Speranza
RINALDO ED ARMIDA: dramma per musica.
Libretto di Giovanni Federico Schmidt
Musicato da Gioachino Rossini.
Prima esecuzione: 11 novembre 1817, Napoli.
G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817
P E R S O N A G G I
GOFFREDO, TENORE.
RINALDO, crociato, TENORE ----- Andrea Nazzari
IDRAOTE .......... BASSO
ARMIDA .......... SOPRANO
GERNANDO .......... TENORE
EUSTAZIO .......... TENORE
UBALDO .......... TENORE
CARLO .......... TENORE
ASTAROTTE .......... BASSO
Cori e comparse:
Paladini, Guerrieri, Soldati franchi, Damasceni seguaci d'Armida, Demoni, Larve.
Avvertimento all'esecuzione del 1836, Milano
"Nel riprodurre quest'opera che il celebre maestro scrisse pe 'l regio teatro S. Carlo di
Napoli nel 1817, volle l'appalto che fosse riprodotta nella sua originalità, comunque vi
abbiano alcuni pezzi sentiti in altre opere.
Ciò volle che fosse fatto perché difficile
l'innestarvi de' pezzi, che, se non vincessero, uguagliassero almeno le bellezze
dell'originale, e perché il genio di Rossini vuol essere in ogni maniera rispettato.
G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817
A T T O P R I M O
Scena prima
Campo di battaglia.
In distanza la città di Gerusalemme.
Le trombe annunziano la presenza del supremo duce, ed i Franchi,
uscendo dalle loro rispettive tende, si schierano, facendogli i militari
onori. Comparisce Goffredo dalla sua tenda, accompagnato da un
numero di Paladini primari.
CORO DI PALADINI Lieto, ridente ~ oltre l'usato
in oriente ~ si mostra il dì.
Forse la gloria, ~ di pace allato,
la tua vittoria ~ previen così.
GOFFREDO Ah! No: sia questo ~ di tregua il giorno:
dover funesto ~ si compirà.
Arditi, all'ire, ~ farem ritorno:
per or l'ardire ~ ceda a pietà.
CORO DI PALADINI Arditi, all'ire ~ farem ritorno:
per or l'ardire ~ ceda a pietà.
Recitativo
GOFFREDO Sì, guerrieri, fian sacre
all'estinto Dudon le nostre cure,
funebre pompa all'onorata salma
oggi la tomba dia. Laudi, sospiri
e tributo di pianto
abbia l'eroe, che sul finir di vita
il sentier di virtude agli altri addita.
Scena seconda
Eustazio, e i precedenti.
[N. 2 Coro
di paladini]
EUSTAZIO Germano, a te richiede
donna real, piangente,
or di venirti al piede
aita ad implorar.
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Atto primo Armida
GOFFREDO Venga. Maggior conforto
che in sollevare un core
assorto ~ nel dolore,
alma non può trovar.
(Eustazio parte)
CORO Suol di virtude in porto
l'esempio tuo, signore,
ogni anima guidar.
Scena terza
Preceduta e seguita da Guerrieri, fra' quali Eustazio, comparisce
Armida sopra un cocchio, accompagnata da Idraote sotto spoglie di
privato, e da seguito di Damasceni e Donzelle.
CORO GENERALE
Quell'astro mattutino,
forier dei rai del giorno,
di tanta luce adorno
non si mostrò finor.
Del volto peregrino
l'angelica possanza
ogni splendore avanza,
offusca ogni splendor.
(Armida scende, e guidata da Eustazio, si presenta a Goffredo)
Recitativo
ARMIDA Signor, tanto il tuo nome ovunque suona,
che fino a' tuoi nemici
avvien che desti in petto
sensi di maraviglia e di rispetto.
Del trono di Damasco in me l'erede
la cui sventura eccede
ogni più ria sventura) io ti presento.
Il barbaro Idraote,
di sangue a me congiunto, il serto avito
non sol pensa involarmi,
che insidia i giorni miei.
Se magnanimo sei, che tal ti credo,
quanto sei valoroso,
da te sperar mi giova il mio riposo.
GOFFREDO Principessa gentil, che far poss'io?
Parla.
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G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817 Atto primo
ARMIDA La tua pietade
io reclamo. Fra tanti,
che qui ti fan corona, eccelsi eroi,
la desolata Armida
dieci eletti campioni a te richiede.
Questi a ripormi in sede
bastanti son. Fedele il popol mio
attende solo chi l'inciti all'armi;
e se avvien ch'io mi mostri di Damasco
con tai prodi alle mura,
duce, la mia fortuna è appien sicura.
(aspettando con finta umiltà la risposta di Goffredo)
IDRAOTE (Che dirà?)
EUSTAZIO (Quella voce, i mesti accenti
penetran l'alma mia.)
GOFFREDO (dopo aver pensato)
Reina, senti.
In servigio del cielo,
sangue e sudor da noi si spande. Rieda
in libertà Sionne, su quel monte
di nostra fede ondeggi
il venerato segno,
e poi si pensi al tuo perduto regno.
(Armida mostra di piangere, Idraote freme, Eustazio ed un numero di paladini danno segno di rammarico)
[N. 3 Quartetto]
ARMIDA Sventurata! Or che mi resta
se pietà non trovo in te?
Della morte, più funesta
è la vita omai per me.
GOFFREDO Calma il duolo; per te spenta
la speranza ancor non è.
La promessa mia rammenta:
prendi in pegno la mia fé.
IDRAOTE (Non tradirmi amica speme;
non stancarti, o mio furor.)
EUSTAZIO E CORO (Non ha core chi non geme
al suo pianto, al suo dolor.)
ARMIDA (Per me ognun sospira e geme
preda omai d'un folle amor.)
(a Idraote)
Vieni.
EUSTAZIO Dove?
ARMIDA Ove mi guida
il rigor d'avversa stella.
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Atto primo Armida
EUSTAZIO
(ad Armida)
Ferma...
IDRAOTE Ahi misera donzella!
EUSTAZIO Deh! German, pietà d'Armida.
CORO
(a Goffredo)
Deh! Pietà di lei, signor.
Insieme
GOFFREDO (Or che farò?
Ceder dovrò?
M'assisti, o ciel.)
ARMIDA Speme non ho,
regger non so...
Fato crudel!
Insieme
EUSTAZIO E IDRAOTE (Chi può soffrir
il suo martir,
alma non ha.)
CORO Veder languir
in fra' sospir
real beltà...
EUSTAZIO, IDRAOTE E
CORO
(Oh crudeltà!)
GOFFREDO (M'assisti, o ciel.)
ARMIDA Fato crudel!
CORO Signor, pietà.
EUSTAZIO German, se togli al campo
breve drappel di noi,
non fia che rechi inciampo
de' Franchi al trionfar.
All'oppugnante mura
restino i duci eroi;
guerrier noi di ventura,
possiam per lei pugnar.
IDRAOTE Pietà, dover c'invita
gli oppressi a sollevar.
CORO Gloria il sentier ci addita
che noi dobbiam calcar.
GOFFREDO (dopo breve pausa)
Cedo al comun desio:
fian paghi i voti suoi.
ARMIDA E sarà ver?
ARMIDA, EUSTAZIO E
IDRAOTE
(Cor mio,
alfin potrai sperar.)
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G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817 Atto primo
Insieme
ARMIDA Per me propizio il fato
rallenta il suo rigore.
Ah, sì, questo mio core
comincia a respirar.
TUTTI GLI ALTRI
(fuorché Goffredo)
Per te propizio il fato
rallenta il suo rigore.
Armida il tuo bel core
cominci a respirar.
GOFFREDO (Un moto inusitato,
un gelido timore,
presagio di dolore,
mi sento in sen destar.)
Recitativo
GOFFREDO Cedei, guerrieri è ver; però vogl'io
che dalla vostra schiera
si elegga un successor del duce spento.
Ei scelga a suo talento
fra voi dieci campioni. Il chiesto dono
sappia ciascun che si concede a lei
da' vostri sì, non da' consigli miei.
(Goffredo parte con séguito di guerrieri, e le schiere si ritirano. Frattanto un numero di paladini va con Eustazio
in disparte, e parlano alquanto fra loro)
Scena quarta
Eustazio, Armida, Idraote, Paladini, Gernando.
EUSTAZIO Opportuna è la scelta:
successor di Dudon Rinaldo sia.
GERNANDO (Rinaldo!... Il vero ascolto?... Oh rabbia!)
ARMIDA (Oh nome,
caro nome e fatal!)
IDRAOTE
(sottovoce ad Armida)
Questi è l'oggetto
in cui, prima d'ogni altro, oggi vorrei,
per antico desio,
sbramar lo sdegno.
ARMIDA (Questi è l'idol mio.)
EUSTAZIO Real donzella, il campo
a te per or serva d'asilo. Accinto
ad obbedirti fia ciascuno.
ARMIDA (Ho vinto.)
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Atto primo Armida
(accompagnata da Eustazio, Armida entra in una delle principali tende con Idraote e col séguito dei damasceni)
EUSTAZIO Compagni, al suono di festose grida,
si proclami Rinaldo.
Scena quinta
Gernando solo.
GERNANDO Oh sorte infida!
Come! A Dudon costui succede? Il grado,
che vanto a me recar potea, fia suo?...
Ti scuoti alfin Gernando;
un italo garzon soffrir potrai
che tanto a te sovrasti?... Ah! Non sia mai.
[N. 4 Aria]
GERNANDO
Non soffrirò l'offesa,
per questa spada il giuro:
alma di gloria accesa
l'ire frenar non sa.
E questi son gli allori
dovuti a' miei sudori?
Ahi quale, avverso il fato,
cruda mercé mi dà!
VOCI
(in distanza)
Viva Rinaldo!...
GERNANDO Oh affanno!
Decisa è la mia sorte.
Insieme
VOCI
(in distanza)
L'eroe ch'egual non ha!
GERNANDO Oh duol ch'egual non ha!
GERNANDO Fiero destin tiranno!
ALTRE VOCI
(in distanza)
Viva Rinaldo, il forte,
splendor di nostra età.
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G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817 Atto primo
GERNANDO Ah! Tutti v'unite
miei sdegni in quest'alma,
che, priva di speme,
la calma ~ perde'.
Miei sdegni, venite:
vi bramo con me.
(parte)
Scena sesta
Idraote, e Armida.
Recitativo
IDRAOTE Sorte ci arride. Ove celata stassi
la fida schiera, i passi
a diriger t'affretta.
Dell'Asia la vendetta, a che non posso
compiere appien!
ARMIDA Fra lacci,
dieci non sol, ma cento
fia che portino il pié. Nutre ciascuno,
di Goffredo a dispetto,
nell'anelante petto
di seguirmi il desir.
IDRAOTE Ma di Rinaldo...
ARMIDA Ah!
IDRAOTE Sospiri! Perché?
ARMIDA Facil ti credi
quell'anima domar?
IDRAOTE La miglior preda
fia che manchi a Idraote?
ARMIDA Eccolo... (Oh come
mi balza il cor!) Deh vanne... (Ove son io!)
Spera... chi sa?...
IDRAOTE Figlia diletta, addio.
(parte dal campo)
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Atto primo Armida
Scena settima
Rinaldo, e Armida.
RINALDO Principessa, sei tu! Nel rivederti
qual gioia provo... e qual affanno insieme!
I tuoi disastri intesi, e il cor ne geme.
Ah! perché mai non cadde
Sionne ancor! Forse al rapito soglio
d'appianarti la strada
saria l'onor concesso a questa spada.
Ma sdegnosa mi guardi, e non rispondi?
ARMIDA Nello stato in cui sono,
opre, non vani detti, a me fan d'uopo.
Oh quanto è mai diverso
dal tuo questo mio cor! Barbari noi
chiama la vostra Europa;
ma barbaro non è colui che vita
può dare a un infelice, e non l'aita?
RINALDO Senti: l'altrui favore
dice mi vuol di prode schiera... Vedi,
colpa non ho se fra seguaci tuoi...
ARMIDA Taci... non proseguir; schernirmi vuoi?
RINALDO Io schernirti? T'inganni
dal dì che ti mirai,
rispetto e...(Quasi amor dicea.) serbai.
(Ah purtroppo l'adoro!)
ARMIDA Va', spietato!
RINALDO Di che m'accusi?
ARMIDA Fingi
non comprender miei detti? O ti scordasti
quando in ermo sentiero
smarrito cavaliero, e in qual momento?...
RINALDO Tutto, non dubitar, tutto rammento.
Tua magica possanza
sottrasse i giorni miei
de' nemici al furor. Grata quest'alma
costante la memoria
ognor ne serberà.
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G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817 Atto primo
ARMIDA Ma in cupo oblio
riponesti però l'affetto mio.
Sì, d'Armida l'affetto,
che la sua debolezza
ti fe' palese; E qual mai frutto ottenni?
Un marcato disprezzo,
un crudele abbandon!...
RINALDO Cessa, deh! Cessa
di trafiggermi, Armida.
Se da te volsi il piè, bellica tromba
al campo m'invitò, bellico ardore,
desio di gloria.
ARMIDA E me qui trasse amore.
[N. 5 Duetto]
RINALDO Amor... (Possente nome!
Come risuoni, oh come
su quel soave labbro
nel mio dolente cor!)
ARMIDA Sì, amor... se un'alma fiera
ti diè natura in sorte,
recami pur la morte,
e in me fia spento amor.
RINALDO Armida... (Oh ciel!)
ARMIDA Che vuoi?
RINALDO Chiede il destin...
ARMIDA Che mai?
RINALDO Ch'io fugga i tuoi bei rai:
dover me 'l comandò.
ARMIDA Fuggirmi!... Eppur gli eroi
sovente amor piagò.
Insieme
RINALDO (Vacilla a quegli accenti,
manca la mia costanza
misero! Più speranza
di libertà non ho.)
ARMIDA (Vacilla a questi accenti,
manca la sua costanza
la dolce mia speranza
perduta ancor non ho.)
RINALDO Ah? Non poss'io resistere...
sì, t'amerò costante.
ARMIDA Oh inaspettato ~ giubilo!
Oh fortunato ~ istante!
Insieme
RINALDO Cara, per te quest'anima
prova soavi palpiti,
ch'esprimere non so.
ARMIDA Caro, per te quest'anima
prova soavi palpiti,
ch'esprimere non so.
(partono)
Scena ottava
Gernando, alcuni Paladini.
Recitativo
GERNANDO (accennando Rinaldo che va con Armida)
Ecco il guerriero, il duce,
il primier degli eroi,
quel Rinaldo a ragion scelto da voi.
Oh quanti, oh quanti allori
mieter per lui dovrete!
L'invincibil suo brando
di gloria al tempio già sospeso io miro.
Eccovi di sue gesta un chiaro segno:
vincitor di donzelle, eroe ben degno!
CORO Non proseguir; rispetta;
signor, la sua virtù.
GERNANDO Virtù! S'inganna
chi trovarla in lui spera.
Virtù in Rinaldo!
Scena nona
Rinaldo, e i precedenti.
RINALDO (mentre traversa il campo)
(Il nome mio!)
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G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817 Atto primo
GERNANDO Costui
di che mai può vantarsi?
Osa forse agguagliarsi a chi si pregia
d'ampio dominio e popoli soggetti?
Oh! L'eroe si rispetti,
ch'altro non ha che sterile retaggio
d'avi e scettri remoti.
Bella, grande è la scelta
che in lui faceste; ei meritava il dono
d'esservi duce, inver; lieto ne sono.
RINALDO (Indegno!)
GERNANDO E l'accettò? Folle! Ah, tant'osa
signor d'indegno stato,
signor, che nella serva Italia è nato!
RINALDO (Io fremo.)
GERNANDO E non pensaste
che l'ombra di Dudone,
mentre in questo superbo i lumi gira,
freme lassù nel ciel di nobil ira?
CORO Prode è Rinaldo.
GERNANDO Stolta
temerità, furore,
non già valor guerriero
in lui chi mai non vede?
(avanzandosi)
Ah menzognero!
[N. 6 Finale
primo]
RINALDO Se pari agli accenti
hai l'anima audace,
t'accingi mendace,
quel brando a impugnar.
(snuda la spada)
GERNANDO Ch'io tema il tuo sdegno?
Indegno ~ t'inganni.
Son pronti a' tuoi danni
la destra e l'acciar.
(fa lo stesso)
Scena decima
Paladini e Guerrieri d'ogni rango. Armida. I precedenti.
CORO Fermate...
RINALDO Sgombrate...
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Atto primo Armida
ARMIDA (Rinaldo in periglio!...)
ARMIDA E CORO Ah! Prodi, cessate...
GERNANDO E
RINALDO
Non odo consiglio.
Invan l'ira mia
si tenta frenar.
(i due paladini si azzuffano; Rinaldo incalza Gernando dietro alle tende)
Scena undicesima
I precedenti, fuorché Gernando.
RINALDO
(di dentro)
Muori...
CORO Oh colpo!
(tutti verso la parte dove sono andati i due combattenti)
ARMIDA (andando incontro a Rinaldo)
Che facesti?
RINALDO Quell'indegno è già punito:
(retrocedendo)
di Rinaldo fu schernito,
vendicato fu l'onor.
CORO Oh sventura! Crudo scempio!
Qual esempio ~ di terror!
ARMIDA Che terribile momento!
Ah! M'opprime il mio dolor!
CORO Sappia il duce il caso orrendo.
(partono tutti, fuorché Rinaldo e Armida)
Scena dodicesima
Armida, e Rinaldo.
ARMIDA Ah! Paventa...
RINALDO Qui l'attendo.
ARMIDA Va', t'ascondi al suo rigor
deh! Se cara a te son io,
non espor sì bella vita.
RINALDO Se non cedo al tuo desio,
il dover a ciò m'invita.
ARMIDA Come, oh dio, mi trema il cor!
RINALDO Idol mio, serena il cor!
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G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817 Atto primo
Scena tredicesima
Paladini amici di Gernando, Paladini amici di Rinaldo circondando
Goffredo, Guerrieri, Damasceni, Donzelle, e i precedenti.
CORO
Iº
Vieni, o duce, punisci l'errore.
ARMIDA
(a Rinaldo)
Ah, mio ben...
GOFFREDO Giusto ciel, che ascoltai.
CORO
IIº
Di Rinaldo fu leso l'onore.
Insieme
CORO
Iº
Furibondo ei l'acciaro impugnò.
CORO
IIº
Provocato ei l'acciaro impugnò.
GOFFREDO Dove mai quest'iniquo s'aggira?
RINALDO Tal non sono. Rinaldo rimira.
GOFFREDO Empio! Trema.
RINALDO Delitti non ho.
ARMIDA (Non tradirmi speranza fallace.)
CORO GENERALE La discordia coll'orrida face
vasto incendio nel campo arrecò.
GOFFREDO Porgi a' lacci, ad esempio dei rei,
quella destra furente ed infida.
RINALDO Questa mano alle palme, a' trofei,
non a' lacci finor s'avvezzò.
ARMIDA
(sottovoce a Rinaldo)
Vanne: i passi precedi d'Armida;
a momenti seguirti saprò.
TUTTI
(fuorché Armida e
Rinaldo)
Un astro di sangue
dall'etra s'affaccia:
ogni alma già langue
l'agghiaccia ~ il dolor.
Caligin d'intorno
intorbida il giorno,
e al campo minaccia
affanni, terror.
LE DONNE E affanni minaccia
spavento e terror.
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Atto primo Armida
RINALDO
(M'invita la sorte,
s'afferri il suo crine.
Possenti, divine
ritorte ~ d'amor,
in voi solo affida
la speme il mio cor.)
(parte)
ARMIDA
(Amica la sorte
mi porge il suo crine.
Possenti, divine
ritorte ~ d'amor,
Armida ~ vi affida
la speme del cor.)
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G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817 Atto secondo
A T T O S E C O N D O
Scena prima
Orrida selva.
Frammezzo ad alcune piante vedesi il mare.
Astarotte e Coro di Demoni, sorgendo di sotto terra.
[N. 7 Coro
di furie]
CORO Alla voce d'Armida possente
Acheronte varcammo e Cocito.
Questo muto ed inospite lito
per nostr'opra animar si dovrà.
ASTAROTTE E CORO
Iº
Su, consorti, qui fermisi il piede,
qui spegnete ~ le orribili tede:
deponete ~ il vipereo flagello;
tanto impone chi legge ne dà.
CORO Al prodigio ~ d'Armida novello
tutto ligio ~ l'inferno sarà.
CORO
Iº
D'Idraote ~ la regia nipote
suol dell'ombre frenare il muggito.
CORO
IIº
Han possanza sue magiche note
d'addoppiar l'ululato, il ruggito,
dove meta il dolore non ha.
CORO Questo muto ed inospite lito
per nostr'opra animar si dovrà.
Recitativo
ASTAROTTE Sovrumano potere,
numi del tetro abisso, or qui ci chiama.
D'ogn'intorno la fama
il nome spande di Rinaldo, il primo
fra temuti campioni
di colui che sugli astri,
per nostra pena eterna,
il tutto a suo piacer move e governa.
Pur d'amoroso laccio il guerrier forte
preda rimase; Armida osò rapirgli
senno, onor, libertà, per far che manchi
degli aborriti Franchi
il maggior brando al capitan supremo,
e per toglier Sionne al fato estremo.
Continua nella pagina seguente.
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Atto secondo Armida
ASTAROTTE Il secondarla, o numi,
non fia lieve per noi? Nell'opre nostre
il re dell'ombre affida;
per noi tremi Goffredo, esulti Armida.
[N. 8 Coro]
CORO
Di ferro e fiamme cinti,
contra il celeste impero,
là nel superno tetto
sai che pugnammo un dì.
È ver, cademmo vinti,
ma del valor primiero
non anco a noi nel petto
il germe inaridì.
(comparisce dall'alto una nube)
Recitativo
ASTAROTTE Ebben, l'istante è giunto
da por in opra e possa e ardir. Mirate,
s'appressa Armida. Ascoso,
di sua magica verga ognun di voi
al sibilo sia presto;
del nostro maggior nume il cenno è questo.
(spariscono)
Scena seconda
Giunta a terra, la nube si dilegua, e presenta un carro tirato da due
draghi, su cui Rinaldo e Armida, la quale converte il carro in un seggio
di fiori. I draghi spariscono. Rinaldo è quasi fuori di sé dalla sorpresa.
[N. 9 Duetto]
RINALDO Dove son io?
ARMIDA Al fianco mio.
RINALDO Oh me beato!
ARMIDA Mio bel tesor!
RINALDO Se tuo mi chiami...
ARMIDA Caro se m'ami...
ARMIDA E RINALDO Sfido del fato
tutto il rigor.
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G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817 Atto secondo
Recitativo
ARMIDA Mio ben, questa che premi
della fortuna è l'isola nomata,
sol nota a me. Qui si deponga omai
ogni nostro rancore,
e qui tutto respiri e pace e amore.
Brama di rivederti,
speme di possederti, all'altrui voglie
ceder mi fe', non già crudel desio.
Finsi col franco duce
mio malgrado, e il tuo brando
le catene troncando
a' miei seguaci amanti,
d'Idraote e di me punì la trama.
RINALDO Vedi il mio cor se t'ama:
tutto vada in oblio; solo Idraote
io colpevol estimo. Or non si pensi
che al nostro mutuo amor... Ma prigioniero
perché guidarmi in orrida foresta?
[N. 10 Finale
secondo]
ARMIDA No, d'amor la reggia è questa,
ecco il centro del piacer.
Al cenno d'Armida la scena si cangia nell'interno d'un magnifico palazzo.
Larve in sembianze di Geni, di Ninfe, d'Amorini e di Piaceri formano vari
gruppi.
CORO Sì, d'amor la reggia è questa,
questo è il centro del piacer.
Insieme
ARMIDA (A quell'alma tal portento
sembra un sogno lusinghier.
A sì strano e lieto evento
si confonde il suo pensier.)
RINALDO (A quest'alma tal portento
sembra un sogno lusinghier.
A sì strano e lieto evento
si confonde il mio pensier.)
ARMIDA, RINALDO E
CORO
Sì, d'amor la reggia è questa,
questo è il centro del piacer.
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Atto secondo Armida
ALCUNE NINFE Canzoni amorose,
carole festose,
seguàci d'amor.
TUTTE LE NINFE Canzoni amorose,
carole festose
cantiamo, formiamo,
seguàci d'amor.
(Armida, onde estinguere nel cuor di Rinaldo ogni avanzo d'ardore di gloria, per vieppiù destarvi quello
dell'amore, fa comparire una larva sotto le sembianze di giovine guerriero, circondato da più leggiadre ninfe, le
quali a gara si accingono a sedurlo. Egli vuole schermirsi da' loro vezzi; ma la voluttà, impossessandosi a grado
a grado di lui, fa che finalmente si lasci togliere le sue guerriere insegne, sostituendo ad esse il serto e le
ghirlande di fiori)
ARMIDA
D'amore al dolce impero
natura ognor soggiace.
Dov'è quell'alma audace
che non apprezzi amor?
Chi misero non sente
la fiamma sua possente,
di smalto ha il core in petto,
o mai non ebbe cor.
CORO Dov'è quell'alma audace
che non apprezzi amor?
ARMIDA
Gli augei tra fronde e fronde
spiegan amor col canto;
aman perfin dell'onde
i muti abitator.
Aman le crude belve
là tra le ircane selve,
son per amor feconde
le stesse piante ancor.
CORO Dov'è quell'alma audace
che non apprezzi amor?
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G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817 Atto secondo
ARMIDA
La fresca età se n' fugge,
è la beltade un lampo,
ché l'una e l'altra strugge
il tempo vorator.
Dunque godete, amanti,
de' vostri lieti istanti,
or che vi ride in volto
di giovinezza il fior.
CORO
Ah! Sì godete, amanti,
de' vostri lieti istanti,
or che vi ride in volto
di giovinezza il fior.
Tutto spira d'Armida all'aspetto
pace, amore, diletto ~ amistà.
Tutto al regno d'Armida è soggetto,
tutto cede ove impera beltà.
[Ballo]
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Atto terzo Armida
A T T O T E R Z O
Scena prima
Giardino incantato, in cui mostrasi in tutto il suo aspetto la semplice
natura. Piante abbondanti di frutta, siepi e cespugli pieni di ogni sorta
di fiori, acque correnti, altre stagnanti sulle quali veggonsi in moto
diversi augelli; altri augelli di vivaci colori svolazzano d'albero in
albero; da un lato alcune spelonche coperte di muschio, il prospetto è
limitato da amene colline e valli ombrose adiacenti.
Ubaldo, e Carlo.
[N. 11 Duetto]
UBALDO Come l'aurette placide
spiran tra l'erbe e i fiori!
CARLO Par che d'amor favellino
lieti gli augei canori
a noi d'intorno.
UBALDO E l'eco che risponde...
CARLO E il mormorio dell'onda...
UBALDO E CARLO Tutto a noi par che dica:
sacro a natura amica
ecco il soggiorno.
UBALDO E CARLO
Ma no: d'orribil arte
questi gl'inganni sono;
dell'empio Averno è dono
ciò che natura appar.
Qui l'atro crine anguigero
scuoton le fiere eumenidi,
che di velen mortifero
van l'aure ad infettar.
Recitativo
UBALDO Oh quanto, amico, d'Ascalona al saggio
tenuti siam! Lungo tragitto parve
a noi breve cammino.
Fu soccorso divino
quest'aurea verga e questo scritto.
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G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817 Atto terzo
CARLO In fuga
il serpente custode ed ogni fera,
che ci contese il passo,
volger vedemmo. A compier ora ci resta
il desiato fin di nostra impresa.
UBALDO Qui (lo scritto il palesa)
vedrem Rinaldo a un folle amore in preda.
CARLO Ah! Voglia il ciel ch'ei ceda
agl'inviti d'onor.
UBALDO Solingo è il loco.
CARLO T'inganni. A noi se n' viene
stuol di ninfe leggiadre. Odi concento...
(lenta armonia, che a grado a grado s'avvicina e rinforza)
UBALDO Di fermezza e d'ardir quest'è il momento.
Scena seconda
Larve in sembianza di Ninfe, cantando e danzando.
I precedenti.
[N. 12 Coro
di ninfe]
CORO Qui tutto è calma,
delizia, amor:
qui trova un'alma
scampo al dolor.
CORO
Iº
Qui l'atre sfere
non han potere,
l'avverso fato
non ha vigor.
CORO
IIº
Questo è il beato
d'amor soggiorno:
l'età dell'oro
qui fe' ritorno:
oh fortunato
chi vanta un cor!
CORO Qui tutto è calma,
delizia, amor:
qui trova un'alma
scampo al dolor.
Recitativo
UBALDO Fuggite infernei mostri; ite onde usciste.
(scuotendo la verga d'oro, le larve spariscono)
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Atto terzo Armida
Scena terza
Carlo, e Ubaldo.
CARLO Nuovo portento!
UBALDO Ah! Possa
sgombrar così dal core
del misero Rinaldo un folle amore.
CARLO Lo spero. Il ciel compirà l'opra.
UBALDO Oh quanto
fia caro a guelfo del nipote amato
il ritorno bramato!
CARLO Al campo tutto,
allo stesso Goffredo,
che punirlo volea, ch'or gli perdona,
fia gioia il riveder cotanto eroe...
UBALDO Taci... Se non m'inganno,
da quel sentiero lento calpestio
parmi sentir.
CARLO Sì...
UBALDO Oh sorte!
Vedilo.
CARLO È desso... Oh noi felici!
UBALDO E seco
vien colei che lo asconde
prigioniero avvilito in queste sponde.
CARLO S'incontri...
UBALDO No. Per or meco ti cela
colà fra quelle piante.
CARLO Ma di mostrarti a lui...
UBALDO Non è l'istante.
(si nascondono in una boscaglia)
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G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817 Atto terzo
Scena quarta
Armida, e Rinaldo, tenendosi per mano.
[N.13 Duetto]
ARMIDA E RINALDO
Soavi catene,
se amore v'ordì,
per sempre al mio bene
mi unite così.
Recitativo
ARMIDA O mio Rinaldo, ammira
quest'ameno soggiorno. Or, Benché ardente
Sirio si mostri in ciel, per opra mia
la fiorita stagione
e il pomifero autunno
si porgono le destre
in questo fortunato asil campestre.
RINALDO Tutto mi fa beato,
ma più di tutto Armida,
purch'io viva sicuro
di sua costanza...
ARMIDA E che dubiteresti...
RINALDO Così rara beltà, che far potria
un monarca felice...
real donzella... lungi,
per mia cagion, dal regno suo natio...
ARMIDA Sul tuo cor non ho regno, e tu sul mio?
E ciò non basta? Amor me vinse.
RINALDO E seco
Armida, gareggiasti
quando co' vaghi rai m'imprigionasti.
ARMIDA Resta, mio ben. Degg'io per poch'istanti
lungi da te...
RINALDO Come!...
ARMIDA Non lieve cura
mi chiama altrove. Addio.
In breve al fianco tuo mi rivedrai.
(parte)
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Atto terzo Armida
Scena quinta
Rinaldo.
RINALDO Lo splendor di quei rai
se un sol istante io perdo,
parmi perder la pace...
Ma qual altro splendor m'abbaglia il ciglio!...
Armi son quelle... ed armi franche!... A stento
a' propri sguardi io credo...
Scena sesta
Ubaldo, Carlo, Rinaldo.
UBALDO
(a Carlo)
Amico, inoltra il piè.
RINALDO Cielo! Chi vedo!
UBALDO Avvilito guerrier, schiavo d'amore,
Ubaldo e Carlo in noi rimira. Osserva
qual ci veste le membra
onorevole incarco. E mentre il ferro
noi cinge, e mentre il brando
ci pende al fianco, adorno
veder dobbiam di rose, e in bianchi lini
il più forte tra i Franchi e tra i Latini?
RINALDO (Oh rimprovero amaro!)
CARLO Il campo tutto
impaziente aspira
a innalzar di Sion sull'alte mura
l'augusto suo vessillo.
Desta di tromba squillo
ogni soldato, anche il men forte; e solo
Rinaldo, il pro' Rinaldo,
l'indomito guerriero,
sconosciuto se n' vive e prigioniero?
RINALDO Deh! Amici... è ver, son io... sono infelice
ma voi come qui tratti,
se questo ermo sentier...
UBALDO Virtù celeste,
non arte stigia, a noi servì di guida.
CARLO Ceda l'iniqua Armida
al poter di quel dio che al tutto impera.
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G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817 Atto terzo
RINALDO Armida!... Ella è il mio ben...
CARLO Sogni?
UBALDO Deliri?
In questo scudo espresso
mira di tua viltà tutto l'eccesso.
(scopre lo scudo adamantino)
[N. 14 Terzetto]
RINALDO In quale aspetto imbelle
io mi ravviso, oh stelle!...
Qual di viltade oggetto!...
Oh immenso mio rossor!
(quasi fuori di sé)
CARLO (Langue.)
UBALDO (Sospira.)
CARLO (Geme.)
UBALDO E CARLO (Sente d'onor già i moti.
Oh nume! I nostri voti
secondi il tuo favor.)
UBALDO
(a Rinaldo)
Vedi qual reo governo
di te fa un empio affetto.
CARLO S'hai cor bastante in petto
resisti a tant'orror.
RINALDO (seguitando a guardarsi nello scudo)
Qual di viltade oggetto!...
Oh immenso mio rossor!
CARLO Il tuo dover ti chiama.
UBALDO Gloria a pugnar t'invita.
UBALDO E CARLO La tromba della fama
ridesti il tuo valor.
RINALDO Cessate... ohimè! Cessate...
che barbaro tormento!
Io vile?... No: rammento
che son Rinaldo ancor.
(si squarcia, e getta ogni fregio di mollezza)
UBALDO E CARLO Or sì che in te ritrovo
l'eroe qual fosti ognor.
RINALDO (Ah! Qual contrasto io provo
di duol, di gloria e amor!)
UBALDO E CARLO Vieni.
RINALDO Vi seguo... (Oh dio!
Lasciarla mai poss'io!)
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Atto terzo Armida
CARLO A che t'arresti?
RINALDO Armida!
Per te mi manca il cor...
UBALDO E CARLO Severa omai ti sgrida
la voce dell'onor.
(breve pausa)
RINALDO Unitevi a gara
virtude, valore,
per vincere amore
che affanno mi dà.
(alza gli occhi al cielo in atto d'implorarlo)
Ma un raggio improvviso
quest'alma rischiara...
Ah! Sì, ti ravviso,
celeste bontà.
UBALDO E CARLO Splendor degli eroi,
t'invola con noi;
del ciel si dichiara
per te la pietà.
(partono)
Scena settima
Armida frettolosa e sbigottita.
Recitativo
ARMIDA Dov'è?... Dove si cela?... Eppur poc'anzi
qui lo lasciai... son fuor di me! Se n' giace
là sulla soglia il fier custode estinto...
Oh stelle! Il mio poter fia dunque vinto?
Vadasi... Ma che vedo!...
Due guerrier di Goffredo!... Ohimè! Rinaldo
segue i lor passi... Férmati... L'affanno
mi tronca i detti... Senti...
perfido! Non m'ascolta... Ebben d'Averno
la possanza s'invochi. Furie, udite:
(scuote la verga magica)
per la tremenda Dite, a me si guidi
quel traditor.
(pausa)
Ma voce non risponde
dalle infernali sponde.
Ohimè!... Fatal momento!
Che fo?... Seguiam l'infido... oh fier tormento!
(parte)
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G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817 Atto terzo
Scena ottava
Esterno del palazzo d'Armida.
Ubaldo, Carlo, Rinaldo.
UBALDO Sia lode al ciel! Da quelle inique mura
uscimmo alfin.
CARLO Breve cammin ci resta;
vadasi al palischermo.
RINALDO Amici, ah voi,
per pietà rinfrancate
questo debole cor. Solo non basta
me stesso a superar.
CARLO Veloce al lido,
vieni, volgasi il piè.
ARMIDA
(da lontano)
T'arresta, infido!
RINALDO È dessa...oh dio!... L'udiste?
CARLO Di coraggio,
amico, armar ti déi.
RINALDO Ohimè!
UBALDO Ti giovi l'ascoltar costei:
se resisti a' suoi vezzi,
alle lagrime sue,
il più grande a ragion sei degli eroi.
Scena nona
Armida frettolosa, i precedenti.
ARMIDA Ed è pur vero?... E abbandonar mi vuoi?
Crudel!
RINALDO Vuole il destino
ch'io da te volga il piè... Gloria m'invita
al campo dell'onore...
ARMIDA E gloria fia
tradir l'amor, la fé?
RINALDO Dolce memoria
per me sempre sarai... Rimanti in pace...
(Ah mi si spezza il core.)
(partendo)
ARMIDA (trattenendolo)
Pace! E pace trovar può il mio dolore?
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Atto terzo Armida
UBALDO
(sotto voce a Rinaldo)
Resisti.
CARLO A lei nascondi
l'affanno, il duol.
ARMIDA Parti, se vuoi; sol chiedo
i tuoi passi seguir...
(Rinaldo la respinge, voltando il viso per celarle il suo turbamento)
ARMIDA (seguitandolo)
Qual più ti piace
di me dispor potrai; se pur ti è grato,
ancella umil raccorcerò la chioma,
or che a te fatta è vile.
In aspetto servile
te seguirò dove l'ardor guerriero
fia che più ferva. Sento
per condurti i destrieri e portar l'armi
in me vigor bastante;
mi avrai fedel seguace e non amante.
RINALDO
(sottovoce ai due
compagni)
Ohimè! Quai detti!
UBALDO
(sottovoce a Rinaldo)
Inganni.
CARLO
(sottovoce a Rinaldo)
Insidie.
ARMIDA E taci?...
Sì, qual più vuoi, sarò scudiero o scudo.
Forse guerrier sì crudo
non vi sarà che, per ferirti, voglia
passarmi il sen... Ma parla.
RINALDO Armida. È tempo
che pongansi in oblio
i miei, gli errori tuoi. Resta...
(partendo)
ARMIDA Deh! Ferma...
e non gemi?
RINALDO (Che pena!)
ARMIDA E asciutto il ciglio
serbi ancor, spietato?
Ed hai cor di lasciarmi in questo stato?
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G. F. Schmidt / G. Rossini, 1817 Atto terzo
[N. 15 Finale
terzo]
ARMIDA
Se al mio crudel tormento
segno di duol non dai,
tu non avesti mai
scintilla di pietà.
Barbara tigre ircana
a te donò la vita,
e l'alma tua nutrita
fu ognor di crudeltà.
RINALDO (sospirando e partendo)
Cangiar non puoi tua sorte:
non la poss'io cangiar.
ARMIDA (trattenendolo)
Ah: dammi almen la morte:
dà fine al mio penar.
UBALDO E CARLO
(a Rinaldo)
Resisti omai da forte.
UBALDO Vieni.
CARLO Risolvi.
UBALDO E CARLO Al mar.
RINALDO Addio...
ARMIDA Senti, idol mio!...
Un sol istante io chieggo...
UBALDO Non più.
CARLO Partir conviene.
(trascinando Rinaldo)
ARMIDA Vacilla... il piè... non reggo...
mi sento oh dio! ...mancar...
(cade priva di sensi. Rinaldo, che si sarà allontanato, retrocede in fretta)
RINALDO Armida!... Amato bene!...
Deh! Si soccorra...
UBALDO E CARLO (lo conducono a forza)
Al mar.
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Atto terzo Armida
Scena decima
Armida, allontanato Rinaldo, insensibilmente rinviene; quindi si alza e
guarda intorno.
ARMIDA
Dove son io?... Fuggì
lasciarmi, ohimè! Così
poté l'ingrato?
E vivo ancora?... E palpiti
mio desolato core?...
(si aggira incerta)
Che fo?... Vendetta... Amore...
di voi chi udir dovrò?
Del mio trovar si può
più atroce stato!
(rimane concentrata ne' suoi pensieri. Frattanto sorge una larva in sembianza della vendetta)
ARMIDA
(scuotendosi)
Vendetta... Ah sì, ti miro:
te sola invoco: vieni...
(s'avvicina alla larva sotto le forme d'Amore piangente)
Amor!... con quel sospiro
perché il mio sdegno affreni!?...
Forse spietato sei,
sebben tu piangi, Amor.
(verso la Vendetta)
Forse pietade è in lei,
cinta benché d'orror.
(pensa alquanto poi corre alla prima larva)
È ver... gode quest'anima
in te, fatal Vendetta.
Da me repente involati
perfido Amor, t'affretta.
(sparisce la larva dell'Amore)
ARMIDA
Se al mio poter, voi furie,
sorde non siete ancor,
ad inseguir traetemi
un empio, un traditor.
Atto terzo
Scena ultima
Coro di Demoni, recando il carro d'Armida tirato da' draghi.
CORO Paga sarai.
ARMIDA Distrutto
tutto qui resti, tutto.
I Demoni, armati di faci, eseguiscono, e la scena ritorna nel primo
orrore.
Insieme
ARMIDA S'altro non può l'Averno
m'inspiri il suo furore.
CORO S'altro non può l'Averno
t'inspiri il suo furore.
Armida ascende il carro, e s'innalza a volo tra i globi di fiamme e di
fumo
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