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Saturday, August 13, 2011

P. G. Piola, pittore genovese

Glorioso in tutta la Pittorica Repubblica farà fempre il nome di Carlo Maratti, il quale non folo con le infigni me fatture maggiormente ce V ha_illuftrata; ma eziandio col fuo zelo ce 1' ha arricchita di tanti egregj Pittori, quanti fono fiati i Difcepoli, che ha inftruiti. Fra coftoro uno de' più valenti fu Paolo Girolamo Piola, che alla felicità dell' ingegno, e alla nativa inclinazione aggiugnendo l'ottima difciplina d' un sì

M 4 efperto

efperto Maeftro, potè nella nobil Arte arrivare ad accrefcer lultro alla famiglia , e decorazione alla patria , già per queftn.r e per altri di gran lunga maggiori titoli celebratiflìma. *Di PÀòZó" L' anno 1666. il di trentefimo di fettembre nacque in

Gwolamo Genova Paolo Girolamo Piola . Padre gli fu Domenico, 10LA' quel gran Pittore, di cui addietro fi fcriffe; e Madre, Maddalena Varfi. Dopo gli ftudj delle lettere latine, fotto le inanizioni paterne cominciò a difegnare , e a copiare gli originali, che gli eran propofti: il tutto con rara esattezza. Io ho più volte veduto copiata di fua mano a tinte d acquerello la famofa tavola del Caftiglione, rapprefentante il Prefepio; la quale confervafi in quefta Chiefa di S. Luca_.: copia d'una feria, e virile imitazione, quantunque allora fotte il Piola in età di foli quattordici anni.

Nel fuffeguente anno cominciò il Giovanetto a difegnare di fua invenzione; e cofe tali in carta formò; che il Padre fteifo ne refta va ammirato . Non v' era argomento si diflìcile, che egli non intraprendefle, e non conducete a buon fine . E iiccome affai frequentava la lezione delle antiche ftorie, maflìmamente della Romana: cosi' n' avvenne, che molto bene fi fecondale la mente, d'erudizioni, e di belle idee; che poi all'occorrenza'felicemente efprimeva nelle fue pitture.

Intorno al 1584. pafso coftui col Padre a Piacenza-.; e colà in cafa Baldini lavorò un bel fottinsù . Quel Marchefe non s'affettava mai tanto; e prefag'i da tal lavoro V ottima riufcita del Giovanetto , che non avea per anche compiuti i diciotto anni. • ....

Ritornato alla patria fui finire dell' anno medefimo, prefe a figurare, e ftoriare. Le prime fue Opere in quefto genere furono le quattro Immagini degli Evangelifti ne' peducci della cupola di S. Pietro di Banchi, che il Padre, a cui n era (lata appoggiata la commiflìone , non potè dipingere . Paolo Girolamo in efeguendola imitò a maraviglia lo Itile paterno. Quindi fempre più fì fe'ftrada all'onore. Suffeguentemente con la fleflà facilità colorì la volta, e le pareti d' una galleria nel palazzo Brignole di ftrada-. nuova; nella qual galleria rapprefentò il tempio di Diana,

la cui figura v' è dipinta nel mezzo: e all' intorno vi fono Paftorì, e Ninfe. Poco ftante dipinfe il quadro da Altare per la feconda cappella fituata a man deftra in quefta Chiefa , Parrocchiale di Santa Maria delle Grazie. Conduffè pofcia Di Paolo' altri quadri ; e tutti fimilmente con tale imitazione dello G«clamo ftile paterno; che fovente fan dubitare a'più illuminati Pro- IOI"A* feffori, fe quelli fian veramente lavori del figlio, o piuttoito del Padre .

Giunto il Piola all' età di ventitre anni s'invogliò di paflare a Roma, per meglio affinarfi nella Profeffione. Il Padre fi ftimò in obbligo di condifcendere al virtuofo defiderio del figlio; tanto più , che di colà grandi inftanze gliene faceva il Marchefe Pallavicino. Partì dunque Paolo Girolamo a quella volta nel marzo del 1690.. Ivi fu tofto ad inchinare il MarcHefe, che ad ogni patto voleva tenerlo in fua cafa: ma effo, amante di fua libertà, modeftamente fcufoffi, molti motivi adducendo di fue particolari convenienze, ed obbligazioni; onde (benché a gran difficoltà) ottenne da quel Signore il confenfo d' abitare altrove; purché fpeffo a lui fi portaflè a ricever trattamento; e ali occorrenze , prove di dilìinto affetto, e di protezione.

Dopo alcuni giorni di dimora in Roma prefentollo il Marchefe a Carlo Maratti; il quale, vedute certe graziofe tavoline del Giovane Piola, tolto di lui ne formò un ottimo prefagio; e molto volentieri accettollo in fua fcuola—; predicendo, che cofmi grandi (fimo onore avrebbe in progreffo di tempo a quella , e al Maelìro , e a fe fleffo recato . Per incamminarlo adunque alla pratica d" un perfetto efemplare , il conduife alle ftanze Vaticane , ove difegnar gli fece le principali florie colà dipinte dall' immortai Raffaello: ciò, che il Piola con tanta grazia, ed efattezza efeguì; che il Maratti non fi faziava di commendarlo. E vaglia il vero, chi vedrà tali difegni, che in parte ancora dagli Eredi qui fi confervano; fcorgerà, quanto giufti foffero gli encomj, e quanto ben fondati i prefagi di quell' infigne Maeftro verfo un sì prode Difcepolo .

Inviollo pofcia il Maratti alla galleria Farnefe, dove_* pure il Piola molte belle cofe copiò; e fpecialmentc que' nudi del chiariflìmo Annibal Caracci, non già interi, ma

a pezzi, e dell' ifteffa grandezza , fopra più fogli di carta in

======= collati infieme, per abilitarfi anche nel grande il più che gii

Di Paolo foflè poflìbile . Pofe poi mano a copiare i quadri del Giove gpiql^° dell'Endimione , dell' Anchife, e dell' Ercole: i quali però lafciò folamente abbozzati; e ciò per delicatezza di cofcienza; perchè temè, che, terminate tali copie, non gli veniffero richiefte [come, per la loro bellezza , farebbe certamente avvenuto]; e quindi poteflèro a qualcheduno recare fcandalo . Circonfpezione defiderabile in tutti i Pittori. Quelle per tanto lafciate, pafsò al camerino dello fteffo palazzo, ed ivi copiò molte delle altre pitture fattevi dal fuddetto Caracci.

Molte furono le antiche ftatue, che egli pure copiò: e molte le tavole di valenti Pittori, le quali erano allora-, preflo il Pallavicino .

Alcune anche ne formò di fuo ritrovato fotto la condotta del Maratti: ed una diftimamente della Maddalena; cui Cr'fto, in abito d'Ortolano, fa cenno con la deftra , che fi difcofti: la qual tavola , mandata a Genova , gli acquilò gran credito; e taluno pafsò ad attribuirla al Maeftro: tanto ne famigliava il pennello. Ed in fatti s'era il Piola talmente additto alla maniera Marattefca; che pochi la colfero con egual franchezza, e felicità.

Correva già 1' anno quinto del foggiorno di cofmi in— Roma; quando il Padre, bramofo di rivederlo, gli raccomandò il ritorno alla patria . Ma Paolo Girolamo, che malvolentieri v' aderiva, andava indugiando il più che_. poteva. Gli venne frattanto occafione di portarli a Loreto, invitato a tal viaggio dal fuo Protettore Marchefe Pallavicino . Di colà poi pafflarono ambedue per Forlì, affin di vedere la cupola della Madonna del Fuoco, che allora appunto fi dipingeva dal celebre Cavalier Cignani . Fu per tanto il Piola a riverire quefto Valentuomo, da cui ebbe diftinte accoglienze . Portoti! il Cignani a complimentare_, il Marchefe, che infieme col Piola gli chiefero di veder detta cunola, intorno a cui ftava tuttavia lavorando il Cignani . Ma noi poterono ottenere; perché quefti Tempre

con

con tutta modeltia fcufoflì, dicendo, non effer 1' Opera per anche in ilìato da vederli con occhio di benigno compatimento, neppur dallo ileflò Artefice. Onde, dilperando d' effer—, in ciò contentati, con fommo rincrefcimento ritornarono Di Paolo

a Roma . Girolamo

In Roma trovò il Piola nuove lettere del Padre, che Pl0LA* il prefiavano a ritornare a Genova; e minacciavamo di iofpendergii il menfuale i'uflìdio , in cafo di renitenza; intimandogli in oltre la paterna difgrazia . A dir vero, temeva il Padre, che il figlio non s' ammogliarTe colà con certa Signora romana, della qual cofa avea avuto femore; e perciò in Roma fi ftabiliffe. Il figlio però, che rifpettofiffimo gli era , volle rofto ubbidirgli, non orlanti le contrarie perfuafioni degli Amici, che gli promettevano grandezze, ed onori, fe fofte in Roma reflaro. Si reilituì dunque Paolo Girolamo a Genova; e ciò fu l'anno 1694.

Fra le riguardevoli amicizie, ch' egli in Roma contratte avea , oltre a quella del Pallavicino , contavane alcune di Cardinali, e fpecialmente del genovefe Niccolò Spinola , che fi gloriava di pofteder di lui parecchi belliflìmi quadretti; e della ftima, che di effo avea, ce ne fa bafte» voi fede una lettera riportata nel fefto tomo delle Lettere-* Pittoriche; ove altre pur fe ne leggono dell' egregio Scultore Cammillo Rufconi; ed una del foprammentovato Cavalier Cignani, tutte piene di ftima; ficcome una del Principe Gio. Adamo di Liechilein , che di mano del noiìro Piola volle una tavola. Il Cavalier Luti, e quanti de' più valenti Pittori, che fiorivano di que' giorni in Roma , tutti della di lui amicizia fi pregiavano, e lontani per lettere la richiedevano; e lo Hello Maratti, finché ville, continuamente di fue lettere onorollo. Né ftimo fuor di propoiìto riEortarne qui una del fuddetto Maratti, pervenuta, non_» a molto, in mia mano, dalla quale fi feorga , quanto fìano lontane dalle iperboli le mie allérzioni.

Molt' llluflre Signor Mio Padrone Riveriti/fimo,

Di Paolo Le fue rare qualità , e li fuoi ottimi coflumi fono apprejfo

Girolamo di me ben noti fino da quel tempo , eh' ella dimorava in Roma . Iola . jo fe j-Qn moito fettUf0 9 vedendo, come , quantunque lontano , fempre mi continui i fuoi favori con V augurio felice delle Fefie Natalizie di Nofiro Signore: del che gliene rendo vivifjime grazie; ed infieme al fuo Sig. Padre le riauguro ogni maggior profperità , a mifura de' meriti loro , che fono tali, che fi rendono fempre più defiderabili al Mondo. Mi continui V. S. il fuo affetto; e s' accerti, che io fono ammiratore de' fuoi talenti; e che mi dichiaro fempre al par d' ogni altro

Roma il primo gennaio 1696.

Affezionatiffìmo, e Cordialiffìmo Servidore Il C. Carlo Maratti. Ma tempo è ormai di favellare delle Opere da quefto infigne Artefice prodotte in Genova. Qui la prima tavola, in cui deflè a divedere al pubblico, quanto profittato avea, fu quella, che (ta efpofta al fecondo Altare a deftra in quefta Cattedrale. Vedefi in detta tavola Crifto, che gloriofo afeende al Cielo alla prefenza della fua Santi filma Madre, e de' fuoi Difcepoli. Pittura d' ottimo guito, ma che prefto fi perderà, fe all' umidore, che la confuma, non fi mette riparo.

Rapiti dalla bellezza di queft' Opera i Padri della Congregazione di Lucca, lo chiamarono a dipingere a frefeo nel coro della lor Chiefa dedicata alla Madre di Dio , in tempo appunto, che 1' Haffner vi ftava dipingendo alcuni ornamenti. Il Piola v' andò, e vi fece le belle figure-. d'Angioli, che vi fi veggono dipinti inatto, quali d'adorazione , e quali di fonare alcuni niufkali firumenti.

Pafsò quindi nel palazzo Ferretti fituato preflò la Chiefa di S. Donato; e vi dipinfe la volta d'una galleria. Rapprefentò in efta un Concilio di Dei, in mezzo a' quali fta Giove,

che

«

che confegna a Mercurio il pomo d' oro, cagione di tante emulazioni, e difeordie fra le tre Dee pretendenti. Finita queiV Opera , dovette andare in cafa Saoli, fulla piazza di ,

S. Genefio, ov' era appettato a dipingervi una volta di falotto. Di Paolo Egli effigiò quivi Pallade in atto di coronare la Magnifi- Gibclam» cenza, dietro alla quale vengono, per efler coronati, Apollo, Marte, ed Efculapio . Dopo tal lavoro dipinfe akune Virtù in una ftanza del palazzo Grimaldo preflò la porta del Portello.

Nel palazzo Serra preflo la Chiefa di S. Pancrazio dipinfe un' altra volta; e vi efpreffe Venere, che prefenta il figliuolo Enea ad un confeflò di Dei; e dal vifo, e dall' attività del gefto comprendefi, che ella fa inftanza, acciocché lo ammettano nel numero loro. Giove intanto le addita il fiumicello Nemi: come dicerTe . Quivi abbifogna , che "il tuo Enea fi lavi, fe vuol falire all' eccelfo grado della Diviniti .

Lavorò poi varie tavole sì per privati Signori, sì per pubblici Altari; delle quali una rapprefentante la Vergine Afiunta mandò alla Chiefe Parrocchiale di Lavagna: un' altra efprimcnte la Vergine , che reca in terra l'Immagine di S. Domenico di Sora, inviò per la Chiefa de'PP. Domenicani a Savona: e una reftò in Genova in quefto magnifico Tempio di Carignano; ed è quella, che moltra i Santi Domenico, Ignazio , e Caterina da Siena .

Ma, più che ad olio, fece Paolo Girolamo lavori a frefeo; e li fece con una maniera sì tenera, e dolce, che reca ftupore . Egli dipinfe nella Chiefa della Maddalena la volta della cappella dedicata a S. Francefco di Paola; e v' efprefle quefto Santo in atto di paffare il Faro di Meifina ginocchioni fopra il mantello: e negli angoli d' effa cappella finfe putti tenenti fra le mani alcuni fimboli allufivi alle Virtù principali del Santo .

Entro la Chiefa delle Monache di Santa Brigida nella ftrada Balbi dipinfe le pareti delle due principali facciate, che formano profpetto alle navate laterali . Neil' una di eilè dedicata al Crocinffo v' ha in alto l'Immagine di Dio Padre, innanzi al quale fta un Angiolo in atto di riporre la fpada nella guaina; e ciò in allulìone alla pace prodotta

al mondo

al mondo, mediante la morte del Salvatore; e a'lati dell'Altare vi fono a chiarofcuro figure di Profeti . Neil' altra.. -__-__ cappella dedicata alla Santiflìma Vergine fi veggono altre Di Paolo figure fimilmente a chiarofcuro [ma quefte fon di Sibille], Girolamo e m a]t0 Angioli tenenti alcuni bacini pieni di Corone.., e di Rofarj.

L'anno 1722. il Sig. Giacomo Filippo Durazzo, degno fempre d' onorevol memoria , chiamò il Piola a dipingere le due principali ftanze del fuo palazzo , fituato nella già tante volte mentovata ftrada Balbi; e lafciò al Pittore libero 1' arbitrio circa l'invenzione de' due sfondati , che vi volea coloriti. Il Piola difegnò d'efprimere nell'uno di elfi Apollo con le Mufe in Parnafo; e nell' altro, Giano , che, chiufo il furore nel tempio, prefenta in cielo di eftò tempio le chiavi a Giove. Siede colà Giove attorniato dalle bel1' Arti; ed in atto d'inviare la Pace in terra per mezzo ^ di Mercurio; come fi fcorge dal ramo d'ulivo, che quefto Nume moftra d' aver ricevuto dal medefirao Giove . Era si delicata, e gelofa 1' oneftà del Piola; che nella bozza del Parnafo avea dipinto quelle femmine tutte coperte dal collo fino a' talloni: di modo che quel Cavaliere, allora quando tale bozza óffervò, quantunque foffe egli ancora di cofcìenza illibata, e candida: pure non potè a meno di non dire al Pittore, che quelle femmine gli fembravano Religiofo di claufura, piuttofto che Dee . Laonde quefti, ciò udito, tanto folo fcoprille, quanto gliene permife la verecondia. Pofe quindi mano, al lavoro; e vi fi portò con tanta maefhia; che il Durazzo reftò contentiflìmo di non aver chiamato a Genova il Solimena, come già avea avuto in penfiero di fare; mentre conobbe a prova , che la noftra città poffedeva in Paolo Girolamo Piola un Pittore a niun altro di que" giorni fecondo .

Eflèndofi allora appunto eretta in Santa Maria di Confolazione la funtuofa cappella del Sig. Gio. Domenico Torre; quefto Cavaliere incaricò il Piola di quanto vi fi dovea formare si di pitture, che d' altri lavori . Or ficcome tal cappella è dedicata a S. Agoftino: cosi vi figurò a chiarofcuro alcuni fatti della vita di quefto Santo: e nella gran volta

\e lo

re lo efprefle in atto di ricevere infieme col compagno, e col figliuolo il falutare lavacro per mano di S. Ambrogio . Compouzione ricca di molte figure, e regolata con un ri- . gorofo punto di profpettiva, che ad un artifiziofiflìmo fcorto Di Paolo tutte le figure dirige. Vi dipinfe anche all' intorno, fedu- C«olamo te fopra ornamenti, alcune figure di Virtù. E nel gran^. quadro, che cuopre la principal parete in fronte della navata delira, nel cui termine va a flenderfì la cappella , figurò Crifto in mezzo a' fuoi Difcepoli; fra' quali S. Pietro, che genufleflb umilmente dalle mani di effo Grifto riceve, e bacia le chiavi dell' Evangelica Podeflà .

Non meno , che nelle finora defcritte pitture fegnaloffi il Piola nelle altre, che condufTe in quefta Ghiefa delle Religiofe Domenicane fuor della Porta dell' Acquafola . Qui fotto il coro dipinfe le figure di dodici Virtù; e in tre finte nicchie finfe altrettante Statue di Santi con ben intefo rilievo . Ma ciò, che più dee ammirarfi , e che meritamente può dirli un capodopera, fi è il belliflìmo quadro pure a frefeo, che egli conduffe fotto 1' organo. Egli in_. quefto quadro rapprefentò S. Domenico in eftafi, follevato da alcuni Angioli, e ricreato dalla prefenza di Maria Santiffima, che, feduta fulle nubi in mezzo ad un coro di Sante Vergini , gli fpruzza in vifo alcune flille del Verginale fuo Latte. Ma la troppo fcrupolofa delicatezza di alcuni è giunta a fegno di far ultimamente coprire affatto il feno della Vergine; quantunque 1* azione fottò efpreffa con tutta auella modeflia, che conviene ad un Artefice, come già fi accennò , tanto delicato in Minili punti. Cosi ora più non fi vede , che cofa fignifichi 1' attitudine della Madonna , e 1' eftafi del Santo. Pure vi fi feorge fempre la nobil maeftria nel difegno, nel colorito, ed anche nella compofizione: fe s' attende a ciò , ch' ebbe intenzione d'efprimere il faggio Autore di si eccellente pittura .

La Chiefa di Santa Marta, che già da altri valenti Artefici era fiata in alcune parti dipinta, ebbe la forte d' eCfere fucceflivamente dal Piola fregiata di altre pitture , che , per ornarla appieno, ancor vi mancavano: ma non ebbero quelle Religiofe il contento di vederle dal pennello di lui condotte

dotte a termine. Egli nella volta, che procede immediatamente dopo l'ingreflò della principal porta , vi dipinfe il T====^: Patriarca S. Benedetto recato al1' eterna Gloria da alcune Di Paolo fue più diftinte Virtù. A'lati della fuddetta porta 'finfe groa!0 a chiarofcuro i Santi Apoftoli Pietro, e Paolo. Ne' ripartimenti delle laterali volte, che fanno arco alle navate, difpofe alcuni Cori d' Angioli fefteggianti, ed alcuni chiarofcuri efprefllvi d' alcuni eroici fatti de' Santi dell' Ordine Benedettino . Indi per le facce delle navate medefime effigiò, nel1' una la Maddalena in colloquio con 1' Ofpite, riprefa perciò da Marta, che vedefi lafciata fola all' apparecchio della menfa. Elpreffe nell' altra la flefla Marta in atto di fupplicare il Salvatore per lo ritorno di Lazzaro in vita , come dal contefto apparifee . Avea cominciato il Piola a dipingere fopra il cornicione di quefta medefima Chiefa alcune figure di Profeti, e di Sibille: ma prevenuto dalla morte non potè terminarle . Terminolle poi co' difegni di lui l'Abate Lorenzo De Ferrari; in iftile però totalmente diverfo.

Mori Paolo Girolamo Piola nel dicembre del 1724.

. per un fiero affalto di podagra , che gli forprefe il petto

nella per anche vegeta età di cinquantott' anni , e pochi

meli. Fu con folenni efequie interrato nella tomba de' fuoi

Maggiori giacente in quefta Chiefa di S. Andrea .

Egli era di mezzana ftatura, di vifo fcarno , di compleflìon delicata, di naturale ipocondriaco, e penfofo*. Di civiltà, e d' affabilità abbondò moltiflìmo . Ebbe un cuore oltremodo caritativo, e pietofo . Volentieri preftava fervizio a chiunque gliene richiedeva; né mai conobbe intereffe. Alla rifleflìone di quefte sì pregi abili doti ognuno s'immaginerà , quanto compianta foffe la morte d'un si degno Soggetto .

Per quel, che riguarda alla Pittura, egli ne pofledette tutte le neceflàrie doti in buon grado . Il fuo difegno è fcelto, rifoluto , e franco . Amante delle forme quadrate , tanto ne' nudi, che nelle pieghe; il tutto efeguì con fomma grazia, evenuta. La nobiltà delle idee, la vivezza de'colori eran le cofe, in cui poneva la principal cura. Fu imitatore

della

della maniera del Maratti, ma non già fchiavo . In fine farà Tempre Paolo Girolamo Piola uno de' più egregj Pittori, che abbiamo avuto . ,

Nè egli folamente nella Pittura, ma eziandio nell' eru- Di Pacco dizione, e nelle lettere molto valfe. Egli parlava, e feri- Girolam» veva pulitamente nelle lingue italiana, latina, francefe, e fpagnuola: ed avea un' ottima fcelta di libri sì _noftri, che ftranieri, nella cui lettura impiegava le ore di fua ricreazione . Se il Piola non foffe flato cotanto foggetto agl' incomodi della podagra , più cofe noi avremmo di lui , che inimiciflìmo era dell' ozio . Ma gli affalti del male 1' obbligavano fovente a foprafledere a i lavori . Ciò non oftante_» ne poffediaroo un tal numero, che altrettanti non ne fecero molti de' noftri Pittori vivuti lungamente.

Vaglia però il vero, egli fu anche lento nell' operare: nè a pigrizia , ma piuttollo a virtù dobbiamo aferivere quefta fua lenrezza, di cui talora rimproveravalo il Padre, uomo valente , ma non cosi efatto oflervatore, ed imitatore del naturale, e del vivo , come il figliuolo. Quefti, allorchè dovea intraprendere un' Opera , ne ftudiava a lungo il difegno, più volte rivedendolo , e ritoccandolo con fomma accuratezza , e pazienza. Formava pofeia con egual diligenza la bozza; indi il cartone grande, quanto il quadro, che dovea efeguire; e, quel, ch'è più, ombreggiato, e lumeggiato alla fteflà guifa, come fe compiuto quello, compiuta-, forte 1' Opera, che aveafi affunta. Dopo quefte, ed altre premeffe diligenze, imprendeva il lavoro, e col difpofto indirizzo riducevalo & perfezione: talchè queir ultima fua fatica era fempre la minore di quante precedentemente^» fatto n'avea . Quali pertanto riufciffcro le fue produzioni, può il Lettore immaginarfelo affai più facilmente di quello, che io fappia efprimedo . Chi è in Genova fenza immaginarfelo , fel può vedere.

Amante il Piola della propria libertà, non ebbe mai moglie: nè tampoco volle fcolari : e credo giovaffe in tal modo all' Arte meglio d'alcuni, che , o per intereffe, o per pompa, molti ne tengono ". Fu efente da que' vizj, che fogliono andar congiunti coli' independenza, e col genio libero. 'Tom. II. N Schivo

Schivo della intemperanza, e de' giuochi; da altra paflìone

non fu portato, fe non che da quella della caccia d' uccelli,

===== la quale infino alle ultime ore del viver fuo frequentò.

Di Paolo E giunfe a fegno nella brama di acquiftarli , che talora

Gerolamo fece, e donò di belliflìmi difegni, o quadri, per ottenerne

in contraccambio un canario, o un cardellino .

Conchiuderò brevemente con un fatto fu quefto propofito aliai dilettevole a udirfi . Già parlai del quadro fatto dal Piola per li PP. Domenicani di Savona . Or è da faperfi , che tal quadro ordinato gli fu da un certo Padre_» Rocca, allora Priore di quel Convento. Quefto Religiolo, per quante inftanze, ed elibizioni n' avelie fatto al noilro Paolo Girolamo, non potè da lui ottenerlo. Difperandone adunque, lo pregò, e l'induffe almeno a formarne il difegrio, che poi farebbefi da Gio. Battifta di lui fratello efeguito. Tanto avvenne . Ma il P. Rocca non ne rimale-» contento; e ad ogni modo volea il quadro di mano di Paolo Girolamo . Laonde , per confeguirne l'intento, fi rivolfe all' aftuzia. Inviolli un vafo di perfettiffimo vifchio; aggiugnendo graziofamente, che il fupplicava a compiacerli di ritoccare con quella tinta il quadro . Non ci volle di più, per far, che Paolo Girolamo , tocco in una paffione per lui cosi tenera , lafciaffe da parte ogni altra fua occupazione, e il quadro con nuove tinte ricoprendo, tale il rendelle, che poteffe dirfi fattura del tutto fua . Cosi il P. Roccacon un dellro ripiego ottenne ciò, che neppure con profferta di notabil fomma d' argento avea potuto ottenere.

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