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Monday, April 1, 2024

GRICE E MARCHESINI: L'IMPLICATURA CONVERSAZIONALE DELL'EDUCAZIONE DEL SOLDATO -- L'IMPLICATURA DEL CAPITANO -- E L'AMORE SESSUALE -- LA SOCIETÀ EUGENICA -- FILOSOFIA ITALIANA -- LUIGI SPERANZA

 

Grice e Marchesini: l’implicatura conversazionale dell’educazione del soldato – l’implicatura del capitano – e l’amore sessuale – la società eugenica  – filosofia italiana – Luigi Speranza (Noventa Vicentina). Filosofo italiano. Grice: “Cassatta has unearthed some opinions by Marchesini which are revolutionary!” Esponente del positivismo.  Alievo di Ardigò, insegna filosofia a Padova. Direttore della Rivista di Filosofia.Diresse, anche, un Dizionario delle scienze pedagogiche, edito dalla Società Editrice Libraria di Milano. Tradusse, inoltre, un testo di Locke Pensieri, edito da Sansoni. Opere: “La vita,” – Grie: “Sounds promising: a treatise on life! Cf. my ‘Philosophy of Life’”). Montagnana, Tip. di A. Spighi, “Saggio sulla naturale unità del pensiero,” Firenze, Sansoni, “Elementi di Psicologia tratti dalle opere filosofiche di Ardigò,” Firenze, Sansoni, “ Elementi di logica” -- secondo le opere di R. Ardigò, St. Mill, A. Bain ecc., prefazione di Ardigò, Firenze, Sansoni,” Grice: “A fascinating little book: it reminded me of Strawson’s Introduction to Logical Theory! Only Strawson would rather die than axe me to foreword it!” –[ whereas Marchesini commissioned his tutor to drop a word “or two””].—Grice: “Marchesini shouldn’t be so reverential towards Ardigo.” Grice: “I count Marchesini’s oeuvre as being by Marchesini; if I want to read Ardigo, I read Ardigo!” – “Elementi di morale, ad uso anche dei licei, secondo le opere degli scienziati moderni, prefazione di Ardigò, Firenze, Sansoni, “Il positivismo e il problema filosofico, Torino, F.lli Bocca, “Le amicizie di collegio” – Grice: “I should note that Marchesini uses ‘amecizia’ in quotes! So it doesn’t really apply to my Clifton days!” --  (con prefazione di E. Morselli e in collaborazione con Obici), Roma, Società Ed. "Dante Alighieri ", “Elementi di pedagogia: Con un'appendice di cento scelte citazioni, Firenze, Sansoni, Doveri e diritti: ad uso delle scuole tecniche e complementari, Milano-Palermo, R. Sandron, “La teoria dell'utile,” principi etici fondamentali e applicazioni, Milano-Palermo, R. Sandron, “ Il Simbolismo nella conoscenza e nella morale, Torino, Fratelli Bocca Editori, “ Il dominio dello spirito, ossia Il problema della personalità e il diritto all'orgoglio, Torino, F.lli Bocca, Pedagogia, Torino, Paravia, Il principio della indissolubilità del matrimonio e il divorzio, Pakdova-Verona, Fratelli Drucker, “Elementi di logica,” ed. interamente rifusa, -- Grice: “This makes me laugh! It’s like saying: my previous, Ardigo-based stuff, was nonsense!” -- Firenze, Sansoni, Disegno storico delle dottrine pedagogiche, Roma, Athenaeum, “La dottrina positiva delle idealità,” Roma, Athenaeum, “L'educazione morale, Milano, F. Vallardi, “I problemi fondamentali della educazione,” Torino, Paravia, “I problemi dell'Emilio” di G. G. Rousseau, Firenze, R. Bemporad e Figlio, “La finzione dell'educazione o la pedagogia del Come se,” Torino, Paravia, “L'educazione del soldato, con 50 problemi per esercitazioni,” Firenze, Ed. La Voce, “Il problema della scienza nella storia delle scienze: per i licei scientifici, Milano, Signorelli, “Dizionario delle scienze pedagogiche: opera di consultazione pratica con un indice sistematico, direttore Marchesini, collaboratori: Antonio Aliotta, Giuseppe Aliprandi e altri, Milano, Soc. Edit. Libraria, Vedi Treccani L'Enciclopedia Italiana. Ultima ristampa: Firenze, Sansoni, 1968.  Mariantonella, Marchesini e la «Rivista di filosofia e scienze affini». La crisi del positivismo italiano, Collana di filosofia, Franco Angeli, Treccani L'Enciclopedia Italiana. A proposito dei sofismi di parole ricorderemo ancora quel  capitano  che avendo conchiuso col nemico una tregua di  dieci giorni, si credette lecito attaccarlo di notte. E ricorderemo  i seguenti sofismi di Eutidemo: Qualcuno che si trova in  Sicilia e vede in questo momento, col pensiero, il porto d’Atene,  vede egli le due triremi che vi si trovano? E se non vede le  dne triremi, come può egli vedere il porto d'Atene? Quelli  che imparano sono essi sapienti o ignoranti? Se sono gli igno-  ranti che imparano, devono apprendere ciò che non sanno; ma  come si può imparare quando non si sa neppure ciò che si devo  imparare? E se Clinia risponde che sono i sapienti che imparano,  la difficoltà resta la medesima: come possono i sapienti imparare  dal momento che sanno? — Chi Ba qualche cosa possiede il sa-  pere, eli’ 6 tutto: dunque chi sa qualche cosa sa tutto. Origine ed evoluzione del linguaggio. La questione del linguaggio è ancora un po’ oscura, ma fra le ipotesi cbe su tale questione si proposero, si può stabilire quale è la più legittima. Si esclude innanzi tutto l ipotesi che il linguaggio sia stato inventato da un uomo più intelligente,  e adottato dagli altri in virtù d’nna convenzione -- ipotesi attribuita a Democrito. Si esclude altresi che il linguaggio sia stato l’opera di una rivelazione, o di un miracolo. Due filologi contemporanei, Renan e Muller, attribuirono l’origine del linguaggio a una specie d’istinto. Nell’umanità primitiva ogni idea avrebbe suggerito per sé stessa una parola, e la medesima  parola a tutti gli spiriti. Questo istinto, col tempo, si sarebbe atrofizzato. A proposito di questa ipotesi si osserva ch’essa non spiega nulla, essendo questo istinto per sé medesimo inesplicabile, ed esscudo esso stesso, per cosi dire, un miracolo. È strano infatti che quei 400 o 500 tipi fonetici, a cui il Muller  riduce le parole delle varie lingue, aspettino, a manifestarsi, le idee rispettive. Il linguaggio, dice Humboldt, è il prodotto necessario dello svolgimento dello  spirito umano. E sta bene. Ma questo svolgimento  non è spiegato dall’istinto di Réuan o Muller,  mentre importa appunto stabilire come il linguaggio  si produca. Whitney, nella “Vita del  linguaggio”, dice che l’origine del linguaggio è dovuta  al concorso di tre cause, che s’ incontrano nella specie  umana: 1° la facoltà di emettere un’infinità di suoni e di riprodurli a volontà; 2°: il desiderio, determinato  da un bisogno di socialità superiore, di comunicare  le idee per mezzo di segni; 3: la facoltà di generalizzare, di giudicare, di concepire dei concetti e di percepirne i rapporti. E queste sono infatti le condizioni  del sorgere e svilupparsi del linguaggio, ma come effettivamente il linguaggio sia sorto e si sia sviluppato, Whitney non dicono. Si paragonò l’origine del linguaggio nelle razze all’origine del linguaggio nel bambino. Il bambino, per attività puramente riflessa, emette un grido che  manifesta in lui un dolore, un bisogno. Al grido accorre la nutrice, e accorre ogni volta che il grido si ripete. Cosi, si va fissando un’ associazione mentale tral’atto dell’ emettere il grido e il successivo accorrere  della nutrice, onde, a chiamar questa, finuli j^ uXr ri-  peterà, ma coscientemente, intenzionalmente, il'^-WyoHl  il grido assume un significato. Più tardi, altri suoni esprimeranno il pensiero del bambino, come quando il bambino indica gl’oggetti imitandone in qualche modo l’impressione sensibile che ne riceve. Dice ad esempio “Jcolcò” per indicare il pollo; “mìàou” per indicare il gatto. Il bambino produce un dato sensibile, nel nostro caso uditivo,  a cui si associeranno altri dati sensibili, come quelli visivi. Da prima il bambino designa con questo suono non soltanto gli oggetti dai quali l’ udì, ma anche altri oggetti consimili, che hanno in comune, oltre a quelle, altre qualità sensibili. Con lo stesso suono e ad  esempio dal bambino indicato, da prima, ogni uccello. Le distinzioni di linguaggio verranno piti tardi, mano mano che si distingueranno e aumenteranno nel bambino le percezioni. Questa è, a larghi tratti, la formazione e lo svolgimento del linguaggio, nel bambino, a cui contibuiscono in modo particolare gli ammaestramenti speciali che il bambino riceve da chi gli apprende la lingua. Si puo inferirne che l’origine e lo sviluppo del  linguaggio d’una razza, avviene come nel bambino. Con tale inferenza si dimenticherebbe un fatto importantissimo, ch’è fondamento d’una netta distinzione. Il fatto che il fanciullo nascendo porta anche per il linguaggio delle disposizioni funzionali organiche-psichiche, diverse da quelle che potevano avere gl’uomini primitive. Il paragone adunque, e l’ inferenza, non reggono. L’ipotesi piu accreditata intorno all’origine del  linguaggio è quella di Darwin, illustrata particolarmente da Spencer, per cui il linguaggio è opera dell’evoluzione, come ogni altro fatto naturale ed umano. Originariamente gl’uomini si servivano di un gesto, indicativo o imitative. Poi, provveduti, per evoluzione organica, di organi capaci di mandar suoni articolati, accompagnarono questi al gesto, ed espressero cosi le proprie sensazioni e i propri bisogni, e designarono gl’oggetti. Tale espressione e tale designazione avevano  da prima carattere essenzialmente imitativo, conservatosi, quanto al suono articolato, nell 'onomatopeici, ed erano piuttosto istintive. In progresso di tempo, i  movimenti del gesto e dell’ articolazione si utilizzarono più largamente, e venne cosi a sostituirsi al linguaggio naturale un linguaggio convenzionale. Cominciato per evoluzione, il linguaggio di un Popolo, come quello dell’individuo, continuò a svolgersi  pure per legge evolutiva, mediante i rapporti sempre  più ampi e riflessi che si stabilirono successivamente  tra i segni e la cosa significata. Si ebbero cosi nel  linguaggio la forma mimica, l’ideografica, e la fonetica, e la parola divenne per ultimo il linguaggio  per eccellenza. Presso certe tribù selvage, la parola non può comprendersi senza il gesto. Anche presso gli antichi, la mimica aveva la massima importanza, come presso i sordo-muti, che devouo esprimere  il pensiero col gesto proprio, naturale e artificiale. La l'orma  ideografica, che troviamo presso gl’egiziani, i chinesi e altri  popoli, è un disegno abbreviato e più o meno convenzionale, in cui ogni carattere esprime direttamente un'idea. I popoli ocei-  [Innumerevoli sono le forme che la parola assunse  presso i vari popoli o razze, poiché ogni popolo o razza  ha la sua lingua. Tuttavia si riuscì a ricondurre  tutte le lingue a un piccolo numero di tipi, che sembrano corrispondere agli stadi successivi dell evoluzione della parola. 1° Tipo: Lingue monosillabiche (es. la chinese). Sono composte di sillabe che costituiscono ciascuna una parola rappresentante un’idea astratta e generale. Secondo l’ordine nel quale i monosillabi si dispongono, si esprimono le diverse combinazioni e modificazioni  delle idee. 2° Tipo: lingue agglutinanti o poli-sintetiche (es. le  lingue delle tribù americane). Sono composte di radici di cui le une esprimono le idee più importanti, le altre le idee accessorie: messe insieme, cosi dal costituire spesso una parola straordinariamente lunga  e complessa, esprimono sia le modificazioni d’un idea principale, sia una combinazione più o meno complessa di idee principali e accessorie. 3° Tipo: lingue a flessione: (es. le lingue semitiche,  e indo-europee). Sono composte di parole ciascuna delle quali esprime un’idea principale modificata da  una accessoria. Le diverse modificazioni dell’idea principale si esprimono per il modificarsi, per l’inflettersi,  della terminazione delle parole stesse] dentali non se ne servono più se non per certi usi (cifre, segni algebrici eoe.). Usano invece della scrittura fonetico, in cui ciascun carattere è il seguo non d'nu idea uia di un suono. Di questi tre tipi, il secondo sarebbe derivato dal  primo, per l’addizione delle radici accessorie alle radici principali; e le lingue a flessione sarebbero derivate da lingue agglutinanti piu antiche, per la fusione delle radici accessorie con le radici principali. Con le parole non comunichiamo soltanto delle idee, ma anche delle credenze, dei fatti. E poiché le nostre credenze, le nostre rappresentazioni dei fatti, e  la interpretazione di questi, mutano, mutano anche  i significati delle parole. Una mutazione che si può ritenere primitiva, quanto è costante, l' abbiamo nella trasformazione del senso di  una parola, da proprio a traslato -- ciò avviene per  quella certa somiglianza che si riconosce tra il significato proprio (Sidonio: EX-PLICATVRA), o etimologico, e quello traslato (IM-PLICATVRA).  Una casa grande e sontuosa oggi si chiama impropriamente “pallazzo,” parola che indica prima costruzione dei  Romani più antichi, eretta in onore della dea “Pale,” nel monte Palatino. La parola “palazzo” sopravvive, ma con significato  diverso dal primitivo. “Pagano” significa propriamente l’abitante del “pagus”. Poi, significò l’idolatra, l’adoratore di una divinità esoterica, perché a Roma, mentre gl’abitanti delle città erano i  primi a render colto a Marte, gl’abitanti non-romani della campagna sono gl’ultimi. “Villano” si dice propriamente chi  e soggetto a minori oneri, ed e, per conseguenza, oggetto di disprezzo da parte dell’ aristocrazia militare. Al villano si attribusce, con qualche esagerazione, i vizi e delitti. Per implicatura, ‘villano’ divenne perciò una qualifica ingiuriosa. Il significato adunque di questi tre termini -- palazzo, pagano, villano -- si trasforma generalizzandosi, come si trasformarono generalizzandosi., per citare ancora due esempi, il termine “sale,” che propriamente designa il cloruro di sodio, e il termine “olio” che propriamente indica soltanto l’olio d’oliva.  Nella trasformazione della parola si ha pure un processo inverso, di specializzazione. Cosi il termine “vitriolo,” da “vitruni,” propriamente significa ogni corpo cristallino, poi si attribui a una specie particolare.  Il termine “oppio” (da ònòg succo) propriamente vuole dire un i  succo qualunque, ora indica per implicatura soltanto il succo del pa- J  pavero. E il termine “fecula” (da foex, feccia) proprio a   significare ogni materia che si depositi spontaneamente in un liquido, poi lo si applica per implicatura al1’ amido che si deposita quando si agita, nell’acqua,  della farina di frumento. E il significato di “fecula” si specifica per implicatura poi ancor più, venendo a indicare  un principio vegetale particolare che, come l’amido,  è insolubile nell’acqua fredda, ma è completamente  solubile nell’acqua bollente, con la quale forma una  soluzione gelatinosa. Il cocchiere chiamai suoi cavalli “le mie bestie”. Un  cacciatore può intendere per “uuccelli” le pernici. V’ è adunque nel significato di una parola una transizione, della quale, nel suo uso, devesi tener conto. Si consideri, ad esempio, il vario significato della parola “lettera” (propriamente, lettera dell’alfabeto, per implicatura: lettera missiva, letteratura) e della parola “gusto” (sentimento estetico, e  facoltà di distinguere il bello). E quanto alla *metafora*, si consideri, ad esempio, il significato che la parola “luce” acquista quando si applica all’istruzione, e la parola “fuoco” applicata alla collera e allo zelo. E si considerino le parole “nascere” e “morire”, che si usano in un senso molto piu largo che non sia quello propriamente e strettamente biologico. A tale varietà di significato in una medesima parola, contribuiscono anche la *metonimia* (es. “corona” per re-  (/no), i suffissi (es. pre-giudizio, di-fetto, il-limitato), le perifrasi (es. padre della storia), la composizione (es.  strada-ferrata, acquavite ecc.). Vediamo adunque come, o per circostanze accidentali, o per bisogni veri, si trasformi il significato di una parola, cosicché non sarebbe né possibile né utile  restar fedeli al significato proprio primitivo. E ciò dicasi sia  del linguaggio tecnico di una scienza, che si muta  col progredire e con lo trasformarsi di questa, sia del linguaggio familiare. Non possiamo pertanto accontentarci del dizionario, dove il senso di una parola è spesso piuttosto indicato che non esattamente precisato. La precisione  del significato deriva dall’uso, nel quale pertanto trovasi il migliore ammaestramento. Chi tenesse a sola guida il dizionario, non riconoscerebbe somiglianze e differenze, e anche semplici sfumature di significato, di  cui il dizionario non tiene conto. Come avvertiamo facilmente in chi parla una lingua di cui non ha il più sicuro e largo possesso. Giovanni Marchesini. Keywords: “L’educazione del soldato” --. Marchesini. Keywords: l’educazione del soldato, con il capitano Ercole Meoli, la Societa di Genetica e Eugenica SIGE – Societa Italiana diGeneica ed Eugenica – il simbolismo – la dottrina del simbolismo – I simbolisti – I filosofi simbolisti – I artisti simbolisti – Welby, Ogden, Grice, ‘il simbolo del simbolo’ -- il cammino del cavaliere, codigo cavalleresco, cavalleria, cavallo, equites romano – tutii questi appartneno all’altro Marchesini – questo Marchesini e tradizionale --.  Resf.: Luigi Speranza, “Grice e Marchesini” – The Swimming-Pool Library.

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