oli»
ttaii«ffCsiQif«i?a.
l^^iatazione , come porta iJ oame, è
A^^uaU»^ che poteodo&cèiH-euì parr
fpiegare « H amplifica eò pià^pafae»
Is.
Sl oAèrai ^ che^ogai propofizione,
elle deuediiatacfi^ ^ confiOA iskvoaibt
la parola , ò allo più in dué »comQ diie^
la^udk>y io.ftdBMle ; ep^r fcooodo^
rigBOfaa^e 4 T^pc^^ p^òttcera cò
tiè parole dilatarfì.
^ Si fà e^licandola per Sinonimi, ò pet
▼arie figoificazioni , òper defùnzloiit^
òp^e0ètci, òperalui fijSttQsicLmo-
di , quali nel Capitolo 4^ •4n^ì^tim
Se da quefta voce : Io fiudio \ dot
oefHmofar rAmplificaziooe oeiUPe-
xiodoy beachefiion habbi'a parti , efStm
do v a fol veEbo^ e non pcop<^Qziinw fti
luogo di patti hi li Tuoi aggiunti yOU»a
detti isi Grammatici adiettiui , corno
V'gri»pc«iQi»«»cèiftJlàiidia* U fine per*
che
kj ^ jd by Google
ehe teiimt librila oaniioi^ e pcf &ap^
^z»t * anciaìl luogo ^ c»^<aiid«»««^
tenderne della itoonki .p»po6fflo««j
Non vi metto glicflèmpi j , per non ef-
fer lun^^ epet ciIèrYQi gjouani capa-
rmi ■ l. i\
Oa drqualfiuogli» Iwiòd© qai6»
tratta, ma di quelle folo,.clà»
c&ÙAitÀiéM jfsucà ^ìaè antecedeote,e
coofegucnte-, dette da Q teck^vóàa^
lMBb|iqmfaufatfa,te»y eoòquefi»woa|poj>
ne j<? pacùcofi viia corrifpondcmte cojh
giunzione legate cràd'efié 6011» il bcà
Le congìunziooi fono, Bmdbe » Ao»
COrcbe^^» AimfiDgadie, Q5»atiniqae,a
yiiltrifpogdono le cóniègueatL:. Non
jQsaty perdirla.^ niente di iQca$H
ed ancor quefte 1 ficome ^. g. a anca»
ra , quei che, s'oppongono , come^Ioal^
^a. ét efiitiHtmif PC, qBcfla ao* iòlo»
Jpa attfrQKa.^ quante v^olte , tante f^tte,
quale, tale, donde, doae,Ìui,dt'%
'«m > a^kbon , nlQ > quanto , tanto»
-fi6 cosammo , &c. Quella, partico*
■lar, benché petM^rtopie^vii^^ttB^
B 4
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Fiori di B^mrìta.
guentci edi^uefti vi fono aJtri fimilì ,
<le' ^Jrnoit pòrta cilèmpio ; perche il
medeiìmo vjfo l'ialègna.
J. VI
' . • ì^crf generi de' 'Perìodi,
A Ltri Ibno Quatrimèmbri , altri'
iJLjl Trimembri , altri Dimembri ,
^ altri d'vQ ico membro : Grecà i. TetM-
etkti ». Tricolos^ j. Dìcoks^ ^. Mano^
Dc'Periodi , altri fono Quadrati, o-
«ero Rotondi , quefta dicefi figura per-
fettiiUma, così detta, parche cofta di
quattro parti tondeggiate, aguiiàdcllo
«fcrico mondo ; delle quali lè due pri-
me corrifpondono colle due ultime , e
fanno vna vaga compitezza nella Perio^
do tondeggiàta.
• Altre Ibno diiTuiè , volubili, contefte
di più membri, cò lungo circuito di pa-
role, inguifàdVna quadriga corrente,
ò dVn fiume , che porta le ièntenze sù'l
dorfo.
, ■ Altri fono di membri difiinti fpefll, e
rotti , come di ciò fopra diceffimo del
Conciibw
, ^ Pella Perìodo , fopra tutte le opinio-
ni la definizion d'Ariftotile èia mi-
gliore., che^^ Oratio^ qu^per/eprin»
f{pium habet^ Ì3n finem^ ijrtfacikm f«-
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Libro TrlmO. ^
fpeBu magnitudinem ^ volendo inferire,
che la grandezza fia moderata.
Che cofa fia membro ; e come poflb-
jiodiftinguerfi.^ Rifpondocon S. Ago-
ftinO;, ohe fiimaeftro di Rettorica in
Milano , cuìus membra ftifpenduntur vo^
ce dicentis y donec vltima finìatur. - i
Quanto a me , la differenza tiitta
confitte nel verbo y v. g. fe fono due ver-'
hi; ogni verbo fà la propofizione : co-^
me: Io amo Pietro 5 e Pietro fdegna l'-
amor mio; efe il verbo ,egli fteflòfer--
ue per tutte due le propofizioni , come
v.g.r Arte è lunga^la vita è breue.Queft'
è periodo , perche hà due propofizioni,
per il verbo due volte replicato.
Auuertafij che vna propofizione fo-
• la mai può chiamarfi Periodo \ almeno,
per edere Periodo , vuol efTer di due.
Seruadiregola, chefe la Periodo è
coftituita di meno di due, il circuito
non può farfi.
Notili, cheli membri non deuono
eflfere così di(uguali, che vno fìa più-
lungo deir altro , come vn membro di
Marco Tullio in CatìHnam , fù oHeruato
efier di quarantafei parole; fi richiede
in tutto la proporzione.
Sia voft ro documento , che là Perlo-' ^
do, benché fecondo Demetrio, vuol,
B 5 che
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«
If 'mì 4i Inimica.
che poiia eilèc di vnded ixi«aibcl ; fia^
Jcgge, chenonpiùdi^uattiQ, ni^gmiì
4i,due.^
. Mi ù dirà, die Maivo-TiUUo
tua Periodo lunghitoa al Secato ^
^aada di Aia peiloM. Vi dò dmian^S
per dociunepto.
Se la materia che fi uatta^ièdi <}iuil-
«b« fiipplica , per k propria perfona , 4
per altri, fipuòprejqdfr tosa» djidif*
iSeodece k Porlo^ più / ma fè^ ^«i
tji iì tratta con eguali , ò fi cmaodn^
ad ittfcricufi » ik corca. ,e breae , ch^
Ita poifìblle , anzi di parole «ood^, e
^za membri; come colui, ciré fitmi^
iè a comaodlate k fesiiitù c6 cenoi
Mesa ^arkadoii co» ij^i^ùaii, imù
Tifi conièrua la gr^uità..
O0èr«iiì]|»'awttbctcontrapoili IV
.®ialia;,^min«€ti«&2- ^«fie-j^ttie/pac-
c^xtdaU moate Ad^c^jt £>ka»coto kQ«^
ni k terra , e caricando di fafli l'EUfti;!
Si fugga- il uofgpo^ ornatQ» posate
ineruailmuoucregliafietti: Écoófi.^
ck'.cikndo i ^ t t ia Sfeca pA0loiie delk
"Beriodo il teaes^iò^pelQ^ i'ank
mo di chi aicolta , k iUA&k99a% kcsiii:^
tedio : e (klk Ata^ofe aai rimetto al
E di
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• ' E <lf palanco smmtco il Leitosè «all'-
altro iccicca, -che aoi dirponiamo per
le Stampe , intitolato : Il^ouixxP in Vhìh
. Io tasto darsnìo qualche» altra
aniuenefiza , per VQftro inck izzamemo»
da priiicipiaati.
/ Isljimera Oratorio^ ■ -
LA Periodo vieo anche chiai]i^tafiii*!>
mero Oratorio da Cipriana nel
lib^ quale Aon fifà pec JMitiijMiasiioii^
di piedi, come la Poeiìa, ma per imi-
taziooe , e per cerc^ar^ionia (ènfìbile ; -
^fttat»«neoca fi giunge a focmafla pòè
&oaa aoBerciria, » asformandoii lo ftilì*^
ianatuw, '
^: Siauuerti, pevferbar detto tìumtt^
^moro , d» fuggire le Sindi W& , d fiftatt- >
«UììoqÌ dirvocali , come yukurma aer^
JbtfM^, doue fi v^de quanto molefli ro^^x
mcliio ) quel la, Ae , & io* mcolbm- ■
di vocali. • ' *
Parimente (i deue fuggire il cotNsAi^
iodi più coaifiManck, qaatifiimia
barerò iÌHUwe , eome Mg^ Xenfu ij^i^k* a
ri/«»2 exemu ad bgìlum : ed aitici fìmili ^
difìbné , ma dizzioni volgari , come* tsttf^*-
troppa asiaiai»! tea, tto, tn. ' > ; ,
; Sia dunqu^regola di miCchiare le p%ti
^<Jbe
B/^^->''^--.teii«
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Fiorì di Stòrica.
••'^tei^ano Tordi n€5 grammatico, ma fac-
«noairorecchiovna gratilUma armo*
jiia.
Ordine grammatico intendo dire ,
lioittinatiuo , verbo , e-poi accufatiuo;
ed apreiTo il foftant'riio Tadiettiuo .Ho-,
ra queft' ordine il Rettorico lo riuolge,
c fìane efièmpio nel latino, v. proditi
hanìnis pater è gremìo tenebrarum , ai»-
que vbt ficctndem dejìderium fiù fauch
" hus proiuìis Aurora} , upstens lumimk-
femrata per m^cm f^derihus , erumpit
in feenam . Cangia <jueft * ord ine - gram-
maticale ^ cò mutar l'ordine» non le
parole, ci aUuerteilIuglarij, e vedrai
quanto più riclce grato , ed armonico*
air vdito ; Vrodit è tcnthrmum gr ernia
htminum Va ter, atque vbi prafuijs ^Au-
rw^ faeil^ fm d^fdertum accendente
feuerata per noSem , fjfderibtu. lumma
repetens ., ermpit i» feenam y Se io di-
rci : in feenam foeliciter ìam erumpit..
Auoercenza voilra iàcà , che non ii»
f^pre la Periodo con la.medelùna Br
nàie ^perche , fe ben ottima , pure , per
cflèr troppo replicata , recare bbe te-
dio. .
_ • « «
Diceflìmo della penultima in Datti?.'
^o,^ò ixadtzzione cadente, e l'vltiraa
^oibnuta, &adei]R>yiauueito> che IV
viti-
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• LìBro Trìmo. 37
vltima vocè mai deue eflcr breue : reto
è , che queila regola non s'hà da oflèr'
uare così rigorofa , che qualche volta"
non fìnifca in fdrufciolo,fe così cade.
Si sfngghÌQO' nella Periodò i verfi
perche degenerarebbe V Orazione ìa
Canzone -, e perderebbe la fua grauità :
qualche volù be^sì può qualcheduno
di graue Autore inièrirlì , per conferma
di quella cofa, che E tratta, ma extrtf
Verhdum. • t ■ ■
' Si habbi ancor prudenza , ne forte inr'
gannaci dal troppo amore di far l'armo-
nico numero, non deflimo in Perifolo-
gie y ed in Perifrafi , e paiììamo per il
iudo Afiatico , ad vna naufeance dici-
tura ,Jcon la lunghezzajmentre quel che
fi può dirC'COft. vna parola , non ità be*
Jie , per tondeggìare la periodo , efpU<^
cario cò molte, ma^più tofto aggiunge^
te al tri membri ; per fare la Periodica
ionorità .
aggiungo per vltimo vna delicata
auuercenza, così nell'Oratoria, come
neU'£p»{i:olacia . Suole auuenir taiuol«
ta, chefei, òfette parole tutte finifco-
uo nella fteflli vocale, v. g. in E. ini.
lo che il deue eaitare, e framifchiarne
qualch' altra , per toglier quel e , e, ey
i,i,i.
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4% FioùM MfUmca,
Sia di pari accorcezj^ fuggir iepra -
tutto moltiplicare le dizzioni , che iìni^
&oi|QÌiiil, òiaV; pecche iìb bc« Tj^U
tre in A» i^ E > in O , paiolo più
kiabili, ed in uè dizzioai 2 uou pii^^e
^o(b£&ibiti, non però quelle uà vat^
no amoafittono la iè(»ji44.; « ia ca^ioi^p
é, perche il dire , i« ijs iudidjs , iw ^Àf.
bunnis . Quei fpeffi I , fofittttt I, I, I, I ^
quelli Vy moltiplicaci ,faciu»t mkiMUttK
Cujfor.um , Ì3K. x^t expeyicmia , yfwf
qusudo , /ff^ fcviift}»d$pa$éit^ 1,1, ^i^^H»
catìfacimt b'mUMK^miS* \jKvUifiJu4$k
faciunt vluktut».
Anco aimenice a non coaùiehire 1^^
parola ^guent» ce» la vocaJ^q, cb^ figir*
^e ; e sfugirlo quanto fi pud * ma iqi '
porta la dicitura , puoi correre : vero èa,
€l)eperlopiù^4^«iwff/ , 4ik émri
C A P. V;
$.1.
Deffg Figure in gifnsrt.
SOno le Rettoriche Figure Je gemme
deli Orazione » ciie abbelliicQoo^
come
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forno» aFiia4b.kk Dame li gioiciii , e le
. collaoe d'oro. SonQÌaiòauna leilello
dse' fogli , I fiori delle catte ,e le Veneri
^4ftl^bem>^oò4euGciaue^rik Unga»}
Figura y è vna canìfisnnazio^e di'vim
più galante efprefiìone della parola, 6
due £btxi iòiioi' ie • Figuréy
fono delle parole , dettedaSreci Tra»
fH Akcefofio dcJ4efènt^e , dette da
> weddìim.iicÌM;iiB«i»9 «h' è eoa» dssc i
ftatua raprcfèntatiua. •• ' * • . - ^ ; • '^i
IL. Tropo t xi^ da Grec^ vnoi dure
traslato , è vna tralpoiizione della
patokt. vE' di dee maniere. Si fàli»vm
paiola ibiit^.e può iaris aneora m '^i^
parokr:
~ Seeoe.Trppipoi&iiaedir tir ¥1} veri*
bOy cìoé^ Metafora^ Siueddéebe y Mm
tàuma: y „4juonmafia , O^iwa/^j^À^ ^
Cafaerefi , Metalepjis,
ìd»aphn» t «US. tcasiniSoM» del
prppriaaU'iUfqpp^io,^ v.g^No&epox
prip del fuoco y ma- deirhuomo ii ^u»*
4M;«&tÌBMx Sqpidono ktfiBnme,
parkoa^Tci^meocL
Sùteddcclix i Quando la parte il pneo-»
de per ìì tutto ^ il tiutQ.per la parte ;
la
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4o Fimi df Bfttofiea.
k nuterià per la colà j ò.raocecedeace
per ilconfegucnte, v. g. i. ilChioftro
per il Coàuento-. z: il Tempio per l'Al-
tare . . come leiète- pec la vede . 4. T-»
Aurora per il giorno. . •
.* Metonomidi E' vna trafnominazione,
quando per l'efiètto mettiamo ia cauia v
e per contrario: come direflìmo il ca-
loje.periJ fuoco, óil fuoco per il calo-. •
té ; ò-intesdeflìmo Cerere per il fm-*
meato, jftimataoe cauià- e£&c ieme , d
Bacco per il vino. . / •. . . :
tAntonmafià: £Wiii pronominazio*
se , come dire T Africano Eroe per Sci-
pione: e fimili; l'Aquila de' Dettoci
per S. Agóftino : il Sole delle Scuolfi.
per& Tomaio , &c. : 1 .
. Ono/natop^'m : £^ yna finzione dei
fuono della voce , per qualche fimilitu!5
dine , come il fuggicò , pér quel fteme-
se c be. i&ano i Leon L
Ctitacrejis : E'! vn' abuCone d' vnli-
gnificato , ad efprrmeme vn altro , co-
me^direiiìmo particidioyl'vcciiioaeyche
fece d' Abelle Caino ; qualin fatti fù , e
dourebbédirfì fratricidio. - -
. Metalfpfsi lE^quando vnadiszìoBe j»;
mercè gì' antecedenti-, "fignifica vqì^
cofadiuerfa dalla Tua propria fignifica-
ak>ne : pqfi aUqjuot ma . regna vtdi^tti^i
. k, _ by Googie
Libro *Prmò . "■ ^.t
po molti anni mirarò T ei)tài« , mascè ;
cheper l'Arifte Teflate, e per l'eflatc-,
granni s'incéodotio. -
• ■ ; ' . ' • •
. . f. III. • ; ;
"• De* Tropi in pià parole. • . * >
QV^otifono i Tropi, (^uali'ki piit
parole fi verfano.** ^
Sono quattro , cioè : allegoria , Ptf-
rfrafis, Hiperbaton , ed Hiperboìe. :
Tropo, akrocò|)ar<F
le, altro col fènfb fi dimòiha, come,
per dire ; Per^dette la (lia robba Viidke^
hebbe vna gr(Mi tempera , fece^ft gsa»
naufragio. ' ' '
Verifrajìs : Quando cò più parole (pie-
ghiamo quelIo7 che (ì pud ei^rìmere
con y oa j come in vece di dire: Magi^Vy
pon vna parola y dicefi : Quel!' huomo, •
chèt*imbeiietce il latte delle «iottrke^ -
€ potrebbe dirfi : Il tuo Maeftro. • »
Hipèrbam: E* vna tràfgreffione , e
Vii'muertimento dell' ordine delle" p^
fole , come in vece di dire , per la qua!
caufa , dicefi quA de caufa , in vece dì
dequacaufa . • >■ ' "
•*H^erbok : vna figuri» d'ecot0by^
yn fìiperlatiuo , che eccede la fede hu-
manaj come dire: Il.CaualIo , più ve^
< ^ loce
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^ Fiori dt l{etmica.
. . : §. IV. -
DeUe Figure (M* pmìlLj .
D Iflfèrifce dal Tropo la Figura ver-
bale , la quad<( oca è traslata , ma
èi'ifteiTa jjmik ;.«o«ir kkFIgw di Re-
Ribaldo. ' ' ' . ..V
• . Si ^kM»- per t<i modlw per, addi-
zione « fsfmm r^[0m|t«»-iSHNniBM»u
pec 4f (^ìL%4ÌC(P^ a.i|^aadofì:ta^iei^l-
cW pArpk, come V. g. leaarc le Goqr!
$^ V.
REpetìmi E' vD^omificiacqi CoaÌ4
ftefiìi ptioICy molle Periodi ^ ifir
che mi fì),.^c., ,. - ' . . .
> .C«w«i^:Q^iidc»liitiaiUQ nelle me-
4<efi«e \(oà; ectnqe v« g. S«iinit^i|iiefl9
loùdi&aderQ . Se .pioowetti» 4» io
ti difeoderó , e firaMi..
Complexioi E' qojindo, cooM-ft cor
J iniaaiìBO»
• . ^ Cojf-
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pmbi ^.«ittlpiEf!acipk)t^ à liei messa» ^
per mpgljQ. cfprimérii, fI^«ippptA,
g.air Amico , atl'kiifliGè^eqiiefto.
Sinonimo : E' vn'aggreganréttiecft Mt
furbo j fcclerato , &c. . " . s
$. vi:
parola ,che fàcilmente vi s'inteadij
60mftv. g. Gi^ veggo ìuoimm&^sii^
poli y pia^ges ffairnfT ^ vi i^num^
quella parola , che manca, cioè Vi^o. .
•AdimSio : QiMn^ piò fèatenze (ì ri-
ferircoBaadvii iì^ vccbo^j, coaMiNiuna
cofa gli ègrafà^.nooie ikaale^ non 1^
X>iJm^io\ outìSoMìffbluwn» z.S^Ql
quando leuate ie congiuazìoni ^ cioè
ftn» ^ydi' JT/. ìd^i i li copijJano mol-
i« te.
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44 dm^tùfka,
tt 'propéfizioni; come v. g. I ftoili:) del-
le lettere dilettano i Saggi , erudì&ono
i Gipuanì , educapo i Figliuoli, &c. *
.'■ IkMc Figure per Similitudine: '
PtArìtnomàfia ; àttX'i ^Annomìnavone^
quando muta oò qwdefaei letteirar'
vna parola dell' altra ^ ^ lì pongono in-
iìeme le due fudette parole nell'Orazio-
ne ; come v. g. ire ad leSum efi tre ad
tkum , efimUL .
SimìUter tadens , Ì3r^ definens '. Quando
due, òpiò&dtenze, coa ìfimi1i<e«ifi>
cmeialari d'Orasùòni ; ouero^con .fimi-
li^udini^finiicono > comev. g. I Popoli:
obedifcono alli padroni> oilèquiatig,.
tributano» &c. .
Ifocohn; onero Comparazfoue : Quan-
do due-propofizioni hanno i membri d*
^udii-fill^; comedi quefteiii'mokc^
^gure lineate il TeÌauK>) ed iniègne*
remo più apertamente nelle Figure deli
leSeiicem». .r-.-.j. >^
Delle Figure delle Sentenza. -
QVefte fono quelle maffime , e pià
ftimatiillme parti , che CQntenga'>
la Rectorica ; fe li iapranno adufare, co
moderazione , e prudenza , nòn vi fiieà
CO& più nobile ncU'vOiazione ; . nut ie
con
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Zibro.Trimo. 4^:
con arditezze temerane ,lò poetiche
pneB2Ìe,non,vi-^aacc^ più viU. Ne
f ìportaremo le ^definizioni ^ e gl'eflèm-
pij, ma con ogni breuità; mentre per
lo più , dftir ìfteifo nome , e dall' ifteflò
eilèm piare la definizione* iè ne .com-
prende. *■ '•'
Perche lefigure paitettdbr'preoalgo-
no incomparabilmente alle armoniche)
dette da Tullio: amcntata Jacula ^ da
vn certo neàmo , chiaimto ammw^ e
vuol dire; neruoiè, efrezzantiida A~
riftotile dette .eflèx delle menti, yna fin-
zione , che muoue , e diletta : cum qua
femper afjieìuntwr àuditores , ac ille qui
■ dkit affe^ui-efi . R,et> 7. ) La ragio-
ne fi è per certo fimpatico, che v'èia
tutti di ridere .con chllride \ axcri&aillì
con chi piange.
• L' Efclamazioni , dice Tulio , fono
proprie degl' ignoranti Oratori , quali
vi cofronoy come fiiol il zoppo al Ca-
uallo : Ecco vn efi[èmpio : Se Marzia le
detto haueilè così:. ' .'.r » .
Jìunc ego mulifaboy fi fàéro^grauiter.
Queftafiusebbeftata vn'arguzi^ fieed-
da , e finuAta , non eilèndoui altro di
queir i^mo , cioè imperito nel miftie-
' . re.
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4^ Fiori di J^trJca,
«e, chevìisi&g^ià «opfettorc : h&x col
to piùipicca, « fxuuMse^ e paiiGÌw^ita^ii
qtus jttì
l^efcio: SifcierOy veh tibi Cauftdìce,-
che buona perefpriinere, g. Aielliii'
^«i/ bici OtmùtL
Ecco 1 aimkameota
C A P. VI
- »
Br^ue mo(^if9 di mtte le f igurtjwm^
do il Te/auro y mirabile £gm^anM
volgerne , e ragirure per tutte vna
foia Jfcriisxiom ftpM U Tumlo M
»4kif andrà Mafftoi ti^ g. &vdi -faic '
m Vrna conduotiir ciaeress Magni
Alexaodri . Hor ^m0u , th'ì grgm>>
e Scorger ajft la medejtma p$r . jj. Fi-
* gUft ^teticke^ riportata conekgark^
Z0 9 ^ maggior pwaiM in
^huitw^ pmm pd r^^imji noi voi-
. ^jftff .... . .
Cott'
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• XiàrQ. Trim^^ if
C' • . * •"
Ogmtio :* • è^DC foio qfàsxa magaus
fuerit Alexanderv E* Vrnametior.
J^/iwm Af^> :tdagmis fuerit Aiexandef ne-
Ofien/io : £n ^ aiftce Viator ,A|wiDtulu5
•ciiHS , Magmis ed AkKABder .
mihi debes: abi. • . ■ -
Vrna docet , quam paauti«c «itxì-
«la.
funt magna , cum Ma^nus-iUetiihil
'T^e^athi Nego Magn«m , fiiifll% Ale-
lius, fpatiatur in Vrceò'
t^ttcm ai' Alexander hic iaceu Sam
dìxi,
Vrneteriik : Non dico mendacem fuiiTè
Alexandri Magnitudinem : Voiam
vide, •
iurath : Zino per iftos A4exaadrì ciiie-
/ rcs: Niliilcftma^num. • . *
7^4/ io: A4exftfld««iagnitifdfkiem fiien»
%AnimaduerJìo : Cui oisflus fitftecit lócus,
io-
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48. Fiori di ^tfcrica.
loculus fufficit. ^ •.
TarenpMs : Hic.eft ( li tómeh eft ) M;*-
. gnus Alexander.
Cornelio \,Hice& Alexander. Fallor:
Hic non eft Alexander , immònunc
. eftquod verèfuerat
^gpetitio : Huc deuenit ille Magnus;
Huc i nquam deuenit .
^mratìo : Miraculum ! Tarn paruus
. cinis Orbem tocum euertit.
£pcclamatioi O. Vanita^.' Tantulus eft
ille Magnus?
£xageratio ; Quis credat Pauca hxc
Vraa Alenan^na eft ; tqìoo. ciue
piena.
Extenuatio : Hui Alexander in Vrna.^
. lutuminlutOì.
Mmoratio: Tenuitatis veftraìnieniores
eftote Magni Principes.: Hic cinis
^ memoriam iuuat.
Tre/agì tia : Vaticinor ex hoc cinecec^^s
nihil eritis Magni Reges.
Dubitatio : Dubito paruus ne , an ma-
gnus fuerit Alexander : P<iruum ge-
fta negane ; Magnum cinis.
Inquìfitio : Magnym lego Alexandrumj
PuHUum inferno cìoerem : Alexas-
drum quacrp in Alexandre.
Quo parua deuenianit; fi magna
. .^luuntttsiniiiji^iiuin?
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^ ZiBro Trimà .■' ^ 49
Imerrogatio v EcquisinVriia? Paruus.
Quis Paruus^ Magnus . Quis Mai^
' gnus NJhil. . ' ' '
l^ponfio : Si Magnus cur niliil ! Hacc
mortis Dìalecicft ^
^tfirpretmo i Magnus Alexander àio
iacet; hoc e^^omaes magni iacebi-
•.stìfc:." « '. .fn'' ' >ì\ :• • • l
OcctipfuiOL ; MagiKumfiii^feMacedoiiem
putas ; Fa&f is : fiii^dulam hanc
tiUiilintiatiiiàgoum. : >
Finge Orbem Vniueriuai cir-
> . ciunfpedaxe iflos cineres; Dicet . iè
de nihilo trepidaflè .
< ' ébuili t Màgni«inis . : ftedioiuus He-
roum phaeoix genialem excuiit ro-
gum ^.acientque in Vrna refiitnit ,
• . in debellatos Perfas rebeilaturus. Àh
vana Ludor Imagine ; Veimes cine-
'i'xlTjim iene ptaéu&e& IV&l£«do;tVt
nauio Cbarontem j&audare po0^yi-
. ideatiti^. ' ■ '• " •• . t-
Mifpi^^a; Audi Viator , qtiid^VloitiiQ5
loqnatux' ex oGìumo : Ule ogo fiun
. Alexander ; qucm Magnum effecic
• Bimaf tmpotcm Faaa,- nuJlum ^aitjù.
'Profopoposiai Dìcifg A Wandrif Hìf rf q '
-uYii^AIexaàidc/d^ • ^ . , . . .w - ;
C y %yi^<h
i
Digitized by
jo Fiori di Batterica.
. Quare ? Quia fluxit dwai fuìùt, ' -
l^tìoànatìo : lioc extini^ìó > cue aom^a
ergoéarterafumus» > ' '.-^'yjT.
Epipbonenun IteiammagaiHeroes^ae
- tnagninidiaft a11gfapi»ici<> . Hecgua»
maximus vix^otylkcd implet»
' Ccmpettilium : H^mVroacliMlBÉinr.
• Giosia y texfor» vi^ciav ibstiuuy
. . fama . Bteui : Alexander ii^c clau*
l^erpkisi^ts l'Ambiguo .^e^e ne , aa
dere xiebe^: AkxazMÌri olamius
- fletum; vanitasrifumpfooiocar. *
\4ppr9bamv Bene eft : <Mortis;60i|fi-
i . iiiutt placec Ferarum maxitaam pac-
• uaincaueaconclufit. • •
ia^terhmt lubeo te iftiia|iMefi«f0d|ke
: Macedo3' i Sola ^Vcn^ ÌDgeate&= ipiri-
tusdomat. * . ' »
Mmonìtioi Qium citò magna dsanc» ,
e .<ee sncMieti^^àlepfydrai VbiVraa^ '
5:I>yxis€Ìl: Alexander puluis.* *
Ùbfc^uiwir, Cedite Fatìs tnorcales * Fa-
. .«kit vìftci po0ènt, bic^iMm «wecet
fknditia : Nunc amote Magdc^ace-
-t'.., ^» do*
L y iu.cd by Google
• Libro Trìmo, yi
. do : Sepofita Magnitudine blandior:
Coluntur magna , non amantur .
Saìutatìo : Saluete Magni Alcxandri
parui cìneres.
%Apprecatìo : Bene precare Alexandre ,
Viator: niquiefcat, nemo quìefcet.
Venerano: Submitte fafcesparuo huic
farcophagoquicumque rcgnas: Ma-
gnusliiceft Alexander. \
^Ahomìnatio : Apage te ad vmbras: Tar»
- tarum euerte poft terras.
Ohìurgatto : Graflàror Imperi) , Patriac
proditor . Peftis homìnum , Numi'
num pudor ; Naturae noxa, nunc co*
gnatorum veriinium Emporium: Ne-
mìni noces, nifi vni tibi.
Irrìjìo'. Diogenemin Dolio rifit. Ale»
xander, ridendus in Vrceo.
Execratio : Sit tibi terra grauis, qui tam
grauis terrae fuifti.
Optatio : Vtinamqu*imraagnuses,fem>
per fuiHfès.
Fbcatio: AdeftCiues: Gemina in mi-
racula oflentat Babylon : Vrbem ìa
turri; Alexandrum in Vrna.
Fotum: Q^ctipublicse ingentemhanc
. vii^imam voueo , publicis fpolij» fa-
gittam.
Objècratio : Oblccro te Viator ; Exi-
^ guum mihi puluerem infperge: Ter*
C *
Digitizc^' '
j a Fiorì dì ^^tìorlca.
T&nmOthe-èéaìtìo , terra ind rgdb.
Ccmnmdatio: QcmfSicaào tibi pudUam
i hunc cìneran^9 Anguilé kpis:
Orbe triumphato , hoc ilemum lefl
III!
ConceJJio : Tene, ^uod;pofcis , àuara. '
"v- TeJlus: Spoliatoris tui fpolium ca-.
pe: Bmnpofiide, qui4!epòi!èdit.
Ctatìarum ,A8ioi- Pares tibi gratiasre-
-'- ..pendo'. Natura parens ; puluerem.
lócafti. Reftieuo palm»Blll,-IlQa»cn-
-'■ quéipgensftecproauilionc. . .
"B^eciifaùo', Tolle Sepiilcralium inuidiam
• ' fòrnicum : Nolo contigua -fuinuoi'
' . bu& Maoifolea : refpuo illiter«t2B
mempheos litterata faftigia ; Non
• .■iainsUé&itiMaghus. .1
. Exuitatia ; Mie puerefcic Alexander :
f '.Guidete^Grarci, Syrìi Peri» :.Ti-:
neoìa? vosvlcifcuDtur. •
infamia : Uie ego Terrarum: terror :
Òrientis occaius ^orbator Ocbis^Tot
-! palmas adéptus , vix palmatft iinr
* pleo.*,
Cratulatio: Gratulor tibi Mago^ Ale-
•'xànder:. Terram tandem, quae te
capciret occupaci : Qrb«m pollìdes,
qiiemi)emo inuideac
Tlaufus: Plaudite popuU. Magna per»
- . a^efl fabula s Alexander pèrfonam
exuit:
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. Lìbro.Vrimo. '■ -.
exuit: ExSemideocinis.
Eiulatio : Heu rerum vices : Pridìe Ma- •
^gnus, poftridie niillus.
Improperìum : Ingrata Mors ! Sicci ne oc- i
' cidis cui tantum debes .^ Fosnus am-
mittis , dum fortem rapis . Qopt Hic
perimeret, nidperiret?
'Pmìtentia ; Pccnitettam Magni nomi-",
nis: Quodparuocinere nequeatin-
fcribi, citra mendacium.
.Spes : Sperate Pepali : Nullum ma-
gnummalum perennati Alexander)
■ in cinerario iacet.
Defperat'w: Adlum de vobis : Magni
Principes : Etiani Alexander eua-i
• niiìt..
Timor-. TimeteSnperi .* Magnum quo-
que louis filivim Mors putriuit.
Verecundìa'. Ahnimiumme meipudet
tam arctèiacentis. Terrarum Vigo-
ri Vrnadebebatur Ò^eanus.
Audacia-. Pone metum Viator: Ale-
xandro impune illudas: licet: Huic-
nullo iam periculo Callifthenes mor-
" talitatemobtunderet. . 7 .
Mprudentìa '. Nimisimprudenter Via-'
tor, ibi ftas; .vbiMagnus iacet.
Excandefcemm.: Ardet animus ir^ v€-^.
fana Mors : Alexandrum perimis, .
ncmini parcis ? Hoc eft Fata deri-
- . C $ dere.
Digitized by Google
14 WM 4f %wW<Mf.
dere.
Mim t y« Vobfs Magni Principcs: Par-
uushiccinisMagaisintiiatur. •
V^men^r. Habcsquod mereris, q»i lor
.ttÌ5te£liummeotie5are: Incefti Q-
tea(!èrìc,QonIouì. • •
Mifcrathi Tui me miferet Magne M*-
xedo. Poft Regiam Pori , poftPer-'
ficumSolittniy tgm iacoaiQQiiè i»-
-cends.
C^taSh^ Faeeor &i&tm me mìhi ma-
£oicucUnemarrogafl<^: <À«òto mpt-
poiui^oonoculis.
P^nmiPi Pardte Pcriàram mancf;
.In
qudfteJFigure patetiche vedcai iòfgere
lo rpirito > ò fia vUiczza della pso^oli^
Negr HortJ Piaciató della fàmofii
Villa JBorgheiè yna Ifcrizzione auanza
tmtarAmeàttà di 4uei,Criaidiiio ^ & ia:
bocca advo Caftaldo Villano par ci»
« 4
VilisB Burg^efisB PinciaoasCttilos
lire edico.
. . . Ouiiquises fi libet;
X^gum compedes ne hic ^nieto ;
Ito quo voles , carpito 9122 voles »
Abito quando voles:
Exterismagìs haec parantur^
quam Ha*ro.
• oinìmaduwfìo ^ iyParmh^Jts,
In auiea ficcala
( VÌm cunda aurea tetnpoiruiii
iecuritas fecìt )
Ferreas leg^s prefigere hatrusvetat *
Imperimi,
Sìt hic amico prolege
honefi^ voluflta&
Verunoi fi qpir
Dolo malo lubesfciens
Aureas vrbaoitatì&.leges firegerìt»
Caueat ne iibi teilèram Amicitis
Subiratus Yillicus aduorfum ftangat .
C 4
Simili
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I
5^. Fièri di I^tmka,
Simili forme rendono le Orazioni , U
Panegirici,!! Verfi,leI(criz%ionijed an-
co le Lettere Miffiue brillanti, e fpirito-
iè;è quefte eleganze oflèniarai in Plau-
to, e Giufto-Lipfio; ed è di gran gioua-
mento andac(èle notando nella fua Sel-
va de' Fonnolarij più icieltìl
* * - »
»
r •
4
«
f
♦I
IL
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57
IL
OV IZZO
;a SCVÒL.À,
^vFIORI DI RETTORIGA.
m • -
iIBRO SECONDO
DELLA ELOCyZZlONE.
\ O fia Ornato Oratorio. ' • "
\ •
Vniuerfal Trattate dék. Figure. , f A?r<» »^
mi X ^^.4i/iim pex.^abetay cà fféf
ti esemplari di primi Oratori , e Toce
ti ; Mondani , e Sacri \.per il Foro ,
. .£ per U "Pulpito i €. dfUa ^àcra
tura.
fCcIamzIom • iècandp Quior
ciliano,. 6^.r« , ve/
prolat<c fimma accktmath ,
(iib. 8. cap,. ). li- Boftro Pa-
jir.e Qrajaaca ne] libro della Cna &ettQji;ir
•T
jS jP/lwl di lettor tea,
et , la dice Figura , che fi riduce alf E-
pifonemt y quale tfi coroìarhm y quod
fdmiratioMemyVel rei de quaagiiur *4in^
pJ^atianem > vef ir^^mm aliquam fenten»
tiara contiaet . Detu da' Poeci claufula
ar^u, òiìalaciùuiàde" Sonetti^ e da
Siciliani oelleloro Otcaue detta la Spa-
iata » E' in (bmma vna propoiiziooe ar*
" -gotifiìxna > villa > e lenceAzioia » quale
fi]òl tnetterfi dagrOsatosl nel fine di
gualche EXeicrizzìone , ó Ampli fkazio*
come «jueUa di VirgUio > ( Ub»'»
i^Eoeid.)
J2 vsdanche Cbsiilo-Jiel VangelQ;M(j»
ti fmt vocali,. T^imci vero ekSi.
*Ater^cimeiU0i. <^fto è vna Figura»
^Btt» da. Gieci ^ttaxt^y d» noi Juare^
mmmt^ ^uale il £k , quando cob
. i^ole^ da vn giada infimo ci riportia»
ja»«Ìfiipreiiio» Cone dicei&i Gli
. AyoSaok furono viliff(vi>lfùui a^^^sa^"
trattati» careeiati» perco^^^riti^vo
cifi » & il tuttocon giBftduasìoiie . Nel
Ì9> ampreì^ndat^ (9» ciptculcef in
$efm ikam nmm^^ is^ glarhm nuam ht «
pubètrm redUeat • Sii auesta » che hà
waxjjliQtfyfu^ <^lh£Bm |t.q^do^d|
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onr ' ^\'^ 1
t
Librò Secondo.
nell' Hiperbole ; cioè , che non
arriuiamo all' eftremo , ma lo trapalTi**
: mo : come , per efptimerfi miferabile »
arriuare z àìxii niente : f{ibi!fum: ad
n'ibilum redaHus . Di ciò fi difcorrcrà nel
cap. de ^mplìficatìone,
^cnuelogta : La . Malììma è cjuefta
• delle figure i detta da Greci : HypotipO'
Jts , Dìatìpofis, Catagraphì^ <3c ^AcriuO'
logia. Da Latini detta Defcriptio , De^
■ monjlratio^ Traélatio^ EJJiBio , t^otatio.
Sub oculis fubieSfio . Quando è defcriz-
EÌone de' luoghi veri, dicefi Tipogra-
phià ; de'iuoghi finti Thopotefia;quao-
do è delle cofe Pragmatographia ; del
fempo Chronographia ; delle ptìrfijne
Profopographia. La Defi:rizzione è vna
chiara raprefentazione di alcuna coÙLy
cò gl'accidenti , e con le circoftanze ; e
benché fia cofa lontana, ò pafìTatà, la
fòprefente, cò metterla auanti gì' oc-
chi , e farla più tofto , per così dire , ve- '
"derc , che ientire . Le diuifioni poi
delle defcrizzioui , e la Topica di con»-
ponerle fi dirà a fiio luogo nel Libro
Terzo feguénte.
xAdagium : da Greci Vanamia , cioè
Prouerbio , quale fi definifce , fecondo
Paolo Manuzio , ed altri ; efière vn det*
to breue , & acuto , e communementé
C 6 adat*
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• . '^^ " . Fiori dì J^ttarka,
,pro omnibus verbum Etimologia , detto
yidagiuruy quo4 a ^aropriajtgnrfc^tioffe'
ìàgaturitdalttuijfgnijùranium: Due eoa-
-ftioia» «Takia». cJ^CLfiiv^Taco dal popQ->
lOk j cocne : Le donne fòglio no appi-
.;gHarf»;aI peggio . Vi ibofr it|%oiierbi>
^ 5aJomooe > q^u^li per lò^ più tffénà»
std » ripoiEUcl da DemetncMÌii^ I pu 1Ì-
ieihMi kicoilè^ igattipifii;WQififi^^pfiS^
;glì occhi . Ilcan deiriioitCoknobaia^^g^
Ja luna ^ dee. £t il iadiXK Ven^pa- /#-
zingniM^ > •'^^ pttuporiw i Igofa audor
4Cior ; Cff/^ «6>/flr * ÈtiopcmlatMre i Cup^.
•^^t8m.imiir^ure^ = , . » • :
. -.^ ;^Ammira^e : E*^ vaa fig^r^K per agr *
*j§faaìdire ^uamuoglia cofa ^ così acI be.-
come od mate^ -
. lodue modi fuole v&fù .^efia £gi»-
dagi' Oratori : Prima per via d'intejf^
.iK>gazione i come qtieUa di GeteiTÙa :
r^p^ttniodo, ifidet/ok CitdtaspJempo^uio ì
j$ecotido per modo d'elcIatxiazion^ijiCO^
ìifte TulU^ pCf r S^. in Catii ^ tev^ora { '
\ ■
1
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' Libro Secomtà^ ' (Si ^
. Ùmrtst San Paob Ep. 1 1. ad Romàb.
, *Adturaù<n ouero Sconghirc: fi fi^-quan-
. do , ò pexOiav b |)er qiiakhe ^&
fa dimandiamo gualche grazia;. Pao* >
; lo a Romani i i. Obficro vos per miferkor" '
« Virgilio r
. jQtfihi p4;r fffiÀ matadum htmn-^ ^
\Ter gtnimewk m ^ per Jpem fmgpitisft
Èripe me bis ìnuìBemaìhz '■'
i4tiftcée»cfis :r T iftcffo , che dire: C«»-
mnka^tte;\ h fib qwtffdotfacdani ooró*
.mujie agi' Vdieori k noftsa caia^ , le
fagioni, ed i configli. Qui o ti liana, li U.
9. cap^ A. qpoKta.^ Gaton«r: Cedt> y fiéàt
ahroue : Comunm rem agi putatote^ 4t^
Vos^buk teipr^po^m^ff^.. Bzechide 1 jr,
Quìdfiet de Ugno vitif d . U Signore mUà
parabola delta Vigna, Mate» 2z. facenr
àolo cófifeiiàie a* Farìièi : : notkf m^:
perdete is^vìaeamJkamUcab'u^ aiijs agri^
(Jsffla %i3raiiiiòmimfìfò con far
gìiMice .i'v£«9ise ia.mteiia,fib{»«tè:^
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6z Fióri di fynmca.
. rebbero persè Jfteilì 'in tal caio , gjttlK-
- zia-» . ò^pietài . -
^ Contrapa^tum ^ Contrartum \ ist^Conteit"
. , . SuppOQgafì , che i Rettorici non
preDdooQ^uefta figura cò-^elk'rìgo-
'4V>^ S9S30Ba}Atk <le* periodi >■ qual' vfiuao
i Filolò£ nelle loro prbpoÌ4ZÌoni , ma
^ più largamente ; 'cc^«oftra{«mo ccm
j^eant periodi efièmplari-^ eii^aaciace»
Già difcocreiZìmò , eLdifcorreremay
xomedebban commifurarit le Antitefi
«>da membro a membro, da eJaufola -a
claufula , nelle Periodi intiere ; hor fo-
Jo vedremo da parala a parola. Tullio
HShnoi prudentiffimis i Ehrios fobrijs j Fi-
gHantihitÀ9mìeitt9S . Aftelie di -Sì Pa<^
lQatìV£/p. I. a Cor. 4. ÀUkdifimur ^ is>
iettedicioms ; T^fecutmm patmur , ^
fuflmemus j Bkfpbmamur , oòfifcra-
Igàcosàvn vagkiffimo ornato quedn
£gura , che pesò da Rettorici fuol efiè-
f«li«fiieacatiffima; pattiido die fiano
certe macerie^contrapoile/ così- naturai^
incAte , che p^ionò infeparabili : come
•v - t>ÌO,
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Irbrt^ Secondo .
Dio, e Demonio: Carne , e Spirito:
Ragione^ e Senfo : Vita^ e Morte: Gra--
zia , é Peccato : Pénale Colpa: Teni*
poraJe , ed Eterno ; e fimrii .
San t' Ambrogio > dr quella Vergine
fiuprata , fauelJando a contrapoff i^^ri-
ne elegantemente così : I>t FirginCy cor^
ruptiofaóldes: D$ fponfa Chrifii fcortum
Diaboli i De tempio Dei fanum ìmmundì^
ti<^: De babitafulo Spiriti'^ Sarjólp y tugu-
rhim Satana . Quétr incedebas cuwfiducìay
vt coluniba ;nune lates in tencbris Jìcut JleU
Ho: Qu^ fulgehas vt aurum propter vir*
ginitatif /Mfnorem ; nunc viliorfa^a es luta
plateaYum^
Vi dòperanuertimentOy neHe note
tfpre , maflimamente di riprenfione , 3
valerli di ^^iiefta figura;; pèrche rapre^
fenta, econuincepiù yiuamentc, nei
comparare affieme il bene col male.On-
de ofleruo , che nella riprenfioiie di
Cafarnao fe ne auualfe la Sapienza Di-
KÌna^ minaceiandok Cosi: £r tu Ca^
pharnaum^vfque adcoìlum exaitata ^vfqu^
étd infernum d emerger is . ImC.i o.'t. i 5^
«
' ■■■ Eflèmpio ^Be Aùtktè . ->
Male ' ' '
JFiori di ^emrtca.
■ J>i due.
■ s' , ' Mors.*-.'.^
; ^ In., fuga . • . ; 1b vìdiorìx^ . j£
Fcsda . Gloriola. e
^' .' • • Dum . ■ '/
' Laurum - - Palmatu . :
aoqtiifinit ... : .amìfit-' v
• ; Kegiam Popularem .
. ■ ' E^q/hjone. ' • . • '
Hunc tamen , qMf
. RempuUicain - RefpubUca < ^
i_ Liberam* * Càptiuum - .
■ - fecit ■ • ' : occidit'
Et .. • • ! *
. Qui fc : . Hunc .
Avmtìs :'. ■ libejrus
.ohtulic. • non tulit >
.Vt icm, . • . >
£t in aifliaa IlLep. . .£t in beau . /
locufliefle loeumeiw.
%ApodroJtSy in latino ^^ìeBio , jn voÌ"
git^mif ut tomento: Qu<^àa. figura il fi^
quando fj ributta yna colà indegna, che
faue^iani9 f come ^i^ella ^ ch,e non
^ • àc-
« *
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Libro Secondo, \ €^
faccia apropofito. Efièmpio primo di
Giob al 1 6. ^udìuìfrequenter talia . Con-^'
foìatores onerofi omnes vos efiis . "^lunquìd
babebunt finern verba ventofa ? E Paolo
nel^. aRom. Homo tuqiiis es y quid rep^
pondeas Deo ? I^uvquid dicit figmemurtt
figulo\ Ouìdmefecìdt fìc^ E per terzo il
Taflo fi di re a Goffredo:
Vorfe ([[pettate ctncor ^ ch^ a voi mi pieghi ^
£ ragioni adduca ^ e porga prieghì?
%Ah non fia ver ^ i^nc. '
Quella figli ragiona molto a rcuoca-
re le ragioni dclf auuerfario; e non Ibu-
uenendo la rilpofta adeguata , fi ricorra
ad efifà^ come infegna Quintil. lib. i.
cap. 13. J^i:e dicendo refutare non poffu^
P7US y quajtfajiìdiendo calcamus.
^poftemma r E^ qualche ingegnofa
motto breue di qualche gran Sauio, co-
me quel di Pittagora : nAmicorum omnia
comunia . Ne fon pieni i Prouerbij di
Salomone , la Sacra Scrittura ^ e gf Au-
tori. • . ^r/-'--y
Quella figura non fi 0 da floi ma fe-
condo quel che difcorremo, gioua mol-
to comprovarla cò fimill Apoftemmt
de' Saiiij , iquali vaglion di accettate
fentenze. / . »
•Apologia i ouero Bìatologìa^ chedl-
xeflimo in latino £Av«/^t/i(i, ouero !?^^-
. , eejja-
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P'iorì di J^ttprica,
«#M^« .i^cAftfigutft itoB>déiieàioÌ«
natura ; trasfufa in noi da'noftri pri-.
sii Padri , ; Adamo , ed Eua , che fi fcu-
fryoaoi . AdiamofiQit. Bua ; ed£oaco«
iil^rpisntè, quanto&iattl propri}^; ma
qu^atoftl dimodcar in alt^ì ; che il mal .
fatto ila |àtt90 huus^ iià nn .pddeldifl^
Cile. BipO(.totiòk:^<}ue{lo^£Èmipio.4el
Taflò ; xtientie fà di» da Rìnaldp ad
Annidai ' .'. .
Bora gli amori ejfcrciténda y Jmgfjutì^ '. . ;
Spgiut^fòfutóto, fcufandòk: m-. ,
• SfufùU natia l^e., iì/e:fffi^ egTajtpi .' '
yipophajis.ì ^uero Varal^Jìs in gre» -«
a>>.4étudaktijuPfirff/mnp , Occupi^
ti^ ^ ficea da , (sn OnmùJUh : * quast»
do diciam di tótlaiciaie^^^i yotkii
. - quodis>neipfummìJjidebes\ Ed.agl-He* ^
brei 1 1, Uefiski tftàmme. umpui "itnufukn*
tmdj Gedem^ BmuirJ^ Sai^-^ igpktei
X> fluid , Samuel y .is^.^PrcphetU > Appre^-
Lmio : Scipione .a' Sol^aù : Hffrref
aumus ref ene quid crediderint- bmims i
qu^d fpfiKaiij^rint y quid opmuerint : at^e-'
Ut ffmk hrita obliuio Jipat^ ifinon^vi*
♦
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{è fon note» àjii poco momenfio^ òvi
è ftreciczs^ di tempo , e per mofirare,
che le aoftre pstrofe xion poflòno ade*^
giiare^a gr^uidesz» delSogetto^dìcui
Alle Yolte fi porta, col fingere di non
dire y^tiift ^ fi dice ; oomeMonfignor
Bitonto: l^io da parte quel che fec&
Pompeo: Lafirio Creta llrefto della
Qi^eift; Nonramoiekitoi Ghoci, cfatf
tante volte quella Città di Roma dl-
ft^flcro : Ufcib i Ti<ìi}^i JLicioni, &c;
AUe Toke veramente fi trahtfcianó
del tutta» pome Geroainaa a Ruffisfa
m^iiiaPioìogo: yp cteterajikam ysx hoc
tmó Capifuh cM^tliiiba ffrream te frfiìti
Ali* hora è veramente figura » quaft<^
do non hauemfo più che dire, fi fiiige
di laictar moke proue , e di soaciirar*
Ibiie per altro riguardo. « > ;
^pórìa. ; ouero da medefimi Greci
detuancora *4pwefis . Si noti > che que«
fia figura ooii a'ioteode quandavera*
mente fi parla ìa dubio ; ma quando fi
finge il duDÌtare , per amplificare alctir
Ikaco&f e così deuefi ièotiie ^s^ Vèl*
teirogazione . Come Titil lo .Orar. 14;
Digitized
6;8> JFiori di B^torica *
Equìdem quo me vertam nefctó ! If^egem
fuijfe iUam mfimfiam mdicif iffirruptP? T^e-
gm iSam rm agitatam in eanci0ùbuj . '
Virgilio iEn. 4. nelli deliri] della par-'
tcnza d'Enea fa dire a D idonc c<«sì;<)ua-
Epoij>eritiiita3LÌoae» mi pac^ii-di- Ri-!
naldo , quafi dì pefo pofe il Talìò in*
bocca ad Armida'^ :' * -
• • Virgilius. • • • . *
"h^unquid dijftmtdo , aut qua me ad maiora -
rsferuo ? " • •
l^ittìJ fi/etu ingemuit 'noftro) knànu
'J^um Ucrymas vi^uf dedtt ? %/iur mi/era'-
S^ua ^. quéusameferam ì
■ ' • • TafìTo. . ' •
Cbediffinmhiop'tà! P humofpietato
l^ur vn fegm nondu dimente bunuma :
Forfè cambiò, color ? F orfe al mio duolo
Bagnò almengroccbty òjparfe vn fofpìr foh^'
Sluaii 'jc<fe ^tidic^y^ 'e quai trnìajèio ì ■
La Perpleflione , ò fìa Irriibkizìòne^
è parfe di quella gentil £gura y V vfa il
?s^<7« sò ben dir j\adcrm , ò/è negletta ,
E più fodameqte San Gregorip hom.3 j.
paclandodel Signore nel «keuer Mad-
dalena : Stifcipìentem dicam i, an trabea»
tem ? Vi rg. j. dell' JBax, . • -
- ElO'
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/ Libro Secondò. V €^
r Ehquar , an Jtleam /
Si fa ancora agiungendoui la rifpo-
ila. Monfignor Bitonto doppo molte
enumerazioni foggiunfe . Lo debbo io
dire, ò nò ? Quanti Ecclelìaftici , e
qnanti Predicatori , &c.
xApoJìopeJis : fecondo il latino , Vra-
cìjio , vel E^tìcentìa . Qiiefta figura fi fa,
quando noi, per dar magior forza, in-
terrompiamo il filo di quel , che difcor-'
remo. A^irg. nellib. i. dell' ^neid. da
Nettuno fa dire a i Venti d'Eolo , mer-
cè le temperate Naui di Enea:
Quos ego : fed motos preftat componete f hi'-
-* Nella Sacra Scrittura habbiamo que-
fìa figura vfata per frafe di giuramento:
Hcecfacìat rniJn Deus , isT'h^c dddat : fen-
za fpiegar che cofa . Supponeua di dire:
Ogni male mi faccia Iddio, lob 2. ed
ancora nel Salmo 88. Sedtu Dcmìne vf-
. queqiio} Cioè, differirci lagiuto.
. Notili, che quefta figura fempre fi
fà per minaccia, ò per atterrire; ed an-
cora per molìrar impofiibile afpiegarfi
Ja cola . Il Taflò fà dire ad Ifmerio:
CJ>e sì . Che sì . Vokct più dir^ ma iutanto
^ Coìwbbe , che fegnìto era ri:7canto. >
. A quefla figura riduce il Pannigaro-
la quella , quando vogliamo , che alcu-»
ni
70 FMri di B^tio'rìca, '
111 c^inteiidano , ed altri nò \ comé la S.
Matteo al.13. J^ibabcfomes aitdi^L
nudiat.- .1 - - . :.
«
. ^pojlrophe: voce greca, fetta a noi
ÀniHiare più ckc k voce latina, *AutfjÌ9j>
Quefta figura coniìile nel lafciat XOtkr
tore il difcorrcre cogl' Vditori , e vol-
gerai a duellare coa akie perfone «i^
iènti y òcon cofè inanimate ;-come Da^
«ide ^ Quid efl tibi mare y quod fugifii,
VùXxsx. X x.> Chrifto^ Ièfujaim^kruf«km
qu4B itfidìj T?ji!ipb€iUu^ispc* Matt z % .
Si fà quella figura» anco oà volgeri
a^&fteilb* UTaflb:
- <or mìo confida^ ofa,
EGtauide Salm. 41. Qjme trifiis fs ani"
AAppreJis : £ rifteflà , ciie ^Apofia ,
cioè dahitazione , Gerem. al %»rik.ttsL
Cut comparabo te, is^ cui nUttnila^ te vfn
^eifmus, DelFrb^as 'y qiuU'À^iak
che motto iaci^o, ma f;raue y come
quello di Diogene Cinico , che vedeii'*-
do- iopca la por ta dVn palaggio iicritto t
Ver qui non entri cqpunifiia . Ter dme duti^
qw { diflic Diogene ) entrar à ìlVadronei
>. Di quelle iè ne difcone altrouc^ benchd
elTorto tutù afteneriène^ viiuiidole
riflime volte.
^ y iu.cd by Google
. Libro Seconda,
JUevfo'. è di nome folo difSmìle^nu ^
1» mcd d ìma fiffiir» , che ^p^rcpbt*
%Au!<efis : in latino è incrementa ,dei
^uale già fi è detto nella figura di %Ac^
cufeimeata,'
B^hkgi4 : Qtiefta fìgasa^osi chÌA'^
mata dalQuintjl. iib. 8.<?ap. 3, è Ti*
fleilb . che dire . Breuità : e confìf^e-
i
1
ueme in vna vltima periodo , bteuità ,
« magnificenza . *Ambire fe debet extre-*
mitas ipfa y ,4s* definert j vtp¥tfmtt4t-d^
ÌMpcftfe^ extendatque et'tam^ qua ^ceuU
Mii Co5Ì fcriflc della Pittura , che del-
ia. Rettorica è loreÌitivPItiiiaifiJÌb. 3;.
cap. I o. neUo che fu tpirabile Parrafio i
Allo, fcriuere dello ftcilò : inaura fum-
mafiibtiUtas , In iÌMÓma fi fà col ra^-
dìiudere in vna fèntenziuccia , non ib-
lo^ucl che s'c detto > ma molte cofes»
che potean dirfi ; come nel lib. de Par.
7em>Ùiati0i. Vatmrìà ChiJH.ià MaIco
vulfurara cj^i. San Pier . Cri foJogpi ed
ritti libri , che ne fanno radunanza , ne
abbondano. Piin.^anL Al^.lVfafpeP'
£oi c nel famofb Panegirica di Traia*»
no : S inculi te decidere , ^ deciplpofuntt
Digitized
^lpafi*Cjimis s '• nmiummnes fefelkrum ,
So pra tutti , di ciò leg«fi Seneca, di. cui '
4 (iile ordinario fcriuer così . Si fà ancor
£a quefta,- figura dolk Inreuità > non iòlo >
quando fi R intendere quel » che non fi.
dice; come queirantico motto: Feni,
vidi, vicit e dei Cieco nato : ^i^la-
uiy Ì3nvidi\ e come l'Adagio per la pe-.
fle: Cito fu^e , longe vadc^ tarde redi ;
ma in altri vDiDdi y quali s'iafifinacanno.
a^reila. -, ; , - ' r -
<AuuertimetJto,
,NcU''Hiftorie, efattiiùki, péreuik
tare il tedio di narrarli pgsc Wago, è co fa
lodeuctl^ vfar quefla fig^a, e così de'
cxpcectì noti della Scnttura ^cra ; co-
m9,v*g; Il Sacrificio d' Abramo coliìg
Ifacco,, che và anco per ie pitture >
tiillnio anco al Volgo imperita
Cn^agraphi : &k fpi«!g|ta nirrfliLfigiyw
ra ^criuoiqgja. . /.i , fi • ; >
CircqnhcUTjone , cioè Circonfcrkjjdtte ,
èlf Berifiafi , ^uale da Tulliftiàprà»
nel primo luogo, perche ■ rende magoir.
fica l'Orazione : Colìocutìonìs autem am^
pUtudinm^ h^cTutìemi 'Prtm^fJi^Mtiid!'*
ugm keo ttonùni^rw * Benché cgmpreftì
da
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Libro Secondo. 7^
da il Modo, la Definizione , e la De-
fcrizzione , Erettamente parlando però
fe ne difìerlfce . Si che è vna figura, che
in vece della propria voce, ne mette
vn' altra , ò più cofcriuente , Ò più li-
gnificante Tiftefì^ cofa : Lo che fi ù,
nelle Delcrizzioni , ò Definizioni ; per-
che in <}uefte fi pone la propria voce
della cofa definita , ò defcritta ; e però
da c/Tè la Perifirafi differifce. Siane ef-
fcrapio; fedirò: L' huomo è animai
razionale : Quefta è Definizione. Se di-
rò : L'huomo è animai rifibile : Quefta
è Defcrizzione . Ma fe dirò così : Quel
ragioneuol viuente , oucro quel viuen-
t€ creato fignor del mondo, è Circon-
locuzione . Secondo Giulio Camillo
nella fua Topica ; la Perifrafi fi puoi
fare d'vna fola parola; come in vece di
dire : Gioue -, dire : il Tonante ; e per
dirfi: S. Stefano; dire, il Protomarti-
re. Pare ame, che quefta figura dVna
fola voce riducefi all'Antonomafia 1 co-
me dire , il Filofofo , per Ariftotile.
Topica di formarle : Primo dalla
Patria, dalla profeHìone, e dagl'effet-
ti, v. g. Il Poeta Mantouano : il Prin-
cipe de' Peripatetici: Il Domitor de*
Moftri; per Virgilio , Ariftotile , ed
Hercole . Secondo per Etimologia; co-
D me:
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/
74 Fjcrì dì I{€ttortca,
me ; Aree «idl^bm due y ia vc<ie di Refr''
tocica. Tetzftda notazioai , legni, eà>
accidenti j come ia vece di dir Cicor
gHa, dice; ^. ? ' : . .
Candida vettif *Auis longis inmfa colut'
brìs. LìK-2.Georg. -
H Dottor delle getiii , per dir Paolo j&a
£per ^acto d^la de^aistooe ^iofofir .
ca. * • •
L'vfb di quefta figura è. proprio de'»
JRoeci ^ «iècoodo Qui ntiUaoo ; Frgqifea^-
tatìJTtmus efi , is* ^tpud Oratores non rarus.
Nota : Che TÒratore deue auualer-
iboe^ «ioa liceaziorameote , come-U.
PoeUi m% di raro, còbreuinime coK
locuzioni ; li come l'Autore ad Hexen-
iiium IÌ&.4. ' • ' ■
• Circuim» Efi OratfO rem Jtmplkem.af'
fumptam circumfcribens elocut'me , boc pa-
80: Sc^tkaiìs pt'uikiitM Cartbagim ofies '
fugit ; 'Ham hic /i^oraandi ratio quadam >
ejjet babita , Scipio potuit , i3r Cartbago
fimplicher dirì . E & Leone , potendo
dire nei ferozione primo degl! Apofloli p
che Pietro: B^amdefiinatur\ cò nobi-
le Pcrifrafi fcriife : ad^rcm k^maind^.
fimatur it^rii : £ pocoApreiìò, poteo»-:
do dir femplicemente : Bimani confian',
ter itjgrederhyù quefta nobilliffima Cir-
conlocuzione : Sikam ^fiamfreaaeatium
.■ .1 bc"
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■ Libro Secondo . 75
hefiktntm , (y» turbulentijjima ptt^mdita».
tis OceMus. (Oftfiofmory quam cumfi^rtf
mare grader ef ìs , ìngrederìs : A <iuefte 1^
Metafore , e gl'Epiteti so, che apparti-
nerebber o ; ma ne diicorremo altcoue.
CircutTÌone ; così chiamata da Tullio,
è Ja medefima , che Perifrafik
. C/mimm, èrifieffa, ^kétGu^^dmm.y «*
preilo il IjicIoo : Sì fà guefta figura >
quando vn m«nbro, ò vn Conci fo con-
glunge la Repetìzione deir ifteflò , ò di
più parolecdiiègueate , v. g, coipe fcx^r
ue San Paolo , i . Cor. .11^ Caput multe*-
ifltviry ■wricapmCèriftuSy Chriffitutfcm
Deus. - . ^
• fà per graduazione di parole > i per
omameiitò ; come v. g. Chrifto aact^^ue
«ome fagio da Sole ,come ìuumi dimoia»
gio, ecomefpIeDdorda lume> refta^ij
do Vergine la Genitrice. ' . ^^
Si fianco di (entenze» ed anco per
argomeorp , e proua , da Greci decc4
Sorites; re^icandofi Tifteflò iìgniiioa*
to , ma. Qoa Tifiedè parolp ;
Ofea al z, .£^a exaudiam [q^Ios ^ i^ .Ìk
li exaudknt terram , iy^ terra exaudiet
lerujétiem : Non replica ^«^i > ma ofir
de non è di parola. ^ •
. Graduazione infieme di parole , e di
Ibuenae^ Ruanda fràkii^lfM^f>^
D z con
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7^ fìOrt di I^ttOiìcit.
con ordine , e dipendenza lì repl-icttto»
l'ifteflè parole . San Paolò a Roiatv. al j.
Tribuktio patienmm (Owratur , pat 'mtia ,
autem probatìoném' , probatìo vero fperft
rtùh i^onfimdit,
. Per diucrfe cofe , e con dìuerfe fen*'
tenze V Autore ad Herennitimfib;4-<l^
irm virtufm , virtus gloriam , ^-
comparauìt.- > " ' ' ' ' *
Pep Ampliikazicrfte deli'ifteiTa cofa ,
ed è più bella , e più arcifìciofa. •
1S(£7« É-^K^f il fer ramni , e //^ colga:
2n(^ ri>^/« àpien^cbe piaga amor non faccia:
piaga y3, che Palma alt rui non tolga . . -
' 11 Ta0b qui i ntende 4ire . ril^efTa co- -
, ciòe che Solimano vecideua > fpie»
gando- ^ilkiiò con ia graduaz^Mie fu-:
detta ."^ ' ■ • •
Si fà tal volta con Emifticbij, detd
Biftioci dai Volgo : v. g. per dire , che
Dio riduce vn' anima dal peccato alli|
perfcizione: Deformatam reformat , re^
fi^tAatàm ccy)formctt i tot^ormatam conche"
ntaty conjìrmatam transformat, - ^- " ^
■5 Non s'vfi rpeflò quella figura . Qoki-
tiÌ.Ìib. i.cap. l{arior effe dibet , perche.
e^rtiorem habet artem , ^ magti affetia' ■
tam\ E bcqche l'habbi io vfata, non ,
p;elò<)^[èfixaraa]K>^€be p'a» più.-tofto
i vi nata
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V Libro Secondo. %j
nata dall' iftcffa colà , che fetta |«r.Aft
tificio ... '1 i .
Inueozione de' Salifcendolì : Quefta»
figura non fù in vfo apreflò gV Anticiiù
TuUio diflè^ ohe jieiU piùiiuX^caziaae ,
che fece , Tvsò ; jna poi fem aftenoe ^
Stimandola vna fanciuUagine, nonconf^
veAìtts atlaref tetà-^ IibqueftflI •noilroiè'
coloiì èvfata per vn gcaa pezzo.^ ma an
deilò da Moderni totalmente abolita;
jneotre veramente hà pìòdelHHtftdo»
nico ,che deli' Oratore : Di .quefte ri*
troueranno difcoriò più ampio nel no^
fttà libro imifioktoc A Ik^K^KP #/» "Puh
- Cpbab'iMttO'. detta da Greci Sjtftogcio*.
fis , ouero Sfttckeo/ts , eh' è ({iHRi«o»ìctf^
;^e , Gommiftione . Sifàqueàa ^gora.)^
quando fi congiungono infìeme due^
còncrarij , che come oppofti , pare*chèt
noopoilino trouariì vniti; comeildirÌJ}
lddÌ0i(xla Monfìgnor Biconto ) Alpha,
& Omega^ ^k>ftro Signóre : DoBimit
mea no» tfi mea , ftd eius qm wàfit vudjsg^
ga(i.quél Sonetto del Bembo > chequafi.
Ogni verib hà.la fua , e comincia:
Laffb me^tb^aà^m tempo , e4»(^my e^ridé^
E te0^6f$erjo^emì rallegra , e dogìk^ "
■ e C ommefaihi^'y nel Greco Èpinome, fi fi
btdsie mod»^ .Nellt^viiosdftlqitaii dalH
Pi Au-. •
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i
78 Fiori di ^^ettarica^
Autore ad Hereonio.^ clnéiraltio dm
Marco Tullio . II primo > cum in loco fir-'.
mìjjimo ^ quo tota caufa continetur y maKC'^ ^
W dimius > is*-eodm fepè ùdituit ^V\h.^^
. 'Arsdacfie ei&mpipv iàcebbe d'vopd
tiportare tutta vn'Ótaaùone intiera. Ra-» -
ibil rap«i£, cl]éiijaoéierili»ftni.fiiiiK
£ue.fà ièmpce xltooia^iotne neLmedefif
mo corpopcrviuilicarcii fpirìti . Così
eoa la figura lìidetta, Tullio Tiatefè
Aeli' altro modo » cioè , cheiìa non «a
tiatta l'Orazione , 4 3. prò Marcello: ef-
finendo Cefàre > diflè : Huiur gloriar
C^Jaf^Mom espaulo^eéttl^us yjhcitm
habes nminm i Totum hoc quantumcunqtBef
^ , qtfod-^tértefiMMÌ^m ifi \ iotum
^ àa^ua» tuum. 2ififU tibi ex 4^4 laude.
Centurie^ ttibil Vféifeiim , nihil Cobors^
fiihil turma decerpìt . Mo^ra in ^ueftji
figura tutuiaiode delk^Iémeott eflèr
di Celare.
-'•Sicbe^ &condoTullio> vale molto
nelle pardr Cjmmmtk rnm ìn re ^ pet
mUttaawouet* *
Secondp l'Autore ad Herenmo , val^
per tutte ^ifin^v/t nmxintf conueuit ^ iSf^
èdefiOrtfmUbonimoMmepro^iwin, ' \
Compar i : è vna certa figura d' vgua<^
gliànza , così chiamata da* Latini » ^
tnaffiiì^amcntc dalT Autv ad HèreiH
nior
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f
Lìhf0 Secondi 79
Bìb: pftieUo "Pater mmmi ^ppttehm
Dmifilius nu^ms cmparubarMac mam
graues cafus adminìfirakam v illiformm
^licita tm dedit : buk indt^ria ^ÌKtutm
emparam . .Nella Sacra Sci:ittuca.Àhàc
cùc %. J>€<iit ahi£u^vócemfmm; »Ahitu^
do fnanus fuas teuauit * E nettwwftra lia»
gua italiana , ficome le poohiKL«;que del
£ume corrono ad accrcjfcer 1^ moke d el
mare; cosile poche foftaiattdc'fiidditi
nano ad aumeataie le grai^jricchezzA
de'Picodpl» *• 'l'vjv.cv ^ Kfi
' Nota . Non cosi fi M daÌGflcniaw
matmmt&itmémi diuimmiar i^Ukàià, cà
£lJaba , ma hafta , c' habbino vna certa
pàritàdifooDo, delJa^uale dcuiè <;ffèr
■ giudice rorècchio'. • • - *
Cmmttmeati0\ inQreco »AnaMttofif^
4ella qualé-s*^ parlato dilà lettera A. '
>;-^óteQ^«d^,ólia.CM«^^««^dé^ ,
QntiVaranohgia Quefta £guia failì^
quando , àa fauore dell' auuerfàrio , ò
contro y di noi medeim eoficedwinò iò
(^nfe^i&uiiaalcuna ^ba co£i> d^ualdiQ
soilro jnancamentO' : • O perche non
. polfiamo a lui negarlo; d«fiiieiiÌ4UJi
^iflac noi magior credico^ 'à^pcrdAr
ibiaa - air altre cofe i - Tuli io aeli' Ora*
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»
#
dopottrat, i^pro ^^Lìgàrì^ 41: BaSef
igiturTubero^^uod ifi accufami maxime
tptandum, confìtentem ^£um, fed tante»
mcanfitetttmfei» eaparte fuijfe , qua te
Tubero^ qua vìrtm cmnf laude dignmu pa-^
trm tuum . E Paolo nella i « a' Gorinthj
tabockufkrnesy is^-mé» màkmda ; e
Bella X. InJipìeiufaSusfim^ ffifSMevoegk
,Jiis ; Et Agoftino più volte .* Fateor me
Jf€^<(SeiieUeG6iifeflìoQÌ fuol dirne tan;
te contro disè. ioibmiiMi^iiefta sfigurii
,è vtiliirioja , valeuole a leuae l!amitalK
A«uer&fio cctóco di noi . Preoccupali*'
d&quei^ Qh&comss^ Doi edi dkjpoN
trebbe: ' ' . ; . ^ ; r
Ciniftrmv^i E* v»a figura ch*è Ja
medeiiiiia, cheProiòjpopeia, ^tùbtelg
tegerai Lettera P,- , >
Céutetith y Càitrttpo/ttum ,iComarium^
£uii'ij(l«Qb , cfce*^Vc/f. Veggafòjiel-
la Lettera A*:^i > • \. ,s
• Cmetvone : da Greci .Bpèruatkq/Si'j^
Latki Cfttre&itfi, Sk fk quando l' Or^H^
tore corréggèsè fteflò, óneile parole,
ò nelle ièntenze. Nella prima y some.
S.GftrfìQtnialib>4*eootra RufSno : Ea^
j di, qmpHtai mnesfimmibmtmicrUic.
■ tm4f^^ Ì9!e.vQu^W «*ia'-corregge la pa^
:X Gè-
L y iu.cd by Google
Librò SecMdd^; '
Gercm. al 6. Confuji Junt , 4uìa ab<nmna*
tionmficerunt t quinpotius (ecco come
emenda sè ftefìTo) confujìone, non funt
-tenfiijt, Ì3fi^nuhefc»e m^ieruni . Quan-
to aile parole , il Taiìò fà dice da Alv
-JE ¥,wm^mf : Ma qualgiujìo i» dice?
coìpeuxiVeìafcun , in loro fcbiera , ìst'C. • ;
*Ilntèdefìiiàó , per le feateozc ,iììdkÌ3 dt
sA^rmidaa j^inaldo:
- Vattene, paffà il mar , pugna , ^ trauag}ia^
Strùggi la fedem^ra\ anch'io f affretto/:
-Che dico wfim ?. Jih, tm piòmià Jedeit ^
Sono a te pio y Idolo mio crudele, '
- Nota , efler quefta figura molto ac*
concia aeUeAmplificaù&niy^ nelFesf
cedò di muouer l' afl^tto, mentre iupe^
rando ràmoor piròpriò l'Oracore pare ,
^ ch^ la lènta cosi nel caosei. on4e-f«n4f
' tutti docili , ed attenti. '
^ Cronographia: E vna figur* della de-»
icrizzione delftempo delle cofe iìiccei'
dute^ .cofuoi accidenti^ e curcoiiaiiaè^
' col rapprefentarle al viuo , come diralli
- Aeltraiaceideianododeideib^ ^
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V ^ fion di S^ttàrlctn
« • *
fta.» chefkguc. •'
•. D^rh^itei dzGieàdettst Hfpofypó'
gafi lettera A, neìV *ytcriuolqgia e quaa^
toallabreue topica di fòrnatle, veggafii
neHa Catagraphi^ eiieflèmpiaàii vfir
draniia oeiV aluanoiLca XJbra Tèrzo»
fegyente. -
JìtaHi^o:: detto in greco» Dialo£][/mj'^
.io laciao B^ioctnatio . Za trcmodi il fot'-^
ma <][uefta figura . Primo ^ quando TO'
rator padft&ca»-À aieioierroga ^ e d&
lifpQjidei. li feconda il fì^ introdu-^
cendo perfòne a ragionar tra eflè . IL
terso>^ quando l'Oracove i&per/bii^dfi^
gl* .»&Qkaott incBsroga. &. iji- propcift
pcrfbna rifponcTe tis^aè oppafita..
.£fi^èmpio4eiprìmo-ad:Rotni ^. Quid:
tas efi apud Dfurn^ Ed egli medeflma
Paolo riponder nAbftt Mo^tjtsenm di^-
cU ^ii Fetcan3LiieiT£Ìan£»dfilr
la Diuinìtà.
Mivoljty tdìjft ^ Gmfdamcheùjidi'h
B^pofii 'ìielS^nor » che maifalSta^ .
'ìi^onhàptomejfa^ àcbiJtfdaiaJuL
Dei
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Lilnr o Second$ , ,
Del fecondo ne fono pienìsgl' £tiaÌH
geli, oe^^ualt ilSigpoceifaf^ellofar-
iir infieme perfone diuejffe. '
• EfTempio del terzo modo , v. g.Cfee
^itxrì Che peniate-^ • Mi ciùedefie , <Scc
Voi mi ripigliate così , «Scc. Ma ^ ià-
|)erui,&c. Eccolariffofta.
-S'Kuuem y che fecondo Demeta»-
f alarlo, par. il Dialogo deueeP
' ièr difille candido, più che quel delle
letìfere ; La ragione fi è ; perche ^ .-fup-
pone , che ifeiibnaggi parlino impen*
Altamente. Ladouelejettere iànfi cò
falche confìderazione . Sia dunque
^iie fchietto , che non paift pceme^
tato. - .• - .
* *• Aggiungo IO , che fi fèrbi il coftume,
T.g.vn Rè non fi faccia parlar,ò difcorrei^
re da villano; né fi metcajio io bocca ad
vn Santo parole indecenti . O ifuaildi ib .
«e ho Intefi errare grauemeate ia queftà
figura^ e nella Prolòpopeia , fènza ci-. ^
flettere alle douute clrcoQ)ezzioni , t
per 4ire ii lume Rettoricoy btf&lbidì IV
-in gegno cattolico^ Sò , che iòno,s^jgli
di chi compone , fènza trasformarfi nel».
■ k perfbifa » che park ^ ma ooii firn eonif»
^Ftahilidachiafcolta. ^
Diaphorefis: da altri à^zt2L *AkoJts , fi
fk coi xnetieie^iififereiizìi ixàdue cofe ; é
D6 fimi-
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f 4 .Fièri ài l{^tferica.
'Umili 9 ouerocoatmie» come jselSal^
• mo 19. ìp in citìrribus ^is^bi in equis ;
auteminhmhèDimrim, isv. Perilcon-
siKiXio poi, SsioAQ'jf . iiJ^ttaèitìtìT. pecM- \
.ior, i5» wn fQÌnit K- hifius amem v^^rt- '
Si fà ancora, rlpìgliaiuio più voJceli
«nedcmi iogecti > fempre fotta nuoue j
'« iaX^iitàiàj^iiiefi* aluo ^ fi pfio^ègpe^
• ■ J>iatypo^f ^ fi ri fenice alle Xadette fi-
- Dice^eologia:^ ouckx J^ìogin^ detUb
àa, Latini Excufath » . c %tc^arium, ; .fi '
.» Mi0ình}one'\ 4*Gtt^ì detta OrìfmHy
dial>iakti3ei piiefa per piegar jabc^u»
ref]^nza (ielle colè coailgis oei^e ^ e c^i» j
k «^itrensA 1 da Rettorici con cosà
: ^setcafiasote V ^a eolipiegase kqtiaV
che xxtodiOci'e/lèAza d€Ua.co(à ;;F9«luQka
^igenerelbla, d co qualche fòla quar» 1
]isà>.'òieoii;epiteii, <^uale i^ Fsl^lS)
chu^marebbé Xìc/^/4^/w , coJiie Cipria?
jio: IBmngelìcapvacepta fmt Ma^^enck
fifa-.
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■ Zàòro Seconda,
.faìutis . Si ancora d'viia|)aroIa fola;
come Salm. 95. Dif gevtìuntdcmoma. '.
. Sttol farli per v;a dj| oegazione, come
Ariilotile detìniice la Materia prisk
eOère: 'Hpn quid y nec^juah ^ nec qtum-
ium yjiec aliqtàd eotum , quibus dete/mùta-r
tur . Può ptendcrfi da tutti i luoghi to-
piei , edefcrluere per via di defìnizionr,
come fuol farefpeiìb né' fuai> Panegirì*
ciilLwbyani. • .
* La più bella è, qttando ft fì, nilcr-
BKiadone voa caia, e*iiegando l'ialtrai^
poneodouidifièienza v.g. lafpre^^giar
te ì pericoM non è fortezza, è temerità.
^ viodeUe De^zioncé moko vtiJe
fecinlègi^are, perdiciiiacas lecofe; c
■ i^uando fi eoa molti aggiunti nel cle-
noftsAtioo > vftKaoko p^ t k. lode^e pi^
il vitupero.; •>■--> ^ .
Dw/ÌMuth; cioèTenuttas- y EpctenttanOj,
t nei gfeco Uttfc; tTapmJts-^ QH^ft»
4i»erf^ Aomi appceflbtaiani par che iìar
difliate iìgure ; ma quanto a me. tue-
. te ìsìfmm iono Taa fola..Que(fa fi fi
;ÌAdui(qijpd*'* 'Iii <¥OOy quando .fogliar
ma^ che iì creda eilèr veramente eosi y
oGsat latdieitmo^ dimiMMakifcora. . .
Neli' altK> modo- , spando do» vq** •
gliamo » che fi creda così , ma per rie
fcenden-dQlìcane&te in tal fórma V -
di-
i
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%6 liori di ^ttortca.
ditori, ouero per parlare modeilameaté
di noi ùefù,
E/Tèmpio del primo modo . Tullio:
Si quid in me ingeni} efi . ludìccs , quod
fenttOy quamjtt eyàgwmi e Virgilio fà
dire a .Coridone- :
*t^n fum adeo informis._
Onde s*alcuftbelfrutt4f .
T^a/fC dan/fy- da voi vien prima il feme.
Con ciò pone in dubio quel> ch*è certo. ^
Nel'lètondo-modo , v. g. àiC^nào
paolo i.adCorinth. ii hoavos ttonlate"
■do , dir voìCCfVOJ reprehendo.Sct'mc con
dolce riprenfione al fugitiuo nipote , S.
Bernardo , ep. i. ad Robert: Jtaque fiac
mea culpa necejjeris ( vt tu putas , Ì3r> ego
non excufo ) fine tua (vt multi putant , et fi
ego nott acculo) fine mea fimul y isr» tiut
(quod ego magis puto) is^. • • •
. Il Taflò a Goffredo Ù. dire da A lete:
(•J>iafi.ìi^tnfiaiver) Paltrevirtuàh ■
Quefio coniglio tuo non bejte adegua.
£ Gx quanto dire , quello è vn coniigliqi
ìmprodente. *
Vtiliiiìma il èquefta £gura^ per ri*
prendere altri modeflamente ; e j|on
dar fèmpre nelle medefime frafì , in c4*
iodi rigidezze ; come ancora nei parto**
re vmilmeate di noi ftefli.
Difcernimento ; cioè diuidone : da La-
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, . ■ lìBro Secondo, ■ ij
MÌDìJcmtktathy equeftaèlaPèficU*'
fioie i-Figusa ,cke fi £i , quando che co-
& firn ili fi mo^Eiano ed differenza. Sene-
ca I wùi frequcntomejite , ed eccellente-
Veofo nelle fii^iènceaze > Lib. de -breu*
vitsecap^ !► & capi 8, Fitamnon accepì"
mus breuem yfedfacimus . 'h(ee mopes^iuty
fedprodigifumtu ; e nell* ^pn dià Uh
vixtt;^ fed diàfuit ; ls(pn muìtum file nani'
^ifuity Jed multum iaéiàttts efi, H PtttW"
ea nei Tfionfi> deHa Morte :
TvillicU no y ma più che neue bianca^ -* ■ '
Ed il Taflò di Sofronia f
M fmarr^cff ik Bel voltff m v» colore, -
■ Chi no^ è palUdexs^ , ma candore .
Que{{a %ai:a èfimile alkdif&renza^
dettaci fopra.
D^crimiyttio'. Figura» cbe è lame"
4efima , che la iìidetta. . • . ^
nia, della ^ualé non s'incede ben4; 1»
forza da*" Ladni > efìendo voce grecay e"
cosi rfata da noi „ mexn&c » feconde»
QttintUìanO y lib.;9;c; èquelia, quan^
do v.ogliamo» che'l iènfò fia contrario»
di <jtìfilio che noi dicìainoi.
^ . Cb^paced'vahueritoAutoievMiOBi-
riffeflà, che ^tifra^ ^hcadic pare,,
cbe lìa Cmile , perete iècosuto Bedadc
Tsopìs » mneifta ^ d'vju voce ordinàt»
' aCr
Liyiiized by
*
1
•|JJ .Fiori dì Batterica.
À (I^nHicar il contrario; corniti benedk
■■ ^0 , pf^jmUdic. , lob. laa Tlroaia,^*
snificjmdo veramente quella cofa, a cui
eordinata, vuole oondiiBefib , cheV-
.45ceiKèa il coouario; sì che VtAm 'tfrdfi
•dalia parola , e rironia dall' intf naifoiie;
e cai volta dal getto , e dalla pronunzia
dipende. ' .
Co pace ancora di Quintiliano , rjL«
•ronianondeuedirfi Tropo, perche'ui
eilo noa fi traaferiiceiparotU^ a^gntiieitr
cofadiueria» e contraria dal lignifica*,
to; ed in quefta iritenendo la medefima
figni£oisùotie , vogliane cbe s'tncendft
nelcontrariofenro: Si cornei Interro*
^zione non iì inette tra i Tropi , ma
ir4 le figure.
• ' D' vna parola.ibla Toallioa Cucilina»
Qrat. 15). Sodalem tuum.vtìumopti^
munì ( ecco T Irtini a }Mmeum Aittifttilt^
iibì credat bpmini veracìJUmol e con ciò
Oipiùpacole; TvLÌXioi ji^idaisbcnc
cftfiosy dafenforque 'Proningia 1 9. Re§*cap«
1 8. Elia al popolo : Clamate voce ma^rì^
J^mmimi^y is^ forfkdn'.lo^itm i Jlut
in diuerforio ^ y isne. ' • *
Alle volte fi per fcherno , chiama-
to da Greci Sarctjfms , viàadoiì cò n^
nùci
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I W
^ * Secondo i 4^
mici vinti. Virg. ' ' ■ t
/ amc y isf* verbis làrtutm illude fuf
perbtS'i •
Et i Giudei : 5"* FiUttJ Lei eSy defcende
■ Mom^tinasatt tal volta mettiamo
quello , che fortemente bramiamo,
/che noft fi &€cia: come da Arnaida a'
^1 JUiialdo ià dire il Tado :^ /
Vattene , paffa il mar , pugna , t traitag Ua,
Cosi Chrifip a'Giudei. Qujfd facis , fot •
citius, Io:i^. . .
.^aAvoka per riprendere moderata-^
BSeme , èdmc Michol a Dauid r Q»im
g^i<fiu fuit bodwl^x J^rmlj d^ op^
K^^ìtiftdnte ancillasferuortm ^ismudatuf^
qua^WHfi de feuirrifi a. Reg.tf.
Tal volta iaiìi» fauellando di noi fleih
;i|,(Ièrendo i benefici} fatti, come Ar^
fynpìa Iv^ga. certa, , iniquo iv^no . i
Alle volte fi ferìamente , cò parole
troiM;be^ td alle volcft cò totte ; cosse
dicefVì : Ecco quelbuon amico : eb ' Fidati
di colui , isv. , Vi rg- iEn.lib. i.
Mgregiam v^à-. kuSeifti fp^4( mipià^
Auuertafi,. che.Ariftotile pone diP-
&tQQ^ tfKÌ^Ì3f»v^f /qiiMoBiridicoli ^
. * ' di-
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90 IP tòri di Pittorica,
dicendo e^r rironia £guia. molto più
nobile»
Notiiì 3 che deue accompagnarfl con
' la pronunzia» ò col gefto; alcrìmente
rieice voa coià fredda ^ e fiti«ok.^ièii«i
produneire^lètto Hi mettere iadi^pteg'
^io la^perfoua y di cui Ironicamente Si
Si aiuta queilaiìgura con alcudepar"
tìcelle, quali in Iati no fono; J^empe^
fciiktt yVideUeet ^ wrà^quafverày cv0*
do ^ fané , ita fané y isyr. - '"-
Nella noilra lingua j foriè , in vero,
• Dififsbuzione ; da Qreci Mtrìfìms ^ e da
noiCompartim^nto . Quefta figura fi
^nAndoapkkperfone, dà piùcofe, al-
ile co&iìdiilcibuiiòooo; colile alli kh
ilaotiui, ò fi danno, òfi negano, più
adiettini , ed Epiteti , ó diuerfi verbi
a verbi, nomi,. offici). II tutto ipiega-
ran meglio gl' JBfiièmpi j . San Ciprianos
L.deLapf{sy parlando de* coftumi cor-
rotti dei mondo : V^ii m aperihts mi/è»
ficordìafy non inmoYÌbus difciplinai CcT".
rupta y barba in viris y in fcsminis forma
fucata , Dì tal ^guré queir atH
uertimQnto fece al nipote v» tal Prete:
Tu hai facoltà da pouero , e giochi da-
rìcco . Perdi da passzo , e morrai da di-
ipc-
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> Lihjfja Seconde, ^ ^i,
^ Si auuorta » che può £u:fi , ò cdcUuer*
fe parole , di co diuerfe ièotenze^ e itxor
pre Tuoi portate orintneiit»'; ma più
quando è congiiiata GOB la cooatapoiìr
zioae »;iSaIuftio : Concordia res paru^
«irfiurtty Dtfii^dia rmximeMtónmK *
- &.^9n€otày qinada^bppo r.hiQiM:
«ietto qioIk coTe a^liemey il ibgiungo-
n0 molte altre lèparauraente , daàttri-
liuirfiaciaicheduiii», giufta quell'£^
u&o dei Marooe ^quale figura più conr
uieneapoeti» che a gF Oratori , ridu-
cendofi nella figùca i^<^^>nMr. i ^
P#l^tfr, Sfatar ^ E^ues , patti ^ colui ^
Caprufy Kjtr , bifigr , fronde ^ lìgone^
■ pubitadone i Per cflèr figura mede»-
ilma con ìt.^4p»ia y àL,^refis i G»^
mcttianio alla iudcpi Lettera A> ^ i
EF^(Sf<o : è la medefin» , che V^cri^
uòlogia y e r nfponp($y vèg^afi a
ilio luoga ^-.letcera A;
* Emfafi^ Che fecondo V Etimologia
del nome figftifica indizio , è raprélèpt
tauoAedi'^&occi^ta. QH^nóiiaiio in
•due
/
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^ i^im J^tt'orica.
«lue luoghi la de£oifce^ Pnmo.«e^li&
8. cap. 5. vuol, ;chc fia : ^thrm 'prof-
hetts ìnteileSlum , qmim v erba per [e ipfa de-
fkram . , Secondo > nel Hb. 9. cap.2. é&c^ '
-farli qsefia £gura>, ' stando £x akguo </f-
^chtens ttliquid eruitur .. In fomma fiii, '
^uandofi.v&Ao^f pài9ode,'ii fate. 4h^
iigoiiìchioo CDffiima£|k>{:^xUik)r(o;osdi-
naj-io fignificato : Oueroùqiiahdo fòiiit
■teiidere cofe noo dette; onde fidififit**
l^e in d ue Ipecie: Vjaa è i'ÉmfiUi ;
» Ìt>/«j- lìgnìfy^at y quam dicit , l'altra è, qua
t$Mmid, qmirlondieiti li.'vib'lic^idì
«loio nella prima IpeBÌCL's . . r W ' u »
, Priinò EiTempip.: Difle Pietro alSi^
gnore : Tu mihilattas pede^ ? Quel Tu ; e
^^Xmìhi'y ò quanto dall' ordinario iprò
iìgnificato, in quelio enfatico- di Pie-
CfQ'^Mio parole incomparabilmente più
fO«dera^, diejxpmpreiidÒinr inaltò
più , djkquello pjEe;xlife£pEÌisiQaa - '«^
Secondo Eflèmpio : Io: j .i'/V Z>m dì- *
Uxìt mundum^ vt Mttm fuumvnìgemtum ,
daret\ in cui tiene altiffimi fcnli ogni
parolà . , . . . ; ■ ^ ^
r .11 volgo ancQcafuoIWàrqùefta fili-
la : V. g. Xu Cretei^MemhaJifesJ \ r -ji
, Si autterta, 'che. conOOfe molto nel
mo<ip<lel<lirfevedd(l«tófhiere. ? . -
^numf mattone , Quelhièw»iièF^jÉ«*fi[*
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^ Lih'O fecondo . 9^5
me , ma àt^^Freqiwmarìo , mentre nelf
Epinomeii^t^ cofa fi dice più volte, 3c
in quef^a piùcofc fi dicono infiemejco''.
mt foilèrar VI» ibi cofii . Nel h h.i6. pri**
BIG ad Herennio ci fi riporta qoeil'
fèmpio : Quid eft ludices v Cur veHtis eum
tàberair .'. :Hie ^tepuditùm pfoditorefly
ujfidjMm-filuim > .tupidus.y imemptrans y
pety^ans y Jkperbiis , imp'ms in parenteSf*
ingratus itt amkos ^ infeftus iff.agimfoi'^ m
fuperwres cùtuumdx.,^ méefuofyis^ pAtesi
jàftìdìofui m inferiores crudelis , tandenth.
momnes intoUerabilìs.
Nella Sacra Scrittura. ve ne iòti tnoln
te , é maifimamente ne' profeti: In I-
fàia al r. tArgentum tuum verfum es in fco^
riam , ^twk'tìmm'niìxnmjfiMquay'Pfin*
fipes, fui ittfideUs , fctcij furum , omms diUr
gurit munera Jequuntur retributìones , pu-
pillo ìum ituUcant y isn caufà yidute m»ÌH*
gredhur ad tUos:' * *
Quefta figura fèrue molto, maffime
a^Pfedic8torì.nel fine, della prima pat'
te»:^ai^ il jriprendono vizi),«pec^
cati: JpQcodifFcrifce dàlla.O«^fr/>., da
Greci dtttstSyttothrèfmor^ edaljfa còllez-
ziooe, detta Epjtìhmifmoj, . . '
Eparnatbq/ts y wtàzù di fopra latterà
C, Cm-^^io ; eflèndo l'iftellà.
. j <Sp€féng,^ > Quero Extr^a , . chQ
. nel
9f l\£ttorica.
lieiiatiiio è T ìftd[fi>, che ExpóJith , e*
nel aollro Italica^ Effornatoria . iQuefta
figura in iòf^anza è rAmplificazione ,
delk quaie fiiiifeoccerà a parte dtffu^-'
inente nel Libro Terzo. Badi per ha^
ra il fapere, ch'ella è cangiare in vna
XlUadevnftciau&iUhicieue, camev.g.ià
Monfignor Cornelio Pre<L B. par. ^
quello : Sic Deits dilexit mundum^ Is^c.
mo&^iidale ièmenze, econcec^
ù , cbe^ntienequefta breuefcritcurel'
la ; e queiia è rAmplificaziòne.
Epmmei èriftefl&, «lie^ì'mnanf/l9,
i^iegau fopra Lettera C
• . Mpìpbonma , veggaiì Acclamazione^
Lettera A.
Epitrope, ouem S itteoTf^ ^ Sc sanoo
Sìnchorema> in latino jP^ì^wì/^ì; : Tul-»
iio Oràt. IO. Queft. 7. in Ver. Ss ipfis,
ludicUftu permkum firn mea 4trgitmea-'
tatione 9 is^ £onieBuram facere y quod^
hoc genus pracandì , quam Improbum,
i»>c. £cco il modo di queibt£giira,qual*
è quando airalccui volere, oall* altrui
giù dizio alcu na c ofa li permette . -
■ Sifi^tàAer volta congionta con r*
Ironia. Virg. ^En. lib. 4. *
ì,fequere Italiani ventìs p(U regna per
vitdas,
« ia.quefta fotma appartie»eidia nou
afpra,
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. Libro Sccondù. 95
afpra . Cosi anco quando iì permette
alcuna jCQfa con la condizione d^eilèr
peggio, che iè non fon«!perme(Ià . Ge*
roo.£p^ i. ad £lÀ»doro : "ì^egu auari'
tiam ejfe idolatriamo qui potefty trìginta
argsittèis' Dominuaì wndkumy appellare
iti/iitiam: GrApofioll a' Farifely quali
gUnplpediuano il predicare verbum Dei.
Si iufium efi in eonfpeS» Dei. p9*'
tiiis audire , . q^mm JOem i mdicatei
Equipolenz/i; chiamata da Caffiodora
Etioh^ia y quale fi fk col dire piùclau-
fule» che iigQÌ£caxiO tì&tSo » Vir^iL
>En. lib. 2.
— •
S^d puer mdjeamiu ? Si^ratne » is*
vefcituf 0i6ra
Btberea} 'JS^ec adbuc crudelìbus occubat
Dauide Salm. 14$. BenedUlus Dmimts-
Deus meus , qui docet manus meas ad
praUum ; e poi diceaaco i'ifteffi» ( fuh
alys verbis)iEt diigitQS meos ad beUum,
• Dì qnc&i figura àbooda la Sacra
Scrittura. ; mencré icnie a fpie^r le
coiè co magior chiarezza, i ■
- • Efclamavone : . Quefta fi alle volte
cò qualche intefie^zione^edaUe volte
fenza. Tullio nel primo: O terram il»
hm beatapi,^use. \bufte vloim excefierit;
• : ' ei)0-
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9$. . FJori di ^ttmca.
e noftrO'Sìgnorea^Difcepoli: O fluiti y
^ Wfdi. ^rde (od crfdendum . Nel x.
fortunate fenex ,* £ii;go tua rura mane- .
• ' . bmt f
PooJo -ad Hom. 7. hifflix tgo homo •
wff liberabitì ^ . ■ -
Alle volte fi congrunge , com' hab- .
bfam éetto ébpra , Se alie^vaite nò ; ed
in quefiamaniera Tullio : O tempora !
O mores ! 0 me mtferum ! Alle volte
cò fépsraziònè di ^mtadk:
£ktàai fembiaanf lujingata( abiìt^a)
. Non lodo sfarla nel principio delle
Incroduzzìooi , come fà fpeflR» H Patt-
Biga^ok: SaacitììmOy 'À v^iliinfiio di-,
gì uno, Scc. Perche il &k) luogo vero^
.do'ppo le GoàiinnaaKMH : appò quali ,
quali come doppo dVna Vittoria, fi eir
. -clama a fauore del fuo punto.
Quella figura auuertafì , che non de-
. /ue efière v£att i n colè ordinarie; perche
fi tenderebbe friuola, ò ridicola: ZVrf'
turiént mmtes; ifev. Ma Tempre deue
precedere colè grandi; pecche porun-
do feco Tammirazione ; non tutte le co'
£è fono ammirabili; e di ciò parlo per
efperienza d'aieuiit, dame iotefi chife
intalifireddure.
. 'Esempio : ^ Tifi^filò , che fomiglian-
* ' sa:
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Libro Seconda. 97
2a: Homoeojìs in greco, e perche delia
fomiglianza il dirà apreflb a (uo luogo ;
per hora bafti il fapere y che rEilèmpio
il ià , quando fì prendono co£b accadu'
te , ò hiftorici fatti , e fi portano per
comparazione.
L E^mpiaièrue ancora per proua,
come s* io dioeffi : Il Giardiniere ama
molto grarbofcelli da lu 1 piantati ; e la-
ifcierà parimente Dìo di amare le crea-
ture da lui create ? £d anco eoo cofè
iènfibfli , <K>((r iubliml : %^nte ocuhs
rem ponendi caufay icriilè Cornificio.
Tal volta per magior dichiarazione,
V. g. Il lume nafce dal Sole , e non é
doppoilSole; cosi il Verbo nafee da
Dio, e non è aeU'JBtej^icà meno di
Dio.
• i Si iìà ancora per ornamento iblaTul-
lio 2^. prò L.Muren. riportato da Quin-
til.lib. S.cap.j. aiunt ìngracìs Arti'
[ficibus y eos aul^dos ejfe , qui citaredi
fieri non potuerunt . «S'ir nos videmus
eos qui Oratores euadere non potuerunt^
ad iuris fiuditm deuenire . Di quefte
comparazioni ^bondano i Poeti . lidi
pili lo diremo àpreilb Lettera S. voce.
Similitadine.
JEJJornatìone i cìoèMxpoIitio ydilGte"
CO' £xef;gafia , ^ Epexergafia : Dì que-
- E ft*
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.-^8 Fióri di B^t lotica.
fì èfiuielUto poco di (opra.
Eficnuatione: parìmeiite detu 4iiò^
'$XÀ lettera D, Diminutìo. ■ ■
Etiohiia : V iftdflò , che SqiUpoUtntA
' , Exr^JiS^ is^ Uermenia , cioè Int^
pretazìone , ouero Sponj^iooe.
• Quefia 6gura fi doppo baiier detto
V^kiioa cofa in breue » per farla intea-
dere meglio , fpie^arla più a lu ngo, co-
me io diceffì : Se (èi huomo , fe hai fea-
iè Sragione, ieiiaidii!bor^b,^c&
Doue la prima iì fpiega con le lè^uenti.
Gioua molto a' Predicatori . LVsd
Dauide nei Salmo }. J>miti9. quid muin»
pUcati fmt . 9 jtti tribulant me ; poi
.ficgue l'interpretazione : Af«//i infuri
^im aduerfum me. Multi dìcmtt ^nìnuf
m4e y npn ejl ftlus ipft in Deo eius, .
. • Exergtjiai rifteflp> che Z^ipahìo^ dct-
•Kidiibpra^&c
• « . *
F, . . . •
* •
Fl^quentatio ; cosi chiamata dal Cor-
ri ificio , maèla medefima figura «
ichc Enumeratione . Vc§g^fi fopra flcU*
Cra-
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Zibf0 Se^9ml0\- , -09
GB^datio: Quefta £gura poco fti-
mata dagF anùchi > viàu aflài nel
pciocipio del floilro fecola, ma da' mo'
derni hpggidifmeflà , ben . detta Gri- .
«laziofie» «da<«iectCiSr»MX) comiuie-
mente chiamata^ ^UìEreÀdoU ; ^«gga^
Léttera,C. -
Benché fi j improprio,
pure daalcufli^è collocato cr^lefigjuce^
^cor io Tannumero qui , perche lo
trouó nella Sacra Scrittura. Gijurò queli*
Angelo. neU'Appofcaliilè: Jarmk per
^iuvmem infxecida f^cuhrum ^ quia tent'
pus non erit -an^Huì , Giura Elia : ^
Mit Jkmùim in vuàus ^w^peS» ego fio*
$. JBLeg. S. 1 7. AAdliifreat ì'm^ua mea fau»;
cibuf meis ^ fi non mmìntrp tui ; e Dio
ilellò ; y 'm ego » dkk Ùfjfnims . le*
4em.*2.
- lorhòvfata^ ed eflòrto vfarla , tan*»
m per dare 'iflgi«ii<ii(nentQ'.«lle.cofè^
.quanto imprecando a sèftedò, pe|:far4
credere . Auuf rtOL-però d^ auualerrt^ne
rOratore , bm io coièfpraui , & indit*
lutate ; come c«ftumano molto i gra^
uiifimi Predicatori Spaguoli.. .
- Qmmèi. Suona .rift^,jch|LSeflteij!i
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'too Tìori di ^^t tot Ica.
za, co fpecialità dell' eccellenza: e mi
cimetto a quella, che diremo Lett S.
• H. V ••
• • • • • • • • - • iJ
HEmenìa : ouero Exegefts , già det-
ta dell' Interpretazione , Lett. E.
hsperbaton\ cioè TiMtie3io\ cDOiedk
ceffimo ne i Tropi , è vn' InueDzione
di parole allontanate . Più da Poeci,chQ
da Oratòri ; rtoéendo difficile , & óCcn»
re il dire ; come quel ver(b di Virgilio >
•Aggraffi in^cìtint ipjis ex vlncuìa .fertìs,
pfo tx fmU^ •
Le Tarentbefis tal volta portaao-^ue*
fio vizio. ' ^ '
' Hiperbfile: ésfìatìmdettz Superlatio,
SupemBio y Exctffus , & Enùrmm .
£gura d' va' eccellò imponibile ; cosi
neir accrejfcere , come nel leuare , e
fmimike . Beda nel 2. &eg. 1. di Saule,
e di Gionata : Erant *>iquìlis velociores^
iyt Leonìbus fortmes\ e quanto al le-
condo . Tmtbh vos fimitus foiide vo*.
lamìs. ' à
' Demetrio Falareo , oltre le fudette
perfimilitudine, ne mette vaa impo(* ^
Abile per sè fieilà » v. g. come noi dicia-
mo nel Salmo : Domìnus regnabìt in a*.
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l.Ubrù Seconda . i oi'^ -
nhatem , quia baà . mH héteti finék*
TaifofòdircaSolimaito.'' . - » \
Jé. che fparji di fungue Mtnpìo mreme, ^ * •
Ohe montagne di firagl alxai*neìpiitn9,[
Quihtìl lib.«. cap.6.-pocu la quarta maw
aiera , .per concbiuderc la grandezzìi^
dVna cofa , coli' eflèmpiadi VIrgilip;*.
neir efprinim: la vtflocitài diiGamiUai::-
i£n. lib. 7.
Illa vel intaéU, fegetis pjer furma ve*
laret
Grammi ttn^as curfu yjìffet 4-
rijias^
Auuerufi» bcBcfaal'iìifieibole fil
liarche, come inft^uaQuintU, Cum ref
ipfa de qjta loqucndum naturakm
madum exc((ffi$^ conccditur. ttiim ampUu$>
dkfiXf ) qnia di^ii quantum non pth
tefi melìus abire vkra ^ quam fitra ft^tt
i :SMa fe/iza giudizio , quando fi flf<»
•:pra ippdo , però diflè Demetrio Or. 4^.
tHiperbole frigidìffimum maium : <)uaU
ocelli così ftrauaganù portano poi bef-
feggiate ridicole ; come fanno alcurii
attiipen.ici ,<^«;44teBBe .téipan&iciiifefis .
(lfjacdi^e?s&e.4ivt!aluni',vcòdire v.g. Il
Cigno vn tozzodi Luna.. Vnofquarclo
di Ci^lO'i ve'^«wli , ^Ci» .V . > j .
E j Tul-
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IP» Jiori di ^ftMrk'a,
Tttllio ndJa Fiiippé^; di Antonia
^oru certo modo Htperbok fopt»
HipeF)x)le . Vi rimetto » Icgerlo ; Yùl" .
to peffò^^eilomodood giudizio , e eoa
iFentifià,ì;ieicebene. - /
Jhaue d* ogn^ ifiranema mufieo^ . . ?
Ilie^ dàaàù4xìkmì^cvp,dt^pUfi<
catione. • ■ '
- Wypotipofi; yt^ggsiik *4crÌuolc^ia ^ - i
IMpmmméz Qi^a £gimi qvan*
do ^ InnoehiiBiio ^^ualcb*^ iouila • dai.
Cielo a qualdiedujDo . San Paojo : P^t
eVirg.Egl^ ^
U Orator &cio non & ne ferii» 100^
tó, per colè fatte, per non metteieiii -
difpcraiìone F Vditorio : Per colè dit-
ifiurfipuóauoaler≠ niaplùtoftoche
portarli da fè , comminarli cò tefii de^
la Sàcra Scrittura: E chi ne vuol vede^
«ciiocribilF^gg«Ui)àiteioovC. i8. •
. Si ancora contro noi fidlt.il Taflb
da Armida fii dir così :
%4bieMefiumm dti<:ifkiam^mmefteHdà
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Zibro Secondai io?'
ÌSuma boneflà ! Cb*io knte leggi^tuda, ^
Incremento : Icggafi tAuxeJts,
Inopinato^ veggafiilmedemo. Que-
llo è quaacio pfomeeiianso ^fa gra&^e^ .
eia fogiungiamo.moUo^agiore dell' ^
afpcttatiua . krcm. 1 8, ùudìuir
vnquam taUa b&rrìbUia , ^Utff'fitU n»i
mis yi¥go ]frael\ •
In(inua%sone 'y ò Ha preparazione^ da:
Greci detta 'Prtedfafceue , qinVètncaht '
miaciar da lungi a difpo&ere gi* Vdito«
sìy per lentire quel che tìoi habbiaói^
propoftodidire: cojrte'DidonCjperTé^
primere alla Ibrella la fiamaia aiù*
ino> la vi dìfponcfido prìm^tcol rtc-
conto di certi ibgni . ^nJib 4. V
m4tma fbror,qu^ nw Jujpenjam infò$nni0
'- tenenf, • • .
£ poi lodando la . beltà d'Enea y ii^tie
kmedeiìma' - • ^' "^
'tìì^s muuj biff ncfirif acceiffit fedihus
-i^uem fife- »9 fevtns ^qum: fitti peffth
. Ma nella Sacra Scrittura quella di
|4httao»Daoy èfaifnù nobfle^iniiaua-
inone di molte alcre , cbe ve ne ^Mids
cioè il racconta della pecorella, perii
«a<b di Beriabea^ é ; <peì difcorib-a gì'
Ateaìeù, della Fede di Chrifto , «onii»?
E 4 ciao
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I
IQ4 fiori di ^^ttitrica,
.cUcodairApoftolo, J^wna X>e^, staeai
è ammirabile.
> <^eftafigafaricfce molto, quando
fiiiàSa dlò^ure a qualche fpelà > ò coq'
tribuzione , oyero elemoHna , ò coCa >
che^ tema repugnanza di mal vo-
lontiesiji&c.
Interrogazione : In due modi ù ù. que-
fta figura.- Nel primo, per intendere
veramente la rifpofta ; come il Signor»
a' Difcepoli: S^tpanM bahetisì MarcSI»
e Virg.Egl. 3.
Xt^ miÀi Uametà ^- ^mum peats ^ 4m
Melibeji^ ' ■ . ; . .
' Nel ièoondo in varie forme ; quale^
appartiene alljinota grande del dire; «
•di queilojaoi rettoricamenteparliamo^
Per dimoArare qualche vehemente
ftfièttQ dell'anima, v.g. iii varie gui^t
Per ammirazione. ^n.v
l'i Qui4 non,, mortali pecora cogja
^i4urì facra fames ?
V Per vna gjigliarda rifokuùone: "Hannt
J>eo fiihieBa eft àmmd mea ? Salmo ^x.
Hioèfenzadubió, così hà da efìfère.
> Per indignazione Gfiiteratifi incret
^ula , is^ peruerfa , quamdià apud voi
^rùl ChriftoinMatt; i.^
\ PercoAuincecrAaueriàrjo. VirgiL
>
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.^pttttfj^ (fi vfdi J^amms pfJprpe
TuUio prò Ligario , Or. ^z. Fidmur
Per iègno di dolore , Gerem. Tbrem
al 4. Quomodo ol^curatum eft aiirum,
Mutatus éji color optìmus Perdifpicg-^
gio , e Ifaia f. Q^itnod^ m^diftk d€.\C(ae
k LucH'erì Z^ìxqìq m . ^ Mors 4ì\
. Percomandateò^Hegno.*- 2s^f«.«y«'<*
ei6ptdien$J tof^^^ vrbe.fequmufé
Si auuerca , che alle volte coll'Inter-
rogazione noi anche tfil^rmHimó co*
i30ye: BQmmjiA aim 'mti* mea ^ist falus.
meay qnem timeboì • . \
Zt^ quifquam nt^nm^. htiWH t^àifretm : .
.i A quella iìgMra fi accrefce molto„
«aando fi rifiuta ciò, che fi potrebfala^
idere. San CipiÌA0O>£p. u*id Do'^
1
'Batroms ì Sed pr^uaricatus efi de*
• Tralafcb altre forti-, <?oitìe Ùubita»
$Ìo y Ccrreàh , iSf>CA Auudrtenda e&ef
^efta figura qUelU> cbfs.reiicle più ac^>
t^eijto > e più perfua.de a, creder* iVdt*.
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Fiori tHi K^UorhiK
-4Drio; perdi! vii %eflb,j> ma «oa vafl»
modo.
Iriutiaf Jteg^ DiJTtmdaùom ^ ìttx^
» Di
Llcm0 ;: in greco Va^rhefia^ Queftìt
ii£a> ^uandOiLÒco{apocogra€a,<^
cofa càgraalibertàdeuefr dice airVdi-
fiorio,. daiqitaiefi proodalìceoza^ cosìi
Orca!io.iielcooljg^4:'AfcidiJiO' „fòuet*
landa:
£d a lui il: Ta^£i chkft rifpoada' Sd^
limanor '
Buon J{è {Jmtm-tmpitce ) toqulFvccivto,.
Tico-iiu iojcosi moilra ^ cée^ Scipione
^ Q^FaBio nfpoadeilè^ ^uidtn^ ÌMuttL
d^wmh y. mt tuas. Fabi laudes- no» '
affequi /foìum> .veO^r ; fed bom venite
dixerim } fi^ pQj^m ^ juperare^
Quefta figura fifa , <jiiaij4.o jioftvor-
-j:efi&md^-dìcb y. nut daJi»' verìtà: fiatilo»
forzati a dirlo; come iòikoano. i LatW
ai vlàre quel amen àiterfartt.. - -
- ' À qnefta figura fi riduce q^uella fois
mola vsò Mìc^t» al>a. Ktiu^ Vropboui
"non (^em y i^mendaciumpqtìu^ loqitererm
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Libro S&onie, - 107
làme : leggali I>imi»uM »Quexo £^
MEtakpJts i che in latino è Tranpim'
ptio , la qualefi prende tanto à%
-lu Dgi , ch'è neccllarjo paflire alcuni
moki mezzi , per arriuare la colà figi4-
ficaw, feconao^ùeWerfo: •
Jtftf vndetm fcUt impktétffe (Uf
cembro. • " „
Metommta : detta ancora UippaUage^
da Latini DenmituttiOy fi fà in più modi.
Primo, dalla caulàagr effetti :
DalUcaufii efficiente: Hatfi tfi vita
eterna ^ vt cogncfcam te veritmpmit,
Ioan. 17. E coslJa poucrtà li «bitm
beatitudiner , •
Dalla materia-, come argento,ed oro,
per la mone» ; Urgentum ,
MOtt efi.mUn. S.JKetro Aa ?. : ' .
; Dalla fornaa , prendendo TalttattOk.
- perii concretto , xrome: Aiiiwiai»^ A**
aaro,eÌjmil(r -
. Dall' Inucntorc , come Bacco per il
¥Ìno , e Cerere per il grada-, & in mair
ti ^^icàinodi» quali.potiaavcxkclijipfefò
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4
FzóH dì l^ettonca^
4ft> gl'Autori ne i Tropi ,
Merìjmosi QuefUèia^I^firibuzìoiiey
ouero Comparcins^nco . VedàQ fopra »
lettera
.cera A. : • - - ^ .
Islptatìoi figura ehc appartiene al^
€umacp>y .d»ìia ^uaie èparkta sù. Ifr
LiStteca A& aelT ^ctìuoIo^ìl: -,
* ■ • ^
OCcu^atM-:. veggìili Lettera A jj, ver-
bo ^pophafis^ ,■ \ ' '.
• Orifmon . veggafi; JLet^sa E) » wbo»
YeggairLettefft\^,jieifiK
J;' &om^iam£i.y quale <ii£emò aprefTo;;
menare (]fae^ , fc fono finte ^ ed impof-
il chiamaiio fìttole p ì&Iobo finn
te, ma verìfimik aH&az9uo&i haiaane,,
fi.Ghiainano Parabote-;, ma. fe fono dar
«^ifijàiimasftadakre cofeaawmam;,,
•i-w 1 chiari
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. chiàTnàQoimagiui. Il nome perógene^
zico è Somiglianza ; è peròjaiU hett, S.
fum . QueRz é^uxÀ^ùfk , ò col dir cola
fuori dell'opiDÌQjie , ò che ectltd.a naol"
to la csedenza degl' Vditof t . Quituik
k ià vna fpecie di fb^efiuziooc , quale
ii.riduce a ciò , che dicefllmo nell'Ilio*
pinatOy.LecctiaL -> " *
Varrbefi» r vcggaii LetuL. làttmit^K
. ^^^rcetniAi è lamcdefima che •4^4^-
pum. Lettera A. * • •
■. Tarctwicjgiat èlUfteÌ&» che *4dfura>'
iiOyìttltahanoScoN^iwa : wedafi Letu A-
, P(!r'<^itN?tf^;Vìftefìra, che Ji>jfcrmi»af
tùh, oueroDiftef nimcato ,.e Diiùiìofies
veggafiLetteraD-: ,
< "Per^ajii 4a L^ùm CirfiumJÌMmhy: in
woìs^te Cùcsotifcrix^iic^ » detu di iòpra;
yeggafi Lcuejra '
TermilfiMet èSiùe^, che Epur^
VedaiifopraLectesaE. ^
'Pkonalfììas. i è%U8a> chefìfaperio»'
prabondanza, non per biibgao , m;»
pér juagiorcefcezza^ ouero aggKiadi-
jiientov Terentio.: ì^iJcc Oéulis e^^R
vids^ Nella Sacra Scrittura Saira^ ri 7-;
970^ ad. lìommim. tUrnauL
'Sokm 'mk^ « è l'iftellà che S^msmìit^
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fio Firn di ì^ttorka,
^onfìfiono ambidue in vaa moltipllca-
ziofiedi Sinonimi. Tullio in Cati). x
*4bijty gxcejfity euaSt-^ e nella Filippi»
ca ^/décepit ^ ftfeìlìt y ìnduxit,
' ' «Gy.cHeieticl riprcndoac» \ noffari Pre-»
Jèàsmyn la gran frequenza. dl^Hefti:
'Ma (ì (ifponde con AriÀotile lib. j.cap,
•i4.ì«he seir Orazione grafica ( idifi
tAntum /cripta) nondeueirequenurfi,
ma^in quella detu Agoniilica, cioè in
giudìzio contenzioiò, qual deue reci-
tarli in publieo a' Popoli » ed a.' conerà*
rijilà bene rvfàrla;ii!^^/ repuduuur [ape
dìcere infariptionibus i in coment ione vera
^ptime vfurpatur . £ porca per eflèmpio.
tìkefiqui VOI expUauìt ^ biff ^ qui^decf'*
pie , hic quipojlremum prodere tcntauit,
ISFoniì vfi frequente» ècoecto che nel-
ie Amplificazioni, & Ellàgesaziani^
Vragmato^raphia : Si riduce a que^
che diceflìmo néW tìjpotipofi delle cofè;
Veggali fopra ^dcriiwÙ!^»
Vf/ecìfio : è ì^ì^^iGÀych&.^^ticmut.^
'^ggSiCi ^ApQjjopefis. . • T
. 'Psolep^ù : onero Vr^occtipatio y fiQi%
quando preueolamo gli Argomenti . dèk
Còmrano , fciogliendoli y ò tacendo,»*
proponendo T obiezsione' • Per.a<2cat<^
pio di rifpofU aUsk tacita obiezzione*.
Ouidio,: • . , — , . • . . . . * .
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'Dtdahf ( vt fatm efi } fugiens^ mmia
J{egna^ • ' - * •
^f éBpetibui petmìf y tàifiis Je efedere
.. C(eh. •
. Rilponde queir ( vt fama efi ) alf
©biezzlone di poter diift innerffimileii
Viano ia Vep^iìa, - V skkn i, è del Parar
litico t Domine bomiiiem non haheoji^^
fieue, .dettar aeMa%tim Im^maTjonf^ .
Vfteterttio y Occupam ^ J^ncerfpa,
ffha^, QÀ rimetti;^XfiQ( Pillai Leteeia>- A^
'gevhotApophaJfs: f
- ' Vn^atafieuc ^VeggaCLctijjtta I>neir
Jkfkuaìsonéi'' ■ ^'^
' 2^r^^4^«^i&Àt:^anc^dett»nell*i»^r«>-
oologia; y àLC^
■'Vfofopopfdz Queiiffi^iifìr, m-bi^iii
^rofe ^ perféiuti> j^lh x iècoada H
.Gprmficta ^ m vjia parola , £/? - C^n/fr-^
nMthr «rVttoFdFre^qnaoicio attM'ffilfèiiià^
. t» e0lfe£k éA.SétiÌQty.iSiemY e paj:o|er-dit
&ueKare » comefbfiéroi ragieneuoli;.
: Tullio OrtKw in CàtiE. Etmmm ft we*
CM» SSi^rw^y quur ntìbà wm;*!^ mudi»
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1
n » Fiori 4'i . B^ttorka,
-^publìfA loquatur ; Marce Tulli quid
agìsì Perche Catilioa inefilio, e non
fcantinopoliui^o nell' Orazione, a dife-
ngMa Italica , introduce Ja liu-
4gH44^tii>ji con yna elóqiiénciiiìinaPro»
jfopopeia. Non liriporta pei eflcr Junga.
JijTaflp fò, c'JiQra l'Amore ,i\ora l'Ho- .
Ì^^^À £rmini4ra)gi€^i{ . < : o v: 1
■Jfi'flie/itrff -, ri?>fi de^^emci tfocella^ . ;m
conferufiìla mente , i membri cajly».
&:SulikeKa,h$rvUoipgfd9r,l(t.h«jk. vj.^ ?
Virginità, ch\inprigioìùfiS»ard^itv.\.-:>
Dalle cofe infenfa^e Abacuc a. ì^*<>.
/'«Wr/^ ckmabit ^ iss Jig^^
quod ime^ fitn^ufiis .^edihmwai .e^^C"
jpondebit: /V ^«i adiJìcapSiuimem.im
fmguìnìbus , i3r> prapam^»tim ifri"
quitate, ETuliio/>r<> Liguri» * Otl
4*. Quid.iminif Tub^rfi ytuus.illg difiri'
- ^itf i;y iirir pbarfalica gkditis ag^batl
S^ui-fenfus «rit/ ,am«rm morm^. Co^
$i da U?ad re fattoli nella Pouer Cont,fs ,
con dar la corda alla dobla , fi fan con-^ ^
U^te ie.ribalder ie 4e|i' J»Co ir £ da jiltfitt
CQA.appender k Spgda ; òil valore ili
yllupero fi fa naifrarde'Guerrieri. i
. $ì Ibsnoa aaaora 4i|)e£Ìbpe, ò a0èotl9
òjp^tteij^d J ijftnc iile Brutus reuif^
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Libro ' iT.^
cootro Codio, introduce Appio Ciò*
dio cieco, &c. Platone Or.de'Patóa
Figli , detta Epitaffio ^ a il racdelimo .
Geron. BlefiUa morta a Santa Paulaiu»
Madre (w Ep. ad 'Paula3n.}-u\ -
L*vfo di qufcfta figura è v.i3Hflimòj
pcwàc ^Itf e il diletto ne riceue chi ac-
colta , dà forza grande aìle cofc>che ia-
tende di prouar rOratore . Qnwi.Mirè
fum variat .Oratiomm , ttm excìm^.
Tfouerbium : Alcflàndro Retore , e
f Autore degl' Adagi) hi defintfiie cotìf
Celebre ^um ^ fina quoque nouitate
wJ^Sne; come v. g. ne quid nimis. ^««*.
cus alter ego . *Amicormt immm \emam',
ma-, làqueftdma, vt multi ^fintieudum^
vt paufii Yeggii&nehin9À{iente»I:.et-
R£i^iV: ^éi4^r/^ ael Greco:: V£|^
gafiLettera A^
S^ABfcemilt:' ^^tggSL& Climftì ImtJÙ^
Sarcafms : .iraaML:;iVegsalij^ O,
UiJlìmulazione, . - ■ '
*
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ri4 ^ ^rtOTìca .
' ' SfaUnataiaBksxù&Gradatìo^eCìimaot,
Scongiuro : Vedali t^tt.A.w/frf/«r<r//a/
. ' Scuja: Ridetta (òpra ; Mxcufatio : Let-*
SemenTjt ^ehianaiì Jal Greco: Gmme^
che yuòl dire parcoieccelfo deJIa nóflra
mente /come va'OiaciolayOd Tua Leg^
ge ..LfAutor ad Hesesmio.la de£m : Vt
. Jìt Oratia fumpta de vita , qiue aut quid: .
uiter ^fiiotdifi^. I.ap£eftdAArifiociIe»la
• dicui Definizione, perè/Ier pii| Iaconi-
sa , a noe ]Maeepìà : Mmnciapum 'vtum^
fiiky quid in ^ vita. eispetsnduM fit , . 9jsi
ft^iatdutn y t^endem . In iòmma , iècoa»
dome, èirna conclufioncella di rególa
'fàiucc&le , per i co^umi.^ breoemente
piegata. . ^ . '\ : :
Diilinguonfì le Sentenze Oratorie ,
dalle nulfime di Filoiòfia/Eflèndo que*
fie Ailìomi , che non appartengono a'
■CoQximìy ^ . ^,Omne fotum efi maiusJW»
parte . Contrariorum eàdm # dij}tpjf'
na^ Del ffknti^:^ Ma le &ntenze
ibno ordinate allamoral prattica; co<-
me: 2^^^ te ififitm, Beatius efi dare^
quam acàpere . Mslius efi ire ad d(h
mum ìuBits^quam comiiiìf^<bv, Auuef'
tafily the ùé breuè , aUrimettCe non jè
ièmenza* ...
Sono
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. Zibrp Seconde- ..Z • ttf
Sono in vane nsanìetei Aicrè feià«
fliQÌ y V. g. Tra ^Arnica y. vfyue ad »4«
ras. Altre compone ài due propofizior?
m\ coint^.- <)ifequimlt-*/ùKÌe$ry vernai
Altre AiS^matiue : Mubm.c^njikwé
. fife perkuìo vinatm^" i . ' "^
Semplici di parole / co:^e : Benefit
tàm ^ kéi/kfa- Ofc^f , qui digno dtdit,
' Di parole fìgurjite, v.g*p*r Iscerro^
^lone Vfqu^jtdeo ne mort.imferumeftf
Altre di toiie par^/comer
, ^.fdo: wà:fiJtt44: ai difp^fot^ ^il dfpf*
rar falutei . ■ '
&'Tk>pì, cornea Ktfa^ora :
neto Àfalùs^. e neU'IuiicoMonttu J^»-
A|a»i(diiQièinpre me, e certe ; cò-
me^ per Iq più y q^ueUe de^Frouerbij
Salomone ; Se:ma mUis frarìgtt iratd^
' Sopra tutte fono app&tìfibi li quelle,
ò approuace da SapìeìBiÌ>^tfopp«iÀ^
nulgate ^ Cóme? v * •- .
Tmcipijs a!^a . E fimìii. • ; ^ ^ • .1
Vi fon delle ientenze,tea falfe ia yió,
anzi abnfò , qua'ideuonC repudi'afe^à:
àftfrpajeda'popctfi^ odiate nociiie , v.g.
Me-
fi:^ fiori di J^ttorica.
Meglio è datjChericeuer ; cioèbafloàa-
t«^egljoèfenr»cb«dlèr ferita Collif
garfi col nimico iaferiore ^ peroffender
Il magiorB.;. Benché taf bora (ìjno d** ~
Autori , con tutto ciò , abokntUB fiotty
Vjtefem jer erido imuriAm ^ inutti^. - tuh
uam : e quella di Soci^e: S^tue Oipr^
WS ttjJ^U ad*iios*. .:*}•]. . ... A
Altre fono di vari] j^i, e condisziói*.
nidiperfooc.-Taflb;
^el cafiigo , cò tuttij^tr eguak'». ; • • . '
yario è r^£o error ni gradi varj^ ..
£ fol Tegualit^ giufi* è c(f pdfL\ : v -
. li Gotrifti , £iueUftfidQ4le* ,Gapi Eee
clenadici: . •
CWl facr9 manto indegnamente
Commodo nonji fpoglta iis*c\ .
■' Ci«apto a quelle , che pofibno ferui-
je a! jPredic|i^i&c^: Vedraflinel so-
pirò Libro del Nouizzo inPjulpito.
SimulaTjóne: l'iftcflà figura^ che Tiiro-
ii^ y dett^ Lettera Dijimkgfoae,. . . > ^
^///iTi&^ri^jr ; £guf a medeiuna , che £-
pìtrope yOMi^oVermiMio y detta difopca
Lettera E ; fi (^^m^alicota: v 1
Smborenm ', ridttceiìaiU fudettac
Syncyceofìs ; cioè Commìjlioiie , quali!
■formacon duecot^ttiarij, come s'è d«c-
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•
Z ìhro Secondo . • ' 117
j SjfttoàoJis„ ibidem: u ' .
SynQttimìa: vt^aTobonimia : Lette-*
xa P.--. •• ■ -'•
* &omìgliaa:{fi: detta in greco 9 HiMeon^
^;ade£nirlacéBedx >iiè: Miaus no*
rei y per eitis fimikm y qua-. : magts
ad .Herenn. Oratìo traducens ad rem
quampiam aliquidy ex re di/pari , Jimi»
ir V ' iCome fi diftingua cblla *XiAeu&>ra ,
fi è detto di fopra;
Hà varij nomi : Se dalla materia y
quando fon fidce , edimpoffibiii , ledi*
ciam Fauole : Se.da verifimilì , Parabo-*
ìe : Se da vnacofà particolare ,E{Ièinpij:
SedaaniixBttolidaniiiiato» Imaginì. .
> : Notiri, che.le iòmiglianze hanno due
parti: Vna detta da latini Proporzio-
ae , e l'altra Reddizione ; cioè ^pplican.
xjone y che da' JLogici &rebbe detu Font
damento : £ fbgliono pofporii , ed a n«
teporfi , 7. g. Si: cóme vn Sole è bafte-
Itole per vn mondo ; così per vn popò»
lo vna voce. Ouero: Così bafia per
Vn popolo tha Voce , come per V n mon-
do tu tto ba^ Vn Sole» .
. Quattro (orti di Somiglianze T Àu^
tore ad Herennio riporta . Prima per
coatracietà} cioè per dìfiìmlgUa»za. La
i. ^ ' ; Ye-
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FÌ0rÀ di ^ttortcM,
fecomk per negazione. La terza, per
bxfnità » 1a x{mti2L per cotteSionem^
csoè ài contnipotlo s Pcidie iìwcbbe
Ipoghezza il tratcar ae qui a parte » et
iriineu'iaixu^di To^ra^ done iòn toccate
<eparacameitte^.«dme ikncora le moti-,
uaremod'apri^a
Aimcrtili dVfar|»arole proporziona»
te trà il fimile > e la co& fi>migliata ; a'n»
j^i tal ivoka- auualeriì ■ bielle inetafote
|bei!À> tioùneir yna^ xome nell'atra.
Ciò ofìTeruo nel quarto ad Herennio:
iumudmesMtfiiuo tempore pr^o fum^
'/rigore fit^a recedmt : Ità faljijibmcit
fereno vita tempore prefi 9 funt Jtmul^
jttqte kfemem fiittunée leim 'Ufideaànf y
eualoitf mMes. Xoiègna Axiilotile vi^il
di raro ^etius Tmica^ ^uam 0-
ratma ■ '
' Soprabontlatiim : ìil&e££à clai^ 'Pleoi^fi
pìos , detta di fopra. " , •
• SufpettJunVedis^pttfRì'ySuftmatfo.
• Sub .0culos fidàeàio i JLa medeiìinay
c\itV*4£iiuologia^ £c ìhpotypojts.
: Supe riatto: SuperieHia yideji Excejfm,
& EaànemiayViàeS^oeìieiUperbole. ■ ~~
Stifientatio: Sìfk que(la%ura con il
mouere curiofità negP Vditori ; e prima
4i fodis£u« il knr«&iliio, teaerli alquan*
tafoipeii* . ^ . :
In
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' Libro Secondo, 119
' Iq due modi fuol a(k^ritir.O col <til^
ferire iblo U rifpofta > &a|K>oeo«iouiaIr
{re parole nel mezza; ò coirandaie slo-
«refbendo la medefima curiolìtà.
i Nel.priino modo fi fà » amplificando
ii4ubio; ouero porupdo diueriè xìC"
|)Dfte, riuocàndole tutte; comefpeflb
. fi^i fare Saoc' A goftino , Gerooimo, &
altri; e nella Sacra Scrittura , Cììob i.
Sapìentia vero vbi ìnuenttur ? Et quìs
ifi heus infeUigentiàf ^ ì^efcithitm prat-
iÌM9t ieiuSy me iifuenitur interra fitaui*
ter viuentium . AAbìJfus dicìt : 'Hon (fi
ia me. Mar fi hqmur: ^<m ^ m^cttm^p
.jtlìTclftcondo modo ; Tullio in Ver,
rìportaodo bauer iiuegli per:deiuirili«'
berati .alcuoi rubellt; Cai^pt diSla da»'
mnati funt. Quid dgìnde? Quid cenfe^
t'uì Furtum fortajff , aut prgedam ex-
pe^atis aliquam ì lolite vfque^Uafjfu
^ eadetn' (^uarere . Profieguc Tullio poco
apreflò quefia figura , quale , per eflcr
lunga, potran vederièla.
LVfo di quefia figura è veramente
nobiliffìmo; ma due cole biiògna au-
uertke . Vna di non tener lungamente
ioii^tCì , che però habbiam detto nel de-
finirla , alquanto ; perche cagiona tedio,
e ul'hor poru fde^no . L'altra è di noA
• vfar-
Oigitized
•ISO Firn éi I{eftmca.
V farla, doue nonbifogaa-, pecche poi
cauiàrebbe le rifa . Co$ì cal'bora auuie-
ne nelle Comedie , che temendo <juei
ridicoli granimi de' Spettarorì lunga-
mente fofpen, e poi prorompendo in
vna bagatella , adempifcono il lorò
intento ^ àc il £ne , <{usàiédi eccitare
r Vditoiio ailexifa.
sApinofis*, la medelìma, che Diminuì
Topothe/tai ) Lettera A, viìrrffttfA'^ldL
Yraéìauo: )
di ibpra.
Topographia : )
Digitized by Google
. CXI
I L
NO V IZZO
A sevo L A,
FIORI DI RETTORICA
Del 5P.¥. FS^^'ÌICUVILL^A
<r ^quauiua ydi Tredkatori,
LI B R O TERZO.
Delie V. Parti della Rettorica, e dell»
IV. Parti dell' Orazione*
C A P. I.
Della Inuenvone quanto al tbema^
è fa Vropojtxìone.
Sfèjido ancor eifa in due part
dipinta rinue nzione^ La{>fi
ma nel rinuenire il Thema ,
ò iìa Punto y ò ila Propofizia»r
ne ; La ièconda nel ritrouar gì' argo**
mentì > & i materiali per la fabricadeli^
la Confirmazione y e dell' £(Iòrdio, &e
Fà dVopOy fecondo Tiniègiuuize d*Ari
F ^o- ^
Digitized by
ria; Fiori dì- Pittorica
ftptile iib. 5. Rhet. cajfv 1 3. Vrìmam ne*
csjjiiiìo exquìrerc partem\ de qua deìn*
df demonftratur ; riefcehdo poi facile
• jùitto Themate^ ì^otioncs additai inda*
gare, z.^ihct-cìv.!}.
♦ ►t • I.-' '
JDel Tbema,
SOndì due forti i Themi: Altri fe-
, cqndi, altri fterili ; cioè, altri vi-
ni ; & altri morti , come li chiamò
Marziale. Daijuefti fecondi farà im-
poflìbile il trarre ingegnofi argomenti .
Così egli fcsifllfi! al lìio Riuale , che per
fatò Epigrammi viuaci , fceglieua The-
ini.morticci ; efprime^idO: ( fe poco v'-;
hà da Th ima a Thema ) i {pioi^nù , ed
qucft' herba , che nella Corfica , efifen-
do fecca , noni atta per le Api a forma-
re i faui Cecrópij , cioè d'Atene , oucr
d' Rimetto, così: . ' ■ '
yiuida cum pofcas Bp'^K^rnata: Mor^
tua ponis
Lenimaia'. Quid^fien CecìUane pois^^ ."•
MoHa iuhes Hybka tibi j Himcttia-
nafciy
Et Thm CfcropU', C4>rftca ponis *Apì\
Per l'oppoite iJ^lftrziale li fceglieua yi-
Hi , e fecondi , com»? quello della mofca
neir ambra , cosi nobile j-c^wto-
Digitized by
'' Libro Terzf. 14.3
co del proprio , fi renda complicato , ed
impÌQ^Ujifio , ò dadie cofe viciiie, ò ciaP
leco^cojauni.. Diciamo colè coqiuqì^,
quellé , eHe a molti appartengono . Da »
Achille prendafi la lode per Diomede.
Tutto ciò dice Ariftotile nel z . della
Rett & al 9. fiegue : iQuod fi ex ipfo
mii facile immire po/fen -^Al^s 'cmpù^^
ra ,, quoi Ifocrates faciebat.i Goal da<
•iìmile, ò in guerra, ò nelle lettere ;ò
4aoppo(èi, comefece Marziale, obli-
gatQ a. concettizzar ibpra i denti biaa-^
chi^ e falli dVna Dama, riflette a i denti:
nerijC Keri-dftwtt'ali:» ; perche così dalì* «
-fi^po^one piùjjìifàkia^vaigutU&aio ftt^^
letama , diiift nntyv^ji.j ^^ni|iy , ■ i fjf !{ ; ■ \^
Thais ' Met' mgirosi; mueos Lt^dnia den*^ :
Qua caufa é r ^mpm hic Jf^
«Quelli eflèmpij della tPoeticafiano Me-''
lodi per rOratoda. ■ ' I
.' L'Orazione , fecondo lo fcopopria» •
cipale de3r.Oratt>re , qtwieal4ird*Ari-^
ilotile,lib. i..c^4; Eft facuhas wie»'*
di ; quid , ia quaque re Jit ad p^rfìta^
.de»dm *aefomòéafupi \' e\l» è vili fcòn-'-i
g^ievdi pacok , e fejitenzs^ erdidi^a '
perfuaderey, ò diUùade^ gualche pua-
to i; Akwiqoofc Wfc nepeOarie-; coii^,
■* Digitized
114 ^^ori di l{fttorica,
^ropòCiziéne ^ e Confirmaziooe . Altre
(aao integrali ; come : £iIòr4ÌQ , Nar-
xazione , è Perorazione . Le prime, va--
imf- ad deeendum ; le iècoode M ani'
ì ufos cmmoutifdm.
Le Condizioni della Propoiìzione
ibno moke. La prima , che Ila vna, per-
che dalla iiiavnità dipende e(Ièr vniuo*
ca rotazione: La feconda, che fie-
Henda a tutto quello , che neirOraziò-
ae fi cratu > e che in eflà , come in vii
' centro le linee , così tutti gl' ATgomeà--
tl , ouero Coniìrmazìoni vadano a ter-
minare . La terza fi,ià , che ila cosà chia-
xa, che.noniòlo5!intenda, roacfaenoa
po(!à non intendevi . L altre condizio-
ni qui le lafcio per eflèr i»oprte del ge-
mere Demoftratiuo. Dalla Propoiìzio-
ne dipende aifoluumente il cattiuarfi
It beneuolenza, e non da quelle Ibr- ^
mole ridieoie^ .e puerili d'alcuni , v.g. •
Vi prego Signori dell* attenzione . Fa-
iiorSfcanod'flfbolcarmi attenti, Scc. La
curiofità delk nuoua-Teiì da sè genera -
>na ftraordinaria att^ione.
Due generi di Propofiztoni fon quel-
li «-«'^uaU ^ ò vogli, ònò, grVditorl
guidamente porgono volentieri Torec-
chio< fi (oso: Ochelìavtile, ò che
fi« ih» prinui iàsk^ 4 ipecu
\i alla
Digitized by Google
Lfhro Hrxfi^ txs
alla Polìtica , aU* Economia , © alla mo-
ralità de' coftumi; e quefta rapiibe gli
ammi a tutti . QmncU è , che va' Oratoli
morale . hà più concorfo d'vn* Orator
fpecolatiuo , quale dia sù le (empiici
aftraz2Ìoni , che non capiiconii: da tut-
ti . La Propplìzione del (ècondo gene-
re è quella, che porta qualche nouità,
-iid^ più4iit«ià% : .£r quia aiùdiffimi fimt
fcìendi mortaki^ cagiona fommaattea-
zione , per la curiodtà . Onde vi dò qi;e*
ftj tfè Auuertimentt. '
Nou I. che la.PropoÌ4ZÌone , quanto
piùfipuò^deue ingegnaifl ciaichedua*
Oratore ^glterla prattica , enonrpe-;
«oladna : £ & per accidente foilè ntQ6&'
lario farla fpeCQlatJjia; deue indurla co-
mèirìii'ac^ei^pùngèré g^i attlni , &:a
mouere qualche pa|tìcoIace afFett^ ne*
gì* Afcoitanti . JDoùrebbonG sbandire
dai Ròftri , e mafliìmameilte da'Sabri
Suggefti quei profani Oratori,che emù-
■ landò la barbarie di Nerone , mentre^il
mondo Tà a fuoco , sù la cetra cantano,
e contano vanità ; contro dei rerojC Qi^l
■ ero iìne , cosi della Rettorica , corno,
della Cofinenza , preferìtto fino da*
■ Gentili, qual'è il perfuadere , e diri-
gére tutto ad erudire 1 buoni coflu'mi,. ^
Nota IL Nella bilancia di Mercurio
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12$ Fiori 4i ^ttofica,
deueii co foouoo giudizio eflàminar la
Propoil^ìpae, c'hakU coherenza eoa
il luogo , con il tempo , con la peribna ,
ch^dice 9 € con la qaalttà.di quelli, che
afcolUQO : *Aliqmbus , alìcubi , Ì3n ali-
quando . Non riefce buona quella Pro*
poiizione , che per sè fleilà > aliquoful^^
pur fu buona ^ Scalkubi hebbe plauib .
O quanto in queflo bpggi al mondo fi
pecca.. A tutti par hoggi facile V-Attc
anticamente pur troppo.di^cìle. 4^11'
Oratore . Tutti vogKon parer Dottori^
ma (èoza ftu<lÌo ; eiàr gl'Oratori ièoza
Rettorica . Qupl tuo punto di prona r Ist
Monarchi^ e/Ièr ^el Regimine vn' Idea
Dii^ioa > quar hebbe tanto plauiò-Golà
nellà.pre^fènza di.quei Prìncipe r In.vns
Città libera , quali oprobrij , anzi quali
da n ni all'Omcor indifi;reto non reca-
rebbe ? Q3I diicorfo in tempo di pac^^
in occaljone di guerra n^n ferue. On-
de edbrto gl^Oratori iàcri » e mondani >
che giungono foréllieri in. Città non
prattic^te^ d' iniòrmarfi del loro flato»
delle occorrenze , Scc. Ed a' più periti
Nazionali > pome Jo &cePaolo in Ats*
• nej On4e .pòi cominciò il diicorib cò
queirammiirabil Tliéma: Igmto De0yÌ3r>c.
quale non potea iàperlo ; non oe
£}flè prima infornuta
■ , • ,Not.
Liyiii^ed by GoogI
Libro Tenp. : ; 1*7
Nòt. HI. Per i Predicatori feiiciie
»on. debba affumerfi Propofizìoac ve-
runa , quale non habbia fucceflmamea-
te conneflTa la commozione d«§l' affètti;
= non eccettuandone meno i Panegirici,
ne' quali , oltre la diuozione , che fi per-
fuade, deuonoancoraeffagewffidocii-
menti morali , e rimitazioAe delle Vir-
tù del Sogecto, che fi lodai e,lliftefiÈ>
intendo delle funebri Qwàoidi ' . ^
• • •
Del modo di far nuoua • *
DOuendo, come fi è detto,, bauer
la Propofizipne fcco anneflàja
^Nouità pef Pvtite, eperildilcttodegl'
^ Vditori ; vniuerfalmente ì Maeflri di
■ queft' arte non ne fcriuono, aderendo,
non darfi nouità alcuna di 9ropoIìzicMÌi;
- perche le caufe ileiìè naturalmente le
portano , quali fono: Il Punto della
cau fa , ò pure i 1 foggetto del ^difijorfo:
.'E veramente è cosi quanto alla^Softao-
za ; perloche riducefi tutta la Nouità
■ della Propofizione , vt placeat , is^prO'
' lit, foiamente al modoi ' ;
Auuertimento : Si guardi l'Oratore,
per la troppo ftudiofità nel trpuar ntio-
va J^opofiziòne^ a non dare ^n.Hiper-
F 4 boli.
■
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■ bòli , & in ftraiuganze , che poi fi ren-
dono temerarie , ò ridicole, v.g. Che
la Vergine lìa magior di Dio : Che San
( ^u&ppe fùdeila Triade la quarta per-
iòna: Che latribulaziooe fia più alle-
gra della gloria celefte ; ed altre iìmili
-ibìocchezze.
• Non vi fono regole d' Autori,per iàr
che le Propoiìzioni , per altro volgari, e
tr^e , fi rendanannoue , quanto al mo-.
do: Ne diremo perd alcuni riflelfi, ca-
nati dal luglaris» e dalla nofira efpe-
tieaza.'
Varie iònòle qualità delle Propofi*
' zioni . Altre fono in genere d' Azzione»
. i^ali isteadoiiaqualché coià da operar- -
£ dàgl* Vditorir. Altre nella fi>lacogni»
zioneconfifiono. Altre fono afiolute,
lènza veruna Comparazione, ouero da-
;:bitazioDe,cioè iènzale particole. Vtrum^
•.Si 9 •A» f Magis , Melius j ouero cofi al-
: tro comparatiuo . Altre fono Propofi-
: sioiii problematiche , y. g. *An exptdUtt
. jtoc , vel hoc , di due azzioni diilinij^
. ana il dubioè dVnaibla: Sì vel ne li-'
ttaty Altre comparatiue ; V. g. Se
ÙSL più vtile alla Republica , mantenere.
J'armata, ònò.'* Altre fono condizio-
jiate 9 V. g. Se Adamo non haueflè pec-
cato » vi iàrebbero fiati Prencipi trà
%
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grbuomim ? Altre vniueriàli > altre
particolari.
Not/ ì. Via Propofìziooecertiinnit
appo di tutti , con porurG problemati-
ca, puòfarfì nuoua. Siane eilèmpip.
A prouare T Ambizione ellèr al mondo
pernicioiiinma : Così, non mouerebbe
attenzione , per eilèr troppo a tutti no-
1
il
uuti più danni 9 che commodi: in tal
modo apre largo campo alle Amplifica*
zioni; perche quella pugna, ex,9tra»
que parte ^ f Vditorio mirabilmente
diletta.
. Not. a. La Pfopofiziofie aflibluta od
la Comparazione può £irfi nuoua.£' or-
dinaria quella : I mali alle volte fon* v-
tili alla Virtù . Quéftacod non muoue
attenzione, ma comparatiuamente sì,
V. g. La Virtùèpiùobligataa icàttiui,
che a t buoni : ed eccoJa aaàhift-'
bile ; e ciò dipende iòlo dalla^com^ia-
zione. ■ '
Si aauerta : La còfflpata^ne a farfi
con coiè , che iìano di grand' opinione
in quel genere^cioè che T Vditòre penfi,
non folo , ntm poterli preferite , nia ne
meno ooolarijr«<^ ouero'paragonarfì. !
Not. Che la Propousuonepuò facfi
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130 J^ìori di ^ Ritmica,
fiJKma, fefi.fìmutazioneda.vogeiiere
ad vn altro genere. Mi fpiego : Certa
cofa e,, che altro è la lode, ed altroèil
▼itupero ; Se•d^nque » per rintenzione
oiiodare, proponi di voler folo dan-
nar le colpe i li a tf anfito genere. ììt
genusi Cocj^ueft'artc illugla.ri& £tc&.%a
nmproujexoencamiaftico ad vn' acciaiò
matiffimo Oratore? , ael <jiiaie , col no*
me de vìzi] , ne adornò gl'enfiornij . Sia-»
ne ancora eflèmpÌQ : Se vn'Oratore prò*
n^etteUè Hi fere vn PanegictcQ delle mai^
^lingue., òd'altroYizio.Qu^itotiam-
lito , perche, meno aff» t^a^^jfiekfce nuo-
uo, e per coAlèguenza: cur loia . - '
> Not.4, (Qjj^^daj'iQ)atradiìtorij fi ft,
ancora nuoua la Propofì^ione.,, v. g. A.
prouarx cfajel*tnart<e riefcénnendm'a a^^
miferi.^ ch^ a felicij^^jSi renderà aramn
rabìle» con aflfimereli contradittorij,,
8^ ^^^^^9^9tàQ ^Bflfete vn genere^
- • -> .i.iX'Jùi ' '-^jr^'' •
Not. 5. Farli nuòua la Propofìziòne-
aiMjora col ù^ì^f^h: jp^^doOo v qjial' è
ptoponerk in ^^n m^t/dk),* che fu molta^
remota^all'^ofpiiiioined^grAfcortanti,,'
v.g. Ap«M»r<i!ak.T^i?:ri}bii»raQ è<am««i.
del Tuo pro^gt^dan.riOM jUfèi^iauiouaj^i
fcla.^iifij[^cp^:; :NmQ.èmiJ^r^ fa.
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Libro Terifl.
'i^on' clu Tool eflère . In lati no : ^emiMm
hdi, nifi à fé ipfo, Quefto.formoiacio
apunto nella Predica del Paralitico of*
-feruafi nel Padre Oliua: Vii fàfiM fie*-
Sia auuertiraento che. quando la
Propofìzione in tal modo hà deli' iticre-
«iibiie ; ^pes.couciliare mafior ammirai .
zione , dourebbe effagerarn nell'Eilòr-»
dio, quanto veramente babbi dell' in-: .
credibile , v. g. A próuace , che il Sa*
.cerdote lia fìgnor del Signore , e fi facci
patrone del iiiedellmo Dio , farebbe be** -
se |>ortare , cbe«vié|ctfiaicreatura Tti nel
mondò, qualpo/làcdéàtitocrefcere, e
auuanzarfì , che dalla inferior ieruitit'
del- Sttipremb Creatore poilà eilèntai^.
Di Ciò lì dirà megiiò neU'Efìòrnatiuo.
. §. III.
Sf iKÌ gentre EJJornatuto dtJAafi '^ife
• ^ropoJÌTjme 24etaforica. ''0
IL knodo di variare ie Proporzioni Io
potraDrfo ótìlèruare nel noftro
bro del Noaiz2o iii Falpifi». Quaaco-
pcrò alle Metaforiché.
Contendòno i Rettdrici ; e per lo piii
totalmente «laiuiano il prendere Meta*
.forica la Proporzione ; Perche così ,
non genera grand*© pi n ione negl'Afcol- •
tanti: JPeiche sella- Juog^ Amplificai
F 6 zioac
j J4 Firn di H^mrìca.
*JODe (iella SomigUansa pare , che H
verità reftiofFufcata, E veramente io
4I0II Fedo ragione, per cui gì' ingegni
<iegr Oracofi debbanoanguilìftrfi , e tt-
ftringerfi in tali fotniglianie. Qà tutto
tldprofìeguo IVfo .
• Auuertino > non eiiferda tutti la Me>
t^forica Pfopolìzione ma da buomi^
di gran ftudio ; però quelli di men inge^
goo» e meno eruditi V ^ voka delira^
. AQ, fenza faper che fi dieono ; Nè delle
jjroprie, nè delle altrui virtù fanno ne?
^l'aaimidegrVditocfQpintos&alcuna;
onde farebbiero meglio di^orcere aUa
icbietta , cosi delk qUefiione nelForo^^
«oinedeU'£uattgek> neiPulpica
. Perrifponderealk opinioni in cóa-r
tracio della Metafocica Pfopoikione»
xìpof to k ièguenti oilèmazioni.
Not.i.^ou»il«rposere in maniera»
che ven^ mitigau la Metafora ed in
-VA een» modo venga fpiegato il fenH»
proprio,. V. g. Se vn' Oratore proponeir-
ic; San Giouan ni effère vn' Aquila.P*t.
perebbe dire agi' Vditori vna giocofa;
JVtetafidra; a«k fogiungeflè , eflère
■vn' Aquila » clje/olleuoffi di là dall iitt-.
ìpano, a penetrar del Cielo gl'arcani^'
i^dellaDiuioitàilmidoMo. Q>^nio<dK.
fissata rieice ^iù ibda ^fiàafflDucaiùle^
Libro Terxp: ' 135
e per confegucnia più accetta -, porgen-
do largo campo di più elegantemente
fpiegare i fatti illuftri di così grattd^B-
uàhgeiifta. ^ a
Not. A. Ckc tali Metafore , non fi
prendano da baflezze , da viltà , da coffe
fcorrili, nèin«iiolHaccjadi«o&«lifpa-
late , cìfemotc , cheappena con la co-
fa propoàa habbino Analogia : otide fi
auuerta con diligeiM» ^cbe le proprietà
cfella Mecafi^ra contengano tutu la par'
tizzione del difcorfo.
Not. 3. Di gnardairfi, chela Metafo^
latìacapacedimoke ecudizzioni; im-
peroche nelle narrazioni più note agf
Vditori , fi richiedè gran copia ornar
fp«nt0; ^is»ente cagionarebbero fa*
fiidìo , e con la proliflìtà,^ non fi diftin-r
gucrebbc dalPHiftoria,rOratom. • '
. Eflbrto y che per r iufcir k Metafijtè
vtili ,e proporzionate^fi debbano prea-
dere davarijuobiliogctti^ Akredac©*
iè celefti, v.g. dal Sole» dalla Luna,
dal Cielo, dal Primo Mobile, daFi*-
noti > &c. Dalla Sfera del Fu«oò , d^
Meteori , da Mcutìi , .&c Da AninaaU
aobilii come Aquila ^ Colomba , Veci
Paradifo: Da Leoni, eda Ar^Mct pi^
fingolari,iiMiBoti. Cedra, Palma
il Wc per San Tomaia - U fno^;c^
per S. Ignazio: Il Nilo., per SGerom-
mo: La Perla > per Santa Margarita , e
finiili. ' j '
Altre poflòno prenderli da co& fpec-
tandf alje Ara Quili . 11 Commentario
^er là Sindone, come fàil Tjefaurov I
Sp&ftacoii i pei iSan. Sw&no ". .il -Moto
perpetuoiper^l ^uerio ; e.fìmili . . < :
. Altre da certe fpecialiflìme pr9feinc(-
4fti; come: Il Filofofo Chriftiano : H
nupuQ Geometra , &c. Alle volte da
perfone celebri : Il nuouo Trimegifto:
/L-itdfeo Achillee Utreouo.GalHcb Al-
cide ; come faieciamo noi : .1^ Elia no^
duello per San Domenico : 11 Salomone
psr San Tomafo^ìl Lubrktii.Nònci^'iiV'
porta dire di più altri modi la .iseuità
da noi prèiiiTa. . ...
Per occafione di Nozze : Epitakmii;
Per i. Nataiizi}: Genetliache : Per le
Vittorie : Epinicij ,e Peani ; Per i FiB-
nerali: Epicedi), e Nènie. QmVi tut-
ti' pcM:fiano , (ècondo le congìtinture;^
per fe fteffi le Propofizioni . Vedanosù.
di ciò il noftro Nouizzo in Palpita
IV/
ì)tlmodOyp€r dilatare la Vropo^vone , òfia.
V ^Argomento angufio^ e troppo (munto.
D£Ue4Ìue^ cioè, d' Amplificare il
menay ediic^occiaie il più : Pi .
I . far
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-iàc^graiuieU piccolo , « chiudecia poco
ii grande: » me pì^cc^ue fempre più di
quefto {ècoodo , il priòio» Non vi i:c^
éi^ che ali' Oratore dt grand' ingegna
apri campo più largo > che vn v\Rsctta
Argomento; mentre in tal cafo tutto
hàda fupplire,coii le ipecolaaionS ^'inr
gegno . Oiide notaremo qui q^uaiche
{èruazione su di ciò ; e diaffimamenie
iè il .Sogetco da lodarti, habbia iti cè
qualche co£i chenoniìa-'deg^na di lo-
de. ■ ■ •
- .Not. s. Non :dieueil 'ibégliete vwt
ProfóiìzìoQe ihùiurata» ci^ad vn ^CM-
getto fiminto rie;Ica y come vna gran
fiUachina , appoggiata ibpra vna-ddio*'
lii&macc^ooav ma che- fia mediocre..
£d in tal caio , fe non vi foffé altro , che
ytaz.€qh azzione buoitii^ del Sogecto ^
amplificarequeila iavarìj modÌ;ie4k>^
lerfi , ò^eltempOy ò<d^retìb|jeue , d
delle crrcoftanze , che non perariferot
oprar colè magiori*, e k)darne ìtèamoi
elUntènzione . Doleriv» ch'e«l» mede-
fimo per humiicà le tante altre buon oi*
preniUcofò; ou«ix>de^r Hifttt^tfi , che
non le annoueraronatutte, ddelletrar
fcuragini della Patria, che non fonnon.-
àe i GionMti ^ ò dich^ ohlià>ÌÉ|la&
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1^6 Fiori di lettor tea.
Not. 2. Che fe d'vn Sogetto , v. g. Se
d'vn Corpo Santo, nonfihaueflè no-
tizia alcuna delle azzioni della vita; ma
folo, che liberò quella Città dalla Pe-
fte: pofibnfi enumerare altre di (grazie,
come guerre, terremoti, tempefte, in
altre Città feguite; ed ammirar, che
quefta ne fia ftata , e ne farà libera. Qua-
li benefici] ne hàuerà fatti vino , fe tan-
ti ne fà morto ! Ed in fomma con altre
Amplificazioni ( quali diremo apreflb)
compire vna perfettiffima Orazione.
Not. 3. Douerfi attentamente auuer-
tire , che in tali congiunture dobbiamo
regolarci in maniera, che non diamo
fofpetto di bugia. Infegnandoui io l'-
Amplificazione , non vorrei, che ap-
prendeffiuo il mentire ; mentre alcune
cofe pofibno prcnderfi in buona , &in
mala parte , v. g. Di lode , ò vitupero :
V* infegno dunque il modo di prender-
le! , per la parte della lode : Cìtra vitium.
E per farmi più intendere. . -
Not. 4. Che opponendonfi i vizi] al-
le virtù , alcuni fi oppongono per fomi-
glianza ; come v. g. la Temerità alla
Fortezza: La Prodigalità alla Libera-
lità : r Aftuzia alla Prudenza : Deue
ben guardarfi di non fcufare il vizio col
nome^di quella virtù , che non hà veru-
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^ * Libro Terxfl. > • i?7^
nàfomiglianzacòtal vizio; mabens »
v.g. ia timidità fi puoledir prude naà,
non fortezza . La verfuzia , potrai chia-
mar folerzia , ma pon veracità j c così
deiraltre. - . i.
Not s • Nelle Orazioni Funebri pói-
iìamo ricorrere alle lodi degl' Auì , del-
In Patria , dei Prencipe,ò della Repu-
blica, a'quali feruì; ed in co le fimili,
per fupplire al difFetto delle opéwoJÒliì
mancanti del Sogetto da lodarti . Siau-
ucru fello GÒtai temperanza ,che non
paia egualmente , così de* maflìmi , co»
me de* minimi dirii lo fteiTo . Tutto
ciò fimiimente può farfi dall* Oratore
nelle Lauree , e nell* eflf^r aflbnto a Ma-
giftrati, 6 aà altre Digmtà<iualche E-
roe. Si ftudi) Tempre la breuità. LVfo
in quello , e l'imitazione ,ed il tuo giu-
dizio , erunt tibi Magtftri, ' ■ •
Se per forte l'Argomento foflfe così
tenue , che d' eflò , ò poche , è còfe
men ch'ordinane poffin dirli ; come au-
uìenetal* bora in certi difcoriìde' Santi
Maxtiri , de* quali altro non è noto, che
fian morti per la Fede di Orifto , può
' aflumerii Argomento più generico, v.
g. Della venerazione douuta a' SS. Mar-
tiri , Heroi del Chriftianefimo : Del
gran mento» che hanno apreflò^Dio:
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■13^ Fiori dì I^^ttmca.
. Del gran patrocinb , ouer protezzione
tengono delle Città commeffeli; eflèti-
<3o meglio cosl^ che il prendere Argo-
■ ane^to^iò proprio , col quale non po-
trà mai dirfi, ne cofa grande, nècofa
- nuoua. ' ' , • .
Siauuerta, chetale Argomento, à
PrQpofizione (a ièmpre co n grua ai luo-
go, al tempo, alle contingenze, &a
gl'viiitori . Conformarli , ò con le me-
ftizie, òcon le allegrezze de' popoli , e
non mjfchiare in certi giorni feiliui il
terror della Morte , del Giudizio,e dell'
InièrnQ, ma moralizzare con legiadria;
còme ofleruaranno ne'.noilri.Pane^i-
nci/ e fingolarmenie dell' Epicedio
Reale, còmordlità nobili fòaueménte
riportate/^più ne' Panegirici de'Santi:
Heque enlm fas efi locum e£e trifiitiaf,
vbi 'Hatalis-eft vita., infegnacila Ret-
torica pQjiderata del Pontefice & Leo-
ne ^f^i:..i. de Nat.
f V. ■ . r
^gl modo di portare le Vropojktonì^ ò Jm-
j n^$l^< *yir^Qmenti ampl\ffimi , cm-mO"
"c 4^r>àzjone^ onero refirizxlone^' '
DOueodò arrecar l'Oratore appref-
fo.^rAfcoltanti vna grand' am- ■
ìtiirazrone del Sogetto , del quale pari-
mente tengono anco^HBflì opinion graji.
- de;
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Libro Terzo. 159
de; nonftàbenein vn'amplififimo Ar-
gomento addurre vn fatto folo, òdue,
otre dilatati; mentreil popolo attende
cofèinnumerabili , perii gran concet-
to 5 che tiene di quel che fi loda . Nelle
Accademie apreflb letteratiffimi, acqua-
li le azzioni, perlopiù fi fijppongono
• efTernote, e fanno ben difcernere , ab
vngue Leonerrty non dislodo Tamplilicar
folo qualche Angolare azzione ; e tutto .
il reftante riportarlo cò figute , ò di
Comparazione , ò di Preterizione, one-
ro per rt?;7re/7/^?ww. Siane eflempio: Per
amplificare quel fitto di Grifoftomo y
quando hebbe cuore di fulminar gl'A-
natemi contro Eudofiìa , l'Imperatrice.
NeirEflbrdio moftrerai , che i prodigi)
di tanta Eloquenza 5 daquefl:a virtù di
Heroico zelo tutti fodero fuperati.Nel-
la Narratiua raccontarai il ^yjizz^Ko\ co-
me fù 5 e pondera rai le difficoltà, c'ha-
urebbero potuto cagionar terrore a quel
Prelato. Conferirai quefifo con altre
fìmili fante arditezze, così di eflfo Gri-
foftomo., come di altri Heroi del Van-
gelo • Scorrerai poi le co (e imminenti
con la feguente figura : Soche da ^ Sacri
Demofteni fuole ammirarfi in quefta
Ecclefiaftico Atleta quella robuftezza^
con la quale , &c. Quella grandezza
d ani-
14© Fiori di B^ttmca . '
d'animo » cò cui Quella gfati Ca-
rità, cò quale, &c. cfcmili.
Noti. Cheiiiquefti> cosi fmtfuniti
Argomenti , noe eflèndo luogo di &re
amplificazioni di tutti i fatti , sì grandi, '
e ttumerofi , Ve né deuono icegliere al-
cuni pochi ; perche in altra maniera- fi
metterebbe fpanento a gl'Vditori , ben
ÌDtefi, chei^icti illaftri, e numerofì,
V. g. del Padre San Domenico apena
poflòno efprimcrfi da vaili Volumi ìn-
feri , non che da vn breue Panegirico.
Si può dunque da vna parte non eccede-*-
rei limiti deir Orazione, e dall'altra
non far torto al Sogetto , le cui azzionì
non fiiron-picciole , ne furon poche.
NoL a. Stimarei , che le Amplifica-
zioni in queftì tali difcorfi, non doureb-
bero edere delleazzioni , ma tofta
delle.Virtù ; fotto delle quali diilinu-
mente . pofibn portarfi quelle azzioni,
che in^al geneie di virtù fi comprendò-
np/» V, g. Sotto la virtù della Carità ne
vedranno molti ne' noftri Panegirici :
Sotto^ueUd-del fiintoZelo Tedraa per
San Domenico quella figura di Repeti-
zlone .: In limine latrai \ fotto cui fi
porta qiÀotooprailè^ per tutto il;moA-
do.
- Not. 3. Che pud alle voice farfi detta
cnu-
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> Libro 7irx0^ jf+i
enumerazione di coiè , benché non ila-
jio neir ifieflb genere delle Virtù; ma
iè fodero nel medefimo luogo , ò nell*
ifteflò tempo,' òall'ifteiiè perfbne ac-
cadute , V. g. Dica la Spagna <juefto,&c. -
Pica la Fittncia quello , &c. e così le al-
ttc, quanto a' luoghi . Nel medefimo
tempo poi tutte le merauiglie oprate in
quel tempo , che fù in Roma, ò in To-
loia , dee. C^nto alleperione : Tutti i
bene£cij compartiti a' Grandi, a' mez-
zani , a' plebei , dee. Non permette la
breuìtàildiftendermi di vantaggio. > -
'\ Sì auuerta di prender i fatti , e le colè
pili proprie, e fìngolari del Sogetto,
adatiaté.peróall^Argoinento , e fceglìe*
re quelle , che Xqqo, meno comuni eò
altri Heroi , ò altri Santi , mentre,
per fperiéozasòdirui , che quefte ipic- :
cano più ; e decientemente amplifìcafè,
riportano acclamazione . U re^o poi ^
d^llecoiè ionttiiierabili fi dportin<^cdh >
le figure fudette , come pofibn vediere >
riflretti millioni di miracoli di S. Eran-
cetbo da Paola , con artificio nel a. no-
&fo Tomo Panegirici , pag. 41 7. e pag. ^
44k». e per il Patriarca San Domenico > '
pag. 16^, có quella fcelta figura Interca- i
UAto |>iu de^a , ^uamo^che detu d^i-
>v Sia •
Oigitized
14* Fion di I^ttùrìca,
San MaOlaK), da 5, Gio; Griibftoma
^j £ 4(11'' hdkfi. CAthjBgorìcOy pen rl* ,
tìi « irouarji cò f auleta ^ •
DOppo J- Inueniione ddel Thema,
. fie^ue q iiej U ^gl'Argonjcati da .
pcoua^'Cioè deJia maferia appartenente.-
AlJa G0Qfirmazi.Qiift.: .V »,
" O ^ ; / r . - .
I Rfittorici dei Foro , chiamando cò*'
nome di ftato di Caufa ; onero Que- •
itioiie tfèrAttore , & il Reo , il The* '■.
ma^ óila^ropQÌìztoii£t damtxajrij , v. g.
Quella ^che difende Tullio contro Sa- *
luftte^; 'Che F^tbio habbi vccifo Clodio;
« aSaluiiÌQ > per oppofio argomenoaison-'
tro Tullio , che nò : Dicono hawer que-
ila naturalmente , per sì ftefTa gl'Argo- - j
m^nu della di&ià , pérdò ne ^&riuoli^>^
iqlo la Topica il 'inucnfcMrli^ £ di ordi* \
^ Nmìfi ) che dikmafilà Pr^yofizfooe'- '
ancon Theii^ fidiHip^ch^^JU^rima'. ^
yuol
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vuoldirThema vniuerfale^ la feconda*
Thema limitato . EfTempio del primo,,
v.^. la ViKÙdeue amarli ; del iGboond^^-
cheUVirtùdeueamarn davn Nobik.i:
Ecco , che la prima èiofioita ^ la iecon^^
daiìoita, ' i.. . •» ^'A
Difìi^guo dunque^: .Proue Vnìuer")
Ikji* fenz'.arte; come da. tefli moni j, da^
(crittufe , da Autorità , e fimilì : t'T^to^i
ue artiiìcioiib, che ù cauano > parte dfdì'
ingegno, e parte da' libri . Quanto »
quelle de' iibìri ,'Idì rimetto al Cap. cl^et
faceiiuno de paranda Sj/lua^ ^àà £9^l&^
loZibaldone ,da varij libri, anuóuefàcT'
nel noftro Nouizzo in Pulpito / » •
, Auuert-aii , ehe neUe praiie^ p (ìafK» >
argomenti ^ 4' Hipothefi riportali alla^»
TJieii , percfie il paytieolare fotto l'viii-
uer&I ^ contiene» . .
$. IL • i iìr. "
X>€lP Inuenxiow Oraiorm'<£tfà>uo a > .
HAiino le Scienze vna tal ib]iùgli<> >
anza , e comuaicatiua traodi elìe,
clietien rvn&iingolar bjibgno-4eiÌ'al'
tra. Sorelle y cbtamp Zenone, la Lo*
gica, e la Kettorica ^/paragonando la -
prinur al pugno chiu(b,^.-aliji^ 4n!ait(>'
aperta la fecónda. v perche ciò -, (cha -
quella dice; in riàrato , que^a con
- ~ ' le
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I4!f ^iori di B^tiorica.
le Amplificazioni dilata : Quindi naice/
che le Cathegorie , fecondo Tu Ilio, ed
Ariftotile, della Xx>gica, edellaRei>
torica fon le medeiìme . Gli Stoici^e gli
Epicurei furono Filoiòfi aùuerfi alla
Rettorica \ ma i Peripatetici , e quelli
deir Accademia, con Tacrimonia della
Filofofìa , le Rettoriche dolcezze bau'
' tctmifcbiato .
Là Rettorica adunque tiene neceifi'
tà d'agiuto dalla Fi lofofìa, fenza la qua-
le, le rte(ce impo^biie conièguire U
fùofine . Qi^indigrantichi buoni Mae-'
ilri , nell' vna , e nelPaltra peritiffimi,ed
efiimedefimi (còmeéoufebbe ftdt da
tutti ) .prima di piegar la Rettorica.,
ij)fegnauanalordircepolilaFilo(bfia. • '
.Rido io di vna certa fieuol* ragion,
^i Pluurco , che , fé bene (àggio , pure j
ammirandoli ciarloni , dille, la man-
canza de i penfìer] , delle ragioiiÌ,e de
gr argomenti, polKrfi fupplire, iera^
cbe ^ i^lcolunti ife n'accorgano , dà
vn gran ptoiluuio d'Eloquenza, come
. appuoMògliono gì' iftrumentivitippli-
^ alle voci fiancanti ^ ed a i difetti de^
muficì; mentre il cingùettar parole,(èn- .
cala iorzadeUe ragioni^ non puòmuo*
uer gr animi^fe non cheòi al tedio , ò
aik ri&'y e pare a me^ chell^a il cicalar
" paro-
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n-- - V* ' ~" * m
• libro Tcnp. .145
^rò!e , feoza concttci ^eofiie vn caotai
le note y iènza parole.
• Eliano (Iib.cap.i9.) riferifce,che- ,
grEgizzij à Mercurio , Dio deli'-Eto»
^ueazft , oflferir (bleuano , come moko
amato > ^ ilimato da queO^o Nume , fra
tutti i volàtili , 4*icir Veci lo , chiama-
co Ibis fifefcfaequeft* alau figura, e vi-
no fimbolo dell' Oratore , con le penne
nere cifraua i penfieri interni , e con le.,
bianche > le parole delT efterna elocu-
SJone \ ftimando , che quelle , (ènzi
i^uelle, non potelTèro da Numi efièr
gradite .
- ' Han dunque del ridicolo quelli , che»
come nello fpennar il Lufignuolo , difllè
' ^uel FitoiòCo , alerò non basendo , chd
belle parole : Vox , Vox, 4^ mbUvltrai
non li reftando cofa alcuna in mano^co-
0ie apnnto à chi alcolta ttli ^ìcaiei^ci , •
veruna coià impreflà redali nella men-
te. Deuelì dunque fiudiar beneditro-
nu buoni argomenti , valide ragioni, *
e «on parole , meacoe grifteilì Argo^
memi le producono ; e dalle buone
pRnienafeonoie beile frafi: I\erum c9*
pia y vcrborum cDpiamgignit^ y infegnò Mi
Tullio nel }. dell' Oratore . Ed Ifocra-
teftimauaimpoifibile, che reftaffe ià
^Mca nel Pergamo > per oviacanza di
Q paro-
>
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hiiueflè concepiti viui ,.fo4i , e piijiierqr
4ì penfieri i .£c Hor^tiò 4e Ar<«( J^oe-
4Ìca,puriC»nnfegnp* ' • .
• . qtfumwr*
iQpica , nome inuentato Arifto-
iigniiicarc , .ch<9 (iano te
recondite Sedi delle inueozioqivrpecQf
iatiue , così occulte , come fono oa&o*
fti inìdide'Toph Nefùd*voFiIoft#i
£itiriz^t09 Booioucndo il Maeft ro del
gran Macedone prenderidee à% forici,
animali cosi fcWfì i c ne! Gabinetti de'
prandi npQW»r così iprdidi ì;).uchl.P<^
tsà dnDQU^ aggrada legere dette
Cathiegoriev^^aft Topiche , -«o^
y^riftotile* COPip in Tullio : Nell'Orar
toriadeir vno , e nella Filofofia dell' al-
top ;e0èndò,cQme bai^bìani detto, connt
SDuni ad ambidue f^nd^ afti le m^dfilÌ!»
lÒ«.Scdi. Chi vuol vederne più cppio^
ie , lé potrà legere in Boeajio , RidoljGj ■
Agricoia net Carbpn© » nel. Fonfeca,
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neir Arcfio , e fimili. ' ^
piche Sedi, in ^«cw, méntre delle
micoJan Cloe quando al Giudiziale,
DcJjberatHio, e Demoaratiuo. le ai-
*emodoppo; eccola in vn^Epigramm
di dieci verafa^cmentcoQinpijatr^
^/mjr, ^..;>.«, Vr<^ùm, fyfi^
' -PWmUe Efftam,C(imuga,a,G<ma
tto^ Tempus, • . T
1 1 Ossificato, fer «uioreia
• • • *•
•
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4 • .
'Indice direttìM'di fudetti luoghi geiurah^
bremnènte tpiU^ai4t,
i URimierameote il nome della co-
i fa , ò del fogettó , eoo tutti i fupi
Sinonimi. '
a Si prenda argomento dalla dìfpo-
-Azione , ò dàlia defcrìzzione ciella coHi
datrattarfi.
Dalla enumerazione jdelle parti»
^dle quali détta cofa è compofta.
4 Dal genere, da cui ella deriua; e
dalia Tuai^cie, ò ila dalla (ba eilènza.
5 Dalle quattro Càule, dalle quali
può dipendere: Dalla materiale, dalla
formale ,daU' efficiente ,^alla £oale , e
da tutti parime n te i loro ef&ttl • « •
€ DatuttiiruQÌcontrarjj,pppofti,e
lepugnantL
7 Da tutto quello, ch'èfimiIe,ouef
diliìmile. ..
Z Da tutte le core , che , ò le, fono
^gionte, òfottopofte.
^ ^ Da tutte le altre co(è , che, ò le fo-
floimtecedeiitiydcon&quend
IO Dalla comparazione di ciò , eoe
di cflà è magìore , ò minore, ò eguale.
' II Dall'autorità diuina, e dairhu* .
snana foura quel tal fogetto ; e dalle te-
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Zibfo Tcnfi.
ftimoniaoze, chefiaadell^i^oayedelL'
altra parte.
I ^ Dalie dieci Cathegorìe di Arifto»
t;le , delle quali fi fauellarà apre/Iò*
Tutte quefte Sedi Topiche , e quel-'
io , che le lì può agiungere , iono. com-
pilate in quelle fette dizzioni delli Dia»,
letici. r-
j^«if / Quid ? yii ? Quibus auxiUjs ì Curf ,
Quomodgì Quandoì
" Quis , fpetta alla perfona . Qì*}dy alla
grandezza delia co& . Vbi ^al luogo «
i^ihus auxibjf , allipreUdi) della cofa.
Cur^zl fine . Quomodo^ al modo-jQ"'*»^^
alle circofianze del tempo.
«
f V. :
ì>eìF Indice Cathe^orico per i luoghi par*
' ticolari y e primo del genere -, ?
Giudicìario, ■•• * ■^
L'Oftzionedi quefto genere, qiial'è
' per acculare alcuno , ó per difen-1
-tierlo ; per oprimerlo , ò per lòuaenir"
fecondo Io ftato del negozio conuie**^
ne. Mentre il fatto fi dubita, douemot
^ttarcisù le congetture, che dipenda»
no dalla volontà , ò dal potere , ò dali'e-
iècuzioqe ; onde i luoghi , per ùt vade^
re la volontà ; fiafi per l'affirmatiua, '
per la ne gatiua , fono : : • . >
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?4ip. Fiorì di B^mrìca.
* 9. Attuai amicizia > & odio» omttÀ '
jutecedenti.
i L' Juimor freddo , ò ripoiàto.: Il *
«olerìco « ó U furioiò > fopra colui^in cur
Le minaiQcie aiitecedead y ouer,
^attioppofti.
4 Le perfone > che Thabbin' a cid
^cdùafo, ò la poca veriliimUaMljne^h^,
a*habbi fttto condurre al fiuto da^tri .
i # 1 vantaggi apparenti , che ne ri-
dondano, onero U contcario: LeincoiiH
modità, le difgrazie > <;h'^gli hà pen^
%jo&aQfitfe; oueron poco vtile » cbe
«e potea iperare. ...ù
Poppo la volontà» fi efàmina
li potere.
« 3 CòiègQÌ^, che hana' accompagiift»-.
ta , preceduta, ò {kgxù ta razzione;
a, Con lè cirooilanze del luogo op-
Ì»0ftunoyò QÒ; in vn bo^»dÌ9:vnt.
Jtfada :. In yn luo^o deferti^^ affóllatot
aj' Di congetture fondate foura il
tempo fauoreuole» à sfàuoreuokj: ^
aaotf e , ò di giorno.
. 4 Cò mez3^ , che fono ritrou atì a tal
;6ae , ouera mancati. .
(Mndo fi tratta d'v» fa^to publico»
JMiduEtato ^ ^uefte non feruonoi fi cir
CQcra ad altri luoghi ; e fono: ^ .
X EOà- *
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V. g. tratcandofi dì £iCFÌÌegio ; deàtÙHf
qùefta parola, per accufàre , ò rigettare^
& cofiìieftgA ,dÀ6ali'o^ di coikii,Stìti\
'* X lUfletcece sù termjai <iellii:iegge^^
per interpretarla al rioftrò vantaggio, i
reotì, che fauori^onail adftio ìMéùU^
è moilrare , che fìapoatracìo ai CiuileM
il diritto della Natura. i . j
4 Tra quello , eh' èfc^tto , far di^
. flinzlone Coirìntenzìoae del I.egislaifO<<
re ; p«f r dare vaa legitima i ntcrpretazioì
Jie , 'Cheiioa pii^ iìauet traiteli^ dal di«
- ymoDaturalft : *
'5 Squitinarc, per minuto di. tal -leg«i
ge,òdecreco , i fignificati delle paro-
le, le olcure , o equiuoclie y ò ikgaii*
-^4 Mmxse^ fecoDda ti bifogno' ,
ftato della càufò , e pa/Iàre ad altraijuot
iliditi^ , fóftetiéndo , non debba ammet^
tertì la parte contraria , per haaèr in^^
tentata Tazzìòne contro le forme , 6 la
«agiòne ; ò pure auanti ,ò doppo il tem-
po -ordinato dalle leggi ; è fe fia ricorfò
ud altro Giudice non £j>ettante. ■ '
7 Se habbianiomaIacaufaydeui;'.ref
^ vfcitedaldrktóèaftJiho : ^me hn-
no i feruitoii y che non h«iiendo (citfà
' G 4 le-
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I
f 5» Tmi di. ^mfknt^ I
liìgitima ,;rifpondono ùxot éì pi^pefi-
tt> . InfcgBàualo Ariftotilc al deil**
^tt.cap. 4. ìdslam caufam babentibus
=vbicumque n»/m ver/ari, ^uam m^aufAi
% Se non fi pud far altro i <»jife0àr
il fatto pratosa deirintejizicne-
cbe non fù cAtciua ^ ; U^Umà^ik co» ]«
loftuna^ con la neceflìtà, con gì' igi-
pnlfi , ò purefiOA le perfuafiue de' mali
compagni. . •
- 9 Finalmente , mancando ogni ra-
gione , è ottimo cfpediente l'humiliar-
i\cò pentimento * cò proponimenti ^
chiedere con lagrime miferioordia, e
pietà , dolerfi internamente ^ per mouer
«A imploriyre de Gindici la clemenza!
' *, $ VL
■ ^ ■2>tf* -£«^^1* 7b//a' j&rr i/ aerare
DeUbtratiue.
NEI difluadere , ò perAjadcre Itco^
^ in tal genere , breuementc i
luoghi particolari lì^Uègnaiioda JRe{-
torici. /
r I Efl&minar bene le cofe , fe fiano
honefte , ò disboncfte,- e qnila Filofo-
fia morale porge fecondità di peafieri.
a Se lecoferiefconovtilijoueroift^
utili:
3 Se fian , per eOèrc dilettegli , o^
Itefoipiacenoli.
" 4 Se
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. Librù Tert^^ ti%
4 Se iono necefìTarie > ouero poco '.
Importanti . ' .. ' "
5 Se fono facili , oucr difficili neil!
cììègQÌrìì , ò pure , fe ibno del cucco ìm*'
poiribiliariufcir^. . -
6 Se le cofeiìpolia&o imprendere cò'
ficurezza , ò cò graue pericolo arrif-
chiarle.
Quefti fono per configliarejòfeonfi-
gliare^i principali mocìui^ gl'alcà po*/
tran legerli negl' Autori.
§. VIL
Delle Sedi Jingolarì del genere
Dem^ratìuo, '
COnfifte il Demoftratiuo nel loda-
re , ò diibunaiev aeU' encomio ^
ò nello biaimo : onde^ranfuoi luoghi -
■r
1?
del Sogetto , fua grandezza , fuo numi^
ro di Cittadini , vircuofi , ò viziofi. •
.1 Dai Parenti > e dal merito, ^^de-
merico dc'Padri , y^àù, e degl' Aug-
ii, &c. - ^ \
l Dall'edticazioiie^coaattenùoAQi^
àcò tsaiciiragine.
4 DallacorporalediJfpoziotìedi bel--
lezza, edeformid-, riflettendo allaTe-
la2Ìone,che fuol haueie con X Aninu il
Corpo. • •
. G j j PalU
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X54 ^iori di I^Hojtica^
^ f Dalli coftiimi ft ùsldol lodenolì^
o vjziofi , e da altre eondizwoni deJid
^ Dalmenarlavitai<kln^eftier€,à
piofeffione ; fe vile , ò grande ; fe beiMU;
q irulameate ciOèrcitau.
. 2 Dalla Yvietà delle cofe^traucrfe;^
oprofperofe; e dalla fortuna faiuorcuo-j
le^-ò djs&uoreuole^
<• ^ DajUe a?woni- buone d maluag-»
gìe: Equeftòeilluogopiù efficace, e
più proprio di titóti; pesche fi pofTona
defcriiiejfiifàttiheroici, òmilitariii»-
jprefe , opre fàme , dee.
. jfc Dalgcnefe detta xnòrte, che fo-
«^ente fuor hauci; coAfooniti coak vir
t% antecedentei . . . , .
;i o. Dalle circoftan^e , che habbinos
,!:> $. Vili. '
C)nie che poilono eflcr fogctti at.
cresLdi lode , e di hiafimo k Ctc»
tà, li Paefi , le Fàbriche , le Moli
ixlardini fìunofl , Fiumi Fortezze y e.
fimili ; ripottascmo i tLuoghi Topici
perlalodedf vna Città,, da' quali poi a.
i>otià con i negàciui oppofti dedurjie il •
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• libra TenfiV "^ Ijf ^
bjafmo, ola vituperazione. •
> I ' Vna Città ptìò lódarfi daMa fua aa-
tichità, permettendpfi ancora arriuare
fino;airHiperbole dVn tempo fauolofo,
•c^mttoatò. _
* Da fondatori , coinè Aleflàndria^
■ da Aleflandro . ' ' • ^
. 3 Dalla grandezza , e beltà fontuol^'
de* faoi palagi , & edifici] publicijò fian;
commu DÌ , ò (ìa a pri u ati . ~
i 4 Dalle Fortezze , Gaftell», Battio^
efpugnabili , ancora con le mura. ■ •' •*
. jr Dalla dirpofìzione del filo bei fito,
fertilità di terreni , delizipfò riuiejreyp
fiumi nauigabili dVtilità. ' • ! .
6 Dalli Artefici , dalle manifatture^
dal trafmetterlé altroue , da negozi]^
mercantili , dalli porti di ficurezza,
ùmili. • . . .
7 Dalla cqfiellazione , dall'aria fallii
bre , dalla bontà deli* acque , e da fimi-
li coiè , appartenenti ad yna vita ionga,
8 Dalle leggi , co^ riguardeuollidai
Statuti , co/i moderati ; dalla Giuftiziajl.
COSI Hretcf^ «sdagf . ordini y«<i^ pn]A.
denziaii, - ' ' ' ;• ■
i ^ Dagr Autori de' libri ; da*Virtuo^ "
fi^ € da- Cktadii» tti. f^tko^* ccjdi" t*-
i»r . G ^ leur
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\'*s€ fiori di ^ittork^t '
iento.
I o Dair abondanza de* viueri, e lio-
diezje; dall' opalenza dell' Erario pu-
UiQo\ dalle rendite, e dal peculio, del
quale abbondano i Otuditìi, eda^km
unuli Cathegorie, ^
Per eflfer difficile tenere a siemòrii^
tante Sedi Topiche , eiforto i giouani
a ferii vn' Indice Cathegorico » e tenera
le tutte ìb vna aota di va foglio, così de'
luoghi vniuerfali , come deMi tré generi
Elidetti, e feri uerli con viiapaiQk xa
fotto l' altró , cQine ir^v
y ^ Nome,- I. . '
Definizione,^ „ ^ >
Deferizzione,
Enuiuefazione^
. Dcriuazione,^ &cw
X tanto haiii hàuer delkTopica br«^.
«cmeate epilogato» '
ILN dfuemodi dìlèinguo jl*Oratork<D»'
. ^Kifiiione \ e quanto alla pacti^onft
di tutte te parti dell' Ocazipne ^i? quan-.
ito ali- osdine degP argomend , die (t
^QfUfiAj^AQ Ai&ile parti ^ ci<^ j^dke del->
Digitized by
JLìbro TerTfi, , ' 157
le partì delle parti . Mi dichiaro-* La pru-
ina difpofizi'one (ielle pani ì>rincipaK
^11' Orazióne iì diftingue io quattro
porzioni, ordinate nella feguente for-
ma : Prima Eflbrd io : Seconda , che lìtj*
gue apreilp èia Narrazione : Tevza^he
vien dfiippo > è la Confermazione; e per
vltimo fi conclùude con la Perorazio*
. Delle fude tte «quattro partì difcone'
temo, al prefente , e (guanto a quelle par--
lizioni , delle parti di efiè partii «ioè
della ordinanza degl' Argomenti^ le ve*
4ranno più eiprefTè nel Nouizzo in PuV
pico. Bpernonttcernc^ti tutto.
Leir OrdinanTjx degP ^rgmentK •
Nota primo , che grAi]goiÀétiti (è^
condo Vifledà materia porge,d«^
tioAO andar difpofti vnoappreflb Tal^
no, fionperiàlto, màedquakbe bel*
b £guia di tranfizione , ii^ manief a^che
l' Vditorìo non fè n'accorga*
• Not: X, Che eflèndo Rtttof^cp aflìo»
ttk> cike Qicatia debtt.fmpn crt^c^e^
grArgomenti» vuol Ariftotile, che va-^
dia Temprò ainnanzaRdoir iK betfin n&é«
gli«>. Od paeedi tanto Mae%ò| x\t9^
^Coa non cominciare, c^fde egli di*
ce nella Filofoiìa » à facìli^Ufué ^ ss^sk*
Digitized by
'^i Fiori di B^iiótìca. ■
tre per fperieDza habbtam-oi&ruatOjch'e
nel : portar qualche curiofo Th^ma , ò
PtQpo.Gzione diificile a capirfi ; quando
Ja prima prdna è debole , iVVidicorioy
X7be {U.can vna grande a(pet|(Wf ua , tue*
Iq fì raiiredda , torce il » e perde
quella grande atcen^ione , che eenettaV
<}nde (Limo bene metter auanti <)aalcbe
buono Achille^ e poi difponereil re*
Aaote eot Reftcuico accre&itneàto \ à
fia che i'vUiaaoiuperi tutti; però r - i
i^ot. 3 . Di fcegUere per vltinio <}ueir
Argomento più acuto , cfaein'^iàdV
aculeo po0à pungere il cuore , e iiaco»
pace di inuouere gli afiècti^ io chenol|
conuiene di fare nel mezzo ; mentre,
ìacrjmiA rfitò arrfcit \ & atcaccar&i la
«oralità. ' . • ^ .f
Si difpongatto in maniera , xhe nok
paiapabiViio^ppoi'àicro, ma,«BOùcom
tenuto neirakro; ofldeiLol^erui (^nza
curarft in..ciò della regola dell' accrefci>*
mento ) metter ^«n/ìeaie x^uegl' Ai^ò«
melati »^clie hanno tràefìì affinità ma^
§^ore f "e più (1 drizzano alla Inuen?sa$
ae^ •^..v ' - •" ^ • * * '
. -^^^ntiliano comparaua»!' Qiazione
ad V n' eflercitP ben fquadronato / coh-«^
iìfteiido-ièakpre k Vittoria -dei.Ca pltau
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Librù'Tfnff ^ 'IS9
fnippjj,, come <i^uella dell' Oratole neir
oitcimadi^ofizione delle fue partirmeli*
tiemttQ il bello deliXK>ada.coofifte ixei
bwMkOfdioe delle. cofc.. Quindi label-^
Ifg^a rh^jmafiDifpofizione dà San Tor
mala: Conjifih jenmin propmiQnemem^
htotmi EtauuerdHqraùo nel I. che
^j? modm in rebus ^[unt ar&i deniq^uéf _
. ■ . Dell* Moiidf9^- ■■ / :
INuentata fa Propoliyonc ,t diCpofti
gì' Argomenti ^ apparccchiatt 1»
umtm , giuft ■ è » che veDÌamo^ «.icat-r
lac^elUÈiìordio..
. Proemio lo chiamupo i Gtec^iqualei
saettendoiì a prima faccia , ricbìedA co -
me. ).'ingceflo . d'yB bel palaz^p efler
compofta co termini eleganti. Non è
buono Architetto quello,, che non difr
pone adi yn nobile edifici©) j/aa .dilette^
noie entrata. In ciò fu taceiato l'Ingen
gjtlilèEedjel mIcabiiPalagglQ .Fsa^&i iiSI
g(Qma 4^el qualer vuò taopr^ il aom€^ i
: Cederehpr le FabruhAvetuie: .
fie^ colui y cbt'l dyì^A tifi dife/e^,:
Digitized by
'ì6o Fiori di Pittorica,
' L'Eflòrdio è quello i che hà per fine
ildifponerei fpiritiad vna fauoreuole
' : 9ttenzione dì guadagnarti TamoveuGle
inclioaziooe , edìfarfi vngranconcet-
> to, e concepirfi il credito di tutto quel-
lo > che s'hà da dire d'aivefio.
Kot. I. Douer proteftarfi l'Oratore,
di non parlar per ìnterefTè , ò pafliìone:
Deuemofirare dlbauer contezza della
virtù, delfapere, edeilagiuftizrade-
gì' Vditori : Deuc prometterfi aflài più
^ dalla equità, e bontà de'Criudici Aicol-
tanti, che dal vigore dcUa Tua debole
eloquenza : Deue , per acquiftarfi Tat-
tenzioiìe , dare a diuedere douér diP
correre di coiè grandi., nuoue , (lupea-
de , e di notaoile intereflè : ma che ve-^
ramentè poifìàa tali, di Aott' ordifiàcic
folleuatezza. ' • ■ -.^
: Not. 2. Che da molti vien creduto
hauer del conueneuole , anzi dei iìe«
celfàrio ad vn' Oratore per lucnufila
beneuolenza > nel principio dell'Eilòr'
dio moftrare , ò fingerlo , vn graa feo-
timènco di rifpetto , anzi éngere d'^--
uere qualche timore degl' Aicolranti^
benché foffèro di minor intelligenza di
Itfì . Homero lo fà Tempre praticare^
Vliffc* L*efperietizac'infegna coi;)' ef-
fetti^ C^e <iuefta riu^enziale .tciȎnza
1 .
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Libro Tei'iP.^ lix
gjooa non poco; * { • •
Not.). Per guadagnarfi vna vittaafc»
tenzioné , en[èrgioueuole tal volta nel
fine dell* Éflbrdio partife TArgomento
io^ut^ò tre, ò quattio membiì delk
Propoilziope» e non più; mentre da.
quefto npartimento nafce vn miglioc
CMtdìne ». «BÌglior condotta. 4eUa ma?
teria ) e iì dà alia memoria vn gran-
dìinmogiouamento. Habbino eflè an-
dette partizioDi la £ia graduasio*
ne , come lì è detto di ibpra.
Not 4. Che non fiano mólto diftefi ,
ma proporzionati ; né fianodi^tt mèm,-
bri d^lla jdiuifiòne molto numéwiì , acr
ciò non c^aiiuenga ; comea€|ael Cu'*
rione , rìlerito da Tullio in Bruto, clié
detta la prima parte , e la^fccoiida , le al*
tre moke partizioni , làltandoinquà,itt.
là , non rierouauale''mai ; onéé rendét
jualo molto fco&cetuto vn ul ridicolo
inancamento . Quefto medefimo , ar-
ringando vna volta contro Titinia , a©» ^
culata Arega , arrenandoli nel meglio la
memoria, fi rifoluette a fare vna vali-
da ragione del fiio debole mancamento;
ùngendo , che4>er mezzo delli fuoi in*
canti, era quella donna, che neir aito
del diicorrere, gf haueua turbata l'i-
maginazione 2 diuertita la memoria , e
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1 Sì Fiori dt J{ettorIca.
fa ttoli perdere il filo d elfei Tua Declsétiài
zione. * ' •
1 Not. jf. Che TEflordio deue hauer
V na precifà , e ^gdlnr eona^fiìòne eoa
k «natecia , di cai fi tratta ; in maniera^
che non4>oflà crpderfi atto ad impiegar-
fi in altra OraiioneV'Co^doiniqfuédetìè
tSkt pròprio, che V'Come iniègnaua'
Tullio , .( lib, 2. de Oratore ) deue éP
ièr tratto ex ipjts vifcefibus r^fw^^al-
• tranenice comparendo ftiracchiato, per-<
de tutta la grazia , e più toflo ouoce,che
gioua al pretefo fine. ' ' - • • —
* Mi fi diiè , che M» Tullio ; behch^
tantailrigorofo ife quefto auuilò'.Ppì
nel lib. i^. cap.«:.- Attife. (tòme chè i
Vècchi fono fcord. uoli ) fcriue , ch'e-
gli haueua vii'intiero Volume di bellip
finii ÈfTordii feparati , delli quali fi'ilf^
~iiÌMa^ fecondo: li pareua, fi poteflèro
«ppxopriare ; ed in fatti iivec^e^ neifuo
. delU gloria, il medefimo Efìbrdfo,quiÌI
poi fi jnira nel terzo Libro delie fue Ac^
cadentiiche queftioni Si tocca parimen-
te comari nelle Prefazioni ck' pòchi li-
bri di Sa ili ft io, che pur tanti ne con-
uengono iniìeme. RiCpondo, che fe
beuerErtordip debba efière, in gùifà
d'.vftta feltafomiata in dorfò ad vo ca-
mallo, cògiuiUmifura, puòdarfiV^^hé
. i ad
1
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àd vvl ajtro .causile , d'egual corpo ,
ilatura conuenga , come fofllè anche .
&tta per eilp : Hor cosi vediamo quet
di Tullio, che ipiimbì paiono naium-»
li. Il più bello, però è > farfèlo Tempre
particolare > e. no» ^nìtdì d'vna teft*
^a per metterla;» cooie Caligola» su'l
bullo di «^ualuo^eilatuadeili Dei . Di
ciòdiicorretemo akroue»
Noc.5. Vn beÌlj0ÌBioa0UÌÌòdi Q^tir.
til. libuf . Ind. cap. I . Ed è , ctie nel Ro^
firo Foreoiè rie&a mirabilmente foiH
daxe il Tuo Edòrdio ibnra il diicof 4b del
contradictorio Auupcato terminata U
di lui Dedamazionè ; moHrajido vnft
gran . fMToiueaza di rpicito , nato neti'^-r
Hcffo campo d^II'arrMi^o^^ale iacom-»
{larabìimentepiùrielcegrata di qualfir
uoglia Proemio premeditato &l uno»
Imo. • >
Not 7. Che uluol» fòrprefi alllm»'
prouiib da qualche f ep^miiio accidem
te, che ci occorrcflè nel Piilpita ,.riOr
fce a merauìglia vn' Efiòrdìo paritoenr
teimpcQuiiò . .Ne habbiamo noi piu.d*^
vnafperienzaj; e iè ne lege vn belleP
fempio in Demoftene . Al vedere net
£uo bel principiadeirOraziooe^che glV
Ateniefi dprmiuaoo, alzò le grida, de^
fiandoli a con yna nouità della ^ueflior
* . - ne
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1^4 -P'Vjri dì I\ettorlca.
nenbuifTima, de vmbra ^Jìni, ^itit-
fa darpàdronc , e dall' Affictuale, che
per eflère troppo nota, trafcorro: ed
attentillìmi a tal facezia , e pronto ritro-
uato, li redarguì, perrincuria,efpia-
ceuolezza della materia così importan-
te,fèria , & vtile alla Republica , la qual
trattaua; quando prima in conto alcuno
pareua volefTero darui attenzione.
Bellillìmo ancora è vn' altro eflèm-
plo di Leone Bizantino, deftinato dalla
lìia Patria agl'Ateniefi, per trattato di
pace ; alla quale moftrauan«juefti poco
genio : Efièndo egli di breuiflima fta-
tura; Nel comparire in Senato, vi ac-
corfe tutto il Popolo ; & al vederlo cosi
piccolo, e così Nano, la irrifìone de*
Magiori, erinfolenzade'minori, har
urebbe fatto perder d'animo ogni Peri-
cle più ardito; ma, pereflèr Refrano
Spagnolo , Ombre picbegno, es grande
ìngbegno^ in vece di turbarfi, ed inco-
minciare il fuopreparato EfTòrdio, ve-
dendofi derifo da tutti , prefe partito rir
dere ancor efìb cò tutti , e fuo Proemio
fu : Che farebbe , Signori , fe vedut*
hauefliuo mia moglie, chea gran pena
arriuami alle ginocchia? Radoppiaro-
no tutti cò fommo brio le rifa , e li con-
cepirono affetto : Ceflàto alquanto l'a-
mo-
. ' . * Libra TcfTp. i^S
moreuole mormorio , ripigliò : Pure ,
quando mia moglie , ed io md d*accor-
di , fiamo in rottura , ò firepitiamo , la
Città di Bifanzio è troppo piccola a ca-
pirci; lanche fiamo due minimi punti.
Non vi ▼ollcaltro Eflbrdio , nè altra in*
iròduzzione,per cattiaarfiyna fauore-
uoUffima attenzione . Atei baftòque^.
4ko ingelgnofa acume» a perfuadere la
poACordia , che era il fuo fine , & a far
ceflarc quelle domeftichft turbqJeóae
trà Biianzìo , & Atene.
Not. 8. Sia per vltimo fomma accor-'"
tezza Tatcomodarlo al tempo, af luogo,
atìe perfone . Vi fono luoghi , com' era
l'Areopago, che non vogliono veruno
E(foxdio . Tal volta , moftrando d'eP.
lèr commofiò , ò fdegnato ,.feaza vemn
Proemio y ò Prefazione , s*introdnce il
difcorfo; onde Io chiamano i Lajtini.-
ex abrupfa: JUoche v^rete fpeflò nel-
le Declamazioni di Tullio contro di
Catilina.
QttiindOyCome , e doue-doueran prat-
tiearfr: Còformolarìj più diftinti gl'O^
mori Sacri nel Nouizzo in Pulpito po-.'
traonooi&ruarii;
ÙtSa
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JìS6 Fiori di I{^ttdrica.
* • ' . HL . \
DOppo TEflòrdiO} òfia Proemio ^ii
. à la I^nraziofie , ò iìa iatfodixs-
• olone , quale deué ei&fc vna efpoiiziQ-
ne del Sogetto del noUro di&oi&>^€oa
~ tatte le ckcoftànze ^^che vaglionoa; j&r-
io meglio coQiprendere ; Enel Dento- -
lli;:aùuo4euefigìttai^ vn fondamento,
doueftà appoggiata V ed è
«ome origine , ò iìa-cau^e della figura,
ò iìa Inuenzione . In tal cdSo non (1 -
figuarda Tordioe ; perche più iittporca
alj&detto fondamento, quale produce
vna mirabile attenzione . Cosi noi , per.
i-'£lia di San Domen ico,pc»itiam.iiaii^.
Óua dal tempo della morte , come potii
vederli nel Tom. IL Pan. I. E lo Sgam<
iMktt, per H ijio Giacobbe £uahgetìco,
U' porta dalla Scala del nofiro Patriar^
ca.,' perder fondaménto alla fuafaggià
Jnuen^ione del Giacobbe Euangelica . ■
Tre C0& neceiTariamente r ichiedon-
fi , per fare vna Narratiua nella formi-
4«uùu. La, prima ^ che iit chiara,
intelligibile a tutti. La I^conda , cbci
non ila lunga , e tèdiofa; ma più toilo
breue , e minor del Proemio . La terza,
che babbi vaa eipreflà veriiìmilitudi-
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che proponiamo : Oportct, iuim » t^Mip .
fc^mm €vedef9 . \ Ariftw ) ; : - \
; Quanto «Uà prima, io Qrdiodi^l^
chlariezza , deuonfì y (B«m<fcogli iaOMr
re , euicar quelle pfarole , quali , ò per
^jHlèrcroppo antic^ ^, òiccpppc^-iiiioue^
|bn, ièmpjiiì^e^u^lmente olcure..- Qttar
iilano-Augufto , al riferir di SuetoniOi
aÀepeua/i tpQUQi4a(fimfii.vp«iy quali-
formano \ ^rcaìfmo òri Grammatici,
del quale i Rettoria ne han fatto vno
de' yi^ij deli' Orazione ; dilet^ndoG di
Parlare quei.. Qefare; Vitauit, rtcon"
dimufn 'verborum fatores : ( Sueton. ia
O^. Art. 58^ ) parole ,con9e..k mo?
4%Bce f fe non fon correnti , deuQno ó^i
get^rfì'.; Simili ^imif^m fono coi^m$I
U npftrqiÌQe , q.u4: 44i &rci ièn^.. Lt^s
Natura^ dic^a quei Saggio^ C4„Hdata
(a voce y £p\ per metter in chiaro 1 na^xi
peoiìeri . DeuQ» pacimeoce ^giip le
rqci equluoche , & pgn i forte di Of»Mk
mie , e à**AnfitolÌ€y , quali rendono jèm*i^
pie m3»^iguo il difporff^ . . oiwUii» ièi:-
ue ancora mir^biinienQSvalla chiarezza
della Narratiua , fapendoH , che il di-»
fijffidioe parcoxàic^ eq^A^fiooe » e^tiefta
l^pfcurità. .'.r.fci'^ • ■ - ' TX : • -.v i V
V. l>?»c P^"^® > chiarezza ^c? jt>reu
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r^t Flofi dì' Inimica.
<tà noe poflSiiie ilar vicine i Ohftrunu jh
rum bìxuis ejfe /«toro , diceuane il Po^
ta : Cò tutto ciò , li puoi eflèrc brcùe,
« chiaro , còti aftenerfi da digrefltorìi
210Ì0&» da Parenced, che imbarazza-
no , da certe Claufuloni , e dairaHatica
. verboficà ; ma fole reftrìngef (ì a dire có
parole chiare , e Tchiett^ , che fiano , ò
neceflàrie,òvtilia! Sogetto; fiano po-
lite, pur che facci limpidezza ia.|ielli-
zia.
Quanto alla (èconda, cioè della bre*
'Uità, (ìdeHon fugirele repetizioni
uerchie; e non far com* alcuni, che fi-
milialle trottole, ^mpre (enza mutar
luogo aggirano , e come le Bandirole
de' j&aciuU i , che fèmpre s'aggi rano in-
.f&rno a quel baione , fènza mai dìftac-
>^rlène: > Aitretante elfi , cò repliche
importune , procurano ibi cò parole
dineriiflcare 11 medefìmo fenfo . Paiono
di quei ùSiÀ di legna collegati alla ria-
fuià , de' ^uali ci catican le ipalle cò
narratine còsi noiolè . Acreoma fìj del
Sauio nella Sacra Scrittura .* 2{arrath
. j Utui ^ quafi f^ircina in via « ( £ccle£
ar.) ' '
órAmbafciatoriSamTjcoo vna lun-
ga Orazione di gran Narratiua a' Lace-
V «kmoni^^ch'eraa Laconici , rrpc^rtaixìB
riipo-
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nfpoftft 9 che il loro lungo racconto»
' dalla mltà in su gF era vfcito di menteie
pot ftuffi , dalk inità in giù non ci era
entrato.Quello che più importat fì^, che
in guifa delli troppo intemperati nelT
amcM'idella moglie , che per ciò , inai
; ibgUono geserace ; coà eilì , cò tanta
iuperilu jtà di parole , mai concepito*
no credito aprcflb i loro Afcoltanti.
Si auuerta, che delli due ; l'eflèr trop- .
po corto , ò vn pò più dilatato ,* è fem=^
pt« ineglìò quello fecondo del primo ;
Perche il ièccaido genera foiainciitè vifc '
pòdinanfea , ma il prin^o genera va'
e^ènzial difètto, . ch'« il mancamento »
e laicadezza. • • ' ' " v ;
Qpntp al terzo , cioèdelk Tcrifimì*^
lltoditit necemària alla Narratiua. Que-
fia fi otf iene con 4o sfogiiié'le ftradagjìn.
zc , che non hanconuenienzia,col cénif
col luogo, conleperfonèi e toW
li ordinari^ cofiutni . Si denono apporf
tar ragioni , e fol manifeftar i motiui dt^
«jualunjjue fatto , che fi vupl loietteré^
- pananti ' .7 -.m
Sia pero aiiuertimeoto » che. nfeiìk
Narrazione deuefi sfugire rvrodi mól-
te figure, mentre tutto il mondo sà,
che doué fi troua aniiScio , iì tróua pònt
vjKÌt^. PcrrifteOàcagione deuonfiifl.
H eflà
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1%Q FiorLdi' j^ftoricd,
' efla ^fugire le {pecuIazioni;da SoSda^
ìi\ perboli da Poeta ; perdùe quefte (Hibk
a dUceroece rOratoce,|>c^r pocp fcr u<7
polo^b di dò, che concerne la fempU-^c
ce verità ; e facendo ciò perdere ilcfOn
dito, rquina ancora-toulmeote il no*
éro4f ^g"^* dunque la Nar&iciua.
elegante sì , ma pura , breue , chiaca^
&hiei;ta^ e còfetaplìcf verità. ' .:.
- IV. .
» . Della Confermazione.
NOtiiì , che i»eilà fi-comprei^^^iif*
cera la Confutazione.
' E\così efìfenziaJe quefta Parte, che
qi»n4P' ioQfi fenza ^^^(Iprdip , ì^i^tmìr,
lia , de Epilogo vna Orazione ; col fòlp.»
Xhetna, e conia Cooiirmazioae può
qpn£ifi:ere , e din^oiikrareiliìio int^ntiou. !
_Xa |yonfern>|»ÌQjQe altro nf^]^ è.^.iÀf
iion quella parte , che arreca le prou©.
dtxiò , et Mbbiaino. nella lilarratiua
4ii{)ai[lo . Si che cotiiiile nel prouare la
^roporizione cò grArgomenti prefi dalr:
la Topiica' infiniiau j^cpsi gco^ic* i eoe
me particolare.
, GrArgomenti, fe ^iuft^ la Logica
ipno Silogifmi di ttè propofizìoni^ Ul
^ettociw;odafched^tl^dieliè fuple di-«
Uure . Se fono Enpmemi, con vna
ppE<^W/^>^"^W.j .^wci^a èla:ro*-.
•- - nie-
i. .
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-ciera più propria degl' Oratori , acquali
fpetta, quafifempre, argomentare per
induzzione; prouando da moki parti-
colari la loro vniuerfal Propo/ìzione.
* Le Regole deJIa Rettorica vogliono,
^h.Q fi faccia con ottime dimoftrazioni
vna potente impreiJione da principio,'
quale preuenga il giudizio degl' Vdito^
li -, e che fe ne rifèrbino altre, non men
vigorofe , per il fine ; e fira mezzo deb-
Banfi far correre quelle , che fe bene fo-
no meno calzanti, fenza nota di man-
camento, non pofTìamolafciarle.
Tutto dunque confitte f Artificio
<leirOratore nella forza, enei buon'or-
dine de' fudetti Argomenti^onde Quin-
tii. L.Inft. cap. 12, chicima Homericarh
difpojìtionem quefta Ordinanza , folita
darfi da' Capitani alle truppe; perche
neli'Illiade fi v^de , che da più valoroll
foldati fa dare il primo attacco, qual'è
importantilljmo nelle battaglie altri
riferba, d'e ^ual valore, nella retroguar-
dia ; alSn che nel mezzo del corpo dell*
efKèrcito pofifan meglio , tra glVni, e gì* .
altri, folììfterej meno arditi.
Miiurifi,^«ii^«j- loquendum\ méntre,
fecondo Arili iile , vi fono cefti fpiri-^
ti, quali più fi iafcian connincpre con>
le ragioni apparenti,che perfiia4ere eoa
H a ^ le
1,7.2. Fiorrdi.^tmka
]fi aeiuofe , .iiidubjuU>ih , e CQnuìnceih^
ti ; mercè , che noo cojsì beri ijuefte, cor "
iQequoUie^ialkldrO'Capapità fi adatta-
no, y ' ' ■ ■ ':. •■ ■ ì ['. "w'J
Nota , che alla G>iifemiàzione fi a€-
pettìi.iaéoiifiitaziooe degrArgomeftti»^
op^fii: Il filo luogo » nelle caufò^iuk
li , è prima degrArgomenti ,'nelle Pre-i;
diche , è dóppò; Nòli eflèndoui al moti-:
do J&qpofisione » per certa che fia, quai"
ngn jJoHà metteifi io dubio ; onde l&co-
fferf ichefon contrarie, prima dcuon ri-
ioluerfi^ ediroecarfi. '
Sono varij modi di rifpondere, e con-
futare; e^<e;^enifà Logici-: c^rgiime»"
tum rmrquere nm efi foluerc i - nelle Con*
■
1
' • •
cro,di M. A^tooìD , così le accufe ritoiw^
ce sù Tauuef fitfio Si ìnterfeci Cefarem ■
voluijfe crmten^: f^ide, qudffó ^ntc
bone hoc confil'mm cum Caio Trebouìo cor- -
piffe notìffitniMi efi isn ob eius confili} .
te à Trchonìo juiìslìmus femcari.
'Auuertafi per; vltimo il documento
di Quin$iLlth«X*cap.''ig; j^Uiè dicendo :
fOifutare non pqffumus, qii^fy/iidiendo
^^^^ ^^^j^^^^^ ^5 ^^^^^^ in fimili congiunture ,
^ s ' li ' ' ri©-
'v
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" Libico ìerzp^^-^ '17 j
ricfce più vkile lò sfiigiffe ,* e vdger le
' terga «'codiie'dk^a- ^u^lla Sparta^iò:
,FtSit0W» ì: quat a^ur^ò ìgfi .^ perfeqtà"
f . : ; Il modo, oHccia-formadi porcàr;qtié-
puero , neir Efcfematziottl c fimilh
M. Tullio in Pitrli pp, ootitro' M. Anto»
;!Wo: Htec vt coUìgeres-^bomà àmantiffì-'
.fnCy tot dm in altera villa de>clamafiii
pMcyvAéeti&iiiéilodi^tifla '-'"^
Qraziotte^ittftameate lià ghiaino
. j^deflb, auaficidiproièguirpoile Patti
, <|elk ^ettorica. ^ f • - - •
Vi yna breue Re petizione df^wanta
Qx9cl\„*Anàcepbale($m ; per confè^i^^
•i»^l fine deirOrazione l'intento.' ' '
A dùeóofè è indrizzata . Primierit-
niente> penraifi Enumétazsóne; ò
► Ricapitulaaione di tutto quél y che s'è
; detto iuSotendàr
{;gerazipjieipateciài
c fecondo ,xhe i^òlemd ali' 0^1^';%
,.«U*«itìoteiiioti^re gF«ffétti. ^ ^^'^-^
Ilprioioimpiegodel^ÈrHittìe^^rie
. : H • ^
Digitized by
1 74 Fiori di ^tt 'orica .
jèa fine di rlnfrefcarla memoria di quel-
lo , che più importa; etuttoquello^che
.iparfamente fi era prefentatp , corner in
* vn mucchio efponerJofbtto vna folaoc-
jchiata. Quindi peròèneceflario, che
lia breae^ e fommaria; non foló per
Vorre il tedio^ ma per fare imprelìione.
perche y fecondo (Xiintil. nil odìoftus
retta B^petitione : reéFa , idefl Jìmplici ;
^parendo con la nuda, e fchietta Enu-
merazione di quanto fi è detto: che/i:^-
da tur Auditor y cuitts memoriiff mìnus fi-
dere videamur. Douerao dunque con
cclegantiflìma Epamfora , e fòeltiifima
intercalare , bensì co diuerfa frafe de*
^termini, c'habbiamo portati , rinue-
"jiirevna nuoua, emaefteuoJe figura ^
©d'Ironia jòd'Éfclamazione , òdi ve*
gemente Interrogazione^ òd'Apoftro-
/e , &c. e con e/Te portare vna nobiliP
.ilma Conchiufione del noftro difcorfo.
Il fecondo^ & è il più proprio, hà per
fcopo ilmouere all'odio^ ò all'amore
Vditori y eccitandoli ò la colera , ò
la pietà ò qualche altra paffione^fecon-
doil noftro intento. Nel Nouizzo in
Pulpito vedranno riftruzzione , per la
plorale in quefta Parte , àie.
Kella Perorazione deue T Oratore
( infegnaua Qiaintil. ) aprir tutti gl-era-
- Libro Terzà. ^175
•ri) dell' Eloquenza, e piegar le ve^
maeftre del fuo calanco, e co a ìmpecuo-
fa vehemenza condurli al Porto di con-
chìu<)ereil fuo ponto. L'Oratore Ipè-
ride cosi libero Ffine dalla capital fen[-
tenza; mentre , per mouere i Giudici^
e renderli iènfibili air aìttore, & allà
compaffione ; nel fine della fua anÌA«
ga , (ì lanciò a ftracciarle il velò; iàcen-
' do comparirei di lei golaicopetts , eì
nudo ieno . M. Antonio , eiponendo
^ parimente la velie £>rata , Se infàngul-
' fiata di Cefòre , così ancorarnd fine mst-
: negiò del Popolo Romano a Tao -uleio»
•toJa volontà. ' " . -
Auucrtafi, cbefebenelaPerorazio-
'Ae, come il lume della torcia, £icciìi
. tBell*eftinguerfi iImagÌQr$foaoalk Iji-
<ce , fton deue però eiì^f^così trafaròcc^e-
'uole , e per moft rarfi patetico l'Orai
re , dare in quei delirij di Pontidio,quà*
le così lafciaua là brìglia alle palUonì^
che contro i medeiìmi Giudi<p^ fi £0^
gnaua. Tullio Tlià viàta in vna mà-
aiera , lènza mai imitare Tiileflà . Deue
4'Oratoremirunu:sòmedefimo, ed Im-
primere nel iuo animo quelle paffioni^
che dcfidera imprimere nelr altrui ; ef-
fendo cosi difficileqiiefta parcÌB dell' O-
razione Rettorica , che , - nibiHfabet m-
' /
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^ij6 Fiori di Etèrica,
.^myautjacrmas meretur.^ autnpm.
.Qui tfdi cauaremb alcune oflèruazioni.,^
Not. i.,Ci^ io quella parte, fc vó-
gliamo P9rtar^l' Vditori alla colera,d^ ^
uesfugirfiajw» in facezie, edip burle;
^"^P^^^i^e mouwe dùe.palEó-
»i contrarie nel medefimo te^poc
[ Not. *. Che fe l'Oratore vjjole ifcai- -
.dare , non deue dire freddatnèiitc : 3^^-
tno dat quod, non babet . Non è atta^a
fer* piangere piglila afciuua . ^ec in-
cendit niji ignis . yirdcaì 'ergo Qrator^
i 5* •*P-'(^j?pfegnaua .Quinti!. Quel
^CapitangrecoTìaui buon e£fèmpi(5,,che
trafi/fc iliUonuaico coldasdoy clie fi
'^uó dalla piaga del fuo fianca. Non
^ ^oua iimula^ la voce piangentp j per-
;^e nel rimetterla fubito nel naturale^
icopertaia finzione » fioaniice il iruttp,
e fi pej?deìJ concetto; deue permoùefie '
^«Itrj , ;f ea^qi^nte moucr sè-fteflo.
^ \ C^e. tanto nella. Conicrmi-
Ittone^ guanto nella. Perorazione ^^àfk
^na CQfa all'altra è d'w>Po'<i»paflàre in-
feixQbilmente cònvvnia tranfizione im-
percettibile .,Niuna coia.e/Ièndo pi^^
contraria a '^uefflAr te, l' arfe
eflèij.vifibilè. tu<;ano lofkranto,, ti^
ro'pré di Zeufi, quel m irati j .quadro
4e'.Ckntaux;i foÌ ^perch* Bwn fapéa di-
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Libro Tenp. ' iyy
ftinguerfiiil luogo , doue il pennello ha-
ueilè volte le due nature , così dìt!èren«
ti , d' huomo , e di cauallo Ih fòmmà
. l'Oratore deue hauer rarcificìb, come
queidella guerra , quale tanto è buono,
quando è celato ; e (è lo flratagemma il
^sucfire, non vai più.' ' ■
' Not. Vlt imo y che quefte quattro par-
ti deirOrazione, cioè Eflbrdio , Nar-
msfone , Coaiferniaziòne , e Perorazio-
ne y in guifa delle corde dVn Liuto de-
uop' ellèr tutte concordemente agiufla- .
te, e córrirpondenti alla proporzione
de' loro tuoni con vna conneifìone^
perfettiilìnia , per componere il tutto
io ▼& medefimo Mema . S^ar A9m
fiopdtt fuerunt ^maglf comuni n » con-
ferta valebum, • -
^gl^ola di far pajfaggio alla
nAmcephaleoji,
DA' regola vn Moderno nel!' Intro*
durfi dagl'Argomenti allaPeró'
lasÙQfie pretendere la confeguenza di.
queir vlùma Confermazione , è farne
antecedente j e quefto antecedente,
prouanddlo colf Anacephaleofi , con-'
chiudere con la concitazione de^raffèt-
ti l'Orazione. Per effempia, fìTuPro.
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ijZ Fiori di lettor tea.
pofizione deirOrazione : Deuefi digiu-
nare ; perche il digiuno è vtilcairAni-
, & al Corpo . Doppo TEflordiò^ e
Narratiua, fù nella Cofifirmazione pro-
nata co ragioni , ed ai^gomenti ; vide^
licet: perche gioua alla xnemoria , &c..
acuifce Fintelletto, perfezziona la vo-
lontà, dee. cagiona fallite al corpo, di
darli robiiftezza, écc. dunque il digiu-^
noè V e ile air anima 5 & al corpo .Que-»
fta è U conclufione delle Confermazio-^
ni; quale, per far la Perorazione, fi
riafTim. , per antecedente , ripigliane
do : Si che il Digiuno , così alla memo-'
ria , così air intelletto , &c. Dunque
qual fcufa ritroueremo di recufarlo.^
Per vn' utilità cosi grande faremo ne--
ghittofi..^
Si guardi bene foratore nelT Anà-
cephaleofi di non portare veruo argo-
mento, nuouo , che prima nella Con-
fermazione prouato non lìa . Sarebbe,
ciò gratis detto , e però non gradito; e
rVdicorio afpectarebbe, che fi comin-^
cìafle qualche nuouo trattato, e che la^
Perorazione finale paflàflfe di nuouo al-^
la Confermazione ; lo che farebbe gran-^
de inconuenientei e recando gran noia, .
fi correrebbe pericola per aggiungere
Vnamela, far cadere tutti i frutti , of^.
ferti
' Libro TerciP, ìy^
ferti nel bacile , ben amngati ,< naolto
' CAP, IV. • :
X>tlP ^plificazìone , Dlmwuvorie^DefcriXf
zione. is> EJformzfOfft.
PErche le fudette , ò fono delle faf
ftanze, ò delle paróle : In rigutfr^
do delle prime , Ariftotile qUeÉto trawìl
iato dice appanenero ali* Inuenzione
perche da' medenii Luoghi Topici de-
m
ir
cazioni. Qua
bc trattarlène al Cap. dell' Elocuzione;;;
ma perche partecipa dell'viiò^/c dell'al-
tro, noi habbiamo giudicato bejiedop-
poTEflbrdio, rintroduzzione, ed E-'
pilogo, aggiuìigerloqoì ; mentre nel
ó>mpoQere alla Difpofizione molto a|^- '
partiene. ^
• I)eW »Amp^a%}one in Generale, *
SI definifce da Tullio .; ^plìfiml '
eji vebemens quadam<argumemittì0
l>iremonoicosì^ Cheiìa vndimoilrar
rè la colà magìore di quella , eh' ella[ è
i n fatti . L'Eften uazjone per òppoft o è
il fiitla paier minore dì quello ch'è.
; - H 6 Ella
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iJo Fiori dir Batterica.
ElU è vna parte, la più eccellente
deir Oratore; perche feil fine princi-
pale fi è mouer gli affetti , e quefta li di-
fponeafua voglia ; è d'vopo ilconfef'
fare , che fia eccellentiflima trà tutte le
Rettoriche dirpofizioni-. y
Sì prona rEccelleoza.. Perche , {q
ben' il Rettorico Oratore conuiene col
Logico, e col Filofofo," folo , per T-
Aniplitìcazioiie , diftinguefi da ambi-
due.. Quindi liberate , riferito la Tul-^
lio , 'aiTèri , efièr proprio dcU' Oratore^.
Tarua extplkre. , ìjr^ magna ef^cere mi^
nima , dicendo . ^ Cicerone Summa>.
latis Eloquenti^ efi , amplificare rem or^^
nando . E fiegue poco apredb : Ea^
que vna lauj Oratoris efi , Ì3f? propria^
maxime . Et altroue di Giorgia Ora^
tor celebre aggiunfe: Indicam hoc 0^
rat ori/ maxime propiium , rem cmgerc:
pojje laudando ^ vituperandoqiie. rurfuA
afligere^
Nota, che feconda Demetrio Fàla^
«ca, due fo>i modi di aggcandire al-^
cu n^ cofa i Vno con le ragioni e TaK
fià ^ueirE;?Qra Lacedemojne , quale cà
ièuerità Spartan;i fece battete vno , chp^
g^iocaua. ucauagantenxente alla palla ^
«QnuTQ rvfanM. delta^Patria . UAmpli^ *
# _
fiear ed ngfoni qui fa febbe t Che U non
punir i/kUtii minori, è vn'apsir ftrada
a'magiori . Qie bifogna punire più i
pìccoli^ che. i'grati!:lt^^ì»i»àtÉi ; fft^
ches.in quelli ^U9cp<v«^pi^<^P«^ • Cbe
iì deue oflare ai principi): Che niun
kiale , ch'è primo, fi è(^<it<tttìà'Atmu
piccg^Q y , Clic Muti ii)«fisai; il .Gàidice»
eiare opinione; quanto più caligherà
i grandi , f« così caff jgi i piccoli . ll pic-
cioi pofaad4 A4anE^ quanto pregiudicò
ÌVniuei;fo,.^c..-Upicciol grano di
sape , e'I minimo granello di nkrìcà
poìue , quanti incendi j , &c; beAche
q^ueftlvlunù fecuano di ornamento e*
ludito. .
. i4SkmpÌ9 de 1 Secondò v cioè dì Atos-
^ifìcar co parole , ila colui, cheragio?
nando &vn piciol fìutniciello , dìfk\ eh&
da monti lancici pcecipitolamente Icenr
dendo 2 prorompeua iai^vn mare : for--
ina di dire , che nè meno perii Nilo , d
rXftro., cheijbn si grandi > potila ef3^c
più nxagni fica . XI primo» è neciei9À£Ìo . U
fecondo è lecito, ma non fcmpre.
De varijmodi delle AmpU^aaioni
ìfl. parcigoiax^ nel Nouiuo» i^ Pulpita
jòe vedranno glabozzi. Per ade0p da.^
semole reggile in generale» . . '
I
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j8* Vìori dì itterica.
II. ' ■ • -
.. : Effornatìuo,
DEil'Aiilfxliioéatone , quanto allà
Propoiìzioae » ed alla Periodo ;
aie habbiamo difcorfo di fopra: Hora
i^kemodeliBododi am^iiìcar qualche
fatto nel gejiere J^Iòr natiuo \ perlo-
che. • ' ' •
Not»t. Che in dVie modi qualunque
coiàiiyuoj'conofcerc, e fpiegaie . Pri*
me , per queir ifteÓò eflère , che hà in
fc fièflà . fecondo , per 1* ordine , che
hàali' altre cofe, alle quali comparatà
dicefi egbale , magiore , minore , &:a
Qual diftinzione , con altre parole, di--^
reEbeilFilofofo: Scatodi colè ailpli^
te, erelatiue. • "
Inferiico, dalla fudetta diftinzione
poterfi amplificar gualche gran fatto
fecondo quelle confiderazioni^ette nei
fi deirindice Categorico. Quis>QuìdÌ
ybiì £cc, Perellèmpio: ^ vuole Am*
plificare il valore di quei , che la&ianda
l'Europa , portanfi nell' Africa , à guer-
jregiar, per la Fede : oneioia virtù di
^uei , chelaiciando Tltalia, naaigana
jieir India a predicarci il Vangelo : Sa-
là bene inueftigardi tal viaggio tottefe
iin^olariilime.circoftanzc; far confide-
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Libro Terxjj . i8j
mioné della perfona, aflTuefatta alle
delizie dì Paefì tanto ameni ; il lafciare
le patrie comodità ^ fexiza che veruno V
aftringa , ó perfuada \ non per cupidigia
d'oro y ò per ambizione di Preminenza:
In fomma l'Europa , Regione tra le mi-
gliori l'ottima^ così delicata 3, così po-
lita , così gentile y e così cara j e lafciar
in efl& gl'Amici , i Parenti^ laPatria^^e
Tvfo delle cofe più dilette , &c. e pot
profeguire da q^uefto termine à quOy il
mezzo, ch'èlaftrada: L'andare per
vie difaftrofe , femìnate a pericoli , per
vn mar tutto fcogli ; il tedio della lun-^
ghezza ; la moltiplicità degl'incommo-
di y &c. E quindi poi al termine ad
quem. D' ire al fine fotto ignoro Cli-
ma y a. viuer co Barbari , in Regioni ef*-
ferate, trà fcogli di milerie , edifpe-
ratilfime folitudini, &c. Doue voi ve-
dete,, dal termine àquOy d^ìVad querrjy
dalmezzo, edallaperfona, efuecon-
dizzioni , poterfi formare , fenza com-^
parazione veruna , larghiffima ,.e giudi-
ciofiffima Amplificazione > bea regor
Digitized
1,84 Fmi di I{ett6rica.
J IH. .
iAmpii^ciigpm t ^amo alle ^
•v' particclaritÀ. \ >-
Gloua molto il riflettere quelÌo,che
in ciaicheduna cofii particolare
debbafi ponderare , v. g. Nella Pcrfona
d'alcuno deuefì, per prima, confide-
rare.raoimoegc6giò, Jetvè potenze di
eflb. Ingegno, Memoria e Volondfc
Et in quefte le Sdenze , le Arti , le Da-
ti , le Victù . tPcT: fecondo , oflèruar U
Corpo, cioèlaFortem^ r^gilicà ,la
Bellezza , la Temperanza , l'Arti Me^
canicfae, .&c..;Vcdafi Ariftotile (lib. i.
Rhet. cap.deFelicitttc^^ Per terzo la
Condizione di tal perfona , la Nobiltà^
leAittfcizìe, le Dignità, gì' Honpri,
TEti, la Siperanaa^ riiiituzicme , efr
mili. Quanto, al luogo , riflettere l a-
ineaità , e ftcrilità , e limili , ne'Monti^ ^
wUeSelue, negl'Horti, -nelle .Vigne,
nelle Piante, ne' Giardini, nelle Valli^
&c. Ancora le Capacità , onero Je An*
guilitf . lìiTc^.Arù.iì cottfiderano gl'
Autori, i Profe/lòri,JJ:)ifcepoIi., Ja
Materia, la Forma, gl'Effetti, la Cau-
dale cofe aggìiinte , gl'Honot-i , il Fi-
- pe, (Scc. Sarebbe in fomraacoTa d'i nfi-
aiu fifcùcaproìcguir tutte quelle Top-i-
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chcBenche riuicirebbe molto Vtìle po.>
tar gV Efièmpi dell'Amplificazione in
ogn'Àrce , òiaogni ScieaEa,òQttà,ò
. flato di pqr{o(i».£<pa^p^€iiìke^ jìirf hbe di
frap loiigliezf a» me ne arengo ; e bafti
. auer^ettot.uw^c^^^' Amplificazk>ne
Aflroliwam«iit«..ÌAgftQWft fifi.
* $. IV.
^. . MeU^^An^Jificazf fitte Comparafktit. .
NOnd^e;;^.^. Compafaùooe co*
minori , pierche ix^ tal maniera
lion farebbe Amplificazione^ anzi Di-
.^omuzione: eccito c|»e, òin caio di
efcufàzióne ^ ouero di efì orquere qual-
die premio . Per il pr^ij^o ; Y..g.- indire:
Se^l narrar ie miaifiie asaioói mi ■ €m
. perduto , cjae farò nell^^n^agiori/ P«r
, il fecondo , v. g. Se Dio per vn forfb d^-
acqua promi^tte il.Cie^^. à .quei^ clie
^diedero tu eco ^ e i^s^rfero il faogu&.ptr
lui; qua! premio m^:giore.^&c, i.
.La CompaiazK>oe -pon eguali jioA
^ deue farli , fè non co quei Sogetti,quaU
appo tutti co gran lode fono in vna maf*
fima eflimazione; aéoche fla gloria
grande il pareggiarli; mentre appena
•alcuno fi ritrouà y che li fia magiore ; t.
g. compacare la predicazione d< S. Vi-
^ipcnzo Ferr^erifiò quella di S.Paolo Apo-
àolo ; Le penitenze di I^^ùco Sufo-
Digitized
]
^necdgf Anacoreti della TcBaide . E
£miÌL. ^ • ^
Au uertatto qui gl'Oratori Sacri por- -
tarfi cò douuti riguardi , ricordeuoli
delia ^octrioa di Saa -Tomafo ; cfad:
Comparare aìiquem S^Bim San^U tA-
pcfioUs. , penè àmerarMim ejf \ is* erro-
neum. , • •
Nòtifi, che nel comparare alcupa
cofa, cjual vogliamo che fia più premi-
nente ael Soggetto lodato, tìtd*yofO
nerprimo, che detta cola fia appò gì*
Auomìni in gran preggiò , altrimente
• Per fecondo-: Nòtifi bene ; perche
jqm confift e il tutto : Efler liecerfàrio in
piimftmoftf«f6,^iefiaiiò in tal Sog-
getto, che lodiamo, tutte quelle parti
€ggregie ^ quali amoMriamo m vn'altro:
£ poi che VI ^ y ofere ^uefié , qualche
coÙL ccMnpaTttbilmeiite magiore.
Ari Aot i le , cap. de maiori , Ì3P minori
bottai .^Allèriice , ch4$ nel fudetto taòèii
-^nfiAe la radice- di tut<u l'Amplifìca-
^ziooe , e nel fudetto Gap. ne riporr
tutte le regole ; delle quali tanto ct-
.io , che poi trattando ne- fiioi libri ' di
Rctt de \Amplificatione , rimette il Let*
toreal Odetto Capitolo de maiori yi3^
mmori òom . Ancor io vi ùmetto a k-
• ' • I gere
Digitized by Gopgle
.^ere nel Primo Tomo il nòfiro Pane-
girico del Sanerìo; li di cuiiatt* fon
.tutti pQitkti , t*l &>f molano di Am-
. ptlifìcasuone: cioè'Con^parandòlo in ò-
gni fatto cò molti , e feimpre itó yjuàl-
• «heiìfigoiadtà > piii«aimieabile dìrthC'
/cheduno.- - •
commutti,
IN^Èmerabili fono qucfti Luoghi
. communi , per • aroplificaré ; come
fp&Dn vederli oe^r Autori , e nellD^-
metrio, del Pannigar. é fingólarmen-
néìV j^teùo , dagf Ottitori Sacri; è
jqiuoto agr Oratoci del Foro (lane eP
jfempio M. Tullio , quale dal luogo
. cDitusHitie dell* adole&enza fece sì lo«Ìa-
diminuzione de Crimine Celij \ co*
ine, fi oflèrua nelP Orazione prò Ce-
-fiùs. £ rifteiìò deuefi auuenire ('/>/>p-
^JitOy dcU'Ampiifìcaztone : v. ^. Per am-
plificar quel fatto di San Tomaio a che
Mttè io fuga là dootta : Si fttnàst ar-
gomseato dal luogo commune dell' età
giouaj^ile così j^ruida , ^ a^itau da*
bollori del Àngue , co^ inchiaRtà agi*
amori; v.g.ildire.* Sò,chequcft'età
fia alla Virtù sì rubelle : Sò , che ila così
procliua il lu0ò » ice. Sò , che Ambro-
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^jt88 Fiati, ^tmica. j
.gio da giouane altro non richiedeua,
, che,, ÒLc. AgQftino ecaconteaco di,&c.
. Cipriano dice.4MftAf ^ > Età i n fom-
. ma tutta fuoco , e «^ji i'efca d' apreilb ^
. Jlonl)rugia«e*?i&c. "ir;: aì^a
: Quef^d^»6*ip**bilj yltìaiijnoidi afle- •
ghatt per amplificare, fono cosi pri n-
~ ci pali, che per giiantiOratori io habbìa
inteH, fenipre hò .ofleruaco , che tali
ampliiìcazioni han portato gran plaulb
•;vx^uei-fali|iente4Ìa<tutti £a*èxagiooe,
. péi;(}hè po^tandoii tutdgrargomentlde*
"Panegirici per ^iarratiua de' fatti fin ^
hù dei Sogetto lodaiOQfs^'te 'ilinlumli'
.^ni non^lo. nq^.x^oP^^io^'-i'àTÀiàML
ibìlieup. Riefce molto a propofito fi-
, xnii modp di ainpli6(^re , quale 'ponfi^
iUndo in vna varietà d'ìer udizioni
^fum e[i ^uam exornfit y igr* èilam Oratìo-
^ »m mhurfiutt . £t io per efperitbzSi^ ^
^iafch,edi^ iV^di gueileiìjigoliikritiXudec-
.te hò veduco .13?mpre Orando viù^^taii
Jpommozi&oe aell' Vditc^d. - • • • i r .a! ^4.
Altri modi di. Aj2}^lj£Qare;ponbit'Ue-
,.4criì Jiégr. Autori ,)iBentre qui ici fiapi
( oómproLO^em .ad.Yitui ipiù ;chei^ofiibt|e
i?y li- •• i -..ij . ■.>f».-' -yi^^ '-i. ;
. . / - . ili
~: CAP.
pigiti^ed by GoogI
*
Libro' Te iTip.; ^ lic)
«••»»* •
j !■ ••••••
f"XIqueftaDbbiI particella dell'Ora-
ziorie , della quale cotanto' l'età
jMQ&ra dflettàfì, q»ì déremo va breue*
metodo, rimettendo il Lettor Sacro ,
per le pralTi, più dilatate , nel noftro'
Nouizzo in Pulpito , ed a qiidche for-^
molarlo da noi vfàto oc' Panegirici.
$.1. ■ •
1 J>el modo di defcriuèfe-'in £eneràì^
PEr quanto ofìèruaiì negl' Au tori, co- !
sì Sacri , come del Secolo : le. De- '
fèf izzioni altreibÀ fatte per via di ne- '
gazione , & affirmazione : Altre per inà, ' -
^dì definizioni, altrfi di ripartizioni ^ éc-
io altri modi.
Del primo mofdo ^ per negazione , ed
afFermazione fi fà; quando defcriuemo '
lacoTa, per quel ché nonhà; e quando
la defcriuemo, pe<;queUe cofc ^ che at-
tualmente pollìede , V. g. Deueli deferi-
uére Tetà ddromi Dirai primaquel^j^-
"che non hehbe ycioè , che non vi esxtkT*
tante fceleratezze , tante guerre , tante
miferìe ; norf vi'erano tante falfità,tanti
tradirne^, tanti homÌGÌdij,§i:.^imnp, ♦
._ - - ti
Oigitized by CoogU :
f ^tìi: Fiori di l^ttoilca.
ti ntìT età di ferrò : Mà bensì vi era iii
efla rinaocenza , kP^eOla Quiete,! -
Abondanza ^rAmorciiolezza . Ed ecco
quìilmodo^perJNegiéiófae, e per Af-
firmazionc , jEosì Qmdio nel primo •
della, Metamorfpfi defcriue TJ^tà deU*
qro ; ccomincia prima per Negazioni.
•^tttfia jirimajàta. , qu<» vi fa.
■■ dice mjlOy . - - . >^■ ,I-5^<rr -
Spante fua ^ hge fiim , , reHum^
Pa?»tf .j,. metufqut aUxam y nec. winculou.
mìnantM colio, Ì^c.
, £ cQSÌ co ^eci altri verfi, quali tutti
firincipiaati da noìty dum, da necy da^
1/»/^ , &a per via di Negatiua defcriuft,
prima^uelloil^to. Sie^ue poi, pèrvia
d^ Alpirmàzione così. . . -
yèr erat aternum , ^Jacidi^uf repenti'
bus AÌis,
liukehm Zepìjrì- ; mm firn /emine
■ jlores'. . . "
ttiam fruges - t/tUus Mutruta /jere- '
E con altri verfi, come potran veder?
li ^ la {udect»Dèiariz£Ìone conchiude ;
£ puse ¥Ai^<teiirinetcMÌo fuaffiènui
^uafi in tutti i Poeti , nel defcriuerc le
quattro Stagioni , cioè là Primauera,,
V &iks&§ 3 &c. « n^D^Bamwuù deUf
- j»»
Digitizedjp^ GoogI(
, Libie» Terxfl* , ijr
Aurora, della Notte, ilella Guerra,
della Fame, della Pefte , c dì altri 11-:
' . tniii , a)me pptran v«4Ìer&
* II. ' !
pel Metodo per . rinuenire k < cofe apt
par tenenti alla "b^egaxme-^
ed sAffirmaTÌom* * -
STando sù reflièmpio portato , fia re-,
golfi il diùìiieriocofòVle^uaii trAfe*-
tìamo nelle fueiiarjci» Se 4eicciuer:
il doueife la ferrea età» nella ^uale iL
mpado è (èmpre plggtoce di^l^ciie .
difcorrerai» per tutte le. pai^ del
mondo , e vi cercarai tutte quelle c<^ ,
clie già ci furono, & hor .non vi (bno .
Cosi nel Ciejo,ip«r prioia dirai > cl^ft .
ajr hora er4no.t>eQÌgn,e le Stelle , Febo .
ianocente , (aluteuoli gl'influifi : Ade£'
fo-pìoupoo diiàAjri» grandini ypeiUleop >
ze > &:c. Poi nella terra fcendendo , di--
lai : l' vbertà , eh? era ne' campi , Tame-
nità degr horti^k fecondità nelle |ùao^
te ; e fa lu bri l'erbe, maniìiete le $ete,
ócc. & adeflb tutto per contrario , &c. .
I^^i^pailà al M»re , in cui m , perpetua .
tran(^uillità, hor tutto inondjmte varie ,
tenìpefte . Indi nelf aere ; i mufici V-
celli , &c. e così per ogni parte. £ tutto
ciò bafli hauer detto del mondo fifìco .
Quanto poi al mondo morale; fefa-t
«i
Oigitized
19^ Fiori di l{et (ùrica.
sai grindazioDe > e verrai air huomo*
ritrbuarai , che vi fù la concordia nelle
famiglie , Tamore tcà gl* huomini *, che
vi era la religione ne' templi , la verità
ffélle parole : E deplora poi il contrario
aeir età prefeote.
Parimente , & rorrax delcriuere.la
Primauera , ouero la tempefta , oderua
qnaii tÉecti in ciaicheohiha parte del''
mondo produca, & in «jualunquedi
elìè q^ualfìuoglia colà , che di tal parte
iiafiròprhit Guae della terra'neirerbe,
nelle valli , ae- m.oaci^ nelle (èlue, nel-
le fere j e così neir acqua , fiumi , dee
Cod<aficoca perde(crìuefe Tna ptocel-'
la , nota quali effetti nel Cielo, quali
nel Mare , quali ne* Nauiganti , quali
selle Naui y Sce, Quefta pralfi è molto
da Poeti iirequentaù , eriuicirà a tutù
molto facile, & elegante: - -
• Tutto quello , c' riabbiamo detto di '
fopra deirAffirmazione , e della Nega» '
zione, puole app^icarfì , e rìufcirà vti- '
le in tutte le al tre praffi , ouero metodi,
che daiemo «pre^ > e che fogliouo da
Autociiaixmili materie portar^ '
I
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Libn Tirxp: " 15}
^ IIL
Di altri fnodi della Dejcrixxfotte,
ALtro imtodoè farle per guida dei
{eaCoy cioèfpiegaBdoocdiiiau*
mente quelle cofe, che, ò.ci vengoa
dette , ò quelle , che vedemo, ó quelle,
che toccamo cò mano. Màpure, accid
quefte ci fommintftrioo materia copio-^
ia , fà dVopo il ricorrer alla diuillone
fudetta nel precedente Paragrafo.
Per edempio : Deue defcr iuerfi vna
Città deftrutta, come fan di Troia i
Poeti i' Oilèruarai pr iiaa le mina ^chs
•fi vedono nelle muta diroccate , nelle
firade , cielle officine , nelle piazze,nel
foro ,fle11e calè» fie'-templi,'e negl'haa*
miai^^ e finalmente anderai fcorrendQ
per quelle co(e , che fi ièntono, da tri-
emùimtì^ degr vccìR , e moriboadì,dei-
le madri , e de' bambini languenti, del
prigioni, delle prede, &c. Per quella
regola iòglion deicriuerfi la gloria del
Paradifo , e deirinièrno i tormenti.
Secondariamente vlàfi farle per re«
aumd'azion delle porti : Cò tal meto-
do fbglion defcf juecfi la . bellezza yòlsL
deformità degrhuomioi; delle Città,
delle Regioni , 3cc. Cosfparimente può
de&riuerli vn' adirato , va* vbriaco , va
timido, ò da qualch* altra pallone agi-
I tatoj
Digitized by
. 19^ Fiori 'di .^nofica^ • •
tato i ^ e così vn* anoante , vn morto . Si
defpriuoilo-aflconiin tal mahièra gl'oc-
6Ì2Ì, J£ chiome « li; maai> iin9ti>iicAn-
, to, le Viocx^ fs^uefta é vna re^a aHU
coma)mie.> e jioahàJ>irogoo/4Ì6j3iènih
. Per, terzo fi famnoper vùididefìiu^
zioni conglobate, v. g, douendo defcri-
iM^re vn graode< iagegno , dire ; che non
già per il fano di Premeteo» nu pei: do*
' DO della prouideiiza fupreina otfetìoe
fràqaefte.iio^ «aligimi lumt .|mÀ ibi-
hmsiù^ ci^egnÀibQaimpejrfetta diuimi*
tà, ibmmaperfezzione dégrby.oi)aiai;r
•ts^Móitf io della- ragione -vn prefìdio
della vju> vo' Archiuio delle Vir^ù ; e
per altre metafore conglobate» jComQ
dicelSmo nelle Figure, . . - .
• .jQ^irto.» ii pup.£ire Ja Oeicriiizipiie ^
difborrendo per tutte k iingol-rità^che
iriteruengòno nella cofa da delcriiierfi,
&cotuàsi da qual parte^deniuano: Deueli
V. g. defcriuere laiteinpefta : P«c k par- .
te del Cielo v'inreruengono le nuuole,
le grandini, *t folgori , 1 tuani ; Per la
pane.del niase» i ilùrn» i^eniiii^e ij>u-
me> &QPcr la paiate de' Venti , il .ri.nt>
boccamentb delie nanis j £}uarc|jMnletf?
ti deUe-srele ,M rotture de gì- acbori,&e»
OllUla paste de' nocd)i«s% ^jiauiganti^
, ** ; ivo-
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> Libro Terzo. 195
1 voti , le timidezze » le lacrime , le fati*
che lo gitumeato delle mercanzie .
Cò qucfto metodo fuol defcriuerfi il
Giudizio Vmuer&le , «d altre cofeli*
jnitì. i'-'
• ' § I V. ' ' •
. Dei Metodo wmerfale per iet -
E' Necefl&rio per prima così d^imbe*
I uerci , e cosi trasformarci keil*-
CQia yCÌoA deiì:riuemo/;he noi fingiamo
ellèrui prefenti , e dosi la proporremo
agi* occhi, più che air orecchio, degl'
VditQri , con Hijiotipofi elegante;. Qui
confile vtutta la iquifìcezza dVn hjiicu^
Oratore . Quindi Tullio trà quei dócur
menti , che nelfìne di quefto Libro noi
^ontaremo, per via di: yt.».Ì!Sei\'i*
Ór. Sic ille dicet qum 'expetimus'. Que-
ito antepone ,|ier principàlé,; Vt v^jet
jdspè miùtis ^modij jadem^isp wamrerm
is^ hoireat -in eadem , commretur^ue- feh*
,tentta\ \.
.11 più vero y fòcile ^ e largo metqà»
per far delcrizzioni, cqme io hò Tem-
pre viìno , fi è il regolare THipotipofi
dalle dieci Categorie d*4i^iftotile,e que«
ile ci fomminifirarApno vna pronta
f egolataabondanza ^'ipgegnofi rifleflì)
idi fpiriti , e di concetti , viui >e aroprij,
j
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lytf • Fiori dì ' B^tiorica.
vjg. 'Oeueiìdeièi'iuerek Roià : Rtilet-
uiì acia&hedttiia Cathegpmcosì: .
» • ' * "
: JIOSA -
Dalla Sofianza Reina de'fiori
Dalla Quantità Pianta eminente
Dalla Qualità - Odori , e rucèhi,&a
Dalli Accidenti . Roilbi delle foglie»
Da' Relati ' Trà fiori , e Zefiri,
Dall' Azzione Pafce gì' A pi ,
vccìde gli Scarabei, •
Conforta le ColonU^e
Dalla PaflTione Tofto fuenifce. 5
Dal Sito Stàsùloilelo..
Dal LBOgo • Nello Giardino.
Dal Quando Nell'Aurora. »
Dall' Haùere biondo crocicolo*
Dalle Circoftanze Rugiade , e virtù, .
• • ' f • * Spine, e Vefponi»
' Vi farebbero aacóra altre Ottegorie-,
qujdi qui non fi riponano, per non al-
iongare \ e ne meno , per la medefima
cagione , le ne forman altri fiièmpla.-
fi.'
y • ■ $. V. • ;
■ De* difetti delle Defcri-x^onk ' r
IN quelle fi fa lecito fcendere alle.<K>-
fe particolari , quali grandemente
foglion mùouere la fantafia; maguar^
dìfii'Ocatore di trè difordini : i. Di dar
le
■
Lìbr9 Terxp. : 197 ~
re in cofe piccole , e miaiuùe<^< ». Che
non nano lunghe , né frequenti : 3. £
fopra tutto guardi bène> che non iìà in-
collaticcìa. > '
.Nèpeciare ladefcrizziòncella, p.ren-
derne congiontura da ogni minimo ar-
gomeotnccio : acciò non Ji fia replica-
to il farcafnio fatto a quel Pittore : Scit
Jìmidare Cupreffuiriy && Sia tratta dalle
•vincere dellaxxkià). in aiaoiera,che pait,
non poteilè non metterii.
^ Si auuerta per &con4o , che le de-
icrizzioni, óleHipotipofijiofrfianmi-
«ice, (ceaiche> affettatele geftuofè
iòuerchio : Non vi è cofa, che più ftom-
machi i Sapienti . Nell'Oratoria profe^
lìone deuon eilèr graui , ferie , e mae-
fteuoii* * —
» •
Perterzo-, guardifidi mìMantature,
moftrando^ che iìa per dire lapiùillu-
ftre , ò perfpicua parte , cioè vna nobi-
liifima defcrizzìone , &a Non hà l'Ora-
toria vizio più g-raue , del far troppa
fondamento sù l'OcnatOj quale così fqol
eflferdiqueft' Arte, cornei della Pudi-
cizia traditore*' Giona moderato ,e oél
troppo, vccide.; comc^del miele diilè
quel Protofifico . E* quefta vn' Arte ,
' eh* allora è perfetta , qtumdo imita coli
la Natura » che. nul la. pan Muf r dell'
a .1 J arti-
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artifìcio , e quefta è quella; Hnezza» i^jffr.
Ti aUicio moilti akci^tnetodi , e (blo
v'infinuo , che tutti poffon dirigerli con
-Ja prafll fudétta delle affirmazioni, e
negazioni. Lieiieaiplart'^f bupoi Lfr*
bri » più che le noli re direzzioni, vi da-
ran regola , e magiftero ,* & il Yoftra
iwoprio dièrcizio ve ne ftran pratdct
. %uell i ^ più eh' io non iàjpr ei ^ vos ^ìm«^
docebunt^ ' • - • - •
CAP.
/ . Jìe^ JEJocttzkneJ ■ • '
VVole r ordine delle colè; ^ht9f
bene con vtili& digrefilone , anzi
necefiàrìa ; nel Cap. 4. e EabbianM»
oHè^uacì vari) membricelli deirOrato*
ria ; che bòra rìtoirniamo alfa ter^ , e
|>rlncipal parté deUa Bjttxóss^
' Della faa Effinx^^ 0» Eccelkntft.
Veftft è^'£locti»0&e : Parte > ii co-
me Mpii^propsia^ e più difficile
deirOratore y cosi da Tullio nel 3. e dg
Qahity.Aeir 8. a ragion detta t Parte
Mafllma, e Principale . "E^ vftJBLìcaQU»
^ drappo y che nopjiiio^ni bottega 0
> • . - / ■ ri-
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Libro Terzfi. ' »99
Titroo*. L' ItMienzione , e Ja Difpofi'*
zione fono. appartenenti alla Pruden->
ziale i la Memoria , e PPÓmiBziaxioiie
al Naturai taleiÉ» -, « per ognialtrafci-.
eoza ^oiouaeniente ■ lóchiefìe : ^ma que* .
ila fola è la fingolariiTima di qùeft'Artet.
Cum autm quid ^ isrf quo ioaa dkat In^
imerit i iìkui^ Maximum vidsr e iSÌJ^O*.
"ìiiUM MODO i Tuli . Hoc tantum uif".
te pe:ffidetur^ far maoekm fi^mdum^boR'
<^ntil. • • - ■ • . - *
Tktone, benché alquàatolòclaflèjéi
i.ìiia per Socrate VlnueAziime, e nfrcrk
tkaflè la mala difpofiziofte ; pure^ non
jQ faziaua di encomiarne TElocuzziofl*^
cioò lo ftik , le perìodi sì bea artefatte^
e l'accurata fceltezza delle pasolie prò*
prie , grauide , chiare ,& vfate. ^ «
V Hoà 'vorrei però » die «a tutto v' tn^
fiamoradiuo delle bdle parole ; e come
^cl fico del Vangelo , foflTe T Orazioa
tutta frofldì vecbaliy*(èiiza&a«!o. Onde
fia ma0ìmar : Che le parole debbong
fcegliere, per fpiegàre il bel pen fiero ?
ikm céf«ar il penero, ^ fpaccii^ le
<bell& paróle aon doueadofi poij>9n«
l'acc^flbrio al principale. Nel-coqipOt
nere ^ÀAtn^ .rantziiiMe , ibolpioetw
-si«lU 9i$nte il precetto.4i Qui nt. lib. 8^
• I 4 ■ in .
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aoo Fiori di lorica^
in pr«f che : Inibii Ferborwn caufa fa-
' P^cilère^nibiiipu rEiòcuzioise
»a maniera di parlar^ ^4ifiinca.dalcom-
muoe, caneIegaiisat'ditennini,ecoiL*
ocnatoileUe figure v>eiìeodo qpi&Q in-
uencate, come ie£gu re corporali, per
BMsitore, cdmagioraeticezza, più viut>»
niente gra£fem. Non deuo qui molto
dilatarmi , morcè il lun^^trattato fat-
tone di fopra nel Libro &condo; è del-
la varietà de' Stili nel Nouizzo ìj» Pul-
pito; é delle Metafore nel Libro delle.
1
Ifll
giungerà ^ui li tré feguenti Paragli
, ' $. II.
' mùdk ' '
• » \
f- A CcÌQ90oiì igòmenti.il Noui^
jTx priiicipkiitl», «he'a(|Hriftia£iQei«
Itimarà diffidie.quel , che poi li rieic^
9à famigliare , oltre i fudetti ^ li fi agt
giungono^tei moki, quefti pocbi 9tt
^entimetodi pcineipaii. ' .
• . Primo fia per Sinojoimi , v. g».In laùr
ao, per dir la Nane , puàdìrfi , 3>ir/*
wmy i490parQnm , fiunn. o A queft^
snodo riducQDjd le ÈquipoUen;(e/per
Syatedófktnj^ j^eti^em/ntim.» per
..." ^ tA-
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. libro TerxàV' -"'
tacbrejìm : Come la parte pe'l tutto ; e*^
tutto per la parte: ritiuentore per k
coik ittuenuto.', eiìinijii, <detci-iiel crac-
tato delle Figure: Epotran vederli io
^uel Libretto de'Sinonìmi Tulliani. - -
Il Secoado è permodo di Perifrafi :
come pei; dire il Sole, il dir: C^iel no-
bilifliìmo Auriga del carro della lucei'
per dir fi LufìgniK>lo^,' la Sireliao delle'
lèlue,&c. efimili. Edègalantinìmo,
iè lì vfaa fìio luogo, e nelle Deicriz-*-
' li Terzo è per Tropi» quali benclie.
iìan più per Poeti , che per Oratori ; pu-.
ve cd éiammA aobltitaiiQ lo ftile ; 9^
Ibno 9 <ì per ^mcdé>cbc , ò pef
mia, ò per Catafhnf^y-^Stèi Per tA^tO'
nmafiaiìxiA vatiaflì i'eiocuzione / ftMt*
folopecqueilmodo commuoe di diret*
v. g. i'Oratoo'e Romano per Tullio^ e-
VÀpoftolo per SanPaoioydto; rosi ao"
Cora, <)uando a-^eUo>che vogiianiQ!
iodare, dbialimar&y a£àgiamoal non^^
qualche celebre nominato iogetco , c*-
bebbe jiciie virti)i ^ ò ne' vizi} qualcW
ecceflò , Vr gr^ùaado dìciama:
Policleto per vn gran MecaaicO;:
Archimede per vn gran Matemat.
Falaride - per va Crudele.
-fiàrdanapalb per vnLafciuQ, Z-»
<. t 1 5 Sem
r
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2^2 Fiori di B^ttorìcit.
Vcrre - per vn Furbo.
Terfite per vn Deforme.
Parmenione per vn Confidente-.
Chorcbbe per vno Stupido.
' Stentore per vnCìamorofo^
Ira pervnPouero.
Ariflide pervnGiufto.
Catone per vn Graue.
Vertunno per vn'Incoftante..
Curione per vn Qbliuiofo-
Protca per vn Mutabile..
Quarto , per ^uxejtm , ò fia per An>-
plificazione . Quando in luogo della.
parola propria ne poniamo vna più
aufteraV v. Per dire vn addotorato^
dirlo eCinime . Chi poco parla, vn mu-
to : Chi comincia a fperare , diciam
cheriforge, ^-S^eflo modo riduco*
no ie appellazioni , quando vn' huomo-
crudele diciamo carnefice i vn fcelerg-
tOjChe fia riftefTa fceleratezza ; vna ma-
la lemina^ vna venefica. E così le de-
nominazioni : come vn' opprobriofb ^
rifìeflo opprobrio; vn ceco, T ifteflà
cecità; lo fprezzo, quifcjuiglie ; il mi-
te,, vn' Agnello il velenofo, vna vipe-^
ra.
Quinto, per Hiperbole. Quefta,co-
me diceflimo , eccede la fedehurtiana/
e pe; ella, a fine di lminuire,6 d'aggwa^v
dire^
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4ire , il varia rElocuziòne^cofe inanir
jnàtc; v.^.Pìù duro dVnafite; piàib*^
éiéo d' vtt fcailc -, più fecca d'vna po-
mice,' piH fterile delle arene-, piùd'a-
uorio polito i d'vna piumma piùlegie^
re , dell'alga pià.vile , più dei mare in-
coftante i delle Cariddi più vorace, più
delle Cirene infido , più odilMle. dell*
motte. doc^ . : :
- f III.
Di altri modi per fminuirt.
PEr primo frfà^ Tolte con la com-
parazione di coiè nociflime io qu^
. genere , in cui vitupe^riamo , ò vogKam
fminuire . Così diciaraD-T Pià feroce
' d-' >Mi Qdope , più4iJTireii» cieco, dé|
G-igaati più eieuato , più di Megera fu-
rio fo, più d'IcafoiconfisltatOi» più dJ^'
A n oibaie fcaitro , di - Codro più mifc-
rabile, di Tfmone piùinhumano, di
Penìa più bifognofo . Tui;tc^uefte per^
fotte ^ ò £000 neU& Gomedie antiche
bea notó , come Cariatone , e Th.rafonc
in quelle di Terenzio;© nelle fiwtoiede?
6i«oi, come:TirelÌ4i , Proteo Arpie,
Giganti ; ò nelle Hiftorie , come Paia-,
ride , Annibale ,Curìone.
Secondo , fi fa > pec comparazione
«'Popoli, a Nazioni >clje iìauQ in tal
cenere d'isaominia bhnoienpli , v.g.
I 6 ava
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««4 Fiori dì J^ttmca
dVn Pimmeo più nano , più dVn Gr©^
te&bugiae(k(»;diTei&ia piì^ perfido^
più iloiidad' vn'.Ai^cade, più beuoae
dVn Thrace , più molle d' vn Sibarita
va' AtsJaa più ricea', ' d'vn Wmo piò
&audolentéj piùd' vno ^citotauco .arv-
rogantcefimili, &c. ' .
. :Teao , per oicm^>ttaziònea.-perfoM^
in riguardo delle lor dignità»- oMdj^-
ftiere, V. g: dVa* Aaeopagita più metto;;
più d* ìtaSoidacabòcioiò ; più ftuero ét
va Giudice ^ più kiìii^euoie d' v.it B^f^
biere ,&-c.. • -
, Qi^ito»^ &xtì per cónifMimione ad
énimaitti > noti iik quel gieaece^ coone;
fiTobufto dVaTorO" ^^ù pigro d'vna
Teftuginè , dV-na VoJ^^ù frodoien.-
te» piùdVaGauaJ^pace^piùcaco- d*«
vnsL Feixice , più fiero d y oa Tigre , piè
loquace d'vn Pappagallo»* •
Quinto;» tal voita ikmcamo la cor-
col replicarneilifuo termine attrae-^
tOjV.g» fe dieeffimo: Più cieco dell*
snedefiocia cecità,. pià <^iUfteiia malir^
^ m»li:(ioii(XxP^ù.deU' i^eli^
»e fcelesato.. • '
Sedo, altresì, c^tiiSlU lode»: e QeU^
ignooitinia,,daU&core inanime»dÌ£emQ^-
Più attrattiuod'yna Calamit}a,dVn fóii*-
é
più candido della netìe , del miele più
dolce , dell' olio più tran^uiMo, del Sol
< ^tdniio,ò pur talhora da' Numi del-
k Gentilità, in qualche virtù acclamai
ti , oome : Di Mercurio più làcondo,4^
'Venere più belio » di Mascè più be|}r-
cofo , di Gioue più benefico , di Minei>
lia più dotto, delle <YFazi«*. più atraener^
te >d'£ufierpe puln»ecrico«
Ottauo , cosi parimente d.i Perfora
naggi notiflimi , come .* Di Penelope
più ritiraa , di Lucrezia più cafla , d^A*
achille più forte , d*;Vli/É più fàgace, di
Ntima Pompilio più di uoto, di Rego-
lo più £iNkie , di Tallio piùeio^enté^
&C; . .' -.
Per via totmente di Tropi , di Me-
tafore , & Allegorie , che non iola vii^
gjLionad ornare, ma mirabilmente giu-
liano nel'F amplificare , 15 è detto a ba-
Aaoza neiLibroSecondo. Pei ilrmeto-
ido di formare le argute , leggafi il On=-
vr jDocchiale Àriilotelico del Caualiec
-Teiìnifo>^ ^
• §. IV.
De i difetti delPEhcuzjme:
QVeir Aforifino di Quintiliano al
lib. 8^. cajpik }. che tot idem generìr^
ff*u *,arrunt^itur Ormo ^uop pvm^ìv i
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2o6 Fiori di J^ttorica.
tùì fk aggiungere quell'altro ParagrajG».
zij, come le virtù in queilq^iòggettc^, -
]ie abozz^remo alcuni pochi > e più cile-
lUUltì* <
. Due fonai vizi] principali; vJU>4etto
Barbarifko^ ^ l^aitro Sokctfmo ; quapto
alle dizzìoai , e qutotoalkfraiè: il prir
ino^n riguardo delle parole , il fecondo
in riguardo delle propoiizipni mal com*
paginate. - ' . . « / ^
Borbarifmo , altri volle » che deriui
da Bafy qual voce Ugni fica delèrtoj al-
tri da Barbar, che vuol dirmonnorK»
in A rabo Idioxoa : Io pe jrò Aimo » s'ori'
ginafìe dal tempo , che Roma domina-
ta da' Goti , e Longobardi , mifehian*.
doli eoo le barbare dizzioni qualche pa-
rola del Lazio , quella chjAmaiTeii .har-
barifmo.
Sokctfmo, fecondo Strabene , fu «o-
sì detto t da certi popoli > che paf2àr«ii
da Atene ad habitare nella Città di Sor
ies nella Cilicia, edificata da SoJoae^
quali coli' improprietà d'vn miilo lin-
guaggio , dagi' At^iiieli ftcflì erano co- ^
nofciuti a quelle voci mal cxm^nte
fenza coftruzzio.o veruna. -
^rcbaifmo , qual deucfi parimente
ligure, <U' QreciJBlectànà^ifon chiat>
mate
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4
mate certe dizzioni antiche , e,idifu&cé>
non douendo in ciò feguirfi certe' pe-
dirataggìni di uluni ^cbe vorreòbono
mettere alFantica ghianda quefla feno-
lo dì confetture.
Vìeomjmiy Teutològie, eiforilìblo*
gìe> finia le repetizioni inutili delle
medefimecofe. Quintiliano bìafima fi-
no i Sinoniini ; faeis^ q^uatxdope^òiòoa
^ifi & infrattuQ& ^chenoiano : Ma
livikTulUacà raoderazioné: "ì^pn fé-
fomy non pattar ; nm:fham\. ìnr. Ga*
til. e nelk abiit^ esccefftt ^euafit y, e*
tubiti. Se ben dunque ce ne dobiamo a^
Henere^non però per reiconpo di gta»»
diOratoriibaleciià; nunota: pur cbtt
l'vItimoSìnonimohabbi forza madore:
de'precedentì.. . • »
. Cacepbatm , detto dai! Greci il ter-
mine veiigognofo , la dizzione disho*^
flefta . Quindi la. Sacra Scrittura perla:
(tecenzadel dice la Iraiè hoaei);a; co»
gttofiere: mulkrem : Et: iL Tailo Poeta,
mondana pure r '
^<»SRft rcatdmi a mìtie amanti ìn fénoi.
Idon^logia y è vnifócmltà di Qtazio-^
ne-i' neli^ual. vizio ordinariamente ca-
doDO^qHer». chenoa^na variar le fir .
-gure, e le forme del dire,
•• UCaco:iflo», ola Perietgia , che è il
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2 o8 Fiori M l^ttorica .
vìzio più commnne , è quella fouerchia
A^ctazzione , detudifopra; e quefta
iiafce dal poco giudizio di apprezzar
più le co£e peffìme, che l'eccellenti; più
ieligiere, chelegraui.- Q'altri difeett
iifugono, e quefto da taluni il a^tu:
Cantera vitia cum vitentur , hoc peti-
tur.
La Cacofonìa , beache debba ièmpsc
euitarfì , pure , perche oilèruaG in Mae-
ihriatitDretioli dell' Oratoria , ò Poeti-
ca eloqueosa » tal volta » iè mutandola,
fconciafiè il fenìb , ò la periodo » lafcifi
correre; poiché fuole ancora in bel vol-
t9 f Ì€&ir gsasia ildi&tio d'vn aeo: -£
cosiancora l'incontro deirifie/Iè voca-
li , e maflime nelle ipeflè monofìilabe .
£ pu^ Tullio in Senato sù le rifpo^
delli Amrpici.ci diede : 3^^f«^ is fum ^
quifieuifortevideorplufqmm coeteri y qui
étquOj atque egojwu occupati.
Concbiudiamo per bora cò tre , ò
quattro auuertimenti,che'l reilo Iole*
geranaonel Nouizzo in Pa)pito.r
•Prtma . Non douerfi &ar coù attac-
catoalla parola, e mailìnumente alfa
Edmologiadiefl^. In Ateneo rìdeiìdi
• Vlpiauo va certo Cinico, qual voleua ,
che! buchi de' Sorici lì doueflèro chia'
xoar Miseria ^ come dicefi T^^c* . La
pata>
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parola , fe non è in vip , non è bitona.
Secondo. Le figure non Heuonoci^
fere còsi fpeflè ; perche il troppo ètrop
: Si vtìlù& come iliale , il peuere , cò
giufia moderazione! . I lumi Rettorici
fjan come le ftelle , che fe ben mmiero-
iè ^ non fi toccano vna con Taltra: qua^
che difcrctointeruallo donali il rifalta.
. GraflfoUamenti de* noftri Lepori,e Zac»-
cfaia , toni fyàì y e tutti (teki , fona inìr
mitabilL
Terzo: Lcfuperfluità, come dicetf
&no> fòbeneibii viziofe, piggìort pe-
rò d'effe iòne le aridità, le feccaggìni »
le magrezze de i difcorfi . La Virtù ftà
nel mezzo, j^adelk Riettbr^èa/^mt
llella Medicina , aibrìfiBo ; che i morbi,
. quali procedono da vacuità , fono pi|^
giori cH <juèllìs €faeiie^<;<»r|i^''deriuaiio
4fi pienezza. Meglio è rèfièr €ritli(;àta
di copiofo , che di manchèuoie . -
Coarto : Si rifletta per vkimo , éhé i
Ma^Tri di queft'^Àrte Jianno ftimato
cosi difetto il trafcurar le regole di fchi»
uarquefti^v izi) ; come anco vizi© H prt^
jiondere d'ottkarli tatti , cò libertà ligsP-
£a , e foggezzion feruile come i balta»
Tini dacordk »a' quali Tapprebiione di
^acadéceià, cbe.mai il c&paioUeuk
HQ in 4lco % Suaii sii lò^regolesì, ma fe^-
- • • " - za
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ito Fiori di, K^torica,
za tacta Icrupolofitè.
Quinti:. Io jfine, ijotì ii^xhi fifgo-
J^i^jici con l«.tan£^,(Qggez*ioiiÌ ^Le ré-
gole eie Ila Rettorica fon come le cord^
nunoerpfc dcir Arci liuto ; atterrifconÒ
2. luri^cipky j]ell'accor4a«ie ; niaiKa c&A
o^ni facilezza fi a Tiiahitp.di mancg^
giarle; c It^rriua col tempo ad vferle /
iènza auuert txì» . fon oeceffiurk , 0
• :
• r. ^1 «À.i^, VII* — ,'
' ■- •■ • ■ ' ■ ": . ^ ' * ••*
. ' J^lla Memoria, ■'
QV^rta Parte della Rettotica , e tii
tutte la principale èJa Memoria^
come oece^ria all'Oratore; ma perche '
ò per la parceinceHecciua , dper la {kà? '■
Adua ; come la dijftingnono i Filofofi ;
confiileiidMuttàin vn'ottinio tempe- '
lamento , quale è furfìm eft , poco , ò
nulla può gìouarle TArtc : Fuit prcfeB»
{ ne foriilè San Toraafo, con Agoflino )
hoc pobis à J)fo admrfuf^, rèrmrifft»'
rfinttam^^ obliuionem datum rtmedUum^
m
00 ; àpparrenenifo'pjà'ii Met-
rici, c^e a RectoricI darne i mmàr^
aggi utarla i v Ancor Joj^ul, perha-
Libro Terifi. 2 1 r
uerne fcrìtto nel Noiiizzo in Pulpito,Ia:
pafTo in fllenzio . Chi brama veder gli .
. artifici della Memoria locale , legga -
Monfignor Arelìo nel Lib.4. Al mia
genio mai fi è confatta fimil regola di
cafelle; ma folo il riparrimento delle
cofe ben difpofte , e la diflrinzione del- '
le parti nello fcritto ben fcompartitoi
con la grazia di Dio , non me Thà fatta
mai mancare . Cdlam pìnnartam dìfci^
pHnarurrTy detta fù da Plutarco .
Perche ad alcuni lia ^cpme fogello in
acquai- c ad altri , come in marmo Tim-
preflìone delle cofe.Come pofla dal can-
to noftro perfezionarfi-Perche in taluni
fò mancheuole . Perche r cfotti^in efier
lodati di gran memoria ^ftimanfi oflfefi .
e fimili curiofe notizie^ le potran legere
nel fudetto noftro Ltbro.
CAP. VIIL
Della. Vronuficiazìonej
Def/a /limetta in genere^ per quanto cm-
, prende il regolar della voce yC
• l^oixìone dei gefio, ■ - -
QVeft* vltima , e principal part©
della Rectorìca , fenza la quale
aflè-
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*j» Fiorì di Attorie a.
afllèriice Qmntiliaoo, eh* ogni grande
Orazione diuien minima , ed ogni mi-
nima con eflà appar mediocre,ogBÌ me-
diocre, gigante , ò^uelia , che sù tutte
ie parti , fecondo Tullio ia &U£o> .bar
hfft in , dicendo dominium,
■ ' Vien dal medeiimo definita cosi:Pr^
nunciatio efi ex rerum y isf* veròorum
dignìtatey vocis ^ Ì5r> corporis mode ratio.
M. Tullio lib. I. delau. Ariftotile, pià
Filoiofo » che Oratore , nel cap. i. del
lib. %. benché ailèrilca non e/Ièr necef'
£urla, ft non per la parte de grAfcoè-
tanti , e che all'Oratore, folo appartenga
rìnuenir nude ragioni ; come foflè Lo-
gica non Rettorlca ; pure nel traté»-
to dell' Elocuzione confeila poi, cò tut-
ti gli altri Rettorie! , la di lei importan-
za . Tanto ellaèe^nziale , che Demo-
Aene la diàè efièr prima , feconda^ ter-
za parte della Rettorica; ed egli tanto
ftentò per acqùiftarla.
Cosi ella è tutto.; che Ortenzio, gran
competitore di Tullio , perquefla par*
te era cosi eccellente , che li contende-
iMìl pcimato; .e piire.& legetei fuoi
Icritti, non vi trouerete cjuei plaufi, eh*
egli erafi acquiftati con la voc
Per eflèr si neeeflaria , mi fi dirà , per-
che gi' Autori ^^itichi » come Ariftide,
. _ Cor-
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I
I
t
[ lihró Terip. ' 213
f Cornificio , & altri , fe la paflfàrono cosi
in fecco , fcnza fcriuerne le regole per
diftefo. Rifpondo: Perche, òlapeù-
Xarono più appartenente alla Natura,
che air Arte ; ò ftimaron difficile V ef-
primere in carta metodo di Voce , e di
Gefto ; ò giudicarono , ch'appartenefle
a Poeti Comici l'infegnarla.
Quindi Demoftene ( perquelche ne
rifcrifcenellafua vita Plutarco) cono-
fcendone l'importanza , non fiarrofsì,
fe ben Maeftro della Greca eloquenza ,
diuenir difcepolo di vn tal Andronico,
brauo recitante di Comedie . Egli fen-
tendo in bocca di vn certo , per nome
Satiro, graziofiillmo dicitore , i verfi
di Euripide , e di Sofocle, li paruero d'-
altra maniera , che non furono in bocca
fua: e pure erano i medcfimi, da efTp
già recitati.
Coir eflèmpio di quello Greco Mae-
ftro fi animò il latino Precettore Tullio
fottometterfi agrin(ègnamenti di Ro-
fcio Comico, per gl'affetti piùbaflTi; e
per i foUeuati a quelli del Tragico E fo-
po ; onde inferifco poterfi in ciò la Na-
tura aggiutare con l'Arte . E perche tut-
ta confifte nella voce , e nel gefto , par-
laremo dìftintameiite d'ambidua.
Del
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*14 Firn di l^ettorica.
Del I{egoIar la vocr.
OVantoa'^fici prefcruatiui , per gl'
Au»ec«tt <ij^Foio , la ià da -Me-
4ipQ nejla fìia iUttorica Quù>ùIÌMu^cd
darli ilièigucnte Aforifmo : .^mbuktio^
va^jo^ Venerit abfiinetitta , facilis cibo-
rum ^li/lio^frugialim. Pcei.toijio'
Icndóia per lopiù impedire il caparro,
io n&a: faprei dar altro auuertimento ,
che raftinefisayeinaaìmaaieoteiiej be«
re : Gli ftrpin.en.ti muficali v uoti jifuo-
naBo;cfopraogni Elifyr Jiò fperimen-
tato ottirap farmaco U Kipetta della
Scuola di Salerno.
Mfuriam^ fttMni\ vi^ilm^qùi reumata
purgaiit,
r Se poi,laj:aucedine veoiilè da riicai"
'Mwùto rMéoraui clamans, ^ rauca
• fa^of funt fauces mene , Pfai.^f 8. Senza
coafukair.c0Me.dici;, ciafcuiiosà, chC;,
eontraria contrarìis curatjfur^ ,cò rin-
firefcamenti d'acgue d'orzo altri fi*
Olili, temperar fi deiie i'epate alteralo.
- La naturai debolezza deìla voce te-
nue, cijdicsde esèmpio Demo^ene, di
giou aria cojii.'arÉC. Ueflfe^ci^io 4eìVi^
fteflTa voce la jrende di mirabil .tuono ;
per ciòegli febricarfi fece alcune flan-
ge rotcerraiiec^>doue a meli intieri de-
* ■ jcla-
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. Lihro Terxp. tì$
clamauà *, é fer nonefeirn^ £icta ràder-
iì ilcapo per la mità^e neicUle cosi, che
recauaa tutti ilupore la fonorità j onde
Quisidltabo pfefeHìdiè pftrìmenèe'qneft*
idccck'jafoaiDMy die u Oramìbus tuteffa^
ria fji fxercitatig « ^ua mnta conuak'
fcant, ' . - . . •
pliche va bupfl organo lo <là Iddio ,
a tenerlo netto fi appartiene a noi . Ad
. emenda rofs gualche difetto , ciiìa De-
moftene 'i\ modello . Egli non haue»
IwPA mantice d'r a iìato. du^euole ; ,é e$
eerte Periodi lunghe , correndo sù per
kicale 9 secicauale tutteadTiì fiato , ir .
PO al punto fermo , Profeiiàndo Retto^
rica , la prima lettera non fàpea profe-
rire del fuo mettere » e pure con le pie-
tre in bocca, così vi adusò la lingua ,
chepoi la-Rjnon vi fòchi l'articòlaflè
jnù fpiocata . -Si igonienta|i|4 srringaffe
^lla fi)lladella plebe tumultuora^ de a
gl'orgogli del mar tempeftofo prouan-
doiì più volte nel lidoy le riiifcl ppi age-
vole trà i ^furri de' popoli il de^lanaa-
sai difetto de blefì ^ balbuzienti; ma di
ciò non fi attrifti , chi non hauefle ben
tagliato lo finlinguagnoio ; perche ben
moderato dall'Aite, puòdiMemr gra*
zia
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11$ Fiori di I^t'toìrica.
sta il difètto ; e nella boccali Aiciln«^«
eracalamiu de' cuori. Certa balbuzie
di parole finozzlc^te alla Siciliana , {li-
macadelici^sa^ ra^Eèttaiiole doiizel-
ir
co di Sulmona : , - •
vith dtcvr ^ ^dam maJe redde*
1 $ IIL
. ^ ; Dfl meted» morale di regd». >
r, h Foce, .» '.•
NEgar floa ff>và , chi non è ibrdo,
quanto vaglia a rapir granimi
na bella -voce..- Per quefia politica, ri-
mandò Solimano a Franoeìco Primo i
Mulici Chrift iani , a' quali correua die-
tio tutta la Turchia. Leggafi Aulo Gel«
Ilo lib. .1 }. C9^. I che per Y Eupbonia^
cjioè per Taggradcuóle della voce Gre-
ci^ - e- Latini OmMÌ non. ban. curato
inculcar tutte le legale 4e|la. Ckam-
ixiatìca Prifciana.
Peìr prifBo^-aiiuertafi a proferir bene
le conj^nanti ,a noi^cucciolate k pe-
riodo , & a far fpiccare bene T vltima
iyiaba:. Siaiiiìtril»Tocea«péopàrkfoae
delluo^ ,dcHie fi parla. L'Elo^jucsnza
è da piazza , didè colui^^ è come Dama,
più fi adoma , & ama comparirie , doue
^ jùù conporiio . & riparù&aii £ato cosU
va
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• Zihro Terxfi, - ttf
vti tantÌDofi fpezsù alla vìrgola y vn pò
piùal^untocoma , e poi alquanto a. i
due punti, e faccifi breue poiià nel pun-
t«> finale come nelNouizzo aiTauQ-
li no , trattando delle appunuture, ol-
ièruaranno.
Secondo, queituoni di Maggio, quei,
eh' alzan gnàu , come i Trombetti , ò
ììan Banditori_di piazza ; a'quali flà be^
ne ii Hurcs^o di Tullio (riferito di-
Plutarco nella vita) contro certi Orar
tori {Iridoii , conie Zampogne : ^o»
qMd ntagnum eft , kene efi « fed quod
iene ^^magnum ^, Non confìA«inelr
la gran voce , xasi nel faper regolar la
▼oce; eh' a^trtaseate è vn^^ deridere
dagl' adcoltanti . Non CAsìaJta adunque^
che come l'Orator giouine GraccOaten-
ga bifbgno del ièruidore Licaoio»
^amettendoil tràl popolo , Aonaadp »
ce la rimetteua con vn lòffio di Ciufolo;
aè così bìillà , e precipite 9 e'habbi bi-'
jEogno .di foftegno» come le ruote del
earro nell'andar giù , fuffhmnandus ifi,
4iceaadrAfe^ìo Oratore {allofcriuer
di Sen. ep. 40. ) Cefare Augufio.
• Terzo, malaèlaLogodiar.rhea.,co*
4I detu da Ateneo , quella furia d Vna.
];apida eloquenza ; ntu piggiore è la-lea**
4' VA lanj^uido proferire , qualpre*
Z §iu-
Digitized
' gìi^lica alI'Oratw^ agi' AfciG>ÌaMiti#.ed -
fiila Caùfa . portando tal tedio i cte fe- ;
«t V na v&Ita#a'r nella fcaìidfercenza ^
ferietà diStatcA : • , nmquam
diats^ A quefta lentezza alludeva queU' ;
antico motto : ^quam perdùiit^ «feri-
ti da Quiotibàuo }' percbea fuo tempo
l%ora , eh' aflegnauafi a grOratorì , fi^
mifurau a con l'acqua . JÉqu'e (dit^eua
Seneca ) ft'dkri Ukm {atatmm) tiolo^-
quam curme^ ispCi $idiQ pet-ynapar-'
' te, piffera^ y.n6n prcfluat^ é per l'«l*:.
tra vi refti impreflò', che fegmtia'/ohuf
anìms . Oodeinofi è' beae làrla da fue- '
gjiatoiò «ferrato, a girar periodi come
ròte spuntate; nàda laimbiccó, colfar^
penare da Tantali ogni ^illadiJsoccia; .
'Promptum Jti os^ non praceps .{ Quin,.
' 4;deigfe.)"'-'- • ' - ' ' :
c^ai'ió j'ilikgaitfidtie^ltri vizij in-,
tok-fabiii ; cìoéhMamonia , ch'è queK
la Egualità di voce , in fà , ,fa , tediò*:
fiffifria , éc il canto ; • fton.eiren4Qui co^
lapmdeteftftbile , tasto da Quinti lia-.
nò > npl luogo fudettò , biafinoata negl/
Oratori': Scd qUàdcmqfif ^ Jm miis^
magis tùlerim^ quam quo mrjf maxìm
Utboratur - ìh catifis QmdìUS , fcboJifq'ué
chtandi ^ qnì^ pi0iius y an fatdùts jìt^
ne/fio, é^: •€ profiegùe^ lwi^i^ilip»r
4 ^ pìcat
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- Libro Terzft* ' ii^
pica . Si y ari j (dunque Ucuon della vo-'
fiCy chedivarie^èamicpilmondo; è
iènza £aptilena , ù. fk'u ^ù'i^natuiiale an*.
jco nel pergamo.
> Qujnto,.oeU'£Ììòrdio guardtfi il No^.
ju'tzzo dal comiapìar cò voce alca , per-,
.che nél inezzo poi sfiatato, dà brutta-^-
ipeate nel bafiò , e nella caotUeaa ;
^id inftnuauimus ( ad Heriponlo fcci^ .
colui ) clamor }n Exordio caufa , Anzi
.cerca erubdcenza In principiò, & va
xifpecteuole timore , dettola pluurca
inSo.crate: Vitlum quidem yfed amabile^
riefce molto. Benché di dó Laberio,
preflò Dione, ^ccufailè Tullio pervi-
I^, edìfettofo: Era in ^lìel gran ^Mae-
ihbajtéper gl'aSètti, non difètto pet
vild d'animo^ ò ignoxanxa : »Actfidfbat
(diluì fcrillè Plut; ) ad dicen4um tre^
pidus ; ac nudtis' m -caufii vik tandem
berrerCf tremere media ^ definémt ardiH
i^Jatu Oraùonis. Sia dunque re-
gola al principiante l'aforifmo di (^n."
pnit 'promnciatio . illHlL Et^lM
- Sefto > ila vltimo , e principal auuer*
timento l'adattar la voce alla ha(ura
jiellè core: .<^efto è rvijico punto,
- K a tajit9
tio Fiori di I{ettorha. ■
tanto 'dTageKitD da Preneipi deir EI<>>
queoza,Qreca, ^Latina. Demofieiie
dalia commozione 9 e dal dolore ^ cò
qual commciò , conobbe , ch^eca vera^
memeÌDgiuriato colui » chearringaua:
e Tullio dalla freddezza di Callìdio ,
oh'erajfaifo il pretefoTeleao, ch'eilàgr
geraua eflèrli fiato ^ifpofio : »/in yia.^
fi vera ejfgnt ^ fic à te dicerentur ?
Tante circoQ>ezzionì nonigoménti-
so il Nquìzzo . L' esercìzio-» e'i po^P
lò delle colè» che dice , li faranno il
tutto ageuole, & vfuale: Et vfus te
" IV. ,
Il/Gefio , non fólo^ cònoe a'MtificI
lo Aromento , accompagna la vo-
ce , fenza cui farebbe mozza ; ma è lo
ipisitodelk-Proauncia, le della parola, , .
ciuali fenza d'eilq parerebbero morte .
Spicca a0ai più , quando efib foI#, fòlo,
eoi fikiizio deir Qmoté efprime così
, bene i fuoi peoiìeti ; Jinù tal v^lta vna
. gkata d*ocichio , vnrolgerdicapo, va
batter di piede , . ò di tùktìo , ed inagior
efficacia imprimono , che vn bea dii)»^
io, & ordinato argomento . Quello ta-
cito linguaggio de*. Tammirhiy ò fian
^icpkmif iù injrfo appò.Gieci, e
^- Zi Ko-
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• Zibrù Terzp. ' ^ii
Romani; mentre al veder Demetrio. il
l^iloibforaprelèiitarfi da queftì Ut 4iHu>>
ia d'Homero di quegr intrighi di Mac-
ie , Venere , e Vulcano : <*yùtdìo ( eP
clamò ) bomà^^ qua facis l na^ tndffif
tantum i.Jìd mUà, maaibus ifJìslQqui vi-
4hrtf. '•■ '- n -r- ,. • V ".
• Non faà ragione dólerii Vhtì^io , e&
Setù a* n<x^iiempi penduta quefta arto^
^<lalia quale apprender potreb&efì l'at-
teggiare , cosi difficile adf efprimerfi
^waMt peiM» ; percKeaeU'IiuUe Oriear
•liili , la maggior parte del negozi ohog-
gidì col gc<fto fi contratta : Nel Diuano,
-éiia ncUa Porta- del Gran Turco viàoo
parimente; anzi coftudio iingolariinr
mO, in quella Corte delle merauìglie
4'infègna da' verìonuti ^ e da quei , cfaa
vogliono imitarli le flrane regole, per
diuenir i Rettorie! , fenza lingua elo»
.^laeiiti , de' quali dirpoccebbe Caflio*
diora^; hannò ^; in véce , deUa boc-
ci, loquacifftmas manus , Oltre che nel-
la Statuaria , » .ntlki Sittiura vedemo
guanto .a noi diGey.-et fuole efprimerc;^
jienche mutolo, vniblgefto. *
,< Prinio, « pìù'che<]]0e^ciaainièrtó>
XOQnto è , fecondo Quiociliaao , l' eui-
tarerafifèttasbiohe; mentre nìhìhdiojìus
-i^&^mt . Koft v^i è Qofii più fiomna»
K j che-
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. FìotciM Bfttcàrica,
^cheuole , cbe'l vedere vna donna shel^
leccata, in cui i colori del yifo fi difcer-
Daix) e0er£dfi:i .alcretfinca vn' Oratore
per face il grazioso Jièlmoilrarfi. troppo
' affettato col géflo reca noia , in vec&di
'dar diletto. &iaiìsà'l>oacucati^.t ■ 'V'>;
'* Secondo, ó quanto difdice il pauo^
Jieggiàrfi , e far plaufi. aie fienb col ca-
po . Xvk'ctò peccò Roma , come di Caia
Carbone lo narra Tullio , e pecca Na^
poli: Caufa^peiìiis ( grida qel'ia. lib.
^ ^. Qmmil. ) kmdetur , quaàt pO"
4rmus , Denefi^udi^ y xJie fia'gf adv-
«Se impiùni* gFaéetti r Orazione,
, ^abjyb €h& mciddùpiù piace^ meii
piace; ixsi^iocht', ìUiià certum erìt :l£^
Icriuafi. a tuoQutiKnto eterno : ^emi^
peius. agetr^ qui ^ d^pl^^utg
'caufay placet^- . ». • / i •/ ' ' >
• : -Terzo , detieii auuertire ,che la Co'
BÙca di^ingoefidairOnitoriity perdÉi
il fine deil'vno è accompagnare ciò iche
dice col gefto; il finedeiraltro e ad*
oompagnftrcoiiia voce quello ^ clien^
prefentacogl* atteggiamenti* Però fo-
leciti al Comico il falcare , il diflen'
derfi^ y;rideice> il bactere horà i piedi,
hpif le m a n ì ; ma aèejTe plurìmum i à fui-
fiatare debct^Omtor, E' da Comedian-
- * i - V te.
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te , PCP defcriuer Giacobbefai» il Zop-
po ; e ruina* nel Sug^a, p^r ^m»'^ ^
.Paolo la caduu . Sia il gefto raro , e leg-
giadro /^«/«^ ma^is^qmimad ver-
•èa aaùmóàituS.. • . ' •
. Quarta, mak dunque. ^ 1 eOtf r tanto
-ficfelofo acciò. -con la fregoUteaza
diCurione, nò"nf«.dÌ»»ttd*ifP*void|i
grAuuerlàri): Qtiis éillesim\M^!r
tur è lintre? Chi è, che parla da quel
battello ?."E GOine/al.G*»cco giunic-
hauef
tPigsfiore pero e i irou>oH"W5<'e,***..»*~'-i-
intifichiti , chenon DauQUonfi mai: ^*
►fù. Ottauio Confole -, inchiodfttOrid^.
'gothi uellp taaaky fe ce' piedi , a cu* #
«-§i©tte;g§iato,clie:feoel declaniaFe,iK>|i
ifoffdi trbuatoprelToatt'iftabikCurKj-
ne /ìiwifébàjecoBfixpericolo >}puer d^4*
• k htóhe manciato viua . Non è plai^
•dito da* Storici il petorarfece ne psiefi
baflTi quèl'Grajide».«ppoggiAto sù
. fpsaia del Principe d' Òraoges ^ . nel rat-
f cgnar i ■ Tuoi Suti al Primogemco luo
'figlici e tanto più pregiudii» aliagt^-
'iia iuoi.recave Tazzioac, quantQche,
. non^dandofi della memoria,qu€l eeK-
bre difcorfo '^rontto«ò .leggendola.
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224 ^* l^itortca,
'Q^nto in ciò gì' Academici, cò loro
pace 9 deroghino afeileifi , kggerafii
liei Nouizzo io Pulpito. Come ancora
te fia Jecito , còli' efiènipio di M. Anto-
nio» cfaepermouereil popolo Hotnor.
^o , moUrò orando la vefte di Ceikre
iofanguinata , v&r nel pulpito confimi-
4ideflaK)ftfazzioiii: mi limetta al mede-
limo Libra
' f V.
l^oìe per U G(fio,
1A Cbiro fonia , ouero Cbirommayf^vx»
flai precetti de' faggi Maefiri , e
fingoIaniieift«di<^atUi«K>, prefcri-
ue molte mifuie. £ibtio. x. Chtnoa
^fi flenda la mano {opra degrocchi , uè
^abbaffi giù dallo ftommaoo • Fò con-
^uinto di fokciiìno dflrmano quei gioui-
^e> riferito da Agofiino ) e perfela li-
"te; mentre nominando il cielo con la
"pocea, additò- con iama&o Uceria...».
^Kooprecèda il geAo alla parola,nè dop-
jx) di eflà(ì continui. j.La delira hà&*
-biilprittcipal impiego , non la finifica,
^ualefoioaccompagnì: Non il flenda
ruftieamente più del douere verfo Tal-
tra parte it^afpaUa. 4. L'arrugar le ci-
glia , far ilorcimenti di bocca , e pnvnutt'
'àafiómm vulmofamx lib. i. cap. 9. fon
•meramente riprelè da Quintiliano . 1.
. / Non
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Ubró Térzfi. •
Non (i tocchi il corpo, piando dti
«core, del petto, delia gola, é fimili i
^ma leggiadramente vi fi accodi la xnl-
no . 6, Son riprefi ancora quegli , che
.^battono la mano, ò fi percuotono lo
ilonunaco , dal medeHmo fudetto Au-
rore . 7. Nelle dìftinzioni dell' argo-
mento , ò d' altro , il dito di mazzo , re-
ilando le tre altre dica diftefe , s'accofta
nobilmente al pollice , & ali indice dell
' filtra mano . 8. Non-fi tenga mai rannic«
chiata la mano , come quei , che fan le
pugna ; nè mai fi fpalmi , come quando
inofiraida^Zingani, perla ventura. 9«
Nelle meilizie, ò funefte Orazioni tal'
hora ingroppar le dita \ e tal volta nelle
Aoftrepènibiè, òdoglioiè yò irreiòlute
«Mjcorrenze y. V ingroppar *l petto le
braccia, à quanto gioua a mouere gli
Afooicanti* la l'piedi nè troppo sUr-*
gati , nè troppo coppi], anzi il piè fini^
Aro vn pò auanti all' alerò , rende leg^*
giadria; mànooperroppofto, perche
gettando per lo più U àfiOiH , col deftrp
piè fpinto auanti , farebbe mal vedere «
1 z.Nel gellìr della mano, mouafi ance
fa alquanto il braccio ) perche akrimea*
te parerebbe ligato . i z. Non fi alzi in-*
dietro ti eapa, deiloche Pericle era tac
■CiatOy mafi giri verib quella par ce,aU«
. 1 . K / qua^
Fiori di l^tiàrica.
' quale £ parla ^ ò deiUqùal fi diCoovióa
^ 7 i. Si odpiuì prima il liiogo doùeTi ora,
daqual parte da l' Oriente , Occidente,
&€. e da pillai putte Mè-M nobiltà , per
gefiìfe -i p Vp%erfì a giuila mirura .14.
Noi\ per volgerfiad viia partc» voltar
4e fpH ile air- altra ;«tf2cAda>ifRleceiite
iconi^euienza.; Per ctòtfì tengano i pi&'
di coaie dicellìirio , e ii.voJga il capò,
'non il- cp^ffQ ^ lySk .^mór. V aÌBSOBieat»
Al fe^iijky yiiÙ0»iactti.«^odo^fogetco '
Q^^^oileoe^^ jp fiipendó ; tenendo nei
pfOuaiìi-YQa.pùnda'di fpada pendi^t^
sù la ipalla és&ii^ \ e così poi li aduso ad
aileuer£t d4 tale deformità. Vi
. Quanto all' faabitò , d vcfte, fi auei^
t$b, c|)fe. nQR 6a raii«ty ilraof difl^ifia , d
sipiegauJa maniera o/fecuabdlft ^ ma
^da y con ue neuóle ,é decente alla prch*
fi^joijtev- Hi|K>cmecì>n%niibraapacr
te pre(critte rhabiCQ a^ Medici: Confl-^
derì quanto più graue vlàr debbalo l'O»
tore;ac;ciéi)on Ù9:cànotz\Àift difpreg-
gio oilèrua^ yziy^ dagl' AfcoItanti^Va'
i^abitopolàto porta fnbito il credito, e?,
la ilima 2 ìpfe hahkus Jìiàaf , diéea co*
luiil.B XhIÌìo jw^tuggiò Maric'.Anta<
jìÌq i .^?lie jion vi . era . di lui chi parlafle-
più apercamestii ; per cerca {concia, a-^»
potatura d^l giubbone- àuanci io i^onw
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'.UbròT^rK^," ai>
.maco , che rendeuaio cò naufea mo\l6
oflèruabile appo tutti. La rafura noiì
deueeilèn tanto freqùecitt , ma a teiìi'^
-poHifcu'eto.
•Rimetto alla perfine i iludìofì ad o(r
-finruareyio cidi gefti natuéali di chi
migiiarmente di&rol:re , ò narra le fue
^adìoni : £t auuerto i Giouaoi, a' quali
■più-fta bene il roflbre, econuien }«-mo-
de&ia , di non imitare in quefto i vec-
chi, acquali è permeila qualche flrabr«
dinaria licenza. '
CORROLAkìO.
TV tte le cofe fndette appartengono
" all'Arte , quale fenza vn buon na*
turale genio; èc ingegno non- vale , e T''
iniegnarlaad vn' inetto indocile» éibl-
car 1 onde , e feminar l'arene : Si comè>
peroppofta) yna-buona natura , iènz*
Arte , è vn campo fecondo, ma incolto^
tutto pien d'herbe, ò inutili , ò cattiue .»
'datura abfque dijliplim fi ftt ( c* in-*
fegnò Plutarco ) cteca efi : ùifciplina fi
à 'ì^atura de/ììtuatur defeca ^ ExercU
tritio , bisdmbus deptis , imperfeSla eft,
' A benché Marc' Antonio, delli due ,
Ingegno, ed Arte, die preflb Tullio al
primo la palma : "^on pojfum equidem-
mn ingenio prìmas concedere. Io però'
fon del parer di Horazio ; - che nè IV no
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èzZ Fiori di I^uarka.
*al fenza Faltra, iiè l'altra Te nza IVi».
(? nor.de Art. Poet.)
HafHm Jeret iaudabik carmen y an arte!
Quafitum e% : Ego nec Jiudium fine di^
*àte vetta; '
rude quidficéit video mgénium-.aì^
terUts fic
%4ltwapofchùpemres, is* coniurat amice^
Si come vn deforme Tèrfite, che vo-
me fare il Gaaimede, farebbe flom-
altreteoto chi non hà grazia , nè
falento , né voce , nè modo ; fe però hà
ingegno , paòcomponere, come Ifo-
JfMe y fcaza efporfi al publico.
K^l wuita . dices fafiefue Minerua. -
Qtmorjt, I difetti fuperabiii pofiòno
emcndarfi. . Sopra tutte le regole da me
! P l?*^.'** 'l'^efto libro ,• r Imitazione,
1 1 iiaicrcaio ti faran feoru migliore
omnium prttà*
(repta fn^erat Ma^ij^rorm. (Tulli. de
OratJ . .
' ^ Aggiungo qui alla perfine twia l'E^
«quenza in ifcorcio\ annouerando.
quelle MaOime , òfwaFotme , riporta.-
ledaMarco Tullio nellibco dell'Ora-
tor perfette^ quaU fon così U midollo d -
animar ogm Orazione che ciafchedur
«toScudiofodi quell'Arte, ò Sa^ro,. d
Waad^ >,45>Bfi«bh^,copiau tenerla.
<- 4 aella
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' Lthro TerTflé 229
nello Studiolo affici fempre sù gì' oc-
chi ; Et in guifa aegl'Arisbitetti portar-
la fempre , come Palimpfefto, nella mje-
moria , ò almeno ifi feccoccia.
Sic ille dice t q^m expetimus.
I Vt verfct&pè ihultis modis eadem,
& vnam rem , & hapreat in eadem^
comnaoreturqueLièflteBtia.
Vt iàepè extenuet aliquid , fa5pè vt ir*
' rideat. - . ' •
3 VtdecliaetapropofkOydefie^tqoe
fententiam.. :
4 Vtpropanatquiddiihirusfft.
5 VttraBregerìtiuma^^^ttìddefiolat.
€ Vtfeipfereuocet-
7 Vt quod dixit iteret.
8 Vt arguoisiitum ratìooe coociudsr*'
9 Vt interrogando vrgeat. .
I O Vt lurfus ^uail ad interrogata ixbi
fefpoiidear.
X I V t centra , ac dicgt acclpi y aiC fex^
.'• tiri veli t.
12 Vt ad dubitet quid potius^ «ut quo*
mododicat. : ^
Vtdiuidatinpartesi.. • ;
14 Vtaliquidrelinquat» tcnegligat.
1$. Vt ante praenuiniat.
X ^ Vt in CQ ipfbjin quo reprehenditur,
culpamitt adaerfariunrconferat.
X7 Vt£ii?pècuailiis^uij^udiunCs noo*
•V' •• ✓
* »^
Dìgitized
iìunquam gciamcum aduer&riOjquA'
- ' lì'deJiberet " • . : .
tl Vi hominum (ttwgyn^Sf, tnpre^iie
. defcribat. - " ' ' ì^"
19 VtItìutaqUaedaeloqueptiainducat.
.>ao Vt abeo^uod agìtur , ftuercat isà^
« mos. " . •
ai Vt farpe in hìlaritatem , rifumque
CòHtzemt.' - * ' i
Vt ante occupetquod putet opjponi.
aij Vtc'onàparetlimilitudines. :
44 Vt vtatur cxèniplis. *
Vtaliudalijstribuens-dìr^rtiac r
2C Vt iiiterp^lJatoremcoerceat. K
27 Vt altquidretk«fefèdicat. '
a 8 VtdenuntietquidcaueaM. : ' ^
2^ VtJiberiusquidaudeat. •.
30 Vtirafcattrrettatn. C
^1 . Vt obÌ4}fgat aJiquaii<l04«jprecetuf.
31 Vtfupplicet. . •; .. . -
^3 Vt'itìeàcatui*. "■ ^ - V :5
34 Vt a propoiìto deciio^t aliquantiùlu.
3^ Vtexecretun - . . *
3 7 Vt fiat ijs,apud quos liicat ^ iamilijiS'
* - y
• I L, F I N E.
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Breue Syàopfi, cQatskWddAÌ Sig«
Giiifcppe l>fta i4i{cepo-
' k) dcir Autoxc»
L X B R O P R IM Q
Delti Thiwrtmii ouer delU Regoli*
*
Jf. I . Che cofa fi a Rettorie a* ■ . ,
^jr^l^deM'OrlginedfUaRutQrka*
jr.3. Duhio del fine del perfuad^rCf, ^
/. 4. deUa Materia, '
C A V. It
jpellttregeneri delle caiife^ p^g^ ^
Jfml. AuueriiWHnto. ' * • . .f >
jr.2« delle -parti della ReltQrica*, . •
ìT. 3 de\ Luoghi TopkU
^'.4. de^ Luoghi Intrinf echi. ^ , . "
ìT. delle Notazioni y eGongiugatu
Jf.6. del Gf nere della Forma.
Jf.l. delia SinHlUudin^^^pijgi^^
Jf.S. de' Contrarif jC degl'OppofiL
Sf.g. delU yfgglvnit ^ e^Qiftonftahtu
Jjf. IO. dilli Antecedenti y Confequenti^ et
Mepf/gnoMi^ * . .
Jj'^ 11. delle Cau/e, .
if • I2« dellaComparazlone^ ^ \ ^ . :
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2>W/4 difpo^Qne^ onero delle farti deW
Orazione. pag.ió^
§. l. PrineipaUiente dell'EjJordior^
§••2. della ConfirtnaXjone*
§.3. d^lV A\^jfynei!ta7ijone^
§.4. della R^z}'^crna7:^one9
§. //' Entimtma.
§.^. delP Indux3:lone. ' ; . . ' t
§•7. deirElfempio'. ' . ' . - *
§.8. dell' Epìcheremay Soriter^ Dilemma$
§•5^. d^la Perorax: onfé
CAP. ly.
V
Della Elocuzioni ^ eJingolàrmtnU deìluu^
Perìodo. pa£*Z$*
§. I* d^tfi/a periodo ingemraleé > * * ' * *
§.2. de^'vis^deU a Periodo^ ' - *
$»3« del modo di co^aeffere la Periodo^'
^ della dilatazione Periodica.
delle particola di te{fereUPìeriodù0
§.tf. diuerfi generi de^ Periodi.
7»^ rfW Numero OratorJoé
€ ^ P . Fé
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§.2. dt* Tropi» / •.
§. 5 . de* Tropi in più parole,
§.4. delle Figure delle parole»
§.5. delle Figure per addi^xione,
delle Detraxsùons- , •
§.7. delle Figure per Similitudine,
$.8. delh Figura delle Settt0MZS' '
C AF, VI- '
P</ Modello di Mie le Figure fecondo il
Te/auro .
Indice del Libro Secondo
diftinto per Alfabet to. .
DeU'Ornaio Oréiorh, .
ylcriuologia
^dagtùm
* jldiuratia
jfnac^enojis:
fintiteli V
j^pologia
aporia
^pofiopejtr . '
^po/ìropbe
^Jìeifmus'
Auerpo
BraMogia
Catagraphi
CirconlocuKJoné
CircuitÌQ
Climax
Cohabitatio .
Comnioratiò ^ ^
Compar *. . '
Communttatlo .
Con*'
r
Ufcendi
Ycafmof .
Congiuro
tufa
nchero/iT
nchorema '
ìncyceojts \
filigli an?:^ > ■ *
oculor ftibteólio
^riatto XX ♦? ^
2r^'.?\^ I20#
piho/is'
pographia
pothejia
hanUd
. V)V»\^ .1 *r
• • «I» • li*
Indice
^. igitized by GoogU
Óonfùrmaxjoné
Contentio • ;
CronographU.
t)emoflraxìone
Dialogò
DiapDore/iS ' .
DUtypofif
Dfce^otogia
DifcernìmentO
J^ìfcrtminattò
1 X)}//imùlaxione
Sfidìo
MparHàthojif "'^ ^^
^^^^
Fphómé \
£piphèMma\
tpitrope
£qhipoUnXfl
£fc(ama'itonè^
Efiémpto .
- > >
Ars
Bxergajta
Fr^cfuentatto
o pag.99-
Gr adatto , r
Gnome
H pag.ioó
Hermenia
Htperbole : s ^
Hypotipofi
imprecazione
Jncremenio
^tnoplnato
InfinuaXioue
tnterrooaXioné
liaeipretatdane
Ironia ' ' -
JL pag.iù6$
ticenX^ ^
Litote V ' • ^
M pa^^iòj.
Metalepfìt
Metonymia
Metifmot
A? pag.iQ^
JMeceJfariunt
Noiaiio V
O • pttg.ipÒ.
Occupatio * * • * \ '
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Orifmon Salifcendt
PaxAhoià , .. : ■ Scalinata
Paradoxum Scongiura ^
Parrbejìa . . S^ufia
Paroemta Séntenxj^
j^^W^^hgm l Vs» % ■ - Simulazioni. '.
TerìdìofioU, Sìnchet-ofif . ^
Perifrafi . e Sinchorema . :
PermìJfion&,^ii.iki\: Sincyceojìt
Pleonafmos SynocioJÌ!^ . .?•
polyomtnia ^ ' \SyfiOnmia
pragmaiogr^bÌJt . SQ»ì'gÌUmija t
P ree tifi a ^ ^ ' Sopr^ hohd dnXA •
^rolep0 ; , Sufpeiijiù^ ■>.!..;.. ^
PrtcPurath ■:' Sub oculo^ fuhteSito
^r^UrkiÌ0r-r-\ '!r- ■ SuperUtio"'. ,\ :
"PrQhQfif ,,'ì\VVv - H.^. « Suftemmo
Profopographla T api'nopf
Profòpopeìa .11 ,^1 ToppgraphU
prouerhiutn T opoihejta
; U ::^pao.\\U' Trsi^à»ia. A Z
y^rbanhd
» »
»• «« f*'» '
Indice
V
I
\ •
Digitized by
Òonfqrmaxjoné
Contentio »
Cronogrdfhm
Vimo/iraKioni
Defcrt^ione
Dialogò
Diaphorefis • . *
Diatypofir
Dtce<éoto£Ìa
Dljffini^ione
wé^ / Ti • ■
T>mfnm0\ • , .
Dìfceruirneni(f ' .
Di/crtminatió'
X>tffimula%^oM
£pariìatho/if ■ '
^pìnóme
Sptph»nema
tph^ope
JìfclamaZione . '
Efiémplo^ '
£(Jornaztone^ '■■
Jitiph^ia .'■ - '
Bxergajia
: . ^ pai.9'i
Freifuentaiio "
Gradatìo . • . '
Guorné
H pa£»lOÓ
H^rmenia
Hyperbatort. ' .i
Btptrbol» * *
Hypotipofi
tmprecaXjone
Jncr€Menió "
Inopinato
XnterrooaxionÉ
haerprttas^one '
Ironia ' ' *
2. pag.léó»
Limt s ■ ■ ■
M pàgAù-j»
M^talepfit
Metonymta
Mttifmos
Necejfariun» . .
Noiaiio
O * pag.iQ^^
Òccupatio " •
/
\
Digitized by Coogle
• • •
Orifmon Salifcendt
P" .p4g*ldL Sarcafmof'. .... ' '
Paradoxum Scongiura ^
Parrhejta .\ . . Ssu/ja
Paroemta Sénienxa^
Perid'iq/ioU Sinchero/ir ^
Perifrafi Sìnchorema . :
Permijjtone - . . Sfncyceojis
pleonafmos SynocioJìF .
P.olyonimta " ' ' Synonimia . '
pragmaicgraphiM '. Somtgliéinz^ - :
Prtccifìa , * • ■' Sopr^nbondah^à,, . ':
l^rolepfif • .SufpenM • ,
pr^pardth Sub ocuhs' fubieHfO
firiPterkh . • Super laiìo f . . ; ;
Prj^kQ/f^ Sufteniatio
Procaia/cnti: ,:\ -jT ' pag.UO*
Profapograph'ut " T apìho/ìf
profòpopeia . \ ,'\ Topqgraphta
Prouérbium Xopoihefia
,v R pag.ut*^' TrjK&Mia A
ReieSi'w ^ • " T raiet^h . .
kiftieentia. V ^ fag.lJOi
yrhanìtà
vi
1 • #
Indice
Digitized by
f
t
Óonformas^joné lExeg^fi^
Contentto ; Exergajta
CorrezXfone • . P^^9Si
Cronographìa Fr^cjuentatio
t)emo0r azione ór adatto
X}tato^ó Gnome
Diaphorefis • • . ' H ^ pag.lOO ^
VUtypofir tìermenia
J>keJoÌogf» . Hyperbaioik ' ' ;
'Diffrèn:(a HtperboU s ^
Difini^iont Jiy poti p o/i
Difcimiméiaif • . imprecazione
Dl/crtminatio ' Incremenió '
^{Jfimulaxìone '^tnoptn^Lio
Dt/lrìhuzìone InlinuaXjone
^ ' P^^^O^* InterrógaXjoHé
P.fidto * tnterpr et azione
jBmfa/t - trenta
È numerazione È.- pag.lo6$
£patnathojit * ^ tkinKà , ; \
ftpexergafia Litote
Spinomi V M pag.i O7.
£ptph&nema ; MetaUpps
J:pitrope / Metonimia
JEqiiipolenXjt Merìfmo^
Eji empio * \ Necfifarium
£(Jorna^pne^ \ V Noi atto ^
Bftenu azione Q ' pag.idè.
JSfiphgia . - Òcctipatìo ^ T
/
. ^ . - . Digitized by GoogI
Orifmon Salifcendt
Paraifcla , . Scaiitiata
Paradoxum Scongiura ^
Parrhefia C . - Si^iP»
Paroemìa Sententi
PertdìoJioU^ Sìnchero/tr . ^
Perifra/i . > Sittchorema
Permi/Jtofte.,^ ^ A -- Syhcyceojìs
PUonafmos , Synocfofif , .t -
Polyonimia ' Synonimta
prafmaicgrapbiJt^ '. Sojàttgltanxìi' j
Pracijìa ; ^ ■ SoprabondanXA. • •
prapuraiio Sub oculor fubie^ta
^r^UrhU , - i 4 Super latìo . j ;
procaia f cnt^rìix-- ^ •■ ^" pag.X'iA*
Profopograpbui ^ T aptnoji^
Profòpopeia Al .^1 Topog^aphià
Prouèrbium Topothe/ta
kifikentia. V > pag.lTO^
^rbanìtd
«
4
« • • , ». » •
. ' Indice
m
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Della difpo^^ione^ onero delle parti deW
5. l. Principarl;^ente rieir£JJordlo:^
§••2* dellaConfìfmaXjone^
§.5. delV A\^oynenta7^one.
§.4. della RiiZf ')cr nazione»
§. Eìftimema.
deW InduT^one. r . ' * - *
§.7. dell'Bifempi^.
§.8. dell' ÈpicheremaySoritsrj Dilemma»
§#5>' dtlla Perorasi one^
CAP. ly.
V
DellaElocH^ionf^ efingolarmetUe dell
Perìodo. •> ^ P^^*2.$#
delia Periodo ingenttaleé . /
de' uìz^ della Per lodo. '
§• ^e/ m^^o dfi Cónte ff ere la Petrioio^^
, §.4. iaf^^4 dilatandone Periodica.
f • partÌ€(dfi dì teffert la Pifiodù #
§•6. di uer fi generi de^ Per iodh '
§^7« dei Numero Oratorio»
* • . ■
Xle//« ^igw^ Rettoricbi , e fie'T ropt*
S.K iMicFtgurtiniftttre* •
Digitized by Google
§.2. d** Tropi, ' . •.
§. ? . de' Tropi in più parole,
S,4. delle Figure delle par ole,
§.5. delle Pigure per addi^Mon^,
%:6» delle DetraKì^om.
§.7. dette Figure per Similitudine,
S*8. deUi Figura deUeSeufnzS'^
s
CAP, VI,
AéMlodi Mie 1^ Figure feconda il
Te/auro , pag.^6.
Indice del Libro Secondo
diilinto per Alfàbet to. .
BetVOfnaio Oratorio, ,
Acrluologia
* j4diuratia
jinaCi^nQjiS
yintiteji
^podroJiT
^poftemma
apologia
/Ipòria
jipùjiopejif . '
j^poftropbe
AJieifmus'
Auttpo
Auxefìt ,
Brachylogia . , ^
Catagrapht
Circonlocu^'one ,
CircuittQ
Climax
Cohaòiiatio
Commoraitò ^
Campar \ /
Communitatlo .
ConceJ/ion^
Con-
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Óonfarmax}oné
Contentto
Cronographìa
Demo/trazjone
Dialogò
JDiapOorÉ/iS • . *
J>ke potagi» /
.'Differenza
DìiflniZjoni
Dmiiìum:, ^. / , .
Dt/cemimeniO ' .
Difcrtmmatio
X)l//imula:^one
DtftribHXtone
E pag.gu
Bjpàtnathojit ' '
SpeXergajSa
JBpìndmé
£pìph$nema
'tpìtrope
BCclamazlone [ '
Efi empio .[
£(Jornaztone''
Bftenuaxlone
^JStiplqgia ' . *
iSxeg^Ji/'
JSxergaJ^a
Fr^^uèìHaiio
ó p^£*99-
Gr adatto .
Giuran^ntik''^
Gnome
H ^ pag.ioò
Hermenia
Hyp^rbaimk ' ;
HtperboU • % 4.'
jiypotìpo/i
tmprecaKjonfi
Incremento'
Inopinato
Infinuaxjotie
IntétrógaXioné
Interpretazione
Ironia ' •
h pag.lOót
ZicenXà ^ ' '
Litote > ' ' ' ^
M pag.iój.
Metalepfii
Metohymìa
MerifMOS
Necejjarium
Noiatio ^
Q ce tip atto a'
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Orifmon Salifcendt
ParahU ■ Scalinata
Paradoxum Scongiura ^
Parrhejia . . SiUfja
Paroemìa SentenXA
PertdtoJioU Sincherojfìr^^\sy(0:^
Perifra/i v SimàaremOky ,i
Permljfftone.,\ .■Syncyceops ,
pUonafmos , Synoclofis ;
$olyionin9ta,:yr- ' ' '^'•SynonimU .y '•
pragmaiograpbiM- iSoiàìigU^mti^^ .
Pracijìa ■ v ^ t?, ^SSoprabohdan^a^ . . ;
J^rotep/ti' . * ■ ^ i. Sufpehfi<Sr <> ^
prtcpuraÙQ ~ Sub oculor fuhie^fo
PrttUrkjff: .^ Stiperlatia i \ ..; ;
2rokfìfir y\- Suftent^iiip
Profcipograpììui ' T apihoftf
Prqfòpopeta .\\ TopqgraphU
prouerhium Topoihejta
R .pao.u%.^ Trs&Mia . A Z.
kaicentta.' V \ pag.vsa*
yrhamà
• * *« - _ « •
1 1 »#
là * * t \ t
Indice
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Indice del Libro Terzo.
Delle "Parti principali della Rettorìe at
' e deirOr anione, pag. 121.
C Ji V. L
*
DetV InuenTtone quanto al Thema fia
Propofi^ione.
Tt delThema.
§f 2> del modo di far nuoualaVropof.zlo^
ne.
§. ^ Senelgeìiere Effornatiuo debbafi
fare Propofi^ione Metaforica. ^\
4. del modo per dilatare la Proporzione^
òfia l^ Argomento angufto^e troppo fmun-^
io^
f. Del modo di portare le Propofi^ioni^
òfianogr Argomenti ampliffimi con mo^
der anione ^ 9uer or eJlrÌ7^ione.
C u4 P, II.
à k
Dell' Inuen^tone fpeitante agi' Argomenif^
e dell'Indice Cathegorico , per ri^
y . \ . trouarli còfacilezZfl* '
§• L della Thefìy <(sr Hypothefi
%2. deWlnuen^ione Oratoria quanto agV
Argomenti.
§. 3. dell'Indice Cathegorico 3 onero dellt^
SediTopiche ingenerale .
^'4> Indice dir etti uo de^/udetti Luoghi ge*
ne-^
d by Google
V
ner ali breuemBftie epilogato.
DeU' IndkeCMhegoricopir i Luoghi
-particolari j ^ primo del genere Giudi--
dar io >
§ • 5. e' Luoghi Topici per il geneee Deli-'
§.7# delle Sedifingolaridelgenere Demo^
firatiuo.
DeUemedefime quanto a'^Sogettilna^
nimati.
CA?. Ili,
DtlU Dì/pofipone Oratoria, pàg, l쀻
§.i. dtUOrdinanX/tdtpl'Argoimntù
$.2 dell* Esordio.
§.g. ^«//<s Narr attua » ò fia IntroduKr
§.4. dellaConfermazìont,
§ . ^. dtllàPtrora^hne. •
Regola, di far paJTaggioalla Anacc"
phaleqfi,
CAP, ir.
DtlV Amplificazione , Diminuitone ,
J^iTcr^J^MefÓr ^oraasiioM,
pag. 179.
deH'/itnpUficaidone tnGeneirale.
$.2 ^«//^ medefima nel Genere Efforna-
tiuo .
S, 3 . * Amplificazione quanto alle pdri
tkfiléritd*
/
Oigitized
à
»
§. I. wcj^o difcriuerein^eneralé^
Del fpàetodo per rinusHÌrt le cofe ap-^\
partenentl alla Ne^az^oMy f4 /Iffi^Wfi^
KJone.
§.3. d'^lfrimodideUaJJifcHz^oni.
4. del meto/ìo V^iuerfaie perjc DefcrìXr
. \jion'. - - ^
^. de' difetti delle. Défcrk^hnù ' . '
Delia £ locuzione. P^g*l^^'
deliafuaEfien^aytif^EcceUènxfi» "
iiiffy varhr.r fiiofiuZiaue in ditttrfi
modi. . , '
§.3. di altri modi per Tmi nutre,
$.4* '/tf > difetti M' EìaeuK.ione,
r . c A ?^ vn, .
pcHa Memoria., :' . - pap.iig^
dgiU fudttta in^entrtp per tjuantp
Digitized by Google
• 4
1 •
' compAnde il regolar della Voce , e l^aKr
^ión« delgefto,
§. 2. del regolar la 'vocem
§.3. del metodomor ali. di regolar fa voce,
.4. dell' ^TSJone.
Regole ferii GeJtQt ■ ,^
Correlarlo, P^*'^^?'
/
Digitized by Google
i
Digitized by Google


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