Gaio Valerio Catullo (Verona, 84 a.C. – Roma, 54 a.C.) è stato un poeta romano.
Indice
Catullo proveniva dalla Gallia Cisalpina e nacque precisamente a Verona nella Venetia et Histria.
San Gerolamo, studioso che si era occupato di molti autori latini, pone l'87 a.C. e il 57 a.C. rispettivamente come data di nascita e di morte e specifica che appunto Catullo morì alla giovane età di trent'anni, ma non se ne conosce la causa.
Tuttavia, poiché nei suoi carmi vengono accennati avvenimenti che riportano all'anno 55 a.C. (come l'elezione a console di Pompeo e l'invasione della Britannia da parte di Cesare), si è maggiormente propensi a ritenere che egli sia nato nell'84 e morto nel 54 a.C., dato per certo il fatto che sia morto a trent'anni.
Apparteneva a una famiglia agiata.
Stando a quanto racconta Svetonio, il padre ospitò Q. Metello Celere e Giulio Cesare in casa propria al tempo del loro proconsolato in Gallia.
Trasferitosi nella Capitale si suppone intorno al 61-60 a.C., Catullo cominciò a frequentare ambienti politici, intellettuali e mondani, conobbe personaggi influenti e conosciuti dell'epoca, come Quinto Ortensio Ortalo, Gaio Memmio, Cornelio Nepote, e Asinio Pollione, infine ebbe contatti ostili con Cesare e Cicerone.
Con una stretta cerchia d'amici letterati, quali Licinio Calvo ed Elvio Cinna fondò un circolo privato e solidale per stile di vita e tendenze letterarie.
Durante il suo soggiorno prolungato a Roma ebbe una relazione travagliata con la sorella del tribuno Clodio, tale Clodia[2] Viene soprannominata nei carmi con lo pseudonimo letterario Lesbia in riferimento alla grandezza della grande poetessa greca d'amore Saffo dell'isola di Lesbo.
Lesbia, che aveva una decina d'anni più di Catullo, viene descritta dal suo amante non solo graziosa, ma anche colta, intelligente e spregiudicata.
La loro relazione alternava periodi di litigi e di riappacificazioni ed è noto che l'ultima lettera che Catullo scrisse all'amata fu del 55 o 54 a.C., proprio perché in essa viene citata la spedizione di Cesare in Britannia.
Soprannominato "Poeta Nuovo" ( "neóteros" ) da Cicerone in modo però del tutto dispregiativo.
Da alcuni suoi carmi emerge che Catullo ebbe anche un'altra relazione, con un giovinetto romano di nome Giovenzio.
Catullo si allontanò varie volte da Roma per trascorrere del tempo nella villa paterna a Sirmione, sul lago di Garda, luogo da lui particolarmente apprezzato e celebrato per il suo fascino ameno, ma anche perché situato nella sua terra di origine, causa per il poeta di periodi nostalgici.
Nel 57-56 a.C. Catullo fece parte della cohors praetoria, detta anche cohors amicorum, accompagnò Gaio Memmio in Bitinia e in quella circostanza andò per rendere omaggio alla tomba del fratello situata nella Troade.
Quel viaggio non recò alcun beneficio a Catullo, che ritornò senza guadagni economici, né la lontananza riuscì a fargli riacquistare la serenità perduta a causa dell'incostanza e dell'indifferenza di Lesbia nei suoi confronti.
Catullo non partecipò mai attivamente alla vita politica, anzi voleva fare della sua poesia un ludus fra amici, una poesia leggera e lontana dagli ideali politici tanto osannati dai letterati del tempo (al riguardo si veda il carme:
"Non mi interessa affatto piacerti, Cesare, né sapere se tu sia bianco o nero.
Tuttavia seguì la formazione del primo triumvirato, i casi violenti della guerra condotta da Cesare in Gallia e Britannia, i tumulti fomentati da Clodio, comandante dei populares, fratello della sua celebre amante Lesbia e acerrimo nemico di Marco Tullio Cicerone, che verrà da lui spedito in esilio nel 58 a.C. ma poi richiamato, i patti di Lucca e il secondo consolato di Pompeo.
Una nota da sottolineare è il Carme 52 dove, per usare le parole di Alfonso Traina, "il disprezzo della vita politica si fa disprezzo per la vita stessa":
« Che c'è, Catullo? Che aspetti a morire? Sulla sedia curule siede Nonio lo scrofoloso, per il consolato spergiura Vatinio: che c'è, Catullo? Che aspetti a morire? » | |
(Carme 52) |
Il liber di Catullo non fu ordinato dal poeta stesso che non aveva concepito l'opera come un corpo unico.
Tuttavia un editore successivo (probabilmente lo stesso Cornelio a cui è stata dedicata l'opera) ha diviso il liber catulliano in tre parti secondo un criterio di tipo metrico:
- I carmi da 1 a 60 sotto il nome di "nugae" (lette. sciocchezze/semi di zucca) sono brevi carmi in metri differenti (polimetri) per lo più faleci e trimetri giambici.
- I carmi da 61 a 68 sono i cosiddetti "carmina docta" d'impronta alessandrina e per lo più in esametri e distici elegiac.
- I carmi dal 69 al 116 sono gli epigrammi, in distici elegiaci.
Catullo è uno dei più noti rappresentanti della scuola dei neoteroi (cioè "poeti nuovi"), che prendevano a modello il poeta greco Callimaco, il quale creò un nuovo stile poetico che si distacca dalla poesia epica di tradizione omerica divenuta a suo parere stancante, ripetitiva e dipendente quasi unicamente dalla quantità (in riferimento all’abbondanza dei versi di quest’ultima) piuttosto che dalla qualità.
Sia Callimaco che Catullo, infatti, non descrivono le gesta degli antichi eroi o degli dei (eccezion fatta, forse, per i carmina 63 e 64) ma si concentrano su episodi semplici e quotidiani.
Da questa matrice callimachea proviene anche il gusto per la poesia breve, erudita e mirante stilisticamente alla perfezione.
Si sviluppano, originari dell'alessandrinismo e nati da poeti greci come Callimaco, Teocrito, Asclepiade, Fileta di Cos e Arato, generi quali l'epillio, l'elegia erotico-mitologica e l'epigramma, che più sono apprezzati e ricalcati dai poeti latini.
Catullo stesso definì il suo libro expolitum (cioè "levigato") a riprova del fatto che i suoi versi sono particolarmente elaborati e curati. Inoltre, al contrario della poesia epica, l'opera catulliana intende evocare sentimenti ed emozioni profonde nel lettore.
Catullo apprezzava molto anche la poetessa greca Saffo, vissuta nel VI secolo a.C., e i carmina del poeta romano costituiscono una fonte grazie alla quale è possibile conoscere l'opera della poetessa greca.
In particolare, il carmen catulliano numero 51 è una traduzione della poesia 31 di Saffo, mentre i carmina 61 e 62 sono con tutta probabilità ispirati a lavori perduti della poetessa di Lesbo.
Questi ultimi due componimenti sono degli epitalami, cioè poesie d'amore dedicate al matrimonio. Saffo era molto famosa per i suoi epitalami, una forma poetica che cadde in disuso nei secoli successivi.
Catullo, inoltre, recuperò e diffuse a Roma un particolare tipo di metro detto "strofe saffica", molto usato da Saffo.
Le istanze avanzate da Callimaco furono pienamente accolte dai poetae novi, come dimostrano i loro generi letterari e le caratteristiche della loro poetica.
I canoni fondamentali della poetica neoterica sono: una raffinata elaborazione stilistica, si parla quindi di una poesia "leggera".
Una dottrina mitologica, geografica, linguistica ed infine la brevità dei componimenti, con la convinzione che solo un carme di breve durata può essere un'opera raffinata e preziosa (brevitas).
Note
- ^ Svetonio, Vita di Cesare, 73.
- ^ Secondo un'indicazione di Apuleio nell'Apologia, 10, la donna a cui si riferisce Catullo rimase vedova nel 59 a.C. di Quinto Metello Celere. Tuttora questa informazione viene considerata vera.
Bibliografia[modifica | modifica sorgente]
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Altri progetti[modifica | modifica sorgente]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica sorgente]
- Il Liber di Catullo tradotto in italiano
- Il Liber di Catullo con concordanze e liste di frequenza
- Le grotte di Catullo
- Scansione metrica del Liber di Catullo
- La Chioma di Berenice: traduzione di Alessandro Natucci
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