Il "De aedificis" è un'opera in stile encomiastico realizzata dallo storico bizantino del VI secolo Procopio di Cesarea.
Composto da sei libri,
descrive e elogia gli edifici (fortificazioni militari, chiese, opere pubbliche)
fatti costruire o restaurare da Giustiniano nel corso del suo regno
(527-565).
L'anno della composizione non è certo: alcuni datano l'opera al 554, altri
al 560.
Quelli che la datano al 560 si basano sul fatto che l'opera parla della
costruzione di un ponte sul fiume Sangario, che secondo Teofane Confessore
sarebbe iniziata intorno al 560.
Quelli che invece sostengono che fu realizzata intorno al 554 fanno notare
che Procopio non parla della rivolta dei Samaritani del 555, della defezione
degli Tzani del 557 e del collasso di parte di Hagia Sophia, che li induce a
supporre che l'opera sia stata realizzata prima di questi avvenimenti.
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Il libro I
Descrive gli edifici fatti costruire da Giustiniano e Teodora nella capitale come
-- la Chiesa di S. Sofia, le altre chiese, il palazzo, le cisterne, il convento dove vennero recluse le prostitute costrette da Giustiniano e Teodora a far penitenza per i loro passati peccati ecc.
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Il libro II
descrive le fortificazioni fatte edificare o rinforzare da Giustiniano in Oriente, come ad esempio la fortezza di Dara.
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Il libro III
descrive le fortificazioni fatte edificare o rinforzare in Armenia.
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Il libro IV
descrive le fortificazioni fatte edificare o rinforzare in Europa.
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Il libro V
descrive le fortificazioni fatte edificare o rinforzare in Cilicia e in Palestina.
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Il libro VI
descrive le fortificazioni fatte edificare o rinforzare in Africa.
Il fatto che Procopio abbia saltato l'Italia sarebbe indice (secondo
Cameron, cfr. Procopius and the sixth century) che l'opera non sarebbe completa,
presumibilmente a causa della morte dell'autore.
Secondo Cameron, altri sintomi
di incompletezza dell'opera sarebbero i lunghi elenchi di fortezze nei libri IV
e V, che secondo lo studioso contemporaneo Procopio, se avesse avuto il tempo di
completare l'opera, avrebbe trasformato in una descrizione discorsiva.
Una cosa degna di nota è che Procopio sembra cambiare di nuovo idea su
Giustiniano.
Se nelle opere passate infatti lo criticava aspramente, giungendo
persino al libello, in questa opera lo loda come imperatore giusto e
caritatevole, sempre disposto a soddisfare le esigenze dei sudditi.
L'opera
potrebbe essere stata commissionata da Giustiniano, con il risultato che
Procopio sarebbe stato "costretto" a parlar bene di lui, oppure la sua opinione
su quel principe potrebbe essere effettivamente cambiata in seguito a una
promozione o a un favore.
Note
1.
Secondo Haury, Procopio sarebbe il figlio di
Stefano, cittadino di Cesarea proconsole della Palestina I nel 536. Procopio
sarebbe stato inviato dal padre a Gaza per motivi di studio e qui avrebbe
sposato una giovane di Ascalon, di buona famiglia. Nel 556 Stefano fu ucciso dai
Samaritani e sua moglie chiese all'Imperatore giustizia, che ottenne. Secondo
Haury, Procopio, riconoscente con l'Imperatore per aver vendicato l'assassinio
del padre, per questo motivo avrebbe parlato bene di lui negli Edifici. JB Bury
considera questa teoria non molto probabile sebbene ingegnosa. In particolare
Haury fa due congetture non verificabili: che Procopio sia il figlio di Stefano
di cui non sappiamo il nome; e che sia lo stesso Procopio che sposò la ragazza
di Ascalon. Inoltre se Procopio fosse stato figlio di Stefano le fonti primarie
molto probabilmente non lo avrebbero omesso. V. JB Bury, Cap. XXIV.
Bibliografia[modifica sorgente]
John Bagnell Bury, History of the Later Roman Empire, Vol. II, London, Macmillan, 1923.
Averil Cameron, Procopius and the Sixth Century, Berkeley, University of California Press, 1985.
John Bagnell Bury, History of the Later Roman Empire, Vol. II, London, Macmillan, 1923.
Averil Cameron, Procopius and the Sixth Century, Berkeley, University of California Press, 1985.
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Categoria: Letteratura bizantina
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