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Sunday, April 7, 2013

Bizet all'italiana

Speranza

Il personaggio di Carmen nasce oltre i Pirenei, dentro una novella dello scrittore parigino Prospero Mérimée e che si trasforma in mito grazie alla musica di un altro francese, Giorgio Bizet gliaro sull' onda del successo di quelle rappresentazioni e che è esposta nel Museo di Capodimonte.

Chi mise in moto il meccanismo della rinascita fu un signore che viveva a Capri, che gli isolani chiamavano «' o francesino» e che Edwin Cerio nelle sue pagine descrisse così.

Vestiva correttamente e un giorno comparve all' improvviso in piazza avvolto in uno strano mantello a pipistrello e un cappuccio di lana bianca di Amalfi.

La gente, abituata a vederlo sempre inguainato in completi di taglio parigino correttissimi, non rise affatto.

Una settimana dopo gli amici più intimi vestivano tutti di lana grezza, poi n giorno dopo l' altro, da martedì a domenica, si rappresenta al San Carlo l' opera famosa di Bizet con un cast rinnovato rispetto a quello annunciato dal consulente artistico che non c' è più, dimissionato in gennaio.

E sempre per martedì al Teatro Acacia, su al Vomero, si annuncia una Carmen tutta danzata, versione flamenco: «L' erotismo di Raquel Lamadrid (Carmen) unito all' amore disperato di José Moro (don José) fanno da protagonisti in quest' opera flamenca nella quale musicae danza sono terra e aria di una profonda Andalusia gitana», promette lo spot pubblicitario.

Dimenticando, per giustificate ragioni di opportunità, che il personaggio nasce oltre i Pirenei, dentro una novella dello scrittore parigino Prosper Mérimée e che si trasforma in mito grazie alla musica di un altro francese, Georges Bizet, che in Spagna non c' era mai stato.

E che il suo successo planetario passa in qualche modo per Napoli e per la Piazzetta di Capri.

Carmen infatti sparì dalle scene dopo il clamoroso fiasco parigino del 1875, la morte di Bizet e il licenziamento del direttore del Teatro che l' aveva commissionatae riprese il cammino a suon di applausi solo quattro anni dopo.

Il miracolo avvenne proprio da noi, al Teatro Bellini, che in quegli anni faceva concorrenza al San Carlo.

L' opera l' aveva risistemata Ernest Guiraud, un musicista francese che abitava a Roma e che ne aveva tagliato la parte recitata.

Il libretto era stato tradotto in italiano da Antonio De Lauzieres.

Anche l' iconografia del personaggio, che si farà così vasta e variegata nel tempo, parte dal ritratto di una Carmen napoletana, immaginata da Vincenzo Mifu la volta dell' intera colonia francese.

Gli inglesi non vollero essere da meno ed elaborarono un abbigliamento tra lo scozzese e l' amalfitano.

L' inverno che seguì i tedeschi non vestivano d' altro che di Kapri Loden.

Era Camille du Locle padre putativo della stravagante moda caprese, ma anche di Carmen.

Era lui il direttore dell' Opéra Comique che aveva commissionato l' opera e dopo il suo fiasco aveva perso il posto.

Lasciata Parigi, s' era fatto esule a Capri, ove visse in una casa di Tragara per quasi trent' anni e sull' isola morì nell' ottobre del 1903.

Du Locle traduceva in francese i libretti di Verdi e ne scriveva di propri, conservando i contatti con il mondo teatrale ed a Napoli conosceva bene Antonio Guillaume, l' impresario che aveva preso in gestione il Bellini.

Forte di questa conoscenza gli suggerì di programmare una piccola stagione dedicata alla musica francese in collaborazione con Sonzogno, l' editore che ne aveva i diritti: "I Diamanti della corona" di Auber, la "Mignon" di Thomas ed infine "Carmen" di Bizet.

Du Locle si occupò di recuperare Celestine Galli-Marié che ne era stata la prima interprete e che dopo il successo di Napoli fu Carmen a Barcellona, Genova, Milano, Roma, Lione, Vienna e a Parigi per la grande rivincita sua, di Bizet e di Du Locle all' Operà Comique: duecento repliche in tre anni.

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