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Sunday, March 2, 2014

WERTHER: libretto (italiano) -- Milano

PRIMO CARSperanza

WERTHER: dramma lirico in tre atti e cinque quadri
Versi di E. Blau, P. Milliet e G. Hartmann.
Versione ritmica di G. Targioni-Tozzetti e G. Menasci.
Musica di G. Massenet
Milano
Casa Musicale Sonzogno
Via Pasquirolo N. 12
(c) 1892 Heugel e C. -- Parigi.

PERSONAGGI

Werther
Alberto
Il Potesta
Schmidt
Johann
Bruthmann
Carlotta
Sofia
Katchen
I bambini: Fritz, Max, Hans, Karl, Gretel, Clara.
Un contadino, un servo, che non parlano.
Abitanti di Wetzlar, invitati, ragazzi, ecc.

----

Ne' pressi di Francoforte, dal luglio al dicembre del 1879.

ATTO PRIMO

La casa del potesta. Luglio 1789. A sinistra, la casa con large vetrate e terrazza prticabile, coperta di verzure, alla quale si monta per una scala di legno.

A destra, il giardino.

Nel fondo, un piccolo cancello, le case del borgo e la campagna.

Sul davanti della scena, una fontana.

Quando si alza la tela, il Potesta e seduto sulla terraza, in mezzo ai baminbi, che fa cantare.

Il sipario s'alza, mentre il bambini ridono clamorosamente.

SCENA PRIMA

IL POTESTA E I BAMBINI.

IL POTESTA -- con aria di rimprovero --

Ma no, non va
su, date retta a me,
ricominciamo, e no gridate, veh!

I BAMBINI:

-- cantano fortissimo, sensa sfumature --

E Natal
Gesu Cristo e nato
il signore a noi fu dato

IL POTESTA

-- con stizza --

No, no, non va.
Cosi non va
Di cantar cosi mal a voi non importa?
Sapete que Carlota e la
essa puo tutto udire a traverso la porta!

I bambini, comossi al nome di Carlotta, riprendono il canto solennemente.

I BAMBINI:

Natal
Gesu Cristo e nato
il signore a noi fu dato.
re pastore d'Israel
su nel puro ciel
de' beati il santo coro
ha dischiuso l'ali d'oro
e tra le stelle un inno va
Natal

IL POTESTA:

Va ben cosi

-- riprende il canto coi bambini --.

Natal
Gesu Cristo e nato
il signore a noi fu dato

Johann e Schmidt, che si erano fermati alla porta del giardino per ascoltare il coro dei ragazzi dietro la siepe entrano nel cortile.

-----

SCENA II

GLI STESSI, JOHANN E SCHMIDT

JOHANN:

Il canto e proprio bello.

SCHMIDT:

Grazioso e il ritornello.

I BAMBINI

-- accorrendo allegramente --

Ah!
Il signor Schmidt, ah
il signor Johann!

JOHANN (al Potesta)

Ma che sul serio qui, d'estate
cantan Natal?
Presto, da ver,
voi cominciate

IL POTESTA:

Ridere cio ti fa, o Johann, perche?
Tutti bravi non son ne artisti al par di te
o non son gia usignoli
che non sanno gorgheggiar
trillar i miei cari figliuoli

----

SCENA III

GLI STESSI E SOFIA.

SCHMIDT:

Buon di, Sofia.
Eh, eh
Carlotta or or verra

SOFIA

-- facendogli un inchino --

Si, verra, signor Schmidt
dobbiamo vigilare
Carlotta ed io, su la famiglia

JOHANN:

Gia

(al Potesta)

Ti trattieni ancor?

Si va?

IL POTESTA:

Subito, si.

SOFIA

-- a Johann --

S'ando Carlotta ad abbligiare.

IL POTESTA

-- a Schmidt --

Si, questa sera due salti si fanno
laggiu, a Wetzlar, e lei ci condurranno.

SCHMIDT:

Ecco il perche Koffel s'e messo la marsina
Steiner volle per se la brenna del notar
Hoffman e gia in carrozza e Gulden in berlina
e fino il SIGNOR WERTHER meno in estasi par.

Il Potesta

-- agli amici --

E un buon giovane.

JOHANN:

Si, ma il cervel gli cammina

IL Potesta

-- insistendo

Studioso e assai gentile

SCHMIDT

-- vivacemente --

Un poco malinconico.

JOHNANN

Allegro no e gia

Il potesta:

-- continuando --

Il duca lo fara
si dice, ambasciatore,
che lo stima e gli vuol ben.

JOHANN

-- con disprezzo --

Ambasciatore?

Ahime

Se di ber non ha core

SCHMIDT (c. s. )

Sdegna fino il vin del Ren

JOHANN

-- al Potesta dandogli la mano --

Su, presto vieni all'UVA D'OR.

Schmidt (c. s)

Si, tu ci devi una rivincita

Il Potesta

-- meravigliato --

Ancor!

JOHANN

-- tornando indietro --

Certo, oggi e il di dei gamberi
e sai, grossi cosi
Gretchen li allestira

IL POTESTA

Oh i vecchi ghiotti, uditeli!

Restate un altro po', Carlotta or or verra.

SCHMIDT (a Johann)

Un girettino lungo le mura vogliam fare

IL potesta (sorridendo a Johann):

Si, per meglio mangiare.

Johann (al Potesta)

Non sai che motteggiare.

Andiam via; resti qua?

Schmidt (tornando indietro, al Potesta)

Ma non sai quando Alberto verra?

IL potesta:

Non e certo, finora non l'ha detto.
Ei sol m'ha scritto
che avea molto da far.

SCHMIDT

Va bene.
Alberto ha novil cor, e innamorato,
sara sposo adorato
della Carlotta, ed io, vecchio, vorro
danzare fin che avo
fiato, il giorno nuziale.

JOHANN (allegramente)

Oh, ragazzi, buon di!

SCHMIDT (piano al Potesta)

T'aspettiam

Johann (c. s.)

Non mancare!

IL POTESTA

Si, si verro

SOFIA (inchinandosi)

Signor.
Felici siate ognor

Johann e Schmidt, salutanto se ne vanno a bracetto cantando il ritornello, "Viva Bacco, evohe!".

----

SCENA IV

IL POTESTA, SOFIA, I BAMBINI, POI WERTHER

Il Potesta (ai Bambini):

Addio, vi sentiro nota per nta
il canto di Natal, pria di cenare

(ascende la scala)

Sofia, che cosa indugia ancor Carlotta?

(Sofia esce)

Il Potesta s'adagia sulla poltrona di cuojo, i bambini piu piccoli si accoccolano alle sue ginocchia e ascoltano religiosamente i suoi avvertimenti.

L'usciale a vetri e socchiuso.

Werther, accompagnato da un contadino, s'avanza nel cortile, e guarda curiosamente la casa.

WERTHER (al contadino):

Allora e proprio qua
che abita il potesta?

(congedandolo)

Va pur

(Il contandio esce salutando).

Werther solo s'inoltra nel cortile, e si ferma davanti alla fontana.

Io non so se sondesto oppur se sogno ancora,
tutto cio che m'attornio del ciel cosa mi par
odo il bosco vibrare come un'arpa sonora
e un modon pien d'incanti improvviso m'appar

O NATURA DI GRAZIA PIENA
che al calore le nevi alterni
non ti sdegnar ch'io mi prosterni
e ti saluti con umil cor
OH IMMENSITA divina, o pace sovrumana
come ti sveli a me
Ah si, le vecchie mura, la limpida fontana
la freschezza dell'ombra, tutto mi chiama a se.

QUE PROFUMANO I FIOR, e gorgheggia un angel
sospira il venticel
O NATURA
deh,
m'inebria di splendore
madre eterna casdta e pura
fammi lieto il core
SOLE, OGNOR
su me versa i raggi d'or!

I bambini

-- dall'interno della casa --

Gesu Cristo e nato
il signore a noi fu dato
re pastori d'Israel
su  nel puro ciel
de'beati il santo coro
ha dischiuso l'ali d'oro
e tra le stelle un inno va
Natal

WERTHER:

Quest'eta -- sol felice sara?
Oh ideal!
La vita e triste e amara
ma lro appar beata e cara
che i bimibi hanno verigni i cuori
quant'essi di me son migliori

Werther s'allontana un istante.

Carlotta entra.

I bambini lasciano il Potesta e saltellano innanzi a lei.

----

SCENA V

GLI STESSI E CARLOTTA. POI WERTHER

I Bambini:

Carlotta! Carlotta!

Carlotta:

(al potesta)

Son qui.
O babbo, sei pago di lor?

IL POTESTA:

Da ver, da ver, mi fanno immenso onor!

I BAMBINI (attorniando Carlotta)

Si, babbo ci lodo, ci lodo, ci lodo.

IL POTESTA (abbraciando la figlia e ammirandone l'acconciatura)

Stassera tu sei bella.

I BAMBINI:

Oh, ma da ver!

Il potesta (prendendo per la mano Carlotta, con galanteria)

Io vo', bella signora,
guardati ancora,
ti vo' far da cavalier.

CARLOTTA:

(sorridendo)

Poiche nessun qui c'e
che mi contrasti a te
verran gli amici
non aver paura
io frattanto vo'  dare
qualcosa da mangiare
ai cantor.

Si sentono di lontano i nagli d'un cavallo ed il rumore d'una carrozza.

Carlotta va a prendere sulla credenza un gran pane tondo che taglia a fette e distribuisce ai ragazzi.

I bambini si affollano intorno a Carlotta colle mani tesse.

WERTHER, tornato, si ferma e contempla un istante la scena, senza esser visto.

IL POTESTA

Lesta sa', ch'e gia qui la vettura.

I BAMBINI:

Da' qua, da' qua ... merce di cor

Il potesta (scorgendo Werther)

Ah, signor Werther!

Voi venite a vedere il modeseto ritiro
no, meglio, il mio reame, ed io ne sono alitero

-- presentandogli Carlotta --

Carlotta, che fa loro da mammina

-- additando ai bambini --

che la vita consola a me
dal giorno che portar mia moglie al cimitero.

CARLOTTA (a Werther):

Scusatemi, signor, se v'ho fatto aspettare
ma vi dissero il ver
da mamma debbo fare
ed i piccini vogliono che il pan
tagliato sia dalla mia man

Gli invitati entrano nel cortile.

Il potesta va loro incontro con Sofia.

----

SCENA VI

WERTHER, CARLOTTA, IL POTESTA, SOFIA, GL'INVITATI

IL POTESTA:

Ah, siete qui Bruthmann!
Pronta e Carlotta
orsu partiamo

BRUTMANN (cammina a fianco di Katchen, si guardano fissi, e non badando al Potesta, che li segue ridendo): KLOPSTOCK! (in estasi)

KATCHEN (c. s.) O gran Klopstock!

IL POTESTA (ridendo a Brutmann) Ciarlone!

Udrete la dissertazione
quando i giovani intenti saranno alla gavotta.

Werther e rimasto muto e interdetto mirando Carlotta e quando essa si mette la sciarpa, prende il piu piccolo dei bambini e l'abbraccia. Il bambino ha paura di questo slancio di tenerezza

CARLOTTA (al bambino)

Abbraccia tuo cugino.

WERTHER (attonito)

Cugino? Io di tal nome degno son?

CARLOTTA (con vivacita)

Si, da vero, cugino ... e un grande onore
signore
ma ... noi tanto se n'ha ... che impossibil sara
che abbiate il cor -- men sensibil di lor.

Werther si allontona guardando Carlotta.

Questa, con autorita, ma senza severita, mostrando a Sofia i bambini

Fa' tu da mamma a lor, Sofia
tu sai che io debbo andar via

(ai bambini)

Sarete buoni come con me?

SOFIA:

Si, ma vorrian, si sa, restare qui con te

WERTHER (mentre Carlotta abbriaccia i bambini)

Oh IMMAGINE IDEAL D'AMORE E D'INNOCENZA
che la pupilla e il cor improvvisa infiammo
oh sogno! consumare intera l'esistenza
la donna ad ammirar che dolce mi parlo

Gli invitati sono quasi tutti uscini, restano ancora Bruthmann e Katchen assorti e silenziosi.

Carlotta e pronta e scende nel cortile.

WERTHER le va incontro, Sofia e i bambini formano un gruppo sulla terrazza e mandano baci a Carlotta.

IL POTESTA (salutando Werther)

Signor Werther!

CARLOTTA: Addio, babbo!

Il POTESTA (a Carlotta): Addio, cara, addio. Pensano a' di che non son piu.

Carlotta e Werther si allontanano seguiti da un gruppo d'invitati.

Bruthmann e Katchen se ne vanno ultimi senza parlare.

Il potesta li guarda con bonomia.

IL POTESTA:

Klopstock, oh grande Klopstock, oh i vecchi sognatori
hanno ardenti pur sempri il cuori.

---

SCENA VI

IL POTESTA E SOFIA:

Sofia ha fatto rientrare i bambini in casa.

IL POTESTA (cantarellando va a prendere la pipia di porcelana): A Bacco viva, Bacco evohe!

(siede sempre cantarellando, con aria annoiata, nella sua larga polotrona e si dispone a fumare)

SOFIA (e tornata e soride nel vedere il Potestea, prende il bastone ed il cappello di lui e glili offre gentilmente):

La promessache die d'andare all'Uva d'or

IL POTESTA (ippacciato) Chi?
Io
lasciar te sola

SOFIA:

Ebben?

IL POTESTA

risoluto

No!

SOFIA gravemente

Si signor
Schmidt e Johann t'aspetteranno ancor

IL POTESTA (lasciandosi persuadere e prendendo il bastone ed il cappello dalla mani di Sofia, che lo acompagna e chiude la porta. Si fa notte a poco a poco): Vado un istante allor, addio cara figliola

---

SCENA VIII
ALBERTO E SOFIA

Alberto entra dal giardino, con un mantello sul braccio, piano, piano, scruta intorno, poi si avvicina e vede Sofia:

Alberto: Sofia!

Sofia (riconoscendo Alberto): Sei tu? Tornato gia?

Alberto (abbracciandola) Io, si, piccina mia, son qua.

SOFIA: Carlotta di vederti avra piacere

ALBERTO: Essa e qui?

SOFIA: No. No. Non c'e (contrariata). Lei che mai non s'assente. Ma tu perche non avvertir. Perche?

ALBERTO (semplicemente): Io sorprender la volli! E di me parla ancora le, che l'anima adora? Gia da sei mesi io sono assente!

SOFIA: Ah, qui tu fosti ognor presente. Ma ti par? Non si deve a te sposar?

ALBERTO (allegro): Tu sei gentil. Di nuovo che ci fu?

SOFIA: Ma ... di nozze parlar... del di del tuo ritorno.

ALBERTO: Oh sospirato giorno!

SOFIA: E qui si ballera?

ALBERTO: Ma si, non dubitare. Il di che tua sorella sopsa a me sara rechi a ognun felicita.

(riconducendo Sofia alla scalinata, e salutandola)

Or va, cara, ti posson chiamare
ed avvedersi ch'io son qui
non lo dir
vo' improvviso tornare
al sorger del di

SOFIA (rincasando)

A domani, a domani, caro signor cognato!

(gentilmente chiude l'usciale a vetri)

SCENA IX

ALBERTO (solo).

Ella m'ama, ella pensa a me
Quale preghiera
dal core va al signor
pe' silenzi della sera
oh come dolce parla il cor
nell'ora gentil del ritorno
tutto da ver commove e lacrima ci fa
se al torna echeggiar
Carlotta udisse intorno a se, oh dolcezze
il grande amor e la mia tenerezza

Alberto s'allontana lentamente.

La notte e scesa, la nuna rischiara, a poco a poco la casa.

SCENA X

CARLOTTA E WERTHER

Carlotta e Werther si mostrano sulla porta del giardino.

Vengono adagio, a braccetto, e si fermano in fondo alla scalinata, ove restano entrami un istante in silenzio.

CARLOTTA (sorridendo): Dividerci dobbiamo. La casa e qui, signore, l'ora e di riposare.

WERTHER (teneramente): Ah, perche m'han guardato gli occhi ove splende il cielo, gli occhi ove regna amore,
i vostri occhi, o divina, e m'hanno innamorato
come ormai potro dormir
le stelle e il sole riapparir
posson nel curvo cielo
la terra ad allietare
se e notte io piu non so
ne se il giorno spunto
che sol pensare
puo questo cor, angiolo bello a te

CARLOTTA (sorridendo): Ma che sapete voi di me?

Werther (commosso):

Tu sei l'anima mia gemella
Carlotta, e ti conosco gia
per saper quale donna tu sei

Carlotta:

Oh, che dite signor

WERTHER (gravemente, e con tenerezza)

La verita.
Tu sei la piu buona e gentil creatura!

Carlotta (confusa). No!

Werther (con affetuosa galanteria)

Ma che, bella mammina, dovro
i tuoi bimi interrogar?

CARLOTTA (pensosa)

Ahime, si mamma nono, veramente,
perche l'imagin di mia madre ognor
sento aleggiar su noi
ed a me sempre appar ridente
se i bimbi che fur suoi
mi stringo al cor
ah, se volesse il cielo che tu potessi ancora
quaggiu venire, o mamma, e tu dicessi, a me
che tenni il giuro ch'io ti feci all'ultima ora.

(con dolore)

Mamma, mamma, cosi presto morir, perche?

WERTHER:

Bella Carlotta,
o fiore di virtu
Ogni bene dal cielo
piova su te

CARLOTTA:

Se a voi nota ella fosse
ah che tormento amaro
veder cosi sparire
cio che v'e di piu caro
che dolce ricordar
che tristo sospirar
perche mai tutto deve finire
anche i bimbi hanno piano lacrime di dolor
essi cheggon sovente inconsolabilmente
perche i brutti incappati rapit la mamma a lor

WERTHER:

Sogno, incanto, piacer,
io getteri la vita
per mirar gli occhi suoi
la fronte bella ognor
la sua bocca adorata dal sorriso fiorita
senza ch'altri goder ne potesse il fulgor
o celeste sorriso
o Carlotta
io sospiro
sol per te
t'amo
t'ammiro

CARLOTTA:
(tornando in se si scioglie da Werther)

Pazzi noi siamo
Andiamo

WERTHER (trattenendola)

Di' che si rivedremo

SCENA XI

IL POTESTA, WERTHER, CARLOTTA

IL POTESTA (salndo le scale in fondo ed entrando in casa)

Oh Carlotta
Carlotta
Alberto e ritornato

CARLOTTA (commossa) Alberto?

Werther (a Carlotta) Alberto?

Carlotta (sottovoce).

Si.
E quello che mia madre pria di morir mi fece fiurar che avrei sposato!

(sempre a bassa voce, come rimproverandosi)

Werther, addio lo sa
a voi presso un momento
sella mia santa mamma scordato ho il giuramento

WERTHER (angosciato)

Al giuro tuo fedel rimani
va
io ne morro
Carlotta.

(Carlotta si volta a guardarlo, poi entra Werther solo, disperato)

Un altro sposera!

--------

ATTO SECONDO

A WETZLAR.

La piazza.

Nel fondo, la chiesa.

A sinitra, il presbiterio.

A destra, nel fondo, una strada, la campagna.

A destra, la Wirthsaft, contornata di luppoli.

Davanti al tempio, alcuni tigli tagliati, che ne lasciando scorgere la porta

Una panchia, sotto i tigli, vicina all'ingresso del presbiterio.

Schmidt e Johann sono seduti ad una tavola della Wirthschaft.

E bel tempo.

Demonica dopo mezzogiorno.

SCENA PRIMA

Johann e Schmidt.

(cantano, col bicchiere in mano, il ritornello)

Evviva Bacco
Bacco evohe

JOHANN

Ah che splendida giornata
Da questo allegro sole ho l'alma illuminata

SCHMIDT

Bello e viver qui
quando il ciel puro e cosi
l'aer azzurrino
e chiaro il vino

JOHANN

Oggi e festa

SCHMIDT (suono d'organo nel tempio)

Oggi e festa
Su via, l'organo suoni
e cantate l'uffizio.

JOHANN

A suo talento ognuno il ciel puo venerare
io vo' ne' doni suoi iddio glorificare

SCHMIDT

Gloria a lui che ci da si buono il vino
a che ci rende il vivere si bello

JOHANN

A Dio benediciamo

SCHMIDT

Ed al favor divino

JOHANN (guardando la gante)

Che folla, ma che folla
C'e tutta la citta
lieto vedra il pastro
che ognun festeggia qua
sue nozze d'or

SCHMIDT

Bello e per un pastor far le sue nozze d'or
lo assiste il ciel
ma non vorrei da ver
gioir di tal piacer

(Carlotta e Alberto entrano.

Johann s'alza, guardandoli, e si volge verso Schmidt.

JOHANN:

E pur vi son di quelli che non hanno timore
d'una tal felicita

(ammiccando Carlotta e Alberti)

Ve' quei la, per esempio.
Ebbene in loro onore anco un sorso si berra.

(Entrano tutti e due nella Wirthscaft.

----

SCENA II

Alberto e Carlotta

(seggono su la panchina sotto i tigli)

ALBERTO:

Cosi tre mesi gia che uniti siam passar
rapidi son volati e per tanto a me par
che noi vissuto abbiamo sempre insieme

CARLOTTA (dolcemente) Mio bene.

ALBERTO:

Oh tu non sai quanto m'infiammi amore

(con grande tenerezza)

Ma io ma io di questa giovinetta
che lieta invigilava la paterna casetta
feci proprio una donna senza rimpianti in core

CARLOTTA

Oh, se una sonna e compagna adorata
al piu sincero core all'animo migliore
che mai rimpianger potra

ALBERTO

Ah la parola amata
e come nell'udirla la mia mente e rapita
e m'e cara la vita

Carlotta e Alberto vanno verso il tempio.

Alberto scampia quache parola con quelli che vanno all'uffizio.

WERTHER appare, rimonta la scena e guarda da lontano, con visibile angoscia, l'intimita de' due sposi.

SCENA III

Werther (solo)

Un altro ella sposo!

Dio di bonta
perche non mi fu dato
di passar la mia vita con quest'angelo a lato?
per me la vita inteira
sarebbe stata allora un'ardente preghiera

(DOLOROSAMENTE):

SON IO SON IO CH'ELLA POTEVA AMAR
Avrei sovra il mio petto
in dolce nodo stretto
la piu bella creatura
che la man di dio creo
SON SIO SON CH'ELLA POTEVA AMAR
allor che la piu pura
visione m'apparve e ratta via dialeguo
il mio corpo ne freme
il mio cor s'addolora
e plora

(Werther cade accasciato sulla panchina, nascondendosi il volto fra le mani).

SCENA IV.

WERTHER, JOHANN, SCHMIDT, BRUTHMANN

Johann e Schmidt ricomppaiono sulla soglia della Wirthschaft. Schmidt da il braccio a Bruthmann, afflitto e muto.

SCHMIDT a Bruthmann

Si, Katchen torner
credi a me.

JOHANN

Qua si l'ore e il di
che tornar dovra qui
che importa?
poi ch'ella qui verra?

SCHMIDT

Poi ch'ella qui verra?

JOHANN

Sett'ani fidanzati

Come potra la speme esser morta?

SCHMIDT

Andiamo insieme.

Il segnal s'ode gia
se l'uffizio manchamo almeno il ballo apriamo

(ESCONO traballando)

SCENA I

WERTHER E ALBERTO

Nell'uscir dal tempio, Alberto va verso Werther, e gli posa una mano sopra una spalla.

Werther trasalisce, e fa un movimento, come per andarsense.

ALBERTO:

La dolecezza che il cor m'abebella
talora vien crudele un cirmorso a turbare

WERTHER

A turbar?

ALBERTO

Ti conosco forte e nobile
A quella che io feci mia sposa
dinanzi al sacro altare
quand'era ancor fanciulla forse hai volto il pensiero
ma dilegua nel nulla
il sogno lusinghiero
nel vederla si vaga e cara
apprezzo troppo il bene che il ciel mi dono
per non sentire quanto la sua perdieta e amara

(prendengolgli affettuosamente la mano)

Il mio cor ti comprese e gia ti perdono

WERTHER:

Hai detto il vero.

Il mio cor non mente e non fine
se avesse di quei di troppo reo sovvenir
toglierei la mia man dalla man che la stringe
e anderei ben lontano solitario a morir.

ma come dopo il noembo si placa el mar fremente
il cor non soffre piu dei sogni che passar
e chi sa penetrare in fondo all amia mente
soltanto l'amicizia vi deve ormai trovar
e sara questo il bene ch'io godro sulla terra

(SOFIA entra con dei fiori fra le mani).

SCENA VI

DETTI E SOFIA

SOFIA (ad Alberto, allegra)

Fratello mio ve', mira il mazzolino
ho messo pel pastore a saccheggio io mio giardino
e poi si danzera

A WERTHER:

Io conto sopra voi del primo minuetto
o che sinistro aspetto
ma oggi qui, signor
regna felicita
che si festeggia mor
gaio il sol, di fiamme, ardente
nell'azurro rifulgente
su noi getta i raggi d'or
che per gli occhi vanno al cor
e l'augel che in alto va
mentre l'aura lieve spira
dolcemente a noi sospira
che il signor lieti ci fa

WERTHER (fra se)

Goder? Potro godere ancora

ALBERTO (a Sofia)

Porta, porta i tuoi fuori, cara piccina, va.
Otra verro.

Sofia si allontana di qualche passo.

A Werther:

ALBERTO:

Parliamo della felicita
si cerca nel lontano e s'invoca e s'implora
mentr'ella ci disfiora, forse, con l'ala d'or
e sorridente va sen va sfogliando fior

SOFIA (sulla soglia del prebiterio a Alberto)

Fratel, venite qua.
Sapete ben, signor

(a Werther):

Werther, vi voglio meco, noi balleremo insieme.

(Sofia entra nel presbiterio, cantanto)

Gaio io sol di fiamma ardente
nell'azzurro rifulgente
su noi getta i raggi d'oro.

Alberto raggiunge Sofia e dispare con lei.

SCENA VII.

WERTHER SOLO, poi Carlotta.

HE DETTO IL VER?
L'amore che ho per lei
non e dunque il migliore, il piu puro non e
o il piu triste pensiero spunto dentro di me
Si
fu menzogna
o ciel
soffir per sempre
o pure ognor mentire
io che non so debole e vile
or vo' debbo partire

CARLOTTA e apparsa sulla soglia del tempio e si e avviata al presbiterio.

WERTHER la scorge commosso:

Partir? No
Ritentare ancora un'altra prova

CAROLTTA: senza aver veduto Werther:

Trovai nel pregare come una forza nova

WERTHER (da lontano) Carlotta!

CARLOTTA (volgendosi con semplicita)

Dal pastore ancor vi rivedro?

WERTHER (avvicinandosi con tristezza)

E perche?
Per vedere che siete d'altri ormai?

(Avvinandosi di piu a Carlotta rimasta immobile)

Ah,
quel soave di dove mai se n'ando
in cui col vostro sguardo m'incontrai
la prima volta
si

quel bel di grato al core
restammo insieme
e tanto
mentre eil sol nel morire
col supremo slendore
ci mandava un sorriso
come se ci volesse bedire

CAROLTTA (con fredzza)

Alberto m'ama e son sua moglie.

WETHER (con slanciio): Ah! V'ama?
E chi potrebbe non amarvi, ahime?

CARLOTTA (con maggior dolecezza):

Werther
Werther
E non piu v'e una donna quaggiu
degna del vostro amore e che sia libera?
Io sono d'altri
perche voi m'a,ate?

WERTHER:

Chiedete al pazzo ahime
perche egli piange o ride

CARLOTA (risolutamente)

Ebben, poiche il destino per sempreci divide
partite tosto
partite
partite

WERTHER:

Ah
no
che debbo udire?

CARLOTTA (con gravita)

Dovete udir da me questo soltanto

WERTHER:

E chi me lo comanda?

CARLOTTA:

Il dovere!

(con maggior dolcezza)

L'assenza a volte fa che il dolor sia piu quieto.

WERTHER:

Ah, credete non ha l'oblio nel suo potere

CARLOTTA: con maggior dolcezza:

L'oblio perche?
pensare a Carlotta in segreto si puo
pensate a me
grata ancor vi saro

WERTHER (calmatosi poco a poco)

Si
si
null'altro vo
saper che lieta siete
ma non piu rivedervi
non e possibil
no

CARLOTTA:

Ah
no Werther
non sono ne crudel ne cattiva
non vi saprei tener in eterno lontano
e tornerete qui tra noi il Natale

WERTHER: (supplichevole)

Carollotta!

Carlotta (allontanadosi)

Pel Natale!

SCENE VIII

Werther (solo)

Werther vuol richiamarla, ma torna suoi suoi passi scoraggiato

PER LE CH'E TANTO BUOONA
Per il suo bene lo faro
ma se la forza m'abbandona
ah lo so
che per sempre mi riposero.

(fantasticando)

Perche tremai cosi
perche
o bianca morte ridi vaga a me
un colpo sol
che fa
e si va nell'ignoto
al di la
morir ecco tutto morire
no non s'offende il cielo se non si vuol soffire
quando un figlio lontano ritorna d'improvviso
il padre non si duole rimproveri non ha
il rumore di passi rallegra al vecchio il viso
che stretto il figlio al seno in lacrime rista
il ciel che mi creo avra meno pieta
no non vuole il signore di lassu dalla reggia
non puo condannar me che un infelice sono
vedendo il suo soriso a traverso le stelle
a lui ritornero sicuro del perdono
padre signore
non ti conosco e pure ho un'alta fede in te:
SPERANZA
AMORE
CHIAMAMI A TE

Werther e per allntanarsi, allorche Sofia appre sulla porta del presbiterio.

SCENA IX

WERTHER, SOFIA, poi CARLOTTA, ALBERTO e tutto il corteggio.

Sofia a Werther: Venite, su! Vedete? Il corteggio e vicino e voi solo cugino. Ci fate ritardare
Werther (bruscamente): Mi scuseran! Men vo!
SOFIA: Che? Partir?
Werther? Me non vo.
SOFIA: Ma di certo per ritornare. E vero?
WERTHER (con violenza) No, mai piu (Fugge).

SOFIA commossa, corre, chiamandolo sino alla strada)

SIGNOR WERTHER! Al voltar del sentiero sparito e gia! Signor! Che fu!

(scoppiando in lagrime)

Ero lieta. Cosi spensierata!

(Il corteggio della cinquantina traversa la piazza)

CARLOTTA: scorgendo Sofia e accorrendo presso di lei

Ma che cos'e, Sofia?
Tu piangi, sorellina?

SOFIA: Ah, sei tu. Werther! se n'ando!
CARLOTTA: Che?
SOFIA: Non vuol ritornare! Qui me l'ha detto or ora! fuggi, senza spiegarsi, se n'ando!
CARLOTTA: Come? Non vuol ritornar?
Alberto (cupaamente osservando Carlotta) L'adora!

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ATTO TERZO

QUADRO PRIMO:

Carlotta e Werther.

La casa d'Alberto. Il salotto.

Nel fondo a destra, in un vanno assai vasto, una porta a due battenti.

A sinistra, una grande stufa di porcellana verde.

In fondo, la spinetta.

Porta a destra.

A sinistra, porta della camera di Carlotta.

Sul davanti, una piccola scrivania, un tavolino da lavoro e una polotrona.

Quasi a destra, sempre sul davanti, un sofa.

Sulla tavola, una lampada accessa, con la ventola.

SCENA PRIMA

Carlotta sola, seduta presso il tavolino da lavoro.

CARLOTTA:

Werther!
Diletto e caro nome!
qui nel mio cuore
a poco a poco entro
da ch'egli se n'ando
non so ridir piu come
dimenticare io non lo so

(con lentezza, si alza come atratta verso la scrivania e l'apre)

M'ha scritto che m'ama
la vo' ridire ancora
la gentil frase dolce
che pur tanto m'accora
la dovro lacerare
ah non potro

Torna presso il tavolino con gli occhi fissi sulla lettera che ha preso. Legge:

"Vi scrivo qui
dalla stanzetta mia"

"Grigio ciel ciel di dicembre gravea su me m'opprime il cor, e son lontano qui -- sono sempre solo"

(Carlotta ricade sulla seggiola)

Nessun presso di se
Non ha chi gli dimostri un po' d'amore, un raggio di bonta
non so com'ebbi il cuore
di mandarlo laggiu solo in esilio!

(Carlotta ha preso un'altra lettera)

"Gridar sento i bambini sotto la mia finestra scherzare, cantare, e penso al tempo caro a me allor che i vostri fanciullini con me volean giocare. M'avran dimenticato?"

No, sanno ricordare ed il ricordo e grato.
e se verrete qui ma drovra ritornare?

(Carlotta si alza come atterita)

Cio ch'egli serisse a me
m'agghiaccia e mi spaventa

Carlotta leggendo

"Tu m'ha detto, a Natale"

"Io dissi a te: Mai piu"

"Oh, lo vedremo or ora chi di noi disse il vero"

"Ma se non debbo ritornare nel lieto di presso di te
non m'accusare pensa a me
e col tuo sguardo pien d'incanto
a queste righe se tornerai
gli occhi si bagneran di pianto
o Carlotta e tu tremerai

Mentre Carlotta legge commossa, entra vivacemente Sofia con vari giocattoli per la festa della sera.

Carlotta sopresa nasconde rapidamente le lettera che aveva in mano.

SCENA II

CARLOTTA E SOFIA

SOFIA (allegramente)

Carlotta, buon di
Non hai qualche nuova?

(in torno di dolce rimprovero)

Alberto non c'e
tu non vieni piu
e il babbo l'ha molto con te

Carlotta (sopra pensiero) Ah che
SOFIA (cingendo la vita di Carlotta) Ma soffri tu?
Carlotta: Perche questa demanda?
SOFIA (carezzevole) Si fredda e la tua mano, devi aver pianto, e vero? Lo vedo bene
CARLOTTA (un po' impacciata) Oh nulla. Si. Mi sento talvolta un po' triste, isolata.
Ma se anche un pensier mesto il core m'addolora
cara scacciar lo voglio
e gia lontano ed ora
io rido gia

SOFIA (carezzevole)

Cosi voglio, tu devi rider sempre
come un di

CARLOTTA (tra se, con intenzione). Come un di!

SOFIA (allegramente) Perche il riso e gentil, sottil, legger, sonor, alato egli e come un angel dell'aurora, nel puro ciel che il sole indora e la bonta del cor effusa in raggi d'or.

SOFIA conduce Carlotta alla poltrona e si siede infanilmente sulle sue ginocchia

Ascolta
Ho gia l'eta di sapere il perche
di tante cose
si
la tristezza qui
su me su te s'impose
da poi che Werther se n'ando
perche non darci sue notizie?
V'e piu chi gli resto fedele

CARLOTTA (svincolandosi dalla braccia di Sofia, si alza tra se)

Ah, tutto qui mi parla di lui, di Werther.

SOFIA (riavvinandosi a lei). Piangi.

Perdono te ne prego
non dovevo parlar di tutto cio.

CARLOTTA (non sapendosi trattenere)

Va
non e mal se piango
mi fara bene, piccina
gia dentro il cor ricade lento
il pianto che si vuol frenar
e con assiduo tormeto
si pone il core a martellar
e quando avvien che la tristezza
sotil crudel corroso l'ha
piu sopportare il cor non sa
e troppo debole si spezza

SOFFIA (spaventata)

Ah sorella no no
non restar sola qui
vieni con me sapremo farti dimenticare
questi pensieri
i bimbi ti diranno
la canzone che in coro canteranno
per il natale

(Soffia va a riprendere i giocattoli posati entrando)

CARLOTTA

tra se, molto commossa

Per il natale
tu pur lo dici

ripete con accento cupo

"Ma se non debbo ritornare
nel lieto di presso di te
non m'accusare
pensa a me
SOFIA (tornando verso Carlotta)

Siam d'accordo, e vero? Ti vedremo?

Carlotta: sforzandosi a sorridere

Si forse

SOFIA: Ma non, dici cosi.

CARLOTT (c. s.)

Che debbo dir?

SOFIA

Di si

CARLOTTA:

Si. Verro da te, carina.

SOFIA

Proprio?

CARLOTTA:

Verro!

Sofia: Ma proprio

CARLOTTA richiamando Sofia che s'allontana, con slancio

Ah vieni qua
che io t'abracci ancora

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SCENA III

CARLOTTA, poi WERTHER

Carlotta:

La forza m'abbandona
Oh gran dio
signore
ho fatto e vo' fare
sempre il mio dovere
ora in te solo io spero
perche dura e la prova
e non ha forza il core
signore signore
ah leggi tu nell'anima ferita
che l'ansia tortua
di tutto ha paura
tu che d'ai la fede
tu soccorri a me
odi la mia preghiera
fervida sincera

La porta del fondo si apre.

Appare Werther.

Werther e in piedi presso l'uscio, pallido, debole, si sostiene al muro.

CIELO
WERTHER!

Werther

Son io,
si torno
e pure lontanto io non lasciai passare un'ora
senza dire
morire
si piuottosto morire
ma rivederla no
ma quando venne il di
fissato per tornar per venir qui
allor volli partire
su la soglia angosciato
io retero ancora
tentai fuggire
ma che importa di dire tutto cio?
sono qui

CARLOTTA

molto commossa cercando di trattenersi e di mostrarsi indifferente

Non so perche questa parola amara
perche non ritornar qui mentre ognuno
v'aspettava il mio babbo i bimbi

WERTHER (avvicinandosi) E voi, si voi pure.

CARLOTTA: interrompendolo, volendo taglia corto e mutar discorso

Qui, Werther
qui tutto serba ancora
l'aspetto che vi piacque tanto un giorno.
Nel ritrovarlo uguale non vi pare che tutto
si ricordi di voi?

WERTHER (gettando uno sguardo attorno)

Vedo, si, che qui nulla cambio
soltanto i cuori
ogni cosa ha serbato un sorriso
un ricordo

(giradndo per la stanza)

V'e pure la spinetta che la gioia canto
e del mio duol soffria
alla vostra canzone tutta d'amore
come la vostre voce accompagno la mia

(venendo presso il tavolino)

I libri
oh quante volte, e vero
su di lor si sfiorarono i volti avvicinati

(andando alla scrivania, su cui e la custodia delle pistole)

E quest'armi che un di la mano ha carezzate
a me rideva gia
(con voce sorda)
la pace immensa che sospiro.

CARLOTTA

senza aver visto quest'ultimo movimento, si e avviata alla spinetta su cui ha preso un manuscritto. Volgendosi a Werther:

Ed ecco i versi d'Ossian
vi ricordate, tradur li voleste

WERTHER:

Tradurre
ah si talvolta il sogno si levo
a vol sull'ala d'oro
e fosti tu, poeta
a dire del mio cor l'ansia segreta
tutta l'anima ho qui

LEGGENDO

No non mi ridestare
o soffio dell'aprile
io sento su di me
la tua carezza
ed ahime
spunta il di della tristezza
domani tornera da lungi il vaitore
ricordera la gloria del passato
ed il suo sguardo invano cerchera lo splendore
e non trovera piu che lutto e che dolore

CARLOTTA: molto agitata

Ahime,
basta cosi
questo dolor
che fu
non so dir
man mi sembra

WERTHER

Cielo
ho capito bene
la vostre voce trema
negli occhi avete il pianto
o non e forse amore e per me

CARLOTTA:

Non parlare

WERTHER (avvicinandosi a Carlotta)

Ah perche vuoi tentare
d'ingannarci tutt'ora

CARLOTTA:

Werther, ve me scongiuro.

WERTHER:
Va solo un sogno fu
speari domato un di
quest'immortale amore
che palpita nel core

(esaltandosi)

Ah questo primo bacio
il bacio vagheggiato
che l'anima sperava io l'intravedo alfine
e brucia sul mio labbro non ancor dissetato
vo' baciar cedi a me la prima volta a me

CARLOTTA:

Ah la ragion mi sfugge

WERTHER:

Tu m'ami -- m'ami

CARLOTTA (respingendolo): No.

Tutto che ci dividie non so scordar.

WERTHER: Tu m'ami (si getta ai suoi piedi)

CARLOTTA: Pieta.

Werther: Ti voglio bene
piu tormento non v'e
non rimorso

CARLOTTA: Pieta.

Werther: L'amor, null'altro esiste, il resto e vanita.

CARLOTTA (come perduta) Signore, tu m'assisti.

WERTHER: L'amor, soltanto e vero. L'amor, verbo divino, riso gentil di cielo. Qui (stringendosela al seno);

CARLOTTA (fra le braccia di Werther): Pieta.

WERTHER: T'amo, t'amo.

CARLOTTA (svincolandosi) Ah non, no stretta a te

WERTHER: Perdono

CARLOTTA risolutamente

No
non mi vedrete piu
fuggo da voi col cuore disperato
addio
per sempre

(Fugge)

WERTHER (precipitandosi suoi suoi passi)

No Carlotta ascolta
diletta
ti chiama l'amore
tu sacra sarai vieni qui
che?
tac ancora?
Piu non mi vuole?
Ebbene me n'andro
Carlotta, ahime, mi condanno

(avviandosi alla porta di fondo)

Ti tattrista, o natura
il figlio prediletto
l'amor tuo morira
e con se portera
l'assidura tortua
la mia tomba si puo dischiuder gia

(FUGGE).

---

SCENA IV

ALBERTO, poi CARLOTTA

Alberto entra cupo sopra pensiero

Werther e stato qui. L'han vedutor tornare

veravigliato

Non v'e nessuno e l'uscio e aperto sulla strada.
Che cosa accade qui? Carlotta!

S'avvicina alla porta della camera di Carlotta, chiamando.

CARLOTTA vedendo Alberto: Ah
Alberto: Che cos'hai?
Carlotta (sempre piu turbaa) Io? Che?
Alberto: Mi sembri un po' commossa ed agitat
CARLOTTA: Si. La sopresa.
Alberto: E chi c'e stato qui?
Carlotta: Qui?
Alberto: Si. Da te (un servo e entrato con una lettera)
Un biglioetto.
(riconoscendo il crattere e fissando Carlotta) di Werther.

CARLOTTA: CIELO!

ALBERTO (leggendo senza perder di vista Carlotta)"

"Parto per un lontan viaggio. Le pistole vogliatemi prestare."

CARLOTTA (fra se, sentendodi mancare) Se ne va

ALBERTO (coninuando) "V'abbia in grazia il signore"

CARLOTTA (fra se, attonita) Ah che tristo presagio.

ALBERTO: (A Carlotta, freddamente): Dagliele tu.

CARLOTTA (arretrando impaurita) Che? Io?
ALBERTO: Si, certo.
CARLOTTA: (come affascinata, si dirige all scrivania): Quale sguardo!
Alberto si avvia verso la camera a destra, e prima d'entrarvi guarda ancora Carlotta che appena accorgendosene consegna al servor le armi.

Il servo esce.

Alberto spiegazza il biglioetto.

Lo getta via e rientra in camera.

Appena sola, Carlotta prende una mantelina sopra una polotrona.

Ah, lo potro salvare se il Cielo lo vorra.

----

QUADRO SECONDO:

La notte di Natale

La piccola citta di Wetzlar.

La luna illumina il paesaggio coperto di neve.

Alcune finestre si illuminano.

Nevica.

Il teatro e all'oscuro.

La musica continua fino al cambiamento di scena.

QUADRO TERZO

LA MORTE DI WERTHER.

Lo studio di Werther.

Un cadeliere a tre bracci illumina la tavola coperta di libre e di fogli.

In fondo, un po' a sinetra, un'ampia finestra aperta da cui si scorge la piazza del vilaggio e le case coperte di neve.

Una delle case, quella del potesta, e illuminata.

Nel fndo, a destra, una porta.

Il chiaror della luna penetra nella stanza.

Sul davanti Werther solo, mortalmente ferito.

SCENA PRIMA

WERTHER, poi Carlotta.

Carlotta (entrando bruscamente e chiamando con angoscia)

Werther!

(ad un tratto ella scorge il corpo di Werther e si getta su di lui, poi da un grido e si titra spaventata:

Ah cielo
V'e del sangue

(torna verso di lui e lo prende fra le braccia

Non vo' pensarlo
morto esser non puo
Werther ritorna in te
Werther rispondi a me
A quale strazio

WERTHER: aprendo gli occhi e riconoscndo Carlotta)

Chi parlo?
Carlotta
Ah, se tu
mi perdoni?

CARLOTTA:

io perdonare
se son io che t'uccisi?
se il sangue che ti scorre dalle ferita
o Werther
son io che lo versai

WERTHER (che si e un po sollevato)

No
giusta e buona fosti tu per me
e per la morte benedico te
che ti serba innocente
ne rimorsi mi da

CARLOTTA (come pazza guardnado attraverso la porta)

ma qui ci vuol soccorso

WERTHER sollevandosi su di un ginnocchio

No
no chiamar nessuno
ogni ajuto m'e vano
dammi qui la tua mano

si appoggia a Carlotta e si alza sorridendo

a me tu sola basti

cade seduto, poi colla mano sulla fronte di Carlotta con una voce dolce carezzevole

Tu sola
e poi nessuno
ci deve separare
sto tanto ben cosi

prendendole la mano

in quest'ora suprema io son felice
muoio dicendo a te
che t'adoro

CARLOTTA: con slacnio

Ed io t'amo
Werther
t'amo

WERTHER: Ah, signore.

CARLOTTA

Si
nel di stesso
che somparisti innanzi a me
ebbe il core
un'eterna catena d'amore
che a me ti lego
io non volli peccare
ti chiesi
di soffrire
e per serbarmi pura
Werther
io t'ho perduto

Werther

Oh parla ancora te ne scongiuro

CARLOTTA con slacnio

Ma se la morte giunge prima che ti rapisca
il bacio il bacio almeno io reso te l'avro
(lo abbraccia)
che il tuo cor col mio core i palpiti confonda
e nell'amplesso scordi che tanto mal soffri

WERTHER E CARLOTTA (insieme)

Tutto dimentichiamo

(Tise rumorose da lontano)
Voci di bambini in casa del Potesta

VOCI DI BAMBINI: Natal.

CARLOTTA: Questi grida di gioa nell'ora dolorosa.

VOCI DI BAMBINI

Gesu Cristo e nato
il signor a noi fu dato
re pastori d'israel

WERTHER: sollevandosi come allucinato

Natal.

CARLOTTA:

animandosi spaventata dal delisio che comincia

Sono i bambini
gli angeli
il natale
e la canzon liberatrice
e l'inno del perdono
che l'innocenza dice

WERTHER (c. s.)

Perche quel pianto?
Credi tu che ora
per me la vita sia terminata?
Comincia, amato bene.

VOCE DI SOFIA:

Il signor lieti ci fa
L'amor qui si festeggia -- regna felicita

VOCI DI BAMBINI:

Natal!

VOCE DI SOFIA:

Regna felicita

CARLOTTA guardando con angoscia

L'occio si vela
la mane e fredda
e per morir ma non voglio no
Werther rispondi
non mi vuoi sentire?

(stringendo Werther a se)

Strapparti alle mie braccia la morte non sapra
tu vivrai
tu vivrai
vedi
son qui con te

WERTHER (con voce sepnta)

No, Carlotta, si muore
Ma tu m'ascolta bene
laggiu nel cimitero
due grandi tigli sono
cola, diletta, io voglio
per sempre riposare

CARLOTTA

A no pieta

WERTHER

Se mi si vuol negar questo conforto
se la terra cristiana e rifiutata
alla mia salma allora
presso il sentiero o nella solitaria vallata
fammi scavar la tomba
se il prete nel passagre il capo volgera

CARLOTTA:

Werther, pieta

WERTHER:

Io spero di nascosto qualche donna verra
a trovare il rejetto
e da quel puro pianto
si sentira compianto
chei muor chi lieto muore
e la benedira

La voce gli manca, fa qualce sforzo per respirare, le braccia si irrigidiscono e poi cadono.

Il capo si piega sulla spalla, muore.

VOCI DI BAMBINI

Gesu Cristo e nato.

Il signore a noi fu dato.

CARLOTTA:

prede fra le mani la testa di Werther con un grido di spavento, chammando disperatamente

Werther, ahime tutto fini

Cade svenuta ai piedi di Werther.
Fuori grida allegre
tintinnio di bicchieri e risa.

FINE



















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